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Ulrich Middeldorf
LE IMAGINI
De gli Dei de gli Antichi
DEL SIGNOR VINCENZO
Cartari Reggiano,
V^ elle quali fino da/critte U Religione de gli Antichi rf
li idoli i riti i (^ Cerimonie loro ,
Con raggiunta di molte principali Imagini , che nell'altee
mancauano.
Et con t'efpofìtìone in epilogo 4i eia fchcduna,& fm ftg n ifìcato <>
Iftrattadairifteflb Cartari per Celare Malfatti Padoano^
Cqìì rnCathahgodel MedtftmodicentOtt piàfamoft Dct^lornéititra
t proprietà , t/ìratto da ijmfio & altri éfiutoti :
Opera vtiliflìma à Hiftorici,Pocri, Pittori,ScuUorii 6c ProfclTori
di belle lettere.
^nT-T LICENZA D£ SrPlRlORI, ET VRiri LIGIO.
IN VENETIA , MDCXXIV.
Appreffo tuangdiflaUcuchiao,
■'Ci
5lS MO OR
AL MOLTO ILL. E CLAR. SIC
e Padron mio ofTemandifiimo
IL SIGNOR FILIPPO
M A N N E L LI.
A prudenza ciuile accompagna-
ta dalla cognitione delle Lette-
ree la dolcezza dc'coftumi con-
giunta alla nobiltà del fànguc
riiplendono con sì chiari lampi nella perlb-
nadi V. S. Clarifs. che multano da lontano
ancor me ad eflerne ammira toreCome am-
bitiofodellafuagratia vorrei venirleauanti
con alcun meri to,ma,perche ne fon del tutto
priuojprocureròd'introdurmi col mezzo del
le virtù altrui. Eccole duque l'Immagini de
gli Dei del Sig. Cartari riftampatedamecon
molta fpefa,e non minor diligenzaS'il dono
per mio difetto non fuffe degno di lei, la ma-
teria almeno, che è nobiliflima,fi confarà al-
la altezza de' (uoi concetti. Anzi dalla lettio-
ne di quefto libro conofccrà VS. Clariisima
quato fia facil colà ammortali rincorrere neì-
ildolatria dVn huomo,che appariica di He-
roiche
ToicKe virtù fegnalato. Ella da tutti rmcrlta,
e per vaìermi della frale comune,quafi ado-
ra ta per la Tua boiirà,sforza me col fìio meri-
to ad efferle (cruidore. Taccio rantichità del
la Tua nobililTiina famiglia, eia copia delle
ricchczzcche come beni efterni^ e di fortu-
na fono {limaci da lei foìo per incitamento
di maggior virtù. E, fc fblTe quefto luogo da
rcpilogarelelodidi V.S.Clariflima^ragione-
rei delle parti proprie del filo animo , per le
quali, oltre rapplaufovniuerfàle^hà merita-
to i primi honori della fila fiori tiflima Patria,
dicaiellacdegni(fimoSenatore.Riceuadi7n
quecon Tvfàta benignità quefta arra della
mia fcruitù pagaraledalla volontaria miadi
uocione,e fé bene incomincio adeflbadefTer-.
le fcruidorclbn ficuro^ch'ella non terminerà
rincominciato corfbde' fiioi fauori^ mentre
io corri fponda con vgual prontezza allec-
ceiTo delle file gratie. Le io per fine riueren-
za^ e le prego da Dio ogni bramata felicità •
Di Vcnetia li p. di Gennaro 1^24.
Di V.S.moIto Illuftre^ cClarifsima
Deuotifsimo Seruidorc
EuangeliftaDeuchino.
•X\\f^
'■»ìv*1>«-«»''H'
Religione-»
■ perfettione
principale
• de gli huo-
- mini .
> Principio dell'Idolatria in Belo, in Semiiamis , & nel %Jiolo
li- di Sìrofanc/. A carte i.
*f^-?<Ì>J -s^-s^- ..
LE IMAGI NI
DEI DEI
DE GLI ANTICHI'
Raccolte da ^l, VlcenT^o ^artari Reggiano*
1 tutte le pcrfettioni date alla natura hu-
mana altra non è ^ che fia maggiore , né ^ ^ _
più propria airiiuomo della Religione ; & ^el'g'ons-»
perciò non fu gente alcuna mai , che di ^"^^i"°kf
quella non participafle in qualche modo. 5e eli^huo-
Ec benché fi dica , che la ragione princi- mini .
palmente fa l'huomo differente da gli ani-
mali bruti , nondimeno fi vede , che anco
innanzi a l' vfo d; quefta,la religione li mo-
ftra in lui» come che naturalmente accompagni l'animo humano,
fecondo che diceua lamblico Filofofo Platonico il quale vuole,chc
certo lume diuinovenghi a ftrirc gli animi nofì;ri,&chc in quefti ri-
fucgli vn'appetito naturale òi bene , fopra del quale fi difcorre poi »
$: fc ne fagiudicio. Laqual cofa è ftata porta da alcuni fotto la fa-
uola di Prométhco , come che quel fuoco diuino , col quale egli die-
de vita al primo huomo , tiri di continuo a se per certe vie occulte-»
l'anime humane,& che quefle parimente fentendo donde fono ve-
nute , & da cui hanno hauuto la loro prima origine , a quello natu-
ra!m( ntefi riuolghino . Et da quello ancora , dicono , viene, che
quando qualche gran cofa Ci prefcnta di bene, òdi male, fubito,
prima che £.rnc altra confidcrationc, l'huomo alza gli occhi al Cie-
lo & fptlTo anco le mani infieme giunte, quafi che natii ralii.ente-D
kntz i che di là t ù viene cgiii bene j & ne voglia perciò rend>.re gr;ir
A
tie.
Imagini de i Dei
tic , & laude d chi io manda , & che di là parimente fi ha da afpetta-
re aiuto centra ogni male , e perciò lo dimandi humilmente in quel
modo ; che fono , tntti effetti di religione , la quale fa amare ;, &: te-
mere Dio, che ron fi prò far* però fcrza hauernequalchc cognitio-
nc. Adunque anchora innanzi al difcorfo della ragione, rhuorao,
riutarco nel i certo modo, conofce , & riuerifce Dio , ilche lo fa differente dal-
dialogo dee- le btib'c, nelle quali hanno b?n voluto dire alcuni, che fìa qualche
to Ormo . ^^p^ ragioneuolc , ma, chi babbi dato lorolume alcuno di religione,
non fi é trouato mai. Et però quefta e tutta & folamcnte de gli huo-
inini, & efiì fcortida quefla hunno kuato gli occhi al Cielo . & con-
fìdcrando la miracolofa difpofìtione deli vniuerio , hanno detto ef^
ferui chi con infinito amore , & potere , & con fomma prcuidenza
ordina tutte le co fé, le gcuern;*? , & ne ha continua cur. . Et fu que-
fio chiamato Dio , perche è datore di tuttii beni , eterno , ii. -finito ,
& inuifibilc. Ma non fi attenne però ogn'vnoftmpreàquefla veri-
tà , perche cominciando gli huomini à confentireaJla dapocht zza.^
fua & diletta' rfene troppo , non guardarono più oltre , che vedciìe-
ro con gli occhi del corpo i & qaiudi preferooccan^ ne di credere-»,
che le Stelle , il Sole , la Luna & il Cielo ùciìo foflero Dei , cernei
Moltrtudine ^^^^^^^ Platone , the quefti furono i primi adorati così óa Greci , co-
di Dci> ' me già innanzi à loro da molte natiom b.irbarej&: vuole che dsÀr
continuo mouimento , che vedeuano loro fare ; tirardo il nome da
certa voce Greca , gli chiamaffero Dei. Venne quello ingai-no cre-
fccndo dapoi in modo , che moiri huomini ancora furoro giudicati
Dei, & come Dei furono adorate parimente a-'cuneb». itie ik a tut-
ti erano drizzati diuerfi fimulacri , come fu anco fatte non folo al-
le virtù , ma à gli vitij anchora , dando a ciascheduno di loro cicme
di Dio , & di Num.e ,• à quelle perche foflero prefenti fempre^i?-: gio-
uaflero ; à quefli perche non noce fiero, & ilefìero lontani. Onde
fu quafì infiiìita la moltitudine de i Dei appreffo de gli antichijpcr-
che non fòlamenìcnte le nationi , ma eiafeheduna Città , ogni Ino-
co , ogni cafa , 8c ogni perfona fc ne faceua à modo fuo , f e non vi fti
quafì alcuna delle attieni humane , dalla quale non fofib nominato,
qualche Dio. Né fu queAa moltitudine di DeiappreiTo de gli antì-
4lii nel volgo lolamentc, ma fjfà quelli anchora, li quali erano fli- .
mati fapereafìài. Perche quefli oltre à certo primo, & vnicobcne,,
qual diceuano cflcr caufa di tutte le cofe , metteuano poi vn numc=
ro quafj infinito di altra gente, che adoraiiano pur' anche, & ne do-
mandanoalcuni Dei, altri Demoni, altri Heroi,& a tutti dauano
ofiìcij loro appropriati , & luochi diftinti ; fi come era anco diftinto
(Hercdoto ^^ "^odo del facrihcare àgli vni &. àgli altri. Herodotofcriue,che
D.i princi- quelli di Egitto nominarono dodici Dei folamcnte da principio;.
pali dodcci . & paruero imitarli i Pitagorici, pecfhefì kgge , che i Greci tolfero
*■ ,' •'* -.
rt*»«»««»»M-
"■^
De gli Antichi^
quefte cote , & le altre fcienze ancora dallo Egitto :, one erano le-*
tantocclebrate colonne di Mercurio, tutte piene di profonda dot-
trina , e maflìmamente delle cofe del Cielo , fegnate con diuer(è fi-
gure di animali , di piante , e di altre cofe , le quali furono già à gli
Egitij in vece di lettere ; & erano dichiarate da i Sacerdoti , che qui-
ui ne erano dottiflìmi , à chi ne fofle ftato giudicato degno come fiì
Pitagora , Platone, Democrito , Kudoflb , & altri , liqiiali perque-
fto andarono in Egitto. Diceuano dunque! Pitagorici che, corno
fono nella prima sfera dodici figure di animali , che fono i dodici Ce-
gni del Zodiaco j, cofì vi Ibno altre tante anime , hauendo ciafchedu-
no la fiia , che danno loro vita & mouimento ; & fonoquefle i dodi-
ci Dei ; Giouc , Giunone , Nettuno , Vefta , Febo , Venere , Marte, '
Pallade,Mcrcario , Diana, Volcano, & Cerere; dalli quali voleua-
nojcke veniffe il gouerno delle cofe di qua giù. Quefti medeflmi Dei
furono pofti ctiandio da' Romani partiti in fei mafchi, &: (d fcmine
detti Confenti, perche erano con figl 'eri dei Senato cclefte , & nulla
fi delibera fenza loro,|comc fi vede appreffo di Homcro,& de gli al-
tri Poeti, che quando vi era cola di qualche pefo.Gioue faceua chia-
mare il configlio per deliberarne, benché ci delibcraua anco fouente,
& faceua da sé folo , come i Poeti niedefimamente ne hanno fcrittó ;
& Seneca jOucdifputa della natura del fulmine dice, che ve n'é al-
cuno, qualGiouegittanafopra de' mortali di fua tefta,& fenzail
configlio de gli altri Dei. Non habitarono poi in vn loco folo tutti i
T>d de gli antichi,ae fletterò tutti in Ciclo, ma, la terra, & le acque
de' fiamme del msre, edell'mferno ne hebbero la fua parte ; né tutti
furono immortali , perclic i Semidei m.oriuano , di che fanno fcdeJ
(dicePaufania ) molte fepolture de Sileni, le quali fi veggono i
Pergamo in Afia , & le Ninfe parimente moriuano.Si che ve ne fu di
ogni forte de gli Dei appreffo de gli antichi, come fi può vedere ap-
preso di S. Agoftino nel libro della Cittd di Dio, da quello che ei ri-
terifce di Varrone . Ma con tutto ciò fi trouarono anco di quelli , li
quali hebbero certa buona opinione di Dio , tenendo che egli follo
vn folo,eterno,& inuifibile,& perciò non hauefie figura alcuna; la_.
quale chi cerca, (dice Plinio) troppo confente alla dapochezza fua.
Onde Antilcene capo della letta Cinica diceua,come riferifceThco-
doritoVefcouoCirenfe,cheDiononfi può vedere con gli occhi;
perche non è fimilc d cofa alcuna vifibile ; & che per ciò non bifo*
gna penfarcdi conofcerloperimagine , ò ftatua, che di lui fi facci. '
Et Xenofonte imitatore di Socrate di(fe,cheben fi conofceua Dio
efier grande , e potente, polche moueua tutto , e ftaua egli fcmpro
immobile , ma non iì poteua però fapcre di che afpetto folle, ne qual
faccia egli hauefie. Et à quefio propofito Xenofane befl^andofi
iddh vanita de ^li huominijche adorauano le Statue fate da Fì-
.■• ^ A 2 dia,
Pitagorici.'
Deiconfénn.
Paufania -,
S.AgoIiino.
Dio non ha
figura .
Xenofpnte.'
Xenofj^r'*
cicerone.
Giudei.
Giudei non
helbjro fi-
inulaci'i .
Cornelio
Tacito ..
GiofuTo
Suida.
Licurgo.
I^attantio.
rctCani .
4 Imaginì de i Dei
dia, da Policlcto^ & da altri fcultori, diceua ; che fei caualli, i buoi ,
e gli elefanti haueflero hauuto le mani , & le haucflero fapnte ado-
perare, haiicrebbono anch'ellì fatti i Dei in forma di elefanti, di
biie,di caiiallo,Gome gli hanno fatti gli huomini di forma hiimana .
Et il medefìmomoftra Cicerone con alcune ragioni > oiiedifputan-
do delia natura de i Dei fa parlare Cotta contra la opinione de gli
Epicurei. I Giudei , che tra gli antichi feguitarono la vera Religio-
ne^adorarono vn folo Dio, &; quello rifguardauano,non nelle ftatue,
ò nelle imagini con gli occhi del corpo ; ma nella diuinJtà Tua col lu-
me della mente . quanto però l'humana natura lo comporta. Et co-
me riferifce Cornelio Tacito , riputarono empi] tutti quelli , li quali
fìngeuano la imagine di Dio,Scla formauano in diucrfe materie alla
lìmiglianza de' corpi humanii& perciò ne' Tempi] loro non hauea-
no ftatuc ne fimulacro alcuno « Onde perche Herode Re di Giero-
folimahaueua già fatto mettere l'opra la porta maggiore delTem-
pio vna grande Aquila d'oro, (1 leuacono alcuni giouani, come a fu-
rore di.popolo, hauendo intefo che egli ftaua per morire , & la fpez-
zarono & gittarono d terra come recita Giofèffoi perche diceuano ,
cheera contra le leggi della religione, &: de gli antichi loro, & che-*
non bifognaua afpettare altra occafìone di vendicare i'honore di
Dio. Ma la fcontaronomale i mifcri perche Herode hebbe tanto di.
vita ancora, che gli fece pigliare,&; abbruciare viui. Suida riferifce,
che hauendo già Pilato portato in Giudea alcuni ftendardi con la_»
imagine di Tiberio, furono quelle genti tutte turbate , come ch'egli
h luefTerotto gli ordiui loro antichi , ch'erano di non haucre imagi-
ne alcuna nella Città. Ilmedefimo fecero ctiandio de gli altri, di.
non volere fìmulacro alcuno, come Trifmegiilojlquale diceua, che
moftraua di non credcre,chs i Dei foUero in Cielo chi vokua veder-
lène le ftjtue dinanzi da gl'occhi, òdi non lì ridare, che ivotifuoi, &
i Tuoi preghi potcflbro amuarc fin colà su , & che per quello furono
fatti Jhmulacri,& chiamati Dei. Leggclì di Licurgo, ch'ei non vo-
leua , che ad huomo , né ad alcuno altro animale fi potefferoaflìrnv.
gliare i Dei,& che perciò non fé ne douefle fare ftatua,nè fìmulacro,
Lattantio fcriucche furono giada principio adorati gli elementi da
quelli di Egitto fenza farne alcuna imagine . Et Nunia fecondo Re
de' Romani non voleuache/ìcredefie potcrfidare effigie alcuna à.
Dio .come raccoiita Plutarco. Onde ftettero i Romanida principio
cento fwttanta anni feiiza mai fare fimulacro alcuno -, de i loro Dei ,
come che foffe grane errore tirare le corediuine,&: immortali, alla__>
fimilitudine delle mortali,& humane. GliPerfi parimente,& quel-
li della Libia già ne' primi tempi non hcbbero alcune ftatue , né al-
tari,ncTempij. De gliSciti fcriue Herodoto,che, benché ado^afle-
ro moki Dei, come Velia, Gioue, Apollo, Marte, & altri, alli quali
daiuv
De gli Antichi^ $
daiiano nome proprìj alla lingua loro, non fecero però Tempio , al-
tare,nè ftatiia ad altri » che à Marte , come vederemo poi nella Tua»»
imaginej& pure facrificauanoa tutti in vn medefìmo modo. Gli If-
fedoni , gente medefimamente della Scitia , non adorauano altro fi-
muIacro,chevn tefchio di moito^hauendo come recita il medefimo
Herodoto , vn cofi fatto coftume fra loro , che cuimoriua il padre<*
pcrtauano tutti i parenti , & amicidclle pecore , le quali ammazza-
uano poi , & taghauano tutte in pezzi , & il medefìmo faceuano del
corpo del morto,che Io metteuano in pe2zi,& di quefte carni tuttej
mefcolate infieme delle pecore , & del morto faceuano gran conui-
to,& fé le mangiauano tutte indifferentemente, Dapoi fcorticauano
lateftadel morto guardata per queflo,& lapurgauano ben dentro,
& di fuori,iì che refiaua il tefchio folo tutto mondo,& quello indo-
rauano, & teneuano per Simulacro : cui faceuano ogni anno folennc
facrifìcio. Et Pomponio Mela & Solino riferifcor.o , che lo guarda-
uano pertazzada bere ; & cheerail maggiore honore^che fapeflero
fare al m.orto. Acciò è firn ile quello, che rcferifce Suida di certa gen-
te della Giudea,Ia quale adoraua vn tefchio di Afino d'oro, e gli fa-
crifìcaua ogni terzo anno vn'huom.o foreftiero,tagliandolo tutto in '
minuti pezzi. Quelli di Marfilia nella Galiia Narbonefe adorauano
ne i confecrati bofchi fenza fimulacro alcuno: fé non che tal hora fa-
cenanoriuerenzaagli alti tronchi, non altrim.ente che fé inquelli
hauefìero creduto eilere i diuini Numi; come ferine Lucano . Et ne
i primi tempi dopò il diluuio gli huomini da bene , & giudi habita-
nar.o fotto le querele j come fi legge apprefib di Pl.nio , &c quelle ha-
iicuanoin vece di fanti Numi,& di facrati tempi) ; perche le quercia
dauano loro ghiande, onde viueuano e gli copriuano dalle pioggia,
& dalle al tre ingiurie dei tempi. Defcriuendo , Paufania rAcaia_/ >
mette , che ia certa parte di quel paefe furono da trenta pietre qua-
dre {ènza altra figura , le quali haueuano ciafcheduna il fuo nome di'-
diucrfi Deij& erano guardate con molta veneraticne; perche fa an-
tico coftume de i Greci di adorare cofi fatte pietre non meno che gli"
fimulacride i Dei . Racconta Cornelio Tacito ,oue ferine del!a_.
Gcnp.ania , chenon hebbero i Germani fiatue , né tempi] , perch^-i-
penfarono che folle gran male rinchiuder i Dei fra le mura nei bre-'
uè fpatio di vn tempio, & che difdicefìe troppo alla grandezza di
quelli , tirarli alia piccola forma del corpo humano. Ne m.etteuar.o
nei numero de loro Dei , fé non quelli , li quali poteuano vedere, &•
dalli quali Icr.tiuano raaniftllo giouamento. Quefti erano ; il Sole,"
Volcano , & la Luna. De g,lì altri non ne conobbero alcuno , come'
fcriue^CcfarCjnè vdirono pure nominare. Heroc'oto ferine , che gii
di principici Greci adorauario gli Dci,& fieri fìcauano ^oro fenza
nominarlij fin che ne hebbero poi ^'li nomi dallo Egitto. Nìa donde
A ^ fi ano
IfTedonì^
[^Tefchio pfc
(ìmulacro.
Pomponio
Mela.
Solir.o»
Suida.
Querele a-
doiatc.
Imagini del Dei
Origine de fìano qiicfti Dei ^ & fé ad vno ad vno, ò pure fìano venutf tatti infie-
i Dei . me , ò fìano flati tutti Tempre , dice , che al Tuo tempo non Ci kipcua
ancora. Te no che HefiodOj&Hom.ero, li quali furono circa qua-
HeftQib. troccnto anni innanzi à lui , introdu Hlro fra i Greci la progen ie dt i
omero. j^y^ ^^^ molti cognomi , & à quelli diedero duierfe arti ^ varie for-
me. Onde fi potrebbe quafi dire, che da co fioro haue(V;;ro impara-
to i Greci di formare i Dei in diuerfì modi. Ma dichiamo pure iniìe-
me co! medefimoHerodoto , eh 3 lo tolfero da gli E-^iiitij , perthij
quelli furono. i primi che edi/ìcaficro tempi) drizzalTero altari &(^
metceOero ftatoe. Come dunqu e i Greci lo tolfero da quel lidi Egit-
Ma'-cello ^^' '"'^^^ hcbb^roi Romani dai Greci Tvfo delle /la toe; & fuq lando
portò le Ih- Marcello prefe Siracufa , perche ei portò à Roma ciò che trouò qui-
toe dai Greci ui di bello , fi per farne fpectacolo nel fuo trionfo , C\ anco per ador-
àlloma. nare la Città, la quale fina quel tempo non haueuà fapiito ancora,
che diletto porgcfle la pittura , ne la fcoltura. Et perciò fu biafma-
to all'hora Marce Ilo da molti, prima perche pareua che tropo fuper-
bamente haucfle voluto menare fino gli Dei prigioni, facendo v^der
i fimulacri di quelli nella pompa del fuo trionfo , poi perche haue-
iiadarooccafioneal popolo di Roma , auezzo folamenteà i traiia-
gli delle guerre, di darfì aUada}X)ch.;Z2a,& ad vn'ociodifutile,per-
dcndo foucnte il tempo in rifguardare le belle Ila toc, & le vaghe pit-
ture per marauigliarfi de rarte,& del'artiftciodichile fece. Que-
Tlutarco. ftofcriue Plutarco, & fog^iunge,che Marcello nondimeno fi glona-
_ . • uà di effer /lato il primo , c/je haucffe moflrato a' Romani di ammi-
rare le belle cofe della Grecia;& innanzi d lui haueua fcritto LiuioiI
medefìmo dicendo, chequindi cominciarono i Romani di ammira-
re le opere delle arti Greche, & che perciò raccolfero dapoi coii-.
TertuU-ano- molta licenza le fpogliecofi delle facre cofccome delle profane.
Tcrturiiano dicendo , che la religione in Roma fu ordinata da Nii-
ma eoa pouerc cerimonie , & fenza fimulacri , perche non vi erano,
anco andati Greci , ne Tofeani à firli , parue volere , che Tarquiiìio
Prifco folle il primo , che come Greco , dVegliera , & benifilmo in-
tendente della vaila religione de gli Ecrufci ; moil affé à Romani di
firei fimulacri de i Dei. Venne dunque Tvfo di quelli da gli Egirtij»,
& per mczo dei Greci pafsòa' Romani ; ma come cominciafìe in-»
Egitto è troppo difficile da fapere, tanto neèfiato fcritto diuerfa-
Orìi^me de mente. L?.ttaiìtio dice , che molti hanno creduto , che le prime /la-
iìmuUcà. toc fofitro f.,tte per quelli Rè, & huomini valorcfi , li quali con_.
prudenza, & gi'j/lamente haucuano goucrnato ipopoli a loro Co-
getti ; volendo qucftì moflrar nelle ftatoc la memoria - ch° teneua-
no de i giill: Rè , & la riuerento; afifcttione , che fcruauano anco, do-
EafcbK). pò la niorce vtrfo quelli. E ifcbio parimente (criue , che fohuano i
Cintili confcruare conleflatoe lan^'moria delle più degne perfo-
'Degli Antichi.
?
flc , nrioftrando in quel nnodoqiianto era amato, & in quanto nTpcc-
to haiu\to , chi operaua virtiiofamente . Leggcfì apprclìb di Snida ,
che vn Seruch dictfo della razza di laftct figliuolo di Noè ; fu lì pri-
cno che introdulle l'adorarci fimiilacri, &gliIdolida lui fatti per
memoria de gli hucniini valor ofi, li quali eifaccua adorare coivie_>
Dei,& benefattori de! móndo. Vi furono ancho dei Rè che vi-
uendo fi fecero fare delle ftatoe , & adorarle , come Sv-mirami , la_;i
quale fc non fu la prima , fu bene fra primi . Quefta fi fece fcolpire
in vna pietra grande dicia^ette ftadij, che fono più di due miglia Ita-
liane , & ordinò , che cento huomini à guifa di Sacerdoti l'andaflc-
ro ad adorare con folenni cerimonie , offerendole diuerfi doni , co-
me a Nume dinino. R icconta Euftbio, che fu ili Egitto vn'huomo
ricchifiìmo ilquale ^ per rimediare al dolore , che fentiua per la_»
morte di vnfuovnico figliuolo, ne fece fare vna ftatoa,guardandola
con lamedcfimaarfettione,che portaua al figliuolo ; onde quelli di
cafa quando fentiuarodi bauerloofiFefOj& perciò temcuano di qual
che grane gaftigo, correuano alla ftatoa , à quella fi inchinauano,la
adorauano , & chiodeuano perdono , & r ofi era loro perdonato .
Da che venne che offeriuano poi dquefta ila toa fiori,& altri diucril
donijComieà quella, che era fouente la faluezza di molti. Ma vera-
metiteconuengonoinfienie la maggior parte de gli fcrittori , che_#
Nino Rè & Primo Monarca de gli Adiri fofìè quello , che primiera-
mente fabricaffe ftatoe , & porgeflè occafione à gli altri di fabricar-
ne ; percioche tanto rmore portò egli al padre Belo , che in memo-
ria di lui fece drizzare vna liatoa fimikj&aquellichead efla fug-
giuano & fi raccomandauano volle, che fipcrdonafìb, & rimettcf-
fequal fi voglia misfatto da loro com.mtfib; Ad eflcmpio di che
forfè Io ifleflo fece l'Egittio fbpranarrito , come anco lo feguirono
molti altri , facendo ftatoe, alle quali poi perche parue forfè più ho-
ncfto , furono dati nomi di diuerfi Dei , & cofi furono fatti fimu la-
cri di quefli alla fimilitudine, per lo più, dei corpi humani,non-*
perche foflèro gli antichi tutti cofi fciocchi,che credcfrero,chei
Dei haueflero il capo , le mani , & i piedi , come gli huomini , ma_.
perche come fcriue Varrone , effendo gli animi humani fimili a gli
animi diuini,nè potendofi vedere quelli, rè quefti, vollero chei
corpi facefìcro fede di quefìa fimilitudine. Porfirio parimente dif-
iè : come nferke Euftbio ; che furono i Dei fatti di efiigie hrmana
per moflrare . che come Dio è tutto mente, & ragione, cofi gli huo-
mini ancora ne hanno la parte loro . Lattantio vuole , che Prome-
theo fia irato il primo,chc di terra babbi fatto fimulacro di huomo,
& che l'arte dd fare le ftatoe ccminciafTe da lui , & fi dice , che am-
mirando Minerua vna cofi bella opera, defiderofà che haucfle ogni
forte di perfettione, fi oiftrì di concederle quello f le per ciò ie ha-
A 4 utife
Senjch»
Statoa mira-
bile.
NlnoRse
Dei perche
di effigie hu-
mana.
Porfirio.
s
Imaginidei Dei
uefle faputo addimandare , & che hauendolo a qiiefto fine condor^
to incielo • cgiiaiuiedutofì,chttiitteÌecofè prendeuano l'anima.^
dalle fiamme , & dal fuoco , accoflatanafcofamente vna facellina,
che con fccoportaua, ad vna delle mote dei Sole, quella acce fa ri-
portò in terra ,& accoftatala al petto della forinaca figura la refe
animata, & viua , donde venne poi che aHhuomo imitatore ddU
T'.omnhco opera diuina fu dato quello che e di Dio dicendo , che Promcthco
l^owto. hauefle fatto il primo huomo. Per la quale cola egli hebbe parimen-
te tempi) , & altari come Namediuino , & v one fu de gli altari a
lui confecrati nella Academia de gli Athcnicfì , come fcriue Paufa-
nia , one andauano gli huomini in certo tempo ad accendere alcuni
lumi, co li quali in mano correuanol'vno doppoi 'altro; & chi porta
uà il Tuo accefo fino dentro la Città , haueua la palma della vittoria;
cedendo Tempre quelli , che erano dinanzi di mano in mano ( fé i lu-
mi loro fi eflingueuano) a quelli che veniuano dietro ; ouero che
portauano vn lume folo; & correndo fc lo dauano l' vno all'altro fuc-
ccdédo fempre quello, che era più vicino a chi andaua innanzi d lui.
Ne fu qnefta cerimonia , ò giuoco che fofle , fatto folam.ente in ho-
nore di Promcthco , benché fi legga , che da lui fofle ordinato ; ma
ài Volcano ancora , & di Minerua : né correuano fempre à pie ma_»
Platone. tal hor anco à Cauallo. Onde Adimanto appreflb di Platone volen-
do perfuadereà Socrate di fermarli in certa Compagnia, gli dice,
che vedrà fu la fera il giuoco de Caualli , li quali correndo fi danai: o
l'accefa fiicc l'vn l'altro in honore della Dea , che era Minerua . Et
Herodoto raccontando il modo trouato da' Perfi di mandare preflo
le nouellc delle cofe , che era come quello , che vfiamo hog^i delle
pofle, quando corre il pacchetto ( fecorido il Francefe ) che cii pofta
.in polla fi rimette d chi corre di nuouo ; dice che faccuano , coiij^
fanno i Greci , quando correndo, e dandola fi l' vno l'altro , portano
l'accefa face a Vellicano . Di qneflo giuoco lianno detto alcuni , cl^e
rapprcfenta quello, elle fece Prometheo, quando tolfe il fuoco di
.Cielo , & Io portò in terra , come di fopra dicemmo , & che perciò
fu così ordinato da lui. Et altri che mofira il corfo del viucre hiiir.a-
no , nel quale quelli , che vanno innanzi , cedono la luce della vita a
quelli, che vengono dietro : come difle Platone ordinando le fae,lcg-
gi ; che gli huomini fi doucuano maritare per far figliuoli, acciò clic
la vita, che efii hanno hauuta da altri, quafi ardente facella_/:>
rimettano ad altri parimente. Et Lucretio parlando della fucceilìo-
ne de' mortali , dilte , che correndo fi dano 1 vn all'altro il lume del-
la vita. Appreflo de'Focefi fiì anco certo piccolo tempietto dedica^
to a Prometheo coii vna flatoa , laquale alcuni voleuaiio che fofle di
. Efculapio : ma perche quiui allo incontro erano certe grofle pietre
idi colore ^comedi fabbiaj&che reudcuano odore fiaiil? à qndlo
X.ucrcdo>
De gli Antichi. p
.dei corpi hhmaiii, fu creduto più vniuerfaimerste, che folle. di ti-
fo Prometheo,& che quelle pietre folfero reilate della mede/ìnT;i_,
materia , onde egli formò quel primo huomo , da cui venne pofcia_-»
tutta la generatione humana ,' La qual cofa può benilììmo (lare, che
Prometheo habbi fatto il primo huomo, fc per lui intendiamo come Vtcmdcixzo. .
intefe Platone , la fuprema prouidenza ; dalla quale nbii folamente
gli huomini , ma tutte le altre cofe del mondo furono da principio
create , & fatte. Et perciò fu quefla adorata da gli antichi coms-»
Dea , la quale d guifa di ottima madre di famiglia gouernaffe Vviìì-
uerfo ) Se era la fua imagine di donna attempata ir habito di grane
matrona. Vedefi poi quanto piacere pigliaffero gli antichi delle fta-
toedal gran numero di quelle : perche ferine Plinio , che in Mode-
lle ne furono più di tre mila ; né punto manco in Athene , in Delfo , rlmio .
& in altri Inochi della Grecia. Et non furono i Romani in queflo
manco ambitiofl de i Greci , percioche hebbero tante ftatoe , che fu
detto edere in F^oma vn'altro popolo di pietra: Et faceuano gli an-
tichi le confeme^non delle flatoe folamente , ma delle pittare anco-
ra, raccogliendone quante ne poteuano hauere , fatte da 'pitto-
ri , & fcultori eccellenti , &: ne adornano le cafe non folo nellà_j
Città 5 ma fuori ancora in villa. Il che fu giudicato hauere troppo
del lafciuo^Si non conuenir alla feuera vita de' Komani ; Onde M^r-
co Agrippa ne fece vna bella oratione , volendo perfuadere , che Ci ^^^^^^^ ^'
mette fl'eroin publico tutte le ftatoe , Se tauole , che ftauano per or- ^ ^^
«amento delle priuate cafe . Et farebbe , dice Plinio , fiato meglio
aifai, che mandarle come in bando alle ville. Varrone ferine, che
molti andauanoa'podcri di Lucuìlo folamente per vedere le belle^
pitture 5 Se fculture , che ei vi haueua , Allequali faceuano luoghi a
pofta , come ne fenile Vitruuio , dicendo che hanno da efler prandi, vr-,-.,.,;;^
& fpatioii. Oflcruarono poi gli antichi di tare le itatoe m modojche
poteuano ad ogni lor piacere leuarne via le tefre , & mettcruetìe
delle altre.. Onde parlando Suetonio della vanagloria di Caligolnu» Siietonioo
dice,chc parendo a coftui di effere andato fopra la grandczzadi tut-
ti gli altri Principi, e Rè cominciò ad vfurparfi gli diuini honori,
comandò,che a ratti i fimulacri de i Dei.che per religione, & per ar-
te erano rifguardeuoli , come queLi di Gioue Olunpio.&i altri,fo{iC-
ro leuate le tefte , de v i fi mettefiè h. fua . Et Lampridio mede/:ma- Ljmpndiè.
mentefcriue , che Commodo Impcradore leuò il c^no del CoJofib , .
ch'eradiNerone,& vipofeiifuO. Oltre di ciò erstno le ftatoe i:h. --f^we^'iu-j.
public© hauute in rifpetto tale di chiunque ei fonerò , che come codi ,^~'*" ^^^'^•^r
rcligiofa erano gnardat? , Se non era lecito leuarle , ne offenderle m f'*''^*
modo alcuno, come dice Cicerone parlando contraVerre, & ne ad-
duce Tefìempio di quelli di Rodo, li quali ben che hauerlero hauurc;
cifudeli/Ema guerra eó Mitridate, Se perciò rodÌ3fi:rG come grac. ì U
limo
1 3 Imagini de i Dei
4
i
4
4
HJ1
4
4
4
4
4^
<^
Imagini della. Dea TrouiJenza , tenuta da-.
gl'antichi anima del Mando . ^ creatrice
del tutto .
%^
"SS^
fii»
li»
Degli Antichi.
lì
fìllio nioiico, nondimeno nonmofl*ero mai^nè toccarono pure la Tua
ftatoa,ch'eraappò loro in. vno de' più degni kiociii della Città. Et le
ftatoe dei Prencipi haueuano quefto priuiIegio,ch'era ficuro ogn'v-
no,che faggina à quelle,nè poteua efler tratto indi i forza-Ma ciò no
valfc però al figliuolo di M.Antonio: perche AugiiftoyCome fi vede
apprcflb di Suetonio , lo fece trarre dalla Itatoa di Cerare,alla quale
egli era fuggito per fua {dlu.ctza.,Sc coniando, che folle vccifo . Et fu-
rono fatte veftite taihora, & talhora nude,&: ne fecero anco di tutte
dorate,& AcilioGIabrione fa il primo, come fcriue LiuiOjche in Ita-
lia facefib ftatoa doratala quale ei pofe al Padre Glabrione. Alefl'an-
dro Afrodifeo fcriue,che anticamente furono fpeflb fatte le ftatoe de
i Dei,& de i Rè nu(ie,per moftrare, che la portanza lorad ogn'vno è
aperta,e manifefta,& che fono , ò debbono cfler d'animo fincefo,&:
nudo , non macchiato da viti) , né coperto d'inganni . Et Plinio di-
ce , che fu quella vfanza de i Greci di fare le fìatoc nude , perche fo-
lcano i Romani mettere loro indoffole corazze almeno conciofia
che non faceflcrodj principio ftatoe fé noni chi per qualche fatto
Illufire hauefle meritato, che di lui fufle tenuta memoria. 11 che for-
fè non fuoflcmato poi fempre ; & à molti furono date ftatoe peral-
tro , che per lo proprio valore : Onde Catone non ne (ccc mai con-
to, & à chi gli domandò vn dì perche ei non hauefic ftatoa fra tanti
nobili pari fuoi , rifpofe, come recita Marcellino , che più tofto to-
leiia,cheglihaomini da bene dubitalfero perche ei non l'haueflcs
ch'einon ofaflcro dire perche l'haueffc . Et Agefilao parimente
appreflb de iGrcci rifiutò l'hoaore delle ftatoe dicendo , come rifc-
Tifce Xenofonte , che quelle portauano laude à gli fcul:ori,&: dsc
i'operare virtuofamente . Erano portate in volta da gli antichi Ro-
mani alle pompe publiche , & folenni infiemc co quelle de i Dei qu&-
fte ftatoe de i Principi , & de gl'altri huomini Illuftri ^ leuandole del-
la piazza 3 oue ftauano tutte , da quella di Scipione in fuori , che era
kuaradel Campidoglio, come fcriue Appiano perche viuendo egli
haueua già dato ad intendere al mondo j che ogni ftia operationc
veniuadaconfigiio diuino;&come che Gioue gli moftralT. tutto
cjuello , che douea rare , fi ferraua foaentc nel fuo tempio,chi? era nel
Campidoglio tuttofalo ; & perciò quiiii fu ritenuta anco la fua fta-
tua ,&: guardata poi fempre . Da quefte ftatoe, i<i imagini erano
conofciute le più nobili famiglie, onde Mario, perche era di f .mi-
giu Ignobile, dice apprelTo di Sai-.; ftio. chcei non ha ftatoe, i è ima-
gini da moftrarede' fuoi mag:»iori , ma che può ben fax vedere iiL.»
quella vece gli honorati premi) riportati delle vinte guerre. Ma ritor-
niaiiK) à gii fiinulacri de i Dei-li quali furono fitti in diueifi n:odi,fe-
condo che di' lerfi erano i coftumi de i popoli , m.cftrandc tal hora in
eiii quelio i a che erunopiu inclinati. Onde Suidafcdue • ch^ quelli
di
Acilio Glaw^
briotìe .
Aleffiiiid-ro
Afrodifeo.
StuoepcrciK
nude.
Sratoe da chi
(prezzate .
Marcelliao»
Ace/IIao.
Xenofonte.
Statoe por-
ta-:£Ìnvoka.<.-
Appiana-
Salufiiia.
Simclacrì
perche futi
in di II. ili
modi.
Ima^ini de ì Dei
culca n^nili-
^2 o
r.'nici . di Fenìcia fecero gli fuoi Dei con facchi da denari in tnaifo^ pefclaé
giudicauano , che chi folTe più ricco di oro , foffe da più de gli altri.
Et 1 Greci gli fecero armati , perche credettero , che con le armi prin-
cipalmente (ìteneflero le genti foggette. Oltre di ciò moiiranano
calhora gli ::.ntichi nelle ftitoe dei Dei, q 'itilo, che da loro d>.fide-
raiiano ottenere:,òche gii haiieuano ottenuto^ perche le faccuano fo-^
Hente per voto ;& il med. fimo faceuano anco quafi Tempre con li
cognomi , che dauano loro : ma le principali , & più proprie erano
quelle, che fìgnifìcauano la natura loro, & gli effetti, che da quelli
erano creduti venire. Né furono però fatte fen^ pre in modo, che da
tutti foffero intefè , hauendogiàla religione ài quei tempi, ancora
che ioitc vana , & falfa, introdotto di cenere gran parte delle cofe fuc
occolre sì , che iSaccrdoti folan .ente le fapcuatx) , & da gli altri era-
no credute fempiicemente fenza cercarne più oltre di quello, che a
tutti erapcrmefTo difapere. Ondefikgge aprtflo di Liuio, S: di
moltìaltri, cheéfl'endoitat. troùati alcuni libri di Numa, li quali
potcuano fare gran danno alla religione ,di quc' tempi, fé fcflcro
andati in luce ( perche fcopriuano forfè le vanità di quella) furono
d'ordine del Senato bruciati ir publico, acc.oche il volgo non né fa-
pafie altro più di quello, che gli era n cftrato dal Pontefice , & da gli
altri Sacerdoti, diedi ciò hancuanolacura. EtTarqumioPèfece
affogare in mare , come riferifcc Valerio Mafi'mo, certo Marco Tul-
lio, cui crallato dato in guardia il hbro deifccrcti della rch'gione
perche ne lafciò torre copia a PctronioSubino.Da che verrà forfè, ri*
manghi taihora adietrola ragione di qualche imagine, eh io haurò
difc guata , pt rciochL Hcrodoto , Paufania Plutano, & molti altri ,
dalli quali né ho tolto il ritratto , dicono fpeflb , o che non vi è ò che
la religione vieta loro dirla. Ma ciò farà ben di rado, pcichc quello
che non ha voluto dire vno tutto intierair.ente, fi raccoglie taihora
da moki in pezzi, & sì ho fatto io più , che ho potuto. Seguitando
dunque perche follerò fatti i Dei in diuerfi modi, Eufcbio referen-
do le parole di Porfirio dice , che gli antichi per fare conofcere la di-
uerfitàde i Dei , ne fecero alcuni mafchij & alcuni femine , altri ver-
gini, ^viiltri accon 'pagnati, & difordinatamtnte ancora perciò ve»
Anftotde. itirono le ftatoe loro . Et Arili, dice che gli antichi pcnfarono la vi-
ta de i Dei cHcre fimile à quella de gli huomini . perche gli haucuar
ro anco fatti di clfigie humana , & perciò come efii viuenano fotto ,
Lattantiò. il Rè cofi diflèro^che fra quelli ne era vno. Lattanti© pofcia che per
molti argomenti ha pron^to, che i Dei de gli antichi furono huonn-
ni ,la meinoria de i quah fu confecrutadopò morte , foggumge^
che per ciò furono di diuerfe età , chi fanciullo , chi gioiiine , èchi
vecchio , & che d ciafehcduno fu data certa , & propria iniagine ,
perche furono fatti i fimulacri loro , che rappreffcptalfero Pera , &^
rhahi^
Tarquinio
Re.
Valerio Maf-
fimo .
De gli Antichi. 15';
l*habito che haueuano , quando moriirono. Et per quello anco fi
può dire , che fiano fiate tìnte tante altre cofclequali così Ci raccon-,
tano de i Dd de gli antichi , come a punto fé foflero huomini. Et io
ne dirò qualch' vna , fecondo che mi verrà a propofito in diicgnaii-,
do le particolari imagiui di molti , nelle quali metterò mano, pofcia
che haurò detto di che materia foflero fatte. Percioche Eufebio to- Materia de'
gliendolopur'anche da Porfirio dicc,chccflèndo Dio vna luce puri- f"iìu-acri.
ìlìma , che non può effcr comprefa da' noftri fenfi , fu fatto di mate-
ria lucida , e rifplendcnte j come ilfiniffimo marmo , te il Criftallo :
& d'oro parimente fu fatto per moftrare l'eterno , & diuino fuoco ,
oueegli habita; &:clic molti facendolo di pietra negra voleuano . ,
dare ad intendere la fua muifibilità. Ma parlò egli forfè de fuoi té- j^^^^'^^"'^^"
pi : conciofìa che da' più antichi foflero fatti i Dei di legno-, come ^heofrarto^
fi legge appreifoTheofraito , oue ei fcriucdella natura delle piante ;
che foleuano farli di Cedro , di Ciprelfo , di Loto , & di Buflb , &
qualch; vno anco della radice dell'vliuo. EtPlinio (erme, che perche il
legno del Cedro duriquafi eternamente j gli antichi ne fecero lefta-
toe de i Dei ; £< che in Roma ne fu. vna di Apollo portata di Seleucia.
riutarcho ne fcriue così . Antichiifima cofa èil fare firaulacri.& gli Plutarco.',
fecero gli antichi di legno , perche parue loro chela pietra fofle cofa
troppo dura da farne li Dei, & penfauano che l'oro, &. l'argento fofle
qnafi fece della terra£lerile& infecóda,percheouefonolemineredi
queftiiiìetalli,diradovinafccakro:5cchiamauanog!i antichi quel
laterra inferma,& infelice, laquale non prodìiceua herbe tìori,e frut-
ti ; perche eifì , nei petti de' quali non haucua forza l'auaritia, non
curauano più di quello , onde poteflero nodrirfi , & viuerc . Platone ^^^^^'^ "
parimente pare volere che folo di legno fi faceflero le ftatoede i Dei,
parche cosi fcnuc . Eflendo la terra habitatione confècrata alli Deij
non fi dee fare di quella le loroimagini , ne di oro, né di argento j
perche fono cofe , per le quali è hauuta inuidia àchiicp0iiied'^_^.-
Et a queitopropolìto Lattantio ferine , che Je ricche flatoe de i Dei
mofìrauano l'auaritia de gli huominÌ5quali fotto copertadi religio-
ne fi pigliauano piacere di hauere oro , aiiorio, genìmc , & altre co-=
fé preciofe, facendo ài quelle le ficreimagini, le quali haueuano ca-
re più per là materia di che erano , che per quelli , che rapprefenta--
uano o Seguita poi Platone in quello modo . L'auorio è cofa , che
haueua l'anima prima , & l'ha polla giù poi , ft perciò non è bidono
da farne le flatoe dei Dei ; nèil ferro a ciò è buono , né gli altri me-
talli duri , perche fi adoprano nelle guerre , & fono inftromenti del-
le vccifioni. Rellaua dunque fecondo Platone ancora folamente
il legno da firne le fa ere imaginio- Et Paufania parimente dice che- paufaniài.
ei crede che ne'primi tempi tutti i fimulacri dei Dei fofferodi légno
appreffo de' Greci , & maffimamentc quellij liquali follerò Hari fat-
tidà.
14 Imaginidei Dei
ti da gli Esiti) , perche era di legno vna ftatoadi Apollo in Argo de-
dicatagli da DanaOjche fii antichilìuno. Et pareua , che non Ci tro-
iiafl'e alcuno de' più antichi fimulacri fattodi altro , che di Ebano ,
cIiCipreflb,di Cedro, di Quercia, di Hedera,o di Loto. Ma di
Vliuo ancora ve nefuqualch'vno,& fatto pel configlio de lOra co-
Io , che mollraua apiinto , che in quei tempi amauano meglio i Dei
eflere fatti di legno , che di altra materia , Percioche fi legge apprcC-
Efi'-laun'j. fo di Herodoto , che quelli di Epidauro mandarono a dimandare al-
l'Oracolo in Delfo il modo di rimediare ad vna grandiilìma fterili-
tà , & fu loro rifpofto, che faceflero doi fimulacri a Damia & Auxe-
fia ( quelli erano i Demoni , ò Geni] ,come vogliamo dire del paefe)
non di metallo,nc di pietra, ma di legno di vliuo non faluatico. Nel
primo tempio che fu fatto a Giunone in Argo le fli poflojvn fimula-
crodi vn tronco di Pero : & in Roma , oue ella era dimandata Regi-
na hebbe doi fimulacri di Ciprcffo , li quali erano portati con folen-
ni cerimonie , come fcriue Liuio , a certo facrificio , che fu ordinato
la prima volta, che Hannibalc pafsò in Italia. Et leggefi apprcflb di
Plinio , che in Populonia fu vna ftatoa moltoanticha di Giouc; fat-
ta di vna vite fola. Etnonèmarauiglia,fcperòfuvcro,chefi tro-
uaflero viti così grandi , & grolle , che ne foffero fatte le colonne al
tempio di Giunone in Metaponto, come il medefimo Plinio fcriue.
EtdelVitice ancora, che volgarmente fi dimanda Agno callo, fu
fatta vna ftatoa ad Efculapio , come fcriue Paufania , in certa parte
della Laconia, oue egli dalla materia della ftatoa fu detto Agnite .
De legno medefimamente furono fatti i Dei da' Romani , mentrcj
che alla lèmplice poucrti furono amici. Onde Tibullo , parlando
a' Dei domcftici chiamati Lari , dice parole , che qacfto fuoiuuano
in noftra lingua.
JSlè Vergogna IJÌ prenda, fé ben fete
Fatti dì [ecco tronco : perche tali
Tofìe puf anco ne i felici tempi
De' pouerì noSfri ,Aiìì , quandg furo
La fede , la pìetade , e la gìuflitìa
Meglio offeruate affcù , c'hoggi non fono l
£ fur con grata pouertà adorati
2\'ff le poHcre cafe ì Dei di legno»
E'C Propeitio fa dire in qucfto modoaVertiinno della Tua ftatoa.
Tatti) fen^a arie fui d'vn fecco tronco ,
JU come pouercllo Dio di legno
Innan']^ d tempo del buon Nu7na fìetfl
l^€U Cjtfà , che mi fu fempre girata •
" "^ Nelle
De gli Antichi. 1 5
Nelle Ifòle fcoperte gl'anni paflfatida Spagnoli , che hora fi addi-
mandano il Mondo Nono , perche a gli antichi fnrono incognite , fi
è t«'ouato che quei popoli, adoranano alcuni Idoli fatti qual di cre-
ta , qual di legno , & qual di pietra. Et Plinio ferine , che benché il Vliùo >
fere delle ftatoe foflc in Italia cofa molto antica , come fi può cono-
fceredal'Hercole, chefùconfècratofinodaEuandronel foro Boa- £xiar.ùio»
rio , qual folcuano veftire con ornamenti trionfali fèmpre ne' tempi
de' Trionfi , XiOn furono però datià i Dei , né a' tempi) loro fimulacri
di altro, che di legno pnmachefofì'eda' Romani foggiogatal'Afia»
dalla quale paffarono in Itaha le prcciofe ftatoe , perche non fi con-
tentò fcmpre la Grecia del legno folo per fame gli fuoi Dei, ma gli
fece anco d'oro , & di altri diuerfi metalli , & per moftrarfi più fplé-
dida,& magnifica vcrfo quelli, dice Paufunia,che ella fece fpei!©
ver ire T Auor o fino d'India , & da gli Ethiopi per farne loro delle
fìatoe : & che di ferro ancora ne fiì fatta qualch'vna , come l'Her-
cole che combatte l'Hidra apprefib de i Focefi ; ma che queflo fu
cofi difficile, che poche ne erano fatte delle flatoc di ferro. Onde
in Pergamo città dell' Afia andauano moki a vedere , come cofe ma-
rauigliofe.dueteitedi ferro confècrate a Bacco, Tma di Lione-»,
l'altra di Cingiale , Coridone cantando con Tirfi apprefio di Vergi- Ssriio.
ho promette a Diana fiirla tutta di polito marmo, &quiui Seruio
auertifce , che fcknano fpeflb gli antichi fare il capo folamcntc , &
il petto di marmo alle fìatoe. Oltre di ciò fecero quafi fem.pre alcu-
ni Dei vih , e plebei , come Priapo , & altri à lui fimili , che ftauano
per lo più nei campi , & allo fcopcrto , di legno folamcnte ,di terra,
ò di altra fimile materia vile; & gli altri più nobili , cornei Dei del
Cielo, di m;;teria più degna. Né furono tutti i Dei de gli antichi faJ- Dei In {TmilT-
ti in forma humana fempre , ma fouente alla fimilitudine di diuerfi ^"'-^'•"- ^ ^''^
animali , & dihuonio, & di beftia infieme giunti anco talhora; on- "^^^^*
de fé , come ferine Seneca ,. &l Io rifenfce Santo Agofiino, fof fero fidi-
ti viui yiiclla fbrma, che erano fatti loro i finuiiacYi ., fartbbono fia-
ti non come Numi adorati , ma fuggiti con.e moflri . Et in Egitto
più che in altro pacfe furono quefìimofìaicfi fimulacri, come fi ve-
drà in molte imagini alle quali darò principio dalla Eternità : per-
che fé bene non erano tutti i Dei de gli antichi eterni , & immortali,
erano però tenuti tali i pm degni , &' perciò fu creduto , che la Eter-
nità glracconipagnafTe fimpre : ber.cheil Boccaccio ouc raccontala
Genealogia de i Dei , dica che la diedero gli aitichi per compagna a
Demorgogonefolamcnte , quale ci mette, eh- fol^e il prano dì tut-
ti i Dei,& che habitaflfe nel mezodella terra tutto pilhdce circóda»
tadi fciirifiìma nebbia , coperto di certa humidità lanuginofa, come
fono apunto quelle cofe che fiani o in luoco humido. Ma io non ho
tronatoaucoramaianevifto icnctore aucicojche parli di coflnf.
Però
Boccaida
1 6 Imagini de i Dei
z^ /^\c^ aVÌa Af\eit A-Oa^ d*A^ t?ù^ <?f^ #A4 {?fV5i ^f^, (?/ì* <?r>*, ^/V^ ^fWv iVìa «Wei <w«. '^sAm. .■vrL.»';^^
^««
1§*
4kp
4'.
cffg^ Imagini dtUa Eternità , c<?« lirriAgine del dio
cf^^^ Defr.ogorgone compagno delia Eternità , f(?7
<^^<^ /(Spente , f/?^y? morde U coda yjtgnificante
*|;^ /'4«^?(7 ^ (^ fua renoltitioncL^ .
t^fi^i .^vs^^ ,?^^%.'^-'^ »bìK ^ ^^ J(& %?& ^ s^^ s^ sA? ^ 5>^c*;
De gli Antichi.
. . ^7
Però dico, chela Eternità u*iua fcn prc con quelli Dei, che «rano
creduti immortali ; la quale chi ella fofie dirhoftra aflai bene col no-
me folo che viene a dire cofajChe in s^è cótiene tutte le; etd,& tutti i Ce
coIi,sì che fpatio alcuno di tépo non la può mifurarr.. benché fi pofla
dire a certo modo,che ella fia parimente tempo,ma che non hi n;ai
fine. Et perciò Trifmegifto , i Pitagorici , &: Platone diflcro , che
era il tempo la imagine della Eternità; perche quefto in Te (ìefioCi
riuoluc , &: pare che non fé ne veggia mai il fine . Ma quefta fi può
dire più tofto Perpetuità ; perche , ancora che non hnbbia mai
fine , non poflìcde però interamente tutta in vn medcfino punto
quefta Tua vita infinita ; che e propno della Eterrità , feccrdo Boe-
tio; ilquale dice, che, fé bene parue a Platone che il mondo non-,
babbi hauuto principio, né fia per hauere mai fine, fi ingannano
però quelli, liquali feguitaiPdo qucfta opinione Io chiamano coeter-
no a Dio ; perche a dare il fi.io proprio nome alle cofc , hanno da di-
re, tenendo anco la opinione di Plotone, che Dio è Eterno & il mo-
do perpetuo. Defcriue dunque Boetio la Eternità,che fia vn pofleC-
fbprefentaneo di tutti i tempi, & quefta è propria di Dio, perche
a lui non pafia, né viene il tempo,come a tutte le cofè create ; anco-
ra che qualch* vna fofl'e per non hauere mai fine. Ma non la cerchia-
mo per hora tanto a minuto , conrc forfè non la cercarono gli arti--
chi, quando diflero eterni li fuoi Dei, volendo perciò intendere che
fodero immortali , &: per non hauere mai fine , & che la Eternità
folte quefta infinità di tempo. Onde Claudiano,chc largamente
la defcriue nelle laudi di Stilicene, fa che rn ferpcnte circonda l'an-
tro , oue ella fì:à , in modo che fi caccia la coda in bocca , che viene
a m.oflrare retfetto del tempo , ilquale in fc fteflb fi rà girando fem-
pre, hauendone tolto l'è (fempio da quelli di Egitto, liquali mofira-
uano l'anno parimente col fcrpente , che fi mordcua la coda ; perche
fono i tempi giunti infieme così , che il fine àcì pafl'ato è quafi prin-
cipio di quel che ha da venire. Vcdcfi la Eternità in vna medaglia»,
di Fauftina fatta in quefta guifa. Sta vna donna vcftita da matrona
in pie con vna palla nella dcftra mano , &: ha fopra'l capo vn largo
Telo diftclb , che la cuoprc dall' vno homero all'altro. Ma vediamo
tutto il difegno , che ne fa Claudiano , da me ritratto in noftra lin-
glia à quefto modo •
In parte sì da noi liinge^e fé creta,
cy alcun mortai vcsìigio non V' appare ,
Ou' a i'humana mente d gir fi vieta ,
Ne "L'i poìmo anco i Dei fcrfe arriuare^
Vna fpclonca giace d'anni lieta ,
Madre d'infiniti anni ^ e d'età pare^
Eterniti.
Tiirmcgifto.
Perpetuiti.
Boetiow
Claudiano»
Imagine de(-
l'aauo .
Medaglia di
Faudiaa.
6
laqtiai
1 8 Imagini de i Dei
Laqual con modoyCh'vnqua non vìen nimiOy
Manda , e richiama i tempi a l'ampio feno .
^eìta col flejjuofo corpo cinge
Vn ferpe picn di Verdeggianti fquamc j
^ual tiò, che trvua amdamcnte flringe
Come che diuorar ei tutto brame ,
£ la coda ft caccia in gola y e finge
Voler mangiarla con amia fame .
Vaffene in giro, e con l'vfatc tempre ^
Onde partì , cheto ritorna Jempr e .
L4 la porta con faccia riuerenda ,
lEt d'anni piena /là l'alma Natura ,
Come cufìode , che fedele attenda
Chi Vien* ,& yà con diligent^ura ;
D'intorno Volan l'anime , e che penda
Ciafcuna par con debita figura
Da le 7nembra, eh' a lei fon date in forte p,
E Han con lei fino che piace à Morte ,
Ve l'antro poi , ne la jpelonca immenfa
Vn Vecchio , c'hà di bianca neue afperfo
il mento ,e7 crine ftà yfiriue e dijpenfa
Le ferme kgg» date à l'Vniuerfo,
£ mentre eh' à disporre il tutto penfa
Con l'animo al bell'ordine conuofo ,
Certi numeri parte tra le fìelle ,
Onde n'appaion poi sì Vaghs e belle .'
Con 9rd'me immutabili prefcrm-3
^ ciafcuna quando habbia Agir , ò fiori»'
Da che quanto tra ìioi ft more, ò viue,
ììà Vitale morie ^ poi torna à guardar e^
lE riueder come al fuo corjo arriue
Marte ,qHal jbench'auc'z^'^o à caminare-
Ter via certa, va pufà' certo fine ;
Che così roglion le leggi diurne.
Ccmt con certo pajfo giri intorno
Oìoue portando gioiiaìn'^nto al mondo j^.
Cerne la Luna fi nafco?;da il giorno,
M toHo muti il bel lume feconde ,.
f^ome partendo fia tardo al ritorno
Saturno hcrrido,?r.ejìo,& infecondo r
^/into Venere bella ^ e doppo lei
f^i-rando Vada il mcjfaggier de i Dsi -
De gli Antichi. tp
JS ^tMtido Peho d l'antro s'auuicina
Subito ad incontrarlo la potente
'Natura viene yC à gli altri rai s'inchina
Il bianco Vecchio humile , e rìuerente ,
^Whora da sé s'apre la diurna
Spelonca , allhor fi Vegono patente
V adamantine poite,ea poco à poc9
Tutti i fecretì appaion di quel loco •
Syuiui i fecoli fono di dìtterfi
Metalli fatti in variati ajpetti,
E pare ciafchedun di lor tenerfì
Nelfeggio fuo con fuoi compagni eletti,
Xhiefio è di ferro j onde Jouente ferfi
I mortali fra lor danni , e difpetti ;
Di rame (juello , al €ui gommo é Hata
II mondo tutto fn poco men turbato .
V no yen' è d'argento ^ che rifplende
In bel feggio eleuato d'ogn'intorno ;
Ma di rade tra noi mortai difcende
^ far di sì bel lume il mondo adorno «
Quello , che piti de gli altri in alto afcende
"È d'oro-iC d'oro fon quei , ch'egli ha intorno f
Tutti pieni di fede , e di prude?i';^a ,
Di bontà,diginrtitia , e di clemenza m
£ fon gli anni beati , ch'à mortali
Jlpporteran felìcitade immenja ,
^Ù'hor , ch'haurà pietà de' nofiri mali
Febo , che qucHi a modo fuo difpenfa ,
£f farà , che dal del fpiegando l'ali
La betta ,Aflrea di nuouo amor' accenfa
Di riueder il mondo a fior fra noi
yeri'à fen%a più mai partirne poi»
Ladefcrittionc , & iJdifègno diquefto antro, ò fpelonca , cheta
▼ogiiamo dircjd moftra ^ conierefjjone il Boccaccio ; che la Eterni- Efpofitioflc
nitd va fopra a tutti i tempi . & perciò ella è di lungc , &: incog^nita dell'aiiiro del
non folamente d mortali , ma quafi ancora a Dei celefli^cioca quel- ^'E^"^"^.
le beate anime , che fono su ne i Cieli . Et dal gran feno manda alla
fpelonca i tempi , & quelli richiama pur'anco al medefimo ; perche
in lei hanno hauuto già principio , & riuolgcndofi in fé fleffi paio-
no vfcire da quella , &: ritornare anco alla medefìma . Et fafiì quc-
fto tacitamente , perche non ce ne auuedendo noi , pafla il tempo ,
coHie di nafcoilo . Alla porta , oue ila la Natura , vanno volando
B a risolte ■
20
Imagini de ì Dei
^é
f5>
s?
*S<
^Intro de IT Eternità , con l'ìmap^ìc del Tempo y h ^§f |*
dt^l Fato y di Febo , du ila, Ndtttray (^ dell'i quAt~ ^^
tra feioli , che fgntfìcano da, Dio r^eìiir il tut- ^^P"
to yO* da qnello il tutto effer comprefo ^ c> U "^^2?^
rctiolntionc delle co fé humitH . ^^^^
^j-^ji
à
■yt.
^f^^^fi^^^f^^^f^^^'i^^^^J^ti^^i^i^r^
Degli Antichi- 21
molte anime intorno, pe; che fccndono ne i corpi mortaK,(l'onde v-
fcencio poi vanno in grembo alla Etcrnità,ilchi tuttosìfì per opra
della Natura, & perciò ella ftaquiui alla porta. Il Vecchio eh-.- par-
te perniimero le ftclle forfc è Dio , non perche ei fia vecchio ; che ia
lui non fi può dire , che fia termine alcuno di età , ma p'-Tcht foglio-
no parlare così gli huomini, che chiamano di molta età quelli etian-
diojchenon potino morire, ilquale dando ordine al moinn-ento
delle ftelle diftingue i tempi. Ma forfè che più proprio farebbe, d ire,
che il vecchio fofle il Fato , perche quello s'inchini à Febo , che fi
potrebbe torre per Dio , quando fi prefcnta alla Tpclonca . Al-
tro non dice poi il Boccaccio de i(ccoli',che fono quiui , come
che fìa cofa'facile ad Ggn*vno,& io parimente non ne dirò
più, per venire alla imagine di Saturno perche lo tolfèro
gli antichi pe' i tempo , & dei tempo habbiamo gii
cominciato adire ragionando della Etemiti.
La quale non ardifco gii di dcfidcrarca
quefta mia fatica , ma prego bene»
chi lo può fare, che voglijL»
darle vita per qualche
tempo.
n f SATVR-
1% Imaginidei Dei
SATVRNO
•\^- ^3-<E#J- Ipèì- i<x>3 -^3 -esH-
il primo fu Saturno , che dìfccfo
Dal'alto del fuggendo il figlio GiGue ,
Ed a foY%a priuato dc'fitoi regni ,
Venne a mosìraf a gli huomini , eh' allhora
Come le fere andauano difperfi
Ter gli alti 7nonti, il modo di raccorfi
Infteme , e d*vbbidire a certe leggi .
JEt il paefe , o'ue à principio ci flette
Latente ,/» perciò chiamvto Latto ,
Softo'l gouerno di co Bui fi dice
Che fu il felice fecola de t'oro
Così reggcua ei gmflamente i fuoi
Topoli dando lor ripofo , e pace *
Virgilio. ^^ quefto modo canta Virgilio diSaturno , mettendo la hiftoria
con le fauole , conciofia che quella reciti che Saturno andò in Italia
fcacciato di Grecia dal figliuolo, &:queftehabbino finto poi,chcj
egli era prima Signore del Cielo , & che Gioue ne lo rcacciò;& Io fe-
ce fcendere al baflbj perche la Grecia è più verfo l'Oriente, & per-
ciò pili alta della Italia, che rende verfo l'Occidente. Ritiratofi
adunque Saturno in Italia , fu da Giano Re ài quel paefe , oue poi flì
rneHa Roma , che fé ne viueua con fuoi popoli quella roza vita de
più antichi mortali, tolto a parte del regno, perche gli mofìrò la_»
coltiuatione dei campi, & il fare gli denari di metallo, che prima
erano di cuoio. Etfùperciòfartasuqueftipoidairvnode lati vna
nane , perche Saturno nauigando andò in Italia , e dall'altro vna te-
fta con due faccie, che tale era la imagine di Giano, come vederemo
poi. Edificarono quefti due Rè communemente terre, & caftelli
vicini, che dal loro nome i chiamarono ; come Saturnia da Saturno ,
& Gianicolo da Giano . Onde tanto fu (limato Saturno da quelle
genti, che infieme col Rè loro cominciarono driuerirlo come Dio,
perche erano airhoraftimati Dei quelli, liquali fapeuano trouare,
& là infegnauano, qualche arte che folle vtile alla vita humana; &
quefta di coltiuare il terreno , & farlo con arte più fecondo , che non
e di fua natura,c vtiliffima; &: perciòSaturno ne meritò gli facriho-
ttercutio. noti.. Si fu chiamato Stei;catio dallo ftercora re i campi ? cioè darò
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De gli Antichi' ^31
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ìmagine dt Saturno , ò ^f / T^/w^o à/uaratorc^ él^^o
tìfé" fuoi figliuoli , cioè dd tntto cotifumAio^ «^ g^
rf j ecccttuAtt Giout, Giunone, Ntttitno,^ «EH ^
Vlutone^ ime fi per li quattro e U menti Fuo^ ' ^^^^
co , Jn4 , Aciua, , (gr r^;'rrf , c/^e ^?a// // >^;- ^ .^,à>
ftrur^tom, ' ■ ^r
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4sl,ttt^
24 Imagini de i Dei
loro il letame , onde diueragono poi più fertili. Per queflo hanno Vo-
luto alcuni, che la fua ftatoa hauefrelafaIceinn:iano,pcrdaread
intendere , che la coltiuationc de i campi fu infegnata daini già da
principio in Italia , conciofia che con la falce fi miete il grano pro-
dotto da ben coltiuati campii Ne'facrifìcijSaturnalipoiancod
adopcrauano candele accefe : la qual cofa dichiarando Macrobio
Macrobio. dice , che era , perche fbttoil reggimento di Saturuo gli huomini da
Saturno pel vnaincolta vita, & piena di tenebre , pafiarono alla lucidai bella
tempo . /^lentia delle buone arti . Oltre di ciò intefero gli antichi il tempo
fotto il nome di Saturno,del quale differo i Latini molte ragioni tut-
te confacentifi al tempo , ma non gii al propofito noilro . Et i Gre-
ci parimente lo chiamarono Crono , che viene a dire tempo, & quel-
r a 'ne i' ^*^ ' ^^^ fignifìca il nome , fu moftrato nella imagine di qnefto Dio ;
Saturno, parche le fecero qua fi Tempre di huomo vecchio , mal velliito , (ènza
)ìuHa in capo , con vna falce nell'vna mano, & nell'altra haueua cer-
ta cofa auiluppata in. vn panno , quale pareua cacciarfi in gola , co-
me che la volefìè dinotare, e quattro piccioli fanciullini gli erano
Ifpofìrione qu ili i appreso. Queite cofe fono interpretate in quello modo : H
di Saturno, tempo è vecchio e mal veliito perche ò femipre e ftato, ouero comin-
ci ò ad effere infiemecon il mondo , cioè quando fatta la feparaticne
del Chaos gli clementi furono dipinti , & fu dato principio alla ge-
iieratione delle cofe , cominciando al Ihora il Cielo adaggirarfici in-
torno , dal mouimcnto del quale cominciarono parimente gli huo-
mtni di mifurare il tépo:&: quindi fu, che le fauole appreffo de i Gre-
ci differo Saturno eflcre Ibto figliiiolo di Vrano , che fignifìca Cielo .
Fadetto anco Satuno, Vitifatore, quafi cultor delle vitti , perche di-
cono, che effendopaHatoncHTtalia, come s'èdetto,&: accettato
da* Latini, ne hebbe della fi glia di vnod'eflì Enotria nominata , al-
cuni figliuoli , tra quali vien connumerato Gian ; a chi egli infegnò
il modo di piantare , & coltiuarla vke, & di fare il vino; ilche ha-
uendoeflloperato,& guadagnatone perciò il nome di inuentori,
auenne che vn giorno alcuni Ji quali forfè haucuano beuuto più di
quello, che loro fi conueniua , il addormeiitarono , èc fecero vn lon-
ghiffimofonno , dal quale poi fucgliati & accordfi , chequefio era_r
accaduto per il beuuto vino j credendo che fofle qualche cofa vene-
nata , lapidarono , & occifero Giano, come inuentor ài quello; perii
che quattro figliuole di lui rimafte , per dogha con vna fune ligatail
al collo fi Icuarono la vita: ma da Satnrno furono rofte nel Ciclo in
loco di Stelle , & a noi fi dimoftrano poco auant i il rcinpo della ven-
demmia . -Effendo pofcia vn tcnjpo i Rom.ani aggTcVaati di pefiiìea-
tia , & hauendo perciò confultuto l'oracolo d'ApolIine ,. hebbero in
rifpofta che bifognaua placar prima 1 ;ra di Saturno riccuuta per la
morte dìGiano fuo figliuolo , da cjie moin iRomani gli edificarono
vn
De gli Antichi. 2$
vn tèmpio fu' 1 Monte TarpeÌG,& vi poferò Giano con quattro fac-
cic ; ò dal numero delle Hgliuolc.ò dalle quattro Cagioni dell'anno .
Solcuanogli antichi porre sùia cima del tempio di Saturno vn Tri-
tone con la buccina alla bocca , & fepclir ini fotterrala coda di quel-
lo , volendo con ciò moftrare , come dice Macrobio , che da Saturno ^jj^'^^-^
cominciò la hiftoria a farfì palefe , & ad cffer conofciuta, perche fen- quando co*
za dubio j innanzi che fofl'ero diiHnti i tempi , ella non poteua cfi'ere minciò ,
fé non muta , & incognita; il che fìgnificaua il nafconder la coda. Fu
Saturno veftito così vilmente, perche in quel principio del mondo
non cercauano le perfone pompe nelle vefli , ma fi contentauano di
cflere coperte . Ochequeftemoftranano di efferc tutte logore per
confarfi meglio alla vecchiezza di lui, ilqualchaueua il capo nudo,
perche in que' prim.i tempi , quando egli fu creduto goucmare tutto,
& che correua la età dell'oro > la verità fu aperta, &manifefta a tut-
ti; non nafcofla, come fu dapoifotto tante menzogne, & tanti in-
ganni. Et per quefto ancora gli antichi facrifìcauano a Saturno a ca-
po fcoperto , & fé lo copriuano in facrifìcando a gli altri Dei . Mo- ^
flra la fai ce in mano di Saturno, che'l £en>po miete , e taglia tutte le
colè . Et c[ nello , che ei fi mette alla bocca per diuorarlo , che le co-
fe tutte nate in tempo fono anco dal tempo diuorate,fopra di che fin-
fero gli antichi vna così fatta fauol a. Temendo Saturno di clTere fcac-
ciato di regno da vnfiio figliuolo, come i Fati gli haueuano predet- ^^uo-a dì
to , comandò ad Ope , la quale fu anco detta Rhea , fua moglie , che ^^^J^''*^-
ogni volta, che partoriua gli prefentaffe fubito quello, che hauefTe
fatto , perche? non voleua in modo che fofle,che fi alleuafìe alcun.j
figlio mafchio , fé bene douefle egli fiielTo diuorarfegli tutti . Partorì
Ope la prima volta GiouCj& Giunone infieme;ma prefèntò Giu-
none fola al marito , fapendo che per cffer femina non le farebbe ma-
le, & nafcofe Gioue : di che cfl'endofi accorto Saturno cominciò a
gridar per hauerlo; laonde Ope gli prefèntò certa pietra auuolts
in vn panno , dicendo quello efl'ere il figliuolo , cheeglidom.undaiu .
Et egli, ilnza guardare altrimentc che foflè 5 (è la cacciò in gola ,6
diuorofiela : ma la rigittò poi , come faceua anco de i figliuoli , po-
fcia che gli haneua diuorati, che gli rigittaua. Onde fi legge apprel^ ^^"^'^^ <^:"^
fo d i Pauf mia , che in Delfo nel tempio di Apollo era vna pietra non '^'f^^ '^'^
molto grande guardata con grandiflìmo rifpetto, perche dicetiano
quelle genti , che era la pietra qual fu diuorata daSatumo in vece di
Gioue , & ogni dì , ma più le t\fìe -, vi fpargeuano sii deiroglio , poi
le auuolgeuano attorno lana non lanata . Et i Romani la credettero
efière quella , che nel Cam.pidoglio non volle cedere a Gioue , Se fu
adorata pel Dio Termino. Fu feruato parimente Nettuno dalla ma-
dre con fimile inganno , che finfedi hauere partorito vn picciolo ca-
uaUinOj& Io diede àdiucrare al marito, come diceuano quelli di
Arca-
25 Imagini de i Dei
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Imuotìit: di Saturno ^dti itmjjo^igj' dell anno ^ ^^^
che lignifica, li tr'tfiì cffttti.che ytngono da '^^;|^
quello pianeta ^ (^ la, rcuoua tione ddl annG s %|:5*
co?2 /a frecide^^a , e tardità ael fiur^cta dt "^"J*
S^ turno . "^"IS*
27
De gli Antichi.
Arcadia, 5c Paufanialoriferifce. Plutone medefimamente fi faluò Paufanìa.
pcrefler nato ad vn parto inficmc con la forella Glauca , laquale fu
fola prefentata al padre , che da qucfli in fuori dinotò tutti gli altri
figliuoli , rigittandolipur' anco dapoi, come ho detto. Ma alcuni
altrijli quali anco pare a me, che meglio (Schiarino la cagione del di-
uorarei figliuoli, dicono, che eflendo Titano fratello di Saturno di
maggior età di lui , & volendo perciò regnare , Saturno a perfuafìon
della madre, ideile Torcile non gli volfe altrimenti acconfentirc ,
anzi che egli fi fece Rè . Da quefto eflendo per nafceredifcordia tra
eifi fratelli, fi acquetarono finalmente con quefta conditionei che
douefle Saturno continuar nel Regno,ma che douefle far morire tut-
ti i fighuoli , che gli nafcefl'ero mafcoli, acciò che fofle ficuro Titano,
che finalmente il Regno douefle ricader in lui , ò ne' fuoi figliuoli .
Eflequì per vn tempo Saturno la conditione,& per quefto vien detto,
che egli diuorafl'e i figliuoli ,• ma eflendoli nati Gioue, & Giunone in
y n parto , feguì di loro , & di Nettuno poi , & così anco di Plutone
guanto fi dilfe di fopra : la qual cofa intefa da Titano aflaltò sì d'im-
■prouifo il fratello Saturno , che lo fece con la moglie prigione, & co-
ii li tenne fino a tanto, che da Gioue fuperato, furono quelli fciol-
ti , & liberati. Le quali colè vogliono mofirare j come cominciala,
diredi fopra , che le cofe tutte prodotte dal tempo fono anco dal te- "^
pò confumate , ilqualc le fa poi etiandio rinafcere , da glielementi in
fuori, che fono i quattro figliuoli , Gioue, Giunone, Plutone.e Net-
tuno , cioè fuoco , aria , terra , & acqua, li quali non paflarono per
Ja vorace gola, perche quefti durano fempre-^ . Fingeuano quelli
diSaflbnia,volendodeffriuérSatarno,vn vecchio che ftaua ritto fo-
pra ad vn pefce , & teneua vn yafo , & vna ruota j- Ma cì^. cofa volotìe
fi guincare è ftato femprerecretpj& perciò io ne anco qui io dichiaro.
Martiano defcriuejiao Saturno lo fa che porge con la defi:ra mano urn J'^^g'"^ di
ferpente,qu?^e fi morde k coda, moftrando in quefi^guifa, che per ^^^^'^"o*
lui s'intende il teaipo : ù. dice , che ei vi con paflb lento , e tardo , &
ha il capo coperto di vn velo, che verdeggia, le chiome, &: la barba
fono tutte canute ,& benché egli fia così vecchio, pare nondimeno
potere anco ritornare fanciullo. Ikhe fi può dire eflere il rinouamen- ^fp^vUiione.
to , che fa il tempo di anno in anno : & perciò il velo verde fopra la-. ^
bianca chiom.a moftra il principio dell'anno , quando nella prfmaue-
ra tutta la terra verdeggia,la quale neirinuerno poi fi cuopre dibian-
chiilima neue, &: cosìtofto fi palla dall' vna fi:agione airaltra,che pa-
iono eflere giunti infieme. La tardità del paflb fi può rifi;rire al tar-
de riuolgimento , che fa la fpera di Saturno . la. quale delle fette de i
Pianeti è la maggiore , perche è fopra a tutte le altre ;& però più
delle altre, che è in trenti anni , tarda a compire il fuo giro. Et
perche da quefto piaiitra vengono trilli Cifeai , pei io più , lo reccto
'yecchio
2^ Imagini de i Dei
•^!
ìmA^i'i^ ai ^Aturm ^ che Jìgmpca ti tempo pre-
finte ^ e p affato , (^ aucnire ^ ftj U mula^
natura, di tal pianeta ^ (S* fua frede'K^o-^ ,
ft^ il tempo tutto con fumar e , (^ diUrug-
ger^^ •
ili*
I*
De gli Antichi. 2p
vecchio , meffo fordido ; & col capo auolto,pjgro , & lento , per ef-
ièr la natura Tua fredda , fecca, e tutta manir conia , come fi può ve-
dere apprefib di chi fcriuediqueftecofe. Onde il mede fimo Martia- Martiaua
no, quando nelle nozze di M^^rcurio , e di Filologia fct,chc ella afcen-
dcdi Ciclo in Cielo, dice che giunta a quello di Saturno trouò lui,
che quiui Te ne ftauain luoco freddo , tutto agghiacciato , & coperto
di brina, & di neue,& chehaueua per adornamento del capotal'ho-
ra vn rerpente,talhora vn capo di Leone , & talhora di Cinghiale,che
moftraua i terribili denti. Le quali tre tcfte potrebbono forfè moftra-
re gli effetti del tempo , ilche non affermo , perche nonio trouofcrit-
to da Auttore degno di fede . Ma dirò bene ,• che a ciò fi confa affai
quella imagine fignifìcatrice de i tre tcmpi,pafrato, prefénte , & aue-
nirc , che haueua parimente tre capi di Leone di Cane,& di Lupo, pò»
fta da quelli di Egitto con il fimulacro di Sarapidc loro Dio princi-
pale, la quale difcgncròpof al luoco fuo. Ora vediamo quello che fi p r.i •
legge apprcfloEufebio de gli effetti del tempo moièrati con la ima- i^UjVin^^'di
ginc di Saturno. Egli ferine che Aftarte figliuola di Cielo ,& moglie, saturno.
Se forelladi Saturno fnfiemc con molte altre , che cine haueua , fece
al marito va'orn amento regale , che haueua quattro occhi , due di-
ttanti ; & due di dietro , delli quali due fi chiudeuano , & dormiuano
a vicenda , sì che due ne erano aperti fempre , & a gli homcri vi pofe
parimentequattroaJi, delle quali due flauano difi:efe,comc cheei
volafle , & due riilirette, & raccolte, come che flcffe fermo ; volendo
fignificare , che fé bene egli dorme , vi vede pur'anche , & che tiie-ntre
veggia dorme parimente,& che fermando fi vola , volando,fi ferma;
cofe tutte proprie del tempo. Et foggiunge poi , che la medefima A-
ilarte pofc in capo aSaturno due ali, volendo per rvnamoflrare l'ec-
cellenza della mente , & il fenfò per l'altra . Imperoche dicono i na-
turali , che l'anima huniana , quando fccnde nel corpo mordale, por-
ta feco dalla sfera di Saturno la forza d'intendere , & il difcorfb , che
€Ìla moflra poi tanto nelle cofe , che comprende con la mente fola ,
quanto in quelle , che conofce per gli fenfi . Potrei dire , come i Pla-
tonici per Saturno intefero la mente pura, che alla contempbtiont^
Ai tutta intenta quafifèmpre delle colè diuinc, onde ne nacque oc-
cafione di dire,che al tempo fuo fofle la eti dcli'oro,& il viuere quie-
to, & felice : eflendo tale a punto la vita di qualunque cerca di porre
^iù il pefo de gli affetti tcrreni,& di alzarfi,quanto più può,a]la con-
iìderatione delle cofe del Cielo. Direiancora, che Platone fpcflblo Pl^tof^c-?.
metta per quella fiipcrna intelligenza, la quale prouedea'Io eflere,al
viuere , de all'ordine di tutte le cofe.Ma ciò niente fa alla imagine di
qucfio Dio , però lo lafcio , & vengo a dire, che lo fecero gli antichi,
come ferine Macrobio, con i piedi legati con filo di lana & lo teneua- Saturno coni
no così tutto l'anno j fc non che lo fciolgeuano poi di Dicembre in^ p^dilegaù
certi
3 o Imagini de i Dei
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Im^gt.^e di Saturno ^(^ del Tempo, che co* pie- ^|||*
di legati difil di Una, ,fìgnifi<a. U vcadetta^ ^§§*
(^ caHigo dt Dio e£er tardo affettando l'e^ ^%^
menda . dinota ancora la r apio ne del parto «^S*
con la produttione delle cofe mfeme andar
con'i'untt^.
Degli Antichi. 31
cèf ti dì , che erano conlecrati a lui , volendo in qnefto modo moftra-
re , che la creatura nel ventre della madre ftd legata con nodi teneri ,.
& molli,li quali fi fciogliono quando al decimo mefe è giunto gii il
tempo del maturo parto . Et quindi dice Macrobio effere nato quel
prouerbio appreflb de i Latini j che i Dei hanno li piedi di lana . Ma
rhanno interpretato alcuni in qucfto modo ancora , che la Dìuìd^l^
bontà non corre in fretta , né con romore a caftigare chi erra , ma_»
va tarda , & lenta :, & così tacitamente , che non prima fé ne aucde il
peccatore , che Tenta la pena. Dicefì ancora, che flaua Saturno con i
piedi legati , ò perche tutte le cofe prodotte in queflo mondo paio-
no efl'ereinficme annodate (così vengono i'vua dietro l'altra ) onero
perche la natura con certa, & ordinata legge così tiene i tempi lega-
ti f^fiemc , che non celiano mai di andare fu ccedendo l'vno all'alrro.
Et perche velociflìmamente fé ne corrono via, fìnfèro forfè le Fauole>
che Saturno Ci cangiaflè in Caualloanirpale velociflimo , quando,ha-
nendo goduto di FilirabelliffimaNin faldella quale nacque poi Chi- ChlioneCì
ronc Centauro dottiamo , fii fopragiunto fenaa auuederfene , dalla "luo.
moglie , dalla quale d sbrigò m ^ucl modo fatto Cauallo , & corren-
dofene via . Onde Virgilio quando deferiue va bel Cauallo dice , che.
Tale fa già Saturno quando rolfe ,
Cangiato in bel desìrìer , fuggir la moglie m
Onde Veloce andò per gli alti monti,
£ fcuotcndo còl capo alto talhora
Il duro crine , rìfonar faceua
Col feroce anitrìr l'alte fpdonche 3,
Kfa queftecofe tocchercbbono più a chi voleflfe cfporre le fauole
de* Dei de gli antichi , che a chi voglia difegname le Imagini cornea
faccio io; però le lafeio, né mi reftando altro difegno da fare di Sa-
turno , diròdi Giano fno compagiio ; perche, come diilì già , le hi-
iione vogliono , che ambi regnaìfero vn tempo infìcme m Italia , &
Macrobio ferine , che Giano fu il primo , che quiui eomineiade a far *^-^^'''^. '^'•^
facri Tempi) in honorde i Dei , & che ordinafle il modo di faciiiica- ^^VZ'l '
re a quelli . Onde egli fu poi parimente come Dio adorato , & come
a ritrouatGie de i facrificij vfauano qaefta cerimonia , che non hcd"
ficauano mai gli antichi Romani ai qual fi voglia Dio, che non chi:i-
maiTero lai prima. £ fu fatto quefto ancora, perche credettero che
Giano fteffe del continuo alle porte del Cielo, di modo che noij pots»
«ano i preghi de' mortali paffare a gli altri Dei, s'egli non daua lo-
ro la entrata . Et forfè bifoguaua , che gli deffe anco mano , &: aiii*-; p.^r:
^iHè 2. caminare , perche le preghiere , che Homcro le fa fcmine ,/(•>■ ce' ■''
Porta del
Cielo .
Tmagine di
Oijno.
Portunno.
Cranc.
Dea Cardi-
nca.
Ouidio.
3 1 Imagini de i Dei
quando fi vuole pregare: (i piegano le gcnocchij.unpcrochc con ani-'
nio dubbiofo fi va a pregare > non fapendo di ottenere quello .perche
fi prega. Hanno poi la faccia mefta,& gii occhi ftorti,percioche pare,
che non Ci pofla guardare dirittamente, né con allegro vifo quell.,che
gii fi fono oft'efi, quando con preghi fi dimanda loro perdono. Le
porte del Cielo fono due J'vna dell'Oriente, per la quale entra il So-
le , quando viene a dare la luce al mondo : l'altra dell'Occidente per
la quale egli erce,quandoddluocoalla notte. Chi dunque intende
il Sole per Giano , come fa Macrobio , lo dice hauere la guardia delle
porte del Cielo perche l'entrare, & Tfcirne a lui è libero. Et per que-
fto lo fecero con due facci , moftrando , che non ha bifogio il Sole dì
riuolgerfi indietro per vedere l'vna , & l'altra parte ad mondo . Et
gli pofero in mano vna verga, & vna chiauejaccioche perquelfìfi
conofcefl'e , che il Sole gouerna , & tempra il mondo , & per quefta,
che ei l'apre quando viene il dì ad illuminarlo, & lo chiude quando
partendo lafcia , che la notte l'adombri. Haueua ancododcci altari
fotto i piedi , che fignificauano dodici colonie , che egli po(è,ò
fecondo alcuni , che forfè è più vero , i dodici mcfi dell'anno . Da_*
quello venne anco che Giano fu creduto vn medefimo Nume coii_#
Portunno , il quale era ftimato vn Dio guardiano , & cuftode dclI^Lj
porte : & perciò così mettcuanogli antichi in mano a coftui vna-»
chiane , come a Giano . Da cui venne vn'altro Nume de i Cardini ,
o gangheri , che vogliamo dirli , delle porte . Impero che racconta_j
Ouidio , che innamorato Giano di vna Ninfa detta Crane , tanto fe-
ce , che raccolfe gli amorofi frutti , ^ in ricompenfa gli donò , cha^»
ella forte fopra a i gangheri delle porte , & ne hauefie lo intiero do-
minio , sì che fi aprifìero , & ferraflerfi come piacefie a lei . Et le do-
nò anco vna verga di fpino bianco detta la verga Gianale . con la-»
quale cacciauanfi le Streghe da quelle cafe ,oue erano i piccioli bam-
bini in culla. Et fu quefta Ninfa chiamata dapoi la Dea Carna,oue-
ro Cardinea ; il cui potere oltre a gangheri Ci eftendeua ancora fopra
il cuore, il fegato, & le altre interiora dell'huomo. Et era coftumc
apprcfTo de' Romani di mangiar aCaiendediGiugno in honore di
quefta Dea lardo di Porco,o perche pcnfaflero, che col fauore di lei
giouafleaconleruare l'huomofano; ò perche voleuano inquelm.o-
óo rinouare la memoria della parfimonia di que' buoni antichi , che
fi contentauano di femplici viuande, come dice Ouidio. A coftci tro-
no bene, che fu fatto vn Tempio fu 1 Monte Celio in Roma da quel
Bruto , che fi linfe pazzo , fin che gli venne la occafione di fcacciare
l'empio Rè Tarquinio , come che per lei gli folle fucccflo felicemen-
te il diirimularc quello , ch'egli haueua in cuore ; ma che ne fia fiato
fatto fimulacro , &: quale ci foflc, non ho trouato ancora . Però ho
raccontato tutte quefte cofe di Icij acciochc chi volefTc pigliar fi aut-
tori ti
De gli Antichi. j'j
t.^-^,
<^à^
'^:9'x<ì?
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Ji.PÌ^.
-3
*£'£&•
€lt*
41^
Imagi?' i di Ciano intefo ancora far ti òoìc^ ,
per ti Tcr^po .peni Dtodell anno, Csr dsila
;p^uc,Jìgntficauo amora Itduoi lumi della
mma ìiofira , il lume dittino ^ ti Ittm^^
naturalc-j ,
m^
^-^:Ì>
T^'^'W
Dio Fonilo.
Dio LimcB-
tino.
S.Agoflino.
Faccie dlGia
no che fign:-
ficano>
Beda.
Suida.
M. Tullio
Taccie
Giano,
rluuico.
di
Iiracini vìue
d- 1 D.i.
34 Imaginidei Dei
torità di farne vno , habbi di che con porlo . H.-bbcro anco il Dio
Fonilo a cui erano raccomandjte le porte chevoitancrf; fopradei
gangheri fi aprono , & ferrano dette da' Latini Voiesj & Limcntino
Dio del limitare , ò foglia , che vogliamo dire , delia \ orta . Orde-»
Sant' Agoiano beffandofi di loro dice , che vn portinaió'lblo hiiomo^
fa tutto quello , che eli! fanno fare a tre D.i inficme quali foro la_-
Dca Cardinea , Fonilo , & Limentino. Ora ritorno a G^ano, che è il
Sole, ilquale non {blamente apre la mattina, & chiude la fera il dì,
come diiii , ma fa il medefmo di tutto l'anno ancora ; perchel'aprc
quando di Primauera fi , che la terra ccm*ii>cia d produrre herbe , &
fiori ,& tutta allegra dilata l'ampio feno,& ferrarlo poid'Iniien.a
airhora , che ella priuata diogni fuo ornamerto in fefìefia fi rilìrin-
ge , & ftatfcne coperta di neue , & di ghiaccio . Moftrano ancora le
duefaccie di Giaroil teir.po, che tuttauia viene: perciò Ivna è
giouane , & è quello , che già è pafiato , & l'altra è di maggior ctd ,
& barbuta. Plinio fcriue , che Numa Rè de' Romani fcc& vna ftatoa
di Giano ccnledita delle mani acconcie in m.odo, che ir.oftrauano
trecento (èflantacinqueaccioche fi conojfceflè perciò, che egli era il
Dio dell'anno : perchel'anno ha tanti dì, quanti egli ne nioltraua-*^
con le mani : conciofia che gli antichi piegando le dita , ò fienden-
dolein diucrfi m.odimofiralTero tutti i num.eri , che voleuanoj con e
fi può vedere appreflb del Beato Beda, che ne fa vn libretto . Et Sui-
da parimenti rifenfce. che per m.ofLrare Giano efiere il nicciefimo,.
che l'anno , gli pcfero alcuni nella deftra mano trecento , e fcfianta-
cinque nella rnifì:ra , & clic altri gli diedero la chiaue nella dcfita_>
per farlo coi.ofcere prii.cipiodel tcnpo,^ portinaio dell'anno.
Quelli di Fenicia , come fcriue Marco Tullio , & lo riferifcc Macro-
bio .penfarono che Giano fcfie il Mondo ; & perciò quando voleua-
no fare la fua imrigine faceuai o il ferpei te , che fi morde la coda , &:
fé ladiuora ; perche il mondo di fc fr.flb fi nodrifce, & va riuolgen-
dofi àittavia in fc mcdefino, come il nafcim^ento delle cc/ècidimo-
fi.ra, & la loro morte, Scrincuarfi pur'anco poilemedefime. T>cU
ledue faccie diGiaisoPlurarcod. ce, chen.ofirauuno, ch'egli, ( a
forti Genio del pacfè , onero Rè appreffo di quelle antichifiime gen-
ti ) cjt:g;òil viuererczzo, &: ftrir.oin domeftico,& ciuile, tiran-
do di vna in altra forma, & l'ordine ddla vita humiana. Altri vo-
gliono che le due f .ccie di Giano mofrrino la prudenza i f^^ggi Rè j Se
degli accorti Principi li quali, oltre che fi fanno difporre del prefen-
te con ottiiPiO cófi£):c hjnno la faccia dauanti ancora perche veggo-
no , di lontano & fanno conofcere le co/è primsa chefiano ; & l'han-
no parimente di dietro, perche tengono a mente le pacate, sì chtj
tutto veggono. Et quello fu così n;ofì:rato dai Principi, perche co--
me dice Plutarco > efilfono appi elTo dei mortali le viue imagini d^
iDei>
De gli Antichi. 3 5
i Dei . Et come adorauano gli antichi Romini Anteuòrta, e Pofi:- Anrcuo ta
aorta compagne della Diuinità, quella perche fapciia J'auenire,quc- PO'^^o^'^-
ftail palTato, intendendo perciò chiil.. Diuina fapienza sa tutto;
cosi neJla imagine di Giaro le due faccie moftrano la prudenza
del Rè, cui non deue eìTere occulta alcuna di quelle cofe , che fanno
dibifogp.oal buon gouernodcipopoH. Hanno r.ncora detto alcu-
ili, che fu creduto da gli antichi Giano eflfere fluito il Chaos , che fiì
quella confufione di tutte le ccfe, innanzi, che fofie fatto il nìondo,
&: che perciò ha quella faccia barbuta, horndu,eicura5& hàl'aitra
giouane, bella,& allegra, chemodra la b J'ezza venuta dalla diftin-
tione delle cofe, & di mirabil'ordine dato :i!rvniuerfo, & che perciò
fu adoratOjCome Dio de i principi), d cui foifero conlècrati i comin- Faccia dt
ciamenti delle cofe. Ma ferrando gli occhi del capo, & aprendo quel- Giano nel-
li dell'intelletto coiifideriamo vn poco l'imagiue di Giano con ledue l'aninu.
fiiccie nell'amma humana, ben pero più brcuemente , che ha polfi-
bile, ma in modoanco, che Io pofla intendere ognVno. I/anima no-
iira, fecondo la opinione de'Platonici, fubito, che dalle mani di Dio ^**toiirci.
è vfcita,per certo fuo naturale mouimeto, a lui fi riuolge,quafi figli-
uola amoreuole.che pure d' fideri di riueder il Padre.Et quefto defidc
rio così è proprio , & natur>ile a lei , come alla h'amma di afcendere^
fempre^tirandola la natura f:averfolà,donde viene il nafcimento,&:
il princip o fuo, & perche il fuoco in terr ì è .iccefb per virtù de i cor-
pi fjperiori, la fiamma, q lanto può, tende fempre verfb quelli; così
l'anima, che fi fentc creata d i Dio, a lui ii riuolge, & lo clefidera_r ,
Maqueftodefiderio.ò lame, che lo vogliamo dire ,in lei non dura_»
Tempre di vn medefimo modo, perche quanto più fi vnifce con lei ,
tanto diuenta meno rifplendente, J^ così Ci fa eguale a fc medefima ,
onde non vede più fé non fc ftcfia,& le cofe di qua giù, ne più riguar-
da Dio,nè le cofe diuine. Ma da quelle non fi allontana però in m>o-
do,ch? più non le polla vedere : anzi quel primo defiderio , che ap-
parue in lei & fi nafcofe poi, fé li fi prefenta qualche poco di lume di-
uino, fi fcopre fubito & con quefio ritorna alla confideratione delle
cofe del Ciclo. L'anima dnrque ha doi lumi, l'vno naturale fuo prò- Anima hi
prio, & nato con lei, & con qucfio vede sé ftcffa , & conofce le cofo ^^*^ ^""^''
del mondo ; l'altro diuino, & infufo dalla bontà di Dio, con la fcor-
tadel quale ella fi inalza al Ciclo, & quiui contempla le cofe diuine .
Qnefti doi lumi G cor.ofcono nelle due faccie diGianojil diuino nel-
la giouare; (k nella vecchia, & barbuta il naturale . Perche le cofe
prodotte q;iì dalla ratma C: muta;-o,cx inuecchianc, & la confidera-
tione loro fatta col folo lume naturile ha del fofco , & deli' ofcuro,
però l'anima le ^'edc.Si mira con la faccia barbuta . E con l'altra-,
poi, che è giouarc,&: polirà, Tanim.a nofirafcortadiil diuino irmo
fitto chiaro, &:rifpkndq7tc va a rimirare l'eterno Dio delle anime
C 2 beatìs.
3(5 Iniagini de i Dei '
^^ h è'j ^j ife ^^ ^^é^^^ Sj Sj^Sì*^ i^S ^ v^ Sj méb
.• . . ... .... .^ .^ ^/^^ ... ..A* ,»A^ .i^A-. .^A^ ^.^ .^ . ..i^ ^wx ^/^ iY;^^3
«Il
■i*
^
P
P
Indagini delle quattro ftagtoni dell'anno , dino-
ialiti gli effetti ^ ejfercitij di quelle j, con
gli Animali à loro f aerati , che far dimofira>. %§§*
no la. natura, della fiagione . ^^^
De gli Antichi.'' 37
beatCjSc gli celefli giri, le quali co fé non fi mutano mal , &: feruan»
Tempre la bellezza della loro giouinezza . Potrebbonfi dire delle al-
tre cofe afl'ai deli'animajtirandola a quefta imagine dalle due faccie;
ma perche hanno vn poco troppo dello fciiroje lafcio per hora , &C-
mi riferbo a ragionarne in altro lu oco/e forfè mi verrd fatto mai di
mettere infìeme certa fauola dell'anima, che gii ho raccolta in più
pezzi . Fecero anco gli antichi la imagine di Giano con quattro fac-
cie, perche ne fu già trouata vna così fatta ftatoa in certo luogo del*
la Tofcana . Et moftraua quefta molto bene, che chi la fece , tolfe
Giano per l'anno, ilqualc ha quattro hcck , perche quattro fono le
ftagioni , che gli fanno mutare viro,& a/petto ; Primauera , Eftate ,
Autunno, & Inuerno. Le quali dipinfero parimente gli antichi con
vi(ì,& tiabiti diuerlìj come le difegna breuemente Ouidio , quando Ouidìe»
defcriue il feggio regale di Febo, dicendo che vi era.
•Coronata di fcr la "Primauera ,
La nuda EHà cìnta di /piche U crine ,'
V .Autunno tinto i pie d'Vua /premuta,
ElT/tuerno agghiacciato , horrido , e tri fio.
Sono ancora le Cagioni dell'anno moftratc alle volte in qutflo
modo ; Metterli Venere per la Primauera, Cerere per la Eftate , pei
l'Autunno Bacco, e per rinuernotalhoraVolcano, che &i alla fu-
cina ardente, & talhora i venti con Eolo Rè loro, perche qucfti fan-
no le tcmpefte,cheneIl'Inuerno fono più frequenti, che ne gli altri
tempi furono anco poftifottoi piedi di Giano dodici altari, per li
quari erano intefi i dodeci mefi dell'annoiouero i dodici fegni del Zo- Tempio 'di
diacotrafcorfi dal Sole in tutto l'anno. Et in Roma fu vn tempio di ^^^^
coftui, che haucua quattro porte, & quattro colonne fofteneuano il
voltodifopra,in ciafcheduna delle quali erano nicchi con figure
rapprcfentatrici de ime/!,che fi partono nelle quattro ftagioni del-
l'anno. Et duepoitc folamente hebbe da principio il fuo tempio,
quando fu fatto da Kuma, dinanzi del quale egli ftaua aflifo in bel
feggio regale, 6z era chiamato quiui Patulcio, & Clufio da due voci Patuldo.
Latine,che fignifìcano l'vna aprire l'altra ferrare , perclje l'vno, & Clufio,
l'altro era creduto venire dalla fua mano,comc ho già dctto,& chia-
mauanfi qucfte le porte della guerra,delle quali Vergiiio cosi fcrifle: po„e ^gu^
* j r ; ;• guerra.
■le porte de la guerra, che chiamate Vi rgilio.
Così fv.r dis gli a?itichij fono due,
£ per religióne, -e per rijpctto -
Dei fero Marte già, [acre, e tremende,
te canali cento duri, e graffi ferri
C 5 Tengon
3 8 Imagini de i Dei
Tempio di Giano Dìo della pace , (^ della guerrA ^Ì*
i! quale fluua. ferrato m tempo di pace y CS^ a~
pcrto nell4, guerra, y intefo per il Cielo ytlqitale
gìrandojì irjfluifce bora pace , hoYA guerra ,
•^^'
^^
§1*
^'^r^^r^f-'if^^-^^r^^f^^f^.ii^^r^^^^^^
Degli Antichi. 39
fèngon [errate con tnirabil for^^ :
E dinanzi vi siày come cuHode ,
Giano che con due [accie ambe le guarda ',
sA quesìe , pcfiia ch'era dal Senato
Deliberata alcurì a guerra , cinto
c/f l'vfan'^a del popolo Sabino
Il bel regal porporeo manto , andaux
L'vn confile ,& aprendole , [entire
De i cardini [acta il grane [iridorc^ .
Kauendo dunque il Senato fatto dclibcrationc di mouerc la gUec
rajl'vnodeiConfoli apriua le porte già dette, & finche duraua:)fta-
uano così fèmpre, & finita, che cra,le fcrrauano fubjto. IJche fu ordi-
nato da Numa: & ofleruato poi fcmpre con certa legge , come fcri-
ue Plutarco < Onde fu detto hauer la pace,& Ja guerra in fua mano,
come Ouidio fi dire a hù m€defimo,quando gli domanda la ragio-
ne delle fuefefle, perche il fuo tempio aperto moftrauaquefta, &
ferrato quella. Di che molte fono le ragioni ; ma per hora dicia-
mo queftafoìamentCj che Giano da molti fiì creduto eflerc il Ciclo
( come anco Yuole Marco Tullio) il quale aggiraadofi intorno è cau-
ìa dei congiungimenti de gli afpetti,& delle altre pofitioni delle,
|teIlc,conde fiamo inclinati à molte delle opcrationi,che facciamo,
& perciò fi dice fouertc , che molte mutationi delle cofè hnmanc
Yeiigono dal Cielo; fra le quali fi può mettere la pace , & la guerra .
Et quefto fiì forfè ]X mifterio apprefTo de i Romani ài aprire,& ferra-
re li tempio di Giano . Del quale fi legge ancora, che furono alcune
ftatoe in certo liioco della Città, oue fi trouauano di ordinario gli
vfurai a fare le fuefacende; perche egli, che era creduto ì\ Dio de i
principi], era anco fiimato il padrone delle Calendc, che fono i primi
elìdei mefi,ondeeifùchiam.ato etiandio Giunone, perche quefte
erano p;^ rimente ccnfeciate a Giunone , & a Calende foleuano gli
vflirai rifcuotere le loro vfure . Oltre di ciò erano anco chia-
mati Girini quelli archi, che nelle pompe de i trionfi
erano drizzati per la Città a quattro faccie, sWz^
fimilitudinedel tempio,ch*iodifIì dalle quat-
tro porte onde Suetonio parlando del-
la fiìperbia , & vanagloria òi Do-
mitiano ; dice che egli driz-
2Ò per la Città mol-
ti Giani con gli
ornamenti
trion-
fali.
Ouidio»
M. Tulli».
Apollo
43 Imagini de i Dei
.„. ,.. .^^ ^A^ ..^A-. .aa* ^^^ ^^^u^.-^.^ ...^_-. ^.^ ^^_ .VA.. .... .
ìmdgine del Sole o Febo , tT di Gioue apo gli
oAJjlrij teuHrti per <una inedejìma. copi , wte^ ^^%»
Jì da loro per l'anima del mondo , g/ il loro ^§,^
potere ejfer congionto inferni
introdotti .
De gli Antichi. 41
APOLLO. FEBO
IL SOLE.
•f^- K-^S-e^J- E«J- 1<&3 -J^ H^'
Erche furono diueric le opinioni appreffo "Dei de gli àli-
de gli antichi del principio ddk colè.un «chi , come
to ài che, come da ehi foflero fiate crea-
te, ò fattej i Poeti i quali furono i primi ^
come dice Arinotele, che fcriuefTero de i
Dei , fìnfero diuerfe iàuole di quefti, fa-
cendo credere alia fciocca gente, che fof*
fero molti, con ciò fofTeche chiamando
Dei li primi facitori delle cofe,& k prin-
cipali materie di quelle, efprimeffero ì
varij pareri delle diuerfe fette. Et in queflo modo fauoleggiando fe-
cero Dd gli Elementi, le Stelle, il Sole , & la Luna . Onde furono
pofcia loro dati tempi], al tiri, & fìmulacri quafì in ogni luoco, fé
non apprcflb di alcuni de gli Affirijxome fcriue Luciano,li quali di-
ceuanojche ben fi douea fare de i fìmulacri 1 quelli Dei,che non era-,
no veduti in altro modo, ma non al Sole, né alla Luna , perche fi ve-
dono ogni dì: & feelitflefiìci fìmoflrano ogni volta , che leniamo
gli occhi al Cielo (diceua quella gente ) a che farne altre ilatoe >
Nondimeno Macrobio riferifce,che in certa altra parte dell' AlSria ,
oue fu creduto il Sole, & Gioue, che moflra l'anima del mondo , ef-
fere vna medefima cofa, era vn fìmulacro dorato fenza barba ilquale
ilando con il braccio alto teneua nella deflra mano vna sferza in gui-
fa di auriga, & portana nella fìniftra il fulmine , & alcune (piche, le-
quali cofcmoftrauano il potered.lSole, & di Gioue eflere nifìeme
giunto. Et perche pare,che di tutti i corpi celefli il Sole habbia mag-
gior forza nelle cole create, & in quelle moflri piti marifcflamente
de gli altri effetti fuoi, & hai no voluto alcuni, che per tutti gli altri
Dei fempre s'intenda di lui folamente ; fecondo, che diuerfamente ei
rnoflra le fuo. virtù . Et perciò in diuerfì modi ne fecero ftatoe gli
antichi.&fùchiamatocondiirrfinomi non folo dalle diuerfe na-
tioni per la diuerfìtà delle lingue , ma da quelli ancora, che erano di
vna
Iuciaiio>
Macrobia.
Akiaro.
libullo.
Bionico Ti-
runno.
Apollo frtn-
prc gioHinc,
Hcbe_«.
Rea fc'clla
giouentù.
42» Imagini de i Dei
vna mcdcfima gentc,coine fi dirà di alciini/econdo che vcrràln pto-
pofito, difégnando la Tua imagine. I Greci lo nomarono Apollo
talhora, che vien detto da, a, particola priuatiua,che figniiìca fcnza.
Se pollo che vuol dire molti, eirendo ch'egli è folo : & talhora lo no-
minarono Febo,che tanto tra loro vuol dire, quanto luce , & vita, Se
così l'hanno dimandato anco i Latini, non gli hauendo dato altro
nome nella lingua loro, che Sole, come lo dimanderò io ancora.. •
Queflo fecero gli antichi giouine m vifo fcnza barba onde volendo
l'AIciatoneTiioi Emblemi porre lagiouinezza, dipinfe Apollo, Se
Bacco,comc che a quefli due più ; che a gli altri , fia tocco di edere
giouani Tempre, onde Tibullo diffe ;
Che Baccbo folo , e Febo eternamente
Giouam fono i ^ hanno il capo ornate»
^mhì dì bella chioma rlfpiendentc^ •
Da che preie il Tiranno di Siracufa Dionifio occasione di coprire
con feftcuolc motto gli Tuoi facriJegi , quando dalla flatua d'oro di
Efculapio ne Icuò la barba, dicendo che parcua cofa troppo difdicc-
uolcjchc il padre foffe fcnza barba, & il figliuolo l'hauefle così lun-
ga . Perche fi legge,chc Efculapio nacque di Apollo, cui fanno vna
bella chioma bionda, si che pare d'oro,&; qucitamoflragli rifplcn-
denti raggi del Sole .La cui giouinczza ci dà ad intcndcrc,che la virtiì
fua,& qìicl calorc,che da vita alle cofe create,, è fcmprc ilmcdefìmo,
te non inuecchia mai,sì che diuenga debole . Ilchc pare efl'ere pro-
prio di tutti gli altri Dei ancora^chenoninuecchino mai; onde Ho-
mero diffe, che Hcbc,laquale voce a pprcflb de i Greci viene adire
fiore della età, & figninca la prima lanugine, che mettono i giouani,
mnv.llrauailvino,ònettaie che foffe, & daua bere a tutti gli altri
Dei, fi comeGatiimede a Gioue folo . Pcrcioche quefla fu la Dea_»
della giouentiV, adorat'a parimente da gli antichi -, & Ja faceuano i
Koinani nel Ttmpio, che a lei fu dedicato nel Circo Maflimo da Ca-
io Licinio, votato fcdici anni prima da Marco Liuio il dì, che ruppe
l'effcrcitodiAfJrLibale, corrie ferine Liuiò, informa di bdliffima_*
giouanc,con vtfti di diutrfi colori, &-corA ghirlande 6i bei fiori in ca-
po, poco different .' dalla Dea Poniona . Ma che foffe fatta da'Greci
non faprcidirc: perche Paufania ferine, che nel tempio dedicatole
nel p Aefr di Corinto in certo bofchetto di Ciprcilìnon hcbbe qucfla
Dea fi: toa alcuna , che C\ mofirafieA miiaco che fkffe occulta , per
certa ragione miflcriofa, laquale egli non ha però voluto dire, né io
l'ho fapura trouare fcritta da altti . Nondimeno l'adorauano quel-
le geriti, ci \i- L ccuano grandi hohori A' il maggiore erajcht chi kxs,-
gioacolàhumiImentcfLippIicandoIaDea,era liberato per rifpctto
di lei
De gli Antichi.
43
Imaginei ^ Tempio di Heicdea della Giouentù^
(g; (^opterà de gli Dei, figliuola di Giunone,
fen%A Padre ycou i Qeppty-^ Catene appefz^
alle piante della fua Seluetta, per moHrare y
che'l yigore della Giouentvi non comporta per
l'ordinario gl'incontri della mala Fortuna^^ .
^•^^r^-.' ^^^^^ ^^«^>^^^V^i .i^,. ^^^if^^ f^^f^^rf^
f*ym
44 Imaginidei Dei.
di lei da ogiu caftfgo,&: pena, che haucfìe meritata per qua! u vogbi
grane peccato, &qucl!i,chejeirci]docat!:iuij&:co'fcrri alli piedi, fi
libcrauano , foleuano portare i ceppi quiiii, & gli appicauano a gli
linlnmnro albcripredoal Tempio . Haaeuapoi Apollo in mano viia lira per
ài A^'olio. niofr^re la foauillìmaanriOnia, che fanno i Cieli, moucndofì eoa
quella proportione,che più lì confa a ciafcheduno di loro, la qualci
viene dal Sole, perche quello ftando nel mezo di quelli, come rife-
rifce Macrobio,& fu opinione de'Platonici, a tutti di legge, sì che
vanno tofto , & tardi,fccondo che da lui hanno più , ò manco vigo-
i re . Et perche ogni Cielo ha la fua Mufa fecondo i medefimi Plato-
nicijchiamata anco alle volte da loro Sirena, perche foauilfimamen-
te canta ( che fi riferifce al dolce fuono de gli Orbi Celefti , li quali
fono noue, quante apur.to fono le Mufè ) fu detto, che Apollo è ca-
po , & guida di queftc,&: è con loro fempre , fi come dice Paufania >
Apollo capo che fu nel tempio a loro communemente dedicato, cioè ad Apollo j
delle Muie. ScalleMufe. Lequalidaprincipionon furono nomina te più ditre,
& con nomi tali nella Greca lingua, che nella noftra fignificauano
Meditatioue, Memoria, & Canzone. Ma Pierio di Macedonia, da
cui hebbe nome vn monte di quel paefe , ordinò poi, come Paufania
fcriue,Ghe fofl'ero noue le Mufe, & diede loro i nomi, che hanno vi-
Mufe quan- ceuuto pò fcia fempre. Et furono anco da quel monte cognomina-
^' te tutte infieme Pieride, sì come da diuerfi altri loro confccrati heb-
bero diuerfi altri cognomi. Furono dette figliuole di Gioue , & delia
Mcmoria;&: propri Numi deToeti, & della Mufica ì perche chi ha
buon'intelletto, &: gran memoria facilmente diuenta dotto in quel-
io,a che applica l'animo , & facendone fpefìb di belli , &: vaghi com-
ponimenti è detto hauere fauoreuoli le Mufe , fatte da gli antichi ,
rjn'"'Ipf d Ile §'^^^^"^ ^^ faccia,& molto belle, vcfiite à guifa di vaghe Ninfe , con
Mvà . ' '* diuerfi flromenti m mano, fecondo le diuerfc inucntioni , che daua-
Virgilio. noaciafchedunadiloro, com.e fi legge hauere fatto VirgiIio,iIqualc
in certi fuoi verfi fi, che la hifioria ha di Clio, di Melpomene la Tra-
. ; gedia, &laComediadi Thalia,ad Euterpe dà gli firométi da fiato,a
Corone de- Terpficore la cetra, &: ad Erato la lira , fa che da Calliope vengono i
le Mufe . componimenti heroici,la Aerologia da Vrania , & da Polinma la_,
Retotica ; & dice alla fine, che tutta la virtù loro viene da Apollo ,
^chefiandoFeboinmezodi loro, abbraccia tutto. Furono cofi
nominate k Mufe, & fono di tanto numero anco , perciò che noue-#
propneti a ponto deuono edere in ciafcuno, che dcfidera peruenire
alla perfetta cogmtionedi alcuna fcientia; la prima,che èdetta Clio
fi gnificii Gloria , come che per la gloria fi induca principalmente-»
j l'hu'jmo a dar opera alle fcientie; la feconda che è Euterpe vuol dire
. Gratia. di Dio.il cm f more bifogna a chi vuole perfettamente impa-
rare ', la terza cht è Melpomene, s'interpreta dilettationc; pcrcioche
fcla
De gli Antichi . 45
J^ ^)<^ ìffo ^y:> ;f'(h ^:>^^ Hh<^ <?f>S <?fH «^^ s^ ^ì^^ ^^-^ ^^ '^/^'^^
^.
"^ij
Imaghe deSi nette Muji riferite AÌTàrmonta^
de gì* Orbi celefii , ^ inuentrici della, l^e-
lorica , ABrologU , Mupca , (i^ /ij*<?/^ r^/?-
frefìntAtiue ,
•f*3-(S^
"^'^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^
46 Imagini de i Dei
felarcieiitianondikttafle,malfiaffaticarcbbe alcuno per acqui ftaf-
Ja; la quart t che è Thalia, fignifica capacità, tflcndo biTogno a colui
che vuol imparare, efler capace, & intelligentedi quello che legge ;
la quinta, che èPolinnia,tantoè quanto molta menìoria, eflendola
memoria vna delie cofc principalmente neceflariepcr l'imparare ; la
fefta che è Erato vuol dire inucntione di cofe firn il i , perche colui che
impara, bifogua che babbi difcorfo di ritrouar ancor egli cofe nouc
fìmili;la fettima, che è Terpfìcore,fignihca giudiciofojperche l'huo-
mo dotto deue hauer buon giudicio nell'elegger le cofe buone , &C^
regittar le cattine ; la ottaua che è Vrania, tanto è quanto cofa cele-
re, perche con l'elegger la miglior parte (come s'è detto) fi vienad
acquiftare il nome di Celefte,& diuino; la nona che è Calliope,tan-
toimportaquantoperfettionedirciencia,& è la ruperiore,& il capo
di tutte le altre, efl'endo che quando l'huomo è perfetto non ha più
bifogno dell'altrui aiuto, ma è egli il fuperiore ài tutti . Le corona-
uano poi di varij fiori, & di diuerfe frondi , & alle volte ancora con
ghirlande di paima,ò veramente che cingcuano loro il capo con pen-
ne di diuerfi colori, ò fofle per le Pieride, che le sfidarono à cantare ,
& vinte pofcia da quelle, come dicono le fauole furono mutate in
Piche, che fono leGaze, le quali hoggidì ancora fanno imitare la_j
voce humana,oucro per le Sirene fuperate da loro mcdefìmamcnte
nel cantare. Et a' tempi noftri ancora veggonfi in Roma alcurii lìmu-
lacri delle Mufe antichiflìmi , che hanno vna penna piantata su la
cima della tefta, & credefì^che fufle delle Sirene. Et per mofìraregli
antichi , chele arti ]iberali,&: le fcicntie tutte Ci vanno dietro rvna_j
airaltra,& fono come annodate infìemejdipengeuano le Miife ritro-
uatrici di quel le, come diflì,, che tenendofi perniano l'vna con l'altra.
Apollo per- menauano bella danza in giro, & Apollo, cheòle guidaua ,enendo
che nel me- egli quel lume fuperiore, il quale illuftra l'humano intelletto, onero
^^' che ftaua loro nel mezo . Et è dato il luoco di mezo ad Apollo non
^ fòiamentc quiui, ma ncH' vniuerfo ancyra5& perche egli diffonde per
tutto la virtù fua ; onde fu chiamato core di Ciclo : &.• per moflrare,
ch'egli haueua potere quiui, & in terra ancora , & lino in in fctno .
Gli antichi gli pofero in mano la Lira, intendendo per quefta ia ce-
lefte armonia; lo feudo à Iato, che rapprefcntaua il noftro hemi/pc-
ro fatto in circolo,& rotondo come io feudo; S>c gli diedero gli'ftrali,
liquali, perche penetrano con gran forza, quando fono fco(Iì dal-
l'arcomoftrano , che i fuoi raggipenetrano con la fua virtù fino nel-
le vifcere della terra oue è la più baila parte del mondo, chepcrciò è
chiamata inferno. Tutto quefto riferifcc Setuio togliendolo da cer-
to libro di Porfirio, chiamato Sole. Alcuni dicono che fi chiama-»
Apollo Dio d'Inferno,& che gli furono pofle le fàette in mano, per-
che fpcffonuocono grandemente a' mortali i troppo vehemcnti ar-
dori
De di Antichi.
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47
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<g|^ spello in msT^ delle Mnfe per dare ad Inten- ^^ >
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^f?r^, che il Sole bà virtà diffhfiuas ^ che
poco '■ualeriano i 'verjì delie Mafe je non i^^|
aiulajje l Enthufiajmo -
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*^:-^k^ c^^^-^^^M, __ _ ,_ . . ., _ _ ,^.
?^;;? =«)^ -->fe ^ -S^
4S Imagini de i De i
dori dd Sole, facendo pefte, & alcre infermità; ma perche ci gioiia_j
poi anco il temperato fuo calore, ei teniiia le Gratie nella deftra ma-
no, come fi dirà dcll'imagine di quelle, 6c l'arco, & gli ftrali nella fì-
niftra: quafi che afciugando le hiimiditi, che forgono dalla terra di
continLio,cgli renda Taria purgata, & fina. Da che prefero occifio-
ne i Poeti di fingere, che Apollo hauefle vccifo con fuoi fìrali il gran
fcrpente Pithone, nato della terra,fubito che furono ceflate le acque
Pithone ve- dei diiuuio: perche Pithone altro non vuol dire , che putredine , la_j
cifoda Apol- quale fouente nafcc dalla terra per la troppa humiditd,& farebbe di
°' grandi/fimi mali, fé non foffe con fumata da i caldi raggi del Sole, che
fono gli acuti ftrali di Apollo. La quale cofa fu moftrata parimente
LuDonerdr ^^^^^ a principio confecrò il Lupo a queftoDio: perche come il
da:o ad Apoì ^^^po rapifce,& diuora i greggi,così il Sole con fuoi raggi tira a se. Se
Io, confuma le humideefalationi della Terra. Et perciò fu detto ancora.
Sole , e Stelle che il Sole,laLuna,e tutte le altre Stclle,fi pafcono,& nodrifccno dei-
di che fi no- le humidità, che il mare,S<: la terra manda loro come ferine Marco
diikono. Tullio riferendo la opinione di Cleante Filofofo,quàdo difputa della
natura de i Dei. Et quefìo medefimo vuole intendere Homercquan-
do finge , che Giouecon gli altri Dei, cioè il Sole con le altre Stelle ,
fìa andato dall'Oceano à conuito.Dicefi ancor3,che il Lupo ha così "
buon'occhio, che vi vede di notte, così come il Sole , quando appare
,. . vince le tenebre della notte. Onde in Delfo nel tempio dì Apollo ve
pollo . " ^'^'^^'^ "^"^ fatto di mettalloi perche Latona, come dicono le fauole ,
fatta grauida da Gioue, & mutata pofcia in quefta beflia , temendo
non forfè Giunone lo fa pefle, & perciò trouatala le faceflc qualche,
male, così Lupa,come era, parturi Apollo. Onero perche fi legge,
che vn Lupo fcoperfe il furto fatto delle cofe ficredi quel tempio in
quefto modo, che vccife il ladro trouatolo addormentato , & dapoi
andò tante volte vrlando, & gridando, che moffe alcuni a ftguitar-
lo,& ei gli condu{re,ouehaueuavifro riporre le cofe rubate, & per
quenofiifattoilLnpodimettallo,& dedicato quiui ad Apollo nel
fuo tempio, così racconta Paufania: ilquale rendendo anco la ragio-
Apollo Li- ne del tempio dedicato in Argo ad Apollo cognominato quiui Li-
ceo . eco , che viene à dire in noftra lirgua Lupino, dice che Danao anda-
to in Argo fu a contefa con Gelanoredcl principato della Citta , 2c
cfl'cndo la caufadinanzi del popolo, ciafcheduno diffe così bene le
fue ragioni, che reflarono folpefi i giudicij& fu rimefia la cofa al dì
feguentc, nel qualedi buon mattirQ fiì vifìo vn Lupo affalire vfL^
groflb armento di Buoi , & di Vacche , che pafceuano intomo al-,
le mura, & che auuentatofi al Toro capo dell' armento, l'vccifd-» .
Da che prefero gli Argini Argomento del Giiidicio, che doueua-
no fare, raflìmigliando Danao al Lupo; perche , c< me quefta bcfii.l
non è punto domcftica, così egli venuto di fuori non haueua fi r/al-
l'hora
De gli Antichi- 4p
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J|;|. 7^^^^^/»/ /.^/7(pZ^^ (^ de oli ari mali, ^ yccdlì n
4È^ ^^l ^ ^P"^^^ #^ -^^^^ ^^0 dell indoum are. ^|,
/;^ /<? grcuie in mano che figtìifìcdno il gìotid- ^^-^
tmnto, ihe dal Sole hdb'umo, ^ U-xtili- ^0^^
tà (he a Hot peruiene dx ejjo ,
*tM^
4m
5 0 Imàgini de i Dei
horahauutadomeftichczza alcuna con gli Argiui : & al ToroGcla-
r.ore , perche era flato in quel paefe fempre , Et perciò hauendo il
Lupo ammazzato il Toro , fu giudicato Danao fuperio re , &: gli fu
dato l'Imperio della Città, doueegli , credendo, che Apollo hauef-
fe mandato il Lupo, gli edificò poi il tempio ^ ch'io dille, & chia-
mollo Liceo, cioè Lupino , come ho anco detto . Et oltre alla ftatoa
del Dio,che era nel Tempio, di fuori vi fi vedeua vna gran bafe^nelLT
quale erano fcolpiti il Toro , & il Lupo , che pugnauano infìeme'ì &;
vna verginella , che gettaua pietre contra il Toro , Se diceuano , che
era Diana . Oltre al Lupo hebbe Apollo anco il Cornò , & Martiana
dice , che fu per lo indoninare, di cui era creduto cffere egli il Dio ,
eonciofia , che il Corno di Tua natura indouina la pioggia , C-c li flrc-
nità , & a noi la predice con voce hora chiara , & ifpedita , hora ro~
ca , & interrotta , come fcrifìe Virgilio , oue infegna di conofcere-»
Como di quando habbi da mutarli il tempo, Etfil creduto il Corno indoui-
Apolio. nare ancora altre co fé aliai > & predirle parimente con diuerfe voci ;
onde gli antichi l'oiTeruarono grandemente ne gli auguri] . Però ma-
rauiglia non e , che fofle dato ad Apollo, di cui le fauole lo fecero an-
Oujdio . ^Q miniflro ;, & fernidore , come racconta Gnidio , ilqualc dice pari-
mente , che Apollo fuggito con gli altri Dei in Egitto per ailicnrarlì
dalle mani di quel gran Tifone, che gli perfèguitaua tutti, fi mutò
qniui in Como . Con quello hanno pollo anco il Cigno per moflra-
re , come dicono alcuni , che il Sole fa il dì limile alla bianchezza d ei
Cigno , quando viene a noi , &; partendo da noi fa parimente la notte
negra , come e il Corno . Et hanno voluto alcuni, che non foÌ(c altro
Cigno di vccellop:ùconfaccntefiadApollodelCigno,si per Ja candidezza.»
Apolk) . fua , che può rapprefcntare h luce dcISole , & si perche eanta foaue-
mente , anco perche indouina la morte fua, 5c all'hora è , che più foa-
ucmente canta ; ò perche fi allegra della morte per certo naturale in-
fanto, ouero perche quando è per morire, gran copia ài fìuiguc gli
vàal cuore, dallaqualetuttorifcaldato, pare che di dolcezza fi dis-
faccia ; & per ciò canta così dolcemente . Altri hanno detto , che il
Cigno piagne , non canta , quando è per morire , perche gli ctcfcono
tanto adentro certe penne j ch'egli ha nel capo che gli trafEggo-
no il ccruello, donde &:fenemuore,Paufaniafcriue che in Grecia--.
Gallo di rincriuano il Gallo come vccello di Apollo , perche cantando annun-
polio . ^j^ ]^ mattina il ritorno del Sole : & forfè anco indoumando fpcfib
gli antichi dalla fua voce le cofe , ò buone , ò rie che dcueuanc veni-
re , fecondo che egli cantana in tempo ò fuori di tempo . Come in-
Boctlj . douinarono i Boetij quella nobile vittoria , che hebbero contra i La-
ccdcmonij , cantando quali tutta la notte i Galli : perche qucflo vc-
cello , quando è rinto tace , Sz fi nafconde , & fi moftra poi tutto lie-
to , quando è vincitore , & cantai^do publica la Tua vittoria . Et Ho-
•«III*
Degli Antichi- 5 r
nn ^-vriy» .iiX'!. ^u\a; aA/> a/v% .sA^ jSìYs. jìAa .s/Ya jS/u^ >a/\/«. .«jV» Ai\/t a/\^ .t
^^■^'^«^^«^^3
màm^
Naue del Sole porùta dn yh (jrocodilo , che p.
gnifica U prima caufa che gouernx C funiuer-
fò dopo iddio ej^ér U forzji del Sole congìo'n-
td 72elh gmeViitmie delle cofe con l'haymdi'
tà s (^ hii ptirgdre le trìBe qualità di quella:
t> ó" 5^
#1*
M-
mi*
?naruick*c
«il Apollo.
Dto.Ioro ►
Cappello l'of
ibcuidaco.
Poilìrio.
Naiu dd
Sole.
lamblie D.
Ifiarciano.
Scara «a^-
^o iì im^
IO afTii .
£liaao>
5 2 Imagini de i Dei
mero fi , che Io Spamicre gli fia parimente eonfecrato , & lo chiima
veloce nimtio d'Apollo , quando fcriae Twlemaco ritoriiato a cafa in
Itaca vide vn Spamiere in aria fqiiarciare vua Colomba : onde egli
prefe buono agiirio di douerc liberare lacafiTua da gì innamorati di
fua madre . Er in Egitto fotto la imagine dello Spanucre intendeua-
nofpelVoO fi ri, cioè il Sole, sì perche ò-ài acutifTiino vedere quefto
vcccllo , sì anco, perche nel volare è velo cifllmo^ Et lo adarauana
gliEgittij , come fcriue Diodoro , raccontando- delle beftie , che da
quelli erano come Dei guardate, oltre alle altre cagioni per quefì;a_j
ancora., che già ne' primi tempi venendo vn fparuiere(nè fi ftppe-»
donde, portò in Thebe Città. dello Egitto a i Sacerdoti vn libro fcrit-
to a Iettare rofle , nel quale era come , & con qiul riuerenza Ci doue-
ua adorare i Dei . Da che nacque , che gli fcrittori delle facre co(o
quiui portarono poi Tempre vn cappello roffo in capo con vna aladi
Spaiuere. Scriuendo Porfirio della aftinenza degli antichi, dice , che
diftrib lendo quelli di Egitto diuerfi animali a diuerfi Dei come loro
proprij , diedero al Sole lo Spalliere , lo Scarauaggio , il Montone , &
ilCrocodilo. Et perciò, come riferifce Eu{t;bio , i Thcologi dello
Egitto mettcuanoTimagine del Sole in vna nauc, la quale faceuano
portare da vnCrocodilo volendo per la nauemoftrare il moto, che fi
fa nello humidò alla generatione delle cofe, e per lo Crocodilo l'ac-
qua dolce, dalla quale il Sole leua ogni triièa qualità, &: la purga_j
con Tuoi temperati raggi . Et lamblico parlando dei mi/lerij dello
Egitto dice, che quando pongono Dio su la nane, &: al goucrno di
quella, vogliono intendere la prima caufa , che gouerna l' vniuerfo, &,
chequeftadàdifopra, fenzapuntomuouerfi lei cosìjfà,che le fe-
conde caufe, & le altre di mano in mano mnouono tutto, come il.
nocchiero toccando heuementc il temone muoue la naiieafuo pia-
cere. Martiano pari.nente, quando fa , che Filologia entra nella sfe-
ra del Sole , dice , che ella quini vide vna nane , che da diuerfi voleri
goucrnata va fecondo , che fono i corfi delia natura , ella è piena di
▼iuaciilime fiamme .Se porti pretiofiflìme merci, vi ftanno al gouer-
no fette fratelli , nell'albore èdipinto vn Lione , & di fuori è vn Cro-
codilo pure dipinto, & ha di dentro poi vn fonte di diiiina luce, che
pcrocculteviefi.fpargencl mondo. Dello Scarauaggio fi legge ap-
preifo di Eufcbio , che quelli di Egitto ne faceuano vn gran conto , &
loriucriaano molto , credendolo efiere la vera , & viua imagine del
Sole ; perche gli Scarauaggi tutti , come ferine Eliano , Se io riferifce
anco Suida fono mafchi , ^ non hanno femine fra loro . Onde era-»,
comar.dato qniui a gli huominidi guerra , che gli portaflèro in ma-
no del continuo fcolpiti ne gli anelli, per moftrare, che a quelli bifo-
gnauah.iucre animo del tutto virile ,&: non punto affeniìnato. Ri-
parano poi gli Scarauaggi la loro progenie in quefto modo : Spargo-
no
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53
De gli Antichi.
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l/'f?//*:» aù tracci ante Dafne per mofìrare U co?2-
formità.che tiene il Lauro cor, quefio Dìj di
cf tre fcmpre y orde, ^ haucre fir^t purga- ^S
ima . o!tracì?e mojìra la Vrotcttiorie , che tie^ ^^
ne Apdlwc de gl'Imperatori , ^ di 'l'oc ti. '%%
54 Imagini de i Dei
noi.lfcir.tncllori:crco,qLiaIriaoIgonopcrcia co' piedi, & ne fanno
pallottole , che vanno aggirando tuttauia pervintiqtto dì , sì che ri-
fcaldatequantofàlorodi bilbgno pigliano anima, &C_ ne nafcono
niiOMi Scanuiaggi, & perciò fono fìmilialSoIe , parche egli parimen-
te fparge fopra la terra ]i virtù rcminalc,& le fi rolg:: intorno di con-
T ,• r:illi;o, &: "iràndoriintornoal Cielo fi, che la. Luna fi rinoiia oani
L.3U''0 V l • ^ ■ ^
A po'Io . '^^•^''^- ^'- ^-'^''-^^•^^^ i-crnpo lo Scaraiiaggio rinoua la fluì prole. Et perche
olcre a «li animali con fccrarono anco qli Antichi arbori > & piante a
gii Dei , hi dikto il LanrO ad Apollo , & glie ne faceiiano ghirlande, o.
per la fanola , che Ci racconta di Dafne da lui amata , & ir.utata iii-.
quelto arbore , ò perche fa creduto il Lauro hancre non so che diiii-
no in sé , & ch^ pcLxiò bruciandolo facci ftrepito moibando le cofe a
venire, deJìcqualifacenano giudici© gli antichi, che douellero fuc-
cedere felicemente , ieil Lauro bruciando faceua gran rumore, & ai
contrario , f:: non faceua ftrepito alcuno . Credeua anco qualch'vno
de gli antichi , che chi fi legaiìe le foglie del Lauro al capo , quando
va a dormire, vedeflè in fogno la verità di quello che defideraua fape-
re . Oltre di ciò pare hauerc il Lauro in se qualche virtù occulta di
fuoco : percheil fuo legno fregato con quello della Mederà fa fuoco,
come fi fa percotendo la pietra viua con l'acciacio , & non è chi me-
glio raprefenti il Sole del fuoco. Perche dunque il Lauro fu così pro-
prio di Apollo, ne furono pofcia coronati i Poeti a lui tanto racco-
mandati, & gli Imperadori parimente lo portauano , forfè perche di-
cono , che queflo arbore non è tocco mai dalla faeta del Cielo . On-
Tiberio Im- de leggefi di Tiberio Imperadore, che ei lì cingeua il capo di Lauro
peradorc . feipp^e che vdiua tonare , per aflìcurarfì dal fulmine . Et à Calende
di Gennaio dauano i Romani a nuoui magiftrati akmne foglie di
I.auroi come che per quelle haueffero da confèruarfì faliitutto l'an-
no, perche fu creduto il Lauro giouare aliai alla fanit^, della quale
Apollo pa- hebbe pur'anco cura Apollo , anzi la medicina nacque da lui, come
dre de-h vedrem.o nella imagine di Efculapio , conciofia , che Ja temperie del-
e ui.ia. l'ariaconferiiatricede'corpihumanivenghidalSole. Delqual fi leg-
ge, e iie innanzi all' vlb delle lettere quelli di Egitto lo notauano in
queflomodo : "Facenano vnfccttro regale, & vimetteuanovn'occbio
Occhio di in cima onde lo chiamarono ancora alle volte occhio di Gioue , co-
Gioue. me ch'ei vedelfe l'vniuerfo , & lo gouernafle con fomma giuftitia.» ,
perche lo fcettromoftra ilgouerno. Et Homero dice fpellò del Sole,
Vide tutto chevede,&: ode ogni cofa. Onde apprcfìbi Lacedemoni fu vnafla- ;
Apollo con *^^ ^^ Apollo con quattro orecchie , & con altre tante mani , & di-
quattro ©- cono alcuni , che lo fecero tale , perche fu viflo già vna volta in quel-
fxcchie . la forma combattere per loro . Ma forfè , che voleuano moftrare in
tal maniera la pmdcnza , che viene da queflo Dio, la quale è tarda
al parlare , ma bene ftà con le orecchie aperte Tempre per vdire . Et
perciò.
De gli Antichi.
^^'6=3
:ma^t^?a^r;c!]o,oJel Sole .fiwficante Ini ffr
Dio della fruderì^a, , (gr dd potere , Qy' che
i'hao:^;o puio dtbbid iifoltare '^ operar af-
jdt y ?fia. parlar poco ^ e coì^Jig^iifica ancora il
Soie cioè Dio tutto fentirs ^ 'T/edirc.
&S^-^fP .'T ?T ?T^ f(?*^ -"^ '^l/^ -^ ^ '^ <?fH ^ <?fHs ?f>* T?<^ 'h--^ :Ìr?'J@
Aleftandro
Kapolitana.
Alceo.
Buoi can ad
iV pollo.
Homero.
■jtf e.
•u'
55 Imagini de i Dei
perciò , dictai vn prouerbio apprefìb de' Greci ; Odi quello , che hd
quattro orecchie 5 volendo intendere di vn'huomo fauio . & accorto.
Apuleio fa fede, che il Sole veda ogni cofa, quando dice, che irLj
Tnciragliaeranojncantatrici,& donne malefiche, le qUciJi perinuó-
ìar^ , & rapire qualche cofa con le loro Gregarie , entrauano oue foi-
feftato alcun corpo morto così di nafcofto , che non Tarebbono pure
ifeite vifledagli occhi del Sole, quafì che impoflibilc Ha , òfaorcli
jaodo difficile fare cofa , che non veggia il Sole . Faceuano quelli òi
di Fenicia, che il fimulacro del Sole folle vna pietra negra rotonda ,
& largì nel fondo , ma che veriò la cima fi vcniua aflbttigliando , la
quale , come fcriuc Herodoto , fi vantauano hauere hauuta di Cielo,
& diccuano perciò , che quella era il vero fimuUcro del Sole fatto di-
uinamente , non per arte humana . Né da quefta doueua cflere dif-
fimile di forma , non so di colore ( perche Paufania, che lo ferine non
ne fa mentione) certa pietra fimile ad vna gran piramide , guardata
da Megarefi fotto il nome di Apollo . Et in vn'altro luoco , fecondo
che riferilce Aleflandro Napolitano , mettcuano certa pietra fchiac-
ciata , e tonda in capo ad vna longa verga , & quella adorauano per
la effigie , & imagine del Sole . Lattantio fopra Starlo fcriue , che in
Perfia il Sole era il maggiore Dio , che quiui folle adorato , & l'ado-
rauano quelle genti in vno antro , onero fpelonca , & haueua la fua
ftatoa il capo di Lione , & era veftita alla Perfiana con certo orna-
mento , che portauano in tefta le donne di Perfia , & teneua con am-
be le mani a lorza vn bue , ò vacca che foffe per le corna . Moftra il
capo di Lione , che il Sole ha m.aggioie forza nel fegno di Lione , che
in alcuno de gli altri del Zodiaco ; onero , che tale è fra le ftelle il So-
le , quale il Lione tra le fere . Ei iìà nel antro , quando gli fi mette-»
dinnanzi la Luna , sì che non è villo da noi al tempo della Eccliflc .
Et perle ragioni , che fi dirano poi nella fua imagine, è fintala Luna
in forma di vacca , la quale il Sole flringe nelle corna , perche fpefTo
■li kua il lume j 5<: la sforza , conftringendola a ciò anco la legge del-
ia natura, a feguitarlo. Alcuni vogliono che quefto mofìraìle pia
tofio certo mifcerio di quelle genti delia Perfiajperche non poteua al-
cuno efiere ammeflb alle cole fa ere di quel Dio loro , fé prima in certa
fpelonca non daua manifefta prona della fortezza fua , &: della fua_j
patienza . In Patra Cirtà dcH'Achaia , come fcriue Paufania , fu A-
pollo di metalo tutto nudo , fé non che haueua i piedi vefliti , perche
ne teneua vno fu'l tefchio di vn bue ; il che dicono era . perche piac-
quero i buoi ad Apollo , com.e canta Alceo in certo hinno , che fa a
Mercurio , ilquale glieli rubò : & prima di lui lo difie Homero anco-
ra, mettendo 3 che per certo premio A pollo guardafle gli Armenti di
Laomedontc , e gli fa così dixs da Nettuno .
■■"■■>
De gli Antichi. 57
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maghe di ApcUo Mìthra , Jtgnìfcarjte U for^a
t^ effetti ad Sole nella Luna. (^ in tattc^
le co fé 3 (g>r H Sole ef^erfvA le Stelle ^ come il
Leone fvit le fere, (^ in tJ fegno qm appref- ^'1*
fo 7201 moHrar la fua ma.ggior fnVT^ , 4^^c^
*%^
maginidei Dei
d'alte , e belle mura
PI tua reo.
Bus per Ia__i
colciudtionc
Api,
Et ii Bue era la più grata vittima , che fi defic ad Apollo , onde i
Ciriftij , & certi altri popoii della Grecia gliene dedicarono vno tiit-
Paufania. to di metallo. Ma Paufania crede» che volefTero moftrare quelle^
gentiin quel modo, che all'hora hauendo già fcacciato i Barbari,
poteuano Uberamente coltiiiare la terra , & raccoglierne i fratti ; che
il bue mollrauaqaefto fouente. Onde Plutarco Tcriuendo , che The-
feo fece mettere il bue sii gli denari del fuo tempo , ne rende alcune_j
ragioni , fra le quali è queiia . che egli volle in quel modo ricordare_j
a'fuoi popoli , & eccitarli a cojtiuare la terra . In Egitto adorauano
vn bue in vece di Ofiri , per cui iutefero il Sole , perfuadcndofi , chd.»
ei fufl'e apparfo loro in tale forma dapoi che Tifone fuo fratello l'heb-
bc vccifo , inuidiofode gli honoris che gii facevano quelle genti^ado-
randolo come Dio per Ic-belle, e gioueuoli arti , che haucuamoftra-
te loro; & lo chiamarono Api , che vuole a punto dire bue in lingua
loro. Maalcuni h qnifo detto, Cu j fu adorato il bue da gli Egitij,
perche Ofiri cosi odiiiò con liìde (uà moglie , parendogli che quella
bef^ialomeritaiicpcrl'vtik grande, che ne tramo i mortali alla_»
coltiuaticne della terra . Ne fi contentauano della effigie folamente,
ma volenano che U bcflia R-fl'e viua , alla quale non dauar.o però vi-
ta, fé non pcr^.lcuni pochi anni, & pafì'ati qucfi:i la fommergcuano
in certo loco, siche vimoriua. Di che faccua il popolo poi vn cor-
rotto li maggiore del mon^o , piangendo , & rtracciandoiì le vefiii, &
i capelli; né fi tei.teuaginftitia, fina che ne foffe trouata vn'aitra_.,
perche tutti i buoi , o viielh ( che vitello lo chiama Hcrcdoto ) non
erai-O buoni per cfferc lì Dio Api , ma bifognaua , che quefì:o fòife^i
nato di vacca , la quale non hauefle più fatLo , *■: la fingcuano cflcrfi
impi'cgnata di cerco fplendore , che le foffe venuto fopra ; che ei t'oC-
fé tutto r.cgro , haucfle vna macchia bianca , & quadra in fronte , &
sù'Jdoilo certo fegno di Aquila : hauefìe su la lingua, orci palato
vnfegno nej-ro,.chc era forle con;c vn fcaraunggio, & alla codai
pelidoppi . Trouata dunque queiia loi befì:ia gli Egitt .•] rutti fi ral-
Icgrauano , & ne faceuano grandiinma fella , & la dauano a guarda-
re a li Sacerdoti con molta riuerenza , & con tutti quelli lionori , clie
faceuano a' diuini Numi ; i quali prima la conduceuano nella Citta
dei Nilo, oue la nodriuano perquaranta giorni , & dopò la intro-
duceiiano in vna nauc dorata, &: cofi la portauano a Menfi,douej
come Dio la coUocauano nei tempio di Volcano. In quefli giorni fo-
lan::;~nte
He"odo?o
j^at; folcirne
De gli Antichi.
i)^ ì-p ^^ '^^j «"f^^iìtf^t^
*B^^^ Jr^h^^^ine dei Buoi faitì appreffo ^li E^ittij.-^
*C;I^ fil^ij^c^i^^^^o ti SoU , Ofiride 3 ^ tAgri-
4f^
iùltHYil^,
f:.c^i
^<rg>- 5.!)^ v;();^ c;Oc? «hU ^ ^ Wc3 «.' ^^ • - «i^ip ?»fM^ 'd^ ifi^ =^^ ^^>? ^*^ ^
6o Imagini de i Dei
lamente era lecito alle donne di vederlo , perche ne gli altri tempi era
loro vietato . Da qucfto poi pigliauano certi refponfi , come dall'O-
racolo in qnefto modoi Le porgeuano con mano, ò fieno , ò biada ,
& fé ella la pigliaua volentieri , & mangiaiia , le cofe haiieuano da-»
fuccedcre felicemente , S: doiieua auenirc il contrario fé non voleiia
mangiare . Et in Mcnfi Città principale dello Egitto diceuano , che
Api;appariiia alle volte , onde perla Tua apparitione celebranano al-
CambifeRè- cunidìdifeftacon folenniflìma allcgrc22a. Diche Cambifc Rè, non
hauendomai piùvifto fimilerolcnnità, fii fdegnato vna volta, che
rotto da gli Ammoni] ritornò a Menfi , & penfando , che quelle gen-
ti fi rallegraffero del fuo male , perche fapeua , che l'amaiiano poco ,
fece vccidere alcuni dei principali, non volendo credere, come cfil
lo affermauano , che la fefta fofi'e fiittaper l'apparitione del Dio loro
Api ; & diceua , cheapn poteiia edere, che venifle Dio alcuno in.^
Egitto fenza fiia faputa . Et perche gli Sacerdoti chiamati per que-
floconfermauano quello, che gli altri haueuano detto, comandò
loro , che gli faceflero vedere qaeflo Dio , & elfi gli addu fiero fiibito
Camoife ve- ^on molta folcnnità il riuerito bue . Del quale Cambife fi diede a ri-
^*' derc , & tratta la fcimitarra lo fcannè, dicendo a quelli Sacerdoti , Se
a gli altri , che haueuano accompagnato la bcfiia ; O huomini ua_j
niente che voi fete , adunque fono così fatti i Dei di carne , & ài fan-
gue ? &: che fcntano le battiture , & le ferite ? Qn^cflo a punto è Dio
degno di voi altri, ma non vi farete però burlati di me a piacere. Ec
tjuefio detto commandò , che i Sacerdoti foflero molto ben frufiati' ,
& foflc ammazzato ogn'vno, che per la Città iì trouafle andare fe-
fteggiando. Et così fu finita la fefi:a,come racconta Herodoto.
