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LE NOTTI
ȕ YOVNG,
TRADOTTE DJL FRANCESE,
Dal SiGNOR Abate Albert I.
Sunt lacrymsL rerum j 6" mentem mortalia tangunt^
VlRGILIO.
Terza Edizione, corretta ed accrefciuta del
Trionfo délia Religione.
T O M O PRIMO,
'^^^ s v^
IN MARSIG LIA,
Appreifo Giovanni Mossy , Sramparorc délia
2v4arina , e Librajo , ncll' Arfcnale.
o>:
M. DCC. LXX.
CoN Privilegio di Sua Maesta*.
YO^^^'G OFFRAÎTT SON Ll^^RT. AI^TEKl^V.]
LES NUITS
B'YOUNG,
TRADUITES DE VANGLOIS,
Par m. le Tourneur.
Sunt lacrymA rerum ^ & mentem mortalia tangunt,
Virgile.
Troiiîeme Édition , corrigée & augmentée
du Triomphe de la Religion.
TOME PREMIER.
il v5 •/) Il
m
A MARSEILLE,
Chez Jean Mossy, Iraprimeur de la Marine
& Libraire , au Parc.
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!=<S»
M. D C C. L X X.
Avec Approbation & Privilège du Rou
ÏL TRABUTTORE
A chi legge.
X V EGL I 0:5'/ dclla campagna , neceffafj
aile mie lunghe , e penofc occupa^ioni , ej^
fendomi venuia aile mani la iradu-^ione
Francefe délie NOTTI Di TOUNG, délie
quali io era invagklto fin da quel tempo ,
che fe ne vider ^ gïa [on dïecï annï y alcuni
fquarci tuI Choix Littéraire f/i Ginevra, e
che m' invogliarono d.ella lïngua Inglefe y
non duhitando che eguale non fia la brama
dï chi n el:}e conce^:^a , ho prefio immanti-
nente a trafiportarle in Italiana favella ,
ftlmando , che la Tradiqione d' un Opéra
cosï prodigiofia j pojfa meritar il vanto fiovra
un grandijjlmo numéro di produ^ioni , che
diconfi originali , e che d' originale altro
non kanno che il frontifipi-^io. Leggier
imprefa cenamente per me non era y il
far conofccre ail' Italia un Poema , che
ficnto non ejjcre appieno ïntefo ncmmen da
tutti gli Inglcfi y Poema in cuiy ad onta
deW originali kelky^^e y che in ogni parte
ajfollate s' ammirano y régna tutto il difor-
dine d' una fantasia abbandonata a' rnoyi-
m.enti y e a' trafiporti d'un anima y che agi-
tara dal piii fcrvido entufiafmo ,, fi slancia^
yy e hal-^a d' idée in idée , di fientimenti in
f3 fentimenti yy e fieguendo la rapida, tumul-
a iij
vf ÏL Traduttore.
tuofa lor progrejjlom , pofpone , confonde,
fnoltiplka j rit orna ogitora fu i prïnû pajji,
ripete glï jlejji prlncipj , e Jconcatena ogni
cofa. 1/ energïco Traduttore Francefe ^ che
ha rnaravig Uofamentc faputo fclogliere il
nodo , e rende rji padrone dclla materia^ col
Jar vintlquattro Notti délie nove , ond'
€ fûrmato /' originale , e che ha potuto in
ccconeio modo affortire , comhinare , e fal-
àar irifiemc le imagini , i psnJIeTi , o le idée
Jimdari ^ le affaùtà filo fo fiche ^ poetiche , e
morali _, m' ha agevolato la Jirada in tal
giàfa y che poco m è pih rimaflo a dorer
Jiire. E' fiior di dubkio che que (la fublime
elegïa avrà fmarrito y non folo cib che l'ar-
monla dd verfo ridctto in profa y di necef-
fitcL deve perdere ; ma ancora men vivi fa-
ran riufciti i colori di quelle tetre y lugubri
pitture y che una pcnna Inglefe y in lingua
jorte y energica , ardita , nel cupo univerfal
Jllen'^io délit Notti piu huje y dclineo in
mey^y^o a fepolcri. Cio non pertanto poffo
francamente avan:(are, che l' incomparabile
Traduttor Francefe ha faputo cosi bene
calcarne in fua favella y le imagini che
rade volte m' e giovato l'originale , fan te
maffme che ho prefo a feguir paffo a paffo ,
e quafi parola. a parola la. di lui Tradwfio-
ne, che s'è pojla in confronta , per agevo-
iare a un tempo lo fudïo d'ambe le lingue y
a colora che ne fono vaghi ; e per mofirare
infeme corne V Italian a favella energica fa y
€ do\'iy,ofa al pari d' ogn altra lingua.
Il Traduttore. vij
Talvoha ho aggïunto qualche ver/b inglefe,
in que' luoghi majjime ciove più dchole pa-
rea la Tradws^vone , o dove crcdea necejfarlo
lo aggiugnere qualche paroluccia ^ a rendere
pià compiutc le fraji j e allora ho procurato
<:ke fi (iampaffe cïo in altro carattere , o
appic délie pagine ^ qffînchc pià facilmente
fccrgere fi poicffe. Ragïonvorrebbe ^ che in
quefio luogo, io facejji onorevol men-;(ione di
alcunz perfone^ che , o m' inanimirono ad in-
tiaprenderc la prefente fatïca ^ o ajuto mi
porfiero a foficneda , e fra quefie quelle
fipe-^ialmente y che non degeneri dal nobilifii-
mo Italianc Jangue , che ficorre per le lor^
vene y midrljcan pure per V Italiane lettere,
fingolarijjlmo genlo ; ma ficcome piu che
di volgari lodi y quali fiarehher le mie, e(]e
fion merltevoli y cosi mi rlmarro dal famé
parola , giacchè gradificono fiolamente il
huon volere , e che il cuore pià che la penna
loro fi dee confecrare. Se avverrày corne
non dubito , che fia accolta in Italia y corne
lo fu in Francia quefi' Opéra y fi feguirà a
tradurre il rimanente di cio che lafcio ficrit-
to V incomparahile Young y e di cui diflefia-
mente fi ragiona nel fieguente Dificorfio pre^
Uminare.
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a lY
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'^^mniLiMLn:iiiiaarmTnnT:ranin:.myij^.4yyiixgmiiJ
D ï S C O R S O
PRELIMINARE,
Contenente un jïjlretto délia v'ita dï Young ,
alcunc rlfleJjLoni circa i fuoi talcnti ^ cïr-
ea h fue notti , e circa la tradw^^ione ,
con un idea di tutte le di lui opère.
E Edoardo Young non foife ftato cheun
valente Tcologo dell' Inghilrerra , pCco alla
pollerità riufcircbbe interelïante la di lui
vira. Ignora TEuropa il merito dsl Dotto-
re , e la patria in a già 1' ha pofto in ob-
blio ; ma il gran Poeta, lo Scrittor Origi-
nale è iicuro di accorapagnare ail' immorta-
lità i Swift 5 i Shaftersbuiy , i Pope, gli
AdilEon , i Richardson , de' quali fu o T a-
mico , o r ail'ociato letterario. Egli entro a
parte délia rinomara opéra dello Spettatore,
e fopravviire Tultimo a quel gruppo di ce-
lebri Autori, che illiiftrarono ringhilterra,
del pari che il cominciamento del noftro
fecolo.
Il giifto di Young fu meno fquifito di
queilo de' funomari Scrittori-, ma fi direbbe
quafi ch' egli ebbe a fdegno d'averne. Ne-
mico air eccelfo di tutto cio che fapelTe
d' imitazione , egli abbandono a fe ileifa la
.iTvJ *«-/rN!s[Ts ^. I V^i
DISCOURS
PRÉLÏMINAIR.E,
Contenant un ahrc'gé de la vie
d'Young , quelques réflexions fur fon gé-
nïe j fur [es Nuits & fur cette Traduction ^
avec une idée de tous fes Ouvrages.
v3l Edouard Young n'eût été qu'un habik
Tlicologicn d'Angleterre , Ta vie intcrcileroit peu la
poflériîc. Le mérite du Docteur cfi: ignore de l'Eu-
rope , &: déjà oublié dans fa patrie s mais le grand
Poète , l'Ecrivain original eft fur d'accompagner
à l'immortaliré les Swift , les SUaftersbury , les
Pope , les Adillon , les Richardfon ., dont il fut ou
l'ami , ou l'ailocié littéraire. Il eut part au céleb:-e
ouvrage du Speéîateur. Il a furvécu le dernier , de
,ce groappe d'Auteurs fameux qui ont illuRré l'An-
•SileteiTe & le commencemeat <Ie notre fiecle.
Young eut moins de goût qu^ ces Ecrivains.
Mais ow diroit qu'il dédaigna d'en avoir. Ennemi
jufqu'à l'excès , de tout ce qui fcntoit l'imiùition ,
il abandonna fon imagination à elle-même. Né
pour è:rc original , il a voulu l'être , & remplir uiîc
a y
X Difcorfo prcUm'uiare.
propria irnagina^ioiic. Naro pcr clfcrc ori-
ginale, egli voile etterlo , cd eieguir quella
parce , che gli era propria. Abbandonate le
vie ordinarie , ie n'ando in mczzo a' iep ci-
cri a fondare il monumcnto dtlla fua im-
mortalirà- Queil' era il mezzo di llabilirlo
in laogo , ove poco avclTe da pavcntare la
rivalita de' (eguaci. Quand' anche l' iilclîo
genioj e i medeSimi atlanni vc ne traicinal-
Icro alcLini , s' accorgerebbero ellî ben prei-
to clie le è agevol cola lo fabbricarvi con
miglior or^line , non lo è pero egualmcnte
il potcr giugncre alla medelima akezza.
Numerod iono i difctti , che di prima
fronte ii fcorgono nel Poema délie Notti ,
o fia délie Lamentazioni , e il riconcfcerli
è quafi cosi facile come sluggiili \ ma non
percib lakia d' ellerc la più liiblime clegia,
che mai lia ilata flirta circa le miicrie deli'
«mana condizionc , e 1 piu ardito menu- ,
mentOj in cui le maggiori bellezze délia •
poeliâ rifplcndono , unire aile graa verità
<ielia morale , e délia religione." È impof-
£bile di legger quelV opéra , unica nel fuo
gcnere , fenza braraare di aver piii diftinta
contezza del carattere , e de' principal! av-
'veiaimenti délia vita d' un uomo , eotanta
Irngolare per coloro eziandio che pcr genio
vaghi fono del riciroi e tanto maggiormcn-
ee per i lettori ordinarj , e per coloro, che
pafl'ano la loro vita (enza rirlettere.
Nacque Young nel 1684. Il Dcttore
Êioardo fiio padre, Decano di Samm, c
Difcours préliminaire. xj .
tâche tjui lui fût propre. Quittant les routes ordi-
naires , c eft au ii>ilicu des tombeaux qu'il eft allé
bâtir le monyment de foa immortalité. C'étoit le
placer dans des lieux où il avoit le moins à craindre
<le fe voir fuivi par des rivaux. Mais quand le mê-
me goût SiC les même chagrins y en entraîneroient
d'autres , ils vcrroienc bientôt que s'il eft aifé d'y
bâtir avec plus de régularité, il ne l'eft pas d'attein-
dre à la mèixït hauteur.
Le Poçme des Nuits ou Complaintes préfenre
^ès défauts nombreux? qu'il eft prefque aufli facile
d'éviter que d'appercevoir ; mais ce n'en eft pas
moins la plus fublira.e élégie qui ait jamais été faire
fur les miferes de la condition humaine , & le plus
hardi mooument où les grandes beauté? dp la Poéiîe
irillent unies aux grandes vérités de la morale ^
■de la religion. Il eft impoflible de lire cet ouvrage ,
unique dans Ton genre , fans deûrer de connoître
plus particulièrement le caradère & les principaux
détails de la vie d'un homme fi fingulier pour
ceux même que leur goût porte à la retraite : à
plus fprte raifon pour les ledeurs ordinaires , &
feux qui paiTent leur vie fans réfléchir.
YovNG eft né en 1684. Le Dpétcur Edouard fou
l^re , Doyen de S^fmi & Curé d'Upham , daiis le
a v;
xîj Dlfcorfo preliminare.
Curato d' Upham , nell' Hampshire , lo in--
vio al Coliegio d' Oxford : ov' egli fece i
fuoi primi fludj. Giunto ail' crà di vinti-
quattro anni attefê alla Giurilprudenza nel
Coliegio d'AU- Seuls j ma troppo era vi-
vace la Tua imaginazione , perché porclie
appagarii di cosi aride cognizioni. L' ifiin-
to del nafcente fuo ingegno portato lo avea
per tempo alla pocda -, fin dalla prima gio-
vinezza riienti gli flimoli di qiiclla paillon
per la gloria^ che luol cller prefagio de'
gran ralenti _, e che lovente foftoca la pal-
iione di far fortuna. Young cortcggib lun-
gamente la fortuna , e la gloria j egli non
ottenne fuorchè queft' ultima , che non è
in poter degli uomini il ricularla ail' in-
gegno.
Egli die principio dalla fua Tragedia di
Bujîri nel 1 7 1 9 , che fu feguita duc anni
^opo da queila délia Vendetta. Quelle due
opère , e Ipezialmente il Poema lui Giudi-
zio finale , giunto a quello délia Fo7\a délia
Relïgione , o fia l'Ainor vinto , annunziaro-
no agi' Inglefi , che un grande Scrittore di
più, venivâ cccupare il luo lucgo fra queili ,
ch'erano allora il foggetto délia loro am-
niirazione. I Grandi vollero conoiccrlo, cà
un ve n' ebbe che fi ftudib feriamente di
giovargli. Il Duca di Warthon h dichiarb
pubblicamente fuo Mccenate^ e fu pure fuo
benefattore fegreto. Egli il fu eziandio dcgli
, altri a {îia richiefta. Young vedea con rin-
^"çrefcimeuto le nuove fabbriche del Colle-
Dlfcours préliminaire. xi'ij
Hampshire , l'envoya au Collège d'OxfoiJ , où il
fin Tes Humanités. A l'âge de 14 ans , il fit fon Droit
an Collège d'AIl-Souîs 3 mais il avoit trop d'ima-
gination pour fe contenter de ces connoi'fanccs ari-
des. L'inlHnft de l'on génie naifTant l' avoit porté
de bonne heure à la Poéiîe : dès fa jeuneflc , il fentic
cette paûîon pour la gloire qui préfage ordinaire-
ment les grands talons , & qu'étouffe fouvent la
pafTion de faire fortune. Young courcifa long-temps
la fortune & la gloire ; il n'obtint que la dernière ,
que les hommes ne font pas libres de refufcr aa
génie.
Il débuta par fa Tragédie de 5tf/7r/'.y , en 1719 ,
qui fut fuivie deux ans après , de la Vengeance. Ces
deux Pièces , & fur-tout fon Poème fur le Juge-
ment dernier , avec la force de la Religion , oa
l'Amour vaincu , annoncèrent aux Anglois qu'un
grand Ecrivain de plus venoit prendre fon rang
parmi ceux qui fixoient alors leur admiration. Les
<jrands voulurent le connoître. Il s'en trouva un
qui voulut férieufemcnt lui être utile. Le Duc de
Warthon fe déclara publiquement (on Mécène , &
fut encore Çon bienfaiileur fecret. II le fut même
des autres , à fa prière. Young voyoit avec peine que
les nouveaux bâtimens du Collège d'All-Souls , où
il étudioit les loix , reitoien: interrompus , faute de
fonds •) il engagea Iç Duc à faire prçfem d'une iocTi-:
xtv JD'ifcorfo prelimlnaTe,
:gio d'All-Souls j ov' egli ihidiava le Icgg'i ,
ximancrii intenotte per mancanza di dana-
ri , egli induUe il Dtica a far regalo
■d'iina Comma ragguardevole s Y cdiiizio
fu condotto a hne per mezzo di ua
îal generoio fovvenimento ^ e '1 giovaiie
Aurore valeiidofi cosi nobilnientc del pro-
prio crédite prelfo del Duca , meritb di
cntrar feco a parte dclla pubblica ricono-
Tcenza.
Elîendo vacato un pofto di Magiftratura
în Cirencelter, Young tu ncl numéro de'
concorrcnri: egli era fufEcientcmcnte verfa-
to neile leggi del lîio paeie , onde poterlo
occuparc, e inlleme fortem.ente appoggiato
<ialle rac£oniandazioni del Duca. Turtavia
non gli riufci d' otfenerlo , e v' è luogo a
credere che ne rincrebbe maggioimente al
fuo protettore, che a lui.
Allarckj Tuorno fi fcofta dal proprio ge-
nio 5 il primo oftacolo che lo arrefta in al-
tra ftrada , d' ordinario è baftevole a ricon-
«durlo alla prima. Young abbandona la Giu-
jirprudenza , di cui non avea mai fatto al-
cun ufo, e portato dal proprio ingcgno alio
iludio délia Morale, e délia Teologia , ab-
traccia lo ftato Ecclefiaftico. Egli ru quafî
dîubito nominato Regio Cappellano _, e duc
.anni dopo nel 1730, il Collegio , cui egli
era aggregato, gli dicde la Cura di Wellwin,
jieir Hersfordshire , giudicata 500 lire fter-
3ine di rendita , fenza comprendervi le tcrrCj
che ne dipeiidono. V amio dopo abbandouo
DJfcours prélîmlr.aire. xv
me coufidcrablc : Tcdifice fat achevé , au moyen de
ce généreux f^cours 5 &. le jeune Auteur , par ce
noble ufage de fou crédit , mérita de partager avec
le Duc la reconuoiffauce publique.
Uke place s'étast préfvntée dans la Cour de
Cirenceftcr , Young fe mit fur les rangs : il étoit
allez verfé dans les loix de fon pays, pour la remplir 5
& fortement appuyé par la recommandation du
Duc. Cependant il ne rcuflit point ; &: il y a appa-
rence que fon proteileur en fut plus taché que lui.
Quand on s'écarte de Ton goût , le premier obfta-
cle qui nous arrête dans une autre route , fufîiî ordi-
nairement pour nous ramener à la première. Il
quitte le Droit dont il n'avoit jamais fait aucun
ufage , & porté , par le tour de fon cfprit , à l'étude
de la morale &: de la Théologie , il prend les
Ordres. Il fut prefque aufll-tôt nommé Chapelain
<lu Roi j & deux ans après , en 1730 , le Collège
où il étoit agrégé , lui donna la Cure de Well*'in ,
dans le Hersfordshire , eflimée 3 00 livres fleriing
4e revenu , fans y comprendre les terres qui en dé-
fendent. Dès l'année fuivante , il quitta fon agré-
gation, pour époufer MyladiEetty Lee, veuve d*
x\'') Dlfcorfo prellminars.
la Tua aggiegazione per unirli in nir.tnmo-
nio con Myladi Betty Lee, vedova del Cc-
lonnello Lee, e hglia dcl Ccnte di Litch-
field. S' egli ebbe luogo a djierli dclla for-
tuna, chc lo riurinfe aUa (ua Cura, ella ne
io rifloro ampiamcnte , col dargli pcr com-
pagna una ipola dotata di qualira pregia-
bilifiîmej e lovra tutro d'una gran dclcezza
<ii caratreiE , virtù allai ncceilaria alla mo-
glie d'un Letterato.
Una Cura d' un rcxddito médiocre , una
donna virtuofa , e , fe cosi fi vuole, l'onore
<li diventar ali' età di 79 anni , il Cappcila-
jio délia vedova Principcilà di Galles , fu-
rcno rutri i dcni , ch'ei riccvc djile mani
délia fortuna. Alla Corre gli furon fcn^pre
farte accoglicnze molto onorevoli , e molro
fierili. Turtavia egli godea di tutto il favore
del Principe di Galles ^ e for fe egli avrcbbe
in fine ortcnuto un pofto ragguardcvole ;
ma la moite di qucfto Principe, che accad-
de nel 17J1 , fini di far dileguare le fpe-
ranze , che gli porevano rimanere , di eiîer
prcniOlK) nelle dignità Eccleiiafliche.
Io confello che veramente n'àndai ma-
ravigliato , allorchè leggcndo per la prima
voira le Ncrri , intefi nella quarta , da Young
îT-cdefimo, ch' egli era ftato cortigiano. E il
vero , che hanno di ccmune fra loro la
Corte, ed un ucmo di iingolare ingcgno,
amante dclla foîirudine , che non fi pafce
fuorchè d' idce mefte , e cupe , c che di con-
riiîuo palfeggiar fi vedc iii niczzo a icpolcri.
Difcours préaminaire. xvij
Colonel Lee , & fille cîu Comte de Litchfield. S'il
eut à fc plaindre de la fortune , qui le borna à là
Cure , elle l'en dédommagea en lui donnant pour
compagne une époufc douce d'excellentes qualités ,
& fur-tout d'une grande douceur de cara<Scrc :
vertu bien nécelfaire à la femme d'uii homme de
Lettres.
Une Cure d'un revenu médiocre , une femme
vertueufe , & , fî l'on veut , l'honneur de devenir
à 79 ans le Chapelain prive de la Piincefle Douai-
rière de Galles , furent tous les dons qu'il reçut
de la fortune. On lui fit toujours à la Cour un
accueil fort honorable & fort ftérilc. Il jouifloit
cependant de la plus grande faveur auprès du Prince
de Galles , &; peut-être eût-il obtenu à la fin une
place confidérable j mais la mort de ce Prince ,
arrivée en 175 1 , acheva de faire évanouir les
cfpérances qu'il pouvoit encore avoir d'avancer
dans les dignités de TEglife.
J'avoue qu'à la première leélure des Nuits , je
fus étonné d'apprendre d'Young même , dans la
quatrième , qu'il avoit été Courcifan. Qu'y a-t-il
en effet de commun entre la Cour & un homme de
génie , amoureux de la folirude , qui ne fe repaît
que d'idées trifles Se fombres , & qu'on voit tou-
jours rêvant au milieu des tombeaux fur l'immorta-
lité ? Auffi ne faut-il pas croire que cette mélanco-
xvilj Difcorfo preVunlnare.
■nieditando iopra i' immortalità ? Quindi è,
che non vuolii già credere che la profonda
malinconia , che rcgnar fi vede nelle fue
notti , occupaiîe egualmente il di lui cuore
in rutto il tempo délia fua vita. Non v' ha
■dubbio ch' cgli ebbe fempre , per il ritiro ,
quel gcnio che è naturalc ali' aime fcnhbili ,
e neceiïario a letterati. Il Tuo amore pcr lo
ftaro clV egli avcva abbracciaro , e di cui
€gli feppe adempierc i dovcrij il fuo zelo
per la religione , il fuo coftume di medita-
re fu le verità fpecolative, e prariche, ch'
eifa infegna, dovevan puranche invigoriie
un a tal paftione \ ma quella paffione non
potè alienarlo da quella ambizione , che
fondata (bvra ralenti délia prima sfera, nuU'
aîtro faceva che aggiugnere le fperanze
dcl cortigiano aile virtù dell' uomo dabbe-
«e. L' c{perienza j e gli anni lo avevano già
difmgannato da una tal illulione , allorchè il
dolore venne fofFocar nel di lui cuore tutti i
^defiderj di fortuna, ed immergerlo nel ritiro.
Circa T anno 1741, la morte, in men
di tre meli , gli rapi la moglie , e i due fîgli
<:h' ella avea dcl primo marito. Young gli
amava come fe follero ftati fuoi propr) , ed
cflî il meritavano. Quefte tre perdite fuc-
cefiive accumularono le lagrime nel cuore
del povero vecchio , arccmp^ito di circa 6q
anni. Difgullato del mondo , e dcîla vira ,
privo a un trarto di rurro cio ch'egli avea
di più caro , allora fu ch' egli difcefe , per
€0%i dire, vivente nclla tomba de' fuoi ami-
D:fcours priilnùnaire. Si*x
fie profonic que refpircnt fcs Nuits , ait été toute
Ta vie l'état àz fon cœur. Sans cloute , il eut tou-
jours pour la retraite ce goût naturel aux âmes fcn-
/îbles & nécefîaire aux gins de Lettres. Son amour
pour l'état cju'il avoit embraflé , & dont il fut
remplir les devoirs , fon zcle pour la Religion ,
fon habirude de micUter fur les vérités spéculatives
& pratiques qu'elle enfcigne , dévoient encore for-
tifier ce pencliiint 5 mais ce penchant n'exclut point
en lui une ambition fondée fur des talsns du pre-
mier ordre , & qui ne faifoit qu'ajouter les efpé-
rances du Couriifan aux vertus de l'homme de bien.
L'expérience & les années l'avoient déjà détrompé
de cette illufion , lorfque la douleur vint étouffer
dans fon cœur tous les deflrs de fortune, & l'enfon-
cer dar^s la folitudc.
Vers l'année 1741 , la mort en moins de trois
mois lui enleva fa femme , & les deux enfans
qu'elle avoit eus de fon premier mari. Il les aimoit
auflî tendrement que s'ils euflent été les fiens , &
ils le méritoient. Ces trois pertes fucceffiyes accu-
mulèrent les larmes dans le cœur de ce vieillard ,
âgé de près de 6q ans. Dégoûté du monde & de la
vie , privé tout-à-coup de tout ce qu'il avoit de
plus cher , c'efl: alors que , pour ainlî dire , il de{^
3CX Dïfcorfo prelïmïnare.
ci, fi Teppelli con cHij e tirando la cortinÀ
tra fe , e il mondo , più non eerco la lua
confolazione , che in quel avvcnirc, in cni
l'iTom mefto, ed infelice fi compiace di ri-
fugiarfi* Sterili pero non furono per la glo-
ria le lue lagrime , e '1 di lui ingegno , beii
lungi dal rimancrfi oziofo , e nuito nel fuo
dolore , parcva che afpettalîe il colpo di
que' tre fulmini, per balzare nel tetru im-
pero délia morre , e penctrare fine aile for-
tunate regioni end' ella c il varco. Taie fil
r cccaficne del bel Poema delle Notri ,
quella delle fue cperc , che é la più origi-
nale j e che non è propria fuorchè a lui fo-
îo.j, Percio è, dice ilGiornalifta Inglefe, (*)
„ che tutti coloroj i quali hanno tentato
j,j di iinirarlo , invano vi fi tono prcvari,
,j in guila ch' cgli finora non ha avuto ri-
j, vali in quefto gcnerc di poeiia. Illimitati
5, furono gli applaufi ch' ei ne rifcoffe. Lo
,_, fventurato Poeta^ che feppe trafmetrere
5, cosi bene il fuo dolore a' pietofi fuci
„ verfi , e da quefti ail' anima intenerita
3, del lettore, ch' eiîl éolmano d' una dilet-
5j tofa rriftezza, fu celebrato da tutti gli
j, Autori fuoi conrcniporanei , ccsi profa-
j, ni, corne iacri. „
Simile aile lampadi fepolcrali il fiio in-
gegno arfe , per lo fpazio di dieci anni , fu
le tombe de' fuoi amici. Finalmente a forza
(*) The Monthly R:view.
Dtfcours préliminaire. xx)
cendic vivant dans la tombe de fcs amis , s'cnfeve-
lie avec eux , & tirant le rideau entre le monde Se
lui , il ne chercha plus fcs confolations que dans
cet avenir où l'homme triftc & malheureux fe plaît
à fe réfugier. Ses larmes ne furent pas llériles pour
fa gloire ; & fon génie , loin d'être oifîf & muet
dans fa douleur , fembloit attendre ces trois coups
de foudre pour s'élancer dans le fombre empire de
la mort , & pénétrer jufqu'aux régions heureufes
dont il eft le paffage. Telle fut J'occafîon de
fon beau Pocme des Nuits , celui de fes ouvrages
qui eft; le plus original , & qui n'eft propre qu'^
lui. " Auffi, dit le Journalifte Anglois ( * ) , tous ceux
33 qui ont tenté de l'imiter , l'ont fait fans fuccès ,
îj & il n'a point encore eu de rivaux dans ce genre
ii de Poéfîe. Les applaudiflcmens qu'il lui mérita ,
35 n'eurent point de bornes. Le Poëte infortuné ,
» qui fut fi bien faire palTer fa douleur dans fes
35 vers attendrilTans , & de fes vers dans l'ame pér
33 nétrée du leéteur , qu'ils rcmpliffent d'une triftelTe
33 délicieufe , fut célébré par tous les Auteurs de
î3 fon temps , tant profanes que facrés 33.
SEMBLABLi à ces lampes fépulcrales , fon génie
brûla dix années fur les tombeaux de fes amis. En-
fin , à force de répandre fes regrets dans fes Nuits ,
leur amertume s'adoucit j il vécut plus tranquille ,
(I*) The Monthîy Revisw,
xxi[ Dïfcorfo prdïmtnarc.
dopo più tranquiUo, ed eziandio lungâ-
mente. V c pero luogo a maravigliarii co-
rne un afflizione cosi Hcra, e cotanto pro-
fonda non abbia accorciato i fuoi giorni.
Corne mai quell' ardente fantasia , il cui
fuoco era ftato concentrato dalla più nera
triftezza, e che internb ne' fuoi fciitti una
fiamma, che accende ancora f imaginazio-
ne d'ogni lettcre (enlibile \ come mai, dico
io , quella febbre continua del dolore , e
deir entuiiafmo , non ha nell' andar di pochi
anni , ftancato , dilîeccato i luoi organi , e
divorata la di lui vita?
Finalmente la morte da lui tante voke
invocata, giunfe li iz Aprile 176J. Egli
mori nel (uo Presbitcrio di Wellv/in, e fu
fepolto Ç.ox.x.o l'Altare délia fua Chicia, ac-
canto alla Conforte (*).
Se la modefta fua pietà il molfe a bra-
mare di abbandonar la vita fenza romore ,
e fenza fafto , hanno gli uomini puntual-
mente efeguito il iuo volere. Le Mufe iftelTe
non hanno lagrimato fu la fua tomba. Ei
vi è dilcefo in un profondo iilenzio. Le (o-
lennità più fuccinte , ccn cui ii dà congcdo
a' pezzenti , furono trafcuratc per lui. La
campana a(pett6 a fuonare che il fererro
ufcito fofle tuori di cala , e quel corpo ,
illuftrato già da un aima virtuofi , da un
(*) Quefl' Altara è ftimaco per uno de' più pellegrini
dcU' Inghikerra. Vi (i ammira un frontale , o palliotco,,
opéra all'ago di naano di Myladi Bcctjr Youn£.
D'ifcours prêUminalre. tyk'i)
& même il vécut long-temps depuis. On peut
s'étonner qa'un chagrin fî a£lif & fi profond n'aie
pas abrégé ùs jours. Comment cette imagination
brûlante , dont la fombre trifteire avoit concentré les
fcjx , S: qui a pénétré ks écrits d'une flamme qui
allume encore l'imagination de tout ledieur Icnfi-
bk i comment , dis-je , cette ticvre continue de
la douleur & de l'enthoufiafme n'a-t-clle pas en
peu d'années fatigué , defieché fcs organes à: dé-
vore la vie ?
Enfin la mort qu'il avoir tant invoquée , arrfva
le II Avril 171^5. Il mourut dans Ion Presbyrere
de Y7cllwin, & fiK enterré fous l'Autel de fon Egliiê>
à coié. de fa femme ( * ).
Si fa modefle piété lui fit fouhairer de quitter la
vie fans bruit & fans appareil , les hommes ont
accompli fon vœu à la lettre. Les Mufes même
n'ont pas pleuré fur fa tombe. Il y eft defcendu
dans un profond filcnce. Les folemnités les plus
fuccindes avec lefquelles on congédie le pauvre ,
furent négligées pour lui. La cloche attendit pour
fonner , que le cercueil fût forti de la maifon j &
ce corps qu'avoient illullré une arae vcrtueufe , un
génie fublime , ne reçut pas même les honneurs
(* } Cet Autel pafTe pour un des plus curieux de l'Angle-
teric. On y admire un devant d'Autel , ouvrage à l'ai-
■guille, travaille des reains d« Myladi B«try Young,
xûv Difcorfo prelimlnare.
ingegno fublime , fn privo eziandio degli
onori volgari. Egli era il Fondatore d' una
Scuola di carità nella fua Parrccchia \ i
Icolarij e '\ maeftro ebbero a fdegno d'ac-
compagnare il loro bcnefattore al iepolcro.
Era già qualche tempo che la rtoria de-
gli fcolari andava in bocca del pubblico^
fovente iiigrato conV eilî per i grandi uomi-
ni , che \o inftruifccno , e che lo illumina-
ho. Cià quafi più non fi faceva menzione
di Young negli ultimi anni di Tua vira. Quel
Poeta , la cui gloria Tara immortale, ter-
minata vide prima di fe la fua fama ^ e
pero a gran ragione egli dice in una dellc
fu^e Notti : „ che jG^ era avuto memoria di
5, lui si lungamente, che in fine egli era
„ ftato dimenticaro. „ Di null' altro è più
vago il mondo , che di abbandonare chi
r abbaiidona^ ed in si fatta {eparazione lem-
hra fempre ch'ei fia quellp, che ci ha pre-
venuti.
Ne fu già per prender vendetta dell' ob-
blio degli uomini , ma per V indifferenza ,
che un moribondo fentir dee per la loro
ftima^ che Young fece gettare fui fuoco tutti
i fuoi manufcritti, allorchè vide-la fua morte
decifa. V'è luogo ad aver rammarico d'una
tal perdita , aliorcliè li riflette ail' energla
délie idée _, e dello ftile di colui , che fu 4'a-
mico di AdiCon, ed uno de' Scrittori dello
Spettatore. Il S. Federico Young fu F unico
figiio ch' egli ebbe , e a cui lafcio per tef-
tamento ogni fuo avère , che era aifai con^
Difcours préamînalrc. xxv
Vul<''aircs. Il étoit le Fondateur d'une Ecole de cha-
rité dans fa Paroilîe j les écoliers & le maître dé-
daigdercnt d'accompagner leur bienfaiteur à Ton
tombeau.
Il y avoit déjà quelque temps que l'hifloire des
écoliers étoit celle du public , fouvent ingrat com-
me eax pour les grands hommes qui l'indruifent 8c
qui l'écLiirent. Il n'étoit prcfquc plus mention
d'Young dans les dernières années de fa vie. Ce
Poète , dont la gloire fera immortelle , vit. finir fa
célébrité avant lui ; & c'cft avec bien dé la vérité
<]u'il dit dans une de fes Nuits : " qu'on s'étoit
« fouvenu de lui fi long-temps, qu'à la fin on l' avoit
33 oublié o>. Le monde ne demande pas mieux que
de quitter celui qui le quitte ; & d.ms cette répara-
tion , il fenible que ce Toit toujours lui qui vous a
prévcnu-
Ce ne fut pas pour fe venger de l'oubli des honi-
mes , mais par l' indifférence qu'un mourant doit
fentir pour leur eitime , qu'Young fît jeter au feu
tous fcs manufaits , lorl'qu'il vit Ci mort décidée.
On peut regretter cette perte , lorfqu'on fonge à
l'énergie de fcs penfées & de fon ftyle , & qu'il
étoit l'ami d'AdiiTon , & un des Ecrivains du Spec-
tateur. Il n'a eu qu'un fils , M. Frédéric Young.
Quoiqu'il eût été indifpofé contre lui par quelques
erreurs de jeuneffe , il lui a laiffé par tcftamcnb
toute fa fortune qui étoit aflez coiifidérable. Il n'en
b
xxvj Difcorfo prelïminare.
fiderable, quantiinque per alcuni giovcnilî
errori folle alquanto contre di lui adirato,
Egli ne fottraile folamenre qualche piccol
legaco , in cui fu meritamente comprefo
queir uom preziofo, il quale dopo la mor-
te della di lui conlorte , alFunto aveva il go-
verno de' luoi affari domeftici , lafciando a
queir anima penfofa , tutto il campo di me-
ditare, e di goder di ië llelîà.
Refero gli Ingleii teilimonianza onorc-
vole alla di lui memoria. Corne Criftiano ,
e corne Minillro ei diede un bel cfempio
de' coftumi , e della pietà primiciva. La di
lui vira predicava la virtù con alrrectanra
eloquenza corne i Tuoi Scritti. Ella è agevol
cofa il riconofcere dalle lue Norti, clie par-
tivan dal cuore le fue parole \ che anzi il
defiderio e lo zelo, ond'era ftiinolato , di fe-
condare negli altri le verità morali, e re-
ligiofe, di cui nudrita era Tanima fua , fon
quelli appunto , che furon cagione della
maggior parte de' difetti del fuo Pocma , a
coniidcrarlo unicamente corne opéra lettc-
raria. Egli non finifce mai di dividere , di
ricpilogare , di ripetere gli ftçlîî principj ,
€ le medciime conleguenze : di conrinuo egli
eforta, egli fa apollirofe al luo uditorio nelT
allegorico perfonaggio di Loren-^o , ed egli
ftelïb confeilà che predica in verll , corne
avrebbe predicato in proia dal pulpito; la
quai cofa diffonde nelle lue Notti ima flucche-
Vole uguaglianza y e feccaginofe lunghezzc.
E ben ii puo facilraente andar perfuafî
Di fi ours prêlîm'inaîre. xxvij
rcirancKa que quelques legs Modiques , dans lef-
qucls il n'eut garde d'oublier l'homme précieux qui ,
depuis la mort de fa femme , s'étoit chargé du foin
de fa maifon , & avoitlaifle à cette ame réficchiflan-
te tout le loilîr de méditer &: de jouir d'ellc-mtme.
