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Full text of "Le imagini de gli dei de gli antichi : nelle quali sono descritte la religione de gli antichi li idoli, riti, & ceremonie loro, con l'aggiunta di molte principali imagini che nell'altre mancauano, et con l'espositione in epilogo di ciasceduna & suo significato"

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Ulrich  Middeldorf 


LE IMAGINI 

De  gli  Dei  de  gli  Antichi 

DEL    SIGNOR   VINCENZO 

Cartari  Reggiano, 

V^  elle  quali  fino  da/critte  U  Religione  de  gli  Antichi  rf 
li  idoli  i  riti  i  (^  Cerimonie  loro  , 

Con  raggiunta  di  molte  principali  Imagini ,  che  nell'altee 
mancauano. 

Et  con  t'efpofìtìone  in  epilogo  4i  eia  fchcduna,&  fm  ftg n ifìcato  <> 

Iftrattadairifteflb  Cartari  per  Celare  Malfatti  Padoano^ 

Cqìì  rnCathahgodel  MedtftmodicentOtt  piàfamoft  Dct^lornéititra 
t  proprietà  ,  t/ìratto  da  ijmfio  &  altri  éfiutoti  : 

Opera  vtiliflìma à  Hiftorici,Pocri,  Pittori,ScuUorii  6c  ProfclTori 
di  belle  lettere. 

^nT-T  LICENZA  D£  SrPlRlORI,  ET  VRiri LIGIO. 


IN  VENETIA  ,    MDCXXIV. 


Appreffo  tuangdiflaUcuchiao, 


■'Ci 


5lS  MO  OR 

AL  MOLTO  ILL.  E  CLAR.  SIC 

e  Padron  mio  ofTemandifiimo 

IL   SIGNOR   FILIPPO 

M  A  N  N  E  L  LI. 

A  prudenza  ciuile  accompagna- 
ta dalla  cognitione  delle  Lette- 
ree  la  dolcezza  dc'coftumi  con- 
giunta alla  nobiltà  del  fànguc 
riiplendono  con  sì  chiari  lampi  nella  perlb- 
nadi  V.  S.  Clarifs.  che  multano  da  lontano 
ancor  me  ad  eflerne  ammira  toreCome  am- 
bitiofodellafuagratia  vorrei  venirleauanti 
con  alcun  meri  to,ma,perche  ne  fon  del  tutto 
priuojprocureròd'introdurmi  col  mezzo  del 
le  virtù  altrui.  Eccole  duque  l'Immagini  de 
gli  Dei  del  Sig. Cartari  riftampatedamecon 
molta  fpefa,e  non  minor  diligenzaS'il  dono 
per  mio  difetto  non  fuffe  degno  di  lei,  la  ma- 
teria almeno,  che  è  nobiliflima,fi  confarà  al- 
la altezza  de'  (uoi  concetti.  Anzi  dalla  lettio- 
ne  di  quefto  libro  conofccrà  VS.  Clariisima 
quato  fia  facil  colà  ammortali  rincorrere  neì- 
ildolatria  dVn  huomo,che  appariica  di  He- 

roiche 


ToicKe  virtù  fegnalato.  Ella  da  tutti  rmcrlta, 
e  per  vaìermi  della  frale  comune,quafi  ado- 
ra ta  per  la  Tua  boiirà,sforza  me  col  fìio  meri- 
to ad  efferle  (cruidore.  Taccio  rantichità  del 
la  Tua  nobililTiina  famiglia,  eia  copia  delle 
ricchczzcche  come  beni  efterni^  e  di  fortu- 
na fono  {limaci  da  lei  foìo  per  incitamento 
di  maggior  virtù.  E,  fc  fblTe  quefto  luogo  da 
rcpilogarelelodidi  V.S.Clariflima^ragione- 
rei  delle  parti  proprie  del  filo  animo ,  per  le 
quali,  oltre  rapplaufovniuerfàle^hà  merita- 
to i  primi  honori  della  fila  fiori  tiflima  Patria, 
dicaiellacdegni(fimoSenatore.Riceuadi7n 
quecon  Tvfàta  benignità  quefta  arra  della 
mia  fcruitù  pagaraledalla  volontaria  miadi 
uocione,e  fé  bene  incomincio  adeflbadefTer-. 
le  fcruidorclbn  ficuro^ch'ella  non  terminerà 
rincominciato  corfbde'  fiioi  fauori^  mentre 
io  corri fponda con  vgual  prontezza  allec- 
ceiTo  delle  file  gratie.  Le  io  per  fine  riueren- 
za^  e  le  prego  da  Dio  ogni  bramata  felicità  • 
Di  Vcnetia  li  p. di  Gennaro  1^24. 

Di  V.S.moIto  Illuftre^  cClarifsima 

Deuotifsimo  Seruidorc 

EuangeliftaDeuchino. 


•X\\f^ 


'■»ìv*1>«-«»''H' 


Religione-» 
■   perfettione 

principale 
•   de  gli  huo- 
-  mini . 


>         Principio  dell'Idolatria  in  Belo,  in  Semiiamis ,  &  nel  %Jiolo 
li-  di  Sìrofanc/.  A  carte  i. 


*f^-?<Ì>J -s^-s^- .. 

LE  IMAGI  NI 

DEI  DEI 

DE  GLI  ANTICHI' 

Raccolte  da  ^l,  VlcenT^o  ^artari  Reggiano* 

1  tutte  le  pcrfettioni  date  alla  natura  hu- 
mana  altra  non  è  ^  che  fia  maggiore ,  né         ^  ^     _ 
più  propria  airiiuomo  della  Religione  ;  &    ^el'g'ons-» 
perciò  non  fu  gente  alcuna  mai  ,  che  di  ^"^^i"°kf 
quella  non  participafle  in  qualche  modo.  5e  eli^huo- 
Ec  benché  fi  dica ,  che  la  ragione  princi-  mini . 
palmente  fa  l'huomo  differente  da  gli  ani- 
mali bruti ,  nondimeno  fi  vede ,  che  anco 
innanzi  a  l' vfo  d;  quefta,la  religione  li  mo- 
ftra  in  lui»  come  che  naturalmente  accompagni  l'animo  humano, 
fecondo  che  diceua  lamblico  Filofofo  Platonico  il  quale  vuole,chc 
certo  lume  diuinovenghi  a  ftrirc  gli  animi  nofì;ri,&chc  in  quefti  ri- 
fucgli  vn'appetito  naturale  òi  bene ,  fopra  del  quale  fi  difcorre  poi  » 
$:  fc  ne  fagiudicio.  Laqual  cofa  è  ftata  porta  da  alcuni  fotto  la  fa- 
uola  di  Prométhco ,  come  che  quel  fuoco  diuino ,  col  quale  egli  die- 
de vita  al  primo  huomo ,  tiri  di  continuo  a  se  per  certe  vie  occulte-» 
l'anime humane,& che quefle parimente fentendo  donde  fono  ve- 
nute ,  &  da  cui  hanno  hauuto  la  loro  prima  origine ,  a  quello  natu- 
ra!m(  ntefi  riuolghino .  Et  da  quello  ancora ,  dicono ,  viene,  che 
quando  qualche  gran  cofa  Ci  prefcnta  di  bene,  òdi  male,  fubito, 
prima  che  £.rnc  altra  confidcrationc,  l'huomo  alza  gli  occhi  al  Cie- 
lo  &  fptlTo  anco  le  mani  infieme  giunte,  quafi  che  natii ralii.ente-D 
kntz i  che  di  là  t  ù  viene  cgiii  bene  j  &  ne  voglia  perciò  rend>.re  gr;ir 


A 


tie. 


Imagini  de  i  Dei 


tic ,  &  laude  d  chi  io  manda ,  &  che  di  là  parimente  fi  ha  da  afpetta- 
re  aiuto  centra  ogni  male ,  e  perciò  lo  dimandi  humilmente  in  quel 
modo  ;  che  fono ,  tntti  effetti  di  religione ,  la  quale  fa  amare  ;,  &:  te- 
mere Dio,  che  ron  fi  prò  far*  però  fcrza  hauernequalchc  cognitio- 
nc.  Adunque anchora innanzi  al difcorfo della  ragione, rhuorao, 
riutarco  nel  i  certo  modo,  conofce , &  riuerifce  Dio ,  ilche  lo  fa  differente  dal- 
dialogo  dee-  le  btib'c,  nelle  quali  hanno  b?n  voluto  dire  alcuni,  che  fìa  qualche 
to  Ormo .  ^^p^  ragioneuolc ,  ma, chi  babbi  dato  lorolume  alcuno  di  religione, 
non  fi  é  trouato  mai.  Et  però  quefta  e  tutta  &  folamcnte  de  gli  huo- 
inini,  &  efiì  fcortida  quefla  hunno  kuato  gli  occhi  al  Cielo .  &  con- 
fìdcrando  la  miracolofa  difpofìtione  deli  vniuerio ,  hanno  detto  ef^ 
ferui  chi  con  infinito  amore ,  &  potere ,  &  con  fomma  prcuidenza 
ordina  tutte  le  co  fé,  le  gcuern;*? ,  &  ne  ha  continua  cur. .  Et  fu  que- 
fio  chiamato  Dio ,  perche  è  datore  di  tuttii  beni ,  eterno ,  ii. -finito , 
&  inuifibilc.  Ma  non  fi  attenne  però  ogn'vnoftmpreàquefla  veri- 
tà ,  perche  cominciando  gli  huomini  à  confentireaJla  dapocht  zza.^ 
fua  &  diletta' rfene  troppo ,  non  guardarono  più  oltre ,  che  vedciìe- 
ro  con  gli  occhi  del  corpo i  &  qaiudi  preferooccan^  ne  di  credere-», 
che  le  Stelle ,  il  Sole  ,  la  Luna  &  il  Cielo  ùciìo  foflero  Dei ,  cernei 
Moltrtudine  ^^^^^^^  Platone ,  the quefti  furono  i  primi  adorati  così  óa  Greci ,  co- 
di Dci>  '  me  già  innanzi  à  loro  da  molte  natiom  b.irbarej&:  vuole  che  dsÀr 
continuo  mouimento ,  che  vedeuano  loro  fare  ;  tirardo  il  nome  da 
certa  voce  Greca  ,  gli  chiamaffero  Dei.  Venne  quello  ingai-no  cre- 
fccndo  dapoi  in  modo ,  che  moiri  huomini  ancora  furoro  giudicati 
Dei,  &  come  Dei  furono  adorate  parimente  a-'cuneb».  itie  ik  a  tut- 
ti erano  drizzati  diuerfi  fimulacri ,  come  fu  anco  fatte  non  folo  al- 
le virtù ,  ma  à  gli  vitij  anchora ,  dando  a  ciascheduno  di  loro  cicme 
di  Dio  ,  &  di  Num.e  ,•  à  quelle  perche  foflero  prefenti  fempre^i?-:  gio- 
uaflero  ;  à  quefli  perche  non  noce  fiero,  &  ilefìero  lontani.  Onde 
fu  quafì  infiiìita  la  moltitudine  de  i  Dei  appreffo  de  gli  antichijpcr- 
che  non  fòlamenìcnte  le  nationi ,  ma  eiafeheduna  Città ,  ogni  Ino- 
co ,  ogni  cafa ,  8c  ogni  perfona  fc  ne  faceua  à  modo  fuo ,  f e  non  vi  fti 
quafì  alcuna  delle  attieni  humane ,  dalla  quale  non  fofib  nominato, 
qualche  Dio.  Né  fu  queAa  moltitudine  di  DeiappreiTo  de  gli  antì- 
4lii  nel  volgo  lolamentc,  ma  fjfà  quelli  anchora,  li  quali  erano  fli- . 
mati  fapereafìài.  Perche  quefli  oltre  à  certo  primo,  &  vnicobcne,, 
qual  diceuano  cflcr  caufa  di  tutte  le  cofe ,  metteuano  poi  vn  numc= 
ro  quafj  infinito  di  altra  gente,  che  adoraiiano pur' anche,  &  ne  do- 
mandanoalcuni  Dei, altri  Demoni,  altri  Heroi,&  a  tutti  dauano 
ofiìcij  loro  appropriati ,  &  luochi  diftinti  ;  fi  come  era  anco  diftinto 
(Hercdoto  ^^  "^odo  del  facrihcare  àgli  vni  &.  àgli  altri.  Herodotofcriue,che 
D.i  princi-  quelli  di  Egitto  nominarono  dodici  Dei  folamcnte  da  principio;. 
pali dodcci .    &  paruero  imitarli  i Pitagorici,  pecfhefì  kgge ,  che i Greci  tolfero 


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De  gli  Antichi^ 


quefte  cote ,  &  le  altre  fcienze  ancora  dallo  Egitto  :,  one  erano  le-* 
tantocclebrate  colonne  di  Mercurio,  tutte  piene  di  profonda  dot- 
trina ,  e  maflìmamente  delle  cofe  del  Cielo ,  fegnate  con  diuer(è  fi- 
gure di  animali ,  di  piante ,  e  di  altre  cofe ,  le  quali  furono  già  à  gli 
Egitij  in  vece  di  lettere  ;  &  erano  dichiarate  da  i  Sacerdoti ,  che  qui- 
ui  ne  erano  dottiflìmi ,  à  chi  ne  fofle  ftato  giudicato  degno  come  fiì 
Pitagora ,  Platone,  Democrito ,  Kudoflb ,  &  altri ,  liqiiali  perque- 
fto  andarono  in  Egitto.  Diceuano  dunque! Pitagorici  che,  corno 
fono  nella  prima  sfera  dodici  figure  di  animali ,  che  fono  i  dodici  Ce- 
gni  del  Zodiaco  j,  cofì  vi  Ibno  altre  tante  anime ,  hauendo  ciafchedu- 
no  la  fiia ,  che  danno  loro  vita  &  mouimento  ;  &  fonoquefle  i  dodi- 
ci Dei  ;  Giouc ,  Giunone ,  Nettuno ,  Vefta ,  Febo ,  Venere ,  Marte,  ' 
Pallade,Mcrcario ,  Diana,  Volcano,  &  Cerere;  dalli  quali  voleua- 
nojcke  veniffe  il  gouerno  delle  cofe  di  qua  giù.  Quefti  medeflmi  Dei 
furono  pofti  ctiandio  da'  Romani  partiti  in  fei  mafchi,  &:  (d  fcmine 
detti  Confenti,  perche  erano  con  figl 'eri  dei  Senato  cclefte ,  &  nulla 
fi  delibera  fenza  loro,|comc  fi  vede  appreffo  di  Homcro,&  de  gli  al- 
tri Poeti,  che  quando  vi  era  cola  di  qualche  pefo.Gioue  faceua  chia- 
mare il  configlio  per  deliberarne,  benché  ci  delibcraua  anco  fouente, 
&  faceua  da  sé  folo ,  come  i  Poeti  niedefimamente  ne  hanno  fcrittó  ; 
&  Seneca  jOucdifputa  della  natura  del  fulmine  dice,  che  ve  n'é  al- 
cuno, qualGiouegittanafopra  de' mortali  di  fua  tefta,&  fenzail 
configlio  de  gli  altri  Dei.  Non  habitarono  poi  in  vn  loco  folo  tutti  i 
T>d  de  gli  antichi,ae  fletterò  tutti  in  Ciclo,  ma,  la  terra,  &  le  acque 
de'  fiamme  del  msre,  edell'mferno  ne  hebbero  la  fua  parte  ;  né  tutti 
furono  immortali ,  perclic  i  Semidei  m.oriuano ,  di  che  fanno  fcdeJ 
(dicePaufania  )  molte  fepolture  de  Sileni,  le  quali  fi  veggono  i 
Pergamo  in  Afia ,  &  le  Ninfe  parimente  moriuano.Si  che  ve  ne  fu  di 
ogni  forte  de  gli  Dei  appreffo  de  gli  antichi, come  fi  può  vedere  ap- 
preso di  S.  Agoftino nel  libro  della  Cittd  di  Dio,  da  quello  che  ei  ri- 
terifce  di  Varrone .  Ma  con  tutto  ciò  fi  trouarono  anco  di  quelli ,  li 
quali  hebbero  certa  buona  opinione  di  Dio ,  tenendo  che  egli  follo 
vn  folo,eterno,&  inuifibile,&  perciò  non  hauefie  figura  alcuna;  la_. 
quale  chi  cerca, (dice  Plinio)  troppo  confente  alla  dapochezza  fua. 
Onde  Antilcene  capo  della  letta  Cinica  diceua,come  riferifceThco- 
doritoVefcouoCirenfe,cheDiononfi  può  vedere  con  gli  occhi; 
perche  non  è  fimilc  d  cofa  alcuna  vifibile  ;  &  che  per  ciò  non  bifo* 
gna  penfarcdi  conofcerloperimagine ,  ò  ftatua,  che  di  lui  fi  facci.  ' 
Et  Xenofonte  imitatore  di  Socrate  di(fe,cheben  fi  conofceua  Dio 
efier  grande ,  e  potente,  polche  moueua  tutto ,  e  ftaua  egli  fcmpro 
immobile ,  ma  non  iì  poteua  però  fapcre  di  che  afpetto  folle, ne  qual 
faccia  egli  hauefie.  Et  à  quefio  propofito  Xenofane  befl^andofi 
iddh  vanita  de  ^li  huominijche  adorauano  le  Statue  fate  da  Fì- 
.■•    ^  A     2        dia, 


Pitagorici.' 


Deiconfénn. 


Paufania  -, 


S.AgoIiino. 

Dio  non  ha 
figura . 


Xenofpnte.' 
Xenofj^r'* 


cicerone. 

Giudei. 

Giudei  non 
helbjro  fi- 
inulaci'i . 
Cornelio 
Tacito .. 


GiofuTo 


Suida. 


Licurgo. 
I^attantio. 


rctCani . 


4  Imaginì  de  i  Dei 

dia,  da  Policlcto^  &  da  altri  fcultori,  diceua  ;  che  fei  caualli,  i  buoi , 
e  gli  elefanti  haueflero  hauuto  le  mani ,  &  le  haucflero  fapnte  ado- 
perare, haiicrebbono  anch'ellì  fatti  i  Dei  in  forma  di  elefanti, di 
biie,di  caiiallo,Gome  gli  hanno  fatti  gli  huomini  di  forma  hiimana . 
Et  il  medefìmomoftra  Cicerone  con  alcune  ragioni  >  oiiedifputan- 
do  delia  natura  de  i  Dei  fa  parlare  Cotta  contra  la  opinione  de  gli 
Epicurei.  I  Giudei ,  che  tra  gli  antichi  feguitarono  la  vera  Religio- 
ne^adorarono  vn  folo  Dio,  &;  quello  rifguardauano,non  nelle  ftatue, 
ò  nelle  imagini  con  gli  occhi  del  corpo  ;  ma  nella  diuinJtà  Tua  col  lu- 
me della  mente .  quanto  però  l'humana  natura  lo  comporta.  Et  co- 
me riferifce  Cornelio  Tacito ,  riputarono  empi]  tutti  quelli ,  li  quali 
fìngeuano  la  imagine  di  Dio,Scla  formauano  in  diucrfe  materie  alla 
lìmiglianza  de'  corpi  humanii&  perciò  ne'  Tempi]  loro  non  hauea- 
no  ftatuc  ne  fimulacro  alcuno  «  Onde  perche  Herode  Re  di  Giero- 
folimahaueua  già  fatto  mettere  l'opra  la  porta  maggiore  delTem- 
pio  vna  grande  Aquila  d'oro,  (1  leuacono  alcuni  giouani,  come  a  fu- 
rore di.popolo,  hauendo  intefo  che  egli  ftaua  per  morire ,  &  la  fpez- 
zarono  &  gittarono  d  terra  come  recita  Giofèffoi  perche  diceuano , 
cheera  contra  le  leggi  della  religione,  &:  de  gli  antichi  loro,  &  che-* 
non  bifognaua  afpettare  altra  occafìone  di  vendicare  i'honore  di 
Dio.  Ma  la  fcontaronomale  i  mifcri  perche  Herode  hebbe  tanto  di. 
vita  ancora, che  gli  fece  pigliare,&;  abbruciare  viui.  Suida  riferifce, 
che  hauendo  già  Pilato  portato  in  Giudea  alcuni  ftendardi  con  la_» 
imagine  di  Tiberio,  furono  quelle  genti  tutte  turbate ,  come  ch'egli 
h  luefTerotto  gli  ordiui  loro  antichi ,  ch'erano  di  non  haucre  imagi- 
ne alcuna  nella  Città.  Ilmedefimo  fecero  ctiandio  de  gli  altri,  di. 
non  volere  fìmulacro  alcuno,  come  Trifmegiilojlquale  diceua,  che 
moftraua  di  non  credcre,chs  i  Dei  foUero  in  Cielo  chi  vokua  veder- 
lène  le  ftjtue  dinanzi  da  gl'occhi,  òdi  non  lì  ridare,  che  ivotifuoi,  & 
i Tuoi  preghi  potcflbro  amuarc  fin  colà  su ,  &  che  per  quello  furono 
fatti  Jhmulacri,&  chiamati  Dei.  Leggclì  di  Licurgo,  ch'ei  non  vo- 
leua ,  che  ad  huomo ,  né  ad  alcuno  altro  animale  fi  potefferoaflìrnv. 
gliare  i  Dei,&  che  perciò  non  fé  ne  douefle  fare  ftatua,nè  fìmulacro, 
Lattantio  fcriucche  furono  giada  principio  adorati  gli  elementi  da 
quelli  di  Egitto  fenza  farne  alcuna  imagine .  Et  Nunia  fecondo  Re 
de' Romani  non  voleuache/ìcredefie  potcrfidare  effigie  alcuna  à. 
Dio  .come  raccoiita  Plutarco.  Onde  ftettero  i  Romanida  principio 
cento  fwttanta  anni  feiiza  mai  fare  fimulacro  alcuno  -,  de  i  loro  Dei , 
come  che  foffe  grane  errore  tirare  le  corediuine,&:  immortali,  alla__> 
fimilitudine delle mortali,&  humane.  GliPerfi  parimente,&  quel- 
li della  Libia  già  ne'  primi  tempi  non  hcbbero  alcune  ftatue ,  né  al- 
tari,ncTempij.  De gliSciti fcriue Herodoto,che, benché ado^afle- 
ro  moki  Dei,  come  Velia,  Gioue,  Apollo,  Marte,  &  altri,  alli  quali 

daiuv 


De  gli  Antichi^  $ 

daiiano  nome  proprìj  alla  lingua  loro,  non  fecero  però  Tempio ,  al- 
tare,nè  ftatiia  ad  altri  »  che  à  Marte ,  come  vederemo  poi  nella  Tua»» 
imaginej&  pure  facrificauanoa  tutti  in  vn  medefìmo  modo.  Gli  If- 
fedoni ,  gente  medefimamente  della  Scitia ,  non  adorauano  altro  fi- 
muIacro,chevn  tefchio  di  moito^hauendo  come  recita  il  medefimo 
Herodoto ,  vn  cofi  fatto  coftume  fra  loro ,  che  cuimoriua  il  padre<* 
pcrtauano  tutti  i  parenti ,  &  amicidclle  pecore ,  le  quali  ammazza- 
uano  poi ,  &  taghauano  tutte  in  pezzi ,  &  il  medefìmo  faceuano  del 
corpo  del  morto,che  Io  metteuano  in  pe2zi,&  di  quefte  carni  tuttej 
mefcolate  infieme  delle  pecore ,  &  del  morto  faceuano  gran  conui- 
to,&  fé  le  mangiauano  tutte  indifferentemente,  Dapoi  fcorticauano 
lateftadel  morto  guardata  per  queflo,&  lapurgauano  ben  dentro, 
&  di  fuori,iì  che  refiaua  il  tefchio  folo  tutto  mondo,&  quello  indo- 
rauano,  &  teneuano  per  Simulacro  :  cui  faceuano  ogni  anno  folennc 
facrifìcio.  Et  Pomponio  Mela  &  Solino  riferifcor.o ,  che  lo  guarda- 
uano  pertazzada  bere  ;  &  cheerail  maggiore  honore^che  fapeflero 
fare  al  m.orto.  Acciò  è  firn  ile  quello,  che  rcferifce  Suida  di  certa  gen- 
te della  Giudea,Ia  quale  adoraua  vn  tefchio  di  Afino  d'oro,  e  gli  fa- 
crifìcaua  ogni  terzo  anno  vn'huom.o  foreftiero,tagliandolo  tutto  in  ' 
minuti  pezzi.  Quelli  di  Marfilia  nella  Galiia  Narbonefe  adorauano 
ne  i  confecrati  bofchi  fenza  fimulacro  alcuno:  fé  non  che  tal  hora  fa- 
cenanoriuerenzaagli  alti  tronchi,  non  altrim.ente  che  fé  inquelli 
hauefìero  creduto  eilere  i  diuini  Numi;  come  ferine  Lucano .  Et  ne 
i  primi  tempi  dopò  il  diluuio  gli  huomini  da  bene ,  &  giudi  habita- 
nar.o  fotto  le  querele  j  come  fi  legge  apprefib  di  Pl.nio ,  &c  quelle  ha- 
iicuanoin  vece  di  fanti  Numi,&  di  facrati  tempi)  ;  perche  le  quercia 
dauano  loro  ghiande,  onde  viueuano  e  gli  copriuano  dalle  pioggia, 
&  dalle  al  tre  ingiurie  dei  tempi.  Defcriuendo ,  Paufania  rAcaia_/ > 
mette ,  che  ia  certa  parte  di  quel  paefe  furono  da  trenta  pietre  qua- 
dre {ènza  altra  figura ,  le  quali  haueuano  ciafcheduna  il  fuo  nome  di'- 
diucrfi  Deij&  erano  guardate  con  molta  veneraticne;  perche  fa  an- 
tico coftume de  i  Greci  di  adorare  cofi  fatte  pietre  non  meno  che  gli" 
fimulacride  i  Dei .  Racconta  Cornelio  Tacito  ,oue  ferine  del!a_. 
Gcnp.ania ,  chenon hebbero  i  Germani  fiatue ,  né  tempi] ,  perch^-i- 
penfarono  che  folle  gran  male  rinchiuder  i  Dei  fra  le  mura  nei  bre-' 
uè  fpatio  di  vn  tempio,  &  che  difdicefìe  troppo  alla  grandezza  di 
quelli ,  tirarli  alia  piccola  forma  del  corpo  humano.  Ne  m.etteuar.o 
nei  numero  de  loro  Dei ,  fé  non  quelli ,  li  quali  poteuano  vedere,  &• 
dalli  quali  Icr.tiuano  raaniftllo  giouamento.  Quefti  erano  ;  il  Sole," 
Volcano ,  &  la  Luna.  De  g,lì  altri  non  ne  conobbero  alcuno ,  come' 
fcriue^CcfarCjnè  vdirono  pure  nominare.  Heroc'oto  ferine ,  che  gii 
di  principici  Greci  adorauario  gli  Dci,&  fieri  fìcauano  ^oro  fenza 
nominarlij  fin  che  ne  hebbero  poi  ^'li  nomi  dallo  Egitto.  Nìa  donde 

A     ^  fi ano 


IfTedonì^ 
[^Tefchio  pfc 
(ìmulacro. 


Pomponio 
Mela. 
Solir.o» 
Suida. 


Querele  a- 
doiatc. 


Imagini  del  Dei 


Origine  de     fìano  qiicfti  Dei  ^  &  fé  ad  vno  ad  vno,  ò  pure  fìano  venutf  tatti  infie- 
i  Dei .  me ,  ò  fìano  flati  tutti  Tempre ,  dice ,  che  al  Tuo  tempo  non  Ci  kipcua 

ancora.  Te  no  che  HefiodOj&Hom.ero,  li  quali  furono  circa  qua- 
HeftQib.        troccnto anni  innanzi  à  lui ,  introdu Hlro  fra  i  Greci  la  progen ie  dt  i 
omero.       j^y^  ^^^  molti  cognomi ,  &  à  quelli  diedero duierfe  arti  ^  varie  for- 
me. Onde  fi  potrebbe  quafi  dire,  che  da  co  fioro  haue(V;;ro  impara- 
to i  Greci  di  formare  i  Dei  in  diuerfì  modi.  Ma  dichiamo  pure  iniìe- 
me  co!  medefimoHerodoto ,  eh 3  lo  tolfero  da  gli  E-^iiitij  ,  perthij 
quelli  furono. i  primi  che  edi/ìcaficro  tempi)  drizzalTero  altari  &(^ 
metceOero  ftatoe.  Come  dunqu  e  i  Greci  lo  tolfero  da  quel  lidi  Egit- 
Ma'-cello    ^^'  '"'^^^  hcbb^roi  Romani  dai  Greci  Tvfo delle /la toe;  &  fuq  lando 
portò  le  Ih-  Marcello  prefe  Siracufa ,  perche  ei  portò  à  Roma  ciò  che  trouò  qui- 
toe  dai  Greci  ui  di  bello  ,  fi  per  farne  fpectacolo  nel  fuo  trionfo ,  C\  anco  per  ador- 
àlloma.        nare  la  Città,  la  quale  fina  quel  tempo  non  haueuà  fapiito  ancora, 
che  diletto  porgcfle  la  pittura ,  ne  la  fcoltura.  Et  perciò  fu  biafma- 
to  all'hora  Marce  Ilo  da  molti, prima  perche  pareua  che  tropo  fuper- 
bamente  haucfle  voluto  menare  fino  gli  Dei  prigioni,  facendo  v^der 
i  fimulacri  di  quelli  nella  pompa  del  fuo  trionfo  ,  poi  perche  haue- 
iiadarooccafioneal  popolo  di  Roma  ,  auezzo  folamenteà  i  traiia- 
gli delle  guerre,  di  darfì  aUada}X)ch.;Z2a,&  ad  vn'ociodifutile,per- 
dcndo  foucnte  il  tempo  in  rifguardare  le  belle  Ila  toc,  &  le  vaghe  pit- 
ture per  marauigliarfi  de  rarte,&  del'artiftciodichile  fece.  Que- 
Tlutarco.     ftofcriue  Plutarco,  &  fog^iunge,che  Marcello  nondimeno  fi  glona- 
_ .  •  uà  di  effer  /lato  il  primo  ,  c/je  haucffe  moflrato  a' Romani  di  ammi- 

rare le  belle  cofe  della  Grecia;&  innanzi  d  lui  haueua  fcritto  LiuioiI 
medefìmo dicendo,  chequindi  cominciarono  i  Romani  di  ammira- 
re le  opere  delle  arti  Greche,  &  che  perciò  raccolfero  dapoi  coii-. 
TertuU-ano-  molta  licenza  le  fpogliecofi  delle  facre  cofccome  delle  profane. 
Tcrturiiano  dicendo ,  che  la  religione  in  Roma  fu  ordinata  da  Nii- 
ma  eoa  pouerc  cerimonie  ,  &  fenza  fimulacri ,  perche  non  vi  erano, 
anco  andati  Greci ,  ne  Tofeani  à  firli ,  parue  volere ,  che  Tarquiiìio 
Prifco  folle  il  primo  ,  che  come  Greco ,  dVegliera  ,  &  benifilmo  in- 
tendente della  vaila  religione  de  gli  Ecrufci  ;  moil  affé  à  Romani  di 
firei  fimulacri  de  i  Dei.  Venne  dunque  Tvfo  di  quelli  da  gli  Egirtij», 
&  per  mczo  dei  Greci  pafsòa'  Romani  ;  ma  come  cominciafìe  in-» 
Egitto  è  troppo  difficile  da  fapere, tanto  neèfiato  fcritto  diuerfa- 
Orìi^me  de    mente.  L?.ttaiìtio dice ,  che  molti  hanno  creduto ,  che  le  prime  /la- 
iìmuUcà.      toc  fofitro  f.,tte  per  quelli  Rè,  &  huomini  valorcfi  ,  li  quali  con_. 
prudenza,  &  gi'j/lamente  haucuano  goucrnato  ipopoli  a  loro  Co- 
getti  ;  volendo  qucftì  moflrar  nelle  ftatoc  la  memoria  -  ch°  teneua- 
no  de  i  giill:  Rè ,  &  la  riuerento;  afifcttione ,  che  fcruauano  anco,  do- 
EafcbK).       pò  la  niorce  vtrfo quelli.   E  ifcbio parimente  (criue , che  fohuano i 
Cintili  confcruare  conleflatoe  lan^'moria  delle  più  degne  perfo- 


'Degli  Antichi. 


? 


flc ,  nrioftrando  in  quel  nnodoqiianto  era  amato,  &  in  quanto  nTpcc- 
to  haiu\to ,  chi  operaua  virtiiofamente .  Leggcfì  apprclìb  di  Snida , 
che  vn  Seruch  dictfo  della  razza  di  laftct  figliuolo  di  Noè  ;  fu  lì  pri- 
cno che introdulle l'adorarci fimiilacri,  &gliIdolida  lui  fatti  per 
memoria  de  gli  hucniini  valor  ofi,  li  quali  eifaccua  adorare  coivie_> 
Dei,&  benefattori  de!  móndo.  Vi  furono  ancho  dei  Rè  che  vi- 
uendo  fi  fecero  fare  delle  ftatoe ,  &  adorarle ,  come  Sv-mirami ,  la_;i 
quale  fc  non  fu  la  prima ,  fu  bene  fra  primi .  Quefta  fi  fece  fcolpire 
in  vna  pietra  grande  dicia^ette  ftadij,  che  fono  più  di  due  miglia  Ita- 
liane ,  &  ordinò ,  che  cento  huomini  à  guifa  di  Sacerdoti  l'andaflc- 
ro  ad  adorare  con  folenni  cerimonie ,  offerendole  diuerfi  doni ,  co- 
me a  Nume  dinino.  R  icconta  Euftbio,  che  fu  ili  Egitto  vn'huomo 
ricchifiìmo  ilquale  ^  per  rimediare  al  dolore ,  che  fentiua  per  la_» 
morte  di  vnfuovnico  figliuolo,  ne  fece  fare  vna  ftatoa,guardandola 
con  lamedcfimaarfettione,che  portaua  al  figliuolo  ;  onde  quelli  di 
cafa  quando  fentiuarodi  bauerloofiFefOj&  perciò  temcuano  di  qual 
che  grane  gaftigo,  correuano  alla  ftatoa ,  à  quella  fi  inchinauano,la 
adorauano ,  &  chiodeuano  perdono ,  &  r ofi  era  loro  perdonato . 
Da  che  venne  che offeriuano  poi  dquefta  ila toa  fiori,&  altri  diucril 
donijComieà  quella,  che  era  fouente  la  faluezza  di  molti.  Ma  vera- 
metiteconuengonoinfienie  la  maggior  parte  de  gli  fcrittori ,  che_# 
Nino  Rè  &  Primo  Monarca  de  gli  Adiri  fofìè  quello ,  che  primiera- 
mente fabricaffe  ftatoe ,  &  porgeflè  occafione  à  gli  altri  di  fabricar- 
ne  ;  percioche  tanto  rmore  portò  egli  al  padre  Belo ,  che  in  memo- 
ria di  lui  fece  drizzare  vna  liatoa  fimikj&aquellichead  efla  fug- 
giuano  &  fi  raccomandauano  volle,  che  fipcrdonafìb, &  rimettcf- 
fequal  fi  voglia  misfatto  da  loro  com.mtfib;  Ad  eflcmpio  di  che 
forfè  Io  ifleflo  fece  l'Egittio  fbpranarrito ,  come  anco  lo  feguirono 
molti  altri ,  facendo  ftatoe,  alle  quali  poi  perche  parue  forfè  più  ho- 
ncfto ,  furono  dati  nomi  di  diuerfi  Dei ,  &  cofi  furono  fatti  fimu  la- 
cri  di  quefli  alla  fimilitudine,  per  lo  più,  dei  corpi  humani,non-* 
perche foflèro  gli  antichi  tutti  cofi  fciocchi,che  credcfrero,chei 
Dei  haueflero  il  capo ,  le  mani ,  &  i  piedi ,  come  gli  huomini ,  ma_. 
perche  come  fcriue  Varrone ,  effendo  gli  animi  humani  fimili  a  gli 
animi  diuini,nè  potendofi  vedere  quelli, rè  quefti,  vollero  chei 
corpi  facefìcro  fede  di  quefìa  fimilitudine.  Porfirio  parimente  dif- 
iè  :  come  nferke  Euftbio  ;  che  furono  i  Dei  fatti  di  efiigie  hrmana 
per  moflrare  .  che  come  Dio  è  tutto  mente,  &  ragione,  cofi  gli  huo- 
mini ancora  ne  hanno  la  parte  loro .  Lattantio  vuole ,  che  Prome- 
theo  fia  irato  il  primo,chc  di  terra  babbi  fatto  fimulacro  di  huomo, 
&  che  l'arte  dd  fare  le  ftatoe ccminciafTe  da  lui ,  &  fi  dice ,  che  am- 
mirando Minerua  vna  cofi  bella  opera,  defiderofà  che  haucfle  ogni 
forte  di  perfettione,  fi  oiftrì  di  concederle  quello  f  le  per  ciò  ie  ha- 

A    4  utife 


Senjch» 


Statoa  mira- 
bile. 


NlnoRse 


Dei  perche 
di  effigie  hu- 
mana. 

Porfirio. 


s 


Imaginidei  Dei 


uefle  faputo  addimandare ,  &  che  hauendolo  a  qiiefto  fine  condor^ 
to incielo  •  cgiiaiuiedutofì,chttiitteÌecofè  prendeuano  l'anima.^ 
dalle  fiamme ,  &  dal  fuoco ,  accoflatanafcofamente  vna  facellina, 
che  con  fccoportaua,  ad  vna  delle  mote  dei  Sole,  quella  acce  fa  ri- 
portò in  terra  ,&  accoftatala  al  petto  della  forinaca  figura  la  refe 
animata,  &  viua ,  donde  venne  poi  che  aHhuomo  imitatore  ddU 
T'.omnhco  opera  diuina  fu  dato  quello  che  e  di  Dio  dicendo ,  che  Promcthco 
l^owto.  hauefle  fatto  il  primo  huomo.  Per  la  quale  cola  egli  hebbe  parimen- 
te tempi)  ,  &  altari  come  Namediuino ,  &  v  one  fu  de  gli  altari  a 
lui  confecrati  nella  Academia  de  gli  Athcnicfì ,  come  fcriue  Paufa- 
nia ,  one  andauano  gli  huomini  in  certo  tempo  ad  accendere  alcuni 
lumi, co  li  quali  in  mano  correuanol'vno  doppoi 'altro;  &  chi  porta 
uà  il  Tuo  accefo  fino  dentro  la  Città ,  haueua  la  palma  della  vittoria; 
cedendo  Tempre  quelli ,  che  erano  dinanzi  di  mano  in  mano  (  fé  i  lu- 
mi loro  fi  eflingueuano)  a  quelli  che  veniuano  dietro  ;  ouero  che 
portauano  vn  lume  folo; &  correndo  fc  lo  dauano  l' vno all'altro  fuc- 
ccdédo  fempre  quello,  che  era  più  vicino  a  chi  andaua  innanzi  d  lui. 
Ne  fu  qnefta  cerimonia ,  ò  giuoco  che  fofle ,  fatto  folam.ente  in  ho- 
nore  di  Promcthco ,  benché  fi  legga ,  che  da  lui  fofle  ordinato  ;  ma 
ài  Volcano  ancora ,  &  di  Minerua  :  né  correuano  fempre  à  pie  ma_» 
Platone.  tal  hor  anco  à  Cauallo.  Onde  Adimanto  appreflb  di  Platone  volen- 
do perfuadereà  Socrate  di  fermarli  in  certa  Compagnia,  gli  dice, 
che  vedrà  fu  la  fera  il  giuoco  de  Caualli ,  li  quali  correndo  fi  danai:  o 
l'accefa  fiicc  l'vn  l'altro  in  honore  della  Dea ,  che  era  Minerua .  Et 
Herodoto  raccontando  il  modo  trouato  da'  Perfi  di  mandare  preflo 
le  nouellc  delle  cofe ,  che  era  come  quello ,  che  vfiamo  hog^i  delle 
pofle,  quando  corre  il  pacchetto  (  fecorido  il  Francefe  )  che  cii  pofta 
.in  polla  fi  rimette  d  chi  corre  di  nuouo  ;  dice  che  faccuano ,  coiij^ 
fanno  i  Greci ,  quando  correndo,  e  dandola  fi  l' vno  l'altro ,  portano 
l'accefa  face  a  Vellicano .  Di  qneflo  giuoco  lianno  detto  alcuni ,  cl^e 
rapprcfenta quello, elle  fece  Prometheo, quando  tolfe  il  fuoco  di 
.Cielo ,  &  Io  portò  in  terra ,  come  di  fopra  dicemmo ,  &  che  perciò 
fu  così  ordinato  da  lui.  Et  altri  che  mofira  il  corfo  del  viucre  hiiir.a- 
no ,  nel  quale  quelli ,  che  vanno  innanzi ,  cedono  la  luce  della  vita  a 
quelli,  che  vengono  dietro  :  come  difle  Platone  ordinando  le  fae,lcg- 
gi  ;  che  gli  huomini  fi  doucuano  maritare  per  far  figliuoli,  acciò  clic 
la  vita,  che  efii  hanno  hauuta  da  altri,  quafi  ardente  facella_/:> 
rimettano  ad  altri  parimente.  Et  Lucretio  parlando  della  fucceilìo- 
ne  de'  mortali ,  dilte ,  che  correndo  fi  dano  1  vn  all'altro  il  lume  del- 
la vita.  Appreflo  de'Focefi  fiì  anco  certo  piccolo  tempietto  dedica^ 
to  a  Prometheo  coii  vna  flatoa ,  laquale  alcuni  voleuaiio  che  fofle  di 
.  Efculapio  :  ma  perche  quiui  allo  incontro  erano  certe  grofle  pietre 
idi  colore  ^comedi  fabbiaj&che  reudcuano  odore  fiaiil?  à  qndlo 


X.ucrcdo> 


De  gli  Antichi.  p 

.dei  corpi  hhmaiii,  fu  creduto  più  vniuerfaimerste,  che  folle. di  ti- 
fo Prometheo,&  che  quelle  pietre  folfero  reilate  della  mede/ìnT;i_, 
materia ,  onde  egli  formò  quel  primo  huomo ,  da  cui  venne  pofcia_-» 
tutta  la  generatione  humana ,'  La  qual  cofa  può  benilììmo  (lare,  che 
Prometheo  habbi  fatto  il  primo  huomo,  fc  per  lui  intendiamo  come  Vtcmdcixzo. . 
intefe  Platone ,  la  fuprema  prouidenza  ;  dalla  quale  nbii  folamente 
gli  huomini ,  ma  tutte  le  altre  cofe  del  mondo  furono  da  principio 
create ,  &  fatte.  Et  perciò  fu  quefla  adorata  da  gli  antichi  coms-» 
Dea ,  la  quale  d  guifa  di  ottima  madre  di  famiglia  gouernaffe  Vviìì- 
uerfo  )  Se  era  la  fua  imagine  di  donna  attempata  ir  habito  di  grane 
matrona.  Vedefi  poi  quanto  piacere  pigliaffero  gli  antichi  delle  fta- 
toedal  gran  numero  di  quelle  :  perche  ferine  Plinio ,  che  in  Mode- 
lle ne  furono  più  di  tre  mila  ;  né  punto  manco  in  Athene ,  in  Delfo ,       rlmio . 
&  in  altri  Inochi  della  Grecia.  Et  non  furono  i  Romani  in  queflo 
manco  ambitiofl  de  i Greci ,  percioche  hebbero  tante  ftatoe ,  che  fu 
detto  edere  in  F^oma  vn'altro  popolo  di  pietra:   Et  faceuano  gli  an- 
tichi le  confeme^non  delle  flatoe  folamente ,  ma  delle  pittare  anco- 
ra,  raccogliendone  quante  ne  poteuano  hauere  ,  fatte  da 'pitto- 
ri ,  &  fcultori  eccellenti ,  &:  ne  adornano  le  cafe  non  folo  nellà_j 
Città  5  ma  fuori  ancora  in  villa.  Il  che  fu  giudicato  hauere  troppo 
del  lafciuo^Si  non  conuenir  alla  feuera  vita  de'  Komani  ;  Onde  M^r- 
co  Agrippa  ne  fece  vna  bella  oratione ,  volendo  perfuadere ,  che  Ci    ^^^^^^^  ^' 
mette fl'eroin  publico  tutte  le  ftatoe ,  Se  tauole ,  che  ftauano  per  or-      ^  ^^ 
«amento  delle  priuate  cafe .  Et  farebbe ,  dice  Plinio ,  fiato  meglio 
aifai,  che  mandarle  come  in  bando  alle  ville.  Varrone  ferine,  che 
molti  andauanoa'podcri  di  Lucuìlo  folamente  per  vedere  le  belle^ 
pitture  5  Se  fculture ,  che  ei  vi  haueua ,  Allequali  faceuano  luoghi  a 
pofta ,  come  ne  fenile  Vitruuio ,  dicendo  che  hanno  da  efler  prandi,  vr-,-.,.,;;^ 
&  fpatioii.  Oflcruarono  poi  gli  antichi  di  tare  le  itatoe  m  modojche 
poteuano  ad  ogni  lor  piacere  leuarne  via  le  tefre ,  &  mettcruetìe 
delle  altre..  Onde  parlando  Suetonio  della  vanagloria  di  Caligolnu»  Siietonioo 
dice,chc  parendo  a  coftui  di  effere  andato  fopra  la  grandczzadi  tut- 
ti gli  altri  Principi,  e  Rè  cominciò  ad  vfurparfi  gli  diuini  honori, 
comandò,che  a  ratti  i  fimulacri  de  i  Dei.che  per  religione,  &  per  ar- 
te erano  rifguardeuoli ,  come  queLi  di  Gioue  Olunpio.&i  altri,fo{iC- 
ro  leuate  le  tefte ,  de  v i  fi  mettefiè  h.  fua .  Et  Lampridio  mede/:ma-  Ljmpndiè. 
mentefcriue  ,  che  Commodo  Impcradore leuò  il  c^no  del  CoJofib ,     . 
ch'eradiNerone,&  vipofeiifuO.  Oltre  di  ciò  erstno  le  ftatoe  i:h.  --f^we^'iu-j. 
public©  hauute  in  rifpetto  tale  di  chiunque  ei  fonerò ,  che  come  codi  ,^~'*"  ^^^'^•^r 
rcligiofa  erano  gnardat? ,  Se  non  era  lecito  leuarle ,  ne  offenderle  m  f'*''^* 
modo  alcuno,  come  dice  Cicerone  parlando  contraVerre,  &  ne  ad- 
duce Tefìempio  di  quelli  di  Rodo,  li  quali  ben  che  hauerlero  hauurc; 
cifudeli/Ema  guerra  eó  Mitridate,  Se  perciò  rodÌ3fi:rG  come grac. ì  U 

limo 


1 3         Imagini  de  i  Dei 

4 


i 

4 
4 


HJ1 

4 

4 
4 

4 


4^ 


<^ 


Imagini  della.  Dea  TrouiJenza ,  tenuta  da-. 
gl'antichi  anima  del  Mando  .  ^  creatrice 
del  tutto . 


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"SS^ 


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li» 


Degli  Antichi. 


lì 

fìllio  nioiico,  nondimeno  nonmofl*ero  mai^nè  toccarono  pure  la  Tua 
ftatoa,ch'eraappò  loro  in.  vno  de'  più  degni  kiociii  della  Città.  Et  le 
ftatoe  dei  Prencipi  haueuano  quefto  priuiIegio,ch'era  ficuro  ogn'v- 
no,che  faggina  à  quelle,nè  poteua  efler  tratto  indi  i  forza-Ma  ciò  no 
valfc  però  al  figliuolo  di  M.Antonio:  perche  AugiiftoyCome  fi  vede 
apprcflb  di  Suetonio ,  lo  fece  trarre  dalla  Itatoa  di  Cerare,alla  quale 
egli  era  fuggito  per  fua  {dlu.ctza.,Sc  coniando, che  folle  vccifo .  Et  fu- 
rono fatte  veftite  taihora,  &  talhora  nude,&:  ne  fecero  anco  di  tutte 
dorate,&  AcilioGIabrione  fa  il  primo, come  fcriue  LiuiOjche  in  Ita- 
lia facefib  ftatoa  doratala  quale  ei  pofe  al  Padre  Glabrione.  Alefl'an- 
dro  Afrodifeo  fcriue,che  anticamente  furono  fpeflb  fatte  le  ftatoe  de 
i  Dei,&  de  i  Rè  nu(ie,per  moftrare,  che  la  portanza  lorad  ogn'vno  è 
aperta,e manifefta,&  che  fono ,  ò  debbono  cfler d'animo  fincefo,&: 
nudo ,  non  macchiato  da  viti) ,  né  coperto  d'inganni .  Et  Plinio  di- 
ce ,  che  fu  quella  vfanza  de  i  Greci  di  fare  le  fìatoc  nude ,  perche  fo- 
lcano i  Romani  mettere  loro  indoffole  corazze  almeno  conciofia 
che  non  faceflcrodj  principio  ftatoe  fé  noni  chi  per  qualche  fatto 
Illufire  hauefle  meritato, che  di  lui  fufle  tenuta  memoria.  11  che  for- 
fè non  fuoflcmato  poi  fempre  ;  &  à  molti  furono  date  ftatoe  peral- 
tro ,  che  per  lo  proprio  valore  :  Onde  Catone  non  ne  (ccc  mai  con- 
to,  &  à  chi  gli  domandò  vn  dì  perche  ei  non  hauefic  ftatoa  fra  tanti 
nobili  pari  fuoi ,  rifpofe,  come  recita  Marcellino ,  che  più  tofto  to- 
leiia,cheglihaomini  da  bene  dubitalfero  perche  ei  non  l'haueflcs 
ch'einon  ofaflcro  dire  perche  l'haueffc .    Et  Agefilao  parimente 
appreflb  de  iGrcci  rifiutò  l'hoaore  delle  ftatoe  dicendo ,  come  rifc- 
Tifce  Xenofonte , che  quelle  portauano  laude à  gli  fcul:ori,&:  dsc 
i'operare  virtuofamente .  Erano  portate  in  volta  da  gli  antichi  Ro- 
mani alle  pompe  publiche ,  &  folenni  infiemc  co  quelle  de  i  Dei  qu&- 
fte  ftatoe  de  i  Principi ,  &  de  gl'altri  huomini  Illuftri  ^  leuandole  del- 
la piazza  3  oue  ftauano  tutte ,  da  quella  di  Scipione  in  fuori ,  che  era 
kuaradel  Campidoglio,  come  fcriue  Appiano  perche  viuendo  egli 
haueua  già  dato  ad  intendere  al  mondo  j  che  ogni  ftia  operationc 
veniuadaconfigiio  diuino;&come  che  Gioue  gli  moftralT.  tutto 
cjuello ,  che  douea  rare ,  fi  ferraua  foaentc  nel  fuo  tempio,chi?  era  nel 
Campidoglio  tuttofalo  ;  &  perciò  quiiii  fu  ritenuta  anco  la  fua  fta- 
tua  ,&:  guardata  poi  fempre  .  Da  quefte  ftatoe,  i<i  imagini  erano 
conofciute  le  più  nobili  famiglie,  onde  Mario,  perche  era  di  f  .mi- 
giu  Ignobile,  dice  apprelTo di  Sai-.; ftio.  chcei  non  ha  ftatoe,  i  è  ima- 
gini da  moftrarede'  fuoi  mag:»iori ,  ma  che  può  ben  fax  vedere  iiL.» 
quella  vece  gli  honorati  premi)  riportati  delle  vinte  guerre.  Ma  ritor- 
niaiiK)  à  gii  fiinulacri  de  i  Dei-li  quali  furono  fitti  in  diueifi  n:odi,fe- 
condo  che  di'  lerfi  erano  i  coftumi  de  i  popoli ,  m.cftrandc  tal  hora  in 
eiii  quelio  i  a  che  erunopiu  inclinati.  Onde  Suidafcdue  •  ch^  quelli 

di 


Acilio  Glaw^ 
briotìe . 
Aleffiiiid-ro 
Afrodifeo. 
StuoepcrciK 
nude. 


Sratoe  da  chi 
(prezzate . 

Marcelliao» 


Ace/IIao. 


Xenofonte. 

Statoe  por- 
ta-:£Ìnvoka.<.- 

Appiana- 


Salufiiia. 

Simclacrì 
perche  futi 
in  di  II.  ili 
modi. 


Ima^ini  de  ì  Dei 


culca  n^nili- 


^2  o 

r.'nici .  di  Fenìcia  fecero  gli  fuoi  Dei  con  facchi  da  denari  in  tnaifo^  pefclaé 
giudicauano ,  che  chi  folTe  più  ricco  di  oro ,  foffe  da  più  de  gli  altri. 
Et  1  Greci  gli  fecero  armati ,  perche  credettero ,  che  con  le  armi  prin- 
cipalmente (ìteneflero  le  genti  foggette.  Oltre  di  ciò  moiiranano 
calhora  gli  ::.ntichi  nelle  ftitoe  dei  Dei,  q 'itilo,  che  da  loro  d>.fide- 
raiiano  ottenere:,òche  gii  haiieuano  ottenuto^  perche  le  faccuano  fo-^ 
Hente  per  voto  ;&  il  med. fimo  faceuano  anco  quafi  Tempre  con  li 
cognomi ,  che  dauano  loro  :  ma  le  principali ,  &  più  proprie  erano 
quelle,  che  fìgnifìcauano  la  natura  loro,  &  gli  effetti,  che  da  quelli 
erano  creduti  venire.  Né  furono  però  fatte  fen^ pre  in  modo,  che  da 
tutti foffero intefè ,  hauendogiàla  religione  ài  quei  tempi,  ancora 
che  ioitc  vana ,  &  falfa,  introdotto  di  cenere  gran  parte  delle  cofe  fuc 
occolre  sì ,  che  iSaccrdoti  folan  .ente  le  fapcuatx) ,  &  da  gli  altri  era- 
no credute  fempiicemente  fenza cercarne  più  oltre  di  quello,  che  a 
tutti  erapcrmefTo  difapere.  Ondefikgge  aprtflo  di  Liuio,  S:  di 
moltìaltri,  cheéfl'endoitat.  troùati  alcuni  libri  di  Numa,  li  quali 
potcuano  fare  gran  danno  alla  religione  ,di  quc' tempi,  fé  fcflcro 
andati  in  luce  (  perche  fcopriuano  forfè  le  vanità  di  quella)  furono 
d'ordine  del  Senato  bruciati  ir  publico,  acc.oche  il  volgo  non  né  fa- 
pafie  altro  più  di  quello,  che  gli  era  n  cftrato  dal  Pontefice ,  &  da  gli 
altri  Sacerdoti,  diedi  ciò  hancuanolacura.  EtTarqumioPèfece 
affogare  in  mare ,  come  riferifcc  Valerio  Mafi'mo,  certo  Marco  Tul- 
lio, cui  crallato  dato  in  guardia  il  hbro  deifccrcti  della  rch'gione 
perche  ne  lafciò  torre  copia  a  PctronioSubino.Da  che  verrà  forfè,  ri* 
manghi  taihora  adietrola  ragione  di  qualche  imagine,  eh  io  haurò 
difc  guata ,  pt  rciochL  Hcrodoto ,  Paufania  Plutano,  &  molti  altri , 
dalli  quali  né  ho  tolto  il  ritratto ,  dicono  fpeflb ,  o  che  non  vi  è  ò  che 
la  religione  vieta  loro  dirla.  Ma  ciò  farà  ben  di  rado,  pcichc  quello 
che  non  ha  voluto  dire  vno  tutto  intierair.ente,  fi  raccoglie  taihora 
da  moki  in  pezzi,  &  sì  ho  fatto  io  più ,  che  ho  potuto.  Seguitando 
dunque  perche  follerò  fatti i Dei  in  diuerfi  modi,  Eufcbio  referen- 
do le  parole  di  Porfirio  dice ,  che  gli  antichi  per  fare  conofcere  la  di- 
uerfitàde  i  Dei ,  ne  fecero  alcuni  mafchij  &  alcuni  femine ,  altri  ver- 
gini, ^viiltri  accon 'pagnati,  &  difordinatamtnte  ancora  perciò  ve» 

Anftotde.  itirono  le  ftatoe  loro .  Et  Arili,  dice  che  gli  antichi  pcnfarono  la  vi- 
ta de  i  Dei  cHcre  fimile  à  quella  de  gli  huomini .  perche  gli  haucuar 
ro  anco  fatti  di  clfigie  humana ,  &  perciò  come  efii  viuenano  fotto  , 

Lattantiò.  il  Rè  cofi  diflèro^che  fra  quelli  ne  era  vno.  Lattanti©  pofcia  che  per 
molti  argomenti  ha  pron^to,  che  i  Dei  de  gli  antichi  furono  huonn- 
ni  ,la  meinoria  de  i  quah  fu  confecrutadopò  morte ,  foggumge^ 
che  per  ciò  furono  di  diuerfe  età ,  chi  fanciullo ,  chi  gioiiine ,  èchi 
vecchio ,  &  che  d  ciafehcduno  fu  data  certa  ,  &  propria  iniagine , 
perche  furono  fatti  i  fimulacri  loro ,  che  rappreffcptalfero  Pera ,  &^ 

rhahi^ 


Tarquinio 
Re. 
Valerio  Maf- 

fimo . 


De  gli  Antichi.  15'; 

l*habito  che  haueuano ,  quando  moriirono.  Et  per  quello  anco  fi 
può  dire ,  che  fiano  fiate  tìnte  tante  altre  cofclequali  così  Ci  raccon-, 
tano  de  i  Dd  de  gli  antichi ,  come  a  punto  fé  foflero  huomini.  Et  io 
ne  dirò  qualch' vna ,  fecondo  che  mi  verrà  a  propofito  in  diicgnaii-, 
do  le  particolari  imagiui  di  molti ,  nelle  quali  metterò  mano,  pofcia 
che  haurò  detto  di  che  materia  foflero  fatte.  Percioche  Eufebio  to-  Materia  de' 
gliendolopur'anche  da  Porfirio  dicc,chccflèndo  Dio  vna  luce  puri-  f"iìu-acri. 
ìlìma ,  che  non  può  effcr  comprefa  da'  noftri  fenfi ,  fu  fatto  di  mate- 
ria lucida ,  e  rifplendcnte  j  come  ilfiniffimo  marmo ,  te  il  Criftallo  : 
&  d'oro  parimente  fu  fatto  per  moftrare  l'eterno ,  &  diuino  fuoco , 
oueegli  habita;  &:clic  molti  facendolo  di  pietra  negra  voleuano      .     , 
dare  ad  intendere  la  fua  muifibilità.  Ma  parlò  egli  forfè  de  fuoi  té-  j^^^^'^^"'^^" 
pi  :  conciofìa  che  da'  più  antichi  foflero  fatti  i  Dei  di  legno-,  come  ^heofrarto^ 
fi  legge  appreifoTheofraito ,  oue  ei  fcriucdella  natura  delle  piante  ; 
che  foleuano  farli  di  Cedro ,  di  Ciprelfo ,  di  Loto ,  &  di  Buflb ,  & 
qualch;  vno  anco  della  radice  dell'vliuo.  EtPlinio  (erme, che  perche  il 
legno  del  Cedro  duriquafi  eternamente  j  gli  antichi  ne  fecero  lefta- 
toe  de  i  Dei  ;  £<  che  in  Roma  ne  fu.  vna  di  Apollo  portata  di  Seleucia. 
riutarcho ne fcriue così .  Antichiifima  cofa èil fare firaulacri.&  gli  Plutarco.', 
fecero  gli  antichi  di  legno ,  perche  parue  loro  chela  pietra  fofle  cofa 
troppo  dura  da  farne  li  Dei,  &  penfauano  che  l'oro, &.  l'argento  fofle 
qnafi  fece  della  terra£lerile&  infecóda,percheouefonolemineredi 
queftiiiìetalli,diradovinafccakro:5cchiamauanog!i  antichi  quel 
laterra  inferma,&  infelice,  laquale  non  prodìiceua  herbe  tìori,e  frut- 
ti ;  perche  eifì ,  nei  petti  de'  quali  non  haucua  forza  l'auaritia,  non 
curauano  più  di  quello ,  onde  poteflero  nodrirfi ,  &  viuerc .  Platone    ^^^^^'^  " 
parimente  pare  volere  che  folo  di  legno  fi  faceflero  le  ftatoede  i  Dei, 
parche  cosi  fcnuc .  Eflendo  la  terra  habitatione  confècrata  alli  Deij 
non  fi  dee  fare  di  quella  le  loroimagini ,  ne  di  oro,  né  di  argento  j 
perche  fono  cofe ,  per  le  quali  è  hauuta  inuidia  àchiicp0iiied'^_^.- 
Et  a  queitopropolìto  Lattantio  ferine ,  che  Je  ricche  flatoe  de  i  Dei 
mofìrauano  l'auaritia  de  gli  huominÌ5quali  fotto  copertadi  religio- 
ne fi  pigliauano  piacere  di  hauere  oro ,  aiiorio,  genìmc ,  &  altre  co-= 
fé  preciofe,  facendo  ài  quelle  le  ficreimagini,  le  quali  haueuano  ca- 
re più  per  là  materia  di  che  erano  ,  che  per  quelli ,  che  rapprefenta-- 
uano  o  Seguita  poi  Platone  in  quello  modo .  L'auorio  è  cofa ,  che 
haueua  l'anima  prima ,  &  l'ha  polla  giù  poi ,  ft  perciò  non  è  bidono 
da  farne  le  flatoe  dei  Dei  ;  nèil  ferro  a  ciò  è  buono ,  né  gli  altri  me- 
talli duri ,  perche  fi  adoprano  nelle  guerre  ,  &  fono  inftromenti  del- 
le vccifioni.  Rellaua  dunque  fecondo  Platone  ancora  folamente 
il  legno  da  firne  le  fa  ere  imaginio-  Et  Paufania  parimente  dice  che-    paufaniài. 
ei  crede  che  ne'primi  tempi  tutti  i  fimulacri  dei  Dei  fofferodi  légno 
appreffo  de'  Greci ,  &  maffimamentc  quellij  liquali  follerò  Hari  fat- 

tidà. 


14        Imaginidei  Dei 

ti  da  gli  Esiti) ,  perche  era  di  legno  vna  ftatoadi  Apollo  in  Argo  de- 
dicatagli da  DanaOjche  fii  antichilìuno.  Et  pareua ,  che  non  Ci  tro- 
iiafl'e  alcuno  de'  più  antichi  fimulacri  fattodi  altro ,  che  di  Ebano  , 
cIiCipreflb,di  Cedro, di  Quercia,  di  Hedera,o  di  Loto.  Ma  di 
Vliuo  ancora  ve  nefuqualch'vno,&  fatto  pel  configlio  de  lOra  co- 
Io  ,  che  mollraua  apiinto  ,  che  in  quei  tempi  amauano  meglio  i  Dei 
eflere  fatti  di  legno ,  che  di  altra  materia ,  Percioche  fi  legge  apprcC- 
Efi'-laun'j.      fo  di  Herodoto ,  che  quelli  di  Epidauro  mandarono  a  dimandare  al- 
l'Oracolo in  Delfo  il  modo  di  rimediare  ad  vna  grandiilìma  fterili- 
tà ,  &  fu  loro  rifpofto,  che  faceflero  doi  fimulacri  a  Damia  &  Auxe- 
fia  (  quelli  erano  i  Demoni ,  ò  Geni]  ,come  vogliamo  dire  del  paefe) 
non  di  metallo,nc  di  pietra,  ma  di  legno  di  vliuo  non faluatico.  Nel 
primo  tempio  che  fu  fatto  a  Giunone  in  Argo  le  fli  poflojvn  fimula- 
crodi  vn  tronco  di  Pero  :  &  in  Roma ,  oue  ella  era  dimandata  Regi- 
na hebbe  doi  fimulacri  di  Ciprcffo ,  li  quali  erano  portati  con  folen- 
ni  cerimonie ,  come  fcriue  Liuio ,  a  certo  facrificio ,  che  fu  ordinato 
la  prima  volta,  che  Hannibalc  pafsò  in  Italia.  Et  leggefi  apprcflb  di 
Plinio ,  che  in  Populonia  fu  vna  ftatoa  moltoanticha  di  Giouc;  fat- 
ta di  vna  vite  fola.  Etnonèmarauiglia,fcperòfuvcro,chefi  tro- 
uaflero  viti  così  grandi ,  &  grolle ,  che  ne  foffero  fatte  le  colonne  al 
tempio  di  Giunone  in  Metaponto,  come  il  medefimo  Plinio  fcriue. 
EtdelVitice  ancora,  che  volgarmente  fi  dimanda  Agno  callo,  fu 
fatta  vna  ftatoa  ad  Efculapio ,  come  fcriue  Paufania ,  in  certa  parte 
della  Laconia,  oue  egli  dalla  materia  della  ftatoa  fu  detto  Agnite . 
De  legno  medefimamente  furono  fatti  i  Dei  da'  Romani ,  mentrcj 
che  alla  lèmplice  poucrti  furono  amici.  Onde  Tibullo ,  parlando 
a'  Dei  domcftici  chiamati  Lari ,  dice  parole ,  che  qacfto  fuoiuuano 
in  noftra  lingua. 

JSlè  Vergogna  IJÌ  prenda, fé  ben  fete 

Fatti  dì  [ecco  tronco  :  perche  tali 

Tofìe  puf  anco  ne  i  felici  tempi 

De'  pouerì  noSfri  ,Aiìì  ,  quandg  furo 

La  fede ,  la  pìetade ,  e  la  gìuflitìa 

Meglio  offeruate  affcù ,  c'hoggi  non  fono  l 

£  fur  con  grata  pouertà  adorati 

2\'ff  le  poHcre  cafe  ì  Dei  di  legno» 

E'C  Propeitio  fa  dire  in  qucfto  modoaVertiinno  della  Tua  ftatoa. 

Tatti)  fen^a  arie  fui  d'vn  fecco  tronco , 
JU  come  pouercllo  Dio  di  legno 
Innan']^  d  tempo  del  buon  Nu7na  fìetfl 
l^€U  Cjtfà ,  che  mi  fu  fempre  girata  • 

"  "^  Nelle 


De  gli  Antichi.  1 5 

Nelle  Ifòle  fcoperte  gl'anni  paflfatida  Spagnoli ,  che  hora  fi  addi- 
mandano  il  Mondo  Nono ,  perche  a  gli  antichi  fnrono  incognite ,  fi 
è  t«'ouato  che  quei  popoli,  adoranano  alcuni  Idoli  fatti  qual  di  cre- 
ta ,  qual  di  legno ,  &  qual  di  pietra.  Et  Plinio  ferine ,  che  benché  il  Vliùo  > 
fere  delle  ftatoe  foflc  in  Italia  cofa  molto  antica ,  come  fi  può  cono- 
fceredal'Hercole,  chefùconfècratofinodaEuandronel  foro  Boa-  £xiar.ùio» 
rio ,  qual  folcuano  veftire  con  ornamenti  trionfali  fèmpre  ne'  tempi 
de'  Trionfi ,  XiOn  furono  però  datià  i  Dei ,  né  a'  tempi)  loro  fimulacri 
di  altro,  che  di  legno  pnmachefofì'eda'  Romani  foggiogatal'Afia» 
dalla  quale  paffarono  in  Itaha  le  prcciofe  ftatoe ,  perche  non  fi  con- 
tentò fcmpre  la  Grecia  del  legno  folo  per  fame  gli  fuoi  Dei, ma  gli 
fece  anco  d'oro ,  &  di  altri  diuerfi  metalli ,  &  per  moftrarfi  più  fplé- 
dida,& magnifica vcrfo quelli, dice  Paufunia,che  ella  fece  fpei!© 
ver  ire  T  Auor  o  fino  d'India ,  &  da  gli  Ethiopi  per  farne  loro  delle 
fìatoe  :  &  che  di  ferro  ancora  ne  fiì  fatta  qualch'vna ,  come  l'Her- 
cole  che  combatte  l'Hidra  apprefib  de  i  Focefi  ;  ma  che  queflo  fu 
cofi  difficile,  che  poche  ne  erano  fatte  delle  flatoc  di  ferro.  Onde 
in  Pergamo  città  dell' Afia  andauano  moki  a  vedere ,  come  cofe  ma- 
rauigliofe.dueteitedi  ferro  confècrate  a  Bacco, Tma  di  Lione-», 
l'altra  di  Cingiale ,  Coridone  cantando  con  Tirfi  apprefio  di  Vergi-  Ssriio. 
ho  promette  a  Diana  fiirla  tutta  di  polito  marmo,  &quiui  Seruio 
auertifce ,  che  fcknano  fpeflb  gli  antichi  fare  il  capo  folamcntc ,  & 
il  petto  di  marmo  alle  fìatoe.  Oltre  di  ciò  fecero  quafi  fem.pre  alcu- 
ni Dei  vih ,  e  plebei ,  come  Priapo ,  &  altri  à  lui  fimili ,  che  ftauano 
per  lo  più  nei  campi ,  &  allo  fcopcrto ,  di  legno  folamcnte  ,di  terra, 
ò  di  altra  fimile  materia  vile;  &  gli  altri  più  nobili ,  cornei  Dei  del 
Cielo,  di  m;;teria  più  degna.  Né  furono  tutti  i  Dei  de  gli  antichi  faJ-  Dei  In  {TmilT- 
ti  in  forma  humana  fempre ,  ma  fouente  alla  fimilitudine  di  diuerfi  ^"'-^'•"-  ^  ^''^ 
animali ,  &  dihuonio,  &  di  beftia  infieme  giunti  anco  talhora;  on-  "^^^^* 
de  fé ,  come  ferine  Seneca ,.  &l  Io  rifenfce  Santo  Agofiino,  fof  fero  fidi- 
ti viui  yiiclla  fbrma,  che  erano  fatti  loro  i  finuiiacYi .,  fartbbono  fia- 
ti non  come  Numi  adorati ,  ma  fuggiti  con.e  moflri .  Et  in  Egitto 
più  che  in  altro pacfe  furono quefìimofìaicfi  fimulacri,  come  fi  ve- 
drà in  molte  imagini  alle  quali  darò  principio  dalla  Eternità  :  per- 
che fé  bene  non  erano  tutti  i  Dei  de  gli  antichi  eterni ,  &  immortali, 
erano  però  tenuti  tali  i  pm  degni ,  &'  perciò  fu  creduto ,  che  la  Eter- 
nità glracconipagnafTe  fimpre  :  ber.cheil  Boccaccio ouc raccontala 
Genealogia  de  i  Dei ,  dica  che  la  diedero  gli  aitichi  per  compagna  a 
Demorgogonefolamcnte ,  quale  ci  mette,  eh-  fol^e  il  prano  dì  tut- 
ti i  Dei,&  che  habitaflfe  nel  mezodella  terra  tutto  pilhdce  circóda» 
tadi  fciirifiìma  nebbia ,  coperto  di  certa  humidità  lanuginofa,  come 
fono  apunto  quelle  cofe  che  fiani  o  in  luoco  humido.  Ma  io  non  ho 
tronatoaucoramaianevifto  icnctore  aucicojche  parli  di  coflnf. 

Però 


Boccaida 


1 6       Imagini  de  i  Dei 

z^  /^\c^  aVÌa  Af\eit  A-Oa^  d*A^  t?ù^  <?f^  #A4  {?fV5i  ^f^,  (?/ì*  <?r>*,  ^/V^  ^fWv  iVìa  «Wei  <w«.  '^sAm.  .■vrL.»';^^ 


^«« 


1§* 


4kp 

4'. 


cffg^  Imagini  dtUa  Eternità  ,   c<?«  lirriAgine  del  dio 

cf^^^  Defr.ogorgone  compagno  delia  Eternità  ,  f(?7 

<^^<^  /(Spente  ,  f/?^y?  morde  U  coda  yjtgnificante 

*|;^  /'4«^?(7  ^  (^  fua  renoltitioncL^  . 


t^fi^i  .^vs^^  ,?^^%.'^-'^  »bìK  ^  ^^  J(&  %?&  ^  s^^  s^  sA?  ^  5>^c*; 


De  gli  Antichi. 


.    .      ^7 

Però  dico,  chela  Eternità  u*iua  fcn  prc  con  quelli  Dei,  che  «rano 
creduti  immortali  ;  la  quale  chi  ella  fofie  dirhoftra  aflai  bene  col  no- 
me folo  che  viene  a  dire  cofajChe  in  s^è  cótiene  tutte  le;  etd,&  tutti  i  Ce 
coIi,sì  che  fpatio  alcuno  di  tépo  non  la  può  mifurarr..  benché  fi  pofla 
dire  a  certo  modo,che  ella  fia  parimente  tempo,ma  che  non  hi  n;ai 
fine.  Et  perciò  Trifmegifto ,  i  Pitagorici ,  &:  Platone  diflcro  ,  che 
era  il  tempo  la  imagine  della  Eternità;  perche  quefto  in  Te  (ìefioCi 
riuoluc ,  &:  pare  che  non  fé  ne  veggia  mai  il  fine .  Ma  quefta  fi  può 
dire  più  tofto  Perpetuità  ;  perche  ,  ancora  che  non  hnbbia  mai 
fine ,  non  poflìcde  però  interamente  tutta  in  vn  medcfino  punto 
quefta  Tua  vita  infinita  ;  che  e  propno  della  Eterrità ,  feccrdo  Boe- 
tio;  ilquale  dice,  che,  fé  bene  parue  a  Platone  che  il  mondo  non-, 
babbi  hauuto principio, né fia  per  hauere  mai  fine, fi  ingannano 
però  quelli,  liquali  feguitaiPdo  qucfta  opinione  Io  chiamano  coeter- 
no a  Dio  ;  perche  a  dare  il  fi.io  proprio  nome  alle  cofc ,  hanno  da  di- 
re, tenendo  anco  la  opinione  di  Plotone,  che  Dio  è  Eterno  &  il  mo- 
do perpetuo.  Defcriue  dunque  Boetio  la  Eternità,che  fia  vn  pofleC- 
fbprefentaneo  di  tutti  i  tempi,  &  quefta  è  propria  di  Dio,  perche 
a  lui  non  pafia,  né  viene  il  tempo,come  a  tutte  le  cofè  create  ;  anco- 
ra che  qualch*  vna  fofl'e  per  non  hauere  mai  fine.  Ma  non  la  cerchia- 
mo per  hora  tanto  a  minuto ,  conrc  forfè  non  la  cercarono  gli  arti-- 
chi,  quando  diflero  eterni  li  fuoi  Dei, volendo  perciò  intendere  che 
fodero  immortali ,  &:  per  non  hauere  mai  fine ,  &  che  la  Eternità 
folte quefta infinità  di  tempo.  Onde  Claudiano,chc  largamente 
la  defcriue  nelle  laudi  di  Stilicene,  fa  che  rn  ferpcnte  circonda  l'an- 
tro ,  oue  ella  fì:à ,  in  modo  che  fi  caccia  la  coda  in  bocca ,  che  viene 
a  m.oflrare  retfetto  del  tempo ,  ilquale  in  fc  fteflb  fi  rà  girando  fem- 
pre,  hauendone  tolto  l'è  (fempio  da  quelli  di  Egitto,  liquali  mofira- 
uano  l'anno  parimente  col  fcrpente ,  che  fi  mordcua  la  coda  ;  perche 
fono  i  tempi  giunti  infieme  così ,  che  il  fine  àcì  pafl'ato  è  quafi  prin- 
cipio di  quel  che  ha  da  venire.  Vcdcfi  la  Eternità  in  vna  medaglia», 
di  Fauftina  fatta  in  quefta  guifa.  Sta  vna  donna  vcftita  da  matrona 
in  pie  con  vna  palla  nella  dcftra  mano ,  &:  ha  fopra'l  capo  vn  largo 
Telo  diftclb ,  che  la  cuoprc  dall' vno  homero  all'altro.  Ma  vediamo 
tutto  il  difegno ,  che  ne  fa  Claudiano ,  da  me  ritratto  in  noftra  lin- 
glia  à  quefto  modo  • 

In  parte  sì  da  noi  liinge^e  fé  creta, 

cy  alcun  mortai  vcsìigio  non  V' appare , 
Ou'  a  i'humana  mente  d  gir  fi  vieta , 
Ne  "L'i  poìmo  anco  i  Dei  fcrfe  arriuare^ 
Vna  fpclonca  giace  d'anni  lieta , 
Madre  d'infiniti  anni  ^  e  d'età  pare^ 


Eterniti. 


Tiirmcgifto. 

Perpetuiti. 
Boetiow 


Claudiano» 


Imagine  de(- 
l'aauo . 


Medaglia  di 
Faudiaa. 


6 


laqtiai 


1 8        Imagini  de  i  Dei 

Laqual  con  modoyCh'vnqua  non  vìen  nimiOy 
Manda ,  e  richiama  i  tempi  a  l'ampio  feno . 

^eìta  col  flejjuofo  corpo  cinge 

Vn  ferpe  picn  di  Verdeggianti  fquamc  j 
^ual  tiò,  che  trvua  amdamcnte  flringe 
Come  che  diuorar  ei  tutto  brame , 
£  la  coda  ft  caccia  in  gola  y  e  finge 
Voler  mangiarla  con  amia  fame . 
Vaffene  in  giro,  e  con  l'vfatc  tempre ^ 
Onde  partì ,  cheto  ritorna  Jempr e  . 

L4  la  porta  con  faccia  riuerenda , 

lEt  d'anni  piena  /là  l'alma  Natura , 

Come  cufìode ,  che  fedele  attenda 

Chi  Vien*  ,&  yà  con  diligent^ura  ; 

D'intorno  Volan  l'anime ,  e  che  penda 

Ciafcuna  par  con  debita  figura 

Da  le  7nembra,  eh' a  lei  fon  date  in  forte  p, 

E  Han  con  lei  fino  che  piace  à  Morte , 

Ve  l'antro  poi ,  ne  la  jpelonca  immenfa 

Vn  Vecchio ,  c'hà  di  bianca  neue  afperfo 
il  mento  ,e7  crine  ftà  yfiriue  e  dijpenfa 
Le  ferme  kgg»  date  à  l'Vniuerfo, 
£  mentre  eh'  à  disporre  il  tutto  penfa 
Con  l'animo  al  bell'ordine  conuofo  , 
Certi  numeri  parte  tra  le  fìelle , 
Onde  n'appaion  poi  sì  Vaghs  e  belle .' 

Con  9rd'me  immutabili  prefcrm-3 

^  ciafcuna  quando  habbia  Agir ,  ò  fiori»' 
Da  che  quanto  tra  ìioi  ft  more,  ò  viue, 
ììà  Vitale  morie ^ poi  torna  à  guardar e^ 
lE  riueder  come  al  fuo  corjo  arriue 
Marte  ,qHal  jbench'auc'z^'^o  à  caminare- 
Ter  via  certa,  va  pufà'  certo  fine  ; 
Che  così  roglion  le  leggi  diurne. 
Ccmt  con  certo  pajfo  giri  intorno 

Oìoue  portando  gioiiaìn'^nto  al  mondo  j^. 
Cerne  la  Luna  fi  nafco?;da  il  giorno, 
M  toHo  muti  il  bel  lume  feconde ,. 
f^ome  partendo  fia  tardo  al  ritorno 
Saturno  hcrrido,?r.ejìo,&  infecondo r 
^/into  Venere  bella  ^  e  doppo  lei 
f^i-rando  Vada  il  mcjfaggier  de  i  Dsi  - 


De  gli  Antichi.  tp 

JS  ^tMtido  Peho  d  l'antro  s'auuicina 

Subito  ad  incontrarlo  la  potente 

'Natura  viene  yC  à  gli  altri  rai  s'inchina 

Il  bianco  Vecchio  humile ,  e  rìuerente , 

^Whora  da  sé  s'apre  la  diurna 

Spelonca ,  allhor  fi  Vegono  patente 

V adamantine  poite,ea  poco  à  poc9 

Tutti  i  fecretì  appaion  di  quel  loco  • 
Syuiui  i  fecoli  fono  di  dìtterfi 

Metalli  fatti  in  variati  ajpetti, 

E  pare  ciafchedun  di  lor  tenerfì 

Nelfeggio  fuo  con  fuoi  compagni  eletti, 

Xhiefio  è  di  ferro  j  onde  Jouente  ferfi 

I  mortali  fra  lor  danni ,  e  difpetti  ; 

Di  rame  (juello ,  al  €ui  gommo  é  Hata 

II  mondo  tutto  fn  poco  men  turbato . 
V no  yen' è  d'argento  ^  che  rifplende 

In  bel  feggio  eleuato  d'ogn'intorno  ; 
Ma  di  rade  tra  noi  mortai  difcende 
^  far  di  sì  bel  lume  il  mondo  adorno  « 
Quello ,  che  piti  de  gli  altri  in  alto  afcende 
"È  d'oro-iC  d'oro  fon  quei ,  ch'egli  ha  intorno  f 
Tutti  pieni  di  fede ,  e  di  prude?i';^a , 
Di bontà,diginrtitia ,  e  di  clemenza m 
£  fon  gli  anni  beati ,  ch'à  mortali 

Jlpporteran  felìcitade  immenja , 
^Ù'hor  ,  ch'haurà  pietà  de'  nofiri  mali 
Febo ,  che  qucHi  a  modo  fuo  difpenfa , 
£f  farà ,  che  dal  del  fpiegando  l'ali 
La  betta  ,Aflrea  di  nuouo  amor'  accenfa 
Di  riueder  il  mondo  a  fior  fra  noi 
yeri'à  fen%a  più  mai  partirne  poi» 

Ladefcrittionc ,  & iJdifègno diquefto  antro, ò fpelonca , cheta 
▼ogiiamo  dircjd  moftra  ^  conierefjjone  il  Boccaccio  ;  che  la  Eterni-  Efpofitioflc 
nitd  va  fopra  a  tutti  i  tempi .  &  perciò  ella  è  di  lungc  ,  &:  incog^nita  dell'aiiiro  del 
non  folamente  d  mortali ,  ma  quafi  ancora  a  Dei  celefli^cioca  quel-  ^'E^"^"^. 
le  beate  anime ,  che  fono  su  ne  i  Cieli .  Et  dal  gran  feno  manda  alla 
fpelonca  i  tempi ,  &  quelli  richiama  pur'anco  al  medefimo  ;  perche 
in  lei  hanno  hauuto  già  principio ,  &  riuolgcndofi  in  fé  fleffi  paio- 
no vfcire  da  quella ,  &:  ritornare  anco  alla  medefìma .  Et  fafiì  quc- 
fto  tacitamente ,  perche  non  ce  ne  auuedendo  noi ,  pafla  il  tempo , 
coHie  di  nafcoilo .  Alla  porta ,  oue  ila  la  Natura ,  vanno  volando 

B     a         risolte    ■ 


20 


Imagini  de  ì  Dei 


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^Intro  de  IT  Eternità ,  con  l'ìmap^ìc  del  Tempo  y  h  ^§f  |* 

dt^l  Fato  y  di  Febo ,  du ila,  Ndtttray  (^  dell'i  quAt~  ^^ 

tra  feioli ,  che  fgntfìcano da,  Dio  r^eìiir  il  tut-  ^^P" 

to  yO*  da  qnello  il  tutto  effer  comprefo  ^  c>  U  "^^2?^ 

rctiolntionc  delle  co  fé  humitH .  ^^^^ 


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■yt. 


^f^^^fi^^^f^^^f^^^'i^^^^J^ti^^i^i^r^ 


Degli  Antichi-  21 

molte  anime  intorno,  pe;  che  fccndono  ne  i  corpi  mortaK,(l'onde  v- 
fcencio  poi  vanno  in  grembo  alla  Etcrnità,ilchi  tuttosìfì  per  opra 
della  Natura,  &  perciò  ella  ftaquiui  alla  porta.  Il  Vecchio  eh-.- par- 
te perniimero  le  ftclle  forfc  è  Dio ,  non  perche  ei  fia  vecchio  ;  che  ia 
lui  non  fi  può  dire ,  che  fia  termine  alcuno  di  età ,  ma  p'-Tcht  foglio- 
no  parlare  così  gli  huomini,  che  chiamano  di  molta  età  quelli  etian- 
diojchenon  potino  morire,  ilquale  dando  ordine  al  moinn-ento 
delle  ftelle  diftingue  i  tempi.  Ma  forfè  che  più  proprio  farebbe,  d  ire, 
che  il  vecchio  fofle  il  Fato ,  perche  quello  s'inchini  à  Febo ,  che  fi 
potrebbe  torre  per  Dio ,  quando  fi  prefcnta  alla  Tpclonca  .  Al- 
tro non  dice  poi  il  Boccaccio  de  i(ccoli',che  fono quiui , come 
che fìa  cofa'facile  ad  Ggn*vno,&  io  parimente  non  ne  dirò 
più,  per  venire  alla  imagine  di  Saturno  perche  lo  tolfèro 
gli  antichi  pe'  i  tempo ,  &  dei  tempo  habbiamo  gii 
cominciato  adire  ragionando  della  Etemiti. 
La  quale  non  ardifco  gii  di  dcfidcrarca 
quefta  mia  fatica ,  ma  prego  bene» 
chi  lo  può  fare,  che  voglijL» 
darle  vita  per  qualche 
tempo. 


n    f        SATVR- 


1%        Imaginidei  Dei 

SATVRNO 

•\^-  ^3-<E#J-  Ipèì-  i<x>3  -^3  -esH- 

il  primo  fu  Saturno ,  che  dìfccfo 

Dal'alto  del  fuggendo  il  figlio  GiGue , 
Ed  a  foY%a  priuato  dc'fitoi  regni , 
Venne  a  mosìraf  a  gli  huomini ,  eh'  allhora 
Come  le  fere  andauano  difperfi 
Ter  gli  alti  7nonti,  il  modo  di  raccorfi 
Infteme ,  e  d*vbbidire  a  certe  leggi . 
JEt  il  paefe ,  o'ue  à  principio  ci  flette 
Latente ,/»  perciò  chiamvto  Latto , 
Softo'l  gouerno  di  co  Bui  fi  dice 
Che  fu  il  felice  fecola  de  t'oro 
Così  reggcua  ei  gmflamente  i  fuoi 
Topoli  dando  lor  ripofo ,  e  pace  * 

Virgilio.  ^^  quefto  modo  canta  Virgilio  diSaturno ,  mettendo  la  hiftoria 

con  le  fauole ,  conciofia  che  quella  reciti  che  Saturno  andò  in  Italia 
fcacciato  di  Grecia  dal  figliuolo,  &:queftehabbino  finto  poi,chcj 
egli  era  prima  Signore  del  Cielo ,  &  che  Gioue  ne  lo  rcacciò;&  Io  fe- 
ce fcendere  al  baflbj  perche  la  Grecia  è  più  verfo  l'Oriente,  &  per- 
ciò pili  alta  della  Italia,  che  rende  verfo  l'Occidente.  Ritiratofi 
adunque  Saturno  in  Italia ,  fu  da  Giano  Re  ài  quel  paefe ,  oue  poi  flì 
rneHa  Roma  ,  che  fé  ne  viueua  con  fuoi  popoli  quella  roza  vita  de 
più  antichi  mortali,  tolto  a  parte  del  regno,  perche  gli  mofìrò  la_» 
coltiuatione  dei  campi,  &  il  fare  gli  denari  di  metallo,  che  prima 
erano  di  cuoio.  Etfùperciòfartasuqueftipoidairvnode  lati  vna 
nane ,  perche  Saturno  nauigando  andò  in  Italia ,  e  dall'altro  vna  te- 
fta  con  due  faccie,  che  tale  era  la  imagine  di  Giano,  come  vederemo 
poi.  Edificarono  quefti  due  Rè  communemente  terre,  &  caftelli 
vicini,  che  dal  loro  nome  i  chiamarono  ;  come  Saturnia  da  Saturno , 
&  Gianicolo  da  Giano .  Onde  tanto  fu  (limato  Saturno  da  quelle 
genti,  che  infieme  col  Rè  loro  cominciarono  driuerirlo  come  Dio, 
perche  erano  airhoraftimati  Dei  quelli,  liquali  fapeuano  trouare, 
&  là  infegnauano,  qualche  arte  che  folle  vtile  alla  vita  humana;  & 
quefta  di  coltiuare  il  terreno ,  &  farlo  con  arte  più  fecondo ,  che  non 
e  di  fua  natura,c  vtiliffima;  &:  perciòSaturno  ne  meritò  gli  facriho- 

ttercutio.      noti..  Si  fu  chiamato  Stei;catio  dallo  ftercora re  i  campi  ?  cioè  darò 

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De  gli  Antichi'      ^31 


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ìmagine  dt  Saturno ,  ò  ^f /  T^/w^o  à/uaratorc^  él^^o 

tìfé"  fuoi  figliuoli , cioè  dd  tntto  cotifumAio^  «^  g^ 

rf  j  ecccttuAtt  Giout,  Giunone,  Ntttitno,^  «EH ^ 

Vlutone^  ime  fi  per  li  quattro  e  U  menti  Fuo^  '  ^^^^ 

co ,  Jn4  ,  Aciua, ,  (gr  r^;'rrf ,  c/^e  ^?a//  //  >^;-  ^  .^,à> 

ftrur^tom,  '  ■  ^r 

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4sl,ttt^ 


24       Imagini  de  i  Dei 

loro  il  letame ,  onde  diueragono  poi  più  fertili.  Per  queflo  hanno  Vo- 
luto alcuni,  che  la  fua  ftatoa  hauefrelafaIceinn:iano,pcrdaread 
intendere ,  che  la  coltiuationc  de  i  campi  fu  infegnata  daini  già  da 
principio  in  Italia ,  conciofia  che  con  la  falce  fi  miete  il  grano  pro- 
dotto da  ben  coltiuati  campii  Ne'facrifìcijSaturnalipoiancod 
adopcrauano  candele  accefe  :  la  qual  cofa  dichiarando  Macrobio 

Macrobio.  dice ,  che  era ,  perche  fbttoil  reggimento  di  Saturuo  gli  huomini  da 
Saturno  pel  vnaincolta  vita,  &  piena  di  tenebre ,  pafiarono  alla  lucidai  bella 
tempo .  /^lentia  delle  buone  arti .  Oltre  di  ciò  intefero  gli  antichi  il  tempo 
fotto  il  nome  di  Saturno,del  quale  differo  i  Latini  molte  ragioni  tut- 
te confacentifi  al  tempo ,  ma  non  gii  al  propofito  noilro .  Et  i  Gre- 
ci parimente  lo  chiamarono  Crono  ,  che  viene  a  dire  tempo, &  quel- 

r  a  'ne  i'  ^*^  '  ^^^  fignifìca  il  nome ,  fu  moftrato  nella  imagine  di  qnefto  Dio  ; 

Saturno,  parche  le  fecero  qua  fi  Tempre  di  huomo  vecchio ,  mal  velliito ,  (ènza 
)ìuHa  in  capo ,  con  vna  falce  nell'vna  mano,  &  nell'altra  haueua  cer- 
ta cofa  auiluppata  in.  vn  panno ,  quale  pareua  cacciarfi  in  gola ,  co- 
me che  la  volefìè  dinotare,  e  quattro  piccioli  fanciullini  gli  erano 

Ifpofìrione  qu  ili  i  appreso.  Queite  cofe  fono  interpretate  in  quello  modo  :  H 

di  Saturno,  tempo  è  vecchio  e  mal  veliito  perche  ò  femipre  e  ftato,  ouero  comin- 
ci ò  ad  effere  infiemecon  il  mondo ,  cioè  quando  fatta  la  feparaticne 
del  Chaos  gli  clementi  furono  dipinti ,  &  fu  dato  principio  alla  ge- 
iieratione  delle  cofe ,  cominciando  al  Ihora  il  Cielo  adaggirarfici  in- 
torno ,  dal  mouimcnto  del  quale  cominciarono  parimente  gli  huo- 
mtni  di  mifurare  il  tépo:&:  quindi  fu,  che  le  fauole  appreffo  de  i  Gre- 
ci differo  Saturno  eflcre  Ibto  figliiiolo  di  Vrano ,  che  fignifìca  Cielo . 
Fadetto  anco  Satuno,  Vitifatore,  quafi  cultor  delle  vitti ,  perche  di- 
cono, che effendopaHatoncHTtalia, come  s'èdetto,&:  accettato 
da*  Latini,  ne  hebbe  della  fi  glia  di  vnod'eflì  Enotria  nominata ,  al- 
cuni figliuoli ,  tra  quali  vien  connumerato  Gian  ;  a  chi  egli  infegnò 
il  modo  di  piantare ,  &  coltiuarla  vke,  &  di  fare  il  vino;  ilche  ha- 
uendoeflloperato,& guadagnatone  perciò  il  nome  di  inuentori, 
auenne  che  vn  giorno  alcuni  Ji  quali  forfè  haucuano  beuuto  più  di 
quello,  che  loro  fi  conueniua ,  il  addormeiitarono ,  èc  fecero  vn  lon- 
ghiffimofonno ,  dal  quale  poi  fucgliati  &  accordfi ,  chequefio  era_r 
accaduto  per  il  beuuto  vino  j  credendo  che  fofle  qualche  cofa  vene- 
nata  ,  lapidarono ,  &  occifero  Giano,  come  inuentor  ài  quello;  perii 
che  quattro  figliuole  di  lui  rimafte ,  per  dogha  con  vna  fune  ligatail 
al  collo  fi  Icuarono  la  vita:  ma  da  Satnrno  furono  rofte  nel  Ciclo  in 
loco  di  Stelle ,  &  a  noi  fi  dimoftrano  poco  auant i  il  rcinpo  della  ven- 
demmia .  -Effendo  pofcia  vn  tcnjpo i  Rom.ani  aggTcVaati  di pefiiìea- 
tia ,  &  hauendo  perciò  confultuto  l'oracolo  d'ApolIine ,.  hebbero  in 
rifpofta  che  bifognaua  placar  prima  1  ;ra  di  Saturno  riccuuta  per  la 
morte  dìGiano  fuo  figliuolo ,  da  cjie  moin  iRomani  gli  edificarono 

vn 


De  gli  Antichi.  2$ 

vn  tèmpio  fu' 1  Monte  TarpeÌG,&  vi poferò  Giano  con  quattro  fac- 
cic  ;  ò  dal  numero  delle  Hgliuolc.ò  dalle  quattro  Cagioni  dell'anno . 
Solcuanogli  antichi  porre  sùia  cima  del  tempio  di  Saturno  vn  Tri- 
tone con  la  buccina  alla  bocca ,  &  fepclir  ini  fotterrala  coda  di  quel- 
lo ,  volendo  con  ciò  moftrare ,  come  dice  Macrobio ,  che  da  Saturno    ^jj^'^^-^ 
cominciò  la  hiftoria  a  farfì  palefe ,  &  ad  cffer  conofciuta,  perche  fen-  quando  co* 
za  dubio  j  innanzi  che  fofl'ero  diiHnti  i  tempi ,  ella  non  poteua  cfi'ere  minciò , 
fé  non  muta ,  &  incognita;  il  che  fìgnificaua  il  nafconder  la  coda.  Fu 
Saturno  veftito  così  vilmente,  perche  in  quel  principio  del  mondo 
non  cercauano  le  perfone  pompe  nelle  vefli ,  ma  fi  contentauano  di 
cflere  coperte .  Ochequeftemoftranano  di  efferc  tutte  logore  per 
confarfi  meglio  alla  vecchiezza  di  lui,  ilqualchaueua  il  capo  nudo, 
perche  in  que'  prim.i  tempi ,  quando  egli  fu  creduto  goucmare  tutto, 
&  che  correua  la  età  dell'oro  >  la  verità  fu  aperta,  &manifefta  a  tut- 
ti; non  nafcofla,  come  fu  dapoifotto  tante  menzogne, &  tanti  in- 
ganni. Et  per  quefto  ancora  gli  antichi  facrifìcauano  a  Saturno  a  ca- 
po fcoperto ,  &  fé  lo  copriuano  in  facrifìcando  a  gli  altri  Dei .  Mo-  ^ 
flra  la  fai  ce  in  mano  di  Saturno,  che'l  £en>po  miete ,  e  taglia  tutte  le 
colè .  Et  c[ nello ,  che  ei  fi  mette  alla  bocca  per  diuorarlo ,  che  le  co- 
fe  tutte  nate  in  tempo  fono  anco  dal  tempo  diuorate,fopra  di  che  fin- 
fero  gli  antichi  vna  così  fatta  fauol a. Temendo  Saturno  di  clTere  fcac- 
ciato  di  regno  da  vnfiio  figliuolo,  come  i  Fati  gli  haueuano  predet-  ^^uo-a  dì 
to ,  comandò  ad  Ope ,  la  quale  fu  anco  detta  Rhea ,  fua  moglie ,  che    ^^^J^''*^- 
ogni  volta,  che  partoriua  gli  prefentaffe  fubito  quello,  che  hauefTe 
fatto ,  perche?  non  voleua  in  modo  che  fofle,che  fi  alleuafìe  alcun.j 
figlio  mafchio ,  fé  bene  douefle  egli  fiielTo  diuorarfegli  tutti .  Partorì 
Ope  la  prima  volta  GiouCj&  Giunone  infieme;ma  prefèntò  Giu- 
none fola  al  marito ,  fapendo  che  per  cffer  femina  non  le  farebbe  ma- 
le, &  nafcofe  Gioue  :  di  che  cfl'endofi  accorto  Saturno  cominciò  a 
gridar  per  hauerlo;  laonde  Ope  gli  prefèntò  certa  pietra  auuolts 
in  vn  panno ,  dicendo  quello  efl'ere  il  figliuolo ,  cheeglidom.undaiu . 
Et  egli,  ilnza  guardare  altrimentc  che  foflè  5  (è  la  cacciò  in  gola  ,6 
diuorofiela  :  ma  la  rigittò  poi ,  come  faceua  anco  de  i  figliuoli ,  po- 
fcia  che  gli  haneua  diuorati,  che  gli  rigittaua.  Onde  fi  legge  apprel^  ^^"^'^^  <^:"^ 
fo  d  i  Pauf  mia ,  che  in  Delfo  nel  tempio  di  Apollo  era  vna  pietra  non  '^'f^^      '^'^ 
molto  grande  guardata  con  grandiflìmo  rifpetto,  perche  dicetiano 
quelle  genti ,  che  era  la  pietra  qual  fu  diuorata  daSatumo  in  vece  di 
Gioue ,  &  ogni  dì ,  ma  più  le  t\fìe  -,  vi  fpargeuano  sii  deiroglio ,  poi 
le  auuolgeuano  attorno  lana  non  lanata .  Et  i  Romani  la  credettero 
efière  quella ,  che  nel  Cam.pidoglio  non  volle  cedere  a  Gioue ,  Se  fu 
adorata  pel  Dio  Termino.  Fu  feruato  parimente  Nettuno  dalla  ma- 
dre con  fimile  inganno ,  che  finfedi  hauere  partorito  vn  picciolo  ca- 
uaUinOj&  Io  diede  àdiucrare al  marito,  come  diceuano  quelli  di 

Arca- 


25        Imagini  de  i  Dei 


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Imuotìit:  di  Saturno  ^dti  itmjjo^igj'  dell  anno  ^  ^^^ 

che  lignifica,  li  tr'tfiì  cffttti.che  ytngono  da  '^^;|^ 

quello  pianeta ^  (^  la,  rcuoua tione ddl  annG s  %|:5* 

co?2  /a  frecide^^a  ,  e  tardità  ael  fiur^cta  dt  "^"J* 

S^ turno .  "^"IS* 


27 


De  gli  Antichi. 

Arcadia, 5c  Paufanialoriferifce.  Plutone  medefimamente  fi  faluò  Paufanìa. 
pcrefler  nato  ad  vn  parto  inficmc  con  la  forella  Glauca ,  laquale  fu 
fola  prefentata  al  padre ,  che  da  qucfli  in  fuori  dinotò  tutti  gli  altri 
figliuoli ,  rigittandolipur' anco  dapoi,  come  ho  detto.  Ma  alcuni 
altrijli  quali  anco  pare  a  me,  che  meglio  (Schiarino  la  cagione  del  di- 
uorarei  figliuoli,  dicono,  che  eflendo  Titano  fratello  di  Saturno  di 
maggior  età  di  lui ,  &  volendo  perciò  regnare ,  Saturno  a  perfuafìon 
della  madre,  ideile  Torcile  non  gli  volfe  altrimenti  acconfentirc , 
anzi  che  egli  fi  fece  Rè .  Da  quefto  eflendo  per  nafceredifcordia  tra 
eifi  fratelli,  fi  acquetarono  finalmente  con  quefta  conditionei  che 
douefle  Saturno  continuar  nel  Regno,ma  che  douefle  far  morire  tut- 
ti i  fighuoli ,  che  gli  nafcefl'ero  mafcoli,  acciò  che  fofle  ficuro  Titano, 
che  finalmente  il  Regno  douefle  ricader  in  lui ,  ò  ne'  fuoi  figliuoli . 
Eflequì  per  vn  tempo  Saturno  la  conditione,&  per  quefto  vien  detto, 
che  egli  diuorafl'e  i  figliuoli  ,•  ma  eflendoli  nati  Gioue,  &  Giunone  in 
y  n  parto ,  feguì  di  loro ,  &  di  Nettuno  poi ,  &  così  anco  di  Plutone 
guanto  fi  dilfe  di  fopra  :  la  qual  cofa  intefa  da  Titano  aflaltò  sì  d'im- 
■prouifo  il  fratello  Saturno ,  che  lo  fece  con  la  moglie  prigione,  &  co- 
ii  li  tenne  fino  a  tanto,  che  da  Gioue  fuperato,  furono  quelli  fciol- 
ti ,  &  liberati.  Le  quali  colè  vogliono  mofirare  j  come  cominciala, 
diredi  fopra ,  che  le  cofe  tutte  prodotte  dal  tempo  fono  anco  dal  te-  "^ 

pò  confumate ,  ilqualc  le  fa  poi  etiandio  rinafcere ,  da  glielementi  in 
fuori,  che  fono  i  quattro  figliuoli , Gioue,  Giunone,  Plutone.e  Net- 
tuno ,  cioè  fuoco ,  aria ,  terra ,  &  acqua,  li  quali  non  paflarono  per 
Ja  vorace  gola,  perche  quefti  durano  fempre-^  .  Fingeuano quelli 
diSaflbnia,volendodeffriuérSatarno,vn  vecchio  che  ftaua  ritto  fo- 
pra ad  vn  pefce ,  &  teneua  vn  yafo ,  &  vna ruota  j- Ma cì^.  cofa  volotìe 
fi guincare  è  ftato  femprerecretpj&  perciò  io  ne  anco  qui  io  dichiaro. 
Martiano  defcriuejiao  Saturno  lo  fa  che  porge  con  la  defi:ra  mano  urn  J'^^g'"^  di 
ferpente,qu?^e  fi  morde  k  coda,  moftrando  in  quefi^guifa,  che  per  ^^^^'^"o* 
lui  s'intende  il  teaipo  :  ù.  dice ,  che  ei  vi  con  paflb  lento ,  e  tardo ,  & 
ha  il  capo  coperto  di  vn  velo,  che  verdeggia,  le  chiome,  &:  la  barba 
fono  tutte  canute  ,&  benché  egli  fia  così  vecchio,  pare  nondimeno 
potere  anco  ritornare  fanciullo.  Ikhe  fi  può  dire  eflere  il  rinouamen-  ^fp^vUiione. 
to ,  che  fa  il  tempo  di  anno  in  anno  :  &  perciò  il  velo  verde  fopra  la-.  ^ 
bianca  chiom.a  moftra  il  principio  dell'anno ,  quando  nella  prfmaue- 
ra  tutta  la  terra  verdeggia,la  quale  neirinuerno  poi  fi  cuopre  dibian- 
chiilima  neue,  &:  cosìtofto  fi  palla  dall' vna  fi:agione  airaltra,che  pa- 
iono eflere  giunti  infieme.  La  tardità  del  paflb  fi  può  rifi;rire  al  tar- 
de riuolgimento ,  che  fa  la  fpera  di  Saturno .  la.  quale  delle  fette  de  i 
Pianeti  è  la  maggiore ,  perche  è  fopra  a  tutte  le  altre  ;&  però  più 
delle  altre,  che  è  in  trenti  anni ,  tarda  a  compire  il  fuo  giro.  Et 
perche  da  quefto  piaiitra  vengono  trilli  Cifeai ,  pei  io  più ,  lo  reccto 

'yecchio 


2^        Imagini  de  i  Dei 


•^! 


ìmA^i'i^  ai  ^Aturm  ^  che  Jìgmpca  ti  tempo  pre- 
finte  ^  e  p affato ,  (^  aucnire  ^  ftj  U  mula^ 
natura,  di  tal  pianeta  ^  (S*  fua  frede'K^o-^  , 
ft^  il  tempo  tutto  con  fumar  e  ,  (^  diUrug- 
ger^^  • 


ili* 

I* 


De  gli  Antichi.  2p 

vecchio ,  meffo  fordido  ;  &  col  capo  auolto,pjgro  ,  &  lento ,  per  ef- 
ièr  la  natura  Tua  fredda ,  fecca,  e  tutta  manir  conia ,  come  fi  può  ve- 
dere apprefib  di  chi  fcriuediqueftecofe.  Onde  il  mede  fimo  Martia-   Martiaua 
no,  quando  nelle  nozze  di  M^^rcurio ,  e  di  Filologia  fct,chc  ella  afcen- 
dcdi  Ciclo  in  Cielo,  dice  che  giunta  a  quello  di  Saturno  trouò  lui, 
che  quiui  Te  ne  ftauain  luoco  freddo ,  tutto  agghiacciato ,  &  coperto 
di  brina,  &  di  neue,&  chehaueua  per  adornamento  del  capotal'ho- 
ra  vn  rerpente,talhora  vn  capo  di  Leone ,  &  talhora  di  Cinghiale,che 
moftraua  i  terribili  denti.  Le  quali  tre  tcfte  potrebbono  forfè  moftra- 
re  gli  effetti  del  tempo ,  ilche  non  affermo ,  perche  nonio  trouofcrit- 
to  da  Auttore  degno  di  fede .  Ma  dirò  bene  ,•  che  a  ciò  fi  confa  affai 
quella  imagine  fignifìcatrice  de  i  tre  tcmpi,pafrato,  prefénte ,  &  aue- 
nirc ,  che  haueua  parimente  tre  capi  di  Leone  di  Cane,&  di  Lupo, pò» 
fta  da  quelli  di  Egitto  con  il  fimulacro  di  Sarapidc  loro  Dio  princi- 
pale, la  quale  difcgncròpof  al  luoco  fuo.  Ora  vediamo  quello  che  fi  p  r.i  • 
legge  apprcfloEufebio  de  gli  effetti  del  tempo  moièrati  con  la  ima-  i^UjVin^^'di 
ginc  di  Saturno.  Egli  ferine  che  Aftarte  figliuola  di  Cielo  ,&  moglie,  saturno. 
Se  forelladi  Saturno  fnfiemc  con  molte  altre ,  che  cine  haueua ,  fece 
al  marito  va'orn amento  regale ,  che  haueua  quattro  occhi ,  due  di- 
ttanti ;  &  due  di  dietro ,  delli  quali  due  fi  chiudeuano ,  &  dormiuano 
a  vicenda ,  sì  che  due  ne  erano  aperti  fempre ,  &  a  gli  homcri  vi  pofe 
parimentequattroaJi,  delle  quali  due  flauano  difi:efe,comc  cheei 
volafle ,  &  due  riilirette,  &  raccolte,  come  che  flcffe  fermo  ;  volendo 
fignificare ,  che  fé  bene  egli  dorme ,  vi  vede  pur'anche ,  &  che  tiie-ntre 
veggia  dorme  parimente,&  che  fermando  fi  vola ,  volando,fi  ferma; 
cofe  tutte  proprie  del  tempo.  Et  foggiunge  poi ,  che  la  medefima  A- 
ilarte  pofc  in  capo  aSaturno  due  ali,  volendo  per  rvnamoflrare  l'ec- 
cellenza della  mente ,  &  il  fenfò  per  l'altra .  Imperoche  dicono  i  na- 
turali ,  che  l'anima  huniana ,  quando  fccnde  nel  corpo  mordale,  por- 
ta feco  dalla  sfera  di  Saturno  la  forza  d'intendere ,  &  il  difcorfb ,  che 
€Ìla  moflra  poi  tanto  nelle  cofe ,  che  comprende  con  la  mente  fola , 
quanto  in  quelle ,  che  conofce  per  gli  fenfi .  Potrei  dire ,  come  i  Pla- 
tonici per  Saturno  intefero  la  mente  pura,  che  alla  contempbtiont^ 
Ai  tutta  intenta  quafifèmpre  delle  colè  diuinc,  onde  ne  nacque  oc- 
cafione  di  dire,che  al  tempo  fuo  fofle  la  eti  dcli'oro,&  il  viuere  quie- 
to, &  felice  :  eflendo  tale  a  punto  la  vita  di  qualunque  cerca  di  porre 
^iù  il  pefo  de  gli  affetti  tcrreni,&  di  alzarfi,quanto  più  può,a]la  con- 
iìderatione  delle  cofe  del  Cielo.  Direiancora,  che  Platone  fpcflblo  Pl^tof^c-?. 
metta  per  quella  fiipcrna intelligenza,  la  quale  prouedea'Io  eflere,al 
viuere ,  de  all'ordine  di  tutte  le  cofe.Ma  ciò  niente  fa  alla  imagine  di 
qucfio  Dio ,  però  lo  lafcio ,  &  vengo  a  dire,  che  lo  fecero  gli  antichi, 
come  ferine  Macrobio,  con  i  piedi  legati  con  filo  di  lana  &  lo  teneua-  Saturno  coni 
no  così  tutto  l'anno  j  fc  non  che  lo  fciolgeuano  poi  di  Dicembre  in^  p^dilegaù 

certi 


3  o         Imagini  de  i  Dei 


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Im^gt.^e  di  Saturno ^(^  del  Tempo,  che  co* pie-  ^|||* 

di  legati  difil  di  Una,  ,fìgnifi<a.  U  vcadetta^  ^§§* 

(^  caHigo  dt  Dio  e£er  tardo  affettando  l'e^  ^%^ 

menda  .  dinota  ancora  la  r  apio  ne  del  parto  «^S* 
con  la  produttione  delle  cofe  mfeme  andar 
con'i'untt^. 


Degli  Antichi.  31 

cèf  ti  dì ,  che  erano  conlecrati  a  lui ,  volendo  in  qnefto  modo  moftra- 
re ,  che  la  creatura  nel  ventre  della  madre  ftd  legata  con  nodi  teneri ,. 
&  molli,li  quali  fi  fciogliono  quando  al  decimo  mefe  è  giunto  gii  il 
tempo  del  maturo  parto .  Et  quindi  dice  Macrobio  effere  nato  quel 
prouerbio  appreflb  de  i  Latini  j  che  i  Dei  hanno  li  piedi  di  lana .  Ma 
rhanno  interpretato  alcuni  in  qucfto  modo  ancora ,  che  la  Dìuìd^l^ 
bontà  non  corre  in  fretta ,  né  con  romore  a  caftigare  chi  erra ,  ma_» 
va  tarda ,  &  lenta  :,  &  così  tacitamente ,  che  non  prima  fé  ne  aucde  il 
peccatore ,  che  Tenta  la  pena.  Dicefì  ancora,  che  flaua  Saturno  con  i 
piedi  legati ,  ò  perche  tutte  le  cofe  prodotte  in  queflo  mondo  paio- 
no efl'ereinficme  annodate  (così  vengono  i'vua  dietro  l'altra  )  onero 
perche  la  natura  con  certa,  &  ordinata  legge  così  tiene  i  tempi  lega- 
ti f^fiemc  ,  che  non  celiano  mai  di  andare  fu ccedendo  l'vno  all'alrro. 
Et  perche  velociflìmamente  fé  ne  corrono  via,  fìnfèro  forfè  le  Fauole> 
che  Saturno  Ci  cangiaflè  in  Caualloanirpale  velociflimo ,  quando,ha- 
nendo  goduto  di  FilirabelliffimaNin  faldella  quale  nacque  poi  Chi-  ChlioneCì 
ronc  Centauro  dottiamo ,  fii  fopragiunto  fenaa  auuederfene ,  dalla  "luo. 
moglie ,  dalla  quale  d  sbrigò  m  ^ucl  modo  fatto  Cauallo ,  &  corren- 
dofene  via .  Onde  Virgilio  quando  deferiue  va  bel  Cauallo  dice ,  che. 

Tale  fa  già  Saturno  quando  rolfe , 

Cangiato  in  bel  desìrìer ,  fuggir  la  moglie  m 
Onde  Veloce  andò  per  gli  alti  monti, 
£  fcuotcndo  còl  capo  alto  talhora 
Il  duro  crine ,  rìfonar  faceua 
Col  feroce  anitrìr  l'alte  fpdonche  3, 

Kfa  queftecofe  tocchercbbono  più  a  chi  voleflfe  cfporre  le  fauole 
de*  Dei  de  gli  antichi ,  che  a  chi  voglia  difegname  le  Imagini  cornea 
faccio  io;  però  le  lafeio,  né  mi  reftando  altro  difegno  da  fare  di  Sa- 
turno ,  diròdi  Giano  fno  compagiio  ;  perche,  come  diilì  già ,  le  hi- 
iione  vogliono ,  che  ambi  regnaìfero  vn  tempo  infìcme  m  Italia ,  & 
Macrobio  ferine ,  che  Giano  fu  il  primo ,  che  quiui  eomineiade  a  far  *^-^^'''^.  '^'•^ 
facri  Tempi)  in  honorde  i  Dei ,  &  che  ordinafle  il  modo  di  faciiiica-  ^^VZ'l  ' 
re  a  quelli .  Onde  egli  fu  poi  parimente  come  Dio  adorato ,  &  come 
a  ritrouatGie  de  i  facrificij  vfauano  qaefta  cerimonia ,  che  non  hcd" 
ficauano  mai  gli  antichi  Romani  ai  qual  fi  voglia  Dio,  che  non  chi:i- 
maiTero  lai  prima.  £  fu  fatto  quefto  ancora,  perche  credettero  che 
Giano  fteffe  del  continuo  alle  porte  del  Cielo,  di  modo  che  noij  pots» 
«ano  i  preghi  de'  mortali  paffare  a  gli  altri  Dei,  s'egli  non  daua  lo- 
ro la  entrata .  Et  forfè  bifoguaua ,  che  gli  deffe  anco  mano ,  &:  aiii*-;  p.^r: 
^iHè  2.  caminare ,  perche  le  preghiere ,  che  Homcro  le  fa  fcmine  ,/(•>■  ce'  ■'' 


Porta  del 
Cielo . 

Tmagine  di 
Oijno. 


Portunno. 


Cranc. 


Dea  Cardi- 
nca. 


Ouidio. 


3 1        Imagini  de  i  Dei 


quando  fi  vuole  pregare:  (i  piegano  le  gcnocchij.unpcrochc  con  ani-' 
nio  dubbiofo  fi  va  a  pregare  >  non  fapendo  di  ottenere  quello  .perche 
fi  prega. Hanno  poi  la  faccia  mefta,&  gii  occhi  ftorti,percioche  pare, 
che  non  Ci  pofla  guardare  dirittamente,  né  con  allegro  vifo  quell.,che 
gii  fi  fono  oft'efi,  quando  con  preghi  fi  dimanda  loro  perdono.  Le 
porte  del  Cielo  fono  due  J'vna  dell'Oriente,  per  la  quale  entra  il  So- 
le ,  quando  viene  a  dare  la  luce  al  mondo  :  l'altra  dell'Occidente  per 
la  quale  egli  erce,quandoddluocoalla  notte.  Chi  dunque  intende 
il  Sole  per  Giano ,  come  fa  Macrobio ,  lo  dice  hauere  la  guardia  delle 
porte  del  Cielo  perche  l'entrare,  &  Tfcirne  a  lui  è  libero.  Et  per  que- 
fto  lo  fecero  con  due  facci ,  moftrando ,  che  non  ha  bifogio  il  Sole  dì 
riuolgerfi  indietro  per  vedere  l'vna ,  &  l'altra  parte  ad  mondo .  Et 
gli  pofero  in  mano vna  verga,  &  vna  chiauejaccioche  perquelfìfi 
conofcefl'e ,  che  il  Sole  gouerna  ,  &  tempra  il  mondo ,  &  per  quefta, 
che  ei  l'apre  quando  viene  il  dì  ad  illuminarlo,  &  lo  chiude  quando 
partendo  lafcia ,  che  la  notte  l'adombri.  Haueua  ancododcci  altari 
fotto  i  piedi  ,  che  fignificauano  dodici  colonie  ,  che  egli  po(è,ò 
fecondo  alcuni ,  che  forfè  è  più  vero ,  i  dodici  mcfi  dell'anno .  Da_* 
quello  venne  anco  che  Giano  fu  creduto  vn  medefimo  Nume  coii_# 
Portunno ,  il  quale  era  ftimato  vn  Dio  guardiano ,  &  cuftode  dclI^Lj 
porte  :  &  perciò  così  mettcuanogli  antichi  in  mano  a  coftui  vna-» 
chiane ,  come  a  Giano .  Da  cui  venne  vn'altro  Nume  de  i  Cardini , 
o  gangheri  ,  che  vogliamo  dirli ,  delle  porte .  Impero  che  racconta_j 
Ouidio ,  che  innamorato  Giano  di  vna  Ninfa  detta  Crane ,  tanto  fe- 
ce ,  che  raccolfe  gli  amorofi  frutti ,  ^  in  ricompenfa  gli  donò ,  cha^» 
ella  forte  fopra  a  i  gangheri  delle  porte ,  &  ne  hauefie  lo  intiero  do- 
minio ,  sì  che  fi  aprifìero ,  &  ferraflerfi  come  piacefie  a  lei .  Et  le  do- 
nò anco  vna  verga  di  fpino  bianco  detta  la  verga  Gianale .  con  la-» 
quale  cacciauanfi  le  Streghe  da  quelle  cafe  ,oue  erano  i  piccioli  bam- 
bini in  culla.  Et  fu  quefta  Ninfa  chiamata  dapoi  la  Dea  Carna,oue- 
ro  Cardinea  ;  il  cui  potere  oltre  a  gangheri  Ci  eftendeua  ancora  fopra 
il  cuore,  il  fegato,  &  le  altre  interiora  dell'huomo.  Et  era  coftumc 
apprcfTo  de' Romani  di  mangiar  aCaiendediGiugno  in  honore  di 
quefta  Dea  lardo  di  Porco,o  perche  pcnfaflero,  che  col  fauore  di  lei 
giouafleaconleruare  l'huomofano;  ò  perche  voleuano  inquelm.o- 
óo  rinouare  la  memoria  della  parfimonia  di  que'  buoni  antichi ,  che 
fi  contentauano  di  femplici  viuande,  come  dice  Ouidio.  A  coftci  tro- 
no bene,  che  fu  fatto  vn  Tempio  fu  1  Monte  Celio  in  Roma  da  quel 
Bruto ,  che  fi  linfe  pazzo ,  fin  che  gli  venne  la  occafione  di  fcacciare 
l'empio  Rè  Tarquinio ,  come  che  per  lei  gli  folle  fucccflo  felicemen- 
te il  diirimularc  quello ,  ch'egli  haueua  in  cuore  ;  ma  che  ne  fia  fiato 
fatto  fimulacro ,  &:  quale  ci  foflc,  non  ho  trouato  ancora .  Però  ho 
raccontato  tutte  quefte  cofe  di  Icij  acciochc  chi  volefTc  pigliar  fi  aut- 

tori  ti 


De  gli  Antichi.       j'j 


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Imagi?' i  di  Ciano  intefo  ancora  far  ti  òoìc^  , 
per  ti  Tcr^po  .peni  Dtodell  anno,  Csr  dsila 
;p^uc,Jìgntficauo amora Itduoi  lumi  della 
mma  ìiofira ,  il  lume  dittino  ^  ti  Ittm^^ 
naturalc-j  , 


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T^'^'W 


Dio  Fonilo. 
Dio  LimcB- 
tino. 

S.Agoflino. 


Faccie  dlGia 
no  che  fign:- 
ficano> 


Beda. 

Suida. 


M.  Tullio 


Taccie 
Giano, 
rluuico. 


di 


Iiracini  vìue 
d- 1  D.i. 


34        Imaginidei  Dei 

torità  di  farne  vno ,  habbi  di  che  con  porlo .  H.-bbcro  anco  il  Dio 
Fonilo  a  cui  erano  raccomandjte  le  porte  chevoitancrf;  fopradei 
gangheri  fi  aprono ,  &  ferrano  dette  da'  Latini  Voiesj  &  Limcntino 
Dio  del  limitare ,  ò  foglia ,  che  vogliamo  dire ,  delia  \  orta .  Orde-» 
Sant' Agoiano  beffandofi  di  loro  dice ,  che  vn  portinaió'lblo  hiiomo^ 
fa  tutto  quello ,  che  eli!  fanno  fare  a  tre  D.i  inficme  quali  foro  la_- 
Dca  Cardinea ,  Fonilo ,  &  Limentino.  Ora  ritorno  a  G^ano,  che  è  il 
Sole,  ilquale  non  {blamente  apre  la  mattina,  &  chiude  la  fera  il  dì, 
come  diiii ,  ma  fa  il  medefmo  di  tutto  l'anno  ancora  ;  perchel'aprc 
quando  di  Primauera  fi ,  che  la  terra  ccm*ii>cia  d  produrre  herbe ,  & 
fiori  ,&  tutta  allegra  dilata  l'ampio  feno,&  ferrarlo  poid'Iniien.a 
airhora ,  che  ella  priuata  diogni  fuo  ornamerto  in  fefìefia  fi  rilìrin- 
ge ,  &  ftatfcne  coperta  di  neue ,  &  di  ghiaccio .  Moftrano  ancora  le 
duefaccie  di  Giaroil  teir.po,  che  tuttauia  viene:  perciò  Ivna  è 
giouane ,  &  è  quello ,  che  già  è  pafiato ,  &  l'altra  è  di  maggior  ctd , 
&  barbuta.  Plinio  fcriue ,  che  Numa  Rè  de'  Romani  fcc&  vna  ftatoa 
di  Giano  ccnledita  delle  mani  acconcie  in  m.odo,  che  ir.oftrauano 
trecento (èflantacinqueaccioche  fi  conojfceflè perciò,  che  egli  era  il 
Dio  dell'anno  :  perchel'anno  ha  tanti  dì,  quanti  egli  ne  nioltraua-*^ 
con  le  mani  :  conciofia  che  gli  antichi  piegando  le  dita ,  ò  fienden- 
dolein  diucrfi  m.odimofiralTero tutti  i  num.eri ,  che  voleuanoj  con  e 
fi  può  vedere  appreflb  del  Beato  Beda,  che  ne  fa  vn  libretto .  Et  Sui- 
da  parimenti  rifenfce.  che  per  m.ofLrare Giano  efiere  il  nicciefimo,. 
che  l'anno ,  gli  pcfero  alcuni  nella  deftra  mano  trecento ,  e  fcfianta- 
cinque  nella  rnifì:ra ,  &  clic  altri  gli  diedero  la  chiaue  nella  dcfita_> 
per  farlo  coi.ofcere  prii.cipiodel  tcnpo,^  portinaio  dell'anno. 
Quelli  di  Fenicia  ,  come  fcriue  Marco  Tullio ,  &  lo  riferifcc  Macro- 
bio  .penfarono  che  Giano  fcfie  il  Mondo  ;  &  perciò  quando  voleua- 
no  fare  la  fua  imrigine  faceuai  o  il  ferpei  te ,  che  fi  morde  la  coda ,  &: 
fé  ladiuora  ;  perche  il  mondo  di  fc  fr.flb  fi  nodrifce,  &  va  riuolgen- 
dofi  àittavia  in  fc  mcdefino,  come  il  nafcim^ento  delle  cc/ècidimo- 
fi.ra,  &  la  loro  morte,  Scrincuarfi  pur'anco  poilemedefime.  T>cU 
ledue  faccie diGiaisoPlurarcod. ce, chen.ofirauuno,  ch'egli,  (  a 
forti  Genio  del  pacfè ,  onero  Rè  appreffo  di  quelle  antichifiime  gen- 
ti )  cjt:g;òil  viuererczzo,  &:  ftrir.oin  domeftico,&  ciuile, tiran- 
do di  vna  in  altra  forma,  &  l'ordine  ddla  vita  humiana.  Altri  vo- 
gliono che  le  due  f  .ccie  di  Giano  mofrrino  la  prudenza  i  f^^ggi  Rè  j  Se 
degli  accorti  Principi  li  quali,  oltre  che  fi  fanno  difporre  del  prefen- 
te  con  ottiiPiO  cófi£):c  hjnno  la  faccia  dauanti  ancora  perche  veggo- 
no ,  di  lontano   &  fanno  conofcere  le  co/è  primsa  chefiano  ;  &  l'han- 
no parimente  di  dietro,  perche  tengono  a  mente  le  pacate,  sì  chtj 
tutto  veggono.  Et  quello  fu  così  n;ofì:rato  dai  Principi,  perche  co-- 
me  dice  Plutarco  >  efilfono  appi  elTo  dei  mortali  le  viue  imagini  d^ 

iDei> 


De  gli  Antichi.  3  5 

i  Dei .  Et  come  adorauano  gli  antichi  Romini  Anteuòrta,  e  Pofi:-      Anrcuo  ta 
aorta  compagne  della  Diuinità,  quella  perche  fapciia  J'auenire,quc-  PO'^^o^'^- 
ftail  palTato,  intendendo  perciò  chiil..  Diuina  fapienza  sa  tutto; 
cosi  neJla  imagine  di  Giaro  le  due  faccie  moftrano  la  prudenza 
del  Rè,  cui  non  deue  eìTere  occulta  alcuna  di  quelle  cofe ,  che  fanno 
dibifogp.oal  buon  gouernodcipopoH.  Hanno  r.ncora  detto  alcu- 
ili,  che  fu  creduto  da  gli  antichi  Giano  eflfere  fluito  il  Chaos ,  che  fiì 
quella  confufione  di  tutte  le  ccfe,  innanzi,  che  fofie  fatto  il  nìondo, 
&:  che  perciò  ha  quella  faccia  barbuta,  horndu,eicura5&  hàl'aitra 
giouane,  bella,&  allegra,  chemodra  la  b  J'ezza  venuta  dalla  diftin- 
tione  delle  cofe,  &  di  mirabil'ordine  dato  :i!rvniuerfo,  &  che  perciò 
fu  adoratOjCome  Dio  de  i  principi), d  cui  foifero  conlècrati  i  comin-       Faccia  dt 
ciamenti  delle  cofe.  Ma  ferrando  gli  occhi  del  capo,  &  aprendo  quel-  Giano  nel- 
li  dell'intelletto  coiifideriamo  vn  poco  l'imagiue  di  Giano  con  ledue  l'aninu. 
fiiccie  nell'amma  humana,  ben  pero  più  brcuemente ,  che  ha  polfi- 
bile,  ma  in  modoanco,  che  Io  pofla  intendere  ognVno.  I/anima  no- 
iira,  fecondo  la  opinione  de'Platonici,  fubito, che  dalle  mani  di  Dio  ^**toiirci. 
è  vfcita,per  certo  fuo  naturale  mouimeto,  a  lui  fi  riuolge,quafi  figli- 
uola amoreuole.che pure d' fideri di riueder il Padre.Et quefto defidc 
rio  così  è  proprio ,  &  natur>ile  a  lei ,  come  alla  h'amma  di  afcendere^ 
fempre^tirandola  la  natura  f:averfolà,donde  viene  il  nafcimento,&: 
il  princip  o  fuo,  &  perche  il  fuoco  in  terr  ì  è  .iccefb  per  virtù  de  i  cor- 
pi fjperiori,  la  fiamma,  q  lanto  può,  tende  fempre  verfb quelli;  così 
l'anima,  che  fi  fentc creata d  i  Dio,  a  lui  ii  riuolge,  &  lo  clefidera_r  , 
Maqueftodefiderio.ò  lame,  che  lo  vogliamo  dire  ,in  lei  non  dura_» 
Tempre  di  vn  medefimo  modo,  perche  quanto  più  fi  vnifce  con  lei , 
tanto diuenta  meno  rifplendente,  J^  così  Ci  fa  eguale  a  fc  medefima  , 
onde  non  vede  più  fé  non  fc  ftcfia,&  le  cofe  di  qua  giù, ne  più  riguar- 
da Dio,nè  le  cofe  diuine.  Ma  da  quelle  non  fi  allontana  però  in  m>o- 
do,ch?  più  non  le  polla  vedere  :  anzi  quel  primo  defiderio ,  che  ap- 
parue  in  lei  &  fi  nafcofe  poi, fé  li  fi  prefenta  qualche  poco  di  lume  di- 
uino,  fi  fcopre  fubito  &  con  quefio  ritorna  alla  confideratione  delle 
cofe  del  Ciclo.  L'anima  dnrque  ha  doi  lumi,  l'vno  naturale  fuo  prò-      Anima  hi 
prio,  &  nato  con  lei,  &  con  qucfio  vede  sé  ftcffa ,  &  conofce  le  cofo  ^^*^  ^""^'' 
del  mondo  ;  l'altro  diuino,  &  infufo  dalla  bontà  di  Dio,  con  la  fcor- 
tadel  quale  ella  fi  inalza  al  Ciclo,  &  quiui  contempla  le  cofe  diuine . 
Qnefti  doi  lumi  G  cor.ofcono  nelle  due  faccie  diGianojil  diuino  nel- 
la giouare;  (k  nella  vecchia,  &  barbuta  il  naturale  .  Perche  le  cofe 
prodotte q;iì  dalla  ratma C:  muta;-o,cx  inuecchianc,  &  la  confidera- 
tione loro  fatta  col  folo  lume  naturile  ha  del  fofco ,  &  deli'  ofcuro, 
però  l'anima  le  ^'edc.Si  mira  con  la  faccia  barbuta .  E  con  l'altra-, 
poi, che  è  giouarc,&:  polirà,  Tanim.a  nofirafcortadiil  diuino  irmo 
fitto  chiaro,  &:rifpkndq7tc  va  a  rimirare  l'eterno  Dio  delle  anime 

C     2         beatìs. 


3(5       Iniagini  de  i  Dei    ' 

^^  h  è'j  ^j  ife  ^^  ^^é^^^  Sj  Sj^Sì*^  i^S  ^  v^  Sj  méb 

.• . .  ...  ....  .^  .^  ^/^^  ...  ..A*  ,»A^  .i^A-.  .^A^  ^.^  .^ .  ..i^  ^wx  ^/^  iY;^^3 


«Il 


■i* 
^ 
P 
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Indagini  delle  quattro  ftagtoni  dell'anno ,  dino- 
ialiti  gli  effetti  ^  ejfercitij  di  quelle  j,  con 
gli  Animali  à  loro  f aerati ,  che  far dimofira>.    %§§* 
no  la.  natura,  della  fiagione  .  ^^^ 


De  gli  Antichi.''        37 

beatCjSc  gli  celefli  giri,  le  quali  co  fé  non  fi  mutano  mal ,  &:  feruan» 
Tempre  la  bellezza  della  loro  giouinezza .  Potrebbonfi  dire  delle  al- 
tre cofe  afl'ai deli'animajtirandola  a  quefta  imagine dalle  due faccie; 
ma  perche  hanno  vn  poco  troppo  dello  fciiroje  lafcio  per  hora ,  &C- 
mi  riferbo  a  ragionarne  in  altro  lu oco/e  forfè  mi  verrd  fatto  mai  di 
mettere  infìeme  certa  fauola  dell'anima,  che  gii  ho  raccolta  in  più 
pezzi .  Fecero  anco  gli  antichi  la  imagine  di  Giano  con  quattro  fac- 
cie, perche  ne  fu  già  trouata  vna  così  fatta  ftatoa  in  certo  luogo  del* 
la  Tofcana .  Et  moftraua  quefta  molto  bene,  che  chi  la  fece ,  tolfe 
Giano  per  l'anno,  ilqualc  ha  quattro  hcck ,  perche  quattro  fono  le 
ftagioni ,  che  gli  fanno  mutare  viro,&  a/petto  ;  Primauera ,  Eftate , 
Autunno,  &  Inuerno.  Le  quali  dipinfero  parimente  gli  antichi  con 
vi(ì,&  tiabiti  diuerlìj  come  le  difegna  breuemente  Ouidio ,  quando  Ouidìe» 
defcriue  il  feggio  regale  di  Febo,  dicendo  che  vi  era. 

•Coronata  di  fcr  la  "Primauera , 

La  nuda  EHà  cìnta  di  /piche  U  crine  ,' 
V .Autunno  tinto  i  pie  d'Vua  /premuta, 
ElT/tuerno  agghiacciato ,  horrido ,  e  tri  fio. 

Sono  ancora  le  Cagioni  dell'anno  moftratc  alle  volte  in  qutflo 
modo  ;  Metterli  Venere  per  la  Primauera,  Cerere  per  la  Eftate ,  pei 
l'Autunno  Bacco,  e  per  rinuernotalhoraVolcano,  che  &i  alla  fu- 
cina ardente,  &  talhora  i  venti  con  Eolo  Rè  loro,  perche  qucfti  fan- 
no le  tcmpefte,cheneIl'Inuerno  fono  più  frequenti,  che  ne  gli  altri 
tempi  furono  anco  poftifottoi  piedi  di  Giano  dodici  altari,  per  li 
quari erano intefi  i dodeci  mefi  dell'annoiouero  i  dodici  fegni  del  Zo-     Tempio  'di 
diacotrafcorfi  dal  Sole  in  tutto  l'anno.  Et  in  Roma  fu  vn  tempio  di   ^^^^ 
coftui,  che  haucua  quattro  porte,  &  quattro  colonne  fofteneuano  il 
voltodifopra,in  ciafcheduna  delle  quali  erano  nicchi  con  figure 
rapprcfentatrici  de  ime/!,che  fi  partono  nelle  quattro  ftagioni  del- 
l'anno. Et  duepoitc  folamente  hebbe  da  principio  il  fuo  tempio, 
quando  fu  fatto  da  Kuma,  dinanzi  del  quale  egli  ftaua  aflifo  in  bel 
feggio  regale,  6z  era  chiamato  quiui  Patulcio,  &  Clufio  da  due  voci   Patuldo. 
Latine,che  fignifìcano l'vna  aprire  l'altra  ferrare ,  perclje  l'vno,  &    Clufio, 
l'altro  era  creduto  venire  dalla  fua  mano,comc  ho  già  dctto,&  chia- 
mauanfi  qucfte  le  porte  della  guerra,delle  quali  Vergiiio  cosi  fcrifle:    po„e  ^gu^ 

*   j  r  ;      ;•  guerra. 

■le  porte  de  la  guerra,  che  chiamate  Vi  rgilio. 

Così  fv.r  dis  gli  a?itichij  fono  due, 

£  per  religióne, -e  per  rijpctto     - 

Dei  fero  Marte  già, [acre, e  tremende, 

te  canali  cento  duri,  e  graffi  ferri 

C     5         Tengon 


3  8         Imagini  de  i  Dei 


Tempio  di  Giano  Dìo  della  pace  ,  (^  della  guerrA    ^Ì* 
i! quale  fluua.  ferrato  m  tempo  di  pace  y  CS^  a~ 
pcrto  nell4,  guerra,  y  intefo  per  il  Cielo  ytlqitale 
gìrandojì  irjfluifce  bora  pace ,  hoYA  guerra , 


•^^' 


^^ 


§1* 


^'^r^^r^f-'if^^-^^r^^f^^f^.ii^^r^^^^^^ 


Degli  Antichi.         39 


fèngon  [errate  con  tnirabil  for^^  : 
E  dinanzi  vi  siày  come  cuHode  , 
Giano  che  con  due  [accie  ambe  le  guarda  ', 
sA  quesìe ,  pcfiia  ch'era  dal  Senato 
Deliberata  alcurì a  guerra  ,  cinto 
c/f  l'vfan'^a  del  popolo  Sabino 
Il  bel  regal  porporeo  manto ,  andaux 
L'vn  confile  ,&  aprendole ,  [entire 
De  i  cardini  [acta  il  grane  [iridorc^ . 

Kauendo  dunque  il  Senato  fatto  dclibcrationc  di  mouerc  la  gUec 
rajl'vnodeiConfoli  apriua  le  porte  già  dette,  &  finche  duraua:)fta- 
uano  così  fèmpre,  &  finita,  che  cra,le  fcrrauano  fubjto.  IJche  fu  ordi- 
nato da  Numa:  &  ofleruato  poi  fcmpre  con  certa  legge ,  come  fcri- 
ue  Plutarco  <  Onde  fu  detto  hauer  la  pace,&  Ja  guerra  in  fua  mano, 
come  Ouidio  fi  dire  a  hù  m€defimo,quando  gli  domanda  la  ragio- 
ne delle  fuefefle,  perche  il  fuo  tempio  aperto  moftrauaquefta,  & 
ferrato  quella.  Di  che  molte  fono  le  ragioni  ;  ma  per  hora  dicia- 
mo queftafoìamentCj  che  Giano  da  molti  fiì  creduto  eflerc  il  Ciclo 
(  come  anco  Yuole  Marco  Tullio)  il  quale  aggiraadofi  intorno  è  cau- 
ìa  dei  congiungimenti  de  gli  afpetti,&  delle  altre  pofitioni  delle, 
|teIlc,conde  fiamo  inclinati  à  molte  delle  opcrationi,che  facciamo, 
&  perciò  fi  dice  fouertc ,  che  molte  mutationi  delle  cofè  hnmanc 
Yeiigono  dal  Cielo;  fra  le  quali  fi  può  mettere  la  pace ,  &  la  guerra . 
Et  quefto  fiì  forfè  ]X  mifterio  apprefTo  de  i  Romani  ài  aprire,&  ferra- 
re li  tempio  di  Giano .  Del  quale  fi  legge  ancora,  che  furono  alcune 
ftatoe  in  certo  liioco  della  Città,  oue  fi  trouauano  di  ordinario  gli 
vfurai  a  fare  le  fuefacende;  perche  egli,  che  era  creduto  ì\  Dio  de  i 
principi],  era  anco  fiimato  il  padrone  delle  Calendc,  che  fono  i  primi 
elìdei  mefi,ondeeifùchiam.ato  etiandio  Giunone,  perche quefte 
erano  p;^ rimente  ccnfeciate  a  Giunone ,  &  a  Calende  foleuano  gli 
vflirai  rifcuotere  le  loro  vfure .  Oltre  di  ciò  erano  anco  chia- 
mati Girini  quelli  archi,  che  nelle  pompe  de  i  trionfi 
erano  drizzati  per  la  Città  a  quattro  faccie,  sWz^ 
fimilitudinedel  tempio,ch*iodifIì  dalle  quat- 
tro porte  onde  Suetonio  parlando  del- 
la fiìperbia ,  &  vanagloria  òi  Do- 
mitiano  ;  dice  che  egli  driz- 
2Ò  per  la   Città  mol- 
ti Giani  con   gli 
ornamenti 


trion- 
fali. 


Ouidio» 


M.  Tulli». 


Apollo 


43       Imagini  de  i  Dei 

.„.  ,..  .^^  ^A^  ..^A-.  .aa*  ^^^  ^^^u^.-^.^  ...^_-.  ^.^  ^^_  .VA..  .... . 


ìmdgine  del  Sole  o  Febo  ,  tT  di  Gioue  apo  gli 

oAJjlrij  teuHrti  per  <una  inedejìma.  copi ,  wte^  ^^%» 
Jì  da  loro  per  l'anima  del  mondo ,  g/  il  loro  ^§,^ 
potere  ejfer  congionto  inferni 


introdotti . 


De  gli  Antichi.         41 

APOLLO.  FEBO 

IL     SOLE. 

•f^- K-^S-e^J- E«J- 1<&3 -J^  H^' 

Erche  furono  diueric  le  opinioni  appreffo  "Dei  de  gli  àli- 
de gli  antichi  del  principio  ddk  colè.un  «chi ,  come 
to  ài  che,  come  da  ehi  foflero  fiate  crea- 
te, ò  fattej  i  Poeti  i  quali  furono  i  primi  ^ 
come  dice  Arinotele,  che  fcriuefTero  de  i 
Dei ,  fìnfero  diuerfe  iàuole  di  quefti,  fa- 
cendo credere  alia  fciocca  gente, che  fof* 
fero  molti,  con  ciò  fofTeche  chiamando 
Dei  li  primi  facitori  delle  cofe,&  k  prin- 
cipali materie  di  quelle,  efprimeffero  ì 
varij  pareri  delle  diuerfe  fette.  Et  in  queflo  modo  fauoleggiando  fe- 
cero Dd  gli  Elementi,  le  Stelle,  il  Sole ,  &  la  Luna .  Onde  furono 
pofcia  loro  dati  tempi],  al  tiri,  &  fìmulacri  quafì  in  ogni  luoco,  fé 
non  apprcflb  di  alcuni  de  gli  Affirijxome  fcriue  Luciano,li  quali  di- 
ceuanojche  ben  fi  douea  fare  de  i  fìmulacri  1  quelli  Dei,che  non  era-, 
no  veduti  in  altro  modo,  ma  non  al  Sole,  né  alla  Luna ,  perche  fi  ve- 
dono ogni  dì:  &  feelitflefiìci  fìmoflrano  ogni  volta ,  che  leniamo 
gli  occhi  al  Cielo  (diceua  quella  gente  )  a  che  farne  altre  ilatoe  > 
Nondimeno  Macrobio  riferifce,che  in  certa  altra  parte  dell' AlSria  , 
oue  fu  creduto  il  Sole,  &  Gioue,  che  moflra  l'anima  del  mondo ,  ef- 
fere  vna  medefima  cofa,  era  vn  fìmulacro dorato  fenza  barba  ilquale 
ilando  con  il  braccio  alto  teneua  nella  deflra  mano  vna  sferza  in  gui- 
fa  di  auriga,  &  portana  nella  fìniftra  il  fulmine ,  &  alcune  (piche,  le- 
quali  cofcmoftrauano il  potered.lSole,  &  di  Gioue  eflere  nifìeme 
giunto.  Et  perche  pare,che  di  tutti  i  corpi  celefli  il  Sole  habbia  mag- 
gior forza  nelle  cole  create,  &  in  quelle  moflri  piti  marifcflamente 
de  gli  altri  effetti  fuoi,  &  hai  no  voluto  alcuni,  che  per  tutti  gli  altri 
Dei  fempre  s'intenda  di  lui  folamente  ;  fecondo,  che  diuerfamente  ei 
rnoflra  le  fuo.  virtù .  Et  perciò  in  diuerfì  modi  ne  fecero  ftatoe  gli 
antichi.&fùchiamatocondiirrfinomi  non  folo  dalle  diuerfe  na- 
tioni  per  la  diuerfìtà  delle  lingue ,  ma  da  quelli  ancora,  che  erano  di 

vna 


Iuciaiio> 


Macrobia. 


Akiaro. 
libullo. 


Bionico  Ti- 
runno. 


Apollo  frtn- 
prc  gioHinc, 


Hcbe_«. 


Rea  fc'clla 
giouentù. 


42»       Imagini  de  i  Dei 

vna  mcdcfima  gentc,coine  fi  dirà  di  alciini/econdo  che  vcrràln  pto- 
pofito,  difégnando  la  Tua  imagine.  I  Greci  lo  nomarono  Apollo 
talhora,  che  vien  detto  da,  a,  particola  priuatiua,che  figniiìca  fcnza. 
Se  pollo  che  vuol  dire  molti,  eirendo  ch'egli  è  folo  :  &  talhora  lo  no- 
minarono Febo,che  tanto  tra  loro  vuol  dire,  quanto  luce ,  &  vita,  Se 
così  l'hanno  dimandato  anco  i  Latini,  non  gli  hauendo  dato  altro 
nome  nella  lingua  loro,  che  Sole,  come  lo  dimanderò  io  ancora..  • 
Queflo  fecero  gli  antichi  giouine  m  vifo  fcnza  barba  onde  volendo 
l'AIciatoneTiioi  Emblemi  porre  lagiouinezza,  dipinfe  Apollo,  Se 
Bacco,comc  che  a  quefli  due  più  ;  che  a  gli  altri ,  fia  tocco  di  edere 
giouani  Tempre,  onde  Tibullo  diffe  ; 

Che  Baccbo  folo ,  e  Febo  eternamente 

Giouam  fono  i  ^  hanno  il  capo  ornate» 
^mhì  dì  bella  chioma  rlfpiendentc^  • 

Da  che  preie  il  Tiranno  di  Siracufa  Dionifio  occasione  di  coprire 
con  feftcuolc  motto  gli  Tuoi  facriJegi ,  quando  dalla  flatua  d'oro  di 
Efculapio  ne  Icuò  la  barba,  dicendo  che  parcua  cofa  troppo  difdicc- 
uolcjchc  il  padre  foffe  fcnza  barba,  &  il  figliuolo  l'hauefle  così  lun- 
ga .  Perche  fi  legge,chc  Efculapio  nacque  di  Apollo,  cui  fanno  vna 
bella  chioma  bionda,  si  che  pare  d'oro,&;  qucitamoflragli  rifplcn- 
denti  raggi  del  Sole  .La  cui  giouinczza  ci  dà  ad  intcndcrc,che  la  virtiì 
fua,&  qìicl  calorc,che  da  vita  alle  cofe  create,,  è  fcmprc  ilmcdefìmo, 
te  non  inuecchia  mai,sì  che  diuenga  debole .  Ilchc  pare  efl'ere  pro- 
prio di  tutti  gli  altri  Dei  ancora^chenoninuecchino  mai;  onde  Ho- 
mero  diffe,  che  Hcbc,laquale  voce  a  pprcflb  de  i  Greci  viene  adire 
fiore  della  età,  &  figninca  la  prima  lanugine,  che  mettono  i  giouani, 
mnv.llrauailvino,ònettaie  che  foffe,  &  daua  bere  a  tutti  gli  altri 
Dei, fi  comeGatiimede a  Gioue folo .  Pcrcioche quefla  fu  la Dea_» 
della  giouentiV,  adorat'a  parimente  da  gli  antichi  -,  &  Ja  faceuano  i 
Koinani  nel  Ttmpio,  che  a  lei  fu  dedicato  nel  Circo  Maflimo  da  Ca- 
io Licinio,  votato  fcdici  anni  prima  da  Marco  Liuio  il  dì,  che  ruppe 
l'effcrcitodiAfJrLibale,  corrie ferine Liuiò,  informa  di  bdliffima_* 
giouanc,con  vtfti  di  diutrfi  colori,  &-corA  ghirlande  6i  bei  fiori  in  ca- 
po, poco  different .'  dalla  Dea  Poniona .  Ma  che  foffe  fatta  da'Greci 
non  faprcidirc:  perche Paufania ferine,  che  nel  tempio  dedicatole 
nel  p  Aefr  di  Corinto  in  certo  bofchetto  di  Ciprcilìnon  hcbbe  qucfla 
Dea  fi:  toa  alcuna ,  che  C\  mofirafieA  miiaco che fkffe occulta ,  per 
certa  ragione  miflcriofa,  laquale  egli  non  ha  però  voluto  dire,  né  io 
l'ho fapura  trouare  fcritta  da  altti .  Nondimeno  l'adorauano quel- 
le geriti, ci  \i-  L  ccuano  grandi  hohori  A'  il  maggiore  erajcht  chi  kxs,- 
gioacolàhumiImentcfLippIicandoIaDea,era  liberato  per  rifpctto 

di  lei 


De  gli  Antichi. 


43 


Imaginei  ^  Tempio  di  Heicdea  della  Giouentù^ 
(g;  (^opterà  de  gli  Dei, figliuola  di  Giunone, 
fen%A  Padre  ycou  i  Qeppty-^  Catene  appefz^ 
alle  piante  della  fua  Seluetta,  per  moHrare  y 
che'l  yigore  della  Giouentvi  non  comporta  per 
l'ordinario  gl'incontri  della  mala  Fortuna^^ . 


^•^^r^-.'  ^^^^^  ^^«^>^^^V^i  .i^,.  ^^^if^^  f^^f^^rf^ 


f*ym 


44        Imaginidei  Dei. 

di  lei  da  ogiu  caftfgo,&:  pena,  che  haucfìe  meritata  per  qua!  u  vogbi 
grane  peccato,  &qucl!i,chejeirci]docat!:iuij&:co'fcrri  alli  piedi,  fi 
libcrauano ,  foleuano  portare  i  ceppi  quiiii,  &  gli  appicauano  a  gli 
linlnmnro   albcripredoal  Tempio .  Haaeuapoi  Apollo  in  mano  viia  lira  per 
ài  A^'olio.       niofr^re  la  foauillìmaanriOnia,  che  fanno  i  Cieli,  moucndofì  eoa 
quella  proportione,che  più  lì  confa  a  ciafcheduno  di  loro,  la  qualci 
viene  dal  Sole,  perche  quello  ftando  nel  mezo  di  quelli,  come  rife- 
rifce  Macrobio,&  fu  opinione  de'Platonici,  a  tutti  di  legge,  sì  che 
vanno  tofto ,  &  tardi,fccondo  che  da  lui  hanno  più ,  ò  manco  vigo- 
i  re .  Et  perche  ogni  Cielo  ha  la  fua  Mufa  fecondo  i  medefimi  Plato- 

nicijchiamata  anco  alle  volte  da  loro  Sirena,  perche  foauilfimamen- 
te  canta  (  che  fi  riferifce  al  dolce  fuono  de  gli  Orbi  Celefti ,  li  quali 
fono  noue,  quante  apur.to  fono  le  Mufè  )  fu  detto,  che  Apollo  è  ca- 
po ,  &  guida  di  queftc,&:  è  con  loro  fempre ,  fi  come  dice  Paufania  > 
Apollo  capo  che  fu  nel  tempio  a  loro  communemente  dedicato,  cioè  ad  Apollo  j 
delle  Muie.     ScalleMufe.  Lequalidaprincipionon  furono  nomina  te  più  ditre, 
&  con  nomi  tali  nella  Greca  lingua,  che  nella  noftra  fignificauano 
Meditatioue,  Memoria,  &  Canzone.  Ma  Pierio  di  Macedonia,  da 
cui  hebbe  nome  vn  monte  di  quel  paefe ,  ordinò  poi,  come  Paufania 
fcriue,Ghe  fofl'ero  noue  le  Mufe,  &  diede  loro  i  nomi,  che  hanno  vi- 
Mufe  quan-  ceuuto  pò fcia  fempre.  Et  furono  anco  da  quel  monte  cognomina- 
^'  te  tutte  infieme  Pieride,  sì  come  da  diuerfi  altri  loro  confccrati  heb- 

bero  diuerfi  altri  cognomi.  Furono  dette  figliuole  di  Gioue ,  &  delia 
Mcmoria;&:  propri  Numi  deToeti,  &  della  Mufica  ì  perche  chi  ha 
buon'intelletto,  &:  gran  memoria  facilmente  diuenta  dotto  in  quel- 
io,a  che  applica  l'animo ,  &  facendone  fpefìb  di  belli ,  &:  vaghi  com- 
ponimenti è  detto  hauere  fauoreuoli  le  Mufe ,  fatte  da  gli  antichi , 
rjn'"'Ipf  d  Ile   §'^^^^"^  ^^  faccia,&  molto  belle,  vcfiite  à  guifa di  vaghe  Ninfe ,  con 
Mvà .  '     '*     diuerfi  flromenti  m  mano,  fecondo  le  diuerfc  inucntioni ,  che  daua- 
Virgilio.         noaciafchedunadiloro,  com.e  fi  legge  hauere  fatto  VirgiIio,iIqualc 
in  certi  fuoi  verfi  fi,  che  la  hifioria  ha  di  Clio,  di  Melpomene  la  Tra- 
.     ;  gedia,  &laComediadi  Thalia,ad  Euterpe  dà  gli  firométi  da  fiato,a 

Corone  de-   Terpficore  la  cetra,  &:  ad  Erato  la  lira ,  fa  che  da  Calliope  vengono  i 
le  Mufe .        componimenti  heroici,la  Aerologia  da  Vrania ,  &  da  Polinma  la_, 
Retotica  ;  &  dice  alla  fine,  che  tutta  la  virtù  loro  viene  da  Apollo , 
^chefiandoFeboinmezodi  loro,  abbraccia  tutto.  Furono  cofi 
nominate  k  Mufe,  &  fono  di  tanto  numero  anco ,  perciò  che  noue-# 
propneti  a  ponto  deuono  edere  in  ciafcuno,  che  dcfidera  peruenire 
alla  perfetta  cogmtionedi  alcuna fcientia;  la  prima,che  èdetta  Clio 
fi gnificii  Gloria ,  come  che  per  la  gloria  fi  induca  principalmente-» 
j       l'hu'jmo  a  dar  opera  alle  fcientie;  la  feconda  che  è  Euterpe  vuol  dire 
.  Gratia.  di  Dio.il  cm  f  more  bifogna  a  chi  vuole  perfettamente  impa- 
rare ',  la  terza  cht  è  Melpomene,  s'interpreta  dilettationc;  pcrcioche 

fcla 


De  gli  Antichi .         45 

J^  ^)<^  ìffo  ^y:>  ;f'(h  ^:>^^  Hh<^  <?f>S  <?fH  «^^  s^  ^ì^^  ^^-^  ^^  '^/^'^^ 


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Imaghe  deSi  nette  Muji  riferite  AÌTàrmonta^ 
de  gì* Orbi  celefii  ,  ^  inuentrici  della,  l^e- 
lorica ,  ABrologU ,  Mupca  ,  (i^  /ij*<?/^  r^/?- 
frefìntAtiue , 


•f*3-(S^ 


"^'^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^ 


46        Imagini  de  i  Dei 

felarcieiitianondikttafle,malfiaffaticarcbbe  alcuno  per  acqui ftaf- 
Ja;  la  quart  t  che  è  Thalia,  fignifica  capacità,  tflcndo  biTogno  a  colui 
che  vuol  imparare,  efler  capace,  &  intelligentedi  quello  che  legge  ; 
la  quinta,  che  èPolinnia,tantoè  quanto  molta  menìoria,  eflendola 
memoria  vna delie  cofc principalmente  neceflariepcr  l'imparare  ;  la 
fefta  che  è  Erato  vuol  dire  inucntione  di  cofe  firn  il  i , perche  colui  che 
impara,  bifogua  che  babbi  difcorfo  di  ritrouar  ancor  egli  cofe  nouc 
fìmili;la  fettima,  che  è  Terpfìcore,fignihca  giudiciofojperche  l'huo- 
mo  dotto  deue  hauer  buon  giudicio  nell'elegger  le  cofe  buone  ,  &C^ 
regittar  le  cattine  ;  la  ottaua  che  è  Vrania,  tanto  è  quanto  cofa  cele- 
re, perche  con  l'elegger  la  miglior  parte  (come  s'è  detto)  fi  vienad 
acquiftare  il  nome  di  Celefte,&  diuino;  la  nona  che  è  Calliope,tan- 
toimportaquantoperfettionedirciencia,&  è  la  ruperiore,&  il  capo 
di  tutte  le  altre,  efl'endo  che  quando  l'huomo  è  perfetto  non  ha  più 
bifogno  dell'altrui  aiuto,  ma  è  egli  il  fuperiore  ài  tutti .  Le  corona- 
uano  poi  di  varij  fiori,  &  di  diuerfe  frondi ,  &  alle  volte  ancora  con 
ghirlande  di  paima,ò  veramente  che  cingcuano  loro  il  capo  con  pen- 
ne di  diuerfi  colori, ò  fofle  per  le  Pieride,  che  le  sfidarono  à  cantare , 
&  vinte  pofcia  da  quelle,  come  dicono  le  fauole  furono  mutate  in 
Piche,  che  fono  leGaze,  le  quali  hoggidì  ancora  fanno  imitare  la_j 
voce  humana,oucro  per  le  Sirene  fuperate  da  loro  mcdefìmamcnte 
nel  cantare.  Et  a' tempi  noftri  ancora  veggonfi  in  Roma  alcurii  lìmu- 
lacri  delle  Mufe  antichiflìmi ,  che  hanno  vna  penna  piantata  su  la 
cima  della  tefta,  &  credefì^che  fufle  delle  Sirene.  Et  per  mofìraregli 
antichi ,  chele  arti  ]iberali,&:  le  fcicntie  tutte  Ci  vanno  dietro  rvna_j 
airaltra,&  fono  come  annodate infìemejdipengeuano  le  Miife  ritro- 
uatrici  di  quel  le,  come  diflì,,  che  tenendofi  perniano  l'vna  con  l'altra. 
Apollo  per-  menauano  bella  danza  in  giro,  &  Apollo,  cheòle  guidaua  ,enendo 
che  nel  me-  egli  quel  lume  fuperiore,  il  quale  illuftra  l'humano  intelletto,  onero 
^^'  che  ftaua  loro  nel  mezo .   Et  è  dato  il  luoco  di  mezo  ad  Apollo  non 

^  fòiamentc  quiui,  ma  ncH'  vniuerfo  ancyra5&  perche  egli  diffonde  per 

tutto  la  virtù  fua  ;  onde  fu  chiamato  core  di  Ciclo  :  &.•  per  moflrare, 
ch'egli  haueua  potere  quiui,  &  in  terra  ancora ,  &  lino  in  in  fctno . 
Gli  antichi  gli  pofero  in  mano  la  Lira,  intendendo  per  quefta  ia  ce- 
lefte  armonia;  lo  feudo  à  Iato,  che  rapprefcntaua  il  noftro  hemi/pc- 
ro  fatto  in  circolo,&  rotondo  come  io  feudo;  S>c  gli  diedero  gli'ftrali, 
liquali,  perche  penetrano  con  gran  forza,  quando  fono  fco(Iì  dal- 
l'arcomoftrano ,  che  i  fuoi  raggipenetrano  con  la  fua  virtù  fino  nel- 
le vifcere  della  terra  oue  è  la  più  baila  parte  del  mondo,  chepcrciò  è 
chiamata  inferno.  Tutto  quefto  riferifcc  Setuio  togliendolo  da  cer- 
to libro  di  Porfirio,  chiamato  Sole.  Alcuni  dicono  che  fi  chiama-» 
Apollo  Dio  d'Inferno,&  che  gli  furono  pofle  le  fàette  in  mano,  per- 
che fpcffonuocono  grandemente  a' mortali  i  troppo  vehemcnti  ar- 
dori 


De  di  Antichi. 

D 


47 


^^^ 


#1* 


<g|^      spello  in  msT^  delle  Mnfe  per  dare  ad  Inten-      ^^  > 


4B' 


*  't.9' 


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-"i^^ 


^f?r^,  che  il  Sole  bà  virtà  diffhfiuas  ^  che 

poco  '■ualeriano  i  'verjì  delie  Mafe  je  non     i^^| 

aiulajje  l  Enthufiajmo  - 


ti       fy        ^        ^ 


*^:-^k^  c^^^-^^^M,      __    _     ,_    .     .      .,    _    _  ,^. 


?^;;?  =«)^  -->fe  ^  -S^ 


4S        Imagini  de  i  De  i 

dori  dd  Sole,  facendo  pefte,  &  alcre  infermità;  ma  perche  ci  gioiia_j 
poi  anco  il  temperato  fuo  calore,  ei  teniiia  le  Gratie  nella  deftra  ma- 
no, come  fi  dirà  dcll'imagine di  quelle,  6c  l'arco, &  gli  ftrali  nella  fì- 
niftra:  quafi  che  afciugando  le  hiimiditi,  che  forgono  dalla  terra  di 
continLio,cgli  renda  Taria  purgata,  &  fina.  Da  che  prefero  occifio- 
ne  i  Poeti  di  fingere,  che  Apollo  hauefle  vccifo  con  fuoi  fìrali  il  gran 
fcrpente  Pithone,  nato  della  terra,fubito  che  furono  ceflate  le  acque 
Pithone  ve-  dei  diiuuio:  perche  Pithone  altro  non  vuol  dire ,  che  putredine ,  la_j 
cifoda  Apol-  quale  fouente  nafcc  dalla  terra  per  la  troppa  humiditd,&  farebbe  di 
°'  grandi/fimi  mali,  fé  non  foffe  con  fumata  da  i  caldi  raggi  del  Sole,  che 

fono  gli  acuti  ftrali  di  Apollo.  La  quale  cofa  fu  moftrata  parimente 
LuDonerdr  ^^^^^  a  principio  confecrò  il  Lupo  a  queftoDio:  perche  come  il 
da:o  ad  Apoì  ^^^po  rapifce,&  diuora  i  greggi,così  il  Sole  con  fuoi  raggi  tira  a  se.  Se 
Io,  confuma  le  humideefalationi  della  Terra. Et  perciò  fu  detto  ancora. 

Sole , e  Stelle  che  il  Sole,laLuna,e  tutte  le  altre  Stclle,fi  pafcono,&  nodrifccno  dei- 
di  che  fi  no-  le  humidità,  che  il  mare,S<:  la  terra  manda  loro  come  ferine  Marco 
diikono.       Tullio  riferendo  la  opinione  di  Cleante  Filofofo,quàdo  difputa  della 
natura  de  i  Dei. Et  quefìo  medefimo  vuole  intendere  Homercquan- 
do  finge ,  che  Giouecon  gli  altri  Dei,  cioè  il  Sole  con  le  altre  Stelle , 
fìa  andato  dall'Oceano  à  conuito.Dicefi  ancor3,che  il  Lupo  ha  così  " 
buon'occhio,  che  vi  vede  di  notte, così  come  il  Sole ,  quando  appare 
,.  .     vince  le  tenebre  della  notte.  Onde  in  Delfo  nel  tempio  dì  Apollo  ve 
pollo .        "  ^'^'^^'^  "^"^  fatto  di  mettalloi  perche  Latona,  come  dicono  le  fauole , 
fatta  grauida  da  Gioue,  &  mutata  pofcia  in  quefta  beflia ,  temendo 
non  forfè  Giunone  lo  fa pefle,  &  perciò  trouatala  le  faceflc  qualche, 
male,  così  Lupa,come  era,  parturi  Apollo.  Onero  perche  fi  legge, 
che  vn  Lupo  fcoperfe  il  furto  fatto  delle  cofe  ficredi  quel  tempio  in 
quefto  modo,  che  vccife  il  ladro  trouatolo  addormentato ,  &  dapoi 
andò  tante  volte  vrlando,  &  gridando,  che  moffe  alcuni  a  ftguitar- 
lo,&  ei  gli  condu{re,ouehaueuavifro  riporre  le  cofe  rubate,  &  per 
quenofiifattoilLnpodimettallo,&  dedicato  quiui  ad  Apollo  nel 
fuo  tempio,  così  racconta  Paufania:  ilquale  rendendo  anco  la  ragio- 
Apollo  Li-  ne  del  tempio  dedicato  in  Argo  ad  Apollo  cognominato  quiui  Li- 
ceo .  eco ,  che  viene  à  dire  in  noftra  lirgua  Lupino,  dice  che  Danao  anda- 
to in  Argo  fu  a  contefa  con  Gelanoredcl  principato  della  Citta ,  2c 
cfl'cndo la  caufadinanzi del  popolo,  ciafcheduno  diffe  così  bene  le 
fue ragioni,  che  reflarono folpefi  i  giudicij&  fu  rimefia la  cofa  al  dì 
feguentc, nel  qualedi  buon  mattirQ  fiì  vifìo  vn  Lupo  affalire  vfL^ 
groflb  armento  di  Buoi ,  &  di  Vacche ,  che  pafceuano  intomo  al-, 
le  mura,  &  che  auuentatofi  al  Toro  capo  dell'  armento,  l'vccifd-» . 
Da  che  prefero  gli  Argini  Argomento  del  Giiidicio,  che  doueua- 
no  fare,  raflìmigliando  Danao  al  Lupo;  perche ,  c<  me  quefta  bcfii.l 
non  è  punto  domcftica,  così  egli  venuto  di  fuori  non  haueua  fi  r/al- 

l'hora 


De  gli  Antichi-  4p 


ifì. 


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Là 


4; 


J|;|.    7^^^^^/»/  /.^/7(pZ^^  (^  de  oli  ari  mali,  ^  yccdlì  n 

4È^         ^^l  ^  ^P"^^^  #^  -^^^^  ^^0  dell indoum are.  ^|, 

/;^  /<?  grcuie  in  mano  che  figtìifìcdno  il gìotid-  ^^-^ 

tmnto,  ihe  dal  Sole  hdb'umo,  ^  U-xtili-  ^0^^ 
tà  (he  a  Hot  peruiene  dx  ejjo  , 


*tM^ 


4m 


5  0        Imàgini  de  i  Dei 

horahauutadomeftichczza  alcuna  con  gli  Argiui  :  &  al  ToroGcla- 

r.ore ,  perche  era  flato  in  quel  paefe  fempre ,  Et  perciò  hauendo  il 

Lupo  ammazzato  il  Toro ,  fu  giudicato  Danao  fuperio re ,  &:  gli  fu 

dato  l'Imperio  della  Città,  doueegli ,  credendo,  che  Apollo  hauef- 

fe  mandato  il  Lupo,  gli  edificò  poi  il  tempio  ^  ch'io  dille,  &  chia- 

mollo  Liceo,  cioè  Lupino ,  come  ho  anco  detto .  Et  oltre  alla  ftatoa 

del  Dio,che  era  nel  Tempio,  di  fuori  vi  fi  vedeua  vna  gran  bafe^nelLT 

quale  erano  fcolpiti  il  Toro ,  &  il  Lupo ,  che  pugnauano  infìeme'ì  &; 

vna  verginella ,  che  gettaua  pietre  contra  il  Toro ,  Se  diceuano ,  che 

era  Diana .  Oltre  al  Lupo  hebbe  Apollo  anco  il  Cornò ,  &  Martiana 

dice ,  che  fu  per  lo  indoninare,  di  cui  era  creduto  cffere  egli  il  Dio , 

eonciofia ,  che  il  Corno  di  Tua  natura  indouina  la  pioggia ,  C-c  li  flrc- 

nità ,  &  a  noi  la  predice  con  voce  hora  chiara ,  &  ifpedita ,  hora  ro~ 

ca ,  &  interrotta ,  come  fcrifìe  Virgilio ,  oue  infegna  di  conofcere-» 

Como  di    quando  habbi  da  mutarli  il  tempo,  Etfil  creduto  il  Corno  indoui- 

Apolio.  nare  ancora  altre  co  fé  aliai  >  &  predirle  parimente  con  diuerfe  voci  ; 
onde  gli  antichi  l'oiTeruarono  grandemente  ne  gli  auguri] .  Però  ma- 
rauiglia  non  e ,  che  fofle  dato  ad  Apollo,  di  cui  le  fauole  lo  fecero  an- 

Oujdio .  ^Q  miniflro  ;,  &  fernidore ,  come  racconta  Gnidio ,  ilqualc  dice  pari- 
mente ,  che  Apollo  fuggito  con  gli  altri  Dei  in  Egitto  per  ailicnrarlì 
dalle  mani  di  quel  gran  Tifone,  che  gli  perfèguitaua  tutti,  fi  mutò 
qniui  in  Como .  Con  quello  hanno  pollo  anco  il  Cigno  per  moflra- 
re ,  come  dicono  alcuni ,  che  il  Sole  fa  il  dì  limile  alla  bianchezza  d  ei 
Cigno ,  quando  viene  a  noi ,  &;  partendo  da  noi  fa  parimente  la  notte 
negra ,  come  e  il  Corno .  Et  hanno  voluto  alcuni,  che  non  foÌ(c  altro 
Cigno  di  vccellop:ùconfaccntefiadApollodelCigno,si  per  Ja  candidezza.» 
Apolk) .  fua ,  che  può  rapprefcntare  h  luce  dcISole ,  &  si  perche  eanta  foaue- 
mente ,  anco  perche  indouina  la  morte  fua,  5c  all'hora  è ,  che  più  foa- 
ucmente  canta  ;  ò  perche  fi  allegra  della  morte  per  certo  naturale  in- 
fanto, ouero  perche  quando  è  per  morire,  gran  copia  ài  fìuiguc  gli 
vàal  cuore, dallaqualetuttorifcaldato,  pare  che  di  dolcezza  fi  dis- 
faccia ;  &  per  ciò  canta  così  dolcemente .  Altri  hanno  detto ,  che  il 
Cigno  piagne ,  non  canta ,  quando  è  per  morire ,  perche  gli  ctcfcono 
tanto  adentro  certe  penne  j  ch'egli  ha  nel  capo  che  gli  trafEggo- 
no  il  ccruello,  donde  &:fenemuore,Paufaniafcriue  che  in  Grecia--. 
Gallo  di  rincriuano  il  Gallo  come  vccello  di  Apollo ,  perche  cantando  annun- 
polio .  ^j^  ]^  mattina  il  ritorno  del  Sole  :  &  forfè  anco  indoumando  fpcfib 
gli  antichi  dalla  fua  voce  le  cofe ,  ò  buone ,  ò  rie  che  dcueuanc  veni- 
re ,  fecondo  che  egli  cantana  in  tempo  ò  fuori  di  tempo .  Come  in- 
Boctlj .  douinarono  i  Boetij  quella  nobile  vittoria ,  che  hebbero  contra  i  La- 
ccdcmonij ,  cantando  quali  tutta  la  notte  i  Galli  :  perche  qucflo  vc- 
cello ,  quando  è  rinto  tace ,  Sz  fi  nafconde ,  &  fi  moftra  poi  tutto  lie- 
to ,  quando  è  vincitore ,  &  cantai^do  publica  la  Tua  vittoria .  Et  Ho- 


•«III* 


Degli  Antichi-         5  r 

nn  ^-vriy»   .iiX'!.  ^u\a;  aA/>   a/v%    .sA^  jSìYs.  jìAa  .s/Ya  jS/u^  >a/\/«.  .«jV»   Ai\/t  a/\^  .t 


^^■^'^«^^«^^3 


màm^ 


Naue  del  Sole  porùta  dn  yh  (jrocodilo ,  che  p. 
gnifica  U  prima  caufa  che  gouernx  C funiuer- 
fò  dopo  iddio  ej^ér  U  forzji  del  Sole  congìo'n- 
td  72elh  gmeViitmie  delle  cofe  con  l'haymdi' 
tà  s  (^  hii  ptirgdre  le  trìBe  qualità  di  quella: 


t>  ó"  5^ 


#1* 


M- 


mi* 


?naruick*c 
«il  Apollo. 


Dto.Ioro  ► 


Cappello  l'of 
ibcuidaco. 
Poilìrio. 


Naiu  dd 
Sole. 


lamblie  D. 


Ifiarciano. 


Scara  «a^- 
^o  iì  im^ 
IO  afTii  . 

£liaao> 


5  2       Imagini  de  i  Dei 


mero  fi ,  che  Io  Spamicre  gli  fia  parimente  eonfecrato ,  &  lo  chiima 
veloce  nimtio  d'Apollo ,  quando  fcriae  Twlemaco  ritoriiato  a  cafa  in 
Itaca  vide  vn  Spamiere  in  aria  fqiiarciare  vua  Colomba  :  onde  egli 
prefe  buono  agiirio  di douerc  liberare  lacafiTua  da  gì  innamorati  di 
fua  madre .  Er  in  Egitto  fotto  la  imagine  dello  Spanucre  intendeua- 
nofpelVoO  fi  ri,  cioè  il  Sole,  sì  perche  ò-ài  acutifTiino  vedere  quefto 
vcccllo  ,  sì  anco,  perche  nel  volare  è  velo  cifllmo^  Et  lo  adarauana 
gliEgittij ,  come  fcriue  Diodoro ,  raccontando-  delle  beftie ,  che  da 
quelli  erano  come  Dei  guardate,  oltre  alle  altre  cagioni  per  quefì;a_j 
ancora.,  che  già  ne' primi  tempi  venendo  vn  fparuiere(nè  fi  ftppe-» 
donde,  portò  in  Thebe  Città. dello  Egitto  a  i  Sacerdoti  vn  libro  fcrit- 
to  a  Iettare  rofle ,  nel  quale  era  come ,  &  con  qiul  riuerenza  Ci  doue- 
ua  adorare  i  Dei .  Da  che  nacque ,  che  gli  fcrittori  delle  facre  co(o 
quiui  portarono  poi  Tempre  vn  cappello  roffo  in  capo  con  vna  aladi 
Spaiuere.  Scriuendo  Porfirio  della  aftinenza  degli  antichi,  dice ,  che 
diftrib  lendo  quelli  di  Egitto  diuerfi  animali  a diuerfi  Dei  come  loro 
proprij ,  diedero  al  Sole  lo  Spalliere ,  lo  Scarauaggio  ,  il  Montone ,  & 
ilCrocodilo.  Et  perciò, come  riferifce  Eu{t;bio , i Thcologi  dello 
Egitto  mettcuanoTimagine  del  Sole  in  vna  nauc,  la  quale  faceuano 
portare  da  vnCrocodilo  volendo  per  la  nauemoftrare  il  moto,  che  fi 
fa  nello  humidò  alla  generatione  delle  cofe,  e  per  lo Crocodilo  l'ac- 
qua dolce,  dalla  quale  il  Sole  leua  ogni  triièa  qualità,  &:  la  purga_j 
con  Tuoi  temperati  raggi .   Et  lamblico  parlando  dei  mi/lerij  dello 
Egitto  dice,  che  quando  pongono  Dio  su  la  nane,  &:  al  goucrno  di 
quella,  vogliono  intendere  la  prima  caufa ,  che  gouerna  l' vniuerfo,  &, 
chequeftadàdifopra,  fenzapuntomuouerfi  lei  cosìjfà,che  le  fe- 
conde caufe,  &  le  altre  di  mano  in  mano  mnouono  tutto,  come  il. 
nocchiero  toccando  heuementc  il  temone  muoue  la  naiieafuo  pia- 
cere. Martiano  pari.nente,  quando  fa ,  che  Filologia  entra  nella  sfe- 
ra del  Sole ,  dice  ,  che  ella  quini  vide  vna  nane ,  che  da  diuerfi  voleri 
goucrnata  va  fecondo ,  che  fono  i  corfi  delia  natura ,  ella  è  piena  di 
▼iuaciilime  fiamme  .Se  porti pretiofiflìme  merci, vi ftanno  al gouer- 
no  fette  fratelli ,  nell'albore  èdipinto  vn  Lione ,  &  di  fuori  è  vn  Cro- 
codilo pure  dipinto,  &  ha  di  dentro  poi  vn  fonte  di  diiiina  luce,  che 
pcrocculteviefi.fpargencl  mondo.  Dello  Scarauaggio  fi  legge  ap- 
preifo  di  Eufcbio ,  che  quelli  di  Egitto  ne  faceuano  vn  gran  conto ,  & 
loriucriaano  molto ,  credendolo  efiere  la  vera ,  &  viua  imagine  del 
Sole  ;  perche  gli  Scarauaggi  tutti ,  come  ferine  Eliano ,  Se  io  riferifce 
anco  Suida  fono  mafchi ,  ^  non  hanno  femine  fra  loro .  Onde  era-», 
comar.dato  qniui  a  gli  huominidi  guerra  ,  che  gli  portaflèro  in  ma- 
no del  continuo  fcolpiti  ne  gli  anelli,  per  moftrare,  che  a  quelli  bifo- 
gnauah.iucre  animo  del  tutto  virile  ,&:  non  punto  affeniìnato.  Ri- 
parano poi  gli  Scarauaggi  la  loro  progenie  in  quefto  modo  :  Spargo- 
no 


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53 


De  gli  Antichi. 

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l/'f?//*:»  aù  tracci  ante  Dafne  per  mofìrare  U  co?2- 
formità.che  tiene  il  Lauro  cor,  quefio  Dìj  di 
cf  tre  fcmpre  y orde,  ^  haucre  fir^t  purga-     ^S 
ima  .  o!tracì?e  mojìra  la  Vrotcttiorie ,  che  tie^    ^^ 
ne  Apdlwc  de  gl'Imperatori ,  ^  di  'l'oc ti.        '%% 


54        Imagini  de  i  Dei 

noi.lfcir.tncllori:crco,qLiaIriaoIgonopcrcia  co' piedi, &  ne  fanno 
pallottole ,  che  vanno  aggirando  tuttauia  pervintiqtto  dì ,  sì  che  ri- 
fcaldatequantofàlorodi  bilbgno  pigliano  anima,  &C_  ne  nafcono 
niiOMi  Scanuiaggi,  &  perciò  fono  fìmilialSoIe ,  parche  egli  parimen- 
te fparge  fopra  la  terra  ]i  virtù  rcminalc,&  le  fi  rolg::  intorno  di  con- 
T  ,•     r:illi;o,  &:  "iràndoriintornoal  Cielo  fi, che  la.  Luna  fi  rinoiia  oani 

L.3U''0    V  l  •  ^  ■  ^ 

A po'Io .      '^^•^''^-  ^'-  ^-'^''-^^•^^^ i-crnpo  lo  Scaraiiaggio  rinoua  la  fluì  prole.  Et  perche 
olcre  a  «li  animali  con fccrarono  anco  qli  Antichi  arbori  >  &  piante  a 
gii  Dei ,  hi  dikto  il  LanrO  ad  Apollo ,  &  glie  ne  faceiiano  ghirlande,  o. 
per  la  fanola ,  che  Ci  racconta  di  Dafne  da  lui  amata ,  &  ir.utata  iii-. 
quelto  arbore ,  ò  perche  fa  creduto  il  Lauro  hancre  non  so  che  diiii- 
no in  sé ,  &  ch^ pcLxiò  bruciandolo  facci  ftrepito  moibando  le cofe  a 
venire, deJìcqualifacenano giudici© gli  antichi, che  douellero  fuc- 
cedere  felicemente ,  ieil  Lauro  bruciando faceua  gran  rumore,  &  ai 
contrario ,  f::  non  faceua  ftrepito  alcuno .  Credeua  anco  qualch'vno 
de  gli  antichi ,  che  chi  fi  legaiìe  le  foglie  del  Lauro  al  capo ,  quando 
va  a  dormire,  vedeflè  in  fogno  la  verità  di  quello  che  defideraua  fape- 
re .  Oltre  di  ciò  pare  hauerc  il  Lauro  in  se  qualche  virtù  occulta  di 
fuoco  :  percheil  fuo  legno  fregato  con  quello  della  Mederà  fa  fuoco, 
come  fi  fa  percotendo  la  pietra  viua  con  l'acciacio ,  &  non  è  chi  me- 
glio raprefenti  il  Sole  del  fuoco.  Perche  dunque  il  Lauro  fu  così  pro- 
prio di  Apollo,  ne  furono  pofcia  coronati  i  Poeti  a  lui  tanto  racco- 
mandati, &  gli  Imperadori parimente  lo  portauano ,  forfè  perche  di- 
cono ,  che  queflo  arbore  non  è  tocco  mai  dalla  faeta  del  Cielo .  On- 
Tiberio  Im-  de  leggefi  di  Tiberio Imperadore,  che  ei  lì  cingeua  il  capo  di  Lauro 
peradorc .     feipp^e  che  vdiua  tonare ,  per  aflìcurarfì  dal  fulmine .  Et  à  Calende 
di  Gennaio  dauano  i  Romani  a  nuoui  magiftrati  akmne  foglie  di 
I.auroi  come  che  per  quelle  haueffero  da  confèruarfì  faliitutto  l'an- 
no, perche  fu  creduto  il  Lauro  giouare  aliai  alla  fanit^,  della  quale 
Apollo  pa-   hebbe  pur'anco cura  Apollo ,  anzi  la  medicina  nacque  da  lui,  come 
dre  de-h      vedrem.o  nella  imagine  di  Efculapio ,  conciofia ,  che  Ja  temperie  del- 
e  ui.ia.     l'ariaconferiiatricede'corpihumanivenghidalSole.  Delqual  fi  leg- 
ge, e  iie  innanzi  all' vlb  delle  lettere  quelli  di  Egitto  lo  notauano  in 
queflomodo  :  "Facenano  vnfccttro regale, &  vimetteuanovn'occbio 
Occhio  di    in  cima  onde  lo  chiamarono  ancora  alle  volte  occhio  di  Gioue ,  co- 
Gioue.         me  ch'ei  vedelfe  l'vniuerfo ,  &  lo  gouernafle  con  fomma  giuftitia.» , 
perche  lo  fcettromoftra  ilgouerno.  Et  Homero  dice  fpellò del  Sole, 
Vide  tutto     chevede,&:  ode  ogni  cofa.  Onde  apprcfìbi  Lacedemoni  fu  vnafla-  ; 
Apollo  con  *^^  ^^  Apollo  con  quattro  orecchie ,  &  con  altre  tante  mani ,  &  di- 
quattro ©-    cono  alcuni ,  che  lo  fecero  tale ,  perche  fu  viflo  già  vna  volta  in  quel- 
fxcchie .       la  forma  combattere  per  loro .  Ma  forfè ,  che  voleuano  moftrare  in 
tal  maniera  la  pmdcnza ,  che  viene  da  queflo  Dio,  la  quale  è  tarda 
al  parlare ,  ma  bene  ftà  con  le  orecchie  aperte  Tempre  per  vdire .  Et 

perciò. 


De  gli  Antichi. 


^^'6=3 


:ma^t^?a^r;c!]o,oJel  Sole .fiwficante  Ini  ffr 

Dio  della  fruderì^a,  ,  (gr  dd  potere ,  Qy'  che 

i'hao:^;o  puio  dtbbid  iifoltare  '^  operar  af- 

jdt y  ?fia.  parlar  poco  ^  e  coì^Jig^iifica  ancora  il 

Soie  cioè  Dio  tutto  fentirs  ^  'T/edirc. 


&S^-^fP  .'T  ?T  ?T^  f(?*^  -"^  '^l/^  -^  ^  '^  <?fH  ^  <?fHs  ?f>*  T?<^  'h--^  :Ìr?'J@ 


Aleftandro 
Kapolitana. 


Alceo. 
Buoi  can  ad 
iV  pollo. 

Homero. 


■jtf  e. 


•u' 


55        Imagini  de  i  Dei 

perciò ,  dictai  vn  prouerbio  apprefìb  de'  Greci  ;  Odi  quello ,  che  hd 
quattro  orecchie  5  volendo  intendere  di  vn'huomo  fauio  .  &  accorto. 
Apuleio  fa  fede,  che  il  Sole  veda  ogni  cofa,  quando  dice,  che  irLj 
Tnciragliaeranojncantatrici,&  donne  malefiche,  le  qUciJi  perinuó- 
ìar^ ,  &  rapire  qualche  cofa  con  le  loro  Gregarie ,  entrauano  oue  foi- 
feftato  alcun  corpo  morto  così  di  nafcofto ,  che  non Tarebbono  pure 
ifeite  vifledagli  occhi  del  Sole,  quafì  che  impoflibilc  Ha  ,  òfaorcli 
jaodo  difficile  fare  cofa ,  che  non  veggia  il  Sole .  Faceuano  quelli  òi 
di  Fenicia,  che  il  fimulacro  del  Sole  folle  vna  pietra  negra  rotonda , 
&  largì  nel  fondo ,  ma  che  veriò  la  cima  fi  vcniua  aflbttigliando ,  la 
quale ,  come  fcriuc  Herodoto ,  fi  vantauano  hauere  hauuta  di  Cielo, 
&  diccuano  perciò ,  che  quella  era  il  vero  fimuUcro  del  Sole  fatto  di- 
uinamente ,  non  per  arte  humana .  Né  da  quefta  doueua  cflere  dif- 
fimile  di  forma ,  non  so  di  colore  (  perche  Paufania,  che  lo  ferine  non 
ne  fa  mentione)  certa  pietra  fimile  ad  vna  gran  piramide ,  guardata 
da  Megarefi  fotto  il  nome  di  Apollo .  Et  in  vn'altro  luoco ,  fecondo 
che  riferilce  Aleflandro  Napolitano ,  mettcuano  certa  pietra  fchiac- 
ciata ,  e  tonda  in  capo  ad  vna  longa  verga ,  &  quella  adorauano  per 
la  effigie ,  &  imagine  del  Sole .  Lattantio  fopra  Starlo  fcriue ,  che  in 
Perfia  il  Sole  era  il  maggiore  Dio ,  che  quiui  folle  adorato ,  &  l'ado- 
rauano  quelle  genti  in  vno  antro ,  onero  fpelonca ,  &  haueua  la  fua 
ftatoa  il  capo  di  Lione ,  &  era  veftita  alla  Perfiana  con  certo  orna- 
mento ,  che  portauano  in  tefta  le  donne  di  Perfia ,  &  teneua  con  am- 
be le  mani  a  lorza  vn  bue ,  ò  vacca  che  foffe  per  le  corna .  Moftra  il 
capo  di  Lione ,  che  il  Sole  ha  m.aggioie  forza  nel  fegno  di  Lione ,  che 
in  alcuno  de  gli  altri  del  Zodiaco  ;  onero ,  che  tale  è  fra  le  ftelle  il  So- 
le ,  quale  il  Lione  tra  le  fere .  Ei  iìà  nel  antro ,  quando  gli  fi  mette-» 
dinnanzi  la  Luna ,  sì  che  non  è  villo  da  noi  al  tempo  della  Eccliflc . 
Et  perle  ragioni ,  che  fi  dirano  poi  nella  fua  imagine,  è  fintala  Luna 
in  forma  di  vacca ,  la  quale  il  Sole  flringe  nelle  corna  ,  perche  fpefTo 
■li  kua  il  lume  j  5<:  la  sforza ,  conftringendola  a  ciò  anco  la  legge  del- 
ia natura,  a  feguitarlo.  Alcuni  vogliono  che  quefto  mofìraìle  pia 
tofio  certo  mifcerio  di  quelle  genti  delia  Perfiajperche  non  poteua  al- 
cuno efiere  ammeflb  alle  cole  fa  ere  di  quel  Dio  loro ,  fé  prima  in  certa 
fpelonca  non  daua  manifefta  prona  della  fortezza  fua ,  &:  della  fua_j 
patienza .  In  Patra  Cirtà  dcH'Achaia ,  come  fcriue  Paufania ,  fu  A- 
pollo  di  metalo  tutto  nudo ,  fé  non  che  haueua  i  piedi  vefliti ,  perche 
ne  teneua  vno  fu'l  tefchio  di  vn  bue  ;  il  che  dicono  era .  perche  piac- 
quero i  buoi  ad  Apollo ,  com.e  canta  Alceo  in  certo  hinno ,  che  fa  a 
Mercurio ,  ilquale  glieli  rubò  :  &  prima  di  lui  lo  difie  Homero  anco- 
ra, mettendo  3  che  per  certo  premio  A  pollo  guardafle  gli  Armenti  di 
Laomedontc ,  e  gli  fa  così  dixs  da  Nettuno . 

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De  gli  Antichi.  57 

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maghe  di  ApcUo  Mìthra ,  Jtgnìfcarjte  U  for^a 
t^  effetti  ad  Sole  nella  Luna.  (^  in  tattc^ 
le  co  fé  3  (g>r  H  Sole  ef^erfvA  le  Stelle  ^  come  il 
Leone  fvit  le  fere,  (^  in  tJ  fegno  qm  appref-      ^'1* 
fo  7201  moHrar  la  fua  ma.ggior  fnVT^ ,  4^^c^ 


*%^ 


maginidei  Dei 

d'alte ,  e  belle  mura 


PI  tua  reo. 
Bus  per  Ia__i 
colciudtionc 


Api, 


Et  ii  Bue  era  la  più  grata  vittima ,  che  fi  defic  ad  Apollo ,  onde  i 
Ciriftij ,  &  certi  altri  popoii  della  Grecia  gliene  dedicarono  vno  tiit- 
Paufania.    to di  metallo.  Ma  Paufania  crede»  che  volefTero  moftrare  quelle^ 
gentiin quel  modo,  che  all'hora  hauendo  già  fcacciato  i  Barbari, 
poteuano  Uberamente  coltiiiare  la  terra ,  &  raccoglierne  i  fratti  ;  che 
il  bue  mollrauaqaefto  fouente.  Onde  Plutarco  Tcriuendo ,  che  The- 
feo  fece  mettere  il  bue  sii  gli  denari  del  fuo  tempo ,  ne  rende  alcune_j 
ragioni ,  fra  le  quali  è  queiia  .  che  egli  volle  in  quel  modo  ricordare_j 
a'fuoi  popoli ,  &  eccitarli  a  cojtiuare  la  terra  .  In  Egitto  adorauano 
vn  bue  in  vece  di  Ofiri ,  per  cui  iutefero  il  Sole  ,  perfuadcndofi  ,  chd.» 
ei  fufl'e  apparfo  loro  in  tale  forma  dapoi  che  Tifone  fuo  fratello  l'heb- 
bc  vccifo ,  inuidiofode  gli  honoris  che  gii  facevano  quelle  genti^ado- 
randolo  come  Dio  per  Ic-belle,  e  gioueuoli  arti ,  che  haucuamoftra- 
te  loro;  &  lo  chiamarono  Api ,  che  vuole  a  punto  dire  bue  in  lingua 
loro.  Maalcuni  h qnifo detto,  Cu j  fu  adorato  il  bue  da  gli  Egitij, 
perche  Ofiri  cosi  odiiiò  con  liìde  (uà  moglie ,  parendogli  che  quella 
bef^ialomeritaiicpcrl'vtik grande, che  ne  tramo  i  mortali  alla_» 
coltiuaticne  della  terra .  Ne  fi  contentauano della  effigie  folamente, 
ma  volenano  che  U  bcflia  R-fl'e  viua ,  alla  quale  non  dauar.o  però  vi- 
ta,  fé  non  pcr^.lcuni  pochi  anni,  &  pafì'ati  qucfi:i  la  fommergcuano 
in  certo  loco,  siche  vimoriua.  Di  che  faccua  il  popolo  poi  vn  cor- 
rotto li  maggiore  del  mon^o ,  piangendo ,  &  rtracciandoiì  le  vefiii,  & 
i  capelli;  né  fi  tei.teuaginftitia,  fina  che  ne  foffe  trouata  vn'aitra_., 
perche  tutti  i  buoi ,  o  viielh  (  che  vitello  lo  chiama  Hcrcdoto  )  non 
erai-O  buoni  per  cfferc  lì  Dio  Api ,  ma  bifognaua ,  che  quefì:o  fòife^i 
nato  di  vacca ,  la  quale  non  hauefle  più  fatLo ,  *■:  la  fingcuano  cflcrfi 
impi'cgnata  di  cerco  fplendore ,  che  le  foffe  venuto  fopra  ;  che  ei  t'oC- 
fé  tutto  r.cgro ,  haucfle  vna  macchia  bianca ,  &  quadra  in  fronte ,  & 
sù'Jdoilo certo fegno di  Aquila  :  hauefìe  su  la  lingua,  orci  palato 
vnfegno  nej-ro,.chc  era  forle  con;c  vn  fcaraunggio,  &  alla  codai 
pelidoppi .  Trouata  dunque  queiia  loi  befì:ia  gli  Egitt .•]  rutti  fi  ral- 
Icgrauano ,  &  ne  faceuano  grandiinma  fella ,  &  la  dauano  a  guarda- 
re a  li  Sacerdoti  con  molta  riuerenza ,  &  con  tutti  quelli  lionori ,  clie 
faceuano  a'  diuini  Numi  ;  i  quali  prima  la  conduceuano  nella  Citta 
dei  Nilo, oue  la  nodriuano  perquaranta  giorni ,  &  dopò  la  intro- 
duceiiano in  vna  nauc dorata,  &:  cofi  la  portauano  a  Menfi,douej 
come  Dio  la  coUocauano  nei  tempio  di  Volcano.  In  quefli  giorni  fo- 

lan::;~nte 


He"odo?o 
j^at;  folcirne 


De  gli  Antichi. 


i)^  ì-p  ^^  '^^j  «"f^^iìtf^t^ 


*B^^^    Jr^h^^^ine  dei  Buoi  faitì  appreffo  ^li  E^ittij.-^ 
*C;I^        fil^ij^c^i^^^^o  ti  SoU  ,  Ofiride 3  ^  tAgri- 


4f^ 


iùltHYil^, 


f:.c^i 


^<rg>-  5.!)^  v;();^  c;Oc?  «hU  ^  ^  Wc3  «.' ^^  •  -  «i^ip  ?»fM^  'd^  ifi^  =^^  ^^>?  ^*^  ^ 


6o        Imagini  de  i  Dei 

lamente  era  lecito  alle  donne  di  vederlo ,  perche  ne  gli  altri  tempi  era 
loro  vietato .  Da  qucfto  poi  pigliauano  certi  refponfi ,  come  dall'O- 
racolo in qnefto modoi  Le porgeuano con  mano,  ò  fieno ,  ò biada , 
&  fé  ella  la  pigliaua  volentieri ,  &  mangiaiia ,  le  cofe  haiieuano  da-» 
fuccedcre  felicemente ,  S:  doiieua  auenirc  il  contrario  fé  non  voleiia 
mangiare .  Et  in  Mcnfi  Città  principale  dello  Egitto  diceuano ,  che 
Api;appariiia  alle  volte ,  onde  perla  Tua  apparitione  celebranano  al- 

CambifeRè-  cunidìdifeftacon  folenniflìma  allcgrc22a.  Diche  Cambifc  Rè, non 
hauendomai  piùvifto fimilerolcnnità,  fii  fdegnato  vna  volta, che 
rotto  da  gli  Ammoni]  ritornò  a  Menfi ,  &  penfando ,  che  quelle  gen- 
ti fi  rallegraffero  del  fuo  male ,  perche  fapeua ,  che  l'amaiiano  poco , 
fece  vccidere  alcuni  dei  principali,  non  volendo  credere,  come  cfil 
lo  affermauano ,  che  la  fefta  fofi'e  fiittaper  l'apparitione  del  Dio  loro 
Api  ;  &  diceua ,  cheapn  poteiia  edere,  che  venifle  Dio  alcuno  in.^ 
Egitto  fenza  fiia  faputa .  Et  perche  gli  Sacerdoti  chiamati  per  que- 
floconfermauano  quello,  che  gli  altri  haueuano  detto,  comandò 
loro ,  che  gli  faceflero  vedere  qaeflo  Dio ,  &  elfi  gli  addu fiero  fiibito 

Camoife  ve-  ^on  molta  folcnnità  il  riuerito  bue .  Del  quale  Cambife  fi  diede  a  ri- 
^*'  derc ,  &  tratta  la  fcimitarra  lo  fcannè,  dicendo  a  quelli  Sacerdoti ,  Se 
a  gli  altri ,  che  haueuano  accompagnato  la  bcfiia  ;  O  huomini  ua_j 
niente  che  voi  fete ,  adunque  fono  così  fatti  i  Dei  di  carne ,  &  ài  fan- 
gue  ?  &:  che  fcntano  le  battiture ,  &  le  ferite  ?  Qn^cflo  a  punto  è  Dio 
degno  di  voi  altri,  ma  non  vi  farete  però  burlati  di  me  a  piacere.  Ec 
tjuefio  detto  commandò ,  che  i  Sacerdoti  foflero  molto  ben  frufiati' , 
&  foflc  ammazzato  ogn'vno,  che  per  la  Città  iì  trouafle  andare  fe- 
fteggiando.  Et  così  fu  finita  la  fefi:a,come  racconta  Herodoto. 