Varrone. Varronc ferine , & Jo riferifce Santo Agofiir;o , che Api fu vn Rè dQ.j
gli Argiui; il quale andò in Egitto, & fu cofi caroaquelle genti,
che dopò morte l'adorarono , & lo tennero per fuo Dio principale^ ,
chiamandolo Serapi, & per innanzi che gli facefibro tempio alcuno j
l'adorarono, nell'arca, onero fepoltura, oue io pofcro fubito , che
fumetto, laqualc da loro è deti-aSoro, onde mettendo quelle ducj
voci infieme , l'vna dell'arca , l'altra del morto :, fu fatto il nome So-
rapi , che mutata poi la prima lettera fu detto Serapi . Et Api fola •
mente fu detto il bue , percheera vino , & adorato fcnz'iirca , de fnori
della fepoltura. Et hebbero gli Egiti j in tanta veneratione cofìui,
che non voleuano , che fi fapelfe , clvei foifj ihito hijomo , de era pe-
na la vita a chi l'hauefledetto. Onde in tutti li fuoitempij era il fi-
miiiacrodi Arpccrate, pcrauertirelcperforiC. chetacefiero, rècfif-
fero dire , che Api , ò Serapi fofle vn qua fiato huomo . Oltre al Bue
Giof.ffo. adorarono anco in Egitto il Becco come fi leggeapprtfìb diCxfcn'o,
ouc ferine contra Appione, & quella b:'fiia , che eilì chiamauano Ci-
noccfalojdella quale fi dirà nella imagine di Mercui io^ & ilCrocodilo
anco
Degli AntichL 6 i
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.Sia
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3i-.^
€11
'•^f^ Tma^^ine d'jpollo nudo^ amiìtore de* Buoi^ pgni
fcoi il Sole dar '^ita cxìle cofè'd^iragricn'tu
Ydy perche cvn l Jho moderato calare aa for
<^^^ \iil feme^ alll;erl'e,fUvtey (^ ^i tutto, ac- «^iJCjy
«^?^ cm peruetjghpno alla Jna debita perfeiiLìje ^'^'^
"^^^^^^W^K^. ... .,, ... ,,. ... -.. ... ..-.-. , ^
0" /.">.•<
6i Imagini de i Dei
anco, al quale fu quafi fatto vn fimile fcherzo , che fece Cabile 2I Bue
Cleomcn: . Api, da Cleomene vno de i principali Capitani di Alefiandro Magno,
airhora pacando per quella paitc dello Egitto, cucii Crocodilo èa-
dorato coire Dio ; & hauendo inte{b,che vn fuo ragazzo era flato
guafì;© da vna di quelle bcftie , fi £ccc chiamare tutti gli Sacerdoti , &
Iswncntandofi del Dio loro , che era venuto ad offenderlo, fenza che
c<*Ii haucfie penfato mai di £ire a lui male alcuno, difl'e , che era deli-
berato di vendicarli centra gli Crocodili, & per quefto comandò,
che fi appreftafTe di farne vna gran caccia , la quale non fu però fat-
ta poi, perche Cleomene fi contentò di tirare vna grofla fomma d'ar-
gento , che gli diedero quc' Sacerdoti , accioche il Dio loro non fof-
ìebeffe<yc;iato,&diftratto, come farebbe flato, fé la caccia fi facc-
Aiiilocele. ^J2_ QucTfio mette Ariiìotcle , fcriiiendo nell'Enconomia di quelli j li
quali con nuoui modi fapeuaiiotrpuare denari. Ma ritorniamo ad
Apollo , il quale per le cofcgia dette, 6^'per le fauole , che fi raccon-
tano di liiit còme che egli guardafTe già gli armenti di- Ammeto , &
altre fimiii ) hebboda gli antichi oltrtfd mólti iiltri cognomi quefto
/■^ilo pa- -^,^^Qj.j^^ (~he fu detto Paftore , perche pafcè -, & dd nutrimento a tut-
'^^' telecofelatcmperatu virriìdel Sole. Da che venne forze la pazza
fupcrftitione de gli Ethiopihabitanti l'Africa di verib il Mare Au-
firalc. Conciofi.i che ?ppreflb dì cofioro erano certi pr^ti , nelli qua-
li fi trouauano quafi fempre carni arrofnte di ogni forte di annuali,
& vi andana ò^gni vho amangiaruea fuo piacere, credendo ( benché ,
tlcrodoto. come ferine Herodoto , ve le portafiero i rDagiftrati dcl^paefe la not-
te con molta diligenza, 8c fccretezza grafndè)chc fcltcro prodotte
quiui dalia ferra così arroitite, & forfè per virtù del Sole, perche
Mcnia del quel luòco era dimandato la menfa dd Sole , molto celebrata da gli
Sole. antichi. Donde nacque il prouerbio , che fono dimandate menfe del
Sole quelle cafe deiricchi, & potenti, oueipoueri ponno andare a
mangiare a loro piacere. Oltre di ciò moftrauanò gli Afilrij il pote-
re che ha il Sole in quel"to mondo , & gli effetti, che egli vi fa , con vn
Simuhcro.di fuxiulacrodi Apollo, che haueua la barba lunga, de aguzza, coru
"'^^ certa cofafu'l capo fimile ad vna cefla . Et ferine Luciano , che alcu-
"°^ ' ni de gli Afìirij fojamente fecero Apollo con la barba , & riprendeua-
no gli altri , che lo faceuano fenza , quafi che l'eflère tanto giourne
molari qualche imperfettione , la quale non deue eiTere nclie^fiatoe
de i Dei ; &: perciò bifogna farle in forma di huomo già pcrfettp,CQ-
me è chi ha barba . Intorno al petto haueua poi vna corazz'a ', con
ladeftramanoteneuavn'haitajcuieraincima vna breue figurctta
della Vittoria , & conia finiCrraporgcua vn fiore : a gli homeri haue-
ua vn panno con il capo di Medufa circondato di Serpenti ; a. canto
gli ftauano alcune Aquile , che pareuano volare : &i dauanti a i piedi
vna imagin* di femina , che dall' vn lato j &, dall'altro haueua due al-
De gli Antì
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ImAgtne d Apolline c^ ^/7<« r^rr^ apprejfo gì' /^jf- Wè"^
rij ftgnificants gti effetti del Sole-fidU terre ^ |f4Ì<>
gr m tutte le cofe^ con le Imagwi della nuturd^ ^%>
(^' della materia onde fono formate^ ^ hdn?:o |f4,|<j.
origme le co fé . il fervente in che fimfono dina- Sé^y>
ta il tortuofo giro del Solc^ , ^'A%.
... - .^ .^. -„. -u-w- ,^- .V..X.- ^>/lt9^4k?^?5W^A? <Ì4k "hùsP ':J]^ ^JU 2^1--^ cù/Ls cJI 0 VtS=^'^
64- Imagine de i Dei:
tre imagini parimciice di femina ; le quali con fleflliofì giri annodaua
Macroblo. vn gran Serpente. CosìciercriueMacrobioquenofìmulacro,& cofì
i!poiinoae. j-jn^erpreta ancora. La barba , che pende giù per lo petto, /ìgnifìca,
che di Cie!o in terra fparge il Sole i fiioi raggi . La cefla d'orata , che
fofgeinakonioftrailcele'ftefuoco,di che fi crede, die fia fatto il
Sole . L'hafta corazza fi fi per Marte , perche dicono , che per Ini fi
ir-ofcra il vehcmcnte ardore del Sole . Vuol dire Ja Vittoria , che tut-
to è foggcto alla virtù del Sole. Ilfiorcfignificala bellezza delle co-
fe, le quali la occulta virtù del Sole femina, & fomenta e'I fiio ttm-
perato calore fa nafcere, nodrifce , cconfcrua. La donna che gli fld
dauanti ai piedi è la terra, la quale il Sole illuftra dal Cielo con Tuoi
raggi. Il che moftrauano i mcdefimi Aflìrij ancora , facondo che rif-
fe ri fcc pur* anco Macrobio, con la imagine del loro maggior Dio,
Ad'il. che cffi chiamauano Adad, cui faceuanoeffere foggetta la Dea Adar-
Aiargate- g-tc. Aquefli due diceuanoqnelle genti che vbbidiuano tutte lo
cole , & per quello intcndcuano il Sole , la terra per qucfta . Onde il
fimulacrodi Adad haueua i raggi , che guardauano in giù , perch<ij
il Sole fparge i raggi fopra la terra , & quello di Adargate mandaua i
fuoi in su , moftrando , che ciò , che nafce in terra , vi nafce per virtù
de fupcrni lumi , & accioche uicgiio s'intcndcffe la terra per qucP.O-»
Dea , le pofero fotto i Lioni , perche iìnferoquelli di Frigia , che la_#
madre de i Dei creduta da loro eflcre la terra , foflè menata da' Lioni,
come fi vederi poi nella fja imagine. Le altre due donne , che a quel-
la di mezo fono a Iato , moflrano la materia , onde fono fatte le cofc,
&: la nitura ; che le fa ; Le quali pare , che inficme feruaiio alla terra
facendo tanto per ornamento fuo. Il ferpente,che le annoda ci dì
ad intendere la torta via che fa il Sole. Le Aquile perche velocifììma-
mente volano ,& malto, fignificano l'altezza, di la velocità del Sole.
Fu poi aggiunto alle fpalle il panno con il capo di Mediifajcheèin-
Torfirio. legna propria di Minerua, perche ( come dice Porfirio) Minenia non
e altro , che quella virtù del Sole , la quale rifchiara gli humani intel-
letti, e manda laprudcnza nella mente de imortali. Et che volcffc-
ro gli antichi per Marte ancora intendere alcune proprietà delSolc-*.,
f)ltre a quello , che ho detto , 2c ne dirò nella fua imagine , fa aflai in-
tiera fede vna Aatoa grande non meno di trenta cubiti , laqualc, di^
ce Paulania, che era in cetta parte della Laconia confecrata ad Apol-
lo, & pareua molto anticha , & fatta in quel tempo , che non fape-
uano ancora gli huomini troppo ben fare le flatue ; che fu innanzi a
SuiJa. Dedalo ; perche egli fu il primo , come rifcrifccSuida , che aprific ^i
occhi alle ftato.e, & le faceffe co'piedi diftanti l' vno da l'altro . Qne-
fta , dalla faccia , dalle mani , e da i piedi in fuori , nel refto pareua^.
vna colonna , &: haueua vn'elmo in capo , & nell'vna mano l'arco, &
YiVhafta nell'altra che fono infegne proprie di Marte, benché le por-
ti
De dì Antichi.
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Imagine di jdad^ ^ d'Adargate Dei de gli Af-
Jirij iute fi da loro per il Sele ^ per U Ter-
ra ^dinotante che tutto ciò che nafce in terra
p'ottiene dalla ruirtk del Sole y (^ da raggi
'filari.
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Ti-
Imagrini de i Dei
.t^l^.; Imagir.e di Serapi Dtodelli Bgttttj intefo da, loro Vi^'^^
"M"^ ' f^^' '^ ^^l^ i é^ p^*" ^^ ^^^^ > co l Jìmalacro d'-vn %p^
<^ ;^' corpo con tre capi fgmficanti li tre ttnipt paf- ^ri'^
fato,prefent€:> (gT auenirey ^ il Sole andar con w'^
ordine ^ mifura, m mai dentare » ^^^
De gli Antichi. ' g'/-
tì Minema parimente , ma per diuerfa ragione però , come nelle ima-
gini loro fi può vedere . Quelli di Egitto in diuei fi modi R cero fta-
tO€ al Sole , & vn2 tra l'altre era à cl\e haueiia il capo n^ezo rafo , sì
chedalladeftra parte folamcntc refiauano i czodììtchc volcua dire
(come interpreta Macrobio) che ilSolealla Natura noni ftà occul-
to mai in modo che del continuo ella fente qualche giouamento da*
fuoi raggi , & i capelli tagliati fignificano , che il Sole in quel tempo
ancora, che noi non lo vediamo , ha forza , & virtù di ritornare a noi
di nuouo , Si come i capelfi tagliati rinaicono , perche vi fono reftate
le radici. Vogliono ancora alcuni, che la medefima llatoa fìgnifì-
chi quella parte dell'anno, che hi pochiliìma luce, quando , conile
che fia tagliato via tutto il crefcercdi quella , i giorni fono più breUi,
]i quali riiiornano lunghi , quando ella parerinafcere , & vn'^Irra vol-
ta ritorna a crefcerc. Faccuano oltre di ciò in Egitto gli fimulacri del
Sole con penne , ne tutti di vn colore , ma vn fofco , & ofcuro , l'altro
chiaro, e lucido, &: quefio chiamauano cclefte, quello infernale;
perche il Sole è detto ftare in Cielo quando va per gli fji fegni del Zo-
diaco-, che fanno il tempo della Efirà ,& fono chiama^ ruperiori;&
lo dicono fcenderein Inferno, quando comincia a caniinare per sii
altri fci deirinucrno , detti inferiori ; & le penne chedauano a qucfti
fimulacri , erano permoftrare la velocità del Sole ; che Macrobio co- Macrobio.-
sì i'èfpoiie . Lccgefi ancora , che fotto il nome di Scrapi intefcro del
Sole in Egitto, benché lo mettefleropur'anco alle volte per Gioue. Serapì.
Onde faccuano la fua ftatoa in forma di huomo, che portaua in capo
vn moggio qua fi , vcLfie moftrare , che in tutte le cofc bi fogna v fare
Jaconuercuolemifiir.i. Et Snida rifcrifce, che alcuni dilfero che_j ^""^^'
egli era il Nilo, ilquale con quel moggio che haueua in c:ipo, & con
certo Baftone, che fi adopera a mifurare , voleua dire , che bif iguana
che le acque fne fi fpargc/Tcro con certa mifura , per fare fecondb l'E-
gitto ._ A canto a cofiui liana , come fcriue Macrobio , vna fignra_,
con tre capi , che lì vniuano in vn corpo folo , intorno alquale era_^
aiioltCvu fèrpente in modo , che lo nafcondeua tutto , & porgeua la
tefi-a fotto la fua deflra mano , come che egli fia padrone di tutto il
tempo moRrato per gli tre capi , ch'io dilfi . DelJi quali l'vno , quel-
di mezzo, che era di Lione ; fignificaua il tempo prefente , perche^
qncfl:o , pollo fra il paffato , &: quello che hi da venire , e m fatti , Se
hi forza maggiore , che gli altri . L'altro dalla parte deftra di pia-
ceuolecancmofirauacheil tempo a venire con none fperanze ci In-
finga fi-n-.pre . Et il terzo dalla finifira di lupo rapace , volcua dire ,
che il tempo pafiato rapifce tutte k cofe ,dckk diuora in n oc'o,ch-
di moire non lafci'; memoria alcnna. Hebbearcrraquefio Ofoirij
AkflardnaCittàd{>llo Egitto nel tempio a lui dedicato vn fimula-
ero, fatto di lutte le forri metalli , & legni, cefi grande, che fienden*
•E 2 do
68 Imaginidei Dei
^S?
.d^'-
Imagive del SoU yartatore ^ produttore di tttt-
tt li tempi , e fiagiom ^^ de tutte le cofe^del-
U yita (^ morte ^ (^ de quattro ijajt oue (ìà
la varietà de beni (^ mali mminatt cafo di
ZJulcanOyrifo di Cioue .morti dt Saturno ^((j^
pnppa dt Giunone ^ da qualt prcutene lì tutto.
^>S*
^§-
De gli Antichi . 69
d<y{e tnanitoccaua ambi gli lati deJ tempio > & eraui vna piccioia E-
ncftretta fatta con tal arte, cheil Sole {èmprc al frimo foo apparire
entrando per quella reniua ad illu Arare lafacciadel gran fimulacro ,
il che vedendo il popolo cominciò a credere , & dire , che iJ Sole ogni
mattina reniua a falutarc Serapi , & a baciarlo. Euin Thebe Otti
parimente dell' Egitto , nel tempio pure di coftiii(come ferine Piin io ) rtinìo J
fu vna ftatoadi certo marmo duro , & fofco , come il ferro , che fu.
creduta Mennone; la quale ogni mattina tocca da* raggi del Sole al
fuo primo apparire faceua certo ftridore , & lieue mormorio , come
voleflc parlare. A me pare che Martiano megliodi ciafcun'altro dipiu
gè il Sole,3li*hora che Mcrcurio,& la Virtù vannoa confultarc feco fc
doucua Mercurio prender moglie d'onde moftra, che tutte le vaìrie-
. ti de* tempi vengono da lui , fingendolo che fiede in vn grande, & al-
to tribunale , Se che ha dauanti quattro vaii copeitij nelli quali guar»
da Icoprendoncvnofolamcnte alla volta. Quefli erano tutti indi- VaGdiFeb#.
iierfe forme, & di diucrfi metalli fatti . Vno di duri/lìmo ferro y dal
quale fi vedeuano vfcire viuc fiamme , & era chiamato capo di Vol-
tano . L'altro di lucido argento , & era picnodi fcrenità , de di aere ^*P^^* Vii."
temperato , & lo chiamauano Rifb diGioue. Il terzo diliuido piom- RifoV; g-
bo , & il fuo nome era Morte di Saturno , pieno di pioggia,di freddo, uè .
di brina , & di neue. Il quarto che ad eilb Febo ftaua più vicino , era Morte di
'fatto di lucido vetro , & teneua in se tutto il fcme , che l'aria fpargo Saturno ^
fopra la terra , & era nominato Poppa di Giunone , Da quefti vafi , J.^PP^ ài
ma dall'vno, mò dall'altro, & quando da quefto, & quando da quel- *^'"'^<^ns»
lo , fecondo che ghene faceua di bifbgno , pigliaua Febo quello j on-
de haueuano poi vita i mortali, & talhora anco morte. Percheqiiani
do volcua porgere al mondo la dolce aura dello fpirito vitale , métte-
na parte dell'aria temperata , dd vafo di argento con parte del fcme--,
che ftaua rinchiufo nel vafb di vetro. Etqiiandopoiminacciàuàpe- -
ftc, & morte , vi aggiungeua le ardenti fiamme del vaio di fcrto , ò
veramenterhorridofreddonafcoftonel fofco piombo. Vedeif qui
manifeftamtntc,che, come altre volte ho detto, la diuerfità de i tem-
pi viene dalla mano del Sole ,& che la qualiti dell'aria parimente^
cangiano per lui, dalle quali nafcono poi diuerfi accidenti, quando
buoni ,& quando trifti fri mortali ,& per qucfto , finfèro iPoeti^chc
Apollo vccidcflc i Ciclopi ; che fono le nebbie , & le altre trifle quali- A'polfo '
tà dell'aria, & che folle padre di Erculapio,del quale nacque poi Hi- a? i Cidopf
gia,che vuol dire Sanitd.Cociofia che,come fcriue Paufania,di haue- .
re vdito già da vno di Fenicia, Efculapiono è altro ehel'aria^ia quale ApolloPadrì
e purgata dal Sole in modo , che porge la falute a i mortali, come fo- 4^ fifcula^^io!
no creduti di fare etìandio i medi ci, ò conferuando i corpi (ijnijòrifa-
nando gli ammalati. Et perciò diflero gli antichi che Efculapiò-fii il
Dio delki medicina , & era principalmcijre adorato in EpidauroCic* £ft^'*pìc.
S tà .
Im'aginideiDci
■^1^ imagWé UrÈfiuìapio "Dio della beduina con
*§^ : gli Ammali 4 Ui facrati fìgmficanti la^
' dtfficuttà della Medtcma , ^ toffiao dd
buon Medica > intijò ancora per l'aria pur -
-gata apportatrice di finità .
■ m
4m
■SI*
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^^f^^r^^^v^^^.r^^r^ri^n^^ *^*^^' ^^^'^^^^'W '^''^' T
^Dc gli Antichi; ■ 7 t
tà dcila Credala quale pel tempio di coftui fu molto Hiraata (come . '
fcriucSoIino)perche chi cercaua rimedio à qualche infirmiti andaua Solino*
i dormire in q nello, & intendcua in fogno ciò,chegli bifognaua fare
per guarire : & era quiui il fimulacro di quefto Dio fatto di oro , &c^
di auorio aHìfain vn bel {èggio,come Io difegna Paurahia,che nell'V- Pauiània.
na mano haueua vn battone , Se teneua l'altra fu'l capodi vn ferpen-
tej&apiediglifTÌaceuavncane. , '
Di tutto quefto pare rendere la ragione Feflo Pompeo quando di- p^a^jp- -
ce; danno il ferpentead Efculapio, perche egli è animale vigilantilli-
mo,comebirogna,che fìa il buon medico; gli danno il c:ine,percho
fu nodrito fanciullino di latte di cane , & il battone , che è tutto nó-
dofcfìgnifica la difficultà della medicina. Et vi aggiunge efloFefto
(che non è nel fimulacro pofto da Paufania)che gli fecero gli antichi
ghirlande di lauro , perche gioua quefto arbore a molte infermiti .
Flì fotto Efculapio per Jo più con barba lunga , come moftra quello
che io diftì di Dionifio nd. principio di quei^a imagine , ma troualì
Cenza anco alle volte , come lo mette Pietro Appiano nei libro delle^
anticagh'e da lui raccolte, & ha indofl'o certa vefte in foggia dì carni-
li:ia con vn'altra vefticciuola di fopra fuccinta, nella quale (tenendo-
jpeil lembo con la finiftra mano ) pare hauerc certi frutti ; 8c con la_*
deftra tiene due Galli , perche il Gallo evs, confecrato a lui , per h. vi-
'gilanza, che ha da efllre nel buon medico , onde anco gli facrificaua-
iiogli antichi . Et per quefto Socrate appreffo di Platone, quando è
per morire , lafcia in teftamento vn Galload Efculapio , volendoiH-. q-^^^^ .- '
quel modo moftrare il figgio FjJofofo , che rendeuaalladiuinL. Efculapiov'
bontd curatrice di tutti i mali ( intefa per Efculapio) &-:^ciò figlia
della diuina prouidenza (moftrata per ApoIlo,dalIa quale l'haucua
pur anco hauuta) la luccdcl dì; della quale il Gallo enuncio , cioè il
lume della rrefentc vita. EtiPhliafij ancora nclpaeiè di Corinto
rhcbbero fenza b::rba : &: apprcftb de i Sicionij parimente erat^ìle.' ,
come ferine pur\nnco.Paufania, fatto tuttod'oro, & di auopo , che
tenena nella deftra mano viio Scetro ,"K' nèiràTtra vna Pigna, che è il
furto del Pino.. Et diceviano quelle genti di hauerlo hauyto in quefta
guifa che lo portò loro és. Epidauro /opra vn carro tirato da due mu-
li vna donna detta Nicagora.non però fatto come era la fua ftatoa_.,
ma itintJto in Serpente , come l'hcbbero i Romaniancora , quando e; ^ • 4
per rimediare ad vna graue pcftilenza ( fecondo che riferifcc Valerio eSST'
Maftimo ) mandarono medefimamente in Epidauro ator're Efcula-
' pio per l'auifode i libri Sibillini: percioche hebberovna gr."nde,e
bella bifcia adorata qniui pel Nume di Efculapio,Ia quale vfcita de]
tempiO;fe ne andò tre ài per la Citti i piacere con grande,,& rchaip-
^ÙL marauiqlia diogn'vno , & entrata poi nella naue de i RÓm:yii^lsc
'pci\afi nel più honoratp hioco, ritorta in bei giri, con fomma quiete
E 4 ' f^la-''
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7 z Imagini de i Dei
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■•'llif /4W7.1 neceS^rU a/li Med:ci . Z^ ti Cttp^nt^^ "H"!^
/4»?.4 necefarin alli Med:ct, ^ il ferpsntc^ ^^^
(imbolo di /unità , tsr lo?3ghe'^^a di njita^^^ ^^
the prouiene dailit cura de ^Medici » jM^
K'glt Antichi. ^ 7j
/i lafclò portare a Roma , oue entrata nel tempio , che è nella Ifola ,
che fu dedicata ad Efculapio , fii adorata fecondo il rito , che porta-
rono i Romani inficme col Serpente da Epidauro. Si che a ragione
era con il fìmulacro di Efculapio femprc il Serpente . Fu fatto anco
talhoraauolto intorno al baftone , che ei tcneua in mano , di che fi
può raccogliere molte ragioni da Filoftrato , da Igino , da Eufcbio ,
da Plinio, da Macrobio, e da altri^ delle quali non dirò io però più
di vna , non già perche quefta fia più vera delle altre(che ha delia fa-
uola ) ma perche mi pare più piaceuole da leggere . Era venuto . itUt
tanta ftima Efculapio per le miracolofe opere, che fa cena nella me-
dicina, che fii creduto non fola mente faper guarire ogni malejma_»
potere anco ritornare gì i morti a vita. Onde Minos Rè di Creta fèn-
«iogli morto il figliuolo Glauco, cui egli ama uà fopra modo, lo fa
chiamare, & pregalo, che ritornafle l'amato figliuolo in vita,ma>j
poi che vide , che né preghi, ne promcfle gli raleuano , perche Efcu-
lapio , fapendo che ciò era impoflìbilc a lui,ricu(aua l'imprcfa, voi ta-
to fi alla forza lo fece rinchiuder in certo luoco con buoniflìma guar-
dia , minacciandogli di nonlafciamelo vfciremai fin che haueÌTe re-
fa la vita al morto figliuolo . Di quello Efculapio rimale molto ad-
dolorato , & lì vedeua d mal partito , onde fi diede a penlàre , non-j
come ritornare vino il morto , ma come potelfe fuggir dilà j & men-
tre andana così difcorrendo varie cofc , gli venne veduto paflarfi da-
manti vna bifcia,laqualehaucndoeglivccifo col baftone, cui ftaua
appoggiato , indi a poco , ne vide vn'altra venire , che con certa her-
ba che porraua in bocca , haucndo toccata la teila della morta, lari-
torno fubito viua . Efculapio , che qucfto vide , pigliò fubito quel-
J'herba , & fattone il mcdefìmo intorno al corpo morto di Glauco,ri-
tomò lui in vita , & sé in liberti . Et per quello volle , che'l fcrpcntc
^fledapoi fempreauoltoal baftone , ch'ci portaua in mano, com«
fi vede per lo più nelle ftatoe , che fono fatte per lui. Ma ò per quefto,
-o perche altro fofte, che, come ho detto, le ragionidi ciò fono mol-
te , furono i ferpentitanto famigliari ad Efculapio , che non fo Io in-*
Epidauro , che fu fua fede propria , & principale, gli erano confccra-
jti tutti , & più de gli altri certi , li qualli fono dimeftici , & piaceuoli
■a gl'huomini , ma a Corinto ancora erano nodritiiferpenti nel fuo
vtempio , a li quali non ofaua per© alcuno diaccoftarfi , ma mctteua-
«no quello che vokuanodarc loro su la porta del tempio , & fé ne an-
dauano poi fèn2ahaucme altra cura. Et in vn'altra città quindi pa-
co lontana fra le altre imagini, che erano nel tempio di Efculapio vna
ve ne fu , che fedeua fopra vn ferpente , la quale diceuano effcre ftata
la madre di Arato , che fu figliuolo di Efcolapio , come recitaPaufà-
nia . Il quale fcriuc parimente, che im certa fpelonca della Beotia_»,
dondeDafceii fiume Ercinio, erano certi fixnuiacri in pie con bac'
chettc
Efculapio ^
come porrai*
a Roma.
Filodrato .
Igino.
Nouclhdi
Efculapio.
Minos Rè dì
Creu.
Serpen[iY.ì-
miliari ad
EiculaiHo,
^j(: Imagini He i Dei
dicttc come icettri in maiw , intorno alle qtvalt eràiio auotci ds itzt*
' '"!' j-Ter.ti:Ondedifleroalcuni,chccranodiE(culapio,&diHigeiaruafi-
i^)ia, & altri gli credettero edere di Trofonicperch© il bofco.checra •
quiuiairintorno,fù cognominato da lui, & daErcina già compa«f
gnadiProferpina, dalla quale hebbe parimente nome il riume, ch'io
diiH ; concio/ui che non meno che ad Efculapio confecratfero gli an-
tichi (èrpenti a Trofbnio, credendo forfè che quefti foifero certi tcla-
AntrodiTrtì- tori dell'Oracolo celebrato nella cauerna,^che fu detta l'Antro di
fo^io. Trofonio,perche egli fteflb ftete vn tempo quiui rinchiufo a predire
le future cofe& vi mori di fame, onde ne fu da poi Tempre più ftima-
to,Ò{ riuerito: maggiormente perche l'oracolo nonccfsò per la mor-
te di lui,ma ò che il Genio fuo vi rcftaife , come diceuano alcuni , ò
che altro demonio fuo amico vi fucccdeffclcguitòtuttauia io hauc-
re i refponfi nel medcHmo antro . Et perciò chiunque andaua a que-
llo Oracolo folena placare prima con certi facrijficij l'ombra diTrofo
Oracolo di ^io^cdopò alcune cerimonie iauatofi prima nel fiume Ercino, anda-
na à bere de ì duoi fonti : l' vno era della obliui onc, di quelto beueu*
prima per fcordarfi tutto il palfato : l'altro della memoria , & ne be^
ueuadapoip«meglioriccordarfidÌGÌò,che riportafle dall'Oraco-
lo, & dopò poftofi tutto in camifcia con lefcarpe in pie, & cinto il
capo con alcune beìide all'vna ddJe bocche dell'Antro, era tirato
colà dentro da certo fiato nella gnifa , che farebbono le acque di vn
rapididìmo torrcnre,& gli vcniuano incontra certi fcrpenti , &: altri
rpiriti;& fantafmi,alliquali ei daua alcune fchiacciate fatte col me-
le,& portate da lui perquefì:o,dapoi ranicchiatofi tutto-col capo fra
le ginocchia fé ne ftaua quiui fin che hauefl'e vdito , ò viflo qtieJlo »
perche era andato: imperoche queftoOracolo alcuna volta diccua,i?c
aleun'altra modraua le cofea venire.Etali'horancl medefimo modo
che fu tirato dentro , era rifpinro fuori ,'ma per vn'altra bocca però
della riiedefimarpe!ónca,^.ir>toimbalordito,&attonito,chc non jfi
ricordaua più di fé fte(ro,nc di altri.Ma gli Sacerdoti, che erano quiivi
per queftolo rimetteuano in vn {eg^io,chc fi domandina la fedédeU
JaTnémoria,& gli rifoucniuaairhora tutto quello, che haueuavifto,
&vdito,& raccontaualo a quei Sadcrdoti,che ne teneuano conto. Da
poi a poco a poco andaua ntornàdo in sc,& fi può credere che vi ha-
ueff»* buonaftrctta, perche pochi furono quelli che rideifero mai più,
pofeia che erano ftuti nell'antro ài Trotònio . Racconta molte altre
cofc Paufania , che fi faceuano per andare a quefto Oracolo , & dice
eli effenìi ftato egh' ftefl'o: ma io ne ho detto così breuemente per mo-
ftrare folo chi fofl'e coftui, cui erano non meno che ad Efciihpio con-
fccrati i fcrpenti . Cicerone parlando della natura de i Dò , diceche
vi furono molti Mercuri) '?&ehe di quefii vno ftaua fQtterra,& eia
il nitdefimoche Trofonio ^ .Furono i Svrpenti apprcfib de gli antir
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m* ptdt^cìae fer tnitisi. 'verfiUà i» ^iide .
De gli Antichi.-
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Aatioco.
Higeia,
75 Imagìni de i Dei
Scartò éHky chi fegno dì Càniti » perche come il ferpente pofta giù U secchia ip«^
lùd , glia fi rinoua , così paiono pi huomini rifiiiiandofi efler rinouati. Ec
Imaqitic Jcl- p-fciò fa da quefti fatta la imagine della Salute in quefto modo. Sta-
la Saint: . uà vna donaa a federa in alto (èggio con vna tazza in mano , & hauca
vn'altarc apprcflb , (opra del quale era vn ferpente tutto in fé riuol to»
Sepxo ; della [e non che pure alzaua il capo. Faffi anco il fegno della faUite in for-
Sfaute. j^^ ji Pentagono , come fiyede nelle medaglie antiche di Antioche,
-- . ,. .. del quale fi legge che facendo guerra gii contra i Calati , & tronao-
2^ »e tli ^^^ ^ ^^^j partito , vide ( ò cl>c per fare animo a folditi finfe di hanc-
re vifto ) Aleflandro Magno , che gii porgeu a quefto fegno , dicendo-
gli , che lo doueflc dare a' Soldati , & fare che io portaflcro adoflb ,
che rcfterrebbe vincitore , come fu poi , di quella guerra . Le lettere
che fono intorno zi fegno le Latine dicono SaJus , e le Greche figni-
fìcano il medefimo , dicendo Higeia . Lo qualnome fu nome delli-.
figliuola di Efculapio , come ho detto , adorata da gli antichi inCie-
£neconilpadre,conJlquiUepdferofpeflb la ftatoa di coftei,come
dice Paufania , che fu in certo luoco.dcl paefc di Corinto , oue la f ta-
coa di Efculapio era veftita di vna tonica di lana con vn manto fo-
pra , che lo copriua tutto , uè gli vcdea altro , che la faccia , le mani,
&i piedi. Et Higeia parimente tutta coperta , parte con capelli,
che fi haneuano tagliati le donne , & offerti alla Dea , parte ^on al-
ami fottiliflimi veli tutti fraftagliati . Md ritorniamo al Solcjicui
raggi purgando l'aria fanno , che la terra ancora produce largamen-
te , come vollero forze mofrrare quelli, li quali nel paefc Troiano fe-
cero la ft atoa di Apollo Sminthio, così detto da Topi, perche ne cal-
caua vno col piede , Oc fono detti Sminrhi i Topi in quelle parti . Et
AdoUo Smin ^^ ^^^^ ' ^^^^ ^^ confermi la nouella che Ci racconta del Sacerdote di
thio. Apollo fprezratore delle ccfc facre ; cui perciò guaftauano i Topi /la
ricolta ogni anno , i quali furono poi vccifi da quefto Dio , ritornalo
che fu colui a far conto della religione. Perche i Topi , e gii altri ani*
giaietti , che forgono della terra , nafcono per l'aria male temperata,
onde quella non può produrre le cofe rtili a' mortali , f« non quando
che i raggi del Sole leuando ogni mala qualità , vccidono quelli , &C-,
alla terra danno forza di produrre queltc. Di vn'altra ftatoa fi legge
appccfl'o di Plinio fatta da Pralfitele per Apollo , la quale (ì potrebbe
dirc,chc da qucfta, ch'io diiii pur mò de' Topi, non folfe molto diili-
inile di figniricato,pcrche ftaua con lo Uralc sii l'arco, come in agua-
to per ammaf rare vna Lucertola,che gli e«a poco da lunge . Trouafi
ancora vn'altra ragione,pcrche Apollo foflc chiamato Sminthio,&c^
hauefl'e la ftatoa col Topo , ik è che volendo quelli di Cretamandare
fuori vna colonia, hebbero per confilio dall'oracolo di Apollo, di
mettere la Citti , oue i figliuoli della terra delfero loro maggiore fa-
fti^io . Et mandati quelli della colonia ne i campi Troiani, in vni_^
3 0t-\;
De gli Antichi. yj
1..
4
è-J»
.-«-
^
Imagine della dea, Salute ^^ del Serpente à hi
jAcrato figmficante della beuanda delle medi-
cine sì pHVgattue j come conferuaùue ^ periie-
ràr à noi 4 a fanìtà perduta , la longhe'!:jjt^ , SI ^
^ Habi! ita della yita^ ^ la finità Jtgnìfi^ '';g|
cata per il Serpente .
lt^-fi^^'i^'ri^->f-Ì^-^^-.^ri^^fi^--f^-'^^
V 'f -f •?■
Topi Jiauun
in vejie fano-
ne.
Capro ©fidr.
to ad Apollo
Afinoail*::r'o
aJ Apollo.
SiaoFiij Am-
brai2Ìoti .
Colomba (a
la fpalla di
Apollo .
78 Imagini de i Dei
notte i Topi ro fero loro tutte le correggiede gli rcudi,dicheauuedtf-
tifi la mattina, intefcro che qui doueuano fcrmar(ì pel coniìglio del-
l'Oracolo , perche erano nati quc' Topi della terra , & pofta la Citti
Rcerovn tempio ad Apollo chiamandoloSininthio. Et quella gente
hebbc dapoi fempi'e gliSminthi^cioè i Topi, in molta vcneratior:e,fc
re haueuano alcuni domefticinodritidelpnblico,cheftauanoin-#
certe caucrnette a canto all'altare maggiore , e perciò ne fu anco po-
ilo vno , come ho dctio con la flatoa di Apollo . Orde fi può vede-
re, che le ftutoe de i Dei,&: le altre parimente, che crat^o dedicate lo-
ro,moftrauano /buente,comc difii gid,le cofc ottenute da quclli> & le
atdoni , che per loro configlio, & fauore erano fuccedute fcliccmen-
te,con':e fi vede anco apprcflb di Paullinia di tante,e tante che furono
in Delfojdelle quali ballerà per hora porne due. L'viiafù di vn Ca-
pro di metallo olTerto ad Apollo da Cleonei gente della Grecia , per-
che vna volta che erano maltrattati d.n'Ia pelle, hebbcro configlio
da qucfro Dio,di facrificare vn Capro all'apparire del Sole , come fe-
cero ; e ccfsò la peftc,& perciò mandarono poi ad offerire il Capro di
metallo. L'altra fu di vno Afino per quella cjgione. Guerreggia-
uano infieme gli Ambracioti , ^ i Sicionij tutti popoli della Grecia ,
& hauendo fatto vna imbofcati à quelli ,"che erano per vfcire dclla«»
tcrra,vnanotteauenne,,chcvn'Afinocacc:atodal fon laro co qualche
carica addolVoverfo la Città , fentì per forre andarfi innanzi vna afi-
na & la cominciò à fcguitare raggiando il più forte del mondo, &C^
caminando più affai che non hauerebbe voluto il fomaro,ilquale die-
de perciò a gridare parimente,e come che la bcflia lua lo douefie me-
glio intendere,alzaua la voce ogni volta più afinefcamcntc , sì che il
rumore fu grande , dtl quale fpaucnrati i Sicionij , come che i nemici
gli haucHtro fcoperti, vfcin da le -infidie fi diedero à fuggire, e gli
Ambracioti auertiti di ciò andarono lord'adoffo,& li nippcro, & fat-
to dapoi vn bel Afino di metallo lo mandarono ad offerire in Delfo
nel tempio di Apollo,per memoria del beneficio, che pareua loro ha-
uerehauutodaq-iclla bellia,^ perche voleuanopur'anco riconofce-
re quella vittoria da quel Dio. Rifcrifccparimeiìte AkfiandroNa-
politano^che fu già fatta à Napoli vnalfatoa dì Apollo , la quale ol-
tre altre infegne, & oniamenti, che a quello Dio li dani.o commune-
mente, haueua vna colomba su la (palla , & vi flaua vna donna da-
uanti,che la guardaua,& pareua adorarla, & che qiieflia era Partcno-
pe,cheadoraua la colomba su la fpalla di Apollo^pcrche quello buo-
no vccello dal quale ella pic^liò buono augurio, le fa fcorta, quando
di Grecia andò ne i campi Napolitani. Conciofiachenonfoleuano
ma i Grecijpailare di vno in vn altro luoco, fé prima non ne pigliana--
no augurio, e non ne dimandauano configlio alli Dei. Hanno poida.-
to i Poeti à Fci?o, quai'è il medefinio che ApolIo,€ome difR gii.oltrc
De gli Antichi.
79
^1^ l^^£>gi'^e d*Higia fìglmoU d' E/cuIapio co*Ì Cane ,
(^ Strpè jimboit di fuo Vadre ^(ì panificanti la ^^^
dilige n-^ dei buon Medico ^C^ gli e jftt tinche ^^^^
da queJÌA ne rtjultuno. ^5V
^Hw >i4.' V}.? ^(U ^'oiU V - ^^■(U^U}vvk''h(k'^i&^%' Hk Mk> ^^ #^
4m
CaiiaHÌ al
c?.n-o di Fc-
Cvirro ài
Ptbo.
Corona
Febo.
Bafobio.
80 Imagine de i Dei
alle altre co fé, vn carro tirato da quattro vcloci/iinii deftrieri, corno
dice Ouidio; ancor che Martiano di due folameiite faccia mentionc ;
Qu^efli fiiron nominati , Piroo il prinro , che dinota rolTcggiante , ef-
fendo che laniattina,quando fi leua il Sole pare a noi rcflbdicolorei
il fecondo Eoo,che vuol dire nfplcndente, cfllndo che il Sole alzateli
per alquanto fopra ilnoflroHenìifpero fi vede da noi rifplendero
chiaramente ; il terzo Eton , che ardente fignifica, poi che nel mezzo
giorno fembrano i raggi folari ardere douunque percuotono^ il quar-
to Flcgon, che è vn colore tra il giallo^ & il nero, & vai quanto^araa-
tor delia terra,poi che à punto fembra il Sole , quando la fera fé ne vd
per tramontare di vn tal colore, & par che quafi amante fé ne corra-»
velociirimo per ripofarc nel grembo dell'ampia terra;per queflepro-
prietidunque, & pereflbre animali di molta viuacità^cvelcciflirnij
furono pofti al fuo carro , quale Ouidio dice , che era tutto d'oro fej
iìon che i raggi delle ruote erano di argento , & che vi erano con beì-
lilTmio ordine affiTi per tutto Crifoliti, & altre lucidiflìme gcir:mc, le
quai tocche dal lume di Febo rcndeuano mirabile fplendorc . Tutto
quefto,che Ouidio mette nel carro di FebOj& altro di più ancora po-
fc Martiano intorno alcorpo fiefib di lui quando così ne fa ritratto ,
Ha Febo vna Corona incapo di dodici lucidiflìme gcmme.,delle qua-
li tre gli adornano la fronte, & tanto rifplendono, che abbagliano
qualunque drizzi gli occhi vcrfb luii&: fono quefte LichnitejAflrite,
eCerauno;feiglineftannodaambi lati delle tempie;trè per Iato. che
fono SmeraldOjScythi, Diafpro,GiacintO; Dendrite, & Hclitropia-» ,
Je quali à certi tempi così dipingono la terra con fuoi colori, che tut-
ta la fanno verdeggiare; & credefi che la Primaucra, e l'Autunno glie
la habbino datc,pcrch'ei ritornando à fuoi tempi,fc ne fcrua. L'altre
ti-e chiamate Hydatidc , Diamante , e Criftallo , generate dallo ag-
ghiacciato Inuamo fÒHO nella parte di dietro della corona. La chio-
ma cofì è bionda , che par d'oro . La faccia al fuo primo apparire fi
moftra di tenero fanciullo,poi di feroce giouane,& airvkimodifred
do vecchio. Pare ilrefto del corpo cfierc tutto di fiamma :&: hi le pé-
ne d piedi ornati di ardcntiffimi carbonchi. Intorno hi vn manto teC-
futo d'oro, &: di porpora . Con la finiftra mano tiene vn lucidiffimo
feudo, & con la deftra porge vna accefa face . Ncn mi fcrm.o à dire^
altro di qucfta imagine,perche è talc,che ogniuno da se là può mol-
to bene intendere . Ma vengo i porne Yn'altra,Ia quale ferine Euiè-
biojchcerain Elefantinopoli Città dello Egitto, fatta in forma di
huomo , che haueua il capo di Montone con le corna , & era tutta ÓS
color ccruleo,che per cflere il colore del mare, qual rapprefcnta nello
vniucrfo la humidità, fignifica (come lainterpreta il medcfirao En-
febio ) che la Luna, congiunta ai Sole nei fegno dello Ariete è più hii-
mida aflai , che ne gli altri tempi . Ma non voglio entrare in qucfto
cofc
Degli Antichi. 8i
4
4
4
4
4
Qtrro del So/e Dio' JeìU luce con rim^gine is*
-orndmento di ejjh ' Sole-^ tirato dà- quattro Ca-
ualH^Jtgnificdnte li'qi^attro effetti ^lendori
dei Sole del giorno fc^! dell' atino ^ (^ la a^c^
leciti del moto fuo ^ C^ fuo corpo ,
8 2 ' Imagìni de i Dei
Imagine del Sole detto anco Febo, ^ spelline
àio dtl giorno Jignificante gh ejfcttl fuoì neU
le jÌAgiom (g^ ne jtgm celeri , (^ mlU L«.
»^3 (^ àie la, Luna mi fegno d'tAricte 3 è
hurmdtjjìma effendo congionta, con il Solc^ ,
che ttitto tUumwa,) (^ a tutto da. Vita^^
^1*
'I*
^1-
De gli Antichi. 83
«ofe de gli Aftrologi, perche leimaginida loro poiVe poco fanno i
mio propofito. Adunque porrò fine homai à quanto io haueua che
dire del Sole, ma non prima però,ché io habbia pofto vn Tuo ritratto
ancora , che difcgna Claudiano nella veile di Proferpina , oue era di-
fegnata anco la Lunafuaforella, la imagine della quale fari mefla_»
perciò fubito dopò quefta . Così dice dunque Claudiano in noflra-^ Chudìano.
lingua.
^i'mì ad vn parto il Sole , e la forella
Finto ella Hejfa hauea,ma non conformi
dà dì fembìantì , che dìuerfo affai
Del Volto era il color /ì quaì dal Cielo
*Al giorno ,& a la notte fcffcr duci ,
Dolce cantando poi Thetidc in culla
I piccioli bambini lufmgando
^Acqueta ; e raddormenta , ò Ver nel gretnbé
»: -Grata gli tiene ^ fé le paion trìHiy
Tìena d'amor li pafce, & li confola.
Titan col braccio deilro ella fosìiencj
Et al feno l'appoggia , che di for%e
Deboli 3 & ancor tenere il camino
E poco ferino , e mal ficuro tenta .
Tale era il fnto Sol ne gli anni primi.
Quando de' raggi le fiammelle ancora
Non tenca al capo , e la corona ardente.
Ma tepido caler fi da la bocca
eli vfciua fuor , ó*" al fuo picciol grido
Si Vedea di fplendor qualche fcintilla e
La fua forelLi de la poppa molle
Nel lato ìnanco fuor il latte fugge «
£ de l'almo liquor non ben fatoUa,
*A Tbetide pietofa afciuga il petto »
Sì leuan gonfie à lei le tempie alquanto ,
E da la fronte dì color d'argento
Fuor fpuntan già le giouanette cornac*
Perche Thetide haucfTeilSole fu'I braccio defl:m,&: la Luna fu'l Ci-
niflro, dice Seueriano autore Greco , come riferifce lane Parrhafio ,
che l'eterno Dio facitore dello vniuerfo fece prima il Sole,e dopò Jo^
Luna, & pofe quefta a i confini dell'Occidente , & quello allo incon-
tro nell Oriente,& fecondo Higino dimandafi in Cielo l'Oriente par Hr
te dcftra> & fìniftra l'Occidente , benché gli indiuini della Tofcana , ''
come riferifce il medefimo Higino, partiuano i'vniuerfo inqucflo
modo , & che faceuano eflere la deftra parte da Settentrione, & da^
F 2 MerÌ2-
S4 Imagine de i Dei
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4
Imugine deìF Aurora, ^^ del CauaUo regafeo, che
ttrrd il fuo carro j dinotante queìrh$ra effere
U fili commoda , (gT dt maggior profitto per
lo ftudiare , ff) la gloria che ne rtfitlta al
dotto ^ 'virtuofo.
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De gli Antichi. ^5
ViuCmlz
Mcrìggic la ffniflra . Potrcbbefi dire ancora , che Kiettefìe Claudia-
no il Sole nel braccio dcftro , & la Luna nel (ìniftro , perche quello
hi più fona, & è di maggior vigore affai di quefta , della quale dirò
iùbito , che haucrò disegnata l'Aurora, la quale (k ben in Cielo va in- Aurora
nanzi al Sole , non credo pc^ò, che debba hauerfi a male di eflerli fia-
ta pofta dietro tra queftc mie imagini, perche ad ogni modo ella na-
fcedalui,conciofia, che l'Aurora non è altro che il primo ro0èg-
giarc , che fanno i raggi del Sole in Oriente , quando cominciano d
{puntare fbpra il noftro Hemifpero . Onde ne hanno finte i Poeti
poi molte fauokj, d'hanno dcfcritta in diuerfi modi, quali fanno
piuafl'aiperchi {crine, che per chi voglia farne imagine:& perciò
non dirò di tutti , ma di alcuni pochi folamente, fecondo che mi pa-
iono più commodi a farne dipintura . Io non trono, che fé bene po-
i fero gli Antichi l'Aurora tra li Deidei Ciclopie facefl'ero però mai
I Jftatoa alcuna; fé non, che come ferine Paufania, ne fu vna di terra
fn Achene , che rapina Cefalo , ma non dice però come fofle fatta .
Adunque ne farò ritratto da quello ; che ne dilTcro i Poeti . Homero
la fa con chioma bionde , & dorate, & che habbia vn feggio pari-
mente dorato ,& la veftc pur del medclìmo colore. Virgilio àiczj>
ch'ella viene con le mani colorite a cacciare via le Stelle. Et Ouidio,
che apre le roflfeggianti porte piene tutte di belliflìme rofe, quando
JFebo vuole vfcire dall'oriente . Alcuni oltre di ciò le mettono iru
mano vna accefa facella, & fanno ch'ella habbia vn Carro tirato dal
cauallo Pegafo , che haueua l'ali ; Se dicono , che ella l'impetrò da_.
Gioue j poi che ne fu caduto giù Bellcrofonte . L* qual cofa ci dà
forfè ad intendere, che queilahora del mattino fiala più conimoda,
di la migliore a chi poetando fcriue di tutte l'altre, perche quel ca-
uallo fu , che percotcndo co'l pie fece fpiccare fuori l'acqua del fon-
te , per ciò nominato anco caballino, tanto frequentato dalle Mufe.
Nondimeno Homero non quefto , ma dvtt altri caualli le dà. ambi lu- Homero.
cidi e rifplendenti. Fingono ancora alcuni, che venga l'Aurora al
primo fiio apparire tutta colorita,fpargendo per l'aria caneftri di fio
ri , & di rofe gialle , & vermiglie . Et in fbmma la defcriue ogn'vno
come più gli piace, moflrando pure fempre quel colore tra gialloa^:
roflb , che fpargono per l'aria j primi raggi del Sole »
Cauallo del-
l'Aurora .
BANA
q5 Imagine de i Dei
*£-^r^ J}^j,^tì'ine di Dun\i di a delle Cdu; ^ .tf dell a cac-
*6ls età ^ U quale s'intende per U Luna da alcune
cacciatriii accompagnata . queHa fa anco te^
nuta la dea delia pudkìtta (^ caflitàjpHni-
tnce dell'i ^z'iclatori di quella .
4
'*tEÒ<^*
tiSusa**
si' 3*
Tmaginedi
De gli Antichi. ^7
DIANA
Om andarono gli antkhi Diana la Dea del-
la caccia , e diifero che !c erano raccoman-
date le feluej&ibofchi, perche eli:: quiui fi
cffercitana fouerte nelle caccie , fuggendo
la conuerratione degli huomini, per me-
glio guardare la rirginicà . Et perciò fu
fitta in habito di Ninfa tutti fuccinta con
l'arco in mano , & con Ja faretra piena di
qiiadrella al fìanco,comc la defcriiie Ciau- claudian<y
■ diano, ilquale diflegnato che ha Pallade così dice di lei .
Men ferx affai , ma più leggiadra , e hello.
D'una era, ih":n lei gli ocibi,e le guanc'ie
Tarcan dì F.bo , lo ^lendcrc , e'I ftjfo
Sol chi f'ffe dì lor {coperto haurebbe.
Le ìgnude braccia di candor celefie
Sflendcardc , e [[urfi da le [palle al feno
Schermando fé ne gi^no i capei fàoltt.
Varco allentato , e le quadrella al tergo
"Pendeano , e da due cinti ben YiHretta
La fottìi yefle con minute falde
Fin fatto le gi?iocchia difcorrea^ .
Et le dauano in compagnia alcune poche verginelle , le quali fono Compagni
i •'parimente defcntte da Claiidiano in quella guifa . <ii Diana.
^'' Le braccia han nude y e gli homeri^da, i quali
Tendon faretre di factte piene :
Le man di lìciti dardi fono armate ,
Lì non hanno ornamento alcuno intorno
Fatto con arte, né però men belle
• ^ppaion , mentre che Van feguitandó
Le fatìcofe caccie i e di f udore
F 4 Bagnm
ì,,
q8 Imagìni de i Dei
^ Bagnati talhor le colorite guancìe j
Da le quali a fatica fi cono/ce .
S' elle ftxn Verginelle arditele ViXghCf ;"^^
0 pur feroci giouan'iy le chiome
Sono annodate fen'za ordine 3 e fciolte ,
Kittengon di fottìi yeH't duo cìnti , j '^ì-t-i
Sì y che van fol fm fitto le ginocchia , ' •
Et il mcdefimo Claudiano dice , che l'arco di Diana è di corno ,
centra quello che ne fcriflc Gnidio, il quale lo fi dorato , & di corno
quello delle Ninfe, d.cendo di Siringa, che tanto era bella, che po-
lena effere creduta Diana, fé ftato non fofrc,che quella ha l'arco d'o-
ro, & ellj rhaueua di corno . Così hanno finto le fauole , perche.»
cóme fotto il nome di Apollo fu adorato il Sole, così fu adorato la
Luna fotto il nome di coftei chiamata Diana;quafi Deuiana; perche
la Luna deuia nel Cielo dal dritto fentiero della Ecclittica , che tiene
Tempre il Sole , non altrimenti , che vadano i cacciatori fouente per
deuie ftrade feguitando le fere ; delle quali altra non fu più grata a
queita Dea de i Cerni i come fi vide, quando per hauerc Agamenno-
ne ammazzato vnCeruo,ella fi fdegnò sì fattamente contraiGre-
ci,& fece loro tanto di male in AMlidc; che fu deliberato di placarla
col fangue di colui,chc l'haucua offcfa, facrificandole Ifigenia fua fi-
gliuola ; & era il facrificio in punto,quando Diana mofla a pietà del-
la giouane,la fece fubito fparire rimettendo vna Cerna in fuo luogOi
Sic rc'd' *"^" ^'^ qnalc fecero i Greci l'ordinato facrificÌ0j& placarono la Dea.
fangue hu- ^^ Efigenia portata nella Taurica regione fu fatta quiui Sacerdotef-
roano . ^^ di Diana,oue erano facrificati i forciiicri,& mallìmamcnte Greci,
che vi capitauano,dando loro di vna fcure fu'l capo doppo fatti al-
cuni preghi, & il corpo era gittate da vn'alta rupe , oue Fu il tempio
della Dea in mare, & il capo refiaua quiui attaccato ad vn palo. Ha-
uendo dunque Ifigenia la cura di quefio trifio facrificio,auennc che
Orcfte fuo fratello, ilquale era andato in Coleo a purgarfi del pccca-
: ^ to di hanere ammazzato la madre, vi capitò, & fu nconofciuto da_^
^ ^:^ ki,nèvolle perciò, che foflefacnficato, come gli altri : ma perche I3
gente del paefe pareua non volerlo fopportare,fe ne fuggì via con lui
portando feco il finnilacro della Dea auolto in certi fafci di bacchet-
te , dalli quali ella fu poi cognominata Diana Fafcellina , & andò a
porlo ad Aricia lungi da Roma da dieci miglia continuando quiui
mcdefiniamente l'empio facrificio delle vittime humane, quale par-
ue poi troppo crudele a' Romani,benche fofferofacrificati i ferni fo-
Coftume di lamente, & perciò lafciarono paiTare quefta Dea con fuoi facrificij a'
lacedemoni) Lacedemoni) , li quali fi conuertirono all'vfo di tale ceremonia ia~»
rLiinr^ * quella maniera. Scieglicuano a forte alcuni giouanetti della Citt^,
De gli Antichi. '^s,
& poflili Su l'altare della Dea gli batteuano in modo , che ì mirerelli
fpargeuano largamente il fangiie dalle tenere, & delicate membra i
di che non (blamente non fi dolcuano , ma leggefi , che fbuente con-
teudeuano infieme , chi di loro foftenefTe più virilmente le agre bat-
titure . In quefto mezzo la Sacerdotefla andaua col fìmulacro della
Dea in braccio intorno all'altare, & fcriue Paufania,che Te colui, cui
era dato l'officio di battere i giouani, hauefife forfè haiiuto più rifpct
«to ali'vnojche all'altrOjO perche fofle flato più bello , ò più nobile, il
llmulacro della Dea,che era affai picciolo,& leggiero, diuentàua co-
sì graue,& pefante , che la Sacerdotcfìa non lo poteua foflenere a pc-
iia:& perciò,quando quefto aueniua , ella gridaua,che per colpa del
battitore fi fentiua opprimere dal graue pefo del fimulacro , che do-
ueua pur'hauere tuttauia quelle bacchette intorno , con le quai ei fu
portato via. Et benché paia, che così crudele facrifìcio male fi con-
faceffc ad vna Dea vcrgine,& piaceuole qual'era Diana; nondimeno
alcuni de gli antichi credettero, che ella fi dilettaffc di vedere fparge-
re su gli fuoi altari il fangue humano , come fu fatto , fecondo che fi
legge appreffo del medeflmo Paufania , anco in Patra Citti dell' A^ Faufania .
chaia , facrifìcandole ogni anno vn giouanetto , & vna verginella , i
più belli della Città , per placare l'ira fua conceputa per la poca riue-
renza hauutale da vna fua SacerdotefIa,la quale amorofamente flet-
te più volte con vn giouine fuo innamorato nel tempio fleffo della-»
Dea,onde di là a poco morirono ambiduc mi{èramcnte,& ne feguitò
vna careflia,& vna peflilenza grandilfima alla Città,alla quale fu ri-
mediato con il crudele facrifìcio^ch'io dilli. Ma forfc,che la colpa di
così nefandi facrifìcij fu delle nationi , alle quali piaceua di effercita-
re in quel modo la fua crudeltà come fi può vedere da quello , che fu
fatto a molti altri , Dei alli quali furono date parimente le vittime-»
humane ; perche Diana mofìrò affai bene , che queflc non le erano
grate, quando in luogo di Ifigenia rimefle la Cerua^ donde vogliono
alcuni , che foffe introdotto di facrifìcare la Cerua a Diana , che fu
offeruato anco poi da' Romani à certi tempi, & erano perciò appefe
le corna de i Cerni in tutti i tempij di Diana , da vno in fuori , cho
era fui mente Auentino , oue in quella vece attaccauano le corna_j
dei Eiioi. Et fi legge effeme fiata la cagione, che appreflbck i "^'^^^ liiuio.
Sabini nacque gid vno belliffimo bue , ò vacca che foffe , ad vno no-
mato Antronio , & fu detto da gli indouini , che chi prima lo facri-
fìcaife a Diana fui monte Auentino,guadagnarcbbeallapatria-»
fua l'Imperio dell'Italia , Antronio allegrò di ciò andoflene d Roma
col bue per farne il gran facrifìcio , ma auertito dinafcoflo il Sa-
cerdote di Diana da vn feruo di colui, fece andare Antronio à la.--
iiarfi nel Tebro, dicendo, che altrimenteei non poteua fare facrifì-
cio , che foflero grato alla Dea, & così egli in quello mezzo facrifìcò
il bue,
/go Imagini de i Dei
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Imagwe di DiaJiA dclLt cncÓH;, ìsf debofchì^ (^ ^|^
amatrie de Cerni à Jet fxcrat'hche dirjGtar.o -^"^
// presto /::q cor/o z« 1 9. ^torvi j &* ejjer la |^;^|<:-
tllummatrice delia notte cjfcndo toh a per U ^|>
LméLi^r fcortA de rvimfiATjti iicilu notte . ^>
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Degli Antichi i 461
il bue & ne appiccò le corna alle porte del tempio : on<!e perche egli
era Romano . fu acquilbto i Roma Tlmpcrio òcWa Italia ; Bc fu po-
fcia introdotta la vfanzj di mettere le corna de i bijoi à quello tépio
folodi DJana,che era come diffi,ful Allentino. Et potrebbe anco for
fé eflcrc , che ciò foffc flato f^tto : perche quefto animale Ci confi ai^
fai à Diana , mentre che per lei intendiamo la Luna , con^cdirò poi ;
che bora ritorno a dire de i Ccrui ; li quali furono creduti tanto gra-
ti a Diana, che velarono talhora gli antichi i fuoi fìmulacri delle pel-
li di quelli come fi legge appreffo di Paufania nell'Arcadia ne era r-
no vellito di vna pelle di Ceruo,da gli homeri del quale pendcua vna
faretra piena di ftrali , & haueua nell'vna delle mani vna facclla ac-
cefa di nell'altra duo ferpenti, 6i a latto gli itaua vn cane da caccia.
Et incerta parte dell' Acaia , come riferifce il oiedcfimo Paufania-» Simulacro di
(oue faceuano folenniffìmo facrifìcio à Diana, il cui fimulacro era Diana .
d'oro , & di auorio in forma di cacciatrice ) il dì innan2Ì,che fi facri-
fìcafle andaua in volta , come diremmo noi vna gran proceilìonc con
bslliflìma pompa, & dietro à tutti era la Vergine facerdotefifa della_>
Dea su rn bel carro tirato da duo Cerni. Et i Poeti danno a Diana_. /-^^^^ '^*
il carro tirato parimente da bianchifiimi Cerui, come fa Cla udiano , ^^"* *
quando dice: -
Scende U Dea, , che de la caccia ha cura ,
Da gli alti monti , e coH veloce carro
Tratto da bianchi Cerui pajja il Mar€^ .
Et dicefi, che pofero Diana fu'l carro tirato da velociilìmi anima-
li per moftrare la ftia velocità, conciofia , che la Luna fa in pochiflì-
mo tempo, che fon vintinoue giorni, & dodici hore in circa, il fuo gi-
ro, come quella, che ha l'orbe minore de gli altri. Et i gli altri Dei
pari mente furono dati i carri per fegnodelrotare,che fanno le Cele- ^^uaJideU
fli sfere,al!e quali efii fono fopra; &: fecondo le qualità loro così han- ^ ""^ *
no gli animali,che gli tirano. Et perciò Propertio falche il carro del- Pio^gi^jo
la Luna fia tirato da Caualli, quando dice : 1 ^ •
Benché gli occhi cadenti non calcale
Il pigro fanno e con gli fuoi CauaUì^
la Luna à me%o il Cielo rojjeggìajfe ,
Di quefti l'vno era ncgro,e l'altro bianco, dice il Boccaccio ; peU^ Boccaccio .
the non folamente appare di notte la Luna , ma fi vede anco il di .
Feflo Pompeio fcriuc, che vn Mulo tirauà il carro della Luna , & che Mulo al car-
ia ragione di ciò era , che ella da se è flcrile per effer fredda di fua na- ^^ ^'^''^ ^•'*
tura^& il Mulo parimente non genera. Ducro che volcuano moftra.- '^^ '
" redi
/o * Imagìni de i Dei
' f^Ii antichi con qucfìo animale , che non hi la Luna luce da sè,mi
rifpUncic con J'alt^ui lume -quali che ilSolegheb prefti; $ì comò
il Mulo non nafce di animali di (uà ra«a,ma dall'altrui, che fono
PaiifanJa. Afini , e Caualle . Paufacia , oue racconta le gran cofe, che erano
nel tempio di Gioue Olimpio apprcifo de gli Elei in Grecia, dice, che
vi era vna Diana, la quale parcna a lui, che cacciale vn Ciuallo;
benché foggiunge poi , hauer detto alcuni . che quefta fiati rara non
da Caualli , ma da Muli per certa vana fauola , che fi racconta del
Pnidentio. j^julo ; & altro non ne dice . Prudentio centra Simaco fcriucjchc gli
antichi Romani facrificauano vna vacca fterile alla Lunft,& chcduc
vacche, le quali doueuano effere parimente ftcriIi;tirauano il fuo car
ro. Oltre di ciò fononi ilati di quelli, che hanno pollo al carro della
al'T^ d 1 -^""^ ^ Glouenchi , come Claudiano , quando finfe , che Cerere, per
la Luna . ^ ' cercare la perduta figlia , acccndcfle in Mongibello gli tagliati piai
dicendo ;
^ccw tendano in sé V'irtu magglcre
»^-i Di quel lìquor , che Febo ì dcfirìer fuolc ,
T. ì fuoì Gìouenchì la bicorne Luna
In quanf Vopo lor la, fia gli afperge,e bagna,
A u^onio £^ Aufonio Gallo fece il medcfimo , quando fcriuendo a Paolino
eia fea Veder ia Luna i bei Gìouenchì .
Gallo.
diflc ;
Diquefti fi legge la mede fima ragione, che ho detto dei Muli»
cioè , che moftrano la fterilità . Imperochc , come ferine Xcnofon-
tc , & fi vede fare etiandio tutto dì , Ci caftrano i Tori , per farli pia
manfueti , & più commodi a coltiuare il terreno , donde è che non,»
ponno poi più generare . Oueramente fu dato quefto animale alla
Luna , per la fimiglianza , che è fri loro delle corna : conciofia , che-»
al fimulacro di quella , che era di vaga Ninfa , come ho detto, mct-
ceuanodue piccole cornette in capo . Et in Egitto era confecrato al-
la Luna quel bue , che quiui haueuano in tanta riuerenza,]! quale bi-
/bgnaua, che haueflc vna macchia bianca nel deliro fianco, & le-/
corna picciole , come fono quelle della Luna quando comincia à cre-
fccrc, fecondo che fi legge apprciTodi Plinio. Et glie ne facrifica-
uano vno ancora di feimefi , dicono alcuni il fettinio «ì, fc alcuni
altri il decimo dopò il parto, che era quando con le loro cerimonie
1 jna aiuta il "^«tcuano il nome a' figliuoli nati . Et faceuano g,li antichi quefto
Partorire . all'hora alla Luna forfè ringratiandcla, quafi che per lei il rnaturq
parto fofle venuto in luce, perche dicono, chela Luna per eflcr pia-
lieta humido affretta il. tempo tal horaconil/iioinfiuflb, onde nz^
nalcono
Degli-Antichiu / P3
Statua dì Lucina dea de Parti tolta per U Lh- 4^%^
na effcndo la Luna Pianeta hurmdo atto à fu- ^|=J?^,
cilitare la ftejìei^T^ del parto , (Sfiguratila ^^^
per la yergogna della donna partHrisnte
'^x^
P.^i
'Ww
f5f ^^^'f ^^f^^ '^^"^^^'^'^ ^-^^^^^^
P4 Imagini de i Dei
nafcono alle volte i figliuoli nel fettimo mefe,checaJei Tottopofto,^
Se fi quafi Tempre il parto più facile. Et perqucfto lo chiamauano
airhora , & la pregauano nominandola Lucina , quafi che tofto , &
fenza pericolo della madre fjceflevfcireiJ parto gii maturo in luce.
Male fauole hanno detto, che Diana era chiamata dalle donne ne i
parti /otto il nome di Lucina , perche yfcita. che ella fu del vèntre di
Latona Tua madre , le fi voltò fubito , & tutta fnella , e deftra Taiutò
a partorire il fratello Apollo , come che la pregaflero , che yfciUCe ctfl
Nume fuo a dare loro l'aiuto , che ella diede già alla madre con le-#
proprie mani . Né fu intefà Diana folamente fotto il nome di Luci-
na , ma Giunone ancora , come fi vede nella Tua imagine . Et alcuni
hanno detto , che non fu quella , ne qucfta , ma che fu certa fcmina ,
la quale venne fin da gli Hiperborij monti in Delo per aiutare Lato-
na acartorire ; & che quindi fi fparfe poi il nome fuo in modo , che-»
fu adorata quafi per tutto , & hebbe tempij , altari , e fimulacri , co-
me gli altri Dei : innanzi alli quali bifognò , che ella fofìc , pofcia_*
che gli aiutaua a nafcere. Et così pare, che s'intendcfle vn Licio
poeta, il quale, come rifèrifce Paufania,in certi hinni,che ei fece
a qucfta Dea , la dific effere ftata fino innanzi a Saturno , & le diede
ccrtinomi , per li quali fi potrebbe anco facilmente credere , che ella
fofleftatavna delle Parche; perche queftehaueuano parimente che
fareafifai nel nafcimento humano, come vederemo , quando fi ragio-
nerd'di loro . Ma lafciando cercare ad altri , chi ella fuflc , ò donde-»
Jiimuhcn di venifle quefta Dea Lucina , dichiamo de' fuoi fimulacri , li quali cra-
luucwz, j^Q tenuti fempre tutti coperti da gli Atheniefi però folamentt , come
fcriuc Paufania . Onde appreilb di coftoro la ftatoa di Lucina pote-
ua così effere vn peizo di legno , ò di altra materia fenza figura alcu-
na, come formato indonna,© in altra cofà,poi cheftaua fcmprc-*
coperta , ne fi vedeuamai . Incei'ca parte dell' Achaia fu vn tempio
di quefta Dea molto antico , con vn fimulacro tutto di legno , fuori
che la faccia, la quale era tale, chepoteua rapprefcntare Diana; le
mani, & i piedi erano di marmo, & Io copriua tutto vn velo fottile
di lino, da quelle parte in fuori, che erano di m.armo le quali ftana-
„ nofcopcrte. L'vna delle mani era diftefa , fenza alcuna cofa, & vi
hauercbbono ben potuto mettere vna chiane , perche Fcfto fcriuc,
che la (bleuano donare gli antichi alle donne moftrando con quefta
( che è ftromcnto da aprire ) che defidcrauanoloro vn p;ir to hcilt^ ,
&piaceuole, perche aprcndofi bene la via al bambino, quando hi
da nafcere ,cgli fé ne cfce fenza dare tormento alla madre : ma for-
Facdlina in ^^ » ^^^ volfero moftrare ilmedefimo con quella mariO di Lucina^»
mano di diftefa,& aperta . L'altra portaua vna facella ardente, la quale mo-
Diana. ftraua,ouero cheledonneal partorire fentonograuiilìnjj dolori, che
le ft ringouo così , cofpc il fuoco ftringe tutte ciò ;, a che fi appiglia ;
onero
De gli Antichi P5
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Imagine di Dìa?!a Cinthia o Luna dea carda tri- ^^^
(e con run "Pardo nella delira , ^ r-^n Leone
nsUa (intfìra 3 co [ì /colpita in Corinto nei tem-
po di Giunone nell'Arca di di'/elio tiranno.. ^^%
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«^.^sf^V^.^^^v^^f^-. f^pi^.^^. ^^^^l^^c^^^^'-^^^^'-'^^^f ^4'%^
Diana .
M. Tullio.
p5 Imagini de i Dei .
onero che qus^a Dea era l'apportatrice della luce a nafcenti fandu!
li, perche porg^ua loro aiuto ad vfcire del ventre della madre . Per la
qiial cofa i Greci le metteuano in capo ghirlande di DAtamo,herba,
che pofta fotto aIledonne,qLiando ftanno per figliare, gioua loroaf-
fai. Lcggefi ancora che, facendo gli antichi Diana con l'arco in ma-
no, volenano niòitrire le acute punture de i doIori,che hanno le don
ne al partorire:.^ cosi la faceuanoquafi Tempre. Onde Marco Tul-
lio fcrinendocohtraVerredifegiiavnfìmulacro di Diana da lui ra-
pito nella Sicilia,inqnefta Toggiaj eraalt©,& grande, con vede, che
lo copriiia tute© fin giù a piedi, giouane di faccia , ^ di Virginale af-
pcttOjChe nella deftra mano portaua vna facslia ardente , e teneua^t i
vn'arco nella finiftra, & le faette glipendeuano da gli hom.eri . Può
l'acccfa face in mano di Diana ( come fcriue pur'anc^o Paafania', che
ne fu vn fìmulacio di metallo nclf ^i;:cadia ilto farfe Cd pjedi oltre a
quello, che ho detto ) moli: rare anc<3!ra,ch'eJla lucendo di Cotte fa la
Tcorta a' viandanti,& perciò crachiìtifthta quiui Diana fcorra, Se du-
ce; sì come in Roma nel tempio, chiecjla hebbe fu'linontc Palas^ino,
fu detta Nottiluca . Et hebbe altri diuerfi nomi anc©ra , delitquaJr
Cspfdlo Ti- ^^ dirà poi. Paufaniajquandodefcriucl arca di Cipfello Tiranno di
ranno di Co- Corinto pofta quiui nel tempio di Giunone,dice; che vi erano fcolp.-
rinuo . tc,& intagliate molte figure d'oro,&* di auorio , & che fri qucflc^i
era Diana con le alia gli homcri,laquale porgeua con la deftrgtmanp
vn Pardoj& vn Lione con la finiftra , & che non sa renderne alcuna.,
ragione tonde io non mi vergognerò di dire il medefimo,non ha-
iicndo trouato fin qui , chi ne habbi fcritto . Lafcio dunque , che la
interpreti ogni vnoa modo fuo , & vengo a dire, che Virgilio ha pò-
fio tre faccie alla Vergine Diana,^ che ella fu perciò chiamata Tri-
formc,Trigemina,e Triniamè Diana folaracnte ^ ma Recate ancora
fu cosi detta , onde Ouidio fcrifle ,
Diana trifor
me.
Oui.iio.
ie.
Hcca
ycdi 3 che con tre faccie Hecate guarda
Tre vie j che poi rìefcon tutte in Vna.
Benché fodero poi tutte vna medefima cofi , & i nomi folamente
erano diucrfi j per moftrare con quelli, come tante volte ho già det-
ro le diuerfe potenze,^: qnahtd diuerfe,che dauano gli antichi aTuoi
Dei,& i varij effetti,chc da quelli erano creduti venire.Et perciò dif-
fero le fauole, che Hecate nata di Gioue hebbeda Ini autorità , e po-
tere fopra tutti gli elementi , & che fu così nomata , perche- appre fio
de' Greci vna fìmile voce viene a dire cento, che appo loro fpeiTe vol-
te è tolto per numero infinito , come ch'ella foflc di pollanza infini-
ta; perche pare che da lei qual'è come ho detto la Lnna,fiano goner-
natigU Elementi, &qnafi tutte le cofe compofte di quelli . & che
fìmù-
Dei- li Antichi.
yittiaic fiocc
Appiano'.
fi mutino fecondo, che ella u muta . O fu pure così detta , perche-^
come dicono alcuni , le Gct iiìcauano con centoalt ;ri lii verdi cefpii-
gli , & vccideiianle cento vittime , tome f»orci , ò pecore , ma Ce il fa-
crificio , il quale , perciò fa d imandato Hecatombe ^ cn fatto in no- Hecisombc,
rre dello Imperatore ; le vittime erano cento Leoni, ouero cento
Aquile ne credo io pC'ò chchaiicfTero (èmpre cu.iìi animali veri,
ina più tofto , che ne fingsl^. ro c^lhora ; pt rche v/arono foucntc gti
antichi ne* facrificij loro ; di fìng.'«-e dip.ifta. , òd«q\!4khealtra ixìa-
teria , quello animale che fi doueua facrihcarc . ne fi tronaua , Ce non
con grandi filma difficultd & i poueri , che non poteuano fare la fpeià
de i veri animai i , comeriferifce Suida , fpcff • O-ceuano quefto , che
ncracrifìcauanodcifimulatijC finti , come fi vede aprt^flodi Hcro-
doto ancora, ilquale dice, che quelli di fcgitto non facrificauano il
Porco ad altro t5ìo, che alla Luna , & a Baerò , & in q 'die fefìe an-
cora follmente , che faceuano a ten-p© di piena Luna , guardandoli
in tutte le altre ài toccare quefia befiia , della quale mangiauano
^ucl dì folo , che fi lacrificaua , e non più mai in tutto il refto dell'an-
no , & quelli - che per poucrtd non poteuano eterificare vn Porco
▼ero , ne fingeuano vno , & quello facrificauano. Et Appiano fcriue,
ehe i Ciziceni popoli dtlUGrecia , la Città de i quali ti tuano , ch>c
fìidata da Gioue indote Proftrpina , fi la adcrauano perciò fcpra_»
tutti gli altri Numi, facrif-Icandolc vna vacca tutta regra,cfici do
già artediati^dall'armata di Mitridate , ne potendo trouatf la vacca »
che era neccfl'aria al folennefacrihcio della Dea loro , ne fecero vn4
di paft^i per fàcrificurla 5 ma in tanto , cheappreflauano il facrificio ,
ne venne vna di mt-zo il mare tutta negra , comehaueua da eflére , la
quale ni:otando pc:r di fotto le naui di Mitridate pafsò ndla Citti &
andatafi a porre dinanzi all'altare della Dea, fu facrificata da quel
popolo, che prefè per ciò buona fperanza di douere effere liberato
dall'afTedio, come fli perche non molto dapoi Mitradate per molti
incommodi , che gli aucnncro , fu sforzato di andarf^ne . Didone^ Didoaco
appreflb di Virgilio nell'vltimo facrificio, che ella fa alla partita di
Enea , fparge le fimulatc acque d'Auerno ; & quiui nota Seruio , che
ne i fàcrificij fingeuano fpelTo gli antichi Iccofe , che non poteuano,
ò fé non con difficulti grande, hauere . Et in altro luoco a ncora di-
ce,che perqueflol'acqua, che fpargcuano nel Tempio di Ifi de,l€ be-
ne noti era, la diceuano però efiere del Nilo . Et non folo le finte vit-
time fcufauano'quelli , che non poteuano facrificarc le vere, ma Tan»
dare humilmente a baiciare la mano del Dio , cui fi haueua da faai-
ficare , fu fouente in vece di facrificio a chi non poteua fare altiro •
Soleuano anco gli antichi baciare perdiuotione li confecrati finìula-
cri,come fi raccoglie da Cicerone,quando parla contra VeiTc,oue di-
cciche in Agrigento Citti della Sicilia era rn bcUifllmo fimulacro di
-G metal]©
Badar Ift
p'S' Imagini de i Dei
4
4
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lm(tQÌnc di Recate dea triforme detta anco Pro^
ferpina moglie di Plutone reina detì'hiferno
lignificante lì tre a^etti della Luna , CST* la^
foterìT^A lunare 7jeUe co fi elementart ,
^
ih
^n^''^<!^^T^vi^ȓ^^rt^-'i^'>t^'<f^>t^^>if'>^^
De gli Antichi. ^p
metallo di Hercole , che haueiia la bocca , & il msnto qiiafi logori ,
cofi rpeflb era baciato da chirandaiia ad adorare . Et Prudéntio feri- Véad&xm .
uendo,come fo(fe adorato il Sole creduto ApoIlo,mettc alla fine , che
baciauano anco i piedi a' Caualli , che tirauano il fuo carro . Ma ri-
tornando ad Hecate,e]la fu adorata fu i crocicchi delle vie, & quiui
le facriiìcauano il cane, pregandola con parole incompofte , & cooj
gridori per imitare qucllo,che già fece Cerere , quando andana ccr--
cando la figliuola Profcrpina , che era la medefima , che Hecatc ; alla
quale foleuano i ricchi appreflb de gli antichi facrificare ogni mefc
ne i crocicchi delle viejafciando quiui del pane,& dellealtre cofe ne-
cetrarie al viuere,le quali erano pofcia Icuate via da pcuerelli , èc di"
mandaualì quefta la cena di Hecatc come riferifce Suida, il quale di*
ce anco , che la medefirr.a fi moftraua talhora in forma horribile ,
■& fpauenteuolcjche era di huomo molto grande col capo di ferpen-
te. Ella fu detta,& fatta triforme per guardare meglio quelle ftradc,
che d lei erano con(ècrate,Ie quali venendofii congiungere infieme
iàceuano crocicchio,come hanno detto alcuni,- ma altri hanno vo-
Iuto,&: foriè meglio , che il dare à coflei tre faccie fofièro fintioni dì
Orfeo, volendo lui in qucflo modo moftrare i variati afpetti , che di
se fi fa vedere la Luna; & chela virtù fua ha forza non fblamente
in Cielo , oue la chiamano Luna , ma iw terra ancora , oue la dicono
piana,& fin giù nelPInferno,oue Recate ladimandano,& Proferpi-
ha.perch'ella è creduta fcendere in Inferno tutto quel tempo , che d
noi ftà nafcofta. Le quali cofe da Eufcbio fono così efpofte. E chia-
mata Luna He ca te e Triforme perle varie figure, ch'ella moftra nel
corpo fuojfecondo chcpiùjomenofitrouaefcedifcofio dal Sole, ^^^^^e tri-
onde fono parimente tre le virtù fue. L'vna è quando comincia i-t
moftrare il lume a' mortali,porgendo con quello accrefcimento alle
cofe, & quello primo , & nuouo aipctto era da gli antichi moflrato
con vefii bianche,& dorate,che mctteuano intorno al fuo fimulacro ,
de con la face accefa , che il medefimo haueua in mano . L'altra è ,
quando ha gii la metà di tutto il lume , & fu quella moftrata con la
cefi:a,nella quale portauano le fue cofe facre: perche, mentre che va
crcfcendo il lume della Luna,ogni dì più fi maturano i frutti, quali 11
raccogliono poi con le celle. La terza è,nello intiero lumemoftrato
con vefì:i, che hanno del fofco. Acofteidauano il lauro ancora , il ^^"^o al^
quale è proprio d'Apollo , perch'ella riceue il 1 urne dal Sole , & quel ^""^ ^^"^^
colore infocato, che moftra talhora in vifo. Etledierono il Papa- ^"^^papai'ero
nero parimente per la moltitudine delle anime, le quali erano ere- confecra'tj
dute habicare nel fuo orbe,quafi che quel folfe vna gran Città tutta alla Luna,
piena di numerofo popolo, conciofia, che il Papauero moftri ^Sc Ci-
gnifichi le Città,perche ha i capi così intagliati in cima , come fono
kmuradi quelle, & tiene in sé raccolto vn numero grande dimi-
C 2 miti
I oo Imagìni de i Dei
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a'CUT2Ayar:d ejjer corpo a feltro ft) ottenebrato «^^
fa.tto rifj} t^idtfjte dui Sole Jtgnificato dal ca- f=|f|^
fo dt ^.irantere ,
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De gli Antichi. loi
f^atì granelli , come gran numero di perfbnc fta inficmé vnito nello
Citti. Et fu opinione di alcuni Filofofì,che così foffe habitat© cold
fu l'orbe della Luna , come è qua giù la terra, & diceuano che le Gir-
ti, le felucj & i monti, che quiui fono ; fanno quelle macchie , che ci
pardi vedere nella faccia di quella , ma Plinio vuole che fiano fattc-^
per rhumidità,ch'cllatira dalla terra. ScriuePaufania , cheinEgi- rsufanUo
€ia Città de i Corinthi^Hccate era adorata più di tutti gli altri Dei :
& che quiui ella hebbe vn /ìmulacro di legno fatto da Mironc coii_i
vna faccia (bla,& il refto del corpo era a guifa di tronco ; come che-*
non fofl'e fatta Tempre con tre faccie, ma crederi , che Alcamene in-
tianzi a tutti gli altri la facefìe tale a gli Athcniefì . Delle tre teflo
dunque,che hcbbe il Cmulacro di Hecate, l'vna alla deftra era di ca«-
iiallo,raItra di cane & la terza che era nel mezo di huomo ruftico,&
rozo, come dicono alcuni , o come altri vogliono , di cinghiale , che
forfè meglio ficonfi a quelIo,chc fi dice della Luna , percioche con-
lìderata quando Sparge il lume fbpra di noi, vien chiamata Diana, &:
cacciatrice,il che fi può intendere per Io Cinghialc,perche fìà quefta
beftia nelle fèlue femprc,enei bofchi sì come la tefla di Cauallo ani-
male veloce ci fa vedere, ch'ella circonda velociflimamente il Ciclo ;
& quella del cane ci dinota, che la medefima , quando noi fi nafcon-
de,fu credutala Dea dello Inferno,& chiamata Profèrpina,perchc fi
da il Cane al Dio deirinferno come Cerbero , dalle fauole tanto ce-
lebrato , ne fa fede . Et Prudentio^ fcriuendo la vanità de Gentili di"
fcfadaSimmaco, dice in qucflo modo delia Luna: PruJeniio.^
Hor fui bel carro da due Vacche tratto
Candida va pel del : hor ne l'Inferno
Vcrnfie forelle con viperea sferica
CaHiga,e falle yfcir cantra mortali ;
Hor , per le felue le Veloci dame
Fere , e traffige con gli acuti dardi,
E quindi v'ien , che in tre forme d'merfc
Con tre dìuerfi ntm'i eUa fi moHra :
Tercioche Luna è detta quando appare
pi bel lucido relo à noi vefiita ,
Quando fuccmta fpicga le quadreUa,
E la yergine figlia di Latona ;
E quando in alt9 feggìo affifa , legge
Dona à Megera , e come ler regina
Gridale comanda a l'anime perdute 3
E Troferpina moglie di Tintoti^'»
G ?
>0T:
! 102 Imagini de i Dei
Seguita poijche la verità è^chequcllo è vn triilo Demonio; ilqua-
le inganna i mortali, pcrfuHCÌcijdo loro , che in tre diuerfi luoghi fia»
no molti, &. diutr/i Dei, in Ciclo, in Terra, e nell Inferno . Porh'rio»
Thcodorùo. come nferifce Theodorito Vcfcoiio Cirtnfe , fcriuendo de' trifli De-
inonij qucllo,che fc ne dira nella imagine di Plutone.mctte, che He-
cate fia padrona di quelli , & che gli tenga ir tre elenicnti, nell'aere >
nell'acqua & nella terra- Oltre di ciò diflero anco gli antichi, chc->
Hecatc faceua fbuente vedere a chi fìtrouaua m qualche calimità
grande,& in qualche gran mifcna, certa onibra,ouero fantafmajche
fi muttaua tuttauia, & quali fubito ài vna in vn'altra figura , cornea
Arilloiane» Ariftofane dice,& lorifcnrce Suida; & Ci n cftraua hora Bue, hora_»
Mula ; talhora pareua eflere vna belJiflìma fcinina, e tale altra vn ca-
nc,& fu detta quella così fatta ccfà Empi.fa perche pareua ; che an-
dafle co vn pie folo, & alami hanno voluto,che tUa fofle Hecatc ftcf
fa, la quale fi moftraifc in quefta foggia di bei mezo dì , quando con
certe cerimonie fi placanano le ombre de i morti ► Et per gli vari), &:
diuerfi afpetti , che di sé faceua altrui vedere quefta bt ftia , fii tirata
in prouerbio 02 gli antichi,& diceuano cangiarfi più , che non face-
ua Empufà , che moftraua di volere hora vna cofa, & tantofto vn'al-
cra,& che non fi lafciaua mai conofcere quale ci fi foflè» Et Luciana
parlando de balli , difle che fanno mutare la pcrfona in tanti modi ,
che fi può dire,chc rapprcfenti Empufa, che fi cangia in Bulle forme.
Era oltre di ciò, come fcriuc Eufebio, in Apollinopoli Città della
Egitto vna ftatoa di coftei , la quale moftraua pur'anco,che la Luna
. non ha luce dn sè^ma la riceue dal Solcpcrcioche era fatta in forma
ói huomo tutto bianco, che haucua il capodiSpamiere, Significa la
bianchez2a,che la Luna da sé non ha luce,ma da altri la riceue, cioè
dal Sole, che le dà fpirito ancora, & forza: &: ciòfignifica lattila del-
io Sparui^re , perche qucflo vcccllo era confccrato al Sole , come ho
Ifidt-» detto nella fua imagine. Leggefi ancora che in Egitto facenano Ifide
veflitadincgrojpcrmoftrarejch'ellada se ècorpofofcOjS: ofcuro:&
era Quefti pur'anco la Luna, come fi conofccua dalla fua ftatoa fatta
in forma di donna con due cornette di bue in tcfta , come ferine He-
rodoto, onde nonpoteuano gli Egitij facrilicare le vacche, come che
foifero tutte di quefta Deità , benché facrificafìTcro buoi, & vitelli •
O forfè era anco perche le fauole dicono cheellafù mutata già iii->
quefta bcftia da Gioue , pofcia , che hcbbe goduto di lei, accioche^
Giunone non fc ne auedeÉre,& che haueua nome allhora Io,& cofi la
chiamano i Greci , & la difiegnano parimente con le corna in capo ,
ma paflata poi in Egitto fiì chiamata quiui Ifide , & teneua il fuo fi-
mulacro certo Ciembalo nella deftra mano , & nella finiftra haueua
Yn vaiò. Onde come dice Seruio.credettero alcuni,ch'el)a fofiè il Gè-
iùoilr*T^'»itto, q^uafi che per lei fi vcdcflc la Natura di quclpaefe,-,
De gli Antichi. 103
«li
'4'
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^
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<f f^ Imagmt della Dea. Natura tutta fiena dì pop- ^^
s^9j. pe ,per moHrare^ che t nj72Ìtttrfo pìglio. ««- ^f>|c-
trìmento dalU yìrtti occulta della mede/ima, «É^^
r#
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^ ,J- ;<1 «rfVft A
G 4
Seruìo
Macrobio.
Natura.
d'Adriàuo .
Auoltoio dA
la Natura.
Eliano.
lattantìo.
luciano.
spvilelo.
Valerio
Placco .
€>uiciio .
104' Imagini de i Dei
moftrando il Cicnibalo quel rumore , che fa il Nilo, quando creCcc ;,
sì.chcaffoPida tutti i campi , & il vafò i laghi, che quiui fono . Altri
hanno detto.ch'ella è la terra come riferifce il medefìmo Seruio , &(^
Macrobio ancora , ò veramente la Natura delle cofe , che al Sole (id
foggetta A' quindi viene , che faceuano il corpo di quefta Dea tutto
pieno, & carico di poppe,come che i' vniuerfo pigli nutrimento dalia
terrajoucro dalla virtù occulta della Natura,perchc fu rapprefenta-
ta etiandio la Natura con quefla imaginc da gli antichi. Et intendo,
che vn così fatto fimulacro fiì già trouato in Roma al tempo di Pa-
pa Leone decimo, & veded quella medefima figura con tante poppe
in vna medaglia antica di Adriano. Ii;i Egitto quando voleuanodif-
fcgnar la Natura nelle loro facre figura, faceuano 1' AuoItoio,&: era_j
la ragione di ciò , dice Marcellino , perche tra gli Auoltoi non fé nc^
troua alcuno di mafchio , ma tutti fono femine , come ferine Eliano
ancora : & fu creduto,che Euro vento di Leuante così feruifl'eà que-
ùi vccelli in vccedi mafchi,comc pare , che Zefiro impregni la terra :
& gli alberi di Primauera. Sono poi ftaridi quelli, li quali hanno
pò Ilo i n capo al fi mul acro di Ifide vna ghirlanda di Abrotano, & le
hanno dato nella finiftra mano la medeiìma herba , de nella deftra_»
vna Nauicella , con la quale voleuano forfi mo/lrare , che ella pafsò
in Egitto, conciofia, che quiui foife celebrata vna fqfta come fcriue-»
Lattantio dedicata alla Nane di Ifide, perche fé bene lefauole finfe-
ro, ch'ella mutata in vacca nuotando pafiafTe il mare , nondimeno la
hilloria ha fcritto , che lo pafsò nauigando , & per quefto gli Egitti]
la credettero ellere fopra aì.c nauigationi,& che poteffe dare col Nu-
me fuo f^^lice corfo a' nauiganti . Onde Luciano fa , ciie Gioue co-
manda a Mercurio, che vadi a códurre Io per mare in Egitto; & qui-
ui la facci domandare poi Ifide , S>c la facci adorare, come Nume, il
quale babbi potere di fpargere il Nilo , di fare foffiare i venti , & di
confcraarc li Nauiganti. Et Apuleio fa, che Ifide ftella così parla_»
della fua fella . La mia religione comincieri dimane per durare poi
eternamente, & clVendo già mitigate le tempefte deirinuerno,& fat-
to il mare di turbato , & tempeilofo quieto & nauigabile , i miei fa-
cerdoti mi facrifichcranno vna picciola nauicella a dimoflratione-»
del mio pafl'aggio. Alla quale cofa hebbero anco forfè mente alcuni
popoli della Gcrmania,li quali, come riferifce Alefl'androN ipolita-
no,adorauano vna Liburna,chc e certa forte di nane piccola,& velo-
ce , & potremo forfè dire , che fotfe , come hoggi fono i bergantini ,
ouero le fregate, credendo, che foife quella la vera imagine di Ifide ,
il cui fimulacro , dice Eliano , che in Egitto haueua il capo cinto, &
coronato di vn{èrpente,& il medefimo fi legge apprcfTo di Valerio
FUcco, che le dà parimente il Ciembalo in mano . Oiiidio, quando
ia
Degli Antichi.
. ^^^ hìJagine cClJide Dea Egtttta^chee la Luna- tenuta ^§E^
U Dea de Nauiga?ni, C?' fa Io apo Greci, la qua - ^§§*
le transformata m 'vacca, dà Gtcue eljendo fiata ^§0^^
fltìprata^^ ritornata mila Jua propria firma é^&
faggi per mare in Egitto^ ^ qiiiHÌjli da quelli ^i^éh^
popoli adorata per benefitij ricenuti . #5?^
I o6 Imagini de i Dpi
la fi apparire in (bgno a Thclctura,così la dipìnge , mettendo con ki
alcuni altri ancora de i Dei dello Egitto .
^ Thcletufa a mc%a notte apparue
j>'Inaco la figliuola accompagnatit
Dj be' mìHerij con non finte larue \
IXi due corna la fronte hauea fegnattt
La qual di bianche , e di mature J}>ichc
Con VagheTjA mirabile tra. ornata e ^ '^
\/ùrubì , che con Voci a buoni amiche •
Caninamente latrai eHfcettro porta » ^
Che gli pò fero in man le genti amifhc^l \
Subafte fanta , & Upi , e chi confortd ^^.
Le perfine al plentia era con lei
^l bel tacer con man facendo fcorta^ •
j» iqueijche van con dolorofi bomei ^': '
(0rcando fempre , OftYt, che fu poHo
Toi da la moglie fra gli eterni Dei .
E U fono ì Serpenti , e t Sìsìri accollo .
Apuleio. Apuleio medeflmamcnte finge di haiierh vifla in fogno già quan-
do egli era Aiìno, & così ladefcriue che molto bene fi può vederti» ,
ch'ella era la Luna , la quale quelli di Egitto con adombrati mifterij
adorauano. Onde Martiano, fa che Filologia entra ncirorbe della-»
Martiano. Luna rcde quiui i Ciembali , che tante volte ho già nominati , le fa-
celle di Ccrcre^l'arco di Diana,i timpani di Cibele, èc quella fìgura_*
triformcjdella quale ho detto già, che haueua pur'anco le corna in-.
capOj& vna Ceruarquafi che tutte qucfte cofè infieme, &: ciafchedu-
na da per sé figniiìcaire la Luna. Ma ritornando ad Apuieio,ei dice,
che dormendo li parue vedere qucfta Dea , la quale con riuerenda-»
faccia vfciua del mare ( perche finfero i Poeti , che il Sole la Luna , e
tutte l'altre ftelle tramontando fi andafTero a tuffar nel mare , & che
quindi Yfciflero al primo loro apparire) & a poco a poco moftrò poi
tutto illucido corpo. Ella haueua incapo ornato di loaga &: folta.,
chioma licuementccrcfpa , & che per Io collo fi fpargeua, cinta da^
b'jlla ghirlanda di diuerfi fiori , ic nel mezo della fronte portaua
certa coiàrotanda, fchiacciata ; & lifcia, che rifplcndeua come fpec-
chio,& dall'vna |»artc,& dall'altra le ftauano alcuni ferpi-nti, fopra-»
de quali erano alcune poche (piche di grano. La veftc di diucrfi co-
lori eradi fottiliffinio velo , & hora bianca , hora gialla , & dorata ,
horainfìammata,5c roffa parcua eflere. Et vn'altra ne h:iucua anco
poi tutta negra,niaben però chiara 5c lucida: & coperta quafi tutta
di rifpkndentJ ftelle,nel mezo delle quali era vna Luna tutta rifplen •
dente.
Degli Antichn
107
ìmdgine d ifde dea de gli Egitij y che e U Lnna
con àrnep in mano denotanti la natura del
2<ìIo(^f dell' Egitto, gì' EccUjfi lunari,^ aL
tri ffctti fiioi f nelle acqiie^ccme ndle cofi^
elementari»
3^
h^.^,h^.c^^
^5-
1 0 8 Imagini de i Dei
dente , U erano intorno al lembo attaccati con belliilimo ordirte fio^
ri, fi. frutti di ogni forte. Portaua poi la Dea della delira mano certa
cofa di rame fitta in guifa di ciembalo , che fcuotendo il braccio fa-
ceua aflai gran fuono,& le pendeua dalla finiftra vn dorato rafo,cui
faceu a manico vn ferpcnte , che di veneno parena tutto gonfio , & a
pkdi haueua certo ornamento fatto di foglie di palma.€osì fa Apu-
leio ritratto da Ifide , alla quale per certa ragion naturale ài la vefte
bianca,gialia,e rofl"a,perche la Luna fpcflb fi muta di colore ; da che
indiuinano molti la qualità del tempo, che poi ha da feguitare , per-
che la roffeiza in lei fignifìca : che faranno venti , i\ color fofcopiog«
gie:& il lucido,&: chiaro dimoflra che debba clTerc l'aere fcreno: co-
vi cilio. me anco cantò Virgilio dicendo :
Quxndo U Luna, à racqulHar Còtn'melt
Là già perduta luce ,fe con fofche
Corna Viene abbracciando l'aer negro,
CU agricoltori , & ì nocchieri hauranno
Gran fioggie :mayfe di roffbre honefio
Sparge le belle guancie, farà Vento ;
Che mo^ra Vento fctnpre che yoffeggia
La Luna : e fé nel quarto apparir f ch'vnqua
Ouesìo non falle J andrà beliate fereìia
Con le lucide corna per lo Cielo ,
X>uel giorno j e gli altri j che verranno dietro
Ter tutto il mefe,fiano afciutti, e queti.
L'alrra vefte tutta negra moi^ra, che la Luna, come ho gii detto
più volte,non ha lume da sè^^ma da altri lo riccuc . Hanno poi detto
ale unijche Apuleio mette quel ciembalo in mano a quefta Dea 3 per
moftrare la vfanza de gli antichi, li quali vfciti allo fcoperto faceua-
no certo ftrepito,& rumore con vafi di rame,& di ferro, penfandodi
giouarc in quel modo alla Luna , allhora ch'c la perde il lume per iu-
traporfi la terra fra lei,& il Sole,chc è nel tempo della Ecclifle, della
quale non fapcndo la caufajdiceuano , che la Luna era tirata in terra
per forza d'incanti , perche allhora alcuni Incantatori haueuano da-
to ad incendere al mondo di potere fare quefto, e più ancora . Onde
Virgilio diffc in perfona di certa maga , che gli incantati verfi hanno
forza di ritirare la Luna giù dal Cielo:& di Medea fi legge Ipellb.che
ella faceua difcendere la Luna a fuodifpetto : & Lucano parlando
de gl'incantatori dellaThefiagliadice,che elfi furono iprimijche fa-
ceflero forza alle ficlle,& che faccuano diuentarlaLunancgra_i,
&ofcura allhora, che ella douena elTcre più chiara, e più lucida-»,
& latcneuano tale fin che ellafolTe venuta in terra a fare quello,
che
l
De gii Antichi. icp
che volcuano . Et appreilodi Apuleio vna diquefte incantstrici Ci
Yanta di potare fare ogni gran male alJi Dei , & di poter ofcurare à
fiio piacere la luce delle ftelle,per(hela forza di quei diabolici incan-
ti valeuano non lolamente contra la Luna,ma contra il Sole ancora ,
e tutte le ftelle , e contra tutti gli altri Dei così del Cielo, comedei-
rinferno;alli quali oltre a tutte le altre maladette cerimonie foleua-
no minacciare ( come ferine Porfirio a certo gran Sacerdote dell' E- Porfirio»
gitto,& lo rifcrifce Theodorito) di romperejefpezzare il Cielo ( for-
fè perche cadeffero tutti à bafìb}di riuelarc gli occulti miftcrij di Ifì=
de, & di publicare tutte le eofe fue più fecrete , di fare che la barca di
Caronte non pafferi più anime, di dare k membra di Ofiri ? Tifone ,
che le fquarci , & fparga per tutto , & altre fimili pazzie, mettendo
fempre inoanzi quello, che penfauano , che più difpiaceffe à quel
Dio, cui voleuano fare forza,perche venifle ad vbbidire loro. Et for-
fè che a quefto fu fimile quello , che fi legge appreflb di Ouidio di
Fauno, & di Pico Numi,ouero Demoni) habitatori del monte Auen-
tino,chetirafl'ero per arte magica, & a forza d'incanti Gioue di Cie-
lo a venire a rifpondere loro,bcnche dannaflero poi i Romani queftì
diabolica arte,ne la volefìere in modo alcuno,come fi vede per Apu-
leio,che ne fu accufato:& ne fiirono riputati maeftri quellidiTefla-
glia; perche come riferifce Suida,Medea paflando per la su verso la-*
celta de' fuoi veleni, & delle fue malie. Et perciò quando i poeti fan-
no qualche preghi alla Luna fotto quale nome che fi fia, ò di Diana,
ò di Hecate, ò di altra , per renderla più facile ad efaudirli, le defide-
ranojche ella polla hauere il fuo lume puro,Si chiaro,c che gl'incan-
ti di Theflaglia non poffauo mai trarla di Cielo, come fa la nutrico
di Fedra nella Tragedia di Hippolito appreflb di Seneca, dicendo ; Seneca,
0 rig'ina de ì hofchi , habitatrke
Be gli alti mjntì , oue adorata fe'i ,
0 gran Dea de le felue^ ò ihlaro lume
^l Cielo f ò de la fura humida notte
Vero crnamento la cui face dona
alterna luce al móndo , ò Dea triforme
Hecate [anta , forgi il tuo fauore
^ fùpra cominciata^ .
Et poco dapoi foggiunge ;
Così lucida , & fura appaia fempre
ta tua faccia , né poffa alcuna nube
ì^afcondefvncjua a noi le belle coma ,'
Così non hahbin gl'incantati yerfì
Di Theffiglia in sé forza alcuna , mentfe
€he del notturno lume i freni reggi ,•
Ne? pciHvr fia mai più , che gloria alcuna
Tojfa hcuerne del tuo amor fedirne dtsr9* Qjiefto
T IO Imaginidei Dei
Qucfto dice,perche le fauolc fìnfèro,che la Luna s'innamoiaffedi
Eudynio"". Endimioae paftore , & l'adormentatle fopra certo monte , Colo per
bacciarlo a Tuo piacere. Ma come rifcrifce Paufània , altro vi fù> eh»
bacci fra lorojpcrche dicono alcuni, che ci ne hebbe cinquanta figli-
uole. Et leggefì ancora,che non per amore folamente fece la Luna.*
^ copia di se ad Endimione^ouero a Pan, Dio dell'Arcadia . come can-
ta Virgilio , ma per kauere da lui vn gregge di belle pecore bianche •
Et tutte fono fauole , ma che hanno però qualche fentimento di ve-
nti , perche Plinio fcriue che Endimione fu il primo , che inten-
Alcflandio ^^^^^ ^^ natura della Luna , & che perciò fu fìnto , che foffero inna-
Afrodifeo. morati infieme. Et Aleflandro Afrodifeo dice ne' fuoi problemi,
che Endimione fii huomo molto ftudiofo delle cofe del Cielo, &: che
cercò con diligenza grande d'intendere il corfo della Luridi , & le ca-
gioni deidiuerfi afpettijchc ella fi moftrai& perche dormiua il dì,&
vegghiaua la notte, fu detto, che la Lunapigliaua piacere di lui. Et
così fi potrebbe dire di quelli di ThefTaglia ancora , che per hauerc
voluto inueftigare il corfo , & la natura della Luna , fofie ftato finto
poi di loro,che la tirauano di cielo in terra , all'hora che'l volgo cre-
deua,cbe ella patilTe aflai,& foportafìe grauiffima fatica, & che quel
fuono , rapprefentato per lo Ciembalo pofto in mano ad Ifide,alleg-
gerifle molto la pena della violenza , che le era fatta , come cantano
foucnte i Poeti,&: ne fcriue anco Plinio, quafi che quel rumore noru
lafciafie paflare il mormorio de gl'incanti alle orecchie della Luna ,
& perciò non haueflero poi forza contra di lei . Onde Propertio di-
ce, che gl'incanti tircrebbono la Luna giù del carro, fé ira fonanti
Giuuenale. metalli non vi rimediaffero. Et Giuucnale parlando di certa fcmina
loquaciliìma dice^che non accade più fare remore con yuCi di rame )
ne con altri metalli, perche ella fola col cicalare fi tanto flrcpito,che
può difendere la Luna da gl'incanti. Scriuefi di alcuni popoli che
adorauano iISolej& la Luna,credcndo chefoffcromarito,& moglie
& che digiunauanoneirEccIiiiìfpecialmcnte le donne j& le maritate
fi fcapigliauanO;6«:graft'auanOj& le donzelle fi falaflauano con fpi-
nedi pcfce , & cauauano il fanguepenfandofi efìe che la Luna all'ho-
ra forre ferita dal Sole pcrqualche dispiacere, che gli haueile fatto.
Siilro. Altri hanno vo]uto,che il Cicmbalo,chiamato da gli antichi Siftro
in mano di Ifide^mofiri i! fuono^che (à la Luna nel girare de gli Orbi
celefti . Né di rame folamente lo faccuano , ma di argento ancora,
.. ^ &d*oro,comedice Apuleio,quando ragiona dei miftcrij di Ifidc,&
esoJno ^ come ri feri fce Celio Calcagnino } vi erano quattro faccic, che fi
' * moueuanopelcircuitodifopra,lcqualifignificauano,che la parte
del mondojchc fi generaj& (ì corrompe , è fotto il globo della Luna,
ouc le cofc fi mutano fecondo il mouimcnto de gli Elementi m.ofira-
ti per le quattro faccie . Di dentro , nella parte pure di /òpra , vi in-
tagliauano vn Gatto con faccia di huomo, & vibrano due altre te-
De gli Antichi. 1 1 1
ftc,clic fi moueuano fotto alic quattro , ch'io difll^l'viia era di Ifìde,
l'altra di Nephthia,8c fìgniiìcauano queftc il narcimento,& la mor-
te delle cofeiChe vengono dalle mutationi de gli Elementi. II Gatto
lìgniiìcaua la Luna^ onde le fauole fìngendo come racconta Ouidio ,
che i Dei fiiggifTero dalla furia di Tifone fino in Egitto , né quiui Ci
tenelfcro fìcuri ^ fé non fi cangiauano in diuerfì animali , difièro , che
Diana fi mutò in GattOjperche è animale molto vario, &: che vi vede
la notte,& cui fi mutano gli occhi crefcendo, ò diminuendofì la luce
fecondo che calalo crefce il lume della Luna; & lo faceuano con fac-
cia humana , perdimoflrare, che i mouimenti della Luna non fono
fenza fuperiore intelligenza. Qucfli erano i mifteri) contenuti nelSi»
flro tanto celebrato nelle cerimonie di Ifìde, & poflo fouente in ma-
no alla fua imagine,come ho già detto,chc Apuleio glielo pofe nella
dcilra.Et del vafo,che le pendeua dalla fìnifl:ra,oltre a qucìlo.che ne
ho già dettOjfì legge ancora, che può fìgnificare il mouimento dèlie
acque gonfiate dalla humida natura della Luna. Onde è,chc hanno
voluto alcuni, che il crefcimento, & decrefcimento di quefla fia ca-
gione del flufroj& rifluffo, che fanno le acque del mare. Etaccioche
quefla imagine della Luna , oltre alle cofe naturali , che in efl'a fono
moflrate,ce ne infègni qualche altra ancora più vtile alla vita huma-
na, rifguardiamo a quello, che dice il B. Ambrogio , ilquale con i'ef- S. Ambrogio
Tempio di quefla, il cui lume fi può ckiamarc ragioneuolmente in-
certo,perche mutandofì tuttauia hor crefcc,& hora fcema,ci ammo-
nifccjche fra le cofe humane non è fermezza alcuna , & che tutte col
tempo lì disfanno. Et per queflo diceuano alcuni, che gli antichi Ro-
mani di famiglia nobile portauano ne i piedi certe Lunette, per eflè-
ce con quelle fpeffo ammoniti della inflabilità deìk colè humane ,
accioche non infuperbifsero ancora che fofsero di molti beni copiofì^
& abondanti, perche le ricchezze, & altre cofe tanto filmate da*
fuorcali fanno apunto come la Luna, la quale hora è tutta luminofa,
« rifplendente , hora afsotiglia in modo il lume , che di sé moflra più
poco , & all'vltimo così diuenta ofcura, che più aon vi pare efsere.
Però non dichiamo più di lei , ma sì di quella vfanza de i Romani di
portare le Umettenelle fcarpe, perche alcuni altri la tirano da gli Ar-
cadi , dicendo , che quefli fra tutti i popoli della Grecia fi tennero di
elTere i più antichi , & perciò più nobili , perche voleuano effere flati
fino innanzi,che nafcefTe, ò fofle fatta la Luna . Et a credere queflo
fi erano indotti, perche l'Arcadia è nel mezzo per lo lungo del Pelo-
ponnefo, alta più di tutti gli altri paefì della Grecia , & montuofà_* j
onde fu dettO: che nel tempo del diluuio gli Arcadi foli fi faluarono ,
ritiratili alle fommità de i monti , fin che le acque fiirono abballate .
Onde allhora vfcendo delle cauerne , & vedendo la Luna , come che
■quella , che era innanzi al Piliiuio , fofTe perita inHenK con le altre
che
Athene».
1 1 2 Imagini de i Dei
core>& foTe q'ieHa vn'alcra,la credettero edere fiata fatt3,o nata al-
Ihora foiamente & così dopo loro che erano nati gran tempo innaa»
2Ì:& quindi pigliaiianoargomentodienercipiù.antichi,& ipiù no-
bili di tutti gli altri GreGÌ,poi che erano (lati prima della Lun. .. Er da
qucfto prc/ero 1 Romani J'vfànza di portare le Lunette nelle fcarpc
per fegno di antichità ♦ & di nobilti della famiglia , come che fofTe
pari a quella de gli Arcadi nati innanzi alla Luna . Et gli Athcnie(i
parimente volendo moftrare, che innanzi a loro non erano ftati altri
huomini, ma che eflì erano nati della terra , portauano alcune cicale
d*oro in capo acconcie in diuerfe foggie fra gli capelli , come ri feri-
(ce Salda. Et Athenco fcriucndo delle delitie de gli Athcniefi , met«
ce, che faceflero quello per lacciaia i giouani , che più delicatamente
a voleuanQ adornare , di metterfl alcune cicalette d'oro intomo aUf
ftont«*
^lOVE
De gli A litichi ;i 1 rj
•rX
GIOVE
ANTA riputatìone acquiftò Gìoiie apprefib de
gli antichi, cacciato che egli hebbe Saturno Tuo
padre dal regno dd Cielo,coine raccontano le fa-
noie , che da tutti fu in grand iffimariucrenza ha-*
uutoA' creduto il maggiore di tutti gli altri Dei*
Per la qual cofa gli pofero molti tempij ; & ne fe-
cero diucr/ì fìmu!acri,chianiandoIo Re, & Signo-
re deirvniuer{b,com« che tutto fofle in Tuo potere. Et lo diflcro an-
cora Ottimo,e Maifimo,còTi ciò foffe che à tutti perla fua bontà vo-
Icfle giouare,& far lycne^e lo poteflc anco fare per la maggioràza fua,
che andaua fopra tutti gli altri. Et dal giouaredicefì,che ei fiì chia-
mato Gioue da' Latini , sì come appreflb de' Greci hebbe vn nomo»
qual moftraua , che da lui venifle la vita a tutte lecofe. Et perciò la
pofero i Platonici per l'anima del Mondo , & lo credettero alcuni
quella din ina mente,cl-ie ha prodotto,3<: gouernalVniucrfo, & che-»
communemcnte è chiamato Dio. Di queflo, lamblie© parlando del-
li mifterij dello Egitto , così dice : Perche Dio vi fopra tutte le cofe,
rifplcndc come feparato da quelle ,bc Colo tutto in se freffo camina-.
perdi fa l'vniuerfo. Quelli di Egitto lo pofero a federe fopra il Loto oioucaedc
arbore acquatico , volendoperciò dare ad intendere , che la materia fopra iiuw.
dei mondo è foggetta à lui,i!quak la regge. Se goucrna fenza toccar-
la,pcrche il gouerno fuo è tutto iiitellcttuale,comc fignitìca il Loto,
nel quale le foglie , & i frutti fono rotondi , perche la mente diurna lì
riuolgc in fé ftefla , & ad vn medefimo modo intendendo fempre go-
ucrna . Donde viene quel fommo principato, che regge il tutto, 5c,
{èparato da tutte le cofe del mondo fa, che Ci muouono tutte , ftando
lui in fé ftedo quieto fempre, ripofatOj& immobile ,* I Iche moflraua-
no gli Egitti) mettendolo à federe,come ho detto . Et quefto intefe-
ro gli antichi per quel gran Gioue Re del Cielo,che habitaua nella_j Giouec :ut^
piti fublime parte dell' vniuerfo,ilqualc confiderato poi fecondo lo '® *
cofe, che tutte pK)cedono da lui, difcende più bafib,& fouente preila
il nome fuo alle caiife inferiori, & alle cofe medefìme. Onde Seneca
nellcqueiHoni naturali fcriffe che non hanno creduto gli antichi più
H faggi.
Gìoue.
lamblico.
Gioue fiedc
Seneca.
114 Imagini de i Dei
Im:iltt2e di Gioue C?^ di Paìì pomBcAnte t'vmuer- ^^?^C?*
JOi Cmno Dio dtlli del Celesti , l* altro Dio de '^Ì$f*
Pasìori, qi^icllo fedints per fìgnificar l'immu- ^^5*
t Abilità di. DfOyt^ ft^A promden'^^ayf^ qneflo %^
il cor fi del monde fi Ando w ptedt^_ w^moto. ^^&^
r^^
«Y^r'^'ÌJift-'?^^'' .'^*-'^ ^ "«w <S.W 44; *(/t^ W,U --^iV ?.'■, ^W' ^-^'f-
De gli Antichi. 115
feggl, che Gìouc foffe , quale fi vede nel Campidogho , & ne gli altri
Ccmpij, col fulmine in mano > ma che per lui intefero vn'tnimc, &^
vno fpirito cuftodc,& rettore dell* vniuerfo, che habbi fatto queiìa-j
gran machina del mondo,&: la gouerni i modo fuo, & che perciò gli
fi confaceua ogni nome,sì che fi poteua dimandare Fato, come che-»
da lui dependeffero tutte le cofc,S: l'ordine delle caufcche fono T vna
fopra raltra,tutto venifTc da lui . Si poteua chiamare Prouidenza.. ,
percioche prouedcua, che il Mondo andafle del continuo al Aio ordi-
nato corfo. Lo poteuano dire Natura, perche da lui nafceuano tutte
le corc,per lui viueua ciò,chc ha vita. Et mondo parimente poteua-
no chiamarlo , perche dò che fi yedc tutto è lui, che di Tua virtù pro-
pria G. foftiene , & così era creduto efìere in tutti i luoghi , & empire
di sé ogni cofajcome dice Virgilio .
Del fommo Clone l'ynìuerfo e fieno»
• Et Orfeo diceua parimente,che Gioue è primo, &: vltimo di tutte
le cofèjfli innanzi i tutti i tempi, che vnqua fono ftati , & fari doppo
tutti quel]i,che verranno,& che tiene la più alta parte del Mondo,&
tocca la più bafla ancora,& è tutto in tutti i luoghi . Et faccndono
vnaimagine poi,perchc ha detto già,chc in lui fono tutte le cofe,la_»
Tcrra,rAcqua,l'Aria,& il Fuoco,il giorno,& la notte , lo dipinge in
torma di tutto il Mondo , facendo che'l capo con la dorata chioma-»
fia il lucido Cielo , ornato di rifplendenti ftelle , dal quale fi veggono
due corna vfcire parimente dorate,che fignificano,rvno rOricntc, &
l'altro l'Occidente ; gli occhi fono il Sole , & la Luna ; l'aria il largo
petto, & gli homeri ipatiofi , \i quali hanno due grandi ali per la ve-
locità de i ventijSc perche Iddio fi fi preftiifimo a tutte le coiè ; l'am-
pio ventre è la gran Terra cinta dalle acque del Mare ; & i piedi fono
ia più bafla parte del Mondo , la quale fanno effere nel centro della-»
Terra . Quefta imagine di Gioue fatta da Orfeo in forma deirvni»
uerfo mi tira a porre quella di Pan,per la iìmilitudine, che hanno tra
loro ,& perche moftrarono pure anco gli antichi fotto la forma ài
qucfio Dio r vniuerfo . Oltre che Gioue Liceo appreflb quelli fii il
medefimOj che era Pan, come lo moftra il fuo fimulacro, ilquale era
tutto nudo,fe non che haueua intorno vna pelle di Capra: & hebbe^
quello, come ferine Giuftinovn tempio in Roma alle radici del mon-
te Palatino . Leggefi dunque di coflui , che fu vno di quc' Dei , che
habitauano i monti, le lèlue, & i bofchi,perchenon poteuano ftare-#
tutti i Dei de gli antichi in Cielo, ma bifognaua che ne ficflcro molti
an terra , & l'adorauano più de gli altri i Pafiori , come ch'ei foile lor
Dio particolare, & haucfie più de gli altri la guardia de i greggi, co-
me difle Virgilio :
la cura ha Tan de i gre^%i»€ de ì pafiori,
H 2 Et
Gioue e Ta-
to.
Proaidctìza .
Naturai
Momlo «
VirgS»-
Pan,
Virgilio -
11(5 Imagini de i Dd
Et perche talhora pare , che nelle fclue fi fpauentmo i greggi^ ne fi
poffa vedere donde la ragione proceda di tale fpauento , diilero gli
Tanico ter- antlchi,chc vcniua da Pan,& dimandauano Panico terrore ogni pau-
r«rc. ra,chc tenifTe d'improuifo , ne fapeffcro dirne la cagione , o per quc-
/lo,chc ho detto, onero perche Pan fu creduto il primo , che trouaflc
di fonare quella gra cocchiglia, che portano i Tritoni,con la quale ei
fece si gran minore nella guerra centra i Titani , che gì i mire tutti in
fuga fpauentati di modo, che non fapeuano doue fi andaflero : come
iì legge appreso di Paufania, che intraucnnc anco a' Francefi nella->
guerra, che hebbero guidati da Brcnno centra Greci. Iinperochc,ha'f
uendo hauuta il dì vna gran rotta, la notte feguéte furono aflaliti da
qucfto Panico terrorej& parfe da prima ad alcuni pochi dapoi à tut-
• ; to il campo di vdire vn gran calpcft io di caualli,& di vcderc,che i ni-
mici veniflero loro centra con impeto grandifTimo, onde prefero tiit
ti le armi , né fi conofcendo punto Tvn l'altro ( così gli haueua tratti
di fenno quel pazzo fpauento)e parendo ad ogni vno,che tutti gli al-
tri di habito , &: di lingua fofl'ero Greci cominciarono a combattere
fra loro , & fuggire chi qua, chi là ; di che aucrtiti i Greci fiirono loro
addoilb;& ne ammazzarono quanti vollero. Qucfta forte dunque Ai
paura pazia^che par'clTere fenza cagione, era creduta venire da Pan,
ilqualc fu adorato principalmente nell'Arcadia , & tenuto padre à
tutti gli altri più potenti Dei ; onde fu guardato il fuoco perpetuo
nel fuotempio,oue diceuano.chcfu anticamente vn'Oracolo,che ri-
fpondeua per bocca di vna Ninfa nomata Erato . GliAthcniefì pa-
rimente cominciarono ad hauerlo in rifpetto grande , dapoi che egli
apparue ad vn mandato da loro à dimandare aiuto a' Lacedemoni)
centra gli Perfì,& diffeglijch'ci Ci trouerebbc in loro aiuto ne' campi
Maratonij.Ma come pofcia lo facefl'e non fi leggc,fc non che in quel*
la battaglia fu villo vn'huomodi vifo,& di habito contadino, ilqua-
le dopò haucre ammazzato con vn aratro gran numero de! Perfi ,
fparue via,ne fu poi veduto : Etoue Pan incontrò colui prima , ch'io
diflì,che fu nella felua Partenia,gli fu fatto vn tempio;nella qual fel-
ua lcggcfi,chc fono tefluggini buonilfime da farne lire, ma che quel-
li del pacfe non le ofano pigliare,&: manco le lafciano pigliare d ftra-
nicri, perche tengono , che fiano tutte confecrate a Pan. Et perquer
fto fé ne porrà vna à pie della fua imagine & vi fi porrà anco la coc-
chiglia per fegno del Panico terrore . Viene quefti defcritto da Silio
» IO Italico . jt ji j^-Q con le corna,con le orecchie di capra; & con la coda in queft'4
guifa .
Lieto de le fue fefie Tan dimena
La picciol coda , & ha d'acuto pin»
Le tempie cinte y e da la rubiconda
Fronte efcono due breuì corna , e fon9
'Vorcc*
De gli Antichi- 1 1 7^
S^ orecchie qual ai Cupn. luvges& h'trte^
V hifpida barba fcenue fpra il petto
Dal duro mento , e pera (jueflc Dia
Sempre ma verga Ta/iorae in mano^
Chi cìgne i fianchi dì timiaa Dutyct
La mdcHlojà pelle , il petto e'I dtjfo •
Et feguiea poi , che ei camina per Tertc rupi , 5^ (Tano quante vo-
gliono ruuinofè ,& che nd correre è rclociffimo, fi comeilMond^
parimente con (birirra velocità fi gira , n'oftrato nella itiiagine di
quefto Dio , il cui nonne è greco , & tirato in nolhra lingua fignifica
rrniuer(o. Et perciò difl'cSeruio, che gli fecero k corna volendo
tnoftrare in lui per quelle gli antichi raggi del Sole . le corna del la Lu-
ca . Et il Boccacio vuole , che quefte , Te quali cfcono dalla fronte,
^ tendono in verfo il Ciclo n.oltrinoi corpi ctlefti, de' quali riab-
biamo cognitioneinducn'odi:rvnocon l'arte-laquale ccn gli iftro-
mcnti aflronomici niifura il corfo delle itclle & Icd-ftiinzt loro ; l'al-
tro con gli effetti, qu:ili vediamo da quelli prodiirfi nt Ile cofc di qui
giù . La f.ccia porporea , rolla , & infocata , ( che h dipingano tale
a Pan) lignifica quel fuoco puro, che fopra a tutti gli altri elementi
ftdin conhncdcilecclcf^i sfere . La barba lunga , che va giù per lo
petto , moftra che i due Elementi fuperiori cioè l'Aria , & il Fuoco ,
(bno di natura ,& forza mafchilc ,e mandano le loro imprcffioni rc
gli altri due di natura feminilc. Ci rapprefcnta la maculofu pclle-f,
che gli copre il petto , e le fpallc ,1 ottaua Sfera tutta dipinta di ful-
genti Stt'llc , la quale parimente cuopre tutto quello , che appartiene
alla natura delle cofc. La verga paiiorale , che hi ncll'vna mano,
fignifica fecondo il Boccacio il goiierno , che ha la natura delle co(e>
tut^e , ia quale così le regge, che prcfcriue loro etiandio il fine deter-
minato delle loro operationi , lafciandoneperò fuori gli animali ra-
giorteuoli : & Scruiodice, che, perche quefta verga era ritorta, mo-
ìlraua l'anno che fi ritorce in se fteflb. Nell'altra mano hi poi la fi-
Aula delle lètte canne , perche fu Pan il primo^ che trouafle il modo
di compcr più canne infieme con ccra,e'l pnm© ancor,che le fonafle,
come dice Virgilio:& qncftaci dimofìra l'anrionia cekfie la quale-»
ha fette fL'.oni,& fette voci differenti, così come fono fette 1 Cjt li,chc
le fanno. Et quefta vuole Macrobio che s'intenda ancora per Lcho,la
quale finfero gli antidiiefiere ftata moltoamata dal Dio Pan. Di che
rende la ragione AleflaiKÌroAfrodifeo,dicendo che fu errore del voi
go di credercjchc Echo foife Oeaj& amata da Pan: perche quella no
fu altro mai, che quel rimbom bocche fanno le voci fparfe per luoghi
alti, e cohCaui; d^qucftifu vn'huomodottOj che cercò con gì anciiA
• fimo ftudio d'intendere j perche rifoKauano le veci in quel mcdo ,* 5c
H 3 non
Bocaao,
Macrobio.'
Eche,
Ouidio .
GìWq.
118 Imagini de i Dei
non potcncio talhora troLiarlo,ne pigliaua quel difpiacefe,che rpcflb
lì piglia chi non può godere l'amata fua. Raccontano poi le fauole, .
come riferifcc Ouidio , che fu Echo vna Ninfa innamorata ci Nar-
cifTo bcHilTìmo giouane,la quale non potendo godere dell'amor fuo,
fi cacciò di vergogna ne gli antri , & nelle cane fpelonche , & quiui (i
confumò di ;iffanno,& di dolore in modo,che li corpo diucntò faflb,
né vi rimafc di lei altro che la voce,laqualc Lucretio fcriue di hauerc
rdito replicare in certi luoghi {èi,& fette volte . Et Paufania recita ,
che fu in Grecia appreffo de gli Elei vn portico.oue fi vdiuano le vo-
ci replicate da Echo fino fette volte, e più ancora . Leggefi poi anco
di coftci, cke ella fu Dea, figliuola dell'aria , e della lingua , e perciò
AJ^IT'^ inuifibilc . Onde Aufonio Gallo fa , ch'ella riprende chi cerca di di-
pingerla, facendone vno Epigramma,che qucfto vuol dire.
^ che cerchi pur tu /ciocco Tittere
Di far dì me Tittura ^ che fon tale
Che non mi vide mai ecchio mortale,
E non ho forma 3 corpo , né colore,
J>e l'aria ^ e de la lingua a. tutte l'hore
Uafco , e f»n madre poi di cofa , tjuale
hfuUa Voi dir , però che nulla Vale
La yoce , che gridando i' mando fore .
Sluando fon per perir , gli vltimi accenti
Kinouo , e con le mie l'altrui parole
Seguo 3 che yan per l'aria poi co i yentl.
Sto ne le Zfofire orecchie , e come fuole
Chi quel , che far non può , pur tenti.
Dipinga il fuon chi me dipinger yoU •
Monfigftoj ^' ^^^ ^ ^^ "^" ^^ §^^ l'animo di fare, ma porrò bene la imagine ,
irbaro . ^^^ "^ ^^^^ P^ Monfignor Barbaro,cletto di Aquilcg§ia,in due ftan-
zc à quello modo .
I.cho figlia de i hofchi , e de le yaHì,
Ignudo Jpirto , e voce errante , e feiolta,
tterno ejfempio d'amoroft falli ,
Che tanto altrui ridde , quanto afcolta ;
S'amar ti tome àfuoi più lieti balli,
S. che ti renda la tna forma tolta ,
Wuor d'eSìe VaUi abbandonate , e fole,
S^sio^tì ì miei dnbÌH mfemplid ^aroU"
m$
Degli Antichi. it^
Bchd , che cofa è il fin d'amore ? Minore .
Chi fa pia strada men fìcura ?* atra.
V'me ella fimpre , ò pur fcn more ? more.
Debbo fuggir U forte dura ^ dura .
Chi darà fine al gran dolere ? l*hore,
Com*hò dà vincer chi e pergiura ? giura.
Dunque l'ingannò dd amor piace f fiace .
Che fin' è d' effo , guerra , » pace f pace .
In quefto loco mi pare.che non fìa fuor di propoHto, ma anzi che
debba recare a' leggenti diletto grandillìmoil pomi quello di Echo,
che leggiadramente ferine vn noftro moderno poeta, cauandone dal-
la Tua voce rifpoftc corrifpondenti i quanto egli vi da ki richiedcn-
do. Dice adunque.
Pialli, Saffi , Montagne , ^ntri , Herbe , & "Piagge t
Colli , Selue, Fontane , ^t^gelli , & fere.
Satiri y Fauni , &■ Voi Ninfe leggiadre
Odite per pietà la pena mia .
Vdite come ^mor mi mena a Morte
Legato m duro , e indiftoluhil nodo i edo •
yoce odo ; Deh chi fei tu , che rifpondi
^ l'amaro , & dolente pianger mio ^ io*
Ninfa fei forje ^ dì fé Ninfa fei
Tu , che di quefìa Voce formi il fuon« ì fonò .
Ninfa fei dunque i deh dimmi anco il nome ^
Ch'io ftppia chi fi moue à pianger meco i Echo •
Hora poi ch'ècho fei, porgimi orecchio y
Odimi, fé l'vdir non ti difpiace, piace*.
Tu redi com'io piango amaramente ,
Deh menati pietà del mio cordoglio? doglio?
Se dime duciti, roi porger configUo,
^l profondo penfier , in cui m'inuoglio ì Voglia •
Ma che premio fia'l tuo yfe'l mio tormento
In qualche parte almen per te fi annulla f nhUa,
r ti ringrazio * Hor dunque mi configlia ,
Toi che più altro premio non richiedi? chiedi.
Tu vedi Ninfa c^m' ^mcr mi Hrugge ,
Ch'io corro à mortele a pena me n'auegge ? "^^ggo»
Che mi configli ? ihe farò perch'io
Troui pietà la dou'^mor mi chiama ? ama,
Vorrei faper che cofa è qmfi'^more,
Quisìo , che tatto m'arde , e che m'infiamma ? fiamma .
"^ H 4 Che
1 20 Imagini de i Dei
Che fiamm.'t è qucfìa,iome non fini/ce
X>i confumar i fé mai non mi rallenta?
In che loco s'annida ? oue foggiory-.a ?
Che parte è quella , oh' arde a mio difpetto i?
'Com' entra dimmi <* oue troua la Via ,
Terch'ella dentro al petto ft trahocchi :?
tntra per gli occhi j* parmi hautr hitefo 3
Che molti per vJìr f innamorar 0 •
Dimmi , che cibo e'I fuo ? oue fi pafce ?
Che par che di continuo ella m'accore ?
Se tìfarde il cor , debbo durare ancora
^l giogo i tt/io mìa libertà perdei ?
'^•idunqHC Vuoi 3 ch'in ftia nel mio pcn fiero,
CuHante ancor, beuche fta afflito , e fianco ^
Tante lagrime jpargo , e nnlla gioua ì
Dimmi farebbe forfi il pianto in vnno i
Che farò dunque , acciò al mio cafio qrdire ,
Che m'arde , hoìiesìo premio fi rifcrm f
Credi 3 che l'amor mio le farà grato,
£t ch'ella fa del rfdofcrulr contenta ?
Ogni via tentaròjfe credi, ch'io
Tuffa alcun premio riportarne poi ì
Bar qual effer de tirò ,fe pur talhora
Il dolor mi farà tremante infermo f
ìda che farò , i' egli cefi mi ^ugge ,
Ch'in pianto la ?nsa rita fi dìjicnipra ?
éom'io la temprerò, s'^;nor non ceffo.
Di fxettarmi da la terza ipera i
Dunque Ninfa gentil lo ^crar giijux,
£ la mortale paffion rafrena ì
^al fi a 'a vita mia , fé fcn'ia f^eme
Terramnti prefo ^<nor con man' accorta ?
Se fiano urti i giorni di mia vita
N^n fora» lieti a'men benc'bor m'attrijk?
tìje fptrtrò ì mi lice f^erar forfè 3
eh,; f'I^r mi debb^i Vn giorno %Amor felice l
Vorrdi ftper chi ini darà ^eraw^a ,
Toi cb'à ^^rxr la tua ragion m* inuita ?
Vita baurò dunque <* haurò poi altro s'io
Ne fi mi lafcio giamai mancar di ?penef
yene r girando dunque che mi gioua j*
ài A ehi fia %ciufa , che di ^cns '( tema ?
petto l
occhi»
raro,
core',
dei*
mc9»
ftrtù,
penta',
poi,
fermo'»
tempra.»
^cra.
ffim* ,
eortd*
riiHi»
lice..
vita,
pne,
terna*
Tema
De gli Antichi. i 2 1
T'ema la caufa fia ? Deh d.mmi il rero
Dmque tema potrà farmi mend'u 0 ^ dico .
\4h'i la(fo,ahi difcortefc, empio timore.
Boy qmHo dunque il mi» piacer conturba ? tmha l
Tucmmì far peggio f* dimmi fé può peggio
Seguir a quelle membra afflitte, e fmortei morte»
Morte <* fé dunque il timer paffaH fegno ,
Tal hor fi more per fouerchio ^mw* ? mwe ^
Come lo fcaccierò <* l'alma fi Brugge,
Che non lo Vuole, piange, e ft dijperaf^ ^era» [
Tu pur dici ch'io fperi , fj/eme forfè
Credi , che fola fta , ch'altri confola i fola . |
teucra tutto, ò pane del tormento
Lafio , che mi confuma , e'I cor mi parte I f^^',
adunque la ^eranza per fé fola
Beato non potrà faimi giamaì ? Tfuù»
Ma oltre Minore feruitute , e ^emt ,
Che ci vuol ì dimmi' l tutto a parte a parte ? arte »
Chi mi darà quefi'arte forft ornare ;
v/fif ri chi fio. i fé non è jtmer iSìeffo ? f^o .
tnfegna dunque ^mor , dunque a gli amanti
^mor del Vero ^mor l'arte dimoSira? tnofirai»
Dimmi di gratta ,fcoprirò la fiamma ,
0 mi con figli, eh' io non la difcepri f fcopriò
\A età debbo fcoprìrla ? ad ogn'Vn forfè ^
0 baviera , che fol l'intenda alcuno ? Vno,
yuoi che ad vn fol amico fia pale fé.
Celato à gli altri fia^l corpo moiialef tale»
Sapremo foli tr$ dunque il mio ardore ,
5"^ Vuoi, (he con Vn folo mi confolH jòU»
Ma dimmi quale deuc effer colui,
%4 culi' ardor fecrtto mio confido^ fido»
Troucrans'in ^imor fedeli amici,
C habbin riguardo poi d'amico al grado i rado »
Come dunque farò y perche lo troux.
Che fta fidel,sì come fi ricerca f ferca*
IL s'io lo trouo , che potrà giouarmi ?
Fot fi tal' hor lapajjion rìleua ? lena ,
jBor qu'^o , che mi detti dimmi'l modo
Vero d'amor , dimmi di gratia'l Vero ? Vero ,
Se quesio è il Vero modo , i' fon felice
Hvnm ntn tmo ; sb'l dolor m,' atterri i erri .
, ' " " '"' ' "^ " Ter-
I2J Imagini de i Dei
Terch' erro ^ fcrft ancor altro ci Vuole ^
Terche fen':^ale il mìo penfter non Vole ? Voiél
^Itrp ci Vuol ancor ^ non ha/la quejlo ^
Beh dìmm'Cl ver non mi lafc':ar incerta ^ cirtt «.
Che ci voi dunque dì per cortefta ,
"Perche di goia fia l'alma conforte ? forte e
Sorte ^ hor altro ci vuol accioche in fine
fràglia ycfpemc in van né Jìarò in forte ì forte*
In fomma dì fopra tutto che gioua ,
Tcrche non fia'l deftr indarno , e forte i forte ì
Hor refla in pace Ninfa ; io ti ringratio ,
Che col tuo ragionar par che mi ^uuiuì ? Viui .
Parti infe- Hora ritorno à Panale cui parti di Totto fono pelofe, & afpre, con i
riori di Pan . piedi di Capra , perche ci rapprefentano la tcrraja quale è dura , &C.
afpra , & tutta difugualc , coperta di arbori , di infinite piante , e di
Pan pel Sole, molta herba . Alcuni, volendo per queAo Dio intcnderfi il Sole, Pa-
drc,e Signore di tutte le cofe (fra li quali à Macrobio ) dicono, che le
corna in lui moftrano la effigie della nuoua Luna : la faccia rubicon-
da , il roflbre , che nell'aria fi vede all'apparire , & al tramontare deJ
Solc,i cui raggi che fcendono fin giù in terra fonointefi per la prolif^
fa barba : la pelle maculofa moftra le flellc, che appaiono al diparti-
re del Sole,la verga la p0ten2a,ch'egli ha fopra le colere la fiftola l'ar-
monia de i Cieli, la quale vogliono, chedal mouimcnto del Sole fia_/
ftita conofciuta.Ma ò queftojò altro, che fignificaffe il Dio Pan(per
che Platone vuole, che per lui s'intenda il ragionare, e fia biforme^ ,
cioè huomo , e Capra , perche C\ ragiona il vero talhora , e talhora il
falfo: e perciò la parte difopra moflra il verojlquale è accompagna-
to dalla ragione , & come leggiero , e cofà diuina tende ièmpre in ai-
rone quelb di fotto il f;ilfo,che è tutto beftialc,duro,& afpcio, né al-
tioue habita , che qua giù tra mortali ) ma fignifichi , che fi voglia ,
eomcdiffi quelro Dio,cgli fu così dipinto da gli antichi i huomo dal
mezo in su con due corna in capo , con faccia fgrignuta, tutta nibi-
conda,^ con vna pelle di Pantera^ ò di Pardo , che gli cinge il petto ,
& le fpallc , con l' vna mano tiene vna verga paftorale, & con l'altra^,
vna zampogna di fette canne>dal mezo m ^ìù poièCapra,con cofcie,
gambe , e piedi di Capra . Furono nel medefimo modo ancora fatti
Fauno,Siluano,& i Satiriji quali perciò paiono efiére di vnamedefi-
ma natiira,tutti hanno certa picciola,e breue coda,& a tutti diedero
gli antichi ghirlande di gigli, & di cfìnne;,& leggefi,che talhora furo-
Virgiho. no coronati ancora di pioppa,e ài finocchi. Onde Virgilio nella viti-
ina Egloga fa Siluano ornato rozzamente il capo di ferole fiorite , &
ài
De gli Antichi, 123
di gran glgl i . Et in altro luogo gli dà a portare ir n ano vna tenera
pianta diCiprcflb,perche,come quiaidifchiara S iuao, fu iiULtatoin
queft'arbore di Cipariilb belliiTimo g Oliane anìato d^ lui grande-
mente. Fu ftimato Siluano da gli antichi Dio uon follmente delle Siluano.
fcluc, ma de i campi ancora, & che la cura haueflè della coltiuatione
di quelli, alla quale lo prouocauano con certa cerinìonia, quando le
donne erano in letto di parto , accioche occupato in qwdìa non ati-
dafl'e la notte a dar noia a quefte . Jmperochc egli era creduto eflcre
guella certa cofa graue,e pcfantc.qual pare,che fi Terta t ilhora veni-
re addoflb chi dorme . Perche dunque Siluano non andafi'c a niolc-
fìare le donne di parto^Tfauanc gli antichi,come feriue Varronc,&Cw
lo riferifce Santo Agoftino nella Città di Dio,di mandare tre gioua-
ni interno alla cafa , li quali arriuati alla^rta percoteuano quiui la
terra Tvno con vna fcure chiamando Intercidone Dio del tagliare gli
alberi^ l'altro con vn peftello , perche fenza queflo non fi poteua ben
mondare il ferro, e chiamaua il Dio Pilunno , «he la cura haueua del
peftare;& il terzo vi fcopaua , perche fcopando fi raccoglionc le bia-
de infieme,e chiamaua Deucrra Dea dello fcopare accioche S^uano,
fé ne andaffe con quelli tré Dei , e non entraflc nella cafa , ou'cra la_»
donna di parto. De' Satiri Luciano fcriuc,che hanno le orecchie acu-
te,comc quelle delle Caprc,e fono calui,con due cornette in capo : &
aggiunge Fiioflrato , che hanno la faccia rofìa di effigie humana con
piedi di Capra. Onde fono velociflìmi , come rifcrilce PIinio,e tro-
uanfcnc ne' monti della India: ma perla loro velocità non è poflibile
pigliarli fé non vecchi, ouero infermi i come racconta Plutarco , che
ne fu menato vno a Siila, quando ritornaua dalla guerra fatta centra
Mitridate . Paufani fcriue efiergli flato riferito da vno , che fu gii
fpinto dai vento a certe Ifoledefert^jncl Mare Oceano, chiamate Sa-
tiride,che quiui habitauano huomini fclnatici , roflìcci tutti con la_j
coda poco minore di quella di vn Cauallo, li quali correuano al lito ,
Cubito che vedeuano qualche nauc, e fé vi erano femine , fi auuenta-
uano loro addoffo con la maggiore furia del mondo,vfandone à tut-
te le vie:ilche fi confa molto bene a quello , che fi legge della natura
de i Satifi. Et il B. Girolamo recita nella vita di Santo Antonio, che S.GìroJamo.'
ne gli heremi dello Egitto quefto fanto huomo vide vn'homicciuo- satiro n'^o ^
lo , che haueua le corna fu la fronte , & il nafo fgrignuto , & era dal
mento in giù nelle cofcie , e ne i piedi fimile alle Capre, e fattofi il le-
gno della Croce gli dimandò che ei fofre:& egli rifpofe,cheeramcT-
tals, habitatore delie Selue,& vno di quelli cui la Gentilità inganna-
ta rcndeua diuini honori dimandando Fauni , eSatiri . E quefti non
andauano in Cielo mai , ma flauano femprc in terra infieme con lo»
Ninfea altri bofcherccci Dei,coine dice apunto Giouc , che vuole,
«he fliano 3 quando apprefib di Quidio dichiara al Concilio de i Dei ;
S.Agorhio^
Intercidone.
Pilunr.o .
Deuerra.
Satiri .
Flbftrato .
Plutarco .
Paafariia*
1 2 4 IiTiagini de i Dei
Herodoto .
Miftenj rcnu
ri occulti.
Caprari mol
Capra rlue-
riu.
JSufibio.
Satiri com-
fugoi di Uac-
iafciula.
EreirÌQ.
Sileno .
di volere rouinare il mondo con il diluuio. Etcrano chiamati Semi-
dei, perche, (e ben erano creduti potere gioiiare, e nuocere, &. fapere
anco molte delle ccvCe a veni re, mori uà no però. Ma ritornando a Pan,
Herodoto fcriue,che egli era vno delliotto Dei principati deHo Egit*
to;perche, come diflfi già , credettero gli Egitti), che i primi Dei fo(l
fero dodici j ma difl'ero poi che n'erano ftati altri otto innanzi a quel-
li,e di quelli Pan fu vno ; come ho detto , il cui (ìmulacro era fìmile a
quello, che ne fac cuanoiGreci,non perche non locredefiero fimilea
gli altri Dei . M a perche Io facefl*ero tale , fbggionge Herodoto, che
vuole più toflo t acere,chcdirlo; donde fi vede quanto figuardafie-
ro allhora di riueJ are gliinifterlj della loro religione . E fegnita poi,
che hebbero quelle genti in nrolta veneratione le Capre,&: i Becchi,
e che i Caprari erano hauuti in grandilfimo rifpetto . ma vno pria-
cipalmcntc fopra tutti gli altri, per la cui morte il paefe faceua gran*
dilfimo corrotto , e quefto tutto era perla riucrenza , che portauano
il Dio Pan . Ma iti Grecia per altra cagione era fatto honore alla_j
Capra , come recita Pau fan ia dicendo, che all'apparire della Capra
celefte, che Ibno alcune ftelie , le quali come d ice Ouidio, comin-
ciano a mofìrarfì a Calende di Maggio, era iblito di venire qiiafi
ferr prc qualche gran male addoflb alle vigne , & che perciò prefero
partito certe genti di Corinto di fare vna bella Capra di metallo , e
metterla in piazza, & a quefta faccuano poi m.olti honori, & la ado-
rauano à certi tempi quafi tutta , accioche quella ócì Ciclo non fa-
ceflc da nro alcuno alle vigne . Scriuendo Eufebio de gli animali ; li
quali erano adorati in Egitto , poi che ha detto de' membri genitali
quiui adorati parimente,perche fi conferna per qucfti la generationc
humanajfoggiungcche perciò iPani,& i Satiri erano hauuti in mol-
ta riucrenza , quafi che eflì ancora giouaflero aflai ali'accrcfcimento
dell'human genere, come appare per gli loro fimulacri pofti ne* tem-
pi] in forma di Becco , con il membro dritto fempre , perche dicono ,
che quefto animale è apparecchiato fempre al coito: & cfH erano ere
duti libidinofi fuordimodojonde furono dati compagni d Bacco,
perche il vino nfcalda la virtiì naturale,& accende l'huomo alla libi-
dine. Però volendo gii Filofleno Eretico dipingere la Lafciuia,come
fcriue Pliniojfcce tre Satiri, li quali con vafi in mano beeuano larga-
mente, & parcuano inuitarfi à bere l'vn l'altro. A che mi pare che fia
/ìmile qucIlo,che fcriue Paufania di Sileno ilquale parimente dei nu-
mero delli Dei fìlucftri , & è , che nel tempio di coftui in Grecia ap-
prcflo degli Elei era il fimulacro, al quale la vbbriachczza porge-
ua vn vafo con viro . Porfirio vuole , che i Greci imitando gli Egit-
ti] habbino non adorato le beftic.come cflì faccuano, ma compo-
fto gli fimulacri de i Dei di beftia,c di huomo, e che perciò hauefìe_»
Giouc talhara le corna di Montone i e Bacco di Toro i e di huon- o,e
dì
De gli Antichi-
<g|^ hnaginc del Dio creAtore de gli Egittij , (^ di
*§§É' Ctoue dio dell'i dei de gli antichi etmct ^ chc^
diT20ia?J0 la natura di Dìo ^ (^ U Jka proui-
deììza , bontà , communteatiom , (jr gouerno di
tutte le cofe.
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1 2 6 Imagini de i Dei
ì»ìnQ dirà di capra foiTc fìitto Panralquale hanno gli antichi dato il Pino ] met*
.1 Yi'.:o. tcndogliclo in mano calhora ; e talhora facendogliene ghirJandt-» •
La cagione è,dfcono le feuolc , che in qnefto arbore fu mutata vna->
giouanc detta Piti > da lui am:^ta grandemente . Come dicono di Si-
ringa ancorala quale diuentò canha,&: egli che J'haueua amata pris-
ma/e ne fece poi la Zampogna , e per amore di lei la portò Tempre -
Ifora ritorno a Gioiie riputa::©, come difli,ii maggior di tutti i Dei da
gli antichij& che per ciò haueffe il g©uerno deirrniuerrc:6c fecondo
P(^rfi no . ^j^^ l'hannodefcntta Porfirio, Eufebio,Suida,e de glialtri ancora , la
imagine Tua fu pofta a federe per moftrare,chc quella virtù , la quale
regga il mondo , & lo conferua, è ftabile, & ferma , né fi muta mai .
le parti di fopra erano nude , & aperte , per darci ad intendere : che
Iddio fi manifefìa alle diuine intelligenze: & erano coperte 6c veftitc
quelle di fotto, perche non Io potiamo vedere Roi , mentre che habi-
tiamo qucfto baffo Mondo . Tencua vno fcetro nella fìniftra mano »
perche dicono,cheda quefla parte del corpo e ilmembro principale,
che è il cuore , dal quale vengono gli fpiriti , che poi fi fpargoHO per
tutto il corpo Et così il Mondo ha la vita da Dio, ilquale come R5
la difpenfa,e gouerna a modo fro . Porgeua poi con la delira hora_»
vn' Aquila , & hora vna breue imagiie dell a Vittoria moftrandoiji-»
quel modo, che Gioue così è fuperiore d tutta la gente del Cielo, co-
m'è l'Aquila à tutti gli vccelli , e che egli così hi ibggcttc tutte le co-
fc,come fé per ragione di vittoria kk haucfleacquiflate , e gouerna-
te à modo fuo . Donde viene , che per lo più non fiinno intendere gli
huom i ni la caufa delle mu tationi di qucflc , ne del bene , e dd male ,
Jf omero, che fra mortali fi cangia sì fouente . Per la quale cofa Homero fìnfè _
che Gioue hauefle tuttauia dinanzi duo vafi grandi come botti,pieni
i' vno di bene, l'altro di male, li quali egli voltaua , & riuoltaua a fao
piacere , & dapoitiraua hor dell'vno , hor dell'altro quello, che pa-
tena à lui , che meritaffe il Mondo , che gli fofie mandato. Et vn'al-
tro Poeta molto antico difl'e , che Gioue fa difcendere la bilancia»^
hor d'vna,hor d'altra paite, fècondochea quelli ,òaquefli gli pia-
ce di far bene ; Che fu pur'anco fittione di Homero , perciocheegli
fa,che Gioue tenendo la bilancia d'oro in mano, pefa i fatti de'Gre-
p ^ . ci,& de' Troiani per vedere a quali doueua dare la vittoria. Egli fu
parimente in Pireo porto de gli Atheniefi,come ferine Paufania, va-»
fimulacro confccrato a Gi©uc,cheteneua in mano lofcettro , & la_»
Vittoria . Et quelli di Egitto , haueuano le loro facre cofc iuttc pie-
ne di marauigliofimifterij, &quelletcneuano occulte il più chepo-
teuano , con alcune ceremonie , e con diuerfe ftatoe , U pofcro pari-
mente lo fcettro in mano a quel Dio , ch'eiii chiamarono Creatore,
ilqualc perciò mi pare che affai Ci confaccia con il Gioue de i Greci .
Oadengn è marauiglia,ch? io metta inficme gii loro fimuJacrij per^
che
Vtu'iierfo dì»
pinco .
De gli Antichi. 1 27
che fc ben furono di nomi diuerfi,& non fatti in rn medcfìmo modo,"
nientedimeno credo, che fìpofladire,chefìgnificafl'ero rnacofà me-
dcfima,ò poco differente l'vna dall'altra. Era dunque il Creatore
de gliEgictij fatto in forma di huomo,di color ceruIeo,che teneua vn
circolo nell'vna mano & nell'altra vna verga regale, & in cima al c^-
po haueua vna penna,la quale moftraua che diflìcilmente fi può trip-
uare il Creatore delle cofe^che è Rè , come lo moftra lo fcettro , pes-
che ftd in fua mano dare vita all' vniuerfo, il che fa eglij métre che in-
tendendo in fé ftefib fi raggirasse quefto fignjfìca il circoIo,che tiehc
in mano.Manda poi fuori della bocca vn'vouo , dal quale nafce qitel
Diojche chiamano Volcano. L'vouo fignifìca il Mondo, & Volcano
quel calor naturale,che in eflb dà vita alle cofè . Benché moftraua-
no in Egitto il mondo con vn'altro fimulacro ancora qual era di
huomo con piedi infìemerittorti,& annodati ; haneua intorno vna-»
vefte,chc lo copriua giù infìno a piedi,tutta varia, & di colori dmer-
/?,*& fofteneua con il capo vna gran palla dorata. Le quali cofefigni-
fìcauano che'J Mondo è rotondo,nè muta luogo mai , Se che varia è
la natura delle (ìdÌQ . Tutto quefto dice Porfirio, fecondo che rifcri-
fce Eufèbio,il quale fcriue pur'anco che fu l' Vniuerfo dipinto da quel
lidi Egitto inqnefta guifa. Faceuano due circoli l'vnofopra l'altro,
& quelli attrauerfauano con vn ferpente, che haueua il capo di Spar-
uiere.Moftrauano i circoli la grandezza , & la forma del Mondo , Si^
il ferpente il buon Demone conferaatore di tutto , & che rvr.iacrfb
comprende con la virtù fiia,cioè quello fpirto, che lo vinifica , & no-
drifcci perche tennero iFenici,& gli Egittij,chc fodero di natura di-
uinaiferpentijvedendo che quefti,non con l'aiuto delle membra eftc ^^-P^v'" ^^'
rion,come fanno gh altri animah^ma iolo dallo Ipirito j & viuacita ^.^ clinica .
loro mofB, vanno velocifIìmamente,& con preftezza mirabile torca-
no , & ritorcono il corpo in diuerfè maniere ; oltre che viuono lun-
ghillimo tempOjperche depongono la vecchiaia infiemc con la fp^-
glia , che mutano ; & così fatti giouani ài noub paiono non pòfer^
mai morire da loro fteflì,f£ forfè non fono vccifi . Et vi aggiunfero il
capo dello Sparuiere parimente per la fua preftezza , & agilità gran- ^
de. Martiano^quando nelle noize di Mercurio,& di Filologia hnge, ,/ ^*^'
che Gioue chiami a concilio tutu sii altri Dei,così Io defcriiie . E^li V'^S^\-
ha m capo vna corona regale tutta nlplcndente , & fiammeggiante , q j^^ _;
gli cuoprc la nuca vn lucido velo tefl-.ìto già per mano di PaDade;t$t-
to è veAito di bianco, fé non che di fopra hi vn manto j qual pare, ài
vctro^dipinto à fcintiilanti Stelkjnella deftra mano tiene due rò .on-
de palle:,r vna è d'oro, l'altra d'oro ik ài argento; & nella finiftravna
Lira con none corde;le fcarpe fono di verde Smeraldo , Se fiede fopra
vn panno fattole teffiito di penne di Pauoneje co' piedi calca vn Tri-
dente. Furono ancora fatte Aatoe à Gioue io modo tale,che non fo-
128 Imaginidei Dei
„:^,~-..- y-^ -iVH ^;^ <?(J^ '?0^ '^,yi'?ù^i^ ^-^ -Pf}^ (?f)^ g^^f<i ^Hb ■->ù^ r;,-^
rf?.