Les Anglois rendent un témoignage lionorabîc
à fa ménoirc. Comme Chrétienne comme Minif-
tre , il rv.ti"a;a un bel exemple des mœuis & de la
pieté primicives. Sa vie préchoit la vertu auflî élo-
queniment que fes écrits. Il eft aifé de voir par fus
Nuits j qu'il parloit d'après foacœur : c'cft m.cme le
deilr & 1- zeli qu'il .ivoit de féconder dans l:s au-
tres les vérités morales & rcligicufcs dont fon ame
étoit nourrie , qui on!: oçcahoané la plupart des
défauts de fon Poëmc , confidéré uniquement com-
me ouvrage littéraire. Sans cefTe il divife , il réfu-
me , il répète les mêmes principes & les mêmes
confiquences : faus cefTe il exhorte , il apoftrophe
fon auditoire dans le perfonnagc allégorique de
Loren-^o , & il dit lui-même qu'il prêche en vers
comme il eût prêché en profe dans la chaire.: ce
ojù répand fur fes Nuits une monotonie fal^idieu^
fe , & des longueurs fatigantes.
On fç perCuade. ^ifé;n«nt qu'il n'étoit pas froid
b ij
xxviij Difcorfo prelimlnare.
c\\ egli non era languido , e fieddo allor
quando prendeva a ragionare in pubblico.
Accorgendoli egli un di di Domenica _, men-
ne piedicava in S. James, che con tutta la
iua eloquenza , catdvar non pctea a fuo ta-
lento l'atrenzionc dell'adunanza, quciFuomo
fcnlibile, e pcnetrato di cio clV ei diceva,
intralaiciando il difcorfo, dal pulpito ov'cra,
proruppe in dirottiiîimo pianro. Ni inipu-
nemente, là ov'cgli folle , mottcggiar (i po-
tea , e prenderfi giuoco de' collumi , o dylla
Rçligione -, che la viva , e caida fua fancaiia
^li foinminiîlrava al bifogno qualclie fircaf-
mo beninglefe, e bcn mcrdace onde chiu-
der la bocca al motteggiacore.
Naturalmcnre augufto era il fuo ingcgno ,
grave, e ierio il fuo caratrere. Egli avea
concepuro un' aka idea délia dignirïdcli'
uomo. Egli il vedea fempre lotto 1' afpetto
d'un ente immortale, che dovea un giorno
entrar a parre del conlorzio dcl Creatore
dcir univerlo. Le verità morali, e i dogmi
del CriltianeluTio j non eran preilo di- lui
idée palleggiere, vedute di volo in^qualche
momento di riHeiîîone, e dimenricate poi
nel tumulto del mondo. A forza di medi-
-Xarvi iopra , elfe eraiio divenure fentimcnci
profondi , modiucazioni abiruali deiranima
îiia , che davano la loro forma, e 1 loro
impronro a tutto il rimanente délie fue
idée. Pafquale è quel Aucorc, il cui ingegno
nii fembri avère maggiore conformicà con
<|ucIlo di Young, per cio che riguardal' e-
Difcours prcliminaire. xxis;
«juand il parloic en public. Un Dimanche qu'il prè-
choi: à S. James,voyant qu'avec toute Ton éloquence,
il ne c.iptivoit pas à fon gré l'attention de ralfeni-
blée , cet homme fenfible & pénétre de ce qu'il di-
foit, s'interrompit & fondit en larmes dans la chai-
rs. On ne pl.iifântoit point impunément devant lui
fur les mœurs ou fur \x Religion , & fon imagina-
tion vive & chaude l:ii fourniiToit au bi^foin quel-
que farcafme bien Anglns & bien nicidoiit pour
jjnpofer fiience au railltur.
Son génie étoit naturellement augufte : fon ca-
r.a£lcre éroit grave & féricux. Il avoit conçu la
plus haute opinion de la dignité de l'homme. Il le
voyoir toujours fous l'idée d'un être immortel qui
dévoit un jour faire la fociété du Créateur de l'uni-
vers. Les vérités morales & les dogmes du Chrif-
tianiTme n'étoicnt pas chez lui des idées pafl'ageres ,
rapidement vues dans quelques inilans de réflexion ,
& oubliées ènfuite dans le tumulte du monde. A
force de les méditer , elles étoient devenues des fen-
rlhiens profonds , des modifications habituelles de'
fon ame, qui'donnoienr'leur forme & leur emprein-
te à tout le refte de fes idées. Pafeal eft celui de
ros Auteurs dont le génie me paroît avoir eu le plus
de rapport avec celui d'Young , pour l'énergie , la
b iij
xix Difcàrfo prelirrânare.
nergîa, la profondità, le idée delk mede^-
ma clalfe , e Y ifteila maniera d' imaginare.
Ailorquando egii trovavafâ nel iuo Pref^
biterio , confumava ordinariamente più ore
del giorno a padeggiare nel cimitero délia
lua Chiefa. 11 fuo Poeixia ci dà parimente
luogo ad indovinare ch'egli vegliaVa, o for-
gea lovente dcl ktto nella notre, per andar-
iene a médita rc. Si trova in eilo una folla
d' idée _, e di fenrimenri , che non (i pro-
van nel giorno , c chc nafccr non pollono
fiiorchc neir anima cello Spettator 1'. liia-
rij d'un Ciel notturno. Niun v' è , che non
abbia talvolta ollervato , corne diverfe fieno
Je fcîjfazioni, in quclPore di tentbie di li-
lenzio. Egli era in que'forti, e tetri colori
ch'ei tigncva i perneili , per dar al quadro
di quetlû mondo, u'.ia vtîarura di bruno fu-
nèbre , e far mCf;lio cirnpeggiare a canto
air ombre , rutto lo fplendore deila immor-
talité.
E ben doA'ea la cJi lui eonverfazione ri-
fcntjre gli eiicti , come veramenre gli ri-
fentiva, di quel gentie di vita, e di quel
genio per le cofe ferie^ che caratterizzano
i di lui Scritri , e che fi fcorgea periino
negli abbcllimenti del fuo giardino. Egli
avea dipinto , in uno de' muii un viale in
profperriva, con ledili, cosi acconciam^ente y
che l'illufione era perfetta. Era duopo ac-
coftarfi per riconcfcere l'errore degli oc-
chi , e aîlora fi leggevano quelle parole ;
Iny'fihïlïa non decipiunt.
jyifcours préliminaire. xxxj
{»rofondeur , les idées du même ordre , 5c le même
tour d'imagination.
Quand il étoit à fou Presbytère , il employoit
ordinairement plufîcurs heures du jour à fe prome-
ner dans le cimetière de fon Eglifc. Son Poëme fait
au/lî deviner qu'il veilloir ou fe rekvoir fouvcnt
dans la nuit pour aller médiccr. On y trouve une
foule d'idées Se de fcntimens qu'on n'éprouve point
pendant le jour , & qui ne peuvent naître que dans
l'anie du fpeétateur folitaire d'un ciel nodturne. Il
n'eft perfonne qui n'ait obfcrvé quelquefois com-
bien les aiFeitions font différentes dans ces heures
<le ténèbres & de iilcncc. C étoit dans ces couleurs
fortes wC fpmbrcs, qu'il trempoit fes pinceaux pour
envelopper le tableau de ce monde, d'un crêpe fu-
nèbre , & faire mieux fortir à côté de fes ombres
tout l'éclat de l'immortalité.
Sa converfation devoit fe reffentir , & fe rc/îcntoit
en effet de ce genre de vie & de ce goût pour les
chofes férieufes , qui caraélérife fes écrits. On le
rctrouvoit jufques dans les embclliffemens de fon
jardin. Il avoir peint fur un des murs , un berceau
en perfpeélive , avec des fîeges dont l'illufion étoit
complette. Il falloir s'approcher pour s'appercevoit
de Terreur des yeux , & abrs on lifoit ces mots s
invijibilia non decipiunt.
b iv
xxxlj Difcorfu preiimlnare.
V aime fenlibili , che agevolmcnte corn"
prendono corne, {cnza ridcre , ii polîa cller
felice , dal (erio carartere di queit' Aurore
non il faranno cerramenre a conchiuderc,
ch' egli dovelle elFere un uomo inrrarrabile,
un raalinconico da sfuggire. Egli amava gli
uoirjini -, i loro vizj fclranro eran cio ch*
egli odiava , e rutrocchè profonda , non la-
fciava d' elTer dolce la lua malinconia. Egli
non parlava già iempre cogli alrri di fe-
polcri, c di morre : egli amava i follazzi ;
egli pr'cndeva dilctro de'trailuili innocenti;
egli flabili un alîemblea , e un giuoco di
palle nella fua parrocchia , ov' egli mcdefi-
mo andava fovente ad cccitare l' allcgria
de' gjocarori.
Viîïè il fuo ingegno qua.fi akretranro co-
rne il fuo corpo: ,j Non tu che neU'ukiino
^, snno di fua vira_, dice il Giornalifta In-
j, glcfe , che quella face, la quale rifplen-
3j de va anccra nell' accollarfi al fuo rermi-
3, ne , fi fpenfe fu gli occhi del pubblico
„ in unPoema intirolato la RaJJègna'^ioney
_,, r ukima , e la men buona di rutte le di
,, lui cpere (a). L' anno innanzi perb aveva
„ fparfo ancora vive fcintille nelle fue Con-
_,, ghietture {b) fula compofL-^ione originale^
( a ) Alla fine del terzo tomo lî è dato un bievc
rifhicto cii cio che v' è di meg,!io in queflo lunpo Poema,
(fc) Il Traduttore Franc^fe lia lavorando alla cradu
zio.ie di quelto trattatello, che cercamence farà graditt»'
Dif cours prcuminalre. xxxiij
Lts amcs fenfiblis, cjui conçoivent qu'il eft poiTi-
ble. d't-trs heureux fans rire , fc garderonc de con-
clure du caraftere férieux de cet Auteur , qu'il fal-
loit donc qu'il fût un homme infociable j un mi-
farrope à fuir. Il aimoit les hommes : il nehaïflbit
que leirrs vices; & fa mélancolie , pour être fi pro-
fonde , ne liiflok pas d'être douce. Il ne parloit pas
toujours aux antres de tombeaux & de mortj il aimoit
les jeux : il s'aniufoit des amuf^imetis innocens. Il
inftitua une alTcmblée fc un jeu de boule dans fa
Paroiffe , oii il alloit fouvent exciter lui-même la
gaieté des joueurs.
Son gvir.i;; vécut prefque autant que lui. « Ce
33. ne fut. que la dernière année de fa vie , dit Iz
« Journalille Anglois , que ce fiambcau qui bril-
33 loit en:ore en approchant de ^à iin , s'étcignir
33. fans glôifç fouslcs yeux du pa'jlic , dans un Poëme
33 intitulé , la Réfiçaaùan. , h dernier &. le plus raau-
3> vais 4è tous fcs ouvrages (d). Mais l'année d'aupa-
33 ravant , on h vit encore jeter de vives étincelles
33 dansfcs Ccnjecfures {b) fur la ccmpoftion origîna-
33 le , adrcffée en forme de lettre à l'immortel Ri-
33 chardfon. Si l'on fait attention que. c'ePc l'ouvra-
33 ge d'un vieillard âgé de plus de 8o ans, fes dé-
(a; 3'ai c^onné à laiîn du croifieme volume, le court extraie
d^ ce qu'il y a de meilleur dsns ce long Pcftne.
{b) Je traduis ce petit Traité , ç^ui ne peut manquer de
plaire au.-; geas de Lettres,
b V
xxxiv Difcorfo prelimlnare.
„ indirizzata in forma di lecreia ail' immor-
,j taie Richardion. I ditetti di que(l' opéra
„ cagionar debbono minor maraviglia, chc
., le bellezze ond' è arricchita , le 11 pon
j, meure ch' ella è parto d' un vecchio at-
55 tcmpato d' oltre ottant' anni. E in vero ,
3, ella è cola allai ftiana , che il pelo di
,j ottant' anni non abbia poturo opprimere
„ queir imaginazion vigoioia. In quella
35 età di debolezza , e di decrepirade T ar-
3, dita, indocil iua fantasia non pub ancora
33 tollerare il giogo délie regole , e Icuote
3> arditamente gli impedimenti délia vec-
3, chiajaj e di:lla Tperienza. „ E veramente,
nel legger queft' opéra , ci i'embra leggere
le riiietiioni d' un giovane , il quale pieno
d' auddcia , e conhdandoll fui fentimento
délia propria forza, dichiara ch"'ei prende
a fdegno di battere le vie calcarCj e che lî
crcde formato per aprirne délie nuove.
Idée ardite, mire grandiofe, uno ftiîe ener-
gico , e tutto Iplendente di limiliruclini , di
inetafore, e d'imagini, atiezionano in ogiii
parte il iettore.
Quefto trattatello fviluppa perfettamente
le idée di Youngj coine critico. Si direbbe
quall ch' egli ha compofto le lue Notti Tii
i principj , che in ellb egli clpone , o che
gli adatto in tal guilâ, ricavandogli dalle
lue Notti. Autore originale egli non puo
foffrire gli imitatori. Egli rimprovera a Pope
k> clTerli contcntato dell' onore d' eilèrc il
Traduttore di Omero , invece di pretniderc
Difcours prélimirudrt'.' xxrv
sa fâurs étonneront bien moins , que les beautés dont
ap il eft femc. Il ell étrange que le fardeau de 80
» années n'ait pu affaiirer cette imagination vigou-
» reure. Dans cet âge de foibkfTe 6c de décrepitu-
33 de , Ton génie indocile 5c fier ne peut encore
V fouifrir le joug des règles , & Iccoue hardiment
» les entraves de la vieilhflc & de l'expérience ».
En effet , on croit lire les réflexions d'un jeune
homme qui, phin d'audace, & fe repofant Tur le
fentiment de fa force , annonce qu'il dédaigne les
routes battues , & qu'il fe croit fait pour en ouvrir
de nouvelles. Des idées hardies , de grandes vues ,
un ftyle énergiq\ie & tout éclatant de comparaifons y
de métaphores ôc d'iina^es , aitachent par-tout le
leikur.
Cï petit Traité développe parfaitement les idées
d'Young, comme critique. On dîroit qu'il auroit
<Qmpofé fes Nuits d'après les principes qu'il y ex-
pofe , ou qu'il auroit ajufté ces principes fur fes
Nuits. Auteur original , il ne peut fouffrir ks imi-
tateurs. 11 reproche à Pope de s'être contenté de
l'honneur d'être le Tradud;eur d'Homère, au liea
de prétendre à lu gloire de donner un fécond Ko-
Biere à l'Angleterre. Le pi^flage que j'inferc ici , pevsc
b vj
xxxA?j Difcorfo vrdiTv.ïnare.
alla gloria di dare un Iccondo Cmero alî*
Inghiicerra. Lo Iquarcio cbe inicriico qui
fotco , pub ferviie d' anricipata, per dar a
conofcere quai génère di beliezze Iperar 11
dec dal luo Poema délie Notti.
3, Noi nafciamo tutti originali : cerne
j, avviene mai che tutti niuojamo co-
„ pie? E egli colpa dtUa natura ; N6. La
s> natura non créa due anime hmili in cgni
jî cofa , corne non fa due volti , che ii io-
« miglino perfettamente. È dunque colpa
>5 dell iiomo. Il furor d'imitare, fcancella i
33 caratreri diilintivi onde ogni fpirito era
î> contralfegnato. il mcndo ktterario non
y-i è più eompofto d' individu! , che abbiana
» una fifionom.ia propria , un efiftenza
j3 perfonale , dïflïnta _, e divila da ogn' al-
•n tra. Egli non è piii altro che un ammalïa
s> inrorme di fpiriti mefcolari, e confuli iii-
y> iieme , e cento opère diverfe , non lono
» in foflanza ^ che la medcfuna opéra. Se
>3 fra noi forgelTe un nucvo Cmar , il quale
33 per £.ivorir i progreffi del fuo Alcorano
:a ncir univerfo, prendelfe tutti inoitri libri
» per rifcaldare i (uoi bagni , non perdcnan-
M- do fuorchè ail' opère veramente originali ,
M la repubblica letreraria raffigurerebbe allai
>3 bene una gran Cirtà melfa a fuoco, di cui
3> non rimangono che aicuni edihzj incom-
j> buuflibiU , una fortezza , un tempio , una
j> torre, che didiftanza in diflanza rimnngo-
3» no in piedi, e lîgnoreggiano in dolente
» guifa lu k ruine del defolato fuo riciiua
Dlfcours préliminaire. ixxvi;
fcrvir d'avance a faire connoître quel genre de
beautés on doit , efpérer de fon Poème des Nuits.
33 NoFS naiiToas tous originaux : comment donc
33 arrive-t-il que nous mourions tous copies ? Eft-ce
33 la faute de la nature î Non. La nature ne crée
33 point deux âmes femblables en tout , comme
33 elle ne fait point deux vifages qui Te reflembknt
03 parfaitejîient. C'ell donc la faute de l'homme.
3> La fureur d'imiter efface les caractères dillinc-
33 tifs dont chaque efptic étoit marqué. Le monde
33 littéraire n'etl plus compofé d'individus qui aient
3D une phyfionoraie propre , & une cxiftence perfon-
3> nelle , féparée de toute autre. Ce n'efb qu'un
33 amas informe d'elprits mêlés & confondus en-
33 femble , & cent ouvrages difFérens ne font au^^
33 fond que le même. S'il s'ékvoit parmi nous
33 quelque nouvel Omar , qui , pour favorifcr les
33 progrès de fon Alcoran dans l'univers , prîctous^
33 nos livres pour chauffer fes bains , en n'épar-
33 gnant que les ouvrages vraiment originaux , la
3:! république des Lettres rcflembhroit afl'ez à une
33 graiide Cité en flammes , dont il ne refte que
3» q^aelques édifices incombuftibles , une forterelTe ,
33 un temple , une tour qui d'efpace en efpace de-
as meurent debout , & dominent trillcment fur ks
M loioes de fba ua;:;ii^:c défoLfç»
xxxvîij Difcorfo prelim'inare.
>i Conofcï , rifpetta te jlejfo , fono due re-
» gole j la di cui pratica c altrettanto ne-
>3 cclfaria nelle bell' arti , corne nelia mo-
3> raie.
« Conofcï te Jle[fo. Noi pofllamo appli-
« care a noi (leili cio , che Martiale dicea
»j d" un cattivo vicino. Nulla è li vicino a
s> noi , nulla è da noi più lontano , che la
« noftr" anima. Autoii , immern in quelV
« abllfo , fcandagliate la profondità deli'
3> anima , milurate la di Ici eftenzione ,
}> fviluppate tutta la forza delle iùe facol-
3» ta , e lalciatele operare liberamente da
3J quella parte , ov' elïe tendono natuial-
j5 mente. Riacendete , mantenete le fparfe
» fcintilk di luce , e di fuoco , che la ne-
3) gligenza voftra lafcia fpegnere , o che voi
» ioftocace fotto un vil cumulo di penfieii
33 yolgarij o tolti a preftanza. Airlrettatevi a
33 raccoglierle in un fol luoco , e formarne
3j un corpo luminofo : slanciij allora dal
33 voftro feno il voftro ingegno , fe voi ne
33 avete, corne li slancio il Sole dal feno
33 del caos_, ed ofate ammirar i primi quel
33 nuovo aftro, iebbene egli lia opéra dellc
33 voftre mani.
33 Rifpetta te fleffo. Non vogliate difïidar
33 troppo di voi medefimi. Non vogliate
33 lafciarvi trafcinare dall' autorità de'Scrit-
3) tori famofi, e de' gran modclli. Se voi
33 avete il coraggio di ftimare voi fteffi , ve-
33 drete ben preito unird alla vcfVra , la fti-
w ma pure del pubblico. Preferice fempr©
D/fcours préliminaire. icxxix
9» Cannois -toi j refpecle-:oi , fouc deux règles
« dont la pratique eft auiruiécefl'aire dans les Beaux-
M Arts que dans la Morale.
33 Connais-toi. Nous pouvons nous appliquer ce
M que Martial difoit d'un mauvais voilîn. Rien
33 n'eft lî grès , rien n*c(l (i loin de nous que notre
33 amc. Auteurs , plongez dans cet abîme , fondez
33 la profondeur de l'ame , mefurez fon étendue ,
33 déployez toute la force de Tes facultés , & laiflez-
33 les agir librement du côté où elles fe portent
33 d'elles-mêmes. Rallumez , entretenez les étin-
33 celles éparfes de limiicrc & de feu que votre né-
33 gligence laifle éteindre , oa que vous étouffez
33 fous un vil amas de peafées empruntées & vul-
33 gaircs. Hâtez-vous de les recueillir dans un foyer
33 unique , & d'en former un corps lumineux :
33 qu'alors votre génie , fi vous eo avez , s'élance
33 de votre fein , comme le fokil s "élan ça du flin
33 du chaos } & afez les premiers admirer cet aûxc
3> nouTeau , quoiqu'il £bit votre ouvrage.
» RefpeBe-toi. Ne vous défiez pas trop de vous-:
s> mêmes. Ne vous en laiflez pas trop impofer par
33 l'autorité des Ecrivains f^jneux , & des grands
33 modcljs. Si vous avez le courage de vous efti-
33 mer , peut-être verrez-vous 'bientôt rc'flime da
53 public fe joindre à la vôtre. Préférez toujours
xl' DifCorfo prelïminarè.'
35 le produzioni natuL-ali del voftro fpmro
j> ai più ricchi rcfori, pieii in preilito dallo
s5 fpirito akrui. Non è poco il potei" àno.
M con Orazio :
(*) Meo fum pûirper in <tre.
35 Ed è appunro nclla repii'obîica Icttcraria
35 che portai" conviene Tambizione di Ce-
ssfàre, il quale amava meglio eilerpilpri-^
35 mo in un piccol' paefej che il rccondo
3> in Roma. È qucdo 1' unico mczzo di dare
33 aile voflre opère un caratcere ^ che lora
35 iîa proprio ^ che non appavtenga faorchè
33 a voi iclij e che vi valga il nobil tit}:plo
33 di Autcre. Un Autore ^i deffinirlo'a dô-
33 verCj è un nomo che pciifâ, ethe éom-'
33 pone 5 e tutti quelli nîurpatori del ioi~
35 chio, per dotti, per voluniinofi clie liene/-
33 non fono altro che perfonej che leggoilp,
33 e che fcrivono. ' - - •' A
r> Qucllo Scrittore , il qualé rrafcararqncf-!^
33 te due regole , non iarà mai cgli medciî-r
33 mOj ne un Autcre a parte. 1 utt' al piii
33 egli n' andrà ad ingrolîare il cumulo de
3) Scrirtori ofcuri, e tutti i di lui penfieri
35 avranno una fgraziata fimiglianza co^pcn-
35 lie ri délia turba. Il di kii fpirito imba-
33 razzato dcUa fua icienza , oppreflb fotto
35 Y altrui idée , non avrà la forza di con-
33 cepire un penfier nuovo. Non Tara già
( * ) Médiocre è il mio pacrioioaio ^ ma nulia haû-
fcîie fare con elfo i «eàiioà*
Difcours préliminaire. xîj
•n les produirions naturelles de votre efprit , aux
S3 plus riches trifors empruntés de l'efprit d'au-
« trui. C'cft quelque chofe de pouvoir dire avec
35 Horace :
(*) Meo fum pauper in are.
M Et c'efl: dans la republique des Lettres qu'il faut
33 porter l'ambition de Céfar qui aimoit mieux être
33 le premier d'un Village que le fécond dans Rome.
„ C'eft le feul moyen de donner à vos ouvrages
33 un cara'ilcre qui leur foi: propre , qui n'appar-
33 tienne qu'à vous , & qui vous ni .'rite le noble
33 titre d'Auteur. A le bien définir , un Auteur eft
33 un homme qui penfc & qui compofe ; & tous
33 ces ufurpateurs de la prell'e , quelque voiumi-
33 ncux , quelque favans qu'ils puialnt être , ne
33 font que des gens qui lifent & qui écrivent.
93 L'Ecrivain qui néglige ces deux règles , ne
33 fera jamais lui , ni un Auteur à part. Il ira tout
3) au plus groiïîr la mafle des Ecrivains obfcurs ,
33 & toutes fes penfées auront une malheureufe
33 reflemblance avec les penfées de la foule. Son
33 efprit embarvaifé de fa fcience , oppreiTé fous les
33 idées d' autrui , n'aura pas la force de concevoir
ï3 le germe d'une penfée neuve. Ce n'eft pas lui
33 que vous verrez découvrir une perfpeâ:ive nou-
(*) Ma fortune eft médiocre ; mais mon bien ne doit
(icn à perfonne.
xîq Difcorfo prelïmlnare.
n lui chc voi vedicte fra'li a iccprire una
55 nuova prolpettiva, un punto di viita ico-
« nokiuio iifc'iic brillanti pianure délia ima-
s> ginazione. Imir?itor fervilc egli iegue, lam-
5' picando, il giïggt de' Scritcod volgari -, e
5> Il tuatcina ginoccliionG iu le tiacce dcUa
î3 antichità. A ^uif'a d' un divcto luperi'i-
» ziûfo , il quaie tremando appiè Aû\ im-
« potente llio idtlo, gli thicdc un foccoiTo
3> che non pub accoidargli, egli li prollra
s> con un cieco lilpetto innanzi alla ilatua
3> d'un gland uomo , abbraccia, ccn cc-
3> chio dimeifo , il picdePLailo , c crede che
i> ci5 gli bafta pcr ottcncie il pcrdono de*
s3 fuci errori , e della fua mediccrità. Cf-
3-> fcivate il vcro iingolar ingcgno \ egli ar-
3> traverfa in tutta la loro larghezza le pub-
33 bliche vie , ei cerca , e tiova finalmente
9> una terra affatto nuova \ egli la diiToda
3> coraggiofamente ^ e v' inalza un monu-
» mento , che reca ftupore , non meno per
V la fua arditezza, che per la ruigolarità
}> del difegno.
jj E perché farebbe. egli impoflîbile che
jj forgclTero uomini più grandi alFai, che i
» già comparli finora ? Chi è celui che ha
>ï kandagliato l'abifl'o dell'umano ingegno?
>j I di lui limiti non fono meno ignori ,
j> che quelli deir univerfo. Forfe un fol
s> uomo non v' ebbe , fin dal nafcer dei
jî mondo, che non fi fia fermato di quà
M dal termine ov' ei poteva arrivare , e che
ii non abbia lafciato cio ch' ci fece , molto
Difcours préiimînaire. x]jXy.
« vclle , un point de vue inconnu dans les plaines
n brillantes de l'imagination. Imitateur fervile , ii
35 fuit en rampant le troupeau des Ecrivains vul-
13 gaires ; il fc traîne à genoux fur les traces de
3J l'antiquité. Comme un d^vor fupcrflitieux qui ,
35 tremblant au pied de l'on idole impuiflante , lui
35 demande un ftcours qu'elle ne peut donner , il
3> fc proPterne avec un aveugle rcfped: devant la
33 ftatue d'un grand iiommc , embraffe , les yeux
35 baiift's , foa picdcrial , &: croit qu'il lui AifHt de
33 le toucher pour obtenir le p.irJon de fcs fautes Se
35 de fa m-idiocrité. Voy.7, le vrai ç6iic j il travcrfe
33 dans leur largeur les routes publiques , Il chcr-
33 cbe , & trouve enfin une terre toute neuve ; il la dé-
33 friche avec courage , Zi y élevé un inonimient qui
33 étonne par fa hardielTc ou par la finguiarité du
33 dellein.
33 Et pourquoi feroit-il impoflîbk qu'il s'élevât
33 de plus grands hommes que ceux qui ont déjà
35 paru î Quel cft celui qui a fondé Tabyme de
35 l'efprit humain ? Ses bornes ne font pas moins
33 inconnues que celles de l'univers. Depuis la
33 nailTance du monde , il ne s'efi: peut-être pas
33 trouvé un feul homme qui ne fe foit arrêté cn-
33 deçà du terme où il pouvoir arriver , & qui
»» n'ait iailTé ce qu'il a fait , bien au-dcifous de cç
xliv Difcorfo preliminàre.
n al diirotto di cib ch' ei poteva fare. Sc-
j5 prendiamo fempre gli elcinpj dcl pallato
5j per rcgola dcl pollibile y non è maravi-
» glia che un tal pregiudizio, il quale non
5> s appoggia a verun principio dimoftrato,
35 ne tampoco lu veruna ricerca , in:ipicco-
3> lifca a' noftri occlii l'idea délie noilie fa-
3> cokà , e dellc noftre forze.
33 Per quai ragione Virplio condanno al
33 fuoco r amrairabil (îaa Enéide ? Egli è
33 perché nel fine dcU' opéra, egli fcopri
33 inoko più in là del termine ov'era giun-
33 to. E perché non fi porrebbe approdare
33 a quei luoghi , ch' ei vide da lungi ? Se
33 un ente fupcriore recato avelle fu la terra
33 r idea délia divina Iliade , ovvero fe il
33 génère umano 1' avelle trovata a cafo ,
33 prima che Omero prendeffe a fcrivere ,
33 è verihmile che 1' efecuzione di lei (z-
33 rebbe ftata giudicata eccedcntc le forze
33 dcir uomo. Neirirteifa maniera noi cre-
33 diamo oggidi che fia impofiibile il poter
33 fiiperare Omero. Nulladimeno egli è evi-
33- dente che il primo giudizio farebbe ftaro
33 un errore. E chi ci ha detto che il fe-
33 condo non ne fia un altro ? Qucfti pre-
33 giudizj derivano dall' iaieira forgcnte , vale
33 a dire, daU'ignoranza in cui fiauio dclle
33 vere dimcnfioni , e del potere dell' uma-
33 no ingegno.
33 Sarebbe clla impoflibil cofii , che l'ul-
33 time copie che il Creatore ftampar dec
» deir anima umana, non ficno akresi per
D/fcours préuminaire. xï^
33 qu'il a pu. En prenant toujours ks exemples d«
33 paili poiu: la regl; du polTibb , il n'eft pas cton-
33 nant que ce préjugé , qui n'efl appuyé fur aucun
33 principe démontré , ni même fur aucunes recher-
33 ches , rapetilfe à nos yeux l'idée de nos facultés
33 6c de nos forces.
3ï PouRquoi Virgile avoit-il condamné au fea
fo'i admirabli Enéide ? C'efi: qu'à la fin de fon
ouvrage, il découvrait encore au-delà du terme
qu'il avolt atteint. Pourquoi ne pourroit-on aboi:-
der à ces lieux qu'il a vus de loin î Avant qu'Ho-
mère eût écrk , ii quelque être fapérieur eût
apporté far la terre le plan de la divine Iliade ,
ou que le genre humain Teût trouve par hafard,
il e(î; vraifeniblable que fon exéçi^tion auroît paru
palfer la portée de l'homme. De même aujour-
à\\xi nous regardons conmie iajpofTibk de for-
palier Homère. Cependant il eft évident que te
premier jugement eût été une erreur. Qui nous
a dit que li; fécond n'en eft pas une autre ? Ces
deux préjugés k)rcent de la même four ce , de
r ignorance où nous ipmmes des véritables di-
menlîons Se du. pouvoir de l'efprit humain.
:.3 St.HoiT-iL impofiîble que hs dernières copies
' que le Créateur doit tirer dé l'ame humaine , ne
*» fuffent auflî les plus correâes Se les plus belles?
xlvj Difcorfo preliminare.
>j elfere le piùcoirettej e le più belle? Chc
s> non lia per venire un tempo , in cui i
î> Moderni potranno gettare uno iguardo
ï> foddisfatco, e pieno d'un giufto orgoglio
3> lu i fecoli andan , guardar i giorni d O-
j> mero e di DemoRene y corne X aurora
» deir ingegno nafcente , e Atene corne la
» cuUa délia fama nella fua infanzia ? — —
■>•> Che ftravaganza , diicre voi , di aver l'ar-
» dire di imaginarlo ? — — — Ma pure ol-
.» Tervare la Filîca , la Morale , la Àlatcma-
.« tica di quai rapido incremento (leno llate
n capaci in un brève giro di fecoli? Come
» Tarri, e le fcienze il lîcno avanz:ice di
« fronce , e ccn eife gli agi , e i contenti
n délia vira -, i diknci , e la gloria dcir uma-
»> na {pecie ?
j) Quella numerofacalca di fcoperte, nuo-
'„. vi aliaienti porgc ai grandi ir.gegni. L'r.r-
„ ri, e le fcienze fon le radici: farte dello
j, fcrivere è il fiore : allorchè le radici fi
,, dilatano , s' abbarbicano , e provengono
j, da tutte le parti ^ dee egli il fiore appal-
„ firli, o degenerare ?
„ Ella è ienza dubbio prudente cofa il
„ leggf're gli Anrichi , e non v' ha che gli
j, uomini di pellegrino ingegno fornitij che
„ iapiano perfettamente guftargli : la gloria
„ ci invira a fuperargli , e la ragione vuole
.jj chc noi proviamo le nolfre forze in una
.^, imprefa, in ciii ad ogni evento, il difo-
\^y nore délia cadura non trae feco una gran
' , confeguenza. Dal canto mio io fono per-
Dlfcours préliminaire. xlvij
»3 Qu'il vînt un temps où les modernes pourront
33 jeter un regard fatisfait 2c plein d'un jufte or-
w gucil fur ks licclcs pafTés , regarder les jours
j> d'Homère & de Démofthene , comme l'aurore
33 du génie naiiTant , &z Athènes comme le berceau
33 de la renommée en fon enfance ? — Quelle ex-
33 travagance , direz-vous , de l'of^r penfer > —
33 Mais voyez donc la Phyfique , les Mathéroati-
33 ques , la Morale : quels accroiiTemens rapides
33 n' ont-elles pas pris dans un petit nombre de fîe-
33 des ? Comme les arts & les fciences ont avan-
35 ce enfemble , & avec elles les commodités & les
33 agrémens de la vie , les plaiiîrs ic la gloire de
33 refpcce humaine !
33 Cette foule de découvertes offre au génie ,
33 des alimens nouveaux. Les arts & les fciences
33 font les racines : l'art d'écrire efl: la fleur : quand
33 les racines s'étendent , fe déploient & profitent
33 de toutes parts , la fletu: doit-elle dépérir ou dé-
33 (générer î
33 Sans doute il eft prudent de lire les Anciens ,
y. Se il n'y a que l'homme de génie qui fâche les
33 goûter parfaitement : la gloire nous invite à les
33 furpafl'er , & la raifon veut que nous eflayions
53 nos forces dans une entreprife , où en tout cas le
33 déshonneur de la chute n'en;raîne pas de fl gran-
33 des coaféquences. Pour moi , je fuis intimement
s> pcrfuadé que l'iafériorité des générations pré-
xlviij Dïfcorfo prellmlnafe.
s, fuaiîlîîmo , che l' iiiferiorità deîlc gcnera-
j, zioni prelenti , o future , reladvamente
„ a quelle, cke le precedetcetro, non nalce
,, da caule neceilarie che (îeno nella natu-
„ ra j e che in tutti i fecoli 1' anime umane
yy fono uguali , ed ugualmente potenti. La
„ colpa dunque è foltanto degli uomini, e
„ {pezialmente délie ciixollanze eiteriori,
„ che tavorKcono più o meno lo fviluppa-
„ mento délie noftre facoltà.
„ Che? Abbiani noi l'ardire di decideré
„ circa le forze deli' umano fpirito in gene-
„ raie , mentre che ogni uomo in partico-
5, lare non conolce quelle àz\ proprio in-
j, gegnol Si pub egli negare che fiicoltà a
„ noi fconofciuLe non poilano dormire nel
3, noftro ieno, come la perla nella fcagli.i
,, dcUa flupida oflrica, e "1 diamante nelle
,_, viicere dell' infenhbile rupe^ inHnatanto
5, che una fortunata circollanza le deili , o
,, che da raddoppiari sforzi cavate iieno
„ dalla loro inezia, pofto che veggiam tut-
„ togiorno fejiomeni prodigiojl m queflo
„ génère ? V ha degli uomini , che lunga-
„ mente nafcoli in una prc-fonda of curità ,
3, n' efcono a un tratto , fpiiiti dall' impuifo
„ di qualche improvvifa cagione , e agli oc-
„ chi noftri di maravigliofa luce (plendenti
„ Il moftrano. Sovente (lupifcon elli mede-
,j fnni délia loro riufcita , altrettanto che il
3, pubbiico rhe gli ammira.
„ Pochi fono quegli Autori , i quali giun-
3j fero ad un cccelfo grado di merito , che
Dîfcours prélîmlnaire. xli>;
« fentes ou futures à celles qui les ont précédées ,
■« n'a point dans la nature , de caufes nécciîaires ,
33 & cjue dans tous les fiecles les âmes humaines
» font égales & également puifTantes. C'eft donc
33 uniquement la faute des hommes , & fur-tout
33 des circonftances extérieures qui favorifent plus
33 ou moins le développement de nos facultés.
33 Eh quoi ! nous ofons prononcer fur les for-
33 ces de l'efprit humain en général , tandis que
33 chaque homme en particulier ne connoît pas mê-
33 me les forces du fîen ! Peut-on nier que des facul->
33 tés ignorées de nous, ne puiifent dormir dans no-
33 tre fein , comme !a perle dans l'écalUe de l'huî-
33 tre ftupide , & le diamant dans les entrailles du
33 rocher infenfiblc , en attendant qu'une heureufe
33 circonftancc les éveille , ou que des efforts redou-
33 blés les tirent de leur inertie ; après les phéno-
33 menés de ce genre que nous voyons tous les
3» jours : Des hommes cachés long-temps dans une
35 obfcurité profonde , en forcent tout-à-coup ,
33 pouflés par l'impulfion de quelque caufe impré-
« vue , & frappent nos yeux du plus grand éclat.
33 Souvent ils s'étonnent eux-mêmes de leurs fuc-
33 ces autant que le public qui les admire.