Varrone.  Varronc  ferine ,  &  Jo  riferifce  Santo  Agofiir;o ,  che  Api  fu  vn  Rè  dQ.j 
gli  Argiui;  il  quale  andò  in  Egitto, &  fu  cofi  caroaquelle  genti, 
che  dopò  morte  l'adorarono ,  &  lo  tennero  per  fuo  Dio  principale^ , 
chiamandolo  Serapi,  &  per  innanzi  che  gli  facefibro  tempio  alcuno  j 
l'adorarono,  nell'arca, onero  fepoltura, oue  io  pofcro  fubito , che 
fumetto,  laqualc  da  loro  è  deti-aSoro,  onde  mettendo  quelle  ducj 
voci  infieme ,  l'vna  dell'arca ,  l'altra  del  morto  :,  fu  fatto  il  nome  So- 
rapi ,  che  mutata  poi  la  prima  lettera  fu  detto  Serapi .  Et  Api  fola  • 
mente  fu  detto  il  bue ,  percheera  vino ,  &  adorato  fcnz'iirca ,  de  fnori 
della  fepoltura.  Et  hebbero  gli  Egiti  j  in  tanta  veneratione  cofìui, 
che  non  voleuano ,  che  fi  fapelfe ,  clvei  foifj  ihito  hijomo ,  de  era  pe- 
na la  vita  a  chi  l'hauefledetto.  Onde  in  tutti  li  fuoitempij  era  il  fi- 
miiiacrodi  Arpccrate,  pcrauertirelcperforiC.  chetacefiero,  rècfif- 
fero  dire  ,  che  Api ,  ò  Serapi  fofle  vn  qua  fiato  huomo  .  Oltre  al  Bue 
Giof.ffo.  adorarono  anco  in  Egitto  il  Becco  come  fi  leggeapprtfìb  diCxfcn'o, 
ouc ferine  contra  Appione,  &  quella b:'fiia ,  che  eilì  chiamauano  Ci- 
noccfalojdella  quale  fi  dirà  nella  imagine  di  Mercui  io^  &  ilCrocodilo 

anco 


Degli  AntichL  6  i 


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.Sia 


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3i-.^ 


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'•^f^    Tma^^ine  d'jpollo  nudo^  amiìtore  de*  Buoi^  pgni 
fcoi  il  Sole  dar  '^ita  cxìle  cofè'd^iragricn'tu 
Ydy perche  cvn    l  Jho  moderato  calare  aa  for 
<^^^         \iil  feme^  alll;erl'e,fUvtey  (^  ^i  tutto,  ac-    «^iJCjy 
«^?^         cm  peruetjghpno  alla  Jna  debita  perfeiiLìje      ^'^'^ 

"^^^^^^W^K^. ... .,,  ... ,,. ...  -..  ...  ..-.-.  ,  ^ 


0" /.">.•< 


6i         Imagini  de  i  Dei 

anco,  al  quale  fu  quafi  fatto  vn  fimile  fcherzo ,  che  fece  Cabile  2I  Bue 

Cleomcn: .  Api,  da  Cleomene  vno  de  i  principali  Capitani  di  Alefiandro  Magno, 
airhora  pacando  per  quella  paitc  dello  Egitto,  cucii  Crocodilo  èa- 
dorato  coire  Dio  ;  &  hauendo  inte{b,che  vn  fuo  ragazzo  era  flato 
guafì;©  da  vna  di  quelle  bcftie ,  fi  £ccc  chiamare  tutti  gli  Sacerdoti ,  & 
Iswncntandofi  del  Dio  loro ,  che  era  venuto  ad  offenderlo,  fenza  che 
c<*Ii  haucfie  penfato  mai  di  £ire  a  lui  male  alcuno,  difl'e ,  che  era  deli- 
berato di  vendicarli  centra  gli  Crocodili, &  per  quefto  comandò, 
che  fi  appreftafTe  di  farne  vna  gran  caccia ,  la  quale  non  fu  però  fat- 
ta poi,  perche  Cleomene  fi  contentò  di  tirare  vna  grofla  fomma  d'ar- 
gento ,  che  gli  diedero  quc'  Sacerdoti ,  accioche  il  Dio  loro  non  fof- 
ìebeffe<yc;iato,&diftratto,  come  farebbe  flato,  fé  la  caccia  fi  facc- 

Aiiilocele.  ^J2_  QucTfio  mette  Ariiìotcle ,  fcriiiendo  nell'Enconomia  di  quelli  j  li 
quali  con  nuoui  modi  fapeuaiiotrpuare  denari.  Ma  ritorniamo  ad 
Apollo ,  il  quale  per  le  cofcgia  dette,  6^'per  le  fauole ,  che  fi  raccon- 
tano di  liiit  còme  che  egli  guardafTe  già  gli  armenti  di-  Ammeto ,  & 
altre  fimiii  )  hebboda  gli  antichi  oltrtfd mólti  iiltri  cognomi  quefto 

/■^ilo  pa-  -^,^^Qj.j^^  (~he  fu  detto  Paftore ,  perche  pafcè  -,  &  dd  nutrimento  a  tut- 
'^^'  telecofelatcmperatu  virriìdel  Sole.  Da  che  venne  forze  la  pazza 

fupcrftitione  de  gli  Ethiopihabitanti  l'Africa  di  verib  il  Mare  Au- 
firalc.  Conciofi.i  che  ?ppreflb  dì  cofioro  erano  certi  pr^ti ,  nelli  qua- 
li fi  trouauano  quafi  fempre  carni  arrofnte  di  ogni  forte  di  annuali, 
&  vi  andana  ò^gni  vho  amangiaruea  fuo  piacere,  credendo  (  benché , 

tlcrodoto.  come  ferine  Herodoto ,  ve  le  portafiero  i  rDagiftrati  dcl^paefe  la  not- 
te con  molta  diligenza,  8c  fccretezza  grafndè)chc  fcltcro  prodotte 
quiui  dalia  ferra  così  arroitite,  &  forfè  per  virtù  del  Sole,  perche 

Mcnia  del  quel  luòco  era  dimandato  la  menfa  dd  Sole ,  molto  celebrata  da  gli 
Sole.  antichi.  Donde  nacque  il  prouerbio ,  che  fono  dimandate  menfe  del 

Sole  quelle  cafe  deiricchi,  &  potenti,  oueipoueri  ponno  andare  a 
mangiare  a  loro  piacere.  Oltre  di  ciò  moftrauanò  gli  Afilrij  il  pote- 
re che  ha  il  Sole  in  quel"to  mondo ,  &  gli  effetti,  che  egli  vi  fa ,  con  vn 
Simuhcro.di  fuxiulacrodi  Apollo, che haueua  la  barba  lunga,  de  aguzza, coru 

"'^^  certa  cofafu'l  capo  fimile  ad  vna  cefla .  Et  ferine  Luciano ,  che  alcu- 

"°^  '  ni  de  gli  Afìirij  fojamente  fecero  Apollo  con  la  barba ,  &  riprendeua- 
no  gli  altri ,  che  lo  faceuano  fenza ,  quafi  che  l'eflère  tanto  giourne 
molari  qualche  imperfettione ,  la  quale  non  deue  eiTere  nclie^fiatoe 
de  i  Dei  ;  &:  perciò  bifogna  farle  in  forma  di  huomo  già  pcrfettp,CQ- 
me  è  chi  ha  barba .  Intorno  al  petto  haueua  poi  vna  corazz'a  ',  con 
ladeftramanoteneuavn'haitajcuieraincima  vna  breue  figurctta 
della  Vittoria ,  &  conia  finiCrraporgcua  vn  fiore  :  a  gli  homeri  haue- 
ua vn  panno  con  il  capo  di  Medufa  circondato  di  Serpenti  ;  a.  canto 
gli  ftauano  alcune  Aquile ,  che  pareuano  volare  :  &i  dauanti  a  i  piedi 
vna  imagin*  di  femina ,  che  dall' vn  lato  j  &,  dall'altro  haueua  due  al- 


De  gli  Antì 


^3  ^    • 

£) '?ij^  G'fk  eif,  s^  s^A<%  ^  r-fVb  ^'^i  ^;e  ég^  i^m  ^f^  m^  '^i^  <?0^  ^c^  ^^  ^i^.^"' 


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ImAgtne  d  Apolline  c^  ^/7<«  r^rr^  apprejfo  gì' /^jf-  Wè"^ 

rij  ftgnificants  gti  effetti  del  Sole-fidU  terre  ^  |f4Ì<> 

gr  m  tutte  le  cofe^  con  le  Imagwi  della  nuturd^  ^%> 

(^'  della  materia  onde  fono  formate^  ^  hdn?:o  |f4,|<j. 

origme  le  co  fé .  il  fervente  in  che  fimfono  dina-  Sé^y> 

ta  il  tortuofo  giro  del  Solc^  ,  ^'A%. 

...  -  .^     .^.   -„.   -u-w-  ,^-  .V..X.- ^>/lt9^4k?^?5W^A?  <Ì4k  "hùsP ':J]^  ^JU  2^1--^  cù/Ls  cJI  0  VtS=^'^ 


64-        Imagine  de  i  Dei: 

tre  imagini  parimciice  di  femina  ;  le  quali  con  fleflliofì  giri  annodaua 
Macroblo.     vn  gran  Serpente.  CosìciercriueMacrobioquenofìmulacro,&  cofì 
i!poiinoae.    j-jn^erpreta  ancora.  La  barba  ,  che  pende  giù  per  lo  petto, /ìgnifìca, 
che  di  Cie!o  in  terra  fparge  il  Sole  i  fiioi  raggi .  La  cefla  d'orata ,  che 
fofgeinakonioftrailcele'ftefuoco,di  che  fi  crede, die  fia  fatto  il 
Sole .  L'hafta  corazza  fi  fi  per  Marte ,  perche  dicono ,  che  per  Ini  fi 
ir-ofcra  il  vehcmcnte  ardore  del  Sole .  Vuol  dire  Ja  Vittoria ,  che  tut- 
to è  foggcto  alla  virtù  del  Sole.  Ilfiorcfignificala  bellezza  delle  co- 
fe,  le  quali  la  occulta  virtù  del  Sole  femina,  &  fomenta  e'I  fiio  ttm- 
perato  calore  fa  nafcere,  nodrifce ,  cconfcrua.  La  donna  che  gli  fld 
dauanti  ai  piedi  è  la  terra,  la  quale  il  Sole  illuftra  dal  Cielo  con  Tuoi 
raggi.  Il  che  moftrauano  i  mcdefimi  Aflìrij  ancora ,  facondo  che  rif- 
fe ri  fcc  pur*  anco  Macrobio,  con  la  imagine  del  loro  maggior  Dio, 
Ad'il.       che  cffi  chiamauano  Adad,  cui  faceuanoeffere  foggetta  la  Dea  Adar- 
Aiargate-     g-tc.  Aquefli  due  diceuanoqnelle  genti  che  vbbidiuano  tutte  lo 
cole ,  &  per  quello  intcndcuano  il  Sole ,  la  terra  per  qucfta .  Onde  il 
fimulacrodi  Adad  haueua  i  raggi ,  che  guardauano  in  giù ,  perch<ij 
il  Sole  fparge  i  raggi  fopra  la  terra ,  &  quello  di  Adargate  mandaua  i 
fuoi  in  su  ,  moftrando ,  che  ciò  ,  che  nafce  in  terra ,  vi  nafce  per  virtù 
de  fupcrni  lumi ,  &  accioche  uicgiio  s'intcndcffe  la  terra  per  qucP.O-» 
Dea ,  le  pofero  fotto  i  Lioni ,  perche  iìnferoquelli di  Frigia ,  che  la_# 
madre  de  i  Dei  creduta  da  loro  eflcre  la  terra ,  foflè  menata  da'  Lioni, 
come  fi  vederi  poi  nella  fja  imagine.  Le  altre  due  donne ,  che  a  quel- 
la di  mezo  fono  a  Iato ,  moflrano  la  materia ,  onde  fono  fatte  le  cofc, 
&:  la  nitura  ;  che  le  fa  ;  Le  quali  pare ,  che  inficme  feruaiio  alla  terra 
facendo  tanto  per  ornamento  fuo.  Il  ferpente,che  le  annoda  ci  dì 
ad  intendere  la  torta  via  che  fa  il  Sole.  Le  Aquile  perche  velocifììma- 
mente  volano  ,&  malto,  fignificano  l'altezza,  di  la  velocità  del  Sole. 
Fu  poi  aggiunto  alle  fpalle  il  panno  con  il  capo  di  Mediifajcheèin- 
Torfirio.     legna  propria  di  Minerua,  perche  (  come  dice  Porfirio)  Minenia  non 
e  altro ,  che  quella  virtù  del  Sole ,  la  quale  rifchiara  gli  humani  intel- 
letti, e  manda  laprudcnza  nella  mente  de  imortali.   Et  che  volcffc- 
ro  gli  antichi  per  Marte  ancora  intendere  alcune  proprietà  delSolc-*., 
f)ltre  a  quello ,  che  ho  detto ,  2c  ne  dirò  nella  fua  imagine ,  fa  aflai  in- 
tiera fede  vna  Aatoa  grande  non  meno  di  trenta  cubiti ,  laqualc,  di^ 
ce  Paulania,  che  era  in  cetta  parte  della  Laconia  confecrata  ad  Apol- 
lo, &  pareua  molto  anticha ,  &  fatta  in  quel  tempo ,  che  non  fape- 
uano  ancora  gli  huomini  troppo  ben  fare  le  flatue  ;  che  fu  innanzi  a 
SuiJa.        Dedalo  ;  perche  egli  fu  il  primo ,  come  rifcrifccSuida ,  che  aprific  ^i 
occhi  alle  ftato.e,  &  le  faceffe  co'piedi  diftanti  l' vno  da  l'altro .  Qne- 
fta ,  dalla  faccia ,  dalle  mani ,  e  da  i  piedi  in  fuori ,  nel  refto  pareua^. 
vna  colonna ,  &:  haueua  vn'elmo  in  capo ,  &  nell'vna  mano  l'arco,  & 
YiVhafta  nell'altra  che  fono  infegne  proprie  di  Marte,  benché  le  por- 
ti 


De  dì  Antichi. 


6^- 


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Imagine  di  jdad^  ^  d'Adargate  Dei  de  gli  Af- 
Jirij  iute  fi  da  loro  per  il  Sele  ^  per  U  Ter- 
ra ^dinotante  che  tutto  ciò  che  nafce  in  terra 
p'ottiene  dalla  ruirtk  del  Sole  y  (^  da  raggi 
'filari. 


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Imagrini  de  i  Dei 


.t^l^.;   Imagir.e  di  Serapi  Dtodelli  Bgttttj  intefo  da,  loro  Vi^'^^ 

"M"^  '       f^^'  '^  ^^l^  i  é^  p^*"  ^^  ^^^^  >  co  l  Jìmalacro  d'-vn  %p^ 

<^  ;^'        corpo  con  tre  capi  fgmficanti  li  tre  ttnipt  paf-  ^ri'^ 

fato,prefent€:>  (gT  auenirey  ^  il  Sole  andar  con  w'^ 

ordine  ^  mifura,  m  mai  dentare  »  ^^^ 


De  gli  Antichi.  '       g'/- 


tì  Minema parimente ,  ma  per  diuerfa  ragione  però ,  come  nelle  ima- 
gini  loro  fi  può  vedere .  Quelli  di  Egitto  in  diuei  fi  modi  R  cero  fta- 
tO€  al  Sole ,  &  vn2  tra  l'altre  era  à  cl\e  haueiia  il  capo  n^ezo  rafo ,  sì 
chedalladeftra  parte folamcntc  refiauano  i  czodììtchc  volcua  dire 
(come  interpreta  Macrobio)  che  ilSolealla  Natura  noni  ftà  occul- 
to mai  in  modo  che  del  continuo  ella  fente  qualche  giouamento  da* 
fuoi  raggi ,  &  i  capelli  tagliati  fignificano ,  che  il  Sole  in  quel  tempo 
ancora,  che  noi  non  lo  vediamo ,  ha  forza ,  &  virtù  di  ritornare  a  noi 
di  nuouo ,  Si  come  i  capelfi  tagliati  rinaicono ,  perche  vi  fono  reftate 
le  radici.  Vogliono  ancora  alcuni,  che  la  medefima  llatoa  fìgnifì- 
chi  quella  parte  dell'anno, che  hi  pochiliìma  luce,  quando , conile 
che  fia  tagliato  via  tutto  il  crefcercdi  quella ,  i  giorni  fono  più  breUi, 
]i  quali  riiiornano  lunghi ,  quando  ella  parerinafcere ,  &  vn'^Irra  vol- 
ta ritorna  a  crefcerc.  Faccuano  oltre  di  ciò  in  Egitto  gli  fimulacri  del 
Sole  con  penne ,  ne  tutti  di  vn  colore ,  ma  vn  fofco ,  &  ofcuro ,  l'altro 
chiaro, e  lucido,  &:  quefio  chiamauano  cclefte, quello  infernale; 
perche  il  Sole  è  detto  ftare  in  Cielo  quando  va  per  gli  fji  fegni  del  Zo- 
diaco-, che  fanno  il  tempo  della  Efirà  ,&  fono  chiama^  ruperiori;& 
lo  dicono  fcenderein  Inferno,  quando  comincia  a  caniinare  per  sii 
altri  fci  deirinucrno ,  detti  inferiori  ;  &  le  penne  chedauano  a  qucfti 
fimulacri ,  erano  permoftrare  la  velocità  del  Sole  ;  che  Macrobio  co-   Macrobio.- 
sì  i'èfpoiie .  Lccgefi  ancora ,  che  fotto  il  nome  di  Scrapi  intefcro  del 
Sole  in  Egitto,  benché  lo  mettefleropur'anco  alle  volte  per  Gioue.     Serapì. 
Onde  faccuano  la  fua  ftatoa  in  forma  di  huomo,  che  portaua  in  capo 
vn  moggio  qua  fi  ,  vcLfie  moftrare ,  che  in  tutte  le  cofc  bi  fogna  v  fare 
Jaconuercuolemifiir.i.  Et  Snida  rifcrifce,  che  alcuni  dilfero  che_j    ^""^^' 
egli  era  il  Nilo,  ilquale  con  quel  moggio  che  haueua  in  c:ipo,  &  con 
certo  Baftone, che  fi  adopera  a  mifurare ,  voleua  dire  ,  che  bif  iguana 
che  le  acque  fne  fi  fpargc/Tcro  con  certa  mifura ,  per  fare  fecondb  l'E- 
gitto ._  A  canto  a  cofiui  liana ,  come  fcriue  Macrobio ,  vna  fignra_, 
con  tre  capi ,  che  lì  vniuano  in  vn  corpo  folo ,  intorno  alquale  era_^ 
aiioltCvu  fèrpente  in  modo ,  che  lo  nafcondeua  tutto ,  &  porgeua  la 
tefi-a  fotto  la  fua  deflra  mano ,  come  che  egli  fia  padrone  di  tutto  il 
tempo  moRrato  per  gli  tre  capi ,  ch'io  dilfi .  DelJi  quali  l'vno ,  quel- 
di  mezzo,  che  era  di  Lione  ;  fignificaua  il  tempo  prefente  ,  perche^ 
qncfl:o ,  pollo  fra  il  paffato ,  &:  quello  che  hi  da  venire ,  e  m  fatti ,  Se 
hi  forza  maggiore ,  che  gli  altri .  L'altro  dalla  parte  deftra   di  pia- 
ceuolecancmofirauacheil  tempo  a  venire  con  none  fperanze  ci  In- 
finga fi-n-.pre  .  Et  il  terzo  dalla  finifira  di  lupo  rapace ,  volcua  dire , 
che  il  tempo  pafiato  rapifce  tutte  k  cofe  ,dckk  diuora  in  n  oc'o,ch- 
di  moire  non  lafci';  memoria  alcnna.  Hebbearcrraquefio  Ofoirij 
AkflardnaCittàd{>llo  Egitto  nel  tempio  a  lui  dedicato  vn  fimula- 
ero,  fatto  di  lutte  le  forri  metalli ,  &  legni,  cefi  grande,  che  fienden* 

•E    2  do 


68         Imaginidei  Dei 


^S? 


.d^'- 


Imagive  del  SoU  yartatore  ^  produttore  di  tttt- 
tt  li  tempi ,  e  fiagiom  ^^  de  tutte  le  cofe^del- 
U  yita  (^  morte  ^  (^  de  quattro  ijajt  oue  (ìà 
la  varietà  de  beni  (^  mali  mminatt  cafo  di 
ZJulcanOyrifo  di  Cioue  .morti  dt  Saturno ^((j^ 
pnppa  dt  Giunone  ^  da  qualt  prcutene  lì  tutto. 


^>S* 


^§- 


De  gli  Antichi .  69 

d<y{e  tnanitoccaua  ambi  gli  lati  deJ  tempio  >  &  eraui  vna  piccioia  E- 
ncftretta  fatta  con  tal  arte,  cheil  Sole  {èmprc  al  frimo  foo  apparire 
entrando  per  quella  reniua  ad  illu  Arare  lafacciadel  gran  fimulacro , 
il  che  vedendo  il  popolo  cominciò  a  credere ,  &  dire ,  che  iJ  Sole  ogni 
mattina reniua a  falutarc  Serapi ,  &  a  baciarlo.  Euin  Thebe  Otti 
parimente  dell'  Egitto ,  nel  tempio  pure  di  coftiii(come  ferine  Piin  io  )      rtinìo  J 
fu  vna  ftatoadi  certo  marmo  duro  ,  &  fofco ,  come  il  ferro ,  che  fu. 
creduta  Mennone;  la  quale  ogni  mattina  tocca  da*  raggi  del  Sole  al 
fuo  primo  apparire  faceua  certo  ftridore ,  &  lieue  mormorio ,  come 
voleflc  parlare.  A  me  pare  che  Martiano  megliodi  ciafcun'altro  dipiu 
gè  il  Sole,3li*hora  che  Mcrcurio,&  la  Virtù  vannoa  confultarc  feco  fc 
doucua  Mercurio  prender  moglie  d'onde  moftra,  che  tutte  le  vaìrie- 
.  ti  de*  tempi  vengono  da  lui ,  fingendolo  che  fiede  in  vn  grande,  &  al- 
to tribunale ,  Se  che  ha  dauanti quattro  vaii  copeitij  nelli  quali  guar» 
da  Icoprendoncvnofolamcnte  alla  volta.  Quefli  erano  tutti  indi-  VaGdiFeb#. 
iierfe  forme,  &  di  diucrfi  metalli  fatti .  Vno  di  duri/lìmo  ferro  y  dal 
quale  fi  vedeuano  vfcire  viuc  fiamme ,  &  era  chiamato  capo  di  Vol- 
tano .  L'altro  di  lucido  argento ,  &  era  picnodi  fcrenità ,  de  di  aere  ^*P^^*  Vii." 
temperato ,  &  lo  chiamauano  Rifb  diGioue.  Il  terzo  diliuido  piom-  RifoV;  g- 
bo ,  &  il  fuo  nome  era  Morte  di  Saturno ,  pieno  di  pioggia,di  freddo,  uè . 
di  brina ,  &  di  neue.  Il  quarto  che  ad  eilb  Febo  ftaua  più  vicino ,  era    Morte  di 
'fatto  di  lucido  vetro ,  &  teneua  in  se  tutto  il  fcme ,  che  l'aria  fpargo  Saturno  ^ 
fopra  la  terra ,  &  era  nominato  Poppa  di  Giunone ,  Da  quefti  vafi ,  J.^PP^  ài 
ma  dall'vno,  mò  dall'altro,  &  quando  da  quefto,  &  quando  da  quel-  *^'"'^<^ns» 
lo ,  fecondo  che  ghene  faceua  di  bifbgno ,  pigliaua  Febo  quello  j  on- 
de haueuano  poi  vita  i  mortali,  &  talhora  anco  morte.  Percheqiiani 
do  volcua  porgere  al  mondo  la  dolce  aura  dello  fpirito  vitale ,  métte- 
na  parte  dell'aria  temperata ,  dd  vafo  di  argento  con  parte  del  fcme--, 
che  ftaua  rinchiufo  nel  vafb  di  vetro.  Etqiiandopoiminacciàuàpe-  - 

ftc,  &  morte ,  vi  aggiungeua  le  ardenti  fiamme  del  vaio  di  fcrto ,  ò 
veramenterhorridofreddonafcoftonel  fofco  piombo.  Vedeif  qui 
manifeftamtntc,che,  come  altre  volte  ho  detto,  la  diuerfità  de  i  tem- 
pi viene  dalla  mano  del  Sole  ,&  che  la  qualiti  dell'aria  parimente^ 
cangiano  per  lui,  dalle  quali  nafcono  poi  diuerfi  accidenti,  quando 
buoni  ,&  quando  trifti  fri  mortali  ,&  per qucfto ,  finfèro  iPoeti^chc 
Apollo  vccidcflc  i  Ciclopi  ;  che  fono  le  nebbie ,  &  le  altre  trifle  quali-  A'polfo  ' 
tà  dell'aria,  &  che  folle  padre  di  Erculapio,del  quale  nacque  poi  Hi-  a?  i  Cidopf 
gia,che  vuol  dire  Sanitd.Cociofia  che,come  fcriue  Paufania,di  haue-  . 

re  vdito  già  da  vno  di  Fenicia,  Efculapiono  è  altro  ehel'aria^ia  quale  ApolloPadrì 
e  purgata  dal  Sole  in  modo ,  che  porge  la  falute  a  i  mortali,  come  fo-  4^  fifcula^^io! 
no  creduti  di  fare  etìandio  i  medi  ci, ò  conferuando  i  corpi  (ijnijòrifa- 
nando  gli  ammalati.  Et  perciò  diflero  gli  antichi  che  Efculapiò-fii  il 
Dio  delki  medicina ,  &  era  principalmcijre  adorato  in  EpidauroCic*  £ft^'*pìc. 

S        tà     . 


Im'aginideiDci 


■^1^    imagWé  UrÈfiuìapio  "Dio  della  beduina  con 
*§^  :      gli  Ammali  4  Ui  facrati  fìgmficanti   la^ 

'  dtfficuttà  della  Medtcma  ,  ^   toffiao  dd 
buon  Medica  >  intijò  ancora  per  l'aria  pur  - 

-gata  apportatrice  di  finità . 


■  m 

4m 


■SI* 


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^^f^^r^^^v^^^.r^^r^ri^n^^  *^*^^'  ^^^'^^^^'W  '^''^' T 


^Dc  gli  Antichi;  ■        7  t 

tà  dcila  Credala  quale  pel  tempio  di  coftui  fu  molto  Hiraata  (come    .  ' 

fcriucSoIino)perche  chi  cercaua  rimedio  à  qualche  infirmiti  andaua       Solino* 

i  dormire  in  q nello, &  intendcua  in  fogno  ciò,chegli  bifognaua  fare 

per  guarire  :  &  era  quiui  il  fimulacro  di  quefto  Dio  fatto  di  oro ,  &c^ 

di  auorio  aHìfain  vn  bel  {èggio,come  Io  difegna  Paurahia,che  nell'V-     Pauiània. 

na  mano  haueua  vn  battone ,  Se  teneua  l'altra  fu'l  capodi  vn  ferpen- 

tej&apiediglifTÌaceuavncane.  ,      ' 

Di  tutto  quefto  pare  rendere  la  ragione  Feflo  Pompeo  quando  di-    p^a^jp-  - 
ce;  danno  il  ferpentead  Efculapio,  perche  egli  è  animale  vigilantilli- 
mo,comebirogna,che  fìa  il  buon  medico;  gli  danno  il  c:ine,percho 
fu  nodrito  fanciullino  di  latte  di  cane ,  &  il  battone ,  che  è  tutto  nó- 
dofcfìgnifica  la  difficultà  della  medicina.  Et  vi  aggiunge  efloFefto 
(che  non  è  nel  fimulacro  pofto  da  Paufania)che  gli  fecero  gli  antichi 
ghirlande  di  lauro ,  perche  gioua  quefto  arbore  a  molte  infermiti . 
Flì  fotto  Efculapio  per  Jo  più  con  barba  lunga  ,  come  moftra  quello 
che  io  diftì  di  Dionifio  nd.  principio  di  quei^a  imagine ,  ma  troualì 
Cenza  anco  alle  volte ,  come  lo  mette  Pietro  Appiano  nei  libro  delle^ 
anticagh'e  da  lui  raccolte,  &  ha  indofl'o  certa  vefte  in  foggia  dì  carni- 
li:ia  con  vn'altra  vefticciuola  di  fopra  fuccinta, nella  quale  (tenendo- 
jpeil  lembo  con  la  finiftra  mano  )  pare  hauerc  certi  frutti  ;  8c  con  la_* 
deftra  tiene  due  Galli ,  perche  il  Gallo  evs,  confecrato  a  lui ,  per  h.  vi- 
'gilanza,  che  ha  da  efllre  nel  buon  medico ,  onde  anco  gli  facrificaua- 
iiogli  antichi .  Et  per  quefto  Socrate  appreffo  di  Platone,  quando  è 
per  morire  ,  lafcia  in  teftamento  vn  Galload  Efculapio ,  volendoiH-.     q-^^^^  .-  ' 
quel  modo  moftrare  il  figgio  FjJofofo  ,  che  rendeuaalladiuinL.  Efculapiov' 
bontd  curatrice  di  tutti  i  mali  (  intefa  per  Efculapio)  &-:^ciò  figlia 
della  diuina  prouidenza  (moftrata  per  ApoIlo,dalIa  quale  l'haucua 
pur  anco  hauuta)  la  luccdcl  dì;  della  quale  il  Gallo  enuncio ,  cioè  il 
lume  della  rrefentc  vita.    EtiPhliafij  ancora  nclpaeiè  di  Corinto 
rhcbbero  fenza  b::rba  :  &:  apprcftb  de  i  Sicionij  parimente  erat^ìle.' , 
come  ferine  pur\nnco.Paufania,  fatto  tuttod'oro,  &  di  auopo ,  che 
tenena  nella  deftra  mano  viio  Scetro  ,"K'  nèiràTtra  vna  Pigna,  che  è  il 
furto  del  Pino..  Et  diceviano  quelle  genti  di  hauerlo  hauyto  in  quefta 
guifa  che  lo  portò  loro  és.  Epidauro  /opra  vn  carro  tirato  da  due  mu- 
li vna  donna  detta  Nicagora.non  però  fatto  come  era  la  fua  ftatoa_., 
ma  itintJto  in  Serpente  ,  come  l'hcbbero  i  Romaniancora ,  quando   e;   ^    •  4 
per  rimediare  ad  vna  graue  pcftilenza  (  fecondo  che  riferifcc  Valerio    eSST' 
Maftimo ) mandarono  medefimamente  in  Epidauro  ator're  Efcula- 
'  pio  per  l'auifode  i  libri  Sibillini:  percioche  hebberovna  gr."nde,e 
bella  bifcia  adorata  qniui  pel  Nume  di  Efculapio,Ia  quale  vfcita  de] 
tempiO;fe  ne  andò  tre  ài  per  la  Citti  i  piacere  con  grande,,&  rchaip- 
^ÙL  marauiqlia  diogn'vno ,  &  entrata  poi  nella  naue  de  i  RÓm:yii^lsc 
'pci\afi  nel  più  honoratp  hioco,  ritorta  in  bei  giri,  con  fomma  quiete 

E    4    '    f^la-'' 


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*f^  Imagine  di  FfcnUpio  7)/^  ^^/74  medktrjdcon  li  "^F 

^^i"  gAlìt  ycceHi  à  lui  f^cràti  JtgmficAnù  U  yigi'  •|||' 

■•'llif  /4W7.1  neceS^rU  a/li  Med:ci .  Z^  ti  Cttp^nt^^  "H"!^ 


/4»?.4  necefarin  alli  Med:ct,  ^  il  ferpsntc^  ^^^ 
(imbolo  di /unità  ,  tsr  lo?3ghe'^^a  di  njita^^^  ^^ 
the  prouiene  dailit  cura  de  ^Medici  »  jM^ 


K'glt  Antichi.  ^       7j 


/i  lafclò  portare  a  Roma ,  oue  entrata  nel  tempio ,  che  è  nella  Ifola , 
che  fu  dedicata  ad  Efculapio ,  fii  adorata  fecondo  il  rito ,  che  porta- 
rono i  Romani  inficme  col  Serpente  da  Epidauro.  Si  che  a  ragione 
era  con  il  fìmulacro  di  Efculapio  femprc  il  Serpente .  Fu  fatto  anco 
talhoraauolto  intorno  al  baftone ,  che  ei  tcneua  in  mano ,  di  che  fi 
può  raccogliere  molte  ragioni  da  Filoftrato ,  da  Igino ,  da  Eufcbio , 
da  Plinio,  da  Macrobio,  e  da  altri^  delle  quali  non  dirò  io  però  più 
di  vna ,  non  già  perche  quefta  fia  più  vera  delle  altre(che  ha  delia  fa- 
uola )  ma  perche  mi  pare  più  piaceuole  da  leggere .  Era  venuto .  itUt 
tanta  ftima  Efculapio  per  le  miracolofe  opere,  che  fa  cena  nella  me- 
dicina, che  fii  creduto  non  fola  mente  faper  guarire  ogni  malejma_» 
potere  anco  ritornare  gì  i  morti  a  vita.  Onde  Minos  Rè  di  Creta  fèn- 
«iogli  morto  il  figliuolo  Glauco,  cui  egli  ama  uà  fopra  modo,  lo  fa 
chiamare,  &  pregalo,  che ritornafle l'amato  figliuolo  in  vita,ma>j 
poi  che  vide ,  che  né  preghi,  ne  promcfle  gli  raleuano ,  perche  Efcu- 
lapio ,  fapendo  che  ciò  era  impoflìbilc  a  lui,ricu(aua  l'imprcfa,  voi  ta- 
to fi  alla  forza  lo  fece  rinchiuder  in  certo  luoco  con  buoniflìma  guar- 
dia ,  minacciandogli  di  nonlafciamelo  vfciremai  fin  che  haueÌTe  re- 
fa  la  vita  al  morto  figliuolo .  Di  quello  Efculapio  rimale  molto  ad- 
dolorato ,  &  lì  vedeua  d  mal  partito ,  onde  fi  diede  a  penlàre ,  non-j 
come  ritornare  vino  il  morto ,  ma  come  potelfe  fuggir  dilà  j  &  men- 
tre andana  così  difcorrendo  varie  cofc ,  gli  venne  veduto  paflarfi  da- 
manti vna  bifcia,laqualehaucndoeglivccifo  col  baftone,  cui  ftaua 
appoggiato ,  indi  a  poco ,  ne  vide  vn'altra  venire ,  che  con  certa  her- 
ba  che  porraua  in  bocca ,  haucndo toccata  la  teila  della  morta,  lari- 
torno  fubito  viua .  Efculapio ,  che qucfto  vide ,  pigliò  fubito  quel- 
J'herba ,  &  fattone  il  mcdefìmo  intorno  al  corpo  morto  di  Glauco,ri- 
tomò  lui  in  vita ,  &  sé  in  liberti .  Et  per  quello  volle ,  che'l  fcrpcntc 
^fledapoi fempreauoltoal baftone ,  ch'ci  portaua  in  mano,  com« 
fi  vede  per  lo  più  nelle  ftatoe ,  che  fono  fatte  per  lui.  Ma  ò  per  quefto, 
-o perche  altro  fofte,  che,  come  ho  detto,  le  ragionidi  ciò  fono  mol- 
te ,  furono  i  ferpentitanto  famigliari  ad  Efculapio ,  che  non  fo Io  in-* 
Epidauro ,  che  fu  fua  fede  propria ,  &  principale,  gli  erano  confccra- 
jti  tutti ,  &  più  de  gli  altri  certi ,  li  qualli  fono  dimeftici ,  &  piaceuoli 
■a  gl'huomini ,  ma  a  Corinto  ancora  erano  nodritiiferpenti  nel  fuo 
vtempio ,  a  li  quali  non  ofaua  per©  alcuno  diaccoftarfi ,  ma  mctteua- 
«no  quello  che  vokuanodarc  loro  su  la  porta  del  tempio ,  &  fé  ne  an- 
dauano  poi  fèn2ahaucme  altra  cura.  Et  in  vn'altra  città  quindi  pa- 
co lontana  fra  le  altre  imagini,  che  erano  nel  tempio  di  Efculapio  vna 
ve  ne  fu ,  che  fedeua  fopra  vn  ferpente ,  la  quale  diceuano  effcre  ftata 
la  madre  di  Arato ,  che  fu  figliuolo  di  Efcolapio ,  come  recitaPaufà- 
nia .  Il  quale  fcriuc  parimente,  che im  certa fpelonca della  Beotia_», 
dondeDafceii fiume Ercinio, erano  certi  fixnuiacri  in  pie  con  bac' 

chettc 


Efculapio  ^ 
come  porrai* 
a  Roma. 


Filodrato . 
Igino. 

Nouclhdi 
Efculapio. 

Minos  Rè  dì 
Creu. 


Serpen[iY.ì- 
miliari  ad 
EiculaiHo, 


^j(:       Imagini  He  i  Dei 

dicttc  come  icettri  in  maiw ,  intorno  alle  qtvalt  eràiio  auotci  ds  itzt* 
'  '"!'  j-Ter.ti:Ondedifleroalcuni,chccranodiE(culapio,&diHigeiaruafi- 

i^)ia,  &  altri  gli  credettero  edere  di  Trofonicperch©  il  bofco.checra  • 
quiuiairintorno,fù  cognominato  da  lui,  &  daErcina  già  compa«f 
gnadiProferpina, dalla  quale  hebbe  parimente  nome  il  riume,  ch'io 
diiH  ;  concio/ui  che  non  meno  che  ad  Efculapio  confecratfero  gli  an- 
tichi (èrpenti  a  Trofbnio, credendo  forfè  che  quefti  foifero  certi  tcla- 
AntrodiTrtì-  tori  dell'Oracolo  celebrato  nella  cauerna,^che  fu  detta  l'Antro  di 
fo^io.  Trofonio,perche  egli  fteflb  ftete  vn  tempo  quiui  rinchiufo  a  predire 

le  future  cofe&  vi  mori  di  fame, onde  ne  fu  da  poi  Tempre  più  ftima- 
to,Ò{  riuerito:  maggiormente  perche  l'oracolo  nonccfsò  per  la  mor- 
te di  lui,ma  ò  che  il  Genio  fuo  vi  rcftaife  ,  come  diceuano  alcuni ,  ò 
che  altro  demonio  fuo  amico  vi  fucccdeffclcguitòtuttauia  io  hauc- 
re  i  refponfi  nel  medcHmo  antro .  Et  perciò  chiunque  andaua  a  que- 
llo Oracolo  folena  placare  prima  con  certi facrijficij  l'ombra diTrofo 
Oracolo  di  ^io^cdopò  alcune  cerimonie  iauatofi  prima  nel  fiume  Ercino,  anda- 
na à  bere  de  ì  duoi  fonti  :  l' vno  era  della  obliui  onc,  di  quelto  beueu* 
prima  per  fcordarfi  tutto  il  palfato  :  l'altro  della  memoria ,  &  ne  be^ 
ueuadapoip«meglioriccordarfidÌGÌò,che  riportafle  dall'Oraco- 
lo, &  dopò  poftofi  tutto  in  camifcia  con  lefcarpe  in  pie,  &  cinto  il 
capo  con  alcune  beìide  all'vna  ddJe  bocche  dell'Antro,  era  tirato 
colà  dentro  da  certo  fiato  nella  gnifa ,  che  farebbono  le  acque  di  vn 
rapididìmo  torrcnre,&  gli  vcniuano  incontra  certi  fcrpenti ,  &:  altri 
rpiriti;&  fantafmi,alliquali  ei  daua  alcune  fchiacciate  fatte  col  me- 
le,&  portate  da  lui  perquefì:o,dapoi  ranicchiatofi  tutto-col  capo  fra 
le  ginocchia  fé  ne  ftaua  quiui  fin  che  hauefl'e  vdito ,  ò  viflo  qtieJlo  » 
perche  era  andato:  imperoche  queftoOracolo  alcuna  volta  diccua,i?c 
aleun'altra  modraua  le  cofea  venire.Etali'horancl  medefimo  modo 
che  fu  tirato  dentro ,  era  rifpinro  fuori  ,'ma  per  vn'altra  bocca  però 
della  riiedefimarpe!ónca,^.ir>toimbalordito,&attonito,chc  non  jfi 
ricordaua  più  di  fé  fte(ro,nc  di  altri.Ma  gli  Sacerdoti,  che  erano  quiivi 
per  queftolo  rimetteuano  in  vn  {eg^io,chc  fi  domandina  la  fedédeU 
JaTnémoria,&  gli  rifoucniuaairhora  tutto  quello,  che  haueuavifto, 
&vdito,&  raccontaualo  a  quei  Sadcrdoti,che  ne  teneuano  conto.  Da 
poi  a  poco  a  poco  andaua  ntornàdo  in  sc,&  fi  può  credere  che  vi  ha- 
ueff»*  buonaftrctta, perche  pochi  furono  quelli  che  rideifero  mai  più, 
pofeia  che  erano  ftuti  nell'antro  ài  Trotònio  .  Racconta  molte  altre 
cofc  Paufania ,  che  fi  faceuano  per  andare  a  quefto  Oracolo ,  &  dice 
eli  effenìi  ftato  egh'  ftefl'o:  ma  io  ne  ho  detto  così  breuemente  per  mo- 
ftrare  folo  chi  fofl'e  coftui,  cui  erano  non  meno  che  ad  Efciihpio  con- 
fccrati  i  fcrpenti .  Cicerone  parlando  della  natura  de  i  Dò ,  diceche 
vi  furono  molti  Mercuri) '?&ehe  di  quefii  vno  ftaua  fQtterra,&  eia 
il  nitdefimoche  Trofonio  ^ .Furono  i  Svrpenti  apprcfib  de  gli  antir 
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tAnello  antico  ,neUa  gioia  dd  quult  e  inuphto 
iljìmbolo  diitt  Sa/ute,cioè  il  Pentagono,  fir. 
m*  ptdt^cìae  fer  tnitisi.  'verfiUà  i»  ^iide . 


De  gli  Antichi.- 

»^irr*-g«(te  i>(». ff» #«■  *w *B»  <!(r  «5^ fw  ■■■■■^t'f  .fi/'t-^?,  ?(>* *Ò* rT'  ^  ?fw  Sa. 

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Aatioco. 


Higeia, 


75       Imagìni  de  i  Dei 

Scartò  éHky    chi  fegno  dì  Càniti  »  perche  come  il  ferpente  pofta  giù  U  secchia  ip«^ 
lùd  ,  glia  fi  rinoua ,  così  paiono  pi  huomini  rifiiiiandofi  efler  rinouati.  Ec 

Imaqitic  Jcl-  p-fciò  fa  da  quefti  fatta  la  imagine  della  Salute  in  quefto  modo.  Sta- 
la Saint: .  uà  vna  donaa  a  federa  in  alto  (èggio  con  vna  tazza  in  mano ,  &  hauca 
vn'altarc  apprcflb ,  (opra  del  quale  era  vn  ferpente  tutto  in  fé  riuol to» 
Sepxo  ;  della  [e  non  che  pure  alzaua  il  capo.  Faffi  anco  il  fegno  della  faUite  in  for- 
Sfaute.  j^^  ji  Pentagono ,  come  fiyede  nelle  medaglie  antiche  di  Antioche, 

--  .  ,.  ..  del  quale  fi  legge  che  facendo  guerra  gii  contra  i  Calati ,  &  tronao- 
2^  »e  tli  ^^^  ^  ^^^j  partito ,  vide  (  ò  cl>c  per  fare  animo  a  folditi  finfe  di  hanc- 
re  vifto  )  Aleflandro  Magno ,  che  gii  porgeu  a  quefto  fegno ,  dicendo- 
gli ,  che  lo  doueflc  dare  a'  Soldati ,  &  fare  che  io  portaflcro  adoflb , 
che  rcfterrebbe  vincitore ,  come  fu  poi ,  di  quella  guerra .  Le  lettere 
che  fono  intorno  zi  fegno  le  Latine  dicono SaJus ,  e  le  Greche  figni- 
fìcano il  medefimo ,  dicendo  Higeia .  Lo qualnome fu  nome delli-. 
figliuola  di  Efculapio ,  come  ho  detto ,  adorata  da  gli  antichi  inCie- 
£neconilpadre,conJlquiUepdferofpeflb  la  ftatoa  di  coftei,come 
dice  Paufania ,  che  fu  in  certo  luoco.dcl  paefc  di  Corinto ,  oue  la  f  ta- 
coa  di  Efculapio  era  veftita  di  vna  tonica  di  lana  con  vn  manto  fo- 
pra ,  che  lo  copriua  tutto ,  uè  gli  vcdea  altro ,  che  la  faccia ,  le  mani, 
&i piedi.  Et  Higeia  parimente  tutta  coperta , parte  con  capelli, 
che  fi  haneuano  tagliati  le  donne ,  &  offerti  alla  Dea ,  parte  ^on  al- 
ami fottiliflimi  veli  tutti  fraftagliati .  Md  ritorniamo  al  Solcjicui 
raggi  purgando  l'aria  fanno ,  che  la  terra  ancora  produce  largamen- 
te ,  come  vollero  forze  mofrrare  quelli,  li  quali  nel  paefc  Troiano  fe- 
cero la  ft  atoa  di  Apollo  Sminthio,  così  detto  da  Topi,  perche  ne  cal- 
caua  vno  col  piede ,  Oc  fono  detti  Sminrhi  i  Topi  in  quelle  parti .  Et 
AdoUo  Smin  ^^  ^^^^  '  ^^^^  ^^  confermi  la  nouella  che  Ci  racconta  del  Sacerdote  di 
thio.  Apollo  fprezratore  delle  ccfc  facre  ;  cui  perciò  guaftauano  i  Topi  /la 

ricolta  ogni  anno ,  i  quali  furono  poi  vccifi  da  quefto  Dio ,  ritornalo 
che  fu  colui  a  far  conto  della  religione.  Perche  i  Topi ,  e  gii  altri  ani* 
giaietti ,  che  forgono  della  terra ,  nafcono  per  l'aria  male  temperata, 
onde  quella  non  può  produrre  le  cofe  rtili  a'  mortali ,  f«  non  quando 
che  i  raggi  del  Sole  leuando  ogni  mala  qualità ,  vccidono  quelli ,  &C-, 
alla  terra  danno  forza  di  produrre  queltc.  Di  vn'altra  ftatoa  fi  legge 
appccfl'o  di  Plinio  fatta  da  Pralfitele  per  Apollo ,  la  quale  (ì  potrebbe 
dirc,chc  da  qucfta,  ch'io  diiii  pur  mò  de'  Topi,  non  folfe  molto  diili- 
inile  di  figniricato,pcrche  ftaua  con  lo  Uralc  sii  l'arco,  come  in  agua- 
to per  ammaf  rare  vna  Lucertola,che  gli  e«a  poco  da  lunge .  Trouafi 
ancora  vn'altra  ragione,pcrche  Apollo  foflc  chiamato  Sminthio,&c^ 
hauefl'e  la  ftatoa  col  Topo ,  ik  è  che  volendo  quelli  di  Cretamandare 
fuori  vna  colonia,  hebbero  per  confilio  dall'oracolo  di  Apollo,  di 
mettere  la  Citti ,  oue  i  figliuoli  della  terra  delfero  loro  maggiore  fa- 
fti^io .  Et  mandati  quelli  della  colonia  ne  i  campi  Troiani,  in  vni_^ 

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De  gli  Antichi.        yj 


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Imagine  della  dea,  Salute  ^^  del  Serpente  à  hi 
jAcrato  figmficante  della  beuanda  delle  medi- 
cine sì  pHVgattue  j  come  conferuaùue  ^  periie- 
ràr  à  noi  4 a  fanìtà  perduta ,  la  longhe'!:jjt^  ,    SI ^ 
^  Habi! ita  della  yita^  ^  la  finità  Jtgnìfi^    '';g| 
cata  per  il  Serpente . 


lt^-fi^^'i^'ri^->f-Ì^-^^-.^ri^^fi^--f^-'^^ 


V  'f   -f  •?■ 


Topi  Jiauun 
in  vejie  fano- 
ne. 


Capro  ©fidr. 
to  ad  Apollo 


Afinoail*::r'o 
aJ  Apollo. 


SiaoFiij  Am- 
brai2Ìoti . 


Colomba  (a 
la  fpalla  di 
Apollo . 


78         Imagini  de  i  Dei 

notte  i  Topi  ro fero  loro  tutte  le  correggiede  gli  rcudi,dicheauuedtf- 
tifi  la  mattina,  intefcro  che  qui  doueuano  fcrmar(ì  pel  coniìglio  del- 
l'Oracolo ,  perche  erano  nati  quc'  Topi  della  terra ,  &  pofta  la  Citti 
Rcerovn  tempio  ad  Apollo  chiamandoloSininthio.  Et  quella  gente 
hebbc  dapoi  fempi'e  gliSminthi^cioè  i  Topi,  in  molta  vcneratior:e,fc 
re  haueuano  alcuni  domefticinodritidelpnblico,cheftauanoin-# 
certe  caucrnette  a  canto  all'altare  maggiore ,  e  perciò  ne  fu  anco  po- 
ilo  vno ,  come  ho  dctio  con  la  flatoa  di  Apollo  .  Orde  fi  può  vede- 
re, che  le  ftutoe  de  i  Dei,&:  le  altre  parimente,  che  crat^o  dedicate  lo- 
ro,moftrauano  /buente,comc  difii  gid,le  cofc  ottenute  da  quclli>  &  le 
atdoni ,  che  per  loro  configlio,  &  fauore  erano  fuccedute  fcliccmen- 
te,con':e  fi  vede  anco  apprcflb  di  Paullinia  di  tante,e  tante  che  furono 
in  Delfojdelle  quali  ballerà  per  hora  porne  due.  L'viiafù  di  vn  Ca- 
pro di  metallo  olTerto  ad  Apollo  da  Cleonei  gente  della  Grecia ,  per- 
che vna  volta  che  erano  maltrattati  d.n'Ia  pelle,  hebbcro  configlio 
da  qucfro  Dio,di  facrificare  vn  Capro  all'apparire  del  Sole ,  come  fe- 
cero ;  e  ccfsò  la  peftc,&  perciò  mandarono  poi  ad  offerire  il  Capro  di 
metallo.   L'altra  fu  di  vno  Afino  per  quella  cjgione.  Guerreggia- 
uano  infieme  gli  Ambracioti ,  ^  i  Sicionij  tutti  popoli  della  Grecia  , 
&  hauendo  fatto  vna  imbofcati  à  quelli  ,"che  erano  per  vfcire dclla«» 
tcrra,vnanotteauenne,,chcvn'Afinocacc:atodal  fon laro  co  qualche 
carica  addolVoverfo  la  Città ,  fentì  per  forre  andarfi  innanzi  vna  afi- 
na &  la  cominciò  à  fcguitare  raggiando  il  più  forte  del  mondo,  &C^ 
caminando  più  affai  che  non  hauerebbe  voluto  il  fomaro,ilquale  die- 
de perciò  a  gridare  parimente,e  come  che  la  bcflia  lua  lo  douefie  me- 
glio intendere,alzaua  la  voce  ogni  volta  più  afinefcamcntc ,  sì  che  il 
rumore  fu  grande ,  dtl  quale  fpaucnrati  i  Sicionij ,  come  che  i  nemici 
gli  haucHtro  fcoperti,  vfcin  da  le -infidie  fi  diedero  à  fuggire,  e  gli 
Ambracioti  auertiti  di  ciò  andarono  lord'adoffo,&  li  nippcro,  &  fat- 
to dapoi  vn  bel  Afino  di  metallo  lo  mandarono  ad  offerire  in  Delfo 
nel  tempio  di  Apollo,per  memoria  del  beneficio,  che  pareua  loro  ha- 
uerehauutodaq-iclla  bellia,^  perche  voleuanopur'anco  riconofce- 
re  quella  vittoria  da  quel  Dio.  Rifcrifccparimeiìte  AkfiandroNa- 
politano^che  fu  già  fatta  à  Napoli  vnalfatoa  dì  Apollo ,  la  quale  ol- 
tre altre  infegne,  &  oniamenti,  che  a  quello  Dio  li  dani.o  commune- 
mente,  haueua  vna  colomba  su  la  (palla ,  &  vi  flaua  vna  donna  da- 
uanti,che  la  guardaua,&  pareua  adorarla, &  che  qiieflia  era  Partcno- 
pe,cheadoraua  la  colomba  su  la  fpalla  di  Apollo^pcrche quello  buo- 
no vccello  dal  quale  ella  pic^liò  buono  augurio,  le  fa  fcorta,  quando 
di  Grecia  andò  ne  i  campi  Napolitani.  Conciofiachenonfoleuano 
ma  i  Grecijpailare  di  vno  in  vn  altro  luoco,  fé  prima  non  ne  pigliana-- 
no  augurio, e  non  ne  dimandauano  configlio  alli  Dei.  Hanno  poida.- 
to  i  Poeti  à  Fci?o,  quai'è  il  medefinio  che  ApolIo,€ome  difR  gii.oltrc 


De  gli  Antichi. 


79 


^1^    l^^£>gi'^e  d*Higia  fìglmoU  d' E/cuIapio  co*Ì  Cane , 

(^  Strpè  jimboit  di  fuo  Vadre  ^(ì panificanti  la  ^^^ 

dilige n-^  dei  buon  Medico ^C^ gli  e jftt tinche  ^^^^ 

da  queJÌA  ne  rtjultuno.  ^5V 

^Hw  >i4.'  V}.?  ^(U  ^'oiU  V  -  ^^■(U^U}vvk''h(k'^i&^%'  Hk  Mk>  ^^ #^ 


4m 


CaiiaHÌ  al 
c?.n-o  di  Fc- 


Cvirro  ài 
Ptbo. 


Corona 
Febo. 


Bafobio. 


80       Imagine  de  i  Dei 

alle  altre  co  fé,  vn  carro  tirato  da  quattro  vcloci/iinii  deftrieri,  corno 
dice  Ouidio;  ancor  che  Martiano  di  due  folameiite  faccia  mentionc  ; 
Qu^efli  fiiron  nominati ,  Piroo  il  prinro ,  che  dinota  rolTcggiante ,  ef- 
fendo  che  laniattina,quando  fi  leua  il  Sole  pare  a  noi  rcflbdicolorei 
il  fecondo  Eoo,che  vuol  dire  nfplcndente,  cfllndo  che  il  Sole  alzateli 
per  alquanto  fopra  ilnoflroHenìifpero  fi  vede  da  noi  rifplendero 
chiaramente  ;  il  terzo  Eton ,  che  ardente  fignifica,  poi  che  nel  mezzo 
giorno  fembrano  i  raggi  folari  ardere  douunque  percuotono^  il  quar- 
to Flcgon,  che  è  vn  colore  tra  il  giallo^  &  il  nero,  &  vai  quanto^araa- 
tor  delia  terra,poi  che  à  punto  fembra  il  Sole ,  quando  la  fera  fé  ne  vd 
per  tramontare  di  vn  tal  colore,  &  par  che  quafi  amante  fé  ne  corra-» 
velociirimo  per  ripofarc  nel  grembo  dell'ampia  terra;per  queflepro- 
prietidunque,  &  pereflbre  animali  di  molta  viuacità^cvelcciflirnij 
furono  pofti  al  fuo  carro ,  quale  Ouidio  dice ,  che  era  tutto  d'oro  fej 
iìon  che  i  raggi  delle  ruote  erano  di  argento ,  &  che  vi  erano  con  beì- 
lilTmio  ordine  affiTi  per  tutto  Crifoliti,  &  altre  lucidiflìme  gcir:mc,  le 
quai  tocche  dal  lume  di  Febo  rcndeuano  mirabile  fplendorc .  Tutto 
quefto,che  Ouidio  mette  nel  carro  di  FebOj&  altro  di  più  ancora  po- 
fc  Martiano  intorno  alcorpo  fiefib  di  lui  quando  così  ne  fa  ritratto , 
Ha  Febo  vna  Corona  incapo  di  dodici  lucidiflìme  gcmme.,delle  qua- 
li tre  gli  adornano  la  fronte,  &  tanto  rifplendono,  che  abbagliano 
qualunque  drizzi  gli  occhi  vcrfb  luii&:  fono  quefte  LichnitejAflrite, 
eCerauno;feiglineftannodaambi  lati  delle  tempie;trè  per  Iato. che 
fono  SmeraldOjScythi,  Diafpro,GiacintO;  Dendrite,  &  Hclitropia-» , 
Je  quali  à  certi  tempi  così  dipingono  la  terra  con  fuoi  colori,  che  tut- 
ta la  fanno  verdeggiare; &  credefi  che  la  Primaucra,  e  l'Autunno  glie 
la  habbino  datc,pcrch'ei  ritornando à  fuoi  tempi,fc  ne  fcrua.  L'altre 
ti-e  chiamate  Hydatidc ,  Diamante ,  e  Criftallo ,  generate  dallo  ag- 
ghiacciato Inuamo  fÒHO  nella  parte  di  dietro  della  corona.  La  chio- 
ma cofì  è  bionda ,  che  par  d'oro .  La  faccia  al  fuo  primo  apparire  fi 
moftra  di  tenero  fanciullo,poi  di  feroce  giouane,&  airvkimodifred 
do  vecchio.  Pare  ilrefto  del  corpo  cfierc  tutto  di  fiamma  :&:  hi  le  pé- 
ne d  piedi  ornati  di  ardcntiffimi  carbonchi.  Intorno  hi  vn  manto  teC- 
futo d'oro,  &:  di  porpora .  Con  la  finiftra  mano  tiene  vn  lucidiffimo 
feudo,  &  con  la  deftra  porge  vna  accefa  face .  Ncn  mi  fcrm.o  à  dire^ 
altro  di  qucfta  imagine,perche  è  talc,che  ogniuno  da  se  là  può  mol- 
to bene  intendere .  Ma  vengo  i  porne  Yn'altra,Ia  quale  ferine  Euiè- 
biojchcerain  Elefantinopoli  Città  dello  Egitto,  fatta  in  forma  di 
huomo ,  che  haueua  il  capo  di  Montone  con  le  corna ,  &  era  tutta  ÓS 
color  ccruleo,che  per  cflere  il  colore  del  mare,  qual  rapprefcnta  nello 
vniucrfo la  humidità,  fignifica  (come lainterpreta il  medcfirao  En- 
febio  )  che  la  Luna,  congiunta  ai  Sole  nei  fegno  dello  Ariete  è  più  hii- 
mida  aflai ,  che  ne  gli  altri  tempi .  Ma  non  voglio  entrare  in  qucfto 

cofc 


Degli  Antichi.         8i 


4 
4 

4 

4 

4 


Qtrro  del  So/e  Dio'  JeìU  luce  con  rim^gine  is* 
-orndmento  di  ejjh  '  Sole-^  tirato  dà-  quattro  Ca- 
ualH^Jtgnificdnte  li'qi^attro  effetti  ^lendori 
dei  Sole  del  giorno  fc^!  dell' atino  ^  (^  la  a^c^ 
leciti  del  moto  fuo  ^  C^  fuo  corpo , 


8  2  '       Imagìni  de  i  Dei 


Imagine  del  Sole  detto  anco  Febo,  ^  spelline 
àio  dtl  giorno  Jignificante  gh  ejfcttl  fuoì  neU 
le  jÌAgiom  (g^  ne  jtgm  celeri ,  (^  mlU  L«. 
»^3  (^  àie  la,  Luna  mi  fegno  d'tAricte  3  è 
hurmdtjjìma  effendo  congionta,  con  il  Solc^  , 
che  ttitto  tUumwa,)  (^  a  tutto  da.  Vita^^ 


^1* 


'I* 

^1- 


De  gli  Antichi.         83 

«ofe  de  gli  Aftrologi,  perche  leimaginida  loro  poiVe  poco fanno  i 

mio  propofito.  Adunque  porrò  fine  homai  à  quanto  io  haueua  che 

dire  del  Sole,  ma  non  prima  però,ché  io  habbia  pofto  vn  Tuo  ritratto 

ancora ,  che  difcgna  Claudiano  nella  veile  di  Proferpina ,  oue  era  di- 

fegnata  anco  la  Lunafuaforella,  la  imagine  della  quale  fari  mefla_» 

perciò  fubito  dopò  quefta .  Così  dice  dunque  Claudiano  in  noflra-^  Chudìano. 

lingua. 

^i'mì  ad  vn  parto  il  Sole ,  e  la  forella 

Finto  ella  Hejfa  hauea,ma  non  conformi 

dà  dì  fembìantì ,  che  dìuerfo  affai 

Del  Volto  era  il  color /ì  quaì  dal  Cielo 

*Al giorno ,&  a  la  notte  fcffcr  duci , 

Dolce  cantando  poi  Thetidc  in  culla 

I  piccioli  bambini  lufmgando 

^Acqueta  ;  e  raddormenta ,  ò  Ver  nel  gretnbé 
»:  -Grata  gli  tiene  ^  fé  le  paion  trìHiy 

Tìena  d'amor  li  pafce,  &  li  confola. 

Titan  col  braccio  deilro  ella  fosìiencj 

Et  al  feno  l'appoggia ,  che  di  for%e 

Deboli  3  &  ancor  tenere  il  camino 

E  poco  ferino ,  e  mal  ficuro  tenta . 

Tale  era  il  fnto  Sol  ne  gli  anni  primi. 

Quando  de'  raggi  le  fiammelle  ancora 

Non  tenca  al  capo , e  la  corona  ardente. 

Ma  tepido  caler  fi  da  la  bocca 

eli  vfciua  fuor ,  ó*"  al  fuo  picciol  grido 

Si  Vedea  di  fplendor  qualche  fcintilla  e 

La  fua  forelLi  de  la  poppa  molle 

Nel  lato  ìnanco  fuor  il  latte  fugge  « 

£  de  l'almo  liquor  non  ben  fatoUa, 

*A  Tbetide  pietofa  afciuga  il  petto  » 

Sì  leuan  gonfie  à  lei  le  tempie  alquanto  , 

E  da  la  fronte  dì  color  d'argento 

Fuor  fpuntan  già  le  giouanette  cornac* 

Perche Thetide  haucfTeilSole  fu'I  braccio  defl:m,&:  la  Luna  fu'l  Ci- 
niflro,  dice  Seueriano  autore  Greco ,  come  riferifce  lane  Parrhafio , 
che  l'eterno  Dio  facitore  dello  vniuerfo  fece  prima  il  Sole,e  dopò  Jo^ 
Luna,  &  pofe  quefta  a  i  confini  dell'Occidente ,  &  quello  allo  incon- 
tro nell  Oriente,&  fecondo  Higino  dimandafi  in  Cielo  l'Oriente  par  Hr 
te  dcftra>  &  fìniftra  l'Occidente ,  benché  gli  indiuini  della  Tofcana ,  '' 
come  riferifce  il  medefimo  Higino, partiuano  i'vniuerfo  inqucflo 
modo ,  &  che  faceuano  eflere  la  deftra parte  da  Settentrione,  &  da^ 

F      2         MerÌ2- 


S4       Imagine  de  i  Dei 

-^   ---      -       .--    .    -   .v/%^  .ìAa  .SA*  .WW  iSriA  .a/\A  ic  .a^it  ATU^  ,aAA  J^/V^è>0«-.C'*/^'^■ 


4 


Imugine  deìF Aurora, ^^  del  CauaUo regafeo, che 
ttrrd  il  fuo  carro j  dinotante  queìrh$ra  effere 
U  fili  commoda ,  (gT  dt  maggior  profitto  per 
lo  ftudiare  ,  ff)  la  gloria  che  ne  rtfitlta  al 
dotto  ^  'virtuofo. 


^r$^< 


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t 


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De  gli  Antichi.         ^5 


ViuCmlz 


Mcrìggic  la  ffniflra .  Potrcbbefi  dire  ancora ,  che  Kiettefìe  Claudia- 
no  il  Sole  nel  braccio  dcftro ,  &  la  Luna  nel  (ìniftro ,  perche  quello 
hi  più  fona,  &  è  di  maggior  vigore  affai  di  quefta ,  della  quale  dirò 
iùbito ,  che  haucrò  disegnata  l'Aurora,  la  quale  (k  ben  in  Cielo  va  in-  Aurora 
nanzi  al  Sole ,  non  credo  pc^ò,  che  debba  hauerfi  a  male  di  eflerli  fia- 
ta pofta  dietro  tra  queftc  mie  imagini,  perche  ad  ogni  modo  ella  na- 
fcedalui,conciofia,  che  l'Aurora  non  è  altro  che  il  primo  ro0èg- 
giarc ,  che  fanno  i  raggi  del  Sole  in  Oriente ,  quando  cominciano  d 
{puntare  fbpra  il  noftro  Hemifpero .  Onde  ne  hanno  finte  i  Poeti 
poi  molte  fauokj,  d'hanno  dcfcritta  in  diuerfi  modi,  quali  fanno 
piuafl'aiperchi  {crine,  che  per  chi  voglia  farne  imagine:&  perciò 
non  dirò  di  tutti ,  ma  di  alcuni  pochi  folamente,  fecondo  che  mi  pa- 
iono più  commodi  a  farne  dipintura .  Io  non  trono,  che  fé  bene  po- 
i  fero  gli  Antichi  l'Aurora  tra  li  Deidei  Ciclopie  facefl'ero  però  mai 
I  Jftatoa  alcuna;  fé  non,  che  come  ferine  Paufania,  ne  fu  vna  di  terra 
fn  Achene ,  che  rapina  Cefalo ,  ma  non  dice  però  come  fofle  fatta . 
Adunque  ne  farò  ritratto  da  quello  ;  che  ne  dilTcro  i  Poeti .  Homero 
la  fa  con  chioma  bionde ,  &  dorate,  &  che  habbia  vn  feggio  pari- 
mente dorato  ,&  la  veftc  pur  del  medclìmo  colore.  Virgilio  àiczj> 
ch'ella  viene  con  le  mani  colorite  a  cacciare  via  le  Stelle.  Et  Ouidio, 
che  apre  le  roflfeggianti  porte  piene  tutte  di  belliflìme  rofe,  quando 
JFebo  vuole  vfcire  dall'oriente .  Alcuni  oltre  di  ciò  le  mettono  iru 
mano  vna  accefa  facella,  &  fanno  ch'ella  habbia  vn  Carro  tirato  dal 
cauallo  Pegafo ,  che  haueua  l'ali  ;  Se  dicono ,  che  ella  l'impetrò  da_. 
Gioue  j  poi  che  ne  fu  caduto  giù  Bellcrofonte .  L*  qual  cofa  ci  dà 
forfè  ad  intendere,  che  queilahora  del  mattino  fiala  più  conimoda, 
di  la  migliore  a  chi  poetando  fcriue  di  tutte  l'altre,  perche  quel  ca- 
uallo fu ,  che  percotcndo  co'l  pie  fece  fpiccare  fuori  l'acqua  del  fon- 
te ,  per  ciò  nominato  anco  caballino,  tanto  frequentato  dalle  Mufe. 
Nondimeno  Homero  non  quefto ,  ma  dvtt  altri  caualli  le  dà. ambi  lu-  Homero. 
cidi  e  rifplendenti.  Fingono  ancora  alcuni,  che  venga  l'Aurora  al 
primo  fiio  apparire  tutta  colorita,fpargendo  per  l'aria  caneftri  di  fio 
ri ,  &  di  rofe  gialle ,  &  vermiglie .  Et  in  fbmma  la  defcriue  ogn'vno 
come  più  gli  piace,  moflrando  pure  fempre  quel  colore  tra  gialloa^: 
roflb ,  che  fpargono  per  l'aria  j  primi  raggi  del  Sole  » 


Cauallo  del- 
l'Aurora . 


BANA 


q5        Imagine  de  i  Dei 


*£-^r^      J}^j,^tì'ine  di  Dun\i  di  a  delle  Cdu;  ^  .tf  dell  a  cac- 
*6ls  età  ^  U  quale  s'intende  per  U  Luna  da  alcune 

cacciatriii  accompagnata  .  queHa  fa  anco  te^ 
nuta  la  dea  delia  pudkìtta  (^  caflitàjpHni- 
tnce  dell'i  ^z'iclatori  di  quella  . 


4 


'*tEÒ<^* 


tiSusa** 


si' 3* 


Tmaginedi 


De  gli  Antichi.         ^7 

DIANA 

Om andarono  gli  antkhi  Diana  la  Dea  del- 
la caccia ,  e  diifero  che  !c  erano  raccoman- 
date le  feluej&ibofchi,  perche  eli::  quiui  fi 
cffercitana  fouerte  nelle  caccie ,  fuggendo 
la  conuerratione  degli  huomini,  per  me- 
glio guardare  la  rirginicà .  Et  perciò  fu 
fitta  in  habito  di  Ninfa  tutti  fuccinta  con 
l'arco  in  mano ,  &  con  Ja  faretra  piena  di 
qiiadrella  al  fìanco,comc  la  defcriiie  Ciau-  claudian<y 
■  diano,  ilquale  diflegnato  che  ha  Pallade  così  dice  di  lei . 

Men  ferx  affai ,  ma  più  leggiadra ,  e  hello. 
D'una  era,  ih":n  lei  gli  ocibi,e  le  guanc'ie 
Tarcan  dì  F.bo  ,  lo  ^lendcrc  ,  e'I  ftjfo 
Sol  chi  f'ffe  dì  lor  {coperto  haurebbe. 
Le  ìgnude  braccia  di  candor  celefie 
Sflendcardc ,  e  [[urfi  da  le  [palle  al  feno 
Schermando  fé  ne  gi^no  i  capei  fàoltt. 
Varco  allentato ,  e  le  quadrella  al  tergo 
"Pendeano  ,  e  da  due  cinti  ben  YiHretta 
La  fottìi  yefle  con  minute  falde 
Fin  fatto  le  gi?iocchia  difcorrea^ . 

Et  le  dauano  in  compagnia  alcune  poche  verginelle ,  le  quali  fono  Compagni 
i  •'parimente  defcntte  da  Claiidiano  in  quella  guifa .  <ii  Diana. 

^''        Le  braccia  han  nude y e  gli  homeri^da,  i  quali 

Tendon  faretre  di  factte  piene  : 
Le  man  di  lìciti  dardi  fono  armate , 
Lì  non  hanno  ornamento  alcuno  intorno 
Fatto  con  arte, né  però  men  belle 
•    ^ppaion ,  mentre  che  Van  feguitandó 
Le  fatìcofe  caccie  i  e  di  f udore 

F    4  Bagnm 


ì,, 


q8        Imagìni  de  i  Dei 

^  Bagnati  talhor  le  colorite  guancìe  j 

Da  le  quali  a  fatica  fi  cono/ce . 
S' elle  ftxn  Verginelle  arditele  ViXghCf  ;"^^ 

0  pur  feroci  giouan'iy  le  chiome 
Sono  annodate  fen'za  ordine  3  e  fciolte , 
Kittengon  di  fottìi  yeH't  duo  cìnti  ,  j  '^ì-t-i 

Sì  y  che  van  fol  fm  fitto  le  ginocchia ,  '         • 

Et  il  mcdefimo  Claudiano  dice ,  che  l'arco  di  Diana  è  di  corno , 
centra  quello  che  ne  fcriflc  Gnidio,  il  quale  lo  fi  dorato ,  &  di  corno 
quello  delle  Ninfe,  d.cendo  di  Siringa,  che  tanto  era  bella,  che  po- 
lena effere  creduta  Diana, fé  ftato  non  fofrc,che  quella  ha  l'arco  d'o- 
ro, &  ellj  rhaueua  di  corno .  Così  hanno  finto  le  fauole ,  perche.» 
cóme  fotto  il  nome  di  Apollo  fu  adorato  il  Sole,  così  fu  adorato  la 
Luna  fotto  il  nome  di  coftei  chiamata  Diana;quafi  Deuiana;  perche 
la  Luna  deuia  nel  Cielo  dal  dritto  fentiero  della  Ecclittica ,  che  tiene 
Tempre  il  Sole ,  non  altrimenti ,  che  vadano  i  cacciatori  fouente  per 
deuie  ftrade  feguitando  le  fere  ;  delle  quali  altra  non  fu  più  grata  a 
queita  Dea  de  i  Cerni  i  come  fi  vide,  quando  per  hauerc  Agamenno- 
ne ammazzato  vnCeruo,ella  fi  fdegnò  sì  fattamente  contraiGre- 
ci,&  fece  loro  tanto  di  male  in  AMlidc;  che  fu  deliberato  di  placarla 
col  fangue  di  colui,chc  l'haucua  offcfa,  facrificandole  Ifigenia  fua  fi- 
gliuola ;  &  era  il  facrificio  in  punto,quando  Diana  mofla  a  pietà  del- 
la giouane,la  fece  fubito  fparire  rimettendo  vna  Cerna  in  fuo  luogOi 
Sic  rc'd'  *"^"  ^'^  qnalc  fecero  i  Greci  l'ordinato  facrificÌ0j&  placarono  la  Dea. 
fangue  hu-  ^^  Efigenia  portata  nella  Taurica  regione  fu  fatta  quiui  Sacerdotef- 
roano .  ^^  di  Diana,oue  erano  facrificati  i  forciiicri,&  mallìmamcnte  Greci, 

che  vi  capitauano,dando  loro  di  vna  fcure  fu'l  capo  doppo  fatti  al- 
cuni preghi, &  il  corpo  era  gittate  da  vn'alta  rupe ,  oue  Fu  il  tempio 
della  Dea  in  mare,  &  il  capo  refiaua  quiui  attaccato  ad  vn  palo.  Ha- 
uendo  dunque  Ifigenia  la  cura  di  quefio  trifio  facrificio,auennc  che 
Orcfte  fuo  fratello,  ilquale  era  andato  in  Coleo  a  purgarfi  del  pccca- 
:  ^  to  di  hanere  ammazzato  la  madre,  vi  capitò,  &  fu  nconofciuto  da_^ 

^  ^:^  ki,nèvolle  perciò,  che  foflefacnficato,  come  gli  altri  :  ma  perche  I3 

gente  del  paefe  pareua  non  volerlo  fopportare,fe  ne  fuggì  via  con  lui 
portando  feco  il  finnilacro  della  Dea  auolto  in  certi  fafci  di  bacchet- 
te ,  dalli  quali  ella  fu  poi  cognominata  Diana  Fafcellina ,  &  andò  a 
porlo  ad  Aricia  lungi  da  Roma  da  dieci  miglia  continuando  quiui 
mcdefiniamente  l'empio  facrificio delle  vittime humane, quale  par- 
ue  poi  troppo  crudele  a'  Romani,benche  fofferofacrificati  i  ferni  fo- 
Coftume  di  lamente,  &  perciò  lafciarono  paiTare  quefta  Dea  con  fuoi  facrificij  a' 
lacedemoni)  Lacedemoni) ,  li  quali  fi  conuertirono  all'vfo  di  tale  ceremonia  ia~» 
rLiinr^  *   quella  maniera.  Scieglicuano  a  forte  alcuni  giouanetti  della  Citt^, 


De  gli  Antichi.         '^s, 

&  poflili  Su  l'altare  della  Dea  gli  batteuano  in  modo ,  che  ì  mirerelli 
fpargeuano  largamente  il  fangiie  dalle  tenere,  &  delicate  membra  i 
di  che  non  (blamente  non  fi  dolcuano ,  ma  leggefi ,  che  fbuente  con- 
teudeuano  infieme ,  chi  di  loro  foftenefTe  più  virilmente  le  agre  bat- 
titure .  In  quefto  mezzo  la  Sacerdotefla  andaua  col  fìmulacro  della 
Dea  in  braccio  intorno  all'altare,  &  fcriue  Paufania,che  Te  colui,  cui 
era  dato  l'officio  di  battere  i  giouani,  hauefife  forfè  haiiuto  più  rifpct 
«to  ali'vnojche  all'altrOjO  perche  fofle  flato  più  bello ,  ò  più  nobile,  il 
llmulacro  della  Dea,che  era  affai  picciolo,&  leggiero, diuentàua  co- 
sì graue,&  pefante ,  che  la  Sacerdotcfìa  non  lo  poteua  foflenere  a  pc- 
iia:&  perciò,quando  quefto  aueniua ,  ella  gridaua,che  per  colpa  del 
battitore  fi  fentiua  opprimere  dal  graue  pefo  del  fimulacro ,  che  do- 
ueua  pur'hauere  tuttauia  quelle  bacchette  intorno ,  con  le  quai  ei  fu 
portato  via.  Et  benché  paia,  che  così  crudele  facrifìcio  male  fi  con- 
faceffc  ad  vna  Dea  vcrgine,&  piaceuole  qual'era  Diana;  nondimeno 
alcuni  de  gli  antichi  credettero,  che  ella  fi  dilettaffc  di  vedere  fparge- 
re  su  gli  fuoi  altari  il  fangue  humano ,  come  fu  fatto ,  fecondo  che  fi 
legge  appreffo  del  medeflmo  Paufania ,  anco  in  Patra  Citti  dell' A^  Faufania . 
chaia ,  facrifìcandole  ogni  anno  vn  giouanetto ,  &  vna  verginella ,  i 
più  belli  della  Città ,  per  placare  l'ira  fua  conceputa  per  la  poca  riue- 
renza  hauutale  da  vna  fua  SacerdotefIa,la  quale  amorofamente  flet- 
te più  volte  con  vn  giouine  fuo  innamorato  nel  tempio  fleffo  della-» 
Dea,onde  di  là  a  poco  morirono  ambiduc  mi{èramcnte,&  ne  feguitò 
vna  careflia,&  vna  peflilenza  grandilfima  alla  Città,alla  quale  fu  ri- 
mediato con  il  crudele  facrifìcio^ch'io  dilli.  Ma  forfc,che  la  colpa  di 
così  nefandi  facrifìcij  fu  delle  nationi ,  alle  quali  piaceua  di  effercita- 
re  in  quel  modo  la  fua  crudeltà  come  fi  può  vedere  da  quello ,  che  fu 
fatto  a  molti  altri ,  Dei  alli  quali  furono  date  parimente  le  vittime-» 
humane  ;  perche  Diana  mofìrò  affai  bene ,  che  queflc  non  le  erano 
grate, quando  in  luogo  di  Ifigenia  rimefle  la  Cerua^  donde  vogliono 
alcuni ,  che  foffe  introdotto  di  facrifìcare  la  Cerua  a  Diana ,  che  fu 
offeruato  anco  poi  da'  Romani  à  certi  tempi,  &  erano  perciò  appefe 
le  corna  de  i  Cerni  in  tutti  i  tempij  di  Diana ,  da  vno  in  fuori ,  cho 
era  fui  mente  Auentino ,  oue  in  quella  vece  attaccauano  le  corna_j 
dei  Eiioi.  Et  fi  legge  effeme  fiata  la  cagione, che  appreflbck  i  "^'^^^  liiuio. 
Sabini  nacque  gid  vno  belliffimo  bue ,  ò  vacca  che  foffe ,  ad  vno  no- 
mato Antronio ,  &  fu  detto  da  gli  indouini ,  che  chi  prima  lo  facri- 
fìcaife  a  Diana  fui  monte  Auentino,guadagnarcbbeallapatria-» 
fua  l'Imperio  dell'Italia ,  Antronio  allegrò  di  ciò  andoflene  d  Roma 
col  bue  per  farne  il  gran  facrifìcio ,  ma  auertito  dinafcoflo  il  Sa- 
cerdote di  Diana  da  vn  feruo  di  colui,  fece  andare  Antronio  à  la.-- 
iiarfi  nel  Tebro, dicendo,  che  altrimenteei  non  poteua  fare  facrifì- 
cio ,  che  foflero  grato  alla  Dea,  &  così  egli  in  quello  mezzo  facrifìcò 

il  bue, 


/go        Imagini  de  i  Dei 


'  -Ì>^  ^  ^'O'^ 


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Imagwe  di  DiaJiA  dclLt  cncÓH;,  ìsf  debofchì^  (^  ^|^ 

amatrie  de  Cerni  à  Jet  fxcrat'hche  dirjGtar.o  -^"^ 

//  presto /::q  cor/o  z«  1  9.  ^torvi  j  &*  ejjer  la  |^;^|<:- 

tllummatrice  delia  notte  cjfcndo  toh  a  per  U  ^|> 

LméLi^r  fcortA  de  rvimfiATjti  iicilu  notte .  ^> 

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^^*^^%%%%%^%^'##^^^^^'^"%^  '*'^^''  ^-^^^^'^^ 


Degli  Antichi i      461 

il  bue  &  ne  appiccò  le  corna  alle  porte  del  tempio  :  on<!e  perche  egli 
era  Romano .  fu  acquilbto  i  Roma  Tlmpcrio  òcWa  Italia  ;  Bc  fu  po- 
fcia  introdotta  la  vfanzj  di  mettere  le  corna  de  i  bijoi  à  quello  tépio 
folodi  DJana,che  era  come  diffi,ful  Allentino.  Et  potrebbe  anco  for 
fé  eflcrc ,  che  ciò  foffc  flato  f^tto  :  perche  quefto  animale  Ci  confi  ai^ 
fai  à  Diana ,  mentre  che  per  lei  intendiamo  la  Luna ,  con^cdirò  poi  ; 
che  bora  ritorno  a  dire  de  i  Ccrui  ;  li  quali  furono  creduti  tanto  gra- 
ti a  Diana, che  velarono  talhora  gli  antichi i  fuoi  fìmulacri  delle  pel- 
li di  quelli  come  fi  legge  appreffo  di  Paufania  nell'Arcadia  ne  era  r- 
no  vellito  di  vna  pelle  di  Ceruo,da  gli  homeri  del  quale  pendcua  vna 
faretra  piena  di  ftrali ,  &  haueua  nell'vna  delle  mani  vna  facclla  ac- 
cefa  di  nell'altra  duo  ferpenti,  6i  a  latto  gli  itaua  vn  cane  da  caccia. 
Et  incerta  parte  dell' Acaia ,  come  riferifce  il  oiedcfimo  Paufania-»  Simulacro  di 
(oue  faceuano folenniffìmo  facrifìcio à  Diana,  il  cui  fimulacro  era  Diana . 
d'oro  ,  &  di  auorio  in  forma  di  cacciatrice  )  il  dì  innan2Ì,che  fi  facri- 
fìcafle  andaua  in  volta ,  come  diremmo  noi  vna  gran  proceilìonc  con 
bslliflìma  pompa,  &  dietro  à  tutti  era  la  Vergine  facerdotefifa  della_> 
Dea  su  rn  bel  carro  tirato  da  duo  Cerni.  Et  i  Poeti  danno  a  Diana_.  /-^^^^  '^* 
il  carro  tirato  parimente  da  bianchifiimi  Cerui,  come  fa  Cla  udiano ,     ^^"*  * 
quando  dice: - 

Scende  U  Dea, ,  che  de  la  caccia  ha  cura , 
Da  gli  alti  monti ,  e  coH  veloce  carro 
Tratto  da  bianchi  Cerui  pajja  il  Mar€^  . 

Et  dicefi,  che  pofero  Diana  fu'l  carro  tirato  da  velociilìmi anima- 
li per  moftrare  la  ftia  velocità,  conciofia ,  che  la  Luna  fa  in  pochiflì- 
mo  tempo, che  fon  vintinoue  giorni, &  dodici  hore  in  circa,  il  fuo  gi- 
ro, come  quella,  che  ha  l'orbe  minore  de  gli  altri.    Et  i  gli  altri  Dei 
pari  mente  furono  dati  i  carri  per  fegnodelrotare,che  fanno  le  Cele-    ^^uaJideU 
fli  sfere,al!e  quali  efii  fono  fopra;  &:  fecondo  le  qualità  loro  così  han-   ^   ""^  * 
no  gli  animali,che  gli  tirano.  Et  perciò  Propertio  falche  il  carro  del-  Pio^gi^jo 
la  Luna  fia  tirato  da  Caualli,  quando  dice  :  1  ^     • 

Benché  gli  occhi  cadenti  non  calcale 
Il  pigro  fanno  e  con  gli  fuoi  CauaUì^ 
la  Luna  à  me%o  il  Cielo  rojjeggìajfe , 

Di  quefti  l'vno  era  ncgro,e  l'altro  bianco,  dice  il  Boccaccio  ;  peU^  Boccaccio . 
the  non  folamente  appare  di  notte  la  Luna ,  ma  fi  vede  anco  il  di . 
Feflo  Pompeio  fcriuc,  che  vn  Mulo  tirauà  il  carro  della  Luna ,  &  che  Mulo  al  car- 
ia ragione  di  ciò  era ,  che  ella  da  se  è  flcrile  per  effer  fredda  di  fua  na-  ^^  ^'^''^  ^•'* 
tura^&  il  Mulo  parimente  non  genera.  Ducro  che  volcuano  moftra.-  '^^  ' 

" redi 


/o  *       Imagìni  de  i  Dei 

'  f^Ii  antichi  con  qucfìo  animale ,  che  non  hi  la  Luna  luce  da  sè,mi 
rifpUncic con J'alt^ui lume  -quali che  ilSolegheb  prefti;  $ì  comò 
il  Mulo  non  nafce  di  animali  di  (uà  ra«a,ma  dall'altrui,  che  fono 

PaiifanJa.  Afini ,  e  Caualle .  Paufacia ,  oue  racconta  le  gran  cofe,  che  erano 
nel  tempio  di  Gioue  Olimpio  apprcifo  de  gli  Elei  in  Grecia,  dice, che 
vi  era  vna  Diana,  la  quale  parcna  a  lui,  che  cacciale  vn  Ciuallo; 
benché  foggiunge  poi ,  hauer  detto  alcuni .  che  quefta  fiati  rara  non 
da  Caualli ,  ma  da  Muli  per  certa  vana  fauola ,  che  fi  racconta  del 

Pnidentio.  j^julo  ;  &  altro  non  ne  dice .  Prudentio  centra  Simaco  fcriucjchc  gli 
antichi  Romani  facrificauano  vna  vacca fterile  alla  Lunft,&  chcduc 
vacche, le  quali  doueuano  effere  parimente  ftcriIi;tirauano  il  fuo  car 
ro.  Oltre  di  ciò  fononi  ilati  di  quelli,  che  hanno  pollo  al  carro  della 

al'T^   d  1     -^""^  ^  Glouenchi ,  come  Claudiano ,  quando  finfe ,  che  Cerere,  per 

la  Luna .  ^  '  cercare  la  perduta  figlia ,  acccndcfle  in  Mongibello  gli  tagliati  piai 
dicendo  ; 

^ccw  tendano  in  sé  V'irtu  magglcre 
»^-i  Di  quel  lìquor ,  che  Febo  ì  dcfirìer  fuolc  , 

T.  ì  fuoì  Gìouenchì  la  bicorne  Luna 
In  quanf  Vopo  lor  la,  fia  gli  afperge,e  bagna, 

A  u^onio  £^  Aufonio  Gallo  fece  il  medcfimo ,  quando  fcriuendo  a  Paolino 

eia  fea  Veder  ia  Luna  i  bei  Gìouenchì . 


Gallo. 

diflc  ; 


Diquefti  fi  legge  la  mede  fima  ragione,  che  ho  detto  dei  Muli» 
cioè ,  che  moftrano  la  fterilità .  Imperochc ,  come  ferine  Xcnofon- 
tc ,  &  fi  vede  fare  etiandio  tutto  dì ,  Ci  caftrano  i  Tori ,  per  farli  pia 
manfueti ,  &  più  commodi  a  coltiuare  il  terreno ,  donde  è  che  non,» 
ponno  poi  più  generare .  Oueramente  fu  dato  quefto  animale  alla 
Luna ,  per  la  fimiglianza ,  che  è  fri  loro  delle  corna  :  conciofia ,  che-» 
al  fimulacro  di  quella ,  che  era  di  vaga  Ninfa ,  come  ho  detto,  mct- 
ceuanodue  piccole  cornette  in  capo .  Et  in  Egitto  era  confecrato  al- 
la Luna  quel  bue ,  che  quiui  haueuano  in  tanta  riuerenza,]!  quale  bi- 
/bgnaua,  che  haueflc  vna  macchia  bianca  nel  deliro  fianco,  &  le-/ 
corna  picciole ,  come  fono  quelle  della  Luna  quando  comincia  à  cre- 
fccrc,  fecondo  che  fi  legge  apprciTodi  Plinio.  Et  glie  ne  facrifica- 
uano vno  ancora  di  feimefi ,  dicono  alcuni  il  fettinio  «ì,  fc  alcuni 
altri  il  decimo  dopò  il  parto,  che  era  quando  con  le  loro  cerimonie 
1  jna  aiuta  il  "^«tcuano  il  nome  a'  figliuoli  nati .  Et  faceuano  g,li  antichi  quefto 
Partorire .  all'hora  alla  Luna  forfè  ringratiandcla,  quafi  che  per  lei  il  rnaturq 
parto  fofle  venuto  in  luce,  perche  dicono,  chela  Luna  per  eflcr  pia- 
lieta  humido affretta  il. tempo  tal  horaconil/iioinfiuflb,  onde  nz^ 

nalcono 


Degli-Antichiu  /  P3 


Statua  dì  Lucina  dea  de  Parti  tolta  per  U  Lh-  4^%^ 
na  effcndo  la  Luna  Pianeta  hurmdo  atto  à  fu-  ^|=J?^, 
cilitare  la  ftejìei^T^  del  parto  ,  (Sfiguratila    ^^^ 


per  la  yergogna  della  donna  partHrisnte 


'^x^ 


P.^i 


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f5f  ^^^'f  ^^f^^  '^^"^^^'^'^  ^-^^^^^^ 


P4       Imagini  de  i  Dei 

nafcono  alle  volte  i  figliuoli  nel  fettimo  mefe,checaJei  Tottopofto,^ 
Se  fi  quafi  Tempre  il  parto  più  facile.  Et  perqucfto  lo  chiamauano 
airhora  ,  &  la  pregauano  nominandola  Lucina ,  quafi  che  tofto ,  & 
fenza  pericolo  della  madre  fjceflevfcireiJ  parto  gii  maturo  in  luce. 
Male  fauole  hanno  detto,  che  Diana  era  chiamata  dalle  donne  ne  i 
parti  /otto  il  nome  di  Lucina ,  perche  yfcita.  che  ella  fu  del  vèntre  di 
Latona  Tua  madre ,  le  fi  voltò  fubito ,  &  tutta  fnella ,  e  deftra  Taiutò 
a  partorire  il  fratello  Apollo ,  come  che  la  pregaflero ,  che  yfciUCe  ctfl 
Nume  fuo  a  dare  loro  l'aiuto ,  che  ella  diede  già  alla  madre  con  le-# 
proprie  mani .  Né  fu  intefà  Diana  folamente  fotto  il  nome  di  Luci- 
na ,  ma  Giunone  ancora ,  come  fi  vede  nella  Tua  imagine .  Et  alcuni 
hanno  detto ,  che  non  fu  quella  ,  ne  qucfta ,  ma  che  fu  certa  fcmina , 
la  quale  venne  fin  da  gli  Hiperborij  monti  in  Delo  per  aiutare  Lato- 
na acartorire  ;  &  che  quindi  fi  fparfe  poi  il  nome  fuo  in  modo ,  che-» 
fu  adorata  quafi  per  tutto ,  &  hebbe  tempij ,  altari ,  e  fimulacri ,  co- 
me gli  altri  Dei  :  innanzi  alli  quali  bifognò ,  che  ella  fofìc ,  pofcia_* 
che  gli  aiutaua  a  nafcere.  Et  così  pare,  che  s'intendcfle  vn  Licio 
poeta,  il  quale,  come  rifèrifce  Paufania,in  certi  hinni,che  ei  fece 
a  qucfta  Dea ,  la  dific  effere  ftata  fino  innanzi  a  Saturno ,  &  le  diede 
ccrtinomi ,  per  li  quali  fi  potrebbe  anco  facilmente  credere ,  che  ella 
fofleftatavna  delle  Parche;  perche  queftehaueuano  parimente  che 
fareafifai  nel  nafcimento  humano,  come  vederemo ,  quando  fi  ragio- 
nerd'di  loro .  Ma  lafciando  cercare  ad  altri ,  chi  ella  fuflc ,  ò  donde-» 
Jiimuhcn  di  venifle  quefta  Dea  Lucina ,  dichiamo  de'  fuoi  fimulacri ,  li  quali  cra- 
luucwz,         j^Q  tenuti  fempre  tutti  coperti  da  gli  Atheniefi  però  folamentt ,  come 
fcriuc  Paufania .  Onde  appreilb  di  coftoro  la  ftatoa  di  Lucina  pote- 
ua  così  effere  vn  peizo  di  legno ,  ò  di  altra  materia  fenza  figura  alcu- 
na, come  formato  indonna,©  in  altra  cofà,poi  cheftaua  fcmprc-* 
coperta ,  ne  fi  vedeuamai .  Incei'ca  parte  dell' Achaia  fu  vn  tempio 
di  quefta  Dea  molto  antico ,  con  vn  fimulacro  tutto  di  legno ,  fuori 
che  la  faccia,  la  quale  era  tale,  chepoteua  rapprefcntare  Diana;  le 
mani,  &  i  piedi  erano  di  marmo,  &  Io  copriua  tutto  vn  velo  fottile 
di  lino,  da  quelle  parte  in  fuori,  che  erano  di  m.armo  le  quali  ftana- 
„  nofcopcrte.  L'vna  delle  mani  era  diftefa ,  fenza  alcuna  cofa,  &  vi 

hauercbbono  ben  potuto  mettere  vna  chiane ,  perche  Fcfto  fcriuc, 
che  la  (bleuano  donare  gli  antichi  alle  donne  moftrando  con  quefta 
(  che  è  ftromcnto  da  aprire  )  che  defidcrauanoloro  vn  p;ir  to  hcilt^ , 
&piaceuole,  perche  aprcndofi  bene  la  via  al  bambino,  quando  hi 
da  nafcere  ,cgli  fé  ne  cfce  fenza  dare  tormento  alla  madre  :  ma  for- 
Facdlina  in    ^^  »  ^^^  volfero  moftrare  ilmedefimo  con  quella  mariO  di  Lucina^» 
mano   di      diftefa,&  aperta .  L'altra  portaua  vna  facella  ardente,  la  quale  mo- 
Diana.  ftraua,ouero cheledonneal partorire  fentonograuiilìnjj  dolori,  che 

le  ft  ringouo  così ,  cofpc  il  fuoco  ftringe  tutte  ciò  ;,  a  che  fi  appiglia  ; 

onero 


De  gli  Antichi  P5 


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5* 

Imagine  di  Dìa?!a  Cinthia  o  Luna  dea  carda  tri-     ^^^ 


(e  con  run  "Pardo  nella  delira ,  ^  r-^n  Leone 
nsUa  (intfìra 3 co [ì /colpita  in  Corinto  nei  tem- 
po di  Giunone  nell'Arca  di  di'/elio  tiranno..  ^^% 


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4^ 


«^.^sf^V^.^^^v^^f^-.  f^pi^.^^.  ^^^^l^^c^^^^'-^^^^'-'^^^f ^4'%^ 


Diana . 


M.  Tullio. 


p5        Imagini  de  i  Dei    . 

onero  che  qus^a  Dea  era  l'apportatrice  della  luce  a  nafcenti  fandu! 
li, perche  porg^ua  loro  aiuto  ad  vfcire  del  ventre  della  madre .  Per  la 
qiial  cofa  i  Greci  le  metteuano  in  capo  ghirlande  di  DAtamo,herba, 
che  pofta  fotto  aIledonne,qLiando  ftanno  per  figliare,  gioua  loroaf- 
fai.  Lcggefi  ancora  che,  facendo  gli  antichi  Diana  con  l'arco  in  ma- 
no, volenano  niòitrire  le  acute  punture  de  i  doIori,che  hanno  le  don 
ne  al  partorire:.^  cosi  la  faceuanoquafi  Tempre.  Onde  Marco  Tul- 
lio fcrinendocohtraVerredifegiiavnfìmulacro  di  Diana  da  lui  ra- 
pito nella  Sicilia,inqnefta  Toggiaj  eraalt©,&  grande,  con  vede,  che 
lo  copriiia  tute©  fin  giù  a  piedi, giouane  di  faccia ,  ^  di  Virginale  af- 
pcttOjChe nella  deftra  mano portaua vna  facslia ardente , e  teneua^t  i 
vn'arco  nella  finiftra,  &  le  faette  glipendeuano  da  gli  hom.eri .  Può 
l'acccfa  face  in  mano  di  Diana  (  come  fcriue  pur'anc^o  Paafania',  che 
ne  fu  vn  fìmulacio  di  metallo  nclf  ^i;:cadia  ilto  farfe  Cd  pjedi  oltre  a 
quello, che  ho  detto  )  moli:  rare  anc<3!ra,ch'eJla  lucendo  di  Cotte  fa  la 
Tcorta  a'  viandanti,&  perciò  crachiìtifthta  quiui  Diana  fcorra, Se  du- 
ce; sì  come  in  Roma  nel  tempio,  chiecjla  hebbe  fu'linontc  Palas^ino, 
fu  detta  Nottiluca .  Et  hebbe  altri  diuerfi  nomi  anc©ra ,  delitquaJr 
Cspfdlo  Ti-  ^^  dirà  poi.  Paufaniajquandodefcriucl  arca  di  Cipfello  Tiranno  di 
ranno  di  Co-  Corinto  pofta  quiui  nel  tempio  di  Giunone,dice;  che  vi  erano  fcolp.- 
rinuo .  tc,&  intagliate  molte  figure  d'oro,&*  di  auorio ,  &  che  fri  qucflc^i 

era  Diana  con  le  alia  gli  homcri,laquale  porgeua  con  la  deftrgtmanp 
vn  Pardoj&  vn  Lione  con  la  finiftra ,  &  che  non  sa  renderne  alcuna., 
ragione  tonde  io  non  mi  vergognerò  di  dire  il  medefimo,non  ha- 
iicndo  trouato  fin  qui ,  chi  ne  habbi  fcritto .  Lafcio  dunque ,  che  la 
interpreti  ogni  vnoa  modo  fuo ,  &  vengo  a  dire,  che  Virgilio  ha  pò- 
fio  tre  faccie  alla  Vergine  Diana,^  che  ella  fu  perciò  chiamata  Tri- 
formc,Trigemina,e  Triniamè  Diana  folaracnte  ^  ma  Recate  ancora 
fu  cosi  detta ,  onde  Ouidio  fcrifle , 


Diana  trifor 

me. 

Oui.iio. 


ie. 


Hcca 


ycdi  3  che  con  tre  faccie  Hecate  guarda 
Tre  vie j che  poi  rìefcon  tutte  in  Vna. 

Benché  fodero  poi  tutte  vna  medefima  cofi ,  &  i  nomi  folamente 
erano  diucrfi  j  per  moftrare  con  quelli,  come  tante  volte  ho  già  det- 
ro  le  diuerfe  potenze,^:  qnahtd  diuerfe,che  dauano  gli  antichi  aTuoi 
Dei,&  i  varij  effetti,chc  da  quelli  erano  creduti  venire.Et  perciò  dif- 
fero  le  fauole,  che  Hecate  nata  di  Gioue  hebbeda  Ini  autorità ,  e  po- 
tere fopra  tutti  gli  elementi ,  &  che  fu  così  nomata ,  perche- appre fio 
de'  Greci  vna  fìmile  voce  viene  a  dire  cento, che  appo  loro  fpeiTe  vol- 
te è  tolto  per  numero  infinito ,  come  ch'ella  foflc  di  pollanza  infini- 
ta; perche  pare  che  da  lei  qual'è  come  ho  detto  la  Lnna,fiano  goner- 
natigU  Elementi,  &qnafi  tutte  le  cofe  compofte  di  quelli .  &  che 

fìmù- 


Dei- li  Antichi. 


yittiaic  fiocc 


Appiano'. 


fi  mutino  fecondo,  che  ella  u  muta .  O  fu  pure  così  detta ,  perche-^ 
come  dicono  alcuni ,  le  Gct  iiìcauano  con  centoalt  ;ri  lii  verdi  cefpii- 
gli ,  &  vccideiianle  cento  vittime ,  tome  f»orci ,  ò  pecore ,  ma  Ce  il  fa- 
crificio ,  il  quale ,  perciò  fa  d  imandato  Hecatombe  ^  cn  fatto  in  no-  Hecisombc, 
rre  dello  Imperatore  ;  le  vittime  erano  cento  Leoni, ouero  cento 
Aquile  ne  credo  io  pC'ò  chchaiicfTero  (èmpre  cu.iìi  animali  veri, 
ina  più  tofto ,  che  ne  fingsl^.  ro  c^lhora  ;  pt  rche  v/arono  foucntc  gti 
antichi  ne*  facrificij  loro  ;  di  fìng.'«-e  dip.ifta. ,  òd«q\!4khealtra  ixìa- 
teria ,  quello  animale  che  fi  doueua  facrihcarc .  ne  fi  tronaua ,  Ce  non 
con  grandi  filma  difficultd  &  i  poueri ,  che  non  poteuano  fare  la  fpeià 
de  i  veri  animai i ,  comeriferifce  Suida ,  fpcff  •  O-ceuano  quefto ,  che 
ncracrifìcauanodcifimulatijC  finti ,  come  fi  vede  aprt^flodi  Hcro- 
doto  ancora,  ilquale  dice,  che  quelli  di  fcgitto  non  facrificauano  il 
Porco  ad  altro  t5ìo,  che  alla  Luna ,  &  a  Baerò ,  &  in  q  'die  fefìe  an- 
cora follmente ,  che  faceuano  a  ten-p©  di  piena  Luna ,  guardandoli 
in  tutte  le  altre  ài  toccare  quefia  befiia  ,  della  quale  mangiauano 
^ucl  dì  folo ,  che  fi  lacrificaua ,  e  non  più  mai  in  tutto  il  refto  dell'an- 
no ,  &  quelli  -  che  per  poucrtd  non  poteuano  eterificare  vn  Porco 
▼ero ,  ne  fingeuano  vno ,  &  quello  facrificauano.  Et  Appiano  fcriue, 
ehe  i  Ciziceni  popoli  dtlUGrecia ,  la  Città  de  i  quali  ti  tuano ,  ch>c 
fìidata  da Gioue indote  Proftrpina ,  fi  la  adcrauano  perciò  fcpra_» 
tutti  gli  altri  Numi,  facrif-Icandolc  vna  vacca  tutta  regra,cfici  do 
già  artediati^dall'armata  di  Mitridate  ,  ne  potendo  trouatf  la  vacca  » 
che  era  neccfl'aria  al  folennefacrihcio  della  Dea  loro ,  ne  fecero  vn4 
di  paft^i  per  fàcrificurla  5  ma  in  tanto ,  cheappreflauano  il  facrificio , 
ne  venne  vna  di  mt-zo  il  mare  tutta  negra ,  comehaueua  da  eflére ,  la 
quale  ni:otando  pc:r  di  fotto le  naui  di  Mitridate  pafsò  ndla  Citti  & 
andatafi  a  porre  dinanzi  all'altare  della  Dea,  fu  facrificata  da  quel 
popolo,  che  prefè  per  ciò  buona  fperanza  di  douere  effere  liberato 
dall'afTedio,  come  fli  perche  non  molto  dapoi  Mitradate  per  molti 
incommodi ,  che  gli  aucnncro ,  fu  sforzato  di  andarf^ne .  Didone^  Didoaco 
appreflb  di  Virgilio  nell'vltimo  facrificio,  che  ella  fa  alla  partita  di 
Enea ,  fparge  le  fimulatc  acque  d'Auerno  ;  &  quiui  nota  Seruio ,  che 
ne  i  fàcrificij  fingeuano  fpelTo  gli  antichi  Iccofe ,  che  non  poteuano, 
ò  fé  non  con difficulti  grande,  hauere .  Et  in  altro  luoco  a  ncora  di- 
ce,che  perqueflol'acqua,  che  fpargcuano  nel  Tempio  di  Ifi  de,l€  be- 
ne noti  era,  la  diceuano  però  efiere  del  Nilo .  Et  non  folo  le  finte  vit- 
time fcufauano'quelli ,  che  non  poteuano  facrificarc  le  vere,  ma  Tan» 
dare  humilmente  a  baiciare  la  mano  del  Dio ,  cui  fi  haueua  da  faai- 
ficare ,  fu  fouente  in  vece  di  facrificio  a  chi  non  poteua  fare  altiro  • 
Soleuano  anco  gli  antichi  baciare  perdiuotione  li  confecrati  finìula- 
cri,come  fi  raccoglie  da  Cicerone,quando  parla  contra  VeiTc,oue  di- 
cciche  in  Agrigento  Citti  della  Sicilia  era  rn  bcUifllmo  fimulacro  di 

-G  metal]© 


Badar  Ift 


p'S'       Imagini  de  i  Dei 


4 

4 


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lm(tQÌnc  di  Recate  dea  triforme  detta  anco  Pro^ 
ferpina  moglie  di  Plutone  reina  detì'hiferno 
lignificante  lì  tre  a^etti  della  Luna ,  CST*  la^ 
foterìT^A  lunare  7jeUe  co  fi  elementart  , 


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^n^''^<!^^T^vi^ȓ^^rt^-'i^'>t^'<f^>t^^>if'>^^ 


De  gli  Antichi.         ^p 

metallo  di  Hercole ,  che  haueiia  la  bocca ,  &  il  msnto  qiiafi  logori , 
cofi  rpeflb  era  baciato  da  chirandaiia  ad  adorare .  Et  Prudéntio  feri-  Véad&xm . 
uendo,come  fo(fe  adorato  il  Sole  creduto  ApoIlo,mettc  alla  fine ,  che 
baciauano  anco  i  piedi  a'  Caualli ,  che  tirauano  il  fuo  carro .  Ma  ri- 
tornando ad  Hecate,e]la  fu  adorata  fu  i  crocicchi  delle  vie,  &  quiui 
le  facriiìcauano  il  cane,  pregandola  con  parole  incompofte ,  &  cooj 
gridori  per  imitare  qucllo,che  già  fece  Cerere ,  quando  andana  ccr-- 
cando  la  figliuola  Profcrpina ,  che  era  la  medefima ,  che  Hecatc  ;  alla 
quale  foleuano  i  ricchi  appreflb  de  gli  antichi  facrificare  ogni  mefc 
ne  i  crocicchi  delle  viejafciando  quiui  del  pane,&  dellealtre  cofe  ne- 
cetrarie  al  viuere,le  quali  erano  pofcia  Icuate  via  da  pcuerelli ,  èc  di" 
mandaualì  quefta  la  cena  di  Hecatc  come  riferifce  Suida,  il  quale  di* 
ce  anco ,  che  la  medefirr.a  fi  moftraua  talhora  in  forma  horribile , 
■&  fpauenteuolcjche  era  di  huomo  molto  grande  col  capo  di  ferpen- 
te.  Ella  fu  detta,&  fatta  triforme  per  guardare  meglio  quelle  ftradc, 
che  d  lei  erano  con(ècrate,Ie quali  venendofii  congiungere  infieme 
iàceuano  crocicchio,come  hanno  detto  alcuni,- ma  altri  hanno  vo- 
Iuto,&:  foriè  meglio ,  che  il  dare  à  coflei  tre  faccie  fofièro  fintioni  dì 
Orfeo,  volendo  lui  in  qucflo  modo  moftrare  i  variati  afpetti ,  che  di 
se  fi  fa  vedere  la  Luna;  &  chela  virtù  fua  ha  forza  non  fblamente 
in  Cielo ,  oue  la  chiamano  Luna ,  ma  iw  terra  ancora ,  oue  la  dicono 
piana,&  fin  giù  nelPInferno,oue  Recate  ladimandano,&  Proferpi- 
ha.perch'ella  è  creduta  fcendere  in  Inferno  tutto  quel  tempo ,  che  d 
noi  ftà  nafcofta.  Le  quali  cofe  da  Eufcbio  fono  così  efpofte.  E  chia- 
mata Luna  He  ca  te  e  Triforme  perle  varie  figure, ch'ella  moftra  nel 
corpo  fuojfecondo  chcpiùjomenofitrouaefcedifcofio  dal  Sole,  ^^^^^e  tri- 
onde  fono  parimente  tre  le  virtù  fue.  L'vna  è  quando  comincia  i-t 
moftrare  il  lume  a' mortali,porgendo  con  quello  accrefcimento  alle 
cofe,  &  quello  primo ,  &  nuouo  aipctto  era  da  gli  antichi  moflrato 
con  vefii  bianche,&  dorate,che  mctteuano  intorno  al  fuo  fimulacro , 
de  con  la  face  accefa ,  che  il  medefimo  haueua  in  mano .  L'altra  è , 
quando  ha  gii  la  metà  di  tutto  il  lume ,  &  fu  quella  moftrata  con  la 
cefi:a,nella  quale portauano le fue cofe facre:  perche,  mentre  che  va 
crcfcendo  il  lume  della  Luna,ogni  dì  più  fi  maturano  i  frutti,  quali  11 
raccogliono  poi  con  le  celle.  La  terza  è,nello  intiero  lumemoftrato 
con  vefì:i,  che  hanno  del  fofco.  Acofteidauano  il  lauro  ancora ,  il  ^^"^o  al^ 
quale  è  proprio  d'Apollo ,  perch'ella  riceue  il  1  urne  dal  Sole ,  &  quel  ^""^  ^^"^^ 
colore  infocato,  che  moftra  talhora  in  vifo.  Etledierono  il  Papa-  ^"^^papai'ero 
nero  parimente  per  la  moltitudine  delle  anime,  le  quali  erano  ere-  confecra'tj 
dute  habicare  nel  fuo  orbe,quafi  che  quel  folfe  vna  gran  Città  tutta  alla  Luna, 
piena  di  numerofo  popolo,  conciofia,  che  il  Papauero  moftri  ^Sc  Ci- 
gnifichi  le  Città,perche  ha  i  capi  così  intagliati  in  cima ,  come  fono 
kmuradi  quelle, &  tiene  in  sé  raccolto  vn  numero  grande  dimi- 

C    2  miti 


I  oo  Imagìni  de  i  Dei 


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*èf^     Si^iutacro  acUj.  Lvt^ta  ji^ntpcante  la  Lunariceutr 
*§f^         ;////o  /«//;^  //rf/  Soit;  ^  hon  bauer  in  fé  luce 

a'CUT2Ayar:d  ejjer  corpo  a  feltro  ft)  ottenebrato  «^^ 
fa.tto  rifj}  t^idtfjte  dui  Sole  Jtgnificato  dal  ca-  f=|f|^ 
fo  dt  ^.irantere , 


"xCi< 


.2^ 


f^^^^^'^^^^^^^^^^-^^ri^fi^^^^^^^'^ 


De  gli  Antichi.        loi 


f^atì  granelli ,  come  gran  numero  di  perfbnc  fta  inficmé  vnito  nello 
Citti.  Et  fu  opinione  di  alcuni  Filofofì,che  così  foffe  habitat©  cold 
fu  l'orbe  della  Luna ,  come  è  qua  giù  la  terra, &  diceuano  che  le  Gir- 
ti, le  felucj  &  i  monti,  che  quiui  fono  ;  fanno  quelle  macchie ,  che  ci 
pardi  vedere  nella  faccia  di  quella ,  ma  Plinio  vuole  che  fiano  fattc-^ 
per  rhumidità,ch'cllatira  dalla  terra.  ScriuePaufania ,  cheinEgi-  rsufanUo 
€ia  Città  de  i  Corinthi^Hccate  era  adorata  più  di  tutti  gli  altri  Dei  : 
&  che  quiui  ella  hebbe  vn  /ìmulacro  di  legno  fatto  da  Mironc  coii_i 
vna  faccia  (bla,&  il  refto  del  corpo  era  a  guifa  di  tronco  ;  come  che-* 
non  fofl'e  fatta  Tempre  con  tre  faccie,  ma  crederi ,  che  Alcamene  in- 
tianzi  a  tutti  gli  altri  la  facefìe  tale  a  gli  Athcniefì .  Delle  tre  teflo 
dunque,che  hcbbe  il  Cmulacro  di  Hecate,  l'vna  alla  deftra  era  di  ca«- 
iiallo,raItra  di  cane  &  la  terza  che  era  nel  mezo  di  huomo  ruftico,& 
rozo,  come  dicono  alcuni ,  o  come  altri  vogliono ,  di  cinghiale ,  che 
forfè  meglio  ficonfi  a  quelIo,chc  fi  dice  della  Luna ,  percioche  con- 
lìderata  quando  Sparge  il  lume  fbpra  di  noi,  vien  chiamata  Diana, &: 
cacciatrice,il  che  fi  può  intendere  per  Io  Cinghialc,perche  fìà  quefta 
beftia  nelle  fèlue  femprc,enei  bofchi  sì  come  la  tefla  di  Cauallo  ani- 
male veloce  ci  fa  vedere,  ch'ella  circonda  velociflimamente  il  Ciclo  ; 
&  quella  del  cane  ci  dinota,  che  la  medefima ,  quando  noi  fi  nafcon- 
de,fu  credutala  Dea  dello  Inferno,&  chiamata  Profèrpina,perchc  fi 
da  il  Cane  al  Dio  deirinferno  come  Cerbero ,  dalle  fauole  tanto  ce- 
lebrato ,  ne  fa  fede .  Et  Prudentio^  fcriuendo  la  vanità  de  Gentili  di" 
fcfadaSimmaco,  dice  in  qucflo  modo  delia  Luna:  PruJeniio.^ 

Hor  fui  bel  carro  da  due  Vacche  tratto 
Candida  va  pel  del  :  hor  ne  l'Inferno 
Vcrnfie  forelle  con  viperea  sferica 
CaHiga,e  falle  yfcir  cantra  mortali  ; 
Hor ,  per  le  felue  le  Veloci  dame 
Fere  ,  e  traffige  con  gli  acuti  dardi, 
E  quindi  v'ien ,  che  in  tre  forme  d'merfc 
Con  tre  dìuerfi  ntm'i  eUa  fi  moHra  : 
Tercioche  Luna  è  detta  quando  appare 
pi  bel  lucido  relo  à  noi  vefiita , 
Quando  fuccmta  fpicga  le  quadreUa, 
E  la  yergine  figlia  di  Latona  ; 
E  quando  in  alt9  feggìo  affifa ,  legge 
Dona  à  Megera ,  e  come  ler  regina 
Gridale  comanda  a  l'anime  perdute 3 
E  Troferpina  moglie  di  Tintoti^'» 


G     ? 


>0T: 


!  102      Imagini  de  i  Dei 

Seguita  poijche  la  verità  è^chequcllo  è  vn  triilo  Demonio;  ilqua- 
le  inganna  i  mortali,  pcrfuHCÌcijdo  loro ,  che  in  tre  diuerfi  luoghi  fia» 
no  molti,  &.  diutr/i  Dei,  in  Ciclo,  in  Terra,  e  nell  Inferno .  Porh'rio» 

Thcodorùo.  come  nferifce  Theodorito  Vcfcoiio  Cirtnfe ,  fcriuendo  de'  trifli  De- 
inonij  qucllo,che  fc  ne  dira  nella  imagine  di  Plutone.mctte,  che  He- 
cate  fia  padrona  di  quelli ,  &  che  gli  tenga  ir  tre  elenicnti,  nell'aere  > 
nell'acqua  &  nella  terra-  Oltre  di  ciò  diflero  anco  gli  antichi,  chc-> 
Hecatc  faceua  fbuente  vedere  a  chi  fìtrouaua  m  qualche  calimità 
grande,&  in  qualche  gran  mifcna, certa  onibra,ouero  fantafmajche 
fi  muttaua  tuttauia,  &  quali  fubito  ài  vna  in  vn'altra  figura ,  cornea 

Arilloiane»  Ariftofane dice,&  lorifcnrce  Suida;  &  Ci  n  cftraua  hora  Bue,  hora_» 
Mula  ;  talhora  pareua  eflere  vna  belJiflìma  fcinina,  e  tale  altra  vn  ca- 
nc,&  fu  detta  quella  così  fatta  ccfà  Empi.fa  perche  pareua  ;  che  an- 
dafle  co  vn  pie  folo,  &  alami  hanno  voluto,che  tUa  fofle  Hecatc  ftcf 
fa,  la  quale  fi  moftraifc  in  quefta  foggia  di  bei  mezo  dì ,  quando  con 
certe  cerimonie  fi  placanano  le  ombre  de  i  morti  ►  Et  per  gli  vari), &: 
diuerfi  afpetti ,  che  di  sé  faceua  altrui  vedere  quefta  bt  ftia ,  fii  tirata 
in  prouerbio  02  gli  antichi,&  diceuano  cangiarfi  più ,  che  non  face- 
ua Empufà ,  che  moftraua  di  volere  hora  vna  cofa,  &  tantofto  vn'al- 
cra,&  che  non  fi  lafciaua  mai  conofcere  quale  ci  fi  foflè»  Et  Luciana 
parlando  de  balli ,  difle  che  fanno  mutare  la  pcrfona  in  tanti  modi , 
che  fi  può  dire,chc  rapprcfenti  Empufa,  che  fi  cangia  in  Bulle  forme. 
Era  oltre  di  ciò,  come  fcriuc  Eufebio,  in  Apollinopoli  Città  della 
Egitto  vna  ftatoa  di  coftei ,  la  quale  moftraua  pur'anco,che  la  Luna 
.  non  ha  luce  dn  sè^ma  la  riceue  dal  Solcpcrcioche  era  fatta  in  forma 
ói  huomo tutto  bianco, che  haucua il  capodiSpamiere,  Significa  la 
bianchez2a,che  la  Luna  da  sé  non  ha  luce,ma  da  altri  la  riceue,  cioè 
dal  Sole,  che  le  dà  fpirito  ancora,  &  forza:  &:  ciòfignifica  lattila  del- 
io Sparui^re ,  perche  qucflo  vcccllo  era  confccrato  al  Sole ,  come  ho 
Ifidt-»  detto  nella  fua  imagine.  Leggefi  ancora  che  in  Egitto  facenano  Ifide 
veflitadincgrojpcrmoftrarejch'ellada  se  ècorpofofcOjS:  ofcuro:& 
era  Quefti  pur'anco  la  Luna, come  fi  conofccua  dalla  fua  ftatoa  fatta 
in  forma  di  donna  con  due  cornette  di  bue  in  tcfta ,  come  ferine  He- 
rodoto,  onde  nonpoteuano  gli  Egitij  facrilicare  le  vacche,  come  che 
foifero  tutte  di  quefta  Deità ,  benché  facrificafìTcro  buoi,  &  vitelli  • 
O  forfè  era  anco  perche  le  fauole  dicono  cheellafù  mutata  già  iii-> 
quefta  bcftia  da  Gioue ,  pofcia ,  che  hcbbe  goduto  di  lei,  accioche^ 
Giunone  non  fc  ne  auedeÉre,&  che  haueua  nome  allhora  Io,&  cofi  la 
chiamano  i  Greci ,  &  la  difiegnano  parimente  con  le  corna  in  capo , 
ma  paflata  poi  in  Egitto  fiì  chiamata  quiui Ifide ,  &  teneua  il  fuo  fi- 
mulacro  certo  Ciembalo  nella  deftra  mano ,  &  nella  finiftra  haueua 
Yn  vaiò.  Onde  come  dice  Seruio.credettero  alcuni,ch'el)a  fofiè  il  Gè- 
iùoilr*T^'»itto,  q^uafi  che  per  lei  fi  vcdcflc  la  Natura  di  quclpaefe,-, 


De  gli  Antichi.         103 

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<f  f^     Imagmt  della  Dea.  Natura  tutta  fiena  dì  pop-     ^^ 

s^9j.  pe  ,per  moHrare^  che  t nj72Ìtttrfo  pìglio.  ««-      ^f>|c- 

trìmento  dalU  yìrtti  occulta  della  mede/ima,      «É^^ 


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Seruìo 

Macrobio. 


Natura. 


d'Adriàuo . 

Auoltoio  dA 
la  Natura. 

Eliano. 


lattantìo. 


luciano. 


spvilelo. 


Valerio 
Placco . 
€>uiciio . 


104'     Imagini  de  i  Dei 

moftrando  il  Cicnibalo  quel  rumore ,  che  fa  il  Nilo,  quando  creCcc  ;, 
sì.chcaffoPida  tutti  i  campi ,  &  il  vafò  i  laghi,  che  quiui  fono .  Altri 
hanno  detto.ch'ella  è  la  terra  come  riferifce  il  medefìmo  Seruio ,  &(^ 
Macrobio  ancora ,  ò  veramente  la  Natura  delle  cofe ,  che  al  Sole  (id 
foggetta  A'  quindi  viene ,  che  faceuano  il  corpo  di  quefta  Dea  tutto 
pieno,  &  carico  di  poppe,come  che  i'  vniuerfo  pigli  nutrimento  dalia 
terrajoucro  dalla  virtù  occulta  della  Natura,perchc  fu  rapprefenta- 
ta  etiandio  la  Natura  con  quefla  imaginc  da  gli  antichi.  Et  intendo, 
che  vn  così  fatto  fimulacro  fiì  già  trouato  in  Roma  al  tempo  di  Pa- 
pa Leone  decimo,  &  veded  quella  medefima  figura  con  tante  poppe 
in  vna  medaglia  antica  di  Adriano.  Ii;i  Egitto  quando  voleuanodif- 
fcgnar  la  Natura  nelle  loro  facre  figura,  faceuano  1' AuoItoio,&:  era_j 
la  ragione  di  ciò ,  dice  Marcellino ,  perche  tra  gli  Auoltoi  non  fé  nc^ 
troua  alcuno  di  mafchio ,  ma  tutti  fono  femine ,  come  ferine  Eliano 
ancora  :  &  fu  creduto,che  Euro  vento  di  Leuante  così  feruifl'eà  que- 
ùi  vccelli  in  vccedi  mafchi,comc  pare ,  che  Zefiro  impregni  la  terra  : 
&  gli  alberi  di  Primauera.  Sono  poi  ftaridi  quelli,  li  quali  hanno 
pò  Ilo  i  n  capo  al  fi  mul  acro  di  Ifide  vna  ghirlanda  di  Abrotano,  &  le 
hanno  dato  nella  finiftra  mano  la  medeiìma  herba ,  de  nella  deftra_» 
vna  Nauicella ,  con  la  quale  voleuano  forfi  mo/lrare ,  che  ella  pafsò 
in  Egitto,  conciofia,  che  quiui  foife  celebrata  vna  fqfta  come  fcriue-» 
Lattantio  dedicata  alla  Nane  di  Ifide,  perche  fé  bene  lefauole  finfe- 
ro,  ch'ella  mutata  in  vacca  nuotando  pafiafTe  il  mare ,  nondimeno  la 
hilloria  ha  fcritto ,  che  lo  pafsò  nauigando ,  &  per  quefto  gli  Egitti] 
la  credettero  ellere  fopra  aì.c  nauigationi,&  che  poteffe  dare  col  Nu- 
me fuo  f^^lice  corfo  a'  nauiganti .  Onde  Luciano  fa ,  ciie  Gioue  co- 
manda a  Mercurio,  che  vadi  a  códurre  Io  per  mare  in  Egitto;  &  qui- 
ui la  facci  domandare  poi  Ifide ,  S>c  la  facci  adorare,  come  Nume,  il 
quale  babbi  potere  di  fpargere  il  Nilo ,  di  fare  foffiare  i  venti ,  &  di 
confcraarc  li  Nauiganti.  Et  Apuleio  fa,  che  Ifide  ftella  così  parla_» 
della  fua  fella .  La  mia  religione  comincieri  dimane  per  durare  poi 
eternamente, &  clVendo  già  mitigate  le  tempefte  deirinuerno,&  fat- 
to il  mare  di  turbato ,  &  tempeilofo  quieto  &  nauigabile ,  i  miei  fa- 
cerdoti  mi  facrifichcranno  vna  picciola  nauicella  a  dimoflratione-» 
del  mio  pafl'aggio.  Alla  quale  cofa  hebbero  anco  forfè  mente  alcuni 
popoli  della  Gcrmania,li  quali,  come  riferifce  Alefl'androN  ipolita- 
no,adorauano  vna  Liburna,chc  e  certa  forte  di  nane  piccola,&  velo- 
ce ,  &  potremo  forfè  dire ,  che  fotfe ,  come  hoggi  fono  i  bergantini , 
ouero  le  fregate,  credendo,  che  foife  quella  la  vera  imagine  di  Ifide , 
il  cui  fimulacro ,  dice  Eliano ,  che  in  Egitto  haueua  il  capo  cinto,  & 
coronato  di  vn{èrpente,&  il  medefimo  fi  legge  apprcfTo  di  Valerio 
FUcco,  che  le  dà  parimente  il  Ciembalo  in  mano .  Oiiidio,  quando 


ia 


Degli  Antichi. 


.  ^^^   hìJagine  cClJide  Dea  Egtttta^chee  la  Luna-  tenuta  ^§E^ 

U  Dea  de  Nauiga?ni,  C?'  fa  Io  apo  Greci,  la  qua  -  ^§§* 

le  transformata  m  'vacca,  dà  Gtcue  eljendo  fiata  ^§0^^ 

fltìprata^^  ritornata  mila  Jua  propria  firma  é^& 

faggi  per  mare  in  Egitto^  ^  qiiiHÌjli  da  quelli  ^i^éh^ 

popoli  adorata  per  benefitij  ricenuti .  #5?^ 


I  o6      Imagini  de  i  Dpi 

la  fi  apparire  in  (bgno  a  Thclctura,così  la  dipìnge ,  mettendo  con  ki 
alcuni  altri  ancora  de  i  Dei  dello  Egitto . 

^  Thcletufa  a  mc%a  notte  apparue 

j>'Inaco  la  figliuola  accompagnatit 

Dj  be'  mìHerij  con  non  finte  larue  \ 

IXi  due  corna  la  fronte  hauea  fegnattt 

La  qual  di  bianche ,  e  di  mature  J}>ichc 

Con  VagheTjA  mirabile  tra.  ornata  e  ^  '^ 

\/ùrubì ,  che  con  Voci  a  buoni  amiche  • 

Caninamente  latrai  eHfcettro  porta  »  ^ 

Che  gli  pò  fero  in  man  le  genti  amifhc^l  \ 

Subafte  fanta  ,  &  Upi ,  e  chi  confortd  ^^. 

Le  perfine  al  plentia  era  con  lei 

^l  bel  tacer  con  man  facendo  fcorta^  • 
j»  iqueijche  van  con  dolorofi  bomei  ^':  ' 

(0rcando  fempre ,  OftYt,  che  fu  poHo 

Toi  da  la  moglie  fra  gli  eterni  Dei . 
E  U  fono  ì  Serpenti ,  e  t  Sìsìri  accollo . 

Apuleio.  Apuleio  medeflmamcnte  finge  di  haiierh  vifla  in  fogno  già  quan- 
do egli  era  Aiìno,  &  così  ladefcriue  che  molto  bene  fi  può  vederti» , 
ch'ella  era  la  Luna ,  la  quale  quelli  di  Egitto  con  adombrati  mifterij 
adorauano.  Onde  Martiano,  fa  che  Filologia  entra  ncirorbe  della-» 

Martiano.  Luna  rcde  quiui  i  Ciembali ,  che  tante  volte  ho  già  nominati ,  le  fa- 
celle  di  Ccrcre^l'arco  di  Diana,i  timpani  di  Cibele,  èc  quella  fìgura_* 
triformcjdella  quale  ho  detto  già,  che  haueua  pur'anco  le  corna  in-. 
capOj&  vna  Ceruarquafi  che  tutte  qucfte  cofè  infieme,  &:  ciafchedu- 
na  da  per  sé  figniiìcaire  la  Luna.  Ma  ritornando  ad  Apuieio,ei  dice, 
che  dormendo  li  parue  vedere  qucfta  Dea ,  la  quale  con  riuerenda-» 
faccia  vfciua  del  mare  (  perche  finfero  i  Poeti ,  che  il  Sole  la  Luna ,  e 
tutte  l'altre  ftelle  tramontando  fi  andafTero  a  tuffar  nel  mare ,  &  che 
quindi  Yfciflero  al  primo  loro  apparire)  &  a  poco  a  poco  moftrò  poi 
tutto  illucido  corpo.  Ella  haueua  incapo  ornato  di  loaga  &:  folta., 
chioma  licuementccrcfpa ,  &  che  per  Io  collo  fi  fpargeua,  cinta  da^ 
b'jlla  ghirlanda  di  diuerfi  fiori ,  ic  nel  mezo  della  fronte  portaua 
certa  coiàrotanda,  fchiacciata  ;  &  lifcia,  che  rifplcndeua  come  fpec- 
chio,&  dall'vna  |»artc,&  dall'altra  le  ftauano alcuni  ferpi-nti,  fopra-» 
de  quali  erano  alcune  poche  (piche  di  grano.  La  veftc  di  diucrfi  co- 
lori eradi  fottiliffinio  velo ,  &  hora  bianca ,  hora  gialla ,  &  dorata , 
horainfìammata,5c  roffa  parcua eflere.  Et  vn'altra ne  h:iucua anco 
poi  tutta  negra,niaben  però  chiara  5c  lucida:  &  coperta  quafi  tutta 
di  rifpkndentJ  ftelle,nel  mezo  delle  quali  era  vna  Luna  tutta  rifplen  • 

dente. 


Degli  Antichn 


107 


ìmdgine  d  ifde  dea  de  gli  Egitij  y  che  e  U  Lnna 
con  àrnep  in  mano  denotanti  la  natura  del 
2<ìIo(^f  dell' Egitto,  gì' EccUjfi  lunari,^  aL 
tri  ffctti  fiioi  f  nelle  acqiie^ccme  ndle  cofi^ 
elementari» 


3^ 


h^.^,h^.c^^ 


^5- 


1 0  8      Imagini  de  i  Dei 

dente ,  U  erano  intorno  al  lembo  attaccati  con  belliilimo  ordirte  fio^ 
ri, fi.  frutti  di  ogni  forte.  Portaua  poi  la  Dea  della  delira  mano  certa 
cofa  di  rame  fitta  in  guifa  di  ciembalo ,  che  fcuotendo  il  braccio  fa- 
ceua  aflai  gran  fuono,&  le  pendeua  dalla  finiftra  vn  dorato  rafo,cui 
faceu a  manico  vn  ferpcnte ,  che  di  veneno  parena  tutto  gonfio ,  &  a 
pkdi  haueua  certo  ornamento  fatto  di  foglie  di  palma.€osì  fa  Apu- 
leio ritratto  da  Ifide ,  alla  quale  per  certa  ragion  naturale  ài  la  vefte 
bianca,gialia,e  rofl"a,perche  la  Luna  fpcflb  fi  muta  di  colore  ;  da  che 
indiuinano  molti  la  qualità  del  tempo,  che  poi  ha  da  feguitare ,  per- 
che la  roffeiza  in  lei  fignifìca  :  che  faranno  venti ,  i\  color  fofcopiog« 
gie:&  il  lucido,&:  chiaro  dimoflra  che  debba  clTerc l'aere  fcreno:  co- 
vi cilio.      me  anco  cantò  Virgilio  dicendo  : 

Quxndo  U  Luna,  à  racqulHar  Còtn'melt 
Là  già  perduta  luce  ,fe  con  fofche 
Corna  Viene  abbracciando  l'aer  negro, 
CU  agricoltori ,  &  ì  nocchieri  hauranno 
Gran  fioggie  :mayfe  di  roffbre  honefio 
Sparge  le  belle  guancie,  farà  Vento  ; 
Che  mo^ra  Vento  fctnpre  che  yoffeggia 
La  Luna  :  e  fé  nel  quarto  apparir  f  ch'vnqua 
Ouesìo  non  falle J  andrà  beliate  fereìia 
Con  le  lucide  corna  per  lo  Cielo , 
X>uel  giorno  j  e  gli  altri  j  che  verranno  dietro 
Ter  tutto  il  mefe,fiano  afciutti,  e  queti. 

L'alrra  vefte  tutta  negra  moi^ra,  che  la  Luna,  come  ho  gii  detto 
più  volte,non  ha  lume  da  sè^^ma  da  altri  lo  riccuc .  Hanno  poi  detto 
ale unijche  Apuleio  mette  quel  ciembalo  in  mano  a  quefta  Dea  3  per 
moftrare  la  vfanza  de  gli  antichi,  li  quali  vfciti  allo  fcoperto  faceua- 
no  certo  ftrepito,&  rumore  con  vafi  di  rame,&  di  ferro,  penfandodi 
giouarc  in  quel  modo  alla  Luna ,  allhora  ch'c  la  perde  il  lume  per  iu- 
traporfi  la  terra  fra  lei,&  il  Sole,chc  è  nel  tempo  della  Ecclifle,  della 
quale  non  fapcndo  la  caufajdiceuano ,  che  la  Luna  era  tirata  in  terra 
per  forza  d'incanti ,  perche  allhora  alcuni  Incantatori  haueuano  da- 
to ad  incendere  al  mondo  di  potere  fare  quefto,  e  più  ancora .  Onde 
Virgilio  diffc  in  perfona  di  certa  maga ,  che  gli  incantati  verfi  hanno 
forza  di  ritirare  la  Luna  giù  dal  Cielo:&  di  Medea  fi  legge  Ipellb.che 
ella  faceua  difcendere  la  Luna  a  fuodifpetto  :  &  Lucano  parlando 
de  gl'incantatori dellaThefiagliadice,che  elfi  furono  iprimijche  fa- 
ceflero  forza  alle  ficlle,&  che  faccuano  diuentarlaLunancgra_i, 
&ofcura  allhora,  che  ella  douena  elTcre  più  chiara,  e  più  lucida-», 
&  latcneuano  tale  fin  che  ellafolTe  venuta  in  terra  a  fare  quello, 

che 


l 


De  gii  Antichi.        icp 

che  volcuano .  Et  appreilodi  Apuleio  vna  diquefte  incantstrici  Ci 
Yanta  di  potare  fare  ogni  gran  male  alJi  Dei ,  &  di  poter  ofcurare  à 
fiio  piacere  la  luce  delle  ftelle,per(hela  forza  di  quei  diabolici  incan- 
ti valeuano  non  lolamente  contra  la  Luna,ma  contra  il  Sole  ancora , 
e  tutte  le  ftelle ,  e  contra  tutti  gli  altri  Dei  così  del  Cielo,  comedei- 
rinferno;alli  quali  oltre  a  tutte  le  altre  maladette  cerimonie  foleua- 
no  minacciare  (  come  ferine  Porfirio  a  certo  gran  Sacerdote  dell'  E-  Porfirio» 
gitto,&  lo  rifcrifce  Theodorito)  di  romperejefpezzare  il  Cielo  (  for- 
fè perche  cadeffero  tutti  à  bafìb}di  riuelarc  gli  occulti  miftcrij  di  Ifì= 
de,  &  di  publicare  tutte  le  eofe  fue  più  fecrete ,  di  fare  che  la  barca  di 
Caronte  non  pafferi  più  anime,  di  dare  k  membra  di  Ofiri  ?  Tifone , 
che  le  fquarci ,  &  fparga  per  tutto ,  &  altre  fimili  pazzie,  mettendo 
fempre  inoanzi quello,  che  penfauano ,  che  più  difpiaceffe  à  quel 
Dio, cui  voleuano  fare  forza,perche  venifle  ad  vbbidire  loro.  Et  for- 
fè che  a  quefto  fu  fimile  quello ,  che  fi  legge  appreflb  di  Ouidio di 
Fauno, &  di  Pico  Numi,ouero  Demoni)  habitatori  del  monte  Auen- 
tino,chetirafl'ero  per  arte  magica,  &  a  forza  d'incanti  Gioue  di  Cie- 
lo a  venire  a  rifpondere  loro,bcnche  dannaflero  poi  i  Romani  queftì 
diabolica  arte,ne  la  volefìere  in  modo  alcuno,come  fi  vede  per  Apu- 
leio,che  ne  fu  accufato:&  ne  fiirono riputati  maeftri  quellidiTefla- 
glia;  perche  come  riferifce  Suida,Medea  paflando  per  la  su  verso  la-* 
celta  de'  fuoi  veleni, &  delle  fue  malie.  Et  perciò  quando  i  poeti  fan- 
no qualche  preghi  alla  Luna  fotto  quale  nome  che  fi  fia,  ò  di  Diana, 
ò  di  Hecate,  ò  di  altra ,  per  renderla  più  facile  ad  efaudirli,  le  defide- 
ranojche  ella  polla  hauere  il  fuo  lume  puro,Si  chiaro,c  che  gl'incan- 
ti di  Theflaglia  non  poffauo  mai  trarla  di  Cielo,  come  fa  la  nutrico 
di  Fedra  nella  Tragedia  di  Hippolito  appreflb  di  Seneca,  dicendo  ;  Seneca, 
0  rig'ina  de  ì  hofchi ,  habitatrke 

Be  gli  alti  mjntì ,  oue  adorata  fe'i , 

0  gran  Dea  de  le  felue^  ò  ihlaro  lume 

^l  Cielo  f  ò  de  la  fura  humida  notte 

Vero  crnamento  la  cui  face  dona 

alterna  luce  al  móndo ,  ò  Dea  triforme 

Hecate  [anta ,  forgi  il  tuo  fauore 

^  fùpra  cominciata^ . 
Et  poco  dapoi  foggiunge  ; 

Così  lucida ,  &  fura  appaia  fempre 

ta  tua  faccia ,  né  poffa  alcuna  nube 

ì^afcondefvncjua  a  noi  le  belle  coma  ,' 

Così  non  hahbin  gl'incantati  yerfì 

Di  Theffiglia  in  sé  forza  alcuna ,  mentfe 

€he  del  notturno  lume  i  freni  reggi  ,• 

Ne?  pciHvr  fia  mai  più ,  che  gloria  alcuna 

Tojfa  hcuerne  del  tuo  amor  fedirne  dtsr9*  Qjiefto 


T  IO       Imaginidei  Dei 

Qucfto  dice,perche  le  fauolc  fìnfèro,che  la  Luna  s'innamoiaffedi 
Eudynio"".     Endimioae  paftore ,  &  l'adormentatle  fopra  certo  monte ,  Colo  per 
bacciarlo  a  Tuo  piacere.  Ma  come  rifcrifce  Paufània ,  altro  vi  fù>  eh» 
bacci  fra  lorojpcrche  dicono  alcuni,  che  ci  ne  hebbe  cinquanta  figli- 
uole. Et  leggefì  ancora,che  non  per  amore  folamente  fece  la  Luna.* 
^  copia  di  se  ad  Endimione^ouero  a  Pan, Dio  dell'Arcadia .  come  can- 
ta Virgilio ,  ma  per  kauere  da  lui  vn  gregge  di  belle  pecore  bianche  • 
Et  tutte  fono  fauole ,  ma  che  hanno  però  qualche  fentimento  di  ve- 
nti ,  perche  Plinio  fcriue  che  Endimione  fu  il  primo ,  che  inten- 
Alcflandio    ^^^^^  ^^  natura  della  Luna ,  &  che  perciò  fu  fìnto ,  che  foffero  inna- 
Afrodifeo.    morati  infieme.  Et  Aleflandro  Afrodifeo  dice  ne'  fuoi  problemi, 
che  Endimione  fii  huomo  molto  ftudiofo  delle  cofe  del  Cielo,  &:  che 
cercò  con  diligenza  grande  d'intendere  il  corfo  della  Luridi ,  &  le  ca- 
gioni deidiuerfi  afpettijchc  ella  fi  moftrai&  perche  dormiua  il  dì,& 
vegghiaua  la  notte,  fu  detto,  che  la  Lunapigliaua  piacere  di  lui.  Et 
così  fi  potrebbe  dire  di  quelli  di  ThefTaglia  ancora ,  che  per  hauerc 
voluto  inueftigare  il  corfo ,  &  la  natura  della  Luna ,  fofie  ftato  finto 
poi  di  loro,che  la  tirauano  di  cielo  in  terra ,  all'hora  che'l  volgo  cre- 
deua,cbe  ella  patilTe  aflai,&  foportafìe  grauiffima  fatica,  &  che  quel 
fuono ,  rapprefentato  per  lo  Ciembalo  pofto  in  mano  ad  Ifide,alleg- 
gerifle  molto  la  pena  della  violenza ,  che  le  era  fatta ,  come  cantano 
foucnte  i  Poeti,&:  ne  fcriue  anco  Plinio,  quafi  che  quel  rumore  noru 
lafciafie  paflare  il  mormorio  de  gl'incanti  alle  orecchie  della  Luna , 
&  perciò  non  haueflero  poi  forza  contra  di  lei .  Onde  Propertio  di- 
ce, che  gl'incanti  tircrebbono  la  Luna  giù  del  carro,  fé  ira  fonanti 
Giuuenale.     metalli  non  vi  rimediaffero.  Et  Giuucnale  parlando  di  certa  fcmina 
loquaciliìma  dice^che  non  accade  più  fare  remore  con  yuCi  di  rame  ) 
ne  con  altri  metalli, perche  ella  fola  col  cicalare  fi  tanto  flrcpito,che 
può  difendere  la  Luna  da  gl'incanti.  Scriuefi  di  alcuni  popoli  che 
adorauano  iISolej&  la  Luna,credcndo  chefoffcromarito,&  moglie 
&  che  digiunauanoneirEccIiiiìfpecialmcnte  le  donne  j&  le  maritate 
fi  fcapigliauanO;6«:graft'auanOj&  le  donzelle  fi  falaflauano  con  fpi- 
nedi  pcfce ,  &  cauauano  il  fanguepenfandofi  efìe  che  la  Luna  all'ho- 
ra forre  ferita  dal  Sole  pcrqualche  dispiacere,  che  gli  haueile  fatto. 
Siilro.        Altri  hanno  vo]uto,che  il  Cicmbalo,chiamato  da  gli  antichi  Siftro 
in  mano  di  Ifide^mofiri  i!  fuono^che  (à  la  Luna  nel  girare  de  gli  Orbi 
celefti .  Né  di  rame  folamente  lo  faccuano ,  ma  di  argento  ancora, 
..     ^       &d*oro,comedice  Apuleio,quando  ragiona  dei  miftcrij  di  Ifidc,& 
esoJno         ^  come  ri  feri  fce  Celio  Calcagnino  }  vi  erano  quattro  faccic, che  fi 
'       *        moueuanopelcircuitodifopra,lcqualifignificauano,che  la  parte 
del  mondojchc  fi  generaj&  (ì  corrompe ,  è  fotto  il  globo  della  Luna, 
ouc  le  cofc  fi  mutano  fecondo  il  mouimcnto  de  gli  Elementi m.ofira- 
ti  per  le  quattro  faccie .  Di  dentro ,  nella  parte  pure  di  /òpra ,  vi  in- 
tagliauano  vn  Gatto  con  faccia  di  huomo,  &  vibrano  due  altre  te- 


De  gli  Antichi.        1 1 1 

ftc,clic  fi  moueuano  fotto  alic  quattro ,  ch'io  difll^l'viia  era  di  Ifìde, 
l'altra  di  Nephthia,8c  fìgniiìcauano  queftc  il  narcimento,&  la  mor- 
te delle  cofeiChe  vengono  dalle  mutationi  de  gli  Elementi.  II  Gatto 
lìgniiìcaua  la  Luna^  onde  le  fauole  fìngendo  come  racconta  Ouidio , 
che  i  Dei  fiiggifTero  dalla  furia  di  Tifone  fino  in  Egitto ,  né  quiui  Ci 
tenelfcro  fìcuri ^  fé  non  fi  cangiauano  in  diuerfì  animali ,  difièro ,  che 
Diana  fi  mutò  in  GattOjperche  è  animale  molto  vario, &:  che  vi  vede 
la  notte,&  cui  fi  mutano  gli  occhi  crefcendo,  ò  diminuendofì  la  luce 
fecondo  che  calalo  crefce  il  lume  della  Luna;  &  lo  faceuano  con  fac- 
cia humana ,  perdimoflrare,  che  i  mouimenti  della  Luna  non  fono 
fenza  fuperiore intelligenza. Qucfli erano  i mifteri)  contenuti  nelSi» 
flro  tanto  celebrato  nelle  cerimonie  di  Ifìde,  &  poflo  fouente  in  ma- 
no alla  fua  imagine,come  ho  già  detto,chc  Apuleio  glielo  pofe  nella 
dcilra.Et  del  vafo,che  le  pendeua  dalla  fìnifl:ra,oltre  a  qucìlo.che  ne 
ho  già  dettOjfì  legge  ancora,  che  può  fìgnificare  il  mouimento  dèlie 
acque  gonfiate  dalla  humida  natura  della  Luna.  Onde  è,chc  hanno 
voluto  alcuni,  che  il  crefcimento,  &  decrefcimento  di  quefla  fia  ca- 
gione del  flufroj&  rifluffo, che  fanno  le  acque  del  mare.  Etaccioche 
quefla  imagine  della  Luna ,  oltre  alle  cofe  naturali ,  che  in  efl'a  fono 
moflrate,ce  ne  infègni  qualche  altra  ancora  più  vtile  alla  vita  huma- 
na, rifguardiamo  a  quello,  che  dice  il  B.  Ambrogio ,  ilquale  con  i'ef-  S.  Ambrogio 
Tempio  di  quefla,  il  cui  lume  fi  può  ckiamarc  ragioneuolmente  in- 
certo,perche  mutandofì  tuttauia  hor  crefcc,&  hora  fcema,ci  ammo- 
nifccjche  fra  le  cofe  humane  non  è  fermezza  alcuna ,  &  che  tutte  col 
tempo  lì  disfanno.  Et  per  queflo  diceuano  alcuni,  che  gli  antichi  Ro- 
mani di  famiglia  nobile  portauano  ne  i  piedi  certe  Lunette,  per  eflè- 
ce  con  quelle  fpeffo  ammoniti  della  inflabilità  deìk  colè  humane , 
accioche  non  infuperbifsero  ancora  che  fofsero  di  molti  beni  copiofì^ 
&  abondanti,  perche  le  ricchezze,  &  altre  cofe  tanto  filmate  da* 
fuorcali  fanno  apunto  come  la  Luna, la  quale  hora  è  tutta  luminofa, 
«  rifplendente ,  hora  afsotiglia  in  modo  il  lume ,  che  di  sé  moflra  più 
poco ,  &  all'vltimo  così  diuenta  ofcura,  che  più  aon  vi  pare  efsere. 
Però  non  dichiamo  più  di  lei ,  ma  sì  di  quella  vfanza  de  i  Romani  di 
portare  le  Umettenelle  fcarpe, perche  alcuni  altri  la  tirano  da  gli  Ar- 
cadi ,  dicendo ,  che  quefli  fra  tutti  i  popoli  della  Grecia  fi  tennero  di 
elTere  i  più  antichi ,  &  perciò  più  nobili ,  perche  voleuano  effere  flati 
fino  innanzi,che  nafcefTe,  ò  fofle  fatta  la  Luna .  Et  a  credere  queflo 
fi  erano  indotti,  perche  l'Arcadia  è  nel  mezzo  per  lo  lungo  del  Pelo- 
ponnefo,  alta  più  di  tutti  gli  altri  paefì  della  Grecia ,  &  montuofà_*  j 
onde  fu  dettO:  che  nel  tempo  del  diluuio  gli  Arcadi  foli  fi  faluarono  , 
ritiratili  alle  fommità  de  i  monti ,  fin  che  le  acque  fiirono  abballate . 
Onde  allhora  vfcendo  delle  cauerne ,  &  vedendo  la  Luna ,  come  che 
■quella ,  che  era  innanzi  al  Piliiuio ,  fofTe  perita  inHenK  con  le  altre 

che 


Athene». 


1 1  2        Imagini  de  i  Dei 

core>&  foTe  q'ieHa  vn'alcra,la  credettero  edere  fiata  fatt3,o  nata  al- 
Ihora  foiamente  &  così  dopo  loro  che  erano  nati  gran  tempo  innaa» 
2Ì:&  quindi  pigliaiianoargomentodienercipiù.antichi,&  ipiù no- 
bili di  tutti  gli  altri  GreGÌ,poi  che  erano  (lati  prima  della  Lun. ..  Er  da 
qucfto  prc/ero  1  Romani  J'vfànza  di  portare  le  Lunette  nelle  fcarpc 
per  fegno  di  antichità  ♦  &  di  nobilti  della  famiglia ,  come  che  fofTe 
pari  a  quella  de  gli  Arcadi  nati  innanzi  alla  Luna .  Et  gli  Athcnie(i 
parimente  volendo  moftrare,  che  innanzi  a  loro  non  erano  ftati  altri 
huomini,  ma  che  eflì  erano  nati  della  terra ,  portauano  alcune  cicale 
d*oro  in  capo  acconcie  in  diuerfe  foggie  fra  gli  capelli ,  come  ri  feri- 
(ce  Salda.  Et  Athenco  fcriucndo  delle delitie  de  gli  Athcniefi ,  met« 
ce,  che  faceflero  quello  per  lacciaia  i  giouani ,  che  più  delicatamente 
a  voleuanQ  adornare ,  di  metterfl  alcune  cicalette  d'oro  intomo  aUf 
ftont«* 


^lOVE 


De  gli  A  litichi  ;i        1  rj 


•rX 


GIOVE 

ANTA  riputatìone  acquiftò  Gìoiie  apprefib  de 
gli  antichi,  cacciato  che  egli  hebbe  Saturno  Tuo 
padre  dal  regno  dd  Cielo,coine  raccontano  le  fa- 
noie ,  che  da  tutti  fu  in  grand iffimariucrenza  ha-* 
uutoA'  creduto  il  maggiore  di  tutti  gli  altri  Dei* 
Per  la  qual  cofa  gli  pofero  molti  tempij  ;  &  ne  fe- 
cero diucr/ì  fìmu!acri,chianiandoIo  Re,  &  Signo- 
re deirvniuer{b,com«  che  tutto  fofle  in  Tuo  potere.  Et  lo  diflcro  an- 
cora Ottimo,e  Maifimo,còTi  ciò  foffe  che  à  tutti  perla  fua  bontà  vo- 
Icfle  giouare,&  far  lycne^e  lo  poteflc  anco  fare  per  la  maggioràza  fua, 
che  andaua  fopra  tutti  gli  altri.  Et  dal  giouaredicefì,che  ei  fiì  chia- 
mato Gioue  da'  Latini ,  sì  come  appreflb  de'  Greci  hebbe  vn  nomo» 
qual  moftraua ,  che  da  lui  venifle  la  vita  a  tutte  lecofe.  Et  perciò  la 
pofero  i  Platonici  per  l'anima  del  Mondo ,  &  lo  credettero  alcuni 
quella  din  ina  mente,cl-ie  ha  prodotto,3<:  gouernalVniucrfo,  &  che-» 
communemcnte  è  chiamato  Dio.  Di  queflo, lamblie©  parlando  del- 
li  mifterij  dello  Egitto ,  così  dice  :  Perche  Dio  vi  fopra  tutte  le  cofe, 
rifplcndc  come  feparato  da  quelle  ,bc  Colo  tutto  in  se  freffo  camina-. 
perdi  fa  l'vniuerfo.  Quelli  di  Egitto  lo  pofero  a  federe  fopra  il  Loto  oioucaedc 
arbore  acquatico ,  volendoperciò  dare  ad  intendere ,  che  la  materia  fopra  iiuw. 
dei  mondo  è  foggetta  à  lui,i!quak  la  regge.  Se  goucrna  fenza  toccar- 
la,pcrche  il  gouerno  fuo  è  tutto  iiitellcttuale,comc  fignitìca  il  Loto, 
nel  quale  le  foglie ,  &  i  frutti  fono  rotondi ,  perche  la  mente  diurna  lì 
riuolgc  in  fé  ftefla ,  &  ad  vn  medefimo  modo  intendendo  fempre  go- 
ucrna .  Donde  viene  quel  fommo  principato,  che  regge  il  tutto,  5c, 
{èparato  da  tutte  le  cofe  del  mondo  fa,  che  Ci  muouono  tutte ,  ftando 
lui  in  fé  ftedo  quieto  fempre, ripofatOj&  immobile  ,*  I  Iche  moflraua- 
no  gli  Egitti)  mettendolo  à  federe,come  ho  detto .  Et  quefto  intefe- 
ro  gli  antichi  per  quel  gran  Gioue  Re  del  Cielo,che  habitaua  nella_j  Giouec  :ut^ 
piti  fublime  parte  dell' vniuerfo,ilqualc  confiderato  poi  fecondo  lo  '®  * 
cofe, che  tutte  pK)cedono  da  lui,  difcende  più  bafib,&  fouente  preila 
il  nome  fuo  alle  caiife  inferiori,  &  alle  cofe  medefìme.  Onde  Seneca 
nellcqueiHoni  naturali  fcriffe  che  non  hanno  creduto  gli  antichi  più 

H  faggi. 


Gìoue. 


lamblico. 


Gioue  fiedc 


Seneca. 


114       Imagini  de  i  Dei 


Im:iltt2e  di  Gioue  C?^  di  Paìì  pomBcAnte  t'vmuer-  ^^?^C?* 

JOi  Cmno  Dio  dtlli  del  Celesti ,  l* altro  Dio  de  '^Ì$f* 

Pasìori,  qi^icllo  fedints  per  fìgnificar  l'immu-  ^^5* 

t Abilità  di.  DfOyt^  ft^A  promden'^^ayf^  qneflo  %^ 

il  cor  fi  del  monde  fi  Ando  w  ptedt^_  w^moto.  ^^&^ 


r^^ 


«Y^r'^'ÌJift-'?^^'' .'^*-'^  ^  "«w  <S.W  44;  *(/t^  W,U --^iV  ?.'■,  ^W'  ^-^'f- 


De  gli  Antichi.       115 


feggl,  che  Gìouc  foffe ,  quale  fi  vede  nel  Campidogho ,  &  ne  gli  altri 
Ccmpij,  col  fulmine  in  mano  >  ma  che  per  lui  intefero  vn'tnimc,  &^ 
vno  fpirito  cuftodc,&  rettore  dell*  vniuerfo,  che  habbi  fatto  queiìa-j 
gran  machina  del  mondo,&:  la  gouerni  i  modo  fuo,  &  che  perciò  gli 
fi  confaceua  ogni  nome,sì  che  fi  poteua  dimandare  Fato,  come  che-» 
da  lui  dependeffero  tutte  le  cofc,S:  l'ordine  delle  caufcche  fono  T  vna 
fopra  raltra,tutto  venifTc  da  lui .  Si  poteua  chiamare  Prouidenza.. , 
percioche  prouedcua,  che  il  Mondo  andafle  del  continuo  al  Aio  ordi- 
nato corfo.  Lo  poteuano  dire  Natura, perche  da  lui  nafceuano  tutte 
le  corc,per  lui  viueua  ciò,chc  ha  vita.  Et  mondo  parimente  poteua- 
no chiamarlo ,  perche  dò  che  fi  yedc  tutto  è  lui,  che  di  Tua  virtù  pro- 
pria G.  foftiene ,  &  così  era  creduto  efìere  in  tutti  i  luoghi ,  &  empire 
di  sé  ogni  cofajcome  dice  Virgilio . 

Del  fommo  Clone  l'ynìuerfo  e  fieno» 

•  Et  Orfeo  diceua  parimente,che  Gioue  è  primo,  &:  vltimo  di  tutte 
le cofèjfli  innanzi  i  tutti  i  tempi,  che  vnqua  fono  ftati ,  &  fari  doppo 
tutti  quel]i,che  verranno,&  che  tiene  la  più  alta  parte  del  Mondo,& 
tocca  la  più  bafla  ancora,&  è  tutto  in  tutti  i  luoghi .  Et  faccndono 
vnaimagine  poi,perchc  ha  detto  già,chc  in  lui  fono  tutte  le  cofe,la_» 
Tcrra,rAcqua,l'Aria,&  il  Fuoco,il  giorno,&  la  notte ,  lo  dipinge  in 
torma  di  tutto  il  Mondo ,  facendo  che'l  capo  con  la  dorata  chioma-» 
fia  il  lucido  Cielo ,  ornato  di  rifplendenti  ftelle ,  dal  quale  fi  veggono 
due  corna  vfcire  parimente  dorate,che  fignificano,rvno  rOricntc,  & 
l'altro  l'Occidente  ;  gli  occhi  fono  il  Sole ,  &  la  Luna  ;  l'aria  il  largo 
petto,  &  gli  homeri  ipatiofi ,  \i  quali  hanno  due  grandi  ali  per  la  ve- 
locità de  i  ventijSc  perche  Iddio  fi  fi  preftiifimo  a  tutte  le  coiè  ;  l'am- 
pio ventre  è  la  gran  Terra  cinta  dalle  acque  del  Mare  ;  &  i  piedi  fono 
ia  più  bafla  parte  del  Mondo ,  la  quale  fanno  effere  nel  centro  della-» 
Terra .  Quefta  imagine  di  Gioue  fatta  da  Orfeo  in  forma  deirvni» 
uerfo  mi  tira  a  porre  quella  di  Pan,per  la  iìmilitudine,  che  hanno  tra 
loro  ,&  perche  moftrarono  pure  anco  gli  antichi  fotto  la  forma  ài 
qucfio  Dio  r  vniuerfo .  Oltre  che  Gioue  Liceo  appreflb  quelli  fii  il 
medefimOj  che  era  Pan,  come  lo  moftra  il  fuo  fimulacro,  ilquale  era 
tutto  nudo,fe  non  che  haueua  intorno  vna  pelle  di  Capra:  &  hebbe^ 
quello,  come  ferine  Giuftinovn  tempio  in  Roma  alle  radici  del  mon- 
te Palatino .  Leggefi  dunque  di  coflui ,  che  fu  vno  di  quc'  Dei ,  che 
habitauano  i  monti,  le  lèlue,  &  i  bofchi,perchenon  poteuano  ftare-# 
tutti  i  Dei  de  gli  antichi  in  Cielo,  ma  bifognaua  che  ne  ficflcro  molti 
an  terra ,  &  l'adorauano  più  de  gli  altri  i  Pafiori ,  come  ch'ei  foile  lor 
Dio  particolare,  &  haucfie  più  de  gli  altri  la  guardia  de  i  greggi,  co- 
me difle  Virgilio  : 

la  cura  ha  Tan  de  i  gre^%i»€  de  ì  pafiori, 

H    2         Et 


Gioue  e  Ta- 
to. 

Proaidctìza . 

Naturai 
Momlo  « 


VirgS»- 


Pan, 


Virgilio  - 


11(5      Imagini  de  i  Dd 

Et  perche  talhora  pare ,  che  nelle  fclue  fi  fpauentmo  i  greggi^  ne  fi 
poffa  vedere  donde  la  ragione  proceda  di  tale  fpauento ,  diilero  gli 
Tanico  ter-  antlchi,chc  vcniua  da  Pan,&  dimandauano  Panico  terrore  ogni  pau- 
r«rc.  ra,chc  tenifTe  d'improuifo ,  ne  fapeffcro  dirne  la  cagione ,  o  per  quc- 

/lo,chc  ho  detto,  onero  perche  Pan  fu  creduto  il  primo ,  che  trouaflc 
di  fonare  quella  gra  cocchiglia,  che  portano  i  Tritoni,con  la  quale  ei 
fece  si  gran  minore  nella  guerra  centra  i  Titani ,  che  gì  i  mire  tutti  in 
fuga  fpauentati  di  modo,  che  non  fapeuano  doue  fi  andaflero  :  come 
iì  legge  appreso  di  Paufania,  che  intraucnnc  anco  a'  Francefi  nella-> 
guerra, che  hebbero  guidati  da  Brcnno  centra  Greci.  Iinperochc,ha'f 
uendo  hauuta  il  dì  vna  gran  rotta,  la  notte  feguéte  furono  aflaliti  da 
qucfto  Panico  terrorej&  parfe  da  prima  ad  alcuni  pochi  dapoi  à  tut- 
•  ;  to  il  campo  di  vdire  vn  gran  calpcft io  di  caualli,&  di  vcderc,che  i  ni- 

mici  veniflero  loro  centra  con  impeto  grandifTimo,  onde  prefero  tiit 
ti  le  armi ,  né  fi  conofcendo  punto  Tvn  l'altro  (  così  gli  haueua  tratti 
di  fenno  quel  pazzo  fpauento)e  parendo  ad  ogni  vno,che  tutti  gli  al- 
tri di  habito ,  &:  di  lingua  fofl'ero  Greci  cominciarono  a  combattere 
fra  loro ,  &  fuggire  chi  qua, chi  là  ;  di  che  aucrtiti  i  Greci  fiirono  loro 
addoilb;&  ne  ammazzarono  quanti  vollero.  Qucfta  forte  dunque  Ai 
paura  pazia^che  par'clTere  fenza  cagione,  era  creduta  venire  da  Pan, 
ilqualc  fu  adorato  principalmente  nell'Arcadia ,  &  tenuto  padre  à 
tutti  gli  altri  più  potenti  Dei  ;  onde  fu  guardato  il  fuoco  perpetuo 
nel  fuotempio,oue  diceuano.chcfu  anticamente  vn'Oracolo,che  ri- 
fpondeua  per  bocca  di  vna  Ninfa  nomata  Erato .  GliAthcniefì  pa- 
rimente cominciarono  ad  hauerlo  in  rifpetto  grande ,  dapoi  che  egli 
apparue  ad  vn  mandato  da  loro  à  dimandare  aiuto  a'  Lacedemoni) 
centra  gli  Perfì,&  diffeglijch'ci  Ci  trouerebbc  in  loro  aiuto  ne'  campi 
Maratonij.Ma  come  pofcia  lo  facefl'e  non  fi  leggc,fc  non  che  in  quel* 
la  battaglia  fu  villo  vn'huomodi  vifo,&  di  habito  contadino, ilqua- 
le  dopò  haucre  ammazzato  con  vn  aratro  gran  numero  de!  Perfi , 
fparue  via,ne  fu  poi  veduto  :  Etoue  Pan  incontrò  colui  prima ,  ch'io 
diflì,che  fu  nella  felua  Partenia,gli  fu  fatto  vn  tempio;nella  qual  fel- 
ua  lcggcfi,chc  fono  tefluggini  buonilfime  da  farne  lire,  ma  che  quel- 
li del  pacfe  non  le  ofano  pigliare,&:  manco  le  lafciano  pigliare  d  ftra- 
nicri,  perche  tengono ,  che  fiano  tutte confecrate  a  Pan.  Et  perquer 
fto  fé  ne  porrà  vna  à  pie  della  fua  imagine  &  vi  fi  porrà  anco  la  coc- 
chiglia  per  fegno  del  Panico  terrore .  Viene  quefti  defcritto  da  Silio 
»  IO  Italico .  jt  ji  j^-Q  con  le  corna,con  le  orecchie  di  capra;  &  con  la  coda  in  queft'4 
guifa . 

Lieto  de  le  fue  fefie  Tan  dimena 

La  picciol  coda  ,  &  ha  d'acuto  pin» 

Le  tempie  cinte  y  e  da  la  rubiconda 

Fronte  efcono  due  breuì  corna  ,  e  fon9 

'Vorcc* 


De  gli  Antichi-       1 1 7^ 


S^ orecchie  qual  ai  Cupn.  luvges&  h'trte^ 
V hifpida  barba  fcenue  fpra  il  petto 
Dal  duro  mento ,  e  pera  (jueflc  Dia 
Sempre  ma  verga  Ta/iorae  in  mano^ 
Chi  cìgne  i  fianchi  dì  timiaa  Dutyct 
La  mdcHlojà  pelle ,  il  petto  e'I  dtjfo  • 

Et  feguiea  poi ,  che  ei  camina  per Tertc  rupi ,  5^  (Tano  quante  vo- 
gliono ruuinofè  ,&  che  nd  correre  è  rclociffimo,  fi  comeilMond^ 
parimente  con  (birirra  velocità  fi  gira , n'oftrato  nella  itiiagine  di 
quefto  Dio ,  il  cui  nonne  è  greco ,  &  tirato  in  nolhra  lingua  fignifica 
rrniuer(o.  Et  perciò difl'cSeruio,  che  gli  fecero  k  corna  volendo 
tnoftrare  in  lui  per  quelle  gli  antichi  raggi  del  Sole .  le  corna  del  la  Lu- 
ca .  Et  il  Boccacio  vuole ,  che  quefte ,  Te  quali  cfcono  dalla  fronte, 
^  tendono  in  verfo  il  Ciclo  n.oltrinoi  corpi  ctlefti,  de' quali  riab- 
biamo cognitioneinducn'odi:rvnocon  l'arte-laquale  ccn  gli  iftro- 
mcnti  aflronomici  niifura  il  corfo delle  itclle  &  Icd-ftiinzt  loro  ;  l'al- 
tro con  gli  effetti,  qu:ili  vediamo  da  quelli  prodiirfi  nt  Ile  cofc  di  qui 
giù .  La  f.ccia  porporea ,  rolla ,  &  infocata ,  (  che  h  dipingano  tale 
a  Pan)  lignifica  quel  fuoco  puro,  che  fopra  a  tutti  gli  altri  elementi 
ftdin  conhncdcilecclcf^i sfere .  La  barba  lunga ,  che  va  giù  per  lo 
petto ,  moftra  che  i  due  Elementi  fuperiori  cioè  l'Aria ,  &  il  Fuoco , 
(bno  di  natura  ,&  forza  mafchilc  ,e  mandano  le  loro  imprcffioni  rc 
gli  altri  due  di  natura  feminilc.  Ci  rapprefcnta  la  maculofu  pclle-f, 
che  gli  copre  il  petto ,  e  le  fpallc  ,1  ottaua  Sfera  tutta  dipinta  di  ful- 
genti Stt'llc ,  la  quale  parimente  cuopre  tutto  quello ,  che  appartiene 
alla  natura  delle  cofc.  La  verga  paiiorale ,  che  hi  ncll'vna  mano, 
fignifica  fecondo  il  Boccacio  il  goiierno ,  che  ha  la  natura  delle  co(e> 
tut^e ,  ia  quale  così  le  regge,  che  prcfcriue  loro  etiandio  il  fine  deter- 
minato delle  loro  operationi ,  lafciandoneperò  fuori  gli  animali  ra- 
giorteuoli  :  &  Scruiodice,  che,  perche  quefta  verga  era  ritorta,  mo- 
ìlraua  l'anno  che  fi  ritorce  in  se  fteflb.  Nell'altra  mano  hi  poi  la  fi- 
Aula  delle  lètte  canne ,  perche  fu  Pan  il  primo^  che  trouafle  il  modo 
di  compcr  più  canne  infieme  con  ccra,e'l  pnm©  ancor,che  le  fonafle, 
come  dice  Virgilio:&  qncftaci  dimofìra  l'anrionia  cekfie  la  quale-» 
ha  fette  fL'.oni,&  fette  voci  differenti, così  come  fono  fette  1  Cjt  li,chc 
le  fanno. Et  quefta  vuole  Macrobio  che  s'intenda  ancora  per  Lcho,la 
quale  finfero  gli  antidiiefiere  ftata  moltoamata  dal  Dio  Pan. Di  che 
rende  la  ragione  AleflaiKÌroAfrodifeo,dicendo  che  fu  errore  del  voi 
go  di  credercjchc  Echo  foife  Oeaj&  amata  da  Pan:  perche  quella  no 
fu  altro  mai,  che  quel  rimbom bocche  fanno  le  voci  fparfe  per  luoghi 
alti,  e  cohCaui;  d^qucftifu  vn'huomodottOj  che  cercò  con  gì  anciiA 
•  fimo  ftudio  d'intendere  j  perche  rifoKauano  le  veci  in  quel  mcdo  ,*  5c 

H     3         non 


Bocaao, 


Macrobio.' 


Eche, 


Ouidio . 


GìWq. 


118       Imagini  de  i  Dei 

non  potcncio  talhora  troLiarlo,ne  pigliaua  quel  difpiacefe,che  rpcflb 
lì  piglia  chi  non  può  godere  l'amata  fua.  Raccontano  poi  le  fauole, . 
come  riferifcc  Ouidio ,  che  fu  Echo  vna  Ninfa  innamorata  ci  Nar- 
cifTo  bcHilTìmo  giouane,la  quale  non  potendo  godere  dell'amor  fuo, 
fi  cacciò  di  vergogna  ne  gli  antri ,  &  nelle  cane  fpelonche ,  &  quiui  (i 
confumò  di  ;iffanno,&  di  dolore  in  modo,che li  corpo diucntò  faflb, 
né  vi  rimafc  di  lei  altro  che  la  voce,laqualc  Lucretio  fcriue  di  hauerc 
rdito  replicare  in  certi  luoghi  {èi,&  fette  volte .  Et  Paufania  recita , 
che  fu  in  Grecia  appreffo  de  gli  Elei  vn  portico.oue  fi  vdiuano  le  vo- 
ci replicate  da  Echo  fino  fette  volte,  e  più  ancora .  Leggefi  poi  anco 
di  coftci,  cke  ella  fu  Dea,  figliuola  dell'aria ,  e  della  lingua ,  e  perciò 
AJ^IT'^  inuifibilc .  Onde  Aufonio  Gallo  fa ,  ch'ella  riprende  chi  cerca  di  di- 
pingerla, facendone  vno  Epigramma,che  qucfto  vuol  dire. 

^  che  cerchi  pur  tu  /ciocco  Tittere 

Di  far  dì  me  Tittura  ^  che  fon  tale 

Che  non  mi  vide  mai  ecchio  mortale, 

E  non  ho  forma 3 corpo  ,  né  colore, 
J>e  l'aria  ^  e  de  la  lingua  a.  tutte  l'hore 

Uafco  ,  e  f»n  madre  poi  di  cofa  ,  tjuale 

hfuUa  Voi  dir  ,  però  che  nulla  Vale 

La  yoce  ,  che  gridando  i'  mando  fore . 
Sluando  fon  per  perir  ,  gli  vltimi  accenti 

Kinouo  ,  e  con  le  mie  l'altrui  parole 

Seguo  3  che  yan  per  l'aria  poi  co  i  yentl. 
Sto  ne  le  Zfofire  orecchie  ,  e  come  fuole 

Chi  quel ,  che  far  non  può  ,  pur  tenti. 

Dipinga  il  fuon  chi  me  dipinger  yoU  • 


Monfigftoj       ^'  ^^^  ^  ^^  "^"  ^^  §^^  l'animo  di  fare,  ma  porrò  bene  la  imagine , 
irbaro .       ^^^  "^  ^^^^  P^  Monfignor  Barbaro,cletto  di  Aquilcg§ia,in  due  ftan- 
zc  à  quello  modo . 


I.cho  figlia  de  i  hofchi ,  e  de  le  yaHì, 
Ignudo  Jpirto  ,  e  voce  errante  ,  e  feiolta, 
tterno  ejfempio  d'amoroft  falli , 
Che  tanto  altrui  ridde  ,  quanto  afcolta  ; 
S'amar  ti  tome  àfuoi  più  lieti  balli, 
S.  che  ti  renda  la  tna  forma  tolta , 
Wuor  d'eSìe  VaUi  abbandonate  ,  e  fole, 
S^sio^tì  ì  miei  dnbÌH  mfemplid  ^aroU" 


m$ 


Degli  Antichi.       it^ 

Bchd  ,  che  cofa  è  il  fin  d'amore  ?  Minore . 
Chi  fa  pia  strada  men  fìcura  ?*  atra. 

V'me  ella  fimpre  ,  ò  pur  fcn  more  ?  more. 

Debbo  fuggir  U  forte  dura  ^  dura  . 

Chi  darà  fine  al  gran  dolere  ?  l*hore, 

Com*hò  dà  vincer  chi  e  pergiura  ?  giura. 

Dunque  l'ingannò  dd  amor  piace  f  fiace . 

Che  fin' è  d' effo  ,  guerra  ,  »  pace  f  pace . 

In  quefto  loco  mi  pare.che  non  fìa  fuor  di  propoHto,  ma  anzi  che 
debba  recare  a'  leggenti  diletto  grandillìmoil  pomi  quello  di  Echo, 
che  leggiadramente  ferine  vn  noftro  moderno  poeta, cauandone  dal- 
la Tua  voce  rifpoftc  corrifpondenti  i  quanto  egli  vi  da  ki  richiedcn- 
do.  Dice  adunque. 

Pialli, Saffi  ,  Montagne  ,  ^ntri ,  Herbe  ,  &  "Piagge t 

Colli  ,  Selue,  Fontane  ,  ^t^gelli  ,  &  fere. 

Satiri  y  Fauni ,  &■  Voi  Ninfe  leggiadre 

Odite  per  pietà  la  pena  mia . 
Vdite  come  ^mor  mi  mena  a  Morte 

Legato  m  duro ,  e  indiftoluhil  nodo  i  edo  • 

yoce  odo  ;  Deh  chi  fei  tu ,  che  rifpondi 

^  l'amaro ,  &  dolente  pianger  mio  ^  io* 

Ninfa  fei  forje  ^  dì  fé  Ninfa  fei 

Tu ,  che  di  quefìa  Voce  formi  il  fuon«  ì  fonò . 

Ninfa  fei  dunque  i  deh  dimmi  anco  il  nome  ^ 

Ch'io  ftppia  chi  fi  moue  à  pianger  meco  i  Echo  • 

Hora  poi  ch'ècho  fei, porgimi  orecchio y 

Odimi, fé  l'vdir  non  ti  difpiace,  piace*. 

Tu  redi  com'io  piango  amaramente , 

Deh  menati  pietà  del  mio  cordoglio?  doglio? 

Se  dime  duciti,  roi  porger  configUo, 

^l  profondo  penfier ,  in  cui  m'inuoglio  ì  Voglia  • 

Ma  che  premio  fia'l  tuo  yfe'l  mio  tormento 

In  qualche  parte  almen  per  te  fi  annulla  f  nhUa, 

r  ti  ringrazio  *  Hor  dunque  mi  configlia , 

Toi  che  più  altro  premio  non  richiedi?  chiedi. 

Tu  vedi  Ninfa  c^m'  ^mcr  mi  Hrugge , 

Ch'io  corro  à  mortele  a  pena  me  n'auegge  ?  "^^ggo» 

Che  mi  configli  ?  ihe  farò  perch'io 

Troui  pietà  la  dou'^mor  mi  chiama  ?  ama, 

Vorrei  faper  che  cofa  è  qmfi'^more, 

Quisìo ,  che  tatto  m'arde ,  e  che  m'infiamma  ?  fiamma . 

"^  H     4         Che 


1 20      Imagini  de  i  Dei 

Che  fiamm.'t  è  qucfìa,iome  non  fini/ce 

X>i  confumar i fé  mai  non  mi  rallenta? 
In  che  loco  s'annida  ?  oue  foggiory-.a  ? 

Che  parte  è  quella ,  oh' arde  a  mio  difpetto  i? 
'Com'  entra  dimmi  <*  oue  troua  la  Via , 

Terch'ella  dentro  al  petto  ft  trahocchi  :? 
tntra  per  gli  occhi  j*  parmi  hautr  hitefo  3 

Che  molti  per  vJìr  f  innamorar 0  • 
Dimmi ,  che  cibo  e'I  fuo  ?  oue  fi  pafce  ? 

Che  par  che  di  continuo  ella  m'accore  ? 
Se  tìfarde  il  cor ,  debbo  durare  ancora 

^l  giogo  i  tt/io  mìa  libertà  perdei  ? 
'^•idunqHC  Vuoi 3 ch'in  ftia  nel  mio  pcn fiero, 

CuHante  ancor, beuche  fta  afflito ,  e  fianco  ^ 
Tante  lagrime  jpargo ,  e  nnlla  gioua  ì 

Dimmi  farebbe  forfi  il  pianto  in  vnno  i 
Che  farò  dunque ,  acciò  al  mio  cafio  qrdire , 

Che  m'arde ,  hoìiesìo  premio  fi  rifcrm  f 
Credi  3  che  l'amor  mio  le  farà  grato, 

£t  ch'ella  fa  del  rfdofcrulr  contenta  ? 
Ogni  via  tentaròjfe  credi, ch'io 

Tuffa  alcun  premio  riportarne  poi  ì 
Bar  qual  effer  de  tirò  ,fe  pur  talhora 

Il  dolor  mi  farà  tremante  infermo  f 
ìda  che  farò ,  i'  egli  cefi  mi  ^ugge , 

Ch'in  pianto  la  ?nsa  rita  fi  dìjicnipra  ? 
éom'io  la  temprerò,  s'^;nor  non  ceffo. 

Di  fxettarmi  da  la  terza  ipera  i 
Dunque  Ninfa  gentil  lo  ^crar  giijux, 

£  la  mortale  paffion  rafrena  ì 
^al  fi  a  'a  vita  mia ,  fé  fcn'ia  f^eme 

Terramnti  prefo  ^<nor  con  man' accorta  ? 
Se  fiano  urti  i  giorni  di  mia  vita 

N^n  fora»  lieti  a'men  benc'bor  m'attrijk? 
tìje  fptrtrò  ì  mi  lice  f^erar  forfè  3 

eh,;  f'I^r  mi  debb^i  Vn  giorno  %Amor  felice  l 
Vorrdi  ftper  chi  ini  darà  ^eraw^a , 

Toi  cb'à  ^^rxr  la  tua  ragion  m*  inuita  ? 
Vita  baurò  dunque  <*  haurò  poi  altro  s'io 

Ne  fi  mi  lafcio  giamai  mancar  di  ?penef 
yene  r  girando  dunque  che  mi  gioua  j* 
ài  A  ehi  fia  %ciufa ,  che  di  ^cns  '(  tema  ? 


petto  l 
occhi» 

raro, 
core', 
dei* 
mc9» 

ftrtù, 

penta', 

poi, 

fermo'» 
tempra.» 
^cra. 
ffim*    , 
eortd* 
riiHi» 

lice.. 

vita, 

pne, 

terna* 
Tema 


De  gli  Antichi.         i  2 1 

T'ema  la  caufa  fia  ?  Deh  d.mmi  il  rero 

Dmque  tema  potrà  farmi  mend'u  0  ^  dico . 

\4h'i  la(fo,ahi  difcortefc, empio  timore. 

Boy  qmHo  dunque  il  mi»  piacer  conturba  ?  tmha  l 

Tucmmì  far  peggio  f*  dimmi  fé  può  peggio 

Seguir  a  quelle  membra  afflitte, e fmortei  morte» 

Morte  <*  fé  dunque  il  timer  paffaH  fegno  , 

Tal  hor  fi  more  per  fouerchio  ^mw*  ?  mwe  ^ 

Come  lo  fcaccierò  <*  l'alma  fi  Brugge, 

Che  non  lo  Vuole, piange, e  ft  dijperaf^  ^era»    [ 

Tu  pur  dici  ch'io  fperi ,  fj/eme  forfè 

Credi ,  che  fola  fta ,  ch'altri  confola  i  fola .      | 

teucra  tutto,  ò  pane  del  tormento 

Lafio ,  che  mi  confuma ,  e'I  cor  mi  parte  I  f^^', 

adunque  la  ^eranza  per  fé  fola 

Beato  non  potrà  faimi  giamaì  ?  Tfuù» 

Ma  oltre  Minore  feruitute ,  e  ^emt , 

Che  ci  vuol  ì  dimmi' l  tutto  a  parte  a  parte  ?  arte  » 

Chi  mi  darà  quefi'arte  forft  ornare  ; 

v/fif ri  chi  fio.  i  fé  non  è  jtmer  iSìeffo  ?  f^o . 

tnfegna  dunque  ^mor  ,  dunque  a  gli  amanti 

^mor  del  Vero  ^mor  l'arte  dimoSira?  tnofirai» 

Dimmi  di  gratta  ,fcoprirò  la  fiamma , 

0  mi  con  figli,  eh' io  non  la  difcepri  f  fcopriò 

\A  età  debbo  fcoprìrla  ?  ad  ogn'Vn  forfè  ^ 

0  baviera ,  che  fol  l'intenda  alcuno  ?  Vno, 

yuoi  che  ad  vn  fol  amico  fia  pale  fé. 

Celato  à gli  altri  fia^l  corpo  moiialef  tale» 

Sapremo  foli  tr$  dunque  il  mio  ardore , 

5"^  Vuoi, (he  con  Vn  folo  mi  confolH  jòU» 

Ma  dimmi  quale  deuc  effer  colui, 

%4  culi' ardor  fecrtto  mio  confido^  fido» 

Troucrans'in  ^imor  fedeli  amici, 

C  habbin  riguardo  poi  d'amico  al  grado  i  rado  » 

Come  dunque  farò  y  perche  lo  troux. 

Che  fta  fidel,sì  come  fi  ricerca  f  ferca* 

IL  s'io  lo  trouo ,  che  potrà  giouarmi  ? 

Fot  fi  tal' hor  lapajjion  rìleua  ?  lena , 

jBor  qu'^o ,  che  mi  detti  dimmi'l  modo 

Vero  d'amor ,  dimmi  di  gratia'l  Vero  ?  Vero , 

Se  quesio  è  il  Vero  modo ,  i'  fon  felice 

Hvnm  ntn  tmo  ;  sb'l  dolor  m,' atterri  i  erri . 

,  '     "  "         '"'     '  "^    "  Ter- 


I2J       Imagini  de  i  Dei 

Terch'  erro  ^  fcrft  ancor  altro  ci  Vuole  ^ 

Terche  fen':^ale  il  mìo  penfter  non  Vole  ?  Voiél 

^Itrp  ci  Vuol  ancor  ^  non  ha/la  quejlo  ^ 

Beh  dìmm'Cl  ver  non  mi  lafc':ar  incerta  ^  cirtt  «. 

Che  ci  voi  dunque  dì  per  cortefta , 

"Perche  di  goia  fia  l'alma  conforte  ?  forte  e 

Sorte  ^  hor  altro  ci  vuol  accioche  in  fine 

fràglia  ycfpemc  in  van  né  Jìarò  in  forte  ì  forte* 

In  fomma  dì  fopra  tutto  che  gioua , 

Tcrche  non  fia'l  deftr  indarno ,  e  forte  i  forte  ì 

Hor  refla  in  pace  Ninfa  ;  io  ti  ringratio , 

Che  col  tuo  ragionar  par  che  mi  ^uuiuì  ?  Viui . 

Parti  infe-       Hora  ritorno  à  Panale  cui  parti  di  Totto  fono  pelofe,  &  afpre,  con  i 
riori  di  Pan .    piedi  di  Capra ,  perche  ci  rapprefentano  la  tcrraja  quale  è  dura ,  &C. 
afpra ,  &  tutta  difugualc ,  coperta  di  arbori ,  di  infinite  piante ,  e  di 
Pan  pel  Sole,  molta  herba .  Alcuni,  volendo  per  queAo  Dio  intcnderfi  il  Sole,  Pa- 
drc,e  Signore  di  tutte  le  cofe  (fra  li  quali  à  Macrobio  )  dicono,  che  le 
corna  in  lui  moftrano  la  effigie  della  nuoua  Luna  :  la  faccia  rubicon- 
da ,  il  roflbre ,  che  nell'aria  fi  vede  all'apparire ,  &  al  tramontare  deJ 
Solc,i  cui  raggi  che  fcendono  fin  giù  in  terra  fonointefi  per  la  prolif^ 
fa  barba  :  la  pelle  maculofa  moftra  le  flellc,  che  appaiono  al  diparti- 
re del  Sole,la  verga  la  p0ten2a,ch'egli  ha  fopra  le  colere  la  fiftola  l'ar- 
monia de  i  Cieli, la  quale  vogliono,  chedal  mouimcnto  del  Sole  fia_/ 
ftita  conofciuta.Ma  ò  queftojò altro, che  fignificaffe  il  Dio  Pan(per 
che  Platone  vuole,  che  per  lui  s'intenda  il  ragionare,  e  fia  biforme^ , 
cioè  huomo ,  e  Capra ,  perche  C\  ragiona  il  vero  talhora ,  e  talhora  il 
falfo:  e  perciò  la  parte  difopra  moflra  il  verojlquale  è  accompagna- 
to dalla  ragione ,  &  come  leggiero ,  e  cofà  diuina  tende  ièmpre  in  ai- 
rone quelb  di  fotto  il  f;ilfo,che  è  tutto  beftialc,duro,&  afpcio,  né  al- 
tioue  habita ,  che  qua  giù  tra  mortali  )  ma  fignifichi ,  che  fi  voglia , 
eomcdiffi  quelro  Dio,cgli  fu  così  dipinto  da  gli  antichi  i  huomo  dal 
mezo  in  su  con  due  corna  in  capo ,  con  faccia  fgrignuta,  tutta  nibi- 
conda,^  con  vna  pelle  di  Pantera^  ò  di  Pardo ,  che  gli  cinge  il  petto , 
&  le  fpallc ,  con  l' vna  mano  tiene  vna  verga  paftorale,  &  con  l'altra^, 
vna  zampogna  di  fette  canne>dal  mezo  m  ^ìù  poièCapra,con  cofcie, 
gambe ,  e  piedi  di  Capra .    Furono  nel  medefimo  modo  ancora  fatti 
Fauno,Siluano,&  i  Satiriji quali  perciò  paiono efiére di  vnamedefi- 
ma  natiira,tutti  hanno  certa  picciola,e  breue  coda,&  a  tutti  diedero 
gli  antichi  ghirlande  di  gigli, &  di  cfìnne;,&  leggefi,che  talhora  furo- 
Virgiho.     no  coronati  ancora  di  pioppa,e  ài  finocchi.  Onde  Virgilio  nella  viti- 
ina  Egloga  fa  Siluano  ornato  rozzamente  il  capo  di  ferole  fiorite ,  & 

ài 


De  gli  Antichi,        123 

di  gran  glgl  i .  Et  in  altro  luogo  gli  dà  a  portare  ir  n  ano  vna  tenera 
pianta  diCiprcflb,perche,come  quiaidifchiara  S  iuao,  fu  iiULtatoin 
queft'arbore  di  Cipariilb  belliiTimo  g  Oliane  anìato  d^  lui  grande- 
mente. Fu  ftimato  Siluano  da  gli  antichi  Dio  uon  follmente  delle  Siluano. 
fcluc,  ma  de  i  campi  ancora,  &  che  la  cura  haueflè  della  coltiuatione 
di  quelli,  alla  quale  lo  prouocauano  con  certa  cerinìonia,  quando  le 
donne  erano  in  letto  di  parto ,  accioche  occupato  in  qwdìa  non  ati- 
dafl'e  la  notte  a  dar  noia  a  quefte .  Jmperochc  egli  era  creduto  eflcre 
guella  certa  cofa  graue,e  pcfantc.qual  pare,che  fi  Terta  t  ilhora  veni- 
re addoflb  chi  dorme .  Perche  dunque  Siluano  non  andafi'c  a  niolc- 
fìare  le  donne  di  parto^Tfauanc  gli  antichi,come  feriue  Varronc,&Cw 
lo  riferifce  Santo  Agoftino  nella  Città  di  Dio,di  mandare  tre  gioua- 
ni  interno  alla  cafa ,  li  quali  arriuati  alla^rta  percoteuano  quiui  la 
terra  Tvno  con  vna  fcure  chiamando  Intercidone  Dio  del  tagliare  gli 
alberi^  l'altro  con  vn  peftello ,  perche  fenza  queflo  non  fi  poteua  ben 
mondare  il  ferro,  e  chiamaua  il  Dio  Pilunno ,  «he  la  cura  haueua  del 
peftare;&  il  terzo  vi  fcopaua ,  perche  fcopando  fi  raccoglionc  le  bia- 
de infieme,e  chiamaua  Deucrra  Dea  dello  fcopare  accioche S^uano, 
fé  ne  andaffe  con  quelli  tré  Dei ,  e  non  entraflc  nella  cafa ,  ou'cra  la_» 
donna  di  parto. De'  Satiri  Luciano  fcriuc,che  hanno  le  orecchie  acu- 
te,comc  quelle  delle  Caprc,e  fono  calui,con  due  cornette  in  capo  :  & 
aggiunge  Fiioflrato ,  che  hanno  la  faccia  rofìa  di  effigie  humana  con 
piedi  di  Capra.  Onde  fono  velociflìmi ,  come rifcrilce  PIinio,e  tro- 
uanfcnc  ne'  monti  della  India: ma  perla  loro  velocità  non  è  poflibile 
pigliarli  fé  non  vecchi,  ouero  infermi  i  come  racconta  Plutarco ,  che 
ne  fu  menato  vno  a  Siila,  quando  ritornaua  dalla  guerra  fatta  centra 
Mitridate .  Paufani  fcriue  efiergli  flato  riferito  da  vno ,  che  fu  gii 
fpinto  dai  vento  a  certe  Ifoledefert^jncl  Mare  Oceano, chiamate  Sa- 
tiride,che  quiui  habitauano  huomini  fclnatici ,  roflìcci  tutti  con  la_j 
coda  poco  minore  di  quella  di  vn  Cauallo,  li  quali  correuano  al  lito , 
Cubito  che  vedeuano  qualche  nauc,  e  fé  vi  erano  femine ,  fi  auuenta- 
uano  loro  addoffo  con  la  maggiore  furia  del  mondo,vfandone  à  tut- 
te le  vie:ilche  fi  confa  molto  bene  a  quello ,  che  fi  legge  della  natura 
de  i  Satifi.  Et  il  B.  Girolamo  recita  nella  vita  di  Santo  Antonio,  che  S.GìroJamo.' 
ne  gli  heremi  dello  Egitto  quefto  fanto  huomo  vide  vn'homicciuo-  satiro  n'^o  ^ 
lo ,  che  haueua  le  corna  fu  la  fronte ,  &  il  nafo  fgrignuto ,  &  era  dal 
mento  in  giù  nelle  cofcie ,  e  ne  i  piedi  fimile  alle  Capre,  e  fattofi  il  le- 
gno della  Croce  gli  dimandò  che  ei  fofre:&  egli  rifpofe,cheeramcT- 
tals,  habitatore  delie  Selue,&  vno  di  quelli  cui  la  Gentilità  inganna- 
ta rcndeua  diuini  honori  dimandando  Fauni ,  eSatiri .  E  quefti  non 
andauano  in  Cielo  mai ,  ma  flauano  femprc  in  terra  infieme  con  lo» 
Ninfea  altri  bofcherccci  Dei,coine  dice  apunto  Giouc ,  che  vuole, 
«he  fliano  3  quando  apprefib  di  Quidio  dichiara  al  Concilio  de  i  Dei  ; 


S.Agorhio^ 

Intercidone. 

Pilunr.o . 
Deuerra. 
Satiri . 
Flbftrato . 


Plutarco . 
Paafariia* 


1 2  4     IiTiagini  de  i  Dei 


Herodoto . 


Miftenj  rcnu 
ri  occulti. 
Caprari  mol 


Capra  rlue- 
riu. 


JSufibio. 


Satiri  com- 
fugoi  di  Uac- 

iafciula. 

EreirÌQ. 
Sileno . 


di  volere  rouinare  il  mondo  con  il  diluuio.  Etcrano  chiamati  Semi- 
dei, perche,  (e  ben  erano  creduti  potere  gioiiare,  e  nuocere,  &.  fapere 
anco  molte  delle  ccvCe  a  veni  re,  mori  uà  no  però.  Ma  ritornando  a  Pan, 
Herodoto  fcriue,che  egli  era  vno  delliotto  Dei  principati  deHo  Egit* 
to;perche,  come  diflfi  già ,  credettero  gli  Egitti),  che  i  primi  Dei  fo(l 
fero  dodici j ma  difl'ero  poi  che  n'erano  ftati  altri  otto  innanzi  a  quel- 
li,e  di  quelli  Pan  fu  vno  ;  come  ho  detto ,  il  cui  (ìmulacro  era  fìmile  a 
quello,  che  ne  fac  cuanoiGreci,non  perche  non  locredefiero  fimilea 
gli  altri  Dei .  M  a  perche  Io  facefl*ero  tale ,  fbggionge  Herodoto,  che 
vuole  più  toflo  t  acere,chcdirlo;  donde  fi  vede  quanto  figuardafie- 
ro  allhora  di  riueJ  are  gliinifterlj  della  loro  religione .  E  fegnita  poi, 
che  hebbero  quelle  genti  in  nrolta  veneratione  le  Capre,&:  i  Becchi, 
e  che  i  Caprari  erano  hauuti   in  grandilfimo  rifpetto  .  ma  vno  pria- 
cipalmcntc  fopra  tutti  gli  altri,  per  la  cui  morte  il  paefe  faceua  gran* 
dilfimo  corrotto ,  e  quefto  tutto  era  perla  riucrenza ,  che  portauano 
il  Dio  Pan .  Ma  iti  Grecia  per  altra  cagione  era  fatto  honore  alla_j 
Capra ,  come  recita  Pau  fan  ia  dicendo,  che  all'apparire  della  Capra 
celefte,  che  Ibno  alcune  ftelie  ,  le  quali  come  d  ice  Ouidio,  comin- 
ciano a  mofìrarfì  a  Calende  di  Maggio,  era  iblito  di  venire qiiafi 
ferr  prc  qualche  gran  male  addoflb  alle  vigne ,  &  che  perciò  prefero 
partito  certe  genti  di  Corinto  di  fare  vna  bella  Capra  di  metallo ,  e 
metterla  in  piazza,  &  a  quefta  faccuano  poi  m.olti  honori,  &  la  ado- 
rauano  à  certi  tempi  quafi  tutta ,  accioche quella  ócì  Ciclo  non  fa- 
ceflc  da  nro  alcuno  alle  vigne .  Scriuendo  Eufebio  de  gli  animali  ;  li 
quali  erano  adorati  in  Egitto ,  poi  che  ha  detto  de'  membri  genitali 
quiui  adorati  parimente,perche  fi  conferna  per  qucfti  la  generationc 
humanajfoggiungcche  perciò  iPani,&  i  Satiri  erano  hauuti  in  mol- 
ta riucrenza ,  quafi  che  eflì  ancora  giouaflero  aflai  ali'accrcfcimento 
dell'human  genere,  come  appare  per  gli  loro  fimulacri  pofti  ne*  tem- 
pi] in  forma  di  Becco ,  con  il  membro  dritto  fempre ,  perche  dicono , 
che  quefto  animale  è  apparecchiato  fempre  al  coito: &  cfH  erano  ere 
duti  libidinofi  fuordimodojonde  furono  dati  compagni  d  Bacco, 
perche  il  vino  nfcalda  la  virtiì  naturale,&  accende  l'huomo  alla  libi- 
dine. Però  volendo  gii  Filofleno  Eretico  dipingere  la  Lafciuia,come 
fcriue  Pliniojfcce  tre  Satiri,  li  quali  con  vafi  in  mano  beeuano  larga- 
mente, &  parcuano  inuitarfi  à  bere  l'vn  l'altro.  A  che  mi  pare  che  fia 
/ìmile  qucIlo,che  fcriue  Paufania  di  Sileno  ilquale  parimente  dei  nu- 
mero delli  Dei  fìlucftri ,  &  è ,  che  nel  tempio  di  coftui  in  Grecia  ap- 
prcflo  degli  Elei  era  il  fimulacro,  al  quale  la  vbbriachczza  porge- 
ua  vn  vafo  con  viro .  Porfirio  vuole ,  che  i  Greci  imitando  gli  Egit- 
ti] habbino  non  adorato  le  beftic.come  cflì faccuano, ma compo- 
fto  gli  fimulacri  de  i  Dei  di  beftia,c  di  huomo,  e  che  perciò  hauefìe_» 
Giouc  talhara  le  corna  di  Montone  i  e  Bacco  di  Toro  i  e  di  huon-  o,e 

dì 


De  gli  Antichi- 


<g|^    hnaginc  del  Dio  creAtore  de  gli  Egittij  ,  (^  di 
*§§É'         Ctoue  dio  dell'i  dei  de  gli  antichi  etmct  ^  chc^ 
diT20ia?J0  la  natura  di  Dìo  ^  (^  U  Jka  proui- 
deììza ,  bontà ,  communteatiom ,  (jr  gouerno  di 
tutte  le  cofe. 


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1 2  6      Imagini  de  i  Dei 

ì»ìnQ  dirà    di  capra  foiTc  fìitto  Panralquale  hanno  gli  antichi  dato  il  Pino  ]  met* 
.1  Yi'.:o.  tcndogliclo  in  mano  calhora  ;  e  talhora  facendogliene  ghirJandt-»  • 

La  cagione  è,dfcono  le  feuolc ,  che  in  qnefto  arbore  fu  mutata  vna-> 
giouanc  detta  Piti  >  da  lui  am:^ta  grandemente .  Come  dicono  di  Si- 
ringa ancorala  quale  diuentò  canha,&:  egli  che  J'haueua  amata  pris- 
ma/e  ne  fece  poi  la  Zampogna ,  e  per  amore  di  lei  la  portò  Tempre  - 
Ifora  ritorno  a  Gioiie  riputa::©, come  difli,ii  maggior  di  tutti  i  Dei  da 
gli  antichij&  che  per  ciò  haueffe  il  g©uerno  deirrniuerrc:6c  fecondo 
P(^rfi  no .  ^j^^  l'hannodefcntta  Porfirio,  Eufebio,Suida,e  de  glialtri  ancora ,  la 
imagine  Tua  fu  pofta  a  federe  per  moftrare,chc  quella  virtù ,  la  quale 
regga  il  mondo ,  &  lo  conferua,  è  ftabile,  &  ferma ,  né  fi  muta  mai . 
le  parti  di  fopra  erano  nude ,  &  aperte ,  per  darci  ad  intendere  :  che 
Iddio  fi  manifefìa  alle  diuine  intelligenze:  &  erano  coperte  6c  veftitc 
quelle  di  fotto,  perche  non  Io  potiamo  vedere  Roi ,  mentre  che  habi- 
tiamo  qucfto  baffo  Mondo .  Tencua  vno  fcetro  nella  fìniftra  mano  » 
perche  dicono,cheda  quefla  parte  del  corpo  e  ilmembro  principale, 
che  è  il  cuore ,  dal  quale  vengono  gli  fpiriti ,  che  poi  fi  fpargoHO  per 
tutto  il  corpo  Et  così  il  Mondo  ha  la  vita  da  Dio,  ilquale  come  R5 
la  difpenfa,e  gouerna  a  modo  fro .  Porgeua  poi  con  la  delira  hora_» 
vn' Aquila ,  &  hora  vna  breue  imagiie  dell  a  Vittoria  moftrandoiji-» 
quel  modo,  che  Gioue  così  è  fuperiore  d  tutta  la  gente  del  Cielo,  co- 
m'è l'Aquila  à  tutti  gli  vccelli ,  e  che  egli  così  hi  ibggcttc  tutte  le  co- 
fc,come  fé  per  ragione  di  vittoria  kk  haucfleacquiflate ,  e  gouerna- 
te  à  modo  fuo .  Donde  viene ,  che  per  lo  più  non  fiinno  intendere  gli 
huom  i  ni  la  caufa  delle  mu  tationi  di  qucflc ,  ne  del  bene ,  e  dd  male , 
Jf  omero,  che  fra  mortali  fi  cangia  sì  fouente .  Per  la  quale  cofa  Homero  fìnfè  _ 
che  Gioue  hauefle  tuttauia  dinanzi  duo  vafi  grandi  come  botti,pieni 
i' vno  di  bene,  l'altro  di  male,  li  quali  egli  voltaua ,  &  riuoltaua  a  fao 
piacere ,  &  dapoitiraua  hor  dell'vno ,  hor dell'altro  quello,  che  pa- 
tena à  lui ,  che  meritaffe  il  Mondo ,  che  gli  fofie  mandato.  Et  vn'al- 
tro  Poeta  molto  antico  difl'e ,  che  Gioue  fa  difcendere  la  bilancia»^ 
hor d'vna,hor  d'altra paite,  fècondochea quelli  ,òaquefli  gli  pia- 
ce di  far  bene  ;  Che  fu  pur'anco  fittione  di  Homero  ,  perciocheegli 
fa,che  Gioue  tenendo  la  bilancia  d'oro  in  mano,  pefa  i  fatti  de'Gre- 
p    ^  .  ci,&  de' Troiani  per  vedere  a  quali  doueua  dare  la  vittoria.  Egli  fu 

parimente  in  Pireo  porto  de  gli  Atheniefi,come  ferine  Paufania,  va-» 
fimulacro  confccrato  a  Gi©uc,cheteneua  in  mano  lofcettro ,  &  la_» 
Vittoria .  Et  quelli  di  Egitto ,  haueuano  le  loro  facre  cofc  iuttc  pie- 
ne di  marauigliofimifterij,  &quelletcneuano  occulte  il  più  chepo- 
teuano ,  con  alcune  ceremonie ,  e  con  diuerfe  ftatoe ,  U  pofcro  pari- 
mente lo  fcettro  in  mano  a  quel  Dio ,  ch'eiii  chiamarono  Creatore, 
ilqualc  perciò  mi  pare  che  affai  Ci  confaccia  con  il  Gioue  de  i  Greci . 
Oadengn  è  marauiglia,ch?  io  metta  inficme  gii  loro  fimuJacrij  per^ 

che 


Vtu'iierfo  dì» 
pinco . 