*?r
h/jAiiint di Gtouc dio dtìlt dei de gli Critichi ji
gnificane ia pi>tevz^a (^ pronfdt?j\a di Dio y
i^ lui effer ti fattore manterniòre del tutto ^
ftj da, lui prouenire CarmcniA de gli borbi ce-
: J»?
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tvO* ^ ^ %0« ^ì^ ^!^ 'iv^)^ 4^ <k)^' vjp ^jt' ^k;^ ?«^
itarco.
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Ci ione con
De gli Antichi. 1 2 (?
lamentc fignìficauano chi ci fofle , & quel , che poteile , ma dauanó
etiandio aconofcereeuel, cheglihiiomini hanno da i-arc tra loro .
&: mafljmamcntei Re, &i Principi verfb gli fudditi: parche qiicfli
(come mi ricordo di haucre detto altra volta) fono in terra qnafì
ìmagine di Dio , & perciò debbono , quanto fi può più per lorojrap-
prcfentar parimente la prouidenza , la giuftitia , 6c la bontà diuina .
Scriue dunque Plutarco , che i« Creta fu gii vn fìmulacro di Gioue , piut^,,., .
il quale non haneua orecchie , per moflrare , che chi è fopra a gli al- G ioìiiVenzi
tri , & ha da goucrnargl i , non dcue afcoltare ciò , che gli vien detto, oiecchie.
ne più quefto,chcquello, né quello, che qneilo, ma flare così fer-
mo , & faldo , che dal dritto non parta mai per l'altrui parole .Et
all'incontro Io fecero i Lacedemoni] con quattro orecchie, come che Gioue con
Gioue oda tutto,& tutto intendajò pureche due orecchie debba ha- ?"f"'^^ ^'^'^
nere da giudicar per intender vna parte, 5c due per l'altra : il che pa-
"Vlmente fi riferifce alla prudenza del Re > &: del Principe , il quale hi
da vdire, & intendere tutti, & tutto quello, che i faci popoli fanno.
Et forfè che il medefimo volle mòfìrare chi gii IvxcGìouc con tre^
occhi quafi che ei vegga ogni cofa , e niente a lui ila occulto : cornsu trc'occhi.'"
anco non ha da eflere a chi ha la cura , ^iì goucrno delle Città. Dd
.che venne , che diifero gli antichi , che la giuilitia vede ogni cofa,co-
m tappare nella fuaimagine . MaPaufaniane rende altra ragione, Paiifanìa.
"fcriucndo , che appreflb de gli Argini nel tempio di Minerua fu vn fì-
mulacro di Gioue, che haueuadue occhi, come fi vede, che hanno
gli huomini ; èc vn'altro poi ne haueuanelmezo della fronte, de di-
ce poterli penfarc , che quefto fignilicalTe , che Giouc ha tre regni da
guardare : l' vno del Cielo , perche communemente lo riputaua cia-
scuno Re del Cielo : l'altro dello Inferno , cioè delie Terra , perche la
Terra, hauuto rifpctto al Cielo, e Inferno, & chiamalo Homcro
perciò Gioue infernale ; il terzo e del mare , perche lo chiama Efchffc Efchila
Io Re del Mare ,* & Martiano ( come ho detto di fopra } gli mette il
tridente fotte i piedi ; & Orfeo in certo hinno prega la gniftitia, che
voglia'haucre cura di tutti i viuenti , che fono nodriti dalla madre-»
Terra, & da Gioue marino. Moftrano dunque, fecondo Paufània,i
tre occhi in Gioue , che a lui fono foggstti quelli tre regni dell' vui-
ucrfo , quali diceno le fauole ^che partirono con lui gli altri due fra-
telli toccandone quel del Mare a NcttuHo, & à Plutone quel dell'In*
ferno. Che nelle ftatoe delli Dei moftraflcro gli Antichi per l'occhio
qùafera l'officio del Signore, fi vede, dice pur'anco Plutarco, da_.
quello , che faceuan» gli Egitti] , li quali tri le fa ere loro dipinture
quando voleuano rapprcfentareil Re , faceuanovno fccttro con vn'-
occhio in cima,come ho già detto,chc dipingeuano il Sole ancora &
faceuano Gioue parimente con la medefima figura , volendo perciò
intendere , che ^comc il Re può affai , perche lo fcettro èfegno della
mag-
1 3 o Imagini de i Dei
«^f§^ Imdgwe dì GÌ9Ur€ folgorante contro li pergiuri
vominai0 Gìoue horcio , cufìode del giuramen-
to y (^ puero CAJligAtore O** diìlruggit9re di
quelli che giurano il falfo ^ (^ di quelli y che
erano facili al giurare* »
^^^
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fi»
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^f^v^«^,^;;^(,^^,,^p;^.f^^^^™^g^.,^p^,(^,^,f^'»
Suilft.
Ariilotele.
Pluurcè
De gli Antichi. 131
maggioranza ; ic della potcnzajchc fi hi (o},vd gli altri , così tgJi hi
da cfler vigilante ai goucrno de* popoli, moftrandofi giù ftofeinprc
in ogni Tuo aftarc.Et (ì legge ancora, che a lato lu ftatoa di Giouc fo-
leuano già porre quella della Giuftitia, come chc'l Rè non faceffc-»
mai, ò nondoucflemai fare cofa, che dalla Giiifiilia non fofl'e ac-
compagnata. Onde folcuano anco gli antichi,come ri ferii ce Suida,
fare d gli fcettrivna Cicogna nella Cima »&: nel calce l'Hippopota-
mo ; volendo a quefìo modo moi1-rarc , che il R è ha da cflcre pio , &
giufto, & deue opprimere quelli che con violenza , & ingiuftamente
fanno male altrui. Imperoche fi legge , & Arinotele lo conferma,
che la Cicogna nodrifcc il padre , & la madre pofcia che fono diuen-
tati vecchi , nel medefimo modo , che ella da quelli e ftati g à nodri-
ta,& alleuata , opera pijflimaj,& giufìiilimaje l'Hippcpotanioè
tanto em.pio,& ingiufto, come fcriue Plutarco, che fa violenza aì
padre,&: l'ammazza, & vfadapoi con lamadre. Oltre di c:ò fi leg-
ge appreflb del medefimo Plutarco, che inThcbc erano alcune ftatoe
lenza mani , le quali mo/lrauano i giudici, & gli'amminiflrjton del-
la giuilitia , perche qucfti hanno da eiT^re lènza mani , cioè , che non
debbono in alcun modo accettare premio , né doni , per li quali hab-
binopoida far torto ad alcuno, dando ragione a chi non l'hd. Ec
tra quefte vn'altra ven'era fenzaocchi , la quale rapprefentaua il Si-
gnore, che a giudici e fopra, perche egli ha da eflere libero da ogni
pailione , & di odio , & di amore^conlìdcrando folamente in sé quel-
lo , che fia giufto : fcnza hanere , rifguardo più a qucfto , che a quel-
lo , nel fare amminifcrare la giuilitia , come fono tenuti tanto 1 Re , <
^ i Principi , quanto gli officiali , & i magiftrati , non folamente per
legge di natura , ma per loro proprio giuramento ancora . Et facen-
do altrimenti , & gli vni , & gli altri hanno da afpettare di doucrno
efTcr puniti d:i Giouc caftigatore dello fpergiuroi come nelle fuc fta-
toe moftraronopur'anco gì: antichi : perche fi ltgge,che appreito
de gli Elei ; gente della Grecia, ne fu vna la quale era molto fpauen-
tcuole , He temuta grandemente da gli huomini perfidi , e fpcrgiuri.
Q^efra teneììa il fulmine con ambe le mani , quafi che fteffc prcfta a
punire lo /pergiuro . Come di cert'acqua ancora racconta Ariftote-»
Jc , fcriuendo delle cofe miracolofe del mondo , che era in Cappado-
cia apprcflb a Tiana Metropoli di quel paefeja qual nel fuo fonte era
freddiJiima , ma quiui , pareua bollire ; & fc a quefta era menato al-
cuno,del quale fi dubitalfe, chehaueffe giurato il falfo hauendo co-
lui detta la verità,ella fi moftraua quieta,& fé ne andana co vn corfo q]q,jiI fpg,^
lento , & piaceuole : ma , fé giurato haueflcquel tale la bugia , cosi giu.o.
moftraua di adirarfi cor tra di lui, che gonfiatofigli fi Isnciaua alli
piedi , alle mani , & alla faccia ancora, quafi lo volefle punire delio
fpergiuro,nè lo lafciaua mai infino a tanto , ch'egli haucfie ccnfefla-
to apertamente il fuo peccatto, ò: piangendo dimandatone per-
I 2 ^cno.
Acqua dì
T3 2 Imagini de i Dei
^
^é^'
4^.
III"
Ima^^i?7e della Fede JtgnìficAU per il Dio Tidio
adorato anticamente . La Verità e rappre-
fentata qui come Mddre J'Honore come Fa-
drs ^liAmore come legame .
mt
»i
fé?*
^- J? X5^'^^^ ^^ ^ cS ^ ^X 5^ t^ ^wX
De gli Antichi. 133
dono , o che ( fé pur ftaua oièinato ) quiui diuentaffe hidoprico , 6cJ
rigittarte per bocca gran copia di fangue tutto corrotto , & guafto ;
onde i Greci ehiamauano qiicfta l'acqua di Gioue fpcrgiuro. Et ap-
prcflb de'Corinthi ferine Paufania^che fu nel tempio di Nettuno vna
fecreta cella con vn'adito , che andana fottera,oue diceuano, che fta-
ua Portunno , & chi quiui hauefle giurato ii falfo , qualunque eì fof-
fc, non poteua fuggire di eiTernc fu bito punito. EtgliEleiparimen- ^^ .
teaadauanoagiurareall'altarediSofipoliioroDio con riuerenza-, di-iuTaS'*
grande . Non racconta elfo Paufania la cerimonia che quiui vfaua- *
no ,' ma dice bene in vn'altro luogo quella che faceuano ne tanto ce-
lebrati giochi Olimpici , oue conueniuano peifone daogni banda__. ,
chi a correre a pie , chi a fare correre caualli, chi alla lotta , & chi ad
altre cofe ; perche chi ne riportaua la vittoria era ftimito affai ;
onde bifognaiia hauer ben mente , che non vi fi facefle inganno alcu-
no . Et perciò non {blamente quelli , che andauano per interueuire
in alcuno dì e(G giuochi , ma i padri loro ancora , i fratelli , & i mae-
ftri , che gli haueuano effercitati , li quali tutti andauano ad accom-
pagnarli , giurauano con certe parole folenni fopra gli tefiicc lidi vn
porco^che per quefto erano quiui tagliati all'hora folennemcntc^chc
non farebbono fraude alcuna . Et i giuocatori giurauano di più di
efferfì efiercitati dieci mefi continui in quella forte di giuocoja che e-
rano venuti . Et quelli, li quali haueuano da giudicare della vitto-
ria , giurauano parimente di non torre dono alcuno da' giuocatori ,
jièda' fuoi & di non fauorirepiu vno,che vn'altroinmodoalcuno,.8c
di non palefare , perche approuaffero, ò riprouaflbro più queflo,chc
quello . Et perche quefto era quafi in forma di facrificio , & ne' fa-
crifìcij era coftume dimangiare le facrifìcate carni (foggìonfe Paufa-
nia ) che non sà,che fi faceflero di quefto porco , fopra li tcfticoli del
quale haueuano fatto il folenne giuramento , ma che ben fa , che la
religione antica vietaua il mangiare le carni di quella vittima , fopra
la quale era ftato giurato folennemente come fi vedeapprefìbdi Ho^-
mero . quando dice,che il Sacerdote gittò nel mare quel porco, fopra
gli tefticoli del quale Agamenone giurò di non hauer tocco Brifei-
da . Et era quafi fimile la cerimonia, che vfauano i Romani nel fare
le tregue, perche giurauano ;& faceuano certe imprecationi fopra
vn porco , che quiui haueuano , prefenti i Sacerdoti a ciò deputati .
Ma lafciando le cerimonie, ritorniamo al Dio ci'ftodedel giuramen- Cime Sor-
to , chiamato da' Geci Gioue Horcio , & raporefentato nella fta- «o .
tua , che teneua il fulmine a due mani . Quefti dà' Romani fu fatto
in altro modo ,& altrimenti nomato ancora , benché ii Nume fo<Tc
il medefimo , come hanno detto alcuni di Gioue Horcio , & dd Dio
Fidio de' Romani, perche come quello guardaua il giuramento , che ^*® ^^^
foif^ vero , & giufto , così quefto era fopra al feruar la ftde , & per
I 3 quefto
134 Imagini de i Dei
iS{)^ f^ <?i7«i ^^sb «m c?t-)-%
Imdgme del Dio Fidìo cullo de della fé ds ^ fcdel
tà di Gioue detto Veious cioè Tjoceuoie ;,(^ ca-
/limatore ^ con l'haùito dt ^acco À cui ì attribui-
to il fm nume ^ di Ila fyra Amalthea ^ cha^,
diede il latte à Cioue d'yno de corni della qua-
le f,^ fatto il corno di dimtiaocormicopa ,
l^^
W^
tstn.
De gli Antichi. 135
Veiouc .
Gelilo.
ri|uefio era adorato , & trouafi fra le cofe antiche di Roma fatto in^
quefta qucfta guifa . Egli è vn pezzo di marmo intagliato a modo di
fencftra,oue fono fcolpite tre figure dal mezo in siì,del]e quali l'vna*
che è dalla banda deftra, è di huomoin habito pacifico , & ha lettere
a canto , che dicono H O N O R ; l'altra dalla finiflra parte è di
donna nel medefimo habito , con vna corona di Lauro in capo , &C^
con lettere , che dicono V E R I T A S : Qucftc due figure fi dan-
no la mano dcflral' vna con Taltra, tra le quali è la terza di fanciul-
li©, che ha la faccia bella , & honcOa , cui fono intagliate fopra iLca-
• pò quelle due parole DIVS FIDIVS. Et per punire Gioue lo
ipergiuro, come ho detto, mi viene a mente, ch'ei non fu fempre-i
adorato , perche giouafle ; ma perche non nocelle ancora alle-*
volte , & lo chiamarono Veioue all'horarcome che potefl'e nocere fo-
lamcnte : II che moftrarono pur anco nella fua ftatoa , perche la fe-
cero y fecondo che fi legge appreffo di GcIlio,& che riferifce AlclTan-
* dro Napolitano ; in forma di fanciullo con le corna in capo , 8c con
le laette in mano in guifa di ferire, & haueua a canto vna Capra.
Perche differo le fauole , che haucndolo oH la madre , per camparlo
"dalla vorace gola di Saturno , dato in guardia a due Ninfe in Creta ,
, nomate Tvna Amalthea, & l'altra McliiTa , ouero Hega , & Helice ,
quelle lo nudrirono di mele,& del latte di vna loro Capra , che ama-
«ano alTai . Alla quale eflendo auuenuto vn giorno , che per difgra-
tia fi ruppe vn corno ad vn'arbore con grandilfimo difpiacere delleu
Ninfej che ne furono dolenti oltra modo ; tìlc non potendo farne al-
tro, lo empirono di diuerfi fiori, & fratti, & adornatolo tutto di
belle fiondilo prefentarono a Gioue, il quale Thebbe molto caro ; &
volle , che per honore della fua nutrice ei folle fempre legno di abon-
danza ; onde lo chiamiamo ancora corno di diuitia , & di Amalthea
anco talhora , del quale difle Ferecide , come riferifce Apollodoro,la
virtù efi'ere tale , che dà copiolàmente tutto quello , che T huomo si
defidcrare per cibo , & per bere . Si legge ancora , che quello corno
non fu di Capra , ma di Bue , & di quel Bue , nel quale fi mutò Achc-
loo,quando già cóbattè con Hercole per Deianira,che era ftata pro-
mefla dal padre ad ambidoi; perche Hercolc, come dicono le fauo-
le , glielo ruppe , & lo gittò via : ma le Naiade ninfe de' fiumi lo rac-
colfero , & empiutolo di vari] fiori , & frutti , & adornatolo di verdi
frondilo confecrarono alla Copia, che s'intende per la Dea della»/
abondanza , & perciò fu chiamato il Como della Copia, ik di doui-
tia. La quale cora(lafciando da parte le hiftorie; che fono lotto
quella fauola) dicono alcuni, che moftra la forza della fortuna, per- licione,
che molti animali hanno tutta la forza nelle coma , & con quelle of-
fendono fouente ; &: ha la fortuna la copia , per fua miniftra, per-
ch*e ella è ricchillìma , oc ila come in fiia mano di dare , &; di torre le
I 4 ricchez-
Cortìo dì
Doiiitia.
Corno €0*
pia^efiiaipo-
1^6 Imaginideì Dei
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Imagi ne di Gioue e ir co f2 dato dalle tre grafie , (g^ "J^S*
/9^4Zi'f treborty il cui Trono e fofientato dallc^ "^f*
imagini della vittoria , co» r«4 littoria coro- "^^
»4r4 /« yna mano y^ lo fcettro con l'aquila^ ^§^'
ne lì' altra spinificante l'ajfoluto dommto di ùto^ ^^J*
tt^ tutto effer à lui fot topo fio ,
"o^Jv Vi>« ■^ài}^ vO^ ^HA? W»? >s»U<? 'àC^ ■,>i«:' %(A^ t^Hr- ^bO;? %KJ-? ^>ì; W>? 'C t3>vr
De gli Antichi. 137
ricclieize , fe gli beni temporali . la copia dunque de i fiori & de i
frutti dà rfbJ corno di éoiiitia (di Capra , ò di Bue che ei foflfe ) per-
chele ricchezze , & gli altri benimondani paiono cffer in potere del-
la fortuna, & che vadino,& venghino come a^uella piace . Potréb-
befi anco dire, che il corno di douitiaveniffc dalla Capra, chcdkdc
il lattea Gioue, perche da lui erano creduti venire tutti i beni , co-
me ho già detto : Onde gli fa dato il medelìmo potere ancora , che
ha il Sole j & perciò volenano > ch'egli haueffe le fa ette in mano nel-
la ftatoa , ch'io di fegnaì poco fa . Et alcuni gli diedero parimente^
il nume di Bacco , facendone fimulacro con gli ornamenti di Bacco ,
come recita Paufania , che Policleto ne fece vno ia Arcadia , che ha-
ueua gli coturni in pie , & con Tvna mano teneua vafo da bere , &c^
«onl'altra vn Thirfb, al quale era vn'AquìIain cima^ Etdouena ef-
ftrc giouane quefto parimente, come fi fa Bacco: & come fu il Gioue
adorato a Terracina , cui diedero vn cognome , che fignifica (ènza_*
rafoio, perche eraftnza barba, ne haueuano bifogno di fimilc coltel-
lo . Poche ^ono poi quelle ftatoe di Gioue, allequali non fia aggiun-
ta l'Aquila in qualche, modo, come vccello proprio diluì* Ètper-
ciò dalle Aquile e tirato Tempre il carro di Gioue, ò fia perche, fecon-
do che riferiice Lattantìo,ei pigliò buono augurio di vittoria dall'A-
quila , che gli apparuegid, mentre che andana a certa guerra ( & di-
cono alcuni , che fu contra Saturno } dalla quale ritornò vincitore^,
onde fu dapoi finto che nella guerra contra i Giganti , l'Aquila mi-
nìftraua le arme a Gioue ,& perciò la dipingono (buente con lui,che
portai! fulmine con gli artigli, onero perche fi legge, che di tutti gli
vccell ir Aquila foJa'è ficura dalla faetta del Cielo, & che ella fola-»
parimente affifla gli occhi al Sole ; sì che a ragione ella e detta la Re-
gina de gli vccelli , & data a Gioue Rè parimente de i Dei . Trouafi
ancora Gioue ( come Io fece Fidia à gli £lci,& lo defcritie Paufania )
d'oro, Scdiauorio, che ficde in bel leggio regale con vna corona in
capo fattaifogliediVliuo, ha nella delira mano vna vittoria coro-
nata parimente , & nella finiftra vno fcettro fatto di diuerfi metalli ,
che nella cima hi vn' Aquila ; il manto , chcegli ha intorno , è d'oro
fatto a diuerfi animali ,& a fiori di tutte le forti, ma per lo più di
gigli , & le fcarpe parimente fono dorate . Nel ^ggio poi, tutto rilu-
cente d'oro , & di pretiofe gemme , fatto di auorio , & di ebano , fo-
no intagliati molti animali, oltre le tre Gratie , che fono dall' vna_^
banda fopra la tefta del fimulacro , &^ tre Hore da l'altra , & quattro
imagini della Vittoria in vece di piedi lo foflengono. Siede parimen-
teGiouefopravn'altofeggioinvnamedaglia antica di Netone,^
ha nella deftra il fulmine ; & vna hafta nella finiftra con lettere, che
dicono Gioue cu ftode . Et Luciano fcriuendo della Dea Siria , met-
te che nei tempio di cedei fofle il fimulacro di Gioue pofi;o i federe
sa
tjioac^o»
ornameitti éà
Bacca «
Aquila M
Gioue -
Aquila Regi-
na de gli vc-
celli.
Gioue m
feggio.
«
Gioae ecj'
ftode.
1 3 S Imagini de i Dei
Iwngine dt Ciotte col Fulmine , c^* co7ì l'Haftct^
per moftrare U fi abilità del Goturno delìct^
diurna Proutdenzjt s ^ injìeme ti pronto ca-
Jìigo dilla mcdtjìma all'opre maluagie de* tri-
II»
f§S*
II*
"ili*
JDe gli Antichi . 1 3 p
su diieTori . Ma airincontro poi in alcune medaglie pare antiche di
Antonino Pio,&; di Gordiano ftd Gioue nudOj& in piedi ,& ha l'ha-
fki nella deftra , & il fulmine nella finiftra , con lettere , che dicono:
Gioue Statore; che ei fu cofi chiamato in certo Tempio a lui fatto Giouéftato-
d a Romulo, perche a fuoi preghi fermò i folda ti Roman i, & fattigli '^-*
voltar fronte gli fece ftarfaldi già vna volta, che combattendo con
gli Sabini fi erano meflii in fuga . Da quefio non è molto difiimile-»
Gioue conferuatore, che fi vede nelle antiche medaglie di Diocle-
tiano, il quale fta parimente dritto, & ha nella deftra due faette in 9^^'^^ -5^"'
guifa , che fi ponno pigliar anco per due fulmini , & vna hafta nella ^'^^"^^°'^-
lìhiftra . Et in vn'altra medaglia del medefimo Diocletiano e chia-
mato Gioue conferuatore dello vniucrfo , & tiene la hafta con la fi-
niftra , & con la deftra porge vna breuc imagine della vittoria . Ne pulmìnc di
altra infcgna pare, che fia propria a Oioue del Fulmine , benché lo Sumano."
deflero i Romani, come fcriue Plinio , al Dio Sumano ancora jilqua-
k era il medefimo , che Plutone, ma quello però foIamente,che-j Fulmine ib-
Ycniua la notte, perche il fulmine del dì era di Gioae. Gli Etrufci, toàpiùDci.
antichiflìmi oflematori di quefte cofe, vollero che anco Volcano, &c
Mincrua parimente fpiegafle il fulmine, col quale fi legge , che ella ^^^'[""^ (P'^
abbruciò già l'armata dei Greci. Onde Virgilio fa così dire a Giù- g'^^^^^vrai"^*
none fdegnata fra sé medcfima per non potere fare il male ; che vo- y • ...
Icua ad Enea , & a gli altri Troiani , quandodopò la rouina di Troia ^
andauano in Italia .
Ha Vallade potuto Vendkarft
Pé" Greci , & abbruciar le nauì loro ,
Spiegando [opra quelle di fua mano
Da t'alte nubi il fulmine di Gioue:
lEt io , &c*
Et diceuano che i fulmini /piegati da gli altri Dei, che così intcr- FuimìnidiJ
pretarem©per hora quello, che elfi dimandauano Manubie, erano tre colori,
bianchi , ò negri : ma roffo era quello che veniua dalla mano di Gio-
ue, come riferifce Acrone,OHe Horatio dice, che'l fommo padro Ai^ron:.
con l'ardente deftra ha tocco le facre torri . Da che vengono a farfe
fé tre forti de i fulmini pofte da Ariftotele, delle quali l'vna è cofi ^"^^i^e di
chiara, & penetrante , che fa gli miracoli, che fi leggono troppo l'i^ . ^- ^ 3
grandi , come che paflando fi bee il vino tutto di vna botte ; fenza la- fuJmS! ' ''
fciare fegnodi b^uere tocco la botte j che fonde l'argento, 5;: ogni '■'
altro metallo , che troua nelle caffè , fenza punto offendere quefto ,
che a Martia femina Romana eftinfe il parto , che haueua ancora^. Martii;
nel ventre , & a lei non fece alcun male ; che ammazza le perlòne , né
fi Tfedc j che babbi tccco.k vefti^ ^!^^^?B?!?^5!^^ ^ ^^^" fimil^-
140 Imagine de i Dei
fil*
•4-^ ... . . ^^1*
■t^':^^ Imagine di Giout folgorante apportAtor di pÌ0g- '^§*
«^f^ g'^i & tìernbi i Q^ l'imagir.e di Gioie La- ■^|f§»
<£;|^ éradeo di Lidi , (igvificante tjpr Iddio apjia- '^§,^
<^:§^ reuhtatv i cafltgare li malfattori , ^ la prò 4|=|,^
<t;'i|^ ^tde.nt.a dl'Mtia . '^^
De gli Antichi . 1 41
&: quella forte di fulmine vitne da Minerua , che nacque del capo di
Gioue , & è perciò I2 più purgata , & più fottìi parte del fuoco , 6>C^
farà la bianca . L'altra abbrucia ciò che troua , & quella fìa la rofl'a,
mandata dalla mano dì Gioue . La terza , che hi più dell'humido ,
& del groflb non abbrucia , ma tinge /blamente , & perciò la di (l'ero
negra, & la diedero a Volcanominiftro di quefto noftro fuoco tutto
fumof© . Per kquali cofe hano i Poeti chiamato il fulmine trifulco ,
come che ferifca in tre modi , & dipinge^ parimente con tre punte ,
6: tre furono i Ciclopi , che lo fabricauano , come fi dice nella ima-
gine di Volcano : a cui non trouo però , che foflè dato mai , né in fta-
toa , né in pittura il fulmine , & manco aMinenia : benché fé ne leg-
ga quefto , che ne ho fcritto , per dimoflrarc la natura , & glidiuerfi
effetti di quello , ma a Gioue folamente l'hanno pofto , & tal volta_*
in ma no 3 6c tal al tra a' piedi, hora l'Aquila glielo porta appreflb col
becco , hora con gli artigli , & in altri varij modi è ftato fcolpito , &
dipinto . Seneca dice , che il dare a Gioue il fulmine , col quale egli Seneca.
fpauentafoucnteil Mondo, fu finto da gli antichi per frenare la te^
merita de' fuperbi ignoranti, li quali fi farebbono dati licentioia-
meote ad ogni forte di maluagitd , fé non haueffero temuto alcuno ,
che eccedefle ogni humana forza . Per impaurire dunque quelli, li
quali non fapeuano far bene fé non per timore , fu detto che Gioue-»
fupremo giudice delle attieni humane ftaua loro fopra con la defira
armata del fulmine . Nò lo facttaua egli però fempre di fuo volere^
folamente : ma , come diffi gii fpeflb col configlio de gli altri Dei Se
era grauifiìmoallhopa,& apportatore di molti mali, fi come era_^
leggiero, & moftraua, che l'ira di Gioue fi poteua placare facilméte,
quando non v'intraueniua il cófiglio cclefte.Da qacfto Seneca ferma
vn documento morale molte bei!o,dicendo,che,coine Gioue fupre- ^0^2!^^
moRè de i Dei gioua , & manda del bene a' mortali fcnza dimandar-
ne l'altrui configlio de gli altri Dcijcosì fri noi i Rè & gli alcriSigno-
ri dourebbono prima , che far male altrui , ò per caftigo , ò per quale
altra fi voglia cagione , penfarui molto fopra , & hauerne buon con-
figl io ricordandòfi ; che Gioue non fi fida del fuo giudicio folo, qua-
do hi da mandare qualche grane male al mondo , & che non per al-
tro fu detto , che de i fulmini mandati da Gioue alcuni erano grani ,
!k perniciofi , &: alcuni lieui , &• di poco male , fé non per dare ad fn»
tendere cui tocca di caftigare gli humani errori , che non hi da ful-
minare contra tutti ad vn medcfimo modo , né moftrarfi egualmente
terribile ad ogni vno . Leggefi ancora , che Gioue, portaua fu'l fini-
lì:ro braccio la pel le della Capra, che Io nutrì, quando egli era anco
bambino,detta Egida,& che con qucfta fcuotendola, faceua le piog. ^^"•■'| ^? -
gie , sì come con la dcftra fpiegaua il fiilminc , fecondo che nota Ssr- ^,, .^ "^ ^'^
uio apprclìbxii Virgilio : oue ei tiice^che gli Arcadi credettero di ha- Virgilio..
Documenfo
142 Imagini de i Dei
acre villo già da prindpio intomo al Monte Tarpeio lo AeflbCxoud
Qumdo l'Egida negra Jpeffo fcuotc^ .
£ moue con la delira ofcuri nembi .
Et che nella medcfima pelle chiamata anco Diphthera ci fcri-
Diphthera_j ueiia tutto qucllo,che fi faceua per rfniucrfojpcr non fi fcordarej
libro «li gì* cofa alcuna, quando voleuariucdere il conto delle attieni humanc.
^^' Ondediceuano gli antichi perprouerbio, che Gioue haueuapure
guardato vna volta nella Diphthera, quando vedeuaro qualche^»
iDaluagio hucmo , dopò le (l'ere ftato vn tempo felice, eflere caftiga-
to alia fine , & punito delle fue maluagie opcrationi .
Oltre di ciò Gioue fu fatto fenza fulmine ancora , come fi legge ,
che ne fu vn fimulacro nella Caria regione deli'Afìa minorc;iI quale
non haueua fulmine , ne fcettro , né altra cofa di quelle , che fin qui
fono fiate dette ma vna fcurc folamentej& ne rende la ragione. Plu-
tarco raccontando, che Hercole, ammazzato che egli hebbc Hip-
polita Regina delle Amazzoni tolfc la fcure, ch'ella portaua,trà
l'altre fue arme, & la donò ad Onfalefua, la qualefudi Lidia, &^
perciò i Re della Lidia vfarono poi di portarla, & come cofa_^
iacra la guardauano . Quella per mano di molti Rè venne i
Candaule , che poi non ii degnò di portarla , ma la faceua por-
tare ad vno , che fempre era con lui, il quale infieme con Candaule
fiì vccifo da Gige vincitore della guerra^che già gli haueua mofla,&:
tra l'altre fpoglie,cheei ne ri portò in Caria, fu la fcure anchora, la
quale pofe in mano poi ad vn fimulacro di Gioue quiui perciò fat-
to , che fu chiamato Labradeo.perche dicono quelli di Lidia labra la
fcure . Ma Lattanti© tienc,che folTe cofi detto da vno , il quale no-
minato Labradeo porle a Gioue foccorfoj&aiutollo in vna guerra
grandifiima . A quello fimulacro,dice Eliano , che flaua appefo vn
coltello anchora chiamato CariO:& fu riuerito aflai^perche dicono,
che quelli di Caria furono i primi , che facefl'ero quelle cofe , le quali
feruono alla guerra; chccombattefleroperpremio,cheacconcialfe-
ro gli feudi in modo , che fi potclTero imbracciare; & che mettelfero
gli arnesi ili i cimieri sii gli elmi. Et perche fpclTomollranoi dipintori le fauolc
guerra. dipingendole così bene, come fcriucndo le habbiano finte i Poeti,
hauendo vn difcepolodi Apelle vditogiàdire,ò letto forfe^chc Gio-
ue partorì Bacco , lo dipinfe,fecondo che ferine Plinio , con certi or-
namenti che portauano in capo le donne di Lidia , in mezo di a icunc
Gioue par- femine, chcloaiutauanoapartorirc,& eglidguifadidonna,chenei
toriéiJie. parto fenta gran dolore , pareua lamentarfi, & erano quiui nioIt€^
Dee,le quali faceuano il maggiore bisbiglio del Mondo. Non rac
conto di Bacco, come Gioue lo porcaflevn tempo attaccato al fian-
co*
rjucarco.
Gaadaule.
Gioue
bradco.
La-
Iniicniorl de
De gli Antichi. i 43
cojinlin à tanto , eh- venne!' hora del maturo parto , perche quefW
fauoleperletrasforniationidiOiiidio fono già cofi volgari , che le
sàogni vno homai. Hanno gli fciilton antichi parimente tolto mol-
te volte l'efifempio delle^ftatoc ,che hanno fatte , da' Poeti . Onde
Paufaniarcriucche alcuni Leontini, gente delJa Grecia , fecero à lo- Paufania,
ro priuate fpefe vn Giouc alto fette cubiti , il quale haneua vn' Aqui-
la nella fìniftra man0j& con ladeftra poriana vn dardo, perche l'ha-
ucuano gii veduto cofì defcrittoda alcuni Poeti . Strabone,oue rac-
conta del tempio di Giouc01impio,ilq uà le per l'oracolo, che era Straboflc
quiui, fu già vn tempo celebrato in modo, che da ogni parte della-.
Grecia vi concorreuano perfone à portare di molti,& ricchi doni, co-
me fecce Cip/èUo tiranno di Corinto, che vi offerfe vn fimulacro di
Gioue tutto d'oro mafficcio , dice , che in cflb fu v«a ftatoa pure di
Gioue, fitta di auorio da Fidia Athenicfè tanto grande, che benché
fcffe il tempio grandiffimo , era piccolo nondimeno alla grand«2za
della ftatoa , Se per ciò panie l'artefice di hauer male oflèruato la
proportione del luogo , perche fece quella , che fedendo toccaua col
capo lo alto tetto , onde fé fi foffe drizzato bifognaua romperlo,con-
ciofia ch'ella veniua ad efler più alta afiai del tempio.-ma né per quc«
fto fu ella m :n lodata,che meritaife la bellezza fua,imperochc Quin-
tiliano fcriue , che qucfta parueaggiugnerc non so che alla religio-
ne,&: à quella riuerenza , ch'era portata à Gionc, tanto rapprefenta-
uabenelamaeftà diuina, della quale tolfe Fidia ( come ei didc i
Pandenno lUo nipote, che gliene dimandò ) rdfetii^^io da Home- l^tie^^^
ro,<xie cofii dice :
MoHrò col grane , e rìuerendo cenno
Il figlio di Saturno il fuo Volere»
Mouendo il capo , che (tambrofia fparfo
Fece mouerft itifteme ì^vnìuerfo.
Et hanno finto i dipintori alle volt* anchora a Icuna cofa da loto
ftcfiìjcome hct Apelle , quandofù accufàto della congiura, fecondo
che fi può vedere nella imagine della calunnia. Et Plinio fcriue , che
Nealce dipintore di grande ingegno haueua dipinto vna guerra na-
uale de gli Egitti) , & de i Perfi,nè potendo con. la fola dipintura de i
luoghi moftrare.che quella fofle ftata fatta fu'l Nilo , come egli vo-
Jeua , che s'intendeflb , imaginoffi di moftrarc ciò in quefto modo^*
Eidipinfe vn'Afino,che beueua su la ripa,& vn Crocodilo ilaua in_.
agguato per fargli male , percioche i\ Crocodilo è animale proprio
dello Egitto,& in Perfia è copia grande di Afini . Per le qual cofe^
voglio dire,che fu ritrouamento forfè de* Pittori anchora , onero d.€ì*
Scuicori il farele imagini de i DeiicQxa/oxm^ Alcuna d' huomo , ò da
Iinagini de i Dei
lrr,cig\ne del [^oracolo di Gioite H Ammonio deTro- "^^^
glcditt fortificante l'ojlurìtà , O* njihà delle ^§2*
cofe mondane y (gT che hijàgtid riguArdare ^ (0f ^}^\^
ììjal7^dxfi con l'aoiie^zjt de/i'mtci/etto all'ai- ^^^
te'^zj delle diuine .
SiiSiiS^Szì
f
é
a^m-'^^'
'W
De gli Antichi . 145
altro animale , come di Venere fi legge , che ella ne hcbbc ma in Pa-
fo : il Sole parimente fu così fatto appreflb de i Fenici : & i SicioniJ Sicionif .
gente delaMoreahebberoGioiiefatto inguifa di Piramide , come
.fcrinePaufania. Il che crederò che voglia fignificare quel medefìmo,
che fignihca la ftatoa pur di Gioue ( della quale ho gid detto ) nuda
dalmc20inru,& veftitanelrefto.Perchelabafedi quefteimagini ci
rapprefenta lo fcuro delle tenebre , per le quali caminiamo in quefto
mondOjSÌ che tenendo l'animo applicato alle cofe humane non po-
tiamo hauere alcuna cognitione dellediuine, nelle quali bifogra»»
guardare con l'acutezza della mente.-moftrata per l'acuta cima della
piramide . Et lo può fare l'animo noftro , quando taglia via tutti gli
effetti del corpo,& fi aflbttiglia si che penetra gli Cieli ,• onero quan-
do mette giù la corporea mo!e,8<: tutto rcarice,& leggiero fé ne riuo-
laàgoderelabeatàvifiiadellecoft terne. Etpereiò,ò qneftood al-
tro che ne fofle la cagione , ferine Quinto Curtio, che apprcflb de i
Trogloditi in Egirto,oue fu vn bofco confccrato al Dio Hammonio ,
che era Cioue, nel mczo del quale forgeuavn fonte dimandato l'ac-
qua del Sole (che come riferifce anco Pomponio Mela ) al comincia-
re del giorno era tiepida , al mezo giorno fredda; vcrfo la fera fi ri-
fcaldaua vn poco,& alla mezza notte tanto era calda che bolliua , &
andando verlb il giorno veniua intiepidendofi , fu adorata certa co-
fa,che non era,come fi fogliono fare i fimulacri de gli Dei;ma in for-
ma di ombelico compofto di Imeraldi, & di altre gemmejlargo di fot
to & rotondo che fi va aflòtigliando verfb la cimà,&: che quando da
quello voleuano intendere alcuna cofa , lo portauano 1 Sacerdoti ir^
volta fopravnanauicela dorata, alla quale erano attaccate intorno
moltetazze di argento. & vi andauano dentro donnea donzelle can
tando certi incompofti verfi.per li quali penfauano di fare, che Gio-
ue dtfle poi loro certi refponfi diciò,chedefiderauano faperc. Sotto
limagine di vn Moncone fu adorato ancora qucfto Gioue Himmo-
nio;& dicono alcuni efferne fiata la cagione, perche caminando già
Bacco per i deferti della Libia,era per perirfene di fete con tutto il fuo
eiTercito,fe dopò l'hauere fatto diuoteorationi al Padre , non veniua
vnMontone, il quale andandogli fempre dàuanti lo conduffe oue tro-
no d'abbeuerare tutto l'eflercito: & credendo chein quello animale
folle venuto Gioue à moftrargli le defiderate acque , glipofe quiui
vn'altare , & fece il fuo fimulacro in forma di Montone . Ouidio fe-
guitando le fauole, vuole che ciò folfe, perche, quando i Dei del Cielo
fuggirono dalla furia de' Giganti in Egitto , Gioue per maggiore fua
fiairezza fi cangiò quiui in Montone . Et Herodoto rendendo lara- Herodoto,
gionc, per la quale era vietato à Tebani in Egitto di facrifìcarc le pe-
core,fcriue che non volendo Gioue efler veduto da Hercole, che lo
dcfideraua grahdemente,& ne lo pre^aua tuttodì,ne potendo più rc-
K fifrere
Q^Ciirtio.
Gioue Hain.
monio.
Fon re del So-
ie.
Tma^fne in
fo ima di Om
bciico .
Gioue in for-
ma di Mon-
{o::e.
145 Imasini de i Dei
ImA^me al Ciotte Hammonio de gli ArcAUiy ^ de" ^Jk^^:/
gli EgJttijyO* della quercia ^,(^ del montone à .^^^
lui /aerati yfgnificanti Iddìo ejfer auttors delia jd^-^
yita (^ mantenìtore detnjiuere , (^ delle ri- ^i^f;^
^ofls dulie del detto oracolo HammorAo . #l|*
tt^tt##fs
H- ; =»!,i^ f^i^- v^u*; eH>? *50<v !y^:5 ^A}-:? %y- '<i.'h^ 'HW 'v^ ^iw* ?J^?;p^-»<^;h6¥;v^-
De gli Antichi. 147
fiftcre à cofi affetuofì preghi,gJi fimoftròVeflito di vna pelle di Mó»
i:one:& che da quefìo poi tollero gli Egitti] il fimulacro diGioiiein
forma di Montone. E quefta beftia appo loro riiierita raolto,& non
l'ammazzano mai pei farne fàcrificio/e non il dì della fella di Gioue
nel quale ogni anno tagliano il capo ad vn Montone , & lo fcorticano
vcftettdo di quella pelle il fimulacro di Gioue , al quale portano poi
quello di Hercole,perche lo veggia, & finalmente tutti quelli che fo-
no quiui, vanno i battere lo fcorcicato Montone ^ & poftoio in vna_*
vrna lacrata lo fep«lifcono con grandiffima riuerenza . Ne fu in Egit-
to folamente qucfto Gieue Hammonio , ma in Grecia ancora , &C^
appreflb de gli Arcadi (come recita Paufinia) era fatto in forma_j
iquadrataalla foggia de gli Hermi,ftatoe di Mercurio, &: haueua irt^
capo le corna di Montone,& alcuni anco gli faceuano tutto il capo di
Montone, & ciò , perche erano così dubbie le fue rifpoftc , come è il
capo di Montone inuolto in quella fua pelle. Oltre di ciò trouafi,
come riferifce AleffandroNapoIitanOjche i Celti gente della Francia,
mctteuanopcrl'imagine, &fìatoa di Gioue vna altiffima Quercia,
&perluiradorauanOjforfe perche lapeuano, che tri gli arbori la_j
Quercia era confecrataà Gioue, come quella del frutto della quale
\ iffero gli huomini già ne' primi tempi , & d lui ftaua di pafcer , &c^
i-odrirquelli,li quali egli era creduto di hauere prodotti al mondo,
'<: di hauerne rvniuerfal gouerno . Perla qual cofa gli antichi coro-
auano di Quercia quafi tutte le ftatoe di Gioue , come che quefia_f
(Te fegno di vira, la quale era creduta efifere data da lui a' mortali .
v)nde foleuanoi Romani dare corona della Quercia a chi haueflè in
guerra difefo da morte vn Cittadino Romano , volendo a colui dare
la infegna della vita^chefu cagione altrui di viuere. Ma di Vliuo an-
cora fecero ghirlande alle volte à Gioue, perche quello è fempre_>
verde^di molto vtile a' mortali,&: paiono le fue foglie efìere quafi del
colore del Cielo , benché Ci tenghi più toflo efiere arbore di Pallade,ò
diMinerua,ch'è lamedefima,come nella fua imagine fi può vedere .
Et Paufania fcriue,chc in certa parte della Grecia fu vn fimulacro di
Giouejche teneua vn' vccello con l'vna delle mani, & con Taltra'il fui
mine,& haueua in capo vna bella ghirlanda di diucrfi fiori di prima-
uera . Hebbe anco Gioue fouente la corona di Rè fecondo che di
fopra lo defcriue Martianq ; perche, come la dipinfe Pallade conten-
dendo con Aragne appreflb di Ouidio,è regale la imagine di Gioue ,
concio foiTe che egli era creduto Rè de i Dei , de gli huomini , & del-
l'vniuerfo. Et Seruio fopra la decima Egloga di Virgiglio dice , che le
proprie inf gne di Gioue, lequali Ibleuano portare quelli che trion-
fauano,erano-Iofcettro,& la toga palmata, che era vna-veik di por-
pora grande,& ampla,nella quale hanno detto alcuni,che era tefluta
lapalmaperdentro;& altri che era dipinta a gran bolle d'oro. Lo
K 2 Sce-
Moawfic ri-
uericQ.
AlciTandro
Napolitano .
Paufania.
Marnano.
)C:ii!0.
Plinio
Vittime di
Giouc.
Cerimonia
pazza.
Scure chia-
mata in giù.
dicio .
Sulda
148 Imagini de i Dei
Scettro era d'Auorio con vti'Aqu ila in cima, & fi caua da Giuuena-
Je,nella Sat.X. Se da Pmdentio ncll'Himnc di S. Romano Martire . il
Ritratto fi vede nelle Medaglie antiche deirirnp. Probo & in alcune
Confoiari , coniC h chiamano . Lo hauere dipinta la faccia di roffo ,
fu percioche,come ferine anco Plinio, foleuano 1 Romani ogni fcfta
tingere la faccia a Giouedi minio,&: era vnadelle principali cofe che
faceuano i Cenfori,dare a miniar Gioue . Et quelli che trionfauano,
parimente fi faceuanotuttirolTi co! minio j Donde tolfero le donne
la vfanza che poi è pallata fin'a i tempi noftri,di farfi colorite,& rof-
fe,parendodidiuent:irnepiù belle, oue molte fi fanno fouente fpa-
uenteuoli da vedere. Et nella Ethiopiavfauanoparimente i grandi
huominididipingerfinon folo la fa ccia,ma tutto il corpo col minio,
& dauano il mede fimo colore a tutti i fimulacri de i loro Dei. Furo-
no pò vittime ài Gioue facrificatcgli da' Romani per diuerfe cagioni
indiucrfi tempi , & lotto diuerfi cognomi,là Capra, l'Agnella di due
anni,& vn Toro bianco con le corna dorate ; ancor che facrificalfero
anco alle volte fènza vittima con farro,fale,& incenfo.Prefib gli Athe
niefi fc gli facrificaua vn Bue , con cerimonia forte ridicolofa , & era
tale, come racconta Paufania. Mettcuano vn poco di farro, & di fru-
meiito mcfcolato infieme m fu l'altare di Gioue, & il bue dc/linato al
facrificioaccoftandouifi l'andaua a mangiare; allhora veniua vno de
i Sacerdoti, chiamato da' Greci per Tofticio che haueuaBufonOj-che
viene adire in noftra lingua percuffore del bue ;, ?c dato di vna fcure
fu'l capo à quella befì;ia,fe ne fuggiua via di fubitojafciata iui la fcu-
reja quale era chiamata pofcia in giudici© da quelli,che erano quiui
all'intorno, come che non hauefl'ero vifto chi altri haucfle ferito il
Bue, che la fcure . Quefta vfanza, come fcriueSuida, venne da quel-
lo,che fucccfl'c già in certa fefta di Gioue, nella quale vn Bue mangiò
le fchiacciate,che erano prefte al facrificio; di che fdegnato vno, che
quiui era prefcnte, parendogli, che quella beilia foffe ftata troppo
profontuofa,diededi piglio ad vnafcurc,&l'vccifc,& fé ne fuggì via.
Lafcureche'reftò,fu chiamata in giudicio,& hauendoi giudici vdi-
telefagioni d'dle parti. l^^aflblfero; & fu dapoiolTeruatodi fare ogni
annoilmedefimo. Et non è gran marauiglia, che folfe vna fcure_>
chiamata in giudicio appo gli Atheniefi,percioche fra leprime leggi
che furono loro date da Dracone , fu , che le cofe ancora inanimate ,
come riferifcono Paufania , & Snida, quando non fi trouafle la pcrfo-
na , che hauefle fatto il male , foflero condannate in giudicio , ban-
dite,e gittate fuori della Città/econdo li demeriti loro . Onde fi leg-
ge appreflb de* medefimi vna medefima nouella , benché i nomi fia-
no diuerfi, perche Paufania ftriuc di Theagene , & Snida di Nicone .
Quefti ( qualunque nome che egli hauefle) fu huomo tanto valorofo |
che dalle vittorie hauute in diuerfi luoghi haueua riportato più di
^uat-
De gli Antichi.' 14^^,
ijHàtttoce»tOCorcne,& gii Fii anco perciò drizzata rna bella ftatoa^
alla qualejpofciache egli fu morto, vnojchc era ftato Tempre inuidio*.
fo de' fuoi honori, andana la notte, & con vna sferia la batteua ben
bene; &tantofenecontentaua,comere haucflè offefo Thcagcnc,
ò Nicone ancora viuo. Auenne, chela ftatoa cadde all'improuifo
addoilbà coIui,che la battcua,& T fccife,onde i figliuoli la chianìa«>
rono in giudicio,& tanto diflero centra di lei , che la fecero condan-
narCjCome colpeuole della morte dd padre loro , & fn perciò gittata
in mare. Per la qiial cofa indi à poco venne vna ftcrilità grande , che
guaftò tutto.il paefè ; à che fu rimediato per configlio dell'oracolo .
rimettendo al luogo fuo la ftatoa gittata in mare^ & poi ritrouata da
alcuni pcfcatori ; & le fumo anco pofcia dati i diuini honori,& come ^srìe tri-
Nume falutare fu adorata. Danno le molte fauole ancora , che fi sformarioiu
leggono di Ciouc, argomento di farlo in molti modi ; percioche rac- ^ Gioue .
contano, che ei fi cangiauafouente in diuerfè forme per godere de*
fuoi amori ; come quando fi mutò in toro bianco per portarfcne via
Europa, in Aquila per rapir Ganimede , & per hauere anco Afteria ;
in pioggia d'oro per paflàrci Danae ; in Cigno per ftarfi con Leda 5
in fuoco per ingannare Egina,'in Anfitrione per giaccrfi con.»
Alcmena ; in Diana per godere d :jCalifto, & in altre iìgUT
re affai , tanto bcftiali,quanto humane ; delle quali
io non dirò altro , perche non trouo , che gli
antichi habbino tolto effempio da quc-
ile mai per fare alcuna imagino
diGiouo.
K f G I V-:
150 Imagìni de i Dei
Sorella di
Gioue.
Moglie di
Gioue -
GIVNONE
•^3- 5^3-£*3- £«** ià4 -i^ -f^-
VELLI, li qnali diflero , che gli antichi
fotto il nome di diucrfi Dei adorarono gli
Eknientijpofero Giunone per l'aria , & la
fecero perciò le fauole poi forclla di Gio-
ue , per cui intefcro lo Elemento del fuo-
co. Et come lui Rè, così chiamarono lei
Regina del Cielo , perche il fuoco , & l'a-
ria fono i due Elementi di fòpra , che han-
no maggior forza affai nelle cofe create de
glialtridue. Et tal'hora anco ladiflero
cflerla Terra, & perciò mogliedi Gioue; perche vogliono, che dai
corpifuperioricada in terra certa virtù feminalc,che le dà forza di
produrre tutto quello^che produce : comefpargendoil marito il fe-
me nel ventre della moglie la fa concipere quello, che partorifce poi
Virgilio. ^ tempo fuo . Per la qual cofa Virgilio diile :
i '. , l Dìfcefe con feconde pioggic^
Il gran Gioue a la lieta mcglie infeno.
Et alcuni volendo porre quefta Dea più in alto , l'hanno fatta ef^
fere vna medcfima con la Luna,& le hanno dati alcuni de i cognomi
di quella, come che la chiamarono Lucina, quafi che ella fofl'e , chc_»
aiutando le donne nel parto,defll- la luce a inafccnti figli. Da che^
Tcnne.che partendogli antichi il corpo humano, & dandone d cia-
fcun Dio la parte fua, della quale haueife cura , pofero le ciglia fot-
Ciglic giiar- to la cuftodia di Giunone, perche quefteftanno /òpra àgli occhi,pcr
<late da Giù- li quali godiamo la lucc,cheda lei ci vien data , & paiono difender-
***^ ' gli da ciò , che cadendo potrebbe venire à noiargli . Benché fi legge
ancora , che le braccia parimente à lei furono confecratt-j . Onde-»
Homcro , il quale à ciafcun Dio di vn membro più bello de gli altri ,
fi eh. Giunone habbia le braccia belle , & bianche . £t quindi ven-
ne, che la fecero alcuni de gli antichi di corpo mondo^& puro hauc-
Ludino. do for jè riguardo %1 corpo della Luna . Scriuc Luciano che , fé bene
De gli Antichi . 151
4m
4
4
Imagine di Giunone Lucina. , ^ ^^//.t Z)^4 5*/-
ria de Hieropoit nell'tÀj/ìria.che è 'Zfn't/iejfa^ SC!
con Giunone, ^^elU njccellt à lei /aerati^ ^^
Jtg7itfica?ìti Giunone effer regina del Cu lo Jo^ ^SM"
mtnatrice delibarla fignora de regni , ^ delle ^^
r^cche^'^e ^j^eflafu mtefa, ancora per la, Tìfiìi. ^>§*
iP-^
^^
k' 4
'>-^^^^ 7?- *^
1 5 2 Imagìni de i Dei
la Dea Siria tanto ri uchta in Hicropoli Città della Afliria fofle Giù-
iionc,nientedimeno la fuaftatoa , che quiiii era nel Tuo tempio , Iju
mofìraua cflere non vna fola , ma molte , con ciò fofle che (i vedeflc
in quella alcuna cofa di Pallade,alcuna di Venere , di Diana , di Nc-
mefì,dellcParche,& di altre Dee; perciocheella ftaua fedendo fopra
due Lioni,& nell' vna mano teneua vno fccttro , & yn fufo nell'altra ,
& in capo haueua alcuni raggi,& alcune altre cofe,che à diuerfe ima
gini fono propriatc . Onde viene i moftrare Luciano , che la Dea Si-
Dsa Sina, ria, cioè Giunone/d vn nume diuerfamente adorato fotto diuerfì no-
mi . Et perciò non è marauiglia fé ella fu creduta Lucina ancora,
& la chiamauano le donne al partorire in loro aiuto,come fa appref-
fo di Tcrcntio Gliccrio quando grida : Giunone Lucina aiutami , &
guardami ti prego da morte . Et volendone fare ftatoe,ouero dipin-
ger! a, la fecero gli antichi, come fi vede nelle medaglie antiche di
Pauftinajin forma di donna di cti gid perfetta, vcftita à guifa diMa-
trcnajche nella defìramano tiene vna tazza, & vna hafta nella fini*
flra . Et poche fono quelle imagini delli Dei,alle quali non habbia-
no date le hafte gli antjf hi , come fi vede nelle già dette , & fi vederi
ancora in quelle , che reftano da dire , &c però più non mi pare da dif-
ferire di dirne la ragione . La quale , benché in altro luogo forfè fa-
Tebbe flato meglio; pure ne qui anco farà male il dirla,ouc facilmen-
te fi potrebbe marauigliare alcuno; che fia data l'hafta à Giunone
Dea pacificasse quieta. Ma non fu però ièmpre tale : anzi aUcvolte
fi è mofirata molto terribile, & feroce, come quando à tutte fuc for-
ze Yoleua aiutare i Greci contra i Troiani , & hebbc ardire di andare
Homcro-. j^ battaglia infieme con Mineruacome conta Homero . il quale cosi
dipinge il fuo carro perche à que' tempi i Capitani^& le più fègnalatc
pcrfone combattenano incarro . Era di ferro quel Jegno , chea tra-
u&rfo lo fofleneua; le ruote erano <ii rame,& haueuano otto raggi (i"
mili , ma cerchi,che lor vanno d'intorno,erano d'oro cii'ti di fopradi
rauìc,& era circondato di argento quel corpOjOnde vfcinano eili rag-
gi . Di fòpra poi ,ouc fèaua la Dea , era vna fede fatta con corrcggic
ci*cro,& di argento; il temone era d'argento, il giogo d'oro, & pari-
mente di oro erano gli ornamenti de i caualli , perche fé bene altro
volte fi fvice a tirare Giunoneiii gli vccclli alihora le faceuano dibi- .
fogno i caualli . Et Virgilio medefimamente à cofi:ei dà il carro , &
rarme,q.iai do ^i( e ( he ella cosi vcleua bene à Cartilagine, che qui-
ui teneua il fijo carro,& l'armi. Adunque non ha da parer male ad
alcuno, che à Giunone ancora defiero gli antichi rhafta,nècheio ,
li;g ionando di ìd dica perche foffero date le haile alle fi:atoe de iDei,
leor'jndo che Giuftino ne rende la ragione, il quale dice; che già ne'
primi tempi i Rèport.zuano vna hafl:a in vece del Diadema , & della
iufe^na regale i Se che aUiiOj;*i sei principio del mondo,gli huomini,
' 21013
De gli Antichi * i ^y
non feaueuano altre ftatoe dei Dei; che le hailc, & perciò i quefte fi
inchinauan0,& le adorauano riuerentemente.Ma poi che in forma_»
humana cominciarono a fare gli Dei , non più le hafte, ma le ftacoe
adorarono; Hondimeno , per feruarepiir' anco la memoria della re-
ligione anticajaggiunfero polle haftc alli diuini fimulacri . Quando
Anchife apprelTo di Virgilio moftra ad Enea la fua progenie , che ha
da venire , comiRcia da vn gioaane,chc ftà appoggiato ad vna hafta, ;%
& quiuiSeruio nota,che l'hafta appo gli antichi fa honorato premio
a que'giouani,li quali vincendo il nemico in battaglia,haueuano co-
minciato àmoftrare il Tuo valore. Et parimente dice, che l'hafta da
gli antichi fu ftimatà più di tutte le altre arme, & che fu fcgno di Z
maggioranza^ d'impcro,oade perciò era donata a gli hnomini va-
lorofìile cofe vendute in public© erano vendute airhafta,& che i Car
tagine il volendo la guerra con i Romani mandorono loro vna hafta;
Riferifce Snida cflfere ftata vna vfania in Athene,che quando era por- Suid?. •
tato alla fepoltiira vno,chc fuffe flato ammazzato,! parcntijche l'ac-
compagnauano,faceuano portar con lui yn'hafta,ò che velapiauta-
uano d capo della fepoltura,faceHd© à quefto modo certo colui , che
rhaucua ammazzato , che nen la pafferebbe fenza vend«tta . Sì che
l'hafta fu ftimata da gli antichi aflai,& appo quelli fu infegna molto
notabile* Onde non è marauiglia,che la deflèro fouente alle facrate '
ftatoe. Potrebbelì dire del carro di Giunone deferito daHomero,
che figniiìchi li vari] colori,che nell'aria fi veggono talhora,ma vuo- . ^
le il Boccaccio altrimente, & dice,che quello e fatto tanto riccamcn- boccaccio *
te, perche ella era creduta la Dea delle ricchezze , & che Tarme ^ ^ci . .. .
date fìgnifìcanojche per le ricchezze combattono infieme gli huomi- ^hczze
ni per lo più . Et perciò la dipinfero con lo fcettro in mano , come
che inTuo potere foflc di dare le ricchezze,& i rcgni,sì come ella pro-
mife di fare à Paride,quando voleua da lui eftere giudicata la più bel-
la di quelle due altre Dee. II che dicono degli altri ancora eSfer
pur troppo vero , fé per lei intendiamo la terra , come ferine Fulgen-
ti© il quale dipinge Giunone con il capo aaolto in vn panno , & che
tiene lo fcettro in mano,moftrando per quefto che il dominare altro
non è,che pofledere paefi ; & per quello che le ricchezze ftanno co-
perte,& nafcoftenellaterrajpercheellahainfelevene di tutti ime-
tallijSc in eff^ fi ttouano le pretiofe gemme. Fu dato il Pauone a que
fta Dea , come vceello fuo proprio,& confecrato à lei . Onde Paufa- Pauone da:®
niadefcriuendo le cofe, che erano nel tempio di Giunone in certa-j à Giunoae-
parte della Grecia,dice , che vi fu vn Pauone fatto tutto d'oro , & di
lucidiiiìme gemmc,pfferto,& dedicato alla Dea da Adriano Impera-
doreycome vceello à lei confccratOjdi che^oltrealla fauola che Ci rac-
conta di ArgOjdicono efl'ere la caufa , perche le ricchezze tirano così
à loro glisLmmnoùxh copc il Pauoncper la bellezza fua tira à se gli
©echi
154 Imagini de i Dei
occhi de' riguardanti . Et il BoccacciO,ouc raccoota la progenie de i
Dei , fi vna lunga diceria, volendo moftrare,che i ricchi, & potenti
quafi in ogni loro affare raflimiglino il Pauone , come che parlino fu-
perbamente,fiano arrogasti, &: voglino Tempre ftare fopra à gli altri,'
piacendo lorodieffer laudjti , benché falfamente,& altri fimilicorc,
le quali come al tempo del Boccaccio, così hoggi potrebbe effere, che
Vccelli dati à fi trouaflero in molti . Né fu dato a Giunone il Pauone folamente ,
Giunone, ma de gli altri vccelli ancora le confecrarono gli antichi, tri li quali
Ei certa forte di Spaniiere, & l' Auoltoio anco , come dice Eliano , fe-
condo quelli di Egitto, li quali per ciò coronauano la ftjtoa di Ifidc
con le penne di quefto vccello ; perche Ifide appo loro era la medefi-
ma ; & le metteuano ancora intorno all'entrare delle cafe : & riferi-
fceAleflandroNapolitanOjChe in Egitto faceuano quefto perfegno
di nobiltà,& di antichità del cafato . L^Oca parimente fu confecra-
Segno di no. ^^ ^ Giunone,& ne teneuano i Romani alcune nel fuo tempio , che_j
fiirono buoniffima guardia del Campidoglio, quando i Francefi l'af-
fediauano , &c vi farebbono entrati dentro vna notte di nafcofto , Te
quefte non gridauano: onde furono dapoi nodrite quiui del publico,
& i Cenfori principalmente ne haucuanola cura , & ne fu fatta vna
di argento nel medefìmo tempio di Giunone. Et permoftrarfì ben
grati i Romani aqueftabeftia, che haueua fatto loro tanto feruitio
ordinarono , che ogni anno a certo tempo fofle portata in volta vna
Oca con molta ceremonia fopra vn bello , & bene adornato Ictticci-
iiolo,& che nel medefìmo tempo fofìe melTo in palo vn cane,efrendo
il palo di Sambuco per punirlo della mala guardia,che ei fece al Cam
pidoglio difcfo dalla Oca,come ho detto . Oltre di ciò diflero i Poe-
Iiidc. ti,chelride,che fignificaTarcoCelefte, fu nuncia, & mefl'aggicra di
Giunone,& che fu figliuola di Thaumante,che fignifica ammiratio-
ne, perche nello apparire parcmarauigliofa peri colori, che moftra
fi come le ricchezze fanno marauigliare i fciocchi le quali così toft<ì^
fene vanno poi, con. e tofto vediamo fparire l'Iride. Quella da gif
antichi fu parimente dettò' Dea , di f tta in habito di donna con vc-
ftcdicoloridiuerfi,& talhora giaIla,C'jtca fuccinta,per edere alloan
dare più prcfta ogni volta , che le folle commandato dalla fua Dea ,
& con l'ali mcdefimamcnte di diucrfi colori , come difle Virgilio,
oue fa che Giunone la manda à tagliare il crin f::tale à Didone . Ha-
Ninfe di ueua poi quattordici Ninfe ancoru Giunone a' fuoi feruigij , come
Gmaone. Virgilio la fi dire adEolo, promettendo gli Dciopealapiu bella mo-
glicf. fciog!icuai venti, de' quali era crciutc Kè,3i glimandau i d
turbata i; mare , fi che non pot (le Enea giung ,rc ni Italia . Quefie
dic^fi^chc mofì:raroiìO le mut^itioni dell'aria in et !b per Giunone, &_
glivarij accjdeirijchr- appaiono in q'i«lia,comeS'.renitàJmpeto do*
Venti,Pioggic,NeuijLair.pi^Tuoni,N(.bbie, oc altri limili. Le qi-ali
cofe
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De gli Antichi. i i 5
mA-.ff-»p
BurfirBik^^''-'^^'"''^
Immne di ìride mejfdggiera di Giunone ^figli^f^^t^
di Thitttmante^o fio. della ammirai ione :jlmbQlo
per ijìioi colori delle riccheT^T^yche fono dimA-
rauiglia a fciouhi^^ freflo Iparijcono .
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HI»
il*
^ÌJS^f-
Imagtna di
Ciouc»
Hefiodo.
Sratoa di
Giunone .
|lpa!elo.
loUu.e.
15§? Imagìni de ì Dei
cofe mofif a parimente Murtiaro quandi fìnge , che Oianofìe (Ila S
federe fotto di GiGue,&ÌMqueftagiiifa la defcriue. Ella ha il capo
coperto con vn certo velo lucido,& bianco , cui è fopra vna corona^
ornata di pretiofe gemme, come il verde Scythide , l'affocato Ceran-
no,& il biancheggiante Giacinto , poftaui da Iride ; la faccia quafi
Icmpre riluce, & affai s'aflimiglia al fratello , fé non ch'egli è allegro
fempre ne fi turba mai,ma Giunone fi muta in Vifo,& Kioftra alle yoI
te la faccia nubilofa. La vclie,che ella ha ài fotto,pare di vetro chia-
ra,& lucida.ma il maato di fopra è ofcriro, & caliginofojben però in
modo, che fé da qualche lume è tocco rifplendc , & le cinge le ginoC'-
chia vna fafcia di colori diuerfi, chetalhorarifplende con vaghezza
mirabile, & talhora così fi. jffcttiglia la varietà dei colori, che più no
appare.Sono le fcarpe pur anco di colore ofcuro,& hanno le fiiole co-
sì ncgrc-,che rapprefentano le tenebre della notte : benché Helìodo le
finge effgrdoraie,& cofi fanno gli altriPoetiancora.Tiene poi quella
Dea nella deftra mano il fulmine & vn rifbnantc Timpano nella fini-
ftra.Et moftra qucfta imagine le qualità dell'aria così apertamente,
& quello che da lei viene,che non fa dibifogno dirne altro. Se perciò
vengo a porre vna grà ftatoa diGiunone,la quale ferine Paufània,chc
fu nel paefe di Corintho fatta di oro.& di auorio da Policleto co vna
corona in capo,nella quale con mirabile artificio erano intagliate le
HorCjSc le Gratiej & nell' vna mano tcneua vn pomo granato , & nel-
l'altra vno fcettrojcui ftaua fopra vn Cucco ; perche dicono le fauo-
le,cheGioue innamorato già di Giunone fi cangiò in quef^o vccellOi
& ella da feher2o,come fanno le giouinettc,lo pigliò ; ondeegli hcb-
be commodità poi di giacerfi con lei . Et a quefto foggionfe Paufa-
nia,che,benche egli non creda cotai cofe , ne delle altre fimili , che fi
raccontano de i Dei,non penfa però che fiano ^a fpre2zare,quafi vo-
glia dire;che (bnoaaifleriofe,& altro moflrano , che quello , che fuo*
nano le parole ; ma che fignificato habbino non lo dice , onde io pa-
rimente non lo dico,perche già più volte ho detto di non voler porre
cofa,della quale non habbianofcritto gli antichi; & benché poffa cf-
fère,che di queflo habbia fcritto già for/c qualche vno , io nientedi-
meno non i'hò trouato ancorarma poi Apuleio,quando fa rapprese-
tare in fcena il giudicio di Paride dicc,che vCcì fuori vna giouine, che
fimigliauaGiunone,difacciahonefta,con il capo cinto di bianco
diadema, & con lo fcettro in mano,accompagnata da Caflore , & da
Polluccji quali haucuano in capo vn'clmo con cimiero di vna Stella:
& così fatti fi vengono quelli in alcune medaglie antiche . Si legge
che furono figliuoli di Gioue, così infiemearaoreuoli l'vn all'altro ,
che, come finfcrole fauole , partendola vita tra loro, viueuano, &C-
moriuanoa vicenda. per il che meritarono di efferepofii in Cielo,oue
iaaaojlfegnod. Gemelli, li quali hoggidì ancora da gli fdegnatori
delle
De PÌi Antichi.
^3
«in
4M
4
4
Imagine di Giunone 7{egind degli Dei , moglie dt
Gioite , inte/a per l'aria^ (^ Cimagine di Giu-
none Cortnthia^ (^ del Cucc<) ^ceUo^nel fjtia-
le fi mutò Gioue mando da prima giacque con
la detta Dea Giunone fua forella .
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15 8 Imagini de i Dei
Guidino'.
Lociefi .
Ci'otoniati.
VmCmz ,
delle cofe del Cielo fono iigurati nel modo, che i Lacedemoni] già
fecero K>ro vn fimulacro , & fu in quefta guifa , che pof-ro due legni
egualmente difcofti l' vno da l'altro , attrauerfati parimente da duo^
altri legni , come che quefta imagineji confaccflè al pari amore del-
li due fratellijde' quali rvno fu gagliardiffimo alla lotta , & l'altro i
Cauallo : onde farono alle volte ancora fatti su due bianchi Caualli,
& erano quelli forfè li quali dicono che Giunone donò loro , ^ ella-»
gli haucua prima hauuti da Nettii no, nomiiaati vno Xanto, l'altro
Cillaro . Et così à cauallo erano apprtffo de gli Atheniefì in certo lo-
ro tempio molto antico . In quello modo ancora apparuero à Vati-
niojcome ferine Tullio quando da Rieti tornaua a Roma, & gli diffe-
rojche quel di il Rè Pcrfeo era flato fatto prigione . Legge fi anco, &
lo ferme Giulìino,che in certa battaglia , nella quale quindicimila^
Locrefi furono vincitori contra centouentimila Crotoniati , appar-
uero due giouani grandi, 8: belli fu due Caualli bianchi,armati diuer
{amentc da tutti gli altri,con panni porporciintorno,li quali combat
terono valoroiamente dinanzi à tutti gli altri per gli Locrefi , & dif-
paruero fubito dopò la vittoria. Quefti furono creduti effere Caflo-
re,e Polluce,perche non hauendoi Locrefi potuto hauerlo da' Lace-
demoni) ; haueuano dimandato loro aiuto. Et come fofiero fatti
Caftore,& Polluce , moflrarono ancora due giouani MefTenij , fecon-
do che racconta PaufanÌ2jquando con aftuta fìntione vollero ingan-
nare i Lacedemoni] vn dì , che nel campo celcbrauano folennemente
la kùa loro . Imperoche vcflitifì due toniche bianche con mantelli
porporei di fopra,& con hafle in mano sii due bellifììmi caualli, fi fe-
cero vedere d'improuifo , Penfarono i Lacedemoni;, che fofTero Ca-
flore5& Polluce, venuti alla fefla cel ebrata per loro, &: gli andarono
incontra tutti difarmati,3dorandoli,& pregandoli,che voleflero fer-
matfì fra loro con fauoreiiolenume^quandoi due giouani cacciatifi
tra loro, ferendo con le haflehorquefì:ijhorquelli,nc ammazzarono
molti & fatta non picciola flragc de' nemici fc ne ritornarono fen-
za effe r punto offcfì da loro. Okredi ciò haueuano Cafìorc,& Pol-
luce gli cappelli in capo,come dice Feflo Pompeo , perche furono di
Laconia,oue foleuano andare in battaglia coi cappelli in tefla. Ec
perciò Catullo in certo fuo epigramma gli chiama fratelli Pileati,
perche PileOjche è vece Latina,fignifìca cappello in volgare. Paufà-
nia parimente ferine; che in certo luogo della Laconia erano a^lcune
figurette Pileate, le quali ei non sa troppo bene fé fo fièro fatte per gli
Caflori ( che fotto il nome dell'vno intefcro gli antichi ambi i fratel-
li ) ma ben lo penfa . Né lafcierò hora di dire , che'! Pileo apprcfìb i
Romani fu la infegna della libertà, perciò che fu loro vran2a,chc^
quando volcuano dare la libertà advn feruo gli faceuano radere il
capone glidauano à portare vn cappeJlo, La quale ccremoniaera fat-
ta nel
De gli Antichi.
MP'
Imagine dì CaBore è Polluce ^ dei de Nauigantty
fgnifiainti al lor apparire bonaccia , quali fono
dfKQ protettori de QaualUi ejfendo Belle ve-
locìjjtme nel corjo loro , ^ njno de dodici fé -
giù del Zndiaco , detti i dmi gemelli figliuoli
di Gioue s ^ di Lediti .
1 6o Imagini de i Dei
ta nel tempio di Feronia, perche quefta fu la dea di quelli , alli quali
Segno di li- era donata la Iiberti.& erano detti Libertini. Onde Plauto fa cosi
""^ • dire vn ftruo defiderofo della libertà . Deh voglia DlOjCh'io poffa •
hoggi co'l capo rafo pigliare il capello. Et Icggefì che in Roma, am-
mazzato che fu Giulio Cefare, furono piantate in su le piazze haftc
con iJPJleo in cima, volendo in quel modo chiamare il popolo, &(^
tutta la città alla libertà di prima . Quando i Roman, haueuano bi-
fegno di foldati,ò pure che volcua allhora qualche vno leuare tumul
tO;6<: fedjtionCiChiamauano gli fcrui al Plico, intendendofi perciò,
che à tutti dauano la libertà , accioche per quella haueflero da com*
battere . Da che viene ancora, che su certe medaglie antiche di Bru-
to fi vede vn cappello pofto fopra due pugnali ^moflrando perciò,
ch'egli vccifc il Tiranno, & refe la libertà alla patria . Morto che fu
Ncrone,la plebe in Roma , come ferine Suetonio , & perle Prouim ic
ancofa , andana fcfteggiando con cappelli in capo, volendo in quel
modGmoftrare^cheeraliberatadagrauCj&crudelferuitù. tt fi leg-
ge appreffo di Phitarco,che Lucio Terentio nobiliflìmo Romano an-
dò dietro al trionfo diScipione con il cappello in tcjfla , come fc fofle
fìatofiioIibcrtOj&quefto perche era llato per lui liberato daiCar-
thaginefi , che l'haueano già fìitto prigione : & il medefimo fecero
molti Romani nel trionfo di Tito Qnintiorifcattati da lui pofcia_^
c'hebbe vinta la Macedonia, come, oltre à Plutarco , fcriue anco Li-
uio . Oltre di ciò il cappello fu fegno di virtù,& di gran fapere, &C*
per quefto lo danno hoggidì ancora inficmc col titolo del Dottore ,
& del Maeflro . Et metteuano anco talhora gli antichi i fcrui in ven-
dita col cappello in tefta,come riferifceGcllio , ma però quelli fola-
mente che non haueano difetto alcuno; onde volea dire li capello,
che non poteua il compratore ingannarfi , & che perciò' il ver.ditore
veniuaadeflerlibero,& non era tenuto poi àcofa alcuna, come che
quello fofle certo iègno della integrità , & bontà del feruo venduto .
Ma ritornando alli Caftori , perche come dilfi fotto quefto nome fi
intende di Polluce ancora ; onde Bibulo,chi fu Confole Tnlìeme con
Cefare,ne fece il motto , quando vide,che il fuo collega fi haueua co-
sì vfurpata tutta la auttorità dd Confolato , & che ciò che elfi tutti
doi fdceuano,cra detto fatto da Cefare folamentc,diccndo , che à s è
era intr^^ucnurocome a Polluce,il quale nel tempio dedicato àlui>&
al fratello nori hauea nome perche era dimandato tempio di Caiìo-
re folamiente, ò de i Caftori. Quefti dunque fi faccuano , come dice
Eliano . Eliano > & lo riferifce Suidajgiouani grandi , fcnza barba, tra loro Ci-
mili , con vefti militari intorno, con le fpade al lato , con le hafte in_.
mano,& in vece delle ftelle^ch'io dilli , fa cenano loro in capo alcune
fiammettc ancora alle volte. Perche kggefi,che eflendo già gli Ar-
gonauti ftranamente trauagliatida vna graue fortuna dimare,sì che
• ' temeuano
De gli Antichi . i6ì
femeuano tutti di p€rirc,& hauendo Orfeo fatto voti per la falute di
tutti , apparuero due Stelle , ouero fiamme foprail Capo delliCafto-
ti , che loro dieronolègno di faJuezza , & quindi venne poi , che fof-
fero chiamati gli Caftpri da i nocchieri nelli loro pericoli. Onde Pau-
fania fcriuendo di certa ftatoa di Nettuno ,qual'era appreflb dei
Corinti, dice, che nella bafe quella erano fcolpiti gliCaftori , come-i
quellijChe erano creduri Numi falutari alle naui,& a' nocchieri. Fu-
rono anco creduti eflere certe ftelle , ouero lumi , liquali , come feri-
ne Seneca , & Plinio , fogliono apparire in mare nelle gran fortune;&
danno fegno di bonaccia . Et perche fi nioftranoquefti in aria , & è
l'aria moftrata per Giunone, furono ragioneuolmcnteidue fratelli
Caftore ,& Polluce medi in compagnia di quella Dea-.alla quale fìn-
gono le fauole , come recita Theopompo , & Ellanico , che Gioue ,
legaflTegli piedi già vna volta con catene di oro , aggiungendoui gra»
iiiffimipefìdi ferro , onde ella fé ne ftaua pendolonè in aria; Volen-
do con ciò fignificare, che quella parte di fotto deli'sria, che pia è
lontanadalloelementodelfuoco, & perciò è più denfa, ouefi fanno
i nuuoli, le nebbie , & le altre fimili cofe , facilmente ii vnifce all'ac-
qua , & alla terra,lc quali fono elementi graui,& che icendono fem-
pre . Leggcfi appreflb di Paufania , che in certa parte della Beotia_f
fu vn tempio conlècrato a Giunone, nel quale era vn fuo fimulacro
molto grande , che ftaua in pie, &: ella quiui era chiamata fpofa. Ma
pare à me , che più di ragione ella hauefle quefto nome iìqUi Ifola di
Samo i perche ferine Varronc , & lo riferifce Lattantio , che quefta
fu chiamata prima Partheniada Giunone , che quiui flette, mentre
che era fanciulla , & vergine , & vi fi maritò ancora à Gioue ; onde-»
nel fuo tempio fu vn bel fimulacro fatto in forma di fpofa, che doue-
uahauerc quel velo colorito, col quale le nuoue ipofe fi copriuano
la faccia, & era dimandato Flammeo , dal colore forfè della fiamma,
perche era roffo , & moflraua , che arrofliua di vergogna la giouane,
che fi doueuacongiungereall'huomo : che così hanno detto alcuni
diqueflo velo : benché alcuni altri vogliano,che fi intenda altrimen-
ti , come dirò poi diiègnando Himeneo . Et perciò fcriue Varrono,
che fu offeraato da gli antichi di non accompagnarfi infiemei nouel-
li fpofi fé non di notte , come che le honefl:e giouani haueiTero da ver-
gognarfi manco al buio della notte. Etandauanolefpofeal marito
di notte porrate in lettica da Muli , ò da Buoi , come fcriue Snida : Se
cralaletticafattain modo, che la fpofa fedeua nel mezo,lofpofo
dall' vn de' lati : & dall'altro il più honorato,& più caro amico,o pa-
rente , che baueffe , da cui forfè hoggidì è venuto i'vfo tra noi di tro-
uarfi il fpofo vno de fuoi più cari amici , che aflìftendo fèco alle noz-
ze vien poi chiamato compare dall'anello. Etportauano i.cro da^
uanti , fecondo che fi raccoglie da Plutarco ne i fuoi problemi , cin-
L que
che chiamai
ti da Noe»
chicri .
Theopopo;
Ellanico.
VlrrOiic .
velo delle
Plutarw"
ì6 2 Imagini de i Dei
Facelle inan- que fancmllì altretante facelle accefè di tcds oi jero di fpino bianco?
xj *!le Jpo- jcqiialiolcrcairemitio,chefaceuanO;,rciCcirt:ìdc:lbn)ode!]i not-
te , dauano anco con la luce loro feguo , & biionc augnrio della gc-i
neratione , che fi afpettaua di quel maritaggio , copcìo/ì a e he ii ge-
nerare altro non è che produrrò in luce. Né potcurino effere più di
cinque , perche fecondo alcuni fu creduto , che la donnaad vn parto
poteflc far fia'a cinque figliuoli , e non più . Ma confiderando alcu-
NuiTwro pa- ^^^ '^^^^ ^^ ^^^"^ P^'*^ fortilmente , hannodctto > che vfauano gli antichi
ye edifpare^ nelle nozze il numero difpare, comedimoftrjtore di pace, & di vnio-
ne , perche noa fi può diuidere in due parti eguali , che non vi refit
fenipre vnodi fnezo,che le può raggiungere anco poi inficme , come
communcad ambedue; onde Ri creduto il numero non pare ellere-i
grato alli Dei del Cielo auttori di pacc,& diqaiete,& il pare a quel- '
. lidelllnferao , dalli quali viene difcordia , & difunione, fi come il
numero pare G può difunirc , facendone due parti eguali , fenza che
ne refti alaina cofa di mezo , che le habbi da riunire . Et tolfero il
cinque, perche quefto è il primo numero, che nafci dalla vnionede i
doi primi numeri pare , & difpare , che fono tre > & doi ; perche l' v-
no non è numero , ma principio , dal quale C\ comincia di numerare
Et €hiamauano cinque Dei parimsnte,& con dinoti prieghi gli ade-
rauano . Quefti erano Gioue , & Giunone adulti , cioè non più fan*
ciulli ; Venere , Suadela , & Diana . Olcre di ciò metteuano gli anti-
chi dauanri alla nuoua fpofa il fuoco , & l'acqua, onero per moflraf'*
'Fttoco,S!zc- le,che come il fuoco da sé non può produrre cofa alcuna^nè nodrirla»
qua picfen- pcrnon hauere punio di humidita, & meno l'acqua, per effere tutta
Kci alia ipo- f^edda,peril che bifogna chcalla generatione degli animali & di tut-
te le altre cofc prodotte dalla natura il caldo, & l'humido fi congiun
gano infieme ; così f-a di meftiere , che per conferuare la generatione
humana , fi giungano infieme l' huomo, & la donna : onero per darle
ad intendere col fuoco , che purga , & parte il puro dal non puro , &
con l'acqua , che lana le macchie , & lena viale lordure : che ella ha
da conièruarfi pudiea , pura , & netta , & guardarfi da tutto quello ;
che può macchiare le leggi del matrimonio. Le faceuano anco por-
tare il flifb , & la conocchia , & paflare fopra vna pelle di pecora coti
tutta la lana la prima, volta > che entraua in cafa del marito, &
vfauano delie altre ceremonie affai; ma bafti per hora di quefk po-
«mr.«B« che perdareà vedere come fi habbi da far Giunone in forma di fpofai
fpofa poiché Varrone non lo dilTe , quando diife , che fu rn fiio fimulacro
così fitto nel l'Ifola di Samo. Ma ritornando a quello che dicemmci
per relacionc di Paufania, che Giunone in Beotia fu chiamata la fpò^-
fa , vediamone la cagione , {ècT>ndo che ei la mette, ilquale ne fcriue.p
Giunone adiratafi con Gioue già vna volta partì d* lui , de fé n'ando;
m Eubca , che è Negroponte , & egli che pure la rolea placare , &c«
farU
De gli Antichi. ìói
farla ritornare , ma non f ipea in che modo , ne dimandò con figlio z
CitheroneallhoraquiuiSignorCjiiqiial gli ricordò , che facellc fare
vna ftatoa diq.iercia , & laportaife involta coperta sì che non foflc
villa, fingendola vna gioiuncchedinuouo «gli fi haueife fatta«<
fpolìLj. Così fece Gioue,& già fi conduceiia d'intorno la nuoua
fpofa, quando Giunone, checiòhaueuaintcfo , & le ne era molto
rincrerciuto,vfcitadifiiori,& accollatafi al carro , oue credeua,
che fofle nafcoftalaruoiia fpofa, tutta piena digelofia, & difde-
gno fquarciò gli panni , ci -e la copriuano , & trouandola vna ftatoa
di legno fé ne^ allegrò affai, & rapp.icificoflì conGioue, Se con luì
flette come n nona. O; -de furono poi celebrati da gli antichi alcuni
dì di fefta per memoria di quefta fauola, la quale, come riferifcc
Eufcbio interpreca Plutarco in quefto modo . Li difcordia nata tra
Giunone , e Gioue altro non è , che lo ftempcramenro de gli elemen-
ti , dal quale viene la deftruttione delle cofe^ sì come per la tempc-
: ' , ò per certa proportione che fia tra quelli , nafcono le medefime,
: fi conferuano . Se Giunone adunqae cioè la natura hiunida, fic
ventofaaGioue, che è la virtù calda , & fecca, & lo fprezza , tante
1 faranno le pioggie ; che allagaranno la terra, quante f iroiio gii
, vna volta nelpaefe della Bcotia, che andò tutto fotto alle acque,
onde quando furono poi quefte date giù , ^& rimafe la terra fco-
pertajhnfero le fauole, chefoflerorappacifficati inficmeGiouc-;,
& Giunone, & cofi che fi fquarcialTero i veli, & fi vedelfe la ftatoa
della Quercia : perche dicono, che il primo arbore, che fpuntafle
fuori della terra,fu la Quercia ; la quale, come dice Hcfiodo , fu a*
mortali di doppio giouamentOjConciofiache dai rami neraccolfc-
ro le ghiande, onde viueuanoprima,&deltroncofenef:cerotetti.
A Giunone fecero gli antichi ghirlande di bianchi gigli, liquali
chiamauano le rofe di Giunone, perche tinti del fuo latte diuenta-
lono bi ar.chi , come raccontano le fauolc,dicendo ; che Gioue,men-
tre che ella dormiua le attaccò Hercoleanccrfanciulliix) a le mam-
melle, accioche nodrendolodel fio latte non rhauefl'ein odio poi.
,Ma quello poppandotroppo auidamentefccesì.chela Deafi deftò;
& ncoiiofciutolo da sé lori butto fubito in modo ,che il latte, cht^
ancora vfciua, per lo più fi fparfe per il Ciclo , de quiui fece quella_ji
certa lifta bianca,che vi fi vede ancora , quale chiamano gli Aftrolo-
gi il via lattea , & il reftantc cadde giù in terra fopra i gigli , onde ri-
malcro così tinti di bianco , che poinati fono fempre bianchi. Ter-
tulliano ferine , che in Argo Città della. Grecia fii vn fimulacro di
Giunone cinto con rami di vite, & che haueua fotto i piedi vna
r pelle di Lione, quafi ch'ella vokfle hauere quelli per djfpregio di
"^'j Bacco, & quefta parimente , a dishonore di Hercole, che Tvno,
^"*^ & l'altro da lei fu odiato grandemente 3 come quella , che ad am-
^ • L i biftt
Quercia mól
to vcik.
RofediGia-
noae«
Vìa lattea-*
Tertuilai\o'<i
1 54 Imacrini de i Dei
o^ -^ «^' «D^
*el
•^1
•^2
IméLgme dt Giunone zArgiud , di Giunone falua-
trice in L animo , C3^ r//" Gimione regina de gU
Dei , dell'aria patrona , matrigna ^ ^ odiatri-
ce dt '^Bacco^ tt) di Hercole , purgatrice , Q^
mondatrice delle cofe proprio effetto dell*aria. ^$>^
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De gli Antichi. ìd$
( bi fu naadregna, fecondo le fauole. In Lanuuio Cittd di Latiocra
adorata Giunone Sofpita ila quale noi potiamo chiamare faluatri-
ce 5 come principal Nume di quel luoco , fecondo che recita Tito Li-
iiio;& haueua quiui la fuaftatoa;comefcriue Marco Tullio^ vna pel-
le di Capra intorno5& invnamanJ'hafta,* 6c vn brcue feudo nell' al-
ila . Et Fefto parlando di Giunone Februale,perche ella hauedeque-
(co nome , dice , che le facrifìcauano i Romani il mefe ài Febraio , &
che le felle Lupercali celebrate in quefto mefe,erano coiirscrate d lei,
nelle quali andauaao i Luperci fcorrendo per la Citta , de purgauano
le donne,che per quefto porgeuano loro la manojoc. efiì le battsuano
:■ con quello di che fi fa il farfetto di Giunone , che fono le pelli delie*
. Capre. Oltre di ciò fi troua,che fecero gli antichi la ftatoa di Giuno-
ne alle volte ancora con vna forbice in mano, come riferifceSuida,
& ne rende laragione^dicendo^che l'aria intefa per Giunone., purga ,
& mondifica, come la forbice tagliando i peli fa i corpi po'iti,&: nioii
di. Et in vna medaglia antica di Nerua Imperadore fi vede vna ma-
trona coronata di raggi , che fiede in alto leggio , e tiene con la fini-
ftra mano vuo fcettrOj& con la deftra vna forbice . Quefta giudica-
rono molti eflere Giunone,nientedimeno le lettera, che in eiTa meda-
glia fono,la dicono la Fortuna delpopoloRomaso. Né mi ricordo
di hauere veduto,.© lette di altra imagine^ò ftatoa di Giunone/e non
che alcunijperche fanno , che la diflero gli antichi la ritrouatrice dei
matrimonio, & che haueua la cura delle nozzcjonde Bidone appref-
fo di Virgilio , quando ha difegnato di farfi marito Enea^fàcrifica ad
alcuni Dei , ma inanzi d tutti à Giunone .
Tito liuio^
Mar^oTulUo
GiimoHC.
Februale.
Fcfto.
Vii-nilio .
Vi»
'»
Chetlen del nodo maritai la cura»
. L'hanno fatta in pie vefrita con capi di papauero in mano , & con
vn giogo a piedi, volendo per quefto moftrarc come hanno da ftare
irmaritOjSc la moglie congi unti mfieme , & per quelli la numero fa_j
jJroIejche poi viene fuccedendo . Di che non rrouo però fatta men-
tione da alcuno de gli antichi, ma fi bene che in Roma fu chiama-
to certo luoco Vico giugario,perche Giunone è detta Giugale, quafi
che col fauore del fuo Nume fi giungeflero infieme I huomo , i<i la
donna ; hebbe quiui vn'altare,onde andauano i nouelii Ipofi, & era-
no dal facerdote legati infieme con certi nodi , dando perciò loro ad
intendere,che così dòueuano eflere gli animi loro legati poi fempre
in vn medefimo volere , come erano i corpi allhora da quelli nodi .
Onde è venato che toghendo alcuni poi forfci'eflempio di q:iefto,&
quello che fi può vedere nella imagine di Venere fatta m ceppi,
hanno dipinto il matrimonio con il giogo in collo , &: coi; gli ceppi a MatnV.onio.
ipiedi . Quefto hanno voluto alcuni, che folle introdotto rriir a da
L 3 Giu-
Vico giuga-
rio.
Guiaone—»
g tigale.
bipoli legan ,
j66 Imagini de i Dei
*«
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•^]f -^ ImAgine di Giunorae inuentrice o protettrice del §'4S* ,
<^v\'v|» niatrim'^nio^dtttACiHnorje giugdley^ del giù' ^^h
*§?'^^ ^(> (gr yuelli à Ivt ficrxtt , fìgnificanti l'yffitio iÉ^%
*£^f^f^ ^f ;;?4 t (iti: (^ l^ fticce filane o prole che ne yie~ «s>Ì^/a
4i
de ma iati: (^ b fiiccejjlane o prole che ne yie- «^fe;|*
rìf cidi y>i air iman ir- concorde.
^ "^t'^'^^'^ì^^'^'^^-^^^'^'^'^'^'^'W'^'^'^
NoucIU dì
De gli Antichi . 167
Giunone , come ho detto alcuni da Venere , & alcuni altri da Hime-
neoJIquale fu perciò adorato come Dio delle nozze, nelle quali lo Hinacoso.
chiamauano con certi folenni pnegh j,accioche i quelle falle fauore-
uole , &: deffe col Nume Tuo felice fjcceflb . Ma leggefi ancora , che
tnoftrando gli antichi con molte cerimonie la pace , & vnione , che-»
doueua eflTcrc fri marito,& moglie , & dcfiderando à quelli ogni be-
fì€,& confblatione non nominauano in celebrando le nozze , fé non
quelle cofcjle quali potcuano dare buono .'ingnrio,& fegnodi felici-
tà. Onde chiamanano anco fouente la Cornacchia, come fi vede.*
nella imagine della Concordia i& facriricandod Giunone Giugolc
cauauano il fele alla vittima ,& lo gJttiuiano dietro all'altare , per Fdc^ictap»
cnoftrarcjchc fri marito, & moglie non cieue eflere amarezza di odio, ^'*»
ce di fdegno alcuno. Et per quefto vogliono alcuni, che Himcneo
parimente fo{fechiamato,non perche haueiTe ordinato il matrimo-
nio,ma perche dopò molti franagli, & graui pericoli egli, ottenne le
defìderate nozze con feliciflìmo fucceiroj& la nouellaè taJc . Hime-
neo fu vn giouanetto in Athcne figliuolo di Apolline, & di Calliope
vna delle noue Muiè,tanto bello,& di faccia così delicata,che da mei
tiera ftimato fèmina,il quale lì innamoro ardentiiliniamente di vna
bella & nobiliillma giouane,e fenza iperare di poter mai godere del-
l'amor fuo, perche egli era di famigliai quella della giouane troppo
inferiore di fan gue,& di richezze , andana come poteua il meglio
Bodrendofi dell'amata vilèaj& quella leguitaua fempre, & ouunque
d lui f (1 e lecito , & concefib di andare , & trouauafi fpeflb ( aiutan-
dolo in ciò molto la pulita guancia ) fra le altre giouani acconcio in
modo, che vna di quelle era creduto facilmente. Or mentre che il
milèrello in quef^a guifà inganna altrui ; ma più fé fleflb, auennc, che
ci fu rubato con l'amata fua j & con molte altre nobiliiiiiiic giouani
di Athene, andate di compagnia fuori della Città peri facrifìcij di
Cerere Eleufina, da' Corfariarriuati quiui airimprouifo . Li quali ,
pofcia che furono lungi da Athene per molte miglia,ljeti della preda
fi ridufleroin terra,e ritiratili in certo luogo , ouc fi tcneuano ficuri,
fianchi gli per il continuo nauigarejfi addormentarono. Allhcra Hi-
meneO;,prefa Toccafione di liberare sè,& le rapite giouani, gli vcciic
tutti prima che alcun di loro fi fuegliafle , & haucndo rimefle quelle
in luoco ficuro, fé ne ritornò alla Città,& promifle à gii Athtnitfi di
reftituir loro le già perdute figliuole , fé voleuano dare d lui per mo-
glie quell;i,ehe egli amaua cotanto . Il che gli fii accordato volentie-
ri, parendo ad ogniuno, che egliThaueite molto bene meritata . Et
così hebbe Himeneo la tanto da lui defiderata giouane . Fatte le fo-
lenni, & ligie nozze,vifle poi con quella felicemente tutta la fua vita .
Perche duSqueda co/ìui furono ricuperate quelle Vergini , & i\ ma-
CEimonio, che fi defiderò tanto, hebbe felice fucceflfo, replicai- ano
L 4 fon elite
i58 Imagini de i Dei
fouentcgli antichi il nome fuo nelle nozze per buono augurio, co-
me che defìderaiìero a quelli che iì maritauano, Ja felicid d'Hime-
neo. E qucfta fu cofa de i Greci,sì come fu de i Romani di chiamare
TalafTione per buono augurio parimente nelle nozze . Perche, come
fcriue Liuio , quando furono rapite da i Romani le donne Sabine^,
venne alle mani di vnpouero Soldato, vna belliflìmn giouane ; la__»
quale cidi{le,à chi gliene dimandaua,di condure a Talaillonejpcrche
haueua già villo, chequalch'vno le haueua gittato l'occhio adofìb
per leuargliela. Era Talafiìone allhora vn Capitano, di gran valore ,
& hauuto per ciò in molto rifpetto, onde vditeilnomcfuo non fu
chi ofafle pur di toccare la giouane j anzi che facendo fedele compa-
T^^-iCùnn-^ , cniad colui, che rhaueua, andarono ^iridando tutti infìemeàTa-
cliiamato cel iailionc,a Talaiiione,i] quale hsbbe molto cara la bella giouane , o^
le nozze. con liete nozze fé la fece moglie,^ viilero dapoi felicemente fempre
iniìcme . Chiamauano dunque Talaflìone,d£fiderando a' noni fpofi
la buona ventura, che pel nome di lui hebbe quella rapita giouane^ •
Onero che quello era , perche Talallìone fìgnifìca certa cella nella_»
quale teneuanoledonneIalana,&le altre cofe da filare, & voleuano
gli antichi, fecondo Varrone, replicando fpeflb quella voceneIle_i
Varrane. i^ozze , ricordare^illa fpofa ; quale haueua da efl'ere l'olìicio fuo , poi
che era maritata : il clie Plutarco ancora conferma ne i fuoi probie-
mi , riferendo pur anco quello, che ho detto poco di fopra , che la-j
fpofa entrando in cafa del marito la prima volta, portaua fcco la co-
nocchìa,& il fuTo-S: palfaua fopra la pelle di vna pecora , ò che vi fe-
deua su, come fcriue Fefto ; perche da quella (i trahea la lana , che li,
acconcia poi ad vfo di filare5& diceua quelle paroleiOue tu fei Caio,-
io fono Caia,che vcnuianò àmoftrvire , che rutto haueua daeflerc^
commune fra il marito,&: la moglie , £c che in cafa doucuano eifere-i
egualmente padroni . Et hanno voluto alcuni , clie in tale cerimo-
nia folfevfato quello nome di Caia per rifpetto di Caia Cecilia, che
fuTanaquille moglie ói Tarquino PrifcoRède" Romani , donna-j
faggia,& virtuofa, chegouernò beniilìmo la cafa fua. Onde Var-
rone fcriue,& lo riferifce Piinio,che in certo tempo fu guardato co- "
me cofa degna di riuerenza il fufo,& la conocchia dicollei;&vi
giungono alcuni anco le pianelle ; quindi dicono, che venne ISfanza
di portar fcco la Ipofa la conocchia con lana,& il fufo , per ricordarli
di ihiitare la virtù di quella gran donna,Ia quale filò & ftce di fua^-.
mano vna bella velie regaL- àS^Tuio Tullio fuo genero,che fuccelfeal
manto nel ri. gno la qc.ale fu polla poi n ;1 tempio della Fortuna. An-
daua anco la nona fpofa cinta di certa fafciadi lana Uretra sii la ca-
co!e^ '^^'^* mifcia col nodo d'Hercole, quale era fdolto dallo fpofo la prima-»
notte,che ftaua con lei pigliandone augurio di douere efl'ere così fe-
lice in hauere figliuoli , come fu Hercoie^ch? uè lafciò fcttanta . Et 'À.
quello
De pli Antichi. loo
O "^
qiiefto tare chiamaiia in fuo aiuto la Dea Virginenfe, perche ella era
creduta hauer cara,clie la fafcia virginale porcata dalle gionani tut-
to il tempOiChe ilaiiano vcrgini^forfe fciolta felicemente fubito , che
erano maritace . Et vfarono gl'antichi, come riferifce Santo Ago fti-
uo da Varrone,di portar quefta Deainfiemecon alcuni altri nel]a_«
camera , oue doueuano ftare la prima notte infiemc i nouelli fpofì ,
acciocheconraiutodiqueftilofpofo pid facilmente raccogliefie il
defiderato fiore y & man co folle difirefo dalla fpofa , pofcia che fi ve-
deua tanti Dei attorncche tuttijla confortauano d óò,6i ciafchedu-
no fecondo il fuo officio ^ perche erano partiti gli cfficij fra loro in
quefto negocio.nel quale pareuanocfìerei generali prefidenti Vene-
re5& Priapo.cui fu pur anco dato particolare officio : & lo chiama-
rono allhora Dio Mutino,perche deffe forza allo fpoflb di trauaglia-
re gag] iarda mente, & di mettere in core alla fpofa di non fare alcuna
refiftenza . Vi erano poi il Dio Giugatino per giungere infiemema-
rito,& moglie.-il Dio Subigo,che procurauajchervnofottometteife,
éc l'altra fi iafciafle fottomcttere facilmente : la Dea Prema , che in-
duceua la fpofa à lafciarfi ben premere : & la Dea Partunda, che non
lafciaua punto temere di parto, che haueflb da venire. Et credo
ehe ve ne fofTeroanco degli altri, perche, come diìTi da principio ;
diedero gli antichi particolari Dei à tutto quello, chefaceuano,ò
che con diuerfi cognomi dauano ad vno folo la cara di diuerfe cofe ,
come i quel to propofito parlando Martiano à Giunone efprime que-
fìii quattro cognomi,Iterduca,Domiduca,Vnxia, è Cinxia , che nelle
cerimonie de' maritaggi le furono dati; Se dice ; A ragione hanno da
chiamarti di core le giouinettefpofcjperche tu babbi cura di loro in
andando;perche tu k meni ficure nelle defiderate cafe de i loro fpofr,
perche tu facci , che l'vngerele porte fia con buono augurio , & per-
che tu non le abbandoni , quando porgono giù il cinto Virginaie.Et
quefto fa, cheCiurone folle anco la Dea Virginenfe . Ma lafciando
tanti Dei,delli quali non ho trouato mai gli fimulacri,ritorno d qual
cuna di quelle cerimonic,che pÒno feruire alla imaginedi Himenco.
Vfarono dunque gli ant:ichi di cingere anco le porte della caf.i con_.
ccrtebende,òliladilana, vngendo gli ganghicri di quelle con fun-
gia di porco , con gralVo di becco , per rimedio di tutti gli incantefi-
mijChefouente erano fatti a' nouelli {pofi,felo ftridore de i gangheri
era vdito,apreadofi , o fcrrandofi le porte . Spargeua anco per que-
ilojcome hanno detto alcuni , lo fpoìò delle noci,accioche non fofle
vdito altro che il rumorcjche quelle fa cenano cadendo in terra, &C^
loftrcpitodei fanciulli , che le raccoglieuano, quando gridaua lo-j
fpofa & dokuafi nello fcioglier la fafcia, ch'io diffì, perche alcuna
ve ne era , che fi fortemente gridaua, che faceua alle volte grandiiil-
ma compaffione d chi i* vdiua. Altri hanno detto che lo fpargere de!-
. kiio-
Virgmcnfi.
Dea.
^timiio
Giugatino.
Subi,9;o.
Prema .
Partunda.
170
Imagini de i Dei
4m
mm^ '^f t w^# ^m^^^
St:
4m
4m
4^
4B-
4Br
•Jfe
4fl
#3^
hnd^me d'Himeneo dìo del matrtmonio , (^ delle ^^i>^
no'^e 3 cot; l' imagini d'alcuni fanciulli ^che rac- g^§*
colgono noctfparfe , (tgmficante la perpetuità y ^J,^
O* mdi[jllulilità del matrimonio, ti rojjor njir- ^.§*
ginalcyO* che hifogna à chi ha carico di cafa U- ^^^
fciAV le co fé fanctullefehe . «^^^^
Plinio.
Degli Antichi. 171
le noci moilraua,che l'hiiomo maritandofi lafciaiia tutte le cofe fan-
ciullefche, perche foglionoi fanciulli giuocare fouente con le noci .
Varrone ha voluto, che ciò fi facelTe per tirare buono augurio da_^
Gioue , cui le noci erano conf^crate. Et Plinio parimente ì'interpre-
ta ad vn'akro modo . Ma di quefto, oc delie altre cerimonie vfatc-*
nelle nozze bafta qucllo,che io ne ho detto , per venire à difegnare il
Dio di quelle^che fu come dilli , Himeneo . Quefti da gli antichi fu Im^^ine di
fatto in forma dibelgiouane coronato di diuer/ìii ori, & di verdci-» Hiraenej*
perfa^cheteneuavnafacella acccfa nella deftra mano,&: nella hni-
ftra haueua quel velo roffo, ò giallo che foffe , col quale fi copriuano
ilcapo,& la faccia le nuoueipofe la prima volta,cheandauanoà ma-
rito. Et la ragione, che poco di foprapromifi dire di ciò,è tale, che
lemogliere dei Sacerdoti appreffo de gii antichi Romani vfauano di
portare quafi Tempre vn fìmiie velo : & perche i quefìà non era con-
cefib, cornea gli altri, di fare vnqua diuortio , coprendo la fpofa con
quel velo , fi veniuai moftrare di defiderare , che quel matrimonio
non hauefieda fcioglierfi mai. Ma quefto non vieta però,che il me-
defimo non moftrafTe anco la honefta vergogna della fpofa, come ho
detto; la quale potiamo dire che foflevnacofafteffa con il Pudore j
hauuto in tanto rifpetto da gli antichi, che fu come Dio adorato.
Onde gli Atheniefi gli confecrarono vn'altare , & appreflbi Lacede-
moni] gli fu fatto vnfimulacro per quefla cagione raccontata da_<
Paufania. Hiueualcaro maritatola figliuola Penelope ad Viiflo,
con animo,cheei non gliela leuafl'e di cafarnai, ma doueflero habi-
tare fèmpre tutti infieme: come ne lo pregò molte volte dapoi;ma
nulla giouandogli, perche Vlifle haueua deliberato di ritirarfi con
la moglie à cafa fua , fi voltò il buon vecchio d pregare la figliuola ,
che non lo lafciaiie ; & benché ella fofle già in camino per andarfene
col marito, non lafciaua egli però accompagnandola di pregarla,
chereflafl'efeco, VlifTealI'vltimo vinto dall'importunità del fuoce-
ro fi voltò alla moglie,& le diede libera licenza di fare ciò, che vole-
ua,ò andare fcco,òreflare col padre; A queflo ella altro non rifpolè,
fé non che tiratofi vn velo in capo,fi coperfe con quello la faccia ; da
che parue al padre d'intender beniiiìmo , che l'animo delia figliuola
era di andare col marito ; però fenza più direaltro la lafciò andare,&
quiui , oue ella fi coperfe il vifo , pofc vn fimulacro al Pudore , cioè a
quella honefla vergogna , che mofirò Penelope , di contradire al pa-
dre per non lafciare il marito ; & doueua eflcre fatto in fimile foggia
con la faccia coperta . Si che moflrandofi la vergogna in quello mo-
do, fi può ben dire, che perciò ficopriua la nuoua fpofa coi velo,quaJ
dilli, che portaua Himeneo nella finiflra mano . Et ritornando i
mettere quello , che refta di lui , egfi haueua due focchi gialli à picdi^
queili erano certa forte di fcarpe; che vCmanoaUecomcdie ,& 1^
donne
Pudore Dio»
Icaro .
Penelope^
Vliffe.
172 Imagini de i Dei
donne parimente gli porcaiiano . Et tutto j1 dilegUOiChe ho fattodi
Catullo» coftui è dileritco da Catullo in quello modo.
0 de l'alto Helkone
Habìtator felice ,
0 ctvriana celeHe,
lÀeto , e giocondo figlio 3
Che ne le forti braccia
Bel difofo amante
Con legittimo nodo
Metti la dedicata Verginella 9
Cinge Hjmeneo le tempie
Di belli i e Vaghi fiori
De l'odorata perfa ,
£ tenendo con mano
il colorito Velo
Mone lieto per noi
Il bianco pie zielìito
£t adorno del bel dorato foccol
In qnefto dì giocondo
Vien con foauc Voce
Cantando a' nouifpofi
allegre canzonette.
Con pie profpero menu
Gli fesìcuoli balli ,
£ con felice dcfira
La rifplendente face porta man'zi.
Seneca parimente così ne dice :
Tu, che la notte con feliie aufpitio .
Scacci , portando ne la dcfira mano
La lieta, e fanta face, hor vien' a noi
Tutto languido, & ebbro", ma pria cìngi
Di be fiori , e di rofe ambe le tempie .
Claudiano in certo Epitalamio dcfcriire Himeneo in qiie-
fto modo.
Da gli occhi Vn foauiffimo F^lendore
£fce , cJy à rimirarlo altrui contentai
E i caldi rai del Sole , e quel rojfore ,
eh' og'/i' animo pudico tocca , e tenta ,
Spargon di bel porporeo colore
Le bianche gote ,a le quai s'apprefenta
La lanugine prima accompagnata
Da bella chiama crefpa , & indorata ,
I A
De gli Antichi.
LA GRAN MADRE.
A Terra fu creduta di gli antichi eiTere
Hata la prima di tutti i Dei , & perciò
la chiamarono la gran Madre,© la Ma-
dre di quefti. Et fecondo che di quella
viddero la natura efferc diucrfa, & mol-
te le proprietà , così molti nomi le diero-
no, &diuerfi ; & in varij modi l'adora-»
rono, & ne fecero ftatoe. Onde hauendo
io gii detto , come di lei intendcflfero per
Giunone allevolte,&nc facefferoimagi-
ne, hora dirò delle altre, che appreflfo de gli antichi furono tutte^
Dee fignifìcatrici della Terra . Alla quale folamente di tutte le parti
dell'vniuerlb fcsiue Plinio , che mcriteudlmente fu dato cognome
dimaternariuerenza: impcrochenati, chcfonoimortali,ellagliri»
ccue fecondo l' vfanza de gli antichi , quale era di porre il fanciullo ,
fiibito vfcito del ventre della madre in terra ; come nelle braccia del-
la generale madre di tutti , & leuarnelo anco poi fubito , & hebbero
perciò vna Dea chiamata Leuana, la quale credeuano chedqucfto
fofTe fopra,di fare col fuo Nume , che quel fanciullino allhora nato
foffe felicemente Icuato di terra: sì come ne hebbero anco vna, che
haueua la guardia delle Culle de i medefimi fanciullini,chiamata da
loro k Dea Cunina ; U Vagitano fu il Dio del piangere de i fanciul-
li,che da Latini è detto Vagire. La Dea Pauentia era fopra al pauorc
cioètimoredcimcdefimi,& Rumina, fopra il lattare, perche Ru-
ma diccuano gli antichi alla mammella . Potina fu la Dea della pe-
cione, cioè del loro bere : & Edufa dell'efca,cioè del mangiare . Ha-
uendo dunque la Terra riceuuto gli mortali , fubito che fono nati,
come amoreuole madre , gli nodrifce anco poi,& foftenta ; & quan-
do alla fine fono da tutti abbandonati» ella gli raccoglie nell'ampio
fuofeno &insèmedefimagliferra: Et non glihuominifolamen-
t€,egli altri animali, ma tutte le altre cofe ancora paiono hauef
vita qui frd noi dalla terra,& elTere da lei (òftenute , nodritc , & con-
feruate . Per le quali cofe d ragione ella fii detta gran Madre , & Ma-
dre de i Pei parimente , perche erano flati i Dei de gli antichi morta»
Terri perche
detta madre .
Leuaaa Dea»
Gunioa ?
Vagitano»
Pauentia ,
rotine,
Edufa.
174 Imagini de i Dei
Opc
Homero.
Mariiano-
Ffpofìtione
<1clla imagi-
ne di Opc.
]iy Se erano viuuti vn teni} o diquello,ch . Ja terra producccome ne
-viuonotutti gli altri mortali. Etfuqueda la medefima che Opc,
Cibelc,Rhea,Vtfta,& Cerere ,& altre ancora dimoflTatricddJedi-
ucrfe virtù della Terra . Del e quali efporrò gli nomi in difcgnando
le imagini loro fecondo che mitorncràbene,& ne racconterò le fa-
uole , od altro che fia , fé verranno à proposto . Imperoche come i
dipintori adornano le loro tauole con tutti quelli ornamenti, che
fanno migliori jaccioche a riguardanti paiono più vaghe, così ho
cercato iodi fare mentre- chedifegno quelle imagini con la penna.
Percioche cfpongotallhora alcuni ncmijtalhora interpreto qual-
che fauola , & di alcuni ne racconto alle volte fempliccmente , &c^
alle volte ancora tocco qualche hiftoria^ fecondo che mi pare più
confarfì aquello ,di che haurò già detto, òmi redi da dire, paren-
domi di doucrcefltre a quello modo,fc non diletteuoleà chi leg-
ge, almeno non troppo noiolb,conciofia che la varietà delle co/è
foglia leuare gran parte di noia a i lettori . Venendo dunque a dire
della gran Madre, ella fu chiamata Ope da gli antichi perchequc-
fta voce lignifica aiuto , & non e chi più aiuti la vita de i mortali
della terra ; onde Homero la chiama donatrice della vita, perche
ellaciddouecommodamente potiamo habitare,& ci porge onde
habbiamo da nodrirci & in molti altri modi ci gioua à guifa di pie-
tofa madre. Et perciò Martiano defcriuendola ,di^e, ch'ella e di
n^oltaetà, & ha vn gran corpo , a che fi confà quello, che ferine
Paufania, che in certa parte della Grecia apprtflb il fiume Crafidc
fu vn tempietto della Terra quc ella fu chiamata la Dea dal largo
petto :& fé ben partorifce fptfìb , &: habbi intorno molti figliuoli,
nondimeno ha pur ancovna ve/le tutta dipinta a fiori di color di-
uerfi &: vn manto teftiito di verdi herbc.nel quale paiono eflcrc tutte
quelle cofe,chepiu fono prezzate da' mortali; come le preciofe gem-
me, & i metalli tutti , & vi fi vedcua ancora copia grande di tutti i
frntti,&vnaabondanza mirabile di tutte le colè. Orachiè,che in
-queflo ritratto non riconofca la Terra ? La quale Varrone, fecondo
che riferifce Santo Agoflino nel libro della Città di Dio , vuole , che
fiachiamataOpcpei-che per l'opera hum^nadiuenta migliore, &c^
quanto è più coltiuara , tanto è più fertile , & che fia nomata Profer-
pina,perchc vfcendo da lei vanno come ferpendo le biade, che ne
iiafcono , & che fia detta Vefta,perche di verdi herbe fi veftc . Oltre
di CIÒ la dipinge anco ,^ inficine e/pone tutta lapittura, il Boccac-
.cio,quando -Icriue della progenie dei Dei,& dice, che ella hd in capo
vna corona fatta à torri;perchc il circuito della terra à guifa di coro-
na e tutto pieno di CittàjdiCaftella^diVillaggi^e di altri QdiBcij. La
vefte tefluta di verdi herbe, & circondata da fronzuti rami , moftra
gli arbori,Ie piante,Sc le herbe che cuoprono la terra . Ha lo fcettro
in mano
De gli Antichi, 175
^ ; -T .. -ix ^>=! ^'^- -:^^ ^f^ ^i>5 ^ ?fH ^ ctH '^f/?* ^ ■ >^ ••";^* *i}^ 5" ' " '
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Imaz^ne della dea Oùe detta anco Eerecinthia^
madre de gli Dei 3 interpretata per la Terra ,
(^ glt ammali^ ^ alberi à là facratt fìrtnfi
canti la fruttuofa coltmatione dfl terreno ^0*
ogm yrjo efjer Jòttopo^o alla natura hiììchc^
grande . rut è anco l'tmagine de fuoi Saccrdo^
tt detti Coriùar.ti ^che dimoRrano che o^'t^^
920 debba ejjercitarji njirtmjAmcnte e nonJU-
re ottojù .
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175 Imagini de i Dei
Naffu'2 de*
Ito:ii .
in minoiche fignifica,che i terra fono i regni tutti, & tutte le riccliez
ze humane , & moftra la potenza ancora de i Signori terreni. Per gli
timpanijche ella parimente ha, fi intende la rotondità della terra paK
tita in due meze sf:ere,delle qnali l' vna è chiamata IHemifpero fope-
•iore,& e quella chehabitiamo noi j & Taltra inferiore oue fono gli
Antipodi. Hi poi vn carro con quattro ruote perche fe bene ella fti
ferma,& è immobile, l'opere nondimeno , che in quella fi fanno,
fono con certo ordine variate perl^ quattro ftagioni dell'anno, &
fc ne vanno fuccedendo l'vna all'altra . Lo tirano i Lioni^ouero Pec
moitrare quello che fanno i Contadini feminando il grano , i quali
fu bito lo cuoprono,accioche gli auidivceelli non ne faccino preda,
come fanno i Lioni quando caminano per lochi poluerofi^che come
fcriue Solino, leuano via con la coda le fue pcdate,accioche per queU
le non habbiano da fpiare i Cacciatoridoue vanno,ouero perche non
è terra alcuna, fia quanto vuole afpera,& dura, che coltiuandola
non diuenti molle, & facile al produrre,© pur'è,per moflrare^,
mettendo fottoal giogo della Dea Opc il Lione Rè de gli altri ani-
rnalijche i Signori del mondo parimente fono foggetti alle leggi dei-
Li natuua,& che così hanno ellì bifogno dell'aiuto della terra , come
gli altri. Le fauole dicono, che fdegnata la Madre de i Dei centra
Hippomenc,5c Atlanta, perche fenza rifpetto del fuo Nume giac-
quero infieme in vna feiua à ìqì confecrata , gli fece diucntar Lio-
ni,&: volle che dapoi tiraflero fcmpre il fuo carro. Moflrano le fèdi,
che d quella Dea ftanno di intorno , che , fé ben le altre cofe tutte fi
inuouono,clla ftd ferma però fempre , ò veramente perche fono vo-
te,cidanno ad intendere, che non folo le cafe , ma le Città ancora , &
per peftilen2a,& per guerre, & per altri difagi fi votano fpeflb, oue-
ro che fopra la terra fono molti luochi dishabitati. Gli Sacerdoti di*
mandati Coribanti,li quali quiui Hanno dritti,& armati , vogliono
moflrare,chenonfoJamenteicoltiuatori della terra, ma i Sacerdoti
anco & quelli che alle Cittd, & a' Regni fono fbpra , non doueriano
federe,nc llarfì in otio,ma che dcue ciafcheduno pigliare le fae armi,
chi per col tiuare la terra,chi per pregati Dei, & chi per difendetela
patria. La imagine che fa Varrone della Dea Ope è di tal maniera.
Mettefi fopra vn carro tirato da Lioni vna donna , che ha il capo
cinto di torri d guifadi coronajtiene lo (cettro in mano,& cvefti-
ta di vn manto tutto carico dirami , di herbe , & di fiori , intomo Id
Hanno alcuni feggi voti, & vi fono anco i rifonanti timpani , &C
l'accompagnano certi facerdoti con gli elmiintefta,con gli feudi
ai braccio,& con l'afte in mano . Scriue Ifidoro, che fu data altre^
ehiaue data '^^'^^ all'imagine della gran Madre vna chiane , per moftrare che la
alla graiLj terra al tempo dell'inuemo fi ferra , & in fé nafconde il feme fopra
Madre. l«i fparfo , qual germogliando ykn fuori poi al tempo della Pri-
maucra.
indoro i
De gli Antichi. 177
mauera & alPhora è dettala terra 2prir/ì,Si corre rifcriTce anco
Alcfi'anHroNapoIit.ìno. Faceuano ancor? gli antichi ghirlande i
queftaDeatalhora di quercia, pere he ccsi niienano già i niortali
delle ghiande prodotte dn lei , CQtx^c vinone hoggidì dtl grano, & de
gli altri frutti, che la medesima produce. Et di Pino tal hora,chc
quello arbore a lei era confccrato , ò foife per Ja gran copia de' Pini ,
che era nella Frigia , oue ella fu prima adorata, & fu perciò detta an,-
,cora la Dea Frigia , come che quel paefe fofle Tua propria patria, oue P^ 5^"gi* •
furono prima celebrate le die facre cerimonie , onde da Berecinto
monte ài quel paefe ella fu pariaiente chiamata Berecinthia ; & cofi
la noma Virgilio , quando a leiralfimiglia Roma , & ia difegna an- ^^.'"^""^l^»»
^oin gran parte j dicendo 0 ' '^^^^^'
^al Berecinthia madre de gli De
Coronata di Torri fopra il carro
Sen yà per le Città di Frìgia altere
De la diurna fua prole , onde cento •
Nipoti tutti habìtatoY del Cielo
Si vede intorno p t quei fouente abbraccia ^
Ouero fu il Pino dato à qucfta Dea , perche Ati bclliflìmo Gio* ip;^^, ^^^^
fuane,& amato già grandemente da lei:,morendo fu cangiato in que- alla gt-anMa-
Ao arborc,& la fauola che fé ne legge è,che innamorata la Dea di pu dre .
ro , & cafto amorsdi qucfto giouane, fé Io tolfe , te diedegli la cura
delle fuc facre cole,con patto,che eglidoueffe conferuarfi vergine, & A",e fua no-
pudico fempre come egli promife di fare ; & con giuramento fé ne^ ^^^'^ °
obligò. Ma nò rofleruò poi il mircro,percioche innamoratofi di vn^
bella ninfa figliuola di Sangario fiume idi quel paefè , fi fcordò la
promefifa fatta alla pea,& godè fouente dell'amore fuo . Di che-»
quella fu fi forte fdegnata,che f( ce fubito morire la ninfa ,, & fcacciò
il giouane da se, & dal fuo (truitio . Il quale reuedutofi del peccato
commeflb , venne in tanto furore che andana come pazzo correndo
per gli alti monti gridando^ Se vlulando fcniprc , ic come forfennato
iatteua il capo di qnd,&: di ]i,e con acutiflìmc pietre ftracciaua Cpcf-
fo il delicato corpo,& tagl iatofi anco con quefle il mcmbtO,che tan-
to haueuaoffefo la Pea,logittò lontano da sé; Se era per vccidcrfì
affatto , fé non che quella all'vltimo moffa à pietà di lui lo fece di'
uentarc vnPino,& per moflrare , che riteneua pur'anco memoria
dell'amato giouane , volle efTer coronata poi de itami di queflo ar-
bore;& ordinò che all'auenirei fuoi Sacerdoti follerò caftrati con l'a-
cuta pietra nel modo,chc il mifcro giouane fi caftrò da sè,& andaffe-
ro nelle fuc feO.ecosì aggiràdo,& dibattendo il capo, & ferendofi le
,braccia,&: le (palle, $c fparggdo il prcpri© fangue , come il medeflmo j
M fece
Sacerdoti
caftrati.
1 7 8 Imagini de i Dei
fece egli correndo già forsenato per gli alti mòti.Et furono oltre a gh
altri nomi che hebbero , detti anco Galli quefli Sacerdoti , da vn lìii-
ine della Frigiadiqueflo nome, delle acque del quale chi bccua jm-
pazziua rubit05& era buono all'hora da feruire alla Deajpcrciic ardi-
tamente ficcua tutte le pazzie ; che Iiò dette . Paufania ferine , che in
certa parte della Grecia tn vn tempio dedicato alla De3,&: ad Ati in-
iieme,che alcuni dificro, che ci fiì ammazzato da vn Cinghiale man-
dato per quello da Gioue , che fi hebbe à male , che egli foffc tanto
f:- .iole Etì domeftico della Dea,6.: tanto amato da lei ; & racconta poi vn'altra
•^''- ' huiola del medefìmojla quale ètanto fauola apunto, che mi pare,
che meriti di cflcr rifferita,& è,chc del femc fparfo in terra daGioue,
- ( che fognana di effcre forfè con qualche bella giouane ) nacque»»
fi a ''ft^ ' ^"'^ Genio , ò Demone, che vogliamo dirlo , in forma di huomo j ma
' ^'" ^ ' che haueua però f vnoj &: l'altro iciTo , & fu chiamato Agdifte . Di
chefpauentati gli altri Dei,comedicofa moftruofa.Sc gii furono fu-
bito attorno, & gli tagliarono la parte mafchile, & la gittarono via.
Di quella da indi d fJOco nacque vn'arbore di pomo granato,de* frut-
ti del quale la figliuola di Sangario fiume pafl'ando di la fc n'empiè
il grembo per m;^ngiarfeli; ma quefli fparuero quafi fubito,& dia.
reflò grauida, Se al fuo tempo partorì vn bel bambino, qual per ver-
gogna nafcofein cerialèlua , oue vna capra andò fempre d dargli il
ìarte,sì che non perì ; ma fatto già grande fu nomato Ati, & era tan-
to bello , che più toflo cofa diuina , che humana pareua efTere : onde
il Genio Agdille ne fu ardentiflìmamente innamorato . Auenne che
il bel giouane mandato da i fuoi andò a Peflinunte città principale^
della Frigia , oue il Rè del paefe fé lo fece genero ; dandogli per mo-
glie la figliuola : & gid era tutto in punto per celebrarfi le nozze-»
quando Agdille, che andana dietro all'amato giouane,arriuò quiui;
e tutto pieno d'ira , & di rabbia , vedendo che altrui era per goderci
la cofa da lui tanto amata, cucciò fubito con fuoi incanti , ò come lì
flicefic, vna così fatta pazzia nel capo di Ati & del Rè fuo fuoccro,
che fariofamentc Ci tagliorono ambi con le proprie mani il membro
genitale . Ma pentito dapoi AgdiAe di ciò che haueua fatto, perche
Mi the fi- Jì'^'^^^o^e che portaua ad Ati non fé ne era anco del tutto andato jpre-
?iiiiichi e §ò Gioue , & l'ottenne , che le altre parti dei corpo dell'amato gio-
uane non poteifero corromperfi , né infracidirfi più mai . Et altro
non ho letto di qùcfto Ati, fé non che per lai voleuano gli antichi in-
tender quei fiori , alli quali non fuccede mai frutto alcuno , né pro-
ducono feme, come rifcrifce Eufebio,& perciò finfèro lefauole , che
ci fi caftrafle come ho detto. Ma ritorniamo alla gran Madrejla qua-
le con folenni cerimonie fu portata di Frigia a Roma da huomini
mandati cold d pofta , fecondo che haueuano intefoi Romani dai
T^rfì dell* Sibilla doueifi fare^à. chg bifognaua che hi^s riccauta da
cada ■
De gli Antichi. 179
caftamano. Onde fi fermò lanaiie,cl\eJaportaua,ajh foce dei
Tcbro,oue era andata qnafi tutta Pvoma ad incontrarla j né era pof-
f ibile tnouerla quindi , benché molti & molti fi ^forzaflero ài tirar-
la sii per le acq.ie del fiume. Allhora Claudia V'ergine Vei>ale,de]!a Chiidia
pudicitia della quale mo 'ti diibirauano, perche andauap;ùvcig?,2-nen Vedale.
te omata,&conuerfauaj&:parlaua più liberamente, che non le fa-
rebbe forfè conuenuto , inginocchiatafi sii la riua del Olirne , e n;cn-
' 'elido le mani giunte verfo la Dea:Tu fai,diflb,aluia Dea, ch'io fono
limata poco cafta ; (è così è , ti prego fanne fegno : che ccnciennata
latemiconfefTeròmeriteuoIe della morte; ma fé anco è altrimen-
e 5 tu,chc carta ki , & pura , facendo fede della integrità mia , feguf-
ra la mia pudica mano. Et quello detto dette di piglio ad vna pio^
iola fimcjè tirò la nane a fuo piacere, moflrando la Dea di (è-
.iiitarlavolontieri con non poco ftiipore di chi vide. Et non fu da
oi più chi ofaiTe penfare maledi Claudia, della quale ho ciò rac-
contato, perche quefto fatto potrebbe fcruire a chi volcffe dipingere
la Pudicitia : benché fi polla fare in molti altri modi ancora, conidj
potrà chi ne vorri la fatica, raccogliere da molte imagini già dife-
gnate,& che reflano.a difegnare . Il fimulacro di qiiefta Dea porta-
to alhora dalla Frigia,fu vna gran pietra negra j che era adorata ds
quelle genti ibtto-il nome della Madre dei Dei. La quale arriuata
oue Aimone piccolo fiume entra nel Tebrojfii quiui iauata da vno
de i fuoi Sacerdoti; & polla poi fopra vn carro, tirato da due vacche;
fu portata nella Città con grande allegrezza del popolo ; onde fu of-
fcruato diportar'apofcia ogni anno con folenne pompa nel medcfi-
B10 modo,& al raedefimo luoco a farla lauarc da i fuoi Sacerdoti , li
quali lauauano se /leilì ancora,& le ìhq coltella, come fi vede appref- ^ . ,. .
fo di Gnidio, Gue dice: ^'•^''^*
I ^n luoco è deue il fiumlcdlo tAhnoìie
I • jLìitra nel Tebro^e lafcia il proprio nomù ^
Qmuì l'antico Sacerdote ornato
Di porpora , con molta riucren^.^a
Lana ne l'acque di quel picciol furns
Valma fm Dea con le fuc [acre cofe «
Et a quefta cerimonia andauano innanzi al carro molti co i piedi pradenda '
fcalzi , come dice Prudentio , & cantauano le più dishonc fie cofe_^ ,
che fapeuano dire di quella Dea , & di Ati fuo innamorato . Onde-»
Santo Agofìino dannando quelle diaboliche fefte dice, che non fi S./.goftino'i
vergognauano quelle pazze genti di gridare dinanzi alla Madre de i
Dei cole , che le madri loro fi {ariano vergognate di afco:tare . Et
Herodiano ferine , che andauano gridando alihorain quel moco no
foJaiiiente perfone vili Ci plcbeie ^ ma ryolti nobili ancora,^ huomi-
M 2 ni
1 8o Imagini de i Dei
^ti'Cxi'
m
SimuUcro della 'X)ea Cliefe^ch e /a terra , ^
ti carro doue era. condotto froceiìionAÌmentc^
tirato da due Vacche dinota?iti la fertilità
della terra ^ C^ la njtilita che da quella »c_j
*lpieric a mortati ,
^.
.4^
<^p«^ ^^^^^«^rij5.^
^ ?>(\^' CaC^ i- :.- ^ *r .^ xHJ«? <!>{)•?' ^ W«? *W I'il<' Nfe^ #^
De gli Antichi. 1 8 1
nìHi conto, li quali fi mtitauano di habftopernoncfTere conoliiiiti,
=^ andaiuno poi dicendo ?c facendo tutte le ma. dishoiieflt cofe , che
uipciuno. Furono ancoofTeniateaioltefe^ej/attimolti gJuochi,e
celebrate molte cerimonie in honore di quella Dea : ma , perche di
viulia feruirebbonoal propofitonoflro,inegIioè iilafciarle, & dire,*
più tofto,che benché habbino voluto aiicuni,che lo fpargere del
iàngue proprio , qua! faceuano i fuoi Sacerdoti , come clilfi., a ki
fofl'e in Tece di facrificio, fi troua nondimeno , che Je fu facrificar-
ta anco la Porca , confacendofi molto qucfta .beflia per la niimeto-
fa prole , che di lei nafcc , con la fertilità della terra . Et Ouidio di-
ce, chequatido ella arriuò a Roma, lefu facrificata vnagiouencain-
domitj , haueudo forfè imparata i Romani da<ìueHi di J£gitto, che
quf.'fto animale foffe conforme allaterra , poi che quelli , come rife-
jr.fce Macrobio , volendo con loro mifteriofife^ni moirrare Ja terra ,
iaceuanorn bue, ò vacca che folle . Appreffodi Cornelio Taeitofi
legge chealcuniponoli della Germania adorauano la Madre Terra ,
comequella che effi penfauano , che intenienjnejn tutte le cofe dei
mortali; ma perche quelli non haueuauo, come dilli già , tempi), né
iìmuJacri , faceuano le facre cerimonie di coftei in v n boico con vn^
<:arro coperto tutto di panni, il quale non poteua toccare altri che il
Sacerdote , come che egli folo fapefle , che la Dea era quiui : & per-
ciò gli andana appreflb con molta riaerenza, facendola tirare da due
vacche per condurre quella come a fpanb pel paefè, ADhora erano
i giorni tutti allegri, & giocondi , non fi poteua guerreggiare in mo-
do alcuno , llauano tutti i ferri ferrati , & copeiti , & iì paefe era al-
l'hora tutto pieno di pace, & di quiete ,& in ogni luoco , oue anda=
uà la Dea , era guardato con rifpetto grande . Ma fatia , clie ella cr*
poi di andare attorno^ & quando ella non voleua più conueriare fri
i mortali , andauano a lauare in certo laco ilcarro,chela portaua , le
velli, chela copriuano, & ìd fteffa ancora , come credeuano alcuni
Et i ferui , che quello faceuano , erano inghiottiti dal medefimo la-
co, ne fi >vedcuano mai più, il che accrefceuala religione, & faceua
che la Deaera fempre più temuta . La quale , co^ne ferine il medefi-
moTacito. adorauano parimente alcuni altri popoli della Germania »
purefenzahauerne fimulacro alcuno: mala infegna della lorreligio-
'ne eraportarelaimagine di vn Cinghiale, & quella a loro era in ve-
ce di arma , & pcnfauano di douere efìere , moflrandofi in quello
modo adoratori delia Dea,ficuri da tuttii pericoli, & da inimici
ancora* -Ricordami di hrxncr vifto in vna medaglia antica di Faulli-
na,laimaginedellagran Madre, chefi confà alTai a quella^ che io
difcgnai, & efpofi dianzi : perciocheè vna donnache hi il capo cin-
to di torri ; ficàc,^ ili con il braccio deftro appoggiato alla kdey &
• con la finiflra mano foiìieney no feudo fermato foprail ginocchio,
M 3 &
Vitt''«ne
delh graft
Madie*
Ovidio»
Corneli»
Taci»»
Terra a do*
rau dai
Medaglia
di FaulH-
na.
Diodovo .
Tello Pópeo.
Cubo.
Lucretio
1 8 2 Imagini de i Dei
Se ad ciarchediinode ilati ha vn Lione. Fu poi chiamata quefla Dea
Cibelc. Cibele da certo monte , nella Frigia , di che dice Diodoro Ciciliane.
Che fu vn'antico Rè in Frigia nominato Meonc, quale hebbe in mo-
glie vna chiamata Dindimenc ; Di che efl'endo nata vna fanciu]la,&
nonvolendo la madre allenarla, la pofc nel monte Cibelc , douc fu
nodrita del latte delle fiere iìlueftre . Ma efi'endo capitata quiui vna
giouane che lui d'intorno fi andana pafcendo la gregge , & veduta
Ja fanciulla, tutta ftupefiitta ,laprefe,& portò {eco nominandola
col nome del m-onte,& cofi la allenò fin che fatta grande riufcì di fin-
golar bellc22a , & d'ingegno mirabile : Imperochc non pur trono el-
la prima la Filcola fatta di cannelle , infieme giunte , & il Ciembalo,
ma anco diuerfi rimedi alle malatie de' greggi, & a quelle de' fan-
ciulli , per il che meritamente Ci guadagnò ella il nome di Madre,cofì
dice Diodoro , ma noi con Fefto Pompeo diremo , che ella così foffc
detta da certa figura geometrica fatta a punto, come è vn dado chia-
mata Cubo . la quale dn gli antichi fu pur anche a lei confccrata , per
raoftrare la fermezza della Terra , perche gcttifi vn dado , ci fi ferma
fempre , & cafchi in che lato R voglia. Et è la imagine di CibeJe vna
medefima con que.la della gran madre , perche ha parimente il capo
cinto di torri ; come Lucretio parlando di lei dice j
L'aha tefU le cinfcro , ó^ ornaro
Dì corona murale , per tnoflrare ,
Ch'ella foHìcn Città, FilleiC Cafiella*
Carona mu- ^^ 9^*^^ ^°^^^ ^^ corona era data anticamente dall'Imperatore i
rale a cui Ci chi prima fofcmontato per forza su k mura de inimici. Ha il car-
daua . ro medefimamente tirato da i Lioni , che moflra^ fecondo alcuni,che
la terra ftà nell'aria pcndolone,& è foftenuta dalle ruote, perche le fi
aggirano intorno le celefti sfere del continuo, come moftrano, i Leo-
ni animali feroci, & impetuofi perche tale èia natura del Cielo,
che circonda l'aere foftenitore della terra ; onde appreffo di Lucretio
pur'anche così fi legge:
^eHa fccer fcder gli antichi Greci,
Che poetando fcrijjero dì ieì , ■
Sfpra Vn carro 3 al cui giogo vannoinfiemè
Due feroci Leoni , che dimoerà
Che ne l'aereo campo la gran terra
Tendendo fé Ha per sé medefima*
t)iccfi ancora che i Leoni fignificano non efTcre fierezza alainaJ
Ouidio . ^anto crudele , che non la vinca la pietà materna , & perciò così dice
puidiodiqueftaDea; ;r^*;
De gli Antichi. 1S5
Ter lei fi creda che fio, la fierex^
Vinta , e fatta pìaceuole , & humlie »
Onde vicn che ft giungono humilmente
■ I fiiperbi Leoni al fno bel carro.
Da che non è molto diillmile quello, che ferine Ai-iftoteIe,iI quale AnUotele ì
raccontando delle cofe miracolo fé del mondo, mette cliein SipiJo
monte della Frigia nafceua certa pietra piccola liinga,& rotonda , la
quale chi haueffe trouaro,& portata nel tempio di Cibele,diucHtaua
amoreuolillimo al padre , & alla madre , & vbidiua loro con ogni ri-
ucrenza , etiandio che flato fofl'e prima nimico a quelli, & con empie
mani gli haueiTe percofll . Penfarono ancora alcuni fecondo che»«
riferifce Diodoro , cheàCibelefofl'erodatii Leoni, perche ella da_;»
qucfti foife nodrita , & allenata già nel monte Cibclo come fi è det-
to dal quale voglionojche ella haucflcpofciail nome,-perche raccon-
tano gli antichi anco di molti altri, che furononodriti da beflie , co-
me fu Efcnlapio, & Ciro da Cani,Romulo col fratello da Lupi, Te-
Icfo da Cerui,da gli vccelli Semirami 3 & dalle pecchie Giouc , con_.
l'aiuto di yna Capra : i\ che fé ben pare hauere dd fauolofo , nondi-
meno per hifloria è flato fcritto . Quelli, li quali fcriuon© dille cofe
naturali , vogliono, che gli Elementi habbino fri loro vna tale com-
inunanza,che facilmente l'vno fi muti nell'altro, fecondo che più ra-
ro diuenta , ouero più denf o . Onde Platone difl'e , che fra qucfli era
la decupla propottione . Però chi mette mente à queflo , non fi raa-
rauiglierddi vedere gli Dei de gli antichi tanto intricati infieme,&{^
che vn medefimo Dio moflri Ibucnte diuerfe cofe , & che diuerfi no-
mi fignifichinotalhora vna mcdefimacofa; comeGioue,fe benmo-
ftra per lo più l'Elemento del fuoco, moflra però quello dell'aria-j
ancoalle volte, & Giunone parimente e tolta per l'aria, ma noiLj.
sì però , che non moflri la terra anco talhora : il Sole è vn folo , & la
Luna parimcnte,& pure ciafcheduno di loro ha diuerfi nomi, l'Ac-
qua ancor ella hebbe molti Dei, & la Terra ancora , dalla quale , per
rhumidojche fugge del continuo , fiirgono efalatiori, cheingrona-
tefi nella più bafla parte dell'aria fanno le nuuole onde fcendono poi
le pioggie.Et per queflio vuole Fornuto che la Terra fi dimandi Rhea
quafi che ella ila cagione , chela pioggia fcenda ; onero che non la_»
Terrajma fia che fi voglia, chiama egi Rhea la cagione delle picgi^ic, ^^^--^
& dice , che à quefta Dea furono dati i timpani,i ciembalijle facelle,
& le lampadi, perche i tuoni, ifolgori,& i baleni fogliono andare-»
innanzi alle pioggie,& accompagnarle ancofouente. Alcuni vo-
gliono che i timpani figniMchii o,che la Terra contiene in -^è. gli ven-!-
£i;& così rmcendc AltiVandro ; il quale dice, che fi danno a Vcfia_j ^"la .
i ancora, che fu dipinta donna di virguulcafpetto ^ perche ella è lau»
M 4 terra ,
Platone .
1S4 Imaaini de i Dei
Lìim'oì.
Gell-o...
Amacipri-
«la verdine
VdUle.
Vedali;
terra , che fiedc ; come {"eriue Plinio che la fcceScopa fcultore eccel"-
lente,& fìi lodat.' alTaineigiardiniScruihani,& che tiene vntimpa-
EO conmano . Dicr Fornuto, chela folenano anco fare gli antichi
quafi rotonda tutta, così le faceuanole fpalle ftrctte , & raccolte,&
la coronauano c^i bianchi fiori ; perche la terra è parimente rotonda ,
& circondata tutta daF più bianco tlementa.chc fia, che è l'aria . Ma
egli è da aiincrtire , che due Vcftc furono apprefio de gli antichi , Se
per TvnajChe fu madre di SaturnOiintefero la terra , della quale difli
pur mò y. per l'altra, che fu figliuola dei medefimo il fuoco , cioè quel
viuifìcocalòre^chefparfo per le vifcere della terra dà vita alle cofa^
tutte, che di lernafcono. Et di quefta non fecero gli antichi akuna^j
imaginc , perche credeuano , che . come dice Ouidio , Vcfla non fof-
fé altro, che la pura fiamma, & diflero per ciò che ella fu v^ergine fem-
prc tutta pura , & intatta , sì come la fiamma non genera, alcuna co-
fa di sè,nèriceuc bruttura, ò macchia alcuna :& per quefto le cofc
fue facrc non erano eufiodite,ne maneggiate fé non da puriilìmc ver-
ginclle chiamate perciò le vergini Vertali ; & furono, come fi racco-
glie da Liuio,introdotte,S: ordinate da Numa.Gellio riferifce,che la
prima,che entrò al fcruitio-di Vefta, hebbe nome Amata,& che per-
ciò tutte le altre dapoi furono dette parimente Amate» & erano prc-
fé dal fomrno Sa^cerdote non minori di feianni^iièmaggiori di dicci,
oc bifognaua che non haucifero diiìctto alcuno di lingua,iièdiocchi,,
iièdiorecchie,nèdi altra parte del corpo,& chenèilpadre,ncla ma-
dre foflcro mai Itati fcrnijnèhaueflero fatto officiof ò meftiero fordi-
dojfic vile\. Da principio furono quattro {oramente,&: dapoi furono
fei, perche in^ fèi parti era prima diuifalacittà,& eraprohibitoi gli I
huominidi andare oue ellepofauano fc non di notte . Qnefte ftaua-
no trenta anni obi igate al feruitio in quefto modo , che nei primi dic-
ci imparairanalc facre cerimonic,& tutto quello che appartencua al
loro officio-, qaal'era prineipafmentedi guardare, chpnoa fi eftin-
gueflfemai i'accefa fiamma, pcrclìc quando quefta aucniua era di
maliflìmoaug:irioa' Romani , &: la Tergine , che ne haueua la col-
pk,ne era caftigatadal Pontefios con^agre battiture , 5c raccendcua-
fì poi quel facro fuoco non da altro fuoco materiale , ma dj 1 raggi
del Sole , come Ci fa con certi caui fpccchi, ò che come fcriue Fello ,
tanto batteuano , e firopicciauano certa rauola , che girtaua fuoco ,
qualraccoglieuanoin certi vafidi metallo, &' lo rimette uar.o al luo-
codvlgiàelbnto : ne gli altri dicci anni 6.ceuarcrelkrofi:cjo & nel-
li dieci varimi infegnauano alle giouani , che v'uiuano di nuouo.Paf-
fatoqueftotempo poi erano in libertà di u'.o.rjtaifi :ma poch flìme-»
ftiroio quelle che R maritaffero mai j perche pareua , che maritan-
doli arrinalf jro poi fèmpre à mifeiabile , & infelice fine . Nelli trcn--
Jaoiini^chs iUuano al feruitio , bifognaua 3 che foCero caft« intera-
sncn-
Degli Antichi. 185
mente, & pudiche , perche la vergine Veft:ire trouata impudici era_>
polU villa fui cataletto , & portata ndla guiTa , che fono portati i
morti alb fepoltiira, & la ftguitauano i parenti, & gli amici pian-
gendo fino apprefTo le rnura della Città oueera vnagracaua in guifa;
di camera fotto tcri'a , con vn letto , & vnafucenu accefa. & con cer-
to poco pane, acqua , e latte che vi metteuano, accioche non paref-
fe , che vn.i Vergine confècrata foffe fatta morire di fame . Poi fatti
quini alcuni icgreti preghi, il Pontefice mandaua l'infelice gioaan£-»
giù per vna Ccàìa. nella fotterranca caua,riuo]giendo la faccia adietro^
^ quelli , che a ciò erano deputati , vi gittauano fubito la terra fopra
& la fotterrananoquÌLiioue la poiierella fé ne moriuamiferabilmen-
te per hauere violata la promelfa caftita : & il di che quefto fi faceua
cramei^o, & funebre i tutta la Città» Ogni anno fi foleua in vilj. ^
giorno determinato di nuouo appicciar dalle mcdeflme Veflali il fuo c^
co su l'altarccome anco hoggidi fi vfa tranoine'ccrij pafchali- Tro- "^"i^ji
uafi poi , che (ì confonde fpcflb qnefta I>ea con l'altra Vefta> che (a
la Terra , apprefìb de gli antichi, quando fcriuono della natura , de
' i tempi), de ifacrificij,& delle altre fue cerimonie ^ Però non fìa_i^
marauiglia, fé io parimente ragionando dell'vnardiròtalhora delle
cofe , che parranno proprie de U'aItra>conciofia che dirado fi ragio-
ni , ò fcriua delle nature , & virtù della terra , che fono come anima_-r
di quella fenza intendere di lei ancora , cioè di tutto il corpo . Difle
dunque Oiudio, che il tempio di Vefta in Roma , fu prima cafa re- Tempf<p
gale di Numa , era tutto rotondo , pcrrappre/entarc il globo della Vefta.^
terra , dentro del quale cosi fi confcmaua il firoco> come era conlèr-
uato in quel tempio ineftinguibilmente. Er FcCio ferine j che Numa.
confecrò a Vefta vn tempio rotondo , perche la credette cffere U ter-
ra , che foftenta la vita de gli huomini :■ & perche ella è fatta come_jp *
vna palla , volle che il tempio fao haueflfe la medefima figura . Et il
tempio folo fu fouente la imaginc di quella : onde Aleflandro volle ,
che per lei fi fntendefie l'animo diuino, sì qwale non potiamcvarriua-
K con gli occhi ad corpo , nsa bene vediamo quelle cofe , che gli fo-
no d'intorno ; & fu fatto in quefio modo , come lo difcgna il Landi- landìno,
no fopra Virgilio , quando egli fa che Hettorc in fogno raccomanda
ad Enea Vefta;& le altre facre cofe. Era grande,Iargo , & fpatiofo ,&
nel mezo haueua vn'altareeoi fuoco acccfo dall' vna banda,c dall'al-
tra, alla guardia del quale era vna Vergine per lato ^& su la cima_>
del tempio era parimente vnaVcrgine che teneua m picciolo bambi-
no in braccio ; perche difiero gli antichi , che Vefta moftrata per la.
Vergine nodrìGioue, che è il bambino «f Oltre di ciò confecrarona
gli antichi a Vefta quel luoco nelprimo entrare delle cafe, oue face-
uano ftioco qualera per ciò come ha creduto Ouidio,dimandatoVe-
ftibulo . Quiui mangiauano anco fouente inui|;ando gli Dei alle me- ^^'^"'^"'^^
:oL
i86
Imagi ni de i Dei
#^
Tempio in Roma della i:)ea Fe/Ia madre de gli ^
T)eiy ^ di Velia dea del fuoto ^ (|Jr dello-^ ^1*
Virginità pgnificante quel vinifico calore^ ,
ihe da yita aHe co fé , onero l'a?nmo diuino in-
uifihtle , con le due Veftalt cufìcditrici , che'l
fuoco perpetuo non f e [lingue (fiz^ .