33 Des Auteurs qui font parvenus à un mérite
» fupérieur , il en eft peu qui n'aient d'abori
l Difcorfo preliminare.
j, non abbian provato quella fpezie di ma-
„ raviglia. A'piimi rag^i che un raro inge-
„ gno , il quale coniincia a manifcftarli ,
,, vien a fpandere lulle lor produzioni ^
„ giubbila lo Scrittore pcr la gioja, come
j, alla vifta d' una meteora in tempo di nct-
,, te. Egli non fa ria\^erli dal iuo ilupore,
„ e pub appena preftar fede a le ficllo. Fin-
j, chè quel fortunato rollore colorilce le di
^, lui guance, fe gli potrebbe dire cib che
„ Miltone indirizza ad Eva , allorquando
,, clfa il fpecchia la prima voira nell' onda
„ tranquilla del lago dTdcn. Quel la bclla
5, creatura che tu rimiri , e che t' incanta ,
jj è la tua imagine. L'ingegno allora pren-
„ de le fembianze d' un tenero amico , che
„ ci accompagna immafcherato : noi ge-
5j miamo per la di lui lontananza . . . Egli
3, abbracciandoci ci fi fcuopre , e li dà a
„ conofcere ; e 1 noftro ftupore diventa
5, eguale alla noftra gioja ,j.
Niimo, cred'io, vi farà, che chiami chi-
meriche quelle rifielîloni ; e per poco che
altri vi s' interni , fi dovrà confellare , che
moite verità fi chiudoho in ciô che \ Au-
tore chiama fue Conf^hietture. Se gl' Inglefi
cfcon lovente dalla diritta via per foverehia
licenza, e temerità_, potrebbe ben accadere
che i Francefi folTer talvoka accufati di vi-
gliaccheria ncl campo deiringegno: Ipelfo
avviene ch'elli Toftochino il loro talento a
forza di gufto, e di leverità. Il vero gufto,
vale a dire , quel naturale iftiiuo che fa
Difcours préliminaire. \)
53 éprouvé plus ou moins cette efpece de rurprifc.
« Aux premiers rayons qu'un génie quife décelé ,
M vient à répandre fur leur compoiition , l'Ecrivain
53 trcffaillit comme à la vue d'un météore étincelant
35 dans la nuit. Il ne peut revenir de fon étonne-
33 ment. Il a peine à fe croire lui-même. Tant cjue
33 cette heureufc pudeur enflamme Tes joues , on
55 peut lui dire ce que Milton adrefTe à Eve , lorf-
S3 qu'elle fe voit pour la première fois dans l'onde
55 tranquille du lac d'Eden. Cette belle créature
33 que tu vois & qui te charme , c'eft toi-même 33.
Le génie rclfemble alors 3? à uji ami tendre qui nous
35 accompagne déguifé : nous gémiflbns de fon ab-
53 fence. . .. Il fe fait connoître en nous embraf-
35 faiit i 6: notre furprife égale notre joie 33.
Personne , je penfc , ne traitera ces réflexions
de chimères i & pour peu qu'on les approfondilfc ,
on conviendra qu'il y a bien des vérités dans ce
que l'Auteur appelle fes Conjeciures. Si les Anglois
s'égarent fouvent par trop de licence & de témérité ,
les François pourroient bien être accufés quelque-
fois de lâcheté dans le champ du génie ; fouvent
ils étouffent leur talent à force de goût & de fcrvi-
tade. Le vrai goût, c'eft-à-dire , ce taél naturel qui
flit fentir les vraies beautés, perfedionné par l'ha-
t)itude de comparer , eft peut-être auffi rare que le
c ij
li) Difcorfo preiunïnare.
i'entire le vere bellezze _, perfezionato cîall'
uianza di paragonare , è forte altrerranto
raro corne i'ingegno. Ve n ha pero uno allai
comtine , ed è il gufto di coloro , i quali
îion haniio ne imaginazione , ne ieniibiiità,
o che non ne hanno ricevuro fuoixhè una
dofe allai fcaria , e che eili per iovrappiù ii
ftudiano tutrogiorno d' indebolire. Coiloro
non vanrano in un^ opéra che due qualirà;
cioc ch^ elîa lia hene fcrïtta , e ben fatta.
Ma çhe intendono elîi per ben fatto ? Un
difegno efatto, ma riftretto-, una forma élé-
gante , ma comune , e piccola. Penetrate
neir inceriore : che vi fi rrova ? Per lo più
ideecomuni, o rubacchiate nell' akrui opè-
re , e traveftite poi con altri vocaboli ,
o alquanto più eftefe. In vece di meditare
fra fe e fe fovra ogni parte dcl fuo fog-
getto , di fecondario , rifcaldandolo lunga-
mente al fuoco délia propria imaginazio-
ne, fi raccoglie freddamente tutto cib che
gîi altri fcrilfero fu tal propodto : cd attor-
niandoil di quella moltitudine di fquarci
mal alîbrtiti , s' offufca , s' immafchera P a-
nima propria fotto il cumulo di que'sfa-
fciumi. EiPa più non fa ravvifare l' origi-
nale, che in lei il trova , e non fi fpecchia
ftiorchè in tutte quelle imagini , che non
fono la fua. Non fi ha X ardire di fcrivere
folo , e libero, per un momento; cib fi fa
fempre fotto gli occhi di mille reftimonj ,
fotto la dettatura di tutti que' maeftri , Ja
cui prefenz^a dà impaccio ail' anima , e aU*
Dîfcours préliminaire. lîi)
génie. Mais il en ell: un fort conimcn. C'eft le goût
de tous ceux qui n'ont ni imagination , ni feafibi-
lité , ou cjui n'en ont reçu qu'une mefure foible ,
qu'ils prennent encore foin d'afFoiblir tous les jours.
Ceux-là ne vantent dans un ouvrage que deux qua-
lités : c'eft qu'il foit bien écrit , & bienfait. Mais
qu'entendcnt-ils par bien fait ? Un plan exact , mais
étroit ; une forme élégante , mais commune & pe-
tite. Pénétrez dans l'intérieur. Qu'y trouvez-vous ?
Trop fouvent des idées communes , empruntées des
ouvrages d'autrui , revêtues peut-être d'autres ter-
mes , ou développées un peu davantage. Au lieu de
méditer foi-même chaque partie de fon fujet , de le
féconder en l'écliaufFant long-temps au feu de fa pro-
pre imagination , on recueille froidement tout ce
que les autres ont écrit qui peut s'y rapporter : on
s'environne de cette multitude de lambeaux mal
aflbrtis j on ofFufque , on mafque fon ame fous l'a-
mas de ces décombres. Elle ne fait plus voir l'ori-
ginal qui eft en elle , & ne fe regarde que dans tou-
tes ces images qui ne font point la fienne. On n'oie
pas écrire un inftant fcul & libre : c'eft toujours
fous les yeux , de mille témoins , fous la diélée de
tous ces maîtres , dont la préfence gêne votre ame
& tient l'imagination dans les entraves. L'ouvrage
eft fini 5 le ftyle en eft pur , il eft même élégant \
mais vous le faviez par cœur , avant de l'avoir lu.
Vous n'y trouvez point de ces idées qui interrom-
pent le lecleur , donnent une fecouffe à l'ame , &
l'avertilTent de penfer. Rien qui vous étonne , rien
qoi inonde tout-à-coup votre ame , de lumière , ea
c iii
Viv D'ifcorfo preliminare,
imaginazione , tenendole corne imprigioiia-
te. L'opéra è terminara; purgato , a^zi élé-
gante è lo ftile in cui è icrittai ma vci pri-
ma d' averla.ietta già la iapevate a memo-
ria. Voi non irovate in eiîa alcuna di quelle
idée 5 che inrerrompono il lettore \ danno
una fcofla ail' anima, e 1' avvertono di pen-
(are. NuUa che vi forprenda , nulla chc
inondi a un tratto 1' anima voftra con una
piena di luce , ne illumini un nuovo an-
golo , da voi non ancora offervato , o con
nuova durevoîe emozione la colpifca.
Ben lungi che Young fomigli ad una tal
cl aile di Scrittori , che ii rimangono mc-
diocri , e copifti , perché nari fono per eOer-
lo, o chc alla perhne divengon tali, a forza
d' imbaftardire , pcr via del fervile lor guf-
to 5 i più rari ralenti •■, non 11 dee nemmeii
cercare nelle di lui Notti T opéra d" un Au-
rore, il quale volendo acquillarii fama di
letterato , imagina il fuo foggetto , e raduna
i mareriali d' un pocma , ne abbozza a fuo
agio r idea , ne combina le parti , arric-
chifce la fua memoria di cognizioni relative
alla fua opéra , icegHe le idée ch' cgli vuol
mettere in opéra , confulta le regole dell*
arte , e '1 gufto délia nazione , e ad altro
Tcopo non tien rivolte le fue mire , fe non
che alla riufcita , ed alla gloria -, che ad ore
determinare di folicudine , e di lavoro , ri-
piglia quella parte di farica ch' cgli ha im-
pollo a fe fteifo, féconda la fua imagina-
zione, s^'unifce a"'pcrfonaggi che vuol met-
D If cour s prclîmînaîre. fv
cclaire un coin nouveau que vous n'aviez pas obfcr-
vé , ou l'afFcde d'émodons vives 5c durables.
Loin qu Young rciTcmblc à cette claffc d'Ecii-
vains qui rcftcm médiocres & copiftcs , parce qu'ils
font nés pour l'être , ou qui le deviennent à la fin
à force d'abâtardir par ce goût d'cfclave , des talens
diftingucs j il ne faut pas niéme chercher dans fes
Nuits l'ouvrage d'un Auteur , qui , voulant fe
faire un nom dans Les lettres , imagine le fujet Se
rafi'cmble les matériaux d'un Pocme , en dcflînc à
loifir le plan , en combine les parties , meuble fa
mémoire des connoifTanccs relatives , choifît les
idées qu'il doit employer , confulte les règles de
l'art &: le goût de fa nation , & ne fc propofe d'aur-
tre but que le fuccès & la gloire j qui , à des heures
réglées de folitude & de travail , reprend la tâche
qu'il s'eft impofée , féconde Ton imagination, s'u-
nit aux perfonnagcs qu'il veut faire parler , aux
objets qu'il veut peindre , & fc donne pour quel-
ques heures des pafTions , des fentimens & des
idées étrangères à l'état de fou ame ; continuant
c iv
Ivj lyifcorfo prelimuiare.
tere in fcena , agli oggctti che Vuol dipi-
gnere , c allume per qualche ora palfionij
fcntimenti , ed idée lontanc allai dallo llato
dellanima propria ^ profeguendo in tal guifa
la iua applicazione , e '1 fuo lavoro infino
a tanro che abbia innalzato 1' ediHzio , che
egh ideb, a quel!" alrezza ch'egli prcfilfe, c
neir eilcnzione da lui circofcritra.
Ma figurarevi un uomo d' un caratterc
grave, e fcrio, intimamenre perfuafo dcir
immonalità dell' anima , che li pafce per
dovere , e per genio dclle verità infcgnate
dalla Rcligione , c dalla Morale j avezzo a
mcdirarle, che conforma alla fua credenza
la vira Iua, che vive da uomo dabbenc ncl
monde , e alla Corte , ovc il rircngono la
grazia de' Grandi, e la voglia di far una
fortuna proporzionata al iuo merito, quan-
tunquc inclinato al ritiro ove il porta il
genio del penfofo , e malinconico Iuo fpi-
rito : che alletà di 47 anni comincia ad eÇ-
fere difguftaro del mondo , e già difingan-
nato dalle vane promcH'e délia Fortunaj che
ccrca a ripofar il fuo cuorc fui cuore d'una
compagna. dcgna di lui-, che trova in un
fol matrimonio una Ipofa virtuola iniieme,
ed affetruola , e due giovani amici ne' due
figliuoli , di cui fotrentra nelle veci di pa-
dre --y che alTapora , per lo fpazio di dieci
"Cnm , la diletrofa gioja d' una focietà ccsi
polce . . . Allora appunro Filandro fen muo-
re, muore Narcilîa, e ccn elïi pur la fua
{pofal Filandro è rapiro da mor-c improv»-
Dîfcours préliminaire. ivij
ainlî Ton application & fon travail , jufqu'à ce
qu'il ait élevé Tédifice qu'il a conçu , à la hauteur
qu'il a marquée , & dans l'éjcndue qu'il a circoiii^
crite.
Mats , concevez un homme d'un caraélere grave
& férieux , intimement perfuadé de l'immortalité
de l'ame , fe nourrifTanc par devoir & par goût , des
vérités qu'enfeignent la Rclgion & la Morale y
accoutumé à les méditer , conformant fa vie à fa
croyance , vivant en homme de bien dans le monde
& à la Cour où le retiennent la faveur des Grands >
& l'envie de faire une fortune proportionnée à fon
mérite , quoique porté à la retraite par le pencharvt
de fon ame mélancolique & méditative : à 47 ans ,
commençant à fe dégoûter dumonde, & déjàdétrony-
pé des vaines promefles de la fortune j cherchant à
repofer fon cœur fur k cœur d'une compagne digne
de lui } trouvant dans un leul mariage une époufe vcr-
rueufè & tendre , & deux jeunes amis dans les deux
enfans dont il remplace le père, goûtant dix années les-
plaifirs & le charme d'une fociété (i douce... c'eft
alors que Philandre meurt , que NarcifTe meurt , &.
fon époufe aufîi ! Philandre eft enlevé par une mort
fbudaine ; Narcifïë périt d'une maladie de lan-
gueur : en vain il s'eft hâté de la conduire en Fran-
ce ,. elpérant la ranimer fous un climat plus doux^
. IL y laiHè ù^ cendre , privée des honneurs de la (ér-
îviij Difcorfo preluninare.
yiia i Narcilla vien meno , confunta da ma-
lattia di languore : indarno s' è egli aflrec-
tato di condurla in Francia , rperanzofo di
rianimarla fotto un clima più dclce. Egli
vi iafcia le di lei ceneri , prive deli' onore
délia lepoltura \ e colla difperazione nel
cuore (^n rivalica il mare, e trova, la ipola
che gli rimaneva , nelP agonie délia morte.
Egli ie la vede fpirare nclle Tue braccia : in
tre meii ha perduto cio che avea di più caro^
in tre meh ha dovuto inalzare tre tombe,
e airctà di circa {elfant'anni . egli 11 trova
folo nella fua dimora. Supponcre un grand'
ingegno in queU'uomo fventurato, una viva
ed ardente imaginazione, un anima profon-
damente leniîbile : vi fi dica ch' egli è In-
glefe, e che vive in campagna, che (crive
cio che fente , e cib che penia , a mifura
che i fentimenti , e le idée fi fuccedono nella
di lui anima j e voi allora potrete agevcl-
inente ideare il tuono, il génère, le bellezr
ze, e i difetti dell' opéra.
Corne tetro dee cllèrne il cominciamento l
Come lo flato dcl di lui cuore avrà incon-
tanente cangiato faccia ail' univerfo 1 Corne
dee fembrargli mifèra T umana fpezie , nel.
fentimento ch' ei prova délia propria fua ca-
iamità ! Come tutte le di lui idée, tutte le
rifielTioni debbono metter capo al Tepolcro i.
Com' egli dee efTer vago délie ténèbre , e
délia folitudine délia notte ! Com' egli dee.
folamente compiacerfi nell' udir la fua voce,
geraente in mezzo al lilcnzio, cd alla ofca-
Difcours ■préliminaire. Vxt
pulture. . Il repafle les mers , le défcTpoir dans le
cœur. Il retrouve i'époufe qui lui reftoit dans les ago-
nies du trépas. Il la voit s'éteindre fous fes yeux :
en trois mois il a perdu tout ce cju'il avoit de plus
cher : en trois mois il a élevé trois tombeaux , &
il fe trouve feul dans {a demeure , à l'âge de près
de 60 ans. Donnez du génie à cet homme infortuné ,
une imagination vive & brûlante , une ame pro-
fondément fenfible : apprenez qu'il eft Anglois &
qu'il vit à la campagne , qu'il écrit ce qu'il fent &
ce qu'il penfe , à mefure que les fcntiniens & les
idées fe fuccedent dans fon ame , & vous pourrez
aifément deviner le ton , le genre , les beautés &
ks défauts de l'ouvrage.
Que le débot doit en être fombre / Comme l'é-
tat de fon cœur aura tout-à-coup changé l'afpeâ: de
l'univers ! Qu'il doit voir l'efpece humaine miféra-
ble dans le fentiment de fa propre mifere ! Comme
routes fes idées , toutes fes réflexions doivent abou-^
tir au tombeau ! Qu'il doit chérir les ténèbres & îax
folitude de la nuit ! Qu'il doit aimer à n'entendre:
que fa voix gémifîante au milieu du fîlcnce & de
l'obfcurité ! Il cherchera tous les objets qui peu-
vent flatter & nourrir fa douleur. Qu'il féntira de
Ttiolens defîrs d'être toute autre chofe que ce qu'il
c V j
Ix Dïfcorfo prelïmïnare.
rità ! Egli andrà in cerca di tutti gli obbietti
çhe pollono lufingare, e porgere alimento
al luo dolore. Comc violenti laranno i de-
{iderj che forgeran nel fuo cuorCj d'eiïere
tutt' altra cofa da quello , ch' cgli è , di mo-
rire per cangiarc ftato , di riunirfi a ruoi
amici in que' luoglii ov' ei gli cieds beati , •
veggcndofi eosi infelice nel monde ov' ellî
piLi non fi tL'ovano ! Quanto più di dolcezza
proverà egli nel converfare coU' amate loro
ombre, che nell'aver commerzio cogli uomi-
ni ! Più non potrà egli tolîerare la letizia dell'
altrui volto , in un monde in cui egli vede
€)gni cola, al trafpanre (oltanto d' un vélo
funèbre. Sincera , e vera iarà la di lui
compalTione pcr tutti coloro, che cercan al-
rri diletti diverlï da quelli , di cui egli lî
compiace. Di tutti gli obbietti cgli ilon ve-
drà fuorchè il lato dolorofo, e attriftante».
Quante volte , in tal générale abbandono ,
egli indirizzerà ail' Ente Supremo i fuoi
lamenti , e le fue preghiere ! Oh qu&nco ,
un vecchio di feifant' anni , ed infleme fvem
turato^ ha biiogno d' elle:: virtiiofo , d' elfer
folo , di ciedere un Dio , e 1 dogma con-
folante délia immortaiità 1
Ecco quanto bafta per dar a conofcere
quali debban eflere i colori , lo ftile , e 1
carattere dell^- opérai corn'' elTa dee elFere
interpolatamente lublime, quafl fempre ir-
regolare , unifona , e diflufa , piena di di-
ferti , e di bellezze. Ma per fentire quai'
foila d' iciec nuoye , à' imagiiii ardite , d' oS^
Difcours prélimlnairt. ïxf
eft , de mourir pour changer d'état , de rejoindre
fes amis dans les lieux où il les croit heureux , en
ic voyant li malheureux dans le monde où ils ne
font plus ! Qu'il trouvera bien plus de douceur à
s'entretenir avec leurs fantômes chéris , que dans le
commerce des hommes l II ne pourra plus fouffrir
de vifage joyeux dans un monde qu'il ne voit qu'au
travers d'un crêpe funcbre. Sa compaffion pour tous
ceux qui cherchent d'autres plailirs que lui , fera
fîacere & de bonne foi. Il ne verra de tous les objets
que le côté affligeant & trifle. Combien de fois ,
dans cet abantion général , il adreiTera à l'Etre fu-
prême fes plaintes & £cs prières ! Qu'un vieillard
de foixantc ans & m.alheureux a befoin d'être ver-
tueux , d'être fcul , de croire un Dieu , & le dogme
coiifolaut de riiruiiorcalité l
En voila afiéz pour faire juger quels dévoient fof
le ton , le caradcre Se les couleurs de l'ouvrage y
combien il doit être fublime par intervalles , prefque
toujours irrégulitr , monotone & diffus , plein de
défauts & de beautés. Mais pour fentir quelle foulé
d'idées neuves , d'images hardies , d'expreffions
brùhxites êc péaécrces de (eRÙineiic ,. dcivent for-
îxij Difcorfo prelïmlnare.
prclîioni vivilîîme, e piene di fentimcnfo,
uicir debbano da qucft' aniraa efaltata dal
dolore , e mantenuta in uno ftato cosi nuo-
vo per r uomo , facciaii la feguente rilief-
flone. Se lo Scrittore, in luogo di dipignere
a mente f entimenti indeboliti , o di luppor-
fene de' fatrizj ch' egli non ebbe a provare
giammai per ie llefio, efprimeile le proprie
idée, e le fue fenfazioni a milura ch'ei le
riceve , non già in que' primi iftanti di ru-
muko , in cui \ anima intieramente occu-
para a fenrire , akro non pub produrre al
di faori , che monoiillabi , che accenti maie
articolatij e diioidinatamcnte dificndefi per
tutti gli organii ma in quel momento in cui
Panima, dividende i fuoi uffizj tra la fen-
fâzione _, e la rifleffione , comincia a dive-
nire tranquilla abbaftanza per vedere la pro-
pria agitazione, e pub render conro a fc
ftella di tutte le fue imprelîionii s^ egli al-
loia ftendeile in carta le fugaci idée, le
ftraordinarie riflefîîoni , le illuminazioni im-
provvife che paifano davanti al fuo pen-
liero , s egli lafcialîe che i proprj fentimenti
s' efprimeirero da fe medefimi , oh quanto
Fanima, tefain tal guifa, farebbe allora al-
tramente fonora_, e tarebbe udire ben altrr
fuoni ! Quai energia , quai novità d' efpref-
fioni , e d' idée ! Quai differenza vantaggiofai
infieme, e forprendente fi olîbrverebbe ne-
gli fcritti I
Quefto ftato dell* anima cosî acconcio a
prcdurre idée criginali, eia prdlb a poco
Dlfcours préliminaire. Ixiî}
tir de cette ame exaltée par la douleui , & entrete-
nue dans un état (I nouveau pour l'homme , qu'on
faiTe cette réflexion. Si l'Ecrivain , au lieu de pein-
dre de mémoire des fenrimens aflfoiblis , ou de s'en
prêter de fadlices qu'il n'éprouva jamais pour lui-
même , exprimoit fcs idées & fcs fcnfations , à
fnefure qu'il les reçoit ; non pas , il eft vrai , dans-
ces premiers inftans de trouble , où l'ame employée
toute entière à fcntir , ne peut produire hors d'elle
que des monoTyllabes , que des fons inarticulés ,
& fe répand en défordre par tous les organes 5 mais
dans cet inftant où l'ame fe partageant entre la fen-
fation & la réflexion , commence à devenir alîez
tranquille pour fe voir agitée , & fe rendre compte
de toutes fes impreffions ; s'il fîxoit alors fur le pa-
pier les idées fugitives , les réflexions extraordinai-
res , les illuminations foudaines qui partent devant
fâ penfée , s'il laifToit fes fentimens s'exprimer eux-
mêmes , que l'ame alors tendue feroit bien autre-
ment rctentilTante , & ren droit bien d'autres fons /
Quelle énergie , quelle nouveauté d'expreflions &
d'idées ! Quelle différence avantageufe. 5: frappantu.
©fl remarqueroit dans les écrits I.
Cet état de Tame , /î propre à produire Atz Idées
origin.iks, étoit à-pea-près celui daas lequel Young
Ixiv Dlfcorfo prelim'inare.
queir irteifo _, in Gui Young tranteneva la Tua
pcr via di meditazioni aliidue , e profonde
nella calma dcUa iolirudine. Alimentando
fludiofamente i ientimenti d' uiia malinco-
nia operofa, '^gli leguiva i moti diverli dell'
anima (ua , dclineava in carte le fue idée
in quell'ordine iftelFo , in cui elle ii prefenta-
vano alla iua mente, elprimea tutto cib ch'
egli fentiva, ed altrettante volte elpuimevalo^
qiiante X iilello fentimento veniva a rinafce-
re, fenza impacciarli giran farto de'fuoi lettori.
Tempo c ormai che io prevenga i mici^
circa le licenze da me preie nella prelente
Traduzione. I difctti che io ho creduto rav-
vifare nelF opéra, fon quelii che m'hanno
antorizzato a cib fare.
Il più générale, queila che mi parve il
più atro ad infpirare la noja, gli è una fte-
nle abbondanza, mia riproduzione de' me-
defirai penlleri fotto mille forme quaiî fi-
mili , un perpetuo ritorno deir Autore ail'
idée ch' egli ha già eiaufte. Non è diverfa
il giudizio che ne han portaro gli InglelL
jj .In m.ezzo a quegli slanci del penfiero quail
« al dillopra dclla forza dell' umano inge-
» gno , dice uno de' loro Giornalifti , come
s» iono qiielli délia (^) delcrizion délia raor-
» te, che nafcofa in un angolo d'una fefta
( * ) Diverfo è il giudizio che îo ho portaro circa-
quefto bizzarro epifodio. Bella n'è la morale, ed inge-
gnofa l'idea -, ma la morre che s' acroncia doiinefca-
mente il capo , che iiidofla una vefÎTe di rafo fui funèbre
fuo lenzuolo , ed apgog'giaadolî al bi'accia d'un -Médico-
per andare al b^îllo , m'è parla un-a mafchcraca butleP-
«a , e f oco d'ig^i. cki nobile ^. e fetlo Itik dcir opexa.^
Difcouro préliminaire. Ixv
Cîitïctcnoic la ficnnc par des méditations affidues &;
profondes dans le calme de la folitude. Nourriiianr
avec foin le fentiment d'nne mélancolie active , il
fuivoit les mouvemens divers de (on anie , traçoic
toutes fes peniecs dans l'ordre où elles naiiloient ,
cxprimoit tout ce qu'il fentoit , & rcxprimoit au-
tant de fois que le même fentim.ent renaifToit , fans
beaucoup s'embarralTer de fcs lecteurs.
Il eft temps que je prévienne les miens fur les
libertés que j'ai prifes dans cette traduction. Ce
font les défauts que j'ai cru- remarquer dans l'ouvra-
ge qui m'y ont auroiifé.
Le plus général , celui qui m'a paru le plus pro-
pre à infpirer le dégoût , c'eft une abondance llé-
rile , une reproduction des mêmes penfées fous
mille formes prefque femblables , un retour perpé-
tuel de l'Auteur aux idées qu'il a déjà épuifées. Les
Anglois en ont poné le même jugement. 33 Au
3> milieu de ces élans de la penfée prefque au-defTus
M de la portée de l'cfprit hum.ain , dit un de leurs
M Journaliftes , tels que la (*) defcriprion de la
33 mort , qui , cachée dans un coin du bal , note
( * ) J'ai jugé autrement de cet épifode bizarre. L'idée
eft ingénicufc j Se la morale en eft belle. Mais la ixart
Ixvj Dlfcorfo prelimlnare.
« di ballo , tien rcgiiîro délie pazzîe , e de-
s3 gli cccelîi À' iina brigata di giovani liber-
j> tini , l'epiraiHo deirunivcrfo diftmtto , Sa-
J5 tanno ulccnte délia iua phgione nel gior-
„ no del giudizio finale, li trova un mifco
„ di cattivi bifticci , che infaftidifcono il
5, lettore. „ Sovenre accade che una bella
„ idea , che il moftrava alîlii Icggiadra , e
5, pcmpofa nel cominciare, finiica per un'
j, infîpida arguzia. Young non fapeva airef-
„ tard: egli eiauriva il fao foggetto, e ftan-
3, cava le iue idée : fîmile a Ovidio egli
3, non abbandona una metafora finchè non
3. l'abbia riggirata per ogni vcrfo, ed eftc-
3, nuata a forza di fcomporla „. lo ho ri-
mondato tutte quefte rupcrrluità, cd ho lau-
iiato in fine di ciafcuna nottc il cumulo di
que' frammenti che ho giudicari di rifiuto ,
e di tuttocib che m' è fembrato bizzarro ,
triviale, cattivo, ripeturo, e già prefentaro
fotto imagini allai più belle. lo ebbi in mira
di cavare dall' Young Inglefe un Young Fran-
cefe, che potelfe riulcir gradevole alla lïiia na-
zione , e che 11 poteife legger con frutto , fcn-
za badare s' egli è copia, o originale. Quefto
è il metodo ch^ io crederei h debba tcnere nel
tradurrc gli Autori dclle lingue ftraniere , i
quali , con turta l'alrezza del merito , non poj^
fono perb guardarfi corne mcdelli del buon
gufto. Per tal mezzo ci fi renderebbe proprio
tutro cib , che hanno di buono i noftri vici-
ni , e lalcerenimo il cattivo , che non ab-
biam bifogno di leggere , ne di conofcere.
DiJ cours préliminaire. Ixvij
« les folies & les excès d'une troupe de jeunes dc-
« bauchés , l'épicaphe de l'univers détruit , Satan
» fortant de Cjl prifon au jour du Jugement , on
n rencontre un mélange de mauvais jeux de mots
" qui dégoûtent le ledeur. Souvent une belle pen-
3j fée qui s'annonçoit avec éclat , finit par une
■>■> pointe infipidc. Young ne fa voit pas s'arrêter ;
î3 il épuifoit foa fujet&fatiguoit fes idées : comme
■» Ovide, il ne quitte point une métaphore , qu'il ne
35 l'ait tourmentée en tout lèns , & exténuée à for-
» ce de la décompofer 33. J'ai élagué toutes ces fu-
pcrfluités , & j'ai raffemblé à la fin de chaque Nuit
l'amas de ces fragmens que j'ai mis au rebut , &
de tout ce qui m'a paru bizarre , trivial, mauvais,
répété & déjà préfenté fous des images beaucoup
plus belles. Mon intention a été de tirer de l'Young
Anglois , un Young François qui pût plaire à m»
nation , & qu'on pût lire avec intérêt , fant fonger
s'il eft original ou copie. Il me femble que c'eft la
méthode qu'on devroit fuivre en traduifant les Au-
teurs des Langues étrangères , qui avec un mérite
fupérieur , ne font pas des modèles de goût. Par-
là , tout ce qu'il y a de bon chez nos voifins , nous
deviendroit propre , & nous laifferious le mauvais ,
que nous n'avons aucun befoin de lire ni de con-
noitre.
faifanc fa toilette , partant une robe de fatin par-de/Tus
fon dtap moituaire , & prenant le bias d'un Médecin
pour all-T au bal , m'a paru une mafcarade burlefque £>i
peu digne du ton noble &. férkux de l'ouvrage.
Ixviii. Difcorfo prelïm'inare.
Non è già per quefto ch"'io dia folanien-
te un errratco , ne lo fpirito di Ycung , nia
la Traduzione imera dclle Tue Nom , rol-
rone uno, o due fquarci, clie non fon altro
cHe declamazicni d''un Proteltante contre
del Soinmo Pontefice, alcuni altd verfi fparfi
quà, e là , con ciii cgli annunzia frcdda-
menre il foggetto che p rende a trattare , a
guil'a d'un Predicatore, che fa la divifione
délia fua predica, e due verfi detrati dal fa-
natifmo , fuggiti dall' anima benefica deli'
Autore , e che io ho cancellati dall' origi-
nale Inglefe, che ho prello di me. Io m'ima-
ginai che il pubblico {arebbe ilato vago di
conofcere appieno un Poema cosi (ingola-
re j e da gran tempo célèbre neil' Europa.
Avendo perb io avuto in mira , corne già
dilîî j di fare di quefta Traduzione un Opé-
ra , che potelfe trovar luogo nella noflra
letteratura, io ho pure rigettato in fine
d' ogni Notre , tutti gli fquarci , e tutti i
paffi , che appartenevano unicamente alla
Teologia , e ai dogmi particolari délia ri-
vclazione, ed ho icelto folan-icnte cib, che
era d'una morale piii univerfalc, corne l'efil-
tenza di Dio , e T immortaliià dell' anima.
Un altro difetto che io ho prefo, non
già a far intieramente fparire , il che io cre-
do impolfibile^ ma almeno a fcemare in
parte , gli è il difordine che s' incontra ncU'
unione délie diverfè parti onde ciafcuna
Notte c formata. Elle non hanno un ob-
bietto diflintOj e particolarej eife non coir^
D'ifcours préliminaire. Jxix
Ch n eft cependant point l'extraie , ni Vefpric
d'Young , mais la tradudlion entière des Nuits que
je donne ici , à un ou deux morceaux près cjui ne
font que les déclamations d'uiî Proteilant contre
le Pape , quelques autres vers épars où il annonce
froidement les fujets qu'il va traiter , comme un
Prédicateur qui fait la diviiîon de fon fermon , &
deux vers fanatiques qui ont échappé à Tame bien-
faifante de l'Auteur , S: que j'ai rayés de l'original
Anglois que je poifede. J'ai penfé qu'on ne fcroic
pas fâché de connoîtrc en entier un Poème fî fin'
gulier & depuis long-temps ccLbre dans l'Euro-
pe. Mais m'étant propofé pour bat, comme je l'ai
déjà dit , de faire de cette triduftion un ouvrage
qui pût trouver une place dans notre Littérature ,
j'ai encore jeté à la £n de chaque Nuit , tous les
morceaux , tous les palfages qui appartenoient uni-
quement à la Théologie & aux dogmes particulier»
de la révélation , & j'ai choiiî ce qui étoit d'une
morale plus univerfelle , comme l'exiftence de Dieu
&: l'immortalité de l'ame.
Un autre défaut que j'ai entrepris , non pas de
faire difparoître tout-a-fait , je le crois impoflîble ,
mais du moins de diminuer , c'eft le peu d'ordre
qui fe trouvoit dans l'aflemblage des difFérens mor-
ceaux dont chaque Nuit étoit compofée. Elles n'ont
point un objet dillinct Se particulier. Elles ne for-
ment point ua tout féparé. Le Poëte quitte une ma-
Ixx . Difcorfo preîimlnare,
pongono un tutto feparato. Il Poeta abban-
dona una mateii.a in un canto , per ripigliarla
in un altro. Egii vi ricorna più volte iècon-
<lo che gli ftcili fentimenti ii rinuovano ncl
di lui cuore , o che nuove riiiellioni , e
iiuovi rapporti s afiacciano al di lui (piri-
to. Cib che avrebbe poruro iervire a for-
mare una fola Notre , è Tminuzzolato , e
fparfo a brani neile nove Notti delF origi-
nale, fenza che ciafcuna parte appartenga
più ad una , che ad un alrra Notre. Een fa-
cilmenre comprendeii che l'Aurore mcdi-
tando lenza difegno , e fenza metodo fu le
principali verità délia morale , e délia Re-
ligione , dovea ricadere lovente lu gli fieiîî
foggctri j che Y idea délia morte gli richia-
mava altrertante volte al penfiero la vanità
délia vita , l' immortalità , etc. j^, e cli egli
dovea di continue rientrare, e aggirarli nel
medelimo circolo. «
Nulla m'c parfo portare un colpo più
mortale airinterelfe, che è neceilario man-
tenere in un' opéra cosi feria , e che ftanca
pef fua natura il lettore , coftrignendolo
continuamente a penfare. Un tal difetto
toglieva a ciafcuna Notte il piacere délia
variera , la cui prima forgente è ripofta
nella novità degli obbietti. Quefta, fe non
altro, fu rimprelîîone ch'io provai in me
ftelîb nel leggere il primo mio abbozzo ,
in cui io avea efattamente feguito 1' ordine
deir originale. Malgrado T inclinazione che
jporta un Traduttore ad ammirar ogni cofa
Difcours prélîmlnaîre. Ixxî
tiere dans un chaut pour la reprendre dans un au-
tre. Il y revient pluheurs fois , i'elon que les mêmes
fentimens Te renouvellent dans Ion ame , ou qu'il
découvre de nouvelles réflexions & de nouveaux
rapports. Ce qui aurcit pu fervir à former une feu-
le Nuit , efi: morcelé & difperfé par lambeaux dans
les neuf Nuits de l'original , fans que chaque por-
tion appartienne plutôt à une Nuit qu'à toute au-
tre. On conçoit aifément que l'Auteur méditant
fans plan & fans méthode fur les principales véri-
tés de la Morale & de la Religion , dévoie retom-
ber fouvent fur les mêmes fujcts i que l'idée de
la mort lui rappelloit autant de fois la vanité de la
vie , l'immortalité , &c. & qu'il dévoie fans celTe
centrer Se tourner dans le même cercle.
Rien ne m'a paru porter une atteinte plus mor-
telle à l'intérêt qui a befoin d'être entretenu dans
un ouvrage aulll férieux , & qui par lui-même fa-
tigue le leéleur , en le forçant continuellement à
pcnfer. Ce défaut ôtoit à chaque Nuit le charme
de la variété , dont la première fource eft dans la
nouveauté des objets. C'eft du moins l'impreffion
que j'ai reflentie à la leélure de mon premier elTai
où j'avois exactement fuivi l'ordre de Toriginal.