De  gli  Antichi.         1 27 

che  fc  ben  furono  di  nomi  diuerfi,&  non  fatti  in  rn  medcfìmo  modo," 
nientedimeno  credo,  che  fìpofladire,chefìgnificafl'ero  rnacofà  me- 
dcfima,ò  poco  differente  l'vna  dall'altra.  Era  dunque  il  Creatore 
de  gliEgictij  fatto  in  forma  di  huomo,di  color  ceruIeo,che  teneua  vn 
circolo  nell'vna  mano  &  nell'altra  vna  verga  regale,  &  in  cima  al  c^- 
po  haueua  vna  penna,la  quale  moftraua  che  diflìcilmente  fi  può  trip- 
uare  il  Creatore  delle  cofe^che  è  Rè ,  come  lo  moftra  lo  fcettro ,  pes- 
che ftd  in  fua  mano  dare  vita  all' vniuerfo,  il  che  fa  eglij  métre  che  in- 
tendendo in  fé  ftefib  fi  raggirasse  quefto  fignjfìca  il  circoIo,che  tiehc 
in  mano.Manda  poi  fuori  della  bocca  vn'vouo ,  dal  quale  nafce  qitel 
Diojche  chiamano  Volcano.  L'vouo  fignifìca  il  Mondo,  &  Volcano 
quel  calor  naturale,che  in  eflb  dà  vita  alle  cofè .  Benché  moftraua- 
no  in  Egitto  il  mondo  con  vn'altro  fimulacro  ancora  qual  era  di 
huomo  con  piedi  infìemerittorti,&  annodati  ;  haneua  intorno  vna-» 
vefte,chc  lo  copriua  giù  infìno  a  piedi,tutta  varia,  &  di  colori  dmer- 
/?,*&  fofteneua  con  il  capo  vna  gran  palla  dorata.  Le  quali  cofefigni- 
fìcauano  che'J  Mondo  è  rotondo,nè  muta  luogo  mai ,  Se  che  varia  è 
la  natura  delle  (ìdÌQ .  Tutto  quefto  dice  Porfirio,  fecondo  che  rifcri- 
fce  Eufèbio,il  quale  fcriue  pur'anco  che  fu  l' Vniuerfo  dipinto  da  quel 
lidi  Egitto  inqnefta  guifa.  Faceuano  due  circoli  l'vnofopra  l'altro, 
&  quelli  attrauerfauano  con  vn  ferpente,  che  haueua  il  capo  di  Spar- 
uiere.Moftrauano  i  circoli  la  grandezza ,  &  la  forma  del  Mondo ,  Si^ 
il  ferpente  il  buon  Demone  conferaatore  di  tutto ,  &  che  rvr.iacrfb 
comprende  con  la  virtù  fiia,cioè  quello  fpirto,  che  lo  vinifica ,  &  no- 
drifcci  perche  tennero  iFenici,&  gli  Egittij,chc  fodero  di  natura  di- 
uinaiferpentijvedendo  che  quefti,non  con  l'aiuto  delle  membra  eftc  ^^-P^v'"  ^^' 
rion,come  fanno  gh  altri animah^ma  iolo  dallo  Ipirito  j  &  viuacita  ^.^  clinica . 
loro  mofB,  vanno  velocifIìmamente,&  con  preftezza  mirabile  torca- 
no ,  &  ritorcono  il  corpo  in  diuerfè  maniere  ;  oltre  che  viuono  lun- 
ghillimo  tempOjperche  depongono  la  vecchiaia  infiemc  con  la  fp^- 
glia ,  che  mutano  ;  &  così  fatti  giouani  ài  noub  paiono  non  pòfer^ 
mai  morire  da  loro  fteflì,f£  forfè  non  fono  vccifi .  Et  vi  aggiunfero  il 
capo  dello  Sparuiere  parimente  per  la  fua  preftezza ,  &  agilità  gran-         ^ 
de.  Martiano^quando  nelle  noize  di  Mercurio,&  di  Filologia  hnge,     ,/  ^*^' 
che  Gioue  chiami  a  concilio  tutu  sii  altri  Dei,così  Io  defcriiie .  E^li  V'^S^\- 
ha  m  capo  vna  corona  regale  tutta  nlplcndente ,  &  fiammeggiante ,   q  j^^  _; 
gli  cuoprc  la  nuca  vn  lucido  velo  tefl-.ìto  già  per  mano  di  PaDade;t$t- 
to  è  veAito  di  bianco,  fé  non  che  di  fopra  hi  vn  manto  j  qual  pare,  ài 
vctro^dipinto  à  fcintiilanti  Stelkjnella  deftra  mano  tiene  due  rò .on- 
de palle:,r  vna  è  d'oro,  l'altra  d'oro  ik  ài  argento;  &  nella  finiftravna 
Lira  con  none  corde;le  fcarpe  fono  di  verde  Smeraldo  ,  Se  fiede  fopra 
vn  panno  fattole  teffiito  di  penne  di  Pauoneje  co'  piedi  calca  vn  Tri- 
dente. Furono  ancora  fatte  Aatoe  à  Gioue  io  modo  tale,che  non  fo- 


128       Imaginidei  Dei 

„:^,~-..-  y-^  -iVH  ^;^  <?(J^  '?0^  '^,yi'?ù^i^  ^-^  -Pf}^  (?f)^  g^^f<i  ^Hb  ■->ù^  r;,-^ 


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h/jAiiint  di  Gtouc  dio  dtìlt  dei  de  gli  Critichi  ji 
gnificane  ia  pi>tevz^a  (^  pronfdt?j\a  di  Dio  y 
i^  lui  effer  ti  fattore  manterniòre  del  tutto  ^ 
ftj  da,  lui  prouenire  CarmcniA  de  gli  borbi  ce- 


:  J»? 


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itarco. 


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Ci  ione  con 


De  gli  Antichi.        1 2  (? 

lamentc  fignìficauano  chi  ci  fofle ,  &  quel ,  che  poteile ,  ma  dauanó 
etiandio  aconofcereeuel,  cheglihiiomini  hanno  da  i-arc  tra  loro  . 
&:  mafljmamcntei Re, &i Principi  verfb  gli  fudditi:  parche  qiicfli 
(come  mi  ricordo  di  haucre  detto  altra  volta)  fono  in  terra  qnafì 
ìmagine  di  Dio ,  &  perciò  debbono ,  quanto  fi  può  più  per  lorojrap- 
prcfentar  parimente  la  prouidenza ,  la  giuftitia ,  6c  la  bontà  diuina . 
Scriue dunque  Plutarco ,  che  i«  Creta  fu  gii  vn  fìmulacro  di  Gioue ,  piut^,,., . 
il  quale  non  haneua orecchie ,  per  moflrare ,  che  chi  è  fopra  a  gli  al-  G  ioìiiVenzi 
tri ,  &  ha  da  goucrnargl  i ,  non  dcue  afcoltare  ciò ,  che  gli  vien  detto,  oiecchie. 
ne  più  quefto,chcquello,  né  quello,  che  qneilo,  ma  flare  così  fer- 
mo ,  &  faldo ,  che  dal  dritto  non  parta  mai  per  l'altrui  parole  .Et 
all'incontro  Io  fecero  i  Lacedemoni]  con  quattro  orecchie,  come  che     Gioue  con 
Gioue  oda  tutto,&  tutto  intendajò  pureche  due  orecchie  debba  ha-  ?"f"'^^  ^'^'^ 
nere  da  giudicar  per  intender  vna  parte,  5c  due  per  l'altra  :  il  che  pa- 
"Vlmente  fi  riferifce  alla  prudenza  del  Re  >  &:  del  Principe ,  il  quale  hi 
da  vdire,  &  intendere  tutti,  &  tutto  quello,  che  i  faci  popoli  fanno. 
Et  forfè  che  il  medefimo  volle  mòfìrare  chi  gii  IvxcGìouc  con  tre^ 
occhi  quafi  che  ei  vegga  ogni  cofa ,  e  niente  a  lui  ila  occulto  :  cornsu  trc'occhi.'" 
anco  non  ha  da  eflere  a  chi  ha  la  cura ,  ^iì  goucrno  delle  Città.  Dd 
.che  venne ,  che  diifero  gli  antichi ,  che  la  giuilitia  vede  ogni  cofa,co- 
m  tappare  nella  fuaimagine  .  MaPaufaniane  rende  altra  ragione,     Paiifanìa. 
"fcriucndo ,  che  appreflb  de  gli  Argini  nel  tempio  di  Minerua  fu  vn  fì- 
mulacro di  Gioue,  che  haueuadue  occhi,  come  fi  vede,  che  hanno 
gli  huomini  ;  èc  vn'altro  poi  ne  haueuanelmezo  della  fronte,  de  di- 
ce poterli  penfarc ,  che quefto  fignilicalTe ,  che  Giouc  ha  tre  regni  da 
guardare  :  l' vno  del  Cielo ,  perche  communemente  lo  riputaua  cia- 
scuno Re  del  Cielo  :  l'altro  dello  Inferno ,  cioè  delie  Terra ,  perche  la 
Terra,  hauuto  rifpctto  al  Cielo, e  Inferno,  &  chiamalo  Homcro 
perciò  Gioue  infernale  ;  il  terzo  e  del  mare ,  perche  lo  chiama  Efchffc      Efchila 
Io  Re  del  Mare  ,*  &  Martiano  (  come  ho  detto  di  fopra  }  gli  mette  il 
tridente  fotte  i  piedi  ;  &  Orfeo  in  certo  hinno  prega  la  gniftitia,  che 
voglia'haucre  cura  di  tutti  i  viuenti ,  che  fono  nodriti  dalla  madre-» 
Terra,  &  da  Gioue  marino.  Moftrano  dunque,  fecondo  Paufània,i 
tre  occhi  in  Gioue ,  che  a  lui  fono  foggstti  quelli  tre  regni  dell' vui- 
ucrfo ,  quali  diceno  le  fauole  ^che  partirono  con  lui  gli  altri  due  fra- 
telli toccandone  quel  del  Mare  a  NcttuHo,  &  à  Plutone  quel  dell'In* 
ferno.  Che  nelle  ftatoe  delli  Dei  moftraflcro  gli  Antichi  per  l'occhio 
qùafera  l'officio  del  Signore,  fi  vede,  dice  pur'anco  Plutarco,  da_. 
quello ,  che  faceuan»  gli  Egitti] ,  li  quali  tri  le  fa  ere  loro  dipinture 
quando  voleuano  rapprcfentareil  Re ,  faceuanovno  fccttro  con  vn'- 
occhio  in  cima,come  ho  già  detto,chc  dipingeuano  il  Sole  ancora  & 
faceuano  Gioue  parimente  con  la  medefima  figura ,  volendo  perciò 
intendere ,  che  ^comc  il  Re  può  affai ,  perche  lo  fcettro  èfegno  della 


mag- 


1 3  o       Imagini  de  i  Dei 


«^f§^      Imdgwe  dì  GÌ9Ur€  folgorante  contro  li  pergiuri 


vominai0  Gìoue  horcio ,  cufìode  del  giuramen- 
to y  (^  puero  CAJligAtore  O** diìlruggit9re  di 
quelli  che  giurano  il  falfo ^  (^  di  quelli y  che 
erano  facili  al  giurare*  » 


^^^ 


^-j^ 


fi» 
f-i» 


^f^v^«^,^;;^(,^^,,^p;^.f^^^^™^g^.,^p^,(^,^,f^'» 


Suilft. 


Ariilotele. 


Pluurcè 


De  gli  Antichi.        131 

maggioranza  ;  ic  della  potcnzajchc  fi  hi  (o},vd  gli  altri ,  così  tgJi  hi 
da cfler vigilante  ai  goucrno de* popoli, moftrandofi giù ftofeinprc 
in  ogni  Tuo  aftarc.Et  (ì  legge  ancora, che  a  lato  lu  ftatoa  di  Giouc  fo- 
leuano  già  porre  quella  della  Giuftitia,  come  chc'l  Rè  non  faceffc-» 
mai,  ò  nondoucflemai  fare cofa,  che  dalla  Giiifiilia  non  fofl'e  ac- 
compagnata. Onde  folcuano  anco  gli  antichi,come  ri  ferii  ce  Suida, 
fare  d  gli  fcettrivna  Cicogna  nella  Cima  »&:  nel  calce  l'Hippopota- 
mo  ;  volendo  a  quefìo  modo  moi1-rarc ,  che  il  R  è  ha  da  cflcre  pio ,  & 
giufto,  &  deue opprimere  quelli  che  con  violenza ,  &  ingiuftamente 
fanno  male  altrui.  Imperoche  fi  legge ,  &  Arinotele  lo  conferma, 
che  la  Cicogna  nodrifcc  il  padre ,  &  la  madre  pofcia  che  fono  diuen- 
tati  vecchi ,  nel  medefimo  modo ,  che  ella  da  quelli  e  ftati  g  à  nodri- 
ta,&  alleuata  , opera  pijflimaj,&  giufìiilimaje  l'Hippcpotanioè 
tanto  em.pio,& ingiufto, come fcriue  Plutarco, che  fa  violenza  aì 
padre,&:  l'ammazza,  &  vfadapoi  con  lamadre.  Oltre  di  c:ò  fi  leg- 
ge appreflb  del  medefimo  Plutarco,  che  inThcbc  erano  alcune  ftatoe 
lenza  mani ,  le  quali  mo/lrauano  i  giudici,  &  gli'amminiflrjton  del- 
la giuilitia ,  perche  qucfti  hanno  da  eiT^re  lènza  mani ,  cioè ,  che  non 
debbono  in  alcun  modo  accettare  premio ,  né  doni ,  per  li  quali  hab- 
binopoida  far  torto  ad  alcuno,  dando  ragione  a  chi  non  l'hd.  Ec 
tra  quefte  vn'altra  ven'era  fenzaocchi ,  la  quale  rapprefentaua  il  Si- 
gnore, che  a  giudici  e  fopra,  perche  egli  ha  da  eflere  libero  da  ogni 
pailione ,  &  di  odio ,  &  di  amore^conlìdcrando  folamente  in  sé  quel- 
lo ,  che  fia  giufto  :  fcnza  hanere ,  rifguardo  più  a  qucfto  ,  che  a  quel- 
lo ,  nel  fare  amminifcrare  la  giuilitia ,  come  fono  tenuti  tanto  1  Re ,  < 
^  i  Principi ,  quanto  gli  officiali  ,  &  i  magiftrati ,  non  folamente  per 
legge  di  natura ,  ma  per  loro  proprio  giuramento  ancora .  Et  facen- 
do altrimenti ,  &  gli  vni ,  &  gli  altri  hanno  da  afpettare  di  doucrno 
efTcr  puniti  d:i  Giouc  caftigatore dello  fpergiuroi  come  nelle  fuc  fta- 
toe moftraronopur'anco gì: antichi  :  perche  fi  ltgge,che  appreito 
de  gli  Elei  ;  gente  della  Grecia,  ne  fu  vna  la  quale  era  molto  fpauen- 
tcuole ,  He  temuta  grandemente  da  gli  huomini  perfidi ,  e  fpcrgiuri. 
Q^efra  teneììa  il  fulmine  con  ambe  le  mani ,  quafi  che  fteffc  prcfta  a 
punire  lo  /pergiuro .  Come  di  cert'acqua  ancora  racconta  Ariftote-» 
Jc ,  fcriuendo  delle  cofe  miracolofe  del  mondo ,  che  era  in  Cappado- 
cia  apprcflb  a  Tiana  Metropoli  di  quel  paefeja  qual  nel  fuo  fonte  era 
freddiJiima ,  ma  quiui ,  pareua  bollire  ;  &  fc  a  quefta  era  menato  al- 
cuno,del  quale  fi  dubitalfe,  chehaueffe  giurato  il  falfo  hauendo  co- 
lui detta  la  verità,ella  fi  moftraua  quieta,&  fé  ne  andana  co  vn  corfo  q]q,jiI  fpg,^ 
lento ,  &  piaceuole  :  ma ,  fé  giurato  haueflcquel  tale  la  bugia ,  cosi  giu.o. 
moftraua  di  adirarfi  cor  tra  di  lui,  che  gonfiatofigli  fi  Isnciaua  alli 
piedi ,  alle  mani ,  &  alla  faccia  ancora,  quafi  lo  volefle  punire  delio 
fpergiuro,nè  lo  lafciaua  mai  infino  a  tanto ,  ch'egli  haucfie  ccnfefla- 
to  apertamente   il  fuo  peccatto,  ò:  piangendo  dimandatone  per- 

I      2  ^cno. 


Acqua  dì 


T3  2      Imagini  de  i  Dei 


^ 
^é^' 


4^. 


III" 


Ima^^i?7e  della  Fede  JtgnìficAU  per  il  Dio  Tidio 
adorato  anticamente  .  La  Verità  e  rappre- 
fentata  qui  come  Mddre  J'Honore  come  Fa- 
drs ^liAmore  come  legame . 


mt 


»i 


fé?* 


^-  J?  X5^'^^^  ^^  ^  cS  ^  ^X  5^  t^  ^wX 


De  gli  Antichi.        133 

dono ,  o  che  (  fé  pur  ftaua  oièinato  )  quiui  diuentaffe  hidoprico ,  6cJ 
rigittarte  per  bocca  gran  copia  di  fangue  tutto  corrotto ,  &  guafto  ; 
onde  i  Greci  ehiamauano  qiicfta  l'acqua  di  Gioue  fpcrgiuro.  Et  ap- 
prcflb  de'Corinthi  ferine  Paufania^che  fu  nel  tempio  di  Nettuno  vna 
fecreta  cella  con  vn'adito ,  che  andana  fottera,oue  diceuano,  che  fta- 
ua Portunno ,  &  chi  quiui  hauefle  giurato  ii  falfo ,  qualunque  eì  fof- 
fc,  non  poteua  fuggire  di  eiTernc  fu bito  punito.  EtgliEleiparimen-  ^^  . 
teaadauanoagiurareall'altarediSofipoliioroDio  con  riuerenza-,  di-iuTaS'* 
grande .  Non  racconta  elfo  Paufania  la  cerimonia  che  quiui  vfaua-  * 
no ,'  ma  dice  bene  in  vn'altro  luogo  quella  che  faceuano  ne  tanto  ce- 
lebrati giochi  Olimpici ,  oue  conueniuano  peifone  daogni  banda__. , 
chi  a  correre  a  pie ,  chi  a  fare  correre  caualli,  chi  alla  lotta ,  &  chi  ad 
altre  cofe  ;  perche  chi  ne  riportaua  la  vittoria  era  ftimito  affai  ; 
onde  bifognaiia  hauer  ben  mente ,  che  non  vi  fi  facefle  inganno  alcu- 
no .  Et  perciò  non  {blamente  quelli ,  che  andauano  per  interueuire 
in  alcuno  dì  e(G  giuochi ,  ma  i  padri  loro  ancora ,  i  fratelli ,  &  i  mae- 
ftri ,  che  gli  haueuano  effercitati ,  li  quali  tutti  andauano  ad  accom- 
pagnarli ,  giurauano  con  certe  parole  folenni  fopra  gli  tefiicc  lidi  vn 
porco^che  per  quefto  erano  quiui  tagliati  all'hora  folennemcntc^chc 
non  farebbono  fraude  alcuna .  Et  i  giuocatori  giurauano  di  più  di 
efferfì  efiercitati  dieci  mefi  continui  in  quella  forte  di  giuocoja  che  e- 
rano  venuti .  Et  quelli,  li  quali  haueuano  da  giudicare  della  vitto- 
ria ,  giurauano  parimente  di  non  torre  dono  alcuno  da'  giuocatori , 
jièda'  fuoi  &  di  non  fauorirepiu  vno,che  vn'altroinmodoalcuno,.8c 
di  non  palefare ,  perche  approuaffero,  ò  riprouaflbro  più  queflo,chc 
quello .  Et  perche  quefto  era  quafi  in  forma  di  facrificio ,  &  ne'  fa- 
crifìcij  era  coftume  dimangiare  le  facrifìcate  carni  (foggìonfe  Paufa- 
nia )  che  non  sà,che  fi  faceflero  di  quefto  porco ,  fopra  li  tcfticoli  del 
quale  haueuano  fatto  il  folenne  giuramento ,  ma  che  ben  fa ,  che  la 
religione  antica  vietaua  il  mangiare  le  carni  di  quella  vittima ,  fopra 
la  quale  era  ftato  giurato  folennemente  come  fi  vedeapprefìbdi  Ho^- 
mero .  quando  dice,che  il  Sacerdote  gittò  nel  mare  quel  porco, fopra 
gli  tefticoli  del  quale  Agamenone  giurò  di  non  hauer  tocco  Brifei- 
da .  Et  era  quafi  fimile  la  cerimonia,  che  vfauano  i  Romani  nel  fare 
le  tregue,  perche  giurauano  ;&  faceuano  certe  imprecationi  fopra 
vn  porco ,  che  quiui  haueuano ,  prefenti  i  Sacerdoti  a  ciò  deputati . 
Ma  lafciando  le  cerimonie,  ritorniamo  al  Dio  ci'ftodedel  giuramen-  Cime  Sor- 
to ,  chiamato  da'  Geci  Gioue  Horcio ,  &  raporefentato  nella  fta-  «o . 
tua ,  che  teneua  il  fulmine  a  due  mani .  Quefti  dà'  Romani  fu  fatto 
in  altro  modo  ,&  altrimenti  nomato  ancora ,  benché  ii  Nume  fo<Tc 
il  medefimo ,  come  hanno  detto  alcuni  di  Gioue  Horcio ,  &  dd  Dio 
Fidio  de'  Romani,  perche  come  quello  guardaua  il  giuramento ,  che  ^*®  ^^^ 
foif^  vero ,  &  giufto ,  così  quefto  era  fopra  al  feruar  la  ftde ,  &  per 

I     3  quefto 


134      Imagini  de  i  Dei 

iS{)^  f^  <?i7«i  ^^sb  «m  c?t-)-% 


Imdgme  del  Dio  Fidìo  cullo  de  della  fé  ds  ^  fcdel 
tà  di  Gioue  detto  Veious  cioè  Tjoceuoie  ;,(^  ca- 
/limatore  ^  con  l'haùito  dt  ^acco  À  cui  ì  attribui- 
to il  fm  nume  ^  di  Ila  fyra  Amalthea  ^  cha^, 
diede  il  latte  à  Cioue  d'yno  de  corni  della  qua- 
le f,^  fatto  il  corno  di  dimtiaocormicopa  , 


l^^ 

W^ 


tstn. 


De  gli  Antichi.         135 


Veiouc . 
Gelilo. 


ri|uefio  era  adorato ,  &  trouafi  fra  le  cofe  antiche  di  Roma  fatto  in^ 
quefta  qucfta  guifa .  Egli  è  vn  pezzo  di  marmo  intagliato  a  modo  di 
fencftra,oue  fono  fcolpite  tre  figure  dal  mezo  in  siì,del]e  quali  l'vna* 
che  è  dalla  banda  deftra,  è  di  huomoin  habito  pacifico ,  &  ha  lettere 
a  canto ,  che  dicono  H  O  N  O  R  ;  l'altra  dalla  finiflra  parte  è  di 
donna  nel  medefimo  habito ,  con  vna  corona  di  Lauro  in  capo ,  &C^ 
con  lettere ,  che  dicono  V  E  R I T  A  S  :  Qucftc  due  figure  fi  dan- 
no la  mano  dcflral' vna  con  Taltra,  tra  le  quali  è  la  terza  di  fanciul- 
li©,  che  ha  la  faccia  bella ,  &  honcOa ,  cui  fono  intagliate  fopra  iLca- 

•  pò  quelle  due  parole  DIVS  FIDIVS.  Et  per  punire  Gioue  lo 
ipergiuro,  come  ho  detto,  mi  viene  a  mente,  ch'ei  non  fu  fempre-i 
adorato  ,  perche  giouafle  ;  ma  perche  non  nocelle  ancora  alle-* 
volte ,  &  lo  chiamarono  Veioue  all'horarcome  che  potefl'e  nocere  fo- 
lamcnte  :  II  che  moftrarono  pur  anco  nella  fua  ftatoa ,  perche  la  fe- 
cero y  fecondo  che  fi  legge  appreffo  di  GcIlio,&  che  riferifce  AlclTan- 

*  dro  Napolitano  ;  in  forma  di  fanciullo  con  le  corna  in  capo ,  8c  con 
le  laette  in  mano  in  guifa  di  ferire,  &  haueua  a  canto  vna  Capra. 
Perche  differo  le  fauole ,  che  haucndolo  oH  la  madre ,  per  camparlo 

"dalla  vorace  gola  di  Saturno ,  dato  in  guardia  a  due  Ninfe  in  Creta , 
,  nomate  Tvna  Amalthea,  &  l'altra  McliiTa ,  ouero  Hega ,  &  Helice , 
quelle  lo  nudrirono  di  mele,&  del  latte  di  vna  loro  Capra ,  che  ama- 
«ano  alTai .  Alla  quale  eflendo  auuenuto  vn  giorno ,  che  per  difgra- 
tia  fi  ruppe  vn  corno  ad  vn'arbore  con  grandilfimo  difpiacere  delleu 
Ninfej  che  ne  furono  dolenti  oltra  modo  ;  tìlc  non  potendo  farne  al- 
tro, lo  empirono  di  diuerfi  fiori,  &  fratti, &  adornatolo  tutto  di 
belle  fiondilo  prefentarono  a  Gioue,  il  quale  Thebbe  molto  caro  ;  & 
volle ,  che  per  honore  della  fua  nutrice  ei  folle  fempre  legno  di  abon- 
danza  ;  onde  lo  chiamiamo  ancora  corno  di  diuitia ,  &  di  Amalthea 
anco  talhora ,  del  quale  difle  Ferecide ,  come  riferifce  Apollodoro,la 
virtù  efi'ere  tale ,  che  dà  copiolàmente  tutto  quello ,  che  T  huomo  si 
defidcrare  per  cibo ,  &  per  bere .  Si  legge  ancora ,  che  quello  corno 
non  fu  di  Capra ,  ma  di  Bue ,  &  di  quel  Bue ,  nel  quale  fi  mutò  Achc- 
loo,quando  già  cóbattè  con  Hercole  per  Deianira,che  era  ftata  pro- 
mefla  dal  padre  ad  ambidoi;  perche  Hercolc,  come  dicono  le  fauo- 
le ,  glielo  ruppe ,  &  lo  gittò  via  :  ma  le  Naiade  ninfe  de'  fiumi  lo  rac- 
colfero ,  &  empiutolo  di  vari]  fiori ,  &  frutti ,  &  adornatolo  di  verdi 
frondilo  confecrarono  alla  Copia,  che  s'intende  per  la  Dea  della»/ 
abondanza ,  &  perciò  fu  chiamato  il  Como  della  Copia,  ik  di  doui- 
tia.  La  quale  cora(lafciando  da  parte  le  hiftorie;  che  fono  lotto 
quella  fauola)  dicono  alcuni,  che  moftra  la  forza  della  fortuna,  per-  licione, 
che  molti  animali  hanno  tutta  la  forza  nelle  coma ,  &  con  quelle  of- 
fendono fouente  ;  &:  ha  la  fortuna  la  copia ,  per  fua  miniftra,  per- 
ch*e  ella  è  ricchillìma ,  oc  ila  come  in  fiia  mano  di  dare ,  &;  di  torre  le 

I    4         ricchez- 


Cortìo  dì 
Doiiitia. 


Corno  €0* 
pia^efiiaipo- 


1^6       Imaginideì  Dei 

^  0Siè.i^  #04  '^  <Tr>  np  '^  <(*0*  i?fl^  ?f)*  "^ì*.  ^^Y^i  ;''0»>  s»n«i  -iwi»  -«nA  --n*.  a/^*' aaI  '^ 


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Imagi  ne  di  Gioue  e  ir  co  f2  dato  dalle  tre  grafie ,  (g^  "J^S* 

/9^4Zi'f  treborty  il  cui  Trono  e  fofientato  dallc^  "^f* 

imagini  della  vittoria ,  co»  r«4  littoria  coro-  "^^ 

»4r4  /«  yna  mano  y^  lo  fcettro  con  l'aquila^  ^§^' 

ne  lì'  altra  spinificante  l'ajfoluto  dommto  di  ùto^  ^^J* 
tt^  tutto  effer  à  lui  fot  topo  fio , 


"o^Jv  Vi>«  ■^ài}^  vO^  ^HA?  W»?  >s»U<?  'àC^  ■,>i«:'  %(A^  t^Hr-  ^bO;?  %KJ-?  ^>ì;  W>?  'C  t3>vr 


De  gli  Antichi.         137 

ricclieize ,  fe  gli  beni  temporali .  la  copia  dunque  de  i  fiori  &  de  i 
frutti  dà  rfbJ  corno  di  éoiiitia  (di  Capra ,  ò  di  Bue  che  ei  foflfe  )  per- 
chele  ricchezze ,  &  gli  altri  benimondani  paiono  cffer  in  potere  del- 
la fortuna, &  che  vadino,&  venghino  come  a^uella  piace .  Potréb- 
befi  anco  dire,  che  il  corno  di  douitiaveniffc  dalla  Capra,  chcdkdc 
il  lattea  Gioue,  perche  da  lui  erano  creduti  venire  tutti  i  beni ,  co- 
me ho  già  detto  :  Onde  gli  fa  dato  il  medelìmo  potere  ancora ,  che 
ha  il  Sole  j  &  perciò  volenano  >  ch'egli  haueffe  le  fa  ette  in  mano  nel- 
la ftatoa ,  ch'io  di  fegnaì  poco  fa .  Et  alcuni  gli  diedero  parimente^ 
il  nume  di  Bacco ,  facendone  fimulacro  con  gli  ornamenti  di  Bacco  , 
come  recita  Paufania ,  che  Policleto  ne  fece  vno  ia  Arcadia ,  che  ha- 
ueua  gli  coturni  in  pie ,  &  con  Tvna  mano  teneua  vafo  da  bere ,  &c^ 
«onl'altra  vn  Thirfb,  al  quale  era  vn'AquìIain  cima^  Etdouena  ef- 
ftrc  giouane  quefto  parimente, come  fi  fa  Bacco:  &  come  fu  il  Gioue 
adorato  a  Terracina ,  cui  diedero  vn cognome ,  che  fignifica  (ènza_* 
rafoio,  perche  eraftnza  barba,  ne  haueuano  bifogno  di  fimilc  coltel- 
lo .  Poche  ^ono  poi  quelle  ftatoe  di  Gioue,  allequali  non  fia  aggiun- 
ta l'Aquila  in  qualche,  modo,  come  vccello  proprio  diluì*  Ètper- 
ciò  dalle  Aquile  e  tirato  Tempre  il  carro  di  Gioue,  ò  fia  perche, fecon- 
do che  riferiice  Lattantìo,ei  pigliò  buono  augurio  di  vittoria  dall'A- 
quila ,  che  gli  apparuegid,  mentre  che  andana  a  certa  guerra  (  &  di- 
cono alcuni ,  che  fu  contra  Saturno  }  dalla  quale  ritornò  vincitore^, 
onde  fu  dapoi  finto  che  nella  guerra  contra  i  Giganti ,  l'Aquila  mi- 
nìftraua  le  arme  a  Gioue  ,&  perciò  la  dipingono  (buente  con  lui,che 
portai!  fulmine  con  gli  artigli,  onero  perche  fi  legge,  che  di  tutti  gli 
vccell  ir  Aquila  foJa'è  ficura  dalla  faetta  del  Cielo,  &  che  ella  fola-» 
parimente  affifla  gli  occhi  al  Sole  ;  sì  che  a  ragione  ella  e  detta  la  Re- 
gina de  gli  vccelli ,  &  data  a  Gioue  Rè  parimente  de  i  Dei .  Trouafi 
ancora  Gioue  (  come  Io  fece  Fidia  à  gli  £lci,&  lo  defcritie  Paufania  ) 
d'oro,  Scdiauorio,  che  ficde  in  bel  leggio  regale  con  vna  corona  in 
capo  fattaifogliediVliuo,  ha  nella  delira  mano  vna  vittoria  coro- 
nata parimente ,  &  nella  finiftra  vno  fcettro  fatto  di  diuerfi  metalli , 
che  nella  cima  hi  vn' Aquila  ;  il  manto ,  chcegli  ha  intorno ,  è  d'oro 
fatto  a  diuerfi  animali  ,&  a  fiori  di  tutte  le  forti,  ma  per  lo  più  di 
gigli ,  &  le  fcarpe  parimente  fono  dorate .  Nel  ^ggio  poi,  tutto  rilu- 
cente d'oro ,  &  di  pretiofe  gemme ,  fatto  di  auorio ,  &  di  ebano ,  fo- 
no intagliati  molti  animali,  oltre  le  tre  Gratie ,  che  fono  dall' vna_^ 
banda  fopra  la  tefta del  fimulacro ,  &^  tre  Hore  da  l'altra ,  &  quattro 
imagini  della  Vittoria  in  vece  di  piedi  lo  foflengono.  Siede  parimen- 
teGiouefopravn'altofeggioinvnamedaglia antica  di  Netone,^ 
ha  nella  deftra  il  fulmine  ;  &  vna  hafta  nella  finiftra  con  lettere,  che 
dicono  Gioue  cu  ftode .  Et  Luciano  fcriuendo  della  Dea  Siria ,  met- 
te che  nei  tempio  di  cedei  fofle  il  fimulacro  di  Gioue  pofi;o  i  federe 

sa 


tjioac^o» 
ornameitti  éà 

Bacca « 


Aquila  M 
Gioue  - 


Aquila  Regi- 
na de  gli  vc- 
celli. 

Gioue  m 
feggio. 


« 

Gioae  ecj' 
ftode. 


1 3  S     Imagini  de  i  Dei 


Iwngine  dt  Ciotte  col  Fulmine ,  c^*  co7ì  l'Haftct^ 
per  moftrare  U  fi  abilità  del  Goturno  delìct^ 
diurna  Proutdenzjt  s  ^  injìeme  ti  pronto  ca- 
Jìigo  dilla  mcdtjìma  all'opre  maluagie  de*  tri- 


II» 
f§S* 

II* 

"ili* 


JDe  gli  Antichi .       1 3  p 

su  diieTori .  Ma  airincontro  poi  in  alcune  medaglie  pare  antiche  di 
Antonino  Pio,&;  di  Gordiano  ftd  Gioue  nudOj&  in  piedi  ,&  ha  l'ha- 
fki  nella  deftra ,  &  il  fulmine  nella  finiftra ,  con  lettere ,  che  dicono: 
Gioue  Statore;  che  ei  fu  cofi  chiamato  in  certo  Tempio  a  lui  fatto  Giouéftato- 
d  a  Romulo,  perche  a  fuoi  preghi  fermò  i  folda  ti  Roman  i,  &  fattigli  '^-* 
voltar  fronte  gli  fece  ftarfaldi  già  vna  volta,  che  combattendo  con 
gli  Sabini  fi  erano  meflii  in  fuga .  Da  quefio  non  è  molto  difiimile-» 
Gioue  conferuatore,  che  fi  vede  nelle  antiche  medaglie  di  Diocle- 
tiano,  il  quale  fta  parimente  dritto,  &  ha  nella  deftra  due  faette  in  9^^'^^  -5^"' 
guifa ,  che  fi  ponno  pigliar  anco  per  due  fulmini ,  &  vna  hafta  nella   ^'^^"^^°'^- 
lìhiftra .  Et  in  vn'altra  medaglia  del  medefimo  Diocletiano  e  chia- 
mato Gioue  conferuatore  dello  vniucrfo ,  &  tiene  la  hafta  con  la  fi- 
niftra ,  &  con  la  deftra  porge  vna  breuc  imagine  della  vittoria .  Ne    pulmìnc  di 
altra infcgna pare,  che fia propria  a Oioue  del  Fulmine ,  benché  lo  Sumano." 
deflero  i  Romani,  come  fcriue  Plinio ,  al  Dio  Sumano  ancora jilqua- 
k  era  il  medefimo ,  che  Plutone,  ma  quello  però  foIamente,che-j  Fulmine  ib- 
Ycniua  la  notte,  perche  il  fulmine  del  dì  era  di  Gioae.  Gli  Etrufci,  toàpiùDci. 
antichiflìmi  oflematori  di quefte  cofe,  vollero  che  anco  Volcano,  &c 
Mincrua  parimente  fpiegafle  il  fulmine,  col  quale  fi  legge ,  che  ella  ^^^'[""^  (P'^ 
abbruciò  già  l'armata  dei  Greci.  Onde  Virgilio  fa  così  dire  a  Giù-  g'^^^^^vrai"^* 
none  fdegnata  fra  sé  medcfima  per  non  potere  fare  il  male  ;  che  vo-  y  •    ... 
Icua  ad  Enea ,  &  a  gli  altri  Troiani ,  quandodopò  la  rouina  di  Troia      ^ 
andauano  in  Italia . 

Ha  Vallade  potuto  Vendkarft 

Pé"  Greci ,  &  abbruciar  le  nauì  loro , 
Spiegando  [opra  quelle  di  fua  mano 
Da  t'alte  nubi  il  fulmine  di  Gioue: 
lEt  io  ,  &c* 

Et  diceuano  che  i  fulmini /piegati  da  gli  altri  Dei,  che  così  intcr-  FuimìnidiJ 
pretarem©per  hora  quello,  che  elfi  dimandauano  Manubie,  erano  tre  colori, 
bianchi ,  ò  negri  :  ma  roffo  era  quello  che  veniua  dalla  mano  di  Gio- 
ue,  come  riferifce  Acrone,OHe  Horatio  dice,  che'l  fommo  padro  Ai^ron:. 
con  l'ardente  deftra  ha  tocco  le  facre  torri .  Da  che  vengono  a  farfe 
fé  tre  forti  de  i  fulmini  pofte  da  Ariftotele,  delle  quali  l'vna  è  cofi  ^"^^i^e   di 
chiara,  &  penetrante  ,  che  fa  gli  miracoli,  che  fi  leggono  troppo  l'i^ .  ^-  ^  3 
grandi ,  come  che  paflando  fi  bee  il  vino  tutto  di  vna  botte  ;  fenza  la-  fuJmS!  ' '' 
fciare fegnodi b^uere tocco  la  botte j che  fonde  l'argento, 5;:  ogni  '■' 

altro  metallo ,  che  troua  nelle  caffè ,  fenza  punto  offendere  quefto , 
che  a  Martia  femina  Romana  eftinfe  il  parto ,  che  haueua  ancora^.  Martii; 
nel  ventre ,  &  a  lei  non  fece  alcun  male  ;  che  ammazza  le  perlòne ,  né 
fi  Tfedc  j  che  babbi  tccco.k  vefti^  ^!^^^?B?!?^5!^^  ^  ^^^"  fimil^- 


140        Imagine  de  i  Dei 


fil* 

•4-^  ...                         .  .  ^^1* 

■t^':^^  Imagine  di  Giout  folgorante  apportAtor  di  pÌ0g-  '^§* 

«^f^  g'^i  &  tìernbi i  Q^  l'imagir.e  di  Gioie  La-  ■^|f§» 

<£;|^  éradeo  di  Lidi  ,  (igvificante  tjpr  Iddio  apjia-  '^§,^ 

<^:§^  reuhtatv  i  cafltgare  li  malfattori ,  ^  la  prò  4|=|,^ 

<t;'i|^  ^tde.nt.a  dl'Mtia .  '^^ 


De  gli  Antichi .        1 41 

&:  quella  forte  di  fulmine  vitne  da  Minerua ,  che  nacque  del  capo  di 
Gioue ,  &  è  perciò  I2  più  purgata ,  &  più  fottìi  parte  del  fuoco ,  6>C^ 
farà  la  bianca .  L'altra  abbrucia  ciò  che  troua ,  &  quella  fìa  la  rofl'a, 
mandata  dalla  mano  dì  Gioue .  La  terza ,  che  hi  più  dell'humido , 
&  del  groflb  non  abbrucia ,  ma  tinge  /blamente ,  &  perciò  la  di  (l'ero 
negra,  &  la  diedero  a  Volcanominiftro  di  quefto  noftro  fuoco  tutto 
fumof© .  Per  kquali  cofe  hano  i  Poeti  chiamato  il  fulmine  trifulco , 
come  che  ferifca  in  tre  modi ,  &  dipinge^  parimente  con  tre  punte , 
6:  tre  furono  i  Ciclopi ,  che  lo  fabricauano ,  come  fi  dice  nella  ima- 
gine  di  Volcano  :  a  cui  non  trouo  però ,  che  foflè  dato  mai ,  né  in  fta- 
toa ,  né  in  pittura  il  fulmine ,  &  manco  aMinenia  :  benché  fé  ne  leg- 
ga quefto ,  che  ne  ho  fcritto ,  per  dimoflrarc  la  natura ,  &  glidiuerfi 
effetti  di  quello ,  ma  a  Gioue  folamente  l'hanno  pofto ,  &  tal  volta_* 
in  ma  no  3  6c  tal  al  tra  a' piedi,  hora  l'Aquila  glielo  porta  appreflb  col 
becco ,  hora  con  gli  artigli ,  &  in  altri  varij  modi  è  ftato  fcolpito ,  & 
dipinto .  Seneca  dice ,  che  il  dare  a  Gioue  il  fulmine ,  col  quale  egli  Seneca. 
fpauentafoucnteil  Mondo,  fu  finto  da  gli  antichi  per  frenare  la  te^ 
merita  de'  fuperbi  ignoranti,  li  quali  fi  farebbono  dati  licentioia- 
meote  ad  ogni  forte  di  maluagitd ,  fé  non  haueffero  temuto  alcuno , 
che eccedefle ogni humana forza .  Per  impaurire  dunque  quelli, li 
quali  non  fapeuano  far  bene  fé  non  per  timore ,  fu  detto  che  Gioue-» 
fupremo  giudice  delle  attieni  humane  ftaua  loro  fopra  con  la  defira 
armata  del  fulmine .  Nò  lo  facttaua  egli  però  fempre  di  fuo  volere^ 
folamente  :  ma ,  come  diffi  gii  fpeflb  col  configlio  de  gli  altri  Dei  Se 
era  grauifiìmoallhopa,&  apportatore  di  molti  mali,  fi  come  era_^ 
leggiero,  &  moftraua,  che  l'ira  di  Gioue  fi  poteua  placare  facilméte, 
quando  non  v'intraueniua  il  cófiglio  cclefte.Da  qacfto  Seneca  ferma 
vn  documento  morale  molte  bei!o,dicendo,che,coine  Gioue  fupre-  ^0^2!^^ 
moRè  de  i  Dei  gioua ,  &  manda  del  bene  a'  mortali  fcnza  dimandar- 
ne l'altrui  configlio  de  gli  altri  Dcijcosì  fri  noi  i  Rè  &  gli  alcriSigno- 
ri  dourebbono  prima ,  che  far  male  altrui ,  ò  per  caftigo ,  ò  per  quale 
altra  fi  voglia  cagione ,  penfarui  molto  fopra ,  &  hauerne  buon  con- 
figl  io  ricordandòfi  ;  che  Gioue  non  fi  fida  del  fuo  giudicio  folo,  qua- 
do  hi  da  mandare  qualche  grane  male  al  mondo ,  &  che  non  per  al- 
tro fu  detto ,  che  de  i  fulmini  mandati  da  Gioue  alcuni  erano  grani , 
!k  perniciofi ,  &:  alcuni  lieui ,  &•  di  poco  male ,  fé  non  per  dare  ad  fn» 
tendere  cui  tocca  di  caftigare  gli  humani  errori ,  che  non  hi  da  ful- 
minare contra  tutti  ad  vn  medcfimo  modo ,  né  moftrarfi  egualmente 
terribile  ad  ogni  vno .  Leggefi  ancora ,  che  Gioue,  portaua  fu'l  fini- 
lì:ro  braccio  la  pel  le  della  Capra,  che  Io  nutrì,  quando  egli  era  anco 
bambino,detta  Egida,&  che  con  qucfta fcuotendola, faceua  le  piog.  ^^"•■'|  ^? - 
gie ,  sì  come  con  la  dcftra  fpiegaua  il  fiilminc ,  fecondo  che  nota  Ssr-  ^,,  .^  "^  ^'^ 
uio  apprclìbxii  Virgilio  :  oue  ei  tiice^che  gli  Arcadi  credettero  di  ha-  Virgilio.. 


Documenfo 


142      Imagini  de  i  Dei 

acre  villo  già  da  prindpio  intomo  al  Monte  Tarpeio  lo  AeflbCxoud 

Qumdo  l'Egida  negra  Jpeffo  fcuotc^ . 
£  moue  con  la  delira  ofcuri  nembi . 

Et  che  nella  medcfima  pelle  chiamata  anco  Diphthera  ci  fcri- 

Diphthera_j  ueiia tutto qucllo,che fi faceua  per  rfniucrfojpcr  non  fi  fcordarej 

libro  «li  gì*    cofa  alcuna,  quando  voleuariucdere  il  conto  delle  attieni  humanc. 

^^'  Ondediceuano  gli  antichi  perprouerbio,  che  Gioue  haueuapure 

guardato  vna  volta  nella  Diphthera, quando  vedeuaro  qualche^» 

iDaluagio  hucmo ,  dopò  le  (l'ere  ftato  vn  tempo  felice,  eflere  caftiga- 

to  alia  fine ,  &  punito  delle  fue  maluagie  opcrationi . 

Oltre  di  ciò  Gioue  fu  fatto  fenza  fulmine  ancora ,  come  fi  legge , 
che  ne  fu  vn  fimulacro  nella  Caria  regione  deli'Afìa  minorc;iI  quale 
non  haueua  fulmine ,  ne  fcettro ,  né  altra  cofa  di  quelle ,  che  fin  qui 
fono  fiate  dette  ma  vna  fcurc  folamentej&  ne  rende  la  ragione.  Plu- 
tarco raccontando,  che Hercole, ammazzato  che  egli  hebbc  Hip- 
polita  Regina  delle  Amazzoni  tolfc  la  fcure, ch'ella  portaua,trà 
l'altre  fue  arme,  &  la  donò  ad  Onfalefua,  la  qualefudi  Lidia,  &^ 
perciò  i  Re  della  Lidia  vfarono  poi  di  portarla,  &  come  cofa_^ 
iacra  la  guardauano  .    Quella  per  mano  di  molti  Rè  venne  i 
Candaule  ,  che  poi  non  ii  degnò  di  portarla ,  ma  la  faceua  por- 
tare ad  vno ,  che  fempre  era  con  lui,  il  quale  infieme  con  Candaule 
fiì  vccifo  da  Gige  vincitore  della  guerra^che  già  gli  haueua  mofla,&: 
tra  l'altre  fpoglie,cheei  ne  ri  portò  in  Caria,  fu  la  fcure  anchora,  la 
quale  pofe  in  mano  poi  ad  vn  fimulacro  di  Gioue  quiui  perciò  fat- 
to ,  che  fu  chiamato  Labradeo.perche  dicono  quelli  di  Lidia  labra  la 
fcure  .  Ma  Lattanti©  tienc,che  folTe  cofi  detto  da  vno ,  il  quale  no- 
minato Labradeo  porle  a  Gioue  foccorfoj&aiutollo  in  vna  guerra 
grandifiima .  A  quello  fimulacro,dice  Eliano ,  che  flaua  appefo  vn 
coltello  anchora  chiamato  CariO:&  fu  riuerito  aflai^perche  dicono, 
che  quelli  di  Caria  furono  i  primi ,  che  facefl'ero  quelle  cofe ,  le  quali 
feruono  alla  guerra;  chccombattefleroperpremio,cheacconcialfe- 
ro  gli  feudi  in  modo ,  che  fi  potclTero  imbracciare;  &  che  mettelfero 
gli  arnesi  ili  i  cimieri  sii  gli  elmi.  Et  perche  fpclTomollranoi  dipintori  le  fauolc 
guerra.  dipingendole  così  bene,  come  fcriucndo  le  habbiano finte  i  Poeti, 

hauendo  vn  difcepolodi  Apelle  vditogiàdire,ò  letto  forfe^chc  Gio- 
ue partorì  Bacco ,  lo  dipinfe,fecondo  che  ferine  Plinio ,  con  certi  or- 
namenti che  portauano  in  capo  le  donne  di  Lidia ,  in  mezo  di  a  icunc 
Gioue    par-  femine,  chcloaiutauanoapartorirc,&  eglidguifadidonna,chenei 
toriéiJie.        parto  fenta  gran  dolore , pareua  lamentarfi, &  erano  quiui  nioIt€^ 
Dee,le  quali  faceuano  il  maggiore  bisbiglio  del  Mondo.  Non  rac 
conto  di  Bacco, come  Gioue  lo  porcaflevn  tempo  attaccato  al  fian- 
co* 


rjucarco. 


Gaadaule. 


Gioue 
bradco. 


La- 


Iniicniorl  de 


De  gli  Antichi.         i  43 

cojinlin  à tanto ,  eh-  venne!' hora  del  maturo  parto ,  perche quefW 
fauoleperletrasforniationidiOiiidio  fono  già  cofi  volgari ,  che  le 
sàogni  vno  homai.  Hanno  gli  fciilton  antichi  parimente  tolto  mol- 
te volte  l'efifempio  delle^ftatoc  ,che  hanno  fatte ,  da'  Poeti .  Onde 
Paufaniarcriucche  alcuni Leontini, gente delJa Grecia ,  fecero à lo-  Paufania, 
ro  priuate  fpefe  vn  Giouc  alto  fette  cubiti ,  il  quale  haneua  vn' Aqui- 
la nella  fìniftra  man0j&  con  ladeftra  poriana  vn  dardo,  perche  l'ha- 
ucuano  gii  veduto  cofì  defcrittoda  alcuni  Poeti .  Strabone,oue  rac- 
conta del  tempio  di  Giouc01impio,ilq  uà  le  per  l'oracolo,  che  era  Straboflc 
quiui,  fu  già  vn  tempo  celebrato  in  modo,  che  da  ogni  parte  della-. 
Grecia  vi  concorreuano  perfone  à  portare  di  molti,&  ricchi  doni, co- 
me fecce  Cip/èUo  tiranno  di  Corinto,  che  vi  offerfe  vn  fimulacro  di 
Gioue  tutto  d'oro  mafficcio ,  dice ,  che  in  cflb  fu  v«a  ftatoa  pure  di 
Gioue,  fitta  di  auorio  da  Fidia  Athenicfè  tanto  grande,  che  benché 
fcffe  il  tempio  grandiffimo ,  era  piccolo  nondimeno  alla  grand«2za 
della  ftatoa ,  Se  per  ciò  panie  l'artefice  di  hauer  male  oflèruato  la 
proportione  del  luogo ,  perche  fece  quella ,  che  fedendo  toccaua  col 
capo  lo  alto  tetto ,  onde  fé  fi  foffe  drizzato  bifognaua  romperlo,con- 
ciofia  ch'ella  veniua  ad  efler  più  alta  afiai  del  tempio.-ma  né  per  quc« 
fto  fu  ella  m  :n  lodata,che  meritaife  la  bellezza  fua,imperochc  Quin- 
tiliano fcriue ,  che  qucfta  parueaggiugnerc  non  so  che  alla  religio- 
ne,&:  à  quella  riuerenza ,  ch'era  portata  à  Gionc,  tanto  rapprefenta- 
uabenelamaeftà  diuina, della  quale  tolfe  Fidia  (  come  ei  didc  i 
Pandenno  lUo  nipote,  che  gliene  dimandò  )  rdfetii^^io  da  Home-  l^tie^^^ 
ro,<xie  cofii  dice  : 

MoHrò  col  grane ,  e  rìuerendo  cenno 
Il  figlio  di  Saturno  il  fuo  Volere» 
Mouendo  il  capo ,  che  (tambrofia  fparfo 
Fece  mouerft  itifteme  ì^vnìuerfo. 

Et  hanno  finto  i  dipintori  alle  volt*  anchora  a  Icuna  cofa  da  loto 
ftcfiìjcome  hct  Apelle ,  quandofù  accufàto  della  congiura,  fecondo 
che  fi  può  vedere  nella  imagine  della  calunnia.  Et  Plinio  fcriue ,  che 
Nealce  dipintore  di  grande  ingegno  haueua  dipinto  vna  guerra  na- 
uale  de  gli  Egitti) ,  &  de  i  Perfi,nè  potendo  con. la  fola  dipintura  de  i 
luoghi  moftrare.che  quella  fofle  ftata  fatta  fu'l  Nilo ,  come  egli  vo- 
Jeua  ,  che  s'intendeflb ,  imaginoffi  di  moftrarc  ciò  in  quefto  modo^* 
Eidipinfe  vn'Afino,che  beueua  su  la  ripa,&  vn  Crocodilo  ilaua  in_. 
agguato  per  fargli  male ,  percioche  i\  Crocodilo  è  animale  proprio 
dello  Egitto,&  in  Perfia  è  copia  grande  di  Afini .  Per  le  qual  cofe^ 
voglio  dire,che  fu  ritrouamento  forfè  de*  Pittori  anchora ,  onero  d.€ì* 
Scuicori  il  farele  imagini  de  i  DeiicQxa/oxm^  Alcuna  d' huomo ,  ò  da 


Iinagini  de  i  Dei 


lrr,cig\ne  del  [^oracolo  di  Gioite  H  Ammonio  deTro-  "^^^ 

glcditt  fortificante  l'ojlurìtà  ,  O*  njihà  delle  ^§2* 

cofe  mondane  y  (gT  che  hijàgtid  riguArdare  ^  (0f  ^}^\^ 

ììjal7^dxfi  con  l'aoiie^zjt  de/i'mtci/etto  all'ai-  ^^^ 


te'^zj  delle  diuine . 


SiiSiiS^Szì 


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De  gli  Antichi .       145 

altro  animale ,  come  di  Venere  fi  legge ,  che  ella  ne  hcbbc  ma  in  Pa- 
fo  :  il  Sole  parimente  fu  così  fatto  appreflb  de  i  Fenici  :  &  i  SicioniJ  Sicionif . 
gente  delaMoreahebberoGioiiefatto  inguifa  di  Piramide ,  come 
.fcrinePaufania.  Il  che  crederò  che  voglia  fignificare  quel  medefìmo, 
che  fignihca  la  ftatoa  pur  di  Gioue  (  della  quale  ho  gid  detto  )  nuda 
dalmc20inru,&  veftitanelrefto.Perchelabafedi  quefteimagini  ci 
rapprefenta  lo  fcuro  delle  tenebre ,  per  le  quali  caminiamo  in  quefto 
mondOjSÌ  che  tenendo  l'animo  applicato  alle  cofe  humane  non  po- 
tiamo hauere  alcuna  cognitione  dellediuine, nelle  quali  bifogra»» 
guardare  con  l'acutezza  della  mente.-moftrata  per  l'acuta  cima  della 
piramide .  Et  lo  può  fare  l'animo  noftro ,  quando  taglia  via  tutti  gli 
effetti  del  corpo,&  fi  aflbttiglia  si  che  penetra  gli  Cieli  ,•  onero  quan- 
do mette  giù  la  corporea  mo!e,8<:  tutto  rcarice,&  leggiero  fé  ne  riuo- 
laàgoderelabeatàvifiiadellecoft  terne.  Etpereiò,ò  qneftood al- 
tro che  ne  fofle  la  cagione ,  ferine  Quinto  Curtio,  che  apprcflb  de  i 
Trogloditi  in  Egirto,oue  fu  vn  bofco  confccrato  al  Dio  Hammonio , 
che  era  Cioue,  nel  mczo  del  quale  forgeuavn  fonte  dimandato  l'ac- 
qua del  Sole  (che  come  riferifce  anco  Pomponio  Mela  )  al  comincia- 
re del  giorno  era  tiepida ,  al  mezo  giorno  fredda;  vcrfo  la  fera  fi  ri- 
fcaldaua  vn  poco,&  alla  mezza  notte  tanto  era  calda  che  bolliua ,  & 
andando  verlb  il  giorno  veniua  intiepidendofi ,  fu  adorata  certa  co- 
fa,che  non  era,come  fi  fogliono  fare  i  fimulacri  de  gli  Dei;ma  in  for- 
ma di  ombelico  compofto  di  Imeraldi,  &  di  altre  gemmejlargo  di  fot 
to  &  rotondo  che  fi  va  aflòtigliando  verfb  la  cimà,&:  che  quando  da 
quello  voleuano  intendere  alcuna  cofa ,  lo  portauano  1  Sacerdoti  ir^ 
volta  fopravnanauicela  dorata,  alla  quale  erano  attaccate  intorno 
moltetazze  di  argento. &  vi  andauano  dentro  donnea  donzelle  can 
tando  certi  incompofti  verfi.per  li  quali  penfauano  di  fare,  che  Gio- 
ue dtfle  poi  loro  certi  refponfi  diciò,chedefiderauano  faperc.  Sotto 
limagine  di  vn  Moncone  fu  adorato  ancora  qucfto  Gioue  Himmo- 
nio;&  dicono  alcuni  efferne  fiata  la  cagione,  perche  caminando  già 
Bacco  per  i  deferti  della  Libia,era  per  perirfene  di  fete  con  tutto  il  fuo 
eiTercito,fe  dopò  l'hauere  fatto diuoteorationi  al  Padre ,  non  veniua 
vnMontone, il  quale  andandogli  fempre  dàuanti lo  conduffe  oue  tro- 
no d'abbeuerare  tutto  l'eflercito:  &  credendo  chein  quello  animale 
folle  venuto  Gioue  à  moftrargli  le  defiderate  acque ,  glipofe  quiui 
vn'altare ,  &  fece  il  fuo  fimulacro  in  forma  di  Montone .  Ouidio  fe- 
guitando  le  fauole, vuole  che  ciò  folfe, perche,  quando  i  Dei  del  Cielo 
fuggirono  dalla  furia  de'  Giganti  in  Egitto ,  Gioue  per  maggiore  fua 
fiairezza  fi  cangiò  quiui  in  Montone .  Et  Herodoto  rendendo  lara-  Herodoto, 
gionc,  per  la  quale  era  vietato  à  Tebani  in  Egitto  di  facrifìcarc  le  pe- 
core,fcriue  che  non  volendo  Gioue  efler  veduto  da  Hercole,  che  lo 
dcfideraua  grahdemente,&  ne  lo  pre^aua  tuttodì,ne  potendo  più  rc- 

K  fifrere 


Q^Ciirtio. 
Gioue  Hain. 
monio. 
Fon  re  del  So- 
ie. 


Tma^fne  in 
fo ima  di  Om 
bciico  . 


Gioue  in  for- 
ma di  Mon- 
{o::e. 


145      Imasini  de  i  Dei 


ImA^me  al  Ciotte  Hammonio  de  gli  ArcAUiy  ^  de"  ^Jk^^:/ 

gli  EgJttijyO*  della  quercia  ^,(^  del  montone  à  .^^^ 

lui /aerati  yfgnificanti  Iddìo  ejfer  auttors  delia  jd^-^ 

yita  (^  mantenìtore  detnjiuere ,  (^  delle  ri-  ^i^f;^ 

^ofls  dulie  del  detto  oracolo  HammorAo .  #l|* 


tt^tt##fs 


H- ;  =»!,i^  f^i^-  v^u*;  eH>?  *50<v  !y^:5  ^A}-:?  %y-  '<i.'h^  'HW  'v^  ^iw*  ?J^?;p^-»<^;h6¥;v^- 


De  gli  Antichi.         147 

fiftcre  à  cofi  affetuofì  preghi,gJi  fimoftròVeflito  di  vna  pelle  di  Mó» 
i:one:&  che  da  quefìo  poi  tollero  gli  Egitti]  il  fimulacro  diGioiiein 
forma  di  Montone.  E  quefta  beftia  appo  loro  riiierita  raolto,&  non 
l'ammazzano  mai  pei  farne  fàcrificio/e  non  il  dì  della  fella  di  Gioue 
nel  quale  ogni  anno  tagliano  il  capo  ad  vn  Montone ,  &  lo  fcorticano 
vcftettdo  di  quella  pelle  il  fimulacro  di  Gioue ,  al  quale  portano  poi 
quello  di  Hercole,perche  lo  veggia,  &  finalmente  tutti  quelli  che  fo- 
no quiui,  vanno  i  battere  lo  fcorcicato  Montone  ^  &  poftoio  in  vna_* 
vrna  lacrata  lo  fep«lifcono  con  grandiffima  riuerenza .  Ne  fu  in  Egit- 
to folamente  qucfto  Gieue  Hammonio ,  ma  in  Grecia  ancora ,  &C^ 
appreflb  de  gli  Arcadi  (come  recita  Paufinia)  era  fatto  in  forma_j 
iquadrataalla  foggia  de  gli  Hermi,ftatoe  di  Mercurio,  &:  haueua  irt^ 
capo  le  corna  di  Montone,&  alcuni  anco  gli  faceuano  tutto  il  capo  di 
Montone,  &  ciò ,  perche  erano  così  dubbie  le  fue  rifpoftc ,  come  è  il 
capo  di  Montone  inuolto  in  quella  fua  pelle.  Oltre  di  ciò  trouafi, 
come  riferifce  AleffandroNapoIitanOjche  i  Celti  gente  della  Francia, 
mctteuanopcrl'imagine,  &fìatoa  di  Gioue  vna  altiffima  Quercia, 
&perluiradorauanOjforfe  perche  lapeuano,  che  tri  gli  arbori  la_j 
Quercia  era  confecrataà  Gioue,  come  quella  del  frutto  della  quale 
\  iffero  gli  huomini  già  ne'  primi  tempi ,  &  d  lui  ftaua  di  pafcer ,  &c^ 
i-odrirquelli,li  quali  egli  era  creduto  di  hauere  prodotti  al  mondo, 
'<:  di hauerne rvniuerfal gouerno .  Perla qual  cofa gli  antichi  coro- 
auano  di  Quercia  quafi  tutte  le  ftatoe  di  Gioue ,  come  che  quefia_f 
(Te  fegno  di  vira,  la  quale  era  creduta  efifere  data  da  lui  a'  mortali . 
v)nde  foleuanoi  Romani  dare  corona  della  Quercia  a  chi  haueflè  in 
guerra  difefo  da  morte  vn  Cittadino  Romano ,  volendo  a  colui  dare 
la  infegna  della  vita^chefu  cagione  altrui  di  viuere.  Ma  di  Vliuo  an- 
cora fecero  ghirlande  alle  volte  à  Gioue,  perche  quello  è  fempre_> 
verde^di  molto  vtile  a'  mortali,&:  paiono  le  fue  foglie  efìere  quafi  del 
colore  del  Cielo , benché  Ci  tenghi  più  toflo  efiere  arbore  di  Pallade,ò 
diMinerua,ch'è  lamedefima,come  nella  fua  imagine  fi  può  vedere . 
Et  Paufania  fcriue,chc  in  certa  parte  della  Grecia  fu  vn  fimulacro  di 
Giouejche  teneua  vn' vccello  con  l'vna  delle  mani,  &  con  Taltra'il  fui 
mine,&  haueua  in  capo  vna  bella  ghirlanda  di  diucrfi  fiori  di  prima- 
uera .  Hebbe  anco  Gioue  fouente  la  corona  di  Rè  fecondo  che  di 
fopra  lo  defcriue  Martianq  ;  perche,  come  la  dipinfe  Pallade  conten- 
dendo con  Aragne  appreflb  di  Ouidio,è  regale  la  imagine  di  Gioue , 
concio  foiTe  che  egli  era  creduto  Rè  de  i  Dei ,  de  gli  huomini ,  &  del- 
l'vniuerfo.  Et  Seruio  fopra  la  decima  Egloga  di  Virgiglio  dice ,  che  le 
proprie  inf  gne  di  Gioue,  lequali  Ibleuano portare  quelli  che  trion- 
fauano,erano-Iofcettro,&  la  toga  palmata,  che  era  vna-veik  di  por- 
pora grande,&  ampla,nella  quale  hanno  detto  alcuni,che  era  tefluta 
lapalmaperdentro;&  altri  che  era  dipinta  a  gran  bolle  d'oro.  Lo 

K     2  Sce- 


Moawfic  ri- 
uericQ. 


AlciTandro 
Napolitano  . 


Paufania. 


Marnano. 


)C:ii!0. 


Plinio 


Vittime  di 
Giouc. 


Cerimonia 
pazza. 


Scure  chia- 
mata in  giù. 
dicio . 


Sulda 


148       Imagini  de  i  Dei 

Scettro  era  d'Auorio  con  vti'Aqu ila  in  cima, &  fi  caua  da  Giuuena- 
Je,nella  Sat.X.  Se  da  Pmdentio  ncll'Himnc  di  S.  Romano  Martire .  il 
Ritratto  fi  vede  nelle  Medaglie  antiche  deirirnp.  Probo  &  in  alcune 
Confoiari ,  coniC  h  chiamano .  Lo  hauere  dipinta  la  faccia  di  roffo , 
fu  percioche,come  ferine  anco  Plinio,  foleuano  1  Romani  ogni  fcfta 
tingere  la  faccia  a  Giouedi  minio,&:  era  vnadelle  principali  cofe  che 
faceuano  i  Cenfori,dare  a  miniar  Gioue .  Et  quelli  che  trionfauano, 
parimente  fi  faceuanotuttirolTi  co!  minio  j  Donde  tolfero  le  donne 
la  vfanza  che  poi  è  pallata  fin'a  i  tempi  noftri,di  farfi  colorite,&  rof- 
fe,parendodidiuent:irnepiù  belle, oue molte  fi  fanno  fouente  fpa- 
uenteuoli  da  vedere.  Et  nella  Ethiopiavfauanoparimente  i  grandi 
huominididipingerfinon  folo  la  fa ccia,ma  tutto  il  corpo  col  minio, 
&  dauano  il  mede  fimo  colore  a  tutti  i  fimulacri  de  i  loro  Dei.  Furo- 
no pò  vittime  ài  Gioue  facrificatcgli  da'  Romani  per  diuerfe  cagioni 
indiucrfi  tempi ,  &  lotto  diuerfi  cognomi,là  Capra, l'Agnella  di  due 
anni,&  vn  Toro  bianco  con  le  corna  dorate  ;  ancor  che  facrificalfero 
anco  alle  volte  fènza  vittima  con  farro,fale,&  incenfo.Prefib  gli  Athe 
niefi  fc  gli  facrificaua  vn  Bue ,  con  cerimonia  forte  ridicolofa ,  &  era 
tale, come  racconta  Paufania.  Mettcuano  vn  poco  di  farro, &  di  fru- 
meiito  mcfcolato  infieme  m  fu  l'altare  di  Gioue,  &  il  bue  dc/linato  al 
facrificioaccoftandouifi  l'andaua  a  mangiare;  allhora  veniua  vno  de 
i  Sacerdoti,  chiamato  da' Greci  per  Tofticio  che  haueuaBufonOj-che 
viene  adire  in  noftra  lingua  percuffore  del  bue  ;,  ?c  dato  di  vna  fcure 
fu'l  capo  à  quella  befì;ia,fe  ne  fuggiua  via  di  fubitojafciata  iui  la  fcu- 
reja  quale  era  chiamata  pofcia  in  giudici©  da  quelli,che  erano  quiui 
all'intorno,  come  che  non  hauefl'ero  vifto  chi  altri  haucfle  ferito  il 
Bue,  che  la  fcure .  Quefta  vfanza,  come  fcriueSuida,  venne  da  quel- 
lo,che  fucccfl'c  già  in  certa  fefta  di  Gioue,  nella  quale  vn  Bue  mangiò 
le  fchiacciate,che  erano prefte  al  facrificio;  di  che  fdegnato  vno,  che 
quiui  era  prefcnte,  parendogli,  che  quella  beilia  foffe  ftata  troppo 
profontuofa,diededi  piglio  ad  vnafcurc,&l'vccifc,&  fé  ne  fuggì  via. 
Lafcureche'reftò,fu  chiamata  in  giudicio,&  hauendoi  giudici  vdi- 
telefagioni  d'dle  parti. l^^aflblfero;  &  fu  dapoiolTeruatodi  fare  ogni 
annoilmedefimo.  Et  non  è  gran  marauiglia,  che  folfe  vna  fcure_> 
chiamata  in  giudicio  appo  gli  Atheniefi,percioche  fra  leprime  leggi 
che  furono  loro  date  da  Dracone ,  fu ,  che  le  cofe  ancora  inanimate , 
come  riferifcono  Paufania ,  &  Snida,  quando  non  fi  trouafle  la  pcrfo- 
na ,  che  hauefle  fatto  il  male ,  foflero  condannate  in  giudicio ,  ban- 
dite,e  gittate  fuori  della  Città/econdo  li  demeriti  loro .  Onde  fi  leg- 
ge appreflb  de*  medefimi  vna  medefima  nouella ,  benché  i  nomi  fia- 
no  diuerfi, perche  Paufania  ftriuc  di  Theagene ,  &  Snida  di  Nicone . 
Quefti  (  qualunque  nome  che  egli  hauefle)  fu  huomo  tanto  valorofo  | 
che  dalle  vittorie  hauute  in  diuerfi  luoghi  haueua  riportato  più  di 

^uat- 


De  gli  Antichi.'       14^^, 

ijHàtttoce»tOCorcne,&  gii  Fii  anco  perciò  drizzata  rna  bella  ftatoa^ 
alla  qualejpofciache  egli  fu  morto, vnojchc era  ftato  Tempre  inuidio*. 
fo  de'  fuoi  honori,  andana  la  notte,  &  con  vna sferia  la  batteua  ben 
bene;  &tantofenecontentaua,comere  haucflè  offefo  Thcagcnc, 
ò Nicone ancora  viuo.  Auenne, chela  ftatoa  cadde all'improuifo 
addoilbà  coIui,che  la  battcua,&  T  fccife,onde  i  figliuoli  la  chianìa«> 
rono  in  giudicio,&  tanto  diflero  centra  di  lei ,  che  la  fecero  condan- 
narCjCome  colpeuole  della  morte  dd  padre  loro ,  &  fn  perciò  gittata 
in  mare.  Per  la  qiial  cofa  indi  à  poco  venne  vna  ftcrilità  grande ,  che 
guaftò  tutto.il  paefè  ;  à  che  fu  rimediato  per  configlio  dell'oracolo . 
rimettendo  al  luogo  fuo  la  ftatoa  gittata  in  mare^  &  poi  ritrouata  da 
alcuni pcfcatori  ;  &  le  fumo  anco  pofcia  dati  i  diuini  honori,&  come    ^srìe  tri- 
Nume  falutare  fu  adorata.  Danno  le  molte  fauole  ancora ,  che  fi  sformarioiu 
leggono  di  Ciouc, argomento  di  farlo  in  molti  modi  ;  percioche  rac-  ^  Gioue . 
contano,  che  ei  fi  cangiauafouente  in  diuerfè  forme  per  godere  de* 
fuoi  amori  ;  come  quando  fi  mutò  in  toro  bianco  per  portarfcne  via 
Europa,  in  Aquila  per  rapir  Ganimede ,  &  per  hauere  anco  Afteria  ; 
in  pioggia  d'oro  per  paflàrci  Danae  ;  in  Cigno  per  ftarfi  con  Leda  5 
in  fuoco  per  ingannare  Egina,'in  Anfitrione  per  giaccrfi  con.» 
Alcmena  ;  in  Diana  per  godere  d  :jCalifto,  &  in  altre  iìgUT 
re  affai ,  tanto  bcftiali,quanto  humane  ;  delle  quali 
io  non  dirò  altro ,  perche  non  trouo ,  che  gli 
antichi  habbino  tolto  effempio  da  quc- 
ile  mai  per  fare  alcuna  imagino 
diGiouo. 


K    f  G  I  V-: 


150      Imagìni  de  i  Dei 


Sorella  di 
Gioue. 


Moglie  di 
Gioue  - 


GIVNONE 

•^3-  5^3-£*3-  £«**  ià4  -i^  -f^- 

VELLI,  li qnali  diflero ,  che  gli  antichi 
fotto  il  nome  di  diucrfi  Dei  adorarono  gli 
Eknientijpofero  Giunone  per  l'aria ,  &  la 
fecero  perciò  le  fauole  poi  forclla  di  Gio- 
ue ,  per  cui  intefcro  lo  Elemento  del  fuo- 
co. Et  come  lui  Rè,  così  chiamarono  lei 
Regina  del  Cielo ,  perche  il  fuoco ,  &  l'a- 
ria fono  i  due  Elementi  di  fòpra ,  che  han- 
no maggior  forza  affai  nelle  cofe  create  de 
glialtridue.  Et  tal'hora  anco  ladiflero 
cflerla  Terra,  &  perciò  mogliedi  Gioue;  perche  vogliono,  che  dai 
corpifuperioricada  in  terra  certa  virtù  feminalc,che  le  dà  forza  di 
produrre  tutto  quello^che  produce  :  comefpargendoil  marito  il  fe- 
me  nel  ventre  della  moglie  la  fa  concipere  quello,  che  partorifce  poi 
Virgilio.       ^  tempo  fuo .  Per  la  qual  cofa  Virgilio  diile  : 

i     '.     ,     l     Dìfcefe  con  feconde  pioggic^ 
Il  gran  Gioue  a  la  lieta  mcglie  infeno. 

Et  alcuni  volendo  porre  quefta  Dea  più  in  alto ,  l'hanno  fatta  ef^ 
fere  vna  medcfima  con  la  Luna,&  le  hanno  dati  alcuni  de  i  cognomi 
di  quella, come  che  la  chiamarono  Lucina,  quafi  che  ella  fofl'e ,  chc_» 
aiutando  le  donne  nel  parto,defll- la  luce  a  inafccnti  figli.  Da  che^ 
Tcnne.che  partendogli  antichi  il  corpo  humano,  &  dandone  d  cia- 
fcun  Dio  la  parte  fua,  della  quale  haueife  cura ,  pofero  le  ciglia  fot- 
Ciglic  giiar-  to  la  cuftodia  di  Giunone,  perche  quefteftanno  /òpra  àgli  occhi,pcr 
<late  da  Giù-  li  quali  godiamo  la  lucc,cheda  lei  ci  vien  data ,  &  paiono  difender- 
***^  '  gli  da  ciò ,  che  cadendo  potrebbe  venire  à  noiargli .  Benché  fi  legge 

ancora ,  che  le  braccia  parimente  à  lei  furono  confecratt-j .  Onde-» 
Homcro ,  il  quale  à  ciafcun  Dio  di  vn  membro  più  bello  de  gli  altri , 
fi  eh.  Giunone  habbia  le  braccia  belle ,  &  bianche .  £t  quindi  ven- 
ne, che  la  fecero  alcuni  de  gli  antichi  di  corpo  mondo^&  puro  hauc- 
Ludino.       do  for  jè  riguardo  %1  corpo  della  Luna .  Scriuc  Luciano  che ,  fé  bene 


De  gli  Antichi .        151 


4m 


4 


4 


Imagine  di  Giunone  Lucina. ,  ^  ^^//.t  Z)^4  5*/- 

ria  de  Hieropoit  nell'tÀj/ìria.che  è  'Zfn't/iejfa^  SC! 

con  Giunone, ^^elU  njccellt  à  lei /aerati^  ^^ 

Jtg7itfica?ìti  Giunone  effer  regina  del  Cu  lo  Jo^  ^SM" 

mtnatrice  delibarla  fignora  de  regni ,  ^  delle  ^^ 

r^cche^'^e  ^j^eflafu  mtefa,  ancora  per  la,  Tìfiìi.  ^>§* 


iP-^ 


^^ 


k'  4 


'>-^^^^  7?-  *^ 


1 5  2      Imagìni  de  i  Dei 


la  Dea  Siria  tanto  ri  uchta  in  Hicropoli  Città  della  Afliria  fofle  Giù- 
iionc,nientedimeno  la  fuaftatoa ,  che  quiiii  era  nel  Tuo  tempio ,  Iju 
mofìraua  cflere  non  vna  fola  ,  ma  molte ,  con  ciò  fofle  che  (i  vedeflc 
in  quella  alcuna  cofa  di  Pallade,alcuna  di  Venere ,  di  Diana ,  di  Nc- 
mefì,dellcParche,&  di  altre  Dee;  perciocheella  ftaua  fedendo  fopra 
due  Lioni,&  nell' vna  mano  teneua  vno  fccttro ,  &  yn  fufo  nell'altra , 
&  in  capo  haueua  alcuni  raggi,&  alcune  altre  cofe,che  à  diuerfe  ima 
gini  fono  propriatc .  Onde  viene  i  moftrare  Luciano ,  che  la  Dea  Si- 

Dsa  Sina,  ria, cioè  Giunone/d  vn  nume  diuerfamente  adorato  fotto  diuerfì  no- 
mi .  Et  perciò  non  è  marauiglia  fé  ella  fu  creduta  Lucina  ancora, 
&  la  chiamauano  le  donne  al  partorire  in  loro  aiuto,come  fa  appref- 
fo  di  Tcrcntio  Gliccrio  quando  grida  :  Giunone  Lucina  aiutami ,  & 
guardami  ti  prego  da  morte .  Et  volendone  fare  ftatoe,ouero  dipin- 
ger! a,  la  fecero  gli  antichi, come  fi  vede  nelle  medaglie  antiche  di 
Pauftinajin  forma  di  donna  di  cti  gid  perfetta,  vcftita  à  guifa  diMa- 
trcnajche  nella  defìramano  tiene  vna  tazza,  &  vna  hafta  nella  fini* 
flra .  Et  poche  fono  quelle  imagini  delli  Dei,alle  quali  non  habbia- 
no  date  le  hafte  gli  antjf  hi ,  come  fi  vede  nelle  già  dette ,  &  fi  vederi 
ancora  in  quelle ,  che  reftano  da  dire ,  &c  però  più  non  mi  pare  da  dif- 
ferire di  dirne  la  ragione .  La  quale ,  benché  in  altro  luogo  forfè  fa- 
Tebbe  flato  meglio;  pure  ne  qui  anco  farà  male  il  dirla,ouc  facilmen- 
te fi  potrebbe  marauigliare  alcuno;  che  fia  data  l'hafta  à  Giunone 
Dea  pacificasse  quieta.  Ma  non  fu  però  ièmpre  tale  :  anzi  aUcvolte 
fi  è  mofirata  molto  terribile,  &  feroce, come  quando  à  tutte  fuc  for- 
ze Yoleua  aiutare  i  Greci  contra  i  Troiani ,  &  hebbc  ardire  di  andare 

Homcro-.  j^  battaglia  infieme  con  Mineruacome  conta  Homero .  il  quale  cosi 
dipinge  il  fuo  carro  perche  à  que'  tempi  i  Capitani^&  le  più  fègnalatc 
pcrfone  combattenano  incarro .  Era  di  ferro  quel  Jegno ,  chea  tra- 
u&rfo  lo  fofleneua;  le  ruote  erano  <ii  rame,&  haueuano  otto  raggi  (i" 
mili ,  ma  cerchi,che  lor  vanno  d'intorno,erano  d'oro  cii'ti  di  fopradi 
rauìc,&  era  circondato  di  argento  quel  corpOjOnde  vfcinano  eili  rag- 
gi .  Di  fòpra  poi  ,ouc  fèaua  la  Dea ,  era  vna  fede  fatta  con  corrcggic 
ci*cro,&  di  argento;  il  temone  era  d'argento,  il  giogo  d'oro,  &  pari- 
mente di  oro  erano  gli  ornamenti  de  i  caualli ,  perche  fé  bene  altro 
volte  fi  fvice  a  tirare  Giunoneiii  gli  vccclli  alihora  le  faceuano  dibi-  . 
fogno  i  caualli .  Et  Virgilio  medefimamente  à  cofi:ei  dà  il  carro ,  & 
rarme,q.iai  do  ^i(  e  (  he  ella  cosi  vcleua  bene  à  Cartilagine,  che  qui- 
ui  teneua  il  fijo  carro,&  l'armi.  Adunque  non  ha  da  parer  male  ad 
alcuno,  che  à  Giunone  ancora  defiero  gli  antichi  rhafta,nècheio  , 
li;g ionando  di  ìd  dica  perche  foffero  date  le  haile  alle  fi:atoe  de  iDei, 
leor'jndo  che  Giuftino  ne  rende  la  ragione,  il  quale  dice;  che  già  ne' 
primi  tempi  i  Rèport.zuano  vna  hafl:a  in  vece  del  Diadema ,  &  della 
iufe^na  regale  i  Se  che  aUiiOj;*i  sei  principio  del  mondo,gli  huomini, 

'  21013 


De  gli  Antichi  *        i  ^y 

non  feaueuano  altre  ftatoe  dei  Dei; che  le  hailc,  &  perciò  i  quefte  fi 
inchinauan0,&  le  adorauano  riuerentemente.Ma  poi  che  in  forma_» 
humana  cominciarono  a  fare  gli  Dei ,  non  più  le  hafte,  ma  le  ftacoe 
adorarono;  Hondimeno ,  per  feruarepiir'  anco  la  memoria  della  re- 
ligione anticajaggiunfero polle haftc alli diuini fimulacri .  Quando 
Anchife  apprelTo  di  Virgilio  moftra  ad  Enea  la  fua  progenie ,  che  ha 
da  venire ,  comiRcia  da  vn  gioaane,chc  ftà  appoggiato  ad  vna  hafta,  ;% 

&  quiuiSeruio  nota,che  l'hafta  appo  gli  antichi  fa  honorato  premio 
a  que'giouani,li  quali  vincendo  il  nemico  in  battaglia,haueuano  co- 
minciato àmoftrare  il  Tuo  valore.  Et  parimente  dice,  che  l'hafta  da 
gli  antichi  fu  ftimatà  più  di  tutte  le  altre  arme,  &  che  fu  fcgno  di  Z 

maggioranza^  d'impcro,oade  perciò  era  donata  a  gli  hnomini  va- 
lorofìile  cofe  vendute  in  public©  erano  vendute  airhafta,&  che  i  Car 
tagine  il  volendo  la  guerra  con  i  Romani  mandorono  loro  vna  hafta; 
Riferifce  Snida  cflfere  ftata  vna  vfania  in  Athene,che  quando  era  por-  Suid?.  • 
tato  alla  fepoltiira  vno,chc  fuffe  flato  ammazzato,!  parcntijche  l'ac- 
compagnauano,faceuano portar  con  lui  yn'hafta,ò  che  velapiauta- 
uano  d  capo  della  fepoltura,faceHd©  à  quefto  modo  certo  colui ,  che 
rhaucua  ammazzato ,  che  nen  la  pafferebbe  fenza  vend«tta .  Sì  che 
l'hafta  fu  ftimata  da  gli  antichi  aflai,&  appo  quelli  fu  infegna  molto 
notabile*  Onde  non  è  marauiglia,che  la  deflèro  fouente  alle  facrate  ' 

ftatoe.  Potrebbelì  dire  del  carro  di  Giunone  deferito  daHomero, 
che  figniiìchi  li  vari]  colori,che  nell'aria  fi  veggono  talhora,ma  vuo-  .  ^ 

le  il  Boccaccio  altrimente,  &  dice,che  quello  e  fatto  tanto  riccamcn-  boccaccio  * 
te, perche  ella  era  creduta  la  Dea  delle  ricchezze ,  &  che  Tarme  ^  ^ci         . ..    . 
date  fìgnifìcanojche  per  le  ricchezze  combattono  infieme  gli  huomi-  ^hczze 
ni  per  lo  più .  Et  perciò  la  dipinfero  con  lo  fcettro  in  mano ,  come 
che  inTuo  potere  foflc  di  dare  le  ricchezze,&  i  rcgni,sì  come  ella  pro- 
mife  di  fare  à  Paride,quando  voleua  da  lui  eftere  giudicata  la  più  bel- 
la di  quelle  due  altre  Dee.   II  che  dicono  degli  altri  ancora  eSfer 
pur  troppo  vero ,  fé  per  lei  intendiamo  la  terra ,  come  ferine  Fulgen- 
ti© il  quale  dipinge  Giunone  con  il  capo  aaolto  in  vn  panno ,  &  che 
tiene  lo  fcettro  in  mano,moftrando  per  quefto  che  il  dominare  altro 
non  è,che  pofledere  paefi  ;  &  per  quello  che  le  ricchezze  ftanno  co- 
perte,&  nafcoftenellaterrajpercheellahainfelevene  di  tutti ime- 
tallijSc  in  eff^  fi  ttouano  le  pretiofe  gemme.  Fu  dato  il  Pauone  a  que 
fta  Dea ,  come  vceello  fuo  proprio,&  confecrato  à  lei .  Onde  Paufa-  Pauone  da:® 
niadefcriuendo  le  cofe,  che  erano  nel  tempio  di  Giunone  in  certa-j  à  Giunoae- 
parte  della  Grecia,dice ,  che  vi  fu  vn  Pauone  fatto  tutto  d'oro ,  &  di 
lucidiiiìme  gemmc,pfferto,&  dedicato  alla  Dea  da  Adriano  Impera- 
doreycome  vceello  à  lei  confccratOjdi  che^oltrealla  fauola  che  Ci  rac- 
conta di  ArgOjdicono  efl'ere  la  caufa ,  perche  le  ricchezze  tirano  così 
à  loro  glisLmmnoùxh  copc  il  Pauoncper  la  bellezza  fua  tira  à  se  gli 

©echi 


154      Imagini  de  i  Dei 

occhi  de'  riguardanti .  Et  il  BoccacciO,ouc  raccoota  la  progenie  de  i 
Dei ,  fi  vna  lunga  diceria, volendo  moftrare,che  i  ricchi,  &  potenti 
quafi  in  ogni  loro  affare  raflimiglino  il  Pauone ,  come  che  parlino  fu- 
perbamente,fiano  arrogasti, &:  voglino  Tempre  ftare  fopra  à  gli  altri,' 
piacendo  lorodieffer  laudjti ,  benché  falfamente,&  altri  fimilicorc, 
le  quali  come  al  tempo  del  Boccaccio, così  hoggi  potrebbe  effere,  che 

Vccelli  dati  à  fi  trouaflero  in  molti .  Né  fu  dato  a  Giunone  il  Pauone  folamente , 

Giunone,  ma  de  gli  altri  vccelli  ancora  le  confecrarono  gli  antichi,  tri  li  quali 
Ei  certa  forte  di  Spaniiere,  &  l' Auoltoio  anco ,  come  dice  Eliano ,  fe- 
condo quelli  di  Egitto,  li  quali  per  ciò  coronauano  la  ftjtoa  di  Ifidc 
con  le  penne  di  quefto  vccello  ;  perche  Ifide  appo  loro  era  la  medefi- 
ma  ;  &  le  metteuano  ancora  intorno  all'entrare  delle  cafe  :  &  riferi- 
fceAleflandroNapolitanOjChe  in  Egitto  faceuano  quefto  perfegno 
di  nobiltà,&  di  antichità  del  cafato .  L^Oca  parimente  fu  confecra- 

Segno  di  no.  ^^  ^  Giunone,&  ne  teneuano  i  Romani  alcune  nel  fuo  tempio ,  che_j 
fiirono  buoniffima  guardia  del  Campidoglio,  quando  i  Francefi  l'af- 
fediauano ,  &c  vi  farebbono  entrati  dentro  vna  notte  di  nafcofto ,  Te 
quefte  non  gridauano:  onde  furono  dapoi  nodrite  quiui  del  publico, 
&  i  Cenfori  principalmente  ne  haucuanola  cura ,  &  ne  fu  fatta  vna 
di  argento  nel  medefìmo  tempio  di  Giunone.  Et  permoftrarfì  ben 
grati i Romani aqueftabeftia, che haueua  fatto  loro  tanto feruitio 
ordinarono ,  che  ogni  anno  a  certo  tempo  fofle  portata  in  volta  vna 
Oca  con  molta  ceremonia  fopra  vn  bello ,  &  bene  adornato  Ictticci- 
iiolo,&  che  nel  medefìmo  tempo  fofìe  melTo  in  palo  vn  cane,efrendo 
il  palo  di  Sambuco  per  punirlo  della  mala  guardia,che  ei  fece  al  Cam 
pidoglio  difcfo  dalla  Oca,come  ho  detto  .  Oltre  di  ciò  diflero  i  Poe- 
Iiidc.  ti,chelride,che fignificaTarcoCelefte, fu nuncia, & mefl'aggicra  di 
Giunone,&  che  fu  figliuola  di  Thaumante,che  fignifica  ammiratio- 
ne,  perche  nello  apparire  parcmarauigliofa  peri  colori,  che  moftra 
fi  come  le  ricchezze  fanno  marauigliare  i  fciocchi  le  quali  così  toft<ì^ 
fene  vanno  poi,  con. e  tofto  vediamo  fparire  l'Iride.  Quella  da  gif 
antichi  fu  parimente  dettò'  Dea ,  di  f  tta  in  habito  di  donna  con  vc- 
ftcdicoloridiuerfi,& talhora giaIla,C'jtca  fuccinta,per edere  alloan 
dare  più  prcfta  ogni  volta ,  che  le  folle  commandato  dalla  fua  Dea , 
&  con  l'ali  mcdefimamcnte  di  diucrfi  colori ,  come  difle  Virgilio, 
oue  fa  che  Giunone  la  manda  à  tagliare  il  crin  f::tale  à  Didone .  Ha- 
Ninfe    di  ueua  poi  quattordici  Ninfe  ancoru  Giunone  a'  fuoi  feruigij ,  come 

Gmaone.  Virgilio  la  fi  dire  adEolo,  promettendo  gli  Dciopealapiu  bella  mo- 
glicf.  fciog!icuai  venti,  de' quali  era  crciutc  Kè,3i  glimandau  i  d 
turbata  i;  mare ,  fi  che  non  pot  (le  Enea  giung ,rc  ni  Italia .  Quefie 
dic^fi^chc  mofì:raroiìO  le  mut^itioni  dell'aria  in  et  !b  per  Giunone,  &_ 
glivarij  accjdeirijchr- appaiono  in  q'i«lia,comeS'.renitàJmpeto  do* 
Venti,Pioggic,NeuijLair.pi^Tuoni,N(.bbie,  oc  altri  limili.  Le  qi-ali 

cofe 


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De  gli  Antichi.        i  i  5 


mA-.ff-»p 


BurfirBik^^''-'^^'"''^ 


Immne  di  ìride  mejfdggiera  di  Giunone ^figli^f^^t^ 
di  Thitttmante^o  fio.  della  ammirai  ione  :jlmbQlo 
per  ijìioi  colori  delle  riccheT^T^yche  fono  dimA- 
rauiglia  a  fciouhi^^  freflo Iparijcono . 


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il* 


^ÌJS^f- 


Imagtna  di 
Ciouc» 


Hefiodo. 

Sratoa  di 
Giunone . 


|lpa!elo. 


loUu.e. 


15§?        Imagìni  de  ì  Dei 

cofe  mofif a  parimente  Murtiaro  quandi  fìnge ,  che  Oianofìe  (Ila  S 
federe  fotto  di  GiGue,&ÌMqueftagiiifa  la  defcriue.  Ella  ha  il  capo 
coperto  con  vn  certo  velo  lucido,&  bianco ,  cui  è  fopra  vna  corona^ 
ornata  di  pretiofe  gemme,  come  il  verde  Scythide ,  l'affocato  Ceran- 
no,&  il  biancheggiante  Giacinto ,  poftaui  da  Iride  ;  la  faccia  quafi 
Icmpre  riluce,  &  affai  s'aflimiglia  al  fratello ,  fé  non  ch'egli  è  allegro 
fempre  ne  fi  turba  mai,ma  Giunone  fi  muta  in  Vifo,&  Kioftra  alle  yoI 
te  la  faccia  nubilofa.  La  vclie,che  ella  ha  ài  fotto,pare  di  vetro  chia- 
ra,&  lucida.ma  il  maato  di  fopra  è  ofcriro,  &  caliginofojben  però  in 
modo,  che  fé  da  qualche  lume  è  tocco  rifplendc ,  &  le  cinge  le  ginoC'- 
chia  vna  fafcia  di  colori  diuerfi,  chetalhorarifplende  con  vaghezza 
mirabile,  &  talhora  così  fi. jffcttiglia  la  varietà  dei  colori,  che  più  no 
appare.Sono  le  fcarpe  pur  anco  di  colore  ofcuro,&  hanno  le  fiiole  co- 
sì ncgrc-,che  rapprefentano  le  tenebre  della  notte  :  benché  Helìodo  le 
finge  effgrdoraie,&  cofi  fanno  gli  altriPoetiancora.Tiene  poi  quella 
Dea  nella  deftra  mano  il  fulmine  &  vn  rifbnantc  Timpano  nella  fini- 
ftra.Et  moftra  qucfta  imagine  le  qualità  dell'aria  così  apertamente, 
&  quello  che  da  lei  viene,che  non  fa  dibifogno  dirne  altro.  Se  perciò 
vengo  a  porre  vna  grà  ftatoa  diGiunone,la  quale  ferine  Paufània,chc 
fu  nel  paefe  di  Corintho  fatta  di  oro.&  di  auorio  da  Policleto  co  vna 
corona  in  capo,nella  quale  con  mirabile  artificio  erano  intagliate  le 
HorCjSc  le  Gratiej  &  nell' vna  mano  tcneua  vn  pomo  granato ,  &  nel- 
l'altra vno  fcettrojcui  ftaua  fopra  vn  Cucco  ;  perche  dicono  le  fauo- 
le,cheGioue  innamorato  già  di  Giunone  fi  cangiò  in  quef^o  vccellOi 
&  ella  da  feher2o,come  fanno  le  giouinettc,lo  pigliò  ;  ondeegli  hcb- 
be  commodità  poi  di  giacerfi  con  lei .  Et  a  quefto  foggionfe  Paufa- 
nia,che,benche  egli  non  creda  cotai  cofe ,  ne  delle  altre  fimili ,  che  fi 
raccontano  de  i  Dei,non  penfa  però  che  fiano  ^a  fpre2zare,quafi  vo- 
glia dire;che  (bnoaaifleriofe,&  altro  moflrano ,  che  quello ,  che  fuo* 
nano  le  parole  ;  ma  che  fignificato  habbino  non  lo  dice ,  onde  io  pa- 
rimente non  lo  dico,perche  già  più  volte  ho  detto  di  non  voler  porre 
cofa,della  quale  non  habbianofcritto  gli  antichi;  &  benché  poffa  cf- 
fère,che  di  queflo  habbia  fcritto  già  for/c  qualche  vno ,  io  nientedi- 
meno non  i'hò  trouato  ancorarma  poi  Apuleio,quando  fa  rapprese- 
tare  in  fcena  il  giudicio  di  Paride  dicc,che  vCcì  fuori  vna  giouine,  che 
fimigliauaGiunone,difacciahonefta,con  il  capo  cinto  di  bianco 
diadema, &  con  lo  fcettro  in  mano,accompagnata  da  Caflore ,  &  da 
Polluccji  quali  haucuano  in  capo  vn'clmo  con  cimiero  di  vna  Stella: 
&  così  fatti  fi  vengono  quelli  in  alcune  medaglie  antiche .  Si  legge 
che  furono  figliuoli  di  Gioue,  così  infiemearaoreuoli  l'vn  all'altro , 
che,  come  finfcrole  fauole ,  partendola  vita  tra  loro,  viueuano,  &C- 
moriuanoa  vicenda. per  il  che  meritarono  di  efferepofii  in  Cielo,oue 
iaaaojlfegnod.  Gemelli,  li  quali  hoggidì  ancora  da  gli  fdegnatori 

delle 


De  PÌi  Antichi. 


^3 


«in 

4M 


4 
4 


Imagine  di  Giunone  7{egind  degli  Dei  ,  moglie  dt 
Gioite ,  inte/a  per  l'aria^  (^  Cimagine  di  Giu- 
none Cortnthia^  (^  del  Cucc<)  ^ceUo^nel fjtia- 
le  fi  mutò  Gioue  mando  da  prima  giacque  con 
la  detta  Dea  Giunone  fua  forella . 


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15  8      Imagini  de  i  Dei 


Guidino'. 
Lociefi . 
Ci'otoniati. 


VmCmz , 


delle  cofe  del  Cielo  fono  iigurati  nel  modo,  che  i  Lacedemoni]  già 
fecero  K>ro  vn  fimulacro ,  &  fu  in  quefta  guifa ,  che  pof-ro  due  legni 
egualmente  difcofti  l' vno  da  l'altro ,  attrauerfati  parimente  da  duo^ 
altri  legni ,  come  che  quefta  imagineji  confaccflè  al  pari  amore  del- 
li  due  fratellijde'  quali  rvno  fu  gagliardiffimo  alla  lotta ,  &  l'altro  i 
Cauallo  :  onde  farono  alle  volte  ancora  fatti  su  due  bianchi  Caualli, 
&  erano  quelli  forfè  li  quali  dicono  che  Giunone  donò  loro ,  ^  ella-» 
gli haucua prima hauuti  da  Nettii no, nomiiaati  vno Xanto, l'altro 
Cillaro .  Et  così  à  cauallo  erano  apprtffo  de  gli  Atheniefì  in  certo  lo- 
ro tempio  molto  antico .  In  quello  modo  ancora  apparuero  à  Vati- 
niojcome  ferine  Tullio  quando  da  Rieti  tornaua  a  Roma,  &  gli  diffe- 
rojche  quel  di  il  Rè  Pcrfeo  era  flato  fatto  prigione .  Legge  fi  anco,  & 
lo  ferme  Giulìino,che  in  certa  battaglia ,  nella  quale  quindicimila^ 
Locrefi  furono  vincitori  contra  centouentimila  Crotoniati ,  appar- 
uero due  giouani  grandi,  8:  belli  fu  due  Caualli  bianchi,armati  diuer 
{amentc  da  tutti  gli  altri,con  panni  porporciintorno,li  quali  combat 
terono  valoroiamente  dinanzi  à  tutti  gli  altri  per  gli  Locrefi ,  &  dif- 
paruero  fubito  dopò  la  vittoria.  Quefti  furono  creduti  effere  Caflo- 
re,e  Polluce,perche  non  hauendoi  Locrefi  potuto  hauerlo  da' Lace- 
demoni) ;  haueuano  dimandato  loro  aiuto.  Et  come  fofiero  fatti 
Caftore,&  Polluce ,  moflrarono  ancora  due  giouani  MefTenij ,  fecon- 
do che  racconta  PaufanÌ2jquando  con  aftuta  fìntione  vollero  ingan- 
nare i  Lacedemoni]  vn  dì ,  che  nel  campo  celcbrauano  folennemente 
la  kùa  loro .  Imperoche  vcflitifì  due  toniche  bianche  con  mantelli 
porporei  di  fopra,&  con  hafle  in  mano  sii  due  bellifììmi  caualli,  fi  fe- 
cero vedere d'improuifo ,  Penfarono i  Lacedemoni;, che  fofTero  Ca- 
flore5&  Polluce,  venuti  alla  fefla  cel  ebrata  per  loro,  &:  gli  andarono 
incontra  tutti difarmati,3dorandoli,&  pregandoli,che  voleflero  fer- 
matfì  fra  loro  con  fauoreiiolenume^quandoi  due  giouani  cacciatifi 
tra  loro,  ferendo  con  le  haflehorquefì:ijhorquelli,nc  ammazzarono 
molti  &  fatta  non  picciola  flragc  de' nemici  fc  ne  ritornarono  fen- 
za  effe r  punto  offcfì  da  loro.  Okredi  ciò  haueuano  Cafìorc,&  Pol- 
luce gli  cappelli  in  capo,come  dice  Feflo  Pompeo ,  perche  furono  di 
Laconia,oue  foleuano  andare  in  battaglia  coi  cappelli  in  tefla.  Ec 
perciò  Catullo  in  certo  fuo  epigramma  gli  chiama  fratelli  Pileati, 
perche  PileOjche  è  vece  Latina,fignifìca  cappello  in  volgare.  Paufà- 
nia  parimente  ferine;  che  in  certo  luogo  della  Laconia  erano  a^lcune 
figurette  Pileate,  le  quali  ei  non  sa  troppo  bene  fé  fo fièro  fatte  per  gli 
Caflori  (  che  fotto  il  nome  dell'vno  intefcro  gli  antichi  ambi  i  fratel- 
li )  ma  ben  lo  penfa .   Né  lafcierò  hora  di  dire ,  che'!  Pileo  apprcfìb  i 
Romani  fu  la infegna della  libertà,  perciò  che  fu  loro  vran2a,chc^ 
quando  volcuano  dare  la  libertà  advn  feruo  gli  faceuano  radere  il 
capone  glidauano  à  portare  vn  cappeJlo,  La  quale  ccremoniaera  fat- 
ta nel 


De  gli  Antichi. 


MP' 


Imagine  dì  CaBore  è  Polluce  ^  dei  de  Nauigantty 
fgnifiainti  al  lor  apparire  bonaccia ,  quali  fono 
dfKQ  protettori  de  QaualUi  ejfendo  Belle  ve- 
locìjjtme  nel  corjo  loro ,  ^  njno  de  dodici  fé - 
giù  del  Zndiaco ,  detti  i  dmi  gemelli  figliuoli 
di  Gioue  s  ^  di  Lediti . 


1 6o     Imagini  de  i  Dei 

ta  nel  tempio  di  Feronia,  perche  quefta  fu  la  dea  di  quelli ,  alli  quali 
Segno  di  li-  era  donata  la  Iiberti.&  erano  detti  Libertini.  Onde  Plauto  fa  cosi 
""^  •  dire  vn  ftruo  defiderofo  della  libertà  .  Deh  voglia  DlOjCh'io  poffa  • 

hoggi  co'l  capo  rafo  pigliare  il  capello.  Et  Icggefì  che  in  Roma,  am- 
mazzato che  fu  Giulio  Cefare,  furono  piantate  in  su  le  piazze  haftc 
con  iJPJleo  in  cima,  volendo  in  quel  modo  chiamare  il  popolo,  &(^ 
tutta  la  città  alla  libertà  di  prima .  Quando  i  Roman,  haueuano  bi- 
fegno  di  foldati,ò  pure  che  volcua  allhora  qualche  vno  leuare  tumul 
tO;6<:  fedjtionCiChiamauano gli  fcrui  al  Plico,  intendendofi  perciò, 
che  à  tutti  dauano  la  libertà ,  accioche  per  quella  haueflero  da  com* 
battere .  Da  che  viene  ancora,  che  su  certe  medaglie  antiche  di  Bru- 
to fi  vede  vn  cappello  pofto  fopra  due  pugnali ^moflrando  perciò, 
ch'egli  vccifc  il  Tiranno,  &  refe  la  libertà  alla  patria .  Morto  che  fu 
Ncrone,la  plebe  in  Roma ,  come  ferine  Suetonio ,  &  perle  Prouim  ic 
ancofa ,  andana  fcfteggiando  con  cappelli  in  capo,  volendo  in  quel 
modGmoftrare^cheeraliberatadagrauCj&crudelferuitù.  tt fi  leg- 
ge appreffo  di  Phitarco,che  Lucio  Terentio  nobiliflìmo  Romano  an- 
dò dietro  al  trionfo  diScipione  con  il  cappello  in  tcjfla ,  come  fc  fofle 
fìatofiioIibcrtOj&quefto  perche  era  llato  per  lui  liberato  daiCar- 
thaginefi ,  che  l'haueano  già  fìitto  prigione  :  &  il  medefimo  fecero 
molti  Romani  nel  trionfo  di  Tito  Qnintiorifcattati  da  lui  pofcia_^ 
c'hebbe  vinta  la  Macedonia, come,  oltre  à  Plutarco ,  fcriue  anco  Li- 
uio .  Oltre  di  ciò  il  cappello  fu  fegno  di  virtù,&  di  gran  fapere,  &C* 
per  quefto  lo  danno  hoggidì  ancora  inficmc  col  titolo  del  Dottore , 
&  del  Maeflro .  Et  metteuano  anco  talhora  gli  antichi  i  fcrui  in  ven- 
dita col  cappello  in  tefta,come  riferifceGcllio ,  ma  però  quelli  fola- 
mente  che  non  haueano  difetto  alcuno;  onde  volea  dire  li  capello, 
che  non  poteua  il  compratore  ingannarfi ,  &  che  perciò'  il  ver.ditore 
veniuaadeflerlibero,&  non  era  tenuto  poi  àcofa  alcuna,  come  che 
quello  fofle  certo  iègno  della  integrità ,  &  bontà  del  feruo  venduto . 
Ma  ritornando  alli  Caftori ,  perche  come  dilfi  fotto  quefto  nome  fi 
intende  di  Polluce  ancora  ;  onde  Bibulo,chi  fu  Confole  Tnlìeme  con 
Cefare,ne  fece  il  motto ,  quando  vide,che  il  fuo  collega  fi  haueua  co- 
sì vfurpata  tutta  la  auttorità  dd  Confolato ,  &  che  ciò  che  elfi  tutti 
doi  fdceuano,cra  detto  fatto  da  Cefare  folamentc,diccndo ,  che  à  s  è 
era  intr^^ucnurocome  a  Polluce,il  quale  nel  tempio  dedicato  àlui>& 
al  fratello  nori  hauea  nome  perche  era  dimandato  tempio  di  Caiìo- 
re  folamiente,  ò  de  i  Caftori.  Quefti  dunque  fi  faccuano ,  come  dice 
Eliano .      Eliano  >  &  lo  riferifce  Suidajgiouani  grandi ,  fcnza  barba,  tra  loro  Ci- 
mili ,  con  vefti  militari  intorno, con  le  fpade  al  lato ,  con  le  hafte  in_. 
mano,&  in  vece  delle  ftelle^ch'io  dilli ,  fa  cenano  loro  in  capo  alcune 
fiammettc  ancora  alle  volte.  Perche  kggefi,che  eflendo  già  gli  Ar- 
gonauti ftranamente  trauagliatida  vna  graue  fortuna  dimare,sì  che 
•  '  temeuano 


De  gli  Antichi .        i6ì 

femeuano  tutti  di  p€rirc,&  hauendo  Orfeo  fatto  voti  per  la  falute  di 
tutti ,  apparuero  due  Stelle ,  ouero  fiamme  foprail  Capo  delliCafto- 
ti ,  che  loro  dieronolègno  di  faJuezza ,  &  quindi  venne  poi ,  che  fof- 
fero  chiamati  gli  Caftpri  da  i  nocchieri  nelli  loro  pericoli. Onde  Pau- 
fania  fcriuendo  di  certa  ftatoa  di  Nettuno  ,qual'era  appreflb  dei 
Corinti,  dice,  che  nella  bafe  quella  erano  fcolpiti  gliCaftori ,  come-i 
quellijChe  erano  creduri  Numi  falutari  alle  naui,&  a'  nocchieri.  Fu- 
rono anco  creduti  eflere  certe  ftelle ,  ouero  lumi ,  liquali ,  come  feri- 
ne Seneca ,  &  Plinio ,  fogliono  apparire  in  mare  nelle  gran  fortune;& 
danno  fegno  di  bonaccia .  Et  perche  fi  nioftranoquefti  in  aria ,  &  è 
l'aria  moftrata  per  Giunone,  furono  ragioneuolmcnteidue  fratelli 
Caftore  ,&  Polluce  medi  in  compagnia  di  quella  Dea-.alla  quale  fìn- 
gono le  fauole ,  come  recita  Theopompo ,  &  Ellanico ,  che  Gioue , 
legaflTegli  piedi  già  vna  volta  con  catene  di  oro ,  aggiungendoui  gra» 
iiiffimipefìdi  ferro ,  onde  ella  fé  ne  ftaua  pendolonè  in  aria;  Volen- 
do con  ciò  fignificare,  che  quella  parte  di  fotto  deli'sria,  che  pia  è 
lontanadalloelementodelfuoco,  &  perciò  è  più  denfa,  ouefi  fanno 
i  nuuoli,  le  nebbie ,  &  le  altre  fimili  cofe ,  facilmente  ii  vnifce  all'ac- 
qua ,  &  alla  terra,lc  quali  fono  elementi  graui,&  che  icendono  fem- 
pre .  Leggcfi  appreflb  di  Paufania ,  che  in  certa  parte  della  Beotia_f 
fu  vn  tempio conlècrato  a  Giunone,  nel  quale  era  vn  fuo  fimulacro 
molto  grande ,  che  ftaua  in  pie,  &:  ella  quiui  era  chiamata  fpofa.  Ma 
pare  à  me ,  che  più  di  ragione  ella  hauefle  quefto  nome  iìqUi  Ifola  di 
Samo  i  perche  ferine  Varronc ,  &  lo  riferifce  Lattantio  ,  che  quefta 
fu  chiamata  prima  Partheniada  Giunone ,  che  quiui  flette,  mentre 
che  era  fanciulla ,  &  vergine ,  &  vi  fi  maritò  ancora  à  Gioue  ;  onde-» 
nel  fuo  tempio  fu  vn  bel  fimulacro  fatto  in  forma  di  fpofa,  che  doue- 
uahauerc  quel  velo  colorito,  col  quale  le  nuoue  ipofe  fi  copriuano 
la  faccia,  &  era  dimandato  Flammeo ,  dal  colore  forfè  della  fiamma, 
perche  era  roffo ,  &  moflraua ,  che  arrofliua  di  vergogna  la  giouane, 
che  fi  doueuacongiungereall'huomo  :  che  così  hanno  detto  alcuni 
diqueflo  velo  :  benché  alcuni  altri  vogliano,che  fi  intenda  altrimen- 
ti ,  come  dirò  poi  diiègnando  Himeneo .  Et  perciò  fcriue  Varrono, 
che  fu  offeraato  da  gli  antichi  di  non  accompagnarfi  infiemei  nouel- 
li  fpofi  fé  non  di  notte ,  come  che  le  honefl:e  giouani  haueiTero  da  ver- 
gognarfi  manco  al  buio  della  notte.  Etandauanolefpofeal  marito 
di  notte  porrate  in  lettica  da  Muli ,  ò  da  Buoi ,  come  fcriue  Snida  :  Se 
cralaletticafattain  modo, che  la  fpofa  fedeua  nel  mezo,lofpofo 
dall' vn  de'  lati  :  &  dall'altro  il  più  honorato,&  più  caro  amico,o  pa- 
rente ,  che  baueffe ,  da  cui  forfè  hoggidì  è  venuto  i'vfo  tra  noi  di  tro- 
uarfi  il  fpofo  vno  de  fuoi  più  cari  amici ,  che  aflìftendo  fèco  alle  noz- 
ze vien  poi  chiamato  compare  dall'anello.  Etportauano  i.cro  da^ 
uanti ,  fecondo  che  fi  raccoglie  da  Plutarco  ne  i  fuoi  problemi ,  cin- 

L  que 


che  chiamai 
ti  da  Noe» 
chicri . 


Theopopo; 

Ellanico. 


VlrrOiic . 


velo  delle 


Plutarw" 


ì6  2       Imagini  de  i  Dei 

Facelle  inan-  que  fancmllì altretante  facelle  accefè di tcds  oi jero di  fpino  bianco? 
xj  *!le  Jpo-  jcqiialiolcrcairemitio,chefaceuanO;,rciCcirt:ìdc:lbn)ode!]i  not- 
te ,  dauano  anco  con  la  luce  loro  feguo ,  &  biionc  augnrio  della  gc-i 
neratione ,  che  fi  afpettaua  di  quel  maritaggio ,  copcìo/ì a  e  he  ii  ge- 
nerare altro  non  è  che  produrrò  in  luce.  Né  potcurino  effere  più  di 
cinque  ,  perche  fecondo  alcuni  fu  creduto  ,  che  la  donnaad  vn  parto 
poteflc  far  fia'a  cinque  figliuoli ,  e  non  più .  Ma  confiderando  alcu- 
NuiTwro  pa-  ^^^  '^^^^  ^^  ^^^"^  P^'*^  fortilmente ,  hannodctto  >  che  vfauano  gli  antichi 
ye  edifpare^  nelle  nozze  il  numero  difpare,  comedimoftrjtore  di  pace, &  di  vnio- 
ne ,  perche  noa  fi  può  diuidere  in  due  parti  eguali ,  che  non  vi  refit 
fenipre  vnodi  fnezo,che  le  può  raggiungere  anco  poi  inficme ,  come 
communcad  ambedue;  onde  Ri  creduto  il  numero  non  pare  ellere-i 
grato  alli  Dei  del  Cielo  auttori  di pacc,&  diqaiete,&  il  pare  a  quel-  ' 
.  lidelllnferao ,  dalli  quali  viene  difcordia ,  &  difunione,  fi  come  il 

numero  pare  G  può  difunirc ,  facendone  due  parti  eguali ,  fenza  che 
ne  refti  alaina  cofa  di  mezo  ,  che  le  habbi  da  riunire .   Et  tolfero  il 
cinque,  perche  quefto  è  il  primo  numero,  che  nafci  dalla  vnionede  i 
doi  primi  numeri  pare ,  &  difpare ,  che  fono  tre  >  &  doi  ;  perche  l' v- 
no  non  è  numero ,  ma  principio ,  dal  quale  C\  comincia  di  numerare 
Et  €hiamauano  cinque  Dei  parimsnte,&  con  dinoti  prieghi  gli  ade- 
rauano .  Quefti erano  Gioue ,  &  Giunone  adulti ,  cioè  non  più  fan* 
ciulli  ;  Venere ,  Suadela ,  &  Diana .  Olcre  di  ciò  metteuano  gli  anti- 
chi dauanri  alla  nuoua  fpofa  il  fuoco ,  &  l'acqua,  onero  per  moflraf'* 
'Fttoco,S!zc-  le,che  come  il  fuoco  da  sé  non  può  produrre  cofa  alcuna^nè  nodrirla» 
qua  picfen-  pcrnon  hauere  punio  di  humidita,  &  meno  l'acqua,  per  effere  tutta 
Kci  alia  ipo-  f^edda,peril  che  bifogna  chcalla  generatione  degli  animali  &  di  tut- 
te le  altre  cofc  prodotte  dalla  natura  il  caldo,  &  l'humido  fi  congiun 
gano  infieme  ;  così  f-a  di  meftiere ,  che  per  conferuare  la  generatione 
humana ,  fi  giungano  infieme  l' huomo,  &  la  donna  :  onero  per  darle 
ad  intendere  col  fuoco ,  che  purga ,  &  parte  il  puro  dal  non  puro ,  & 
con  l'acqua  ,  che  lana  le  macchie ,  &  lena  viale  lordure  :  che  ella  ha 
da  conièruarfi  pudiea ,  pura ,  &  netta ,  &  guardarfi  da  tutto  quello  ; 
che  può  macchiare  le  leggi  del  matrimonio.  Le  faceuano  anco  por- 
tare il  flifb ,  &  la  conocchia ,  &  paflare  fopra  vna  pelle  di  pecora  coti 
tutta  la  lana  la  prima,  volta  >  che  entraua  in  cafa  del  marito,  & 
vfauano  delie  altre  ceremonie  affai;  ma  bafti  per  hora  di  quefk  po- 
«mr.«B«       che  perdareà  vedere  come  fi  habbi  da  far  Giunone  in  forma  di  fpofai 
fpofa  poiché  Varrone  non  lo  dilTe ,  quando  diife ,  che  fu  rn  fiio  fimulacro 

così  fitto  nel l'Ifola  di  Samo.  Ma  ritornando  a  quello  che  dicemmci 
per  relacionc  di  Paufania,  che  Giunone  in  Beotia  fu  chiamata  la  fpò^- 
fa ,  vediamone  la  cagione ,  {ècT>ndo  che  ei  la  mette,  ilquale  ne  fcriue.p 
Giunone  adiratafi  con  Gioue  già  vna  volta  partì  d*  lui ,  de  fé  n'ando; 
m  Eubca ,  che  è  Negroponte ,  &  egli  che  pure  la  rolea  placare ,  &c« 

farU 


De  gli  Antichi.         ìói 

farla  ritornare ,  ma  non  f  ipea  in  che  modo ,  ne  dimandò  con  figlio  z 
CitheroneallhoraquiuiSignorCjiiqiial  gli  ricordò  ,  che  facellc  fare 
vna  ftatoa  diq.iercia ,  &  laportaife  involta  coperta  sì  che  non  foflc 
villa, fingendola  vna  gioiuncchedinuouo  «gli  fi  haueife  fatta«< 
fpolìLj.  Così  fece Gioue,&  già  fi  conduceiia  d'intorno  la  nuoua 
fpofa,  quando  Giunone, checiòhaueuaintcfo ,  &  le  ne  era  molto 
rincrerciuto,vfcitadifiiori,&  accollatafi  al  carro  ,  oue  credeua, 
che  fofle  nafcoftalaruoiia  fpofa,  tutta  piena  digelofia,  &  difde- 
gno  fquarciò  gli  panni ,  ci -e  la  copriuano ,  &  trouandola  vna  ftatoa 
di  legno  fé  ne^ allegrò  affai,  &  rapp.icificoflì  conGioue,  Se  con  luì 
flette  come  n  nona.  O; -de  furono  poi  celebrati  da  gli  antichi  alcuni 
dì  di  fefta  per  memoria  di  quefta  fauola,  la  quale,  come  riferifcc 
Eufcbio  interpreca  Plutarco  in  quefto  modo .  Li  difcordia  nata  tra 
Giunone ,  e  Gioue  altro  non  è ,  che  lo  ftempcramenro  de  gli  elemen- 
ti ,  dal  quale  viene  la  deftruttione  delle  cofe^  sì  come  per  la  tempc- 
:  ' ,  ò  per  certa  proportione  che  fia  tra  quelli ,  nafcono  le  medefime, 
:  fi  conferuano .  Se  Giunone  adunqae  cioè  la  natura  hiunida,  fic 
ventofaaGioue,  che  è  la  virtù  calda ,  &  fecca,  &  lo  fprezza ,  tante 
1  faranno  le  pioggie  ;  che  allagaranno  la  terra,  quante  f  iroiio  gii 
,  vna  volta  nelpaefe  della  Bcotia,  che  andò  tutto  fotto  alle  acque, 
onde  quando  furono  poi  quefte  date  giù  ,  ^&  rimafe  la  terra  fco- 
pertajhnfero  le  fauole,  chefoflerorappacifficati  inficmeGiouc-;, 
&  Giunone, &  cofi  che  fi  fquarcialTero i  veli, &  fi  vedelfe  la  ftatoa 
della  Quercia  :  perche  dicono,  che  il  primo  arbore,  che  fpuntafle 
fuori  della  terra,fu  la  Quercia  ;  la  quale,  come  dice  Hcfiodo ,  fu  a* 
mortali  di  doppio  giouamentOjConciofiache  dai  rami  neraccolfc- 
ro  le  ghiande, onde  viueuanoprima,&deltroncofenef:cerotetti. 
A  Giunone  fecero  gli  antichi  ghirlande  di  bianchi  gigli,  liquali 
chiamauano  le  rofe  di  Giunone,  perche  tinti  del  fuo  latte  diuenta- 
lono  bi  ar.chi ,  come  raccontano  le  fauolc,dicendo  ;  che  Gioue,men- 
tre  che  ella  dormiua  le  attaccò  Hercoleanccrfanciulliix)  a  le  mam- 
melle, accioche  nodrendolodel  fio  latte  non  rhauefl'ein  odio  poi. 
,Ma  quello  poppandotroppo  auidamentefccesì.chela  Deafi  deftò; 
&  ncoiiofciutolo  da  sé  lori  butto  fubito  in  modo  ,che  il  latte,  cht^ 
ancora  vfciua,  per  lo  più  fi  fparfe  per  il  Ciclo ,  de  quiui  fece  quella_ji 
certa  lifta  bianca,che  vi  fi  vede  ancora ,  quale  chiamano  gli  Aftrolo- 
gi  il  via  lattea ,  &  il  reftantc  cadde  giù  in  terra  fopra  i  gigli ,  onde  ri- 
malcro  così  tinti  di  bianco ,  che  poinati  fono  fempre  bianchi.  Ter- 
tulliano ferine ,  che  in  Argo  Città  della.  Grecia fii  vn  fimulacro  di 
Giunone  cinto  con  rami  di  vite, &  che  haueua  fotto  i piedi  vna 
r   pelle  di  Lione,  quafi  ch'ella  vokfle  hauere  quelli  per  djfpregio  di 
"^'j  Bacco, &  quefta  parimente  ,  a  dishonore  di  Hercole,  che  Tvno, 
^"*^  &  l'altro  da  lei  fu  odiato  grandemente  3  come  quella ,  che  ad  am- 
^  •  L     i  biftt 


Quercia  mól 
to  vcik. 


RofediGia- 
noae« 


Vìa  lattea-* 
Tertuilai\o'<i 


1 54     Imacrini  de  i  Dei 


o^  -^  «^'  «D^ 


*el 


•^1 
•^2 


IméLgme  dt  Giunone  zArgiud  ,  di  Giunone  falua- 
trice  in  L animo ,  C3^  r//"  Gimione  regina  de gU 
Dei ,  dell'aria  patrona ,  matrigna  ^  ^  odiatri- 
ce  dt  '^Bacco^  tt)  di  Hercole  ,  purgatrice  ,  Q^ 
mondatrice  delle  cofe  proprio  effetto  dell*aria.    ^$>^ 


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De  gli  Antichi.        ìd$ 

(  bi  fu  naadregna,  fecondo  le fauole.  In  Lanuuio  Cittd  di  Latiocra 
adorata  Giunone  Sofpita  ila  quale  noi  potiamo  chiamare  faluatri- 
ce  5  come  principal  Nume  di  quel  luoco ,  fecondo  che  recita  Tito  Li- 
iiio;&  haueua  quiui  la  fuaftatoa;comefcriue  Marco  Tullio^  vna  pel- 
le di  Capra  intorno5&  invnamanJ'hafta,*  6c  vn  brcue  feudo  nell' al- 
ila .  Et  Fefto  parlando  di  Giunone  Februale,perche  ella  hauedeque- 
(co  nome ,  dice ,  che  le  facrifìcauano  i  Romani  il  mefe  ài  Febraio ,  & 
che  le  felle  Lupercali  celebrate  in  quefto  mefe,erano  coiirscrate  d  lei, 
nelle  quali  andauaao  i  Luperci  fcorrendo  per  la  Citta ,  de  purgauano 
le  donne,che  per  quefto  porgeuano  loro  la  manojoc.  efiì  le  battsuano 
:■  con  quello  di  che  fi  fa  il  farfetto  di  Giunone ,  che  fono  le  pelli  delie* 
.  Capre.  Oltre  di  ciò  fi  troua,che  fecero  gli  antichi  la  ftatoa  di  Giuno- 
ne alle  volte  ancora  con  vna  forbice  in  mano,  come  riferifceSuida, 
&  ne  rende  laragione^dicendo^che  l'aria  intefa  per  Giunone.,  purga , 
&  mondifica,  come  la  forbice  tagliando  i  peli  fa  i  corpi  po'iti,&:  nioii 
di.  Et  in  vna  medaglia  antica  di  Nerua  Imperadore  fi  vede  vna  ma- 
trona coronata  di  raggi ,  che  fiede  in  alto  leggio ,  e  tiene  con  la  fini- 
ftra  mano  vuo  fcettrOj&  con  la  deftra  vna  forbice .  Quefta  giudica- 
rono molti  eflere  Giunone,nientedimeno  le  lettera, che  in  eiTa  meda- 
glia fono,la  dicono  la  Fortuna  delpopoloRomaso.  Né  mi  ricordo 
di  hauere  veduto,.©  lette  di  altra  imagine^ò  ftatoa  di  Giunone/e  non 
che  alcunijperche  fanno ,  che  la  diflero  gli  antichi  la  ritrouatrice  dei 
matrimonio,  &  che  haueua  la  cura  delle  nozzcjonde  Bidone  appref- 
fo  di  Virgilio ,  quando  ha  difegnato  di  farfi  marito  Enea^fàcrifica  ad 
alcuni  Dei ,  ma  inanzi  d  tutti  à  Giunone . 


Tito  liuio^ 
Mar^oTulUo 

GiimoHC. 
Februale. 
Fcfto. 


Vii-nilio . 


Vi» 


'» 


Chetlen  del  nodo  maritai  la  cura» 

.  L'hanno  fatta  in  pie  vefrita  con  capi  di  papauero  in  mano ,  &  con 
vn  giogo  a  piedi,  volendo  per  quefto  moftrarc  come  hanno  da  ftare 
irmaritOjSc  la  moglie  congi  unti  mfieme ,  &  per  quelli  la  numero fa_j 
jJroIejche  poi  viene  fuccedendo .  Di  che  non  rrouo  però  fatta  men- 
tione  da  alcuno  de  gli  antichi,  ma  fi  bene  che  in  Roma  fu  chiama- 
to certo  luoco  Vico  giugario,perche  Giunone  è  detta  Giugale,  quafi 
che  col  fauore  del  fuo  Nume  fi  giungeflero  infieme  I  huomo ,  i<i  la 
donna  ;  hebbe  quiui  vn'altare,onde  andauano  i  nouelii  Ipofi,  &  era- 
no dal  facerdote  legati  infieme  con  certi  nodi ,  dando  perciò  loro  ad 
intendere,che  così  dòueuano  eflere  gli  animi  loro  legati  poi  fempre 
in  vn  medefimo  volere ,  come  erano  i  corpi  allhora  da  quelli  nodi . 
Onde  è  venato  che  toghendo  alcuni  poi  forfci'eflempio  di  q:iefto,& 
quello  che  fi  può  vedere  nella  imagine  di  Venere  fatta  m  ceppi, 
hanno  dipinto  il  matrimonio  con  il  giogo  in  collo ,  &:  coi;  gli  ceppi  a  MatnV.onio. 
ipiedi .  Quefto  hanno  voluto  alcuni,  che  folle  introdotto  rriir  a  da 

L     3  Giu- 


Vico  giuga- 
rio. 

Guiaone—» 
g  tigale. 

bipoli  legan , 


j66     Imagini  de  i  Dei 


*« 


4-1?* 


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4# 


'Si* 


il* 

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ili* 


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S=?J* 


•^]f -^    ImAgine  di  Giunorae  inuentrice  o  protettrice  del  §'4S*  , 


<^v\'v|»  niatrim'^nio^dtttACiHnorje giugdley^  del  giù'  ^^h 
*§?'^^  ^(>  (gr  yuelli  à  Ivt  ficrxtt , fìgnificanti  l'yffitio  iÉ^% 
*£^f^f^         ^f  ;;?4  t  (iti:  (^  l^  fticce filane  o  prole  che  ne  yie~    «s>Ì^/a 


4i 


de  ma  iati:  (^  b  fiiccejjlane  o  prole  che  ne  yie-    «^fe;|* 
rìf  cidi  y>i  air  iman  ir-  concorde. 


^  "^t'^'^^'^ì^^'^'^^-^^^'^'^'^'^'^'W'^'^'^ 


NoucIU  dì 


De  gli  Antichi .        167 

Giunone ,  come  ho  detto  alcuni  da  Venere ,  &  alcuni  altri  da  Hime- 
neoJIquale  fu  perciò  adorato  come  Dio  delle  nozze,  nelle  quali  lo  Hinacoso. 
chiamauano  con  certi  folenni  pnegh  j,accioche  i  quelle  falle  fauore- 
uole ,  &:  deffe  col  Nume  Tuo  felice  fjcceflb .  Ma  leggefi  ancora ,  che 
tnoftrando  gli  antichi  con  molte  cerimonie  la  pace ,  &  vnione ,  che-» 
doueua  eflTcrc  fri  marito,&  moglie ,  &  dcfiderando  à  quelli  ogni  be- 
fì€,&  confblatione  non  nominauano  in  celebrando  le  nozze ,  fé  non 
quelle  cofcjle  quali  potcuano  dare  buono  .'ingnrio,&  fegnodi  felici- 
tà. Onde  chiamanano  anco  fouente  la  Cornacchia,  come  fi  vede.* 
nella  imagine  della  Concordia i&  facriricandod  Giunone  Giugolc 
cauauano  il  fele  alla  vittima  ,&  lo  gJttiuiano  dietro  all'altare ,  per  Fdc^ictap» 
cnoftrarcjchc  fri  marito,  &  moglie  non  cieue  eflere  amarezza  di  odio,  ^'*» 
ce  di  fdegno  alcuno.  Et  per  quefto  vogliono  alcuni,  che  Himcneo 
parimente  fo{fechiamato,non  perche  haueiTe ordinato  il  matrimo- 
nio,ma  perche  dopò  molti  franagli,  &  graui  pericoli  egli,  ottenne  le 
defìderate  nozze  con  feliciflìmo  fucceiroj&  la  nouellaè  taJc .  Hime- 
neo  fu  vn  giouanetto  in  Athcne  figliuolo  di  Apolline,  &  di  Calliope 
vna  delle  noue  Muiè,tanto  bello,&  di  faccia  così  delicata,che  da  mei 
tiera  ftimato  fèmina,il  quale  lì  innamoro  ardentiiliniamente  di  vna 
bella  &  nobiliillma  giouane,e  fenza  iperare  di  poter  mai  godere  del- 
l'amor fuo,  perche  egli  era  di  famigliai  quella  della  giouane  troppo 
inferiore  di  fan gue,&  di  richezze ,  andana  come  poteua  il  meglio 
Bodrendofi  dell'amata  vilèaj&  quella  leguitaua  fempre,  &  ouunque 
d  lui  f  (1  e  lecito ,  &  concefib  di  andare ,  &  trouauafi  fpeflb  (  aiutan- 
dolo in  ciò  molto  la  pulita  guancia  )  fra  le  altre  giouani  acconcio  in 
modo,  che  vna  di  quelle  era  creduto  facilmente.  Or  mentre  che  il 
milèrello  in  quef^a  guifà  inganna  altrui  ;  ma  più  fé  fleflb, auennc,  che 
ci  fu  rubato  con  l'amata  fua  j  &  con  molte  altre  nobiliiiiiiic  giouani 
di  Athene,  andate  di  compagnia  fuori  della  Città  peri  facrifìcij  di 
Cerere  Eleufina,  da'  Corfariarriuati  quiui  airimprouifo .  Li  quali , 
pofcia  che  furono  lungi  da  Athene  per  molte  miglia,ljeti  della  preda 
fi  ridufleroin  terra,e  ritiratili  in  certo  luogo ,  ouc  fi  tcneuano  ficuri, 
fianchi  gli  per  il  continuo  nauigarejfi  addormentarono.  Allhcra  Hi- 
meneO;,prefa Toccafione di  liberare sè,&  le  rapite  giouani,  gli  vcciic 
tutti  prima  che  alcun  di  loro  fi  fuegliafle ,  &  haucndo  rimefle  quelle 
in  luoco  ficuro,  fé  ne  ritornò  alla  Città,&  promifle  à  gii  Athtnitfi  di 
reftituir  loro  le  già  perdute  figliuole ,  fé  voleuano  dare  d  lui  per  mo- 
glie quell;i,ehe  egli  amaua  cotanto .  Il  che  gli  fii  accordato  volentie- 
ri, parendo  ad  ogniuno,  che  egliThaueite  molto  bene  meritata .  Et 
così  hebbe  Himeneo  la  tanto  da  lui  defiderata  giouane .  Fatte  le  fo- 
lenni, &  ligie  nozze,vifle  poi  con  quella  felicemente  tutta  la  fua  vita . 
Perche  duSqueda  co/ìui  furono  ricuperate  quelle  Vergini ,  &  i\  ma- 
CEimonio,  che  fi  defiderò  tanto,  hebbe  felice  fucceflfo,  replicai- ano 

L    4  fon  elite 


i58       Imagini  de  i  Dei 

fouentcgli  antichi  il  nome  fuo nelle  nozze  per  buono  augurio,  co- 
me che  defìderaiìero  a  quelli  che  iì  maritauano,  Ja  felicid  d'Hime- 
neo.  E  qucfta  fu  cofa  de  i  Greci,sì  come  fu  de  i  Romani  di  chiamare 
TalafTione  per  buono  augurio  parimente  nelle  nozze .  Perche,  come 
fcriue  Liuio ,  quando  furono  rapite  da  i  Romani  le  donne  Sabine^, 
venne  alle  mani  di  vnpouero  Soldato,  vna  belliflìmn  giouane  ;  la__» 
quale  cidi{le,à  chi  gliene  dimandaua,di  condure  a  Talaillonejpcrche 
haueua  già  villo,  chequalch'vno  le  haueua  gittato  l'occhio  adofìb 
per  leuargliela.  Era  Talafiìone  allhora  vn  Capitano,  di  gran  valore , 
&  hauuto  per  ciò  in  molto  rifpetto,  onde  vditeilnomcfuo  non  fu 
chi  ofafle  pur  di  toccare  la  giouane  j  anzi  che  facendo  fedele  compa- 
T^^-iCùnn-^  ,  cniad  colui,  che rhaueua, andarono  ^iridando  tutti  infìemeàTa- 
cliiamato  cel  iailionc,a  Talaiiione,i]  quale  hsbbe  molto  cara  la  bella  giouane ,  o^ 
le  nozze.        con  liete  nozze  fé  la  fece  moglie,^  viilero  dapoi  felicemente  fempre 
iniìcme .  Chiamauano dunque  Talaflìone,d£fiderando  a'  noni  fpofi 
la  buona  ventura, che  pel  nome  di  lui  hebbe  quella  rapita  giouane^  • 
Onero  che  quello  era ,  perche  Talallìone  fìgnifìca  certa  cella  nella_» 
quale  teneuanoledonneIalana,&le  altre  cofe  da  filare,  &  voleuano 
gli  antichi,  fecondo  Varrone, replicando  fpeflb  quella  voceneIle_i 
Varrane.      i^ozze ,  ricordare^illa  fpofa  ;  quale  haueua  da  efl'ere  l'olìicio  fuo ,  poi 
che  era  maritata  :  il  clie  Plutarco  ancora  conferma  ne  i  fuoi  probie- 
mi ,  riferendo  pur  anco  quello,  che  ho  detto  poco  di  fopra ,  che  la-j 
fpofa  entrando  in  cafa  del  marito  la  prima  volta,  portaua  fcco  la  co- 
nocchìa,&  il  fuTo-S:  palfaua  fopra  la  pelle  di  vna  pecora ,  ò  che  vi  fe- 
deua  su, come  fcriue  Fefto  ;  perche  da  quella  (i  trahea  la  lana ,  che  li, 
acconcia  poi  ad  vfo  di  filare5&  diceua  quelle paroleiOue  tu  fei  Caio,- 
io  fono  Caia,che  vcnuianò  àmoftrvire ,  che  rutto  haueua  daeflerc^ 
commune  fra  il  marito,&:  la  moglie ,  £c  che  in  cafa  doucuano  eifere-i 
egualmente  padroni .  Et  hanno  voluto  alcuni ,  clie  in  tale  cerimo- 
nia folfevfato  quello  nome  di  Caia  per  rifpetto  di  Caia  Cecilia,  che 
fuTanaquille  moglie  ói  Tarquino  PrifcoRède"  Romani ,  donna-j 
faggia,&  virtuofa,  chegouernò  beniilìmo  la  cafa  fua.  Onde  Var- 
rone fcriue,&  lo  riferifce  Piinio,che  in  certo  tempo  fu  guardato  co-  " 
me  cofa  degna  di  riuerenza  il  fufo,&  la  conocchia  dicollei;&vi 
giungono  alcuni  anco  le  pianelle  ;  quindi  dicono,  che  venne  ISfanza 
di  portar  fcco  la  Ipofa  la  conocchia  con  lana,&  il  fufo ,  per  ricordarli 
di ihiitare  la  virtù  di  quella  gran  donna,Ia quale  filò  &  ftce di  fua^-. 
mano  vna  bella  velie  regaL-  àS^Tuio  Tullio  fuo  genero,che  fuccelfeal 
manto  nel  ri.  gno  la  qc.ale  fu  polla  poi  n  ;1  tempio  della  Fortuna.  An- 
daua  anco  la  nona  fpofa  cinta  di  certa  fafciadi  lana  Uretra  sii  la  ca- 
co!e^   '^^'^*  mifcia  col  nodo  d'Hercole,  quale  era  fdolto  dallo  fpofo  la  prima-» 
notte,che  ftaua  con  lei  pigliandone  augurio  di  douere  efl'ere  così  fe- 
lice in  hauere  figliuoli ,  come  fu  Hercoie^ch?  uè  lafciò  fcttanta .  Et  'À. 

quello 


De  pli  Antichi.         loo 

O  "^ 

qiiefto  tare  chiamaiia  in  fuo  aiuto  la  Dea  Virginenfe,  perche  ella  era 

creduta  hauer  cara,clie  la  fafcia  virginale  porcata  dalle  gionani  tut- 
to il  tempOiChe  ilaiiano  vcrgini^forfe  fciolta  felicemente  fubito ,  che 
erano  maritace .  Et  vfarono  gl'antichi,  come  riferifce  Santo  Ago fti- 
uo  da  Varrone,di  portar  quefta  Deainfiemecon  alcuni  altri  nel]a_« 
camera ,  oue  doueuano  ftare  la  prima  notte  infiemc  i  nouelli  fpofì , 
acciocheconraiutodiqueftilofpofo  pid  facilmente  raccogliefie  il 
defiderato  fiore  y  &  man  co  folle  difirefo  dalla  fpofa ,  pofcia  che  fi  ve- 
deua  tanti  Dei  attorncche  tuttijla  confortauano  d  óò,6i  ciafchedu- 
no  fecondo  il  fuo  officio  ^  perche  erano  partiti  gli  cfficij  fra  loro  in 
quefto  negocio.nel  quale  pareuanocfìerei  generali  prefidenti  Vene- 
re5&  Priapo.cui  fu  pur  anco  dato  particolare  officio  :  &  lo  chiama- 
rono allhora  Dio  Mutino,perche  deffe  forza  allo  fpoflb  di  trauaglia- 
re  gag]  iarda  mente,  &  di  mettere  in  core  alla  fpofa  di  non  fare  alcuna 
refiftenza .  Vi  erano  poi  il  Dio  Giugatino  per  giungere  infiemema- 
rito,&  moglie.-il  Dio  Subigo,che  procurauajchervnofottometteife, 
éc  l'altra  fi  iafciafle  fottomcttere  facilmente  :  la  Dea  Prema ,  che  in- 
duceua  la  fpofa  à  lafciarfi  ben  premere  :  &  la  Dea  Partunda,  che  non 
lafciaua punto  temere  di  parto,  che  haueflb  da  venire.    Et  credo 
ehe  ve  ne  fofTeroanco  degli  altri,  perche,  come  diìTi  da  principio  ; 
diedero  gli  antichi  particolari  Dei  à  tutto  quello,  chefaceuano,ò 
che  con  diuerfi  cognomi  dauano  ad  vno  folo  la  cara  di  diuerfe  cofe , 
come  i  quel  to  propofito  parlando  Martiano  à  Giunone  efprime  que- 
fìii  quattro  cognomi,Iterduca,Domiduca,Vnxia,  è  Cinxia , che  nelle 
cerimonie  de'  maritaggi  le  furono  dati;  Se  dice  ;  A  ragione  hanno  da 
chiamarti  di  core  le  giouinettefpofcjperche  tu  babbi  cura  di  loro  in 
andando;perche  tu  k  meni  ficure  nelle  defiderate  cafe  de  i  loro  fpofr, 
perche  tu  facci ,  che  l'vngerele  porte  fia  con  buono  augurio ,  &  per- 
che tu  non  le  abbandoni ,  quando  porgono  giù  il  cinto  Virginaie.Et 
quefto  fa,  cheCiurone  folle  anco  la  Dea  Virginenfe  .  Ma  lafciando 
tanti  Dei,delli  quali  non  ho  trouato  mai  gli  fimulacri,ritorno  d  qual 
cuna  di  quelle  cerimonic,che  pÒno  feruire  alla  imaginedi  Himenco. 
Vfarono  dunque  gli  ant:ichi  di  cingere  anco  le  porte  della  caf.i  con_. 
ccrtebende,òliladilana,  vngendo  gli  ganghicri  di  quelle  con  fun- 
gia  di  porco ,  con  gralVo  di  becco ,  per  rimedio  di  tutti  gli  incantefi- 
mijChefouente  erano  fatti  a'  nouelli  {pofi,felo  ftridore  de  i  gangheri 
era  vdito,apreadofi ,  o  fcrrandofi  le  porte .  Spargeua  anco  per  que- 
ilojcome  hanno  detto  alcuni ,  lo  fpoìò  delle  noci,accioche  non  fofle 
vdito  altro  che  il  rumorcjche  quelle  fa  cenano  cadendo  in  terra,  &C^ 
loftrcpitodei  fanciulli , che  le raccoglieuano,  quando  gridaua  lo-j 
fpofa  &  dokuafi nello fcioglier la  fafcia, ch'io  diffì, perche  alcuna 
ve  ne  era ,  che  fi  fortemente  gridaua,  che  faceua  alle  volte  grandiiil- 
ma  compaffione  d  chi  i* vdiua.  Altri  hanno  detto  che  lo  fpargere  de!- 

.  kiio- 


Virgmcnfi. 
Dea. 


^timiio 


Giugatino. 
Subi,9;o. 
Prema . 
Partunda. 


170 


Imagini  de  i  Dei 

4m 


mm^  '^f  t  w^#  ^m^^^ 


St: 


4m 
4m 


4^ 

4B- 


4Br 


•Jfe 


4fl 


#3^ 

hnd^me  d'Himeneo  dìo  del  matrtmonio ,  (^  delle  ^^i>^ 

no'^e  3  cot;  l' imagini  d'alcuni  fanciulli ^che  rac-  g^§* 

colgono  noctfparfe ,  (tgmficante  la  perpetuità  y  ^J,^ 

O*  mdi[jllulilità  del  matrimonio,  ti  rojjor  njir-  ^.§* 

ginalcyO*  che  hifogna  à  chi  ha  carico  di  cafa  U-  ^^^ 

fciAV  le  co  fé  fanctullefehe .  «^^^^ 


Plinio. 


Degli  Antichi.        171 

le  noci  moilraua,che  l'hiiomo  maritandofi  lafciaiia  tutte  le  cofe  fan- 
ciullefche,  perche  foglionoi  fanciulli  giuocare  fouente  con  le  noci . 
Varrone  ha  voluto,  che  ciò  fi  facelTe  per  tirare  buono  augurio  da_^ 
Gioue ,  cui  le  noci  erano  conf^crate.  Et  Plinio  parimente  ì'interpre- 
ta  ad  vn'akro  modo .  Ma  di  quefto,  oc  delie  altre  cerimonie  vfatc-* 
nelle  nozze  bafta  qucllo,che  io  ne  ho  detto ,  per  venire  à  difegnare  il 
Dio  di  quelle^che  fu  come  dilli ,  Himeneo .  Quefti  da  gli  antichi  fu  Im^^ine  di 
fatto  in  forma  dibelgiouane  coronato  di  diuer/ìii  ori,  &  di  verdci-»  Hiraenej* 
perfa^cheteneuavnafacella  acccfa nella deftra  mano,&:  nella hni- 
ftra  haueua  quel  velo  roffo,  ò  giallo  che  foffe ,  col  quale  fi  copriuano 
ilcapo,&  la  faccia  le  nuoueipofe  la  prima  volta,cheandauanoà  ma- 
rito. Et  la  ragione,  che  poco  di  foprapromifi  dire  di  ciò,è  tale,  che 
lemogliere  dei  Sacerdoti  appreffo  de  gii  antichi  Romani  vfauano  di 
portare  quafi  Tempre  vn  fìmiie  velo  :  &  perche  i  quefìà  non  era  con- 
cefib, cornea  gli  altri,  di  fare  vnqua  diuortio ,  coprendo  la  fpofa  con 
quel  velo ,  fi  veniuai  moftrare  di  defiderare ,  che  quel  matrimonio 
non  hauefieda  fcioglierfi  mai.  Ma  quefto  non  vieta  però,che  il  me- 
defimo  non  moftrafTe  anco  la  honefta  vergogna  della  fpofa,  come  ho 
detto;  la  quale  potiamo  dire  che  foflevnacofafteffa  con  il  Pudore  j 
hauuto  in  tanto  rifpetto  da  gli  antichi,  che  fu  come  Dio  adorato. 
Onde  gli  Atheniefi  gli  confecrarono  vn'altare ,  &  appreflbi  Lacede- 
moni] gli  fu  fatto  vnfimulacro  per  quefla  cagione  raccontata  da_< 
Paufania.  Hiueualcaro  maritatola  figliuola  Penelope  ad  Viiflo, 
con  animo,cheei non  gliela leuafl'e di  cafarnai,  ma  doueflero  habi- 
tare  fèmpre tutti  infieme:  come  ne  lo  pregò  molte  volte  dapoi;ma 
nulla giouandogli, perche  Vlifle  haueua  deliberato  di  ritirarfi  con 
la  moglie  à  cafa  fua ,  fi  voltò  il  buon  vecchio  d  pregare  la  figliuola , 
che  non  lo  lafciaiie  ;  &  benché  ella  fofle  già  in  camino  per  andarfene 
col  marito, non lafciaua  egli  però  accompagnandola  di  pregarla, 
chereflafl'efeco,  VlifTealI'vltimo  vinto  dall'importunità  del  fuoce- 
ro  fi  voltò  alla  moglie,&  le  diede  libera  licenza  di  fare  ciò,  che  vole- 
ua,ò  andare  fcco,òreflare  col  padre;  A  queflo  ella  altro  non  rifpolè, 
fé  non  che  tiratofi  vn  velo  in  capo,fi  coperfe  con  quello  la  faccia  ;  da 
che  parue  al  padre  d'intender  beniiiìmo ,  che  l'animo  delia  figliuola 
era  di  andare  col  marito  ;  però  fenza  più  direaltro  la  lafciò  andare,& 
quiui ,  oue  ella  fi  coperfe  il  vifo ,  pofc  vn  fimulacro  al  Pudore ,  cioè  a 
quella  honefla  vergogna ,  che  mofirò  Penelope ,  di  contradire  al  pa- 
dre per  non  lafciare  il  marito  ;  &  doueua  eflcre  fatto  in  fimile  foggia 
con  la  faccia  coperta .  Si  che  moflrandofi  la  vergogna  in  quello  mo- 
do, fi  può  ben  dire,  che  perciò  ficopriua  la  nuoua  fpofa  coi  velo,quaJ 
dilli,  che  portaua  Himeneo  nella  finiflra  mano .  Et  ritornando  i 
mettere  quello ,  che  refta  di  lui ,  egfi  haueua  due  focchi  gialli  à  picdi^ 
queili  erano  certa  forte  di  fcarpe;  che  vCmanoaUecomcdie  ,&  1^ 

donne 


Pudore  Dio» 


Icaro . 

Penelope^ 
Vliffe. 


172     Imagini  de  i  Dei 

donne  parimente  gli  porcaiiano .  Et  tutto  j1  dilegUOiChe  ho  fattodi 
Catullo»    coftui  è  dileritco  da  Catullo  in  quello  modo. 
0  de  l'alto  Helkone 

Habìtator  felice , 

0  ctvriana  celeHe, 

lÀeto ,  e  giocondo  figlio  3 

Che  ne  le  forti  braccia 

Bel  difofo  amante 

Con  legittimo  nodo 

Metti  la  dedicata  Verginella  9 
Cinge  Hjmeneo  le  tempie 

Di  belli  i  e  Vaghi  fiori 

De  l'odorata  perfa , 

£  tenendo  con  mano 

il  colorito  Velo 

Mone  lieto  per  noi 

Il  bianco  pie  zielìito 

£t  adorno  del  bel  dorato  foccol 
In  qnefto  dì  giocondo 

Vien  con  foauc  Voce 

Cantando  a'  nouifpofi 

allegre  canzonette. 

Con  pie  profpero  menu 

Gli  fesìcuoli  balli , 

£  con  felice  dcfira 

La  rifplendente  face  porta  man'zi. 
Seneca  parimente  così  ne  dice  : 

Tu,  che  la  notte  con  feliie  aufpitio    . 

Scacci ,  portando  ne  la  dcfira  mano 

La  lieta,  e  fanta  face,  hor  vien'  a  noi 

Tutto  languido,  &  ebbro",  ma  pria  cìngi 

Di  be  fiori ,  e  di  rofe  ambe  le  tempie . 
Claudiano  in  certo  Epitalamio  dcfcriire  Himeneo  in  qiie- 
fto  modo. 

Da  gli  occhi  Vn  foauiffimo  F^lendore 

£fce ,  cJy à rimirarlo  altrui  contentai 

E  i  caldi  rai  del  Sole ,  e  quel  rojfore , 

eh' og'/i' animo  pudico  tocca ,  e  tenta , 

Spargon  di  bel  porporeo  colore 

Le  bianche  gote  ,a  le  quai  s'apprefenta 

La  lanugine  prima  accompagnata 

Da  bella  chiama  crefpa ,  &  indorata , 

I  A 


De  gli  Antichi. 


LA  GRAN  MADRE. 


A  Terra  fu  creduta  di  gli  antichi  eiTere 
Hata  la  prima  di  tutti  i  Dei ,  &  perciò 
la  chiamarono  la  gran  Madre,©  la  Ma- 
dre di  quefti.  Et  fecondo  che  di  quella 
viddero  la  natura  efferc  diucrfa,  &  mol- 
te le  proprietà ,  così  molti  nomi  le  diero- 
no,  &diuerfi  ;  &  in  varij  modi  l'adora-» 
rono,  &  ne  fecero  ftatoe.  Onde  hauendo 
io  gii  detto ,  come  di  lei  intendcflfero  per 
Giunone  allevolte,&nc  facefferoimagi- 
ne,  hora  dirò  delle  altre,  che  appreflfo  de  gli  antichi  furono  tutte^ 
Dee  fignifìcatrici  della  Terra .  Alla  quale  folamente  di  tutte  le  parti 
dell'vniuerlb  fcsiue  Plinio ,  che  mcriteudlmente  fu  dato  cognome 
dimaternariuerenza:  impcrochenati,  chcfonoimortali,ellagliri» 
ccue  fecondo  l' vfanza  de  gli  antichi ,  quale  era  di  porre  il  fanciullo , 
fiibito  vfcito  del  ventre  della  madre  in  terra  ;  come  nelle  braccia  del- 
la generale  madre  di  tutti ,  &  leuarnelo  anco  poi  fubito ,  &  hebbero 
perciò  vna  Dea  chiamata  Leuana,  la  quale  credeuano  chedqucfto 
fofTe  fopra,di  fare  col  fuo  Nume ,  che  quel  fanciullino  allhora  nato 
foffe  felicemente  Icuato  di  terra:  sì  come  ne  hebbero  anco  vna,  che 
haueua  la  guardia  delle  Culle  de  i  medefimi  fanciullini,chiamata  da 
loro  k  Dea  Cunina  ;  U  Vagitano  fu  il  Dio  del  piangere  de  i  fanciul- 
li,che  da  Latini  è  detto  Vagire.  La  Dea  Pauentia  era  fopra  al  pauorc 
cioètimoredcimcdefimi,& Rumina, fopra  il  lattare,  perche  Ru- 
ma diccuano  gli  antichi  alla  mammella .  Potina  fu  la  Dea  della  pe- 
cione, cioè  del  loro  bere  :  &  Edufa  dell'efca,cioè  del  mangiare .  Ha- 
uendo dunque  la  Terra  riceuuto  gli  mortali ,  fubito  che  fono  nati, 
come  amoreuole madre ,  gli  nodrifce  anco  poi,&  foftenta ;  &  quan- 
do alla  fine  fono  da  tutti  abbandonati»  ella  gli  raccoglie  nell'ampio 
fuofeno  &insèmedefimagliferra:  Et  non  glihuominifolamen- 
t€,egli  altri  animali,  ma  tutte  le  altre  cofe  ancora  paiono  hauef 
vita  qui  frd  noi  dalla  terra,&  elTere  da  lei  (òftenute ,  nodritc ,  &  con- 
feruate .  Per  le  quali  cofe  d  ragione  ella  fii  detta  gran  Madre ,  &  Ma- 
dre de  i  Pei  parimente ,  perche  erano  flati  i  Dei  de  gli  antichi  morta» 


Terri  perche 
detta  madre . 
Leuaaa  Dea» 


Gunioa  ? 
Vagitano» 
Pauentia , 

rotine, 

Edufa. 


174      Imagini  de  i  Dei 


Opc 


Homero. 


Mariiano- 


Ffpofìtione 
<1clla  imagi- 
ne  di  Opc. 


]iy  Se  erano  viuuti  vn  teni}  o  diquello,ch .  Ja  terra  producccome  ne 
-viuonotutti  gli  altri  mortali.  Etfuqueda  la  medefima  che  Opc, 
Cibelc,Rhea,Vtfta,&  Cerere  ,&  altre  ancora  dimoflTatricddJedi- 
ucrfe  virtù  della  Terra .  Del  e  quali  efporrò  gli  nomi  in  difcgnando 
le  imagini  loro  fecondo  che  mitorncràbene,&  ne  racconterò  le  fa- 
uole ,  od  altro  che  fia ,  fé  verranno  à  proposto .  Imperoche  come  i 
dipintori  adornano  le  loro  tauole  con  tutti  quelli  ornamenti,  che 
fanno  migliori  jaccioche a  riguardanti  paiono  più  vaghe,  così  ho 
cercato  iodi  fare  mentre-  chedifegno  quelle  imagini  con  la  penna. 
Percioche  cfpongotallhora  alcuni  ncmijtalhora  interpreto  qual- 
che fauola  ,  &  di  alcuni  ne  racconto  alle  volte  fempliccmente ,  &c^ 
alle  volte  ancora  tocco  qualche  hiftoria^  fecondo  che  mi  pare  più 
confarfì  aquello  ,di  che  haurò  già  detto,  òmi  redi  da  dire,  paren- 
domi di  doucrcefltre  a  quello  modo,fc  non  diletteuoleà  chi  leg- 
ge, almeno  non  troppo  noiolb,conciofia  che  la  varietà  delle  co/è 
foglia  leuare  gran  parte  di  noia  a  i  lettori .  Venendo  dunque  a  dire 
della  gran  Madre,  ella  fu  chiamata  Ope  da  gli  antichi  perchequc- 
fta  voce  lignifica  aiuto ,  &  non  e  chi  più  aiuti  la  vita  de  i  mortali 
della  terra  ;  onde  Homero  la  chiama  donatrice  della  vita,  perche 
ellaciddouecommodamente  potiamo  habitare,&  ci  porge  onde 
habbiamo  da  nodrirci  &  in  molti  altri  modi  ci  gioua  à  guifa  di  pie- 
tofa  madre.  Et  perciò  Martiano  defcriuendola  ,di^e,  ch'ella  e  di 
n^oltaetà,  &  ha  vn  gran  corpo  ,  a  che  fi  confà  quello, che  ferine 
Paufania,  che  in  certa  parte  della  Grecia  apprtflb  il  fiume  Crafidc 
fu  vn  tempietto  della  Terra  quc  ella  fu  chiamata  la  Dea  dal  largo 
petto  :&  fé  ben  partorifce  fptfìb ,  &:  habbi  intorno  molti  figliuoli, 
nondimeno  ha  pur  ancovna  ve/le  tutta  dipinta  a  fiori  di  color  di- 
uerfi  &:  vn  manto  teftiito  di  verdi  herbc.nel  quale  paiono  eflcrc  tutte 
quelle  cofe,chepiu  fono  prezzate  da'  mortali;  come  le  preciofe  gem- 
me,  &  i  metalli  tutti ,  &  vi  fi  vedcua  ancora  copia  grande  di  tutti  i 
frntti,&vnaabondanza  mirabile  di  tutte  le  colè.  Orachiè,che  in 
-queflo  ritratto  non  riconofca  la  Terra  ?  La  quale  Varrone,  fecondo 
che  riferifce  Santo  Agoflino  nel  libro  della  Città  di  Dio ,  vuole ,  che 
fiachiamataOpcpei-che  per  l'opera  hum^nadiuenta  migliore,  &c^ 
quanto  è  più  coltiuara ,  tanto  è  più  fertile ,  &  che  fia  nomata  Profer- 
pina,perchc  vfcendo  da  lei  vanno  come  ferpendo  le  biade,  che  ne 
iiafcono ,  &  che  fia  detta  Vefta,perche  di  verdi  herbe  fi  veftc .  Oltre 
di  CIÒ  la  dipinge  anco  ,^  inficine  e/pone  tutta  lapittura,  il  Boccac- 
.cio,quando  -Icriue  della  progenie  dei  Dei,&  dice,  che  ella  hd  in  capo 
vna  corona  fatta  à  torri;perchc  il  circuito  della  terra  à  guifa  di  coro- 
na e  tutto  pieno  di  CittàjdiCaftella^diVillaggi^e  di  altri  QdiBcij.  La 
vefte  tefluta  di  verdi  herbe,  &  circondata  da  fronzuti  rami ,  moftra 
gli  arbori,Ie  piante,Sc  le  herbe  che cuoprono  la  terra .  Ha  lo  fcettro 

in  mano 


De  gli  Antichi,         175 

^  ;  -T ..  -ix  ^>=!  ^'^-  -:^^  ^f^  ^i>5  ^  ?fH  ^  ctH  '^f/?*  ^  ■  >^  ••";^*  *i}^  5"  '     "     ' 
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Imaz^ne  della  dea  Oùe  detta  anco  Eerecinthia^ 
madre  de  gli  Dei  3  interpretata  per  la  Terra  , 
(^  glt  ammali^  ^  alberi  à  là  facratt  fìrtnfi 
canti  la  fruttuofa  coltmatione  dfl  terreno ^0* 
ogm  yrjo  efjer  Jòttopo^o  alla  natura  hiììchc^ 
grande .  rut  è  anco  l'tmagine  de  fuoi  Saccrdo^ 
tt  detti  Coriùar.ti ^che  dimoRrano  che  o^'t^^ 
920  debba  ejjercitarji  njirtmjAmcnte  e  nonJU- 
re  ottojù  . 


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175      Imagini  de  i  Dei 


Naffu'2  de* 
Ito:ii . 


in  minoiche  fignifica,che  i  terra  fono  i  regni  tutti,  &  tutte  le  riccliez 
ze  humane ,  &  moftra  la  potenza  ancora  de  i  Signori  terreni.  Per  gli 
timpanijche  ella  parimente  ha,  fi  intende  la  rotondità  della  terra  paK 
tita  in  due  meze  sf:ere,delle  qnali  l' vna  è  chiamata  IHemifpero  fope- 
•iore,&  e  quella  chehabitiamo  noi  j  &  Taltra  inferiore  oue  fono  gli 
Antipodi.  Hi  poi  vn  carro  con  quattro  ruote  perche  fe  bene  ella  fti 
ferma,&  è  immobile,  l'opere  nondimeno  ,  che  in  quella  fi  fanno, 
fono  con  certo  ordine  variate  perl^  quattro  ftagioni  dell'anno,  & 
fc  ne  vanno  fuccedendo  l'vna  all'altra .   Lo  tirano  i  Lioni^ouero  Pec 
moitrare  quello  che  fanno  i  Contadini  feminando  il  grano ,  i  quali 
fu bito  lo  cuoprono,accioche  gli  auidivceelli  non  ne  faccino  preda, 
come  fanno  i  Lioni  quando  caminano  per  lochi  poluerofi^che  come 
fcriue  Solino,  leuano  via  con  la  coda  le  fue  pcdate,accioche  per  queU 
le  non  habbiano  da  fpiare  i  Cacciatoridoue  vanno,ouero  perche  non 
è  terra  alcuna,  fia  quanto  vuole  afpera,&  dura,  che  coltiuandola 
non  diuenti molle, &  facile  al  produrre,©  pur'è,per moflrare^, 
mettendo  fottoal  giogo  della  Dea  Opc  il  Lione  Rè  de  gli  altri  ani- 
rnalijche  i  Signori  del  mondo  parimente  fono  foggetti  alle  leggi  dei- 
Li  natuua,&  che  così  hanno  ellì  bifogno  dell'aiuto  della  terra ,  come 
gli  altri.  Le  fauole  dicono,  che  fdegnata  la  Madre  de  i  Dei  centra 
Hippomenc,5c  Atlanta,  perche  fenza  rifpetto  del  fuo  Nume  giac- 
quero infieme  in  vna  feiua  à  ìqì  confecrata ,  gli  fece  diucntar  Lio- 
ni,&:  volle  che  dapoi  tiraflero  fcmpre  il  fuo  carro.  Moflrano  le  fèdi, 
che  d  quella  Dea  ftanno  di  intorno ,  che ,  fé  ben  le  altre  cofe  tutte  fi 
inuouono,clla  ftd  ferma  però  fempre ,  ò  veramente  perche  fono  vo- 
te,cidanno  ad  intendere, che  non  folo  le  cafe ,  ma  le  Città  ancora ,  & 
per  peftilen2a,&  per  guerre,  &  per  altri  difagi  fi  votano  fpeflb,  oue- 
ro  che  fopra  la  terra  fono  molti  luochi  dishabitati.  Gli  Sacerdoti  di* 
mandati  Coribanti,li quali  quiui  Hanno  dritti,&  armati ,  vogliono 
moflrare,chenonfoJamenteicoltiuatori  della  terra,  ma  i  Sacerdoti 
anco  &  quelli  che  alle  Cittd,  &  a'  Regni  fono  fbpra ,  non  doueriano 
federe,nc  llarfì  in  otio,ma  che  dcue  ciafcheduno  pigliare  le  fae  armi, 
chi  per  col  tiuare  la  terra,chi  per  pregati  Dei,  &  chi  per  difendetela 
patria.  La  imagine  che  fa  Varrone  della  Dea  Ope  è  di  tal  maniera. 
Mettefi  fopra  vn  carro  tirato  da  Lioni  vna  donna ,  che  ha  il  capo 
cinto  di  torri  d  guifadi  coronajtiene  lo  (cettro  in  mano,&  cvefti- 
ta  di  vn  manto  tutto  carico  dirami ,  di  herbe ,  &  di  fiori ,  intomo  Id 
Hanno  alcuni  feggi  voti,  &  vi  fono  anco  i  rifonanti  timpani ,  &C 
l'accompagnano  certi facerdoti  con  gli  elmiintefta,con  gli  feudi 
ai  braccio,&  con  l'afte  in  mano .  Scriue  Ifidoro,  che  fu  data  altre^ 
ehiaue  data  '^^'^^  all'imagine  della  gran  Madre  vna  chiane ,  per  moftrare  che  la 
alla    graiLj   terra  al  tempo  dell'inuemo  fi  ferra ,  &  in  fé  nafconde  il  feme  fopra 
Madre.         l«i  fparfo ,  qual  germogliando  ykn  fuori  poi  al  tempo  della  Pri- 

maucra. 


indoro  i 


De  gli  Antichi.        177 

mauera  &  alPhora  è  dettala  terra  2prir/ì,Si  corre  rifcriTce  anco 

Alcfi'anHroNapoIit.ìno.  Faceuano  ancor?  gli  antichi  ghirlande i 

queftaDeatalhora  di  quercia,  pere  he  ccsi  niienano  già  i  niortali 

delle  ghiande  prodotte  dn  lei ,  CQtx^c  vinone  hoggidì  dtl  grano,  &  de 

gli  altri  frutti,  che  la  medesima  produce.  Et  di  Pino  tal  hora,chc 

quello  arbore  a  lei  era  confccrato ,  ò  foife  per  Ja  gran  copia  de'  Pini , 

che  era  nella  Frigia ,  oue  ella  fu  prima  adorata,  &  fu  perciò  detta  an,- 

,cora  la  Dea  Frigia ,  come  che  quel  paefe  fofle  Tua  propria  patria,  oue  P^  5^"gi*  • 

furono  prima  celebrate  le  die  facre  cerimonie  ,  onde  da  Berecinto 

monte  ài  quel  paefe  ella  fu  pariaiente  chiamata  Berecinthia  ;  &  cofi 

la  noma  Virgilio ,  quando  a  leiralfimiglia  Roma ,  &  ia  difegna  an-  ^^.'"^""^l^»» 

^oin  gran  parte  j  dicendo  0  '  '^^^^^' 

^al  Berecinthia  madre  de  gli  De 
Coronata  di  Torri  fopra  il  carro 
Sen  yà  per  le  Città  di  Frìgia  altere 
De  la  diurna  fua  prole  ,  onde  cento    • 
Nipoti  tutti  habìtatoY  del  Cielo 
Si  vede  intorno  p  t  quei  fouente  abbraccia  ^ 

Ouero  fu  il  Pino  dato  à  qucfta  Dea ,  perche  Ati  bclliflìmo  Gio*     ip;^^,  ^^^^ 
fuane,&  amato  già  grandemente  da  lei:,morendo  fu  cangiato  in  que-  alla  gt-anMa- 
Ao  arborc,&  la  fauola  che  fé  ne  legge  è,che  innamorata  la  Dea  di  pu  dre . 
ro ,  &  cafto  amorsdi  qucfto  giouane,  fé  Io  tolfe ,  te  diedegli  la  cura 
delle  fuc  facre  cole,con  patto,che  eglidoueffe  conferuarfi  vergine,  &   A",e  fua  no- 
pudico  fempre  come  egli  promife  di  fare  ;  &  con  giuramento  fé  ne^  ^^^'^  ° 
obligò.  Ma  nò  rofleruò  poi  il  mircro,percioche  innamoratofi  di  vn^ 
bella  ninfa  figliuola  di  Sangario  fiume  idi  quel  paefè ,  fi  fcordò  la 
promefifa  fatta  alla  pea,&  godè  fouente  dell'amore  fuo .  Di  che-» 
quella  fu  fi  forte  fdegnata,che  f(  ce  fubito  morire  la  ninfa ,,  &  fcacciò 
il  giouane  da  se,  &  dal  fuo  (truitio .  Il  quale  reuedutofi  del  peccato 
commeflb ,  venne  in  tanto  furore   che  andana  come  pazzo  correndo 
per  gli  alti  monti  gridando^  Se  vlulando  fcniprc ,  ic  come  forfennato 
iatteua  il  capo  di  qnd,&:  di  ]i,e  con  acutiflìmc  pietre  ftracciaua  Cpcf- 
fo  il  delicato  corpo,&  tagl  iatofi  anco  con  quefle  il  mcmbtO,che  tan- 
to haueuaoffefo  la  Pea,logittò  lontano  da  sé; Se  era  per  vccidcrfì 
affatto ,  fé  non  che  quella  all'vltimo  moffa  à  pietà  di  lui  lo  fece  di' 
uentarc  vnPino,&  per  moflrare , che  riteneua  pur'anco  memoria 
dell'amato  giouane ,  volle  efTer  coronata  poi  de  itami  di  queflo  ar- 
bore;&  ordinò  che  all'auenirei  fuoi  Sacerdoti  follerò  caftrati  con  l'a- 
cuta pietra  nel  modo,chc  il  mifcro  giouane  fi  caftrò  da  sè,&  andaffe- 
ro  nelle  fuc  feO.ecosì  aggiràdo,&  dibattendo  il  capo,  &  ferendofi  le 
,braccia,&:  le  (palle,  $c  fparggdo  il  prcpri©  fangue ,  come  il  medeflmo  j 

M  fece 


Sacerdoti 

caftrati. 


1 7  8       Imagini  de  i  Dei 

fece  egli  correndo  già  forsenato  per  gli  alti  mòti.Et  furono  oltre  a  gh 
altri  nomi  che  hebbero ,  detti  anco  Galli  quefli  Sacerdoti ,  da  vn  lìii- 
ine  della  Frigiadiqueflo  nome, delle  acque  del  quale  chi  bccua  jm- 
pazziua  rubit05&  era  buono  all'hora da  feruire alla  Deajpcrciic  ardi- 
tamente ficcua  tutte  le  pazzie  ;  che  Iiò  dette .  Paufania  ferine ,  che  in 
certa  parte  della  Grecia  tn  vn  tempio  dedicato  alla  De3,&:  ad  Ati  in- 
iieme,che  alcuni  dificro,  che  ci  fiì  ammazzato  da  vn  Cinghiale  man- 
dato per  quello  da  Gioue ,  che  fi  hebbe  à  male ,  che  egli  foffc  tanto 
f:- .iole  Etì  domeftico  della  Dea,6.:  tanto  amato  da  lei  ;  &  racconta  poi  vn'altra 
•^''-  '  huiola del medefìmojla quale  ètanto  fauola apunto, che  mi  pare, 

che  meriti  di  cflcr  rifferita,&  è,chc  del  femc  fparfo  in  terra  daGioue, 
-  (  che  fognana  di  effcre  forfè  con  qualche  bella  giouane  )  nacque»» 
fi  a  ''ft^  '      ^"'^  Genio ,  ò  Demone,  che  vogliamo  dirlo ,  in  forma  di  huomo  j  ma 
'  ^'"  ^  '      che  haueua  però  f  vnoj  &:  l'altro  iciTo ,  &  fu  chiamato  Agdifte .  Di 
chefpauentati  gli  altri  Dei,comedicofa  moftruofa.Sc  gii  furono  fu- 
bito  attorno,  &  gli  tagliarono  la  parte  mafchile,  &  la  gittarono  via. 
Di  quella  da  indi  d  fJOco  nacque  vn'arbore  di  pomo  granato,de* frut- 
ti del  quale  la  figliuola  di  Sangario  fiume  pafl'ando  di  la  fc  n'empiè 
il  grembo  per  m;^ngiarfeli;  ma  quefli  fparuero  quafi  fubito,&  dia. 
reflò  grauida,  Se  al  fuo  tempo  partorì  vn  bel  bambino,  qual  per  ver- 
gogna nafcofein  cerialèlua ,  oue  vna  capra  andò  fempre  d  dargli  il 
ìarte,sì  che  non  perì  ;  ma  fatto  già  grande  fu  nomato  Ati,  &  era  tan- 
to bello ,  che  più  toflo  cofa  diuina ,  che  humana  pareua  efTere  :  onde 
il  Genio  Agdille  ne  fu  ardentiflìmamente  innamorato .  Auenne  che 
il  bel  giouane  mandato  da  i  fuoi  andò  a  Peflinunte  città  principale^ 
della  Frigia ,  oue  il  Rè  del  paefe  fé  lo  fece  genero  ;  dandogli  per  mo- 
glie la  figliuola  :  &  gid  era  tutto  in  punto  per  celebrarfi  le  nozze-» 
quando  Agdille,  che  andana  dietro  all'amato  giouane,arriuò  quiui; 
e  tutto  pieno  d'ira ,  &  di  rabbia ,  vedendo  che  altrui  era  per  goderci 
la  cofa  da  lui  tanto  amata,  cucciò  fubito  con  fuoi  incanti ,  ò  come  lì 
flicefic,  vna  così  fatta  pazzia  nel  capo  di  Ati  &  del  Rè  fuo  fuoccro, 
che  fariofamentc  Ci  tagliorono  ambi  con  le  proprie  mani  il  membro 
genitale .  Ma  pentito  dapoi  AgdiAe  di  ciò  che  haueua  fatto,  perche 
Mi  the  fi-    Jì'^'^^^o^e  che  portaua  ad  Ati  non  fé  ne  era  anco  del  tutto  andato  jpre- 
?iiiiichi  e       §ò  Gioue ,  &  l'ottenne ,  che  le  altre  parti  dei  corpo  dell'amato  gio- 
uane non  poteifero  corromperfi ,  né  infracidirfi  più  mai .  Et  altro 
non  ho  letto  di  qùcfto  Ati,  fé  non  che  per  lai  voleuano  gli  antichi  in- 
tender quei  fiori ,  alli  quali  non  fuccede  mai  frutto  alcuno ,  né  pro- 
ducono feme,  come  rifcrifce  Eufebio,&  perciò  finfèro  lefauole ,  che 
ci  fi  caftrafle  come  ho  detto.  Ma  ritorniamo  alla  gran  Madrejla  qua- 
le con  folenni  cerimonie  fu  portata  di  Frigia  a  Roma  da  huomini 
mandati cold d pofta ,  fecondo  che  haueuano  intefoi  Romani  dai 
T^rfì  dell*  Sibilla  doueifi  fare^à.  chg  bifognaua  che  hi^s  riccauta  da 

cada    ■ 


De  gli  Antichi.       179 

caftamano.  Onde  fi  fermò  lanaiie,cl\eJaportaua,ajh  foce  dei 
Tcbro,oue  era  andata  qnafi  tutta  Pvoma  ad  incontrarla  j  né  era  pof- 
f  ibile  tnouerla  quindi ,  benché  molti  &  molti  fi  ^forzaflero  ài  tirar- 
la sii  per  le  acq.ie  del  fiume.  Allhora  Claudia  V'ergine  Vei>ale,de]!a     Chiidia 
pudicitia  della  quale  mo 'ti  diibirauano, perche  andauap;ùvcig?,2-nen     Vedale. 
te  omata,&conuerfauaj&:parlaua  più  liberamente,  che  non  le  fa- 
rebbe forfè  conuenuto ,  inginocchiatafi  sii  la  riua  del  Olirne ,  e  n;cn- 
' 'elido  le  mani  giunte  verfo  la  Dea:Tu  fai,diflb,aluia  Dea,  ch'io  fono 
limata  poco  cafta  ;  (è  così  è ,  ti  prego  fanne  fegno  :  che  ccnciennata 
latemiconfefTeròmeriteuoIe  della  morte;  ma  fé  anco  è  altrimen- 
e  5  tu,chc  carta  ki ,  &  pura ,  facendo  fede  della  integrità  mia ,  feguf- 
ra  la  mia  pudica  mano.  Et  quello  detto  dette  di  piglio  ad  vna  pio^ 
iola  fimcjè  tirò  la  nane  a  fuo  piacere, moflrando  la  Dea  di  (è- 
.iiitarlavolontieri  con  non  poco  ftiipore  di  chi  vide.  Et  non  fu  da 
oi  più  chi  ofaiTe  penfare  maledi  Claudia,  della  quale  ho  ciò  rac- 
contato, perche  quefto  fatto  potrebbe  fcruire  a  chi  volcffe  dipingere 
la  Pudicitia  :  benché  fi  polla  fare  in  molti  altri  modi  ancora,  conidj 
potrà  chi  ne  vorri  la  fatica,  raccogliere  da  molte  imagini  già  dife- 
gnate,&  che  reflano.a  difegnare .  Il  fimulacro di  qiiefta  Dea  porta- 
to alhora  dalla  Frigia,fu  vna  gran  pietra  negra  j  che  era  adorata  ds 
quelle  genti  ibtto-il  nome  della  Madre  dei  Dei.  La  quale  arriuata 
oue  Aimone  piccolo  fiume  entra  nel  Tebrojfii  quiui  iauata  da  vno 
de  i  fuoi  Sacerdoti;  &  polla  poi  fopra  vn  carro,  tirato  da  due  vacche; 
fu  portata  nella  Città  con  grande  allegrezza  del  popolo  ;  onde  fu  of- 
fcruato  diportar'apofcia  ogni  anno  con  folenne  pompa  nel  medcfi- 
B10  modo,&  al  raedefimo  luoco  a  farla  lauarc  da  i  fuoi  Sacerdoti ,  li 
quali  lauauano  se  /leilì  ancora,&  le  ìhq  coltella,  come  fi  vede  appref-    ^  . ,.   . 
fo  di  Gnidio,  Gue  dice:  ^'•^''^* 

I  ^n  luoco  è  deue  il  fiumlcdlo  tAhnoìie 

I  •  jLìitra  nel  Tebro^e  lafcia  il  proprio  nomù  ^ 

Qmuì  l'antico  Sacerdote  ornato 

Di  porpora ,  con  molta  riucren^.^a 

Lana  ne  l'acque  di  quel  picciol  furns 

Valma  fm  Dea  con  le  fuc  [acre  cofe  « 
Et  a  quefta  cerimonia  andauano  innanzi  al  carro  molti  co  i  piedi  pradenda  ' 
fcalzi ,  come  dice  Prudentio ,  &  cantauano  le  più  dishonc  fie  cofe_^ , 
che  fapeuano  dire  di  quella  Dea ,  &  di  Ati  fuo  innamorato .  Onde-» 
Santo  Agofìino dannando  quelle  diaboliche  fefte  dice,  che  non  fi  S./.goftino'i 
vergognauano  quelle  pazze  genti  di  gridare  dinanzi  alla  Madre  de  i 
Dei  cole ,  che  le  madri  loro  fi  {ariano  vergognate  di  afco:tare .  Et 
Herodiano  ferine ,  che  andauano  gridando  alihorain  quel  moco  no 
foJaiiiente  perfone  vili  Ci  plcbeie  ^  ma  ryolti  nobili  ancora,^  huomi- 

M     2  ni 


1 8o        Imagini  de  i  Dei 


^ti'Cxi' 


m 


SimuUcro  della  'X)ea  Cliefe^ch  e  /a  terra  ,  ^ 
ti  carro  doue  era.  condotto  froceiìionAÌmentc^ 
tirato  da  due  Vacche  dinota?iti  la  fertilità 
della  terra  ^  C^  la  njtilita  che  da  quella  »c_j 
*lpieric  a  mortati , 


^. 


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De  gli  Antichi.        1 8 1 

nìHi  conto,  li  quali  fi  mtitauano  di  habftopernoncfTere  conoliiiiti, 
=^  andaiuno  poi  dicendo  ?c  facendo  tutte  le  ma.  dishoiieflt  cofe ,  che 
uipciuno.  Furono ancoofTeniateaioltefe^ej/attimolti gJuochi,e 
celebrate  molte  cerimonie  in  honore  di  quella  Dea  :  ma ,  perche  di 
viulia  feruirebbonoal  propofitonoflro,inegIioè  iilafciarle,  &  dire,* 
più  tofto,che  benché  habbino  voluto  aiicuni,che  lo  fpargere  del 
iàngue  proprio ,  qua!  faceuano  i  fuoi  Sacerdoti ,  come  clilfi.,  a  ki 
fofl'e  in  Tece di facrificio, fi  troua  nondimeno ,  che  Je  fu  facrificar- 
ta  anco  la  Porca ,  confacendofi  molto  qucfta  .beflia  per  la  niimeto- 
fa  prole ,  che  di  lei  nafcc ,  con  la  fertilità  della  terra .  Et  Ouidio  di- 
ce, chequatido  ella  arriuò  a  Roma,  lefu  facrificata  vnagiouencain- 
domitj ,  haueudo  forfè  imparata i Romani da<ìueHi di  J£gitto,  che 
quf.'fto  animale  foffe  conforme  allaterra ,  poi  che  quelli , come  rife- 
jr.fce  Macrobio ,  volendo  con  loro  mifteriofife^ni moirrare  Ja  terra , 
iaceuanorn  bue,  ò  vacca  che  folle .  Appreffodi  Cornelio  Taeitofi 
legge  chealcuniponoli  della  Germania  adorauano  la  Madre  Terra , 
comequella  che  effi penfauano ,  che  intenienjnejn tutte  le  cofe  dei 
mortali;  ma  perche  quelli  non  haueuauo,  come  dilli  già ,  tempi),  né 
iìmuJacri ,  faceuano  le  facre  cerimonie  di  coftei  in  v n  boico  con  vn^ 
<:arro  coperto  tutto  di  panni,  il  quale  non  poteua  toccare  altri  che  il 
Sacerdote ,  come  che  egli  folo  fapefle ,  che  la  Dea  era  quiui  :  &  per- 
ciò gli  andana  appreflb  con  molta  riaerenza,  facendola  tirare  da  due 
vacche  per  condurre  quella  come  a  fpanb  pel  paefè,  ADhora  erano 
i  giorni  tutti  allegri,  &  giocondi ,  non  fi  poteua  guerreggiare  in  mo- 
do alcuno ,  llauano  tutti  i  ferri  ferrati ,  &  copeiti ,  &  iì  paefe  era  al- 
l'hora  tutto  pieno  di  pace,  &  di  quiete  ,&  in  ogni  luoco ,  oue  anda= 
uà  la  Dea ,  era  guardato  con  rifpetto  grande .  Ma  fatia ,  clie  ella  cr* 
poi  di  andare  attorno^  &  quando  ella  non  voleua  più  conueriare  fri 
i  mortali ,  andauano  a  lauare  in  certo  laco  ilcarro,chela  portaua ,  le 
velli,  chela  copriuano,  &  ìd  fteffa  ancora ,  come  credeuano  alcuni 
Et  i  ferui ,  che  quello  faceuano ,  erano  inghiottiti  dal  medefimo  la- 
co, ne  fi  >vedcuano  mai  più,  il  che accrefceuala  religione,  &  faceua 
che  la  Deaera  fempre  più  temuta .  La  quale ,  co^ne  ferine  il  medefi- 
moTacito. adorauano  parimente  alcuni  altri  popoli  della  Germania  » 
purefenzahauerne  fimulacro  alcuno:  mala  infegna  della  lorreligio- 
'ne eraportarelaimagine  di  vn  Cinghiale,  &  quella  a  loro  era  in  ve- 
ce di  arma ,  &  pcnfauano  di  douere  efìere ,  moflrandofi  in  quello 
modo  adoratori  delia  Dea,ficuri  da  tuttii  pericoli,  &  da  inimici 
ancora*  -Ricordami  di  hrxncr  vifto  in  vna  medaglia  antica  di  Faulli- 
na,laimaginedellagran  Madre,  chefi  confà  alTai  a  quella^  che  io 
difcgnai,  &  efpofi  dianzi  :  perciocheè  vna  donnache  hi  il  capo  cin- 
to di  torri  ;  ficàc,^  ili  con  il  braccio  deftro  appoggiato  alla  kdey  & 
•  con  la  finiflra  mano  foiìieney  no  feudo  fermato  foprail  ginocchio, 

M     3        & 


Vitt''«ne 
delh  graft 
Madie* 

Ovidio» 


Corneli» 

Taci»» 
Terra  a  do* 
rau  dai 


Medaglia 
di  FaulH- 


na. 


Diodovo . 

Tello  Pópeo. 

Cubo. 


Lucretio 


1 8  2      Imagini  de  i  Dei 

Se  ad  ciarchediinode  ilati  ha  vn  Lione.  Fu  poi  chiamata  quefla  Dea 
Cibelc.  Cibele  da  certo  monte ,  nella  Frigia ,  di  che  dice  Diodoro  Ciciliane. 
Che  fu  vn'antico  Rè  in  Frigia  nominato  Meonc,  quale  hebbe  in  mo- 
glie vna  chiamata  Dindimenc  ;  Di  che  efl'endo  nata  vna  fanciu]la,& 
nonvolendo  la  madre  allenarla,  la  pofc  nel  monte  Cibelc ,  douc  fu 
nodrita  del  latte  delle  fiere  iìlueftre .  Ma  efi'endo  capitata  quiui  vna 
giouane  che  lui  d'intorno  fi  andana  pafcendo  la  gregge ,  &  veduta 
Ja fanciulla,  tutta ftupefiitta  ,laprefe,&  portò  {eco  nominandola 
col  nome  del  m-onte,&  cofi  la  allenò  fin  che  fatta  grande  riufcì  di  fin- 
golar  bellc22a ,  &  d'ingegno  mirabile  :  Imperochc  non  pur  trono  el- 
la prima  la  Filcola  fatta  di  cannelle ,  infieme  giunte ,  &  il  Ciembalo, 
ma  anco  diuerfi  rimedi  alle  malatie  de'  greggi,  &  a  quelle  de'  fan- 
ciulli ,  per  il  che  meritamente  Ci  guadagnò  ella  il  nome  di  Madre,cofì 
dice  Diodoro ,  ma  noi  con  Fefto  Pompeo  diremo ,  che  ella  così  foffc 
detta  da  certa  figura  geometrica  fatta  a  punto,  come  è  vn  dado  chia- 
mata Cubo  .  la  quale  dn  gli  antichi  fu  pur  anche  a  lei  confccrata ,  per 
raoftrare  la  fermezza  della  Terra ,  perche  gcttifi  vn  dado ,  ci  fi  ferma 
fempre ,  &  cafchi  in  che  lato  R  voglia.  Et  è  la  imagine  di  CibeJe  vna 
medefima  con  que.la  della  gran  madre ,  perche  ha  parimente  il  capo 
cinto  di  torri  ;  come  Lucretio  parlando  di  lei  dice  j 

L'aha  tefU  le  cinfcro ,  ó^  ornaro 

Dì  corona  murale ,  per  tnoflrare , 
Ch'ella  foHìcn  Città,  FilleiC  Cafiella* 

Carona  mu-  ^^  9^*^^  ^°^^^  ^^  corona  era  data  anticamente  dall'Imperatore  i 
rale  a  cui  Ci  chi  prima  fofcmontato  per  forza  su  k  mura  de  inimici.  Ha  il  car- 
daua .  ro  medefimamente  tirato  da  i  Lioni ,  che  moflra^  fecondo  alcuni,che 

la  terra  ftà  nell'aria  pcndolone,&  è  foftenuta  dalle  ruote,  perche  le  fi 
aggirano  intorno  le  celefti  sfere  del  continuo,  come  moftrano,  i  Leo- 
ni animali  feroci,  &  impetuofi  perche  tale  èia  natura  del  Cielo, 
che  circonda  l'aere  foftenitore  della  terra  ;  onde  appreffo  di  Lucretio 
pur'anche  così  fi  legge: 

^eHa  fccer  fcder gli  antichi  Greci, 

Che  poetando  fcrijjero  dì  ieì ,  ■ 

Sfpra  Vn  carro  3  al  cui  giogo  vannoinfiemè 
Due  feroci  Leoni ,  che  dimoerà 
Che  ne  l'aereo  campo  la  gran  terra 
Tendendo  fé  Ha  per  sé  medefima* 

t)iccfi  ancora  che  i  Leoni  fignificano  non  efTcre  fierezza  alainaJ 
Ouidio .      ^anto  crudele ,  che  non  la  vinca  la  pietà  materna ,  &  perciò  così  dice 
puidiodiqueftaDea;  ;r^*; 


De  gli  Antichi.        1S5 

Ter  lei  fi  creda  che  fio,  la  fierex^ 

Vinta ,  e  fatta  pìaceuole  ,  &  humlie  » 
Onde  vicn  che  ft  giungono  humilmente 
■  I  fiiperbi  Leoni  al  fno  bel  carro. 

Da  che  non  è  molto  diillmile  quello, che  ferine  Ai-iftoteIe,iI  quale  AnUotele  ì 
raccontando  delle  cofe  miracolo  fé  del  mondo,  mette  cliein  SipiJo 
monte  della  Frigia  nafceua  certa  pietra  piccola  liinga,&  rotonda ,  la 
quale  chi  haueffe  trouaro,&  portata  nel  tempio  di  Cibele,diucHtaua 
amoreuolillimo  al  padre ,  &  alla  madre ,  &  vbidiua  loro  con  ogni  ri- 
ucrenza ,  etiandio  che  flato  fofl'e  prima  nimico  a  quelli,  &  con  empie 
mani  gli  haueiTe  percofll .  Penfarono  ancora  alcuni  fecondo  che»« 
riferifce Diodoro ,  cheàCibelefofl'erodatii Leoni, perche  ella  da_;» 
qucfti  foife  nodrita ,  &  allenata  già  nel  monte  Cibclo  come  fi  è  det- 
to dal  quale  voglionojche  ella  haucflcpofciail  nome,-perche  raccon- 
tano gli  antichi  anco  di  molti  altri, che  furononodriti  da  beflie ,  co- 
me fu  Efcnlapio,  &  Ciro  da  Cani,Romulo  col  fratello  da  Lupi,  Te- 
Icfo  da  Cerui,da  gli  vccelli  Semirami  3  &  dalle  pecchie  Giouc ,  con_. 
l'aiuto  di  yna  Capra  :  i\  che  fé  ben  pare  hauere  dd  fauolofo ,  nondi- 
meno per  hifloria  è  flato  fcritto .  Quelli, li  quali  fcriuon©  dille  cofe 
naturali ,  vogliono,  che  gli  Elementi  habbino  fri  loro  vna  tale  com- 
inunanza,che  facilmente  l'vno  fi  muti  nell'altro, fecondo  che  più  ra- 
ro diuenta ,  ouero  più  denf  o .  Onde  Platone  difl'e ,  che  fra  qucfli  era 
la  decupla  propottione .  Però  chi  mette  mente  à  queflo ,  non  fi  raa- 
rauiglierddi  vedere  gli  Dei  de  gli  antichi  tanto  intricati  infieme,&{^ 
che  vn  medefimo  Dio  moflri  Ibucnte  diuerfe  cofe ,  &  che  diuerfi  no- 
mi fignifichinotalhora  vna  mcdefimacofa;  comeGioue,fe  benmo- 
ftra  per  lo  più  l'Elemento  del  fuoco,  moflra  però  quello  dell'aria-j 
ancoalle  volte,  &  Giunone  parimente  e  tolta  per  l'aria,  ma  noiLj. 
sì  però ,  che  non  moflri  la  terra  anco  talhora  :  il  Sole  è  vn  folo ,  &  la 
Luna  parimcnte,&  pure  ciafcheduno  di  loro  ha  diuerfi  nomi,  l'Ac- 
qua ancor  ella  hebbe  molti  Dei,  &  la  Terra  ancora ,  dalla  quale ,  per 
rhumidojche  fugge  del  continuo ,  fiirgono  efalatiori,  cheingrona- 
tefi  nella  più  bafla  parte  dell'aria  fanno  le  nuuole  onde  fcendono  poi 
le  pioggie.Et  per  queflio  vuole  Fornuto  che  la  Terra  fi  dimandi  Rhea 
quafi  che  ella  ila  cagione ,  chela  pioggia  fcenda  ;  onero  che  non  la_» 
Terrajma  fia  che  fi  voglia, chiama  egi  Rhea  la  cagione  delle  picgi^ic,  ^^^--^ 
&  dice ,  che  à  quefta  Dea  furono  dati  i  timpani,i  ciembalijle  facelle, 
&  le lampadi, perche i tuoni,  ifolgori,&  i  baleni  fogliono  andare-» 
innanzi  alle  pioggie,&  accompagnarle  ancofouente.  Alcuni  vo- 
gliono che  i  timpani  figniMchii  o,che  la  Terra  contiene  in  -^è.  gli  ven-!- 
£i;&  così  rmcendc  AltiVandro  ;  il  quale  dice,  che  fi  danno  a  Vcfia_j  ^"la . 
i  ancora,  che  fu  dipinta  donna  di  virguulcafpetto  ^  perche  ella  è  lau» 

M    4         terra  , 


Platone . 


1S4     Imaaini  de  i  Dei 


Lìim'oì. 

Gell-o... 
Amacipri- 
«la  verdine 

VdUle. 


Vedali; 


terra ,  che  fiedc  ;  come  {"eriue  Plinio  che  la  fcceScopa  fcultore  eccel"- 
lente,&  fìi  lodat.'  alTaineigiardiniScruihani,&  che  tiene  vntimpa- 
EO conmano .  Dicr  Fornuto,  chela  folenano  anco  fare  gli  antichi 
quafi  rotonda  tutta,  così  le  faceuanole  fpalle  ftrctte  ,  &  raccolte,& 
la  coronauano  c^i  bianchi  fiori  ;  perche  la  terra  è  parimente  rotonda , 
&  circondata  tutta  daF  più  bianco  tlementa.chc  fia,  che  è  l'aria .  Ma 
egli  è  da  aiincrtire ,  che  due  Vcftc  furono  apprefio  de  gli  antichi ,  Se 
per  TvnajChe  fu  madre  di  SaturnOiintefero  la  terra  ,  della  quale  difli 
pur  mò  y.  per  l'altra, che  fu  figliuola  dei  medefimo  il  fuoco  ,  cioè  quel 
viuifìcocalòre^chefparfo  per  le  vifcere  della  terra  dà  vita  alle  cofa^ 
tutte, che  di  lernafcono.  Et  di  quefta  non  fecero  gli  antichi  akuna^j 
imaginc ,  perche  credeuano ,  che .  come  dice  Ouidio ,  Vcfla  non  fof- 
fé  altro,  che  la  pura  fiamma,  &  diflero  per  ciò  che  ella  fu  v^ergine  fem- 
prc  tutta  pura ,  &  intatta  ,  sì  come  la  fiamma  non  genera,  alcuna  co- 
fa  di  sè,nèriceuc  bruttura,  ò  macchia  alcuna  :&  per  quefto  le  cofc 
fue  facrc  non  erano  eufiodite,ne  maneggiate  fé  non  da  puriilìmc  ver- 
ginclle chiamate  perciò  le  vergini  Vertali  ;  &  furono,  come  fi  racco- 
glie da  Liuio,introdotte,S:  ordinate  da  Numa.Gellio  riferifce,che  la 
prima,che  entrò  al  fcruitio-di  Vefta,  hebbe  nome  Amata,&  che  per- 
ciò tutte  le  altre  dapoi  furono  dette  parimente  Amate»  &  erano  prc- 
fé  dal  fomrno  Sa^cerdote  non  minori  di  feianni^iièmaggiori  di  dicci, 
oc  bifognaua  che  non  haucifero  diiìctto  alcuno  di  lingua,iièdiocchi,, 
iièdiorecchie,nèdi  altra  parte  del  corpo,&  chenèilpadre,ncla  ma- 
dre foflcro  mai  Itati  fcrnijnèhaueflero  fatto  officiof  ò  meftiero  fordi- 
dojfic  vile\.  Da  principio  furono  quattro  {oramente,&:  dapoi  furono 
fei, perche  in^  fèi  parti  era  prima  diuifalacittà,&  eraprohibitoi  gli  I 
huominidi  andare oue  ellepofauano  fc  non  di  notte .  Qnefte  ftaua- 
no  trenta  anni  obi  igate  al  feruitio  in  quefto  modo ,  che  nei  primi  dic- 
ci imparairanalc  facre  cerimonic,&  tutto  quello  che  appartencua  al 
loro  officio-,  qaal'era  prineipafmentedi  guardare,  chpnoa  fi  eftin- 
gueflfemai  i'accefa  fiamma,  pcrclìc quando  quefta  aucniua  era  di 
maliflìmoaug:irioa'  Romani ,  &:  la  Tergine ,  che  ne  haueua  la  col- 
pk,ne  era  caftigatadal  Pontefios  con^agre  battiture ,  5c  raccendcua- 
fì  poi  quel  facro  fuoco  non  da  altro  fuoco  materiale ,  ma  dj  1  raggi 
del  Sole ,  come  Ci  fa  con  certi  caui  fpccchi,  ò  che  come  fcriue  Fello , 
tanto  batteuano ,  e  firopicciauano  certa  rauola ,  che  girtaua  fuoco , 
qualraccoglieuanoin  certi  vafidi  metallo,  &'  lo  rimette uar.o  al luo- 
codvlgiàelbnto  :  ne  gli  altri  dicci  anni  6.ceuarcrelkrofi:cjo  &  nel- 
li  dieci  varimi  infegnauano  alle  giouani ,  che  v'uiuano  di nuouo.Paf- 
fatoqueftotempo  poi  erano  in  libertà  di  u'.o.rjtaifi  :ma  poch  flìme-» 
ftiroio  quelle  che  R  maritaffero  mai  j  perche  pareua ,  che  maritan- 
doli arrinalf  jro  poi  fèmpre  à  mifeiabile ,  &  infelice  fine .  Nelli  trcn-- 
Jaoiini^chs  iUuano  al  feruitio ,  bifognaua  3  che  foCero  caft«  intera- 

sncn- 


Degli  Antichi.        185 

mente,  &  pudiche ,  perche  la  vergine  Veft:ire  trouata  impudici  era_> 
polU  villa  fui  cataletto ,  &  portata  ndla  guiTa ,  che  fono  portati  i 
morti alb  fepoltiira,  &  la  ftguitauano  i parenti,  &  gli  amici  pian- 
gendo fino  apprefTo  le  rnura della  Città  oueera  vnagracaua  in  guifa; 
di  camera  fotto  tcri'a ,  con  vn  letto ,  &  vnafucenu  accefa.  &  con  cer- 
to poco  pane,  acqua ,  e  latte  che  vi  metteuano,  accioche  non  paref- 
fe ,  che  vn.i  Vergine  confècrata  foffe  fatta  morire  di  fame .  Poi  fatti 
quini  alcuni  icgreti preghi,  il  Pontefice mandaua  l'infelice  gioaan£-» 
giù  per  vna  Ccàìa.  nella  fotterranca  caua,riuo]giendo  la  faccia  adietro^ 
^  quelli ,  che  a  ciò  erano  deputati ,  vi  gittauano  fubito  la  terra  fopra 
&  la  fotterrananoquÌLiioue  la  poiierella  fé  ne  moriuamiferabilmen- 
te  per  hauere  violata  la  promelfa  caftita  :  &  il  di  che  quefto  fi  faceua 
cramei^o,  &  funebre  i  tutta  la  Città»  Ogni  anno  fi  foleua  in  vilj.  ^ 

giorno  determinato  di  nuouo  appicciar  dalle  mcdeflme  Veflali  il  fuo  c^ 

co  su  l'altarccome  anco  hoggidi  fi  vfa  tranoine'ccrij  pafchali-  Tro-  "^"i^ji 

uafi  poi ,  che  (ì  confonde  fpcflb  qnefta  I>ea  con  l'altra  Vefta>  che  (a 
la  Terra ,  apprefìb  de  gli  antichi,  quando  fcriuono della  natura ,  de 
'  i  tempi),  de  ifacrificij,&  delle  altre  fue  cerimonie  ^  Però  non  fìa_i^ 
marauiglia,  fé  io  parimente  ragionando  dell'vnardiròtalhora  delle 
cofe ,  che  parranno  proprie  de U'aItra>conciofia  che  dirado  fi  ragio- 
ni ,  ò  fcriua  delle  nature ,  &  virtù  della  terra ,  che  fono  come  anima_-r 
di  quella  fenza  intendere  di  lei  ancora ,  cioè  di  tutto  il  corpo .  Difle 
dunque  Oiudio,  che  il  tempio  di  Vefta  in  Roma ,  fu  prima  cafa  re-  Tempf<p 
gale  di  Numa ,  era  tutto  rotondo ,  pcrrappre/entarc  il  globo  della  Vefta.^ 
terra ,  dentro  del  quale  cosi  fi  confcmaua  il  firoco>  come  era  conlèr- 
uato  in  quel  tempio  ineftinguibilmente.  Er  FcCio  ferine  j  che  Numa. 
confecrò  a  Vefta  vn  tempio  rotondo ,  perche  la  credette  cffere  U  ter- 
ra ,  che  foftenta  la  vita  de  gli  huomini  :■  &  perche  ella  è  fatta  come_jp  * 
vna  palla ,  volle  che  il  tempio  fao  haueflfe  la  medefima  figura .  Et  il 
tempio  folo  fu  fouente  la  imaginc  di  quella  :  onde  Aleflandro  volle , 
che  per  lei  fi  fntendefie  l'animo  diuino,  sì  qwale  non  potiamcvarriua- 
K  con  gli  occhi  ad  corpo ,  nsa  bene  vediamo  quelle  cofe ,  che  gli  fo- 
no d'intorno  ;  &  fu  fatto  in  quefio  modo ,  come  lo  difcgna  il  Landi-  landìno, 
no  fopra  Virgilio ,  quando  egli  fa  che  Hettorc  in  fogno  raccomanda 
ad  Enea  Vefta;&  le  altre  facre  cofe.  Era  grande,Iargo ,  &  fpatiofo  ,& 
nel  mezo  haueua  vn'altareeoi  fuoco  acccfo  dall' vna  banda,c  dall'al- 
tra,  alla  guardia  del  quale  era  vna  Vergine  per  lato  ^&  su  la  cima_> 
del  tempio  era  parimente  vnaVcrgine  che  teneua  m  picciolo  bambi- 
no in  braccio  ;  perche  difiero  gli  antichi ,  che  Vefta  moftrata  per  la. 
Vergine  nodrìGioue,  che  è  il  bambino  «f  Oltre  di  ciò  confecrarona 
gli  antichi  a  Vefta  quel  luoco  nelprimo  entrare  delle  cafe,  oue  face- 
uano  ftioco  qualera  per  ciò  come  ha  creduto  Ouidio,dimandatoVe- 
ftibulo .  Quiui  mangiauano  anco  fouente  inui|;ando  gli  Dei  alle  me-    ^^'^"'^"'^^ 


:oL 


i86 


Imagi  ni  de  i  Dei 


#^ 


Tempio  in  Roma  della  i:)ea  Fe/Ia  madre  de  gli     ^ 
T)eiy  ^  di  Velia  dea  del  fuoto  ^  (|Jr  dello-^      ^1* 
Virginità  pgnificante  quel  vinifico  calore^  , 
ihe  da  yita  aHe  co  fé ,  onero  l'a?nmo  diuino  in- 
uifihtle  ,  con  le  due  Veftalt  cufìcditrici ,  che'l 
fuoco  perpetuo  non  f  e  [lingue  (fiz^  . 