'^m
De gli Antichi. 187
feloro, le quali confecrauano poi, & vfauanoin.vecedi altari ado-
rando gliconuitati Dei. Perche dunqiienon fi faccuafacritìcio qiiafì
mai Fwiiza fuoco , Se quello fti moihratro per Vefta , meritamente era-
Ilo confecrati a lei quei luochi , oue era più fouente accefb il fuoco, li
quali erano chian:ati Lari propriamente j perche quiui erano adora-
ti parimeiìte ilari , che erano certi Dei domefteci di cafa. Onde-4 Laii .
pare che fia venuto iìn'a i tempi noftri ancora di dire Focolare, quafi
che Lare ,& Foco jcheèilluocoflefìfoj ouefiaccendeil fuocofia_. Focolare,
vnmedeiìmo, benché ne faceflero gli antichi l'vno il Dio,& l'altro
la cofa al Dio confecrata . Né fi hàda credere, che Vefta fofle tolta
pel fuoco generalmente, & per ogni forte di fuoco ; perche fecondo
che fono duierfele cofe , che di quello.fi confiderano , così lene fccc-
To gli ancichi diuerfi Dei , ma che fi pigliafle per quello che fta rin-
chiufo nelle vifccrc della terra , ilquale è per ciò pcrpetuo,nè fi QMn-
guc mai > & dà vita d tutte le cofe quiui create . Et in tutti gli facrifi-
cij di qualunque DiOjche fodererà chiamata Vefta innanzi a tatti ^?^* *'?^^".!^*
gli altri come difii anco di Giano. Di che la ragione fu ( oltre à quel- §^ la^i^i-^cj; j
la, che dìo: Oiiidio , che le prioie entrate delle cafe, oue da principio
fi facrifìcaua fouente , erano coniècrate d lei , & oltre alla fauola an-
cora,^ quale dice,che ella ottenne da Gioue, dopò la vittoria contra
i Titani , la verginità perpetua,& le primitic di tutti i facrificij ) per-
che tutte le cofe create , con le quali gli antichi adorauano gli Dei ,
hanno eifere j & vita dal calore , che le produce, e fa nafcere , chc-j
Tiene dai fuoco già detto . Né pareua che fofle cofa,Ia quale meglio
rapprefentalfe la purità,& il non morire mai de gli Dei , della pura ,
&viuace fiammate perciò non era fatto mai facrificio fènza fuoco,
& che non fofle chiamata Vejfta nel principio . Oltre alia quale fu-
rono poi altri Numi particolari adorati da gli antichi per le partico-
lari virtù , che moftra la terra in diueriè parti ; perche , come ha can-
tato Virgilio,& che fcriuono gli auttori delia Coltiuationc , in que-
^a viene megHo il grano , in quella gli arbori producono meglio ; m
vna fono più allegri i fioriti prati,& in vn'altra fono più abondanti di
herbofi pafchi : onde hebbero nome le Dee Cerere, & Proferpina , Se
la Dea Bona , Flora,Pale,& altre delle quali fi dirà poi. Hora dichia-
mo di Cerere , che fu ftimata la prima , che moftraife di fcminare il
grano , raccoglierlo , macinarlo, & farne pane a' mortali che per lo
innanzi viueuano di herbe,& di ghiande : Onde Virgilio dice. vir-^Hio.
Cenre fu U prima ^ che moflraffe
^ mortali dì rompere it terreno
Col duro ferro i e che lo fermriAJfe *
Et Ouidio parimente così ne canta ; Oìàò^ol
Jm prima , che ?pe':^affe con l'aratro
Le dure glebs , e che ffArg^^ffe il ^ano
SopTA
C'ìttXCl
i88 Imagini de i Dei
>i>^ éfvi h^ ^à^ 'X^ •■^f)* ^ '1'^^ -(;*- -i)^ ^' <^)^ ^ c-V*- ^o*^ ^ "f' ^O^é^%i.
Imagìne di Cerere SicilUna irtuentrìce ^ ^ den
delle hmde ^ (^ del fuo catto tirato dA Dra-
ghi Jìgnificante U Serra fi ut tiferà , d?" /<< /Ita
coltura yt^endo che le htade non molto sivtd-
Zjfio e pam/o quafiferpere j^ Amota ancora
Ji tor,i Jolcbi della terra Arata ,
tà^
fif
^^
^^^•i
5fe
e;
De gli Antichi, 1 8 9
Sopra quelle , oncit hMiejJh' da nodnrft
1 moyudìyjù CtYtrCjche ir. [teme
McfiYÒ con quefio ancor le fante leggi *
Et perciò tanto fu riucrita,& come Dea adorata , & fu creJut^e
di hauere dato Je leggi innanzi a tutti gli altri, perche poi che fu tro>
uato l'yfo del grano , lafciarono gli huomiiii in/ìeme con le ghiande
quella prirtia vita tutta ro22a,& quafi ferina > & ragunatifì inficmc^
fecero le Città,& viflero pofcia ciuilmcfìte . Et per quefio fu anco
detto , che j1 nume di Cerere moftraua la virtù di quella terra , che d
può coItiuarc,& che produce largamente il grano . Onde fu la fua-,- i^?gì ^^
flatoa fatta in forma di matrona con ghirlande di /piche Irl capo , & Cerere .
teneua vn mazzetto di papaueri inmano , perche quello è fègno di
fertilitd,& due fieri Draghi tiraumo il fuocarro,come fcriffe Orfeo.
Onde Claudiano , quando ia fd ritornare di Sicilia , oùt ella haueu* ^. . ,.
ripolta langiiuola,coji dice t
•
iAfccnde il carro, e a te materne cafe
X>rii;^:^t de' Draghi il Volo , a cui le m€mhr4
Spejfo percuote , c^ elli per le nubi
ùndeggidn torti fuffolando ^ e' l freno
'Placidamente leccano , che moHe
De l'amico Velen là fchiuma rende .
Sjuefii coperta lafuperha fronte
Tengon d'altere crefie, ò" hanno il tergo
Ì){ nodi tutto , e di rotelle afperfo .
£ le lor fqtéamme lunghe rifplendendo
Taion d'ero ge:tar fauille , e fuoco »
O |?erc he ne fi (1 ergono troppo in alto le biade , ma pare che vadi- Serpenti pcf-
Kó fcrper do per terra sGuero perche iPefìnofi corpi dei ferpentimo- che dati à
firano i torti folchi, che fanno i buoi : mentre arano la terra : ò vera- Cerere,
unente fu così fiuto , perche , come dice Hefiodo , nella Ifola Salami-
nacra vn ferpente già di fmifurata grandezza, ilqualedifcrtaua tutto
quel paere,& fcaceiato pofcia quii. di da Èurilcco,fe ne pafsc in EJeu
fi ( & qiiafì che per fua faluezza fofl'e fuggito a Cerere } q'jiui dopò
fé ne flette fempre nel fuo tempio comefuominiflro , & temente. Et
che Cerere figrilfìchi la terra piana, & larga producrice di grano, 1<>
moflra dice Porfirio , come riferice Eufebio la imagine fua , ellendo
coronatati fpiche & hauendo intomo alcune piante di papauero,
che moflra la fertilità . Per la quale cofa leggefì ancora , che la Sici- Sicilia <fl Ce-
lia le fu molto grata ; perche è paefe molto fertile , & ne f^i a lite con rere ,
Veicano, qua! di loro tiQ douefife hauere ilpofTcffo • ma la fenten- ^^
^ fu
ipo Imagini de i Dei
z:i fu data a Tuo faiiore . Dd che venne fon^; , che vna Tua ftatoaZi l
qiul'cra filini molto grande, come dice Cicerone parlando cortra
Vctre , tcneuasn la delira mano vnd piccola figura della Vittoria, &
qixfto n.ofrra la fertilità di qiielb Tfola , donde finfiro le rauole;Che
Pi-of-rpina Plutone rapì P'-ofcrpina intcfa i peiTo per la fcrtilitd perche auennc
rapita da—, f^j-fe vn ten -pò , che i campi Siciliani dauano poca racolta . Onero
TiUiouz^- . pj^j-che Proferpina è tolta anco alle volte per quella occulta virtù che
ha il Teme di germogliare , fi: finto che Plutone , intendendo per lui
il Sole , la rapì , & portocela in Inferno; perche il calore del Solejno-
drifce , conferua fotto terra tutto il tempo deirinuerno il feminato
grano; &: Cerere la vi cercando poi con le ardenti facelle in mano,
perche ai tempo delia eftate , quando più ardono i raggi àzì Sole_j ,
i Contadini vanno cercando le mature biade, & le raccogliono . Et
quindi fu che , come ferine Paufaniaja ftatoa di Cerere fatta da Fra-
fitelc: fecondo che moftrawano alcune lettere qumi intagliate, in cer-
to fuo tempio nell'Attica regione haucua le accefe facclle in mano .
Lti Sacerdoti di quella Dea andauano parimente con le facaJle ac-
cefe correndo , quando celebrauano le fefle Eleufinc, così dette da_*
Eleni: Città non molto lontana da Athene ,oue furono prima ordi-
nate .-nelle quali alcune giouinette confecrate alla Dea portauano
Marco Tu!-, ^aneflrettidifioriperla primauera,& di fpichc per la eftate, & ài
ìio. qucfte fece mentione anco Marco Tullio parlando contra Vcrre,/.
Ecerano parimente portate nelle medcfime cerimonie le imagini ài
queftì Dei , come riferifce Eufebio , 0.0.1 Creatore,la quale portaua il
Hierofantc che era il Sacerdote principale del Sole,portata da colui,
che portaua anco la face accefa : chi feruiua all'altare portaua quel-
la della Luna,& quella di Mercurio il banditore , ò trcuìbctta de i
Ihsoiiorìto. facrifìc]j : & Theodorito ferine , chea quefta pompa folennc porta-
uano anche per cofa degna di gran riuerenza il fefibfcmin ile, C\ co-
me portauano il mafchile nelle ceremonie di Bacco. Ma all'incontro
Scfoftri , antichiilìmo Rè deH'EgittOjCome fi legge apprefìb di He-
rodotOjl'vsò per cofa vile, & degna di difpregio. Impcroche ne i
paefijchc ei foggiogaua con gran fatica , per difenderfi i popoli ga-
gliardamente ^drizzaua alte,& belle colonne col nome fuo , &: àcWs.
patria, &: come egli hauelTe vinto quel paefe : maone non tronaua_j
alcunOjò fé non poco contrafto , drizzaua pur anco le medcfime co-
lonne con lemcdcfimeletferc, maviaggiungeuadj più la natura fe-
minile, volendo in tal modo moftrare la viltà, & dappocaggine di
qucllegenti. Erano poi le ceremonie, & le facrecofe di Cerere con
•• ^^'^'^f^ religione guardate,& così tenute fecrete, che fempre che erano
El'ufu'* ^'^'■"^^''^^^'^' ^Jctrdore gridaua prima ; Vadino via tutti gli hnomini
profani , fcoilinfi qiunci tutte le m.aluagie perfone ; perchu non vi
poteua entrare k non chi cra^comc diremo noi j ordinato à quellc,&
bifbgnaua
De gli Antichi . i p i
fc>iibgiiaua;che ei fofi'e ben purgato da ogni malnagita . Onde fi Icg»
^cài Nerone, che ei non osò mai di trouarfi d quelle cerimonie , fen- Ksranc.
tendofi forfè di efTere troppo malnagioj & empio . Et Antonino per
teliimonio della bontà fua volle effere fatto vno di quelli , che intra-
ueniuanoàglimideri) Elcufìni. Ne tacerò gii quefta fcioccavfan-
za ancora, chechieraammell'o à quefti milterij fìveftiuail dì , che
pigliana l'ordine, vna bella camifcia nona, e tutta monda , ne fé la-»
Ipogliaua poi mai più, fin che non era tutta logora, & ftracciata: di-
cono alcuni, che gnardauano anco que' cenci da farne delle fafcic
peri fanciulii,mentre che fìauano in culla. Oltre di ciò non fi po-
teua rapcre^che fofiero quelle mifteriofe cofe,che iui fi faceuano , &c
fi ferbauano ; tanto erano tenute occulte , che fé bene erano portate
in volta a certi tempi da purilllme verginelle , ciò faceuano in certe
piccole celle,òcaneftretti, & molto ben ferrate, & beniflimo coper-
te, & pareua , che foffe peccato grande cercare di intenderne la ra-
gionc&difaperecliefoflero. OndeMacrobio recita di Numenio ^ìsccodjo .
filofofOjil quale come troppo curiofoinuefìigatore de ifacri milte-
rij, haiiendodiLiolgato quelle cofe, vide in fogno le Dee di Eleufi
fiarfi come meretrici in luogo publico , efpofte à qualunque di loro
hauefìe voluto pigliarfi piacere : di che egli cHendone marauigliato
grandemente, & hauendo dimandato la cagione di tanra irapudicitia
gli fu da quelle Dee tutte adirate rifpofto , che ciò era venuto per lui
il quale le haueua tolte per forza da gli occulti fecretiluochi,&: mef-
fein-publico, in mano al volgo. Et Paufania ferine , che hauendo „ - .
deliberato di parlare largamente de ifacrimifterij del tepio diEleu- *"'" "'^*
fi, vide certa imagine in fogno , che ne lo fpauentò. Et perciò non ne
óicQ alì:ro,le non che dinanzi dal tempio fu vna fiatoa di Trittolemo,
& vna vacca di bronzo inghirlandata di fiori , con le corna indorate ,
come erano le vittimc,quando fi doueuano facrificare. Et Tittolem.o
doueua effere vn gìouane fopra vn carro tirato da duci ferpenti , che
era il carro di Cerere : perche fi legge , che ei fu miandato da lei coi
fuo carro pel mondo dmollrare come fi haueua dacoltiuare la ter-
ra, feminare il grano, raccogliere lebiade,&vfarle poi. Et per le j^^^ Elsufi-
Dee Eleufine fi intende fempre di Cerere , Se di Prokrpina le quali ^.g .
furono etiandio chiamate le gran Dee appreiTo de i Greci : & quelli
d'Arcadia le adorauano fopra tutte le altre tenendo in certo loro te-
pio il fuoco fempre accefo con grandiifima religione, & fecero loro
due fì:atoe , come recita Paufania : quella di Cerere era tutta di mar-
mo,&: dell'altra diProferpina quel di fopra, che faceuala vefte, er.i.
di legno,&eranoquindcci piedi di grandezza. Dinanzi da quelle
ftauano due verginelle con ie vefti lunghe fin'a i piedi , che portaua*
no fu'l capo caneflri di fiori , & a i piedi di Cerere era Hercole noii^
più grande di va cubico . Eranui anco due Hpre , Se eraui Pan, che
fonaua
I p 2 Imaginì de i Dei
fonali a Ja fittola , & Apollo la cetra , come quelli che erano due de
principali DcideirArcadia,fccondoche vi era rcritto,& vi erano poi
alcune Ninfe , delleqiiali vna Naiade haueiialn bmccioGiouc pic-
colo fanciullino, lealrrc erano ninfe dell' Arcadia, & tra efle vna por-
tana innanzi vna facclla,la quale ho già detto , perche fofle 4ata zt
Cerere, vn'altra tenciia duodiuer/ì vafi d'acqua , vno p^r mano , 6c^
due altre poitauano parimente due hidrie , che vcrfauano acqua:
il che mollrauano forle , che jn alcuni facrificij chiamati le nozze di
Nozze di Cerere non vfaunno il vino, come faceuano in quelli di tutti ghaltri
4,ercrc. p^f. dondcquella vecchia ne fece il motto appreffo di PJauto.qi ali-
do vide, che andauanoàcafa fua perapprcftare vn conuito da nozze
& non portauano vino . volete voi forfè, dilTeellajfare qucfte nozze à
Cerere,perchenon veggio, che portiate vino. Si può mettere con
. . Cerere il porco , perche lo facrih ca nano a lei gli antichi, come vitti-
cli "ih^Giol ^""^ ^^'^ propria . Et Ja ragione delle vittime apprefib de gli antichi,
ìi<i-~ • ^^^^ perche fi facrifìcafle a quefto,& d quel Dio più vn'animale , che
vn'altro , fu come fcriueSeruio , tanto la contrarietà, che la confor-
mità,Ia quale era creduta hauere la beflia con quel Dio , cui era n>
Porco dato crihcaca. £t perciò dicono, che fu dato il Porco à Cerere, come ckc
à Cerere. i qucfta piacefle di vederfi morire dinanzi il fuo nimico , ilquale non
{blamente guafta le già nafciute .biade,ma riuoltando ancora col gri°
£o gli feminati campi vi à trouare fin fotterra il grano , &: lo diuora.
Et per la medefima ragione di(fero,che fa facrificato il Capro à Bac-
co, come animale grandemente noceuole alle viti . Hanno voluto
ancora alcuni che foil'e grato il facrificio del porco à Cerere per la»*
conformità, & fimighanza, che è fra loro. Imperoche ella e Nume
terreftre,pofcia che per lei fithtende la terra & il porco ftà più d'ogni
altro animale inuolto nella terra ; & è per lo più negro, come la terra
ài fua naturaè parimente negra, & tenebrofa . Oltre di ciom.oftraLj
quefta beftia la fertilità delia terra, onde era facrificata anco talho-
ra à Cerere la porca pregna ; perche fi legge, che fa alle vokc ad vn
parto folo fin à vinti Porcellj,iy: trenta ne haueua fatto quella Porca,
che apparue ad Enea sùia ripa dd Tcbro,come canta Virgilio . VnV
altro fimulacro di Cerere fu anco nell'Arcadia , il quale teneua con
Ja d^ra mano vna facella, & accoftaua la finifìra ad vn'altro fimu-
Jacro di certa Dea adorata più che da tutti gli altri, da gli Arcadi, &
"^"^^ da loro detta Hera figliuola, come hanno voluto alcuni, di Nettuno,
& di Cerere,benche quefto nome Hera, come dice Paufania , fu pari-
mente datoà Cerere in Arcadia, & Giunone ancora appreflò de i
Cerere . ^''^ci fu chiamata Hera . Teneua la ftatoa di cofiei fedendo vnp fcet-
Erinne. ^to sù le ginocchia,^ vna cefta . Et in Arcadia pur anco , come fcri-
Cerrere in f-^^ ^I medefimo Pau fan fa, Cerere fu chiamata Erinne,che viene a dire
Caualla . Furiaj& la cagione di ciò fu quella . Mentre che Cerere andaua cer-
De gli Antichi. ip3
cando la Hgliuola rapita da Platone, Nettuno innamoratofi di lei fa-
ceua ogni sforzo di goderla , & ella per leuarielo d'attorno , penfan-
dodi poterlo ingannare; miitatafi in CauaJla fi cacciò fra certi armé-
ti di CauaJle ; ma troppo è difficile ingannare chi ama, che dell'in-
ganno almeno non fi auegga . Nettuno dunque , che di ciò lì accoi- Nettuno hi
fé, diuentò anch'cgli fubito vn Cauallo , & in quel modo godè dcH'a- Causilo-
mor Tuo , onde ncnacqueil cauallo Arione . La quale cofa tanto 11
hebbe a male Cerere , che tirata quali fuori di sé dalla ira fu per di-
iientarne pazza , & perciò le dierono all'hora gli Arcadi nome di Fu-
ria. Et benché fi placaflè pur poi , & chelauata/ì fii certo fiume la-
fciafle quiui tutta la fua ira, nondimeno ne refto mefia an cora per ?S~
fai lungo tempo. Da che venne, che ella fu chiamata Cerere negra Cei-ei-e al*
appreffo di certo antro a lei confecrato pure nell'Arcadia j percioche S''^*
quiui era veftita di negro, parte dicono per dolore della rapita figli-
uola, par te per Io fdegno, che ella hebbe della forza fattale da Net-
tuno , ondenafcofi:a(ì nell'antro , che io dii'li come più non voleffej
vedere la luce del Cielo, vi flette affai buon tempo , il perche non_i
produceua più la terra frutto alcuno, & ne nacque \na peflilen2a_j
grande, che molle a pietà tutti gli Dei, li quali non poteuano però
prouedere alla miferia humana , non faper.do oue fofì'e Cerere . Ma
auenne , che il Dio Pan errando , come era fuo cofiume , & andando
qua , 5: Id per quei monti cacciando , capitò il doue ella ftaua tutta
mefla ; etrouatala fubito ncdiedeauifodGioue, onde eflb fbllecito
al bene de i mortali , lenza punto indugiare . niandò le Parche à pre-
garla in modo , che ella depofiaogni meftiria , & tutta placata vfcì
finalmente deirantro,& cominciò ali hora la terrai produrre gli via-
ti frutti, celiando infieme.lapeiì:ilenza. Del la'qu al cofa, perche ne ^
reflaffe memoria , le genti di quel paefe confècraiono l'antro à Cere- qq''^^^^ .
re , con vna Aatoa di legno , che ftaua a federe fopra vn faffo , & era
donna in tutto il refloi fé nonchehaueuacapo, & collo con crini di
Cauallo , intorno alqualeandauan fcherzando alcuni ferpenti , &c al-
tre fere. La copriua tutta vna vcfie lunga finoà terra ,& neirvna_j
mano teneuavn Delfino , & vna Colomba nell'altra. Troua fi anco-
ra, che in certa altra parte del medefimo paefe dell'Arcadia erano
dinanzi al tempio della Eleufina duo gran pietre acconcie in modo,
che r vna fopra l'altra fi congiungeuano beniflimo infieme , & quan-
do veniua il tempo di fare gli folenni facrificij leuauano l'vna di sii
l'altra perche quiui trouauano certo fcntto,che dichiaraua tutto
quello , che fi doueua fare circa le (acre cerimonie . Quefio faceua--
noleggere diligentemente d i facerdoti, & ripoflolo poi al luoco fuo, .
rimetteuano quelle pietre infieme . Et quando haueuano da giurare
quelle genti di qualche gran cofa , andauano d fare il giuramento fu
1^ congiuntura di quelle due pietre : douesita cima di quella era_>
N certo
TP4 Imagini de i Dei
^. ^ '?n*i 6^ ;-Y^ (?f)A r^
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;;ìL:^>>
4-
Status di Cerere negra in Arcadia ^ dea delle
biade conui^rtita in Cauai/a ^ ^ in tal for-
ma fatta ^rauida da 'Nettuno dio del Ma-
re trans firmato in Causilo ideila qaalc^
re nacque poi il raua'ihì zÀrwne .
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De gli Antichi , i p t
certo coperchio rotondo , che copriua quiuf nella pietra h eilìgieL:»
di Cerere . Qncfta fi metteua ii Sacerdote come mafchera al volto il
dì folenne della fc/la , & a qiiefto modo con certe poche verghe , che
portaua in mano per vna cotale vfanza , .batteua g'i popolani . Qni-
ui diconoche fiette già Cerere, mentre che andana cercando la figii-r
uola , & che a quelli , li quali la allogiarono gratioramentc, dirtribuì
tutte le forti de i legumi , dalle faue in fuori , come legame impuro ;
né ha voluto Paufania , che racconta tutto quefto , dire perche le fa-
pc fofTero legarne impuro , eflendo ciò forlè delle cofe mifteriofe , le-
quali non era lecito diuolgare. Ma fi potrebbe forfè dire, che le fa-
ue erano giudicate tali, perche le adoprauano alle cerimonie de i mor
ti, parendo a chi prima mtrodufì'e quello , che a ciò ninno altro gra-
no ii cont-àcede meglio , perche su le foglie de i fuoi fiori paiono efle-
re certe lettere , che rapprcfentano pianto, & fono fcgno di dolore,
$c di meflitia, & per quefto fu detto , che le anime de' moni andaua-
nofouente a cacciarfi nelle faue. Onde il S3.cerdote di Gioue noi"Lj
poteua non /blamente non mangiarne, ma ne anco toccarle, & ne
pure nominarle. Et Pitagora comaaJaua ad ogn'uno ,chefiafte-
iicffedalle faue, forfè perche, fi andaua a pericolo di mangiare con
quelle l'anima di quaJchuno, la quale ci pensò forfè, che fofle in quel
piccolo animaletto, che nafte delle faue ,• percioche fua opinione fu,
che le anime andifi'ero come in circolo di vno in vn'altro corpo, 3c
pafialfeco fpeffo di huomo in belìia, come dirò poi vn'afe'a volta più
diifufamente . O pure vietaua Pitagora il mangiare le faue , volendo
perciò intcndere,che bifogna lafciareda banda le cofc mefie5& lugu-
brijiequali fuiano la méte dalla cófideratione delle virtù, & delle co-
le diuine; onero per ricordare a gli huomini , che li guardino da cffcr
limili a' morti,mentre che fono anco in yita,ò perche altro fc lo facef-
fe, bafl:a,ch'egli parimente ih'mò le faue legameda guardarfcne, co-
me fece anco Cerere, quando non volle dillribairle inficme con gli al-
tri legumi. Maperche,comegiahòdetto,lediaerfevirtù della terra
furono moftrate da gli antichi con diùcrfi Numi , quella che produ-
ce i lieti pafchi , fu intefa fotto il nome di Pale che fu perciò Dea par-
ticolarede' Pallori appreffo i Romani. Di coftei non ho trouato fta-
toa, né imagine alcuna • onde in vece di dipingerla dirò quelle poche
cerimonie,che furono fitte in celebrandole fuefeftc. le quali dal no-
me fuo erano dette Palilia , ò come alcuni vogliono Pariiia , perche^
i fuoi facrificij fi faceuano per il parto delle pecore , & erano fatte il
dìmedcfimodel Natale di Romi,che fu il dì 7,0. d' Apricene fi
ammazaaua inquefte vittima alcuna, come che foife male dare la
morte a chi fi fianeldìdel nafcimento della Città, ma fi purgaua-
no prima gli huomini con fuffomigi fatti di fangue di cauallo : dei
cenere dd vitello tratto del ventre delU vacca già offerta in certi altri
N ■ -2 facri-
Legumi (.li-
ft ributti de_^
Cerere .
Faueiegume
imputo .
P; canora
Pale Dea de*
Paftori.
Paiilia,
ip6 Imagini de i Dei
facrifìcjj , & di quelle della ftoppia della faua , & dapoi purgauano i
greggi col fumo del zolfo , mettendoui anco l'vliuo , la teda, ia faui*
na , il lauro , & il rofmarino : poi faltando paflauano per mezo la_f
iìainma accefa con cert<rpoco fieno, Se indi ofiFcriuano, alla Dea lat-
te, formagliojfapa, alcuni Vafètti pieni di miglio , e: certe fchuc-
ciste purancodimiglio, cibi tutti vfati da Pallori, &: con folenni
preghi finiuano il fìicrificio - Dal quale non era diiference quello che
Vo-noìu. tu fatto à Pomona Dea de i pomi , & de gli altri frutti, de i quali fa-
crificandole le ofreriuano . Ouidio la fa hauere la cura de gli horti ,
Oiùdio. ^ che foiVc moglie di Vertunno , cui erano parimente raccomandati
gli horti , & le dà in mano vna piccola fiilce da tagliare i rami fuper-
flui de gli alberi fruttiferi j òc^ da inncftare . Onde chi volefle an-
cor meglio ornare la Ina imagine, potrebbe farla con tutti quelli
(tromenti , che vfmo i giardinieri intorno i gli alberi , alli quali ella
Flora. ^^^ creduta dare virtù di produrre gli maturi frutti, sì come Flora gli
faceua prima fiorire , & era perciò la Dea de i fiori , & non de gli ar-
bori folamcntc, ma di tutte le piante , & de i verdi prati ancora; del-
la imaginedi coftei dirò , poi quando verrò à dileguare Zefiro , chfL-*
fa filo marito , fecondo le fauole ; perche le hiftoria dicono , che ella
fu vna meretrice, ò quella , che diede il latte d Romulo , & Remo, ò
pure vn'altra, laquale kifeiò vna grolla hercditdal popolo Romano .
Et leggelì dì coftei vna così fatta nouclia . Trouandofi vn dì vn Sa-
cerdotcdi Hercole à fpaiTeggiare nelfiio tempio tutto ociofo-, & fpé-
fìerato riuoltofi al fuo Dio , lo inulto à ginocare feco à dadi con que-
lla conditionc , che reftando il Dio perditore gli haueffe à dar qual*
che fegnale di douere far per lui cofa degna della grandézza diHerco-
le; ma fé vincena^ch'egli farebbe appreflar à lui vna belliilìma cena ,
de farcbbegli anco venire vna delle più belle donne, che poteflc tro-
vare , la qual fi flarcbbe vna notte con lui . Dapoi cominciò a gino-
care tirando gli dadi con l' vna mano per sé, & con l'altra per Herco-
Je, &: auenne, cheli Dioreflò vincitore ^ onde, il Sacerdote fecon-
do ilpatto, che egli iìciTohaueua propofto, apparecchiò la cena_*
douuta , con vn letto benilfimo ornato , e fatto venire vnabellifiìma
donna detta per nome Larentiajla quale fegretamente faceua volon-
tieri piacere altrui, la ferrò nel tempio con Hercole, & la lafcJò qui-
iii tutta fola quella notte , come che haucfle da cenare con quel Dio,
& giaceifi anco poi con lui . Dicono che Hercole moffrò di hauer-
la hauuta cara , & che perciò le apparue , & le difle che douefìe mo*-
llrarfi facile , & piaceuolcal primo, che troualle la mattina andan-
do in piazza su la Aurora , come ella fece : onde venne ad innamo-
Tnijutìa '^i^fi di lei vn Tarrutio ricchiffìmo huomo ilquale l'amò tanto ; che
venendo a morte la lafciò herede , della'maggior parte delle fue fa-
coltà sì che ella in poco tempo diuenne molto ncca; & morendo poi
"' '^ fec<i
Kouella di
Flora.
Degli Antichi. \pj
<f 1^ Imagine di Pomon,^ dea. de gl'Horti, ^^ moglifL^
•^f^ ^ ^»'/«^(? ; con U Falce in ma-m per taji4
■^f^ ^^ ^ Fr«r//, a* quali ejja tra creduta, dare la
*Ì^ ^^i^^rità , coi Cane appreffo iufiode de Giar- M%
tir
^
>g4^##i^.# *:4r(rf:ce55^v^ Sh<m^c^^c^
N g
Dea Bona.
Porfirio,
Fauna
Plurarco
Cerimonie
£OD3.
ip8 Imagini de i Dei
fece fio hcrcde il popolo Romano ; il qaaJ come dice Pluf arco\ che
racconta tutto queftp , la hebbe perciò in grai.cifTima venerationc-*
fempre; ma perche fi rcrgognò forfè ài fare tanto honore ad vname-
retrice , le cangiò il nome, & chiamo] !j Flora , & furonle ordinate le
facre ceremonie , & certi giuochi , li quali con grandilllma lafciuia c-
rano cc^Iebrati dalle meretrici , & fa cenano anco gli antichi nelle fe-
fte di cortei caccie di timide lepri, & di fugaci capri, perche quelli
fono animali guardati fouente ne i giardini che erano fotto la cura ài
queftaDea , come ella ftefla diceapprefTodiOuidio , Quefte cofefi
operauano a* 2S. d'Aprile,& il primo giorno di Maggio, onde poi
evenuto Tv fanza fino al dì d'hoggi ofìèruata tra noi , che il primo
giorno di Maggio , fi fogliono adornare per le Città molti luoghi
con fiori , & con frondi di diuerfe forti . Oltre alle già dette Dee vi
fu la Dea Bona ancora , Nume parimente della terra ; perche Porfi-
rio vuole, come riferifceEufebio, che quella virtù della terra, la-j
quale abbraccia Io fparfo fcme, & in sé lo tiene , & nodrifce,fofle in-
tefa da gli antichi per la Dea Bona : & dice , che di ciò fi fcgiio la fua
ftatoa , la quale porge con mano alcune verdi piante , quafi pur mò
germogliate. Et la vittima ancora, che le facrificauanò , qual'era
vna Porca pregna, mofìraua, che gli antichi intendeuano della ter-
ra per quelta Dea ; la quale fu chiamata Bona , conie ho già detto ,
perche dalla terra ci vengono infiniti beni ; & fu detta ancora Fauna,
perche è fauoreuole à tutti 1 bifògni de i viuenti : oltre à molti altri
nomi , che le dà Plutarco, oue racconta ciò eheauenne, quando Ciò-
dio , innamorato della moglie di Cefare , entrò veftito da donna alle
cerimonie di coftei. Si kggc,chcella fugiàdonnadicaftitichenon
videmai ,ne vdì purenominare altro huomOs che fuo marito & non
fu veduta niai vfcire delia fua ftaoza ; da che venne , che non poteua
huomo alcuno entrare nel fuo tempio , ne trouarfi à j fuoi facrificij ,
né alle ftie cerimonie, ma erano fatte foucnte in cafa del Pontefice^
maffimojòdeirvnodeiConfblijòdi qualche Pretore j& all'hora
parciuano tutti gli huonini di quella cafa , & vi fi congrcgauano le^
donne folamenre , le quali con canti , & fuoni trapafiau ano tutta la.*
i\ctre j chedi nott; fi face nano quefte fefie. Et mofiraua la Dea Bo-
na haucrc tanto i fchifo il (cffo mafchile, che nelle fue cerinrionie co-
priuano tutto quello die fofle (lato nella cafa dipintodi mafchio -
Keltempio di colici erano hcrbedi quafi tutte le fòrti, delle quali
daua fpelib , chi ne haueua la cura , a moki per medicina di diuerfe-»
jnfirmitd ; & perqueilo hanp.o voluco dire alcuni che ella fu Medea?
it quale non foleua vedere pji hacniini ; perla ingr.ititudinc vfatalc
da Giafone . Ma le fai.: i narrane . i-he quefta Dea Bona , ò Fauna_j
cofi anco detta pcrcìic fauorifc- .:.1J' v(b commune di ciafcuno , fu fi-
gliuola di Fauno i il tiaalc innafti^^iàtoléne cereo più^voltc con paro-
kdi
Degli Antichi. ipp
jffi.
«^f§|i Im^gine della Dca Troftrpma figtmoU di Ccrert 1^%^
^f^ tntefi per le binde^ ^ tmagiae Mclid dea, B<f- à?4§»
Ǥf^ f^^ intefd per U terra, (^ pnquelU yirtuihe J^g>
<^^ conferua li J^a r fi fé mi , col Jlrpinu ^ oca aU |^ g*
«f^ le dette Jkcratt . ^§*
N 4
2O0 Imagini de i Dei
le di traila alle Tue voglia, ma ftmprcin vano , ftando quella tuttauia
Jenna nel Tuo cafìo penficro . li peichecgli fi voltò à far le forza , &
ella diRndendofi , lo ferì fii'l capo con vna verga di mirto , & ribiit-
tollo d:i se: onde fu ofleruatodapoi di iK>n portare il mirto nel fuo
tempio , & chi ve l'haiiefle portato peccaua grandemente. Ma né
per qucfco l'innamorato Padre fi ritirò dall'amore fuo, ma con in-
ganno ccicò di imbiiacare ramata figlia penfando di potere dapoi
fare di lei il fuo piacere; che non gli venne però fatto. Et per memo-
ria di ciò vna vite fpandeua i rami fopra il capo di quefta Dea; nèdi-
maudauano il vino,chc adoperauano nelle fue cerimonie, vino, ma_j
Jatte. Vedcndodunque Fauno di non hauere potuto in tanti modi da
lui tentati godere della figlia,& defiderandolo pure ogni volta più, fi
cangiò alla fine in ferpente,& in quel modo giacque con ki^&c perciò
nel fiio tempio appannano fouente delle bifcic, le quali ne temeuano
di altri, ne porgeuanoefìe altrui alcuna tema. Per le quali cofe la-»
ì ^n^^R ^^^' ftatoa della Dea Bona , alla quale fu poflo anco talhora vnofcettro
ona. j^^m ^]niftra mano , perche la credettero alcuni di auttorità eguale d
Giunone , hebbe fopra iJ capo vn ramo di vite ; & a lato vn facpcnte
con vna bacchetta di mirto . A quefta Dea fu molto fimile di potere
Troferpinà. l'^o^^^pina , hauendo intefo parimente gli antichi per lei quella virtù
della terra , che conferua il feminato grano, & fé ne legge anco vna^
fàuola , che è quafi la medefima con quella , che ho detta pur hora_-»,
riferita da Eufcbio , quando fcriue delle facre cerimonie di Cerere-» ,
celebrate in Egitto . Lafauola è, che Cerere hauendo partorito di
Gioue Proferpina,la quale fu anco detta da alcuni Perefate, & eflen-
do ella crefciuta , di lei s'innamorò il padre, che l'hauea generata,
& fi cangiò in ferpente , per goderfeia a maggiore commoditd , co-
me fece : & quindi fu che iSauatij popolo di Egitto voleuano , che
come cofa rtiiftcriofa iòfle prefente fempre alli loro facrificij vn gran
ferpente tutto in sé riuolto, & raggirato . Perefate fatta grauida dal
padre partorì vn figliuolo in forma ài toro, onde cantano fouente i
Trofcrpina Poeti lelaudi del ferpente padre del toro . Icggefi ancora , che Pro-
pcr Io biade . ferpina fignifica le biade , le quali nafcono della terra , che è Cerere ,
ma non fenza il temperato calore , che in quella infonde il Cielo,mo-
fìrato per Gioue , & fono rapite da Plutone,ouero perche talhora fe-
ininatc non rinafcona, onde la terra pare attrifiarfi , & ftarue mefta,
perche non fi vede adorna di quelle, hora verdi & hora tutte bian»
cheggianti , quando fono mature ; onero pe rche il calor naturale ra-
pifce il fcmmato grano , l'abbraccia , & lo fomenta fino al maturiré
delle none biade . Significa perimentela Luna alle volte & perciò fé
nepuòfareimagineintuttiqueimodij che gli antichi fecero laLu-
fvofèrpina "* ' come credo dihauere detto già , quando la cfifegnai . FafJì anco-
Ca» vua 0«i '^* *iiÌ5 l^k^ Proferpina con vna Oca in aiaiio, cony? Paufania ferine^
De sii Antichi. 20 1
fi do de] la Beotia racconta , che in certa parte d i qticl paefc nel bofco- .
A! di Trofonio - giocando vna giouane detta Ercina con la figliuola di
Cerere Proferpina , fi lafciò vfcirc di mano à difpetto fuo vna oca, la
quale andò à nafconderfi in vna cauernetta quindi poco lontana lòt-
to alcuni làilj.Profer'pina correndole fubito apprelTo la trono, & pre-
fcla , leuando la pietra , lòtto la quale ftaua nafcofta l'oca d'onde^
Tpicciarono fubito acque viuc, che fecero poi il fiume chiamato Erci-
no, lungo la ripa del quale era vn piccolo tempio con la ftatoa di vnèat
Giouane , che ceneua vna oca con U ihauo, Se era que^a Proferpins^
figliuola di Cerere •
TTVNO
V Nettuno de i tre fratelli quello , al quale toccò
per forte il regno delle Acque , & perciò fu detto
Dio del mare , & lo dipinfero gli antichi in diuerd
modi , facendolo hora tranquillo , quieto,& paci- i .
fico , & hora tutto turbato , come fi vede appreffo
di Homero,& di Vergilio, perche tale fi moflra pa-
rimente il mare fecondo la varietà de' tempi . Et l'hanno melTo alle-»
toltegli antichi con il tridente in mano, & dritto in pie in vna gran
conca marina , la quale à lui fia in vece di carro, tirato da caualli che
dal mezo in dietro erano pefci , come fono deferiti 02. Stati© , quan- S wtio .
do così dice:
Vernando M maf tgeo ì^ettmo in porto
Mena gli affaticati fuoi dejirìeri :
Cbc'l capo y il collo , il petto , e l'Vgne pritiie
fian di Cauallo ch'vbhidifce al freno ;
£ fon nel reHo poi gui%7:anti pefci •
Et alle volte l'hanno veftito ancora, mettendogli intomo m paia?
no di colore cileftre, come dice Fortiuto , che rapprefenta il color del
SCI ^Ee . Et Lufciano nei Tuoi facrificij lo finge hauere i capegli pari- t uciaa©.
mente
20 2 Imagini de i Dei
*?■'
*i^'
Imagine di dauco dio mAvino dinotante il co*
lare , c>* fbuwa, del mare , @r // /'^ya nji-
uer lungA evita, y^ fàni, dinota ancora, gli
affetti della humidità delle acqnt.
fi»
^1»
■•^
m^
4ì^
§3*
'Ce
Glàuco.
Ouidlo»
De gli Antichi» 203
mente cileflri, 5: negri ancora; ber. che Scniio dica,che apprcflb de gli
antichi tutti i Dei dei mare erano fatti con capegli canuti,e bianchi,
& per lo più vecchi , conciofia che 1 capi loro biancheggino per Ia_r
fpuma dd mare . Onde Filoftrato dipingendo Glauco , che fa pari-
mente Dio marino, dice, che egli hiJa barba bianca tutta bagnata,e
molle, & le chiome medciimamente bagnate fi fpargono fopra gli
homcrijle ciglia fono fpefTejfolte, & raggiunte infiemc , & k braccia
à guifa di chi volendo nuotare con quelle taglia l'onde, & al nuotare
le fa facili,il petto è tutto carico di verde lanugine, e di alga marina »
& il ventre a poco a poco fi vien mutando in modo , che il refto del
corpo,le cofcie,& le gambe diuentano pefce, qual fi moftra con li_*
coda alzata fuor dell" acqua . Et Ouidio , quando lo fa raccontare i
Scilla Tua inamorata , come di peccatore diuentaflè Dio marino , poi
che vide il pefce da lui prefo non d tofto meflb su l'herba, che tornò
gittarfi in mare , onde lui hauendo parimente guftato di quella her-
ba, fu fpinto à gittarfi dietro à quello , fa che ei diicgna infieme la fi-
.gura fu a in quefla guifa.
^Uhcr ftthìto vidi queflabarha,
E quefta. chioma, tuttd Verdeggiante
Coprirmi il petto 3 e l'empie terga , ér Vidi »
p^erdeggiar queHe braccia parimente ,
E le cojcie , e le gambe far fi pcfce •
Il mede fimo Filoflratodicepoidi Nettuno,© che ei va per Io ma-
re tranqu ilio, & quieto fopra vna gran conca tirata da Balene , e Ca- xrìdente.che
lialli marini, hauendo in mano il tridente, qual dicono alcuni, che fi- {Jgnifichi .
■ gnifica gli tre golfi del mare Mediterraneo , che vengono dairOcea-
. no,2i fecondo altridimoftra lette naturedelle acque; perchequeile
de* fonti, & de i fiumi fono dolci, le marine fono falfe, & amare, &^
quelle de i laghi fono amare , ma ne anco grate al gufto. Se li dà pa-
rimente h Bu ccina,chc è quella conchiglia fonora, la quale portano
femprc i Tritoni . Li quali ancora da gli antichi furono polii tra i
Dei del mare, & accompagnano Nettuno quafi fempre . Onde Sta-
• tio fa, che gliene vadino due a' freni de' caualli,dicendo,
yienfme il Kè del mar alto e fublime
Tratto da fcrocijjìmi deslrierì ,
*A gli ffumofi fren de i quali Vanti»
1 Tritoni nuotando iC fanno fegno
xA l' Gilde che fi debbano quetarc^-j.
Et dicono le fauolc che i Tritoni (òno i trombetti, e gli Araldi del
jmiaie, perche portano in siano quella conchiglia in se ricorta , con la
. ----- filale
Tritone.
Siauo.
204 ìm^gini de i Dei
«^'^ Imaq^ini de* Tritoni (^ delle Niteide buonttni C^ 4^^
*t;f^ doKfie marine fecondo AleJpi?2dro Napoltt.itjo, ^>§§*
•6^^ Theodoro GAz^a,^t^ Altri antichi ^^ moder- ^^'J^*
»/i con timagirie di GaUtCd nereide pri?2cipa- ^^'^
le y (^ fuo carro Jìgnific^fìte U doppia *z>irtu ^^^
hlle Ai.
,'?^
Cfii^_.
De gli Antichi. 20 5
quale fanno terribile fiiono. Onde ferine Higino , che quando com-
batteuano i Giganti con gli Dei del Cielo , venne vn Tritone con la
Buccina , che pur dianzi hatiea trouata, Se con quella fece vn fuono
tanto terribile , e ipauenteuole, che non lo potendo fopportare i Gi-
ganti , fé n'andarono in faga tutti . Et erano quelli animali :, che mi
pare donerfi così più ragioneuolmente chiamare Tritoni , che Dei,
onero haomini,la metà di fopra diforma humana, & di pefce quella
difetto, come dice Virgilio, Virgilio*
Che il primo appetto e d' hmmOiC pefce il reflo .
La quale doppia forma , come dicono alcuni , fignificaiia la dop-
pia virtù dell'acqua , perche quella gioua talhora , e talhora nuoce o
Ne fu però cofa in tutto fìnta da' Poeti quefta de' Tritoni ; impero- _ ^
che raccontano le hiftorie , che veramente fi trouano huomini mari- Huomunj
ni,Ii quali fono la metà pefce. Et ferine Plinio, che al tempo di Tibe- "p^^'^,\
rio Imperatore vennero à Roma ambafciatori à pofta di Lisbona^» ,
terra principale di Portogallo, perdite che ne i loro liti era ftato vdi--
to vn Tritone fonare la Buccina & veduto ancora da molti. Et Alcf- AiefTandro
fandro Napolitano racconta di vn gentiihuomo di fua terra , il qua- Napoliano «
Js diccua di hauere vifto vn'hiiomo marino , condito nel mele , man-
dato in Hifpagna fin dalle vltime parti dell'Africa , come cofa mo-
ilruofa,£c lo dipingeua in queftomodo,e§li haueua la faccia di huo-
ino vecchio , capegli , & la barba horridi , & afpri , il colore cileflre.
Se era di ftatura grande , & maggiore di huomo , haueua alcune ali ,
ccnìc hanno i pefci, & era coperto di vn cuoio tutto lucido, & quafi
^rafparente . Et loggiungc il medefiino AlcfTandro , che Thcodoro Theodor®
- kiza anermaua di hauere vedntOjeffendo nel Poloponefib, vna Ne- ^^l^-',
reide.gittata fai lito del mare per fortuna grande,di faccia humana, ' ^'^^ ^*
& afiai bella , coperta dal collo in giù tutta di dure fcaglie iniin'alle
cofcicjie quali raggiunte infieme diuentaua pefce . Onde non è ma-
ranig]ia,che i Poeti fìngeffero poi, le Nereide eflere belliflime Ninfe,
e quali accompagnauanogli loro Dei, come l'Oceano, Nereo lor
\- adre,Ncttuno,Tctide,Dorida, & altri molti ; li quali moftrano Iclj
diuerfe qualità, & i varij effetti delle acque: & furono adorati da gli
antichi , come che loro poteftèr giouare , & nuocere afiai.Et benchc
vìano ftate le Nereide molte , che Hefiodo le conta cinquanta , Se le
,'jniina tutte ; nondimeno dirò dì vna foJamente che è Galarea , la__> Galuca,
raaiefiìcosì chiamata dalla bianchezza: che rapprefenta in lei forfè
a fpuma dell'acqua, ò per meglio dire dal nome Gala, che latte li-
gnifica i onde Hefiodo le fa hauere le chicme bianche , & la faccia (i-
mile al latte. Polifemo innamorato di lei, volendola laudare apprcf.
'b di Ouidio, la chiama parimente più bianca de i bianchitimi Ligu-
Àn . Et Filollrato in vna taiiola, ch'ci fa del Ciclope, mette Galatea viioUia^a
andarfcne per lo quieto mare fopra vq carro tirato da Deifir.i, li qua-
raufania ,
Tritoni .
Sirene .
Scruto.
2o5 Imagini de i Dei
Il fono goncrnati,c retti da alcune figliuoledi Trit:one,chc ftanno in-
torno alla bella Ninfa, prefte (eir.pre a reruirh,& clli,alzando le bel-
le braccia ftende alla dolce aura di Zefiro vn porporeo panno, per fa-
re coperta al carro , & a fé on ;bra, & ha le chiome fi;enon fparfc al
vent!r),ma che bagnate {}àno iìck parteperi bianchi humeri.Non la-
fcicrò di dire quclio ancora , che per cofa vera rifcrifce il medcfìmo
Aleflandro accaduta giàneH" Albania: die vn Tritone, ò dichiamolo
hnomo marino/c cosi ne pare,da certa cauerna,ncl Jito del mare ha-
iicndo viflo vnadonna andare per acqua indi non molto lontano,
tanto flette in agguato, che d'improuifo le fu alle fpallcche ella non
reneauidc,&: pigliatala,&: fattale forza fcco la trafle nelle onde. Per
lo che tanto lo fpiaroiìo le genti di quel paefe , che lo prefero .• ma_.
tratto che i fu fuor delle acque non campò guari . Paufania fcr:ii in-
do della Beotii così dipinge i Tritoni, Hanno le chiome fimili all'a-
pio paluftre di colore, comechenon fìdifccrnervn capei dall'altro ^
ma fono contesi infìcme a ^mfa delle foglie del pctrofcllo ; & il cor-
po riitfo e coperto di minuta fcaglia afpera,& dura. Hanno le bran-
che fotto le orecchie il nafo di huomo.la bocca più larga afl'aidella_j
humana, gli denti come quelli delle Pantherc, e gli occhi di colore
Ycrdec'giante , le dita delle mani, e le vgne fono come ilgufciodi
fopra delie gongole , & hanno nel petto , &: nel ventre , come i Dei-
fini, alcune alette in vece di piedi . Da quefti , Sz dalle Nereido
non fono dirimili molto le Sirene, perche di loro raccor.tano Iclj
fauole , che hanno parimente il vifo di donna, oc il redo del
corpo ancora, fé non che dal mezo in giù diuentai";o pclce , & le^
fanno alcuni con le ali , e vi aggiungono gli piedi di Gallo . Et di-
cono , che furono tre figliuole à.i Acl:eloo , & di Calliope Mula_. :
delle quali l'vna cantaua ; l'altra fonaua di pina , ò di flauto , come
vogliamo dire; la terza di lira, e tutte infìcme faceuano vn così
foaue concento,che facilmente tirauano i mifcri nauiganti à rompe-
re in certi fcogli della Sicilia , oue elle habitauano . Ma , che veden-
dofi fprezzarc da Vlille, il quale pafìando per la, fece legare sé all'al-
bero della nane , & à i compagni fuoi fzc^ chiudere le orecchie coii-.
cera , accioche non le vdiflero , fi gittaronoin mare difperate , & fu
all'hora forfè , chcdiuentaronopefcedalmezoingiii. Si dice, che-*
loro era conccflb viucre fino a tanto , che venifle , chi non oftante il
lor canto , con che conduceuano ciafcuno alla morte, fi partiff^ libe-
ro da loro ; & che perciò alla partenza d' Vliffe fi morilTero , come s*c
detto. Seruiononpefce,mavccellolefainquella parte,chenon è
di donna, come fa Ouidio pur anche, quando racconta, che qiiefie
erano compagne di Proferpina , le quali , dopo ch*ella fu rapita da_j
Fiutone, fi mutarono in così fatti animali, che haueuano il vifo,&:
il petto di donna, & era vcellopoiil rimanente . Suida parime! to
rifv-
Desìi Antichi-
D
207
4^
t:éh» Tma^iT^i di Tartenope ,Leu£o[ja ^ (^ LìoÌìl Sirene ^i^.f
%M% dee dtl mare figliuole di ìAJjeloo fiume , gy di <k,^
Calitcpe 'rnufa. , tutte quali imagmi fignìfìiaiìo
le meretrici (p loro bUnditie c^ Alìettarnchti^
dinotano Anco alcuni feoglt , ^ gli eloquenti
lodatori j ^ gji adulatori.
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Ui ^ ■cr vyv vvr«' vu» 'r^Xr- vvv 9{j^' wy-:/ \f<j^ lfi\}t^ VU<f ■^>l>c H?l>t'
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2o8 Imagini de i Dei
riforifce , chele fauoisgreche fìnfero, le Sirene ericrevccclli con bel-
la faccia di donna, che cantauano foauillìmamentc. Ma, che in.»
vero furono certi fcogli , tra gli quali le onde del mare fa cenano vii^
così foo-ue mormorio , che i naviganti tratti dalla dolcezza del fiio-
no volentieri pafìauano perla, ouciràrerraiientc periuano poi. Et
Plinio'. Plinio , parlando de gli vccelli fanelofi, dice , che furono credutief-
ferc in India gli vccclii Sirene, li quali con la fbauiti del canto addor-
jnentanano altrui, & poi lo diuorauano. Ma pefci , come diflì,ò
vece!! i che foPicro le Sirene, bafta, che fono cofa in tutto hnta: on-
de vogliono alcuni, che per loro fiaintcfa la bellezza ,la lafcinia,e^
gli allettamenti delle meretrici , anzi che foflfero le iliclfc meretrici ,
& chfz folle finto , che cantando addormentaflero i nauiganti , & che
accoftatefi alle nani , gli vccideffero poi : perche così intrauiene d
quelli mi/èri, li quali vinti dalle piaceuolezze delle rapaci donnea >
chiudono gli occhi dell'intclIcLto sì, cheellepoinefonno ricca pre-
da, &:quafì fé gli dinotano. Pcrlaqual cofa rifcrifce il Boccacio,
che gli antichi dipingono le Sirene in verdi prati fparfì tutti di offa di
morti : come che volelTero perei ò moftrare la rouina , 6c la morti^ ,
che accompagna, onero vien dietro a i lafciui peniìeri. Ltapprcllb
Virgilio . j^j] Virgilio gli fcogli delle Sirene fono parimente deferirti coperti
- ^ ^ quali tutti di olii di morti, &: grandemente difficili, & molto pcri-
" ^"^ ^"'■'' ■ colofì . Ma Xenofonte al contrario ha voluto, chele Sirene Hano co-
fa piaceuole, & virtuofa,-percioche, narrando gli detti & fatti di
Socrate, ferine, cheellecantauanofolo le vere lodi di coloro, chsj
erano degni , elfalcando in quelle le virtù , & che perciò apprefib di
Homcro cantarono di Vliffe, che egli era degno di eflere Iodato fom-
mamente perche era ornamento grande a tutti i Greci , d<: che qne-
fti erano gli incanti, &:ifoaui accenti, conliquali tirauanodsè gli
huomini virtuofì ; perche quefìi, vdendo lodare la virtù, che ama-
no tanto cercano di accoftarfi ogni volta più à quella, & facilmente.
Alinotele. ^ volontieri vanno dietro al dolce canto del lodatore. Et per que-
fto forfè fu , che, come fcriue Ariftotelc nelle co fé marauigliofè del
mondo, in certe Ifole, chiamate delle Sirene, pofte fra i termini del-
la Italia , elle hebbero tempij , & altari , & furono dj. quelle genti a-
dorate con molta folcnniti , & erano i nomi loro Partenope , Leu-
cofia,& Ligia. Hora ritorniamo à Nettuno, perche, fé ben nel
mare fono de gli altri moftri affai , & veri , & fìnti ancora da' Poeti ,
come fìnge Komero di Scilla , la quale fiaua in vno antro ofcuro , &
Scilla. fpauenteuole, & con terribile latrato faceua rifonare il mare, ^ che,|
haueua queftomoflro dodici piedi, & fei colli, con altretanti capi,
& ciafcheduna bocca haueua tre ordini di denti , dalli quali pareua
che flillalTe del continuo mortifero veleno , & fuori della fpeJonca^
horrenda porgeua fpcflb in mare le fpauenteuoli tefte, guardando f$ j
' ■ nane
De gli Antichi. 2op
J^^ ^^'"^Agif^s di Scilla fcoglio StcìlUno detto dx Poeti
HI-
4itroul]ìmo moìiro martfJOy ^ fìgntfca. li pe-
ncoli à quali fino fottopoHi It nautgantt } di ^^^
fortune ,fiogli yficche , cor far ì^ cy* mille gra, ^§*
itii CsT* mortalt mali ,
^s
LC^l^.®^-
1^5»
o
2 IO Imagini de i Dei
naue alcuna pafìafie di là , per fare miferabile preda de* nauiganti,
come già fece de i compagni di Vlifle , che tanti ne rapì , & cmdeU
mente fé glidiuorò , quante erano le voraci bocche i & quando Vir-
gilio fa i che Heleno moftra ad Enea il corfo , che ha da tenere , per
nauigarc flcuro in Italia, gli fa dire , che fi guardi da duo moftn cru-
deli , & fpauenteuoli d chi paffa Io fìretto della Sicilia ; de' qualir v-
Carridi i- no e Cariddi , qual (orbe, & inghiotti/ce miferabilment|2 le nani, &:
le tira qiiafi nel profondo , & le regitta anco poi fpinte dk furiofe on-
de che le leuano quafi fino al Cielo . Di cui le fauole contano , che-»
fu vna fcmina rapaciffima , che rubbò gli buoi di Hcrcole,onde fu
fLilminatadaGioue5& gittata nel mare diuentò lo fc^glio che \d
fcruata dapoi fempre la rapace iìia natura di prima . L'altro Scilla j
• che i\à. nafcofta in vna horribile fpclonca j & mette fpefS) fuori il ca-
po , per vedere fé naue paffa da poterne fare preda crudèle . Hsì quc-
fìo moftro afpctto di bella gioiiane fin fotto la cintura, oue fono poi
le altre membra Lupi ,.& Cani giunti infieme con code di Delfini ,
che fanno rifonare quiui per tutto di horribili latrati, JEt diuen-
tò tale la mifera Scilla , che fu già belliflìma ninfa , per la gelofia di
Circe innamorata ài Glauco , il quale amaua non lei ma Scilla ; onde
la tetribile incantatrice fparfe fuoi incantati fùcchi,ouela bellaNin-
fa andana fouentea lauarfij &: la fece diuentare quale l'ho difegnataj
sì che non potendo la infelice Scilla fopportare lo fpaue^ito de gli ani
malijchc le erano nati d'intorno , andòagittarfi in mare,& reflò
quiui l'horrendo moftro, che io diiE fecondo le fauole , le quali d
queflo modo hanno voluto con qualche vagheziza efprimerc la_»
natura di quelli pericolofifcogli. Se Ben dunque, come ho detto,
fono nehmare de gli altri moftriancora , à me non tocca però dire dì-
tutti , ma di qualch' vno folamente , che da gli antichi fofle pofto fri
gli Dei,ouero aggiunto a quelli per compagnia, come furono le Nin-
fe marine, & i Tritoni, delli quali ho già detto.perche quéfti accom-
., pagn;:iuano Netamo . Et delle Nereidc ferine Platone, che gliene e-
*° rano cento , che fedeuano su altretanw Delfini, quando difegna quel
gran tempio,& miracolofo,iI quale era apprcflò de gli Atlantici con-
fccrato i quefìo Dio , che quiui ftaua fbpra vn carro , tenendo con_f
mano le briglie de i caualli alati , & era così grande, chetoccaua con
il capo il tetto dell'alto tempio . Vedeuafi anco buona patte della..-,
compagnia di Nettuno in vn fuo tempio nel pacfe ài Corintho , co-
me recita Paufania , percioche egli con Anfitritefua moglie fiaua sii
vn carro , oue era anco Palcmone fanciullo appoggiato da vn Delfi-
no : erano tirati da quattro caualli , & haucuano a lato duo Tritoni.
Nel me2o della bafe , che fofleneua il carro era intagliato il mare, Se
Venere, che ne vfciua fuori accompagnata da belliilìme Néreide. Fii
Paknjoiis . Palemone appreifo de i Greci quello , che chiamarono i Latini Por-
' " ' "" ■' ■ ' tuno^
De gli Antichi . 211
c^ /ha moglie , dinotanti la Ifuma del mare ,
CsT* U tre qualità dell'acqua marmai de fiu-
mi^ ^ de laghi sfatata , dolce , ^ neutrale^ ,
con il rueloce ^frequente moto dslle acque ,
«f 1% ^^^'^à^^ ^f Nettuno dio del. mare , ^ di Anfitri- ^^
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2 I 2 Imagini de i Dei
CURO , Dio de i porti, alqualc facrifìcauanó i nauiganti ritornati a tal-
uamcnto in porto : perciò ri con Nettuno Dio vniueriale del marc-
CanopQ . Nel tempio del quaFe in Egitto fu anco adorato Canopo nocchiero
gli di Menelao, & ripofto poi fra le ftellc . La imagine di cofìui era
quiiii grofia j corta , & quafi tutta rotonda , con coJlo torto : & eoa
breuiifìme gambe . La cagione di tale figura fu , che i Pcrfiani anda-
uano in volta cof Dio Fuoco da loro principalmente adorato, & dis-
faceuano tutti gli altri Dei di qualunque materia che.forrcro,alli
quali Faccoftauano , p^r vedere chi di loro haueflTe maggiore forza ,
le lì Sacerdote di Canopo pernon ìafciarediftruggereii fuo Dio,tol-
iè quella hidria, con la quale purgauano l'acqua del Nilo , & hauen-
do turato ben bene con cera tutti i fori , che ri erano d'intorno , la-»
empiè d'acqua , & pofioui fopra il capo drCanopo , la dipinge , 6c
acconciò in modo , che pareuaeflere ii fimulacro di quel Dio , & co-
sì lo pofealJaproua col Dio Fuoco, nella quale hanendo il fuoco
disfatto la cera , gli fori Ci aperfero , & ne vfcì l'acqua cofi in aboh-
danza , che eftinfe il fuoco , & perciò il Dio Canopo reilò vincitore,*
del Dio de i Perdani , come rifcrifcc Snida , & fu poi fcmpre per qae-
fìo fatto il fuo fìmislacro nella forma , che iodiflì, & come fi può ve-
dere in vna medaglia antica di Antonino Pio . leggefi anco, che fu-
rono cari i Delfìni pittdi rutti gli altri pefci à Nettuno: onde Higino
ferine , che à tutte le fue ftacoe ne metteuano vno in Rumo , onero
fotto vn piede , come anco fi vede a quella pofia su in cima h fcala »
che vi nel palagio a Venetia al pardi quella dì Marte , forfè perche-»
fecondo Eliano j così fono i Delfìni Rè de i pefci , come fono i Lioni
delle fere , & le Aquile de gli vccelli . Fa Martiano nel/e nozze di Fi-
lotogia, che vi fra pur Nettuno, & lodefcrfue nudo , tutto verdeg-
giante conìe l'acqua del mare , con vna corona bianca in capo , che
rapprefenta la rpiima,la qual fanno le agitate onde marine. Et quan-
do Palhdeteffcndo contende con Arachneappreffo di Ouidio, fi<^
mette in tela la hte , che hcbbe con Nettuno , della Otta di Athcne^,
dauanti a dodici Dei .
Tà y che- 'Nettuno nel femhìante altCfG
Col tridente percuote vn duro [affo ,■
Onde Vn dcfirkì' vìen fuor fitpcrho 3 : fero l
Virgibo. Virgilio parimente nel principio della fua agricoltura dice , chc^
Nettuno percotcndo la terra col tridente netece rfcire vn feroce Ca-
nali© . Ilche vuole Seruio , che fia flato fìnto, per moflrare eoa-»
queftoanim3leilveloce,& frequentemotodelleacque del mare.
Onde furono detti i caualIiefTerectiandio fotto la guardia di.Cafto-
•e,& Polluce, parche k loro ftelk fbiio^ velogidìme. Altri hanno
detto^
DelfinF cirr
3 Neituna ^
il/ano,
Marciano.
Ouidi(K
De gli Antichi . 213
detto , che fa dato a Nettuno il ritrouamento del cauallo y perche e
animale , che vuole hauere luochi piani , aperti , & fpatiofi , che fo-
no beniflìiP-o rapprefentati dal mare. Et il mede(imoSeruio,oue Vir-
gilio fa , che Turno mette fuori gli ftendardi della guerra contra E-
nea, dice, che i Romani parimente ne metteuano fuori duo a certi
tempi , & che i'vno era vermiglio della gente da pie , l'akfo ceruleo
di quella da Cauallo , perche quefto è il colorerei mare,& che il Dio
del mare fu il ritrouatore del eauallo . Diodoro fcriuc,che Nettu-
no fu il primojche domaflc caualli , & infegnafle Tartedet caualcare,
li. che perciò fu cognominato Equeftre , come ferine ancoPaufania, raufaiiia.
& dice, che perciò Homcro defcriuendo il giuoco del correre de i ca-
«alli introduce Menelao , che fa giurar pel Nume di Nettuno , ch^
non vi fi vferà fraude alcuna. Et foggiunge,che il cognome di Eque-
ftrc in quefto Dio è più notabile dì tutti gli altri , perche e commune
a tutte le nationi . Donde fu anco forfè , che apprefib de' Romani i
giuochi Circenfi , oue^orrcHano i caualli , foflero celebrati 'm hono-
redi Nettuno , & lafefta fi chiamaua Confualc,1ielcui giorno ccffa-
iiano i caualli dalle fatiche , & i muli fi vedeuano inghirlandati il ca-
po di varie forti di fiori , che fu quella ^ come ferine Liuio , che fece
celebrare Romulo , quando rapì le donne Sabine ; perche fecondo
che riferifce Plutarco, egli haueua gii trouatoquiui Cotto terra vn'al ^^ r *..
tare , oua fu va Dio chiamato Confo ; ò perche folle creduto darò ^^^^ •^^<^*
.configlio altrui, onero perche biiògna,che'l configlio dei grandi
affari fia fccreto , & occulto ; & perciò non fi apriua mai quello alta-
re,{è non alla fefta , che iodiffi , de i giuochi Circenfi ,il che kce. cre-
dere, che il Dio Confo foffe Nettuno, del quale baftcrd di hauere
fatto quello poco fchizzo,perche nò ne ho trouato ancora fimulacro
alcuno . Ma , che i caualli appartenefiero à Nettuno , lo moftra an-
cora quello , cl^e fcriue Paufania , che in Grecia in certo luoco , oue
correuano i caualli , era dair vna delle bande del corfo vno altare tut-
,to rotondo , oue adorauano Tara fippo , così detto dal mettere pau-
ra a i caualli ; perche quefti ariuati à quello altare fu biro fi fpauenta-
uano così forte che faceuano le maggiori firanezze del mondo , con
grauifiìmo danno di chi gli guidaua. Da che ne nacque, che andaua-
no fempre , prima che fi metteflero al corfo a detto altare, & prega-
uano quel Dio con certe cerimonie , e voti che volefle cflfere a loro &
à loro caualli benigno ,& piaceuole . Seguita poi Paufania , e recita
molte opinioni di còftui,che ei fofTe : ma di tutte fi rilfolue a credere,
chelapiu vera fia, che quel Tarafippo fofì'e cognome di Nettuno
Equeftre,perche la origine prima de i Caualli venne da lui ; dal qua-
le fi legge anco , che Giunone hebbeduo caualli in dono , donati po-
fcia da lei parimente a Caftorc , &: Polluce . Et à tutto ciò accorda ,
che Ope mofìralfe d Saturno di hauere fatto vn cauallino , quando
O 3 partorì
2 1 4 Imagini de i Dei
..*^''lr
Iwagifje di "NottUTìo die del mare appo F i! off ra-
to,o jì a imaginc di Tarafìppo Ihattentatorc^
de' Caita'Ii tolto per Nettuno , ^ qHffla di»
nota per il mare carìdurfi tutte le cofe necef-
farie ni ritto » c^ ogni forte di mercantici^
alfvfò bumano defìinetta^.
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c^^
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'^^f'^^-^'^r^'^^^lf^^c^^^f^r^^r^^^^^^
De gli Antichi.
215
partorì Nettuno ,* il che Fefto mette fra le ragioni, chcei rende , per-
che Nettuno fofie detto Equeflre : & dice , che per qiiefto nella mi-
riadi nouc in none anni gittauano quattro caualliin mareàNettu-
no. Et hanno ancora voluto alcuni , che il cauallo fi con faccia a co-
flui , perche così ci f>orta il mare da ogni parte le cofe ncceflarie , co-
me fanno icaualli. Onde Filoftrato dipingendo due ifolette, !e qua- Woflrato
li hauenano vna piazza fòla tri loro commune , oue l'vna porta-
ua quello^ che coglieua da' coltiuati campi , l'altra quello , che an-
dana depredando per il mare, dice chequiuifu drizzata vna fta-
toa di Nettuno con l'aratro , Se col carro, come di coltiuatore di ter-
ra; volendo moftrare chi la fece, che da lui riconofceuano le genti
di quelle Ifoleetiandio ciò che dalla terra viene ; ma perche non pà-
reflc poi, che terreflre lo haueflc fatto folamente, aggiunfc all'aratro
vnaproradinaue,sìchepareua , che Nettuno nauigando arafiela
terra . .Et apprelfo de gii Elei in Grecia fu certa ftatoa , come ferine
Paufania di giouane fenza barba , che fi teneua l'vn piede fopra l'al-
tro , e ftaua con ambe le mani appoggiato ad vna hafta , quefta fi ve-
ftiua poii certi tempi bora con vede di lino , & bora di lana ; Et fu
.ella creduta effere di Nettuno , cheportato quiuidi certo altro luo-
,co della Grecia , fu poi hauuto in grandilTima riuerenzada tutti dd
paefe , benché non Nettuno , ma Satra pefoflci.ominato . Vcggonfi
ancora duemedaglie antiche, l'vna di Vefpafiano,& l'altra di Adria-
no , nelle quali è la imagine di Nettuno fatta à gaifa di huomo , che
ili in piètutto nudo, fé non che d li finiftro homero gli pende vru
panno. Se hi nella deftra mano vnas Terza di tre corrcggie , tenendo
il tridente in alto con lafiniftra . Etin certaaltra medaglia pure an-
tica , Nettuno è ben fatto nudo, &: dritto in pie , ma che hi la fini-
ftraaltaappoggiataal tridente, porge vn Delfino con la deftra,c^
tiene l'vno de i piedi fopra vna prora di naue . Oltre di ciò volenauo
gli antichi,ch8 delle Citti le porte foffero date a Giunone, le roc-
che, & le fortezze i Minerua , & i Nettuno le mura, & i fondamen-
ti , come nota Seruio ,oue Virgilio fa che Venere moftra ad Enea la vir^ilìa
rouina di Troia non edere rcparabile , perche quefii Dei vi 6 aftati-
caaano i metterla in terra , rouinaiKio ciafcheduno quello , che era
fuo & così gli dice,
Qui , doue vedi , che gli alti edifici
Rotti j e disfatti in terra Vanno , d'I fumo
Con polue mi fio ondeggia fin' al Cielo.
Kettun col gran tridente fciiote , e abbatte ^
te mura , e da' -profondi fondamenti
Le fucile, e la Città tutta mr,a.
Fendamcnu
di Nettuno-
O
Et
Et::;ofì^co .
TciTcmoto
ruiio»
€>c&3t?o.
.Thfaide»
iP;otco.
D^odCTO »
«he in dJutr-
{eforB&c
2i5 Imagini de i Dei
EtpcrqiTcfloeglifa chiamato da Greci EnnofigeOjj^che yienea
dire coiicufTorc della tcni , volendo che lo fpauenteuole Terremoto
venifìredalui,& fofTe fatto dal mouimento delle acque. Perlaquale
cola quelli di Tenaglia difTero :, che Nettuno haueua dato cfìto all'-
acque,cheallagauano prima tutto quel paefe circondato da alti mó-
ti.perche fcuotendo la terra aperfè fri quelli vna aflai larga via al fiu-
me Penco , come recita Herodono , & dice , che i lui pare , che la fe-
paratione di quei monti non Ila venuta da altro , che dakcrrcmoto ,
& che diranno femprejche l'habbi fatta Nettuno tutti quelli,li qua-
li vogliono , che da lui venghi io fcuotimcnto della terra , & le roui-
ne, cheiiefeguono. Qoefto ho detto, non perche fcrua molto alla
inlagiiìe di Nettuno , ma perche moftra ; che egli ferue affai i dile-
gnare il terremoto. Da colini non fu molto dirimile la imagine del-
l'Oceano : qual diflero gli antichi padre di tutti i Dei, & intefero per
lui oltre al mare di fuori , che circonda tuttala terra , rrniuerfal pò-
tere anco dell'acqua ; la qual voleua Thalete Milefio , chefofìc fiata
priiicipiodi tutte le cofe ; da che prefèrole fauole occafionc di chia-
mare r Oceano padre de Dei ; & gH diedero perciò moglie , che fu
Thctide Dea parimente , la quale partorì vn numero grande di Dei
marini , di Fiumi , di Fonti , & di Ninfe . Era vecchia , tutta canu-
ta , & bianca , onde i Poeti la chiamano fouente madre , & veneran-
da, & di tal afpctto fi può mettere col marito , che fu comie rifcrifcc
il BoccacciOjdipinto fopra vn carro tirato da Balene per l'ampio ma-
re , S< gli awdauano i Tritoni dauanti con le buccine in mano , i qua-
li haueuanola parte di fopra htiraana ? & quella di fotto di DeliìnOja
di Balena , come vuole Fornuto , ^^ d'intorno l'accompagnauano-
inolte Ninfe , ^: lofeguitaua poi vn numerolb gregge di beftie mari-
ne fottola cuftodia di Proteo , che ne era il pallore , & fu parimente
vnode i Dei del mare che prediceua fouente altrui le cole à venire»
ma non lo faceii a pero fc non sforzato , & cercaua anco d'inganr^are
chi voleua fargli forza , mutandofi in diuerfe forme per vfcirgli di
manoi perche bifognaua legarlo, & tenerlo flretto, fin che fofl'e ri-
tornato alla fua prima figura, che allhora poi rifpondeua di ciò che
era dimandato » Di coftui fci-iue Diodoro , che egli fu già eletto Re
in Egitto , come il più fauio , che fi trouafle allhora in quel paefe , §c
perito in tutte le arti, con le qual iei fi cangiauaàfuo piacere in di-
uerfe forme, che vcniua forfè a dire appreflb di quelle genti che egli
fapeua con la molta fua prudenza aceomodarfi à tutte ie cofe . Et i
Greci vollero , che ciò foffe detto di Proteo per la vfanza ,- che haue-
uano i Rè in Egittadi portare,quand9 fi mollrauanoin pnblico; firl
capo come per infegna di Rè , quando il dinanzi di vn Lione , quan-
do di vn toro , ò di ferpente , & alle volte vno arbore, ò qualche pia*
ta , & altre vna fiarama di Eioco , come che in quel modo foflero pia
rifguar-
De gli Antichi. 2 1 7
isr
«I
«gn
^^
Imagini di Eurtnomey (^di Decreto dee marh^e
l'fVìjA figltmU dì Proteo l* altra madre di Se-
mirami ^lignificanti U proprietà deiracquz-^ ,
& ^^^ effetti ^c^ accideotf che fi rveggono di
quelita ,
1
8 Imagini de i Dei
nni
r.Tg'urdeuolì . Finfero dunque i Greci , che Proteo così fi cangiaffc
iudiuerfe torme, come elfi cangiauano la infegna reale . Leggefi
ancor?., che egli fu Signore in Carpato IfoIa,^aJ]a quale. è cognomi-
nato il mare Carpatio, di verroJ'Égitto : Se perche quefto mare ha
gran numero di Foche , chiamate altriraente \'itclli marini , perche
Jianr.o le parti dinanzi con cucio, &: pelo di vitello, 6c di altre fimili
?aflo. ì di hcù ie , fu finto che Proteo fofie , comediilì , pa/tore , & cuftode de
f!nF^^ ^^^' ^ S^"^?§^ dell'Oceano . Del quale fu anco detta figliuola Eurinome ;
perche Homero fa ,<:h e ella accompagna Tetide, quando vi atroua-
reVolcano,fc bene qualcuno hi voluto crederla più tofto Diana,
comcdicePaufania; e he non fi confà però punto al fuo fimulacroj
quale era in forma di fcmina il di fopra , & il di fotto di pcice legato
attrauerfo con catene d'oro . Quefta fu certo Nume adorato nell'-
Arcadia di Figalefi in vn tempio a loro fantiflìmo, qual non apriua-
fio , fuorché vn certo dì dell'anno , & all'hora celebrauano fblennej
fella , & faceuano m.olti facrificij in publico ^ & in priuato . E mi ri-
duce a mente certa altra Dea fauolofa, come la chiama Plinio, no-
D *cre». ^'^^^^ Decreto da gli nntichi , che fu parimente tutta pefcc , dal capo
Diodofo . ^^ fuori, che era di donna . Di coilei ferine Diodoro, che ella fu pri-
ma Ninfa , &: che fatta grauida fenza faperfi mai da cui , partorì Se- .
mirami con grauifliìmofdegno di hauere perduta la virgmitd,peril
che gittatafi in certo Jaco della Siria , fu poi come Dea adorata nella
forma , che iodilfi, daquelle genti, le quali non hauerebbor.o pofcia
mangiato più per cofa del mondo pefcc alcuno di quel laco^ perche
{limarono, che tutti follerò confecrati a lei . Md ritornando all'Ocea-
no, per dichiarare il redo della fuairaaginei il carro mofi:ra,,che->
egli yd intorno alla terra , laTOtonditd della quale è mofirata per l?-«
ruote , & lo tirano le Balene, perche^uefì:e così fcorrono tutto il ma-
re , come le acque del mare circondano tutta la terra ,.& fparfcui per
dentro ancora, ne occupano la maggior parte. Le Ninfe poi voglio-
no fignificare la proprietà delle acque , & gli diuerfi accidenti , cho
fpeiVo fi veggono di quelle : le quali da gli antichi furono intefe non
folamente fotto il nome dell'Oceano, di Nettuno, di Tctide^, di De-
rida , di Amphitrite,^ di altri Dei del mare, ma di Acheloo anco-
ra . Benché vogliono alcuni , che quelli fignificaflero la natura delle
acque falatc , & per cofi:ui fi intendcfle delle dolci , come fono quelle
Y . dei Fiumi, li quali da gli antichi furono parimente adorati, & fatti
in forma humana . Ma prima che io dica di loro , difegncrò i vcnti>
perche hauendo detto del mare , oue efiì moftrano meglio forfè , che
in altro luoco le forze loro , panni che fia ragioneitole mettergli qui.
Etbenchenèancofarebbonóftatimale con Giunone diniofiratrice
dell'aria ; perche vogliono i naturali , che non fia altro il vento , che
.aria moda con impetoj onde £olo Rè de i venti cosi rifpofc d Ciuno-
Degli Antichi 219
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tro yentì prwcip.ilt,(^cli Omhta ^ FÌora^
lyia moglie dt Borea , Ultra, di Zefiro , n'f
dirn-n/irano gli tjfmi de. detti njenti mentre
fojjuxno, Z^ dominano nells Jiagioni ^ fA(lì éì^
fot topo Hi ai lor [afflare . ^ '^^'
Virgilio .
Venti princi-
pali.
Ouidio.
Borea.
Noto.
Ouidio.
2 20 imagini de i Dei
ne 3 quantjo élla lo pregò appreflb di Virgilio , che turbafle il mart^
con grandifllina tcmpefta à danno de' Troiani , che naiiigau ano iii_.
Italia.
T/4 y qualunque il mio regno fia , mi fai
Rè , tà mi rendi il Jommo Cioue amico »
I. da. te vicn , che fono in mio potere
1 fieri venti yi nembi e le tempere .
Nondimeno ne hora farà fuori di propofito dirne quel poco , che
ne ho trouato fcritto, hauendo gli antichi adorati qucfti ancora co-
me Dei , & fatto loro facrificio , e perche foflero già ftati , ò perche
hauefTero ad edere fauoreuoli alFauenire : & gli dipin(èro con le ali ,
con il capo tutto rabbuffato , & con le guancie gonfie in guifa di chi
foffia con gran forza, & fecondo poi, chediuerlì fono gli effetti , che
effi operano col foffiar loro ; perche alcuoi raccogliono le nuuole in-
terne , & fanno le pioggie , alcuni Je {cacciano , & in molti altri mo-
di nìoftrano il poter loro, così furono da'Poeti deferirti diucrfamen-
te . E benché di molti fi legga, quattro però folamente fono i prin-
cipali , che foffiano dalle quattro parti del mondo, ciafcheduno
dalla fua , come fono difcgnati da Ouidio nel partimento primo
dcirvniuerfb . Ma vi fono ftati ancora fecondo Strabene alcuni, che
hanno voluto, chenon fodero più di due. L'vnodetto AquiloncSc
chiamato Borea ancora , & da' marinari de' noftri tempi Tramonta-
na, che foffia da Settentrione, & qucflo fcriue Paufania,che cra_»
fcolpitodavn Iato dell'arca di Cipfello nel tempio di Giunone ap-
preflb de gli Elei in Grecia , che rapiua Orithia , come fìngono le fa-
uole , ne dice , come ei fofle fatto , fé non clie in recc di piedi haueua
code di fcrpenti : ma perche ei fa col fiio foìttare freddo grande , por-
ta le neui-; Se indurifce il ghiaccio , gli fi fa la barba , i capcgli , 5^
l'ali tutte copertedi neuc . L'altro è l'Auftro detto etiandio Noto,
& Oftro da' marinari, che viene dalle parti mezzodì: di doue per-
che qucfto con il fuo foffiare adduce per lo più pioggie, cosi Jq defcri-
iie Ouidio.
Spiega l'ali gua'j^cfe Noto , e viene
Con yifo ojcuro , e carco di fpauento .
te bianche chiome fon di pioggia piene 9
£ di nembi il barbuto hurrido mento •
La fronte cinge denfa nebbia , e tiene
il Ciglio grane al^ tempe¥lofo vento «
Cni bagnan l'acque ogni hor le piume 3 eH petto j '
^è maiferem al nubilofo a^^etto»
It
De gli Antichi . 221
''m
If^ Imugini dì Ceffi , Gr' del Pò fiumi , qt^Uo d't Cre^ '^#1*
4ff^ ^'^ > q^^^^ d'Italia , €?* ^T» gioHanetto cbc^ «^3*
iagifAtfi h capelli à quella g/t offlrifie, (^ di-
notano la natura ^ impeto de fiumi comi lor
nìOTmorWy ^ tortuofi) corfo .
m^
é^i^.0:r^,<^hé
£u:o
Zenro.
22 2 Imagini de i Dei
Et dei quatfró cheiodiiiì,il cerzoèdettolìtiroi ò Lenantedanc*
flrijchc foffia dalle parti deliOriente , & fi fa tatto negro per gli E-
tiopijche fono nel Leiiaate.d'cadeeglì vknc$dc fi dipinge con va So-
h infocato fui capo .però che, fé il Sole, quando tramonta , è rofTo ,
mofìra,che queito vento hi da foffiareil dì, che vien dietro , com€-* '
fcriflc Virgilio . Il quarto , il cui lieue fpirare fi fcnte con yna aura^
tcmpcrata,e fbaue dairOccidcnte,è Zefiro ,ò Ponente fecondo i mo-
dernijil quale perciò di prin)aucra velatela terra di verdi herbe , & fa
fiorire i verdeggianti prati. Onde venne che le fauolc Io finfero ma-
Flora ^^^^ ^ ^ Flora , che già diccmtno adorata da gli antichi come Dea de i
fiorirla imagine dei la quale fii di bella ninfa : onde ella fteffa quando
racconta ad Ouidio le ragioni delle fuc fefte 3 così gli dice della bel-
lezza Aia»
J: per rncdesììa non ti dico , s'io
Fo£i bella : ma bafla , che fui tale f
Che Vn Dio non ifdegnò , fol per hauivmì .,
Venire a far fi genero à mia madre»
Portaua ghirlanda in capò di diuerfi fiori,&: vefte parimente tutta.^
dipinta a fiori di colori diuerfi : perche dicono , che pochi fono i co-
lorijde i quali non fi adorni la terra: quando fiorifce . Et di Zefiro fi
Filoftrato vn difcgho tale.Egli è giouanc di faccia molle^& delicata.
Ili le ali a gli homeri,& in capo vna ghirlanda di belli , e vaghi fiori ,
Nèpilìdicodeivendjmaritornoaifiuj-nijiiqualida gli antichi fu-
i ono parimente flimati Dei,ò Numi jCome fi voglia dire , & gli prCf^
gauano con folenni voti,& faceuano loro facrificio non meno iche 9.
t^li altri , S: foleuano offerirgli de i capcgli tagliatifi perciò con certa
ccrimonia,& lo faceuano tutti i Greci per antico coftume^comedice
Paiifahia . Paufania,che fi può raccogliere da Homero, quando metter che Pc-
liloftrito. leo fa votò al fiume Sperchio di tagliarfi i capegli , & darli a lui, fé
Achille ritorna fano , oc faluodalla guerra di Troia . Et nel paefe ài
Athene apprefìb a Cefifo fiume era certa ftatoadi vn giouinctto.che
fi tagliaua i capegli per dargli a queilo.Erano i fiumi fatti in formxj-
di huoino con barba , e con capelli lunghi , che flia giacendo , & ap-
poggiato fopra Tvn braccio,cotnie dice Filoftrato,quando dipinge la
Thelfaglia,perche non fi lieuano i fiumi mai dritti in altoi& alle vol-
te ancorala; per Io più, fi appoggia fopra vna grande vrna, che verfii
inacho . acqua^& però Stano così dice di Inaco fiume^chepafTa per la Grecia.
Jtiacho orììato il capo .di dite corna
Sedendo appoggia la fmiHra aWyrnttl
Che prona l'argamenu l'acciue verfa^
IX
De gli Antichi.
Im.igwe dd Teucre tnoflrante [nhond^nr^ , el
principio dcirimprio di Roma , nc^ dm /?*!-
uUi >
''^cS5*
«l'f^^^^^'f ^^^ ^^^«^ ^"^^^^ ^^^W"^
224 Imagini de i Dei
Et tanfi con le corna i Humi,diceSeruio , onero perche il mormo-"
rio dell'onde rapprefenta il mgggiare de i buoi,oiiero perche veggia-
mo fpcflb le ripe de i fiumi incuruate a guifa di corna.Onde Virgilio ,
Tcbro . oue chiama il Ttbro Re de i fiunu della Italia , lo chiama cornuta
Virgilio, ancorai così lo dipinge quando fa, che ad Baku,
Tra le populee frondi par mofìrarft
Già Vecchio tónto gli homerì, & il petto
Dì verdeggiante velo , e ombro fa canna
Cmpre , e circonda le bagnate chiome .
Vo fìtimei
Et del Pò chiamato Eridano ancora dice in vn'altro luoco ,chc hi
Tfobo. * ^* f^"Ì2i di Toro con ambe le corna dorate. Oue Probo cfpone fìn-
gerfi il Pò con facciadi Toro, perche il fuono , che fa il corfo Tuo è li-
mile al muggito dei Tori, & le ripe fue fono torte come coma, 6c
Elianob Eliano parimente fcriue,che le ftatoedc* fiumi, le quali da prima^
erano fatte fcnza alcuna forma,furono pofcia fatte in forma di Bue.
Come fi legge anco apprcfìb di Fefto Pompeo,oue dice,chc i fimula-
cri de i fiumi erano fatti in forma di Tori , cioè con le corna perche
fonofieri,& atroci come i Tori. Oltre di ciò coronauano gli anti-
chi i fiumi di cannc,perche la canna nafce , & crefce meglio ne i luo-
chi acquofi,chc altroue,& quindi venne che Virgilio fece,come difll
pur mò,il Tebro haucrc il capo coperto di canna. Et Ouidio raccon-
^cì gl'ine, tando la fauola di Aci già mutatoin fiumc,quandoPolifemogli
Ouidio. hebbe gittate quei Cafloaddoflo^chc lo fchiacciò tutto, fa così dire $
Galateadi lui»
Subito fopra l'acque tutto apartte
Il giouìnetto fin alla cintura ,
Et in altro mutato non mi parue ,
Se non , ch'era d'affai maggior fiaterà •
Et il color di prima anco d:jf'.iyu€ ,
Onde la faccia già lucida , e pura
Verdeggiate ornato è d'vnoje d'altro £Òrno
Il capo , cui và Verde canna intorno .
Vcdefi però a Roma in Vaticano vna flatoa del Tcbro , che non-.
ha le corna , né il capo cinto di canne.madi diiierreibglie,&: di frut-
ti volendo forfè in quel medomo/lrare chi la feccia fertilità , <k^
l'abondanxa , che fa qucfto fiume in quel paefc , né lafciò però cofìni
Acheloo. ^^ ^"^'^^^^h' "ione dei Poeti, perche gli pofe vna canna in mano.
Quando apprefib di Ouidio Acheloo racconta a Thefeo il nimore-j ,
chccifece con HcrcolepcrDeianira, dice, chefir apoggiato fopra»*
i'vno
De gli Antichi. '225
»vi rfi «-^ è^l^ <^\yì> C^t'p's !?Q^ 'Hì^ Ì^}*5 ^*0^ ^*0^ 'Y'^ "^ '^ '*'^^ ^VA '■*! -A ^; vii, /£>i >#. ,-SYÌ*, rrKVft .^ r».«.
4:
Imagini del fiume Nilo fedente .Jòpra U Sfin^t^^
ion moltt fanciulli intorno che dinotano li gm^
di del crejcimento del dettd fiume ^ che fino fc"
,deà cubiti per ordinario «
'^^V V V bf^'^^'^'^"^'^'^'^'^'-^"^"^
2 26 Imagini de i Dei
r vno delle braccia , & hi cinto il capo di verde canna , Se è con vfu
manto pur verde intorno, & non ha due corna come gli altri, ma vno
folamente 3 perche l'altro gli fu rotto da Hercole , fecondo le fàuole ,
Cerere di il qua le pieno di diuerfi fiori , £z frutti fupoidonatoaq;ielli di Ero-
douuia. jia, che lochiamorono corno di do-iitia. Et fa cosìfÌ! lO, come re-
cita Diodoro , perche Hercole con non poca fatica torf ^ ni ranio di
quel fiume dal fiio primo corfo , & lo riiioltò in altr.-. parte :, Ia_j
quale , oue era da prima arida , & non friittaua , diiiennc \^y l'acque
che vi fpargeua fopra alle volte qucfto fiume co'l riuolcnto ramo ,
fruttifera fopra modo . Et perciò fono i fiumi deferirti diierfamcn-
te da' Poeti , rifgaardandoelìl ralhora al la qualità delle acque , & al
corfo loro & talhora alla natura del paefe, per lo quale paflano»
Onde è , che fcriuendo Paufania dà l'Arcadia dice , che in certa parte
.. r di quel paefe fono alcune ftatoe de i più nobili fiumi , &; celebrati da
''^^"^* gli antichi tutte di bianchiamo marmo,eccetto però quella del Ni-
lo che la ha di pietra negra. Et foggiunge poi. che ragioncuolmento
fu fatta la ftatoa del Nilo di pietra negra , perche ei correndo al nivt-
re parta pergli Echiopi gente tutta negra. Luciano fcriue,chedipin-
gcndo quelli di Egitto il Nilo, lo metteuano a federe fopra vnCro-
codilo , onero fu vn cauallo Fluuiatile, qual'c certa beftia da quat-
tro piedijcome la defcriue Herodoto, della grandezza di vn gran To-
ro, & ha la tefta come i buoi, il nafofchiacciato, come le capre, le
crine come di cauallo , & la voce ; gli denti in fuori , & incerti , la co-
da fplendida , &c il cuoio così groOb , & duro , che quando è fecco.ne
-fanno dardi ì & fu detto quello animale da i Greci HippopotamOj&
gli faceuano intorno alcuni fanciullini , li quali tutti lieti fcherzaua-
no , come fi legqe anco apprefTo di Plinio , il quale fcriuendo di certa.
fortedi marmo duro , e rozzo come il ferro, dice, che Vefpafiano po-
fè nel gran Tempio della Pace vna iiatoa del Nilo la maggiore, che
Tfofle mai vifla , con fedecì figliuolini , che gli fcherzauano intorno ,
M fignificauano , che le acque di quel fiume al maggior crefcere , che
iacef!ero,arriuauano fino all'altezza di fedcci cubiti . Le^seiì anco
VenuJii» ^ ^^ » ^^*^ ^^ ll:atoa.di Vertunno pofta nel foro Romano rapprefentaua
il Tcbro j che prima paflaua quindi, ma fii poi riuoltato in altra par-
te, & era adornata di fiori , & di frutti >per moftrare, come diffi pur
dianzi, la fertilità de i campi à lui vicini . Benché fu Vertunno anco-
ra creduto vn Dio , che foiìe fopra à gli humanipenfieri,& che fimu
taflfe indiucrfe forme , perche fpelfo mutano gli huomini penfi'ero .
Et alcuni lo difiero il Dio dell'anno , il quale fecondo le ftagioni pi-
glia diuerie faccie , & à gli huomini porge occafione di fare quando
ftv^m l vna , & quandoaltra cofa, come dice Propertio , ilqnale rende la rx
gione del nome (ko^dc infieme lo del crine così bene che non dando ;
/ me l'animo di dirne piagne meglia, porro foio quello cheeine dicC;
tirando al volgare alcuni fuoi v er fi in «iuefto modo ^ VER-
0e gli Antichi.
Imagine di V€riun?io ^con Pomona apprejjo ite- ^1§§*
vuto per Dio de perifitri humani^ dell armo , ^§§*
de gli horti ì muta tore di dtucrp f Accie , tute- ^i§*
•^m
fi anco per ti fiume Tebro .
I-
4^^
^ ^ %0'-5 vl'^- ^^-^ U># %(j^ A- W? «ìKM *{>C «*/!-? v*^».? '
i> ;.> .!> (t^ ^
2 28 Imaginidei Dei
V E R T V N N O.
'oA^ che- u mauuiglì dì Vederti
Taìite forme in vn capo ì fé m'afcoltl
Che fta Vertunno tu potrai faperc^ .
jQjda venni di Tofana youe da molti
Vifitato nonfcn,nè mi dier mai
Tempi , con archi j ò con foperbi volti « -
Di che punto non curo , perche affai
Mi basia di Veder il Roman Fero ,
Et vnqua d'altri honor non mi curale-
"P'affauan di qua via col corfo loro
L'acque del Tebro già , come fi dice ,
Che in altra parte poi Voltate foro o
Terche'l bel Tebro con lieto y e felice
Succefio al popolfuo Voi fé dar loco 9*
E ciò fu del mio nome la radice »
Cf ehe da l'anno , qual a poco a poco
Si va Volgendo y fui Fertunno detto ^ ■
£ confecràto ancora in quejìo loco •-
^afi che per me fotta l'humil tettò* • ■
Imponga il contadino la ricolia' y *"
Che pofcia godere per cotal rifletto'
Fedi che circondato fon di molta
Vuay che porporeggia', e la mia tesìa
£' tutta di mature jpiche auolta o
"Et par che" l tempo ogm anno mi riuefta
Secondo la ftagion di dolci frutti y
Che mi porge la mano al mio honor presia^c
Terò qui vedi i pomi già produtti
Dal pero a fuo dijpetto , che l'accorta
Inferitor m'ojferfe 3 né di tutti
Gli altri ti vò dir horay perche /corto
^a la mendace fama altra ragione
l^i nouo del mio nome anco rapporto o-
Ma tu, non quel, che dicon le perfine'
Di me y ma quel ch'io fteffo dico credi.
Ch'ai ver non fon tutte le lingue buorii^l
Za mia natura è atta , come vedi y
^ trasformoìfi in tutte le figure ,
Tommi in carro 1 à cauaUo , ò fammi a piedi*-
Jo mi confaccio a tutto, e fé tu cure
Vedermi gihuinetta' delicata r •
XSammi feminìl V'cfti mond'cyC pur.c^u Btiorìì^
De gli Antichi .' 2 2^,
Iltiòm faròifc la togn mi fia datctj
E farò con la falce yn mettìtore ,'
S'haurò dìfien la fronte coronata»
VcHìto d'arme già non poco honore
Ter quelle ho meritato, sì pareua
tA tutti ch'io foffi huom di gran vdort^-^
Ef chi l'arme d'intorno poi mi leua,
E mi Veìie da graue litigante.
Tato nato a le liti ^efe t'aggreuA
Vedermi sì feuera , conuiuante
Quaft ebbro mi Vedrai 3 fé* l capo m'orni
Di rofcy e che giocondo , e lieto canteri,
barrotti Bacco poi ,fe tu mi adorni
De la mitra 3 eh' ei porta 3 e giurerai
€he Veduto non hai vnqua a tuoi giorni
Che più Febo af ornigli , fé mi dai
t'arco, e la cetra, & vn gran cacciatore,
S'haurò le reti turni crederai»
Mi dirà ogn'Vno vago veceìlatore
Simile a Fauno, che mi reggia in fttana
La lieue canna ; e che ^ non mi dà il corcJ
BimoHrarmìti ancor à mano d mant>
Vn dotto auriga , fimle a chi regge
I correnti deHrier con forte mano /
il fomma non ha termino , ne legge
^Alcuna il mio cangiarmi in varie forme',
<^al fò sì ben, ch'alcun mai noi correggeLj>g
S'Io Vorrò ,farò ftmile à chi l'orme
Guarda de i Vaghi greggi yt de gli armenti f^
Ouer farommi a yn pefcator conforme^ •
E quel, che fa pia forfè che mifenti
Nominar fpejfo ^ e che de i ben colti hortì
I bei frutti mi fon fempre prefentu
Come la Zucca, e' l carni con ritorti
Giunchi legato , e me notano ancord
I cocomeri , quali mi fon porti .
^ ti concludo che quanto orna , e infiora^
1 lieti prati , tutto mi vien dato ,
Zt perche mi riuolto adhora adhura
informe affai, j^ertHìi^Q fui (hìamatùi
? ? piy?
■Giudici ad-
ì'IiiferiiOo
2?h«5nc <
23 Gf Imagini de i D ei
PLVTON
■F#3.- i<2^ S^-S- £^i- ^ -^ 'g^i-
Enche nella partigione, che fecero fri
loro deirvniuerfo i figliuoli diSatiir-'
nojtoccafre ali'vno il regno del Cielo 9
all'altro quello delle Acque , & al ter-
zo quello deirinfernOo fecondale fa-
uole che viene a dire , come lo raccon-
tano le hi/lofie, che Giouc hebbe le
parti dell'Oriente, Pltrtrone dell'Occi-
dente , e Nettuno le Ifole del mare :
nondimeno pare , che ciafcheduno di
loro habbi che fare per tutto , onde
Nettuno appreflb di Virgilio minacciai Venti; perche fcnza inten- ?«|
dere il fuo volere hanno hauuto ardire di turbare il Cielo , & la terraj
& Giouefouente mette ordine alle cofe dell'Inferno 2c Plutone pari-
mente alza il fuo potere fino in Cielo: da che vien detto che Giouc
liàilfulminecontrcpunte, Nettuno il tridente, la imagine di co-
fìui 3 la porremo talhora di potere pare al Sole j Se talhora finale al-
la terra , ma fari egli però il Rè dell'Inferno , come che quiui più,
che in altra parte valefle il fuo potere , oue goucrnaua fé anime vfcit(
già de i corpi de i mortali. Et accioche a ciafcheduna foffe dato Ino-
co , & pena fecondo i meriti haueua tre giudici a ciò deputati j, Eacc
Tvno , l'altro Radamanto, ^i il terzo Minos , che come fi èaltrom
detto 5 furono figliuoli di Gioue,& di Europa l' vno, & ìi due di Afìa
Delli quali dirò prima , quello , che fé ne legge apprcffo di Platone
$i dapoi verrò alla imagine di Plutone , perche mi pare ciò debba cf
&re cofa affai bella , ediJetteuols , & dalla quale fi può vedere come
queftitrefì habbiano a dipingere, oltre che vi s'impara anco qual
debbano efifcre i Giudiciv cosi dunque diffe Platone . ¥à già al tem
pò di Saturno vna legge tale, la quale hoggi ancora è appreffods
Dei, 8t vi fu (èmprcj che tutti quelli huomini, li quali viucndoeraj
510 flati giuili :, & buoni,morcndo poi ne andafìero alle Ifole dei Bea Di;
*j ;& aU^Kcntro chi hiiuelTe operato mak m vica^d^^ppo morte "
m
k
De sii Antichi. 231
luoco a ciò deputato fo^emeriteuolmente pimito. Et al tempo di
Saturno, Oc quando cominciò Gioue a regnare,parimente erano giu-
dicati gli huomini viui ancora,&daGiudi<:i pur anche vini nel dì me-
defimo -3 che doueuano òiorf re ,• onde auiieniua , che molti erano hi'
giuitamente giudicati . La qnal cofa intendendo Gioue da Plutone ,
&: da quelli , che al -gouerno franano delle Ifole Beate , perche molti
iènza meritarlo andauanod loro, difìe; Ben prouederò io a quello Giuiici peri
difordinc , poiché conofco , che di eiTo la cagione è , che gli huomini ^^ ^^ ^'
hora fono giudicati prima che moiano,& eilendo anco veftiti del
corpo mortale, douc hanno chi di ce bene ,& chi male di loro: 5c
perciò molte anime empie , & maluagie hanno ardire di prefèntarfì
a i Giudici come buone , perche «loprono la maluagità loro con la^
bellezza del corpo, con la nobilita del cafato , & con la fplendidezza
delle ricchezze ; né mancano loro teftimonij , quali dicano , che in
tutta la loro vita furono lèrapre buoni, & giufti. Onde i Giudici ve-
(iìti parimente delle membra terrene , le quali fono quali olcuro ve-
lo intorno all'anima , non ponno fé non marauigliarfì della bontà di
quelli , & giudicarli perciò degni di ogni bene • Biibgna dunque fa-
re prima , che gli huomini non lappiano , quando hanno.da morire s
come bora fanno ( Et così fi fu comandato a PrometheOjChe douefle
fare) Dapoi che fpogliari di tutte le cofe terrene, ik gii morti vadino
dinanzi-i gli Giudici, liqualifiauoparimentenudij8<:morti,sì che
veggiano con l'animo folo gli animi folamente nudi, & aperti & cofi
riufciri facilmente , chcfia giufto il giudicio , che (ì fard di loro* Per
la qual cofa voglio , come gii tri me medefimo ho deliberato , che i
4 miei figlinoli , due nati in Afia , cioè Minos , e Radamanto , Se vno di
Europa , ilquale è Eaco , pofcia che faranno morti , fiando in certo
prato ( quello era chiamato il campo della verità ) ouc la ftrada in.»
due parti fi diuide , Tvna delie quali vi all'Inferno , l'altra alle Ifole-»
de i Beati , fiano Giudici delle anime de i mortali ; & giudicherà Ra- Ordine buo-
damanto tutti gli Afiatici , & Eaco quelli , che verranno diJEiiropa, no per giù-
3 te fé qualche dubio vi fari talhora , toccheri a Minos di conofcerlo , '^.'cars le a-
acciochefenza inganno alcuno fiano mandate Je anime ai meritati ""^^
luochi , Quefto fu l'ordine poilo da Gioue , p£rche le anime follerò
giù ftamente giudicate. Ilp£rche/tannoRadamanto,& Eaco, qua- ^^^ ^^^^^^^
do giudicano, ciafcheduno di loro con vna verga in mano ; & Minos ^^^^^ "'•
feparato da qudìi fiede folo, & confiderà, tenendo anche egli in ma- Minos.
i no vno fcettro dorato, che così dice Vliffe appreflb di Homei;<< di ha- '' ''' '
I uerlo veduto in inferno rendere ragiojic i i morti : le anime de i qua-
I diportano fopradi sé fegnati , & imprefiì tutti gli affetti , che hebbe-
' ro , & ciò , che operarono mentre , che furono congionte i i corpi .
Di modo che i giufti giudici quando fé le veggono dauanti , non di-
•^^andano , né vogliono fapcie chi furono , ma guardano ^^uel , cho
j' V 4 fecero
2 3 2 Imaginì de i Dei
fecero mentre , che ftettero al Mondo , & fecondo quello le giudica-
no j & mandano al meritato Iiioco, ò d«llie pene, ò de i piaceri . <^
feguita Platone dicendo qual fìano le anime^ che per lo più vanno al
luocodei dannati,& quali iquello de i Beati : ma non lo riferirò già
io , che mi baftadi quefto che ho detta, per far vn poco di difegna
Uante .. de i tre GJiidicideirinferno ; de i quali Dante pare haiicre figurato.
Minosinformadi be(lia,percioche nel fuo Inferno ei lo mette eoa
lìicoda,8clo fa ringhiare,. come Éinnoapuntoi Cani, quandodic«t
Stauui Mìnos horcibìlntente , e ringhia, ,
Efamina le colptne l'entrata^
Giudica , e manda fecondo , ch'auìnghìa »
Dico j che quando l'anima mal nata
Gli vien dinan'zt , tutta fi ' confejfà r,
JE quel conofcitor de le peccata ,
^ede qual luoco d' Inferno è da ejja,,
Cìgenft con la coda tante Volte-
j^antunque gradi ruolyche giù fio. meffai
M'mds cHsL-j' ^^ P^^ colini vogliono alcuni intendere il' rimordinnento , che ha-*
lignifichi.- dafcheduno nell'animo de i propri] errori , il quale del continuo lo-
trauaglia , Io accufa j fé non ad altri, alla confcieuza propria;, & li
moftra il fiiplieioi & le pene,di che lo fan meriteuole i commeflì pcc*
cati^ Et qiiindi viene , che fono , come diffi , tre giudici ih inferno ,
Plutone per- per lo quale è flato intefo quefto noftro mondo , oue regna Plutone,
the R-è dèi> che dalle ricchezze fu così nominato , appreso de iGreci , con ciò-
folte che per lui intcudcflfero la terra, dalla quale traggono i mor-
tali tutto quello j che hoggi più fi apprezza . EtThanno dimandato'
Dite i Latini perla medefima ragione, cioè, perche da lui venghino ^
le ricchezze, le quali latinamente fono dette con voce a quella mol-
to fimilejò come vuole Qintiliano,fu così detto per contrario fenfo,
qutifi che egli non pofla elTcr ricco, effendo che i morti fono creduti
priui di ogni ricchezza . Ma lafeiamo quelle fpofitioni da parte, &
«|uello ancora, che ne dice, che Plutone fìi Dio, ò Rè dei morti,
perche trouò le pompe funerali, & tutto quello, che intorno a i mor-
ti fi fa , & facciamo ritrato di lui fecondo le fauole , le quali lo fanno
ilare in Inferno fedaido come Re fopravn'àlto ieggio & così lode-
fcriuc Claudiano^quan do racconta , che egli manda Mercurio dCio-»
uè àdimandargli moglie» come lo haueuano pregato à. fare le Pacr--
<he.
siom
Claudlano)
Sopra- de fìnfemal borendo feggìo„
^m rna^U ^ìte fedeaft 3, tuttoì
mt^
Degli Antichi. 233
Jlorrìdo ,e d'atra nebbia H capo cìnto ^
Lo Scettro ruggincfo in man tenea ►
Martiano parimente gli di h corona,come a Rè quando lo deferì-
uè infieme con il fratello Nettuno , dicendo, che egli è di colore fo-
fco , & h:i in capo ma corona di negro hebeno tinta della fciirez2a_»
della ombrò fa notte» Lo fcettro, che tiene in mano, medefimamen-
ce Io moflra Re , & è piccolo, perche raoftra il Regno di quefto baffo
mondo, che così l'efpone Porfirio, comeriferifce Eufcbio, le inten-
de fotto nome di Plutone il Sole , detto Re dell'Inferno , perche po-
co fi moftra a noi nel tempo de TiRuerno : ma ftaflene per lo più coti
quelle genti, le quali Tono nella parte di fòtto del mondo, fé pur è ve-
ro , che noifiamoin quella di Ibpra, perche eflc l'hanno intcfàaltri-
mentc , come riferilce Seruio , che Tiberiano fcriltè eflcre già venuta
vna lettera da gli Antipodi portata dal vento , la qual Jncominciaua
cosi . Noi che flamo d i (opra , falutiamo voi>chc ci iète di fotto . Ec
Ariftotcle parimente moftri con ragioncjche ffamo noi quelli di fot-
to . Ma quello niente ferue al propoflto noftro ; bafta , che Plutone^
intendendo ilSoleperlui, e creduto ftare fotterra tutto il tempo,
chenon appare (bprailnoftroorizontc,& tiene fèco la rapita Pro-
(èrpina, che moftra la virtù dei {eme, perche quefto allhora fti fer-
rato nei ventre della tetra. Egli hi vn*eImo,come difl'e Homero,
Platone , & Higino , perche la fommita del Sole a noi èocculta . E
fecondo le fauole l'elmo di Plutone , ò di Orco , che Plutone fu detto
ancora Orco , rendcua inuifibile chiunque loportaua in modo , che
vedendo lui gli altri , ci non era punto veduto . Et dicono , che Per-
fèo l'hauea, quando tagliò il capodMedufa : & che con quefto (i
nafcofe dalle forelle di lei, che gli fiirono fubito dietro, & lo haue-
rebbonotrattatomale j fé non era lo elmo di Orco , datogli da Mi-
nefua , la quale appreflb di Homero fc ne feruì parimente per non eP
fer villa da Marte combattere contra Troiani» Il cane Cerbero con^
tre capi, che gli ftà a' piedi , come ferine e tiandio Fulgentio, iJ qual
chiama Plutone prefide, &: cuilode della terra, & lo fa circondato
diofcure tenebre con vno fcettro in mano, fi^gnifi^ca la inuidia nei
mortali nafcere di tre maniere , cioè ò per natura , ò per cafo , ò per
accidente , onero anco , come vogliono altri , chetre cofe fanno di-
bifognoalfcme, (è debbe produrre il frutto: prima che fia iparfo in
terra , poi che quiui fia coperto, & vltimamente che germogli . Pin-
darofinge : che Platone habbia in mano vna verga, & dice che egli
con qutfta conduce le anime in inferno» Et alcuni gli pofero vna_»
chiane, come che egli così tenga (errato il regno dello infèrno, che le
anime colà giù difccfe vna voira nonpoffano vicirncpiù mai. Onde
kggefi appreflb di Paufania^che nel tempio di Giunone in certa par-
' ' " "' " te
Colore di
Plutone.
Corona di
Plutone .
Scettro di
Platone.
rlutotie pct
il Sole .
ProfcrpìnSi.
Ftti^enuo.
P»u£uuar
23 4^ Imagini de i Dei
*^sS. •'''^'\?"" ^'' ^^«^«'«^ ^^^ '^'^^^' ■^"/^^'«Oj'^' Troferpìna fiia moglie , c^i ^Cj.
^-?f^ iurìnomo d'moratore dtlle carni de morti ; di Cerbero cane tri- ^%
■4.
4^
[ance cusìode dell'Inferno. Tintone è tolto per il Sole nel tem-
pò dell' Inuerno , nel amie la virtù della terra flà infc rljìrctt.i;
dj- Troferpina è intefa per la terra ; il caìie per le tre cofe necef ^^£^
faxk al fme, il mfcere , crefccre , ù- pcrfcttionarfi , '^SSf^
*jH,.g55^
t'^^ij^' ^^ì^^i'd'^ (tii-
h^^
^^.
1^ cJU eJLs cJL= cjOj rJLscAs-^
^^^^^i^^t^^i^^'i^^i^^'^'^^^"^^
De gli Antichi. 235
èe della Grecia fu pofta vnajtauola, nella quale erano intagliate mol-
te cofe,& eraui tra le altre PlutonCi& Proferpina con due Ninfe; del-
le quali teneua IVna con mano ma palla , l'altra vna chiane, perche,
( foggiunge efib Paufania ) la chiane è infegna di Plutone , conciofia Chiaiie fn_à
che ei tenga ferrata la cafa infernale in modo , che quindi ninno può '"^''^'^ ^ ^*^^--
Yfcire . Il che diede occa (ione alle fauole di fingere, che Cerbero ftia ^'^"**
alla porta dello inferno, né latri fé non a chi tenta di partire, fpauen-
tando quiui le anime perdute , come dice Seneca dcfcriuendolo iìi^ -
quello modo, "' ^^"^^
$1 terrìbile cane y che a, la guardia '
Sta del perduto regno , e con tré bocche '
Lo fa d' borrìbil voce rìfonare ,
Tergendo grane tema a le trijìe ombrCj
il capo y eH collo ha cìnto di ferpentì ,
JEt è la coda Vn fero Drago , il quale
Fifchia y s' aggira , e tutto fi dibatte .
Così lo defcriue anco Appollodoro ; fé non che dice di più , che I . n j .
peli del doflb fono tutti ferpcntcUi. Et E)ante così dice del medeH- pamsl^*
lìnìo »
Cerbero fera crudele y e d'merfa
Con tre gole caminamente latra
Soura a la gente , che quiiti è fommerja ,
Gli occhi ìya vermigli y la barba vnta & atray
il Ventre largo, ó^ onghiate le manie
Craifia gli yjnrti , gì' ingoia ,& i fquatra •
He dodo io fece con cento tefte. Se dice che era il portinaio di Plu^ KefiecJ^
tene , & che faceua carezze d tutti quelli , che entrauano in inferno *
ma a chi voleua vfci"ne fi auuentaua flibito, & lo diiioraua . Il che fi
confà molto bene al fuo nome , perche tirando dal Qreco , Cerbero
viene à dire, che diuora la carne . Et perquefto hanno detto alcuni ,
che per lui s-'intcnde la terra , la quale diuora gli corpi morti . Et vn
iìmile fu fra giiDeidcirinfernoin Delfo , chiamato da quelle genti
Eurinomo, ilquale era creduto mangiare la carne de'morti in modo , Emi\iùvx>>-
che ne lafciaua l'offa tutte nude , come recita Paufania, che lo defcri-
ue tutto negriccio3& «si colore delle mofche ftari federe su vna pel-
le di auoltoio, & moftrare gli denti , Hanno anco volutoalcuni, chs
per Cerbero fi intenda quello noftro corpo , il quale fi moflra piace-
vole d chi entra in inferno cioè fi dona d i yitij,^: a' lafcini piaceri,dc
grida poi a chi ne vuole vfcire , cioè latore quelii ^ ^ darli alla vir-
al
clic fÌOTifichi
2 3 (5" Imagini de i Dei
tCi . Et così rintcfe foriè Virgilio,quando fece che quefta beftia fi Ic^
iiafl'e contro Enea andante in inferno , il che fé ben pare e{Tcr contra-
rio a quello , che di lei fcriflero Hefiodo , & gli altri , dicendo che ci-
Ja fi moliti piaccuole all'entrataa chi vd,non è però ; perche bifognx
aucrtire , che tiittiqucllili quali fono andati in inferno , non ri fono
andati per vna medcfimacagione , ne ad vn medefimo fine perciò ne
fono anco auenuti diuerfi fucceflì. Imperochc chi va in infcrno(chc
"Difcendei'c altro non vuole hora dire , che difccndere fra la perduta turba de vi-
li* [nferno , ^jj j per ftarfcne fempre fra viciofi piaceri , troua all'entrata Cerbc-
ropiaceuole,perchequefì:ocorpotace,& gode contentandogiifuo
lafciui & difordiiiati appetiti;ma grida poi quando vede , che l'huo-
mo-vuole tornarfi in dietro, & partire da quelli per feguitar la ragio-
ne . Onde chi fa quello viaggio per andare alla confideratione de i
vitij , acciochefappi,come egli ha da fuggire, & farfi perciò più
fpedito alle operationi virtuofe , come fece Enea, troua Cerbero, che
gli fi lena contra , che vien a dire , che l'appetito fenfuale grida , per-
che vede di non potere godere quelli piaceri , che più defidera . Et
per quello ancora fu finto . chcHercoleandafìe in inferno , & quindi
ne traheffe Cerbero legato, come figura dcll'huomo prudcnte,ilqua-
le lega , & flringe quelli fcnfi del corpo in modo , che facilmente fcj
gli tira dietro fuori dell'inferno dei vitij e gli guida per la luce della
virtù . Et che Piritoo all'incontro andato a leuarc la moglie à Pluto-
nc , per contentare l'appetito lafciuo , vi reftafl'e morto da Cerbero >
perche chi tutto fi immerge ne* brutti piaceri , & vitiofi , non torna
poi più ad operare virtuofamente , ma fri quelli (è ne muore. Heca-
teo fcriflc ,come rifcrifce Paufania , che non vi fu cane alcuno di in-
ferno , ma che dò fu finto , perche in certa caucrna , per la quale fu
creduto poterfi difcendcrc in inferno, ftaua vn terribile ferpente,
che faceuafubito morire chi vifiaccofìaua ,& che quella fu la be-
flia, che traffeHercole ad Eurifteo d'inferno, alla quale Homero
diede nome di cane folamente , ma altri doppo lui lo chiamaro-
no Cerbero , & lo finfero hauerc tre tefte : di che , & di molte altre-»
coic , che rcflano di quefta befi^ia , non dico più per hora , perche fa-
ti più a propofito metter le poi in certa fcrittura, che ho giddifcgna-
ta dell'anima . Ma ritorno a Plutone , del quakSeneca fa ritnr^to in
quella guifa dicendo nella tragedia di Hercole furiofo»
Con maejìà. terribile , e crudele
Siede Tluto feuero , e trìjio In fronte ;
Ha non tanto però , che non fi mefiti
Tur anco in parte ftm'de affratelli,
JE nato del teìtHe fine . // Volt»
Tar efier di Girne dlb^rAi ch'egli
Spkga
Hecateo.
SeqcCl.
De gli Antichi. 237
Spiega l\xY dente fulmine , e t o/atro-
I^e^ho co fa. non ha ^ che più tremenda
Sia d'ejfo ,poì ch'ai fuo tremendo afpetto
Ta ti cnta; ciòyche altrui jpauento porge .
A cofliii dettero gli antichi vn carro tirato da quattro ferociilìmi
caualli negri, che rpiranano fuoco , nominati Orfneo , Tone , Nit- Cano di
teo , & AJaftore , che tanti ne mette Claudiana , benché dica il Boc- l^lutone .
caccio,, che erano tre folamente, & che'l carro parimente non hauc-
uà più di tre ruote , volendo mbrtrarèin queito modo chi lo fece^ ,
quale fiaFa fatica , & il pericolo di coloro , che cercano arricchirete
la incertitudine delle eofe venture; perche lo tolfero anco per lo Dio
delle ricchezze. Benché ne haueflero vn'altro ancora i Greci de i Dei
ricchezze, il quale bene hebbe quafi vn medefimo nome con qiiefto , • .,^ j^
perche io chiamarono Pluro ; fiì però djuerlb da lui, almeno di ima*- pimo' *
gine : perche Ariftofanc Ibdefcriue huomo cicco, & dice , che Gioue Arìftofane ,
gli cauò gli occhi, accioche ei non pot^ife conofcere gli huomini da
bene , dotti , & modefti,. perche moftraua fin da fanciullo ài amar-
gli tanto , clic andaua dicendo per tutto ài volere ftare fcmpre corLj
quelli . Luciano parimente lo fa non folo cieco , ma anco zoppo , & Lucianoi-
che vàdi con lettica talhora che fia tuttiaXpeditc^, & veloce nel cami-
nare , pcrcioche dicefi', che nef dare le ricchezze a* maliiagi , egli è
prefto , & veloce , ma che quando le pòrta a' buoni vi a paflTi fardi,&
lenti, che è proprio anco della Fortuna. Et però rcriue Paufania,
che fu vn'accorco configlio di colui:^,v:he appreflb de i Thebani pofe
il Dio Fiuto in mano della Fortuna come che ella fìa di luimadr^y
& nutrice . Et foggiunge poi , che non meno accortamente (tco. Ce-
fìfodoto, fcu Irò re e{- celiente, ilquale fece a gli Atheniefì vna ftatoa'.
d'ella pace, & le pofe iti grembo il Dio PlutoA perche la pace è con--
feruatricedelle ricchezze, & le guerre le diflipano. Stobeo «ellaLf Stobso:.
Còmparation, che fanno di sèmedefimiinfìemequeflo Fiuto, & la
Virtù , fa che egli fi gloria di condur al dèfiato fìnei defìderij de gli
huomini , éc dei nafcere fue dice Hefiodo ; che effendò vn certo lafìo
amato dalla Dea Cerere , del loro congiungirtiento ne nacque Fiuto,
che fu poi totalmente felice in ogni fuo affare . che ad altri anco fo-
lena applicar quefla fua feliciti .• Q^eflo intcrpretandaalcuni , di-
cono del a terra intefa per Cerere, congiunta con lafìo-, che fìgnifi^
calo agricoltore , ne nafce queflo Fiuto, che vien interpretato ric-
chezza. Effendoche veramente dalla fertiliti del terreoo, & la quale:
iì fa col ben eoltiuarlo^ l'huomo fi acquifia ricchezze , & beni. Plu-
tarco fcriue,che apprefTo de i Laccdem©nij era il Dio Fiuto cicco,&
che ftaua giacendo Tempre. Et quelli di Rhodo rhaueuano che ve-
^ua:>& era:còrali>c dorato). Còme fi raccoglie da Filoflrato,il quale- FiloftraKr-
àk&g,
Vafcons.
238 Imagini de i Dei
d :cc , che Pluto ftaua alla guardia delia rocca di quella Cittd dipin-
to ernie ali, come quello, chcdallenunoleeracradifcefoi dorato
perche oro fu la nìatena,in che egli apparue prima, & con gli oc-
chi , perche venne dalla diuina prouidenza . Concio/ìa che dica, che
nel nafcnnento ci Minerua piouue oro fopra gli FJiodij , St ciò fi Icg-
OrcpioiHite. g^ appreflb di Claudiano ancora , oue egli lauda Stiiicone . La qùal
cofa,fu fecondo il medefimo Filoftrato, perche ben conobbero quel-
li dì Rhodo Minerua, & la adorarono ancora , ma non come fi douc-
na fare:, percioche fenza foco le facrifìcauano , & però concefle loro
Gioue la pioggia dell'oro . Ma a quelli di Athene fu data la Dea co-
me a più faggi , & che ne' faci facriScij vfarono il fuoco. Fu poi da-
to al Dio dell'inferno Plutone il CiprefTo, & de i rami , & delle foglie
gliene fecero ghirlande gli antichi , come di arbore trifì:a , & mefta,
& che nei funerali era adoperata, ò fofTe perche come vna volta e ta-
gliato , più non rigermoglia , onero perche , come dice Varronc,cir-
condauano de' fuoi rami il foco, che abbruciaua i corpi morti,accio-
che il grane odore de gli abbruciati corpi non offendcfTe quelli , che-»
quiui ftauano d'intorno ; eflendo vfànza de gli antichi , che i paren-
ti , e gli amici andauano ad accompagnare h morto fin'al luoco ap-
preftato per abbruciarlo,oue gli fìmetteuano poi tutti airintornOj&
con alcune lamentcuoli voci rifpondeuano a certa fcmina , la qualc-i
condotta a prezzo per quefto piangendo gridaua , & fi lamcntaua_»
quanto poteua,&diceua anco talhora qualche bene del morto; ne
partiuano fin che fofl'ero raccolte le cenerij& ripofte hauendo allho-
ra la femina lafciato di piangere , ^ detto le vltime parole , che tanto
valeuano, quanto farebbe a dire ; Hora potere andamene. Et di
Adianto herba , che volgarmente fi chiama Capeluenere , fu inghir-
landato anco alle volte Plutone . Etvi fono fì-ati di quelli etiandio,
che gli hanno poflo intorno al capo Ai Narcifo , facendogliene pure
ghirlanda , perche quello fiore era creduto efiere grato a i morti.for-
fe per lo infelice fine del giouanc già mutato in effo ; onde ne faceua-
«o ghirlandeparimcnte, come dice Fornuto, alle Furie infernali.
Quefte erano feruenti, & miniflredi Plutone , & veniuano fpeflb a_»
piuiire i mortali delle loro empie , & maluagie opere , ò che a farn?-»
delle altre gli tirauano , & erano , tre , i nom i delle quali fono Alet-
to - Tififone , e Megera . Furono da gli antichi adorate più perche-»
non facefllro male , che perche haueflero da fare alcun bene , cornea
f:;»-ono anco adorati i Dei Aucrrunci , perche rimoueffcro , & difcac-
ciailero ogni male, & per quello folamente dice Panfania , che fàcri-
ficiuano loro anco 1 Greci . Et il nome fleflb niofìra apunto la iov-
Sìatii) Dio Auerrunco, perche aucrruncare già appreflb dei Latini
erri il H' rdcfimo , che rimouere & difcacciare . Hcbbero dunque le
^urJ5 tei; pij , & altari , come gli altri Dei , U appreffo de i Greci gli
• ^theniefi
Narcifo fiore
Degli Antichi. 23^
Atheniefi le dfmandauano k Dee Seuere , & i SicioniJ le chiamarono
Bamenide, 6c facrificauano loro ogni anno incerrodìaciò dcUti-
nato , alcune pecore pregne , & oltre alle altre cerimonie Je offcriua-
no anco certe ghirlai:dette diiìori . NclTAchaia ancora hebbero le
Furie vn tempio con fìmnlacri di legno ailai piccoli , nel quale fé al-
cuno macchiato di qualche grane fcelcraggine fofle- andato, ancor
che per veder folamente, comefi fadiuentauafubito for{ennato,&
pareua che gli cntrafTe in cuore tutto lo fpauento del mondo , & per-
ciò non vi lafciauano andare perfona , come nota Paufania : il quale
dcfcriuendo r Arc:idia racconta ancorché in certa parte di quel paeiè
fu vn tcmpio,& vn campo confecrato alle Dee Manie,le quali eipen-
ù che follerò le Furie ; perche diceuafi , che quiui Orefte perde il fen-
no, cediuentò furiofo hauendo ammazzato la madre, & che indi
non molto lungi fu certo poggetto chiamato il Dito,perche ini fi ve-
deua vn gran Dito tagliato in pietra per memoria, che Orefte forfen-
nato fi mangiò in quel luocovn dito della mano» D'onde pafsò poi
su certo altro piccolo colle poco lontano, ouc trouò rimedio al fuo
furore, & in vn'altro tempio delle Furie, le quali, come ci le haue-
iiavifte tutte nere gid, quando incominciò ad impazzire, così le vi-
de allhora bianche , onde ritornò fubito in fuo fenno . Et fu perciò
ofì'eruato poi da gli habitatori àcì paefe di fare {àcrificio alle Dee-»
bianche,&: alle Gratie infiememente . Cicerone ferine, che i Roma-
ni parimente hebbero certo bofchetto confecrato alla Dea FurinìL^ ,
oue con folenni cerimonie adoranano le Furie , i fimulacri delle quali
haueuano ièrpenti fui capo in vece di capegli , checosì le fìnfe Efchi- •
lo innanzi à tutti gli altri, cheThanno feguitato poi, come riferifce
Paufania . Onde Seneca fìnge , che Giunone così dica , q^uando vuoi Seneca,
far che Hercole diuentiforfennato a
Uor cominciate voi ferue dì Tinto,
Venite yia con adirata tnano
Scotendo t'empie faci , 5^ , Megera
Capo , e guida di voiyc'horrendi Serpi
In ycce di capegli battete jleuì
Lei mefiOrface dal funereo vogo,
E con quella ne Venga apportatrice
Ih lagrimofi affanni , e di dolore»
Dante dice , che trouandofìegli nel profondo infernale drizzò gli
©echi a certa torre » Dame.
0«e in Vn punto vide dritte rattù^
Tre furie infernal di fangue tìnte,.
Che membra femlnil haiteano , & RttQ »
£ con mire, vtrdijjimc erm cinte ^
' Scfoeffh-
240 Imagini de i Del
Serpentari iC cerajìe.hxpiem fer erme f
Onde le fiere tempie erano auumte»
Ma quali elle foiìero pofcia nel refto C\ può -.raccoglier da Strabo-
ne, il quale fcriuendo delle Ifole Callìteride dice, che vnadiquelle-è
habitata da huomini tutti di color fofco , veiliti con toniche, che
vanno lor iiiHn'a ipicdi , e cinti atrauerfo il petto,coii baftoni in ma-
no ,:(ìm.ili apunto a quelle Furie , che moftrano Tpeflb le Tragedie su
kfcene. Et Suida riferendo di Menippo Cinico (cui era entrato in
capo vna tal paz?ia di farli credere officiale d'Inferno 3 & che i Dei di
Jà giù rhauefi'ero mandato per vederi! male > che fa cenano gli huo
iriini,& riferii lo poi loro)che egli vfaua l'habito delle Furie,:^ lo de-
fcriueà quefto modo dicendo , con vefìe.negra , lunga fìn'a terra ,.nf
molto largaj& cinto attrauerfo bcnftrettocon vna grofla fafcia, ha-
ueua vn capello in capo^nél quale erano difegnatele dodici figure ad
Zodiaco , & le fue fcarpe erano , quali vfauano i recitatori delle Tra-
gedie, portando vn groflo baflonc di fraine in mano; & haucndo
la barba ( che era fua propria) come di Filofofo , ancor che quefla-j
hauefl'e niente da fare con le Furie, come anco fi può dire del cappel-
lo : pndeiavefte negra folamente lunga, & cinta attrauerfo , & il
battone che haueua in mano faranno in Mcnippo , fecondo Suida , la
Strabone. imagine dell'habito furiale , come lodefcrifle anco Strabene . Qi>a-
do fu lafciata Ariedna fui lito del mareda Thefca , che fé n'andò via
con Fedra , ouedopporeflerfi lamentata la mifera aflai, voltataiìi
pregar vendetta di chil'haueua tradita , chiamò le Furie così dicc/.i-
Catullo. aoapprelVo di Catullo,.
Voi 7 urie, eh' a mortai de le male opre
Solete dar le meritate pene ,
oA le cfuaii il vipereo crine cmpre
La trìHa fronte , che fegnato tiene
In sé l'empio fur r , & apre e fmopre
t" ira arrabbiata-, che dal petto y iene,
Otta , qua venite À vdìr le mie .querelp.
:Contra queHo maluagio ^ empio , e crudele ^
QuaG che altri non fofTc che meglio lo poteiTe punire della fua_*
impietd. Concioila che gli atfetti iteifi dell'animo fiano quelli, che
più ci trauaglianodi quafaltraiì voglia cofa , qaando torcono dal
dritto , & diuentano difordinati i né altro fono iU noi le furie infer-
Tattantio. "^^^- ^^^ "^^ quelli intefero i Poeti fotto il nome di queftc. Onde L:it'
Turie pciche t^utio così dice : Finfero i.Poeti che tre follerò le Furie , le quali ve-
tte, nifferoà turbarelexneiui humane, perche tre fono gli affetci-, cheti-
rano
Degli Antichi s 241
■ji^^^^ éf)^éfj^^^ ^Qk^'Àéf^ (?mfik éùib ?f>a c^./r-. .-jpi <?a^ c^-ws, -v-s <
4^
4.Ì
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«SI*
Imagwi di Aletto, Tcflfone , (^ Megera tre furie |^|*
infernali pnmtricì del male ^ (^ di quello anco S^^
apportatrici , intefe per tre pajjioni dell'animo , ^&o.
ìrajAuaritJa^ ^ Libidine^ con la pecora nera à S^^
loro facratAii^ con U tortore fegno di meili^ #|^
N-^-C^^.
r^mw'w^^
24 :ì Imagini de i Dei
rano gli huomini à fare ogni male fenza pure hauer alcun minimo ri-
fpetto j né alla propria fama , nèalla famiglia , da che fi fcende , né
alla propria vita ; La Ira , che cerca vendetta ; la Cupidigia , ch<^
brama ricchezze , & la Libineche fi da in preda à dishonefti piaceri.
Benché ci furono quelli affetti dati da Dio perche a ben viuere ci^
aiutaflbro , & perciò pofe loro la diuina prouidcnza certi tcrminijol-
trc alli quali non più ci gìouano , ma ci nuocono ; perche mutaiio la
natura loro ,d>cdi virtù , che erano prima diueatano vitij . Impero-
cheildefiderar di hauer fu aggiunto all'animo noftro , accioche li
procacia ifeciafcheduno di confeguir quello , che alla vita è necelfa-
rio. Fugli dato l'appetito lafciuo, perche folamenteà generar figli-
uòli Tadoperafle, & così per la continua raccesone folle conferua-
tala humana prole , & ordinato fj , clic quando voleua , G. potefle^
adirare , accioche mglio caftigalTe gli altrui errori , e mettclle freno
a quelli li quali fono in fiio potere ;, & fi pigliano ogni liberta di far
male. Quefi:i affetti dunque,&: paffioni dcH'animo nollro, mentre
che ftanno nella natura loro , ne più oltre palfano di quello , à cho
furono ordinati , ci danno vita quieta,& tranquilla : ma fé altrimen-
ti fannOjtutta cela tnrbano,& ci tranaglianoàguifa di Furie inferna-
li . Alle quali dauano gli antichi accefe ficelle in mano , per moflra-
re gliardori,che nel petto ci pongono gli affetti , che io dilli, come
fi vedrà meglio ancora nella imagine di Tififone, della quale, quan-
do ella va per feminare odio , & difcordiatra gliempi fratelli Etheo-
Staiio > colej& Polinice,Statio moftrando la letitia,che ella fentiua per lo an-
dare ad operare cofà fimile, fa ritratto in quefìa guifa .
ìfon yà pia lieta altroue, ò pia veloce t
Né sa ?ncg!io di qutfìa, alcuna yia >
Ne la Ve à l'alme peccatrici noce
Ve boh^a taly ch'à lei più grata fin •
MtUe CeraHe da la frofite atroce
Famie ombra al Volto fpauentofa,&' ria, _^
Sotto duo cigli in fuor pendenti , e cani
Tortì,& nel capo ^jf'mti ha gli occhi pruni .
Tìnta hd la faccia di color fanguigno ,
(^al tra le nebbie è l'incantata Luna ;
Il rimanente è paìlid» , & ferrign9 »
Sparfo di fame congelata , & bruna .
^i bocca efce vn Vapor graffo , & maligno ,
Che non pur l'herba attofca , & Ilaria imbruna ;
Ma jparge tra mortai con fiera forte
fame,jete , impietadi , horrori , & morte .
Degli Antichi. 245
*9 (^^ ^^ Jhrano & ifauentofo ai^etto
E i'habito , che porta 3 differente ,
Sdrufcko à tergo Je l' allaccia al petto
Con le fibbie ; ogni fibbia è d'yn fer pente l
atropo , & Troferpina per diletta
La fogliono adornar fi Vagamente .
D' Hìdre la defira mxn ruota Vna sfer'^a.
L'altra col foco horribilmente /cher-^a •
Et quando Giunone la manda a leuare il fenno ad Athamanto ,
Ouidio la defcriuc dì turbata vifta , con chiome canute, mi/le di fer-
penti,che le fcendeno giù per la faccia , veftita di gonna tutta rparfa
difanguej&laFacintaà trauerfo con ferpenti mfieme ritorti, 5c^
che babbi in mano vna facella tinta parimente di fangue , & che con
leifèn vadilatema, &lofpauento. Non (eruiuano dunque à Pluto-
ne folamente le Furie, benché foflerodi fua famiglia , ma à Giunone
ancora , & à Gioue parimente : li quali paruero haucr che fare anco
in Inferno, onde fu chiamato fbuente rvnG,& l'altro infernale, &:
Stigio dalla Stigia Palude, che cinge l'Inferno intorno intorno, co- scWa Pallu-
me cantano i Poeti ; dicendo anco, che giurauano femprc i Dei per le de T
acque ài quefta con pena à qualunque di loro haueffe giurato il folfo
dieflere fubitopriuato della dignità pervn'anno , di non bere netta-
re, & non mangiare am.brofia. Et fu dato quel priuilegio alla Palude
Stigia , che i Dei giuralfero per lei , in confìderatione della Vittoria-»
fuu figliuola, che fu con Gioue nella guerra contra Giganti. Ma Icg-
gefi anco , che ciò fu fìnto , perche Stige fignifìca merore, e triftezza,
dalla quale fono fempre lontani i Dei,che godono perpetua allegrez-
za j & gioia; cerne che giuralTero per quello, da che fono in tutto
alieni . Circonda quefta Palude l'Inferno, perche altrowe non fi tro-
ua mertitia maggiore, & per ciò vi fu anco il fiume Lete , Ache-
ronte. Fiegetonte, Cocito, & altri fiumi, che fignificano pianto,
dolore , triftezza , ramarico , & altre fimili paflioni , che jfèntono del
continuo i dannati . Le quali 1 Platonici vogliono intendere, che fia- Platenici -
no in qucfìo modo dicendo, che l'anima allhora va in Inferno,quan-
do difcende nel corpo mortale , oue troua il fiume Lete , che induce-» ^^^^ fiume,
obliuionc , da quello palla aiPAcheronte , che vuol dire priuatione-» ^'^"S'^o"^« •
di allegrezza, perche fcordatafi l'anima le cofe del Cielo , perde tut-
ta la gioia , che fentiua dalla cognitione di quelle , onde ftà tutta tri-
lla , e mefta & è perciò circondata dalla Palude Stigia, & fé ne rama-
rica fouentc , & ne piange , che viene à fare il fiume Cocito, le cui ac- oocito,
que fono tutte di Isgrimc , &"di pianto j fi come -Fiegetonte Je ha di _.
fuoco, & di fi anime ; che moftrano l'ardore dell'ira > e de gli altri af- ^
fctti,checi tormentano p msntre che fiamo nell'inferno di quello
• Q^ 1 corpo.
244 Imagi ni de i Dei
4^
h^agine dell' Arpie , Streojje^ ^ Lamie ^f mitrici ,
^ apportatrici di male ^ ^ moflri amara j^a~
uentemU di Liiia ,fignificanti la finta ^ ar-
tifictcfa helle7^zjt^ ^ allettamenti delle meretri-
àj ^ le adtiUtidmde mahiagi^adtilatori^chc^
apportai pr'rma diletto ^poi danno all' animA^^
di corpo , all'hmore , ^ dU njtt.-?^^ ,
>--v --v^H^..'^^ ^ ^^^ *K * ^- «i4 i& sfe SoJ^^vi S 'ri#*
De gli Antichi . '24$
tórpo , come habbiamo detto, che faceuano anco le Furie ; alle qua-
li Virgilio aggiunge le ali , & dice, che elle fono prede Tempre dinan-
zi àGioue , qualunque volta egli vuole mandare a' mortali qualche^
(pauento grande di morte, di guerra, di pefte, òdi altro grauiflìmo
male. Et Eliano ferine , che le Tortorelie furono coniècrate da gli Elùn^;
antichi alle Furie ; ne trono , che altro animale foffe proprio loro , le
no che Virgilio ne fa caagiare vna in Ciuctta,ò Gulb che foflejquan*
do Gioue la manda 2 fpaucntare Turno , mentre che combatte coji_j
Enea, Sono ftati di quelli poi,li quali alle tre furie gii dette aggiuu-
gonp la quarta , che cJbiamano Lifla. Quefla fignifica appo noi rab- ^***
bia , & perciò vogliono , che ella fia , che hccÌ3> arrabbiare i morta-
li , e perdere il fenno- Onde Euripide finge, che Iride comandata^»
da Giunone mena coflei ad Hercole, perche lo faccia diucntar furio-
Co , & arrabbiato . Ella hi il capo r intodi fcrpenti, & porta vno fti-
molo, onero vna ferza in mano. Alle Furie potiamo aggiungere le
Arpie , perche credcuano gli antichi^^chc mandaffero i Dei quefle pa- A^^^--
rimente talhora i punire i mortali del loro maluagio operare; le qua-
li ftauano pure in Inferno, quantunque Virgilio le faceflè vna voltv^
habitareIeIfoleStrofadcnelmarelGnio:ma quiuijod altroue che
fteffero , non importa i me nel dipingerle,, & meno i chi vorri fàpe-
re come fodero fatte. Haueuano queite adunque la faccia di donna.-»
afifai bella, ma magra,& il refto dcleorpo era di yccello,con ali gran-
di , & con adunclii artigli , che così le defcriue Virgilio , qual dall' A- ^ ,..- n^
riofto è flato molto bene imitato , & quafi tradotto in quella parte;
il che fa , che io lafcioi verfi di Virgilio ,e pongo quelli iblamcnte
dell' Arioilo , che cefi dicono dell'Arpie ,
»
Erario fette hi vna. fchìera a tutte
Folto dì donna hauean pallide j e fraorte ^
Ter lunga fame attenuate ^ e ajciutte,
HorrìbUi a Veder più, che la morte .
Valacce grande hauean de formi ^.e brutte ^
Ix man rapaci , e l'vgne tncurm , e torte .
Grande yC fetido il ventre , e lunga coda,
€ome dì Strpe,£he s' aggira , e fnoda •
Et Dante parimente , togliendone pur'il ritratto da Virgilio 0 ne Dante J
fece vno fchizzo , dicendo nel fuo Inferno .
Otmi le brutte ^rpie lor nidi fAnno ,
Che cacciar de le Strofade i Troiani
Con trifio annuncio di futuro danno •>
't4li hanno late , colli e vìfi immani «
Tiè con artigli , e pennuto il gran Ventre
datino lamenti in su gli albini lìrani .
0^3 Dalle
245 Imagini de i Dei
5rrcghe. Dalle Arpie dice Ouidio che nacquero le Streghe , le quali erauo
Ouidif. certi vcccJIacci grandi, fpauenteuoli, & auidiflimi del fanguc h^a.
no j & C9SÌ le dcfcriue .
Hjin grande II capo, e gli occhi fono fuore
Del commun vfo groffi,& eminenti ,
Vieni di brutto , e di crudele horrore •
Olì artigli incurui , Se d la preda intenti ,
adunco il roHro j e di color canuto
Le penne , e par che ognun di lor pauenti .
Andaiiano quefle volando fa notte, & cacciate^ nelle care,oile
. foiTero teneri fanciulli fucchiauano lor il dolce Tangue , onde ne n:io-
^^.^°* 1 iiiano i raiferelli . Statio le fa nate in Inferno , & con ficci.-t , collo ,
e petto di donna, & che habbino alcuni ferpentelli,che fcendono
dal capo su la fronte , & fui vifo i dice parimente, che vanno la notte
nelle cafe d pafcerfi del fanguc de i piccoli fanciulli . Et per rimedia-
Plinio . ^^ ^ quello male adorauano gli antichi quella Dea Carna ouero Car-
dinea , delia quale difl? nella iniagine di Giano, Penìa Plinio, che fia
fauola ciò che fi dilfe delle Streghe, & che gli antichi vfa Aero que-
lla voce folo in fare onta , & dire villania altrui : come hoggi ancor
noi chiamiamo Streghe le malefiche vecchie , e tutte le donne incan-
lamie, tatrici,le quali fono prefte fempre a fare maleajtrui. Hanno poi vo-
luto alcuni , che le Lamie follerò il medefimo appreflb de i Greci,che
Tiloftrato.. le ftreghc appreflb de i Latini ► Ma Filoftrato nella vita di Apollo-
nio dice , che le Lamie fono fpiriti ., ò vogliam dire dcmonij maluagi,
& cijideli , libidinofi oltra modo , & auidi delle humanc carni . Seri-
tic Suida , & Fauorino ancora , che Lamia fu vna bella donna , della
quale s'innamorò Gioue,& ne hebbevn figliuolo che la gelofa Giu-
none fecepoi malamente perire, onde la mifera madre tanto pianfe,
che tutta fidisfece,& a vedetta del fuo è andata Tempre facendo ma-
le a gli altrui figliuoli ► Altri dicono, che furono le Lamie animali,
Kons, che haueuano afpetto di donna ,e piedi di cauallo . Ma Dione hi-
jftorico le defcriue in altro modo , & perche ne hi detto più di tutti
gli altri: voglio riferire tutto quellojche egli ne ferine ► Leggefi dun-
que appreffo di coftui, che in certi luochi deferti della Lihia fono al-
cune crudelifilmc fere, le quali hanno il vifo,&: il petto di dònna bel-
lo in modo che meglio non fi potrebbe dipingere, e fi. vede loro nel-
l'afpctto , e negli occhitanta gratia , & vna vaghezza tale , che chi le
jTiira, le giudica tutte manfuete, & piaceuoli . Il refto del corpo poi
scoperto di durilfime fcaglie , & va diucntando lèrpente : sì che. tìni-
ièc in capo di ferpente terribile, &: fpauenteuole^ Non hanno que-
-fte beftie ali;, ne parlano j & non hanno altra Yocejfe uonch^ fifchia-
no,.
De gli Antichi. 247
4,r '"' '^' "" "^ "' *" '"^ ■^'■' """ '■""'"" '"■' " ~
4.
■^^
ImAgine della Sfinge ThehnTjA fuperatd da Edi-
po ^C^ della Chimera Lieta fuperata da "XcL
ItYoforAe , qptal fì fvn mente della hida fie-
no di feroci anitììali ^ O* deferto i dia Tjélloro-
fonte ridotto a coltura , (^ habitalc^ .
4à
^-W^^>-^^ ^ ^ ■^^-- "^ --4^ Mk- ^h >^^ <^!;=5 ^ù^ -^c-' W--- *0c ^ •
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:i«5^ ??!3
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Snn:
•no.
24.S Imagini de i Dei
110 • & fcmo tanto veloci , che non è animale alcuno , che da loro pof-
fu fuggire, & faniK> c*TCCÌadeglihnominiiaqueftomodo . Moftra-
QÌQXCvùb. no il bel petto , come diflfe Gieremia Profeta ancora : benché voleflc
intendere d'altro, che di quelle beCticoue fcriffe. Ehaiieuano le
Lamie fccperìii bianchi petti. De' quali chi gli vede così diuenta
vago che dcfidera di efiere con quelIe^S»: da cotal defiderio sforzato,
a loro ne vd , come d belliflime donne , le quali non lì muouono pun-
to , ma quafi vergognofe chinano gli occhi fpc^o a terra , ne moftra-
no però mai gli adunchi artigli , fé aon quando chi andò a loro e ben
appreflb , per che lo pigliano allhora con quelli , né lo ìafciano pri-
ma che il Serpente, che èdiloro fìne,& quali coda con vencnati morfb
l'habbia vccifo^che ali'hora poi fc lo diuorano. Et più non dico del-
le Lamie , ma vengo a diflegnare le Sfìnge , le quali fono moftri non_.
molto diiTìmili da quelle , fauololi in parte, & in parte veri . Percio-
che ferine Plinio,che fono quefte beftie nella Ethiopia di pelo fofco,
Con due poppe al petto, di faccia moftruofa. Et Alberto Magno
fcriuendo de gli animali Jc mette tra le Simie, & per quello , che ei ne
dice , fono quafi quelli , che noi dichiamo Gatti Mammoni . Ma ne
fcriuono i Poeti in altro modo , dalli quali ne hanno tolto il ritratto
Silano. P^^ S^^ fcultori tutti 7 & i Dipintori ; perche quefti , come dice Elia-
no, fanno la Sfinge la metd donna , e la metà Lione , che così la de-
fcriue la fauoia , qual fi racconta di Thebe , oue ella ftaua su certa_»
rupe proponendo dubbiofì detti a qualunche paflaua ài ldj& chi non _
fapeua feiorgerli , da lei reflaua miièramente vceifò V e dinotato . II
dubbio era , qual foil'e quell'animale , che prima di quattro , pofcia
didue, &: in fine fi feruiua di trcpiedi ; & dicono, che hauendolodi-
chjarato Edipo dicendo, che era rhuomo, il quale nella infanti?^
adopra caminando le mani, & ipiedi ^ & cofi fé ne vd in quattro,fat-
to poi grande , vd con due folamente , & in fine quando è da gli anni
sgranato vd con tre , adoperando vn baione per fuo fo/legno , ella__f
di dolor ripiena da fé flefld fi prccepitò giù della detta rupe,& così
limafe priua di vita . La vera imagine di quefta , fecondo le fauole ,
è che habbia la faccia , & il petto di donna con grandi ale , & il refto
fìa di Lione, come fi raccoglie pur anche da certi verfi di Aufonfo
Gallo . Leggefi appre/ìb di Plinio , che in Egitto, oue erano quelle
grandiffime Piramidi j fu vnaSfinge, la quale riueriuano le genti del
paefc , come Nume faluatico , fatta di pietra viua , &. così grando ,
che il capo haueua di circuito cento due piedi , & cento quarantatre
di lunghezza, & dal ventre fìn'alla cima della cefta , erano cento [t{-
iàntaduo piedi • Non tacerò la Chimera ancora Moftro in tutto fa-
Chimera - ìiolofo , & finteria i Posti , ilqtulc , fecondo che io defcriue Homx-
ro 3 & dopò lui Lucretio , haueua il capo di Lione , il ventre di Ca^
f>w f & u coda. di fiero Drago ^ Se gituua ardenti fiatnme dalia bocr
ca.
De gli Antichi . 249
, Ci y come dice Virgilio ancora , che la mette nel/a prima entrala del-
rinfenio con alcuni altri terribili nloilri. Ma la verità fu,che la Chi'
mera non vna beftia , ma era vn monte nella Licia , che dalla fua più
alta cima d guifa di Mongibello fpargeua viiic fiamme, & quiiii d'in-
toraoftauanoLioni affai al mezo poi haueua de gli arbori, &aflai
lieti pafchi con diuerfè piante , & alle radici era da ogn'intorno pieno
di Serpenti, in modo che non ardiua alcuno di habitarni. A che tro-
no rimedio Bellerofonte, maudatouida Giobate,perche virimanef^
fé morto in vendetta dell'oltraggio fatto (come ei credeua ) à Steno-
bea fna figliuola; moglie di PretOjil quale £cce sì; che fu pofcia tutto
il monte habitat© fi curamente. Per la qual cofà differo le fauole,che
la Cliimera fu vccifa da Bellerofonte. Andarebbono con quelli mo-
fìri i difegni di molti mali,che tutti fono della famiglia infernale,ma
perche tornerà più commodo dirne in qualche altro luoco , come ho
già deliberato di fare , de non è co fa, che qui rileui molto , gli iafcio ,
éc vengo a defcriùere le Parclic, che furono pariméte pcfle da gli an- Parche,
tichi fra il numero de i Dei , & come gli altri hebbero rempi> , & al-
tari confccrati . Quefle furono tante , quante erano le Furie , fèmi-
iiano parimente à Platone , come vna di loro dice appreflb di Clan- C'^^'^ianc»
diano , quando lo prega , che non voglia moucrc guerra i Gioue > &;
is fue parole fono tali . '
De i'cmhrei e de la notte, a eterno, è grande
fiero rettore , e giu-dke onde fempre ' '
Gli siami noi volgendo mfteme tanto
Ci affatìchiam per te aggradir del tuttù
P.: cui dipende il fin vltimoyC il femc.