Malgré le penchant qui porte un Tradu<fteur à tout
admirer dans l'Auteur qu'il a une fois adopté , mal-
gré les élans fréquens & les idées fublimes qui ré-
veillent l'admiration à chaque page des Nuits , le
Ixxij D'ifcorfo prelïmïnare.
che trovafi ncU' Autore , da lui una volta
addotrato , maJgrado i frcquenti llanci , e
le idée fublimi che deftano lo (lu pore ad
ogni pagina délie Notti, il rentimenro no-
jevolcj prodûtto dalla vida di un tal difor-
djne , e di quella eterna uniformità , non il
fcancellava punto dall' anima mia. lo allora
coniîderai la prima mia traduzione, corne
farebbe un Architctto guardando il cumule
de' mdteriali d'un edihzxo, acconci ^ ed ap-
parecchiati a metterli in opéra , ma am-
montati a cafo in otto o nove diverfi luo-
ghi , e mifti infieme , e confuii con isfafciu-
nii. îo prelî a raunarc, ed alîortire , come
meglio per me ii potea, forto un titolo co-
mune , tutti i frammenti che potean rife-
rirviil , e formar una fpezie di corpo. \J i(-
tellâ ragione mi coftrinfe a mokiplicarc
que' tiroli , e dclle nove Notti dell' origi-
nale 5 ne formai vintiquattro. Io non igno-
re , che rimettendoli in cumulo tutte quelle
porzioni , e quelle particelle del tutto, elle
{àrehbero fuîcettibili di combinazioni di-
verfe da quelle che io ho prcfcclto j ma
cib che m'è parfo necelFario , era un ordi-
ne, e quallivoglia ordine rie(ce indiJerentc
m un' opéra , in cui tutte le parti non aven-
do fra loro alcuna particolare, e necelfaria
unione, non fi congiungon fra loro fe non
per via délie relnzioni comuni , e generali
ch' e(Tè hanno colle due , o rre verità fon-
damentali , che in fe racchiudono il prin-
cîpio , e '1 germe di tutte le idée di quefto
Poema
Difcours préliminaîre. IxJtiij
renrimeiu clôphifant que caufoit la vue de ce dâ-
fordra & do cette jteraelie.unlformitc , ne s'cfTa-
çoit poinr démon ame. J'ai donc regardé cette pre-
mière traduélion , comine vin Architefle feroit l'a-
mas des matériaux d'un édifice , taillés & tout
prêts à placer , mais entafTés au hafard dans huit
ou neuf places différentes & mêlés dans les dé-
combres. J'ai affembié , afforti de mon mieux ,
fous un titre commun , tous les fragmens qui
pouvoient s'y rapporter , & former une efpece
d'enfemble. La même raifon m'a fait multiplier
ces titres ; îk des neuf Nuits de l'original , j'en al
formé vingt-quatre. Je fais qu'en remettant en
maffe toutes ces portions & ces parcelles du tout »
on pourroit leur donner des combinaifons diffé-
rentes de celle que j'ai préférée. Mais ce qui m'a
paru néceffaire, c'étoit un arrangement quelcon-
que; & tel ou tel arrangement devient indifférent
d jHS un ouvrage dont toutes les parties n'ayant en.
tr'elles aucune lialfon'particuliere Si néceffdire , n«
s'uniffentque parles rapports communs & géné-
raux qu'elles ont avec les deux ou trois vérités fon-
damentales qui renferment le principe & le germe
de toutes les penfées de ce poème. Dans cette ef-
pece de bouleverfement de mon original, je ne
crois avoir qu'un reproche légitime à Cl aindre; celui
d'avoir attenté au défordre fublime de la douleur
& du génie. Mais je me flatte ds n'avoir pas pro-
fane ces élans de renthoufiafme , cette fuccellîon
rapide & tumuliueufe de-i moi; vcmens & des tranf-
ports d'une ame agitée qui s'élance Se bondit d'i-
d
Ixxiv Dlfcorfo prelimlnare.
Foema. Tn quefta fpecie di fconcerto del
mio originale , io crederci non aver da te-
mere fuorchè un rimprovtro che fia legit-
tiiTio ; e quell' è, !o aver commefTo attcn-
tato contre il fublime difordinedel dolore,
e dell'inaegno. \o perô mi lufingo di non
aver profanato 'quegli eftri dell'entiifiaf-
nio , quella rapida tumultuofa fucceflione
de' movimenii , & de' trcifporti d'un' anima
agitata , che (i flancia , ÔC balza d'idcc
in idée, di fentirr.enti in fentimenti. Nicnîe
piii ci vuole che una fenfibilità ordinaria, a
far imtrantinenti conofcere , che que' paflî
fon confacrati ail' elevato ingcgno, ed av-
vcrtirci di non accofiarvi la tema-aria ,
diacciata trano dcl mctodo.
Del rcdo io ho procurato di îradurre
letteral:r,ente più che mi foiïe pofTibile, a
proporzione délie mie forze , e délia diife-
renza del gufto délie due lingue. Ogni quai-
voita m' è venuta alcuna idea , che fervir
potcfTe di concatenamcnto per l'aître , quai-
che epitcto , che fîniva un' imagine , la ren-
deva più luminofa , o porgeva più d'armo-
nia allô ftile , io mi credei autorizzato a
potermene fervire. Se vero fofle ch' io aveflî
abbellito l'originale , quella farebbe per me
una buona ventura , di cui gli rendo tutto
J' onore , poiché ne anderei debitore al fen-
timento ond'egli mi penetrava. Allora quan-
do la Hoftra lingua faceva refiftcnza allef-
prefllone ïnglefe , io ho tradotto l'idea ; e
quaiido l'idea riteneva aucora una cert' aria
Difcours préliminaire, '^*^
dées en idées , des lentimens en {"eotimens. Il ne
faut qu'une (enribilité ordinaire, pour vous faire
reconnôîîre d'abord que ces endroits font confa-
crésau génie, & vous avertir d'en écarter la main
téméraire & glacée de la méthode.
Au refle, j'ai tâché de traduire auffi littéralement
tjue j'ai pu , à raifon de mon talent, & de la dif-
férence du génie de deux Langues. Quand il m'eft
venu quel que idée qui pouvoir fervir de liaifon aux
autres, quelque épithete qui complétoit une ima-
ge , la rendoit plus lumineufe , ou donnoit plus
d'harmonie au ftyle , j'ai cru que c'étoit mon droit
de l'employer. S'il étoit vrai que j'eufie quelque-
fois embelli l'original , ce feroit une bonne fortune
dont je lui rends tout l'honneur. Je ne la devrois
^l'au fentiment dont il me pénétroit. Quand no-
tre Langue réfiftoit àrexprefîlonAngloife, j'ai tra-
duit l'idée ; & quand l'idée confervoit encore iin
ait trop étranger aux nôtres , j'ai traduit le fenti-
ment. Pour me faire mieux entendre , j'en citerai
un exemple. A la fin des notes de la quatrième Ntiii,
dij
I5{xvj Vlfcorfo prcîiminûre.
trcppo ftraniera aile noRie , io ho tradotto
iJ ftntiniento. Per tfTere meglio intofo, ne
citero un efeinpio. ]n fine délie note délia
qijarîa Norte ii îe^ge : a La rimcmbranza
w dclla morte di NarcifTa . ia volière iri-
w diiLtro i penfieri più litjîi deil' età la più
» grija , avviandogli a dirittura alla valle
» de"morti. » Ecco parola a parola l'ef-
prcfilone Inglefe. Togliendo io qucll' ima-
gine per noi trcppo rozza , ho foftituto 1 i-
dee ch'eiïa fa nalcere « Il giovane nel bol-
» lore deir età , & de' piaceri , fofpendcrà
w la fua gioja per intencrirfî fulla tua forte :
w çgli n'andrà mefto , e penfofo , meditare
» a' cali tuoi in mczzo a' ffpolcri ».
Jd non dtibiîo che queiîa profezia iclT
Autore non fi fia verificata fino a un certo
fegno. Più d'un lettore avrà pagato un tri-
buto di bgrime a Narciifa , a Filando , a
Lucia. Più d' uno fi farà chiufo in appartata
ilanza con Young , avrà pafTato ore deli-
ziofe , neî ineditare fecolui fu la morte ,
fu V immortalità , fuîle calamità dell' uma-
na condizione , fu li firani ftnbmeni di
■C|ucfta vita. « Se fi teneffe dietro a' kttori ,
» nella più rimota parte de'lor gabinctti ,
'» dice il (*) Conte de BifTi , fi vederebbe
» che le opère malinconiehe fon quelle ,
{*) Nelle rffiexioni che preceilono la fua Traduzione
delio prima dcHi; Noiti , Itampaca nellc f-'ariéiés Liité'
taires.
Dijcours préliminaire. Ixxvîj
on lit : « Le fouvenir de la mort de Narcifle fait
»> rebroufler les penfées les plus joyeufes de l'âge
M plus gai , droit à la vallée des morts «. Voilà
le mot de l'Anglols. Laiflant cette image trop fau«
vage pour nous, j'y ai fubflitué l'idée qu'elle fai-
folt naître. « Le jeune homme dans la fougue de
33 l'âge & des plalfirs , fufpendra fa joie pour s'at-
M tendrlr fur ton fort : il ira , mélancolique & pen-,
35 fif , rêver à toi au milieu des tombeaux.
Je ne doute point que cette prophétie de l'Auteur
ne fe foit accomplie jufqii'àun certain point. Plus
d'un leéleur aura donné des larmes à NarcifTe, à
Philandrc , à Lucie. Plus d'un homme fe fera en-
fermé avec Young, aura paiTé des heures délicieu-
fes à rêver avec lui à la mort , à l'immortalité,
aux malheurs de la condition humaine , aux étran-
ges phénomènes de cette vie. « Que ne fuit-on les
9j lefleurs au fond de leur cabinet, ^it ( * ) M. le
ï> Comte de Biflî , on verroit que les ouvrages mé-
j> lancoliques font ceux qui plaifent & attachent le
*> plus ». Soyez , tant qu'il vous plaira , gai , lé-
ger , frivole dans la fociété : dès que vous êtes
( * ) Dans les réflexions qui ptécedent fa Tradi*Aion de
la premicrc des Nuits , impumé: drns les VarUtii Lit-
Uraires.
d iij
IxKviij Difcorfo prelrminare.
w che pi<JCLioon , ed afFczionauo maggîor-
)) mente ». Siate quanto (i voglia lieti,
feftevoli , ameni neJla fo^ietà : dal momen-
10 in cui vi trovate foli , più non avete tan-
ta voglia di ridere. Un' opéra perpetua-
niente gioconda , vi ftanchera ben prefto ,
v'annojerà. Quelia non Tara Topera , che
voi fceglierete per confoîarvi , fe avtte
qu^îche particolar motivo di trifteiza , o
fe vei rifentite quêU' indiftinto , e conFufo
ftntimento , che noja fi chiama , e i cui
vero rimcdio ê ripofto nell' inten; riHi dclf
anima , e nellclagrime della fenlibiliîj. Da
quel piinto in cui l'anima è fopraggiunîa
da quel dif:igio , quand' eiïa prova quelia
fptzie di ripienc77a , & di (azietà , che le
fa venire a noja ia vita , richianiatela alla
folitudinc- : abbandonatela per qualche ora
a qucgli Autori malinconici , che li trovano
in uno ftato aualogo al luo allor che {cnï-
fero , e tofto ch' eiîi avranno fpremuîo da
Ici qualche lagrima , non tarderete a fen-
tirla alleviata.
Mi re/ia a parlare deIT altre opère di
Young , che ho aggiunto aile di lui Notti.
il fuo poema fui Giudizio finale , puo
confiderar(i corne un fortunato faggio del di
lui ingegno , ncl gencre in cui egli riufcir
doveva ecceknte. Egli è foriero di quelia
luminofa , £i féconda imaginazione ? di cui
egli fpiega tutte le rii hezze nelle fue Nofti :
e infieme ci fa palcfe ii genio, che nudriva
;per i fpggetti mefti , e lugubri. Publicoe^U
Difcours prélimlnatre. Ixxîx
feiîl , vous -n'aimez plus tant à rire. Un ouvrage
perpétuellement plaifant vous fatiguera bientôt ,
vous ennuiera. Ce n'eft pas lui que vous choifuez
pour vous confolcr , fi vous avez quelque fujet par-
ticulier de trifteffe , ou fi vous éprouvez ce fenti-
irent vague & confus qu'on nomme ennui , &
dont le vrai remède eft placé dans l'attendriflement
de l'ameSc dans les pleurs de lafenfibilité. Dès que
l'ame eft atteinte de cenial-aife, lorfqu'elle éprouve
cette efpece de plénitude & de fatiétéqui lui donne
du dégoût pour la vie , mpportez-îa dans la folitu-
de : livrez-la quelques heures à ces Auteurs mé-
lancoliques qui étoient dans un état analogue au
fien, lorfqu'lls ont écrit; & dès qu'ils auront tiré
d'elle quelques larnies, vous ne tarderez pas à la
fentir foulagée.
Il me reftc à parler des autres âirvrages d'Yoang
que j'ai ajoutés à fes Nuits.
On peut regarder fon Poème fur le Jugement
dernier , comme un heureux eflai de fon génie dans
le genre où il devoit exceller. Il annonce cette ima-
gination brillante & féconde dont il a déployé toij-
-tes les rlcheiTes dans fes Nuits : ildéc«lç fou amoui'.
Ixxx Dîfcùrfo preVumnare.
quefto poema circa i' 'anno 1713 , e gli
Inglefi il ricevettero con applaufo ftraor-
diaario. lo ne ho foppreiTo qualche fquar-
cio , che sfigurava 1' opéra , 6c facevala
parère feccaginofa , maflîme dopo aver
Jette le Notti.
Meno gradita riufcîrà forfe la fiia para-
frafi d' una parte del libro di Giobbe.
Quella lunga fcrie d'interrogazioui fenza
rifpofta , ÔC la mancanza di varietà nello
efprimerle, fon cagione d' una monotonia
ftanchevole , la quale difficilmente fi po-
teva correggere. Puo effer peraltro ch'
efTa non fia sfornita di bellezze , atte al-
meno a for tcUerare un tal difetto. Young
dovea trovarvi il fuo piacere nel ifggere ,
e nel tradurre il libro di Giobbe , i cui fen-
timenti erano cosi cpnformi a quclii , che
provava egli fteiïb neile fue fventure.
Non farà certamcnte difcaro al pubblico
di trovare in feguito la lettera , ch'cgli in
fua vecchiaja indirizza al S. de Voltaire.3
Sia ch' egli fcrivefle in verfi , o in pro-
fa , frivoli mai mon erano i foggetti , che
prendeva a trattare. Noi abbiamo di lui
fei lettere afl"ai lunghc dedicatea una Da-
ma. Kffe (on piH divote , che moralî , e
appartengono meno al letterato , che al di-
rettore di fpirito. Si fcorge in etTe quel fiio
genio per le allégorie , ch' egli fa render
giufte a forza d' ingi^no , ma che perô non
lafcian d'effere bizzarre , e cattive, Egli è
D'fcours pré'lmJnnhe. lïî*)
pour les ûijeti lugubres & ron-.bres. Il le donna
vers ranp.ce 1713,8: les Anglois le reçurent avec
lej plus grands apv>lntîdi'Temens. J'en ai fii;}pvimé
quelfii.es morceaux qui dèparoient l'ouwngc , &
faifoiciît longueur , fur-tout après la iedure des
Nuits.
On fera moins content de fa Paraphrafe d'une
partie du livre de Job. Cette longue fuite d'inter-
rogations fans réponfe , & le défaut de variété dans
les tours, y jettent une monotonie fatigante, qu'il
n'étort guère poflible de corriger. Peut-être cepen-
dant qu'elle a ei'icore des beautés qui peuvent du
moins faire fupponer ce défaut. Young dut trou-
ver des charmes à lire , à traduire le livre de Job ,
dont les fentimens étoient fi conformes à ceu«
-qu'il éprouvoit lui-même dans fes malheurs.
Le public ne fera pas fâché de trouver enfuife
l'Epître qu'il adreffe , dans fa vieilleffe , 3 M. de
Voltaire,
Soit qu'il écrivit en vers ou en profc , il ne
fraitoit jamais des fujets frivoles. Nous avoas de
lui fix lettres fort longues dédiées à une Dame.
Elles font plus dévotes que morales , & appartien-
nent moins à l'homme de Letttes qu'au Direfteur.
On retrouve fon goijt pour des allégories qu'il
rend juftes à force d'efprit , mais qui n'en reftent
pas moins bizarres & mauvaifes. C'eû ainfi qii*
Ix^fxij Vifcorfo preliminûre.
in tiA guifa che nella DeHicatoria pofta in
honte aile lettere , egli fi dà molta hriga
per creare , o irovar rapport! tra i Ctn-
taiiri dtlla favoia , e i libertini de' noftri
giorni ; & da quefta forgente egli (i fa a ca-
vare un.'i infinità d'alîufioni , e di metafore,
ed una folla d'idée acceflbrie , nicnte mî-
gliori delJ'idea principale. Di quando in
quando perô eue fon feminate di refltflio-
ni , e di pezzi piii degni di lui. Poco vi
rimaue a rifpigolare dietro a cio , che io „
ne ho raccoito iotto i titoli di Rivijla dclla ^
vit a , e di Penjîerifu diverfi foffgetti. Quelle
lettere egli le fcriffe nel 1754.
Fgli ne avea d^to in luce un' altro fino
dalr anno 1728 , fotto il titolo à' Apologie
délia Providen^a , o Ver a efiima^ione délia,
vita urnana. E quefta una délie inigliori fue
proie. Il ioggetto è conforme al nuovo fta-
to , in oui egli veniva di ftabilirfi. Si co-
nofce ch' egli fcriffe di cuore in un tempo
di contento. Egli era ftato nominato di
frefco regio Cappellano.
Fgli fi provô altresi di comporre nel li-
rico , ma fcnza riufcita. Quel Poeta cosi
"fublime , cosi originale nelle fue Nottî »
non è piii nelle Tue Odi, che un verfificator
freddo , e volgare. Queirimaginazionc co-
tanto focofa , cotanto vaga del difordine ,
fi rpegne fubito nel dar di mano alla lira.
Vuote , e prive di merito fon quafi tutte le
flroffe , in cui non s'incontrano che idée
comijni. Colpa peraltro non era del fogget-
D'fcours préliminaire. IxxxtiJ
dans rEuître dédicaioire qui efl: à la tête de ces
lettres , il Te donne beaucoup de peine pour créer
ou trouver des rapports entre les centaures de la
Fable & les libertins de nos jours; & c'eft de cette
fource qu'il tire fans fin des allufions , des mé-
taphores , & une foule d'idées accefToires qui ne
valent pas mieux que l'idée principale. De temps
en temps cependant elles font femées de reflexions
& de morceaux plus dignes de lui. Il y reAe peu
de chofe à glaner, après ce que j'en ai recueilli
fous les titres de Revue de la vie , & de Penfées
jur différens fujets. Il écrivit ces lettres en 1754;
Il en avoit publié une autre dès 1728 , fous le
titre à^ Apologie de la Providence , ou véritable ejli-
mationde la vie humaine. C'efl un de fes meilleurs
ouvrages de profe. Le fujet eft conforme au no4i-
vel état où il venoit de fe fixer. On voit qu*ill
l'écrivit de cœur & dans un temps de fatisfaéïion.
Il venoit d'être nommé Chapelain du Roi.
Il s'eft aufll eflayé dans le genre lyrique , mais
fans fuccès. Ce Poète fi fublime, fi original dans
fes Nuits, n'eft plus dans fes Odes qu'un Verfifi-
cateur froid & vulgaire. Cette imagination fi fou-
gueufe , fi amoureufe du défordre , s'éteint dès
qu'il touche la lyre. Des penfées communes laif-
fent prefque toutes fes flrophes vuides & fans
mérite. Ce n'étoit pas cependant la faute du fujet
Ixxxîv Difcorfo prellminare.
to Un Poeta Ingkfe dovrcbbe effere afT-ù
meno <ierile , cbe quaKifia altro , allorchè
prende a ce.'ebrare i vanti ciel Coïniiiercio ,
e deir Impero del mare ; e TAutore allora
trovava n.4 vigor dell'ctà : ma qui-jle noa
eran le idée , che a lui erano piii famigliari.
L'aitre fue opère diftaccate fono , una
lettera a Adidon , fu la morte dc!la Regina
Anna , e la venuta al Trono del Re Gior-
gio , nel 17 14; alcuni verfi nclla proino-
zione del S. Walpole; aitri circa gii aff^ri
politici dtl 1745 . opero di poco pregio ;
Vria lettera al S. Tickel , fu la pnorte d'A-
diiïon , nel 1719 ; in elTa non v' è cofa al-
cuna di notabile , fuorchè il célèbre Scrit"
tore , che n' è il foggetto , e V onorevole
teilimonianza , the 1' Autore rende aile
virtù deir amico. La lettera indirizzata a
Milord Landsdowne , nel J712, , mérita
d'effer tradotta in intiero.
Le due Itttere , ch' cgli fcriiïe a Pope ,
nel 1730 , in cui tratta de' cattivi Autori
del fuo fecolo , debbono aggiugnerfi aile
fette fatire , che ne portano il nome , e
ch' egli riuni Totto il titolo comune di la
pajjîone univerfale , o fia /' Amor délia fa-
ma. Egli era ancora affai giovane, allorchè
le compofe, Gli Inglefi le confiderano co-
nie una délie principali di lui produzioni.
« Se la purità dello flile , dicc il già citato
)) Giornalirta , il brio dello fpirito , e la
» limplicità del fogetto , poffono aflîcu-
» rare gli applauli dei Fublico ad un Au-
V tore ,
Dîfcours préliminaire. Ixrxy
Un Foëte Anglois devroit être moins ftérile qu'iui
autre , lorfqu'il vante les avantages du Commerce &
l'Empire de la mer ; & l'Auteur étoit alors dans la
vigueur de l'âge j mais ce n'étoient pas là les
idées qui lui étoicnt le plus familières.
Ses autres Pièces fugitives font une Epître à AdifTon
fur la mort de la Reine Anne , & l'avènement du
Roi George en 17 14 ; des vers fur l'inftallation de
M. Walpole , d'autres fur les événemens politi-
ques de 1745 , Pièces très-médiocres ; une Epître
à M. Tickell fur la mort d'Adilfon , en 17 19 : elle
n'a rien de bien remarquable que l'Ecrivain célè-
bre qu'elle intérefle & le témoignage honorable
que l'auteur rend aux vertus de fon ami. L' Epître à
Mylord Landsdowne , en 1711 , mérite d'étrc
traduite en entier.
Les deux Epîtres qu'il adrefTa à Pope , en 1730 ,,
fur les mauvais Auteurs de fon fiecle , doivent
être ajoutées aux fept Satyres qui en portent le
nom & qu'il a réunies fous le titre commun de la
Pa0on univerfelle , ou l'Amour de la renommée.
Il étoit fort jeune lorfqu'il les compofa. Elles font
regarxiées par les Anglois , comme une de fes prin-
cipales produdions. « Si la pureté du ftyle , die
» le Journalifte que nous avons déjà cité , le
3> biillanx de i'eiprit & la fimpjicité du fujet peu-
e
îxxxvj Difcorfo preVunlnare.
j, tore, Ycung è in diritro di pretendergîi.
jj Tuttavia , loggiugne egli , io non fo per
5, quai morivo quelle iarire , cosi ben ac-
3, coke da prima , e cosî generalmente ac-
5, creditate , oggidl più non ficno alla mo-
5, da. Il Dottore Sv/itt ne dà per ragione ,
5, che r Aurore avrebbe dovuto elîere, o
3, più giocondo _, o più cattivo. Vi fi of-
3j ferva akresi il gênerai difetto di quaû
„ tutte le di lui opère. Le fue latire non.
3j fono che una catena d'epigrammi fu Tif-
3, telîo foggetto , che da principio riclcon
3j guflevoli , e che alla fine v* annojano. ,,
Il Poema , in cui mi pare ch' egli abbia
moftrato più di iaviezza , e di gufto , gli è
la fory^a délia Beligione y o fia V Amor vin-
ro y en egli pubblicb poco tempo dopo il
iùo Ciud'qio finale. Il foggetto non pub ef-
lere più interefTante. L' infelice Giovaiina
Gray , il cui tragico fine è allai noto , è
r eroina dclF opéra. Se la mia traduzione
è di qualche pregio, e fe io ho ben efpreiro
ï originale , niun vi Tara che ftupifca del
granditlimo inconrro ch' egli ebbe in In-
ghikerra. I Cririci perakro ebbero a dire,
che con tutto Io ftudio fatto dall' Aurore,
per rendere facili , e andanti i fuoi verfi ,
egli non avca potuto fpogliarli affatto d'una
cert aria di ftentatura , e d' artifizio. Ad
©nta perb d'un tal difetto, che a noi riefce
jinfenfibile _, cucft' operetta fece si, che gli
occhi del pubblko furon rivolti ad arami-
rare i di lui talenti , e ilabili la cU lui ripu-
Difcours préliminaire. Ixxxvij
93 vent afTuier à un Auteur les applaiîdilTemens du
33 Public , Young a droit d'y prétendre. Cepen-
33 dant , ajoute-il , je ne fais pourquoi ces Saty-
33 res , qui avoient d'abord été fî bien accueillies
33 & généralement eftimées , font aujourd'hui paf-
33 fées de mode. Le Doûeur Swift en donne pour
33 raifon que l'Auteur auroit dû être ou plus gai
33 ou plus méchant. On y remarque auflî le défaut
33 général de prefque tous fes ouvrages. Ses Satyres
33 ne font qu'un enchaînement d'épigrammes fur
33 le même fujet , qui plaifent d'abord & finiiTent
33 par ennuyer 33.
Le Poëme , où il me paroît avoir montré le
plus de fagefle & de goût , c'eft la forme de la
Religion y ou l'Amour vaincu 3 qu'il donna peu
de temps après fon Jugement dernier. Le fujet eft
des plus propres à intérefler. La malheureufe Jeanne
Gray , dont on connoît la fin tragique , en cft
l'Héroïne. Si ma tradudion a quelque mérite ,
& fi j'ai rendu mon original , on ne fera point
étonné du grand fuccès qu'il eut en Angleterre.
Les critiques trouvèrent pourtant que tous les foins
que (è donnoit l'Auteur pour rendre fes vers cou-
ians & faciles ne leur avoient pas encore ôté tout-
à-fait l'air du travail & de la contrainte. Malgré
ce défaut , qui devient infenfîble pour nous , ce
petit ouvrage attira tous les yeux fur £ès talens
& établit fa réputation. Beautés d'imagination ,
de feiitimeat , de morale , tout eft prodigué dans
îxxxviij Difcorfo preliminare.
lazione. Beliezze di fantasia, di {èntimen-
to , di morale , ogni coia è a larga mano
ditiufa, e iparia in quel poetico , compaf-
fionevol racconto. Teatrali quanto mai dir
fi poila fono le fcene , c poctiche al mag-
gior iegno le pitture , che vi s' incontrano.
Young è lublime da quel momcnto , che pub
attrittarfi. Egli è il pittoie dcUa infelicità.
Qucflo Parroco cosi éloquente , queit'
Orator cosi fublime délia morale , e deila
vircù , avea dal teatro dato principio alla
Ictteraria iua carriera. E' nota la di lui Tra-
gedia di Bufiri , di cui il S. de la Place ha
arricchito la Franceie Ictteratura. Effa fu
rapprelentata, nel 1719, fui teatro di Drury-
Lane , e quello fu il primo faggio notabile
de' di lui talenti. A qnefla fuccedè ben pref-
to la féconda j intitolata, la Vendetta y che
fil rapprefcntata nel 1721. All'età di felTan-
tanove anni , nel 17J3 , egli osb ricompa-
rir fu la icena, e dare i Fratellï (^Demetrio
€ Perfeo ,) opéra di lunga mano inferiore
alla Vendetta , in cui fi trovano cofe degne
d' ammirazione.
Quefta Tragedia , le lue conghietture fii
la compolîzione originale , T EJl'ima'^ion&
délia vita , la forza dclla Religione , e Paî-
tre opère poc' anzi enumerate , tradotte in
iutiero , o in riftretto , fecondo il loro me-
rito, formeranno ancora un altro tomo inte-
relTantiiïîmo , cosî f\ avrà tutto cio, che v'è di
buono ne' quattro tomi m-12. delPedizione
dd i7<jj, che è i'ukima, e la più compléta.
Difcours prclîm'inaire. Ixxxix
ce récit poétique & touchant. On y trouve les
fcenes les plus théâtrales & les tableaux les plus
pathétiques. Young eft fublime dès qu'il peut s'ac-
trifter. C'eft ïz peintre du malheur.
Ce Curé fi éloquent , cet Orateur fublime de
la morale & de la vertu , avoit débuté par le Théâ-
tre dans la carrière des Lettres. On connoît fa Trji-
gédie de Bujiris , dont M. de la Place a enrichi
notre Littérature. Elle fut jouée en 171^ fur le
Théâtre de Drury-Lane , & ce fut le premier eflai
remarquable de fes talens. Elle fut bientôt fuivie
d'une féconde , intitulée /a Vengeance j qui fut
repréfentée en 1711. A l'âge de 69 ans, en 1753 ,
il ofa fe remontrer fur la fcene & domier les Frères
{ Démétrius & Perfée ) Pièce bien inférieure à la
Vengeance , où il y a des chofes à admirer.
Cette Tragédie , fes conjedures fur la com-
po/îtion originale , (on Efiimation de la vie ^ la
Force de la Religion , & les autres ouvrages dont
je viens de faire l'énumération , traduits foit en
entier , foit par extrait , fuivant leur mérite ,
formeront encore un autre volume très-intéreflant ,
& nous aurons tout ce qu'il y a de bon dans les
quatre volumes //i- iz de l'édition de lyéj , qui
cft la dernière & la plus compktte.
L E
LAMENTAZIONI,
O s I A
LE N O T T I
B ï Y O U N Go
-saA«î*'>Sr*'^
LES
COMPLAINTES
o V
LES NUITS
»' Y O U N G.
vT\'Ti-'V^/T^'T^/T^/"'?'C'^v'T*i''Fi''T^/''^
L E
O S I A
LE N O T T I
Bï YOUKGo
-,>*èî=
=*£»•
PRIMA N O T T E ,
Indmwata aM. Jrt HUR O N s LOTf-'' ,
Oratorc délia Caméra ddle Comurà*
LE MISERIE DELL' UMx^NITA'.
•tg:\,v.;\.>L^/Av''rj^ O t c E fonno , ru il cui balfamo
3!ifKJ^''Cî^¥!l" riftora rindcbolim natura! . . ohimé
•TîjC D J^ir m'àbbandona. Simile ancli eeli al
^1 .Lj;j:,jr_jiJLJ|* mondo corrotto, fchiva gli fvcntu-
n.S-V'?"''î'"'ryTfei rati : puntuale a poiTaiii in tjuc'
luoghi , ove la fortuna è ridence , ien fugge cuti
'^^■~
.■-^■^^0»aJ>A>.
'"^-aS
LES
COMPLAINTES
o u
LES NUITS
B' Y O IT K G„
<|!^^=
s'-^'-^Tig^-'^'^-
PREMIERE NUIT.
Adrejféc à M. Arthur On slotv ,
Orateur de la Chambre des Communes.
LES MISERES DE L'HUMANITÉ.
Pi:-
r!^
=Soux fommeil , toi dont le
baume répare l;i nature épui-
fée. . . . Milas ! il m'abandonne.
^. Semblable au monde corrompu
il fuit les malheureux. Exact à fe rendre
aux lieux où iburit la fortune , il évite d'une
Ai)
4 Le Notti d'i Young. î. N O T T E.
rapide volo d;il foggiorno de fotpiii , e va fer-
marlî fu gli occhi , thc non fon niolii di lagrims.
Dopo brcvi momcnti d'un ripofo a^irato , e
già è gran tempo, che più no! provo tranquillo,
io mi dcflio . . . Fortunari coloro clic non u
dcftan mai pJi ! . . . Ma vana ùrebbc queft' ifkfia
mia brama , fe vero foilc che i fofrni fîan mo-
Icfti a fcpohii.
Quali cnJc tiimiiltaanti di fVoIti fogni hnn
tormentato i mici fcnfî , ncl tempo dci fonno
délia mia ragione ! Oli com' io andava vagando
di fventura in ifventura ! Imaginarie dirgiazic mi
facevan provarc tut:o l'orrore dclia difpcrazione.
Rientrato in me ftelfo , e ritrovando la mia ra-
gione , che ho io guadagiiaco a dcftarmi ? Ahi
lallo ! nuir altro ho fatto che cambiar di mali.
( Oh amaro camhiamento 1 ) Poichc ritrovo la
vcrità più crudcle ancora che la menzogna . I
giorni Ton troppo brevi perche lîeno baftevoli al
mio dolore 5 e la notre, si, la notte più buja,
nel momcnto iftcHb , in cui s' avvolge fra le te-
ftebre le più profonde , è aflai men tetra che la
mia force , è ail'ai men cupa che I' anima mia.
Gianta la notte intanto alla meta del fuo cer-
-chio, fedente fal fuo crono d' ebano nella région
Les Nuits d'Toung. I. Nuit. 5
aile rapide la demeure où il entend gémir,
& va fe repofer fur des yeux qui ne (ont
point trempés de larmes.
Après quelques momens d'un repos
agité , ik. depuis long-temps je n en con-
nois plus de tranquille , je me réveille. . .
Heureux ceux qui ne fe réveillent plus!..
Pourvu toutefois que les fonges ethayans
n'épouvantent pas les morts dans le fond
des tombeaux.
Quels flots tumultueux de rcvcs
infenfés ont battu mes fcns pendant le
fommeil de ma raifon ! Comme j'errcis de
malheurs en malheurs ! J éprouvois toutes
les horreurs du détcfpoir pour des infor-
tunes imaginaires. Rendu à moi-même &
retrouvant ma raifon , qu'ai- je gagné à
m'éveiller i Hélas ! je n'ai fait que chan-
ger de maux j & je trouve la vérité plus
cruelle encore que le menfonge. Les jour-
nées font trop courtes pour fuilire à ma
douleur. Et la nuit , oui , la nuit la plus
noire , au moment mcme où elle s'em-e-
loppe des ténèbres les plus profondes ,
eit encore moins triite que ma dePànée ,
moins iombre que mon ame.
Maintenant arrivée au milieu de fon
cercle , allîfe au haut des airs fur fon trône
A iij
4-: Le Nota di Youirg. I. N o T T E.
phî fublime àAÏ aria , a guifa d' un Dio in una
niaeità vehta , e C.mz raggi , fiende lo fcetu-o di
piombo fu ]' addormcntato fuo impero. Oh c|^ual
fîknzio alloluto ! Oh quai, profonda ofcurità/ L'oc-
c'iio non vede alcun obbietto : J' orccchio non
oie alcun fuono. L'intiera creazione è immcrfa
Bel fonno. Ogni cofa par morta. Il moro ifteffo
che dà la vita ail' Univcrfo, fcmbra quafî che fi
fia ferrnato , e che la natnra faccia una paufa.
Terribil ripofo , profetica imagine dtlla fine del
mondo. Ah piii non rardi ! E tu deilino aiSret-
tati d' alzare il vclo : nulla più mi rinune da
pcrdcEe.
Silcnzio ! Ofcurità ! Coppia foîcnne , augufti figli
deli' antica notte y voi la cui pixienza fortifica
r ajîiinaj voi che vcrfo la iaviczza guidate i
penfîeri nafccnti ; voi il cui invilibile potere rin-
franca I' uomo abbattuto, c lo riflabiiitce fulia
fua ragionc , afiîftctcmi : io vi ringraziero ncl
fepolcro. Cola fi ritrova il vollro impero , e
cola qucila fraie mia Tpcglia , la cui ccncre a
voi s' appartîcnc , dcc ben prefro , cadendo , ren-
dere omaggio alla tcrribilc vollra Divinità. Ma
ftoko 3 che imploro il voPlro vano potere ! Chi
fîete voi al cofpctto di celui , la cui voce , in-
terrompendo 1' eterno fileiîzio del caos , manda
le mattutine flelle a cominciare il fcfloio lor
corfa fuli mondo naicente , ed annunziarli il fuo
Crcatore ? Elfcre Supremo , Tu fci quegli che io
invoco. Tu, che dal fcno dcl nalla , faccfti couve
Les Nuits d'Toung. I. Nuit, 7
d.'ébene , la Nuic , comme un Dieu , dans
une majefté voilée & fans rayons , étend
fon fceptre de plomb fur un monde af-
foupi. Quel filence abrolu ! Quelle obfcu-
rite profonde / L'œil ne voit aucun objet :
l'oreille n'entend aucun Ton. Toute la créa-
tion dort. Tout paroît mort. Il Temblc
que le mouvement qui donne la vie à
r Univers, fe foit arrêté, de que la Nature
falïè unepaufe. Repos terrible , image pro-
phitique de la fin du monde !. . Qu'elle ne
tarde plus ! Deftin , hàte-roi de tirer le
rideau : je ne peux plus perdre.
Silence! Obfcurité ! Couple folemnel ,
augoTtes enfuis de l'antique nuit : vous dont
la présence fortiiîe l'aine , vous qui guidez
vers la fageiïè les penfces nai liantes , vous
àoïïl la puiilànce invifible relevé Thcmme
abattu , & raffermit fur la raifon , aflîftez-
moi : je vous remercierai dans le tombeau.
C'eîl là votre empire j c'cft là que ce corps
fragile dont la poufiîere vous appartient ,
doit bientôt , en tombant , rendre hommage
à votre terrible divinité. Mais que fais je en
implorant votre vaine puiiTance ? Qu'cres-
vous devant celui dont la voix interrompt^.nt
le lilence éternel du chaos, envoya les étoiles
du matin comraçncer leur courfc joyeufe au-
A iv
s Le Notci di Your.g. I. N O T t li.
zampiilare il foie ncirmiivcrfo, quafî fcintillantû
favilla , muovi 1' anima mia , e fa che a lei rif-
plcnda la luce dclla faviczza. Ecco I' ora in cui
r avaro , in mczzo agli addormentati mortali ,
vcglia allato al fao tefoio. Tu fci il mio : fovra
Te folo fono apcrti i miei ocehi. Il tuo fcno è
l'itulo che io cerco.