'^m 


De  gli  Antichi.        187 

feloro,  le  quali  confecrauano  poi,  &  vfauanoin.vecedi  altari  ado- 
rando gliconuitati  Dei.  Perche dunqiienon  fi faccuafacritìcio  qiiafì 
mai  Fwiiza  fuoco ,  Se  quello  fti  moihratro  per  Vefta ,  meritamente  era- 
Ilo  confecrati  a  lei  quei  luochi ,  oue  era  più  fouente  accefb  il  fuoco,  li 
quali  erano  chian:ati  Lari  propriamente  j  perche  quiui  erano  adora- 
ti parimeiìte  ilari ,  che  erano  certi  Dei  domefteci  di  cafa.  Onde-4  Laii . 
pare  che  fia  venuto  iìn'a  i  tempi  noftri  ancora  di  dire  Focolare,  quafi 
che  Lare ,&  Foco  jcheèilluocoflefìfoj  ouefiaccendeil  fuocofia_.  Focolare, 
vnmedeiìmo,  benché  ne  faceflero  gli  antichi  l'vno  il  Dio,&  l'altro 
la  cofa al  Dio  confecrata .  Né  fi  hàda  credere,  che  Vefta  fofle  tolta 
pel  fuoco  generalmente,  &  per  ogni  forte  di  fuoco  ;  perche  fecondo 
che  fono  duierfele  cofe ,  che  di  quello.fi  confiderano ,  così  lene  fccc- 
To  gli  ancichi  diuerfi  Dei ,  ma  che  fi  pigliafle  per  quello  che  fta  rin- 
chiufo  nelle  vifccrc  della  terra ,  ilquale  è  per  ciò  pcrpetuo,nè  fi  QMn- 
guc  mai  >  &  dà  vita  d  tutte  le  cofe  quiui  create .  Et  in  tutti  gli  facrifi- 
cij  di  qualunque  DiOjche  fodererà  chiamata  Vefta  innanzi  a  tatti  ^?^*  *'?^^".!^* 
gli  altri  come  difii  anco  di  Giano.  Di  che  la  ragione  fu  (  oltre  à  quel-  §^  la^i^i-^cj;  j 
la,  che  dìo:  Oiiidio ,  che  le  prioie  entrate  delle  cafe,  oue  da  principio 
fi  facrifìcaua  fouente ,  erano  coniècrate  d  lei ,  &  oltre  alla  fauola  an- 
cora,^ quale  dice,che  ella  ottenne  da  Gioue,  dopò  la  vittoria  contra 
i  Titani ,  la  verginità  perpetua,&  le  primitic  di  tutti  i  facrificij  )  per- 
che tutte  le  cofe  create ,  con  le  quali  gli  antichi  adorauano  gli  Dei , 
hanno  eifere  j  &  vita  dal  calore ,  che  le  produce,  e  fa  nafcere ,  chc-j 
Tiene  dai  fuoco  già  detto .  Né  pareua  che  fofle  cofa,Ia  quale  meglio 
rapprefentalfe  la  purità,&  il  non  morire  mai  de  gli  Dei ,  della  pura , 
&viuace  fiammate  perciò  non  era  fatto  mai  facrificio  fènza  fuoco, 
&  che  non  fofle  chiamata  Vejfta  nel  principio .  Oltre  alia  quale  fu- 
rono poi  altri  Numi  particolari  adorati  da  gli  antichi  per  le  partico- 
lari virtù  ,  che  moftra  la  terra  in  diueriè  parti  ;  perche ,  come  ha  can- 
tato Virgilio,&  che  fcriuono  gli  auttori  delia  Coltiuationc ,  in  que- 
^a  viene  megHo  il  grano ,  in  quella  gli  arbori  producono  meglio  ;  m 
vna  fono  più  allegri  i  fioriti  prati,&  in  vn'altra  fono  più  abondanti  di 
herbofi  pafchi  :  onde  hebbero  nome  le  Dee  Cerere,  &  Proferpina ,  Se 
la  Dea  Bona ,  Flora,Pale,&  altre  delle  quali  fi  dirà  poi.  Hora  dichia- 
mo di  Cerere ,  che  fu  ftimata  la  prima ,  che  moftraife  di  fcminare  il 
grano ,  raccoglierlo ,  macinarlo,  &  farne  pane  a'  mortali  che  per  lo 
innanzi  viueuano  di  herbe,&  di  ghiande  :  Onde  Virgilio  dice.  vir-^Hio. 

Cenre  fu  U prima  ^  che  moflraffe 
^  mortali  dì  rompere  it  terreno 
Col  duro  ferro  i  e  che  lo  fermriAJfe  * 
Et  Ouidio  parimente  così  ne  canta  ;  Oìàò^ol 

Jm  prima ,  che  ?pe':^affe  con  l'aratro 

Le  dure  glebs ,  e  che  ffArg^^ffe  il  ^ano 

SopTA 


C'ìttXCl 


i88        Imagini  de  i  Dei 

>i>^ éfvi h^  ^à^ 'X^  •■^f)*  ^  '1'^^  -(;*-  -i)^  ^' <^)^  ^  c-V*- ^o*^  ^  "f' ^O^é^%i. 


Imagìne  di  Cerere  SicilUna  irtuentrìce  ^  ^  den 
delle  hmde  ^  (^  del  fuo  catto  tirato  dA  Dra- 
ghi Jìgnificante  U  Serra  fi  ut  tiferà ,  d?"  /<<  /Ita 
coltura  yt^endo  che  le  htade  non  molto  sivtd- 
Zjfio  e  pam/o  quafiferpere  j^  Amota  ancora 
Ji  tor,i  Jolcbi  della  terra  Arata  , 


tà^ 


fif 


^^ 


^^^•i 


5fe 


e; 


De  gli  Antichi,         1 8  9 

Sopra  quelle ,  oncit  hMiejJh'  da  nodnrft 
1  moyudìyjù  CtYtrCjche  ir. [teme 
McfiYÒ  con  quefio  ancor  le  fante  leggi  * 

Et  perciò  tanto  fu  riucrita,&  come  Dea  adorata ,  &  fu  creJut^e 
di  hauere  dato  Je  leggi  innanzi  a  tutti  gli  altri,  perche  poi  che  fu  tro> 
uato  l'yfo  del  grano ,  lafciarono  gli  huomiiii  in/ìeme  con  le  ghiande 
quella  prirtia  vita  tutta  ro22a,&  quafi  ferina  >  &  ragunatifì  inficmc^ 
fecero  le  Città,&  viflero  pofcia  ciuilmcfìte .  Et  per  quefio  fu  anco 
detto ,  che  j1  nume  di  Cerere  moftraua  la  virtù  di  quella  terra ,  che  d 
può  coItiuarc,&  che  produce  largamente  il  grano .  Onde  fu  la  fua-,-    i^?gì  ^^ 
flatoa  fatta  in  forma  di  matrona  con  ghirlande  di  /piche  Irl  capo ,  &      Cerere . 
teneua  vn  mazzetto  di  papaueri  inmano ,  perche  quello  è  fègno  di 
fertilitd,&  due  fieri  Draghi tiraumo  il  fuocarro,come  fcriffe  Orfeo. 
Onde  Claudiano ,  quando  ia  fd  ritornare  di  Sicilia ,  oùt  ella  haueu*  ^. .  ,. 
ripolta  langiiuola,coji  dice  t 
• 
iAfccnde  il  carro, e  a  te  materne  cafe 

X>rii;^:^t  de'  Draghi  il  Volo ,  a  cui  le  m€mhr4 

Spejfo  percuote ,  c^  elli  per  le  nubi 

ùndeggidn  torti  fuffolando  ^  e' l  freno 

'Placidamente  leccano ,  che  moHe 

De  l'amico  Velen  là  fchiuma  rende . 

Sjuefii  coperta  lafuperha  fronte 

Tengon  d'altere  crefie,  ò"  hanno  il  tergo 

Ì){  nodi  tutto ,  e  di  rotelle  afperfo . 

£  le  lor  fqtéamme  lunghe  rifplendendo 

Taion  d'ero  ge:tar  fauille ,  e  fuoco  » 

O  |?erc  he  ne  fi  (1  ergono  troppo  in  alto  le  biade ,  ma  pare  che  vadi-  Serpenti pcf- 
Kó  fcrper  do  per  terra  sGuero  perche  iPefìnofi  corpi  dei  ferpentimo-  che  dati  à 
firano  i  torti  folchi,  che  fanno  i  buoi  :  mentre  arano  la  terra  :  ò  vera-  Cerere, 
unente  fu  così  fiuto ,  perche ,  come  dice  Hefiodo ,  nella  Ifola  Salami- 
nacra  vn  ferpente  già  di  fmifurata  grandezza, ilqualedifcrtaua  tutto 
quel  paere,&  fcaceiato  pofcia  quii. di  da  Èurilcco,fe  ne  pafsc  in  EJeu 
fi  (  &  qiiafì  che  per  fua  faluezza  fofl'e  fuggito  a  Cerere  }  q'jiui  dopò 
fé  ne  flette  fempre  nel  fuo  tempio  comefuominiflro ,  &  temente.  Et 
che  Cerere  figrilfìchi  la  terra  piana,  &  larga  producrice  di  grano,  1<> 
moflra  dice  Porfirio ,  come  riferice  Eufebio  la  imagine  fua ,  ellendo 
coronatati  fpiche  &  hauendo  intomo  alcune  piante  di  papauero, 
che  moflra  la  fertilità .  Per  la  quale  cofa  leggefì  ancora ,  che  la  Sici-  Sicilia  <fl  Ce- 
lia le  fu  molto  grata  ;  perche  è  paefe  molto  fertile ,  &  ne  f^i  a  lite  con  rere , 
Veicano,  qua!  di  loro  tiQ  douefife  hauere  ilpofTcffo  •  ma  la  fenten-  ^^ 

^  fu 


ipo      Imagini  de  i  Dei 

z:i  fu  data  a  Tuo  faiiore .  Dd  che  venne  fon^; ,  che  vna  Tua  ftatoaZi  l 
qiul'cra  filini  molto  grande,  come  dice  Cicerone  parlando  cortra 
Vctre  ,  tcneuasn  la  delira  mano  vnd  piccola  figura  della  Vittoria,  & 
qixfto  n.ofrra  la  fertilità  di  qiielb  Tfola ,  donde  finfiro le  rauole;Che 
Pi-of-rpina    Plutone  rapì  P'-ofcrpina  intcfa  i  peiTo  per  la  fcrtilitd  perche  auennc 
rapita   da—,   f^j-fe  vn  ten  -pò ,  che  i  campi  Siciliani  dauano  poca  racolta .  Onero 
TiUiouz^- .     pj^j-che  Proferpina  è  tolta  anco  alle  volte  per  quella  occulta  virtù  che 
ha  il  Teme  di  germogliare ,  fi:  finto  che  Plutone ,  intendendo  per  lui 
il  Sole ,  la  rapì ,  &  portocela  in  Inferno;  perche  il  calore  del  Solejno- 
drifce ,  conferua  fotto  terra  tutto  il  tempo  deirinuerno  il  feminato 
grano;  &:  Cerere  la  vi  cercando  poi  con  le  ardenti  facelle  in  mano, 
perche  ai  tempo  delia  eftate ,  quando  più  ardono  i  raggi  àzì  Sole_j , 
i  Contadini  vanno  cercando  le  mature  biade,  &  le  raccogliono .  Et 
quindi  fu  che ,  come  ferine  Paufaniaja  ftatoa  di  Cerere  fatta  da  Fra- 
fitelc: fecondo  che  moftrawano  alcune  lettere  qumi  intagliate,  in  cer- 
to fuo  tempio  nell'Attica  regione  haucua  le  accefe  facclle  in  mano . 
Lti  Sacerdoti  di  quella  Dea  andauano  parimente  con  le  facaJle  ac- 
cefe correndo ,  quando  celebrauano  le  fefle  Eleufinc,  così  dette  da_* 
Eleni:  Città  non  molto  lontana  da  Athene  ,oue  furono  prima  ordi- 
nate .-nelle  quali  alcune  giouinette  confecrate  alla  Dea  portauano 
Marco  Tu!-,  ^aneflrettidifioriperla  primauera,&  di  fpichc  per  la  eftate,  &  ài 
ìio.  qucfte  fece  mentione  anco  Marco  Tullio  parlando  contra  Vcrre,/. 

Ecerano  parimente  portate  nelle  medcfime cerimonie  le  imagini  ài 
queftì  Dei ,  come  riferifce  Eufebio ,  0.0.1  Creatore,la  quale  portaua  il 
Hierofantc  che  era  il  Sacerdote  principale  del  Sole,portata  da  colui, 
che  portaua  anco  la  face  accefa  :  chi  feruiua  all'altare  portaua  quel- 
la della  Luna,&  quella  di  Mercurio  il  banditore  ,  ò  trcuìbctta  de  i 
Ihsoiiorìto.  facrifìc]j  :  &  Theodorito ferine  , chea quefta pompa  folennc  porta- 
uano anche  per  cofa  degna  di  gran  riuerenza  il  fefibfcmin ile,  C\  co- 
me portauano  il  mafchile  nelle  ceremonie  di  Bacco.  Ma  all'incontro 
Scfoftri ,  antichiilìmo  Rè  deH'EgittOjCome  fi  legge  apprefìb  di  He- 
rodotOjl'vsò  per  cofa  vile,  &  degna  di  difpregio.  Impcroche  ne  i 
paefijchc  ei  foggiogaua  con  gran  fatica ,  per  difenderfi  i  popoli  ga- 
gliardamente ^drizzaua  alte,&  belle  colonne  col  nome  fuo ,  &:  àcWs. 
patria, &:  come  egli  hauelTe  vinto  quel  paefe  :  maone  non  tronaua_j 
alcunOjò  fé  non  poco  contrafto ,  drizzaua  pur  anco  le  medcfime  co- 
lonne con  lemcdcfimeletferc,  maviaggiungeuadj  più  la  natura  fe- 
minile,  volendo  in  tal  modo  moftrare  la  viltà,  &  dappocaggine  di 
qucllegenti.  Erano  poi  le  ceremonie,  &  le  facrecofe  di  Cerere  con 
••  ^^'^'^f^  religione  guardate,&  così  tenute  fecrete,  che  fempre  che  erano 
El'ufu'*  ^'^'■"^^''^^^'^'  ^Jctrdore  gridaua  prima  ;  Vadino  via  tutti  gli  hnomini 
profani ,  fcoilinfi  qiunci  tutte  le  m.aluagie  perfone  ;  perchu  non  vi 
poteua  entrare  k  non  chi  cra^comc diremo  noi  j  ordinato  à  quellc,& 

bifbgnaua 


De  gli  Antichi .        i  p  i 

fc>iibgiiaua;che  ei  fofi'e  ben  purgato  da  ogni  malnagita .  Onde  fi  Icg» 
^cài  Nerone, che  ei  non  osò  mai  di  trouarfi  d  quelle  cerimonie ,  fen-  Ksranc. 
tendofi  forfè  di  efTere  troppo  malnagioj  &  empio .  Et  Antonino  per 
teliimonio  della  bontà  fua  volle  effere  fatto  vno  di  quelli ,  che  intra- 
ueniuanoàglimideri)  Elcufìni.  Ne  tacerò  gii  quefta  fcioccavfan- 
za  ancora,  chechieraammell'o  à  quefti  milterij  fìveftiuail  dì ,  che 
pigliana  l'ordine, vna  bella  camifcia  nona,  e  tutta  monda ,  ne  fé  la-» 
Ipogliaua  poi  mai  più,  fin  che  non  era  tutta  logora,  &  ftracciata:  di- 
cono alcuni,  che  gnardauano  anco  que'  cenci  da  farne  delle  fafcic 
peri  fanciulii,mentre  che  fìauano  in  culla.  Oltre  di  ciò  non  fi  po- 
teua  rapcre^che  fofiero  quelle  mifteriofe  cofe,che  iui  fi  faceuano ,  &c 
fi  ferbauano  ;  tanto  erano  tenute  occulte ,  che  fé  bene  erano  portate 
in  volta  a  certi  tempi  da  purilllme  verginelle ,  ciò  faceuano  in  certe 
piccole  celle,òcaneftretti,  &  molto  ben  ferrate,  &  beniflimo  coper- 
te, &  pareua ,  che  foffe  peccato  grande  cercare  di  intenderne  la  ra- 
gionc&difaperecliefoflero.  OndeMacrobio  recita  di  Numenio  ^ìsccodjo  . 
filofofOjil  quale  come  troppo  curiofoinuefìigatore  de  ifacri  milte- 
rij,  haiiendodiLiolgato  quelle  cofe,  vide  in  fogno  le  Dee  di  Eleufi 
fiarfi  come  meretrici  in  luogo  publico ,  efpofte  à  qualunque  di  loro 
hauefìe  voluto  pigliarfi  piacere  :  di  che  egli  cHendone  marauigliato 
grandemente,  &  hauendo  dimandato  la  cagione  di  tanra  irapudicitia 
gli  fu  da  quelle  Dee  tutte  adirate  rifpofto ,  che  ciò  era  venuto  per  lui 
il  quale  le  haueua  tolte  per  forza  da  gli  occulti  fecretiluochi,&:  mef- 
fein-publico,  in  mano  al  volgo.  Et  Paufania  ferine  ,  che  hauendo  „  -  . 
deliberato  di  parlare  largamente  de  ifacrimifterij  del  tepio  diEleu-  *"'"  "'^* 
fi, vide  certa  imagine  in  fogno ,  che  ne  lo  fpauentò.  Et  perciò  non  ne 
óicQ  alì:ro,le  non  che  dinanzi  dal  tempio  fu  vna  fiatoa  di  Trittolemo, 
&  vna  vacca  di  bronzo  inghirlandata  di  fiori ,  con  le  corna  indorate , 
come  erano  le  vittimc,quando  fi  doueuano  facrificare.  Et  Tittolem.o 
doueua  effere  vn  gìouane  fopra  vn  carro  tirato  da  duci  ferpenti ,  che 
era  il  carro  di  Cerere  :  perche  fi  legge ,  che  ei  fu  miandato  da  lei  coi 
fuo  carro  pel  mondo  dmollrare  come  fi  haueua  dacoltiuare  la  ter- 
ra, feminare  il  grano,  raccogliere lebiade,&vfarle poi.  Et  per  le  j^^^  Elsufi- 
Dee  Eleufine  fi  intende  fempre  di  Cerere ,  Se  di  Prokrpina  le  quali  ^.g . 
furono  etiandio  chiamate  le  gran  Dee  appreiTo  de  i  Greci  :  &  quelli 
d'Arcadia  le  adorauano  fopra  tutte  le  altre  tenendo  in  certo  loro  te- 
pio  il  fuoco  fempre  accefo  con  grandiifima  religione,  &  fecero  loro 
due  fì:atoe ,  come  recita  Paufania  :  quella  di  Cerere  era  tutta  di  mar- 
mo,&:  dell'altra  diProferpina  quel  di  fopra,  che  faceuala  vefte,  er.i. 
di legno,&eranoquindcci piedi  di  grandezza.  Dinanzi  da  quelle 
ftauano  due  verginelle  con  ie  vefti  lunghe  fin'a  i  piedi ,  che  portaua* 
no  fu'l  capo  caneflri  di  fiori ,  &  a  i  piedi  di  Cerere  era  Hercole  noii^ 
più  grande  di  va  cubico .  Eranui  anco  due  Hpre ,  Se  eraui  Pan,  che 

fonaua 


I p  2      Imaginì  de  i  Dei 

fonali  a  Ja  fittola ,  &  Apollo  la  cetra ,  come  quelli  che  erano  due  de 
principali  DcideirArcadia,fccondoche  vi  era  rcritto,&  vi  erano  poi 
alcune  Ninfe  ,  delleqiiali  vna  Naiade  haueiialn  bmccioGiouc  pic- 
colo fanciullino,  lealrrc  erano  ninfe  dell' Arcadia,  &  tra  efle  vna  por- 
tana  innanzi  vna  facclla,la  quale  ho  già  detto ,  perche  fofle  4ata  zt 
Cerere, vn'altra  tenciia  duodiuer/ì  vafi  d'acqua ,  vno  p^r  mano ,  6c^ 
due  altre  poitauano  parimente  due  hidrie  ,  che  vcrfauano  acqua: 
il  che  mollrauano  forle ,  che  jn  alcuni  facrificij  chiamati  le  nozze  di 
Nozze  di     Cerere  non  vfaunno  il  vino,  come  faceuano  in  quelli  di  tutti  ghaltri 
4,ercrc.       p^f.  dondcquella  vecchia  ne  fece  il  motto  appreffo di  PJauto.qi  ali- 
do vide,  che  andauanoàcafa  fua  perapprcftare  vn  conuito  da  nozze 
&  non  portauano  vino .  volete  voi  forfè,  dilTeellajfare  qucfte  nozze  à 
Cerere,perchenon  veggio, che  portiate  vino.  Si  può  mettere  con 
.  .  Cerere  il  porco ,  perche  lo  facrih ca nano  a  lei  gli  antichi,  come  vitti- 

cli  "ih^Giol  ^""^  ^^'^  propria .  Et  Ja  ragione  delle  vittime  apprefib  de  gli  antichi, 
ìi<i-~  •  ^^^^  perche  fi  facrifìcafle  a  quefto,&  d  quel  Dio  più  vn'animale ,  che 

vn'altro ,  fu  come  fcriueSeruio ,  tanto  la  contrarietà,  che  la  confor- 
mità,Ia  quale  era  creduta  hauere  la  beflia  con  quel  Dio ,  cui  era  n> 
Porco   dato  crihcaca.  £t  perciò  dicono,  che  fu  dato  il  Porco  à  Cerere,  come  ckc 
à  Cerere.      i  qucfta  piacefle  di  vederfi  morire  dinanzi  il  fuo  nimico ,  ilquale  non 
{blamente  guafta  le  già  nafciute  .biade,ma  riuoltando  ancora  col  gri° 
£o  gli  feminati  campi  vi  à  trouare  fin  fotterra  il  grano ,  &:  lo  diuora. 
Et  per  la  medefima  ragione  di(fero,che  fa  facrificato  il  Capro  à  Bac- 
co, come  animale  grandemente  noceuole  alle  viti .  Hanno  voluto 
ancora  alcuni  che  foil'e  grato  il  facrificio  del  porco  à  Cerere  per  la»* 
conformità, &  fimighanza,  che  è  fra  loro.  Imperoche  ella  e  Nume 
terreftre,pofcia  che  per  lei  fithtende  la  terra  &  il  porco  ftà  più  d'ogni 
altro  animale  inuolto  nella  terra  ;  &  è  per  lo  più  negro,  come  la  terra 
ài  fua  naturaè  parimente  negra,  &  tenebrofa .  Oltre  di  ciom.oftraLj 
quefta beftia  la  fertilità  delia  terra,  onde  era  facrificata  anco  talho- 
ra  à  Cerere  la  porca  pregna  ;  perche  fi  legge,  che  fa  alle  vokc  ad  vn 
parto  folo  fin  à  vinti  Porcellj,iy:  trenta  ne  haueua  fatto  quella  Porca, 
che  apparue  ad  Enea  sùia  ripa  dd  Tcbro,come  canta  Virgilio .  VnV 
altro  fimulacro di  Cerere  fu  anco  nell'Arcadia ,  il  quale  teneua  con 
Ja  d^ra  mano  vna  facella,  &  accoftaua  la  finifìra  ad  vn'altro  fimu- 
Jacro  di  certa  Dea  adorata  più  che  da  tutti  gli  altri,  da  gli  Arcadi,  & 
"^"^^        da  loro  detta  Hera  figliuola, come  hanno  voluto  alcuni,  di  Nettuno, 
&  di  Cerere,benche  quefto  nome  Hera,  come  dice  Paufania ,  fu  pari- 
mente datoà  Cerere  in  Arcadia,  &  Giunone  ancora  appreflò  de  i 
Cerere  .       ^''^ci  fu  chiamata  Hera .  Teneua  la  ftatoa  di  cofiei  fedendo  vnp  fcet- 
Erinne.        ^to  sù  le  ginocchia,^  vna  cefta .  Et  in  Arcadia  pur  anco ,  come  fcri- 
Cerrere  in  f-^^  ^I  medefimo  Pau  fan  fa,  Cerere  fu  chiamata  Erinne,che  viene  a  dire 
Caualla .      Furiaj&  la  cagione  di  ciò  fu  quella .  Mentre  che  Cerere  andaua  cer- 


De  gli  Antichi.        ip3 

cando  la  Hgliuola  rapita  da  Platone, Nettuno  innamoratofi  di  lei  fa- 
ceua  ogni  sforzo  di  goderla ,  &  ella  per  leuarielo  d'attorno ,  penfan- 
dodi  poterlo  ingannare;  miitatafi  in  CauaJla  fi  cacciò  fra  certi  armé- 
ti  di  CauaJle  ;  ma  troppo  è  difficile  ingannare  chi  ama,  che  dell'in- 
ganno almeno  non  fi  auegga .  Nettuno  dunque ,  che  di  ciò  lì  accoi-  Nettuno  hi 
fé,  diuentò  anch'cgli  fubito  vn  Cauallo ,  &  in  quel  modo  godè  dcH'a-  Causilo- 
mor  Tuo ,  onde ncnacqueil  cauallo  Arione .  La  quale  cofa  tanto  11 
hebbe  a  male  Cerere ,  che  tirata  quali  fuori  di  sé  dalla  ira  fu  per  di- 
iientarne  pazza ,  &  perciò  le  dierono  all'hora  gli  Arcadi  nome  di  Fu- 
ria. Et  benché  fi  placaflè  pur  poi ,  &  chelauata/ì  fii  certo  fiume  la- 
fciafle  quiui  tutta  la  fua  ira,  nondimeno  ne  refto  mefia  an  cora  per  ?S~ 
fai  lungo  tempo.  Da  che  venne,  che  ella  fu  chiamata  Cerere  negra  Cei-ei-e  al* 
appreffo  di  certo  antro  a  lei  confecrato  pure  nell'Arcadia  j  percioche  S''^* 
quiui  era  veftita  di  negro,  parte  dicono  per  dolore  della  rapita  figli- 
uola, par  te  per  Io  fdegno,  che  ella  hebbe  della  forza  fattale  da  Net- 
tuno ,  ondenafcofi:a(ì  nell'antro ,  che  io  dii'li  come  più  non  voleffej 
vedere  la  luce  del  Cielo,  vi  flette  affai  buon  tempo ,  il  perche  non_i 
produceua  più  la  terra  frutto  alcuno,  &  ne  nacque  \na  peflilen2a_j 
grande,  che  molle  a  pietà  tutti  gli  Dei,  li  quali  non  poteuano  però 
prouedere  alla  miferia  humana ,  non  faper.do  oue  fofì'e  Cerere .  Ma 
auenne ,  che  il  Dio  Pan  errando ,  come  era  fuo  cofiume ,  &  andando 
qua ,  5:  Id  per  quei  monti  cacciando ,  capitò  il  doue  ella  ftaua  tutta 
mefla  ;  etrouatala  fubito ncdiedeauifodGioue, onde  eflb  fbllecito 
al  bene  de  i  mortali ,  lenza  punto  indugiare .  niandò  le  Parche  à  pre- 
garla in  modo  ,  che  ella  depofiaogni  meftiria ,  &  tutta  placata  vfcì 
finalmente  deirantro,&  cominciò  ali hora  la  terrai  produrre  gli  via- 
ti  frutti,  celiando  infieme.lapeiì:ilenza.  Del  la'qu  al  cofa,  perche  ne  ^ 
reflaffe  memoria ,  le  genti  di  quel  paefe  confècraiono  l'antro  à  Cere-  qq''^^^^  . 
re ,  con  vna  Aatoa  di  legno ,  che  ftaua  a  federe  fopra  vn  faffo ,  &  era 
donna  in  tutto  il  refloi  fé  nonchehaueuacapo,  &  collo  con  crini  di 
Cauallo ,  intorno  alqualeandauan  fcherzando  alcuni  ferpenti ,  &c  al- 
tre fere.  La  copriua  tutta  vna  vcfie  lunga  finoà  terra  ,&  neirvna_j 
mano  teneuavn  Delfino ,  &  vna  Colomba  nell'altra.  Troua fi  anco- 
ra,  che  in  certa  altra  parte  del  medefimo  paefe  dell'Arcadia  erano 
dinanzi  al  tempio  della  Eleufina  duo  gran  pietre  acconcie  in  modo, 
che  r  vna  fopra  l'altra  fi  congiungeuano  beniflimo  infieme  ,  &  quan- 
do veniua  il  tempo  di  fare  gli  folenni  facrificij  leuauano  l'vna  di  sii 
l'altra  perche  quiui  trouauano  certo  fcntto,che  dichiaraua  tutto 
quello ,  che  fi  doueua  fare  circa  le  (acre  cerimonie .  Quefio  faceua-- 
noleggere  diligentemente  d  i facerdoti,  &  ripoflolo  poi  al  luoco  fuo, . 
rimetteuano  quelle  pietre  infieme .  Et  quando  haueuano  da  giurare 
quelle  genti  di  qualche  gran  cofa ,  andauano  d  fare  il  giuramento  fu 
1^  congiuntura  di  quelle  due  pietre  :  douesita  cima  di  quella  era_> 

N  certo 


TP4     Imagini  de  i  Dei 


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Status  di  Cerere  negra  in  Arcadia  ^  dea  delle 
biade  conui^rtita  in  Cauai/a  ^  ^  in  tal  for- 
ma fatta  ^rauida  da  'Nettuno  dio  del  Ma- 
re trans  firmato  in  Causilo  ideila  qaalc^ 
re  nacque  poi  il  raua'ihì  zÀrwne . 


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De  gli  Antichi ,        i  p  t 


certo  coperchio  rotondo ,  che  copriua  quiuf  nella  pietra  h  eilìgieL:» 
di  Cerere .  Qncfta  fi  metteua  ii  Sacerdote  come  mafchera  al  volto  il 
dì  folenne  della  fc/la ,  &  a  qiiefto  modo  con  certe  poche  verghe ,  che 
portaua  in  mano  per  vna  cotale  vfanza ,  .batteua  g'i popolani .  Qni- 
ui  diconoche  fiette  già  Cerere,  mentre  che  andana  cercando  la  figii-r 
uola ,  &  che  a  quelli ,  li  quali  la  allogiarono  gratioramentc,  dirtribuì 
tutte  le  forti  de  i  legumi ,  dalle  faue  in  fuori ,  come  legame  impuro  ; 
né  ha  voluto  Paufania ,  che  racconta  tutto  quefto ,  dire  perche  le  fa- 
pc  fofTero  legarne  impuro ,  eflendo  ciò  forlè  delle  cofe  mifteriofe ,  le- 
quali  non  era  lecito  diuolgare.  Ma  fi  potrebbe  forfè  dire,  che  le  fa- 
ue erano  giudicate  tali, perche  le  adoprauano  alle  cerimonie  de  i  mor 
ti,  parendo  a  chi  prima  mtrodufì'e  quello  ,  che  a  ciò  ninno  altro  gra- 
no ii  cont-àcede  meglio ,  perche  su  le  foglie  de  i  fuoi  fiori  paiono  efle- 
re certe  lettere ,  che  rapprcfentano  pianto,  &  fono  fcgno  di  dolore, 
$c  di  meflitia,  &  per  quefto  fu  detto ,  che  le  anime  de'  moni  andaua- 
nofouente  a  cacciarfi  nelle  faue.  Onde  il  S3.cerdote  di  Gioue  noi"Lj 
poteua  non /blamente  non  mangiarne, ma  ne  anco  toccarle,  &  ne 
pure  nominarle.  Et  Pitagora  comaaJaua  ad  ogn'uno  ,chefiafte- 
iicffedalle  faue,  forfè  perche,  fi  andaua  a  pericolo  di  mangiare  con 
quelle  l'anima  di  quaJchuno,  la  quale  ci  pensò  forfè,  che  fofle  in  quel 
piccolo  animaletto,  che  nafte  delle  faue  ,•  percioche  fua  opinione  fu, 
che  le  anime  andifi'ero  come  in  circolo  di  vno  in  vn'altro  corpo,  3c 
pafialfeco  fpeffo  di  huomo  in  belìia,  come  dirò  poi  vn'afe'a  volta  più 
diifufamente .  O  pure  vietaua  Pitagora  il  mangiare  le  faue ,  volendo 
perciò  intcndere,che  bifogna  lafciareda  banda  le  cofc  mefie5&  lugu- 
brijiequali  fuiano  la  méte  dalla  cófideratione  delle  virtù,  &  delle  co- 
le diuine;  onero  per  ricordare  a  gli  huomini ,  che  li  guardino  da  cffcr 
limili  a' morti,mentre  che  fono  anco  in  yita,ò  perche  altro  fc  lo  facef- 
fe,  bafl:a,ch'egli  parimente  ih'mò  le  faue  legameda  guardarfcne,  co- 
me fece  anco  Cerere, quando  non  volle  dillribairle  inficme  con  gli  al- 
tri legumi.  Maperche,comegiahòdetto,lediaerfevirtù  della  terra 
furono  moftrate  da  gli  antichi  con  diùcrfi  Numi ,  quella  che  produ- 
ce i  lieti pafchi ,  fu  intefa  fotto il  nome  di  Pale  che  fu  perciò  Dea  par- 
ticolarede'  Pallori  appreffo  i  Romani.  Di  coftei  non  ho  trouato  fta- 
toa,  né  imagine  alcuna  •  onde  in  vece  di  dipingerla  dirò  quelle  poche 
cerimonie,che  furono  fitte  in  celebrandole  fuefeftc.  le  quali  dal  no- 
me fuo  erano  dette  Palilia ,  ò  come  alcuni  vogliono  Pariiia ,  perche^ 
i  fuoi  facrificij  fi  faceuano  per  il  parto  delle  pecore ,  &  erano  fatte  il 
dìmedcfimodel  Natale  di  Romi,che  fu  il  dì  7,0.  d' Apricene  fi 
ammazaaua  inquefte  vittima  alcuna,  come  che  foife  male  dare  la 
morte  a  chi  fi  fianeldìdel  nafcimento  della  Città,  ma  fi  purgaua- 
no  prima  gli  huomini  con  fuffomigi  fatti  di  fangue  di  cauallo  :  dei 
cenere  dd  vitello  tratto  del  ventre  delU  vacca  già  offerta  in  certi  altri 

N  ■  -2  facri- 


Legumi  (.li- 
ft ributti  de_^ 
Cerere . 


Faueiegume 
imputo . 


P;  canora 


Pale  Dea  de* 
Paftori. 


Paiilia, 


ip6      Imagini  de  i  Dei 

facrifìcjj ,  &  di  quelle  della  ftoppia  della  faua ,  &  dapoi  purgauano  i 
greggi  col  fumo  del  zolfo ,  mettendoui  anco  l'vliuo ,  la  teda,  ia  faui* 
na ,  il  lauro ,  &  il  rofmarino  :  poi  faltando  paflauano  per  mezo  la_f 
iìainma  accefa  con  cert<rpoco  fieno,  Se  indi  ofiFcriuano,  alla  Dea  lat- 
te, formagliojfapa,  alcuni  Vafètti  pieni  di  miglio , e:  certe  fchuc- 
ciste  purancodimiglio,  cibi  tutti  vfati  da  Pallori,  &:  con  folenni 
preghi  finiuano  il  fìicrificio  -  Dal  quale  non  era  diiference  quello  che 

Vo-noìu.  tu  fatto  à  Pomona  Dea  de  i  pomi ,  &  de  gli  altri  frutti,  de  i  quali  fa- 
crificandole  le  ofreriuano .   Ouidio  la  fa  hauere  la  cura  de  gli  horti , 

Oiùdio.  ^  che  foiVc  moglie  di  Vertunno ,  cui  erano  parimente  raccomandati 
gli  horti ,  &  le  dà  in  mano  vna  piccola  fiilce  da  tagliare  i  rami  fuper- 
flui  de  gli  alberi  fruttiferi  j  òc^  da  inncftare .  Onde  chi  volefle  an- 
cor meglio  ornare  la  Ina  imagine,  potrebbe  farla  con  tutti  quelli 
(tromenti ,  che  vfmo  i  giardinieri  intorno  i  gli  alberi ,  alli  quali  ella 
Flora.  ^^^  creduta  dare  virtù  di  produrre  gli  maturi  frutti,  sì  come  Flora  gli 
faceua  prima  fiorire ,  &  era  perciò  la  Dea  de  i  fiori ,  &  non  de  gli  ar- 
bori folamcntc,  ma  di  tutte  le  piante ,  &  de  i  verdi  prati  ancora;  del- 
la imaginedi  coftei  dirò ,  poi  quando  verrò  à  dileguare  Zefiro ,  chfL-* 
fa  filo  marito ,  fecondo  le  fauole  ;  perche  le  hiftoria  dicono ,  che  ella 
fu  vna  meretrice,  ò  quella ,  che  diede  il  latte  d  Romulo ,  &  Remo,  ò 
pure  vn'altra,  laquale  kifeiò  vna  grolla  hercditdal  popolo  Romano . 
Et  leggelì  dì  coftei  vna  così  fatta  nouclia .  Trouandofi  vn  dì  vn  Sa- 
cerdotcdi  Hercole  à  fpaiTeggiare  nelfiio  tempio  tutto  ociofo-,  &  fpé- 
fìerato  riuoltofi  al  fuo  Dio ,  lo  inulto  à  ginocare  feco  à  dadi  con  que- 
lla conditionc ,  che  reftando  il  Dio  perditore  gli  haueffe  à  dar  qual* 
che  fegnale  di  douere  far  per  lui  cofa  degna  della  grandézza  diHerco- 
le;  ma  fé  vincena^ch'egli  farebbe  appreflar  à  lui  vna  belliilìma  cena , 
de  farcbbegli  anco  venire  vna  delle  più  belle  donne,  che  poteflc  tro- 
vare ,  la  qual  fi  flarcbbe  vna  notte  con  lui .  Dapoi  cominciò  a  gino- 
care tirando  gli  dadi  con  l' vna  mano  per  sé,  &  con  l'altra  per  Herco- 
Je,  &:  auenne,  cheli  Dioreflò  vincitore  ^  onde,  il  Sacerdote  fecon- 
do ilpatto,  che  egli  iìciTohaueua  propofto,  apparecchiò  la  cena_* 
douuta ,  con  vn  letto  benilfimo  ornato ,  e  fatto  venire  vnabellifiìma 
donna  detta  per  nome  Larentiajla  quale  fegretamente  faceua  volon- 
tieri  piacere  altrui,  la  ferrò  nel  tempio  con  Hercole,  &  la  lafcJò  qui- 
iii  tutta  fola  quella  notte ,  come  che  haucfle  da  cenare  con  quel  Dio, 
&  giaceifi  anco  poi  con  lui .  Dicono  che  Hercole  moffrò  di  hauer- 
la  hauuta  cara ,  &  che  perciò  le  apparue ,  &  le  difle  che  douefìe  mo*- 
llrarfi facile  ,  &  piaceuolcal  primo,  che troualle la  mattina  andan- 
do in  piazza  su  la  Aurora ,  come  ella  fece  :  onde  venne  ad  innamo- 

Tnijutìa  '^i^fi  di  lei  vn  Tarrutio  ricchiffìmo  huomo  ilquale  l'amò  tanto  ;  che 
venendo  a  morte  la  lafciò  herede ,  della'maggior  parte  delle  fue  fa- 
coltà sì  che  ella  in  poco  tempo  diuenne  molto  ncca;  &  morendo  poi 
"' '^  fec<i 


Kouella  di 
Flora. 


Degli  Antichi.        \pj 


<f  1^  Imagine  di  Pomon,^  dea.  de  gl'Horti,  ^^  moglifL^ 
•^f^         ^  ^»'/«^(?  ;  con  U  Falce  in  ma-m  per  taji4 
■^f^         ^^  ^  Fr«r//,  a*  quali  ejja  tra  creduta,  dare  la 
*Ì^         ^^i^^rità ,  coi  Cane  appreffo  iufiode  de  Giar-    M% 


tir 


^ 


>g4^##i^.#  *:4r(rf:ce55^v^  Sh<m^c^^c^ 


N     g 


Dea  Bona. 


Porfirio, 


Fauna 


Plurarco 


Cerimonie 

£OD3. 


ip8      Imagini  de  i  Dei 

fece  fio  hcrcde  il  popolo  Romano  ;  il  qaaJ  come  dice  Pluf  arco\  che 
racconta  tutto  queftp ,  la  hebbe  perciò  in  grai.cifTima  venerationc-* 
fempre;  ma  perche  fi  rcrgognò  forfè  ài  fare  tanto  honore  ad  vname- 
retrice ,  le  cangiò  il  nome,  &  chiamo] !j  Flora ,  &  furonle  ordinate  le 
facre  ceremonie ,  &  certi  giuochi ,  li  quali  con  grandilllma  lafciuia  c- 
rano  cc^Iebrati  dalle  meretrici ,  &  fa  cenano  anco  gli  antichi  nelle  fe- 
fte  di  cortei  caccie  di  timide  lepri,  &  di  fugaci  capri,  perche  quelli 
fono  animali  guardati  fouente  ne  i  giardini  che  erano  fotto  la  cura  ài 
queftaDea ,  come  ella  ftefla  diceapprefTodiOuidio ,  Quefte  cofefi 
operauano  a*  2S.  d'Aprile,&  il  primo  giorno  di  Maggio,  onde  poi 
evenuto  Tv  fanza  fino  al  dì  d'hoggi  ofìèruata  tra  noi ,  che  il  primo 
giorno  di  Maggio ,  fi  fogliono  adornare  per  le  Città  molti  luoghi 
con  fiori ,  &  con  frondi  di  diuerfe  forti .  Oltre  alle  già  dette  Dee  vi 
fu  la  Dea  Bona  ancora ,  Nume  parimente  della  terra  ;  perche  Porfi- 
rio vuole,  come  riferifceEufebio,  che  quella  virtù  della  terra, la-j 
quale  abbraccia  Io  fparfo  fcme,  &  in  sé  lo  tiene ,  &  nodrifce,fofle  in- 
tefa  da  gli  antichi  per  la  Dea  Bona  :  &  dice ,  che  di  ciò  fi  fcgiio  la  fua 
ftatoa ,  la  quale  porge  con  mano  alcune  verdi  piante ,  quafi  pur  mò 
germogliate.  Et  la  vittima  ancora,  che  le  facrificauanò , qual'era 
vna  Porca  pregna,  mofìraua,  che  gli  antichi  intendeuano  della  ter- 
ra per  quelta  Dea  ;  la  quale  fu  chiamata  Bona ,  conie  ho  già  detto , 
perche  dalla  terra  ci  vengono  infiniti  beni  ;  &  fu  detta  ancora  Fauna, 
perche  è  fauoreuole  à  tutti  1  bifògni  de  i  viuenti  :  oltre  à  molti  altri 
nomi ,  che  le  dà  Plutarco,  oue  racconta  ciò  eheauenne,  quando  Ciò- 
dio ,  innamorato  della  moglie  di  Cefare ,  entrò  veftito  da  donna  alle 
cerimonie  di  coftei.  Si  kggc,chcella  fugiàdonnadicaftitichenon 
videmai  ,ne  vdì  purenominare  altro  huomOs  che  fuo  marito  &  non 
fu  veduta  niai  vfcire  delia  fua  ftaoza  ;  da  che  venne ,  che  non  poteua 
huomo  alcuno  entrare  nel  fuo  tempio  ,  ne  trouarfi  à  j  fuoi  facrificij , 
né  alle  ftie  cerimonie,  ma  erano  fatte  foucnte  in  cafa  del  Pontefice^ 
maffimojòdeirvnodeiConfblijòdi  qualche  Pretore j&  all'hora 
parciuano  tutti  gli  huonini  di  quella  cafa ,  &  vi  fi  congrcgauano  le^ 
donne  folamenre ,  le  quali  con  canti ,  &  fuoni  trapafiau  ano  tutta  la.* 
i\ctre  j  chedi  nott;  fi  face  nano  quefte  fefie.  Et  mofiraua  la  Dea  Bo- 
na haucrc  tanto  i  fchifo il  (cffo  mafchile,  che  nelle  fue  cerinrionie  co- 
priuano  tutto  quello  die  fofle  (lato  nella  cafa  dipintodi  mafchio  - 
Keltempio  di  colici  erano  hcrbedi  quafi  tutte  le  fòrti,  delle  quali 
daua  fpelib ,  chi  ne  haueua  la  cura ,  a  moki  per  medicina  di  diuerfe-» 
jnfirmitd  ;  &  perqueilo  hanp.o  voluco  dire  alcuni  che  ella  fu  Medea? 
it  quale  non  foleua  vedere  pji  hacniini  ;  perla  ingr.ititudinc  vfatalc 
da  Giafone .  Ma  le  fai.:  i  narrane .  i-he  quefta  Dea  Bona ,  ò  Fauna_j 
cofi  anco  detta  pcrcìic  fauorifc-  .:.1J' v(b  commune  di  ciafcuno ,  fu  fi- 
gliuola di  Fauno  i  il  tiaalc  innafti^^iàtoléne  cereo  più^voltc  con  paro- 

kdi 


Degli  Antichi.        ipp 


jffi. 


«^f§|i    Im^gine  della  Dca  Troftrpma  figtmoU  di  Ccrert  1^%^ 

^f^         tntefi  per  le  binde^  ^  tmagiae  Mclid  dea,  B<f-  à?4§» 

Ǥf^         f^^  intefd  per  U  terra,  (^  pnquelU  yirtuihe  J^g> 

<^^         conferua  li  J^a  r fi  fé  mi ,  col  Jlrpinu  ^  oca  aU  |^  g* 

«f^         le  dette  Jkcratt .  ^§* 

N    4 


2O0      Imagini  de  i  Dei 

le  di  traila  alle  Tue  voglia,  ma  ftmprcin  vano ,  ftando  quella  tuttauia 
Jenna  nel  Tuo  cafìo  penficro .  li  peichecgli  fi  voltò  à  far  le  forza ,  & 
ella  diRndendofi ,  lo  ferì  fii'l  capo  con  vna  verga  di  mirto ,  &  ribiit- 
tollo  d:i  se:  onde  fu  ofleruatodapoi  di  iK>n  portare  il  mirto  nel  fuo 
tempio ,  &  chi  ve  l'haiiefle  portato  peccaua  grandemente.  Ma  né 
per  qucfco  l'innamorato  Padre  fi  ritirò  dall'amore  fuo,  ma  con  in- 
ganno ccicò  di  imbiiacare  ramata  figlia  penfando  di  potere  dapoi 
fare  di  lei  il  fuo  piacere;  che  non  gli  venne  però  fatto.  Et  per  memo- 
ria di  ciò  vna  vite  fpandeua  i  rami  fopra  il  capo  di  quefta  Dea;  nèdi- 
maudauano  il  vino,chc  adoperauano  nelle  fue  cerimonie,  vino,  ma_j 
Jatte.  Vedcndodunque  Fauno  di  non  hauere  potuto  in  tanti  modi  da 
lui  tentati  godere  della  figlia,&  defiderandolo  pure  ogni  volta  più,  fi 
cangiò  alla  fine  in  ferpente,&  in  quel  modo  giacque  con  ki^&c  perciò 
nel  fiio  tempio  appannano  fouente  delle  bifcic, le  quali  ne  temeuano 
di  altri,  ne  porgeuanoefìe  altrui  alcuna  tema.  Per  le  quali  cofe  la-» 

ì ^n^^R  ^^^'  ftatoa  della  Dea  Bona ,  alla  quale  fu  poflo  anco  talhora  vnofcettro 
ona.  j^^m  ^]niftra  mano ,  perche  la  credettero  alcuni  di  auttorità  eguale  d 
Giunone ,  hebbe  fopra  iJ  capo  vn  ramo  di  vite  ;  &  a  lato  vn  facpcnte 
con  vna  bacchetta  di  mirto .  A  quefta  Dea  fu  molto  fimile  di  potere 
Troferpinà.  l'^o^^^pina ,  hauendo  intefo  parimente  gli  antichi  per  lei  quella  virtù 
della  terra ,  che  conferua  il  feminato  grano,  &  fé  ne  legge  anco  vna^ 
fàuola ,  che  è  quafi  la  medefima  con  quella ,  che  ho  detta  pur  hora_-», 
riferita  da  Eufcbio ,  quando  fcriue  delle  facre  cerimonie  di  Cerere-» , 
celebrate  in  Egitto  .  Lafauola  è,  che  Cerere  hauendo  partorito  di 
Gioue  Proferpina,la  quale  fu  anco  detta  da  alcuni  Perefate,  &  eflen- 
do  ella  crefciuta ,  di  lei  s'innamorò  il  padre,  che  l'hauea  generata, 
&  fi  cangiò  in  ferpente ,  per  goderfeia  a  maggiore  commoditd ,  co- 
me fece  :  &  quindi  fu  che  iSauatij  popolo  di  Egitto  voleuano ,  che 
come  cofa  rtiiftcriofa  iòfle  prefente  fempre  alli  loro  facrificij  vn  gran 
ferpente  tutto  in  sé  riuolto,  &  raggirato .  Perefate  fatta  grauida  dal 
padre  partorì  vn  figliuolo  in  forma  ài  toro,  onde  cantano  fouente  i 

Trofcrpina    Poeti  lelaudi  del  ferpente  padre  del  toro .  Icggefi  ancora ,  che  Pro- 

pcr  Io  biade .  ferpina  fignifica  le  biade ,  le  quali  nafcono  della  terra ,  che  è  Cerere , 
ma  non  fenza  il  temperato  calore ,  che  in  quella  infonde  il  Cielo,mo- 
fìrato  per  Gioue ,  &  fono  rapite  da  Plutone,ouero  perche  talhora  fe- 
ininatc  non  rinafcona,  onde  la  terra  pare  attrifiarfi  ,  &  ftarue  mefta, 
perche  non  fi  vede  adorna  di  quelle,  hora  verdi  &  hora  tutte  bian» 
cheggianti ,  quando  fono  mature  ;  onero  pe  rche  il  calor  naturale  ra- 
pifce  il  fcmmato  grano ,  l'abbraccia ,  &  lo  fomenta  fino  al  maturiré 
delle  none  biade .  Significa  perimentela  Luna  alle  volte  &  perciò  fé 
nepuòfareimagineintuttiqueimodij  che  gli  antichi  fecero  laLu- 
fvofèrpina    "*  '  come  credo  dihauere  detto  già ,  quando  la  cfifegnai .  FafJì  anco- 

Ca»  vua  0«i  '^*  *iiÌ5  l^k^  Proferpina  con  vna  Oca  in  aiaiio,  cony?  Paufania  ferine^ 


De  sii  Antichi.        20 1 


fi  do  de]  la  Beotia  racconta ,  che  in  certa  parte  d  i  qticl  paefc  nel  bofco- . 

A!  di  Trofonio  -  giocando  vna  giouane  detta  Ercina  con  la  figliuola  di 
Cerere  Proferpina ,  fi  lafciò  vfcirc  di  mano  à  difpetto  fuo  vna  oca,  la 
quale  andò  à  nafconderfi  in  vna  cauernetta  quindi  poco  lontana  lòt- 
to alcuni  làilj.Profer'pina  correndole  fubito  apprelTo  la  trono,  &  pre- 
fcla ,  leuando  la  pietra ,  lòtto  la  quale  ftaua  nafcofta  l'oca  d'onde^ 
Tpicciarono  fubito  acque  viuc,  che  fecero  poi  il  fiume  chiamato  Erci- 
no, lungo  la  ripa  del  quale  era  vn  piccolo  tempio  con  la  ftatoa  di  vnèat 
Giouane ,  che  ceneua  vna  oca  con  U  ihauo,  Se  era  que^a  Proferpins^ 
figliuola  di  Cerere  • 


TTVNO 

V  Nettuno  de  i  tre  fratelli  quello ,  al  quale  toccò 
per  forte  il  regno  delle  Acque ,  &  perciò  fu  detto 
Dio  del  mare ,  &  lo  dipinfero  gli  antichi  in  diuerd 
modi ,  facendolo  hora  tranquillo ,  quieto,&  paci-  i . 

fico ,  &  hora  tutto  turbato ,  come  fi  vede  appreffo 
di  Homero,&  di  Vergilio,  perche  tale  fi  moflra  pa- 
rimente il  mare  fecondo  la  varietà  de'  tempi .  Et  l'hanno  melTo  alle-» 
toltegli  antichi  con  il  tridente  in  mano,  &  dritto  in  pie  in  vna  gran 
conca  marina ,  la  quale  à  lui  fia  in  vece  di  carro,  tirato  da  caualli  che 
dal  mezo  in  dietro  erano  pefci ,  come  fono  deferiti  02.  Stati© ,  quan-  S  wtio . 
do  così  dice: 

Vernando  M  maf  tgeo  ì^ettmo  in  porto 
Mena  gli  affaticati  fuoi  dejirìeri  : 
Cbc'l  capo  y  il  collo  ,  il  petto  ,  e  l'Vgne  pritiie 
fian  di  Cauallo  ch'vbhidifce  al  freno  ; 
£  fon  nel  reHo  poi  gui%7:anti  pefci  • 

Et  alle  volte  l'hanno  veftito  ancora,  mettendogli  intomo  m  paia? 
no  di  colore  cileftre,  come  dice  Fortiuto ,  che  rapprefenta  il  color  del 
SCI  ^Ee .  Et  Lufciano  nei  Tuoi  facrificij  lo  finge  hauere  i  capegli  pari-    t uciaa©. 

mente 


20  2      Imagini  de  i  Dei 


*?■' 


*i^' 


Imagine  di  dauco  dio  mAvino  dinotante  il  co* 
lare  ,  c>*  fbuwa,  del  mare ,  @r  //  /'^ya  nji- 
uer  lungA  evita,  y^  fàni,  dinota  ancora,  gli 
affetti  della  humidità  delle  acqnt. 


fi» 

^1» 


■•^ 


m^ 
4ì^ 


§3* 


'Ce 


Glàuco. 


Ouidlo» 


De  gli  Antichi»       203 

mente  cileflri,  5:  negri  ancora;  ber.  che  Scniio  dica,che  apprcflb  de  gli 
antichi  tutti  i  Dei  dei  mare  erano  fatti  con  capegli  canuti,e  bianchi, 
&  per  lo  più  vecchi ,  conciofia  che  1  capi  loro  biancheggino  per  Ia_r 
fpuma  dd  mare .  Onde  Filoftrato  dipingendo  Glauco ,  che  fa  pari- 
mente Dio  marino, dice,  che  egli  hiJa  barba  bianca  tutta  bagnata,e 
molle,  &  le  chiome  medciimamente  bagnate  fi  fpargono  fopra  gli 
homcrijle  ciglia  fono  fpefTejfolte,  &  raggiunte  infiemc ,  &  k  braccia 
à  guifa  di  chi  volendo  nuotare  con  quelle  taglia  l'onde, &  al  nuotare 
le  fa  facili,il  petto  è  tutto  carico  di  verde  lanugine,  e  di  alga  marina  » 
&  il  ventre  a  poco  a  poco  fi  vien  mutando  in  modo ,  che  il  refto  del 
corpo,le  cofcie,&  le  gambe  diuentano  pefce,  qual  fi  moftra  con  li_* 
coda  alzata  fuor  dell"  acqua .  Et  Ouidio ,  quando  lo  fa  raccontare  i 
Scilla  Tua  inamorata ,  come  di  peccatore  diuentaflè  Dio  marino ,  poi 
che  vide  il  pefce  da  lui  prefo  non  d  tofto  meflb  su  l'herba,  che  tornò 
gittarfi  in  mare ,  onde  lui  hauendo  parimente  guftato  di  quella  her- 
ba,  fu  fpinto  à  gittarfi  dietro  à  quello ,  fa  che  ei  diicgna  infieme  la  fi- 
.gura  fu  a  in  quefla  guifa. 

^Uhcr  ftthìto  vidi  queflabarha, 

E  quefta.  chioma,  tuttd  Verdeggiante 
Coprirmi  il  petto  3  e  l'empie  terga ,  ér  Vidi  » 
p^erdeggiar  queHe  braccia  parimente  , 
E  le  cojcie ,  e  le  gambe  far  fi  pcfce  • 

Il  mede  fimo  Filoflratodicepoidi  Nettuno,©  che  ei  va  per  Io  ma- 
re tranqu  ilio,  &  quieto  fopra  vna  gran  conca  tirata  da  Balene ,  e  Ca-  xrìdente.che 
lialli  marini, hauendo  in  mano  il  tridente,  qual  dicono  alcuni,  che  fi-  {Jgnifichi . 
■  gnifica  gli  tre  golfi  del  mare  Mediterraneo ,  che  vengono  dairOcea- 
.  no,2i  fecondo altridimoftra lette naturedelle acque;  perchequeile 
de*  fonti,  &  de  i  fiumi  fono  dolci,  le  marine  fono  falfe,  &  amare,  &^ 
quelle  de  i  laghi  fono  amare ,  ma  ne  anco  grate  al  gufto.  Se  li  dà  pa- 
rimente h  Bu  ccina,chc  è  quella  conchiglia  fonora,  la  quale  portano 
femprc  i  Tritoni .    Li  quali  ancora  da  gli  antichi  furono  polii  tra  i 
Dei  del  mare,  &  accompagnano  Nettuno  quafi  fempre .  Onde  Sta- 
•  tio  fa, che  gliene  vadino  due  a'  freni  de'  caualli,dicendo, 

yienfme  il  Kè  del  mar  alto  e  fublime 
Tratto  da  fcrocijjìmi  deslrierì  , 
*A  gli  ffumofi  fren  de  i  quali  Vanti» 
1  Tritoni  nuotando iC  fanno  fegno 
xA  l' Gilde  che  fi  debbano  quetarc^-j. 
Et  dicono  le  fauolc  che  i  Tritoni  (òno  i  trombetti,  e  gli  Araldi  del 
jmiaie,  perche  portano  in  siano  quella  conchiglia  in  se  ricorta ,  con  la 
.  -----  filale 


Tritone. 


Siauo. 


204     ìm^gini  de  i  Dei 


«^'^    Imaq^ini  de*  Tritoni  (^  delle  Niteide  buonttni  C^  4^^ 

*t;f^         doKfie  marine  fecondo  AleJpi?2dro  Napoltt.itjo,  ^>§§* 

•6^^         Theodoro  GAz^a,^t^  Altri  antichi  ^^  moder-  ^^'J^* 

»/i  con  timagirie  di  GaUtCd  nereide  pri?2cipa-  ^^'^ 

le  y  (^  fuo  carro  Jìgnific^fìte  U  doppia  *z>irtu  ^^^ 


hlle  Ai. 


,'?^ 


Cfii^_. 


De  gli  Antichi.        20  5 

quale  fanno  terribile  fiiono.  Onde  ferine  Higino ,  che  quando  com- 
batteuano  i  Giganti  con  gli  Dei  del  Cielo ,  venne  vn  Tritone  con  la 
Buccina  ,  che  pur  dianzi  hatiea  trouata,  Se  con  quella  fece  vn  fuono 
tanto  terribile ,  e  ipauenteuole,  che  non  lo  potendo fopportare  i Gi- 
ganti ,  fé  n'andarono  in  faga  tutti .  Et  erano  quelli  animali  :,  che  mi 
pare  donerfi  così  più  ragioneuolmente  chiamare  Tritoni ,  che  Dei, 
onero  haomini,la  metà  di  fopra  diforma  humana,  &  di  pefce  quella 
difetto,  come  dice  Virgilio,  Virgilio* 

Che  il  primo  appetto  e  d' hmmOiC  pefce  il  reflo . 
La  quale  doppia  forma ,  come  dicono  alcuni ,  fignificaiia  la  dop- 
pia virtù  dell'acqua ,  perche  quella  gioua  talhora ,  e  talhora  nuoce  o 
Ne  fu  però  cofa  in  tutto  fìnta  da'  Poeti  quefta  de'  Tritoni  ;  impero-  _  ^ 

che  raccontano  le  hiftorie ,  che  veramente  fi  trouano  huomini  mari-  Huomunj 
ni,Ii  quali  fono  la  metà  pefce.  Et  ferine  Plinio,  che  al  tempo  di  Tibe-  "p^^'^,\ 
rio  Imperatore  vennero  à  Roma  ambafciatori  à  pofta  di  Lisbona^» , 
terra  principale  di  Portogallo,  perdite  che  ne  i  loro  liti  era  ftato  vdi-- 
to  vn  Tritone  fonare  la  Buccina  &  veduto  ancora  da  molti.  Et  Alcf-    AiefTandro 
fandro  Napolitano  racconta  di  vn  gentiihuomo  di  fua  terra ,  il  qua-  Napoliano  « 
Js  diccua  di  hauere  vifto  vn'hiiomo  marino ,  condito  nel  mele ,  man- 
dato in  Hifpagna  fin  dalle  vltime  parti  dell'Africa ,  come  cofa  mo- 
ilruofa,£c  lo  dipingeua  in  queftomodo,e§li  haueua  la  faccia  di  huo- 
ino  vecchio ,  capegli ,  &  la  barba  horridi ,  &  afpri ,  il  colore  cileflre. 
Se  era  di  ftatura  grande ,  &  maggiore  di  huomo ,  haueua  alcune  ali , 
ccnìc  hanno  i  pefci,  &  era  coperto  di  vn  cuoio  tutto  lucido,  &  quafi 
^rafparente .  Et  loggiungc  il  medefiino  AlcfTandro ,  che  Thcodoro   Theodor® 
-  kiza  anermaua  di  hauere  vedntOjeffendo  nel  Poloponefib,  vna  Ne-    ^^l^-', 
reide.gittata  fai  lito  del  mare  per  fortuna  grande,di  faccia  humana,     '  ^'^^  ^* 
&  afiai  bella ,  coperta  dal  collo  in  giù  tutta  di  dure  fcaglie  iniin'alle 
cofcicjie  quali  raggiunte  infieme  diuentaua  pefce .  Onde  non  è  ma- 
ranig]ia,che i Poeti  fìngeffero  poi,  le  Nereide eflere  belliflime  Ninfe, 
e  quali  accompagnauanogli  loro  Dei,  come  l'Oceano,  Nereo  lor 
\-  adre,Ncttuno,Tctide,Dorida,  &  altri  molti  ;  li  quali  moftrano  Iclj 
diuerfe  qualità,  &  i  varij  effetti  delle  acque:  &  furono  adorati  da  gli 
antichi ,  come  che  loro  poteftèr  giouare ,  &  nuocere  afiai.Et  benchc 
vìano  ftate  le  Nereide  molte ,  che  Hefiodo  le  conta  cinquanta ,  Se  le 
,'jniina  tutte  ;  nondimeno  dirò  dì  vna  foJamente  che  è  Galarea ,  la__>    Galuca, 
raaiefiìcosì  chiamata  dalla  bianchezza:  che  rapprefenta  in  lei  forfè 
a  fpuma  dell'acqua,  ò  per  meglio  dire  dal  nome  Gala,  che  latte  li- 
gnifica i  onde  Hefiodo  le  fa  hauere  le  chicme  bianche ,  &  la  faccia  (i- 
mile  al  latte.  Polifemo  innamorato  di  lei, volendola  laudare  apprcf. 
'b  di  Ouidio,  la  chiama  parimente  più  bianca  de  i  bianchitimi  Ligu- 
Àn .  Et  Filollrato  in  vna  taiiola,  ch'ci  fa  del  Ciclope,  mette  Galatea  viioUia^a 
andarfcne  per  lo  quieto  mare  fopra  vq  carro  tirato  da  Deifir.i,  li  qua- 


raufania , 
Tritoni . 


Sirene . 


Scruto. 


2o5      Imagini  de  i  Dei 

Il  fono  goncrnati,c  retti  da  alcune  figliuoledi  Trit:one,chc  ftanno  in- 
torno  alla  bella  Ninfa, prefte  (eir.pre  a  reruirh,&  clli,alzando  le  bel- 
le braccia  ftende  alla  dolce  aura  di  Zefiro  vn  porporeo  panno,  per  fa- 
re coperta  al  carro ,  &  a  fé  on ;bra,  &  ha  le  chiome  fi;enon  fparfc  al 
vent!r),ma  che  bagnate  {}àno  iìck  parteperi  bianchi  humeri.Non  la- 
fcicrò  di  dire  quclio  ancora  ,  che  per  cofa  vera  rifcrifce  il  medcfìmo 
Aleflandro  accaduta  giàneH"  Albania:  die  vn  Tritone,  ò  dichiamolo 
hnomo  marino/c  cosi  ne  pare,da  certa  cauerna,ncl  Jito  del  mare  ha- 
iicndo  viflo  vnadonna  andare  per  acqua  indi  non  molto  lontano, 
tanto  flette  in  agguato, che  d'improuifo  le  fu  alle  fpallcche  ella  non 
reneauidc,&:  pigliatala,&:  fattale  forza  fcco  la  trafle  nelle  onde.  Per 
lo  che  tanto  lo  fpiaroiìo  le  genti  di  quel  paefe ,  che  lo  prefero  .•  ma_. 
tratto  che  i  fu  fuor  delle  acque  non  campò  guari .  Paufania  fcr:ii  in- 
do della  Beotii  così  dipinge  i  Tritoni,  Hanno  le  chiome  fimili  all'a- 
pio paluftre  di  colore,  comechenon  fìdifccrnervn  capei  dall'altro  ^ 
ma  fono  contesi  infìcme  a  ^mfa  delle  foglie  del  pctrofcllo  ;  &  il  cor- 
po riitfo  e  coperto  di  minuta  fcaglia  afpera,&  dura.  Hanno  le  bran- 
che fotto  le  orecchie  il  nafo  di  huomo.la  bocca  più  larga  afl'aidella_j 
humana,  gli  denti  come  quelli  delle  Pantherc,  e  gli  occhi  di  colore 
Ycrdec'giante ,  le  dita  delle  mani,  e  le  vgne  fono  come  ilgufciodi 
fopra  delie  gongole ,  &  hanno  nel  petto ,  &:  nel  ventre ,  come  i  Dei- 
fini,  alcune  alette  in  vece  di  piedi .  Da  quefti ,  Sz  dalle  Nereido 
non  fono  dirimili  molto  le  Sirene,  perche  di  loro  raccor.tano  Iclj 
fauole ,  che  hanno  parimente  il  vifo  di  donna,  oc  il  redo  del 
corpo  ancora,  fé  non  che  dal  mezo  in  giù  diuentai";o  pclce ,  &  le^ 
fanno  alcuni  con  le  ali ,  e  vi  aggiungono  gli  piedi  di  Gallo  .  Et  di- 
cono ,  che  furono  tre  figliuole  à.i  Acl:eloo ,  &  di  Calliope  Mula_.  : 
delle  quali  l'vna  cantaua  ;  l'altra  fonaua  di  pina ,  ò  di  flauto ,  come 
vogliamo  dire;  la  terza  di  lira, e  tutte  infìcme  faceuano  vn  così 
foaue  concento,che  facilmente  tirauano  i  mifcri  nauiganti  à  rompe- 
re in  certi  fcogli  della  Sicilia ,  oue  elle  habitauano .  Ma ,  che  veden- 
dofi  fprezzarc  da  Vlille,  il  quale  pafìando  per  la,  fece  legare  sé  all'al- 
bero della  nane ,  &  à  i  compagni  fuoi  fzc^  chiudere  le  orecchie  coii-. 
cera ,  accioche  non  le  vdiflero ,  fi  gittaronoin  mare  difperate ,  &  fu 
all'hora  forfè ,  chcdiuentaronopefcedalmezoingiii.  Si  dice,  che-* 
loro  era  conccflb  viucre  fino  a  tanto ,  che  venifle ,  chi  non  oftante  il 
lor  canto ,  con  che  conduceuano  ciafcuno  alla  morte,  fi  partiff^  libe- 
ro da  loro  ;  &  che  perciò  alla  partenza  d' Vliffe  fi  morilTero ,  come  s*c 
detto.  Seruiononpefce,mavccellolefainquella  parte,chenon  è 
di  donna,  come  fa  Ouidio  pur  anche,  quando  racconta,  che  qiiefie 
erano  compagne  di  Proferpina ,  le  quali ,  dopo  ch*ella  fu  rapita  da_j 
Fiutone,  fi  mutarono  in  così  fatti  animali,  che  haueuano  il  vifo,&: 
il  petto  di  donna,  &  era  vcellopoiil  rimanente .  Suida  parime!  to 

rifv- 


Desìi  Antichi- 

D 


207 


4^ 


t:éh»    Tma^iT^i  di  Tartenope ,Leu£o[ja  ^  (^  LìoÌìl  Sirene    ^i^.f 
%M%         dee  dtl  mare  figliuole  di  ìAJjeloo  fiume ,  gy  di     <k,^ 


Calitcpe  'rnufa.  ,  tutte  quali  imagmi  fignìfìiaiìo 
le  meretrici  (p  loro  bUnditie  c^  Alìettarnchti^ 
dinotano  Anco  alcuni  feoglt  ,  ^  gli  eloquenti 
lodatori j  ^  gji  adulatori. 


*ll# 
"t^ 


Ui  ^  ■cr  vyv  vvr«'   vu»  'r^Xr-  vvv  9{j^'  wy-:/   \f<j^  lfi\}t^  VU<f  ■^>l>c  H?l>t' 


.J' 


ri^ 


2o8       Imagini  de  i  Dei 

riforifce ,  chele  fauoisgreche  fìnfero,  le  Sirene  ericrevccclli  con  bel- 
la faccia  di  donna,  che  cantauano  foauillìmamentc.  Ma,  che  in.» 
vero  furono  certi  fcogli ,  tra  gli  quali  le  onde  del  mare  fa  cenano  vii^ 
così  foo-ue  mormorio ,  che  i  naviganti  tratti  dalla  dolcezza  del  fiio- 
no volentieri pafìauano  perla,  ouciràrerraiientc  periuano  poi.  Et 
Plinio'.  Plinio ,  parlando  de  gli  vccelli  fanelofi,  dice ,  che  furono  credutief- 
ferc  in  India  gli  vccclii  Sirene,  li  quali  con  la  fbauiti  del  canto  addor- 
jnentanano  altrui,  &  poi  lo  diuorauano.  Ma  pefci ,  come  diflì,ò 
vece!!  i  che  foPicro  le  Sirene,  bafta,  che  fono  cofa  in  tutto  hnta:  on- 
de vogliono  alcuni,  che  per  loro  fiaintcfa  la  bellezza  ,la  lafcinia,e^ 
gli  allettamenti  delle  meretrici ,  anzi  che  foflfero  le  iliclfc  meretrici , 
&  chfz  folle  finto ,  che  cantando  addormentaflero  i  nauiganti ,  &  che 
accoftatefi  alle  nani ,  gli  vccideffero  poi  :  perche  così  intrauiene  d 
quelli  mi/èri,  li  quali  vinti  dalle  piaceuolezze  delle  rapaci  donnea  > 
chiudono  gli  occhi  dell'intclIcLto  sì,  cheellepoinefonno  ricca  pre- 
da, &:quafì  fé  gli  dinotano.  Pcrlaqual  cofa  rifcrifce  il  Boccacio, 
che  gli  antichi  dipingono  le  Sirene  in  verdi  prati  fparfì  tutti  di  offa  di 
morti  :  come  che  volelTero  perei  ò  moftrare  la  rouina ,  6c  la  morti^ , 
che  accompagna,  onero  vien  dietro  a  i  lafciui  peniìeri.  Ltapprcllb 

Virgilio  .     j^j]  Virgilio  gli  fcogli  delle  Sirene  fono  parimente  deferirti  coperti 
-  ^  ^    quali  tutti  di  olii  di  morti,  &:  grandemente  difficili,  &  molto  pcri- 

"  ^"^  ^"'■''  ■  colofì .  Ma  Xenofonte  al  contrario  ha  voluto,  chele  Sirene  Hano  co- 
fa  piaceuole,  &  virtuofa,-percioche,  narrando  gli  detti  &  fatti  di 
Socrate,  ferine,  cheellecantauanofolo  le  vere  lodi  di  coloro,  chsj 
erano  degni ,  elfalcando  in  quelle  le  virtù ,  &  che  perciò  apprefib  di 
Homcro  cantarono  di  Vliffe,  che  egli  era  degno  di  eflere  Iodato  fom- 
mamente  perche  era  ornamento  grande  a  tutti  i  Greci ,  d<:  che  qne- 
fti  erano  gli  incanti,  &:ifoaui  accenti,  conliquali  tirauanodsè  gli 
huomini  virtuofì  ;  perche  quefìi,  vdendo  lodare  la  virtù,  che  ama- 
no tanto  cercano  di  accoftarfi  ogni  volta  più  à  quella,  &  facilmente. 

Alinotele.  ^  volontieri  vanno  dietro  al  dolce  canto  del  lodatore.  Et  per  que- 
fto  forfè  fu  ,  che,  come  fcriue  Ariftotelc  nelle  co  fé  marauigliofè  del 
mondo,  in  certe  Ifole,  chiamate  delle  Sirene,  pofte  fra  i  termini  del- 
la Italia ,  elle  hebbero  tempij ,  &  altari ,  &  furono  dj.  quelle  genti  a- 
dorate  con  molta  folcnniti ,  &  erano  i  nomi  loro  Partenope ,  Leu- 
cofia,&  Ligia.  Hora  ritorniamo  à  Nettuno,  perche,  fé  ben  nel 
mare  fono  de  gli  altri  moftri  affai ,  &  veri ,  &  fìnti  ancora  da'  Poeti , 
come  fìnge  Komero  di  Scilla ,  la  quale  fiaua  in  vno  antro  ofcuro ,  & 
Scilla.  fpauenteuole,  &  con  terribile  latrato  faceua  rifonare  il  mare,  ^  che,| 
haueua  queftomoflro  dodici  piedi,  &  fei  colli,  con  altretanti  capi, 
&  ciafcheduna  bocca  haueua  tre  ordini  di  denti ,  dalli  quali  pareua 
che  flillalTe  del  continuo  mortifero  veleno ,  &  fuori  della  fpeJonca^ 
horrenda  porgeua  fpcflb  in  mare  le  fpauenteuoli  tefte,  guardando  f$  j 

'    ■  nane 


De  gli  Antichi.        2op 


J^^    ^^'"^Agif^s  di  Scilla  fcoglio  StcìlUno  detto  dx  Poeti 


HI- 


4itroul]ìmo  moìiro  martfJOy  ^  fìgntfca.  li  pe- 
ncoli à  quali  fino  fottopoHi  It  nautgantt  }  di     ^^^ 
fortune  ,fiogli  yficche ,  cor  far  ì^  cy*  mille  gra,     ^§* 
itii  CsT*  mortalt  mali , 


^s 


LC^l^.®^- 


1^5» 


o 


2  IO       Imagini  de  i  Dei 

naue  alcuna  pafìafie  di  là ,  per  fare  miferabile  preda  de*  nauiganti, 
come  già  fece  de  i  compagni  di  Vlifle ,  che  tanti  ne  rapì ,  &  cmdeU 
mente  fé  glidiuorò ,  quante  erano  le  voraci  bocche  i  &  quando  Vir- 
gilio fa  i  che  Heleno  moftra  ad  Enea  il  corfo ,  che  ha  da  tenere ,  per 
nauigarc  flcuro  in  Italia,  gli  fa  dire ,  che  fi  guardi  da  duo  moftn  cru- 
deli ,  &  fpauenteuoli  d  chi  paffa  Io  fìretto  della  Sicilia  ;  de'  qualir v- 

Carridi  i-  no  e  Cariddi ,  qual  (orbe,  &  inghiotti/ce miferabilment|2  le  nani,  &: 
le  tira  qiiafi  nel  profondo ,  &  le  regitta  anco  poi  fpinte  dk  furiofe  on- 
de che  le  leuano  quafi  fino  al  Cielo .  Di  cui  le  fauole  contano ,  che-» 
fu  vna  fcmina  rapaciffima ,  che  rubbò  gli  buoi  di  Hcrcole,onde  fu 
fLilminatadaGioue5&  gittata  nel  mare  diuentò  lo  fc^glio  che  \d 
fcruata  dapoi  fempre  la  rapace  iìia  natura  di  prima .  L'altro  Scilla  j 
•  che  i\à.  nafcofta  in  vna  horribile  fpclonca  j  &  mette  fpefS)  fuori  il  ca- 
po ,  per  vedere  fé  naue  paffa  da  poterne  fare  preda  crudèle .  Hsì  quc- 
fìo  moftro  afpctto  di  bella  gioiiane  fin  fotto  la  cintura,  oue  fono  poi 
le  altre  membra  Lupi  ,.&  Cani  giunti  infieme  con  code  di  Delfini , 
che  fanno  rifonare  quiui  per  tutto  di  horribili  latrati,  JEt  diuen- 
tò tale  la  mifera  Scilla ,  che  fu  già  belliflìma  ninfa ,  per  la  gelofia  di 
Circe  innamorata  ài  Glauco ,  il  quale  amaua  non  lei  ma  Scilla  ;  onde 
la  tetribile  incantatrice  fparfe  fuoi  incantati  fùcchi,ouela  bellaNin- 
fa  andana  fouentea  lauarfij  &:  la  fece  diuentare  quale  l'ho  difegnataj 
sì  che  non  potendo  la  infelice  Scilla  fopportare  lo  fpaue^ito  de  gli  ani 
malijchc  le  erano  nati  d'intorno ,  andòagittarfi  in  mare,&  reflò 
quiui  l'horrendo  moftro,  che  io  diiE  fecondo  le  fauole ,  le  quali  d 
queflo  modo  hanno  voluto  con  qualche  vagheziza  efprimerc  la_» 
natura  di  quelli pericolofifcogli.  Se  Ben  dunque,  come  ho  detto, 
fono  nehmare  de  gli  altri  moftriancora ,  à  me  non  tocca  però  dire  dì- 
tutti  ,  ma  di  qualch' vno  folamente ,  che  da  gli  antichi  fofle  pofto  fri 
gli  Dei,ouero  aggiunto  a  quelli  per  compagnia, come  furono  le  Nin- 
fe marine,  &  i  Tritoni,  delli  quali  ho  già  detto.perche  quéfti  accom- 
.,  pagn;:iuano  Netamo .  Et  delle  Nereidc  ferine  Platone,  che  gliene  e- 
*°  rano  cento ,  che  fedeuano  su  altretanw  Delfini,  quando  difegna  quel 
gran  tempio,&  miracolofo,iI  quale  era  apprcflò  de  gli  Atlantici  con- 
fccrato  i  quefìo  Dio ,  che  quiui  ftaua  fbpra  vn  carro ,  tenendo  con_f 
mano  le  briglie  de  i  caualli  alati ,  &  era  così  grande,  chetoccaua  con 
il  capo  il  tetto  dell'alto  tempio .  Vedeuafi  anco  buona  patte  della..-, 
compagnia  di  Nettuno  in  vn  fuo  tempio  nel  pacfe  ài  Corintho ,  co- 
me recita  Paufania ,  percioche  egli  con  Anfitritefua  moglie  fiaua  sii 
vn  carro ,  oue  era  anco  Palcmone  fanciullo  appoggiato  da  vn  Delfi- 
no :  erano  tirati  da  quattro  caualli ,  &  haucuano  a  lato  duo  Tritoni. 
Nel  me2o  della  bafe ,  che  fofleneua  il  carro  era  intagliato  il  mare,  Se 
Venere,  che  ne  vfciua  fuori  accompagnata  da  belliilìme  Néreide.  Fii 

Paknjoiis .   Palemone  appreifo  de  i Greci  quello ,  che  chiamarono  i  Latini  Por- 

'         "  ' ""  ■'  ■     '  tuno^ 


De  gli  Antichi .        211 


c^  /ha  moglie  ,  dinotanti  la  Ifuma  del  mare , 
CsT*  U  tre  qualità  dell'acqua  marmai  de  fiu- 
mi^ ^  de  laghi  sfatata ,  dolce ,  ^  neutrale^ , 
con  il  rueloce  ^frequente  moto  dslle  acque , 


«f  1%    ^^^'^à^^  ^f  Nettuno  dio  del.  mare ,  ^  di  Anfitri-    ^^ 


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2  I  2      Imagini  de  i  Dei 

CURO ,  Dio  de  i  porti,  alqualc  facrifìcauanó  i  nauiganti  ritornati  a  tal- 
uamcnto  in  porto  :  perciò  ri  con  Nettuno  Dio  vniueriale  del  marc- 
CanopQ .  Nel  tempio  del  quaFe  in  Egitto  fu  anco  adorato  Canopo  nocchiero 
gli  di  Menelao,  &  ripofto  poi  fra  le  ftellc .  La  imagine  di  cofìui  era 
quiiii  grofia  j  corta ,  &  quafi  tutta  rotonda ,  con  coJlo  torto  :  &  eoa 
breuiifìme  gambe .  La  cagione  di  tale  figura  fu ,  che  i  Pcrfiani  anda- 
uano  in  volta  cof  Dio  Fuoco  da  loro  principalmente  adorato,  &  dis- 
faceuano  tutti  gli  altri  Dei  di  qualunque  materia  che.forrcro,alli 
quali  Faccoftauano ,  p^r  vedere  chi  di  loro  haueflTe  maggiore  forza , 
le  lì  Sacerdote  di  Canopo  pernon  ìafciarediftruggereii  fuo  Dio,tol- 
iè  quella  hidria,  con  la  quale  purgauano  l'acqua  del  Nilo ,  &  hauen- 
do  turato  ben  bene  con  cera  tutti  i  fori ,  che  ri  erano  d'intorno ,  la-» 
empiè  d'acqua ,  &  pofioui  fopra  il  capo  drCanopo ,  la  dipinge ,  6c 
acconciò  in  modo ,  che  pareuaeflere  ii  fimulacro  di  quel  Dio ,  &  co- 
sì lo  pofealJaproua  col  Dio  Fuoco, nella  quale  hanendo  il  fuoco 
disfatto  la  cera ,  gli  fori  Ci  aperfero ,  &  ne  vfcì  l'acqua  cofi  in  aboh- 
danza  ,  che  eftinfe  il  fuoco  ,  &  perciò  il  Dio  Canopo  reilò  vincitore,* 
del  Dio  de  i  Perdani ,  come  rifcrifcc  Snida ,  &  fu  poi  fcmpre  per  qae- 
fìo  fatto  il  fuo  fìmislacro  nella  forma ,  che  iodiflì,  &  come  fi  può  ve- 
dere in  vna  medaglia  antica  di  Antonino  Pio .  leggefi anco,  che  fu- 
rono cari  i  Delfìni  pittdi  rutti  gli  altri  pefci  à  Nettuno:  onde  Higino 
ferine ,  che  à  tutte  le  fue  ftacoe  ne  metteuano  vno  in  Rumo ,  onero 
fotto  vn  piede ,  come  anco  fi  vede  a  quella  pofia  su  in  cima  h  fcala  » 
che  vi  nel  palagio  a  Venetia  al  pardi  quella  dì  Marte ,  forfè  perche-» 
fecondo  Eliano j  così  fono  i  Delfìni  Rè  de  i  pefci ,  come  fono  i  Lioni 
delle  fere ,  &  le  Aquile  de  gli  vccelli .  Fa  Martiano  nel/e  nozze  di  Fi- 
lotogia,  che  vi  fra  pur  Nettuno,  &  lodefcrfue  nudo ,  tutto  verdeg- 
giante conìe  l'acqua  del  mare  ,  con  vna  corona  bianca  in  capo ,  che 
rapprefenta  la  rpiima,la  qual  fanno  le  agitate  onde  marine.  Et  quan- 
do Palhdeteffcndo  contende  con  Arachneappreffo  di  Ouidio,  fi<^ 
mette  in  tela  la  hte ,  che  hcbbe  con  Nettuno ,  della  Otta  di  Athcne^, 
dauanti  a  dodici  Dei . 

Tà  y  che- 'Nettuno  nel  femhìante  altCfG 

Col  tridente  percuote  vn  duro  [affo  ,■ 

Onde  Vn  dcfirkì'  vìen  fuor  fitpcrho  3  :  fero  l 

Virgibo.  Virgilio  parimente  nel  principio  della  fua  agricoltura  dice ,  chc^ 
Nettuno  percotcndo  la  terra  col  tridente  netece  rfcire  vn  feroce  Ca- 
nali© .  Ilche  vuole  Seruio ,  che  fia  flato  fìnto,  per  moflrare  eoa-» 
queftoanim3leilveloce,&  frequentemotodelleacque  del  mare. 
Onde  furono  detti  i  caualIiefTerectiandio  fotto  la  guardia  di.Cafto- 
•e,& Polluce, parche  k  loro  ftelk  fbiio^  velogidìme.  Altri  hanno 

detto^ 


DelfinF  cirr 
3  Neituna  ^ 


il/ano, 
Marciano. 


Ouidi(K 


De  gli  Antichi .        213 

detto ,  che  fa  dato  a  Nettuno  il  ritrouamento  del  cauallo  y  perche  e 
animale ,  che  vuole  hauere  luochi  piani ,  aperti ,  &  fpatiofi ,  che  fo- 
no beniflìiP-o  rapprefentati  dal  mare.  Et  il  mede(imoSeruio,oue  Vir- 
gilio fa ,  che  Turno  mette  fuori  gli  ftendardi  della  guerra  contra  E- 
nea,  dice,  che  i  Romani  parimente  ne  metteuano  fuori  duo  a  certi 
tempi ,  &  che  i'vno  era  vermiglio  della  gente  da  pie ,  l'akfo  ceruleo 
di  quella  da  Cauallo ,  perche  quefto  è  il  colorerei  mare,&  che  il  Dio 
del  mare  fu  il  ritrouatore  del  eauallo  .  Diodoro  fcriuc,che  Nettu- 
no fu  il  primojche  domaflc  caualli ,  &  infegnafle  Tartedet caualcare, 
li.  che  perciò  fu  cognominato  Equeftre ,  come  ferine  ancoPaufania,  raufaiiia. 
&  dice,  che  perciò  Homcro  defcriuendo  il  giuoco  del  correre  de  i  ca- 
«alli  introduce  Menelao ,  che  fa  giurar  pel  Nume  di  Nettuno ,  ch^ 
non  vi  fi  vferà  fraude  alcuna.  Et  foggiunge,che  il  cognome  di  Eque- 
ftrc  in  quefto  Dio  è  più  notabile  dì  tutti  gli  altri ,  perche  e  commune 
a  tutte  le  nationi .  Donde  fu  anco  forfè ,  che  apprefib  de'  Romani  i 
giuochi  Circenfi ,  oue^orrcHano  i  caualli ,  foflero  celebrati  'm  hono- 
redi  Nettuno ,  &  lafefta  fi  chiamaua  Confualc,1ielcui  giorno  ccffa- 
iiano  i  caualli  dalle  fatiche ,  &  i  muli  fi  vedeuano  inghirlandati  il  ca- 
po di  varie  forti  di  fiori ,  che  fu  quella  ^  come  ferine  Liuio ,  che  fece 
celebrare  Romulo ,  quando  rapì  le  donne  Sabine  ;  perche  fecondo 
che  riferifce  Plutarco,  egli  haueua  gii  trouatoquiui  Cotto  terra  vn'al  ^^  r  *.. 
tare ,  oua  fu  va  Dio  chiamato  Confo  ;  ò  perche  folle  creduto  darò  ^^^^  •^^<^* 
.configlio  altrui, onero  perche  biiògna,che'l  configlio  dei  grandi 
affari  fia  fccreto ,  &  occulto  ;  &  perciò  non  fi  apriua  mai  quello  alta- 
re,{è  non  alla  fefta ,  che  iodiffi ,  de  i  giuochi  Circenfi  ,il  che  kce.  cre- 
dere, che  il  Dio  Confo  foffe  Nettuno,  del  quale  baftcrd  di  hauere 
fatto  quello  poco  fchizzo,perche  nò  ne  ho  trouato  ancora  fimulacro 
alcuno .  Ma ,  che  i  caualli  appartenefiero  à  Nettuno ,  lo  moftra  an- 
cora quello ,  cl^e  fcriue  Paufania ,  che  in  Grecia  in  certo  luoco ,  oue 
correuano  i  caualli ,  era  dair  vna  delle  bande  del  corfo  vno  altare  tut- 
,to  rotondo ,  oue  adorauano  Tara fippo ,  così  detto  dal  mettere  pau- 
ra a  i  caualli  ;  perche  quefti  ariuati  à  quello  altare  fu  biro  fi  fpauenta- 
uano  così  forte  che  faceuano  le  maggiori  firanezze  del  mondo ,  con 
grauifiìmo danno  di  chi  gli  guidaua.  Da  che  ne  nacque,  che  andaua- 
no  fempre ,  prima  che  fi  metteflero  al  corfo  a  detto  altare,  &  prega- 
uano  quel  Dio  con  certe  cerimonie ,  e  voti  che  volefle  cflfere  a  loro  & 
à  loro  caualli  benigno  ,&  piaceuole .  Seguita  poi  Paufania ,  e  recita 
molte  opinioni  di  còftui,che  ei  fofTe  :  ma  di  tutte  fi  rilfolue  a  credere, 
chelapiu  vera  fia,  che  quel  Tarafippo  fofì'e  cognome  di  Nettuno 
Equeftre,perche  la  origine  prima  de  i  Caualli  venne  da  lui  ;  dal  qua- 
le fi  legge  anco ,  che  Giunone  hebbeduo  caualli  in  dono ,  donati  po- 
fcia  da  lei  parimente  a  Caftorc ,  &:  Polluce .  Et  à  tutto  ciò  accorda , 
che  Ope  mofìralfe  d  Saturno  di  hauere  fatto  vn  cauallino ,  quando 

O     3        partorì 


2 1 4      Imagini  de  i  Dei 


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Iwagifje  di  "NottUTìo  die  del  mare  appo  F  i! off  ra- 
to,o  jì  a  imaginc  di  Tarafìppo  Ihattentatorc^ 
de'  Caita'Ii  tolto  per  Nettuno ,  ^  qHffla  di» 
nota  per  il  mare  carìdurfi  tutte  le  cofe  necef- 
farie  ni  ritto  »  c^  ogni  forte  di  mercantici^ 
alfvfò  bumano  defìinetta^. 


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De  gli  Antichi. 


215 

partorì  Nettuno  ,*  il  che  Fefto  mette  fra  le  ragioni,  chcei  rende ,  per- 
che Nettuno  fofie  detto  Equeflre  :  &  dice ,  che  per  qiiefto  nella  mi- 
riadi nouc  in  none  anni  gittauano  quattro  caualliin  mareàNettu- 
no.  Et  hanno  ancora  voluto  alcuni ,  che  il  cauallo  fi  con  faccia  a  co- 
flui ,  perche  così  ci  f>orta  il  mare  da  ogni  parte  le  cofe  ncceflarie ,  co- 
me fanno  icaualli.  Onde  Filoftrato  dipingendo  due  ifolette,  !e  qua-  Woflrato 
li  hauenano  vna  piazza  fòla  tri  loro  commune  ,  oue  l'vna  porta- 
ua  quello^  che  coglieua  da'  coltiuati  campi ,  l'altra  quello ,  che  an- 
dana depredando  per  il  mare,  dice  chequiuifu  drizzata  vna  fta- 
toa  di  Nettuno  con  l'aratro ,  Se  col  carro,  come  di  coltiuatore  di  ter- 
ra; volendo  moftrare  chi  la  fece,  che  da  lui  riconofceuano  le  genti 
di  quelle  Ifoleetiandio  ciò  che  dalla  terra  viene  ;  ma  perche  non  pà- 
reflc  poi,  che  terreflre  lo  haueflc  fatto  folamente,  aggiunfc  all'aratro 
vnaproradinaue,sìchepareua  ,  che  Nettuno  nauigando  arafiela 
terra .  .Et  apprelfo  de  gii  Elei  in  Grecia  fu  certa  ftatoa ,  come  ferine 
Paufania  di  giouane  fenza  barba ,  che  fi  teneua  l'vn  piede  fopra  l'al- 
tro ,  e  ftaua  con  ambe  le  mani  appoggiato  ad  vna  hafta ,  quefta  fi  ve- 
ftiua  poii  certi  tempi  bora  con  vede  di  lino ,  &  bora  di  lana  ;  Et  fu 
.ella  creduta effere di  Nettuno ,  cheportato  quiuidi  certo  altro  luo- 
,co  della  Grecia ,  fu  poi  hauuto  in  grandilTima  riuerenzada  tutti  dd 
paefe ,  benché  non  Nettuno ,  ma  Satra pefoflci.ominato .  Vcggonfi 
ancora  duemedaglie  antiche,  l'vna  di  Vefpafiano,&  l'altra  di  Adria- 
no , nelle  quali  è  la  imagine  di  Nettuno  fatta  à  gaifa  di  huomo ,  che 
ili  in  piètutto  nudo,  fé  non  che d  li  finiftro  homero  gli  pende  vru 
panno.  Se  hi  nella  deftra  mano  vnas  Terza  di  tre  corrcggie ,  tenendo 
il  tridente  in  alto  con  lafiniftra .  Etin  certaaltra  medaglia  pure  an- 
tica ,  Nettuno  è  ben  fatto  nudo,  &:  dritto  in  pie  ,  ma  che  hi  la  fini- 
ftraaltaappoggiataal tridente, porge vn Delfino  con  la  deftra,c^ 
tiene  l'vno  de  i  piedi  fopra  vna  prora  di  naue .  Oltre  di  ciò  volenauo 
gli  antichi,ch8 delle  Citti  le  porte  foffero  date  a  Giunone,  le  roc- 
che, &  le  fortezze  i  Minerua ,  &  i  Nettuno  le  mura,  &  i  fondamen- 
ti ,  come  nota  Seruio  ,oue  Virgilio  fa  che  Venere  moftra  ad  Enea  la     vir^ilìa 
rouina  di  Troia  non  edere  rcparabile ,  perche  quefii  Dei  vi  6  aftati- 
caaano  i  metterla  in  terra ,  rouinaiKio  ciafcheduno  quello ,  che  era 
fuo  &  così  gli  dice, 

Qui ,  doue  vedi ,  che  gli  alti  edifici 

Rotti j  e  disfatti  in  terra  Vanno ,  d'I  fumo 

Con  polue  mi  fio  ondeggia  fin' al  Cielo. 

Kettun  col  gran  tridente  fciiote ,  e  abbatte  ^ 

te  mura ,  e  da'  -profondi  fondamenti 

Le  fucile,  e  la  Città  tutta  mr,a. 


Fendamcnu 
di  Nettuno- 


O 


Et 


Et::;ofì^co . 

TciTcmoto 
ruiio» 


€>c&3t?o. 


.Thfaide» 


iP;otco. 


D^odCTO  » 


«he  in  dJutr- 
{eforB&c 


2i5       Imagini  de  i  Dei 

EtpcrqiTcfloeglifa  chiamato  da  Greci  EnnofigeOjj^che  yienea 
dire  coiicufTorc  della  tcni ,  volendo  che  lo  fpauenteuole  Terremoto 
venifìredalui,&  fofTe  fatto  dal  mouimento  delle  acque.  Perlaquale 
cola  quelli  di  Tenaglia  difTero  :,  che  Nettuno  haueua  dato  cfìto  all'- 
acque,cheallagauano  prima  tutto  quel  paefe  circondato  da  alti  mó- 
ti.perche  fcuotendo  la  terra  aperfè  fri  quelli  vna  aflai  larga  via  al  fiu- 
me Penco ,  come  recita Herodono ,  &  dice ,  che  i  lui  pare ,  che  la  fe- 
paratione  di  quei  monti  non  Ila  venuta  da  altro ,  che  dakcrrcmoto , 
&  che  diranno  femprejche  l'habbi  fatta  Nettuno  tutti  quelli,li  qua- 
li vogliono ,  che  da  lui  venghi  io  fcuotimcnto  della  terra ,  &  le  roui- 
ne,  cheiiefeguono.  Qoefto  ho  detto,  non  perche  fcrua  molto  alla 
inlagiiìe  di  Nettuno  ,  ma  perche  moftra  ;  che  egli  ferue  affai  i  dile- 
gnare il  terremoto.  Da  colini  non  fu  molto  dirimile  la  imagine  del- 
l'Oceano :  qual  diflero  gli  antichi  padre  di  tutti  i  Dei,  &  intefero  per 
lui  oltre  al  mare  di  fuori ,  che  circonda  tuttala  terra ,  rrniuerfal  pò- 
tere  anco  dell'acqua  ;  la  qual  voleua  Thalete  Milefio ,  chefofìc  fiata 
priiicipiodi  tutte  le  cofe  ;  da  che  prefèrole  fauole  occafionc  di  chia- 
mare r  Oceano  padre  de  Dei  ;  &  gH  diedero  perciò  moglie ,  che  fu 
Thctide  Dea  parimente ,  la  quale  partorì  vn  numero  grande  di  Dei 
marini ,  di  Fiumi ,  di  Fonti ,  &  di  Ninfe .  Era  vecchia ,  tutta  canu- 
ta ,  &  bianca ,  onde  i  Poeti  la  chiamano  fouente  madre ,  &  veneran- 
da,  &  di  tal  afpctto  fi  può  mettere  col  marito ,  che  fu  comie  rifcrifcc 
il  BoccacciOjdipinto  fopra  vn  carro  tirato  da  Balene  per  l'ampio  ma- 
re ,  S<  gli  awdauano  i  Tritoni  dauanti  con  le  buccine  in  mano ,  i  qua- 
li haueuanola  parte  di  fopra  htiraana  ?  &  quella  di  fotto  di  DeliìnOja 
di  Balena  ,  come  vuole  Fornuto ,  ^^  d'intorno  l'accompagnauano- 
inolte  Ninfe ,  ^:  lofeguitaua  poi  vn  numerolb  gregge  di  beftie  mari- 
ne fottola  cuftodia  di  Proteo ,  che  ne  era  il  pallore ,  &  fu  parimente 
vnode  i  Dei  del  mare  che  prediceua  fouente  altrui  le  cole  à  venire» 
ma  non  lo  faceii  a  pero  fc  non  sforzato ,  &  cercaua  anco  d'inganr^are 
chi  voleua  fargli  forza ,  mutandofi  in  diuerfe  forme  per  vfcirgli  di 
manoi  perche  bifognaua  legarlo,  &  tenerlo  flretto,  fin  che  fofl'e  ri- 
tornato alla  fua  prima  figura,  che  allhora  poi  rifpondeua  di  ciò  che 
era  dimandato  »  Di  coftui  fci-iue  Diodoro ,  che  egli  fu  già  eletto  Re 
in  Egitto ,  come  il  più  fauio ,  che  fi  trouafle  allhora  in  quel  paefe ,  §c 
perito  in  tutte  le  arti,  con  le  qual  iei  fi  cangiauaàfuo  piacere  in  di- 
uerfe forme,  che  vcniua  forfè  a  dire  appreflb  di  quelle  genti  che  egli 
fapeua  con  la  molta  fua  prudenza  aceomodarfi  à  tutte  ie  cofe .  Et  i 
Greci  vollero ,  che  ciò  foffe  detto  di  Proteo  per  la  vfanza ,-  che  haue- 
uano  i  Rè  in  Egittadi  portare,quand9  fi  mollrauanoin  pnblico;  firl 
capo  come  per  infegna  di  Rè ,  quando  il  dinanzi  di  vn  Lione ,  quan- 
do di  vn  toro ,  ò  di  ferpente ,  &  alle  volte  vno  arbore,  ò  qualche  pia* 
ta ,  &  altre  vna  fiarama  di  Eioco ,  come  che  in  quel  modo  foflero  pia 

rifguar- 


De  gli  Antichi.        2 1 7 


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Imagini  di  Eurtnomey  (^di  Decreto  dee  marh^e 
l'fVìjA  figltmU  dì  Proteo  l* altra  madre  di  Se- 
mirami  ^lignificanti  U  proprietà  deiracquz-^ , 
&  ^^^  effetti  ^c^  accideotf  che  fi  rveggono  di 
quelita  , 


1 


8      Imagini  de  i  Dei 


nni 


r.Tg'urdeuolì .  Finfero  dunque  i  Greci ,  che  Proteo  così  fi  cangiaffc 
iudiuerfe  torme,  come  elfi  cangiauano  la  infegna  reale .  Leggefi 
ancor?.,  che  egli  fu  Signore  in  Carpato  IfoIa,^aJ]a  quale. è  cognomi- 
nato il  mare  Carpatio,  di  verroJ'Égitto  :  Se  perche  quefto  mare  ha 
gran  numero  di  Foche ,  chiamate altriraente  \'itclli  marini ,  perche 
Jianr.o  le  parti  dinanzi  con  cucio,  &:  pelo  di  vitello,  6c  di  altre  fimili 
?aflo.  ì  di     hcù  ie ,  fu  finto  che  Proteo  fofie ,  comediilì ,  pa/tore ,  &  cuftode  de 
f!nF^^  ^^^'     ^  S^"^?§^  dell'Oceano .  Del  quale  fu  anco  detta  figliuola  Eurinome  ; 
perche  Homero  fa  ,<:h e  ella  accompagna Tetide,  quando  vi  atroua- 
reVolcano,fc  bene  qualcuno  hi  voluto  crederla  più  tofto  Diana, 
comcdicePaufania;  e  he  non  fi  confà  però  punto  al  fuo  fimulacroj 
quale  era  in  forma  di  fcmina  il  di  fopra ,  &  il  di  fotto  di  pcice  legato 
attrauerfo  con  catene  d'oro .  Quefta  fu  certo  Nume  adorato  nell'- 
Arcadia di  Figalefi  in  vn  tempio  a  loro  fantiflìmo,  qual  non  apriua- 
fio ,  fuorché  vn  certo  dì  dell'anno ,  &  all'hora  celebrauano  fblennej 
fella ,  &  faceuano  m.olti  facrificij  in  publico  ^  &  in  priuato .  E  mi  ri- 
duce a  mente  certa  altra  Dea  fauolofa,  come  la  chiama  Plinio, no- 
D  *cre».      ^'^^^^  Decreto  da  gli  nntichi ,  che  fu  parimente  tutta  pefcc ,  dal  capo 
Diodofo .      ^^  fuori,  che  era  di  donna .  Di  coilei  ferine  Diodoro,  che  ella  fu  pri- 
ma Ninfa ,  &:  che  fatta  grauida  fenza  faperfi  mai  da  cui ,  partorì  Se- . 
mirami  con  grauifliìmofdegno  di  hauere  perduta  la  virgmitd,peril 
che  gittatafi  in  certo  Jaco  della  Siria ,  fu  poi  come  Dea  adorata  nella 
forma ,  che  iodilfi,  daquelle  genti,  le  quali  non  hauerebbor.o  pofcia 
mangiato  più  per  cofa  del  mondo  pefcc  alcuno  di  quel  laco^  perche 
{limarono,  che  tutti  follerò  confecrati  a  lei .  Md  ritornando  all'Ocea- 
no, per  dichiarare  il  redo  della  fuairaaginei  il  carro  mofi:ra,,che-> 
egli  yd  intorno  alla  terra ,  laTOtonditd  della  quale  è  mofirata  per  l?-« 
ruote ,  &  lo  tirano  le  Balene,  perche^uefì:e  così  fcorrono  tutto  il  ma- 
re ,  come  le  acque  del  mare  circondano  tutta  la  terra  ,.&  fparfcui  per 
dentro  ancora,  ne  occupano  la  maggior  parte.  Le  Ninfe  poi  voglio- 
no fignificare  la  proprietà  delle  acque ,  &  gli  diuerfi  accidenti ,  cho 
fpeiVo  fi  veggono  di  quelle  :  le  quali  da  gli  antichi  furono  intefe  non 
folamente  fotto  il  nome  dell'Oceano,  di  Nettuno,  di  Tctide^,  di  De- 
rida ,  di  Amphitrite,^  di  altri  Dei  del  mare, ma  di  Acheloo  anco- 
ra .  Benché  vogliono  alcuni ,  che  quelli  fignificaflero  la  natura  delle 
acque  falatc ,  &  per  cofi:ui  fi  intendcfle  delle  dolci ,  come  fono  quelle 
Y     .         dei  Fiumi,  li  quali  da  gli  antichi  furono  parimente  adorati,  &  fatti 
in  forma  humana .  Ma  prima  che  io  dica  di  loro ,  difegncrò  i  vcnti> 
perche  hauendo  detto  del  mare ,  oue  efiì  moftrano  meglio  forfè ,  che 
in  altro  luoco  le  forze  loro ,  panni  che  fia  ragioneitole  mettergli  qui. 
Etbenchenèancofarebbonóftatimale  con  Giunone  diniofiratrice 
dell'aria  ;  perche  vogliono  i  naturali ,  che  non  fia  altro  il  vento ,  che 
.aria  moda  con  impetoj  onde  £olo  Rè  de  i  venti  cosi  rifpofc  d  Ciuno- 


Degli  Antichi        219 

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tro  yentì prwcip.ilt,(^cli  Omhta  ^  FÌora^ 
lyia  moglie  dt  Borea  ,  Ultra,  di  Zefiro ,  n'f 
dirn-n/irano  gli  tjfmi  de.  detti  njenti  mentre 
fojjuxno,  Z^  dominano  nells  Jiagioni  ^  fA(lì     éì^ 
fot  topo  Hi  ai  lor  [afflare  .  ^        '^^' 


Virgilio . 


Venti  princi- 
pali. 

Ouidio. 


Borea. 


Noto. 


Ouidio. 


2  20      imagini  de  i  Dei 

ne  3  quantjo  élla  lo  pregò  appreflb  di  Virgilio ,  che  turbafle  il  mart^ 
con  grandifllina  tcmpefta  à  danno  de'  Troiani ,  che  naiiigau  ano  iii_. 
Italia. 

T/4  y  qualunque  il  mio  regno  fia ,  mi  fai 

Rè ,  tà  mi  rendi  il  Jommo  Cioue  amico  » 
I.  da.  te  vicn ,  che  fono  in  mio  potere 
1  fieri  venti  yi  nembi  e  le  tempere . 

Nondimeno  ne  hora  farà  fuori  di  propofito  dirne  quel  poco ,  che 
ne  ho  trouato  fcritto,  hauendo  gli  antichi  adorati  qucfti  ancora  co- 
me Dei ,  &  fatto  loro  facrificio ,  e  perche  foflero  già  ftati ,  ò  perche 
hauefTero  ad  edere  fauoreuoli  alFauenire  :  &  gli  dipin(èro  con  le  ali , 
con  il  capo  tutto  rabbuffato ,  &  con  le  guancie  gonfie  in  guifa  di  chi 
foffia  con  gran  forza,  &  fecondo  poi,  chediuerlì  fono  gli  effetti ,  che 
effi  operano  col  foffiar  loro  ;  perche  alcuoi  raccogliono  le  nuuole  in- 
terne ,  &  fanno  le  pioggie ,  alcuni  Je  {cacciano ,  &  in  molti  altri  mo- 
di  nìoftrano  il  poter  loro,  così  furono  da'Poeti  deferirti  diucrfamen- 
te .  E  benché  di  molti  fi  legga,  quattro  però  folamente  fono  i  prin- 
cipali ,  che  foffiano  dalle  quattro  parti  del  mondo,  ciafcheduno 
dalla  fua  ,  come  fono  difcgnati  da  Ouidio  nel  partimento  primo 
dcirvniuerfb .  Ma  vi  fono  ftati  ancora  fecondo  Strabene  alcuni,  che 
hanno  voluto,  chenon  fodero  più  di  due.  L'vnodetto  AquiloncSc 
chiamato  Borea  ancora ,  &  da'  marinari  de'  noftri  tempi  Tramonta- 
na, che  foffia  da  Settentrione,  &  qucflo  fcriue  Paufania,che  cra_» 
fcolpitodavn  Iato  dell'arca  di  Cipfello  nel  tempio  di  Giunone  ap- 
preflb de  gli  Elei  in  Grecia ,  che  rapiua  Orithia ,  come  fìngono  le  fa- 
uole ,  ne  dice ,  come  ei  fofle  fatto ,  fé  non  clie  in  recc  di  piedi  haueua 
code  di  fcrpenti  :  ma  perche  ei  fa  col  fiio  foìttare  freddo  grande ,  por- 
ta le  neui-;  Se  indurifce  il  ghiaccio ,  gli  fi  fa  la  barba ,  i  capcgli ,  5^ 
l'ali  tutte  copertedi  neuc .  L'altro  è  l'Auftro  detto  etiandio  Noto, 
&  Oftro  da' marinari,  che  viene  dalle  parti  mezzodì:  di  doue  per- 
che qucfto  con  il  fuo  foffiare  adduce  per  lo  più  pioggie,  cosi  Jq  defcri- 
iie  Ouidio. 

Spiega  l'ali  gua'j^cfe  Noto ,  e  viene 

Con  yifo  ojcuro ,  e  carco  di  fpauento . 

te  bianche  chiome  fon  di  pioggia  piene  9 

£  di  nembi  il  barbuto  hurrido  mento  • 

La  fronte  cinge  denfa  nebbia ,  e  tiene 

il  Ciglio  grane  al^  tempe¥lofo  vento  « 

Cni  bagnan  l'acque  ogni  hor  le  piume  3  eH  petto  j  ' 

^è  maiferem  al  nubilofo  a^^etto» 

It 


De  gli  Antichi .         221 


''m 


If^    Imugini  dì  Ceffi ,  Gr'  del  Pò  fiumi ,  qt^Uo  d't  Cre^    '^#1* 
4ff^         ^'^  >  q^^^^  d'Italia ,  €?*  ^T»  gioHanetto  cbc^    «^3* 
iagifAtfi  h  capelli  à  quella  g/t  offlrifie,  (^  di- 
notano  la  natura  ^  impeto  de  fiumi  comi  lor 
nìOTmorWy  ^  tortuofi)  corfo . 


m^ 


é^i^.0:r^,<^hé 


£u:o 


Zenro. 


22  2       Imagini  de  i  Dei 

Et  dei  quatfró  cheiodiiiì,il  cerzoèdettolìtiroi  ò  Lenantedanc* 
flrijchc  foffia  dalle  parti  deliOriente ,  &  fi  fa  tatto  negro  per  gli  E- 
tiopijche  fono  nel  Leiiaate.d'cadeeglì  vknc$dc  fi  dipinge  con  va  So- 
h  infocato  fui  capo  .però  che,  fé  il  Sole,  quando  tramonta ,  è  rofTo , 
mofìra,che  queito  vento  hi  da  foffiareil  dì,  che  vien  dietro  ,  com€-*  ' 
fcriflc  Virgilio .  Il  quarto ,  il  cui  lieue  fpirare  fi  fcnte  con  yna aura^ 
tcmpcrata,e  fbaue  dairOccidcnte,è  Zefiro  ,ò  Ponente  fecondo  i  mo- 
dernijil  quale  perciò  di  prin)aucra  velatela  terra  di  verdi  herbe ,  &  fa 
fiorire  i  verdeggianti  prati.  Onde  venne  che  le  fauolc  Io  finfero  ma- 
Flora  ^^^^  ^  ^  Flora ,  che  già  diccmtno  adorata  da  gli  antichi  come  Dea  de  i 
fiorirla  imagine  dei  la  quale  fii  di  bella  ninfa  :  onde  ella  fteffa  quando 
racconta  ad  Ouidio  le  ragioni  delle  fuc  fefte  3  così  gli  dice  della  bel- 
lezza Aia» 

J:  per  rncdesììa  non  ti  dico ,  s'io 

Fo£i  bella  :  ma  bafla ,  che  fui  tale  f 

Che  Vn  Dio  non  ifdegnò ,  fol  per  hauivmì ., 

Venire  a  far  fi  genero  à  mia  madre» 

Portaua  ghirlanda  in  capò  di  diuerfi  fiori,&:  vefte  parimente  tutta.^ 
dipinta  a  fiori  di  colori  diuerfi  :  perche  dicono ,  che  pochi  fono  i  co- 
lorijde  i  quali  non  fi  adorni  la  terra:  quando  fiorifce .  Et  di  Zefiro  fi 
Filoftrato  vn  difcgho  tale.Egli  è  giouanc  di  faccia  molle^&  delicata. 
Ili  le  ali  a  gli  homeri,&  in  capo  vna  ghirlanda  di  belli ,  e  vaghi  fiori , 
Nèpilìdicodeivendjmaritornoaifiuj-nijiiqualida  gli  antichi  fu- 
i  ono  parimente  flimati  Dei,ò  Numi jCome  fi  voglia  dire ,  &  gli  prCf^ 
gauano  con  folenni  voti,&  faceuano  loro  facrificio  non  meno  iche  9. 
t^li  altri ,  S:  foleuano  offerirgli  de  i  capcgli  tagliatifi  perciò  con  certa 
ccrimonia,&  lo  faceuano  tutti  i  Greci  per  antico  coftume^comedice 

Paiifahia .  Paufania,che  fi  può  raccogliere  da  Homero,  quando  metter  che  Pc- 
liloftrito.  leo  fa  votò  al  fiume  Sperchio  di  tagliarfi  i  capegli ,  &  darli  a  lui,  fé 
Achille  ritorna  fano ,  oc  faluodalla  guerra  di  Troia .  Et  nel  paefe  ài 
Athene  apprefìb  a  Cefifo  fiume  era  certa  ftatoadi  vn  giouinctto.che 
fi  tagliaua  i  capegli  per  dargli  a  queilo.Erano  i  fiumi  fatti  in  formxj- 
di  huoino  con  barba ,  e  con  capelli  lunghi ,  che  flia  giacendo ,  &  ap- 
poggiato fopra  Tvn  braccio,cotnie  dice  Filoftrato,quando  dipinge  la 
Thelfaglia,perche  non  fi  lieuano  i  fiumi  mai  dritti  in  altoi&  alle  vol- 
te ancorala;  per  Io  più,  fi  appoggia  fopra  vna  grande  vrna,  che  verfii 

inacho .    acqua^&  però  Stano  così  dice  di  Inaco  fiume^chepafTa  per  la  Grecia. 


Jtiacho  orììato  il  capo  .di  dite  corna 

Sedendo  appoggia  la  fmiHra  aWyrnttl 
Che  prona  l'argamenu  l'acciue  verfa^ 


IX 


De  gli  Antichi. 


Im.igwe  dd  Teucre  tnoflrante  [nhond^nr^  ,  el 
principio  dcirimprio  di  Roma  ,  nc^  dm /?*!- 
uUi  > 


''^cS5* 


«l'f^^^^^'f ^^^  ^^^«^  ^"^^^^  ^^^W"^ 


224      Imagini  de  i  Dei 

Et  tanfi  con  le  corna  i  Humi,diceSeruio ,  onero  perche  il  mormo-" 

rio  dell'onde  rapprefenta  il  mgggiare  de  i  buoi,oiiero  perche  veggia- 

mo  fpcflb  le  ripe  de  i  fiumi  incuruate  a  guifa  di  corna.Onde  Virgilio , 

Tcbro .     oue  chiama  il  Ttbro  Re  de  i  fiunu  della  Italia ,  lo  chiama  cornuta 

Virgilio,   ancorai  così  lo  dipinge  quando  fa,  che  ad  Baku, 

Tra  le  populee  frondi  par  mofìrarft 

Già  Vecchio  tónto  gli  homerì,  &  il  petto 
Dì  verdeggiante  velo  ,  e  ombro  fa  canna 
Cmpre ,  e  circonda  le  bagnate  chiome . 


Vo  fìtimei 


Et  del  Pò  chiamato  Eridano  ancora  dice  in  vn'altro  luoco  ,chc  hi 
Tfobo.   *  ^*  f^"Ì2i  di  Toro  con  ambe  le  corna  dorate.  Oue  Probo  cfpone  fìn- 
gerfi  il  Pò  con  facciadi  Toro, perche  il  fuono ,  che  fa  il  corfo  Tuo  è  li- 
mile al  muggito  dei  Tori,  &  le  ripe  fue  fono  torte  come  coma,  6c 
Elianob      Eliano parimente fcriue,che le ftatoedc* fiumi, le  quali  da  prima^ 
erano  fatte  fcnza  alcuna  forma,furono  pofcia  fatte  in  forma  di  Bue. 
Come  fi  legge  anco  apprcfìb  di  Fefto  Pompeo,oue  dice,chc  i  fimula- 
cri  de  i  fiumi  erano  fatti  in  forma  di  Tori ,  cioè  con  le  corna  perche 
fonofieri,&  atroci  come  i Tori.  Oltre  di  ciò  coronauano  gli  anti- 
chi i  fiumi  di  cannc,perche  la  canna  nafce ,  &  crefce  meglio  ne  i  luo- 
chi  acquofi,chc  altroue,&  quindi  venne  che  Virgilio  fece,come  difll 
pur  mò,il  Tebro  haucrc  il  capo  coperto  di  canna.  Et  Ouidio  raccon- 
^cì gl'ine,  tando  la  fauola  di  Aci  già  mutatoin  fiumc,quandoPolifemogli 
Ouidio.   hebbe gittate  quei  Cafloaddoflo^chc  lo  fchiacciò  tutto, fa  così  dire  $ 
Galateadi  lui» 

Subito  fopra  l'acque  tutto  apartte 
Il  giouìnetto  fin  alla  cintura , 
Et  in  altro  mutato  non  mi  parue , 
Se  non ,  ch'era  d'affai  maggior  fiaterà  • 
Et  il  color  di  prima  anco  d:jf'.iyu€ , 
Onde  la  faccia  già  lucida ,  e  pura 
Verdeggiate  ornato  è  d'vnoje  d'altro  £Òrno 
Il  capo ,  cui  và  Verde  canna  intorno . 

Vcdefi  però  a  Roma  in  Vaticano  vna  flatoa  del  Tcbro ,  che  non-. 
ha  le  corna ,  né  il  capo  cinto  di  canne.madi  diiierreibglie,&:  di  frut- 
ti volendo  forfè  in  quel  medomo/lrare  chi  la  feccia  fertilità , <k^ 
l'abondanxa ,  che  fa  qucfto  fiume  in  quel  paefc ,  né  lafciò  però  cofìni 
Acheloo.  ^^  ^"^'^^^^h' "ione  dei  Poeti,  perche  gli  pofe  vna  canna  in  mano. 
Quando  apprefib  di  Ouidio  Acheloo  racconta  a  Thefeo  il  nimore-j , 
chccifece  con  HcrcolepcrDeianira,  dice,  chefir  apoggiato  fopra»* 

i'vno 


De  gli  Antichi.        '225 

»vi rfi  «-^     è^l^  <^\yì>    C^t'p's  !?Q^  'Hì^     Ì^}*5  ^*0^  ^*0^  'Y'^    "^  '^  '*'^^  ^VA    '■*!  -A  ^;  vii,  /£>i >#.  ,-SYÌ*,  rrKVft  .^  r».«. 


4: 


Imagini  del  fiume  Nilo  fedente  .Jòpra  U  Sfin^t^^ 
ion  moltt  fanciulli  intorno  che  dinotano  li  gm^ 
di  del  crejcimento  del  dettd  fiume  ^  che  fino  fc" 
,deà  cubiti  per  ordinario  « 


'^^V  V   V    bf^'^^'^'^"^'^'^'^'^'-^"^"^ 


2  26      Imagini  de  i  Dei 

r vno  delle  braccia ,  &  hi  cinto  il  capo  di  verde  canna ,  Se  è  con  vfu 

manto  pur  verde  intorno,  &  non  ha  due  corna  come  gli  altri,  ma  vno 

folamente  3  perche  l'altro  gli  fu  rotto  da  Hercole ,  fecondo  le  fàuole , 

Cerere  di    il  qua  le  pieno  di  diuerfi  fiori ,  £z  frutti  fupoidonatoaq;ielli  di  Ero- 

douuia.  jia,  che  lochiamorono  corno  di  do-iitia.  Et  fa  cosìfÌ!  lO,  come  re- 
cita Diodoro ,  perche  Hercole  con  non  poca  fatica  torf  ^  ni  ranio  di 
quel  fiume  dal  fiio  primo  corfo  ,  &  lo  riiioltò  in  altr.-.  parte  :,  Ia_j 
quale ,  oue  era  da  prima  arida ,  &  non  friittaua ,  diiiennc  \^y  l'acque 
che  vi  fpargeua  fopra  alle  volte  qucfto  fiume  co'l  riuolcnto  ramo  , 
fruttifera  fopra  modo .  Et  perciò  fono  i  fiumi  deferirti  diierfamcn- 
te  da'  Poeti ,  rifgaardandoelìl  ralhora  al  la  qualità  delle  acque ,  &  al 
corfo  loro  &  talhora  alla  natura  del  paefe,  per  lo  quale  paflano» 
Onde  è ,  che  fcriuendo  Paufania  dà  l'Arcadia  dice ,  che  in  certa  parte 
..  r  di  quel  paefe  fono  alcune  ftatoe  de  i  più  nobili  fiumi ,  &;  celebrati  da 

''^^"^*  gli  antichi  tutte  di  bianchiamo  marmo,eccetto  però  quella  del  Ni- 
lo che  la  ha  di  pietra  negra.  Et  foggiunge  poi.  che  ragioncuolmento 
fu  fatta  la  ftatoa  del  Nilo  di  pietra  negra ,  perche  ei  correndo  al  nivt- 
re  parta  pergli  Echiopi  gente  tutta  negra.  Luciano  fcriue,chedipin- 
gcndo  quelli  di  Egitto  il  Nilo,  lo  metteuano  a  federe  fopra  vnCro- 
codilo ,  onero  fu  vn  cauallo  Fluuiatile,  qual'c  certa  beftia  da  quat- 
tro piedijcome  la  defcriue  Herodoto,  della  grandezza  di  vn  gran  To- 
ro, &  ha  la  tefta  come  i  buoi,  il  nafofchiacciato,  come  le  capre, le 
crine  come  di  cauallo ,  &  la  voce  ;  gli  denti  in  fuori ,  &  incerti ,  la  co- 
da fplendida ,  &c  il  cuoio  così  groOb ,  &  duro ,  che  quando  è  fecco.ne 
-fanno  dardi  ì  &  fu  detto  quello  animale  da  i  Greci  HippopotamOj& 
gli  faceuano  intorno  alcuni  fanciullini ,  li  quali  tutti  lieti  fcherzaua- 
no ,  come  fi  legqe  anco  apprefTo  di  Plinio  ,  il  quale  fcriuendo  di  certa. 
fortedi  marmo  duro ,  e  rozzo  come  il  ferro,  dice,  che  Vefpafiano  po- 
fè  nel  gran  Tempio  della  Pace  vna  iiatoa  del  Nilo  la  maggiore,  che 
Tfofle  mai  vifla ,  con  fedecì  figliuolini ,  che  gli  fcherzauano  intorno , 
M  fignificauano ,  che  le  acque  di  quel  fiume  al  maggior  crefcere ,  che 
iacef!ero,arriuauano  fino  all'altezza  di  fedcci  cubiti .  Le^seiì  anco 

VenuJii»  ^    ^^  »  ^^*^  ^^  ll:atoa.di  Vertunno  pofta  nel  foro  Romano  rapprefentaua 
il  Tcbro  j  che  prima  paflaua  quindi,  ma  fii  poi  riuoltato  in  altra  par- 
te,  &  era  adornata  di  fiori ,  &  di  frutti  >per  moftrare,  come  diffi pur 
dianzi,  la  fertilità  de  i  campi  à  lui  vicini .  Benché  fu  Vertunno  anco- 
ra creduto  vn  Dio ,  che  foiìe  fopra  à  gli  humanipenfieri,&  che  fimu 
taflfe indiucrfe  forme ,  perche  fpelfo  mutano  gli  huomini  penfi'ero . 
Et  alcuni  lo  difiero  il  Dio  dell'anno ,  il  quale  fecondo  le  ftagioni  pi- 
glia diuerie  faccie ,  &  à  gli  huomini  porge  occafione  di  fare  quando 
ftv^m  l  vna  ,  &  quandoaltra  cofa,  come  dice  Propertio ,  ilqnale  rende  la  rx 
gione  del  nome  (ko^dc  infieme  lo  del  crine  così  bene  che  non  dando  ; 

/  me  l'animo  di  dirne  piagne  meglia,  porro  foio  quello  cheeine  dicC; 

tirando  al  volgare  alcuni  fuoi  v er fi  in  «iuefto  modo  ^  VER- 


0e  gli  Antichi. 


Imagine  di  V€riun?io ^con  Pomona  apprejjo ite-  ^1§§* 
vuto  per  Dio  de  perifitri  humani^  dell  armo  ,  ^§§* 
de  gli  horti  ì  muta  tore  di  dtucrp  f Accie  ,  tute-    ^i§* 


•^m 


fi  anco  per  ti  fiume  Tebro . 


I- 


4^^ 


^  ^  %0'-5  vl'^-  ^^-^  U>#  %(j^  A-  W?   «ìKM  *{>C  «*/!-?  v*^».?  ' 


i>      ;.>       .!>      (t^      ^ 


2  28       Imaginidei  Dei 

V    E    R    T    V     N     N    O. 

'oA^ che- u  mauuiglì  dì  Vederti 

Taìite  forme  in  vn  capo  ì  fé  m'afcoltl 

Che  fta  Vertunno  tu  potrai  faperc^ . 
jQjda  venni  di  Tofana  youe  da  molti 

Vifitato  nonfcn,nè  mi  dier  mai 

Tempi ,  con  archi  j  ò  con  foperbi  volti  «  - 
Di  che  punto  non  curo  ,  perche  affai 

Mi  basia  di  Veder  il  Roman  Fero  , 

Et  vnqua  d'altri  honor  non  mi  curale- 
"P'affauan  di  qua  via  col  corfo  loro 

L'acque  del  Tebro  già ,  come  fi  dice  , 

Che  in  altra  parte  poi  Voltate  foro  o 
Terche'l  bel  Tebro  con  lieto  y  e  felice 

Succefio  al  popolfuo  Voi  fé  dar  loco  9* 

E  ciò  fu  del  mio  nome  la  radice  » 
Cf  ehe  da  l'anno ,  qual  a  poco  a  poco 

Si  va  Volgendo  y  fui  Fertunno  detto  ^  ■ 

£  confecràto  ancora  in  quejìo  loco  •- 
^afi  che  per  me  fotta  l'humil  tettò*  •     ■ 

Imponga  il  contadino  la  ricolia' y       *" 

Che  pofcia  godere  per  cotal  rifletto' 
Fedi  che  circondato  fon  di  molta 

Vuay  che  porporeggia',  e  la  mia  tesìa 

£'  tutta  di  mature  jpiche  auolta  o 
"Et  par  che" l  tempo  ogm  anno  mi  riuefta 

Secondo  la  ftagion  di  dolci  frutti  y 

Che  mi  porge  la  mano  al  mio  honor  presia^c 
Terò  qui  vedi  i  pomi  già  produtti 

Dal  pero  a  fuo  dijpetto ,  che  l'accorta 

Inferitor  m'ojferfe  3  né  di  tutti 
Gli  altri  ti  vò  dir  horay  perche  /corto 

^a  la  mendace  fama  altra  ragione 

l^i  nouo  del  mio  nome  anco  rapporto  o- 
Ma  tu,  non  quel,  che  dicon  le  perfine' 

Di  me y  ma  quel  ch'io  fteffo  dico  credi. 

Ch'ai  ver  non  fon  tutte  le  lingue  buorii^l 
Za  mia  natura  è  atta  ,  come  vedi  y 

^  trasformoìfi  in  tutte  le  figure  , 

Tommi  in  carro  1  à  cauaUo ,  ò  fammi  a  piedi*- 
Jo  mi  confaccio  a  tutto,  e  fé  tu  cure 

Vedermi  gihuinetta'  delicata  r • 

XSammi  feminìl  V'cfti  mond'cyC  pur.c^u  Btiorìì^ 


De  gli  Antichi .'       2  2^, 


Iltiòm  faròifc  la  togn  mi  fia  datctj 
E  farò  con  la  falce  yn  mettìtore ,' 
S'haurò  dìfien  la  fronte  coronata» 

VcHìto  d'arme  già  non  poco  honore 
Ter  quelle  ho  meritato,  sì  pareua 
tA  tutti  ch'io  foffi  huom  di  gran  vdort^-^ 

Ef  chi  l'arme  d'intorno  poi  mi  leua, 
E  mi  Veìie  da  graue  litigante. 
Tato  nato  a  le  liti  ^efe  t'aggreuA 

Vedermi  sì  feuera ,  conuiuante 

Quaft  ebbro  mi  Vedrai  3  fé* l  capo  m'orni 
Di  rofcy  e  che  giocondo ,  e  lieto  canteri, 

barrotti  Bacco  poi  ,fe  tu  mi  adorni 

De  la  mitra  3  eh' ei  porta  3  e  giurerai 
€he  Veduto  non  hai  vnqua  a  tuoi  giorni 

Che  più  Febo  af  ornigli ,  fé  mi  dai 

t'arco, e  la  cetra,  &  vn  gran  cacciatore, 
S'haurò  le  reti  turni  crederai» 

Mi  dirà  ogn'Vno  vago  veceìlatore 

Simile  a  Fauno,  che  mi  reggia  in  fttana 
La  lieue  canna  ;  e  che  ^  non  mi  dà  il  corcJ 

BimoHrarmìti  ancor  à  mano  d  mant> 

Vn  dotto  auriga  ,  fimle  a  chi  regge 
I  correnti  deHrier  con  forte  mano  / 

il  fomma  non  ha  termino ,  ne  legge 

^Alcuna  il  mio  cangiarmi  in  varie  forme', 
<^al  fò  sì  ben,  ch'alcun  mai  noi  correggeLj>g 

S'Io  Vorrò  ,farò  ftmile  à  chi  l'orme 

Guarda  de  i  Vaghi  greggi  yt  de  gli  armenti  f^ 
Ouer  farommi  a  yn  pefcator  conforme^  • 

E  quel, che  fa  pia  forfè  che  mifenti 

Nominar  fpejfo  ^  e  che  de  i  ben  colti  hortì 
I  bei  frutti  mi  fon  fempre  prefentu 

Come  la  Zucca, e' l  carni  con  ritorti 

Giunchi  legato ,  e  me  notano  ancord 
I  cocomeri ,  quali  mi  fon  porti . 

^  ti  concludo  che  quanto  orna  ,  e  infiora^ 
1  lieti  prati ,  tutto  mi  vien  dato , 
Zt  perche  mi  riuolto  adhora  adhura 
informe  affai,  j^ertHìi^Q  fui  (hìamatùi 


?  ?     piy? 


■Giudici  ad- 
ì'IiiferiiOo 


2?h«5nc  < 


23  Gf      Imagini  de  i  D  ei 


PLVTON 


■F#3.-  i<2^  S^-S-  £^i-  ^  -^  'g^i- 


Enche  nella  partigione,  che  fecero  fri 
loro  deirvniuerfo  i  figliuoli  diSatiir-' 
nojtoccafre  ali'vno  il  regno  del  Cielo  9 
all'altro  quello  delle  Acque ,  &  al  ter- 
zo quello  deirinfernOo  fecondale  fa- 
uole  che  viene  a  dire ,  come  lo  raccon- 
tano le  hi/lofie,  che  Giouc  hebbe  le 
parti  dell'Oriente,  Pltrtrone  dell'Occi- 
dente ,  e  Nettuno  le  Ifole  del  mare  : 
nondimeno  pare  ,  che  ciafcheduno  di 
loro  habbi  che  fare  per  tutto ,  onde 
Nettuno  appreflb di  Virgilio  minacciai  Venti;  perche  fcnza  inten-  ?«| 
dere  il  fuo  volere  hanno  hauuto  ardire  di  turbare  il  Cielo ,  &  la  terraj 
&  Giouefouente  mette  ordine  alle  cofe  dell'Inferno  2c  Plutone  pari- 
mente alza  il  fuo  potere  fino  in  Cielo: da  che  vien  detto  che  Giouc 
liàilfulminecontrcpunte,  Nettuno  il  tridente,  la  imagine  di  co- 
fìui  3  la  porremo  talhora  di  potere  pare  al  Sole  j  Se  talhora  finale  al- 
la terra ,  ma  fari  egli  però  il  Rè  dell'Inferno ,  come  che  quiui  più, 
che  in  altra  parte  valefle  il  fuo  potere ,  oue  goucrnaua  fé  anime  vfcit( 
già  de  i  corpi  de  i  mortali.  Et  accioche  a  ciafcheduna  foffe  dato  Ino- 
co ,  &  pena  fecondo  i  meriti  haueua  tre  giudici  a  ciò  deputati  j,  Eacc 
Tvno ,  l'altro  Radamanto,  ^i  il  terzo  Minos ,  che  come  fi  èaltrom 
detto  5  furono  figliuoli  di  Gioue,&  di  Europa  l' vno,  &  ìi  due  di  Afìa 
Delli  quali  dirò  prima ,  quello ,  che  fé  ne  legge  apprcffo  di  Platone 
$i  dapoi  verrò  alla  imagine  di  Plutone ,  perche  mi  pare  ciò  debba  cf 
&re  cofa  affai  bella ,  ediJetteuols ,  &  dalla  quale  fi  può  vedere  come 
queftitrefì  habbiano  a  dipingere,  oltre  che  vi  s'impara  anco  qual 
debbano  efifcre  i  Giudiciv  cosi  dunque  diffe  Platone .  ¥à già  al  tem 
pò  di  Saturno  vna  legge  tale,  la  quale  hoggi  ancora  è  appreffods 
Dei,  8t  vi  fu  (èmprcj  che  tutti  quelli  huomini,  li  quali  viucndoeraj 
510  flati  giuili  :,  &  buoni,morcndo poi  ne  andafìero  alle  Ifole  dei  Bea    Di; 
*j  ;&  aU^Kcntro  chi  hiiuelTe  operato  mak  m  vica^d^^ppo  morte  " 


m 

k 


De  sii  Antichi.        231 


luoco  a  ciò  deputato  fo^emeriteuolmente  pimito.  Et  al  tempo  di 
Saturno,  Oc  quando  cominciò  Gioue  a regnare,parimente  erano  giu- 
dicati gli  huomini  viui  ancora,&daGiudi<:i  pur  anche  vini  nel  dì  me- 
defimo  -3  che  doueuano  òiorf  re  ,•  onde  auiieniua ,  che  molti  erano  hi' 
giuitamente  giudicati .  La  qnal  cofa  intendendo  Gioue  da  Plutone , 
&:  da  quelli ,  che  al  -gouerno  franano  delle  Ifole  Beate ,  perche  molti 
iènza  meritarlo  andauanod  loro,  difìe;  Ben  prouederò  io  a  quello  Giuiici  peri 
difordinc ,  poiché  conofco ,  che  di  eiTo  la  cagione  è ,  che  gli  huomini  ^^  ^^  ^' 
hora fono  giudicati  prima  che  moiano,&  eilendo  anco  veftiti  del 
corpo  mortale,  douc  hanno  chi  di  ce  bene  ,&  chi  male  di  loro:  5c 
perciò  molte  anime  empie ,  &  maluagie  hanno  ardire  di  prefèntarfì 
a  i  Giudici  come  buone ,  perche  «loprono  la  maluagità  loro  con  la^ 
bellezza  del  corpo,  con  la  nobilita  del  cafato ,  &  con  la  fplendidezza 
delle  ricchezze  ;  né  mancano  loro  teftimonij ,  quali  dicano ,  che  in 
tutta  la  loro  vita  furono  lèrapre  buoni,  &  giufti.  Onde  i  Giudici  ve- 
(iìti  parimente  delle  membra  terrene ,  le  quali  fono  quali  olcuro  ve- 
lo intorno  all'anima ,  non  ponno  fé  non  marauigliarfì  della  bontà  di 
quelli ,  &  giudicarli  perciò  degni  di  ogni  bene  •  Biibgna  dunque  fa- 
re prima ,  che  gli  huomini  non  lappiano ,  quando  hanno.da  morire  s 
come  bora  fanno  (  Et  così  fi  fu  comandato  a  PrometheOjChe  douefle 
fare)  Dapoi  che  fpogliari  di  tutte  le  cofe  terrene,  ik  gii  morti  vadino 
dinanzi-i  gli  Giudici,  liqualifiauoparimentenudij8<:morti,sì  che 
veggiano  con  l'animo  folo  gli  animi  folamente  nudi,  &  aperti  &  cofi 
riufciri  facilmente ,  chcfia  giufto  il  giudicio ,  che  (ì  fard  di  loro*  Per 
la  qual  cofa  voglio ,  come  gii  tri  me  medefimo  ho  deliberato ,  che  i 
4  miei  figlinoli ,  due  nati  in  Afia ,  cioè  Minos ,  e  Radamanto ,  Se  vno  di 
Europa ,  ilquale  è  Eaco ,  pofcia  che  faranno  morti ,  fiando  in  certo 
prato  (  quello  era  chiamato  il  campo  della  verità  )  ouc  la  ftrada  in.» 
due  parti  fi  diuide ,  Tvna  delie  quali  vi  all'Inferno ,  l'altra  alle  Ifole-» 
de  i  Beati ,  fiano  Giudici  delle  anime  de  i  mortali  ;  &  giudicherà  Ra-  Ordine  buo- 
damanto  tutti  gli  Afiatici ,  &  Eaco  quelli ,  che  verranno  diJEiiropa,  no  per  giù- 
3  te  fé  qualche  dubio  vi  fari  talhora ,  toccheri  a  Minos  di  conofcerlo ,  '^.'cars  le  a- 
acciochefenza  inganno  alcuno  fiano  mandate  Je  anime  ai  meritati  ""^^ 
luochi ,  Quefto  fu  l'ordine  poilo  da  Gioue ,  p£rche  le  anime  follerò 
giù ftamente giudicate.  Ilp£rche/tannoRadamanto,& Eaco, qua-   ^^^  ^^^^^^^ 
do  giudicano,  ciafcheduno  di  loro  con  vna  verga  in  mano  ;  &  Minos  ^^^^^      "'• 
feparato  da  qudìi  fiede  folo,  &  confiderà,  tenendo  anche  egli  in  ma-  Minos. 
i  no  vno  fcettro  dorato,  che  così  dice  Vliffe  appreflb  di  Homei;<<  di  ha-       ''   '''  ' 
I  uerlo  veduto  in  inferno  rendere  ragiojic  i  i  morti  :  le  anime  de  i  qua- 
I  diportano  fopradi  sé  fegnati ,  &  imprefiì  tutti  gli  affetti ,  che  hebbe- 
'   ro ,  &  ciò ,  che  operarono  mentre ,  che  furono  congionte  i  i  corpi . 
Di  modo  che  i  giufti  giudici  quando  fé  le  veggono  dauanti ,  non  di- 
•^^andano ,  né  vogliono  fapcie  chi  furono ,  ma  guardano  ^^uel ,  cho 

j'         V    4  fecero 


2  3  2      Imaginì  de  i  Dei 

fecero  mentre ,  che  ftettero  al  Mondo ,  &  fecondo  quello  le  giudica- 
no j  &  mandano  al  meritato  Iiioco,  ò  d«llie  pene,  ò  de  i  piaceri .  <^ 
feguita  Platone  dicendo  qual  fìano  le  anime^  che  per  lo  più  vanno  al 
luocodei  dannati,&  quali  iquello  de  i  Beati  :  ma  non  lo  riferirò  già 
io ,  che  mi  baftadi  quefto  che  ho  detta,  per  far  vn  poco  di  difegna 
Uante ..  de i tre GJiidicideirinferno ;  de i quali  Dante  pare  haiicre  figurato. 
Minosinformadi  be(lia,percioche  nel fuo Inferno  ei  lo  mette  eoa 
lìicoda,8clo  fa  ringhiare,. come  Éinnoapuntoi Cani,  quandodic«t 

Stauui  Mìnos  horcibìlntente ,  e  ringhia,  , 

Efamina  le  colptne  l'entrata^ 
Giudica ,  e  manda  fecondo ,  ch'auìnghìa  » 

Dico  j  che  quando  l'anima  mal  nata 

Gli  vien  dinan'zt ,  tutta  fi '  confejfà  r, 
JE  quel  conofcitor  de  le  peccata , 

^ede  qual  luoco  d' Inferno  è  da  ejja,, 
Cìgenft  con  la  coda  tante  Volte- 
j^antunque  gradi  ruolyche  giù  fio.  meffai 

M'mds  cHsL-j'  ^^  P^^  colini  vogliono  alcuni  intendere  il'  rimordinnento ,  che  ha-* 
lignifichi.-  dafcheduno  nell'animo  de  i  propri]  errori ,  il  quale  del  continuo  lo- 
trauaglia ,  Io  accufa  j  fé  non  ad  altri,  alla  confcieuza  propria;,  &  li 
moftra  il  fiiplieioi  &  le  pene,di  che  lo  fan  meriteuole  i  commeflì  pcc* 
cati^  Et  qiiindi  viene ,  che  fono ,  come  diffi ,  tre  giudici  ih  inferno , 
Plutone  per-  per  lo  quale  è  flato  intefo  quefto  noftro  mondo ,  oue  regna  Plutone, 
the  R-è  dèi>  che  dalle  ricchezze  fu  così  nominato ,  appreso  de  iGreci ,  con  ciò- 
folte  che  per  lui  intcudcflfero  la  terra,  dalla  quale  traggono  i  mor- 
tali tutto  quello  j  che  hoggi  più  fi  apprezza .  EtThanno  dimandato' 
Dite  i  Latini  perla  medefima  ragione,  cioè,  perche  da  lui  venghino  ^ 
le  ricchezze,  le  quali  latinamente  fono  dette  con  voce  a  quella  mol- 
to fimilejò  come  vuole  Qintiliano,fu  così  detto  per  contrario  fenfo, 
qutifi  che  egli  non  pofla  elTcr  ricco,  effendo  che  i  morti  fono  creduti 
priui  di  ogni  ricchezza .  Ma lafeiamo quelle  fpofitioni  da  parte,  & 
«|uello  ancora,  che  ne  dice,  che  Plutone  fìi  Dio,  ò  Rè  dei  morti, 
perche  trouò  le  pompe  funerali,  &  tutto  quello,  che  intorno  a  i  mor- 
ti fi  fa ,  &  facciamo  ritrato  di  lui  fecondo  le  fauole ,  le  quali  lo  fanno 
ilare  in  Inferno  fedaido  come  Re  fopravn'àlto  ieggio  &  così  lode- 
fcriuc  Claudiano^quan  do  racconta ,  che  egli  manda  Mercurio  dCio-» 
uè àdimandargli  moglie»  come  lo  haueuano pregato  à.  fare  le  Pacr-- 
<he. 


siom 


Claudlano) 


Sopra-  de  fìnfemal  borendo  feggìo„ 
^m  rna^U  ^ìte  fedeaft  3,  tuttoì 


mt^ 


Degli  Antichi.        233 

Jlorrìdo  ,e  d'atra  nebbia  H  capo  cìnto  ^ 
Lo  Scettro  ruggincfo  in  man  tenea  ► 

Martiano  parimente  gli  di  h  corona,come  a  Rè  quando  lo  deferì- 
uè  infieme  con  il  fratello  Nettuno ,  dicendo,  che  egli  è  di  colore  fo- 
fco ,  &  h:i  in  capo  ma  corona  di  negro  hebeno  tinta  della  fciirez2a_» 
della  ombrò  fa  notte»  Lo  fcettro,  che  tiene  in  mano,  medefimamen- 
ce  Io  moflra  Re ,  &  è  piccolo,  perche  raoftra  il  Regno  di  quefto  baffo 
mondo,  che  così l'efpone Porfirio,  comeriferifce  Eufcbio, le  inten- 
de fotto  nome  di  Plutone  il  Sole ,  detto  Re  dell'Inferno ,  perche  po- 
co fi  moftra  a  noi  nel  tempo  de  TiRuerno  :  ma  ftaflene  per  lo  più  coti 
quelle  genti,  le  quali  Tono  nella  parte  di  fòtto  del  mondo,  fé  pur  è  ve- 
ro ,  che  noifiamoin  quella  di  Ibpra,  perche  eflc  l'hanno  intcfàaltri- 
mentc ,  come  riferilce  Seruio ,  che  Tiberiano  fcriltè  eflcre  già  venuta 
vna  lettera  da  gli  Antipodi  portata  dal  vento ,  la  qual  Jncominciaua 
cosi .  Noi  che  flamo  d  i  (opra ,  falutiamo  voi>chc  ci  iète  di  fotto .  Ec 
Ariftotcle  parimente  moftri  con  ragioncjche  ffamo  noi  quelli  di  fot- 
to .  Ma  quello  niente  ferue  al  propoflto  noftro  ;  bafta ,  che  Plutone^ 
intendendo ilSoleperlui,  e  creduto  ftare  fotterra  tutto  il  tempo, 
chenon appare (bprailnoftroorizontc,&  tiene fèco  la  rapita  Pro- 
(èrpina,  che  moftra  la  virtù  dei  {eme,  perche  quefto  allhora  fti  fer- 
rato nei  ventre  della  tetra.  Egli  hi  vn*eImo,come  difl'e  Homero, 
Platone ,  &  Higino ,  perche  la  fommita  del  Sole  a  noi  èocculta .  E 
fecondo  le  fauole  l'elmo  di  Plutone ,  ò  di  Orco ,  che  Plutone  fu  detto 
ancora  Orco ,  rendcua  inuifibile  chiunque  loportaua  in  modo ,  che 
vedendo  lui  gli  altri ,  ci  non  era  punto  veduto .  Et  dicono ,  che  Per- 
fèo  l'hauea,  quando  tagliò  il  capodMedufa  :  &  che  con  quefto  (i 
nafcofe  dalle  forelle  di  lei,  che  gli  fiirono  fubito  dietro,  &  lo  haue- 
rebbonotrattatomale  j  fé  non  era  lo  elmo  di  Orco ,  datogli  da  Mi- 
nefua ,  la  quale  appreflb  di  Homero  fc  ne  feruì  parimente  per  non  eP 
fer  villa  da  Marte  combattere  contra  Troiani»  Il  cane  Cerbero  con^ 
tre  capi,  che  gli  ftà  a'  piedi ,  come  ferine  e  tiandio  Fulgentio,  iJ  qual 
chiama  Plutone  prefide,  &:  cuilode  della  terra,  &  lo  fa  circondato 
diofcure tenebre  con  vno  fcettro  in  mano,  fi^gnifi^ca  la  inuidia  nei 
mortali  nafcere  di  tre  maniere ,  cioè  ò  per  natura ,  ò  per  cafo ,  ò  per 
accidente  ,  onero  anco ,  come  vogliono  altri ,  chetre  cofe  fanno  di- 
bifognoalfcme,  (è  debbe  produrre  il  frutto:  prima  che  fia  iparfo  in 
terra  ,  poi  che  quiui  fia  coperto,  &  vltimamente  che  germogli .  Pin- 
darofinge  :  che  Platone  habbia  in  mano  vna  verga,  &  dice  che  egli 
con  qutfta  conduce  le  anime  in  inferno»  Et  alcuni  gli  pofero  vna_» 
chiane,  come  che  egli  così  tenga  (errato  il  regno  dello  infèrno,  che  le 
anime  colà  giù  difccfe  vna  voira  nonpoffano  vicirncpiù  mai.  Onde 
kggefi  appreflb  di  Paufania^che  nel  tempio  di  Giunone  in  certa  par- 
' ' "   "' "       te 


Colore  di 
Plutone. 

Corona  di 
Plutone . 

Scettro  di 
Platone. 

rlutotie  pct 
il  Sole . 


ProfcrpìnSi. 


Ftti^enuo. 


P»u£uuar 


23  4^     Imagini  de  i  Dei 


*^sS.     •'''^'\?""  ^''  ^^«^«'«^  ^^^  '^'^^^'  ■^"/^^'«Oj'^'  Troferpìna  fiia  moglie ,  c^i     ^Cj. 
^-?f^         iurìnomo  d'moratore  dtlle  carni  de  morti  ;  di  Cerbero  cane  tri-       ^% 


■4. 


4^ 


[ance  cusìode  dell'Inferno.  Tintone  è  tolto  per  il  Sole  nel  tem- 

pò  dell' Inuerno ,  nel  amie  la  virtù  della  terra  flà  infc  rljìrctt.i; 

dj-  Troferpina  è  intefa  per  la  terra  ;  il  caìie  per  le  tre  cofe  necef     ^^£^ 

faxk  al  fme,  il  mfcere ,  crefccre ,  ù-  pcrfcttionarfi ,  '^SSf^ 


*jH,.g55^ 


t'^^ij^'  ^^ì^^i'd'^  (tii- 


h^^ 

^^. 


1^  cJU  eJLs  cJL=  cjOj  rJLscAs-^ 


^^^^^i^^t^^i^^'i^^i^^'^'^^^"^^ 


De  gli  Antichi.        235 

èe  della  Grecia  fu  pofta  vnajtauola, nella  quale  erano  intagliate  mol- 
te cofe,&  eraui  tra  le  altre  PlutonCi&  Proferpina  con  due  Ninfe;  del- 
le quali  teneua  IVna  con  mano  ma  palla ,  l'altra  vna  chiane,  perche, 
(  foggiunge  efib  Paufania  )  la  chiane  è  infegna  di  Plutone ,  conciofia   Chiaiie  fn_à 
che  ei  tenga  ferrata  la  cafa  infernale  in  modo ,  che  quindi  ninno  può  '"^''^'^  ^  ^*^^-- 
Yfcire .  Il  che  diede  occa  (ione  alle  fauole  di  fingere,  che  Cerbero  ftia  ^'^"** 
alla  porta  dello  inferno,  né  latri  fé  non  a  chi  tenta  di  partire,  fpauen- 
tando  quiui  le  anime  perdute ,  come  dice  Seneca  dcfcriuendolo  iìi^      - 
quello  modo,  "'  ^^"^^ 

$1  terrìbile  cane  y  che  a,  la  guardia  ' 

Sta  del  perduto  regno ,  e  con  tré  bocche  ' 
Lo  fa  d'  borrìbil  voce  rìfonare , 
Tergendo  grane  tema  a  le  trijìe  ombrCj 
il  capo  y  eH  collo  ha  cìnto  di  ferpentì , 
JEt  è  la  coda  Vn  fero  Drago  ,  il  quale 
Fifchia  y  s' aggira ,  e  tutto  fi  dibatte . 

Così  lo  defcriue  anco  Appollodoro  ;  fé  non  che  dice  di  più  ,  che  I    .     n  j  . 
peli  del  doflb  fono  tutti  ferpcntcUi.  Et  E)ante  così  dice  del  medeH-      pamsl^* 
lìnìo  » 

Cerbero  fera  crudele  y  e  d'merfa 

Con  tre  gole  caminamente  latra 

Soura  a  la  gente ,  che  quiiti  è  fommerja , 
Gli  occhi  ìya  vermigli  y  la  barba  vnta  &  atray 

il  Ventre  largo, ó^  onghiate  le  manie 

Craifia  gli  yjnrti , gì' ingoia ,&  i  fquatra • 

He  dodo  io  fece  con  cento  tefte.  Se  dice  che  era  il  portinaio  di  Plu^  KefiecJ^ 
tene ,  &  che  faceua  carezze  d  tutti  quelli ,  che  entrauano  in  inferno  * 
ma  a  chi  voleua  vfci"ne  fi  auuentaua  flibito,  &  lo  diiioraua .  Il  che  fi 
confà  molto  bene  al  fuo  nome ,  perche  tirando  dal  Qreco ,  Cerbero 
viene  à  dire,  che  diuora  la  carne .  Et  perquefto  hanno  detto  alcuni , 
che  per  lui  s-'intcnde  la  terra ,  la  quale  diuora  gli  corpi  morti .  Et  vn 
iìmile  fu  fra  giiDeidcirinfernoin  Delfo ,  chiamato  da  quelle  genti 
Eurinomo,  ilquale  era  creduto  mangiare  la  carne  de'morti  in  modo ,  Emi\iùvx>>- 
che  ne  lafciaua  l'offa  tutte  nude ,  come  recita  Paufania,  che  lo  defcri- 
ue tutto  negriccio3&  «si  colore  delle  mofche  ftari  federe  su  vna  pel- 
le di  auoltoio,  &  moftrare  gli  denti ,  Hanno  anco  volutoalcuni,  chs 
per  Cerbero  fi  intenda  quello  noftro  corpo ,  il  quale  fi  moflra  piace- 
vole d  chi  entra  in  inferno  cioè  fi  dona  d  i  yitij,^:  a'  lafcini  piaceri,dc 
grida  poi  a  chi  ne  vuole  vfcire ,  cioè  latore  quelii  ^  ^  darli  alla  vir- 


al 

clic  fÌOTifichi 


2  3  (5"      Imagini  de  i  Dei 

tCi .  Et  così  rintcfe  foriè  Virgilio,quando  fece  che  quefta  beftia  fi  Ic^ 
iiafl'e  contro  Enea  andante  in  inferno ,  il  che  fé  ben  pare  e{Tcr  contra- 
rio a  quello ,  che  di  lei  fcriflero  Hefiodo ,  &  gli  altri ,  dicendo  che  ci- 
Ja  fi  moliti  piaccuole  all'entrataa  chi  vd,non  è  però  ;  perche  bifognx 
aucrtire ,  che  tiittiqucllili  quali  fono  andati  in  inferno ,  non  ri  fono 
andati  per  vna  medcfimacagione ,  ne  ad  vn  medefimo  fine  perciò  ne 
fono  anco  auenuti  diuerfi  fucceflì.  Imperochc  chi  va  in  infcrno(chc 
"Difcendei'c  altro  non  vuole  hora  dire ,  che  difccndere  fra  la  perduta  turba  de  vi- 
li* [nferno  ,  ^jj  j  per ftarfcne  fempre  fra  viciofi  piaceri ,  troua  all'entrata  Cerbc- 
ropiaceuole,perchequefì:ocorpotace,&  gode  contentandogiifuo 
lafciui  &  difordiiiati  appetiti;ma  grida  poi  quando  vede ,  che  l'huo- 
mo-vuole  tornarfi  in  dietro,  &  partire  da  quelli  per  feguitar  la  ragio- 
ne .  Onde  chi  fa  quello  viaggio  per  andare  alla  confideratione  de  i 
vitij ,  acciochefappi,come  egli  ha  da  fuggire,  &  farfi  perciò  più 
fpedito  alle  operationi  virtuofe ,  come  fece  Enea,  troua  Cerbero,  che 
gli  fi  lena  contra ,  che  vien  a  dire ,  che  l'appetito  fenfuale  grida ,  per- 
che vede  di  non  potere  godere  quelli  piaceri ,  che  più  defidera .  Et 
per  quello  ancora  fu  finto  .  chcHercoleandafìe  in  inferno ,  &  quindi 
ne  traheffe  Cerbero  legato,  come  figura  dcll'huomo  prudcnte,ilqua- 
le  lega ,  &  flringe  quelli  fcnfi  del  corpo  in  modo ,  che  facilmente  fcj 
gli  tira  dietro  fuori  dell'inferno  dei  vitij  e  gli  guida  per  la  luce  della 
virtù .  Et  che  Piritoo  all'incontro  andato  a  leuarc  la  moglie  à  Pluto- 
nc ,  per  contentare  l'appetito  lafciuo ,  vi  reftafl'e  morto  da  Cerbero  > 
perche  chi  tutto  fi  immerge  ne*  brutti  piaceri ,  &  vitiofi ,  non  torna 
poi  più  ad  operare  virtuofamente ,  ma  fri  quelli  (è  ne  muore.  Heca- 
teo  fcriflc  ,come  rifcrifce  Paufania ,  che  non  vi  fu  cane  alcuno  di  in- 
ferno ,  ma  che  dò  fu  finto ,  perche  in  certa  caucrna ,  per  la  quale  fu 
creduto  poterfi  difcendcrc  in  inferno,  ftaua  vn  terribile  ferpente, 
che  faceuafubito  morire  chi  vifiaccofìaua  ,&  che  quella  fu  la  be- 
flia,  che  traffeHercole  ad  Eurifteo  d'inferno,  alla  quale Homero 
diede  nome  di  cane  folamente  ,  ma  altri  doppo  lui  lo  chiamaro- 
no Cerbero ,  &  lo  finfero  hauerc  tre  tefte  :  di  che ,  &  di  molte  altre-» 
coic ,  che  rcflano  di  quefta  befi^ia ,  non  dico  più  per  hora ,  perche  fa- 
ti più  a  propofito  metter  le  poi  in  certa  fcrittura,  che  ho  giddifcgna- 
ta dell'anima  .  Ma  ritorno  a  Plutone ,  del  quakSeneca  fa  ritnr^to  in 
quella  guifa  dicendo  nella  tragedia  di  Hercole  furiofo» 

Con  maejìà.  terribile ,  e  crudele 

Siede  Tluto  feuero ,  e  trìjio  In  fronte  ; 
Ha  non  tanto  però ,  che  non  fi  mefiti 
Tur  anco  in  parte  ftm'de  affratelli, 
JE  nato  del  teìtHe  fine .   //  Volt» 
Tar  efier  di  Girne  dlb^rAi  ch'egli 

Spkga 


Hecateo. 


SeqcCl. 


De  gli  Antichi.        237 

Spiega  l\xY dente  fulmine  , e  t o/atro- 
I^e^ho  co  fa.  non  ha  ^  che  più  tremenda 
Sia  d'ejfo  ,poì  ch'ai  fuo  tremendo  afpetto 
Ta ti cnta;  ciòyche  altrui  jpauento  porge . 

A  cofliii  dettero  gli  antichi  vn  carro  tirato  da  quattro  ferociilìmi 
caualli negri,  che  rpiranano  fuoco ,  nominati  Orfneo ,  Tone ,  Nit-     Cano  di 
teo ,  &  AJaftore ,  che  tanti  ne  mette  Claudiana ,  benché  dica  il  Boc-     l^lutone . 
caccio,,  che  erano  tre  folamente,  &  che'l  carro  parimente  non  hauc- 
uà  più  di  tre  ruote  ,  volendo  mbrtrarèin  queito  modo  chi  lo  fece^ , 
quale  fiaFa  fatica ,  &  il  pericolo  di  coloro ,  che  cercano  arricchirete 
la  incertitudine  delle  eofe  venture;  perche  lo  tolfero  anco  per  lo  Dio 
delle  ricchezze.  Benché  ne  haueflero  vn'altro  ancora  i  Greci  de  i  Dei 
ricchezze,  il  quale  bene  hebbe  quafi  vn  medefimo  nome  con  qiiefto ,    •  .,^    j^ 
perche  io  chiamarono  Pluro  ;  fiì  però  djuerlb  da  lui,  almeno  di  ima*-     pimo'  * 
gine :  perche Ariftofanc Ibdefcriue huomo cicco, &  dice ,  che Gioue  Arìftofane , 
gli  cauò  gli  occhi,  accioche  ei  non  pot^ife  conofcere  gli  huomini  da 
bene ,  dotti ,  &  modefti,. perche  moftraua  fin  da  fanciullo  ài  amar- 
gli tanto ,  clic  andaua  dicendo  per  tutto  ài  volere  ftare  fcmpre  corLj 
quelli .  Luciano  parimente  lo  fa  non  folo  cieco ,  ma  anco  zoppo ,  &  Lucianoi- 
che  vàdi  con  lettica  talhora  che  fia  tuttiaXpeditc^,  &  veloce  nel  cami- 
nare ,  pcrcioche  dicefi',  che  nef  dare  le  ricchezze  a*  maliiagi ,  egli  è 
prefto ,  &  veloce ,  ma  che  quando  le  pòrta  a' buoni  vi  a  paflTi  fardi,& 
lenti,  che  è  proprio  anco  della  Fortuna.  Et  però  rcriue  Paufania, 
che  fu  vn'accorco  configlio  di  colui:^,v:he  appreflb  de  i  Thebani  pofe 
il  Dio  Fiuto  in  mano  della  Fortuna  come  che  ella  fìa  di  luimadr^y 
&  nutrice .  Et  foggiunge  poi ,  che  non  meno  accortamente  (tco.  Ce- 
fìfodoto,  fcu  Irò  re  e{- celiente,  ilquale  fece  a  gli  Atheniefì  vna  ftatoa'. 
d'ella  pace,  &  le  pofe  iti  grembo  il  Dio  PlutoA  perche  la  pace  è  con-- 
feruatricedelle  ricchezze,  &  le  guerre  le  diflipano.  Stobeo  «ellaLf     Stobso:. 
Còmparation,  che  fanno  di  sèmedefimiinfìemequeflo  Fiuto,  &  la 
Virtù ,  fa  che  egli  fi  gloria  di  condur  al  dèfiato  fìnei  defìderij  de  gli 
huomini ,  éc  dei  nafcere  fue  dice  Hefiodo  ;  che  effendò  vn  certo  lafìo 
amato  dalla  Dea  Cerere ,  del  loro  congiungirtiento  ne  nacque  Fiuto, 
che  fu  poi  totalmente  felice  in  ogni  fuo  affare .  che  ad  altri  anco  fo- 
lena  applicar  quefla  fua  feliciti  .•  Q^eflo  intcrpretandaalcuni ,  di- 
cono del  a  terra  intefa  per  Cerere,  congiunta  con  lafìo-,  che  fìgnifi^ 
calo  agricoltore ,  ne  nafce  queflo  Fiuto,  che  vien  interpretato  ric- 
chezza. Effendoche  veramente  dalla  fertiliti  del  terreoo,  &  la  quale: 
iì  fa  col  ben  eoltiuarlo^  l'huomo  fi  acquifia  ricchezze ,  &  beni.  Plu- 
tarco fcriue,che  apprefTo  de  i  Laccdem©nij  era  il  Dio  Fiuto  cicco,& 
che  ftaua  giacendo  Tempre.  Et  quelli  di  Rhodo  rhaueuano  che  ve- 
^ua:>&  era:còrali>c  dorato).  Còme  fi  raccoglie  da  Filoflrato,il  quale-   FiloftraKr- 

àk&g, 


Vafcons. 


238      Imagini  de  i  Dei 

d  :cc ,  che  Pluto  ftaua  alla  guardia  delia  rocca  di  quella  Cittd  dipin- 
to ernie  ali,  come  quello,  chcdallenunoleeracradifcefoi  dorato 
perche  oro  fu  la  nìatena,in  che  egli  apparue  prima,  &  con  gli  oc- 
chi ,  perche  venne  dalla  diuina  prouidenza .  Concio/ìa  che  dica,  che 
nel  nafcnnento  ci  Minerua  piouue  oro  fopra  gli  FJiodij ,  St  ciò  fi  Icg- 
OrcpioiHite.  g^  appreflb  di  Claudiano  ancora ,  oue  egli  lauda  Stiiicone .  La  qùal 
cofa,fu  fecondo  il  medefimo  Filoftrato, perche  ben  conobbero  quel- 
li dì  Rhodo  Minerua,  &  la  adorarono  ancora ,  ma  non  come  fi  douc- 
na  fare:,  percioche  fenza  foco  le  facrifìcauano ,  &  però  concefle  loro 
Gioue  la  pioggia  dell'oro .  Ma  a  quelli  di  Athene  fu  data  la  Dea  co- 
me a  più  faggi ,  &  che  ne'  faci  facriScij  vfarono  il  fuoco.  Fu  poi  da- 
to al  Dio  dell'inferno  Plutone  il  CiprefTo,  &  de  i  rami ,  &  delle  foglie 
gliene  fecero  ghirlande  gli  antichi ,  come  di  arbore  trifì:a ,  &  mefta, 
&  che  nei  funerali  era  adoperata,  ò  fofTe  perche  come  vna  volta  e  ta- 
gliato ,  più  non  rigermoglia ,  onero  perche ,  come  dice  Varronc,cir- 
condauano  de'  fuoi  rami  il  foco,  che  abbruciaua  i  corpi  morti,accio- 
che  il  grane  odore  de  gli  abbruciati  corpi  non  offendcfTe  quelli ,  che-» 
quiui  ftauano  d'intorno  ;  eflendo  vfànza  de  gli  antichi ,  che  i  paren- 
ti ,  e  gli  amici  andauano  ad  accompagnare  h  morto  fin'al  luoco  ap- 
preftato  per  abbruciarlo,oue  gli  fìmetteuano  poi  tutti  airintornOj& 
con  alcune lamentcuoli  voci  rifpondeuano  a  certa  fcmina ,  la  qualc-i 
condotta  a  prezzo  per  quefto  piangendo  gridaua ,  &  fi  lamcntaua_» 
quanto poteua,&diceua anco talhora  qualche  bene  del  morto; ne 
partiuano  fin  che  fofl'ero  raccolte  le  cenerij&  ripofte  hauendo  allho- 
ra  la  femina  lafciato  di  piangere ,  ^  detto  le  vltime  parole ,  che  tanto 
valeuano,  quanto  farebbe  a  dire  ;  Hora  potere  andamene.  Et  di 
Adianto  herba ,  che  volgarmente  fi  chiama  Capeluenere ,  fu  inghir- 
landato anco  alle  volte  Plutone  .  Etvi  fono  fì-ati  di  quelli  etiandio, 
che  gli  hanno  poflo  intorno  al  capo  Ai  Narcifo ,  facendogliene  pure 
ghirlanda ,  perche  quello  fiore  era  creduto  efiere  grato  a  i  morti.for- 
fe  per  lo  infelice  fine  del  giouanc  già  mutato  in  effo  ;  onde  ne  faceua- 
«o  ghirlandeparimcnte,  come  dice  Fornuto,  alle  Furie  infernali. 
Quefte  erano  feruenti,  &  miniflredi  Plutone ,  &  veniuano  fpeflb  a_» 
piuiire  i  mortali  delle  loro  empie ,  &  maluagie  opere ,  ò  che  a  farn?-» 
delle  altre  gli  tirauano ,  &  erano ,  tre ,  i  nom  i  delle  quali  fono  Alet- 
to -  Tififone ,  e  Megera .  Furono  da  gli  antichi  adorate  più  perche-» 
non  facefllro  male ,  che  perche  haueflero  da  fare  alcun  bene  ,  cornea 
f:;»-ono  anco  adorati  i  Dei  Aucrrunci ,  perche  rimoueffcro ,  &  difcac- 
ciailero  ogni  male,  &  per  quello  folamente  dice  Panfania ,  che  fàcri- 
ficiuano  loro  anco  1  Greci .  Et  il  nome  fleflb  niofìra  apunto  la  iov- 
Sìatii)  Dio  Auerrunco,  perche  aucrruncare  già  appreflb  dei  Latini 
erri  il  H' rdcfimo ,  che  rimouere  &  difcacciare .  Hcbbero  dunque  le 
^urJ5  tei;  pij ,  &  altari ,  come  gli  altri  Dei ,  U  appreffo  de  i  Greci  gli 

•  ^theniefi 


Narcifo  fiore 


Degli  Antichi.        23^ 

Atheniefi  le  dfmandauano  k  Dee  Seuere ,  &  i  SicioniJ  le  chiamarono 
Bamenide,  6c  facrificauano  loro  ogni  anno  incerrodìaciò  dcUti- 
nato ,  alcune  pecore  pregne ,  &  oltre  alle  altre  cerimonie  Je  offcriua- 
no  anco  certe  ghirlai:dette  diiìori .  NclTAchaia  ancora  hebbero  le 
Furie  vn  tempio  con  fìmnlacri  di  legno  ailai  piccoli ,  nel  quale  fé  al- 
cuno macchiato  di  qualche  grane  fcelcraggine  fofle-  andato,  ancor 
che  per  veder  folamente,  comefi  fadiuentauafubito  for{ennato,& 
pareua  che  gli  cntrafTe  in  cuore  tutto  lo  fpauento  del  mondo ,  &  per- 
ciò non  vi  lafciauano  andare  perfona ,  come  nota  Paufania  :  il  quale 
dcfcriuendo  r  Arc:idia  racconta  ancorché  in  certa  parte  di  quel  paeiè 
fu  vn  tcmpio,&  vn  campo  confecrato  alle  Dee Manie,le  quali  eipen- 
ù  che  follerò  le  Furie  ;  perche  diceuafi ,  che  quiui  Orefte  perde  il  fen- 
no,  cediuentò  furiofo  hauendo  ammazzato  la  madre, &  che  indi 
non  molto  lungi  fu  certo  poggetto  chiamato  il  Dito,perche  ini  fi  ve- 
deua  vn  gran  Dito  tagliato  in  pietra  per  memoria,  che  Orefte  forfen- 
nato  fi  mangiò  in  quel  luocovn dito  della  mano»  D'onde  pafsò  poi 
su  certo  altro  piccolo  colle  poco  lontano,  ouc  trouò  rimedio  al  fuo 
furore,  &  in  vn'altro  tempio  delle  Furie,  le  quali,  come  ci  le  haue- 
iiavifte  tutte  nere  gid,  quando  incominciò  ad  impazzire,  così  le  vi- 
de  allhora  bianche ,  onde  ritornò  fubito  in  fuo  fenno .  Et  fu  perciò 
ofì'eruato  poi  da  gli  habitatori  àcì  paefe  di  fare  {àcrificio  alle  Dee-» 
bianche,&:  alle  Gratie  infiememente .  Cicerone  ferine,  che  i  Roma- 
ni parimente  hebbero  certo  bofchetto  confecrato  alla  Dea  FurinìL^ , 
oue  con  folenni  cerimonie  adoranano  le  Furie ,  i  fimulacri  delle  quali 
haueuano  ièrpenti  fui  capo  in  vece  di  capegli ,  checosì  le  fìnfe  Efchi-  • 
lo  innanzi  à  tutti  gli  altri,  cheThanno  feguitato  poi,  come  riferifce 
Paufania .  Onde  Seneca  fìnge ,  che  Giunone  così  dica ,  q^uando  vuoi  Seneca, 
far  che  Hercole  diuentiforfennato  a 

Uor  cominciate  voi  ferue  dì  Tinto, 

Venite  yia  con  adirata  tnano 

Scotendo  t'empie  faci ,  5^ ,  Megera 

Capo ,  e  guida  di  voiyc'horrendi  Serpi 

In  ycce  di  capegli  battete  jleuì 

Lei  mefiOrface  dal  funereo  vogo, 

E  con  quella  ne  Venga  apportatrice 

Ih  lagrimofi  affanni ,  e  di  dolore» 
Dante  dice ,  che  trouandofìegli  nel  profondo  infernale  drizzò  gli 
©echi  a  certa  torre  »  Dame. 

0«e  in  Vn  punto  vide  dritte  rattù^ 

Tre  furie  infernal  di  fangue  tìnte,. 

Che  membra  femlnil  haiteano ,  &  RttQ  » 
£  con  mire,  vtrdijjimc  erm  cinte  ^ 

'  Scfoeffh- 


240      Imagini  de  i  Del 

Serpentari iC  cerajìe.hxpiem  fer  erme f 
Onde  le  fiere  tempie  erano  auumte» 

Ma  quali  elle  foiìero  pofcia  nel  refto  C\  può  -.raccoglier  da  Strabo- 
ne,  il  quale fcriuendo delle Ifole  Callìteride  dice,  che  vnadiquelle-è 
habitata da huomini  tutti  di  color  fofco ,  veiliti  con  toniche, che 
vanno  lor  iiiHn'a  ipicdi ,  e  cinti  atrauerfo  il  petto,coii  baftoni  in  ma- 
no ,:(ìm.ili  apunto  a  quelle  Furie ,  che  moftrano  Tpeflb  le  Tragedie  su 
kfcene.  Et  Suida  riferendo  di  Menippo  Cinico  (cui  era  entrato  in 
capo  vna  tal  paz?ia  di  farli  credere  officiale  d'Inferno  3  &  che  i  Dei  di 
Jà  giù  rhauefi'ero  mandato  per  vederi!  male  >  che  fa  cenano  gli  huo 
iriini,&  riferii  lo  poi  loro)che  egli  vfaua  l'habito  delle  Furie,:^  lo  de- 
fcriueà  quefto  modo  dicendo ,  con  vefìe.negra ,  lunga  fìn'a  terra  ,.nf 
molto  largaj&  cinto  attrauerfo  bcnftrettocon  vna  grofla  fafcia,  ha- 
ueua  vn  capello  in  capo^nél  quale  erano  difegnatele  dodici  figure  ad 
Zodiaco ,  &  le  fue  fcarpe  erano ,  quali  vfauano  i  recitatori  delle  Tra- 
gedie,  portando  vn  groflo  baflonc di  fraine  in  mano;  &  haucndo 
la  barba  (  che  era  fua  propria)  come  di  Filofofo ,  ancor  che  quefla-j 
hauefl'e  niente  da  fare  con  le  Furie,  come  anco  fi  può  dire  del  cappel- 
lo :  pndeiavefte  negra  folamente  lunga,  &  cinta  attrauerfo  ,  &  il 
battone  che  haueua  in  mano  faranno  in  Mcnippo ,  fecondo  Suida ,  la 

Strabone.  imagine  dell'habito  furiale ,  come  lodefcrifle  anco  Strabene .  Qi>a- 
do  fu  lafciata  Ariedna  fui  lito  del  mareda  Thefca ,  che  fé  n'andò  via 
con  Fedra ,  ouedopporeflerfi  lamentata  la  mifera  aflai,  voltataiìi 
pregar  vendetta  di  chil'haueua  tradita ,  chiamò  le  Furie  così  dicc/.i- 

Catullo.    aoapprelVo  di  Catullo,. 

Voi  7 urie,  eh' a  mortai  de  le  male  opre 
Solete  dar  le  meritate  pene , 
oA  le  cfuaii  il  vipereo  crine  cmpre 
La  trìHa  fronte ,  che  fegnato  tiene 
In  sé  l'empio  fur  r ,  &  apre  e  fmopre 
t"  ira  arrabbiata-,  che  dal  petto  y  iene, 
Otta ,  qua  venite  À  vdìr  le  mie  .querelp. 
:Contra  queHo  maluagio  ^  empio ,  e  crudele  ^ 

QuaG  che  altri  non  fofTc  che  meglio  lo  poteiTe  punire  della  fua_* 
impietd.  Concioila  che  gli  atfetti  iteifi dell'animo  fiano  quelli,  che 
più  ci  trauaglianodi  quafaltraiì  voglia  cofa ,  qaando  torcono  dal 
dritto ,  &  diuentano  difordinati  i  né  altro  fono  iU  noi  le  furie  infer- 
Tattantio.    "^^^- ^^^  "^^  quelli  intefero  i  Poeti  fotto  il  nome  di  queftc.  Onde  L:it' 
Turie  pciche  t^utio  così  dice  :  Finfero  i.Poeti  che  tre  follerò  le  Furie , le  quali  ve- 
tte, nifferoà  turbarelexneiui humane, perche  tre  fono  gli  affetci-,  cheti- 


rano 


Degli  Antichi s        241 

■ji^^^^  éf)^éfj^^^  ^Qk^'Àéf^  (?mfik éùib  ?f>a  c^./r-.  .-jpi <?a^  c^-ws,  -v-s  < 


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«SI* 


Imagwi  di  Aletto,  Tcflfone ,  (^  Megera  tre  furie  |^|* 

infernali  pnmtricì  del  male  ^  (^  di  quello  anco  S^^ 

apportatrici ,  intefe  per  tre  pajjioni  dell'animo ,  ^&o. 

ìrajAuaritJa^  ^  Libidine^  con  la  pecora  nera  à  S^^ 

loro  facratAii^  con  U  tortore  fegno  di  meili^  #|^ 


N-^-C^^. 


r^mw'w^^ 


24  :ì       Imagini  de  i  Dei 

rano  gli  huomini  à  fare  ogni  male  fenza  pure  hauer  alcun  minimo  ri- 
fpetto  j  né  alla  propria  fama ,  nèalla  famiglia ,  da  che  fi  fcende ,  né 
alla  propria  vita  ;  La  Ira ,  che  cerca  vendetta  ;  la  Cupidigia ,  ch<^ 
brama  ricchezze ,  &  la  Libineche  fi  da  in  preda  à  dishonefti  piaceri. 
Benché  ci  furono  quelli  affetti  dati  da  Dio  perche  a  ben  viuere  ci^ 
aiutaflbro ,  &  perciò  pofe  loro  la  diuina  prouidcnza  certi  tcrminijol- 
trc  alli  quali  non  più  ci  gìouano ,  ma  ci  nuocono  ;  perche  mutaiio  la 
natura  loro  ,d>cdi  virtù ,  che  erano  prima  diueatano  vitij .  Impero- 
cheildefiderar  di  hauer  fu  aggiunto  all'animo  noftro ,  accioche  li 
procacia ifeciafcheduno  di confeguir  quello ,  che  alla  vita  è  necelfa- 
rio.  Fugli dato  l'appetito lafciuo,  perche  folamenteà  generar  figli- 
uòli Tadoperafle,  &  così  per  la  continua  raccesone  folle  conferua- 
tala  humana  prole ,  &  ordinato  fj  ,  clic  quando  voleua ,  G.  potefle^ 
adirare ,  accioche  mglio  caftigalTe  gli  altrui  errori ,  e  mettclle  freno 
a  quelli  li  quali  fono  in  fiio  potere  ;,  &  fi  pigliano  ogni  liberta  di  far 
male.  Quefi:i affetti dunque,&:  paffioni  dcH'animo  nollro, mentre 
che  ftanno  nella  natura  loro ,  ne  più  oltre  palfano  di  quello ,  à  cho 
furono  ordinati ,  ci  danno  vita  quieta,&  tranquilla  :  ma  fé  altrimen- 
ti fannOjtutta  cela  tnrbano,&  ci  tranaglianoàguifa  di  Furie  inferna- 
li .  Alle  quali  dauano  gli  antichi  accefe  ficelle  in  mano ,  per  moflra- 
re  gliardori,che  nel  petto  ci  pongono  gli  affetti ,  che  io  dilli,  come 
fi  vedrà  meglio  ancora  nella  imagine  di  Tififone,  della  quale,  quan- 
do ella  va  per  feminare  odio ,  &  difcordiatra  gliempi  fratelli  Etheo- 
Staiio  >  colej&  Polinice,Statio  moftrando  la  letitia,che  ella  fentiua  per  lo  an- 
dare ad  operare  cofà  fimile,  fa  ritratto  in  quefìa  guifa . 

ìfon  yà  pia  lieta  altroue,  ò  pia  veloce  t 
Né  sa  ?ncg!io  di  qutfìa,  alcuna  yia  > 
Ne  la  Ve  à  l'alme  peccatrici  noce 
Ve  boh^a  taly  ch'à  lei  più  grata  fin  • 
MtUe  CeraHe  da  la  frofite  atroce 

Famie  ombra  al  Volto  fpauentofa,&'  ria,  _^ 

Sotto  duo  cigli  in  fuor  pendenti ,  e  cani 
Tortì,&  nel  capo  ^jf'mti  ha  gli  occhi  pruni . 

Tìnta  hd  la  faccia  di  color  fanguigno , 

(^al  tra  le  nebbie  è  l'incantata  Luna  ; 

Il  rimanente  è  paìlid» ,  &  ferrign9  » 

Sparfo  di  fame  congelata  ,  &  bruna . 

^i  bocca  efce  vn  Vapor  graffo ,  &  maligno  , 

Che  non  pur  l'herba  attofca ,  &  Ilaria  imbruna  ; 

Ma  jparge  tra  mortai  con  fiera  forte 

fame,jete ,  impietadi ,  horrori ,  &  morte . 


Degli  Antichi.        245 

*9  (^^  ^^  Jhrano  &  ifauentofo  ai^etto 
E  i'habito ,  che  porta  3  differente , 
Sdrufcko  à  tergo  Je  l' allaccia  al  petto 
Con  le  fibbie  ;  ogni  fibbia  è  d'yn  fer pente  l 
atropo ,  &  Troferpina  per  diletta 
La  fogliono  adornar  fi  Vagamente . 
D' Hìdre  la  defira  mxn  ruota  Vna  sfer'^a. 
L'altra  col  foco  horribilmente /cher-^a  • 

Et  quando  Giunone  la  manda  a  leuare  il  fenno  ad  Athamanto , 
Ouidio  la  defcriuc  dì  turbata  vifta ,  con  chiome  canute,  mi/le  di  fer- 
penti,che  le  fcendeno  giù  per  la  faccia ,  veftita  di  gonna  tutta  rparfa 
difanguej&laFacintaà  trauerfo  con  ferpenti  mfieme  ritorti, 5c^ 
che  babbi  in  mano  vna  facella  tinta  parimente  di  fangue ,  &  che  con 
leifèn vadilatema, &lofpauento.  Non (eruiuano dunque à Pluto- 
ne folamente  le  Furie,  benché  foflerodi  fua  famiglia ,  ma  à  Giunone 
ancora ,  &  à  Gioue  parimente  :  li  quali  paruero  haucr  che  fare  anco 
in  Inferno,  onde  fu  chiamato  fbuente  rvnG,&  l'altro  infernale,  &: 
Stigio  dalla  Stigia  Palude,  che  cinge  l'Inferno  intorno  intorno,  co-  scWa  Pallu- 
me  cantano  i  Poeti  ;  dicendo  anco,  che  giurauano  femprc  i  Dei  per  le  de T 
acque  ài  quefta  con  pena  à  qualunque  di  loro  haueffe  giurato  il  folfo 
dieflere  fubitopriuato  della  dignità  pervn'anno ,  di  non  bere  netta- 
re, &  non  mangiare  am.brofia.  Et  fu  dato  quel  priuilegio  alla  Palude 
Stigia ,  che  i  Dei  giuralfero  per  lei ,  in  confìderatione  della  Vittoria-» 
fuu  figliuola, che  fu  con  Gioue  nella  guerra  contra  Giganti.  Ma  Icg- 
gefi  anco ,  che  ciò  fu  fìnto ,  perche  Stige  fignifìca  merore,  e  triftezza, 
dalla  quale  fono  fempre  lontani  i  Dei,che  godono  perpetua  allegrez- 
za j  &  gioia;  cerne  che  giuralTero  per  quello,  da  che  fono  in  tutto 
alieni .  Circonda  quefta  Palude  l'Inferno,  perche  altrowe  non  fi  tro- 
ua  mertitia  maggiore,  &  per  ciò  vi  fu  anco  il  fiume  Lete  ,  Ache- 
ronte. Fiegetonte,  Cocito,  &  altri  fiumi,  che  fignificano  pianto, 
dolore ,  triftezza ,  ramarico ,  &  altre  fimili  paflioni ,  che  jfèntono  del 
continuo  i  dannati .  Le  quali  1  Platonici  vogliono  intendere,  che  fia-     Platenici  - 
no  in  qucfìo  modo  dicendo,  che  l'anima  allhora  va  in  Inferno,quan- 
do  difcende  nel  corpo  mortale ,  oue  troua  il  fiume  Lete ,  che  induce-»  ^^^^  fiume, 
obliuionc ,  da  quello  palla  aiPAcheronte ,  che  vuol  dire  priuatione-»  ^'^"S'^o"^«  • 
di  allegrezza,  perche  fcordatafi  l'anima  le  cofe  del  Cielo  ,  perde  tut- 
ta la  gioia ,  che  fentiua  dalla  cognitione  di  quelle ,  onde  ftà  tutta  tri- 
lla ,  e  mefta  &  è  perciò  circondata  dalla  Palude  Stigia,  &  fé  ne  rama- 
rica  fouentc ,  &  ne  piange ,  che  viene  à  fare  il  fiume  Cocito,  le  cui  ac-      oocito, 
que  fono  tutte  di  Isgrimc ,  &"di  pianto  j  fi  come  -Fiegetonte  Je  ha  di  _. 
fuoco,  &  di  fi  anime  ;  che  moftrano  l'ardore  dell'ira  >  e  de  gli  altri  af-       ^ 
fctti,checi  tormentano p msntre  che  fiamo  nell'inferno  di  quello 

•        Q^  1         corpo. 


244      Imagi  ni  de  i  Dei 


4^ 


h^agine  dell'  Arpie ,  Streojje^  ^  Lamie  ^f  mitrici , 
^  apportatrici  di  male  ^  ^  moflri  amara  j^a~ 
uentemU  di  Liiia  ,fignificanti  la  finta  ^  ar- 
tifictcfa  helle7^zjt^  ^  allettamenti  delle  meretri- 
àj  ^  le  adtiUtidmde  mahiagi^adtilatori^chc^ 
apportai  pr'rma  diletto  ^poi  danno  all'  animA^^ 
di  corpo ,  all'hmore ,  ^  dU  njtt.-?^^  , 


>--v  --v^H^..'^^  ^  ^^^  *K  *  ^-  «i4  i&  sfe  SoJ^^vi  S  'ri#* 


De  gli  Antichi .       '24$ 

tórpo ,  come  habbiamo  detto,  che  faceuano  anco  le  Furie  ;  alle  qua- 
li Virgilio  aggiunge  le  ali ,  &  dice,  che  elle  fono  prede  Tempre  dinan- 
zi àGioue  ,  qualunque  volta  egli  vuole  mandare  a'  mortali  qualche^ 
(pauento  grande  di  morte,  di  guerra,  di  pefte,  òdi  altro  grauiflìmo 
male.  Et  Eliano  ferine ,  che  le  Tortorelie  furono  coniècrate  da  gli  Elùn^; 
antichi  alle  Furie  ;  ne  trono ,  che  altro  animale  foffe  proprio  loro ,  le 
no  che  Virgilio  ne  fa  caagiare  vna  in  Ciuctta,ò  Gulb  che  foflejquan* 
do  Gioue  la  manda  2  fpaucntare  Turno ,  mentre  che  combatte  coji_j 
Enea,  Sono  ftati  di  quelli  poi,li  quali  alle  tre  furie  gii  dette  aggiuu- 
gonp  la  quarta ,  che  cJbiamano  Lifla.  Quefla  fignifica  appo  noi  rab-  ^*** 
bia ,  &  perciò  vogliono ,  che  ella  fia ,  che  hccÌ3>  arrabbiare  i  morta- 
li ,  e  perdere  il  fenno-  Onde  Euripide  finge,  che  Iride  comandata^» 
da  Giunone  mena  coflei  ad  Hercole,  perche  lo  faccia  diucntar  furio- 
Co ,  &  arrabbiato .  Ella  hi  il  capo  r intodi  fcrpenti,  &  porta  vno  fti- 
molo,  onero  vna  ferza  in  mano.  Alle  Furie  potiamo  aggiungere  le 
Arpie ,  perche  credcuano  gli  antichi^^chc  mandaffero  i  Dei  quefle  pa-  A^^^-- 
rimente  talhora  i  punire  i  mortali  del  loro  maluagio  operare;  le  qua- 
li ftauano  pure  in  Inferno,  quantunque  Virgilio  le  faceflè  vna  voltv^ 
habitareIeIfoleStrofadcnelmarelGnio:ma  quiuijod  altroue  che 
fteffero ,  non  importa  i  me  nel  dipingerle,,  &  meno  i  chi  vorri  fàpe- 
re  come  fodero  fatte.  Haueuano  queite  adunque  la  faccia  di  donna.-» 
afifai  bella,  ma  magra,&  il  refto  dcleorpo  era  di  yccello,con  ali  gran- 
di ,  &  con  adunclii  artigli ,  che  così  le  defcriue  Virgilio ,  qual  dall' A-  ^ ,..-  n^ 
riofto  è  flato  molto  bene  imitato ,  &  quafi  tradotto  in  quella  parte; 
il  che  fa ,  che  io  lafcioi  verfi  di  Virgilio  ,e  pongo  quelli  iblamcnte 
dell' Arioilo ,  che  cefi  dicono  dell'Arpie , 

» 

Erario  fette  hi  vna.  fchìera  a  tutte 

Folto  dì  donna  hauean  pallide  j  e  fraorte  ^ 

Ter  lunga  fame  attenuate  ^  e  ajciutte, 

HorrìbUi  a  Veder  più,  che  la  morte . 

Valacce  grande  hauean  de  formi  ^.e  brutte ^ 

Ix  man  rapaci ,  e  l'vgne  tncurm ,  e  torte . 

Grande  yC  fetido  il  ventre , e  lunga  coda, 

€ome  dì  Strpe,£he  s' aggira , e  fnoda • 
Et  Dante  parimente ,  togliendone  pur'il  ritratto  da  Virgilio  0  ne      Dante  J 
fece  vno  fchizzo ,  dicendo  nel  fuo  Inferno . 
Otmi  le  brutte  ^rpie  lor  nidi  fAnno , 

Che  cacciar  de  le  Strofade  i  Troiani 

Con  trifio  annuncio  di  futuro  danno  •> 
't4li  hanno  late ,  colli  e  vìfi  immani  « 

Tiè  con  artigli ,  e  pennuto  il  gran  Ventre 

datino  lamenti  in  su  gli  albini  lìrani . 

0^3  Dalle 


245      Imagini  de  i  Dei 

5rrcghe.         Dalle  Arpie  dice  Ouidio  che  nacquero  le  Streghe ,  le  quali  erauo 
Ouidif.      certi  vcccJIacci  grandi,  fpauenteuoli,  &  auidiflimi  del  fanguc  h^a. 
no  j  &  C9SÌ  le  dcfcriue . 

Hjin  grande  II  capo,  e  gli  occhi  fono  fuore 

Del  commun  vfo  groffi,&  eminenti , 

Vieni  di  brutto ,  e  di  crudele  horrore  • 
Olì  artigli  incurui ,  Se  d  la  preda  intenti , 

adunco  il  roHro  j  e  di  color  canuto 

Le  penne ,  e  par  che  ognun  di  lor  pauenti . 

Andaiiano  quefle  volando  fa  notte,  &  cacciate^  nelle  care,oile 

.  foiTero  teneri  fanciulli  fucchiauano  lor  il  dolce  Tangue ,  onde  ne  n:io- 

^^.^°*       1  iiiano  i  raiferelli .  Statio  le  fa  nate  in  Inferno ,  &  con  ficci.-t ,  collo , 

e  petto  di  donna,  &  che  habbino  alcuni  ferpentelli,che  fcendono 

dal  capo  su  la  fronte ,  &  fui  vifo  i  dice  parimente,  che  vanno  la  notte 

nelle  cafe  d  pafcerfi  del  fanguc  de  i  piccoli  fanciulli .  Et  per  rimedia- 

Plinio .  ^^  ^  quello  male  adorauano  gli  antichi  quella  Dea  Carna  ouero  Car- 
dinea ,  delia  quale  difl?  nella  iniagine  di  Giano,  Penìa  Plinio,  che  fia 
fauola  ciò  che  fi  dilfe  delle  Streghe,  &  che  gli  antichi  vfa  Aero  que- 
lla voce  folo  in  fare  onta ,  &  dire  villania  altrui  :  come  hoggi  ancor 
noi  chiamiamo  Streghe  le  malefiche  vecchie ,  e  tutte  le  donne  incan- 

lamie,  tatrici,le  quali  fono  prefte  fempre  a  fare  maleajtrui.  Hanno  poi  vo- 
luto alcuni ,  che  le  Lamie  follerò  il  medefimo  appreflb  de  i  Greci,che 
Tiloftrato..  le  ftreghc appreflb  de  i  Latini  ►  Ma Filoftrato  nella  vita  di  Apollo- 
nio dice ,  che  le  Lamie  fono  fpiriti .,  ò  vogliam  dire  dcmonij  maluagi, 
&  cijideli ,  libidinofi  oltra  modo ,  &  auidi  delle  humanc  carni .  Seri- 
tic  Suida ,  &  Fauorino  ancora ,  che  Lamia  fu  vna  bella  donna , della 
quale  s'innamorò  Gioue,&  ne  hebbevn  figliuolo  che  la  gelofa  Giu- 
none fecepoi  malamente  perire,  onde  la  mifera  madre  tanto  pianfe, 
che  tutta  fidisfece,&  a  vedetta  del  fuo  è  andata  Tempre  facendo  ma- 
le a  gli  altrui  figliuoli  ►  Altri  dicono,  che  furono  le  Lamie  animali, 

Kons,  che  haueuano  afpetto  di  donna  ,e  piedi  di  cauallo .  Ma  Dione  hi- 
jftorico  le  defcriue  in  altro  modo ,  &  perche  ne  hi  detto  più  di  tutti 
gli  altri:  voglio  riferire  tutto  quellojche  egli  ne  ferine  ►  Leggefi  dun- 
que appreffo  di  coftui,  che  in  certi  luochi  deferti  della  Lihia  fono  al- 
cune crudelifilmc  fere,  le  quali  hanno  il  vifo,&:  il  petto  di  dònna  bel- 
lo in  modo  che  meglio  non  fi  potrebbe  dipingere,  e  fi.  vede  loro  nel- 
l'afpctto ,  e  negli  occhitanta  gratia ,  &  vna  vaghezza  tale ,  che  chi  le 
jTiira,  le  giudica  tutte  manfuete,  &  piaceuoli .  Il  refto  del  corpo  poi 
scoperto  di  durilfime  fcaglie ,  &  va  diucntando  lèrpente  :  sì  che.  tìni- 
ièc  in  capo  di  ferpente  terribile,  &:  fpauenteuole^  Non  hanno  que- 
-fte  beftie  ali;,  ne  parlano  j  &  non  hanno  altra  Yocejfe  uonch^  fifchia- 

no,. 


De  gli  Antichi.      247 

4,r  '"'  '^'  ""  "^  "'  *" '"^  ■^'■'  """ '■""'""  '"■'  "  ~ 

4. 


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ImAgine  della  Sfinge  ThehnTjA  fuperatd  da  Edi- 
po ^C^  della  Chimera  Lieta  fuperata  da  "XcL 
ItYoforAe  ,  qptal fì  fvn  mente  della  hida  fie- 
no di  feroci  anitììali  ^  O*  deferto  i  dia  Tjélloro- 
fonte  ridotto  a  coltura ,  (^  habitalc^  . 


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Snn: 


•no. 


24.S      Imagini  de  i  Dei 

110  •  &  fcmo  tanto  veloci ,  che  non  è  animale  alcuno ,  che  da  loro  pof- 
fu  fuggire,  &  faniK>  c*TCCÌadeglihnominiiaqueftomodo .  Moftra- 
QÌQXCvùb.  no  il  bel  petto ,  come  diflfe  Gieremia  Profeta  ancora  :  benché  voleflc 
intendere  d'altro,  che  di  quelle  beCticoue  fcriffe.  Ehaiieuano  le 
Lamie  fccperìii  bianchi  petti.  De' quali  chi  gli  vede  così  diuenta 
vago  che  dcfidera  di  efiere  con  quelIe^S»:  da  cotal  defiderio  sforzato, 
a  loro  ne  vd ,  come  d  belliflime  donne ,  le  quali  non  lì  muouono pun- 
to ,  ma  quafi  vergognofe  chinano  gli  occhi  fpc^o  a  terra ,  ne  moftra- 
no  però  mai  gli  adunchi  artigli ,  fé  aon  quando  chi  andò  a  loro  e  ben 
appreflb ,  per  che  lo  pigliano  allhora  con  quelli ,  né  lo  ìafciano  pri- 
ma che  il  Serpente, che  èdiloro  fìne,&  quali  coda  con  vencnati  morfb 
l'habbia  vccifo^che  ali'hora  poi  fc  lo  diuorano.  Et  più  non  dico  del- 
le Lamie ,  ma  vengo  a  diflegnare  le  Sfìnge ,  le  quali  fono  moftri  non_. 
molto  diiTìmili  da  quelle ,  fauololi  in  parte,  &  in  parte  veri .  Percio- 
che  ferine  Plinio,che  fono  quefte  beftie  nella  Ethiopia  di  pelo  fofco, 
Con  due  poppe  al  petto,  di  faccia  moftruofa.  Et  Alberto  Magno 
fcriuendo  de  gli  animali  Jc  mette  tra  le  Simie,  &  per  quello ,  che  ei  ne 
dice ,  fono  quafi  quelli ,  che  noi  dichiamo  Gatti  Mammoni .  Ma  ne 
fcriuono  i  Poeti  in  altro  modo ,  dalli  quali  ne  hanno  tolto  il  ritratto 
Silano.  P^^  S^^  fcultori  tutti  7  &  i  Dipintori  ;  perche  quefti ,  come  dice  Elia- 
no,  fanno  la  Sfinge  la  metd  donna  ,  e  la  metà  Lione ,  che  così  la  de- 
fcriue  la  fauoia ,  qual  fi  racconta  di  Thebe ,  oue  ella  ftaua  su  certa_» 
rupe  proponendo  dubbiofì  detti  a  qualunche  paflaua  ài  ldj&  chi  non  _ 
fapeua  feiorgerli ,  da  lei  reflaua  miièramente  vceifò V  e  dinotato .  II 
dubbio  era ,  qual  foil'e  quell'animale ,  che  prima  di  quattro ,  pofcia 
didue,  &:  in  fine  fi  feruiua  di  trcpiedi  ;  &  dicono,  che  hauendolodi- 
chjarato  Edipo  dicendo,  che  era  rhuomo,  il  quale  nella  infanti?^ 
adopra  caminando  le  mani,  &  ipiedi  ^  &  cofi  fé  ne  vd  in  quattro,fat- 
to  poi  grande ,  vd  con  due  folamente ,  &  in  fine  quando  è  da  gli  anni 
sgranato  vd  con  tre ,  adoperando  vn  baione  per  fuo  fo/legno ,  ella__f 
di  dolor  ripiena  da  fé  flefld  fi  prccepitò  giù  della  detta  rupe,&  così 
limafe  priua  di  vita .  La  vera  imagine  di  quefta ,  fecondo  le  fauole , 
è  che  habbia  la  faccia ,  &  il  petto  di  donna  con  grandi  ale ,  &  il  refto 
fìa  di  Lione,  come  fi  raccoglie  pur  anche  da  certi  verfi  di  Aufonfo 
Gallo .  Leggefi  appre/ìb  di  Plinio ,  che  in  Egitto,  oue  erano  quelle 
grandiffime  Piramidi  j  fu  vnaSfinge,  la  quale  riueriuano  le  genti  del 
paefc ,  come  Nume  faluatico ,  fatta  di  pietra  viua ,  &.  così  grando , 
che  il  capo  haueua  di  circuito  cento  due  piedi ,  &  cento  quarantatre 
di  lunghezza,  &  dal  ventre  fìn'alla  cima  della  cefta ,  erano  cento  [t{- 
iàntaduo  piedi  •  Non  tacerò  la  Chimera  ancora  Moftro  in  tutto  fa- 
Chimera  -  ìiolofo ,  &  finteria  i  Posti ,  ilqtulc ,  fecondo  che  io  defcriue  Homx- 
ro  3  &  dopò  lui  Lucretio ,  haueua  il  capo  di  Lione ,  il  ventre  di  Ca^ 
f>w  f  &  u  coda. di  fiero  Drago  ^  Se  gituua  ardenti  fiatnme  dalia  bocr 

ca. 