Che il viuer, e*/ morir reggi, che firbi
Gli huniani corpi eternamente Vguali »
Et non è maran ig! la che le Parche (emano i Plutone , perche tìlzj
.furono credute filare la vita Fiumana , la quale ò poco dura , ò mol-
to, fecondo che il corpo frale è di natura fua atto à viuere più, è me-
p.o,& è quello nel!' huomo la materia raprefentata da Fiutone . . Dal-
le mutationi dunque , che riceue in sé la materia , viene la morte, &:
la vita, quale alla mifura di quella fanno le Parche lunga , Se breue <.
Et perciò fìnfero gli antichi , che fodero tre , & IVna hauefìe \i cura
àtì nafcere, l'altra del viuere, la terza del morire • Onde è , che dan-
do tutte tre infieme à filare le vite de i mortali , teneua vna , Cloto \^
più giouanc , la conocchia, e tiraua il ^lo , l'altra Lachcfi ài maggior
età l'auuolgeaa intorno al fnfo , e la terza Attopo già vecchia to ta-
gliaua. Però Virgilio così parla ài Dante a chi fi marauigliaua di ve- *^*if*'
^rlo tantx» oltre il Purgauorio^Yokado dire^ch'ei »on era anco mor-
to,» ' ' ' "" "^ M&
2 50 Imagini de i Dei
'^^^ ImAglni di Qoto > Lachefì, t^ Atropo^ dette le tre
Parche . delle quali diceuam gli antichi ejfer
'nelle mani la ytta ^ morte de tutti^fìgnifican-
ti le alteratiorn della yna^dalle quali najcc^
la lu^igbez^a ^ hremtk fua^inttfe amo fer
il fatn ^J desino.
là-
De gli Antichi . .251
M* perci}e lei , che dì , e notte fila ,
Non gli bauca tratta ancora la conocchia ,
Che Cleto impone a clafcuno 3 e compila.
Fulgcntìo diccche fono le Parche prefìe a i Ccniit'ìj di PIutoné,pcr-
chelaibrzaJoroèfblamcntefbprak cofc terrene j& habbiamo già
detto, che anco per Piacque fi intende la terra. La'più parte deicrit-
tori conclude , che le Parche coi. fi ano d^ttc da Parco voce latina-»,
che volgarmente figniiìca perdonare , pcrqueìla figura che ioro ad-
idimandano A'itifraiì , (. ioè che ci dinoti il contrario ói quello , che
la parola lignifica ^ quali vogliono dire ; che perciò hanno- elle que-
fro nome perche non ptrdonar.o giambi ad alcuno . Ma Varronej
vuole , coiTie riferifcc Gehio , che fiano fiate dette dal partorire , co-
me a quelle ne toccane la cura : donde vemic > dice egli, che i Latini
ne chiamarono vna Decima , l'altra Nona , perche il tempo del ma-
turo parto è quafi Tempre a l'vno di quefti duo mefì , nono e decimo .
Ma perche chi nafce ha pur anco da morire > fu detta la terza dello
Parche Morta dalla morte, con la quale era creduta mettere fine ai
viuere humano . Et quella è diiègnata da Paufania j quando raccon-
ta le cofc fcolpite nell'arca di Ciplèilo in qucfto modo . Quiui era ,.
dice egli , Polinice caduto inginocchione , (opra del quale andana il
fratello Echeocle per vcciderio, & vi era a tergo vna fcmina con den-
ti , & vgne adunche , & che pareuain villa piò crudele di qual fi vo-
glia crudeliillma fera i & era quefla , come le lettere quiui intagliate
moflrauano , Morta vna delle Parche , e voleua fignjficare , che Po-
linice moriua per dcftino^ ma Ethocle per fua colpa j & per merita
fuo . Et perche m.oki de i Filolbiì antichi, vollerOjChe la diuina pro-
uidenza habbi difpoflo vna volta tutte le cofe,di modo che nò fi pcf*
fano più mutare, come che le caufediquellefiano cosi ordinate in-
fieme ^ che da loro ilcffe venghinoa produrle , d'onde nafce la forza
del Fato ; alcuni hanno de«to che i Poeti intefero il medefim.o fotte
ia fi ctione delle Parche , &: che le fecero tre, perche ogni colà comin-
cia da vn principiOj&: caminando pel fuo appropriato mezo arriuaal
deilinato fine 5 e nacquero del Chaos, perche nella prima feparatio-
iie , che fu fatta , furono a tutte le cofe aflegnate le proprie caufe. Al-
tri havino fatto le Parche nate deli'Herebo, che fu il profondo 5 ò;^
T/fcuro luoco della Terra, & della Notte , volendo con la ficurezza
del Padre, &. della madre moftrare-,quanto fiano occulte te cau fé del-
le cofc . Platone le £1 figliuoledella Dea Neccliìtà , fri le ginocchia-
delia quale ci mette quel gran fufo didiamante,che tiene dali'vn po-
lo all'altro, che le Parche, che fì:anno a ledere a cantoalla madre, e-
giialmente d ifcofte l' vna dall'altra , in alto , &. eleuato feggio , can-
tano infisme con i? Cirene ^^chv fono fopra gli orbi cdcfti»Lachefi;
' " ' ■ ' " ■'■ ■" del
Varrone.
Deciina..
Nona .
Morta ►
PauUnìa..
Faco<
Dea.
Vede delle
Parche .
Catullo .
Konicro l
Vcoei'* fra
le Parche.
2 5 2 Imagini de i Dei
del p,;i fiato , Clotodel prefènte, & Atropo di quello, che hi da veni-
re; e mettono parimente ir.ano al fufoinfièmcconla Dea Neceffità
ioro madre in quefiio n:odo ; Cloto vi mette Ja deftra. Atropo la fini-
fìra e Lachciì con ambe le inani lo tocca di qnà , e di là , & fono ve-
ilite di panni bianchi 8char.noi! capo cinto di corona. Seguita poi
piatone , dicendo - come le forti della vita humana vengono da La-
chefi , Se alcune altre cofe, le quali contengono alti fènfì, cmifterij
grandi , come dichiarerò , quando fcriuerò'dell'anima , fecondo che
altre volte ho promeìlb di fare , che hora non viene à propoli to ; ma
balla fapere, che le Parche erano v^eftite di bianco^ & coronate a gui-
fa di regine ftauano fedendo, e porgeuano chi Tvna mano, echi tut-
te due al fufb , che era fra le ginocchia della Nccellìtà loro madre : h
quale fu parimente detta Dea s & fu dedicato vn tempio a lei , & al-
la Dea Violenza , come ferine Paufania appreflb de i Corinthi , one
diceuanojche non era lecito ad alcuno dì entrare. Hanno alcuni fat-
to ghirlande alle Parche di bianchi Narcifì,& altrihanno cinto lo-
ro il capo di bianca fafcia , come Catullo , il q^uale facendole vecchie
di faccia , cosile defcriue. - "
Bmm le Tarchc intorno h'unca vcfie
Che le tremanti membra cuopre , e àngt
Circondata dì porpora yC à le tefìe
Han bianca bendai che l'annoda ,c fìrlngc,
jE benché Vecchie fian, fon però prefie
Con la man fempre , che lo Ùame finge
In Varij modi , onde l'huntana vita
Viene, e vajjene all'vltima partita .
Homeronellelaudicheei canta a Mercurio dice, che le Parcho
fono tre forelle vergini , che hanno le ali,& il capo fparfo di bianchif-
(ìma farina e Et appreflb di Paufania fi legge , che Venere fu pofta_»
da i Greci per vna delle Parche, & maflime da quelli di Athcne, li
quali haueuano in certo tempio dedicato a. quefta Dea Vn fìmulacro
fatto in forma quadra , come gli Hermi che (ì faceuano per Mercu-
rio, con vno epigramma che Io nomaua Venere celeftc vna delle Par-
che , & la più vecchia di loro , né vi era perfona , che ne f ip<!fle. dire-»
altro. Ilche mi riducei mente quello che faceuano i Romani; che-»
teneuano nel tempio di Libitina quelle cofe , che feruiuano a porta-
re i morti alla fcpoltura . Di che rendendo la ragione Plutarco , di-
ce che Libitina era Venere, & che nel fuo tempio erano guardati
gli ornamenti de i morti, per am.mon irci della fragilità della vita hu-
mana, il principio, & fine della quale era in potere di vna medctìm^
Dea . Perche , com« vn'altru volta habbiamo detto , Venere fu la_j.
Dea
Degli Antichi.
253
4ìf»
Imagine della Keafflta,^ (^ del fu fi A(lAmAntim
trauerfiindo il mondo ^ (^ imagini delle trt^
*T arche figliudle della Necejjìtà nominate C lo-
to,^Atropo^ e Luihefii dc?ìotanti li tre tempi ^
tre _ft^.ti della yita^ p^Jf^^Oi f re finte ^ e --ventt^- ^à%^
rOi diTìotano n^jcora il de H ino fiecondo gli an- ^<|^
iicht ,
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M? ^i ^ «Hl^s «stì^ V(j
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V V V "ì/ V V V ^ ^ V ^ V^ •> '> ''.^ 'V '«v --v V
2 5 4 Imagini de i Dei
Dea della gcneratione , &: il farla la più vecchia delle Parche Toleua
à punto dire , che ella era , che metteua Ent al viucre humano . Ma
potremo forCeatt€o dire , che qfcfto moftraiia . che le Parche erano
credute cofa dal ciclo, benché foflero dette feruireà Plutone, & iole
habbi mefle con lui per le ragioni che ne ho detto. Onde fi troua che-
McragetcL-j in certa parte della Grecia fu m'aitare dedicato al Dio Meragete,
^'^* che viene à dire Capo , & duce delle Parche , & dice Paufania , che fi
ha da tener per certOjChe quello folTe cognome di Gioue,perche cgf/
folo ha le Parche in fu o potere, Sd fa egli folo quello, che ordinano i
^ ,,. Fati. Da che venne anco forfè, che alcuni le chiamarono Cancellie-
de i oJì ^^<^^i^ Dei , come che fofl'e loro officio intendere il volere di Gioiie,&:
Icdeliberationidituttoil Ssnato celelte , e metterle in ifcritto,ao
cloche fi potefl'cro poi (tendere al tempo di mandarle ad eflecutione.
Fulgentio. Fnlgcntio interpretando il nome di qucfte dice, che Cloro , che è no-
me greco , nella noftra lingua fignifìca euocatione , Lachefi voi dire
forte, & Atropo dinota fenza ordine, quafi chela prima fia che ne
chiami alla vita, la feconda ne dimoftri il modo, che dobbiamo vfa-
re, mentre viuiamo ,&la terza la condition della morte, che fuol
venire fenza ordine, ò legge di forte alcuni;, Ricordomi hauer già vi-
riefo Ap- ftonel libro delle anticaglie raccolte da Pietro Appiano le Parchedi-
fuuo . fcgnate in quefta guifa,come egli dice che erano in certa lama di pió-
bo, che fu trouata già nella Stiria nell'anno 1500. Eglictirato vn
fegno in circolo, & dentro di quefìoficdefopravn piccolo poggetto
vn giouinc nudo , che con ambi e mani Ci cuoprela faccia , e gli oc-
chi , & hi fcritto fopra il capo Cleto , à i fuoi piedi giace vn fanciul-
lo con Tali, nudo pure, che tiene la manodefìra fui deliro ginocchio,
eftà col finiftro braccio appoggiato fopra vn tcfchio humano, che
tiene in bocca vn flinco per lo traucrib,8: al fanciullo erafcritto
fopra Lacheiì , & al tcfchio Atropo . Pareiia poiché dalla deftra del
fanciullo poco loj^tano da lui folle vna ardente fiamma , & di dietro
quafi verfo il giouine, che fedeua , vn cefpuglictto di herba con alcu-
ni fiori , & era tutto il reilo arJdo terreno con alcuni falTi fparfi quiui
difordinatarnentc . Orapermettei fine alla famiglia dello Inferno
vcggiamocome fofi'e fatto il nocchiero, che alla ripa del fiume A-
cheronte ftaua , per pafiarTanime , che di tat:o il mondo vfccndoda
mortali corpi colà fi traheuauo quando pero moriuano m ira di
Dante. Dio, come fa Dante dire à se da Virgilio in quefta giiifa.
Tiglìuol mio dìffe il macero ccrtefe.
Quelli , che muoiono ne tira dì Dìo ,
Txtti conuengon qua d'ogni paefe *
Ma
De gli Antichi.
M5
Imagi ni delle tre Parche trouate fecondo Pietro Ap-
ftano in Stiria del i joo. interpretate doto
SHocatione cioè principio di ytta , Ldchejì forte
cioè njfo j e camino yO cor fi dt njitA , Atri^po
fenz^ ordine i Cloe necejfità tè) njarieta dallo-^
morte à tutte le cofe del mondo comune .
^.#:r^c*.^.
Charontc.
Seneca .
Vir2i^H3»
2<6" Imagini de i Dei
Ma qucfi:-! diftintione non faceuano gli antichi ; imperoche vole-
uaiio ehe l'anime tutte vi andafifero dopò morte benché non foffero
tutte pafiatc ad vn modo, come fi raccoglie da Virgilio quando fa
andare Enea in infèrno , che in arriuando pafTiuano quelle folamen-
te , i corpi de i quali erano gid ftati fepolti : ma quelle , ckt non ha-
ueuauo ancor haiiuto fepoltura al corpo, andaua'io errando cento
anni, primache poterò entrare nella piccola barca dì Charonte , che
le portaua all'altra ripa , Charon Dimenio , con gli occhi di bragia .
Il quale da Seneca è defcritto in quefta guifa, quando nelle Tragedie
di Hcrcole ftiriofb, fa , che Thsfeo racconta ad Anfitrione ciò ^ che
egli ha villo giù in Inferno .
Guarda queL£Mme Vn recchio horrido , 'e triHo
Ne l'Ajpetto 3 e ne l'habkOie dal'vnx
^ l'altra ripa porta le mcHe ofnbr^
Con la piccola barca , al cui gouerno
tyidopra folameìJtc yn lungo palo .
Le gucmcìe ha caue yC di brutto fqualoYt
Tutte piene, e dal ^Vecchio mento pende
La rabbuffata barba , e il negro panno ,
Che cuopre in parte pur le joTj^ membra »
Raccoglie Vnnodofen-za ordine , od arte.
Et baffi da credere , che ci ne togliefleil ritratto da Virgilio , qua-
le buon tempo prima di lui così lo dipinle.
Quiui è la fhaddiChe per taria nera
Diritto ad Acheronte ci conduce,
E la 'Palude , ch'ogn' hor più s' annera ^
U calda arena entro Cocito adduce»
^ l'entrar de l'horribile riuiera
Staffi Caron per traghettìero , e duce .
€li occhi ha di foco , e pallido è in afpetto ^
Bianca la barba , e lunga infino al petto •
ta Vefia giù da gii homeri gh pende ,
Legata À Vn nodo , di lorde%7^ carca ,
^fio al gonemo di continuo attende
Con remo , e vela d'vna lieue barca .
ha qual de l'alme onde gran copia fcendc
Giù ne l' Infcrjw jOgn' hor ,non d'altro carca
da vecchio , e pien d'orgoglio , e picn d'aT^rex^:^»
■Ma d'vna cruda ^ e verde in lui veccJ/ieT^a,
Et
De gli Antichi . 257
c^m
m
•^ff^ ^^^^^^'^^ di Q^AYonte nocchiero inferri de nel fi umt %§^<i.
r;ero dì iÀcheronte , co72 fvnafua barcd , ^ re^ "^"f Sa-
wo j intefiìccril tempo confurtìatcrc dtUn f^fttA^ ^^^
diUrtiggitore di. tutte le c-fie , ffj altri effetti ^0:^
fuot dinota ancora la mifrin , (^ hìfelnita #|;^
clqIU n;ita human a.
♦fife
^eìK^
' *tlÀ-~-^^ 'Cl^r-*?-'^ fili' fi
V . •> ''-- ^ tó V 'v
T V ^ T V V '^ V ^.'^ ^ 4 (^ ^ ^
2 5 S Imagini de i Dei
Et così rhaueiu dipinto anco Polignotoin certe tauole, che cine
fece nel tempio di Apollo apprcflb de i Focefi , haiienddne tolto il di-
Paufaria . fegiio dai Poeti antichi, come riferifce Paufania,il quale dice, che
vi era anco certa acqua, la quale fi può credere, che foffe il fiunìc-»
Acheronte pel nocchiero, chela paflaua , & vi era per dentro molta
canna paluftre,& alcuni, che pareuano più tofto ombre, di pefci,
Boacaccio- che pefci veri. Volendo il Boccaccio efporre quefta imagine , dico y
^ ^ che per Charonte s'intende il tempo, come l'intefeScruio ancora, il
dtClu'"^ quale è figliuolo di Herebo , che fi piglia per Io fecreto conlTglio del-
la Diurna mente, dal quale il tempo , e tutte l'altre cofe fono create;.
& la madre Fu la Notte , imperoche prima che foffe il tempo , non-jr
(ì vcdeua ancora alcuna luce, & perciò fùegli fatto nelle tenebre, &
dalle tenebre paruenafcerc ► Fu poflo in Inferno poi, perche quelli,
che fonoin Cielo , non hanno di tempo bifogna, come noi mortali >
che habitiam.o la più bafl'a parte del mondo ; onde fé riguardiamo d
loro, (Ipuò dire a ragione, che noi (Tamo in Inferno» Pòrta Cha-
ronre i mortali dall'vna ripa all'altra , perche, nati, che n'amo, il
tempo ne porta alla morte, & ci fa palTare il fiume Acheronte, che-»
vuole dire fenza allegrezza, come appunto ne auiene trafcorrendo
qucfta vita frale , caduca , e tutta piena di miferie . Egli è vecchio ,
ma però robufìo , & feroce , onde per il tempa non perde con gli an-
ni le Tue forze i & ha d'intorno vn panno negro, e fordido, perche-r
mentre noi fiamo foggetti al tempo , poco curiamo altro , che le co-
fe terrene , le quali proueremo vili, & (brdide , fé voghamo parago-
narle a quelle del Cielo, alle quali noi doneremo ftare Tempre corLj
cgni noftradifio intenti. Ma quella frale fpogliadel corpo naort de,
che habbiamo intomo, così ci cuopre il lume della ragione, che qua-
li ciechi ne andiamo per l'Inferno di quefto mondo , fcorti dal fcnfo'
folamen te, &: da mille difordinati appetiti. Onde non è da maraui-
gliarfi , fé da infiniti mali fiiamo poi circondati fempre , li quali ci fi
rapprcfcntano fubitoche l'anime fcédono nell'Inferno di quello no-
ftro mondo , & fi cacciano ne i corpi mortali, che così fi può efporre
,. , Virgilio , quando dice de i mali , che ftannoalle porte dcH'Infemo, i
Tnìgiiiov ^ ■ ygj.fjjjpati ii^ noilra lingua fono tali o.
Pe/ cieco Kegno fero , e horrìhìl, guanto'
Sa l'alma , che la gì/i dannata fcende,.
Sii la primiera entrata hafeggìo il TiantOy
£'/ rio Tenfier,ch'a la Vmdetta intende y.
Con faccia [morta , e con lugubre manta
J^iui l" Infermitade il fiè [offende y
JE giace dì dolor ripiena il petto ,
Co» la V^ecchie'X^ in Vn mfdefmo letto ■.
rha
y
Degli Antichi. 25P
f'^hahttd l lei da, prejfo la Taura
E languida la Fame al furio amen,
la Vouertì , che d*honor poco cura ,
La morte { horrìbìl forme J e la Faticai^
E quel che l'huomo à sé medefimo fnra,
E jpeffo lo rWora t e lo nutrica.
Il Sonno , che parente è de la Morte ^
B i tr'ifìì Caudij de le menti torte ^
y^hanea luogo à l'incontro l'empia Guerra
Col petto i e con le man tìnte di fangue:
Si come ^ella , che ^olge la terra
Spejfo fcjjcpra , ond'ella plora j e langue ;
Toi di frrigne mura vn tetto ferra
Le tr? Furi- , ch'ai crine han più d'Vn^^ngue,
•An^ in -vece di crìn , dì rabbia ardenti
Cingon le tempie lor miUe ferpcnti •
Sta feco , né gìamal da quelle bande
La rea pa":^ Difcordia arretra il piede;
Vi ci^^pender sù'l collo ^opia grande
nfauuelenate bìfcie anco fi *Vede .
Ke/ mexp ancor l'antiche braccia ^ande
Vn grand*Olmo , sùH iiual tengon lor fede
accolti tra le foglie i folli Segni ,
Che fan 3 che i^ejfo l'huom yegiìando agogni •
B. % M£R«
26 o Imagini de i D eì
A ^-^ aVic ^\A 'A/\y^ »s>\A ,nAÌ JU\a. AT^ A(\A. Ar\A vSAa ACìS. /»AA /WÌ* ,.*Aa -SAS. A>fl, .-ay^V W^ -r
Imagwi dt <^yUYC'jno mejfaggiero de i dei, i:) io dt Ih
eìo(pcn7^ y (gr de r?iercitnti, ^eBo dtmta U
fauelU efer meffaggiera , ^ dt/copritrice della ^|^
msnte Cr del core , il ^aduceapoi efeg72o di con-^ ^l*
cordtA:,ri}nione^^ pace, con alcuni ammali à lui ^|o
facratiydmotéinti la inda^ria C^ yigila?2^a Nel
contrattare , e ne* negotij ,
' • ^ f ^ -^ V * '^ <>* V 'i V; 'j *^ /j> ■> <,'> .-^" ^^'
4
41
^tJ»iJ5
Degli Antichhf 261
^
"^f^fl^r^^t^i f^i^^^^ f^^t^^^^^ ^^^r^^é
4ei Dei.
MERCVRIO
Aucuanoifaiiolofi Dei de gli antichi cost
partiti gli offici frd loro, che i duo folameii
te fu dato carico di portare le diuinc imba-
fciate. L' vno era Mercifrio Nimcio di Gio-
ue , & l'altra Iride, che lèruiua a Giunone-
ma ne però sì che Gioue non le comandaf-
fe ancora alle volte. Bene è vero, che di
quella egli non fi feruiua, fé non quando
voleua, che foflè annunciata a i mortali
-guerrra , pefte , fame ,ò qualche altro gran male ,• de per le cofc più
piaceuoh poi mandala Mercurio , che parola fignifica , il quale pa-
rimente non folo di Gioue , ma di altri Dei ancora fu nuncio , e mef-
faggiero, Scendo le fauole, le quali fotte la fìttione di coftui inte-
ferorinterpretedeiDei,eifendochela-faudla fri noi e/pone quel-
lo , che l'animo , il quale è di noi la parte diuina , ha già conceputo «
Ma lanciando queftefpofitioni per hora , veggiamo come la vana-^ Mercurio, e
credenza de gli antich i Jo fece , hauendolo per lo Dio non folamentc f«o officio.
de i Nuncij, ma che al guadagno ancora foflefopra/econdo che egli
di sé medefimo dice apprcfìo di Plauto .
Hanno à me gU altri De'iy covceffa, e data
La. cura de i rnej[a,ggi y e del guadagno*
Nel libro delle anticaglie raccolte da Pietro Appiano fi vede cho
fu gii fatto per Mercurio , vn giouaoe (ènza barba, con due alette (o-
praleorecchie ,tuttonudo ,fenon che da gh homerigli pcndeua di
dietro vn panno non troppo grande , e tencua con la deftra mano vna
borfa appoggiata lopra il capo di vn capro , che gli giaceua i i piedi
infiemeconvn Gallo, & nella finiftra haueua il Caduceo. Quello ^^^^"ceo.
era infegna propria di Mercurio , come l'hauere anco l'ali in capo, &
à. piedi : onde i Poeti quafi tutti lo disegnano in quefìo modo , facen-
do , che egli babbi le penne a i piedi , le quali chiamano Talari , & in
R 5 mano
2(52 IiHa:
ini dei
Dèi
S e rpertti per-
che col Ca-
duco .
Ambafcia-
tori pacifici •
Vliuo fegno
éi pace .
Statìo.
mano il Caduceo da loro detto vcrga,perche da principio fu fempli-
ce verga , quando ci l'hcbbe da Appollo in ifcambio della Lira , che
donò à lui , come raccontano le fauole , allhora che dopò le rubbate
vacche d rappacifìcorono infìcme . Onde Homero nell'hinno , cho
canta di Mercurio , aarrando quali tutta la fauola, gli fa così dire da
Apollo.
£ poi davottì la donUa vcYg:i
De la felicità de le ncchei^.
A quefta furono dapoi aggiunti i fcrpenti , onero perche fi legge ,
die hauendone già Mercurio trouato duo combattere inlieme la git-
tò Fri quelli , & {libito furono rappacificati , onero perche , comedi-
celamblico; haucndo Mercurio infegnato d noi la Dialettica, li fu
p^TÒ dato per infegha quella verga , poi che tanto à punto figniiìca-
no i due fcrpi , che fi rifguardano l' vno con l'altro y oueramente pure
per quello, che mette Plinio, il quale pofcia, che hi detto, come fi
annodano infieme i fcrpenti le cftate, foggiunge : Et quefto,che
moitraconcordiatracrudeliiflìmiferpi, pareifercla cagione, per la
quale è ftato fatto il Caduceo con i ferpenti intorno; perche fi legge,
che gli Egittij , che furono forfè i primi à farlo , lo fecero in quella.»
giiifa . Staua vua verga dritta , ò bricchetta , che vogliamo dirla, con
duo ferpi intorno , i'vno mafchio , l'altro femina, annodati infieme
nel mezo , & facenaix) quafi vn'arco della parte di fopra del corpo, sì
che veniuano ad aggiungere le fere bocche alla cima della bacchet-
ta, & le code C\ auuolgeuano intorno alla medefima di fotto , onde
vfciuano fiiori due piccole ali . Et lo chiamarono i Latini Caduceo ,
perche al fuo apparire faceua cadere tutte le difcordie,& fu perciò
la infcgna della pace . Onde lo portauano gli ambafciadòri , che an-
danano per quella , li quali furono anco poi chiamati Caduceatori .
Benché trouafi, che portauano r vliuo parimente apprefib de gli an-
tichi gli Ambafciadòri, che andauano come àmici,fecondo che Vir-
gilio dice, quando fa, che Enea ne manda cento al Re Latino tutti
coronati di verde vliuo , & che quando egli va ad Euandro , mofira a
Fallante , il quale prima gli viene incontra, che va come amico,fì:en-
dendo la mano con vn ramo di pacifico.vliuo. Statio medefimamen-
te , quando fa andar Tideo à chieder per nome di Polinice il regno di
Thebe ad Etheocle , gli mette in mano vn ramo di vliuo, per mofl:ra-
te, che andaua come ambafciatore pacifico, e glielo fa gittate via_.
poi, quando non può ottenere quello, che dimanda : onde hebbc
principio la federata guerra . Et Appiano recita , che vedendo Haf-
drubale di non poter più tenere la rocca di Cartagine efpngnata già ,
& prefa quafiche in tutto da i Romani ; lafciati quini i figliuoli ; 6?^
la ino-
De gli Antichi . 26 i
ia moglie nel tempio di Efculapio con molti altrijiiquali fi abbmcia-i
reno poi tutti inlìemcdi commim volere , fé ne fuggi di nafcofloa-»
Scipione , portando in mano alcuni rami di vliuo , con li quali mo-
ftraua di andare folamente per hauere pace. Il che haueuauo fatto
parimente molti de' fuoi innanzi à lui, che erano fuggici àScipionel»
per ottenere , come fecero , che , chi voleua , potefle vfcirefaluo del-
la rocca , & andarfène , hauendo portata però quelli in mano non_i
r vliuo , ma la Verbena, che volgarmente è detta Verminaca: benché Vertninaca.
fi pofla anco intendere per le parole di Appiano non di queJla herba
folamente , ma di tutte le altre herbe , & foglie, delle quali era ador-
nato l'altare, & il tempiodi Efculapio, che fu in quella rocca molto
bello , cricco ; conciofia che fotto il nome della Verbena foflero an-
, ticamcnteintefe tutte le herbe, & frondi, delle quali erano adornati*
gli altri il di della fefta. Et era anco il porgere altrui herba con mano Porgei-e her-
ftgno appreflb de gli antichi di cófeflarfi vinto da colui , cui fi porge- Jj^ ^"*^ "^'^'
ua,&diofferirfiàlui;,comefoggetto. La quale cofa ferine Fefto^che ' '
fu introdotta nei primi tempi da' paftori, perche quando queftifa-
ceuano à correre infieme,ò contendeuano m qualche altro modo fri
loro , chi era vinto , fi chinaua a terra , & pigliando herba con ma-,
noia porgeua al vincitore . Nondimeno fu pur anco la vera Verbe-
na fègno di pace , come ferine Plinio , & di quella ii coronauano gli
Jmbafciadori , che andauano per tregua j ò per pace, mallimaraent.e.
de' Romani , perche altre genti vfarono forfè qualche altra cofa , co-
me fi legge appreflb di Appiano di alcuni popoli della Spagna, li qua-
li mandarono ambafcùidori à Marcello per ottenere da lui perdono ,
epace,&quefti fi portauano innanzi vnapcllcui Lupo in vece del
Caduceo , ò dei rami dell' vliuo , & della Verbena , che furono però
quafi vniuerfaì mente i più adoprati ne gli affari della pace,& foleua-
no anco gli antichi auuolgere intorno alcune piccole bende , ò fafcie
di tana, che fignificauano la debolezza, & humiJtàdi chiloportaua> , . ,
perche la lana fi trahe della pecora animai debole, & humile,come;.
dichiara Seraio fopra il primo ragionamento , che fa Enea ad Euan- ; seruio.
dro appreflb di Virgilio . Ec perciò il Caduceo talhora folamente j ■
talhora Jil ramo deli' Vliuo folo è (tato fatto per la Piice. La quale fu . i^^qq Dea.
•Dea parimente appreffo de gli antichi , & hebbe in Roma vn gran-. ,
tempio tanto belio , & così ricco , clic molti andauano à Roma fola-
unente per vederlo . Ciucilo fu fatto da Vefpafiano,e{rendo peip già
principiato da Claudio, & dopo la Vittoria hauuta della Giudea-.
vi portò tutti gli ornamenti del Tempio Hierofolomitano,& fipuò
credere , che vi folle anco qualche bel fimulacro della Pace , ma non
ho trouato però fin qui fattane mcntione da alcuno . Vediamo dun-
que come altroue tìU fia iUita fatta , ò difcgnata , Anfiofane la ds- Difenno del-
fcnue tutta bella ncirafpetto, tk è fccondolui compagna di ^'e^e^e ,. h Pace.
* R 4 £v delle
2^4 Imagini de i Dei
& delleGratie.. Paufanialcriiie,chela.fua ftatoa in Athenc era di
donna , ch.^ teneiu in mano come altra volta ho detto , Il fanciullo
Pluto Dio delle riccnetze , perche quefte- meglio fi acqiiiibno , e fi
confemanoneila pace, che al tempodella guerra; conciofia che af-
Ihora. non fi poflk attendere à col tiiiare i campi . Et però diflero gli
Tace amica antichi , chelaPace£aamicagrandedi-Ccrerej,&.aleì molto cara :
di Co»-ere> & Tibuliocosidiceo.
'iìbullo..
La. Tace fa, che prima giunfe i huoi
Sotto lìncHYuo giogo, onde il terreno
Fu colti uato 5 c'I gran produjje poi .
^ H il bel frutto di dolce fuc co p':eno
Ter la pace ft coglie da la vite.
Ch'ella a la terra giàrifpofe in feno»-
€^ludia3lo^
Vx lè guerre fono cagione del contrario . Ohde Claudiano^ finge y
che Cerere non volle maritarla figliuola Profèrpina d Marte , né a_#
Febo , che ambi ladimandauano , perche i vehementi ardori del So-
le, fc troppo durano, così nuocono alle biade, come le guerre. 11
perche fecero gli antichi alle volte perlaPace,come fi vede in al-
cune medaglie antiche , vna donna , qual teneua conmano vna fpi-
€a di formento. E Tibullo perciò dille <,.
Vieni alma Tace con la fpica in tnan0i>
Et di bei frutti pieno il bianco fennot-
Et lia coronauano talhora dì vliuo , & alle volte di Lauro « Et ve-
defi ancora in alcune medaglie antiche la Pace con ghirlanda di vofe.
Mabéche fianoi nomidiuerfi,& ne foflero ancora fotte diuerfe ima-
CoftCdcdia.. ^^^^ > nondimeno mi pare , che la Pace , & la Concordia fiano rna»*
medcfima cola , & furono l'vna , e l'altra adorate da gli antichi , ac-
cioche dcfiero loro vita quieta , &ripofata. Sari dunque bene, che
hauendo difegnata , quella iodifegniquefta ancora , la quale era fat-
ta in forma di donHa,che teneuacon la deftra mano vna tazza,& nel*
Seneca» la finiftra haueua il corno della copia , onde così diflfe Seneca di lei «
lEt à colei , che può del fiero Marte
Stringe le fanguinefe man porgendo
Tregua, eripofo a le noiofe guerre ^
"E feco porta il corno della copia
Waccifi facrificio tutto mite.
Et alle volte ancora fu pofto vno fcettro in mano alla Concordia ,.
dal quale pareuano nafcere alcuni frutti . Ariftide in certa fua ora- "'
tione.
De gli Antichi, lé 5
éfj^SìiSj.^
##«? '^WW '•ei¥'## %i^''^^f*
^:^^'
4=^^^ Imagtìie della, Pace, C^ deHieroghfià ofegni che quel- •^:^
Udimo[ìrano,ctoe ilfanctullo Plutoche bà inmanQ ^}^%^"
dio delle rucheTjj moltipltcdnti nella j:ace i/pi hs di §^-3*
gra,no , che dinotano U coltttiatmie de campi nella ^'^Jg*-
pAC€y(éf lorfertilitàiCoronata dilai^ro hat^^end^ fot- ^§^
to II piedi l'njlmo fèono di trionfo y ^ dì qmetfL.^ . *@\^
^WWé
Si*
^a^^'^'
:«^-j^j:
f^V^^r^-^^-'^r^^^^^-^fiÈ^V^f^^.^.^^^^
Fede Dea .
Siiio Italico.
266 Imagini de i Dei
tionc defcriiie la Concordia , che fiz di afpctco bello , & graue, com-
prcfTa di corpo , e ben fatta , di biionidìmo colore , e tutta vaga, &c_
nonhabbiii insòcofa, che punto difcordi dalla bellezza fua. Et di-
ce , che ella fcefe già per bontà de i Dei di Cielo in terra , accioche per
le cofe de i mortali andaflero con certo ordine ; imperoche per coftei
fono colciuati i campi , & ciafcheduno ficiiramcnte pollìede quel, che
è fuo ; da coftci fono gouernate le Cittd , fono fatte , e conferuate le
liete nozze , & nodriti erano, & ammaeflrati i figliuoli poi . Fu n^.o-
ftrata la Concordia qualche volta ancora con due mani in (Teme giu-
te ; il che fi vede in certa medaglia antica di Nerone r^come faceuatìib'
etiandio della Fede gli antichi , la quale hcbbero parimente per Dea,
&: la fa Silio Italico habitare nella più fecreta parte del Ciclo , fra gli
altri Dei , quando finge:, che Hercole la via trouarepsr la difefa di
Sagunto , ^ le comincia i parlare in qucflo modo .
0 fant,! Fé , che innanzi al foimno Clone
FoHì creata , e adorni huoinìnì , e Dei :
"Per te tutte le cofe han pj.ce y & oue
Talhora per difetto human non fei ,
Di rado è , che GiuTlìtla Vi fi trouc ,
"Perche tu fcmpre Vai à par con lei .
Et hahiti 'ne i cafii yC giuftl petti,
Oue i fanti penficr fono rifìrctti,
Percioche la Fede hi da flare fecreta , cioè le co^c , che altrui fono
credute in (edc , & ha da efiere pura - ^ monda da ogni inganno. Per
la quale cofa Riordinato da Numa fecondo Rè dei Romani, che il
Sacerdote facrificando alla Fede haueffc la mano coperta di vn velo
bianco , come recita Liuio , per dare ad intendere , che fi ha da guar-
dare la fede con ogni finceritd , & che ella era confecrata nella deftra
mano, perche la dobbiamo difendere con ogni prontezza, ^ forza.
Virgilio parimente cliiamò la Fede bianca , & canuta , il che Seruio
interpreta detto ancora, perche pare, che fi troni più fede ne gli huo-
Hotaùo. mini gii canuti , & vecchi . Et Horatio dolcndofi de i fuoi tempi di-
ce , che la Fede veftita di bianco è poco adorata , oue Acroae nota ,
che in facrincando alla Fede il Sicerdote fi copriua non folo la deftra
mano con bianco velo, ma il capo ancora , &: quafi tutta la perfona
a dimoftrùtione della candidezza deiranimo,che hi da accompagna-
re fcHìpre la Fede . Per la quale co fa dille l'Ariofto .
Ntf» pur checajgli un ac hi fi dipìnga
La fanta Fé Vestita in altro modo ,
Che d'Vn V i bianco i che la cuopre tutta ^
Che ,Vn fol pu.ito Vnfol neo la pm far brutta .
Et
Colore pm
prio delia-
Fede.
A vi odo*
Degli Antichi. 267
-Sf^»
*|f^ !magi?jideUa Concerdìa^-^ hkroglifia denotanti
la Fede , ^ U (Concordia . con la tmagme dsUa
Fcde.figntficantt la fecrstezj^a. della msdcjìma^
C7- la fuA purità , (^ che per la ^oncordin-^
multtpUca l'aùo7jdaf2z.a delle cojè ^ le genti , O*
l'agricoltura, con gli T/ae III Cicogna :<i^ ^orfji-
^
4M^
€M^ cfn, .
ce alla concordia ficratì , che dinotano l'iftejjì ^^
^
^
??(ic~ y>.- w^ vOc "^'^^ «nfe w^ '»0c^ 'j^Oc. ^'j.v q^ ^Av tJL Jb JL ^^S*^
Mano con fe-
rrata allju-*
t'ode.
Giofeffo.
Saciare 1a^
mano .
Plutarco .
Cicogna co-
fcciata alltt-»
Concordia .
Cornice ve
ccHo della_j
Concordia .
Pomi grana-
ti per la_»
Concordia.
258 Imagini de i Dei
Et per ellcr credutOjchc U fede propria della Fede fofle nella dtHis.
imano ,& che qiiefìa perciò le foiie conrc<;rata,come diflì,ella fu anco
foiicnte moftrata con due deftre infìeme giunte, & alle volte ancora
erano fatte due figurctte, che fi dauano la mano i'vna all'altra . On-
de gli antichi hebbero la deftra mano in gran rifpetto, come cofa fa-
era . Da che è venuto , come dicono alcuni , che quando vogliamo
racquetare vn rumore fubito nato , moftriamo quefca , leuandola in
altOj& porgendola aperta fignifichiamo di apportare pace* £t per-
ciò fi vede , chemolte rtatoe di Principi ,^ di Capitani illuftri furo-
no già fatte a cauallo,& a pie, che (tendono la mano deftra. Et
Giofeftb fcriuédoleantichità deiGiudei,mette che fra i Barbari era
fegno certiffimo di hauerfì a fidare T vno dell'altro , quando fi porge-
uano la deftra mano , & che , fatto queflo , non fi poreua più ne l'y-
no ingannare, né l'altro non fidarfi . Et quindi forfè anco venne l'v-
fanza di baciare la mano a i Signori , & ad altri Superiori , che fii co-
sì bene appreflb de gli antichi , cerne hoggi fra noi , come {ì vede ap-
preflb di Plutarco j oue Popilio Lena , pofcia che hebbe parlato aflai
aCefare, andante inSenatoildìmedcfin.o, chefuvccifo, gli baciò
la mano , & Tene andò . Et Macrobio facendo parlare Prcteftato a_*
fauorc de iferui, dice, che moltidi loro fono, che per grandezza di
animo fprezzano le ricchezze , & che allo incontro fi vede fpefìb, che
molti liberi..& padroni per la ingordigia del guadagno vanno vilmen
te a baciar le mani a gli altri ferui : & quefto atto moftraua , che chi
lo faccua, fi raccomandauaalla fededi colui ,cuibaciaua la maiK> j
& perciò lo riconofceua per fuo fuperiore , & Signore . Et è venuta
parimente fin'a'tcmpi noflri l'vfanza di dare la dtftra mano in Tcgno
di Fede , la quale fu moftrata anco alle volte con vn cane tutto bian-
co , perche fi leggono i miracoli della fedeltà de i cani. Ma ritornan-
do alla Concordia , dalla quale mi ha fuiato il difcgno àcUe due ma-
ni à lei commune con la Fcdc,leconrecrarono gli antichi la Cicogna;
onde erano perciò nel fuo tempio molte Cicogne; benché vuole il Po-
litiano,che non la Cicogna,ma la Cornice fofl^data alla Concordia,
& di ciò chiama in teflimonio alcune medagl le antiche , ^ Eliano, il
quale dice, che foleuano gli antichi dopo l'hauerc inuocato Hime-
neo nelle nozze chiamare la Cornacchia ancor^pcr augurio di Con-
cordia j chedouefle efl'crc poi tra quelli,li quali per generare figliuo-
li fi conginngeuano infiemc . Ma quefto era ctiandio per la Fcde,che
fìdeonoferuarcinfiemcmaritOj& moglie, come dice il u.cócCìitìo
Éliano, raccontando, che fono le Cornacchie tra loro fedeli di mo-
do , che di due che fi fiano accompagnate vna volta : morendo vna ,
l'altra fé ne ftà vedoua fempre. Erano oltre di ciò ipomi granati an-
cora fegno di Concordia appreifo de gli antichi, come dicono gli
fcrittori de gli Hebrei, & perciò gli metteuano intomo alle vcfli de i
loro
De gli Antichi. 26 p
•i¥:i.
Incapine di Mercurio inucntore delle Lettere^ ^ .-.^y,
. della Mtifìcd ^ della Geometria , (f delle buone ^-^^
arti 5 ^ imagnic dì Falesira fia figùmUi^^
Dea della lotta , che tiene in grembo W72 va-
mo di '-uliuo :, eìfcndo fzffo de lottatori di yn-
gerfi con olio ,
^
270 Irtìagìni de i Dei
loro ficerdoti « Ma già è tempo che ritorniamo a Mercurio difegnt'
to con l'ali aipiedi,&con la verga in mano da Homero , quando
Gioue lo manda a. Calipfo , perche ella la(ci partire da se VlilTe , & 2
condurre Priamo nel campo de* Greci per dimandare il corpo di Hct-
Virgìlia. i:ore,qual fu così bene imitato da Virgilio poi^chc pare quafi tradot-
to da lui in quella parte, quando egli fa parimente, <:he Mercurio
comandato da Gioue va ad Enea , mentre che fi trouaua apprefib di
Didone , così dicendo :
Mercurio ad obedir il padre intentò
Ne i dorati Talari i piedi afconde^
J quM con ali prefle ad ogni ventò
mAUo il porta da terra , e [opra l'onde,
"Prende la verga con cui in im momenté
Vanirne trahe da le Tartaree jponde >
Et altre Vi ripone , e dona , e toglie
J fonni , e molti ancor di vita fcioglie.
Potrei porre de gli altri Poeti ancora , li quali nel medefimo mo-
do l'hanno defcritto : ma parmi , che quelli due fiano di tanta aut-
torità, che quando effi fanno fede di vna cora,non fé ne debba cerca-
re altro poi,fe forfè nonfofle per dare meglio ad intendere quellochc
renne' per- ^^ loro fu detto, il che non fa hora dibifogno . Furono poi date le
chQ date a pen^e a Mercurio , come ho detto,perche nel parlare , di che egli era
il Dio ( ò che fignifìcaua forfè anco la cofa ftefl'a) le parole fé ne vo-
lano per l'aria non altrimenti, che fé haueflero l'ali . Onde Homcro
chiama quafi jfèmpre le purole veloci, alate,& che hanno penne.Chc
Plauto. Mercurio hauefle fempre le penne in capo , fi vede apprefib di Plau-
to,quando per poco di hora,ch*ei Ci traueftì, nòne volle eflerc fenza ,
benché dicefle di farlo ; perche gli fpcttatori conofceflero lui dal fer-
uo di Anfitrione, nei quale fi era mutato, & quelle fono fue parole .
E perche riconofcere mi poflono ,
^cjìe penne haurò femore nel cappello 0
Apuleio. Perche haueua Mercurio il cappello ancora,& i queftp erano an-
co attacate l'ali ,• quantunque Apuleio lo mollri fenza , quando rac-
conta il giudicio di Paride rapprefcntato in fcena , facendo che per
Mercurio coniparifce vn giouanc tutto bello,e vago nell'afpetto con
biondi,?: crcfpi crini fra li quali erano alcune dorate penne poco da
quelle differenti , che in forma d'ali fpuntauano fuori , & haueua in-
torno vn panno folamète,che annodato al collo gli pendeua giù dal-
l'homero finiflroA il Caduceo in mano.Martiaijo lo dcfcriuegioui-.
ne
Mercurio.
De gli Antichi . 271
i» aS< >r^ /?H'h\ JUì^. AfLi Af\ti M\e. AfhA /aJ\A •^A ,^1* Af\ai AfM i'>CiA ^XUt ^»f\a. SfiA A/\a. a^T^.T.
^X ■^'^
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40J'
4m^
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'U^
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'1^
Statue di Mercurio ^ dette Hermi ^per ejjer lu'f
fiato- l'inttentore df tutte le buone Arti , t^v^xli _ _
non temono colpi di tempo à di fortuna ^ ^ li "^^J*
rvirtmp nontemotiQ ntuna (ore ingiuria • fi-
*^Ì^ gnifìcAno Amora U faide%7jt del parUr rueri-
*^f^ dico.
Marnano.
Flloftrato.
Palcftra.
Loca.
Ho ratio.
Mercurio ri-
rrtìuacoii* di
tii;t€karti.
Thoit.
Thout.
Figura qua-
drata diMcr
curio.
Galeno.
Snida,
ly 2 Imagini de i Dei
ne di bel corpo, grande , e fedo, cui comincino i {puntare alcuni pe-
luzzi dalle pulite guancie , come dice anco Luciano , & mezo nudo j
perche vna breuevcfticciola gli còpre gli homeri folamente ; & non
fa egli mentionc d'ali , ne di Caduceo, ma ben dicejche mollra di ef-
fere fpedito , & esercitato aliai nel correre , & nella Lotta . La qua-
le hor mi riduce a mente queIlo,che già ho letto appreffo di Filollra-
to , fic è che Paleftra , la quale potiamo chiamare Lotta , fu figliuola^
di Mercurio , & era tale , che malagcuolmente fi poteua conofccre^ .
fé fofle mafchio , ò femina , conciofìa che al vifb tutto polito, & va-^
go patena effere non meno fanciullo, che fanciulla, le bionde chio-j
me erano ben lunghe, ma non sì però, che poteffero annodarfi.il
petto era di pura virginclla ; né più riieuauano le belle poppe in lei
che rileuino in vn delicato giouine; né erano le braccia bianche fola-
mente , ma colorite ancora, & fedendo ella teneu a in feno vn ramo
di verde Vliuo , imperoche ella amaua quefta pianta affai , forfè per-
che ^\ vngeuano prima con olio quelli , li quali lottauano . Così di-
pinge Filoftrato la Paleflra , & la ò\qq. figliuola di Mercurio , perche
egli fu il ritrouatore di quella forte di cflèrcitio , come cantò anco
Horatio in certo hinno,ch'ei 'ì^zc a coflui. JEt non ritrouò Mercurio,
& moftrò a' mortali il modo di efTercitare il corpo (blamente , ma_j
l'animo ancora, e lamblico dice , chea lui dettero quelli di Egitto
il ritrouamento di tutte le buone arti, & che perciò gli dedicauano
Icmpre tutto quello , che fcnueuano . Cicerone , ferine che Mercu-
rio moftrò in Egitto le lettere, & le Leggi, & che ei fu nomato da^
quelle genti Thoit , ouero Theut , come lì legge appreflb di Platone ^
Et altri hanno detto, che oltre alle lettere, fu ritrouata anco da Mer-
curio la mufìca , la geometria , e la paleftra, per le quali quattro cofe
foleuano fare anticamente la fua imagine di figura quadrata, & por-
la nelle fcuole, come era in certa partedeirArcadia,fecondo che reci-
ta Paufania , il quale lo defcriue fatto in guifa , che patena veflirfì vn
manto , & non hauca di fotto gambe, né piedi, ma era come vna pic-
cola colonetta quadra . Galeno quando ellortaigiouani alle buo-
ne arti , dice , che elle furono tutte ritrouate da Mercurio , 6c lo di-
fegna giouina , bello , non per arte , ma per propria natura , allegro
in viltà , con occhi lucidi , e rifplcndenti , & che llia fopra vna qua-
dratabafe : perche chi feguitala virtù fi lena di mano alla Fortunale
col flar fermo , §: falde non teme ài alcuna fua ingiuria . E Suida-j
ferine , che la figura quadra è data a Mercurio per rifpetto eie! parlare
veriteuole, ilqual così fla fermo iempre , e faldo contra.chi fi fia_»,
come il bugiardo , & mendace toflo \à muta , & fouente fi volge hor
q ud , hor là . Ma ò per quef.o . ò per altro che fofle , rifcrifce anco
AlefTandro Napolitano,che i Greci faccuano fpelTo la /btoa di Mer-
curio informa quadra col capofblo ftnza alcun'altio nicn.bro j 5^
con
De gli Antichi. 273
«on fìmili ftatae honoraiiano rpeifo i giacli,& valorofi Capitani met-
tendole in publico, & ne metreuano anco molte dinanzi alle prillate
care,cortierifenrce Snida. Et Thucidide ancor a ferine, & lo repli- Th&dJic.
ca Pinta reo, che in Achene era gran numero di qucfle ftatoe, le quali
vna notte fi rono qiiafi tutte gualk, atlhor fabito , che gli Atheniefi
Jicbbero deliberato di mandare rna grofla armata adcioflb a Siracu-
fa , ài che Alcibiade , che era vno de 1 capi deirannat^ , & ne luue--
«a egli giiaftc alcune, fu tranagliato ^andcmentCjCome che haueffs
;dato icgnodi mutatione di ftato della republica ,aIteraiKÌo quelle^
tì;atoe, ie quali erano dette Hcrnii, perche Mercurio fu parimente-» .
detto Herme da' Greci , & crano-poìkj-come dilli fopra, per orna- »«»»•
aiento njsllc foiolc , & nelle Academie. Onde Cicerone rifponden- (-iceronc.
do ad Attico chiama Herme ornamento commune a tuctc le Acade-
mie . Et vn'altra roltarifponde almedcCmo ; che già glipiacciona,
fc bene non gli ha anco reduti,gli Hermi di marmo con le tefte di me
tallo , ch'ei fcriue di hauergli comprati ; & lo prega à raccoglierne-»
quante più ne può hauere, & lo (olkcitsi i mandarle prefto per ad«r-
aare la fua Academia, ò libraria, che la vogliamo dire . Legge(ì,che
gli Athcniefi furono i primi , che facefl'ero fimili ftatoe . Et non f©- ^je^j^j^^i ^^
lamenteinqueftedi Mercurio, ma in quelle anco di molti altri Dei prima f^ra.
vfarono parimente gli altri Greci tale figura ^^uadra i & pixì di tutti
forfè gli Arcadi , come ferine Paufania , perche appo loro era vn'al-
tare dedicato àGioue con vnaflatoa fatta in fimile forma . Et ben-
ché molti fcriuaiio ,-che Mercurio fu chiamato Cilleisio-da vn mon- Cillenì».
te dell Arcadia di quefto nome, oueei nacque .-nondimeno vi fono
^ftatianco di quelJi, che hanno voluto, ch'ei foflecosì cognominato
da quefte imagini quadre , le quali fi poteuano dire , tronche,e moz-
ze , non hauendo altro mem bro , che il capo,perche i Greci chiama- Fo^'^a Qf^
RoCilliquellijalJi quali fia mozzo alcun membro ;& mortraiiano P^n-a^.-^
la forza del parlare , il quale non hi bifogno dell'aiuto delle mani,
come ferine Fello , per fare ciò che vuole , ma qiiando è bene ordina-
to, & fi fa vdirc a conuencuoli tempi, tinto può, che facilmente pie-
ga gli animi hamani , come gli piace , & fouente fa forza altrui i fuo . '
.piacere* Onde ^loratio car.ta di Meicurio,che egli da principio ptr-
iuafe a' mortali di lafciare le felue , e i monti , per li quali andauano
in que' primi tempidifperfi , come ìe fere , & vnirfii vinere infìeme
ciuilmente . Il che tolfe egli forfè da certa fuioia de i Greci, la qua-
le racconta , che Prometheo andò imbafciadcre à Giouc à pregarlo , ,
ch'ei volefl'e prouedere, che lafciaflcro homaigli huomini quella vi-
ta rozza, & be/ìialc, che meriauano già dal cominciamento del nwn-
do. Onde egli mandò con lui Mercurio con commifiione di infegn»-
feà quelli che più riputafle degni , il modo di ben parlare , col quale
efiì poteiTeroperfiiaderc à gli akriqaeilo cheera ncceflario à fare per
S \iucre
Lingua, cori-
fee rata a—p.
Mercurio.
carni»
CeiarCo.
€;airo a can»
;io»
Paufanb
Sonno con
ìe Mufe.
Hefioio^
H^jmerOo
None dife-
fnata.
Ouìiìo*
274 Imagini de i Dei
viuere vna vita domeftica , honcfta , Se ciiiile . Et per qucfto confc*
crarono gli antichi la lingua à Merairio,& oltre a tutti gli altri facri»
fìcij , qucfto era JÌlaipropria,& particolare, dì facrifìcargli, beendo
certo poco vino> le lingue delle vittime » Fu anco creduto Merairio
il primo, che moftrafle il modo di guadagnare, & perciò era Dio de*
mercatanti. Anzi dicono che fofle detto Mercurio dalla aira che egli
hi delle merci;onde Suida fcriue,che per queflo mctteuano vna bor-
ia in manoal fuo fimulacro.Fulgentio niole,ehe l'alia pie diMcrtu-
rio fìgnilìehino il veloce, & quafi continuo mouimento di quelli,the
trafficatiOjli quali folleciti ne* loro affari vanoquafì femprcjhor quà^
hor Jà. Onde ferine Gefare,ch€ i Francefi adorauano Mercurio più di
turti gli altri Dei, & ne haueuano molti fimulacri; perche, oltre che
lo difcellèro edere flato ritrouatoredi quafi tutte learti, credeuano,
che particolarmente ei potefle affai gioii are altrui ne i guadagni , Se
nelle mercandej nelle quali quanto h^abbino dactfere vigilanti gli
huomini moftrò il Gallo pofto d canto a quella Dio, come difii gi^*
benché vogliono alcuni, che fignifì chi più tofto la vigilanza , che dc-
ono vfare gli huomini faggi , edotti, perche à quefti è brutto foor di
modo dormendo confumar tutta la notte « Cenciofia che mettendo
Mercurio per la ragione , & per quella luce 5 che fifc«rge alla cogni-
tione delle cole, einon vuole che fliamo longamcnte fepolti nel ìon-
no,ma pofcia che fono rinfrancatigli fpirti, che ritorniamo alle vfa-
te opere. Perche non ponnogli huomini ftare in continua attiene né
del corpo > ne della mente , onde è loro neceffario quel breue ripofo
che apporta il fonno , come moftrano i Filofofì « Et Paufania fcri-
iiendo del pacfe dì Corinto mette , che quiui era vn'altare i oue fi fà-
ceua facrifìcio alle Mufe , &: al Sonno infieme, come che fo fiero bei»
grandi amici tri loro. Impero che tennero gli antichi il Sonno pari-
mente Ddo , & gli ne fecero ftatoe , come de gli altri Dei , credendo-
lo come dice Hefiodo, & Homero , fratcllodella morte » 11 che mo-
fi rauano etiidio le imagini fcolpitenell' Arca di Cipfèro , oue era vna
fémina, che tcneua fu'l ffniftro braccio vnfenciullo bianco, che dor-
miua , & vn negro fu 1 deftro , che naedefimamente dormiua , & ha-
ueuagli piedi ftorti, per queftofignificando la Morte, & per quello-
il Sonno, & la femina era la Notte nutrice di amendui. Fa quella
dagli antichi fatta in forma di donna con due grandi ale alle fpalle
negre ^ & diftefe in gui(a . che parena volare , & abbracciare con effe
la Terra , come diile Virgilio . Ouidio le da vna ghirlanda di papa-
uero che le cirge la fronte, & nranda con lei vna gran compagnia
di negri fogni. Gh altri Poeti poi la fìngoro hauere vn carro da quat-
tro ruote , che fignificano ; come dice il Boccaccio , le qu;;t:ro parti
della notte,così diuifeda' foIditi,& d brocchieri ntlle guardia loro ^
Ella è tutta di cobre fofcQ ? ma la vcfle , cfe^ ha momo rifp ic
f-GvU
quaU
De gli Antichi. 275
Imiif'me delU Notte nutrice dell* Morte , (^ del
So72?io ii^ imagine del Sonno fratello ^ com'
pagno della Morte i quiete c^ dolce ri/loro d<L^
mortali . (^ il corno dinota il rtpofo , c^ 'X'^r-
rtet^ de' fogni,
J o
^1*
^■^^^^^^r^^^^r^r^^^r^fr^^f^^^
i a
ìy.6 Imagini de i Dei
qualche poco,& è così djpinta,che rapprefenta l'ornamento del Cie»
., ,. lo . Tibullo fa , che con coftei ranno le Stelle fuc figliuole ^iJSoifc.
^ no , & i Sogni quando così dice t
Dateul pur piacer che homai la nette-
I fuoi dcHrìer hk giunti infiemc , e Viene-
Correndo à noi daUe Cimmerie grotte f
I le sìelle dì Vaga, luce piene
Seguono il carro de la maire , quali
il del' in bel drapetto accolte tiene»-
It il Sonno /piegando le negre ali
Va l or dietro , e vi van gl'incerti Sogni
Con pia non fermo y e paffi difiigualio.
Dalle quali parole fìconofce j che'l Sonno parimente haueaa l'aii^
ilchedifTeStatio ancora, quando fi duole, che gii fono tanti dì>
ch'ci non può dormire , & lo prega , che a se voglia venire homai , e
fcuotcrgli fopra il capo fé lieuipenne, & ilmcdefimodifTe Silio Ita-
SilioIcalicD. lieo. OltrediciòilSonnoègiouineiCheilmedefimoStatio-lo fa_j-
tale, chiamalo piaceuoliilìmo di tutti i Dei , come che non fìacofa_^
più grata, ne che piaccia più a' mortali dopò le fatiche del ripofo».
«he ci apporta il piacaiole Sonno ^ onde Seneca dille cosi di iw s-
Sontio-ccn
Seneca^
Ktkftrafft^
0 Sonno almo rìHoro à le fatiche
De' mortali:, de l'animo quiete,
lE del viuer' human U mgUor parte ^
O de la bella ^Jirea veloce figlio >
JE de la Morte latìmido fratello.
Ch'in fieme mefci il yeroy&' la bugia y
X quel, che dee Venir chiaro ci moHri
Con corto , e fj^Jfo ( ohimè J con triHo nuncia-^
Tadre di tutto , porto de la yita ,-■
Kipofo de la luce i e de la Notte
Udo compaio , tu non più, ri/guardi
^l Kè r-ch'al feruo yma vieni egualmente'
<A l'Vno , e a l'altro ,.ne le Hanche membra y,
Tlacido entrando la fiancheis^a feaccij^
£ à quel, che tanto temono i mortali
Gliaue';^ sì 3 ch'imparano' il morire^
Filoftrato nella tauolà , ch'ei fa di Anfiarao , nell'antro del quais
dice , che era la porta de i Sogni , perche dormendo quiui fi vedeua ,
Se Yiiuafi infogno queilo,che fecacaua di intendere^dipinge il Soa-
na
De gli Antichi . 277
io tutto languido con due vefti , l'rna di fopra bianca , l'altra di fot-
to negra , ihtcndendo per quella il di , & per quefta la notte , & gli
mette in mano vn Como , come fanno anco quafi tutti i Poeti , dal
quale par, che fparga il ripofb fopra de'mortali . Il che dicono citere
fiato finto , perche il corno aflbttigliato trafpare, & cosi ci moft ra le
cofe , come le veggiamo in fogno , quando però fono iSogni veri,ma
quando fono falfi , il Sonno non porta il corno , ma vn dente di Ele-
fante, perche aflbtiglifi l'auorio quanto fi vuole, non tralpare mai
sìcheperquellopaflìlaviftahiimana. Però Virgilio iìnfe,cheduc
fodero Je porte , per le quali ei vengono i Sogni , i'vna di corno , l'al-
tra di auorio , & che per quella paffano i veri , & per quefta i falfi .
[Sopra di che Porfirio così difcorre , come riferifce Macrobio , dicen-
ìéo che l'anima ritiratafi , quando rhuomo dorme , in buona parte^
<Ja gli offici] del cor pò, fé bene drizza gli occhi alla verità, non IjLj
può vedere però maidrittamenre j per la icurezza dell'humana natu-
ra,* ma fepure quefta fiaifottiglia in modo, che l'occhio dell'animo
ci palfi per dentro, vede Sogni veri per la porta del corno; ma fé fta
^enfasi , che l'animo non la pofi'a penetrare con la vifta , vengono
per la porta dell'auorio i falfi Sogni. Et il medefimo Virgilio ha fin-
to ancora,cheaÌ mezzo della entrata dell'inferno fia vn grandeolmo,
che fparga gli fronzuti rami, & che fotto le foglie di quefte filano at-
taccati i Sogni vani & falfi . La qual cofa vuole dire, comefefponc :
Seruio , chealla fiagione , che cadono le foglici gli alberi, iSogni
fono fèmpreyani., £t altri hanno detto, che l'olmo arbore fi:erile, Se
che non ^^a frutto,efprimedasè la vanità de iSogni,quali furono det-
ti ciechi da gli antichi , cerne fcriue Snida, ò perche fono fallaci ,
onero perche parlano fempre con chi ha gli occhi (errati . Oltre ÓL
ciò porta il Sonno anco talhora vna verga in mano, con la quale toc-
ca i mortali , & gli fa dormire . OndeStatio vna volta, che non po-
teua dormire, lo pregaua che venifie à toccarlo con quella . Gnidio ,
pofcia che ha deferito il luoco, ouehabita il Sonno, qual fa cht^
fia appreffo de' Cnnmeri j popoli,chc hanno quafi fempre notte , an-
cor che in Lcnno lo mette Homero , jfola nel mare Egeo, & Statio
appretìo de gli Ethiopi , & l' Ariofto vjtimamente l'ha pofio nell'A-
rabia : 0:i idio, ciccdefcritta ch'egli ha lacafadel Sonno , mette lui
i dormire fopra vn letto di Hebeno coperto tuttodi panni negri , in-
torno al quale ftanno innumerabili Sogni in diuerfe fonne figurati:
de' qnali tre fono i minifiri più degni ; l'vno , che rapprefenta foJo la
forma humana , fi dimanda Morfeo ; l'altro è detto Fobetore, chej
nr-olfcra ogni forte di befiia ; & il terzo , che fa vedere terra , acqua-- ,
faifi . arbori , monte, piano ,& ogni altra cofa inanimata , ha nome
Fantafo . Ne più dico di loro , ma ritorno allaimagine di Mercurio
fatta pure in forma quacra^come fi legge apprefio di Paufania quan-
S 3 do ci
Vefti «Id
Sonaoo
Sogni.
Forte <1<*
fogni.
f«iììrios
Sogni vani
*' tjeruto.
Verga dzì
Sotìo. •
Mìnìftri àc
Sogni;
Mercuno
perche sbar-
bato .
Horr.ercf.
rie:re gitta-
te alla Sratoi
^i Mercurio.
r^uica
r.lerciivio co
US «api .
iicr-izto ».
. Aiitiruat
278 Imagini de i Dei
do ei dcfcrfue l' Achaìa , che era in certa parte di quel paefe fu !a via J
con la barba , & con il cappello in capo . Ne mi ricordo di haucrc-*
letto in altra ftatoa di Mercurio , che diqucfta , la quale hauelTe Ijl-»
barba , cfl'endo che i Poeti tutti lo de dcfcriuono fcnza , il che , dico-
no , voler moftrar che'l parlar , quando e bello , vago , e puro , non.»
inuecchiainai . Ma fanno ben pere molti;che gli cominci a dare-*
fuori la prima lanugine 3 come già ho detto di Martiano , & come-»
ài Lu ciano poflb dire il medefimo , poi che ne i Tuoi facrifici j deferii
ne Mercurio con alcuni pochi peluzzi della prima barba 5 che gli co-
minciauano ad apparire fu 1 vifo . Homero parimente fa , che Vlifle
lo vede tale, quando a lui va , e gli porta quella herba > con la qualcj
ei Ci difcfe poi da gli incand dì Circe . Lcggcfì oltre di ciò , che alle
ftatuedi Mercurio , le quali erano su le publiche vie 3 gittaua pietre
ogn' vno , che pafì'aua di là , fecondo che le trouaua a cafo , in modo
che vi fé ne vedeuanoi monti raccolti intorno , ò fofiè per moftrare,
che fi debbe far honore alli Dei con offerire quello , che primo fé ne-?
apprefenta, & fi hd alla mano, onero perche pareflero in quel mod©
purgare kpublicheflrade, sì che non trouaffero poi gli altri, che-»
paflauano di là , & i corrieri raccomandati a quefto Dio , cofa , che
gli potefi'e offendere , ò veramente ciò era per dare ad intendere , che
cosi e tutto il ragionare compofto di piccole particelle , come quei
monti di piccole pietre raccolte infieme . Snida fcriue;che quefti cu-
muli , ò monticelli di pietre , erano confecrati a Mercurio nelle vie-»
incerte , for/cpercbx non deuiaffe dal buon camino y chipaffaua pec
là. Etchefuancovfanzadegliantichidiporresù le ftrade publi-
ehc dinanzi alle alle ftatoe di Mercurio le primitie de i frutti a fcrui-
tio de' paflfaggieri , li quali fecondo il bifogno ne mangiauano. Leg-
geri ancora , che Mercurio alle volte fu fatto con tre capi i ò per mo-
flrare la gran forza , che ha l'ornato parlare ; ò perche à coftui fcor-
tade pafiàggieri non baftaua vn capo per moftrare altrui le dineriè
ftrade , & fpecialmente ne' triuij , cioè doue erano tre vie , & perciò
in ciakheduno de* tre era fegnato 3 oue qucftajò quella, ò quell'altra
via andafl'e .
Voleuano poi gliantichi ancora, che Mercurio haueffe cura de'
Paftori; di che ù Homero fede,quando dice,cheinira Troiani Phof-
ba fu ricchiifimo di armenti , & dì greggi , perche Mercurio , cui egli
fu grato più di tutti gli altri , così l'haueua arricchito , forfè percne
ne' primi tempi non conofceuano gli huomini altro guadagnò, che
quello che trahcano da i greggi , & da gli armenti . Et perciò fcriue
Paufànìa , che nel paefe di Corinto su certa via era vna ftatoa di Mer-
curio fatta di bronzo , che fedeua , & haueua vn'agnelio a lato . I>i
che ei tace la ragione àpofta , come cofa mifteriofa , & che non fi
jgcfla, né il debba dire . Et vp altra ne era appreflb de'Tanagrei gen-
^vsb^
De gli Anticliì . >27 5»
' '^^W^m^
Imdgwe di' Mercurio dio dslh eloqucn^^ ^Jcorta->
^^ P^If^W^^^ ^ ^^^ ^" ^^fl^^'i yi^tcfo anco pr
la. for%A dd SoU ; ^ imagme dsi dìo Anubi
dio della fughetta appo gli Egittij ^ che e «t/»
iflefjo ceri Mercurio , ^ d Caduceo qui (igni-
fica d Sole (s" la Luna d demi ne la fortuna^
ramcre^ (^ la fiecejjìtà che yamjo co'l riafct-
mento hamano .
?>(à> <^' ^.v rOc -^ ■
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^' «^"^*r^'. f^ 'ia»^< '^"'f ''^'■''f' ♦'^''i^' '^'*i' f^'^'^* •^•'^
S 4
Macrobio «
Mercurio-
pel Sole,.
280 Imagini de i Dei
te del la Beotia , che portaua vn montone in colfo > perche dìcefi cKc
Mercurio andando già in quel modo intorno alle mura della Città,
fece ceflare vna grauiflìma pcftilenza « Quefto Merairio Tanagrco
ha dato occafìone al volgo delli Antiquari) di credere , che moki ta-
gli antichi della Chriilianiti prinnitiua fiano altro di quello , che ve-
ramente fcuo. Coftumauanoinoftii di portare negl'Anelli da fi-
gillare eh riilo intagliatoci, in figura di Paflore, con fa Pecora in-»
collo per alludere alle parole , Ego fum paftor bonus . Et io mi ri-
cordo di vedere in Roma vna Corniola , nella quale ftaua stagliata
quella figura , co'l nome appreflb EIHCOY. Et vn' amico mio^
kuicu a due altre Gioie di fatturafimile; & in vna di effe era la Cifra
. Et in S. Lorenzo fuor delle Mura, mi fouuiene d'haucr. veduta
vn Sepolcro di marmo,a mane manca nell'entrare per la Porta magr
giore , nel quale fi vedeua vn Paftore con la Pecorair Spalla , in me-
20 a certi adornamenti dfcl Parapetto del detto Sepolcro. In propo-
iìto di che fcriue Tertulliano, riferito dal Card. Baroni» nel i de
gì' Annali, ^chei Chriftiani coftumauano anticamente di mettere
quella figura ne i Calici , Onde fu ofTeniato poi, che quando fi ce-
kbrauaquiuiJafuafefta, andjua vn bellifllmo giouane intorno al-
la città con vn'agnello in collc: Vn'altra ftatoa fu pur anche diMer-
curio portata dell'Arcadia , come recita ilmedef;mo Paufania , ò;^
offerta al tempio dìGioue Ohmpio, armata con vn'elmo in capo,&.
veilitadirna tonica cor^ vnibreue vefticciuoladi foprada foldato ,
& portaua vn montone fotto il braccio . Macrcbio, ilquai vuole,
che per tutti gli altri Dd fiano intefe le molte virtù del Sole, à quefte
tira parimente la imagine di Mercurio , dicendo , che l'ali moftrano-
la velocità del Sole , & die il finger le fniole , che vccidcffe Argo
guardiano della figlia, di Inaco murata in racca onde pofero afle
voIr£ ancora vnafcimirarra in manoalla fua ftatoa, fu perche Argo
con tanti occhi è il Cielo pieno difìelle , che guarda la terra , la qua-
le fiiccuano quelli di Egitto nelle loro facre lettere in forma di vacca,,
ma lo vccidè Mercurio ,.cioè il Sole , come quello , che fa: fparire le-
&e\h, quandoil dì comincia a moilrarfi . Oltre di ciò le figure qua-
drate di Mercurio ,chehaueuanoilcapofGlo & il membro virile,
Hioftrano che'l Sole e capo del mondo , & feminatoredi tutte le co-
fe,&: quattro lati fignificano quello, che fignifica ia Cetra dalle,
quattro corde data medefimamente a Mercurio., cioè le quattro par-
ti del Mondo ^ onero le quattro ftagioni dell'anno , ò che due equi-
notij , & due folilitij vengono a fare quattro parti di tutto il Zodia-
co . Et ù ritroaamento proprio de 1 Greci, come fcriue Herodoto ,
& gli Atheniefi furono iptimiyche faccflero , & moftrafifero a gli al-
tri di fare parimente, le /ìatot di Merairio col membro genitale drit-
«D> & quello fecero efliforfe , perche differo le fauole :, òl lo riferifce
Marco
De gli Antichi . 28 1
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*li|^ ^magìne ai Anubide Dio della Salacità, O^fioJ: a ^
*E f§^ ^ Fiddtà , ca« ;/ CocodriUo ammale d EgittOy ^^^
*I-S^ t^rrefirèi Cff acquatico y con Apiy Gto^e Ham- <f|à%S'
«^||^ ^<5»^ ^ ^ altre fg»re mtfhrfoft^ .. #Ì^S*
"^«yuL ìAs ^-i -Mi ^ W iOi» W W S<te WV 'i^ !<fo «-fc *ft? *!fc W ic3^
li»
^1*
Caduceo
s'acconmo-
da al nafci
mento del-
1'ÌKiomo.
Marnano.
A nuli.
Dìodoro
Siculo*
Hcfcole.
2 S 2 Imagini de i D eì
Marco Tullio , che a lui fi gonfiò , & drizzoflì in quel modo per IsL*
voglia , che gli venne di Proferpina la prin:ia volta , che h vide, sì co-
me fi può vedere il difegno nella noftratauola 91. a car. 2p3# Ac-
commodafi poi il Caduceo al nafcimento dell'huonrio come dice il
wedefimo Macrobio , ia quefta guifa fecondo quelli di Egitto . So-
no con rhuorao, quando ci nafce quefti quattro Dei, il Demone , I2
Fortuna , l'Amore , & la Neccllìtà . De' quali 1 due primi fignifica-
no il Sole , & la Luna , così detto quello , perche da lui vengono , Se
fono conferuati lo fpirito , il calore , & il lume della humana vita,8c
perciò è egli creduto Demone , cioè Dio di chi ci nafce . Et quefta
è detta la Fortuna , perche tutta la forza fua fi ftende fopra i corpi , li
quali fono fogctti a molti , & diuerfi accidenti . L'Amore è nioftra-
to da due capi de i ferpcnti , li quali fi giungono infieme , come che-»
fi bafcino ; & la Neceflìcd èintefa per quel nodo , che quefti fanno
disènelmezo. Martiano ferine, che Philologia entrata nel fecon-
do Ciclo vide venirfi incontra vna vergine con vna tauola in mano,
nella quale erano intagliate queftecofe tutte dimoftratrici ài Mer-
curio. Nel mezo era quello vccello dello Egitto fimile alla Cicogna,
che chiamano Ibis,& rncapo di belliifìma faccia, coperto di vn cap-
pello , chehauea d' intorno due fèrpen ti . Sortovi era vna bella ver-
ga dorata nella cima, nel mezo verdeggiaua, & diucntaua negra_*
nel calce . Dalia deftra vi era vna teftugginc , & vno fcorpione , 2<^
dalla iìniftra vn capro con certo vccello fimile allo fparuicre , Que-
lle colè quafi tutte fono tolte da i mifterij de gli Egitti] , appreffo de
i quali Ci crede : che fofle adorato Mercurio fotto il nome di quel
Dio , che da loro fu chiamato Anubi . Perche Io fa cenano con il Ca-
duceo in mano , eome Io defcriue Apuleio , il quale raccontando di
quelli , li quali andauano con Ifidc dice così. Eraui Anubi, qual
differo efler Mercurio, con la faccia hor negra, & hot dorata, alza-
na il collo di cane , & nella finiftra portaua il Caduceo , oue con Ia_»
deftra fcudteuavn ramo di verde palma. Fu fatto quefto Dio ìr-^
Egitto con capo di cane per moftrare la fagacitd , che da Mercurio ci
viene, conciofia che altro animale non fi troni quafi più fagace ddt
Cane . O pure lo faceuano così , perche , come recita Diodoro Sicu-
lo , fu Anubi figliuolo di Ofiride , & feguicando il padre , in tutte le
guerre moftroflì ralorofo Tempre , onde come Dio fn riuerito doppo
morte , & perche viuendo ei portò per cimiero vn cane fopra l'armi •
fu poi fatta la fua imagine con capo di cane ; volendo pur* anco pc~
quefto intendere , che egli fu fempre fagace euftode,& fedele del pa-
dre, difendendolo tuttauia da qualunque haueffe tentato di fargli
naie . Oltre di ciò , fc non fu Hercole il medefimo che Mercurio, bé
fu da lui poco differente, come ne fa fede la imagine fua fatta da'
Francefijcheladorauaiioperlo Dio delia prudenza, & della elo-
. \" ' qucnza ,
Degli Antichi o 283
4i
Jst
Imagìne di Hercole appo Vr ante fi da loro tenuto
Dio Clelia sloquenz^a , ^ dsU'effercitio , qual fìt
da alcuni tenuto anco per Mercurio ^ meHa
ìmagine dinota a forza 3 (^ difciplina milita^
re , wdffime in rvecchi £apitani^ ^ cof? fuma-
ti ^ oratori*
"il*
.^.
.èfe.
'f '% '^^^ %i'^'i§^^^^f^^^^ ^^^%^^^^^^^^li
i 'a forza.
284 Imaginì de ì Dei
Luciano, quenza , in quefta guifa , come racconta Luciano » Era vi\ Vecchia
quafiali'vltima vecchiaia, tutto caino, fé nonché haiieua alcuni pò»
chicapegli in capo , di colore fofco in vifoje tutto crefpo, & rugofoj
veftito di vna pelle di Lione , & che nella deftra tencua vna mazza >
& m'arco nella finiftra ; gli pendena vna faretra da gli homeri , 6c
haueuaallo eftremo della lingua attaccate molte catene di oro, & di
argento {bttiliffime , con le quali ei fi traheua dietro per le orecchie
vna moltitudine grande di gente , che io feguitaua però volonticri.
ìj,loqu-nza, e Facile cofa è da vedere , che quella imagine figni£ca la forza della»»
eloquenza , la quale dauano quelle genti ad Hercole , perche , come
dice il medefimo Luciano , fu Hercole creduto più forte aflai , & più
gagliardo di Mercurio à & lo faceuano vecchio, perche ne i vecchi la
eloquenza è più perfetta affai, che ne'giouani, come Homero ci mo-
ftra per Neftore , dalla cui bocca , quando parlaua , pareua che ftil-
lalTe dolciflìmo mele . Et per quefto hebbero anco forfè quefti duo
Dei vn tempio folo fra lo commnne nell'Arcadia : gli Atheniefì,che
haueuano nella loro Accademia altari delle Mufe , di Minerua ., & di
Mercurio, vollero hauernevno parimente di Hercole, come che il
Nume di coflui non meno , che de gii altri potefTe giouare a chi qui-
uifieflercitaua j & Paufaniar^fcriue, che non folamenrei Greci, ma
molte barbare nationi ancora credettero , che Mercurio, & Hercole
foflero fopra allo elTercitarfi , & che erano principalmente adorati
rie'luochi,oue/ì faceua quefto. Onde appreffo dei Lacedemoni]
nel Dromo, luoco oue fi elfercitauanoigiouani nelle correrie, fu
vn'antichiifimo fimulacro di Hercole, al quale andauano a facrifica-
re quelli che erano già di maggiore età. Et in certa parte dd paefe di
Corinto diceuano quelle genti, che Hercole haueua già quiui offer-
to , & dedicato a Mercurio la fua mazza, che era di vliuo faluatico ,
la quale fu creduta haueredapoi fatto le radici, & eflcre crefciuta,
6: diuentata vn grande arbore . Non dico fé fia flato vn Hercole fo-
lo , ò molti ; bench'io fappi.che Varrone ne mette quarantaquattro,
&: dice , che già tutti gh huomini di grande , & mirabil valor© , &C^
quelli, che hauelfero fuper^ro qualche feroce Moftro , erano detti
Hercoli: nèdeimolti.qualfoffe riporto nel numero deiDei , per-
che quefto non tocca a chi vuole folamente far ritratto de i fimula-
cri , & delle ftatoe , chs ne fecero gii antichi ; li quali adorarono co-
me Dio YnH.rcole,& à lui fecero di quelli honcri, che faceuano a
gli altri Dd» & quelli di Egitto Io pofero nei numero de i dodici(co-
me ferine Herodoto) che furono prima da loro adorati. Ma fé ben le
moire cofe,ch£ fi Jeggono di Hercokjfiano fiate fatte dadiuerfe per-
fone di quefto norre,foiio atcrjbiute nondimeno tutte advn folo,
che fu fatto Dio . li cl;i fimuUcroera grande per lo più & che mo-
ftraua forza , & robult^zza , per la quale viuendo fu cognominato
MeliRì-
Dci dello
«fkrcito.
Simulacro
d'Htrcolc.
De gli Antichi . 28 f
filctampìgo 3 che viene a dire , dal negro culo , perche co fi chiama-'
reno i Greci gli huomini forti, e robufii: & all'incontro diceuano
Leucopigo , cioè , che ha bianco culo , à chi era molle , & effemina-
to . Et à quefto propofito leggefi vna cotal nouellctta ; Furono due
fratelli maluagi,e trilli quanto fi poffa dire , nominati l'vno PafTalo, NousIIa pia-
èc l'altro Alcmone , ma erano detti Cercopi , & ixirono figliuoli ài csuole >
Mennone: quefti più voice furono riprefi dal la madre, & pregati^
mutar vna cofi pellìma loro natura,ma pofcia che vide di non poter-
li ritirare dalle loro opere maluagieji pregò che fi guardaflero al-
meno di non dare fra piedi a Meiampigo. Hor'^auenne, che effen-
dofi vn dì Hercole pollo à ripofar fotto vn'arbore , al quale haueua
appoggiato l'arco , & la mazza , quelli gli fopragiunfero , & veden-
dolo dormire ^difegnarono di farli qualche ftranofcherzo, & erano
già in punto , quando Hercole Ci deftò ; il quale leuatofi non ^qcq. lo-
ro altro male, renonchegliprefe,& legatigli infieme peri piedi,co-
me fodero flati duo lepri^^attacatigli alia mazza fé gli pofè alle fpal-
le,&andofi'enevia . ICercopi^mentreftauano pendolonè à. quel
modo , videro :, che Hercole haueua il culo , & le natiche negre , &:
pelofe , onde cominciarono à ragionare pian pian iti loro di quello ,
che tante volte haueua loro detto la madre , & diceuano , che certo
quegli era il Meiampigo. Di che Hercole, hanendointefo il tutto,
prefe il maggiore piacere del mondo , & perciò ridendo gli fciolfe, &
lafeiolli andare , ma furono poi trasformati in Gatti Mammoni, co-
me ferine Suida,perche vollero ingannare Gioue . Onde per gli Cer- Cercopi»
copi furono louente intefi i fraudolenti , & adulatori , come fi vede
apprefìfb di Plutarco, il quale parlando della differenza , che è da ve-
ri amici à gli adulatori dice che cofi fi dilettano i Principi di quelli ,
comeHercole fi dilettaua dei Cercopi. De* quali fece anco men-
tione Herodoto, defcriuendo il camino che fece Xerfe a pafTare con
l'eflercito i monti della Grecia , & dice che andò a pafìare il fiume^
Afopo per certa via, che fu dimandata la (zdc de i Cercopi, cioè de*
malitiofi , oue era anco vn fafib , che fu detto Meiampigo , cioè ne*
grofonte, clìe quella voce tantopuò fignificare quello quanto quel-
lo ch'io dilli di Hercole ► Al fimiilacro del quale ritorno , che ia dì
huomo forte , & robullo , e fu parimente tuttonudo, le non che ha-
neua vna pelle di Lione intorno, il cui capo con la bocca aperta gli
faceuacelatta, &:teneua la mazza neirvna mano, e l'arco nell'altra j
& la faretra glipendeua dalle fpalle.Gohie ho già detto. Vn fimiie
tutto di metallo alto diece cubiti fu dedicato in Olimpia città della
Grecia da alcuni andati col figliuolo di Agenore a cercare Europa »
come fi legge appreflb di Paufania , il quale ferine ancora , che i La-
cedemoni hebbero vn fimulacro di Hercole , con pelle del Lione ii> Hercol- -y-^
. jrno,& tutto armaco ; la ragione di ek€ auennc , perche elTendo giè- nìa«>I
^ "' andato
2^6 Imagini de ì Dei
andato Hefflole per certi fuoiaffariaSparta citti principale dc'ti-
ced€monij,haueua menato fccovngiouinetto fuo cugino nonaito
ApoIIoioro* Eono , onero Licinio (come dice Apoilodoro raccontando il mede*
fimo Fatto ) il quab andando tutto folo a fuo piacere per redcrc Ijl^
città , arrinò dinanzi alla cafa di Hippocoonte , che era all'hora qui-
ui Signore , & Rè , oue fu fabito affalito da vn terribile cane , cui egli
ferì di vna pietra, & lo fece ricornare in cafa; ma i figliuoli di Hippo-
coonte, che queftointcfero,vfciti fi auuentaronoaddofle di Eono
coQbaftoni,& l'vccifcro. Hercole , rifaputa la cofa, tratto dallo
fdcgno , e dal dolore del morto cogino k n'andò tutto folo fenza aU
cun indugio contragli homicidi; & con quelli fu vn pexzo alle ma-
ni : all'vltimo Hercole ferito in vna cofcia fi ritirò , e tolfcfi di fotto
perallhora, non potendo refifterealla gran moltitudine delle pcr-
fone , che gli veniliano addoflb : ma poco dapoi mefilne egli pari-
mente inficme molti, tanto fece .che ammazzò non folamentei fi-
gliuoli :, ma il padre Hippocoonte ancora , & roinò tutta quella ca-
fa . Et per quello lo fecero armato i Lacedemoni . E gli Arcadi fe-
cero dapoi al fuo fimulacro vna cicatrice nella cofcia per memoria-*
della ferita , ch'io difli ; per la quale , guarito che egli fu , dedicò vn
tempio ad Éfculapio fotto cognome di Cotileo , perche Cotilc ap-
prelTo de' Greci è il mcd^fimo , che appo noi cofcia , come che per
luifuffe guarito della ferita, che hebbe nella cofcia. Apoilodoro
ferine , che Hercole fli parimente armato : quando per la difefa di
Thebe combattè centra gli Minei j & che Minerua gli diede le armi .
&foggiunge, che hauendo Hercole imparato di tirar l'arco da Eu-
rito , hebbe dapoi li ftrali da J^pollo , da Mercurio la fpada , da Vol-
cano la cora22a,& da Minerua il manto i & che la mazza fé la tagliò
& fece egli da fé ftelTo nella fclua Nemca .
Plinio, riferendo alcune delle più degne ftatoe di metallo, che foC-
fèro appreflb de gli antichi , dice , che in Roma ne fu vna di Hercole
terribile nell'afpctto , & vettita di vna tonica alla Greca . Che fofle
terribile da vedere , lo moftra quello , che fi legge di vno , il quale ne
hebbe tanta paura , che diuentò tutto faflb, vedendolo paffare perii,
oue ei fi era nafcofto in certa fpelonca , & era quel faflb , come riferì»
fcc Suida , in forma di huomo che mette fuori il capo per vedere . ^
Hanno poi detto le fauole , che il Sole donò vn gran vafo da bere ad
Hcrcole,con il quale egli paffò il mare, come riferifce Atheneo.
Macrobioi'interprcta, che fofl'e vna forte di naue detta Scifo,che
tale era anco il nome del vafo , & fi potrebbe accomodare à quello,
che noi dichiamo Schifo , onero Battello , onde non vfarono poi al-
tro vafo mai ne' fuoi facrificij , & Virgilio parlando delle cerimonie'
di Hercole celebrate da Euandro, quando Enea andò a lui jdifTc
«heilfacroScifoingombraualcmiiniad efib Euandro, che moftra
Efciilapio
Colile .
Arme di
Hercole.
Plinioi
Atheneo .
Scafo vafo di
Hercole.
Degli AntichL 287
«Sii
^IP
Iwaglne d'Ercole armato , d'Hercole 79Jangtatore ,
(^ tenitore y^ de!!' of creilo Folica àlut facra»
to per la ftta voracità , ^ dclTaltare ficrato-
gli detto il giogo del lue ^Je^no della fua, grata
natura , c> benignità s coronato poi delTali^ero
pioppa, e[fendo tolto anco per ti tempo the tut-
to diuora ^ confumo-^.
4ff
> i#Oc? ^■'l•' ^jif ^
m^
fi»
I»
'^'•''if-'''^^'''^^'-ì^->^^^'-'i^'f^'^^'^^'^^^
288 Imagini de i Dei
Vl^rcolebc lagraiclczzadiqueftovafb, col quale in mano fa fatto Hrtco!«aìI« ,
mioic. volterò p.r la faUola,ch'ioc{iiTì, onero permoftrare, che H^j «.ole fu jj
gran bill itore, come recita Atheneoi li che vollero forfè anco mo-'*
ftrare quelli , che nel paele di Corinto in certa fua captila fecero va
giouinctro, chegliporgcua b-re; banche Paufatiiafcriue, eh. Her-
.. .. cole cenando quiaiapprello di rnfaofuocero diede vn n fatto circo
daHcrcolc si^liteitaa.Cj^togiouinettto che li daua bere, che l'vccife, paren-
dogli , che non faceflTeqiiel officio garbatamente , & che per memo-
Hcrcoleman ^^^ ^^ quefto furono poi fatte quelle Itatoc. Leggili ancora apprcf-
giacore. Co di Apollodoro , di Atheneo , & di altri , che Hercole fu gran man-
giatore , & vorace fuor di mo.'o , sì che mangiaua fp^fib egli folo va
Vccellodi bue tutto intiero , & che per quefto gli fu confccrato da gli antichi
licrcole. . queUVccelIo , che da* Greci è detto Laro , & da' noftri Folica ; per-
che , come fcriue anco Snida, egli è di fua n^jtura grandemente vora-
ce^Sc ingordo . Da quefta voraciti di H.rcole nacquero alcuni fuoi
- • facrificij, ne' quali non era lecito dire pur vna buona parola; perche
A poUcdoiò ^^^"^ riferifcc Lattanti© , & fi legge appreflb di Apollodoro, vn di »
ch'ci paflaua per l'Ifola di Rhodo , & haueua rna gran fame , tolfej»
per forza ad vn Contadino • che non volle vendergliene vno ambi li
buoi , con li quali araua allhora il terreno , & fé gli mangiò con al-
cuni fuoi compagni . Il pouero huomo difperato per la perdita de*
buoi , non potendo farne altra vendetta jfi voltò, à beftemmiare;
Si maledire Hercole, & adire tutti i mali del mondo di lui , Sz di tut-
ti i fuoi , di che egli rife fempre , & dilTe , che non mangiò mai , che
pili gli dilettalfe , che vedendo colui dirli tanto male . Onde pofcia
che fu fatto Dio, le g:ntidel pae(è gli confecrarono vn'altarc detto
il Giogo del bue , & quiui gli facrifìcauano d certo tempo vn paio dì
buoi col giogo fu'l collo ; fi fentiuano in quefto mentre il Sacerdote
con tutti gli altn, che vi fi trouauano a beftemmiar,& dir tutti i
fnali po(libili,perche credeuano in quel modo di rinouare ad Herco- j
3e il piacere, ch'egli hebbedilèntirfì befiemmiare , & maledire dal
contadino , cui mangiò gli buoi • Et a quefto proposito non tacerò
vn'altrofacrificio non meno pazzo , & fciocco , che fi fofìe trillo , Se
nefando queillo , che ho detto, nato parimente dal piacere, che
prefe Hercole di veder , che alcuni Contadini , come riferifce Su Ida ,
per non ritardare il facrificio appreftato , eflendofene fuggito il bue,
che fi doueuafacrificare , ne fecero vno fubito di vn pomo , liccan-
doui quattro bacchette in vece , di piedi ; e due al lucco delle coma.
5ftida . Onero fu la cofa, come Giulio Polluce la racconta , che non hauen-
do potuto paffare il fiume Afopo , quelli , che portauano la vittima.
(qual'era vn Montone ) a certa fefta di Haxok , ellèndo già l'hora
Chillo Poi- ^^^i"^t=i ^1 facrificio , alcuni fanciulli , ch'erano quiui , piantarono
lace. «Juattro fiftuche ia loco de' piedi j & due per le corna in vn pomo, lo
quAle
De gli Antichi. iSp
ig^vtilc fingendo il montone, che fi douea facrihcare, fecero enne per
giuoco tutte le cerimonie , che vi andauano. La quale cofa fu di ii
gran piacere, etantocaraadHercole, chereftò rvfanza poi appref-
(o de' Thebani dì bcriiìcargli de' pomi nella maniera , die gli fu la-
crificato quel pomo perdiferto di vittima, ^4a perche non fu min-O-
re il valor di Hercole in altri più degni , & più gi-oriofi fatti , che fof-
fe in mangiare , & in bere, flirono anco per ciò f jttegl i molte ftatoe,
& dipinture, & quelle dedicategli così ne' fuoi, come nelli Tcmpij
de gli altri Dei. Tra quelle fi vedeua che piccolo bambino ftroz- ^s.^.^h.s 4ì_
zaffe con le mani duo ferpenti andatigli alla culla; &: fatto poi gran- Hertola-^
de tagliafle le tefte , che rinafceuano all'Hidra , e le abbrufciaflb, clia
prendeflecòrrendolacerua, qual'hauena gli piedi di menilo, & le
corna d'oro, &quarciafie le mafcellead vn terribile Lione, onero
l'affogafie : che ftefie a vedere alcuni caualli, che mangìauano '^^nHe
pollo lorodinanti; che ie neportafl'ein collo vn ferro cingnìale ; che
ferifìTe con le faette in aria certi vccellacci tanto granfi; . die ftenden-
do l'ali toglieuano la luce del Solcai Mondo;che inenaHe leg;ìto vna
ipauenteuolc toro , che fpiraua fuoco ; che fi itringelTe foprail petto
vn gigante , e lo facelTemorire che ammaizaiTe vn fero drago , e le-
^iiafle di certi horti gli pomi d'oro, che, da quello erano guardati ; che
niettelTe le fpalle à foftenere il cielo , che am.mazzaiTe vi-i Rè , clic ha-
tieua tre corpi;& ne menafleyn grodb armento di buoi^cheoccidcffc
dinanzi ad vna fpelonca ^;n terribil ladrone che fpiraua fumo , & fià-
ma dalla bocca i che (ìiriralìcdietro Cerbero con tre te (k da lui in-
catenato; che tirando l'arco ammazzarle l'aquila, che diuoraua il
fegato dPromctheo legato ad vn'alto monte ;& ch^ ammazzalfej
parim.ente molti ladroni , & molti tiranni , che troppo lungo fareb-
bsi dire tutti i gloriofi fatti , che fi raccontano di coftui, danno ma-
^ teria di farne diuerlè imagini , per li quali fu chiamato domatore de*
moftri ; ma perche non fono più brutti, né più {pauentcuoli moflri ,
né tiranni più crudeli fra mortali de ivitij dell'animo, hanno voluto „ . j e
j dire alcuni , che la fortezza di Hercole fu dell'animo , non dd cor- f:^', _f, \T
pò , con la quale ei lupero tutti quelli appetiti diforoinati h quali ri-
belli alla ragione, come fcrocifTimi mofiri turbano Thuomo del con-
tinuo , & lo trauagliano . Etdqueftopropofito Snida ferine, dio
perdimoftrare gli antichi, che Hercole fu grande amatore di pru- Spofmmt^
denza , & di virtù , lo dipinfcro veftito di vna pelledi Lione , che fi- di Heicole. 'i
gnifica la grandezza , &; gencrofità dell'anim.o , gli pofero la mazza
nella deièra , che moftra defidcrio de prudenza , ik di fapere , ìk con
cffa finfero le fauole , che egli ammazz.; fle il fero drago , & portafiè .\i
via tre pomi d'oro , ch'ei teneua nella finiflra mano, & erano prima
guardati da quello , che fuperò l'appetito fenfuale , & da quello li-
\ bcròle tre potenze dell'animo ornandole di virtù, & di opere giufte,
T &
M:
tpo Imagini de i Dei
crobio . & honefle . Macrobio.il quale come ho gii detto più Tolte , di vnt
Hcrcolc pd intelligenza à gli altri Dei, vuole intendere di Hercole, ch'ei fia il So.
^^^' k , oc che i gloriofi flioi fatti , che fono dodici i più celebrati , fiano i
dodici fegni del Zodiaco fuperati dal Sole, perche fcorre per quelli
, in tutto Tanno. Altri hannovolutOjChe Hercole fia il temro,iì qua-
tcìnpa." ^ ^^ vince, & doma ogni cofa , & perciò gli metteuano in capo ghir-
lande de i rami della pioppa , che queP.o e l'arbore, che à lui diedero
TPk^nDa ar- gli antichi ;oiide Virgilio, fa, che iiuandro facrifìcandogli fé ne-i>
liy.-e S. Hcr- cinge il capo , Se la chiama Herculea fronde, perclìe quefta con due
^'- colori , che ha, moftra le due parti del tenipOj rvno bianco, che mo-
i]:raiidì,& l'altro fofcojchefignifìca ta notte , dclJi quali dicono le
faiyolc efière ùiti la cagione , che quando Hercole andò in Inferno »
per trarne quindi Cerbero, fi auolfe intorno al capo alami rami di
pioppa, & chelefogliediqueftidiuentaronobianchedi fotto dalla
parte , che toccaua le carni tutte bagnate , e molli di fudore,&: di l'o-
pra verfo l'aere infernale foichc,& atfumicate,& che perciò egli vol-
le dapci, che tutte foflero fempre tali, & a molle pofcia fempre , per-
che gìidifcfero il capo dal nojofo fumo della cala infernale . Et a_»
quc ito, che Hercole foife tolto pel tempo, fi confaceuano alcune ce-
rimonie de*^ fuoifacrificij j le quali j oltre alTvfo ofleruato in quelle
de gli altri Dei, erano celebrate a capo fcoperto, come ferine Macro-
bio , fé uè può rendere la lile fia ragione , che fli detta nella Imaginc
. dì Saturno,cui facrifieauano parimente a capo fcoperto. Leggcfi an-
^S^^'^l^^ cora apprcfib dì Plinio, che non aaidauano cani , ne mofche nel tem-
pio diHercole,ch'era a Roma nel foro Boario : queliijò perche feii-
tiuanoà nafo la mazza , cheflaua appoggiata quiuidi Riori , ouero
perche furono da codui odiati per le caule j che ferine Plutarco , oue
rende la ragione ,. perclìe non andaHero i cani nel fuo tempio : que-
i:k, perchefacriiìcando vna volta Hercole à Gioue , & hauendolo
pregato , chcei glileualfe d'attorno le mofche, che Io noiaiiano fuor
di modo , Zc per qucfio ammiazzatogli vna vittima di più , quelle fé
ne volarono vi?, fabito tutte in fieine , ne vennero poi mai più a' fuo
<5ìoue ft-ic- Cicrificij . Et perciò in quella parte della Grecia , oue quello auen-
tiatcìe di ne , fu datto cognome à Gioue difcacciatorc di mofche . Benché
inofche.i alcuni hanno detto, che non fu Gioue che difcacciafl'e le mofche
Miagrooro allhora,ma Miagro Dio proprio delie mofche ,il quale è noma-
Sii mòSe ^° ^l'^cora da alcuni altri Miode ; & quando faceuano facrificio 3
coftui in certa parte della Grecia tutte le mofche volauano fuor del
paefè. Adorauano parimente i Cirenei gente della Libia il Dio delle
ji>Koro . mofche da loro detto Achoro , egli facrifieauano per fare ceflare la-j»
pefte caufata talhora dalla gran molritudiat di quelle . E gli Acca-
roni nella Giudea hcbbero mede fin lamente Tldolo delle mofche
l^ek^,b«. Belzebù , che così V interpreta il Beato Gieronimo. Et come le miO-
" ' ' «he.;
De gli Antichi . spi
fche andauano aìli facrifìcij di Kercofe , così le donne ne erano fcac-
ciate; ne gli poteuano pure vedere, il che dicono fi: ordinato da lui
medefimo per Io fdegno , che egli hebbe gid vna volta , che vna don- n^nrse fcac-
nanon volle dargli bere, fcufandofi jCheall'horaerala fe^a deila_> csare dsll^
• Dea Bona, tempo, nel quale non poteuano le donne appredare, J!"!^^^''^
uè dare cofa alcuna a gli huomini. Onde Ri ofieruato dapoi ,
che come gli huomini erano fcacciati da quelli della Dea Bona,
così le donne non poteuano vedere gli facrifìcij , né entrare ne*
tempi) di Hercolc, fé non alcune appo gli Eritrei, li quali hebbe- .
ro vn fimulacro di Hercole , fecondo che recita Pan Tania , intralcia-
to, & come inteffuto fra certi legni attaccati in fieme in forma di
Zattera, la quale portata dal mare Ionio dicono che prelè terra ad
vnaIfoletta,cheénel mezo fra gli Eritrei, & Chio;&: chegli vni,
& gli altri cercarono di hauerla , hauendo già viilo il fimulacro , ma
per quanta forza vi metteiTero , non fu mai poilìbile Icuarla quindi ,
fin che vn pouero huomo Eritreo , qual era già flato pefcatore, qua-
do vi vedeua ( che aJI'hora era cieco ) dilfe , parendogli di cfl'er ftato
auertito in {bgno,che con vna fune de i capelli òqUc donne fi potreb-
be tirare la Zattera col fimulacro ouunque fi volefle , ma non hauen-
do mai voluto le donne della Città dare gli fuoi capelli per fare que-
fìo , alcune f;;mine di Tracia, le quali, benché fofiero nate libere, Donnetsrìm-
nondimeno , perche non haueuano a llhora altro argomento di viue- IcgiateJ^
re , qaiui feruiuano altrui, offerfero li^ontaneamente , & diedero gli
loro , onde fu Ritta la fune , con la quale gii Eritrei tirarono la Zat-
. tera , & hebberoil fimulacro , de perciò vollero , & ne fecero editto
publico, che lille donne di Tracia folamente foffe lecito appo loro di
entrare nei tempio di Hercole . Scriue ancora il meclefinio Pauf^nia,
che delle mólte ftatoe , che erano in Delfo , ve ne furono due l'vna di
Hercole, & l'altra di Apollo, che teneuano ambe il Tripode come
che fé lo voleffero torre l'vn l'altro , perche furono gid per venire alle Hercole Se
mani ftranamente , come fi legge apprelfo di Cicerone , ma che La- Spello alle
tona , de Diana, che erano quiui parimente , pareuano mitigare l'i- ^""*'' *
ra di Apollo , & Minerua quella di Hercole . Fu ouefto cosi finto ,
perche adirato Hercolc gid vna volta, che ei non puote hauere certa
rifpofta dal Oracolo , tclie il Tripode , & fé Io portò via ; ma torna- ^rmodc che
to in buona noi lo refe , di hebbe perciò dall'Oracolo quello che di- q!.'^
mandaua . Chiamarono gii antichi Tripodi certi v.^fi di metallo da
tre piedi , che erano a loro , come hoggi fono a noi i paiuoli , & alrri
▼afi da cucina , li quali Homero fa che fiano di due forti , & ne chia-
ma vna come diremmo noi da fuoco , Pjlcra fcnza fuoco , perche
qiuih erano tenuti nelle cafe , e ne' ttmpij folo per oinanivi.to ,
& erano perciò offerti alli Dei , come dono di m.olto iììma , ^' alle-»
perfone degne, & di valore erano parimente donati. Onde Vii gilio
T 2 gli
zpi Imagini de i Dei
4^"
4i
Imagtne d" Sfolline , ^ iHercole-^ che contendono ^è
wjìeme dtl Trìfode^^ di LatoìMyO- Duna che '^■
pacifichino Apollo 5 c> ^/ Mìnerua che pacifica^. ^rP^
Hercole: figntficantt l'ira di Hercole con t oracolo ^f ^
d^ApoUine pernon batterne bauutA risdofla , mi-
tignata poi hai^endola hauuta^ ^ il Tripode è
fegno dhonore idi Himit -^ e virtii> heroica^O*
di *uerita^
5^
^»tt<
fTC^^
^
■3*
^'*W^f^^ ^ ^'^^^ ^^''^^ ^^^^^ ^^^^ ^^^ ^'^^^^^'^
Xebeà.
Degli Antichi. 2^3
gii metéc fra gli honorati doni , e prennij , che Enea appafccdkìa n^
giuochi da lui fatti in honore del padre Anchife, & furono queOi
forfè , che gli haueua gii donati Heleno, infieme con altri preicnti
di gran valore, quando partì da lui : benché Virgilio gli chiami qui-
ui Lebeti con voce Greca , & Seruio voglia , che qiieiti fecero come
bacini da dare atqua alle manÌ,dicendojChe non pareua conuenien-
tedonarea tale perfonaggio, quale era Enea,vafi da cucina^ Ma.
Atheneo, riferendo la diftintionc de i Tripodi f jtta da Homero, co^
me ho detto, dice , che VrCo ha ottenuto , che fiano chiamati Lebeti
gli rni , e gli altri come tazze , & altri vafi da vino . Ma foifcro co-
inè che fi volefTc ,chcciò non ferue molto al proposito nofiro,ma
£ bene che il Tripode era certa tauola confecrata , perche vi fedefTa^
SII quella giouane, che dauaifacririfponfijpofcia che era ripiena-^
dello fpinto di Apollo, ilqnale le le andauaà cacciare in corpo per
di fotto ; & perciò vollero alcuni che'i Tripode fuHe vno fcaimo
pertugiato nel mezzo , accioehc lo fpirto hauefle per dou e. entra re in
corpo alla fèmina,che vi fedeua fopra. E lo potremmo porre per fc-
■gno di Verità ; perciie l'Oracolo , che veniua da quello , era creduto
d ire Tempre il vero . Onde riferilce AchentNO , che diceuano glianti-
chi parlare dalTripode ogni vno, cacdicdrc cofe vere. E che per
^uefto Bieco parimente hebbc il Tripode^ che era come vna tazza,
o altro vafo da vino 3 conciofia che il vino fcuopra fbuente la veriti
delle cofenon meno, che gli Oracoli de i Dd, perche quafi tutti i
Pei hebbero Oracoli j ciafcheduno il fuo .. E ben che potclfc t liere,
ch'io fcnuefli vn dì dituttì, nondimeno hora non larci.irò di dire di Oracolo et.
vno , che fudi Mercurio , per £nire con que(to \jì fua itragine . Seri- jvicrcurro,
»e Paufania , che incerta partedell'Achaia nd mezzo di vna gran^
piazza fu vn fimulacro d i Mercurio tutto di marmo > con la barba>^
leuato fopra vnaquadratabafe non molto ^a'ìde, dinanzi del quale
ac era vn'altro della Dea Vefta parimente di marmo , & che à canto
a quefto erano alcune lucernettcdi metallo , le quali accendcua chi
andaua per configlio à Mercurio , faauendo prima abbruciato certo
poco incenfo, indi ofFeriua su l'altare dell a deftra parte certo dena-
ro, che haueua allhora quella gente in communevfo, e dimandato
poi qutl.o , che , voleua, accolUua laorecchia al fimulacro di Mer-
curio,e Itaua ad vdireper vn poco poi ÌLUatofi quindi fimctteua fu-
fcitoambe lemani alle orecchie, tenendole fi h^x\ chiufe fin , che fof^
ic fuori della piazza , che allhora le apriua,e la prima voce , che "iàit
«a gli e» in vece della rifpofta deirOracoio «
Vc«»',
Tripode di
Bacco*
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2P4 Imagini de i Dei
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Imagini di A^ercurio , (§}'' ^/ Minerua , ^«^ì/ì? ///a
^^i5f4 Eloqaetìzjt , qt^efta. della VrudenT^^^
delle arti buone inuentrice :, dinotante effer ne-
cejjirie la Eloquetf^a , ^ la Prttdtn?^a e (Ter
coH^tonte injtems ^ fé deuono giouare le parsU
alle operattont bumanc^ .
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De gli Antichi .
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Icefi , ch« fra le marauigliolè cofe date da.*
Dio alla Natura humana , due fono gran-
demente mirabili , l'vna èil parlare ^ l'altra
l'vfo delle mani . Imperoche quello elpri-
mendo gli concetti dell'animo con maraui-
gliofa forza perlliadc altrui ciò , che vuole ;
quefto con molta induftria mette in opera
tutto quello , che può conferuare la vita ds
gli huomini , & difenderla, come fono tut-
te le arti gidritrouate , ò che fi troueranno all'anuenirc . Et perche
«on il bel parlare gioua , ma più tofìo nuoce , & fa male qual volta_^
«on fia accompagnato da buon volere , de daprudcnsa , né la prude-
ra può eflfere di vtile al mondo , quando non fappi perfuadere altrui
i. fuggire il male , & feguitare il bene , & à fare quelle cofe , che alla
vita ciuile fanno di meftiere , gli antichi lo molkarono accoppiando
infieme Mercurio , del quale liò detto già, èMinerua , della qualei^
dirò hora , /limata Dea della prudenza , & inuentrice di tutte le ar-
ti. Et perciò delle Hatoe di ambi quefti Dei, giungendole infieme.
He fecero vna , e la chiamarono con voce Greca Kcrmathena, perche
chiamano i Greci Mercurio Herme , cMinerua Athena , e la tennero
celle Academicj per moftrared chi quiuifi efi'ercitaua , che la elo-
quenza , & la prudenza hanno da effcre infieme giunte , come q'ie-
^a da sé poco gioui, e quella da se parimente nuoca ipeiTo , e forfe_^
fempre, fecondo che aitai lungamente He difcorre Marco Tullio nel
princip io della Inuentione, il quale ferine anco ad Attico fuo della.
fiatoa, ch'io difli in quefto modo . La tua Hermathena mi piace af-
fai, & è così ben pofta nella Asademia, che la pare tener tutta . Vo-
lendo dunque fare Minerua, ò fola, onero accompagnata con Mer-
curio , facifi di faccia quafi virile , , & affai feuera nell'afpetto.con-j ^^^^ ^^^^^
occhi di color cileftre , che quefto le dà femprc Homero , comie fuo chi (JTj^iincr-
proprio . Et Paufania doppo hauer fcritto di certo fimulacro di Mi- uà.
nenia , che era in Athene nel tempio di Volcano , fuggiunge di ha-
Hermathena
Minerua co-
me fatta ce-
Winerua ar-
mata .
OliidiO:..
Elhitr. di Mi-
ller uà ..
Qhudi&ttOi.
«iiMÌDerua>-
Contra lè;
4ónne..
;DoBn6 difc-
2p6 Imagini de i Dei
ner trouato certa fauola , chela fa figliuola di Nettuno, & che dl«
haueua gli occhi cileftri, perche talierano-ancoquelli del Padre. Ma
Gccrone , oue parla della natura de i Dei ^dice, che gli occhi di Mi*»,
-nenia erano ccfij , Sccenilei quel li di Nettuna,. che potrebbe dimo-
ffrare qualche differenza fri lora, ma non eredo io però che foflfe
molta , perche rvna.,e Taltra voce apprefib dei Latini fìgni£ca vii.*
colore verdiccio ben chiaro , quale fi vede ne gli occhi de i gatti, &
delie ciaettej.fenon voranno forfè dire,che in queflidiMincrua fot
fé vno fplcndore più infocato a fimiglianza di quello-, che moftrano
gli occhi de iLconi.. Faccifi parimente armata con vna lunga hafta
in mano, e con lo feudo di criftallo al braccio, come Gnidio fa , cht
clliiniedefimamentefi dfegnadasèfteffa, quando lauora di ricama»
i prona con Aragne >c dice feguitando quel difegno «.
Fi si con l'hafìa. ,econ lo fcudv , e / arma'
ti ca^o d'elmo 3 e di cora"!^ il fettoni
Le quali cofè moflrano la natura deirhuomo prudente, come
dirò poi.. Claudiano ancora, Scaltri hanno defcritto MincruaRe!
mcdcfimomodo, togliendone forfè j come hanno fatto fouente di
molte altre cofe il ritratto da Hcmcro , il quale quando la fa andare
perfbafa da Giunone ad aiutare i Greci contra Marte ^ che conbatte»
uà allhora per gli Troianijlàdcfcriue informa di valoroia guerriera!,,
e le ddvn'elmoin capo tutto dorata, perche l'ingegno dell'huomO'
acGorto^^armato di faggi con/iglr, facilmente fi difendcdaciò che fi*
per fargli male, e tutto rifplende nelle belle, & degne opere, che fio.
£ l'oro sii l'elmo dìMinenia anco vuol dire, che ella fouente e tolta
per lo diuino fplendore , che rifchiara gli humani intelletti , & d*on~
de viene ogni prudenza , & ogni fapercv Fu anco finto che Minerua.
nafceffe del capo di Gioue , come ferine Paufania, che ne fu vn fimu-
lacro nella rocca d'^Athene ,* hauendoglielo aperto Volcano con vna.
tagliente fcure di diamante , (cnza il fcruitio della moglie-, perche la-
virtù intell'ettiua dell'anima fra nel ceruello ; & difccndcella, e tutta:
Ila fua cognitionedal fupremo inteliletto,che è Gioue r conciofia che
©gni fapienza venghi da Dioy e nafca dalla bocca dello Altiffirao,RO
daqucilecofe bafiè,e terrene moftrate per Giunone Et queftaè
Hiiglior difpofitione di quella, che ha fatto Martiano à difpregio
delle donne , il quale perche non fu forfè troppo foro amico dicejfin-
gerfiMineruaeffere nata ftnza madre, perche le donne non hanno
configliene prudenza alcuna j a forfè, che diffe cosi per andare
dietroad Ariftotele,. il quale ferine nelle fùc morali , che le donne;
non hanno punto buon configlio . Ciiinon ardifco gid: di oppormi^u
oaa dico- bcoc , che molte donne i tem^t noftri fi molirano così pru-
" ■ '" - - «lentia,
Degli Antichi- 297
4i
*ifl
Imagffse di Vftlcanùy che con njtia fècurt di T)i/e»
mante afri il (ape à Gione » il^naU »c nafcc-^
^Amma dea de Uà fafievtia , cke diiìeta ggni
fipere t^evtr da Di&y ^ iìarnel arue^d la:^
njiTtiu inttUettma . Jigmfica amQYO. nelle donne
non e£cr ne cetjfglio mfapere:.
^^^ ^f^'t^^^#^^#%%^^#^f ^'^-f ^^-f ^
*"' ^/ yè^y %4^<7Ò^'
frftiige Goa-3
Minerua.
v2p8 Imagini de i Dei
denti , ?i accorte, che Io ^nno mentire. Etfe non cheli valor tofé J
]e fa afiai note al mondo , mettendo gli nomi porrei anco infiniti ef.
/èmpi del (ènno,& della prudenza loro, moftrando quello, che al»
tri forfè tton ha voluto vedere : & è , che fé bene Minerua nacque fcn-
21 il femitio della fcmina , nacque ella però femina , e vuole perciò it
douerc , che fi confacci più alle donne , che d gli huomini . Oltre di
ciò coperfero a cofteiil capo di cimo per darei ad intendere che l'hu®
mo prudente non ifcuopre fdiiaprc tutto quello, che si ; non mani^»
fetta cui ognuno il fuo confìglio, né parla femprc in modo, che fia
intefo da ognuno, ma da chi folamcfltcè fimile d lui, fecondo che gli
aff-iri lo ìicércano; fi che le fue parole i gli altri poi paiono fimili a
gl'intricati detti della Sfinge. Donde fu forfè, che in cersa parte del-
lo Egitto pofero innanzi al tempio di Minerua , che fu adorata q ui-
uij e creduta Ifìde, a Sfìnge, benché fi legge anco, che ciò fu fatto
per moftrare , che le cofe della religione hanno da ftar nafcofte fotto
facri naiflerij in modo , che non fìano intefe dal volgo , più che foCe-
ro intefì gli enimmi della Sfinge . Paufania fcriue , che in Athcne fu
vnfìmulacrodi Minerua, quaPhaucuasià l'elmo nel mezo come d
direbbe per cimiero la Sfinge , e di qua , ^ di là erano due Gr .ffi , lì
quali non fono bcftie , né vccelli, ma partecipano di quelle , e di qu»-
ft i , perche hanno il capo di Aquilà,e le ali , & fono Lioni nel rcfio .
Trouanfì quelli animali fieri , e terribili ( fc pure fc ne troua , perche
Plinio gli crede fauolofì ) nella Seichia , oue guardano le mincre del-
l'oro, come fcriue Dionifìo Afro, sì che gli Arimafpi gente di quel
paefc , che hanno yn'occhio folo in fronte , non lo ponno raccogliere
fcnza gran pericolo , & è perciò , giseirra quafì continua fra lore.Oa-
dc fi può conofceie quale guardia debba hauerc ciafchcduno del prò
prio ingegno , acciochc non venghino gli Arimafpi ad inuolarglielc .
Pofero anco il Gallo gli antichi alle volte fu l'elmo à Minerua , co-
me moflraua certa llia ftatoa fatta da Fidia a gli Elei ^d'oro, e di auo-
rio , il che Paufania par crederà , che fofTe perche il Gallo e ardito, e
feroce , come bifogna cfTere nelle guerre : ma aggiungiamo noi aa^
co , che ciò moflraua la vigilanza , che ha de e Aere ne' faggi , & ra-
lorofi Capitani . Imperoche credettero, che Minepua haueffc la cu-
ra non meno delle arti della guerra , che della pace , & peiò la fecero
«rmata ,-come diffi . Etle fauole finfero^che ella vccidcfTe di fua
mano Fallante gigante ferociiììmo ; dal quale voliere alcuni, che
fallacie . ^^^^ ^^^^ detta poi Pallide . Et alcuni altri dicono , che ella hi così
- chiamata da certa voce Greca, che fìgnifica mouere j o croilarc,per-
che la fuaflatoa era fatta in guifi, che pareua crollar l'afta , che te-
ncua in mano , alla fìmilitiidine del Palladio fìmuhcro di legno di
quefla Dea , il quale veramente la crolhua da sé , & moucua gli oc-
chi f ^ fu creduto clTete difcefo di Ciclo , comédiflì nella imagine di
Veila,
Ì^ÌJTi^fpi-
Palladio.
De gli Antichi . 2pp
Vefta » nel tempio della quale egli era gtiardato così fecfctamcntc^,
che non toccarlo , ma ne anco poteua vederlo altri , che quella delle
Vergini Veftali , alla quale era dataqucfta cura . E fu cognominata; . ..
Mincrui da principio Tritonia; ò foflfe da certa Palude della Libia di ''^"^wsi^
ijucfto nome ; della quale alcuni l'hanno poi fatta figlia, forfè per-
che ella fu prima veduta quiuij ouero perche fono le parti della (apiè
«a , cono(cere le cofe prefenti , preuedcre quelle, che hanno da veni-
re , & dcordarfi delle paflite : oueramcnte perche tre cofe ha da farò
J['huoniofig»io principalmente , confìgliare bene, giudicare diritta-
mcitte , & onerare con giuftitia . Lafcio le altre ragioni , che Ci leg-
gono di qutfto nome , perche di nulla feruono è quello j che ho da_j
•dire , come poco (crue anco riferire > che Minerua folle detta , ò dal-
lo ammonirli , perche la fapienza moflrata per lei dà (èmpre buonc^
ammoniiioni , ò dtì minuirc , Se fcemare le forze di colori , che alli
continui ftudij fono fempre intenti , ouero dal minacciare , perche,^
come Dea della guerra , Se armata , fempre pareua terribile , & mi-
Baccieuolc . Nondimeno quefto vltimo -viene ancora aflai à mio
propofito , perch« alcuni hanno voluto, che Minerua fofi'e lame-
defima, che Bellona, la quale fu partmente adorata come Dea-» .,• ^ ,-
delle guerre. EcCcfarc fcriue che in Cappadocia la hebberoin.* Cefare*
riuerenza sì grande, che volfero quelle genti, che il fuo Sacerdo-
te fofle il pruno dopò il Rè di auttorità , & di potere , parendo
loro, che la Maellà della Dea lo meritalfe . Ma per quello, che
ne Rioftrano le imagini , fi può dire che fra Miaerua , Se Bellona fof- BellcMì.'
fetale diffcrenRa , che quella mortraffe l'accorto prouedimcnto , il
buon goucrno , & il faggio coniglio , che vfano i prudenti , Se valo-
rolì Capitani ntl guerreggiare, & quella IVccifioni , il furore, la-»
firage , Se la roina , che ne i fatti d'arme lì veggono , perche la finge-
no i Poeti auriga di Marte , come Statio , quando dice ; StaìKo."
Con fangii'mofa ^an BeUmta regge
I feroci destrieri 3 e b*tt^ , e sfnr^ «
& rparfa per lo più di fangue , onde Silio Italico la fa andare feotì^a- ^''^ lealiccr.
d©|>er le annate fquadre , & cosi la defcriue •
Sctiste taccefa ffi.cc , e'/ biondo crine
Sparfo di molro fiingiie , & va fcorrenio
La gran Bellona per l'armate /quadre,
NientedimenoSratiodàpur'ancoIa medefìma fr»r2.idMÌnenia,
& la fa non punto m>-nnimpctuora, & violenti di B^UoiU , quando ' ^c*;-^»/-
aiecce che Tidt;o-pregandola , cosi dicc ;
3 o^ Imagini de i Dei
'^i-^*<d^
4
4'
.?;ì
^ <f '«).
Imagwe di Bellona De a della, gncrrd t5* e^rrattie^
ra di Marte y ^ de ftiot Sacerdoti , che da /i^
fìtjjì fcrifcona , (^ del Pino à lei forato , qne^
Ha n^'itn mtefa per l'apportatrice dtUe •^cci,
Jiohii tulne , nntgi , effettf propr^ duMa gatr-
ۓ:^
^"'^''^"^ "r"?: 'v"v v'V'i?"'?'' 'v W' '¥"'«'"*' "y ^'
tiii'sif.,..^ *ij?<tj^
De gli Antichi. $oi
6 mca feróce del gran padre honore.
De le guerre terribile padrona ,
Ctà orna il capo con vn Vago horrore
Il forte elmo , & il petto la Corgona
Pi fangue ^arfa, e de la qual maggiore
Vor'za non haue Marte , né Bellona
N<? le^attagUe , accetta hor il mio Voto ^
Ch'io porgo humile al tuo Uume dinoto -
Fu dunque Bellona appreflb de gli antichi vna Dea tutta plenaJ
d'ira , & di furore, & alla quale credettero che dilettafl'e affai di ve-
der fpargere il fangue hunnano . onde fu ; che ne' Tuoi facrifici} in ve- Sangue fpar-
ce di vittima i Sacerdoti ftefli (i piingeuano con le coltella le braccia, ^^ ^ Bellona .
e le Tpalle , & la placauano col proprio lingue , Quella fu fatta al-
cuna volta con vna sferza in mano , con la quale attaccaua Je fero
battaglie, e talhora k faceuano anco con vna tromba alla bocca,co-
me che deffe il fegno del fatto d'arme , e alle volte la fecero con vna
ardente face in niano j perciochs (ì legge apprefto di Licrofone , che Licofrpnte»
foleuanogli antichi prima che fodero trouate le trombe, quando
cran per Fare battaglia , mandare dauanti d gli eflerciti alcuni con_»
accefe faci in mano , le quali fi gittauano contra dali'vna parte , 6c^
dairaltra,ecominciauanopoìlafang»inofa battaglia. Dichein-
tefè Statio , quando diffe , che al cominciare di vn fatto d'arme Bel-
lona fli la prima r che nwftraffe l'ardente facella. EtClaudianopa- ^, ,,
rimente parlò iècondoqueflavfanza de gli antichi dicendo, ' " ^"*'
Tìfifone l'accefo pino fcuote
Corìrmano , che miferia femprc apporta :
Et a le triUe infegne fa raccort
Le pallide ombre d la battaglia preHé»
leggefi ancora chedauantiàl tempio di Bellona fu certa colonia CofGiirct_*
non molto gi-ande, la quale ìRomanichiamauano la colonna Belli- bellica.
ca , perche deliberato che haùeuano di fare alcuna guerra , à quella
andaua i'vno dei Confoli, pofcia che haueua aperto il tempio di
Givino , &: quindi lanciaua vn'haita verfo la parte, oue era ilpopulo
nimico , & mtendeuafi , che allhora foffe , come diremmo noi grida-
ta la guerra . Ma innanzi , che haueffero i Romani tanto dilatato i
confini, così dichiarauano la guerra. Mandauano à qtiefti vn Sacer-
dore à ciò deputato, il quale quiui narraua le giufle cagioni, che efli
haucuano dimoiicrela guerra , dapoi fpiegaua vn'hafta ne' capi de'
nemici .. Fu anco in altre maniere gridata & diciiiarata la guerrau»
appreffo de gliantichi, come ho già detto nella imagine di Giano,SÉ:
4kò>
«iS
3 o 2 Imagini de i Dei
Hcrodóto.
Vliuo dato ì
Mioerua.
lucerna di
Mine ma.
Arti di Mi-
Wiiienia con
la conocchia.
Ciueita con
Minerua .
^-...
dirò in quella di Martc,fe verrà d propofito. Et concludendo di Bet-
lona , dico , ch'ella fu differente almeno di imagine da Minerua, alia
quale , per ritornare al Tuo difegno , Apuleio mette fopra l'elmo vna
ghirlanda di vliuo , che quefto arbore fu dato come proprio à lei da
gli antichi , perche ella ne Ri ritrouatrice, come la chiama anco Vir-
gilio, & come racconta la fauola della conteia , che fu tra lei, &(^
Nettuno fopra il pofleffo di Athene ; ouc Herodoto ferine , che fii il
incdefimo vliuo, che Minerua fece nafcere airhora,& che abmciò
infìeme con la Città abbruciata eia da' Perfi, ma che lo fteffo dì an-
co rigermoglio , & crebbe all'altezza didue cubiti . Etdicouoalcu-
ni , che fu così finto, perche Minerua fu la prima che molirafle il mo-
do di fpremere l'oglio dalle vliue,ik arco perche non fi può acquifta-
rc le fcienzefenza frequente ftudio, &: lunghe vigilie . Onde fi legge,
che parando in Athene fu dedicata a quefta Dea vna lucerna d'oro,
la quale jrdcuadi continuo , ne vi metttuano però olio più di vna_j
volta l'anno, & quefto era dice Paufania , perche il lucignolo eradi
certa forte lino: che noH fi lafcia confumare daJ fuoco. Etilmedefi-
mo racconta, cheappreflbde' Corinthi hauendo E'^x)pco per certa
vittoria fatto vn tempio a Minenia , la pregò, che moftrafie qualche
fegno di hauerlo caro,& che fubito quiui dinanzi al dedicato tempio
/piccò fjon della terra vn raii pollo dioglio . D'onde fi può vedere,
che a ragione fu dato a cortei r vliuo, né per lo ftudio folamente del
fapere , ma per l'efl'ercitio ancora delle arri da lei trouate, come fila-
re , cucire, tei! ere , & fare delle altre cofe, che fono proprie alle don-
ne. Perlcqualii Greci hebbcTO vna grande ftatoadi legno di que-
jfta Dea che ftdcua fopra vn'alto feggio , e teneua vna conocchia eoa
ambe le mani : Et i Romani in cerco dì delle fefte celebrate ài Mar-
zo à Minerua , faceuano , che le padrone conuitauano le fanti , & le
feruiujno di loro mano , quafi che voleiìlro moftrare di riconofcerc
da quella l'vtile che tr." heuano dalle fcrue col filarcjtefferc cucire, &.
fare l'altre cofe , delle quali ella era ftata l'inuc ntrice ; & che le ferue
parimente per lei hauelfcro quefto premio delle fatiche tolerare tut-
to l'anno nelle arti tronate da ki. La Ciuctta ancora fii pofta alle voi
te sii l'elmo d Minerua , come vccello fuo proprio , e da lei amato di
modo, che ò fiale fui capo, onero à piedi ella l'ha quafi fempre feco;-
di che vogliono alcuni cftere la ragione , che in Athene città cara a-»
quefta Dea fopra tutte l'altre , come moftra il nome , che ella hebbe
commune con quefta , per lo ftudio delle fcicnze , e delle buone arti,
che quiui fiorirono tutte già gran tempo , fu copia grande dì qucfti
vccelli . Onde nacque il prouerbiodi portare Ciuette ad Athene^ ,
per quelli, hquali vogliono dare altrui quello, di che egli ha gran-
de abondanza . Ma le fauole dicono, che Minerua amaua prima la
Cornacchia, hauendola fatta diuentarc vccello di bella giouane.chc
' - ' fli
Degli Antichi. 303
*g^ Imagme di MineruA mnentrtce del filare^ tefjtre^
^-^'^. f-^t c'ire ^ Of altri donnefchì ejfacitij ^ inHmtrke ^S
dtlTnjlmo (imbolo del lungo (éf ^eceffario fiii-
dio^con gli njccelli à là ftcrtitt . la. Otaetta ft~
gonfiai il ccnfigUo del prudente , il gallo Li yl-
giUn%^ del faggio i ^ l'ardire de foldati.
^^
^- '^A- S>Oc? *(v -rC':^ 'èO-' ^Jc; -^i-^ ^y ^i ■^h 'Kfe -^'v^ ■^'ì.5 ...U eAs -./ ' e 2^»,* UL '■■»j^ -^-H- ^^
21*
G'.uflino.
Ciuetta ,ch'
jQgni fichi .
Hieroue.
Democrito.
Hippocrate.
Venta.
Opinione.
Cpitafio.
Virtù.
Hanore.
Vialerio.
Valerio MaC-
fimo.
3 04 Imagini de i Dei
fu prima , per difenderla dalla forza di Ntttiino , che innamorato ài
lei le corretta dietro fui lÌEodelmarc,& la tenne al ruoferuitìofin,cha
acaisò le figliole di Cercope: perche fdegnataairhora la Dea del tri-
fto officio fatto da coftei , la fece fubito di bianca , che fu prima , di-
uentare negra come è hora , & difcaccioilada se , & in Tuo loco tolte
la Ciuetta , onde fu poi ftmpre , & dura tuttania grauiilìma nimiftà
frdqneftiduo vccelii. Et (ìgnfica la Ciuetta il faggio , e buon confi-
glio de l'huomo prudente, come fi legge appreflbdi Giù (lino, che
cflendo volata vna Ciuetta su Ihafta d Hierone la prima voIta_j
che egli ancora giouinetto andò alla guerra , fu interpretato che fa-
rebbe di configlio molto accorto; & fu vero perche diaentò Redi Si-
racufa, benché folfe nato di baflbluoco. Etpcrchcgliocchidi Mi-
ncruafonodivn medefimo colore con quelli della Ciuetta, la quale
vi vede benifiìmoia notte, intendefi che l'huomo faggio vede,&C
conofce le cole quantunque fiano difficili, & occulte, e che leuatofi
dall'animo il velo delle mézogne penetra alla Verità con la villa del-
l'intellettojperche quefta ili occulta,nè Ci lafcia vedere ad ogn'uno:
onde Democrito la pofe nel profondo di vn pozzo , dicendo ch'ella
quindi non vfciua mai , (e il tempo , onero Saturno fuo padre (come
dice Plutarco) non ne là traheua fuori alle volte. Et Hippocrate-»
fcriuendo ad vn fuo amico difcgna la Verità in forma di donna bella,
grande , honeftamente ornata , e tutta lucida , & rifplendente, ma
ne gli occhi più aflai , perche qucfti paiono due lucidililme (Ielle , Se
foggiunge poi della Opinione, che ella medefimamente è donna,ma
non così bella, né brutta però,ma che fi moil:ra tutta audace, epre-
fta ad appgliarfi a ciò , che le fi rapprefenta . Apprefìo di Epifanio
fi legge, che dipingeuano la Verità alcuni Hcretici con lettere Gre-
cheìn quefio modo . Mettcuano che 1' <* , & la « foffe il capo , & iS,
e la 4 il collo , e così venendo giù formauano tutto il corpo , metten-
do fempre quelle due lettere , che di mano in mano fono pili vicine.*
alla prima , &: all'vltima . Et Filoftrato , dicendo che la Verità era
dipinta nel facto antro di Anfiarao , la fa veftita ài bianchiilìmi pan-,
ni , & in altro luogo la chiama poi madre della Virtù . La qiule fu
da gli antichi parimente creduta Dea , & adorata , & a lt:i come à gli
altri Dei pofero i Romani vu tempio dauanti à quello delI'Honore ,
che di vno votato a quefli da Marcello, coirle riferifce Valerio Maffi-
mo , bifognò farne due , perche i Pontefici dificro ; che la religione-».
non comportaua, che vn tempio /blofuifc dedicato à duo Numi:
conciofia che auuenendo in quello qualche prodigio , non fi potea_>
faperecui di loro fi haaefle da facrificare . Si che alla Virtù , & all*-
Honore fudato il fuo à parte , & à qucfì:o r.on poteua entrare fé non
chi pafTaua per quello , volendo perciò moftrare , che non vi è altra
via da acquiftarfihonore, che quella della virtù, come che quello
^ail
De gli Antichi. 3 o f
».
mm^kfùtmsm^mm^^mmm^m
Imagine delU Virtù' y (^ dcirUonore , che fi rif ^kj.
guardano cojt fcolpiti m runa, medaglia di Vt~ %%r^_
tcllio j dwotante dalla 'vtrtù ^ attioni nJÌr-
tuofè p'oueràr l'konore , (^ con l'honore l'abon^
darìzji del tutto ^^ ogni birmana felicità.
%^
Y't^'^^^^^^^^^^ ^^^r^^f^^^
r^
virtù ma-
rchile.
Medaglia di
Gardiano.
Medaglia di
Nunuriano •
Medaglia di
Vitelli».
3 06 Imagini de i Dei
lì:i il vero premio dì quelta , che fu per ciò fatta còli due ali , concuJ*'
iìa che l'honore ,• & la gloria qiiafi leggerifTime ali folleuino da terra
le perfone vircuofe , & le portino d volo con non poca merauiglia di
ogniuno . 11 che non era nel tempo di Luciano forfè , come ne gli al-
tri tempi ancora non è /lato per non diredi quello di hoggidr,.ch§>
purtroppo Telo vede ogni vno come fia -, imperocheeeli defcriac in
certo Tuo dialogo la virtù tutta mefta addolorata jvcft ita con certi
pochi ftracci intorno, & molto malamente trattata dalla Fortuna in
modo , che le era tolto di andare etiandio a farfi vedere a Gioue . Et
dirò quefto poco pur'anche de' no/lri t€mpi;che alcuni hanno dipin-
ta la Vjrtù in forma di Pellegrino, come ch'ella non troni qui ftanaaj,
&: perciò fé ne camini via . Ritrouafi ancora , che gli antichi la fe-
cero a guifà di matrona , che fiede /òpra vn faffo quadro ; & in certa
medaglia antica lì vede la virtù fatta in modo , che fi vede vna Don-
na appoggiata col finiftro braccio ad vna colonna , & che con la de-
lira mano tiene vn ferpente . Fu polla virtù mafchile , come ha rna
medaglia di Gordiano Imperatore , formata come huomo vecchio,
barbuto , tutto nudo , appoggiato ad vna mazza , che ha la pelle del
Lioiie inuolta all' vno delle braccia , cu i fono lettere intorno , che di^
cono : Alla virtù di Augufto. Et ha vna medaglia ancora di Nir-
mcriano la raedefìma figura. Ma in vna di Vittellio è la Virtù in fo.t-
madiCiouaneveftito fuccintamente con elmo in tefta ,& cimiero
di alcune penne , ticn la fìniftra alta appoggiata ad vn'halla dritta_/
in terra , & la defìra con lo fcettro appoggia al deftro ginocchio più
cleuato dell'altro , perche ha fotto il piedf vna teftuggine , & ha gli
iliualctti in gamba ; e ila dritto , e guarda fifo ad vna giouene , che
gli è dirimpetto fatta per l'Honore,la quale alzando il deflro braccio
tiene rhaftajcome l'altro, &: da quefb parte è nuda fin fotto la man-
mella : nella (ìniflra il comodi douitia , èc vn'elmo fotto il piede, &
il capo adorno di belle treccie bionde , che con vago modo gli fono
auolte d'intorno. Predico Filofofo, come fi legge apprefiò di Xe-
uofonte , & lo rifcrifce Marco Tullio , finfe , che Hereole , mentre-i
ch'sgli era giouine , andò non so come in certo luoco difetto , ousl.»
trouò due vie , che andauano in diuerfe parti , & non fapendo a qua-
le (ìdoueffjappigliare, mentre ch'ei ftaua forpefo,c tutto penfofo
fopra di ciò, gli apparuero due feminejl'vna delle quali era la Volut-
tà bella in viltà , tutta lafciua . & vaga , per gli artihciofì ornamenti,
che haiieua d'intorno , la quale lo perfuadeuaa caminare per la via
de i piaceri larga al principio ,. piana , & facile , piena di verdi her-
be, & di coloriti fiori , ma flretta poi al fine, faflbfa , Se piena di acu-
tiflfìme fpine. L'altra pin fcucra nello afperto , fempliccmtnce vcfti-
%d , era la Virtù che 1 1 fua via gli moilriua prima ftretta , & certa ,
«li difficile i m& che dopò msnuua in fioriti prati , & in ameniilìmi
De gli Antichi .
tt-
307
Imagini della Dea Voìt4pU Dea de piaceri ccncul |^<^§*
caute la Dea Virtù fitto It piedi fuoi^ denotan- ^b-^
te la deteHanda^ftJ ivfame njita de dati à pia- &.§>
cerijn. tatto jpreggiatori della njirtù.Jvlo dati ^||§*
ad ogni forte dt 'zittio ^ quafi inationalt, ^§§*
3 o S Imagini de i Dei
campi pieni ai foauidìmi frutti. Et perche a quefla naéCòftòHcfc<P>
Je , hebbe così gloriofo nome. Dante fìngendo nel fuo Purgatorio di
hauer vifto in fogno la Volutti , la defcriue vna femina balba , con_i
gli occhi giierchi, èc co i pie ftorti, & man inonche,& di colore fcial-
ba, la quale cominciaua poi a parlare fpeditamente, fi drizzaua tut-
tv'i,e lo fmarritto volto, come amor vuole , cofi lo coloraua, & hauc-
pa»£e . rebbe tratto lui d se con fue dolci parole , fé non che apparue vna-»
donna fanta , & honefta,Ia quale dice egli .
V altra prendeuit,& dhianxj l'apr'ma.
Fendendo i drappi ,6 moshrauam il Ventre 'y
Quel mi fuegliò col pHX%p che n*vfc'ìua ,
LequalicofeficonfanHomoltobenealleTiede' pi.ìccrivirioff ,&
delia virtù» Machi voleflc in altro modo ancora molìrart quefte^
due vie potrebbe far la lettera di Pithagora , fopra della quale fcrif-
Vwgjiio'. jf^ Virgilio qiie' pochi verfi, moflrando ch'ella ci fìgurauala vitti hii»
mana , li quali vengono à dire qucfto in noftra lingua .
tu lette-fa a Tithagcra già data
MoHra la ferma delthumnna Z'ita,
Con le due coma , in che dia è fcparatdo
Terch'à la desìra va l'erta falìta
De la virtude con aìignjìo coBe,
Diffìcile à pnncìpio è mal gradita •
"Ma poi facile a chi la ria non falle ,
Terche afcendrndo gmgne,oue fobUa
te fatiche lafcìatcfi à le ^alle ,
J)a la fmiftra rà pia larga vìa
Facile j e piana , ma che poi l'huom menta
Oue fol pianto , e pentimento fm .
Terè qualunque il fue dcfir affrena ,
Ne b lafcìa feguìrc il Van piaceì'e ,
0yà principio par gioia , al fin è pena *
Z yirtu fegne con fermo Volere
Di patir i difzgi , che fortuna
Cui meno eUa dourìa fa fofienere ,
S'acquiHa tanto honor^che poi più d'Vna
Età ne tien memoria , e iUuflre , e chiara
Sua fama fa , che [aria fiata bruna .
Oda chi foli' odo , e la lafciua ha cara ,
Con biafmo VluCye quella Vita al fine y
Che fi ^i par He dolce fente anura,
3Ef trfiffigonli il cor pungenti fritte •
Perche
Hotiore.
Stlmula.
Horta .
De gli Antichi . 3 os>
Perche non danno i mondani piaceri all' vltimo altro, che pentimen-
to, e vergogna : ma le virtù oltre che in noi fteliì ci acquetano l'ani-
mo , appreÌTo de gli altri anco poi ci acquiftano gloria , & honore .
La imagine del quale faceuano gli antichi , come ladcfcriue l'Alcia-
to , di fanciullo veftito di vn panno porporeo , con ghirlanda di lau-
ro in capo , cuidaua mano il Dio Cupido , & lo pare-ja menare alla
Dea Virtù, ehe andsua innanzi. Adorarono gli antichi vna Dca_i
ancora de i piaceri ,ia quale chiamarono Volupia , come ferine Vat- Volupia.
rone , !k erra la Tua flatoa vna donna pal/idain faccia , la quale a £,ui-
fa dì Regina fé ne flaua in alto feggio , & pareua.tenerfì la Virtù lot-
to i piedi .
Nel tempio di coftei era poflafopravn'al tare Angerona creduta Angercna.
parimente Dea del pia cere ,ouero (come riferifce S. Agoftino da_>
Varrone ) del fare che i Latini dicono agere . Onde ella hebbe il no-
me , perche pareua che ella mouefl'e gli huomini alle attioni,comela
Dea Stimula gli fiimulaua,& Horta gli efibrtaua . Et, come Plutar-
co ferine , il tempio di coftei ftaua fèmpre aperto , accioche quella ,
che e0ortaua tuttauia gli huomini a qualche degna opera fofle vifèa
, fempre da ogni vno. Di Angerona hanno anco detto alcuni , che el-
la fu così nomata dallo Angore, cioè affanno, &: trauaglio, ch'ella
leuò via fnbito , che a lei non meno ;, che a gli altri Dei furono ordi-
nate le facre cerimonie, facendone cefl'are il male della fquilantia_j
chiamata angina da' Latini, che ammazzaua gran numero di perfo-
nein Roma,&: perquefto forfè il fuo fimulacro hiueua qualche pan-»'
no intorno al collo , che gli legaua anco la bocca . Ma Macrobio
vuole , che Angerona con la bocca legata , & fuggellata moftraffe^,
che chi sa patire, e tacere diffimulando gli affanni , vince quelli al fi-
ne, & fé ne gode poi vita lieta & piaceuole . Plinio & Solino fcriuo-
no, chequeftaDeafucosì fatta per darà vedere ,che non bifogna
parlare de' lècreti mifterij della religione per diuulgarli : come volle
anco Numa far conofcere , quando introduffe di adorare certa Dea
da lui nomatoTacita,fecondo che Plutarco ferine, che bilbgna tacere
le coCe de i Dei, Per la quale cofa adorarono parimente quelli di Egit
toilDio del filenio,& lo tennero in compagnia dei loro Dei prin-
cipali . Il nome di coilui appo loro fu Harpocrate, e Sigalicnc ap-
preffo dei Greci , &: la fua ftatoa , fecondo Apuleio , ^ Martiano ,
era di giouinetto , che fi teneua il dito alla bocca , come fi fi quando
lì moftra altnii con cenno che taccia . Egli fu anco talhora fatto pel
Dio del filentio vna figura lènza faccia con vn piccolo cappelletto in
capo , & con vna pelle di Lupo intorno , & era quafi tutta coperta di
occhi , & di orecchie, perche bifogna vedere , & vdire ; (il i, m: par-
lar poco . Et può ogr.iuno fempre che gli piace tacere , ma non può
fempre dir ciò , che vuole j il che mofira il cappello , che è fegno di
V 3 liberti
Tacere ne-
ceffario .
Tacita .
Harpccrats,
4:^
Ima^ène della Dea J?3gerona da afctwt tenuta^ «^
Dez del Piacere ^ delle Immane operai iont ,
^ amo /òpra il male della gola y del (ile ti t so ,
(f del fopportare^^ imagme del Dio del Si- ^^
lentio detto Harpocate ò Sipalionz^ , .^^^
'i*
Degli Antichi. 3 1 1
ììhcttà , come altrouec ftato detto . Et del Lupo fi legge , che fa ài-
iientare roco qualunque ei vcggia prima che fia veduto,& che quan-
do hi rapito alcuna cofa fé ne fiigge via così tacitamente , che non_.
ardifce à pena di fiatare. Ad Harpocrate fu dedicato il perfico , per-
che quefio arbore ha le foglie fimili alla lingua humana, & ifiioi
frutti raflìmigiiano il core , come che la lingu manifcfli quello , che
è nel core ,ma non lo debba però fare ; fé vi confiderà ben fopra. Et
perciò il tacere a' fuoi tempi è virtù, come moftrò Minerua caccian-
do da sé la Cornacchia vcccello garrulo, & loquace ; perche non dee
l'huomo prudente perdere tempo in molte parole, & vane; ma ta-
cendo ha da confiderare le colè molto bene prima che ne ragioni , &
dirne poi quello che bisógna folamente . Il che voleua forfè tnoflra-
re la llatoa di quefta Dea , che fu apprcflb de' Meflenij , la quale fe-
condo che Paufania la defcriue, teneua vna Cornacchia con mano ,
come che'l parlare habbi da efler così in mano dell'huomo faggio,
ch'ei Io pofla allentare , & ftringere , fecondo che fi prefenta la occa-
lìone, che ricerca il bifbgno . Hebbe poi Minerua vna lunga baila in
mano , come difiì , che le danno tutti i Poeti ; & Apuleio parimente
ladefcriue, che crolli quefta con mano,&: che leuando il braccio
alzi lofcudo,^: fa che vanno con lei duo fimili a' fanciulli, i quali
con le nude coltella in mano paiono andare minacciando : de' quali
vno è lo Spaucnto , l'altro il Timore , perche non fono le guerre mai
fenzaqucfti. Però fingendo Statio,che Marte commandato daGio»
ne vada a metter guerra fra gli Argini , e i Thebani , dice ch'ei tol-
fe lo fpauento , e'I Terrore , & fé lo feceandarc auanti , & lo difegnà
in parte , & in parte , defcriue gli affetti , che da lui vengono in que-
fto modo .
Lupo col fi-
lentia.
Perfico di
Harpocrate ►
Cornacchia
cacciau da
Mtnecua«
Cornacchia
in mano di
Minerua •
Starlo A
De la plebe crucici , c^hà intorno , elegge
Il Terrore i e à dcfìr'ier lo manda mnan-xl ^
^l cui -poter non è chi il fm paregge ,
In far temer altrui , non che l' auanti .
Ter cosila par , che l'huomo il Ver difpreggc
Se nel tìmido petto anìen che fian%i
Il mofiro borrendo 3 e' ha Voci infinite,
E mani fempre al mal prejìe , ^ ardite •
Vna fola non è fempre la faccia ,
Ma molte , e tutte in variati appetti ,
Che fi cangiano ogni hor, pur ch'à lui piaccia
D'accordar quei co i pauentofi detti ;
Quali ne i cori human sì forte caccia y
€h\ì dar loro ogni fede fono afiretti .
E con tanto spaucnto f^efio afiale
V
Terrore.
le
3 1 2 Imagini de i Dei
Le Città y che poi crederlo ogni male».
Crederan , che non più fui Sol vn Sole ,
£ parrà lor quel , che non è Vedere „
Se i mìferi mortali a le parole
. Del tremendi) Terror di rado Vere ,
ToYgon l'orecchie , e che le Jìclle inuole
Vn nembo yond' hahbiam poi tutti a cadere s
Che la terra pauentì, e tutta trieme ;
E fifcuotan con lei le jclue infteme*.
raufoiiia , Piufania inette il Terrore fatto in due modi da gli antichi: l' vno è
con capo di Lione, che tale era intagliato, come ei dice , appreso
Scudod' A- de gli EJei nello feudo di Aganiennome : l'altro con faccia , & habi-
gimenonne. todi fenìina, ma fpauenteuole piti che fi poffa dire. Etvna così fat--
ti imagine dello Spauéco dedicarono i Corinthi alli figliuoli di Me-r
dea ,da loro vcci/ì gii per gli perniciofi doni , che efìi portarono alla
figliuola d'i Creonte , onde ella ne peri con tutta la cafa regale ^ Ma
Timore zàq~ non fu però creduto fcmpre il Timore noceuole,perche Plutarco fcri-
raco.. y^ ^ ^l^g quello fu adorato da' Lacedemoni) , non perche hautllera
paura di lui , come di alcuni altri Demoni , li quali voleuano , cho
foiTero lontani dalla città , ma perche penfarono ,che la Republica
fi conferualfe per lui , quando le leggi , & i Magiftrati erano temuti ..