L' anima TJiia , de! pari che i miei fenfî , è
nelle ténèbre. Deh ! fa , che penetrando il fofco
vc-Io délia doppia notce ond' è atrorniata, giun2;a
a lei un cuo raggio che l' ilkimini , e la confoli.
Io vorrei , dando tregua a' miei afFanni , fcoftare il
penfiero dal funefto fpettacolo de' miei mali , e
peregrinar con vantaggio per le varie fcene della
vira , e dclia morte. Deh ! tu mi guida , e tu
m'infpira le verità più fublimi. Dirigi i miei'
paflî corne i miei canti. Infegna alla mia ragione
a difcernere il bene : cofirigni il mio arbitrio a
volerlo : incatenami alla virtii j ficchè io foddif-
faccia una voira ai linighi debiti che con Ici ho,
contratti , e che la colma tazza di tue v endette
non fi fia vuotara in vano fu qucfto fagrifîcato
mio capo.
Un' ora fuona : . . . noi non contiamo le orc
fcnon dopo ch' elfe fono perdute. Pu dunque fa-
viczza quelia che moffe F uomo a dare al tempo
Les Nuits d'Young. ï. Nuit. 9
tJeOTusdu monde naiiTant , & lui annoncer
Ton Créateur ? Etre {uprême , c eft toi que
j'invoque. Toi , qui du lein du néant fis
jaillir le folcil dans TUnivers comme une
étincelle brillante, frappe mon ame & fais-y
luire la fageife. Voici Fheure où Tavare , au
milieu des mortels endormis , veille à côté
de ion trclor. Tu es le mien: c'eft lur toi que
mes yeux font ouverts. C'eil dans ton fein que
je cherche un afyle.
Mon AME, comme mes fens, eil dans les
ténèbres; Daigne , à travers cette double nuit
qui l'environne , daigne tranliiiettre jurqu^à
elle un rayon qui l'éclairé & la confole. Je vou-
drois, faifant trêve à mes chagrins , éloigner
ma penfée du fpectacle de mes maux, & par-
courir utilement les fcenes variées de la vie &c
de la mort. Sois mon guide. Infpire-moi de
grandes vérités. Dirige mes avions ainii que
mes chants. Enleigne à ma railon à diicerner
le bien : force ma volonté à le vouloir : en-
chaîne-moi à la vertu : qtie je m^acquitte tnÇiw
avec elle des longs arrérages que je lui dois,
& que la coupe de ta vengeance ne {e foie
pas épuifée en vain fur cette tcre dévouée.
Une heure fonne. . . Nous ne comptons les
heures qu'après qu'elles font perdues. Ccft
doncfageflè à l'homme de donner au temps
A V
ro Le Nottl di Young. î. Motte.
tina- voce. . . II! fuono dcllo iquillantc mcrallo rîm-
bomba fin in fondo ail' anima mk. lo la fctito
tifcuoterll coma alla voce dell' Angi^lo banditore
deir iiniverfale giudizîo. Ah 1 fe non prendo er-
rore , la campana ha fonato 1' ultima dellc mie
ore j cd intanro dove (on quelle che la prece-
dettero ? Cola fi trovano dove ion gli anni che
viddero nafcere il mondo. Qiiefio è il fcgno per
cui mi s'intima che bifogna abbandonare la vita.
O quantc coiz mi rimangono ancora da fare ! I
miei timori , e le mie fpcranze fi deltano affan.-
nofe , e tumukuanti. Turto inticro il mio eiïere
fl rirrova in alarmi. Dove volgo i miei paPa ? . . .
Dali' orlo nftrecto délia vira io piego i uemanti
miei fgviardi ? . . . Cieli ! Quale fterminaro abilio !
Spavcntevole cternicà , tu Tci quella in cui s' im-
battono le mie pupille. Nô , dubitarne non polfo :
ru dei attaccarti al mio elîere. . . E corne mai
1* eternicà potra ella appartencre a una fraie crea-
tura , a me , cui non è data la padronanza di
Un* ora ?
Oh ! quai efTere maravigliofo è mai Tuorno /
Egli. dopo Dio è il più incomprenfibile. Perche
egli abbia uiia idea giufi-a di fe mcdefimo , gli
è duopo comporla di mille idée che gli pajono
ftravaganci. Quai contrafto di dovizia, e di mi^
fcria j d'abbiezione , e di grandezza! Che 1' uomo
è vile ! Che 1' uomo è augudo ! E ces' è egli-
dunque quel Dio che ha dato 1' efl'ere a cos^
fbrana creatura î Compoilo maravigliofo di due
âiyerfe nature , ï uomo è il- caitro onde, partonoi
Les Nuits d'Yomg. I. Nuit. ii
une voix. Le Ton de Tairain frémillam retentit
au fond de moname. Je la ffns treilaiUir
comme à la voix de TAnge du Jugement. Si j'ai
bien entenduj la cloche a tonné la dernière
de mes heures. Où font maintenant celles qui
l'ont précédée? Elles font avec les années qui
ont vu naître le monde. Ce fgnal m'annonce
qu'il faut quictcr la vie. O combien il me
rcfte de chofes à faire f Mesefpérances & mes
craintes fe réveillent dans le trouble. Tout
mon êtie eft en alarme. Où vais-je ? . . . Du
bord érroirt de la vie , j'abailfe mes regards
tremblans '. . . Dieul quel abymc fans fond î
Epouvantable éternité , c'ell roi que mon
œil rencontre. Je n«'en peux douter : tu dois
l'attacher à mon être. . . Et comment l'éter-
nité peut-elle appartenir à un être fragile j à
moi, qui n'ai pas une heure en propriété >
Que l'homme eft un erre étonnant/ Apres
Dieu , c'eft le plus inconcevable. Pour avoix
une idée jufte de lui-même, il faut qu'illa
compofe de mille idées qui lui parcillènt ex-
travagantes. Quel contrade d^ ri«heiîe & de
pauvreté , d'abjection & de grandeur ! Que
l'homme eilvil/ Que rhomme eiiauguftcV
Et le Dieu qui a fait cette éïrange créatm-ew,
qu eft-il donc ? Afièmblage oieiveilkux /de
A vj
Il Le Notti di Young. I. N o T t e.
due oppofti infiniti : egli forma rinfcnhbîîc gra^.
dazione che unifce i due cdreini. Auello brillante ,
egli occupa il cemro dell' immenfa catena dcgli
enti , che fcende da Dio fino al nulla. Raggio
fpento della Divinità ; abbozzo impcrfetto , ri-
tratto fcanccUato dcUa fuprema grandezza : il fra-
gile figliuol delk polvere , e 1' erede dclh gloria j
un dcbole immorcale , un infecte iafînito , un
verme , im Dio ! . . . Atterrito di me lleflo , io mi
confondo , e mi perdo nel mio effere. Poreftiero
il penfier mIo ncl proprio fuo albergo , tuttp
mi ricerca a parte a parte coa maraviglia in^
fleme , ed orrore. L' aiiima mia va in cerca di
fe medelîma , e ripicga fovra fe ffceffa lo fguardo
per rimirarfî. Interdetta e flutruante ollerva avida-
mente fc fteffa , e freme perche non puô ricono-
fcerfi. Che ftrano millcro ( * ) c mai 1' uom per fe
fLeffo ! Quanta maeftà confcrva egli mai ncl fuo
ftato di mifcria , e di deprefTione ! Quai aria
trionfante fî fcorge ancora nelle • fembianze di
^ueft' efTcre penante ! Indecifa , e muta la mia
ragione fi rimane fofpefa tra il terrore j e la
giojaj e non fa che decideie circa il mio cfTere;
Quando 1* ammirazion mi rapifce , e mi fa fcn-
TJre i fuoi trafporti j quando m' abbatte il ter-
rore , e tremo inanzi a me ftelTo ? . . . Ohimè î
chi puo confervar la mia vita î . . . Ma chi pao
altresi diftruggere 1' efTer mio ? Il braccio d* un
•Angelo non puô prefervarmi dal fepolcro : ma
>— ^— — ———«—p«—^— ———————
{*) \v hat a miracle to man is man.
Les Nuhs d'Young. î. Nuit. iji
deux natures diflcrcnres, Ihcir.me ell le cen-
tre d'où partent deux infinis- oppoiés : il foriT.e
la nuance délicate qui unit les deux extrcmes.
Anneau brillant , il occupe le milieu dans la
chaîne immenfe des ctres qui defcend de|- uis
Dieu jufqu'au néant. Rayon éteint de la Divi-
nité i efquifre imparfaite , portrait effacé de
la grandeur fuprcme j le frêle enfant de la
poulIîere& l'héritier de la gloire i un foible
immortel \ un infecle infini -, un ver , un
Dieu! . . . Epouvanté de moi , je me confonds
& me perds dans mon être. Ma penfte étran-
gère dans fa propre demeure me parcourt
tout entier avec un étonnemient mclé d'effroi.
Mon ame fe cherche & fe replie fur clle-mcme
pour fe voir. Interdite & flottante , elle fe re-
garde avidement & frémit en ne pouvant (è
reconnoître. Quel étrange myfterej l'hcmme
efl: pour lui-même ! Que de majcfté il con-
fervedans cet état de mifere où il eft abaiffé .'
Quel air triomphant règne encore dans les
traits de cet être fouffrant ! Ma raifcn indécife
& muette refte fufpendue entre la terreur &
la joie , de ne fait que prononcer fur mon
être. Tantôt l'admiration me ravit & me fait
éprouver fes transports \ tantôt la frayeur m'a-
bat, & je fuis tremblant devant moi... Hélas l
qui peut conferver ma vie • . . . Mais aufli
Z4 ^^ Notù di Young. I. Notte.
alcresi le intlere angcliche Icgioni non mi ci poC-
fouo teiiere efiliato.
No, 1' immortaiirà dell' anima mia non è una-
fcmplice conghiettura j tutti i naturali obbietri
me ne prcfcncan le prove. Attente il Ciclo alla
félicita de' mortali , difiribui in ogni parte mille,
vive fîammelh , perch* efîî lîeno illaminati ciica
il loifo efTere : al fonno ifteflb egli impofc di
ammaeftrariïeli.
Âllora quando quefta taciturna divinità rotto-
mette al fuo dolce potere le fonnacchiofe mie mcm-
bra 5 l'anima mia fempre defta, anche fcnza l'ajuro
de' fenfî , profegue 1' inftancabil fuo vclo. Talora
con piè fantafcico preme , e calpeda I' erbette ,
e i fiori, e talora inoltrata nel folto orrore di
folinga forcfta , tutta la fcorre mefra , c penfofa ;
c ne va afEmnata , perche orma confolar.te de'
pa(n del viaggiatore non vi ravvifa. Talvolta
piombando a un tratto dal giogo di trarupata bal->
za , fi fente con racapriccio gir r-otolando di pre-
cipizio in precipizio j quand' ecco la fuperficie
d' un lago la riceve nella fua caduta ; effa nuota
a tutca lena per 1' onda fpumante ,. afFcrra la
fcofcefa fua ripa , e s' inerpica a ftento per i' erca
délia d-jajirofa montagna. Quante le volte effa û
fente port^.ta a volo fu 1' aie de* venri , attor-
niata da folta fchicra di fantafime bizzarramenrc
vcliite , proie fantaûica deii' iniagiiiazionc ■ Sia
Les Nuits d'Young. I. Nuit, ly
qui peut détruire mon ctre ? Le bras d'un Ange
jie iauroit me prcferver du tombeau i mais
des Iég!\_»tis d'Anges ne peuvent m'y retenir re-
légué.
Non , l'immortalité de mon ame n'eft point
une fïmple conjedure \ tous ks objets de la
nature m'en répètent la preuve. Le Ciel atten-
tifau bonheur de l'homme , a d ifpofé par-tout
des lumières qui réclaircnt fur Ton ctre. Le
fommeilmêiTiCell charge de Tinflruire.
Quand ce Dieu taciturne foumct à fa douce
puiffance mes membres affoupis, mon ame
toujours éveillée pourfuit fans le fecours àzs
£ens Ton vol infatigable. Tantct elle foule d'un
pied fantaftique la verdure & les Heurs. Tan-
tôt enfoncée dans la f ombre épaiftcur d'une
forêt iolitaire , elle la traverfctrifte & penfi-
ve : elle s^ afflige de ne pouvoir découvrir les
traces confolanres des pas duvoyagcur. Quel-
quefois tombée foudain du fommet d'un ro-
cher, elle fefent avec horreur rouler de pré-
ppices en précipices : c'efi: la furface d'un lac
qui Ka. reçue dans fa chute j «lie nage avec ef-
fort au travers de fijn onde écuraanre , regagne
fcs bords efcarpés , 6c gravit péniblement le
penchant de la montagne. Combien de foiy.
tRe fc fent portée lur l'aile des vents au mi-
Ji£u d'une foule de fantc mes bizarrement
tS Le Noîtl ai Young. I. N o T t E.
perô cil' ella goda nel delirio di gradevol
menzogna ; fia che riceva tormcnto dalle fue chi-
mère , i fuoi eiTori mcdefirai non ccffano di rcp-
plicargli , ch'ella è d' una natura piu nobile alVai
ch^ la polvere , che fi folle va focto a' mlei palU ;
che la Tua atrivirà non ha limici ; ch' ella è vaga
di slanciarfi verfo T altezze , e che fempre pronca
ad Inalzarfi verfo que' luoghi onde traffe l'ori-
gine , ncl tranquillo fuo volo , fi llbra leggier-
mente ^er gli aerei campi al dillopra del fuo
corpo mortale , che opprefTo dal proprio pefo fî
giace £ome avvinco alla terra. In tal guifa la
notre nell' ifteflo fuo filenzio mi fvcla un' aima
immortale ; la notte nella fua cfcurità m' annun-
zia un giorno eterno. A vantaggio (*) ds' mor~
tali accoppio il Cielo cgrà cofa : il fonno che ag-
grava i miei fenfi , iftruifce la mia ragione , e
non indarno 1' ombre vaie de' fogni mi s' aggi-
ran d' intorno.
I fogni délia notte ci pofTono Xomminiftrare
vantaggiofe lezioni. Que fogni foli , in cui 1' uora
s' aggira mentf egli è dcfto , fon quelli che gli
riefcon fatali. Oh quante le volte accozzai , ve-
gliando , in mio capo , idée afTai più ftrane , chê
le difordinate pitture del fonno ! lo voleva unir
cofe fra loro pcr natura infociabili , e dar 1' efif-
tenza ail' impolfibile. Stolto ! lo mi lufingava di
potcr godere di piaceri durevoli fu 1' inftabil tea-
tro del monde ; d' una lungkijjima ferit (a) di
giorni chiari , e fcreni in mezzo aile procelle dcll^
(*) For liuman "Vi^tai , heav'u husbaads ail cTents,
Les Nuits d*Yûung. I. Nuit. 17
vctus , légers cnfans de rimaginarion ! Mais
foit qu'elle jouille d'un doux mcnfonge , foit
qu'elle fouflre de Tes chimères , Tes erreurs
mcme lui difent qu elle eft d'une nature plus
noble que la pouiliere qui s'cleve fous mes
pas , que Ion aéliviré n a point de bornes ,
qu elle aime àprendre Tellcr vers leshauteurs,
& que toujours prête à s'enlever vers le lieu
de Ton .origine , elle plane librement au-deiTus
du corps mortel que Ton poids attache à la
terre. Ainii la nuit dans Ton filcnce même me
révèle une ame immortelle : la nuit dans Ton
obfcurité m'annonce un jour éternel. Le
fommeil qui engourdit mes fcns , inftruit ma
raifon , &les vains fongesne voltigent point
en vain autour de moi.
Les songes de la nuit peuvent nous donner
des leçons utiles. Ce font les rêves que
l'homme fait éveillé , qui lui icnt funeftes.
Combien de fois j'ai formé éiQs alfcmblages
d'idées plus extravagans que les tableaux de-
fordonnés du fommeil» Je voulois unir des
chofes infociables & donner un être à l'impof-
fible. Infcnfé | Je me prornettois des plaints
ftables fur le théâtre changeant du monde \
des jours clairs <Sc fercins au milieu des toui'-
mentes de la vie j un bonheur calme furies
1 8 Le Notti d'i Young. I N o T T f.
vita ; d' una tianquilla fclicirà i^vra 1' onde agi-
tate ! Oh com' era iiicantaco cjuel univeiTo che
abitai nella mia Sjioventù ! Com' eran vivaci i co-
lori con cui 1' laiaginazione mi dipigncva tard
gli obbietti ! Alao io non ircorgcva fenonchc ri-
denti pitture j pcifpettivc amené , e variate 5 e
lunga fchiera di dilctti fovra dilccti. Quai non era
la mia eftafî nell' aggii'armi in mezzo a que' ma-
gnifici arredi , ond' io aveva parato il mio fog-
giorno ! Slmile al baco che teffe la fcta , io m'av-
volgeva fra que' vcli refmti dalla mia fciochezza j
io ingrouava la benda , che ii^vclava alla mia ra-
gione la vifla del Ciclo, e délia vcrità. Peidendo
grado a grado il loro lame , accecato da me me-
dcfimo , e firifciandomi fia le tenebrc ch' io aveva
formate , io m'avvolgeva nella mia catena , e non
reilava dall' attorniarmene. Io idclatrava il mio
crrore j il mondo e '1 mio cuore ftrettamente uniti ,
e coilegati inneme , crano divcnuti infeparabili. Io
mi pafceva délia fciocca fperanza di trovar la fé-
licita fu la terra : allova quando mi Ton riCcofib
ail' acuto rimbombo délia funèbre campana, clis-
non cefla di fuonare dall' iina ail' alrra aurora , e
di mandate migliaja d' uomini ail' are dell' in{à-
ziabil morte. PercolTo da tcrror nel dcftarmi, hof
piegato fu me ftefib io fguardo , c ho dovuto fre-
mere nel vcdermi già cou un piè ncl f^polcro.
E dove fon ora quelle liiflnghierc illuConi., quelle
imaginarie ricchczze ? Di quel si valio , e ccsi fîo-
rido impcro in cui l'anima mia fcvrareggiava , che
gii rimane in qucflo giorno ? Un fragile albergo di
Les Nuks ctYoung. I. Huit. jç
flots agirési Quel Univers enchanieur Iiabi-
rcit ma jcimelle } De quelles riches cciilciirs
mon imagination me peignoir tcus les objets {
Ce n'éroient que rians tableaux , que peripec-
tives agréables & variées , que plaiilrs fur
plaifirs dans un long enchaînement. Dans
quels tranfpoits je me promenois au milieu de
cette draperie m.agnifique dont j'avois tapiiîe
mon réjour ! Semblable au ver qui file la foie ,
je me plaifois à m'envekpper de ces voiles
tillus par ma folie. J'épaifliC is le bandeaa
qui déroboit à la raifon la vue des Cieux &
de la vérité. Perdant par degrés fa lumière ,
aveuglé par mes mains , & rampant dans les
ténèbres que j'avois formées , je me roulois
dans ma chaîne & m'en entcurois fans fin.
J'idolâtrois mon erreur : le monde & mon
cœur étroitement unis , cimentés enfem-
ble étoient devenus inféparables. Je me re-
paiffoli. du fol efpoir de trouver ici le bonheur. .
lorfque tour- à-coup je me fuis éveillé au bruit
perçant de la cloche funèbre qui ne celfc de
fonner toutle jour & d'envoyer des milliers
d'hommes aux autels de Tinfatiable mort.
Frappé de terreur à mon réveil , je me fuis
regardé & j'ai frémi en me voyant mci me me
à demi-décédé. Douces illuficns ,. richeflcs
imaginaires, quctes-vous devenues * De cet;
10 Le 'blotti di Young. I. N O T T E,
creta che già ruina pcr ogtii parte. Le fila , si , le
fila con cui 1' induflriofo ragnatcllo ordifcc fua
tcla , fon come gomone , a confionto de" i;gami
che tengon V uomo attaccato alla félicita , ed alla
vita. Al menomo foffio s' iufran2.ono.
Celefle foggiorno ove gl' immorrali aiTaporano
que' piaceri che non han liniiri , cosi nella dura-
zione , che nella miiura , in voftro grembo fol-
tanto fi pu6 incontrare la félicita. EiVa non è piii
taie , allorché è foggctta a fiiiire j cke anzi fug-
çrircbbe eziandio dal Ciclo , fe penetrar vi potefle
il timoré di perderla. Ma clla fi trova in iuogo
di ficurezza , in queli' afilo ove non puô falire l' in-
fluenza di quelle sfere , che girando fui noftro
capo , trafcinan fcco i mondi infcriori nel vortice
della loro inconftanza , e fpandon fovr' efll le mu-
tazioni , e la fventura. Qui è il teatro delle méfie
vicilTirudlni. Ogn ora produce nuove rivcluzioni
faîlo sfoitunato noilro globo. Oh quanto è raro ,
che nelle varietà dell' infinité fue combinazioîii ,
la forte fia propizia per le piii felici , e qoeft,
iftciTe fon fenipre quelle che palTano con mag-
giorc rapidità / Se il tempo è armato di groiîa
inefor-ab'd falce , il cui largo taglio recide, come
r erbe de' campi , gl'Imperi dalla loio radice ,
ciafcuna dsll' ore altresi impugna una fpada. Efle
fcn vanno follecite raietcndo i noftri piaceri nei
Les Nuits d'Young. I. Nuit. ii
Empire li brillant 3c li valte où mon amc fai-
foit la fouverainc , que lui refte-t-il aujour-
d'hui ! Une frcle demeure d'argille qui dqà
tombe en ruines de tcures parts. Cui ■■, les tîls
dont rinduilricuie araignée curdit fa toile ,
font des cables auprès des liens qui attacher.t
rhomrae au bonheur <?>: àla vie. Ils fe rom-
pent au moindre fcufïlc.
Demeures célestes , où les immortels
goûtent des plaifirs qui n'ont point de bornes
nidansleur melure, ni dans leur durée , ce
n'ell que dans votre lein qu'on peut trouver
le bonheur. Dès qu'il peut finir , il celfe d'être,
le bonheur fuiroit des Cieux , li la crainte
de le perdre y pouvoir entrer. Mais il eft en
fureté dans cet aiyle , où ne peut monter l'in-
Huence de ces fpheres qui , roulant fur nos
tctes , entraînent les mondes inférieurs dans
le tourbillon de leurinconftance , & verfent
fur eux les changemens Se le malheur. Ici
c'eft le théâtre des trilles vicilTitudcs. Chaque
heure enfante des révolutions fur notre globe
infortuné. Qu'il eft rare que dans la variété de
ies combinaifons infinies , le fort amené les
plus hcurcules , ce font toujours celles qui
pallentle plus rapidement! Si le temps eft
armé d'une faulx énorme dont le large tran-
chant coupe comme l'herbe des campagnes ,
ii 7.f Notti ai Young. î. Nottî.
nafcer loro , e fi prendono il crudcl trailullo di
dt(b'U2;C5crci inrorno rutti i germogli dclla fcli-
cicà. oh con quale rapiJità io viddi fcemar la
mia , e fvanirc / La fclicicà fu la terra F Parola
d'orgoglio , ov' è la cofa ch' ellu ejprlme? îo cre-
dci ftrigncrla a/ m'w feno , e nuli' altro abbrac-
ciai fuorchè un' ombra. No , no quaggiù non puo
rinveniifene che ncUa virtù. Ella la dona a fe
ftcfl'a, corne il foie fi dà la lua luce. Eflk non
la fmarrifce ncl pcrderc i béni caduchi dcILi terra j
ma cjuando ella è tolta ad imprcflito dalla for-
tana, o dagli uomini , ella è com' efii inconf-
taate , e palla com' cfl:. {a) AIî .' fe prima d' at-
taccarmivi , io avcfli pcfani ben bcne gli obbietti
de' miei dcfidcrj , cjuauti rimorfi , e quanta ama-
rcixa io mi faici rifparmiato .'
O morte , fuprcma padrona d' ogni efTere , a
te s' appartiene Io fcancellare gl' Impcrj fotto a'
tiioi pafii , c fpcgncr gli allri. L' iliefto foie tu
non dei foiFerirlo , fuorchè pcr un tempo , nclF
«nivcrfo. Verra un giorno in cui il pojfcnte tuo
iraccio , prccipitandolo dal trono délia faa sfera ,
il tufferà nella notte. Deh / perche non puoi tu con-
tentarti di quelle gran vittime î Perche il tuo fu-
rore è rivoho contre d'un atomo , e perche nii
coglie di mira per isfogarfi contre me folo ? Non
ti baftava ch' uiio du' tuoi dardi m' avefle colpito ,
Les Nuits d'Yûung. I. Nuit. i%
les Empires daiis leur racine , chacune des
heures aauili ion glaive en main. Elles vont
moiiïonnantnos plailirs à mcfure qu'ils naif-
fent , & le font un jeu cruel de dc'rruire autour
de nous tous les germes du bonheur. Ave:
quelle rapidité j'ai vu le mien dv^croitre t< s'é-
vanouir 1 Le bonheur fur la terre ! Mot d'or-
gueil : où eflla chofe î J'ai cru le failîr, & je
n'ai cmbrailé qu'une ombre. Cn n'en peut
trouver ici-bas que dans la vertu. Elle ie le
donne, comme le loleil le donne (a lumière.
Elle ne le perd point en perdant , des biens pé-
rillâbles. Mais quand on l'emprunte de la for-
tune ou des hommes j il elrincondant commue
elle j il palfe comme eux ( a ). Ah ! li j'avois
bien pelé les objets de mes dehrs avant de
m'y attacher , que je me (érois épargné d'a-
nierrume & de regrets !
O MOS.T , fcuveraine propriétaire de tous
ks êtres , il t'appartient d'effacer les Empires
lous tes pas & d^éteindre les aftres. Le icleil
lui-mcme, tu ne dois le foutTrir qu'un temps
dans l'Univers. Un jour viendra que ton bras
le détrônant de fa fphere , le précipitera dans
la nuit. Eh ! ne peux- tu donc te cont cntet de ces
grandes vidiraes ? Pourquoi ta haine s'atta-
che-t-elle à un atome , & mechoiht-elle pouL*
s'épuifer fur moi \ Ne te luiHlbit-il pas qu'un
14 Le Notti di Young. I. N o T t E.
. fcnza che tu ne fcoccafTi akri due un dietro aîl'
aluD ? Eiïi haano iquarciato il mio cuoic con tre
moirali feritc , prima che ï aftro délia notre ab-
bia • mofî:ra;:o ne voltc, cinto di tutta la luce , il fuo
melancolico e;lobo.
Indarno il tempo trafcorre , e cangia le mie
ore i in vano io cangio luogo , e fituazione. Il
piaccre ha facto meco un etcrno divorzio. Piii non
vicn e"li ad unirii aile mie riflclfioni. Elle inace-
til'cono tuttc fui mio cuore , e lo abbeverano
d' amarczze. Il penfîeio , troppo attivo per il mio
ripofo , non cella di tormentarmi. Il crudcle appro-
fitrandoîl dcUa calma , e dclle ténèbre dclla notte ,
mi trafcina ncl palfato , promettendomi di confo-
larmivi. Imprudente , io lo feguo ne' fofchi tor-
tuofi giri di que'tempi , che pid non fono y ed cgli ,
corne disleale aflafîîno mi tradifce , e m'immerge
un pugnale nel feno. Ad altro ci non è intefo
che a colmarmi d'affanni. Mi riconduce in que'
luoghi ove già furono i miei diletti; e più non
trovo fcnonchè un deferto , ove le loro fantaf-
tiche imagini fono rimafte per rormento délia mia
memoria. Io deploro le fparite ricchezze de' mici
. primi anni ; io gemo fu i difperiî infranti avan-
ti délia mia félicita : tutti gli obbietii ond' cra
ftato invaghito , tutti cjue' béni si cari , ond' io go-
deva cofl graa trafporto , mi fanno cra rremar di
fpavento ;
Les Nuits d'Young, l. Nuit. 25
de tes traies m'eût atteint, fans m'en décocher
trois coup fur coup? Ils ont déclairé mon cœur
de trois mortelles blellures , avant que l'aitre
de la nuit eût arrondi trois fois ion globe
mclancolique.
C'est en vain que le temps coule (Si: change
mes heures \ en vain je change de lituation &
de lieux. Le plailira fait avec moi un divorce
cternel.il ne vient plus s'unir âmes réHexions.
Elles s'aigrillcnt toutes fur mon cœur &: l'a-
breuvent d'amertumes. La penfce, trop a6tive
pour mon repos , me tourmente lans relâche.
La cruelle, profitant du calme & des ténèbres
de la nuit , m'entraîne dans le pallé , promet-
rant de m'y confoler. Imprudent , je la fuis
dans les fombres détours de ces temps qui ne
lont plus ; mais comme un aflaiîîn perfide ,
elle me trahit & m'y perce le fein. Elle s'étudie
à me chercher par-tout des chagrins. Elle ir.e
remene aux lieux où furent mes plaifirs : Se je
ne trouve plus qu'un délert, ou leurs fantômes
lont reftés pour tourmenter ma mémoire. Je
déplore les richelîcs évanouies de mes pre-
mières années-, je gémis furies débris épars
de mon bonheur : tous les objets qui m'a-
voient charmé , tous ces biens fit chers dont
je jouillois avec tran{port , me font aujour-
d'hui trembler d'effroi ; &c chacun de mes
Toma I. li
i6 Le Notd di Young. I. N O T T E.
fpavento ; e ciafcuno de' miei piaccri pallati m' iui-i
merge uno ftialw iicl cuore.
Ma p;rchè mi dolgo io , o perche non com-
piango akri fuorchè me fielTo ? forfe che la face
deir uni-vcrfo non rifplende per altri che per me
folo ? Son io foifc 1' unico fvcnturaco ? Ah / io
dcploro una foice comune a migliaja di créature.
A chi fotto una forma , e a chi fotto un' altia ,
fî fa a tutti i mortali un' eterna foftituzione de"
dolori délia lor génitrice. La pena è un lîcuro
retaggio , che la donna trafmctte infieme colla viti
a ciafcuno de' fuoi figliuoli.
QuH.1 folla di flagclli divcrfî opprime la mi-^
fera umanità .' La gucrra , la pelle , la ' famé ,
le proceile , gl' inccndj , i volcani , le divilioni
inteftine , i tiranni prendono a defolare a vicenda ,
c devaftare uniti 1' umana fpecie. Qui vi fon
uoraini , cui è tolta la polTeiTion délia luce , e che
fcpolti vivi nel profonde délie minière perdono la
rimembranza dcl foie i e là fu i mari fi trovan
créature , immortali dcl pari che il defpotico Signo-
re j che al remo le inceppa, le quali menano ,
avvinte a quello , la loro vita , fempre in contrafto
colle proceile j finchc lor è dato di refpirare
folcan neir onde , e nuU' altro mietono che dif-
pcrazione. Altri , mutilati nelle battaglie per
ingrati Padroni , fen vanno oggidi ftendendo il
bvaccio che loro rimane, per mendicare un tozzo
à-K "ero pane , luugo i rcgni prefervati , e difeli
Les Nuits d'Yoïmg, I. Nuit. ij
plaiiîrs palîés enfonce un trait dans mon
cœur.
Mais pourquoi me plaindre , ou pour-
quoi ne plaindre que moi? Le Hambcau de
rUnivers ne luit-il que pour moi leul ?
Suis-je le feul infortuné ? Ah / je déplore
une deHinée commune à des milliers d'hom-
mes. Sous une forme ou fous une autre , il
Te fait à tous les mortels une iubftitution
éternelle des douleurs de leur mère :1a peine
eft un fur héritage que la femme tranfmet
à tous fes enfans avec la vie.
Quelle foule de Héaux divers opprime
Thumanité ! La guerre , la fam.ine , la pefte ,
les orages , l'incendie , les volcans , les di-
vifions inteftincs , les tyrans défolent tour-
à-tour &c ravagent enfemble l'efpece hu-
maine. Ici des hommes dépolLédés de la lu-
mière , enfevelis vivans dans la profondeur
des mines , oublient qu'il eft un foleil : fur
les mers , des êtres immortels , comme le
delpote qui les enchaîne à la rame , y vi-
vent attachés \ toujours luttans contre les
tempêtes , tant qu'ils refpirent , ils fillon-
nent les flots , & ne recueillent que le dé-
fcfpojr. D'autres pour des Maîtres durs ,
mutilés dans les combats , vont aujourd'hui
étendant le bras qui leur relie , mendier uu
i8 Le Nottl di Young. I. Nottï.
dal loio valore (*). La miferia, e^ le infermiti
incurabili collegate in crudele alleanza , airaJgono
unité ima mokitudiiic di difperati , e non laf-
eian loio altio alilo fuorchè il lepolcro. Vedi tu
cjuella calca di trapafl'ati che gli ofpedali gemen-
do rigettano dal loro feno î Vedi tu quell' alu-a
tuiba di moribondi che s'afFoUano aile lor porre ,
e fanno iflaxiza che lor fî concéda il luogo
lafciato da quelli che già fon morti î Oh quanti
infclici , nudriri un tempo in feno al piacere ,
implorano oggidi la fiedda , e pigra mano délia
carità , ed , ahi vifta abbomincvole / l' implora-
no invano / Ricchi voluttuofi , allorchè il piace-
re vi ftanca , in que' momenti di noja in cui
il mondo vi riefce infipido , bénite refpirar V
aria di quefti dcplorabili afiii : allargate le voftre
mani , date , e rianimate in voi il fentimento
dcl piacere , nel veder ci6 che foffrono gli fven-
turati : ma da voi già sbandito è il roflbrc , e
fe per force arrofllte ancora , 1' efcmpio délia virtii
n è casione.
Poco danno pcro farebbe , fe 1' infelicità non
s' avventaffe che contro al vizio / Il peggio fi è
M'i
(*) Luiçi XIV pretefe involaie agli occhi dell' umanft
im tosi doloroio fpettacolo , per via dello Itabilimenr»
«icU'O/pedale degli Invâlidi.
Les Nuits d'Young. I. Nuit. %<)
morceau de pain noir le long des Royau-
mes que leur valeur a iauvés {">'). La milere
& les maladies incurables dans une ligue
cruelle allailient à la fois une multitude
de déiefpérés , & ne leur laiîlent d'afyle
que dans le tombeau. Vois-tu cette feule
de morts que les hôpitaux gcmiirans rejet-
tent de leur fcin ? Vois-tu cette autre foule
de mcurans qui (ê preiFent à leurs portes ,
& follicitent la place que les morts ont
laiilce ? Combien d'infortunes , nourris
autrefois dans le fein des plailirs , implo-
rent aujourd'hui la main froide & lente
de la charité , d: _, ô vue choquante ! l'im.-
plorenr en vain ! Riches voluptueux , quand
le plaifir vous lalfe , dans ces momens d'ennui
où le monde vous devient infipide , venez
reipirer dans ces triftes afyles : ouvrez vos
mains , donnez & ranimez en vous le Ç.<i\\~
timent du plaiiir en voyant ce que fouf-
frent les malheureux \ mais vous êtes fans
pudeur : &; fî vous rougilTez encore , c'eil
de la vertu.
Encore iî le malheur ne faiiîlToit que
le vice ! Mais. ni la prudence ni la vertu ne
(*) Louis Xiy voulut, par l'érabliirement de l'Hôtel
des Invalidas , déiober aux yeux de l'humanicé ces affli-
geans tableaux.
B iij
30 Le Noîti di Young. I. N O T T ï.
che ne la prudeaza , ne la vircii non ci pofTono
prc'e.vare délie cieche lue mani. Le malattie af-
Talgono la lobrieià , egualmenrc che I' intempe-
lanîa: fenza effare colpevoli riceviamo la puni-
iionc. In van fuggite nel più folto délie forefte ,
non pouete p:ro opporvi agii aftanni , ficchè non
vi tengan dicrro : fpeffo accade che l' ifte/Te iiof-
tre prccauzioni ci efpongono maggiormente , e i
paffî c'ie noi diamo per ifchivare la morte, fon
cjuelli che ci guidjano ad incontraria. La félicita
medefima non dà mai cio che il fuo nome pro-
mette i c noi andiamo ogni di piii colmi di ma-
raviglia , alio Icorgere quanto fia grande il divario
che paflk tra la lelicità , che noi cerchiamo , e
J' obbietto che noi confondevamo con efla. I noflri
deiîdcrj fono appagiti , e noi non iîamo contenti.
La vira più fortanata ha le fuc pêne. Il corfo
più doice , e più infenlibile délia natiira ci ftanca j
i noftri più cari , e più finccri amici ci ofFcndono
fenza vckrio : eill fono innocenti , ed il noftro
ripofo cio non pertanto c turbato. Quante calamirà
fenz' accidenti ! Quante oftilicà fenza ncmici (h) ?
Ah ! i noftri mali fon fenza numéro , ed io non
ho fofpiri che baftino, per poter darne uno ad
ogni fpezie di miferia , a cui fiam jottopofiL
Oh corne è piccola la parte di quefto globo,
cli' è occupata dall' uomo ! Il rimancnte altro non
è che uno fpazio fterile , e defolato ; rnpi , dé-
fera , mari diacciati , o arène coccnti , falvaticlù
Les Nuits d'Young. I. Nuit. 51
peuvent nous défendre de Tes aveugles
mains. Les maladies attaquent la fobriété
comme l'intempérance : on ell puni fans
être coupable. Vous fuyez en vain dans le
fond des forets : vous n'empêcherez pas les
chagrins de vous y iuivre. Souvent nos pré-
cautions même nous expoicnt davantage ,
& les pas que nous faifons pour éviter la
mort j nous la font rencontrer. Le bonheur
même ne donne jamais ce qu en promet le
nom : nous nous étonnons tous les jours de
trouver tant de ditlérence entre ce bonheur
que nous cherchons y &z l'objet que nous
avions confondu avec lui. Nos deiirs font
accomplis , & nous ne f^Dmmes point fatis-
faits. La vie la plus fortunée a fes peines.