De  gli  Antichi .        249 

,  Ci  y  come  dice  Virgilio  ancora ,  che  la  mette  nel/a  prima  entrala  del- 
rinfenio  con  alcuni  altri  terribili  nloilri.  Ma  la  verità  fu,che  la  Chi' 
mera  non  vna  beftia ,  ma  era  vn  monte  nella  Licia ,  che  dalla  fua  più 
alta  cima  d  guifa  di Mongibello  fpargeua  viiic fiamme,  &  quiiii  d'in- 
toraoftauanoLioni  affai  al  mezo poi  haueua  de  gli  arbori,  &aflai 
lieti  pafchi  con  diuerfè  piante ,  &  alle  radici  era  da  ogn'intorno  pieno 
di  Serpenti,  in  modo  che  non  ardiua  alcuno  di  habitarni.  A  che  tro- 
no rimedio  Bellerofonte,  maudatouida  Giobate,perche  virimanef^ 
fé  morto  in  vendetta  dell'oltraggio  fatto  (come  ei  credeua  )  à  Steno- 
bea  fna  figliuola;  moglie  di  PretOjil  quale  £cce  sì;  che  fu  pofcia  tutto 
il  monte  habitat©  fi curamente.  Per  la  qual  cofà  differo  le  fauole,che 
la  Cliimera  fu  vccifa  da  Bellerofonte.  Andarebbono  con  quelli  mo- 
fìri  i  difegni  di  molti  mali,che  tutti  fono  della  famiglia  infernale,ma 
perche  tornerà  più  commodo  dirne  in  qualche  altro  luoco ,  come  ho 
già  deliberato  di  fare ,  de  non  è  co  fa,  che  qui  rileui  molto ,  gli  iafcio , 
éc  vengo  a  defcriùere  le  Parclic,  che  furono  pariméte  pcfle  da  gli  an-  Parche, 
tichi  fra  il  numero  de  i  Dei ,  &  come  gli  altri  hebbero  rempi> ,  &  al- 
tari confccrati .  Quefle  furono  tante ,  quante  erano  le  Furie ,  fèmi- 
iiano  parimente  à  Platone ,  come  vna  di  loro  dice  appreflb  di  Clan-  C'^^'^ianc» 
diano ,  quando  lo  prega ,  che  non  voglia  moucrc  guerra  i  Gioue  >  &; 
is  fue  parole  fono  tali .  ' 

De  i'cmhrei  e  de  la  notte,  a  eterno, è  grande 

fiero  rettore ,  e  giu-dke  onde  fempre  '     ' 

Gli  siami  noi  volgendo  mfteme  tanto 

Ci  affatìchiam  per  te  aggradir  del  tuttù 

P.:  cui  dipende  il  fin  vltimoyC  il  femc. 

Che  il  viuer,  e*/  morir  reggi,  che  firbi 

Gli  huniani  corpi  eternamente  Vguali  » 

Et  non  è  maran ig! la  che  le  Parche  (emano  i  Plutone ,  perche  tìlzj 
.furono  credute  filare  la  vita  Fiumana ,  la  quale  ò  poco  dura ,  ò  mol- 
to, fecondo  che  il  corpo  frale  è  di  natura  fua  atto  à  viuere  più,  è  me- 
p.o,&  è  quello  nel!'  huomo  la  materia  raprefentata  da  Fiutone . .  Dal- 
le mutationi  dunque ,  che  riceue  in  sé  la  materia ,  viene  la  morte,  &: 
la  vita,  quale  alla  mifura  di  quella  fanno  le  Parche  lunga ,  Se  breue  <. 
Et  perciò  fìnfero  gli  antichi ,  che  fodero  tre ,  &  IVna  hauefìe  \i  cura 
àtì  nafcere,  l'altra  del  viuere,  la  terza  del  morire  •  Onde  è ,  che  dan- 
do tutte  tre  infieme  à  filare  le  vite  de  i  mortali ,  teneua  vna ,  Cloto  \^ 
più  giouanc ,  la  conocchia,  e  tiraua  il  ^lo ,  l'altra  Lachcfi  ài  maggior 
età  l'auuolgeaa  intorno  al  fnfo ,  e  la  terza  Attopo  già  vecchia  to  ta- 
gliaua.  Però  Virgilio  così  parla  ài  Dante  a  chi  fi  marauigliaua  di  ve-  *^*if*' 
^rlo  tantx»  oltre  il  Purgauorio^Yokado  dire^ch'ei  »on  era  anco  mor- 
to,» '    '         '  ""      "^  M& 


2  50      Imagini  de  i  Dei 


'^^^  ImAglni  di  Qoto  >  Lachefì,  t^  Atropo^  dette  le  tre 
Parche  .  delle  quali  diceuam  gli  antichi  ejfer 
'nelle  mani  la  ytta  ^  morte  de  tutti^fìgnifican- 
ti  le  alteratiorn  della  yna^dalle quali najcc^ 
la  lu^igbez^a  ^  hremtk  fua^inttfe  amo  fer 
il  fatn  ^J  desino. 


là- 


De  gli  Antichi .        .251 

M*  perci}e  lei ,  che  dì ,  e  notte  fila , 

Non  gli  bauca  tratta  ancora  la  conocchia , 
Che  Cleto  impone  a  clafcuno  3  e  compila. 

Fulgcntìo  diccche  fono  le  Parche  prefìe  a  i  Ccniit'ìj  di  PIutoné,pcr- 
chelaibrzaJoroèfblamcntefbprak  cofc  terrene  j&  habbiamo  già 
detto,  che  anco  per  Piacque  fi  intende  la  terra.  La'più  parte  deicrit- 
tori  conclude ,  che  le  Parche  coi.  fi  ano  d^ttc  da  Parco  voce  latina-», 
che  volgarmente  figniiìca  perdonare ,  pcrqueìla  figura  che  ioro  ad- 
idimandano  A'itifraiì ,  (.  ioè  che  ci  dinoti  il  contrario  ói  quello ,  che 
la  parola  lignifica  ^  quali  vogliono  dire  ;  che  perciò  hanno- elle  que- 
fro  nome  perche  non  ptrdonar.o  giambi  ad  alcuno .  Ma  Varronej 
vuole ,  coiTie  riferifcc  Gehio ,  che  fiano  fiate  dette  dal  partorire ,  co- 
me a  quelle  ne  toccane  la  cura  :  donde  vemic  >  dice  egli,  che  i  Latini 
ne  chiamarono  vna  Decima ,  l'altra  Nona ,  perche  il  tempo  del  ma- 
turo parto  è  quafi  Tempre  a  l'vno  di  quefti  duo  mefì ,  nono  e  decimo . 
Ma  perche  chi  nafce  ha  pur  anco  da  morire  >  fu  detta  la  terza  dello 
Parche  Morta  dalla  morte,  con  la  quale  era  creduta  mettere  fine  ai 
viuere  humano .  Et  quella  è  diiègnata  da  Paufania  j  quando  raccon- 
ta le  cofc  fcolpite  nell'arca  di  Ciplèilo  in  qucfto  modo .  Quiui  era ,. 
dice  egli ,  Polinice  caduto  inginocchione ,  (opra  del  quale  andana  il 
fratello  Echeocle  per  vcciderio,  &  vi  era  a  tergo  vna  fcmina  con  den- 
ti ,  &  vgne  adunche ,  &  che  pareuain  villa  piò  crudele  di  qual  fi  vo- 
glia crudeliillma  fera  i  &  era  quefla ,  come  le  lettere  quiui  intagliate 
moflrauano ,  Morta  vna  delle  Parche ,  e  voleua  fignjficare ,  che  Po- 
linice moriua  per  dcftino^  ma  Ethocle  per  fua  colpa  j  &  per  merita 
fuo .  Et  perche  m.oki  de  i  Filolbiì  antichi, vollerOjChe  la  diuina  pro- 
uidenza  habbi  difpoflo  vna  volta  tutte  le  cofe,di  modo  che  nò  fi  pcf* 
fano  più  mutare,  come  che  le  caufediquellefiano  cosi  ordinate  in- 
fieme  ^  che  da  loro  ilcffe  venghinoa  produrle ,  d'onde  nafce  la  forza 
del  Fato  ;  alcuni  hanno  de«to  che i  Poeti intefero  il  medefim.o  fotte 
ia  fi ctione delle  Parche ,  &:  che  le  fecero  tre,  perche  ogni  colà  comin- 
cia da  vn  principiOj&:  caminando  pel  fuo  appropriato  mezo  arriuaal 
deilinato  fine  5  e  nacquero  del  Chaos,  perche  nella  prima  feparatio- 
iie ,  che  fu  fatta ,  furono  a  tutte  le  cofe  aflegnate  le  proprie  caufe.  Al- 
tri havino  fatto  le  Parche  nate  deli'Herebo,  che  fu  il  profondo  5  ò;^ 
T/fcuro  luoco  della  Terra,  &  della  Notte ,  volendo  con  la  ficurezza 
del  Padre,  &.  della  madre  moftrare-,quanto  fiano  occulte  te  cau fé  del- 
le cofc .  Platone  le  £1  figliuoledella  Dea Neccliìtà ,  fri  le  ginocchia- 
delia  quale  ci  mette  quel  gran  fufo  didiamante,che  tiene  dali'vn  po- 
lo all'altro,  che  le  Parche,  che  fì:anno  a  ledere  a  cantoalla  madre,  e- 
giialmente  d  ifcofte  l' vna  dall'altra ,  in  alto ,  &.  eleuato  feggio ,  can- 
tano infisme  con  i?  Cirene  ^^chv  fono  fopra  gli  orbi  cdcfti»Lachefi; 
'     "     '      ■        '    "  ■'■  ■"  del 


Varrone. 


Deciina.. 
Nona . 

Morta  ► 
PauUnìa.. 


Faco< 


Dea. 


Vede  delle 
Parche . 


Catullo . 


Konicro  l 


Vcoei'*  fra 
le  Parche. 


2  5  2      Imagini  de  i  Dei 

del  p,;i  fiato ,  Clotodel  prefènte,  &  Atropo  di  quello,  che  hi  da  veni- 
re; e  mettono  parimente  ir.ano  al  fufoinfièmcconla  Dea  Neceffità 
ioro  madre  in  quefiio  n:odo  ;  Cloto  vi  mette  Ja  deftra.  Atropo  la  fini- 
fìra  e  Lachciì  con  ambe  le  inani  lo  tocca  di  qnà ,  e  di  là  ,  &  fono  ve- 
ilite  di  panni  bianchi  8char.noi!  capo  cinto  di  corona.  Seguita  poi 
piatone ,  dicendo  -  come  le  forti  della  vita  humana  vengono  da  La- 
chefi ,  Se  alcune  altre  cofe,  le  quali  contengono  alti  fènfì,  cmifterij 
grandi ,  come  dichiarerò ,  quando  fcriuerò'dell'anima ,  fecondo  che 
altre  volte  ho  promeìlb  di  fare ,  che  hora  non  viene  à  propoli to  ;  ma 
balla  fapere,  che  le  Parche  erano  v^eftite  di  bianco^  &  coronate  a  gui- 
fa  di  regine ftauano fedendo,  e  porgeuano chi Tvna mano,  echi  tut- 
te due  al  fufb ,  che  era  fra  le  ginocchia  della  Nccellìtà  loro  madre  :  h 
quale  fu  parimente  detta  Dea  s  &  fu  dedicato  vn  tempio  a  lei ,  &  al- 
la Dea  Violenza ,  come  ferine  Paufania  appreflb  de  i  Corinthi ,  one 
diceuanojche  non  era  lecito  ad  alcuno  dì  entrare.  Hanno  alcuni  fat- 
to ghirlande  alle  Parche  di  bianchi  Narcifì,&  altrihanno  cinto  lo- 
ro il  capo  di  bianca  fafcia ,  come  Catullo ,  il  q^uale  facendole  vecchie 
di  faccia ,  cosile  defcriue.         -  " 

Bmm  le  Tarchc  intorno  h'unca  vcfie 

Che  le  tremanti  membra  cuopre ,  e  àngt 
Circondata  dì  porpora yC  à  le  tefìe 
Han  bianca  bendai  che  l'annoda  ,c  fìrlngc, 
jE  benché  Vecchie  fian,  fon  però  prefie 
Con  la  man  fempre ,  che  lo  Ùame  finge 
In  Varij  modi ,  onde  l'huntana  vita 
Viene,  e  vajjene  all'vltima  partita . 

Homeronellelaudicheei  canta  a  Mercurio  dice,  che  le  Parcho 
fono  tre  forelle  vergini ,  che  hanno  le  ali,&  il  capo  fparfo  di  bianchif- 
(ìma  farina  e  Et  appreflb  di  Paufania  fi  legge ,  che  Venere  fu  pofta_» 
da  i  Greci  per  vna  delle  Parche,  &  maflime  da  quelli  di  Athcne,  li 
quali  haueuano  in  certo  tempio  dedicato  a.  quefta  Dea  Vn  fìmulacro 
fatto  in  forma  quadra ,  come  gli  Hermi  che  (ì  faceuano  per  Mercu- 
rio, con  vno  epigramma  che  Io  nomaua  Venere  celeftc  vna  delle  Par- 
che ,  &  la  più  vecchia  di  loro ,  né  vi  era  perfona ,  che  ne  f  ip<!fle.  dire-» 
altro.  Ilche  mi  riducei  mente  quello  che  faceuano  i  Romani;  che-» 
teneuano  nel  tempio  di  Libitina  quelle  cofe ,  che  feruiuano  a  porta- 
re i  morti  alla  fcpoltura .  Di  che  rendendo  la  ragione  Plutarco ,  di- 
ce che  Libitina  era  Venere,  &  che  nel  fuo  tempio  erano  guardati 
gli  ornamenti  de  i  morti,  per  am.mon  irci  della  fragilità  della  vita  hu- 
mana, il  principio,  &  fine  della  quale  era  in  potere  di  vna  medctìm^ 
Dea .  Perche ,  com«  vn'altru  volta  habbiamo  detto ,  Venere  fu  la_j. 

Dea 


Degli  Antichi. 


253 


4ìf» 


Imagine  della  Keafflta,^  (^  del  fu  fi  A(lAmAntim 
trauerfiindo  il  mondo  ^  (^  imagini  delle  trt^ 
*T arche  figliudle  della  Necejjìtà  nominate  C lo- 
to,^Atropo^  e  Luihefii  dc?ìotanti  li  tre  tempi  ^ 
tre  _ft^.ti  della  yita^  p^Jf^^Oi  f  re  finte  ^  e  --ventt^-  ^à%^ 
rOi  diTìotano  n^jcora  il  de H ino  fiecondo  gli  an-  ^<|^ 
iicht , 


%^ 


^%mmm 


■ttt: 


M?  ^i  ^  «Hl^s  «stì^  V(j 


■^ 


V      V      V       "ì/      V      V      V      ^      ^       V      ^      V^     •>      '>      ''.^      'V      '«v      --v      V 


2  5  4      Imagini  de  i  Dei 

Dea  della  gcneratione ,  &:  il  farla  la  più  vecchia  delle  Parche  Toleua 
à  punto  dire ,  che  ella  era ,  che  metteua  Ent  al  viucre  humano .  Ma 
potremo  forCeatt€o  dire ,  che  qfcfto  moftraiia .  che  le  Parche  erano 
credute  cofa  dal  ciclo,  benché  foflero dette  feruireà  Plutone,  &  iole 
habbi  mefle  con  lui  per  le  ragioni  che  ne  ho  detto.  Onde  fi  troua  che- 
McragetcL-j  in  certa  parte  della  Grecia  fu  m'aitare  dedicato  al  Dio  Meragete, 
^'^*  che  viene  à  dire  Capo ,  &  duce  delle  Parche ,  &  dice  Paufania ,  che  fi 

ha  da  tener  per  certOjChe  quello  folTe  cognome  di  Gioue,perche  cgf/ 
folo  ha  le  Parche  in  fu o potere,  Sd  fa  egli  folo quello,  che  ordinano  i 
^       ,,.        Fati.  Da  che  venne  anco  forfè,  che  alcuni  le  chiamarono  Cancellie- 
de  i  oJì         ^^<^^i^  Dei ,  come  che  fofl'e  loro  officio  intendere  il  volere  di  Gioiie,&: 
Icdeliberationidituttoil  Ssnato  celelte ,  e  metterle  in  ifcritto,ao 
cloche  fi  potefl'cro  poi  (tendere  al  tempo  di  mandarle  ad  eflecutione. 
Fulgentio.    Fnlgcntio  interpretando  il  nome  di  qucfte  dice,  che  Cloro ,  che  è  no- 
me greco ,  nella  noftra  lingua  fignifìca  euocatione ,  Lachefi  voi  dire 
forte,  &  Atropo  dinota  fenza  ordine,  quafi  chela  prima  fia  che  ne 
chiami  alla  vita,  la  feconda  ne  dimoftri  il  modo,  che  dobbiamo  vfa- 
re,  mentre  viuiamo  ,&la  terza  la  condition  della  morte, che  fuol 
venire  fenza  ordine,  ò  legge  di  forte  alcuni;,  Ricordomi  hauer  già  vi- 
riefo  Ap-    ftonel  libro  delle  anticaglie  raccolte  da  Pietro  Appiano  le  Parchedi- 
fuuo .  fcgnate  in  quefta  guifa,come  egli  dice  che  erano  in  certa  lama  di  pió- 

bo,  che  fu  trouata  già  nella  Stiria  nell'anno  1500.  Eglictirato  vn 
fegno  in  circolo,  &  dentro  di quefìoficdefopravn  piccolo poggetto 
vn  giouinc  nudo ,  che  con  ambi  e  mani  Ci  cuoprela  faccia ,  e  gli  oc- 
chi ,  &  hi  fcritto  fopra  il  capo  Cleto ,  à  i  fuoi  piedi  giace  vn  fanciul- 
lo con  Tali,  nudo  pure,  che  tiene  la  manodefìra  fui  deliro  ginocchio, 
eftà  col  finiftro  braccio  appoggiato  fopra  vn  tcfchio  humano,  che 
tiene  in  bocca  vn  flinco  per  lo  traucrib,8:  al  fanciullo  erafcritto 
fopra  Lacheiì ,  &  al  tcfchio  Atropo .  Pareiia  poiché  dalla  deftra  del 
fanciullo  poco  loj^tano  da  lui  folle  vna  ardente  fiamma ,  &  di  dietro 
quafi  verfo  il  giouine,  che  fedeua ,  vn  cefpuglictto  di  herba  con  alcu- 
ni fiori ,  &  era  tutto  il  reilo  arJdo  terreno  con  alcuni  falTi  fparfi  quiui 
difordinatarnentc .  Orapermettei  fine  alla  famiglia  dello  Inferno 
vcggiamocome  fofi'e  fatto  il  nocchiero,  che  alla  ripa  del  fiume  A- 
cheronte  ftaua ,  per  pafiarTanime ,  che  di  tat:o  il  mondo  vfccndoda 
mortali  corpi  colà  fi  traheuauo  quando  pero  moriuano  m  ira  di 
Dante.      Dio,  come  fa  Dante  dire  à  se  da  Virgilio  in  quefta  giiifa. 

Tiglìuol  mio  dìffe  il  macero  ccrtefe. 

Quelli ,  che  muoiono  ne  tira  dì  Dìo , 
Txtti  conuengon  qua  d'ogni  paefe  * 


Ma 


De  gli  Antichi. 


M5 


Imagi  ni  delle  tre  Parche  trouate  fecondo  Pietro  Ap- 
ftano  in  Stiria  del  i  joo.  interpretate  doto 
SHocatione  cioè  principio  di  ytta  ,  Ldchejì  forte 
cioè  njfo  j  e  camino  yO  cor  fi  dt  njitA  ,  Atri^po 
fenz^  ordine  i  Cloe  necejfità  tè)  njarieta  dallo-^ 
morte  à  tutte  le  cofe  del  mondo  comune  . 


^.#:r^c*.^. 


Charontc. 


Seneca . 


Vir2i^H3» 


2<6"      Imagini  de  i  Dei 

Ma  qucfi:-!  diftintione  non  faceuano  gli  antichi  ;  imperoche  vole- 
uaiio  ehe  l'anime  tutte  vi  andafifero  dopò  morte  benché  non  foffero 
tutte pafiatc ad  vn modo, come  fi  raccoglie  da  Virgilio  quando  fa 
andare  Enea  in  infèrno ,  che  in  arriuando  pafTiuano  quelle  folamen- 
te ,  i  corpi  de  i  quali  erano  gid  ftati  fepolti  :  ma  quelle ,  ckt  non  ha- 
ueuauo  ancor  haiiuto  fepoltura  al  corpo, andaua'io  errando  cento 
anni,  primache poterò  entrare  nella  piccola  barca  dì  Charonte ,  che 
le  portaua  all'altra  ripa ,  Charon  Dimenio ,  con  gli  occhi  di  bragia . 
Il  quale  da  Seneca  è  defcritto  in  quefta  guifa,  quando  nelle  Tragedie 
di  Hcrcole  ftiriofb,  fa ,  che  Thsfeo  racconta  ad  Anfitrione  ciò  ^  che 
egli  ha  villo  giù  in  Inferno . 

Guarda  queL£Mme  Vn  recchio  horrido ,  'e  triHo 
Ne  l'Ajpetto  3  e  ne  l'habkOie  dal'vnx 
^  l'altra  ripa  porta  le  mcHe  ofnbr^ 
Con  la  piccola  barca ,  al  cui  gouerno 
tyidopra  folameìJtc  yn  lungo  palo . 
Le  gucmcìe  ha  caue  yC  di  brutto  fqualoYt 
Tutte  piene,  e  dal  ^Vecchio  mento  pende 
La  rabbuffata  barba ,  e  il  negro  panno  , 
Che  cuopre  in  parte  pur  le  joTj^  membra  » 
Raccoglie  Vnnodofen-za  ordine ,  od  arte. 

Et  baffi  da  credere ,  che  ci  ne  togliefleil  ritratto  da  Virgilio ,  qua- 
le buon  tempo  prima  di  lui  così  lo  dipinle. 

Quiui  è  la  fhaddiChe  per  taria  nera 

Diritto  ad  Acheronte  ci  conduce, 

E  la  'Palude ,  ch'ogn'  hor  più  s' annera  ^ 

U  calda  arena  entro  Cocito  adduce» 

^  l'entrar  de  l'horribile  riuiera 

Staffi  Caron  per  traghettìero ,  e  duce . 

€li  occhi  ha  di  foco ,  e  pallido  è  in  afpetto  ^ 

Bianca  la  barba ,  e  lunga  infino  al  petto  • 
ta  Vefia  giù  da  gii  homeri  gh  pende  , 

Legata  À  Vn  nodo ,  di  lorde%7^  carca , 

^fio  al  gonemo  di  continuo  attende 

Con  remo ,  e  vela  d'vna  lieue  barca . 

ha  qual  de  l'alme  onde  gran  copia  fcendc 

Giù  ne  l' Infcrjw  jOgn'  hor  ,non  d'altro  carca 

da  vecchio ,  e  pien  d'orgoglio  ,  e  picn  d'aT^rex^:^» 

■Ma  d'vna  cruda  ^  e  verde  in  lui  veccJ/ieT^a, 


Et 


De  gli  Antichi .         257 


c^m 


m 


•^ff^    ^^^^^^'^^  di  Q^AYonte  nocchiero  inferri  de  nel  fi umt  %§^<i. 

r;ero  dì  iÀcheronte ,  co72  fvnafua  barcd ,  ^  re^  "^"f  Sa- 

wo  j  intefiìccril  tempo  confurtìatcrc dtUn  f^fttA^  ^^^ 

diUrtiggitore  di. tutte  le  c-fie ,  ffj  altri  effetti  ^0:^ 

fuot  dinota  ancora  la  mifrin  ,  (^  hìfelnita  #|;^ 
clqIU  n;ita  human  a. 


♦fife 


^eìK^ 


'  *tlÀ-~-^^  'Cl^r-*?-'^    fili'  fi 

V  .  •>    ''--     ^    tó     V  'v 


T      V        ^      T       V        V       '^        V      ^.'^     ^        4         (^       ^       ^ 


2  5  S     Imagini  de  i  Dei 

Et  così  rhaueiu  dipinto  anco  Polignotoin  certe  tauole,  che  cine 
fece  nel  tempio  di  Apollo  apprcflb  de  i  Focefi ,  haiienddne  tolto  il  di- 
Paufaria  .  fegiio  dai  Poeti  antichi,  come  riferifce  Paufania,il  quale  dice, che 
vi  era  anco  certa  acqua,  la  quale  fi  può  credere,  che  foffe  il  fiunìc-» 
Acheronte  pel  nocchiero,  chela  paflaua ,  &  vi  era  per  dentro  molta 
canna paluftre,&  alcuni, che pareuano più  tofto  ombre, di  pefci, 
Boacaccio-  che  pefci  veri.  Volendo  il  Boccaccio  efporre  quefta  imagine ,  dico  y 
^  ^  che  per  Charonte  s'intende  il  tempo,  come  l'intefeScruio  ancora,  il 
dtClu'"^  quale  è  figliuolo  di  Herebo ,  che  fi  piglia  per  Io  fecreto  conlTglio  del- 
la Diurna  mente,  dal  quale  il  tempo ,  e  tutte  l'altre  cofe  fono  create;. 
&  la  madre  Fu  la  Notte ,  imperoche  prima  che  foffe  il  tempo ,  non-jr 
(ì  vcdeua  ancora  alcuna  luce,  &  perciò  fùegli  fatto  nelle  tenebre,  & 
dalle  tenebre  paruenafcerc  ►  Fu  poflo  in  Inferno  poi,  perche  quelli, 
che  fonoin  Cielo ,  non  hanno  di  tempo  bifogna,  come  noi  mortali  > 
che  habitiam.o  la  più  bafl'a  parte  del  mondo  ;  onde  fé  riguardiamo  d 
loro,  (Ipuò  dire  a  ragione,  che  noi  (Tamo  in  Inferno»  Pòrta  Cha- 
ronre  i  mortali  dall'vna  ripa  all'altra ,  perche, nati,  che  n'amo, il 
tempo  ne  porta  alla  morte,  &  ci  fa  palTare  il  fiume  Acheronte,  che-» 
vuole  dire  fenza  allegrezza,  come  appunto  ne  auiene  trafcorrendo 
qucfta  vita  frale ,  caduca ,  e  tutta  piena  di  miferie .  Egli  è  vecchio , 
ma  però  robufìo ,  &  feroce  ,  onde  per  il  tempa  non  perde  con  gli  an- 
ni le  Tue  forze  i  &  ha  d'intorno  vn  panno  negro,  e  fordido,  perche-r 
mentre  noi  fiamo  foggetti  al  tempo ,  poco  curiamo  altro ,  che  le  co- 
fe terrene ,  le  quali  proueremo  vili,  &  (brdide ,  fé  voghamo  parago- 
narle a  quelle  del  Cielo,  alle  quali  noi  doneremo  ftare  Tempre  corLj 
cgni  noftradifio  intenti.  Ma  quella  frale  fpogliadel  corpo naort  de, 
che  habbiamo  intomo,  così  ci  cuopre  il  lume  della  ragione,  che  qua- 
li ciechi  ne  andiamo  per  l'Inferno  di  quefto  mondo ,  fcorti  dal  fcnfo' 
folamen  te,  &:  da  mille  difordinati  appetiti.  Onde  non  è  da  maraui- 
gliarfi ,  fé  da  infiniti  mali  fiiamo  poi  circondati  fempre ,  li  quali  ci  fi 
rapprcfcntano  fubitoche  l'anime  fcédono  nell'Inferno  di  quello  no- 
ftro  mondo ,  &  fi  cacciano  ne  i  corpi  mortali,  che  così  fi  può  efporre 
,.  ,  Virgilio ,  quando  dice  de  i  mali ,  che  ftannoalle  porte  dcH'Infemo,  i 
Tnìgiiiov    ^  ■  ygj.fjjjpati  ii^  noilra  lingua  fono  tali  o. 

Pe/  cieco  Kegno  fero ,  e  horrìhìl,  guanto' 
Sa  l'alma ,  che  la  gì/i  dannata  fcende,. 
Sii  la  primiera  entrata  hafeggìo  il  TiantOy 
£'/  rio  Tenfier,ch'a  la  Vmdetta  intende y. 
Con  faccia  [morta ,  e  con  lugubre  manta 
J^iui  l" Infermitade  il fiè  [offende y 
JE  giace  dì  dolor  ripiena  il  petto  , 
Co»  la  V^ecchie'X^  in  Vn  mfdefmo  letto  ■. 

rha 


y 


Degli  Antichi.        25P 


f'^hahttd  l  lei  da,  prejfo  la  Taura 

E  languida  la  Fame  al  furio  amen, 

la  Vouertì ,  che  d*honor  poco  cura , 

La  morte  {  horrìbìl  forme  J  e  la  Faticai^ 

E  quel  che  l'huomo  à  sé  medefimo  fnra, 

E  jpeffo  lo  rWora  t  e  lo  nutrica. 

Il  Sonno  ,  che  parente  è  de  la  Morte  ^ 

B  i  tr'ifìì  Caudij  de  le  menti  torte  ^ 

y^hanea  luogo  à  l'incontro  l'empia  Guerra 
Col  petto  i  e  con  le  man  tìnte  di  fangue: 
Si  come  ^ella  ,  che  ^olge  la  terra 
Spejfo  fcjjcpra ,  ond'ella  plora  j  e  langue  ; 
Toi  di  frrigne  mura  vn  tetto  ferra 
Le  tr?  Furi-  ,  ch'ai  crine  han  più  d'Vn^^ngue, 
•An^  in  -vece  di  crìn ,  dì  rabbia  ardenti 
Cingon  le  tempie  lor  miUe  ferpcnti  • 

Sta  feco ,  né  gìamal  da  quelle  bande 

La  rea  pa":^  Difcordia  arretra  il  piede; 

Vi  ci^^pender  sù'l  collo  ^opia  grande 

nfauuelenate  bìfcie  anco  fi  *Vede . 

Ke/  mexp  ancor  l'antiche  braccia  ^ande 

Vn  grand*Olmo ,  sùH  iiual  tengon  lor  fede 

accolti  tra  le  foglie  i  folli  Segni , 

Che  fan  3  che  i^ejfo  l'huom  yegiìando  agogni  • 


B.    %  M£R« 


26  o       Imagini  de  i  D  eì 

A  ^-^  aVic   ^\A     'A/\y^  »s>\A  ,nAÌ  JU\a.    AT^  A(\A.  Ar\A    vSAa  ACìS.  /»AA  /WÌ*    ,.*Aa  -SAS.  A>fl,    .-ay^V    W^  -r 


Imagwi  dt  <^yUYC'jno  mejfaggiero  de  i  dei, i:)  io  dt  Ih 
eìo(pcn7^  y  (gr  de  r?iercitnti,  ^eBo  dtmta  U 
fauelU  efer  meffaggiera ,  ^  dt/copritrice  della  ^|^ 
msnte  Cr  del  core ,  il  ^aduceapoi  efeg72o  di  con-^  ^l* 
cordtA:,ri}nione^^  pace, con  alcuni  ammali  à  lui  ^|o 
facratiydmotéinti  la  inda^ria  C^  yigila?2^a  Nel 
contrattare  ,  e  ne*  negotij , 

'         •        ^  f        ^        -^       V       *       '^       <>*       V       'i       V;       'j       *^       /j>       ■>       <,'>       .-^"      ^^' 


4 

41 


^tJ»iJ5 


Degli  Antichhf       261 


^ 


"^f^fl^r^^t^i  f^i^^^^  f^^t^^^^^  ^^^r^^é 


4ei  Dei. 


MERCVRIO 


Aucuanoifaiiolofi  Dei  de  gli  antichi  cost 
partiti  gli  offici  frd  loro,  che  i  duo  folameii 
te  fu  dato  carico  di  portare  le  diuinc  imba- 
fciate.  L' vno  era  Mercifrio  Nimcio  di  Gio- 
ue ,  &  l'altra  Iride,  che lèruiua  a  Giunone- 
ma  ne  però  sì  che  Gioue  non  le  comandaf- 
fe ancora  alle  volte.  Bene  è  vero, che  di 
quella  egli  non  fi  feruiua,  fé  non  quando 
voleua,  che  foflè  annunciata  a  i  mortali 
-guerrra ,  pefte ,  fame  ,ò  qualche  altro  gran  male  ,•  de  per  le  cofc  più 
piaceuoh  poi  mandala  Mercurio ,  che  parola  fignifica ,  il  quale  pa- 
rimente non  folo  di  Gioue ,  ma  di  altri  Dei  ancora  fu  nuncio ,  e  mef- 
faggiero,  Scendo  le  fauole,  le  quali  fotte  la  fìttione  di  coftui  inte- 
ferorinterpretedeiDei,eifendochela-faudla  fri  noi  e/pone  quel- 
lo ,  che  l'animo ,  il  quale  è  di  noi  la  parte  diuina ,  ha  già  conceputo  « 
Ma  lanciando  queftefpofitioni  per  hora ,  veggiamo  come  la  vana-^  Mercurio, e 
credenza  de  gli  antich  i  Jo  fece ,  hauendolo  per  lo  Dio  non  folamentc  f«o  officio. 
de  i  Nuncij,  ma  che  al  guadagno  ancora  foflefopra/econdo  che  egli 
di  sé  medefimo  dice  apprcfìo  di  Plauto . 

Hanno  à  me  gU  altri  De'iy  covceffa,  e  data 
La.  cura  de  i  rnej[a,ggi y  e  del  guadagno* 

Nel  libro  delle  anticaglie  raccolte  da  Pietro  Appiano  fi  vede  cho 
fu  gii  fatto  per  Mercurio ,  vn  giouaoe  (ènza  barba,  con  due  alette  (o- 
praleorecchie  ,tuttonudo  ,fenon  che  da  gh  homerigli  pcndeua  di 
dietro  vn  panno  non  troppo  grande ,  e  tencua  con  la  deftra  mano  vna 
borfa  appoggiata  lopra  il  capo  di  vn  capro ,  che  gli  giaceua  i  i  piedi 
infiemeconvn  Gallo,  &  nella  finiftra  haueua il  Caduceo.  Quello  ^^^^"ceo. 
era  infegna  propria  di  Mercurio ,  come  l'hauere  anco  l'ali  in  capo,  & 
à.  piedi  :  onde  i  Poeti  quafi  tutti  lo  disegnano  in  quefìo  modo ,  facen- 
do ,  che  egli  babbi  le  penne  a  i  piedi ,  le  quali  chiamano  Talari ,  &  in 

R    5  mano 


2(52       IiHa: 


ini  dei 


Dèi 


S  e  rpertti  per- 
che col  Ca- 
duco . 


Ambafcia- 
tori  pacifici  • 

Vliuo  fegno 
éi  pace . 

Statìo. 


mano  il  Caduceo  da  loro  detto  vcrga,perche  da  principio  fu  fempli- 
ce  verga ,  quando  ci  l'hcbbe  da  Appollo  in  ifcambio  della  Lira ,  che 
donò  à  lui ,  come  raccontano  le  fauole ,  allhora  che  dopò  le  rubbate 
vacche  d  rappacifìcorono  infìcme .  Onde  Homero  nell'hinno ,  cho 
canta  di  Mercurio ,  aarrando  quali  tutta  la  fauola,  gli  fa  così  dire  da 
Apollo. 

£  poi  davottì  la  donUa  vcYg:i 

De  la  felicità  de  le  ncchei^. 

A  quefta  furono  dapoi  aggiunti  i  fcrpenti ,  onero  perche  fi  legge , 
die  hauendone  già  Mercurio  trouato  duo  combattere  inlieme  la  git- 
tò  Fri  quelli ,  &  {libito  furono  rappacificati ,  onero  perche ,  comedi- 
celamblico;  haucndo  Mercurio  infegnato  d  noi  la  Dialettica,  li  fu 
p^TÒ  dato  per  infegha  quella  verga ,  poi  che  tanto  à  punto  figniiìca- 
no  i  due  fcrpi ,  che  fi  rifguardano  l' vno  con  l'altro  y  oueramente  pure 
per  quello,  che  mette  Plinio,  il  quale  pofcia,  che  hi  detto,  come  fi 
annodano  infieme  i  fcrpenti  le  cftate,  foggiunge  :  Et  quefto,che 
moitraconcordiatracrudeliiflìmiferpi,  pareifercla  cagione, per  la 
quale  è  ftato  fatto  il  Caduceo  con  i  ferpenti  intorno;  perche  fi  legge, 
che  gli  Egittij ,  che  furono  forfè  i  primi  à  farlo ,  lo  fecero  in  quella.» 
giiifa .  Staua  vua  verga  dritta ,  ò  bricchetta ,  che  vogliamo  dirla,  con 
duo ferpi intorno ,  i'vno  mafchio , l'altro  femina, annodati  infieme 
nel  mezo ,  &  facenaix)  quafi  vn'arco  della  parte  di  fopra  del  corpo,  sì 
che  veniuano  ad  aggiungere  le  fere  bocche  alla  cima  della  bacchet- 
ta,  &  le  code  C\  auuolgeuano intorno  alla  medefima  di fotto ,  onde 
vfciuano  fiiori  due  piccole  ali .  Et  lo  chiamarono  i  Latini  Caduceo , 
perche  al  fuo  apparire  faceua  cadere  tutte  le  difcordie,&  fu  perciò 
la  infcgna  della  pace .  Onde  lo  portauano  gli  ambafciadòri ,  che  an- 
danano  per  quella ,  li  quali  furono  anco  poi  chiamati  Caduceatori . 
Benché  trouafi,  che  portauano  r  vliuo  parimente  apprefib  de  gli  an- 
tichi gli  Ambafciadòri,  che  andauano  come  àmici,fecondo  che  Vir- 
gilio dice,  quando  fa,  che  Enea  ne  manda  cento  al  Re  Latino  tutti 
coronati  di  verde  vliuo ,  &  che  quando  egli  va  ad  Euandro ,  mofira  a 
Fallante ,  il  quale  prima  gli  viene  incontra,  che  va  come  amico,fì:en- 
dendo  la  mano  con  vn  ramo  di  pacifico.vliuo.  Statio  medefimamen- 
te ,  quando  fa  andar  Tideo  à  chieder  per  nome  di  Polinice  il  regno  di 
Thebe  ad  Etheocle ,  gli  mette  in  mano  vn  ramo  di  vliuo,  per  mofl:ra- 
te,  che  andaua  come  ambafciatore  pacifico,  e  glielo  fa  gittate  via_. 
poi, quando  non  può  ottenere  quello,  che  dimanda  :  onde  hebbc 
principio  la  federata  guerra .  Et  Appiano  recita ,  che  vedendo  Haf- 
drubale  di  non  poter  più  tenere  la  rocca  di  Cartagine  efpngnata  già , 
&  prefa  quafiche  in  tutto  da  i  Romani  ;  lafciati  quini  i  figliuoli  ;  6?^ 

la  ino- 


De  gli  Antichi .        26 i 

ia  moglie  nel  tempio  di  Efculapio  con  molti  altrijiiquali  fi  abbmcia-i 
reno  poi  tutti  inlìemcdi  commim  volere ,  fé  ne  fuggi  di  nafcofloa-» 
Scipione ,  portando  in  mano  alcuni  rami  di  vliuo ,  con  li  quali  mo- 
ftraua  di  andare  folamente  per  hauere  pace.  Il  che  haueuauo  fatto 
parimente  molti  de'  fuoi  innanzi  à  lui,  che  erano  fuggici  àScipionel» 
per  ottenere ,  come  fecero ,  che ,  chi  voleua ,  potefle  vfcirefaluo  del- 
la rocca ,  &  andarfène ,  hauendo  portata  però  quelli  in  mano  non_i 
r vliuo ,  ma  la  Verbena,  che  volgarmente  è  detta  Verminaca:  benché  Vertninaca. 
fi  pofla  anco  intendere  per  le  parole  di  Appiano  non  di  queJla  herba 
folamente ,  ma  di  tutte  le  altre  herbe ,  &  foglie,  delle  quali  era  ador- 
nato l'altare,  &  il  tempiodi  Efculapio,  che  fu  in  quella  rocca  molto 
bello ,  cricco  ;  conciofia  che  fotto  il  nome  della  Verbena  foflero  an- 
,  ticamcnteintefe  tutte  le  herbe,  &  frondi,  delle  quali  erano  adornati* 
gli  altri  il  di  della  fefta.  Et  era  anco  il  porgere  altrui  herba  con  mano   Porgei-e  her- 
ftgno  appreflb  de  gli  antichi  di  cófeflarfi  vinto  da  colui ,  cui  fi  porge-   Jj^  ^"*^  "^'^' 
ua,&diofferirfiàlui;,comefoggetto.  La  quale  cofa  ferine  Fefto^che    '  ' 
fu  introdotta  nei  primi  tempi  da' paftori,  perche  quando  queftifa- 
ceuano  à  correre  infieme,ò  contendeuano  m  qualche  altro  modo  fri 
loro ,  chi  era  vinto ,  fi  chinaua  a  terra ,  &  pigliando  herba  con  ma-, 
noia  porgeua  al  vincitore .  Nondimeno  fu  pur  anco  la  vera  Verbe- 
na fègno  di  pace ,  come  ferine  Plinio ,  &  di  quella  ii  coronauano  gli 
Jmbafciadori ,  che  andauano per  tregua  j  ò  per  pace,  mallimaraent.e. 
de'  Romani ,  perche  altre  genti  vfarono  forfè  qualche  altra  cofa ,  co- 
me fi  legge  appreflb  di  Appiano  di  alcuni  popoli  della  Spagna,  li  qua- 
li mandarono  ambafcùidori  à  Marcello  per  ottenere  da  lui  perdono , 
epace,&quefti fi portauano  innanzi  vnapcllcui  Lupo  in  vece  del 
Caduceo ,  ò  dei  rami  dell' vliuo ,  &  della  Verbena ,  che  furono  però 
quafi  vniuerfaì mente  i  più  adoprati  ne  gli  affari  della  pace,&  foleua- 
no  anco  gli  antichi  auuolgere  intorno  alcune  piccole  bende ,  ò  fafcie 
di  tana,  che  fignificauano  la  debolezza,  &  humiJtàdi  chiloportaua>         ,      .  , 
perche  la  lana  fi  trahe  della  pecora  animai  debole, &  humile,come;. 
dichiara  Seraio  fopra  il  primo  ragionamento ,  che  fa  Enea  ad  Euan-  ;     seruio. 
dro  appreflb  di  Virgilio .  Ec  perciò  il  Caduceo  talhora  folamente  j  ■ 
talhora  Jil  ramo  deli' Vliuo  folo  è  (tato  fatto  per  la  Piice.  La  quale  fu  .  i^^qq  Dea. 
•Dea  parimente  appreffo  de  gli  antichi ,  &  hebbe  in  Roma  vn  gran-. , 
tempio  tanto  belio ,  &  così  ricco ,  clic  molti  andauano  à  Roma  fola- 
unente  per  vederlo .  Ciucilo  fu  fatto  da  Vefpafiano,e{rendo  peip  già 
principiato  da  Claudio,  &  dopo  la  Vittoria  hauuta  della  Giudea-. 
vi  portò  tutti  gli  ornamenti  del  Tempio  Hierofolomitano,&  fipuò 
credere ,  che  vi  folle  anco  qualche  bel  fimulacro  della  Pace ,  ma  non 
ho  trouato  però  fin  qui  fattane  mcntione  da  alcuno .  Vediamo  dun- 
que come  altroue  tìU  fia  iUita fatta  ,  ò  difcgnata ,  Anfiofane  la  ds-   Difenno del- 
fcnue  tutta  bella  ncirafpetto,  tk  è  fccondolui  compagna  di  ^'e^e^e ,.  h  Pace. 

*  R    4         £v  delle 


2^4      Imagini  de  i  Dei 

&  delleGratie..  Paufanialcriiie,chela.fua  ftatoa  in  Athenc era  di 
donna ,  ch.^  teneiu  in  mano  come  altra  volta  ho  detto ,  Il  fanciullo 
Pluto  Dio  delle  riccnetze ,  perche  quefte-  meglio  fi  acqiiiibno ,  e  fi 
confemanoneila  pace,  che  al  tempodella  guerra;  conciofia  che  af- 
Ihora.  non  fi  poflk  attendere  à  col tiiiare  i  campi .  Et  però  diflero  gli 

Tace  amica  antichi ,  chelaPace£aamicagrandedi-Ccrerej,&.aleì  molto  cara  : 

di  Co»-ere>    &  Tibuliocosidiceo. 

'iìbullo.. 

La.  Tace  fa,  che  prima  giunfe  i  huoi 

Sotto  lìncHYuo  giogo,  onde  il  terreno 
Fu  colti uato  5  c'I  gran  produjje  poi . 
^         H  il  bel  frutto  di  dolce  fuc  co  p':eno 

Ter  la  pace  ft  coglie  da  la  vite. 
Ch'ella  a  la  terra  giàrifpofe  in  feno»- 


€^ludia3lo^ 


Vx  lè  guerre  fono  cagione  del  contrario .  Ohde  Claudiano^  finge  y 
che  Cerere  non  volle  maritarla  figliuola  Profèrpina  d  Marte ,  né  a_# 
Febo ,  che  ambi  ladimandauano ,  perche  i  vehementi  ardori  del  So- 
le, fc  troppo  durano,  così  nuocono  alle  biade,  come  le  guerre.  11 
perche  fecero  gli  antichi  alle  volte  perlaPace,come  fi  vede  in  al- 
cune medaglie  antiche ,  vna donna ,  qual teneua conmano vna  fpi- 
€a  di  formento.  E  Tibullo  perciò  dille  <,. 

Vieni  alma  Tace  con  la  fpica  in  tnan0i> 
Et  di  bei  frutti  pieno  il  bianco  fennot- 

Et  lia  coronauano  talhora  dì  vliuo ,  &  alle  volte  di  Lauro  «  Et  ve- 
defi  ancora  in  alcune  medaglie  antiche  la  Pace  con  ghirlanda  di  vofe. 
Mabéche  fianoi  nomidiuerfi,&  ne  foflero  ancora  fotte  diuerfe  ima- 
CoftCdcdia..  ^^^^  >  nondimeno  mi  pare ,  che  la  Pace ,  &  la  Concordia  fiano  rna»* 
medcfima  cola ,  &  furono  l'vna ,  e  l'altra  adorate  da  gli  antichi ,  ac- 
cioche  dcfiero  loro  vita  quieta ,  &ripofata.  Sari  dunque  bene,  che 
hauendo  difegnata ,  quella  iodifegniquefta  ancora ,  la  quale  era  fat- 
ta in  forma  di  donHa,che  teneuacon  la  deftra  mano  vna  tazza,&  nel* 
Seneca»     la  finiftra  haueua  il  corno  della  copia ,  onde  così  diflfe  Seneca  di  lei  « 

lEt  à  colei ,  che  può  del  fiero  Marte 

Stringe  le  fanguinefe  man  porgendo 
Tregua,  eripofo  a  le  noiofe  guerre  ^ 
"E  feco  porta  il  corno  della  copia 
Waccifi  facrificio  tutto  mite. 
Et  alle  volte  ancora  fu  pofto  vno  fcettro  in  mano  alla  Concordia ,. 
dal  quale  pareuano  nafcere  alcuni  frutti .  Ariftide  in  certa  fua  ora-  "' 

tione. 


De  gli  Antichi,        lé  5 


éfj^SìiSj.^ 


##«?  '^WW  '•ei¥'##  %i^''^^f* 


^:^^' 


4=^^^  Imagtìie  della,  Pace,  C^  deHieroghfià  ofegni  che  quel-  •^:^ 
Udimo[ìrano,ctoe  ilfanctullo  Plutoche  bà  inmanQ  ^}^%^" 
dio  delle  rucheTjj  moltipltcdnti  nella  j:ace i/pi  hs  di  §^-3* 
gra,no ,  che  dinotano  U  coltttiatmie  de  campi  nella  ^'^Jg*- 
pAC€y(éf  lorfertilitàiCoronata  dilai^ro  hat^^end^ fot-  ^§^ 
to  II  piedi  l'njlmo  fèono  di  trionfo  y  ^  dì  qmetfL.^  .  *@\^ 


^WWé 


Si* 


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:«^-j^j: 


f^V^^r^-^^-'^r^^^^^-^fiÈ^V^f^^.^.^^^^ 


Fede  Dea . 
Siiio  Italico. 


266      Imagini  de  i  Dei 

tionc  defcriiie  la  Concordia ,  che  fiz  di  afpctco  bello ,  &  graue,  com- 
prcfTa  di  corpo ,  e  ben  fatta ,  di  biionidìmo  colore ,  e  tutta  vaga,  &c_ 
nonhabbiii  insòcofa,  che  punto  difcordi  dalla  bellezza  fua.  Et  di- 
ce ,  che  ella  fcefe  già  per  bontà  de  i  Dei  di  Cielo  in  terra ,  accioche  per 
le  cofe  de  i  mortali  andaflero  con  certo  ordine  ;  imperoche  per  coftei 
fono  colciuati  i  campi ,  &  ciafcheduno  ficiiramcnte  pollìede  quel, che 
è  fuo  ;  da  coftci  fono  gouernate  le  Cittd ,  fono  fatte ,  e  conferuate  le 
liete  nozze ,  &  nodriti  erano,  &  ammaeflrati  i  figliuoli  poi .  Fu  n^.o- 
ftrata  la  Concordia  qualche  volta  ancora  con  due  mani  in  (Teme  giu- 
te  ;  il  che  fi  vede  in  certa  medaglia  antica  di  Nerone  r^come  faceuatìib' 
etiandio  della  Fede  gli  antichi ,  la  quale  hcbbero  parimente  per  Dea, 
&:  la  fa  Silio  Italico  habitare  nella  più  fecreta  parte  del  Ciclo ,  fra  gli 
altri  Dei ,  quando  finge:,  che  Hercole  la  via  trouarepsr  la  difefa  di 
Sagunto ,  ^  le  comincia  i  parlare  in  qucflo  modo . 

0  fant,!  Fé  ,  che  innanzi  al  foimno  Clone 
FoHì  creata ,  e  adorni  huoinìnì ,  e  Dei  : 
"Per  te  tutte  le  cofe  han  pj.ce  y  &  oue 
Talhora  per  difetto  human  non  fei , 
Di  rado  è ,  che  GiuTlìtla  Vi  fi  trouc , 
"Perche  tu  fcmpre  Vai  à  par  con  lei . 
Et  hahiti  'ne  i  cafii  yC  giuftl  petti, 
Oue  i  fanti  penficr  fono  rifìrctti, 

Percioche  la  Fede  hi  da  flare  fecreta ,  cioè  le  co^c ,  che  altrui  fono 
credute  in  (edc ,  &  ha  da  efiere  pura  -  ^  monda  da  ogni  inganno.  Per 
la  quale  cofa  Riordinato  da  Numa  fecondo  Rè  dei  Romani,  che  il 
Sacerdote  facrificando  alla  Fede  haueffc  la  mano  coperta  di  vn  velo 
bianco ,  come  recita  Liuio ,  per  dare  ad  intendere ,  che  fi  ha  da  guar- 
dare la  fede  con  ogni  finceritd ,  &  che  ella  era  confecrata  nella  deftra 
mano,  perche  la  dobbiamo  difendere  con  ogni  prontezza,  ^  forza. 
Virgilio  parimente  cliiamò  la  Fede  bianca ,  &  canuta ,  il  che  Seruio 
interpreta  detto  ancora,  perche  pare,  che  fi  troni  più  fede  ne  gli  huo- 
Hotaùo.    mini  gii  canuti ,  &  vecchi .  Et  Horatio  dolcndofi  de  i  fuoi  tempi  di- 
ce ,  che  la  Fede  veftita  di  bianco  è  poco  adorata ,  oue  Acroae  nota , 
che  in  facrincando  alla  Fede  il  Sicerdote  fi  copriua  non  folo  la  deftra 
mano  con  bianco  velo,  ma  il  capo  ancora ,  &:  quafi  tutta  la  perfona 
a  dimoftrùtione  della  candidezza  deiranimo,che  hi  da  accompagna- 
re fcHìpre  la  Fede .  Per  la  quale  co  fa  dille  l'Ariofto . 
Ntf»  pur  checajgli  un ac hi  fi  dipìnga 
La  fanta  Fé  Vestita  in  altro  modo , 
Che  d'Vn  V  i  bianco  i  che  la  cuopre  tutta  ^ 
Che  ,Vn  fol  pu.ito  Vnfol  neo  la  pm  far  brutta . 

Et 


Colore  pm 
prio  delia- 
Fede. 


A  vi  odo* 


Degli  Antichi.        267 


-Sf^» 


*|f^  !magi?jideUa  Concerdìa^-^  hkroglifia  denotanti 
la  Fede ,  ^  U  (Concordia  .  con  la  tmagme  dsUa 
Fcde.figntficantt  la  fecrstezj^a.  della  msdcjìma^ 
C7-  la  fuA  purità  ,  (^  che  per  la  ^oncordin-^ 
multtpUca  l'aùo7jdaf2z.a  delle  cojè  ^  le  genti ,  O* 
l'agricoltura, con  gli  T/ae III  Cicogna :<i^  ^orfji- 


^ 


4M^ 


€M^       cfn, . 


ce  alla  concordia  ficratì ,  che  dinotano  l'iftejjì  ^^ 


^ 
^ 


??(ic~  y>.-  w^  vOc  "^'^^  «nfe  w^  '»0c^  'j^Oc.  ^'j.v  q^  ^Av  tJL  Jb  JL  ^^S*^ 


Mano  con  fe- 
rrata allju-* 
t'ode. 


Giofeffo. 


Saciare  1a^ 

mano . 

Plutarco  . 


Cicogna  co- 
fcciata  alltt-» 
Concordia . 


Cornice  ve 
ccHo  della_j 
Concordia . 


Pomi  grana- 
ti per  la_» 
Concordia. 


258      Imagini  de  i  Dei 

Et  per  ellcr  credutOjchc  U  fede  propria  della  Fede  fofle  nella  dtHis. 
imano  ,&  che  qiiefìa  perciò  le  foiie  conrc<;rata,come  diflì,ella  fu  anco 
foiicnte  moftrata  con  due  deftre  infìeme  giunte,  &  alle  volte  ancora 
erano  fatte  due  figurctte,  che  fi  dauano  la  mano  i'vna  all'altra .  On- 
de gli  antichi  hebbero  la  deftra  mano  in  gran  rifpetto,  come  cofa  fa- 
era  .  Da  che  è  venuto ,  come  dicono  alcuni ,  che  quando  vogliamo 
racquetare  vn  rumore  fubito  nato ,  moftriamo  quefca ,  leuandola  in 
altOj&  porgendola  aperta  fignifichiamo  di  apportare  pace*  £t  per- 
ciò fi  vede ,  chemolte  rtatoe  di  Principi  ,^  di  Capitani  illuftri  furo- 
no già  fatte  a  cauallo,&  a  pie,  che  (tendono  la  mano  deftra.  Et 
Giofeftb  fcriuédoleantichità  deiGiudei,mette  che  fra  i  Barbari  era 
fegno  certiffimo  di  hauerfì  a  fidare  T  vno  dell'altro ,  quando  fi  porge- 
uano  la  deftra  mano ,  &  che ,  fatto  queflo ,  non  fi  poreua  più  ne  l'y- 
no  ingannare,  né  l'altro  non  fidarfi .  Et  quindi  forfè  anco  venne  l'v- 
fanza  di  baciare  la  mano  a  i  Signori ,  &  ad  altri  Superiori ,  che  fii  co- 
sì bene  appreflb  de  gli  antichi ,  cerne  hoggi  fra  noi ,  come  {ì  vede  ap- 
preflb  di  Plutarco  j oue  Popilio  Lena ,  pofcia  che  hebbe parlato  aflai 
aCefare,  andante  inSenatoildìmedcfin.o,  chefuvccifo,  gli  baciò 
la  mano ,  &  Tene  andò .  Et  Macrobio  facendo  parlare  Prcteftato  a_* 
fauorc  de  iferui,  dice,  che  moltidi  loro  fono,  che  per  grandezza  di 
animo  fprezzano  le  ricchezze ,  &  che  allo  incontro  fi  vede  fpefìb,  che 
molti  liberi..&  padroni  per  la  ingordigia  del  guadagno  vanno  vilmen 
te  a  baciar  le  mani  a  gli  altri  ferui  :  &  quefto  atto  moftraua ,  che  chi 
lo  faccua,  fi raccomandauaalla  fededi colui ,cuibaciaua la  maiK> j 
&  perciò  lo  riconofceua  per  fuo  fuperiore ,  &  Signore .  Et  è  venuta 
parimente  fin'a'tcmpi  noflri  l'vfanza  di  dare  la  dtftra  mano  in  Tcgno 
di  Fede ,  la  quale  fu  moftrata  anco  alle  volte  con  vn  cane  tutto  bian- 
co ,  perche  fi  leggono  i  miracoli  della  fedeltà  de  i  cani.  Ma  ritornan- 
do alla  Concordia ,  dalla  quale  mi  ha  fuiato  il  difcgno  àcUe  due  ma- 
ni à  lei  commune  con  la  Fcdc,leconrecrarono  gli  antichi  la  Cicogna; 
onde  erano  perciò  nel  fuo  tempio  molte  Cicogne;  benché  vuole  il  Po- 
litiano,che  non  la  Cicogna,ma  la  Cornice  fofl^data  alla  Concordia, 
&  di  ciò  chiama  in  teflimonio  alcune  medagl  le  antiche ,  ^  Eliano,  il 
quale  dice,  che  foleuano  gli  antichi  dopo  l'hauerc  inuocato  Hime- 
neo  nelle  nozze  chiamare  la  Cornacchia  ancor^pcr  augurio  di  Con- 
cordia j  chedouefle  efl'crc  poi  tra  quelli,li  quali  per  generare  figliuo- 
li fi  conginngeuano  infiemc .  Ma  quefto  era  ctiandio  per  la  Fcde,che 
fìdeonoferuarcinfiemcmaritOj& moglie, come  dice  il  u.cócCìitìo 
Éliano,  raccontando,  che  fono  le  Cornacchie  tra  loro  fedeli  di  mo- 
do ,  che  di  due  che  fi  fiano  accompagnate  vna  volta  :  morendo  vna , 
l'altra  fé  ne  ftà  vedoua  fempre.  Erano  oltre  di  ciò  ipomi  granati  an- 
cora fegno  di  Concordia  appreifo  de  gli  antichi,  come  dicono  gli 
fcrittori  de  gli  Hebrei,  &  perciò  gli  metteuano  intomo  alle  vcfli  de  i 

loro 


De  gli  Antichi.         26 p 


•i¥:i. 


Incapine  di  Mercurio  inucntore  delle  Lettere^ ^     .-.^y, 
.     della  Mtifìcd  ^  della  Geometria ,  (f  delle  buone    ^-^^ 
arti  5  ^  imagnic  dì  Falesira  fia  figùmUi^^ 
Dea  della  lotta ,  che  tiene  in  grembo  W72  va- 
mo  di  '-uliuo  :,  eìfcndo  fzffo  de  lottatori  di  yn- 
gerfi  con  olio , 


^ 


270      Irtìagìni  de  i  Dei 

loro  ficerdoti  «  Ma  già  è  tempo  che  ritorniamo  a  Mercurio  difegnt' 
to con  l'ali  aipiedi,&con  la  verga  in  mano  da  Homero , quando 
Gioue  lo  manda  a.  Calipfo ,  perche  ella  la(ci  partire  da  se  VlilTe ,  &  2 
condurre  Priamo  nel  campo  de*  Greci  per  dimandare  il  corpo  di  Hct- 
Virgìlia.  i:ore,qual  fu  così  bene  imitato  da  Virgilio  poi^chc  pare  quafi  tradot- 
to da  lui  in  quella  parte, quando  egli  fa  parimente, <:he  Mercurio 
comandato  da  Gioue  va  ad  Enea ,  mentre  che  fi  trouaua  apprefib  di 
Didone ,  così  dicendo  : 

Mercurio  ad  obedir  il  padre  intentò 

Ne  i  dorati  Talari  i  piedi  afconde^ 
J  quM  con  ali  prefle  ad  ogni  ventò 
mAUo  il  porta  da  terra ,  e  [opra  l'onde, 
"Prende  la  verga  con  cui  in  im  momenté 
Vanirne  trahe  da  le  Tartaree  jponde  > 
Et  altre  Vi  ripone ,  e  dona ,  e  toglie 
J  fonni ,  e  molti  ancor  di  vita  fcioglie. 

Potrei  porre  de  gli  altri  Poeti  ancora ,  li  quali  nel  medefimo  mo- 
do l'hanno  defcritto  :  ma  parmi ,  che  quelli  due  fiano  di  tanta  aut- 
torità,  che  quando  effi  fanno  fede  di  vna  cora,non  fé  ne  debba  cerca- 
re altro  poi,fe  forfè  nonfofle  per  dare  meglio  ad  intendere  quellochc 
renne'  per-  ^^  loro  fu  detto,  il  che  non  fa  hora  dibifogno .  Furono  poi  date  le 
chQ  date  a  pen^e  a  Mercurio ,  come  ho  detto,perche  nel  parlare ,  di  che  egli  era 
il  Dio  (  ò  che  fignifìcaua  forfè  anco  la  cofa  ftefl'a)  le  parole  fé  ne  vo- 
lano per  l'aria  non  altrimenti,  che  fé  haueflero  l'ali .  Onde  Homcro 
chiama  quafi  jfèmpre  le  purole  veloci, alate,&  che  hanno  penne.Chc 
Plauto.  Mercurio  hauefle  fempre  le  penne  in  capo ,  fi  vede  apprefib  di  Plau- 
to,quando  per  poco  di  hora,ch*ei  Ci  traueftì,  nòne  volle  eflerc  fenza  , 
benché  dicefle  di  farlo  ;  perche  gli  fpcttatori  conofceflero  lui  dal  fer- 
uo  di  Anfitrione,  nei  quale  fi  era  mutato,  &  quelle  fono  fue  parole . 

E  perche  riconofcere  mi  poflono , 

^cjìe  penne  haurò  femore  nel  cappello  0 

Apuleio.  Perche  haueua  Mercurio  il  cappello  ancora,&  i  queftp  erano  an- 

co attacate  l'ali  ,•  quantunque  Apuleio  lo  mollri  fenza ,  quando  rac- 
conta il  giudicio  di  Paride  rapprefcntato  in  fcena ,  facendo  che  per 
Mercurio  coniparifce  vn  giouanc  tutto  bello,e  vago  nell'afpetto  con 
biondi,?:  crcfpi  crini  fra  li  quali  erano  alcune  dorate  penne  poco  da 
quelle  differenti ,  che  in  forma  d'ali  fpuntauano  fuori ,  &  haueua  in- 
torno vn  panno  folamète,che  annodato  al  collo  gli  pendeua  giù  dal- 
l'homero  finiflroA  il  Caduceo  in  mano.Martiaijo  lo  dcfcriuegioui-. 

ne 


Mercurio. 


De  gli  Antichi .        271 

i»    aS<      >r^    /?H'h\    JUì^.  AfLi    Af\ti  M\e.  AfhA  /aJ\A  •^A   ,^1*  Af\ai  AfM  i'>CiA   ^XUt  ^»f\a.  SfiA  A/\a.  a^T^.T. 


^X  ■^'^ 


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'1^ 


Statue  di  Mercurio  ^  dette  Hermi  ^per  ejjer  lu'f 

fiato-  l'inttentore  df  tutte  le  buone  Arti  ,  t^v^xli      _    _ 
non  temono  colpi  di  tempo  à  di  fortuna  ^  ^  li    "^^J* 
rvirtmp  nontemotiQ  ntuna  (ore  ingiuria  •  fi- 
*^Ì^        gnifìcAno  Amora  U  faide%7jt  del parUr  rueri- 
*^f^         dico. 


Marnano. 


Flloftrato. 

Palcftra. 

Loca. 


Ho  ratio. 

Mercurio  ri- 
rrtìuacoii*  di 
tii;t€karti. 


Thoit. 
Thout. 


Figura  qua- 
drata diMcr 
curio. 

Galeno. 


Snida, 


ly  2      Imagini  de  i  Dei 

ne  di  bel  corpo,  grande ,  e  fedo,  cui  comincino  i  {puntare  alcuni  pe- 
luzzi  dalle  pulite  guancie ,  come  dice  anco  Luciano ,  &  mezo  nudo  j 
perche  vna  breuevcfticciola  gli  còpre  gli  homeri  folamente  ;  &  non 
fa  egli  mentionc  d'ali ,  ne  di  Caduceo,  ma  ben  dicejche  mollra  di  ef- 
fere  fpedito ,  &  esercitato  aliai  nel  correre ,  &  nella  Lotta .  La  qua- 
le hor  mi  riduce  a  mente  queIlo,che  già  ho  letto  appreffo  di  Filollra- 
to ,  fic  è  che  Paleftra ,  la  quale  potiamo  chiamare  Lotta  ,  fu  figliuola^ 
di  Mercurio ,  &  era  tale ,  che  malagcuolmente  fi  poteua  conofccre^ . 
fé  fofle  mafchio ,  ò  femina ,  conciofìa  che  al  vifb  tutto  polito,  &  va-^ 
go  patena  effere  non  meno  fanciullo,  che  fanciulla,  le  bionde  chio-j 
me  erano  ben  lunghe,  ma  non  sì  però,  che  poteffero  annodarfi.il 
petto  era  di  pura  virginclla  ;  né  più  riieuauano  le  belle  poppe  in  lei 
che  rileuino  in  vn  delicato  giouine;  né  erano  le  braccia  bianche  fola- 
mente  ,  ma  colorite  ancora,  &  fedendo  ella  teneu  a  in  feno  vn  ramo 
di  verde  Vliuo ,  imperoche  ella  amaua  quefta  pianta  affai ,  forfè  per- 
che ^\  vngeuano  prima  con  olio  quelli ,  li  quali  lottauano .  Così  di- 
pinge Filoftrato  la  Paleflra  ,  &  la  ò\qq.  figliuola  di  Mercurio ,  perche 
egli  fu  il  ritrouatore  di  quella  forte  di  cflèrcitio ,  come  cantò  anco 
Horatio  in  certo  hinno,ch'ei  'ì^zc  a  coflui.  JEt  non  ritrouò  Mercurio, 
&  moftrò  a'  mortali  il  modo  di  efTercitare  il  corpo  (blamente ,  ma_j 
l'animo  ancora,  e  lamblico  dice  ,  chea  lui  dettero  quelli  di  Egitto 
il  ritrouamento  di  tutte  le  buone  arti,  &  che  perciò  gli  dedicauano 
Icmpre  tutto  quello ,  che  fcnueuano .  Cicerone ,  ferine  che  Mercu- 
rio moftrò  in  Egitto  le  lettere,  &  le  Leggi,  &  che  ei  fu  nomato  da^ 
quelle  genti  Thoit ,  ouero  Theut ,  come  lì  legge  appreflb  di  Platone  ^ 
Et  altri  hanno  detto,  che  oltre  alle  lettere,  fu  ritrouata  anco  da  Mer- 
curio la  mufìca ,  la  geometria ,  e  la  paleftra,  per  le  quali  quattro  cofe 
foleuano  fare  anticamente  la  fua  imagine  di  figura  quadrata,  &  por- 
la nelle  fcuole,  come  era  in  certa  partedeirArcadia,fecondo  che  reci- 
ta Paufania ,  il  quale  lo  defcriue  fatto  in  guifa ,  che  patena  veflirfì  vn 
manto ,  &  non  hauca  di  fotto  gambe,  né  piedi,  ma  era  come  vna  pic- 
cola colonetta  quadra .  Galeno  quando  ellortaigiouani  alle  buo- 
ne arti ,  dice ,  che  elle  furono  tutte  ritrouate  da  Mercurio ,  6c  lo  di- 
fegna  giouina ,  bello ,  non  per  arte ,  ma  per  propria  natura ,  allegro 
in  viltà ,  con  occhi  lucidi ,  e  rifplcndenti ,  &  che  llia  fopra  vna  qua- 
dratabafe  :  perche  chi  feguitala  virtù  fi  lena  di  mano  alla  Fortunale 
col  flar  fermo ,  §:  falde  non  teme  ài  alcuna  fua  ingiuria .  E  Suida-j 
ferine ,  che  la  figura  quadra  è  data  a  Mercurio  per  rifpetto  eie!  parlare 
veriteuole,  ilqual  così  fla  fermo  iempre ,  e  faldo  contra.chi  fi  fia_», 
come  il  bugiardo ,  &  mendace  toflo  \à  muta ,  &  fouente  fi  volge  hor 
q  ud ,  hor  là .  Ma  ò  per  quef.o  .  ò  per  altro  che  fofle ,  rifcrifce  anco 
AlefTandro  Napolitano,che  i  Greci  faccuano  fpelTo  la  /btoa  di  Mer- 
curio informa  quadra  col  capofblo  ftnza  alcun'altio  nicn.bro  j  5^ 

con 


De  gli  Antichi.        273 

«on  fìmili  ftatae  honoraiiano  rpeifo  i  giacli,&  valorofi  Capitani  met- 
tendole in  publico,  &  ne  metreuano  anco  molte  dinanzi  alle  prillate 
care,cortierifenrce  Snida.  Et  Thucidide  ancor  a  ferine,  &  lo  repli-  Th&dJic. 
ca  Pinta  reo,  che  in  Achene  era  gran  numero  di  qucfle  ftatoe,  le  quali 
vna  notte  fi  rono  qiiafi  tutte  gualk,  atlhor  fabito ,  che  gli  Atheniefi 
Jicbbero  deliberato  di  mandare  rna  grofla  armata  adcioflb  a  Siracu- 
fa ,  ài  che  Alcibiade ,  che  era  vno  de  1  capi  deirannat^ ,  &  ne  luue-- 
«a  egli  giiaftc  alcune,  fu  tranagliato  ^andcmentCjCome  che  haueffs 
;dato icgnodi mutatione di ftato della republica ,aIteraiKÌo  quelle^ 
tì;atoe,  ie  quali  erano  dette  Hcrnii,  perche  Mercurio  fu  parimente-»  . 

detto  Herme  da'  Greci ,  &  crano-poìkj-come  dilli  fopra,  per  orna-      »«»»• 
aiento  njsllc  foiolc ,  &  nelle  Academie.  Onde  Cicerone  rifponden-    (-iceronc. 
do  ad  Attico  chiama Herme ornamento  commune  a  tuctc  le  Acade- 
mie .  Et  vn'altra  roltarifponde  almedcCmo  ;  che  già  glipiacciona, 
fc  bene  non  gli  ha  anco  reduti,gli  Hermi  di  marmo  con  le  tefte  di  me 
tallo ,  ch'ei  fcriue  di  hauergli  comprati  ;  &  lo  prega  à  raccoglierne-» 
quante  più  ne  può  hauere,  &  lo  (olkcitsi  i  mandarle  prefto  per  ad«r- 
aare  la  fua  Academia,  ò  libraria,  che  la  vogliamo  dire .  Legge(ì,che 
gli  Athcniefi  furono  i  primi ,  che  facefl'ero  fimili  ftatoe .  Et  non  f©-  ^je^j^j^^i  ^^ 
lamenteinqueftedi  Mercurio,  ma  in  quelle  anco  di  molti  altri  Dei  prima  f^ra. 
vfarono  parimente  gli  altri  Greci  tale  figura  ^^uadra  i  &  pixì  di  tutti 
forfè  gli  Arcadi ,  come  ferine  Paufania ,  perche  appo  loro  era  vn'al- 
tare  dedicato  àGioue  con  vnaflatoa  fatta  in  fimile  forma .  Et  ben- 
ché molti  fcriuaiio  ,-che  Mercurio  fu  chiamato  Cilleisio-da  vn  mon-    Cillenì». 
te  dell  Arcadia  di  quefto  nome,  oueei  nacque  .-nondimeno  vi  fono 
^ftatianco  di  quelJi,  che  hanno  voluto,  ch'ei  foflecosì  cognominato 
da  quefte  imagini  quadre ,  le  quali  fi  poteuano  dire ,  tronche,e  moz- 
ze ,  non  hauendo  altro  mem  bro ,  che  il  capo,perche  i  Greci  chiama-      Fo^'^a  Qf^ 
RoCilliquellijalJi  quali  fia mozzo  alcun  membro  ;&  mortraiiano  P^n-a^.-^ 
la  forza  del  parlare ,  il  quale  non  hi  bifogno  dell'aiuto  delle  mani, 
come  ferine  Fello ,  per  fare  ciò  che  vuole ,  ma  qiiando  è  bene  ordina- 
to,  &  fi  fa  vdirc  a  conuencuoli  tempi,  tinto  può,  che  facilmente  pie- 
ga gli  animi  hamani ,  come  gli  piace ,  &  fouente  fa  forza  altrui i  fuo  .    ' 
.piacere*  Onde  ^loratio  car.ta  di  Meicurio,che egli  da  principio  ptr- 
iuafe  a'  mortali  di  lafciare  le  felue ,  e  i  monti ,  per  li  quali  andauano 
in  que'  primi  tempidifperfi  ,  come ìe  fere ,  &  vnirfii  vinere  infìeme 
ciuilmente .  Il  che  tolfe  egli  forfè  da  certa  fuioia  de  i  Greci,  la  qua- 
le racconta ,  che  Prometheo  andò  imbafciadcre  à  Giouc  à  pregarlo ,  , 
ch'ei  volefl'e  prouedere,  che  lafciaflcro  homaigli  huomini  quella  vi- 
ta rozza,  &  be/ìialc,  che  meriauano  già  dal  cominciamento  del  nwn- 
do.  Onde  egli  mandò  con  lui  Mercurio  con  commifiione  di  infegn»- 
feà  quelli  che  più  riputafle  degni ,  il  modo  di  ben  parlare ,  col  quale 
efiì  poteiTeroperfiiaderc  à  gli  akriqaeilo  cheera  ncceflario  à  fare  per 

S  \iucre 


Lingua,  cori- 
fee rata  a—p. 
Mercurio. 


carni» 


CeiarCo. 


€;airo  a  can» 
;io» 


Paufanb 
Sonno con 
ìe  Mufe. 


Hefioio^ 

H^jmerOo 

None  dife- 
fnata. 


Ouìiìo* 


274     Imagini  de  i  Dei 

viuere  vna  vita  domeftica ,  honcfta ,  Se  ciiiile .  Et  per  qucfto  confc* 
crarono  gli  antichi  la  lingua  à  Merairio,&  oltre  a  tutti  gli  altri  facri» 
fìcij ,  qucfto  era  JÌlaipropria,&  particolare,  dì  facrifìcargli,  beendo 
certo  poco  vino>  le  lingue  delle  vittime  »  Fu  anco  creduto  Merairio 
il  primo,  che  moftrafle  il  modo  di  guadagnare,  &  perciò  era  Dio  de* 
mercatanti.  Anzi  dicono  che  fofle  detto  Mercurio  dalla  aira  che  egli 
hi  delle  merci;onde  Suida  fcriue,che  per  queflo  mctteuano  vna  bor- 
ia in  manoal  fuo  fimulacro.Fulgentio  niole,ehe  l'alia  pie  diMcrtu- 
rio  fìgnilìehino  il  veloce,  &  quafi  continuo  mouimento  di  quelli,the 
trafficatiOjli  quali  folleciti  ne*  loro  affari  vanoquafì  femprcjhor  quà^ 
hor  Jà.  Onde  ferine  Gefare,ch€  i  Francefi  adorauano  Mercurio  più  di 
turti  gli  altri  Dei,  &  ne  haueuano  molti  fimulacri;  perche,  oltre  che 
lo  difcellèro  edere  flato  ritrouatoredi  quafi  tutte  learti,  credeuano, 
che  particolarmente  ei  potefle  affai  gioii  are  altrui  ne  i  guadagni ,  Se 
nelle  mercandej  nelle  quali  quanto  h^abbino  dactfere  vigilanti  gli 
huomini  moftrò  il  Gallo  pofto d  canto  a  quella  Dio,  come  difii  gi^* 
benché  vogliono  alcuni,  che  fignifì chi  più  tofto  la  vigilanza ,  che  dc- 
ono  vfare  gli  huomini  faggi ,  edotti,  perche à  quefti  è  brutto  foor  di 
modo  dormendo  confumar  tutta  la  notte  «  Cenciofia  che  mettendo 
Mercurio  per  la  ragione ,  &  per  quella  luce  5  che  fifc«rge  alla  cogni- 
tione  delle  cole,  einon  vuole  che  fliamo  longamcnte  fepolti  nel  ìon- 
no,ma  pofcia  che  fono  rinfrancatigli  fpirti,  che  ritorniamo  alle  vfa- 
te  opere.  Perche  non  ponnogli  huomini  ftare  in  continua  attiene  né 
del  corpo  >  ne  della  mente ,  onde  è  loro  neceffario  quel  breue  ripofo 
che  apporta  il  fonno ,  come  moftrano  i  Filofofì  «  Et  Paufania  fcri- 
iiendo  del  pacfe  dì  Corinto  mette ,  che  quiui  era  vn'altare  i  oue  fi  fà- 
ceua  facrifìcio  alle  Mufe ,  &:  al  Sonno  infieme,  come  che  fo fiero  bei» 
grandi  amici  tri  loro.  Impero  che  tennero  gli  antichi  il  Sonno  pari- 
mente Ddo  ,  &  gli  ne  fecero  ftatoe ,  come  de  gli  altri  Dei ,  credendo- 
lo come  dice  Hefiodo,  &  Homero ,  fratcllodella  morte  »  11  che  mo- 
fi rauano  etiidio  le  imagini  fcolpitenell' Arca  di  Cipfèro ,  oue  era  vna 
fémina,  che  tcneua  fu'l  ffniftro  braccio  vnfenciullo  bianco,  che  dor- 
miua ,  &  vn  negro  fu  1  deftro ,  che  naedefimamente  dormiua ,  &  ha- 
ueuagli  piedi  ftorti,  per  queftofignificando  la  Morte,  &  per  quello- 
il  Sonno,  &  la  femina  era  la  Notte  nutrice  di  amendui.  Fa  quella 
dagli  antichi  fatta  in  forma  di  donna  con  due  grandi  ale  alle  fpalle 
negre  ^  &  diftefe  in  gui(a .  che  parena  volare ,  &  abbracciare  con  effe 
la  Terra ,  come  diile  Virgilio .  Ouidio  le  da  vna  ghirlanda  di  papa- 
uero  che  le  cirge  la  fronte,  &  nranda  con  lei  vna  gran  compagnia 
di  negri  fogni.  Gh  altri  Poeti  poi  la  fìngoro  hauere  vn  carro  da  quat- 
tro ruote  ,  che  fignificano  ;  come  dice  il  Boccaccio ,  le  qu;;t:ro  parti 
della  notte,così  diuifeda'  foIditi,&  d  brocchieri ntlle  guardia  loro  ^ 
Ella  è  tutta  di  cobre  fofcQ  ?  ma  la  vcfle ,  cfe^  ha  momo  rifp  ic 


f-GvU 


quaU 


De  gli  Antichi.       275 


Imiif'me  delU  Notte  nutrice  dell*  Morte ,  (^  del 
So72?io  ii^  imagine  del  Sonno  fratello  ^  com' 
pagno  della  Morte  i  quiete  c^  dolce  ri/loro  d<L^ 
mortali .  (^  il  corno  dinota  il  rtpofo ,  c^  'X'^r- 
rtet^  de'  fogni, 

J   o 


^1* 


^■^^^^^^r^^^^r^r^^^r^fr^^f^^^ 


i    a 


ìy.6      Imagini  de  i  Dei 

qualche  poco,&  è  così  djpinta,che  rapprefenta  l'ornamento  del  Cie» 
.,  ,.         lo .  Tibullo  fa ,  che  con  coftei  ranno  le  Stelle  fuc  figliuole  ^iJSoifc. 
^       no ,  &  i  Sogni  quando  così  dice  t 

Dateul  pur  piacer  che  homai  la  nette- 

I  fuoi  dcHrìer  hk  giunti  infiemc  ,  e  Viene- 

Correndo  à  noi  daUe  Cimmerie  grotte  f 
I  le  sìelle  dì  Vaga,  luce  piene 

Seguono  il  carro  de  la  maire ,  quali 

il  del'  in  bel  drapetto  accolte  tiene»- 
It  il  Sonno  /piegando  le  negre  ali 

Va  l or  dietro ,  e  vi  van  gl'incerti  Sogni 

Con  pia  non  fermo  y  e  paffi  difiigualio. 

Dalle  quali  parole  fìconofce  j  che'l  Sonno  parimente  haueaa  l'aii^ 
ilchedifTeStatio ancora, quando  fi  duole, che  gii  fono  tanti  dì> 
ch'ci  non  può  dormire ,  &  lo  prega ,  che  a  se  voglia  venire  homai ,  e 
fcuotcrgli  fopra  il  capo  fé  lieuipenne,  &  ilmcdefimodifTe  Silio  Ita- 
SilioIcalicD.  lieo.  OltrediciòilSonnoègiouineiCheilmedefimoStatio-lo  fa_j- 
tale,  chiamalo  piaceuoliilìmo  di  tutti  i  Dei ,  come  che  non  fìacofa_^ 
più  grata,  ne  che  piaccia  più  a' mortali  dopò  le  fatiche  del  ripofo». 
«he  ci  apporta  il  piacaiole  Sonno  ^  onde  Seneca  dille  cosi  di  iw  s- 


Sontio-ccn 


Seneca^ 


Ktkftrafft^ 


0  Sonno  almo  rìHoro  à  le  fatiche 
De'  mortali:, de  l'animo  quiete, 
lE  del  viuer' human  U  mgUor  parte  ^ 
O  de  la  bella  ^Jirea  veloce  figlio  > 
JE  de  la  Morte  latìmido  fratello. 
Ch'in fieme  mefci  il  yeroy&'  la  bugia  y 
X  quel,  che  dee  Venir  chiaro  ci  moHri 
Con  corto ,  e  fj^Jfo  (  ohimè  J  con  triHo  nuncia-^ 
Tadre  di  tutto ,  porto  de  la  yita  ,-■ 
Kipofo  de  la  luce  i  e  de  la  Notte 
Udo  compaio ,  tu  non  più,  ri/guardi 
^l  Kè  r-ch'al  feruo  yma  vieni  egualmente' 
<A  l'Vno ,  e  a  l'altro  ,.ne  le  Hanche  membra  y, 
Tlacido  entrando  la  fiancheis^a  feaccij^ 
£  à  quel,  che  tanto  temono  i  mortali 
Gliaue';^  sì 3  ch'imparano' il  morire^ 

Filoftrato  nella  tauolà ,  ch'ei  fa  di  Anfiarao ,  nell'antro  del  quais 
dice ,  che  era  la  porta  de  i  Sogni ,  perche  dormendo  quiui  fi  vedeua , 
Se  Yiiuafi  infogno  queilo,che  fecacaua  di  intendere^dipinge  il  Soa- 

na 


De  gli  Antichi .       277 

io  tutto  languido  con  due  vefti ,  l'rna  di  fopra  bianca ,  l'altra  di  fot- 
to  negra ,  ihtcndendo  per  quella  il  di ,  &  per  quefta  la  notte ,  &  gli 
mette  in  mano  vn  Como ,  come  fanno  anco  quafi  tutti  i  Poeti ,  dal 
quale  par,  che  fparga  il  ripofb  fopra  de'mortali .  Il  che  dicono  citere 
fiato  finto ,  perche  il  corno  aflbttigliato  trafpare,  &  cosi  ci  moft ra  le 
cofe ,  come  le  veggiamo  in  fogno ,  quando  però  fono  iSogni  veri,ma 
quando  fono  falfi ,  il  Sonno  non  porta  il  corno ,  ma  vn  dente  di  Ele- 
fante,  perche  aflbtiglifi  l'auorio  quanto  fi  vuole, non  tralpare  mai 
sìcheperquellopaflìlaviftahiimana.  Però  Virgilio  iìnfe,cheduc 
fodero  Je  porte ,  per  le  quali  ei  vengono  i  Sogni ,  i'vna  di  corno ,  l'al- 
tra di  auorio ,  &  che  per  quella  paffano  i  veri ,  &  per  quefta  i  falfi . 
[Sopra  di  che  Porfirio  così  difcorre ,  come  riferifce  Macrobio ,  dicen- 
ìéo  che  l'anima  ritiratafi ,  quando  rhuomo  dorme ,  in  buona  parte^ 
<Ja  gli  offici]  del  cor  pò,  fé  bene  drizza  gli  occhi  alla  verità,  non  IjLj 
può  vedere  però  maidrittamenre  j  per  la  icurezza  dell'humana  natu- 
ra,* ma  fepure  quefta  fiaifottiglia  in  modo,  che  l'occhio  dell'animo 
ci  palfi  per  dentro,  vede  Sogni  veri  per  la  porta  del  corno;  ma  fé  fta 
^enfasi ,  che  l'animo  non  la  pofi'a  penetrare  con  la  vifta ,  vengono 
per  la  porta  dell'auorio  i  falfi  Sogni.  Et  il  medefimo  Virgilio  ha  fin- 
to ancora,cheaÌ  mezzo  della  entrata  dell'inferno  fia  vn  grandeolmo, 
che  fparga  gli  fronzuti  rami,  &  che  fotto  le  foglie  di  quefte  filano  at- 
taccati i  Sogni  vani  &  falfi .  La  qual  cofa vuole  dire,  comefefponc : 
Seruio ,  chealla  fiagione ,  che  cadono  le  foglici  gli  alberi,  iSogni 
fono  fèmpreyani.,  £t  altri  hanno  detto,  che  l'olmo  arbore  fi:erile,  Se 
che  non  ^^a  frutto,efprimedasè  la  vanità  de  iSogni,quali  furono  det- 
ti ciechi  da  gli  antichi ,  cerne  fcriue  Snida,  ò  perche  fono  fallaci , 
onero  perche  parlano  fempre  con  chi  ha  gli  occhi  (errati .  Oltre  ÓL 
ciò  porta  il  Sonno  anco  talhora  vna  verga  in  mano,  con  la  quale  toc- 
ca i  mortali ,  &  gli  fa  dormire .  OndeStatio  vna  volta,  che  non  po- 
teua  dormire,  lo  pregaua  che  venifie  à  toccarlo  con  quella .  Gnidio , 
pofcia  che  ha  deferito  il  luoco,  ouehabita  il  Sonno,  qual  fa  cht^ 
fia  appreffo  de'  Cnnmeri  j  popoli,chc  hanno  quafi  fempre  notte ,  an- 
cor che  in  Lcnno  lo  mette  Homero ,  jfola  nel  mare  Egeo,  &  Statio 
appretìo  de  gli  Ethiopi ,  &  l' Ariofto  vjtimamente  l'ha  pofio  nell'A- 
rabia :  0:i  idio,  ciccdefcritta  ch'egli  ha  lacafadel  Sonno ,  mette  lui 
i dormire  fopra  vn  letto  di  Hebeno  coperto  tuttodi panni  negri ,  in- 
torno al  quale  ftanno  innumerabili  Sogni  in  diuerfe  fonne  figurati: 
de'  qnali  tre  fono  i  minifiri  più  degni  ;  l'vno  ,  che  rapprefenta  foJo  la 
forma  humana ,  fi  dimanda  Morfeo  ;  l'altro  è  detto  Fobetore,  chej 
nr-olfcra  ogni  forte  di  befiia  ;  &  il  terzo ,  che  fa  vedere  terra ,  acqua-- , 
faifi  .  arbori ,  monte,  piano  ,&  ogni  altra  cofa  inanimata ,  ha  nome 
Fantafo .  Ne  più  dico  di  loro ,  ma  ritorno  allaimagine  di  Mercurio 
fatta  pure  in  forma  quacra^come  fi  legge  apprefio  di  Paufania  quan- 

S    3        do  ci 


Vefti  «Id 
Sonaoo 


Sogni. 


Forte  <1<* 

fogni. 
f«iììrios 


Sogni  vani 

*'    tjeruto. 


Verga  dzì 
Sotìo.     • 


Mìnìftri  àc 
Sogni; 


Mercuno 
perche  sbar- 
bato . 


Horr.ercf. 

rie:re  gitta- 
te alla  Sratoi 
^i  Mercurio. 


r^uica 


r.lerciivio  co 
US  «api . 


iicr-izto  ». 


.  Aiitiruat 


278      Imagini  de  i  Dei 

do  ei  dcfcrfue  l' Achaìa ,  che  era  in  certa  parte  di  quel  paefe  fu  !a  via  J 
con  la  barba ,  &  con  il  cappello  in  capo .  Ne  mi  ricordo  di  haucrc-* 
letto  in  altra  ftatoa  di  Mercurio ,  che  diqucfta ,  la  quale  hauelTe  Ijl-» 
barba ,  cfl'endo  che  i  Poeti  tutti  lo  de  dcfcriuono  fcnza ,  il  che ,  dico- 
no ,  voler  moftrar  che'l  parlar ,  quando  e  bello ,  vago ,  e  puro ,  non.» 
inuecchiainai .  Ma  fanno  ben  pere  molti;che  gli  cominci  a  dare-* 
fuori  la  prima  lanugine  3  come  già  ho  detto  di  Martiano ,  &  come-» 
ài  Lu  ciano  poflb  dire  il  medefimo ,  poi  che  ne  i  Tuoi  facrifici j  deferii 
ne  Mercurio  con  alcuni  pochi  peluzzi  della  prima  barba  5  che  gli  co- 
minciauano  ad  apparire  fu  1  vifo .  Homero  parimente  fa ,  che  Vlifle 
lo  vede  tale, quando  a  lui  va ,  e  gli  porta  quella  herba  >  con  la  qualcj 
ei  Ci  difcfe  poi  da  gli  incand  dì  Circe .  Lcggcfì  oltre  di  ciò ,  che  alle 
ftatuedi  Mercurio ,  le  quali  erano  su  le  publiche  vie  3  gittaua  pietre 
ogn' vno ,  che  pafì'aua  di  là ,  fecondo  che  le  trouaua  a  cafo ,  in  modo 
che  vi  fé  ne  vedeuanoi  monti  raccolti  intorno ,  ò  fofiè  per  moftrare, 
che  fi  debbe  far  honore  alli  Dei  con  offerire  quello ,  che  primo  fé  ne-? 
apprefenta,  &  fi  hd  alla  mano,  onero  perche  pareflero  in  quel  mod© 
purgare  kpublicheflrade,  sì  che  non  trouaffero  poi  gli  altri,  che-» 
paflauano  di  là ,  &  i  corrieri  raccomandati  a  quefto  Dio ,  cofa ,  che 
gli  potefi'e  offendere ,  ò  veramente  ciò  era  per  dare  ad  intendere ,  che 
cosi  e  tutto  il  ragionare  compofto  di  piccole  particelle ,  come  quei 
monti  di  piccole  pietre  raccolte  infieme .  Snida  fcriue;che  quefti  cu- 
muli ,  ò  monticelli  di  pietre ,  erano  confecrati  a  Mercurio  nelle  vie-» 
incerte ,  for/cpercbx  non  deuiaffe  dal  buon  camino  y  chipaffaua  pec 
là.  Etchefuancovfanzadegliantichidiporresù  le  ftrade  publi- 
ehc  dinanzi  alle  alle  ftatoe  di  Mercurio  le  primitie  de  i  frutti  a  fcrui- 
tio  de'  paflfaggieri ,  li  quali  fecondo  il  bifogno  ne  mangiauano.  Leg- 
geri ancora ,  che  Mercurio  alle  volte  fu  fatto  con  tre  capi  i  ò  per  mo- 
flrare  la  gran  forza ,  che  ha  l'ornato  parlare  ;  ò  perche  à  coftui  fcor- 
tade  pafiàggieri  non  baftaua  vn  capo  per  moftrare  altrui  le  dineriè 
ftrade ,  &  fpecialmente  ne'  triuij ,  cioè  doue erano  tre  vie ,  &  perciò 
in  ciakheduno  de*  tre  era  fegnato  3  oue  qucftajò  quella,  ò  quell'altra 
via  andafl'e . 

Voleuano poi gliantichi  ancora, che  Mercurio  haueffe  cura  de' 
Paftori;  di  che  ù  Homero  fede,quando  dice,cheinira  Troiani  Phof- 
ba  fu  ricchiifimo  di  armenti ,  &  dì  greggi ,  perche  Mercurio ,  cui  egli 
fu  grato  più  di  tutti  gli  altri ,  così  l'haueua  arricchito ,  forfè  percne 
ne' primi  tempi  non  conofceuano  gli  huomini  altro  guadagnò,  che 
quello  che  trahcano  da  i  greggi ,  &  da  gli  armenti .  Et  perciò  fcriue 
Paufànìa ,  che  nel  paefe  di  Corinto  su  certa  via  era  vna  ftatoa  di  Mer- 
curio fatta  di  bronzo ,  che  fedeua ,  &  haueua  vn'agnelio  a  lato  .  I>i 
che  ei  tace  la  ragione  àpofta ,  come  cofa  mifteriofa  ,  &  che  non  fi 
jgcfla,  né il  debba  dire .  Et  vp  altra  ne  era  appreflb  de'Tanagrei  gen- 


^vsb^ 


De  gli  Anticliì .       >27 5» 

' '^^W^m^ 


Imdgwe  di'  Mercurio  dio  dslh  eloqucn^^  ^Jcorta-> 

^^  P^If^W^^^  ^  ^^^  ^"  ^^fl^^'i  yi^tcfo  anco  pr 
la.  for%A  dd  SoU  ;  ^  imagme  dsi  dìo  Anubi 
dio  della  fughetta  appo  gli  Egittij  ^  che  e  «t/» 
iflefjo  ceri  Mercurio ,  ^  d  Caduceo  qui  (igni- 
fica  d  Sole  (s"  la  Luna  d  demi  ne  la  fortuna^ 
ramcre^  (^  la  fiecejjìtà  che  yamjo  co'l  riafct- 
mento  hamano . 


?>(à>  <^'  ^.v  rOc -^  ■ 


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^' «^"^*r^'.  f^  'ia»^<  '^"'f  ''^'■''f'  ♦'^''i^'  '^'*i'  f^'^'^*  •^•'^ 

S    4 


Macrobio  « 

Mercurio- 

pel  Sole,. 


280      Imagini  de  i  Dei 

te  del  la  Beotia ,  che  portaua  vn  montone  in  colfo  >  perche  dìcefi  cKc 
Mercurio  andando  già  in  quel  modo  intorno  alle  mura  della  Città, 
fece  ceflare  vna  grauiflìma  pcftilenza  «  Quefto  Merairio  Tanagrco 
ha  dato  occafìone  al  volgo  delli  Antiquari)  di  credere ,  che  moki  ta- 
gli antichi  della  Chriilianiti  prinnitiua  fiano  altro  di  quello ,  che  ve- 
ramente fcuo.  Coftumauanoinoftii  di  portare  negl'Anelli  da  fi- 
gillare  eh  riilo  intagliatoci,  in  figura  di  Paflore,  con  fa  Pecora  in-» 
collo  per  alludere  alle  parole ,  Ego  fum  paftor  bonus .  Et  io  mi  ri- 
cordo di  vedere  in  Roma  vna  Corniola ,  nella  quale  ftaua  stagliata 
quella  figura ,  co'l  nome  appreflb  EIHCOY.  Et  vn' amico  mio^ 
kuicu a  due  altre  Gioie  di  fatturafimile;  &  in  vna  di  effe  era  la  Cifra 
.  Et  in  S.  Lorenzo  fuor  delle  Mura,  mi  fouuiene  d'haucr.  veduta 
vn  Sepolcro  di  marmo,a  mane  manca  nell'entrare  per  la  Porta  magr 
giore ,  nel  quale  fi vedeua  vn  Paftore  con  la  Pecorair  Spalla ,  in  me- 
20  a  certi  adornamenti  dfcl  Parapetto  del  detto  Sepolcro.  In  propo- 
iìto  di  che  fcriue Tertulliano,  riferito  dal  Card.  Baroni»  nel  i  de 
gì'  Annali,  ^chei  Chriftiani  coftumauano  anticamente  di  mettere 
quella  figura  ne  i  Calici ,  Onde  fu  ofTeniato  poi,  che  quando  fi  ce- 
kbrauaquiuiJafuafefta,  andjua vn bellifllmo giouane intorno  al- 
la città  con  vn'agnello  in  collc:  Vn'altra  ftatoa  fu  pur  anche  diMer- 
curio  portata  dell'Arcadia ,  come  recita  ilmedef;mo  Paufania ,  ò;^ 
offerta  al  tempio  dìGioue  Ohmpio,  armata  con  vn'elmo  in  capo,&. 
veilitadirna  tonica  cor^ vnibreue  vefticciuoladi  foprada  foldato , 
&  portaua  vn  montone  fotto  il  braccio .  Macrcbio,  ilquai  vuole, 
che  per  tutti  gli  altri  Dd  fiano  intefe  le  molte  virtù  del  Sole,  à  quefte 
tira  parimente  la  imagine  di  Mercurio ,  dicendo ,  che  l'ali  moftrano- 
la  velocità  del  Sole ,  &  die  il  finger  le  fniole ,  che  vccidcffe  Argo 
guardiano  della  figlia,  di  Inaco  murata  in  racca  onde  pofero  afle 
voIr£  ancora  vnafcimirarra  in  manoalla  fua  ftatoa,  fu  perche  Argo 
con  tanti  occhi  è  il  Cielo  pieno  difìelle ,  che  guarda  la  terra ,  la  qua- 
le fiiccuano  quelli  di  Egitto  nelle  loro  facre  lettere  in  forma  di  vacca,, 
ma  lo  vccidè  Mercurio  ,.cioè  il  Sole ,  come  quello ,  che  fa:  fparire  le- 
&e\h,  quandoil  dì  comincia  a  moilrarfi .  Oltre  di  ciò  le  figure  qua- 
drate di  Mercurio  ,chehaueuanoilcapofGlo  &  il  membro  virile, 
Hioftrano  che'l  Sole  e  capo  del  mondo ,  &  feminatoredi  tutte  le  co- 
fe,&:  quattro  lati  fignificano  quello, che  fignifica  ia  Cetra  dalle, 
quattro  corde  data  medefimamente  a  Mercurio.,  cioè  le  quattro  par- 
ti del  Mondo  ^  onero  le  quattro  ftagioni  dell'anno ,  ò  che  due  equi- 
notij ,  &  due  folilitij  vengono  a  fare  quattro  parti  di  tutto  il  Zodia- 
co .  Et  ù  ritroaamento  proprio  de  1  Greci,  come  fcriue  Herodoto , 
&  gli  Atheniefi  furono  iptimiyche  faccflero ,  &  moftrafifero  a  gli  al- 
tri di  fare  parimente,  le  /ìatot  di  Merairio  col  membro  genitale  drit- 
«D>  &  quello  fecero  efliforfe ,  perche  differo  le  fauole  :,  òl  lo  riferifce 

Marco 


De  gli  Antichi .        28 1 


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*li|^  ^magìne  ai  Anubide  Dio  della  Salacità,  O^fioJ: a ^ 

*E  f§^         ^  Fiddtà ,  ca«  ;/  CocodriUo  ammale  d EgittOy  ^^^ 

*I-S^         t^rrefirèi  Cff  acquatico  y  con  Apiy  Gto^e  Ham-  <f|à%S' 

«^||^         ^<5»^  ^  ^  altre  fg»re  mtfhrfoft^  ..  #Ì^S* 

"^«yuL  ìAs  ^-i  -Mi  ^  W  iOi»  W  W  S<te  WV  'i^  !<fo  «-fc  *ft?  *!fc  W   ic3^ 


li» 


^1* 


Caduceo 
s'acconmo- 
da  al  nafci 
mento  del- 
1'ÌKiomo. 


Marnano. 


A  nuli. 


Dìodoro 
Siculo* 


Hcfcole. 


2  S  2      Imagini  de  i  D  eì 

Marco  Tullio ,  che  a  lui  fi  gonfiò ,  &  drizzoflì  in  quel  modo  per  IsL* 
voglia ,  che  gli  venne  di  Proferpina  la  prin:ia  volta ,  che  h  vide,  sì  co- 
me fi  può  vedere  il  difegno  nella  noftratauola  91.  a  car.  2p3#  Ac- 
commodafi  poi  il  Caduceo  al  nafcimento  dell'huonrio  come  dice  il 
wedefimo  Macrobio ,  ia  quefta  guifa  fecondo  quelli  di  Egitto .  So- 
no con  rhuorao,  quando  ci  nafce  quefti  quattro  Dei,  il  Demone ,  I2 
Fortuna ,  l'Amore ,  &  la  Neccllìtà .  De'  quali  1  due  primi  fignifica- 
no  il  Sole ,  &  la  Luna ,  così  detto  quello ,  perche  da  lui  vengono ,  Se 
fono  conferuati  lo  fpirito ,  il  calore  ,  &  il  lume  della  humana  vita,8c 
perciò  è  egli  creduto  Demone ,  cioè  Dio  di  chi  ci  nafce .  Et  quefta 
è  detta  la  Fortuna ,  perche  tutta  la  forza  fua  fi  ftende  fopra  i  corpi ,  li 
quali  fono  fogctti  a  molti ,  &  diuerfi  accidenti .  L'Amore  è nioftra- 
to  da  due  capi  de  i  ferpcnti ,  li  quali  fi  giungono  infieme ,  come  che-» 
fi  bafcino  ;  &  la  Neceflìcd  èintefa  per  quel  nodo ,  che  quefti  fanno 
disènelmezo.  Martiano ferine, che Philologia entrata  nel  fecon- 
do Ciclo  vide  venirfi  incontra  vna  vergine  con  vna  tauola  in  mano, 
nella  quale  erano  intagliate  queftecofe  tutte  dimoftratrici  ài  Mer- 
curio. Nel  mezo  era  quello  vccello dello  Egitto  fimile alla  Cicogna, 
che  chiamano  Ibis,&  rncapo  di  belliifìma  faccia,  coperto  di  vn  cap- 
pello ,  chehauea  d' intorno  due  fèrpen  ti .  Sortovi  era  vna  bella  ver- 
ga dorata  nella  cima,  nel  mezo  verdeggiaua,  &  diucntaua  negra_* 
nel  calce .  Dalia  deftra  vi  era  vna  teftugginc ,  &  vno  fcorpione ,  2<^ 
dalla  iìniftra  vn  capro  con  certo  vccello  fimile  allo  fparuicre ,  Que- 
lle colè  quafi  tutte  fono  tolte  da  i  mifterij  de  gli  Egitti] ,  appreffo  de 
i  quali  Ci  crede  :  che  fofle  adorato  Mercurio  fotto  il  nome  di  quel 
Dio ,  che  da  loro  fu  chiamato  Anubi .  Perche  Io  fa  cenano  con  il  Ca- 
duceo in  mano ,  eome  Io  defcriue  Apuleio ,  il  quale  raccontando  di 
quelli ,  li  quali  andauano  con  Ifidc  dice  così.  Eraui  Anubi,  qual 
differo  efler  Mercurio,  con  la  faccia  hor  negra,  &  hot  dorata,  alza- 
na il  collo  di  cane ,  &  nella  finiftra  portaua  il  Caduceo ,  oue  con  Ia_» 
deftra  fcudteuavn  ramo  di  verde  palma.  Fu  fatto  quefto  Dio  ìr-^ 
Egitto  con  capo  di  cane  per  moftrare  la  fagacitd ,  che  da  Mercurio  ci 
viene,  conciofia  che  altro  animale  non  fi  troni  quafi  più  fagace  ddt 
Cane .  O  pure  lo  faceuano  così ,  perche ,  come  recita  Diodoro  Sicu- 
lo ,  fu  Anubi  figliuolo  di  Ofiride ,  &  feguicando  il  padre ,  in  tutte  le 
guerre  moftroflì  ralorofo  Tempre ,  onde  come  Dio  fn  riuerito  doppo 
morte ,  &  perche  viuendo  ei  portò  per  cimiero  vn  cane  fopra  l'armi  • 
fu  poi  fatta  la  fua  imagine  con  capo  di  cane  ;  volendo  pur*  anco  pc~ 
quefto  intendere ,  che  egli  fu  fempre  fagace  euftode,&  fedele  del  pa- 
dre,  difendendolo  tuttauia  da  qualunque  haueffe  tentato  di  fargli 
naie .  Oltre  di  ciò ,  fc  non  fu  Hercole  il  medefimo  che  Mercurio,  bé 
fu  da  lui  poco  differente,  come  ne  fa  fede  la  imagine  fua  fatta  da' 
Francefijcheladorauaiioperlo  Dio  delia  prudenza, &  della  elo- 

.      \"    '         qucnza , 


Degli  Antichi  o        283 

4i 


Jst 


Imagìne  di  Hercole  appo  Vr  ante  fi  da  loro  tenuto 
Dio  Clelia  sloquenz^a ,  ^  dsU'effercitio ,  qual  fìt 
da  alcuni  tenuto  anco  per  Mercurio  ^  meHa 
ìmagine  dinota  a  forza  3  (^  difciplina  milita^ 
re  ,  wdffime  in  rvecchi  £apitani^  ^  cof? fuma- 
ti ^  oratori* 


"il* 


.^. 


.èfe. 


'f '%  '^^^  %i'^'i§^^^^f^^^^  ^^^%^^^^^^^^li 


i 'a  forza. 


284      Imaginì  de  ì  Dei 

Luciano,    quenza ,  in  quefta  guifa ,  come  racconta  Luciano  »  Era  vi\  Vecchia 
quafiali'vltima  vecchiaia,  tutto  caino,  fé  nonché  haiieua  alcuni  pò» 
chicapegli  in  capo ,  di  colore  fofco  in  vifoje  tutto  crefpo,  &  rugofoj 
veftito  di  vna  pelle  di  Lione ,  &  che  nella  deftra  tencua  vna  mazza  > 
&  m'arco  nella  finiftra  ;  gli  pendena  vna  faretra  da  gli  homeri ,  6c 
haueuaallo  eftremo  della  lingua  attaccate  molte  catene  di  oro,  &  di 
argento  {bttiliffime ,  con  le  quali  ei  fi  traheua  dietro  per  le  orecchie 
vna  moltitudine  grande  di  gente ,  che  io  feguitaua  però  volonticri. 
ìj,loqu-nza,  e  Facile  cofa  è  da  vedere ,  che  quella  imagine  figni£ca  la  forza  della»» 
eloquenza ,  la  quale  dauano  quelle  genti  ad  Hercole ,  perche ,  come 
dice  il  medefimo  Luciano ,  fu  Hercole  creduto  più  forte  aflai ,  &  più 
gagliardo  di  Mercurio  à  &  lo  faceuano  vecchio,  perche  ne  i  vecchi  la 
eloquenza  è  più  perfetta  affai,  che  ne'giouani,  come  Homero  ci  mo- 
ftra  per  Neftore ,  dalla  cui  bocca ,  quando  parlaua ,  pareua  che  ftil- 
lalTe  dolciflìmo  mele .  Et  per  quefto  hebbero  anco  forfè  quefti  duo 
Dei  vn  tempio  folo  fra  lo  commnne  nell'Arcadia  :  gli  Atheniefì,che 
haueuano  nella  loro  Accademia  altari  delle  Mufe ,  di  Minerua .,  &  di 
Mercurio,  vollero hauernevno  parimente  di  Hercole, come  che  il 
Nume  di  coflui  non  meno ,  che  de  gii  altri  potefTe  giouare  a  chi  qui- 
uifieflercitaua  j  &  Paufaniar^fcriue,  che  non  folamenrei Greci,  ma 
molte  barbare nationi  ancora  credettero ,  che  Mercurio,  &  Hercole 
foflero  fopra  allo  elTercitarfi ,  &  che  erano  principalmente  adorati 
rie'luochi,oue/ì  faceua  quefto.  Onde  appreffo  dei  Lacedemoni] 
nel  Dromo,  luoco  oue  fi  elfercitauanoigiouani  nelle  correrie, fu 
vn'antichiifimo  fimulacro  di  Hercole,  al  quale  andauano  a  facrifica- 
re  quelli  che  erano  già  di  maggiore  età.  Et  in  certa  parte  dd  paefe  di 
Corinto  diceuano  quelle  genti,  che  Hercole  haueua  già  quiui  offer- 
to ,  &  dedicato  a  Mercurio  la  fua  mazza,  che  era  di  vliuo  faluatico , 
la  quale  fu  creduta  haueredapoi  fatto  le  radici,  &  eflcre  crefciuta, 
6:  diuentata  vn  grande  arbore .  Non  dico  fé  fia  flato  vn  Hercole  fo- 
lo ,  ò  molti  ;  bench'io  fappi.che  Varrone  ne  mette  quarantaquattro, 
&:  dice ,  che  già  tutti  gh  huomini  di  grande ,  &  mirabil  valor© ,  &C^ 
quelli,  che  hauelfero  fuper^ro  qualche  feroce Moftro ,  erano  detti 
Hercoli:  nèdeimolti.qualfoffe  riporto  nel  numero  deiDei , per- 
che quefto  non  tocca  a  chi  vuole  folamente  far  ritratto  de  i  fimula- 
cri ,  &  delle  ftatoe ,  chs  ne  fecero  gii  antichi  ;  li  quali  adorarono  co- 
me Dio  YnH.rcole,&  à  lui  fecero  di  quelli  honcri,  che  faceuano  a 
gli  altri  Dd»  &  quelli  di  Egitto  Io  pofero  nei  numero  de  i  dodici(co- 
me  ferine  Herodoto)  che  furono  prima  da  loro  adorati.  Ma  fé  ben  le 
moire cofe,ch£  fi  Jeggono di  Hercokjfiano  fiate  fatte  dadiuerfe  per- 
fone di  quefto norre,foiio  atcrjbiute  nondimeno  tutte  advn  folo, 
che  fu  fatto  Dio .  li  cl;i  fimuUcroera  grande  per  lo  più  &  che  mo- 
ftraua  forza ,  &  robult^zza ,  per  la  quale  viuendo  fu  cognominato 

MeliRì- 


Dci  dello 
«fkrcito. 


Simulacro 
d'Htrcolc. 


De  gli  Antichi .        28  f 

filctampìgo  3  che  viene  a  dire ,  dal  negro  culo ,  perche  co  fi  chiama-' 
reno  i Greci  gli huomini  forti, e  robufii:  &  all'incontro  diceuano 
Leucopigo ,  cioè ,  che  ha  bianco  culo ,  à  chi  era  molle ,  &  effemina- 
to .  Et  à  quefto  propofito  leggefi  vna  cotal  nouellctta  ;  Furono  due 
fratelli  maluagi,e  trilli  quanto  fi  poffa  dire ,  nominati  l'vno  PafTalo,  NousIIa  pia- 
èc  l'altro  Alcmone ,  ma  erano  detti  Cercopi ,  &  ixirono  figliuoli  ài  csuole  > 
Mennone:  quefti  più  voice  furono  riprefi  dal  la  madre,  &  pregati^ 
mutar  vna  cofi  pellìma  loro  natura,ma  pofcia  che  vide  di  non  poter- 
li ritirare  dalle  loro  opere  maluagieji  pregò  che  fi  guardaflero  al- 
meno di  non  dare  fra  piedi  a  Meiampigo.  Hor'^auenne,  che  effen- 
dofi  vn  dì  Hercole  pollo  à  ripofar  fotto  vn'arbore ,  al  quale  haueua 
appoggiato  l'arco ,  &  la  mazza ,  quelli  gli  fopragiunfero ,  &  veden- 
dolo dormire  ^difegnarono  di  farli  qualche  ftranofcherzo,  &  erano 
già  in  punto ,  quando  Hercole  Ci  deftò  ;  il  quale  leuatofi  non  ^qcq.  lo- 
ro altro  male,  renonchegliprefe,&  legatigli  infieme  peri  piedi,co- 
me  fodero  flati  duo  lepri^^attacatigli  alia  mazza  fé  gli  pofè  alle  fpal- 
le,&andofi'enevia  .  ICercopi^mentreftauano  pendolonè  à.  quel 
modo ,  videro  :,  che  Hercole  haueua  il  culo ,  &  le  natiche  negre ,  &: 
pelofe ,  onde  cominciarono  à  ragionare  pian  pian  iti  loro  di  quello  , 
che  tante  volte  haueua  loro  detto  la  madre ,  &  diceuano ,  che  certo 
quegli  era  il  Meiampigo.  Di  che  Hercole,  hanendointefo  il  tutto, 
prefe  il  maggiore  piacere  del  mondo ,  &  perciò  ridendo  gli  fciolfe,  & 
lafeiolli  andare ,  ma  furono  poi  trasformati  in  Gatti  Mammoni,  co- 
me ferine  Suida,perche  vollero  ingannare  Gioue .  Onde  per  gli  Cer-  Cercopi» 
copi  furono louente  intefi  i  fraudolenti ,  &  adulatori ,  come  fi  vede 
apprefìfb  di  Plutarco,  il  quale  parlando  della  differenza ,  che  è  da  ve- 
ri amici  à  gli  adulatori  dice  che  cofi  fi  dilettano  i  Principi  di  quelli , 
comeHercole  fi dilettaua  dei  Cercopi.  De* quali  fece  anco  men- 
tione  Herodoto,  defcriuendo  il  camino  che  fece  Xerfe  a  pafTare  con 
l'eflercito  i  monti  della  Grecia ,  &  dice  che  andò  a  pafìare  il  fiume^ 
Afopo  per  certa  via,  che  fu  dimandata  la  (zdc  de  i  Cercopi,  cioè  de* 
malitiofi ,  oue  era  anco  vn  fafib ,  che  fu  detto  Meiampigo ,  cioè  ne* 
grofonte,  clìe  quella  voce  tantopuò  fignificare  quello  quanto  quel- 
lo ch'io  dilli  di  Hercole  ►  Al  fimiilacro  del  quale  ritorno ,  che  ia  dì 
huomo  forte ,  &  robullo ,  e  fu  parimente  tuttonudo,  le  non  che  ha- 
neua  vna  pelle  di  Lione  intorno,  il  cui  capo  con  la  bocca  aperta  gli 
faceuacelatta,  &:teneua  la  mazza  neirvna  mano,  e  l'arco  nell'altra  j 
&  la  faretra  glipendeua  dalle  fpalle.Gohie  ho  già  detto.  Vn  fimiie 
tutto  di  metallo  alto  diece  cubiti  fu  dedicato  in  Olimpia  città  della 
Grecia  da  alcuni  andati  col  figliuolo  di  Agenore  a  cercare  Europa  » 
come  fi  legge  appreflb  di  Paufania ,  il  quale  ferine  ancora ,  che  i  La- 
cedemoni hebbero  vn  fimulacro  di  Hercole ,  con  pelle  del  Lione  ii>  Hercol-  -y-^ 
.  jrno,&  tutto  armaco  ;  la  ragione  di  ek€  auennc ,  perche  elTendo  giè-  nìa«>I 

^  "'  andato 


2^6      Imagini  de  ì  Dei 

andato  Hefflole  per  certi  fuoiaffariaSparta  citti  principale  dc'ti- 
ced€monij,haueua menato fccovngiouinetto  fuo  cugino  nonaito 
ApoIIoioro*  Eono ,  onero  Licinio  (come  dice  Apoilodoro  raccontando  il  mede* 
fimo  Fatto  )  il  quab andando  tutto  folo  a  fuo  piacere  per  redcrc  Ijl^ 
città ,  arrinò  dinanzi  alla  cafa  di  Hippocoonte ,  che  era  all'hora  qui- 
ui  Signore ,  &  Rè ,  oue  fu  fabito  affalito  da  vn  terribile  cane ,  cui  egli 
ferì  di  vna  pietra,  &  lo  fece  ricornare  in  cafa;  ma  i  figliuoli  di  Hippo- 
coonte, che  queftointcfero,vfciti  fi  auuentaronoaddofle  di  Eono 
coQbaftoni,&  l'vccifcro.  Hercole , rifaputa  la  cofa, tratto  dallo 
fdcgno ,  e  dal  dolore  del  morto  cogino  k  n'andò  tutto  folo  fenza  aU 
cun  indugio  contragli  homicidi;  &  con  quelli  fu  vn  pexzo  alle  ma- 
ni :  all'vltimo  Hercole  ferito  in  vna  cofcia  fi  ritirò ,  e  tolfcfi  di  fotto 
perallhora,  non  potendo  refifterealla  gran  moltitudine  delle  pcr- 
fone ,  che  gli  veniliano  addoflb  :  ma  poco  dapoi  mefilne  egli  pari- 
mente inficme  molti,  tanto  fece  .che  ammazzò  non  folamentei  fi- 
gliuoli :,  ma  il  padre  Hippocoonte  ancora ,  &  roinò  tutta  quella  ca- 
fa .  Et  per  quello  lo  fecero  armato  i  Lacedemoni .  E  gli  Arcadi  fe- 
cero dapoi  al  fuo  fimulacro  vna  cicatrice  nella  cofcia  per  memoria-* 
della  ferita ,  ch'io  difli  ;  per  la  quale ,  guarito  che  egli  fu ,  dedicò  vn 
tempio  ad  Éfculapio  fotto  cognome  di  Cotileo ,  perche  Cotilc  ap- 
prelTo  de'  Greci  è  il  mcd^fimo ,  che  appo  noi  cofcia ,  come  che  per 
luifuffe  guarito  della  ferita, che  hebbe  nella  cofcia.  Apoilodoro 
ferine ,  che  Hercole  fli  parimente  armato  :  quando  per  la  difefa  di 
Thebe  combattè  centra  gli  Minei  j  &  che  Minerua  gli  diede  le  armi . 
&foggiunge,  che  hauendo  Hercole  imparato  di  tirar  l'arco  da  Eu- 
rito ,  hebbe  dapoi  li  ftrali  da  J^pollo ,  da  Mercurio  la  fpada ,  da  Vol- 
cano  la  cora22a,&  da  Minerua  il  manto  i  &  che  la  mazza  fé  la  tagliò 
&  fece  egli  da  fé  ftelTo  nella  fclua  Nemca . 

Plinio,  riferendo  alcune  delle  più  degne  ftatoe  di  metallo,  che  foC- 
fèro  appreflb  de  gli  antichi ,  dice ,  che  in  Roma  ne  fu  vna  di  Hercole 
terribile  nell'afpctto ,  &  vettita  di  vna  tonica  alla  Greca .  Che  fofle 
terribile  da  vedere ,  lo  moftra  quello ,  che  fi  legge  di  vno ,  il  quale  ne 
hebbe  tanta  paura ,  che  diuentò  tutto  faflb,  vedendolo  paffare  perii, 
oue  ei  fi  era  nafcofto  in  certa  fpelonca ,  &  era  quel  faflb ,  come  riferì» 
fcc  Suida ,  in  forma  di  huomo  che  mette  fuori  il  capo  per  vedere .  ^ 
Hanno  poi  detto  le  fauole ,  che  il  Sole  donò  vn  gran  vafo  da  bere  ad 
Hcrcole,con  il  quale  egli  paffò  il  mare,  come  riferifce  Atheneo. 
Macrobioi'interprcta,  che  fofl'e  vna  forte  di  naue  detta  Scifo,che 
tale  era  anco  il  nome  del  vafo ,  &  fi  potrebbe  accomodare  à  quello, 
che  noi  dichiamo  Schifo ,  onero  Battello ,  onde  non  vfarono  poi  al- 
tro vafo  mai  ne'  fuoi  facrificij ,  &  Virgilio  parlando  delle  cerimonie' 
di  Hercole  celebrate  da  Euandro, quando  Enea  andò  a  lui  jdifTc 
«heilfacroScifoingombraualcmiiniad  efib  Euandro, che  moftra 


Efciilapio 
Colile . 

Arme  di 
Hercole. 


Plinioi 


Atheneo . 

Scafo  vafo  di 
Hercole. 


Degli  AntichL        287 


«Sii 


^IP 


Iwaglne  d'Ercole  armato  ,  d'Hercole  79Jangtatore , 
(^  tenitore  y^  de!!' of creilo  Folica  àlut  facra» 
to  per  la  ftta  voracità ,  ^  dclTaltare  ficrato- 
gli  detto  il  giogo  del  lue  ^Je^no  della  fua,  grata 
natura ,  c>  benignità  s  coronato  poi  delTali^ero 
pioppa,  e[fendo  tolto  anco  per  ti  tempo  the  tut- 
to diuora  ^  confumo-^. 


4ff 


>  i#Oc?  ^■'l•'  ^jif  ^ 


m^ 


fi» 

I» 


'^'•''if-'''^^'''^^'-ì^->^^^'-'i^'f^'^^'^^'^^^ 


288      Imagini  de  i  Dei 

Vl^rcolebc  lagraiclczzadiqueftovafb,  col  quale  in  mano  fa  fatto  Hrtco!«aìI«  , 
mioic.  volterò  p.r  la faUola,ch'ioc{iiTì,  onero  permoftrare,  che  H^j «.ole  fu  jj 

gran  bill  itore,  come  recita  Atheneoi  li  che  vollero  forfè  anco  mo-'* 
ftrare  quelli ,  che  nel  paele  di  Corinto  in  certa  fua  captila  fecero  va 
giouinctro,  chegliporgcua  b-re;  banche  Paufatiiafcriue,  eh.  Her- 
..  ..    cole  cenando  quiaiapprello  di  rnfaofuocero  diede  vn  n  fatto  circo 

daHcrcolc    si^liteitaa.Cj^togiouinettto  che  li  daua  bere,  che  l'vccife,  paren- 
dogli ,  che  non  faceflTeqiiel  officio  garbatamente ,  &  che  per  memo- 
Hcrcoleman  ^^^  ^^  quefto  furono  poi  fatte  quelle  Itatoc.  Leggili  ancora  apprcf- 
giacore.         Co  di  Apollodoro ,  di  Atheneo ,  &  di  altri ,  che  Hercole  fu  gran  man- 
giatore ,  &  vorace  fuor  di  mo.'o ,  sì  che  mangiaua  fp^fib  egli  folo  va 
Vccellodi     bue  tutto  intiero ,  &  che  per  quefto  gli  fu  confccrato  da  gli  antichi 
licrcole.   .    queUVccelIo ,  che  da*  Greci  è  detto  Laro ,  &  da'  noftri  Folica  ;  per- 
che ,  come  fcriue  anco  Snida,  egli  è  di  fua  n^jtura  grandemente  vora- 
ce^Sc  ingordo .  Da  quefta  voraciti  di  H.rcole  nacquero  alcuni  fuoi 
-         •       facrificij,  ne' quali  non  era  lecito  dire  pur  vna  buona  parola;  perche 
A  poUcdoiò    ^^^"^  riferifcc  Lattanti© ,  &  fi  legge  appreflb  di  Apollodoro,  vn  di  » 
ch'ci  paflaua  per  l'Ifola  di  Rhodo ,  &  haueua  rna  gran  fame ,  tolfej» 
per  forza  ad  vn  Contadino  •  che  non  volle  vendergliene  vno  ambi  li 
buoi ,  con  li  quali  araua  allhora  il  terreno ,  &  fé  gli  mangiò  con  al- 
cuni fuoi  compagni .  Il  pouero  huomo  difperato  per  la  perdita  de* 
buoi ,  non  potendo  farne  altra  vendetta  jfi  voltò,  à  beftemmiare; 
Si  maledire  Hercole,  &  adire  tutti  i  mali  del  mondo  di  lui ,  Sz  di  tut- 
ti i  fuoi ,  di  che  egli  rife  fempre ,  &  dilTe ,  che  non  mangiò  mai ,  che 
pili  gli  dilettalfe ,  che  vedendo  colui  dirli  tanto  male .  Onde  pofcia 
che  fu  fatto  Dio,  le  g:ntidel  pae(è  gli  confecrarono  vn'altarc  detto 
il  Giogo  del  bue ,  &  quiui  gli  facrifìcauano  d  certo  tempo  vn  paio  dì 
buoi  col  giogo  fu'l  collo  ;  fi  fentiuano  in  quefto  mentre  il  Sacerdote 
con  tutti  gli  altn,  che  vi  fi  trouauano  a  beftemmiar,&  dir  tutti  i 
fnali  po(libili,perche  credeuano  in  quel  modo  di  rinouare  ad  Herco-  j 
3e il  piacere,  ch'egli  hebbedilèntirfì  befiemmiare ,  &  maledire  dal 
contadino ,  cui  mangiò  gli  buoi  •  Et  a  quefto  proposito  non  tacerò 
vn'altrofacrificio  non  meno  pazzo ,  &  fciocco ,  che  fi  fofìe  trillo ,  Se 
nefando  queillo  ,  che  ho  detto,  nato  parimente  dal  piacere, che 
prefe  Hercole  di  veder ,  che  alcuni  Contadini ,  come  riferifce  Su  Ida , 
per  non  ritardare  il  facrificio  appreftato ,  eflendofene  fuggito  il  bue, 
che  fi  doueuafacrificare ,  ne  fecero  vno  fubito  di  vn  pomo ,  liccan- 
doui  quattro  bacchette  in  vece ,  di  piedi  ;  e  due  al  lucco  delle  coma. 
5ftida .       Onero  fu  la  cofa,  come  Giulio  Polluce  la  racconta ,  che  non  hauen- 
do  potuto  paffare  il  fiume  Afopo ,  quelli ,  che  portauano  la  vittima. 
(qual'era  vn  Montone  )  a  certa  fefta  di  Haxok ,  ellèndo  già  l'hora 
Chillo    Poi-  ^^^i"^t=i  ^1  facrificio ,  alcuni  fanciulli ,  ch'erano  quiui ,  piantarono 
lace.  «Juattro  fiftuche  ia  loco  de'  piedi  j  &  due  per  le  corna  in  vn  pomo,  lo 

quAle 


De  gli  Antichi.        iSp 

ig^vtilc  fingendo  il  montone,  che  fi  douea  facrihcare,  fecero  enne  per 

giuoco  tutte  le  cerimonie ,  che  vi  andauano.  La  quale  cofa  fu  di  ii 

gran  piacere,  etantocaraadHercole,  chereftò  rvfanza  poi  appref- 

(o  de'  Thebani  dì  bcriiìcargli  de'  pomi  nella  maniera ,  die  gli  fu  la- 

crificato  quel  pomo  perdiferto  di  vittima,  ^4a  perche  non  fu  min-O- 

re  il  valor  di  Hercole  in  altri  più  degni ,  &  più  gi-oriofi  fatti ,  che  fof- 

fe  in  mangiare ,  &  in  bere,  flirono  anco  per  ciò  f  jttegl  i  molte  ftatoe, 

&  dipinture,  &  quelle  dedicategli  così  ne'  fuoi,  come  nelli  Tcmpij 

de  gli  altri  Dei.  Tra  quelle  fi  vedeua  che  piccolo  bambino  ftroz-    ^s.^.^h.s  4ì_ 

zaffe  con  le  mani  duo  ferpenti  andatigli  alla  culla;  &:  fatto  poi  gran-     Hertola-^ 

de  tagliafle  le  tefte ,  che  rinafceuano  all'Hidra ,  e  le  abbrufciaflb,  clia 

prendeflecòrrendolacerua,  qual'hauena  gli  piedi  di  menilo,  &  le 

corna  d'oro,  &quarciafie  le  mafcellead  vn  terribile  Lione,  onero 

l'affogafie  :  che  ftefie  a  vedere  alcuni  caualli,  che  mangìauano  '^^nHe 

pollo  lorodinanti;  che  ie  neportafl'ein  collo  vn  ferro  cingnìale  ;  che 

ferifìTe  con  le  faette  in  aria  certi  vccellacci  tanto  granfi; .  die  ftenden- 

do  l'ali  toglieuano  la  luce  del  Solcai  Mondo;che  inenaHe  leg;ìto  vna 

ipauenteuolc  toro ,  che  fpiraua  fuoco  ;  che  fi  itringelTe  foprail  petto 

vn  gigante ,  e  lo  facelTemorire  che  ammaizaiTe  vn  fero  drago ,  e  le- 

^iiafle  di  certi  horti  gli  pomi  d'oro,  che,  da  quello  erano  guardati  ;  che 
niettelTe  le  fpalle  à  foftenere  il  cielo ,  che  am.mazzaiTe  vi-i  Rè  ,  clic  ha- 
tieua  tre corpi;&  ne  menafleyn  grodb  armento  di  buoi^cheoccidcffc 
dinanzi  ad  vna  fpelonca  ^;n  terribil  ladrone  che  fpiraua  fumo ,  &  fià- 
ma  dalla  bocca  i  che  (ìiriralìcdietro  Cerbero  con  tre  te  (k  da  lui  in- 
catenato; che  tirando  l'arco  ammazzarle  l'aquila,  che  diuoraua  il 
fegato  dPromctheo  legato  ad  vn'alto  monte  ;&  ch^  ammazzalfej 
parim.ente  molti  ladroni ,  &  molti  tiranni ,  che  troppo  lungo  fareb- 
bsi  dire  tutti  i  gloriofi  fatti ,  che  fi  raccontano  di  coftui,  danno  ma- 

^  teria  di  farne  diuerlè  imagini ,  per  li  quali  fu  chiamato  domatore  de* 
moftri  ;  ma  perche  non  fono  più  brutti,  né  più  {pauentcuoli  moflri , 
né  tiranni  più  crudeli  fra  mortali  de  ivitij  dell'animo,  hanno  voluto  „  .    j   e 

j  dire  alcuni ,  che  la  fortezza  di  Hercole  fu  dell'animo ,  non  dd  cor-   f:^',  _f,  \T 
pò ,  con  la  quale  ei  lupero  tutti  quelli  appetiti  diforoinati  h  quali  ri- 
belli alla  ragione,  come  fcrocifTimi  mofiri  turbano  Thuomo  del  con- 
tinuo ,  &  lo  trauagliano .  Etdqueftopropofito  Snida  ferine,  dio 
perdimoftrare  gli  antichi,  che  Hercole  fu  grande  amatore  di  pru-   Spofmmt^ 
denza ,  &  di  virtù ,  lo  dipinfcro  veftito  di  vna  pelledi  Lione  ,  che  fi-  di  Heicole.  'i 
gnifica  la  grandezza ,  &;  gencrofità  dell'anim.o ,  gli  pofero  la  mazza 
nella deièra ,  che  moftra  defidcrio  de  prudenza ,  ik  di  fapere ,  ìk  con 
cffa  finfero  le  fauole ,  che  egli  ammazz.; fle  il  fero  drago ,  &  portafiè  .\i 

via  tre  pomi  d'oro ,  ch'ei  teneua  nella  finiflra  mano,  &  erano  prima 
guardati  da  quello ,  che  fuperò  l'appetito  fenfuale ,  &  da  quello  li- 

\  bcròle  tre  potenze  dell'animo  ornandole  di  virtù,  &  di  opere  giufte, 

T  & 


M: 


tpo      Imagini  de  i  Dei 

crobio .    &  honefle .  Macrobio.il  quale  come  ho  gii  detto  più  Tolte ,  di  vnt 
Hcrcolc  pd  intelligenza  à  gli  altri  Dei,  vuole  intendere  di  Hercole,  ch'ei  fia  il  So. 
^^^'         k ,  oc  che  i  gloriofi  flioi  fatti ,  che  fono  dodici  i  più  celebrati ,  fiano  i 
dodici  fegni  del  Zodiaco  fuperati  dal  Sole,  perche  fcorre  per  quelli 
,    in  tutto  Tanno.  Altri  hannovolutOjChe  Hercole  fia  il  temro,iì  qua- 
tcìnpa."  ^       ^^  vince,  &  doma  ogni  cofa ,  &  perciò  gli  metteuano  in  capo  ghir- 
lande de  i  rami  della  pioppa ,  che  queP.o  e  l'arbore,  che  à  lui  diedero 
TPk^nDa  ar-  gli  antichi  ;oiide Virgilio,  fa,  che  iiuandro  facrifìcandogli  fé  ne-i> 
liy.-e  S.  Hcr-  cinge  il  capo ,  Se  la  chiama  Herculea  fronde,  perclìe  quefta  con  due 
^'-  colori ,  che  ha,  moftra  le  due  parti  del  tenipOj  rvno  bianco,  che  mo- 

i]:raiidì,&  l'altro fofcojchefignifìca  ta notte ,  dclJi  quali  dicono  le 
faiyolc  efière  ùiti  la  cagione ,  che  quando  Hercole  andò  in  Inferno  » 
per  trarne  quindi  Cerbero,  fi  auolfe  intorno  al  capo  alami  rami  di 
pioppa,  &  chelefogliediqueftidiuentaronobianchedi  fotto  dalla 
parte ,  che  toccaua  le  carni  tutte  bagnate ,  e  molli  di  fudore,&:  di  l'o- 
pra verfo  l'aere  infernale  foichc,&  atfumicate,&  che  perciò  egli  vol- 
le dapci,  che  tutte  foflero  fempre  tali,  &  a  molle  pofcia  fempre ,  per- 
che gìidifcfero  il  capo  dal  nojofo  fumo  della  cala  infernale .  Et  a_» 
quc  ito,  che  Hercole  foife  tolto  pel  tempo,  fi  confaceuano  alcune  ce- 
rimonie de*^  fuoifacrificij  j  le  quali  j  oltre  alTvfo  ofleruato  in  quelle 
de  gli  altri  Dei,  erano  celebrate  a  capo  fcoperto,  come  ferine  Macro- 
bio ,  fé  uè  può  rendere  la  lile fia  ragione ,  che  fli  detta  nella  Imaginc 
.    dì  Saturno,cui  facrifieauano  parimente  a  capo  fcoperto.  Leggcfi  an- 
^S^^'^l^^  cora apprcfib  dì  Plinio,  che  non aaidauano  cani ,  ne  mofche  nel  tem- 
pio diHercole,ch'era  a  Roma  nel  foro  Boario  :  queliijò  perche  feii- 
tiuanoà  nafo la  mazza ,  cheflaua  appoggiata  quiuidi  Riori ,  ouero 
perche  furono  da  codui  odiati  per  le  caule  j  che  ferine  Plutarco ,  oue 
rende  la  ragione ,.  perclìe  non  andaHero  i  cani  nel  fuo  tempio  :  que- 
i:k, perchefacriiìcando  vna  volta  Hercole  à  Gioue  , &  hauendolo 
pregato ,  chcei  glileualfe  d'attorno  le  mofche,  che  Io  noiaiiano  fuor 
di  modo ,  Zc  per  qucfio  ammiazzatogli  vna  vittima  di  più ,  quelle  fé 
ne  volarono  vi?,  fabito  tutte  in fieine  ,  ne  vennero  poi  mai  più  a'  fuo 
<5ìoue  ft-ic-  Cicrificij .  Et  perciò  in  quella  parte  della  Grecia ,  oue  quello  auen- 
tiatcìe  di     ne ,  fu  datto  cognome  à  Gioue  difcacciatorc  di  mofche .   Benché 
inofche.i       alcuni  hanno  detto,  che  non  fu  Gioue  che  difcacciafl'e  le  mofche 
Miagrooro  allhora,ma  Miagro  Dio  proprio  delie  mofche  ,il  quale  è  noma- 
Sii  mòSe  ^°  ^l'^cora  da  alcuni  altri  Miode  ;  &  quando  faceuano  facrificio  3 
coftui  in  certa  parte  della  Grecia  tutte  le  mofche  volauano  fuor  del 
paefè.  Adorauano  parimente  i  Cirenei  gente  della  Libia  il  Dio  delle 
ji>Koro .      mofche  da  loro  detto  Achoro ,  egli  facrifieauano  per  fare  ceflare  la-j» 
pefte  caufata  talhora  dalla  gran  molritudiat  di  quelle .  E  gli  Acca- 
roni  nella  Giudea  hcbbero  mede  fin  lamente  Tldolo  delle  mofche 
l^ek^,b«.      Belzebù ,  che  così  V interpreta  il  Beato  Gieronimo.  Et  come  le  miO- 
"   '         '  «he.; 


De  gli  Antichi .        spi 

fche  andauano  aìli  facrifìcij  di  Kercofe ,  così  le  donne  ne  erano  fcac- 
ciate;  ne  gli  poteuano  pure  vedere,  il  che  dicono  fi:  ordinato  da  lui 
medefimo  per  Io  fdegno ,  che  egli  hebbe  gid  vna  volta ,  che  vna  don-  n^nrse  fcac- 
nanon  volle  dargli  bere,  fcufandofi  jCheall'horaerala  fe^a  deila_>  csare  dsll^ 

•  Dea  Bona,  tempo,  nel  quale  non  poteuano  le  donne  appredare,  J!"!^^^''^ 
uè  dare  cofa  alcuna  a  gli  huomini.    Onde  Ri  ofieruato  dapoi , 
che  come  gli  huomini  erano  fcacciati  da  quelli  della  Dea  Bona, 
così  le  donne  non  poteuano  vedere  gli  facrifìcij  ,  né  entrare  ne* 
tempi)  di  Hercolc,  fé  non  alcune  appo  gli  Eritrei,  li  quali  hebbe-  . 
ro  vn  fimulacro  di  Hercole ,  fecondo  che  recita  Pan  Tania ,  intralcia- 
to, &  come  inteffuto  fra  certi  legni  attaccati  in fieme  in  forma  di 
Zattera,  la  quale  portata  dal  mare  Ionio  dicono  che  prelè  terra  ad 
vnaIfoletta,cheénel  mezo  fra  gli  Eritrei,  &  Chio;&:  chegli  vni, 
&  gli  altri  cercarono  di  hauerla ,  hauendo  già  viilo  il  fimulacro ,  ma 
per  quanta  forza  vi  metteiTero ,  non  fu  mai  poilìbile  Icuarla  quindi , 
fin  che  vn  pouero  huomo  Eritreo ,  qual  era  già  flato  pefcatore,  qua- 
do  vi  vedeua  (  che  aJI'hora  era  cieco  )  dilfe ,  parendogli  di  cfl'er  ftato 
auertito  in  {bgno,che  con  vna  fune  de  i  capelli  òqUc  donne  fi  potreb- 
be tirare  la  Zattera  col  fimulacro  ouunque  fi  volefle ,  ma  non  hauen- 
do mai  voluto  le  donne  della  Città  dare  gli  fuoi  capelli  per  fare  que- 
fìo  , alcune f;;mine di  Tracia,  le  quali,  benché  fofiero  nate  libere,  Donnetsrìm- 
nondimeno ,  perche  non  haueuano  a  llhora  altro  argomento  di  viue-  IcgiateJ^ 
re ,  qaiui  feruiuano altrui,  offerfero  li^ontaneamente ,  &  diedero  gli 
loro  ,  onde  fu  Ritta  la  fune ,  con  la  quale  gii  Eritrei  tirarono  la  Zat- 

.  tera ,  &  hebberoil  fimulacro ,  de  perciò  vollero ,  &  ne  fecero  editto 
publico,  che  lille  donne  di  Tracia  folamente  foffe  lecito  appo  loro  di 
entrare  nei  tempio  di  Hercole .  Scriue  ancora  il  meclefinio  Pauf^nia, 
che  delle  mólte  ftatoe ,  che  erano  in  Delfo ,  ve  ne  furono  due  l'vna  di 
Hercole,  &  l'altra  di  Apollo,  che  teneuano  ambe  il  Tripode  come 
che  fé  lo  voleffero  torre  l'vn  l'altro ,  perche  furono  gid  per  venire  alle    Hercole  Se 
mani  ftranamente  ,  come  fi  legge  apprelfo  di  Cicerone ,  ma  che  La-  Spello  alle 
tona ,  de  Diana,  che  erano  quiui  parimente  ,  pareuano  mitigare  l'i-  ^""*''  * 
ra  di  Apollo ,  &  Minerua  quella  di  Hercole .  Fu  ouefto  cosi  finto , 
perche  adirato  Hercolc  gid  vna  volta,  che  ei  non  puote  hauere  certa 
rifpofta  dal  Oracolo ,  tclie  il  Tripode ,  &  fé  Io  portò  via  ;  ma  torna-  ^rmodc  che 
to  in  buona  noi  lo  refe ,  di  hebbe  perciò  dall'Oracolo  quello  che  di-  q!.'^ 
mandaua .  Chiamarono  gii  antichi  Tripodi  certi  v.^fi  di  metallo  da 
tre  piedi ,  che  erano  a  loro ,  come  hoggi  fono  a  noi  i  paiuoli ,  &  alrri 
▼afi  da  cucina ,  li  quali  Homero  fa  che  fiano  di  due  forti ,  &  ne  chia- 
ma vna  come  diremmo  noi  da  fuoco  ,  Pjlcra  fcnza  fuoco  ,  perche 
qiuih  erano  tenuti  nelle  cafe  ,  e  ne'  ttmpij  folo  per  oinanivi.to  , 
&  erano  perciò  offerti  alli  Dei ,  come  dono  di  m.olto  iììma  ,  ^'  alle-» 
perfone  degne,  &  di  valore  erano  parimente  donati.  Onde  Vii  gilio 

T    2  gli 


zpi      Imagini  de  i  Dei 

4^" 


4i 


Imagtne  d"  Sfolline ,  ^  iHercole-^  che  contendono    ^è 
wjìeme  dtl  Trìfode^^  di  LatoìMyO-  Duna  che    '^■ 
pacifichino  Apollo  5  c>  ^/  Mìnerua  che  pacifica^.    ^rP^ 
Hercole:  figntficantt  l'ira  di  Hercole  con  t oracolo   ^f  ^ 
d^ApoUine pernon  batterne  bauutA risdofla , mi- 
tignata  poi  hai^endola  hauuta^  ^  il  Tripode  è 
fegno  dhonore idi  Himit -^  e  virtii>  heroica^O* 
di  *uerita^ 


5^ 


^»tt< 


fTC^^ 


^ 


■3* 


^'*W^f^^  ^  ^'^^^  ^^''^^  ^^^^^  ^^^^  ^^^  ^'^^^^^'^ 


Xebeà. 


Degli  Antichi.        2^3 

gii  metéc  fra  gli  honorati  doni ,  e  prennij ,  che  Enea  appafccdkìa  n^ 
giuochi  da  lui  fatti  in  honore  del  padre  Anchife,  &  furono  queOi 
forfè ,  che  gli  haueua  gii  donati  Heleno,  infieme  con  altri  preicnti 
di  gran  valore,  quando  partì  da  lui  :  benché  Virgilio  gli  chiami  qui- 
ui  Lebeti  con  voce  Greca ,  &  Seruio  voglia ,  che  qiieiti  fecero  come 
bacini  da  dare  atqua  alle  manÌ,dicendojChe  non  pareua  conuenien- 
tedonarea  tale  perfonaggio,  quale  era  Enea,vafi  da  cucina^  Ma. 
Atheneo,  riferendo  la  diftintionc  de  i  Tripodi  f jtta da  Homero,  co^ 
me  ho  detto,  dice ,  che  VrCo  ha  ottenuto ,  che  fiano  chiamati  Lebeti 
gli  rni ,  e  gli  altri  come  tazze ,  &  altri  vafi  da  vino .  Ma  foifcro  co- 
inè che  fi  volefTc ,chcciò  non  ferue  molto  al  proposito  nofiro,ma 
£  bene  che  il  Tripode  era  certa  tauola  confecrata ,  perche  vi  fedefTa^ 
SII  quella  giouane,  che  dauaifacririfponfijpofcia  che  era  ripiena-^ 
dello  fpinto  di  Apollo,  ilqnale  le  le  andauaà  cacciare  in  corpo  per 
di  fotto  ;  &  perciò  vollero  alcuni  che'i  Tripode  fuHe  vno  fcaimo 
pertugiato  nel  mezzo ,  accioehc  lo  fpirto  hauefle  per  dou  e. entra  re  in 
corpo  alla  fèmina,che  vi  fedeua  fopra.  E  lo  potremmo  porre  per  fc- 
■gno  di  Verità  ;  perciie  l'Oracolo ,  che  veniua  da  quello ,  era  creduto 
d  ire  Tempre  il  vero .  Onde  riferilce  AchentNO ,  che  diceuano  glianti- 
chi  parlare  dalTripode  ogni  vno,  cacdicdrc  cofe  vere.  E  che  per 
^uefto  Bieco  parimente  hebbc  il  Tripode^  che  era  come  vna  tazza, 
o  altro  vafo  da  vino  3  conciofia  che  il  vino  fcuopra  fbuente  la  veriti 
delle  cofenon  meno,  che  gli  Oracoli  de  i  Dd,  perche  quafi  tutti  i 
Pei  hebbero  Oracoli  j  ciafcheduno  il  fuo ..  E  ben  che  potclfc  t  liere, 
ch'io fcnuefli vn  dì dituttì, nondimeno hora non  larci.irò di  dire  di  Oracolo  et. 
vno ,  che fudi  Mercurio , per £nire con  que(to \jì  fua  itragine .  Seri-  jvicrcurro, 
»e  Paufania ,  che  incerta  partedell'Achaia  nd  mezzo  di  vna  gran^ 
piazza  fu  vn  fimulacro  d  i  Mercurio  tutto  di  marmo  >  con  la  barba>^ 
leuato  fopra  vnaquadratabafe  non  molto  ^a'ìde, dinanzi  del  quale 
ac  era  vn'altro  della  Dea  Vefta  parimente  di  marmo ,  &  che  à  canto 
a  quefto  erano  alcune  lucernettcdi  metallo ,  le  quali  accendcua  chi 
andaua  per  configlio  à  Mercurio ,  faauendo  prima  abbruciato  certo 
poco  incenfo,  indi  ofFeriua  su  l'altare  dell  a  deftra  parte  certo  dena- 
ro, che  haueua  allhora  quella  gente  in  communevfo,  e  dimandato 
poi  qutl.o ,  che ,  voleua,  accolUua  laorecchia  al  fimulacro  di  Mer- 
curio,e  Itaua  ad  vdireper  vn  poco  poi  ÌLUatofi  quindi  fimctteua  fu- 
fcitoambe  lemani  alle  orecchie,  tenendole  fi  h^x\  chiufe  fin ,  che  fof^ 
ic  fuori  della  piazza ,  che  allhora  le  apriua,e  la  prima  voce ,  che  "iàit 
«a  gli  e»  in  vece  della  rifpofta  deirOracoio  « 


Vc«»', 


Tripode  di 
Bacco* 


T    3         MINEI^ 


2P4       Imagini  de  i  Dei 


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Imagini  di  A^ercurio ,  (§}''  ^/  Minerua ,  ^«^ì/ì?  ///a 
^^i5f4  Eloqaetìzjt  ,  qt^efta.  della  VrudenT^^^ 
delle  arti  buone  inuentrice  :,  dinotante  effer  ne- 
cejjirie  la  Eloquetf^a  ,  ^  la  Prttdtn?^a  e  (Ter 
coH^tonte  injtems  ^  fé  deuono  giouare  le  parsU 
alle  operattont  bumanc^  . 


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De  gli  Antichi . 


MIN 


Icefi ,  ch«  fra  le  marauigliolè  cofe  date  da.* 
Dio  alla  Natura  humana ,  due  fono  gran- 
demente mirabili ,  l'vna  èil  parlare  ^  l'altra 
l'vfo  delle  mani .  Imperoche  quello  elpri- 
mendo  gli  concetti  dell'animo  con  maraui- 
gliofa  forza  perlliadc  altrui  ciò ,  che  vuole  ; 
quefto  con  molta  induftria  mette  in  opera 
tutto  quello ,  che  può  conferuare  la  vita  ds 
gli  huomini ,  &  difenderla,  come  fono  tut- 
te le  arti  gidritrouate ,  ò  che  fi  troueranno  all'anuenirc .  Et  perche 
«on  il  bel  parlare  gioua ,  ma  più  tofìo  nuoce ,  &  fa  male  qual  volta_^ 
«on  fia  accompagnato  da  buon  volere ,  de  daprudcnsa ,  né  la  prude- 
ra può  eflfere  di  vtile  al  mondo ,  quando  non  fappi  perfuadere  altrui 
i.  fuggire  il  male ,  &  feguitare  il  bene ,  &  à  fare  quelle  cofe ,  che  alla 
vita  ciuile  fanno  di  meftiere ,  gli  antichi  lo  molkarono  accoppiando 
infieme Mercurio ,  del  quale  liò  detto  già,  èMinerua ,  della  qualei^ 
dirò  hora ,  /limata  Dea  della  prudenza ,  &  inuentrice  di  tutte  le  ar- 
ti. Et  perciò  delle  Hatoe  di  ambi  quefti  Dei,  giungendole  infieme. 
He  fecero  vna ,  e  la  chiamarono  con  voce  Greca  Kcrmathena,  perche 
chiamano  i  Greci  Mercurio  Herme ,  cMinerua  Athena ,  e  la  tennero 
celle  Academicj  per  moftrared  chi  quiuifi  efi'ercitaua ,  che  la  elo- 
quenza ,  &  la  prudenza  hanno  da  effcre  infieme  giunte ,  come  q'ie- 
^a  da  sé  poco  gioui,  e  quella  da  se  parimente  nuoca  ipeiTo ,  e  forfe_^ 
fempre,  fecondo  che  aitai  lungamente  He  difcorre  Marco  Tullio  nel 
princip  io  della  Inuentione,  il  quale  ferine  anco  ad  Attico  fuo  della. 
fiatoa,  ch'io  difli  in  quefto  modo .  La  tua  Hermathena  mi  piace  af- 
fai, &  è  così  ben  pofta  nella  Asademia,  che  la  pare  tener  tutta  .  Vo- 
lendo dunque  fare  Minerua,  ò  fola,  onero  accompagnata  con  Mer- 
curio ,  facifi  di  faccia  quafi  virile , ,  &  affai  feuera  nell'afpetto.con-j   ^^^^  ^^^^^ 

occhi  di  color  cileftre ,  che  quefto  le  dà  femprc  Homero ,  comie  fuo   chi  (JTj^iincr- 
proprio .  Et  Paufania  doppo  hauer  fcritto  di  certo  fimulacro  di  Mi-   uà. 
nenia ,  che  era  in  Athene  nel  tempio  di  Volcano ,  fuggiunge  di  ha- 


Hermathena 

Minerua  co- 
me fatta  ce- 


Winerua  ar- 
mata . 

OliidiO:.. 


Elhitr.  di  Mi- 
ller uà  .. 
Qhudi&ttOi. 


«iiMÌDerua>- 


Contra  lè; 
4ónne.. 


;DoBn6  difc- 


2p6      Imagini  de  i  Dei 

ner  trouato  certa  fauola ,  chela  fa  figliuola  di  Nettuno,  &  che  dl« 
haueua  gli  occhi  cileftri,  perche  talierano-ancoquelli  del  Padre.  Ma 
Gccrone ,  oue  parla  della  natura  de  i  Dei  ^dice,  che  gli  occhi  di  Mi*», 
-nenia  erano  ccfij ,  Sccenilei  quel  li  di  Nettuna,.  che  potrebbe  dimo- 
ffrare  qualche  differenza  fri  lora,  ma  non  eredo  io  però  che  foflfe 
molta ,  perche  rvna.,e  Taltra  voce  apprefib  dei  Latini  fìgni£ca  vii.* 
colore  verdiccio  ben  chiaro ,  quale  fi  vede  ne  gli  occhi  de  i  gatti,  & 
delie  ciaettej.fenon voranno  forfè dire,che  in  queflidiMincrua  fot 
fé  vno  fplcndore  più  infocato  a  fimiglianza  di  quello-,  che  moftrano 
gli  occhi  de  iLconi..  Faccifi  parimente  armata  con  vna  lunga  hafta 
in  mano,  e  con  lo  feudo  di  criftallo  al  braccio,  come  Gnidio  fa ,  cht 
clliiniedefimamentefi dfegnadasèfteffa, quando lauora di  ricama» 
i  prona  con  Aragne  >c  dice  feguitando  quel  difegno  «. 

Fi  si  con  l'hafìa.  ,econ  lo  fcudv ,  e  /  arma' 

ti  ca^o  d'elmo 3 e  di  cora"!^  il  fettoni 

Le  quali  cofè  moflrano  la  natura  deirhuomo  prudente,  come 
dirò  poi..  Claudiano ancora, Scaltri  hanno  defcritto  MincruaRe! 
mcdcfimomodo,  togliendone  forfè  j come  hanno  fatto  fouente  di 
molte  altre  cofe  il  ritratto  da  Hcmcro ,  il  quale  quando  la  fa  andare 
perfbafa  da  Giunone  ad  aiutare  i  Greci  contra  Marte  ^  che  conbatte» 
uà  allhora  per  gli  Troianijlàdcfcriue  informa  di  valoroia  guerriera!,, 
e  le  ddvn'elmoin  capo  tutto  dorata,  perche  l'ingegno  dell'huomO' 
acGorto^^armato  di  faggi  con/iglr,  facilmente  fi  difendcdaciò  che  fi* 
per  fargli  male,  e  tutto  rifplende  nelle  belle,  &  degne  opere,  che  fio. 
£  l'oro  sii  l'elmo  dìMinenia  anco  vuol  dire,  che  ella  fouente  e  tolta 
per  lo  diuino  fplendore ,  che  rifchiara  gli  humani  intelletti ,  &  d*on~ 
de  viene  ogni  prudenza ,  &  ogni  fapercv  Fu  anco  finto  che  Minerua. 
nafceffe  del  capo  di  Gioue ,  come  ferine  Paufania,  che  ne  fu  vn  fimu- 
lacro  nella  rocca d'^Athene  ,*  hauendoglielo  aperto  Volcano  con  vna. 
tagliente  fcure  di  diamante ,  (cnza  il  fcruitio  della  moglie-,  perche  la- 
virtù  intell'ettiua  dell'anima  fra  nel  ceruello  ;  &  difccndcella,  e  tutta: 
Ila  fua  cognitionedal  fupremo  inteliletto,che  è  Gioue  r  conciofia  che 
©gni  fapienza  venghi  da  Dioy  e  nafca  dalla  bocca  dello  Altiffirao,RO 
daqucilecofe  bafiè,e  terrene  moftrate  per  Giunone  Et  queftaè 
Hiiglior  difpofitione  di  quella, che  ha  fatto  Martiano  à  difpregio 
delle  donne ,  il  quale  perche  non  fu  forfè  troppo  foro  amico  dicejfin- 
gerfiMineruaeffere  nata ftnza  madre,  perche  le  donne  non  hanno 
configliene  prudenza  alcuna  j  a  forfè, che  diffe  cosi  per  andare 
dietroad  Ariftotele,.  il  quale  ferine  nelle  fùc  morali ,  che  le  donne; 
non  hanno  punto  buon  configlio .  Ciiinon  ardifco  gid:  di oppormi^u 
oaa  dico-  bcoc ,  che  molte  donne  i  tem^t  noftri  fi  molirano  così  pru- 
"  ■        '"  -     -  «lentia, 


Degli  Antichi-         297 


4i 


*ifl 


Imagffse  di  Vftlcanùy  che  con  njtia  fècurt  di  T)i/e» 
mante  afri  il  (ape  à  Gione  »  il^naU  »c  nafcc-^ 
^Amma  dea  de  Uà  fafievtia  ,  cke  diiìeta  ggni 
fipere  t^evtr  da  Di&y  ^  iìarnel  arue^d  la:^ 
njiTtiu  inttUettma  .  Jigmfica  amQYO.  nelle  donne 
non  e£cr  ne  cetjfglio  mfapere:. 


^^^  ^f^'t^^^#^^#%%^^#^f  ^'^-f  ^^-f  ^ 


*"'  ^/  yè^y  %4^<7Ò^' 


frftiige  Goa-3 
Minerua. 


v2p8      Imagini  de  i  Dei 

denti ,  ?i  accorte,  che  Io  ^nno  mentire.  Etfe  non  cheli  valor  tofé  J 
]e  fa  afiai  note  al  mondo ,  mettendo  gli  nomi  porrei  anco  infiniti  ef. 
/èmpi del  (ènno,&  della  prudenza  loro, moftrando  quello,  che  al» 
tri  forfè  tton  ha  voluto  vedere  :  &  è ,  che  fé  bene  Minerua  nacque  fcn- 
21  il  femitio  della  fcmina ,  nacque  ella  però  femina ,  e  vuole  perciò it 
douerc ,  che  fi  confacci  più  alle  donne ,  che  d  gli  huomini .  Oltre  di 
ciò  coperfero  a  cofteiil  capo  di  cimo  per  darei  ad  intendere  che  l'hu® 
mo  prudente  non  ifcuopre  fdiiaprc  tutto  quello,  che  si  ;  non  mani^» 
fetta  cui  ognuno  il  fuo  confìglio,  né  parla  femprc  in  modo,  che  fia 
intefo  da  ognuno,  ma  da  chi  folamcfltcè  fimile  d  lui,  fecondo  che  gli 
aff-iri  lo  ìicércano;  fi  che  le  fue  parole  i  gli  altri  poi  paiono  fimili  a 
gl'intricati  detti  della  Sfinge.  Donde  fu  forfè,  che  in  cersa  parte  del- 
lo Egitto  pofero  innanzi  al  tempio  di  Minerua ,  che  fu  adorata  q  ui- 
uij  e  creduta  Ifìde,  a  Sfìnge,  benché  fi  legge  anco,  che  ciò  fu  fatto 
per  moftrare ,  che  le  cofe  della  religione  hanno  da  ftar  nafcofte  fotto 
facri  naiflerij  in  modo ,  che  non  fìano  intefe  dal  volgo ,  più  che  foCe- 
ro  intefì  gli  enimmi  della  Sfinge .  Paufania  fcriue ,  che  in  Athcne  fu 
vnfìmulacrodi Minerua, quaPhaucuasià  l'elmo  nel  mezo  come  d 
direbbe  per  cimiero  la  Sfinge ,  e  di  qua ,  ^  di  là  erano  due  Gr .ffi ,  lì 
quali  non  fono  bcftie ,  né  vccelli,  ma  partecipano  di  quelle ,  e  di  qu»- 
ft  i ,  perche  hanno  il  capo  di  Aquilà,e  le  ali ,  &  fono  Lioni  nel  rcfio . 
Trouanfì  quelli  animali  fieri ,  e  terribili  (  fc  pure  fc  ne  troua ,  perche 
Plinio  gli  crede  fauolofì  )  nella  Seichia ,  oue  guardano  le  mincre  del- 
l'oro, come  fcriue  Dionifìo  Afro,  sì  che  gli  Arimafpi  gente  di  quel 
paefc ,  che  hanno  yn'occhio  folo  in  fronte ,  non  lo  ponno  raccogliere 
fcnza  gran  pericolo ,  &  è  perciò ,  giseirra  quafì  continua  fra  lore.Oa- 
dc  fi  può  conofceie  quale  guardia  debba  hauerc  ciafchcduno  del  prò 
prio  ingegno ,  acciochc  non  venghino  gli  Arimafpi  ad  inuolarglielc . 
Pofero  anco  il  Gallo  gli  antichi  alle  volte  fu  l'elmo  à  Minerua ,  co- 
me moflraua  certa  llia  ftatoa  fatta  da  Fidia  a  gli  Elei  ^d'oro,  e  di  auo- 
rio ,  il  che  Paufania  par  crederà ,  che  fofTe  perche  il  Gallo  e  ardito,  e 
feroce ,  come  bifogna  cfTere  nelle  guerre  :  ma  aggiungiamo  noi  aa^ 
co ,  che  ciò  moflraua  la  vigilanza ,  che  ha  de  e  Aere  ne'  faggi ,  &  ra- 
lorofi  Capitani .  Imperoche  credettero,  che  Minepua  haueffc  la  cu- 
ra non  meno  delle  arti  della  guerra ,  che  della  pace ,  &  peiò  la  fecero 
«rmata  ,-come diffi .  Etle  fauole  finfero^che  ella  vccidcfTe  di  fua 
mano  Fallante  gigante  ferociiììmo ;  dal  quale  voliere  alcuni, che 
fallacie .  ^^^^  ^^^^  detta  poi  Pallide .  Et  alcuni  altri  dicono ,  che  ella  hi  così 
-  chiamata  da  certa  voce  Greca,  che  fìgnifica  mouere  j  o  croilarc,per- 
che  la  fuaflatoa  era  fatta  in  guifi,  che  pareua  crollar  l'afta ,  che  te- 
ncua  in  mano ,  alla  fìmilitiidine  del  Palladio  fìmuhcro  di  legno  di 
quefla  Dea ,  il  quale  veramente  la  crolhua  da  sé ,  &  moucua  gli  oc- 
chi f  ^  fu  creduto  clTete  difcefo  di  Ciclo ,  comédiflì  nella imagine  di 

Veila, 


Ì^ÌJTi^fpi- 


Palladio. 


De  gli  Antichi .       2pp 

Vefta  »  nel  tempio  della  quale  egli  era  gtiardato  così  fecfctamcntc^, 
che  non  toccarlo ,  ma  ne  anco  poteua  vederlo  altri ,  che  quella  delle 
Vergini  Veftali ,  alla  quale  era  dataqucfta  cura .  E  fu  cognominata;  .     .. 

Mincrui  da  principio  Tritonia;  ò  foflfe  da  certa  Palude  della  Libia  di  ''^"^wsi^ 
ijucfto  nome  ;  della  quale  alcuni  l'hanno  poi  fatta  figlia,  forfè  per- 
che ella  fu  prima  veduta  quiuij  ouero  perche  fono  le  parti  della  (apiè 
«a  ,  cono(cere  le  cofe  prefenti ,  preuedcre  quelle,  che  hanno  da  veni- 
re ,  &  dcordarfi  delle  paflite  :  oueramcnte  perche  tre  cofe  ha  da  farò 
J['huoniofig»io  principalmente  ,  confìgliare  bene,  giudicare  diritta- 
mcitte ,  &  onerare  con  giuftitia .  Lafcio  le  altre  ragioni ,  che  Ci  leg- 
gono di  qutfto  nome ,  perche  di  nulla  feruono  è  quello  j  che  ho  da_j 
•dire ,  come  poco  (crue  anco  riferire  >  che  Minerua  folle  detta ,  ò  dal- 
lo ammonirli ,  perche  la  fapienza  moflrata  per  lei  dà  (èmpre  buonc^ 
ammoniiioni ,  ò  dtì  minuirc ,  Se  fcemare  le  forze  di  colori ,  che  alli 
continui  ftudij  fono fempre intenti ,  ouero  dal  minacciare ,  perche,^ 
come  Dea  della  guerra ,  Se  armata ,  fempre  pareua  terribile ,  &  mi- 
Baccieuolc .  Nondimeno  quefto  vltimo  -viene  ancora  aflai  à  mio 
propofito , perch«  alcuni  hanno  voluto, che  Minerua  fofi'e  lame- 
defima, che  Bellona,  la  quale  fu  partmente  adorata  come  Dea-»  .,•  ^  ,- 
delle  guerre.  EcCcfarc  fcriue  che  in  Cappadocia  la  hebberoin.*  Cefare* 
riuerenza  sì  grande,  che  volfero  quelle  genti, che  il  fuo  Sacerdo- 
te fofle  il  pruno  dopò  il  Rè  di  auttorità  ,  &  di  potere ,  parendo 
loro,  che  la  Maellà  della  Dea  lo  meritalfe .  Ma  per  quello,  che 
ne  Rioftrano  le  imagini ,  fi  può  dire  che  fra  Miaerua ,  Se  Bellona  fof-  BellcMì.' 
fetale  diffcrenRa ,  che  quella  mortraffe  l'accorto  prouedimcnto , il 
buon  goucrno ,  &  il  faggio  coniglio ,  che  vfano  i  prudenti ,  Se  valo- 
rolì  Capitani ntl  guerreggiare,  &  quella  IVccifioni , il  furore, la-» 
firage ,  Se  la  roina ,  che  ne  i  fatti  d'arme  lì  veggono ,  perche  la  finge- 
no  i  Poeti  auriga  di  Marte ,  come  Statio ,  quando  dice  ;  StaìKo." 

Con  fangii'mofa  ^an  BeUmta  regge 

I  feroci  destrieri  3  e  b*tt^ ,  e  sfnr^  « 

&  rparfa  per  lo  più  di  fangue ,  onde  Silio  Italico  la  fa  andare  feotì^a-  ^''^  lealiccr. 
d©|>er  le  annate  fquadre ,  &  cosi  la  defcriue  • 

Sctiste  taccefa  ffi.cc ,  e'/  biondo  crine 

Sparfo  di  molro  fiingiie ,  &  va  fcorrenio 
La  gran  Bellona  per  l'armate  /quadre, 

NientedimenoSratiodàpur'ancoIa  medefìma  fr»r2.idMÌnenia, 
&  la  fa  non  punto  m>-nnimpctuora,  &  violenti  di  B^UoiU  ,  quando  '    ^c*;-^»/- 
aiecce  che  Tidt;o-pregandola ,  cosi  dicc  ; 


3  o^      Imagini  de  i  Dei 


'^i-^*<d^ 


4 
4' 


.?;ì 


^  <f '«). 


Imagwe  di  Bellona  De  a  della,  gncrrd  t5*  e^rrattie^ 
ra  di  Marte  y  ^  de  ftiot  Sacerdoti ,  che  da  /i^ 
fìtjjì  fcrifcona  ,  (^  del  Pino  à  lei  forato ,  qne^ 
Ha  n^'itn  mtefa  per  l'apportatrice  dtUe  •^cci, 
Jiohii  tulne ,  nntgi ,  effettf  propr^  duMa  gatr- 


ۓ:^ 


^"'^''^"^  "r"?:  'v"v  v'V'i?"'?''  'v  W' '¥"'«'"*' "y  ^' 


tiii'sif.,..^  *ij?<tj^ 


De  gli  Antichi.       $oi 

6  mca  feróce  del  gran  padre  honore. 
De  le  guerre  terribile  padrona , 
Ctà  orna  il  capo  con  vn  Vago  horrore 
Il  forte  elmo ,  &  il  petto  la  Corgona 
Pi  fangue  ^arfa,  e  de  la  qual  maggiore 
Vor'za  non  haue  Marte ,  né  Bellona 
N<?  le^attagUe ,  accetta  hor  il  mio  Voto  ^ 
Ch'io  porgo  humile  al  tuo  Uume  dinoto  - 

Fu  dunque  Bellona  appreflb  de  gli  antichi  vna  Dea  tutta  plenaJ 
d'ira ,  &  di  furore,  &  alla  quale  credettero  che  dilettafl'e  affai  di  ve- 
der fpargere  il  fangue  hunnano  .  onde  fu  ;  che  ne'  Tuoi  facrifici}  in  ve-  Sangue  fpar- 
ce  di  vittima  i  Sacerdoti  ftefli  (i  piingeuano  con  le  coltella  le  braccia,  ^^  ^  Bellona . 
e  le  Tpalle ,  &  la  placauano  col  proprio  lingue ,  Quella  fu  fatta  al- 
cuna volta  con  vna  sferza  in  mano ,  con  la  quale  attaccaua  Je  fero 
battaglie,  e  talhora  k  faceuano  anco  con  vna  tromba  alla  bocca,co- 
me  che  deffe  il  fegno  del  fatto  d'arme ,  e  alle  volte  la  fecero  con  vna 
ardente  face  in  niano  j  perciochs  (ì  legge  apprefto  di  Licrofone ,  che     Licofrpnte» 
foleuanogli  antichi  prima  che  fodero  trouate  le  trombe,  quando 
cran  per  Fare  battaglia ,  mandare  dauanti  d  gli  eflerciti  alcuni  con_» 
accefe  faci  in  mano ,  le  quali  fi  gittauano  contra  dali'vna  parte ,  6c^ 
dairaltra,ecominciauanopoìlafang»inofa  battaglia.  Dichein- 
tefè  Statio ,  quando  diffe ,  che  al  cominciare  di  vn  fatto  d'arme  Bel- 
lona fli  la  prima  r  che  nwftraffe  l'ardente  facella.  EtClaudianopa-  ^,    ,, 
rimente  parlò iècondoqueflavfanza de  gli  antichi  dicendo,  '  "  ^"*' 

Tìfifone  l'accefo  pino  fcuote 

Corìrmano ,  che  miferia  femprc  apporta  : 

Et  a  le  triUe  infegne  fa  raccort 

Le  pallide  ombre  d  la  battaglia  preHé» 

leggefi  ancora  chedauantiàl  tempio  di  Bellona  fu  certa  colonia  CofGiirct_* 
non  molto  gi-ande,  la  quale  ìRomanichiamauano  la  colonna  Belli-  bellica. 
ca ,  perche  deliberato  che  haùeuano  di  fare  alcuna  guerra ,  à  quella 
andaua  i'vno  dei  Confoli,  pofcia  che  haueua  aperto  il  tempio  di 
Givino ,  &:  quindi  lanciaua  vn'haita  verfo  la  parte, oue era  ilpopulo 
nimico ,  &  mtendeuafi ,  che  allhora  foffe ,  come  diremmo  noi  grida- 
ta la  guerra .  Ma  innanzi ,  che  haueffero  i  Romani  tanto  dilatato  i 
confini,  così  dichiarauano  la  guerra.  Mandauano à  qtiefti  vn  Sacer- 
dore  à  ciò  deputato,  il  quale  quiui  narraua  le  giufle  cagioni,  che  efli 
haucuano  dimoiicrela  guerra ,  dapoi  fpiegaua  vn'hafta  ne'  capi  de' 
nemici ..  Fu  anco  in  altre  maniere  gridata  &  diciiiarata  la  guerrau» 
appreffo  de  gliantichi,  come  ho  già  detto  nella  imagine  di  Giano,SÉ: 

4kò> 


«iS 


3  o  2      Imagini  de  i  Dei 


Hcrodóto. 
Vliuo  dato  ì 
Mioerua. 


lucerna  di 
Mine  ma. 


Arti  di  Mi- 


Wiiienia  con 
la  conocchia. 

Ciueita  con 

Minerua . 


^-... 


dirò  in  quella  di  Martc,fe  verrà  d  propofito.  Et  concludendo  di  Bet- 
lona ,  dico ,  ch'ella  fu  differente  almeno  di  imagine  da  Minerua,  alia 
quale ,  per  ritornare  al  Tuo  difegno ,  Apuleio  mette  fopra  l'elmo  vna 
ghirlanda  di  vliuo ,  che  quefto  arbore  fu  dato  come  proprio  à  lei  da 
gli  antichi ,  perche  ella  ne  Ri  ritrouatrice,  come  la  chiama  anco  Vir- 
gilio, &  come  racconta  la fauola  della  conteia  ,  che  fu  tra  lei,  &(^ 
Nettuno  fopra  il  pofleffo  di  Athene  ;  ouc  Herodoto  ferine ,  che  fii  il 
incdefimo  vliuo,  che  Minerua  fece  nafcere  airhora,&  che  abmciò 
infìeme  con  la  Città  abbruciata  eia  da'  Perfi,  ma  che  lo  fteffo  dì  an- 
co  rigermoglio , &  crebbe  all'altezza  didue  cubiti .  Etdicouoalcu- 
ni ,  che  fu  così  finto,  perche  Minerua  fu  la  prima  che  molirafle  il  mo- 
do di  fpremere  l'oglio  dalle  vliue,ik  arco  perche  non  fi  può  acquifta- 
rc  le  fcienzefenza  frequente  ftudio,  &:  lunghe  vigilie .  Onde  fi  legge, 
che  parando  in  Athene  fu  dedicata  a  quefta  Dea  vna  lucerna  d'oro, 
la  quale  jrdcuadi  continuo ,  ne  vi  metttuano  però  olio  più  di  vna_j 
volta  l'anno,  &  quefto  era  dice  Paufania ,  perche  il  lucignolo  eradi 
certa  forte  lino:  che  noH  fi  lafcia  confumare  daJ  fuoco.  Etilmedefi- 
mo  racconta,  cheappreflbde'  Corinthi  hauendo  E'^x)pco  per  certa 
vittoria  fatto  vn  tempio  a  Minenia ,  la  pregò,  che  moftrafie  qualche 
fegno  di  hauerlo  caro,&  che  fubito  quiui  dinanzi  al  dedicato  tempio 
/piccò  fjon  della  terra  vn  raii  pollo  dioglio .  D'onde  fi  può  vedere, 
che  a  ragione  fu  dato  a  cortei  r  vliuo,  né  per  lo  ftudio  folamente  del 
fapere ,  ma  per  l'efl'ercitio  ancora  delle  arri  da  lei  trouate,  come  fila- 
re ,  cucire,  tei!  ere ,  &  fare  delle  altre  cofe,  che  fono  proprie  alle  don- 
ne.  Perlcqualii  Greci  hebbcTO  vna  grande  ftatoadi  legno  di  que- 
jfta  Dea  che  ftdcua  fopra  vn'alto  feggio ,  e  teneua  vna  conocchia  eoa 
ambe  le  mani  :  Et  i  Romani  in  cerco  dì  delle  fefte  celebrate  ài  Mar- 
zo à  Minerua ,  faceuano ,  che  le  padrone  conuitauano  le  fanti ,  &  le 
feruiujno  di  loro  mano ,  quafi  che  voleiìlro  moftrare  di  riconofcerc 
da  quella  l'vtile  che tr."  heuano  dalle  fcrue  col  filarcjtefferc  cucire, &. 
fare  l'altre  cofe ,  delle  quali  ella  era  ftata  l'inuc  ntrice  ;  &  che  le  ferue 
parimente  per  lei  hauelfcro  quefto  premio  delle  fatiche  tolerare  tut- 
to l'anno  nelle  arti  tronate  da  ki.  La  Ciuctta  ancora  fii  pofta  alle  voi 
te  sii  l'elmo  d  Minerua ,  come  vccello  fuo  proprio ,  e  da  lei  amato  di 
modo,  che  ò  fiale  fui  capo,  onero  à  piedi  ella  l'ha  quafi  fempre  feco;- 
di  che  vogliono  alcuni  cftere  la  ragione ,  che  in  Athene  città  cara  a-» 
quefta  Dea  fopra  tutte  l'altre ,  come  moftra  il  nome ,  che  ella  hebbe 
commune  con  quefta ,  per  lo  ftudio  delle  fcicnze ,  e  delle  buone  arti, 
che  quiui  fiorirono  tutte  già  gran  tempo ,  fu  copia  grande  dì  qucfti 
vccelli .  Onde  nacque  il  prouerbiodi  portare  Ciuette  ad  Athene^ , 
per  quelli,  hquali  vogliono  dare  altrui  quello,  di  che  egli  ha  gran- 
de abondanza .  Ma  le  fauole  dicono,  che  Minerua  amaua  prima  la 
Cornacchia,  hauendola  fatta  diuentarc  vccello  di  bella  giouane.chc 
'     -        '  fli 


Degli  Antichi.       303 


*g^  Imagme  di  MineruA  mnentrtce  del  filare^  tefjtre^ 
^-^'^.  f-^t c'ire ^  Of  altri  donnefchì  ejfacitij  ^  inHmtrke  ^S 
dtlTnjlmo  (imbolo  del  lungo  (éf  ^eceffario  fiii- 
dio^con  gli  njccelli  à  là  ftcrtitt .  la.  Otaetta  ft~ 
gonfiai  il  ccnfigUo  del  prudente ,  il  gallo  Li  yl- 
giUn%^  del  faggio  i  ^  l'ardire  de  foldati. 


^^ 


^-  '^A-  S>Oc?  *(v  -rC':^  'èO-'  ^Jc;  -^i-^  ^y  ^i  ■^h  'Kfe  -^'v^  ■^'ì.5  ...U  eAs  -./  '  e  2^»,*  UL  '■■»j^  -^-H-  ^^ 


21* 


G'.uflino. 
Ciuetta  ,ch' 
jQgni fichi . 

Hieroue. 


Democrito. 


Hippocrate. 
Venta. 


Opinione. 
Cpitafio. 


Virtù. 

Hanore. 

Vialerio. 
Valerio  MaC- 
fimo. 


3  04     Imagini  de  i  Dei 

fu  prima ,  per  difenderla  dalla  forza  di  Ntttiino ,  che  innamorato  ài 
lei  le  corretta  dietro  fui  lÌEodelmarc,&  la  tenne  al  ruoferuitìofin,cha 
acaisò  le  figliole  di  Cercope:  perche  fdegnataairhora  la  Dea  del  tri- 
fto  officio  fatto  da  coftei ,  la  fece  fubito  di  bianca ,  che  fu  prima ,  di- 
uentare  negra  come  è  hora ,  &  difcaccioilada  se ,  &  in  Tuo  loco  tolte 
la  Ciuetta ,  onde  fu  poi  ftmpre ,  &  dura  tuttania  grauiilìma  nimiftà 
frdqneftiduo  vccelii.  Et  (ìgnfica  la  Ciuetta  il  faggio ,  e  buon  confi- 
glio de  l'huomo  prudente,  come  fi  legge  appreflbdi  Giù  (lino,  che 
cflendo  volata  vna  Ciuetta  su  Ihafta  d  Hierone  la  prima  voIta_j 
che  egli  ancora  giouinetto  andò  alla  guerra  ,  fu  interpretato  che  fa- 
rebbe di  configlio  molto  accorto;  &  fu  vero  perche  diaentò  Redi  Si- 
racufa,  benché  folfe  nato  di  baflbluoco.  Etpcrchcgliocchidi  Mi- 
ncruafonodivn  medefimo  colore  con  quelli  della  Ciuetta,  la  quale 
vi  vede  benifiìmoia  notte,  intendefi  che  l'huomo  faggio  vede,&C 
conofce  le  cole  quantunque  fiano  difficili,  &  occulte,  e  che  leuatofi 
dall'animo  il  velo  delle  mézogne  penetra  alla  Verità  con  la  villa  del- 
l'intellettojperche  quefta  ili  occulta,nè  Ci  lafcia  vedere  ad  ogn'uno: 
onde  Democrito  la  pofe  nel  profondo  di  vn  pozzo ,  dicendo  ch'ella 
quindi  non  vfciua  mai ,  (e  il  tempo ,  onero  Saturno  fuo  padre  (come 
dice  Plutarco)  non  ne  là  traheua  fuori  alle  volte.  Et  Hippocrate-» 
fcriuendo  ad  vn  fuo  amico  difcgna  la  Verità  in  forma  di  donna  bella, 
grande ,  honeftamente  ornata  ,  e  tutta  lucida ,  &  rifplendente,  ma 
ne  gli  occhi  più  aflai ,  perche  qucfti  paiono  due  lucidililme  (Ielle ,  Se 
foggiunge  poi  della  Opinione,  che  ella  medefimamente  è  donna,ma 
non  così  bella,  né  brutta  però,ma  che  fi  moil:ra  tutta  audace,  epre- 
fta  ad  appgliarfi  a  ciò ,  che  le  fi  rapprefenta .  Apprefìo  di  Epifanio 
fi  legge,  che  dipingeuano  la  Verità  alcuni  Hcretici  con  lettere  Gre- 
cheìn  quefio  modo .  Mettcuano  che  1'  <* ,  &  la  «  foffe  il  capo ,  &  iS, 
e  la  4  il  collo ,  e  così  venendo  giù  formauano  tutto  il  corpo ,  metten- 
do fempre  quelle  due  lettere ,  che  di  mano  in  mano  fono  pili  vicine.* 
alla  prima ,  &:  all'vltima .  Et  Filoftrato ,  dicendo  che  la  Verità  era 
dipinta  nel  facto  antro  di  Anfiarao ,  la  fa  veftita  ài  bianchiilìmi  pan-, 
ni ,  &  in  altro  luogo  la  chiama  poi  madre  della  Virtù .  La  qiule  fu 
da  gli  antichi  parimente  creduta  Dea ,  &  adorata ,  &  a  lt:i  come  à  gli 
altri  Dei pofero  i  Romani  vu  tempio dauanti  à  quello  delI'Honore , 
che  di  vno  votato  a  quefli  da  Marcello,  coirle  riferifce  Valerio  Maffi- 
mo ,  bifognò  farne  due ,  perche  i  Pontefici  dificro  ;  che  la  religione-». 
non  comportaua,  che  vn  tempio /blofuifc  dedicato  à  duo  Numi: 
conciofia  che  auuenendo  in  quello  qualche  prodigio ,  non  fi  potea_> 
faperecui  di  loro  fi  haaefle  da  facrificare .  Si  che  alla  Virtù ,  &  all*- 
Honore  fudato  il  fuo  à  parte ,  &  à  qucfì:o  r.on  poteua  entrare  fé  non 
chi  pafTaua  per  quello ,  volendo  perciò  moftrare  ,  che  non  vi  è  altra 
via  da  acquiftarfihonore,  che  quella  della  virtù, come  che  quello 

^ail 


De  gli  Antichi.        3  o  f 


». 


mm^kfùtmsm^mm^^mmm^m 


Imagine  delU  Virtù' y  (^  dcirUonore  ,  che  fi  rif    ^kj. 
guardano  cojt  fcolpiti  m  runa,  medaglia  di  Vt~    %%r^_ 
tcllio  j  dwotante  dalla  'vtrtù  ^  attioni  nJÌr- 
tuofè  p'oueràr  l'konore ,  (^  con  l'honore  l'abon^ 
darìzji  del  tutto  ^^  ogni  birmana  felicità. 


%^ 


Y't^'^^^^^^^^^^  ^^^r^^f^^^ 


r^ 


virtù  ma- 
rchile. 
Medaglia  di 
Gardiano. 
Medaglia  di 
Nunuriano  • 
Medaglia  di 
Vitelli». 


3  06      Imagini  de  i  Dei 

lì:i  il  vero  premio  dì  quelta ,  che  fu  per  ciò  fatta  còli  due  ali ,  concuJ*' 
iìa  che  l'honore  ,•  &  la  gloria  qiiafi  leggerifTime  ali  folleuino  da  terra 
le  perfone  vircuofe ,  &  le  portino  d  volo  con  non  poca  merauiglia  di 
ogniuno .  11  che  non  era  nel  tempo  di  Luciano  forfè ,  come  ne  gli  al- 
tri tempi  ancora  non  è  /lato  per  non  diredi  quello  di  hoggidr,.ch§> 
purtroppo  Telo  vede  ogni  vno  come  fia  -,  imperocheeeli  defcriac  in 
certo  Tuo  dialogo  la  virtù  tutta  mefta  addolorata  jvcft  ita  con  certi 
pochi  ftracci  intorno,  &  molto  malamente  trattata  dalla  Fortuna  in 
modo ,  che  le  era  tolto  di  andare  etiandio  a  farfi  vedere  a  Gioue .  Et 
dirò  quefto  poco  pur'anche  de'  no/lri  t€mpi;che  alcuni  hanno  dipin- 
ta la  Vjrtù  in  forma  di  Pellegrino,  come  ch'ella  non  troni  qui  ftanaaj, 
&:  perciò  fé  ne  camini  via .  Ritrouafi  ancora ,  che  gli  antichi  la  fe- 
cero a  guifà  di  matrona ,  che  fiede  /òpra  vn  faffo  quadro  ;  &  in  certa 
medaglia  antica  lì  vede  la  virtù  fatta  in  modo ,  che  fi  vede  vna  Don- 
na appoggiata  col  finiftro  braccio  ad  vna  colonna ,  &  che  con  la  de- 
lira mano  tiene  vn  ferpente .  Fu  polla  virtù  mafchile ,  come  ha  rna 
medaglia  di  Gordiano  Imperatore ,  formata  come  huomo  vecchio, 
barbuto ,  tutto  nudo ,  appoggiato  ad  vna  mazza ,  che  ha  la  pelle  del 
Lioiie  inuolta  all' vno  delle  braccia ,  cu  i  fono  lettere  intorno ,  che  di^ 
cono  :  Alla  virtù  di  Augufto.  Et  ha  vna  medaglia  ancora  di  Nir- 
mcriano  la  raedefìma  figura.  Ma  in  vna  di  Vittellio  è  la  Virtù  in  fo.t- 
madiCiouaneveftito  fuccintamente  con  elmo  in  tefta  ,&  cimiero 
di  alcune  penne ,  ticn  la  fìniftra  alta  appoggiata  ad  vn'halla  dritta_/ 
in  terra  ,  &  la  defìra  con  lo  fcettro  appoggia  al  deftro  ginocchio  più 
cleuato  dell'altro  ,  perche  ha  fotto  il  piedf  vna  teftuggine ,  &  ha  gli 
iliualctti  in  gamba  ;  e  ila  dritto  ,  e  guarda  fifo  ad  vna  giouene ,  che 
gli  è  dirimpetto  fatta  per  l'Honore,la  quale  alzando  il  deflro  braccio 
tiene  rhaftajcome  l'altro,  &:  da  quefb  parte  è  nuda  fin  fotto  la  man- 
mella  :  nella  (ìniflra  il  comodi  douitia  ,  èc  vn'elmo  fotto  il  piede,  & 
il  capo  adorno  di  belle  treccie  bionde ,  che  con  vago  modo  gli  fono 
auolte  d'intorno.  Predico  Filofofo,  come  fi  legge  apprefiò  di  Xe- 
uofonte ,  &  lo rifcrifce  Marco  Tullio ,  finfe ,  che  Hereole ,  mentre-i 
ch'sgli  era  giouine ,  andò  non  so  come  in  certo  luoco  difetto ,  ousl.» 
trouò  due  vie ,  che  andauano  in  diuerfe  parti ,  &  non  fapendo  a  qua- 
le (ìdoueffjappigliare,  mentre  ch'ei  ftaua  forpefo,c  tutto  penfofo 
fopra  di  ciò,  gli  apparuero  due  feminejl'vna  delle  quali  era  la  Volut- 
tà bella  in  viltà ,  tutta  lafciua  .  &  vaga ,  per  gli  artihciofì  ornamenti, 
che  haiieua  d'intorno  ,  la  quale  lo  perfuadeuaa  caminare  per  la  via 
de  i  piaceri  larga  al  principio ,.  piana ,  &  facile ,  piena  di  verdi  her- 
be,  &  di  coloriti  fiori ,  ma  flretta  poi  al  fine,  faflbfa ,  Se  piena  di  acu- 
tiflfìme  fpine.  L'altra  pin  fcucra  nello  afperto ,  fempliccmtnce  vcfti- 
%d ,  era  la  Virtù  che  1 1  fua  via  gli  moilriua  prima  ftretta ,  &  certa , 
«li  difficile  i  m&  che  dopò  msnuua  in  fioriti  prati ,  &  in  ameniilìmi 


De  gli  Antichi . 


tt- 


307 


Imagini  della  Dea  Voìt4pU  Dea  de  piaceri  ccncul  |^<^§* 

caute  la  Dea  Virtù  fitto  It  piedi  fuoi^  denotan-  ^b-^ 

te  la  deteHanda^ftJ  ivfame  njita  de  dati  à  pia-  &.§> 

cerijn. tatto  jpreggiatori  della  njirtù.Jvlo  dati  ^||§* 

ad  ogni  forte  dt  'zittio  ^  quafi  inationalt,  ^§§* 


3  o  S      Imagini  de  i  Dei 

campi  pieni  ai  foauidìmi  frutti.  Et  perche  a  quefla  naéCòftòHcfc<P> 
Je ,  hebbe  così  gloriofo  nome.  Dante  fìngendo  nel  fuo  Purgatorio  di 
hauer  vifto  in  fogno  la  Volutti ,  la  defcriue  vna  femina  balba ,  con_i 
gli  occhi  giierchi,  èc  co  i  pie  ftorti,  &  man  inonche,&  di  colore  fcial- 
ba,  la  quale  cominciaua  poi  a  parlare  fpeditamente,  fi  drizzaua  tut- 
tv'i,e  lo  fmarritto  volto,  come  amor  vuole ,  cofi  lo  coloraua,  &  hauc- 
pa»£e .  rebbe  tratto  lui  d  se  con  fue  dolci  parole ,  fé  non  che  apparue  vna-» 
donna  fanta ,  &  honefta,Ia  quale  dice  egli . 

V altra  prendeuit,&  dhianxj  l'apr'ma. 

Fendendo  i  drappi  ,6  moshrauam  il  Ventre 'y 
Quel  mi  fuegliò  col  pHX%p  che  n*vfc'ìua , 
LequalicofeficonfanHomoltobenealleTiede'  pi.ìccrivirioff  ,& 
delia  virtù»  Machi  voleflc  in  altro  modo  ancora  molìrart  quefte^ 
due  vie  potrebbe  far  la  lettera  di  Pithagora ,  fopra  della  quale  fcrif- 
Vwgjiio'.      jf^  Virgilio qiie'  pochi  verfi,  moflrando  ch'ella  ci  fìgurauala  vitti  hii» 
mana ,  li  quali  vengono  à  dire  qucfto  in  noftra  lingua . 

tu  lette-fa  a  Tithagcra  già  data 

MoHra  la  ferma  delthumnna  Z'ita, 

Con  le  due  coma  ,  in  che  dia  è  fcparatdo 
Terch'à  la  desìra  va  l'erta  falìta 

De  la  virtude  con  aìignjìo  coBe, 

Diffìcile  à  pnncìpio  è  mal  gradita  • 
"Ma  poi  facile  a  chi  la  ria  non  falle  , 

Terche  afcendrndo  gmgne,oue  fobUa 

te  fatiche  lafcìatcfi  à  le  ^alle  , 
J)a  la  fmiftra  rà  pia  larga  vìa 

Facile  j  e  piana ,  ma  che  poi  l'huom  menta 

Oue  fol  pianto ,  e  pentimento  fm . 
Terè  qualunque  il  fue  dcfir  affrena , 

Ne  b  lafcìa  feguìrc  il  Van  piaceì'e  , 

0yà  principio  par  gioia ,  al  fin  è  pena  * 
Z  yirtu  fegne  con  fermo  Volere 

Di  patir  i  difzgi ,  che  fortuna 

Cui  meno  eUa  dourìa  fa  fofienere , 
S'acquiHa  tanto  honor^che  poi  più  d'Vna 

Età  ne  tien  memoria ,  e  iUuflre ,  e  chiara 

Sua  fama  fa ,  che  [aria  fiata  bruna . 
Oda  chi  foli' odo ,  e  la  lafciua  ha  cara  , 

Con  biafmo  VluCye  quella  Vita  al  fine  y 

Che  fi  ^i  par  He  dolce  fente  anura, 

3Ef  trfiffigonli  il  cor  pungenti  fritte  • 

Perche 


Hotiore. 


Stlmula. 
Horta . 


De  gli  Antichi .       3  os> 

Perche  non  danno  i mondani  piaceri  all' vltimo  altro,  che  pentimen- 
to,  e  vergogna  :  ma  le  virtù  oltre  che  in  noi  fteliì  ci  acquetano  l'ani- 
mo ,  appreÌTo  de  gli  altri  anco  poi  ci  acquiftano  gloria ,  &  honore . 
La  imagine  del  quale  faceuano  gli  antichi ,  come  ladcfcriue  l'Alcia- 
to ,  di  fanciullo  veftito  di  vn  panno  porporeo ,  con  ghirlanda  di  lau- 
ro in  capo ,  cuidaua  mano  il  Dio  Cupido ,  &  lo  pare-ja  menare  alla 
Dea  Virtù,  ehe  andsua  innanzi.  Adorarono  gli  antichi  vna  Dca_i 
ancora  de  i  piaceri  ,ia  quale  chiamarono  Volupia ,  come  ferine  Vat-  Volupia. 
rone ,  !k  erra  la  Tua  flatoa  vna  donna  pal/idain  faccia ,  la  quale  a  £,ui- 
fa  dì  Regina  fé  ne  flaua  in  alto  feggio ,  &  pareua.tenerfì  la  Virtù  lot- 
to i  piedi . 

Nel  tempio  di  coftei  era  poflafopravn'al tare  Angerona  creduta  Angercna. 
parimente  Dea  del  pia  cere  ,ouero  (come  riferifce  S.  Agoftino  da_> 
Varrone  )  del  fare  che  i  Latini  dicono  agere .  Onde  ella  hebbe  il  no- 
me ,  perche  pareua  che  ella  mouefl'e  gli  huomini  alle  attioni,comela 
Dea  Stimula  gli  fiimulaua,&  Horta  gli  efibrtaua .  Et,  come  Plutar- 
co ferine ,  il  tempio  di  coftei  ftaua  fèmpre  aperto ,  accioche  quella , 
che  e0ortaua  tuttauia  gli  huomini  a  qualche  degna  opera  fofle  vifèa 
,  fempre  da  ogni  vno.  Di  Angerona  hanno  anco  detto  alcuni ,  che  el- 
la fu  così  nomata  dallo  Angore,  cioè  affanno,  &:  trauaglio,  ch'ella 
leuò  via  fnbito ,  che  a  lei  non  meno  ;,  che  a  gli  altri  Dei  furono  ordi- 
nate le  facre  cerimonie,  facendone  cefl'are  il  male  della  fquilantia_j 
chiamata  angina  da'  Latini,  che  ammazzaua  gran  numero  di  perfo- 
nein  Roma,&:  perquefto  forfè  il  fuo  fimulacro  hiueua  qualche  pan-»' 
no  intorno  al  collo ,  che  gli  legaua  anco  la  bocca .  Ma  Macrobio 
vuole ,  che  Angerona  con  la  bocca  legata ,  &  fuggellata  moftraffe^, 
che  chi  sa  patire,  e  tacere  diffimulando  gli  affanni ,  vince  quelli  al  fi- 
ne,  &  fé  ne  gode  poi  vita  lieta  &  piaceuole .  Plinio  &  Solino  fcriuo- 
no,  chequeftaDeafucosì  fatta  per  darà  vedere  ,che  non  bifogna 
parlare  de'  lècreti  mifterij  della  religione  per  diuulgarli  :  come  volle 
anco  Numa  far  conofcere ,  quando  introduffe  di  adorare  certa  Dea 
da  lui  nomatoTacita,fecondo  che  Plutarco  ferine, che  bilbgna  tacere 
le  coCe  de  i  Dei,  Per  la  quale  cofa  adorarono  parimente  quelli  di  Egit 
toilDio  del  filenio,&  lo  tennero  in  compagnia  dei  loro  Dei  prin- 
cipali .  Il  nome  di  coilui  appo  loro  fu  Harpocrate,  e  Sigalicnc  ap- 
preffo  dei  Greci ,  &:  la  fua  ftatoa ,  fecondo  Apuleio ,  ^  Martiano , 
era  di  giouinetto ,  che  fi  teneua  il  dito  alla  bocca ,  come  fi  fi  quando 
lì  moftra  altnii  con  cenno  che  taccia .  Egli  fu  anco  talhora  fatto  pel 
Dio  del  filentio  vna  figura  lènza  faccia  con  vn  piccolo  cappelletto  in 
capo ,  &  con  vna  pelle  di  Lupo  intorno ,  &  era  quafi  tutta  coperta  di 
occhi ,  &  di  orecchie,  perche  bifogna  vedere ,  &  vdire  ;  (il  i,  m:  par- 
lar poco .  Et  può  ogr.iuno  fempre  che  gli  piace  tacere ,  ma  non  può 
fempre  dir  ciò ,  che  vuole  j  il  che  mofira  il  cappello  ,  che  è  fegno  di 

V     3  liberti 


Tacere  ne- 
ceffario . 


Tacita  . 


Harpccrats, 


4:^ 


Ima^ène  della  Dea  J?3gerona  da  afctwt  tenuta^     «^ 
Dez  del  Piacere  ^  delle  Immane  operai iont , 
^  amo  /òpra  il  male  della  gola  y  del  (ile ti t so  , 
(f  del  fopportare^^  imagme  del  Dio  del  Si-     ^^ 
lentio  detto  Harpocate  ò  Sipalionz^  ,  .^^^ 


'i* 


Degli  Antichi.       3  1 1 

ììhcttà ,  come  altrouec  ftato  detto .  Et  del  Lupo  fi  legge ,  che  fa  ài- 
iientare  roco  qualunque  ei  vcggia  prima  che  fia  veduto,&  che  quan- 
do hi  rapito  alcuna  cofa  fé  ne  fiigge  via  così  tacitamente ,  che  non_. 
ardifce  à  pena  di  fiatare.  Ad  Harpocrate  fu  dedicato  il  perfico ,  per- 
che quefio  arbore  ha  le  foglie  fimili  alla  lingua  humana,  &  ifiioi 
frutti  raflìmigiiano  il  core ,  come  che  la  lingu  manifcfli  quello ,  che 
è  nel  core  ,ma  non  lo  debba  però  fare  ;  fé  vi  confiderà  ben  fopra.  Et 
perciò  il  tacere  a'  fuoi  tempi  è  virtù,  come  moftrò  Minerua  caccian- 
do da  sé  la  Cornacchia  vcccello  garrulo,  &  loquace  ;  perche  non  dee 
l'huomo  prudente  perdere  tempo  in  molte  parole,  &  vane;  ma  ta- 
cendo ha  da  confiderare  le  colè  molto  bene  prima  che  ne  ragioni ,  & 
dirne  poi  quello  che  bisógna  folamente .  Il  che  voleua  forfè  tnoflra- 
re  la  llatoa  di  quefta  Dea ,  che  fu  apprcflb  de'  Meflenij ,  la  quale  fe- 
condo che  Paufania  la  defcriue,  teneua  vna  Cornacchia  con  mano , 
come  che'l  parlare  habbi  da  efler  così  in  mano  dell'huomo  faggio, 
ch'ei  Io  pofla  allentare ,  &  ftringere ,  fecondo  che  fi  prefenta  la  occa- 
lìone,  che  ricerca  il  bifbgno .  Hebbe  poi  Minerua  vna  lunga  baila  in 
mano ,  come  difiì ,  che  le  danno  tutti  i  Poeti  ;  &  Apuleio  parimente 
ladefcriue,  che  crolli  quefta  con  mano,&:  che  leuando  il  braccio 
alzi  lofcudo,^:  fa  che  vanno  con  lei  duo  fimili  a' fanciulli,  i  quali 
con  le  nude  coltella  in  mano  paiono  andare  minacciando  :  de'  quali 
vno  è  lo  Spaucnto ,  l'altro  il  Timore ,  perche  non  fono  le  guerre  mai 
fenzaqucfti.  Però  fingendo  Statio,che  Marte  commandato  daGio» 
ne  vada  a  metter  guerra  fra  gli  Argini ,  e  i  Thebani ,  dice  ch'ei  tol- 
fe  lo  fpauento ,  e'I  Terrore ,  &  fé  lo  feceandarc  auanti ,  &  lo  difegnà 
in  parte ,  &  in  parte ,  defcriue  gli  affetti ,  che  da  lui  vengono  in  que- 
fto  modo . 


Lupo  col  fi- 
lentia. 