D'onde fu , che gli Efori ,• che erano il fommo magiftrato , entrati in.
vfficio , fubito ( come dice Ariftotele) comandauano , & lo faceua-
no gridare per la citta , che ogn'vno fi tagliaffe la barba , & foifeu
vbidiente alle leggi ; acciociie ciTi non follerò sforzati dì £u" male a.
perfona,& faceuano quefto per vfare i giouani ad vbbidire anco nel-
Tcrt&22jL_* ^^^^^^ leggiere. Oltre di ciò non credettero gli antichi, che foffe-»
•vera.. ^^^^ fortezza il non tcmcrcdicofa alcuna, ma sì 1 hauere paura di
padre cofaindcgna i & Irimarono , che hauefle da elfere fempre più
ardito contra gli nimici chi tcmcua di offendere le leggi, che chi noa
ne fa cena conto alcuno ; & che la tema di acqn illare trillo nome,fa-
cefle gli huomini più gagliardi à fopportarc ogni fatica & ogni peri-
Tullio- Ho> colo . Et quella è la paura , che debbono hauere i popoli i & per
ftilio . quello pofcro i Laccdemonij il tempio del Timore d canto alla cafa
de gli Efori. Et di quefìointefc forfè anco Tulio Hcllilio,.Rède'
Romani quando ordinò ( come rifèrifce Lattantio ) che li adorafìe
il Timore , ft la Pallidezza infieme, perche di rado jiaiiene, che non
impallidifca chi teme . Et meritaua b-.^ne egli, che trouato gli hauc-
uacofi belli , come diceeflb Lattantio, di hauere i fuoi Dei fempre
. feco , & che non l'abbandonaflero mai . Ma ritornando a Minerua,.
u?raa. ^^'' ^^^^ ^^^flra , mentre che crolla Ihaila , & alza lo feudo con la com-
pagnia 5 che le dà Apuleio ;, le minacele della guerra ; & fé la coufidc-
riamov
nerua.
Claacìiano.
Minei'ua CO
De gli Antichi . 313
deriamo in pace , lo feudo , elicerà di lucidiflìmo criftallo , e copriua
il corpo da ciò , che fofie venuto peroffenderlo, moftraua, che l'ani-
mo deirhuomo prudente è coperto dalle membra terrene , folo per
guardarlo, e cul^odirlo,& non perche da quelle gli fìa ofcurata la
vifta in modo, che non polla più vedere la verità delle ccfe. Et per-
che gli feudi communementefbno di forma orbiculare- benché quel-
lo di Mincrua (ì veggia tulhcra fatto altrimenti . Marnano fcriflo. Marnano,
che lo feudo nel braccio di Minerua figuitìcaua , che ii Mondo , qua-
rè parimente di forma rotoj-sda , e gouernato con iòmma , 5^ infini-
ta pradeMza,& nona cafo come vollero Democrito, & l'Epicuro.
El'halla vaol dire , che 1 huomo prudente può far male altrui etian- Hafla di Mi-
dio di lontai lO ; oucro che la forza della prudenza è tanta , che pene-
traogaidurezza di tutte le piudiiHcili cole,e fbuente fi lena tanto
alto, che va tìn'al Cielo. O.ideCliudiano fccj Ihafta di Mmerua
tanto lunga , di alta , che paiVaua le nuuole . Et Homero . forfè per
jefprimcre ancor meglio quello, ling;, che Mmerua, volendo, andare l'alaii.
a Telemaco, per m.ttt^rgli in anmio,che vadi a cercare Vhile fuo
padre, fi m- teca' piedi gli dorati talari, di quella forte che nella--
imaginedi Mercurio habbiamo detto che fiano,nè porta fcco altro ,
.che rhafìa » Trouafi ancora appreflb di Marco Tullio , oue ei ferine
della naturale i Dei che vi fu vna Minerua (conciofia che egli rac-
conti di cinque) la quale era finta hauere le ali a' piedi. Paufania_. paufania.
parimente fcnue , che fu vna lunga hafta in mano a quel fimulacro
idi Mincrua, il quale haueua su l'elmo, come ho già detto , la Sfin-
ge, e gli G'ifi ; & feguitadefcriuendolo , che iìaua dritto con certa
tonica che lo copriua tutto fin'a terra, & era fotto la corazza (che
legiaceuaa' piedi) lo feudo, & vi aggiungono anco la Ciuetta ,e
che al calce delThaila era vn ferpente. Da che prcfe argumento De- D.-itìoflliene.
,morthene,quando fu forzato andarfene in bandOjdi dire che Mìaer-
4ja , la quale era proprio nume di Athene , fi dilettaua troppo di tre
ftrane belile, che erano la Ciuetta , il Serpente , 6c il Popolo : per-
che nella rcpublica di Athene haueua che fare affai il popolo , & pi-
gliaua eglile cofe al peggio all'hora , che fi fcntiua ofi:efo . Ma , co-
me hògià d^tto della Ciuetta , cosi dico del Serpente , che fa dato a Scn-nte jj.
Minerua per f:gr.o di accortezza ,& di prudenza. Onde in P,.oma ^-"'^'^'^-' •
dinanzial gran fimulacrodi Mincrua giù a' piedi fiaua il Serpente
tutto in k riuolto , fé non che alzaua la tefta su dietro allo feudo,
ch'ella tencuaal braccio, come dice Seruio, oue Virgilio le ù , che i _ .
d.ic ferpenti , quali vccifero Laocoonte , e i figliuoli , fé ne andarono-
dritto altempio di Minerua , & quiuifipofero a' piedidelJa Dea, 6c
fotto lo feudo . Dellatonica , che coltei porta con la corazza fopra,
i'criueHerodotOjChei Greci tolfero qutfto moda di vedire dalle
do'MK di AfiTÌca,, che habitauo laconio alia Tntonide palude, névi
èaltri
3 '4 Imagini de i Dei
Jìabiro di è altra differenza , fé non che la tonica di fotto di quella è di pelli, &
Mincrua . j^ fimbrie , ò frangie , che vogliamo dire , del farfetto ài fopra non
fono di ferpentelli , ma ci cuoio tagliato a minute lifle , il quale far-
fetto vf.niano fare quelle donne di Africa parimente di ci.oio di Ca-
pra ,, ^' perciò lo chiamarono i Greci Egida , perche Ega appo loro
^^'"^* flgn itici Canra,& è quello, che noi habbiamo detta corazza, che
hcbbc forfè le fimbrie all'intorno di minuti ferpenti , come pare vo-
lefl'e intendere Herodoto, quando pofe la differenza, come ho detto,
che è fri il vellire delle donne d'Africa , & l'habito di Minerua. AI-
Gor'-one ^^ qu^^'e fecero di più gli antichi nel petto la Gorgone, che fu il capo
^ ' ' di Mcdufa crinito di ferpenti, che caciaua fuori la lingiiaiC gliele pò-
fero anco alle volte nello feudo , che fu parimente chiamato Egida_i
Dlodoro . ^^ alcuni ; perche Diodoro ferine , che Gioue Io copcrfe della pellet
dellacapra Amalthea,elo donò poi a Minerua. Ma più fouentej
per la Egida fi intende della armaturadel petto, la quale ferine Hi-
Ega figliuola gino , che fu così detta non da Ega , tolta per la Capra ; ma da vna
del Sole . figliuola del Sole di quello nome , che fii come raccontano le fauole,
di marauigliofa bianchezza con vno fplendore llupendo, ma non.»
Kiginio . bella però, anzi tanto horribile a vedere, che fubito che fi moftraua
a i Titani nimici di Gioue , reftauano tutti fpaucntati , e {lorditi .
Onde la terra , pregata da quelli di leuarla loro dinanzi da gì i occhi ,
la nafcofe in Creta m certa fpelonca , ouc llette fin che Gioue ne Ja_>
leuò , quando volle hauere anco il capo di Medufa , perche l'Oraco-
lo haueua detto , che fenza quello egli non poteua vincerei Titani,
comeglivinfepoi ,edoppola vittoria donò la Egida, fatta della
pelle di Ega col capo di Medufa à Minerua , che la portò poi iempre.
Virgilio, quando fa, che Volcano va a mettere in opera i Ciclopi per
fare le armi ad Enea , come T haueua pregato Venere^ e racconta i la-
nori, che quelli haueuanoairhora fra le mani, che erano i fulmini
di Gioue , il carro di Marte , e l'armatura ài Minerua , che è Ja me-
defima , che Pallade , così dice di quella .
£r à dorate fcaglìc dì Serpente
Componean con hìdnflrìa la tremenda
Egida j de Li qual Tallade irata
Souente s'arma , e gli attrcccìatti ferpì ;
E la Gorgonea teiìa, ch'anche tronca
Folgeua gli occhi in yisìa /cura , e fera
^Adattauano al petto de la Dina .
Virgilio.
6or«)r.e.
E però la Gorgone s'intende fempre il capo di ^■iedufa,cht vi-
flofolamentevccideua altrui, ancoraché ferine Atheneo,che ap-
preso de i Nomadi nella Libia fa certa bcftia di quelco nome fimile
alle
1
De gli Antichi - 3 1 5
alle Pecore, o come altri vogliono , a Vitelli , di così perniciofo fia-
to, che ainmazzaua con quello folamentetntfcle altre bdrie, che
le fi accoftaiiano, e con la viltà parimente vccideua altrui , qual vol-
ta fcLiotcndo il capo fi Iciiauadmanzi certo crine, che difcencendo
giti per la fronte , le copriua gli occhi , come proaarono alcuni Col- ,
dati di Mario , quando egli andò contra Giugurta , li qiiaii caccian-
do quella belila caderò morti/ubito che da lei furono vifti. E quel-
li del paefe ne contarono poi la narura ad efìb Mario , e glie la fecero
anco hauere morta , perche eflì fapeuano, come, llandó in a^^uato,
fi poteua ammazzarla di lontano. La pelle era di così mirabile va-
rietà di colore , che mandata a Roma , non vi fu alcuno, che fapef-
fedichebcftiafofle,ecomecofamarauighofa fu polla nel tempio
di Hercole . Proclo Cartaginefe fcrilTe, come riferifce Paufania , che
fra lemolte ,e diuerfe belile , cheerano ne i deferti dell'Africa, vi fu-
rono anco huomini , e femine fehiaggie e belliali, ch'ei ne vide sia v-
no portato a Roma , e voleua credere , che Medufa foffe fiata v^na di - j r •
•quelle femine , la qualeandata alla Tritonide palude haucfle fitto ^^ "*'^*
quiuidimoltomaleaglihabitatori del paefe, fin che fa vocila da
Perfeo con l'aiuto di Minerua , perch'ella fu proprio Nume di quel
luoco. Diodoro ferine, che le Gorgone furono femine bellicofo dIqHo
nell'Africa , le quali furono fuperate da Perfeo , che ycciCc anco Me-
dufa loro regina , e quella potrebbe cflerc hiiloria . Ma le fauole di-
cono come fi legge appreflb di Apollodoro , che le Gorgone furono Go:<-onz .
tre forelle.delle quali Medufa folamente poteua morire ; le altre due
nomate Euriale , e Steno , erano immortali , & haueuano tutte il ca-
po inuolto di fcagliofi ferpi , haueuauo i denti grandi come di porco,
le mani di rame , l'alid'oro , con le quali volauano a loro piacere , e
mutauano in fafib qualunque era vifto da loro , e che Perfeo, hanen-
dole trouate, che dormiuano, tagliò il capo a Medula,Io portò via,e
donollo poi a Minerua ; dalle quale fu aiutato aliai a quello fare_/ ,
perche da lei hebbelo feudo, fi come da Mercurio hebbe la fcimitar-
ra,QÌ Talari, l'elmo di Orco, che faceua altrui inuifibile,ecerta
bifaccia , nella quale portsè il terribile capo , da alcune ninfe , che^
gli furono infegnate da tre forelle delle Gorgone , per rihauere l'oc-
chio , & il dente rubato loro da lui; percioche di quelle Ci le^f^e, ch'-
elle nacquero vecchie , & hebbero vn'occhio folamente , & vn den-
te folo fra loro , e fé ne feruiuano a vicenda mò l'vna , mò l'altra. E
fu perciò in certa parte della Grecia, come ferine Paufania, nei tem-
pio di Minerua vna llatoa di Prefeo , alla quale , come ch'ei folle per
andare all'hora in Africa contra Medufa,alcune Ninfe dauano vn'el-
mo ,& attacauanoi Talari ai piedi. Dicono ancorale quella è la fa-
uola più commune,che di tre bellifiìme forelle^chiamate le Gorgone
da certe Ifole di fimi] nome,ouc elle habitauauo , Medufa fu la pjù _^er|u'a
bella,
Corazza di
Mmeriia .
Paufinia.
315 Imagini de i Dei
bella, & haucna i capciii d'oro. Onde innamoraton: ne Nettuno
giacque con lei nel tempio di Mineriia , la quale perciò fdegnata • &
adirata grandemente fece diucntare Mediifa di bella , e piaceuolc^,
ch'ellaera prima da vedere, tutta terribi]e,efpaiienteiiole, cangian-
dole i dorati crini in brutti ferpenti : e volle , che fofle mutato fubito
in fafib chiunque più la guardafiej ma non potendo il mondo Top-
portare così Tirano moAro, Perfeol'vccife con l'aiuto ,Vh'io diflì ,e
nediedeilcapoaMinerua,chelo portò poi fempre nello feudo, ò
nel petto della corazza . La qual Hcmcro quando fa , che quefìa
Dea s'arma per andare contra gli Troiani ; dice , che è circondata di
horribile fpauento , e che , oltre al capo di Medufa , vi è dentro an-
cora l'animofo ardire, &laficura fortezza, & le fpauenteuoli mi-
naccie , cofe tutte proprie alla Dea delle guerre , sì com.e è la Vitto-
ria ancora. OndePaufaniadice,chegl)Athenicfì gliela pcfero nel
petto infìtme col capo di Medufa , &c chcappreflbde eli Eleilefhiua
a canto fenza ali . Le quali cofe moftranola forza del fapere, e della
prudenza : perche qucfta con l'opere marauigliofc e co'faggi confi-
gli fa ftupire altrui , e reflare quafi fiflb immobile di marauiglia , si
che facilmente ottiene poi, ciò, che vuole, pure che lo fappi ac-
conciam.cnte efporre che per quefìo horribik capo nicflra la hngua.
Et era coperto talhora dui bel manto, che metttuaro incorno alla
Dea , chiamato da gli antich: Peplo , & era vna forte di vefte , vfata
intorno a 1 fìmubcri de 1 Dei , fenza maniche, come dice Lattantio
Lattantio. fopra Statio , biai ca , e macchiata tutta ài bolle dorate . la quale fa-
cenano le matrone di fua mano , e la offeriuano poi ogni terzo anno.
Ma perchcqueftafuinuf'ntionedegli Athenieii,de quali Minerua
fu nume principale, era tolto più fouenteil Peplo per quella gran ve-
de ,0 manto che ftfl'e, qua l'offerto, e confecratoaquefta Dea di
cinque in cinque anni con folcnnifl^ma cerimonia , ancora che Suidgi
dica, che era non velle,ma la vela di certa naue,che à quel tempo,che
ho detto , era appreftata con belliilìmi ornam.enti in hcnore di Mi-
nerua a certe fuc fcfte;& v farono-anco gli antichi di offerire il Peplo ,
quando in qualche grane pericolo voleuaiio impetrare il fauore del-
la Dea. Onde Homero fa , cheHecubaperconfìgliodiHeleno fuo
figliuolo, & indiuino, quando vede i Troiani efier cacciati da' Gre?
ci fin dentro le mura , mette in ordine con le fue più belle, & più pre-
tiofc vefti vn grande , & ricco Pcplo,& accompagnata da tutte le più
nobili matrone lo porta al tempio di Palladc,& quiuilo fj. offerire
da Theano moglie di Antenore, femina all'hora fra le Troiane di
grandiflìma veneratione , e tutte infìeme pregano la Dea, che voglia
elfere loro fauoreuole . La qual cofa fu imitata da \'irgiIio , quan-
do dipinge !a guerra di Troia à Cartagin nel tempio di Giunone , dir^
ccndo;
C'mmo
?cpIo vcR-c
di Minerua.
1
Hoiijcro.
i
.-I
De gli Antichi- 3 1 7
^'1^ ìmazlne di Glcue fulminatore de / Clzànti , f J^ ^Ì*
\^^ con le gambe loro di Serpe rapprefiniarìo gli ^§^
etnpij fbreT^Aicn dt Dio , che non fanno m^i ^W*
cofa^ cbs JÌA dritta ne giù Ha,
^Mk
11^
5?5.
i*
^^^=/& «b/U ^.Ov- vOc- ?.A~ ^ X ^»^ VO* «c^ ?^0.•' %?k ^- <iKkv fe(j^ ^^ %?^
^"^■^f ^^^ ^^ ri^^^ ^^ ^C^^ ^^^1 ^^ri^i ^^^^^'^|P
5 ! 8 Imagini de i Dei
0ìuano intanto con le chiome fparfe
Le donne d'Ilio al tempio dcllingiufis
T.iìUdej& humlm'cntc tutte il Teplo
Tortuuano alla Dea ,fempre con mam
Gli addolorati petti percotcndo •
Et: in quedo folenne manto vfarono gli A^rheniefi di te fiere , ricama-
GigMtf. re , ò dipingere Encelado , ò qiul altro fi Tofife Gigante , che fu vcci-
[o da Mineriia ; oltre che alle volte vi fecero anco quelli, li quali
erano flati pili valorofi in battaglia, e meritauano perciò gloria
maggiore. Era quel gigante huomo dal mezo in su , & ferpe nel rc-
fto , che così fono deferirti da* poeti tuttique' Giganti , li quali hcb-
bero ardire di andare ad affalire il Cielo. Onde Snida riferifce di
ComrrK^o Commodo Imperadore infoiente, e crudele fuor ài modo, ch'egli
cmiele ,5<^ pereflere chiamato Hercole , & figliuolo di Gioue fi veftiua fouente
la pelle del Lione, e portaua la mazza in mano , con la quale ammaz-
raua per fuo piacere molti huomini, & comech'ei vokfìe parere di
combattere all'hora per gli Dei , faceua loro prima acconciare le co-
fcie , & le gambe in forma di bifcia , ò di ferpente , acciochc rapprc-
Apollodoro fentaflero i Giganti . Quali Apollodoro ferine.^ che erano di faccia
horribile , e fpauenreuolecon capelli lunghi , edifiefi fino sii le fpal-
Srofìrione_^ le , & con barba prolifia difcendente (opra gli horridi petti . Et in-
de' Giganti, tcndefi per lo di fotto di coftoro , che gli huomini empij , e fprezza-
toridi Dio non fanno cofa mai, che fia dritta, ne giufta,nè hone-
fla , ma tutto il contrario , & f crcio raffimigliano il Serpente , che
non può alzarfi da terra , ne caminare per lo dritto , ma bifogna, che
andando tutto fi t-orca . Et à quefìi Mineruadà la morte , perche
ftanno fempre nelle tenebre della ignoranza hum^ana , ne vnqua le-
uaRO gli occhi à quel diuino lume , che fcorge altrui a gloriofa , & c-
terna vira , & è l'aiuto, & il fauorc, che da Mincrua a chi va a lei,co-
ii'.&Ci legge di Pcrfco ,-^ ne ho gii detto , e di Bellerofonte, che ycci-
fe la Chimera, haucndo hauuto da lei il cauallo Pegaib domo , &C-
commodo a caualcarc . Onde quelli di ConntOj come ferine Paufa-
jMirerua. ^-j^^, hcbbero vn fimulacro tutco di legno { tccecto che la faccia , le
fjccnauice. j^-j^.-,^ ^ ^ i piedi , ch'erano di bianco marmo) di Minerua , da loro
chiamato Frenatrice , perche diceano che el)a fu la prima , che fre-
nafl'e il Cauallo Pegafo , & lo otfle a B-llerofonte . Prometheo pa-
rimente con l'aiuto di coflei andò in Ciclo, & inuolò il fuoco del car-
ro delSoIe,col quale diede poi ie arti ai tnondo,che fono perciò dette
cfl'er venute da Minerua . perche l'ingegno humano hi trouatociò,
che tra noi fi fa - e troua anco ttitto ói , &: fallo , con il mezo del fuo-
co , conciofia che in tutte ie arci due cofe faccino dibifogno ; L'vna
è i'indullria , & rniuentione, l'altra il porre in opera , & farx^uelfo,
che
Desìi Antichi. 3ip
:he rin^cgno ha difegnato . Quella s'intende per Minerua , & que-
loperVolcano, cioèpelfoco. Perche (òtto il nome di Volcauoè
ntefo il fuoco , il quale ci è infìnimento à fare tutte le cofe, perche il
'uocofcaldaerirplende, & mancandola Iuce,& il calore, nulla fi
x)ò ^are. Egli è ben rero , che non può fempre l'arte porre in effet-
:o tutcoquello, che l'ingegno troua, perche quella ftà legata al cor-
JDO , e non può da lai partire , né fare più di quanto egli può, ma que»
ilololafcia rouente,e difcorrea fuo piacere confiderando l'opera
della natura , Se quello che fa Dio,& imagina ralhora di fare anch'e»
glicofefimili, dichenonfi Tede però mai effetto alcnno , perchtj
fono im iginationi vane . Onde fu fìnto dalle tauole , che non potef^
fé mai Volcano congiungerfì a Minerua , benché ne faceffe ogni fuo
sforzo, hauendogliek con ceflbGioue. Ma non perciò lafciaron»
gli antichi di mettere Ipefìbifìmulacridi amendui in vn medefìmo
tempio . Et Platone parimente gli mette in fìcme, dicendo nel fuo
Atlantico , che ambi fono egualmente Numi di Athene ; percioche
quiui non meno erano effercitate a que' tempi tutte le arti,che vi fio-
riflc lo iKidio delle fcienze. Come fi legge anco di Nettuno,e di Mi-
nerua, che per ordine di Giouehebbero ambi infìeme il gouerno di
Athene . Perlaquale cofa flampauano gli Atheniefìsdle loro mo-
nete il capo di Minerua dall' vn lato , &: dall'altro il Tridente infegna
di Nettuno, qual chiamauano etiandio Rè,& a Minerua dauano
nome di ciuile , & di vrbana , come che bifognigouernar le città pa-
cificamente , e con prudenza . 11 che non meno fa dibifbgno nelle-»
priuatecafe, & perciò così sii le porte di queile, come sii quelle del-
la Città fokuanq gli antichi dipingere Minerua , & dipitigeuano
Marte fuori alle Ville moflrando in cotal guifa, che fi ha da tenere U
guerra lontana fempre più che fi può ; & perche fi guardauano i Ro-
mani di tenere nella città que' Numi,quali penfaua nocche haueflera
cura di cofe noceuoli ; hebbero di fuori il tempio di Bellons, & quel
di Marte ancora . Ma di coflui ne fu pur' anche vno nella Città, oue
fu come pacifico adorato e chiamato Qu^irino , come già fcriflì nel
Flauio , & refila ragione dell'vno , & dell'alrro . Et di lui dirò co-
me foffe fatto pofciachchaurò detto di Volcano, del quale cosìB
legge appreflbdi Eufebio* Dicono Volcano effere la virtù, & il po-
tere del fuoco,e gli fanno vna ftatoa in forma di huomo con vn cap-
pello in capo di color cileflre per fegno del riuolgimento de' cieli , &
I appreflo de' quali fìtroua il vero foco, puro, e lincerò: cofa che-»
j con fi può dire di queflo , che habbiamo noi, perche non fi mantie-
ne da sé , ma di continuo ha bifogno di noua materia , che lo nodri-
fea , e foftenti . Et fu finto Volcano zoppo , perche tale pare eflere-/
la fiamma , conciofia che ardendo non va su perlo dritto , ma fi tor-
I ce»& fi dibàtte diq,uà , « di li perche non epura ». & leggiera , com*
VoIc4a9«
Platonr»
Nettuno e»®
Minerua^
Minerua f&i
le porcs .
Vokan©-
Volcano co'
topi.
Setonc Rè .
Topi manda-
ti da Volcano
Topi odiati.
Volcano glc-
lato dal eie»
Io.
3 20 Imagine de i Dei
Icflirebbedibifognoper afcendere dritta al luoco fuo. RiferifccA
Aled'andro Napolitap.Oj& credo, che Thabi tolto da Herodoto,
benché l'vno dica Volcano y l'altro di Sctone Rc,che in Egitto fu v-
na ftatoa , che teneua con le mani vn topo,& che la fecero tale quel-
le genti,perche credettero che Volcano hauefle già mandato vna co-
pia gradc di topi centra gli Arabi in tempo che erano groflìflìmo nu-
mero per occupare il loro paefè, perciò furoi^o sforzati ritornarfene.
Herodoto narra la cofain quefìo modo : Sctone Sacerdote di Volca-
no , & infieme Re di Egitto ritrouandofi abbandonato da tutti gli
huomini da guerra , perche non fi era mai fatto contadi loro , & cf-
fendogli andato addofioSanacarib Rè de gli Arabi con groffiflìmo
effercito , nonfapeua in così firano partito, che fi fare , onde fi ra-
maricauaj&doleuafìdcllafua miferia.in tanto auuenne, che ad-
dormentatofì d lato al fìmulacro di Volcano gli parue in fogno quel
Dio , che lo confortaffe a fiate di buona voglia , & dicefìt gli che an-
daffc pure arditamente contragli nemici, ne dubitafìe di non cac-
ciargli via con l'aiuto che egli gli mandarcbbe. Haucndo dunqucj'
Setonc perciò pigliato ardire , vfcì fuori con la poca gente, che ha-
ucua ,& andò ad accamparli poco lontano da gli Arabi nel campo
de* quali la notte fcguente apparue fi gran moltitudine di Topi che
rofcrolorogliarchi,gl!fcudi,etuttigliarncfì di cuoio, & gii sfor-
zarono a fiiggirfì nelle Egitto. Et perciò nel tempio di Volcano
flaua elio Rè Setone fatto di pietra co vn topo in miar.Ojecon vn
motto che diceua : Da me fi impari di eflcr pio , & religiofo . Et for-
fè pof;ro alihora gli Arabi tanto odio a' Topi , che voliere poi loro
Tempre male, perche Plutarco ferme, che vccideuano tutti quelli/
che poteuano hauere , come faceuanogli Ethiopi ancora , & i Magi
della Perfia dicendo che il rodere, che faceuano quefti animaletti
era troppo neiofo,& moleflo alli Dei . Né mi ricordo ài hauere let-
to per quale ragioiK: credeffero gli antichi in Egitto che Volcano ha-
ueife mandato i Topi i ma potrebbefi forfè intendere per lui lafìc-
cità della f1:agicne , & od paefe , conciofia che Plinio fcriuendo
della fecondità de' Topi dica , che quefti moltiplicano grandemen-
te ne' campi , quando 1 tempi vanno afciutti, e fecchi, onde è che
rinuerno appaiono poi più , né (ì può fapere , che diuenga di loro,
perche non li trouano viui , né morti , né fopra , né fotte terra . Ler
fauole poi , che fi leggono òì Volcano, fono molte, e tutte ponno
darci argomento di farne dipinture in diuerfì m.odi , comiinciando'
dal nafcimicnto fao ; perche fi legge , che ei nacque di Giunone , &C
che quefla, vedendolo cefi brutto, lo fdegnò , e gittoll© via, onde
il mifero andò a cadere lii Lenno Ifola nel mare Egeo , e dalla cui ca-
duta reftò fciancato , sì che fu poi fempre zoppo . Il che viene a dire,
come l'efpongono i naturali; che il fulmine, quale «on è altro , che
vapore
De gli Antichi . 321
Imagine di Vulcano Dìo del Fuoco con la fiidfn^
cway (^ il Ciclopi :, che faùricauano li firali à
Clone ^ tarmi adi Det (^ à gli herot, E tol-
to yulcano ancora per ti calore naturale ^ gè-
neratiuo .
1^
X
.gau.
Vo'cano alla
fucina.
VoIcinoRè»
Terrò di cui
primi ado-
Imng-'ne di
322 Imagini de i Dei
vapore infocato, difcende dalla parte di fotto dell'aere', che è la piti
grofla , più dcnfa , & caligincfa . Volcano fatto graiade, e ricordc-
uole della ingiuria fattagli dalla madre,pcr vendicarfene , onero per
impedirla, che non facefle , come fi apprcftaua di fare male ad Her-
cole , fecondo che Suidariferifceda Pindaro j eda Epicarmo, le ma-
dò a donare vn bel fèggio dorato fatto con tale arte , che pofta-
iiilìellasuafedere, Vi reftò legata in modo, che podìbile non era,
ne ancoa tutti gli Dei del Ciclo, di fciorglierneIa,onde eflì cerca-
rono di tirare lui colà su dtfopra per liberare Giunone, cai nncre-
fceua troppo di ilare così legata , ma egli , che di ninno di loro fi fi-
dala , non volle mai and jrui . Pare all' vltimo iì fidò di Bacco folo ,
che gli diede forfè ben da bere , & con lui andò in Cielo a liberare
Giunone dall'artificiofo feggic . Così riferifce Paufania delle fauo-
ledei Greci , & dice , che fra Taltre pitture^ ch'erano apprefìb de gli
Atheniefi , vi fu quefta di B^acco , che rimenana Volcano in Cielo a
fciolgliere Giunone & che apprello de i Lacedemoni nel tempio di
Minei-ua era Volcano parimente , che sk gaua la madre . Faifl? anco
eoiluiinvnafpclonea grande, come ftà con gli Ciclopi alla fucini
a fabricare quando l'altra , perche ogni volta, chei Dei haueuano
bifogno di cjiial fi fofle forte d'arme ò per loro fteliì , ò per altri , an-
dauanodlui ^ quafi al fabro loro, come vi andò Thetide per le ar-
me di Achille {uo figliuolo , & così fu fatto sii l'arca di Cipfelo , fe-
condo che racconta Paufania - il quale non dà altro fègno che colui ,
che daua le arme a Thetide fofiè Volcano , fé non ch'egli era zoppo ,
& haueua dietro v n de'f ioi con vna gran tenaglia in mano: & Venere
parimente hebbe da lui le arme , ch'ella diede pofcia ad Enea . Et
quando vogliono i Poeti defcriuere qualche gran cofa fatta .coa-p
molta arte, & con induflria grande la dicono fatta oda Volcano, ò
da C.'clopialla fucina di Volcano. Le qnah cofe fi ponno accornmo-
dareaciò , che come hifiroria racconti Suida di coftui , ch'egli fu Rè
in Egitto , 5: fu limato Dio, perche fa pena tutti gli fecreti della re-
ligione, fu bel licolò molto, onde ferito in battaglia rimafe fcianca-
to , e zoppo , &: fu il primo , che adoprafie il ferro à farne le arme da
guerra, e gli ft romenti da coltiuarei campi. Oltre di ciò fin fero le
£iuole,chc Volcano lega fle con vna rete fottiliflìma dì acciaiò Ve-
nere , e Marte , nìcntre cheamorofamente follazzauano infieme; che
cerca tTe di fare forza a Minerua , &: altre fimili cofe , le quali hora_j
non fa bifogno di raccontare , perche non feruono alla imagine fìia ,
che era di huomo zoppo , negro nel vifo , brutto , & affumicato , co-
me apunto fono i Fabri . Nudo lo fanno alcuni , & alcuni altri nu-
do , né veftito , ma con certi pochi cenci folamente attorno , e corLa
cappello in capo , come dilli . Et apprefio di Herodoto fi legge, che
m Menn Città dello Egitto > il fimulacro di Volcano era fimile a cer-
ti Dei
De gli Antichi. 5 23
ti Dei detti Pataic! da quelli di Fenicia , che gli portaiiano siì ie pre-
re delle Naui , & erano alla forma de' Pigmei , delii quali Cambile
Rè entrato nel Tuo tempio fi fecebeffe grandemente; A cofiui niro- liàmd&àl-
no confecrati da gii Egitti] , come ferine Eliano , i Lioni , perche fc- Volcauo.
no di natura molto calda,& focofa onde è che per l'ardore, che han-
no di dentro tem.onoaflai quando veggono il fuoco, e fuggono. . j- ,.
AleiTundroNapohtanofcriuejCheinìioma ftauanoiCani al tem- ^^volcaiio.
pio ài Volcano come cu (lodi, e guardiani, né latrauano mai , fé non
a chi folle andato per inuolare quindi alcuna cofa. Et apprelfo Mcn-
gibello in Sicilia guardauano medefimamenteiCani il tempio di
Volcano , e la facra felua , che vi era intorno . Oltre dì ciò , chi re-
llaua vincitore di alcuna guerra', foleua raccogliere infieme gli feu-
di, e le altre arme dei nemici in vn monte, & abbrucciandole farne sacriiìciodi
facnfìcio à Volcano,ccme fa dire Virgilio ad Euandro di hauere fat- volcauo .
todi lui,quando ancora giouinetto fu vincitore (otto Prenefte.Il che
diceSeruio, è tolte dall'hiftoria, la qual narra, che Tarquinio Pri-
fcohauendo vinto gli Sabini abbruciò tutte le loro arme in honore
di Volcano , & che gli altri hanno dapoi fempre fatto il mcdefìnio ,
nafcendol'vfanzadi bruciare tutto quello, che era offerto ne'lìicri-
ficij di Volcano. Et in certa altra forte di facrificio eh iamato Proter- protemia-»
iiia, come ferine Macrobio (bleuano anco gli antichi bruciare tutto f^ciilìcio.
quello , che reftauajOofcia che iSacerGOti,e gli altri haueuano man-
giato , donde Catone feceil morto contra certo xMbidio , cui era_.
bruciata la cafareftataglifoladivn grollò ,& ricco patrimonio. che
ci fi haueua mangiato tutto , difle dunque Catone , che Albidio ha-
iieua fatto il (acnfìcio Protemia. Hanno poi le fauole accompagna- ^^"^^^ eoa
ta Venere a Volcano & fattegli amcndui infieme marito , e miOglie ; ^*^^'^^"®*
perche la generatione delle cofe moftrara per Venere non è fcnza ca-
lore , quale non è chi fignifichi meglio del fuoco intefo per Volcano*
Et per qucfto ancora pofero Marte parimente con Venere , volendo w
intendere per lui fardordcl Sole j oltre a queflo , dice Arinotele , Venerc.
che fu con buona ragione iìnto quefu dei eiìer congiunti infieme,
perche gli huomini di guerra fono forte inclinati a ll.a libidine . On-
de gli Acitani gente della Spagna , faceuano , come riferifce Macro-
bio,ilfimulacrodiMarteornatodiraggi ,come quello del.Sole,e
con riuercnza grande l'adoranano. Et è cofa naturale, foggionge il Marte»
medefimo Macrobio , che autori del calor cekfle fiano difterenti fo-
lodi nome, perciochefu creduto Marte efl'ere quello ardore,che vie-
ne dal Sole , & accende in noi il iangue , & gli fpiriti , sì che pofcia-»
fono facili all'ire , a i fijrori , & alle guerre ; delle quali cofe egli fu
detto il Dio da gli antichi , come Minerua ne fu detta la Dea : & co-
me quella nacque fcnza il feruitio della moglie , così quello ferzo-,
.rvfticio del marito. PiTche dicono le fauole, cheGiniìoneinuidio-
X 2 fa,
3 24 Imagini de i Dei
^'^msi ' ' ~" ~" ■"' " "' "" '
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4'
Imagtne dì Marte Dio delia guerra ^ del fuo car-
ro ^^ dellx Fama fua msffaggiera fij anùct-
fatrice iche pih dice di quello è in effetto . Et
per Marte njien intefo quelI*ardor del Solc^ ,
che accende il /àngue cf li spiriti per farli poi
facili alle ire ^ gif erre , C^ furori ^
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De gli Antichi. 325
ÙLi cke Gioue haueflfe fatto iìgliuoli fènza lei , volle ella parimente
farne fenza Ini , & per virtù di certo fiere moftratolc da Flora , co-
me racconta Ouidio, ò come alcuni altri hanno detto , battendoli la
natura con mano ingrauidò di Marte 3 e Tandò a partorire poi coli
r.ellaTracciaouela gente è fuor di modo terribile, & facile alle^
guerre . La quale cofa viene a moftrarci, che le guerre p#r lo più na-
fconodaldefiderio di hauereregni,& ricchezze moftrate per Giu-
none. Fu Marte fatto da gli antichi feroce, e terribile neirafpetto,
armato tutto , con Thafta m mano , e con la s ferza , & lo pofero a_j
cauallotalhora fopra vn carro, e mafllmamentei Poeti quafi tutti,
cominciando da Homero , il qual dice , che il carro di coftui era ti-
rato da dae caualli , che fono il terrore , Se la tema . Et in altro loco
finge poi , che quefti fiano non più caualli , ma perfone, le quali va-
dano {èmpre con Marte, e che l'accompagnino parimente l'Impeto ,
il Furore , & la Violenza . La quale cofa imitando Statio quando fa
andare Marte a metter guerra fra gli duo fratelli Eteocle,^: Polinice
nel regno di Thebe,pof€Ìa che ha deferirtele arme di queflo Dio;
cheerano, Telmo lucido sì, che moftraua di ardere; quafi haucffe
l'ardente fulmine per cimiero, la corazza dorata, e tutta piena dì
terribili, e fpauentofi moflri , & lo feudo rifplcndente di luce fangui-
nola ,dice, che gli fìanno intorno adornandogli il capo il Furore, Se
l'Ira, e che il Terrore gouerna i frenide' caualli, e che dinanzi a que-
lli vi fcuotendo l'ali la Fama apportatrice non meno del falfojche
del vero , perche quefta è certo rumore , che fi lena da piccolo prin-
cipio , & crefce tanto poi , che di sé riempie le Citti , & i paefi ; on-
de è da-Homero chiamata nuncia , & meflaggiera di Gioue . Fece-
ro gli antichi la Fama ancora Dea , & la dipinfero in forma di don-
na veftita di vn panno fottile , e tutta fuccinta,che moflra di correre
via velocemente con vna ftrideuok tromba alla bocca . Et per me-
glio moftrare la fua velocità , le aggiunfèro Tali , e la fecero tutta^j
carica di occhi , come la defcriue Virgilio , il quale la chiama horri-
bile m.oftro , & la finge tutta pennuta, e che quante ha penne , hab-
bia tanti occhi ancora vigilanti, e Tempre defci, e tante bocche con
altretante lingue , che non tacciono mai,& altretante orecchie , che
fìanno ad vdire Tempre intente;e dice,ch'ella va volando la notte sé-
pre ; né mai dorme , & il dì poi fi mette fopra le alte torri , onde fpa-
uenta i miferi mortali,apportando loro per lo più rie nouelle. Nien-
tedimeno, perche alle volte ne apporta di buone ancora, fu detto
che la Fama non era vna fola , ma due ; & chiamauafi buona quella ,
che nimciaua il bene , di ria quella , che portaua il male ; e quefta a_*
differenza dell'altra hauea l'ali negre, onde Claudiano fcriuendo
contra Alarico, dice, chelafamajftefe le negre ali, le quali fanno
alcuni alle volte di pipiftrello . Va la Fama duianzi al carro di Mar*
X 3 te, ^
Marre coaic
nacfj-uc .
Caualli di
Marte.
Imagine di
Marce.
Statio.
Armaiure di
Marte .
Fama.
Fama dopi
pia.
CUudiano.
3 20. Imagini de i Dei
^^■
Imagine del Furore^ ^ dell'Ira^ O* de fuoi mali '
ejfetti.che fono^^rezjz^r ogni pericolo:, bencbc^
ìTfanifeflo difnorte (^ perdita d'honore non ri-
guardandone à Dio^nè àgl'htto min line adami- f^JI*-
ci 0 confangmnet.nè pur al proprio intere fje^ ,• «^i^*
perdendo ti furto fo ^ iracondo U ragione nel ^^%>'
furore (^9* nelFira, ^^^
De gli Antichi . 327
re , perche al ccmincìare delle guerre più fé dice fpefìTo dì quello , clic
iè ne feguita poi , baiche fìano gli animi dall'vna parte , & dall'altra
accefidigrauillìmaira; conciofiache dirado fi venga alle fere batta-
glie fenza quefla, la quale come fcriuc Seneca , pare hauerc maggior
forza in noi di molti altri affetti, che ci turbano; perche non folamen-
te Tuia gli animi dal dritto fèntiero della ragione, ma fpeiTo muta il
corpo ancora . Et però dice Ouidio , e Seneca parimente , che la fac-
cia de gli adirati tutta fi gonfia , e quafi auuampa gli occhi fono ili-
fiammati ySc così diuenta la perfona adirata terribile , che non me-
no quafi ipauenteuole fi moftra della horribil faccia di Medufa. Que-
flo breue difegno ho fatto della perfona adirata , perche non trono
che gli antichi habbiano fatta imagine alcuna dell'Ira , accioche da
quello chi vuole , poffa fare ritratto di quella , che è chiamata Furo-
re ancora ; il quale non è.altro che Ira , quanto può efl'er accefa , 6^
infiammata.
Lodipingeuanogli antichi terribile nella faccia quafi fanguinole-
:ta j che moìtridi fremere ftandoafedere fopra corazze , eimi/cudi,
ipade , & altre arme con le mani legate alle fpailc con falde catena t
che lo defcriue così Virgilio , & lo finge efiere dentro dalle porte del-
la giieiTa , le quali erano quelle dei tempio di lano -, come già ho det-
to, che ftauano chiufe al tempo dd la pace, & in tempo di guerra era-
no aperte . £t fciolto lo hanno fatto arrccra , come fi vede e ifer fiato
defcrittoda Petronio, onc cominciò a fcriiiere della guerra cinile . ma
ititornando à Marte, pofero alcuni al fiio carro quattro Caualli tanto
cerribil-i ,-&^roci, chefpirauano fuoco . E ferine Ifidoro,che fu fat-
to tal hora per Marte col petto nudo , perche qualunque vd in batta-
•gliadeeandarui con animo di douerfi francamente e fporre a tutti i
ipericoli . Leggefi apprefib di Herodoto , <:he gli Scithi adorauano
ttiìolti Dei , ma non fecero però tempij , né altari , ne fimulacri ad al-
tri, che à Marte j benché ficrificaflero poi d tutti ad -vn medefimo
modo , qual m.i pare , <^hc metti di effer riferito , & era tale . Stana la
vittima co' piedi dinanzi legati , ce il facrificatore le veniua di dietro^
di daualc sàia tciia, & cadendo lei , egli chiamaua quel Dio , cui la
facrificaua, poi le metteua vn laccio al collo ; col quale intortiglian-
dolo con certobafionela rcrangolana,efcorticatala poi, la mette-
ua a cuocere al fuoco fatto delle cfia della beftia medefima , hauen-
done leuata prima tutta la carne , perche la Scithia ha carefi:ia gran-
de di legna ,& fetalhoraanconon haueua certi loro paiuoli, met-
teua la carne tutca con acqua nel medefimiO ventrino della beltia , di
quiid la faccnaboilirejondelailefla vitcimafi faccua furcodifem-e-
dcfima , & cuoceuan ar^co in fé medefima . Fatto quello il Sacerdo-
te offcriua poi il facrificio al L'io di cui era^ Et fra i'altre b jftie , che
fàcrificauano quelle genti, il Cuuallo era vittima principale, mafil-
X 6 mamcnte
'Seneca.
]ra.
Oui<!io.
Turorc.
PetrcHTio «
Herodoto,
Sacrificio
notabile.
Vittima" di
Marce .
328 Imasini de i Dei
i
•4
c^l^ Imaghe del T€??ìpio di Marte Dìo dcIU guerra ,
•^^'^ che era co fl fatto appo It Schhi. (^ della fign-
ra di Marte appo quelli d'Arabia petrea ^ in-
tefo per ti Sole a?Kora ^ gjr per la for^a di
quello in ttUte le attioni Immane.
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De gli Antichi . 3 2p
inamente di Marte , il cui tempio perche le pioggie , & la mala tem-
perie dell'aria di quel paefe Jo giiaftanano prelìo^nfaceiiano ogni
anno in quefto modo . Raccoglieuano infieme cento cinquanta car-
ra di farmenti , e ne faceuano come vn gran legnalo in quanto, che da
tre Iati era alto, & il quarto veniua abbafTandofi in modo , che perla
fi poteua commodamente andare di fopra . onc metteuano certo col-
tello da loro vfato , & detto Acinace , che forlè era , come vna fcimi-
tarra , e fu coltello proprio de' Perfiani . Quefto à loro era il fimula- sj^^uiacro di
crodiMarte,queftoadorauano, liquefilo faceuano più frequenti Marts.
facrificij , che ad alcun'altroDio. Come faceuano quelli dell Ara-
bia Petrea , fecondo che riferifce Snida , a certa pietra negra , & qua-
dra fenza altra figura, alta quattro, & larga duo piedi, ehe iiiuasù
vna bafed'oro, perche l'haueuano per il vero fimulacro di Marte^,
che da loro era principalmente adorato . Defcriuendo Statio la cafj. Cafa di
di Marte , la finge efTere i n Thracia , oue egli anco nacque , come ho Marte .
detto, perche le genti di quel paefè amano affai Id guerra j che fìa tut-
ta di ferro non lucido , e rifplendente , né anco rugginofo , e fofco,ma
quafì affocato , & che a rifguardarla folamente fpauenta , & attrifla,
Quiui fono l'impetuofo Furore, l'Ira arrabbiata , la Impietà crudele,
il pallido Timore , le occulte Infìdie, che vanno di nafcoflo5nè lafcia-
no vedere altrui gli acuti coltelli, che tengono coperti, & la Difcor-
dia armata ambe le mani di tagliente ferro . Quella fu da gli antichi
pofta fra que' Dei , che adorauano ; non perche poteiì'ero giouare,ma
accioche non nocefifero ; percioche ouunque ella fi trona , non è mai
pace , né ripofo, & Gioue per queflo la cacciò di Cielo, né fu chiama-
ta alle nozze di Tetide, & di Peleo, oiie erano quafì tutti gli altri Dei,
di che ella fdegnatagittò fra quelh il pomo donde nacque la rouinJL.» «^.. ,.
di Troia pel giudicio , che ne fece Paride . Era la Difdordia fatta in-. vii%''^Ho ^'
forma di Furia infernale , come la defcriuc Virgilio , quando dice : ^
annoda j e siringe a la Dìfcordm fdxr^
li cYÌn vipereo Jangumofa benda .
Et il medefìmio ne diffe Petronio . Ariflide la fìnge vna donna, che
hi il capo alto , le labbra liuide , e fmorte , gli occhi biechi , guafl;i,vC
pregni di lagrime , che del continuo rigano le pallide gote ; non tiene
a sé le mani mai , & è preftifllma al mouerle , porta vn coltello cac-
ciato nel petto , & ha le gambe torte : &: i piedi fattili, & intorno vna
tenebrofa , & ofcura nebbia , che a guifà di rete la circonda tutta .
Paufania ferine , che da vn lato dell'arca di Cipfelo erano intagliati raiifanij.
Aiace , & Hettore , quali combatteuano infieme alla prefenza della
Difcordia , ch'era quiui loro apprefTo , & era vna donna di faccia_»
bruttiilima » Né altro ne dice , e meno come la facefTe Califonte Sa-
mio.
3 3 o Imagini de i Dei
^•Ft^^^à l'inCigme della Dìfcordia fecondo .inside ^ -a quale per lì fuoì
y i'?j. ^''•'^^' tffcttì fu cacciata dal Cielo , ne fa innìtata con gli al-
^B
lYÌ Dei alleno%xc dì Telcc e Tetide gcnitcri d'^chillcL^ ,
acciò con fuoi Tenera non le turhafìc i e ptr le tm'bò coH
gettar del pomo d'oro fignificaìitCjcke alli rnachinatorinon
mancano occafionì di difccrdie.
•*Z-'ii
u: ^ti .>?
■^.
^:^''M
'3*
;tttftt#tt«ttilf
De gli Antichi . 331
mio,iIqualecom'eifoggHmge,ad€fièmpiodi quella la dipinfe nel
tempio di Diana Efelìa, ouefecela guerra j che fu poco lungi dalle^
naui de' Greci . Ma. chi da glian tich; non sd fare ritratto della Di-
fcordia , lo fdccia da quello , che n'hanno detto i moderni , e tira que-
fti ancora conrentifi deli'Arioftofolo , il quale benifllmo la dipinge^ Arioso»
quando ei fa, che l'Angelo Michele la va a trouare , e dice così -
La. conobbe al Vesilr dì color cento
■ Fatta à liHc meguali , & infinite ,.
Chor la cuoprone > hor nò , che i pajjì, e'I rcnt<f
Le gìeno aprendo 3 ch'erano fdrufcite,.
t cr'.ni hauea qual d'oro , e qual d'^argento ,
E neri i e bigi , e hauer pareano lite ;
^Itri in treccia y altri in najìro eran raccolti p
Molti a le ^alle y alcuni al petto fciolti <►
Rifbnaua poi il palagb di Marte tutto di minaccieuoli vocF : e vi Paiacr-o di
llaiia nel mezo la Virtù mefta , oc addolorata , & alloincontro fi mo- Marte .
llraua lieto il Furore • Qui fedeuala Morte con il vifo infanguinato >
& era su gli altari il fangue fparfo nelle crudeli battaglie , del quale-*
era fatto iàcnfìcio al terribile Dio con il fuoco tolto dalle abbraccia-
te Città. Et intorno intorno ftauano appefe le fpoglie riportate quafi
da ogni parte del mondo, e per le mura , e su le porte eran'intagliate
vccifioni ; abbrucciamenti, & altre roine, che portano feco le guerre.
Quello è tutto il difegno , che faStatio della cafa di Marte , la ftatoa Statoa di
del quale teneuano legata i Lacedemoni) , come recita Paufania , con ^^«^"'^ Itigat»
llretti nodi , penfando di tenere in quel modo lui ancora , si che daL*
loro non partifle mai, e gli haueflb da fare poi col fauor Cuo vincito-
ri in ogni guerra : de il medefimo fecero molte altre nationi ancora, &
i Romani parimente legauano alcuni fìmulacri,&; maflimamente di .. ^ ,,
, que' Dei, alli quali era raccomandat'a la Città, Imperoche di tanti =
Dei adorati da gli antichi vno , ò due ne hauena ciafcheduna città >
chelagnardauanopiùdeglialtri, e temeuano iinoi nemici di often-
dercquefli» Da che venne la vfanza di chiamare fiiori, Se inuitar à oeichnmati
sé con certe parole à ciò ordinate , e dette dal Sacerdote , gli Dei cu- f.jori ddì^^
fìiodi di quella città , alla quale fi faceua la guerra, mcilra ndo in que- città .
fta guifa di non volere la gara co' Dei . E perciò non volerò i Roma- Nume occuE
nijChevaqiiafifapwffe il vero nome del Dio, cuiera data la città in ^^^^'
j guardia particolare , accioche chiamato da' nemici non (è n'andaffe .
i Et OLie Virgilio noma la madre. VeftacuftodedelTebro ,& di Ro-
ma , Seruio nota che ciò è detto poeticamente , non che quel folk il
aiome proprio del vero Nume di Roma,perche,fuggiunge egli le leg-
gi della religione non voieuano j che fi fapefie , & fu fatte n.orire- per
mano
Q^Curtìo.
J^ poli© lega
co.
Vittoria fen-
Zi ali.
Heliodoro .
Vittoria.
lauro fegno
di Vitteria .
• Aquila fegiìo
di Vicioiia.
Infegnc tic'
Komani.
Cerimonie
della tregua,
©pace.
332 Imagini de i Dei
mano di giuftitia vn Tribuno della plebe, che hebbe ardire di lìòmaf-
io . Perche dunque non fono ofl'eruate Tempre interamente da ogni
vno le facre leggi , tcneuano gli antichi legati alcuni Dei , acciocho
non partifferoda loro , come reGitaQuintoCurtio, che quellidi Tiro
nella Fenicia legarono con catene d'oro il fimulacro di Apollo, vno
de i Tuoi Dei principali , e l'attacarono all'altare di Hercole, cui era
raccomandata la Città, come ch'eiThaueffeda ritenere, che non fé
ne andafTe , perche vn Cittadino diffe d'haucrlo viflo in fogno , cho
abbandcnaualacitti jcfeneandauavia, vna volta che Alellandro
• vi era intorno per efpugnarla . A che mi pare, che (ì confacci quello
che faccuano gli Atheniefi tenendo la Vittoria fenza ali j come fi leg-
ge appreflb di Paufania , acciochc ella non fé ne volaffe via , & haue-
uà quefta come diceHcliodoro , nella deftra vn melagrano , Se vn'el-
mo nella finiftra . Et i Romani, accioch'ella fleffe più volontieri con
Joro , le dierono per fuofeggio il Campidoglio ( come fcriueLiuio)8c
le dedicarono il tempio di Gioue Ottimo Mafììmo , quando Giero-
nc , dopò la rotta , che hebbero da' Cartaginefi a Canne , ne mandò
loro à donare vna tutta d'oro con altri doni di molto prezzo , lì qua-
li eflì rimandarono tutti, & ri te nero fo lo il fimulacro della Vittoria
per buono augurio . Quefta fu fatta per Io più da gli antichi confali
informadibella Vergine, che fé ne voli per l'aria, & con f vna ma-
no porga vna corona di Lauro, ouero di bianco VIiuo,e nell'alcra-.
tenga vn ramo di Palma , come nelle antiche medaglie fi vede , & ne*
marmi antichi , & talhora la veggiamo con la corona fola , & talho*
ra col folo ramo della Palma . La fecero fouente i Romani col ramo
del Lauro in mano,perche,hebbero anco quello folo per fcgno diVit-
toria , & lo metteuano con quelle lettere , che ne portau a: ,0 le nouel-
ie, e facendofi allegrezza di qualche Vittoria andauanod porne al-
cune foglie nel grembo di Gioue Octin^o Mafiimo , & i più degni Ca-
pitani trionfando fé ne fa cenano corona . Quelli di Egitto nelle loro
facre lettere moftrauano la Vittoria con l'Aquila , perche quefta vin-
ce di valore tutti gli altri vccelli , da che venne forfè , che fra tutte le
altre infegne, che portauanoi Romani alla guerra nelle bandiere.^,
l'Aquila fu la principale , & la più frequente imperoche fi legge , che
portauanoanco il Lupo, perche era bcfiia di Marte ; portauano il
Minotauro , pcrmoftrare , che'l configlio del Capitano , & ogni fuo
difcgno così ha da ftare occulto , come flaua quella beftia nel Labe-
rinto ; & i! Porco portauano ancora , perche fenza quefto non fi f 1-
ccua mai tregua , ne C\ formaua la pace , & vi vfauano così fatta ceri-
monia. Trouauanfi infieme alcuni d ciò deputati dairvna,& dal-
l'altra parte ài coloro , che erano per fare Pace, ò Tregua, & il Sucer-
dore, cii era dato quello officio, & chiamauafiFcciale dopò alcune
lòlenni parole, &d'hauer re citato le conuentioni, & patti fra loro •
accordati ,
De gli Antichi.
r^l^ Imàgìne della Vittoria con le fue inpgve^ tjqin- ^%<
|<^^ l^J^ Palr^a^e^ il Lauro ^ ejjendo ìtAquiìa re^ "^ri|>
gi?7a de gli ruccdlì^ ^ di buono augurio J^t^^ '^S^
Fatma refifìe ad ogni forxa c^ rie dà parte del -^If 5^^
tvitto y il Lauro femore njerdeggia^ne è toc- ^|§>
co dal folgore:, cojt il vittortojo papera la dif- 4^%^
fico Uà con la Virtù. ^ re fi a vm?nortale_^ . #$5^
ÉC9
Giofcffo.
Giullino.
Aquila infe-
gna de' Perii.
Athcneo.
Claudiano
Vittoria Dea
«oraiQiin;:.
Prudentio.
3 34 Imagini de i Dei
accordati, ferina con certa pietra ;& vccideiia vn Porco , ch*era qui-
ui prt fvnte per quefìo , pregando Gioue , che così voJeflc ferire qua-
kinque di loro hauefie prima rotto Ja tregua , ò pace chQ fo((c. Oltre
di ciò lafciandohoìra di dire del mazzetto del neno in capo ad vna__.
lunga pertica, che fu la prima infegna de' Romani ,& della mano
aperta, & di certo velo, G Zendado che era , come lì punto à dì no-
{ivi vedi>Mno la'cornetta del Geiìerale , dirò folamente , che'l Cauallo
ancora fu ne gli ftendardi Romani, & il Bue . Ma gli è vero, che que-
lli duo , e gli altri tre , che ho detti , ftar.ano quaiì Tempre ne gli dec-
enti, & 1 Aquila fola andana in battaglia , perche ftin^auano, come
dice Giofeffo , che qucfta foflb la vera ÙTfegna del principiato,, e ciré
portaffefeco centra nemici buono augurio di Vittoria. Onde fi leg-
ge , & loriferifcc Giu^.ino , cheptr vna Aquila . che volò su lo feudo
à Gierone , quando ancora giouinetto connnciò andare alla guerra ,
fu detto , ch'egli doueua cllere Re , e molto valore fo , come fu , ben-
ché fede di cafa bafl"a,e vile. Ciro ancora portò vn' Aquila d'oro con
l'ali aperte , come ferine Xenofonte :, in capo di vna lunga hafta , e gli
altri Rè de' Perii la portarono parim.ente poi fcmpre . Paufania dice,
che nel tempio di Gioue apprefìb de' Lacedeir^oni erano due Aquile,
che portauano due Vittorie , ciafcheduna la fua , le quali haueua of-
ferto quiui Lifandro per memoria di hauer due volte vinto gli Athe-
niefi . Nel grande fpettacolo, che fu rapprefentato da Tolcm.co Fila- .
delfo ( il che racconta Atheneo per cofa miracolofa ) erano alcuno
Vittorie con le ali , che haueuano ve{ìi temute a diuerfi animali , con
molti ornamenti d'oro attorno , e portauano in mano turibuli d'orOv
fatti à foglie di hedera, forfè perche feruiuanoallhoraà Bacco, anda-
uano dinanzi di vn'altare ornato parim.ente di rami di hedera fatti"*
d'oro . Claudiano , quando lauda Stilicene j defcriue la Vittoria ve- -
ftita di trofei con la verde palma in mano , e con le ali a gli homeri,le-.
quali n'oftrano gl'incerti fucceffi delle guerre , concicfìa che fouentc
la Victoria pare efler dall'vna parte , e fubito dall'altra , & al vincito-
re accrefce forza , & fallo viuere lungamente nella m.emoria de'po-
fèeri , fi comp la Palma fi rinforza contra ogni pefo , che le fìa pofto
fopra , uè fi corrompe il fuo legno, cerne gli altri , & le fue foglie-»
itanno verdi lungo tempo. Et perche il fine delle guerre è dubbio- .
fo , fu chiamata la Vittoria Dea communc , come che ella fìa nel me-
zo , & fi accofti a chi meglio la sa tirare d sé . Et Marte per quefla
parimente fu detto Dio commune, perche fri nimici è comimu-,.
ne il vincere, &fefl'er vinto, Hanno anco fatta alcuni la Vittoria
armata , allegra . &: gioconda nell'afpetto , ma tutta piena di polue , '
& di fudore, & che porge co le mani infanguinate le fpoglie, e gli pri- v
gionj a' vincitori . Di cofìei , & di chi l'adoraua , penfando che'l fa- ,
uor ilio gli haucfle da valere , fi fa beffe Prudentio Poeta Chrifliano,
i
tt
l
De gli Antichi
%l^ Ii^^gt^ dell A Vittori A armai a y ^ ddU medcpmA
finz^Ade. Lct'prnria è fatta per r.ìpprefe?/tAre
lexau/e di tffa.che fono fattoi e [udore. La /?-
conda ti dtftderto dì quelli xhe co fi l fi^uvAUX
no , che era di non ejftrs aùUndo,^/Att dalla^
ZJÌttnria^
vii «> %
V'.i .-^"n^'aT. . zyr ^^^ ^•^ -ve ■^i--' v'/^r v\>cj
Cauallo fa-
ci'iiìcato.
jftnimali dì
Marte.
Auolioio fa-
crato à Mar-
te.
336 Imagini de i Dei
& dice, che fi hi da cercare la Vùtoria dall'eterno j e vèto Bio, Cai
della virtiì propria.
£ non da qrwila , che le /ciocche genti
l'infero bella jgiouane,& ardita,
Con biondi ermi hof annodati jhor fctoìtìy
Cinta a trauerfo al petto il fottil panno ,
Che la VeHe , e da lieue vento mojja
Ondeggia sì , che'l bianco pie fi fcuopre.
Et manco da Marte , come faceuano gli antichi Romani , che fa-»
crificandogli quel caualJo, che nel corfo fofle flato più vincitore, vo-
Icii'ano mollrare dì riconofcere da lui la vittoria, benché dicano alcu-
ni, che quello fi faceua per punire la velocità, della quale altra cofa
non è , che meglio aiuti chi fugge , 6-: per dare ad intender , che non
bifogna fperare nel fuggire , Oltre di ciò furono dati a Marte quan-
do in facrificio , e quando in compagnia folamente diuerfi animali ,
come il Cane , & il Lupo, che fi ponno aggiungere alla fua imagine:
quello perch<? è feroce, come fcriue Paui:uiia , &. ì\ più forte de gli al-
tri animali , che ftanno con Thuomo ; queiio ouero perche , come e-
gli ha tanto buono occhio , che vi vede di notte , così hanno da vede-
re afl'ai %\i accorti Capitani , accioche non cafchino nelle cccu Ite in-
fidie de' nimici . ouero perche è di natura fua rapace, & volentieri
vccìàQ , 8c fa fangue , eofe tutte confacicntifi al Dio delle guerre : al
quale fu dato fri gli vccelli il Gallo, per molìrare la vigilariza,che hi
da efìere ne' foldati, oueramente perche; come raccontano le fauole ,
& che fcriue Luciano, Aktrione Toldato aflai ben caro à Marte fu
mutato da lui in queftovccelloj perche non iccc la bidona guardia,
che ei gli haucua comandato la notte , che ftaua in letto con Venere;
onde iènza , che ei fé ne auedeffe, entrò Volcano nella camera, & git-
tata loro fopra la belliflima rete gli prefe, così abbracciati infiemc
come erano . L* Auoltoio ancora fu dato a Marte,perche di lui fi leg-
ge, che feguita con auidità grandifiìma i corpi morti, e perciò va die-
tro a glielferciti, come che la natura gli habbia infegnato, che que-
lli C\ mettono infieme per fare delle vccifioni . Anzi gli ha infegnato
di più ancora , ch'ei si , come fcriue Plinio , ài tre , e diquattro,^ al-
cuni dicono di fette dì prima che fi faccia, oue ha da cfl'cre i\ fatto
d'arme,& conofccre da qual parte ne habbia da morire pin,& à quel-
la vi guardando più fempre , che all'altra , come che quindi gli fi ap-
parecchi preda maggiore . Da che venne, che fòlaiano anticamen-
tei Re mandare , quando fi metteuano all'ordine con gli efibrciti per
fare fatto d'arme , a fpiare oue guardauano più li Auoltoi, da ciò fa-
cendo giudicio poi da qual parte douefle eÙere la vittoria. Dipin-
gefi
De gli Antichi . 3 3
7
gefi coti Matte il Pico ancora alle volte, onde fu chiamato Pico Mar- P/co vcceSi^
zio , come che proprio fofle di Marte , ò fia perche , come quefto ve- "' ^'^'^rte ,
cello percotendo col forte becco il duro rouere lo caua , così con Je-»
(pelle batterie ifoldati canto battono le mura delle Città, che fi tan-
no ftrada per forza da poterui entrare dentro,ouero perche quello vc-
cclloeraoflcruato molto ne gliangurij , alli quali, pare, che i Tolda-
ti pongane mente aflaii anzi così vi attendcuaogni vno anticamente,
che non parcuano fapere fare cofa alcuna ò publica,ò priuata , fé non
ne pigliauano prima augurio in qualche modo , come io diflì gii nel
Flauio,ou8 raccontai anco il modo, che yfauano gli antichi nel pi-
gliare gli auguri; . De gli alberi non ho trouato fin qui , che ne fofie
conlècratod Marte, come fuo proprio, ma della Gramigna ho bea
letto , che à lui la dierono gli antichi , forfè perche, come ferine il
Boccaccio , quefta nafce per lo più ne' luochi ipatiofi , & aperti , ouc Boccacde .
foglionoquafifempreaccamparfigliefl'erciti. E non hcbbero i Ro-
mani corona più degna , ne di maggiore honorc di quella della Gra- Gramigna
migna , che dauano à quelli /blamente , che in qualcheeftremo peri- ^^* ^ ^^^'
colo haueflero faluato rutto l'efercito , ò fi haueffero leuato i'afìèdio
d'attorno . Ne mi refta à dire altro di Marte , fc non ch'io non voglio
tacerelalblennefeftajcheafuo honore era fatta in Papremo città ir^j
dello Egitto, perche mipare, che la cerimonia raccontata da Hero- * ^^^*
doto meriti di efìcre riferita . Hora, venuto il tempo della fefia, nel PcfladiMa'--
qual andauano quafi tutte le genti del paefe alla città , ch'io diflì , al- te .
cuni pochi Sacerdoti ftauan nel tempio inforno à gì i altari à fare gli
facrificij , e l'altre cofe appartenenti à quefti , e gli altri tutti fi mette-
iiano alle porte del medefimo tempio con buone mazze di legno in-»
mano , contra \i quali andauano da mille huomini de' ftranieri venu-
ti di fuori alla fefta con grofTì bafloni parimente in mano. Quefti ha- Cerfraoria
uendoildìinnanzi apparecchiato vn gran tabernacolo di legno tut- r^àicoloia.
to dorato con dentro il fimulacro di Marte ; e poflolo su vn carro da
quattro ruote tirato da certi pochi di loro , voleuano entrare con cfTo
nel tempio & i Sacerdoti , che erano alle porte, lo vietauano loro a
onde cominciananp d batterfi quiui ftranamente con baftoni non_.
volendo gli mi , chi? quel Dio entrafl'e nel tempio , & sforzandofi gli
altri di farglielo ent^are^ come faceuano pur'alfine. E benché fi def-
fero di fconcie mazzate siila teftacmoki di loro ne reftaflèro mala-
mente feriti , non ne moriua però alcuno mai . Et fu la cofa ordina-
ta in quefto modo , perche diflero gli antichi , che habitando la ma-
dre di Marte in quel tempio, egli fatto già grande vi andò per giacer-
fi con lei , ma i Sacerdoti accortifi di ciò, nèfapendo però ch'ei fofle,
non lo lafciarono entrare,cnde fu sforzato di andarfene ; ma non do-
po molto hauendo racolto feco gente di certa città quindi poco lon-
tRna,ritornò, e date di buone bi:ffe a* Sacerdoti entrò à difpetto loro
¥ ifarc
338 Imagini de i Dei
-'^ à fare il Tuo piacere della madre. Qnefto è il fatto rapprefcntato nel-
la cerimonia, ch'io ho detto, la quale non è dubbio, che contiene
in fé qualche mifterio ; ma poi che Hcrodoto non Vhì detto » ne io lo
riferifco , & lafcio cercarlo à chi è curiofo di faperlo . Et in quella-r
vece dirò di certa altra cerimonia fcritta parimente da HcrodotOjChc
in parte è fimilc alla gii detta , & era fatta in honore di Minerua , ac-
cioche col nome di coftei fi metta fine alla imagine, che dal nome fuo
Fcfti^EMi- fu cominciata . Celebrauafiqueftaogni anno in certa parte dell' A-^
ncrua. f^[^^ intorno alla Palude Tritonide , oue al tempo deputato alla fefta
fi congregauano quafi tutte le giouani pulzelle del paefe,& quiiii
partiteficomeindueordinanzedi foldati combatteuano fieramen-
te infieme con pietre , e con baftoni , & quella che per commune giù-
dicio fi foffe moftrata più valorofa , & hauefl'c menato meglio le ma-
ni , era tolta da tutte l'altre , e portata in difparte Tarmauano tutta-»
con vn bello elmo in capo,& portala fopra vn carro la mcnauano tut-
te all'intorno della palude, e tutte i'accompagnauano confo-
lenne pompa, & quelle che re ftauano morte in quefta zuf-
fa perche (buente ve ne moriuano molte , erano cre-
dute non eifer fiate veramente vergini , & che
Minerua le hauefìelafciate perire, Impe-
Mineruai-* ro ch'ella fu vergine fempre,concio-
** * fia che la vera fapiéza moftra-
ta talhora per lei non-.
fente macchia al-
cuna delle co-
k mor-
tali, e-»
fia femprein
se tutta pura , &
monda. Et fu ofiferuato
anco ne'facrificij di Minerua
di darle vittime pure , che erano tal-
hora vna Agnella , talhora_.
Tn Toro bianco , e tal-
hora vna giouenca
indomita con
le come
dorate , per
moftrare , che la
Verginità non è foggetta
al giogo della libidine , &C^
e tutta pura ^ candida •
BACCO
DegliAntichu 33P
W^
*g
'^:|=^ Imagtne di Bxcco [ìgnificante li ^-vArij ejfctti del ^l"^
ymo del quale effo fa TmueKtore , (^ di pm ^)C>
gli effetti, delia njbbriacìje'^z^A , che Jono rtue- «É^fS^
Utionidii.oJe oaulte furore ^libidine ^ ^ fìmilt,
^efiican Hercole tutti due Thebani ^(^ fi-
glioli di ciotte , dt gloria tutti gl'antichi fupe-
rarono ,
4^
^
^f^
''•^•^C^S^^'ri
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^•U*- 5^ v(]tf -»()«» Wsr vu«' tn/v tr,*s. vy<, w* ^n/v^ >s^.'5' Wc* W^ 'stKJ' t;.>v >pv«. ifw ^-W vw «-
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3 4o Imagini de i Dei
BACC
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E< " " - -^^^*^'^— ^^^^^^•'"""^.ls '-.^ ■■ii<i_»iii ^j- ars-raoì'SCj^y
BaccKo ha
Bacchodi ni.
Vino mcdo
l^i Sacco.
E N C H E (I troni , che Bacche foffo
vn'ardito Capitano, & ài gran valore,
& che foggiogaffe diaerfe nationi;non
dimeno non tanto per qnefto fu cele-
bre il nome Tuo appreflbde gli antichi,'
quanto perche fli creduto ritrouatorc
del vino , & che innanzi à tutti gli altri
ne haueffe moftrato l'vfo a' mortali ,
onde come Dio l'adorarono poi , ne
Baccho folamente, ma Dionifio anco-
ra, & Libero Padre lo chiamarono , &
leneo , & Lieo Io di((cro , eiprimcndo in lui con diuerfì cognomi, gli
ciFettijche fa in noi il vino, come moftrerò , fecondo che verrà a pro-
pofito in difegnando la fua imagine , che fu da gli antichi rapprelèn-
tata in molti fimulacri , & in diuerfe ftatoc quando ad vn modo , o
quando ad vn'aitro : pcrcioche la fecero talhora in ferma di tener®
fanciullo, talhora di feroce giouanc:, &: talhora di debole vecchio,
nuda alle volte , &: alle volte veftita , & quando con carro , e quando
fenza . Onde Filoftrato ferme nella tauola , che ei fa di Ariadna,chc
moltifonoimodi da firconofcer Baccho per chi lo dipinge,© fcol-
pìfce . Perche vna ghirlanda di hedera con le fùc coccole moftra, che
cgliè Baccho, due piccole cornette parimente, che fpuntino dalle^
tempie , fanno il mcdefimo , & vna Pantera ancora , che gli fi metta
appreflb . Le quali cofe per lo più fono tirate dalla natura del vino ,
del quale intendono fpeffoi Poeti fotto il nome di Baccho, perche,
comediHì,eine fu creduto il ritrouatorc , moftrando a' mortali gii
da principio , come fi haueuano da raccoglier l'vue dalle viti , e /pre-
mere il dolce fucco tanto grato,& vtilc ancora à chi temperatamente
J'vià , sì come à gli difòrdinati beuitori apporta grauiifimi danni ; il
che moftraron© gli antichi nelle imagini di Baccho . Imperoche fa-
cendolo nudo voleuano dire,che'l vino,& la vbriachezza fpeflb fcuo-
pre quello , che tenuto fu prima occulto con non poca diligenza: on-,
deae
De gli Antichi .
341
^•^ ,"-y
4f
Jmagwe di Como H^io ds Conu'mij ^fecondi
lur,nmi (^ fu e gli andò lijpiritì It fanno diucnlr J^,. ^
arditi 5 ^ c/;f ali incontro timmodsra.to cibo fa *^^%
Ihuomo fonnoUntOiinettOiOttiifo d'ingegno 3 ^ ^^% \
deiole di corpo ,
'^ 3
Bacco perche
vecchio .
Como
Plori quando
vfan da gli
antichi.
Bacchocapo
delle Mufe .
342 Imagini de i Dei
de ne nacque il prouerbio . Che la verità ftd nel vino , come ho detto
io ancora altra volta già parlando del Tripode. Et il medefimo fi-
gnificaua la flatoa di coftui fatta in forma di vecchio con il capo cai-
no j & quafi tutto pelato ; oltre che moflraua ancora , che'l troppo
bere affretta la vecchiaia , & che in quella età beono affai gli huomi-
ni . Percioche non per altro inuechiamo , fé non perche l'humido na-
turale manca in noi,& cerchiamo di riporcelo con il vino ;ma ci hab-
biamofpelTo, perche bene è humido il vino in fatti ,maè tanto cal-
do poi di virtù, & in potere j che fcccaj& afciuga molto più, che
non accrefce humidità , come dice Galeno de' gran beuitori , che più
accendono la fete, & la fanno maggiore , mentre che più beendo cer-
cano di eftinguerlaj & leuarla via. Onde perche il vino rifcalda , di-
cefi che fu fatta la imagine di Baccho per Io più di giouine fènza bar-
ba, allegro, & giocondo. Cui fi ralTìmiglia molto Como, che fu
;ippreiro degli antichi il Dio de i Conuiuij , percioche la imagine fua
era parimente di giouane , cui cominci apparire , la prima lanugine,
come lo defcriue Filo/Irato in vna tauola , ch'ei fa folo per lui , met-
tendolo alla porta di vna camera , oue era flato celebrato vn lieto , e
bel Conuiuio per due fpo fi, li quali già fiauano in letto a goderfi gli
amorofi frutti . Egli era delicato, e tutto molle, & rubicondo nel vi-
fo, perche haueuabeuuto troppo, sì che imbriacatofi non poteua
tenere gli occhi aperti , ma così in pie in pièdormiua, lafciandofi ca-
dere la colorita faccia fu'l petto , & la finiflra mano , con la quale ei
ftaua appoggiato ad vna hafta , pareua cadere parimente , come pa-
reua poi, che dalla deliragli cadefle pur'anco vna facella ardente,
ch'ei tcneua con quefta , te già era andata così giù , che gli hauercb-
be bruciatala gamba , fc piegata non l'haucfle in diuerfa parte . Era
poi quiui d'intorno pieno ogni cofa di fiori , & cffo Dio parimente ne
haueua vna ghirlanda in capo , perche i fiori fono fegni di letitia , &
di fpenfieratezza , per dire cosi , & perciò gli vfauanogli antichi nei
Conuiuij , oue hanno da cfTere gli huomini lieti, & fpenfierati ; e non
folamentc ne faceuano ghirlande a loro fkilì , ma a i vafi ancora , on-
de beeuano: perla quale cofci non meno conueniuanoi fiori a Bac-
cho , che a Como , comc.mofirerò poi , che bora ritorno a dire , ch'e-
gli era gionine, allegro , & giocondo, perche beendo gli huomini
temperatamente fuegliano gli fpiriti , & più arditi diuentano, & più
lieti i e fono etiandio creduti effer di migliore ingegno allhora. Da
che venne , che fecero gli antichi così Baccho, capo & guida delle
Mufe, come Apollo. E non meno furono già coronati i Poeti di hc-
dera confecrata a Baccho , che di Lauro pianta di Apollo. Onde fin-
fero le fauole, che fofl'c allenato Baccho dalle Mufe in Nifa,luoco
piaceuoliflìmo dell' Arabia,dal quale fu poi detto Dionifio . Da co-
ftui , come riferifce Atheneo , imparò Anfitrione Re de gli Atheniefi
innanzi
De gli Antichi. 345
innanzi a tutti gli altri di porre acqua nel vino , che fu di grandiilìmo
giouamento a' mortali, & perciò nel tempio delle Horc gli drizzò v- Acqua pof!a
n'aitare, perche quefle, che fono le fhgioni dell'anno, come nella "«-'^vino.
loro imaginc è flato detto,fanno che la vite crefce,&: produce il frut-
to. Etappreflb venepofc va'altroalle Ninfe, come per ricordo, che
fi douefle vfare il vino temperato; conciona che per quelle s'intendo-
no fouente le acque de i fonti , e de i iiumi , che fono buone à bere , &
perche ancora le Mufe,le quali fono fpeflble medefìme con le Ninfe ,
furono ( come diflì ) le nutrici di Dionifio , fi come Sileno ne fu il pe-
dagogo, onde va con lui fempre, portato da vn'afino, sìperlactd, Sileno,
perche gli era molto vecchio , sì perche era anco vbbriaco per lo più,
comemoflròchifecelavbbriachezza j che gli daua bere apprefTo
de gli £lei in certo fuo tempio , che fu di lui folo , fecondo che ferine
Paufania,noncommuneconBaccho, come erano tutti gli altri, per .
moftrare forfè, che pari era la virtù d'ambi loro . Onde Sileno fi fa *" ^"'^'
gran configliere di Bacchoappreflòdi Plauto, eflendo comparfo iiLj
fcena a cauallo in vn'afino a recitare ilprologo delle Bacchide^ e dice,
che fono fempre amendui di vn medefimo volere: Se faffi anco Dio
della Natura , de i principi] della quale Virgilio lo fa cantare sforza-
to da duo Satiretti , & da vna bella Ninfa , li quali hauendolo troua-
to dormire in certo antro bene vbbriaco , con vn gran vafo da bere a
canto , lo legarono con le fue ghirlande proprie teffute di varij fiori ,
che gli erano cadute di capo , & la bella Ninfa gli tinfe la faccia , che
haueua le vene tutte gonfie di vino , con fanguigne more , di che egli
rife, e moftiò di hauerne piacere,pofcia che fu fuegliato . Et pareua,
che quefte bcftie non voleiTero dire quello , che fapeuano fé non sfor-
zatamente. Onde fi legge che Mida Rè della Frigia volendo giàin- j^jj^^n^
tendere alcima cofa non troppo manifefta a gli huomini , fece la cac-
cia vn pezzo ad vno di quelli Sileni , & lo prelè alTvltimo all'odore
del vino, ch'egli largamente fparfe in certo fonte, qual Paufania feri-
ne, che a'fuoi tempi ancora era mollrato per quefìo. E Plutarco ri- piuta^.co.
ferifce, che quel Rè intefe da Sileno, che meglio affai era aUhnomo
morir preito, che viucr lungamente. Halfi apprcflb di Plinio, chcj Plinio,
neirifola di Paro . donde veniua quel belliffimo marmo bianco fpez-
aandone alcuni vn gran pezzo , vi trouarono dentro la imagine di Si-
Jeno . La qual facilmente faprà come folfe fatta , chi oltre a quello ,
che ne ho detto hora vedrà quello,che difegnando la imagine di Pan,
io dilli già de' Satiri: perche Paufania ferine, che quefli erano detti
Sileni , pofcia che erano vecchi , conciofia che in uecchiauano , &C-
moriuano, fé bene erano /limati Dei. Leggefiappreflo di Diodoro, p^,- ,
che in due modi furono fatte le flatoe di Baccho , & era l'vna aliai fè-
iiera con barba lunga , e l'altra bella , di faccia allegra , delicat ■ , 5c^ Baccho ì-
giouine ', intendendo per quella , che'l vino beuuto fuori di mifura fa due mod' ~*
Y 4 gli
3 44 Imagini de i Dei
<^|^ Imagme di Buco fìgmficante li effetti dd yino , ^§*
<^|^ del quale fu l'inuoitore s ^ fecondo Macrohio ^^^
*§èà, //" yarij effetti del Sole effendo da, lui per si •^ffh'
Sole tntefo ^àoe U varietà delle fagioli del- ^^^
I&» l'anno :(^ a?jimali à luifacrati
<?r<'
%tt*#t
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\*^-'i§^f'i§^*^r^^f^^^r^^^''éd^^
De gli Antichi .' 345
gli huomlni terribili , & iracondi j e per quefta , che gli fa listi , e gio-
condi beuuto temperatamente ; lafciando bora da parte, chénonfìa
fiato vn Bacche folo , ma due , ò forfè anco tre , perche ciò farebbe-»
più tofto volere fcriuere hiftoria di lui , che dipingerlo . Macrobio , Biccho fi ms^
il quale , come ho già detto altre volte , vuole che per tutti i Dei fia- ^^^^o > che 1
nointefelevìrtù del Sole, intendendo pnr'anco il medefìrao di Bac- '*
cho, dice, che fu la fuaimagine fatta alle volte di fanciullo , &aljc
volte di giouine , bora di huomo con barba , che fia giunto gid alla^
età perfetta, & bora di vecchio, perche tutte quefte diuerfe età fi veg-
gono nel Sole. Conciofia, che al tempo del Solfticio dell'inuerno,
quando già cominciano i giorni a crefecre fi pofl'a dire,ch'egli fia pic-
colo fanciulIo,& alJ'equinottio della Primauera ha già pigliato aflai
di forza , & è fatto giouine : & giunto ch'egli è al folflitio della Edi,
allhora che non più ponno crefcere ig^iorni , è huomo di età in tera ,
& ha la barba : ma perche da indi poi comincia la fua luce a venirci
mancando , quafi con quella manchino le fue forze ancora , è fatto qq^^^ ^:
pofciacome vecchio. Etefiendoalle ftatoe di Baccho aggiunto le b.;c€o.
corna ancora, hanno voluto alcuni intendere per queftei raggi del
Sole . Ma DiodoroXcriue , che ciò era , perche Baccho fu il primo ,
che moftrafl'e a mortali come haueuano da giugnere i Buoi infieme,
mettergli allo aratro , & con quefti coltiuarei campi. Onde Mar- Marnano.
tiano gli mette nella deflra mano vna falce , che mofìraua la coltiua-
tionc de i campi , come ho già detto nella imagine di Saturno , per-
che bifogna con quella purgare le viti , volendo che produchino vua
^largamente , &: nella finiftra vn vafb da bere , e lo dcfcriue poi tutto
giocondo , e piacenole nello afpetto . Intendono alcuni per le corna
l'audacia , come che'l bere aflai faccia gli huomini arditi , audaci, de
infoienti ancora molte volte, che così dice Filofì:rato,Fefl:o,ePorn-
rionc.Ma Athenco meglio di tutti moftra con rautorità di molti de Achsneó.
- gli antichi gli eftetti diuerfi , che fa il vino in noi , quando e beuuto
tempcrataiTiCnte j e qu andò ne bcuiamo fuori di misura : & da Perlìo
fi raccoglie , da Catullo , & da altri Poeti , chene ifacrifìcij di quefto f^^'^?,'
Dio vfauano i corni. Et Mufonio a aueflo propofìto così iciiue. Non , imC ,' ',
lolamcnte furono date le corna à Baccho , ma fu egli ancora da alcu-
ni Poeti chiamato Toro, perche finfero le fauolc, che Gioue muta-
to in fcrpentcgiaccfle con IJroferpina fua figliuola, la quale perciò
fatta grauida partorì poi Baccho in forma di Toro, onde apprcflb de Baccho vo. j
iCiziceni la imagine fua fu con faccia di Toro, forfè perche gli anti- fornudi To-
chi beeuano con le corna de i Buoi, onero con vafi fatti di corno,con- io •
ciofia che Theopompo fcriue, che in Epiro erano buoi con le cerna
tanto grandi,che fé ne facenanoivcifi intieri da bere,a i quali accom- ^''^, dicom»
modauano di fopra all'intorno della bocca chi vn cerchio d'oro , &C^ ^^'' ^"^'^^ '
chi d'argento : efeguitaprouandopoiperlotcftimoniodi moki, che
vfarouo
3 4<^ Imagini de i Dei
vrarono gli antichi le corna dz i buoi in vece di vafì per bere , onde gli
Theopompo. Atheniefi ancora beeuano con certi vafi di argento Fatti in foggia di
corni . Hanno oltre di ciò voluto alcuni , che per le corna intendia-
mo certi pochi capelli . che da ambe le parte del capo fcendeuano giù
cornea dì noftri veggiamo hauere i Sacerdoti Armeni, li quali poi fo-
no rafi fòpra la fronte , & alla nuca . E cosi vogliono intender , che
fofl'e fatta la ilatoa di Baceho,& non che veramente hauefl'elc corna.
E dicono eh? Lifimaco Re fu perciò parimente fatto con le corna, co-
me fi vede in alcune fue medaglie antiche . Et alla ftatoa dì Seleuco ,
che fu cognominato Nicatore, furono anco fattele corna , comerf-
ferifceSuida, nongiàperquefto, ma perche eflendo fuggito vn To-
ro da AlelTandro , che era poilo per facrifìcarlo , ei lo prefe per le cor-
na » & lo tenne fermo . Che Baccho poi haucfle k chiome lunghe lo
moftra Seneca , quando così dice ,
Lisimaco Rè.
Statua di Se
leu co.
Seneca.
Choro di
Ariadna.
€-atulIo.
\
Scn':!^ vergogna ?p.irgc i lunghi crini
Biiccbo lafc'mo , e molle , e lieuì Thìrft
Torta fcHotendo con tremante mAno ,
Né fi Vergogna andar con lento paffo ,
E trarfi dietro l'ampia , e lunga Vefie ,.
Ornata tutta di barbarico oro ,
Percioche Io veftirono alcuna volta di habito fcminilc , come lo fa
Filoftrato nella Tauola di Ariadr.a, quando lo dipinge , che vadad
lei , con bella vefte , porporea , lunga , e grande , & coronato di rofe ,
Ne bifognaua farlo in altra guifa in quello atto amorofo , perche egli
andana per congiungerfi amorofamente con Ariadna , quando fu a-
bandonata da Thefeo , onde quefti tutti , che quafi Tempre erano con
lui, come femine ardite , e feroci, diucrfe vaghe Ninfe , Sileni, Sati-
ri , Siluani , & altri fìmili ( li quali come ferine Strabene, erano min'-
fìri , & feguaci di Baccho , & chiamauanfiil choro , e la compagnia
di Ariadna, intagliata già in marmo bianco la Dedalo in Creta),
Jofeguitano gridando con voci liete, come lì legge appreflb di Ca-
tullo.
^ndamno ftotendo \ Verùi Th'rji
alcuni, alcuni lefquuriiate membra
Del Vitello portauano , Zina parte
Con ritorti fcrpenti fi cingeua ,
Et Vna parte ne le cane cesie
Tortando celebraua i bei mìseri y
1 mi fieri da gli empi indarno cerchi •
Chi percoteu4 con le aderte palme
Jrifo-
Degli Antichi. 347
'<S^
*C^ /-w^^//. i di Bdcco , &* della pompa .fesie , ^ ceri-
4.
4h
monte hacchanali ^(^ Ihabito delle 7>4cche ^ o
Menadi fue feguaci ^ftgmficante che iifacrifid] ^^^
hacchanali purgauan gl'animi dalle colpe y co- ^^'^
me li evir2o It purga da pen fieri ,
3 4B Imagini de i Dei
/ rìfonanti tìmpani , ò con verghe
DÌ VAtne facea iìeue , e pkcolfmno .
£ ch'i facetia l'ar'u rimbombare
Con sìridcuoli corni ^e facean molti
Be le Hrarùcrc tìbie vdìf il canto .
C)nefti erano quali tutti mifleri dì Bacche , Se cerimonie , clic vHì-
uano nelle ruefelìe,Ic quali da principio furono celebrate con pom-
pa tale . Era portata innanzi vn'Anfora di vino con rami di vite, ^
Ja feguitaua chi fi traheua dietro vn capro : poi veniua chi portaua_i
Phallo . vj^a cefta di noci,&in vltimo era il Phaliojche fu la imagine dei mem-
bro virile . Così la racconta Plutarco , oue parla della cupidigia del-
le ricchezze , la quale cominciò a fprezzarc quelle pouerc cofe etian-
dio ne' Bacchanali , & introdufle duo vafi d'oro , pretiofc veftij e car-
ri con mafcherate fontuofe , come può vedere chi vuole appreflo di
Athenco , chedefcriue vna di quelle pompe Bacchanali ambitiofiflì-
ma,rapprefentata già per Tolomeo Filadelfo, perche il riferirla hor'a
me non fcruirebbc altro che di perdere tempo. V/arono anco di por-
tare il cribro dato a Baccho, e pofto tra le fue cofe facrc; perche 5 co-
Cnbro di i-nediceSeruio,credcano gli antichi che gicuafìcrc molto i facramcn-
'^^ ^' tidiBacchoallapurgationedeglianimi,& cheperglifuoifacrimi-
fterij così fofTero quelli purgati, come fi purga il grano col cribro. Et
il Boccaccio riferifce , che credettero alcuni , che folle fatta quefìa_*
Vbbiiichez- purgationene glihuomini conia vbbriachezzajla quale è ilSacr^ima-
zx facranìcn- to di Baccho , perche palfata , che fia poi quefta , ò con il vomito , ò
todiBaccho in altro modo, & raffettatofi il cerucllo, pare che l'animo fi habbia
fcordato ogni trauaglio , & fpogliatofi tutti i noiofi penficri riman-
ghi lieto e, tranquillo, come dice Seneca ancora, oue fcriue della_>
tranquillità dcll'anim.o . Et hanno detto alcuni,cheBaccho fu chia-
Jibero Pa niato Libero Padre , perche beendo largamente l'huomo fi libera da*
*^''^^' penficri faflidiofi : & parla più liberamente affai, che quando e So-
brio . Ma fono fiati altri, li quali hanno voluto, ch'cifolfe piùtofio
chiamato così dalla Libertà, della quale fu creduto Dio, perche,^,
come ferine Plutarco , ei combattè già aliai per qucfia . Da che ven-
ne , che vfarono gli antichi , come dice Sem io fopra Virgilio,di met-
tere nelle Città libere, per fegno certo di libertà, il fimulacro di Mar-
fia; chefuvnode' Satiri miniftri di Baccho. Et fileggeapprcilb di
„ VT ; Plinio i che fu pofiio in prigione Publio Munatio, perche Icuò dalla-*
'MaiiJa. ' ftatoadiMarfia vna ghirlanda di hori,8c asciapoftincapo. DiMar-
fia hanno anco detto le fiiuole , ch'ci fu fccrticato da Apollo , perche
lo sfidò a fonare hauendo trouata la pina , che fu gittata via da Mi-
uerua: dichcpianfero tanto le Ninfe, egli altri Satiri, che fecero
«OH h lagrime loro quel fiume ^ che dal nome di lui fu detto ^Jarfia .
Ma
i
D e gli Antichi . 3 4p
Suxd:t*
Paufania.
Ma la veriti fu , che quefto era vn'eccclJente mufico , come rifenfce
Athcneo da Metrodoro , ritrouatore della piua , il quale come fcriue
Suida , vfcito di cemello R gittò nel fiume , & quiui affogò , che fu
pofcia dal nome Tuo detto Marfia . Et Paufania ferine, che nella roc-
ca d'Athene fu vn fimubcrodi Minerua, che batteua Mar/ìa , perche
haueua tolto su la piua gittata via da lei . Ma ritornando alla vefte^
di Baccho , dicono ch'ella era di donna, perche il troppo bere debi-
lita le forze , & fa l'huomo molle , & eneruato , come femina . On-
de Paufania fcriue , cheappreflb de gli Elei nell'arca di Cipfallo era
intagliato Baccho con la barba, con refte lunga giù infinoaterrajC
che ftando a giacere in certo antro circondato da viti , de da altri ar-
bori fmttiferi , porgeua vna tazza con mano . Leggefi ancora , che-»
fu detto Baccho Baflareo da certa forte di vefte lunga , ch'egli vfaua , BafTareo.^
Se che vfarono parimente iSacerdoti poi ne' fuoi facrificij detta Baf-
fara , da certo luoco della Lidia ; oue fi faceua , onero dalle pelli delle
Volpi chiamate Biffare in Thracia, che fi metteuano intorno le Bac-
che fuc feguaci , le quali perciò furono parimente dette Baffare. Me-
. nade etiandio furono chiamate , che figniiìca pazze , & fiiriofe , per-
che nelle Ciiekile andauano concapd fparfi, & conThirfiin mano,
facendo atti da forfennate, perrapprefcntare ciò , che fecero quelle^
fteffe , quando andarono con Baccho già da principio , allbora ch?^
moftrandofi tutto lafciuo , egli hebbe feco quafi vn'eflfercito di valo-
rofe femine , per opra delle quali , mentre che fcorreua tutto il mon-
do oppreife alcuni Rè. Né {blaméte delle pelli delleVoIpi, fi veftiuano
quelle femine, ma delle Pantere ancora per lo più, ideile Tign,por-
tando in mano il Thirfo , e fpargcndo le chiome al v^nto , le quali cin-
geuano alle volte con r;hirlande di Hedera,&: alle volte di bianca-»
Pioppa, perche fu quella creduta arbore infernale, 6: che nata fofTe^
SII le ripe di Acheronte i de perciò la dettero gli antichi alle miniftri.»
di Biccho, perche tennero lui parimente per Dio deirinfemo. Oa-
de come ho detto già finfero le fauole , ch'ci folfe nato di Prcferpìna,
il che è vero , ogiìi volta , che fotto il nome di coflui s'intenda il Sole,
del quale diilì nella fua imagine , come tal bora ci Ci pini ia per Dio in-
fernale . E nel mcdefimo modo , ch'io ho dilfegnato le Bacche , fi fa
ipcflb Baccho ancora , come lo defcriue Ciaudiano j dicendo :
yien Baccho allegro , coronato , e cinto
B" Hedora trionfai , a cui le [palle
Cuopre d'Hircana Tigre hcrrida pelle .
JEgli dif vin poi madido col Thirfo
Ferma le piante , e sì nel gir fata .
Et quefto,che qui dice Ciaudiano del Thirfb,hanno detto altri del.
la Ferola , che Baccho con efl;i C\ va foftencndoin pie, & l'hanno pò- Bacchot
itainmanoatuttiqucUi, che vanno con lui. Picherende Eufebio Euitbio.
la ra-
rloppa arbo-
re uifemale.
Ciaudiano.
Ferola ckta i
Imapini de i Dei
4^
Iwa^wl di ^acco trionfatore y 0:^ inuentore del
Trionfo ^doppo hauer fuperatn l ìndia , (^ del
fuo carro tirato da Tigri ^C^ da Pantere con di-
uerfe piante à lui f aerate ^tfJ rnoln animali an-
co ra. che lignificano la natura , C^ effetti del
«vino . i^T ebrietk *
Cl»-Ì'
5»
_*;?',
m^^-.
•^j W^^ X ^ X ^ <^ ^ ^' ^(k^ snk.- ^ <U}i' ?K)c ^A)^ «ìA? òiU ^^ ^é:^-^
De gli Antichi . 351
Jà fagionc-tolta da Dicdoro,dicendo che concio fofle cofa che gii da
principio beendo aflai fi imbriaca (Tero gli huomini , & perciò comt^»
forfcnnati , e pazzi veniflero fpeffo d rumore infieme , & con- baftoni
grofli e duri , fi feriflero ftranamente , onde ne moriuano molti , Bac-
cho perfiiafe loro , che in vece di duri legni portafTero le lieui ferole ,
perche fc ben con quefì:e Ci dauano , poi non ne feguitaua male a:icu-
no , perche la ferola è vna pianta affai fimile alla canna . & perche le
foglie dielTa fono gratiUìme i gli Afini , fu dato , come fcriue Plinio,
anco r Afino à quel Dio , di cui era la ferola . Oltre di ciò fcriue Dio-
doro, cheBaccho fi armaua nelle guerre, & vfauaallevoltc ancora
di metrerfi intorno le pelli delle Pantere , percioche non fu egli fem-
pre vbbriaco,ma combattè fpeffojetanto valorofamente,chc fuperò
molti Ile , come Licurgo , Pentheo , & altri : foggiogò tutta la India,
donde ritornandofene vincitore fopra ad vn'Elefante menò bel trion
fo . Ne iì legge , che dinanzi à lui alcun'altro hauefle trionfato mai
delle vinte guerre , & perciò à Bacche , come a primo trionfatore fu
confecrata la Pica, vcceIIogarulo,e loquace, perche nei trionfi gri-
dauaogniunO;& adogniuno era lecito improuerare , a chitrionfaua
gli fuoi viti) , & gridando gli Ci poteua dire ogni male , come fcriuo
Suetomo di Cefare Hanno ancora gli antichi dato a quefio Dio la in-
uentionedeJIe ghirlande, fecondo Plinio, il qual dice, che ei fu il
primo, chefenefaceflediHedera. OndeAleflandro Magno volen-
dolo imitare quando ritornò vincitore dell'India, fece che il fuo ef-
fercito tutto fi coronò gì Hedera . Quella pianta fi data a Baccho
per molte ragioni , come ne hanno fcritto molti ; Feftò vuole . che
ciò folfe, perche egli è così giouane fempre, come quella è fempre
verde : onero perche , come ella lega tutto ciò , a che fi appiglia, così
il vino lega le humane menti. Plutarco dice, che 1 Hedera ha in se
certa virtù, e forza occulta, la quale muouel'humana menti di luo-
co & quafi l'empi di furore , sì che fenza bere vino paiono pofcia gli
huomini vbbriachi. La Hedera da i Greci è chiamata CilTo; cifiare,
tirando le loro parole al nofì:ro vfb di dire , fignifìca eHer dato alla__#
Libidine, & per quello fcriue Euftachio che fu data la Hedera a Bac-
cho per fcgno di libidine, alla quale fono gli huomini incitati aflai
dal vino j onde è per prouerbio antiche, che nulla può Venere fenza
Baccho. Quando rende Macrobioj^a ragione del Thirfo dato a Bac-
cho, qual'era vna hafra con vno acuto ferro in cima , attorniata di
Hedera, dice che, moftraua la Hedera douere gli huomini coi lacci
della patienza legare l'ire, & i furori, onde fono tanto facili d fare
inale altrui, perche quefì:a pianta cinge, e lega ouunquenafce. Scri-
ue Diodoro, che chiamauano quelli di Egitto la Hedera pianta di
Ofiride , e gliele confecrarono come da lui ritrouata , e nelle fiere ce-
rimonie faceuano più conto della Hedera ( perche à tutte le ftagiotìi
hil4
Dlodoro.
Diodoro.
Trionfo v-
troll a to da
Baccho.
Pica data à
Baccho .
Ghirlande
trouate da
Baccho.
Hedera per-
che data a
Baccho .
affo.
Thi:£c>.
Diodo«».
3 52 Imagini de i Dei
hi le foglie verdi ) che delia vite , la quale al tempo dello inuerno lì
perde . E fu quello da gli antichi ofTeruato ne gli altri arbori ancora,
cheftanno verdi feinprc, 8c perciò a Venere confecrarono il Mirto ,
& il Lauro ad Apollo . Né fu però Baccho coronato Tempre di Me-
derà roIamente,ma con le foglie del Fico ancora alle volte per memo-
ria di vna Ninfa, la quale hebbe nome Syca,che apprcfTo de Greci
vaie il medeiìmo , che Fico appo noi , amata già da lui , come dicono
le fauoJe , & mutata poi in quefto arbore,come fi legge anco di CilTo
fanciullodaluipur'amato,chediuentòpoi Hedera,& di Staphile
Ninfa jChemedefimamcnte fu cangiata in vite, quando egli Tama-
ua^onde non è marauiglia,regli furono pofcia grate tutte queficpiaa-
tc , & (e voleua Tpeffo hauerne ghirlande in capo : oltre che delle mc-
defìnaegliadornauano gli antichi il carro , lo feudo , le hafte, e glifa-
ceuano anco poi ghirlande col Narcifo alle volte, & alle volte con.»
molti altri diucrfi fiori , come lo defcriuono i Poeti ; & Diodoro feri-
ne , che al tempo della pace ne i giorni fblenni Baccho portaua belle
vcftc, mollijdelicate,c tutte dipinte a fiori . £t a ragione fu fua pian-
ta la vite , come quella che più fi confà con lui di alcuna altra ; per-
che fé Baccho mofìrailvino fprcmuto dalle vue,che nafcono dalle
viti,cheaItrofì può dare a coflui, che più gli fìa proprio della vitej
Statio . ^^^ ^^ quale caufa Statio fìnge il fuo carro copertole circondato tutto
di vite quando dice .
Qìà s'aHNÌchrn à le materne mura
Baccl}0 col cano tutto cìrccndat'o ,
E coperto di y'ite : le Tantere
Da l'Vn lato , e da l altro Van con luì
E leccano le brìglie , e gli altri arnefi
Df vino Ai^erfi le Veloci Tigri .
©ci carro dato d Baccho rende il Boccaccio quella ragione, che
i\ troppo vino fafpeflbcosì aggirare il ccrueiloà gli huomini , come
fi aggirano le ruote de* carri , di che oltre alla proua , che fc ne vede
Tiirsco Tau- tuttodì, fa anco fede certa nouelletta aflai piaceuolc fcritta già da
lomini tano . Timeo Taurominitano , & riferita da Athcreo nelle fue cene , di alcu-
NouelIa_. ni giouani di Agrigento Città dellaSicilia , li quali ragunatifì a ban-
^vhh*^'^' ^^^"*^''^ infieme in certa cafa vniTfera , tanto bcuercno, & iir.briaca-
fòjj^-'^'** ronfi di si fatta maniera , che cominciò loro i parere di efl'ere su vna
Galea, laquale foffe ftranaméte agitata daile turbate ondL- del mare:
e così fi voltò loro il ceruellojche" anco il dì feguentepcnfauano tutti
di cflcre in gran fortuna di mare: e temendo non forfè la Galea i.\:d:\ f-
fe à fondo , gittaronofiiori dalle finefrrc letti , tauole , banche , caflc,
^ ciòchefitrouarQno della mafieritia ài cafa, parendo loro, chc'l
nocchiero
De gli Antichi . 353
m
^^ -^
vis?
Im^HriedclU Ihtie dì Bacco , dd moìite Ti molo di
Ltdìx delie 7^ acche p^r quello fcnrremi, (^ dt
(Joy fari Tìrrhejiicaftori di "linceo dji quello tra^
ìKutati ìnn:)elfirn per loro nvsfiittì jhwfcxnti
il n^itìj , gr peccati fdv perder cilllniomo. Ì<L
^§^^
raottnc .
Ci& «fetta
Galea .
Vanceteper
che con Bac-
cio ..
>Ja.ue diKac^
lìMxBXO.
3 54 Imagini de i Dei
nocchiero Io comandafl'e perallegerirla . Onde {Sergenti della gi«-
ititia non fapendo , che ciò fo^e entrarono colà dentro , e trouarono
tutti que' giouanitrattifì chi qui, chi li per terra, che niente fenti-
11 ano; Se hauendogli tanto fcoffi , cheparuerodeftarfìpur'vn poco ,
dimandarono loro , che vofcuano fare ; & eM rifpofero , che'l traiia-
glio del mare gli hauena fi forre ftancati,chc non poteuano più, gion-
ta la fatica,che haiieuano fatta di mettere fuori di Nane le tante rob-
be , che la caricauano troppo : Scioy diile vn di Ioro,per la gran pau-
ra , che ho hauuta,mi fono tirato qua Torto coperta . QiLelli Sergen-
ti voleuano pure fargli rauuedere della loro follia , ma vifto , che per-
deuano temjx) , fé ne andarono , hauendo detto loro, che Ci guardaf-
fero all'aucRirc di bere più di quello, che haucilèro bifogno. Eci
gioiiani {lupidi pur^anco; vi ringratiamo , ditfero ,& fé mai potia-
mo vfcire di tanta fortuna, fegiiitò vn di loro, & arriuare a fa! u amen-
to in porto , vi porremo , pofcia che faremo ritornati alla patria , fri.
gli altri Dei del mare , riconofcendo la fàlute noftra da voi . Et durò
la buona vbbriachezza molti dì ronde quella cafà-fu chiamata fem-
pre ] a Galea . Era tirato il carro di Bacchoda Tigri , & da Pantere r
percheiivinofagli huomini feroci, e terribili, come èia natura di
quefti animali. Filoftrato dice, che vanno le Pantere con Baccho^
perche fono animalicaldiffirai , & che leggiermente faltano , come-*
faceuano le Bacche r& come (òno gli huomini fouente rifcaldati dal
vino più affai, che non è di lor natura. Etdeicriuela fua Nane, che
hauefle la prora in forma di Pantera, & che le fodero appefi all'intor-
no di fuori molti rifonanti ciembali : nel mezo era piantato vn lungo
Tirfo in vece di arbore , alla cut cima erano attaccate le porporee &t*
rifplendenti vele oueera teifuto con oro Timolo monte deIlaLidia_. ,
& le Bacche, che quiui andauano fcorrendo ► Era quefta Naue di fo-
pra tutta coperta di verde Hedera , & di Vite con bellifiìmc vue , che
pendeuanoda verdi rami , & di fottodal più baffo fondo fpicciaua_>
foori vn fonte di fuauiffìmo vino , del quale beeuano largamente tut-
ti quelli , che erano quiui . Così dipinge Filoftrato la Nane di Bac-
cho , nella tauola, ch'ei fa de' Corfali Tirrheni quali penfando di ha^
uer fitto vna buona preda di quefìo Dio giouinctto ancora , & quafi
fanciullo , furono da lui mutati in tanti Delfini, mentre che lo vole-
uano condurre in parte druerfa da quella , oue egli domandaua di an-
dare , come ne racconta Ouidio la fauola interamente, dicendo che-*
Baccho auiieduto fi delTinganno di coloro, fece fùbito fermare la na-
ue, & veniuala Hedera in copia (i grande che legò tutti i remi , & fi
diftefeperrarbore,perrantenne,eperlevele,&asè cinfe il capa
di verdi rami di vite con l'vua attaccare , e tenendo il Thirfoin mano
moftroflì accompagnato da Tigri, da Pantere, & da Liopardi , di che*"
que' perfidi Corfaii he bbero SI gran paura, che li gittarono in mare.
De gli Antichi. 3 5 5
oac furono poi Delfini , come ho detto . Vedefi d tempi noflri anco-
ra quafilamedefimaNaue fatta à belliiEme ligure di Mufaico in Ro-
ma nella Chiefa di Santa Agnefejchefu già tempio di Baccho . Han-
no detto le fauolc anco di coftui .che quando egli era fanciullino, le
Parche locinferocon ferociflìmi ferpenti , che fenza offenderlo pun-
to gli andauano per lo petto , e per la faccia . D'onde venne poi, che
le Bacche celebrando le fuc cerimonie maneggiauano gli ferpenti, se- rlutarcOo
za Mentirne alcuna offefa, come fcriue Plutarco nella vita di AleflTan-
dro, quando parla di Olimpia fua madre 5 alla quale parue ài eilere^
fiata fatta grauida da vn ferpente : il che fu creduto anco dalla ma-
dre di Scipione , fecondo che riferifce il medefimo Plutarco , perche
fu vifta yna gran bifcia entrarle fouente in camera. Della cerimonia,
ch'io diffidi maneggiare i Serpenti, intefe Catullo, quando deimi-
niftri , e feguaci di Baccho dille, che alcuni fi cingeuano con ferpenti:
sìcomemoftròvn'altramifteriofa cerimonia ancora, dicendo che^
portaaano alcuni le membra dello fquarciato giouenco. Imperochc
fi legge che Pcr.theo Re ài Thebe fu fprezzatoredi Baccho y 2c dello
fue cerimonie , ne vokuache follerò celebrate in modo alcuno, di ^^^"''ofq«^
cheegli così fi vendicò , chealla madredi lui , & alle altre femine , ^^j.^^"^- ^^
che celebrauano le fefte bacchanali , Io fece parere vn giouenco, oue- ^j Baccho .
ro vn cinghiale , come dice Ouidio , che venuto fofle a turbare le fa-
cre cerimonie; onde gli furono intorno fubito tutte,& lo Iquarciarono
inpezzi, li quali portarono poi in mano, mentre che furiofamentc
andauano fcorrendo liete della vendetta : bc per menx)ria di qucfio
fbleuano le Bacche alle volte nelle fciìc del lor Dio ftracciare vn vitel
lo , e portarfène ciafchcduna vno de'/lracciati membri . La quale co-
fa fi potrebbe forfè dire , che foflCe fatta per rapprefentare quello , che
raccontano le fauole , che (ì^cq Tifone con icompagni<liOfiri,perchc Ofìri .
queftiera in Egitto quel, che fu Baccho apprciTo de i Greci: onde Ti-
bullo a lui da tutto quello , che già habbiamo detto di fiacche , & lo Tibullo .
defcriuccosì , dicendo i
il primo , che l'aratro -vnqua fuceffe
Ofirì fu 3 e il primo che moslrajje
Come ia terra a coltìuar s'hauejje*
£ come quella poi fi feminajje
Mojirò puf anco , e quando ì dolci frutti
Ne l'arbor fconefciuto llmom tronaffe .
impararono già da coHui tutù
Gli altri di ìnaritar la debil ytte
kAI palo , accio che meglio pofcia frntti^
£ di tagliar que' rami onde impedite
Son U foY"^ à la pianta di produrre
Za l'z/HC
3 5<^ Imagini de i Dei
VVHe cotanto da mortai gradite *
Terche di quefie al tempo fuo mature
Spremono i ro'^i piedi il dolce fucco ,
^ Come injcgr.ò di fare Ofiri pure .
' -E dopò per alcuni verfi fcgiiita cosi ,
In te mai non fi Vede fogno Ofiri
Di meftitia,e da le ftan lunge fempre
I pcnfier trìfii , il pianto , <& i fojpirl •
Ma bel choro Cantando in liete tempre
Tuttauia t'accompagna ouunqua Vai y
Si eh' amor, giocose rifa è teca fempre.
Tu fti ornato di bei fiori ,& hai
La fronte cinta d' Mederà, e dorata
Vesiejch'à terra va , dietro ti trahi»
Di porpora tal'hcr ancho t'è data,
E t'accompcgna con foauc fmno
La cuna Thibia j e la Cefìa ingo7/ibratx
De' mifierij , ch'occulti fempre foìio .
Ollri in for- Trouafi qiiefto Ofiri fatto alle volte da gli Egitti] in forma di fpaf-
nia di fpac- uiere , Yccello , che vi vede benifTinio , e vola velocillìmamente , co-
mete ► j^-,£ f^ ^j^j.Q jj 5qj^ ^ ^j ^^j ^g j j gj.^ imagiiie . Onde più fouente anco Io
fecero pur"in Egitto , come ferine Plutarco , in forma di huomo , che
ha il membro naturale dritto & vn panno rodo intorno . Diche reri-
derò la ragione poco ài fotte , quando metterò mano a Priapo , che
^ .^ .^ fu parte , e mtmbro di Ofiri . Perche di coAui fi legge , che Tifone
e^j^4nam^' filo fratello ; hauendo fatto vna congiura di molti lontra di lui , l'vc-
cife,e fattolo in molti pezzi, lo difiribiiì tutto fra' congiurati j dal
membro virile in fuori , che non volle alcun di loro , & fu perciò git-
tato nel Nilo , che fé lo portò via . Ifide fu a moglie addolorata per la
perdita del marito :, di cui non fapeua che diuenuto folle , & Thaucua
cercato già buona pezza, fubito che qucfio intefe, andò centra Tifo-
ne, Se lo vinfe , e recuperò da' congiurati le membra partite icfra dì
loro 5 le quali ripofc tutte infieme ordinatamente, e non vi trouanco
quello , che fu gittato nel Nilo , ne fu dolente fuor di modo , &: ordi-
nò, che nell'auenire, la imagincfua fofle riuerita,&: adorata con-i
molte cerimonie , comic fu poi fempre fotto il nonìe ài Priapo . E per
Cerrmnmii^ memoria di tutto quefto ordinò anco , che ogni anno a certo tempo
di Oiìci,, con foknne cerim;onia piangendo, & lamentandofi fi andaffe cercau-
do Ofiri , 6: indi à poco (ì facefle poi fefta , con allegrezza grande ,
portando in volta confolennità vn bel finciullo, che rappreièntalfe
Ofirf già trouato . Onde , perche quefla cerimonia fi rinouaua ogni
aiuiOi Lucano difib di colluiiCh'ei non era cercato mai tanto, che ba.-
ilafle.
^tr^<
<M^
Degli Antichi., ì 359
4U
«Ili
4M
Imagine di Horo Dio delit Egltt.ij^che è Priapo, ^ ^s$^
Ijitcco a?Kora , // quale rutene iìitefo per Lt^.. ^-I^*
ruirtìd. fcmwaky ^ per il SgIc 5 co?t ildfpmo ^|o-
d€l Dtfco fì^^nificante /a rotondità del mondo , ^^p
cheruìe-fje d.tl Sole illuminato :(^ à cut il So- «^IflS-'
le infiuifce la virià fàa . ^r^I?^
3(5o Imagini de i Dei
pezzi, così difTero f Greci, che i Titani fecero il medcfìmo di Baccho.
Etqueftoeracli'iodiili, che raprefentauano forfè le Bacche con le
Baccho sbra- "^°^^^^ ^^^^^ fqiiarciato vitello. Ma che Baccho foffe vccifo da' Ti-
naco . tafjii fotto ìa pezzi, e cotto , & di noiio poi ritornato in fìeme e tinto
di( g- ilo , perche pia nonfb^lè conofciiitOj còme riferifae Snida , figni-
ffta che le viie fono pelle , e tutte rotte da' Contadini, che ne fpremo-
ap ilvino , il quale bolle purgando^ ne i gran vafT non folamente di
tógno , madi pietra a iicora, e talhora di gefifo , & parequafi cuocer-
io,e Io cuocono anco alcanijcome che cofì pofda Ci conferui meglio;
&fonodopòripofì:einfiemele ftiacciate membra , perche la vite al
tempofuo riproduce le vae intere. Oltredi ciò, perche Baccho era
ahco.credtito da alcuni de gli antichi effere quella virtù occulta, che
d'tuctele piante dà forza di produrre gii maturi frutti, fcriue Hero-
Bnccho- cDiì; doto, cheegiif.1 Nume famigliare alle Dee Eleu(Ine,& che andaua.
le Dee ^ku^ fp'-flo con loro ► Quefte erano, come dilli gid,Cérere,&Proferpina,,
*"^^ •■ le quali erano credute fare , che lo fparfo lème germoglia fle . Et leg-
geli appreflo di Paufania parimente , che gli Atheniefì haueuano nell
, tempiodi Cerere fri gli altri fimulacri quel di Baccho ancora, il qua-
^'^ "^^^^ le porgeua con mano vn'ardenre face . Onde Porfiriodiceua , {econ-
docheriferifceEufebio, chea Bacchoerano fattele corna, & lo ve-
fliuanoda femina , permoftrar, che nel le piante fono ambe le virtù:
dimafchio, &.di femina,* e ben che fi legga della Palma, che ha l'v-
no-, e l'altra, & che malamente produce, fé non fono-ambe accorto-
infìeme; nondimeno fi vede, che generalmente ogni pianta produce
Ì£ foglie , e i frutti da sé , lenza che altra le congiunga , il che non è de
gli aiiimali, perche queftinon ponno generare, fé non fi congiungono
infieme il mafchio , & la femina. Da che venne forfè, che le fauole
fingefleroPriapo eflèr nato di Baccho , per mortrarela intera virtù fe-
minale , che piglia fuaforzadaì Sole , così nelle piante , e nelle altre
Gofe prodotte dalla terra . La quale cofa fu anco intefa nella imagine-
di Ofiri, che io difegnai poco di fopra ,.moftrando il panno roffojche
haueua intorno , quel celcfte calore , qual dà forza al feme Rn nelle
5;uiviav. "^ifcere della terra . Et Suida fcriue , che Priapoè il medefimo che:
Prjapo,. Baccho , il quale in Egitto erachiamato Horo , la cui imagme era iti'
forma di giouime, che tiene vnofcettro con ladeflra , come ch'ei (la.
Signore di ciò,che ci nafcein quefìomondo,& con lafiniftrail mem-
bro naturale dritto, e diftefo , perche la occulta virtù, fcminale viene
daluii hàIeali,permoftrarequantoeifiaveloce,egIi ftdà canto il
difco , che era certa cofa larga , fchicciata , e rotonda fatta di pietraio
dimetallo, con la quale fi efiercitauano gli antichi gettandola in al-
to, e moftrauaquiui la rotondità dell' vniuerfo ; perche il Sale, che
di lui s'intende , per gii tre.ch'io dilli, circonda il mondo. Erper
iELorcrare quanto fo.ilerQ Baccho ^ de Priapo conformi infieme , ò for-
De gli Antichi. 357
*^, ^'i¥z *o* (?fVj '■."'n<i ff;*) !?o»i 4*/)*, '^*<»<*i ■^w>»ì <?n<»s c^-(p- .-1.-**, i-r;*s ^ c=?)^ c^ '?m, ??(>? <?ìH-^ -
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Imagini di Tifone fratel d'Ofiri , <ìr «fi Horo figliuole d' Ofirl ,
f ^ee B,«f/;o appo i Greci , ^«^/ Moro fiiperò il detto Tifo-
ncybcrichc in Crocodilo traìnutato ; con l'H ippopotamo , &
Sparamcre bicrogUfici denotanti la uirtà ccnéattentey&
rsfisìentealmalei& ch'alfine io fupera tionculca, ,
^.<K)^ «*0^ ^ 'W*' o()^ >s4? <J>A^ «s^; ^l^ 'A^ nk' t-/À; 5^^ q^i? <^ <^ ?^: <5»ó^ snk- Ci-
t 3
lucano
Horo.
Tifo.i
Biaiona.
358 Imagini de i Dei
ibfle . Et di Horo auuenc quafi anco il medefimo , che Ifide fua ma-
die lo pianfe vn pezzo penfanc^.o di hauedo perduto , ma pure lo ri-
trouò poi, &funne molto allegra. Percoftui,che fu parimente a-
tiorato in Eggito , alcuni , come Macrobio , hanno voluto intendere
il Sole , & c!:e da lui fiano ftate dette Hore quelle piccole parte del té-
vo , che mifurano il dì . Et alcuni altri hanno intefo il mondo . Era
il fuo fìmulacro di giouane, che tencua con l' vna mano le parti vergo-
gnofe di Tifone , perche fi legge ch'ci lo vinfe i ne lo vccife già , ma_-»
ben refe vano ogni Tuo potere, ancora che mutato in Crocodilo fug-
gifledalui. Onde fu vna legge in Apollinopoli Città dello Egitto,
la quale comandaua , che non fofle hauuto rifpetto alcuno à Croco-
dili , magli cacciailcognnno , & ne ammazzale più che poteua , cj
tutti queUi, ch'erano prelì, e morti, erano pofti dinanzi del tempio
di Horo . Di Tifone finferc le fauole , come recita Apollodoro, ch'ei
foflc generato dalla Terra , a vendetta de' Giganti ammazzati già da
i Dei del Cielo . Egli era di due nature , humana , e beftiale . Onde
Platone parimente nel Fedro lo chiamaua bcftia di molte nature , ar-
dente e furiofo ; & auanzaua di grandezza di corpo,&: di forza quan-
ti fodero mai nati dalla terra . Il di fopra era in forma di huomo tut-
to coperto di penne tanto grande , & alto , che andana fopra d tutti
i più alti monti, e toccauafouente col capo le ftelle, & difendendo
le braccia arriuaua con l'vna mano all'Occidete , e co Taltra all'Orié-
te , &: Cu quella , & da qiicfta vfciiiano cento ferpenti, cheporgeuano
le tefue innanzi . Le gambe erano ferpenti, che ne haueuano de gli al-
tri attorno , quali andauano auuolgendofi su pel terribile corpo tan-
to , chearriuauano all'alto capo , qual copriuano horridi , e fqualidi
crini 3 chependeuano giù per io collo , & perle fpalle , e tale era anco
la barba , che difcendeua dal gran mento fopra l'ampio petto : gli oc-
chi erano terribili,e sfauilJauano,come fodero flati di fuoco,&la lar-
ga becca verfaua parimente ardentifiìme fiamme . Di coflui hebbe-
ro tanta paura i Dei Celefli > perch'ei fi era voltato contra di loro,git-
tando pietre infocate vcrfo il Ciclo , che fuggirono in Egitto, né qui
iì tenero ficuri prima , che fofìero mutati in diuerfi animali , comedi
molti ho già detto nelle imagini fin qui fegnate. Ma pure fu vinto
alla fine da Gioue, fecondo Apollodoro; onero, come altri hanno
voluto, ch'io didì poco di fopra, da Horo il quale fé bene hebbe no-
me dm rfo fu però il medefimo che Ofiri . Onde in Hermipoli Città
dello Egitto fKciiano l'Hippopotamo con vn Sparuiere , che io com-
batteja filandogli fopra , e per quello intendeuano Tifone imaginedi
tutto il male, che viene dalla terra, & per queflo la virtù che gli re-
fifte , e rende vano ogni fuo furiofo impeto moftrata per Ofiri , onero
Horo che fono perciò il Sole,fi come per altre ragioni furono Bacche,
per le quali come di Oiìri fu detto in Egitto, che Tifone Io tagliò in
pez2 Ì5
(Yu
ai
dr» ^ae/t^^
De gli Antichi ; 3(?3
Dimmi con che arte fai tacche ti Volt
Ogni bel giouinetto fi gran bene,
£ quanto può tiriuerifce, e cole ?
No« fcì già bello , & hai di fquallor piene
Vinculte chioìne , e barba rabbuffata ,
Che fami ogn'vno dunque donde viene f
Tii cesi nudo vai ^ l'agghiacciata
Staggion del freddo Inuerno com'ai Sole
Be la rouente fiate ìnarficciata .
Furono tutte quesìe mie parole,
J2 mi rifpofe con la falce in man»
Così di Baccho la rufiica prole .
Io veftironoalle volte ancora convnpannojch'citcneiia raccol-
to con mano,& portaua nel grembo frutti di ogni forte. E gli fece-
ro ghirlande di tutto quello,che nafceua ne gli horti,alla guardia de'
quali fi iì:aua con vna lunga canna su la teila per ifpauentare gli vc-
celIijSÌ come minacciaua col gran Menchione , che tencua con mano
i chi folfe andato per inuolare alcuna di quelle colè, che da lui era-
no guardate. Onde Horatio j quando Yuole defcriuerlo,così lo fi
dire di fé medefimo . Hpratìo.
Vn tronco fui di fico , ch'a niente
Totea feruir già quando il fabro m'hebbe ,
Che dubiofo lo fece fiar fouente ,
Terche non sa che farne , & hor vorrebbe
Vederne fatto qualche fcanno , penfx
Che far Vriapo ajjai meglio farebbe »
v/i qaesìo firifolue, e fi difpenfa
Uoprafuayche me faich'el Biefon fiato
Toi d i ladri, e a gli augei di tema immenfa,
Teroche , della incurua falce armato
La deftra , porgo à i ladri ajJai ^auento ,
E col membro , onde ognun di voi è nato ,
La canna poi eli in tefìa hauer mi fento
T'untata , fa , ch'ogni importuno augello
Eugge da gli horti ratto come vento .
Potrailì fare anco talhoral'Afìno con Priapo,perche glielo iacrl*
fìcorono gli Antichi , come vittimai lui propria ,ò per la fimiglian-
2a,ch'era fra loro del gran membro , fecondo che riferifce Lattanrio;
ouero per rodio,che portaua colui à quella beftiajpcrche l'Afino di
Sileno con l'importuno fuo raggiare gli difturbò il piacere . ch'ei S.
~^ " apparse-
554 Imagini de i Dei
apparecchiaua di cogliere di Vefta già vna voltaiche la trono addor-
mentata in certa fcfb della gran Madrc,come racconta la fauolari-
feritada Oaidio ; onero perche come pongono quelli y che fcriuono
<3ellefì:elle del CicIo,fràie quali due nel fcgno dd Granchio furono
dette Afinclli , vn'Ailno inruperbiio già per la faucllahiimanajdata-
gli da Bacche in premio di hauerlo portatooltreà coito fìumc,ven-
neicontefa con Priapo d'ella grandezza der membro naturale, & lo
'vinrc,ma con fuo gran iiTimo danno, perche Priapo /"degnato di ciò
rvccife: & forfè che inmtarciiocjaeitodapoi gli antichi, (acrifìcando-
glil'Afino. In Egitto, -quando voleuano moftrare quefto Dio ne*
Becco per loro facri legni, faceuano vn Becco,perche fi legge di qii^flo animale ,
Tiiapo. ^j^g j^^^Q ^ j ^j.<.^ ^,v fQ.]^.nicn.ie comincia à moiìtarc:, & è apparecchia-
to al coito quafì fcmprc s onde non è marauiglia j che per lui fofle
moftrato il membro, che fi adopra al gcnerarejadorato d.i gli antichi
fotto il nome diPriàpo . li col liicddimo animale fu anco moftrato
Buccho alle volte : perche trouafi ch'egli fi cangiò in qucfto, quando
A Uodoro . "^^'^ »^^ '^^^^ ^^^ '^^'cS' dalie ii>ani di Tifone in Egitto . Apollodoro
^ * icriue^cht Gioue mutò Baccho ancor fanciullino in ciiprctto per na-
fconderloda Giunone,^ che lo mandò per Mercurio alle Ninfe anu-
Capro (latto drirCj^ perciò fu iì Capro pei Tempre vittima n-.olto grata à Baccho;
-à Baccho* ò pi-^t fii forfè perche quella bclha è grandemente noceuole alle viti.
Oltre di ciò fi lcgge,che fu pofto taihora in mano à Baccho vno fcet-
tro col membro virile incima,chcmoftrauaforfeiI commune pote-
re.chc haueua Priapo con iui,beiK:he ne rendono alcuni certa altra-»
ragione così poco honelta^che non mi pare dì douerla dire , fé bene la
rifcrifce l'interprete della prnna orationc di Gregorio Nazianzeno
Gregorio Na centra Giuliano Apoftata , & l'accnna anco Theodonto Vtfcouo
z ianzeno . Cirenfe . Ma dirò pm tofro che la forma del membro detto gii tan-
te volte apparue in caladi Trtr^quinio Prifco fui focolare , come reci-
tano lehiftorie,d'onde vnafeniadvlla iuamtoglie detta Ocrifia , che
quiui era ftataaffifa^feneieuograuida di vn^lglluolo ch'ella partorì
poi al fuo tempo & fu allenato con diligenza grande^conx- ch'ci fof-
fe ftato conceputodel femedel Lare Dio domdtico , e perciò haucffe
da elfere grande huomo,come fu,ch'. fu Rè de' Romani detto Scruio
lare . fy jiq ^ £j.^ ]i LarCjOuero i Lari,pcrche erano n.olti, certi Dei , ò più
tofto Demoni), adorati da gliantichiiieiJe proprie caft, cerne culìcdi
di quelle,in certo luoco a quello deputato oltre al focolare, del quale
dilììgià,che per ciò era detto Larario ,ou'erano anco delle altre ima-
Lampridio S^'^^'*-'^"^^ ^ ^^gg- apprelTo di Lampridio che Alelfa ndro Imperado-
' rediRomahebbedue Lararij. WelPvno,che era il ma<^giore , tencua
Apollonio,AbramO;6<: Orfeo,& haueuaneH'altrOjCheerail minore.
Cicerone ,& Virgilio. Ne erano i Lari cuftodi delle priuate cafe fola-
Tibullo, mente ma di tutta la Cittade anchora,if^ de i cam^pi ctiandio fuor: al-
la Vilja,come moftra Tibullo,quuado dice . i'r
Cerimonia
de Bacciia-
nali.
Phallofori^r
Herodota -
Priap©-»
Degli Antichi^ ^6ì
Icànco vna mcdefima cofa > vfaronogli antichi nelle fefte Bacchana-
li di portare al collo la figura delmerabro virile fatta del legno del fi-
co , & chiamata da loro Phallo , la quale fecero anco dapoi di c.ioio
roflfo , come riferifce Snida « & attaccatafela dinanzi tra le cofcie an-
dauano eoa quefta faltando in honoredi Baccho, & erano dimandati
allhora Phallofori . Si coprii? ana anco la faccia con ibttiliiilme fcor-
ze di arbore , ò con qualche pelle , & fi cingeuano il capo di Mederà ,
òdi Viole. Herodoto ferine, che in vecediquefèo fu trouato da gli
Egitti) di farealcune piccole ftatoe , lunge vn cubito folamente , col
membro naturale diflefo, e grande quafi più di tutto il corpo^ le qua-
li portauano le donne in volta deerti tempi per gli VillaggijSÙ certi
piccoli carretti fatti a pofta perquefto , con le pine innanzi cantan-
do in honoredi Baccho. Et il medefimo fecero poi anco le Donne
Romane cht portarono quefto membro in volta confolenne pompa,
& per lui furono ordinate molte cerimonie , le quali taccio per degni -
rifpetti , oltre che di nulla feruono a difegnare la ìmagine di Priapo >
che fu di fanciullo grò fio, brutto, e mal fatto con la infègna virile
grande , quanto tutto il reflo del corpo fìmile alle piccole flatoe,
£h'iodifIìpurmò,come ledefcriucanco S"uida,il quale dice,che Giu-
none toccando il ventre a Venere lo fece nafcere tale per difpetto di
Gioue fuo marito , che ne l'haueua ingrauidata , benché fi legga an-
cora , che Baccho fu padre di Priapo , come ho detto di fopra , & che
riferifce Theodorito,if quale di ciò rende la ragione dicendo, che
per Venere s'intende il piacere lafduo , Si per Baccho il calore del vi-
no beuuto fenza mifura , & che quando quefli dinerfi fi congiungo-
no infieme ,ne nafce Priapo , perche tale Ci lena ,3i Ci fi vedere , che
giaceua prima, né fi fapena forfè che vi folle . Simile à cofani , anzi
pure il medefimo , fu il Dio Murino , che filando afiìfo moftraua pa-
rimente il gran membro, & andauano le nouelle fpofe prima, che ac*
compagnarfi con lo fpofo , d lèdergli in grembo con folenne cerimo-
nia, volendo moftrare in quel modo di dare d colui il primo fiore del-
i .1 virginità j come fcriileVarrone , Se i'hà riferito Latiar.tio , e San-
oAgoftino nella Città di Dio. Fa anco Priapo detto da gli antichi
;)io de gli horti, e fatto perciò informa di Iiuomo con barba, e chio-
,.ia rabbuffata , tutto nudo , & che nella deilra habbia vna torta fal-
ce, come lo defcriuc Tibullo , fingendo dimandargli , o;ide fia , che i Tibalio ..
giouinetti belli amino lui non punto bello ,, né ornato, 'oc dice cosi d-
sando i fuoi verfi in lingua noilra ^
Deh fc tu -poffi hjiuer amo Tr'hips
Ombro fi tetti sì che muCjò Sole
N'On ixcnga vnqua. à toccarti il nudo cap&r
Dhnmì
Mutino Dio».
Varro:^e.
Latcant.o.
S. As^oiCiìO -
Dio de crii^
3 6 2 Imaginì de ì D ei
'*ÙWf ìmAgme di Priap» IJio delti Hortt,is' deimem-
SI*
uro r-^nile ,^ dell' A fino ^^ dd Tìecco à lui
/aerati , efferido tntefo per U njtrtù> femimle o ^|*
general tua . e Dìo punitore de Ladri s &* del |f^J*
furto fignificato nella falce y (^ li animali fo- ^W^
no fegno di potente generatìone
^^^r^'^^^^r^^f^^^r^^l^^^r^-^^fi^^^
C^kl^'
c-trt ^i^Q^yy
0'l^K
•4(m C/UArf*
De gli Antichi. ^6$
4.
J^..i^-) Imagwi de L'i Del Larì^^cioecufìodi delle p rinate^
S'icn caft 5 ^ delle panico Uri Città ^'zs^ inuesììM-
"''tj ''' '"^ t •
^^■^ tori de fatti humxni ^ onero Dei rjoceuoli s ^
^f-?^ /W4^/«f delh Dei Tc/iati ^ e^* bieroglipco loro^
%^- dinotanti ancora loro Dei familiari y(e/ etisia-
"^'X ^ì d^^l^ Città y ft) cafè de pr liuti*
!5*
Lari.
3 66 Imagini de i Dei
St vai Lari cuHodì pa, de' ricchi,
lior de" peneri campì , i voHri d»m
^ccetLitCt c'humìl vi porgo , efAcro •
FigurcofiTer Onde furono adorati fouente sii i crocicchi delle vie , oue appende-
va i Lan. ^j^j^^^ j^^^Q incertidì alcune palle,& figurettcdi lanajquelle erano per
gli ferui,quelle per gli altri; & tante ne metteua ciafcheduno dello
vne j & delle altre,qiunti erano tnttidi cara,accioche venendo i Lari
fi appigliaiTero a qiieftc , ne facefl'ero poi male alle perione ; perche
credettero alcuni,ch'eglino fodero Demoni) d'inferno, li quah venu-
ti fopra terra allhora,ch'er3no celebrati alcuni dì per loro, haureb-
bono fatto del male alle perfone ; fé trouato non haueflero da traf-
tullarfi intorno alle fìgurette.ch'io dilli . O veramente fu fatto quc-
fto da gli antichi , perche alcuni altri djflero , che i Lari erano le ani-
me nolkevfcite giade' corpi mortali, le quali veniuano a quefle fe-
lle, &birognaua, che trouaflèro qualche corpo, oue npofare^cho
rvno,e l'altro fi raccoglie da Fefto. Ma per lo più erano Ibniati i La-
ri certi Demoni cufiodipriuati delle cafe & erano perciò fatti in for-
ma di giouanctti vefliti con pelle di Cane, che habbino a' piedi pur
anco il Cane ; volendo gli antichi moftrare per quello animale, ch'e-
glino erano fideli, e diligenti guardiani delle cale, formidabili agli
fi:ranieri,&piaceuoli a' domeftici,come apunto fono i cani, fecondo
che Plutarco rifcrifce; & Ouidio parimente haueua gid fciitto il me-
defimo rendendo la ragione , perche il cane fofl'e co i Lari . Li quali
erano anco alle volte vefiiti con panni fuccinti , & riuolti fopra la,»
fpalla fimftra.in modo che vengono fotto la deftra , per elTcr più Ipc*-
diti alloro vlh€Ìo,quarera,comed]ceil medcfimo Plutarco,di anda-
re cercando tutto quello,che faceua cialcheduno, & fpiare con dili-
genza tutte le opere hnmane , accioche per loro follerò poi gaftigati
gli empij,& maluagi huomini de' misfatti loro . A queiti Lari furo-
no fiirwli i Penati,almcno nel guardare le città, & hauerne buona cu-
fì:odia:& alcuni vollero, che appreso de' Romani follerò Giouo,
Giunone,e Minerua . Altri difl'ero,che furono Apollo, e Nettuno , li
quali fecero le mura a Troia. Cicerone fcritfe, che Penati erano
certi numinati nelle priuatecafe,& adorati nelle più fccrete parti di
quelle. Onde Demifonte apprefib di Tcrcntio dice di volere andare
a cafa a falurare i Penati, per ritornardapoi alla piazza alle facende:
& quindi fi vede che quelli etiandio non meno dei Lari ftauauo ài-
mellicamente nelle cafcs& la imagineloro, come fcriuc Timeo Hi-
ftoricofaroiiO due verghedi ferro lunghe,&intorte,comequelle,chc
teneuaiio gli indiuini in m.Ano,quando pigliauano auguno,con certo
vaCo di tcrra:e teneuano gli autichi queièc cofe ili lorofacrimiltcrij •
JUggefi
Lari»
co
Penau .
Cicerone.
De gli Antichi . 357
J v^- -^A^ -^, <?^^ -Vk ^* ^ •f)'-, ^- ^--^^ ^•^- --^- ^^- v^ .:>A^ .«n^ ^- ---- •^^^t^-'
,^^?Q^3^a^^
4
Imdgini del Genio buono , C^ cattim ^ cuflode (y*
offeruatore della generatione humana , dellc^
Attioni^ O* delU Città ^ ^ luoghi priuati.
fi?»
•^*^ '^
^3»
w
^0%li^
Bioniho
Cerio.
3 5S Imagini de i Dei
Leggcfi appreiTo dì Dionifìo che in certo piccolo tempio, poco lunge
dal Foro Romano, furono due figure di giouani,cìie fedcuano , f-c ha-
iieua in mano ciafcun di loro vn Pilo.checra certa hafta vfata già da'
Romani in guerra , con lettere chediccuano , Dei Penati , & che ìj-l,
molti altri antichi tempi] il vedcuano nj].iiiimagÌ!(i di giouani con
. babito , & ornamento militare , e vcggonfene anco di così fatte in_>
alcune medaglie antiche . Oltre di quefti fu iJ Genio parimente vn
Numccomeltito, e proprio di ci;irch.:duQO, qua' vollero alcuni, che
fofleil Dio della hofpitalità, del piacere, &: buon tempoedella na-
tura : & perciò è detto di acCordarfi col Genio chi fi dà bel tempo, &
fa tutto quello , che la natura gli mette innanzi , ma che gli fa torto,
^ . chi fii il contrario . Horatio fcriucndo a Giulio Floro difcorre fopra
la infiabilità delle cofe de mondo , vc i varij voleri de gli htiomini :
poi fa.vnqucfito , d'onde viene, chediduefrattelli vno fi diletterà
diftare fempre a piacere , l'altro di traiiagliarfi Tempre, e rifponde
ance cesi
Sajsclo il Genio D'io de la Xatur.i,
Che tempra , e regge Li stella y-atli
Dì ciajchcduno , e l'acccììip.'gna fempre j
F. ft cangia fluente , 07ide fi nic/lra
Hor bianco j e bello , & bora brutto , e negro .
Cènfoiino. Alcuni altri , come Cenforino , hanr.o detto , che il Genio fii ado-
rato da gli antichi come Dio della getK;ratioue , o perch'egli di que-
Ita hauefle la cura, ò perch'egli diquefta hiueflcla cura,ò perche fof-
fe generato inficme con noi , e con noi ftefle poi Tempre , come noftro
cu/lode ; & voleuano perciò , chetanti fofìcroi Genij , quanti erano
gli huomini , come che a ciafcheduno foflc dato il Tuo ; ò che purcj
Genio don- fodero due volte tanti , & che ciafcuno n'hauefTe due , vn buono , èc
pio. vn rio: quello eflbrta,& inanimifce Tempre al bene, queflo al male,
come diciamo apunto noi Chrifiianide gli Angeli noftri cuflodi , &:
de i Dcmcnij lòl leciti tentatori , Te non che quefti non naTcono corL.
noi, come intcndeuano gli antichi, che i Genij naTceTTero non cia-
Tchcduno j & il mcdcfimo diflero anco de i Lari : sì che furono quefti
fr.i loro poco differenti , & perciò poTcro i Romanisii i crocicchi delle
flrade , e per le ville il Genio di Augufio co' Lari , e gli adorarono in-
ficme. Benché adoraua anco ciaTcuno il Tuo Genio da sé , celebran-
do il Tuo dì Natale allegramente , e con m.olto piacere , ma quel del
Prencipe era riucrito da ogn'vno più di tutti gli altri. Onde chi ha-
V ^"'^i f!^ "^^^ ^ giurato il TalTo per lo Genio del Prencipe Tarebbe flato Tubito
^ P^ • punito , perchequcflo apprefibde gli antichi era giuramento graui-
ilimo. Et perciò Caligola Principe molto cradeie facendo m.orircj
molti
De gli Antichi . 3 6p
.molti per leggcriflìmecaufe , come recita Sucton io ^ foLnia dire quc-.
ièo di alcuni , che gli faceua morire;, perche non haueuano giurato
mai per lo fuo Genio , come che perciò lo fprezzafl'ero , e moftraflc^
. ro di giudicarlo non degno di cflier adorato. Era duiìque ilGenio cer-
to nume, che infìno dai loro primo nalcimento accompagnaua gli ho
mini Tempre : & i i luochi ancora erano dati alle volte qut Ili Numi , inìblko
come dice lamblico Filofofo , moftrando , che a quelli Dei , li quali Genio de'
fono particolari cuftodi^ e guardiani di alcun luoco , Ci hida fare fa» luochi.
crificio di quellecofe, che nafconoquiui, perche le cofe gouernate-»
fonopiucaredellealtrea chile goucrna_> . E Virgilio , quando fa Virgilio,
che ad Enea , mentre che rinoua ie efequie al padre Anchife , appare
vn gran ferpente <>
Il CUI tergo Verdeggia dì dcrute
Macchie dipinto , e lo fquammofo dojfo
Rìjplendemio raffembra il cele/le arco.
Che tra le nubi al Sole af polio mofìra
Cen gran vagheTj^ affai color diuer fi.
*Lafcia in dubbio fé quello fofTe il genio del luoco, ò chealtro fof-
fe , Da che viene,che alcuni iunno fatto il Genio in forma di ferpen-
te alcuni altri di fanciullo ^ altri di giouane,&: altri di vecchio j co-
me Cebete nella fua tauola , Paufania fcriue , che gli Elei adoraro-
no certo Dio fotto il nome di Sofipoli , che viene a dire Saluatore del-
la Città , come Genio loro , proprio del patfe . -Ont-fti era nel tempio Sofìpoh.
di Lucina^ egli facrifìcauano ogni aniK) con certe cerimonie ; òi che
fu la ragione , che elTendo andati gii gli Arcadi addoflo a gli Elei per
certa guerra, ch'era fra lorO; vna femina , che haueua vn piccolo fan-
ciullino in braccio , che pcppaiia jdifTea'Capitani degli Elei : Signo-
ri i quefto è mio figliuolo ;, & quando io io partorì , che non ha mol-
<-to j mi fu comandato in fogno , che ve Io douefìì dare per compagno
di guerra , & perciò eccouelo , ch'io ve lo dò , Gli Elei non ifdegna-
rono punto la buona femina, anzi dandoli i credere, che ciò non fof-
fc fenza qualche gran miflerio , & tollero il mammolino,& lopofero
tutto nudo alla fronte del loroeflercito : ouegli Arcadi andati indi a
poco adafl'altarglijlo videro cangiarfi fubito in granferpeme : di che
recarono tutti fpauentati in modo, chenon ofarono più di andare in-
nanzi , ma voltando le fpalle fi dierono a fuggire , sì che fu facile a gli
Elei cauarli de' loro confini, li quali perciò vittoriofi chiamarono
quel bambinoSofipoli , riconofcendo la conlèruatione della Città da
lui, ilqualecosìferpente, come era, parue cacciarli fottcra in certa
cauerna, ouegli Elei drizzarono poi vn tempio a nome di Lucina.^,
òi vi fecero anco , coir.me diremmo noi , vna cappella d Sofipofi, or-
Aa dinando
3 70 Imagini de i Dei
binando quiui honorijC cerimonie proprie al]'vn3,&: airaltro, perche
credetEero , che quella hauefle fatto nafcerequefto, & l'haueffe man-
dato per la faluezzza loro.& fu la imagine di coftui,bench'egIi fi can-
giifle in ferpente, come ho detto di fanciullo, con vefte intorno di va-
rjj colori , e carica di llelle ^ che porgeua con mano il corno della co-
pia , perche tale apparue gii ; come dice Pan Tania , ad vno , che lo ri-
Madv.'2Ui_> ferì poi. Vedefi in alcune medaglie antiche di Adriano, & di altri
«• Adrun:>» Impcradori ancora il Genio fatto in guifa di liuomo , che porge con
la delira mano vn vafo da bere , quale mollra di rerfarc fopra vn'alta-
rc tutto ornato di iiori > e gli pende dalla banda finilka vna sferza .
Et ili altre medaglie pure di Adriano è la imagine di viVhuomo di
guerra con vefle attorno inuolta giù fino a meza gamba, che nella de-
ìhra tiene come vna tazza a modo di chi facrifica , & hi il corno della,
copia nella finiftra , e fononi lettere intonio , che dicono : Al Genio
dei Popolo Romano-, che doiieua forfè moftrare quel Nume tenuta
tanto tccrcto da' Romani , che non voleuano a modo alcuno , che_j
fé ne fipelTe il nome , come altra volta ho detto . Faceuano oltre di
ciò gli anticlii ghirlande al Genio de i rami del Platano , le cui foglie
■Ffatanodato fono poco dillìmili da quelle della vite; ^^ alle volte ancora didiuer-
alGsni^Oc fifiorr, come fi k^geapprcfiadi Tibullo jOue così fcriue»
Tibullo ► ' Gtr rr
Hot cinto dì Bei fior iejlvite chiome .■
Fenga il Genio à veder q^el^ch'àfuo honovc:
Facciamo celebrando il lieto nome ^
«"did- «^o--^ ^^^ * percric ho detto gii , che due erano i Geni [ , come vu of Eu -
Cinico." " <^^-ìde Socratico , fecondo che riferifce Cenforino , hora vediamo l'a.-
tro , cioè il rio, come folle fatto.che il buono è quello che fin qui hab-
biamadiH^gnato . Di quello non ho trouato , che gli antichi habbi-
no fatto ftatoa , né imagine alcuna y ma ben fi legge , ch'egli apparue
pìi a molti, S^ io così lo ritrarò, come elfi lo videro, fecondo reffen.-
rluarco. pio,checihannoferuatole Iiifiorie. Scriuono Plutarco, Appiano,
• Appiano. Floro , & altri , che ritiratofi di notte Bruto in camera tutto iblo , nr ii.
fiora. ben col lume a penfare tra se , come egli era vfato di fare , vide appa-
rire dauanti vna imagine di huomo tutta negra, & fpauenteuok,la
quale diffea lui , che gliene dimandò, che era il fuo mal Genio, & fii-
Ocmo ca^ti- biro fidarne poi . Valerio Mafiìmo ancora ferine, che apparue par.-
v!il*e ' V f ^^^^ ^^ triftaGenlaa certo Cafijo parimente , cjual fu della fatt.onc
'di Marco Anto!iia, pochi ài prima , che Cefare gli faccffe tagliare \a
tefta , & era quefto in forma di huomo molto grande, di colore fofc«>
con capelli lunghi ,& con barba horrida , ineulra : e mtta rabbuffa-
ta . Etappreirade'TemelTefi già popolo d'Italia nell'Abruzzo, fa
vaG:nio molto CwUtiuo ^c trilto , il ^uale era di colare fofeo^ & ofcu-
iin»
Degli Antichi. 371
ro , etitto rormìdabile da vedere , veftito di vna pelle di Lupo & face-
uà tanto male a quelle genti , che come racconta Paufània , & lo ri-
fcrifce anco Suida , haurebbono abbandonato il paefe , fé l'Oracolo
nonmoftraualoroilmododi placare i'óbradivncompagnodi Vlif-
fc , che fuquiui ammazzatOjpcrche vbriaco kcc violenia ad vna gio-
iiane: che quefto era il trifto Genio cheandaua facendo la vendetta,
della quale Vliflc pafl'ando via non H fece alcun conto . Drizzarono
dunque iTemeficfi per configlio dell'Oracolo vn tempio a colui, OC-
votarono di facrifìcargliogni anno vna delle più belle giouani della_f
Cittàj & così facendo quel diabolico Genio !ion diede loro più mole- Genio triil<3
llia alcuna ; ma flette nel tempio a riceuere il crudele facrificio 3 £a^ fcacdaw 0
che ne fu cacciato da Eutimo huomo di molto valore , il quale capi-
tato quiui nel tempo apunto, che il miferabile facriiìcio ù doueua_»
fare, & intefanc la cagione, fu moflb i pietà della miferia di quel po-
polo , ma più della bella giouane deflinata d crudele facrifìcio , pet
ìaqnalefifentìfubito accefo di ardentiffimo amore, & fece perciò
ccflfarctuttOjdichefdegnataquefta bcftia crudele gli venne»
centra con grandiflìmo furore: ma così bene la foftenne
£utimo , che dopò l'hauere combattuto buon pezzo
infieme 3 ne rcftò vincitore , & la cacciò tanto 5
chelafpinfeadandarfi a fommcrgere in
m;ire ,& liberò quel popolo da cosi •
grande calamita : il quale per-
ciò gli diede la liberata
giouane per mo-
glie , ch'egli
non vol-
le
haiierne altro premio, & con grandiffima
kfis. ,, & allegrezza kce cele-
brare, le liete noz-
ze»
Aa % FORTVNA
3/2 Imagini de i Dei
FORTVNA
Dante
(!h4€Ha è colei che tanto è pofla in croce r
Tur da color , che le deur'ian dar lode^
I>andol& biafmo i torto , e mala voce .
^» Osi dice Dante della Fortuna , da che ho'
voluto cominciare, douendo già proporre"
la fua imagine, conciofia che à cofiei dan-
no i mortalicolpadi tutto quello, che in-
w"^ trauiene fuori delloro penfamento,recan-
W^ dofì a raalefpefì'ò qiieliò,che più toftogra
^ ■' benedourebbono giudicare o- E par, che
vogliono, che l'acquiftoyla perdita de gli
honori , & delle ricchezze venghi dalla-»
Fortuna,& ilriuolgimento di tutte le cofc
Petrarca^ mondane- Onde il Petrarca^iella Canzone 5,
Tacer non pojjo , e temo y &c:-
ia,cheella così gli dice di sèftelfa :■
lo fon d'altro poter, che tu non credi ,
£ so far lieti ,6 trijìi in vìt momento ;
'Più leggiera che Vento ;
i£ reggo , e Voluo quanti al mmdo Vedi „
Et quindi nafcono gli infiniti biafmi, cK'elladi sé ode poi tutto ìi
dì ; percioche pare, chequefte cofcjle quali dimandiamo beni di For-
Jhe ^ fi^'^ runa , vadino per lo più a chi n'è mendegno , & che ne refti mifera-
,4. ' mentepriuato chi più gli meriterebbe. Ilche fé fia bene , ornale , la-
fcio confiderare achi può vedere quanti noiofi^ penfieri , quantitra-^
uagli,e quanti pericoli portino feco i beni di quello mondo : impero-
che pochi fono , che mettano mentca quello i ma ricerchiamo quafi
fortuna aóè tutti fempre di hauerne^ e perche non potiamo fatiars il difordinato
<3iuucnale - noftro defiderio , ci lamentiamo poidelb Fomma, la quale fecondo"
Jacpiiiionedi molti non è y onde Gi'iuen ali: cosi ne dii& j.