Le cours le plus doux de la nature nous
fatigue. Nos meilleurs amis nous offenfent
(lins le vouloir : ils font innccens , de notre
repos eft cependant troublé. Sans accidcns ,
que de calamités ! Que d'hoftiîités , fans
ennemis (è) l Ah ! nos maux font innom-
brables , ôc je n'ai pas allez de foupirspour
en donner un à chaque cfpece de mifere.
Que la partie de ce globe occupée par
l'homme eft petite / Le refte n'eft qu'une
étendue ftérile ôc défolée -, des rochers ,
àes déferts , des mers glacées , ou des fa-
B iv
51 Le Notd di Young. I. No T te.
covaccioH di moilri , ferpenti , veleni , e moite.
Ecco r orrido ritratto del noftro globo , clie è
tjuelîo puranclie dclla noilra vita. O quanto è
mifera quclla fovranità , oiîde 1' nom va sî al-
tère ! Quanto limitati , e fcarfî fono i fuoi pia-
ceri ! Quanto fon vafl;i i Tuoi mali ! I ncri afFanni
r a/Tcdiano , i dolori lo lacerano a brano a bra-
no , le pafiîoni lo l'cuotono , e lo tonnentano , i
£agelli lo divorano , 1' abillb délia morte s' âpre
ad ogn' iftante fotto i fuoi paflî, e minaccia
d'ingojarlo. O Luna , 1' infclice noftro globo
è aflai piii incoRante del tuo. lo ti veggo pallida ,
e mefta ; farefti tu mai uii teftimonio compaf-
fionevole délie calamità deli' umana gencrazione ?
Ma , c che faceva io mai nel compiagnere me
folo ? Il dcbole faiiciuUino , e il mifcro veccliia-
rello , altra fpeme non hanno , clie nell' altrui com-
pafTione ; e cou ciô la natura pretefe infegnarci
ad clTcr pictofi. Un cuor che non fofFre fenon per
quel mali che il toccano, è mcritevole delle pêne
ond' è crucciato. Quella generofa fenfibilità , che
nei fuoi pianrl fî ftende fu 1' uman génère , fi no-
bilita , e (î trasforma in virtù. Nel compiagnere
altrui , ci confoliamo noi ftelTi ; nell' entrare in
parte dell' altrui difgrazie , noi proviamo mcn dura
la violenza délie noflre. Gradice dunque , o miei
Lis Nuits cPToung. I. Nuit. 35-
blés brûlans , fauvages repaires des monl-
tres , des ferpens , des poilons &z de la
rnorc. Cet affreux tableau de notre globe
eft celui de notre vie. Qu elle cft miléra-
ble cette Royauté dont Thomme eft fî fier !
Que Tes plaihrs font rciTerrés / Que fes
maux font vaftes I Les noirs chagrins l'af-
flegent , les douleurs le déchirent , les paf-
fions l'agitent ôz le tourmentent , les fléaux
le dévorent , le gouffre de la mort s'ouvre
à tout m.oment fous fes pas & menace de
l'engloutir. O lune , notre malheureux glo-
be eft encore plus changeant que le tien.
Je te vois pâle 3c trifte : {ercis-tu un té-
moin fenfible des malheurs de l'efpeçe hu-
maine ?
Que faisois-je en ne pleurant que fur
moi ? Le foible enfant de le malheureux
vieillard n'ont d'efpoir que dans la piété
d'autrui. La nature a voulu par-là nous
apprendre à être compatiffans. Un coeur
qui ne fouffre que de fes maux , mérite'
les peines qu'il endure. Une fenfibilité gé-
néreufe qui intéreftè le genre humain dans
{es pleurs , s'ennoblit ôc Ce transforme en
vertu. En plaignant les autres,,, nous nous,
confolpns nous-mêmes : en partageant leurs
malheurs > nous fcntons moins .Uvialeiice.
B V
34 -^^ Notti di Young. I. N o t t e.
fimili , quefta parce che io vi debbo nelle mie
lacrrime.
Oh come 1' uomo , il cui fguardo Ta penetrarc
neir avvenire , anche per il brève intervallo d' un
ora , fa mirare con occhio di compa/Ilone infieme ,
e di difprezzo 1' umana fclicità ! La fortuna , o
Lorenzo t'arride. Ai lufinghieri fuoi canti tu t'ab-
bandooi j txema nel ricevere i fuoi doui : effa
vende la félicita. Non afpettare la procella per
entrare in apprenfione , la calma è più minace-
vole aflai che la tempefta. I favori del Cielo fon
prove , e non ricompenfe. Godi del prefente , ma
di&dando dell' avvenire.
Kon ti cada pero ncU'animo , che io prender
vcglia il barbaro dlletto d' imorbidar la tua pace :
io vorrei anzi afficurarla ; ma la tua gioja non rai
fa prendere abbaglio. Il tuo orgoglio , il so , s'a-
dopera per cavarmi di bocca la confeflîone délia
tua félicita. Pcrdona ail' ingenuita d' un amico
che non fa mentire per adularti. I tuoi piaceri
fono il falario dcUs tue pêne. Abbaridonato in-
balia di gradevole illufione , tu fogni fclicità fu'
gli orli d' un precipizio. Ignori tu forfe che il
fbrtunato mortale contratta un debito con 1' in-
fortunio ? L' awerfità a guifa di rigido crcditore
s* appaïecchia a chiedcrti gli accumulati intereflî
àt fuoi indugj : efla forma dclla profperità pai^
fau ua lacérante flagello , che rende il fentimcnto
Les Nuits d'Young. I. Nuit. 35
des nôtres. R.ecevez donc , ô mes fembla-
bles , la part que je vous dois dans mes
larmes.
Que la félicité humaine eft un objet
de pitié pour lliomme dont l'œil peut per-
cer dans l'avenir , feulement de 1 intervalle
d'une heure ! La fortune te fourit , Lorenzo.
Tu te lailfes endormir à fes chants flatteurs.
Tremble en recevant fes dons j elle vend
le bonheur. N'attends pas l'orage pour t'a-
larmer. Le calme eft plus menaçant que la
tempête. Les faveurs du Ciel font des épreu-
ves 5 &c non des récompenfes. Jouis du pré-
fent , mais eji te défiant de l'avenir.
Ne crois point que je me fa(Te un plai-
fir barbare de troubler ta paix : je voudrois
l'alLurer ; mais ta joie ne m'enimpofe point.
Ton orgueil , je le fais , fcllicite de moi l'a-
veu de ton bonheur. Pardonne à un ami
qui ne fait point mentir pour te flatter. Tes
plaidrs font le gage de tes peines. Bercé dans
un fonge agréable , tu rêves au bonheur fur
les bords d'un précipice. Sais-tu que le mor-
tel heureux contracte une dette avec le mal-
heur î L'adverfité, comme un créancier féve-
re , s'apprête à te demander les intérêts accu-
mulés de fes délais : elle fait de la profpéri-
té pailée un fouet déchirant qui rend le (çn-
B vj
j 5 Le Notti dl Young. I. N O T T f.
della miferia piii pungente, e più amoro. I noltii
vani dilctti , a guita de' falfi amici , la ciii tene-
rezza lî è convcrtita in rancore , fi ribellano con-
tro noi ftcïïl , e fquarciano quel i'eno che gîà ac-
carezzarono , efTi avvclenano la pace de' noftri
giorni. Bada duiique di non abbaiidonarti agli ec-
celTi della gioja. Tu , la giillerai meglio nel mo-
derarla. I trafponi troppo vivi foiFocaiio la féli-
cita nelle noflre mani , ed un godimento portato
tropp' olcre , ci lafcia più miferi di quello che
il foilîmo nella piivazione medefima. Lorenzo ,
paventa ciô che gli uoinini chiamano félicita (c).
La mia è morta teco , o mio caro Filandro ,
V iiltimo tuo fofpiro disfece 1' incanto : la terra
non più ammaliata ha fmarrito il fuo luliro. E
dove Ton' ora quelle brillanti fantafime, quel pre-
zioli adobbi con cui abbellivala la tua prefenza ?
. Altiro più non ravvifo , che un fofco , e nudo
• dcferto , una terra fpogliata d' ogni belkzza ,
ed inondata di lagrime , ov' io fono ftato lafcia-
to nella mia vecchiezza , abbandonato come un
ente di rilîuto. Il grand' Incantatore è morto I
E quel paefe d' illulione è fvanito. Quai iftan-
taneo cambiamento \ Oh come 1' univerfo mi par
différente da quello ch' cgli era a' giorni andati i
Caro Filandro , tu non fei più che un pugno di
vana inutil cenere , gettata , e perfa nella notte
dél (èpolcro '• Tu en preflb ad otrener l'obbietto
délie tue più care fperanze. Oh quanta fatica, e
Les Nuits d'Young. I. Nuit. 57
timcnt de T infortune plus poignant Se plus
cruel. Nos vains plaiiirs , comme de faux
amis dont la tenduelïe s'eft changée en haine,
fe révoltent contre nous ^ & déchirant le
fein qu'ils ont careiré , ils empoifonnent la
paix de nos jours. Ne te livres donc point
aux excès de la joie. En la modérant , tu la
goûteras mieux. Les tranfports trop vifs
étouffent le bonheur dans nos mains , &
une jouiffance trop exaltée nous lailFe plus
malheureux que ne l'étions par la privation
même. Lorenzo , crains ce que les hommes
appellent bonheur (c).
Le mien eft mort avec toi , mon cher Phi-
landre. Ton dernier foupir a rompu le char-
me : la terre défenchantée a perdu Ton éclat.
Où font ces fantômes brillans , cette riche
parure dont rembelhlfoit ta préfence ? Je ne
vois plus qu'un défert lombre & nu , une
terre dépouillée , inondée de pleurs , où je
fuis laide , dans ma vieilleire , abandonné
comme un être de rebut. Le grand enchan-
teur eft mort ! ôc ce pays d'illufion s'efl:
effacé. Quel changement fubit f Que l'Uni-
vers me paroît différent de ce qu'il étoit
hier 1 Cher Pliilandre l tu n'es donc plus
qu'une cendre inutile & vaine , jetée & per-
due dans la nuit du tombeau / Tu touchois
5 8 Le Nota di Young. I. N O T t ï.
quanti sfbrzi egli t' aveva coflato ! Quai nobile
ardore t' infîammava il petto per la virtù ! Corne
la tua giovitiezza s' avanzava verfo di quclla a
pafTi di gigante ! Eppure in quel mentre in cui la
tua gloria abbaglio i noftri occhi , la pcrfîda
morte , cclata nel tuo feno , e ridente de' tuoi
progetti , lavorava nell' ombra , e minava taci-
tamente la tua vita.
L* antivedimento dell' uomo non oltreppafTa
giammai la conghiettura : 1' efito è quello che
gli dà nome di faviezza , o di pazzia. Speflb in-
terviene che 1' idea piii ridente , e più lieta , fi-
nifca col diventare un penfier dolorofo. Oh quanto
è mai dcbole , e limitata la noftra vifta ! Eïïa non
puo mai ftenderfi al di là del momento , che fcorre :
r iftante che gli fuccede , fi trova velaro da den-
iîfîima nube. Noi vogliam penetrarla , ma in vano.
11 tempo non ci fi diftribuifce che a piccole par-
ticelle : ogni momento giura al deflino di ollèr-
vare , circa la noftra forte , un profond© , invio-
labil fiknzio , fino a che egli venga torfi la briga
di dirigere il corfo délia noftra vita. E mentre
che r avvenire mutolo tace , circa il noftro def-
tino , ogni momento che pafia , puo cominciare
V eternità.
Per le Leggi délia natura fta fcritto , che tutto
ciô che noi pofiîam eficre un giorno , noi
poflîam diventarlo in quefto punto. A nefiiina
délie noftre ore fono date prérogative fuperiori
a quelle deli' altre. Quai dunque puo folle-
Les Nuits d'Young. I. Nuit. 59
à l'objet de tes plus chcres efpérances. Qu'il
t'avoit coûté de travaux & d'etforts 1 Quelle
noble ardeur t'enHammoit pour la vertu \
Comme ta jeuneife marchoit à grands pas
vers elle ! Mais tandis que ta gloire éblouit
nos yeux , la mort perfide , cachée dans ton
feiii ik. riant de tes projets , travailloit dans
l'ombre d<: minoit fourdement ta vie.
La prévovance de l'homme ne peut ja-
mais palier la conjedure. C'eft l'événement
qui la nomme fagelîe ou folie. Souvent l'i-
dée la plus riante finit par devenir une penfee
douloureufe. Que notre vue eft foible 6c
bornée / Elle ne peut porter au-delà du mo
ment préi'ent. L'inftant qui fuit eft derrière
un nuage épais : nous voulons le pénétrer ,
mais en vain. Le temps ne nous eft diftribué
que par parcelles : chaque moment jure au
deftin de garder fur notre fort un profond
filence , jufqu'à ce qu'il vienne fe mcler au
cours de notre vie. Et tandis que l'avenir fe
tait fur notre deftinéc , chaque moment qui
palîè , peut commencer l'éternité.
Par les loix de la nature , tout ce que
nous pouvons jamais être , nous pouvons
le devenir à l'heure même. Aucune de nos'
heures n'a de prérogatives fur les autres.'
Quelle préfomption plus téméraiie peut
40 Le Notti di Young. I. N o T T e,
variî ncl cuor dcU' uomo , prefunzione più te-
meraria di quella , di far capitale dcll' indi-
mani. Dov' è egli quefb' indimani î Oh quanti
uomini anderan ccrcarlo in un altro mondo \ Quag-
giii egli non è acceitato per vcruna crcatura, ed
è fovra un forfc , fcreditato già per le fue con-
tinue menzogne , che noi fabbrichiamo fperanze
fenza numéro , corne fu la bafe più falda , e più
ftabilc î Noi difponiamo la trama di progctti
intcrm inabiii , quafî che abbiamo il fufo nelle
noltre mani , e che fia in peter noflro lo allun-
gar incelTantemente il filo dcUa noflira vita : tutti
pieni , e gonfi di progetti , e di fperanze pel
di che fegue , noi efaliam oggi lo fpirito. . . ( d).
Filandro non era ancor giunto ail' ctà di penfare
a dar ordine , che gli foffe fatta la bara î
Il più ftravagante de' noRri errori , fi è , che
noi non crediamo mai di aver vivuto , ma fcm-
prc penfiamo d' effere fui punto di viverc. Ogni
uom fi lufinga di dover un giorno elfcr favio.
L' uomo attuale applaiide anticipatamente ail' uom
futuro , e r amor proprio concepifce un orgoglia'
prematuro délia faviezza avvenire. Oh come hdlx
farà quella vita ch' dVi non viveranno giammail
Il tempo , di cui fta in noura mano il difporne ,
noi lo abbandoniamo alla pazzia : qucUo che fi
trova ancora in balla délia forte , noi lo defli-
niamp alla faviezza (e). Fiiichè fiam giovani , e pieni
4i vita, noi ripofiamo alteri fu la fidanza del
Les Nuits d'Young. I. Nuit. 4.1
donc s'élever dans le cœur de l'homme , que
celle de compter fur le lendemain î Où eft-
il , ce lendemain ? Combien d'hommes iront
le chercher dans un autre monde { Ici-bas,
il n'eft {ur pour perfonne : & c'eft (ur un
Peut-ctre , tant décrié par Tes menfonges
continuels , que nous bâtilTons des efpéran-
ces lans fin , comme fur la bafe la plus foli-
de / Nous Gurdiilons des plans éternels ,
comme fi nous tenions le fuieau dans nos
mains , & que nous pullîons alonger fans
celle le fil de notre vie : tout gros de pro-
jets & d'efpoir pour le jour qui fuit , nous
expirons aujourd'hui... (</}. Philandren'étoit
pas dans l'âge de fonger à commander fon
cercueil !
De toutes nos erreurs , la plus étran-
ge eft que nous ne croyons jamais avoir vé-
cu , mais toujours ctre fur le point de vivre*
Tous fe promettent d'être fages un jour.
L'homme aduel applaudit d'avance à l'hom-
me futur , & l'amour-propre conçoit un
orgueil prématuré de cette fageife à venir.
Qu'elle fera belle cette vie qu'ils ne vivront
jamais ! Le temps dont nous pouvons dilpo-
fer , nous l'abandonnons à la folie : celui qui
efl: encore dans les mains du deftin , nous
l'allignons à la fageife {c). Tant que nous
41 Le Notti di Young. I. N o t t e.
prcfente , e fenza darlî vcrun penficro dcll' avve-
nire , e noi ci crcdiani pià Tavj che i noftii mag-
giori. Air età di trent' anni coinincia I' uomo a
fofpettare di operar da infenfaro. A quaraiit' anni
ne va convinto , e riforma il fao piano. Perve-
nuto ai cinquanta cgli rimprovcra a fe ftellb le
vergognofe fiie dilazioni , e 'iTuo progctto d'ef-
fer favio una volta diventa finalmente uoa rifolu-
zione incagliata : la rinnuova un' akra voira. . .
Dimani è il giorno defrinaro psr 1' efecuzione. . ,
Egli fi muor fempre l' iftefTo. Cosi la dilazione
c' invola il tempo d' un anno ail' akro , fîno a
che eflî fien giunti al loro termine , e non ci ri-
ferbiamo che un brève iflante per gli affari pic-
murofiffimi dcll' cternità.
Gli uomini vivono corne fe non aveffero mai
da morire. A vcdergli operare , fi dircbbe ch'
eflî non ne vanno pienamcnre perfuafi. E' vero
che n' entrano in apprenfîone , allora quando
la morte fi fa a ferire , con qualche colpo inaf-
pettato , un qualche loro vicino. I cuori allora op-
prefll Ton dal terrore. Ma febbene i noftri amici
{parifcano , e che noi fteiTi ci troviam feriti dal
colpo fteifo che gli uccide , la piaga ciô non per-
tanro non tarda a rammarginarfi : piii non ci ri-
membra che il fulmine è caduto , tofto che fono
fpenti i fuoi fuochi. La traccia dcl volo dcll' uc-
cello per 1' aria , e il folco del vaf:eIIo full' onde
fvanifcoao msn prcHo , che il penuer della morte
Les Nuits d'Young. î. Nuit. 45
fbrames jeunes &c pleins de vie , nous nous
repofons fièrement fur le préfent fans aucune
inquiétude de l'avenir, &C nous nous croyons
plus lages que nos pères. A trente ans l'hom-
me foupçonne qu'il pourroit bien agir en
infenfé. Il en eH convaincu à quarante , 6c
réforme Ton plan. A cinquante, il fe repro-
che fes délais honteux , & ion projet d'être
fage devient enfin une réfolution arrêtée :
il la renouvelle encore... C'eft demain qu'il
l'exécute. . . Il meurt toujours le même. Aind
le délai nous vole le temps , année par année,
jufqu'à ce qu'elles foient épuifées , & nous
ne nous laillons qu'un moment pour les
grands intérêts de l'éternité.
Les hommes vivent comme s'ils ne dé-
voient jamais mourir : à les voir agir , on
diroit qu'ils n'en font pas bien perfuadés.
Ils s'alarment pourtant , lorfque la mort
frappe près d'eux quelque coup inattendu.
Les cœurs font dans l'efïroi. Mais quoique
nos amis difparoiiTent , de que nous foyons
blelTés nous-mêmes du coup qui les tue , la
plaie ne tarde pas à fe cicatrifer. Nous ou-
blions que la foudre eft tombée , dès que fes
feux font éteints. La trace du vol de l'oi-
feau ne s'efface pas plus vite dans les airs ,
ni le fillon du vailleau fur les ondes , que
44 Le Notti di Young. I. N O T T i.
nel cuor dell' uomo. Noi il fcppelliamo in qucH'
avello nicdefimo , in cui chiudiamo coloio che
ci fur cari. Egli vi li perde colle lagrime , onde
bagnammo le loro ceneri. Che ? Potrei io dimen-
ticare Filandro ■ Nô no g;iammai ' . . . Oh come
s' intumidifce il mio cuore ! . . . Com' egli è op-
prefFo ! . . . No , quand" anche lafciafîi libero il
corfo al mio dolore , 1' intiera nette , la nette
piii lunga , non bafterebbe a confumarlo ; e ia
fnella allodoletta verrebbe ancora a intorbidar co*
fuoi canti , le mefte mie querele. . . Io già la
fento ! L' acura fua voce fi è quelîa che rifuona
per r aria. Oh com' efla è vigilante a deflar 1' au-
lora!
Tenera Filomcla dolente , io pure , come tu fai ,
TO cercando la notte. Come tu , traiîtto il cuore
da un dardo che il lacera, tente dar tregua ai
miei dolori ce' miei melancolici canti : noi indi-
rizziamo uniti verfo del Ciele i noftri accenti.
Noi non abbiam che le ftelle per teftimonj. EfTe
fembran fermarfî per afcoltarti : la natura intiera
c infenfibile alla mia voce. V ebbe pero de' can-
tori fublimi , la cui voce più maravigliofa aflai
the la tua , incarna ancor tutt' i fecoli. In queft'
ore di fîlcnzio , ravvoko ncl nero ammanto délia
notte , io cerco di riempirmi del loro entufiaimo
per fare illafione ai miei mali , e follevar 1' ani-
nia "lia di fotio al pefo onde va opprefla» Io
Les Nuits d'Tûung. I. Nuit. 4j
la penfce de la mort dans le cœur de l'hom-
me. Nous renfeveliirons dans le tombeau
même où nous enfermons ceux qui nous
étoient chers : elle s'y perd avec les larmes
dont nous avons arrofc leurs cendres. Quoi !
j'oublierois Philandre ! Non, jamais!...
Comme mon cœur le gonfle / . . . Qu'il effc
plein / . . . Non , quand je lailferois un libre
cours à ma douleur , la nuit toute entière ,
la plus longue nuit ne l'épuiferoit pas \ ôc
l'alouette Icgere viendroit encore troubler
de Tes chants mes trilles plaintes... Je l'en-
tends déjà ! C'ell fa voix perçante qui vient
d'éclater dans les airs. Qu'elle eft matinale à
éveiller l'aurore /
Tendre Philomele , comme toi , je cher-
che la nuit. Comme toi , le cœur blellé d'un
trait qui le déchire , j'eifaie d'affoupir mes
douleurs par mes chants mélancoliques :
nous envoyons enfemble nos accens vers
les Cieux. Nous n'avons que les étoiles pour
témoins. Elles paroiifent s'arrêter pour t'en-
tendre : la nature entière eft infenfible à ma
voix. Mais il fut des chantres fublimes dont
la, voix plus raviflante que la tienne charme
tous les iîecles. Dans ces heures de lilence ,
enveloppé du noir manteau de la nuit , je
cherche à me remplir de leur enthouTiafme,
4^ Le Notti dl Young. I. Notte,
m' .iccendo dcl loro eftio , ma innalzarmi non
poflo air elevatezza del loro ingegno. Divino Ome-
ro , fublime Mihon , piivi emrarabi dclla luce ,
voi cantavate in tencbre invclomarie : io mi c im-
merge a mia fcclta , e le preferifco alla chiarezza
dei giorno. Dch perche non Ton io animato da
cjue" fuochi niedclîmi che v'infiammavano ! Perché
non ho io la voce del cantore dclla mia Patria,
che ha fatto rivivere fotto i noftri occhi il
Cantor dclla Grecia ! Pope ca:itô 1" uomo : io
caato r uomo immorcale. Sovenre io mi slancio
al di là dei coalîni dclla vira : poichè , cos' altro
piii puô ora piacermi , fenon l' immortalità ! Io
fono infclice quaggiù. Oh fe Pope , in vece di
fermarfi nel cerchio riftretto del tempo , avefle
profeguito la traccia dell" ardito fuo volo , effa
condotto r avrebbe aile luminofe porte dell' eter-
nicà. Egli si follenuto farebbe'î , fu 1' ali fue di
fuoco, nell'altezze onde piomba la mia dcbolezza.
Egli avrebbe cantato 1' immortalità dell' uomo ;
egli farebbe ftato il mio confoiatore , c quelio
àdV unun génère.
(a) Pretendere alla félicita fu la terra , gli è refîftere
a' décret! di Dio , gli è iilurpar i diritti del Cielo.
{b) Su la tetra mai non n^aucan ncmici ali' uom fiù
VÏKUofo.
Les Nuits d'Young. I. Nuit. 47
pour tromper mes maux , oc: Iculever mon
ame Tous le poids qui ropprefle. Je me pé-
nètre de leurs tranrports , mais )e ne peux
m'élever à leur génie. Divin Homère , fu-
blime Milton , privés tous deux de la lumiè-
re , vous chantiez dans des ténèbres invo-
lontaires : moi _, je m'y enfonce par choix &
je les préfère à la clarté du jour. Oh.' que
ne luis- je animé des mcmes feux qui vous
embraf oient .' Que n'ai-je la voix du chan-
tre de ma patrie qui a fait revivre ious nos
yeux le chantre de la Grèce/ Pope a chan-
té l'homme : je chante l'homme immortel.
Souvent je m'élance au-delà des barrières de
la vie : car qui peut me plaire maintenant
que l'immortalité ? Je luis malheureux ici.
Ah / il Pope au lieu de s'arrêter dans le
cercle étroit du temps, avoit pourfuivi la tra-
ce de ion vol hardi , elle l'eut conduit aux
portes brillantes de l'éternité. C'ef!: lui , qui
le (eroit foutcnu iur Tes a'iles de feu dans les
hauteurs d'où tombe ma foiblelîe. Il eût
chanté l'immortalité de l'homme / Il eût été
le confolateur du genre humain & le mien f
(a) Prétendre au bonheur ici-bas , c'sft rcdftcr aux dé-
crets de Dieu , c'elt entreprendre iur ks droits du Ciel.
(b) Sur la terre l'homme le plus vertueux ne manciue
jamais d'canemis.
4«
(c) Cbhinque fiibbiica la Tua félicita fovra una bafc
chc non è inimoitale , la condanna a petire.
(d) La maggiore délie difgiazie dell' iiomo è una morte
îenta infienie , ed improvvil'a. Oh qaanto è terribile il
trovarfi foprafatci da quella , dopo aver avuto tanto tem-
po per antivedeila ! Sii favio oggidl : il diiïerire è paz-
zia. Il à.1 prefente (î feulera fempre fui di che fegue ,
infino a tanto che più non rimanga alciin giorno in cui
eJrer favio.
(e) Un pazzo difprezza un altro pazzo , e fegue ad
efîerlo. L' umana faviezza rado è che faccia altramente.
SECONDA
49
(c) Quiconque bâtit fon bonheur Tut une bafe qui
n'eft pas immoitelle , le condamne à périr,
(d) Le plus grand des malheurs de l'homme elt une
mort à la fois lente &C fubite. Qu'il eli: terrible d'être en-
core Aupvis après tant de temps pour prévoir 1 Sois fage
dès aujourd'hui. C'eft folie de di;férer. Le jour préfent
s'excur:.-ra toujours fur le jour qui fuit , jufqu'à ce qu'il
ne rel>e plus de jours pour être fage.
(c) Un fou méprife un autre fou Ec continue de l'èrrc.
Xa fagcfle humaine en fait raremenc davantage.
+11 ^ IZ*
•^^s?*-"-^
Tome 1,
s^
SECONDA NOTTE.
Al Conte di WiLMINGTON.
r A M I C I Z I A.
JLj'acut A voce del vigilante gallo, fî è qiicHa
ch' io vengo d' udire : egli è una fentinella che
Dio ha coilocato prefTo dell' uomo per deftarlo
nella notre , e richiamare i fuoi penfieri veiTo il
fiio Autore. U occliio dell' Eterno è aperto fopra
deir uîiiverfo , e fopra di me. . . Ahi lalfo 5 Coin'
ei mi vede iufelice ! ... I miei occhi Çi ricmpiono
di la^rime. . . Le lafcierô io cadere ? Dov' è adun-
que il mio coraggio ! E fcnza il coraggio ov' è
1" uomo ? Ignoro io forfe a quali condizioni 1' uom
riceva la vita ? Nafcendo ci contratca un impegno
di fofFrire. Il mezzo di meritar msno i propr^
Eiali , fi. è r accetcaili , e fopportarli in pace.
Caro rilandro , tu , la cui anima virtuofa era
un teforo di morale , e la cui bocca éloquente
era 1' organo délia faviezza , con quai piaccre
ra?ionavamo infieme circa foggetti ferj , e ma-
linconici '. Noi rigettavamo le vane , e fteriîi idée ,
proprie fol di quell" opère alla moda , che alla
Icggerezza fon confacrate i ne c' increfceva io ab-
51
DEUXIEME NUIT.
Au Comte de Jf^iLUlNGTON.
L' A M I T I E.
X
E VIENS d'entendre la voix; perçante du
coq vigilant : c'eft une fentinelle que Dieu a
placée près de riiomme pour l'éveiller dans
la nuit , ôc rappeller Tes penfées vers Ton au-
teur. L'œil de rEternel eft ouvert fur l'Uni-
vers Ôc lur moi . . . Hélas , qu'il me voit mal-
heureux ! Mes yeux Ce chargent de pleurs...
Les lailïeirai-je couler /* ... Où eft donc mon
courage /* Et fans le courage , où eft l'hom-
me .f* Ne fais-je pas- à quelles conditions
l'homme reçoit la vie .'' En nailfant, il s'en-*
gage à fouftrir. Le moyen de mériter moins
Tes mdux , c'eft- de les accepter , de les fup-«
porter ^n paix.
' ''Cher Philandre , toi , dont l'ame ver*
ifiieufe étoit un tréfor de morale , & dont
la bouche éloquente étoit l'organe de là fa-
gelFe , avec quel ,pj4i{ir nous nous entrete-
nions enfemble de fujçts ttiiles ôc férieux ^^
Nous écartioiis les penfées vaines ôc ftérilesjr
Cij
5 1 Le Nom di Yoiing. IL N o t t e,
bandonarle a cjuegli Antpri , che. fi. ftudiano dî
ricercai'Ic. Elïï hanno trovato il fegreto di non
aver bifogno délia ragione , corne quclli , che va-
ghi foitanro di açcendere le vili paflioni al fuoc»
d' una imputa imaginazione , fen vanno alreri ,
perche lor riefce di popblare i tcmpli di Citera
d' uomini degcneratij e cotrotti. lilandro , cd io
cravaxno intefi unicameiite â pérfbzionare la nof-
tra ; noi ci amavamo pet diventare ogni cti jiîù
Virtuofi. Che bci gioriii d'eftate non' abbiam rfqi
rcfi più ferenij.aflîfi infieme fui marginp d' un
rofcello, e refpirando col fiato dci zclîiii i 4plvi
fentinienti dell" amicizia ! Quanti gioini.d" inverno
;^bbiam pure fcorciaii ncl calore delj.' innoççut}
noftrc contefe !
' Amicizra , dïHzioro ffutro , che il Ciclo ha
permefio "alla tena dï produrre , per diictto ddla
vitày'ii nettaTé,^<ihe" 1' ape eftrae dai , profomati
fioii , è rnéno dolcç di tei:Allpr, <}uandp,4a;fei;i-
cità non prende a sdegno di fccOjd'^re , /opr^ -la
çerra , e vifita^rc i ,i mortali , per quamo. ccrc^i ,
ej(^, non trpva fuprcjiè il fen d'un amiço ovç
pofarfit Effa fi comciace in mezzpx à ^\xç. ciiori
uniti , appoggiati 1 uno iuir alpro , addprmentati
infieme in ûna vpluïttiofa pâce/iSîe', 'np il tempo
né la ^morte non ponno ap'pa'fïîrti: Tti' fôpravVivî
Bel- mid ciîbre , -ail' amido- che piii' non ef^il:^^ la
Les Nuits d'Young. IL Nuiï. 53
faîtes pour ces ouvrages à la mode , confa-
crcs à la frivolité. Nous les abandonnions
lans regret à ces auteurs qui ie font unectu-'-
de de les chercher. Fiers d allumer des paf-
(îons viles au feu d une imagination impure ,
Ik de peupler les temples de Cvthere d'hom-
mes digénérés & corrompus , ils ont trouvé
le fecret de ie palier de railon. Philandre &
moi , nous nous occupions du foin de per-
fedionner la notre , nous nous aimions pour
devenir plus vertueux. Que de beaux jours
d'été nous avons embellis , allis enfcmble aa
bord d'un ruilFeau & refpirant , avec l'ha-
leine du zéphir, le doux fentiment de l'a-
mitié ! Que de jours d'hiver nous avons abré-
gés encore dans la chaleur de nos difputes
innocentes !
Amitié , fruit délicieux _, que le Ciel a
permis à la terre de produire , pour faire lô
charme de la vie , le ned:ar que l'abeille ex-
prime des fleurs parfumées , eft moins doux
que toi. Quand la félicité daigne defcendre
fur la terre & vifîter les mortels , elle cher-
che , elle ne trouve que le fein d'un ami ou
elle puille {è repofer. Elle fe plaît avec deux
cœurs unis , appuyés l'un fur l'autre , en-
dormis enfemblc dans une paix voluptueulë.
Le temps ni la mort ne peuvent te flétrir,
C iij_
j 4 ^^ Notti di Young. II. N o t t E.
gioja che tu infpiri non è pafl'eggiera , tvA
cterna : amicizia , io non fo flancatmi di cantax
te ne' naiei verfi.
Sai tu , Lorenzo , quanti tefori diveîfi fi pcf-
feggono in un folo amico ! L' uomo vi attigne
la faviezza , ed il contente ; coppia unita dalla
natora , e che non puô dividerfi fcnza diftrug-
gerla. Al corpo è necefl'axio 1' efercizio per guf-
tare il ripofo ; le anime hanno bifogno di con-
SztCzte. infiemcj pcr meditar foie con fmtto. Se
noi ci limitiamo alla raeditazionc , noi rimarremo
in una fupeiba indigenza. Nclla folitudine il pen-
fîero rozzo c f.lvaggio , vagando ail' avventxira ,-
n i^anca ncllo fcorrere /' immenfo tratto degli
fpazj imaginai-) , e perifce in mezzo a quei de-
fcrti. La convcrlàzione mette un freno alla fua
ardenza , lo dirige , e gl' infegna a fcorrere il
cerchio dclla ragione j invigorifce maggiormentc
le iK>llr« idée , ed âpre loro un vafcilfimo campo.
Xa ftimolante emuhzicne accorre in ajuto dello
fpirito , e porge alla favella quell' energia e queî
vezzi che rifcaoton la liima.
Lo fcontro dclle opinioni contrarie fa fcintil-
lare la favilia nafcofta délia verità. Efla prefen-
tafi più foUecita , elfa più luminofa fi moftra a
due amici , che uniti l' implorano. Se tu non liai
Les Nuits d'Young. II. Nuit. s 5
Tu furvis dans mon cœur à mon ami qui .
n'eil plui : la joie que tu fais naître n eft point
pallagere j elle eft éternelle : amitié , je ne
me laffe point de te chanter dans mes vers.
Sais-tu , Lorenzo , combien de tréfors
■divers on poifedc dans un {éul ami ? L'hom-
nie Y puifc la fageilé & le bonheur, couple-
uni par la nature , & qu'on ne peut féparer
lans les détruire. Si le corps a befoin d'exer-
cice pour mieux goûter le repos , les âmes
ont befoin de converfer enfemble , pour mé-
diter feules avec fruit. Si vous vous bornez
à la méditation , vous relierez dans une in-
digence fuperbe. Dans la folitude , la pen-
fée brute & fauvage erre à l'aventure j fe fa-
tigue à traverfer des espaces imaginaires , Se
périt au milieu de ces déferts. La converfa-
tion donne un frein à fa fougue , la drelTe &
lui apprend à parcourir le cercle de la rai-
fon. Elle donne encore à nos idées plus d'é-
tendue & de chaleur. La piquante émulation
vient au fccours de i'e/prit & prête au langa-
ge cette énergie & ces grâces qui méritent
l'eftime.
Le choc des opinions contraires fait jail-
lir l'étincelle cachée de la vérité. Elle s'offre
plus vite , elle fe montre plus brillante à deux
amis qui l'implorent enfemble. Si tu n'as
C iv
je Le Noiti di Young. II. N o T T ï.
t|uel amico a cui tu poffa aprir il tuo cuore g
Tolitarj i ruoi pcnfieri fi rimangono informi , ed
aborrifcon nel germe. La fola comunicazione ft.
è cjuclla che ^li féconda , e per cui mezzo fi
porgono fcambievolmeme il movimenco , e la
vira. Se awiene che il (îlenzio fchiavi e muti
gli ritenga , eflî non tardano a perire, c (a)
r obblio gli fcancclla diilj.' anima.
Avremmo noi foiTc ricevuto il dono della pa-
rola , fe il pcnfar folo b^iftaflc ? Le noftre idce
s' aflînano ncl paiTar Tulle labbra. La paiola fi è
quella che finifce , e perfeziona i penfieri. EfTa fi
c quclla che gli eftrac dalla minicra, fepara l'oro
puro dalla loro Icga , e gli pone in opéra , cosi
pcr r oinamcnto , che per il proprio noftro ufo.
L' erpreilîone fi è cjuella che imprime al penfiero
il conio che ne diftinguc il valore. Se il di lui
jnetalio c purgato, fi puo metterlo in Cerbo.
Accade dcllc cogniz-ioni cio che avvicne dei
benefizj. Il dare è im acquiftare , infegnando im-
pariamo ; nello fpandere , nello fpacciare le pro-
pric produzioni , 1' anima le coglie , e fe n'afli-
cura il pcfTetTo. Quante veiità reflano fepolte , e
pcrdute fotto 1' ammaflb d' un' erudizione mal di-
gcrita , e che avrcbbero potuto rifplendere con
vantaggio , fe il fuoco dcUe conferenze , aveflc
confumato 1' invoko nocevole , che le ricuopre.