Perfico  di 
Harpocrate  ► 


Cornacchia 
cacciau  da 

Mtnecua« 


Cornacchia 
in  mano  di 

Minerua  • 


Starlo  A 


De  la  plebe  crucici ,  c^hà  intorno ,  elegge 

Il  Terrore i  e  à  dcfìr'ier  lo  manda  mnan-xl ^ 
^l  cui  -poter  non  è  chi  il  fm  paregge , 
In  far  temer  altrui ,  non  che  l' auanti . 
Ter  cosila  par ,  che  l'huomo  il  Ver  difpreggc 
Se  nel  tìmido  petto  anìen  che  fian%i 
Il  mofiro  borrendo  3  e' ha  Voci  infinite, 
E  mani  fempre  al  mal  prejìe ,  ^  ardite  • 

Vna  fola  non  è  fempre  la  faccia , 

Ma  molte ,  e  tutte  in  variati  appetti , 

Che  fi  cangiano  ogni  hor,  pur  ch'à  lui  piaccia 

D'accordar  quei  co  i  pauentofi  detti  ; 

Quali  ne  i  cori  human  sì  forte  caccia  y 

€h\ì  dar  loro  ogni  fede  fono  afiretti . 

E  con  tanto  spaucnto  f^efio  afiale 

V 


Terrore. 


le 


3 1  2       Imagini  de  i  Dei 

Le  Città  y  che  poi  crederlo  ogni  male». 
Crederan ,  che  non  più  fui  Sol  vn  Sole , 
£  parrà  lor  quel ,  che  non  è  Vedere  „ 
Se  i  mìferi  mortali  a  le  parole 
.     Del  tremendi)  Terror  di  rado  Vere , 
ToYgon  l'orecchie ,  e  che  le  Jìclle  inuole 
Vn  nembo  yond'  hahbiam  poi  tutti  a  cadere  s 
Che  la  terra  pauentì,  e  tutta  trieme  ; 
E  fifcuotan  con  lei  le  jclue  infteme*. 

raufoiiia ,  Piufania  inette  il  Terrore  fatto  in  due  modi  da  gli  antichi:  l' vno  è 

con  capo  di  Lione,  che  tale  era  intagliato,  come  ei  dice ,  appreso 

Scudod' A-  de  gli  EJei  nello  feudo  di  Aganiennome  :  l'altro  con  faccia ,  &  habi- 

gimenonne.  todi  fenìina,  ma  fpauenteuole  piti  che  fi  poffa  dire.  Etvna  così  fat-- 
ti  imagine  dello  Spauéco  dedicarono  i  Corinthi  alli  figliuoli  di  Me-r 
dea  ,da  loro  vcci/ì  gii  per  gli  perniciofi  doni ,  che  efìi  portarono  alla 
figliuola  d'i  Creonte ,  onde  ella  ne  peri  con  tutta  la  cafa  regale  ^  Ma 

Timore  zàq~  non  fu  però  creduto  fcmpre  il  Timore  noceuole,perche  Plutarco  fcri- 

raco..  y^  ^  ^l^g  quello  fu  adorato  da'  Lacedemoni) ,  non  perche  hautllera 

paura  di  lui ,  come  di  alcuni  altri  Demoni ,  li  quali  voleuano ,  cho 
foiTero  lontani  dalla  città ,  ma  perche  penfarono  ,che  la  Republica 
fi  conferualfe  per  lui ,  quando  le  leggi ,  &  i  Magiftrati  erano  temuti .. 
D'onde  fu ,  che  gli  Efori  ,•  che  erano  il  fommo  magiftrato ,  entrati  in. 
vfficio ,  fubito  (  come  dice  Ariftotele)  comandauano ,  &  lo  faceua- 
no  gridare  per  la  citta ,  che  ogn'vno  fi  tagliaffe  la  barba ,  &  foifeu 
vbidiente  alle  leggi  ;  acciociie  ciTi  non  follerò  sforzati  dì  £u"  male  a. 
perfona,&  faceuano  quefto  per  vfare  i  giouani  ad  vbbidire  anco  nel- 
Tcrt&22jL_*  ^^^^^^  leggiere.  Oltre  di  ciò  non  credettero  gli  antichi,  che  foffe-» 

•vera..  ^^^^  fortezza  il  non  tcmcrcdicofa  alcuna,  ma  sì  1  hauere  paura  di 

padre  cofaindcgna  i  &  Irimarono ,  che  hauefle  da  elfere  fempre  più 
ardito  contra  gli  nimici  chi  tcmcua  di  offendere  le  leggi,  che  chi  noa 
ne  fa  cena  conto  alcuno  ;  &  che  la  tema  di  acqn  illare  trillo  nome,fa- 
cefle  gli  huomini  più  gagliardi  à  fopportarc  ogni  fatica  &  ogni  peri- 
Tullio-  Ho>  colo  .  Et  quella  è  la  paura ,  che  debbono  hauere  i  popoli  i  &  per 

ftilio .  quello  pofcro  i  Laccdemonij  il  tempio  del  Timore  d  canto  alla  cafa 

de  gli  Efori.  Et  di  quefìointefc  forfè  anco  Tulio  Hcllilio,.Rède' 
Romani  quando  ordinò  (  come  rifèrifce  Lattantio  )  che  li  adorafìe 
il  Timore ,  ft  la  Pallidezza  infieme,  perche  di  rado  jiaiiene,  che  non 
impallidifca  chi  teme .  Et  meritaua  b-.^ne  egli,  che  trouato  gli  hauc- 
uacofi  belli ,  come diceeflb  Lattantio,  di  hauere i fuoi  Dei  fempre 
.    feco ,  &  che  non  l'abbandonaflero  mai .  Ma  ritornando  a  Minerua,. 

u?raa.  ^^''  ^^^^  ^^^flra ,  mentre  che  crolla  Ihaila ,  &  alza  lo  feudo  con  la  com- 
pagnia 5  che  le  dà  Apuleio  ;,  le  minacele  della  guerra  ;  &  fé  la  coufidc- 

riamov 


nerua. 


Claacìiano. 
Minei'ua  CO 


De  gli  Antichi .       313 

deriamo  in  pace ,  lo  feudo ,  elicerà  di  lucidiflìmo  criftallo ,  e  copriua 
il  corpo  da  ciò ,  che  fofie  venuto  peroffenderlo,  moftraua,  che  l'ani- 
mo deirhuomo  prudente  è  coperto  dalle  membra  terrene ,  folo  per 
guardarlo,  e  cul^odirlo,&  non  perche  da  quelle  gli  fìa  ofcurata  la 
vifta  in  modo,  che  non  polla  più  vedere  la  verità  delle  ccfe.  Et  per- 
che gli  feudi  communementefbno  di  forma  orbiculare- benché  quel- 
lo di  Mincrua  (ì  veggia  tulhcra  fatto  altrimenti .  Marnano  fcriflo.  Marnano, 
che  lo  feudo  nel  braccio  di  Minerua  figuitìcaua ,  che  ii  Mondo ,  qua- 
rè  parimente  di  forma  rotoj-sda ,  e  gouernato  con  iòmma ,  5^  infini- 
ta pradeMza,&  nona  cafo  come  vollero  Democrito,  &  l'Epicuro. 
El'halla  vaol  dire ,  che  1  huomo  prudente  può  far  male  altrui  etian-  Hafla  di  Mi- 
dio  di  lontai  lO  ;  oucro  che  la  forza  della  prudenza  è  tanta  ,  che  pene- 
traogaidurezza  di  tutte  le  piudiiHcili  cole,e  fbuente  fi  lena  tanto 
alto,  che  va  tìn'al  Cielo.  O.ideCliudiano  fccj  Ihafta  di  Mmerua 
tanto  lunga ,  di  alta ,  che  paiVaua  le  nuuole .  Et  Homero .  forfè  per 
jefprimcre  ancor  meglio  quello,  ling;,  che  Mmerua, volendo,  andare  l'alaii. 
a  Telemaco,  per  m.ttt^rgli  in  anmio,che  vadi  a  cercare  Vhile  fuo 
padre,  fi  m- teca' piedi  gli  dorati  talari,  di  quella  forte  che  nella-- 
imaginedi  Mercurio  habbiamo  detto  che  fiano,nè  porta  fcco  altro , 
.che  rhafìa  »  Trouafi  ancora  appreflb  di  Marco  Tullio  ,  oue  ei  ferine 
della  naturale  i  Dei  che  vi  fu  vna  Minerua  (conciofia  che  egli  rac- 
conti di  cinque)  la  quale  era  finta  hauere  le  ali  a'  piedi.  Paufania_.  paufania. 
parimente  fcnue ,  che  fu  vna  lunga  hafta  in  mano  a  quel  fimulacro 
idi  Mincrua,  il  quale  haueua  su  l'elmo,  come  ho  già  detto  ,  la  Sfin- 
ge,  e  gli  G'ifi  ;  &  feguitadefcriuendolo ,  che  iìaua dritto  con  certa 
tonica  che  lo  copriua  tutto  fin'a  terra,  &  era  fotto  la  corazza  (che 
legiaceuaa'  piedi)  lo  feudo,  &  vi  aggiungono  anco  la  Ciuetta  ,e 
che  al  calce  delThaila  era  vn  ferpente.  Da  che  prcfe  argumento  De-  D.-itìoflliene. 
,morthene,quando  fu  forzato andarfene  in  bandOjdi  dire  che  Mìaer- 
4ja ,  la  quale  era  proprio  nume  di  Athene ,  fi  dilettaua  troppo  di  tre 
ftrane  belile,  che  erano  la  Ciuetta ,  il  Serpente ,  6c  il  Popolo  :  per- 
che nella  rcpublica  di  Athene  haueua  che  fare  affai  il  popolo ,  &  pi- 
gliaua  eglile  cofe  al  peggio all'hora ,  che  fi  fcntiua  ofi:efo .  Ma ,  co- 
me hògià  d^tto  della  Ciuetta ,  cosi  dico  del  Serpente ,  che  fa  dato  a  Scn-nte  jj. 
Minerua  per  f:gr.o  di  accortezza  ,&  di  prudenza.  Onde  in  P,.oma  ^-"'^'^'^-' • 
dinanzial  gran  fimulacrodi  Mincrua  giù  a' piedi  fiaua  il  Serpente 
tutto  in  k  riuolto  ,  fé  non  che  alzaua  la  tefta  su  dietro  allo  feudo, 
ch'ella  tencuaal  braccio,  come  dice  Seruio,  oue  Virgilio  le  ù ,  che  i  _ . 

d.ic  ferpenti ,  quali  vccifero  Laocoonte ,  e  i  figliuoli ,  fé  ne  andarono- 
dritto  altempio  di  Minerua ,  &  quiuifipofero  a'  piedidelJa  Dea,  6c 
fotto  lo  feudo .  Dellatonica ,  che  coltei  porta  con  la  corazza  fopra, 
i'criueHerodotOjChei  Greci  tolfero  qutfto  moda  di  vedire  dalle 
do'MK  di  AfiTÌca,,  che  habitauo  laconio  alia  Tntonide  palude,  névi 

èaltri 


3 '4      Imagini  de  i  Dei 

Jìabiro  di    è  altra  differenza ,  fé  non  che  la  tonica  di  fotto  di  quella  è  di  pelli,  & 

Mincrua .  j^  fimbrie ,  ò  frangie ,  che  vogliamo  dire ,  del  farfetto  ài  fopra  non 
fono  di  ferpentelli ,  ma  ci  cuoio  tagliato  a  minute  lifle ,  il  quale  far- 
fetto vf.niano  fare  quelle  donne  di  Africa  parimente  di  ci.oio  di  Ca- 
pra ,,  ^'  perciò  lo  chiamarono  i  Greci  Egida ,  perche  Ega  appo  loro 
^^'"^*  flgn  itici  Canra,&  è  quello,  che  noi  habbiamo  detta  corazza,  che 
hcbbc  forfè  le  fimbrie  all'intorno  di  minuti  ferpenti ,  come  pare  vo- 
lefl'e  intendere  Herodoto,  quando  pofe  la  differenza,  come  ho  detto, 
che  è  fri  il  vellire  delle  donne  d'Africa ,  &  l'habito  di  Minerua.  AI- 

Gor'-one     ^^  qu^^'e  fecero  di  più  gli  antichi  nel  petto  la  Gorgone,  che  fu  il  capo 

^  '  '    di  Mcdufa  crinito  di  ferpenti,  che  caciaua  fuori  la  lingiiaiC  gliele  pò- 

fero  anco  alle  volte  nello  feudo ,  che  fu  parimente  chiamato  Egida_i 

Dlodoro .    ^^  alcuni  ;  perche  Diodoro  ferine ,  che  Gioue  Io  copcrfe  della  pellet 

dellacapra  Amalthea,elo  donò  poi  a  Minerua.  Ma  più  fouentej 

per  la  Egida  fi  intende  della  armaturadel  petto,  la  quale  ferine  Hi- 

Ega  figliuola  gino ,  che  fu  così  detta  non  da  Ega ,  tolta  per  la  Capra  ;  ma  da  vna 

del  Sole .       figliuola  del  Sole  di  quello  nome ,  che  fii  come  raccontano  le  fauole, 

di  marauigliofa  bianchezza  con  vno  fplendore  llupendo,  ma  non.» 

Kiginio .  bella  però,  anzi  tanto  horribile  a  vedere,  che  fubito  che  fi  moftraua 
a  i  Titani  nimici  di  Gioue ,  reftauano  tutti  fpaucntati ,  e  {lorditi . 
Onde  la  terra ,  pregata  da  quelli  di  leuarla  loro  dinanzi  da  gì  i  occhi , 
la  nafcofe  in  Creta  m  certa  fpelonca ,  ouc  llette  fin  che  Gioue  ne  Ja_> 
leuò ,  quando  volle  hauere  anco  il  capo  di  Medufa ,  perche  l'Oraco- 
lo haueua  detto  ,  che fenza quello  egli  non  poteua  vincerei  Titani, 
comeglivinfepoi  ,edoppola  vittoria  donò  la  Egida,  fatta  della 
pelle  di  Ega  col  capo  di  Medufa  à  Minerua ,  che  la  portò  poi  iempre. 
Virgilio,  quando  fa,  che  Volcano  va  a  mettere  in  opera  i  Ciclopi  per 
fare  le  armi  ad  Enea ,  come  T  haueua  pregato  Venere^  e  racconta  i  la- 
nori,  che  quelli  haueuanoairhora  fra  le  mani,  che  erano  i  fulmini 
di  Gioue ,  il  carro  di  Marte ,  e  l'armatura  ài  Minerua ,  che  è  Ja  me- 
defima  ,  che  Pallade ,  così  dice  di  quella . 

£r  à  dorate  fcaglìc  dì  Serpente 

Componean  con  hìdnflrìa  la  tremenda 
Egida  j  de  Li  qual  Tallade  irata 
Souente  s'arma ,  e  gli  attrcccìatti  ferpì  ; 
E  la  Gorgonea  teiìa,  ch'anche  tronca 
Folgeua  gli  occhi  in  yisìa  /cura ,  e  fera 
^Adattauano  al  petto  de  la  Dina . 


Virgilio. 


6or«)r.e. 


E  però  la  Gorgone  s'intende  fempre  il  capo  di  ^■iedufa,cht  vi- 
flofolamentevccideua altrui, ancoraché  ferine  Atheneo,che  ap- 
preso de  i  Nomadi  nella  Libia  fa  certa  bcftia  di  quelco  nome  fimile 

alle 


1 


De  gli  Antichi  -        3  1 5 

alle  Pecore,  o  come  altri  vogliono ,  a  Vitelli ,  di  così  perniciofo  fia- 
to, che  ainmazzaua  con  quello  folamentetntfcle  altre  bdrie,  che 
le  fi  accoftaiiano,  e  con  la  viltà  parimente  vccideua  altrui ,  qual  vol- 
ta fcLiotcndo  il  capo  fi  Iciiauadmanzi  certo  crine, che  difcencendo 
giti  per  la  fronte ,  le  copriua  gli  occhi ,  come  proaarono  alcuni  Col-  , 
dati  di  Mario ,  quando  egli  andò  contra  Giugurta ,  li  qiiaii  caccian- 
do quella  belila  caderò  morti/ubito  che  da  lei  furono  vifti.  E  quel- 
li del  paefe  ne  contarono  poi  la  narura  ad  efìb  Mario ,  e  glie  la  fecero 
anco  hauere  morta ,  perche  eflì  fapeuano,  come,  llandó  in  a^^uato, 
fi  poteua  ammazzarla  di  lontano.  La  pelle  era  di  così  mirabile  va- 
rietà di  colore ,  che  mandata  a  Roma ,  non  vi  fu  alcuno,  che  fapef- 
fedichebcftiafofle,ecomecofamarauighofa  fu  polla  nel  tempio 
di  Hercole .  Proclo  Cartaginefe  fcrilTe,  come  riferifce  Paufania ,  che 
fra  lemolte  ,e  diuerfe  belile ,  cheerano  ne  i  deferti  dell'Africa,  vi  fu- 
rono anco  huomini ,  e  femine  fehiaggie  e  belliali,  ch'ei  ne  vide  sia  v- 
no  portato  a  Roma ,  e  voleua  credere ,  che  Medufa  foffe  fiata  v^na  di      -  j  r  • 
•quelle femine , la  qualeandata alla Tritonide  palude  haucfle  fitto     ^^    "*'^* 
quiuidimoltomaleaglihabitatori  del  paefe, fin  che  fa  vocila  da 
Perfeo  con  l'aiuto  di  Minerua ,  perch'ella  fu  proprio  Nume  di  quel 
luoco.  Diodoro  ferine,  che  le  Gorgone  furono  femine  bellicofo     dIqHo 
nell'Africa ,  le  quali  furono  fuperate  da  Perfeo ,  che  ycciCc  anco  Me- 
dufa loro  regina ,  e  quella  potrebbe  cflerc  hiiloria .  Ma  le  fauole  di- 
cono come  fi  legge  appreflb  di  Apollodoro ,  che  le  Gorgone  furono     Go:<-onz . 
tre  forelle.delle  quali  Medufa  folamente  poteua  morire  ;  le  altre  due 
nomate  Euriale ,  e  Steno ,  erano  immortali ,  &  haueuano  tutte  il  ca- 
po inuolto  di  fcagliofi  ferpi ,  haueuauo  i  denti  grandi  come  di  porco, 
le  mani  di  rame ,  l'alid'oro ,  con  le  quali  volauano  a  loro  piacere ,  e 
mutauano  in  fafib  qualunque  era  vifto  da  loro ,  e  che  Perfeo,  hanen- 
dole  trouate,  che  dormiuano,  tagliò  il  capo  a  Medula,Io  portò  via,e 
donollo  poi  a  Minerua  ;  dalle  quale  fu  aiutato  aliai  a  quello  fare_/ , 
perche  da  lei  hebbelo  feudo,  fi  come  da  Mercurio  hebbe  la  fcimitar- 
ra,QÌ  Talari,  l'elmo  di  Orco,  che  faceua  altrui  inuifibile,ecerta 
bifaccia ,  nella  quale  portsè  il  terribile  capo ,  da  alcune  ninfe ,  che^ 
gli  furono  infegnate  da  tre  forelle  delle  Gorgone ,  per  rihauere  l'oc- 
chio ,  &  il  dente  rubato  loro  da  lui;  percioche  di  quelle  Ci  le^f^e,  ch'- 
elle nacquero  vecchie ,  &  hebbero  vn'occhio  folamente ,  &  vn  den- 
te folo  fra  loro ,  e  fé  ne  feruiuano  a  vicenda  mò  l'vna ,  mò  l'altra.  E 
fu  perciò  in  certa  parte  della  Grecia,  come  ferine  Paufania,  nei  tem- 
pio di  Minerua  vna  llatoa  di  Prefeo ,  alla  quale ,  come  ch'ei  folle  per 
andare  all'hora  in  Africa  contra  Medufa,alcune  Ninfe  dauano  vn'el- 
mo  ,&  attacauanoi  Talari  ai  piedi.  Dicono  ancorale  quella  è  la  fa- 
uola  più  commune,che  di  tre  bellifiìme  forelle^chiamate  le  Gorgone 
da  certe  Ifole  di  fimi]  nome,ouc  elle  habitauauo ,  Medufa  fu  la  pjù    _^er|u'a 

bella, 


Corazza  di 
Mmeriia . 


Paufinia. 


315       Imagini  de  i  Dei 

bella,  &  haucna  i  capciii  d'oro.  Onde  innamoraton: ne  Nettuno 
giacque  con  lei  nel  tempio  di  Mineriia ,  la  quale  perciò  fdegnata  •  & 
adirata  grandemente  fece  diucntare  Mediifa  di  bella ,  e  piaceuolc^, 
ch'ellaera  prima  da  vedere,  tutta  terribi]e,efpaiienteiiole,  cangian- 
dole i  dorati  crini  in  brutti  ferpenti  :  e  volle ,  che  fofle  mutato  fubito 
in  fafib  chiunque  più  la  guardafiej  ma  non  potendo  il  mondo  Top- 
portare  così  Tirano  moAro,  Perfeol'vccife  con  l'aiuto  ,Vh'io  diflì  ,e 
nediedeilcapoaMinerua,chelo  portò  poi  fempre  nello  feudo, ò 
nel  petto  della  corazza .  La  qual  Hcmcro  quando  fa ,  che  quefìa 
Dea  s'arma  per  andare  contra  gli  Troiani  ;  dice ,  che  è  circondata  di 
horribile  fpauento  ,  e  che ,  oltre  al  capo  di  Medufa ,  vi  è  dentro  an- 
cora l'animofo  ardire,  &laficura  fortezza, &  le  fpauenteuoli  mi- 
naccie ,  cofe  tutte  proprie  alla  Dea  delle  guerre ,  sì  com.e  è  la  Vitto- 
ria ancora.  OndePaufaniadice,chegl)Athenicfì gliela  pcfero  nel 
petto  infìtme  col  capo  di  Medufa  ,  &c  chcappreflbde  eli  Eleilefhiua 
a  canto  fenza  ali .  Le  quali  cofe  moftranola  forza  del  fapere,  e  della 
prudenza  :  perche  qucfta  con  l'opere  marauigliofc  e  co'faggi  confi- 
gli fa  ftupire  altrui ,  e  reflare  quafi  fiflb  immobile  di  marauiglia ,  si 
che  facilmente  ottiene  poi,  ciò, che  vuole,  pure  che  lo  fappi  ac- 
conciam.cnte  efporre  che  per  quefìo  horribik  capo  nicflra  la  hngua. 
Et  era  coperto  talhora  dui  bel  manto,  che  metttuaro  incorno  alla 
Dea ,  chiamato  da  gli  antich:  Peplo ,  &  era  vna  forte  di  vefte ,  vfata 
intorno  a  1  fìmubcri  de  1  Dei ,  fenza  maniche,  come  dice  Lattantio 
Lattantio.  fopra  Statio ,  biai  ca ,  e  macchiata  tutta  ài  bolle  dorate .  la  quale  fa- 
cenano  le  matrone  di  fua  mano ,  e  la  offeriuano  poi  ogni  terzo  anno. 
Ma  perchcqueftafuinuf'ntionedegli  Athenieii,de  quali  Minerua 
fu  nume  principale,  era  tolto  più  fouenteil  Peplo  per  quella  gran  ve- 
de ,0  manto  che  ftfl'e,  qua  l'offerto,  e  confecratoaquefta  Dea  di 
cinque  in  cinque  anni  con  folcnnifl^ma  cerimonia ,  ancora  che  Suidgi 
dica,  che  era  non  velle,ma  la  vela  di  certa  naue,che  à  quel  tempo,che 
ho  detto ,  era  appreftata  con  belliilìmi  ornam.enti  in  hcnore  di  Mi- 
nerua a  certe  fuc  fcfte;&  v  farono-anco  gli  antichi  di  offerire  il  Peplo , 
quando  in  qualche  grane  pericolo  voleuaiio  impetrare  il  fauore  del- 
la Dea.  Onde  Homero  fa  ,  cheHecubaperconfìgliodiHeleno  fuo 
figliuolo,  &  indiuino,  quando  vede  i  Troiani  efier  cacciati  da' Gre? 
ci  fin  dentro  le  mura ,  mette  in  ordine  con  le  fue  più  belle,  &  più  pre- 
tiofc  vefti  vn  grande ,  &  ricco  Pcplo,&  accompagnata  da  tutte  le  più 
nobili  matrone  lo  porta  al  tempio  di  Palladc,&  quiuilo  fj.  offerire 
da Theano moglie  di  Antenore,  femina  all'hora  fra  le  Troiane  di 
grandiflìma  veneratione ,  e  tutte  infìeme  pregano  la  Dea,  che  voglia 
elfere  loro  fauoreuole .  La  qual  cofa  fu  imitata  da  \'irgiIio ,  quan- 
do dipinge  !a  guerra  di  Troia  à  Cartagin  nel  tempio  di  Giunone ,  dir^ 
ccndo; 

C'mmo 


?cpIo  vcR-c 
di  Minerua. 


1 


Hoiijcro. 


i 

.-I 


De  gli  Antichi-       3  1 7 


^'1^   ìmazlne  di  Glcue  fulminatore  de  /  Clzànti  ,  f  J^  ^Ì* 

\^^        con  le  gambe  loro  di  Serpe  rapprefiniarìo  gli  ^§^ 

etnpij  fbreT^Aicn  dt  Dio  ,  che  non  fanno  m^i  ^W* 

cofa^  cbs  JÌA  dritta  ne  giù  Ha, 


^Mk 


11^ 


5?5. 


i* 


^^^=/&  «b/U  ^.Ov-  vOc-  ?.A~  ^  X  ^»^  VO*  «c^  ?^0.•'  %?k  ^-  <iKkv  fe(j^  ^^  %?^ 
^"^■^f  ^^^  ^^  ri^^^  ^^  ^C^^  ^^^1  ^^ri^i  ^^^^^'^|P 


5  !  8      Imagini  de  i  Dei 

0ìuano  intanto  con  le  chiome  fparfe 

Le  donne  d'Ilio  al  tempio  dcllingiufis 
T.iìUdej&  humlm'cntc  tutte  il  Teplo 
Tortuuano  alla  Dea  ,fempre  con  mam 
Gli  addolorati  petti  percotcndo  • 

Et:  in  quedo  folenne  manto  vfarono  gli  A^rheniefi  di  te  fiere ,  ricama- 
GigMtf.      re ,  ò  dipingere  Encelado ,  ò  qiul  altro  fi  Tofife  Gigante ,  che  fu  vcci- 
[o  da  Mineriia  ;  oltre  che  alle  volte  vi  fecero  anco  quelli,  li  quali 
erano  flati  pili  valorofi  in  battaglia,  e  meritauano  perciò  gloria 
maggiore.  Era  quel  gigante  huomo  dal  mezo  in  su ,  &  ferpe  nel  rc- 
fto ,  che  così  fono  deferirti  da*  poeti  tuttique'  Giganti ,  li  quali  hcb- 
bero  ardire  di  andare  ad  affalire  il  Cielo.  Onde  Snida  riferifce  di 
ComrrK^o  Commodo Imperadore  infoiente, e  crudele  fuor  ài  modo,  ch'egli 
cmiele  ,5<^  pereflere  chiamato  Hercole ,  &  figliuolo  di  Gioue  fi  veftiua  fouente 
la  pelle  del  Lione,  e  portaua  la  mazza  in  mano ,  con  la  quale  ammaz- 
raua  per  fuo  piacere  molti  huomini,  &  comech'ei  vokfìe  parere  di 
combattere  all'hora  per  gli  Dei ,  faceua  loro  prima  acconciare  le  co- 
fcie ,  &  le  gambe  in  forma  di  bifcia ,  ò  di  ferpente ,  acciochc  rapprc- 
Apollodoro    fentaflero  i  Giganti .  Quali  Apollodoro  ferine.^  che  erano  di  faccia 
horribile ,  e  fpauenreuolecon  capelli  lunghi ,  edifiefi  fino  sii  le  fpal- 
Srofìrione_^   le ,  &  con  barba  prolifia  difcendente  (opra  gli  horridi  petti .  Et  in- 
de' Giganti,    tcndefi  per  lo  di  fotto  di  coftoro ,  che  gli  huomini  empij ,  e  fprezza- 
toridi  Dio  non  fanno  cofa  mai,  che  fia  dritta,  ne  giufta,nè  hone- 
fla ,  ma  tutto  il  contrario ,  &  f  crcio  raffimigliano  il  Serpente ,  che 
non  può  alzarfi  da  terra ,  ne  caminare  per  lo  dritto ,  ma  bifogna,  che 
andando  tutto  fi  t-orca .  Et  à  quefìi  Mineruadà  la  morte  ,  perche 
ftanno  fempre  nelle  tenebre  della  ignoranza  hum^ana ,  ne  vnqua  le- 
uaRO  gli  occhi  à  quel  diuino  lume ,  che  fcorge  altrui  a  gloriofa ,  &  c- 
terna  vira ,  &  è  l'aiuto,  &  il  fauorc,  che  da  Mincrua  a  chi  va  a  lei,co- 
ii'.&Ci  legge  di  Pcrfco  ,-^  ne  ho  gii  detto ,  e  di  Bellerofonte,  che  ycci- 
fe  la  Chimera,  haucndo  hauuto  da  lei  il  cauallo  Pegaib  domo  ,  &C- 
commodo  a  caualcarc .  Onde  quelli  di  ConntOj  come  ferine  Paufa- 
jMirerua.  ^-j^^,  hcbbero  vn  fimulacro  tutco  di  legno { tccecto  che  la  faccia ,  le 
fjccnauice.  j^-j^.-,^  ^  ^  i  piedi ,  ch'erano  di  bianco  marmo)  di  Minerua ,  da  loro 
chiamato  Frenatrice ,  perche  diceano  che  el)a  fu  la  prima ,  che  fre- 
nafl'e  il  Cauallo  Pegafo ,  &  lo  otfle a  B-llerofonte .  Prometheo  pa- 
rimente con  l'aiuto  di  coflei  andò  in  Ciclo, &  inuolò  il  fuoco  del  car- 
ro delSoIe,col  quale  diede  poi  ie  arti  ai  tnondo,che  fono  perciò  dette 
cfl'er  venute  da  Minerua  .  perche  l'ingegno  humano  hi  trouatociò, 
che  tra  noi  fi  fa  -  e  troua  anco  ttitto  ói ,  &:  fallo ,  con  il  mezo  del  fuo- 
co , conciofia  che  in  tutte  ie  arci  due  cofe  faccino  dibifogno  ;   L'vna 
è  i'indullria ,  &  rniuentione,  l'altra  il  porre  in  opera ,  &  farx^uelfo, 

che 


Desìi  Antichi.       3ip 


:he  rin^cgno  ha  difegnato .  Quella  s'intende  per  Minerua ,  &  que- 
loperVolcano,  cioèpelfoco.  Perche  (òtto  il  nome  di  Volcauoè 
ntefo  il  fuoco ,  il  quale  ci  è  infìnimento  à  fare  tutte  le  cofe,  perche  il 
'uocofcaldaerirplende,  &  mancandola  Iuce,&  il  calore,  nulla  fi 
x)ò  ^are.  Egli  è  ben  rero ,  che  non  può  fempre  l'arte  porre  in  effet- 
:o  tutcoquello,  che  l'ingegno  troua,  perche  quella  ftà  legata  al  cor- 
JDO ,  e  non  può  da  lai  partire ,  né  fare  più  di  quanto  egli  può,  ma  que» 
ilololafcia  rouente,e  difcorrea  fuo  piacere  confiderando  l'opera 
della  natura ,  Se  quello  che  fa  Dio,&  imagina  ralhora  di  fare  anch'e» 
glicofefimili,  dichenonfi  Tede  però  mai  effetto  alcnno ,  perchtj 
fono  im  iginationi  vane .  Onde  fu  fìnto  dalle  tauole ,  che  non  potef^ 
fé  mai  Volcano  congiungerfì  a  Minerua ,  benché  ne  faceffe  ogni  fuo 
sforzo,  hauendogliek  con  ceflbGioue.  Ma  non  perciò  lafciaron» 
gli  antichi  di  mettere  Ipefìbifìmulacridi  amendui  in  vn  medefìmo 
tempio .  Et  Platone  parimente  gli  mette  in fìcme,  dicendo  nel  fuo 
Atlantico ,  che  ambi  fono  egualmente  Numi  di  Athene  ;  percioche 
quiui  non  meno  erano  effercitate  a  que'  tempi  tutte  le  arti,che  vi  fio- 
riflc  lo  iKidio  delle  fcienze.  Come  fi  legge  anco  di  Nettuno,e  di  Mi- 
nerua, che  per  ordine  di  Giouehebbero  ambi  infìeme  il  gouerno  di 
Athene .  Perlaquale  cofa  flampauano  gli  Atheniefìsdle  loro  mo- 
nete il  capo  di  Minerua  dall' vn  lato ,  &:  dall'altro  il  Tridente  infegna 
di  Nettuno,  qual  chiamauano etiandio  Rè,&  a  Minerua  dauano 
nome  di  ciuile ,  &  di  vrbana ,  come  che  bifognigouernar  le  città  pa- 
cificamente ,  e  con  prudenza .  11  che  non  meno  fa  dibifbgno  nelle-» 
priuatecafe,  &  perciò  così  sii  le  porte  di  queile,  come  sii  quelle  del- 
la Città  fokuanq  gli  antichi  dipingere  Minerua  ,  &  dipitigeuano 
Marte  fuori  alle  Ville  moflrando  in  cotal  guifa,  che  fi  ha  da  tenere  U 
guerra  lontana  fempre  più  che  fi  può  ;  &  perche  fi  guardauano  i  Ro- 
mani di  tenere  nella  città  que'  Numi,quali  penfaua nocche  haueflera 
cura  di  cofe  noceuoli  ;  hebbero  di  fuori  il  tempio  di  Bellons,  &  quel 
di  Marte  ancora .  Ma  di  coflui  ne  fu  pur' anche  vno  nella  Città,  oue 
fu  come  pacifico  adorato  e  chiamato  Qu^irino ,  come  già  fcriflì  nel 
Flauio ,  &  refila  ragione  dell'vno ,  &  dell'alrro .  Et  di  lui  dirò  co- 
me foffe  fatto pofciachchaurò detto  di  Volcano, del  quale  cosìB 
legge  appreflbdi  Eufebio*  Dicono  Volcano  effere  la  virtù,  &  il  po- 
tere del  fuoco,e  gli  fanno  vna  ftatoa  in  forma  di  huomo  con  vn  cap- 
pello in  capo  di  color  cileflre  per  fegno  del  riuolgimento  de'  cieli ,  & 
I  appreflo de' quali  fìtroua  il  vero  foco, puro, e  lincerò:  cofa  che-» 
j  con  fi  può  dire  di  queflo ,  che  habbiamo  noi,  perche  non  fi  mantie- 
ne da  sé  ,  ma  di  continuo  ha  bifogno  di  noua  materia ,  che  lo  nodri- 
fea ,  e  foftenti .  Et  fu  finto  Volcano  zoppo ,  perche  tale  pare  eflere-/ 
la  fiamma ,  conciofia  che  ardendo  non  va  su  perlo  dritto ,  ma  fi  tor- 
I  ce»&  fi  dibàtte  diq,uà ,  «  di  li  perche  non  epura  ».  &  leggiera ,  com* 


VoIc4a9« 


Platonr» 


Nettuno  e»® 
Minerua^ 


Minerua  f&i 
le  porcs . 


Vokan©- 


Volcano  co' 
topi. 
Setonc  Rè . 


Topi  manda- 
ti da  Volcano 


Topi  odiati. 


Volcano  glc- 
lato  dal  eie» 
Io. 


3  20      Imagine  de  i  Dei 

Icflirebbedibifognoper  afcendere  dritta  al  luoco  fuo.  RiferifccA 
Aled'andro  Napolitap.Oj&  credo, che  Thabi tolto  da  Herodoto, 
benché  l'vno  dica  Volcano  y  l'altro  di  Sctone  Rc,che  in  Egitto  fu  v- 
na  ftatoa ,  che  teneua  con  le  mani  vn  topo,&  che  la  fecero  tale  quel- 
le genti,perche  credettero  che  Volcano  hauefle  già  mandato  vna  co- 
pia gradc  di  topi  centra  gli  Arabi  in  tempo  che  erano  groflìflìmo  nu- 
mero per  occupare  il  loro  paefè,  perciò  furoi^o  sforzati  ritornarfene. 
Herodoto  narra  la  cofain  quefìo  modo  :  Sctone  Sacerdote  di  Volca- 
no ,  &  infieme  Re  di  Egitto  ritrouandofi  abbandonato  da  tutti  gli 
huomini  da  guerra  ,  perche  non  fi  era  mai  fatto  contadi  loro ,  &  cf- 
fendogli  andato  addofioSanacarib  Rè  de  gli  Arabi  con  groffiflìmo 
effercito ,  nonfapeua  in  così  firano  partito,  che  fi  fare ,  onde  fi  ra- 
maricauaj&doleuafìdcllafua  miferia.in  tanto auuenne, che  ad- 
dormentatofì  d  lato  al  fìmulacro  di  Volcano  gli  parue  in  fogno  quel 
Dio ,  che  lo  confortaffe  a  fiate  di  buona  voglia ,  &  dicefìt gli  che  an- 
daffc  pure  arditamente  contragli  nemici,  ne  dubitafìe  di  non  cac- 
ciargli via  con  l'aiuto  che  egli  gli  mandarcbbe.  Haucndo  dunqucj' 
Setonc  perciò  pigliato  ardire ,  vfcì  fuori  con  la  poca  gente,  che  ha- 
ucua  ,&  andò  ad  accamparli  poco  lontano  da  gli  Arabi  nel  campo 
de*  quali  la  notte  fcguente  apparue  fi  gran  moltitudine  di  Topi  che 
rofcrolorogliarchi,gl!fcudi,etuttigliarncfì  di  cuoio, &  gii  sfor- 
zarono a  fiiggirfì  nelle  Egitto.  Et  perciò  nel  tempio  di  Volcano 
flaua  elio  Rè  Setone  fatto  di  pietra  co  vn  topo  in  miar.Ojecon  vn 
motto  che  diceua  :  Da  me  fi  impari  di  eflcr  pio ,  &  religiofo .  Et  for- 
fè pof;ro  alihora  gli  Arabi  tanto  odio  a'  Topi ,  che  voliere  poi  loro 
Tempre  male,  perche  Plutarco  ferme,  che  vccideuano  tutti  quelli/ 
che  poteuano  hauere ,  come  faceuanogli  Ethiopi  ancora ,  &  i  Magi 
della Perfia  dicendo  che  il  rodere,  che  faceuano  quefti  animaletti 
era  troppo  neiofo,&  moleflo  alli  Dei .  Né  mi  ricordo  ài  hauere  let- 
to per  quale  ragioiK:  credeffero  gli  antichi  in  Egitto  che  Volcano  ha- 
ueife  mandato  i  Topi  i  ma  potrebbefi  forfè  intendere  per  lui  lafìc- 
cità  della  f1:agicne  ,  &  od  paefe  ,  conciofia  che  Plinio  fcriuendo 
della  fecondità  de'  Topi  dica ,  che  quefti  moltiplicano  grandemen- 
te ne' campi  ,  quando  1  tempi  vanno afciutti, e fecchi, onde  è  che 
rinuerno  appaiono  poi  più ,  né  (ì  può  fapere ,  che  diuenga  di  loro, 
perche  non  li  trouano  viui ,  né  morti ,  né  fopra ,  né  fotte  terra .  Ler 
fauole  poi ,  che  fi  leggono  òì  Volcano,  fono  molte,  e  tutte  ponno 
darci  argomento  di  farne  dipinture  in  diuerfì  m.odi ,  comiinciando' 
dal  nafcimicnto  fao  ;  perche  fi  legge ,  che  ei  nacque  di  Giunone ,  &C 
che quefla,  vedendolo  cefi  brutto, lo  fdegnò , e gittoll©  via,  onde 
il  mifero  andò  a  cadere  lii  Lenno  Ifola  nel  mare  Egeo ,  e  dalla  cui  ca- 
duta reftò  fciancato ,  sì  che  fu  poi  fempre  zoppo .  Il  che  viene  a  dire, 
come  l'efpongono  i  naturali;  che  il  fulmine,  quale  «on  è  altro ,  che 

vapore 


De  gli  Antichi .         321 


Imagine  di  Vulcano  Dìo  del  Fuoco  con  la  fiidfn^ 

cway  (^  il  Ciclopi  :,  che  faùricauano  li  firali  à 
Clone  ^  tarmi  adi  Det  (^  à  gli  herot,  E  tol- 
to yulcano  ancora  per  ti  calore  naturale  ^  gè- 
neratiuo . 


1^ 


X 


.gau. 


Vo'cano  alla 
fucina. 


VoIcinoRè» 

Terrò  di  cui 
primi  ado- 


Imng-'ne  di 


322      Imagini  de  i  Dei 

vapore  infocato,  difcende  dalla  parte  di  fotto  dell'aere',  che  è  la  piti 
grofla ,  più  dcnfa  ,  &  caligincfa .  Volcano  fatto  graiade,  e  ricordc- 
uole  della  ingiuria  fattagli  dalla  madre,pcr  vendicarfene ,  onero  per 
impedirla,  che  non  facefle ,  come  fi  apprcftaua  di  fare  male  ad  Her- 
cole ,  fecondo  che  Suidariferifceda  Pindaro  j  eda  Epicarmo,  le  ma- 
dò  a  donare  vn  bel  fèggio  dorato  fatto  con  tale  arte  ,  che   pofta- 
iiilìellasuafedere,  Vi  reftò  legata  in  modo,  che  podìbile  non  era, 
ne  ancoa  tutti  gli  Dei  del  Ciclo,  di  fciorglierneIa,onde  eflì  cerca- 
rono di  tirare  lui  colà  su  dtfopra  per  liberare  Giunone, cai  nncre- 
fceua  troppo  di  ilare  così  legata ,  ma  egli ,  che  di  ninno  di  loro  fi  fi- 
dala ,  non  volle  mai  and  jrui .  Pare  all' vltimo  iì  fidò  di  Bacco  folo , 
che  gli  diede  forfè  ben  da  bere ,  &  con  lui  andò  in  Cielo  a  liberare 
Giunone  dall'artificiofo  feggic .  Così  riferifce  Paufania  delle  fauo- 
ledei  Greci ,  &  dice ,  che  fra  Taltre  pitture^  ch'erano apprefìb  de  gli 
Atheniefi ,  vi  fu  quefta  di  B^acco ,  che  rimenana  Volcano  in  Cielo  a 
fciolgliere  Giunone  &  che  apprello  de  i  Lacedemoni  nel  tempio  di 
Minei-ua  era  Volcano  parimente ,  che  sk  gaua  la  madre .  Faifl?  anco 
eoiluiinvnafpclonea  grande,  come  ftà  con  gli  Ciclopi  alla  fucini 
a  fabricare quando  l'altra  , perche  ogni  volta,  chei  Dei  haueuano 
bifogno  di  cjiial  fi  fofle  forte  d'arme  ò  per  loro  fteliì ,  ò  per  altri ,  an- 
dauanodlui  ^  quafi  al  fabro  loro,  come  vi  andò  Thetide  per  le  ar- 
me di  Achille  {uo  figliuolo ,  &  così  fu  fatto  sii  l'arca  di  Cipfelo ,  fe- 
condo che  racconta  Paufania  -  il  quale  non  dà  altro  fègno  che  colui , 
che  daua  le  arme  a  Thetide  fofiè  Volcano ,  fé  non  ch'egli  era  zoppo , 
&  haueua  dietro  v  n  de'f  ioi  con  vna  gran  tenaglia  in  mano:  &  Venere 
parimente  hebbe  da  lui  le  arme ,  ch'ella  diede  pofcia  ad  Enea .  Et 
quando  vogliono  i  Poeti  defcriuere  qualche  gran  cofa  fatta  .coa-p 
molta  arte,  &  con  induflria  grande  la  dicono  fatta  oda  Volcano,  ò 
da  C.'clopialla  fucina  di  Volcano.  Le  qnah  cofe  fi  ponno  accornmo- 
dareaciò ,  che  come  hifiroria  racconti Suida  di  coftui ,  ch'egli  fu  Rè 
in  Egitto ,  5:  fu  limato  Dio,  perche  fa  pena  tutti  gli  fecreti  della  re- 
ligione, fu  bel licolò  molto,  onde  ferito  in  battaglia  rimafe  fcianca- 
to ,  e  zoppo ,  &:  fu  il  primo ,  che  adoprafie  il  ferro  à  farne  le  arme  da 
guerra,  e  gli  ft  romenti  da  coltiuarei  campi.  Oltre  di  ciò  fin  fero  le 
£iuole,chc  Volcano  lega  fle  con  vna  rete  fottiliflìma  dì  acciaiò  Ve- 
nere ,  e  Marte ,  nìcntre  cheamorofamente  follazzauano  infieme;  che 
cerca tTe  di  fare  forza  a  Minerua ,  &:  altre  fimili  cofe ,  le  quali  hora_j 
non  fa  bifogno  di  raccontare ,  perche  non  feruono  alla  imagine  fìia , 
che  era  di  huomo  zoppo ,  negro  nel  vifo ,  brutto ,  &  affumicato ,  co- 
me apunto  fono  i  Fabri .  Nudo  lo  fanno  alcuni ,  &  alcuni  altri  nu- 
do ,  né  veftito ,  ma  con  certi  pochi  cenci  folamente  attorno ,  e  corLa 
cappello  in  capo ,  come  dilli .   Et  apprefio  di  Herodoto  fi  legge, che 
m  Menn  Città  dello  Egitto  >  il  fimulacro  di  Volcano  era  fimile  a  cer- 
ti Dei 


De  gli  Antichi.        5  23 

ti  Dei  detti  Pataic!  da  quelli  di  Fenicia ,  che  gli  portaiiano  siì  ie  pre- 
re  delle  Naui ,  &  erano  alla  forma  de'  Pigmei ,  delii  quali  Cambile 
Rè  entrato  nel  Tuo  tempio  fi  fecebeffe  grandemente;  A  cofiui  niro-    liàmd&àl- 
no  confecrati  da  gii  Egitti] ,  come  ferine  Eliano ,  i  Lioni ,  perche  fc-  Volcauo. 
no  di  natura  molto  calda,&  focofa  onde  è  che  per  l'ardore,  che  han- 
no di  dentro  tem.onoaflai  quando  veggono  il  fuoco,  e  fuggono.  .     j-   ,. 
AleiTundroNapohtanofcriuejCheinìioma  ftauanoiCani  al  tem-  ^^volcaiio. 
pio  ài  Volcano  come  cu  (lodi,  e  guardiani,  né  latrauano  mai ,  fé  non 
a  chi  folle  andato  per  inuolare  quindi  alcuna  cofa.  Et  apprelfo  Mcn- 
gibello  in  Sicilia  guardauano  medefimamenteiCani  il  tempio  di 
Volcano ,  e  la  facra  felua  ,  che  vi  era  intorno .  Oltre  dì  ciò ,  chi  re- 
llaua  vincitore  di  alcuna  guerra',  foleua raccogliere  infieme  gli  feu- 
di, e  le  altre  arme  dei  nemici  in  vn  monte,  &  abbrucciandole  farne    sacriiìciodi 
facnfìcio  à  Volcano,ccme  fa  dire  Virgilio  ad  Euandro  di  hauere  fat-  volcauo . 
todi  lui,quando  ancora  giouinetto  fu  vincitore  (otto  Prenefte.Il  che 
diceSeruio,  è  tolte  dall'hiftoria,  la qual narra,  che  Tarquinio  Pri- 
fcohauendo  vinto  gli  Sabini  abbruciò  tutte  le  loro  arme  in  honore 
di  Volcano ,  &  che  gli  altri  hanno  dapoi  fempre  fatto  il  mcdefìnio , 
nafcendol'vfanzadi  bruciare  tutto  quello,  che  era  offerto  ne'lìicri- 
ficij  di  Volcano.  Et  in  certa  altra  forte  di  facrificio  eh  iamato  Proter-    protemia-» 
iiia,  come  ferine Macrobio  (bleuano  anco  gli  antichi  bruciare  tutto  f^ciilìcio. 
quello ,  che  reftauajOofcia  che  iSacerGOti,e  gli  altri  haueuano  man- 
giato ,  donde  Catone  feceil  morto  contra  certo  xMbidio ,  cui  era_. 
bruciata  la  cafareftataglifoladivn  grollò  ,&  ricco  patrimonio. che 
ci  fi  haueua  mangiato  tutto ,  difle  dunque  Catone ,  che  Albidio  ha- 
iieua  fatto  il  (acnfìcio  Protemia.  Hanno  poi  le  fauole  accompagna-    ^^"^^^  eoa 
ta  Venere  a  Volcano  &  fattegli  amcndui  infieme  marito ,  e  miOglie  ;  ^*^^'^^"®* 
perche  la  generatione  delle  cofe  moftrara  per  Venere  non  è  fcnza  ca- 
lore ,  quale  non  è  chi  fignifichi  meglio  del  fuoco  intefo  per  Volcano* 
Et  per  qucfto  ancora  pofero  Marte  parimente  con  Venere ,  volendo     w 
intendere  per  lui  fardordcl  Sole  j  oltre  a  queflo  ,  dice  Arinotele  ,  Venerc. 
che  fu  con  buona  ragione  iìnto  quefu  dei  eiìer  congiunti  infieme, 
perche  gli  huomini  di  guerra  fono  forte  inclinati  a ll.a  libidine .  On- 
de gli  Acitani  gente  della  Spagna ,  faceuano ,  come  riferifce  Macro- 
bio,ilfimulacrodiMarteornatodiraggi  ,come  quello  del.Sole,e 
con  riuercnza  grande  l'adoranano.  Et  è  cofa  naturale,  foggionge  il      Marte» 
medefimo  Macrobio ,  che  autori  del  calor  cekfle  fiano  difterenti  fo- 
lodi  nome,  perciochefu  creduto  Marte  efl'ere  quello  ardore,che  vie- 
ne dal  Sole ,  &  accende  in  noi  il  iangue ,  &  gli  fpiriti ,  sì  che  pofcia-» 
fono  facili  all'ire ,  a  i  fijrori ,  &  alle  guerre  ;  delle  quali  cofe  egli  fu 
detto  il  Dio  da  gli  antichi ,  come  Minerua  ne  fu  detta  la  Dea  :  &  co- 
me quella  nacque  fcnza  il  feruitio  della  moglie ,  così  quello  ferzo-, 
.rvfticio  del  marito.  PiTche  dicono  le  fauole,  cheGiniìoneinuidio- 

X    2         fa, 


3  24      Imagini  de  i  Dei 

^'^msi ' ' ~"  ~"  ■"'  "     "'  ""  ' 

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4' 


Imagtne  dì  Marte  Dio  delia  guerra  ^  del  fuo  car- 
ro ^^  dellx  Fama  fua  msffaggiera  fij  anùct- 
fatrice iche  pih  dice  di  quello  è  in  effetto .  Et 
per  Marte  njien  intefo  quelI*ardor  del  Solc^ , 
che  accende  il  /àngue  cf  li  spiriti  per  farli  poi 
facili  alle  ire  ^  gif  erre ,  C^  furori  ^ 


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De  gli  Antichi.       325 


ÙLi  cke  Gioue  haueflfe  fatto  iìgliuoli  fènza  lei ,  volle  ella  parimente 
farne  fenza  Ini ,  &  per  virtù  di  certo  fiere  moftratolc  da  Flora ,  co- 
me racconta  Ouidio,  ò  come  alcuni  altri  hanno  detto ,  battendoli  la 
natura  con  mano  ingrauidò  di  Marte  3  e  Tandò  a  partorire  poi  coli 
r.ellaTracciaouela  gente  è  fuor  di  modo  terribile,  &  facile  alle^ 
guerre .  La  quale  cofa  viene  a  moftrarci,  che  le  guerre  p#r  lo  più  na- 
fconodaldefiderio di hauereregni,&  ricchezze  moftrate  per  Giu- 
none. Fu  Marte  fatto  da  gli  antichi  feroce,  e  terribile  neirafpetto, 
armato  tutto ,  con  Thafta  m  mano ,  e  con  la  s  ferza ,  &  lo  pofero  a_j 
cauallotalhora fopra  vn carro, e mafllmamentei Poeti  quafi  tutti, 
cominciando  da  Homero ,  il  qual  dice ,  che  il  carro  di  coftui  era  ti- 
rato da  dae  caualli ,  che  fono  il  terrore ,  Se  la  tema .  Et  in  altro  loco 
finge  poi ,  che  quefti  fiano  non  più  caualli ,  ma  perfone,  le  quali  va- 
dano {èmpre  con  Marte,  e  che  l'accompagnino  parimente  l'Impeto , 
il  Furore ,  &  la  Violenza .  La  quale  cofa  imitando  Statio  quando  fa 
andare  Marte  a  metter  guerra  fra  gli  duo  fratelli  Eteocle,^:  Polinice 
nel  regno  di  Thebe,pof€Ìa  che  ha  deferirtele  arme  di  queflo  Dio; 
cheerano,  Telmo  lucido  sì,  che  moftraua  di  ardere;  quafi  haucffe 
l'ardente  fulmine  per  cimiero,  la  corazza  dorata,  e  tutta  piena  dì 
terribili,  e  fpauentofi  moflri ,  &  lo  feudo  rifplcndente  di  luce  fangui- 
nola  ,dice,  che  gli  fìanno  intorno  adornandogli  il  capo  il  Furore,  Se 
l'Ira,  e  che  il  Terrore  gouerna  i  frenide'  caualli,  e  che  dinanzi  a  que- 
lli vi  fcuotendo  l'ali  la  Fama  apportatrice  non  meno  del  falfojche 
del  vero ,  perche  quefta  è  certo  rumore ,  che  fi  lena  da  piccolo  prin- 
cipio ,  &  crefce  tanto  poi ,  che  di  sé  riempie  le  Citti ,  &  i  paefi  ;  on- 
de è  da-Homero  chiamata  nuncia ,  &  meflaggiera  di  Gioue .  Fece- 
ro gli  antichi  la  Fama  ancora  Dea ,  &  la  dipinfero  in  forma  di  don- 
na veftita  di  vn  panno  fottile ,  e  tutta  fuccinta,che  moflra  di  correre 
via  velocemente  con  vna  ftrideuok  tromba  alla  bocca .  Et  per  me- 
glio moftrare  la  fua  velocità ,  le  aggiunfèro  Tali ,  e  la  fecero  tutta^j 
carica  di  occhi ,  come  la  defcriue  Virgilio ,  il  quale  la  chiama  horri- 
bile  m.oftro ,  &  la  finge  tutta  pennuta,  e  che  quante  ha  penne ,  hab- 
bia  tanti  occhi  ancora  vigilanti,  e  Tempre  defci,  e  tante  bocche  con 
altretante  lingue ,  che  non  tacciono  mai,&  altretante  orecchie ,  che 
fìanno  ad  vdire  Tempre  intente;e  dice,ch'ella  va  volando  la  notte  sé- 
pre  ;  né  mai  dorme ,  &  il  dì  poi  fi  mette  fopra  le  alte  torri ,  onde  fpa- 
uenta  i  miferi  mortali,apportando  loro  per  lo  più  rie  nouelle.  Nien- 
tedimeno, perche  alle  volte  ne  apporta  di  buone  ancora,  fu  detto 
che  la  Fama  non  era  vna  fola ,  ma  due  ;  &  chiamauafi  buona  quella , 
che  nimciaua  il  bene ,  di  ria  quella ,  che  portaua  il  male  ;  e  quefta  a_* 
differenza  dell'altra  hauea  l'ali  negre,  onde  Claudiano  fcriuendo 
contra  Alarico,  dice,  chelafamajftefe  le  negre  ali,  le  quali  fanno 
alcuni  alle  volte  di  pipiftrello .  Va  la  Fama  duianzi  al  carro  di  Mar* 

X     3         te,    ^ 


Marre  coaic 
nacfj-uc . 


Caualli  di 
Marte. 
Imagine  di 

Marce. 


Statio. 
Armaiure  di 
Marte . 


Fama. 


Fama  dopi 
pia. 
CUudiano. 


3  20.      Imagini  de  i  Dei 


^^■ 


Imagine  del  Furore^  ^  dell'Ira^  O*  de  fuoi  mali  ' 
ejfetti.che  fono^^rezjz^r  ogni  pericolo:,  bencbc^ 
ìTfanifeflo  difnorte  (^ perdita  d'honore  non  ri- 

guardandone  à  Dio^nè  àgl'htto  min  line  adami-  f^JI*- 

ci  0  confangmnet.nè  pur  al  proprio  intere fje^  ,•  «^i^* 

perdendo  ti  furto fo  ^  iracondo  U  ragione  nel  ^^%>' 

furore  (^9*  nelFira,  ^^^ 


De  gli  Antichi .        327 

re ,  perche  al  ccmincìare  delle  guerre  più  fé  dice  fpefìTo  dì  quello ,  clic 
iè  ne  feguita  poi ,  baiche  fìano  gli  animi  dall'vna  parte ,  &  dall'altra 
accefidigrauillìmaira;  conciofiache  dirado  fi  venga  alle  fere  batta- 
glie fenza  quefla,  la  quale  come  fcriuc  Seneca ,  pare  hauerc  maggior 
forza  in  noi  di  molti  altri  affetti,  che  ci  turbano;  perche  non  folamen- 
te  Tuia  gli  animi  dal  dritto  fèntiero  della  ragione,  ma  fpeiTo  muta  il 
corpo  ancora .  Et  però  dice  Ouidio ,  e  Seneca  parimente ,  che  la  fac- 
cia de  gli  adirati  tutta  fi  gonfia ,  e  quafi  auuampa  gli  occhi  fono  ili- 
fiammati  ySc  così  diuenta  la  perfona  adirata  terribile ,  che  non  me- 
no quafi  ipauenteuole  fi  moftra  della  horribil  faccia  di  Medufa.  Que- 
flo  breue  difegno  ho  fatto  della  perfona  adirata ,  perche  non  trono 
che  gli  antichi  habbiano  fatta  imagine  alcuna  dell'Ira ,  accioche  da 
quello  chi  vuole ,  poffa  fare  ritratto  di  quella ,  che  è  chiamata  Furo- 
re ancora  ;  il  quale  non  è.altro  che  Ira ,  quanto  può  efl'er  accefa ,  6^ 
infiammata. 

Lodipingeuanogli  antichi  terribile  nella  faccia  quafi  fanguinole- 
:ta  j  che  moìtridi fremere ftandoafedere  fopra  corazze ,  eimi/cudi, 
ipade ,  &  altre  arme  con  le  mani  legate  alle  fpailc  con  falde  catena  t 
che  lo  defcriue  così  Virgilio ,  &  lo  finge  efiere  dentro  dalle  porte  del- 
la giieiTa ,  le  quali  erano  quelle  dei  tempio  di  lano  -,  come  già  ho  det- 
to, che  ftauano  chiufe  al  tempo  dd la  pace,  &  in  tempo  di  guerra  era- 
no aperte .  £t  fciolto  lo  hanno  fatto  arrccra ,  come  fi  vede  e  ifer  fiato 
defcrittoda  Petronio,  onc  cominciò  a  fcriiiere  della  guerra  cinile .  ma 
ititornando  à  Marte,  pofero  alcuni  al  fiio  carro  quattro  Caualli  tanto 
cerribil-i  ,-&^roci,  chefpirauano  fuoco .  E  ferine  Ifidoro,che  fu  fat- 
to tal  hora  per  Marte  col  petto  nudo ,  perche  qualunque  vd  in  batta- 
•gliadeeandarui  con  animo  di  douerfi  francamente  e fporre  a  tutti  i 
ipericoli .  Leggefi  apprefib  di  Herodoto ,  <:he  gli  Scithi  adorauano 
ttiìolti  Dei ,  ma  non  fecero  però  tempij ,  né  altari ,  ne  fimulacri  ad  al- 
tri,  che  à  Marte  j  benché  ficrificaflero  poi  d  tutti  ad  -vn  medefimo 
modo ,  qual  m.i  pare ,  <^hc  metti  di  effer  riferito ,  &  era  tale .  Stana  la 
vittima  co'  piedi  dinanzi  legati ,  ce  il  facrificatore  le  veniua  di  dietro^ 
di  daualc  sàia  tciia,  &  cadendo  lei ,  egli  chiamaua  quel  Dio ,  cui  la 
facrificaua,  poi  le  metteua  vn  laccio  al  collo  ;  col  quale  intortiglian- 
dolo con  certobafionela  rcrangolana,efcorticatala  poi, la  mette- 
ua a  cuocere  al  fuoco  fatto  delle  cfia  della  beftia  medefima ,  hauen- 
done  leuata  prima  tutta  la  carne ,  perche  la  Scithia  ha  carefi:ia  gran- 
de di  legna  ,&  fetalhoraanconon  haueua  certi  loro  paiuoli, met- 
teua la  carne  tutca  con  acqua  nel  medefimiO  ventrino  della  beltia ,  di 
quiid la faccnaboilirejondelailefla  vitcimafi  faccua furcodifem-e- 
dcfima ,  &  cuoceuan  ar^co  in  fé  medefima .  Fatto  quello  il  Sacerdo- 
te offcriua  poi  il  facrificio  al  L'io  di  cui  era^  Et  fra  i'altre  b  jftie ,  che 
fàcrificauano  quelle  genti,  il  Cuuallo  era  vittima  principale,  mafil- 

X     6  mamcnte 


'Seneca. 
]ra. 

Oui<!io. 


Turorc. 


PetrcHTio  « 


Herodoto, 

Sacrificio 
notabile. 


Vittima"  di 

Marce  . 


328      Imasini  de  i  Dei 


i 

•4 


c^l^    Imaghe  del  T€??ìpio  di  Marte  Dìo  dcIU  guerra  , 
•^^'^  che  era  co fl fatto  appo  It  Schhi.  (^  della  fign- 

ra  di  Marte  appo  quelli  d'Arabia  petrea  ^  in- 
tefo  per  ti  Sole  a?Kora  ^  gjr  per  la  for^a  di 
quello  in  ttUte  le  attioni  Immane. 


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(«itì''t»i'ii^ 


De  gli  Antichi .       3  2p 

inamente  di  Marte ,  il  cui  tempio  perche  le  pioggie ,  &  la  mala  tem- 
perie dell'aria  di  quel  paefe  Jo  giiaftanano  prelìo^nfaceiiano  ogni 
anno  in  quefto  modo .  Raccoglieuano  infieme  cento  cinquanta  car- 
ra  di  farmenti ,  e  ne  faceuano  come  vn  gran  legnalo  in  quanto,  che  da 
tre  Iati  era  alto,  &  il  quarto  veniua  abbafTandofi  in  modo ,  che  perla 
fi  poteua  commodamente  andare  di  fopra  .  onc  metteuano  certo  col- 
tello da  loro  vfato ,  &  detto  Acinace ,  che  forlè  era ,  come  vna  fcimi- 
tarra ,  e  fu  coltello  proprio  de'  Perfiani .  Quefto  à  loro  era  il  fimula-  sj^^uiacro  di 
crodiMarte,queftoadorauano, liquefilo  faceuano  più  frequenti  Marts. 
facrificij ,  che  ad  alcun'altroDio.  Come  faceuano  quelli  dell  Ara- 
bia Petrea  ,  fecondo  che  riferifce  Snida ,  a  certa  pietra  negra ,  &  qua- 
dra fenza  altra  figura,  alta  quattro,  &  larga  duo  piedi,  ehe  iiiuasù 
vna  bafed'oro,  perche  l'haueuano  per  il  vero  fimulacro  di  Marte^, 
che  da  loro  era  principalmente  adorato .  Defcriuendo  Statio  la  cafj.     Cafa  di 
di  Marte ,  la  finge  efTere  i  n  Thracia ,  oue  egli  anco  nacque ,  come  ho      Marte . 
detto,  perche  le  genti  di  quel  paefè  amano  affai  Id  guerra  j  che  fìa  tut- 
ta di  ferro  non  lucido ,  e  rifplendente ,  né  anco  rugginofo ,  e  fofco,ma 
quafì  affocato ,  &  che  a  rifguardarla  folamente  fpauenta ,  &  attrifla, 
Quiui  fono  l'impetuofo  Furore,  l'Ira  arrabbiata ,  la  Impietà  crudele, 
il  pallido  Timore ,  le  occulte  Infìdie,  che  vanno  di  nafcoflo5nè  lafcia- 
no  vedere  altrui  gli  acuti  coltelli,  che  tengono  coperti,  &  la  Difcor- 
dia  armata  ambe  le  mani  di  tagliente  ferro .  Quella  fu  da  gli  antichi 
pofta  fra  que'  Dei ,  che  adorauano  ;  non  perche  poteiì'ero  giouare,ma 
accioche  non  nocefifero  ;  percioche  ouunque  ella  fi  trona ,  non  è  mai 
pace ,  né  ripofo,  &  Gioue  per  queflo  la  cacciò  di  Cielo,  né  fu  chiama- 
ta alle  nozze  di  Tetide,  &  di  Peleo,  oiie  erano  quafì  tutti  gli  altri  Dei, 
di  che  ella  fdegnatagittò  fra  quelh  il  pomo  donde  nacque  la  rouinJL.»    «^..     ,. 
di  Troia  pel  giudicio ,  che  ne  fece  Paride .  Era  la  Difdordia  fatta  in-.    vii%''^Ho  ^' 
forma  di  Furia  infernale ,  come  la  defcriuc  Virgilio ,  quando  dice  :  ^ 

annoda  j  e  siringe  a  la  Dìfcordm  fdxr^ 
li  cYÌn  vipereo  Jangumofa  benda . 

Et  il  medefìmio  ne  diffe  Petronio .  Ariflide  la  fìnge  vna  donna,  che 
hi  il  capo  alto ,  le  labbra  liuide ,  e  fmorte ,  gli  occhi  biechi ,  guafl;i,vC 
pregni  di  lagrime ,  che  del  continuo  rigano  le  pallide  gote  ;  non  tiene 
a  sé  le  mani  mai ,  &  è  preftifllma  al  mouerle ,  porta  vn  coltello  cac- 
ciato nel  petto ,  &  ha  le  gambe  torte  :  &:  i  piedi  fattili,  &  intorno  vna 
tenebrofa ,  &  ofcura  nebbia ,  che  a  guifà  di  rete  la  circonda  tutta . 
Paufania  ferine ,  che  da  vn  lato  dell'arca  di  Cipfelo  erano  intagliati  raiifanij. 
Aiace ,  &  Hettore ,  quali  combatteuano  infieme  alla  prefenza  della 
Difcordia ,  ch'era  quiui  loro  apprefTo ,  &  era  vna  donna  di  faccia_» 
bruttiilima  »  Né  altro  ne  dice ,  e  meno  come  la  facefTe  Califonte  Sa- 

mio. 


3  3  o      Imagini  de  i  Dei 


^•Ft^^^à     l'inCigme  della  Dìfcordia  fecondo  .inside ^  -a  quale  per  lì  fuoì 
y  i'?j.  ^''•'^^'  tffcttì  fu  cacciata  dal  Cielo ,  ne  fa  innìtata  con  gli  al- 


^B 


lYÌ  Dei  alleno%xc  dì  Telcc  e  Tetide  gcnitcri  d'^chillcL^  , 
acciò  con  fuoi  Tenera  non  le  turhafìc  i  e  ptr  le  tm'bò  coH 
gettar  del  pomo  d'oro  fignificaìitCjcke  alli  rnachinatorinon 
mancano  occafionì  di  difccrdie. 


•*Z-'ii 


u:  ^ti  .>? 


■^. 


^:^''M 


'3* 


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De  gli  Antichi .        331 

mio,iIqualecom'eifoggHmge,ad€fièmpiodi  quella  la  dipinfe  nel 

tempio  di  Diana  Efelìa,  ouefecela  guerra  j  che  fu  poco  lungi  dalle^ 

naui  de'  Greci .  Ma.  chi  da  glian  tich;  non  sd  fare  ritratto  della  Di- 

fcordia ,  lo  fdccia  da  quello ,  che  n'hanno  detto  i  moderni ,  e  tira  que- 

fti  ancora  conrentifi  deli'Arioftofolo ,  il  quale  benifllmo  la  dipinge^    Arioso» 

quando  ei  fa,  che  l'Angelo  Michele  la  va  a  trouare ,  e  dice  così  - 

La.  conobbe  al  Vesilr  dì  color  cento 
■  Fatta  à  liHc  meguali ,  &  infinite ,. 
Chor  la  cuoprone  >  hor  nò ,  che  i  pajjì,  e'I  rcnt<f 
Le  gìeno  aprendo  3  ch'erano  fdrufcite,. 
t  cr'.ni  hauea  qual  d'oro ,  e  qual  d'^argento , 
E  neri  i  e  bigi ,  e  hauer  pareano  lite  ; 
^Itri  in  treccia y  altri  in  najìro  eran  raccolti p 
Molti  a  le  ^alle  y  alcuni  al  petto  fciolti  <► 

Rifbnaua  poi  il  palagb  di  Marte  tutto  di  minaccieuoli  vocF  :  e  vi    Paiacr-o  di 
llaiia  nel  mezo  la  Virtù  mefta ,  oc  addolorata ,  &  alloincontro  fi  mo-  Marte . 
llraua  lieto  il  Furore  •  Qui  fedeuala  Morte  con  il  vifo  infanguinato  > 
&  era  su  gli  altari  il  fangue  fparfo  nelle  crudeli  battaglie ,  del  quale-* 
era  fatto  iàcnfìcio  al  terribile  Dio  con  il  fuoco  tolto  dalle  abbraccia- 
te Città.  Et  intorno  intorno  ftauano  appefe  le  fpoglie  riportate  quafi 
da  ogni  parte  del  mondo,  e  per  le  mura ,  e  su  le  porte  eran'intagliate 
vccifioni  ;  abbrucciamenti,  &  altre  roine,  che  portano  feco  le  guerre. 
Quello  è  tutto  il  difegno ,  che  faStatio  della  cafa  di  Marte ,  la  ftatoa    Statoa  di 
del  quale  teneuano  legata  i  Lacedemoni) ,  come  recita  Paufania ,  con  ^^«^"'^  Itigat» 
llretti  nodi ,  penfando  di  tenere  in  quel  modo  lui  ancora ,  si  che  daL* 
loro  non  partifle  mai,  e  gli  haueflb  da  fare  poi  col  fauor  Cuo  vincito- 
ri in  ogni  guerra  :  de  il  medefimo  fecero  molte  altre  nationi  ancora, & 
i Romani  parimente  legauano  alcuni  fìmulacri,&;  maflimamente  di        ..  ^   ,, 

,  que' Dei,  alli  quali  era  raccomandat'a  la  Città,  Imperoche  di  tanti  = 

Dei  adorati  da  gli  antichi  vno ,  ò  due  ne  hauena  ciafcheduna  città  > 
chelagnardauanopiùdeglialtri,  e  temeuano  iinoi  nemici  di  often- 
dercquefli»  Da  che  venne  la  vfanza  di  chiamare  fiiori, Se  inuitar  à  oeichnmati 
sé  con  certe  parole  à  ciò  ordinate ,  e  dette  dal  Sacerdote ,  gli  Dei  cu-  f.jori  ddì^^ 
fìiodi  di  quella  città ,  alla  quale  fi  faceua  la  guerra,  mcilra  ndo  in  que-  città . 
fta  guifa  di  non  volere  la  gara  co'  Dei .  E  perciò  non  volerò  i  Roma-  Nume  occuE 
nijChevaqiiafifapwffe  il  vero  nome  del  Dio,  cuiera  data  la  città  in  ^^^^' 

j  guardia  particolare ,  accioche  chiamato  da'  nemici  non  (è  n'andaffe . 

i  Et  OLie  Virgilio  noma  la  madre.  VeftacuftodedelTebro  ,&  di  Ro- 
ma ,  Seruio  nota  che  ciò  è  detto  poeticamente ,  non  che  quel  folk  il 
aiome  proprio  del  vero  Nume  di  Roma,perche,fuggiunge  egli  le  leg- 
gi della  religione  non  voieuano  j  che  fi  fapefie ,  &  fu  fatte  n.orire-  per 

mano 


Q^Curtìo. 

J^  poli©  lega 
co. 


Vittoria  fen- 
Zi  ali. 

Heliodoro . 


Vittoria. 


lauro  fegno 
di  Vitteria . 


•  Aquila  fegiìo 
di  Vicioiia. 

Infegnc  tic' 
Komani. 


Cerimonie 
della  tregua, 
©pace. 


332      Imagini  de  i  Dei 

mano  di  giuftitia  vn  Tribuno  della  plebe,  che  hebbe  ardire  di  lìòmaf- 
io .  Perche  dunque  non  fono  ofl'eruate  Tempre  interamente  da  ogni 
vno  le  facre  leggi ,  tcneuano  gli  antichi  legati  alcuni  Dei ,  acciocho 
non  partifferoda  loro ,  come  reGitaQuintoCurtio,  che  quellidi  Tiro 
nella  Fenicia  legarono  con  catene  d'oro  il  fimulacro  di  Apollo,  vno 
de  i  Tuoi  Dei  principali ,  e  l'attacarono  all'altare  di  Hercole,  cui  era 
raccomandata  la  Città,  come  ch'eiThaueffeda  ritenere,  che  non  fé 
ne  andafTe ,  perche  vn  Cittadino  diffe  d'haucrlo  viflo  in  fogno ,  cho 
abbandcnaualacitti  jcfeneandauavia,  vna  volta  che  Alellandro 
•  vi  era  intorno  per  efpugnarla .  A  che  mi  pare,  che  (ì  confacci  quello 
che  faccuano  gli  Atheniefi  tenendo  la  Vittoria  fenza  ali  j  come  fi  leg- 
ge appreflb  di  Paufania ,  acciochc  ella  non  fé  ne  volaffe  via ,  &  haue- 
uà  quefta  come  diceHcliodoro ,  nella  deftra  vn  melagrano ,  Se  vn'el- 
mo  nella  finiftra .  Et  i  Romani,  accioch'ella  fleffe  più  volontieri  con 
Joro ,  le  dierono  per  fuofeggio  il  Campidoglio  (  come  fcriueLiuio)8c 
le  dedicarono  il  tempio  di  Gioue  Ottimo  Mafììmo ,  quando  Giero- 
nc ,  dopò  la  rotta ,  che  hebbero  da'  Cartaginefi  a  Canne ,  ne  mandò 
loro  à  donare  vna  tutta  d'oro  con  altri  doni  di  molto  prezzo ,  lì  qua- 
li eflì  rimandarono  tutti,  &  ri  te  nero  fo  lo  il  fimulacro  della  Vittoria 
per  buono  augurio  .  Quefta  fu  fatta  per  Io  più  da  gli  antichi  confali 
informadibella  Vergine,  che  fé  ne  voli  per  l'aria,  &  con  f  vna  ma- 
no porga  vna  corona  di  Lauro,  ouero  di  bianco  VIiuo,e  nell'alcra-. 
tenga  vn  ramo  di  Palma ,  come  nelle  antiche  medaglie  fi  vede ,  &  ne* 
marmi  antichi ,  &  talhora  la  veggiamo  con  la  corona  fola ,  &  talho* 
ra  col  folo  ramo  della  Palma .  La  fecero  fouente  i  Romani  col  ramo 
del  Lauro  in  mano,perche,hebbero  anco  quello  folo  per  fcgno  diVit- 
toria ,  &  lo  metteuano  con  quelle  lettere ,  che  ne  portau a:  ,0  le  nouel- 
ie,  e  facendofi  allegrezza  di  qualche  Vittoria  andauanod  porne  al- 
cune foglie  nel  grembo  di  Gioue  Octin^o  Mafiimo ,  &  i  più  degni  Ca- 
pitani trionfando  fé  ne  fa  cenano  corona .  Quelli  di  Egitto  nelle  loro 
facre  lettere  moftrauano  la  Vittoria  con  l'Aquila ,  perche  quefta  vin- 
ce di  valore  tutti  gli  altri  vccelli ,  da  che  venne  forfè ,  che  fra  tutte  le 
altre infegne, che portauanoi Romani  alla  guerra  nelle  bandiere.^, 
l'Aquila  fu  la  principale ,  &  la  più  frequente  imperoche  fi  legge ,  che 
portauanoanco  il  Lupo,  perche  era  bcfiia  di  Marte  ; portauano  il 
Minotauro ,  pcrmoftrare ,  che'l  configlio  del  Capitano  ,  &  ogni  fuo 
difcgno  così  ha  da  ftare  occulto ,  come  flaua  quella  beftia  nel  Labe- 
rinto  ;  &  i!  Porco  portauano  ancora ,  perche  fenza  quefto  non  fi  f  1- 
ccua  mai  tregua ,  ne  C\  formaua  la  pace ,  &  vi  vfauano  così  fatta  ceri- 
monia. Trouauanfi infieme  alcuni d ciò  deputati  dairvna,&  dal- 
l'altra parte  ài  coloro ,  che  erano  per  fare  Pace,  ò  Tregua,  &  il  Sucer- 
dore,  cii  era  dato  quello  officio,  &  chiamauafiFcciale  dopò  alcune 
lòlenni  parole,  &d'hauer  re  citato  le  conuentioni,  &  patti  fra  loro  • 

accordati , 


De  gli  Antichi. 


r^l^    Imàgìne  della  Vittoria  con  le  fue  inpgve^  tjqin-  ^%< 

|<^^         l^J^  Palr^a^e^  il  Lauro ^  ejjendo  ìtAquiìa  re^  "^ri|> 

gi?7a  de  gli  ruccdlì^  ^  di  buono  augurio  J^t^^  '^S^ 

Fatma  refifìe  ad  ogni  forxa  c^  rie  dà  parte  del  -^If  5^^ 

tvitto  y  il  Lauro  femore  njerdeggia^ne  è  toc-  ^|§> 

co  dal  folgore:,  cojt  il  vittortojo  papera  la  dif-  4^%^ 

fico  Uà  con  la  Virtù.  ^  re  fi  a  vm?nortale_^ .  #$5^ 


ÉC9 


Giofcffo. 
Giullino. 


Aquila  infe- 
gna  de'  Perii. 


Athcneo. 


Claudiano 


Vittoria  Dea 
«oraiQiin;:. 


Prudentio. 


3  34      Imagini  de  i  Dei 

accordati,  ferina  con  certa  pietra  ;&  vccideiia  vn Porco ,  ch*era  qui- 
ui  prt  fvnte per  quefìo ,  pregando  Gioue ,  che  così  voJeflc  ferire  qua- 
kinque  di  loro  hauefie  prima  rotto  Ja  tregua ,  ò  pace  chQ  fo((c.  Oltre 
di  ciò  lafciandohoìra  di  dire  del  mazzetto  del  neno  in  capo  ad  vna__. 
lunga  pertica,  che  fu  la  prima  infegna  de' Romani  ,&  della  mano 
aperta,  &  di  certo  velo,  G  Zendado  che  era ,  come  lì  punto  à  dì  no- 
{ivi  vedi>Mno  la'cornetta  del  Geiìerale ,  dirò  folamente ,  che'l  Cauallo 
ancora  fu  ne  gli  ftendardi  Romani,  &  il  Bue .  Ma  gli  è  vero,  che  que- 
lli duo ,  e  gli  altri  tre  ,  che  ho  detti ,  ftar.ano  quaiì  Tempre  ne  gli  dec- 
enti, &  1  Aquila  fola  andana  in  battaglia  ,  perche  ftin^auano,  come 
dice  Giofeffo ,  che  qucfta  foflb  la  vera  ÙTfegna  del  principiato,,  e  ciré 
portaffefeco  centra  nemici  buono  augurio  di  Vittoria.  Onde  fi  leg- 
ge ,  &  loriferifcc  Giu^.ino ,  cheptr  vna  Aquila  .  che  volò  su  lo  feudo 
à  Gierone ,  quando  ancora  giouinetto  connnciò  andare  alla  guerra , 
fu  detto ,  ch'egli  doueua  cllere  Re ,  e  molto  valore fo ,  come  fu ,  ben- 
ché fede  di  cafa  bafl"a,e  vile.  Ciro  ancora  portò  vn' Aquila  d'oro  con 
l'ali  aperte ,  come  ferine  Xenofonte  :,  in  capo  di  vna  lunga  hafta ,  e  gli 
altri  Rè  de'  Perii  la  portarono  parim.ente  poi  fcmpre .  Paufania  dice, 
che  nel  tempio  di  Gioue  apprefìb  de'  Lacedeir^oni  erano  due  Aquile, 
che  portauano  due  Vittorie  ,  ciafcheduna  la  fua  ,  le  quali  haueua  of- 
ferto quiui  Lifandro  per  memoria  di  hauer  due  volte  vinto  gli  Athe- 
niefi .  Nel  grande  fpettacolo,  che  fu  rapprefentato  da  Tolcm.co  Fila- . 
delfo  (  il  che  racconta  Atheneo  per  cofa  miracolofa  )  erano  alcuno 
Vittorie  con  le  ali ,  che  haueuano  ve{ìi  temute  a  diuerfi  animali ,  con 
molti  ornamenti  d'oro  attorno ,  e  portauano  in  mano  turibuli  d'orOv 
fatti  à  foglie  di  hedera,  forfè  perche  feruiuanoallhoraà  Bacco,  anda- 
uano  dinanzi  di  vn'altare  ornato  parim.ente  di  rami  di  hedera  fatti"* 
d'oro .  Claudiano ,  quando  lauda  Stilicene  j  defcriue  la  Vittoria  ve-  - 
ftita  di  trofei  con  la  verde  palma  in  mano ,  e  con  le  ali  a  gli  homeri,le-. 
quali  n'oftrano  gl'incerti fucceffi  delle  guerre ,  concicfìa  che  fouentc 
la  Victoria  pare  efler  dall'vna  parte ,  e  fubito  dall'altra ,  &  al  vincito- 
re accrefce  forza ,  &  fallo  viuere  lungamente  nella  m.emoria  de'po- 
fèeri ,  fi  comp  la  Palma  fi  rinforza  contra  ogni  pefo ,  che  le  fìa  pofto 
fopra ,  uè  fi  corrompe  il  fuo  legno,  cerne  gli  altri ,  &  le  fue  foglie-» 
itanno  verdi  lungo  tempo.  Et  perche  il  fine  delle  guerre  è  dubbio-  . 
fo ,  fu  chiamata  la  Vittoria  Dea  communc ,  come  che  ella  fìa  nel  me- 
zo ,  &  fi  accofti  a  chi  meglio  la  sa  tirare  d  sé .  Et  Marte  per  quefla 
parimente  fu  detto  Dio  commune,  perche  fri  nimici  è  comimu-,. 
ne  il  vincere, &fefl'er  vinto, Hanno  anco  fatta  alcuni  la  Vittoria 
armata ,  allegra  .  &:  gioconda  nell'afpetto ,  ma  tutta  piena  di  polue ,  ' 
&  di  fudore,  &  che  porge  co  le  mani  infanguinate  le  fpoglie,  e  gli  pri-  v 
gionj  a'  vincitori .  Di  cofìei ,  &  di  chi  l'adoraua ,  penfando  che'l  fa-  , 
uor  ilio  gli  haucfle  da  valere ,  fi  fa  beffe  Prudentio  Poeta  Chrifliano, 


i 


tt 


l 


De  gli  Antichi 


%l^    Ii^^gt^    dell  A  Vittori  A  armai  a  y  ^  ddU  medcpmA 
finz^Ade.  Lct'prnria  è  fatta  per  r.ìpprefe?/tAre 
lexau/e  di  tffa.che  fono  fattoi  e  [udore.    La  /?- 
conda  ti  dtftderto  dì  quelli  xhe  co  fi  l  fi^uvAUX 
no  ,  che  era  di  non  ejftrs  aùUndo,^/Att  dalla^ 

ZJÌttnria^ 


vii  «>  % 


V'.i  .-^"n^'aT.    .  zyr  ^^^  ^•^  -ve  ■^i--'  v'/^r  v\>cj 


Cauallo  fa- 
ci'iiìcato. 


jftnimali  dì 
Marte. 


Auolioio  fa- 
crato  à  Mar- 
te. 


336      Imagini  de  i  Dei 

&  dice,  che  fi  hi  da  cercare  la  Vùtoria  dall'eterno  j  e  vèto  Bio,  Cai 
della  virtiì  propria. 

£  non  da  qrwila ,  che  le  /ciocche  genti 
l'infero  bella jgiouane,&  ardita, 
Con  biondi  ermi  hof  annodati  jhor  fctoìtìy 
Cinta  a  trauerfo  al  petto  il  fottil  panno  , 
Che  la  VeHe ,  e  da  lieue  vento  mojja 
Ondeggia  sì ,  che'l  bianco  pie  fi  fcuopre. 

Et  manco  da  Marte ,  come  faceuano  gli  antichi  Romani ,  che  fa-» 
crificandogli  quel  caualJo,  che  nel  corfo  fofle  flato  più  vincitore,  vo- 
Icii'ano  mollrare  dì  riconofcere  da  lui  la  vittoria,  benché  dicano  alcu- 
ni, che  quello  fi  faceua  per  punire  la  velocità,  della  quale  altra  cofa 
non  è ,  che  meglio  aiuti  chi  fugge  ,  6-:  per  dare  ad  intender ,  che  non 
bifogna  fperare  nel  fuggire ,  Oltre  di  ciò  furono  dati  a  Marte  quan- 
do in  facrificio ,  e  quando  in  compagnia  folamente  diuerfi  animali , 
come  il  Cane ,  &  il  Lupo,  che  fi  ponno  aggiungere  alla  fua  imagine: 
quello  perch<?  è  feroce,  come  fcriue  Paui:uiia ,  &.  ì\  più  forte  de  gli  al- 
tri animali  ,  che  ftanno  con  Thuomo  ;  queiio  ouero  perche ,  come  e- 
gli  ha  tanto  buono  occhio ,  che  vi  vede  di  notte ,  così  hanno  da  vede- 
re afl'ai  %\i  accorti  Capitani ,  accioche  non  cafchino  nelle  cccu Ite  in- 
fidie  de' nimici .  ouero  perche  è  di  natura  fua  rapace,  &  volentieri 
vccìàQ ,  8c  fa  fangue ,  eofe  tutte  confacicntifi  al  Dio  delle  guerre  :  al 
quale  fu  dato  fri  gli  vccelli  il  Gallo,  per  molìrare  la  vigilariza,che  hi 
da  efìere  ne'  foldati,  oueramente  perche;  come  raccontano  le  fauole , 
&  che  fcriue  Luciano,  Aktrione  Toldato  aflai  ben  caro  à  Marte  fu 
mutato  da  lui  in  queftovccelloj  perche  non  iccc  la  bidona  guardia, 
che  ei  gli  haucua  comandato  la  notte ,  che  ftaua  in  letto  con  Venere; 
onde  iènza ,  che  ei  fé  ne  auedeffe,  entrò  Volcano  nella  camera,  &  git- 
tata loro  fopra  la  belliflima  rete  gli  prefe,  così  abbracciati  infiemc 
come  erano .  L*  Auoltoio  ancora  fu  dato  a  Marte,perche  di  lui  fi  leg- 
ge, che  feguita  con  auidità  grandifiìma  i  corpi  morti,  e  perciò  va  die- 
tro a  glielferciti,  come  che  la  natura  gli  habbia  infegnato,  che  que- 
lli C\  mettono  infieme  per  fare  delle  vccifioni .  Anzi  gli  ha  infegnato 
di  più  ancora ,  ch'ei  si ,  come  fcriue  Plinio ,  ài  tre ,  e  diquattro,^  al- 
cuni dicono  di  fette  dì  prima  che  fi  faccia, oue  ha  da  cfl'cre  i\  fatto 
d'arme,&  conofccre  da  qual parte  ne  habbia  da  morire  pin,&  à  quel- 
la vi  guardando  più  fempre ,  che  all'altra ,  come  che  quindi  gli  fi  ap- 
parecchi preda  maggiore .  Da  che  venne,  che  fòlaiano  anticamen- 
tei  Re  mandare ,  quando  fi  metteuano  all'ordine  con  gli  efibrciti  per 
fare  fatto  d'arme ,  a  fpiare  oue  guardauano  più  li  Auoltoi,  da  ciò  fa- 
cendo giudicio  poi  da  qual  parte  douefle  eÙere  la  vittoria.  Dipin- 

gefi 


De  gli  Antichi .        3  3 


7 


gefi  coti  Matte  il  Pico  ancora  alle  volte,  onde  fu  chiamato  Pico  Mar-  P/co  vcceSi^ 
zio ,  come  che  proprio  fofle  di  Marte ,  ò  fia  perche ,  come  quefto  ve-  "'  ^'^'^rte , 
cello  percotendo  col  forte  becco  il  duro  rouere  lo  caua ,  così  con  Je-» 
(pelle  batterie  ifoldati  canto  battono  le  mura  delle  Città,  che  fi  tan- 
no ftrada  per  forza  da  poterui  entrare  dentro,ouero  perche  quello  vc- 
cclloeraoflcruato  molto  ne  gliangurij ,  alli  quali,  pare,  che  i  Tolda- 
ti  pongane  mente  aflaii  anzi  così  vi  attendcuaogni  vno  anticamente, 
che  non  parcuano  fapere  fare  cofa  alcuna  ò  publica,ò  priuata ,  fé  non 
ne  pigliauano  prima  augurio  in  qualche  modo ,  come  io  diflì  gii  nel 
Flauio,ou8  raccontai  anco  il  modo,  che  yfauano  gli  antichi  nel  pi- 
gliare gli  auguri;  .  De  gli  alberi  non  ho  trouato  fin  qui ,  che  ne  fofie 
conlècratod  Marte,  come  fuo  proprio,  ma  della  Gramigna  ho  bea 
letto ,  che à lui  la  dierono  gli  antichi ,  forfè  perche,  come  ferine  il 
Boccaccio ,  quefta  nafce  per  lo  più  ne'  luochi  ipatiofi ,  &  aperti ,  ouc  Boccacde . 
foglionoquafifempreaccamparfigliefl'erciti.  E  non  hcbbero  i  Ro- 
mani corona  più  degna ,  ne  di  maggiore  honorc  di  quella  della  Gra-    Gramigna 
migna ,  che  dauano  à  quelli  /blamente ,  che  in  qualcheeftremo  peri-    ^^*  ^  ^^^' 
colo  haueflero  faluato  rutto  l'efercito ,  ò  fi  haueffero  leuato  i'afìèdio 
d'attorno .  Ne  mi  refta  à  dire  altro  di  Marte ,  fc  non  ch'io  non  voglio 
tacerelalblennefeftajcheafuo  honore  era  fatta  in  Papremo  città  ir^j 
dello  Egitto,  perche  mipare,  che  la  cerimonia  raccontata  da  Hero-       *    ^^^* 
doto  meriti  di  efìcre  riferita .  Hora,  venuto  il  tempo  della  fefia,  nel  PcfladiMa'-- 
qual  andauano  quafi  tutte  le  genti  del  paefe  alla  città ,  ch'io  diflì ,  al-  te . 
cuni  pochi  Sacerdoti  ftauan  nel  tempio  inforno  à  gì  i  altari  à  fare  gli 
facrificij ,  e  l'altre  cofe  appartenenti  à  quefti ,  e  gli  altri  tutti  fi  mette- 
iiano  alle  porte  del  medefimo  tempio  con  buone  mazze  di  legno  in-» 
mano ,  contra  \i  quali  andauano  da  mille  huomini  de'  ftranieri  venu- 
ti di  fuori  alla  fefta  con  grofTì  bafloni  parimente  in  mano.  Quefti  ha-  Cerfraoria 
uendoildìinnanzi  apparecchiato  vn  gran  tabernacolo  di  legno  tut-  r^àicoloia. 
to  dorato  con  dentro  il  fimulacro  di  Marte  ;  e  poflolo  su  vn  carro  da 
quattro  ruote  tirato  da  certi  pochi  di  loro ,  voleuano  entrare  con  cfTo 
nel  tempio  &  i  Sacerdoti ,  che  erano  alle  porte,  lo  vietauano  loro  a 
onde  cominciananp  d  batterfi  quiui  ftranamente  con  baftoni  non_. 
volendo  gli  mi ,  chi?  quel  Dio  entrafl'e  nel  tempio ,  &  sforzandofi  gli 
altri  di  farglielo  ent^are^  come  faceuano  pur'alfine.  E  benché  fi  def- 
fero  di  fconcie  mazzate  siila  teftacmoki  di  loro  ne  reftaflèro  mala- 
mente feriti ,  non  ne  moriua  però  alcuno  mai .  Et  fu  la  cofa  ordina- 
ta in  quefto  modo ,  perche  diflero  gli  antichi ,  che  habitando  la  ma- 
dre di  Marte  in  quel  tempio,  egli  fatto  già  grande  vi  andò  per  giacer- 
fi  con  lei ,  ma  i  Sacerdoti  accortifi  di  ciò,  nèfapendo  però  ch'ei fofle, 
non  lo  lafciarono  entrare,cnde  fu  sforzato  di  andarfene  ;  ma  non  do- 
po molto  hauendo  racolto  feco  gente  di  certa  città  quindi  poco  lon- 
tRna,ritornò,  e  date  di  buone  bi:ffe  a*  Sacerdoti  entrò  à  difpetto  loro 

¥  ifarc 


338      Imagini  de  i  Dei 

-'^  à  fare  il  Tuo  piacere  della  madre.  Qnefto  è  il  fatto  rapprefcntato  nel- 

la cerimonia,  ch'io  ho  detto,  la  quale  non  è  dubbio,  che  contiene 
in  fé  qualche  mifterio  ;  ma  poi  che  Hcrodoto  non  Vhì  detto  »  ne  io  lo 
riferifco ,  &  lafcio  cercarlo  à  chi  è  curiofo  di  faperlo .  Et  in  quella-r 
vece  dirò  di  certa  altra  cerimonia  fcritta  parimente  da  HcrodotOjChc 
in  parte  è  fimilc  alla  gii  detta ,  &  era  fatta  in  honore  di  Minerua ,  ac- 
cioche  col  nome  di  coftei  fi  metta  fine  alla  imagine,  che  dal  nome  fuo 
Fcfti^EMi-  fu  cominciata .  Celebrauafiqueftaogni  anno  in  certa  parte  dell' A-^ 
ncrua.  f^[^^  intorno  alla  Palude  Tritonide ,  oue  al  tempo  deputato  alla  fefta 

fi  congregauano  quafi  tutte  le  giouani  pulzelle  del  paefe,&  quiiii 
partiteficomeindueordinanzedi  foldati  combatteuano  fieramen- 
te infieme  con  pietre ,  e  con  baftoni ,  &  quella  che  per  commune  giù- 
dicio  fi  foffe  moftrata  più  valorofa ,  &  hauefl'c  menato  meglio  le  ma- 
ni ,  era  tolta  da  tutte  l'altre ,  e  portata  in  difparte  Tarmauano  tutta-» 
con  vn  bello  elmo  in  capo,&  portala  fopra  vn  carro  la  mcnauano  tut- 
te all'intorno  della  palude,  e  tutte  i'accompagnauano  confo- 
lenne  pompa, &  quelle  che  re ftauano  morte  in  quefta zuf- 
fa perche  (buente  ve  ne  moriuano  molte ,  erano  cre- 
dute non  eifer  fiate  veramente  vergini ,  &  che 
Minerua  le  hauefìelafciate  perire,  Impe- 
Mineruai-*  ro  ch'ella  fu  vergine  fempre,concio- 

**     *  fia  che  la  vera  fapiéza  moftra- 

ta talhora  per  lei  non-. 
fente  macchia  al- 
cuna delle  co- 
k  mor- 
tali, e-» 
fia  femprein 
se  tutta  pura ,  & 
monda.  Et  fu  ofiferuato 
anco  ne'facrificij  di  Minerua 
di  darle  vittime  pure ,  che  erano  tal- 
hora  vna  Agnella  ,  talhora_. 
Tn  Toro  bianco ,  e  tal- 
hora  vna  giouenca 
indomita  con 

le  come 

dorate ,  per 

moftrare  ,  che  la 

Verginità  non  è  foggetta 

al  giogo  della  libidine  ,  &C^ 

e  tutta  pura  ^  candida  • 

BACCO 


DegliAntichu        33P 

W^ 


*g 


'^:|=^  Imagtne  di  Bxcco  [ìgnificante  li  ^-vArij  ejfctti  del  ^l"^ 
ymo  del  quale  effo  fa  TmueKtore  ,  (^  di  pm  ^)C> 
gli  effetti,  delia  njbbriacìje'^z^A  ,  che  Jono  rtue-  «É^fS^ 
Utionidii.oJe  oaulte  furore  ^libidine  ^  ^  fìmilt, 
^efiican  Hercole  tutti  due  Thebani ^(^  fi- 
glioli di  ciotte ,  dt  gloria  tutti  gl'antichi  fupe- 
rarono  , 


4^ 


^ 

^f^ 


''•^•^C^S^^'ri 


I* 


^•U*-  5^  v(]tf  -»()«»  Wsr  vu«'  tn/v  tr,*s.  vy<,  w*  ^n/v^  >s^.'5'  Wc*  W^  'stKJ'  t;.>v  >pv«.  ifw  ^-W  vw  «- 

V 


3  4o      Imagini  de  i  Dei 

BACC 


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•t^-  C^5^  S^J-  ììf-i  -.^5  t^-i  •ì-J?» 


E<        "    "      -    -^^^*^'^— ^^^^^^•'"""^.ls '-.^    ■■ii<i_»iii  ^j- ars-raoì'SCj^y 


BaccKo  ha 


Bacchodi  ni. 


Vino  mcdo 
l^i  Sacco. 


E  N  C  H  E  (I  troni ,  che  Bacche  foffo 
vn'ardito  Capitano,  &  ài  gran  valore, 
&  che  foggiogaffe  diaerfe  nationi;non 
dimeno  non  tanto  per  qnefto  fu  cele- 
bre il  nome  Tuo  appreflbde  gli  antichi,' 
quanto  perche  fli  creduto  ritrouatorc 
del  vino ,  &  che  innanzi  à  tutti  gli  altri 
ne  haueffe  moftrato  l'vfo  a'  mortali , 
onde  come  Dio  l'adorarono  poi ,  ne 
Baccho  folamente,  ma  Dionifio  anco- 
ra, &  Libero  Padre  lo  chiamarono ,  & 
leneo ,  &  Lieo  Io  di((cro ,  eiprimcndo  in  lui  con  diuerfì  cognomi,  gli 
ciFettijche  fa  in  noi  il  vino,  come  moftrerò ,  fecondo  che  verrà  a  pro- 
pofito  in  difegnando  la  fua  imagine ,  che  fu  da  gli  antichi  rapprelèn- 
tata  in  molti  fimulacri ,  &  in  diuerfe  ftatoc  quando  ad  vn  modo ,  o 
quando  ad  vn'aitro  :  pcrcioche  la  fecero  talhora  in  ferma  di  tener® 
fanciullo,  talhora  di  feroce giouanc:,  &:  talhora  di  debole  vecchio, 
nuda  alle  volte ,  &:  alle  volte  veftita ,  &  quando  con  carro ,  e  quando 
fenza .  Onde  Filoftrato  ferme  nella  tauola ,  che  ei  fa  di  Ariadna,chc 
moltifonoimodi  da  firconofcer  Baccho  per  chi  lo  dipinge,©  fcol- 
pìfce .  Perche  vna  ghirlanda  di  hedera  con  le  fùc  coccole  moftra,  che 
cgliè  Baccho,  due  piccole  cornette  parimente,  che  fpuntino  dalle^ 
tempie ,  fanno  il  mcdefimo ,  &  vna  Pantera  ancora ,  che  gli  fi  metta 
appreflb .  Le  quali  cofe  per  lo  più  fono  tirate  dalla  natura  del  vino  , 
del  quale  intendono  fpeffoi  Poeti  fotto  il  nome  di  Baccho,  perche, 
comediHì,eine  fu  creduto  il  ritrouatorc , moftrando  a' mortali  gii 
da  principio ,  come  fi  haueuano  da  raccoglier  l'vue  dalle  viti ,  e  /pre- 
mere il  dolce  fucco  tanto  grato,&  vtilc  ancora  à  chi  temperatamente 
J'vià ,  sì  come  à  gli  difòrdinati  beuitori  apporta  grauiifimi  danni  ;  il 
che  moftraron©  gli  antichi  nelle  imagini  di  Baccho .  Imperoche  fa- 
cendolo nudo  voleuano  dire,che'l  vino,&  la  vbriachezza  fpeflb  fcuo- 
pre  quello ,  che  tenuto  fu  prima  occulto  con  non  poca  diligenza:  on-, 

deae 


De  gli  Antichi . 


341 


^•^  ,"-y 


4f 


Jmagwe  di  Como  H^io  ds  Conu'mij  ^fecondi 

lur,nmi  (^  fu  e  gli  andò  lijpiritì  It  fanno  diucnlr    J^,.  ^ 


arditi  5  ^  c/;f  ali  incontro  timmodsra.to  cibo  fa     *^^% 
Ihuomo  fonnoUntOiinettOiOttiifo  d'ingegno  3  ^    ^^%  \ 
deiole  di  corpo , 


'^     3 


Bacco  perche 
vecchio . 


Como 


Plori  quando 
vfan  da  gli 
antichi. 


Bacchocapo 
delle  Mufe . 


342      Imagini  de  i  Dei 

de  ne  nacque  il  prouerbio .  Che  la  verità  ftd  nel  vino ,  come  ho  detto 
io  ancora  altra  volta  già  parlando  del  Tripode.  Et  il  medefimo  fi- 
gnificaua  la  flatoa  di  coftui  fatta  in  forma  di  vecchio  con  il  capo  cai- 
no j  &  quafi  tutto  pelato  ;  oltre  che  moflraua  ancora ,  che'l  troppo 
bere  affretta  la  vecchiaia ,  &  che  in  quella  età  beono  affai  gli  huomi- 
ni .  Percioche  non  per  altro  inuechiamo ,  fé  non  perche  l'humido  na- 
turale manca  in  noi,&  cerchiamo  di  riporcelo  con  il  vino  ;ma  ci  hab- 
biamofpelTo,  perche  bene  è  humido  il  vino  in  fatti  ,maè  tanto  cal- 
do poi  di  virtù,  &  in  potere j che  fcccaj&  afciuga  molto  più, che 
non  accrefce  humidità  ,  come  dice  Galeno  de'  gran  beuitori ,  che  più 
accendono  la  fete,  &  la  fanno  maggiore ,  mentre  che  più  beendo  cer- 
cano di  eftinguerlaj  &  leuarla  via.  Onde  perche  il  vino  rifcalda ,  di- 
cefi  che  fu  fatta  la  imagine  di  Baccho  per  Io  più  di  giouine  fènza  bar- 
ba, allegro,  &  giocondo.  Cui  fi  ralTìmiglia  molto  Como,  che  fu 
;ippreiro  degli  antichi  il  Dio  de  i  Conuiuij ,  percioche  la  imagine fua 
era  parimente  di  giouane ,  cui  cominci  apparire ,  la  prima  lanugine, 
come  lo  defcriue  Filo/Irato  in  vna  tauola ,  ch'ei  fa  folo  per  lui ,  met- 
tendolo alla  porta  di  vna  camera ,  oue  era  flato  celebrato  vn  lieto ,  e 
bel  Conuiuio  per  due  fpo fi,  li  quali  già  fiauano  in  letto  a  goderfi  gli 
amorofi  frutti .  Egli  era  delicato,  e  tutto  molle,  &  rubicondo  nel  vi- 
fo, perche haueuabeuuto  troppo,  sì  che  imbriacatofi  non  poteua 
tenere  gli  occhi  aperti ,  ma  così  in  pie  in  pièdormiua,  lafciandofi  ca- 
dere la  colorita  faccia  fu'l  petto ,  &  la  finiflra  mano ,  con  la  quale  ei 
ftaua  appoggiato  ad  vna  hafta ,  pareua  cadere  parimente ,  come  pa- 
reua  poi,  che  dalla  deliragli  cadefle  pur'anco  vna  facella  ardente, 
ch'ei  tcneua  con  quefta ,  te  già  era  andata  così  giù ,  che  gli  hauercb- 
be  bruciatala  gamba ,  fc  piegata  non  l'haucfle  in  diuerfa  parte .  Era 
poi  quiui  d'intorno  pieno  ogni  cofa  di  fiori ,  &  cffo  Dio  parimente  ne 
haueua  vna  ghirlanda  in  capo ,  perche  i  fiori  fono  fegni  di  letitia ,  & 
di  fpenfieratezza ,  per  dire  cosi ,  &  perciò  gli  vfauanogli  antichi  nei 
Conuiuij ,  oue  hanno  da  cfTere  gli  huomini  lieti,  &  fpenfierati  ;  e  non 
folamentc  ne  faceuano  ghirlande  a  loro  fkilì ,  ma  a  i  vafi  ancora ,  on- 
de beeuano:  perla  quale  cofci  non  meno  conueniuanoi  fiori  a  Bac- 
cho ,  che  a  Como ,  comc.mofirerò  poi ,  che  bora  ritorno  a  dire ,  ch'e- 
gli era  gionine,  allegro  ,  &  giocondo,  perche  beendo  gli  huomini 
temperatamente  fuegliano  gli  fpiriti ,  &  più  arditi  diuentano,  &  più 
lieti  i  e  fono  etiandio  creduti  effer  di  migliore  ingegno  allhora.  Da 
che  venne ,  che  fecero  gli  antichi  così  Baccho,  capo  &  guida  delle 
Mufe,  come  Apollo.  E  non  meno  furono  già  coronati  i  Poeti  di  hc- 
dera  confecrata  a  Baccho ,  che  di  Lauro  pianta  di  Apollo.  Onde  fin- 
fero  le  fauole,  che  fofl'c  allenato  Baccho  dalle  Mufe  in  Nifa,luoco 
piaceuoliflìmo  dell' Arabia,dal  quale  fu  poi  detto  Dionifio .  Da  co- 
ftui ,  come  riferifce  Atheneo ,  imparò  Anfitrione  Re  de  gli  Atheniefi 

innanzi 


De  gli  Antichi.        345 


innanzi  a  tutti  gli  altri  di  porre  acqua  nel  vino ,  che  fu  di  grandiilìmo 
giouamento  a' mortali,  &  perciò  nel  tempio  delle  Horc  gli  drizzò  v-  Acqua  pof!a 
n'aitare, perche quefle, che  fono  le  fhgioni  dell'anno, come  nella  "«-'^vino. 
loro  imaginc  è  flato  detto,fanno  che  la  vite  crefce,&:  produce  il  frut- 
to. Etappreflb  venepofc  va'altroalle  Ninfe,  come  per  ricordo,  che 
fi  douefle  vfare  il  vino  temperato;  conciona  che  per  quelle  s'intendo- 
no fouente  le  acque  de  i  fonti ,  e  de  i  iiumi ,  che  fono  buone  à  bere ,  & 
perche  ancora  le  Mufe,le  quali  fono  fpeflble  medefìme  con  le  Ninfe , 
furono  (  come  diflì  )  le  nutrici  di  Dionifio ,  fi  come  Sileno  ne  fu  il  pe- 
dagogo, onde  va  con  lui  fempre,  portato  da  vn'afino,  sìperlactd,      Sileno, 
perche  gli  era  molto  vecchio ,  sì  perche  era  anco  vbbriaco  per  lo  più, 
comemoflròchifecelavbbriachezza  j  che  gli  daua  bere  apprefTo 
de  gli  £lei  in  certo  fuo  tempio ,  che  fu  di  lui  folo ,  fecondo  che  ferine 
Paufania,noncommuneconBaccho,  come  erano  tutti  gli  altri,  per        . 
moftrare  forfè,  che  pari  era  la  virtù  d'ambi  loro .  Onde  Sileno  fi  fa    *"  ^"'^' 
gran  configliere  di  Bacchoappreflòdi  Plauto,  eflendo  comparfo  iiLj 
fcena  a  cauallo  in  vn'afino  a  recitare  ilprologo  delle  Bacchide^  e  dice, 
che  fono  fempre  amendui  di  vn  medefimo  volere:  Se  faffi  anco  Dio 
della  Natura ,  de  i  principi]  della  quale  Virgilio  lo  fa  cantare  sforza- 
to da  duo  Satiretti ,  &  da  vna  bella  Ninfa ,  li  quali  hauendolo  troua- 
to  dormire  in  certo  antro  bene  vbbriaco ,  con  vn  gran  vafo  da  bere  a 
canto ,  lo  legarono  con  le  fue ghirlande  proprie  teffute  di  varij  fiori , 
che  gli  erano  cadute  di  capo ,  &  la  bella  Ninfa  gli  tinfe  la  faccia ,  che 
haueua  le  vene  tutte  gonfie  di  vino ,  con  fanguigne  more ,  di  che  egli 
rife,  e  moftiò  di  hauerne  piacere,pofcia  che  fu fuegliato .  Et pareua, 
che  quefte  bcftie  non  voleiTero  dire  quello ,  che  fapeuano  fé  non  sfor- 
zatamente.  Onde  fi  legge  che  Mida  Rè  della  Frigia  volendo  giàin-  j^jj^^n^ 
tendere  alcima  cofa  non  troppo  manifefta  a  gli  huomini ,  fece  la  cac- 
cia vn  pezzo  ad  vno  di  quelli  Sileni ,  &  lo  prelè  alTvltimo  all'odore 
del  vino,  ch'egli  largamente  fparfe  in  certo  fonte,  qual  Paufania  feri- 
ne, che  a'fuoi  tempi  ancora  era  mollrato  per  quefìo.  E  Plutarco  ri-  piuta^.co. 
ferifce,  che  quel  Rè  intefe  da  Sileno,  che  meglio  affai  era  aUhnomo 
morir  preito,  che  viucr  lungamente.  Halfi  apprcflb  di  Plinio,  chcj       Plinio, 
neirifola  di  Paro .  donde  veniua  quel  belliffimo  marmo  bianco  fpez- 
aandone  alcuni  vn  gran  pezzo ,  vi  trouarono  dentro  la  imagine  di  Si- 
Jeno .  La  qual  facilmente  faprà  come  folfe  fatta ,  chi  oltre  a  quello , 
che  ne  ho  detto  hora  vedrà  quello,che  difegnando  la  imagine  di  Pan, 
io  dilli  già  de' Satiri:  perche  Paufania  ferine,  che  quefli  erano  detti 
Sileni ,  pofcia  che  erano  vecchi ,  conciofia  che  in  uecchiauano  ,  &C- 
moriuano,  fé  bene  erano /limati  Dei.  Leggefiappreflo  di  Diodoro,  p^,-   , 
che  in  due  modi  furono  fatte  le  flatoe  di  Baccho ,  &  era  l'vna  aliai  fè- 
iiera  con  barba  lunga ,  e  l'altra  bella ,  di  faccia  allegra ,  delicat  ■ ,  5c^  Baccho  ì- 
giouine  ',  intendendo  per  quella ,  che'l  vino  beuuto  fuori  di  mifura  fa  due  mod'   ~* 

Y     4  gli 


3  44     Imagini  de  i  Dei 


<^|^    Imagme  di  Buco  fìgmficante  li  effetti  dd  yino  ,  ^§* 

<^|^        del  quale  fu  l'inuoitore  s  ^  fecondo  Macrohio  ^^^ 

*§èà,        //"  yarij  effetti  del  Sole  effendo  da,  lui  per  si  •^ffh' 

Sole  tntefo  ^àoe  U  varietà  delle  fagioli  del-  ^^^ 


I&»        l'anno  :(^  a?jimali  à  luifacrati 


<?r<' 


%tt*#t 


i-A 


^1* 


\*^-'i§^f'i§^*^r^^f^^^r^^^''éd^^ 


De  gli  Antichi .'        345 

gli  huomlni  terribili ,  &  iracondi  j  e  per  quefta ,  che  gli  fa  listi ,  e  gio- 
condi beuuto  temperatamente  ;  lafciando  bora  da  parte,  chénonfìa 
fiato  vn  Bacche  folo ,  ma  due ,  ò  forfè  anco  tre ,  perche  ciò  farebbe-» 
più  tofto  volere  fcriuere  hiftoria  di  lui ,  che  dipingerlo .  Macrobio ,  Biccho  fi  ms^ 
il  quale ,  come  ho  già  detto  altre  volte ,  vuole  che  per  tutti  i  Dei  fia-  ^^^^o  >  che  1 
nointefelevìrtù  del  Sole,  intendendo  pnr'anco il  medefìrao  di  Bac-       '* 
cho,  dice,  che  fu  la  fuaimagine  fatta  alle  volte  di  fanciullo  ,  &aljc 
volte  di  giouine ,  bora  di  huomo  con  barba ,  che  fia  giunto  gid  alla^ 
età  perfetta,  &  bora  di  vecchio, perche  tutte  quefte  diuerfe  età  fi  veg- 
gono nel  Sole.  Conciofia,  che  al  tempo  del  Solfticio  dell'inuerno, 
quando  già  cominciano  i  giorni  a  crefecre  fi  pofl'a  dire,ch'egli  fia  pic- 
colo fanciulIo,&  alJ'equinottio  della  Primauera  ha  già  pigliato  aflai 
di  forza ,  &  è  fatto  giouine  :  &  giunto  ch'egli  è  al  folflitio  della  Edi, 
allhora  che  non  più  ponno  crefcere  ig^iorni ,  è  huomo  di  età  in  tera , 
&  ha  la  barba  :  ma  perche  da  indi  poi  comincia  la  fua  luce  a  venirci 
mancando ,  quafi  con  quella  manchino  le  fue  forze  ancora ,  è  fatto    qq^^^  ^: 
pofciacome  vecchio.  Etefiendoalle  ftatoe  di  Baccho  aggiunto  le      b.;c€o. 
corna  ancora,  hanno  voluto  alcuni  intendere  per  queftei  raggi  del 
Sole .  Ma  DiodoroXcriue ,  che  ciò  era ,  perche  Baccho  fu  il  primo , 
che  moftrafl'e  a  mortali  come  haueuano  da  giugnere  i  Buoi  infieme, 
mettergli  allo  aratro ,  &  con  quefti  coltiuarei  campi.  Onde  Mar-  Marnano. 
tiano  gli  mette  nella  deflra  mano  vna  falce ,  che  mofìraua  la  coltiua- 
tionc  de  i  campi ,  come  ho  già  detto  nella  imagine  di  Saturno ,  per- 
che bifogna  con  quella  purgare  le  viti ,  volendo  che  produchino  vua 

^largamente ,  &:  nella  finiftra  vn  vafb  da  bere ,  e  lo  dcfcriue  poi  tutto 
giocondo ,  e  piacenole  nello  afpetto .  Intendono  alcuni  per  le  corna 
l'audacia ,  come  che'l  bere  aflai  faccia  gli  huomini  arditi ,  audaci,  de 
infoienti  ancora  molte  volte,  che  così  dice  Filofì:rato,Fefl:o,ePorn- 
rionc.Ma  Athenco  meglio  di  tutti  moftra  con  rautorità  di  molti  de    Achsneó. 

-  gli  antichi  gli  eftetti  diuerfi ,  che  fa  il  vino  in  noi ,  quando  e  beuuto 
tempcrataiTiCnte  j  e  qu  andò  ne  bcuiamo  fuori  di  misura  :  &  da  Perlìo 
fi  raccoglie ,  da  Catullo ,  &  da  altri  Poeti ,  chene  ifacrifìcij  di  quefto      f^^'^?,' 
Dio  vfauano i corni.  Et  Mufonio a aueflo propofìto  così iciiue.  Non      ,  imC  ,' ', 
lolamcnte  furono  date  le  corna  à  Baccho ,  ma  fu  egli  ancora  da  alcu- 
ni Poeti  chiamato  Toro,  perche  finfero  le  fauolc,  che  Gioue  muta- 
to in  fcrpentcgiaccfle  con  IJroferpina  fua  figliuola, la  quale  perciò 
fatta  grauida  partorì  poi  Baccho  in  forma  di  Toro,  onde  apprcflb  de  Baccho  vo.  j 
iCiziceni  la  imagine  fua  fu  con  faccia  di  Toro,  forfè  perche  gli  anti-  fornudi  To- 
chi  beeuano  con  le  corna  de  i  Buoi,  onero  con  vafi  fatti  di  corno,con-  io  • 
ciofia  che  Theopompo  fcriue,  che  in  Epiro  erano  buoi  con  le  cerna 
tanto  grandi,che  fé  ne  facenanoivcifi  intieri  da  bere,a  i  quali  accom-  ^''^,  dicom» 
modauano  di  fopra  all'intorno  della  bocca  chi  vn  cerchio  d'oro ,  &C^  ^^''  ^"^'^^  ' 
chi  d'argento  :  efeguitaprouandopoiperlotcftimoniodi  moki, che 

vfarouo 


3  4<^      Imagini  de  i  Dei 

vrarono  gli  antichi  le  corna  dz  i  buoi  in  vece  di  vafì  per  bere ,  onde  gli 
Theopompo.  Atheniefi  ancora  beeuano  con  certi  vafi  di  argento  Fatti  in  foggia  di 
corni .  Hanno  oltre  di  ciò  voluto  alcuni ,  che  per  le  corna  intendia- 
mo certi  pochi  capelli .  che  da  ambe  le  parte  del  capo  fcendeuano  giù 
cornea  dì  noftri  veggiamo  hauere  i  Sacerdoti  Armeni,  li  quali  poi  fo- 
no rafi  fòpra  la  fronte ,  &  alla  nuca .  E  cosi  vogliono  intender ,  che 
fofl'e  fatta  la  ilatoa  di  Baceho,&  non  che  veramente  hauefl'elc  corna. 
E  dicono  eh?  Lifimaco  Re  fu  perciò  parimente  fatto  con  le  corna, co- 
me fi  vede  in  alcune  fue  medaglie  antiche .  Et  alla  ftatoa  dì  Seleuco , 
che  fu  cognominato  Nicatore,  furono  anco  fattele  corna ,  comerf- 
ferifceSuida,  nongiàperquefto,  ma  perche eflendo  fuggito  vn  To- 
ro da  AlelTandro ,  che  era  poilo  per  facrifìcarlo ,  ei  lo  prefe  per  le  cor- 
na »  &  lo  tenne  fermo .  Che  Baccho  poi  haucfle  k  chiome  lunghe  lo 
moftra  Seneca ,  quando  così  dice , 


Lisimaco  Rè. 

Statua  di  Se 
leu  co. 


Seneca. 


Choro  di 
Ariadna. 


€-atulIo. 

\ 


Scn':!^  vergogna  ?p.irgc  i  lunghi  crini 

Biiccbo  lafc'mo ,  e  molle ,  e  lieuì  Thìrft 
Torta  fcHotendo  con  tremante  mAno , 
Né  fi  Vergogna  andar  con  lento  paffo , 
E  trarfi  dietro  l'ampia ,  e  lunga  Vefie ,. 
Ornata  tutta  di  barbarico  oro , 

Percioche  Io  veftirono  alcuna  volta  di  habito  fcminilc ,  come  lo  fa 
Filoftrato nella Tauola di  Ariadr.a, quando  lo  dipinge , che  vadad 
lei ,  con  bella  vefte ,  porporea ,  lunga ,  e  grande ,  &  coronato  di  rofe , 
Ne  bifognaua  farlo  in  altra  guifa  in  quello  atto  amorofo ,  perche  egli 
andana  per  congiungerfi  amorofamente  con  Ariadna ,  quando  fu  a- 
bandonata  da Thefeo ,  onde  quefti  tutti ,  che quafi  Tempre  erano  con 
lui,  come  femine  ardite ,  e  feroci,  diucrfe  vaghe  Ninfe  ,  Sileni,  Sati- 
ri ,  Siluani ,  &  altri  fìmili  (  li  quali  come  ferine  Strabene,  erano  min'- 
fìri ,  &  feguaci  di  Baccho ,  &  chiamauanfiil  choro  ,  e  la  compagnia 
di  Ariadna,  intagliata  già  in  marmo  bianco  la  Dedalo  in  Creta), 
Jofeguitano  gridando  con  voci  liete,  come  lì  legge  appreflb  di  Ca- 
tullo. 

^ndamno  ftotendo  \  Verùi  Th'rji 
alcuni, alcuni  lefquuriiate  membra 
Del  Vitello  portauano ,  Zina  parte 
Con  ritorti  fcrpenti  fi  cingeua , 
Et  Vna  parte  ne  le  cane  cesie 
Tortando  celebraua  i  bei  mìseri  y 
1  mi  fieri  da  gli  empi  indarno  cerchi  • 
Chi  percoteu4  con  le  aderte  palme 

Jrifo- 


Degli  Antichi.         347 


'<S^ 


*C^     /-w^^//.  i  di  Bdcco ,  &*  della  pompa  .fesie  ,  ^  ceri- 


4. 


4h 


monte  hacchanali  ^(^  Ihabito  delle  7>4cche  ^  o 
Menadi  fue  feguaci ^ftgmficante  che  iifacrifid]  ^^^ 
hacchanali  purgauan  gl'animi  dalle  colpe  y  co-  ^^'^ 
me  li  evir2o  It  purga  da  pen fieri , 


3  4B      Imagini  de  i  Dei 

/  rìfonanti  tìmpani ,  ò  con  verghe 
DÌ  VAtne  facea  iìeue ,  e  pkcolfmno . 
£  ch'i  facetia  l'ar'u  rimbombare 
Con  sìridcuoli  corni ^e  facean  molti 
Be  le  Hrarùcrc  tìbie  vdìf  il  canto . 

C)nefti  erano  quali  tutti  mifleri  dì  Bacche ,  Se  cerimonie ,  clic  vHì- 
uano  nelle  ruefelìe,Ic  quali  da  principio  furono  celebrate  con  pom- 
pa tale .  Era  portata  innanzi  vn'Anfora  di  vino  con  rami  di  vite,  ^ 
Ja  feguitaua  chi  fi  traheua  dietro  vn  capro  :  poi  veniua  chi  portaua_i 
Phallo .     vj^a  cefta  di  noci,&in  vltimo  era  il  Phaliojche  fu  la  imagine  dei  mem- 
bro virile .  Così  la  racconta  Plutarco ,  oue  parla  della  cupidigia  del- 
le ricchezze ,  la  quale  cominciò  a  fprezzarc  quelle  pouerc  cofe  etian- 
dio  ne'  Bacchanali ,  &  introdufle  duo  vafi  d'oro ,  pretiofc  veftij  e  car- 
ri con  mafcherate  fontuofe ,  come  può  vedere  chi  vuole  appreflo  di 
Athenco  ,  chedefcriue  vna  di  quelle  pompe  Bacchanali  ambitiofiflì- 
ma,rapprefentata  già  per  Tolomeo  Filadelfo, perche  il  riferirla  hor'a 
me  non  fcruirebbc  altro  che  di  perdere  tempo.  V/arono  anco  di  por- 
tare  il  cribro  dato  a  Baccho,  e  pofto  tra  le  fue  cofe  facrc;  perche  5  co- 
Cnbro  di  i-nediceSeruio,credcano  gli  antichi  che  gicuafìcrc  molto  i  facramcn- 
'^^  ^'    tidiBacchoallapurgationedeglianimi,&  cheperglifuoifacrimi- 
fterij  così  fofTero  quelli  purgati,  come  fi  purga  il  grano  col  cribro.  Et 
il  Boccaccio  riferifce ,  che  credettero  alcuni ,  che  folle  fatta  quefìa_* 
Vbbiiichez-  purgationene  glihuomini  conia  vbbriachezzajla quale  è  ilSacr^ima- 
zx  facranìcn-  to  di  Baccho ,  perche  palfata ,  che  fia  poi  quefta ,  ò  con  il  vomito ,  ò 
todiBaccho  in  altro  modo,  &  raffettatofi  il  cerucllo,  pare  che  l'animo  fi  habbia 
fcordato  ogni trauaglio ,  &  fpogliatofi  tutti  i  noiofi  penficri  riman- 
ghi lieto  e,  tranquillo,  come  dice  Seneca  ancora, oue  fcriue  della_> 
tranquillità  dcll'anim.o .  Et  hanno  detto  alcuni,cheBaccho  fu  chia- 
Jibero    Pa  niato  Libero  Padre ,  perche  beendo largamente l'huomo  fi  libera  da* 
*^''^^'  penficri  faflidiofi  :  &  parla  più  liberamente  affai,  che  quando  e  So- 

brio .  Ma  fono  fiati  altri,  li  quali  hanno  voluto,  ch'cifolfe  piùtofio 
chiamato  così  dalla  Libertà,  della  quale  fu  creduto  Dio,  perche,^, 
come  ferine  Plutarco ,  ei  combattè  già  aliai  per  qucfia .  Da  che  ven- 
ne ,  che  vfarono  gli  antichi ,  come  dice  Sem  io  fopra  Virgilio,di  met- 
tere nelle  Città  libere,  per  fegno  certo  di  libertà, il  fimulacro  di  Mar- 
fia;  chefuvnode'  Satiri miniftri di  Baccho.  Et  fileggeapprcilb  di 
„  VT  ;  Plinio  i  che  fu  pofiio  in  prigione  Publio  Munatio,  perche  Icuò  dalla-* 
'MaiiJa.  '  ftatoadiMarfia  vna  ghirlanda  di  hori,8c  asciapoftincapo.  DiMar- 
fia  hanno  anco  detto  le  fiiuole ,  ch'ci  fu  fccrticato  da  Apollo ,  perche 
lo  sfidò  a  fonare  hauendo  trouata  la  pina ,  che  fu  gittata  via  da  Mi- 
uerua:  dichcpianfero  tanto  le  Ninfe,  egli  altri  Satiri,  che  fecero 
«OH  h  lagrime  loro  quel  fiume  ^  che  dal  nome  di  lui  fu  detto  ^Jarfia . 

Ma 


i 


D  e  gli  Antichi .        3  4p 


Suxd:t* 


Paufania. 


Ma  la  veriti  fu ,  che  quefto  era  vn'eccclJente  mufico ,  come  rifenfce 
Athcneo  da  Metrodoro ,  ritrouatore  della  piua ,  il  quale  come  fcriue 
Suida ,  vfcito di  cemello  R gittò  nel  fiume ,  &  quiui  affogò ,  che  fu 
pofcia  dal  nome  Tuo  detto  Marfia .  Et  Paufania  ferine,  che  nella  roc- 
ca d'Athene  fu  vn  fimubcrodi  Minerua,  che  batteua  Mar/ìa ,  perche 
haueua  tolto  su  la  piua  gittata  via  da  lei .  Ma  ritornando  alla  vefte^ 
di  Baccho ,  dicono  ch'ella  era  di  donna,  perche  il  troppo  bere  debi- 
lita le  forze ,  &  fa  l'huomo  molle ,  &  eneruato ,  come  femina .  On- 
de Paufania  fcriue ,  cheappreflb  de  gli  Elei  nell'arca  di  Cipfallo  era 
intagliato  Baccho  con  la  barba,  con  refte  lunga  giù  infinoaterrajC 
che  ftando  a  giacere  in  certo  antro  circondato  da  viti ,  de  da  altri  ar- 
bori fmttiferi ,  porgeua  vna  tazza  con  mano .  Leggefi  ancora ,  che-» 
fu  detto  Baccho  Baflareo  da  certa  forte  di  vefte  lunga ,  ch'egli  vfaua ,  BafTareo.^ 
Se  che  vfarono  parimente  iSacerdoti  poi  ne'  fuoi  facrificij  detta  Baf- 
fara ,  da  certo  luoco  della  Lidia  ;  oue  fi  faceua ,  onero  dalle  pelli  delle 
Volpi  chiamate  Biffare  in  Thracia,  che  fi  metteuano  intorno  le  Bac- 
che fuc  feguaci ,  le  quali  perciò  furono  parimente  dette  Baffare.  Me- 
.  nade  etiandio  furono  chiamate ,  che  figniiìca  pazze ,  &  fiiriofe ,  per- 
che nelle  Ciiekile andauano  concapd  fparfi,  &  conThirfiin  mano, 
facendo  atti  da  forfennate,  perrapprefcntare  ciò ,  che  fecero  quelle^ 
fteffe ,  quando  andarono  con  Baccho  già  da  principio ,  allbora  ch?^ 
moftrandofi  tutto  lafciuo , egli hebbe feco quafi  vn'eflfercito  di  valo- 
rofe  femine ,  per  opra  delle  quali ,  mentre  che  fcorreua  tutto  il  mon- 
do oppreife  alcuni  Rè.  Né  {blaméte  delle  pelli  delleVoIpi,  fi  veftiuano 
quelle  femine,  ma  delle  Pantere  ancora  per  lo  più,  ideile  Tign,por- 
tando  in  mano  il  Thirfo ,  e  fpargcndo  le  chiome  al  v^nto ,  le  quali  cin- 
geuano  alle  volte  con  r;hirlande  di  Hedera,&:  alle  volte  di  bianca-» 
Pioppa,  perche  fu  quella  creduta  arbore  infernale,  6:  che  nata  fofTe^ 
SII  le  ripe  di  Acheronte  i  de  perciò  la  dettero  gli  antichi  alle  miniftri.» 
di  Biccho,  perche  tennero  lui  parimente  per  Dio  deirinfemo.  Oa- 
de  come  ho  detto  già  finfero  le  fauole ,  ch'ci  folfe  nato  di  Prcferpìna, 
il  che  è  vero ,  ogiìi  volta ,  che  fotto  il  nome  di  coflui  s'intenda  il  Sole, 
del  quale  diilì  nella  fua  imagine ,  come  tal  bora  ci  Ci  pini  ia  per  Dio  in- 
fernale .  E  nel  mcdefimo  modo ,  ch'io  ho  dilfegnato  le  Bacche ,  fi  fa 
ipcflb  Baccho  ancora ,  come  lo  defcriue  Ciaudiano  j  dicendo  : 
yien  Baccho  allegro ,  coronato ,  e  cinto 

B"  Hedora  trionfai ,  a  cui  le  [palle 

Cuopre  d'Hircana  Tigre  hcrrida  pelle . 

JEgli  dif  vin  poi  madido  col  Thirfo 

Ferma  le  piante ,  e  sì  nel  gir  fata . 
Et  quefto,che  qui  dice  Ciaudiano  del  Thirfb,hanno  detto  altri  del. 
la  Ferola ,  che  Baccho  con  efl;i  C\  va  foftencndoin  pie,  &  l'hanno  pò-  Bacchot 
itainmanoatuttiqucUi,  che  vanno  con  lui.  Picherende  Eufebio      Euitbio. 

la  ra- 


rloppa  arbo- 
re uifemale. 


Ciaudiano. 


Ferola  ckta  i 


Imapini  de  i  Dei 


4^ 


Iwa^wl  di  ^acco  trionfatore  y  0:^  inuentore  del 
Trionfo  ^doppo  hauer  fuperatn  l ìndia  ,  (^  del 
fuo  carro  tirato  da  Tigri ^C^  da  Pantere  con  di- 
uerfe  piante à  lui  f aerate ^tfJ  rnoln  animali  an- 
co ra.  che  lignificano  la  natura  ,  C^  effetti  del 
«vino .  i^T  ebrietk  * 


Cl»-Ì' 


5» 


_*;?', 
m^^-. 


•^j W^^ X  ^ X ^  <^ ^  ^' ^(k^ snk.- ^  <U}i'  ?K)c  ^A)^ «ìA? òiU ^^ ^é:^-^ 


De  gli  Antichi .        351 

Jà  fagionc-tolta  da  Dicdoro,dicendo  che  concio  fofle  cofa  che  gii  da 
principio  beendo  aflai  fi  imbriaca (Tero  gli  huomini ,  &  perciò  comt^» 
forfcnnati ,  e  pazzi  veniflero  fpeffo  d  rumore  infieme ,  &  con-  baftoni 
grofli  e  duri ,  fi  feriflero  ftranamente ,  onde  ne  moriuano  molti ,  Bac- 
cho  perfiiafe  loro ,  che  in  vece  di  duri  legni  portafTero  le  lieui  ferole , 
perche  fc  ben  con  quefì:e  Ci  dauano ,  poi  non  ne  feguitaua  male  a:icu- 
no ,  perche  la  ferola  è  vna  pianta  affai  fimile  alla  canna .  &  perche  le 
foglie  dielTa  fono  gratiUìme  i  gli  Afini ,  fu  dato ,  come  fcriue  Plinio, 
anco  r  Afino  à  quel  Dio ,  di  cui  era  la  ferola .  Oltre  di  ciò  fcriue  Dio- 
doro, cheBaccho  fi  armaua  nelle  guerre,  &  vfauaallevoltc  ancora 
di  metrerfi  intorno  le  pelli  delle  Pantere ,  percioche  non  fu  egli  fem- 
pre  vbbriaco,ma  combattè  fpeffojetanto  valorofamente,chc  fuperò 
molti  Ile ,  come  Licurgo ,  Pentheo ,  &  altri  :  foggiogò  tutta  la  India, 
donde  ritornandofene  vincitore  fopra  ad  vn'Elefante  menò  bel  trion 
fo .   Ne  iì  legge ,  che  dinanzi  à  lui  alcun'altro  hauefle  trionfato  mai 
delle  vinte  guerre ,  &  perciò  à  Bacche ,  come  a  primo  trionfatore  fu 
confecrata  la  Pica,  vcceIIogarulo,e  loquace, perche  nei  trionfi  gri- 
dauaogniunO;&  adogniuno  era  lecito  improuerare ,  a  chitrionfaua 
gli  fuoi  viti) ,  &  gridando  gli  Ci  poteua  dire  ogni  male ,  come  fcriuo 
Suetomo  di  Cefare  Hanno  ancora  gli  antichi  dato  a  quefio  Dio  la  in- 
uentionedeJIe  ghirlande,  fecondo  Plinio, il  qual  dice, che  ei  fu  il 
primo,  chefenefaceflediHedera.  OndeAleflandro  Magno  volen- 
dolo imitare  quando  ritornò  vincitore  dell'India,  fece  che  il  fuo  ef- 
fercito  tutto  fi  coronò  gì Hedera  .  Quella  pianta  fi  data  a  Baccho 
per  molte  ragioni ,  come  ne  hanno  fcritto  molti  ;  Feftò  vuole .  che 
ciò  folfe,  perche  egli  è  così  giouane  fempre,  come  quella  è  fempre 
verde  :  onero  perche ,  come  ella  lega  tutto  ciò ,  a  che  fi  appiglia,  così 
il  vino  lega  le  humane menti.  Plutarco  dice,  che  1  Hedera  ha  in  se 
certa  virtù,  e  forza  occulta,  la  quale  muouel'humana  menti  di  luo- 
co  &  quafi  l'empi  di  furore ,  sì  che  fenza  bere  vino  paiono  pofcia  gli 
huomini  vbbriachi.  La  Hedera  da  i  Greci  è  chiamata  CilTo;  cifiare, 
tirando  le  loro  parole  al  nofì:ro  vfb  di  dire  ,  fignifìca  eHer  dato  alla__# 
Libidine,  &  per  quello  fcriue  Euftachio  che  fu  data  la  Hedera  a  Bac- 
cho per  fcgno  di  libidine,  alla  quale  fono  gli  huomini  incitati  aflai 
dal  vino  j  onde  è  per  prouerbio  antiche,  che  nulla  può  Venere  fenza 
Baccho.  Quando  rende  Macrobioj^a  ragione  del  Thirfo  dato  a  Bac- 
cho, qual'era  vna  hafra  con  vno  acuto  ferro  in  cima ,  attorniata  di 
Hedera,  dice  che,  moftraua  la  Hedera  douere  gli  huomini  coi  lacci 
della  patienza  legare  l'ire,  &  i  furori,  onde  fono  tanto  facili  d  fare 
inale  altrui,  perche  quefì:a  pianta  cinge,  e  lega  ouunquenafce.  Scri- 
ue  Diodoro,  che  chiamauano  quelli  di  Egitto  la  Hedera  pianta  di 
Ofiride ,  e  gliele  confecrarono  come  da  lui  ritrouata ,  e  nelle  fiere  ce- 
rimonie faceuano  più  conto  della  Hedera  (  perche  à  tutte  le  ftagiotìi 

hil4 


Dlodoro. 


Diodoro. 


Trionfo    v- 
troll  a  to    da 
Baccho. 
Pica  data  à 
Baccho . 

Ghirlande 
trouate  da 
Baccho. 
Hedera  per- 
che data  a 
Baccho . 


affo. 


Thi:£c>. 


Diodo«». 


3  52     Imagini  de  i  Dei 

hi  le  foglie  verdi  )  che  delia  vite ,  la  quale  al  tempo  dello  inuerno  lì 
perde .  E  fu  quello  da  gli  antichi  ofTeruato  ne  gli  altri  arbori  ancora, 
cheftanno  verdi  feinprc,  8c  perciò  a  Venere  confecrarono  il  Mirto , 
&  il  Lauro  ad  Apollo .  Né  fu  però  Baccho  coronato  Tempre  di  Me- 
derà roIamente,ma  con  le  foglie  del  Fico  ancora  alle  volte  per  memo- 
ria di  vna  Ninfa,  la  quale hebbe nome  Syca,che  apprcfTo  de  Greci 
vaie  il  medeiìmo ,  che  Fico  appo  noi ,  amata  già  da  lui ,  come  dicono 
le  fauoJe ,  &  mutata  poi  in  quefto  arbore,come  fi  legge  anco  di  CilTo 
fanciullodaluipur'amato,chediuentòpoi  Hedera,&  di  Staphile 
Ninfa  jChemedefimamcnte  fu  cangiata  in  vite,  quando  egli  Tama- 
ua^onde  non  è  marauiglia,regli  furono  pofcia  grate  tutte  queficpiaa- 
tc ,  &  (e  voleua  Tpeffo  hauerne  ghirlande  in  capo  :  oltre  che  delle  mc- 
defìnaegliadornauano  gli  antichi  il  carro ,  lo  feudo ,  le  hafte,  e  glifa- 
ceuano  anco  poi  ghirlande  col  Narcifo  alle  volte,  &  alle  volte  con.» 
molti  altri  diucrfi  fiori ,  come  lo  defcriuono  i  Poeti  ;  &  Diodoro  feri- 
ne ,  che  al  tempo  della  pace  ne  i  giorni  fblenni  Baccho  portaua  belle 
vcftc,  mollijdelicate,c  tutte  dipinte  a  fiori .  £t  a  ragione  fu  fua  pian- 
ta la  vite ,  come  quella  che  più  fi  confà  con  lui  di  alcuna  altra  ;  per- 
che fé  Baccho  mofìrailvino  fprcmuto dalle  vue,che  nafcono  dalle 
viti,cheaItrofì  può  dare  a  coflui,  che  più  gli  fìa  proprio  della  vitej 
Statio .      ^^^  ^^  quale  caufa  Statio  fìnge  il  fuo  carro  copertole  circondato  tutto 
di  vite  quando  dice . 

Qìà  s'aHNÌchrn  à  le  materne  mura 

Baccl}0  col  cano  tutto  cìrccndat'o , 
E  coperto  di  y'ite  :  le  Tantere 
Da  l'Vn  lato  ,  e  da  l altro  Van  con  luì 
E  leccano  le  brìglie ,  e  gli  altri  arnefi 
Df  vino  Ai^erfi  le  Veloci  Tigri . 

©ci  carro  dato  d  Baccho  rende  il  Boccaccio  quella  ragione,  che 
i\  troppo  vino  fafpeflbcosì  aggirare  il  ccrueiloà  gli  huomini ,  come 
fi  aggirano  le  ruote  de*  carri ,  di  che  oltre  alla  proua ,  che  fc  ne  vede 
Tiirsco  Tau-  tuttodì,  fa  anco  fede  certa  nouelletta  aflai  piaceuolc  fcritta  già  da 
lomini  tano .  Timeo  Taurominitano ,  &  riferita  da  Athcreo  nelle  fue  cene ,  di  alcu- 
NouelIa_.  ni  giouani  di  Agrigento  Città  dellaSicilia ,  li  quali  ragunatifì  a  ban- 
^vhh*^'^'  ^^^"*^''^  infieme  in  certa cafa  vniTfera ,  tanto  bcuercno,  &  iir.briaca- 
fòjj^-'^'**      ronfi  di  si  fatta  maniera ,  che  cominciò  loro  i  parere  di  efl'ere  su  vna 
Galea,  laquale  foffe ftranaméte agitata daile  turbate ondL-  del  mare: 
e  così  fi  voltò  loro  il  ceruellojche" anco  il  dì  feguentepcnfauano  tutti 
di  cflcre  in  gran  fortuna  di  mare:  e  temendo  non  forfè  la  Galea  i.\:d:\  f- 
fe  à  fondo ,  gittaronofiiori  dalle  finefrrc  letti ,  tauole ,  banche ,  caflc, 
^  ciòchefitrouarQno  della  mafieritia  ài  cafa, parendo  loro,  chc'l 

nocchiero 


De  gli  Antichi .        353 


m 


^^  -^ 


vis? 


Im^HriedclU  Ihtie  dì  Bacco  ,  dd  moìite  Ti  molo  di 
Ltdìx  delie  7^ acche  p^r  quello  fcnrremi,  (^  dt 
(Joy fari  Tìrrhejiicaftori  di  "linceo  dji  quello  tra^ 
ìKutati  ìnn:)elfirn  per  loro  nvsfiittì jhwfcxnti 
il  n^itìj  ,  gr  peccati  fdv  perder  cilllniomo.  Ì<L 


^§^^ 


raottnc . 


Ci&  «fetta 
Galea . 
Vanceteper 
che  con  Bac- 
cio .. 


>Ja.ue  diKac^ 


lìMxBXO. 


3  54      Imagini  de  i  Dei 

nocchiero  Io  comandafl'e  perallegerirla .  Onde  {Sergenti  della  gi«- 
ititia  non  fapendo ,  che  ciò  fo^e  entrarono  colà  dentro ,  e  trouarono 
tutti  que'  giouanitrattifì  chi  qui,  chi  li  per  terra,  che  niente  fenti- 
11  ano;  Se  hauendogli  tanto fcoffi ,  cheparuerodeftarfìpur'vn  poco , 
dimandarono  loro ,  che  vofcuano  fare  ;  &  eM  rifpofero ,  che'l  traiia- 
glio  del  mare  gli  hauena  fi  forre  ftancati,chc  non  poteuano  più,  gion- 
ta  la  fatica,che  haiieuano  fatta  di  mettere  fuori  di  Nane  le  tante  rob- 
be ,  che  la  caricauano  troppo  :  Scioy  diile  vn  di  Ioro,per  la  gran  pau- 
ra ,  che  ho  hauuta,mi  fono  tirato  qua  Torto  coperta .  QiLelli  Sergen- 
ti voleuano  pure  fargli  rauuedere della  loro  follia ,  ma  vifto  ,  che  per- 
deuano  temjx) ,  fé  ne  andarono ,  hauendo  detto  loro,  che  Ci  guardaf- 
fero all'aucRirc  di  bere  più  di  quello,  che  haucilèro  bifogno.  Eci 
gioiiani  {lupidi  pur^anco;  vi  ringratiamo ,  ditfero  ,&  fé  mai  potia- 
mo vfcire  di  tanta  fortuna,  fegiiitò  vn  di  loro,  &  arriuare  a  fa! u amen- 
to in  porto ,  vi  porremo ,  pofcia  che  faremo  ritornati  alla  patria ,  fri. 
gli  altri  Dei  del  mare ,  riconofcendo  la  fàlute  noftra  da  voi .  Et  durò 
la  buona  vbbriachezza  molti  dì  ronde  quella  cafà-fu  chiamata  fem- 
pre  ] a  Galea .  Era  tirato  il  carro  di  Bacchoda  Tigri ,  &  da  Pantere r 
percheiivinofagli  huomini  feroci,  e  terribili,  come  èia  natura  di 
quefti  animali.  Filoftrato  dice,  che  vanno  le  Pantere  con  Baccho^ 
perche  fono  animalicaldiffirai ,  &  che  leggiermente  faltano ,  come-* 
faceuano  le  Bacche r&  come  (òno  gli  huomini  fouente  rifcaldati  dal 
vino  più  affai,  che  non  è  di  lor  natura.  Etdeicriuela  fua  Nane,  che 
hauefle  la  prora  in  forma  di  Pantera,  &  che  le  fodero  appefi  all'intor- 
no di  fuori  molti  rifonanti  ciembali  :  nel  mezo  era  piantato  vn  lungo 
Tirfo  in  vece  di  arbore ,  alla  cut  cima  erano  attaccate  le  porporee  &t* 
rifplendenti  vele  oueera  teifuto  con  oro  Timolo  monte  deIlaLidia_. , 
&  le  Bacche,  che  quiui  andauano  fcorrendo  ►  Era  quefta  Naue  di  fo- 
pra  tutta  coperta  di  verde  Hedera ,  &  di  Vite  con  bellifiìmc  vue ,  che 
pendeuanoda  verdi  rami ,  &  di  fottodal  più  baffo  fondo  fpicciaua_> 
foori  vn  fonte  di  fuauiffìmo  vino ,  del  quale  beeuano  largamente  tut- 
ti quelli ,  che  erano  quiui .  Così  dipinge  Filoftrato  la  Nane  di  Bac- 
cho ,  nella  tauola,  ch'ei  fa  de'  Corfali  Tirrheni  quali  penfando  di  ha^ 
uer  fitto  vna  buona  preda  di  quefìo  Dio  giouinctto  ancora ,  &  quafi 
fanciullo ,  furono  da  lui  mutati  in  tanti  Delfini,  mentre  che  lo  vole- 
uano condurre  in  parte  druerfa  da  quella ,  oue  egli  domandaua  di  an- 
dare ,  come  ne  racconta  Ouidio  la  fauola interamente,  dicendo  che-* 
Baccho  auiieduto  fi  delTinganno  di  coloro,  fece  fùbito  fermare  la  na- 
ue, &  veniuala  Hedera  in  copia  (i  grande  che  legò  tutti  i  remi ,  &  fi 
diftefeperrarbore,perrantenne,eperlevele,&asè  cinfe  il  capa 
di  verdi  rami  di  vite  con  l'vua  attaccare ,  e  tenendo  il  Thirfoin  mano 
moftroflì  accompagnato  da  Tigri,  da  Pantere,  &  da  Liopardi ,  di  che*" 
que' perfidi  Corfaii  he  bbero  SI  gran  paura,  che  li  gittarono  in  mare. 


De  gli  Antichi.        3  5  5 

oac  furono  poi  Delfini ,  come  ho  detto .  Vedefi  d  tempi  noflri  anco- 
ra quafilamedefimaNaue  fatta  à  belliiEme  ligure  di  Mufaico  in  Ro- 
ma nella  Chiefa  di  Santa  Agnefejchefu  già  tempio  di  Baccho .  Han- 
no detto  le  fauolc  anco  di  coftui  .che  quando  egli  era  fanciullino,  le 
Parche  locinferocon  ferociflìmi  ferpenti ,  che  fenza  offenderlo  pun- 
to gli  andauano  per  lo  petto ,  e  per  la  faccia .  D'onde  venne  poi,  che 
le  Bacche  celebrando  le  fuc  cerimonie  maneggiauano  gli  ferpenti,  se-  rlutarcOo 
za  Mentirne  alcuna  offefa,  come  fcriue  Plutarco  nella  vita  di  AleflTan- 
dro,  quando  parla  di  Olimpia  fua  madre  5  alla  quale  parue  ài  eilere^ 
fiata  fatta  grauida  da  vn  ferpente  :  il  che  fu  creduto  anco  dalla  ma- 
dre di  Scipione ,  fecondo  che  riferifce  il  medefimo  Plutarco ,  perche 
fu  vifta  yna  gran  bifcia  entrarle  fouente  in  camera.  Della  cerimonia, 
ch'io  diffidi  maneggiare  i  Serpenti,  intefe  Catullo,  quando  deimi- 
niftri ,  e  feguaci  di  Baccho  dille,  che  alcuni  fi  cingeuano  con  ferpenti: 
sìcomemoftròvn'altramifteriofa  cerimonia  ancora, dicendo  che^ 
portaaano  alcuni  le  membra  dello  fquarciato  giouenco.  Imperochc 
fi  legge  che  Pcr.theo  Re  ài  Thebe  fu  fprezzatoredi  Baccho  y  2c  dello 
fue cerimonie , ne  vokuache  follerò  celebrate  in  modo  alcuno, di  ^^^"''ofq«^ 
cheegli  così  fi  vendicò ,  chealla  madredi  lui ,  &  alle  altre  femine  ,  ^^j.^^"^-  ^^ 
che  celebrauano  le  fefte  bacchanali ,  Io  fece  parere  vn  giouenco,  oue-  ^j  Baccho . 
ro  vn  cinghiale ,  come  dice  Ouidio ,  che  venuto  fofle  a  turbare  le  fa- 
cre  cerimonie; onde  gli  furono  intorno  fubito  tutte,&  lo  Iquarciarono 
inpezzi,  li  quali  portarono  poi  in  mano,  mentre  che  furiofamentc 
andauano  fcorrendo  liete  della  vendetta  :  bc  per  menx)ria  di  qucfio 
fbleuano  le  Bacche  alle  volte  nelle  fciìc  del  lor  Dio  ftracciare  vn  vitel 
lo ,  e  portarfène  ciafchcduna  vno  de'/lracciati  membri .  La  quale  co- 
fa  fi  potrebbe  forfè  dire ,  che  foflCe  fatta  per  rapprefentare  quello ,  che 
raccontano  le  fauole ,  che  (ì^cq  Tifone  con  icompagni<liOfiri,perchc  Ofìri . 
queftiera  in  Egitto  quel, che  fu  Baccho  apprciTo  de  i  Greci:  onde  Ti- 
bullo a  lui  da  tutto  quello ,  che  già  habbiamo  detto  di  fiacche ,  &  lo  Tibullo . 
defcriuccosì ,  dicendo  i 

il  primo ,  che  l'aratro  -vnqua  fuceffe 

Ofirì  fu  3  e  il  primo  che  moslrajje 

Come  ia  terra  a  coltìuar  s'hauejje* 
£  come  quella  poi  fi  feminajje 

Mojirò  puf  anco ,  e  quando  ì  dolci  frutti 

Ne  l'arbor  fconefciuto  llmom  tronaffe . 
impararono  già  da  coHui  tutù 

Gli  altri  di  ìnaritar  la  debil  ytte 

kAI  palo ,  accio  che  meglio  pofcia  frntti^ 
£  di  tagliar  que'  rami  onde  impedite 

Son  U  foY"^  à  la  pianta  di  produrre 

Za  l'z/HC 


3  5<^       Imagini  de  i  Dei 

VVHe  cotanto  da  mortai  gradite  * 
Terche  di  quefie  al  tempo  fuo  mature 

Spremono  i  ro'^i  piedi  il  dolce  fucco , 
^  Come  injcgr.ò  di  fare  Ofiri  pure . 

'  -E  dopò  per  alcuni  verfi  fcgiiita  cosi , 

In  te  mai  non  fi  Vede  fogno  Ofiri 

Di  meftitia,e  da  le  ftan  lunge  fempre 

I  pcnfier  trìfii ,  il  pianto ,  <&  i  fojpirl  • 
Ma  bel  choro  Cantando  in  liete  tempre 

Tuttauia  t'accompagna  ouunqua  Vai  y 

Si  eh' amor, giocose  rifa  è  teca  fempre. 
Tu  fti  ornato  di  bei  fiori  ,&  hai 

La  fronte  cinta  d' Mederà,  e  dorata 

Vesiejch'à  terra  va ,  dietro  ti  trahi» 
Di  porpora  tal'hcr  ancho  t'è  data, 

E  t'accompcgna  con  foauc  fmno 

La  cuna  Thibia  j  e  la  Cefìa  ingo7/ibratx 
De'  mifierij ,  ch'occulti  fempre  foìio . 

Ollri  in  for-  Trouafi  qiiefto  Ofiri  fatto  alle  volte  da  gli  Egitti]  in  forma  di  fpaf- 
nia  di  fpac-  uiere  ,  Yccello ,  che  vi  vede  benifTinio ,  e  vola  velocillìmamente ,  co- 
mete ►  j^-,£  f^  ^j^j.Q  jj  5qj^  ^  ^j  ^^j  ^g j j  gj.^  imagiiie .  Onde  più  fouente  anco  Io 

fecero  pur"in  Egitto ,  come  ferine  Plutarco ,  in  forma  di  huomo ,  che 
ha  il  membro  naturale  dritto  &  vn  panno  rodo  intorno .  Diche  reri- 
derò la  ragione  poco  ài  fotte ,  quando  metterò  mano  a  Priapo ,  che 
^  .^  .^  fu  parte ,  e  mtmbro  di  Ofiri .  Perche  di  coAui  fi  legge ,  che  Tifone 
e^j^4nam^'  filo  fratello  ;  hauendo  fatto  vna  congiura  di  molti  lontra  di  lui ,  l'vc- 
cife,e  fattolo  in  molti  pezzi,  lo  difiribiiì  tutto  fra' congiurati  j  dal 
membro  virile  in  fuori ,  che  non  volle  alcun  di  loro ,  &  fu  perciò  git- 
tato  nel  Nilo ,  che  fé  lo  portò  via .  Ifide  fu  a  moglie  addolorata  per  la 
perdita  del  marito  :,  di  cui  non  fapeua  che  diuenuto  folle ,  &  Thaucua 
cercato  già  buona  pezza,  fubito  che  qucfio  intefe,  andò  centra  Tifo- 
ne,  Se  lo  vinfe ,  e  recuperò  da'  congiurati  le  membra  partite  icfra  dì 
loro  5  le  quali ripofc  tutte infieme  ordinatamente,  e  non  vi  trouanco 
quello ,  che  fu  gittato  nel  Nilo ,  ne  fu  dolente  fuor  di  modo ,  &:  ordi- 
nò, che  nell'auenire,  la  imagincfua  fofle  riuerita,&:  adorata  con-i 
molte  cerimonie ,  comic  fu  poi  fempre  fotto  il  nonìe  ài  Priapo  .  E  per 
Cerrmnmii^  memoria  di  tutto  quefto  ordinò  anco ,  che  ogni  anno  a  certo  tempo 
di  Oiìci,,  con  foknne  cerim;onia  piangendo,  &  lamentandofi  fi  andaffe  cercau- 
do  Ofiri ,  6:  indi à poco  (ì  facefle  poi  fefta ,  con  allegrezza  grande , 
portando  in  volta  confolennità  vn  bel  finciullo,  che  rappreièntalfe 
Ofirf già  trouato .  Onde ,  perche  quefla  cerimonia  fi  rinouaua  ogni 
aiuiOi Lucano  difib  di  colluiiCh'ei  non  era  cercato  mai  tanto,  che  ba.- 

ilafle. 


^tr^< 


<M^ 


Degli  Antichi.,  ì      359 


4U 

«Ili 
4M 


Imagine  di  Horo  Dio  delit  Egltt.ij^che  è  Priapo,  ^  ^s$^ 

Ijitcco  a?Kora ,  //  quale  rutene  iìitefo  per  Lt^..  ^-I^* 

ruirtìd.  fcmwaky  ^  per  il  SgIc 5  co?t  ildfpmo  ^|o- 

d€l  Dtfco  fì^^nificante  /a  rotondità  del  mondo  ,  ^^p 

cheruìe-fje  d.tl  Sole  illuminato  :(^  à  cut  il  So-  «^IflS-' 

le  infiuifce  la  virià  fàa  .  ^r^I?^ 


3(5o     Imagini  de  i  Dei 

pezzi,  così  difTero  f  Greci,  che  i  Titani  fecero  il  medcfìmo  di  Baccho. 
Etqueftoeracli'iodiili, che  raprefentauano  forfè  le  Bacche  con  le 
Baccho  sbra-  "^°^^^^  ^^^^^  fqiiarciato  vitello.  Ma  che  Baccho  foffe  vccifo  da'  Ti- 
naco .  tafjii  fotto  ìa  pezzi,  e  cotto ,  &  di  noiio  poi  ritornato  in  fìeme  e  tinto 

di(  g- ilo ,  perche  pia  nonfb^lè  conofciiitOj  còme  riferifae  Snida ,  figni- 
ffta  che  le  viie  fono  pelle ,  e  tutte  rotte  da'  Contadini,  che  ne  fpremo- 
ap  ilvino ,  il  quale  bolle  purgando^  ne  i  gran  vafT  non  folamente  di 
tógno ,  madi  pietra  a iicora,  e  talhora  di  gefifo ,  &  parequafi  cuocer- 
io,e  Io  cuocono  anco  alcanijcome  che  cofì  pofda  Ci  conferui  meglio; 
&fonodopòripofì:einfiemele  ftiacciate  membra ,  perche  la  vite  al 
tempofuo  riproduce  le  vae  intere.  Oltredi  ciò,  perche  Baccho  era 
ahco.credtito  da  alcuni  de  gli  antichi  effere  quella  virtù  occulta,  che 
d'tuctele  piante  dà  forza  di  produrre  gii  maturi  frutti,  fcriue  Hero- 
Bnccho-  cDiì;  doto,  cheegiif.1  Nume  famigliare  alle  Dee  Eleu(Ine,&  che  andaua. 
le  Dee  ^ku^  fp'-flo  con  loro  ►  Quefte  erano,  come  dilli  gid,Cérere,&Proferpina,, 
*"^^  •■  le  quali  erano  credute  fare ,  che  lo  fparfo  lème  germoglia fle  .  Et  leg- 

geli  appreflo  di  Paufania  parimente ,  che  gli  Atheniefì  haueuano  nell 
,     tempiodi  Cerere  fri  gli  altri  fimulacri  quel  di  Baccho  ancora,  il  qua- 
^'^  "^^^^     le  porgeua  con  mano  vn'ardenre  face .  Onde  Porfiriodiceua ,  {econ- 
docheriferifceEufebio, chea Bacchoerano fattele  corna,  &  lo  ve- 
fliuanoda  femina ,  permoftrar,  che  nel  le  piante  fono  ambe  le  virtù: 
dimafchio,  &.di  femina,*  e  ben  che  fi  legga  della  Palma,  che  ha  l'v- 
no-,  e  l'altra,  &  che  malamente  produce,  fé  non  fono-ambe  accorto- 
infìeme;  nondimeno  fi  vede,  che  generalmente  ogni  pianta  produce 
Ì£  foglie ,  e  i  frutti  da  sé ,  lenza  che  altra  le  congiunga ,  il  che  non  è  de 
gli  aiiimali, perche  queftinon  ponno  generare, fé  non  fi  congiungono 
infieme  il  mafchio  ,  &  la  femina.    Da  che  venne  forfè,  che  le  fauole 
fingefleroPriapo  eflèr  nato  di  Baccho ,  per  mortrarela  intera  virtù  fe- 
minale ,  che  piglia  fuaforzadaì  Sole ,  così  nelle  piante ,  e  nelle  altre 
Gofe  prodotte  dalla  terra .  La  quale  cofa  fu  anco  intefa  nella  imagine- 
di  Ofiri,  che  io  difegnai  poco  di  fopra  ,.moftrando  il  panno  roffojche 
haueua  intorno ,  quel  celcfte  calore ,  qual  dà  forza  al  feme  Rn  nelle 
5;uiviav.     "^ifcere  della  terra .  Et  Suida  fcriue  ,  che  Priapoè  il  medefimo  che: 
Prjapo,.     Baccho ,  il  quale  in  Egitto  erachiamato  Horo ,  la  cui  imagme  era  iti' 
forma  di  giouime,  che  tiene  vnofcettro  con  ladeflra ,  come  ch'ei  (la. 
Signore  di  ciò,che  ci  nafcein  quefìomondo,&  con  lafiniftrail  mem- 
bro naturale  dritto,  e  diftefo ,  perche  la  occulta  virtù,  fcminale  viene 
daluii  hàIeali,permoftrarequantoeifiaveloce,egIi  ftdà  canto  il 
difco ,  che  era  certa  cofa  larga ,  fchicciata ,  e  rotonda  fatta  di  pietraio 
dimetallo,  con  la  quale  fi  efiercitauano  gli  antichi  gettandola  in  al- 
to, e  moftrauaquiui  la  rotondità  dell' vniuerfo  ;  perche  il  Sale,  che 
di  lui  s'intende ,  per  gii  tre.ch'io  dilli,  circonda  il  mondo.  Erper 
iELorcrare  quanto  fo.ilerQ  Baccho ^  de  Priapo  conformi  infieme ,  ò  for- 


De  gli  Antichi.        357 

*^,  ^'i¥z  *o*  (?fVj  '■."'n<i  ff;*)  !?o»i  4*/)*,  '^*<»<*i  ■^w>»ì  <?n<»s  c^-(p-  .-1.-**,  i-r;*s  ^  c=?)^  c^  '?m,  ??(>?  <?ìH-^  - 


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Imagini  di  Tifone  fratel  d'Ofiri ,  <ìr  «fi  Horo  figliuole  d' Ofirl , 
f  ^ee  B,«f/;o  appo  i  Greci ,  ^«^/  Moro  fiiperò  il  detto  Tifo- 
ncybcrichc  in  Crocodilo  traìnutato  ;  con  l'H ippopotamo ,  & 
Sparamcre  bicrogUfici  denotanti  la  uirtà  ccnéattentey& 
rsfisìentealmalei&  ch'alfine  io  fupera  tionculca, , 


^.<K)^  «*0^  ^  'W*'  o()^  >s4?  <J>A^  «s^;  ^l^  'A^  nk'  t-/À;  5^^  q^i?  <^  <^  ?^:  <5»ó^  snk-  Ci- 

t    3 


lucano 
Horo. 


Tifo.i 


Biaiona. 


358      Imagini  de  i  Dei 

ibfle .  Et  di  Horo  auuenc  quafi  anco  il  medefimo ,  che  Ifide  fua  ma- 
die lo  pianfe  vn  pezzo  penfanc^.o  di  hauedo  perduto ,  ma  pure  lo  ri- 
trouò  poi,  &funne  molto  allegra.  Percoftui,che  fu  parimente  a- 
tiorato in Eggito , alcuni ,  come  Macrobio ,  hanno  voluto  intendere 
il  Sole ,  &  c!:e  da  lui  fiano  ftate  dette  Hore  quelle  piccole  parte  del  té- 
vo ,  che  mifurano  il  dì .  Et  alcuni  altri  hanno  intefo  il  mondo .  Era 
il  fuo  fìmulacro  di  giouane,  che  tencua  con  l' vna  mano  le  parti  vergo- 
gnofe  di  Tifone ,  perche  fi  legge  ch'ci  lo  vinfe  i  ne  lo  vccife  già  ,  ma_-» 
ben  refe  vano  ogni  Tuo  potere,  ancora  che  mutato  in  Crocodilo  fug- 
gifledalui.  Onde  fu  vna  legge  in  Apollinopoli  Città  dello  Egitto, 
la  quale  comandaua ,  che  non  fofle  hauuto  rifpetto  alcuno  à  Croco- 
dili ,  magli  cacciailcognnno ,  &  ne  ammazzale  più  che  poteua ,  cj 
tutti  queUi,  ch'erano  prelì,  e  morti,  erano  pofti  dinanzi  del  tempio 
di  Horo .  Di  Tifone  finferc  le  fauole ,  come  recita  Apollodoro,  ch'ei 
foflc  generato  dalla  Terra ,  a  vendetta  de'  Giganti  ammazzati  già  da 
i  Dei  del  Cielo  .  Egli  era  di  due  nature ,  humana ,  e  beftiale .  Onde 
Platone  parimente  nel  Fedro  lo  chiamaua  bcftia  di  molte  nature ,  ar- 
dente e  furiofo  ;  &  auanzaua  di  grandezza  di  corpo,&:  di  forza  quan- 
ti fodero  mai  nati  dalla  terra .  Il  di  fopra  era  in  forma  di  huomo  tut- 
to coperto  di  penne  tanto  grande ,  &  alto ,  che  andana  fopra  d  tutti 
i più  alti  monti, e  toccauafouente col  capo  le  ftelle,  &  difendendo 
le  braccia  arriuaua  con  l'vna  mano  all'Occidete ,  e  co  Taltra  all'Orié- 
te ,  &:  Cu  quella ,  &  da  qiicfta  vfciiiano  cento  ferpenti,  cheporgeuano 
le  tefue  innanzi .  Le  gambe  erano  ferpenti,  che  ne  haueuano  de  gli  al- 
tri attorno ,  quali  andauano  auuolgendofi  su  pel  terribile  corpo  tan- 
to ,  chearriuauano  all'alto  capo ,  qual  copriuano  horridi ,  e  fqualidi 
crini  3  chependeuano  giù  per  io  collo ,  &  perle  fpalle ,  e  tale  era  anco 
la  barba ,  che  difcendeua  dal  gran  mento  fopra  l'ampio  petto  :  gli  oc- 
chi erano  terribili,e  sfauilJauano,come  fodero  flati  di  fuoco,&la  lar- 
ga becca  verfaua  parimente  ardentifiìme  fiamme .  Di  coflui  hebbe- 
ro  tanta  paura  i  Dei  Celefli  >  perch'ei  fi  era  voltato  contra  di  loro,git- 
tando  pietre  infocate  vcrfo  il  Ciclo ,  che  fuggirono  in  Egitto,  né  qui 
iì  tenero  ficuri  prima ,  che  fofìero  mutati  in  diuerfi  animali ,  comedi 
molti  ho  già  detto  nelle  imagini  fin  qui  fegnate.  Ma  pure  fu  vinto 
alla  fine  da  Gioue, fecondo  Apollodoro;  onero, come  altri  hanno 
voluto,  ch'io  didì  poco  di  fopra,  da  Horo  il  quale  fé  bene  hebbe  no- 
me dm  rfo  fu  però  il  medefimo  che  Ofiri .  Onde  in  Hermipoli  Città 
dello  Egitto  fKciiano  l'Hippopotamo  con  vn  Sparuiere ,  che  io  com- 
batteja  filandogli  fopra ,  e  per  quello  intendeuano  Tifone  imaginedi 
tutto  il  male,  che  viene  dalla  terra,  &  per  queflo  la  virtù  che  gli  re- 
fifte ,  e  rende  vano  ogni  fuo  furiofo  impeto  moftrata  per  Ofiri ,  onero 
Horo  che  fono  perciò  il  Sole,fi  come  per  altre  ragioni  furono  Bacche, 
per  le  quali  come  di  Oiìri  fu  detto  in  Egitto,  che  Tifone  Io  tagliò  in 

pez2  Ì5 


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dr»  ^ae/t^^ 


De  gli  Antichi  ;        3(?3 

Dimmi  con  che  arte  fai  tacche  ti  Volt 

Ogni  bel  giouinetto  fi  gran  bene, 

£  quanto  può  tiriuerifce,  e  cole  ? 
No«  fcì  già  bello ,  &  hai  di  fquallor  piene 

Vinculte  chioìne ,  e  barba  rabbuffata , 

Che  fami  ogn'vno  dunque  donde  viene  f 
Tii  cesi  nudo  vai  ^  l'agghiacciata 

Staggion  del  freddo  Inuerno  com'ai  Sole 

Be  la  rouente  fiate  ìnarficciata . 
Furono  tutte  quesìe  mie  parole, 

J2  mi  rifpofe  con  la  falce  in  man» 

Così  di  Baccho  la  rufiica  prole . 

Io  veftironoalle  volte  ancora  convnpannojch'citcneiia  raccol- 
to con  mano,&  portaua  nel  grembo  frutti  di  ogni  forte.  E  gli  fece- 
ro ghirlande  di  tutto  quello,che  nafceua  ne  gli  horti,alla  guardia  de' 
quali  fi  iì:aua  con  vna  lunga  canna  su  la  teila  per  ifpauentare  gli  vc- 
celIijSÌ  come  minacciaua  col  gran  Menchione ,  che  tencua  con  mano 
i  chi  folfe  andato  per  inuolare  alcuna  di  quelle  colè,  che  da  lui  era- 
no guardate.  Onde  Horatio j quando  Yuole  defcriuerlo,così  lo  fi 
dire  di  fé  medefimo .  Hpratìo. 

Vn  tronco  fui  di  fico ,  ch'a  niente 

Totea  feruir  già  quando  il  fabro  m'hebbe , 

Che  dubiofo  lo  fece  fiar  fouente , 
Terche  non  sa  che  farne ,  &  hor  vorrebbe 

Vederne  fatto  qualche  fcanno ,  penfx 

Che  far  Vriapo  ajjai  meglio  farebbe  » 
v/i  qaesìo  firifolue,  e  fi  difpenfa 

Uoprafuayche  me  faich'el  Biefon  fiato 

Toi  d  i  ladri,  e  a  gli  augei  di  tema  immenfa, 
Teroche ,  della  incurua  falce  armato 

La  deftra ,  porgo  à  i  ladri  ajJai  ^auento  , 

E  col  membro ,  onde  ognun  di  voi  è  nato , 
La  canna  poi  eli  in  tefìa  hauer  mi  fento 

T'untata ,  fa ,  ch'ogni  importuno  augello 

Eugge  da  gli  horti  ratto  come  vento . 

Potrailì  fare  anco  talhoral'Afìno  con  Priapo,perche  glielo  iacrl* 
fìcorono  gli  Antichi ,  come  vittimai  lui  propria  ,ò  per  la  fimiglian- 
2a,ch'era  fra  loro  del  gran  membro ,  fecondo  che  riferifce  Lattanrio; 
ouero  per  rodio,che  portaua  colui  à  quella  beftiajpcrche  l'Afino  di 
Sileno  con  l'importuno  fuo  raggiare  gli  difturbò  il  piacere  .  ch'ei  S. 

~^  "         apparse- 


554      Imagini  de  i  Dei 

apparecchiaua  di  cogliere  di  Vefta  già  vna  voltaiche  la  trono  addor- 
mentata in  certa  fcfb  della  gran  Madrc,come  racconta  la  fauolari- 
feritada  Oaidio  ;  onero  perche  come  pongono  quelli  y  che  fcriuono 
<3ellefì:elle  del  CicIo,fràie  quali  due  nel  fcgno  dd  Granchio  furono 
dette  Afinclli ,  vn'Ailno  inruperbiio  già  per  la  faucllahiimanajdata- 
gli  da  Bacche  in  premio  di  hauerlo  portatooltreà  coito  fìumc,ven- 
neicontefa  con  Priapo  d'ella  grandezza  der  membro  naturale,  &  lo 
'vinrc,ma con fuo gran iiTimo  danno, perche  Priapo  /"degnato  di  ciò 
rvccife:  &  forfè  che  inmtarciiocjaeitodapoi  gli  antichi,  (acrifìcando- 
glil'Afino.  In  Egitto, -quando  voleuano  moftrare  quefto  Dio  ne* 
Becco  per  loro  facri  legni, faceuano  vn  Becco,perche  fi  legge  di qii^flo  animale , 
Tiiapo.  ^j^g  j^^^Q  ^  j  ^j.<.^ ^,v  fQ.]^.nicn.ie comincia  à  moiìtarc:,  &  è  apparecchia- 

to al  coito  quafì  fcmprc  s  onde  non  è  marauiglia  j  che  per  lui  fofle 
moftrato  il  membro,  che  fi  adopra  al  gcnerarejadorato  d.i  gli  antichi 
fotto  il  nome  diPriàpo .  li  col  liicddimo  animale  fu  anco  moftrato 
Buccho  alle  volte  :  perche  trouafi  ch'egli  fi  cangiò  in  qucfto,  quando 

A    Uodoro .  "^^'^  »^^  '^^^^  ^^^  '^^'cS'  dalie ii>ani  di  Tifone  in  Egitto .  Apollodoro 

^  *  icriue^cht Gioue  mutò  Baccho  ancor fanciullino  in  ciiprctto  per  na- 

fconderloda  Giunone,^  che  lo  mandò  per  Mercurio  alle  Ninfe  anu- 

Capro  (latto  drirCj^  perciò  fu  iì Capro  pei  Tempre  vittima  n-.olto  grata  à  Baccho; 

-à  Baccho*  ò  pi-^t  fii  forfè  perche  quella  bclha  è  grandemente  noceuole  alle  viti. 
Oltre  di  ciò  fi  lcgge,che  fu  pofto  taihora  in  mano  à  Baccho  vno  fcet- 
tro  col  membro  virile  incima,chcmoftrauaforfeiI  commune  pote- 
re.chc  haueua  Priapo  con  iui,beiK:he  ne  rendono  alcuni  certa  altra-» 
ragione  così  poco  honelta^che  non  mi  pare  dì  douerla  dire ,  fé  bene  la 
rifcrifce  l'interprete  della  prnna  orationc  di  Gregorio  Nazianzeno 

Gregorio Na  centra  Giuliano  Apoftata  ,  &  l'accnna  anco  Theodonto  Vtfcouo 

z  ianzeno .  Cirenfe .  Ma  dirò  pm  tofro  che  la  forma  del  membro  detto  gii  tan- 
te volte  apparue  in  caladi  Trtr^quinio  Prifco  fui  focolare ,  come  reci- 
tano lehiftorie,d'onde  vnafeniadvlla  iuamtoglie  detta  Ocrifia ,  che 
quiui  era  ftataaffifa^feneieuograuida di  vn^lglluolo  ch'ella  partorì 
poi  al  fuo  tempo  &  fu  allenato  con  diligenza  grande^conx-  ch'ci  fof- 
fe  ftato  conceputodel  femedel  Lare  Dio  domdtico ,  e  perciò  haucffe 
da  elfere  grande  huomo,come  fu,ch'.  fu  Rè  de'  Romani  detto  Scruio 
lare .  fy  jiq  ^  £j.^  ]i  LarCjOuero  i  Lari,pcrche  erano  n.olti,  certi  Dei ,  ò  più 
tofto  Demoni), adorati  da  gliantichiiieiJe  proprie  caft,  cerne  culìcdi 
di  quelle,in  certo  luoco  a  quello  deputato  oltre  al  focolare,  del  quale 
dilììgià,che  per  ciò  era  detto  Larario  ,ou'erano  anco  delle  altre  ima- 
Lampridio  S^'^^'*-'^"^^  ^  ^^gg-  apprelTo  di  Lampridio  che  Alelfa ndro  Imperado- 
'  rediRomahebbedue  Lararij.  WelPvno,che  era  il  ma<^giore ,  tencua 
Apollonio,AbramO;6<:  Orfeo,&  haueuaneH'altrOjCheerail  minore. 
Cicerone  ,&  Virgilio.  Ne  erano  i  Lari  cuftodi  delle  priuate  cafe  fola- 
Tibullo,  mente  ma  di  tutta  la  Cittade  anchora,if^  de  i  cam^pi  ctiandio  fuor:  al- 
la Vilja,come  moftra  Tibullo,quuado  dice .  i'r 


Cerimonia 
de  Bacciia- 
nali. 

Phallofori^r 


Herodota  - 


Priap©-» 


Degli  Antichi^       ^6ì 

Icànco  vna  mcdefima  cofa  >  vfaronogli  antichi  nelle  fefte  Bacchana- 
li  di  portare  al  collo  la  figura  delmerabro  virile  fatta  del  legno  del  fi- 
co ,  &  chiamata  da  loro  Phallo ,  la  quale  fecero  anco  dapoi  di  c.ioio 
roflfo ,  come  riferifce  Snida  «  &  attaccatafela  dinanzi  tra  le  cofcie  an- 
dauano  eoa  quefta  faltando  in  honoredi  Baccho,  &  erano  dimandati 
allhora  Phallofori .  Si  coprii?  ana anco  la  faccia  con  ibttiliiilme  fcor- 
ze  di  arbore ,  ò  con  qualche  pelle ,  &  fi  cingeuano  il  capo  di  Mederà , 
òdi  Viole.  Herodoto  ferine,  che  in  vecediquefèo  fu  trouato  da  gli 
Egitti)  di  farealcune  piccole  ftatoe ,  lunge  vn  cubito  folamente ,  col 
membro  naturale  diflefo,  e  grande  quafi  più  di  tutto  il  corpo^  le  qua- 
li portauano  le  donne  in  volta  deerti  tempi  per  gli  VillaggijSÙ  certi 
piccoli  carretti  fatti  a  pofta  perquefto ,  con  le  pine  innanzi  cantan- 
do in  honoredi  Baccho.  Et  il  medefimo  fecero  poi  anco  le  Donne 
Romane  cht  portarono  quefto membro  in  volta  confolenne  pompa, 
&  per  lui  furono  ordinate  molte  cerimonie ,  le  quali  taccio  per  degni  - 
rifpetti ,  oltre  che  di  nulla  feruono  a  difegnare  la  ìmagine  di  Priapo  > 
che  fu  di  fanciullo  grò  fio,  brutto,  e  mal  fatto  con  la  infègna  virile 
grande  ,  quanto  tutto  il  reflo  del  corpo  fìmile  alle  piccole  flatoe, 
£h'iodifIìpurmò,come  ledefcriucanco  S"uida,il quale dice,che  Giu- 
none toccando  il  ventre  a  Venere  lo  fece  nafcere  tale  per  difpetto  di 
Gioue  fuo  marito ,  che  ne  l'haueua  ingrauidata ,  benché  fi  legga  an- 
cora ,  che  Baccho  fu  padre  di  Priapo ,  come  ho  detto  di  fopra ,  &  che 
riferifce Theodorito,if  quale  di  ciò  rende  la  ragione  dicendo, che 
per  Venere  s'intende  il  piacere  lafduo ,  Si  per  Baccho  il  calore  del  vi- 
no beuuto  fenza  mifura  ,  &  che  quando  quefli  dinerfi  fi  congiungo- 
no infieme  ,ne  nafce  Priapo ,  perche  tale  Ci  lena  ,3i  Ci  fi  vedere ,  che 
giaceua  prima, né  fi  fapena  forfè  che  vi  folle .  Simile  à  cofani ,  anzi 
pure  il  medefimo ,  fu  il  Dio  Murino ,  che  filando  afiìfo  moftraua  pa- 
rimente il  gran  membro, &  andauano  le  nouelle  fpofe  prima,  che  ac* 
compagnarfi  con  lo  fpofo ,  d  lèdergli  in  grembo  con  folenne  cerimo- 
nia, volendo  moftrare  in  quel  modo  di  dare  d  colui  il  primo  fiore  del- 
i  .1  virginità  j come  fcriileVarrone ,  Se  i'hà  riferito  Latiar.tio ,  e  San- 
oAgoftino  nella  Città  di  Dio.  Fa  anco  Priapo  detto  da  gli  antichi 
;)io  de  gli  horti,  e  fatto  perciò  informa  di  Iiuomo  con  barba, e  chio- 
,.ia  rabbuffata ,  tutto  nudo ,  &  che  nella  deilra  habbia  vna  torta  fal- 
ce, come  lo  defcriuc  Tibullo ,  fingendo  dimandargli ,  o;ide  fia ,  che  i  Tibalio  .. 
giouinetti  belli  amino  lui  non  punto  bello ,,  né  ornato,  'oc  dice  cosi  d- 
sando  i  fuoi  verfi  in  lingua  noilra  ^ 

Deh  fc  tu  -poffi  hjiuer  amo  Tr'hips 

Ombro  fi  tetti  sì  che  muCjò  Sole 

N'On  ixcnga  vnqua.  à  toccarti  il  nudo  cap&r 

Dhnmì 


Mutino  Dio». 


Varro:^e. 
Latcant.o. 
S.  As^oiCiìO  - 
Dio  de  crii^ 


3  6  2      Imaginì  de  ì  D  ei 


'*ÙWf    ìmAgme  di  Priap»  IJio  delti  Hortt,is'  deimem- 


SI* 


uro  r-^nile  ,^  dell' A  fino  ^^  dd  Tìecco  à  lui 
/aerati ,  efferido  tntefo  per  U  njtrtù>  femimle  o  ^|* 
general  tua .  e  Dìo  punitore  de  Ladri  s  &*  del  |f^J* 
furto  fignificato  nella  falce  y  (^  li  animali  fo-  ^W^ 
no  fegno  di  potente  generatìone 


^^^r^'^^^^r^^f^^^r^^l^^^r^-^^fi^^^ 


C^kl^' 


c-trt  ^i^Q^yy 


0'l^K 


•4(m  C/UArf* 


De  gli  Antichi.        ^6$ 


4. 


J^..i^-)     Imagwi  de  L'i  Del  Larì^^cioecufìodi  delle  p  rinate^ 

S'icn  caft  5  ^  delle  panico  Uri  Città  ^'zs^  inuesììM- 
"''tj  '''  '"^  t  • 

^^■^  tori  de  fatti  humxni  ^  onero  Dei  rjoceuoli  s  ^ 

^f-?^  /W4^/«f  delh  Dei  Tc/iati  ^  e^*  bieroglipco  loro^ 

%^-  dinotanti  ancora  loro  Dei  familiari y(e/  etisia- 

"^'X  ^ì  d^^l^  Città  y  ft)  cafè  de  pr liuti* 


!5* 


Lari. 


3  66       Imagini  de  i  Dei 

St  vai  Lari  cuHodì  pa,  de'  ricchi, 

lior  de"  peneri  campì ,  i  voHri  d»m 
^ccetLitCt  c'humìl  vi  porgo ,  efAcro  • 

FigurcofiTer  Onde  furono  adorati  fouente  sii  i  crocicchi  delle  vie ,  oue  appende- 
va i  Lan.  ^j^j^^^  j^^^Q  incertidì  alcune  palle,&  figurettcdi  lanajquelle  erano  per 
gli  ferui,quelle  per  gli  altri;  &  tante  ne  metteua  ciafcheduno  dello 
vne  j  &  delle altre,qiunti  erano tnttidi  cara,accioche  venendo  i  Lari 
fi  appigliaiTero  a  qiieftc ,  ne  facefl'ero  poi  male  alle  perione  ;  perche 
credettero  alcuni,ch'eglino  fodero  Demoni)  d'inferno,  li  quah  venu- 
ti fopra  terra  allhora,ch'er3no celebrati  alcuni  dì  per  loro,  haureb- 
bono  fatto  del  male  alle  perfone  ;  fé  trouato  non  haueflero  da  traf- 
tullarfi  intorno  alle  fìgurette.ch'io  dilli .  O  veramente  fu  fatto  quc- 
fto  da  gli  antichi ,  perche  alcuni  altri  djflero  ,  che  i  Lari  erano  le  ani- 
me nolkevfcite  giade'  corpi  mortali,  le  quali  veniuano  a  quefle  fe- 
lle, &birognaua,  che  trouaflèro qualche  corpo, oue  npofare^cho 
rvno,e  l'altro  fi  raccoglie  da  Fefto.  Ma  per  lo  più  erano  Ibniati  i  La- 
ri certi  Demoni  cufiodipriuati  delle  cafe  &  erano  perciò  fatti  in  for- 
ma di  giouanctti  vefliti  con  pelle  di  Cane,  che  habbino  a' piedi  pur 
anco  il  Cane  ;  volendo  gli  antichi  moftrare  per  quello  animale, ch'e- 
glino erano  fideli,  e  diligenti  guardiani  delle  cale, formidabili  agli 
fi:ranieri,&piaceuoli  a' domeftici,come apunto  fono  i  cani,  fecondo 
che  Plutarco  rifcrifce;  &  Ouidio  parimente  haueua  gid  fciitto  il  me- 
defimo  rendendo  la  ragione ,  perche  il  cane  fofl'e  co  i  Lari .  Li  quali 
erano  anco  alle  volte  vefiiti  con  panni  fuccinti ,  &  riuolti  fopra  la,» 
fpalla  fimftra.in  modo  che  vengono  fotto  la  deftra ,  per  elTcr  più  Ipc*- 
diti  alloro  vlh€Ìo,quarera,comed]ceil  medcfimo  Plutarco,di  anda- 
re cercando  tutto  quello,che  faceua  cialcheduno,  &  fpiare  con  dili- 
genza tutte  le  opere  hnmane ,  accioche  per  loro  follerò  poi  gaftigati 
gli  empij,&  maluagi  huomini  de'  misfatti  loro .  A  queiti  Lari  furo- 
no fiirwli  i  Penati,almcno  nel  guardare  le  città,  &  hauerne  buona  cu- 
fì:odia:&  alcuni  vollero,  che  appreso  de'  Romani  follerò  Giouo, 
Giunone,e  Minerua .  Altri  difl'ero,che  furono  Apollo,  e  Nettuno ,  li 
quali  fecero  le  mura  a  Troia.  Cicerone  fcritfe,  che  Penati  erano 
certi  numinati  nelle  priuatecafe,&  adorati  nelle  più  fccrete parti  di 
quelle.  Onde  Demifonte  apprefib di  Tcrcntio dice  di  volere  andare 
a  cafa  a  falurare  i  Penati, per  ritornardapoi  alla  piazza  alle  facende: 
&  quindi  fi  vede  che  quelli etiandio  non  meno  dei  Lari  ftauauo  ài- 
mellicamente nelle  cafcs&  la  imagineloro,  come  fcriuc  Timeo  Hi- 
ftoricofaroiiO  due  verghedi  ferro  lunghe,&intorte,comequelle,chc 
teneuaiio  gli  indiuini  in  m.Ano,quando  pigliauano  auguno,con  certo 
vaCo  di  tcrra:e  teneuano  gli  autichi  queièc  cofe  ili  lorofacrimiltcrij  • 

JUggefi 


Lari» 


co 


Penau . 


Cicerone. 


De  gli  Antichi .        357 


J  v^-  -^A^    -^,  <?^^  -Vk  ^*    ^   •f)'-,  ^-  ^--^^  ^•^-  --^-     ^^-  v^    .:>A^  .«n^   ^-  ----    •^^^t^-' 


,^^?Q^3^a^^ 


4 


Imdgini  del  Genio  buono ,  C^  cattim  ^  cuflode  (y* 
offeruatore  della  generatione  humana ,  dellc^ 
Attioni^  O*  delU  Città  ^  ^  luoghi  priuati. 


fi?» 


•^*^  '^ 


^3» 


w 


^0%li^ 


Bioniho 


Cerio. 


3  5S       Imagini  de  i  Dei 

Leggcfi  appreiTo  dì  Dionifìo  che  in  certo  piccolo  tempio, poco  lunge 
dal  Foro  Romano, furono  due  figure  di  giouani,cìie  fedcuano ,  f-c  ha- 
iieua  in  mano  ciafcun  di  loro  vn  Pilo.checra  certa  hafta  vfata  già  da' 
Romani  in  guerra ,  con  lettere  chediccuano ,  Dei  Penati ,  &  che  ìj-l, 
molti  altri  antichi  tempi]  il  vedcuano  nj].iiiimagÌ!(i  di  giouani  con 
.  babito ,  &  ornamento  militare ,  e  vcggonfene  anco  di  così  fatte  in_> 
alcune  medaglie  antiche .  Oltre  di  quefti  fu  iJ  Genio  parimente  vn 
Numccomeltito,  e  proprio  di  ci;irch.:duQO,  qua' vollero  alcuni,  che 
fofleil  Dio  della  hofpitalità,  del  piacere, &:  buon  tempoedella  na- 
tura :  &  perciò  è  detto  di  acCordarfi  col  Genio  chi  fi  dà  bel  tempo,  & 
fa  tutto  quello ,  che  la  natura  gli  mette  innanzi ,  ma  che  gli  fa  torto, 
^  .  chi  fii  il  contrario .  Horatio  fcriucndo  a  Giulio  Floro  difcorre  fopra 
la  infiabilità  delle  cofe  de  mondo ,  vc  i  varij  voleri  de  gli  htiomini  : 
poi  fa.vnqucfito  ,  d'onde  viene,  chediduefrattelli  vno  fi  diletterà 
diftare  fempre  a  piacere ,  l'altro  di  traiiagliarfi  Tempre,  e  rifponde 
ance  cesi 

Sajsclo  il  Genio  D'io  de  la  Xatur.i, 

Che  tempra  ,  e  regge  Li  stella  y-atli 

Dì  ciajchcduno  ,  e  l'acccììip.'gna  fempre j 

F.  ft  cangia  fluente  ,  07ide  fi  nic/lra 

Hor  bianco  j  e  bello  ,  &  bora  brutto  ,  e  negro . 

Cènfoiino.  Alcuni  altri ,  come  Cenforino ,  hanr.o  detto ,  che  il  Genio  fii  ado- 
rato da  gli  antichi  come  Dio  della  getK;ratioue ,  o  perch'egli  di  que- 
Ita  hauefle  la  cura, ò  perch'egli  diquefta  hiueflcla  cura,ò  perche  fof- 
fe  generato  inficme  con  noi ,  e  con  noi  ftefle  poi  Tempre ,  come  noftro 
cu/lode  ;  &  voleuano  perciò ,  chetanti  fofìcroi  Genij ,  quanti  erano 
gli  huomini ,  come  che  a  ciafcheduno  foflc  dato  il  Tuo  ;  ò  che  purcj 

Genio  don-  fodero  due  volte  tanti ,  &  che  ciafcuno  n'hauefTe  due ,  vn  buono ,  èc 
pio.  vn  rio:  quello  eflbrta,&  inanimifce  Tempre  al  bene,  queflo  al  male, 

come  diciamo  apunto  noi  Chrifiianide  gli  Angeli  noftri  cuflodi ,  &: 
de  i  Dcmcnij  lòl leciti  tentatori ,  Te  non  che  quefti  non  naTcono  corL. 
noi, come intcndeuano  gli  antichi, che i Genij  naTceTTero  non  cia- 
Tchcduno  j  &  il  mcdcfimo  diflero  anco  de  i  Lari  :  sì  che  furono  quefti 
fr.i  loro  poco  differenti ,  &  perciò  poTcro  i  Romanisii  i  crocicchi  delle 
flrade ,  e  per  le  ville  il  Genio  di  Augufio  co'  Lari ,  e  gli  adorarono  in- 
ficme. Benché  adoraua  anco  ciaTcuno  il  Tuo  Genio  da  sé ,  celebran- 
do il  Tuo  dì  Natale  allegramente ,  e  con  m.olto  piacere ,  ma  quel  del 
Prencipe  era  riucrito  da  ogn'vno  più  di  tutti  gli  altri.  Onde  chi  ha- 

V  ^"'^i  f!^      "^^^  ^  giurato  il  TalTo  per  lo  Genio  del  Prencipe  Tarebbe  flato  Tubito 

^  P^  •      punito ,  perchequcflo  apprefibde  gli  antichi  era  giuramento  graui- 

ilimo.  Et  perciò  Caligola  Principe  molto  cradeie  facendo  m.orircj 

molti 


De  gli  Antichi .        3  6p 

.molti  per  leggcriflìmecaufe ,  come  recita  Sucton  io  ^  foLnia  dire  quc-. 
ièo  di  alcuni ,  che  gli  faceua  morire;,  perche  non  haueuano  giurato 
mai  per  lo  fuo  Genio ,  come  che  perciò  lo  fprezzafl'ero ,  e  moftraflc^ 
.  ro  di  giudicarlo  non  degno  di  cflier  adorato.  Era  duiìque  ilGenio  cer- 
to nume,  che  infìno  dai  loro  primo  nalcimento  accompagnaua  gli  ho 
mini  Tempre  :  &  i  i  luochi  ancora  erano  dati  alle  volte  qut  Ili  Numi ,      inìblko 
come  dice  lamblico  Filofofo ,  moftrando ,  che  a  quelli  Dei ,  li  quali       Genio  de' 
fono  particolari  cuftodi^  e  guardiani  di  alcun  luoco ,  Ci  hida  fare  fa»   luochi. 
crificio  di  quellecofe,  che  nafconoquiui,  perche  le  cofe  gouernate-» 
fonopiucaredellealtrea  chile  goucrna_>  .  E  Virgilio , quando  fa     Virgilio, 
che  ad  Enea ,  mentre  che  rinoua  ie  efequie  al  padre  Anchife ,  appare 
vn  gran  ferpente  <> 

Il  CUI  tergo  Verdeggia  dì  dcrute 

Macchie  dipinto ,  e  lo  fquammofo  dojfo 
Rìjplendemio  raffembra  il  cele/le  arco. 
Che  tra  le  nubi  al  Sole  af  polio  mofìra 
Cen  gran  vagheTj^  affai  color  diuer fi. 

*Lafcia  in  dubbio  fé  quello  fofTe  il  genio  del  luoco,  ò  chealtro  fof- 
fe ,  Da  che  viene,che  alcuni  iunno  fatto  il  Genio  in  forma  di  ferpen- 
te alcuni  altri  di  fanciullo  ^  altri  di  giouane,&:  altri  di  vecchio  j  co- 
me Cebete  nella  fua tauola ,  Paufania  fcriue ,  che  gli  Elei  adoraro- 
no certo  Dio  fotto  il  nome  di  Sofipoli ,  che  viene  a  dire  Saluatore  del- 
la Città ,  come  Genio  loro ,  proprio  del  patfe .  -Ont-fti  era  nel  tempio  Sofìpoh. 
di  Lucina^  egli  facrifìcauano  ogni  aniK)  con  certe  cerimonie  ;  òi  che 
fu  la  ragione ,  che  elTendo  andati  gii  gli  Arcadi  addoflo  a  gli  Elei  per 
certa  guerra,  ch'era  fra  lorO;  vna  femina ,  che  haueua  vn  piccolo  fan- 
ciullino  in  braccio ,  che  pcppaiia  jdifTea'Capitani  degli  Elei  :  Signo- 
ri i  quefto  è  mio  figliuolo  ;,  &  quando  io  io  partorì ,  che  non  ha  mol- 
<-to  j  mi  fu  comandato  in  fogno ,  che  ve  Io  douefìì  dare  per  compagno 
di  guerra ,  &  perciò  eccouelo ,  ch'io  ve  lo  dò ,  Gli  Elei  non  ifdegna- 
rono  punto  la  buona  femina,  anzi  dandoli  i  credere,  che  ciò  non  fof- 
fc  fenza  qualche  gran  miflerio ,  &  tollero  il  mammolino,&  lopofero 
tutto  nudo  alla  fronte  del  loroeflercito  :  ouegli  Arcadi  andati  indi  a 
poco  adafl'altarglijlo  videro  cangiarfi  fubito  in  granferpeme  :  di  che 
recarono  tutti  fpauentati  in  modo,  chenon  ofarono  più  di  andare  in- 
nanzi ,  ma  voltando  le  fpalle  fi  dierono  a  fuggire ,  sì  che  fu  facile  a  gli 
Elei  cauarli  de' loro  confini, li  quali  perciò  vittoriofi  chiamarono 
quel  bambinoSofipoli ,  riconofcendo  la conlèruatione della  Città  da 
lui,  ilqualecosìferpente,  come  era,  parue  cacciarli  fottcra  in  certa 
cauerna,  ouegli  Elei  drizzarono  poi  vn  tempio  a  nome  di  Lucina.^, 
òi  vi  fecero  anco ,  coir.me  diremmo  noi ,  vna  cappella  d  Sofipofi,  or- 

Aa  dinando 


3  70      Imagini  de  i  Dei 

binando  quiui  honorijC  cerimonie  proprie  al]'vn3,&:  airaltro,  perche 
credetEero ,  che  quella  hauefle  fatto  nafcerequefto,  &  l'haueffe  man- 
dato per  la  faluezzza  loro.&  fu  la  imagine  di  coftui,bench'egIi  fi  can- 
giifle  in  ferpente,  come  ho  detto  di  fanciullo,  con  vefte  intorno  di  va- 
rjj  colori ,  e  carica  di  llelle  ^  che  porgeua  con  mano  il  corno  della  co- 
pia ,  perche  tale  apparue  gii  ;  come  dice  Pan  Tania ,  ad  vno ,  che  lo  ri- 
Madv.'2Ui_>  ferì  poi.  Vedefi  in  alcune  medaglie  antiche  di  Adriano,  &  di  altri 

«•  Adrun:>»  Impcradori  ancora  il  Genio  fatto  in  guifa  di  liuomo ,  che  porge  con 
la  delira  mano  vn  vafo  da  bere ,  quale  mollra  di  rerfarc  fopra  vn'alta- 
rc  tutto  ornato  di  iiori  >  e  gli  pende  dalla  banda  finilka  vna  sferza . 
Et  ili  altre  medaglie  pure  di  Adriano  è  la  imagine  di  viVhuomo  di 
guerra  con  vefle  attorno  inuolta  giù  fino  a  meza  gamba, che  nella  de- 
ìhra  tiene  come  vna  tazza  a  modo  di  chi  facrifica ,  &  hi  il  corno  della, 
copia  nella  finiftra ,  e  fononi  lettere  intonio ,  che  dicono  :  Al  Genio 
dei  Popolo  Romano-,  che  doiieua forfè  moftrare  quel  Nume  tenuta 
tanto  tccrcto  da'  Romani ,  che  non  voleuano  a  modo  alcuno ,  che_j 
fé  ne  fipelTe  il  nome ,  come  altra  volta  ho  detto .  Faceuano  oltre  di 
ciò  gli  anticlii  ghirlande  al  Genio  de  i  rami  del  Platano ,  le  cui  foglie 

■Ffatanodato  fono  poco  dillìmili  da  quelle  della  vite;  ^^  alle  volte  ancora  didiuer- 

alGsni^Oc       fifiorr,  come  fi  k^geapprcfiadi  Tibullo  jOue  così  fcriue» 
Tibullo  ►  '  Gtr     rr 

Hot  cinto  dì  Bei  fior  iejlvite  chiome  .■ 

Fenga  il  Genio  à  veder  q^el^ch'àfuo  honovc: 
Facciamo  celebrando  il  lieto  nome  ^ 

«"did-  «^o--^     ^^^  *  percric  ho  detto  gii ,  che  due  erano  i  Geni [ ,  come  vu  of  Eu  - 
Cinico."  "      <^^-ìde  Socratico ,  fecondo  che  riferifce  Cenforino ,  hora  vediamo  l'a.- 
tro ,  cioè  il  rio,  come  folle  fatto.che  il  buono  è  quello  che  fin  qui  hab- 
biamadiH^gnato .  Di  quello  non  ho  trouato ,  che  gli  antichi  habbi- 
no  fatto  ftatoa ,  né  imagine  alcuna  y  ma  ben  fi  legge ,  ch'egli  apparue 
pìi  a  molti,  S^  io  così  lo  ritrarò,  come  elfi  lo  videro,  fecondo  reffen.- 
rluarco.    pio,checihannoferuatole  Iiifiorie.  Scriuono  Plutarco,  Appiano, 
•    Appiano.    Floro ,  &  altri ,  che  ritiratofi  di  notte  Bruto  in  camera  tutto  iblo ,  nr  ii. 
fiora.        ben  col  lume  a  penfare  tra  se ,  come  egli  era  vfato  di  fare ,  vide  appa- 
rire dauanti  vna  imagine  di  huomo  tutta  negra, &  fpauenteuok,la 
quale  diffea  lui ,  che  gliene  dimandò,  che  era  il  fuo  mal  Genio,  &  fii- 
Ocmo  ca^ti-  biro  fidarne  poi .  Valerio  Mafiìmo  ancora  ferine,  che  apparue  par.- 
v!il*e  '  V  f  ^^^^  ^^  triftaGenlaa  certo  Cafijo  parimente ,  cjual  fu  della  fatt.onc 
'di  Marco  Anto!iia,  pochi  ài  prima ,  che  Cefare  gli  faccffe  tagliare  \a 
tefta ,  &  era  quefto  in  forma  di  huomo  molto  grande,  di  colore  fofc«> 
con  capelli  lunghi  ,&  con  barba  horrida ,  ineulra  :  e  mtta  rabbuffa- 
ta .  Etappreirade'TemelTefi  già  popolo  d'Italia  nell'Abruzzo,  fa 
vaG:nio  molto  CwUtiuo  ^c  trilto ,  il  ^uale  era  di  colare  fofeo^  &  ofcu- 


iin» 


Degli  Antichi.         371 

ro ,  etitto  rormìdabile  da  vedere ,  veftito  di  vna  pelle  di  Lupo  &  face- 
uà  tanto  male  a  quelle  genti ,  che  come  racconta  Paufània ,  &  lo  ri- 
fcrifce  anco  Suida ,  haurebbono  abbandonato  il  paefe ,  fé  l'Oracolo 
nonmoftraualoroilmododi  placare i'óbradivncompagnodi  Vlif- 
fc ,  che  fuquiui  ammazzatOjpcrche  vbriaco  kcc  violenia  ad  vna  gio- 
iiane:  che  quefto  era  il  trifto  Genio  cheandaua  facendo  la  vendetta, 
della  quale  Vliflc  pafl'ando  via  non  H  fece  alcun  conto .  Drizzarono 
dunque  iTemeficfi  per  configlio  dell'Oracolo  vn  tempio  a  colui,  OC- 
votarono  di  facrifìcargliogni  anno  vna  delle  più  belle  giouani  della_f 
Cittàj  &  così  facendo  quel  diabolico  Genio  !ion  diede  loro  più  mole-  Genio  triil<3 
llia  alcuna  ;  ma  flette  nel  tempio  a  riceuere  il  crudele  facrificio  3  £a^  fcacdaw  0 
che  ne  fu  cacciato  da  Eutimo  huomo  di  molto  valore ,  il  quale  capi- 
tato quiui  nel  tempo  apunto,  che  il  miferabile  facriiìcio  ù  doueua_» 
fare,  &  intefanc  la  cagione,  fu  moflb  i  pietà  della  miferia  di  quel  po- 
polo ,  ma  più  della  bella  giouane  deflinata  d  crudele  facrifìcio ,  pet 
ìaqnalefifentìfubito  accefo  di  ardentiffimo  amore,  &  fece  perciò 
ccflfarctuttOjdichefdegnataquefta  bcftia  crudele  gli  venne» 
centra  con  grandiflìmo  furore:  ma  così  bene  la  foftenne 
£utimo ,  che  dopò  l'hauere  combattuto  buon  pezzo 
infieme  3  ne  rcftò  vincitore ,  &  la  cacciò  tanto  5 
chelafpinfeadandarfi  a  fommcrgere  in 

m;ire  ,&  liberò  quel  popolo  da  cosi  • 

grande  calamita  :  il  quale  per- 
ciò gli  diede  la  liberata 
giouane  per  mo- 
glie ,  ch'egli 
non  vol- 
le 
haiierne  altro  premio,  &  con  grandiffima 
kfis. ,,  &  allegrezza  kce  cele- 
brare, le  liete  noz- 
ze» 


Aa    %         FORTVNA 


3/2      Imagini  de  i  Dei 

FORTVNA 


Dante 


(!h4€Ha  è  colei  che  tanto  è  pofla  in  croce  r 
Tur  da  color  ,  che  le  deur'ian  dar  lode^ 
I>andol&  biafmo  i  torto  ,  e  mala  voce . 