Cut
M. Tulli*.
VofttmetfiK*
De gli Antichi. 373
d«ff prudenza fia , non ha potere
alcuno la Fortuna, & il fuù nume
E tutto Vano : ma, noi fciocchi , e ^oltl
Tur Vogliam farla Dea,chabiti in Cielo .
E Lattantio parimente dice , che la Fortuna , non è altro , che vti latcàeti*.
iiOHie vano , che dimoftra il poco fapere de gli huomini, accordando-
li con Marco Tullio , il quale prima di lui haueua rcritto,che fu intro-
dotto il nome della Fortuna per coprire la ignoranza humana,la qua-
le dà colpa a coftei di tutto ciò, ch'ella non fa renderne ragione . Ma
non meno fi ingannarono gli antichi in quefta , che ne gli altri Dei^fic
perciò la adorarono come Dea difpcnfatnce di tutti i beni mondani;
e penfarono , che da lei venille ancora il male . Per la qual cofa due
erano credute le Fortune, vna bona , l'altra lia , da quella veniuano i
beni , & le feliciti , & da quefta le difauenture tutte , e gli altri mali .
Onde viene j che hanno talhora alcuni fatta la Fortuna con due fac-
ciejl'vna era bianca, che moftraua la buona, l'altra era negra, che
fìgnifìcaua la cattiua . Et d Prenefte , oue ella hebbe vn tempio mol-
to celebrato per gli certi refponfì , che quindi fi riportauano , fu ado-
rata, fecondo che rifcrifceAleflandro Napolitano, fotto la imaginc
di dne^elle ♦ Et per la medefima ragione forfè anco Pindaro , co-
me riferìfte Plutarco , la kct volgere due temoni con mano. Niente-
dimeno per lo più (i tiene , che vna folamente fia la Fortuna , la quale
Yerro dipingendo fecondo i varij difegni lafciatici da gli Scrittori, co-
minciando da quello, che mette Paulania , ouefcriue, chetrale me-
morie de gli antichi non fi trouafi:atoa alcuna della Fortuna più an-
tica di quella, che feceBupalo architetto , e fcul tote eccellente à gli
SmirneijgentedcllaGrecia, in forma didonna, che fui capo haueua
vn polo, & con l' vna delle mani teneua il corno della copia . Moftra-
ua quefta ftatoa qual fofle l'vfficio della Fortuna , che è dare , e torre
le ricchezze rapprefèntate per lo corno di douitia , le quali colè Ci ag-
girano del continuo , come sì aggira il Cielo intorno a i due poli . Ec
hanno moftrato il medcfin.o poi fempre tutti quelli, li quali hanno
dipintola Fortuna, e ne hanno fatte ftatoe in qual fi voglia modo,
volendoci dare ad intendere, ch'ella habbia il gouerno delle cofe di
qua giù, & che la poffadifpenfare come vuole . Il che fi legge apprcf-
fo di Lattantio ancora, il quale defcriue, che gli antichi fìnfero la For-
tuna con il corno della copia;, & le pofero à canto vn temone da n aue,
come che a lei fteffe il dare le ricchezEe , & folte in fua mano il gouer-
no delle humane colè , & de i beni temporali , perche in quefti non fi
troua fermezza alcuna , ne paiono ragioneuolmente partiti , concio-
fìa che i buoni per lo più ne patifcono difagi grandi , & i rei huomini
ne abondano copiofamente. Et perciò fu detta la Fortuna eflere in-
A a 3 conftante,
Pindaro»
■.v_t'
Gouernc
dc'le cole—»
huvnane.
3 74 Iniagini de i Dei
^ I'7jagi»e della Fortuna datrice y ^ di/penfatrke ,
J^ ^ P^^^ona delle riccheT^^e ^ beni humam , ^
^ "^ getter?]. itr ice delle co fé di qua gm.nelle quali non
ìfermczjji c5 labilità alcuna, più dì quello Jìpuo
dire babbi y?ja Naus jltittuanie nelle in/labili
onde marine.
4#
HI*
■3*
De gli Antichi . 375
confante , cieca , pazza , & amica molto più a' maluagi , che a' buo-
ni, come fi legge in certi verfì creduti di Virgilio , li quali Tuonano in
volgare, Virgilio.
0 peffente Fortuna come ^effo
Ti cangi f e quanta for%a, ohimè y crudele
T'vfurpii tu da te difcaccì i buoni ,
£ chiami i rei , né Hai però fedele
^ quejìi fempre tu fai , che conce jfo
£ piìt a chi merta meno de* tuoi doni »
Trìuando chi n'à degno , e sì di] poni
Le cofe tue,chetriHapouertadc
Opprime ì giuHi con graui dìfaggì
E godono i maluagi
Ogni tue ben . tu ne la verde etaie
*A gli huomini dai morte acerba , e alhora
Che d'anni carchi annoia lor la vita,
(Terche difpcnfì i tempi con volere.
Non giuflo ) gli Vuoi pur qui ritenere »
«^ gli empi Va ciò , che per te partita
Fa da' migliori 3 né per far dimora
Con queHì,ft ti muti in poco d'hora.
Fragile , incerta , perfida , e fugace ,
Ter cui non fempre l'hucm fi leua , ò giace,
Per le qual cofe i Thebani pofero Pluto, come io diffinellafua ima-
gine , in mano della Fortuna , quafìche quel Dio, il quale era credu-
to hauere in Tuo potere tutte le ricchezze , le deiTe, & fé le ripigliafle
/ècondo che pareua à coftei , la quale defcriue Martiano nelle nozze Marnano .
di Philologia in quefto modo . Eraui dice egli vna giouinetta più lo-
quace aflai di tutte l'altre che non pareua faperefìar ferma mai , tut-
ta leggiera ,e fnella,cui fofEando di dietro il vento fempre faceua da-
uanti tremolare la gonfiata vefle . Era il fuo nome Sorte, fecondo al-
cuni , & alcuni la chiamauano Fortuna , alcuni altri Nemefì , & por-
tana nell'ampio j e largo grembo tutti gli ornamenti del mondo, li
quali ella porgeua ad alcuni con velocifCma mano , ad alcuni poi ,
quafì fanciullefcamente fcherzafle , fueleua i capelli , & ad alcuni al-
tri Itiananier.te percuoteua il capo con vna verga . Et à quelli Udii ,
alliqualiciiafieramoltrata prima tanto piaceuole,& amica, daua
su la tcfta dopò con lamano, quafì che di loro fi befralfe. Et è creduta
-così fare apunto la Fortuna di noi , quando ella fi ritoglie i fiioi benij
Jafciandoci fconfolati ; il che non aucrrebbe , fé di quello, che è di co-
ftei, noi non f»iceiIinio maggiore conto aflai,che del noflro:con-
Aa 4 ciofia
3 7<5 Imagini de i Dei
^
^
|f^ f macini della lieta, e> tri fla fortuna , o«f re» r/fW
fortunapdffntajfrefeììte.éj' <zfe?2iiira,giiidicatA ^|^
//4^// anttchiybemhe sijjùlo yn nome imagmato^
maggiore de tutti li loro deifalJtyf^^J patrona deU
le co fé di qua giù 3^ que fio nume It Antichi si^
ma^ivoronoper fcufa de^Vimpruden'zje loro .
4
4
Foraina bué
na,eria.
De gli Antichi . 377
ciofia che le ricchezze fimo della Fortuna , & le virtà noftre , e noi
mettiamo Tempre quefte dietro d quelle , come dice Horatio, quan-
do fdegnatamente così grida . Howtìgi^
0 Cittadini , Cittadini /ciocchi ,
Ricercate pur printer le richc:^ ,
£ k vìrtH lafdate dietro a quefie «
Moflrarono poi gli antichi labuonaA lieta Fortuna,che è quando
ella à noi porge de' kioi beni , & la mefta , & fconfolata , come fia-
mo noi , quando di quelli reftiamo priuati , amendue infieme in quc-
flo modo, benché la ifcrittione dica alla buona Fortuna folamente,
comcfpeflbfi vede ne gli antichi marmi de' Greci. Sta à federe vna
dona honeftaméte vcftita in habiro di matrona mefta in vifta.&: fcó-
folati , alla quale è dauanti vna gioiiine bella, & vaga nello afpetto >
che le dà la deftra mano , &c di dietro è vna fanciulla , che Uà con vna
mano appoggiata alla lède delia matrona , la quale moftra la pafl'ata
Fortuna , e perciò ftà meftatla giouancjchc le dà la mano,& fi moftra
lieta 3 è la Fortuna prefente , & la fanciulla , di dietro ftà appoggiata
alla fede , è quella , che viene , onero ha da venire . Ma prima ch'io
vada più oltre parlando della Fortuna, voglio dire chi foflfe Nemefi ; Nemdi.
perche fono quefte due molto fimili tra loro, e tanto, che le hanno
credute alcuni vna medefimacofa, come da quello fi vede, che pur
dinanzi ho riferito di Martiano: nondimeno fu pure adorata ciafchc-
nadasè, & hebb^ro quella, & queflaimaginetràlorodiffcrenti, co-
me apparirà per Io mio difegno. Fu dunque Nem.cfi vna Dea,la qua-
leera creduta mcftrare a ciafcheduno quello, che gli fteflc benea fa-
re : Si Ammiano Marcellino così dice di lei . Quefta è la Dea , che
panifce i maluagi , & dà premioa' buoni, conofcitrice di tutte le co-
le, onde la finferogli antichi Theologi figlinola della Giuftita, che
da certa fecreta parte della Eternità , fé ne ftefic a riguardare le opere
de* Mortali . Macrobio dice di coftei , ch'ella fu adorata come rcn-
dicatrice della fuperbia , & alla rfanza fua la tira al potere del Sole .
Perciò che'} Sole è di quefta natura , che douunque appare , ofcun_»
lo fplendore di ogni altro lume , & fa fpeflb apparire , & nfplendere
quello , che prima ftaua occulto, & pareua ofcuro . così fa Nemell
parimente , che opprime i troppo fupcrbi , & folleua gli humili , &
aben viuere gli aiuta,5iin fommaera creduta queftaDea punire tut-
ti quelli , li quali troppo fi infuperbiuano del b?ne , che haueuano,*:
la chiamarono fpcfToi Poeti Rhannufia da certo luoco nel paeie di Rhar.naHa.
Athene,oue ella hebbe vn bellifiìmo fimulacro di marmo. Fu detta_j
ancora alle volte Adraftia da Adrafto Rè , perch'ei fu il primo Adraftia.
che mcttefle tempio a coftei : Ja quale fu da gli antichi fatta con le
ali.
Ammiano.
Marceliino.
MaCFobia
j% Imaginidei Dei
*^f^ hn^tginedelU de a Nemefi dimùfirafrìce delle buone
*§f^ op^y^ì (^ ftuera puNÌtrice de fupcrb't. ^J nultia.- ^^,^<
■^if^ g^^ (^ cortefe,^ larga do?Mtrtcc^(d/ premÌ4trìcc §^§*
''2^f^ delle btiOT^eopcrationiiejj'etido tenuta U conojci^ ^§^
*&.§^ trtce de tutte: figlìuoLt della Gìu>[litia^che ci Am- ^^f>^
■^^•S^ inaeflra nelle attioni douerft V fare t77Ì fura e seno. «^^'^
De gli Antichi. 379
ali,perche credeusno ch'tila fotTe con mirabile velociti prefta ad o-
giVvn0,&: a canto le pofcro vn temone da Nane , & vna mota fotto i
piedi. Fu fatta Nemefì alle volte ancora che nell'vna inano tiene vn
fi'cno,& nell'altra vn legno con che fi mifura, volendo perciò moftra-
i'e,che debbono gli huomini porre freno alla lingua, & fare tutto con
mifura . come dicono due verfi Greci li quali furono già fatti fopra-j
quefta fì:atoa,& in volgare il fenfo loro è tale .
Con qncHo freno , e con qucfla mifura
Io Nemefi dìmosìro , che frenare
Debba c'iafcm la, lìngua , ne mai fare
Cofafc prima ben non la mifura »
Scriuc Paurania,chc Nemefi fu vna Dea nimica oltra modo a gli paufa^ù ,
huomini infolcnti,e troppo fuperbi,&feguita così poi. E furono pu-
niti già dalla ira di coftei i Barbari.li quali fprezzando gli Atheniefi,
e venuti ne' paefi laro,come che già gli haueffero fuperati affatto, vi
fecero condurre vn bellillìmo marmo per farne dopò fuperbo trofeo;
ma tutto fu il contrario : perche reftarono vincitori gli Atheniefi , e
Phidia fece poi di quel marmo condotto da* Barbari, vn fimulacro
alla Dea N emefi,del quale fa Aufonio vn'epigramma , fingendo che Aufor.Io.
JafteflaDeadica eflereftatafattaperfeguodella vittoria deìGre-
cìyòc per moftrare , ch'ella non lafciò impunita la vana fuperbia de i
Perfi. Haueua quefto fimulacro vna corona in capo fcolpita à cerui,
& a breui imagini della vittoria,e teneua vn ramo di frafiino nella fi-
niftra manose nella deftra vn vafo con alcuniEthiopi fcolpiti dentro,
delle quali cofe dice Panfania,che non sa renderne alcuna ragione-», Ncms/I Ten-
ne che penfarne pure,& io manco lo so . Soggiunge poi il medefimo ^* ^^^*
Paufania,chelelhitoediNemefinonhaueuanoda principio le ali,
come le' hebbcro pofcia appreffo de gli Smirnei , che quefci furono i
primi , che la face iTero aiata alla fimiglianza di Cupido : perche cre-
deuano eh ella hauelTe che fare alTai con gli innamorati , come cho
punifle quellijli quali andauano,della fua bellezzatroppo alteri , e-^ r . u
luperbi , come Ouidio moftra nella fauola di Narciffo. Et Catullo ^'^'' '^'
parimente,pofcia che ha pregato aflai Licinio belliffimo giouine-» ,
che venga à lui dice alla fine : guarda che tu non ti facci poco conto
de' miciprieghi , emidifpre2zi,accioche talhora non te ne gaftighi
poi Nemefi Dea terribile . Perche dunque puniua quefta Dea i mor-
tali de He loro opere fu perbe, & ingiuile, la credettero alcuni eflerc^
lamedefimaconlaGiuftitia.Dellaqualeèdefcrittala imagincda_j CrsfJÌT
Chrifippo/econdocheriferifce Aulo Gellio , in forma di bella ver- ^^ Icilio*.
ginejterribile nello afpetto , non fuperba,nè humilejma tale,chc con
honefta (èue^ti Ci raoftri degna di ogni riuerenza i con occhi di acu-
- - .... . . . ^.^^_
380 ImaginideiDei
4
Imagine della Giufiitia cu^oditrice debuofjìy ^
puniti' ice de reis (^ tmagine della Giù flit ta^ ^^%^
eomulcante , ^ cafìigante l'ingiuriai^ hiero- ^^
gtifìco denotante detta Giuditta , Q^ qualc^
dette ejjere , apparere,^ operare .
Src
-5?^
Il*
I»
I»
fi*
'I*
^f^^f^l'^'S^lSi^M^^f^» f^'^^"^' 'i^"i^'><^l<»^>^*^><^' '^''^
De gli Antichi. 381
tlifitnn V ifla : onde Platone diffcche la Giuftitia vede tu tto, e che da
gli antichi facerdoti fu chiamata vendicatrice di tutte le cofe-» . Et Giirilitia ve-
Apuleio giura per l'occhio del Soie , & della Giuftitia infieme,come de il tutto,
che non vegga queftomeno di quello. Le quali cofe habbiamo noi Q-^l'-^^ua,
da inrendere , chedeonoeffere ne i miniftri della giuftitia,perche bi- litjgono dl^-'
{bgna,chcquefticonacutiffima vedere penetrino infino alla nafco- re-
i\2yÒc occulta veritd,& fìanocome le cafte Virgini puri,sì che né pre-
tiofidoni,nèfalfeIufinghe, ne altra cofa gli pofìa corrompere: ma
con fermiffimarcueritd giudichino Tempre per la ragione :& fi moftri
no a rei,& a' maluagi terribili,e fpauenteuoli, & a' buoni , & inno-
centi piaceuoli,&: benigni * Hanno poi poftoin mano alla Giuftitia
vna bilancia alle voIte,& alle volte^quel fafcio di verghe legate eoa
' ' fcure y che portauano i Littori dauanti a' Confoli Romani » E ta-
-ora fu laGiuftitiada gli antichi fatta in quefta guifa ancora. Sta-
, uà vna Vergine nuda à federe fòpra vn faflfo quadro , e teneua coiLì.
Tvna mano vna bilancia , & con Tal tra vna fpada nuda , Scriue Dio-
' doro, ch'm certa parte deirEgittOjOue erano k porte della Verità, fu
la ftatoa ancora della Giuftitia:Ia quale non haueua capo : & non-,
ne rende alcuna ragione , come farò anche io, venendo a dire , che in
Eg;t:o pure faceuano la Giuftitia in quefto modo ancora. Dipin-
geuano la finiftra mano diftefa, & aperta ; perche quefta è natural-
mente più fredda, e più pigra delladeftrai& perciò menoattaà fare
ingiuria altrui. Onde tra l'altre cofe,che nell'arca di Cipfello erano
fcolpite,fcriue Paufania,che vi fu vna bella donna, la quale vn'altra^
fé ne tiraua dietro,ma brutta,tenendola ftretta nel collo con la fini-
ftra manose con ladeftrapercotcndola ftranamente con vn legno &
chequellaeralaGiuftitia,& quefta la Ingiuria. Imperocheigiufti
giudici deono tenere opprefla fempre la ingiuria, sì che non fia fatta
maitortoadalcunojcomehannoda vedere bene onde la veriti nont
lìaloro occulta mai,& così hanno da vdire tutto quello, che ciafcu-
nodiceàfuadiffefa,& non condannare gli acaifari perle parole fola-
Hiente de gli accufatori,fe non vogliono eilere fimili à quel giudice^-s
qual dipinfe già ApelIe,come recita Luciano , dopò ch'ei fu liberata
da Tolomeo Re dello Egitto, che fu per farlo morire , hauendo cre-
duto troppo fcioccamentead Antifilo,iI qual per inuidia rhaueua>>
aecufato come eonfapeuole di certa ribellione: ma fu fcoperto la ve-
rità poi da vno dei congiurati : & il Rè conofciuto Tinganno liberò
Apclle,e gli donò cento tarenti,& volle,che Antifilo, il quale i'haue-
na aecufato dtortOjfofie poi feanpre Ilio fchiauo.Apelle dunquejva-
lendo dimoftrare il pericoIo,à che era ftato , dipinfe vna belliifin -a^
tauola,che fu chiamata poi la Calunnia di Apclle, in quefto modo :
Stana fedendo i gnifa di Giudice vno,che haueua le orecchie lunghe I^ìpìnrura. dì
limile a t^uelle dell' AfìnoA come fi legge, che le hebbe il K.è Mida , ^P^'^'^ '
3 82 Imagini de i Dei
4m
4m'
«li»
4
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Tauoìa della Calur/7?2Ìa dipinta d' Amelie ^nelU quale
rui e il Gnidice coti le orecchie d'ttAjì'ao dmotante ^c j»^?
l'ignoranT^n^e duedonne lifauelUno all'orecchie:, ^^^
runa e llgmran 7^a l'altra la Sufpitione* lllpec- '^^
chid che precede alla Calumma e l'wmdiofd^queL «^^
lo che per capelli tiene la Calumnia e ti Calurn-
filato. Le due T^onnCyche accompagnano la Ca^
lumnia l'yna è U Fraude^^ l'altra tlnfldio-j ,
Delle due donne abaffo njna e la Penttenzjt^
riguardante la Verità^effetto del Calumnurc^^ 0^^
:he per ricompenfa affetta la fvcrgogna^ ddan- ^^^
n» , CP^ il ruttupeno
'-~'k %(jc> «(A %0*' <»(]«■ "ffOt' "sOv w*.' 'HM' "H*^ *0«' Wv' Wó' ^g^'
%'^^'^^ ^'^^ ''^' ^'%^' %i-'^^^" ^^ ^'^^' ^■'''^^''^'^^%
De gli Antichi . 3S3
'M cui due donncjvna per lato moftrauano di dire non so che pian piano
j airorccchiceral'vna^di queftelaIgnoranza,raItralaSorpittionc, Se
porgeua la mano alla Calumnia,che veniua à lui in forma didonna_j
bella5& ornata, ma che nel afpetto moftraua di eflere tutta piena di C. l.miau»
ira,edi rJcgno,& haueua nella finiilra mano vna facella accefa , 6c
con la deftra tiranadietro per i capelli vn giouine nudo,qual mifera-
bilmente fi doleua alzando le giunte mani al Cielo . Andana innan-
zi a coftei il Liuore,cioè la Inuidia,ch'era vn'huomo vecchio^magro
e pallidojcome chi fia flato lungamente infermo3& dietro le veniua-
no due donne le quali pareuano lufìngarla facendo fefta della bellez
za fua,& adornandola tuttauia il piu,che poteuano, & dimandauafi
r vna Fraude,& il nome dell'altra era Infidia. Dietro a quefte fegui-
taua poi vna altra donna chiamata Penitenza, con certi pochi panni Penitenza. ^
■intorno tutti logorije (quarciati,che largamente piangendo iì a^flig-
geua oltra modo,&: pareua volerlcne morire della vergogna^ perche-»
vedeua venire la Verità . Così defcriue Luciano la Calumnia gid di-
pinta da ApeliCjOnde ne raccoglie poi , che qnefta non è altro , chej
ma falfa accufatione creduta dalGiudice di chi non fia prefented di-
re il fatto fuo ; la quale per lo più è caufata da la Inuidia , & perciò • r
gliela m.elìedauanti Apelle,& è quefta vn morbo dell'animo huma- ""^ '
no il peggiore che polla eflere , perche non folamcnte fa male altrui j
ma d gl'inuidi fteliì nuoce grandemente . OndeSilio Italico metter gji;^, ij^iì^o,
tra le pefle^e tra imoftrijche fono in inferno, la inuidia che con am-
be le mani fi ftringe la gola : & perciò ben difle Horatio , chs Horatio,
■ì\o?t feppero i Tiranni dì Sìciiia
. Trouar maggior tormento della Inuìdia'.
Conciofia chc,corae dicono alcuni verfi creduti di Virgilio^ e tira- Virgilio,
ti in quefta guifa al volgare,
yn veneno è la Inuidia , che diudra
Le midolle , & il f angue tutto fugge ,
Ondetinuido n'ha debita pena;
. "Perche menfreT altrui forte l'accora^
Sopirà y freme , e come Leon rugge,
Mosìrando , eh' a la mifera alma piena
D'odio cnidel j che'l mena
^ veder l'altrui ben con occhio torto »
Terò dentro fi fa ghiaccio j e di fuore
Bagnafì di furore ,
Ch'altrui può far del fio dolore accorto;
£ con la lìngua di yskno rnnata
■ " ""■ ' ■ UqpÌc.
3^4 Imagini de i Dei
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4
4
4
4^
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Imdgini deltlmidUche afe fieffa nuoce , ^/f»^<?
d?^ l'mmdwfo(t firugge njedendo l'altrui pro-
§J):ricà yt^" fi ottura, l'orecchie à l'altrui lodi ,
Q;/ fi Hringe la goU per fojfocarfi , quslU ce-
dendo ejjdtAte^O* quefloìil pefiìmo dczfitij .
? 4w <H^ «s^i? _^ y^ _Wc^ >0t? «s^H'^
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De gli Antichi. 385
Mordcye bìafimafempre ciò che guata,
Vn pallido color tinge la faccia ,
J^d dà del duolo interno certo fegn9 ,
Et il rmfero corpo diuìen tale,
Cbe'par che fi dìSlruggayt ft disfaccia.
Ciò the vede gli porge odio , e d'fdegno t
Terò fugge la luce, e tutto à male
CU tornale con vguale
Dijpiacer fchifa il óbo, annoia il bere^
Vnqiui non dorme ^ mai non hj ripofo^
Efempre il cor gli è rofo
Da quella inuida rabbia, qual'hauere
y^on può mai fine ;& al chi graue male
Rimedio alcun Hi medico non Vale*
Et Oiiidio facendola in forma di donna, perche come dicemmo
poco fi nella dipintura di Apelle , i Greci la fecero huomo cosi
la delirine.
Taìiido ha il Volto jil corpo magro j e afciutto.
Gli occhi fon biechi , e rugginofo il dente ,
Il petto arde d'amaro fele, e brutto
Velen colma la lìngua , ne maifente
Tìacer alcun, fé non de t altrui lutto :
^Ihor ride la Inuidia , ch'altrimente
Si moHra ogni hor addolorata, e mejla^
Efempre a l'altrui mal vigile, e dcjia.
Et defcriuendo prima la fua cafa trìfta,fredda,& caliginofà, haue«
uà detto, che ella quiui fé ne ftaua mangiando ferpcnti . Plutarco
fcriflè affai lungamente della Inuidia,& il gran Bafilio facendone
vnaOratione,dice,chegrinuidiofifonofimili a gli auoltoi , & alle
mofche : perche, come quelli volando paflano /òpra lieti campi , &
fòpra fioriti prati,ne Ci calano , fé non ouc veggono qualche puzzo-
lente corpOjC di quefto ancora lafciando le intere parti vanno ricer-
cando lecorrotte,& guafte; cofi gli inuidiofi non guardano mai,
ò che diflìmulano di vedere quello, che in altrui meriti di cffer lo-
dato,& iquello folo pongono mente , che poflà effere biafimato in
qualche modo. Come fiì creduto fareMomo fra gli Dei,il quale
fo parimente Dio appreffo degli antichi, & nacque fecondo Hefio-
do àé SonnOiC della Notte: né faceua egli cofa alcuna mai j ma
guardaua quellojche gli altri Dei faceuano,& riprcndeua libera-
mente , & bidfimaiia ciò che non era fatto i modo fuo . Oi de Efo-
po fcrifle, e lo rifèrifce Ariftoteie , che Momo biafimaua chi fece il
Bb bue
Ouidio*
Momo*
Efopo.
3 85
Imagini de i Dei
*l§^^ iWiJ^Jne di Momo Dio della rcprenfwne , è malcdìcenxf , & del f=^§*
■P
«1^
bìafmo f figliuolo del Sonno , & ddhi Notte yfignificante l'idea
trattori non effcr da niente ync mai e fra? nulla , folo biafimarc^ ^ ^
le opcratìoni altrui , non riguardando ?nai fé non al riprenftb'ilc , ^^§*
non mal al lodeuolc ,fimìli à talpe , che non riguardano il Solc^ §%§^
ne il giorno , ma Jolo le tenebre & l'ofcurità, sksixfi^^
W^
i^ ^-^ ^»w ^w<? ^«w vw w«' vvx^ -^v^ ^ ^W ^^ ^ tO^^V" '^t^M:^
JE^'^f^Viij^^i^g^f^
«MW <i^(k' %0<f
De gli Antichi . 387
I bue dicendo che fumai auil'aco a farli le corna fu'I capo, perche-*
l. doueua fargliele sii le fpallc,accioche con forza maggi ore poteffej
l ferire . Et deirhuomo diceua , come racconta Luciano ; che errò
[ grandemente chi lo fece a non fargli vna fineftretta nel petto jac-
[; cicche fi poteffe ageuolmente vedere ciò , che egli hauefle in cuore.
f. A Venere non trouò che dire^come Filoftrato fcriue fé non che le pia-
nelle faceuano troppo rumore, quendo ella caminaua. La imaginc
di coftuièdefcrittada certi Epigrammi Greci in forma di vecchio
magro , e fecco , tutto pallido , con bocca aperta, e chinato verfo ter-
ra , la quale ei va percotendo con vn baftone , che ha in mano , forfo
perche tutti i Dqì de gli antichi furono detti figliuoli della terra . Fra
gli quali Momo Dio della riprcnfione,& del biafimo faceua Tvfficio,
che fanno alcuni fra noi , & perciò fono parimente detti Momi : li
quali mofiìfolo da vaghezza di dire male d'altrui a loro piacere , &
fenza ragione alcuna , biafimano ciò che veggono : ilche viene per lo
più , come ho già detto , dalla Inuidia , qual'è come diceua Euripide,
& lo f iferifce Eliano , cofa fuor di modo trifta , maluagia , & vergo-
gnosa ,* & fi legge , che gli antichi la difègnauano facendo l'anguilla :
perche quefta , come dice il medefimo Eliano , fé ne flà da sé , ne va
con gli altri pefci mai . La Fraude poi , quale fece Apelle in forma di
donna , fa difegnata da Dante con faccia folamente di huomo da Be-
ne, de giufto , ma che habbia il refto del corpo tuttodi fèrpente,mac-
chiatodi diuerfi colori j & che termini , & iinifca in coda di Scorpio-
ne . Le parole fue fono qucfte .
B quelli foT^ magine d'i froda,
Sm' Venne , & arrìuò la tcFìa , cH bnHo .
Ma in sic la ma non traffe la coda .
La faccia Jua era faccia d'htiom gmfio.
Tanto benigna banca di fuor la pelle ,
£ d'vn ferpente tvno ■ e l'altro fusìo ,
Due branche hauea pelofe in fin l'afielle ,
Lo doffo , il petto , d^' amcndue le coste
Dipinte hauea di nodi, e dì rotelle.
Con più color fommejfe , e foprapcjìe
Non f tir mai drappi Tartari, né Turchi;
Ne fur tal tele per ^ragne impone .
Euripide.
Eliano.
Fraude.
Dante *
La ipofitionedi quella imagine è , che la natura de gli huomini in- ?'^"l" *
fraudolenti è dimoftrarfì nell'afpetto , & in parole be-
Natura de_-9
nte.
gannatori , &
nigni , puceuoli , e modelli , ma di effere altrimente in fatti , fi che-» ^
tutte le loro opere alla fine fi moftrano piene di mortifero veleno. Per pino per Ia»i
h. qual cofa pofero gli antiehi il Pino ancora alle volte volendo dife- Fraude.
Bb a gnare
■r\
388 Imagini de 1 i^ei
^ — .' ,'rti»' jkj\j^ jÙ\j%. ^u:. t^fiCm. ^^ \c> /V'^A. A^^ 1^ lA i^AA ^*fWw t^rWv ^Wift iWi^ ("^A^^l CTI^ "^ft^ "y^^A AAn.'^t
il»
«CU-
*€
^
Imagine della Fraude fecondo Dante ^ qttal dino-
ta che li fraudolenti (^ ingannatori fotta il
manto (gr f^clto de piaceuolt ^modefii^^ 4-
moreuoli cercano di pervenire a loro rei dtfe-
gni y ejfendo nell'intrinfeco auuelenatt d*ogni «^^àg^
fottio 5 frauds , t^ inganno . "^ì^
1^
■3»
^s*
De gli Antichi . 3 8p
griarc la F f audc : percioche qiieflo arbore , & per TaltczEa , ^ dri ttii-
rafua , & perche Tempre € verde , e bello, e vago a vedere , ma da nno-
fó poi fouente a chi ò ripofa aJl'ombra Tua , ò fenza altro riguardo vi
pafTa fotto , perche cadendo i frutti fiioi già maturi , e perciò durifiì-
mi , da gli alti rami , fé gli danno per forte fu'l capo , cosi feramentc-j
Io percuotono, chelVccidonoò gli fanno fendre almeno grauiflìmo
dolore , fé pur in altra parte del corpo lo vengono a ferite . Ma ritor-
niamo alla imagine della Fortuna ,<ialla.quale mi fuiò Nemefi , & icj
poi pafiandodivna in altra cofanonmifonoricordatodi ritornare 2
lei prima di hora 3 che più non mi refta che dire della dipintura dì
ApeIIe:il quale dipingendo anco la Fortuna la pofè à federe, & dimaii
dato perche ciò hauefi'e fatto , rifpofe ch'ei non Thaueua mai veduta
:^3LVC,Sc appreflb dei Latini fìare ligniti canon folamenteefler fermo,
ma in piedi ancora , e qumdi ne fece eglijnotto , perche la fortima è
detta volubile , & iiiftabile. Il clic volendo moftrare gli antichi nel-
la fùa imagine , la fecero , come ferine Eufebio, federe fopra vna gran
palla , e le aggiimfero l'ali-, che velociflìmamente la portano mò da_»
quefìo,mò da quello t onde Horatio così canta di lei tirando i verfi HoraceJ
fuoi in noftra lingua*
L'ìnfìabile Fortuna
*^ vn erudii gioco attende-,
£ fcher'^afempre A damo de' mortati 5
Sen-^^a regola alama
Muta le cofcy e rende
JlonoY a quefio,^ quel dà gruuì maìì^
B pofàa quelli , quali
Era?i fct filo fauore ,
Trima lieti 3 e contenti,
Tàmiferii'e fcontentiy
E mutandofi quafi à tutte l'ho'i^s
v4 l'vn dà yà l'altì'o toglie ,
Ctà pan benigne i ò auerfe lefne Voglk^
Terò ringratio lei
Chwido per me fi ferma ,
Jit i Jmi beni godo volontieri •
Ma non sì , che de' miei
Non mi ricordi e ferma
Speme mn y'habbìno anco i mìei penperì.
Dunque s'ella i leggieri
Vanni P/i€gando vola.
Ciò ch'ella vnqua mi diede
Rifiuto f e fé ne riede
Bb 3 l'animo
3 pò Imagini de i Dei
41^ é^l»
•ft^
Hìeroglrfico denotante la buona Fortuna qtùajtfem^ "^S»
fr& aiìdare con L' Eloqmnzjt y ^ con la. Dot- ^§a^
trtna,^ timagme dell' Occajìdne ^jQ;J opportt»^ "^^
nitÀ da Greci detta ti Dia Chera qual chi non "^j^
f rende qttando jt ap^nfenta m vano fot Jl cer- «^^
iaeftpenttfc<L^., ^|^
m
^''f'^'^^^'^ ^'^'^'^'^'^ ^^^^^^^^^^^'^^'^c^i^^^
Galea».
Paamio.
De gli Antichi. 3 p t
L'animo mìo ftcuro A quella fola
yìrtùiChe io contenta,
E rkchexj^a maggior hauer non tenta, »
Cebete in quella tauola,neI]a qualedipinfe tutta la vita humana • Cebcte.
fa la Fortuna vna donna cieca , & paxza , che ftà con i piedi fopra vn
rotondo TafTo. Et Artcmidoro l'ha pofta alle volte àièdere fopra vna Attcmidor**
diftefa colonna, & la fa talhora bella, & ornata , e talhora foz2a,e
malveflita,&:chetengaIamanoa vn temone di nane. Etinquefta
^uifa la vediamo (peflò su le medaglie antiche , & ne gli antichi mar-
_.ii . Galeno parimente , quando eflbrta i giouani alio Audio delle_i
lettere , così dice di coftei ^ Volendoci gli antichi porre dauanti à gli
occhi con pitture, & con ftatoe le maluagità della Fortuna , non ba-
llò loro farla in forma di femina , che quefto ben doueua efler affai
per moftrare e ch'ella folle pazza , e maluagia , & che non iftefle in-,
vn proponto mai;ma leaggiunfèro vna rotonda palla fottoipiedi fa-
cendola fenza occhi ; & dandole poi vn temone in mano , come che
alla cieca , & fenza prouidenza alcuna gouemi le cofe del mondo .
Difegnano ancora molto bene la Fortuna , & efpongono parimente il
fuo difègno alcuni verfi di Pacuuio , che fi leggono ne i libri delia Re-
torica di Cicerone j Se in volgare così fuonano .
TaxT^-:, cieca it bcjì'iale è la Fortuna ^
Secondo ^be ì Filo f fi hanno detto ,
Quai fopra Vnfxfio, che s'aggira,, e z^lue
L'hanno pofìa jperòdominque queHo
Sì piega , ella Va prcfìa^e non sa doue ,
ì>Jè Vede ; «nde a ragion fa detta cieca •
E perche troppo Jpeffo ella fi muta .
L hanno chiamata pa^^^y e befìiale
£ Hata detta ; perche non conofce
OÙ4I fia degno , qual nò j qiial buon , qual rio •
Oltre di ciò fu fatto alle volte il Caduceo con vn cappello in cima«
che haueua due piccole ali , vna per lato , & con due corni di douitia,
quali abbracciauano elfo Caduceo, & fignificaua quefta pitura fe-
condo alcuni , chela buona Fortuna vdquafi fempre infìemecon la_j
Eloquenza , &: con la Dottrina ; & in Ibmma fu creduta quefta efle-
redi tanta forza , che non vi mancò chidicefTe , che valefle poco la«j
virtù fenza lei: & che (è bene quella fi fcorge ad alte imprefcj&; a glo-
rioib nome , non mai però, ò malageuolmente viarriiiaremo,fe que-
fta non ci accompagna , mettendo pure, come credeuano gli antichi,
.che la Fortuna fia qualche Nume , il quale nelle cofe mondane pofla
B b 4. affai.
Buona Fof«
tuna .
3 92 Imagini de i Dei
-^kiìf^^Hì^'^'^' <^?<.ì^ steste ^,i^<^.(^ «^4fc 5£i3£ ^ "■
«1^
4
4f^
-tD.y
*i?
I»
^1»
^
Imagme delU Fortuna appi gl'i Sekhi (jgj^ificante
la fua rueloùtà c^ m sì abilità nelle co fé morì-
ddne i ^f che btfi gii a fi condare tOccafiont^ ,
perche "velocemente fé ne *T/o!a ^ invano poi
fi A?^^ :> W ^^ '■vano p pente delle occafionì ^f^
perdute (Sf tralafcìate. W^^
4'
m^
De gli Antichi. 393
affai . Et che i;oi medefimi 1 lamo a noi lìelli la buona fortuna , ò Ia_j
ria , fecondo che ò bentiò male ci fappiUino gouemarei& appigliarci
a ciò , che di buono ci (ì rapprefenta , onero lafciarlo . Onde Seneca Ssnea.
fcriuea Lucilio fuo,che s'inganano quelli, li quali giudicano, che
bene ò male alcuno ci venga dallaFortuna;perche fé bene ella dà ma-
teria di quello , e di quefto , & alcuni principi) alle cofe, che ponno
dapoi riufcire a bene . ò male nondimeno l'animo noftro può molto
più di lei , e tira le cofe fue come vuole, di modo che egli fteflba fé mc-
defìmo è caufa ò di felice, ò di mifera vita . £ perciò, quando al ma-
le ci appigiiamo, di tutte le difauenture , che ci intrauengono poi,
h abbiamo da dolerci delia dapochezza noftra, & del noftro poco ve-
dere , non della Fortuna : come moftrarono pur'anco gli antichi nel-
la imagine della Occafione, la quale fanno alcuni efiere vna medefi-
ma con la Fortuna , ma fé non fono vna medefima cofa quefte due ,
ben fono tra loro molto fimili,come dal ritratto di quefta lì potrd
vedere , la quale fu fatta Dea da gli antichi^, forlc accioche dalla ima-
gine Tua riuerita , & Ipeffo guardata imparafl'e oga'vno di pigliare le
cofe in tempo j perche quelle con quefto fi mutano, & vanno via,
lafciando poi chi nonleièppe torre pieno di meftitia , & di pentimen-
to . Fu adunque la imagine della Occafione così fatta:ftaua vna don-
na nuda con i piedi fopra vna ruota , onero sii vna rotonda palla , de
haueua i lunghi capelli tutti riuolti fopra la fronte , fi che ne reftaua
la nuca fcoperta , e come pelata , & a' piedi haucua l'ali , come fi di-
pinge Mercurio, Se era con lei vna altra donna tutta addolorata,
mefta nello afpetto , & piena di pentimento . Vn fimulacro tale fu A "forno,
già fatto da Phidia, & fé ne legge vno epigramma di Afonio, nel qua-
le idefcriue la Occafione così come ho detto , e mette con lei la Pe-»
nitenza per compagna. Imperoche chi lafcia pafìar la buona occafio-
ne , che ti apprefenta in qual fi voglia cofa , altro non hi poi che pen- ,,^
tirfi,&lagnarfidisèmedefimo. Quefta che chiamarono i Latini cca.iune,
Occafione, & opportunità & riuerirono come Dea, fu da'Grecidet-
«ta Tempo opportuno , & perciò da loro fatto Dio , non Dea , & era
il fuo nome Chero , che quefta voce apprc fio dei Greci fignifica op-
portunità di tempo , come ferine Paufania ancora , oue mette , che a
coftei fu confe crato vn'altare appreflb de gì i Elei , & che certo Poeta
antico in vn'hinno fatto per lui Io chiama il più giouine di tutti i fi-
gliuoli di Saturno . Fu dunque il Dio Chero deiGreci,ilmedefimo, chsroDIa
che era la Occafione de i Latini ; del quale Pofidippo fece vn'epigra-
ma defcriuendo la fua imagine j onde Aufonio tolfe forfè l'argomen-
to del fuo , quando dipinfe la Occafione, perche fono in tutto fimi- p^^jnppo
li , fé non che Pofidippo mette di più vn rafoio in mano al fiio , vSc. a y f
Aufonio alla fua dà la Penitenza di più per compagna . Calliftra-
to psirimente nobile fculcore fece ii Dio Cliero in forma di gioui-
O.'
Fortuna de
gli Sci chi.
Fortuiii di
vetro.
Simulacro
della f-ortiiiia
con gl'I mpe-
radori.
Scarnano.
Antonino
rio Impera-
dorè.
3 P4 Imagini de i Dei
ne nella Tua più fiorita età bello , & vago con ì crini al vento fpar-
(ì, Si in tutto il reftocome lo defcriue apunto Pofidoppo. Bifogna_»
dunque ftare con gli occhi aperti , e con le mani proiite per dare
di piglio alle cofe j quando la Òccaiìone ce le moftra , pei che ella to-
fto gira , e volta la nuca pelata poi a chi non Teppe cacciare le mani
ne 1 lunghi crini , che hi fopra la fronte , & via f'e ne camina con ve-
locillìmi piedi . Moftraronoquafi il medefimo gli Scithi ancóra nel-
la imagine della loro Fortuna , imperoche , come ri ferifcc Quinto
Curtio,quefl:i la fecero bene (ènza piedi, ma le pofèro poi le ali in-
torno alle mani , perche ella dà , & porge con quefle i beni , ma con
tanta velocità , che appena altri ha iìera la mano per pigliarli , che el-
la gii e volata via. Oltre di ciò benché talhora giunga la Fortuna
con noi mano a mano , non però mai ci lafcia pigliar le penne , ch'el-
la vi hi d'intorno ; perche vuole poterfene riuolarea Tuo piacere, e
riuolarfene fenza fare tropo indugio , perche non sa fermarfi , & po-
co durano le felicità , che vengono da lei . Onde fu , che alcuni gid
come fcriuc AlcfTandro Napolitano , la fecero di vetro ; perche come
quefìo fubito fi fpezza ad ogni lieue intoppo , così tofto vanno a ter-
ra i fauori della FortLUia. Ma non perciò lafciarono di crederle gii an-
tichi, anzi moftrarono di fidarfi tanto in lei, che la vollero fempre
hauere con loro , maflìmamente i Principi , e gli Imperadori ,■ perche
quefti nella loro più fecreta ftanza tencuano fempre vn dorato fimu-
lacro della Fortuna , & come cofj facra l'adorauano , & voleuano an-
cora , che folte con loro ogni volta , che vfciuano in publico . Onde
Spatriano ferme , che Seuero Imperadore giunto allo eftremo della-»
vita, volle fare, che vi follerò due di queite facrate ftatoe della For-
tuna, acciocheciafcuno dei figliuoli, ch'erano due, ne hauefle vna
che l'accompagnafle , e ftefle con lui fempre ; ma non vi potendo at-
tendere , perche troppo l'agrauaua il male , comandò morendo , che
a vicenda , fòfle pofto il faerato fimulacro della Fortuna nella lecreta
fìanza a' figliuoli , l'vn di all'vno, & l'altro all'altrO; quafi fofle que-
fto fegno del partito Imperio tra loro egualmente . Et Antonino Pio
Imperadore, fecondo che diceil mcdefimoSpartiano , fcntendofi vi-
cino al morire, comandò che la dorata ftatoa della Fortuna foife
portata nella ftanza di Marco Antonino , che fu certiflìmo fègno del-
lo Imperio trasferito in lui, come che rimpcradore , il quale mori-
ua , fenza dire altro lodifcgnafle in quefto modo fuo fucceflbre . Al-
cuni, & beniflìmo hanno dipinta la Fortuna fopra vn grande Arbo-
re con vn lungo baftone in mano, co'i quale va battendo giù i frutti
di quello, che fono fcettri di Rè , mitre, borfe , nani , aratri , & altre
cofe , chedinotano le dignità , & tutte le arti humane. Di lotto poi il
vede a ftare gran moltitudine di pecione, & d'ogni forte grado/qua-
li afpettano di coglier il frutto che loro vien fopra . & fi vede che ad
alcuno
De gli Antichi. 395
<tr'
i^^'"
#i3*
Jmagine atlU Fortuna in Egira yftgntficAnte nel- ^^_%>
t^ Amore yolerui buona fortuna, (^ ricche-^^e , «Èf.^*
étltrtmetìtt fen?^a non fi ottenere lo bramato de- ^'" "
fiderto , ma io credo ^che Jì in quefìa come in tut-
te le atttani bifogna hauer dalle wirtw , chc^
quelle fxnno la buona Fortuna , perche non ci e
Fortuna alcuna . ma è nome imaoinato ,
=5 u*
.>4>
Hi*
^tti
'^^mi
^^r^v;^-.f^f^'.f^,|^,»^,;^^,^^,^.r^e^>,..^vi^v^,*i^v;^v:^v,
rai'-fania .
lOVtlUU CJiO-
ijc:uole a j A-
morc .
Alle Donne .
Ammoni no-
ne.
Centra lc_->
Donne aua re
3 p 6 I m agi ni de i D ei
akunodiftlipc regale toccando vn'aratro gli bifogna'di Prìntipò,
chs era gii, diuenire pollerò agricoltore, ou e ad vn contadino ca-
dendo fopra vn Tcettro, ò alcuna borfa diuenta egli Prcncipe, & ricco:
sì che bifogna acconciarfi in bnon loco, & che profperaivio la Fortu-
na venghi a toccare qualche buona ventura . Scriue {'auGnia , che la
Fortuna in Grecia appreflb de gli Elei hebbc vn tempio , oue era vii-,
fuo fìnv.ilacro di legno molto grande, e tutto dorato, Fr-or che le ina-
ni ,&: i piedi , quali erano di marmo . Et dice anco poi di alcune al-
tre llatoe della Fortuna flitte da' Greci in diuerfì Iuochi,ma non le
riferifcc:, perche niente hanno di notabile più di quello , che s,iì è fla-
to detto. Dirò benedi quella che fu in Egira città dell' Achaia,ben-
chene dicedi pur'anche gidnella imaginedi Amore : laqualeera fat-
ta in cotal guifa. Dall' vn lato haueua il corno della copia, & lo rene-
lla con mano, dall'altro il Dio Cupido, & fignifìcaua quefto come lo
interpreta Paufania, che poco vale a gl'innamorati elTere belli, vaghi,
e gentili , quando non habbiano la Fortuna con loro , clie pare voler
dire,che bifogna in Amore non meno , che nell'altre cofc hauere ven-
tura,& buona forte; e pur troppo lo vuole dire; ma quefto vi fi hd da
aggiungere ancora , che bifogna, che la Fortuna fcco porti il cornodi
douitia, perche fenza farddi poco giouamento ad Amore,mcrcè dello
auaro animo feminile^che né beltà rifguarda, ned virtù,nè d gentilez-
2a,ma folo fi piega a' pretiofi doni. Onde fi può dire ficuramentc,che
fard bene auéturofo,& felice fempre in amore qualunque hnbbia oro,
argento , 6^ preticfe gemme , doni tutti di Fortuna, & moitrati per il
corno della copia . Perdonatemi donne, che il zelo del voilro honore
mi sforza hora à ragionare con voi in queflo modo, più affai del dan-
no , che per gli auari voftri defiderij ho fentito gii più volte . Non.»
vi vergognate voi , & d quelle dico folamente , che lo fanno , di dare
voi medefime d prezzo non altrimente,che come fi vendono le beilie;
ancor che come quefte reftate in libero potere dì chi vi compra , ma
ritornate pure ancora sì, che dare vi potete quando ad vno, e quando
ad altro , fecondo che maggior prezzo vi viene offerto: ma ben rima-
ne la honeftd voflra , & il voflro buon nome in preda fcmpre alla in-
famia,alb."afimo,& alla vergogna. Et fé mi dicefle forfè, che im-
porta più , che noi fiamo impudiche per prezzo , che per amore fola-
mente ? ad ogni modo così per quello, come per quello perdiamo la
honefld noftra , la quale voi huomini hauete riftrerta tra breuifllmi
termini, in modo che fé tra quefti vorremo ftare,non fard per noi
amore : & come volete dunque poi , che per amore ci mettiamo a fa-
re gli piaceri voflri ? Vi rifponderei , che alcune opere fono le quali
benché in sé forfè non fiamo molto buone , ridotte però al fuo finci
pel mezzo della virtù, contentano chi le fi^Sc fono anco per lo più lo-
date, & all'incontro chi vitiofamente opera , né contenta sé ileffo
"" flando
De gli Antichi .' 3 ^j
ftando occulto , né , quando fi manifefta , troua alcuno , che lo lau-
di . L'Amore è virtù, & è vitio l'Anaritia. Adunque quello, chej
fare per amore , oltre che a voi ftefle non turba Tanimo con(apeuole-#
dihauereoperatovirtuofamentejèlodato ancora da qualunque Io
sa . Ma quello, a che Tauaro defidcrio vi tira, vi ftimula rempre,non
vi dd ripofo mai , onde Tempre fentitc vn cotale rimordimento , che-*
vi dice ; a , che pure facefìi male . Et quando da altri è rifaputo poi,
di gentili , & honoratediuentate vili , & infami , e fo .leute fi cangia il
nome di gentil donna honefta in impudica meretrice . ilche non fia_f
mai à^\ chi per amore compiaccia a chi l'ama \ perche fole quelle, che
fanno ciò per mercede fono dimandate meretrici . Ne fono i termini
pofiialla honeftà voftra così riftretti , comepenfano forfè alcune di
voi, che vi fia vietato l'amore^anzi vi fi da come voftro proprio.eflen-
do che da voi fole fenza l'huomo poco valete : & come vi accoftare-
te voi aH'huomo con piacere di amendui , fé non vi ^\ intrapone amo-
re , che vi leghi infieme ? Adunque non vi fi toglie Amore : mafape-
te voi che vi 'à toglie ? il fare ingiuria ad Amore , come fanno molte ,
venendo a mercato di quello , che per lui folo dourebbono fare . Si
che non per Amore, ne perche, vinte dalla fragilità humana non pot-
fano refi fiere alle carnali pafiìoni , cofe che molto ben cuoprono, &
ifcufano gli nollrierrori,fi dàno nelle braccia a cui moftrano di ama-
re , ma perche troppo fono auidc , e rapaci,&" par loro dandofi a mol-
ti , per hauere da molti, di potere meglio empire le loro auare, & in-
gorde voglie . Et perciò di loro può facilmente godere ogn'vno, il
quale habbia che dare. Per qucfto dunque Amore fta congiunto alla
Fortuna, che tiene il corno della copia , e moftra pur anche la loro
poca fermezza , perche non meno fono mutabili in Amore le auare-»
temine , che fia la Fortuna : alla imagine della quale ritorno, & lafcio
voi donne , che viuete ne* vofìri vergognofi errori ; & a quelle , che
fono lontane , prometto di dire vn dì tutti i beni dctmondo di loro ,
& in modo tale , che forfè anco fé ne faranno qualche conto . Adun-
que, oltre allidifègni fatti fin qui della Fortuna , trono , che alcuni
1 hanno dipinta in mare,che fa vela tra le turbate onde; alcuni l'han-
no polla su l'acuta cima d'vn'alto làffo, ouero di vn monte, sì che
ogni poco di vento , che fpiri la fa voltare . Et credo , che quelle fia-
no fiate dipinture moderne , perche non ne tro fatta mentione da gli
antichi come è fiata quella parimente, che riferifce il Giraldi feri- ^"^^J^f*®
iiendo de i Gentili , oue così dice : Hanno alcuni a' tempi noftri con ^''^^"i*
affai bella inuentione fatto la Fortuna a cauallo e che velociflìmame-
te fé ne corre via , & il Fato ouero Deftino , come ^\ pare dire , la (è-
guita tenendo l'arco con la fàetta di arciere per ferirla . Moftra que-
ita dipintura la velociti della Fortuna , come che ella non ripofi mai,
ma corra via fempre fcacciata dal Fato, perche ou?è il Defiino , non
▼iha
3 pS Imagini de i Dei
«I
*Ì5
^1*
Imagìne della "Fortuna à catiallo che rvelocemente
torre ^ dal Fato (^ dal Deftmo fegmtat a ^ di-
notante la *uelocità di quella , (^ douc que-
ni fono i queUa non hauer pojja ò ferme^^ct^ À^%^
alcuna. ^^^
m^
^•^r^-r^^'^ r^^r^ '^^-^^^ '^^^''^ '^''^'^ ^- '^''^'"^'^jf "^
D e gli Antichi . 3 pp
Fortuna per
la Luna .
vi ha luoco la Fortuna . Quefta fa Apuleio eflbre vna medcfima con Apukio.'
Ifide , quando fìnge , che à sé di Alino ritornato huomo così dice il
Sacerdote della Dea : Hora tu fci fotto la cuftodia della Fortuna non
Jdi quella, che è cieca , ma di quella che vede , & dà luce aucora a gli
altri Dei con il fuo fplendore , E potiamo dire, ch'egli perciò volell'e
intendere della buona Fortuna, fotto il nome della quale intefe Ma-
crobiolaLunamoflrataper Ifide, come già è iiato detto nella fua
imagine : perche quella può affai ne i corpi di qua giù , li quali fono
foggetti à vari) cali di Fortuna , e vannofi mutando del continuo.
Merendo dunque la Luna , & la Fortuna infieme , come che lìano vna
medefima Dea , dalla quale venga il nafcimento , & la morte delle
cofe , potren^o dire , che Paufania niente fi ingannalTe , quando diffe,
che facilmente^i farebbe creder Pindaro, che la Fortuna folle vna
delle Parche, & che potefle più affai delle forelle. Benché mi pare,
che le Parche fi accordino molto più con il Fato , ò Deftino , che vo-
gliamo dirlo , che con la Fortuna, perche quello è fido , e certo , sì
come elle fono immutabili parimente, mentre che filando la vita de
i mortali ,dciafcheduno affegnano il determinato tempo del mo-
rire. Maquefi:o,chealleimagini ?jniente. Lafciamolo dunque,;,
& dichiamo del buono Euento , cioèprofpero fiicceflb, & felice fine
delle iraprelè, perche il fimulacro di coftui appreffo de' Romani fu
nel Campidoglio con quello della buona Fortuna, come ferine Plinio,
in forma di Giouane allegro, & benveftito, che teneua nella defiira
vna tazza , e nella finifira vna fpica , de vn papauero . Et con la For-
tuna va anco il Fauore , che fu adorato parimente da gli antichi, per-
che pare , che da lei venga per lo più , benché nafce egli dalla bellezza
ancora molte volte, e fouente dalla virtù , & in foma da tutte quelle
cofe , che ci fanno grati altrui , & ci acquiftano fauore , il quale ci fa
fpeffo infùperbire ì perche quanto più fuccedono a gli huomini le co-
fc felicemente , tanto più fi inalzano, & poggiando con l'ali dd fauo-
re humano , montano fopra gli altri , fin tanto che la ruota giri , on-
de cadendo trabocchcuolmentc fono fprezzati poi non meno, che^
fofferoriueriti prima. Peròguardifi ogn'vno di fidarfi troppo in_.
queftofrale , & lieue Fauore , perche rollo paffa , comela fua imagi-
ne ci dimoftra -, la quale era di giouine con le ali : ò fia perche per le
cofe profpere , & liete fi lena alto tanto , che non degna più di guar-
dare al baffo , onde perciò fu anco dipinto cieco , perche pare , che-»
gli huomini non guardino più a perfona ò ben poco pofcia , che a_» '"^
grandi honori fono inalzati : ouero perche poco fi ferma con noi , ma •
tofio paffa via j & perciò fi:aua co' piedi fopra vna ruota, conciofia
ch'egh imiti la Fortuna ; & sì come quella gira , così ei gira parimcn- ^^^ors tìinì-
te , e vi fempre ouunque ella porta de' fuoi beni , mollrandofi però ^^*^'
tuttauia timido;perche vuole ogni bora falirepiù sù^che non gli con-
uiene
Buono Eusn
to.
Fauore.
400 Imagini de i Dei
Imagine del buono Euento ^ felice fuccefjo , del
Fauore injtitl/ile^ lieuCy ^ caduco ^ dell' AduU-
tione 5 gy^ dill'lnuidia , che i^wgono , (§ir accom-
pagnano detto Fatiore , c^ hmagine dell^ ruota
'volubile della Voy tutta *,fopra la quale il detto
Fauore ripa fa t piedi e cafa al fuo girare , ef-
fetto che fi fvede per ordinano nelle Corti e nel
Mondo .
«^■^ <^ <5^-'^ f^^<^^ '4^v5^, «ip^-. «^^ ^f^^r^v^v^
####f^^
#
De gli Antichi. 401
^ciie, fpinto dall' Adulatione , che l'accompagna fempre , Gli vi
dietro etiandio la Inuidia , ma con paflì tardi , e lenti , la quaie guar-
da fempre con occhio torto l'altrui FeJicitd, ma ella s*è beatale c't
lei punto non teme. Perche quella fu da gli antchi adorata parimen-
te , & chiamata Macaria da' Greci , e fu come fi raccoglie da Euripi-
dc,& che riferifce Paufania, figliuoladi HcrcoIe,& acquiftoflì gli di«
uini honori , perche hauendo l'Oracolo rifpofto a gli Ath'eniefi , che
poteuano eifcr vincitori di certa guerra mofla loro da' Lacedemoni)
per gli figliuoli di Hercole, fé qualchuno di quefti occidendofi da sé
(Ifoflc offerto alli Dei dcirinferno, ella fubito che quefto intefè, fi
tagliola gola,& fece di sé la miferabile offerta, acquiflandoncla_»
vittoria a, gli Atheniefì 3 li quali perciò l'adorarono poi , come quel-
li , che per lei erano flati vittoriofì , Se felici . La imagine ài coflei ,
cioè della Felicità , che queflo è il nome Latino , & Macaria il Gre-
co , come ho detto , fu da gli antichi fatta , come fi vede in alcune-»
medagiic , di Giulia Mammea , vna donna fopra vn bello feggio , che
tiene nella deflra il Caduceo , & ha nella fìniftra vn corno di douitia .
Si può dire, che quello fìgnifìchi la virtù, queflo le ricche2ze come-»
che , né le virtù da sé , né le ricchezze per loro medefìme pofTono f;i-
requì l'huomofelice^chefu opinione di Ariflotele. Lriperoche qua-
le felicità può effere di vn virtuofo , che fi trouiin tanta pouertà , che
patifca difagio non folamente di molte cofè , che gli farebbono com-
mode, ma di quelle ancora, che gli fono neceffarie ? Etallo incon-
tro chi fi trouapriuo di ogni virtù, fé bene haueffe tutte le ricchezze
d?l mondo , non lì potrà mai chiamare felice , anzi farà infcliciffìmo,
non hauendo punto di quello , che è proprio dell' huomo . Potranfì
dunque chiamarefeliciquìfrànoifecondo il parere di Ariflotele, &
come ci moftra la imagine della Felicità, purmò difegnata, folo
quelli- che fono virtuofi , e ricchi^ cioè che hanno tanto de' beni
della Fortuna ; cheponnoprouedcrea' fuoidif3gi,&alle fue com-
modità . Cebete nella fua tauola fa la Felicità vna donna , che fìede
allentrare di certa rocca in bel feggio , bene ornata , ma non però con
molta arte,& coronata di bclliirimi,& vaghi fiori. Alla quale ben
pare che voglia andare ogniuno,ma non vi arrinano però fc no quel-
lijchecàminarto con la fcorta della virtùjafciandofi alle fpallc tutte
l'altre cofe ; perche fu opinione di coflui , come di molti altri ancora
innanzi a lui, che U vitrù fola poteffc fare l'huomo felice . Ilche dob-
biamo noi dire ancora parlando chriflianamente, & intendendo non
della Felicità, che qui brama alla cieca ogniuno in queflo mòdo, per-
che non è, le bene pare,Felicità,ma di quella,che nelle celeflifedi go-
dono le anime bcate,vcra,immutabilej& eterna. Alla quale ha di ìp€
rare di giugnerefcrnìamenteogniuno,che fcortoda' lucidiflimi raggi
óqh diuina bota camini tutto il viaggio di qnello mòdo i cópagnia
deilu Fede, calcando raridojSc flerile terreno co' { iedi della Canta.
Ce CV-
Macaria.
Medaglie dì
Giulia Mam-
mea.
40 2 Imagini de i Dei
mm' ' '
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v^^*sf*^v&vJ&
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Jmaglne della Dea Macaria ^ à Dea Felicità yfi- ^§>
glmoU , d'Hercohy ccn il Caduceo , (^ ;'/ Ci?r- «^^
»a ^/ Douitia ;'» ^4«(? «ja^^p lignificante la^ ^^^'
rvirtti , q ti e fio le ricche7;j;{e ^ ne cesarie e tnj- ^$|[*
»;^ ^ ^ l altre alla Velluta humana ►
ii^'r^^r^^^r^^r^fi^^^^r^^^
Degli Antichi. 403
e VPIDO
•f^-f^- &-^-i<$^ ••i<S^ ■B'S •?^-
I tutti gli aftetti de gli animi noftri non vie
il più commune, il più belio, né che habbia
maggior forza di quello, che non folo in-i
noi fi vede eflere, ma nello eterno Iddio an-
cora ( benché in lui fia pura foftanza (bla-
mente, non affetto , né pafllone ) ne gli An-
geli , & in tutti gli ordini de* Beati, in cia-
scheduno de gli elementi , & nelle co/è tut-
te , che di quelli fono create . Si dimanda_i
quello communemente Amore , il qual lena ogni bruttura da gli ani-
mi humani , & cofi gli fa diueniie belli, che hanno poi ardire di an-
darfi à porre dauanti a^la bellezza eterna , one ripieni tutti di gioia , e
d'infinito piacere godono i defiderati frutti de' loro amori . Qucfìo
fadiuentarehumiligliluperbi, gli adirati riduce a pace, rallegra^,
& riconforta gli affliti , e fconfolati , porge ardire a chi tcme^, & apre
le chiufe mani all'ingorda auaritia. Quello ha forza fopra tuttii più
potenti Rè , fupera i grandi Imperadori , & in foinma fi fa vbbidire a
Cutteleperlone. Perlequalicofenon èmarauigliafefra iloroDeilo
pofero gli antichi , li quali non hauendo vifta ancora la luce della ve-
rità, quel, chefi doueua dare al Creatore del tutto>danano alle crea-
ture , & come che non fapeffero onde le virtù venifìcro in noi , mol-
te ne adoraiono come Dei , & pofero loro diuerfe ftatoe , & in varie
imagini la dipinfero , fecondo operano ne gli animi humani , co-
me in altro luoco ho moftrato già, per non replicare il medefimo ho-
f a, che di Amore folamente voglio dire , fecondo che da gli antichi fu
dipinto. Sebenpar'elferehoggimaicosìmanifefload ogn'vno,che
non habbia bilbgno , che ne fia fcritto per infegnarlo ; perche veden-
do vn fanciullo con la benda a gli occhi , con l'arco in mano e con_.
vn turcaflb pieno di ftrali al iìanco , ogn'vno sa dire quei ti è Amore ,
Bla non (apra dire però ogn'vno poi a chi gliene dimandi , la ragio-
ne, per la quale fia così fitto. Et io in qucftc mie imagini ho voluto
moltrare non folo come lo faceifero ^li antichi , ma renderne le ra-
Cc a gioni
Amore*
Amore non è
vno .
404 Imagini de i Dei
gioni ancora , fecondo che dai più degni fcrittori Je ho potuto ritro-
uare, li quali ragionando di Amore in diuerfè maniere, & in diuerlì
modi l'hanno considerato , perche hanno , vifto che , diuerfe fono le
virtù fue . Donde viene , che hanno detto non effere vn folo Amore ,
mailiolti , & due principahncnte furono pofti da Platone , sì come
Cupido cele- eipofe due Veneri parimente ,,L'vna celefìe, della quale nacque il ce-
A n"^: A l^fte Cupido, e queldiuino Amore j che foileua l'animo humanoal-
AU di Amore , ^ 1 • j-t^- j h t i ■ 1 • •
la contempladone di Dio , dellementi leparate , che noi<:hiamiamo
Angeli, & delle cofe del Cielo . Et habita queflo ne i Cieii, come-*
ferine Filoftrato, dicendo che l'Amore celefte, il quale è vno^, fc ne
{la in Cielo , & quiui ha cura delle cofe cdefìi , & é tutto puro , mon-
do > e fTnceri0imo , & perciò fàflì di corpo giouine , tutto lucido , €,>
bello :,5c gli fi danno l'ali per moftrare il riuolgimento,qual fanno
gli animi humani moiiìdallo amorofo defiderio al Cielo , & a quelle
cofe che quiuifono; come fannoetiandioquelle pure mentile quali,
fopra i Cieli fono ordinate tutte fecondo i gradi loro , che fi inalzano»
quanto più ponno alla vifta di quella beata faccia , cheè fonte eter-^
no di tutta la bellezza , la quale in diucrfi modi dalla più alta parte^?
del Cielo manda iraggifuoi ad irritare,eprouocarelecofetutte,per-.'
Sirali.dlAr^ che ilei fi riuolghino,& quelli fono le faette, egliacuti ftralijchc
more. fouente fcocca Amore .. Chidunque nella imagiuc di Cupido confi-'-
AlidiAmore: dera l'Amore diuino, vede la purità di quefto nel lucido corpo di
• quello.- Et per l'ali (l'officiodelle quali è alz*re in altee portare pH"
l'aria que' corpi , li quali p^r loro fteflì non fi potrebbono leuare di
terra ) vede il folleuan^.cnto , che fa Amore de gli animi noftri alle di-
uine bellezze. Si come per le faette può comprendere gli raggi del'a.
Sci-ali. di A»- ^JLiina luce , la quale in mille modi ci viene a ferire , perche ci riuol-^
^^^^' tiamoalei ,.&inuaghitid2lla bellezza fua , non più ftimiamo le co--'
fé di qui giù,che quanto elle ci fono fcalada falire al Cielo,come ben)
Tetrarca ^^^^ Amore d i se 1 kllb , quando in. vna fuaCaiuone lo chiama il Pe-
trarca in gindicio ..
^ncor ) e cfucHo è quel, che tutto Aum'Z^ y
Da Volar fopra d del gli haueua date ali
Ter le cofe mortali ,
Che fon fcaU al Eattor chi ben , l'efiima ..
Et pernon entrare più adentro nelle cole dell'Amore diuino , peri-
che tato vi farebbe da dire, che troppo mifcofterei dal propofito mio-
quefto folamente vi aggiungOjCh'egli è come il Sole: il quale fpargc i
fuoi raggi perl'vniuerfo, & in sèriflette altri raggi ancora, fé tocca_^
Amore fimi P^^ ^^rte corpi lucidi, e puri. Et come il Sole rifcalda ouunque tocca^
le al Sole. «osi Ancore accende quelle anime , alle (^ualj fi accofta j onde con in-
fiammato
De gli Antichi. 405
1 fiammato defiderio fi riuolgono alle cofe del Cielo . Ilche ha fatto ,
che nudata alla imagine di Amore l'accefa face ancora: per dimo-
ftrare l'ardente effetto , con che feguitiamo le cofe amate , trahciido-
ne piacere del continuo, parlando però folo delle diuine . Nelle qua-
li confideriamo della face di Amore quel , che luce folamcnte , & che
rifplende come diletteuole , & giocondo da vedere , non quello chcj
arde , & abbruccia , perche fa male,& è noiofo ; e quefto più fi confi
ali' Amore delle co(è terrene, iljquale non porge diletto mai, ne pia-
cere alcuno intero,& che fia fènza tonnento ; ma così aggiunge l' vno
all'altro , come nella face fono infieme Io fplendore , che diletta, & la
fiamma , che tormenta ardendo . Et fu quefta poi opinione di Plu-
tarco , il quale ferine che i Poeti , gli Scultori , 6c i Dipintori finfero ,
che Cupido portafle in mano la face accefa , perche del fuoco : quel
che luce , è diletteuoliflìmo , ma quel che abbruccia poi,è fuor di mo-
do molefto . II che tolfeegli con gli altri forfè da Platone , il qualej
ferine nel Timeo , che Amore in noi^mifto di piacere, & di dolore .
Nacque quefto Amore di Volcano, e dell'altra Venere,!a quale chia-
ma Platone volgare, mondana, e terrena ; volgare parimente , ter-
reno , e pieno di lafciuia humana, fecondo che finfero le fauole. Ca-
de Seneca nella Tragedia di Ottauia defcriuendolo , dice così . Seneca.
ferror de' ciechi j e mlferì mortali
Ter coprir il fm fiolto , e vati defio
Finge che amorfia Dio,
Sì par , che del fuo inganno fi dilette ,
In viHa affé piaceuole yìna rie
Tanto che gode fai de gli altrui malìy
Chahhia a gli homeri l'ali.
Le mani armate d'arco , e di faette
E in breue face aHrette
Torti le fiamme , che per Vyniuerfo
Va poi largendo sì, clx del fuo ardore
- Kesìa cKcefo ogni core ,
£ che da l'Vjo human poco diuerfo
Di y oleario , e di Venere fta nato ,
JE del del tenga il più fablime Slato •
'^mor è yitio de la mente in fana ,
Quando fi mone dal fuo proprio loco t
Che dì piaceuol foce
h'ammo [calda , e na^c «e' Verdi anni
^ l'età , ch'affai può , ma Vede poco •
Uocio il nodrifce,€ lafciuia humana ,
Mentre che ya lontana
©uidlo»
Antemtc-
Kouella di
Slelito j t dì
'fiinagora .
^aiiaDi a.
406^ Imagini de i Dei
La ria Fortuna co' fuoi grata danni
Spiegando i trìHi yannì,
E la buona , e felice §ìà prcfcnte ,
Torgendo ciò , che tien nel ricco fenoo-
Ida fé quefta vien meno ,
0/ide il cieco defir al mal confente.
Il fuoco - cìfardea pria tutto s" ammor':^^
£ tosTO perde ^nor ogni fua foY^z^a.
?o/e Oiiìdio parimente due Amori, quando e'diflè*
Madre d'ambi gli ^Amor porgimi aita.-
Perciochc noi amiamo in due medi; bene, quando allecofè buo-
neapplichiamo l'animo j, male , quando feguitiamo quello, che è rio.
Et come quello fi dimanda am.orcdishonefto , e bmttojcosì quello è
detto bello ,& honefto . Alcuni vogliono, che diqueftidue nati di
Venere vnofolamente lìa Amere, il quale accenda , & infiammi gli
animi noftri a feguitarc alcuna cofa , & l'altro fi dimandi Anterotc r
che noi potiamo dire centra amore : perche faccia quello effetti tut-
ti contrari a quello , sì die per lui fuggiamo le cofe, le difamiamo, &:
le habbiamoin odio. Ma fi inganna di gran lunga qualunque tal co-
ti crede , percioche Anterote fu adorato, non perche faccfl'e difama-
rc, ma peuche puniil'e chi non ama efiendo amato , come fi legge ap-
prefib di Salda , il quale racconta vna nouellettatale . Fu in Athene-
vno chiamato Melico , il quale ardentiflìmamente amaua vn bellifiì-
mo giouane nobile , & ricco molto , il cui nome fu Timagora . Que-
lli non meno altero , che bello , mollraua non farfi conto di Melito >
in altro , che in comandargli cofe di grauifiìmo pericolo, le quali tut-
te faccua il miièrello , con animo ficurilììmo , credendo di douere in
quefco modo acquiil:arfi la gratia dello amato gioirane , ma tutto gli
auenne il contrario ; percioche Timagora quanto più fi fentiua efiere
amato , e feruiro da lui , tanto io fprezzauapiù fèmpre ; onde Tinfe-
.lice Melito non potendo più fopportarc le amorofe pene,& vinto dal-
la dilpcratione fi gittò giù dalla più alta cima della rocca, e tutto G.
ruppe, 6t rellò morto; di che parue, che venifl'e poi pietd fi grande
a Tim.agora , quando l'iatefe , non volendo forfè la giuflitia d'amorej,
che reilaflfc la morte di Melito inuendicata, che egli fé n'andò ratto .1
gittarfi di là onde s'era gittate Melito prima , e crudelmente ne morì.
Et quiui perciò fu pollo vn iimulacro di vn bellifiìmo giouanetto tuC
to nudo j il quale haueuain mano duegalli , e molto belli , & gitta-'
uafi abafìbcolcapoali'ingiù. Quefi:o dunque potiamo dire^che^
foffe cailigo, il quale venifteda Anterots, come più apertamente-»-
dice Paufania , raccontando quafi il miedefimo in quefìo modo* Era
in Athene vn'altare confecrato ad Anterote per veto come dieono>
de' fotefìieri ,.Sc per cagione tale , Meiete giouane Athenielè niuii_»
De gli Antichi. 407
conto facendofì di Timagorahu omo forefliero , che Tamaua gfan-
demente :, gli difle vn dì tutto Iclegnof^tto , che gii fi leuafìe d attor-
no, & andaflèfi a fiaccare il collo . Timagora non curando più di ve-
liere , & volendo in tutte le cofc compiacere cui egli amaua tanto j fi
lafciò cadere dall'alta cima dì vnaccrta rupe,& morì mifèramenterdi .
che Melete pentito della fua fupcrbia fentì tanto difpiacere^che fiirio-
famèntepocodapoifeceilmedefimofine, che l'amante fuo haueua
fatto ; onde fu detto che Anterote haiicua fatta la vendetta di Tim.a-
gora, & gli fu perciò confccrato l'altare ch'io dilli . Fu dunque An-
terote vn nume , il quale puniua chi non amaua ciferido amato , &C^
non ch'ei facefl'e difamare , e potiamo dire , che qucfto altro non fia ,
che l'amore reciproco, come anco vien confermato da Porfirio fcri-
uendodicoftuiinqucflomodo. Haueua Venere partorito Cupido pre-
gia di alcuni dì , quando ella fi auuide , che ei non crefceua punto,ma
tuttauia ftaua così piccolino , come età nato, onde non fapendo a ciò
come prouedere , né dimandò configlio all'Oracolo , il quale rifpofe^
che Cupido filando fblo non crefcerebbc mai, ma bifognau a farli vn
fratello , accioche Io amore fofie tri loro fcambieuole , che all'hora
Cupido crefcerebbe quanto fofle di bifogno. Venere prefiando fe-
de alle parole dell'Oracolo ; da indi a poco partorì Anterote , il qua-
le non fu così tofì:o nato , che al par di Cupido cominciò a crefcere-/,
mettere l'ali , & caminare gagliardamente, & è di quefti due fi:ata__.
poi la forte tale , chedi rado , ò non mai è i'vno fenza l'altro , ^ fé ve-
de Cupido che Anterote crefca, e fi faccia grande , ci vuole moftrarfi
maggiore , & fé lo vede piccolo, diuenta egli parimente piccolo ben-
ché quefto faccia fpelTo a fuo difpetto. Adunque l'amore creice,
quando è pofio in perfona , che medcfimamente ami , & chi è amato
dee parimente amare , &z quefto moftrarono gli antichi per Cupido ,
e per Anterote . Per la quale cofa gli Elei , gente della Grecia , in_,
certa parte delie loro fcuoleraetteuano Fvn , & l'altro , accioche d n-
cordaffero i giouanidinon efleringrati contra chi gli amaua , ma ri-
csrabiaflero lo amore , cosi amando altri . come da altri fi fenriuano
edere amati. Stanano dunque due imagìni onero ftatoede'fanciulli,
de' quali T vno era Cupido , che teneua in mano vn ramo di palma , &:
l'altro Anterote, il quale fi sforzaua dileuarglielOjC moftraua di affa-
ticarfi afl'ai,nè poteua però,quafi che debba con ogni fuo sforzo mo-
ftrare chi rifponde in amore di nò amare punto meno di colui, che a-
ma prima , &l perciò fi sfoiza Anterote di leuare la palma di mano di
Amore. Del quale parlando M. Tullio per adulare Attico fuo, come 1,1 Tullio»
rifenfce Lattantio , e qu.ifi per motteggiarlo , dilfe che furono 1 Gre-
ci di gran co figlio, & di parere molto audace a porre a porredauanti
a gli occhi de i giouani,oue fidoueuano efiercitare nelle cof.- virtuo/è,
Ja imagine di Cupido^ quafi crcàdfe egli, che con quella non meno fi
Ce 4 poteiVe
4o8 ImaginideiDei
4i
s*
ImagtTje de gli Dei Erote > C^ ^nt erote frate Ut
^ figliuoli di Venere , mtefi Injno per I'a-
mare l'altro per ti rtamAre , onero l'amor reci- '^^-^-^
froco^ ^ timagine dell' amor Letheoche fi di- "^§#^
/amar e- i(^ dimenticare la perfino^ amata ^
^''i§''i§'''^t^'^i!^eis,,^r^eiff^(i^fiS'e^f^(ig)^t^(^>!^-
De gli Antichi. 4op
potefle fuegliare ne gli animi gioucnili le lafciuie, & i dishoneili pia-
ceri , li quali diceuano gli antichi tutti venire da Cupido , che accen-
dergli alla virtù. A che volendo forfè rimediare i Romani , non met-
ceuano Amore Iblamente nelle loro Academie , Se oue fi eflercitaua-
no i giouani , ma infìeme con quello anco Mercurio , & Wercole , si Mercitrio, Si
chelaflatoadiCupidoeranelmezodiqueftedue^permo.'lrare che ^e'^<^-s con
fofl'e raf^ioneuoìe , & virtuofo , perche moftraua Hercole la virtù , & "^^ ^'
Mercurio la ragione . Et Atheneo (criue > che gli a'ìtichi Filofofi li-
marono Amore efiere vn Dio molto graie , & alieno da, ogni brut-
tezza , dicendo che ciò fi poteua conofcere da qiiefio , che pofèro la
fua ftatoa con qucla di Mercurio,e di Hercole ; che fono fopra , quel-
lo alia eloquenzi , quefto allu fortezza , & dalla compagnia di cofto-
ro nafce Amicitia e Concordia ► Hebbero ben poi gli antichi l'Amo- ^.^^j.^ Le-
te ancora , che faceua difmare . e mettere in oblio tutto il bene,che fi tf^^g ^
voleua altrui , e fu chiamato Amore Letheo, la ftatoa delquare, che
chiamaua le ardenti faci nel fìume,& quiui leeftingueua.era nel tem-
pio di Venere Ericina,dci quale fece mentione Ouidiojediife^ che co-
li andauano a porgere gli denoti preghi tutti i giouani , li quali defi-
derauano difcordarfi le loro innamoratej& le giouani parimente che
fi accorgeuano di hauere mal pofto i loro amori . A che hebbero i
Greci vn più bel rimedio , perche (enza pregare altrui , lauandofi fo-
lamente nel fiume Seleno , poco lungi da Patta citta dell'Achaia , fi
fcordauanogli huomini,e le donne tutti quelli amorijdelli quali non
voleuano più ricordarfi , che così teneuano che foife j quelli dd pae-
fe . Ma Paufania che quefto racconta , dice che è fauola, che fé fbfle Paufanìa ,
Tcro , le acque di quel fiume (arebbono ftimate più di tutte le ricchez-
ze del mondo : & Plinio fa mentione di certo fonte chiamato di Cu-
pido apprertb de' Ciziceni , & del quale chi beeua fcordauafi fubito Pli^^o-
ogni amorofo affetto.Ma fé Cupido altro non è, che l'affettuofb defi-
derio danoipofto intorno alle cofe , l'Amore non lari vno , ne du^, ^^°'" v^°*
anzi molti, come pongono i Poeti, quali fauoleggiaiido efprimono ^ "^" '
fpeflb le forze de gli animi noflri,le diuerfé pafIIoni,& i varij loro af-
fcttio& perciò differo che moltierano gli Amori^, come anco fcriue A-
leffando ne* fuoi problemi, perche non amiamo tutti vna cofa mede-
sima, nèin vn medefimomodo^ madiuerfamente ama ciafchediino y
&: fpeffo ancora diuerfe cofe :if che non fì potrebbe farc,fe Amore fof- Amore;,
fè vnofo lamente. Finfero dunque gliantichi,che fofrermolti,li qua-
li faceuano tutti fanciul lini bellifiìmi con rali,& dauano loro in ma-
no à chi facellette ardenti, à chi ftraliacutiilTmi , & a chi faldiflìmi
lacciuoli , come benifllmo moftra Propertio fcriuendo à Cinthia fua^, Propecub,
che così dice innoftra lingua ,
MSTifìi^
410 Imagini de i Dei
Meììtre che l'altra notte , Viumìity
Errando me ne -paio dopò cena ,
Sen':(a pur' haiief vno in compagnlt •
La forte, ne so già come , mi mena
Doue vno siuol mi vkn*ad ìncontyare
Bi fanciulli , che pdon nati a pena*
Quanti fojfer non so , che numerare
"Non gli potei per la tema , ch'ai core
N'andò 3 ch'ai fatto mio fé penfare.
me hijognaua non hauer timore
Di loro , fé ben'eran piccolini ;
Ci)' affai fon grandi in daf altrui dolore •
Moflrauan tutti i nudi corpiccim
Così Vaghi j sì belli y e ben formati:
Che mai non vidi più be' fanciulimì i
Et alcuni dì loro erano armati
Di yiuc fiamme in facellette accolte.
Onde ogni dì ne fon molti abbruciati»
[Alcuni con le braccia fnelle , e fciolte ,
£ prcHe al faettar portan gli slrali ,
Che me nel cor fcrit» bau già pia roltc.
Et alcuni altri certi lacci ^ quali
Mcflraron d'haucY fol per me legare ^
Terch'rn di kr diffe parole tali :
Tigliatc co fluì 3 su , che Hate à fare ?*
Lo conofcete pure, e quelli presìo
Mi furo intorno ; né potei fcampare ^
Si che per lor legato in tua man rcflo •
tiloftrato. Filofìrato parimente nelfe fue dipinture dice ; che gli Amori fono
molti , e gli fa effere figliuoli delle NinfcjCome h Claudia no ancora,
quando fcriue delle nozze di Honorio , & di Maria , li quali gouerna-
no i mortali : perche molte parimente Tono le cofcjchcquclH amano:
Pittura de_^ & ne dipinge vna bella tauola, la quale ftà così fecondo il ritratto,
gli Amori . ch'io ne ho faputo cauare. Euui vn giardino belliflimo con vaghi ar-
bufcelli piantati con tarordinc,cheda ogni banda a' riguardanti mo-
ftrano vna affai fpatiofa via coperta tutta di frefchifilma hcrba tan-
to molle 5 e delicata, che fopra qual altra fi voglia cofa non fi potreb-
be gi cere più delicatamente. Da itami delie belle piante pendono
pon 1 gialli , & lucidi sì , che paiono d'oro allì quali gli Amori tutti
nudi fi nuolgono , ò vi volano intorno leggierifiimi . haut ndo già at-
tucccitc a gli arbori le dorate faretre piene di pungenti ih-ali : & dicli-
ni punuA di uiuerfi colori fono gittata ouiui per i herbe piene di varij
fiori.
De gli Antichi. 411
iiori . Le dorate chiome a ^li Amori fono in vece di ghirlande : né
fono le penne delle ali tutte di vn medefimo colore , ma alcune roflfe,
alcune gialle , & alcune di color cileflre. Et di loro,quattro i più bel-
li fi iono fcoftati da gli altri, delli quali due giuocando fi gettano po-
mi d vicenda l'vn co l'altro, e gli altri due fi faettano ?vn<^con l'al-
tro non mollrandofi però in vifo di efìerc punto adiratijanzì ciafche-
duno di loro porge il nudo petto, accioche non vengano gli fìrali in
vano , ma ferifcano là , doue fono indrizzati . Le quali cofè moftra-
noilcominciamento dello Amore, & la eonfermatione del medefi-
mo , perche gli due , che giocano co i pomi danno principio all'A-
more ,• onde fi vede , che quello bacia il pomo , Se lo getta , e quefto
ftà con le mani alte per pigliarlo , acennando che lo bacierd anch'e-
gli, quando l'haurà pigliato, & lo rimanderà parimente. E da_»
quefto forfè tolfe Snida quello , ch'ei fcriue , che gittare altrùi vn pò- Virgilio .
mo fignifìca inuitarlo ad amare . Onde Virgilio ancora in vna fua^
paftorale , f à così dire a Dameta .
La Vaga Calatea mi getta yn pomo ,
E poi fai fugge , ma pria, che s'afconda
Fra Verdi falci Vuol pur jch'io la reggia.
Gli altri due poi , che fi faettano confermano l'Amore già comin-
ciato , quafi che eifi lo facciano penetrare ai cuore . Quelli dunque^
giuocano per cominciare ad amare , quefti faettano, perche l'Amo-
re fi confermi , & perlèueri . Vna Lepre è poi , che fià fotto vn'arbo-
re mangiando de i pomi già caduti a terra , alia quale gli Amori dan-
no la caccia,& la fpauentano, quefio battendo le mani infieme.quel-
lo gridando , e quell'altro fcuotendo la vefte , ch'era in terra ^ Alcuni
vi volanofopra , & le gridano , alcunipianpiano vanno dietro alla_ji
fuaorma , £^ alcuni fi lanciano , quafi gli fi vogliano gittare addofio;
ma l'animale fi volta in altra parte , oue vno de gli Amori ftà in ag-
guato , credendofi di pigliarlo con le mani per vn piede , & vn'altro ,
che l'haueua già quafi pigliato , fé lo vede vfcire di mano : di che ri-
dono poi tutti sì fattamente, che perle rifa non fi ponnotenerein pie,
ma fi lafciano cadere à terra , chi di trauerfo , chi boccone , e chi ri-
Iguardano con la faccia al Cielo . Né vuole però alcuno di loro ado-
perare gli pungenti ftrali, ma tutti vorrebbono pigliare quello ani- l'^/^^f^^^^^^ ^^
male vino , per farne poi gratillìmo facrificio à Venere , come che la ^ "* * s^sis*
Lepre molto bene a lei fi con£iccia,perche dicono , ch'ella èfrequcn-
tillìma ai coito,onde mentre che lata gli figliuoli già fatti,ne (3. de gii
altri tuttauia, e tuttauia fi impregna , sì che partorisce la Lepre a nit-
ti i tempi , come ferine Plinio , né fi eonofce il mafchio dalla fcmina,
ma fi crede 5 che in tutti fia la medefima virtù così del mafchio, come
della tcmina^Oltrp diciò^dice il medefimo Plinio^clie credettero aU
cuni^,
Wamale .
412 Imaginidei Dei
cuni, che la carne della Lepre fa cefle più bello affai, & più gi-atiofb,
che non era pr ima,chi ne mangiaua per fecte dì & foggiunge , ch'egli
crede bene, che fìa cofa, vana, ma che fi può però penfare, che vi fia».
pnrequalche ragione, poi che tanto vniuerfahnente fi crede cosi. Da,
queftotoife argomento Martiale di mottegggiare vnafua amica no-
mata Gellia,rcriiiendole qiiefto Epigramma .
'^itanda mi ma.ndi Gellìa mìa talhora
^ ^ donar Lepre , mi mandi anco a dire ,
Ch'in fette dì Vedrommi (e d'kora in bora)
Tiu bel queìla maìigundo diitenire*
Se vero è 3 vita mia , cote/io , fora
Ver' anco , e fi petria fen'^a mentire
Giurare y che non babbi mai mangiatx
Carne dì Lepre tu , da che fei ?iata^ .
Akflandro ^^ perche Aleffandro Seucro vfaua di mangiare fouente la Lcpro »
Scucio. fu chi con in alcuni verfi lo niotteggiò^come fcriue Lanipnd.o dicen-
<io,che bench'ei fofleSiro di razza,non era marauiglia che folle bello,
& CTratiofo,perche la carne della Lepre, ch'ci mangiaua volentieri, Io
faceua tale . Di più vi è Ibto anco chi hi detto , che fia nella Lepre
certo non so che, con il quale Ci pollano fare de gl'incantefmi anioro-
Ciyh quale cofa non dice già Filoltrato, che la riferifce>che non fia,raa
bene danna chi la fa, & giudica non degni di eflere amati quelli, li
quali vogliono farfi amare sforzatamentein quefta guifa, & qui fini-
fce la faa tauola . Nella quale mi pare , che fiano molto bene dipin-
ti «'li Amori: & io per quello folamente 1 ho ritratta,accioche fi vcg-
gia , che gli Amori fono molti , & tutti fanciullini nudi , con i crini
crcfpi , e biondi , & con l'ali di dmcrfi colori , & quando hanno le ac-
cefe faci in mano , & quando nò , & hanno l'arco alle volte , & la fa*,
retra con le fdette,& alle voi te ne fono fenza . Onde Silio Italico de-
Sllio Italico, fcriuendo come gli Amori accompagnaflero Venere , quando lei an-
dò con Pallade, & con Giunone in giudicio dinanai à Paride , ad vno
folamente dà l'arco, & le faette , e fa che gli altri le ftanno d'intorno
adornandola , & i verfi fuoi tirati al volgare^ fono tali .
^hora II bel Cupido : ch'aTpettato
Haueua ÌL tempo già de la ^an lite,
'Reggca con destra mano i bianchi Cigni y
Ch'ai carro de la madre erano giunti ,
Cui egli mojìra l'arco , che gli pende
Da gli homeri ,e la piccola faretra
Sol per lei piena di pungenti siralf,
l^cirtah"
De gli Antichi; i 415
«Accenandokjcbe per ciò non tema
De ia vittoria , ma ne Vadi ceìrta •
JE gli altri ^mori vex^fetti , e lieti
Le fono intorno , e chi raccoglie , e Hrin^^
1 biondi crini da la bianca fronte
In Vaghi nodi, chi la fottìi VeHe
Kafletta,e chi la cm^e oue ha bifo^ù <r
Apuleio , qnatidofi compàrif Vdtìèrein fcena accompagnata daJ Apuleio^
gli Amori, dice, che quefti fono fanciullibianchiifimi, li quali fcen-
donodiCielo, oueramenteefcono del mare con le ali alle rpalle, con
lefaettealfìancojeconlefacelleinmano. Et, permoftrarela mol-
titudine di quefti,dice in altro luoco,che vn popolo d'Amori accomi-
pagnaua Venere , percioche fono quafi infiniti idefiderij humani , è
quanto fi defidera , tanto fi ama , di rado confiderando fé bene fia , ò
male , ma fblo mettendo mente à contentare ogni noftro defiderio ,
benché fia difordinato , e centrala ragione, la quale Amor non prez-
za, mentre chea lafciui piaceri tutto fi voi gè; & perciò noi lega sì,
che reftiamo in fuo potere : & quefto moftrano i lacci, che gli fi dan-
no . Ma non più di molti , ma ragioniamo hora di vno Amore fola- ^^^^! '^'^ 8^'
mente, facendoneritratto fecondo che ce ne hanno gli Antichi la- ■^™*^"*
fciato eflempio . Platone, facendo nel fuo conuiuio, che Agathone •
[laudi Amore, e moftri, come egli è fatto, così dice; Amore è bellif- «iouinedL.»
\§imo , perche è il più giouanedi tutti i Dei ; & che fia vero , lo mo- gU altri Dei.
ftra ch'ei fugge la vecchiezza fempre , benché quefta fia afiai veloce ,
& fpeiTo venghipiu tofto , che non farebbe dibifogno, & di fua natu-
ra l'ha in odio , e àdihuQ tri giouani , fecondo ilproucrbio , qual di-
ce, che le cofe trd loro fimili volontieriftanno infieme. Egli è poi te- Amore tenc--
nero, emolle, & prouafi ciò nel modo, che Homero prona Are ha- ^^'^ "^o^^^ -
uerei piedi teneri, e molli. Ate è voce Greca, & noi la potiamo dire
calamiti ; maHomero la finge eflere vna Dea figliuola di Gioue, la-# *
quale turba le menti dei mortali, e mette loro male in cuore, & di-
ce , ch'ella camina su perletefte degli huomini , né calca mai la ter-
ra co i piedi, & perciò gli ha molii,e teneri : cofi dunque Amore è te-
nero parimente,& molle, perche non camina mai né per terra , né per
fafli,nèperluocoalcuno,chefiaduro,&afpero; fi caccia tri le più
molIi,&: delicate cofe del mondo,e ftafiì quiui . Quefte fono gli àni-
mi humani : né in tutti però habita egli , ma in quelli folamenrc cher
fono piaceuoli , e gentili , & fugge i rozzi , e duri, e tanto è da lui lon-
tana ogni durezza , che quafi è liquido , come l'acqua , perche Te ciò
non folfe,ei non potrebbe andare,come và,rÌGercandó tutto l'ar.imo,
nèenorarui di nafcoilo , & vfcirne quando vuole . Oltre di ciò Amo -
re è di corpo beniflimo fatt0;& in ogni fua paf te cosi bene comparto.
Amore t«L->
414 Imagìni de i Dei
che la bellezza fiia auanza tutte le altre,per laquale tri labmtetza,tfi
lui è difcordia grande , & hi in tutta la perfona va colore cosi bello,c
così vago, che meglio non fi può vedcre,di che fa fede il vederlo fpcf-
fo habitarei& quafi Tempre tra fìori,an2Ì oue non fono fiori,nó habi-
fioìi"^ " ^^ ^6'^ mai,& per ciò di lui rimangono priuati tutti gli animi,& i cor
pi,Ii quali fono fenza fiori di giouinezza^e di bellezza; che Amore no
vuole Ilare altroue , che in luochi belli,floridi, odorati , e lieti. Mol-
te altre cofe ancora fi potrebbon dire della bellezza d'Amore, ma pia
non ne dice per bora Platone, dal quale potiamo racco rre, che Amo-
re è giouine, tenero, molle, e delicato, di corpo ben fatto , & di buo-
niffimo colore . Più minutamente lo dipinfe Apuleio nella nouella.»
diPfiche, quando racconta, ch'ella contra il comapdamento da»»
lui ha^nto, ili con la lucerna in mano a rimirarlo, & iO vide tale, che
ha ladorata chioma tutta molle per l'ambrofiafparfauifopra il col-
lo bianchiHìmo , le guancie colorite si,che paiono di porpora >& i bei
crini iti varie guife ritorti,© crefpi pendono parte per gli homeri bian
chiflimi , & parte fi fpargono Ibpra la bella faccia , e fono così lucidi,
e tanto rilpkndono ; che non lufciano apparire il lume della lucerna ,
che Uà loro fopra: a gli homeri ha due ali fparfe di frefchiifima rugia
da,ie lieui piume delle quali,benchc ftiano ferme quafi da foauillìmo
Tento tocche fi muouono lieuemente , de è poi tutto il corpo così pu-
lito, & lucido, che non ha Venere da pentirfi di hauerlo partorito;
Parco , la faretra , & le faette fono quiui in terra dauanti al letto .
Non gli legi Apuleio gli occhi , ò perche non bifognaua forfè , eh'ci
dormiuaairhora, ò perche tenne con quelli, li quali non lo fanno
Petrarca . cicco , come il Petrarca , quando ferine di hauerlo vifto ne gli occhi
della fua donna, e dice.
Cieco non già ^ ina faretrato II Veggio,
Nudo, fé non qnanto Vergogna, il Vela,
Gar'^on con l'ali , non pinto , ma vino .
Mofco. E Mofco poeta Greco lo fa parimente con gli occhi lucidi , & in-
fiammati , quando finge , che Venere lo vada cercando , la quale in-
teramente lo dipinge , acciochc chilotroua lo riconofca, lo pigìi , e
lo rimenii cui ella promette di dare vn baccio poi , & maggior prc-1
mio ancora. Fu quefì:a co fa fatta latina dal Politiano, e tirata in vol-
gare poi da molti^ma meglio de gli altri mi pare,che habbia fatto M.
Luigi Alamanni , voltandola in certi verfi pari , che vanno a due a_»
^ ^ due: & perciò oltre,ch'io non haureifaputopièanco ho voluto pro-
ffitiuG^ '*^" "'^^^ di fare meglio di lui , & per fare peggio , mi fono Icruito della_j
LuigiAla- ^^^^ cradottione . Quefto dunque è Amore fuggitiuo di Mofco, che
Bunni . cosi polc egli nome a fuoi verfi , fatti volgari dallo Alamanni .
De gli Antichi. 415
.ÌTenere II figlio ^mor cercando giua ,
E cìnamando dìcea per ogni riua»
l4 chi m'infegna xAmor da me fuggito
Dono z>n bacio in mercede yC à chi fìa ardito
Dì rlmenarlo à me , prometto , e giuro
Ch'affai pia gli darò d'vn bacio puro»
Ha tai fegni il fanciullo 3 e tali arneft.
Ch'ai fio primo apparir faran pale/i,
Von ha bianco il color, ma fembra foco ,
eli occhi ardenti, e mouenti,e pien dì giocai
Dolce voce , e parlar y crudele il core ,
Né quel dentro rorriayche moHraforel
Mentitor , disleale , e s'ei s'adira ,
Furor y fiamma, veleno, e rabbia ^ira»
Tradii or , garxoncel , fallace , e fcher^^
Seìnpre in danno d'altrui con laccio ^ è sfer^^Lt
Crinita egli ha la fronte 3 e fero il volto .
Ticciol braccio , e fottìi, ma fnelio , e fciolta»
Ond'ei lunge auuentar può vn dardo acuto
Fin nel baffo Acheronte in braccio à Tluto .
Hi Velato il penfier il corpo nudo ,
^ lato come augello, ardito , e crudo •
iìor'in queHo , hor'in quello drl%j^ il volo ,
£ nel me%T:o de i cmri alloggia folo •
Vn piccol'arco ha in man ,fou^effo è fempre .
Vn pungente quadrel d'amare tempre*
Ben' è breue lo flral, ma il del offende;
Vna faretra d'oro a gli homer pende
£ fon l'empie faette, ond'io talbora
Impiagata ne fu dolente ancora .
%^Jpro a tutti, e crudelima com'io Veggio
Il disleal'a' fmi fa fempre peggio .
"Breue facella ha in man , ch'io vidi ^effe
Far nell'acque auampar Nettuno ttcfio»
Se tu il puoi ripigliare a fcr^ il mena ,
E non bauer pietà fé'l vedi in pena
lagrimando rcfìarjpon mente fifo
Ch'ei non fugga in quel, fé mone rifo,
Ma tu lo Hringi' alhor * Se Vuol baciane.
Fuggì , perche le labra in ogni parte
Son di tofco ripiene , s'ei diceffe
Trendi queBe arme mie, vatten con effe ,
lìon l'ardir di toccar rifiuta il dono.
Fiamma , pesie tormento , e morte fono . Tocca
4ifl Imagìni de i Dei
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Trionfi d'Amore de ferino da, Fuofirato , dai Pe-
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gnificarjte U fir^ d'iAmore.
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De gli Antichi. 417.
Tocca qucfto difegno buona parte della forza, e de gli effetti d'A-
more , & perciò lo fa di color roflb , & quafi accefo per tutto il cor-
po , onde forfè ne tolfe l'effempio il Petrarca , quando Io pofe fopra Petrarca l
vno affocato carro , facendolo trionfare , oue dice s
yidì vn vittoriofo e fommo duce
Tur com'vn dì color, che' n Campìdogliù
Trionfai carro à gran gloria conduce*
^attro deHrìer ria pìu che neue bianchi ;
Sopr'vn carro dì foco Vn gar%on cruda
Con arco in mano ,€ con factte a' fianchi t
€ontra a le qua' non Val cimo , ne feudo}
Sopra gli homeri haitea fol due grand* ali
Dì color mille , e tutto l'altro ignudo :
D''int@mo innumerabili mortali
Tarte preft in battaglia, parte Veci fi.
Vane feriti da pungenti ììrali .
Che debb'io dir ì in Vn pajfo men' varco :
Tutti fon qui prigion gli D:i di Farro 3
E di lacciuoli innumerabil carco
Vien catenato Gioue inaw^i al carro*
Qucfi' è colui 3 che' l mondo chiama ^mme i
xAmaro come yedi, & vedrai meglio.
Quando fi-a tuo , com'è nosìro Signore ;
Manfueto fanciullo , e fiero Veglio ;
£i nacque d'otio , & di lafciuìa humana
Nudrito di penfier dolci , e foatà ,
Fatto fignor^e Dio da gente vana,,
^ual'è morto da lui ; q:tal con più grauì
Leggi menò, fua vita a?pra , & acerba
Sotto milk catene y e mille chiaii.
Che moftra l'ardente deiìdeno de gl'innamorati , \\ quale acom-
pagnato dalla fperanza fi raccende j e s'infiamma più Tempre , coinè
dice Aleflindro in vn fuo quefìro , ch'ei fa perche fia ^ che l'eflreme^
parti del corpo de gli innamorati fono fredde talhora , e talhora cal-
de ; & vuole , ch^ di tutto queflo fia cagione la tema , & la fperanza.
Perche eflendo il cuore la kd^ , & il fonte della vita , il quale manda
per tutto il corpo gli fpiriti,che gli danno forza, & viuacità ; ogni
volta, ch'egli dj qualche dolore è oppreffo , non Iblamente non può
mandare più vigore alle parti lontane , ma riuoca etiandio a sé il gii
mandatOjpere&r più forte a foflenere il dolorcjche ropprim.e. Ma
chi fente maggiore dolr. re di colui ,che teme di non potere confe-
guire quello, che tanto brama ;& perciò di non doucre edere mai
Pd heto?
€^fito<
41 8 Imagini de i Dei
lieto ? Onde non è marauiglia , fé le parti eftreme del corpo Tuo fono
fredde tal hora. Diiicntano calde poi, quando eifpcra di ìiauereciò,
chede/ìdera 3 iniperoche il core per l'allegrezza , che fente all'hora (i
aprequafì,efi dilata, & alle parti lontane manda fegni dell'alle-
grezza Tua , che fono viuaciilìmi fpirtij li quali nTcaldp.no tutto il
corpo, & lo fanno colorito , come pur dinanzi dicemmo dj Amore_^.
Rofibre ue-^ Benché vogliono alcuni , che la roflczzane gli ama.ui venga pili to-
gli Amaiui . fto dalla vergogna, qi:afi che l'animo confapeuole a sé di fcoltarll
dalla honeltà, quando alli piaceri del corpo attende & quelh defi-
derafolamente, voglia nafconderfi : e perciò come che cuopra eoa
vn colorito velo quella parte , oue ci più fi moilra , fparge la faccia
ò\ ro libre . Ma ben illìmo pare a m.e j che fcoprì ìì potere , & la jiatu-
ra di Amore , quel Poeta , ò altri che fi fofie , il quale in vn fbnetto
va dcfcriuenc'o che cofa egli fi fia, in fine concludendo, che egli è im-
poifibilc di cauarne la vera interpretatione . Il fonetto per eflet ar-
titìciofo , 6c vago mi fpinge a porlo qui fotto , & dice così .
^mor è Vn non so , che Vien non so d'onde ;
M.indollo non so chi , non so in che modo ,
Nacque non so dir come , ò con qua.1 frodo ,
Ver sé Hejfo è confufo , e altri confonde .
Qmui fi pafceyC fi nodrifce altronde y
yiue non so di che, non pretia lodo.
Si gloria nel dolor . non ha in fé modo .
Ne so come hcr fi fcopre , hor fi nafconde,
Ferìjce non so eome in me%7^ il corcy
Né ferita , né fgno , ò fangue appare ,
E'I ferito da lui viusado more.
Col cor non con la lingna fa parlare ,
£ tace dentro , & poi filentio fiore
Hor chi sa queflo pa'i^jzo intcrpret.ire ^
Le parti di Cupido con tutti i fiioi arnefi fono così interpretate da
Seruio , là doue Virgilio fa , che Venere lo prega a trasfo ni] arfi in A-
Spofiuoncdi fcanio, quando ha da efiere condotto a Bidone. Dipingefi Amore
™*'^^* fanciullo , perche non è altro , che vn pazzo defiderio , mentre cho
allalibidinefolamenteèintentoj perche il ragionare de gliinnamfv.
Tirgilio. ^^^^ ^^^'^ ^ mozzo , & imperfètto , come quello de' fanciulli , la quale
cofa moilra Virgilio in Didone , quando dice ,
Incomincia talhofa ra^onare,
E nel mcT^ del dir, lajfa , farrefia.
H5
De gli Antichi. 41 p
HipoifalipcrmodrareJaleggierezzade gli amanti preftiàmti-
tarfi di volere , come nella mede fimaDidone fi può vedere, la qual
appreso di Virgilio pur'anchepenfa di dare morte a colui, che pri-
ma amaua cotanto. ETerentiobenjflìmomoftròla poca fermezza Temici*.
de gl'innamorati, quando diflè: Quefti mali tutti fono in Amore,
ingiurie , fofpetti , inimicitie , tregua , guerra , e pace anco poi. On-
de il Petrarca , poi eia che ha raccontati vari; , e diuerfi affetti amo- Pctrara.
rofi, cosi conclude,
In fomma so , come e ìnconUantc , e Vaga,
Tìmida, ardita yìta de gli amanti.
Che poco dolce molto amaro appaga»
Porta Amore le faette , onero perche quefte parimente fono velo-
ci né Tempre vanno a ferire , oue fono indrizzate , come habbiamo
dettodegiiinnamoratijchefonoprelliinmiamutarfì di volere, ne
Tempre porjno arriuare , a quello , che più bramauano , oueramente ,
perchecomeeìlefono acute, epungono, così le punture della con-
fcienzadopòl'hauere peccato, ci trafiggono l'animo ^ che óc\-ò il
fatto conofce di haner operato male. O pure s'intende per k facttc
d'Amore la preftezza , con che egJi fcerxle nel cuore de'inortali .
Percioche ad vno fguardo folamente , fenza quafì aucdci fere, rei.a^
rhuomo talhora tanto accefo dalla bellezza altrui , che gli pn re eikrc
gti tutto di fuoco . La quale cofa, credo io , che voleill moitrare co-
lui , che fece Cupido con il mimine in mano, che non fi sa chi e'foile,
come ferine Plinio , che lo portaua Alcibiade nello feudo, &: vn tale^
n'era parimente in Roma nella Curia di Ottauia, il quale diceuano
alcuni 5 che fu fatto per Alcibiade, pofcia ch'egli cosilopoìtuuant!-
lo feudo, volendo in quel modo moitrare la bellezza di lui, che fu
belliinn;0,quafì che celane Gionc,di cui è proprio ij fulmine,c il mag-
giore di tutti gli altri Dei , così di bellezza andafìt' fopra a tutti gii al-
tri di gran lunga . Ma fi può dire ancora , &i forfi meglio , che a co-
lui (iap.iruto; chevna face non moftri intieram.ente la terza dello
amorofo ardorej& che perciò poie in mano a Cupido il fulmiiic,con-
ciofia che quello non folo arde le cofè,che hicilmente abbniciano,
ma quelle ancora fubito incende , alle quali altro fuoco non così to-
flo sì attaccherebbe; rompe, e fpezza ciò che troua,cl~efe gli oppon-
ga , & ih pure quanto voglia faldo , e duro , & penetra con mirabile
prcftezza in ogni lucco. Le quali cofe molto bene fi confanno alla
forza di Amore, i! quale in gentil cor ratto s'appiglia, egli duri, !k
oll:natirompe,efptzza,ccon mirabile prtikzza ouuiique vucle^»
p;nerra , come dice Propertio in vna Elegia , Delia quale ei dipii gè
Aniorc f .itta già volgare da Girolamo Beniuieni in terza rima : &: è
qusfia. Dd a ì{^h
Forza ài
A Ilio; e.
Fropertio.
Cjiio'.arijCi
•'420 Imagini de i Dei
4^.
Ima-c^i-ni d\4more ftguificaììti gli rvarij efettl O*
fotcnzed^^more ^qud iìc cuori nohilt Q^ gen-
tili facUmeme ha luogo, c> // duri ft^ olime-
li fh€7^<jt t3* rompe . dinota, ancora quanto fa-
cilmente CI lafctarjo adefcare da gli tjfctii la^
f^ Cam i ts" libidinof majjime in gioue?2tù .
*f f$fe,^c^^ t^^^^^'^
^fÉt
mimffifffiififf^i^'
De gli Antichi . 4 2 II
ìf^n fur'd ttto parer marauigliofe
te man dì quel , ch'in gioueuìl figura, ,
Qualunque f^ foffe , ^morp'mgendopofe f
jfueH't de* ciechi amanti la natura
Conobbe i e come fuor d'ogni ragione
Terdon lor primi ben per leggier cura,
l^è ha l'alt i gli homer fuoi fen%a cagione
Che da queUo , e quel cor lo fan Volare ^
Terche quelle alme in cui fuo nido pone*
Mentre per quefiotempeflofo mare
Corron , dall'onde alterne ributtate
Son cosi , che gìamai ft pon fermare •
Varco fuo ìncuruo ,e le faette hamate.
Che da gli homeri fuoi fofpefe pendono i
Od'egli ha fempre le fue mani armate.
Certo null'altro a" nojhrì occhi pretendono.
Se non che pria, ch'alcun di lor s'accorga^
Dal neruofcojfe in me%o al cor fuo fcendono •
Trouo Cupido alle volte ancora fatto In altra guifa , con rarco,co-
ine èappreflb di Paufania,il quale fcriuendodi Corinto dicc,che qui-
tti fopra il tempio di Efculapioin certa cappellctta tonda di bianco
«larmo era Cupido, fatto da Paufia dipintore , che haueua gettato
f arco, & le faette, & teneua vnalira in mano . Et il medcfimo ra-
gionando dell'Achaiadice, che in Egira Città di quel paefe era cer-
to piccolo tempio ,oucei vide Cupido flareà lato alla Fortuna ,vo- j.^''^'^^*'"
hndo mollare, che quefta ancora nelle cofe d'Amore può aflaijben-
ch'egli da se tantopofl'a, che vince tutte le più oftinate voglie, {pezza
egni indurato cuore , e gli animi più fupcrbi , e più feroci fa diuenta-
jre humili, & manfucti in modo,che volontieri poi porgono le roani à
gli amorofi lacci . E qucfto forfè volle moftrare Archefìlao laudato
perciò da Varrone all'ai, come ftriue Plinio , benché dicono alcuni,
che lo laudò non per quello , ma per la bella arte , e per lo gran giu-
ditio , ch'eimoilrò nella fcultura , quando di vn folo pezzo.di mar-
mo fece vna Lconza , con la quale fcherzauano i pargoletti Arrori,&
di loro alcuni Jateneuano legata, alcuni le porgtaiano vn corno, &
Voleuano, ch'ella vi beefl'e dentro, e la sforzano no a farlo, & alcuni
altri modranano di volerla calciare. Tra tutti gli arimali il Ljonec
fcrocilfimo , ma dicono poi , che la Leonza è di più feroce animo an-
cora , più crudele aflai, & perciò quefta fece Archefìlao ptr clprim.e-
re meglio la forza de gli affetti an orofi. Li quali furono moJto be-
ne anco moftrati da i Poeti , quando fin fero Marte Ibrfenc follazan-
lio in braccio ù Venere j laimagineddlaqualeinfcmc cor quella.»
Dd 3 ddU
iurtui'.a
(42Z Ipìiagini de i Dei
^'^A^i- ^\«." AA/-. .=Aa .aAii Vi/Vx .W-. *infi> ^/\A jOftc^ »JU A>U jJU *a» »JU ^> /»AA ^\«, --J\a -
<0?jf ìmagtne dt Pane^ ^ Cufdo , tyno rtinto , l'altro ^^
*§Ì|^ nji'fTc^toYs , per mofìrare il potere d'^Amore fi ^?^
•^fef^ •• pra la. Natura njììtuerfaU , che muaghtta del
*|;;|^ ^ dili tto ddU operattoni fue, non fenfa, ad altro^
^^f che à farle belle, ^ adorne. ^^
'fu
S)
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^ ^'^^'W'^'W'f'''^' "^'"^^ - '^
Dè^li Antichi. 423'
dcUe-Gfàtie > cdeileHore, crieandanano ccn coftei fèmpre, aggiun-
gerò àqueila di Cupido, acciochenon fiail Hgiio fenzalamadrc, &
habbia la madre cosi tra quelte ime imagini chi raccompagni, ce me
hcbbe appreflo de gli antichi . Adunque perche tanto può Amore ,
fa detto Vincere tutto , come che luiL'o altro à lui fia pare di forza , e
finfero perciò le fauole , ch'ei vincelle già pur anche il Dio Pan , che
rhaueuaprouocato prima. II. che tirato alle cofe naturali, iìgnifì- Cupido vin-
ca, chela natura vniuerfale facitrice di tutto moftrata per lo Dio cito;e di Pan»
Pan, quando cominciò da principio ad operare, cominciò pari-men-
te adilettarfi di qucllecofe ychefaceua , efegnitando pòiquafi'inna-
ghita di quelle, ha cercato Tempre , e tuttauia cerca di adornarle più ,
ch'ellapuò. Perla dilettatione-dunque, che pende la Natura delle
cofe da sé fatte , venne coriie à prouocare Amore : il quale potè tan-
to più di lei,che fé la fece foggeua in hk do, ch'ella fi fclan éte quan-
to piace à lui , Da che nafce la concordia de gi 1 Elementi tra loro di-
uerfì alla generatione delle cofe. Eie an;me, come vogliono i Pla-
tonici, fcendono parimente per Amore, di Cicio qua giù ne' corpi
n: ertali, hauendo già per lui contratto certa affettione , & defiderio
di quelli , sì come rimnitano poi in Civlo , t,uando fpogliatefi ih tut-
to l'amore terrenojfi riuolgonoad amare le cofe cekftì fola mente. Et
percht difl'ero gli confideratori delie cofe del Ciclo , che vi erano due
porte, per le quali palfauano le anime humane fcendendo di cielo ili-.
• tcrra,e ritornàdo di terra al cielo, &:, era detta que Ita de gli Dei, quel-
la de gli huomini : voleua Orfeo , che Amore tenefìe le chiaui di que-
ftc porte , SI che non vi fi potefle paffare fenza lui &: perciò chi 1© di-
pingeifeancocon le chiaui in mano, potrebbe renderne la ragione,
perche così Ihauell'e fatto. Ma non è liato Air.orc ài tanto potere
però fcmpre , che altri non habbia potuto più di lui ancora alcana-»
volta , come Aufonic moft'^ain certa fua tìttione , la quale io voglio
l 3 rre folo per dare con gli fcherni , co i tormenti , e con la croce di A-
n ore fine alla fua imagine , vendicatomi a quello modo, poi cKe al-
t-o non gii poffo fare, di mille ingiurie , ch'egli mi ha già fatte , e mi
fa tutto dì . Perchenpn è poca la vendetta, che fi piglia di chi fa ma-
,le , raccontare h pene fue , & 1 fuoidispregi , & pare che confoJi nflai
ricordarfi, che quelli parimente fiano itati m grauiflìmi pericoli, li
'quali furòi-o già , e tuttauia fono cagione altrui di ptnofa vita . Fd
id^.lnqae Aufohio che Cupido non fé auuedendo volalfe ià,c oue Han-
no qaelle anime, le quah-per Amore vfcirono diqueita vita Uiifera-
CTìente ,e che pigli- to da loro foilelegato ,e pofto come m. ci oce fo- Amortor-
rpra vn alto mirto , e mentre che quelte li propongorio diualì totir.é- nicntaco.
iti viene Vcnere,la quale non foliuiienie non cerca di mitigare ìe adi-
rare alme contra Tuo hghoyma fi moitra adirata aiich eifa /co{ tra di
lui , e fiti;c alcune sferze di rofe , ? ui fiori lo bàtte ItraL^Qieace si;che
A Ì)d 4 lìiOUQ
424 Imagini de i Dei
moue quelle a pietd , le quali la pregano X perdonargli , & effe pari-
mente gli perdonano , e Io fciogliono lafciandolo andare , cofa ch^
non haucrei gid fatta io : ma poi che tutte erano donne queJle , che>
lo pigliarono, altro non fé ne ixjteuaafpettarc. La cofa è nel Lati-
no , molto bwlla , non so che fia di lei nel volgare : ma chi si Latino ,
legala nella fua lingua; e chi nò, fi contenti di quefta, ch'io ho ri-
dotta al volgare p^r hora , fin che venga chi la ritiri in miglior for-
ma.
2^e i meHì campi ^doue i verdi M'irti
Fanno lafilru ombro/a y ch'in fé chiude
Gl'innamorat'i , & infelici ^irti ,
Eyan l'alme , ci/ in sé fur empie , e crude
Ver troppo amar altrui , fi ch^an%i temf§
De laJpo^Ha mortai recare ignude»
E la ?nc7noria del pajfato tempo
Kiriouando maftraua ciafcheduna
Come y e perche morì così per tempo .
tfà la gran felua. poca Ime , e bruna ,
Come talhor y eh' ofcuro Vel nafconde
^ noi la bianca faccia della Luna .
Taciti L.ichi , che le torbide onde
Non moUran mai , e fiumi lenti , e cheti ,
Che ftretti yan tra le fiorite ^>onde .
t'aer caliginofo par che vieti
Ogni allegreT^t à i fiori, che fon cfuitu
Sì cb'Vr.qiu non fi panno moHrar iietly
ì quali fuYon , mentre ch'eran viui ,
Giouani tutti di fomma bellexT^,
Che ne reflar miferamente priui»
Harciffo , c'^à dì sé tanta vaghe-s^ ,
Terche fi crede yn' altro , eH bel Hiacìnta ,
Cui morte dà chi più l'ama,& apprc;^*
Croco da l'aurea chioma y ^iace yìnto
Da (degno sì , che dando fi nel petto
Lafcìa il terren del [angue fuo dipinto*
\Adone , che già tante Volte stretto
Da la madre d'amor fu nel bel feno
Cogliendone piaceuole diletto ,
it bora fatto fior orna il terreno
Di pordoreo color con altri affai ,
Ond'é di varij fior quel luoco pieno '»
£ rimembrando ì già pajjati guai.
D5 gli Antichi» 4 2 j
le lagrime , ì fofpir , I mefii amori #
I doloro ft cuccnt i,e i trìjH lai,
R'mouano con quelli anco ì dolori ,
Channo fentitì all'vltima partita ,
Quando lafcìar morendo i primi ardori ,
Tra queHì , e le verdi herbe y ond'è gradita
La denfa fdua , Van le donne antiche ,
Ch'a?nar mifer amente in quejla vita .
E fanno proi4a aUhor quanto nimiche
*^ sé fiejje fur già , mentre che furo
sA le Voglie ct^.nor già troppo amiche,
McHnz plmgtndo Semele , a che duro
Tzrt^tù fojje quando fulminata
TProdujfe al mondo il parto non maturo .
£ Vorebbe poter non effer Hata
Complacciuta di quel , the chiefe a Ciotte
tA-hor che da Giunone fu ingannata •
Cnde fi fcuote y e con la mano moue
Spefìo la veHe , e fajjì Vento y e finge
Che la fulminea fiamma fi rinoue
Ira y di [degno , e graue duolo afiringe
Cenida poi che f emina fi Vede
Di nuouo y e in yìfo l" animo dip'mgem
Trocri vicina à morte in terra fiede.
Le piaghe afciuga y&alfiio feritore
Serua pur' anco l' amoro fi fcde^
Coi lume in mano Vinta dal dolore,
Salta nel mar la gioitane di SeHo^
Oue affogato Vede il fuo amatore*
Kè di lei moHra hauere il fiè men prefh
Saffo à falire [opra il duro fafìo
Tergìttarfi nel* onde, eH dishonefio
xAmory ch'infiammò Creta ■ à lento f affo
*Andar fa l'infelice, che fi duole y
Che fi fia poHo il cor fua così baffo ^
E mosìra rn bianco Toro , e dopò Vuole ,
Che non men del fiio error fi vegga qitelk >
Che per ^mofhan fatto le figliuole ,
Ter le quali rtfiò morto il fratello
Da chi lafiiò di lor l'altra fu' l lìto,
E [eco truffe l'altra, che del bello
Mìppùlito hebbe il cor gtà sì inuaghito;
Ma non potendo ^oi trarlo a fitte Voglie ,
Tanto
4 2<^ Imagini de i Dèi
Tanto L'odiò , c^uAnto i'hàuea gradita ,
Tar che Laodamìa s'alleai, e doglie
De' falfi fogni , né dopa. U morte
Del fuo Trote fiho pia Viuer doglie .
JEf altre poi , le quaicm braccio forte
Vinf elici almetraffe^o de i petti ,
Mohrano i dM^i ferri ^ onde fon morte,
Tisbe quel del fuo fp^jb^ i cui diletti
S^morofi da forte troppo fera ,
Quando mcn fi dciteajfuro intercetti»
Carnee l'hebbe dal fratello ,& era.
De l'hoj^ìte quell'altro , e' h.iuea Dido »
Che gìd no'lafcid acciò t ch'ella ne fera*
E com'hà detto già il pubiico grido
Quìui miHra la Luna , ch'ella fpcffo
D' Endim'fon fiefe a l'amato nido»
Tlà di mille altre poi veniamo apprejfo
Mosìrando àafcheduna quel,c'hau?ua
dà per ^moltcóntra di sé commcjfo ,
Z mentre che ciaf una- fi dclcua
De'fuoi antichi damii dolcemente s
Chc'l Imentarfi li parte i. duol rileua,
Meco che vien in^mV^tuìfticnte
Battendo tali per La felua cmbrofa,
tAnor tra qucfh aaaoivrata gente
ta qual , benché fui quafi come afcufa ,
L'ardente face , e la farei fa d'oro
Varco , e li Hrakper L'aria.màMlqfa ,
Lo riconofce nondimeno ye foro . '■•>- ,\i Ai r
Subito quelle delfine tutte infìeme
Ter tener il commun nemico loro*
Chi l'aria humida , e graue così preme
L'ali 5 che'l r/iifreilo , che fi sfor^^a
Tur ùì fuggir j e de i nimici teme*
in vano s' affama , e fi. VinforT^a,
L'impeto fcminile. in modo tale.
Che vihtéfe ne resìa in altrui foT^»
Ura ne la gran fdua. Vn Mirto , quale
lEra il tormento ai chi foffe fiato
Ingiu^ame/itc altrui cagion di retale •
Oh€ già aa Trofirpina legato
^ .one fu pU'iitJ dcU'bauere
TerFentr^. l'amar di ki jprezj^o* . ^
'*A <^uc->
^I5e gli Antichi J r^i^
Z4 qttefio vengon tutte le fenere , ■ , ;
E mefie dodjfe, e con lor tramo %AmoY9t
Qu.ii fanno a l'alt&jronco foHenere, .
Gli hanno legati le mani , e piedi ; e fuore
D'jgni vjv di pietà cercan di fare .
"Nel tn-fc^o contento H lor furore»
Vaccufin tme -.nè péyòfrou^re . ■ .' H
Sano guf^ftxcagiDn di darglipena ^ -
]\da pudio fan t:he fu quanta ior pare» ;
0:^uVei fi fentd andar per ogni vena '"^
J^ìi tlm ;?" freddo yche l'agbiaccla , e turba
Il m-tfia, duo{ la faccia già fcrena , • •
jPJ che fi vede in mano à l* empia turba t
La qHaLÌncolpa(lui de ì propri errori ,
Et ogni legge , <èr ordine conturba •
^ lui chifama improuera i dolori .". ■ "
De la paffata, morte , e poi gli dice ,
C-.im'iogiÀ, con Voglio 3 cb'bor tu mori»
B penjano di far lieto , e felice ' "'..
Tutte lo Hato hr<ife fan Vendetta,
Di lui ,coii^e lor parafe ben lice,
Terò mofirano quel ^ onde intercetta V ' >
Fu lor la vita, e nel medefmo modo
che fi tormenti ^mor ciafcmaajfretta .
IPorta queHa Vn coltello , e pida i' lodo, '■■ /'ì"
Che fia quefio ad ^tmr tormento , e morltu
Quella moHra d'Vn laccio il [aldo nodo»
Jhtelia al^ra par j eh' affé fi ricon forte .
Mcsirando i cani fiumi, per che ^era
Vcdc7''in filtri l'vltima fua forte»
€bi l'erte rupi, e hi l'irata, e fera
Onda dd mar , chi mofira il mar quieto.
Secondo che più brama , ch'amor pera •
*4lcuna dice , bora filò pur lieto
Il imo cor con la morte di queHo empio
Se Li vendetta à me Jìeffa non vieto .
^efle fiamme faranno il crudo fcempio ,
E fcuGtendo l'ardenti fiamme vu.le ,
Cìf^ncr del juo morir fia nuou.o effemph»
Mirrha fc eprenda- la matura proh. os^vj» :-
Squarcio, il bd yeitre e piglia pùi con mano
le lagrime , oi}de mcsia Amor fi 4mk »
4 zS Imaginì de i Dei
£ quelle arditamente di lontano
f^erfo ìtàjpiega , che 4i sé pauenU^
fedendoft a partito troppo ftrano»
^Alcuna di fchermrlo fi contenta f
McHrando perdonargli y e che quelflrà
Chebbe già cantra lui tutta fta fpenta.
Ma lo fchernot è ben tal , che ne fedirà
^mor non men,che fafpettajje morte,
Terche graue tormento /eco tira,
C'hà da far vno Hi/ pungente , a forte
Spicciar fuor de le membra deBcate
llfangue , che le refe hcbbero in forte,
pueramente che ftauo infiammate
Con lumi acce fi quelle belle parte 0
Onde fon le perfone generate ,
La bella Citherea, ch'era in disparte.
Quando intende del figlio , lieta Vuole
^Anih'efia hauer ne'Jtwi tormenti parte,
\A lui fubìtc vienine come fole
T'aceuol parla, ma turbata in Vifla
di accrefce duolo , e tema con parole
Chiamandolo cagion d'ogni fua tri fta
Fama, e li grida, ahi federato fai
Ben tu, che per te fai bìafmo s'acquifUt,
Tot gli improuera quanto fece mai ,
eli adulteri! di Marte, che fcoperfk
^l del Febo con fuoi lucidi rai •
ti membruto Triapo , che le apcrfe
Il Ventre con figura dishonefla ,
Di che non poco fcomo già fojferfe ,
t' Hermafrodito , il cui nome anco rrjia
^ chi d'huomo e di donna hahbia l'infe^PA ,
Né Veramente fia poi ^Mel,nè quesìa
V empio Eric e , del qual'ella fi sdegna
Ter la fua crudeltade , e ch'habbia fatta
eh' a Har con huom mortai più rohe Vegna .
Uè del dir fi contenta , ma con atto
Di chi gafligar foglia il proprio errore
In colui , eh' ad errar già l'hahbia tratto ,
J^aeccglie infiemc Vno , & vn' altro fiore
F le voinigUe rofe,con le quali
Toi batte U mefio , e fconfoUto .Amm,
Ftan.
Degli Antichi. 42^
B tiOtte gli ne dà , che de' fuoì mali
Quelle donne dìuennero pìetofe.
Che pria gli minacciar pene mortali •
Terò la pregar tanto , che depofe
La bella madre l'ira , e il grane fdegno 3
Che mal centra il figUuol già la, dijpofe »
Z ciafcheduna dice ejjere indegno
^mor di tante pene , e che per luì
Non giunfe alcuna mai al trijio fegna
Di darfi morte , ma che fur& i ftù
Tati cagion del miferabil fine ,
Che dejìinar così , differ , di nui ,
Vlacata dunque Vener le mefchìne
Donne ringratia delpietofo officio j
Voi fi^ioglie il figlio con le man diurne a
Quel già ficuro dal crudele efìtio ,
Che gli fu apparecchiato , via fen'Vola ,
Così fofs'cgli andato in precipitio ,
Ne pili di lui s'vdifìe mai parola»
•^i$^- -s^s- -k:^' ■^^■■y^i-^'^- •'<^^-
•^Ipì- • J^3- •&g-'3- -gof^- c'^ -^ì •S«5S*
^^^^^^^^^^RIMA diz diflcgnarelaimigine di Ve-
fe^^gc--».—--^*...,, — ^-isssc ^^j,^ vocilo Fare vno fchizzo della natura
O
fua , perche lard di non poco giouamento
à conofcere la ragione di diiierfc cofc, che
in quella dirò poi. Fu dunque Venere, fe-
condo le fauolc^ la Dea della libidine, e Dea ddb
della lafciuia, come ch'ella mandafle nel libidine.
cuore de i mortali i libidinofi defiderij j e
gli appetiti lafciuijeched quefti con l'a-
iuto Tuo fi defle il defiderato compimen-
to . Onde la fecero madre di Amore, parche non pare , che iì con-
giunga
*£
^ ^^^ ^^'^^ ^#^S'?
430 Imagini de i Dei
-• /sft^ -»' -'w-!^- --'i^ -»/\A >i<\£i jB/ViX, .aAa. >aAa -^"l/t ^, ws. -aAA A/^a. j>r\A JWY* .^Km. ju\» Vrs- -X---^-^
4
JmAgine di Venere nata dalla ^^uma del Mare y
diìlA bellezjji Dea^^ della itbidme ^madrc^
d' Amore, Jìmbalo della UfciuiayC^ual fu anco te-
muta Dea, delle noT^^ del matrimonio, inte-
fa per il pianeta di Venere^ data ancor Lh-
cifiro , (3- Htifero ^ che mance la <%firtti gtne- «5^- If*»
r attua ndle cofe»
i^^5^
De gli Antichi . 431
;iungaqii?.nmaihiomo, e donna infiemcfe quefto non v'intra-
imic: & d coflei dettero parimente gli antichi , oltra Himeneo , e
Giunone, il cura delle nozze, percioche^querte lì fanno , acciochc
e feguiri il carnale congiungimeno, onde ne liabbia da feguirare poi
i generatione de i figliuoli . Fu li bellezza ancora data in guardia à Venere fecoti
/ensre, sì ch'ella potelìo darla.c torre come pareuaà lei . Ma fecon- do i naturali.
,0 le cole d. ila natura poi , lequ-tli fotto il nome di quefta Dea ci fo-
lO in diiicrfi modi lignificate, ella moftra quella virtù occulta, per
1 quale gli animali tutti (bno tirati al defiderio di generare . Onde
luelli, li quali vogl*ono,che l'anima humana di Cielo fcenda nei
orpi noftri,e pafsaJo di sfera in sfera tragga da ciafcheduna di quel
i arf-tti particolari, dicono che da Venere ella piglia l'appetito con-
upifcibile, che la mone alla libidinose iilafciui defiderij , e fanno
ncora alcuni , tirando pure le fauole alle cofe naturali , che Venere ,
Giunone , la Luna, Proferpina, Diana , & alcune altre fiano vna Dea
ola ,,ma fiano tanti i nomi , e così dinerfi , perche tante fono le di-
icrfe virtù, che da quella vengono, come fi vederà ancora per diuerfì
lifcgni della fua imagincjcominciando da quello, che r.ferifce il fuo
irimo nafcimento ; percioche raccontano le fauole , ch'ella nacque
Iella fpumad:l mare hauendoui Saturno gittato dentro i tefticoli,
h'ei tagliò à Celo fuo padre . La qual cofa hanno efpofta molti , e
MÙ chiaramente forfè di tutti Leone Hebreo ne i fuoi dialoghi di
\more . Volendo dunque gli antichi moftrare , che Venere foìTe na-
a del mare , la dipingeuano , che ella quindi vfciua fuori , ftando in
'na gran conca marina , giouane e belia.quanto era polTibile di farla,
tutta nuda, e la faceuano ancora ch'ella fé n'andaua à fno diletto
nuotando pel mare. Onde Gnidio nfgaardando à quello la fa così
iire d Nettuno .
Nafcimenw
di Venere.
Ouidio.
&ho che fdfcimh'ió pur qualche cofa
Tra quejic onde fé Vero è ch'io fa Hata
Nel mar già denfa ^puma , dfiJia, quale
Ho haiiuio U nome , c*hog^ ancora ferho <
Perche Aphrodite la chiamarono i Greci dalla fpuma , la quale-» Aphro-tìtc .
k e(E nominano con vocedaquefto poco difiimile, Virgilio parimen- Virgilio.
■^ te fa che Nettuno così ri fponde a lei, quando ella Io prega, che vo-
il glia acquetare homai la tempera del mare , onde il fo figliuolo Enea
I «ra già tanto trauagliato .
Cltifliu^yf^o è, che tu ne* regni mìci
M Ti fidi , o7ia*è l'origine tua prima
Onde
43 2 Imagini dei Dei
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43
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Tempio dì tenere in Tafo Città dì Cipro con gierogìifico kì & fiu
natwn dimoJÌYAnteXano dì Venere tirato da Cìnii ^ da Colcm-
bc À lei [aerate, con la fua irnagire [opra detto carro nuda con le
tre Grafìe [eco , come lì Saffonì la diphìgenano , con tre po?nì d' o~ ^^^.-^
ro in Vria mano , & Vna palla ìieW altra , & dimofira l'ero farci *6^^
ria alla lafciuìa,& dinota il tutto il naturai defidirio carnale^
per generare .
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1^,^ r"Y-*<' V '^JYX *^^^ ^=Vc "SUc w-tK ■ave vvt v^fv' Tenjv vv« «ve vyc vuv •erre v^ir -stv/v *-»"%?- a»
De gli Antichi. 43 3
Onde fri gli altri fimulacri, che furono nel tempio di Gioue ap-
preso de gli Elei in Grecia, come ferine Paufania , ve ne fu vno di
Venere, che forgendo dal mare era raccolta da Cupido. Alcuna^»
volta poi fu per Venere fatta vna belliflìma donna con vna conca ma- Cotia mari-
rina in mano , e con vna ghirlanda di rofe in capo , perche le rofe fo- '"^^ ^^'^^ ^ ^^"
no proprie di quella Dea , come dirò poi rendendone la ragione , e la "^"^^^
conca marina moftra fempre , che fia Venere nata dei mare, ò in ma-
no ch'ella rhabbia,o pure che vi fia dentro co' piedi. Benché vo-*
gliono alcuni , che perche la conca marina nel coito tutta s'apre , e-»
tutta fi mofìra,fla data à Venere, per dimoftrare quello, che nei Ve-
nerei congiongimenti fi fa , e ne i piaceri amorofi . Alii quali , ò fia
perche quella parte del Cielo, cuièfoggetta, così voleflfco pUre*»
che la natura de gli habitanti per altro l'offe tale,pareua che Tlibla,
di Cipro fofl'e dedita oltramodo,e perciò diceuano quelli di Pafo
Citttd di quefta Ifola , che vfcendo Venere dal mare apparue prima
appreflb di loro , onde Tadorauano con grandiflìma riuerenza , & era
appo colloro vn tempio dedicato a \tu nel quale la fua flatoa non era
come l'altre fatta configura humana , ma certa cofa rotonda , e lar-
ga nel fondo , che verfo la cima fi veniua flringendo a poco a poco •
Della quale, come riferifce Cornelio Tacito, non pare, che fi fappia ^ ,.
alcuna ragione . Pure io mi ricordo di hauere letto , che queila figu- x^cV^o ,
ra rapprefenta l'ombilicodel corpo humano, & e data a Venere, per-
che fi crede , che la libidine alle donne flia, e cominci in quefta par-
te . Ma quando anco queflo fofle vero , che diremo poi del fimula-
cro di Gioue Ammonio, il quale in certa parte di Egitto era medefi- Gioue Am-
mamente fatto in quefla guifa, come nella fua imagine fi può vedere, monio.
Io voglio credere , che qualche miflerio conteneffe in fé quefta figu-
ra , quale non vollero dire forfè i primi , che la fecero , ò per dare da
penfarui fbpra a quelli , che veniuano dopò loro , ò perche quefta fii
iempre la opinione de' più antichi , che ben fatto foffe nafcondere le
cofedella religione, omoftrarle in modo, che non potetTcro cfTerc-»
conofciute, fé non da chi vi metteua grande ftudio intorno,& i quel-
k folamente attendeua , parendo loro , che in quefto modo douefTer
foeffere più rifguardate affai da tutti, & hauutein maggiore rifpet-
to , come ho detto altroue . Egli fu poi dato parimente a Venere co-
me a gli altri Dei vn carro , fopra del quale oltre alla conca marina^
cllaandauaeperi'aria,eperlomare,&;ouunquepareua dici. Ben-
ché Claudiano , quando la finge andare alle nozze di Honorio ,. & di
Maria, fa che Tritone la porti fu la lubrica fchiena, facendole om-
. bracon l'alzata coda . E perche ciafcun Dio ha animali a fé proprij ,
che tirano il fuo Carro , quel di Venere è tifato dacandidiifìne co- Cani dati al-
Jombe , come dice Apuleio, perche quefti vccclli più di akun'altro li Dei/
paiono efTere conformi a lei, e fono perciò chiamati ancora gli Yccel-
Ee li
434 Imagini de i D ei
^^
4*^
4m
4^
Imttgine di Venere tirata in carro d^ Cigni ^ retti
da gi' Amorini ì per mofirare yche il canto y (^
la fi acidità della natura hanno molto confaci-
mento co' piaceri d^zAmore.
FauoladiPc^
lillera.
Aiiacreonte.
DcgliAntichù 43 5
ii di Venere', imperoche lono oltra modo lafcinijiièè tempo al-
cuno dell'anno, nel quale non iftiano infieme ,* e dicefi , che non-. Coiombe_3 »
monca mai il colombo la colomba , che non la baci prima , co- vccelli di Ve-
me apunto fanno gl'innamorati. E le fauole raccontano , che fti ^\^^',
il colombo tanto caro a Venere , perche Periftera Ninfa già molto
amata da lei fu mutata in quefto vccello. Oltre di ciò Eliano mo-
ftra , che le colombe foffero confecrate a Venere da quefto , che in-. Eliano»
Erice monte della Sicilia erano celebrati alcuni di di fefta , li quali
chiamauauo tutti i Siciliani giorni di paflagg io, perche diceuanojche
in queftì Venere paflaua nella Libia , e perciò in tutto quel pacfe non
fi vcdeua allhora pure vna colomba , come che tutte folTero andato
ad accompagnare la Dea loro. Da indi poi a none di fé ne vedeua_j
riuolare vna dal mare della Libia belliflìma , e non fatta come le al-
tre , ma rofla , come dice Anacreonte , che è Venere , oue ei la chia-
ma porporea, e dietro dqucfta ne veniuano poi le torme delle altre
colombe . Onde celebrauano quelli del monte Erice allhora , per ef-
fere quefte già ritornate, li giorni del ritornojfacendo quelli che era-
no ricchi , belli , e copiofi conuiuij ; come riferifce Atheneo . Tira-
uano etiandio i Cigni il carro di Venere , che Horatio , Ouidio,c Sta-
tio così lo mettono ', o fia perche quefto è vccello innocentiftjmo , e
che à ninno fa male , o fia pure per la foauiti del fuo canto , perche-^
alle lafciuie, & a gliamorofi piaceri pare, che'l canto gioui aflai. Fu
quefta Dea fatta nuda per moftrarc come vogl lono alcuni quello , a
che fempre ella è apparecchiata, che fono ihifcini abbracciamenti, e
perche quefti godiamo meglio nudi , che veft ui , ouero perche chi va
dietro fempre aMafciui piaceri rimane fpellb fpogliato, epriuo di
ogni bene , percioche perde le ricchezze , che fono dalle lafciue don-
ne diuorate, debilita il corpo , e macchia l'anima di talcbrutturo-;,
che niente le refta più di bello . Oueramente fi faceua Venere nuda ,
per dare a conofcerc , che i furti amorofi non ponno ftare occulti , e
fepiireviftanno qualche poco, fi fcuoprono anco poi, e fpeflo au-
uiene , che Ci moftrino allhora , che meno vi iì penfa , e fé ne dubira_j
meno . Onde ò a quefto, ò a che altro hauefìemcnte Prai'fitele quel
nobile fcu Ito re fece a quelli di Gnido vna Venere tutta nuda di mar-
mo biuncliiifiaio , tanto bella , che molti nauigauano in Cipro tratti
dal defidcrio folo di vedere quefta ftatoa , della quale G k^ge , che d
innamorò vno sì fattamente , che non hauendo nfguardo à pericclo
alcuno , ne da alcun male , che gliene potelle intran.enire, fi nafcòf^^
vna notte nel tempio, oue ella ftaua,6>: abbracciandola, itrir.gendo-
la . e baciandola , facendole tutti que' vezzi che alle più delicate gio<-
uani fi fanno, quando fon ben care; diede compimento al fuo deiide-
• rio amorofo, donde rimafe poi fempre certa macchia in • i- fianco
della bella ftatoa . Va nuotando Venere pel mare , dicono , per. dare
Ee 2 ad
Cigni dati à
Venere.
Venere pei'"
che inida.
Scaro?, mira-
coloia.
Hircoricdci
Cìraldo.
Mirto dat-)
a Venere.
^ Rofe darc
à VeiKre.
Refe colo-
rite.
A tbeneo ,
NoueUa
pli;eu«Ie.
Venere Cal-
lipiga. "*■
4 3 d' Imagini de i D ei
ad intédere quanto fia amara la vita de gli huomini lafciui , agitaw
del continuo dalle tempeftofe onde de' péfieri incerti e da fpeflfo nau-
fragio , che fanno i difegni loro . Leggefi nelle hiftorie de i SeffQnì ,
che quefta Dea appo loro ftaua dritta fopra vn carro tirato da duo
Cigni , e da altrettante Colombe , nuda , col capo cinto di mortine %
^ haueua nel petto vna facella ardcnte.neila mano deftra teneua cer-
ta palla rotonda in forma del mondo , e nella finiftra portaua tre po-
mi d'oro, e di dietro ftauano le Gratie tutte tre con le braccia infic-
me auuiticchiate: come appar nel fopra notato difegno . Quello che
quefta imagine ; o ftatoa lignifichi, non farebbe trop^x> difficile da-j
dire : ma poi che il Giraldo, che la rifcrifce oue fcriue de i Dei de*
Gentili , non ne ha detto altro io lafcio , che fé la interpreti ogn'vno
a modo fuo , Dirò bene che fi legge del Mirco , che foiic dato a Ve-
nere, perche era creduto hauere in fé forza di far nafcere amore fra le
perfone, e di conferuarlo . E Plutarco dice , che è pianta fignificatri-
ce di pace , donde era , che apprelfo de' Romani , quelli , li quali me-
nauano certo piccolo trionfo , per hauer vinto i nemici con pochiffi*;
ma fatica , e fènza vccifioncerano coronati di mirto , pianta propria
di Venere , perche ella ha in odio grandemente la violenza le guerre,
e le difcordie ; & altri hanno detto , che quefto fii più tofto , perche-*
il mirto felicemente nafce , e crefce nelle maremme , & intorno a i li-
ti del mare , oue habbiamo già detto che nacque Venere. Alla quale
furono date le rofe parimente , perche quefte hanno foaue odore, che
rapprefenta lafoauita dei piaceri amorofi ; onero perche come le ro-
fe fono colorite , malageuolmente fi poffono cogliere fenza fentire le
punture delle acute fpine, così pare che laHbidine feco porti il farci
arrollire ogni volta , che della brutezza di quella ci ricordiamo , on-
de la confcienza de i già commefli errori ci punge , e ci trafigge mo-
do , che ne fentiamo grauiffimo dolore . Oltre di ciò la bellezza del-
la rofa, onde porge diletto a' riguardanti, dura breuillìmo tempo j
e tofto langue,come fanno etiandio gli amorofi piacente perciò met-
teuano in capo a Venere le ghirlande di Quefte . Le quali non furo-
no però fempre colorite, anzi da principio erano tutte bianche, ma
fiu'ono tinte poi del fangue di quefta Dea vna volta , che ella corren-
do per dare aiuto all'amato Adone , volendolo vccidere Marte , che
n'eradiucntatogclofo,pofei piedi fopra le acute fpine delle bian-
che rofe , e ne fu punta grauemente , onde il fangue che vfcìyhi ca-
gione , che da indi in poi nafceflerole rofe colorite . E benché que-'
fto , ch'io fono hora per dire , poco faccia à diping«re Venere , nien-
tedimeno, perche mi pare eflerc^cofa gratiofii,e diletteuolc,la di-
rò come la racconta Atheneo, dicendo che gli antichidi que' tem-
pi furono grandemente dati a lafciui piaceri, onde dedicarono v»i
tempio à Venere, chiamandola Callipiga; che ^iiole proprio di-
re.