U mare fa deporre aile fue onde la loro fchiuma
per via degli oppofti lor movimemi , nel tempo
Les Nuits d'Ycung. 11. Nuit. s7
point d'ami à qui tu puilîes ouvrir ton ame ,
tes penices iolitaires demeurent informes &
avortent dans le germe. C'eft en fe commu-
niquant qu^elles Te fécondent mutuellement
&c le prêtent le mouvement" & la vie. Si le
filence les retient captives & muettes ,
elles (a) pcritrent bientôt ik. l'oubli les effa^
ee de l'ame.
Et s'il suFFisoiT de penfer , aurions-nouî
reçu le don de la parole. Nos idées s'épu-
rent en palFant fur nos lèvres. C'eft la parole
qui achevé &c eomplette les penfées* C'elt
elle qui les tire de la mine , fépare Tor pur
de Ion alliage , & les façonne foit pour Tor-'
ncment , foit pour notre ufage. L'expreffiori
frappe la~ pefifée d'un coin qui marque, fa
valeur. Si elle eft d'un bon titre , on peut la
mettre en réferve.-
Il en est des connoiflances , comme àzi
bienfaits. Donner , c'eft acquérir : en en-
feignant , nofis apprenons. Eri^ répandant,
en débitant fc^' productions V Tatné s'en fafit
& s'en aflure la poiïelîion. Combien de vé-
rités reftent enfevelies & perdues fous l'anjas
d'une érudition mal digérée , &: qui auroient
pu briller d'un, éclat utile , fi Le feu des en-
XTeriens avoir çonfumé Tenveloppe nuifibîe
qui les couvre / La. mer , ^ar< les rao.uv^©*
C v
vS Le Norù di Young. II. N o t t e.
ftefTo che il lago immobile corrompe le fue ac-
que,
Stacchiamoci dunque di tempo in ter^po dal
feno del lîoftro ritiro , per andare ad illuminarci
colla ragion d' un amico ; ma fopracutto lafciamo
fovente la folitudine , pcr portarci nellc fuc brac-
fia a gaftare la fclicità. Oli quanto compiango
r uomo mefto , e malinconico , che s' ollina a
vivere intieramente ifolato ! E cofa è alrro la la-
viczza , fenon 1' arte di ritrovare la félicita ;
Quclla che non fa coglicre quefto fcgno , è piii
pazza che la pazzia medefîma , poich' eiîa non
ne ha ne V alletrrla , ne le fanciviUaegini. I.o
ftolto , SI , lo ftolto délia ragione è di gran lunga
più rtravagante che lo ftolto délia nattua, corne
^egli che è più fventurata I veri favj handegli
amici.
Gclofa la natnra di mantener l'amicizia fra i
Hiortali , gli sforza a dividere la félicita, fe effi
ypglion goderne. Elfa la folFoca , o l' impove-
lifce nelle mani dcir ingrato , che vuol privarne i\
fuo jfimile , e ritcnerla pcr fe. La félicita; è xu\
«Qinmrrcic , uno fcambio di piaceri. Uom non fu
*rtai , che folo , fofle cosi felice corne poteva et-
fcrlo. È neceflafio un amico per piacere a noi
fteffi , per guftar/î noi medefîmi. Allorchè il fen-
timento dcl piacere , fcefo ne' noftri cuori , vi fi
«rrefta , fenza forza , e fenza calore vi s' eftingue
beq preftoj ma fe n'cfce per ifpanderfi, e pe^
Les Nuits d!Young. II. Nuit. 59
mens oppofcs de ics Hots , les dc^gage de leur
écume , tandis que le lac immobile corrompt
fes eaux.
Arrachons-nous donc, de temps en temps,
du (ein de notre retraite , pour aller nous
éclairer de la raifon d'un ami. Mais fur-tout
quittons fouvenr la folitude pour aller dans
Tes bras goûter le bonlieur. Que je plains
Thomme trifte & mélancolique qui s'obftine
à vivre entièrement ifolé ! Qu'eft-ce en effet
que la lagelfe , (1 ce n'eil l'art de trouver toai
bonheur î Celle qui manque ce but , eft
plus folle que la folie même y elle n en a ni
la gaieté , ni le grelot. Oui , le fou de la
raifon eft plus extravagant que le fou de la
nature -, il eft plus malheureux que lui. Les
vrais fages ont des amis.
Jalouse d'entretenir l'amitié parmi les
mortels , la nature les force à partager le
bonheur , s'ils veulent en jouir. Elle Tétouf-
fe ou l'appauvrit dans les mains de Fingrat
qui veut en priver fon femblable Se le rete-
nir pour lui feul. Le bonheur eft un com-
merce , un échange de plaiilrs. Jamais homme
n'a été feul aulîî heureux qu'il pouvoir l'ctre.
Nous avons befoin d'un ami pour nous plairCj.
pour nous goûter nous-mêmes. Quand le
femiment du plailir defccndu dans nos ca&urs,i
C vj
'éo Le Nottl di Young. II. N o t t e.
comunicarfî , oli allora si chc nci ritcrnare ri-
flefTo dal Cca d'un amico, noi il proviamo co-
cente ; allora si ch' cgli c' inlîamma. La félicita.
vuoi unioiie.
Bada bene pero di non prendere abbaglîo :
y amicizia vircuora è la fola vera amicizia. Lun-
gi, lungi fia date quella , che non fu parro dcUa
va^Ione ; ma che è a;cn£rata dal vizio. Nel. fuocch
d' una impura paHlone l' anima fi riflerra , e ri-
piglia la fua durezza. La fola viitù puo ammol-
lire un cuore ,. e penetrarlo d' una fcnfibilità du-
rcvole per tutta la vira. Oli quanto è bella ccfa
il far il bene infieme ad un altra perfona , e dL
trafcorrere , amandofi , la carriera dclla virtii. Quef-
ta nobile emulazione è il piii preziofo dono dell'
amicizia, e T amicizia medefima s' accrefce per
via di quefta dolce rivalità. Elfa innalza due amrci
alla perfezione più fublime , effi fanno di fronte
il loro ingreflb nel foggiorno dell' immortalità ,/
dove r Ente Suprême continua di rendergli per-
fcmpre alïleme beati..
Ma dov' è (\\K.\ fortunato mortale , cui (Ta data
la vera amicizia! Per trovarla in altrui , convien.
coltivarla in noi ftellî. Fra tutti i numerofî pre-
g^udizj.,7 ^ cui. i grandi dclla terra vivoiio fchia?
' Les Nuits cFYoung. II. Nuit. 6t
s'y arrête-, (ans force & ians chaleur il s'ereint
bientôt. Mais s'il en fort pour fe répandre ôc
ie communiquer , s'il y revient réfléchi du
{èin d'un ami , ah ! c'eil alors que nous le Ten-
tons brûlant , ôc qu'il nous embrafe. Le
bsDnheur veut deux ctres.^
Prends garde de te méprendre : l'amitié
vertueufe eft la feule véritable. Loin de toi
celle que la railon n'a pas fait naître , Se
que le vice enfante. Dans le feu d'une pal-
fion impure l'ame fe fond & s'écoule ; mais
cette fenfibiîité palle bientôt : l'ame fe ref-
ferre & reprend fa dureté. La vertu leule
peut amollir un cœur, ëc le pénétrer d'une
fenfibiîité qui dure toute la vie. Qu'il eft beau-
de faire enfemble le bien &: de courir en
s' aimant dans la carrière de la vertu/ Cette-
noble émulation eft le plus précieux don de-
l'amitié , qui s'accroît elle-même par cette-
douce rivalité : elle élevé deux amis à Lt
perfection la plus fublirae : ils entrent de
front dans le féjour de l'immortalité , ou
l'Etre fuprcme continue de hs rendre à ja-
mais heureux enfemble.
Mais quel eft le mortel à qui l'amitié fè
donne .<* Pour la trouver chez les autres, il',
faut la cultiver chez foi. Des préjugés nom-
breux qui captivent les Grands , le plus in-
6t Le Notti di Young. II. N o T T E.
vi , il più invincibile è la cieca pciTuafîone Jn
cui Tono , che la Tacra amicizia lia una preda
per efli , facile a confeguiifi , e che lo fplendor
deir oro fia 1' efca da cui efTa fi lafcia allettare ,
e che nel fonifo d' un Principe vi fia un incan-
tefimo, a cui elfa non puo reliftere. A guifa délia
donna galante , effi tendono i loro lacciuoli pcr
cogliere l'akrui , fenza pero mai dare il proprio
cuore. Imparino pero edi che noi fappiamo rite-
nere il noftro , fe non hanno che una si difpreg-
gevol efca da prefentargli, Ricchi indigenti , voi
v' ingannate nel calcolo délie vollre rendite , fe
voi vi contate il noftro affctto per la vollra pcr-
fona ; voi vi lufingate di comprare la nodra
amicizia con l'oro. Imprudente fperanza .' L'amore
folo puo efiere il prezzo delT amore. Reprimete
r orgoglio che si v' abufa. Dimoftrate un cuor
d' amico , fe voleté ritrovarlo negli altri. Tutti
entrano in trattato pcr la compta d' un tal teforo ,
ma pochi fon quelli che vogliano pagarne il
valore.
Se cofta molto per famé acquifto , non cofta
pero meno per confervarlo j non eifendovi cofa
più delicata deir amicizia. Eftrema è la fua fen-
fibilità , un nulla V ofFende , le più kggieri pun-
ture poffono riufcirgli mortali. La ritenutezza la
ferifce , la diffidenza l' uccide. Délibéra circa ogni
cofa coir amico , ma délibéra con te fteflb per
farne buona la fcelta. Non tutti coloro che te
n' oârono le fexubianze , ne hanao il cuox da
Les Nuits d'Young. II. Nuit. 65
vincible cft l'aveugle perfualion où ils font ,
que ramitié (acrée ell une proie facile pour
eux , que l'éclat: de Tor eft un appas où elle
fe prend 3c que dans le fourire d'un Duc il
eft un charme auquel elle ne peut rélifter.
Comme la coquette , ils tendent leurs pièges
pour attraper les cœurs d' autrui, ians jamais
donner le leur. Mais qu'ils apprennent que
nous favons retenir le nôtre , tant qu'ils ne
lui préi'entent que cette mépriiable amorce.
Riches indigens , vous vous trompez dans
le calcul de vos biens , fi vous y comptez,
notre attachement pour votre peribnnf. Vous
vous Battez d'acheter l'amitié avec de l'or.
Efpoir impudent ! L'amour feul peut payer
l'amour. Réprimez l'orgueil qui vous abufe.
Montrez le cœur d'un ami y fi vous vouiez
le trouver dans les autres. Tous marchan-
dent ce tréfor : il en eft peu qui veuillent
l'acheter ce qu'il vaut.
S'il en coûte pour l'acquérir , il en coûte
encore pour le conferver: rien n'eft fi délicat
que l'amitié. Sa fenfibilité cft extrême. Un
rien l'affede. Les plus légères atteintes peu-
vent lui devenir mortelles \ la réferve la blef^
fe j la défiance la tue. Délibère fur tour
îivec ton ami i mais auparavant délibère a;Vec
toi-mçmc , pour le j^iien choifîr. Tous ceux
^4 ie Notti di Young. II. ISIotte.'
donarti. Non ti feducano le apparenze. Temi î--/
principj nafcofi d' un' interior corruzionc. Ponde-r,
ra , efamina lungamente :. procedi , nel- fcegliere ,
con lentezza : hai fcelto ? Sbandifci ogni fofpetto. ^
È pazzia dare il fuo cuore pcr ritorlo j fillarfî ,
per ricadere un alcra volta nell' irreloluzione. Pro-
nunzia fopra il tuo amico per la vita ; da quel
momento in cui tu V hai etctto , abbandonati a
lui fino alla morte ; una tal illimitata coîifidcnza
a te più che a lui riefce onorevole. Se tu corri
c[aalche rifchio, penfa che ciô è pcr il niaggiore
di tutt' i béni , tu non potrelii mai comperarlo
a troppo caro prezzo.
Un amico fedel val più che il ferto ,
Più che '1 fcettro real: no, no un Monarca-»;
Se non pofTede un cuor , nulla poirede.
Della felicirade il mondo inrero
Il valore agguagliar non puo ;■ poich' elîa-
Dell* amici^ia è fol preziofo dono-,
lo ccderei , per un aniico , un tronoi
Cosi- cantaya Filandro cjuando V amicizia ci-
univa. La mia prcfenza infpirava la faa mufa ,.
rifcaldava il fuo cuore. Bacco , cjuel Dio gra-
2.iofo, Padre délie facezie, e dell' allégria , ci
verfava , ridenHo , il vino , è la gioja. Colla tâzzaf
in mâiio , îo bevéndô'auguravà a Filartdro'ldrigà
fèlute-, e virto. Ah i Famicizia' e iJ nettatf«'âolfa-
Les Nuits d'Young. II. Nuit. 6^
qui t'en otlrcnt le vilage , n en ont pas le
cœur à te donner. Ne te laiiies point féduire
à l'apparence. Crains les principes cachés
d'une corruption intérieure. Pelé, examine
long-temps \ fais ton clioix avec lenteur : eft-
il fait , bannis tout foupçon. C'eit folie de
donner fon cœur Hc de le reprendre -, de fe
fixer pour retomber encore dans f irréiolu-
tion. Prononce iur ton ami pour la vie :
dès que tu l'as nommé , abandonne-toi à
lui jufqu'a la mort. Cette confiance fans
réferve t honore encore plus que lui. Si tu
cours quelque rifque , fonge que c'eft pour
le plus grand de^ biens : tu ne peux jamais
l'acheter trop cher.
Un tendre ami vaut mieux qu'une couronne ;
Un Monaujue n'a li-n , s'il ne: po.iedc un cœur j
Un monde encrer n; vaut ]:as le bonheur :
C'eft l'amitié qui nous le donne.
Pour gagner un ami , je céderois un Trône.
Ainsi chantoit Philandre, quand l'amitié
nous réunifloit. Ma préfence infpiroit fa Mufe,
échauffbit fon cœur. Bacchus , ce Dieu char-
mant , père des faillies 6c de la gaieté ,
nous verfoit en riant le vin & la joie. La
coupe en main , je buvois à Philandre lon-
gue famé & vertu. Ah 1 Paraitié eft le neélar
«é Le Notti S Young. II. Nottï.
vita : ma perché fia perfctta , convien che gli anni
fte migliorino la qualità : la nuova amicizia non
ha ne brio , ne dolcezza. Vent' anni aveano pu-
rificato , e maturato la noftraj e ncl corfo di
vent' anni ne ho goduto la dolce ebrezza helle
braccia dei mio Filandre. Ah ! Dove ritrovare un
egual nacurale , un animo cosi (enfîbile , c fenti-
menti si nobili ? Il (Incero fuo cuore non co-
nobbe mai 1' impoftura. Il forriib délia benefî-
cenza fedea Aille fue labbra. L' anima fua era un
teforo inefauribile di virtù. Di quali piaceri nùn
inebriava Li mia , nelle dolci efFufioni délia coa-
£denza ' Félicita celefèe , félicita tanto rara fopra
la terra , io ti guftai , io ti^erdei ! . . . Ahi che
per me non v' è più un altro Fiîaiodro !
Caro liiandro , poîTo io di foverchio piangerc
per la tua perdita ? Debb' io réméré d'effer troppo
fenfîbile , e d'abbandonarmi a tutta la turbazione
del mio dolore ? . . . Io 1* ho amato moltiffimo ,
io r amo ancora di più dachè V ho perduto. Io
non conobbi ciè ch' io perdea , fenon allora che
il viddi morire (b). Nell' allontanarfî ch' ei fece
dagli occhi miei , nelio fpiccare il fuo volo verfo
r immonalità , V anima fua fè pompa di tutte le
fue ricchezze , e di tutto Io fplen Jore di fue
virtù. Deh perche non m' ha egli lafciato il f.io
ingegno per poterlo dipignere , tal c[aale il viddi
sel fuo letto di morte, per deiinearc la fubiirae
Les Nuits d'Yûung. II. Nuit, 6y
de la vie. Mais pour être parfait , il faur
aulîi que les années ajoutent à la qualité '
l'amitié nouvelle n^a ni force ni douceur.
Vingt années avoient épuré & mûri la nôtre,
î'endant vingt ans j'en ai gcuté la douce
ivrelFe dans les bras de Philandre. Ah » où
retrouver Ton beau naturel , Ton ame fcnd-
ble , Tes nobles fentimens î Son cœur vrai ne
connut jamais Timpofture. Le fourire de la
bienfaifance étoit fur Tes lèvres. Son ame
ctoit un tréfor inépuifable de vertus. De
quels plailirs elle enivroit la mienne dans les
doux épanchemens de la confiance ! Fclicité
célefte , félicité 11 rare fur la terre , je t'ai
goûtée!.. Jt t'ai perdue. Il n'eft plus pour
moi de Philandre.
Cher Philandre , puis-je trop pleurer
ta perte ? Dois- je craindre d'être trop fenli-
ble Se de me livrer à tout le défordre de ma
douleur ?. . Je l'ai beaucoup aimé , je l'aime
plus encore depuis que je l'ai perdu. Je n'ai
connu ce que je perdois qu'en le voyant
mourir (3) . C'eft en s'éloignant de mes yeux, ,
c'cft en prenant fon vol vers l'immortalité ,
que fon ame a déployé toute la richefle &
tout l'éclat de fes vertus. Que ne m'a-t-il lailfé
fon génie pour le peindre tel que je l'ai vu
dans fon lit de mort , pour retracer la fubli-
éi Le Notti di Young. II. N O T T ï.
grandezza, in quella cosi profonda caduta àûï
unianità !
Mortal non v' ebbe fînora che s' attenta/Te di
fare il pietofo , parlante ricratco dcU' uom vir-
tuofo nejle braccia della morte. Egli iarebbe m:-
ritcvole d' una mano divina , e agli An?,ioIi fola-
jtnente s' apparterrebbe lo abbozzarne i lineamsnti.
Gli Angioli 1' han veduto : effi vengono trionfanti
e feftofi ad attorniare Y uomo dabbene che maore :
eflî , rifpettofi , gli fan corona intorno al fuo ktto,
corne in pofto d' onore. Ma a me , cui non refta
fuorcliè la mia tcncrezza per infpirarmi , entre-
rebbe in cuore la ti.mcrità d'intrapprenderlo ? . t.
Nô j nô io non lafccro p>-rire, in ingiuriofo ob-
blio , la gloria dell' amico. Io fcnto la fua voce
nel fondo dcl mio cuorc. Ei mi prefcrive di dar
di mano ai pcnnclli. L' amicizia gli guidera. . .
Proviamo. . . Cieli ! Quai interne , fcgreto orrore
tutte mi ricerca a parte a parte le vene ! Mi Icmbra
di pafTare , dallo fplendore del giorno , nelF opaca
folcezza d' annofa f<.Iva , o inoltrarmi nelle forter-
xance ruine d' immenfo , e antico edifizio , o fcefo
nel foggiorno de' morti , alla pallida luce delle
Jampadi fcpolcrali , ravvifare le tombe abbando-
■a:e , e cjuete , ove i Monarchi pivi non fono ada-
lati. . . Fermiamci un iftante , perché di raccogli-
mento fi riempia 1' anima nva. . . Entro in fine
con rifpetto nel Santuario , ove Filandro ripofa. ...
Deh che vcgg' io î Un letto di morte j No , egli
Les Nuits d^Young. II. Nuit. 6^
•me grandeur dans cette chute fi profonde
de rhumanité 1 ' '
Le tableau touchant de l'homme vertueux
dans les bras de la mort , n'a jamais encore
été tenté par aucun mortel. Il mériteroit une
maiii divine , de ce feroit aux Anges à pren-
dre les crayons. Les Anges Tont vu : ils vien-
nent triomphons de joyeux entourer Thom-
mc de bien mourant ^ ils fe rangent avec re{^
pcft autour de ion lit , comme dans un pofte
d'honneur. Mais , moi , qui n'ai que ma ten-
dreiie pour m''mrpircr , aurois-je la témérité
^e. l'entreprendre ; . . . Non , je ne lailïèrai
point périr dans un oubli injurieux la gloire
de mon ami. Jentends fa voix au fond de mon
cœui:. Il m'ordonne de faifîr les pinceaux :
l'amitié les conduira. . . Eirayons. . . Dieu î
Quelle fecretre horreur s'empare de mesfens/
Je crois palîer de l'éclat du jour dans la
fombre épaillèur d'une foret , ou m'enfon-
cer fous les ruines fouterraincs d'un édifice
antique ôc immenfe v ou , defeendu lous les
voûtes des morts , découvrir , à la pâle lueur
des lampes fépulcrales , les tombeaux aban-
donnés ôc filencieux où les Rois ne font
plus flattés... Arrêtons-nous liri. mQiTjent .
,,'.21»), .,'■; '
pour recueillir mon ame, .. J'entre enfîn avec
refped dans le Sanctuaire où Philandre re-
70 I^e Noîtz di Young. II. Nottî.
c un letco di trionfo.. OlTervatene la «loria : ve-
«îete r uomo immortalizzarfî.
:n.3JHhr bJ
Fuggite , o profani , o non v' accoftate dhc con
rifpetto : la ftaiiza ove 1' uom dabbene fi litira
per confuraarvi la fua vita , ed il Cao deftino , c un
famuario , le cui porte coirifpondono ne' Cicli.
Quefti è il luogo ove la face délia vciità rif-
plende con tutto il fuo lume. Qui cade ia mafcliera
deir ipocrisia ^ qui il cuore fi fcuopre , e fi moftra
nudo. Cio clie fi vede , è ciô chc è realmente.
Su r orlo fol dcl fepolcro la verirà fi dichiara (c).
Dio fquarcia il vélo , e moftra i Tuoi amici.
Qualuncjue fia la pompofa ingannevolé'iTiafcherâ-,
che r orgoglio prefta agli Eioi dclla gloria , a
délia vanità , la mentita loro grandczza fparifcei:
ia fola virtù è maertofa in braccio alla morte.
Sotto la mano crudele di quel tiramio , il fuo
croe s* ingrandifce. Caro lilandro , con quai ri-
gore t' ha egli trau;ato '•
P
-'C
Colpito improvifamcnte , fenza. e/fere ftato mit
«acciato : nel meriggio de' tuoi giorni , nel feno
délia félicita > Svelro da tutto ciô che tu amavi ,
addolorato in tutto il tuo corpo , diflefo fovra
j'utï Içtto di fuoco , ove il divorantc dolore con-
fuma tutt' i legami délia tua vita ! fenz' alcun ri-
pofo '■ Il rifinimento, e i terrori délia dcbol na-
tura? Lo fpavento dell' anima fua , T oilo d' ua
incognito abiflb î Un Sole chç jTvanifce ' Uaa tom-
Les Nuits d*Young. II. Nuit, jt
pofe. . . . Que vois-je ? un lit de more ? Non :
c'eft un lit de triomphe. Voyez fa gloire ;
voyez l'homme s'immortalifer.
Fuyez j profanes , ou n'approchez qu'avec
xcfped. La chambre où l'homme de bien
fe retire pour confommer fa vie & fes def-
tins , eft un Sanctuaire dont les portes ou-
vrent fur les Cicux. C'ell ici que le Hambeaa
de la vérité luit dans tout ton éclat. Ici tom-
be le mafque'de l'hypocrite , ici le cœur fe
découvre & parolt nu. Ce qu'on voit , eft
ce qui eil. C'eft au bord du tombeau que la
vertu fc déclare (c). Dieu déchire le voile
de montre fes amis. Quelque mafque impo-
fant que l'orgueil prête aux héros de la gloi-
re & de la vanité , leur grandeur empruntée
fe dément : la vertu feule a de la majefté
dans les bras de la mort. Sous la main cruelle
de ce tyran, fon héros s'agrandit. CherPhi-
landre, avec quelle rigueur il t'a traité î
Frappé foudain , fans avoir été menacé :
au midi de tes jours, dans le fein du bon-
heur! arraché à tout ce que tu aimois , fouf-
frant dans tout ton être , étendu fur un lit
de feu où la douleur dévorante confume
tous les liens de ta, vie \ nul relâche j L'égui-
fement &: les terreurs de la foible nature \
L'effroi de lame aa botd d'ua abyme in,-
fx Le Notti di Young. II. Nom.
ba che s' âpre ! Una voce che s' eftingue ; e pef
ultimo . . . come efprimerlo • Come concepirlo ;
L' ultimo ... il fîlenzio eterno d' un amico ! . . .
Ma che parlo ■ Ove fon dunque i terrori , ovc
fono quci mali oriibili , ove quella cofternazione
del moribonde ? . , . lo mi credea favellar d' un
morcale. . . Già piu non 1' era Filandro.
In mezzo aile mortali agonie , in mezzo a' vani
combatrimcnci délia fpirante natura , tjuali {d)
raggi di gioja fe gli vedean trapcUar in volto ,
mifte air ombre di morte ! Che calma ' Che pace i
E quefli 1' uomo , quell* eilère debole , e mortale ?
Nô , nô Filandro avea già trapaiTato i limiti dell*
uaïaiiità. L' Eterno il foftenea moribonbo , e com-
municavagli la fua gloria. Pilandro fpirante era
quegli che efortava i fuoi amici alla virtù , cgli
era colui , che ci confolava , c ci lafciava conje
in legato il fuo efempio ! Oh come ardevano i
noftri cuori ! Difpofti in fîlenzio intorno al fuo
letto, immobili per lo ftupore, cogli occhi fiffi
fopra di lui , noi ammiravamo , noi piangevamo :
il dolore , e la gioja fi mefcolavano colle noftre
lagrime . . . Giugne il fatale iftante. Grande nella
fua ruina , con nobile grandiofità , egli non cède
no , ma dona 1' anima fua fublime , e termina
paciHcamence col fuo deflino. Mortali credete alla
virtù ;
Les Nuits d'Young. IL Nuit. 75
connu [ Un foleil qui s'efface \ Un tombeau
qui s'ouvre | Xjwç. voix qui s'éteint -, Se le der-
nier... comment rexprimer .^ Comment le
concevoir ? Le dernier... Le iilence éter-
nel d'un ranit... Mais que dis je ? Où font
donc ces terreurs , où iont ces maux liorri-
bles , où eft cette conftcrnation du mou-
rant f ... Je croyois parler d'un mortel. . .
Fliilandre ne l'ctoit déjà plus.
Au MILIEU des tranles de la mort , des
vains combats de la nature expirante ,
quels {d) rayons de joie Te meloient fur fou
viiage aux ombres du trépas \ quel calme t
quelle paix | eft-ce là Thomme , cet être foi-
ble &: mortel ? Non. Fliilandre avoir déjà
franclii les bornes de l'humanité. L'Eternel
le (outenoit mourant & lui communiquoit
la gloire. C'étoit Fhilandre expirant qui ex-
hortoit (es amis à la vertu : c'étoit lui qui
nous conloloit & nous léguoit Ton exemple f
Oh ! comme nos cœurs étoient brûlans { Au-
tour de Ton lit rangés en filence , immobi-
les d'étonnement , yeux collés fur lui , nous
admirions , nous pleurions : la douleur &'ia
joiefe meloient dans nos larmes... L'inflant
fatal arrive. Grand dans fa ruine , d'une
grandeur fans effort , il ne cède pas , il don-
ne foname fublime, &c termine paiablement
Tome I. "D
74 1-e Notù di Young. II. N O T T E.
virtù ; ciedcte clie v' è un Dio , cui eiTa rende
onore , e che la rimunera.
Ncir ora in cui il Sole dichina dall' orizzontc ,
nienrre i vapori che falgono , e i' ombre che fcen-
dono , già cuoprono di ténèbre , c di rugiada le
fpaziofe valli : vcdefi la fommità d* una torre , o
r alta cima d' una montagna ritener ancora gli
uhirai raggi dell' aflro iparico. In {imil guifa ,
Filandro , in quei tctri momenti che fpandon Tor-
rore , e la notre fu T avvilita molticadine dcll'
aime volgari , fempre in calma jiel cuore , fem-
pre fercno in volto , in una tranquilla maeflà ,
innaizava fu l'ombre de!la morte il rifpkndcnte
fuo capo. La pace dell' anima fua lî dipigne in
tutti i fuoi linéament! , la fpcranza sfavilla fu
r augufta fua fronte. La diftruziouc lo adorna ,
lo incorona di luce , e io prefenta immortaie ali*
Ente Supremo.
{a) I penileri troppo lungamenre racchiuiî nell' ani-
ma, lî altdrano , e fi corrompono , corne L" chiufc , s
ra\'vfllte merci , hanno bifogno d'un' aria rinovaca , c
d' elFere fcioiinatCi, ed efpo'le al Sole.
(6)1 vaghi colori delîe penne degli ucrelli lî riman-
gon nafcolî, e corne eftinti , finch' effi ripofano lu la ter-
ra , e vicini a' i)ori.ri occhi ; ma alloia quando (î folis-
vano-ta aria, noi vediamo fpiccar l'oro, e l'azziirro lu
l'efîefe lor ali. In pari modo io vidcii rifpL-ndere con
oiaggior lufcro , le belle qiialità , e le virtù di Filandro ,
Les Nuits (TToung. IL Nuit. 7j
avec la deftinée. Mortels , croyez à la vertu;
croyez qu'il eft un Dieu qu'elle honore , 6c
qui la récomperie.
A l'heure où le foleil s'abaillc fous 1 hori-
fon 3 tandis que les vapeurs qui montent
& les ombres qui dvfcendcnt , couvrent
déjà de ténèbres ôc de rofie , les valions fpa-
cieux , on voit le haut d'une Tour , ou le
f oramct élevé d'une montagne , retenir en-
core les derniers rayons de l'ailre difparu.
A'md dans ces inilcins funèbres qui répan-
dent l'horreur &c la nuit lur la foule ram-
pante des âmes vulgaires , Philandre toujours
Ciilme de ferein , dans une majcfté tranquil-
le , le voit au-deiîus des ombres de la mort
la tête éclatante. La paix de fon ame fe peint
dans tous Tes traits , l'efpérance étincelle fur
fon front augufte. La dellruétron le pare , le
couronne de lumière , & le préiente immor-
tel à l'Etre fuprême.
{a) Les penfées renfermées trop long-remps dans l'ame,
tirèrent &: fe corrompent , comme des ballots de mar-
chandifjs qui ont bcfoia d'un air renouvelle , Se d'être
<lépIoyécs au foleil.
{b) Les brillantes couleurs (Ui plumage des oifeaux ref-
tcnt cachées ôc comme à d.-mi-é relates , tant qu'ils fe re-
I>ofv;nt fur la terre ôc pr;s de nos yeux ; mais lorfqu'ils
s'clevent dans l?sairs , nous voyons l'or Scl'azur fe dévelop-
per fur leurs aîles étendues. Ainli j'ai vu briller d'ua
plus grand éclat les belles qualités ù. les vertus de Pjii-
D ij
']6 Le Notd di Young. II. Notte.
in quel monicnro in cui fpiccô il fuo volo verfo de'Cieli-
Se mai anima alcuna meruo di falirvi , la fua fu quflla.
t>eh ! foffe piaciuto al Cielo che quell'aquila generofa,
quel fublime ingegno avefle lafciato caJer nel fuo volo
una délie brillanti fue penne, io l'avrei raccolta, ed al-
lora io avrei fcritto cofe , chc i miei amici avrebber po-
tuto lodare ; che i mi-i ncmici avrebber avuto la pru-
denza di rifparmiare -, che gli fteiTi miei rivali avrebber
duraco fatica a condannare , e che avrebbero incontrato
gcazia al coffetto dell' invidia de* Zoili.
( c ) Il volto del giufto moribondo ^ è un libro aperto ,
in cui r uomo dabbene trova la fua confolazione , dovc
il viiio kgge in (îlenzio la fua vergogna , e impallidifce
per çonfuiione.
(d) Come fi vede il fcintillar delle Scelle concraftaî
colV ombre délia notte.
Les Nuits d'Young. II. Nuit. 77
landre , au moment où il a pris fon elfor vers les Cisux.
Ah ! plût à Dieu que cet aigle , que ce g'mie eût lallFé
tomber dans fon vol une de Tes plumes cclacajites ! Je
l'eulfe ramatrée , Se j'euTe alors écfit des chofes que mes
amis auroieiu pu iouer , que mes ennemis amoieiit eu la
prudence d'épargner , que mes rivaux même auroient eu
ae la peine à condamner , 6c qui eulfent trouvé grâce de-
vant l'envie des Zoïles.
(c) Le vifage du juft'e mourant, eft un livre ouvert où
l'homme de bien trouve fa confolation , où le vice lit en
filence fa honte , 8c pâlit de confudon.
( d ) Comme on voit l'éclat des étoiles lutter avec les
ombres de la nuit.
4'^
^l<^\
Ji
"J
7»
TERZA NOTTE.
Al Conte di TT'iLMINGTON,
jJiA.-?*^.*'^
^il-a^
IL TEMPO.
A mia Mufa , o Lorenzo , è dirporta a ra-
gionar teco ciel rcmpo , e dcl fuo ulo. Dch pofla.
cficr io forrunato a fegno da poter cattivare il tuo
orecchio ! PolTano i miei tanti aniv?re /îao al
tuo cuore , e pcuctrarlo d' una faiutar commozlo-
ne î Io n' anJrci confolato dal piacere , chc pro-
vcrei nel giovarti , io vcdrei fpiuitar qiialche rag"
gio , diradaifi la denfa , e Kiefiia nubc onde foiio
invefliîo / e dal feno di.1 mio dolore avrci fatto
ufcir la mia gloria. Verità importaîuifllnie fon
quelle , che io vengo prefentare aile tue rificf-
fioni : io k prendo fu la tomba del mio caro
Filandre. La tomba d' un amico è la piii élo-
quente. Non fî trafcuri di converfar fovente
con elTa : tjuella ccnerc , tuitocchè mura, c' if-
truifcé col lilenzio , e ci porge terribili aimnaef-
tramenti.
Tu ti dai vanto perché t' increfce la perdîta di
piiandro ? Ma la tua vira , d'accordo colle tue la-
grime , rend* eila l' illefTa teftimonianza • Il fîncero
7^
TROISIEME NUIT.
Au Comte de Wi lmi N gton.
LE TEMPS.
L,
'OREKzo , c'eft du temps ôc de Ton ufagc
que ma Mule fe propoie de t'cntretenir.
Fuiiré-jé erre aiTez heureux pour captiver
ton oreille | Puillent mes chants aller jufqu'à
ton cœur, ôc porter dans tcn ame e'mue un
trouble ialutaire ! Je me confolerois par le
plaifir de t'ctre utile : je verrois quelques
rayons entr'ouvrir , éclaircir le nuage épais
& triP.e dont je fuis invcfti ; ôc ce feroit da
fein de ma douleur que j'aurois fait fortir
ma gloire. Je vais offrir à tes réflexions d'im-
portantes vérités : je les prends fur la tombe
de mon cher Philandre. La tombe d'un ami
ed la plus éloquente ! Sachons converfer
avec elle : toute muette qu'cft cette cendre ,
fon filence nous inftruit Ôc nous fait de ter-
ribles leçons.
Tu TE VANTES de regretter Philandre.
Mais ta vie d'accord avec zes larmes rend-elle
le même témoignage !^ Regretter fincérement
D iv
«o Le Notez ci Young. III. N O T r E.
rincrefcimcnto dcUa morte di alcuno , confîfte
ncllo inrraprcndcre a mcnar una vita conforme
air ulcima volonrà dcl moribondo. Se avvicn che
la fama divulghi la nuova di più lauocinj re-
cenri , s* agghiaccia il faiigue nelle vene dcll' ava-
ro , che n' ode il raconte , e tréma pcr il fuo
teforo : il fuo teforo gli diventa più caro r e
rifpignendo il fonno fteiîo , vcglia più lunga-
mcnte a cudodirlo con maggior cfattczza. Am-
monite per la dlfgrazia di tanti mortali , che ti
perilcoao inrorno , diventi tu più ecojiomo di
c[ue' giorni onde li morte gli ha fpolieflati , e
che a te fono ancora coiiccifi ?
Il tempo , cjucl bene più facro , più prcziofo
dcir oro , è pcr 1' uomo un pefo più grave alfai,
e più vile d>;l piombo. Noi riccviamo con in-
differenxa , e fcnza tcnerne conto , quci giorni ,
che ci ion compariiti : noi diil^piam gli anni un
dopo r altio , f^nza fodiisfare al debito dclla vir-
lù. Morcale , (ai tu cjucl che vaglia un iftante ?
Corrl a chiedcrne a qucir uomo , che fî giacc
ftefo fui feretro. . . La gioventù non è cosi ricca
di giorni , com' elTa fel dà fcioçcamente a pen-
fare : la morte , Y infidiofa morte è al tuo ufcio :
efla fpia ncll' ombra il momento di fovraprcnder-
ri : dachè V invincibil fuo braccio ti avrà afFer-
rato una voira , più non v' è luogo a libertà ,
più non v' è fpcranza per il fuo prigioniero : la
catena deli' ineforabile eternità ri terra avvinto :
converrà pagare il debito , cJie nafcendo hai con-
trattato , colla fo ir,iïia dcgF iatereffi , che la fte-
Les Nuits d*Toung. ÎIÎ. Nui T. 8ï
les morts , c'eft entreprendre une vie con-
forme à la dernière volonté des mourans.