^»  Osi  dice  Dante  della  Fortuna ,  da  che  ho' 
voluto  cominciare,  douendo  già  proporre" 
la  fua  imagine,  conciofia  che  à  cofiei  dan- 
no i  mortalicolpadi  tutto  quello,  che  in- 
w"^    trauiene  fuori  delloro  penfamento,recan- 
W^    dofì  a  raalefpefì'ò  qiieliò,che  più  toftogra 
^     ■'   benedourebbono giudicare o-  E  par,  che 
vogliono,  che  l'acquiftoyla  perdita  de  gli 
honori ,  &  delle  ricchezze  venghi  dalla-» 
Fortuna,&  ilriuolgimento  di  tutte  le  cofc 


Petrarca^    mondane-  Onde  il  Petrarca^iella  Canzone  5, 


Tacer  non  pojjo ,  e  temo  y  &c:- 
ia,cheella  così  gli  dice  di  sèftelfa  :■ 

lo  fon  d'altro  poter,  che  tu  non  credi  , 

£  so  far  lieti  ,6  trijìi  in  vìt  momento  ; 

'Più  leggiera  che  Vento  ; 

i£  reggo ,  e  Voluo  quanti  al  mmdo  Vedi  „ 

Et  quindi  nafcono  gli  infiniti  biafmi,  cK'elladi  sé  ode  poi  tutto  ìi 
dì  ;  percioche  pare,  chequefte  cofcjle  quali  dimandiamo  beni  di  For- 
Jhe  ^  fi^'^  runa ,  vadino  per  lo  più  a  chi  n'è  mendegno ,  &  che  ne  refti  mifera- 
,4.  '  mentepriuato  chi  più  gli  meriterebbe.  Ilche  fé fia  bene ,  ornale ,  la- 

fcio  confiderare  achi  può  vedere  quanti  noiofi^  penfieri ,  quantitra-^ 
uagli,e  quanti  pericoli  portino  feco  i  beni  di  quello  mondo  :  impero- 
che  pochi  fono ,  che  mettano  mentca  quello  i  ma  ricerchiamo  quafi 
fortuna  aóè  tutti fempre  di  hauerne^  e  perche  non  potiamo  fatiars  il  difordinato 
<3iuucnale  -  noftro  defiderio ,  ci  lamentiamo  poidelb  Fomma,  la  quale  fecondo" 
Jacpiiiionedi  molti  non  è  y  onde  Gi'iuen ali:  cosi  ne  dii&  j. 

Cut 


M.  Tulli*. 


VofttmetfiK* 


De  gli  Antichi.        373 

d«ff  prudenza  fia ,  non  ha  potere 

alcuno  la  Fortuna,  &  il  fuù  nume 
E  tutto  Vano  :  ma,  noi  fciocchi ,  e  ^oltl 
Tur  Vogliam  farla  Dea,chabiti  in  Cielo . 

E  Lattantio  parimente  dice ,  che  la  Fortuna ,  non  è  altro ,  che  vti  latcàeti*. 
iiOHie  vano ,  che  dimoftra  il  poco  fapere  de  gli  huomini, accordando- 
li con  Marco  Tullio ,  il  quale  prima  di  lui  haueua  rcritto,che  fu  intro- 
dotto il  nome  della  Fortuna  per  coprire  la  ignoranza  humana,la  qua- 
le dà  colpa  a  coftei  di  tutto  ciò,  ch'ella  non  fa  renderne  ragione .  Ma 
non  meno  fi  ingannarono  gli  antichi  in  quefta ,  che  ne  gli  altri  Dei^fic 
perciò  la  adorarono  come  Dea  difpcnfatnce  di  tutti  i  beni  mondani; 
e  penfarono ,  che  da  lei  venille  ancora  il  male .  Per  la  qual  cofa  due 
erano  credute  le  Fortune,  vna  bona ,  l'altra  lia ,  da  quella  veniuano  i 
beni ,  &  le  feliciti ,  &  da  quefta  le  difauenture  tutte ,  e  gli  altri  mali . 
Onde  viene  j  che  hanno  talhora  alcuni  fatta  la  Fortuna  con  due  fac- 
ciejl'vna  era  bianca,  che  moftraua  la  buona,  l'altra  era  negra,  che 
fìgnifìcaua  la  cattiua .  Et  d  Prenefte ,  oue  ella  hebbe  vn  tempio  mol- 
to celebrato  per  gli  certi  refponfì ,  che  quindi  fi  riportauano ,  fu  ado- 
rata, fecondo  che  rifcrifceAleflandro  Napolitano,  fotto  la  imaginc 
di  dne^elle  ♦  Et  per  la  medefima  ragione  forfè  anco  Pindaro ,  co- 
me riferìfte  Plutarco ,  la  kct  volgere  due  temoni  con  mano.  Niente- 
dimeno per  lo  più  (i  tiene ,  che  vna  folamente  fia  la  Fortuna ,  la  quale 
Yerro  dipingendo  fecondo  i  varij  difegni  lafciatici  da  gli  Scrittori,  co- 
minciando da  quello,  che  mette  Paulania ,  ouefcriue,  chetrale  me- 
morie de  gli  antichi  non  fi  trouafi:atoa  alcuna  della  Fortuna  più  an- 
tica di  quella,  che  feceBupalo  architetto , e  fcul tote  eccellente  à  gli 
SmirneijgentedcllaGrecia, in  forma  didonna,  che  fui  capo  haueua 
vn  polo,  &  con  l' vna  delle  mani  teneua  il  corno  della  copia .  Moftra- 
ua  quefta  ftatoa  qual  fofle  l'vfficio  della  Fortuna ,  che  è  dare ,  e  torre 
le  ricchezze  rapprefèntate  per  lo  corno  di  douitia ,  le  quali  colè  Ci  ag- 
girano del  continuo ,  come  sì  aggira  il  Cielo  intorno  a  i  due  poli .  Ec 
hanno moftrato il medcfin.o  poi fempre tutti  quelli,  li  quali  hanno 
dipintola  Fortuna,  e  ne  hanno  fatte  ftatoe  in  qual  fi  voglia  modo, 
volendoci  dare  ad  intendere,  ch'ella  habbia  il  gouerno  delle  cofe  di 
qua  giù,  &  che  la  poffadifpenfare  come  vuole .  Il  che  fi  legge  apprcf- 
fo  di  Lattantio  ancora, il  quale  defcriue,  che  gli  antichi  fìnfero  la  For- 
tuna con  il  corno  della  copia;,  &  le  pofero  à  canto  vn  temone  da  n  aue, 
come  che  a  lei  fteffe  il  dare  le  ricchezEe ,  &  folte  in  fua  mano  il  gouer- 
no delle  humane  colè ,  &  de  i  beni  temporali ,  perche  in  quefti  non  fi 
troua  fermezza  alcuna ,  ne  paiono  ragioneuolmente  partiti ,  concio- 
fìa  che  i  buoni  per  lo  più  ne  patifcono  difagi  grandi ,  &  i  rei  huomini 
ne  abondano  copiofamente.  Et  perciò  fu  detta  la  Fortuna  eflere  in- 

A  a        3        conftante, 


Pindaro» 


■.v_t' 


Gouernc 
dc'le  cole—» 
huvnane. 


3  74      Iniagini  de  i  Dei 


^        I'7jagi»e  della  Fortuna  datrice  y  ^  di/penfatrke  , 
J^        ^  P^^^ona  delle  riccheT^^e  ^  beni  humam  ,  ^ 
^  "^       getter?]. itr  ice  delle  co  fé  di  qua  gm.nelle  quali  non 
ìfermczjji  c5  labilità  alcuna,  più  dì  quello  Jìpuo 
dire  babbi  y?ja  Naus  jltittuanie  nelle  in/labili 
onde  marine. 


4# 


HI* 


■3* 


De  gli  Antichi .        375 

confante , cieca ,  pazza ,  &  amica  molto  più  a'  maluagi ,  che  a'  buo- 
ni,  come  fi  legge  in  certi  verfì  creduti  di  Virgilio ,  li  quali  Tuonano  in 
volgare,  Virgilio. 

0  peffente  Fortuna  come  ^effo 

Ti  cangi  f  e  quanta  for%a,  ohimè  y  crudele 

T'vfurpii  tu  da  te  difcaccì  i  buoni , 

£  chiami  i  rei ,  né  Hai  però  fedele 

^  quejìi  fempre  tu  fai ,  che  conce jfo 

£  piìt  a  chi  merta  meno  de*  tuoi  doni  » 

Trìuando  chi  n'à  degno  ,  e  sì  di] poni 

Le  cofe  tue,chetriHapouertadc 

Opprime  ì  giuHi  con  graui  dìfaggì 

E  godono  i  maluagi 

Ogni  tue  ben  .  tu  ne  la  verde  etaie 

*A  gli  huomini  dai  morte  acerba ,  e  alhora 

Che  d'anni  carchi  annoia  lor  la  vita, 

(Terche  difpcnfì  i  tempi  con  volere. 

Non  giuflo  )  gli  Vuoi  pur  qui  ritenere  » 

«^  gli  empi  Va  ciò ,  che  per  te  partita 

Fa  da'  migliori  3  né  per  far  dimora 

Con  queHì,ft  ti  muti  in  poco  d'hora. 

Fragile ,  incerta ,  perfida ,  e  fugace , 

Ter  cui  non  fempre  l'hucm  fi  leua ,  ò giace, 

Per  le  qual  cofe  i  Thebani  pofero  Pluto,  come  io  diffinellafua  ima- 
gine ,  in  mano  della  Fortuna ,  quafìche  quel  Dio,  il  quale  era  credu- 
to hauere  in  Tuo  potere  tutte  le  ricchezze ,  le  deiTe,  &  fé  le  ripigliafle 
/ècondo  che  pareua  à  coftei ,  la  quale  defcriue  Martiano  nelle  nozze  Marnano . 
di  Philologia  in  quefto  modo .  Eraui  dice  egli  vna  giouinetta  più  lo- 
quace aflai  di  tutte  l'altre  che  non  pareua  faperefìar  ferma  mai ,  tut- 
ta leggiera  ,e  fnella,cui  fofEando  di  dietro  il  vento  fempre  faceua  da- 
uanti  tremolare  la  gonfiata  vefle .  Era  il  fuo  nome  Sorte,  fecondo  al- 
cuni ,  &  alcuni  la  chiamauano  Fortuna ,  alcuni  altri  Nemefì ,  &  por- 
tana  nell'ampio  j  e  largo  grembo  tutti  gli  ornamenti  del  mondo,  li 
quali  ella  porgeua  ad  alcuni  con  velocifCma  mano ,  ad  alcuni  poi , 
quafì  fanciullefcamente  fcherzafle ,  fueleua  i  capelli , &  ad  alcuni  al- 
tri Itiananier.te  percuoteua  il  capo  con  vna  verga .  Et  à  quelli  Udii , 
alliqualiciiafieramoltrata  prima  tanto piaceuole,&  amica,  daua 
su  la  tcfta  dopò  con  lamano, quafì  che  di  loro  fi  befralfe.  Et  è  creduta 
-così  fare  apunto  la  Fortuna  di  noi ,  quando  ella  fi  ritoglie  i  fiioi  benij 
Jafciandoci  fconfolati  ;  il  che  non  aucrrebbe ,  fé  di  quello,  che  è  di  co- 
ftei, noi  non  f»iceiIinio  maggiore  conto  aflai,che  del  noflro:con- 

Aa    4  ciofia 


3  7<5      Imagini  de  i  Dei 


^ 

^ 


|f^     f macini  della  lieta,  e>  tri fla  fortuna ,  o«f  re»  r/fW 


fortunapdffntajfrefeììte.éj'  <zfe?2iiira,giiidicatA    ^|^ 
//4^//  anttchiybemhe  sijjùlo  yn  nome  imagmato^ 
maggiore  de  tutti  li  loro  deifalJtyf^^J  patrona  deU 
le  co  fé  di  qua  giù  3^  que fio  nume  It  Antichi  si^ 
ma^ivoronoper  fcufa  de^Vimpruden'zje  loro  . 


4 
4 


Foraina  bué 
na,eria. 


De  gli  Antichi .        377 

ciofia  che  le  ricchezze  fimo  della  Fortuna ,  &  le  virtà  noftre ,  e  noi 
mettiamo  Tempre  quefte dietro  d  quelle ,  come  dice  Horatio,  quan- 
do fdegnatamente  così  grida .  Howtìgi^ 

0  Cittadini ,  Cittadini  /ciocchi , 

Ricercate  pur  printer  le  richc:^  , 
£  k  vìrtH  lafdate  dietro  a  quefie  « 

Moflrarono  poi  gli  antichi  labuonaA  lieta  Fortuna,che  è  quando 
ella  à  noi  porge  de'  kioi  beni ,  &  la  mefta ,  &  fconfolata ,  come  fia- 
mo  noi ,  quando  di  quelli  reftiamo  priuati ,  amendue  infieme  in  quc- 
flo  modo,  benché  la  ifcrittione  dica  alla  buona  Fortuna  folamente, 
comcfpeflbfi  vede  ne  gli  antichi  marmi  de'  Greci.  Sta  à  federe  vna 
dona  honeftaméte  vcftita  in  habiro  di  matrona  mefta  in  vifta.&:  fcó- 
folati ,  alla  quale  è  dauanti  vna  gioiiine  bella,  &  vaga  nello  afpetto  > 
che  le  dà  la  deftra  mano ,  &c  di  dietro  è  vna  fanciulla ,  che  Uà  con  vna 
mano  appoggiata  alla  lède  delia  matrona ,  la  quale  moftra  la  pafl'ata 
Fortuna ,  e  perciò  ftà  meftatla  giouancjchc  le  dà  la  mano,&  fi  moftra 
lieta  3  è  la  Fortuna  prefente ,  &  la  fanciulla ,  di  dietro  ftà  appoggiata 
alla  fede ,  è  quella ,  che  viene ,  onero  ha  da  venire .  Ma  prima  ch'io 
vada  più  oltre  parlando  della  Fortuna,  voglio  dire  chi  foflfe  Nemefi  ;     Nemdi. 
perche  fono  quefte  due  molto  fimili  tra  loro,  e  tanto,  che  le  hanno 
credute  alcuni  vna  medefimacofa,  come  da  quello  fi  vede,  che  pur 
dinanzi  ho  riferito  di  Martiano:  nondimeno  fu  pure  adorata  ciafchc- 
nadasè, &  hebb^ro quella, &  queflaimaginetràlorodiffcrenti,  co- 
me apparirà  per  Io  mio  difegno.  Fu  dunque  Nem.cfi  vna  Dea,la  qua- 
leera  creduta mcftrare  a  ciafcheduno  quello,  che  gli  fteflc  benea  fa- 
re :  Si  Ammiano  Marcellino  così  dice  di  lei .  Quefta  è  la  Dea ,  che 
panifce  i  maluagi ,  &  dà  premioa'  buoni,  conofcitrice di  tutte  le  co- 
le, onde  la  finferogli  antichi  Theologi  figlinola  della  Giuftita,  che 
da  certa  fecreta  parte  della  Eternità ,  fé  ne  ftefic  a  riguardare  le  opere 
de*  Mortali .  Macrobio  dice  di  coftei ,  ch'ella  fu  adorata  come  rcn- 
dicatrice  della  fuperbia ,  &  alla  rfanza  fua  la  tira  al  potere  del  Sole . 
Perciò  che'}  Sole  è  di  quefta  natura ,  che  douunque  appare ,  ofcun_» 
lo  fplendore  di  ogni  altro  lume ,  &  fa  fpeflb  apparire ,  &  nfplendere 
quello ,  che  prima  ftaua occulto,  &  pareua  ofcuro .  così  fa  Nemell 
parimente ,  che  opprime  i  troppo  fupcrbi ,  &  folleua  gli  humili ,  & 
aben  viuere  gli  aiuta,5iin  fommaera  creduta  queftaDea  punire  tut- 
ti quelli ,  li  quali  troppo  fi  infuperbiuano  del  b?ne ,  che  haueuano,*: 
la  chiamarono  fpcfToi  Poeti  Rhannufia  da  certo  luoco  nel  paeie  di  Rhar.naHa. 
Athene,oue  ella  hebbe  vn  bellifiìmo  fimulacro  di  marmo.  Fu  detta_j 
ancora  alle  volte  Adraftia  da  Adrafto  Rè  ,  perch'ei  fu  il  primo     Adraftia. 
che  mcttefle  tempio  a  coftei  :  Ja  quale  fu  da  gli  antichi  fatta  con  le 

ali. 


Ammiano. 
Marceliino. 


MaCFobia 


j%      Imaginidei  Dei 


*^f^  hn^tginedelU  de  a  Nemefi  dimùfirafrìce  delle  buone 

*§f^  op^y^ì (^  ftuera puNÌtrice de  fupcrb't. ^J  nultia.-  ^^,^< 

■^if^  g^^ (^  cortefe,^  larga do?Mtrtcc^(d/ premÌ4trìcc  §^§* 

''2^f^  delle btiOT^eopcrationiiejj'etido  tenuta  U  conojci^  ^§^ 

*&.§^  trtce  de  tutte: figlìuoLt  della  Gìu>[litia^che  ci  Am-  ^^f>^ 

■^^•S^  inaeflra  nelle  attioni  douerft  V fare  t77Ì fura  e  seno.  «^^'^ 


De  gli  Antichi.        379 

ali,perche  credeusno  ch'tila  fotTe  con  mirabile  velociti  prefta  ad  o- 
giVvn0,&:  a  canto  le  pofcro  vn  temone  da  Nane ,  &  vna  mota  fotto  i 
piedi.  Fu  fatta  Nemefì  alle  volte  ancora  che  nell'vna  inano  tiene  vn 
fi'cno,&  nell'altra  vn  legno  con  che  fi  mifura,  volendo  perciò  moftra- 
i'e,che  debbono  gli  huomini  porre  freno  alla  lingua, &  fare  tutto  con 
mifura .  come  dicono  due  verfi  Greci  li  quali  furono  già  fatti  fopra-j 
quefta  fì:atoa,&  in  volgare  il  fenfo  loro  è  tale . 

Con  qncHo  freno ,  e  con  qucfla  mifura 
Io  Nemefi  dìmosìro ,  che  frenare 
Debba  c'iafcm  la,  lìngua ,  ne  mai  fare 
Cofafc  prima  ben  non  la  mifura  » 

Scriuc  Paurania,chc  Nemefi  fu  vna  Dea  nimica  oltra  modo  a  gli   paufa^ù , 
huomini  infolcnti,e  troppo  fuperbi,&feguita così  poi.  E  furono  pu- 
niti già  dalla  ira  di  coftei  i  Barbari.li  quali  fprezzando  gli  Atheniefi, 
e  venuti  ne'  paefi  laro,come  che  già  gli  haueffero  fuperati  affatto,  vi 
fecero  condurre  vn  bellillìmo  marmo  per  farne  dopò  fuperbo  trofeo; 
ma  tutto  fu  il  contrario  :  perche  reftarono  vincitori  gli  Atheniefi ,  e 
Phidia  fece  poi  di  quel  marmo  condotto  da*  Barbari, vn  fimulacro 
alla  Dea  N emefi,del  quale  fa  Aufonio  vn'epigramma ,  fingendo  che     Aufor.Io. 
JafteflaDeadica  eflereftatafattaperfeguodella  vittoria  deìGre- 
cìyòc  per  moftrare ,  ch'ella  non  lafciò  impunita  la  vana  fuperbia  de  i 
Perfi.  Haueua  quefto  fimulacro  vna  corona  in  capo  fcolpita  à  cerui, 
&  a  breui  imagini  della  vittoria,e  teneua  vn  ramo  di  frafiino  nella  fi- 
niftra  manose  nella  deftra  vn  vafo  con  alcuniEthiopi  fcolpiti  dentro, 
delle  quali  cofe  dice  Panfania,che  non  sa  renderne  alcuna  ragione-»,  Ncms/I  Ten- 
ne che  penfarne  pure,&  io  manco  lo  so .  Soggiunge  poi  il  medefimo  ^*  ^^^* 
Paufania,chelelhitoediNemefinonhaueuanoda  principio  le  ali, 
come  le'  hebbcro  pofcia  appreffo  de  gli  Smirnei ,  che  quefci  furono  i 
primi ,  che  la  face iTero  aiata  alla  fimiglianza  di  Cupido  :  perche  cre- 
deuano  eh  ella  hauelTe  che  fare  alTai  con  gli  innamorati ,  come  cho 
punifle  quellijli  quali  andauano,della  fua  bellezzatroppo  alteri ,  e-^     r  .  u 
luperbi ,  come  Ouidio  moftra nella  fauola  di  Narciffo.  Et  Catullo       ^'^''  '^' 
parimente,pofcia  che  ha  pregato  aflai  Licinio  belliffimo  giouine-» , 
che  venga  à  lui  dice  alla  fine  :  guarda  che  tu  non  ti  facci  poco  conto 
de'  miciprieghi ,  emidifpre2zi,accioche  talhora  non  te  ne  gaftighi 
poi  Nemefi  Dea  terribile .  Perche  dunque  puniua  quefta  Dea  i  mor- 
tali de  He  loro  opere  fu  perbe,  &  ingiuile,  la  credettero  alcuni  eflerc^ 
lamedefimaconlaGiuftitia.Dellaqualeèdefcrittala  imagincda_j    CrsfJÌT 
Chrifippo/econdocheriferifce  Aulo  Gellio ,  in  forma  di  bella  ver-  ^^  Icilio*. 
ginejterribile  nello  afpetto ,  non  fuperba,nè  humilejma  tale,chc  con 

honefta  (èue^ti  Ci  raoftri  degna  di  ogni  riuerenza  i  con  occhi  di  acu- 
-    -         ....  .  .    .  ^.^^_ 


380      ImaginideiDei 


4 


Imagine  della  Giufiitia  cu^oditrice  debuofjìy  ^ 

puniti' ice  de  reis  (^  tmagine  della  Giù  flit  ta^    ^^%^ 
eomulcante ,  ^  cafìigante  l'ingiuriai^  hiero-    ^^ 
gtifìco  denotante  detta  Giuditta  ,  Q^  qualc^ 
dette  ejjere ,  apparere,^  operare . 


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^f^^f^l'^'S^lSi^M^^f^»  f^'^^"^'  'i^"i^'><^l<»^>^*^><^'  '^''^ 


De  gli  Antichi.        381 

tlifitnn  V  ifla  :  onde  Platone  diffcche  la  Giuftitia  vede  tu  tto,  e  che  da 
gli  antichi  facerdoti  fu  chiamata  vendicatrice  di  tutte  le  cofe-» .  Et  Giirilitia  ve- 
Apuleio  giura  per  l'occhio  del  Soie ,  &  della  Giuftitia  infieme,come  de  il  tutto, 
che  non  vegga  queftomeno  di  quello.  Le  quali  cofe  habbiamo  noi  Q-^l'-^^ua, 
da  inrendere ,  chedeonoeffere  ne  i  miniftri  della  giuftitia,perche  bi-  litjgono  dl^-' 
{bgna,chcquefticonacutiffima  vedere  penetrino  infino  alla  nafco-  re- 
i\2yÒc  occulta  veritd,&  fìanocome  le  cafte  Virgini  puri,sì  che  né  pre- 
tiofidoni,nèfalfeIufinghe,  ne  altra  cofa  gli  pofìa  corrompere:  ma 
con  fermiffimarcueritd  giudichino  Tempre  per  la  ragione  :&  fi  moftri 
no  a  rei,&  a'  maluagi  terribili,e  fpauenteuoli,  &  a'  buoni ,  &  inno- 
centi piaceuoli,&:  benigni  *  Hanno  poi  poftoin  mano  alla  Giuftitia 
vna  bilancia  alle  voIte,&  alle  volte^quel  fafcio  di  verghe  legate  eoa 
'  '  fcure  y  che  portauano  i  Littori  dauanti  a'  Confoli  Romani  »  E  ta- 
-ora  fu  laGiuftitiada  gli  antichi  fatta  in  quefta  guifa  ancora.  Sta- 
,  uà  vna  Vergine  nuda  à  federe  fòpra  vn  faflfo  quadro ,  e  teneua  coiLì. 
Tvna  mano  vna  bilancia ,  &  con  Tal  tra  vna  fpada  nuda ,  Scriue  Dio- 
'  doro, ch'm  certa  parte  deirEgittOjOue  erano  k  porte  della  Verità,  fu 
la  ftatoa  ancora  della  Giuftitia:Ia  quale  non  haueua  capo  :  &  non-, 
ne  rende  alcuna  ragione ,  come  farò  anche  io, venendo  a  dire ,  che  in 
Eg;t:o  pure  faceuano  la  Giuftitia  in  quefto  modo  ancora.  Dipin- 
geuano  la  finiftra  mano  diftefa,  &  aperta  ;  perche  quefta  è  natural- 
mente più  fredda,  e  più  pigra  delladeftrai&  perciò  menoattaà  fare 
ingiuria  altrui.  Onde  tra  l'altre  cofe,che  nell'arca  di  Cipfello  erano 
fcolpite,fcriue  Paufania,che  vi  fu  vna  bella  donna,  la  quale  vn'altra^ 
fé  ne  tiraua  dietro,ma  brutta,tenendola  ftretta  nel  collo  con  la  fini- 
ftra manose  con  ladeftrapercotcndola  ftranamente  con  vn  legno  & 
chequellaeralaGiuftitia,&  quefta  la  Ingiuria.  Imperocheigiufti 
giudici  deono  tenere  opprefla  fempre  la  ingiuria, sì  che  non  fia  fatta 
maitortoadalcunojcomehannoda  vedere  bene  onde  la  veriti  nont 
lìaloro  occulta  mai,&  così  hanno  da  vdire  tutto  quello, che  ciafcu- 
nodiceàfuadiffefa,&  non  condannare  gli  acaifari  perle  parole  fola- 
Hiente  de  gli  accufatori,fe  non  vogliono  eilere  fimili  à  quel  giudice^-s 
qual  dipinfe  già  ApelIe,come  recita  Luciano  ,  dopò  ch'ei  fu  liberata 
da  Tolomeo  Re  dello  Egitto,  che  fu  per  farlo  morire ,  hauendo  cre- 
duto troppo fcioccamentead  Antifilo,iI  qual per  inuidia  rhaueua>> 
aecufato  come  eonfapeuole  di  certa  ribellione:  ma  fu  fcoperto  la  ve- 
rità poi  da  vno  dei  congiurati  :  &  il  Rè  conofciuto  Tinganno  liberò 
Apclle,e  gli  donò  cento  tarenti,&  volle,che  Antifilo,  il  quale  i'haue- 
na aecufato dtortOjfofie poi feanpre Ilio  fchiauo.Apelle  dunquejva- 
lendo  dimoftrare  il  pericoIo,à  che  era  ftato ,  dipinfe  vna  belliifin -a^ 
tauola,che  fu  chiamata  poi  la  Calunnia  di  Apclle,  in  quefto  modo  : 
Stana  fedendo  i  gnifa  di  Giudice  vno,che  haueua  le  orecchie  lunghe  I^ìpìnrura.  dì 
limile  a  t^uelle  dell' AfìnoA  come  fi  legge,  che  le  hebbe  il  K.è  Mida ,  ^P^'^'^  ' 


3  82       Imagini  de  i  Dei 


4m 
4m' 


«li» 


4 


*»?'^^- 

*^:' 


Tauoìa  della  Calur/7?2Ìa  dipinta  d' Amelie  ^nelU  quale 

rui  e  il  Gnidice  coti  le  orecchie  d'ttAjì'ao  dmotante  ^c  j»^? 
l'ignoranT^n^e  duedonne  lifauelUno  all'orecchie:,  ^^^ 
runa  e  llgmran  7^a  l'altra  la  Sufpitione*  lllpec-  '^^ 
chid  che  precede  alla  Calumma  e  l'wmdiofd^queL  «^^ 
lo  che  per  capelli  tiene  la  Calumnia  e  ti  Calurn- 
filato.  Le  due  T^onnCyche accompagnano  la  Ca^ 
lumnia  l'yna  è  U  Fraude^^  l'altra  tlnfldio-j , 
Delle  due  donne  abaffo  njna  e  la  Penttenzjt^ 
riguardante  la  Verità^effetto  del  Calumnurc^^  0^^ 
:he  per  ricompenfa  affetta  la  fvcrgogna^  ddan-    ^^^ 


n» ,  CP^  il  ruttupeno 


'-~'k  %(jc>  «(A  %0*'  <»(]«■  "ffOt'  "sOv  w*.'  'HM'  "H*^  *0«'  Wv'  Wó'  ^g^' 
%'^^'^^  ^'^^  ''^'  ^'%^'  %i-'^^^"  ^^  ^'^^'  ^■'''^^''^'^^% 


De  gli  Antichi .       3S3 


'M  cui  due  donncjvna  per  lato  moftrauano  di  dire  non  so  che  pian  piano 
j  airorccchiceral'vna^di  queftelaIgnoranza,raItralaSorpittionc,  Se 
porgeua  la  mano  alla  Calumnia,che  veniua  à  lui  in  forma  didonna_j 
bella5&  ornata,  ma  che  nel  afpetto  moftraua  di  eflere  tutta  piena  di  C.  l.miau» 
ira,edi  rJcgno,&  haueua  nella  finiilra  mano  vna  facella  accefa ,  6c 
con  la deftra  tiranadietro  per  i  capelli  vn  giouine  nudo,qual  mifera- 
bilmente  fi  doleua  alzando  le  giunte  mani  al  Cielo .  Andana  innan- 
zi a  coftei  il  Liuore,cioè  la  Inuidia,ch'era  vn'huomo  vecchio^magro 
e  pallidojcome  chi  fia  flato  lungamente  infermo3&  dietro  le  veniua- 
no  due  donne  le  quali  pareuano  lufìngarla  facendo  fefta  della  bellez 
za  fua,&  adornandola  tuttauia  il  piu,che  poteuano,  &  dimandauafi 
r  vna  Fraude,&  il  nome  dell'altra  era  Infidia.  Dietro  a  quefte  fegui- 
taua  poi  vna  altra  donna  chiamata  Penitenza,  con  certi  pochi  panni  Penitenza.  ^ 
■intorno  tutti  logorije  (quarciati,che  largamente  piangendo  iì  a^flig- 
geua  oltra  modo,&:  pareua  volerlcne  morire  della  vergogna^  perche-» 
vedeua  venire  la  Verità .  Così  defcriue  Luciano  la  Calumnia  gid  di- 
pinta da  ApeliCjOnde  ne  raccoglie  poi ,  che  qnefta  non  è  altro ,  chej 
ma  falfa  accufatione  creduta  dalGiudice  di  chi  non  fia  prefented  di- 
re il  fatto  fuo  ;  la  quale  per  lo  più  è  caufata  da  la  Inuidia  ,  &  perciò       •  r 
gliela  m.elìedauanti  Apelle,&  è  quefta  vn  morbo  dell'animo  huma-    ""^     ' 
no  il  peggiore  che  polla  eflere ,  perche  non  folamcnte  fa  male  altrui  j 
ma  d  gl'inuidi  fteliì  nuoce  grandemente .  OndeSilio  Italico  metter  gji;^,  ij^iì^o, 
tra  le  pefle^e  tra  imoftrijche  fono  in  inferno,  la  inuidia  che  con  am- 
be le  mani  fi  ftringe  la  gola  :  &  perciò  ben  difle  Horatio ,  chs  Horatio, 

■ì\o?t  feppero  i  Tiranni  dì  Sìciiia 

.     Trouar  maggior  tormento  della  Inuìdia'. 

Conciofia  chc,corae  dicono  alcuni  verfi  creduti  di  Virgilio^  e  tira-    Virgilio, 
ti  in  quefta  guifa  al  volgare, 

yn  veneno  è  la  Inuidia ,  che  diudra 

Le  midolle ,  &  il  f angue  tutto  fugge , 
Ondetinuido  n'ha  debita  pena; 
.     "Perche  menfreT  altrui  forte  l'accora^ 
Sopirà  y  freme ,  e  come  Leon  rugge, 
Mosìrando ,  eh' a  la  mifera  alma  piena 
D'odio  cnidel  j  che'l  mena 
^  veder  l'altrui  ben  con  occhio  torto  » 
Terò  dentro  fi  fa  ghiaccio  j  e  di  fuore 
Bagnafì  di  furore , 

Ch'altrui  può  far  del  fio  dolore  accorto; 
£  con  la  lìngua  di  yskno  rnnata 

■  "      ""■  '  ■  UqpÌc. 


3^4     Imagini  de  i  Dei 


-# 


4m 

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4 
4 
4 


4^ 

«il 


«E; 


Imdgini  deltlmidUche  afe  fieffa  nuoce  ,  ^/f»^<? 
d?^  l'mmdwfo(t  firugge  njedendo  l'altrui  pro- 
§J):ricà  yt^"  fi  ottura,  l'orecchie  à  l'altrui  lodi  , 
Q;/  fi  Hringe  la  goU  per  fojfocarfi ,  quslU  ce- 
dendo ejjdtAte^O*  quefloìil  pefiìmo  dczfitij . 


?  4w  <H^  «s^i?  _^  y^  _Wc^  >0t?  «s^H'^ 


Ili* 


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1^^  «^=*<:^-»^v^if^^.^^-ip*^i4^ffJ;^«»i/f;^v^^'^''^''if''^»'  I* 


De  gli  Antichi.        385 

Mordcye  bìafimafempre  ciò  che  guata, 

Vn  pallido  color  tinge  la  faccia , 
J^d  dà  del  duolo  interno  certo  fegn9  , 
Et  il  rmfero  corpo  diuìen  tale, 
Cbe'par  che  fi  dìSlruggayt  ft  disfaccia. 
Ciò  the  vede  gli  porge  odio ,  e  d'fdegno  t 
Terò  fugge  la  luce,  e  tutto  à  male 
CU  tornale  con  vguale 
Dijpiacer  fchifa  il  óbo, annoia  il  bere^ 
Vnqiui  non  dorme  ^  mai  non  hj  ripofo^ 
Efempre  il  cor  gli  è  rofo 
Da  quella  inuida  rabbia,  qual'hauere 
y^on  può  mai  fine  ;&  al  chi  graue  male 
Rimedio  alcun  Hi  medico  non  Vale* 

Et  Oiiidio  facendola  in  forma  di  donna,  perche  come  dicemmo 
poco  fi  nella  dipintura  di  Apelle ,  i  Greci  la  fecero  huomo  cosi 
la  delirine. 

Taìiido  ha  il  Volto  jil corpo  magro j e  afciutto. 

Gli  occhi  fon  biechi ,  e  rugginofo  il  dente  , 

Il  petto  arde  d'amaro  fele,  e  brutto 

Velen  colma  la  lìngua  ,  ne  maifente 

Tìacer  alcun,  fé  non  de  t altrui  lutto  : 

^Ihor  ride  la  Inuidia  ,  ch'altrimente 

Si  moHra  ogni  hor  addolorata, e  mejla^ 

Efempre  a  l'altrui  mal  vigile,  e  dcjia. 

Et  defcriuendo  prima  la  fua  cafa  trìfta,fredda,&  caliginofà,  haue« 
uà  detto,  che  ella  quiui  fé  ne  ftaua  mangiando  ferpcnti .  Plutarco 
fcriflè  affai  lungamente  della  Inuidia,&  il  gran  Bafilio  facendone 
vnaOratione,dice,chegrinuidiofifonofimili  a  gli  auoltoi ,  &  alle 
mofche  :  perche,  come  quelli  volando  paflano  /òpra  lieti  campi ,  & 
fòpra  fioriti  prati,ne  Ci  calano ,  fé  non  ouc  veggono  qualche  puzzo- 
lente corpOjC  di  quefto  ancora  lafciando  le  intere  parti  vanno  ricer- 
cando lecorrotte,&  guafte;  cofi  gli  inuidiofi  non  guardano  mai, 
ò  che  diflìmulano di  vedere  quello,  che  in  altrui  meriti  di  cffer  lo- 
dato,&  iquello  folo  pongono  mente ,  che  poflà  effere  biafimato  in 
qualche  modo.  Come  fiì  creduto  fareMomo  fra  gli  Dei,il quale 
fo  parimente  Dio  appreffo  degli  antichi,  &  nacque  fecondo  Hefio- 
do  àé  SonnOiC della  Notte:  né  faceua  egli  cofa  alcuna  mai  j  ma 
guardaua quellojche  gli  altri  Dei  faceuano,&  riprcndeua  libera- 
mente ,  &  bidfimaiia  ciò  che  non  era  fatto  i  modo  fuo .  Oi  de  Efo- 
po  fcrifle,  e  lo  rifèrifce  Ariftoteie ,  che  Momo  biafimaua  chi  fece  il 

Bb  bue 


Ouidio* 


Momo* 


Efopo. 


3  85 


Imagini  de  i  Dei 


*l§^^     iWiJ^Jne  di  Momo  Dio  della  rcprenfwne ,  è  malcdìcenxf ,  &  del     f=^§* 


■P 


«1^ 


bìafmo  f figliuolo  del  Sonno  ,  &  ddhi  Notte yfignificante  l'idea 
trattori  non  effcr  da  niente  ync  mai  e  fra?  nulla ,  folo  biafimarc^       ^  ^ 

le  opcratìoni  altrui ,  non  riguardando  ?nai  fé  non  al  riprenftb'ilc ,  ^^§* 

non  mal  al  lodeuolc  ,fimìli  à  talpe ,  che  non  riguardano  il  Solc^  §%§^ 

ne  il  giorno ,  ma  Jolo  le  tenebre  &  l'ofcurità,  sksixfi^^ 


W^ 


i^  ^-^  ^»w  ^w<?  ^«w  vw  w«'  vvx^  -^v^  ^  ^W  ^^  ^  tO^^V"  '^t^M:^ 


JE^'^f^Viij^^i^g^f^ 


«MW  <i^(k'  %0<f 


De  gli  Antichi .        387 

I   bue  dicendo  che  fumai  auil'aco  a  farli  le  corna  fu'I  capo,  perche-* 
l.  doueua  fargliele  sii  le  fpallc,accioche  con  forza  maggi  ore  poteffej 
l  ferire .  Et  deirhuomo  diceua  ,  come  racconta  Luciano  ;  che  errò 
[  grandemente  chi  lo  fece  a  non  fargli  vna  fineftretta  nel  petto  jac- 
[;  cicche  fi  poteffe  ageuolmente  vedere  ciò ,  che  egli  hauefle  in  cuore. 
f.  A  Venere  non  trouò  che  dire^come  Filoftrato  fcriue  fé  non  che  le  pia- 
nelle faceuano  troppo  rumore,  quendo  ella  caminaua.  La  imaginc 
di  coftuièdefcrittada  certi  Epigrammi  Greci  in  forma  di  vecchio 
magro ,  e  fecco ,  tutto  pallido ,  con  bocca  aperta,  e  chinato  verfo  ter- 
ra ,  la  quale  ei  va  percotendo  con  vn  baftone ,  che  ha  in  mano  ,  forfo 
perche  tutti  i  Dqì  de  gli  antichi  furono  detti  figliuoli  della  terra  .  Fra 
gli  quali  Momo  Dio  della  riprcnfione,&  del  biafimo  faceua  Tvfficio, 
che  fanno  alcuni  fra  noi ,  &  perciò  fono  parimente  detti  Momi  :  li 
quali  mofiìfolo  da  vaghezza  di  dire  male  d'altrui  a  loro  piacere ,  & 
fenza  ragione  alcuna ,  biafimano  ciò  che  veggono  :  ilche  viene  per  lo 
più ,  come  ho  già  detto ,  dalla  Inuidia ,  qual'è  come  diceua  Euripide, 
&  lo  f iferifce  Eliano ,  cofa  fuor  di  modo  trifta ,  maluagia ,  &  vergo- 
gnosa ,*  &  fi  legge ,  che  gli  antichi  la  difègnauano  facendo  l'anguilla  : 
perche  quefta ,  come  dice  il  medefimo  Eliano ,  fé  ne  flà  da  sé ,  ne  va 
con  gli  altri  pefci  mai .  La  Fraude  poi ,  quale  fece  Apelle  in  forma  di 
donna ,  fa  difegnata  da  Dante  con  faccia  folamente  di  huomo  da  Be- 
ne, de  giufto ,  ma  che  habbia  il  refto  del  corpo  tuttodi  fèrpente,mac- 
chiatodi  diuerfi  colori  j  &  che  termini ,  &  iinifca  in  coda  di  Scorpio- 
ne .  Le  parole  fue  fono  qucfte . 

B  quelli  foT^  magine  d'i  froda, 

Sm'  Venne ,  &  arrìuò  la  tcFìa  ,  cH  bnHo . 

Ma  in  sic  la  ma  non  traffe  la  coda . 
La  faccia  Jua  era  faccia  d'htiom  gmfio. 

Tanto  benigna  banca  di  fuor  la  pelle , 

£  d'vn  ferpente  tvno  ■  e  l'altro  fusìo , 
Due  branche  hauea  pelofe  in  fin  l'afielle , 

Lo  doffo ,  il  petto ,  d^'  amcndue  le  coste 

Dipinte  hauea  di  nodi, e  dì  rotelle. 
Con  più  color  fommejfe  ,  e  foprapcjìe 

Non  f tir  mai  drappi  Tartari, né  Turchi; 

Ne  fur  tal  tele  per  ^ragne  impone . 


Euripide. 
Eliano. 


Fraude. 
Dante  * 


La  ipofitionedi  quella  imagine  è ,  che  la  natura  de  gli  huomini  in-  ?'^"l"  * 
fraudolenti  è  dimoftrarfì  nell'afpetto ,  &  in  parole  be- 


Natura  de_-9 
nte. 


gannatori ,  & 

nigni ,  puceuoli ,  e  modelli ,  ma  di  effere  altrimente  in  fatti ,  fi  che-»  ^ 

tutte  le  loro  opere  alla  fine  fi  moftrano  piene  di  mortifero  veleno.  Per  pino  per  Ia»i 
h.  qual  cofa  pofero  gli  antiehi  il  Pino  ancora  alle  volte  volendo  dife-  Fraude. 

Bb    a        gnare 


■r\ 


388      Imagini  de  1  i^ei 

^  — .'    ,'rti»'  jkj\j^    jÙ\j%.  ^u:.  t^fiCm.    ^^  \c>  /V'^A.    A^^  1^  lA    i^AA  ^*fWw  t^rWv  ^Wift  iWi^  ("^A^^l  CTI^  "^ft^  "y^^A  AAn.'^t 


il» 

«CU- 


*€ 


^ 


Imagine  della  Fraude  fecondo  Dante  ^  qttal  dino- 
ta che  li  fraudolenti  (^  ingannatori  fotta  il 
manto  (gr  f^clto  de  piaceuolt  ^modefii^^  4- 
moreuoli  cercano  di  pervenire  a  loro  rei  dtfe- 
gni  y  ejfendo  nell'intrinfeco  auuelenatt  d*ogni  «^^àg^ 
fottio  5  frauds ,  t^  inganno .  "^ì^ 


1^ 


■3» 


^s* 


De  gli  Antichi .        3  8p 

griarc  la  F f audc  :  percioche  qiieflo  arbore ,  &  per  TaltczEa ,  ^  dri ttii- 
rafua ,  &  perche  Tempre  €  verde ,  e  bello,  e  vago  a  vedere ,  ma  da  nno- 
fó  poi  fouente  a  chi  ò  ripofa  aJl'ombra  Tua ,  ò  fenza  altro  riguardo  vi 
pafTa  fotto ,  perche  cadendo  i  frutti  fiioi  già  maturi ,  e  perciò  durifiì- 
mi ,  da  gli  alti  rami ,  fé  gli  danno  per  forte  fu'l  capo ,  cosi  feramentc-j 
Io  percuotono, chelVccidonoò gli  fanno  fendre  almeno  grauiflìmo 
dolore ,  fé  pur  in  altra  parte  del  corpo  lo  vengono  a  ferite .  Ma  ritor- 
niamo alla  imagine  della  Fortuna  ,<ialla.quale  mi  fuiò  Nemefi ,  &  icj 
poi  pafiandodivna in  altra  cofanonmifonoricordatodi  ritornare 2 
lei  prima  di  hora  3  che  più  non  mi  refta  che  dire  della  dipintura  dì 
ApeIIe:il  quale  dipingendo  anco  la  Fortuna  la  pofè  à  federe,  &  dimaii 
dato  perche  ciò  hauefi'e  fatto ,  rifpofe  ch'ei  non  Thaueua  mai  veduta 
:^3LVC,Sc  appreflb  dei  Latini  fìare  ligniti  canon  folamenteefler  fermo, 
ma  in  piedi  ancora ,  e  qumdi  ne  fece  eglijnotto ,  perche  la  fortima  è 
detta  volubile ,  &  iiiftabile.  Il  clic  volendo  moftrare  gli  antichi  nel- 
la fùa  imagine ,  la  fecero , come  ferine  Eufebio,  federe  fopra  vna  gran 
palla ,  e  le  aggiimfero  l'ali-,  che  velociflìmamente  la  portano  mò  da_» 
quefìo,mò  da  quello  t  onde  Horatio  così  canta  di  lei  tirando  i  verfi  HoraceJ 
fuoi  in  noftra  lingua* 

L'ìnfìabile  Fortuna 

*^  vn  erudii  gioco  attende-, 

£  fcher'^afempre  A  damo  de'  mortati  5 

Sen-^^a  regola  alama 

Muta  le  cofcy  e  rende 

JlonoY  a  quefio,^  quel  dà  gruuì  maìì^ 

B  pofàa  quelli ,  quali 

Era?i  fct  filo  fauore , 

Trima  lieti 3  e  contenti, 

Tàmiferii'e  fcontentiy 

E  mutandofi  quafi  à  tutte  l'ho'i^s 

v4  l'vn  dà  yà  l'altì'o  toglie , 

Ctà  pan  benigne  i  ò  auerfe  lefne  Voglk^ 
Terò  ringratio  lei 

Chwido  per  me  fi  ferma , 

Jit  i  Jmi  beni  godo  volontieri  • 

Ma  non  sì ,  che  de'  miei 

Non  mi  ricordi  e  ferma 

Speme  mn  y'habbìno  anco  i  mìei  penperì. 

Dunque  s'ella  i  leggieri 

Vanni  P/i€gando  vola. 

Ciò  ch'ella  vnqua  mi  diede 

Rifiuto  f  e  fé  ne  riede 

Bb    3        l'animo 


3  pò       Imagini  de  i  Dei 

41^  é^l» 


•ft^ 


Hìeroglrfico  denotante  la  buona  Fortuna  qtùajtfem^  "^S» 

fr&  aiìdare  con  L' Eloqmnzjt  y  ^  con  la.  Dot-  ^§a^ 

trtna,^  timagme  dell' Occajìdne  ^jQ;J  opportt»^  "^^ 

nitÀ  da  Greci  detta  ti  Dia  Chera  qual  chi  non  "^j^ 

f rende  qttando  jt  ap^nfenta  m  vano  fot  Jl  cer-  «^^ 

iaeftpenttfc<L^.,  ^|^ 

m 


^''f'^'^^^'^  ^'^'^'^'^'^  ^^^^^^^^^^^'^^'^c^i^^^ 


Galea». 


Paamio. 


De  gli  Antichi.        3  p  t 

L'animo  mìo  ftcuro  A  quella  fola 

yìrtùiChe  io  contenta, 

E  rkchexj^a  maggior  hauer  non  tenta,  » 

Cebete  in  quella  tauola,neI]a  qualedipinfe  tutta  la  vita  humana  •  Cebcte. 
fa  la  Fortuna  vna  donna  cieca ,  &  paxza ,  che  ftà  con  i  piedi  fopra  vn 
rotondo  TafTo.  Et  Artcmidoro  l'ha  pofta  alle  volte  àièdere  fopra  vna  Attcmidor** 
diftefa colonna, &  la  fa talhora  bella,  &  ornata ,  e talhora  foz2a,e 
malveflita,&:chetengaIamanoa  vn  temone  di  nane.  Etinquefta 
^uifa  la  vediamo  (peflò  su  le  medaglie  antiche ,  &  ne  gli  antichi  mar- 
_.ii .  Galeno  parimente ,  quando  eflbrta  i  giouani  alio  Audio  delle_i 
lettere ,  così  dice  di  coftei  ^  Volendoci  gli  antichi  porre  dauanti  à  gli 
occhi  con  pitture,  &  con  ftatoe  le  maluagità  della  Fortuna ,  non  ba- 
llò loro  farla  in  forma  di  femina ,  che  quefto  ben  doueua  efler  affai 
per  moftrare  e  ch'ella  folle  pazza  ,  e  maluagia ,  &  che  non  iftefle  in-, 
vn  proponto  mai;ma  leaggiunfèro  vna  rotonda  palla  fottoipiedi  fa- 
cendola fenza  occhi  ;  &  dandole  poi  vn  temone  in  mano ,  come  che 
alla  cieca ,  &  fenza  prouidenza  alcuna  gouemi  le  cofe  del  mondo . 
Difegnano  ancora  molto  bene  la  Fortuna ,  &  efpongono  parimente  il 
fuo  difègno  alcuni  verfi  di  Pacuuio ,  che  fi  leggono  ne  i  libri  delia  Re- 
torica di  Cicerone  j  Se  in  volgare  così  fuonano . 

TaxT^-:, cieca it  bcjì'iale  è  la  Fortuna ^ 
Secondo  ^be  ì  Filo f  fi  hanno  detto , 
Quai  fopra  Vnfxfio,  che  s'aggira,,  e  z^lue 
L'hanno  pofìa  jperòdominque  queHo 
Sì  piega ,  ella  Va  prcfìa^e  non  sa  doue  , 
ì>Jè  Vede  ;  «nde  a  ragion  fa  detta  cieca  • 
E  perche  troppo  Jpeffo  ella  fi  muta . 
L  hanno  chiamata  pa^^^y  e  befìiale 
£  Hata  detta  ;  perche  non  conofce 
OÙ4I  fia  degno ,  qual  nò  j  qiial  buon ,  qual  rio  • 

Oltre  di  ciò  fu  fatto  alle  volte  il  Caduceo  con  vn  cappello  in  cima« 
che  haueua  due  piccole  ali ,  vna  per  lato ,  &  con  due  corni  di  douitia, 
quali  abbracciauano elfo  Caduceo,  &  fignificaua  quefta  pitura  fe- 
condo alcuni ,  chela  buona  Fortuna  vdquafi  fempre  infìemecon  la_j 
Eloquenza ,  &:  con  la  Dottrina  ;  &  in  Ibmma  fu  creduta  quefta  efle- 
redi  tanta  forza ,  che  non  vi  mancò  chidicefTe ,  che  valefle  poco  la«j 
virtù  fenza  lei:  &  che  (è  bene  quella  fi  fcorge  ad  alte  imprefcj&;  a  glo- 
rioib  nome ,  non  mai  però,  ò  malageuolmente  viarriiiaremo,fe  que- 
fta non  ci  accompagna ,  mettendo  pure,  come  credeuano  gli  antichi, 
.che  la  Fortuna  fia  qualche  Nume ,  il  quale  nelle  cofe  mondane  pofla 

B  b    4.        affai. 


Buona  Fof« 

tuna . 


3  92      Imagini  de  i  Dei 

-^kiìf^^Hì^'^'^'  <^?<.ì^  steste  ^,i^<^.(^  «^4fc  5£i3£  ^     "■ 


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4 


4f^ 


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I» 


^1» 


^ 


Imagme  delU  Fortuna  appi  gl'i  Sekhi  (jgj^ificante 
la  fua  rueloùtà  c^  m  sì  abilità  nelle  co  fé  morì- 
ddne  i  ^f  che  btfi gii  a  fi  condare  tOccafiont^  , 
perche  "velocemente  fé  ne  *T/o!a  ^  invano  poi 
fi  A?^^  :>  W  ^^  '■vano  p  pente  delle  occafionì  ^f^ 
perdute  (Sf  tralafcìate.  W^^ 


4' 


m^ 


De  gli  Antichi.         393 

affai .  Et  che  i;oi  medefimi  1  lamo  a  noi  lìelli  la  buona  fortuna ,  ò  Ia_j 
ria ,  fecondo  che  ò  bentiò  male  ci  fappiUino  gouemarei&  appigliarci 
a  ciò ,  che  di  buono  ci  (ì  rapprefenta ,  onero  lafciarlo .  Onde  Seneca       Ssnea. 
fcriuea  Lucilio  fuo,che  s'inganano  quelli, li  quali  giudicano, che 
bene  ò  male  alcuno  ci  venga  dallaFortuna;perche  fé  bene  ella  dà  ma- 
teria di  quello ,  e  di  quefto ,  &  alcuni  principi)  alle  cofe,  che  ponno 
dapoi  riufcire  a  bene .  ò  male  nondimeno  l'animo  noftro  può  molto 
più  di  lei ,  e  tira  le  cofe  fue  come  vuole,  di  modo  che  egli  fteflba  fé  mc- 
defìmo  è  caufa  ò  di  felice,  ò  di  mifera  vita .  £  perciò,  quando  al  ma- 
le ci  appigiiamo,  di  tutte  le  difauenture , che  ci  intrauengono  poi, 
h  abbiamo  da  dolerci  delia  dapochezza  noftra,  &  del  noftro  poco  ve- 
dere ,  non  della  Fortuna  :  come  moftrarono  pur'anco  gli  antichi  nel- 
la imagine  della  Occafione,  la  quale  fanno  alcuni  efiere  vna  medefi- 
ma  con  la  Fortuna ,  ma  fé  non  fono  vna  medefima  cofa  quefte  due , 
ben  fono  tra  loro  molto  fimili,come  dal  ritratto  di  quefta  lì  potrd 
vedere ,  la  quale  fu  fatta  Dea  da  gli  antichi^,  forlc  accioche  dalla  ima- 
gine  Tua  riuerita ,  &  Ipeffo  guardata  imparafl'e  oga'vno  di  pigliare  le 
cofe  in  tempo  j  perche  quelle  con  quefto  fi  mutano,  &  vanno  via, 
lafciando  poi  chi  nonleièppe  torre  pieno  di  meftitia ,  &  di  pentimen- 
to .  Fu  adunque  la  imagine  della  Occafione  così  fatta:ftaua  vna  don- 
na nuda  con  i  piedi  fopra  vna  ruota ,  onero  sii  vna  rotonda  palla ,  de 
haueua  i  lunghi  capelli  tutti  riuolti  fopra  la  fronte ,  fi  che  ne  reftaua 
la  nuca  fcoperta ,  e  come  pelata ,  &  a'  piedi  haucua  l'ali ,  come  fi  di- 
pinge Mercurio,  Se  era  con  lei  vna  altra  donna  tutta  addolorata, 
mefta  nello  afpetto ,  &  piena  di  pentimento .  Vn  fimulacro  tale  fu     A  "forno, 
già  fatto  da  Phidia,  &  fé  ne  legge  vno  epigramma  di  Afonio,  nel  qua- 
le idefcriue  la  Occafione  così  come  ho  detto ,  e  mette  con  lei  la  Pe-» 
nitenza  per  compagna.  Imperoche  chi  lafcia  pafìar  la  buona  occafio- 
ne ,  che  ti  apprefenta  in  qual  fi  voglia  cofa ,  altro  non  hi  poi  che  pen-  ,,^ 
tirfi,&lagnarfidisèmedefimo.  Quefta  che  chiamarono  i  Latini      cca.iune, 
Occafione,  &  opportunità  &  riuerirono  come  Dea,  fu  da'Grecidet- 
«ta  Tempo  opportuno ,  &  perciò  da  loro  fatto  Dio ,  non  Dea ,  &  era 
il  fuo  nome  Chero ,  che  quefta  voce  apprc  fio  dei  Greci  fignifica  op- 
portunità di  tempo ,  come  ferine  Paufania  ancora ,  oue  mette ,  che  a 
coftei  fu  confe  crato  vn'altare  appreflb  de  gì  i  Elei ,  &  che  certo  Poeta 
antico  in  vn'hinno  fatto  per  lui  Io  chiama  il  più  giouine  di  tutti  i  fi- 
gliuoli di  Saturno .  Fu  dunque  il  Dio  Chero  deiGreci,ilmedefimo,  chsroDIa 
che  era  la  Occafione  de  i  Latini  ;  del  quale  Pofidippo  fece  vn'epigra- 
ma  defcriuendo  la  fua  imagine  j  onde  Aufonio  tolfe  forfè  l'argomen- 
to del  fuo ,  quando  dipinfe  la  Occafione,  perche  fono  in  tutto  fimi-  p^^jnppo 
li ,  fé  non  che  Pofidippo  mette  di  più  vn  rafoio  in  mano  al  fiio  ,  vSc.     a  y  f 
Aufonio  alla  fua  dà  la  Penitenza  di  più  per  compagna .  Calliftra- 
to  psirimente  nobile  fculcore  fece  ii  Dio  Cliero  in  forma  di  gioui- 


O.' 


Fortuna  de 
gli  Sci  chi. 


Fortuiii  di 
vetro. 


Simulacro 
della  f-ortiiiia 
con  gl'I mpe- 
radori. 
Scarnano. 


Antonino 
rio  Impera- 
dorè. 


3  P4      Imagini  de  i  Dei 

ne  nella  Tua  più  fiorita  età  bello ,  &  vago  con  ì  crini  al  vento  fpar- 
(ì,  Si  in  tutto  il  reftocome  lo defcriue  apunto  Pofidoppo.  Bifogna_» 
dunque  ftare  con  gli  occhi  aperti ,  e  con  le  mani  proiite  per  dare 
di  piglio  alle  cofe  j  quando  la  Òccaiìone  ce  le  moftra ,  pei  che  ella  to- 
fto  gira ,  e  volta  la  nuca  pelata  poi  a  chi  non  Teppe  cacciare  le  mani 
ne  1  lunghi  crini ,  che  hi  fopra  la  fronte ,  &  via  f'e  ne  camina  con  ve- 
locillìmi  piedi .  Moftraronoquafi il medefimo gli Scithi ancóra  nel- 
la imagine  della  loro  Fortuna ,  imperoche  ,  come  ri ferifcc  Quinto 
Curtio,quefl:i  la  fecero  bene  (ènza  piedi,  ma  le  pofèro  poi  le  ali  in- 
torno alle  mani ,  perche  ella  dà ,  &  porge  con  quefle  i  beni ,  ma  con 
tanta  velocità ,  che  appena  altri  ha  iìera  la  mano  per  pigliarli ,  che  el- 
la gii  e  volata  via.  Oltre  di  ciò  benché  talhora  giunga  la  Fortuna 
con  noi  mano  a  mano ,  non  però  mai  ci  lafcia  pigliar  le  penne ,  ch'el- 
la vi  hi  d'intorno  ;  perche  vuole  poterfene  riuolarea  Tuo  piacere,  e 
riuolarfene  fenza  fare  tropo  indugio ,  perche  non  sa  fermarfi  ,  &  po- 
co durano  le  felicità ,  che  vengono  da  lei .  Onde  fu  ,  che  alcuni  gid 
come  fcriuc  AlcfTandro  Napolitano ,  la  fecero  di  vetro  ;  perche  come 
quefìo  fubito  fi  fpezza  ad  ogni  lieue  intoppo ,  così  tofto  vanno  a  ter- 
ra i  fauori  della  FortLUia.  Ma  non  perciò  lafciarono  di  crederle  gii  an- 
tichi, anzi  moftrarono  di  fidarfi  tanto  in  lei, che  la  vollero  fempre 
hauere  con  loro ,  maflìmamente  i  Principi ,  e  gli  Imperadori  ,■  perche 
quefti  nella  loro  più  fecreta  ftanza  tencuano  fempre  vn  dorato  fimu- 
lacro  della  Fortuna ,  &  come  cofj  facra  l'adorauano ,  &  voleuano  an- 
cora ,  che  folte  con  loro  ogni  volta ,  che  vfciuano  in  publico .  Onde 
Spatriano  ferme ,  che  Seuero  Imperadore  giunto  allo  eftremo  della-» 
vita,  volle  fare,  che  vi  follerò  due  di  queite  facrate  ftatoe  della  For- 
tuna, acciocheciafcuno  dei  figliuoli,  ch'erano  due, ne  hauefle  vna 
che  l'accompagnafle ,  e  ftefle  con  lui  fempre  ;  ma  non  vi  potendo  at- 
tendere ,  perche  troppo  l'agrauaua  il  male ,  comandò  morendo ,  che 
a  vicenda ,  fòfle  pofto  il  faerato  fimulacro  della  Fortuna  nella  lecreta 
fìanza  a'  figliuoli ,  l'vn  di  all'vno,  &  l'altro  all'altrO;  quafi  fofle  que- 
fto  fegno  del  partito  Imperio  tra  loro  egualmente .  Et  Antonino  Pio 
Imperadore,  fecondo  che  diceil  mcdefimoSpartiano  ,  fcntendofi  vi- 
cino al  morire,  comandò  che  la  dorata  ftatoa  della  Fortuna  foife 
portata  nella  ftanza  di  Marco  Antonino ,  che  fu  certiflìmo  fègno  del- 
lo Imperio  trasferito  in  lui,  come  che  rimpcradore ,  il  quale  mori- 
ua ,  fenza  dire  altro  lodifcgnafle  in  quefto  modo  fuo  fucceflbre .  Al- 
cuni, &  beniflìmo  hanno  dipinta  la  Fortuna  fopra  vn  grande  Arbo- 
re con  vn  lungo  baftone  in  mano,  co'i  quale  va  battendo  giù  i  frutti 
di  quello,  che  fono  fcettri  di  Rè ,  mitre, borfe ,  nani ,  aratri ,  &  altre 
cofe ,  chedinotano  le  dignità ,  &  tutte  le  arti  humane.  Di  lotto  poi  il 
vede  a  ftare  gran  moltitudine  di  pecione,  &  d'ogni  forte  grado/qua- 
li afpettano  di  coglier  il  frutto  che  loro  vien  fopra .  &  fi  vede  che  ad 

alcuno 


De  gli  Antichi.        395 


<tr' 


i^^'" 


#i3* 


Jmagine  atlU  Fortuna  in  Egira  yftgntficAnte  nel-  ^^_%> 
t^  Amore  yolerui  buona  fortuna, (^  ricche-^^e ,  «Èf.^* 
étltrtmetìtt  fen?^a  non  fi  ottenere  lo  bramato  de-  ^'"  " 
fiderto ,  ma  io  credo ^che  Jì  in  quefìa  come  in  tut- 
te le  atttani  bifogna  hauer  dalle  wirtw  ,  chc^ 
quelle  fxnno  la  buona  Fortuna ,  perche  non  ci  e 
Fortuna  alcuna .  ma  è  nome  imaoinato  , 


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Hi* 


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rai'-fania . 


lOVtlUU  CJiO- 

ijc:uole  a  j  A- 
morc . 


Alle  Donne . 


Ammoni  no- 
ne. 


Centra  lc_-> 
Donne  aua  re 


3  p  6      I  m  agi  ni  de  i  D  ei 

akunodiftlipc  regale  toccando  vn'aratro  gli  bifogna'di  Prìntipò, 
chs  era  gii,  diuenire pollerò  agricoltore,  ou e  ad  vn  contadino  ca- 
dendo fopra  vn  Tcettro,  ò  alcuna  borfa  diuenta  egli  Prcncipe,  &  ricco: 
sì  che  bifogna  acconciarfi  in  bnon  loco,  &  che  profperaivio  la  Fortu- 
na venghi  a  toccare  qualche  buona  ventura .  Scriue  {'auGnia ,  che  la 
Fortuna  in  Grecia  appreflb  de  gli  Elei  hebbc  vn  tempio ,  oue  era  vii-, 
fuo  fìnv.ilacro  di  legno  molto  grande,  e  tutto  dorato,  Fr-or  che  le  ina- 
ni ,&:  i  piedi ,  quali  erano  di  marmo .  Et  dice  anco  poi  di  alcune  al- 
tre llatoe  della  Fortuna  flitte  da' Greci  in  diuerfì  Iuochi,ma  non  le 
riferifcc:,  perche  niente  hanno  di  notabile  più  di  quello ,  che  s,iì  è  fla- 
to detto.  Dirò  benedi  quella  che  fu  in  Egira  città  dell' Achaia,ben- 
chene  dicedi pur'anche  gidnella  imaginedi  Amore  :  laqualeera fat- 
ta in  cotal  guifa.  Dall' vn  lato  haueua  il  corno  della  copia,  &  lo  rene- 
lla con  mano,  dall'altro  il  Dio  Cupido,  &  fignifìcaua  quefto  come  lo 
interpreta  Paufania,  che  poco  vale  a  gl'innamorati  elTere  belli, vaghi, 
e  gentili ,  quando  non  habbiano  la  Fortuna  con  loro ,  clie  pare  voler 
dire,che  bifogna  in  Amore  non  meno ,  che  nell'altre  cofc  hauere  ven- 
tura,&  buona  forte;  e  pur  troppo  lo  vuole  dire;  ma  quefto  vi  fi  hd  da 
aggiungere  ancora ,  che  bifogna,  che  la  Fortuna  fcco  porti  il  cornodi 
douitia, perche  fenza  farddi  poco  giouamento  ad  Amore,mcrcè  dello 
auaro  animo  feminile^che  né  beltà  rifguarda,  ned  virtù,nè  d  gentilez- 
2a,ma  folo  fi  piega  a'  pretiofi  doni.  Onde  fi  può  dire  ficuramentc,che 
fard  bene  auéturofo,&  felice  fempre  in  amore  qualunque  hnbbia  oro, 
argento ,  6^  preticfe  gemme ,  doni  tutti  di  Fortuna,  &  moitrati  per  il 
corno  della  copia .  Perdonatemi  donne,  che  il  zelo  del  voilro  honore 
mi  sforza  hora  à  ragionare  con  voi  in  queflo  modo, più  affai  del  dan- 
no ,  che  per  gli  auari  voftri  defiderij  ho  fentito  gii  più  volte .  Non.» 
vi  vergognate  voi ,  &  d  quelle  dico  folamente ,  che  lo  fanno ,  di  dare 
voi  medefime  d  prezzo  non  altrimente,che  come  fi  vendono  le  beilie; 
ancor  che  come  quefte  reftate  in  libero  potere  dì  chi  vi  compra ,  ma 
ritornate  pure  ancora  sì,  che  dare  vi  potete  quando  ad  vno,  e  quando 
ad  altro ,  fecondo  che  maggior  prezzo  vi  viene  offerto:  ma  ben  rima- 
ne la  honeftd  voflra  ,  &  il  voflro  buon  nome  in  preda  fcmpre  alla  in- 
famia,alb."afimo,&  alla  vergogna.  Et  fé  mi  dicefle  forfè,  che  im- 
porta più ,  che  noi  fiamo  impudiche  per  prezzo ,  che  per  amore  fola- 
mente  ?  ad  ogni  modo  così  per  quello,  come  per  quello  perdiamo  la 
honefld  noftra ,  la  quale  voi  huomini  hauete  riftrerta  tra  breuifllmi 
termini,  in  modo  che  fé  tra  quefti  vorremo  ftare,non  fard  per  noi 
amore  :  &  come  volete  dunque  poi ,  che  per  amore  ci  mettiamo  a  fa- 
re gli  piaceri  voflri  ?  Vi  rifponderei ,  che  alcune  opere  fono  le  quali 
benché  in  sé  forfè  non  fiamo  molto  buone ,  ridotte  però  al  fuo  finci 
pel  mezzo  della  virtù,  contentano  chi  le  fi^Sc  fono  anco  per  lo  più  lo- 
date, &  all'incontro  chi  vitiofamente  opera ,  né  contenta  sé  ileffo 
""  flando 


De  gli  Antichi .'        3  ^j 

ftando  occulto ,  né  ,  quando  fi  manifefta ,  troua  alcuno ,  che  lo  lau- 
di .  L'Amore  è  virtù,  &  è  vitio  l'Anaritia.  Adunque  quello,  chej 
fare  per  amore ,  oltre  che  a  voi  ftefle  non  turba  Tanimo  con(apeuole-# 
dihauereoperatovirtuofamentejèlodato ancora  da  qualunque  Io 
sa .  Ma  quello,  a  che  Tauaro  defidcrio  vi  tira,  vi  ftimula  rempre,non 
vi  dd  ripofo  mai ,  onde  Tempre  fentitc  vn  cotale  rimordimento ,  che-* 
vi  dice  ;  a ,  che  pure  facefìi  male .  Et  quando  da  altri  è  rifaputo  poi, 
di  gentili ,  &  honoratediuentate  vili ,  &  infami ,  e  fo  .leute  fi  cangia  il 
nome  di  gentil  donna  honefta  in  impudica  meretrice .  ilche  non  fia_f 
mai  à^\  chi  per  amore  compiaccia  a  chi  l'ama  \  perche  fole  quelle,  che 
fanno  ciò  per  mercede  fono  dimandate  meretrici .  Ne  fono  i  termini 
pofiialla  honeftà  voftra  così  riftretti ,  comepenfano  forfè  alcune  di 
voi, che  vi  fia  vietato  l'amore^anzi  vi  fi  da  come  voftro  proprio.eflen- 
do  che  da  voi  fole  fenza  l'huomo  poco  valete  :  &  come  vi  accoftare- 
te  voi  aH'huomo  con  piacere  di  amendui ,  fé  non  vi  ^\  intrapone  amo- 
re ,  che  vi  leghi  infieme  ?  Adunque  non  vi  fi  toglie  Amore  :  mafape- 
te  voi  che  vi  'à  toglie  ?  il  fare  ingiuria  ad  Amore ,  come  fanno  molte , 
venendo  a  mercato  di  quello ,  che  per  lui  folo  dourebbono  fare .  Si 
che  non  per  Amore,  ne  perche,  vinte  dalla  fragilità  humana  non  pot- 
fano  refi  fiere  alle  carnali  pafiìoni ,  cofe  che  molto  ben  cuoprono,  & 
ifcufano  gli  nollrierrori,fi  dàno  nelle  braccia  a  cui  moftrano  di  ama- 
re ,  ma  perche  troppo  fono  auidc ,  e  rapaci,&"  par  loro  dandofi  a  mol- 
ti ,  per  hauere  da  molti,  di  potere  meglio  empire  le  loro  auare,  &  in- 
gorde voglie .  Et  perciò  di  loro  può  facilmente  godere  ogn'vno,  il 
quale  habbia  che  dare.  Per  qucfto  dunque  Amore  fta  congiunto  alla 
Fortuna,  che  tiene  il  corno  della  copia ,  e  moftra  pur  anche  la  loro 
poca  fermezza ,  perche  non  meno  fono  mutabili  in  Amore  le  auare-» 
temine ,  che  fia  la  Fortuna  :  alla  imagine  della  quale  ritorno,  &  lafcio 
voi  donne ,  che  viuete  ne*  vofìri  vergognofi  errori  ;  &  a  quelle ,  che 
fono  lontane ,  prometto  di  dire  vn  dì  tutti  i  beni  dctmondo  di  loro , 
&  in  modo  tale ,  che  forfè  anco  fé  ne  faranno  qualche  conto .  Adun- 
que, oltre  allidifègni  fatti  fin  qui  della  Fortuna ,  trono ,  che  alcuni 
1  hanno  dipinta  in  mare,che  fa  vela  tra  le  turbate  onde;  alcuni  l'han- 
no polla  su  l'acuta  cima  d'vn'alto  làffo,  ouero  di  vn  monte,  sì  che 
ogni  poco  di  vento ,  che  fpiri  la  fa  voltare .  Et  credo ,  che  quelle  fia- 
no  fiate  dipinture  moderne ,  perche  non  ne  tro  fatta  mentione  da  gli 
antichi  come  è  fiata  quella  parimente,  che  riferifce  il  Giraldi  feri-  ^"^^J^f*® 
iiendo  de  i  Gentili ,  oue  così  dice  :  Hanno  alcuni  a'  tempi  noftri  con  ^''^^"i* 
affai  bella  inuentione  fatto  la  Fortuna  a  cauallo  e  che  velociflìmame- 
te  fé  ne  corre  via ,  &  il  Fato  ouero  Deftino ,  come  ^\  pare  dire ,  la  (è- 
guita  tenendo  l'arco  con  la  fàetta  di  arciere  per  ferirla .  Moftra  que- 
ita  dipintura  la  velociti  della  Fortuna ,  come  che  ella  non  ripofi  mai, 
ma  corra  via  fempre  fcacciata  dal  Fato, perche  ou?è  il  Defiino ,  non 

▼iha 


3  pS      Imagini  de  i  Dei 


«I 

*Ì5 


^1* 


Imagìne  della  "Fortuna  à  catiallo  che  rvelocemente 
torre  ^  dal  Fato  (^  dal  Deftmo  fegmtat a  ^  di- 
notante la  *uelocità  di  quella  ,  (^  douc  que- 
ni  fono  i  queUa  non  hauer  pojja  ò  ferme^^ct^    À^%^ 
alcuna.  ^^^ 


m^ 


^•^r^-r^^'^  r^^r^  '^^-^^^  '^^^''^   '^''^'^  ^-  '^''^'"^'^jf  "^ 


D  e  gli  Antichi .       3  pp 


Fortuna  per 
la  Luna . 


vi  ha  luoco  la  Fortuna .  Quefta  fa  Apuleio  eflbre  vna  medcfima  con    Apukio.' 
Ifide ,  quando  fìnge ,  che  à  sé  di  Alino  ritornato  huomo  così  dice  il 
Sacerdote  della  Dea  :  Hora  tu  fci  fotto  la  cuftodia  della  Fortuna  non 

Jdi  quella,  che  è  cieca ,  ma  di  quella  che  vede ,  &  dà  luce  aucora  a  gli 
altri  Dei  con  il  fuo  fplendore ,  E  potiamo  dire,  ch'egli  perciò  volell'e 
intendere  della  buona  Fortuna,  fotto  il  nome  della  quale  intefe  Ma- 
crobiolaLunamoflrataper  Ifide,  come  già  è  iiato  detto  nella  fua 
imagine  :  perche  quella  può  affai  ne  i  corpi  di  qua  giù ,  li  quali  fono 
foggetti  à  vari)  cali  di  Fortuna ,  e  vannofi  mutando  del  continuo. 
Merendo  dunque  la  Luna ,  &  la  Fortuna  infieme ,  come  che  lìano  vna 
medefima  Dea ,  dalla  quale  venga  il  nafcimento ,  &  la  morte  delle 
cofe ,  potren^o  dire ,  che  Paufania  niente  fi  ingannalTe ,  quando  diffe, 
che  facilmente^i  farebbe  creder  Pindaro,  che  la  Fortuna  folle  vna 
delle  Parche,  &  che  potefle  più  affai  delle  forelle.  Benché  mi  pare, 
che  le  Parche  fi  accordino  molto  più  con  il  Fato ,  ò  Deftino ,  che  vo- 
gliamo dirlo ,  che  con  la  Fortuna,  perche  quello  è  fido ,  e  certo ,  sì 
come  elle  fono  immutabili  parimente,  mentre  che  filando  la  vita  de 
i  mortali  ,dciafcheduno  affegnano  il  determinato  tempo  del  mo- 
rire. Maquefi:o,chealleimagini  ?jniente.  Lafciamolo dunque,;, 
&  dichiamo  del  buono  Euento ,  cioèprofpero  fiicceflb,  &  felice  fine 
delle  iraprelè,  perche  il  fimulacro  di  coftui  appreffo  de'  Romani  fu 
nel  Campidoglio  con  quello  della  buona  Fortuna, come  ferine  Plinio, 
in  forma  di  Giouane  allegro,  &  benveftito,  che  teneua  nella  defiira 
vna  tazza ,  e  nella  finifira  vna  fpica ,  de  vn  papauero .  Et  con  la  For- 
tuna va  anco  il  Fauore ,  che  fu  adorato  parimente  da  gli  antichi,  per- 
che pare ,  che  da  lei  venga  per  lo  più ,  benché  nafce  egli  dalla  bellezza 
ancora  molte  volte,  e  fouente  dalla  virtù ,  &  in  foma  da  tutte  quelle 
cofe ,  che  ci  fanno  grati  altrui ,  &  ci  acquiftano  fauore ,  il  quale  ci  fa 
fpeffo  infùperbire  ì  perche  quanto  più  fuccedono  a  gli  huomini  le  co- 
fc  felicemente ,  tanto  più  fi  inalzano,  &  poggiando  con  l'ali  dd  fauo- 
re humano ,  montano  fopra  gli  altri ,  fin  tanto  che  la  ruota  giri ,  on- 
de cadendo  trabocchcuolmentc  fono  fprezzati  poi  non  meno, che^ 
fofferoriueriti prima.  Peròguardifi  ogn'vno  di  fidarfi  troppo  in_. 
queftofrale ,  &  lieue Fauore ,  perche  rollo paffa ,  comela fua  imagi- 
ne ci  dimoftra  -,  la  quale  era  di  giouine  con  le  ali  :  ò  fia  perche  per  le 
cofe  profpere ,  &  liete  fi  lena  alto  tanto ,  che  non  degna  più  di  guar- 
dare al  baffo ,  onde  perciò  fu  anco  dipinto  cieco ,  perche  pare ,  che-» 
gli  huomini  non  guardino  più  a  perfona  ò  ben  poco  pofcia ,  che  a_»  '"^ 

grandi  honori  fono  inalzati  :  ouero  perche  poco  fi  ferma  con  noi ,  ma  • 
tofio paffa  via  j  &  perciò  fi:aua co' piedi  fopra  vna  ruota,  conciofia 
ch'egh  imiti  la  Fortuna  ;  &  sì  come  quella  gira ,  così  ei  gira  parimcn-  ^^^ors  tìinì- 
te ,  e  vi  fempre  ouunque  ella  porta  de'  fuoi  beni ,  mollrandofi  però  ^^*^' 
tuttauia  timido;perche  vuole  ogni  bora  falirepiù  sù^che  non  gli  con- 

uiene 


Buono  Eusn 
to. 


Fauore. 


400      Imagini  de  i  Dei 


Imagine  del  buono  Euento  ^  felice  fuccefjo ,  del 
Fauore  injtitl/ile^  lieuCy  ^  caduco ^  dell' AduU- 
tione  5  gy^  dill'lnuidia  ,  che  i^wgono ,  (§ir  accom- 
pagnano detto  Fatiore ,  c^  hmagine  dell^  ruota 
'volubile  della  Voy tutta  *,fopra  la  quale  il  detto 
Fauore  ripa  fa  t  piedi  e  cafa  al  fuo  girare  ,  ef- 
fetto che  fi  fvede  per  ordinano  nelle  Corti  e  nel 
Mondo  . 


«^■^  <^  <5^-'^  f^^<^^  '4^v5^,  «ip^-.  «^^  ^f^^r^v^v^ 


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# 


De  gli  Antichi.        401 

^ciie,  fpinto  dall'  Adulatione ,  che  l'accompagna  fempre ,  Gli  vi 
dietro  etiandio  la  Inuidia ,  ma  con  paflì  tardi ,  e  lenti ,  la  quaie  guar- 
da fempre  con  occhio  torto  l'altrui  FeJicitd,  ma  ella  s*è  beatale  c't 
lei  punto  non  teme.  Perche  quella  fu  da  gli  antchi  adorata  parimen- 
te ,  &  chiamata  Macaria  da'  Greci ,  e  fu  come  fi  raccoglie  da  Euripi- 
dc,&  che  riferifce  Paufania,  figliuoladi  HcrcoIe,&  acquiftoflì  gli  di« 
uini  honori ,  perche  hauendo  l'Oracolo  rifpofto  a  gli  Ath'eniefi ,  che 
poteuano  eifcr  vincitori  di  certa  guerra  mofla  loro  da' Lacedemoni) 
per  gli  figliuoli  di  Hercole,  fé  qualchuno  di  quefti  occidendofi  da  sé 
(Ifoflc offerto alli Dei dcirinferno, ella fubito  che  quefto  intefè,  fi 
tagliola  gola,&  fece  di  sé  la  miferabile  offerta,  acquiflandoncla_» 
vittoria  a,  gli  Atheniefì  3  li  quali  perciò  l'adorarono  poi ,  come  quel- 
li ,  che  per  lei  erano  flati  vittoriofì ,  Se  felici .  La  imagine  ài  coflei , 
cioè  della  Felicità ,  che  queflo  è  il  nome  Latino ,  &  Macaria  il  Gre- 
co ,  come  ho  detto ,  fu  da  gli  antichi  fatta ,  come  fi  vede  in  alcune-» 
medagiic ,  di  Giulia  Mammea ,  vna  donna  fopra  vn  bello  feggio ,  che 
tiene  nella  deflra  il  Caduceo ,  &  ha  nella  fìniftra  vn  corno  di  douitia . 
Si  può  dire,  che  quello  fìgnifìchi  la  virtù,  queflo  le  ricche2ze  come-» 
che ,  né  le  virtù  da  sé ,  né  le  ricchezze  per  loro  medefìme  pofTono  f;i- 
requì  l'huomofelice^chefu  opinione  di  Ariflotele.  Lriperoche  qua- 
le felicità  può  effere  di  vn  virtuofo ,  che  fi  trouiin  tanta  pouertà ,  che 
patifca  difagio  non  folamente  di  molte  cofè ,  che  gli  farebbono  com- 
mode, ma  di  quelle  ancora,  che  gli  fono  neceffarie  ?  Etallo  incon- 
tro chi  fi  trouapriuo  di  ogni  virtù,  fé  bene  haueffe  tutte  le  ricchezze 
d?l  mondo ,  non  lì  potrà  mai  chiamare  felice ,  anzi  farà  infcliciffìmo, 
non  hauendo  punto  di  quello ,  che  è  proprio  dell' huomo .  Potranfì 
dunque  chiamarefeliciquìfrànoifecondo il  parere  di  Ariflotele,  & 
come  ci  moftra  la  imagine  della  Felicità,  purmò  difegnata,  folo 
quelli-  che  fono  virtuofi  ,  e  ricchi^  cioè  che  hanno  tanto  de' beni 
della  Fortuna  ;  cheponnoprouedcrea' fuoidif3gi,&alle  fue  com- 
modità .  Cebete  nella  fua  tauola  fa  la  Felicità  vna  donna ,  che  fìede 
allentrare  di  certa  rocca  in  bel  feggio ,  bene  ornata ,  ma  non  però  con 
molta arte,&  coronata  di bclliirimi,&  vaghi  fiori.  Alla  quale  ben 
pare  che  voglia  andare  ogniuno,ma  non  vi  arrinano  però  fc  no  quel- 
lijchecàminarto  con  la  fcorta  della  virtùjafciandofi  alle  fpallc  tutte 
l'altre  cofe  ;  perche  fu  opinione  di  coflui ,  come  di  molti  altri  ancora 
innanzi  a  lui, che  U  vitrù  fola  poteffc  fare  l'huomo  felice .  Ilche  dob- 
biamo noi  dire  ancora  parlando  chriflianamente,  &  intendendo  non 
della  Felicità, che  qui  brama  alla  cieca  ogniuno  in  queflo  mòdo, per- 
che non  è, le  bene  pare,Felicità,ma  di  quella,che  nelle  celeflifedi  go- 
dono le  anime  bcate,vcra,immutabilej&  eterna.  Alla  quale  ha  di  ìp€ 
rare  di  giugnerefcrnìamenteogniuno,che  fcortoda'  lucidiflimi  raggi 
óqh  diuina  bota  camini  tutto  il  viaggio  di  qnello  mòdo  i  cópagnia 
deilu  Fede, calcando  raridojSc  flerile  terreno  co'  { iedi della  Canta. 

Ce  CV- 


Macaria. 


Medaglie  dì 
Giulia  Mam- 
mea. 


40  2      Imagini  de  i  Dei 

mm'  '  ' 


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41 
4i? 


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SI» 


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#1* 


Jmaglne  della  Dea  Macaria  ^  à  Dea  Felicità  yfi-  ^§> 

glmoU ,  d'Hercohy  ccn  il  Caduceo ,  (^  ;'/  Ci?r-  «^^ 

»a  ^/  Douitia  ;'»  ^4«(?  «ja^^p  lignificante  la^  ^^^' 

rvirtti ,  q  ti  e  fio  le  ricche7;j;{e  ^  ne  cesarie  e  tnj-  ^$|[* 
»;^  ^  ^  l altre  alla  Velluta  humana  ► 


ii^'r^^r^^^r^^r^fi^^^^r^^^ 


Degli  Antichi.       403 

e  VPIDO 


•f^-f^-  &-^-i<$^ ••i<S^  ■B'S  •?^- 


I  tutti  gli  aftetti  de  gli  animi  noftri  non  vie 
il  più  commune,  il  più  belio,  né  che  habbia 
maggior  forza  di  quello,  che  non  folo  in-i 
noi  fi  vede  eflere,  ma  nello  eterno  Iddio  an- 
cora (  benché  in  lui  fia  pura  foftanza  (bla- 
mente, non  affetto ,  né  pafllone  )  ne  gli  An- 
geli ,  &  in  tutti  gli  ordini  de*  Beati,  in  cia- 
scheduno de  gli  elementi ,  &  nelle  co/è  tut- 
te ,  che  di  quelli  fono  create .  Si  dimanda_i 
quello  communemente  Amore ,  il  qual  lena  ogni  bruttura  da  gli  ani- 
mi humani ,  &  cofi  gli  fa  diueniie  belli,  che  hanno  poi  ardire  di  an- 
darfi  à  porre  dauanti  a^la  bellezza  eterna ,  one  ripieni  tutti  di  gioia ,  e 
d'infinito  piacere  godono  i  defiderati  frutti  de'  loro  amori .  Qucfìo 
fadiuentarehumiligliluperbi,  gli  adirati  riduce  a  pace,  rallegra^, 
&  riconforta  gli  affliti ,  e  fconfolati ,  porge  ardire  a  chi  tcme^,  &  apre 
le  chiufe  mani  all'ingorda  auaritia.  Quello  ha  forza  fopra  tuttii  più 
potenti  Rè ,  fupera  i  grandi  Imperadori ,  &  in  foinma  fi  fa  vbbidire  a 
Cutteleperlone.  Perlequalicofenon  èmarauigliafefra  iloroDeilo 
pofero  gli  antichi ,  li  quali  non  hauendo  vifta  ancora  la  luce  della  ve- 
rità, quel,  chefi  doueua  dare  al  Creatore  del  tutto>danano  alle  crea- 
ture ,  &  come  che  non  fapeffero  onde  le  virtù  venifìcro  in  noi ,  mol- 
te ne  adoraiono  come  Dei ,  &  pofero  loro  diuerfe  ftatoe ,  &  in  varie 
imagini  la  dipinfero  ,  fecondo  operano  ne  gli  animi  humani ,  co- 
me in  altro  luoco  ho  moftrato  già,  per  non  replicare  il  medefimo  ho- 
f  a,  che  di  Amore  folamente  voglio  dire ,  fecondo  che  da  gli  antichi  fu 
dipinto.  Sebenpar'elferehoggimaicosìmanifefload  ogn'vno,che 
non  habbia  bilbgno ,  che  ne  fia  fcritto  per  infegnarlo  ;  perche  veden- 
do vn  fanciullo  con  la  benda  a  gli  occhi ,  con  l'arco  in  mano  e  con_. 
vn  turcaflb  pieno  di  ftrali  al  iìanco ,  ogn'vno  sa  dire  quei  ti  è  Amore , 
Bla  non  (apra  dire  però  ogn'vno  poi  a  chi  gliene  dimandi ,  la  ragio- 
ne, per  la  quale  fia  così  fitto.  Et  io  in  qucftc  mie  imagini  ho  voluto 
moltrare  non  folo  come  lo  faceifero  ^li  antichi ,  ma  renderne  le  ra- 

Cc    a  gioni 


Amore* 


Amore  non  è 
vno . 


404     Imagini  de  i  Dei 

gioni  ancora ,  fecondo  che  dai  più  degni  fcrittori  Je  ho  potuto  ritro- 

uare,  li  quali  ragionando  di  Amore  in  diuerfè  maniere,  &  in  diuerlì 

modi  l'hanno  considerato ,  perche  hanno ,  vifto  che ,  diuerfe  fono  le 

virtù  fue .  Donde  viene ,  che  hanno  detto  non  effere  vn  folo  Amore , 

mailiolti ,  &  due  principahncnte  furono  pofti  da  Platone ,  sì  come 

Cupido  cele-  eipofe  due  Veneri  parimente  ,,L'vna  celefìe,  della  quale  nacque  il  ce- 

A  n"^:  A  l^fte  Cupido,  e  queldiuino  Amore j che foileua l'animo humanoal- 

AU  di  Amore  ,         ^        1     •        j-t^-      j  h  t  i         ■   1  •      • 

la  contempladone  di  Dio ,  dellementi  leparate ,  che  noi<:hiamiamo 

Angeli,  &  delle cofe del  Cielo  .  Et  habita  queflo  ne  i  Cieii,  come-* 
ferine Filoftrato, dicendo  che  l'Amore  celefte,  il  quale  è  vno^,  fc  ne 
{la  in  Cielo ,  &  quiui  ha  cura  delle  cofe  cdefìi ,  &  é  tutto  puro ,  mon- 
do >  e  fTnceri0imo ,  &  perciò  fàflì  di  corpo  giouine ,  tutto  lucido ,  €,> 
bello  :,5c  gli  fi  danno  l'ali  per  moftrare  il  riuolgimento,qual  fanno 
gli  animi  humani  moiiìdallo  amorofo  defiderio  al  Cielo ,  &  a  quelle 
cofe  che  quiuifono;  come  fannoetiandioquelle  pure  mentile  quali, 
fopra  i  Cieli  fono  ordinate  tutte  fecondo  i  gradi  loro ,  che  fi  inalzano» 
quanto  più  ponno  alla  vifta  di  quella  beata  faccia ,  cheè  fonte  eter-^ 
no  di  tutta  la  bellezza ,  la  quale  in  diucrfi  modi  dalla  più  alta  parte^? 
del  Cielo  manda  iraggifuoi  ad  irritare,eprouocarelecofetutte,per-.' 
Sirali.dlAr^  che  ilei  fi  riuolghino,&  quelli  fono  le  faette,  egliacuti  ftralijchc 
more.  fouente  fcocca  Amore ..  Chidunque  nella  imagiuc  di  Cupido  confi-'- 

AlidiAmore:  dera l'Amore diuino, vede  la  purità  di  quefto  nel  lucido  corpo  di 

•    quello.-  Et  per  l'ali  (l'officiodelle  quali  è  alz*re  in  altee  portare  pH" 
l'aria  que'  corpi ,  li  quali  p^r  loro  fteflì  non  fi  potrebbono  leuare  di 
terra  )  vede  il  folleuan^.cnto ,  che  fa  Amore  de  gli  animi  noftri  alle  di- 
uine  bellezze.  Si  come  per  le  faette  può  comprendere  gli  raggi  del'a. 
Sci-ali.  di  A»-  ^JLiina  luce ,  la  quale  in  mille  modi  ci  viene  a  ferire ,  perche  ci  riuol-^ 
^^^^'  tiamoalei  ,.&inuaghitid2lla  bellezza  fua ,  non  più  ftimiamo  le  co--' 

fé  di  qui  giù,che  quanto  elle  ci  fono  fcalada  falire  al  Cielo,come  ben) 
Tetrarca     ^^^^  Amore  d  i  se  1  kllb ,  quando  in. vna fuaCaiuone  lo  chiama  il  Pe- 
trarca in  gindicio  .. 

^ncor )  e  cfucHo  è  quel,  che  tutto  Aum'Z^  y 
Da  Volar  fopra  d  del  gli  haueua  date  ali 
Ter  le  cofe  mortali , 
Che  fon  fcaU  al  Eattor  chi  ben ,  l'efiima .. 

Et  pernon  entrare  più  adentro  nelle  cole  dell'Amore  diuino ,  peri- 
che  tato  vi  farebbe  da  dire,  che  troppo  mifcofterei  dal  propofito  mio- 
quefto  folamente  vi  aggiungOjCh'egli  è  come  il  Sole:  il  quale  fpargc  i 
fuoi  raggi  perl'vniuerfo,  &  in sèriflette altri  raggi  ancora,  fé  tocca_^ 
Amore  fimi    P^^  ^^rte  corpi  lucidi,  e  puri.  Et  come  il  Sole  rifcalda  ouunque  tocca^ 
le  al  Sole.      «osi  Ancore  accende  quelle  anime ,  alle  (^ualj  fi  accofta  j  onde  con  in- 
fiammato 


De  gli  Antichi.        405 

1  fiammato  defiderio  fi  riuolgono  alle  cofe  del  Cielo .  Ilche  ha  fatto , 
che  nudata  alla  imagine  di  Amore  l'accefa  face  ancora:  per  dimo- 
ftrare  l'ardente  effetto ,  con  che  feguitiamo  le  cofe  amate ,  trahciido- 
ne  piacere  del  continuo,  parlando  però  folo  delle  diuine .  Nelle  qua- 
li confideriamo  della  face  di  Amore  quel ,  che  luce  folamcnte ,  &  che 
rifplende  come  diletteuole ,  &  giocondo  da  vedere ,  non  quello  chcj 
arde ,  &  abbruccia ,  perche  fa  male,&  è  noiofo  ;  e  quefto  più  fi  confi 
ali' Amore  delle  co(è  terrene,  iljquale  non  porge  diletto  mai,  ne  pia- 
cere alcuno  intero,&  che  fia  fènza  tonnento  ;  ma  così  aggiunge  l' vno 
all'altro ,  come  nella  face  fono  infieme  Io  fplendore ,  che  diletta,  &  la 
fiamma ,  che  tormenta  ardendo .  Et  fu  quefta  poi  opinione  di  Plu- 
tarco ,  il  quale  ferine  che  i  Poeti ,  gli  Scultori ,  6c  i  Dipintori  finfero , 
che  Cupido  portafle  in  mano  la  face  accefa ,  perche  del  fuoco  :  quel 
che  luce ,  è  diletteuoliflìmo ,  ma  quel  che  abbruccia  poi,è  fuor  di  mo- 
do molefto .  II  che  tolfeegli  con  gli  altri  forfè  da  Platone ,  il  qualej 
ferine  nel  Timeo ,  che  Amore  in  noi^mifto  di  piacere,  &  di  dolore . 
Nacque  quefto  Amore  di  Volcano,  e  dell'altra  Venere,!a  quale  chia- 
ma Platone  volgare,  mondana,  e  terrena  ;  volgare  parimente ,  ter- 
reno ,  e  pieno  di  lafciuia  humana,  fecondo  che  finfero  le  fauole.  Ca- 
de Seneca  nella  Tragedia  di  Ottauia  defcriuendolo ,  dice  così .  Seneca. 

ferror  de'  ciechi  j  e  mlferì  mortali 

Ter  coprir  il  fm  fiolto ,  e  vati  defio 
Finge  che  amorfia  Dio, 
Sì  par ,  che  del  fuo  inganno  fi  dilette , 
In  viHa  affé  piaceuole  yìna  rie 
Tanto  che  gode  fai  de  gli  altrui  malìy 
Chahhia  a  gli  homeri  l'ali. 
Le  mani  armate  d'arco  ,  e  di  faette 
E  in  breue  face  aHrette 
Torti  le  fiamme ,  che  per  Vyniuerfo 
Va  poi  largendo  sì,  clx  del  fuo  ardore 
-  Kesìa  cKcefo  ogni  core , 

£  che  da  l'Vjo  human  poco  diuerfo 
Di  y oleario ,  e  di  Venere  fta  nato , 
JE  del  del  tenga  il  più  fablime  Slato  • 
'^mor  è  yitio  de  la  mente  in  fana , 

Quando  fi  mone  dal  fuo  proprio  loco  t 
Che  dì  piaceuol  foce 
h'ammo  [calda ,  e  na^c  «e'  Verdi  anni 
^  l'età ,  ch'affai  può ,  ma  Vede  poco  • 
Uocio  il  nodrifce,€  lafciuia  humana , 
Mentre  che  ya  lontana 


©uidlo» 


Antemtc- 


Kouella  di 

Slelito  j  t  dì 

'fiinagora  . 


^aiiaDi  a. 


406^      Imagini  de  i  Dei 

La  ria  Fortuna  co' fuoi  grata  danni 

Spiegando  i  trìHi  yannì, 

E  la  buona  ,  e  felice  §ìà  prcfcnte , 

Torgendo  ciò ,  che  tien  nel  ricco  fenoo- 

Ida  fé  quefta  vien  meno , 

0/ide  il  cieco  defir  al  mal  confente. 

Il  fuoco  -  cìfardea  pria  tutto  s" ammor':^^ 

£  tosTO  perde  ^nor  ogni  fua  foY^z^a. 
?o/e  Oiiìdio  parimente  due  Amori,  quando  e'diflè* 
Madre  d'ambi  gli  ^Amor  porgimi  aita.- 
Perciochc  noi  amiamo  in  due  medi;  bene,  quando  allecofè  buo- 
neapplichiamo  l'animo  j,  male ,  quando  feguitiamo  quello,  che  è  rio. 
Et  come  quello  fi  dimanda  am.orcdishonefto ,  e  bmttojcosì  quello  è 
detto  bello  ,&  honefto .  Alcuni  vogliono,  che  diqueftidue  nati  di 
Venere  vnofolamente  lìa  Amere,  il  quale  accenda ,  &  infiammi  gli 
animi  noftri  a  feguitarc  alcuna  cofa ,  &  l'altro  fi  dimandi  Anterotc r 
che  noi  potiamo  dire  centra  amore  :  perche  faccia  quello  effetti  tut- 
ti contrari  a  quello ,  sì  die  per  lui  fuggiamo  le  cofe,  le  difamiamo,  &: 
le  habbiamoin  odio.  Ma  fi  inganna  di  gran  lunga  qualunque  tal  co- 
ti crede ,  percioche  Anterote  fu  adorato,  non  perche  faccfl'e  difama- 
rc,  ma  peuche  puniil'e  chi  non  ama  efiendo  amato ,  come  fi  legge  ap- 
prefib  di  Salda ,  il  quale  racconta  vna  nouellettatale .  Fu  in  Athene- 
vno  chiamato  Melico ,  il  quale  ardentiflìmamente  amaua  vn  bellifiì- 
mo  giouane  nobile ,  &  ricco  molto ,  il  cui  nome  fu  Timagora .  Que- 
lli non  meno  altero ,  che  bello ,  mollraua  non  farfi  conto  di  Melito  > 
in  altro ,  che  in  comandargli  cofe  di  grauifiìmo  pericolo,  le  quali  tut- 
te faccua  il  miièrello ,  con  animo  ficurilììmo ,  credendo  di  douere  in 
quefco  modo  acquiil:arfi  la  gratia  dello  amato  gioirane ,  ma  tutto  gli 
auenne  il  contrario  ;  percioche  Timagora  quanto  più  fi  fentiua  efiere 
amato ,  e  feruiro  da  lui ,  tanto  io  fprezzauapiù  fèmpre  ;  onde  Tinfe- 
.lice  Melito  non  potendo  più  fopportarc  le  amorofe  pene,&  vinto  dal- 
la dilpcratione  fi  gittò  giù  dalla  più  alta  cima  della  rocca, e  tutto  G. 
ruppe,  6t  rellò  morto;  di  che  parue, che  venifl'e  poi  pietd  fi  grande 
a  Tim.agora ,  quando  l'iatefe ,  non  volendo  forfè  la  giuflitia  d'amorej, 
che  reilaflfc  la  morte  di  Melito  inuendicata,  che  egli  fé  n'andò  ratto  .1 
gittarfi  di  là  onde  s'era  gittate  Melito  prima ,  e  crudelmente  ne  morì. 
Et  quiui  perciò  fu  pollo  vn  iimulacro  di  vn  bellifiìmo  giouanetto  tuC 
to  nudo  j  il  quale  haueuain  mano  duegalli ,  e  molto  belli ,  &  gitta-' 
uafi  abafìbcolcapoali'ingiù.  Quefi:o  dunque  potiamo  dire^che^ 
foffe  cailigo,  il  quale  venifteda  Anterots,  come  più  apertamente-»- 
dice Paufania ,  raccontando  quafi  il  miedefimo  in  quefìo  modo*  Era 
in  Athene  vn'altare  confecrato  ad  Anterote  per  veto  come  dieono> 
de'  fotefìieri  ,.Sc  per  cagione  tale ,  Meiete  giouane  Athenielè  niuii_» 


De  gli  Antichi.        407 

conto  facendofì  di  Timagorahu omo  forefliero ,  che  Tamaua  gfan- 
demente  :,  gli  difle  vn  dì  tutto  Iclegnof^tto ,  che  gii  fi  leuafìe  d  attor- 
no, &  andaflèfi  a  fiaccare  il  collo .  Timagora  non  curando  più  di  ve- 
liere ,  &  volendo  in  tutte  le  cofc  compiacere  cui  egli  amaua  tanto  j  fi 
lafciò  cadere  dall'alta  cima  dì  vnaccrta  rupe,&  morì  mifèramenterdi  . 
che  Melete  pentito  della  fua  fupcrbia  fentì  tanto  difpiacere^che  fiirio- 
famèntepocodapoifeceilmedefimofine,  che  l'amante  fuo  haueua 
fatto  ;  onde  fu  detto  che  Anterote  haiicua  fatta  la  vendetta  di  Tim.a- 
gora,  &  gli  fu  perciò  confccrato  l'altare  ch'io  dilli .  Fu  dunque  An- 
terote vn  nume ,  il  quale  puniua  chi  non  amaua  ciferido  amato ,  &C^ 
non  ch'ei  facefl'e  difamare ,  e  potiamo  dire ,  che  qucfto  altro  non  fia , 
che  l'amore  reciproco,  come  anco  vien  confermato  da  Porfirio  fcri- 
uendodicoftuiinqucflomodo.  Haueua  Venere  partorito  Cupido  pre- 
gia di  alcuni  dì ,  quando  ella  fi  auuide ,  che  ei  non  crefceua  punto,ma 
tuttauia  ftaua  così  piccolino ,  come  età  nato,  onde  non  fapendo  a  ciò 
come  prouedere ,  né  dimandò  configlio  all'Oracolo ,  il  quale  rifpofe^ 
che  Cupido  filando  fblo  non  crefcerebbc  mai,  ma  bifognau  a  farli  vn 
fratello ,  accioche  Io  amore  fofie  tri  loro  fcambieuole ,  che  all'hora 
Cupido  crefcerebbe  quanto  fofle  di  bifogno.  Venere  prefiando  fe- 
de alle  parole  dell'Oracolo  ;  da  indi  a  poco  partorì  Anterote ,  il  qua- 
le non  fu  così  tofì:o  nato ,  che  al  par  di  Cupido  cominciò  a  crefcere-/, 
mettere  l'ali ,  &  caminare  gagliardamente,  &  è  di  quefti  due  fi:ata__. 
poi  la  forte  tale ,  chedi  rado ,  ò  non  mai  è  i'vno  fenza  l'altro ,  ^  fé  ve- 
de Cupido  che  Anterote  crefca,  e  fi  faccia  grande ,  ci  vuole  moftrarfi 
maggiore ,  &  fé  lo  vede  piccolo,  diuenta  egli  parimente  piccolo  ben- 
ché quefto  faccia  fpelTo  a  fuo  difpetto.  Adunque  l'amore  creice, 
quando  è  pofio  in perfona ,  che  medcfimamente  ami ,  &  chi  è  amato 
dee  parimente  amare ,  &z  quefto  moftrarono  gli  antichi  per  Cupido , 
e  per  Anterote .  Per  la  quale  cofa  gli  Elei ,  gente  della  Grecia ,  in_, 
certa  parte  delie  loro  fcuoleraetteuano  Fvn ,  &  l'altro ,  accioche  d  n- 
cordaffero  i  giouanidinon  efleringrati  contra  chi  gli  amaua ,  ma  ri- 
csrabiaflero  lo  amore ,  cosi  amando  altri .  come  da  altri  fi  fenriuano 
edere  amati.  Stanano  dunque  due  imagìni  onero  ftatoede'fanciulli, 
de'  quali  T  vno  era  Cupido ,  che  teneua  in  mano  vn  ramo  di  palma ,  &: 
l'altro  Anterote,  il  quale  fi  sforzaua  dileuarglielOjC  moftraua  di  affa- 
ticarfi  afl'ai,nè  poteua  però,quafi  che  debba  con  ogni  fuo  sforzo  mo- 
ftrare  chi  rifponde  in  amore  di  nò  amare  punto  meno  di  colui,  che  a- 
ma  prima ,  &l  perciò  fi  sfoiza  Anterote  di  leuare  la  palma  di  mano  di 
Amore.  Del  quale  parlando  M.  Tullio  per  adulare  Attico  fuo,  come  1,1  Tullio» 
rifenfce  Lattantio ,  e  qu.ifi  per  motteggiarlo ,  dilfe  che  furono  1  Gre- 
ci di  gran  co  figlio,  &  di  parere  molto  audace  a  porre  a  porredauanti 
a  gli  occhi  de  i  giouani,oue  fidoueuano  efiercitare  nelle  cof.-  virtuo/è, 
Ja  imagine  di  Cupido^  quafi  crcàdfe  egli,  che  con  quella  non  meno  fi 

Ce     4         poteiVe 


4o8     ImaginideiDei 


4i 


s* 


ImagtTje  de  gli  Dei  Erote  >  C^  ^nt  erote  frate  Ut 
^  figliuoli  di  Venere  ,  mtefi  Injno  per  I'a- 
mare  l'altro  per  ti  rtamAre ,  onero  l'amor  reci-    '^^-^-^ 
froco^  ^  timagine  dell' amor  Letheoche  fi  di-    "^§#^ 
/amar e- i(^  dimenticare  la  perfino^  amata  ^ 


^''i§''i§'''^t^'^i!^eis,,^r^eiff^(i^fiS'e^f^(ig)^t^(^>!^- 


De  gli  Antichi.        4op 

potefle  fuegliare  ne  gli  animi  gioucnili  le  lafciuie,  &  i  dishoneili  pia- 
ceri ,  li  quali  diceuano  gli  antichi  tutti  venire  da  Cupido ,  che  accen- 
dergli alla  virtù.  A  che  volendo  forfè  rimediare  i  Romani ,  non  met- 
ceuano  Amore  Iblamente  nelle  loro  Academie ,  Se  oue  fi  eflercitaua- 
no  i  giouani ,  ma  infìeme  con  quello  anco  Mercurio ,  &  Wercole ,  si  Mercitrio,  Si 
chelaflatoadiCupidoeranelmezodiqueftedue^permo.'lrare  che  ^e'^<^-s  con 
fofl'e  raf^ioneuoìe ,  &  virtuofo ,  perche moftraua  Hercole  la  virtù ,  &     "^^  ^' 
Mercurio  la  ragione .  Et  Atheneo  (criue  >  che  gli  a'ìtichi  Filofofi  li- 
marono Amore  efiere  vn  Dio  molto  graie ,  &  alieno  da,  ogni  brut- 
tezza ,  dicendo  che  ciò  fi  poteua  conofcere  da  qiiefio ,  che  pofèro  la 
fua  ftatoa  con  qucla  di  Mercurio,e  di  Hercole  ;  che  fono  fopra ,  quel- 
lo alia  eloquenzi ,  quefto  allu  fortezza ,  &  dalla  compagnia  di  cofto- 
ro  nafce  Amicitia  e  Concordia  ►  Hebbero  ben  poi  gli  antichi  l'Amo-    ^.^^j.^  Le- 
te ancora ,  che  faceua  difmare .  e  mettere  in  oblio  tutto  il  bene,che  fi  tf^^g  ^ 
voleua  altrui ,  e  fu  chiamato  Amore Letheo,  la  ftatoa  delquare,  che 
chiamaua  le  ardenti  faci  nel  fìume,&  quiui  leeftingueua.era  nel  tem- 
pio di  Venere  Ericina,dci  quale  fece  mentione  Ouidiojediife^  che  co- 
li andauano  a  porgere  gli  denoti  preghi  tutti  i  giouani ,  li  quali  defi- 
derauano  difcordarfi  le  loro  innamoratej&  le  giouani  parimente  che 
fi  accorgeuano  di  hauere  mal  pofto  i  loro  amori .  A  che  hebbero  i 
Greci  vn  più  bel  rimedio ,  perche  (enza  pregare  altrui ,  lauandofi  fo- 
lamente  nel  fiume  Seleno ,  poco  lungi  da  Patta  citta  dell'Achaia ,  fi 
fcordauanogli  huomini,e  le  donne  tutti  quelli  amorijdelli  quali  non 
voleuano  più  ricordarfi ,  che  così  teneuano  che  foife  j  quelli  dd  pae- 
fe .  Ma  Paufania  che  quefto  racconta ,  dice  che  è  fauola,  che  fé  fbfle    Paufanìa , 
Tcro ,  le  acque  di  quel  fiume  (arebbono  ftimate  più  di  tutte  le  ricchez- 
ze del  mondo  :  &  Plinio  fa  mentione  di  certo  fonte  chiamato  di  Cu- 
pido apprertb  de'  Ciziceni ,  &  del  quale  chi  beeua  fcordauafi  fubito      Pli^^o- 
ogni  amorofo  affetto.Ma  fé  Cupido  altro  non  è,  che  l'affettuofb  defi- 
derio  danoipofto  intorno  alle  cofe ,  l'Amore  non  lari  vno ,  ne  du^,    ^^°'"  v^°* 
anzi  molti,  come  pongono  i  Poeti,  quali  fauoleggiaiido  efprimono  ^     "^"  ' 
fpeflb  le  forze  de  gli  animi  noflri,le  diuerfé  pafIIoni,&  i  varij  loro  af- 
fcttio&  perciò  differo  che  moltierano  gli  Amori^,  come  anco  fcriue  A- 
leffando  ne*  fuoi  problemi,  perche  non  amiamo  tutti  vna  cofa  mede- 
sima, nèin  vn medefimomodo^  madiuerfamente  ama  ciafchediino  y 
&:  fpeffo  ancora  diuerfe  cofe :if  che  non  fì  potrebbe  farc,fe  Amore  fof-      Amore;, 
fè  vnofo lamente.  Finfero  dunque  gliantichi,che  fofrermolti,li  qua- 
li faceuano  tutti  fanciul lini  bellifiìmi  con  rali,&  dauano  loro  in  ma- 
no à  chi  facellette  ardenti,  à  chi  ftraliacutiilTmi ,  &  a  chi  faldiflìmi 
lacciuoli ,  come  benifllmo  moftra Propertio  fcriuendo  à  Cinthia  fua^,  Propecub, 
che  così  dice  innoftra  lingua , 


MSTifìi^ 


410      Imagini  de  i  Dei 

Meììtre  che  l'altra  notte  ,  Viumìity 

Errando  me  ne  -paio  dopò  cena , 

Sen':(a  pur'  haiief  vno  in  compagnlt  • 
La  forte,  ne  so  già  come ,  mi  mena 

Doue  vno  siuol  mi  vkn*ad  ìncontyare 

Bi  fanciulli ,  che  pdon  nati  a  pena* 
Quanti  fojfer  non  so ,  che  numerare 

"Non  gli  potei  per  la  tema ,  ch'ai  core 

N'andò  3  ch'ai  fatto  mio  fé  penfare. 
me  hijognaua  non  hauer  timore 

Di  loro  ,  fé  ben'eran  piccolini  ; 

Ci)' affai  fon  grandi  in  daf  altrui  dolore  • 
Moflrauan  tutti  i  nudi  corpiccim 

Così  Vaghi  j sì  belli y  e  ben  formati: 

Che  mai  non  vidi  più  be' fanciulimì  i 
Et  alcuni  dì  loro  erano  armati 

Di  yiuc  fiamme  in  facellette  accolte. 

Onde  ogni  dì  ne  fon  molti  abbruciati» 
[Alcuni  con  le  braccia  fnelle ,  e  fciolte , 

£  prcHe  al  faettar portan  gli  slrali , 

Che  me  nel  cor  fcrit»  bau  già  pia  roltc. 
Et  alcuni  altri  certi  lacci  ^  quali 

Mcflraron  d'haucY  fol  per  me  legare  ^ 

Terch'rn  di  kr  diffe  parole  tali  : 
Tigliatc  co  fluì  3  su ,  che  Hate  à  fare  ?* 

Lo  conofcete  pure,  e  quelli  presìo 

Mi  furo  intorno  ;  né  potei  fcampare  ^ 
Si  che  per  lor  legato  in  tua  man  rcflo  • 

tiloftrato.  Filofìrato  parimente  nelfe  fue  dipinture  dice  ;  che  gli  Amori  fono 
molti ,  e  gli  fa  effere  figliuoli  delle  NinfcjCome  h  Claudia  no  ancora, 
quando  fcriue  delle  nozze  di  Honorio ,  &  di  Maria ,  li  quali  gouerna- 
no  i  mortali  :  perche  molte  parimente  Tono  le  cofcjchcquclH  amano: 
Pittura  de_^  &  ne  dipinge  vna  bella  tauola,  la  quale  ftà  così  fecondo  il  ritratto, 
gli  Amori .  ch'io  ne  ho  faputo  cauare.  Euui  vn  giardino  belliflimo  con  vaghi  ar- 
bufcelli  piantati  con  tarordinc,cheda  ogni  banda  a' riguardanti  mo- 
ftrano  vna  affai  fpatiofa  via  coperta  tutta  di  frefchifilma  hcrba  tan- 
to molle  5  e  delicata,  che  fopra  qual  altra  fi  voglia  cofa  non  fi  potreb- 
be gi  cere  più  delicatamente.  Da  itami  delie  belle  piante  pendono 
pon  1  gialli ,  &  lucidi  sì ,  che  paiono  d'oro  allì  quali  gli  Amori  tutti 
nudi  fi  nuolgono  ,  ò  vi  volano  intorno  leggierifiimi .  haut  ndo  già  at- 
tucccitc  a  gli  arbori  le  dorate  faretre  piene  di  pungenti  ih-ali  :  &  dicli- 
ni punuA  di  uiuerfi  colori  fono  gittata  ouiui  per  i  herbe  piene  di  varij 

fiori. 


De  gli  Antichi.        411 

iiori .  Le  dorate  chiome  a  ^li  Amori  fono  in  vece  di  ghirlande  :  né 
fono  le  penne  delle  ali  tutte  di  vn  medefimo  colore ,  ma  alcune  roflfe, 
alcune  gialle ,  &  alcune  di  color  cileflre.  Et  di  loro,quattro  i  più  bel- 
li fi  iono  fcoftati  da  gli  altri,  delli  quali  due  giuocando  fi  gettano  po- 
mi d  vicenda  l'vn  co  l'altro,  e  gli  altri  due  fi  faettano  ?vn<^con  l'al- 
tro non  mollrandofi  però  in  vifo  di  efìerc  punto  adiratijanzì  ciafche- 
duno  di  loro  porge  il  nudo  petto,  accioche  non  vengano  gli  fìrali  in 
vano ,  ma  ferifcano  là ,  doue  fono  indrizzati .  Le  quali  cofè  moftra- 
noilcominciamento  dello  Amore,  &  la  eonfermatione  del  medefi- 
mo ,  perche  gli  due ,  che  giocano  co  i  pomi  danno  principio  all'A- 
more ,•  onde  fi  vede ,  che  quello  bacia  il  pomo ,  Se  lo  getta ,  e  quefto 
ftà  con  le  mani  alte  per  pigliarlo ,  acennando  che  lo  bacierd  anch'e- 
gli, quando  l'haurà  pigliato, &  lo  rimanderà  parimente.  E  da_» 
quefto  forfè  tolfe  Snida  quello ,  ch'ei  fcriue ,  che  gittare  altrùi  vn  pò-  Virgilio . 
mo  fignifìca  inuitarlo  ad  amare .  Onde  Virgilio  ancora  in  vna  fua^ 
paftorale ,  f à  così  dire  a  Dameta . 

La  Vaga  Calatea  mi  getta  yn  pomo  , 

E  poi  fai  fugge ,  ma  pria,  che  s'afconda 

Fra  Verdi  falci  Vuol  pur  jch'io  la  reggia. 
Gli  altri  due  poi ,  che  fi  faettano  confermano  l'Amore  già  comin- 
ciato ,  quafi  che  eifi  lo  facciano  penetrare  ai  cuore .  Quelli  dunque^ 
giuocano  per  cominciare  ad  amare ,  quefti  faettano,  perche  l'Amo- 
re fi  confermi ,  &  perlèueri .  Vna  Lepre  è  poi ,  che  fià  fotto  vn'arbo- 
re  mangiando  de  i  pomi  già  caduti  a  terra ,  alia  quale  gli  Amori  dan- 
no la  caccia,&  la  fpauentano,  quefio  battendo  le  mani  infieme.quel- 
lo  gridando ,  e  quell'altro  fcuotendo  la  vefte ,  ch'era  in  terra  ^  Alcuni 
vi  volanofopra ,  &  le  gridano ,  alcunipianpiano  vanno  dietro  alla_ji 
fuaorma ,  £^  alcuni  fi  lanciano ,  quafi  gli  fi  vogliano  gittare  addofio; 
ma  l'animale  fi  volta  in  altra  parte ,  oue  vno  de  gli  Amori  ftà  in  ag- 
guato ,  credendofi  di  pigliarlo  con  le  mani  per  vn  piede ,  &  vn'altro  , 
che  l'haueua  già  quafi  pigliato ,  fé  lo  vede  vfcire  di  mano  :  di  che  ri- 
dono poi  tutti  sì  fattamente,  che  perle  rifa  non  fi  ponnotenerein  pie, 
ma  fi  lafciano  cadere  à  terra ,  chi  di  trauerfo ,  chi  boccone ,  e  chi  ri- 
Iguardano  con  la  faccia  al  Cielo .  Né  vuole  però  alcuno  di  loro  ado- 
perare gli  pungenti  ftrali,  ma  tutti  vorrebbono  pigliare  quello  ani-  l'^/^^f^^^^^^  ^^ 
male  vino ,  per  farne  poi  gratillìmo  facrificio  à  Venere ,  come  che  la  ^  "*  *  s^sis* 
Lepre  molto  bene  a  lei  fi  con£iccia,perche  dicono ,  ch'ella  èfrequcn- 
tillìma  ai  coito,onde  mentre  che  lata  gli  figliuoli  già  fatti,ne  (3.  de  gii 
altri  tuttauia,  e  tuttauia  fi  impregna ,  sì  che  partorisce  la  Lepre  a  nit- 
ti  i  tempi ,  come  ferine  Plinio ,  né  fi  eonofce  il  mafchio  dalla  fcmina, 
ma  fi  crede  5  che  in  tutti  fia  la  medefima  virtù  così  del  mafchio,  come 
della tcmina^Oltrp  diciò^dice  il  medefimo  Plinio^clie  credettero  aU 

cuni^, 


Wamale . 


412      Imaginidei  Dei 

cuni,  che  la  carne  della  Lepre  fa  cefle  più  bello  affai,  &  più  gi-atiofb, 
che  non  era  pr ima,chi  ne  mangiaua  per  fecte  dì  &  foggiunge ,  ch'egli 
crede  bene,  che  fìa  cofa,  vana,  ma  che  fi  può  però  penfare,  che  vi  fia». 
pnrequalche  ragione, poi  che  tanto  vniuerfahnente  fi  crede  cosi.  Da, 
queftotoife  argomento  Martiale  di  mottegggiare  vnafua  amica  no- 
mata Gellia,rcriiiendole  qiiefto  Epigramma . 

'^itanda  mi  ma.ndi  Gellìa  mìa  talhora 
^    ^  donar  Lepre ,  mi  mandi  anco  a  dire , 
Ch'in  fette  dì  Vedrommi  (e  d'kora  in  bora) 
Tiu  bel  queìla  maìigundo  diitenire* 
Se  vero  è  3  vita  mia ,  cote/io ,  fora 
Ver'  anco ,  e  fi  petria  fen'^a  mentire 
Giurare  y  che  non  babbi  mai  mangiatx 
Carne  dì  Lepre  tu ,  da  che  fei  ?iata^  . 

Akflandro       ^^  perche  Aleffandro  Seucro  vfaua  di  mangiare  fouente  la  Lcpro  » 
Scucio.  fu  chi  con  in  alcuni  verfi  lo  niotteggiò^come  fcriue  Lanipnd.o  dicen- 

<io,che  bench'ei  fofleSiro  di  razza,non  era  marauiglia  che  folle  bello, 
&  CTratiofo,perche  la  carne  della  Lepre,  ch'ci  mangiaua  volentieri,  Io 
faceua  tale .  Di  più  vi  è  Ibto  anco  chi  hi  detto ,  che  fia  nella  Lepre 
certo  non  so  che,  con  il  quale  Ci  pollano  fare  de  gl'incantefmi  anioro- 
Ciyh  quale  cofa  non  dice  già  Filoltrato,  che  la  riferifce>che  non  fia,raa 
bene  danna  chi  la  fa,  &  giudica  non  degni  di  eflere  amati  quelli,  li 
quali  vogliono  farfi  amare  sforzatamentein  quefta  guifa,  &  qui  fini- 
fce  la  faa  tauola .  Nella  quale  mi  pare ,  che  fiano  molto  bene  dipin- 
ti «'li  Amori:  &  io  per  quello  folamente  1  ho  ritratta,accioche  fi  vcg- 
gia ,  che  gli  Amori  fono  molti ,  &  tutti  fanciullini  nudi ,  con  i  crini 
crcfpi ,  e  biondi ,  &  con  l'ali  di  dmcrfi  colori ,  &  quando  hanno  le  ac- 
cefe  faci  in  mano ,  &  quando  nò ,  &  hanno  l'arco  alle  volte ,  &  la  fa*, 
retra  con  le  fdette,&  alle  voi  te  ne  fono  fenza .  Onde  Silio  Italico  de- 
Sllio  Italico,  fcriuendo  come  gli  Amori  accompagnaflero  Venere ,  quando  lei  an- 
dò con  Pallade,  &  con  Giunone  in  giudicio  dinanai  à  Paride ,  ad  vno 
folamente  dà  l'arco,  &  le  faette ,  e  fa  che  gli  altri  le  ftanno  d'intorno 
adornandola ,  &  i  verfi  fuoi  tirati  al  volgare^  fono  tali . 

^hora  II  bel  Cupido  :  ch'aTpettato 

Haueua  ÌL  tempo  già  de  la  ^an  lite, 
'Reggca  con  destra  mano  i  bianchi  Cigni  y 
Ch'ai  carro  de  la  madre  erano  giunti , 
Cui  egli  mojìra  l'arco ,  che  gli  pende 
Da  gli  homeri  ,e  la  piccola  faretra 
Sol  per  lei  piena  di  pungenti  siralf, 

l^cirtah" 


De  gli  Antichi;  i       415 

«Accenandokjcbe  per  ciò  non  tema 
De  ia  vittoria ,  ma  ne  Vadi  ceìrta  • 
JE  gli  altri  ^mori  vex^fetti ,  e  lieti 
Le  fono  intorno ,  e  chi  raccoglie ,  e  Hrin^^ 
1  biondi  crini  da  la  bianca  fronte 
In  Vaghi  nodi, chi  la  fottìi  VeHe 
Kafletta,e  chi  la  cm^e  oue  ha  bifo^ù <r 

Apuleio ,  qnatidofi  compàrif  Vdtìèrein  fcena  accompagnata  daJ    Apuleio^ 
gli  Amori,  dice,  che  quefti  fono  fanciullibianchiifimi,  li  quali  fcen- 
donodiCielo,  oueramenteefcono  del  mare  con  le  ali  alle  rpalle,  con 
lefaettealfìancojeconlefacelleinmano.  Et,  permoftrarela  mol- 
titudine di  quefti,dice  in  altro  luoco,che  vn  popolo  d'Amori  accomi- 
pagnaua  Venere ,  percioche  fono  quafi  infiniti  idefiderij  humani ,  è 
quanto  fi  defidera ,  tanto  fi  ama ,  di  rado  confiderando  fé  bene  fia ,  ò 
male ,  ma  fblo  mettendo  mente  à  contentare  ogni  noftro  defiderio , 
benché  fia  difordinato ,  e  centrala  ragione,  la  quale  Amor  non  prez- 
za, mentre  chea  lafciui  piaceri  tutto  fi  voi  gè;  &  perciò  noi  lega  sì, 
che  reftiamo  in  fuo  potere  :  &  quefto  moftrano  i  lacci,  che  gli  fi  dan- 
no .  Ma  non  più  di  molti ,  ma  ragioniamo  hora  di  vno  Amore  fola-     ^^^^!  '^'^  8^' 
mente,  facendoneritratto  fecondo  che  ce  ne  hanno  gli  Antichi  la-  ■^™*^"* 
fciato eflempio .  Platone,  facendo  nel  fuo  conuiuio,  che  Agathone  • 

[laudi  Amore,  e  moftri,  come  egli  è  fatto,  così  dice;  Amore  è  bellif-  «iouinedL.» 
\§imo ,  perche  è  il  più  giouanedi  tutti  i  Dei  ;  &  che  fia  vero  ,  lo  mo-  gU  altri  Dei. 
ftra  ch'ei  fugge  la  vecchiezza  fempre ,  benché quefta  fia  afiai  veloce , 
&  fpeiTo  venghipiu  tofto ,  che  non  farebbe  dibifogno,  &  di  fua  natu- 
ra l'ha  in  odio ,  e  àdihuQ  tri giouani ,  fecondo  ilproucrbio ,  qual  di- 
ce, che  le  cofe  trd  loro  fimili  volontieriftanno  infieme.  Egli  è  poi  te-  Amore  tenc-- 
nero,  emolle,  &  prouafi  ciò  nel  modo,  che  Homero  prona  Are  ha-   ^^'^  "^o^^^  - 
uerei  piedi  teneri,  e  molli.  Ate  è  voce  Greca,  &  noi  la  potiamo  dire 
calamiti  ;  maHomero  la  finge  eflere  vna  Dea  figliuola  di  Gioue,  la-#  * 

quale  turba  le  menti  dei  mortali,  e  mette  loro  male  in  cuore,  &  di- 
ce ,  ch'ella camina su  perletefte  degli  huomini ,  né  calca  mai  la  ter- 
ra co  i  piedi,  &  perciò  gli  ha  molii,e  teneri  :  cofi  dunque  Amore  è  te- 
nero parimente,&  molle,  perche  non  camina  mai  né  per  terra ,  né  per 
fafli,nèperluocoalcuno,chefiaduro,&afpero;  fi  caccia  tri  le  più 
molIi,&:  delicate  cofe  del  mondo,e  ftafiì  quiui .  Quefte  fono  gli  àni- 
mi humani  :  né  in  tutti  però  habita  egli ,  ma  in  quelli  folamenrc  cher 
fono  piaceuoli ,  e  gentili ,  &  fugge  i  rozzi ,  e  duri, e  tanto  è  da  lui  lon- 
tana ogni  durezza ,  che  quafi  è  liquido ,  come  l'acqua ,  perche  Te  ciò 
non  folfe,ei  non  potrebbe  andare,come  và,rÌGercandó  tutto  l'ar.imo, 
nèenorarui  di  nafcoilo ,  &  vfcirne  quando  vuole .  Oltre  di  ciò  Amo  - 
re  è  di  corpo  beniflimo  fatt0;&  in  ogni  fua  paf  te  cosi  bene  comparto. 


Amore  t«L-> 


414      Imagìni  de  i  Dei 

che  la  bellezza  fiia  auanza  tutte  le  altre,per  laquale  tri  labmtetza,tfi 
lui  è  difcordia  grande ,  &  hi  in  tutta  la  perfona  va  colore  cosi  bello,c 
così  vago, che  meglio  non  fi  può  vedcre,di  che  fa  fede  il  vederlo  fpcf- 
fo  habitarei&  quafi  Tempre  tra  fìori,an2Ì  oue  non  fono  fiori,nó  habi- 

fioìi"^  "  ^^  ^6'^  mai,&  per  ciò  di  lui  rimangono  priuati  tutti  gli  animi,&  i  cor 
pi,Ii  quali  fono  fenza  fiori  di  giouinezza^e  di  bellezza;  che  Amore  no 
vuole  Ilare  altroue ,  che  in  luochi  belli,floridi,  odorati ,  e  lieti.  Mol- 
te altre  cofe  ancora  fi  potrebbon  dire  della  bellezza  d'Amore,  ma  pia 
non  ne  dice  per  bora  Platone,  dal  quale  potiamo  racco rre,  che  Amo- 
re è  giouine,  tenero,  molle,  e  delicato,  di  corpo  ben  fatto ,  &  di  buo- 
niffimo  colore .  Più  minutamente  lo  dipinfe  Apuleio  nella  nouella.» 
diPfiche,  quando  racconta,  ch'ella  contra  il  comapdamento  da»» 
lui  ha^nto,  ili  con  la  lucerna  in  mano  a  rimirarlo,  &  iO  vide  tale,  che 
ha  ladorata  chioma  tutta  molle  per  l'ambrofiafparfauifopra  il  col- 
lo bianchiHìmo ,  le  guancie  colorite  si,che  paiono  di  porpora >&  i  bei 
crini  iti  varie  guife  ritorti,©  crefpi  pendono  parte  per  gli  homeri  bian 
chiflimi ,  &  parte  fi  fpargono  Ibpra  la  bella  faccia ,  e  fono  così  lucidi, 
e  tanto  rilpkndono  ;  che  non  lufciano  apparire  il  lume  della  lucerna , 
che  Uà  loro  fopra:  a  gli  homeri  ha  due  ali  fparfe  di  frefchiifima  rugia 
da,ie  lieui  piume  delle  quali,benchc  ftiano  ferme  quafi  da  foauillìmo 
Tento  tocche  fi  muouono  lieuemente ,  de  è  poi  tutto  il  corpo  così  pu- 
lito, &  lucido,  che  non  ha  Venere  da  pentirfi  di  hauerlo  partorito; 
Parco ,  la  faretra ,  &  le  faette  fono  quiui  in  terra  dauanti  al  letto . 
Non  gli  legi  Apuleio  gli  occhi ,  ò  perche  non  bifognaua  forfè ,  eh'ci 
dormiuaairhora,  ò perche  tenne  con  quelli,  li  quali  non  lo  fanno 

Petrarca .     cicco ,  come  il  Petrarca ,  quando  ferine  di  hauerlo  vifto  ne  gli  occhi 
della  fua  donna, e  dice. 

Cieco  non  già  ^  ina  faretrato  II  Veggio, 

Nudo, fé  non  qnanto  Vergogna,  il  Vela, 
Gar'^on  con  l'ali ,  non  pinto ,  ma  vino . 

Mofco.  E  Mofco poeta  Greco  lo  fa  parimente  con  gli  occhi  lucidi ,  &  in- 

fiammati ,  quando  finge ,  che  Venere  lo  vada  cercando ,  la  quale  in- 
teramente lo  dipinge ,  acciochc  chilotroua  lo  riconofca,  lo  pigìi ,  e 
lo  rimenii  cui  ella  promette  di  dare  vn  baccio  poi ,  &  maggior  prc-1 
mio  ancora.  Fu  quefì:a  co  fa  fatta  latina  dal  Politiano,  e  tirata  in  vol- 
gare poi  da  molti^ma  meglio  de  gli  altri  mi  pare,che  habbia  fatto  M. 
Luigi  Alamanni ,  voltandola  in  certi  verfi  pari ,  che  vanno  a  due  a_» 
^  ^      due:  &  perciò  oltre,ch'io  non  haureifaputopièanco  ho  voluto  pro- 
ffitiuG^   '*^"  "'^^^  di  fare  meglio  di  lui ,  &  per  fare  peggio ,  mi  fono  Icruito  della_j 
LuigiAla-    ^^^^  cradottione .  Quefto  dunque  è  Amore  fuggitiuo  di  Mofco,  che 
Bunni .         cosi  polc  egli  nome  a  fuoi  verfi ,  fatti  volgari  dallo  Alamanni . 


De  gli  Antichi.        415 

.ÌTenere  II  figlio  ^mor  cercando  giua , 

E  cìnamando  dìcea  per  ogni  riua» 
l4  chi  m'infegna  xAmor  da  me  fuggito 

Dono  z>n  bacio  in  mercede  yC  à  chi  fìa  ardito 

Dì  rlmenarlo  à  me ,  prometto ,  e  giuro 

Ch'affai  pia  gli  darò  d'vn  bacio  puro» 
Ha  tai  fegni  il  fanciullo  3  e  tali  arneft. 

Ch'ai  fio  primo  apparir  faran  pale/i, 
Von  ha  bianco  il  color, ma  fembra  foco , 

eli  occhi  ardenti,  e  mouenti,e  pien  dì  giocai 
Dolce  voce ,  e  parlar  y  crudele  il  core , 

Né  quel  dentro  rorriayche  moHraforel 
Mentitor ,  disleale ,  e  s'ei  s'adira , 

Furor y fiamma,  veleno, e  rabbia  ^ira» 
Tradii  or ,  garxoncel ,  fallace ,  e  fcher^^ 

Seìnpre  in  danno  d'altrui  con  laccio ^  è  sfer^^Lt 
Crinita  egli  ha  la  fronte  3  e  fero  il  volto . 

Ticciol  braccio ,  e  fottìi,  ma  fnelio ,  e  fciolta» 
Ond'ei  lunge  auuentar  può  vn  dardo  acuto 

Fin  nel  baffo  Acheronte  in  braccio  à  Tluto . 
Hi  Velato  il  penfier  il  corpo  nudo  , 

^  lato  come  augello,  ardito ,  e  crudo  • 
iìor'in  queHo ,  hor'in  quello  drl%j^  il  volo  , 

£  nel  me%T:o  de  i  cmri  alloggia  folo  • 
Vn  piccol'arco  ha  in  man  ,fou^effo  è  fempre . 

Vn  pungente  quadrel  d'amare  tempre* 
Ben' è  breue  lo  flral,  ma  il  del  offende; 

Vna  faretra  d'oro  a  gli  homer  pende 
£  fon  l'empie  faette,  ond'io  talbora 

Impiagata  ne  fu  dolente  ancora . 
%^Jpro  a  tutti, e  crudelima  com'io  Veggio 

Il  disleal'a'  fmi  fa  fempre  peggio . 
"Breue  facella  ha  in  man ,  ch'io  vidi  ^effe 

Far  nell'acque  auampar  Nettuno  ttcfio» 
Se  tu  il  puoi  ripigliare  a  fcr^  il  mena , 

E  non  bauer  pietà  fé'l  vedi  in  pena 
lagrimando  rcfìarjpon  mente  fifo 

Ch'ei  non  fugga  in  quel,  fé  mone  rifo, 
Ma  tu  lo  Hringi' alhor *  Se  Vuol  baciane. 

Fuggì ,  perche  le  labra  in  ogni  parte 
Son  di  tofco  ripiene  ,  s'ei  diceffe 

Trendi  queBe  arme  mie,  vatten  con  effe , 
lìon  l'ardir  di  toccar  rifiuta  il  dono. 

Fiamma ,  pesie  tormento ,  e  morte  fono .  Tocca 


4ifl      Imagìni  de  i  Dei 


'^^?i» 
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i"ii)'»^'V^<^^*-^^ 


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Trionfi  d'Amore  de  ferino  da,  Fuofirato  ,  dai  Pe- 
trarca y  (g^  ^4  4//r/  aptichi  {^  moderni  ^  p - 
gnificarjte  U  fir^  d'iAmore. 


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#1* 


,^-.-'.--.-  -^~%^'  ?^^  «^^  *^  «Hl^  <k)^  ^K;^  ^*OvJ  >:^  ^H,  JO.  ^  ^  «ìk)^  wv  >0^  Hit?.^ 


De  gli  Antichi.       417. 

Tocca  qucfto  difegno  buona  parte  della  forza,  e  de  gli  effetti  d'A- 
more ,  &  perciò  lo  fa  di  color  roflb ,  &  quafi  accefo  per  tutto  il  cor- 
po ,  onde  forfè  ne  tolfe  l'effempio  il  Petrarca  ,  quando  Io  pofe  fopra    Petrarca  l 
vno  affocato  carro ,  facendolo  trionfare ,  oue  dice  s 


yidì  vn  vittoriofo  e  fommo  duce 

Tur  com'vn  dì  color,  che' n  Campìdogliù 
Trionfai  carro  à  gran  gloria  conduce* 
^attro  deHrìer  ria  pìu  che  neue  bianchi  ; 
Sopr'vn  carro  dì  foco  Vn  gar%on  cruda 
Con  arco  in  mano  ,€  con  factte  a' fianchi  t 
€ontra  a  le  qua'  non  Val  cimo ,  ne  feudo} 
Sopra  gli  homeri  haitea  fol  due  grand* ali 
Dì  color  mille  ,  e  tutto  l'altro  ignudo  : 
D''int@mo  innumerabili  mortali 

Tarte  preft  in  battaglia,  parte  Veci  fi. 
Vane  feriti  da  pungenti  ììrali . 
Che  debb'io  dir  ì  in  Vn  pajfo  men' varco  : 
Tutti  fon  qui  prigion  gli  D:i  di  Farro  3 
E  di  lacciuoli  innumerabil  carco 
Vien  catenato  Gioue  inaw^i  al  carro* 
Qucfi' è  colui  3  che' l  mondo  chiama  ^mme  i 
xAmaro  come  yedi,  &  vedrai  meglio. 
Quando  fi-a  tuo ,  com'è  nosìro  Signore  ; 
Manfueto  fanciullo  ,  e  fiero  Veglio  ; 
£i  nacque  d'otio  ,  &  di  lafciuìa  humana 
Nudrito  di  penfier  dolci ,  e  foatà  , 
Fatto  fignor^e  Dio  da  gente  vana,, 
^ual'è  morto  da  lui  ;  q:tal  con  più  grauì 
Leggi  menò,  fua  vita  a?pra ,  &  acerba 
Sotto  milk  catene  y  e  mille  chiaii. 
Che  moftra  l'ardente  deiìdeno  de  gl'innamorati ,  \\  quale  acom- 
pagnato  dalla  fperanza  fi  raccende  j  e  s'infiamma  più  Tempre ,  coinè 
dice  Aleflindro  in  vn  fuo  quefìro ,  ch'ei  fa  perche  fia  ^  che  l'eflreme^ 
parti  del  corpo  de  gli  innamorati  fono  fredde  talhora ,  e  talhora  cal- 
de ;  &  vuole ,  ch^  di  tutto  queflo  fia  cagione  la  tema ,  &  la  fperanza. 
Perche  eflendo  il  cuore  la  kd^ ,  &  il  fonte  della  vita ,  il  quale  manda 
per  tutto  il  corpo  gli  fpiriti,che  gli  danno  forza,  &  viuacità  ;  ogni 
volta,  ch'egli  dj  qualche  dolore  è  oppreffo ,  non  Iblamente  non  può 
mandare  più  vigore  alle  parti  lontane ,  ma  riuoca  etiandio  a  sé  il  gii 
mandatOjpere&r  più  forte  a  foflenere  il  dolorcjche  ropprim.e.  Ma 
chi  fente  maggiore  dolr. re  di  colui  ,che  teme  di  non  potere  confe- 
guire quello,  che  tanto  brama ;&  perciò  di  non  doucre  edere  mai 

Pd  heto? 


€^fito< 


41  8     Imagini  de  i  Dei 

lieto  ?  Onde  non  è  marauiglia ,  fé  le  parti  eftreme  del  corpo  Tuo  fono 
fredde  tal  hora.  Diiicntano  calde  poi,  quando  eifpcra  di  ìiauereciò, 
chede/ìdera  3  iniperoche  il  core  per  l'allegrezza ,  che  fente  all'hora  (i 
aprequafì,efi  dilata, &  alle  parti  lontane  manda  fegni  dell'alle- 
grezza Tua ,  che  fono  viuaciilìmi  fpirtij li  quali  nTcaldp.no  tutto  il 
corpo,  &  lo  fanno  colorito ,  come  pur  dinanzi  dicemmo dj  Amore_^. 
Rofibre  ue-^  Benché  vogliono  alcuni ,  che  la  roflczzane  gli  ama.ui  venga  pili  to- 
gli Amaiui  .  fto  dalla  vergogna,  qi:afi  che  l'animo  confapeuole  a  sé  di  fcoltarll 
dalla  honeltà,  quando  alli  piaceri  del  corpo  attende  &  quelh  defi- 
derafolamente,  voglia  nafconderfi  :  e  perciò  come  che  cuopra  eoa 
vn  colorito  velo  quella  parte ,  oue  ci  più  fi  moilra ,  fparge  la  faccia 
ò\  ro libre .  Ma  ben  illìmo  pare  a  m.e  j  che  fcoprì  ìì  potere ,  &  la  jiatu- 
ra  di  Amore ,  quel  Poeta ,  ò  altri  che  fi  fofie ,  il  quale  in  vn  fbnetto 
va  dcfcriuenc'o  che  cofa  egli  fi  fia,  in  fine  concludendo,  che  egli  è  im- 
poifibilc  di  cauarne  la  vera  interpretatione .  Il  fonetto  per  eflet  ar- 
titìciofo ,  6c  vago  mi  fpinge  a  porlo  qui  fotto ,  &  dice  così . 

^mor  è  Vn  non  so ,  che  Vien  non  so  d'onde  ; 

M.indollo  non  so  chi ,  non  so  in  che  modo , 
Nacque  non  so  dir  come ,  ò  con  qua.1  frodo  , 
Ver  sé  Hejfo  è  confufo ,  e  altri  confonde . 

Qmui  fi  pafceyC  fi  nodrifce  altronde  y 

yiue  non  so  di  che, non  pretia  lodo. 
Si  gloria  nel  dolor .  non  ha  in  fé  modo . 
Ne  so  come  hcr  fi  fcopre ,  hor  fi  nafconde, 

Ferìjce  non  so  eome  in  me%7^  il  corcy 

Né  ferita ,  né  fgno ,  ò  fangue  appare  , 
E'I  ferito  da  lui  viusado  more. 

Col  cor  non  con  la  lingna  fa  parlare , 
£  tace  dentro ,  &  poi  filentio  fiore 
Hor  chi  sa  queflo  pa'i^jzo  intcrpret.ire  ^ 

Le  parti  di  Cupido  con  tutti  i  fiioi  arnefi  fono  così  interpretate  da 

Seruio ,  là  doue  Virgilio  fa ,  che  Venere  lo  prega  a  trasfo ni] arfi  in  A- 

Spofiuoncdi  fcanio,  quando  ha  da  efiere  condotto  a  Bidone.   Dipingefi  Amore 

™*'^^*  fanciullo ,  perche  non  è  altro ,  che  vn  pazzo  defiderio ,  mentre  cho 

allalibidinefolamenteèintentoj  perche  il  ragionare  de  gliinnamfv. 

Tirgilio.      ^^^^  ^^^'^  ^  mozzo ,  &  imperfètto ,  come  quello  de'  fanciulli ,  la  quale 

cofa  moilra  Virgilio  in  Didone ,  quando  dice , 


Incomincia  talhofa  ra^onare, 

E  nel  mcT^  del  dir,  lajfa ,  farrefia. 


H5 


De  gli  Antichi.        41  p 

HipoifalipcrmodrareJaleggierezzade  gli  amanti  preftiàmti- 
tarfi  di  volere ,  come  nella  mede  fimaDidone  fi  può  vedere,  la  qual 
appreso  di  Virgilio  pur'anchepenfa  di  dare  morte  a  colui,  che  pri- 
ma amaua  cotanto.  ETerentiobenjflìmomoftròla  poca  fermezza  Temici*. 
de  gl'innamorati,  quando  diflè:  Quefti  mali  tutti  fono  in  Amore, 
ingiurie ,  fofpetti ,  inimicitie ,  tregua ,  guerra ,  e  pace  anco  poi.  On- 
de il  Petrarca ,  poi  eia  che  ha  raccontati  vari; ,  e  diuerfi  affetti  amo-  Pctrara. 
rofi,  cosi  conclude, 

In  fomma  so  ,  come  e  ìnconUantc ,  e  Vaga, 
Tìmida, ardita  yìta  de  gli  amanti. 
Che  poco  dolce  molto  amaro  appaga» 

Porta  Amore  le  faette ,  onero  perche  quefte  parimente  fono  velo- 
ci né  Tempre  vanno  a  ferire ,  oue  fono  indrizzate ,  come  habbiamo 
dettodegiiinnamoratijchefonoprelliinmiamutarfì  di  volere, ne 
Tempre  porjno  arriuare ,  a  quello ,  che  più  bramauano ,  oueramente , 
perchecomeeìlefono  acute,  epungono, così  le  punture  della  con- 
fcienzadopòl'hauere  peccato,  ci  trafiggono  l'animo  ^ che  óc\-ò  il 
fatto conofce di  haner  operato  male.  O  pure  s'intende  per  k  facttc 
d'Amore  la  preftezza ,  con  che  egJi  fcerxle  nel  cuore  de'inortali . 
Percioche  ad  vno  fguardo  folamente ,  fenza  quafì  aucdci  fere,  rei.a^ 
rhuomo  talhora  tanto  accefo  dalla  bellezza  altrui ,  che  gli  pn  re  eikrc 
gti  tutto  di  fuoco .  La  quale  cofa,  credo  io ,  che  voleill  moitrare  co- 
lui ,  che  fece  Cupido  con  il  mimine  in  mano,  che  non  fi  sa  chi  e'foile, 
come  ferine  Plinio ,  che  lo  portaua  Alcibiade  nello  feudo,  &:  vn  tale^ 
n'era  parimente  in  Roma  nella  Curia  di  Ottauia,  il  quale  diceuano 
alcuni  5  che  fu  fatto  per  Alcibiade,  pofcia  ch'egli  cosilopoìtuuant!- 
lo  feudo,  volendo  in  quel  modo  moitrare  la  bellezza  di  lui,  che  fu 
belliinn;0,quafì  che  celane  Gionc,di  cui  è  proprio  ij  fulmine,c  il  mag- 
giore di  tutti  gli  altri  Dei ,  così  di  bellezza  andafìt'  fopra  a  tutti  gii  al- 
tri di  gran  lunga .  Ma  fi  può  dire  ancora ,  &i  forfi  meglio ,  che  a  co- 
lui (iap.iruto;  chevna  face  non  moftri  intieram.ente  la  terza  dello 
amorofo  ardorej&  che  perciò  poie  in  mano  a  Cupido  il  fulmiiic,con- 
ciofia  che  quello  non  folo  arde  le  cofè,che  hicilmente  abbniciano, 
ma  quelle  ancora  fubito  incende ,  alle  quali  altro  fuoco  non  così  to- 
flo  sì  attaccherebbe;  rompe, e  fpezza  ciò  che  troua,cl~efe  gli  oppon- 
ga ,  &  ih  pure  quanto  voglia  faldo ,  e  duro ,  &  penetra  con  mirabile 
prcftezza  in  ogni  lucco.  Le  quali  cofe  molto  bene  fi  confanno  alla 
forza  di  Amore,  i!  quale  in  gentil  cor  ratto  s'appiglia,  egli  duri,  !k 
oll:natirompe,efptzza,ccon  mirabile  prtikzza  ouuiique  vucle^» 
p;nerra  ,  come  dice  Propertio  in  vna  Elegia  ,  Delia  quale  ei  dipii  gè 
Aniorc  f  .itta  già  volgare  da  Girolamo  Beniuieni  in  terza  rima  :  &:  è 
qusfia.  Dd     a  ì{^h 


Forza  ài 
A  Ilio;  e. 


Fropertio. 

Cjiio'.arijCi 


•'420      Imagini  de  i  Dei 


4^. 


Ima-c^i-ni  d\4more  ftguificaììti  gli  rvarij  efettl  O* 
fotcnzed^^more  ^qud  iìc  cuori  nohilt  Q^  gen- 
tili facUmeme  ha  luogo,  c>  //  duri  ft^  olime- 
li fh€7^<jt  t3*  rompe  .  dinota,  ancora  quanto  fa- 
cilmente CI  lafctarjo  adefcare  da  gli  tjfctii  la^ 
f^      Cam  i  ts"  libidinof  majjime  in  gioue?2tù  . 


*f  f$fe,^c^^  t^^^^^'^ 


^fÉt 


mimffifffiififf^i^' 


De  gli  Antichi .       4  2  II 

ìf^n  fur'd  ttto  parer  marauigliofe 

te  man  dì  quel ,  ch'in  gioueuìl figura, , 

Qualunque  f^  foffe ,  ^morp'mgendopofe  f 
jfueH't  de*  ciechi  amanti  la  natura 

Conobbe  i  e  come  fuor  d'ogni  ragione 

Terdon  lor  primi  ben  per  leggier  cura, 
l^è  ha  l'alt  i  gli  homer  fuoi  fen%a  cagione 

Che  da  queUo ,  e  quel  cor  lo  fan  Volare  ^ 

Terche  quelle  alme  in  cui  fuo  nido  pone* 
Mentre  per  quefiotempeflofo  mare 

Corron  ,  dall'onde  alterne  ributtate 

Son  cosi ,  che  gìamai  ft  pon  fermare  • 
Varco  fuo  ìncuruo  ,e  le  faette  hamate. 

Che  da  gli  homeri  fuoi  fofpefe  pendono  i 

Od'egli  ha  fempre  le  fue  mani  armate. 
Certo  null'altro  a"  nojhrì  occhi  pretendono. 

Se  non  che  pria,  ch'alcun  di  lor  s'accorga^ 

Dal  neruofcojfe  in  me%o  al  cor  fuo  fcendono  • 

Trouo  Cupido  alle  volte  ancora  fatto  In  altra  guifa ,  con  rarco,co- 
ine  èappreflb  di  Paufania,il  quale  fcriuendodi  Corinto  dicc,che  qui- 
tti fopra  il  tempio  di  Efculapioin  certa  cappellctta  tonda  di  bianco 
«larmo  era  Cupido,  fatto  da  Paufia  dipintore , che  haueua  gettato 
f  arco,  &  le  faette,  &  teneua  vnalira  in  mano .  Et  il  medcfimo  ra- 
gionando dell'Achaiadice,  che  in  Egira  Città  di  quel  paefe  era  cer- 
to piccolo  tempio  ,oucei  vide  Cupido  flareà  lato  alla  Fortuna  ,vo-  j.^''^'^^*'" 
hndo  mollare,  che  quefta  ancora  nelle  cofe  d'Amore  può  aflaijben- 
ch'egli  da  se  tantopofl'a,  che  vince  tutte  le  più  oftinate  voglie,  {pezza 
egni  indurato  cuore ,  e  gli  animi  più  fupcrbi ,  e  più  feroci  fa  diuenta- 
jre  humili,  &  manfucti  in  modo,che  volontieri  poi  porgono  le  roani  à 
gli  amorofi  lacci .  E  qucfto  forfè  volle  moftrare  Archefìlao  laudato 
perciò  da  Varrone  all'ai,  come  ftriue  Plinio ,  benché  dicono  alcuni, 
che  lo  laudò  non  per  quello ,  ma  per  la  bella  arte ,  e  per  lo  gran  giu- 
ditio ,  ch'eimoilrò  nella  fcultura , quando  di  vn  folo  pezzo.di  mar- 
mo fece  vna  Lconza ,  con  la  quale  fcherzauano  i  pargoletti  Arrori,& 
di  loro  alcuni  Jateneuano  legata,  alcuni  le  porgtaiano  vn  corno,  & 
Voleuano,  ch'ella  vi  beefl'e  dentro,  e  la  sforzano  no  a  farlo,  &  alcuni 
altri  modranano  di  volerla  calciare.  Tra  tutti  gli  arimali  il  Ljonec 
fcrocilfimo ,  ma  dicono  poi ,  che  la  Leonza  è  di  più  feroce  animo  an- 
cora ,  più  crudele  aflai,  &  perciò  quefta  fece  Archefìlao  ptr  clprim.e- 
re  meglio  la  forza  de  gli  affetti  an  orofi.  Li  quali  furono  moJto  be- 
ne anco  moftrati  da  i  Poeti ,  quando  fin  fero  Marte  Ibrfenc  follazan- 
lio  in  braccio  ù  Venere  j  laimagineddlaqualeinfcmc  cor  quella.» 

Dd     3         ddU 


iurtui'.a 


(42Z      Ipìiagini  de  i  Dei 

^'^A^i-    ^\«."  AA/-.  .=Aa  .aAii    Vi/Vx  .W-.  *infi>  ^/\A    jOftc^    »JU     A>U     jJU       *a»     »JU     ^>     /»AA    ^\«,  --J\a   - 


<0?jf  ìmagtne  dt  Pane^  ^  Cufdo  ,  tyno  rtinto ,  l'altro    ^^ 

*§Ì|^  nji'fTc^toYs  ,  per  mofìrare  il  potere  d'^Amore  fi     ^?^ 

•^fef^  ••  pra  la.  Natura  njììtuerfaU  ,  che  muaghtta  del 

*|;;|^  ^    dili  tto  ddU  operattoni  fue,  non  fenfa,  ad  altro^ 

^^f  che  à  farle  belle,  ^  adorne.                                ^^ 


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^  ^'^^'W'^'W'f'''^'  "^'"^^  -  '^ 


Dè^li  Antichi.        423' 

dcUe-Gfàtie  >  cdeileHore,  crieandanano  ccn  coftei  fèmpre,  aggiun- 
gerò àqueila  di  Cupido,  acciochenon  fiail  Hgiio  fenzalamadrc,  & 
habbia  la  madre  cosi  tra  quelte  ime  imagini  chi raccompagni,  ce  me 
hcbbe  appreflo  de  gli  antichi .  Adunque  perche  tanto  può  Amore , 
fa  detto  Vincere  tutto ,  come  che  luiL'o  altro  à  lui  fia  pare  di  forza ,  e 
finfero  perciò  le  fauole ,  ch'ei  vincelle  già  pur  anche  il  Dio  Pan ,  che 
rhaueuaprouocato  prima.  II.  che  tirato  alle  cofe  naturali,  iìgnifì-  Cupido  vin- 
ca, chela  natura  vniuerfale  facitrice  di  tutto  moftrata  per  lo  Dio  cito;e  di  Pan» 
Pan,  quando  cominciò  da  principio  ad  operare,  cominciò  pari-men- 
te adilettarfi  di qucllecofe  ychefaceua ,  efegnitando pòiquafi'inna- 
ghita  di  quelle,  ha  cercato  Tempre ,  e  tuttauia  cerca  di  adornarle  più , 
ch'ellapuò.  Perla  dilettatione-dunque,  che  pende  la  Natura  delle 
cofe  da  sé  fatte ,  venne  coriie  à  prouocare  Amore  :  il  quale  potè  tan- 
to più  di  lei,che  fé  la  fece  foggeua  in  hk  do,  ch'ella  fi  fclan  éte  quan- 
to piace  à  lui ,  Da  che  nafce  la  concordia  de  gi  1  Elementi  tra  loro  di- 
uerfì  alla  generatione  delle  cofe.  Eie  an;me,  come  vogliono  i  Pla- 
tonici, fcendono  parimente  per  Amore, di  Cicio  qua  giù  ne' corpi 
n:  ertali,  hauendo  già  per  lui  contratto  certa  affettione  ,  &  defiderio 
di  quelli ,  sì  come  rimnitano  poi  in  Civlo ,  t,uando  fpogliatefi  ih  tut- 
to l'amore  terrenojfi  riuolgonoad  amare  le  cofe  cekftì  fola  mente. Et 
percht  difl'ero  gli  confideratori  delie  cofe  del  Ciclo ,  che  vi  erano  due 
porte, per  le  quali  palfauano  le  anime  humane  fcendendo  di  cielo  ili-. 
•  tcrra,e  ritornàdo  di  terra  al  cielo, &:,  era  detta  que  Ita  de  gli  Dei, quel- 
la de  gli  huomini  :  voleua  Orfeo ,  che  Amore  tenefìe  le  chiaui  di  que- 
ftc  porte ,  SI  che  non  vi  fi  potefle  paffare  fenza  lui  &:  perciò  chi  1©  di- 
pingeifeancocon  le  chiaui  in  mano,  potrebbe  renderne  la  ragione, 
perche  così  Ihauell'e  fatto.  Ma  non  è  liato  Air.orc  ài  tanto  potere 
però  fcmpre ,  che  altri  non  habbia  potuto  più  di  lui  ancora  alcana-» 
volta ,  come  Aufonic  moft'^ain  certa  fua  tìttione ,  la  quale  io  voglio 
l  3  rre  folo  per  dare  con  gli  fcherni ,  co  i  tormenti ,  e  con  la  croce  di  A- 
n  ore  fine  alla  fua  imagine ,  vendicatomi  a  quello  modo,  poi  cKe  al- 
t-o  non  gii  poffo  fare,  di  mille  ingiurie ,  ch'egli  mi  ha  già  fatte ,  e  mi 
fa  tutto  dì .  Perchenpn  è  poca  la  vendetta,  che  fi  piglia  di  chi  fa  ma- 
,le ,  raccontare  h  pene  fue ,  &  1  fuoidispregi ,  &  pare  che  confoJi  nflai 
ricordarfi,  che  quelli  parimente  fiano  itati  m  grauiflìmi  pericoli,  li 
'quali  furòi-o  già ,  e  tuttauia  fono  cagione  altrui  di  ptnofa  vita .  Fd 
id^.lnqae  Aufohio  che  Cupido  non  fé  auuedendo  volalfe  ià,c  oue  Han- 
no qaelle anime, le quah-per  Amore vfcirono  diqueita  vita  Uiifera- 
CTìente  ,e  che  pigli-  to  da  loro  foilelegato  ,e  pofto  come  m.  ci  oce  fo-     Amortor- 
rpra  vn  alto  mirto ,  e  mentre  che  quelte  li  propongorio diualì  totir.é-   nicntaco. 
iti  viene  Vcnere,la  quale  non  foliuiienie  non  cerca  di  mitigare  ìe  adi- 
rare alme  contra  Tuo hghoyma  fi  moitra  adirata  aiich  eifa  /co{  tra  di 
lui ,  e  fiti;c  alcune  sferze  di  rofe ,  ?  ui  fiori  lo  bàtte  ItraL^Qieace  si;che 

A  Ì)d      4  lìiOUQ 


424      Imagini  de  i  Dei 

moue  quelle  a  pietd ,  le  quali  la  pregano  X  perdonargli ,  &  effe  pari- 
mente gli  perdonano ,  e  Io  fciogliono  lafciandolo  andare ,  cofa  ch^ 
non  haucrei  gid  fatta  io  :  ma  poi  che  tutte  erano  donne  queJle ,  che> 
lo  pigliarono,  altro  non  fé  ne  ixjteuaafpettarc.  La  cofa  è  nel  Lati- 
no ,  molto  bwlla ,  non  so  che  fia  di  lei  nel  volgare  :  ma  chi  si  Latino , 
legala  nella  fua  lingua;  e  chi  nò,  fi  contenti  di  quefta,  ch'io  ho  ri- 
dotta al  volgare  p^r  hora ,  fin  che  venga  chi  la  ritiri  in  miglior  for- 
ma. 

2^e  i  meHì  campi  ^doue  i  verdi  M'irti 

Fanno  lafilru  ombro/a  y  ch'in  fé  chiude 

Gl'innamorat'i ,  &  infelici  ^irti , 
Eyan  l'alme ,  ci/ in  sé  fur  empie ,  e  crude 

Ver  troppo  amar  altrui  ,  fi  ch^an%i  temf§ 

De  laJpo^Ha  mortai  recare  ignude» 
E  la  ?nc7noria  del  pajfato  tempo 

Kiriouando  maftraua  ciafcheduna 

Come  y  e  perche  morì  così  per  tempo . 
tfà  la  gran  felua.  poca  Ime ,  e  bruna , 

Come  talhor  y  eh' ofcuro  Vel  nafconde 

^  noi  la  bianca  faccia  della  Luna . 
Taciti  L.ichi ,  che  le  torbide  onde 

Non  moUran  mai ,  e  fiumi  lenti ,  e  cheti , 

Che  ftretti  yan  tra  le  fiorite  ^>onde . 
t'aer  caliginofo  par  che  vieti 

Ogni  allegreT^t  à  i  fiori,  che  fon  cfuitu 

Sì  cb'Vr.qiu  non  fi  panno  moHrar  iietly 
ì  quali  fuYon ,  mentre  ch'eran  viui , 

Giouani  tutti  di  fomma  bellexT^, 

Che  ne  reflar  miferamente  priui» 
Harciffo ,  c'^à  dì  sé  tanta  vaghe-s^ , 

Terche  fi  crede  yn' altro ,  eH  bel  Hiacìnta , 

Cui  morte  dà  chi  più  l'ama,&  apprc;^* 
Croco  da  l'aurea  chioma y  ^iace  yìnto 

Da  (degno  sì ,  che  dando  fi  nel  petto 

Lafcìa  il  terren  del  [angue  fuo  dipinto* 
\Adone ,  che  già  tante  Volte  stretto 

Da  la  madre  d'amor  fu  nel  bel  feno 

Cogliendone  piaceuole  diletto  , 
it  bora  fatto  fior  orna  il  terreno 

Di  pordoreo  color  con  altri  affai , 

Ond'é  di  varij  fior  quel  luoco  pieno '» 
£  rimembrando  ì  già  pajjati  guai. 


D5  gli  Antichi»       4  2  j 

le  lagrime ,  ì  fofpir ,  I  mefii  amori  # 

I  doloro ft  cuccnt i,e  i  trìjH  lai, 
R'mouano  con  quelli  anco  ì  dolori , 

Channo  fentitì  all'vltima  partita , 

Quando  lafcìar  morendo  i  primi  ardori , 
Tra  queHì ,  e  le  verdi  herbe  y  ond'è  gradita 

La  denfa  fdua  ,  Van  le  donne  antiche  , 

Ch'a?nar  mifer amente  in  quejla  vita . 
E  fanno  proi4a  aUhor  quanto  nimiche 

*^  sé  fiejje  fur  già ,  mentre  che  furo 

sA  le  Voglie  ct^.nor  già  troppo  amiche, 
McHnz  plmgtndo  Semele ,  a  che  duro 

Tzrt^tù  fojje  quando  fulminata 

TProdujfe  al  mondo  il  parto  non  maturo . 
£  Vorebbe  poter  non  effer  Hata 

Complacciuta  di  quel ,  the  chiefe  a  Ciotte 

tA-hor  che  da  Giunone  fu  ingannata  • 
Cnde  fi  fcuote  y  e  con  la  mano  moue 

Spefìo  la  veHe  ,  e  fajjì  Vento  y  e  finge 

Che  la  fulminea  fiamma  fi  rinoue 
Ira  y  di  [degno ,  e  graue  duolo  afiringe 

Cenida  poi  che  f emina  fi  Vede 

Di  nuouo  y  e  in  yìfo  l" animo  dip'mgem 
Trocri  vicina  à  morte  in  terra  fiede. 

Le  piaghe  afciuga  y&alfiio  feritore 

Serua  pur' anco  l' amoro  fi  fcde^ 
Coi  lume  in  mano  Vinta  dal  dolore, 

Salta  nel  mar  la  gioitane  di  SeHo^ 

Oue  affogato  Vede  il  fuo  amatore* 
Kè  di  lei  moHra  hauere  il  fiè  men  prefh 

Saffo  à  falire  [opra  il  duro  fafìo 

Tergìttarfi  nel* onde, eH  dishonefio 
xAmory  ch'infiammò  Creta  ■  à  lento  f affo 

*Andar  fa  l'infelice,  che  fi  duole y 

Che  fi  fia  poHo  il  cor  fua  così  baffo  ^ 
E  mosìra  rn  bianco  Toro ,  e  dopò  Vuole , 

Che  non  men  del  fiio  error  fi  vegga  qitelk  > 

Che  per  ^mofhan  fatto  le  figliuole  , 
Ter  le  quali  rtfiò  morto  il  fratello 

Da  chi  lafiiò  di  lor  l'altra  fu' l  lìto, 

E  [eco  truffe  l'altra,  che  del  bello 
Mìppùlito  hebbe  il  cor  gtà  sì  inuaghito; 

Ma  non  potendo  ^oi  trarlo  a  fitte  Voglie , 

Tanto 


4  2<^     Imagini  de  i  Dèi 

Tanto  L'odiò ,  c^uAnto  i'hàuea  gradita  , 

Tar  che  Laodamìa  s'alleai, e  doglie 
De'  falfi  fogni ,  né  dopa.  U  morte 
Del  fuo  Trote fiho  pia  Viuer  doglie . 

JEf  altre  poi ,  le  quaicm  braccio  forte 
Vinf elici almetraffe^o  de  i petti , 
Mohrano  i  dM^i  ferri  ^  onde  fon  morte, 

Tisbe  quel  del  fuo  fp^jb^  i  cui  diletti 
S^morofi  da  forte  troppo  fera , 
Quando  mcn  fi  dciteajfuro  intercetti» 

Carnee  l'hebbe  dal  fratello  ,&  era. 

De  l'hoj^ìte  quell'altro  ,  e' h.iuea  Dido » 
Che  gìd  no'lafcid  acciò  t  ch'ella  ne  fera* 

E  com'hà  detto  già  il  pubiico  grido 

Quìui  miHra  la  Luna ,  ch'ella  fpcffo 
D' Endim'fon  fiefe  a  l'amato  nido» 

Tlà  di  mille  altre  poi  veniamo  apprejfo 
Mosìrando  àafcheduna  quel,c'hau?ua 
dà  per  ^moltcóntra  di  sé  commcjfo , 

Z  mentre  che  ciaf  una- fi  dclcua 

De'fuoi  antichi  damii  dolcemente  s 
Chc'l  Imentarfi  li  parte  i.  duol  rileua, 

Meco  che  vien  in^mV^tuìfticnte 

Battendo  tali  per  La  felua  cmbrofa, 
tAnor  tra  qucfh  aaaoivrata  gente 

ta  qual ,  benché  fui  quafi  come  afcufa  , 
L'ardente  face ,  e  la  farei  fa  d'oro 
Varco ,  e  li  Hrakper  L'aria.màMlqfa  , 

Lo  riconofce  nondimeno  ye foro .  '■•>-  ,\i  Ai   r 
Subito  quelle  delfine  tutte  infìeme 
Ter  tener  il  commun  nemico  loro* 

Chi  l'aria  humida ,  e  graue  così  preme 
L'ali  5  che'l  r/iifreilo ,  che  fi  sfor^^a 
Tur  ùì  fuggir  j e  de  i  nimici  teme* 

in  vano  s' affama ,  e  fi.  VinforT^a, 

L'impeto  fcminile.  in  modo  tale. 
Che  vihtéfe  ne  resìa  in  altrui  foT^» 

Ura  ne  la  gran  fdua.  Vn  Mirto  ,  quale 
lEra  il  tormento  ai  chi  foffe  fiato 
Ingiu^ame/itc  altrui  cagion  di  retale  • 

Oh€  già  aa  Trofirpina  legato 

^  .one  fu  pU'iitJ  dcU'bauere 

TerFentr^.  l'amar  di  ki  jprezj^o*       .   ^ 


'*A  <^uc-> 


^I5e  gli  Antichi  J      r^i^ 

Z4  qttefio  vengon  tutte  le  fenere ,  ■  ,      ; 

E  mefie  dodjfe,  e  con  lor  tramo  %AmoY9t 

Qu.ii  fanno  a  l'alt&jronco  foHenere, . 
Gli  hanno  legati  le  mani ,  e  piedi  ;  e  fuore 

D'jgni  vjv  di  pietà  cercan  di  fare  . 

"Nel  tn-fc^o  contento  H  lor  furore» 
Vaccufin  tme -.nè  péyòfrou^re  .         ■      .'    H 

Sano  guf^ftxcagiDn  di  darglipena  ^  - 

]\da  pudio  fan  t:he  fu  quanta  ior  pare»    ; 
0:^uVei  fi  fentd  andar  per  ogni  vena  '"^ 

J^ìi  tlm  ;?"  freddo  yche  l'agbiaccla ,  e  turba 

Il  m-tfia,  duo{  la  faccia  già  fcrena ,  •  • 

jPJ  che  fi  vede  in  mano  à  l* empia  turba  t 

La  qHaLÌncolpa(lui  de  ì  propri  errori , 

Et  ogni  legge ,  <èr  ordine  conturba  • 
^  lui  chifama  improuera  i  dolori  .".  ■  " 

De  la  paffata,  morte ,  e  poi  gli  dice , 

C-.im'iogiÀ,  con  Voglio  3  cb'bor  tu  mori» 
B  penjano  di  far  lieto ,  e  felice         '  "'.. 

Tutte  lo  Hato  hr<ife  fan  Vendetta, 

Di  lui  ,coii^e  lor  parafe  ben  lice, 
Terò  mofirano  quel  ^  onde  intercetta  V  '  > 

Fu  lor  la  vita,  e  nel  medefmo  modo 

che  fi  tormenti  ^mor  ciafcmaajfretta . 
IPorta  queHa  Vn  coltello , e pida  i' lodo,  '■■  /'ì" 

Che  fia  quefio  ad  ^tmr  tormento  ,  e  morltu 

Quella  moHra  d'Vn  laccio  il  [aldo  nodo» 
Jhtelia  al^ra  par  j  eh' affé  fi  ricon forte  . 

Mcsirando  i  cani  fiumi,  per  che  ^era 

Vcdc7''in  filtri  l'vltima  fua  forte» 
€bi  l'erte  rupi,  e  hi  l'irata,  e  fera 

Onda  dd  mar , chi  mofira  il  mar  quieto. 

Secondo  che  più  brama ,  ch'amor  pera  • 
*4lcuna  dice  , bora  filò  pur  lieto 

Il  imo  cor  con  la  morte  di  queHo  empio 

Se  Li  vendetta  à  me  Jìeffa  non  vieto . 
^efle  fiamme  faranno  il  crudo  fcempio  , 

E  fcuGtendo  l'ardenti  fiamme  vu.le , 

Cìf^ncr  del  juo  morir  fia  nuou.o  effemph» 
Mirrha  fc eprenda-  la  matura  proh.  os^vj»  :- 

Squarcio,  il  bd  yeitre  e  piglia  pùi  con  mano 

le  lagrime ,  oi}de  mcsia  Amor  fi  4mk  » 


4  zS      Imaginì  de  i  Dei 

£  quelle  arditamente  di  lontano 

f^erfo  ìtàjpiega ,  che  4i  sé  pauenU^ 
fedendoft  a  partito  troppo  ftrano» 

^Alcuna  di  fchermrlo  fi  contenta  f 

McHrando  perdonargli  y  e  che  quelflrà 
Chebbe  già  cantra  lui  tutta  fta  fpenta. 

Ma  lo  fchernot  è  ben  tal ,  che  ne  fedirà 

^mor  non  men,che  fafpettajje  morte, 
Terche graue  tormento  /eco  tira, 

C'hà  da  far  vno  Hi/  pungente ,  a  forte 
Spicciar  fuor  de  le  membra  deBcate 
llfangue ,  che  le  refe  hcbbero  in  forte, 

pueramente  che  ftauo  infiammate 

Con  lumi  acce  fi  quelle  belle  parte  0 
Onde  fon  le  perfone  generate , 

La  bella  Citherea, ch'era  in  disparte. 

Quando  intende  del  figlio ,  lieta  Vuole 
^Anih'efia  hauer  ne'Jtwi  tormenti  parte, 

\A  lui  fubìtc  vienine  come  fole 

T'aceuol  parla,  ma  turbata  in  Vifla 
di  accrefce  duolo ,  e  tema  con  parole 

Chiamandolo  cagion  d'ogni  fua  tri  fta 
Fama, e  li  grida,  ahi  federato  fai 
Ben  tu,  che  per  te  fai  bìafmo  s'acquifUt, 

Tot  gli  improuera  quanto  fece  mai , 

eli  adulteri!  di  Marte,  che  fcoperfk 
^l  del  Febo  con  fuoi  lucidi  rai  • 

ti  membruto  Triapo ,  che  le  apcrfe 
Il  Ventre  con  figura  dishonefla , 
Di  che  non  poco  fcomo  già  fojferfe , 

t' Hermafrodito  ,  il  cui  nome  anco  rrjia 

^  chi  d'huomo  e  di  donna  hahbia  l'infe^PA  , 
Né  Veramente  fia  poi  ^Mel,nè  quesìa 

V  empio  Eric  e ,  del  qual'ella  fi  sdegna 

Ter  la  fua  crudeltade  ,  e  ch'habbia  fatta 
eh' a  Har  con  huom  mortai  più  rohe  Vegna . 

Uè  del  dir  fi  contenta ,  ma  con  atto 

Di  chi  gafligar  foglia  il  proprio  errore 
In  colui ,  eh' ad  errar  già  l'hahbia  tratto , 

J^aeccglie  infiemc  Vno ,  &  vn' altro  fiore 
F  le  voinigUe  rofe,con  le  quali 
Toi  batte  U  mefio ,  e  fconfoUto  .Amm, 


Ftan. 


Degli  Antichi.       42^ 


B  tiOtte  gli  ne  dà ,  che  de'  fuoì  mali 
Quelle  donne  dìuennero  pìetofe. 
Che  pria  gli  minacciar  pene  mortali  • 

Terò  la  pregar  tanto ,  che  depofe 

La  bella  madre  l'ira ,  e  il  grane  fdegno  3 
Che  mal  centra  il  figUuol  già  la,  dijpofe  » 

Z  ciafcheduna  dice  ejjere  indegno 

^mor  di  tante  pene  ,  e  che  per  luì 
Non  giunfe  alcuna  mai  al  trijio  fegna 

Di  darfi  morte ,  ma  che  fur&  i  ftù 
Tati  cagion  del  miferabil  fine , 
Che  dejìinar  così ,  differ ,  di  nui , 

Vlacata  dunque  Vener  le  mefchìne 

Donne  ringratia  delpietofo  officio  j 
Voi  fi^ioglie  il  figlio  con  le  man  diurne  a 

Quel  già  ficuro  dal  crudele  efìtio , 

Che  gli  fu  apparecchiato ,  via  fen'Vola  , 
Così  fofs'cgli  andato  in  precipitio , 

Ne  pili  di  lui  s'vdifìe  mai  parola» 


•^i$^-  -s^s-  -k:^'  ■^^■■y^i-^'^-  •'<^^- 

•^Ipì-  •  J^3-  •&g-'3-  -gof^-  c'^  -^ì  •S«5S* 

^^^^^^^^^^RIMA  diz  diflcgnarelaimigine  di  Ve- 
fe^^gc--».—--^*...,, — ^-isssc   ^^j,^  vocilo  Fare  vno  fchizzo della  natura 

O 

fua ,  perche  lard  di  non  poco  giouamento 
à  conofcere  la  ragione  di  diiierfc  cofc,  che 
in  quella  dirò  poi.  Fu  dunque  Venere, fe- 
condo le  fauolc^  la  Dea  della  libidine, e  Dea  ddb 
della lafciuia,  come  ch'ella  mandafle  nel  libidine. 
cuore  de  i  mortali  i  libidinofi  defiderij  j  e 
gli  appetiti  lafciuijeched  quefti  con  l'a- 
iuto Tuo  fi  defle  il  defiderato  compimen- 
to .  Onde  la  fecero  madre  di  Amore,  parche  non  pare ,  che  iì  con- 

giunga 


*£ 


^  ^^^  ^^'^^  ^#^S'? 


430       Imagini  de  i  Dei 

-•    /sft^     -»'      -'w-!^-  --'i^  -»/\A    >i<\£i  jB/ViX,    .aAa.  >aAa    -^"l/t    ^,  ws.  -aAA  A/^a.  j>r\A    JWY*  .^Km.  ju\»  Vrs-    -X---^-^ 

4 


JmAgine  di  Venere  nata  dalla  ^^uma  del  Mare  y 
diìlA  bellezjji  Dea^^  della  itbidme ^madrc^ 
d' Amore, Jìmbalo  della  UfciuiayC^ual  fu  anco  te- 
muta Dea,  delle  noT^^  del  matrimonio, inte- 
fa  per  il  pianeta  di  Venere^  data  ancor  Lh- 
cifiro  ,  (3-  Htifero  ^  che  mance  la  <%firtti  gtne-    «5^-  If*» 


r attua  ndle  cofe» 


i^^5^ 


De  gli  Antichi .        431 

;iungaqii?.nmaihiomo,  e  donna  infiemcfe  quefto  non  v'intra- 
imic:  &  d  coflei  dettero  parimente  gli  antichi ,  oltra  Himeneo ,  e 
Giunone,  il  cura  delle  nozze,  percioche^querte  lì  fanno ,  acciochc 
e  feguiri  il  carnale  congiungimeno,  onde  ne  liabbia  da  feguirare  poi 
i  generatione  de  i  figliuoli .  Fu  li  bellezza  ancora  data  in  guardia  à  Venere  fecoti 
/ensre,  sì  ch'ella  potelìo  darla.c  torre  come  pareuaà  lei .  Ma  fecon-  do i  naturali. 
,0  le  cole  d.  ila  natura  poi ,  lequ-tli  fotto  il  nome  di  quefta  Dea  ci  fo- 
lO  in  diiicrfi  modi  lignificate,  ella  moftra  quella  virtù  occulta,  per 
1  quale  gli  animali  tutti  (bno  tirati  al  defiderio  di  generare .  Onde 
luelli,  li  quali  vogl*ono,che  l'anima  humana  di  Cielo  fcenda  nei 
orpi  noftri,e  pafsaJo  di  sfera  in  sfera  tragga  da  ciafcheduna  di  quel 
i  arf-tti  particolari,  dicono  che  da  Venere  ella  piglia  l'appetito  con- 
upifcibile,  che  la  mone  alla  libidinose  iilafciui  defiderij ,  e  fanno 
ncora  alcuni ,  tirando  pure  le  fauole  alle  cofe  naturali ,  che  Venere , 
Giunone ,  la  Luna,  Proferpina,  Diana ,  &  alcune  altre  fiano  vna  Dea 
ola  ,,ma  fiano  tanti  i  nomi ,  e  così  dinerfi ,  perche  tante  fono  le  di- 
icrfe  virtù,  che  da  quella  vengono,  come  fi  vederà  ancora  per  diuerfì 
lifcgni  della  fua  imagincjcominciando  da  quello,  che  r.ferifce  il  fuo 
irimo  nafcimento  ;  percioche  raccontano  le  fauole ,  ch'ella  nacque 
Iella  fpumad:l  mare  hauendoui  Saturno  gittato  dentro  i  tefticoli, 
h'ei  tagliò  à  Celo  fuo  padre .  La  qual  cofa  hanno  efpofta  molti ,  e 
MÙ  chiaramente  forfè  di  tutti  Leone  Hebreo  ne  i  fuoi  dialoghi  di 
\more .  Volendo  dunque  gli  antichi  moftrare ,  che  Venere  foìTe  na- 
a  del  mare ,  la  dipingeuano ,  che  ella  quindi  vfciua  fuori ,  ftando  in 
'na  gran  conca  marina ,  giouane  e  belia.quanto  era  polTibile  di  farla, 
tutta  nuda,  e  la  faceuano  ancora  ch'ella  fé  n'andaua  à  fno  diletto 
nuotando  pel  mare.  Onde  Gnidio  nfgaardando  à  quello  la  fa  così 
iire  d  Nettuno . 


Nafcimenw 
di  Venere. 


Ouidio. 


&ho  che  fdfcimh'ió  pur  qualche  cofa 

Tra  quejic  onde  fé  Vero  è  ch'io  fa  Hata 
Nel  mar  già  denfa  ^puma ,  dfiJia,  quale 
Ho  haiiuio  U  nome  ,  c*hog^  ancora  ferho < 


Perche  Aphrodite  la  chiamarono  i  Greci  dalla  fpuma ,  la  quale-»  Aphro-tìtc . 
k  e(E  nominano  con  vocedaquefto  poco  difiimile,  Virgilio  parimen-    Virgilio. 
■^  te  fa  che  Nettuno  così  ri  fponde  a  lei,  quando  ella  Io  prega,  che  vo- 
il  glia  acquetare  homai  la  tempera  del  mare ,  onde  il  fo  figliuolo  Enea 
I  «ra  già  tanto  trauagliato . 


Cltifliu^yf^o  è,  che  tu  ne*  regni  mìci 
M  Ti  fidi ,  o7ia*è  l'origine  tua  prima 


Onde 


43  2       Imagini  dei  Dei 

^^^^!^^^^m  r^pf^,  """"  "^  '^'^"  "^■"  "■^"^  '"'  '^'  ^'  "~  


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43 


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Tempio  dì  tenere  in  Tafo  Città  dì  Cipro  con  gierogìifico  kì  &  fiu 
natwn  dimoJÌYAnteXano  dì  Venere  tirato  da  Cìnii  ^  da  Colcm- 
bc  À  lei  [aerate, con  la  fua  irnagire  [opra  detto  carro  nuda  con  le 
tre  Grafìe  [eco ,  come  lì  Saffonì  la  diphìgenano ,  con  tre  po?nì  d'  o~     ^^^.-^ 
ro  in  Vria  mano ,  &  Vna  palla  ìieW  altra  ,  &  dimofira  l'ero  farci     *6^^ 
ria  alla  lafciuìa,&  dinota  il  tutto  il  naturai  defidirio  carnale^ 
per  generare . 


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1^,^  r"Y-*<'  V  '^JYX  *^^^  ^=Vc    "SUc  w-tK    ■ave   vvt  v^fv'   Tenjv  vv«  «ve  vyc   vuv  •erre  v^ir  -stv/v     *-»"%?- a» 


De  gli  Antichi.       43  3 

Onde  fri  gli  altri  fimulacri,  che  furono  nel  tempio  di  Gioue  ap- 
preso de  gli  Elei  in  Grecia,  come  ferine  Paufania  ,  ve  ne  fu  vno  di 
Venere, che forgendo dal  mare  era  raccolta  da  Cupido.  Alcuna^» 
volta  poi  fu  per  Venere  fatta  vna  belliflìma  donna  con  vna  conca  ma-  Cotia  mari- 
rina  in  mano ,  e  con  vna  ghirlanda  di  rofe  in  capo ,  perche  le  rofe  fo-  '"^^  ^^'^^  ^  ^^" 
no  proprie  di  quella  Dea ,  come  dirò  poi  rendendone  la  ragione ,  e  la  "^"^^^ 
conca  marina  moftra  fempre ,  che  fia  Venere  nata  dei  mare,  ò  in  ma- 
no ch'ella  rhabbia,o  pure  che  vi  fia  dentro  co' piedi.  Benché  vo-* 
gliono  alcuni ,  che  perche  la  conca  marina  nel  coito  tutta  s'apre ,  e-» 
tutta  fi  mofìra,fla  data  à  Venere,  per  dimoftrare  quello,  che  nei  Ve- 
nerei congiongimenti  fi  fa ,  e  ne  i  piaceri  amorofi .  Alii  quali ,  ò  fia 
perche  quella  parte  del  Cielo,  cuièfoggetta,  così  voleflfco  pUre*» 
che  la  natura  de  gli  habitanti  per  altro  l'offe  tale,pareua  che  Tlibla, 
di  Cipro  fofl'e  dedita  oltramodo,e  perciò  diceuano  quelli  di  Pafo 
Citttd  di  quefta  Ifola ,  che  vfcendo  Venere  dal  mare  apparue  prima 
appreflb  di  loro ,  onde  Tadorauano  con  grandiflìma  riuerenza ,  &  era 
appo  colloro  vn  tempio  dedicato  a  \tu  nel  quale  la  fua  flatoa  non  era 
come  l'altre  fatta  configura  humana ,  ma  certa  cofa  rotonda ,  e  lar- 
ga nel  fondo ,  che  verfo  la  cima  fi  veniua  flringendo  a  poco  a  poco  • 
Della  quale,  come  riferifce  Cornelio  Tacito,  non  pare,  che  fi  fappia    ^      ,. 
alcuna  ragione .  Pure  io  mi  ricordo  di  hauere  letto ,  che  queila  figu-  x^cV^o , 
ra  rapprefenta  l'ombilicodel  corpo  humano,  &  e  data  a  Venere, per- 
che fi  crede ,  che  la  libidine  alle  donne  flia,  e  cominci  in  quefta  par- 
te .  Ma  quando  anco  queflo  fofle  vero ,  che  diremo  poi  del  fimula- 
cro  di  Gioue  Ammonio,  il  quale  in  certa  parte  di  Egitto  era  medefi-    Gioue  Am- 
mamente  fatto  in  quefla  guifa,  come  nella  fua  imagine  fi  può  vedere,  monio. 
Io  voglio  credere ,  che  qualche  miflerio  conteneffe  in  fé  quefta  figu- 
ra ,  quale  non  vollero  dire  forfè  i  primi ,  che  la  fecero ,  ò  per  dare  da 
penfarui  fbpra  a  quelli ,  che  veniuano  dopò  loro ,  ò  perche  quefta  fii 
iempre  la  opinione  de'  più  antichi ,  che  ben  fatto  foffe  nafcondere  le 
cofedella  religione,  omoftrarle  in  modo,  che  non  potetTcro  cfTerc-» 
conofciute,  fé  non  da  chi  vi  metteua  grande  ftudio  intorno,&  i  quel- 
k  folamente  attendeua ,  parendo  loro ,  che  in  quefto  modo  douefTer 
foeffere  più  rifguardate  affai  da  tutti,  &  hauutein  maggiore  rifpet- 
to ,  come  ho  detto  altroue .  Egli  fu  poi  dato  parimente  a  Venere  co- 
me a  gli  altri  Dei  vn  carro ,  fopra  del  quale  oltre  alla  conca  marina^ 
cllaandauaeperi'aria,eperlomare,&;ouunquepareua dici.  Ben- 
ché Claudiano ,  quando  la  finge  andare  alle  nozze  di  Honorio  ,.  &  di 
Maria,  fa  che  Tritone  la  porti  fu  la  lubrica  fchiena,  facendole  om- 
.  bracon  l'alzata  coda .  E  perche  ciafcun  Dio  ha  animali  a  fé  proprij , 
che  tirano  il  fuo  Carro ,  quel  di  Venere  è  tifato  dacandidiifìne  co-  Cani  dati al- 
Jombe ,  come  dice  Apuleio,  perche quefti  vccclli  più  di  akun'altro  li  Dei/ 
paiono  efTere  conformi  a  lei,  e  fono  perciò  chiamati  ancora  gli  Yccel- 

Ee  li 


434       Imagini  de  i  D  ei 


^^ 


4*^ 


4m 
4^ 


Imttgine  di  Venere  tirata  in  carro  d^  Cigni  ^  retti 
da  gi' Amorini  ì  per  mofirare  yche  il  canto  y  (^ 
la  fi  acidità  della  natura  hanno  molto  confaci- 
mento  co'  piaceri  d^zAmore. 


FauoladiPc^ 

lillera. 


Aiiacreonte. 


DcgliAntichù        43  5 

ii  di  Venere',  imperoche  lono  oltra  modo  lafcinijiièè  tempo  al- 
cuno dell'anno,  nel  quale  non  iftiano  infieme  ,*  e  dicefi ,  che  non-.  Coiombe_3  » 
monca  mai  il  colombo  la  colomba  ,  che  non  la  baci  prima  ,  co-  vccelli  di  Ve- 
me  apunto  fanno  gl'innamorati.    E  le  fauole  raccontano ,  che  fti  ^\^^', 
il  colombo  tanto  caro  a  Venere ,  perche  Periftera  Ninfa  già  molto 
amata  da  lei  fu  mutata  in  quefto  vccello.  Oltre  di  ciò  Eliano  mo- 
ftra ,  che  le  colombe  foffero  confecrate  a  Venere  da  quefto ,  che  in-.  Eliano» 
Erice  monte  della  Sicilia  erano  celebrati  alcuni  di  di  fefta ,  li  quali 
chiamauauo  tutti  i  Siciliani  giorni  di  paflagg io, perche  diceuanojche 
in  queftì  Venere  paflaua  nella  Libia ,  e  perciò  in  tutto  quel  pacfe  non 
fi  vcdeua  allhora  pure  vna  colomba ,  come  che  tutte  folTero  andato 
ad  accompagnare  la  Dea  loro.  Da  indi  poi  a  none  di  fé  ne  vedeua_j 
riuolare  vna  dal  mare  della  Libia  belliflìma ,  e  non  fatta  come  le  al- 
tre ,  ma  rofla ,  come  dice  Anacreonte ,  che  è  Venere ,  oue  ei  la  chia- 
ma porporea,  e  dietro  dqucfta  ne  veniuano  poi  le  torme  delle  altre 
colombe .  Onde  celebrauano  quelli  del  monte  Erice  allhora ,  per  ef- 
fere  quefte  già  ritornate,  li  giorni  del  ritornojfacendo  quelli  che  era- 
no ricchi ,  belli ,  e  copiofi  conuiuij  ;  come  riferifce  Atheneo .  Tira- 
uano  etiandio  i  Cigni  il  carro  di  Venere ,  che  Horatio ,  Ouidio,c  Sta- 
tio  così  lo  mettono  ',  o  fia  perche  quefto  è  vccello  innocentiftjmo ,  e 
che  à  ninno  fa  male ,  o  fia  pure  per  la  foauiti  del  fuo  canto ,  perche-^ 
alle  lafciuie,  &  a  gliamorofi  piaceri  pare,  che'l  canto  gioui  aflai.  Fu 
quefta  Dea  fatta  nuda  per  moftrarc  come  vogl  lono  alcuni  quello ,  a 
che  fempre  ella  è  apparecchiata,  che  fono  ihifcini  abbracciamenti,  e 
perche  quefti  godiamo  meglio  nudi ,  che  veft ui ,  ouero  perche  chi  va 
dietro  fempre  aMafciui  piaceri  rimane  fpellb  fpogliato,  epriuo  di 
ogni  bene ,  percioche  perde  le  ricchezze ,  che  fono  dalle  lafciue  don- 
ne diuorate,  debilita  il  corpo ,  e  macchia  l'anima  di  talcbrutturo-;, 
che  niente  le  refta  più  di  bello .  Oueramente  fi  faceua  Venere  nuda , 
per  dare  a  conofcerc ,  che  i  furti  amorofi  non  ponno  ftare  occulti ,  e 
fepiireviftanno  qualche  poco,  fi  fcuoprono  anco  poi,  e  fpeflo  au- 
uiene ,  che  Ci  moftrino  allhora ,  che  meno  vi  iì  penfa ,  e  fé  ne  dubira_j 
meno  .  Onde  ò  a  quefto,  ò  a  che  altro  hauefìemcnte  Prai'fitele  quel 
nobile  fcu  Ito  re  fece  a  quelli  di  Gnido  vna  Venere  tutta  nuda  di  mar- 
mo biuncliiifiaio ,  tanto  bella ,  che  molti  nauigauano  in  Cipro  tratti 
dal  defidcrio  folo  di  vedere  quefta  ftatoa ,  della  quale  G  k^ge ,  che  d 
innamorò  vno  sì  fattamente ,  che  non  hauendo  nfguardo  à  pericclo 
alcuno ,  ne  da  alcun  male ,  che  gliene  potelle  intran.enire,  fi  nafcòf^^ 
vna  notte  nel  tempio,  oue  ella  ftaua,6>:  abbracciandola,  itrir.gendo- 
la  .  e  baciandola ,  facendole  tutti  que'  vezzi  che  alle  più  delicate  gio<- 
uani  fi  fanno,  quando  fon  ben  care;  diede  compimento  al  fuo  deiide- 
•    rio amorofo,  donde rimafe poi  fempre  certa  macchia  in  •  i-  fianco 
della  bella  ftatoa .  Va  nuotando  Venere  pel  mare ,  dicono ,  per.  dare 

Ee     2        ad 


Cigni  dati  à 

Venere. 


Venere  pei'" 
che  inida. 


Scaro?,  mira- 
coloia. 


Hircoricdci 


Cìraldo. 

Mirto  dat-) 
a  Venere. 


^  Rofe  darc 
à  VeiKre. 


Refe  colo- 
rite. 


A  tbeneo , 
NoueUa 
pli;eu«Ie. 
Venere  Cal- 
lipiga.   "*■ 


4  3  d'      Imagini  de  i  D  ei 

ad  intédere  quanto  fia  amara  la  vita  de  gli  huomini  lafciui ,  agitaw 
del  continuo  dalle  tempeftofe  onde  de'  péfieri  incerti  e  da  fpeflfo  nau- 
fragio ,  che  fanno  i  difegni  loro .  Leggefi  nelle  hiftorie  de  i  SeffQnì , 
che  quefta  Dea  appo  loro  ftaua  dritta  fopra  vn  carro  tirato  da  duo 
Cigni ,  e  da  altrettante  Colombe ,  nuda ,  col  capo  cinto  di  mortine  % 
^  haueua  nel  petto  vna  facella  ardcnte.neila  mano  deftra  teneua  cer- 
ta palla  rotonda  in  forma  del  mondo ,  e  nella  finiftra  portaua  tre  po- 
mi d'oro, e  di  dietro ftauano le Gratie  tutte  tre  con  le  braccia  infic- 
me  auuiticchiate:  come  appar  nel  fopra  notato  difegno .  Quello  che 
quefta  imagine  ;  o  ftatoa  lignifichi,  non  farebbe  trop^x>  difficile  da-j 
dire  :  ma  poi  che  il  Giraldo,  che  la  rifcrifce  oue  fcriue  de  i  Dei  de* 
Gentili ,  non  ne  ha  detto  altro  io  lafcio ,  che  fé  la  interpreti  ogn'vno 
a  modo  fuo ,  Dirò  bene  che  fi  legge  del  Mirco ,  che  foiic  dato  a  Ve- 
nere, perche  era  creduto  hauere  in  fé  forza  di  far  nafcere  amore  fra  le 
perfone,  e  di  conferuarlo .  E  Plutarco  dice ,  che  è  pianta  fignificatri- 
ce  di  pace ,  donde  era ,  che  apprelfo  de'  Romani ,  quelli ,  li  quali  me- 
nauano  certo  piccolo  trionfo ,  per  hauer  vinto  i  nemici  con  pochiffi*; 
ma  fatica ,  e  fènza  vccifioncerano  coronati  di  mirto ,  pianta  propria 
di  Venere ,  perche  ella  ha  in  odio  grandemente  la  violenza  le  guerre, 
e  le  difcordie  ;  &  altri  hanno  detto ,  che  quefto  fii  più  tofto ,  perche-* 
il  mirto  felicemente  nafce ,  e  crefce  nelle  maremme ,  &  intorno  a  i  li- 
ti del  mare ,  oue  habbiamo  già  detto  che  nacque  Venere.  Alla  quale 
furono  date  le  rofe  parimente ,  perche  quefte  hanno  foaue  odore,  che 
rapprefenta  lafoauita  dei  piaceri  amorofi  ;  onero  perche  come  le  ro- 
fe fono  colorite ,  malageuolmente  fi  poffono  cogliere  fenza  fentire  le 
punture  delle  acute  fpine,  così  pare  che  laHbidine  feco  porti  il  farci 
arrollire  ogni  volta ,  che  della  brutezza  di  quella  ci  ricordiamo ,  on- 
de la  confcienza  de  i  già  commefli  errori  ci  punge ,  e  ci  trafigge  mo- 
do ,  che  ne  fentiamo  grauiffimo  dolore .  Oltre  di  ciò  la  bellezza  del- 
la rofa,  onde  porge  diletto  a' riguardanti, dura  breuillìmo  tempo j 
e  tofto  langue,come  fanno  etiandio  gli  amorofi  piacente  perciò  met- 
teuano  in  capo  a  Venere  le  ghirlande  di  Quefte .  Le  quali  non  furo- 
no però  fempre  colorite,  anzi  da  principio  erano  tutte  bianche, ma 
fiu'ono  tinte  poi  del  fangue  di  quefta  Dea  vna  volta ,  che  ella  corren- 
do per  dare  aiuto  all'amato  Adone ,  volendolo  vccidere  Marte ,  che 
n'eradiucntatogclofo,pofei  piedi  fopra  le  acute  fpine  delle  bian- 
che rofe ,  e  ne  fu  punta  grauemente ,  onde  il  fangue  che  vfcìyhi  ca- 
gione ,  che  da  indi  in  poi  nafceflerole  rofe  colorite .  E  benché  que-' 
fto ,  ch'io  fono  hora  per  dire ,  poco  faccia à  diping«re  Venere ,  nien- 
tedimeno, perche  mi  pare  eflerc^cofa  gratiofii,e  diletteuolc,la  di- 
rò come  la  racconta  Atheneo, dicendo  che  gli  antichidi  que' tem- 
pi furono  grandemente  dati  a  lafciui  piaceri,  onde  dedicarono  v»i 
tempio  à  Venere,  chiamandola  Callipiga;  che  ^iiole  proprio  di- 
re. 