De gli Antichi. 439
4
4
4
4
4
4
.4
4
4
4
4
4
4
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^1
4
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^^vik? feO^ SfO^ ^k ?^(J^ vO*? v(k5 ^ ^ òjjé ^k> i^.k' ^ <bih c^i^ ^
Ee 4
Imagini di Venere , di (^upido^del Giogo ^(^ del
^apro 3 quali Jignificafjo la generatione 3 C^ l'ì-
magtne dellaTelìudwe hier 0 gli fico ^ che dinota-^
il pericolo delle Donne maritate , e parturienti ^
(^ qualdeue effere il loro y^cio nella cura fa-
miliare @r alienar figliuoli ^ Ù^} ti filentio ef-
fer mceffarÌ9 alle donne fofra ogni ruirtu^
WS*
Ilorada
440 Imagini de i Dei
con belle ghirlaade di fiori in milk vaghi modi parcuano adomare
la Dv-a de 1 piaceri. Qiiefto è il ricrato , che fa Apuleio di Vencrc,alla
quale fanno alcuni altri, che radino dietro le Gratie, oue egli glielo
mette dall'vn de' lati , & che daii'vna mano poi habbia Cupido , &(^
Antcrotedall'altra.Horatio cantando di lei la fa allegra & ridente,c
Homem dice chc'l Gioco (che lignifica fcherzo con motti allegri; & piaceuo-
li, & fu da gli antichi pure anco fatto in forma humana) le va volan-
Pietro Ap^ do allintorno infieme con Cupido. Et Homero la chiama quafi fem-
purio. prc amatrice del tifo , perche il rifo è fegno di allegrezza, che accom-
pagna la lafciuia. Oiide fra le cofc antiche raccolte da Pietro Appia-
no fi troua , che fa aquefto propofìto vn fanciullo nudo con l'ali , e
coronatodi Mirto , che Hedein terra , e Tuona vna Harpa , che tiene
fra le gambe, & ildfcrittosù lateftj , V'£ N VS, dinanzi del qua-
le ne ih vn'altro fimile a lui dritto in pie , e \o guarda tenendo co/Lj.
ambe le mani dificfe in alto vna di duQ treccie , in capo alle quali è vn
bel vifo di donna ornato di v:i panno che difcende giù fintai mezzo
delle treccie : fopra quefto capo è fcritto : IO CVS, e fopra il fan-
ciullo, CVPIDO. E come che da Venere venghino non meno gli
. r. honc (li penficri, che le lafcinie voglie, le votarono gidi Romani pel
erucoriiia , confu^ìiode i libri Sibillini vn tempio , accioch'elia riuoltafle gli ani-
mi delle donne loro(le quali fi erano date in pred<>alla hbidinc trop-
po liccntiofamenrc) a più honefte voglie, & la chiamarono Vcrti-
cordia poi , perche voltò i cuori di quelle lafciue femine, come fcriuc
Gai dio , a più honefta vita . Et fu queflo il tempio forfè , che fece
Marcello , pofcia ch'egli hebbe vinta la Sicilia , fuori di Roma qua£
vn miglio,accioche così fteffc ogni lafciuia lungi dalle Donne Roma-
ne, come quello era lontano dalle mura di Roma . Al quale Icggefi ,
che andauano le giouinette gii grandi ad offerire certe figiirette fat-
te, ò di ftuccoj ò di {tracci, con le quali Cogliono fcherzarc nella loro
fànciullezza.Etcraquefta Venere de'RomanifimileàquelIa,che da*
Greci fu chiamata Apoftrofia, che noi potiamo dire Auerfatrice^per-
▼encrc Ce- ^^'^ ^^'^ contraria a'dishonefti dcfideri), & rimoueua dalle menti hu-
^1^^ Hianelclibidinofe voglie, che cosi la nomò Harmonia moglie di Ca-
dmo a' Thebani, come ferine Paufaràa . ApprefTo di cofloro fu anca
vna Venere celefte , dalla quale veniua quel puro , e /incero Amore ,
che in tutto è alieno dal congiungimento de i corpi : & vn'altra ve ne
fu detta popolare, &:commune, che focena l'Amore , d'onde viene
la generatione humana : & fu fatta gii da Scopa eccellente fcultore
inqueftaguifa. Ella ftaua a federe fopra vn Capro, e con Tvn pie
caleaua vna teftugginc , come riferifce AlefTandro Napolitano , &C
iiaueua già fcritto Plutarco ne gli ammaeflram.cnti , ch'ei di a' ma-
riti , e rcfane anco la ragione dicendo , che Phidia ftce già a gli Elei
vna Venere, che flauacon vn pie fopra vaateiluggine, per mofìrare
alle
De gli Antichi . 441
kllcDonne,che toccaua loro di hauere la cura de la cafa : & di ragio- riuraroo .
nate manco, che folTe poffibilc , perche in vna Donna, il taceree
giudicato belliflìma cofa . Et efTo Plutarco in vn altro luoco , volen-
do efporre quello , che fìgnifichi quefta imagine , della quale fa men-
tione parimente Paufania , dice , che Icgiouani,meatre che fono ver-
gini , hanno da ftare fotto l'altrui cuftodia ; ma poi , che fono mari-
tate , bifogna che habbiano la cura del gouerno della cafa , che fé ne
diano chete , quafi che i mariti habbiano da parlare per loro . Impe-
rochefcriue Plinio, che la teftuggine non ha lingua. Et leggendo ^
apprcflb del medefimo , & di Eliano ancora la natura di quefto ani- N|tj;i-a -icLa
male,twuoche gli antichi failtori dettero vna bella, efantaammo- '^^"--6^^
nitione alle donne, mettendo la teftuggine fotto il pie di Venere ; per-
cioche quefta sa ii pericolo, a che vi, quando fi congiunge con il
inafchio , concio iTa , che le bifogni riuerfarfi con la pancia in su , & il
mafchio , compiilo che hi il fatto fuo , fé ne vi via , & lafcia quella,
che dasè no 1 può ridrizr.:rfì , in preda a gli altri animali , ma fopra
tutti al' Aquila . Psr 1 a qual cofa effa con fomma continenza fi aftie--
ne dacoito,e fuggendo il mafchio prepone la falùte al libidinofo pia-
cere , al quale è sforzata pure di confentire poi toccada certa herba ,
che tutta l'accende di libidine , sì che più non teme pofcia di cofa al-
cuna . Adunque le donne parimente hanno da confiderare à che pe-
ricolo fi metteno , quando perdono la honefti , & perciò dcono fug-
gire i piaceri lafciui , & i libidinofi appetiti , fé non quando le sforza
a quefti il debito del matrimonio per la fiiccelfione della noua prole . Vc-^trc en\
Oltre alle Gratie , Se a gii Amori fcriue Plutarco, che foleuano gli an- Msrcuno .
tichi mettere con la ftatoadi Venere quella di Mercurio ancora vo-
lendo in quefta guifa dare ad intendere, che gli amorofi congiungi-
menti hanno bifogno di trattenimenti dolcijC foauij & di parole pia-
ceuoli, perche quefte fanno fpefTo nafcere, & conferuano Amore fri
le perfbne . Il perche metteuano anche tri le Gratie , che andauano " ^^
con Venere, quella che da' Greci fu chiamata Pitho,e Suadela da' La-
tini , & era la Dea del perfuadere . Qnefta nel tempio di Gioue ap-
preffo de gli Elei in Grecia prefentaua vna corona a Venere , che for- j^gj^j.^^ ^
gena del mare , & era raccolta da Cupido , come difll di fopra . Et i
Megarefi parimente pofero il fim.ulacro della Suadela nel tempio di
Venere : & il prin^.o , che facefle adorare l'vna , & l'altra appreffo de
gli Athcniefi fti Thefeo , come recita Paufania , pofcia ch'egli hebbe
raccolte in vna Città quelle genti, che ftauano prima fparlè per gli
campi. Et in altri luochi ancora della Grecia furono tempi) della Dea
Suadela ; onde fi vede, ch'ella parimente fu adorata da gli antichi^ Ouidio.
e polta fouentc in compagnia di Venere , perche come dice Ouidio ,
ye.ìcre fu la prima , che facete
Dì roz^ clyerAUfgl'hHom'mì ^cniìli.
Et
44 2 Imagini de i Dei
^
^-^■^r
4
Iminiine di Venere Armata , </;' Venere fitrke,
g/ fli'/ Ve fiere in ceppi dinotante U fermcT^Ay
che deue ejfere nelli maritati (^ amantty di-
nota ancora qusjia tmagtne il n>aloYe deU(L^
n)onne Lacedemonie contro i Mejìenij ychc^
andauano à faccheggiar la loro Città y da effe
rvalorofumente dtfefa^*
P'
■P
9^
De gii Antichi . 443
Et la prima eloquenza fu de grinnamorati , quali cercarono di
p«rfuadere alle amate giouani , che fofTero facili a' defìderi j loro , 3c
per piacere anch'eifi a quelle trouarono mille belle cofè , che prima_» Arcaii >
non erano conofciute . (i^nde gli Arcadi adorando Venere la chiama-
nano Machinatricc , & Inuentrice, &: à ragione , dice Paufania, coa-
GÌofia che per gli piaceri , che vengono da Venere gli Jhuomini hanno
trouato diuer fi modi da poter tirare alle voglie loro le belle giouani ,
menando poi con quelle vita gioiofà, perche pare che Venere habbi
cura folo delle cofe liete, e piaceuoli,& perciò Gioue appreflb di Ho»
mero l'ammoaifce , che fìa lontana dalie triile guerre ; allhora ch'el-
la voleua aiutare Enea eontra Diomede, che la ferì in vna mano^ per-
che queftc fono proprie di Marte , & di Minerua , non di lei , cui ap-
partiene la cura dei piaceri amorofi. Ma ne per quello lafciarono
gli antichi di fare Venere armata , di che fu la cagione , come fcriuc
Lattantio , che mentre i Lacedemoni] aflèdiauano Mefifene , i Meflfe- ^^^^*^^^*® '
ni j vfciti di nafcofto andarono per faccheggiare Lacedemone , & per
depredare tutto il paefè all'intorno, credendo di poterlo fare facil-
mente , poi che tutti gli huominidi guerra del hioco erano andati al-
Fafl'edio . Ma non fuccefiè loro il difegno, imperoche le donne Lace-
demonie , che quello intefèro , armateli tutte quelle, che a ciò erano
buone , & andate eontra gli nemici non folamente difesero la citti,6c
il paefe dal facco , ma quelli ancora mandarono in rotta , e sforzaro-
no àritornarfene. In tanto i Lacedemoni; auuedutifi dell'inganno'
de i nemici andaronoper incontrarli , ma perche quelli ritorniuano
fuggendo per altra via , non poterono trouarli , onde vennero ad in-
contrare le Donne loro tutte armate, le quali credendo eiTer i neraici>
fi metteuano in ordinanza per combattere , quando quelle fi fcoper-
fero , e fecerfi vedere da gli huomini loro , che le conobbero inconti-
nente, & andarono fubito ad abbracciarfi tutti infieme; e perche non
vi era tempo allhora da trouare ciafcheduno la fua , così come erano
armati amorofamente fi folazzorono vn pexzo infieme ciafcuno con
quella, chea cafo gli abbattè dare frd piedi, qua fi fofle il più caro, e
più grato guiderdone , che poteflèro dare a quelle valorofè guerriere
delle fatiche loro ► Onde per memoria di quello fatto, e della bella
imprefa fatta dalle donne pofero vn tempio à Venere con vna fua Ha-
toa armata , della quale fa Aufonio vn bello Epigramma , & fing^j AuroKÌ©»
che Pallade vedendo Venere armata , come ella parimente andaua_*
Tempre , voglia di nouo venire a contefa con lei etiandio fotto il giu^
dicio di Pari, ma Venere la fchernifce come temeraria, bauendo ad-
dire di prouocarl a hora, che la' vede armata , fe da lei [fu vin^a già
mentre , che era nuda . Lo Epigramma fatto volgare è tale ,
y sdendo k S parta Taliade la bella
yencre armata, à^tiifa digtàerrkra. ^
444 Imagini de i Dei
I Hor, dijfe , è Ump9 da terminar qutUs
S.ite i ch'andar ti fa cotanto altiera ,
E fiane pur giudice Tari , & ella
Kiffefe , ah temeraria , dunque ffera
L'animo tuo di vincefher me armata ,
Che nuda gii ti vinft y e di/armata ^
Etòperquefto ò perche altro fofle , fu chiamata Venere aiic«
calhora Vittrice : e trouafi , che in cerra parte del paefe Corintlio fti
vna ftatoa , che porgcua vna Vittoria con la mano, & era perciò det-
ta Nicofora con voce Greca, che viene a dire appo noi che porta la
Vittoria . Et fcriuc Paufania,che quefta fu dedicata da HipermeAra,
pofcia che fu liberata dal giudicio , che le haucua irioflb contra Da^
nao fuo padre , perche ella non le haueua voluto vbbidire di ammaa-
aare il marito, come haueuano fatto tutte le altre fue forelle. Et i Ro-
mani faceuano Venere Vittrice in quello modo , corse fi vede in ma
Veoerc Vie- medaglia di NumerianoImperadore.Dipingeuano,& fcolpiuano vna
"'"• «ìonna belhffima con vefte lunga fino a tcrra.la quale con la mano dc-
ftra porgcua vna breueimaginc della Vittoria,c nella finitìra haueua
certa cofa fatta in quefta guifa , la quale voleuano alcuni , che | •
rapprefentafle la imaginc , che adorauano quelli di Puffo fotto | A
il nome di Venere , come ho già detto ; & alcuni altri hanno voluto »
che più tofto fia vno fpecchio , perche ferine Filoftrato nella dipintu-
ra, ch'ei fa de gli Amori , che le Ninfe pofero vna ftatoa a Venere,
pcrch'ella le fece madri di così bella prole, come fono gli -Amori, &
le dedicarono vno {pecchi© d'argento, con a leu ni adornamenti da i
Medaglia di piedi dorati . In altro modo ancora fi vede Venere in vna medaglia»»
Fauftina. antica di FauftinaAuguft:a la quale con la finiftra mano tiene vno
fcudoappoggiatoin terra, che ha due piccole figurette fcolpite nel
mezo , e conia deftra porge rna vittoria ^ & ha le lettere intorno, che
dicono. Venere Vitrice . Ricordomi di hauere veduta vn'altra me-
daglia ancora antica pur di Fauftina , oue erano lettere , che diceua-
Ro, Venere, con vnadonna in pie reftita, la quale-con la finiftiama-
ro da ma parte teneua il lembo della reite , & lo tiraua su con l'altra
porgeua certo non so che , che pareua vn pomo , forfè per memoria_>
- . di quello, che le fu dato Pari, quando la giudicò più bella di Giuno-
«H«nu ne, e di Pallade . Onde Paufania le mette parimente vn pomo in ma-
no , quando riferifce ma certa ftatoa di Venere, la quale era appref-
fo de iSicionij in Grecia dicendo, che quiui era m Tempio dedicato
a quefta Dea , nel quale non poteua entrare mai più di due Donne :
k djquefte l'rna , che ne haueua la guardia , ftaua cafta fempre , né
giaccua con il marito mai , mentie che era i quefto officio; l'altra bi-
lognaua , che foflfe yergme : perche maneggia le cofe de gli facriiìci »
ii« «auai quefta cura più di rn'anno. E tutti glialtri, che a quefto
tempio
U''3iÙ .
De gli Antichi . 445
tempio andauano per pregate la Dea di alcuna cofa, ftanano fuori
dinanzi alle porte . La ftatoa fna era d'oro , che ftaiia a federe,& con
l'vna mano teneua alcuni capi di Papauero , e con l'altra vn pomo, &
haueua sii la cima della tefta certa cofà, che rappreienta vn polo ,
ò vogliamo dire ganghero. Equella,chefufattada Tindareo,vi
haueua certo velo , che vfauano di portare per adornamento le Don-
ne di que' tempi . Della quale il medefimo Paufania dice y che ap-
preflbi Lacedemoni) fopf a il tempio di Venere armata era , come di-
remo noi , vna capella , oue ella ftaua 1 federe , chiamata quiui Mor- Morpho Ve-
pho , con certo velo in capo , come diffi con lacci , o ceppi che fofTe- ^^^^f^ ' P^^
ro , a* piedi ; bafta ch'ella gli haueua legati per moftrare , come di-
cono alcuni, che hanno da eflere le donne di fermiflìma fede vcrfo
quelli , alli qual i di nodo maritale fi fono già legate . Ma alami altri
hanno detto , che Tindareo fece Venere cosi in Ceppi , per vcndi-
carfi de gli adulteri] commeflidallefigliuole, quafi che per fua colpa
ciò fofl'e auenuto . Della quale cofa Paufania fi fa beffe , né la vuole
credere, dicendo, che troppo fciocca cola farebbe penfare che fifa-
cefl'e male alcuno a Venere per fare vna fua flratoa di cedro come era
quefta , della quale ragioniamo , & metterli i ceppi a i piedi . E par-
mi , ch'ei dica molto bene, perche né per difpregio faceuano gli anti-
chi le ftatoe de i Dei , ne per vendetta , che di quelli voleflero piglia-
re , ma per la riuerenza , che portauano loro , per l'aiuto , & fauore ,
che da quelli afpettauano in tutte le colè, & alle volte ancora per
moftrare nelle ftatoe di quelli , à chi non lo fapeua , diuerfe loro vir-
tù . Onde come in alcune altre imagini ancora fi può vedere,^ non fo-
loà Vene re, ma àgli al tri Dei ancora polèro gli antichi i ceppi ài
piedi , e non per difpregio , né per vendetta , ma per altre cagioni , le
quali so di haucre dette altroue , & perciò non le replico . Ma dico ,
che fc bene Venere panie eflere nume principale delle meritrici, come
ch'ella haueffc già trouato , e mefla in vfo l'arte loro , onde elle cele-
brauano folenemente la fua fefta , pregandola chedefi'e loro gratia ,
bellezza, & leggiadria, sì che da tutti fodero amate con loro vtile,
& guadagno ; nondimeno fu pure anche adorata con non minore af-
fatto dalle honeftegiouani, le quali penfauano , ch'ella potefle dar
loro tale venuftà , & così buona forma , che fofle loro ageuole poi il
niaritarfi , perche , come altre volte ho detto , diedero gli antichi an-
v;o à Veneie h cura del matrimonio . Et apprefìb de i Greci , fu cer-
ta fpelonca, oue Paufania ferine, che erano dati ifacri honori à Ve-
uere,& che per molte caufe andauano colà le perfone, ma pareuaperò
che fofle proprio delie vedoue di andarui , come faceuaao , à pregare
la Dea , che defle loro con felicità le feconde nozze . Et le maritate^,
parimente la pregauano, & non folamentequini,m3 anco ne gli altri'
iìioi tempi) j che le teuefle mite fempre co' mariti di commune amo-
re;&
44 <^ Imagini de i Dei
re , 8c le fa cede liete di nona prole , & di bella fiicceflìoiic . Si che fu
Venere nume communed tutte le qualiti di Donne, le quali, come
che fodero forfè più de gli altri obligate a quefta Dea , riconofceua-
no da lei quafi tutto ciòcche fuccedeiia loro felicemente, e gli huomi-
ni ancora laringratiauanodiogni ben fatto, che da quella foP/e ve-
nuto . Onde perche le donne tutte fi tagliarono i capelli per farne le
funi da tirare le machine , che vfauano allhora alla guerra , quando i
Romani afl'ediati da' Francefi nel Campidoglio erano all'eflremo bi-
fogno di tutte le cofe , quefti liberati dall'alVedio dedicarono , come
rifenfce Lattantio , vn tempio à Venere , oue la fecero Calua , & co-
sì la chiamarono per memoria di ciò, che le donne haueuano fatto a
benelìciopablicO;Conciofia che altrimenti fi faccia Venere femprc-i
Claudiano. con bcllilfimi capelli , come la defcriue Claudiano , dicendo :
Ventre allhora in bel dorato feggìo
Stando à compor le Vaghe , e bionde chiome
Hauea le Gratie intorno , de le quali
Sparge Ivna di Nettare foaue
I dorati capegli , e quelli l'altra
Difende 3 e /doglie con l'eburneo dente.
La tcr'Z^ con bel ordine gli annoda
Con bianca mano , e in vaghe treccie accoglie.
Né folamcnte con le chiome la fecero gli antichi , ma con la bar-
ba ancora che vna così f^ttalìatoa era adorata in Cipro per Venere,
Venere con come nfericc Al efl andrò Napolitano, la quale di hccìà , e di 2ifytt-
■'''*** to parcua huomo , ma poi haueua intorno vefti di donna . Et Snida
fcriue , che fìi fatta Ja ftatoa di Venere con vn pettine in mano , e con
la barba al vifoj perche già vennealledonne Romane certo male,che
cadeuano loro tutti i capelli , come Ipeflb ancora intrauiene a* tempi
noftri , onde più non era loro bifogno di adoprar pettine : il perche le
^ donne da così brutto male trauagiiate fi votarono à Venere, e con in-
finiti voti la pregarono, che volefle pronederc alla loro mifcria : &(^
efi'a , che benigna fii fcmpre , eccettando gli diuoti preghi , fece sì che
alle donni; più non caddero i capelli, & i già caduti rinacquero. E
quelte per legno di gratitudine le pofero poi vna fi:atoa,che tencua
in mano vn pettine . Et alia medefima fecero la barbi, accioche que-
lla Dea hauefle l'infegna di mafchio , & di femina , come quella , clic^
alla vniuerlal generationedegli animali era fopra, & perciò dal mez-il
20 in su la faceuano in forma di mafchio , Se dal refto in giù era di fe-
Dei cuttnm-- mina . Né Ji Venere folamente dilTero quello gli antichi , ma di tut-
fchi,cfemiiie ti gli "altri Dei ancora , dando à ciafcheduno.nome di mafchio, &^
di femina, come che fra quelli nonfia la differenza ài fedo, che è"
tra
De gli Antichi . 447
4'
4
4
4
JmagÌ77edi Ventre mafchio e fcm'wa yfignificànte
queftA ejjer Jòfra Ì'<vr2:uerfal generai ione del-
le cofs 5 e [fendo tolta per l'ana ; C^ ne Ut T)eì ^^%^
fion ejjer differen^^ di efjo ^ come ne mortali , «^g^^,.
C^ imagine dt Venere addolorata per la morte 1^.^
d' tAdone morto dal Qnghiale ^ ìntefo per la^ ^gg^^
fiagione hiemate Cs»* fredda .
Itttti
(^^'f^^r'^^'f^^m^^ff^fs^^r^f^^
Limo Dio.
448 Imagini de i Dei
Vfanra rtora- tri mortali . Et leggcfi che apprcflfo de i Carreni, gente ddVArshh;
bile . fa offemato quefto , che ftauano fotto dalle donne , & erano obliga-
ti di feniire alle loro mogliere tutti quelJij li quali credeiiano Ja Lu-
na cflere femina ,& con nome di femina la chiamauano,& all' in-
contro chi la crcdeuamafchio,& così la nominauano,non era in-
gannato dalle donne mai , & la moglie le vbbfdiua , & gli ftaua fog-
getta , come pare ; che voglia il douerc. Quelli di Egitto bcnchc*
communemente chiamafTero la Luna con nome dì femina , nondimo^
no ne' mifterij loro la diceuano poi non Dea , ma Dio . Et perciò fu
per lei adorato il vitello tanto celebrato , da quelli . Et i Parthi ade-
rauano il Dio Luno , e Philocoro , il quale tiene , che Venere fia vna
niedefima con la Luna , come anco credettero alcuni dello Egitto ,Ix
quali perciò faceuano le coma alla fua ftatoa ( perche fi fa la Luna_»
con le corna, come nella fua imagine fi può vedere) dice, che foleua-
no anticamente farle facrificio gli huomini inhabito feminile,& le
donne vcftite da huomo . Né da quefta difcorda molto quello , che
fcnfle Seneca nelle fue queftioni naturali , oue mette , che gli Egitti)
di ciafclieduno de i quattro elementi da loro pofti ne niccuano due ,
rvnmafchio ,& l'altra femina. Imperoche diceuano, chedell'aere
il vento è il malchio , & la femina quello , che non pare mouerfi, & è
quafi Tempre calignofo : che'l mare è il mafchio , dell'acqua ; & la«»
dolce tutta la femina: che del fuoco quello,che abbruccia è mafchio,
& femina quello , che luce, & non fa malealcuno : & che della terra
è mafchio il più duro , come i fafll, gli fcogli , & femina quella , che
e più molle , & fi può coltiuare . Faceuafi oltre di ciò vn fimulacro
di Venere fimile a quello che nel monte Libano fi vedeua,il quale
haueua vn manto d'intorno , che cominciando dal capo lo copriua
tutto , & pareua ftare tutto mefi;o , fconfblato 3 & con mano pure
auuolta nel manto fofteneua la cadente faccia , & come dice Macro-
bio , credeua ognVno , che lo vedeua , che le lagrime gli cadeffero
da gli occhi. Etquiui fi moftraua Venere così addolorata per la mor-
te di Adone vccifo da vn Cinghiale. Perla qual cofa furono guar-
dati alcuni dì comefacri chiamatile fefte Adonie, & allhora le don-
ne vniuerfalmente per le Citti metteuano alcune imagini fimili a' cor
pi morti su certi letticiuoli fatti a pofta , & quelle , come fodero per-
ibne our dianzi morte , piangendo portauano allefepolturc ; quello,
dice Plutarco , faceuano in Athene perla rim^mbanza delle lagrinie
iptrfe da Venere alla morte di Adone fuo innamoratto . Et apprefìb
de gli Argini le donne, come ferine Paufania ,andauano d piangere
Adone in certa cappella poco lontana dal tempio di Gioue Seruuto-
re . La quale cofa , tirandola alle coiè della Natura , è così interpre-
tata da Macrobio ,che di tuttala terra quefta metà di fbpra , la qua-
le noi habbiamo , fii intefa da gli autichi fotto il nome di Venere , 6i
chia-
. . ^^ ^ /'
Fede Adonie
Venere perla
tTietà della-»
terra.
U
Airimagini del Cartari. 5 1 3
faltarce'I diffonderfi in ogni forte di fceleraggini, come hanno fcrit-
to fingolarmente molti de' Padri antichi .
NelCameofi vede Como nella maniera, chefi vedeua già in vn Car. 141.
Carneo di Monfignor Patriarca Grimani, convn vafo da bere sp-
preflb , fopra vna Colonnetta .
Sileno (ì vede in diuerfe anticaglie : ma eccellentemene in due Pi--
li pofti qui {btto,quanto alla perfona del detto . Stan con eflb il Cé-
balo , l'Afìno, & li Corna da fiato per Tuonare . Nei Carneo di più
fi vede il Cantaro , del quale cantò Virgilio .
Et grauìs attrita pendebat Cantbarus anfa .
liu. 14*
Ne eraro picciola parte di quefta Compagnia pazza le Bacati, che
fi vedono in varij luoghi efprefle . Noi ne metteremo vna qui fotto,
cauatadavn bellifIìmoSardoniotagliato,cheera del ReChnfiianif-
fimo fotto la cuftodia di Monfignor di Bagarn's . Si vedono in que-
ito taglio i fcemi difperati di vita , che faceuano nelle pazze loro fe-
fte,grHermi,che fèruiuano ad vfo dishonefto , vn Satiro co' Cemba-
li , & con la Ferola , & e.
KK
Tutta
514
Annotationi
^1
■A
A
À
Car ^44. Tutta quefta pompa s'è tolta da vn DiafprD antico di Monfìgnor
diB.igarris,antiquariodelRèCnftianilÌìmo,dircgnato,& dichiarato
per eccellenza dal Cafaubono nel fuo primo Libro della Poefia Sati-
rica , a capitoli due . E ben vero , che nel noitro preferrte difcgno il
Pittore ha tralafeiato vna nìafchera fotto i piedi del primo Fanciul-
jo, chetienein fpallalag.imbadi Bacco &: vn vafodi Vino ruierfa-
to fra i piedi dJ Satiro. Nel Carneo s'è po' lo Bacco jco'l Cornuco-
pia , e con la Tigre , tratto da vn taglio antico .
'Car. 3 4tf. Di quefia vfanza di bere in va fi , che haueuano forma di corna fi
XÀn.|. TedeveftigioefpreflToquiinPadoaanel marmo del Triclinio , chej»
chiamano Pat.mino, in cafa de' Ranniisij,di/ègnato da Pietro Ciac-
cone nel fuo Commentario de Triclinio, & da Girolamo Mercuriale
nell a Himn artica. Di più leggafi Plinio fioue defcriue la Leonza__»
d'Archefilao . 1-ib. 27. FuUuoOrfiao homo intendentiilìmo delle
Aliti-
Airimagini del Cartari. 5 1 5
Antichitiì ,- tenne femprc , che Teffiggie con le corna . che Ci vede nel-
le Medaglie di LifinìacOjfbffed'AIeirandro Magno. & così tengo
ancor'io .
Qucftoè parte del Choro d' Ariadna canato da vn Pilo di marmo Cat i4r'*
antico , nel quale è marauigliofo il Carro di quattro Rote antico.chc
per ordinario fuole efl'ere di due. Di quattro però io l'ho veduto an-
co in Verona in vn marmetto antico di baffo rilieuo , nella facciata^
ideila Chicfa di S. Proculo . In quello noftro (ì vede di più l'Onibrtl-
Ià,o Conopeo chiamato vcrgognofo da Horatio , quando defcriue
Ja delicatezza di Cleopatra , & Marc'Antcnio. Et limile ombrella
'fi vede nelle Medaglie antiche àcì Re Agrippa .
TifoncnelCameos'èprefodatagli antichi ;Ofìri, dalla Tauola ^^^' ^^^•'
idei Sereniflimo ài Mantoa ; l'Hippopotamo , dalle Medaglie .
Cr Amuleti , o Fafcini , che fi vedono nella figura principale fono
;cauati da gl'Originali, ch'io ho appreflb di me. Et vn picciolo d'o- *^' *'*'
ro , ch'era perqualche bambino in fafce : ne conferua il Sig. L V I-
GI CORRADINO faputiflìmo gentil'homo della noftra Cit-
tà . Vedafì la fpolìtione della Menfa Iliaca a car. 1 5. & 1 7.
Nel Cameos'è ritratta vn'antichiflìmaftatuettad'ApolIine, ch'io ^ g^
ho , nella quale fi vede conformiti grande tra Priapo & Apolline .
Et perche Priapo fi faceua di legno di Fico , (i come Ci vede ne' prof-
fimi vcrfi d'Horatio , auuertafi , che quello non fu a cafo , ma a bel-
lo ftudio per la commemoratione delia ribalderia, che Bacco vsò»
per fodisfar al patto , che haucua con Profumilo . Leggafi Arnobio
nel Lib. 5 . contra i Gentili , & la fpolìtione della Tauola Hieroglin-
ca al luogo citato . Ma miviene in taglio qui il dire, che in Napoli
appreffoilSig. GTO. VICENZO della PORTA, fivedeuagia
vna Tauola di piombo antica, longa piedi due,palmi tre, alta la me-
ta della longhezza , nella quale in caratteri, che chiamano Maiufco-
li , Greci , fi leggeuano parole di quefto fentimento ; Nelle Seiue fi
viuevitafenzapenfierijfuorad'ambitione. Nelle felue s'acquifta
Liberti , & fi troua ripofb . Nel mezo della detta Tauola era vna Fi-
neftrettaouatajCo'I fuo coperchio di brcnzo,che haueuadal difuo-
ra la faccia dWn Satiro ; dì dentro vna Labrufca , che lo adornaua ,
con vna picciola cartella in mezo , nella quale fi kgeua cofa di que-
fto fenfo ; amiamo i bofchi , e gl'antri . nel vacuo della Fineflretta fi
vcdeua vna Tauola. che haueua fopra vn membro virile, & alcuni
ne haueuafotto a' piedi della Tauola. Nel lembo della Tauola era
quefta voce 0 f. ri apprefio vi fi vedeua vn' Afino , alcune piante di
canne, la Falce,& va vafo da bere, con due manichi. Chine ha ve-
duto il difegno , ha ben detto , che con ragione amauano i bofthi &
le fpelonthe . che forfantcrie fimili in aria libera non poteu <no non
contaminareilCielo,e'i Sole, non che gl'occhi di chi haucfle vn.»
K K 3 canti-
5i5
Annotationì
tantino di roflbre honorato . Et a quefto propoiTto hanno notato al-
tri il Sacerdotio d*Hercole ruilico,& l'epiteto d'Hercolc filuano,che
fé non era Priapo , era poco differente .
Ci'. J6S» Le imagini de* Lari fi i©no tolte da vn Denario della famiglia Ce-
fia.
Car. i<7« Ne' Carnei fi vede il Genio del popolo Romano con barba , & il
medefimo popolo Romano in età di gioiiinetto con vn Cornucopia
dietro le Spalle, che l'Intagliatore lo ha fatto eflcreogn'altra cofa.In
tale età fi vede in due belle Medagline appreflb di me , vna delle qua-
li ha per riuerfo vna fi:ella, l'altra vna fabrica ftrauagante : con ifcri*
tione, che forfè vuole alludere alle Fefì:edelDio Confo, che l'An-
tichità chiamò Confualia . Ne è marauiglia, che il Genio Ci fia fin-
to con barba, perche il Genio del Senato pure fi vede con barba,nellc
Medaglie dell'Imperatore Antonino Pio , come qui fotto .
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Airimagini del Cartari. 5 1 7
E ben vero, che in molte Medaglie greche, come di S mima .di
Tripoli ^ d'altre Cittd , fi vede vna ttfta sbarbata, che dalla Infcric-
tlone fi calia eflerc di Genio del Senato, o cofa fmile. Etapvopofi-
to di Genio barbato , io mi ricordo hauer veduto in mano al Signoc
EDMONDO BRVTZ gcntil'homoInglefe,CLiriofirs. di que-
lle cofe , & m.olto miio amico , vna tauoletta di marm.o , di miczo ri-
lieuo , antica , dque ftauail Genio, come in vn Lettifternio, nella_p
pofitiira 3 che fi vede qui fotte
La Patera , c'I Corno della copia fono inlègne proprie del Genio &
ne fanno kde mille Medaglie . IlModio, che tiene in capo pv.fè fiio
come fi m.oftrarà più fotto . La Serpe alla fponda della Menfa è pu-
re fegno del Genio , come notò ancora Virgilio nella Serpe vedntafì
vfcire dal tumulo d'Anchife. Le focaccie fii Torlo della menfa &C^
i'Acerra in mano alla donna , che gli fiede a piedi fono fr gnidi fagri-
ficio. Il Porco più a baffo guidato da vn Putto, fard per vitima, per-
che al Genio qucfta fola conueniua;& loproua Teodoro Marcilio,
fopra la feconda Satira di Perfio . Hora il Genio co'l Cornucopia, &
con la P .tera fi vede nelle Medaglie di Nerone di Tito , di Traiano,
ti. d'altri Imperatori. In due Medaglie però,rvna di Coftantino,
l'altra di Maiiimino fi vede il Genio , come qui fotto , co' ! Modio in
tefta , come Ci vede pure in vn'altra di Maifimiano Ccf'.re . battuta
iu Cartagine. KK 3 La
5i8
4
et
Annotationi
La Medaglia di Maffimino è confata in Antioc!i!a,che pero il Ge-
nio tiene in mano la tcfta del Sole, conforme al penderò d' A^fonio,
che chiamò Antiochia, cafa del Lauro di Febo. 6^ forfè s'allude al
tevipiod'Anolline Dafneo «del quale fi veda Ammiano Marcellino.
QnclladiCortantinoèconiatain Alefìardria,che perciò il Genio
tiene il capodiSarapide inmano.&r vedafi Ammianonel lib. XXII.
Che le Città poi haneffero Genio particolare è cofa nota. Antiochia
Jo figurauain diuerfe maniere. Et eccone il ritratto cauato dalle Me-
daglie.
La
AlI'Imagini del Cartari. 51^
la imagine principale s*è tratta da vnaMedagh'na antica ,.nel ri-
, uer^ della quale è vn Apolline cftharedo con quefle parole APOL-
L O N I S A N C T O . Et farà bene in qiiefro propofìco a leggero
Filoftrato nel primo Lib. della vita d'Apollonio . Il i . & 2. CanTco
fono della medefimaCittd. Et qiie fio fecondo se tnitto dalla Ta-
iiola Itineraria antica nella quale la figura nuda a' piedi della kd>. nte
cdi fiume; che l'Intagliatore della noftra l'ha fatta ogn'altra figura,
non ir rendendo il difegno. il 3. è di Cefarea di Cappadocia , co'l
fiume Mela fotto i piedi . il 4. pur d'Antiochia, tolto da vna \'eàa.-
f^lh d'argento d'Asgufto . Etèda notare nel fecondo il Diac'tn a„ ,
Con:e intorno'l capo de' noftri Santi, del quale vedafi quant'ic ho
detto nello /piegare la Tauola Hieroglifìca,contra'l piirere d v;.*-
homo erudito de' noftri tempi , ma troppo ardito in fìmili cofe . Et
p T' he l.i ^opradetra iìgura principale non era troppo bene rt troiata :
però fé né fatta vn'altra.
KK 4 La
<'»0
Annotationi
C3r.?7o.
Lia (5.
Cat 574.
La Sferza in mano del Genio è cofa moftmofa . Per ordinario tie-
ne il Cormicopia; & Ci vede cosi fatto in migliata di Medaglie . E
ben vero, che il Eon'Euento fi vede con le Spiche , & Papaaero , che
l'Autore forfè hauerd prefo per Ja sfèrza . Et quello pure è giouane,
e nudo , & ha la Patera in mano . .
Il Carneo fuperiore s'è prefo da vna Medaglia di -Commodo Im-
peratore j nella quale cofi è figurata la Fortuna Manente 3 che noi di-
reflìmo flabile , & ferma . Et a quefto penderò tende vn paflb d'Ho
ratio, nella Oda 2p. del Lib. 5.
Fortuna fano lata negotìo , & .-
Ludum ir.folentem Uidcre pertinax,
Trafriiutat incertos boìiores, ^
Umu mìhì nunc alij benigna , Laudo M A N E N T E M . Et f
chi fece coniare la Medaglia forfè volle alludere a qualche vittoria.» ;
di Circcnfi . Il Carneo inferiore è d'vna Medaglia di Traiano : ma vi i
s'è tralafciata vna prora di Nane, che fi vede a mczo del Timone:,clie |
la Fortuna tiene in mano. Et quefla farà battuta in memoria di ';
qualche bon fuccc{[o per mare , o fiume , hauendo molta conformi- /
tà con r Annona,o fìa Abondanza . Che per ordinario la Fortuna di |
terra haueua aggionta vna Ruota , come fi vede nelle Medaglie, do- f
uè fi rapprefenta la Fortuna reduce . Et vedafì A. Agoilini nel Dia- '
logo fecondo .
Quelle
ì
Airimagini del Cartari. 521
QuefteFigure fi vedono frequentiflìme nelle memorie Tepolcrali C^r.^jS
de' Greci . Et io per me non credo , che eh i k faceaa fare^ ci ponefl'e
tanto mifterio, quanto ci va rintracciando l'Autore.
La Nemefi con le Ale s'è cauata da vna mia Corniola antica , Tal- ^^^' ^ 73.
tra fenz'ale , da vna Medaglia greca d'Aurelio Cefare ■ ne'Ia quale fi
legge , la foprapofta figura eflere Nemefi de i Tianei . E ben vero ,
che nella Medaglia quello, chefitirainanzila faccia, none velo.ma
più tofto vn non Co che , che fi caua dalla vefte intomo'l Co Io in-.
quella maniera , che più fbpra , a car. 2 85. fi vede nel Carneo de lla_»
Pace alata . In alto fi vede la Giuftitia , come nelle Medaglie d'Ha-
driano. ^ . „
Nel Cameo fiiperiore s'è rapprefentato il taglio d'vna Gioia anti- ' ^
ca, nel quale fi vedel'AbondanzacongiontaconlaGiuftitia, in no-
do di figura molto gentile.in mano alla Giufiitia fi è quefìo vn fafcio
di quelle Verghe , da* Littori anticamente fi portaua inanzi a' Magi-
flrati , prefo da vn Sepolcro antico .
Pcnfiero poco differente da quello d'Apelle ha hauuto a'noflri q^^, ^g^.
giorni Federigo Zucchero pittore valente. Lin. ìì.
Nel Carneo Ci vede la Fortuna ftefa in letto , che fecondo il pnro Car. 5^5,'
de ir Erizzo fari la Fortuna aurea della Camera degrimpcratori. Iq
l'ho
5 2 2 Ar notati oni
l'ho per h Fortuna ficura , & non mutabile . Et forfè, che laForwi-
na aurea haueua altra forma . Et ne fa mentione Giulio Capitolino
nella vita d'Antonino Pio , nella fine. vedafi l'Autore a car 4^^ 7.
Car.j97. Il Dio Chero o Cero è gentilmente defcritto da FedrqXiberto del-
Liavlt. rimperator Tiberio , nel V. Lib. delle fue fauole tutto cHè il titolo
dica T E M P V S ; che non contradice ponto all'eflcntialità dell'-
Occafione , poiché quefta non è altro , che oportunità di tempo. Et
in quello , che feguedi Calliftrato Tenitore, io dubito che, fi fia cqui-
uocato ili qualche maniera, perche Callifìraro ha bene defcritto ia
parole il Dio Cero già da Lifippo, ma non già fcolpitolo, ò formato-
lo . De' Scithi poi non dice Q^Curtio, che haucflero la Fortuna fen-
zapiedijHech hauefle apprcffod'ellìleali intorno alle n^ani : ma
mette in bcxcad'vno de' loro Ambafcidtori mandati ad Aieffandro
parokofimili jopoco diifimili. metti freno alla tua Felicità, che
in tal maniera più felicemente la reggerai . Dicono , che la Fortuna
è fenza piedi , & che habbia folumente le mani & le penne ,• auuerti ,
che quando porge le mani , non lafcia piTÒ , che fi dia di mano alle
penne ,&c.voleuarAmbafciatorc in tal maniera lo. lubricità della
Fortuna dare ad intendere ad Alcll^:ndro .
CKiefla inuentione fu flampata giani fc^ma .^f!ai grande , ad imi-
Lir[* «'** t2tionedellaqu:iks"èfattalapjcciola.chedumcqui. Et alcuni la
tengono per inuentione del Doni .
Tutti
Airimagine del Cartari. 5 25
Gli «,
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^,
^
z;^^
%
II!
Tutta queua Imagine s'è tratta da vn taglio antico .
Che leraccontatefianoinuentioni moderne io tengo di nò; per-
che oltraThauerevaa Corniola antica, nella quale fi vede la Fortu-
na in mare, conlavc'Ia, come apunto la dipingono i Pittori noftri,
ilSignor LVIGI CORRA DINO, homo di efquifita intel-
ligenza intorno a quefle coftjha vn taglio antico in Corniola d'eccel-
lente Maeijro , del quale qaeftu è U figura .
Qui
nnotationi
Gar 404.
LUI' 8.
Qui fi vedovo 1 Onde , & la Vela Se ài più vn Cigno , che porta la
Fortuna come sii l'ale ; vccello di molto profpero augurio , che però
in Virgiiic dice ad Enea nel pr. dell'Eneide .
^jh'ice bis fencs Utmtcs agm'me Cycnos ,
KAttherìa qtics lapja plige lou'is ales aperto
Tuì'habat e celo : nunc Tcnas ord?ùe Icngo
^tit capere , cut captas ìam dcfp calare njidentnr •
Vr rcdUiCs Hit Iwìunt Hrìdentìbus alis, Cs^c,
fopra') qnal luogo vedaflSeruio.
L'Aa.'ore celcfe fi vede in vn bcllifTìfp.o Quadro di Pittura nella]
Calieri.' de! S.'jjpcr LVIGT COR RADINO, d'in!:ent*one|
c'è! sia Si gror PAOLO AICARDO, dottiamo, &cort.fif-:
fimo gentil homo . '
mui
Et
s^l
ìà
^H
Airimagini del Cartari. 5 2 5
P
4)
— J
! Et il Carneo s'è prefb da vn taglio antico .
Ne' Carnei fi vede rapprefentato Erote ;& Anterote : o fotto'I Car. 4o3.
carro della Madre, o lottando infieme,Vedafi di quefti Enea Vico
nelle Medaglie di Giulio Cerare,& il Giraldo nel Sintagma XI II.
Et notifì a proposto di Seruio nel 4. dell'Eneide, citato dal Giraldi ,
; che io ho veduto in più d'vn taglio antico Cupido in atto di tori-nen-
tare , & punire chi non ama reciprocamente . Et forfè erano fatture
'Magiche.
Nel Carneo fuperiorc il Cupido Citharedo s'è pre/b ó-d vn Sardo- ^
i nio antico donatomi dal Signor MARTINO SA N i>£ L L I * '**®*
huomo di efquifite lettere, & digiudicio fìniifimo , del quale più di-
rei fé l'amicitia non me lo vietatfe . gl'inferiori fono preiì , vno dalla
Medaglia l'altro da vna Gioia .
Quefto fcherzo d'Archefilao, à di noftri ha gentilmente efpreffo
Thcodoro Gallo Pittore Fiamingo . jl
Car. 4»T.
Lin-jO.
$ 20
Annocationi
CQr.4»5* ti penfìero d'Aiifonio s'è rapprcfèntato qui Cotto; & in vn Carneo
iui'iO' il ritratto d'vna Gioia antica , ch'era nello ftudio di Monfìgnor Pa-
triarca d' Aquileia , nelia quale fi redeuano due Amorini legare alla
Croce che Lipfio chiamst dcculTaUj 1^ noi dircfTimo diS. Andrea 9
Veocrcloroliudrc*
m
Airimaginì d el Cartari. 527
Nel Carneo s'è rappre-fentato il tempio di Venere , come -Rana in C:.x. ^t.,
Pafo Città delilfoh di Cipro , canato dalle Medaglie , o tagli anti-
chi . Et io ho vna Medaglina ^lel l'Imperatrice Seucrina j nel riuetfo
deJJa quale Venere tiene ni mano quella , che da altri è chiarrata Po-
' mo , poco veramente .
La figura principale , & l'Amorino che fcherza co'l Cigio , fono ^-^ >; 4-
dall'antico . Et è da notare la forma della sferza in mano a Venere ,
che ha del Flabello più , che d'altro .
Il Carneo ^ nel quale Cupido aififtc a Venere Tua Madre , che fi ba- <^^' 4 J7.
gna , è fattura antica . ma voleua edere ireglio fatto . Et in tale at-
to , Venere fi vede in mille antichaglic ,
Lafìgara principale ha da ftarc lotondajma'l Pittore Fha fatta Car. jj^.
ouata per fuo commodo. £t quello dilTegno di Gioia è pò fio non-.
Iblainente dall'Appiano , ma da Ciò. Mano MactJO ancora nel Lib.
3. delle Opinioni, & daIRamirezfopraMartiale. La figura poi, eh 'è
intitolata IO CVS io l'ho veduta elpreilà in qualche altro taglio
antico .
Nel Carneo fi vede Venere Calli piga come ftà nelle Medaglie- Car. ^41.
Nel Carneo flà il ritratto d'vn' Anello antico ritrouato già nelle Car. ^57.
xoumc di Spel.o egli è in Foligno in mano del Sig. N ATA LITIO
B EN E iJ) E TTI efquifito raccoglitore delle gentilezze antiche.
Si vede uKiToiltirofeliciliimo apprcffo gl'antichi , del giuoco dei
TaU
5 28
Annotationi
Tali Queflo era quel lo , che chiamauano V E N V 5. Et era in quat-
tro Tali, quando tutte le faccie del Talo veniuano diuerfe,come fi
vede nella gioia difegnata . Che quefto fofle il tiro di Venere fi caua
ancora da Cicerone nel primo Lib.della Diuinatione, & da Martialc
ne grApoforetiairEpigr,i4. con titolo, TALI EBOREI.
IL FINE.
ta^
^efìa figura fi è dimenticata dt pon€rL
al fuo Ihoco , pero yà po/ia tra ti nume-
re 51. ^5 3-
"•^s^ ^s^s^^s^^s' wg^ w^ ^W
L o^^2^9 cAg^ c^^ «/^^ eAÉ5^5 c/\toci^5
ì ip
A G G 1 V N T A
AL L'I MAGI NI DEL CARTARI
DEL SIC. LORENZO PIGNORIA.
Dena-
onde Io ha
ó cauato rurteJio. «e neiiamiaai Cepione, & nel-
^ la Statua di Mithra, che fu di Horatio Marij Ti-
2 ^ A ^ ^ grino. Anzi che nell'Aratro del Grotio, ftam-
^^^^^^^^b pato dal Rafelengio Tanno i5oo. alla facciata
^ *ì? ^ '^ 'V^ 8 1 . lì vede la tella di Saturno circondata dal
ninnbocon Tharpe appreso , che ha limilitudine di Falce, come nota
il Grotio, nel medefimo Libro, alla figura di Perfeo.
4.r
i^i;
4
iin. lOt
O;ano
Car. ^f.
lift*!».
530 Aggionta
Giano fu fìnto dairantichicd bene fpeflb con due faccìe giouanili'<
& cofi lo ha rapprcfentato l'Orteliccome anco ftàin vnDenario an-
tico > & in vna pezza di moneta di quella forte , che gli antichi chia-
mauano AwS grauejappreiib di me. & è di quella forte di robba,chc-i
il vutgo delli Antiquari] chiami Pefi , che non fono.che i Pefi antica-
mente furono bene di rame , ma in forma di Palle , fchiacciate però
nel fondo per fermarle , & nel difopra per notarui o la cifra del pefo ,
o'I nome del Magiftrato.ma per lo più furono di pietra , verde, o ne^
ra,duriffimà. & molti ne regiflrano Sebaftiano Erizzo^, & Luca Peto,
io ne ho alquanti , & in vno con lettere formate di punti fi legge vrL.
Marco Fufìo. & è d'vna oncia perfetta . due altri ne ho con la Cifra-»
della Semuncia, & altri maggiori . ne' tempi poi piiì baili fé ne fecero
di rame informa quadra, & rotonda in diuerfe maniere. &: è de-
gna di vederfì la raccolta fattane dallo Smetio, fi: dal Grutero. Ia_j
Imag. di Giano giouane è quefta. fé però no folfe la lana di Nigidio.
h.
U
^
fe
p
mmmmmmm. aM
HMI
Qijefta
Airimagine de i Dei. 531
^cfta corona di Abrotano il Cartari l'ha tolta dal Giraldi , nd Gaf. i io.
Sintagma XII. acar.jdp.chelodiceperòpcrparcredialtri. Auto- LJn.*?.
re antico, il quale lo dica io non lo so , rimettomi però al rcro . io so
bene , che l'Abrotano femina ora pianta de i Sacerdoti d'Ifide , & !•
dico nel mio Commentario fopra la Tauola Hieroglifica del Sercniis.
di Mantoua.& forfè di qua è nato l'errore,fe però c'è errore.
Chi vuol vedere qualche cofa intorno al terrore Panico , legga Ic-» *** '***
noftre note intorno all'Emblema C XX 1 1. dell' Alciato; & il Rhc-
fo di Euripide . a* noftri giorni fu notabile vna notte dell'anni
M D C V I. fui Padouano,pcr vn terrore più che Panico.
Del Sacerdote,che chiamauano gì' Ateniefi BufoHO,il Sig.Ottauio Car. ift.
Roffi ha regiftrato molte belle particalarità , ne le fue memorie Bre-
fciaue a car. 1 87. Et di quefta cerimonia tocca qui dal Cartari parla
lungamente Porfirio nel Lib. 1 1. dell'aflinenza dal mangiare delle-»
carni a car.40. della verfione latina .
In Licofrone io non ho faputo ritrouare cio,che dice qui l'Autore, Car.jif .
fi bene in AleflandroSardo,cheha fcritco de morìbus & rìtìhus gen- Lm-i»*
tìum , nel Lib. 3. a capi 6. in Celio Rodigino, nel li b.8. a capi 2. Et di
quelli ni/p(popoi y che così le chiamauano anticamt;nte,fannomen-
tione Hcrodoto nel lib.S.a car.45 z.della editione Vecheliana Snida,
& Giulio Polluce,da' quali autori fi caua,che erano inuiolabili,come
hora i Trombetti & 1 Tc^mburini .
II luogo di Paufania citato dall'Autore è nel Iib.4. doue racconta, /"^ ^''^*
che Pindurola chiamò Fercpoli,cioc tutrice delle Città, chcpcr que-
fto forfè in vna flatuina di metallo,di grandezza d'vn palmo, apprcf-
fo il Sig.Po.upeo Pafqualino in Ronia.fi vedono le Tom in capo alla
Fortuna .
£• gran marauiglia , che W Cartari non habbia fatto mentionc al- car. 4 1 a.
cuna della DeaThemis,che pure Paufania in più luoghi ne fece men-
tione . & queite per quanto ne fcriue Eufebio nel lib.i. della Praepar»
Euang.a capi 4. fu moglie di Gioue, & Madre di Minerua . ne parla-»
ancora Diodoro Siedo nel lib. 5» a cjpi 15. Arnobio racconta nel
lib. 5 . che di commandamento di lei Deu calione & Pirrha prefero le
pietre dal Monte Agdo in Frigia,per reparare il genere humano.& co
51 fi vede>ch'era Dcafatidica^coine raccontano Apolledoro nel i.Iib.
della fua Bibliothecj , & Diodoro Sicolo, & Ouidio nel i . lib. ddl^^
Metani. Hora fé Thcmis (come fcriue Fornuto^ era cuius prafidìo
fontra.£ìui cdebramus & pacifcimtrr paéiaque bona fide feruamus , fard
l'Equità , che 1 primi Imperatori nelle loro monete figura ono in-*
piedi,con le biiancie nella mano dntta,& nella manca vn'hafta.quel
li poi, che fucccderono le diedero il Cornucopia in vece dell'hafta.
Tolendo inferire , che i'Abondanza era più confaceuole all' Equità ,
che l'Hatta fimbolo molte volte di guerra . Ma le Thenns folle la^
LI 2 Ciu-
53 2 Aggionta
Giuftitia, come vuole il Budeo nelle Annotationi Topra le Pandette ,
era figurata fedente con la Patera in mano,appoggiara ad vn'Hafta»
& così ftà nelle medaglie di Hadriano , di Antonino Pio, di Aleffan-
dro Seuero . della Dea Themis ha ftampato vn gentil difcorfo Stefa-
no Pighio •
Car. 48 S. Quefta autorità diMacrobio riferita dal Cartari mi ha fatto cre-
^'"' ^^ dere,che l'infrapofto fragmento fia di vna llatua di Proferpina, o Li-
bera che la vogliamo chiamare >
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Airimagini de i Dei. 53 5
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Àirimagìni de i Dei. 5 3 {
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1.1 4
535 Aggionta
Io ne ho hauuto il difegnodal giaSig.PaobGuaIcIo,ch'efa pofleffore
del li Statua , & fu Arciprete della no (tra Cathedrale , mio amoreuo-
liflimo padrone dum fata fmebant, & fopra la fafcia figurata, che le vi
intorno al petto fic fopra le fpalle vn gentilillìmo Sonetto ha fcritto
Monfig. Antonio Querenghi fplendoic grande della noftra Città . &
lamedefima fafcia ha dichiarato latinamente il mio Sig. Girolamo
Aleandro nella fua Heliaca^con apparato fìngolare di varia & copio-
fa eruditione,lodato per tale dal medefimo Monfig.Querenghi in vn'
altro Sonetto . Et è degno di eflere auuertito (in quanto nella fafcia
fi veggono Minerua,Diana & Hercole ) il racconto di Paufania nelle
cofe di Arcadia , ch'èil Libro ottano ; che in Megalopoli fi vedeuano
le Statue di Proièrpina Se ài Cerere ; & cheinanzi a Proferpina ftaua-
no due giouanette,che portauano in capo vn caneftrello per vna pie-
no di fiori» & che le chiamauano le figliole di Damofonte. ma che al-
tri voleuanojche fofleroMinerua & Diana,che in compagnia di Pro-
ferpina raccoglieuano fiori, inanzi a Cerere flaua Hercole di gran-
dezza di vn cubito . & che Onomacrito fcriuc, che quello Herco'e fu
^ Tnode'Dattili Idei.iLioni in quella maniera conuengono a Pluto-
ne,piu che a Cibelc. Plutone fi sà,chc era Dio della terra, e tuttauia,
come dice il Sig. Aleandro,non fi troua chi gli dia a Plutone, per quan
to fi fia potuto ofl'eruare. le Serpi che tirano il Carro di Cerere io mi
ricordo di hauerle vedute cofi fatte di rilieuo in vn antichiflìmo vafo
di Gioia . & in vna medaglia antica a pprefTo di me tirano il carro di
Trittolemo fatte in quefta maniera.
Car. 1 91. L^ Imagine di Aride fi vede 188. cauata da vii marmo antico , che
^'"* ftiinRoma,& da vna gioia di Annello. tuttauia effendofene trouata
vna in Fiandra gl'anni paffati affai bella ho voluto ripòria in ^uefi©
luogo.
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Airimagini de i Dei . 537
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5 3 S Aggionta
Et chi pili ne vuol vedere pnè leggerne a baftanza in vn noftro Com-'
mentario ftarr paro in Parigi & riftampato in Vcnetia con titolo M.
D. M. I & Attidis ir itia. & vna fìmile ne ha il Sig. di Peire/c , Corfi-
glicroRcgioin AyxdiPro! en2a,dotrilJìno& nobiliflìnio Signore,
ira la Tua è in geflo più cor citato, & di volto più rozzo . con quella-*
di Fiandra fu trouata vna mano della medcfnna materia, cioè di brò-
do, la (}ua!e io ho pure /piegata nel fopra citato Libretto
Airimagmi de i Dei. 5 3 p?
c^pty» s-c^'» «isSi* «<e^ r^^ f/^si*
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5 40 Aggiohta
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Airimagini de i Dei. 5 41
Chi ha qualche conformità con vna mano pofta fopra vn'Ha/la del
Dio Tillinojdicb.iarata & efpofta dal Sig. Octauio Rodi nelle ilic me-
morie Brefciane a facciate 128.129.
Ma
• ~t
5 4 2 Aggiorna
H^w^w ^^r '^r ^r I^
Alllmagini de i Dei. 543
^^%W^%W
Ma perche il Sìg. Girolamo Aleandro mi ha fauorito di fcriuermi il
' fuo parere intórno alla maHO di TornaXidiuerfo alquanto da quello ,
ch'ione horuit»o,non ho voluto frau^darne i ftadiofi che hanno gu-
/lo di quefta erudita cognitione. ferine egli così.con occafione di ha-
uer confi Jerata l'operetta di V. Sig. piena di belliflì.na eruditionc^ ,
non lafcierò di dirlijche la mano di broazopotc^bbi etfcre ftata fat-
ta da
544 Aggìònta
ta da alcuno per fua deuotione, liqiiale fofìe initiato così ne i mìfteri
di Cibclc , come d Ilìde & anco di Bacco, parendomi che a tutti i tre
portano fpettare le figure in effa comprefe.perche non ha dubbio,che
a Cibele fpettano la Pigna,i Flauti, e i Cembali,a Bacco la Falce da_»
rendemiare^il Veretro, ilquale può mcdefimamente appartenere ad
Ifìde, per quello , che fu fcritto d'Ofiri. Il Tirfo ., che Tirfo credo fia
quello,che V.Sig chiama fccptrum Tinca ìnfignìtum, perche ne' mura-
ri antichi ho olTcruato efler della medefima forma i Tirfi, che tengo-
no in mano le Baccanti . può anco à Bacco appartenere la Cetra, che
fi vede appreflb la falce vinitoria . Ad Ifide è chiaro, che fpetta il Si-
ilro, e forfè ancora la mezza Luna, e la sferza , che pafTim fi effigiaua
in mano d'Oro,al qual Oro fpetta ancora la teftuggine , ih'mando io
verillìma la fpofitione datali dal noftro Sandeili , poiché in vn libro
didifegni,che fu di Fuluio Orfìno,c'hoggidì fi conferua nella Biblio-
theca Vaticana, fra gl'altri diflegni di Statuette dell'ifteflb Oro Har-=
pocrate, due ve n'ha,a piedi de' quali fi vede vn Cane e vna teftuggi-
ne. Il Serpente come a V.Sig. è noto può riguardare e Bacco , e Ifidc
e forfè anco i mifteri d'Attide,com'ella difcorre. fin qua il Sig. Mean-
dro molto dottamente.
S •-
541
SECONDA PARTE
DELLE
IMAGINI DE GLI DEI
INDIANI.
^ggionta al (partavi da Lorenzj) Tignoria^ l
^If^^p-J^^, E R O D O TO fenfato fcrittore,& nonZi
\y^^^ -^^ COSÌ bugiardo, come volgarmente è tenii-
^ to , parlando dell' Egitto , ferine , che ha
cofe più marauigliofe, che qua! fi voglia
P^ [l^LX^LJ ^ altro paefe; & che fopra ogn'altra partcLi
\im r^^TTìT^^TTF-^ l^ del mondo, fi vedono in quefta opere, alle
quali Ir penna de' Scrittori non arriua. E
veramente queftad'Herodoto non fi può
chiamre hiperbole, vedendofi piene le car
te e facre e profane, della grandezza, del-
le forze , delle ricchezze di quel grandiliimo, e nobililiìmo Regno.
Ne poca fu la gloria de gl'antichi Re fuoi ne gl'acquifri , e nel porta-
re intorno le armi vittoriofe (opra i popoli e circonuicini,e molto
lontani . Poiché & di Sefòlh'i fi legge , che l'Etiopia, la Scithia , la^
Tracia, iColchi& bona parte deirAfia minore foggiogafle , & dì
Ainafi , che la Ifola di Cipro rendeffe tributaria . Né tempi più an-
tichi (come Ci caua da Diodoro Sicolo)Ofiride viaggiò pe'l Mondo,
idai deferti confini dell'India , fino alle fontane deinilro,& alla vifta
dell'Oceano : & dVn'altro ferine Manethone , che fottomettcfìe alla
fua corona i Fenici , i Medi , e gì Afilri . Et d'altri in fimil propofito .
molte altre cofe fi leggono . Hora fé con l'Imperio di queid paflafle.
ne' popoli foggiogati la Religione ancora , mi pare fpropofito il liu-
bitarne . Racconta Hcrodoto , che.quelli di Coleo inqueita manie-i
ra riceueflero da gì Egitti] h circocifione , che in tal mo^o quelli di;
Fenicia , & di Sona ; il che tutto che non fofle molto vero ( poiché
de gli Hcbrei in particolare fa ppiamoqaello,che ci bifogna credere),
tuttauia ha molto dd ragioneuole ; poiché è coftume de' vinti l'aco-
modarfi a' coftumi ,alle vfanze,& a' riti de' vincitori'. Et chi sa,
ch'I culto di Ifide appreflo i Sueui in Gi.rmania.noìato ancora da Ta-
cito, non hauelfe origine di qua ? tanto più , che il .fimuiacro di, lei
Mm appreflo
54^5' SccondPaarte
appredb qucfti popoli , fatto in maniera ói fregata, moftraiia qual-
che orma delle riffolutenaui^ationi de d'arditi marinari deirÉgìt-
to . Ne lalciarono quieti gì' Egitti) que' popoli , che fcoperti & do-
mati alla memoria de' noftri Padri dalla valorofiffima natione Por-
toghefe , fono compren fotto'I nome generale d'Indie Orientali ;
poiché fcriae ; pure Herodoto , che Sefoftri vinfe i popoli , che fo-
no intorno al Mare, che hora chiamiamo Roflb, (con armata di Ga-
lere grolle diredìtno noi ) , & che penetrando pure innanzi ntrouaf-
fé vn mare pieno di fècche & per confequenza non nauigabile ; Ci che
fu nccdlìtito a ritornarfene in dietro. Palfaronopiu oltre i Tolomei,
animati forfè da qu-ilche fcoperta de' Re precedenti , poiché il Fila-
dclfo liudiofo d'inten icre e vedere cofe noue , come pure lo chiama
Strabone, mandò vn tale Dioniso Ricoprire le Indie, che ne fcriiie
poilibrierelitioni. Et Cornelio Nepotc racconta, che vn certo cu-
dofib fugendo dal Rè Lathyro,vfcito del feno Arabico , hoggidì
Mare dell i Meca ò mar RoiTo, andaife tanto aggirandofì , che arri-
uafled Ciliz : rifiblutione, che moftra commercio e notitiadjpaefe.
E forfè quello EiidoOTo è quel medefimo, che al tempo di Tolomeo
Euergctenauigò in India , & in molte altre parti allhoro/incognite,
come per teftimonio di Heraclide Pontico racconta Strabone , che fc
ne ride però per certi fuoi argon lenti poco (òdi per dir il vero. Ma_^
quella fu vniuerfàle bere fìa de' Geografi antichi, di tenere perfauole
tLJtte le narra rioni del nono Mondo . E trafmeffero quella loro vana
opinione ne gl'animi degl'huomini con tanta forza , che fino gl'auo-
li nollri fi rifero di Narco Polo , al quale per ifcherno addoflarono il
Cognome di Millione. Et Chri Ilo foro Colombo per la medefima ca-
gione fu gran tempo riputato pazzo. Et in Vicenza il Carnoualele
brigate fi jf^ceuano maichera, narrando fpropofiti , ad imitatione di
Antonio Pigafctta, che l'anno 1522. con Magaglianes , palsò nci-
1 Indie. Continuarono i Romani padroni dell'Egitto quello viag-
gio , poiché Strabone fa pur mentione del tributo Indico j che al fuo
tempo faceua fcala à Capto città dell Egitto . E bel particolare rac-
conta Solino, che fotto Tlmpeno di Claudio, vn Liberto d'Annio
Proclamo, ch'era Gabelliere del Mar Rollò, andando in Arabia, por-
tato da forza di vento, in capo di quindeci giorni prefe terra nell'I fcv
laTaprobana, douedopo fei mefi di tempo , hauendo in)parato la
lingua del paefe, introdotto al Re , difie poi molte cofe , che haueua
vedute e notate, fra le quali notabile fu la marauiglia di quel Re,
che nella Moneta Romana coniata con diuerfi volti auuerti nondi-
meno il pefomedeMmo,& vniforme. Racconta le medefime cofe
Plinio ; intornoche mi occorre dire ch'io non so vedere fopra che fi
fondafl'e la marauiglia di quel barbaro, poiché fra molti Denari)
Romani ^ con la Bilancia in mano , pochilfmù ne ho trouati , che dtk Ij
Delle Imagini dei Dei. $47
mede fimo pefo fiano ; ( & pure ne ho pefato & maneggiato più dV
no) .^a al cafo noftro. Solino, in confermatione di quanto hab-
biamo detto , regiftra il viaggio , che (ì cominciaua al Tuo tempo in-
Alexandria , per l'India j & di quefl:a defcrittione di Solino fi vede
ancora qualche veftigio nell'antica Tancia Itineraria pub'icata da
A B R. O R T E L I O ad iftanza del nobiliflìmo Signor M A R-
CO VELSERO gentirhuoiuodirariii]mequalitd,alqùaIeilit-
terati non hanno quello folo obligo . Arriano con tutto ciò niega ,
che alcuno fiaarriuato mai ifcopire l'Oceano perfettamente per la
ftrada del Mare Rofifo : ma io gli credo poco , hauendo per me le te-
flimonianze foprafcritte ; tanto più che eflb'fi riiliinge d tempi di
Tolomeo il primo figliuolo di Lago; & di Aleflandro il Magno.
Concede però, che HannoneCarthaginefeolafie pafTare le colonne
d'Hercole, e nauigafle trentacinque giornate verfò Leuante , ma che
torcendo imezo giorno, fuperato dalla fete e dal caldo fé ne ritor-
nale indietro . Hora le gì Egitij haueflero cognitione dell'Indie
Occidentali ò nò, molto c'è che dubitare ; tuttauia Benedetto Aria
Montano nel fuo Apparato alla BibliaReggia, tiene, che la terra
Ophir nominata ne' Libri de Re , & nei Paralipomeni fofic il Perù 8c
la Noua Spagna ; e forfi non fi difcofla dal vero ; che fé gl'Hebrei , &
que'di Tito n'hebbcro notitia,farebbe impertinenza il dire,che gl'E-
gitij nonThaucfifero , poiché l'armata di Salamone per quel viaggio
s'apprefliaua come dice la fi:rittura , nel porto d' Afion Gaber , apref-
fbAilach,nel lido del MarRoflb; che fi pnòdireincafadegl'Egitrij.
Io so bene , che Cafparo Varriero Portoghefe , & Cornelio Vvytfliet
di Louanio hanno cercato di prouare , che la terra d'Ophir folle Ma-
laca : ma so ancora , che ABR. ORTELIO^ huomo di quella
cfquifita cognitione delle cofe Geografiche , che'l Mondo sa, ha ab-
bracciato l'opinione d'Aria Montano , e rifiutata quella del Variero,
e con O R T E LI O tengono altri auttori ancora . Ma Jafciando
da partcleauttoritd, io mi voglio valere in quello propofito d'^'ua
congettura non ponto debole, &è,cheipopoli di quella parte di
mondo fi fono conformati in maniera nella fabrica de gl'Idoli loro
con le imagini delle Dcitd Egittie, che niente più. Et innanzi gl'E-
gitij iovadodifcorrendo,chegrhabitaroridiquefi:i pacfi adorafle-
ro il Sole , & la Luna > & la Militia del Cielo , come dice la fcrittara ,
che fu la più antica forte d'Idolatria , che fi vedeflb mai nel Mondo ;
& di quella ancor qui fi teneua memoria, ne fé n'erano fcordati i fuc-
ceflbri , anzi ne haueuano formato vn mifcuglio , che durò fin'all'in-
troduttione dell' Enangclio . Ma per dare qualche principio à que-
llo curiofb difcorfo,io darò qui il ritratto di Hcmoyoca Dio del Me-
xico , ch'era appreffo quella milèra Gentili» il loro Gioue .
M m 2 Vo!e-
5 48 Parte Seconda
Delle Imagini de i Dei. 549
VOIcuadirequeftoin quellldioma tanto, quanto il Creatore
del tutto, ouero la prima caura,& lo chiamauano ancora.*
Hometeutle , quafi fignore di tre dignità ,0 (ignote tre,ElioIo-
mies . Chiamauano la ftanza di quefto loro Dio Narihnepaniuhca ,
che volea dire fopra le noue compofitioni,o per altro nome Homeio-
cam, cioè luoco del fignor trino. Etquefti fecondo l'opinione de*
loro faui generò con la parola Cipatoual , & vna Donna chiamata
Xumoco , che fono li due , che furono innanti al Diluuio , li quali ge-
nerarono poi Tocatiutle . Et di qua fi vede apertamente quanto fi*
vero quello , che fcriue S. Paolo , che le cofc inuifibili di Dio , dall'-
homo fi comprendono bene fpeflb per mezo di quelle , che fi vedono;
poiché in mezoiquefla barbarie riluceua pure vn poco di lume di
none caufe fuperiori, che noi chiamo Cieli, & di più della prima cau-
fa,nellaqualeadombrauano così à modo loro l'ineffabile miflerio
della Santiiljma Trinità . Hora quefto Homoyoca & nelli abbiglia-
menti , & nella pofitura io direi, ehe foflc tolto poco meno che di pe-
fbda gl'Egitti] , appreflbd quali Ofiride in tale maniera fi figuraua ,
com.e fi vede , & io notai già nelJ'antichidìma menfa Ifiaca del Sere-
niflìmo Signor Duca di Mantoua,rteli'orlo della qule dicifette volte
fi vede vna fimile Imagine , variata però in qu anto à gli ornamenti.
M m 5
5 50 Parte Seconda
VN'altra Imagine di Homopoca , o di fìmiledeitd mi è venuta
per le mani . la quale però altri chiamano di Quetzalcoatl . S<^
s'è hauuta fiiora di certi fogli , che furono di Filippo "^inghernio da
Tornay , dottiflìmo giouane . & eflb afferiua d'hauerla cauata c!a vn
Libro grande^ch'è nella Libreria Vaticana,compilato da F.Pietro de
los Rios .
s^^^ s^'^ . e^^'T) ff^^ ^^
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fe
3,
Ha-
Delle Imagirii de i Dei. 5 5 1
HAueu;ino oltre quefto 1 Mcxicaiii il Dio Miquiclantecatle , che
voleua dire il Signore dell I. ferno , per altro nome Tzitzimitl ,
, il medefimo che Lucifero ; & que (lo con alcuni altri della medefima
clafTe , haueua la gamba dritta rannicchiata , & lamanca ftefa , con
le braccia & mani Itefe & aperte i II Dio Yzpuzteque , cioè il Dia-
uolo zoppo, cheappariua loro per le ftrade, co' piedi di Gallo 9 il
medefimo che Satanaflb il Dio Nextcpeua , lo fpargitore della cene-
re . Il Dio Contemoque , dettp così perche piombafle dal Cielo col
capo in giù; che noi lo diremmo Dianolo . A ciafcuno di qucfti affe-
gnauano la fua moglie , e he faranno, o le quattro Parche de' Poeti, o
le tre Furie de medcfimicon Proferpina, ò Perfefone,che la chia-
mino.
}Am ^
Parte Seconda
Delle imagini de i Dei. 555
4 ìf^ife
FT poiché fiamo entrati nella pfeudo Theoloc^ia di qiiefta bar-
, barie , non fard fuor di luogo il moftrare , come il Demonio,
Simiadi Dio s andò auantaggiando per imitare la più fegnalata at-
t tione , che vfaiìe mai dalle mani diuine, io dico la Redentione del
'genere hamano.Rapprefentauano in pittura quefti vn'Ambafciato-
redel Dio Citlallatonac(così chiamauanola edi via Lattea)manda-
to ad vna Vergine,che habitaua iuTulan detta per nome Chimalma,
V cioè Rotella , alla quale diffe l'Ambafciatore , che Dio voleua che
c^a conce piiTe vn figliolo; il quale fu concepntofcnza congiorrtìmìe
d'huomo, & fn chiamato Quetzalcoatle ; fì che qneflo Ambafciato-
' re fa'l Gabriele ( fé cosi e lecito à dire ) qiiefti mifcri ; & così Satanas
transligaratur in Angelum lucis . A proposto di che nota l'Uluftri^
• fimo Cardinal B A R Ó N I 0 , con I^auttorica di Tertulliano, che*l
Demonio nel genrilermo haueua imitato HBattefimo, la Chre'fìnia,
e fino il Sacro Santo facrificio dv-lla Mefiìi ; haneua finto il Sommo
Pontefice, loilatodelle Vergini, loftato de' Co'.itinenti. Erio al-
troue ho auuertito qualche altra cofa notabile in fimile particolare.
554 Parte Seconda
^fVt cvPSV^ cvP^ ffjg^
Delle Imagini de i Dei. 5 5 $
QVefto è iJ ritratto dell'Ambafciatore /bpradetto , nel q lale io
ho con qualche maraviglia fatto riflcflioncff ìpraTornimen-
to del capo , che è molto firmile a que' cartocci, che gl'Egitij ptanta-
uano in capo al loro Harpocrate , come fi può vedere neHa /tatua ,
ch'iohoappreflbdime, regiftratadifopraàcar. 335. Horaqufto
Quetzalcoatl fu chiamato ancora Topiiczin , cioè mio molto amato
figliolo , e dicono, che nafceife con l'vfodi ragione A' che fofle'l pri-
mo , che cominciafle , ad inuocar li Dd , e far loro facrifìcij, co*l fuo
fangue medefimo , che fi cauana dalla perfona con fpine , & in altre
maniere . Haueua già la Gentilità del noflro Mondo , i Bellonari) , i
Galli della madre de gli Dei , & altri fi fatti che fpargeuano fangue ;
maqueftifu forfè più antico, tutto che difcepolo delli medefima
fcuola . Chiamauano coftui il Dio del Vento, e perciò Motezuma ,
all'arriuo de' Legni di Ferdinando Cortefe , /parfe voce , che in quel-
l'armata vcniua il Dio Quetzalcoatl, perche il volgo non hauefle oc-
cafionc di tumultuare ; & i fuoi Tempij erano rotondi , che eflb ne fu
l'inuentore . Quefèi tempi] erano detti nella lo.o lingua Qucs : Se
erano caie di orationi di quattro forti'i nella prima digiunauano li Si-
gnori & più nobili del popolo ; nella feconda la gente coramunc; nel-
la terza chi ftaua non leuaua mai l'occhio dalla terra ; nella quarta fi
mandauano i peccatori & huomini di mal affare. Attribuiuano i Me-
xicani à coftui , come habbiamo detto , & alla loro indù Oria, la ma-
niera dei Tempi) alti , ch'erano in quelto paefe . Perche doue non-*
eran arriuati l'Imperio & la politia loro, fi fèruiuano i padani d'Al-
tari fatti di terra ne' Bofchi, o nelle cime de' monti , che erano à pun-
to Luci , èc Excelfa della fcrittura facra . Chi più vuole vedere i:i cor-
no à Qoetzilcoatllegga Francefco Lopex de Gomara nella conqui-
fìa del Cortefe , & fé bene quefto Autoreè in qualche cofi differente
da quello , ch'io racconto , tuttania quello , ch'io dico lo ho da buon
luogo, come dirò più à baffo, ne pretendo però di violentare il let-
tore , ma lafciare libera à tutti la credenza & l'opinione , che fia det-
to vna volta per fempre . Et in vero quefta faperftitione fece fi pro-
fonde radici, che ancorché haueffero gl'Ethnici Tempi] nobiliffimi
per ricchezza e per fabrica,nientedimeno ntcenero oilinatifTimamcn-
tei Bofchi & le cime de' Monti, doue rhorrore& il fito inuitau.inoi
fuperftitiofi al culto delle falfe loro Deità, Euandro appreffo Vii-
giìio.
In quefto bojco y e la ve quefto ìnonte
E pia fì'ondofo , vn Dio ( non ft fa quale J
Ma certo habita vn Dìo»
Pom-
5^5 Parte Seconda
Pomponio Mela racconta , che in Etiopia certa' cima de Monti
per quefto rifpetto era detta carro de gli Dei . Le fbmmitti de'Mon-
ti , Emo , Olimpo , Atos , Ida erano in ftima grande apprefTo i Gen-
tili per la medefima ragione . E bel punto tocca in quefto propofito
Thcodoreto , che doue altre volte, ne Ile altezze de Monti haueua
fiorito l'abominatione , i Chrifìiani haueuano introdoto i Chori de
Monaci , che nelli alloggiamenti medefìmi del nemico haueuano
piantata l'infegna vittoriofa della Croce , e'I trionfo del Crocififfo .
Tanto fece il gloriofo Patriarca de Monaci Occidentali S. Benedetto,
che come racconta S. GregoriOjdiftrulTee rouinò nella cima di Mon-
te Cafino il Tempio d' Apolline , & abbmggiò i bofchi,che all'intor-
no con la foltezza nafcondeuano ( per cofi dire) e mantellauanolc
pazzie de* gentili . Ma ritorniamo à Quctzalcoatl,la irnaginc dei
quale era figurata in quefta mafiiera .
Ne
Delle Imagitli de i Dei. 557,
5 5 8 Parte Seconda
NE gli ornamenti di quarta fìgur:i io noto quattro cofè degne it
mio giudicio d'eflere auuertite nella materia,che trattiamo.!»
prima è quell'apice in figura di meta,che tiene in capo,della qualefi-
gura il demonio fi feruì & nelle cerimonie di Cibele, & nel tempio di
Venere in Pafo,& forfè la Pietra manale, della quale fi feruiuano nel
tempo della ficcità per impetrare la pioggia dal Cielo non era di fi-
gura molto diilìmile . La feconda è il Lituo, che tiene nella mano
deftra , dato da' gentili a gl'Auguri loro e tenuto in tanta riputatio-
ne . La terza il Cornucopia , che gli fi vede inanri a piedi , che fari
flato appreflb quefti più filmato fenza dnbio , che'l fauolofb , o d'A-
cheIoo,o della Capra Amalcea. La quarta più notabile & più ri-
guardeuole dell'altre è la figura della Croce, che fi vede in tre luochi,
due nel mantello , & vna nel corpo dall' Incenfiere, che così chiama-
nano i paefani quello che noi habbiamo nominato Cornucopia . E
veramente che quella non fia Croce io non dubito punto j&quefto
tanto più , quanto fi vede , che noflro Signore Iddio , per Tua miferi-
cordia , fece flrada grande alla preparatione dell' Euangelio in alcu-
no di quefli paefi . In Acuzamil vna croce Ci riueriua fopra modo da
quelli Idolatri : nelle ficcità particolarmente & nel bifogiìo , che te-
neuano i (èminati , d'acqua ; & lo racconta il Vvitilict nella fua rela-
tionedilucatan ilquale aggionge per teflimonianza di Pietro Marti-
re d'Anghiari Milanefe ,£he raccontauano i paefani,come queflo ri-
to era flato lafciato in quelTIfola da vn huomo più rilucente del So-
le , che morì in Croce , e pafsò per la al tempo de maggiori . E ben
vero , ch'io non trouo quelle cofe nd reflo di P. Martire , poiché egli'
dice nelle fuc Deche Oceaniche ftair.pàte in Bafilca , che i Cozumel-
Jani erano circoncifi , e narrauano d'hauere riceuuto la circoncifionc
da vn tale, che pafsò molti anni fonoper Jd&c. pV^raciòilmedefi-
moVvitfliet racconta per detto del Gomara, che i Cumani, che fu-
rono fcoperti già vicini al Perù non lontani dal N^arc , honorauana
la Croce di S. Andrea, & fi fegnauanocontrale apparitioni de' De-
moni] & metteuano la Croce addofìbi figliolini loro ;, fiibito ch'era-
no nati . Molte akre co/è , che feruirono per ifpianarc la flrada al-
l'Euangelio , racconta il Boterò , che le ha fludiofaniente raccolte .
Hora fia come iì veglia , notabili fono qnefle Croci di Topiiczin , 8C
degne d'eflere auncrtite da chi à compofio vltimamente vn molto
groflb volume della Croce^in lingua noflra . Et in propofito mi fou-
iiiene di notare , come vna fimilifiìma fé ne vede in vna ranflìma Me-
daglia di Coflantino il Grande , non publicata ne auuertita da alcu-
no , ch'io fappia , à quefl'hora , della quale ho pollo il diiTegno per
hauerla io apprefTo di me . .
Et
Delle Imagini de i Dei. 5$p.
j^o Parte Seconda
O rtinio non poco quefta Medaglia , poiché pare, che molti fi i^a-
no accordati à credere , che à Colhntino apparJiTe il fegno della
Croce maria, (come fcriuono tutti gl'Hiftorici Ecclcfiaticidi que*
ten-.pi) nelle due prime lettere del nome di CHRISTO fcrittoin
greco, come port. 'fono poi nei! Infegna maggiore dcll'eflercito gl'-
Imperatori fcgiieiiti . Et veramente la congettura non e irragione-
uole , iì per la rarità delle Medaglie di Coftantino con la Croce.fT peti
lateftJmoni inza di Coftanzo Tuo fij^liuolo, che fece battere monete^
come qui Tetto col motto HOC SIGNO VICTOR ERlSi
'"^'T^^'^'^^^'^^'^'^'F^:^ '^ >;;=!j^ x<=^-^ V7S(s4
Tutte
(
Delle Imagihi de i Dei. 5 6
I
T-Vttc le fopra regiftrateimagini con le noticie jjrincipalidi efìe ,
accrcfciute però da me con qualche raifrontò Hiftorico , &C-
lo'ParalIeli delle antiche fiiperflitioni d'altri popoli, io le ho ha-,
Bute dairilluilrirs. Sig. OTTAVIANO MALIPIERO Senatore
[^rauiiiìmo & d'amabiliflima placidird di natura. Furono per quan-
to ho intcfo del Cardinale AMVLIO gloriofa memoria . & io le fti-
mao aflai più che alcune altre narrationi d'huomini poto verfati cho
Iv'anno in volta , & fi leggono tutto'I dì . Vado confermando tutta.^
quefla mia congettura della religione di qucfti paefi conforme all'E-
gittia , con quello, che fcriuc Francefco Lopez di Gomara , cioè che i
Mexicani rpiegauano i concetti dell'animo loro con figure fìmili d
Mieroglifi dell'Egitto. Scriuein conformiti Pietro Martirc,che i ca-
ratteri delle fcritture loro fono DadijHami, Lacci, LimcjScellc e cofe
fi fatte diftefe in righe all' vfanza noil:raj& che imitano le antiche let-
tere dell'Egitto . Et mi ricordo ne' fogli del Cardinale AMVLiO ,
ài vedere fi fatte Pitture con le efplicationi loro i per elle m pio dipin-
geuano vn Cerno per l'huomo ingrato i vna pietra con vna fpiga di
Mahiz fccca fopraui perla fterilitd ; vna Lucertola per l'abondanza-j
d'acquajvna canna di Mahiz verde per Tabondanza. Aggiongo che
il medefimo Gomara fcriue, che nel Mexico ibpra la capella d'alcuni
loroldoli principali tcneuanola ftatua d'vn tale , ch'eflb non nomi-.
, na, comporta di quante forti di femi erano in vfo nel paefe s d'oro , di
gioie,d'abbigliamenti e cofè fimili impaftate, & ammaflcìte infieme •
Il che m'ha fatto fouueni re lafabricadel fimulacrodi Sarapideap-
preffo gì' Egitti j , raccontata da Clemente Aleffandrino , nella quale
furono pofti in opera fragmenti d'oro,argento, ramejferro,piombo ,
marmo ^ e gioie diuerfe. Similmente il ferbare i cadaueri de' morti ,
•anto de' grandi , quanto de gli antenati per venerationc, come rac-
conta Pietro Martire in più luoghi ^non è v/ànza Egittia ? Et perch^
fuor della Galleria del Sercnifs. dì BAVIERA io ho hanntb alcuni
difegni d'Idoli del Mexico , però daranno regiilrati quifetto vn dò?
pò i'a'tro «
N n Qucfto
Parte Seconda
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QVtRo primiero nell'acconciatura di capo èmokofìmile allo
ftrauaganie Egittie,anzi che quella coda, che gli cfce fuora del
Biciito lo fa in rutto e per tutto eguale in quefta parte a quella figura
della menfa inaca,che io nella efplicatione di effj, chiamai altre vol-
te Oro . Et cofa di quefta fatta fi vede in vna mia antichifiima Cor-
niola , il difegno delk quale ho fatto rapprefentare nella foprapofta
Tavoletta. L'altro Idolo io direi, che fofle cauato dal Cercopitheco
d'Egitto, poiché ha più figura di beftia , che di hoaio,
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Delle Imagini de i Dei. $6^
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554 Parte Seconda
NElIa foprafcntta Galleria air vno & all'altro de gl'Idoli detti, è
Hata affilTa vna breiie diceria in lingua Spagnola di quefto te-
nore ; Idolo adorato nella Citti del Meffico»che fu mandato dall'In-
die al Card. FRANCESCO XIMENEZ Arciuefcouo di To»'
ledo, &: Fondator della Vniuerfitàd'Alcali d'Henares ; con teflimoH
nianza autentica , che il Demonio fbleua parlare per quello ben fpcf-
Co. Et quefti due Ritratti ( per darne la lode à chi viene) fi fono hau-
uti per mezo del nobiliflìmo Signore GIO. GIORGIO HE-
R V V^ A R T O confìgliere intimo di quell'Altezza, homo di /ingo-
iare letteratura . Et in fomma per tutto quefto, che chiamano nouq
mondo , tanto nell'Occidente quanto neirOriente, io ho aucrtito
tanta la conformiti fra le fuperftitioni Egittianej8: quelle del Paefc,
chehohauutoa marauigliarmi alcune volte. Scriue vn Padre del
Gicsù fin del 1555, di Goa , d'hauer ofleruato vn Pagode di quei
pacfi , nel quale fi vedeua vna ftatua con tre capi , tregambc,tre ma-
ni, & che fì. chiamauail Pagode dell'Elefante ; & deli 5<^o. il Padre
Lodouico Forcs racconta , che vn Idolo nel pacfe di Goa , detto per
nome GanilTone, ha pure il capo d'Elefante ; & ne racconta il perche
in quefto modo . Narrauano ( dice eflb ) , che effendofi congionti
in matrimonio Adamo , & Eua,ne hauendo ancora ri ce unti figlioli,
che venne bi fogno ad Adamo d' vfcire di cafa per certa facendaj hora
attendendo Eua a non fo che fuo bifogno manuale, cominciò à fuda-
re , & vfcendoglienc in copia , fi mife à ieuarièlo con la mano tanto
dal capo quanto dalle braccia, nefinì di correre, che quefto fudorc
in mano li diuentòvn'huomo di perfetta ftatura. Ritornato Ada-*
mo a cafa,& ingclofitodi vedere con la moglie vn'altr'huomo^ch' ef-
(bnon fapeua chi fi foffe , diede di mano ad vna fpada & ammazzò
fuo figliolo, ma pentirò poi, ^ rifaputo il fatto da Eua , tagliato il
c^poad vn'Elcfanteloinneftò foprail cadauerodelfighuolo;& co-
si hebbe vita , &: in tal figura fu canonizato poi ; e la fauola ad ogni
modo è bella ; & ad alcuno parerà forfi d'hauerfi fognato altre volte
accidenti fimili, ma non cosi di propofìto fpropqfit^ti
Ee
Delle limagini de i Dei. ^ 55
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ET queflecompofìtionid'huomo, & di befìia non fono d'akm
religione j che di quella d'Egitto, come fi può vedere nelle an*
ticaglie di quel Paefe. Nel Giapone (o pure vogliamcOiapan) non
^cranodiftormitaKuoori. Scriiie il fopradctto Padre, del 1565 ^ che
vicino a la Qtt^ di Vleai o , in certo Tempio fi vede uano mille ima-
ginidt Cànone figliolo d'Amida (era Amida Diofórafiitro non dal
Patr/c intiodottoui da Xaca Chmefe folenne ciurmatpre). Erano
quefteiniagini ben fatte, di faccia gentile, con vna moltipliciti di
braccia , e mani , de con certe altre Hioftruofitd j come fi vede i.ella
ÉgHra fottc/fcritta . Nn 3 Et
$66 Parte Seconda
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ET queftediiefigiTreqiiantos'accoftinoipenfìeri JeJIi Egitti)
non è neccfTario \\ prouarlo. Nella medefima Cicti ài Meaco /ì
vedeua altre volte vna ftatua di Amida con l'orecchie forate , mezi
nuda , e liana à federe fopra vna gran Rora,come alrroue la ftatua di
di Xaca fatta di metallo tolta in mezo da' figlioli, l'vno chiamato
Canone , l'altro Xixi , pofta pure à federe in vna ampia , e vaga Ro-
fa . Simile pofitura dauano gl'Egitti] à Sigalione onero Harpocratc
lore D;o , come fi vede in vn Diafpro anticg apprelTo di me .
Dei
Delle Imagìni de i Dei. $67
DEImcdelìmoAmìda pure, non lontano da Meaco, fi reàQusL
vna gran ftatiia in habito di Brachmane , con l'orecchie fora-
ie, col mento & col capo rafo;fopra la ftatoapendcuanodal tetto,
in maniera d'ombrella,molti fonagli attaccati a catene. Intorno al-
la ffiedefìma faccuano quafi morefche alcuni foldati armati , & altre
€gurcde*Mori,d'vnaftrcga,&dibrnttiflìnii Diauoli;di più vi G.
v«de»a Vimagine d€l Ventole del Tiiono/ormatc in hcmbile figura.
Nn 4
Et
558 Parte Seconda
ET perche ancara di là il Demonio haueua introdotte Academfe,
& Studciìti j in vn Tempio fabricato ad effetto di approuare te
graduare- quelli che Io meritauano,flyedeua la figura del Dio delle
lettere , & della Eruditione , ch'erala Lucetta o Ramarro . Di quc-
i^o non a vedcua ne flatua , ne Altari , ma la figura fola nel fofEtto
del Tempio , fatta in giro & in forma rotonda, come gì' Egitti j rap>
prefsntauano per il Serpente l'anno »
Delle Imagini de i Dei. 55p.
le
5/0 Parte Seconda
IL vìi nominato Filippo >J?'inghomio in certo fuo foglio dife-
gtiè pii 1 Tenr pij d'alcune Dciti Giaponcfi, fituati fopra alcuni
alti li; pi . & raccortaua dhaucrli canati dalli Pittori , che gì' Aro b»-
f cÌAtori Giaponefi portarono i donare a Papa Gregorio XIII*
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Delle Imagini de i Dei.
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MA mentre io andane cercando & intendendo, per arrichire-»
quello niio difcorfo , tutto quello che potcua fare a mio prò •
pofito , mi venne innanzi per diligenza del Sig. GIROLAMO
ALEANDRO il giouane , viua e compita imagine del grande-»
GIROLAMO ALEANDRO Cardinale Jl difegni» d'rn..
Idolo Giaponefe canato dall'Originale , che in Roma fi conferma ap-
preso i Padri del Giesù , & era quello medefimo , che rendeua le ri-
fpofte , ouero oracoli a' gentili . Il nome è Maloco ouero Malocho ,
del qua le io non mi ricordo hauer letto cofa alcuna apprefTo quelli,
fhebaQno tocco Iccofedi quelipaefc;
57 2 Parte Seconda
G^^^y» «^2v^ <r/2^ tf^p^ tf^^ ' •^^
DI quefto Idolo io non faprci , che mi dire, fé non che pare,chc'l
Demonio fi fia feruitoddla maniera delle imagini noftre , per
imprimere ne gl'animi della Gentilirà di quei'paefi , li Tuoi inganni.:
Era quefto Idolo della grandezza appunto, che qui fi è ritr.itta tutto
di legno dorato , eccetto la corona ch'è d i rame colorato d'oro ; e di
lame pur fono le infule ( per dir cosi ) che dal .cappelletto dipendo-
no. Il cappelletto è di l.gno,m:i colorito d'azzuro . Etqiieltaima^
gine : come ho detto , mi f ce non pocomarauig i^ìre per là compo-
ftczza , che fi vede in cflTa^di hiicrenza, & non lo che deuotjone . M4
reiiai •
Delle Imagini dei Dei. 573
fcllai più flupito poi^qnando per la efatta rollecitudine del medefi-
moSig. ALEANDRO mi capitarono alle mani quattordcci
i Idoletti del medefimo Pae(è., chequi (òtto per ordine fi regiftrano .
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-^\-à^t)' '^^u{^' -^>=/*j- WS^^"^^^3
e\S5^5. e^'jM» eAS5A5 <tA5^
E circonftanzc loro ce le diri chi le mandò , che così me fcriue
ìlrò
5^-
OVeft'Idolo è caino , col volto ridente in maniera , che moflra i
denti , ha nud i il braccio e la fpalla dritta,ha le mani incrocic-
chiate y la carnagg'.on fua è di color ordinario di carne , la toga ò fo^
praueried'orotempefl:atadip'.nccro{fe,e moitra effer foderata di
Verde , la tonica ò vefte di fotto è di color lionato , o roiiano ricama'-
ta d oro . Il cerchio , che ha attorno il capo... è difijo di rame , Ci co^-
I3Q(; hanno anche il ^. il 5 . e'I p.
574 Seconda Parte
. ^i efe^v5 e^jf? afcSoJ^ ifes^
HA la camaggionc di colore roflìflìmo dipinto di Cinaprio,cioc
il volto, il collo , e le mani. Il cappelletto è cerchiato di color
bianco,e'l rcfto lionato vergato d'oro, le bende, che dipendono fono
dirame indorato, fi comeancojl cerchio, che ha dietro la tei ta_^.
L'armatura , della quale è veftito , e tutta d'oro , e la vefte di fotte è
verde; le calzette fono arurre. Il moftrnj o che fi fia , fotto i piedi , e
della medefinna carnaggionc rofia con y« poco di giubba bianca .
fidi
Delle Imagini de i Dei. 755
4
4
4
«I
4
4
4:
4
E Di fta tura nana, di colore azurro il volto, e Je mani la beretta
nera ; ii veftimento verde liftato d'oro, la rofa in petto è d'o-
ro ; il martello o che fi fia , che tiene nella mano dritta , è d'oro . Il
/acce , che tiene fopra la fpalla manca, è bianco ; le fcarpe fono nere,
paiono due botticelle quelle , fopra le quali fta in piedi , e fono gial-
fc vergate di nero.
HA ilvoltodelfolito color della carne; il cappello nella parte
di fopra è azurro , nelle alette rouefciate è dorato ; la vefìe di
lotto , che il copre il petto , è dorata ; la foprauefte è azurro , ma fo-
derata di bianco intorniato di roflo come fi vede nella parte regna-
ta. A.ìlcofcinofoprailqualeèpoftOjèpiirdi color bianco lifla-
^dÀTo^ro .
Il»
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575 Secónda Parte ^iì»^ Ci
ì «^rv^ c/-^ st^ . , <^^.. «'^S^ «^^^^
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Esimie al primo , fé nqn che ha pili todo il volto piangente, che
allegro. Ja parte manca della /oprane fta, elicgli copre tincp ii
«orpo daiianti, è d'oro , la vefte di (otto e lionata . Et è d'aniiertire,
che le maniche larghe ^ono della velie di fotto.qnefto ancora e caluo
& ha le mani non incrocicchiate pedinatim, ma congiunte à dirittu-
Ka , more fupplicanuiim •
Tutta
Delle Imaginì de i Dei. 57^
•I
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1»
I»
1*:
Tyttn la carnaggìone è dì color azurrc, i capelli e le fbptaciglie
d'oro , il piccolo ornamento , che porta in capo è nella parte-»
fuperiore d'oro y nella di fotto bianco,la vefèe e d'oro foderata di ver-
de, e di roflb j fono di rame i due ftrojnenti , che tiene in ambedue le
mani»
'^^^)
^
ti^^
"P Di color di carne ordinario il volto , e le mani , ha il cappelletto
SZ nero , il veftimento tutto nero ; ina che moftra cfìer foderato
di rolTojIollromento che tiene nella mano dritta è di rame indorato,"
Jl cofcino , o che fi fia , fopra il quale ripoià,è di colore di fior d i per-
meo,ma tempeflato di color bianco .
o<»
Tutta' <5»
5 7 S ir; (Parte Seconda ^
^rl
T Vtta la carnaggfoneèrofllfnma diplntadi cenapriOjJìafèf brac-
cia e fci mani , nelle quali gli ftrumenti , che tiene , fonodi ra-
me dorato ;mancandoiii quelle, che haueua nella mano finiflrafu-
periore . Sono anche del medefìmo rame le due infule , che li dipen-
^no dal capo , e tutto Tonato , che li fta dierro . Uclmo , che ha in
teftainformadicapodiliooe, è doratela banda, che dalla Tpalla
fìniftra viene al fianco diritto, è verde ; il rimanente della vefte èdcv-
rato con punti rolli e azurri . Il vaio nel cjuale fta lèdendo, è depiiv-
todìcinaprio , mailpiede èdorato. Xi
Delle Imagìni de i Dei. 57;^
LA carnaggìonc è bianchiffima^e in luogo de capelJi ha folannen-.
te vna leggeriffitna tintura di vérde rame » La veftimeata fono
11 tutto fimili à quelle del 4.
Oo %
Seconda Parte
Ji^^m
^A^Qis (j.-1o5a5 eA^5?s5 e^ì;^
Vedo ancora ha Ja carne bianchiillma come di geflb e del me-
dcmo colore è il bambino , che tiene in braccio . L'ornamen-
to della teiìa ctutto negro ;, ma le mfaìc dipendenti fono di rame do-
rato^ fi cornee aneoil cerchio, che tieneintorno il capo; ecosì fo-
no gli altri doi feguenti idoli. Le veiHmcnta fono di vari colori, quel-
la , che li copre le Ipalle è verde , la foprauede azurra , la vefte di lot-
to , che non arriua d piedi , è dorata , quella , che arriua à piedi , è di
color di iìor di pcrfico fcarpe fono rofl'e •
La
Delle Imaginì de i Dei. 581
LA carnaggione è di colore a2urro,l'armatnra è d'oro con varij la-
uori di lince nere.Lafopraiieftejchefi vede dietro le fpalie, e rof-
fa , ma foderata di verde, e parte della fodera è qucUa , che li pende
dauanti notata B.I calzoni che gJiarrinano ni piede, n^no dor.ui , Il
cappe Ilo e rofTo , ma i diuerfì ornamenti delineati con l'inchioftra
fono ài rame indorato fi come anco gli ftruir.enti,ehe tiene nelle ma-
ni, quelle plana? rotnnditates ( che hauerebbe detto Appukio)che
ji dipendono dalle vefìi Te quali fi veggono anco nelle di'c {èqiientì
iliitnette . Il moftro medefiniawiente , che ha fotroi piedi, la L\ car-
ne aznrra , la parte di veile che li copre fl capo , è di coler lioi ato 5
Valtra è biacca . O a % E alia;
582 Parte Seconda
<tìtu^
E Affai fimile al proflìmamente defcritto , fé non che ha il colore
ordinario della carne tanto eflb, quanto il moftro,chc tiene
fotto i piedi , fi bene tira affai al roflb l'armatura è pur d'oro , ma la
vefle è azzura foderata di lionato e lionato è il cappello . lo flromen-
to , che haueua nella naancina eperduto , e quello della mano dritta
èmezorottOe
\ E fi-
Delle Imagini de i Dei. 5S3
E Simile qnefto ancora ai due antedetti ; ma la carnsggion Aia e
del rofì-rofcttod piedi,è verde. Javefte, che pende da ir.irma-
twu > e lionata, fi come anche il cappelletto , che tiene in tefta .
Co 4 Tutt,i
5S4 Parte Seconda
L.
Delle Imagini de i Dei.
TVtta qiicfra ftatiietta tanto nella camaggìone. quanto nelle ve»
ftienel vafo,roprailquaIenpofa,edorata,ecosì la fella,©
che fi fìa dell'animale j chela porta . il cappelletto è azurro ; ma le
ducali, eie infide dependenti fono dì rame dorate, come anche gli
{frumenti , che tiene in mano . L'animale è di color azurro , ma la_»
pancia e i piedi fono ài color di carne humana . La bocca è roiVa , le
ciglia , le penne , che ftanno attaccate foprai piedi, e certo fogliame
che gli pende dalla tefì:a,fono verdi , fi come è anco la coda . In que-
fti tutti mi pare di veder^ gran diuerfitd,in alcuni lo fpirito dclli
Egittij , & delli Orientali,in alcuni cofe di noftro fare . Et (ùrCc tan-
to vuole dire chi fcriffe vna Relatione del Giapone in lingua latina ,
ftampatainLouaniodel i<^66. nellaquale fi legge, che iGiaponcfi
haueuanoimagincdiSantieSante co' diademi al modo noftro. Et
di più , che vfauano dipingere vna donne, con vn fanciullino in brac-
cio , chiamata Quaneuoa ; alla quale, come à communc Auuocata,
ibleuano ricorrere ne' bifogniioro i paefani . Et di quelle imagini
faranno la prima , la quarta , la ottaua , la nona , la decima . L' Au-
tore della Relatione vuole, che altre volte habbiano hauuto i Gia-
ponefi notitia della legge Chririiana,-& è penfiero molto verifimile ;
ma che l'Idolatria poi ofcuraffequefto lume, del quale in qu£fi:efì;a-
tue ne rimanelfe alcun vefligio . Ma fé volefillmo ridurre quefie cofe
ancora al noftro primo penfiero, non ci mancherebbe che dire. Poi-
che del Diadema bafta quanto habbiamo detto nella fpofitione del-
la menfalfiaca, & quanto ne ha tocco il Sig. GIROLAMO
A L E A N D R O in vn fuo eruditifiìmo^commentarietto latino nò
Campato , & la Donna ca'ì fanciullo è tanto fimile ad Ifide con Oro
in braccio , che niente più . La feconda poi,fettima,vndecima, duo-
decima , decimaterza , & decimaquarta feruono al propofito noflro
anarauigliofamcnte .
Vn'Iooletto dell'Indie d'Auorio fornito di Gioie tiene fra le mol-
te fue pitciofè curiofiti il Sig.di Peirefc,da me tante volte nominato,
& non mai abaftanza lodato, io l'ho fatto rapprefentarequi iiì_,
quattro faccie . che cofa polfa fignificare ce lo direi forfè il Tempo ,*
Ottimo manifeflatorc^i tutte le colè occulte»
585 Parte Seconda
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Delle Imagini de i Dei. 507
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SS Seconda Parte
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Catalogo di cento più famofi Dei
De gli Antichi,
con la loro natii ra,&proprieià.cauato dal Carta.
li, Se altri Aucoii trattanti di tal materia.
Per Cefare Malfatto Padoano.
Ttrnlra Dea delia Sempiternità, & deJIa
IiT)mortaJuà.
Natura Dea deJJa Pfodutionc> & Pro-
crea tr ice di tutte Jecofe .
Adad, & Adargare appo de gli AfTìrij
DeideiJa produttione,& genera tie-
ne di tutte Je cofe .
4 Vranìo Padre vniuerfaledegli Dei, Diodd Cielo, ,& dei
firmamento.
5 Cibele ouer Ope, detta la gran Madre vniuerfak degli
Dei & de gli huomim'jDea de ia Terra.
6 Saturno D:o del Tempo e de pouerijPadre di GiouejGJu-
none^Nettuno, & Plutone.
7 Gioue Dio de gli Dei de gli Antichi fulgurante, & tonan-
te fopra rHofpitio , & iì gioùare o
8 Marte Dio delia Guerra^del Va/ore,& ddU brauura.
9 A-ollinedettoanco Febo e Sole, Dio delia luce del gior-
no de P^ eti, ad predirej& deiriridouinare.
j o Venere Dea della beliexza^della iibidine,& della hkluh^
1 1 Mercurio mefla ggiero de gli D^i, Dio dell'Eloquenza^ de
Ladri>6c de Mercanti <
12 Dia-
it Diana Dea de bofchljde Cacciatori, della Caftità>6s
della Virginità.
13 Matura ouero Aurora , Dea dell'Alba, & dell'Albore .
14 Vefta Dea dell'Elemento dd fuoco , e delle facre Vergini
Vertali.
1 j Giunone moglie , & forella d €ioue. Dea dell'Aria , de
Matrimoni) , de Regni , & de Parti . ( Mare
1 6 Nettuno 5 & Anfì trite Aia moglie^Dei , & imperatori del
17 Glauco Dio Marino di augufto afpetto, il primo delli Dei
marini dopo Nettuno .
1 8 Tethide Dea Marina belliflima di tutte le Dee dopo Ve* i
nere , & la prima de Dei marini dopo Nettuno, Anfitri-
te , & Glauco .
1 9 Portunno detto anco Palemone, Dio de portiA del giun-
ger faluo à cafa de nauiganti .
&o Caftore 1 Fratelli, figli di Gioue>Dei de Nauiganti,del-
fti Polluce J la Tranquillità del mare , &de Caualli-
3 1 Ifide apo de gli Egittjj , detta Io da Greci, Dea de Naui-
ganti.
■23 Eolo Dio de Venti . & ddk tempefte maritime, & ter--
reftri .
14 Cerere Dea Eleufina,inuentrice dcìk biade. Se della col-
tiuatione de campi .
2 5 Bacco Thebano Dio del vino , & fuo inuentore & inuen-
core del trionfo , fpaffi , & folaztì .
2 6 Buona Dea conferuatrice de femi , & della fertilità di tut-
te le cofe .
27 Priapo Dio de gl'Orti , & della natura generatrice, Scdd i
femc.
&8 Vertunno Dio de gl'Orti, & de giardini , 8c anco de pen-
ficri humani .
29 Pomona moglie d Vertunno Dea degl'Orti de de giardi-
ni coltiuatricc delle piante .
30 Fiora Dea de fiori e vaghezze ,& della Ragione dcìlsu
Primauera .
3 1 Pane Dio de Paftorij^ de gli greggi inuctore dei Flauto *
3 a Pluto fanciullo Dio delie Ricchezze , & de Tliefori .
3S Vulcano
^3 Vulcano Dio del fuoco materiale > & terreno, fabricato-
re de folgori d Gioue •
54 PiUfonc,Dio dei]*Iaferno,dc dannati , de tormenti^ &
delle ricchezze .
3 5 Profc-rpina moglie di Plutone , Dea dell'Inferno, de dan-
natilo^ della fertilità della Terra.
3 6 Caronte DiOjba re ìrolo deirinferno fopra il fiume Ache-
ronte traghetta l'anime de dannati.
37 G U'Jici rilernalitre>& il primo Minos efamina ranime
delle (uè colpe.
38 E^.co legge li proceflì formati contro le anime de dannati.
35; Rada manto nota le fentenze dateda loro tre giudici con-
trol! dannati.
40 Nemelì Dja del Oftigo a cattiui,& dimoflratrice dtì
bent a buoni .
41 A etto -y Qjt (le fono letre Dee ouero furie Infernali
42 T-lilone > incitanti li mortali alle maggiori fcelerag-
43 Megera -^ ginì, & poi li federati neli'Inlernoafpra-
mente punifcono, dette le Dee crinite .
,,44 Parche tre la prima èCiotohla il iìlo della Vita.
45 L e he/Ti Sina fpa ilfilodeiln vita.
46 Atropo taglia e tronca il filo della vitajquefte tre fono
forelle ,& habitano nell'Inferno .
47 Verità Dwa dù vero , & fcopritiice della falfità ^quefta è
foitj/Timadi tuttelecofe.
48 Virtù Dja ddì'c buone,& generofe opera tionij datrice,&
apportatrice di ogni bene .
49 Giuititia D^a del premio, «5e: della pena , apportatrice del
bene a buoni ^ &caftigatric«;decattiui.
jo Honorc Dio della fama , & della gloria , & dell'I mmor-
laJirà .
fi Fama Dja apportatrice de buoni ^ & cattiuifucce/Iì> con-
grua trice dell'humane attioni .
52 Vittorria Dea doì Vincere, & dd fuperare altrui, & Dea
delia Gloria »
F3 Concordia Dea della Pace, vnione,& amore , & Dea del
buono eilere di cucce ie cofe •
54 Pace
54 Pace Dea della quiete , & del ripofo, delI'Abondanza ,&
m( )]tiplicatione di tutte lecofe .
5 5 Macaria figliola del Dio Hercole , Dea della felicità .
56 Fidio della Fede, e Fedeltà, àdeirofferuatione de patti,
& delle promiflìoni,
57 Anubi detto anco Serapi,Dio del tempo della produtcìo-
ne , fagacitàjcuftodia , & fedeltà .
58 Silentio detto anco Arpocratc, Dio della fccret€2Za,&
della tacurnità •
59 Termine dio della {labilità .
60 Anteuortaj&Poltuortajdeeche fanno il pafTato, & Ta-
uenire.
61 Genjj del de granimi i & della quiete , ofleruatori dd ge-
nere humano , & delle fue attieni .
62 Lari dej, Cuftodi de Prouincie 3 luoghi^ Città ^ & cafejin-
ucftigatori de fatti humani.
63 Penati dei familiari, cuftodi delle Prouincie luoghi , Cit-
tà ,& Cafe^comcli dei Lari.
64 Portuno , Dio delle Porte, chiaue » & feragli .
65 Fortuna dea delle attieni humane , Signora , & patrona-ii
del tuttOjpotentiifima de tutti li dei .
66 NetelTua dea del Fato, & dei Deftino.
6y Iride mellaggiera degli dei, & in particolare della Dca^'
Giunone.
68 Hcbe figliola di Giunone, pinccrna degli dei, dea della»»
giouentù ,& della libertà .
69 Pallade dea della Sapienzaj'nuentricc dcìk buone arti
dea della guerra •
70 iVIàià madre del dio Mercurio , Dea de Refponfi & con.
citratrice delle battaglie .
71 Bellona dea della Guerra, &carrettiera di Marte il belli
cofo Dio .
72 Hercole dio della Fortezta , domator de Moftri , & d
Tiranni.
73 Palettra figliuola dd Dio Mercurio . Dea de Lottatori.
74 Pitho Dea della Lmi>ua,&deirEloquenza.
75. Efculapjo figliol d'Apoliine Diu delia Medicina. .
7^ SaluteDea dellaSaiiira, (Se: liberar t\ce delllnfir-
mità,
77 Lino Dio bifrontCjDio della Pace,&: ciuilta^ pra
rettore de gl'Italiani .
78 Momo Dio della maledicenza , riprenfione Se
mormora tione.
79 Discordia Dea delle rifle, maleuolenze, odij :
mali Clienti, de ruine .
S o Capidine ò Amore figliuol di Venere , Dio del-*
l'amar e;,del benvolere, &: della propagatione,
8 I Anterote fratello d' A more,Dio del riamare , 3c
del reciproco amoro.
2 2, Gratie tre, la prima delle quali è Eufrofina fopra
rallegrezza,&: giocondità, fa il benefitio .
S 3 Agalia lopra la maeftà. Se venullà , riceue il be-
nefitio .
S4 Talia fopra la piaceuolezza, rende il benefitio,
quelle tre fono le Dee della bellezza, della gra-
titudine, Se delle itagioni dell'anno ,
8 ^ Himeneo Dio del Matrimonio , Se delle nozze .
2 6 Partenope ^ Tre Dee Sirene alletta trici al-
8 7 Leucafia }► la Lafciuia , & quelle anco
88 Ligia "* punienti.
89 Volup ia Dea de piaceri, & della Voluta.
9 o Angerona Dea de piaceri,^ delle humane op e-
' rationi,& Dea della gola .
91 Sonno Dio del fonno3ripoio,& quiete, & dell'-
ombro.
91 Mufenoue,5cla prima Clio fopra l'iiiftoria af-
fegnata alla Luna-/.
93 Eu-^
9 3 Euterpe fopra tutte le fcienzem vniuerfale^a/Iè-
c^nn ta à Mercurio .
94 Thalia fòpra la Mufica , le Comedie , Se la Me-
moria, ailegnata à Venero.
9 j- Melpomene fopra l'Armonia, &: le Tragedie^
ailegnata al Solo.
^6 Terficorclopra il fiirorPoetico,ritrouatricedcl
laltero^allègnata à Marte .
^ 7 Erato iopra le cole amorofe. Se fopra la Geome--
tria, a (legnata à Giouo.
5) 8 Polinnia ibpra la Rethorica , arte Oratoria , Se
(opra il verfo, aflegnata à Saturno ,
9 9 Vrania fopra l' Aftrologia , Se di quella inuen-
trice, afTegnata ad Vranio ouero al Cielo .
190 Calliope fopra il verfo Eroico , aflegnata fupe-
riore a tutte l'altre come la più nobile .
Qucfte noue Mule con Apolline loro Maeilro fo-
no dette patrone, Se ritrouatrici della Mulica ,
Se di tutte l'altre foienze ed Arti .
Quefìi fmo gli cento Dei , che erano dipiìinorney^piùfamofìappi^
gli amichi,come/ì ha fi da ToetìiCome da Hijìorici, e Tutori,
Catalogo d'Autori Antichi, Se Moderni che fono ìx\
eflere ; 6c di propoflto .
Hanno defcrirto Hlftorie, outro Imagìni delle
Deità antiche.
\Tollodoro ^theniefe, la Orìgine delli Dei,
Diodoro Siedo , la medefima^.
Cicerone, la T^tura delli Dei,
Fornuto , o corn^ altri lo chiamano , Cornuto il mede fimo ,
Filofìrato , alcune Imagìni .
Cjiulio Hìgino , & Fettio Baffo, lefauole , & le Genealogìe^,
Talefato , alcune delle fauo Ic-;,
ty4ntonino Liberale, il mede fimo,
Ouidio ne i Falli, & nelle (Jì€ et amor fa fi , le Fejie, & le Fatiolc^,
Taufania defcriue ffejfo leflatue degli Dei ,
CalUHratone defcriue alcune ,
Fulgentio , le tyf Ile gerì (Lji»
Di paffaggio ne trattano Lattantio Firmiano, <Jlfìnucio Felìct^
giulio Firmìco , Arnohìo, Tertulliano» & foco meno, ch^tHtti
Tadri Greci j & Latini ,
MODERNI.
ALhrìco Fìlofcfo le Imagìni »
Giouanni Boccaccio la GenealogiiLs,
Lilio CJregorio Giraldile imagìni^ ^ icogìwmì*
B a fi Ho Zanco i «^
Giuliano furetto , »%
^ier Giacomo <J^ontefalco , ^ 7 ctgncmi ,
Hubirto Golt7^<ì, -^
Giano Grutero . -J
Ciorgìo Vittorio la Confa tratìonc-j,
fJ^Celchìor Barko , in verfo , in tre libri ,
Guglielmo Choul , della religione^,
Jier Giacomo CMomfaUo & / ^, ^ ,^^^ C.j,i„-,j ,
Vtcenzo Cartari , nel Flauto . V ■* '
tt Suo-
Si cerne anccra rutti q:tcUi,chc hanno dkhiarato Catendarìj vrbani
e$^ YufìiciavÀichiyComc F.Orfino, Viero Ciacconey ìAUo -J^fa-
jiutio e$" alni .
J^ral de' Conti le ?yillegorieo 'Mitologie;
Vlijje c^ldrouandi ba dcfcritto le Statue delle Deità, Maitre che fo-
no iti l\omaL-.
UyramoOndiohdpojìoinluce le tcHe'di LIF. Deità ycauate da le
Medaglie antiche . con occafìone delia quale fatica Andrea Scot-
to homo eruditiffìmo ha fatto vn gcntiliifrno Dialogo jjìampato in
^nuerfa e cu i 'Dialoghi fatti Latini di ^.^goftini.^ France-
fco Si'.ucrtio ha il/uflrafo il detto Ortelio con vn racconto gentile ,
fìampato in Jinuerfa del 1612,
LcrcnTo Tignoria fcriuendofopra la menfad^lfide > ha dcfcritto molte
particolarità curiofc delle Deità dell'Egitto .
Il medefimo nelli Trlificrij della Gran Madre delli Dei te antichità del-
la Frigia . & molte cofe ha raccolto nelle fue Annotationifopral
Cartari .
CiouanmSeldeno , delle ''Deità della SoritZj:,
girolamo oleandro , del Sole & di Tintone accuratamente , nella fua
Heliaca^.
Dipaffaggio tutti quelli , che hanno efpoHo , & dichiarito le "Medaglie
delli antichi.
forrado Dinnero gli Epiteti Greci delli Dei ,
Ciò. B^uifio Teflore , &' Baftlio Zanco i Latini,
Tdlimonianzedi quello Libro •
Vjiutoreè nominato malamente Vicenza Catarro dall' Ortelio^& Car
terio dal Gefnero , c^ dall'autore della Bibliotheca Clajjica ,
Il Cartari mede fimo nel Libro ii.delfuo 2>ialogOy ch'egli intitola il
Flauto 3 dice così ;
Non vi dirò , che la Cicogna fofTe vcccllo della Concordia fecondo al-
cuni , e fecondo alcuni altri la Cornacchia , ne come Ja dipingeflero
gl'antichi, perche so che coito vedrete '^n Libretro, nei quale tutte
querte cofe fono raccontate interamente, con le Imagini quafì di
tutti i D<i\ , & le ragioni perche foiferocosi dipinti) &c»
TAVOLA
TAVOLA
DELLE COSE NOTABILI
Che nell'Opera fi contengono.
Cheoto.
^cheloo in Bue»
Acheronte,
iAchordìo .
\Act4
,jlcifculOi& xAcifculmo,
Icilio GUbrìone»
tAcqua del Sole,
del Nilo nonfigmfla,
fofla nel vino.
'^dad,& ^d argute.
224
290
324
48<^
9
145
4P3
334
64
378
241
178
4u4dìanto, ò Capelnenere è corona dì
"Plutone, 238
'Admeto efitoì armenti. éz
,Adone,
^draflìa,
,Adu.latione.
nAffettìytrepotentìjJimu
^gdifie,
\Agnppa , efuo penfiero intorno /c-^
Statue, ^
'iAiace OìleOj. 477
oile in capo a Saturno perche , 1 p
mAlmone fiume. 180
altari ne" bofchi , & nelle cime de*
Monti . -555
tAtnaltea nutrice di Gìoue . 135
tAmbafciatori pacìfici , 116
t/tmida dìo del Ciapan* 5^5-5 66»
$67,
\Ammeto, vedi ^Admeto,
tAmmone. yedi Gìoue.
lAmore non e vno, 40 3 . fiie aliyC^
fitoìfiraH.^o^.fvnile al Sole.^o,!^.
^mor letheo. 407.4® 8, ìAmo-
rimoltì,^cp. 41©, ^more pia
giouane degl'altri dei. 413. trai
fiori, ^i^. fugitìuo. ^i^, 415.
trionfat&re.^^ 6,fiamma,& raf-
fredda. 417. perche fanciullo.
418. perche ha le alì.<^iZ, per-
che le faette, 41 g
^more co'l fulmine. 4 1 g
vAm ore efuoi diuerfi effetti. 42 o
tAmore citharedo , & fen^^^rco .
411
^more con la Fortuna 421'
vintito re di Tan 422
^more tormentato é^i^.&c.
^Amore celefie 4 1 d.4 1 7.
Snella, & loro yfo 5 8p
.Angerona 5 op
^nno come figurato 17.55$
^nterote 40(^.407.525
^Antro dell'Eternità 20.2 r
tAnubide 2^1
^Anxuro cognome di Gioue 135
^/>i dio d'Egitto •$%.6o.6^
tApi Re de gl'^rgiui 60
apollo 4 1 , in. mexp alle Mufe 47,
48. paHore 62. barbato 64,
Sminthio J^-l^
apollo e Marfia 4^8
.ApoUìne e Triapo 3 61 -$15
^Aquila di Gìoue 1 2 ^. 13 8. fegno di
vittoria .3^ a
^Arcadi inanT^ la Luna 1 1 r
^riadna ^a6
ariete machinaheliic a .512
,AYÌmajpì 55>8
a yArme
T A V
\Armt4iMArte 526
^rpk 144.245
^rpocrate 60
^fino offerto ad ^polline 7 8
^sìarte 29
^ftaretb-cdrnaimchifojje 470
471 *
^te . ^ ^ 4.i?4i4
^themefi primi degl'hommì 112
^fi 177.178^179
atropo «55
Attilio Calatmo 488
^uerruncìdeì 238
£
Bt/4<:Ì4>' /<? ?w<««o é'" /e Statue^
97.268
J?<zf co 3 ^ 9. 5 40. ^4/JO ^e//e Mufc^
^ ^1. Il mede fimo, cheH Sole 345,.
y^^ com^ ^4$.'^^6.fii0 Cribro 3&
Sacramento 348. </f??o Eajfareo
3 49. (/io dell'Inferno 3 e nato di
Trojèrp'ina ^4p. trionfatore 3 50.
y«^? ^nimalii Tiante, e G/?ir/d»-
</e 3 5 r .3 5 2 .3 5 4-i?*'^ ^^«^ 3 5 J'
355.354. fuo carro 3 52- 3 54-
sbranato da i Titanni 3<5o.c"ofe— >
/e ^ce Eleufme 3 6o»fm (ongton-
tìonc con Triapo 3 64
Baccanti 513
Fdfcfce ^ 347.349.355
5ef f 0 adorato in Kgìtta 60.215
BsUerofonte 249
Bellona 2 29.2 3 1
Belzebù 390
j?e»i mondani in potere della Fortu-
na 137
Berecintho monte 177
Bsfìiefen%a religione 2.
Bonadea 188. 19/8. 290.291.487
io/cibi ifl yemratione 555
O L A. '^
B«o?/o Euente ^c)Q
Buoi d'apollo 55.58. (5o.6i.(iJ
ìDm»<^ ioi
C
Caduceo 352.281
Calumnia d* spelici 82.383
Cani dì y ole ano 32^
dei Lari ^66
Canone dio 56 5. 5^^
Canopo 112.214.491
Ctf/v//i tagliati offerti a Deità 2 2 j
4P5
Cappello Yofio da chi portato 5 1
Cappello fegno di Libertà 1 60
ldo.311.481
C^/?»*^ ^maltea 135
C<i/?re rifpettate in Egitto^ & in Gre-
cia 114
Grj?ro oj^ryro ^^Z .y^/?o//o 89
vittima di Bacco 364
Carboni co' Termini 498
Cariddi aio
C<«r«<j (/(?^jO Cardinea j i
di Diana lor
dì Giunone 152.153
Cirrri (// quattro ruote $1$
Carreni & loro yfan%ài 448
O/t i» ^Agriento detta la Galea^,
354
C<i/^or; 157.158.159
CauaUo del Sole 80. cfe/ SolcjLunx^y
Stelle 470. </e//<j I«»<i 101
Cauallo deli' aurora
9>
di Nettuno
312
Cembalo
43?
Cerbero
333-^^5
Cercopi fratelli
285
Cercopitheco d'tgitto
562
Cerere
189
Cerimonia di tregua 3O
prtf è' 332
Cero dìo
3P3-3P7
Cerni di J^ana
98.101
...
Cha-
T A V
Charonte ^$6
Chìaue della gran Madre lyó
Chìmalman Vergine 555
Chimera 247
Choro dì ^rladntt 546
Ciato giouinetto 288
Cìbele iZz»fita feBapevfHoUtiarft
Cicale d'oro 112.454
Ciclopi 141
Cicogna della Concordia a 5 8
Ciglio di Giunone 150
Cigno V eccito d'apollo 5 o
Cigno di Venere 45 4*43 5
Vceello dì buon augurio 514
Cillenio 245
Cime de' Monti in veneratione 5 55
Cinocefalo adorato in "Egitto 59
apre ffo di Vintone 258
Ci/fo fanciullo 352
Cìtlallatonac dio del Mexico 5 ^ 3 •
Ciuetta 304
Clamide 588
Claudia VeHale l yp
C/^«<r d'Hercole 2 8 7. 4pg
Clemenza de' Trencipi efprejfa nel
fulminare di Gioue 141
Cleomene Capitano d'^lejfandroo6o
Cloto 253
Coc/fo 2 44
Colombe dì Venere 43 j. Colomba fu
la fpalla d'apollo 8p
Colonna bellica 501.507
Co/or; de' fulmini 1 40
Cowo ?4^'34**5^3
CoKc^ f/i Venere 4^5
Concordia 2 6$. Conopeo 515
Conquifle degli Egìttij 145.145.
147
Confo dìo 214
Contemoque dio del Mexìeo 551
Confo f ow /e (/ir^t ^j^,^6^
Cora^^'^a di Minerua 3 1 5
o L à:
Corìbantl l'j^
Corna per bere 5 4 5 • 5 1 -^
Cornachia della Concordia 168* di
Minerua 511
Cornocopìa 155.475
Como t/i douitìa 225.558
Corona del Sole 80, corona murale ^
182. ^// j^ercM 1 47. d'Vliuom
. X47.47P
Corwo vceello d^^poUo 50
C ama ninfa 52
Croce decuffata $26. nell'Indie 5 5p
55o
Crocodìlo adorato in Egitto éo
Cucco vceello di chi 155
Cunìna dea 175
Cupido 40 5 . co« Mercurio & Herco-
le 40 p. vincitore di Tan^i^.con
Venere ^^^pXitharedo 525
Decima, Varca 251
Dedalo, intorno alle fiatue che cofauj
operajfe 66
Dee bianche 259
Delfini di Nettuno 2 1 2 . 4p i
Demogorgone 1 5 . 45 2
Demonio fìmia d'Iddìo 555
D« Ar^'.;« £gi«o 5
Confentì 5
Z)f ; y^wi^ft ^^«f*-^ humana 1 44
^<z;zwo 7 p/erfi </;* /<intf 2 p
rapprefcntatì con figura Vira-
midale,& perche 145
Veigenetlij 282
%^tt 551
chiamati fuora delle Città 551
^«ffi mafchì e femìne 445
JD^-Hr^ , e fmìHra come s'intendano
nel Cielo 94
Decreto 217.492
Deuerradea 125
i)c« J o«(/e 1/e«^4 45 1
<i 2 Dm-
T A V
l>iMÌemi de* nojhtì Sant'i 5 ip. 5 8 y
Vknatfefut 472
Dea delle caccìe py. fm arco
pS. perche co fi detta » la mede-
fima con la Luna p8
D'una F afcclllna p8
con l'aYcoyCon la man aperta^,
con la face 104
triforme ^6
D'iftera libro di Gìoue 142
Dio fenT^a figura 3 .4. 5
foloapprefio i Giudei 4
Dio delle Lettere y& della Eruditione
apprejfo i Ciapofiefi $6S
Difcordia 528.330
Domiduca 1 6p
Donne fen'^a con figlio ip^.riprefs^
39$ ^
Donne di Tracia 2 pi, cacciate da ì
Tempij d'HercoU 2 p 5
Doride 217
Draconc ^theniefe arciere 5 07
Dne co/e mirabili date daDio all'huo-
pto 2P5
£
E^cò 230.231
Echo 24
JEccliffe della Luna 1 o 8
Edufadea 173
£ga figliuola del Sole 314
Egida 141. 3 14
Egmij imitati d(C Greci 125
Elementi mafchio efcmina 44^
loro communan":^ 183
Eleufi &fHefesìc 1 pò
Eloquen"^ 244
Empiifa 472.102
Encelado 318
Endimione i io
Ennofigeo i 1 5
£0/0 2 1 p
£owo c«^f«fi d'Hercole 286
S-fidauro fame fa per Efculapio 7 o
OLA.
£kcw<ì compagna dì froferpina 7 5
Erinne xpa
£vote 408.525
Efculapìo con barhagrande 42
y^wc^a ^<tr^<z yo.figliuolo d'^poU
line . 6p. comer'ifufcitajfe Glauca
7 5 . nutrito da' Cani 183
Efculapìo Cotilco 2 85
Eternità 1 2
Eterno i & euiterno 46 2,
Eur'momo. 235. Eur'mome . 217
Eut'mioheroe 371
Excclfa della Scrittura 555
£
FkAc eie dell'anima ^6
Fallo di Bieco . 348. Tallofo'
ri ^61
Fama buona e mala 36%
Fantafo 277
F^/ciw; 3 5^P'5i5
Fii^o. 251.4p5.f4tc 4ptf
Fauno i©p.i2 2
Fauna j^^g
Fmiore 3 p^
£4«e legume impuro i p.484
Pedale 33»
Felicità 40i.^<r»
£cryo adoprato prima da chi 322
Ferula 350
£e^e (^f ^done 44 8
Fefie del Nilo 4^3
Fibula 44P
£7(^io 134
Figliuole d'Efculapio /^6j
Fiori in che vfo anticamente 342
JF/wwi 221
Flammeo 161.483
Flegetonte 171.244
P/oJ-^ l88.ip6.^22
Fohetore 275
Focolare 187
JcJf /^f altrimenti Vitelli marini 2 1 8
T A V
fortuna ^ji»dt due forti ^y^sjó,
tenuta già per gouernatrtce delle
cofehumane ^j$. Fortuna feden-
te. 5 Sp. cieca e pa-z^^a 391
Fortuna de gli Satin. 594. 5:2*. au-
rea. 3 94. 52 T . in compagnia d\A'
, more.^pó.Fortunaacaualo.SPS.
, fortuna per la Luna 499
fortuna manente. 5 2 o.del Doni 521
Forculo dio 5 5
f or^^^ (f e//;j Fortuna 1^6
Fraude 384.587.388
Frigia dea 1 77
Fulmine di Gìoue. i ^o. finto per fpa-
uentare ifcelerati 141
Fulmine di Minerua 47 6
Fuoco adorato 49 1
F«»'ie.2 38.»39.24i.f)'ff 114
Furi a quarta 245
f/<roKe 525.329
G Platea Nereide . 104.205-
G^//o d' ^polline 5 1
diEfulapio 70
di Mercurio 274
</i M^r/'e 3 3 7.
di Minerua a-yS
Garjìffone dio 5 94
Cemini in Cielo 3 & loro fogna 479
480
6t'/;io . 3 68. doppio . 469. 470. c/e/
Tnnàpey & di luoghi particola-
ri. ^ 68. ^6p. del popolo I{:ma-
nc. 516, c/e/ •S'^K^fo 5 1 7. /';;(- Lct-
tifìernio . i j. in altre maniere .
50'^. d'^ntiotljia 519
Genitali d' uè adorati 125
Cermani & loro religione 5 1 1
Ciano con quatro facete 24. 30 31
G/i;5.i.7 dr /?<-)/ 7c/f)/? 565
Ciafonefi hanno hauuto antkamen-
OLA.
te notitia deUa Religione Chriflk-
n^. 58 J
Giganti 5i7'5op
^'^^^ ghirlande di Giunone 165
Giunone maggiore di tutti gl'altri
Dei, 113 che intende Ifero i Sauij
con queìio nrme. i ì 5. come figu-
ratoli')* da Marciano Capella.
127. con orecchie ^fen^^a, i 29.
con tre occhi, 119. punitore de*
Spergiuri. 130. con lefaette. i^j
Cioue di Fidia 138
Gioue cuUodetHatore jconferuato-
re 13P
Ci oue Cario, e Lahradeo 141
^mone. 145. 43 i fua yera figu-
ra, j{yS »pluuio 434
Giouenehi della Luna 102
Giouentu 4^43
Giudei che fentijfero della Religio-
ne 4
Giudici dell' Inferno 1^0
Giudici come figurati in Thehe. 129
quali deuono cffere 3 8 r
Giudici fa! fi 23 '
G'u7atinodio 16^
G unone 149
Gtunonttuàna 703.104. 152 lega--^
ta con catene d'or'j ,161. fpoja r
1 62 . (fpita 16^. dea nelle no%xf
166 ^Hoi cognomi . lóp. lega^.^ty
daVukano 3:2
Giuoco di luni-i accefi , 7
de F Ali 527
Giuramento cerne rel'jiofo apprefto
gl'antichi 132.13^.135
Giù Wit'ia dluina lenta 2 9. : o
Gìujìitìa 3 So 381.521
Glaucaforella di Timone 2 6
Glauco 20^
Glauco fig iolo di Minos 7 5
Grgone 314.315
Gran Madre 173
a 5 Cratie
T A V
Cratìe con Gìoue . 1 3P. con Venere,
414
Cratìe. ^^i*le mede/ime con le Ho'
re .^'^i. fono quattro ^'i ^. due e
tre ^'y^. fono Vergini ; & i nomi
loro 45(^.45 S. guidate da Mercu-
rio ^'y'jAoro infegne ^'^6.^91.
^SS.loro Tempio in mei^ delle
Gratic in mano ad ^polline 458
Grifoni d' ^polline 504. 505. ado-
perati da' Chrìfiìani anticamente
504, 505. custodi delle minerei
dell'oro 504.307
Ciifoni di Mjneì uà 307
OLA.
Hìacìhto fiore
Hieroglifici Mexìcanì
HìgiafilioU d'Efculap'to
Hifloria quando t$mmcìò
Himeneo
tìomeyocadio del Mexico
Homini Marini
Honorc i^j 5.574.
Horecon Gìoue . i3j> con
437.451.451-453
Hore dette da Horo
Horo figliolo d' Iftde
562
Hort<i
seri
77-79
25
549
205.206
304.319
Vener^^
358
n^-35P
307
H
H^rpocrate 310.507.566
Hafiì di Mìncnia 313
llajìe degli Dt?i 1 5 1 . i 5 3 .i« rece del
Diadema regio 153. donate a gl^-
homìni y doro fi 153. nuncie di
guerra 153
Bebé dea 41
Hecatc P7.p8.pp.i 01. 102.^7
HecatG'mbe 5/8.102.471
Mederà pianta d' Ofiride 351
Hcradea. 193
Hercole gallico. iS"}* 500. conMer-
cuYÌo 284. armato 285. fue fati-
che. zS^-fp^fitionc dtllafua ima-
ghie 2 8p
Hercole di Vrodico 3 07. 507
Bercele Mnf:gfie 500.501
H ercole fin T^a barba .503. rufìico ,
& filii.wo ► 515. alle poppe di.
Giunone 1Ó5
Jìermatker.a ^p^
Hermiflatue 147
Hermi tyi.ij^.^py
Herodotofenfatofrìttors 545
tìefpcro 44^
Ìb; Ve celio
Idolatria d'onde
Idoli del Giapan
Ifigenia
IgnoranT^
Ijìacofiume
282
2.6.7
P8
383
22?
IncantiiCon che parole fatti 108
Incuboy ouer Efialte 123
Iwc/i? conofciute daU't Bgitij 546»
Infegne militari 334
Iwy5c'/?4 384
Inter cìdorre 123
Inu'diftmiUagl'KAuoltoi , CÌ^ <z//c_-^
Aio/t7;e 385
/m'i^i4 384.385-3^^
7o altrimente ifide 103
Joto 43P-5-7
Jm 327
Jrìde.i$$. i^f-^.paffodegliDù
47P
J/zi/f. 102.103. 105. 10^. con Oro
in braccio 5^5
Ifole dei Beati 2^0
Ifoledelle Sirene 205?
Iterdnca. Giunone 2 60
T A V
L^chefiTarca» 25:5
Lamie 244.4P5
Lari 187.355.96Ó
Laro vccetlo d'tìercole 288
Lafciuia come dipinta 125
Latona cangiata la Lupo 4P
inauro della littoria 322
d\Apollìne 3J2-55«54
della Lu'ria 5>7
Xe-^ró 25)3
Xe^i t^e/ Corfice e/r^^ff nella data
Zeon'^a d'arche fdao 471.525
Lepre an intale di f'' enere 411.412
Lete fiume 244
Lettera di Vitago ra 308
Leuava 173
iÀhero Tadre 344
Idmentino dio 3 4
tibithia Venere 2-53
Lìngua facra a Mercurio 26^
Lione perche d'Ope 17(5.182.183
Zio«i animali di che Deità 64
dì Vulcano 323.324
iiy^r d'apollo 44
Lifmaco fegnò le fue monete tm l'i-
magme d' ^lejjaudfo Magno,nort
con la propria 505
LiJJa furia 245
X??«o 558
Lite &lìt are 463
Xof 5 pitt^zt^ j e^oì m'isìerif 113
434
Xorr<2 , 0 Talesira figliola di Mercu-
rio 270
Xkcì c/e//rt Sctìttura 555
Lucifero ^dp.^óp
Lucina 102. 103. 104
Lnnationlucedafe 100.102 i«-
mmorata, 1 1 ofiiofentimento ma
O L A.
►/;z/f. 118. 1««d hianà
98
Lunette nelle cali^ de' Nobili 1 1 1
Luno dio 448
J^po animale d'apòllo 48
iti
Macaria de ì Greci era la Feli-
cità appreffo i Latini 40 1
Maghi di The/faglia 1 09
Maloco Idolo del Ciapan ^'jt.^'jz
Manie dee 239
Mano confecrata alla Fede 267
495
Manubie dì fulmine 1 40
Marauiglie del Fulm ine 1 40
Muffila 339
Marte il medefimo, cheH Sole ■ Ó4
Marte con Venere 3 24.423 .449
Marte con raggi intorno' l capo 323.
come nacque 3 24. jua imagine »
3 25.325.yaoi Caualli 3 26. tt^c-
y^?o (i.t' Scithi 327. 328. (/^i-^
gl'arabi 3 2%-fua vìttima Juo fi-
molacro in Tcrfiia ,Jua cafa 3 29.
fiuaflatua legata 331. Cauallofua
vittima 335. Juoi animali 3 37.
y«rt pianta 3 efiuafefla 337
Materia delle Batue 13*^4
Matrimonio co' l giogo e ceppi 1 6j
Max^^ d'tìercole 28
Medufa dì chi infegna • ^4
Medufa j 1 5
Meliffa nutrice di Gicue 157
Meragetedio 254
Mercurio 1 (5o.2 7 8
Mercurio con barba 278. cc;?2 *r^ c*2-
/?i 2 7 S'prjtettore deTafiu-ri 2 7S.
i/ mede fimo, eh e' l Sole 2S1.il me-
de fimo, che ^ntibi i^z.il medefì-
mo contìercole 2 8 2»fuQ oracolo in
^chaia 2^3
Meta di Venere 5 2 7 . 5 5 §
Miagro,& Miode ' 290
Mida
T A V O L
M'M - -343 ^'i-fifii
Miner uà co' l fulmine • r4o
Mìnerua prolùda 5 ^ ^
Mìnerua 29-) armata 1 9 6. 2 9 9* T"^
lucerna 302. fue arti ^ e 2
Adìnerua frenatrìce ^iS.fua Fepa^
^^S.fiile porte della Città ^ 1 9
2^1inos 230.232
Minotauro 3 33
Miquitlantecatle dio del Mexico
551
iWirf 0 di Venere ;^ 5 2 . 4 : ^
MhhraSole 561.465
Mithra frigiana 453
A^>mo 385.387
Montone in Egitto 147. rf^o ^/ -S"o-
/e 45 3
Mor fa Venere 445
JWorf e 2 6
Mulo animale della Luna loi
Af«/f 44. 45 perche noue 46. wowzi
/f))*o interpretati di 46
Mutino 16^.^61
A.
4P4
Nodod'Hercole 4S3
N' mi de' Dei 3.5
No'/?^ ■■ 251
Noffe 275. Af^t/re </e//e ; Tofchcj
252
>/o:?::^e e^/oro cerimonie 161 . 1 6|
167.16P
A^ Ccafione
Vy Oceano
5P|
216.491
Ombrella
515
Ope moglie di Saturno 2p.
174.214
Opinióne .
.305
Oracolo di Verità
293
d'Orecchie
ap3
Orjìe
5^8
Oro pìouuto
238
Ofiri in Egitto il mede fimo
, che Bac-
co appreff) i Greci. 355
. comefat
tòdagl'Egitij
556.549
t^
N^rcifofiore corona di chi 238
35a
Natura dea 103. 104
"Saue del Sole 5 3
Naue d'argo 5^8
Nauìgio d'i fide 473
Neccffità 253
Nfm;/r 377.3783^9-521
Nettuno 201.212
Ncxtepeua dio del Mexico 5 5 i
Ni/o adorato fotta' l nome di Serapi
62
Ni/o 325 226.493
Ninfe 453 .^-j.pS.di Giunone 1 56
Pc/f c^ 2 64
Tagode dell'Elefante' 5 64
Tu/e 188. 19 5^ dio 487
Taletnohc 410.4^0
Taltflra 269.272
TalLide, e Talladio 298
ValTu^cT^a 312
Valme date agl'^.'uocatt 5 e o
Tj« innamorato a ella Luna 116. è
l'V?vuerfo 1 1 ^.fuaìmagine 116
1 17.120
Tan aio principale apprcff( gl'Est it-
tij 124.126
T.mico terrore 116
T- Dino gol' fio 487
Tupaucro della Luna 98. fimbolo
d'i
T A V
parche lo^. a 50. 253» Vefllte di
bianco 252. come figurate 2 5 J.
*Parfimon'M de gl'antichi 5 1
Tartunda 1 69
Tataicidei 929
Tauentia 173
Tauone ijj
Tegafo cmaUo dell'aurora ^ j.
^'eflj (/e//e Baccanti ^49
'Penati 3 66
Temten%a 383
iPenne d'^mltoìofegno di che 1 54
Tenne dì Mercurio 270
Té-Z^/o (fi Minerua 316
Terì fiera 43 5
*Ptrftco dì Harpocrate 311
Tertunda 483
T/Vo 1 09
!P;ene mutate in Tiche 46
tPie?^*^ adorate 5
T/e/r j deuorata daSaturno 2 5
Tiefriì «f nt (/e' FfKz« fignìficatìua
del Sole 507
Tìetre gettate alla fìat uà di Mercu-
rio 278
Tìetra manale 558
Tito de' Ladri 366
Tilunno 123
yi«0 (fi Tannò. per lafraude^
177. cf e//^ ^r^z» Madre 3 8p
Tioppa arbore dì Hercole i^o.arbo-
re infernale 34P
Tiróo (fc<i 441
Tìthone vccìfo da ^polline 48
Platano albero del Genio 3 7
^/«f 0 (fio (f e/Ze ricche'^j(e 2 3 7. 3 7 5?
Tintone 1^0. fuo colore , fua corona
fuofcettro 23 3.^/4^ Ce/^^^ , _/«<o
Chiane. 2 3 5.y«ol Crt«^/i 237
Tò fiume 224
Tomigunatì 270.485. 5;! 2
OLA.
Totnona i$6»i2J
Totìnadea 173
Torpora dì varij colorì 486
Torte del Cielo 1 5
Tortuno 16.2 11
Treghìere 463 . c^o/jpe 3 1
Trencìfe come figurato in Thebe^
151
Trwpo 3^7.360.361.362.365
Beccefue animale 3 64. perche^
di Fico 515
Troferpina 174. i88. 185?. a 00
Trofiimno 5 1 5
Troteo 216
Trono fiici , dai colori della Luna^
107.108
Troteruìajacrificìo 331
Trometheo , &fi{afauola 1 .7. 8
T udore 171
OFaneuoa 58 J
Sbercia adoratapcr Cioucj
Quercia primo albero 163
(fi chi ghirlanda 177
Querimonia dell' ^Autore contra Ic^
donne 394
j^e5 ?em/7Ìf (f e/ Mexico 555
Quetxalcoatl dìo dei Mexico 553»
$55-557
RUdamanto giudice all' In feri-
no 230.231
Ragione attribuita a gl'animali d^tj
chi 46 1
Re^ d'Egitto che infegne portauano
in capo quando compariuano in
publlcQ s T 7
Ke-
T A V
l{e!atione del Gìapone 585
Religione propria dell'homo 1
Rbamniifia 378
Rhea 2$
Kicchex;^ allettano come le piume
delTauone 15^.154
Romani molti anni jleterofcnv^ fìa-
tue degli Dei 5
RoJediFcnere^ló. come colorite^
Roffcre negl'amanti 41 8
Bernina dea 173
Ruota aggiunta alla Fortuna 520
S\Acerdoti caHrati ijS
Sacrificij di [angue 555. dì Dia-
ria con battiture , & vittime hu-
mane 99
Sacrificio di Scithì 527
Sacrificio bibeftemmte 288
Saette d'^poUo 48
SalutCj&fiiofegno 1^11
Sangue fparfo per Cibele 181
Sarapide Dio jp.perilSokj&per
Cioue 6 8. imitato come da Mexì-
canì 5^7
Satiri II 3. 124.473.474
Saturno a 1.2 4.2 5.27. 2^.3 ©.31
1 3 5 .45 3 gliftfacrifica.ua a capo
[coperto 25?o
Scarauaggi 5 2
Scettro con l'occhio in cima 54.131
Scettro de Trionfanti 1 47
Schifo, ouero Battello 2 8^
Schifo d'HercQk 2S6
Sdlla 208.487
Scudo dì Minerua ^ii, d'apollo
93 ^ ^
Scure [aera dì Caria 142. chiamata
ìngiudicio 148
Semirami nodrìta dagl'vccellì 183.
o L A.
di chi figliuola. 21 8
Senati de' Dei grandi ^61
Sepolcri fuor delle Città ,&fu Ic^
fìrade 488
Serpe perche d'FfiuIapìo 70 . 7 J
Serpi tenuti di natura dìuìna appref-
[oi Fenìci 127
Serpi dì Cerere 1 8^.48 5
Serpe di Minerua 29$
Serpe dell' Hefperìdl 502
Seruch primo Idolatra 6
SethoneRe ■ 32©
Seueredee 2Sp
Sfinge 247.25>8.45?4
SìcUìa dì Cerere 190
Sigalione 310
SUeno 12^.343.344.513
Sileni & ì^ìnfe morti 3
Sìluano 12 j
Simone Janco 503.514
Sirene 206.487
Siria dea 152
Siringa canna 126
SOìrod'lftde III-45?
Smeraldo non fttagUaua anticamen
te 48P
Smintio ^poUìne j6
Sogni 277
Soldati di Mario ama':^tì dalla^
Gorgone 315
Solcy & Gioue 40
Sole,& Lunafen-x^Uatueappreffo
chi 41
S ole fen'2^ barba j^i. occhio di Cio-
ue 55
Solcefuoì effetti 64. fue Hatoe ìfi^
Egitto óy. padrone de' Tempi 6p
Solere fuoì Caualli So.fuo caro 80
[uà corona St
Sole co'l capo d'^Ariete 8 3
Sonno adorato con le Mufe 1 74
Sorapì in Serapì 59
Sorte 377
Soft-
T
Softpolidio
Soffictone
Spamiercd'^poUg
Spamere
Spauento
Stafile Ninfa
Stagioni dell'anno
A V
52
127
311
352
37
Statue ^.j,p.iui2
Statua micidiale cottdanata 149
Statue con le coma 3 46
Statue & loro ri/petto ^6 2
Stelle nudrÌY fi delle htipidìtà tene"
siri 3 & marine 4S
Stercutio 2 J
Stigta palude 244
Stimula dea 5 op
Streghe 244
SuadeU 442
Subigodlo 16$
Sumatio dio 1 40
Superfiitiofi 4<52
Tacita dea $op
Tala(fione i6S
Tanaquille i58
Taraftppodio 215
Tarrutio marito di Flora l p 7
Tauola di piombo antica s 1 5
Tc&ro 2 24
Tde/ò nudrito da cernì 185
fempij del Mexico 5 5 J.t/i G;^«o 3 8.
(/e//^ T'^tce 263
Tempo, &fua velocità »^i,fua di-
uifione 6g
Termine dio 2 6*^9 8
Tejr.2 173 .y«<.t imagine 1 74. 175'
adorata da' Germani i%i, flabì"
le 484
Terremoto di Nettuno 2 1 6
Tenore 311.325
Tc/c/^ io da chi adorato 5
Te^nggme v 423
O L A.
Thetìde 85.21d.331
Th'vrfo 137.34^-351
Thóit,eTheut 272
^^M« 355.355.35:7.358
Timore 31 1.3 12
Titano fratello dì Saturno 2 7
T/ffiwi 314
Toga palmata - 147
To^^ Wcc^ rfi /><z««o 488
Topi di P^oUano 320. </<« cibi orfwfì
320.321
Trasformationi di Cioue 1 4p
Tridente di Nettuno 203
Tripode 2pi.2p4
Trionfo ritrouato da chi 351
Trìtoni 487. yopm'/ ?£»»j5Ìo rfi S^f«r
no2^,deidelmare 203.205
Tn^ori^ 3 pp
Tritolemo 48 5
Trifonio &fua cauerna j^.ilmede'
fimo 3 che Mercurio 7 4
Tubalcain jop
T7^t'7;imHl 551
V agitano dio ij^
Vafi di coryia per bere 3 45
VccelliGitmojie 154
Veìoue
13?
Venere fra le Tarche 252. wo^/ie </«
folcano .324. fife^ (/e//^ bellezj-
:(a y c^ ^c//^ libidine .451. come
K.7/-ÌÌ . 43 2.J/ì;o Tempioin Tafo .
43 i^nuda.^-^ 4. comerapprcfen-
tata. 43 7. Callipiga. 43 7. //'erri-
cordia. 440. Celeste . 440. co?z_->
Mercurio 442. Machinatrice ,
ei^ Inuentrice, ^j^^.^rmato-^
Vincitrice 3 & in Ceppi 442»
443
Venere Monfo . 445 . barbata . 445
/^^y. vincitrice» jop 5 lO.rorwifw
r<?fa 526.527
■ re-
T A V
yenen , <^ iProferp'ma per la Terra
Venere dichiarata
Venere tiro nel gioco de' Tali
Venti
Vento
Vergagianale
449
527
378
305
227
Verga del Sonno
Verità
Verminaca 0 vBrbena
Vertuno
Vejla &fue Vergini .183. fuo fuo-
co,&T allodio 484
Vefiibolo 189
Veftiti antichi doue , & quando tro-
ttati 487
Vìa^ppia 58?
Via Lattea 175.483
Violenta dea 252.326
Verginenfe dea 16$
Virtù corno della Copia 176
Virtù. 305. macchile 203
Vittime per qual caufa diuerfe i p 2
Vittime di Gìoue, 1 /^S-diCerere. 192.
di Troferpina pj. della grafL-j»
Madre i Si. di Marte. 3 2 8 . 3 3 J.
di Minerua 338
Vittoria s^t.^^^.^lj^.^^6.in ma-
no di Cigue 126
0 L a:
Vliuo fegno di Tace . 2^2, è di Mì-^
nerua. 302. rfi Gioue. 138. dellit
Vittoria 33*
Vnxia Giunone 1 6p
Volcano che 127, coH fulmine.i^t
Volupiadea 2^8.30^
Vfode' Carboni 45?^
Volcano 319.320.3 22.397
X
\Aca Chine fé $6 $.^6 6
Xiri figliolo d*uimida ^6^
ZputT^eque dìo del Mexico
551
Z\Attera co'lfmulacro diHerco^
le 291
Zefiro marito di Flora 222
Zodìaco 3 &fuoi dei . S.fi parte in
quattro parti 280
l^cl Zodiaco il Leone è cafadcl So'
le 5^
IL FINE.
Con Licenza de Superiori
-I
THE J. PAUL GF:iTf CENTER
LIBRARY
f
^ 1