De  gli  Antichi.       439 


4 
4 
4 

4 
4 
4 

.4 
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Ee    4 


Imagini  di  Venere  ,  di  (^upido^del  Giogo ^(^  del 
^apro  3  quali  Jignificafjo  la  generatione  3  C^  l'ì- 
magtne  dellaTelìudwe  hier  0 gli  fico  ^  che  dinota-^ 
il  pericolo  delle  Donne  maritate ,  e  parturienti ^ 
(^  qualdeue  effere  il  loro  y^cio  nella  cura  fa- 
miliare @r  alienar  figliuoli  ^  Ù^}  ti  filentio  ef- 
fer  mceffarÌ9  alle  donne  fofra  ogni  ruirtu^ 


WS* 


Ilorada 


440      Imagini  de  i  Dei 

con  belle  ghirlaade  di  fiori  in  milk  vaghi  modi  parcuano  adomare 
la  Dv-a  de  1  piaceri.  Qiiefto  è  il  ricrato ,  che  fa  Apuleio  di  Vencrc,alla 
quale  fanno  alcuni  altri,  che  radino  dietro  le  Gratie,  oue  egli  glielo 
mette  dall'vn  de'  lati ,  &  che  daii'vna  mano  poi  habbia  Cupido ,  &(^ 
Antcrotedall'altra.Horatio  cantando  di  lei  la  fa  allegra  &  ridente,c 
Homem  dice  chc'l  Gioco  (che  lignifica  fcherzo  con  motti  allegri;  &  piaceuo- 
li,  &  fu  da  gli  antichi  pure  anco  fatto  in  forma  humana)  le  va  volan- 
Pietro  Ap^   do  allintorno  infieme  con  Cupido.  Et  Homero  la  chiama  quafi  fem- 

purio.  prc  amatrice  del  tifo ,  perche  il  rifo  è  fegno  di  allegrezza,  che  accom- 

pagna la  lafciuia.  Oiide  fra  le  cofc  antiche  raccolte  da  Pietro  Appia- 
no fi  troua ,  che  fa  aquefto  propofìto  vn  fanciullo  nudo  con  l'ali ,  e 
coronatodi  Mirto ,  che  Hedein  terra ,  e  Tuona  vna  Harpa ,  che  tiene 
fra  le  gambe,  &  ildfcrittosù  lateftj  ,  V'£  N  VS,  dinanzi  del  qua- 
le ne  ih  vn'altro  fimile  a  lui  dritto  in  pie ,  e  \o  guarda  tenendo  co/Lj. 
ambe  le  mani  dificfe  in  alto  vna  di  duQ  treccie ,  in  capo  alle  quali  è  vn 
bel  vifo  di  donna  ornato  di  v:i  panno  che  difcende  giù  fintai  mezzo 
delle  treccie  :  fopra  quefto  capo  è  fcritto  :  IO  CVS,  e  fopra  il  fan- 
ciullo, CVPIDO.  E  come  che  da  Venere  venghino  non  meno  gli 
.  r.  honc  (li  penficri,  che  le  lafcinie  voglie,  le  votarono  gidi  Romani  pel 
erucoriiia ,  confu^ìiode  i  libri  Sibillini  vn  tempio ,  accioch'elia  riuoltafle  gli  ani- 
mi delle  donne  loro(le  quali  fi  erano  date  in  pred<>alla  hbidinc  trop- 
po liccntiofamenrc)  a  più  honefte  voglie, &  la  chiamarono  Vcrti- 
cordia  poi ,  perche  voltò  i  cuori  di  quelle  lafciue  femine,  come  fcriuc 
Gai  dio  ,  a  più  honefta  vita .  Et  fu  queflo  il  tempio  forfè ,  che  fece 
Marcello ,  pofcia  ch'egli  hebbe  vinta  la  Sicilia ,  fuori  di  Roma  qua£ 
vn  miglio,accioche  così  fteffc  ogni  lafciuia  lungi  dalle  Donne  Roma- 
ne, come  quello  era  lontano  dalle  mura  di  Roma .  Al  quale  Icggefi , 
che  andauano  le  giouinette  gii  grandi  ad  offerire  certe  figiirette  fat- 
te,  ò  di  ftuccoj  ò  di  {tracci,  con  le  quali  Cogliono  fcherzarc  nella  loro 
fànciullezza.Etcraquefta  Venere  de'RomanifimileàquelIa,che  da* 
Greci  fu  chiamata  Apoftrofia,  che  noi  potiamo  dire  Auerfatrice^per- 
▼encrc  Ce-  ^^'^  ^^'^  contraria  a'dishonefti  dcfideri),  &  rimoueua  dalle  menti  hu- 

^1^^  Hianelclibidinofe  voglie,  che  cosi  la  nomò  Harmonia  moglie  di  Ca- 

dmo a'  Thebani,  come  ferine  Paufaràa .  ApprefTo  di  cofloro  fu  anca 
vna  Venere  celefte ,  dalla  quale  veniua  quel  puro ,  e  /incero  Amore  , 
che  in  tutto  è  alieno  dal  congiungimento  de  i  corpi  :  &  vn'altra  ve  ne 
fu  detta  popolare,  &:commune,  che  focena  l'Amore ,  d'onde  viene 
la  generatione  humana  :  &  fu  fatta  gii  da  Scopa  eccellente  fcultore 
inqueftaguifa.  Ella  ftaua a  federe  fopra  vn  Capro,  e  con  Tvn  pie 
caleaua  vna  teftugginc  ,  come  riferifce  AlefTandro  Napolitano ,  &C 
iiaueua  già  fcritto  Plutarco  ne  gli  ammaeflram.cnti ,  ch'ei  di  a'  ma- 
riti ,  e  rcfane  anco  la  ragione  dicendo ,  che  Phidia  ftce  già  a  gli  Elei 
vna  Venere,  che  flauacon  vn  pie  fopra  vaateiluggine,  per  mofìrare 

alle 


De  gli  Antichi .        441 

kllcDonne,che  toccaua  loro  di  hauere  la  cura  de  la  cafa  :  &  di  ragio-  riuraroo . 
nate  manco,  che  folTe  poffibilc ,  perche  in  vna  Donna,  il  taceree 
giudicato  belliflìma  cofa .  Et  efTo  Plutarco  in  vn  altro  luoco ,  volen- 
do efporre  quello ,  che  fìgnifichi  quefta  imagine ,  della  quale  fa  men- 
tione  parimente  Paufania ,  dice ,  che  Icgiouani,meatre  che  fono  ver- 
gini ,  hanno  da  ftare  fotto  l'altrui  cuftodia  ;  ma  poi ,  che  fono  mari- 
tate ,  bifogna  che  habbiano  la  cura  del  gouerno  della  cafa ,  che  fé  ne 
diano  chete ,  quafi  che  i  mariti  habbiano  da  parlare  per  loro .  Impe- 
rochefcriue Plinio, che  la  teftuggine  non  ha  lingua.  Et  leggendo  ^ 

apprcflb  del  medefimo ,  &  di  Eliano  ancora  la  natura  di  quefto  ani-  N|tj;i-a  -icLa 
male,twuoche  gli  antichi  failtori  dettero  vna  bella,  efantaammo-  '^^"--6^^ 
nitione  alle  donne,  mettendo  la  teftuggine  fotto  il  pie  di  Venere  ;  per- 
cioche quefta  sa  ii  pericolo,  a  che  vi,  quando  fi  congiunge  con  il 
inafchio ,  concio  iTa ,  che  le  bifogni  riuerfarfi  con  la  pancia  in  su ,  &  il 
mafchio ,  compiilo  che  hi  il  fatto  fuo ,  fé  ne  vi  via ,  &  lafcia  quella, 
che dasè  no  1  può  ridrizr.:rfì ,  in  preda  a  gli  altri  animali ,  ma  fopra 
tutti  al' Aquila .  Psr  1  a  qual  cofa  effa  con  fomma  continenza  fi  aftie-- 
ne  dacoito,e  fuggendo  il  mafchio  prepone  la  falùte  al  libidinofo  pia- 
cere ,  al  quale  è  sforzata  pure  di  confentire  poi  toccada  certa  herba , 
che  tutta  l'accende  di  libidine ,  sì  che  più  non  teme  pofcia  di  cofa  al- 
cuna .  Adunque  le  donne  parimente  hanno  da  confiderare  à  che  pe- 
ricolo fi  metteno ,  quando  perdono  la  honefti ,  &  perciò  dcono  fug- 
gire i  piaceri  lafciui ,  &  i  libidinofi  appetiti ,  fé  non  quando  le  sforza 
a  quefti  il  debito  del  matrimonio  per  la  fiiccelfione  della  noua  prole .  Vc-^trc  en\ 
Oltre  alle  Gratie ,  Se  a  gii  Amori  fcriue  Plutarco, che  foleuano  gli  an-  Msrcuno . 
tichi  mettere  con  la  ftatoadi  Venere  quella  di  Mercurio  ancora  vo- 
lendo in  quefta  guifa  dare  ad  intendere,  che  gli  amorofi  congiungi- 
menti hanno  bifogno  di  trattenimenti  dolcijC  foauij  &  di  parole  pia- 
ceuoli,  perche  quefte  fanno  fpefTo  nafcere,  &  conferuano  Amore  fri 
le  perfbne .  Il  perche  metteuano  anche  tri  le  Gratie ,  che  andauano    "  ^^ 
con  Venere,  quella  che  da'  Greci  fu  chiamata  Pitho,e  Suadela  da'  La- 
tini ,  &  era  la  Dea  del  perfuadere .  Qnefta  nel  tempio  di  Gioue  ap- 
preffo  de  gli  Elei  in  Grecia  prefentaua  vna  corona  a  Venere  ,  che  for-  j^gj^j.^^  ^ 
gena  del  mare ,  &  era  raccolta  da  Cupido ,  come  difll  di  fopra .  Et  i 
Megarefi  parimente  pofero  il  fim.ulacro  della  Suadela  nel  tempio  di 
Venere  :  &  il  prin^.o ,  che  facefle  adorare  l'vna ,  &  l'altra  appreffo  de 
gli  Athcniefi  fti  Thefeo ,  come  recita  Paufania ,  pofcia  ch'egli  hebbe 
raccolte  in  vna  Città  quelle  genti,  che  ftauano  prima  fparlè  per  gli 
campi. Et  in  altri  luochi  ancora  della  Grecia  furono  tempi)  della  Dea 
Suadela  ;  onde  fi  vede,  ch'ella  parimente  fu  adorata  da  gli  antichi^  Ouidio. 
e  polta  fouentc  in  compagnia  di  Venere ,  perche  come  dice  Ouidio , 
ye.ìcre  fu  la  prima  ,  che  facete 

Dì  roz^  clyerAUfgl'hHom'mì ^cniìli. 

Et 


44  2      Imagini  de  i  Dei 


^ 

^-^■^r 


4 


Iminiine  di  Venere  Armata  ,  </;'  Venere  fitrke, 
g/  fli'/  Ve  fiere  in  ceppi  dinotante  U  fermcT^Ay 
che  deue  ejfere  nelli  maritati  (^  amantty  di- 
nota ancora  qusjia  tmagtne  il  n>aloYe  deU(L^ 
n)onne  Lacedemonie  contro  i  Mejìenij  ychc^ 
andauano  à  faccheggiar  la  loro  Città  y  da  effe 
rvalorofumente  dtfefa^* 


P' 
■P 


9^ 


De  gii  Antichi .       443 

Et  la  prima  eloquenza  fu  de  grinnamorati ,  quali  cercarono  di 
p«rfuadere  alle  amate  giouani ,  che  fofTero  facili  a'  defìderi  j  loro  ,  3c 
per  piacere  anch'eifi  a  quelle  trouarono  mille  belle  cofè ,  che  prima_»  Arcaii  > 
non  erano  conofciute .  (i^nde  gli  Arcadi  adorando  Venere  la  chiama- 
nano  Machinatricc ,  &  Inuentrice,  &:  à  ragione ,  dice  Paufania,  coa- 
GÌofia  che  per  gli  piaceri ,  che  vengono  da  Venere  gli  Jhuomini  hanno 
trouato  diuer  fi  modi  da  poter  tirare  alle  voglie  loro  le  belle  giouani , 
menando  poi  con  quelle  vita  gioiofà,  perche  pare  che  Venere  habbi 
cura  folo  delle  cofe  liete,  e  piaceuoli,&  perciò  Gioue  appreflb  di  Ho» 
mero  l'ammoaifce ,  che  fìa  lontana  dalie  triile  guerre  ;  allhora  ch'el- 
la voleua  aiutare  Enea  eontra  Diomede,  che  la  ferì  in  vna  mano^ per- 
che queftc  fono  proprie  di  Marte ,  &  di  Minerua ,  non  di  lei ,  cui  ap- 
partiene la  cura  dei  piaceri  amorofi.  Ma  ne  per  quello  lafciarono 
gli  antichi  di  fare  Venere  armata ,  di  che  fu  la  cagione  ,  come  fcriuc 
Lattantio ,  che  mentre  i  Lacedemoni]  aflèdiauano  Mefifene ,  i  Meflfe-  ^^^^*^^^*®  ' 
ni  j  vfciti  di  nafcofto  andarono  per  faccheggiare  Lacedemone ,  &  per 
depredare  tutto  il  paefè  all'intorno,  credendo  di  poterlo  fare  facil- 
mente ,  poi  che  tutti  gli  huominidi  guerra  del  hioco  erano  andati  al- 
Fafl'edio .  Ma  non  fuccefiè  loro  il  difegno,  imperoche  le  donne  Lace- 
demonie ,  che  quello  intefèro ,  armateli  tutte  quelle,  che  a  ciò  erano 
buone ,  &  andate  eontra  gli  nemici  non  folamente  difesero  la  citti,6c 
il  paefe  dal  facco ,  ma  quelli  ancora  mandarono  in  rotta ,  e  sforzaro- 
no àritornarfene.  In  tanto  i  Lacedemoni;  auuedutifi  dell'inganno' 
de  i  nemici  andaronoper  incontrarli ,  ma  perche  quelli  ritorniuano 
fuggendo  per  altra  via ,  non  poterono  trouarli ,  onde  vennero  ad  in- 
contrare le  Donne  loro  tutte  armate,  le  quali  credendo  eiTer  i  neraici> 
fi  metteuano  in  ordinanza  per  combattere ,  quando  quelle  fi  fcoper- 
fero ,  e  fecerfi  vedere  da  gli  huomini  loro ,  che  le  conobbero  inconti- 
nente, &  andarono  fubito  ad  abbracciarfi  tutti  infieme;  e  perche  non 
vi  era  tempo  allhora  da  trouare  ciafcheduno  la  fua ,  così  come  erano 
armati  amorofamente  fi  folazzorono  vn  pexzo  infieme  ciafcuno  con 
quella,  chea  cafo  gli  abbattè  dare  frd  piedi,  qua  fi  fofle  il  più  caro,  e 
più  grato  guiderdone ,  che  poteflèro  dare  a  quelle  valorofè  guerriere 
delle  fatiche  loro  ►  Onde  per  memoria  di  quello  fatto,  e  della  bella 
imprefa  fatta  dalle  donne  pofero  vn  tempio  à  Venere  con  vna  fua  Ha- 
toa  armata ,  della  quale  fa  Aufonio  vn  bello  Epigramma  ,  &  fing^j  AuroKÌ©» 
che  Pallade  vedendo  Venere  armata ,  come  ella  parimente  andaua_* 
Tempre ,  voglia  di  nouo  venire  a  contefa  con  lei  etiandio  fotto  il  giu^ 
dicio  di  Pari,  ma  Venere  la  fchernifce  come  temeraria,  bauendo  ad- 
dire di  prouocarl  a  hora,  che  la' vede  armata  ,  fe  da  lei  [fu  vin^a  già 
mentre ,  che  era  nuda .  Lo  Epigramma  fatto  volgare  è  tale , 
y  sdendo  k  S parta  Taliade  la  bella 

yencre  armata,  à^tiifa  digtàerrkra.  ^ 


444     Imagini  de  i  Dei 

I  Hor,  dijfe ,  è  Ump9  da  terminar  qutUs 

S.ite  i  ch'andar  ti  fa  cotanto  altiera  , 
E  fiane  pur  giudice  Tari ,  &  ella 
Kiffefe ,  ah  temeraria ,  dunque  ffera 
L'animo  tuo  di  vincefher  me  armata , 
Che  nuda  gii  ti  vinft  y  e  di/armata  ^ 
Etòperquefto  ò  perche  altro  fofle  ,  fu  chiamata  Venere  aiic« 
calhora  Vittrice  :  e  trouafi ,  che  in  cerra  parte  del  paefe  Corintlio  fti 
vna  ftatoa ,  che  porgcua  vna  Vittoria  con  la  mano,  &  era  perciò  det- 
ta Nicofora  con  voce  Greca,  che  viene  a  dire  appo  noi  che  porta  la 
Vittoria .  Et  fcriuc  Paufania,che  quefta  fu  dedicata  da  HipermeAra, 
pofcia  che  fu  liberata  dal  giudicio ,  che  le  haucua  irioflb  contra  Da^ 
nao  fuo  padre ,  perche  ella  non  le  haueua  voluto  vbbidire  di  ammaa- 
aare  il  marito,  come  haueuano  fatto  tutte  le  altre  fue  forelle.  Et  i  Ro- 
mani faceuano  Venere  Vittrice  in  quello  modo ,  corse  fi  vede  in  ma 
Veoerc  Vie-  medaglia  di  NumerianoImperadore.Dipingeuano,&  fcolpiuano  vna 
"'"•  «ìonna  belhffima  con  vefte  lunga  fino  a  tcrra.la  quale  con  la  mano  dc- 

ftra  porgcua  vna  breueimaginc  della  Vittoria,c  nella  finitìra  haueua 
certa  cofa  fatta  in  quefta  guifa ,  la  quale  voleuano alcuni ,  che  |    • 
rapprefentafle  la  imaginc ,  che  adorauano  quelli  di  Puffo  fotto  |    A 
il  nome  di  Venere ,  come  ho  già  detto  ;  &  alcuni  altri  hanno  voluto  » 
che  più  tofto  fia  vno  fpecchio ,  perche  ferine  Filoftrato  nella  dipintu- 
ra,  ch'ei  fa  de  gli  Amori ,  che  le  Ninfe pofero  vna  ftatoa  a  Venere, 
pcrch'ella  le  fece  madri  di  così  bella  prole,  come  fono  gli -Amori,  & 
le  dedicarono  vno  {pecchi©  d'argento,  con  a  leu  ni  adornamenti  da  i 
Medaglia  di  piedi  dorati .  In  altro  modo  ancora  fi  vede  Venere  in  vna  medaglia»» 
Fauftina.     antica  di  FauftinaAuguft:a  la  quale  con  la  finiftra  mano  tiene  vno 
fcudoappoggiatoin  terra,  che  ha  due  piccole  figurette  fcolpite  nel 
mezo ,  e  conia  deftra  porge  rna  vittoria  ^  &  ha  le  lettere  intorno, che 
dicono.  Venere  Vitrice .  Ricordomi di  hauere  veduta  vn'altra  me- 
daglia ancora  antica  pur  di  Fauftina ,  oue  erano  lettere ,  che  diceua- 
Ro,  Venere,  con  vnadonna in  pie  reftita,  la quale-con  la  finiftiama- 
ro  da  ma  parte  teneua  il  lembo  della  reite ,  &  lo  tiraua  su  con  l'altra 
porgeua  certo  non  so  che ,  che  pareua  vn  pomo ,  forfè  per  memoria_> 
-   .         di  quello,  che  le  fu  dato  Pari,  quando  la  giudicò  più  bella  di  Giuno- 
«H«nu       ne,  e  di  Pallade .  Onde  Paufania  le  mette  parimente  vn  pomo  in  ma- 
no ,  quando  riferifce  ma  certa  ftatoa  di  Venere,  la  quale  era  appref- 
fo  de  iSicionij  in  Grecia  dicendo,  che  quiui  era  m  Tempio  dedicato 
a  quefta  Dea  ,  nel  quale  non  poteua  entrare  mai  più  di  due  Donne  : 
k  djquefte  l'rna ,  che  ne  haueua  la  guardia ,  ftaua  cafta  fempre  ,  né 
giaccua  con  il  marito  mai ,  mentie  che  era  i  quefto  officio;  l'altra  bi- 
lognaua ,  che  foflfe  yergme  :  perche  maneggia  le  cofe  de  gli  facriiìci  » 
ii«  «auai  quefta  cura  più  di  rn'anno.  E  tutti  glialtri,  che  a  quefto 

tempio 


U''3iÙ  . 


De  gli  Antichi .       445 

tempio  andauano  per  pregate  la  Dea  di  alcuna  cofa,  ftanano  fuori 
dinanzi  alle  porte .  La  ftatoa  fna  era  d'oro ,  che  ftaiia  a  federe,&  con 
l'vna  mano  teneua  alcuni  capi  di  Papauero ,  e  con  l'altra  vn  pomo,  & 
haueua  sii  la  cima  della  tefta  certa  cofà,  che  rappreienta  vn  polo  , 
ò vogliamo  dire  ganghero.  Equella,chefufattada  Tindareo,vi 
haueua  certo  velo ,  che  vfauano  di  portare  per  adornamento  le  Don- 
ne di  que' tempi .  Della  quale  il  medefimo  Paufania  dice  y  che  ap- 
preflbi  Lacedemoni)  fopf  a  il  tempio  di  Venere  armata  era ,  come  di- 
remo noi ,  vna  capella ,  oue  ella  ftaua  1  federe ,  chiamata  quiui  Mor-  Morpho  Ve- 
pho ,  con  certo  velo  in  capo ,  come  diffi  con  lacci ,  o  ceppi  che  fofTe-  ^^^^f^  '  P^^ 
ro ,  a*  piedi  ;  bafta  ch'ella  gli  haueua  legati  per  moftrare  ,  come  di- 
cono alcuni,  che  hanno  da  eflere  le  donne  di  fermiflìma  fede  vcrfo 
quelli ,  alli  qual  i  di  nodo  maritale  fi  fono  già  legate .  Ma  alami  altri 
hanno  detto  ,  che  Tindareo  fece  Venere  cosi  in  Ceppi ,  per  vcndi- 
carfi  de  gli  adulteri]  commeflidallefigliuole,  quafi  che  per fua colpa 
ciò  fofl'e  auenuto .  Della  quale  cofa  Paufania  fi  fa  beffe ,  né  la  vuole 
credere,  dicendo,  che  troppo fciocca cola  farebbe  penfare  che  fifa- 
cefl'e  male  alcuno  a  Venere  per  fare  vna  fua  flratoa  di  cedro  come  era 
quefta ,  della  quale  ragioniamo ,  &  metterli  i  ceppi  a  i  piedi .  E  par- 
mi  ,  ch'ei  dica  molto  bene,  perche  né  per  difpregio  faceuano  gli  anti- 
chi le  ftatoe  de  i  Dei ,  ne  per  vendetta ,  che  di  quelli  voleflero  piglia- 
re ,  ma  per  la  riuerenza ,  che  portauano  loro ,  per  l'aiuto ,  &  fauore , 
che  da  quelli  afpettauano  in  tutte  le  colè,  &  alle  volte  ancora  per 
moftrare  nelle  ftatoe  di  quelli ,  à  chi  non  lo  fapeua ,  diuerfe  loro  vir- 
tù .  Onde  come  in  alcune  altre  imagini  ancora  fi  può  vedere,^  non  fo- 
loà  Vene  re,  ma  àgli  al  tri  Dei  ancora  polèro  gli  antichi  i  ceppi  ài 
piedi ,  e  non  per  difpregio ,  né  per  vendetta ,  ma  per  altre  cagioni ,  le 
quali  so  di  haucre  dette  altroue ,  &  perciò  non  le  replico .  Ma  dico , 
che  fc  bene  Venere  panie  eflere  nume  principale  delle  meritrici, come 
ch'ella  haueffc  già  trouato ,  e  mefla  in  vfo  l'arte  loro ,  onde  elle  cele- 
brauano  folenemente  la  fua  fefta ,  pregandola  chedefi'e  loro  gratia , 
bellezza,  &  leggiadria,  sì  che  da  tutti  fodero  amate  con  loro  vtile, 
&  guadagno  ;  nondimeno  fu  pure  anche  adorata  con  non  minore  af- 
fatto dalle  honeftegiouani,  le  quali  penfauano  ,  ch'ella  potefle  dar 
loro  tale  venuftà ,  &  così  buona  forma ,  che  fofle  loro  ageuole  poi  il 
niaritarfi ,  perche ,  come  altre  volte  ho  detto ,  diedero  gli  antichi  an- 
v;o  à  Veneie  h  cura  del  matrimonio .  Et  apprefìb  de  i  Greci ,  fu  cer- 
ta fpelonca,  oue  Paufania  ferine,  che  erano  dati  ifacri  honori  à  Ve- 
uere,&  che  per  molte  caufe  andauano  colà  le  perfone,  ma  pareuaperò 
che  fofle  proprio  delie  vedoue  di  andarui ,  come  faceuaao ,  à  pregare 
la  Dea ,  che  defle  loro  con  felicità  le  feconde  nozze .  Et  le  maritate^, 
parimente  la  pregauano,  &  non  folamentequini,m3  anco  ne  gli  altri' 
iìioi  tempi)  j  che  le  teuefle  mite  fempre  co'  mariti  di  commune  amo- 

re;& 


44  <^     Imagini  de  i  Dei 

re ,  8c  le  fa  cede  liete  di  nona  prole ,  &  di  bella  fiicceflìoiic .  Si  che  fu 
Venere  nume  communed  tutte  le  qualiti  di  Donne,  le  quali,  come 
che  fodero  forfè  più  de  gli  altri  obligate  a  quefta  Dea ,  riconofceua- 
no  da  lei  quafi  tutto  ciòcche  fuccedeiia  loro  felicemente,  e  gli  huomi- 
ni  ancora  laringratiauanodiogni  ben  fatto,  che  da  quella  foP/e  ve- 
nuto .  Onde  perche  le  donne  tutte  fi  tagliarono  i  capelli  per  farne  le 
funi  da  tirare  le  machine ,  che  vfauano  allhora  alla  guerra ,  quando  i 
Romani  afl'ediati  da'  Francefi  nel  Campidoglio  erano  all'eflremo  bi- 
fogno  di  tutte  le  cofe ,  quefti  liberati  dall'alVedio  dedicarono ,  come 
rifenfce  Lattantio  ,  vn  tempio  à  Venere ,  oue  la  fecero  Calua ,  &  co- 
sì la  chiamarono  per  memoria  di  ciò,  che  le  donne  haueuano  fatto  a 
benelìciopablicO;Conciofia  che  altrimenti  fi  faccia  Venere  femprc-i 
Claudiano.    con  bcllilfimi  capelli ,  come  la  defcriue  Claudiano ,  dicendo  : 

Ventre  allhora  in  bel  dorato  feggìo 

Stando  à  compor  le  Vaghe ,  e  bionde  chiome 

Hauea  le  Gratie  intorno ,  de  le  quali 

Sparge  Ivna  di  Nettare  foaue 

I  dorati  capegli ,  e  quelli  l'altra 

Difende  3  e  /doglie  con  l'eburneo  dente. 

La  tcr'Z^  con  bel  ordine  gli  annoda 

Con  bianca  mano ,  e  in  vaghe  treccie  accoglie. 

Né  folamcnte  con  le  chiome  la  fecero  gli  antichi ,  ma  con  la  bar- 
ba ancora  che  vna  così  f^ttalìatoa  era  adorata  in  Cipro  per  Venere, 
Venere  con   come  nfericc  Al efl andrò  Napolitano,  la  quale  di  hccìà ,  e  di  2ifytt- 
■'''***        to  parcua  huomo ,  ma  poi  haueua  intorno  vefti  di  donna .  Et  Snida 
fcriue ,  che  fìi  fatta  Ja  ftatoa  di  Venere  con  vn  pettine  in  mano ,  e  con 
la  barba  al  vifoj  perche  già  vennealledonne  Romane  certo  male,che 
cadeuano  loro  tutti  i  capelli ,  come  Ipeflb  ancora  intrauiene  a*  tempi 
noftri ,  onde  più  non  era  loro  bifogno  di  adoprar  pettine  :  il  perche  le 
^       donne  da  così  brutto  male  trauagiiate  fi  votarono  à  Venere,  e  con  in- 
finiti voti  la  pregarono,  che  volefle  pronederc  alla  loro  mifcria  :  &(^ 
efi'a ,  che  benigna  fii  fcmpre ,  eccettando  gli  diuoti  preghi ,  fece  sì  che 
alle  donni;  più  non  caddero  i  capelli,  &  i  già  caduti  rinacquero.  E 
quelte  per  legno  di  gratitudine  le  pofero  poi  vna  fi:atoa,che  tencua 
in  mano  vn  pettine .  Et  alia  medefima  fecero  la  barbi, accioche  que- 
lla Dea  hauefle  l'infegna  di  mafchio ,  &  di  femina ,  come  quella ,  clic^ 
alla  vniuerlal  generationedegli  animali  era  fopra,  &  perciò  dal  mez-il 
20  in  su  la  faceuano  in  forma  di  mafchio ,  Se  dal  refto  in  giù  era  di  fe- 
Dei  cuttnm--  mina .  Né  Ji  Venere  folamente  dilTero  quello  gli  antichi ,  ma  di  tut- 
fchi,cfemiiie  ti  gli  "altri  Dei  ancora  ,  dando  à  ciafcheduno.nome  di  mafchio,  &^ 
di  femina,  come  che  fra  quelli  nonfia  la  differenza  ài  fedo,  che  è" 

tra 


De  gli  Antichi .       447 


4' 

4 

4 
4 


JmagÌ77edi  Ventre  mafchio  e  fcm'wa yfignificànte 
queftA  ejjer  Jòfra  Ì'<vr2:uerfal  generai  ione  del- 
le cofs  5  e  [fendo  tolta  per  l'ana  ;  C^  ne  Ut  T)eì  ^^%^ 
fion  ejjer  differen^^  di  efjo  ^  come  ne  mortali ,  «^g^^,. 
C^  imagine  dt  Venere  addolorata  per  la  morte  1^.^ 
d' tAdone  morto  dal  Qnghiale  ^  ìntefo  per  la^  ^gg^^ 
fiagione  hiemate  Cs»*  fredda  . 


Itttti 


(^^'f^^r'^^'f^^m^^ff^fs^^r^f^^ 


Limo  Dio. 


448     Imagini  de  i  Dei 

Vfanra  rtora-  tri  mortali .  Et  leggcfi  che  apprcflfo  de  i  Carreni,  gente  ddVArshh; 

bile .  fa  offemato  quefto ,  che  ftauano  fotto  dalle  donne ,  &  erano  obliga- 

ti  di  feniire  alle  loro  mogliere  tutti  quelJij  li  quali  credeiiano  Ja  Lu- 
na cflere  femina  ,&  con  nome  di  femina  la  chiamauano,&  all' in- 
contro chi  la  crcdeuamafchio,&  così  la  nominauano,non  era  in- 
gannato dalle  donne  mai ,  &  la  moglie  le  vbbfdiua ,  &  gli  ftaua  fog- 
getta  ,  come  pare  ;  che  voglia  il  douerc.  Quelli  di  Egitto  bcnchc* 
communemente  chiamafTero  la  Luna  con  nome  dì  femina ,  nondimo^ 
no  ne'  mifterij  loro  la  diceuano  poi  non  Dea ,  ma  Dio .  Et  perciò  fu 
per  lei  adorato  il  vitello  tanto  celebrato ,  da  quelli .  Et  i  Parthi  ade- 
rauano  il  Dio  Luno ,  e  Philocoro ,  il  quale  tiene ,  che  Venere  fia  vna 
niedefima  con  la  Luna ,  come  anco  credettero  alcuni  dello  Egitto  ,Ix 
quali  perciò  faceuano  le  coma  alla  fua  ftatoa  (  perche  fi  fa  la  Luna_» 
con  le  corna,  come  nella  fua  imagine  fi  può  vedere)  dice,  che  foleua- 
no  anticamente  farle  facrificio  gli  huomini  inhabito  feminile,&  le 
donne  vcftite  da  huomo .  Né  da  quefta  difcorda  molto  quello ,  che 
fcnfle  Seneca  nelle  fue  queftioni  naturali ,  oue  mette ,  che  gli  Egitti) 
di  ciafclieduno  de  i  quattro  elementi  da  loro  pofti  ne  niccuano  due , 
rvnmafchio  ,&  l'altra  femina.  Imperoche diceuano,  chedell'aere 
il  vento  è  il  malchio ,  &  la  femina  quello ,  che  non  pare  mouerfi,  &  è 
quafi  Tempre  calignofo  :  che'l  mare  è  il  mafchio ,  dell'acqua  ;  &  la«» 
dolce  tutta  la  femina:  che  del  fuoco  quello,che  abbruccia  è  mafchio, 
&  femina  quello ,  che  luce,  &  non  fa  malealcuno  :  &  che  della  terra 
è  mafchio  il  più  duro ,  come i  fafll,  gli  fcogli ,  &  femina  quella ,  che 
e  più  molle ,  &  fi  può  coltiuare .  Faceuafi  oltre  di  ciò  vn  fimulacro 
di  Venere  fimile  a  quello  che  nel  monte  Libano  fi  vedeua,il  quale 
haueua  vn  manto  d'intorno ,  che  cominciando  dal  capo  lo  copriua 
tutto ,  &  pareua  ftare  tutto  mefi;o ,  fconfblato  3  &  con  mano  pure 
auuolta  nel  manto  fofteneua  la  cadente  faccia ,  &  come  dice  Macro- 
bio  ,  credeua  ognVno ,  che  lo  vedeua ,  che  le  lagrime  gli  cadeffero 
da  gli  occhi.  Etquiui  fi  moftraua  Venere  così  addolorata  per  la  mor- 
te di  Adone  vccifo  da  vn  Cinghiale.  Perla  qual  cofa  furono  guar- 
dati alcuni  dì  comefacri  chiamatile  fefte  Adonie,  &  allhora  le  don- 
ne vniuerfalmente  per  le  Citti  metteuano  alcune  imagini  fimili  a' cor 
pi  morti  su  certi  letticiuoli  fatti  a  pofta ,  &  quelle ,  come  fodero  per- 
ibne  our dianzi  morte ,  piangendo portauano  allefepolturc  ;  quello, 
dice  Plutarco ,  faceuano  in  Athene  perla  rim^mbanza  delle  lagrinie 
iptrfe  da  Venere  alla  morte  di  Adone  fuo  innamoratto .  Et  apprefìb 
de  gli  Argini  le  donne,  come  ferine  Paufania  ,andauano  d  piangere 
Adone  in  certa  cappella  poco  lontana  dal  tempio  di  Gioue  Seruuto- 
re .  La  quale  cofa ,  tirandola  alle  coiè  della  Natura ,  è  così  interpre- 
tata da  Macrobio  ,che  di  tuttala  terra  quefta  metà  di  fbpra ,  la  qua- 
le noi  habbiamo ,  fii  intefa  da  gli  autichi  fotto  il  nome  di  Venere ,  6i 

chia- 
.    .  ^^  ^       /' 


Fede  Adonie 


Venere  perla 
tTietà  della-» 
terra. 


U 


Airimagini  del  Cartari.     5 1 3 

faltarce'I  diffonderfi  in  ogni  forte  di  fceleraggini,  come  hanno  fcrit- 
to  fingolarmente  molti  de'  Padri  antichi . 

NelCameofi  vede  Como  nella  maniera,  chefi  vedeua  già  in  vn    Car.  141. 
Carneo  di  Monfignor  Patriarca  Grimani,  convn  vafo  da  bere  sp- 
preflb ,  fopra  vna  Colonnetta . 

Sileno  (ì  vede  in  diuerfe  anticaglie  :  ma  eccellentemene  in  due  Pi-- 
li  pofti  qui  {btto,quanto  alla  perfona  del  detto .  Stan  con  eflb  il  Cé- 
balo ,  l'Afìno,  &  li  Corna  da  fiato  per  Tuonare .  Nei  Carneo  di  più 
fi  vede  il  Cantaro ,  del  quale  cantò  Virgilio . 

Et  grauìs  attrita  pendebat  Cantbarus  anfa . 


liu.  14* 


Ne  eraro  picciola  parte  di  quefta  Compagnia  pazza  le  Bacati, che 
fi  vedono  in  varij  luoghi  efprefle .  Noi  ne  metteremo  vna  qui  fotto, 
cauatadavn  bellifIìmoSardoniotagliato,cheera  del  ReChnfiianif- 
fimo  fotto  la  cuftodia  di  Monfignor  di  Bagarn's .  Si  vedono  in  que- 
ito  taglio  i  fcemi  difperati  di  vita ,  che  faceuano  nelle  pazze  loro  fe- 
fte,grHermi,che  fèruiuano  ad  vfo  dishonefto ,  vn  Satiro  co'  Cemba- 
li ,  &  con  la  Ferola ,  &  e. 


KK 


Tutta 


514 


Annotationi 


^1 


■A 


A 

À 


Car  ^44.  Tutta  quefta  pompa  s'è  tolta  da  vn  DiafprD  antico  di  Monfìgnor 
diB.igarris,antiquariodelRèCnftianilÌìmo,dircgnato,&  dichiarato 
per  eccellenza  dal  Cafaubono  nel  fuo  primo  Libro  della  Poefia  Sati- 
rica ,  a  capitoli  due .  E  ben  vero ,  che  nel  noitro  preferrte  difcgno  il 
Pittore  ha  tralafeiato  vna  nìafchera  fotto  i  piedi  del  primo  Fanciul- 
jo,  chetienein  fpallalag.imbadi  Bacco  &:  vn  vafodi  Vino  ruierfa- 
to  fra  i  piedi  dJ  Satiro.  Nel  Carneo  s'è  po' lo  Bacco  jco'l  Cornuco- 
pia ,  e  con  la  Tigre ,  tratto  da  vn  taglio  antico . 
'Car.  3  4tf.  Di  quefia  vfanza  di  bere  in  va  fi ,  che  haueuano  forma  di  corna  fi 
XÀn.|.  TedeveftigioefpreflToquiinPadoaanel  marmo  del  Triclinio ,  chej» 
chiamano  Pat.mino,  in  cafa  de'  Ranniisij,di/ègnato  da  Pietro  Ciac- 
cone nel  fuo  Commentario  de  Triclinio,  &  da  Girolamo  Mercuriale 
nell a Himn artica.  Di  più  leggafi  Plinio  fioue  defcriue  la  Leonza__» 
d'Archefilao .  1-ib.  27.  FuUuoOrfiao  homo  intendentiilìmo  delle 

Aliti- 


Airimagini  del  Cartari.   5 1 5 

Antichitiì ,-  tenne  femprc ,  che  Teffiggie  con  le  corna .  che  Ci  vede  nel- 
le Medaglie  di  LifinìacOjfbffed'AIeirandro  Magno. &  così  tengo 
ancor'io . 

Qucftoè  parte  del  Choro  d' Ariadna  canato  da  vn  Pilo  di  marmo  Cat  i4r'* 
antico ,  nel  quale  è  marauigliofo  il  Carro  di  quattro  Rote  antico.chc 
per  ordinario  fuole  efl'ere  di  due.  Di  quattro  però  io  l'ho  veduto  an- 
co in  Verona  in  vn  marmetto  antico  di  baffo  rilieuo ,  nella  facciata^ 
ideila  Chicfa  di  S.  Proculo .  In  quello  noftro  (ì  vede  di  più  l'Onibrtl- 
Ià,o  Conopeo  chiamato  vcrgognofo  da  Horatio ,  quando  defcriue 
Ja  delicatezza  di  Cleopatra ,  &  Marc'Antcnio.  Et  limile  ombrella 
'fi  vede  nelle  Medaglie  antiche  àcì  Re  Agrippa . 

TifoncnelCameos'èprefodatagli antichi ;Ofìri, dalla  Tauola     ^^^'  ^^^•' 
idei  Sereniflimo  ài  Mantoa  ;  l'Hippopotamo ,  dalle  Medaglie . 

Cr Amuleti ,  o  Fafcini ,  che  fi  vedono  nella  figura  principale  fono 
;cauati  da  gl'Originali,  ch'io  ho  appreflb  di  me.  Et  vn  picciolo  d'o-      *^'  *'*' 
ro ,  ch'era  perqualche  bambino  in  fafce  :  ne  conferua  il  Sig.   L  V I- 
GI  CORRADINO  faputiflìmo  gentil'homo  della  noftra  Cit- 
tà .  Vedafì  la  fpolìtione  della  Menfa  Iliaca  a  car.  1 5.  &  1 7. 

Nel  Cameos'è  ritratta  vn'antichiflìmaftatuettad'ApolIine,  ch'io  ^  g^ 
ho  ,  nella  quale  fi  vede  conformiti  grande  tra  Priapo  &  Apolline . 
Et  perche  Priapo  fi  faceua  di  legno  di  Fico ,  (i  come  Ci  vede  ne'  prof- 
fimi  vcrfi  d'Horatio ,  auuertafi ,  che  quello  non  fu  a  cafo ,  ma  a  bel- 
lo ftudio  per  la  commemoratione  delia  ribalderia, che  Bacco  vsò» 
per  fodisfar  al  patto ,  che  haucua  con  Profumilo .  Leggafi  Arnobio 
nel  Lib.  5 .  contra  i  Gentili ,  &  la  fpolìtione  della  Tauola  Hieroglin- 
ca  al  luogo  citato .  Ma  miviene  in  taglio  qui  il  dire,  che  in  Napoli 
appreffoilSig.  GTO.  VICENZO  della  PORTA,  fivedeuagia 
vna  Tauola  di  piombo  antica,  longa  piedi  due,palmi  tre,  alta  la  me- 
ta della  longhezza ,  nella  quale  in  caratteri,  che  chiamano  Maiufco- 
li ,  Greci ,  fi  leggeuano  parole  di  quefto  fentimento  ;  Nelle  Seiue  fi 
viuevitafenzapenfierijfuorad'ambitione.  Nelle  felue  s'acquifta 
Liberti ,  &  fi  troua  ripofb .  Nel  mezo  della  detta  Tauola  era  vna  Fi- 
neftrettaouatajCo'I  fuo  coperchio  di  brcnzo,che  haueuadal  difuo- 
ra  la  faccia  dWn  Satiro  ;  dì  dentro  vna  Labrufca ,  che  lo  adornaua , 
con  vna  picciola  cartella  in  mezo ,  nella  quale  fi  kgeua  cofa  di  que- 
fto fenfo  ;  amiamo  i  bofchi ,  e  gl'antri .  nel  vacuo  della  Fineflretta  fi 
vcdeua  vna  Tauola.  che  haueua  fopra  vn  membro  virile,  &  alcuni 
ne  haueuafotto  a' piedi  della  Tauola.  Nel  lembo  della  Tauola  era 
quefta  voce  0  f.  ri  apprefio  vi  fi  vedeua  vn' Afino ,  alcune  piante  di 
canne,  la  Falce,&  va  vafo  da  bere,  con  due  manichi.  Chine  ha  ve- 
duto il  difegno ,  ha  ben  detto ,  che  con  ragione  amauano  i  bofthi  & 
le  fpelonthe .  che  forfantcrie  fimili  in  aria  libera  non  poteu  <no  non 
contaminareilCielo,e'i  Sole,  non  che  gl'occhi  di  chi  haucfle  vn.» 

K  K    3         canti- 


5i5 


Annotationì 


tantino  di  roflbre  honorato .  Et  a  quefto  propoiTto  hanno  notato  al- 
tri il  Sacerdotio  d*Hercole  ruilico,&  l'epiteto  d'Hercolc  filuano,che 
fé  non  era  Priapo ,  era  poco  differente . 

Ci'.  J6S»  Le  imagini  de*  Lari  fi  i©no  tolte  da  vn  Denario  della  famiglia  Ce- 
fia. 

Car.  i<7«  Ne'  Carnei  fi  vede  il  Genio  del  popolo  Romano  con  barba ,  &  il 
medefimo  popolo  Romano  in  età  di  gioiiinetto  con  vn  Cornucopia 
dietro  le  Spalle,  che  l'Intagliatore  lo  ha  fatto  eflcreogn'altra  cofa.In 
tale  età  fi  vede  in  due  belle  Medagline  appreflb  di  me ,  vna  delle  qua- 
li ha  per  riuerfo  vna  fi:ella,  l'altra  vna  fabrica  ftrauagante  :  con  ifcri* 
tione,  che  forfè  vuole  alludere  alle  Fefì:edelDio  Confo,  che  l'An- 
tichità chiamò  Confualia .  Ne  è  marauiglia,  che  il  Genio  Ci  fia  fin- 
to con  barba,  perche  il  Genio  del  Senato  pure  fi  vede  con  barba,nellc 
Medaglie  dell'Imperatore  Antonino  Pio ,  come  qui  fotto . 


h 


>JL 


£ben 


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Pi 


Airimagini  del  Cartari.    5 1 7 

E  ben  vero,  che  in  molte  Medaglie  greche,  come  di  S  mima  .di 
Tripoli  ^  d'altre  Cittd ,  fi  vede  vna  ttfta  sbarbata, che  dalla  Infcric- 
tlone  fi  calia  eflerc  di  Genio  del  Senato,  o  cofa  fmile.  Etapvopofi- 
to  di  Genio  barbato  ,  io  mi  ricordo  hauer  veduto  in  mano  al  Signoc 
EDMONDO  BRVTZ  gcntil'homoInglefe,CLiriofirs.  di  que- 
lle cofe ,  &  m.olto  miio  amico  ,  vna  tauoletta  di  marm.o ,  di  miczo  ri- 
lieuo , antica , dque ftauail  Genio,  come  in  vn Lettifternio,  nella_p 
pofitiira  3  che  fi  vede  qui  fotte 


La  Patera ,  c'I  Corno  della  copia  fono  inlègne  proprie  del  Genio  & 
ne  fanno  kde  mille  Medaglie .  IlModio,  che  tiene  in  capo  pv.fè  fiio 
come  fi  m.oftrarà  più  fotto .  La  Serpe  alla  fponda  della  Menfa  è  pu- 
re fegno  del  Genio ,  come  notò  ancora  Virgilio  nella  Serpe  vedntafì 
vfcire  dal  tumulo  d'Anchife.  Le  focaccie  fii  Torlo  della  menfa  &C^ 
i'Acerra  in  mano  alla  donna ,  che  gli  fiede  a  piedi  fono  fr  gnidi  fagri- 
ficio.  Il  Porco  più  a  baffo  guidato  da  vn  Putto,  fard  per  vitima, per- 
che al  Genio  qucfta  fola  conueniua;&  loproua  Teodoro  Marcilio, 
fopra  la  feconda  Satira  di  Perfio .  Hora  il  Genio  co'l  Cornucopia,  & 
con  la  P  .tera  fi  vede  nelle  Medaglie  di  Nerone  di  Tito ,  di  Traiano, 
ti.  d'altri  Imperatori.  In  due  Medaglie  però,rvna  di  Coftantino, 
l'altra  di  Maiiimino  fi  vede  il  Genio ,  come  qui  fotto ,  co'  !  Modio  in 
tefta ,  come  Ci  vede  pure  in  vn'altra  di  Maifimiano  Ccf'.re  .  battuta 
iu  Cartagine.  KK     3         La 


5i8 


4 


et 


Annotationi 


La  Medaglia  di  Maffimino  è  confata  in  Antioc!i!a,che  pero  il  Ge- 
nio tiene  in  mano  la  tcfta  del  Sole,  conforme  al  penderò  d' A^fonio, 
che  chiamò  Antiochia,  cafa  del  Lauro  di  Febo.  6^  forfè  s'allude  al 
tevipiod'Anolline  Dafneo  «del  quale  fi  veda  Ammiano  Marcellino. 
QnclladiCortantinoèconiatain  Alefìardria,che  perciò  il  Genio 
tiene  il  capodiSarapide  inmano.&r  vedafi  Ammianonel  lib.  XXII. 
Che  le  Città  poi  haneffero  Genio  particolare  è  cofa  nota.  Antiochia 
Jo  figurauain  diuerfe  maniere. Et  eccone  il  ritratto  cauato  dalle  Me- 
daglie. 


La 


AlI'Imagini  del  Cartari.    51^ 


la  imagine  principale  s*è  tratta  da  vnaMedagh'na  antica  ,.nel  ri- 
,  uer^  della  quale  è  vn  Apolline  cftharedo  con  quefle  parole  APOL- 
L  O  N I  S  A  N  C  T  O .  Et  farà  bene  in  qiiefro  propofìco  a  leggero 
Filoftrato  nel  primo  Lib.  della  vita  d'Apollonio .  Il  i .  &  2.  CanTco 
fono  della  medefimaCittd.  Et  qiie  fio  fecondo  se  tnitto  dalla  Ta- 
iiola  Itineraria  antica  nella  quale  la  figura  nuda  a'  piedi  della  kd>.  nte 
cdi  fiume;  che  l'Intagliatore  della  noftra  l'ha  fatta  ogn'altra  figura, 
non  ir  rendendo  il  difegno.  il  3.  è  di  Cefarea  di  Cappadocia  ,  co'l 
fiume  Mela  fotto  i  piedi .  il  4.  pur  d'Antiochia,  tolto  da  vna  \'eàa.- 
f^lh  d'argento  d'Asgufto .  Etèda  notare  nel  fecondo  il  Diac'tn  a„  , 
Con:e intorno'l  capo  de' noftri  Santi, del  quale  vedafi  quant'ic  ho 
detto  nello  /piegare  la  Tauola  Hieroglifìca,contra'l  piirere  d  v;.*- 
homo  erudito  de'  noftri  tempi ,  ma  troppo  ardito  in  fìmili  cofe .  Et 
p  T'  he  l.i  ^opradetra  iìgura  principale  non  era  troppo  bene  rt  troiata  : 
però  fé  né  fatta  vn'altra. 

KK    4        La 


<'»0 


Annotationi 


C3r.?7o. 
Lia  (5. 


Cat  574. 


La  Sferza  in  mano  del  Genio  è  cofa  moftmofa .  Per  ordinario  tie- 
ne il  Cormicopia;  &  Ci  vede  cosi  fatto  in  migliata  di  Medaglie  .  E 
ben  vero,  che  il  Eon'Euento  fi  vede  con  le  Spiche ,  &  Papaaero ,  che 
l'Autore  forfè  hauerd  prefo  per  Ja  sfèrza .  Et  quello  pure  è  giouane, 
e  nudo ,  &  ha  la  Patera  in  mano . . 

Il  Carneo  fuperiore  s'è  prefo  da  vna  Medaglia  di -Commodo  Im- 
peratore j  nella  quale  cofi  è  figurata  la  Fortuna  Manente  3  che  noi  di- 
reflìmo  flabile ,  &  ferma .  Et  a  quefto  penderò  tende  vn  paflb  d'Ho 
ratio,  nella  Oda  2p.  del  Lib.  5. 

Fortuna  fano  lata  negotìo ,  &  .- 

Ludum  ir.folentem  Uidcre  pertinax, 

Trafriiutat  incertos  boìiores,  ^ 

Umu  mìhì  nunc  alij  benigna ,  Laudo  M  A  N  E  N  T  E  M .  Et  f 
chi  fece  coniare  la  Medaglia  forfè  volle  alludere  a  qualche  vittoria.»  ; 
di  Circcnfi  .  Il  Carneo  inferiore  è  d'vna  Medaglia  di  Traiano  :  ma  vi  i 
s'è  tralafciata  vna  prora  di  Nane,  che  fi  vede  a  mczo  del  Timone:,clie  | 
la  Fortuna  tiene  in  mano.  Et  quefla  farà  battuta  in  memoria  di  '; 
qualche  bon  fuccc{[o  per  mare ,  o  fiume ,  hauendo  molta  conformi-  / 
tà  con  r  Annona,o  fìa  Abondanza .  Che  per  ordinario  la  Fortuna  di  | 
terra  haueua  aggionta  vna  Ruota ,  come  fi  vede  nelle  Medaglie,  do-  f 
uè  fi  rapprefenta  la  Fortuna  reduce .  Et  vedafì  A.  Agoilini  nel  Dia-  ' 
logo  fecondo . 

Quelle 


ì 


Airimagini  del  Cartari.     521 

QuefteFigure  fi  vedono  frequentiflìme  nelle  memorie  Tepolcrali    C^r.^jS 
de'  Greci .  Et  io  per  me  non  credo ,  che  eh  i  k  faceaa  fare^  ci  ponefl'e 
tanto  mifterio,  quanto  ci  va  rintracciando  l'Autore. 

La  Nemefi  con  le  Ale  s'è  cauata  da  vna  mia  Corniola  antica ,  Tal-  ^^^'  ^  73. 
tra  fenz'ale ,  da  vna  Medaglia  greca  d'Aurelio  Cefare  ■  ne'Ia  quale  fi 
legge ,  la  foprapofta  figura  eflere  Nemefi  de  i  Tianei .  E  ben  vero , 
che  nella  Medaglia  quello,  chefitirainanzila  faccia,  none  velo.ma 
più  tofto  vn  non  Co  che ,  che  fi  caua  dalla  vefte  intomo'l  Co  Io  in-. 
quella  maniera ,  che  più  fbpra ,  a  car.  2  85.  fi  vede  nel  Carneo  de lla_» 
Pace  alata .  In  alto  fi  vede  la  Giuftitia ,  come  nelle  Medaglie  d'Ha- 
driano.  ^  .    „ 

Nel  Cameo  fiiperiore  s'è  rapprefentato  il  taglio  d'vna  Gioia  anti-  '  ^ 

ca,  nel  quale  fi  vedel'AbondanzacongiontaconlaGiuftitia,  in  no- 
do di  figura  molto  gentile.in  mano  alla  Giufiitia  fi  è  quefìo  vn  fafcio 
di  quelle  Verghe ,  da*  Littori  anticamente  fi  portaua  inanzi  a'  Magi- 
flrati ,  prefo  da  vn  Sepolcro  antico . 

Pcnfiero poco  differente  da  quello  d'Apelle  ha  hauuto  a'noflri  q^^,  ^g^. 
giorni  Federigo  Zucchero  pittore  valente.  Lin.  ìì. 


Nel  Carneo  Ci  vede  la  Fortuna  ftefa  in  letto ,  che  fecondo  il  pnro    Car.  5^5,' 
de  ir  Erizzo  fari  la  Fortuna  aurea  della  Camera  degrimpcratori.  Iq 

l'ho 


5  2  2  Ar  notati  oni 


l'ho  per  h  Fortuna  ficura ,  &  non  mutabile  .  Et  forfè,  che  laForwi- 
na  aurea  haueua  altra  forma .  Et  ne  fa  mentione  Giulio  Capitolino 
nella  vita  d'Antonino  Pio ,  nella  fine. vedafi  l'Autore  a  car  4^^  7. 
Car.j97.  Il  Dio  Chero  o  Cero  è  gentilmente defcritto  da  FedrqXiberto  del- 
Liavlt.  rimperator  Tiberio ,  nel  V.  Lib.  delle  fue  fauole  tutto  cHè  il  titolo 
dica  T  E  M  P  V  S  ;  che  non  contradice  ponto  all'eflcntialità  dell'- 
Occafione ,  poiché  quefta  non  è  altro ,  che  oportunità  di  tempo.  Et 
in  quello ,  che  feguedi  Calliftrato  Tenitore,  io  dubito  che,  fi  fia  cqui- 
uocato  ili  qualche  maniera,  perche  Callifìraro  ha  bene  defcritto  ia 
parole  il  Dio  Cero  già  da  Lifippo,  ma  non  già  fcolpitolo,  ò  formato- 
lo .  De'  Scithi  poi  non  dice  Q^Curtio,  che  haucflero  la  Fortuna  fen- 
zapiedijHech  hauefle  apprcffod'ellìleali  intorno  alle  n^ani  :  ma 
mette  in  bcxcad'vno  de' loro  Ambafcidtori  mandati  ad  Aieffandro 
parokofimili  jopoco  diifimili. metti  freno  alla  tua  Felicità,  che 
in  tal  maniera  più  felicemente  la  reggerai .  Dicono ,  che  la  Fortuna 
è  fenza  piedi ,  &  che  habbia  folumente  le  mani  &  le  penne  ,•  auuerti , 
che  quando  porge  le  mani ,  non  lafcia  piTÒ ,  che  fi  dia  di  mano  alle 
penne  ,&c.voleuarAmbafciatorc  in  tal  maniera  lo.  lubricità  della 
Fortuna  dare  ad  intendere  ad  Alcll^:ndro . 

CKiefla inuentione  fu  flampata  giani  fc^ma  .^f!ai  grande ,  ad  imi- 
Lir[*  «'**  t2tionedellaqu:iks"èfattalapjcciola.chedumcqui.  Et  alcuni  la 
tengono  per  inuentione  del  Doni . 


Tutti 


Airimagine  del  Cartari.    5  25 


Gli   «, 

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II! 


Tutta  queua  Imagine  s'è  tratta  da  vn  taglio  antico . 

Che leraccontatefianoinuentioni moderne  io  tengo  di  nò; per- 
che oltraThauerevaa  Corniola  antica,  nella  quale  fi  vede  la  Fortu- 
na in  mare,  conlavc'Ia,  come  apunto  la  dipingono  i  Pittori  noftri, 
ilSignor  LVIGI  CORRA  DINO,  homo  di efquifita  intel- 
ligenza intorno  a  quefle  coftjha  vn  taglio  antico  in  Corniola  d'eccel- 
lente Maeijro  ,  del  quale  qaeftu  è  U  figura . 


Qui 


nnotationi 


Gar  404. 
LUI' 8. 


Qui  fi  vedovo  1  Onde ,  &  la  Vela  Se  ài  più  vn  Cigno ,  che  porta  la 
Fortuna  come  sii  l'ale  ;  vccello  di  molto  profpero  augurio ,  che  però 
in  Virgiiic  dice  ad  Enea  nel  pr.  dell'Eneide . 

^jh'ice  bis  fencs  Utmtcs  agm'me  Cycnos , 
KAttherìa  qtics  lapja  plige  lou'is  ales  aperto 
Tuì'habat  e  celo  :  nunc  Tcnas  ord?ùe  Icngo 
^tit  capere ,  cut  captas  ìam  dcfp  calare  njidentnr  • 
Vr  rcdUiCs  Hit  Iwìunt  Hrìdentìbus  alis,  Cs^c, 
fopra')  qnal  luogo  vedaflSeruio. 

L'Aa.'ore  celcfe  fi  vede  in  vn  bcllifTìfp.o  Quadro  di  Pittura  nella] 
Calieri.'  de!  S.'jjpcr  LVIGT  COR  RADINO,  d'in!:ent*one| 
c'è!  sia  Si  gror  PAOLO  AICARDO,  dottiamo,  &cort.fif-: 
fimo  gentil  homo .  ' 


mui 


Et 


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Airimagini  del  Cartari.     5  2  5 


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4) 


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!  Et  il  Carneo  s'è  prefb  da  vn  taglio  antico . 

Ne' Carnei  fi  vede  rapprefentato  Erote  ;&  Anterote  :  o  fotto'I  Car.  4o3. 
carro  della  Madre,  o  lottando  infieme,Vedafi  di  quefti  Enea  Vico 
nelle  Medaglie  di  Giulio  Cerare,&  il  Giraldo  nel  Sintagma  XI  II. 
Et  notifì  a  proposto  di  Seruio  nel  4.  dell'Eneide,  citato  dal  Giraldi , 
;  che  io  ho  veduto  in  più  d'vn  taglio  antico  Cupido  in  atto  di  tori-nen- 
tare ,  &  punire  chi  non  ama  reciprocamente .  Et  forfè  erano  fatture 
'Magiche. 

Nel  Carneo  fuperiorc  il  Cupido  Citharedo  s'è  pre/b  ó-d  vn  Sardo-    ^ 
i nio antico  donatomi  dal  Signor   MARTINO   SA N i>£ L L I  *  '**®* 

huomo  di  efquifite  lettere,  &  digiudicio  fìniifimo ,  del  quale  più  di- 
rei fé  l'amicitia  non  me  lo  vietatfe .  gl'inferiori  fono  preiì ,  vno  dalla 


Medaglia  l'altro  da  vna Gioia . 


Quefto  fcherzo  d'Archefilao,  à  di  noftri  ha  gentilmente  efpreffo 
Thcodoro  Gallo  Pittore  Fiamingo .  jl 


Car.  4»T. 
Lin-jO. 


$  20 


Annocationi 


CQr.4»5*  ti  penfìero  d'Aiifonio  s'è  rapprcfèntato  qui  Cotto;  &  in  vn  Carneo 

iui'iO'  il  ritratto  d'vna  Gioia  antica ,  ch'era  nello  ftudio  di  Monfìgnor  Pa- 
triarca d' Aquileia ,  nelia  quale  fi  redeuano  due  Amorini  legare  alla 
Croce  che  Lipfio  chiamst  dcculTaUj  1^  noi  dircfTimo  diS.  Andrea  9 
Veocrcloroliudrc* 


m 


Airimaginì  d  el  Cartari.     527 


Nel  Carneo  s'è  rappre-fentato  il  tempio  di  Venere ,  come  -Rana  in    C:.x.  ^t., 
Pafo  Città  delilfoh  di  Cipro  ,  canato  dalle  Medaglie ,  o  tagli  anti- 
chi .  Et  io  ho  vna  Medaglina  ^lel l'Imperatrice  Seucrina  j  nel  riuetfo 
deJJa  quale  Venere  tiene  ni  mano  quella ,  che  da  altri  è  chiarrata  Po- 
'  mo ,  poco  veramente . 

La  figura  principale ,  &  l'Amorino  che  fcherza  co'l  Cigio ,  fono    ^-^  >;  4- 
dall'antico .  Et  è  da  notare  la  forma  della  sferza  in  mano  a  Venere , 
che  ha  del  Flabello  più ,  che  d'altro . 

Il  Carneo  ^  nel  quale  Cupido  aififtc  a  Venere  Tua  Madre ,  che  fi  ba-    <^^'  4  J7. 
gna ,  è  fattura  antica  .  ma  voleua  edere  ireglio  fatto .  Et  in  tale  at- 
to ,  Venere  fi  vede  in  mille  antichaglic , 

Lafìgara  principale  ha  da  ftarc  lotondajma'l  Pittore  Fha  fatta  Car.  jj^. 
ouata  per  fuo  commodo.  £t  quello  dilTegno  di  Gioia  è  pò  fio  non-. 
Iblainente  dall'Appiano ,  ma  da  Ciò.  Mano  MactJO  ancora  nel  Lib. 
3.  delle  Opinioni, &  daIRamirezfopraMartiale.  La  figura  poi, eh 'è 
intitolata  IO  CVS  io  l'ho  veduta  elpreilà  in  qualche  altro  taglio 
antico . 

Nel  Carneo  fi  vede  Venere  Calli  piga  come  ftà  nelle  Medaglie-         Car.  ^41. 

Nel  Carneo  flà  il  ritratto  d'vn' Anello  antico  ritrouato  già  nelle     Car.  ^57. 
xoumc  di  Spel.o  egli  è  in  Foligno  in  mano  del  Sig.  N  ATA  LITIO 
B  EN  E  iJ)  E  TTI  efquifito  raccoglitore  delle  gentilezze  antiche. 
Si  vede  uKiToiltirofeliciliimo  apprcffo  gl'antichi ,  del  giuoco  dei 

TaU 


5  28 


Annotationi 


Tali  Queflo  era  quel  lo ,  che  chiamauano  V  E  N  V  5.  Et  era  in  quat- 
tro Tali,  quando  tutte  le  faccie  del  Talo  veniuano  diuerfe,come  fi 
vede  nella  gioia  difegnata .  Che  quefto  fofle  il  tiro  di  Venere  fi  caua 
ancora  da  Cicerone  nel  primo  Lib.della  Diuinatione,  &  da  Martialc 
ne  grApoforetiairEpigr,i4.  con  titolo,  TALI  EBOREI. 

IL    FINE. 


ta^ 


^efìa  figura  fi  è  dimenticata  dt  pon€rL 
al  fuo  Ihoco  ,  pero  yà  po/ia  tra  ti  nume- 
re  51.   ^5  3- 

"•^s^  ^s^s^^s^^s'  wg^  w^  ^W 

L  o^^2^9      cAg^      c^^       «/^^      eAÉ5^5      c/\toci^5 


ì  ip 


A    G    G    1    V    N    T    A 
AL  L'I  MAGI  NI     DEL    CARTARI 

DEL  SIC.   LORENZO  PIGNORIA. 

Dena- 

onde  Io  ha 

ó    cauato  rurteJio.  «e  neiiamiaai  Cepione,  &  nel- 

^  la  Statua  di  Mithra,  che  fu  di  Horatio  Marij  Ti- 

2  ^  A  ^  ^    grino.  Anzi  che  nell'Aratro  del  Grotio,  ftam- 

^^^^^^^^b  pato  dal  Rafelengio  Tanno  i5oo.  alla  facciata 

^  *ì?  ^  '^  'V^  8 1 .  lì  vede  la  tella  di  Saturno  circondata  dal 

ninnbocon  Tharpe  appreso ,  che  ha  limilitudine  di  Falce,  come  nota 

il  Grotio,  nel  medefimo  Libro,  alla  figura  di  Perfeo. 


4.r 


i^i; 


4 


iin.  lOt 


O;ano 


Car.  ^f. 
lift*!». 


530  Aggionta 

Giano  fu  fìnto  dairantichicd  bene  fpeflb  con  due  faccìe  giouanili'< 
&  cofi  lo  ha  rapprcfentato  l'Orteliccome  anco  ftàin  vnDenario  an- 
tico >  &  in  vna  pezza  di  moneta  di  quella  forte ,  che  gli  antichi  chia- 
mauano  AwS  grauejappreiib  di  me.  &  è  di  quella  forte  di  robba,chc-i 
il  vutgo  delli  Antiquari]  chiami  Pefi ,  che  non  fono.che  i  Pefi  antica- 
mente furono  bene  di  rame ,  ma  in  forma  di  Palle  ,  fchiacciate  però 
nel  fondo  per  fermarle ,  &  nel  difopra  per  notarui  o  la  cifra  del  pefo , 
o'I  nome  del  Magiftrato.ma  per  lo  più  furono  di  pietra ,  verde,  o  ne^ 
ra,duriffimà.  &  molti  ne  regiflrano  Sebaftiano  Erizzo^,  &  Luca  Peto, 
io  ne  ho  alquanti ,  &  in  vno  con  lettere  formate  di  punti  fi  legge  vrL. 
Marco  Fufìo.  &  è  d'vna  oncia  perfetta .  due  altri  ne  ho  con  la  Cifra-» 
della Semuncia,  &  altri  maggiori .  ne'  tempi  poi  piiì  baili  fé  ne  fecero 
di  rame  informa  quadra,  &  rotonda  in  diuerfe  maniere.  &:  è  de- 
gna di  vederfì  la  raccolta  fattane  dallo  Smetio,  fi:  dal  Grutero.  Ia_j 
Imag.  di  Giano  giouane  è  quefta.  fé  però  no  folfe  la  lana  di  Nigidio. 


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Qijefta 


Airimagine de  i  Dei.    531 

^cfta  corona  di  Abrotano  il  Cartari  l'ha  tolta  dal  Giraldi ,  nd     Gaf.  i  io. 
Sintagma XII.  acar.jdp.chelodiceperòpcrparcredialtri.  Auto-       LJn.*?. 
re  antico,  il  quale  lo  dica  io  non  lo  so ,  rimettomi  però  al  rcro  .  io  so 
bene ,  che  l'Abrotano  femina  ora  pianta  de  i Sacerdoti  d'Ifide ,  &  !• 
dico  nel  mio  Commentario  fopra  la  Tauola  Hieroglifica  del  Sercniis. 
di  Mantoua.&  forfè  di  qua  è  nato  l'errore,fe  però  c'è  errore. 

Chi  vuol  vedere  qualche  cofa  intorno  al  terrore  Panico ,  legga  Ic-»       ***  '*** 
noftre  note  intorno  all'Emblema  C  XX 1 1.  dell' Alciato;  &  il  Rhc- 
fo  di  Euripide  .  a*  noftri  giorni  fu  notabile  vna  notte  dell'anni 
M  D  C  V  I.  fui  Padouano,pcr  vn  terrore  più  che  Panico. 

Del  Sacerdote,che  chiamauano  gì' Ateniefi  BufoHO,il  Sig.Ottauio  Car.  ift. 
Roffi  ha  regiftrato  molte  belle  particalarità ,  ne  le  fue  memorie  Bre- 
fciaue  a  car.  1 87.  Et  di  quefta  cerimonia  tocca  qui  dal  Cartari  parla 
lungamente  Porfirio  nel  Lib.  1 1.  dell'aflinenza  dal  mangiare  delle-» 
carni  a  car.40. della  verfione  latina . 

In  Licofrone  io  non  ho  faputo  ritrouare  cio,che  dice  qui  l'Autore,  Car.jif . 
fi  bene  in  AleflandroSardo,cheha  fcritco  de  morìbus & rìtìhus gen-  Lm-i»* 
tìum ,  nel  Lib.  3.  a  capi  6. in  Celio  Rodigino,  nel  li  b.8. a  capi  2.  Et  di 
quelli  ni/p(popoi  y  che  così  le  chiamauano  anticamt;nte,fannomen- 
tione  Hcrodoto  nel  lib.S.a  car.45 z.della editione  Vecheliana  Snida, 
&  Giulio  Polluce,da'  quali  autori  fi  caua,che  erano  inuiolabili,come 
hora  i  Trombetti  &  1  Tc^mburini . 

II  luogo  di  Paufania  citato  dall'Autore  è  nel  Iib.4.  doue  racconta,      /"^  ^''^* 
che  Pindurola  chiamò  Fercpoli,cioc  tutrice  delle  Città,  chcpcr  que- 
fto  forfè  in  vna  flatuina  di  metallo,di  grandezza  d'vn  palmo,  apprcf- 
fo  il  Sig.Po.upeo  Pafqualino  in  Ronia.fi  vedono  le  Tom  in  capo  alla 
Fortuna . 

£•  gran  marauiglia ,  che  W  Cartari  non  habbia  fatto  mentionc  al-  car.  4 1  a. 
cuna  della  DeaThemis,che  pure  Paufania  in  più  luoghi  ne  fece  men- 
tione .  &  queite  per  quanto  ne  fcriue  Eufebio  nel  lib.i.  della  Praepar» 
Euang.a  capi  4. fu  moglie  di  Gioue,  &  Madre  di  Minerua .  ne  parla-» 
ancora  Diodoro Siedo  nel  lib.  5»  a  cjpi  15.  Arnobio  racconta  nel 
lib.  5 .  che  di  commandamento  di  lei  Deu  calione  &  Pirrha  prefero  le 
pietre  dal  Monte  Agdo  in  Frigia,per  reparare  il  genere  humano.&  co 
51  fi  vede>ch'era  Dcafatidica^coine raccontano Apolledoro nel  i.Iib. 
della  fua  Bibliothecj ,  &  Diodoro  Sicolo,  &  Ouidio  nel  i .  lib.  ddl^^ 
Metani.  Hora  fé Thcmis  (come  fcriue Fornuto^  era  cuius prafidìo 
fontra.£ìui  cdebramus  &  pacifcimtrr  paéiaque  bona  fide  feruamus ,  fard 
l'Equità ,  che  1  primi  Imperatori  nelle  loro  monete  figura  ono  in-* 
piedi,con  le  biiancie  nella  mano  dntta,&  nella  manca  vn'hafta.quel 
li  poi,  che  fucccderono  le  diedero  il  Cornucopia  in  vece  dell'hafta. 
Tolendo  inferire ,  che  i'Abondanza  era  più  confaceuole  all'  Equità , 
che  l'Hatta  fimbolo  molte  volte  di  guerra .  Ma  le  Thenns  folle  la^ 

LI    2        Ciu- 


53  2  Aggionta 

Giuftitia,  come  vuole  il  Budeo  nelle  Annotationi  Topra  le  Pandette , 
era  figurata  fedente  con  la  Patera  in  mano,appoggiara  ad  vn'Hafta» 
&  così  ftà  nelle  medaglie  di  Hadriano ,  di  Antonino  Pio,  di  Aleffan- 
dro  Seuero .  della  Dea  Themis  ha  ftampato  vn  gentil  difcorfo  Stefa- 
no Pighio  • 
Car.  48 S.       Quefta  autorità  diMacrobio  riferita  dal  Cartari  mi  ha  fatto  cre- 

^'"'  ^^    dere,che  l'infrapofto  fragmento  fia di  vna  llatua  di  Proferpina,  o  Li- 
bera che  la  vogliamo  chiamare  > 


.^,4)^^      ^^^_,    <th^       ete^  ..    <::M3^      sM&^  J 


Airimagini  de  i  Dei.    53  5 


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1.1     4 


535  Aggionta 


Io  ne  ho  hauuto  il  difegnodal  giaSig.PaobGuaIcIo,ch'efa  pofleffore 
del  li  Statua ,  &  fu  Arciprete  della  no  (tra  Cathedrale ,  mio  amoreuo- 
liflimo  padrone  dum  fata  fmebant,  &  fopra  la  fafcia  figurata, che  le  vi 
intorno  al  petto  fic  fopra  le  fpalle  vn  gentilillìmo  Sonetto  ha  fcritto 
Monfig.  Antonio  Querenghi  fplendoic  grande  della  noftra  Città .  & 
lamedefima  fafcia  ha  dichiarato  latinamente  il  mio  Sig.  Girolamo 
Aleandro  nella  fua  Heliaca^con  apparato  fìngolare  di  varia  &  copio- 
fa  eruditione,lodato  per  tale  dal  medefimo  Monfig.Querenghi  in  vn' 
altro  Sonetto .  Et  è  degno  di  eflere  auuertito  (in  quanto  nella  fafcia 
fi  veggono  Minerua,Diana  &  Hercole  )  il  racconto  di  Paufania  nelle 
cofe  di  Arcadia ,  ch'èil  Libro  ottano  ;  che  in  Megalopoli  fi  vedeuano 
le  Statue  di  Proièrpina  Se  ài  Cerere  ;  &  cheinanzi  a  Proferpina  ftaua- 
no  due  giouanette,che  portauano  in  capo  vn  caneftrello  per  vna  pie- 
no di  fiori»  &  che  le  chiamauano  le  figliole  di  Damofonte.  ma  che  al- 
tri voleuanojche  fofleroMinerua  &  Diana,che  in  compagnia  di  Pro- 
ferpina raccoglieuano  fiori,  inanzi  a  Cerere  flaua  Hercole  di  gran- 
dezza di  vn  cubito .  &  che  Onomacrito  fcriuc,  che  quello  Herco'e  fu 
^  Tnode'Dattili  Idei.iLioni  in  quella  maniera conuengono a Pluto- 
ne,piu  che  a  Cibelc.  Plutone  fi  sà,chc  era  Dio  della  terra,  e  tuttauia, 
come  dice  il  Sig.  Aleandro,non  fi  troua  chi  gli  dia  a  Plutone, per  quan 
to  fi  fia  potuto  ofl'eruare.  le  Serpi  che  tirano  il  Carro  di  Cerere  io  mi 
ricordo  di  hauerle  vedute  cofi  fatte  di  rilieuo  in  vn  antichiflìmo  vafo 
di  Gioia .  &  in  vna  medaglia  antica  a  pprefTo  di  me  tirano  il  carro  di 
Trittolemo  fatte  in  quefta  maniera. 
Car.  1 91.        L^  Imagine  di  Aride  fi  vede  188.  cauata  da  vii  marmo  antico ,  che 
^'"*      ftiinRoma,&  da  vna  gioia  di  Annello.  tuttauia  effendofene  trouata 
vna  in  Fiandra  gl'anni  paffati  affai  bella  ho  voluto  ripòria  in  ^uefi© 
luogo. 


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Airimagini  de  i  Dei .    537 

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5  3  S  Aggionta 


Et  chi  pili  ne  vuol  vedere  pnè  leggerne  a  baftanza  in  vn  noftro  Com-' 
mentario  ftarr  paro  in  Parigi  &  riftampato  in  Vcnetia  con  titolo  M. 
D.  M.  I  &  Attidis  ir  itia.  &  vna  fìmile  ne  ha  il  Sig.  di  Peire/c ,  Corfi- 
glicroRcgioin  AyxdiPro!  en2a,dotrilJìno&  nobiliflìnio Signore, 
ira  la  Tua  è  in  geflo  più  cor  citato,  &  di  volto  più  rozzo .  con  quella-* 
di  Fiandra  fu  trouata  vna  mano  della  medcfnna  materia, cioè  di  brò- 
do, la  (}ua!e  io  ho  pure  /piegata  nel  fopra  citato  Libretto 


Airimagmi  de  i  Dei.    5  3  p? 

c^pty»     s-c^'»     «isSi*     «<e^     r^^     f/^si* 


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Airimagini  de  i  Dei.    5  41 


Chi  ha  qualche  conformità  con  vna  mano  pofta  fopra  vn'Ha/la  del 
Dio  Tillinojdicb.iarata  &  efpofta  dal  Sig.  Octauio  Rodi  nelle  ilic  me- 
morie Brefciane  a  facciate  128.129. 


Ma 


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5  4  2  Aggiorna 


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Alllmagini  de  i  Dei.    543 


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Ma  perche  il  Sìg.  Girolamo  Aleandro  mi  ha  fauorito  di  fcriuermi  il 
'  fuo  parere  intórno  alla  maHO  di  TornaXidiuerfo  alquanto  da  quello , 
ch'ione  horuit»o,non  ho  voluto  frau^darne  i  ftadiofi  che  hanno  gu- 
/lo  di  quefta  erudita  cognitione.  ferine  egli  così.con  occafione  di  ha- 
uer  confi  Jerata  l'operetta  di  V.  Sig.  piena  di  belliflì.na  eruditionc^ , 
non  lafcierò  di  dirlijche  la  mano  di  broazopotc^bbi  etfcre  ftata  fat- 
ta da 


544  Aggìònta 

ta  da  alcuno  per  fua  deuotione,  liqiiale  fofìe  initiato  così  ne  i  mìfteri 
di  Cibclc ,  come  d  Ilìde  &  anco  di  Bacco,  parendomi  che  a  tutti  i  tre 
portano  fpettare  le  figure  in  effa  comprefe.perche  non  ha  dubbio,che 
a  Cibele  fpettano  la  Pigna,i  Flauti,  e  i  Cembali,a  Bacco  la  Falce  da_» 
rendemiare^il  Veretro,  ilquale  può  mcdefimamente  appartenere  ad 
Ifìde,  per  quello ,  che  fu  fcritto  d'Ofiri.  Il  Tirfo .,  che  Tirfo credo  fia 
quello,che  V.Sig  chiama  fccptrum  Tinca  ìnfignìtum,  perche  ne'  mura- 
ri antichi  ho  olTcruato  efler  della  medefima  forma  i  Tirfi,  che  tengo- 
no in  mano  le  Baccanti .  può  anco  à  Bacco  appartenere  la  Cetra,  che 
fi  vede  appreflb  la  falce  vinitoria .  Ad  Ifide  è  chiaro,  che  fpetta  il  Si- 
ilro,  e  forfè  ancora  la  mezza  Luna,  e  la  sferza ,  che  pafTim  fi  effigiaua 
in  mano  d'Oro,al  qual  Oro  fpetta  ancora  la  teftuggine ,  ih'mando  io 
verillìma  la  fpofitione  datali  dal  noftro  Sandeili ,  poiché  in  vn  libro 
didifegni,che  fu  di  Fuluio  Orfìno,c'hoggidì  fi  conferua  nella  Biblio- 
theca  Vaticana,  fra  gl'altri  diflegni  di  Statuette  dell'ifteflb  Oro  Har-= 
pocrate,  due  ve  n'ha,a  piedi  de'  quali  fi  vede  vn  Cane  e  vna  teftuggi- 
ne. Il  Serpente  come  a  V.Sig.  è  noto  può  riguardare  e  Bacco ,  e  Ifidc 
e  forfè  anco  i  mifteri  d'Attide,com'ella  difcorre.  fin  qua  il  Sig. Mean- 
dro molto  dottamente. 


S  •- 


541 

SECONDA    PARTE 

DELLE 

IMAGINI    DE  GLI  DEI 

INDIANI. 

^ggionta  al  (partavi  da  Lorenzj)  Tignoria^  l 

^If^^p-J^^,  E  R  O  D  O  TO  fenfato  fcrittore,&  nonZi 
\y^^^  -^^  COSÌ  bugiardo, come  volgarmente  è  tenii- 


^  to ,  parlando  dell'  Egitto ,  ferine ,  che  ha 

cofe  più  marauigliofe,  che  qua!  fi  voglia 

P^  [l^LX^LJ  ^    altro  paefe;  &  che  fopra  ogn'altra  partcLi 

\im   r^^TTìT^^TTF-^  l^       del  mondo,  fi  vedono  in  quefta  opere,  alle 

quali  Ir  penna  de'  Scrittori  non  arriua.  E 
veramente  queftad'Herodoto  non  fi  può 
chiamre  hiperbole,  vedendofi  piene  le  car 
te  e  facre  e  profane,  della  grandezza,  del- 
le forze ,  delle  ricchezze  di  quel  grandiliimo,  e  nobililiìmo  Regno. 
Ne  poca  fu  la  gloria  de  gl'antichi  Re  fuoi  ne  gl'acquifri ,  e  nel  porta- 
re intorno  le  armi  vittoriofe  (opra  i  popoli  e  circonuicini,e  molto 
lontani .  Poiché  &  di  Sefòlh'i  fi  legge ,  che  l'Etiopia,  la  Scithia ,  la^ 
Tracia,  iColchi&  bona  parte  deirAfia  minore  foggiogafle , &  dì 
Ainafi ,  che  la  Ifola  di  Cipro  rendeffe  tributaria .  Né  tempi  più  an- 
tichi (come  Ci  caua  da  Diodoro Sicolo)Ofiride  viaggiò  pe'l  Mondo, 
idai  deferti  confini  dell'India ,  fino  alle  fontane  deinilro,&  alla  vifta 
dell'Oceano  :  &  dVn'altro  ferine  Manethone ,  che  fottomettcfìe  alla 
fua  corona  i  Fenici ,  i  Medi ,  e  gì  Afilri .  Et  d'altri  in  fimil  propofito . 
molte  altre  cofe  fi  leggono .  Hora  fé  con  l'Imperio  di  queid  paflafle. 
ne'  popoli  foggiogati  la  Religione  ancora ,  mi  pare  fpropofito  il  liu- 
bitarne .  Racconta  Hcrodoto ,  che.quelli  di  Coleo  inqueita  manie-i 
ra  riceueflero  da  gì  Egitti]  h  circocifione ,  che  in  tal  mo^o  quelli  di; 
Fenicia  ,  &  di  Sona  ;  il  che  tutto  che  non  fofle  molto  vero  (  poiché 
de  gli  Hcbrei  in  particolare  fa  ppiamoqaello,che  ci  bifogna  credere), 
tuttauia  ha  molto  dd  ragioneuole  ;  poiché  è  coftume  de'  vinti  l'aco- 
modarfi a' coftumi  ,alle  vfanze,&  a' riti  de'  vincitori'.  Et  chi  sa, 
ch'I  culto  di  Ifide  appreflo  i  Sueui  in  Gi.rmania.noìato ancora  da  Ta- 
cito, non  hauelfe  origine  di  qua  ?  tanto  più ,  che  il  .fimuiacro  di,  lei 

Mm  appreflo 


54^5'         SccondPaarte 


appredb  qucfti  popoli ,  fatto  in  maniera  ói  fregata,  moftraiia  qual- 
che orma  delle  riffolutenaui^ationi  de  d'arditi  marinari  deirÉgìt- 
to .  Ne  lalciarono  quieti  gì' Egitti)  que'  popoli ,  che  fcoperti  &  do- 
mati alla  memoria  de' noftri  Padri  dalla  valorofiffima  natione  Por- 
toghefe  ,  fono  compren  fotto'I  nome  generale  d'Indie  Orientali  ; 
poiché  fcriae  ;  pure  Herodoto ,  che  Sefoftri  vinfe  i  popoli ,  che  fo- 
no intorno  al  Mare, che  hora  chiamiamo  Roflb,  (con  armata  di  Ga- 
lere grolle  diredìtno  noi  )  ,  &  che  penetrando  pure  innanzi  ntrouaf- 
fé  vn  mare  pieno  di  fècche  &  per  confequenza  non  nauigabile  ;  Ci  che 
fu  nccdlìtito  a  ritornarfene  in  dietro.  Palfaronopiu  oltre  i  Tolomei, 
animati  forfè  da  qu-ilche  fcoperta  de'  Re  precedenti ,  poiché  il  Fila- 
dclfo  liudiofo  d'inten  icre  e  vedere  cofe  noue ,  come  pure  lo  chiama 
Strabone,  mandò  vn  tale  Dioniso  Ricoprire  le  Indie,  che  ne  fcriiie 
poilibrierelitioni.  Et  Cornelio  Nepotc  racconta,  che  vn  certo  cu- 
dofib  fugendo  dal  Rè  Lathyro,vfcito  del  feno  Arabico ,  hoggidì 
Mare  dell  i  Meca  ò  mar  RoiTo,  andaife  tanto  aggirandofì ,  che  arri- 
uafled  Ciliz  :  rifiblutione,  che  moftra  commercio  e  notitiadjpaefe. 
E  forfè  quello  EiidoOTo  è  quel  medefimo,  che  al  tempo  di  Tolomeo 
Euergctenauigò  in  India  ,  &  in  molte  altre  parti  allhoro/incognite, 
come  per  teftimonio  di  Heraclide  Pontico  racconta  Strabone ,  che  fc 
ne  ride  però  per  certi  fuoi  argon  lenti  poco  (òdi  per  dir  il  vero.  Ma_^ 
quella  fu  vniuerfàle  bere fìa  de' Geografi  antichi,  di  tenere  perfauole 
tLJtte  le  narra  rioni  del  nono  Mondo .  E  trafmeffero  quella  loro  vana 
opinione  ne  gl'animi  degl'huomini  con  tanta  forza  ,  che  fino  gl'auo- 
li  nollri  fi  rifero  di  Narco  Polo ,  al  quale  per  ifcherno  addoflarono  il 
Cognome  di  Millione.  Et  Chri  Ilo  foro  Colombo  per  la  medefima  ca- 
gione fu  gran  tempo  riputato  pazzo.  Et  in  Vicenza  il  Carnoualele 
brigate  fi  jf^ceuano  maichera,  narrando  fpropofiti ,  ad  imitatione  di 
Antonio Pigafctta, che  l'anno  1522.  con  Magaglianes , palsò nci- 
1  Indie.  Continuarono i  Romani  padroni  dell'Egitto  quello  viag- 
gio ,  poiché  Strabone  fa  pur  mentione  del  tributo  Indico  j  che  al  fuo 
tempo  faceua  fcala  à  Capto  città  dell  Egitto .  E  bel  particolare  rac- 
conta Solino,  che  fotto  Tlmpeno  di  Claudio,  vn  Liberto  d'Annio 
Proclamo,  ch'era  Gabelliere  del  Mar  Rollò,  andando  in  Arabia, por- 
tato da  forza  di  vento,  in  capo  di  quindeci  giorni  prefe  terra  nell'I  fcv 
laTaprobana,  douedopo  fei  mefi  di  tempo ,  hauendo  in)parato  la 
lingua  del  paefe,  introdotto  al  Re ,  difie  poi  molte  cofe ,  che  haueua 
vedute  e  notate,  fra  le  quali  notabile  fu  la  marauiglia  di  quel  Re, 
che  nella  Moneta  Romana  coniata  con  diuerfi  volti  auuerti  nondi- 
meno il  pefomedeMmo,&  vniforme.  Racconta  le  medefime  cofe 
Plinio  ;  intornoche  mi  occorre  dire  ch'io  non  so  vedere  fopra  che  fi 
fondafl'e la  marauiglia  di  quel  barbaro,  poiché  fra  molti  Denari) 
Romani  ^  con  la  Bilancia  in  mano ,  pochilfmù  ne  ho  trouati ,  che  dtk  Ij 


Delle Imagini dei  Dei.    $47 

mede  fimo  pefo  fiano  ;  (  &  pure  ne  ho  pefato  &  maneggiato  più  dV 
no) .^a al  cafo noftro.  Solino,  in  confermatione  di  quanto  hab- 
biamo  detto ,  regiftra  il  viaggio ,  che  (ì  cominciaua  al  Tuo  tempo  in- 
Alexandria ,  per  l'India  j  &  di  quefl:a  defcrittione  di  Solino  fi  vede 
ancora  qualche  veftigio  nell'antica  Tancia  Itineraria  pub'icata  da 
A  B  R.  O  R  T  E  L I O  ad  iftanza  del  nobiliflìmo  Signor  M  A  R- 
CO  VELSERO  gentirhuoiuodirariii]mequalitd,alqùaIeilit- 
terati  non  hanno  quello  folo  obligo .  Arriano  con  tutto  ciò  niega , 
che  alcuno  fiaarriuato  mai  ifcopire  l'Oceano  perfettamente  per  la 
ftrada  del  Mare  Rofifo  :  ma  io  gli  credo  poco ,  hauendo  per  me  le  te- 
flimonianze  foprafcritte  ;  tanto  più  che  eflb'fi  riiliinge  d  tempi  di 
Tolomeo  il  primo  figliuolo  di  Lago;  &  di  Aleflandro  il  Magno. 
Concede  però,  che  HannoneCarthaginefeolafie  pafTare  le  colonne 
d'Hercole,  e  nauigafle  trentacinque  giornate  verfò  Leuante ,  ma  che 
torcendo  imezo  giorno,  fuperato  dalla  fete  e  dal  caldo  fé  ne  ritor- 
nale indietro .  Hora  le  gì  Egitij  haueflero  cognitione  dell'Indie 
Occidentali  ò  nò,  molto  c'è  che  dubitare  ;  tuttauia  Benedetto  Aria 
Montano  nel  fuo  Apparato  alla  BibliaReggia,  tiene,  che  la  terra 
Ophir  nominata  ne'  Libri  de  Re ,  &  nei  Paralipomeni  fofic  il  Perù  8c 
la  Noua  Spagna  ;  e  forfi  non  fi  difcofla  dal  vero  ;  che  fé  gl'Hebrei ,  & 
que'di  Tito  n'hebbcro  notitia,farebbe  impertinenza  il  dire,che  gl'E- 
gitij  nonThaucfifero ,  poiché  l'armata  di  Salamone  per  quel  viaggio 
s'apprefliaua  come  dice  la  fi:rittura ,  nel  porto  d' Afion  Gaber ,  apref- 
fbAilach,nel  lido  del  MarRoflb;  che  fi  pnòdireincafadegl'Egitrij. 
Io  so  bene ,  che  Cafparo  Varriero  Portoghefe ,  &  Cornelio  Vvytfliet 
di  Louanio  hanno  cercato  di  prouare ,  che  la  terra  d'Ophir  folle  Ma- 
laca  :  ma  so  ancora ,  che  ABR.  ORTELIO^  huomo  di  quella 
cfquifita  cognitione  delle  cofe  Geografiche ,  che'l  Mondo  sa,  ha  ab- 
bracciato l'opinione  d'Aria  Montano ,  e  rifiutata  quella  del  Variero, 
e  con  O  R  T  E  LI  O  tengono  altri  auttori  ancora .  Ma  Jafciando 
da  partcleauttoritd,  io  mi  voglio  valere  in  quello  propofito  d'^'ua 
congettura  non  ponto  debole,  &è,cheipopoli  di  quella  parte  di 
mondo  fi  fono  conformati  in  maniera  nella  fabrica  de  gl'Idoli  loro 
con  le  imagini  delle  Dcitd  Egittie,  che  niente  più.  Et  innanzi  gl'E- 
gitij  iovadodifcorrendo,chegrhabitaroridiquefi:i  pacfi  adorafle- 
ro  il  Sole ,  &  la  Luna  >  &  la  Militia  del  Cielo  ,  come  dice  la  fcrittara , 
che  fu  la  più  antica  forte  d'Idolatria ,  che  fi  vedeflb  mai  nel  Mondo  ; 
&  di  quella  ancor  qui  fi  teneua  memoria,  ne  fé  n'erano  fcordati  i  fuc- 
ceflbri ,  anzi  ne  haueuano  formato  vn  mifcuglio ,  che  durò  fin'all'in- 
troduttione  dell' Enangclio  .  Ma  per  dare  qualche  principio  à  que- 
llo curiofb  difcorfo,io  darò  qui  il  ritratto  di  Hcmoyoca  Dio  del  Me- 
xico ,  ch'era  appreffo  quella  milèra  Gentili»  il  loro  Gioue . 

M  m    2  Vo!e- 


5  48         Parte  Seconda 


Delle  Imagini  de  i  Dei.   549 

VOIcuadirequeftoin  quellldioma  tanto, quanto  il  Creatore 
del  tutto,  ouero  la  prima  caura,&  lo  chiamauano  ancora.* 
Hometeutle  ,  quafi  fignore  di  tre  dignità  ,0  (ignote  tre,ElioIo- 
mies .  Chiamauano  la  ftanza  di  quefto  loro  Dio  Narihnepaniuhca , 
che  volea  dire  fopra  le  noue  compofitioni,o  per  altro  nome  Homeio- 
cam,  cioè luoco del  fignor  trino.  Etquefti  fecondo  l'opinione  de* 
loro  faui  generò  con  la  parola  Cipatoual ,  &  vna  Donna  chiamata 
Xumoco ,  che  fono  li  due ,  che  furono  innanti  al  Diluuio ,  li  quali  ge- 
nerarono poi  Tocatiutle .  Et  di  qua  fi  vede  apertamente  quanto  fi* 
vero  quello ,  che  fcriue  S.  Paolo ,  che  le  cofc  inuifibili  di  Dio ,  dall'- 
homo fi  comprendono  bene  fpeflb  per  mezo  di  quelle ,  che  fi  vedono; 
poiché  in  mezoiquefla  barbarie  riluceua  pure  vn  poco  di  lume  di 
none  caufe  fuperiori,  che  noi  chiamo  Cieli, &  di  più  della  prima  cau- 
fa,nellaqualeadombrauano  così  à  modo  loro  l'ineffabile  miflerio 
della Santiiljma  Trinità .  Hora  quefto  Homoyoca  &  nelli  abbiglia- 
menti ,  &  nella  pofitura  io  direi,  ehe  foflc  tolto  poco  meno  che  di  pe- 
fbda  gl'Egitti] ,  appreflbd  quali  Ofiride  in  tale  maniera  fi  figuraua  , 
com.e  fi  vede ,  &  io  notai  già  nelJ'antichidìma  menfa  Ifiaca  del  Sere- 
niflìmo  Signor  Duca  di  Mantoua,rteli'orlo  della  qule  dicifette  volte 
fi  vede  vna  fimile  Imagine ,  variata  però  in  qu  anto  à  gli  ornamenti. 


M  m     5 


5  50        Parte  Seconda 

VN'altra  Imagine  di  Homopoca ,  o  di  fìmiledeitd  mi  è  venuta 
per  le  mani .  la  quale  però  altri  chiamano  di  Quetzalcoatl .  S<^ 
s'è  hauuta  fiiora  di  certi  fogli ,  che  furono  di  Filippo  "^inghernio  da 
Tornay ,  dottiflìmo  giouane .  &  eflb  afferiua  d'hauerla  cauata  c!a  vn 
Libro  grande^ch'è  nella  Libreria  Vaticana,compilato  da  F.Pietro  de 
los  Rios . 


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Delle  Imagirii  de  i  Dei.    5  5 1 

HAueu;ino  oltre  quefto  1  Mcxicaiii  il  Dio  Miquiclantecatle ,  che 
voleua  dire  il  Signore  dell  I.  ferno ,  per  altro  nome  Tzitzimitl , 
,  il  medefimo  che  Lucifero  ;  &  que  (lo  con  alcuni  altri  della  medefima 
clafTe ,  haueua  la  gamba  dritta  rannicchiata ,  &  lamanca  ftefa ,  con 
le  braccia  &  mani  Itefe  &  aperte  i  II  Dio  Yzpuzteque ,  cioè  il  Dia- 
uolo zoppo,  cheappariua  loro  per  le  ftrade,  co'  piedi  di  Gallo 9  il 
medefimo  che  Satanaflb  il  Dio  Nextcpeua ,  lo  fpargitore  della  cene- 
re .  Il  Dio  Contemoque ,  dettp  così  perche  piombafle  dal  Cielo  col 
capo  in  giù;  che  noi  lo  diremmo  Dianolo .  A  ciafcuno  di  qucfti  affe- 
gnauano  la  fua  moglie ,  e  he  faranno,  o  le  quattro  Parche  de'  Poeti,  o 
le  tre  Furie  de  medcfimicon  Proferpina,  ò  Perfefone,che  la  chia- 
mino. 


}Am   ^ 


Parte  Seconda 


Delle  imagini  de  i  Dei.  555 


4  ìf^ife 


FT  poiché  fiamo  entrati  nella  pfeudo  Theoloc^ia  di  qiiefta  bar- 
,    barie ,  non  fard  fuor  di  luogo  il  moftrare  ,  come  il  Demonio, 
Simiadi  Dio  s  andò  auantaggiando  per  imitare  la  più  fegnalata  at- 
t  tione  ,  che  vfaiìe  mai  dalle  mani  diuine,  io  dico  la  Redentione  del 
'genere  hamano.Rapprefentauano  in  pittura  quefti  vn'Ambafciato- 
redel  Dio  Citlallatonac(così  chiamauanola  edi  via  Lattea)manda- 
to  ad  vna  Vergine,che  habitaua  iuTulan  detta  per  nome  Chimalma, 
V  cioè  Rotella ,  alla  quale  diffe  l'Ambafciatore  ,  che  Dio  voleua  che 
c^a  conce piiTe  vn  figliolo;  il  quale  fu  concepntofcnza  congiorrtìmìe 
d'huomo,  &  fn  chiamato  Quetzalcoatle  ;  fì  che  qneflo  Ambafciato- 
'  re  fa'l  Gabriele  (  fé  cosi  e  lecito  à  dire  )  qiiefti  mifcri  ;  &  così  Satanas 
transligaratur  in  Angelum  lucis .  A  proposto  di  che  nota  l'Uluftri^ 
•  fimo  Cardinal  B  A  R  Ó  N  I  0 ,  con  I^auttorica  di  Tertulliano, che*l 
Demonio  nel  genrilermo  haueua  imitato  HBattefimo,  la  Chre'fìnia, 
e  fino  il  Sacro  Santo  facrificio  dv-lla  Mefiìi  ;  haneua  finto  il  Sommo 
Pontefice, loilatodelle  Vergini, loftato  de' Co'.itinenti.  Erio  al- 
troue  ho  auuertito  qualche  altra  cofa  notabile  in  fimile  particolare. 


554        Parte  Seconda 


^fVt       cvPSV^       cvP^       ffjg^ 


Delle  Imagini  de  i  Dei.    5  5  $ 

QVefto  è  iJ  ritratto  dell'Ambafciatore  /bpradetto ,  nel  q  lale  io 
ho  con  qualche  maraviglia  fatto  riflcflioncff ìpraTornimen- 
to  del  capo ,  che  è  molto  firmile  a  que'  cartocci,  che  gl'Egitij  ptanta- 
uano  in  capo  al  loro  Harpocrate ,  come  fi  può  vedere  neHa  /tatua , 
ch'iohoappreflbdime, regiftratadifopraàcar.  335.  Horaqufto 
Quetzalcoatl  fu  chiamato  ancora  Topiiczin ,  cioè  mio  molto  amato 
figliolo ,  e  dicono,  che  nafceife  con  l'vfodi  ragione  A'  che  fofle'l  pri- 
mo ,  che  cominciafle ,  ad  inuocar  li  Dd ,  e  far  loro  facrifìcij,  co*l  fuo 
fangue  medefimo ,  che  fi  cauana  dalla  perfona  con  fpine ,  &  in  altre 
maniere .  Haueua  già  la  Gentilità  del  noflro  Mondo ,  i  Bellonari) ,  i 
Galli  della  madre  de  gli  Dei ,  &  altri  fi  fatti  che  fpargeuano  fangue  ; 
maqueftifu  forfè  più  antico, tutto  che  difcepolo  delli  medefima 
fcuola .  Chiamauano  coftui  il  Dio  del  Vento,  e  perciò  Motezuma , 
all'arriuo  de'  Legni  di  Ferdinando  Cortefe ,  /parfe  voce ,  che  in  quel- 
l'armata vcniua  il  Dio  Quetzalcoatl,  perche  il  volgo  non  hauefle  oc- 
cafionc  di  tumultuare  ;  &  i  fuoi  Tempij  erano  rotondi ,  che  eflb  ne  fu 
l'inuentore .  Quefèi  tempi]  erano  detti  nella  lo.o  lingua  Qucs  :  Se 
erano  caie  di  orationi  di  quattro  forti'i  nella  prima  digiunauano  li  Si- 
gnori &  più  nobili  del  popolo  ;  nella  feconda  la  gente  coramunc;  nel- 
la terza  chi  ftaua  non  leuaua  mai  l'occhio  dalla  terra  ;  nella  quarta  fi 
mandauano  i  peccatori  &  huomini  di  mal  affare.  Attribuiuano  i  Me- 
xicani  à  coftui ,  come  habbiamo  detto ,  &  alla  loro  indù  Oria,  la  ma- 
niera dei  Tempi)  alti ,  ch'erano  in  quelto  paefe .  Perche  doue  non-* 
eran  arriuati  l'Imperio  &  la  politia  loro,  fi  fèruiuano  i  padani  d'Al- 
tari fatti  di  terra  ne'  Bofchi,  o  nelle  cime  de'  monti ,  che  erano  à  pun- 
to Luci ,  èc  Excelfa  della  fcrittura  facra .  Chi  più  vuole  vedere  i:i cor- 
no à Qoetzilcoatllegga Francefco  Lopex de Gomara  nella  conqui- 
fìa  del  Cortefe ,  &  fé  bene  quefto  Autoreè  in  qualche  cofi  differente 
da  quello ,  ch'io  racconto ,  tuttania  quello ,  ch'io  dico  lo  ho  da  buon 
luogo,  come  dirò  più  à  baffo,  ne  pretendo  però  di  violentare  il  let- 
tore ,  ma  lafciare  libera  à  tutti  la  credenza  &  l'opinione ,  che  fia  det- 
to vna  volta  per  fempre .  Et  in  vero  quefta  faperftitione  fece  fi  pro- 
fonde radici,  che  ancorché  haueffero  gl'Ethnici  Tempi]  nobiliffimi 
per  ricchezza  e  per  fabrica,nientedimeno  ntcenero  oilinatifTimamcn- 
tei  Bofchi  &  le  cime  de' Monti,  doue  rhorrore&  il  fito  inuitau.inoi 
fuperftitiofi  al  culto  delle  falfe  loro  Deità,  Euandro  appreffo  Vii- 
giìio. 


In  quefto  bojco  y  e  la  ve  quefto  ìnonte 

E  pia  fì'ondofo ,  vn  Dio  (  non  ft  fa  quale  J 
Ma  certo  habita  vn  Dìo» 


Pom- 


5^5        Parte  Seconda 

Pomponio  Mela  racconta ,  che  in  Etiopia  certa'  cima  de  Monti 
per  quefto  rifpetto  era  detta  carro  de  gli  Dei .  Le  fbmmitti  de'Mon- 
ti ,  Emo ,  Olimpo ,  Atos ,  Ida  erano  in  ftima  grande  apprefTo  i  Gen- 
tili per  la  medefima  ragione .  E  bel  punto  tocca  in  quefto  propofito 
Thcodoreto ,  che  doue  altre  volte,  ne  Ile  altezze  de  Monti  haueua 
fiorito  l'abominatione ,  i  Chrifìiani  haueuano  introdoto  i  Chori  de 
Monaci ,  che  nelli  alloggiamenti  medefìmi  del  nemico  haueuano 
piantata l'infegna  vittoriofa  della  Croce ,  e'I  trionfo  del  Crocififfo . 
Tanto  fece  il  gloriofo  Patriarca  de  Monaci  Occidentali  S.  Benedetto, 
che  come  racconta  S.  GregoriOjdiftrulTee  rouinò  nella  cima  di  Mon- 
te Cafino  il  Tempio  d' Apolline ,  &  abbmggiò  i  bofchi,che  all'intor- 
no con  la  foltezza  nafcondeuano ( per  cofi  dire)  e  mantellauanolc 
pazzie  de*  gentili .  Ma  ritorniamo  à  Quctzalcoatl,la  irnaginc  dei 
quale  era  figurata  in  quefta  mafiiera . 


Ne 


Delle  Imagitli  de  i  Dei.    557, 


5  5  8        Parte  Seconda 

NE  gli  ornamenti  di  quarta  fìgur:i  io  noto  quattro  cofè  degne  it 
mio  giudicio  d'eflere  auuertite  nella  materia,che  trattiamo.!» 
prima  è  quell'apice  in  figura  di  meta,che  tiene  in  capo,della  qualefi- 
gura  il  demonio  fi  feruì  &  nelle  cerimonie  di  Cibele,  &  nel  tempio  di 
Venere  in  Pafo,&  forfè  la  Pietra  manale,  della  quale  fi  feruiuano  nel 
tempo  della  ficcità  per  impetrare  la  pioggia  dal  Cielo  non  era  di  fi- 
gura molto  diilìmile  .  La  feconda  è  il  Lituo,  che  tiene  nella  mano 
deftra ,  dato  da'  gentili  a  gl'Auguri  loro  e  tenuto  in  tanta  riputatio- 
ne .  La  terza  il  Cornucopia ,  che  gli  fi  vede  inanri  a  piedi ,  che  fari 
flato  appreflb  quefti  più  filmato  fenza  dnbio ,  che'l  fauolofb ,  o  d'A- 
cheIoo,o  della  Capra  Amalcea.  La  quarta  più  notabile  &  più  ri- 
guardeuole  dell'altre  è  la  figura  della  Croce,  che  fi  vede  in  tre  luochi, 
due  nel  mantello ,  &  vna  nel  corpo  dall' Incenfiere,  che  così  chiama- 
nano  i  paefani  quello  che  noi  habbiamo  nominato  Cornucopia .  E 
veramente  che  quella  non  fia  Croce  io  non  dubito  punto  j&quefto 
tanto  più ,  quanto  fi  vede ,  che  noflro  Signore  Iddio ,  per  Tua  miferi- 
cordia ,  fece  flrada  grande  alla  preparatione  dell'  Euangelio  in  alcu- 
no di  quefli  paefi  .  In  Acuzamil  vna  croce  Ci  riueriua  fopra  modo  da 
quelli  Idolatri  :  nelle  ficcità  particolarmente  &  nel  bifogiìo ,  che  te- 
neuano  i  (èminati ,  d'acqua  ;  &  lo  racconta  il  Vvitilict  nella  fua  rela- 
tionedilucatan  ilquale  aggionge  per  teflimonianza  di  Pietro  Marti- 
re d'Anghiari  Milanefe  ,£he  raccontauano  i  paefani,come  queflo  ri- 
to era  flato  lafciato  in  quelTIfola  da  vn  huomo  più  rilucente  del  So- 
le ,  che  morì  in  Croce ,  e  pafsò  per  la  al  tempo  de  maggiori .  E  ben 
vero ,  ch'io  non  trouo quelle  cofe  nd  reflo  di  P.  Martire ,  poiché  egli' 
dice  nelle  fuc  Deche  Oceaniche  ftair.pàte  in  Bafilca ,  che  i  Cozumel- 
Jani  erano  circoncifi ,  e  narrauano  d'hauere  riceuuto  la  circoncifionc 
da  vn  tale,  che  pafsò  molti  anni  fonoper  Jd&c.  pV^raciòilmedefi- 
moVvitfliet  racconta  per  detto  del  Gomara,  che  i  Cumani,  che  fu- 
rono fcoperti  già  vicini  al  Perù  non  lontani  dal  N^arc ,  honorauana 
la  Croce  di  S.  Andrea,  &  fi  fegnauanocontrale  apparitioni  de'  De- 
moni] &  metteuano  la  Croce  addofìbi  figliolini  loro  ;,  fiibito  ch'era- 
no nati .  Molte  akre  co/è ,  che  feruirono  per  ifpianarc  la  flrada  al- 
l'Euangelio ,  racconta  il  Boterò ,  che  le  ha  fludiofaniente  raccolte . 
Hora  fia  come  iì  veglia ,  notabili  fono  qnefle  Croci  di  Topiiczin ,  8C 
degne  d'eflere  auncrtite  da  chi  à  compofio  vltimamente  vn  molto 
groflb  volume  della  Croce^in  lingua  noflra .  Et  in  propofito  mi  fou- 
iiiene  di  notare ,  come  vna  fimilifiìma  fé  ne  vede  in  vna  ranflìma  Me- 
daglia di  Coflantino  il  Grande ,  non  publicata  ne  auuertita  da  alcu- 
no ,  ch'io  fappia ,  à  quefl'hora ,  della  quale  ho  pollo  il  diiTegno  per 
hauerla  io  apprefTo  di  me .  . 


Et 


Delle  Imagini de  i  Dei.   5$p. 


j^o        Parte  Seconda 

O  rtinio  non  poco  quefta  Medaglia ,  poiché  pare,  che  molti  fi i^a- 
no  accordati  à  credere ,  che  à  Colhntino  apparJiTe  il  fegno  della 
Croce  maria,  (come  fcriuono  tutti  gl'Hiftorici  Ecclcfiaticidi  que* 
ten-.pi)  nelle  due  prime  lettere  del  nome  di  CHRISTO  fcrittoin 
greco,  come  port. 'fono  poi  nei!  Infegna  maggiore  dcll'eflercito  gl'- 
Imperatori fcgiieiiti .  Et  veramente  la  congettura  non  e  irragione- 
uole ,  iì  per  la  rarità  delle  Medaglie  di  Coftantino  con  la  Croce.fT  peti 
lateftJmoni  inza  di  Coftanzo  Tuo  fij^liuolo,  che  fece  battere  monete^ 
come  qui  Tetto  col  motto  HOC  SIGNO  VICTOR  ERlSi 


'"^'T^^'^'^^^'^^'^'^'F^:^  '^  >;;=!j^  x<=^-^  V7S(s4 


Tutte 


( 


Delle  Imagihi  de  i  Dei.   5  6 


I 

T-Vttc  le  fopra  regiftrateimagini  con  le  noticie  jjrincipalidi  efìe , 
accrcfciute  però  da  me  con  qualche  raifrontò  Hiftorico ,  &C- 
lo'ParalIeli  delle  antiche fiiperflitioni  d'altri  popoli,  io  le  ho  ha-, 
Bute  dairilluilrirs.  Sig.  OTTAVIANO  MALIPIERO  Senatore 
[^rauiiiìmo  &  d'amabiliflima  placidird  di  natura.  Furono  per  quan- 
to ho  intcfo  del  Cardinale  AMVLIO  gloriofa  memoria .  &  io  le  fti- 
mao  aflai  più  che  alcune  altre  narrationi  d'huomini  poto  verfati  cho 
Iv'anno  in  volta ,  &  fi  leggono tutto'I  dì .  Vado  confermando  tutta.^ 
quefla  mia  congettura  della  religione  di  qucfti  paefi  conforme  all'E- 
gittia ,  con  quello,  che  fcriuc  Francefco  Lopez  di  Gomara ,  cioè  che  i 
Mexicani  rpiegauano  i  concetti  dell'animo  loro  con  figure  fìmili  d 
Mieroglifi  dell'Egitto.  Scriuein  conformiti  Pietro  Martirc,che  i  ca- 
ratteri delle  fcritture  loro  fono  DadijHami,  Lacci,  LimcjScellc  e  cofe 
fi  fatte  diftefe  in  righe  all' vfanza  noil:raj&  che  imitano  le  antiche  let- 
tere dell'Egitto .  Et  mi  ricordo  ne'  fogli  del  Cardinale  AMVLiO , 
ài  vedere  fi  fatte  Pitture  con  le  efplicationi  loro  i  per  elle  m pio  dipin- 
geuano  vn  Cerno  per  l'huomo  ingrato  i  vna  pietra  con  vna  fpiga  di 
Mahiz  fccca  fopraui  perla  fterilitd  ;  vna  Lucertola  per  l'abondanza-j 
d'acquajvna  canna  di  Mahiz  verde  per  Tabondanza.  Aggiongo  che 
il  medefimo  Gomara  fcriue,  che  nel  Mexico  ibpra  la  capella  d'alcuni 
loroldoli  principali  tcneuanola  ftatua  d'vn  tale ,  ch'eflb  non  nomi-. 
,  na,  comporta  di  quante  forti  di  femi  erano  in  vfo  nel  paefe  s  d'oro ,  di 
gioie,d'abbigliamenti  e  cofè  fimili  impaftate,  &  ammaflcìte  infieme  • 
Il  che  m'ha  fatto  fouueni re  lafabricadel  fimulacrodi  Sarapideap- 
preffo  gì' Egitti  j ,  raccontata  da  Clemente  Aleffandrino ,  nella  quale 
furono  pofti  in  opera  fragmenti  d'oro,argento,  ramejferro,piombo , 
marmo  ^  e  gioie diuerfe.  Similmente  il  ferbare  i  cadaueri  de' morti , 
•anto  de' grandi ,  quanto  de  gli  antenati  per  venerationc,  come  rac- 
conta Pietro  Martire  in  più  luoghi ^non  è  v/ànza  Egittia  ?  Et  perch^ 
fuor  della  Galleria  del  Sercnifs.  dì  BAVIERA  io  ho  hanntb  alcuni 
difegni  d'Idoli  del  Mexico ,  però  daranno  regiilrati  quifetto  vn  dò? 
pò  i'a'tro  « 


N  n  Qucfto 


Parte  Seconda 


teV   ;jy>)  ^\Us/*J  '*V:Jr£>        -5Vi^«^  (*\^Jf*> 

-,  «t\i5M>       <tw^      «i/\55^^      (t^^ìjk>      <ìas5a^       «■ 

QVtRo  primiero  nell'acconciatura  di  capo  èmokofìmile  allo 
ftrauaganie  Egittie,anzi  che  quella  coda, che  gli  cfce  fuora  del 
Biciito  lo  fa  in  rutto  e  per  tutto  eguale  in  quefta  parte  a  quella  figura 
della  menfa  inaca,che  io  nella  efplicatione  di  effj, chiamai  altre  vol- 
te Oro  .  Et  cofa  di  quefta  fatta  fi  vede  in  vna  mia  antichifiima  Cor- 
niola ,  il  difegno  delk  quale  ho  fatto  rapprefentare  nella  foprapofta 
Tavoletta.  L'altro  Idolo  io  direi,  che  fofle  cauato  dal  Cercopitheco 
d'Egitto, poiché  ha  più  figura  di  beftia ,  che  di  hoaio, 

NeMa 


Delle  Imagini  de  i  Dei.    $6^ 


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Nn    a        Et 


554        Parte  Seconda 

NElIa  foprafcntta  Galleria  air  vno  &  all'altro  de  gl'Idoli  detti,  è 
Hata  affilTa  vna  breiie  diceria  in  lingua  Spagnola  di  quefto  te- 
nore ;  Idolo  adorato  nella  Citti  del  Meffico»che  fu  mandato  dall'In- 
die al  Card.  FRANCESCO  XIMENEZ  Arciuefcouo di To»' 
ledo,  &:  Fondator  della  Vniuerfitàd'Alcali  d'Henares  ;  con  teflimoH 
nianza  autentica ,  che  il  Demonio  fbleua  parlare  per  quello  ben  fpcf- 
Co.  Et  quefti  due  Ritratti  (  per  darne  la  lode  à  chi  viene)  fi  fono  hau- 
uti per mezo del nobiliflìmo  Signore  GIO.  GIORGIO  HE- 
R  V  V^  A  R  T  O  confìgliere  intimo  di  quell'Altezza,  homo  di  /ingo- 
iare letteratura .  Et  in  fomma  per  tutto  quefto,  che  chiamano  nouq 
mondo ,  tanto  nell'Occidente  quanto  neirOriente,  io  ho  aucrtito 
tanta  la  conformiti  fra  le  fuperftitioni  Egittianej8:  quelle  del  Paefc, 
chehohauutoa  marauigliarmi  alcune  volte.  Scriue  vn  Padre  del 
Gicsù  fin  del  1555,  di  Goa ,  d'hauer  ofleruato  vn  Pagode  di  quei 
pacfi ,  nel  quale  fi  vedeua  vna  ftatua  con  tre  capi ,  tregambc,tre  ma- 
ni, &  che  fì.  chiamauail  Pagode  dell'Elefante  ;  &  deli  5<^o.  il  Padre 
Lodouico  Forcs  racconta ,  che  vn  Idolo  nel  pacfe  di  Goa ,  detto  per 
nome  GanilTone,  ha  pure  il  capo  d'Elefante  ;  &  ne  racconta  il  perche 
in  quefto  modo .  Narrauano  (  dice  eflb  ) ,  che  effendofi  congionti 
in  matrimonio  Adamo ,  &  Eua,ne  hauendo  ancora  ri  ce  unti  figlioli, 
che  venne  bi  fogno  ad  Adamo  d' vfcire  di  cafa  per  certa  facendaj  hora 
attendendo  Eua  a  non  fo  che  fuo  bifogno  manuale, cominciò  à  fuda- 
re ,  &  vfcendoglienc  in  copia ,  fi  mife  à  ieuarièlo  con  la  mano  tanto 
dal  capo  quanto  dalle  braccia,  nefinì  di  correre,  che  quefto  fudorc 
in  mano  li  diuentòvn'huomo  di  perfetta  ftatura.  Ritornato  Ada-* 
mo  a  cafa,&  ingclofitodi  vedere  con  la  moglie  vn'altr'huomo^ch' ef- 
(bnon  fapeua  chi  fi  foffe ,  diede  di  mano  ad  vna  fpada  &  ammazzò 
fuo  figliolo,  ma  pentirò  poi,  ^  rifaputo  il  fatto  da  Eua ,  tagliato  il 
c^poad  vn'Elcfanteloinneftò  foprail  cadauerodelfighuolo;&  co- 
si hebbe  vita ,  &:  in  tal  figura  fu  canonizato  poi  ;  e  la  fauola  ad  ogni 
modo  è  bella  ;  &  ad  alcuno  parerà  forfi  d'hauerfi  fognato  altre  volte 
accidenti  fimili,  ma  non  cosi  di  propofìto  fpropqfit^ti 


Ee 


Delle  limagini  de  i  Dei.   ^  55 


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ET  queflecompofìtionid'huomo,  &  di  befìia  non  fono  d'akm 
religione  j  che  di  quella  d'Egitto,  come  fi  può  vedere  nelle  an* 
ticaglie  di  quel  Paefe.  Nel  Giapone  (o  pure  vogliamcOiapan)  non 
^cranodiftormitaKuoori.  Scriiie il  fopradctto Padre, del  1565  ^  che 
vicino  a  la  Qtt^  di  Vleai  o ,  in  certo  Tempio  fi  vede  uano  mille  ima- 
ginidt  Cànone  figliolo  d'Amida  (era  Amida  Diofórafiitro  non  dal 
Patr/c  intiodottoui  da  Xaca  Chmefe  folenne  ciurmatpre).  Erano 
quefteiniagini  ben  fatte,  di  faccia  gentile,  con  vna  moltipliciti  di 
braccia ,  e  mani ,  de  con  certe  altre  Hioftruofitd  j  come  fi  vede  i.ella 
ÉgHra  fottc/fcritta .  Nn    3         Et 


$66        Parte  Seconda 

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ET  queftediiefigiTreqiiantos'accoftinoipenfìeri  JeJIi  Egitti) 
non  è  neccfTario  \\  prouarlo.  Nella  medefima  Cicti  ài  Meaco  /ì 
vedeua  altre  volte  vna  ftatua  di  Amida  con  l'orecchie  forate ,  mezi 
nuda ,  e  liana  à  federe  fopra  vna  gran  Rora,come  alrroue  la  ftatua  di 
di  Xaca  fatta  di  metallo  tolta  in  mezo  da' figlioli,  l'vno  chiamato 
Canone ,  l'altro  Xixi ,  pofta  pure  à  federe  in  vna  ampia ,  e  vaga  Ro- 
fa .  Simile  pofitura  dauano  gl'Egitti]  à  Sigalione  onero  Harpocratc 
lore  D;o ,  come  fi  vede  in  vn  Diafpro  anticg  apprelTo  di  me . 

Dei 


Delle  Imagìni  de  i  Dei.   $67 


DEImcdelìmoAmìda pure,  non  lontano  da  Meaco,  fi  reàQusL 
vna  gran  ftatiia  in  habito  di  Brachmane ,  con  l'orecchie  fora- 
ie,  col  mento  &  col  capo  rafo;fopra  la  ftatoapendcuanodal  tetto, 
in  maniera  d'ombrella,molti  fonagli  attaccati  a  catene.  Intorno  al- 
la ffiedefìma  faccuano  quafi  morefche  alcuni  foldati  armati ,  &  altre 
€gurcde*Mori,d'vnaftrcga,&dibrnttiflìnii  Diauoli;di  più  vi  G. 
v«de»a  Vimagine  d€l  Ventole  del  Tiiono/ormatc  in  hcmbile  figura. 


Nn     4 


Et 


558         Parte  Seconda 


ET  perche  ancara  di  là  il  Demonio  haueua  introdotte  Academfe, 
&  Studciìti  j  in  vn  Tempio  fabricato  ad  effetto  di  approuare  te 
graduare- quelli  che  Io  meritauano,flyedeua  la  figura  del  Dio  delle 
lettere ,  &  della  Eruditione ,  ch'erala  Lucetta  o Ramarro .  Di  quc- 
i^o  non  a  vedcua  ne  flatua ,  ne  Altari ,  ma  la  figura  fola  nel  fofEtto 
del  Tempio ,  fatta  in  giro  &  in  forma  rotonda,  come  gì' Egitti j  rap> 
prefsntauano  per  il  Serpente  l'anno  » 


Delle  Imagini  de  i  Dei.  55p. 


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5/0         Parte  Seconda 


IL  vìi  nominato  Filippo  >J?'inghomio  in  certo  fuo  foglio  dife- 
gtiè  pii  1  Tenr  pij  d'alcune  Dciti  Giaponcfi,  fituati  fopra  alcuni 
alti  li;  pi .  &  raccortaua  dhaucrli  canati  dalli  Pittori ,  che  gì' Aro  b»- 
f  cÌAtori  Giaponefi  portarono  i  donare  a  Papa  Gregorio  XIII* 


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Delle  Imagini  de  i  Dei. 

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MA  mentre  io  andane  cercando  &  intendendo,  per  arrichire-» 
quello  niio  difcorfo ,  tutto  quello  che  potcua  fare  a  mio  prò  • 
pofito , mi  venne  innanzi  per  diligenza  del  Sig.  GIROLAMO 
ALEANDRO  il  giouane ,  viua  e  compita  imagine  del  grande-» 
GIROLAMO  ALEANDRO  Cardinale  Jl  difegni»  d'rn.. 
Idolo Giaponefe  canato  dall'Originale ,  che  in  Roma  fi  conferma  ap- 
preso i  Padri  del  Giesù ,  &  era  quello  medefimo ,  che  rendeua  le  ri- 
fpofte ,  ouero  oracoli  a'  gentili .  Il  nome  è  Maloco  ouero  Malocho , 
del  qua  le  io  non  mi  ricordo  hauer  letto  cofa  alcuna  apprefTo  quelli, 
fhebaQno  tocco  Iccofedi  quelipaefc; 


57  2        Parte  Seconda 

G^^^y»      «^2v^      <r/2^       tf^p^      tf^^   '  •^^ 


DI  quefto  Idolo  io  non  faprci ,  che  mi  dire,  fé  non  che  pare,chc'l 
Demonio  fi  fia  feruitoddla  maniera  delle  imagini  noftre ,  per 
imprimere  ne  gl'animi  della  Gentilirà  di  quei'paefi  ,  li  Tuoi  inganni.: 
Era  quefto  Idolo  della  grandezza  appunto,  che  qui  fi  è  ritr.itta  tutto 
di  legno  dorato ,  eccetto  la  corona  ch'è  d  i  rame  colorato  d'oro  ;  e  di 
lame  pur  fono  le  infule  (  per  dir  cosi  )  che  dal  .cappelletto  dipendo- 
no. Il  cappelletto  è  di  l.gno,m:i  colorito  d'azzuro  .  Etqiieltaima^ 
gine  :  come  ho  detto ,  mi  f  ce  non  pocomarauig  i^ìre  per  là  compo- 
ftczza ,  che  fi  vede  in  cflTa^di  hiicrenza,  &  non  lo  che  deuotjone  .  M4 

reiiai    • 


Delle Imagini  dei  Dei.  573 

fcllai  più  flupito  poi^qnando  per  la  efatta  rollecitudine  del  medefi- 
moSig.    ALEANDRO  mi  capitarono  alle  mani  quattordcci 
i  Idoletti  del  medefimo  Pae(è.,  chequi  (òtto  per  ordine  fi  regiftrano . 

^^^_      <^^-^      ^^'      ^€1 


-^\-à^t)'  '^^u{^'  -^>=/*j-  WS^^"^^^3 

e\S5^5.      e^'jM»       eAS5A5      <tA5^ 
E  circonftanzc  loro  ce  le  diri  chi  le  mandò ,  che  così  me  fcriue 


ìlrò 

5^- 


OVeft'Idolo  è  caino  ,  col  volto  ridente  in  maniera ,  che  moflra  i 
denti ,  ha  nud  i  il  braccio  e  la  fpalla  dritta,ha  le  mani  incrocic- 
chiate y  la  carnagg'.on  fua  è  di  color  ordinario  di  carne ,  la  toga  ò  fo^ 
praueried'orotempefl:atadip'.nccro{fe,e  moitra  effer  foderata  di 
Verde ,  la  tonica  ò  vefte  di  fotto  è  di  color  lionato ,  o  roiiano  ricama'- 
ta  d  oro .  Il  cerchio ,  che  ha  attorno  il  capo...  è  difijo  di  rame ,  Ci  co^- 
I3Q(;  hanno  anche  il  ^.  il  5 .  e'I  p. 


574       Seconda  Parte 


.   ^i   efe^v5       e^jf?       afcSoJ^       ifes^ 


HA  la  camaggionc  di  colore  roflìflìmo  dipinto  di  Cinaprio,cioc 
il  volto,  il  collo ,  e  le  mani.  Il  cappelletto  è  cerchiato  di  color 
bianco,e'l  rcfto  lionato  vergato  d'oro, le  bende,  che  dipendono  fono 
dirame  indorato,  fi  comeancojl  cerchio,  che  ha  dietro  la  tei  ta_^. 
L'armatura ,  della  quale  è  veftito ,  e  tutta  d'oro ,  e  la  vefte  di  fotte  è 
verde;  le  calzette  fono  arurre.  Il  moftrnj  o  che  fi  fia ,  fotto  i  piedi ,  e 
della  medefinna  carnaggionc  rofia  con  y«  poco  di  giubba  bianca . 

fidi 


Delle  Imagini  de i  Dei.  755 


4 
4 

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4 


4 

4: 

4 


E  Di  fta  tura  nana,  di  colore  azurro  il  volto,  e  Je  mani  la  beretta 
nera  ;  ii  veftimento  verde liftato  d'oro, la  rofa  in  petto  è  d'o- 
ro ;  il  martello  o  che  fi  fia ,  che  tiene  nella  mano  dritta ,  è  d'oro .  Il 
/acce ,  che  tiene  fopra  la  fpalla  manca,  è  bianco  ;  le  fcarpe  fono  nere, 
paiono  due  botticelle  quelle ,  fopra  le  quali  fta  in  piedi ,  e  fono  gial- 
fc vergate  di  nero. 


HA  ilvoltodelfolito  color  della  carne;  il  cappello  nella  parte 
di  fopra  è  azurro ,  nelle  alette  rouefciate  è  dorato  ;  la  vefìe  di 
lotto ,  che  il  copre  il  petto ,  è  dorata  ;  la  foprauefte  è  azurro ,  ma  fo- 
derata di  bianco  intorniato  di  roflo  come  fi  vede  nella  parte  regna- 
ta. A.ìlcofcinofoprailqualeèpoftOjèpiirdi  color  bianco  lifla- 
^dÀTo^ro . 


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575        Secónda  Parte ^iì»^ Ci 

ì  «^rv^     c/-^     st^  . ,  <^^..     «'^S^      «^^^^ 


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Esimie  al  primo ,  fé  nqn  che  ha  pili  todo  il  volto  piangente,  che 
allegro.  Ja  parte  manca  della  /oprane  fta,  elicgli  copre  tincp  ii 
«orpo  daiianti,  è  d'oro ,  la  vefte  di  (otto  e  lionata .  Et  è  d'aniiertire, 
che  le  maniche  larghe  ^ono  della  velie  di  fotto.qnefto  ancora  e  caluo 
&  ha  le  mani  non  incrocicchiate  pedinatim,  ma  congiunte  à  dirittu- 
Ka ,  more  fupplicanuiim  • 


Tutta 


Delle Imaginì  de  i  Dei.  57^ 


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I» 

1*: 


Tyttn  la  carnaggìone  è  dì  color  azurrc,  i  capelli  e  le  fbptaciglie 
d'oro ,  il  piccolo  ornamento ,  che  porta  in  capo  è  nella  parte-» 
fuperiore  d'oro  y  nella  di  fotto  bianco,la  vefèe  e  d'oro  foderata  di  ver- 
de,  e  di  roflb  j  fono  di  rame  i  due  ftrojnenti ,  che  tiene  in  ambedue  le 
mani» 


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"P  Di  color  di  carne  ordinario  il  volto ,  e  le  mani ,  ha  il  cappelletto 
SZ  nero ,  il  veftimento  tutto  nero  ;  ina  che  moftra  cfìer  foderato 
di  rolTojIollromento  che  tiene  nella  mano  dritta  è  di  rame  indorato," 
Jl  cofcino ,  o  che  fi  fia ,  fopra  il  quale  ripoià,è  di  colore  di  fior  d  i  per- 
meo,ma  tempeflato  di  color  bianco . 


o<» 


Tutta'  <5» 


5 7 S    ir; (Parte  Seconda ^ 


^rl 


T  Vtta  la  carnaggfoneèrofllfnma  diplntadi  cenapriOjJìafèf  brac- 
cia e  fci  mani ,  nelle  quali  gli  ftrumenti ,  che  tiene ,  fonodi  ra- 
me dorato  ;mancandoiii  quelle,  che  haueua  nella  mano  finiflrafu- 
periore .  Sono  anche  del  medefìmo  rame  le  due  infule ,  che  li  dipen- 
^no  dal  capo ,  e  tutto  Tonato ,  che  li  fta  dierro .  Uclmo ,  che  ha  in 
teftainformadicapodiliooe,  è  doratela  banda,  che  dalla  Tpalla 
fìniftra  viene  al  fianco  diritto,  è  verde  ;  il  rimanente  della  vefte  èdcv- 
rato  con  punti  rolli  e  azurri .  Il  vaio  nel  cjuale  fta  lèdendo,  è  depiiv- 
todìcinaprio ,  mailpiede  èdorato.  Xi 


Delle  Imagìni  de  i  Dei.   57;^ 


LA  carnaggìonc  è  bianchiffima^e  in  luogo  de  capelJi  ha  folannen-. 
te  vna  leggeriffitna  tintura  di  vérde  rame  »  La  veftimeata  fono 
11  tutto  fimili  à  quelle  del  4. 


Oo     % 


Seconda  Parte 


Ji^^m 


^A^Qis      (j.-1o5a5      eA^5?s5      e^ì;^ 

Vedo  ancora  ha  Ja  carne  bianchiillma  come  di  geflb  e  del  me- 
dcmo  colore  è  il  bambino ,  che  tiene  in  braccio .  L'ornamen- 
to della  teiìa  ctutto  negro  ;,  ma  le  mfaìc  dipendenti  fono  di  rame  do- 
rato^  fi  cornee  aneoil  cerchio,  che  tieneintorno  il  capo;  ecosì  fo- 
no gli  altri  doi  feguenti  idoli.  Le  veiHmcnta  fono  di  vari  colori,  quel- 
la ,  che  li  copre  le  Ipalle  è  verde ,  la  foprauede  azurra ,  la  vefte  di  lot- 
to ,  che  non  arriua  d  piedi ,  è  dorata ,  quella ,  che  arriua  à  piedi ,  è  di 
color  di  iìor  di  pcrfico  fcarpe  fono  rofl'e  • 

La 


Delle  Imaginì  de  i  Dei.    581 


LA  carnaggione  è  di  colore  a2urro,l'armatnra  è  d'oro  con  varij  la- 
uori  di  lince  nere.Lafopraiieftejchefi  vede  dietro  le  fpalie,  e  rof- 
fa ,  ma  foderata  di  verde,  e  parte  della  fodera  è  qucUa ,  che  li  pende 
dauanti  notata  B.I  calzoni  che  gJiarrinano  ni  piede,  n^no  dor.ui ,  Il 
cappe  Ilo  e  rofTo ,  ma  i  diuerfì  ornamenti  delineati  con  l'inchioftra 
fono  ài  rame  indorato  fi  come  anco  gli  ftruir.enti,ehe  tiene  nelle  ma- 
ni, quelle  plana?  rotnnditates  (  che  hauerebbe  detto  Appukio)che 
ji  dipendono  dalle  vefìi  Te  quali  fi  veggono  anco  nelle  di'c  {èqiientì 
iliitnette  .  Il  moftro  medefiniawiente ,  che  ha  fotroi  piedi,  la  L\  car- 
ne aznrra ,  la  parte  di  veile  che  li  copre  fl  capo  ,  è  di  coler  lioi  ato  5 
Valtra  è  biacca .  O  a    %        E  alia; 


582        Parte  Seconda 


<tìtu^ 


E  Affai  fimile  al  proflìmamente  defcritto ,  fé  non  che  ha  il  colore 
ordinario  della  carne  tanto  eflb,  quanto  il  moftro,chc  tiene 
fotto  i  piedi ,  fi  bene  tira  affai  al  roflb  l'armatura  è  pur  d'oro ,  ma  la 
vefle  è  azzura  foderata  di  lionato  e  lionato  è  il  cappello .  lo  flromen- 
to ,  che  haueua  nella  naancina  eperduto ,  e  quello  della  mano  dritta 
èmezorottOe 

\  E  fi- 


Delle  Imagini  de  i  Dei.  5S3 


E  Simile  qnefto  ancora  ai  due  antedetti  ;  ma  la  carnsggion  Aia  e 
del  rofì-rofcttod  piedi,è  verde.  Javefte,  che  pende  da  ir.irma- 
twu  >  e  lionata,  fi  come  anche  il  cappelletto ,  che  tiene  in  tefta . 

Co    4        Tutt,i 


5S4       Parte  Seconda 


L. 


Delle  Imagini  de  i  Dei. 

TVtta  qiicfra  ftatiietta  tanto  nella  camaggìone.  quanto  nelle  ve» 
ftienel  vafo,roprailquaIenpofa,edorata,ecosì  la  fella,© 
che  fi  fìa  dell'animale  j  chela  porta .  il  cappelletto  è  azurro  ;  ma  le 
ducali,  eie  infide  dependenti  fono  dì  rame  dorate,  come  anche  gli 
{frumenti ,  che  tiene  in  mano .  L'animale  è  di  color  azurro ,  ma  la_» 
pancia  e  i  piedi  fono  ài  color  di  carne  humana .  La  bocca  è  roiVa ,  le 
ciglia ,  le  penne ,  che  ftanno  attaccate  foprai  piedi,  e  certo  fogliame 
che  gli  pende  dalla  tefì:a,fono  verdi ,  fi  come  è  anco  la  coda .  In  que- 
fti  tutti  mi  pare  di  veder^  gran  diuerfitd,in  alcuni  lo  fpirito  dclli 
Egittij ,  &  delli Orientali,in  alcuni  cofe  di  noftro  fare .  Et  (ùrCc  tan- 
to vuole  dire  chi  fcriffe  vna  Relatione  del  Giapone  in  lingua  latina  , 
ftampatainLouaniodel  i<^66.  nellaquale  fi  legge,  che  iGiaponcfi 
haueuanoimagincdiSantieSante  co' diademi  al  modo  noftro.  Et 
di  più ,  che  vfauano  dipingere  vna  donne,  con  vn  fanciullino  in  brac- 
cio ,  chiamata  Quaneuoa  ;  alla  quale,  come  à  communc  Auuocata, 
ibleuano  ricorrere  ne'  bifogniioro  i  paefani .  Et  di  quelle  imagini 
faranno  la  prima ,  la  quarta ,  la  ottaua ,  la  nona ,  la  decima .  L' Au- 
tore della  Relatione  vuole,  che  altre  volte  habbiano  hauuto  i  Gia- 
ponefi  notitia  della  legge  Chririiana,-&  è  penfiero  molto  verifimile  ; 
ma  che  l'Idolatria  poi  ofcuraffequefto  lume,  del  quale  in  qu£fi:efì;a- 
tue  ne  rimanelfe  alcun  vefligio .  Ma  fé  volefillmo  ridurre  quefie  cofe 
ancora  al  noftro  primo  penfiero,  non  ci  mancherebbe  che  dire.  Poi- 
che  del  Diadema  bafta  quanto  habbiamo  detto  nella  fpofitione  del- 
la menfalfiaca,  &  quanto  ne  ha  tocco  il  Sig.  GIROLAMO 
A  L  E  A  N  D  R  O  in  vn  fuo  eruditifiìmo^commentarietto  latino  nò 
Campato ,  &  la  Donna  ca'ì  fanciullo  è  tanto  fimile  ad  Ifide  con  Oro 
in  braccio ,  che  niente  più .  La  feconda  poi,fettima,vndecima,  duo- 
decima ,  decimaterza ,  &  decimaquarta  feruono  al  propofito  noflro 
anarauigliofamcnte . 

Vn'Iooletto  dell'Indie  d'Auorio  fornito  di  Gioie  tiene  fra  le  mol- 
te fue  pitciofè  curiofiti  il  Sig.di  Peirefc,da  me  tante  volte  nominato, 
&  non  mai  abaftanza  lodato,  io  l'ho  fatto  rapprefentarequi  iiì_, 
quattro  faccie .  che  cofa  polfa  fignificare  ce  lo  direi  forfè  il  Tempo  ,* 
Ottimo  manifeflatorc^i  tutte  le  colè  occulte» 


585         Parte  Seconda 


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Delle Imagini de i Dei.    507 


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SS       Seconda  Parte 


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Catalogo  di  cento  più  famofi  Dei 
De  gli  Antichi, 

con  la  loro  natii  ra,&proprieià.cauato  dal  Carta. 
li, Se  altri  Aucoii  trattanti  di  tal  materia. 

Per  Cefare  Malfatto  Padoano. 

Ttrnlra  Dea  delia  Sempiternità,  &  deJIa 
IiT)mortaJuà. 

Natura  Dea  deJJa  Pfodutionc>  &  Pro- 
crea tr  ice  di  tutte  Jecofe . 

Adad,  &  Adargare  appo  de  gli  AfTìrij 
DeideiJa  produttione,&  genera  tie- 
ne di  tutte  Je  cofe . 

4  Vranìo  Padre  vniuerfaledegli  Dei,  Diodd  Cielo,  ,&  dei 

firmamento. 

5  Cibele  ouer  Ope, detta  la  gran  Madre  vniuerfak  degli 

Dei  &  de  gli  huomim'jDea  de  ia  Terra. 

6  Saturno  D:o  del  Tempo  e  de  pouerijPadre  di  GiouejGJu- 

none^Nettuno,  &  Plutone. 

7  Gioue  Dio  de  gli  Dei  de  gli  Antichi  fulgurante,  &  tonan- 

te fopra  rHofpitio ,  &  iì  gioùare  o 

8  Marte  Dio  delia  Guerra^del  Va/ore,&  ddU  brauura. 

9  A-ollinedettoanco  Febo  e  Sole,  Dio  delia  luce  del  gior- 

no de  P^  eti,  ad  predirej&  deiriridouinare. 
j  o  Venere  Dea  della  beliexza^della  iibidine,&  della  hkluh^ 
1 1  Mercurio  mefla  ggiero  de  gli  D^i,  Dio  dell'Eloquenza^  de 


Ladri>6c  de  Mercanti  < 


12  Dia- 


it  Diana  Dea  de  bofchljde  Cacciatori,  della  Caftità>6s 

della  Virginità. 

13  Matura  ouero  Aurora ,  Dea  dell'Alba,  &  dell'Albore . 

14  Vefta  Dea  dell'Elemento  dd  fuoco ,  e  delle  facre  Vergini 

Vertali. 

1  j  Giunone  moglie ,  &  forella  d  €ioue.  Dea  dell'Aria ,  de 

Matrimoni) ,  de  Regni ,  &  de  Parti .  (  Mare 

1 6  Nettuno  5  &  Anfì trite  Aia  moglie^Dei ,  &  imperatori  del 

17  Glauco  Dio  Marino  di  augufto  afpetto, il  primo  delli  Dei 

marini  dopo  Nettuno . 

1 8  Tethide  Dea  Marina  belliflima  di  tutte  le  Dee  dopo  Ve*  i 

nere ,  &  la  prima  de  Dei  marini  dopo  Nettuno,  Anfitri- 
te ,  &  Glauco . 

1 9  Portunno  detto  anco  Palemone,  Dio  de  portiA  del  giun- 

ger faluo  à  cafa  de  nauiganti . 
&o  Caftore  1   Fratelli,  figli  di  Gioue>Dei  de  Nauiganti,del- 
fti   Polluce  J      la  Tranquillità  del  mare ,  &de  Caualli- 
3 1  Ifide  apo  de  gli  Egittjj ,  detta  Io  da  Greci,  Dea  de  Naui- 
ganti. 
■23  Eolo  Dio  de  Venti .  &  ddk  tempefte  maritime,  &  ter-- 

reftri . 
14  Cerere  Dea  Eleufina,inuentrice  dcìk  biade.  Se  della  col- 
tiuatione  de  campi . 

2  5  Bacco  Thebano  Dio  del  vino ,  &  fuo  inuentore  &  inuen- 

core  del  trionfo ,  fpaffi ,  &  folaztì . 

2  6  Buona  Dea  conferuatrice  de  femi ,  &  della  fertilità  di  tut- 

te le  cofe . 
27  Priapo  Dio  de  gl'Orti ,  &  della  natura  generatrice,  Scdd  i 

femc. 
&8  Vertunno  Dio  de  gl'Orti,  &  de  giardini ,  8c  anco  de  pen- 

ficri  humani . 

29  Pomona  moglie  d  Vertunno  Dea  degl'Orti  de  de  giardi- 

ni coltiuatricc  delle  piante . 

30  Fiora  Dea  de  fiori  e  vaghezze  ,&  della  Ragione  dcìlsu 

Primauera . 

3 1  Pane  Dio  de  Paftorij^  de  gli  greggi  inuctore  dei  Flauto  * 

3  a  Pluto  fanciullo  Dio  delie  Ricchezze ,  &  de  Tliefori . 

3S     Vulcano 


^3  Vulcano  Dio  del  fuoco  materiale  >  &  terreno,  fabricato- 
re  de  folgori  d  Gioue  • 

54  PiUfonc,Dio  dei]*Iaferno,dc  dannati ,  de  tormenti^ & 
delle  ricchezze . 

3  5  Profc-rpina  moglie  di  Plutone ,  Dea  dell'Inferno,  de  dan- 
natilo^ della  fertilità  della  Terra. 

3  6  Caronte  DiOjba re  ìrolo  deirinferno  fopra  il  fiume  Ache- 
ronte traghetta  l'anime  de  dannati. 

37  G  U'Jici  rilernalitre>&  il  primo  Minos  efamina  ranime 

delle  (uè colpe. 

38  E^.co  legge  li  proceflì  formati  contro  le  anime  de  dannati. 
35;   Rada  manto  nota  le  fentenze  dateda  loro  tre  giudici  con- 
trol! dannati. 

40  Nemelì  Dja  del  Oftigo  a  cattiui,&  dimoflratrice  dtì 

bent  a  buoni . 

41  A  etto        -y  Qjt  (le  fono  letre  Dee  ouero  furie  Infernali 

42  T-lilone     >     incitanti  li  mortali  alle  maggiori  fcelerag- 

43  Megera      -^     ginì,  &  poi  li  federati  neli'Inlernoafpra- 

mente  punifcono,  dette  le  Dee  crinite . 
,,44  Parche  tre  la  prima  èCiotohla  il  iìlo  della  Vita. 

45  L  e  he/Ti  Sina  fpa  ilfilodeiln  vita. 

46  Atropo  taglia  e  tronca  il  filo  della  vitajquefte  tre  fono 

forelle  ,&  habitano  nell'Inferno . 

47  Verità  Dwa  dù  vero ,  &  fcopritiice della  falfità  ^quefta  è 

foitj/Timadi  tuttelecofe. 

48  Virtù  Dja  ddì'c  buone,&  generofe  opera tionij  datrice,& 

apportatrice  di  ogni  bene . 

49  Giuititia  D^a  del  premio,  «5e:  della  pena  ,  apportatrice  del 

bene  a  buoni  ^  &caftigatric«;decattiui. 

jo  Honorc  Dio  della  fama ,  &  della  gloria ,  &  dell'I mmor- 
laJirà . 

fi    Fama  Dja  apportatrice  de  buoni  ^  &  cattiuifucce/Iì>  con- 
grua trice  dell'humane  attioni  . 

52   Vittorria  Dea  doì  Vincere,  &  dd  fuperare  altrui,  &  Dea 
delia  Gloria  » 

F3  Concordia  Dea  della  Pace,  vnione,&  amore ,  &  Dea  del 
buono  eilere  di  cucce  ie  cofe  • 

54  Pace 


54  Pace  Dea  della  quiete ,  &  del  ripofo,  delI'Abondanza  ,& 

m( )]tiplicatione  di  tutte lecofe . 
5  5   Macaria  figliola  del  Dio  Hercole ,  Dea  della  felicità . 

56  Fidio  della  Fede,  e  Fedeltà,  àdeirofferuatione  de  patti, 

&  delle  promiflìoni, 

57  Anubi  detto  anco  Serapi,Dio  del  tempo  della  produtcìo- 

ne ,  fagacitàjcuftodia ,  &  fedeltà  . 

58  Silentio  detto  anco  Arpocratc,  Dio  della  fccret€2Za,& 

della  tacurnità  • 

59  Termine  dio  della  {labilità . 

60  Anteuortaj&Poltuortajdeeche  fanno  il  pafTato,  &  Ta- 

uenire. 

61  Genjj  del  de  granimi  i  &  della  quiete ,  ofleruatori  dd  ge- 

nere humano ,  &  delle  fue  attieni . 

62  Lari  dej, Cuftodi de  Prouincie 3 luoghi^ Città  ^  &  cafejin- 

ucftigatori  de  fatti  humani. 

63  Penati  dei  familiari,  cuftodi  delle  Prouincie  luoghi ,  Cit- 

tà ,&  Cafe^comcli  dei  Lari. 

64  Portuno ,  Dio  delle  Porte,  chiaue  »  &  feragli . 

65  Fortuna  dea  delle  attieni  humane ,  Signora ,  &  patrona-ii 

del  tuttOjpotentiifima  de  tutti  li  dei . 

66  NetelTua  dea  del  Fato,  &  dei  Deftino. 
6y  Iride  mellaggiera  degli  dei,  &  in  particolare  della  Dca^' 

Giunone. 

68  Hcbe  figliola  di  Giunone,  pinccrna  degli  dei,  dea  della»» 

giouentù  ,&  della  libertà  . 

69  Pallade  dea  della  Sapienzaj'nuentricc  dcìk  buone  arti 

dea  della  guerra  • 

70  iVIàià  madre  del  dio  Mercurio ,  Dea  de  Refponfi  &  con. 

citratrice  delle  battaglie . 

71  Bellona  dea  della  Guerra,  &carrettiera  di  Marte  il  belli 

cofo  Dio . 

72  Hercole  dio  della  Fortezta ,  domator  de  Moftri ,  &  d 

Tiranni. 

73  Palettra  figliuola  dd  Dio  Mercurio .  Dea  de  Lottatori. 

74  Pitho  Dea  della  Lmi>ua,&deirEloquenza. 

75.  Efculapjo  figliol  d'Apoliine  Diu delia  Medicina.    . 


7^  SaluteDea dellaSaiiira,  (Se: liberar t\ce delllnfir- 
mità, 

77  Lino  Dio  bifrontCjDio  della  Pace,&:  ciuilta^  pra 

rettore  de  gl'Italiani . 

78  Momo  Dio  della  maledicenza ,  riprenfione  Se 

mormora  tione. 

79  Discordia  Dea  delle  rifle,  maleuolenze,  odij  : 

mali  Clienti,  de  ruine . 

S  o  Capidine  ò  Amore  figliuol  di  Venere ,  Dio  del-* 
l'amar e;,del  benvolere,  &:  della  propagatione, 

8  I  Anterote  fratello  d' A  more,Dio  del  riamare ,  3c 
del  reciproco  amoro. 

2  2,  Gratie  tre, la  prima  delle  quali  è  Eufrofina  fopra 
rallegrezza,&:  giocondità,  fa  il  benefitio . 

S  3  Agalia  lopra  la  maeftà.  Se  venullà ,  riceue  il  be- 
nefitio . 

S4  Talia fopra la piaceuolezza,  rende  il  benefitio, 
quelle  tre  fono  le  Dee  della  bellezza,  della  gra- 
titudine, Se  delle  itagioni  dell'anno , 

8  ^   Himeneo  Dio  del  Matrimonio ,  Se  delle  nozze . 

2  6  Partenope      ^    Tre  Dee  Sirene  alletta trici  al- 

8  7  Leucafia  }►        la  Lafciuia ,  &  quelle  anco 

88  Ligia  "*         punienti. 

89  Volup  ia  Dea  de  piaceri,  &  della  Voluta. 

9  o   Angerona  Dea  de  piaceri,^  delle  humane  op e- 
'  rationi,&  Dea  della  gola . 

91  Sonno  Dio  del  fonno3ripoio,&  quiete,  &  dell'- 
ombro. 

91  Mufenoue,5cla  prima  Clio  fopra  l'iiiftoria  af- 
fegnata  alla  Luna-/. 

93   Eu-^ 


9  3    Euterpe  fopra  tutte  le  fcienzem  vniuerfale^a/Iè- 
c^nn  ta  à  Mercurio . 

94  Thalia  fòpra  la  Mufica ,  le  Comedie ,  Se  la  Me- 
moria, ailegnata  à  Venero. 

9  j-   Melpomene  fopra  l'Armonia,  &:  le  Tragedie^ 
ailegnata  al  Solo. 

^6  Terficorclopra  il  fiirorPoetico,ritrouatricedcl 
laltero^allègnata  à  Marte . 

^  7  Erato  iopra  le  cole  amorofe.  Se  fopra  la  Geome-- 
tria,  a  (legnata  à  Giouo. 

5)  8   Polinnia  ibpra  la  Rethorica ,  arte  Oratoria ,  Se 
(opra  il  verfo,  aflegnata  à  Saturno , 

9  9   Vrania  fopra  l' Aftrologia ,  Se  di  quella  inuen- 
trice,  afTegnata  ad  Vranio  ouero  al  Cielo . 

190  Calliope  fopra  il  verfo  Eroico ,  aflegnata fupe- 
riore  a  tutte  l'altre  come  la  più  nobile . 
Qucfte  noue  Mule  con  Apolline  loro  Maeilro  fo- 
no dette  patrone,  Se  ritrouatrici  della  Mulica , 
Se  di  tutte  l'altre  foienze  ed  Arti . 

Quefìi  fmo  gli  cento  Dei ,  che  erano  dipiìinorney^piùfamofìappi^ 
gli  amichi,come/ì  ha  fi  da  ToetìiCome  da  Hijìorici,  e  Tutori, 


Catalogo  d'Autori  Antichi,  Se  Moderni  che  fono  ìx\ 
eflere  ;  6c  di  propoflto . 

Hanno  defcrirto  Hlftorie,  outro  Imagìni  delle 
Deità  antiche. 

\Tollodoro  ^theniefe,  la  Orìgine  delli  Dei, 

Diodoro  Siedo ,  la  medefima^. 

Cicerone, la  T^tura delli  Dei, 

Fornuto ,  o  corn^  altri  lo  chiamano ,  Cornuto  il  mede  fimo , 
Filofìrato ,  alcune  Imagìni . 

Cjiulio  Hìgino ,  &  Fettio  Baffo,  lefauole ,  &  le  Genealogìe^, 
Talefato ,  alcune  delle  fauo  Ic-;, 
ty4ntonino  Liberale, il  mede  fimo, 

Ouidio  ne  i  Falli,  &  nelle  (Jì€  et  amor  fa  fi ,  le  Fejie,  &  le  Fatiolc^, 
Taufania  defcriue  ffejfo  leflatue  degli  Dei , 
CalUHratone  defcriue  alcune , 
Fulgentio ,  le  tyf  Ile  gerì  (Lji» 

Di  paffaggio  ne  trattano  Lattantio  Firmiano,  <Jlfìnucio  Felìct^ 
giulio  Firmìco ,  Arnohìo,  Tertulliano»  &  foco  meno,  ch^tHtti 
Tadri  Greci j  &  Latini , 

MODERNI. 

ALhrìco  Fìlofcfo  le  Imagìni  » 
Giouanni  Boccaccio  la  GenealogiiLs, 
Lilio CJregorio  Giraldile  imagìni^  ^  icogìwmì* 
B  a  fi  Ho  Zanco  i  «^ 

Giuliano  furetto ,  »% 

^ier  Giacomo  <J^ontefalco ,  ^        7  ctgncmi , 

Hubirto  Golt7^<ì,  -^ 

Giano  Grutero .  -J 

Ciorgìo  Vittorio  la  Confa  tratìonc-j, 
fJ^Celchìor  Barko  ,  in  verfo ,  in  tre  libri , 
Guglielmo  Choul ,  della  religione^, 

Jier  Giacomo  CMomfaUo  &     /      ^,  ^ ,^^^  C.j,i„-,j , 
Vtcenzo  Cartari ,  nel  Flauto .         V  ■*    ' 

tt  Suo- 


Si  cerne  anccra  rutti  q:tcUi,chc  hanno  dkhiarato  Catendarìj  vrbani 
e$^  YufìiciavÀichiyComc  F.Orfino,  Viero  Ciacconey  ìAUo  -J^fa- 
jiutio  e$"  alni . 

J^ral  de'  Conti  le  ?yillegorieo 'Mitologie; 

Vlijje  c^ldrouandi  ba  dcfcritto  le  Statue  delle  Deità,  Maitre  che  fo- 
no iti  l\omaL-. 

UyramoOndiohdpojìoinluce  le  tcHe'di  LIF.  Deità  ycauate  da  le 
Medaglie  antiche .  con  occafìone  delia  quale  fatica  Andrea  Scot- 
to homo  eruditiffìmo  ha  fatto  vn  gcntiliifrno  Dialogo  jjìampato  in 
^nuerfa  e  cu  i  'Dialoghi  fatti  Latini  di  ^.^goftini.^  France- 
fco  Si'.ucrtio  ha  il/uflrafo  il  detto  Ortelio  con  vn  racconto  gentile  , 
fìampato  in  Jinuerfa  del  1612, 

LcrcnTo  Tignoria  fcriuendofopra  la  menfad^lfide  >  ha  dcfcritto  molte 
particolarità  curiofc  delle  Deità  dell'Egitto  . 

Il  medefimo  nelli  Trlificrij  della  Gran  Madre  delli  Dei  te  antichità  del- 
la Frigia  .  &  molte  cofe  ha  raccolto  nelle  fue  Annotationifopral 
Cartari . 

CiouanmSeldeno ,  delle  ''Deità  della  SoritZj:, 

girolamo  oleandro ,  del  Sole  &  di  Tintone  accuratamente ,  nella  fua 
Heliaca^. 

Dipaffaggio  tutti  quelli ,  che  hanno  efpoHo ,  &  dichiarito  le  "Medaglie 
delli  antichi. 

forrado  Dinnero  gli  Epiteti  Greci  delli  Dei , 

Ciò. B^uifio  Teflore ,  &'  Baftlio  Zanco  i  Latini, 

Tdlimonianzedi  quello  Libro  • 

Vjiutoreè  nominato  malamente  Vicenza  Catarro  dall' Ortelio^&  Car 
terio  dal  Gefnero ,  c^  dall'autore  della  Bibliotheca  Clajjica , 

Il  Cartari  mede  fimo  nel  Libro  ii.delfuo  2>ialogOy  ch'egli  intitola  il 
Flauto  3  dice  così  ; 

Non  vi  dirò ,  che  la  Cicogna  fofTe  vcccllo  della  Concordia  fecondo  al- 
cuni ,  e  fecondo  alcuni  altri  la  Cornacchia ,  ne  come  Ja  dipingeflero 
gl'antichi,  perche  so  che  coito  vedrete '^n  Libretro,  nei  quale  tutte 
querte  cofe  fono  raccontate  interamente, con  le  Imagini  quafì di 
tutti  i  D<i\ ,  &  le  ragioni  perche  foiferocosi  dipinti)  &c» 


TAVOLA 


TAVOLA 
DELLE     COSE     NOTABILI 

Che  nell'Opera  fi  contengono. 


Cheoto. 
^cheloo  in  Bue» 
Acheronte, 
iAchordìo . 
\Act4 

,jlcifculOi&  xAcifculmo, 
Icilio  GUbrìone» 
tAcqua  del  Sole, 

del  Nilo  nonfigmfla, 
fofla  nel  vino. 
'^dad,&  ^d  argute. 


224 

290 
324 
48<^ 

9 

145 

4P3 
334 
64 


378 

241 
178 


4u4dìanto,  ò  Capelnenere  è  corona  dì 

"Plutone,  238 

'Admeto  efitoì  armenti.  éz 

,Adone, 
^draflìa, 
,Adu.latione. 
nAffettìytrepotentìjJimu 
^gdifie, 
\Agnppa ,  efuo  penfiero  intorno  /c-^ 

Statue,  ^ 

'iAiace  OìleOj.  477 

oile  in  capo  a  Saturno  perche ,     1  p 
mAlmone  fiume.  180 

altari  ne"  bofchi ,  &  nelle  cime  de* 

Monti .  -555 

tAtnaltea  nutrice  di  Gìoue .        135 
tAmbafciatori  pacìfici ,  116 

t/tmida  dìo  del  Ciapan*     5^5-5  66» 

$67, 
\Ammeto,  vedi  ^Admeto, 
tAmmone.  yedi  Gìoue. 
lAmore  non  e  vno,  40  3 .  fiie  aliyC^ 

fitoìfiraH.^o^.fvnile  al  Sole.^o,!^. 


^mor  letheo.  407.4® 8,  ìAmo- 
rimoltì,^cp.  41©,  ^more  pia 
giouane  degl'altri  dei.  413.  trai 
fiori,  ^i^.  fugitìuo.  ^i^,  415. 
trionfat&re.^^  6,fiamma,&  raf- 
fredda. 417.  perche  fanciullo. 
418.  perche  ha  le  alì.<^iZ,  per- 
che le  faette,  41  g 
^more  co'l  fulmine.  4 1  g 
vAm  ore  efuoi  diuerfi  effetti.       42  o 
tAmore  citharedo ,  &  fen^^^rco . 

411 
^more con  la  Fortuna  421' 

vintito  re  di  Tan  422 

^more  tormentato  é^i^.&c. 

^Amore  celefie  4 1  d.4 1 7. 

Snella,  &  loro  yfo  5  8p 

.Angerona  5  op 

^nno  come  figurato  17.55$ 

^nterote  40(^.407.525 

^Antro  dell'Eternità  20.2  r 

tAnubide  2^1 

^Anxuro  cognome  di  Gioue        135 
^/>i  dio  d'Egitto  •$%.6o.6^ 

tApi  Re  de  gl'^rgiui  60 

apollo  4 1 ,  in.  mexp  alle  Mufe  47, 
48.  paHore  62.  barbato  64, 
Sminthio  J^-l^ 

apollo  e  Marfia  4^8 

.ApoUìne  e  Triapo  3  61 -$15 

^Aquila  di  Gìoue  1 2 ^.  13  8.  fegno  di 
vittoria  .3^  a 

^Arcadi  inanT^  la  Luna  1 1  r 

^riadna  ^a6 

ariete  machinaheliic  a  .512 

,AYÌmajpì  55>8 

a  yArme 


T     A     V 

\Armt4iMArte  526 

^rpk  144.245 

^rpocrate  60 

^fino  offerto  ad  ^polline  7 8 

^sìarte  29 

^ftaretb-cdrnaimchifojje       470 

471     * 

^te        .    ^   ^  4.i?4i4 
^themefi  primi  degl'hommì     112 

^fi  177.178^179 

atropo  «55 

Attilio  Calatmo  488 

^uerruncìdeì  238 


£ 


Bt/4<:Ì4>'  /<?  ?w<««o  é'"  /e  Statue^ 
97.268 
J?<zf co  3  ^  9.  5  40.  ^4/JO  ^e//e  Mufc^ 
^  ^1. Il  mede  fimo, cheH  Sole  345,. 
y^^  com^  ^4$.'^^6.fii0  Cribro  3& 
Sacramento  348.  </f??o  Eajfareo 
3  49.  (/io  dell'Inferno  3  e  nato  di 
Trojèrp'ina  ^4p. trionfatore  3  50. 
y«^?  ^nimalii  Tiante,  e  G/?ir/d»- 
</e  3  5  r  .3  5  2 .3  5  4-i?*'^  ^^«^  3  5  J' 
355.354.  fuo  carro  3 52- 3  54- 
sbranato  da  i  Titanni  3<5o.c"ofe— > 
/e  ^ce  Eleufme  3  6o»fm  (ongton- 
tìonc  con  Triapo  3  64 

Baccanti  513 

Fdfcfce  ^  347.349.355 

5ef  f  0  adorato  in  Kgìtta       60.215 
BsUerofonte  249 

Bellona  2  29.2  3 1 

Belzebù  390 

j?e»i  mondani  in  potere  della  Fortu- 
na 137 
Berecintho  monte  177 
Bsfìiefen%a  religione  2. 
Bonadea  188. 19/8. 290.291.487 
io/cibi  ifl  yemratione               555 


O     L     A.         '^ 

B«o?/o  Euente  ^c)Q 

Buoi  d'apollo         55.58. (5o.6i.(iJ 
ìDm»<^  ioi 

C 

Caduceo  352.281 

Calumnia  d*  spelici  82.383 
Cani  dì  y  ole  ano  32^ 

dei  Lari  ^66 

Canone  dio  56  5. 5^^ 

Canopo  112.214.491 

Ctf/v//i  tagliati  offerti  a  Deità     2  2  j 

4P5 

Cappello  Yofio  da  chi  portato         5 1 

Cappello  fegno  di  Libertà  1 60 

ldo.311.481 
C^/?»*^  ^maltea  135 
C<i/?re  rifpettate  in  Egitto^  &  in  Gre- 
cia 114 
Grj?ro  oj^ryro  ^^Z  .y^/?o//o  89 
vittima  di  Bacco  364 
Carboni  co' Termini  498 
Cariddi  aio 
C<«r«<j  (/(?^jO  Cardinea  j  i 

di  Diana  lor 

dì  Giunone  152.153 

Cirrri  (//  quattro  ruote  $1$ 

Carreni  &  loro  yfan%ài  448 

O/t  i»  ^Agriento  detta  la  Galea^, 

354 
C<i/^or;  157.158.159 

CauaUo  del  Sole  80.  cfe/  SolcjLunx^y 

Stelle  470.  </e//<j  I«»<i  101 


Cauallo  deli' aurora 

9> 

di  Nettuno 

312 

Cembalo 

43? 

Cerbero 

333-^^5 

Cercopi  fratelli 

285 

Cercopitheco  d'tgitto 

562 

Cerere 

189 

Cerimonia  di  tregua 3O 

prtf  è'      332 

Cero  dìo 

3P3-3P7 

Cerni  di  J^ana 

98.101 

... 

Cha- 

T    A    V 

Charonte  ^$6 

Chìaue  della  gran  Madre  lyó 

Chìmalman  Vergine  555 

Chimera  247 

Choro  dì  ^rladntt  546 

Ciato  giouinetto  288 
Cìbele  iZz»fita  feBapevfHoUtiarft 

Cicale  d'oro  112.454 

Ciclopi  141 

Cicogna  della  Concordia  a  5  8 

Ciglio  di  Giunone  150 

Cigno  V eccito  d'apollo  5  o 

Cigno  di  Venere  45 4*43  5 

Vceello  dì  buon  augurio    514 
Cillenio  245 

Cime  de' Monti  in  veneratione  5  55 
Cinocefalo  adorato  in  "Egitto  59 
apre ffo  di  Vintone  258 

Ci/fo  fanciullo  352 

Cìtlallatonac  dio  del  Mexico  5  ^  3  • 
Ciuetta  304 

Clamide  588 

Claudia  VeHale  l  yp 

C/^«<r  d'Hercole  2 8  7. 4pg 

Clemenza  de'  Trencipi  efprejfa  nel 

fulminare  di  Gioue  141 

Cleomene  Capitano  d'^lejfandroo6o 
Cloto  253 

Coc/fo  2  44 

Colombe  dì  Venere  43  j.  Colomba  fu 

la  fpalla  d'apollo  8p 

Colonna  bellica  501.507 

Co/or;  de' fulmini  1 40 

Cowo  ?4^'34**5^3 

CoKc^  f/i  Venere  4^5 

Concordia  2  6$. Conopeo  515 

Conquifle  degli  Egìttij    145.145. 

147 
Confo  dìo  214 

Contemoque  dio  del  Mexìeo       551 
Confo  f  ow  /e  (/ir^t  ^j^,^6^ 

Cora^^'^a  di  Minerua  3 1 5 


o   L   à: 

Corìbantl  l'j^ 

Corna  per  bere  5  4  5  •  5 1  -^ 

Cornachia  della  Concordia  168*  di 

Minerua  511 

Cornocopìa  155.475 

Como  t/i  douitìa  225.558 

Corona  del  Sole  80,  corona  murale  ^ 

182.  ^// j^ercM  1 47.  d'Vliuom 

.  X47.47P 

Corwo  vceello  d^^poUo  50 

C ama  ninfa  52 

Croce  decuffata  $26.  nell'Indie  5  5p 

55o 
Crocodìlo  adorato  in  Egitto         éo 
Cucco  vceello  di  chi  155 

Cunìna  dea  175 

Cupido  40  5 .  co«  Mercurio  &  Herco- 
le  40  p. vincitore  di  Tan^i^.con 
Venere  ^^^pXitharedo         525 

Decima,  Varca  251 

Dedalo,  intorno  alle  fiatue  che  cofauj 
operajfe  66 

Dee  bianche  259 

Delfini  di  Nettuno  2 1 2 .  4p  i 

Demogorgone  1 5 .  45  2 

Demonio  fìmia  d'Iddìo  555 

D«  Ar^'.;«  £gi«o  5 

Confentì  5 

Z)f  ;  y^wi^ft  ^^«f*-^  humana         1 44 
^<z;zwo  7  p/erfi  </;*  /<intf  2  p 

rapprefcntatì  con  figura  Vira- 
midale,&  perche  145 

Veigenetlij  282 

%^tt  551 

chiamati  fuora  delle  Città  551 
^«ffi  mafchì  e  femìne       445 
JD^-Hr^ ,  e  fmìHra  come  s'intendano 
nel  Cielo  94 

Decreto  217.492 

Deuerradea  125 

i)c«  J  o«(/e  1/e«^4  45 1 

<i     2  Dm- 


T     A     V 

l>iMÌemi  de*  nojhtì  Sant'i     5  ip.  5  8  y 

Vknatfefut  472 

Dea  delle  caccìe  py.  fm  arco 

pS. perche  co  fi  detta  »  la  mede- 

fima  con  la  Luna  p8 

D'una  F  afcclllna  p8 

con  l'aYcoyCon  la  man  aperta^, 

con  la  face  104 

triforme  ^6 

D'iftera  libro  di  Gìoue  142 

Dio  fenT^a  figura  3 .4. 5 

foloapprefio  i  Giudei  4 

Dio  delle  Lettere y&  della  Eruditione 

apprejfo  i  Ciapofiefi  $6S 

Difcordia  528.330 

Domiduca  1 6p 

Donne  fen'^a  con  figlio  ip^.riprefs^ 

39$  ^ 
Donne  di  Tracia  2 pi,  cacciate  da  ì 

Tempij  d'HercoU  2  p  5 

Doride  217 

Draconc  ^theniefe  arciere         5  07 
Dne  co/e  mirabili  date  daDio  all'huo- 

pto  2P5 

£ 

E^cò  230.231 

Echo  24 

JEccliffe  della  Luna  1  o  8 

Edufadea  173 

£ga  figliuola  del  Sole  314 

Egida  141. 3 14 

Egmij  imitati  d(C  Greci  125 

Elementi  mafchio  efcmina       44^ 
loro  communan":^  183 

Eleufi  &fHefesìc  1  pò 

Eloquen"^  244 

Empiifa  472.102 

Encelado  318 

Endimione  i  io 

Ennofigeo  i  1 5 

£0/0  2 1  p 

£owo  c«^f«fi  d'Hercole  286 

S-fidauro  fame  fa  per  Efculapio    7  o 


OLA. 

£kcw<ì  compagna  dì  froferpina   7 5 

Erinne  xpa 

£vote  408.525 

Efculapìo  con  barhagrande         42 

y^wc^a  ^<tr^<z  yo.figliuolo  d'^poU 

line .  6p.  comer'ifufcitajfe  Glauca 

7  5 .  nutrito  da'  Cani  183 

Efculapìo  Cotilco  2  85 

Eternità  1 2 

Eterno  i  &  euiterno  46  2, 

Eur'momo.  235.  Eur'mome .      217 

Eut'mioheroe  371 

Excclfa  della  Scrittura  555 

£ 

FkAc eie  dell'anima  ^6 

Fallo  di  Bieco .  348.  Tallofo' 
ri  ^61 

Fama  buona  e  mala  36% 

Fantafo  277 

F^/ciw;  3  5^P'5i5 

Fii^o.  251.4p5.f4tc  4ptf 

Fauno  i©p.i2  2 

Fauna  j^^g 

Fmiore  3  p^ 

£4«e legume  impuro  i p.484 

Pedale  33» 

Felicità  40i.^<r» 

£cryo  adoprato  prima  da  chi     322 
Ferula  350 

£e^e  (^f  ^done  44  8 

Fefie  del  Nilo  4^3 

Fibula  44P 

£7(^io  134 

Figliuole  d'Efculapio  /^6j 

Fiori  in  che  vfo  anticamente    342 
JF/wwi  221 

Flammeo  161.483 

Flegetonte  171.244 

P/oJ-^  l88.ip6.^22 

Fohetore  275 

Focolare  187 

JcJf /^f  altrimenti  Vitelli  marini  2 1 8 


T     A     V 

fortuna  ^ji»dt  due  forti  ^y^sjó, 
tenuta  già  per  gouernatrtce  delle 
cofehumane  ^j$.  Fortuna  feden- 
te. 5  Sp.  cieca  e  pa-z^^a         391 
Fortuna  de  gli  Satin.  594. 5:2*.  au- 
rea. 3 94. 52 T .  in  compagnia d\A' 
,   more.^pó.Fortunaacaualo.SPS. 
,   fortuna  per  la  Luna  499 

fortuna  manente.  5  2  o.del  Doni  521 
Forculo  dio  5  5 

f  or^^^  (f  e//;j  Fortuna  1^6 

Fraude  384.587.388 

Frigia  dea  1 77 

Fulmine  di  Gìoue.  i  ^o. finto  per  fpa- 
uentare  ifcelerati  141 

Fulmine  di  Minerua  47  6 

Fuoco  adorato  49 1 

F«»'ie.2  38.»39.24i.f)'ff         114 
Furi  a  quarta  245 

f/<roKe  525.329 

G  Platea  Nereide .     104.205- 
G^//o  d' ^polline  5 1 

diEfulapio  70 

di  Mercurio  274 

</i  M^r/'e  3  3  7. 

di  Minerua  a-yS 

Garjìffone  dio  5  94 

Cemini  in  Cielo  3  &  loro  fogna    479 

480 
6t'/;io .  3  68.  doppio .  469. 470.  c/e/ 
Tnnàpey  &  di  luoghi  particola- 
ri.  ^  68.  ^6p.  del  popolo  I{:ma- 
nc.  516,  c/e/  •S'^K^fo  5 1 7. /';;(-  Lct- 
tifìernio .  i  j.  in  altre  maniere . 
50'^.  d'^ntiotljia  519 

Genitali  d' uè  adorati  125 

Cermani  &  loro  religione         5 1 1 
Ciano  con  quatro  facete  24.  30  31 

G/i;5.i.7  dr  /?<-)/  7c/f)/?  565 

Ciafonefi  hanno  hauuto  antkamen- 


OLA. 

te  notitia  deUa  Religione  Chriflk- 
n^.  58  J 

Giganti  5i7'5op 

^'^^^  ghirlande  di  Giunone  165 
Giunone  maggiore  di  tutti  gl'altri 
Dei,  113  che  intende Ifero  i  Sauij 
con  queìio  nrme.  i  ì  5.  come  figu- 
ratoli')* da  Marciano  Capella. 
127.  con  orecchie  ^fen^^a,  i  29. 
con  tre  occhi,  119. punitore  de* 
Spergiuri.  130.  con  lefaette.  i^j 
Cioue  di  Fidia  138 

Gioue  cuUodetHatore jconferuato- 
re  13P 

Ci  oue  Cario,  e  Lahradeo  141 

^mone.  145. 43  i  fua  yera figu- 
ra, j{yS  »pluuio  434 
Giouenehi  della  Luna  102 
Giouentu                             4^43 
Giudei  che  fentijfero  della  Religio- 
ne 4 
Giudici  dell'  Inferno                  1^0 
Giudici  come  figurati  in  Thehe.  129 
quali  deuono  cffere                3  8  r 
Giudici  fa! fi                               23  ' 
G'u7atinodio                            16^ 
G  unone                                  149 
Gtunonttuàna  703.104. 152  lega--^ 
ta  con  catene  d'or'j  ,161.  fpoja  r 
1 62 .  (fpita  16^.  dea  nelle  no%xf 
166  ^Hoi cognomi .  lóp. lega^.^ty 
daVukano                          3:2 
Giuoco  di  luni-i  accefi ,  7 
de  F Ali                           527 
Giuramento  cerne  rel'jiofo  apprefto 
gl'antichi              132.13^.135 
Giù  Wit'ia  dluina  lenta             2  9.  :  o 
Gìujìitìa                    3  So  381.521 
Glaucaforella  di  Timone            2  6 
Glauco                                      20^ 
Glauco  fig  iolo  di  Minos              7  5 
Grgone                           314.315 
Gran  Madre                           173 
a     5         Cratie 


T     A     V 

Cratìe  con  Gìoue .  1 3P.  con  Venere, 
414 

Cratìe.  ^^i*le  mede/ime  con  le  Ho' 
re  .^'^i.  fono  quattro  ^'i ^.  due  e 
tre ^'y^.  fono  Vergini  ;  &  i  nomi 
loro  45(^.45  S. guidate  da  Mercu- 
rio  ^'y'jAoro  infegne  ^'^6.^91. 
^SS.loro  Tempio  in  mei^  delle 

Gratic  in  mano  ad  ^polline       458 
Grifoni  d' ^polline  504.  505.  ado- 
perati da'  Chrìfiìani  anticamente 
504,  505.  custodi  delle  minerei 
dell'oro  504.307 

Ciifoni  di  Mjneì  uà  307 


OLA. 

Hìacìhto  fiore 
Hieroglifici  Mexìcanì 
HìgiafilioU  d'Efculap'to 
Hifloria  quando  t$mmcìò 
Himeneo 

tìomeyocadio  del  Mexico 
Homini  Marini 
Honorc  i^j  5.574. 

Horecon Gìoue .  i3j>  con 

437.451.451-453 
Hore  dette  da  Horo 
Horo  figliolo  d' Iftde 

562 
Hort<i 


seri 

77-79 
25 

549 
205.206 
304.319 
Vener^^ 

358 
n^-35P 

307 


H 


H^rpocrate       310.507.566 
Hafiì  di  Mìncnia  313 

llajìe  degli  Dt?i  1 5 1 .  i  5 3  .i«  rece  del 
Diadema  regio  153.  donate  a  gl^- 
homìni  y  doro  fi  153.  nuncie  di 
guerra  153 

Bebé  dea  41 

Hecatc      P7.p8.pp.i  01. 102.^7 
HecatG'mbe  5/8.102.471 

Mederà  pianta  d' Ofiride  351 

Hcradea.  193 

Hercole  gallico.  iS"}*  500.  conMer- 
cuYÌo  284.  armato  285.  fue fati- 
che. zS^-fp^fitionc  dtllafua  ima- 
ghie  2  8p 

Hercole  di  Vrodico  3  07. 507 

Bercele  Mnf:gfie  500.501 

H  ercole  fin  T^a  barba  .503.  rufìico , 
&  filii.wo  ►  515.  alle  poppe  di. 
Giunone  1Ó5 

Jìermatker.a  ^p^ 

Hermiflatue  147 

Hermi  tyi.ij^.^py 

Herodotofenfatofrìttors  545 

tìefpcro  44^ 


Ìb;  Ve  celio 
Idolatria  d'onde 
Idoli  del  Giapan 
Ifigenia 
IgnoranT^ 
Ijìacofiume 


282 

2.6.7 

P8 

383 

22? 


IncantiiCon  che  parole  fatti       108 
Incuboy  ouer  Efialte  123 

Iwc/i?  conofciute  daU't  Bgitij      546» 

Infegne  militari  334 

Iwy5c'/?4  384 

Inter  cìdorre  123 
Inu'diftmiUagl'KAuoltoi ,  CÌ^  <z//c_-^ 

Aio/t7;e  385 

/m'i^i4  384.385-3^^ 

7o  altrimente  ifide  103 

Joto  43P-5-7 

Jm  327 

Jrìde.i$$.  i^f-^.paffodegliDù 

47P 
J/zi/f.  102.103. 105. 10^.  con  Oro 

in  braccio  5^5 

Ifole dei  Beati  2^0 

Ifoledelle  Sirene  205? 

Iterdnca.  Giunone  2  60 


T     A     V 


L^chefiTarca»  25:5 

Lamie  244.4P5 

Lari  187.355.96Ó 

Laro  vccetlo  d'tìercole  288 

Lafciuia  come  dipinta  125 

Latona  cangiata  la  Lupo  4P 

inauro  della  littoria  322 

d\Apollìne  3J2-55«54 

della  Lu'ria  5>7 

Xe-^ró  25)3 

Xe^i  t^e/  Corfice  e/r^^ff  nella  data 

Zeon'^a  d'arche fdao  471.525 
Lepre  an  intale  di  f'' enere  411.412 
Lete  fiume  244 

Lettera  di  Vitago  ra  308 

Leuava  173 

iÀhero  Tadre  344 

Idmentino  dio  3  4 

tibithia  Venere  2-53 

Lìngua facra  a  Mercurio  26^ 

Lione  perche  d'Ope  17(5.182.183 
Zio«i  animali  di  che  Deità  64 

dì  Vulcano  323.324 

iiy^r  d'apollo  44 

Lifmaco  fegnò  le  fue  monete  tm  l'i- 
magme  d' ^lejjaudfo  Magno,nort 
con  la  propria  505 

LiJJa  furia  245 

X??«o  558 

Lite  &lìt  are  463 

Xof  5  pitt^zt^  j  e^oì  m'isìerif         113 

434 
Xorr<2 , 0  Talesira  figliola  di  Mercu- 
rio 270 
Xkcì  c/e//rt  Sctìttura  555 
Lucifero  ^dp.^óp 
Lucina  102. 103. 104 
Lnnationlucedafe  100.102  i«- 
mmorata,  1 1  ofiiofentimento  ma 


O     L     A. 

►/;z/f.  118. 1««d  hianà 


98 


Lunette  nelle  cali^  de' Nobili     1 1 1 
Luno  dio  448 

J^po  animale  d'apòllo  48 

iti 

Macaria  de  ì  Greci  era  la  Feli- 
cità appreffo  i  Latini      40 1 
Maghi  di  The/faglia  1 09 

Maloco Idolo  del  Ciapan    ^'jt.^'jz 
Manie  dee  239 

Mano  confecrata  alla  Fede         267 

495 

Manubie  dì  fulmine  1 40 

Marauiglie  del  Fulm  ine  1 40 

Muffila  339 

Marte  il  medefimo,  cheH  Sole     ■  Ó4 

Marte  con  Venere     3  24.423 .449 

Marte  con  raggi  intorno' l  capo  323. 

come  nacque  3  24.  jua  imagine  » 

3  25.325.yaoi  Caualli  3  26.  tt^c- 

y^?o  (i.t'  Scithi  327.  328.   (/^i-^ 

gl'arabi  3  2%-fua  vìttima Juo  fi- 

molacro  in  Tcrfiia  ,Jua  cafa  3  29. 

fiuaflatua  legata  331.  Cauallofua 

vittima  335.  Juoi  animali  3  37. 

y«rt  pianta  3  efiuafefla  337 

Materia  delle  Batue  13*^4 

Matrimonio  co' l giogo  e  ceppi     1 6j 

Max^^  d'tìercole  28 

Medufa  dì  chi  infegna  •  ^4 

Medufa  j  1 5 

Meliffa  nutrice  di  Gicue  157 

Meragetedio  254 

Mercurio  1  (5o.2  7  8 

Mercurio  con  barba  278.  cc;?2  *r^  c*2- 
/?i  2  7  S'prjtettore  deTafiu-ri  2  7S. 
i/  mede  fimo, eh  e' l  Sole  2S1.il  me- 
de fimo,  che ^ntibi  i^z.il medefì- 
mo  contìercole  2  8  2»fuQ  oracolo  in 
^chaia  2^3 

Meta  di  Venere  5  2  7 . 5  5  § 

Miagro,&  Miode  '  290 

Mida 


T     A     V     O     L 

M'M        -  -343     ^'i-fifii 

Miner uà  co' l  fulmine  •    r4o 

Mìnerua  prolùda  5  ^  ^ 

Mìnerua  29-)  armata  1 9 6. 2  9 9*  T"^ 

lucerna  302.  fue  arti  ^  e  2 

Adìnerua  frenatrìce  ^iS.fua  Fepa^ 

^^S.fiile  porte  della  Città     ^  1 9 
2^1inos  230.232 

Minotauro  3  33 

Miquitlantecatle  dio  del  Mexico 

551 

iWirf  0  di  Venere  ;^  5  2 . 4  :  ^ 

MhhraSole  561.465 
Mithra  frigiana  453 

A^>mo  385.387 
Montone  in  Egitto  147.  rf^o  ^/  -S"o- 

/e  45  3 

Mor fa  Venere  445 

JWorf  e  2  6 

Mulo  animale  della  Luna  loi 

Af«/f  44. 45  perche  noue  46.  wowzi 
/f))*o  interpretati  di  46 

Mutino  16^.^61 


A. 

4P4 
Nodod'Hercole  4S3 

N' mi  de' Dei  3.5 

No'/?^  ■■    251 

Noffe  275.  Af^t/re  </e//e  ;  Tofchcj 

252 
>/o:?::^e  e^/oro  cerimonie  161 . 1 6| 

167.16P 


A^  Ccafione 
Vy    Oceano 

5P| 

216.491 

Ombrella 

515 

Ope  moglie  di  Saturno  2p. 

174.214 

Opinióne  . 

.305 

Oracolo  di  Verità 

293 

d'Orecchie 

ap3 

Orjìe 

5^8 

Oro  pìouuto 

238 

Ofiri  in  Egitto  il  mede  fimo 

,  che  Bac- 

co  appreff)  i  Greci.  355 

.  comefat 

tòdagl'Egitij 

556.549 

t^ 


N^rcifofiore  corona  di  chi  238 
35a 
Natura  dea  103. 104 

"Saue  del  Sole  5  3 

Naue  d'argo  5^8 

Nauìgio  d'i  fide  473 

Neccffità  253 

Nfm;/r  377.3783^9-521 

Nettuno  201.212 

Ncxtepeua  dio  del  Mexico         5  5  i 
Ni/o  adorato  fotta' l  nome  di  Serapi 

62 
Ni/o  325  226.493 

Ninfe 453 .^-j.pS.di  Giunone    1 56 


Pc/f  c^  2  64 

Tagode  dell'Elefante'      5  64 

Tu/e  188.  19 5^  dio  487 

Taletnohc  410.4^0 

Taltflra  269.272 

TalLide,  e  Talladio  298 

ValTu^cT^a  312 

Valme  date  agl'^.'uocatt         5  e  o 
Tj«  innamorato  a  ella  Luna   116.  è 

l'V?vuerfo  1 1 ^.fuaìmagine  116 

1 17.120 
Tan  aio  principale apprcff(  gl'Est it- 

tij  124.126 

T.mico  terrore  116 

T- Dino  gol' fio  487 

Tupaucro  della  Luna  98.  fimbolo 

d'i 


T     A    V 

parche  lo^.  a  50. 253»  Vefllte  di 

bianco  252.  come  figurate  2  5  J. 
*Parfimon'M  de  gl'antichi  5 1 

Tartunda  1 69 

Tataicidei  929 

Tauentia  173 

Tauone  ijj 

Tegafo  cmaUo  dell'aurora       ^  j. 

^'eflj  (/e//e  Baccanti  ^49 

'Penati  3  66 

Temten%a  383 

iPenne  d'^mltoìofegno  di  che  1 54 
Tenne  dì  Mercurio  270 

Té-Z^/o  (fi  Minerua  316 

Terì  fiera  43  5 

*Ptrftco  dì  Harpocrate  311 

Tertunda  483 

T/Vo  1 09 

!P;ene  mutate  in  Tiche  46 

tPie?^*^  adorate  5 

T/e/r  j  deuorata  daSaturno  2  5 

Tiefriì  «f nt  (/e'  FfKz«  fignìficatìua 
del  Sole  507 

Tìetre  gettate  alla  fìat  uà  di  Mercu- 
rio 278 
Tìetra  manale  558 
Tito  de' Ladri                         366 
Tilunno                                 123 
yi«0  (fi  Tannò. per  lafraude^ 
177.  cf  e//^  ^r^z»  Madre        3  8p 
Tioppa  arbore  dì  Hercole  i^o.arbo- 
re  infernale                         34P 
Tiróo  (fc<i                               441 
Tìthone  vccìfo  da  ^polline       48 
Platano  albero  del  Genio  3  7 
^/«f 0  (fio  (f e/Ze  ricche'^j(e  2  3  7. 3  7  5? 
Tintone  1^0.  fuo  colore ,  fua  corona 
fuofcettro  23  3.^/4^  Ce/^^^  ,  _/«<o 
Chiane.  2 3  5.y«ol  Crt«^/i      237 
Tò  fiume                              224 
Tomigunatì         270.485. 5;!  2 


OLA. 

Totnona  i$6»i2J 

Totìnadea  173 

Torpora  dì  varij  colorì  486 

Torte  del  Cielo  1 5 

Tortuno  16.2 11 

Treghìere  463 .  c^o/jpe  3 1 

Trencìfe  come  figurato  in  Thebe^ 

151 

Trwpo  3^7.360.361.362.365 

Beccefue  animale  3  64.  perche^ 

di  Fico  515 

Troferpina  174.  i88.  185?.  a  00 

Trofiimno  5 1 5 

Troteo  216 

Trono fiici ,  dai  colori  della  Luna^ 

107.108 

Troteruìajacrificìo  331 

Trometheo ,  &fi{afauola  1 .7. 8 

T  udore  171 

OFaneuoa  58  J 

Sbercia  adoratapcr  Cioucj 

Quercia  primo  albero  163 

(fi  chi  ghirlanda  177 

Querimonia  dell' ^Autore  contra  Ic^ 

donne  394 

j^e5  ?em/7Ìf  (f  e/  Mexico  555 

Quetxalcoatl  dìo  dei  Mexico  553» 

$55-557 


RUdamanto  giudice  all' In  feri- 
no 230.231 
Ragione  attribuita  a  gl'animali  d^tj 
chi  46 1 
Re^  d'Egitto  che  infegne  portauano 
in  capo  quando  compariuano  in 
publlcQ  s  T  7 
Ke- 


T     A     V 

l{e!atione  del  Gìapone  585 

Religione  propria  dell'homo  1 

Rbamniifia  378 

Rhea  2$ 

Kicchex;^  allettano  come  le  piume 

delTauone  15^.154 

Romani  molti  anni  jleterofcnv^  fìa- 

tue  degli  Dei  5 

RoJediFcnere^ló.  come  colorite^ 

Roffcre  negl'amanti  41 8 

Bernina  dea  173 

Ruota  aggiunta  alla  Fortuna     520 


S\Acerdoti  caHrati  ijS 

Sacrificij  di  [angue  555.  dì  Dia- 
ria con  battiture ,  &  vittime  hu- 
mane  99 

Sacrificio  di  Scithì  527 

Sacrificio  bibeftemmte  288 

Saette  d'^poUo  48 

SalutCj&fiiofegno  1^11 

Sangue  fparfo  per  Cibele  181 

Sarapide  Dio  jp.perilSokj&per 
Cioue  6 8. imitato  come  da  Mexì- 
canì  5^7 

Satiri  II  3. 124.473.474 

Saturno  a  1.2  4.2  5.27. 2^.3 ©.31 
1 3  5 .45  3  gliftfacrifica.ua a  capo 
[coperto  25?o 

Scarauaggi  5  2 

Scettro  con  l'occhio  in  cima  54.131 
Scettro  de  Trionfanti  1 47 

Schifo,  ouero  Battello  2  8^ 

Schifo  d'HercQk  2S6 

Sdlla  208.487 

Scudo  dì  Minerua  ^ii,  d'apollo 

93  ^      ^ 

Scure  [aera  dì  Caria  142.  chiamata 

ìngiudicio  148 

Semirami nodrìta  dagl'vccellì  183. 


o    L    A. 

di  chi  figliuola.  21 8 

Senati  de'  Dei  grandi  ^61 

Sepolcri  fuor  delle  Città  ,&fu  Ic^ 

fìrade  488 

Serpe  perche  d'FfiuIapìo  70 . 7  J 
Serpi  tenuti  di  natura  dìuìna  appref- 

[oi  Fenìci  127 

Serpi  dì  Cerere  1 8^.48  5 

Serpe  di  Minerua  29$ 

Serpe  dell' Hefperìdl  502 

Seruch  primo  Idolatra  6 

SethoneRe  ■  32© 

Seueredee  2Sp 

Sfinge  247.25>8.45?4 

SìcUìa  dì  Cerere  190 

Sigalione  310 

SUeno  12^.343.344.513 

Sileni  &  ì^ìnfe  morti  3 

Sìluano  12  j 

Simone  Janco  503.514 

Sirene  206.487 

Siria  dea  152 

Siringa  canna  126 

SOìrod'lftde  III-45? 

Smeraldo  non  fttagUaua  anticamen 

te  48P 

Smintio  ^poUìne  j6 

Sogni  277 

Soldati  di  Mario  ama':^tì  dalla^ 

Gorgone  315 

Solcy  &  Gioue  40 

Sole,&  Lunafen-x^Uatueappreffo 

chi  41 

S ole fen'2^  barba  j^i.  occhio  di  Cio- 
ue 55 
Solcefuoì  effetti  64.  fue  Hatoe  ìfi^ 
Egitto  óy. padrone  de'  Tempi  6p 
Solere  fuoì  Caualli  So.fuo  caro     80 

[uà  corona  St 

Sole  co'l  capo  d'^Ariete  8  3 

Sonno  adorato  con  le  Mufe  1 74 
Sorapì  in  Serapì  59 

Sorte  377 

Soft- 


T 

Softpolidio 

Soffictone 

Spamiercd'^poUg 

Spamere 

Spauento 

Stafile  Ninfa 

Stagioni  dell'anno 


A    V 

52 
127 

311 
352 

37 

Statue  ^.j,p.iui2 

Statua  micidiale  cottdanata  149 

Statue  con  le  coma  3  46 

Statue  &  loro  ri/petto  ^6  2 
Stelle  nudrÌY fi  delle  htipidìtà  tene" 

siri 3  &  marine  4S 

Stercutio  2  J 

Stigta  palude  244 

Stimula  dea  5  op 

Streghe  244 

SuadeU  442 

Subigodlo  16$ 

Sumatio  dio  1 40 

Superfiitiofi  4<52 


Tacita  dea  $op 

Tala(fione  i6S 

Tanaquille  i58 

Taraftppodio  215 

Tarrutio  marito  di  Flora  l  p  7 

Tauola  di  piombo  antica  s  1 5 

Tc&ro  2  24 

Tde/ò  nudrito  da  cernì  185 
fempij  del  Mexico  5  5  J.t/i  G;^«o  3  8. 

(/e//^  T'^tce  263 
Tempo,  &fua  velocità  »^i,fua  di- 

uifione  6g 

Termine  dio  2  6*^9  8 

Tejr.2 173  .y«<.t  imagine  1 74. 175' 
adorata  da' Germani  i%i, flabì" 

le  484 

Terremoto  di  Nettuno  2 1 6 

Tenore  311.325 

Tc/c/^  io  da  chi  adorato  5 

Te^nggme  v  423 


O    L     A. 

Thetìde  85.21d.331 

Th'vrfo  137.34^-351 

Thóit,eTheut  272 

^^M«  355.355.35:7.358 

Timore  31 1.3 12 

Titano  fratello  dì  Saturno  2  7 

T/ffiwi  314 

Toga  palmata  -  147 

To^^  Wcc^  rfi  /><z««o  488 

Topi  di  P^oUano  320.  </<«  cibi  orfwfì 

320.321 
Trasformationi  di  Cioue  1 4p 

Tridente  di  Nettuno  203 

Tripode  2pi.2p4 

Trionfo  ritrouato  da  chi  351 

Trìtoni  487.  yopm'/  ?£»»j5Ìo  rfi  S^f«r 

no2^,deidelmare       203.205 
Tn^ori^  3  pp 

Tritolemo  48  5 

Trifonio  &fua  cauerna  j^.ilmede' 

fimo  3  che  Mercurio  7  4 

Tubalcain  jop 

T7^t'7;imHl  551 

V  agitano  dio  ij^ 

Vafi  di  coryia  per  bere     3  45 
VccelliGitmojie  154 


Veìoue 


13? 


Venere  fra  le  Tarche  252.  wo^/ie  </« 
folcano  .324.  fife^  (/e//^  bellezj- 
:(a  y  c^  ^c//^  libidine  .451.  come 
K.7/-ÌÌ .  43  2.J/ì;o  Tempioin  Tafo . 
43  i^nuda.^-^  4.  comerapprcfen- 
tata.  43  7.  Callipiga.  43  7.  //'erri- 
cordia.  440.  Celeste .  440.  co?z_-> 
Mercurio  442.  Machinatrice  , 
ei^  Inuentrice,  ^j^^.^rmato-^ 
Vincitrice 3  &  in  Ceppi      442» 

443 

Venere  Monfo .  445 .  barbata .  445 

/^^y. vincitrice»  jop  5  lO.rorwifw 
r<?fa  526.527 

■    re- 


T     A    V 

yenen ,  <^  iProferp'ma  per  la  Terra 

Venere  dichiarata 

Venere  tiro  nel  gioco  de' Tali 

Venti 

Vento 

Vergagianale 


449 
527 

378 
305 

227 


Verga  del  Sonno 
Verità 

Verminaca  0  vBrbena 
Vertuno 

Vejla  &fue  Vergini  .183.  fuo  fuo- 
co,&T  allodio  484 
Vefiibolo  189 
Veftiti  antichi  doue ,  &  quando  tro- 
ttati                                487 
Vìa^ppia                            58? 
Via  Lattea                       175.483 
Violenta  dea                  252.326 
Verginenfe  dea  16$ 
Virtù  corno  della  Copia             176 
Virtù.  305.  macchile               203 
Vittime  per  qual  caufa  diuerfe    i  p  2 
Vittime  di  Gìoue,  1  /^S-diCerere.  192. 
di  Troferpina  pj.  della  grafL-j» 
Madre  i  Si. di  Marte.  3  2  8 . 3  3  J. 
di  Minerua                       338 
Vittoria  s^t.^^^.^lj^.^^6.in  ma- 
no di  Cigue  126 


0  L  a: 

Vliuo  fegno  di  Tace .  2^2,  è  di  Mì-^ 
nerua.  302.  rfi  Gioue.  138.  dellit 
Vittoria  33* 

Vnxia  Giunone  1 6p 

Volcano  che  127,  coH  fulmine.i^t 
Volupiadea  2^8.30^ 

Vfode'  Carboni  45?^ 

Volcano  319.320.3  22.397 


X 


\Aca  Chine  fé  $6  $.^6  6 

Xiri  figliolo  d*uimida      ^6^ 


ZputT^eque  dìo  del  Mexico 
551 


Z\Attera  co'lfmulacro  diHerco^ 
le  291 

Zefiro  marito  di  Flora         222 
Zodìaco  3  &fuoi  dei .  S.fi  parte  in 
quattro  parti  280 

l^cl  Zodiaco  il  Leone  è  cafadcl  So' 
le  5^ 


IL     FINE. 


Con  Licenza  de  Superiori 


-I 


THE  J.  PAUL  GF:iTf  CENTER 
LIBRARY 


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^     1