,Que la renommée répande le bruit de plu-
fleurs vols récens , l'avare frilTonne à ces ré-
cits , il tremble pour Ton tréfor-, lui devient
plus cher : ik. repoullant le fommeil , il fait
une garde plus févere & plus longue. Toi ,
qu'avertit le malheur de tant de mortels pé-
riirans autour de toi , deviens-tu plus écono-
me de ces jours dont la mort les a dépoifé-
dés , & qui te font encore laillés ?
Le temps , ce bien plus facré , plus pré-
cieux que l'or , efl pour Thomme un fardeaa
plus pefant & plus vil que le plomb. Nous
recevons avec indifférence & fans en tenit
compte les jours qui nous font diftribués :
nous dillipons les années l'une après l'autre ,
Tans acquitter la dette de la vertu. Mortel ,
tu ne fais pas ce que vaut un inftasit | Cours
le demander à l'homme étendu fur Ion lit de
mort. ..La jsunefTe n^ft pas auiîi riche en
jours qu^elle le penfe follement. La mort ,
•l'infidieufe mort eft à ta porte -, elle épie
dans l'ombre l'inftant de te furprendre : dès
qu'une fois fon bras invincible t'aura faifî ,
il n^eft plus de liberté , il n'eft plus d'efpoir
pour fon captif : la chaîne de l'inexorable
éternité t^étreindraj il faudra payer la dette
D V
8i Le Noui di Young. III. N O T T e.
rik tua vira ha accumulati. Prodigliiam tutto il'
relto; ma (îarao avari del tompo. Non diamo
alcuno de' noftri momenti fenza ricevenic il piez-
zo. Non ci lafciamo ufcir 1' ore di mano , f uor*
chè con lifparmio , con frutto , e con rammarï-
co , neir ifteflb modo che cediamo il noftf oro ,
o una porzione del noftro fangue ; ficchc ciarcuno
de' noitri gioiûi accreica il relbro deUe zioftrs
Tiitù.
Non è pure gran tempo ch' io mi viddi va-
cillante fu r oilo del mio fepokro , e che nella
niia dirperazione akro kntimcnto non mi limanea
délia vita , fuorckè l' oirore di perderla î Dottp.
Mead , grazie aile geneiofe tue cure , io godo an-
cora del tempo. D^li perché in cambio di que'
giorni , che tu m' hai refi , non ti pofs' io do-
narc ï immoitalità dcîla gloria ! Ma al defidcrio
non corrirponde l' ingegno. La mia Mufa è lan-
guida , e mortale , e 1' arte tua non ha rim.cdj
per ringiovenir il pen&ro. Gradifci il buon vd-
kre : la mia riconofcenza non s' indebolifce colle
mie forze : io Ja fento fcmpre viva , ed ardente.
in mio cuore j menue che 1' imaginazionc è vi.-
cina:: a. fpegnerû {btto k raaui diacciate délia, vcc-
fihiaja;
les Kuïts d'Young. ttî. Nuit. Sj
que tu as contraélée en naiirant , avec la
fomme des intcrcts que ta vie ftérile a en-
talfés. Prodiguons tout le lefte i mais (oyons
avares du temps. Ne donnons aucun de nos
momens fans en recevoir la valeur. Ne laif^
fons les heures fortir de nos mains qu'aveG
épargne, qu'avec fruit , qu'avec regret , com-
me nous codons notre or ou une portion de
noire fang -, &c ne foulfrons pas qu'aucun de
nos jours s'ccoule fans avoir grolli le tréior
de nos vertus.
Il y a il peu de temps que je me voyois
chancelant fur le bord de ma tombe , 3c
qu^il ne me reftoit plus dans mon dcielpoir
d'autre fentiment de la vie, que l'horreur
de la perdre / Savant Méad , grâces à tes-
foins g^inéreux, le temps eft encore mon bicn^
J?our ces jours que tu m'as rendus , que n^
puis- je te donner en retour l'immortalité de
la gloire ! Mais mon génie fe rcfufe à moii.
defir. Ma Mui^ eft languilîantc <i^ mortelle ,
&C ton art n'a point de remèdes pour rajeu-
nir la penfée. Accepte mon vœu. Ma rcccn-
noiifance ne s'aftoiblit point avec mes forces r
je la fens toujours vivre ôc brûler dans mon-'
cœur , tandis que mon imagination çCt prête.
à s'éteindre ious les mains glacées de la vieilr-
$4 Le Nûiti di Young. III. Notte,
La Natura ci tien focto gli occlii una l'cuola,
in cui efTa ifiruifce il génère uraano j e l' iiu-
picgo del tempo c Li Iczione che inceflantcmcnte
ripcre. Noi moriamo ogni fera : noi rinafciamo
ogni martina : ogni gicrno è una vita compita ,
e diverfa. Noi non facciamo attcnzione a una tal
diiferenza , e confondiamo il f^lorno , che a ncti
rifpknde , con cjuello clie il p:jcedcrtc. Tutravia ,
in quel modo, che non ci bagniamo mai due
vcltc neir ilïelle acque d' un fîume , cosi non ci
defciamo due voke nell' ii'tcfîa vita. Il fîume , e
la vita fcorrono , c cambiano contii^uamente , fca»
za che fcmbrino cambiale. Noi non riflettiamo a
quel volume immenfo d' onde , e di giorni , che
fe n"^ è andato inabilîar per fcmpre nell' occaiio
de' mari , ed in queîio de' teaipi. Occupât! in fri-'
voli trattenimenti , ci lafciamo gajamenrc porcarc
da quell' onde , che ci trafcinano : noi fcendiamo
infenfîbilmence , ed a chius" occhi giù pcr la ra-
pida china, che ci conduce alla morte. Lo fco-
glio celato efce d' improvvifo dall' oiidc ,, e fi-
Tcuopre di mczzo a' bianchcggianti marofi» Noi
fremiamo per racapriccio : il terrore ci précipita
attorno i noftri fguardi fînarriti : T anima noC-
tra fi fveglia , e fa fcorrere in tutt' i fenfî il ri-
brezzo de' fuoi tremori. . . Ed ahi dirperazione î
La fragil barca dà in fecco , llrid-e ,, s' infragnc,.
c fparifce»
1 fecoli andati viddero naicere buon numéro
Les Nuits d'Young. lîl. Nuit. ?/
La nature tient: fous nos yeux une école
où elle inftiuit le genre humain : l'emploi da
temps eft la leçon qu'elle lui répète. Nous
mourons tous les foirs : nous renaiirons tous
les matins : chacue jour eil une vie com-
plerte ik. différente. Cette différence nous
échappe i & nous confondons le jour qui nous
luit avec celui qui fa précédé. Cependant,
comme on ne fe baigne jamais deux fois dans
les mêmes eaux d^un fleuve , on ne fe ré-
veille point deux fois dans la même vie. Le
fleuve &Z la vie s'écoulent & changent fans
celïè , fans paroître changer. Nous ne remar-
quons pas ce volume immenfe & des CMides >
& des jours qui ell aile s'abymer pour jamais
dans l'océan des mers & dans celui des temps.
Occupés d'amulemens frivoles , nous fuivons
gaiement les Hors qui nous entraînent : nous
defcendons , doucement &c les yeux fermés ,
la pente rapide qui nous mené à la mort. Sou-
dain recueil caché fort de l'onde , & fe dé-
couvre au milieu àts vagues blanchilîantes.
Nous frémllfons : l'efiroi précipite autour de
nous nos regards éperdus : notre arae s'éveille
&c frilTonne dans tous nos fens . . . ô àé(t(-
poir ! la frêle barque touche , éclate > fê bri-
fe , & diiparoît.
Les SIECLES ont va naître aifez de Philofa-
i6 Le Notti di Young. III. N O x T E.
di Filofofi , che ragioaaroiK) circa il valore det
tempo , c ne raccommandarono 1' ulb. Ma oh
quanto fon rari coloro, chc fappiano diilinguere
il prezzo d' un' ora , e fargiiene fruttar il valo-
re ! Vi fu perô un Principe , che dal Trono ove
fèdea , fclamo „ Ho perfo un giorno ,, Si , quel
'virtuofo Imperadore , quand' anche non avcflè
portaco corona in capo , farebbe ftato il primo
in fra i mortali : egli mcrirava di rcgnare la
r Univerfo.
Egli ha parlato corne il. rapprefcntanrc dcll'
omana fpezie ; e corne la ragione parla a tutti
gli uomini : eiTa lor fi fa udire gridando , che
quel tempo chefugge , vale un eternirà , poichè
puo darla 5 che abbiamo nelle mani un iftru-
mento fecondo in maraviglie , e 1' agente poten-
tiffimo del bene , o del maie. Egli , di tutti f
béni palTeggicri , e caduchi , è quel foio che ci
appartiene : il rimanente è foggetto al potore del
cafo. Ivîa r anima fchiava de' tcnfi , giudica del
tempo com' efTi : per lei egli è un nulla , corne
lo è per quegli occhi , che nol ponno vedcre ,
e per le mani , che nol pomio toccare.
Lungi di ricomperare il tempo perduto , noi
eomperiamo a caro prezzo i mezzi di perderne il
rimanente. Nbi T alieniamo fenza rimorib per
>ane bagatelle 5 noi lafciaino numerofi , e flerili
vuoti nello fpazio délia noftra vita. Ah non c
^uefto r efempio , chc ci dà la natura. Eila ira-
Les Nuits d'Young. III. Nuit. %j
phes qui ont raifonné lur le prix du temps ,
& recommandé Ton ufage. Mais que le fage
qui fait apprécier une heure & lui faire rap-
porter toute (a valeur , eft un être rare ! Il
fut pourtant un Prince qui s'écria fur le Trô-
ne j» j'ai perdu un jour j». Oui, cet Empereur
vertueux eût encore été le premier àzs mor-
tels , quand il n'eût pas porté de couronne :
il méritoit de régner fur l'Univers.
Il a parlé comme le rcpréientant de l'ef-
pece humaine ; comme la railon parle à tous
les hommes , elle leur crie que ce temps qui
fixit , vaut une éternité , puifqu'il peut la don-
ner i qu'il eft dans nos mains un inftrument
fécond en merveilles , Se l'agent rout-puif-
fant du bien ou du mal. De tous les biens
périlfables c'eft le feul qui nous appartienne :
le refte eft foumis au pouvoir du hazard-
Mais l'ame efclave des lens , jug^ du temps
comme eux : c'eft un néant pour elle , com-
me pour les yeux q^ui ne peuvent le voir , &
pour les mains qui ne fauroient le toucher..
Loin de racheter le temps qui eft perdu,,
nous achetons à grands frais \ts moyens à'tn
perdre le refte. Nous l'aliénons (ans remords
pour de vaincs bagatelles.. Nous laidojis dés
vides ftériles &: nombreux dans l'efpace de
notre vie. Ce. n'sft pas là l'exemple que noii^
88 Le Notti dî Young. III. NoTrE.
piega tutti gli iftanti. Attivo , e laboriofo com'
effa , r uomo dabbene féconda tutt' i momenti
della fua durazione. Il tempo nol forprende giam-
mai Tenza trovare la virtù nelle fue opcre , o
ne' Tuoi progetti. EfTa riempie, efl'a immortalizza
tutti gli iftanti della fua fuggitiva efiftcnza. Uft
foi non ne paiTa fenza arricchirlo. Re delle fue
ore , egli efige da efle un tributo , e ciafcuna
fuggendo gli paga una rendita immenfa. Per fate
tutto il ben , ch' ei defîdera , puo mancargli il
potere : non importa , giacch' egli il vucle , lo
ha fatto : la volcntà val cjuanto 1' opéra iftefTa»
e r uomo non è mallevadore della propria im-
potcnza. Egli non è men libérale , perche non
ha nulla che dare. Gli atti che la virtù produce
faran , fuo m^lgrado , ognor limitati 3 ma efla
non ammettc limiti nella volontà dell' uomo : là
il fuo impero è vafto , e indspendente quanto lo
è r anima. Ente non v' è che poJfa riferrare , o
dar Icgge al penfiero. Mortale , fii viituofo ne'
tuoi penfieri 5 effi fono intefi dall' Ellere Sa-
premo !
E dove potro io trovarlo quefto bénéfice I^-
dio ? Angeli , ditemi voi dov' egli rifîede ? Voi
il fapete : voi fiete vicini al fuo Trono : voi rî-
verenti 1' attorniate colle luminofe voftr' aie. Ah
potrô io foftenere lo fplcndore , che sfolgora
dalla nueftofa fua faccia î L' orme ravviferè io
Les Kuïts d'Young. III. Nuit. 89
donne la nature. Elle emploie tous les inf-
tans. Ad:if & laborieux comme elle, l'hom-
me de bien féconde tous les momens de fa
durée. Le temps ne le lu rp rend jamais fans
trouver la vertu dans fes adlions ou dans
fcs projets. Elle remplit , elle immortalife
tous les inftans de fon exiftcnce fugitive. Au-
cun ne pad'e fans l'enrichir. Roi de fes heu-
res , il levé fur elles un tribut , d<. chacune
lui paie en fuyant un revenu immenfe. Pour
faire tout le bien qu'il fouhaite , il peut man-
quer de pouvoir : j:'importe , puifqu'il le
veut , il Ta fait : la volonté vaut l'aclrion
mcm.e , & 1 homme ne répond point de fon
impuidance. Pour n'avoir rien donné , il n'eft
pas moins généreux. Les actes que la vertu
produit feront toujours bornés, malgré elle.
Mais elle ne reçoit point de bornes dans la
volonté de l'homme : là fon empire efl: indé-
pendant & vafle comme Lame. Nul être ne
peut refferrer ni gêner la penfée. Mortel ,
fois vertueux dans tes pcnfées j elles font en-
tendues de l'Etre fuprcme f
Ou LE TROuvERAi-jE cc Dicu bicnfaifant ?
Anges , dites-moi où il réfide ? Vous le fa-
vez : vous êtes près de fon Trône : vous l'en-
vironnez avec refpect de vos brillantes ailes.
Ah ! verrai-je l'éclat qui fort de fa face ma-
5^0 Le Notti dl Young. lîl. N o T T t.
degl' immortali Tuoi palli al gran numcro de' fio-
ri , chc fanno fchiudcre ? Moilratcmi quel Mo-
narca , indipendenre dcll' iiidimaiii , che coa aiia
tnonfante foriide al p?.lIato , e le cui orc non
poflbao, nclla lor fuga, akcrar punto l'ctcrnadu-
razioiie.
L* uomo , quel e/Tcrc paflagç^iero , di cui in cosi
brève tempo ciîe depredaao 1' eiîftenza , 1' uomo
dLfipa il teforo àz fjoi gioriii con ingratitudine.
L' ozio , il felice ozio è da noi detellato corne
una pena intollcra'oilc. Sembra che allora il corfo
del tempo refti immobile , e ci lafci trafcinar foii
la grave roma délia vita. Noi gcmiamo oppreill
fotto il pefo d' un ora. L' imaginazione è di con-
tinue in afFanno , per inventar nuovi mezzi onde
precjpitare que' troppo tardi momenti , e di libe-
rarci rapidamente di noi medefîmi : noi mandia-
mo a fonde la nortra fortuna per ifpendere i
nollri giorni in vani trarte.:imenti. Noi ci mof-
«riamo erranti fu la terra , per isfuggirc , corne
da quella d" un tiranno , la fervitù dcl penfiero.
Nella noftra dsmenza noi alzianio contio dclla
natura gl' infenfati noflri clamori , accufandola ,
perché con mano avara ci mifura la vita j e ad
un tempo accuiîam.o la vita, quafî che fia troppo
lunga. Se avvien che la morte , tance volte chia-
mata da' noftri voti , ci fi faccia davanti , c ci
porga una mano pietofa in ajuto , noi la rifpi-
gniamo , noi la chiamiamo crudcle. Aliora gli
Les Nu'ics d'Young. III. Nuit, cjï
fefluciire ? Reconnoîtrai je la trace de fes
pas immortels à la foule de fleurs qu'ils fonr
t'clorre r* Montrez-moi ce Mcnarque indé-
pendant du lendemain _, qui fou rit au palTé
d'un air triomphant , & dont les heures ne
peuvent dans leur fuite entamer la durée
éternelle.
L'homme , cet être palfager dont elles ra-
vagent en fi peu de temps Texiftence , l'hom-
me diilipe le tréior de fes jours avec ingra-
titude. Le loiilr , Theureux loiiîr ell maudit
de nous comme une peine inlupportablc. H
fembls qu^alors le char du rernps refLC im-
mobile, & nous lailfe tramer fcuis k fardeau
pcfant de la vie. Nous gémiilons accablés
du poids d'une heure. L'i-ma^ination le tour-
mente fans reliche pour inventer des moyens
de précipiter ces me mens trop lens , êc de
nous délivrer rapidement de nous mêmes :
nous épuifons notre fortune pour dépenfer
nos jours dans de vains amufemcns. Cn nous
voit errans fur la terre pour nous fauver de
la penfée , comme d'un tyran. Dans notre
démence , nous élevons nos clameurs infen-
fées contre la nature : nous l'accufons de nous
mefurer la vie d'une main avare , & nous
accufons la vie d'être trop longue. Que la
taort tant de fois appellée par nos vœux 3
jl Le Notti di Young. III. N o t f î.
anni , e i fecoli s'afFollano , e fi confondono in
un fol panto : tutto il pairato non fcmbra più che
un inftante. Quando il tempo ci viene incontro ,
coi il vcggiamo forte le f^imbianze d' un vccchio
decrepito , aggravato dagli anni , che a grandif-
jfimo ftento puô muoverfi. Gli occhi noftri non
giungono a fcorgere le fue ali , ch' egli tien ri-
piegate dietro le fpslk. Miratelo , allora ch' egli
ci ha fovraggiunti : fpicgate a un tratto qucU' ali
medefime , com' ei fcn fugge co' vanni diftefi ,
e più veloce che i venti ! Oh com' egli è già
difcoflo da noi ' L' uomo ftiipefatto , e fmarrito,
lo infegue co' fuoi clamori , e maledifce la di
lui vclocità.
Per quai fatale deftino avvien egli , che il
prefente , ed il paflato ci tormentin del pari , e
che ne la vita , ne la morte ci ponno piacere ?
Perche mai i noftri fterili giorni fon cosi infî-
pidi mentr' effi durano , e perché ritornano , al-
lorchè più non fono, ad importunare la noftra
memoria colle loro fantafime ? Perche mai 1" or-
rore délie più ofcure prigioni ci par men terribile
che la noja ? Perche lo fchiavo è men oppreiTo
dal pefo délie fue catene , di quel che il fia , dal
pefo del tempo , 1' uom frivolo , che alla (pen-
fierata fen vive ? Non accufiamo altu fuorchè
noi fteffi di cosl ftrane contraddizioni , e rendia-
mo giuflizia alla natura. Non è deffa che e avara
Les Nuits d'Young. III. Nuit. 93
vienne s'offrir & nous tendre une main fe-
courable , nous la repoulFons , nous la nom-
mons cruelle. Alors les années & les fiecles (ê
prelîènc & fe confondent en un point : tout
le palfé ne paro'it qu un inftant. Quand le
temps vient à nous , nous le voyons fous la
forme d'un vieillard décrépit , accablé d'an-
nées, fe traînant à peine, ^ts ailes repliées
derrière lui , ne font point apperçues de nos
yeux. Voyez-le , des qu'il nous atteint : dé-
ployées foudain , comme il fuit, les ailes
étendues & plus rapidement que les vents .'
Qu'il eft déjà loin de nous [ L^omme inter-
dit , éperdu , le pourfuit de fes cris & mau-
dit fa vitelle.
Par quelle fatalité arrive-t-il que le
préiènt &: le palfé nous tourmentent égale-
ment j & que ni la vie ni la mort ne peuvent
nous plaire ? Pourquoi ces jours ftcriles
font-ils inhpides tant qu'ils durent, & revien-
nent-ils , àï^ qu'ils ne font plus , importuner
notre mémoire de leurs fantômes î Pourquoi
Phorreur des cachots, nous paroit-elle moins
affreufe que l'ennui } Pourquoi le captif efl-
il moins chargé du poids de les fers, que ne
l'eft du poids du temps 1 homme frivole qui
vit lans penfer,<' N^accufons que nous-mêmes
de ces contradidions étranges , & rendons
^4 -^^ Notti dl Young. III. N o T t E.
de' giorni , l'uomo fî c cjuegli , che ne è prodi-
go. Egli ne va punito : per una iegge flabilita
■dair Eterno Signôre , 1' uom che abufa del tem-
po , e che confuma neU'inezie la vita fua , farà
tormencato dalla fua propria eiîftenza.
Dio annelTe il piacere ail' impiego dcl tempo ,
la pena alla di lui perdita. Se liam foprafatti
dsUa noja , corriamo al lavcro : il rimedio è in-
fallibile. Non prendiamo giammai 1' inazione in
<:ambio dcl ripofo. Le cure délia vita ne fanno la
conCclazione, e '1 diletto. Colui che non ne ha,
è obbiigato a crearfene , ad imporfene delle vo-
lomarie , fotto pena di reftar infclice. L' anima
gode quand' è occupataj oziofa , efla prova tor-
menti iiifopportabili. La gioja è un frutto, che
non matura fuorchè uel campo dcl lavoro , e
quando non è un piacere , I' efiftenza è un fup-
piizio.
Neir ora memoranda , in cui una eternità pré-
para la ftupenda maraviglia , allorchè Dio vo-
laido prodiirre , fccondô il nulla, concepi nel fuo
fcao la natura , gencro 1' Univerfo , e fece fcor-
rere un' emanazione dcl fuo EfTerc in migliaja di
mondi , allorchè prefe a fcrmare il maravigliofo
orologio delle sfere , per mifurare , colle loro ri-
voluzioni , la durata degli'émi; allora naccjue il
tempo. Scagliato dal fcno dcU' immobile eternità ,
ncilo fpazio , ii\ cui û movea l' Univerfo , egli co-!
Les Nuits d*Young. III. Nuit. 9y
tuîlice àlanaturc. Ce n'eft pas elle qîiieft avare
de nos jours , c'ell Ihomme qui en eft pro-
digue. Il en elt puni : c eft une loi de l'Eter-
nel , que rhomme qui abufe du temps , &
qui confurae fa vie dans la frivolité , fera
tourmenté de fa propre exiftence.
Dieu attacha le plaiiir à l'emploi du temps:
la peine à fa perte. Si l'ennui nous gagne ,
courons au travail : le remède eft infaillible.
Ne prenons jamais l'inaclion pour le repos.
Les foins de la vie en font la confolation de
l'agrément. Celui qui n'en a point , Q^i obli-
gé de s^en créer , de s^'en impoier de volon-
taires, fous peine de refter malheurenx. L'ame
jouit , quand elle eft occupée, Cilïve , elle
éprouve des tcurmens inlupportables. La
joie eft un fruit qui iie peut croître que dans
le champ du travail ^ & quand ce n'eft pas un
plailir j c'eft un fupplicc d'exifter.
A l'heure mÉmoralle, dont une éter-
nité prépara l'étonnante merveille , lorlque
Dieu voulant produire, féconda le néant, con-
çut dans (on fein la nature , enfanta l'Uni-
vers , &c fit couler une émanation de fon Etre
dans des milliers de mondes, lorlqu^il entre-
prit l'horloge merveilleufe des fphcres , pour
mefurer par leurs révolutions la durée Ats
êtres ) alors le temps naquit. Lancé du fein
96 Le Notîi di Young. III. N O T t F.,
niincio a fuggire per non aircllarfi mai piii ,
trafcinando feco le oie , e î giorni , gli anni , e
i fccoli. Inftaacabile , ei fi porta vcloce qiunto
il lampo veiTo 1' eternità , e corre fenza pofa per
raggiugncrla. Non farà peià ch' egli giunga a
quel termine dcl fuo ripofo , fuorchè in quel
momemo, in cui tuai i mondi , crollati, e fcofîî
alla voce del Creatorc , ricaderanno infieme nella
notte del caos , onde li chiamô quefta voce me-
defima. Finchè fia giunta quell' ora fatale , Dio
gli impofe di profeguir fempre il fuo volo , e d'
afïrettarfi colle tempefte , coll' onde , e cogli af-
tri , fcnz' afpettar giammai 1' uomo. AU' uom s'ap-
partiene lo alFrettarfi feco lui. Vuol egli allsn-
rare l' inipemofo corfo dell' implacabil tempo ,
che lo trafcina alla morte ? Vuol egli goder dell"
orc nel mentre che pafl'ano , e non efier foggctto
a fammarico , dopo che fono tralcorfe ? Le con-
facri alla virtu. La loro fuga è infenfibile per
r uomo dabbene : egli non fi duolc ne dcl tem-
po , ne délia vita , ne délia morte : egli cammi-
na in pace, e a paiTo uguale colla natura.
Ma I* infenfato che perde i fuoi giorni , con-
traita con efla , e s" oppone a Dio. Volendo re-
fiftere al Creatore , ei fa violenza al fuo eflere , e
foîfre per i temerarj fuoi sforzi. Una guerra in-
Les Nuits d'Young. IIL Nuit. 97
de l'immobile éternité dans Telpace où (e
mouvoit l'Univers, il commença de fuir pour
ne plus s'arrêter , entraînant avec lui les heu-
res de les jours , les années & les ficelés. Infa-
tigable , il tend avec la rîtellè de Téclair vers
Térernité , & court fans relâche pour l'attein-
dre. Il ne doit arriver à ce terme de fon re-
pos , qu'au moment où tous ces mondes ébran-
lés, renverlcs de leurs bafes à la voix du Créa-
teur , retomberont enfemble dans la nuit
du chaos d'où cette voix les appella. Jufqu'à
ce que cette heure fatale arrive , Dieu lui or-
donna de pourfuivre toujours fon vcl, d<
de fe hâter avec les tempêtes , les flots & les
aflres , fans jamais attendre 1 "homme. C'efi:
à l'homme de fe hâter avec lui. Veut-il ral-
lentir lacourfe fougueufedu temps impitoya-
ble qui l'entraîne à la mort : veut-il jouir
des heures quand elles palïènt , & n'être pas
fujet à les regretter quand elles font écou-
lées i qu'il les confacre à la vertu ? Leur
fuite eft infcnfible pour l'homme de bien. Il
ne fe plaint ni du temps , ni de la vie , ni de
la mort : il marche en paix &: d'un pas égal
avec la nature.
Mais l'insensé qui perd fes jours j^.
lutte contr'elle & s'oppofe à Dieu. En vou-
Jant réfiller au Créateur, il fait violence à
Tome /, 1
^8 Le Nota di Young, III. NoTTï.
teriore fî follsva ia fuo fcno. I defiderj combat-
tono contro i defiderj. Il cuore è laccrato fra
nillle pafTioni contrarie. Prodighi dcgli anni , e
iemprc Innamorati délia vita , noi rifpigaiamo il
tempo liHigi da noi , lo folleciciamo perche fi
fcofli , e immantinenti vogliam richiamarlo. Noi
cÈrchiamo , e noi fuggiamo la morte. Simili a
due fpofî mal accoppiati , c fempre Tcontenti 1' uno
deir alcro , 1' anima , c '1 corpo fono Icmpre in
çontrafto mcntre vivono infieme. Son elTi coUretti
3 dividerfî.'' Dan nelle fmanie.
Taie è la forte rifcrvata ail' uomo frivolo , eglî
fugge la noja : la noja s'attacca a' fuoi palîî , e
finchç;vive l' infegue. Mîrate ov^c' zerbini attillati ,
qncglî efFeminati Sibaxiti , créature délicate , c
belle alla vifla , fempre ornate di fîori , ll-mpre
iJeftite de' piii ïidcnti colori. La menoma fatica
gli opprimerebbe : il pefo d'un fufo ofFendercbbe
la loro maîîo : l' illelîa elîftenza loro riefce gra'
Yofa.-Senza i variati traftulli , che foftengono, c
rinuovaao 1' cHer loro , efH fuccomberebbono.
Finchç dura il giorno , gli vcggiam corne lievi
vario-pinte farfalle fvolazzar per rraftuUo a puri
raggi dcl Sole di PrixTiavera. Per ciïi egli vcrfa
r oro délia fua luce ne' bci giorni d' Eilate : l' In-
vcÂio è coftretto a produr rofc per effi. I lievi
zefiretti , fe non vogliono udire le lor cjucrele ,
abbian cujr^ di mancencr fempre per 1' aria un
Les N'uits d'Young. III. Nuit. 99
(oi\ être , & iouftre de Tes téméraires eiforts.
Une guerre intérieure s'cleve dans Ton fein.
Les delirs combattent les defirs. Le cœur eft
déchiré entre mille palîion: contraires. Pro-
digues des ans j èc toujours amoureux de la
vie, nous rcpoulLons le temps loin de nous,
nous ïe prcllons de s'éloigner j & bientôt
nous voulons le rappeller. Nous cherchons
oc nous fuyons la mort. Semblables à deux
époux mal aflortis & toujoursmécontens Tun
de l'autrèijii'a'me &c le corps Te querellent
tant qu'ils font unis. Faut-il fe féparer ? Ils ic
déiclpercnt.
Tel est le sort réfervé à l'homme
frivole. Il fuit l'ennui : l'ennui s'attache à fe s
pas &: le pourfuit toute fa vie. Voyez ces élé-
gans petits- maîtres , ces Sybarites efléminés ,
ctres, délicats &chârmansà la vue/ toujours
:p,arcs de fleurs , toujours vctus des couleurs
■les plus riantes. La moindre fatigue les acca-
iîlcroit :leu,r main feroit bleiîéc du poids d'un
ïiïfeau : leur exiftcnce même l.^ur eft à charge,
•Sans les amufemens variés qui foutiennent &
renouvellent leur être , ils fuccombcroicnt.
Tanrque le jour dure , on les voit , comime
ces infedtes légers 8c brillans , folâtrer & s'c-*
battre aux rayons printaniérs du foleil. C'eft
pour eux qu'il verfe l'ôr de fa lumière dans
E ij
ï oo Le Notti dl Young. III. N O T t î.
fi.ito dohe , e luimghiero. I dus mondi fou te-
irizi a tommiqiftrar loro i profumi più odorofî ,
i luglii pid fquiïîti , i canti più dilettevoli , ed
a'jici tc/Tati da mani ftr:îniere : efli lianno bifo^no
di folli,; cangianti , d' id;e afïatto nuove , di pia-
ceri rccenti , ch*: gli ajutino a trafcinar, fenza
doglianze , il pcfo délia loro efiftcuza ncU' intcr-
miaabil liuighezza d' una rapida giornata. Uomirxi
fcmpre fanciulli , di cui gli errori, ridendo , Ci
picndon giuoco , rifletcere voi , che voi abutatc
d' un' aima inimortale , e chc in un giorno di
battaglia voi date di mano a fa;iti^illcrchi tra-
lliiili? Pci* voi, foUazzarfî , gli- è vivere. Rif-
pondctc. Morire , è akrcsl follazzarii ? Corne paL-
fcrcte voi il tempo nel voftro Ictto di morte î
Quando la malactia larà dicliiarata incurabik ;
qu^ido i vollri rpiiiri agghiadari fofpenderanno
il loro corfu ^ quando ulcirete dall' incantefimo
dcUa vita , e che tutti cjucgli obbierti fuggiran
d »' voftri occhi , ccll' ifteifa rapidità con che fi
fcoflan le fj^ondc , le Citta , e le brillanri lor
torri , al coipetto dclla nave flrappata dall' an-
core , e dnl porco , tra.i'cinara in mezzo ail' onde,
che foRO pcr ingojari-a. . . Dovo laranno allora i
fxivoli voftri traftulli , if vollre vane grandczze ?
0ove farete voi fteflTi? A . lo m' inganno. . . Voi
farete aucora in mczzo ad una pompofa comitiva
funerea , coperti di ricco , adorno pSiino ferale ,
chiun in marmoreo lepolcro , Toftenuto da fu-
pcrbc colomxe. . . Ah fe i moitali , ncl fcretro ,
les Nuits d'Tcunf!. III. Nuit, igi
les beaux jours d'été; pour euxrhiver eft- for-
cé de produire des rofcs. Que lezéphir _, s'il
ne veut ctre gronde , aie Toin d'entretenir
toujours dans les airs une haleine douce 6<: ca-
relîantc. Les deux mondes leur doivent des
parfums, des liics exquis , des chants agiva-
bles j des robes tidues par des mains étran-
gères. 11 leur faut des folies changeantes, des
idées toutes neuves , des plaiffis tout frris ,
pour leur aider à traîner lans murmure le
poids de leur exiftencc pendant rinépuifable
longueur d'une rapide journée. Hommes tou-
j jurs en enfance, de que les erreurs bercent en
riant, fongez vous que vous ftbufcz dune,
ûme immortelle , ôc que vous prenez des
bochets dans ua jour de combat? Pour vous,
s'amufer , c'eft vivre. Répondez, Eft-ce aulli
s'amufer que de mourir ? Comment paiï'crez-î
vous le -temps dans votre lit de mort ? Quand
la maladie fera déclarée incurable , quand
vos efprits glacés fufpcndront leur cours,
quaiïd vousfortirez de 1 enchantement de la
vie , ôc que tous ces objets fuiront de vos
yeux , aulîî rapidement que s'éloignent les,
rivages , les cités , & leurs tours brillantes
devant le vaiflcau arraché de (es ancres ôc du
port , entraîné par la tem.pcte au milieu des
flots qui vont l'engloutir. . . Où feront alors
E iij
xci Le Notti di Young. III. N O T T E.
fanno ancor gli orgogiiofi , ci maraviglieremd
poi dellc vaniu , e de' prcfligj délia vira -
Oedi ta , Lorcnzo , che la morte fia lontan»
<îa te * Non V hai tu già vifta volar fui tuo ca-
po , e minacciarti di lafciar cadere ben prefto il
colpo fatale? Dove fono quel!' ore, il cui gajoi
forrifo, ti prouictteva^ il piaccre ? ïnc fpn îte ve-
lo;i a perdcrfi in quella profonda voraginc , che
mai non rigcrta dô cK' ella inghiottifce. A che.
ti giova , ch'eflc , dileguandofi , t' abbiah fa^ciato*
un' ombra di fama, che è per ifparire com' eflc î
Nuir altro più te ne refta foorchè le isformatc
loro imagini , -fe_n?a liijeamenti ,'jÇ Ap?a jQoiçîri 4
erranti innanzi alla tua. niemotia , fer 'tof mepto
de' tuoi penfieri : e 1' ore che il dtftino ti JaC:ia.
ancora , già fon falite fui carro del tempo^j éd.
oh com' effe fon per faggire preftiiïime feco lui !
Vcdi volar il fuo carro , infocarfi iiella rapidità
del fuo moto il métallo foftenitot dellé ruotc^
An:or un inltante. . . Il Sole fî fpegne aL tUO^
cofpetto , e r Univerfo ■« fcanceUatO. ■ '
les Nuits d^Young. III. Nuit. 105
Vos jeux frivoles & vos v aines grandeurs î Où
rerez-voas vous-mêmes ? . . . Je me trompe. . .
Vous ferez encore au milieu d'un convoi
pompeux , couverts d'un drap. funéraire >élé-r
gant (3c riche , enfermés fous un tombeau de
maibre que loutiendront de lupcrbes coion-
nés. . . Ah ! fi les mortels font encore les
tains dans le cercueil , faut-il s'étoniier des
vanités ^c des p rédiges de la vie ?
Crois-tu , Lorenzo, quelamortfoit loin
de toi ? Ne l'as-tu pas déjà vu voler fur ta
tcte , ^ te menacer de frapper bientôt le coup
fatal ? Où font ces heures dont le fourire gai
.te promettoit le plaifir ? Elles ont couru fc
perdre dans ce gouffre profond qui ne rejette
jamais ce qu'il engloutit. Que te fert-il qu'el^
les t'aient légué , en s'évanouilfant , une om-
bre de renommée qui va s'évanouir comme
elles ? Il ne te refte d'elles que leurs images
informes fans traits ^ fans couleurs , errantes
devant ta mémoire pour affliger tespenfées;
& les heures que le deftin te laiiTe encore ,
font déjà montées furie char du temps : com-
me elles vont fuir avec lui 1 Vois fon char
voler, fon effieu qui s'embrafe dans la rapir-
dite de fon mouvement : encore un moment. . .
Le Soleil s'éteint devant toi , & l'UnivcK efl
-cfïkcé. '
E iv
104 ^' Notîi tii Young. III. Notte.
Ma chc ? È cgli dunque ncceffario , pcr farci
entrarc in pcnfiero àï noi mcdertmi , che il ful-
mine dclla morte f-opj a' noJlri piedi , chc un
cuore fia forto i noftr' occlii ftrappato da un cuo-
re , e che un amico fia vifto lagrimante fui fe-
polcro del fuo amico? Ogni orologio fol are , che
fi prefenta a' noftri fguardi , ci moftra il noftro
dcftino deiineato fulle nortre parcti. Egli ci dice
in faa mata favcUa , „ O uomo l;i tua fovranirà
j, è per finire , e fînchè dura , elTa è piu vana
j, che r ombra. „ Pallidi in volto , c fuor di
noi pcr lo fpavenro , fclamcremo noi allora corne
il fupcrbo AfTIro Monarca ? „ In che modo , C
5j pcr quai mano ho io da pcrirc * j, Forfc chc
non portiamo i fjmi di morte ncl nofiro feno ?
Non nudriaiTio noi forfc il nafcofo fcrpente, che
ne uccide ? Egli fi pafce dclla noftra foftanza ;
€ nuir alrro attende fuorchè il momento d' avcr
forze baftevoli pcr divorarci.
Qaeft' ombra foUre è la mifara infieme j e
i' imagine dclla vira : entrambi immobiii in ap-
parenza , corrono da un punto ail' alrro dcl tem-
po fcnza fermarfi. L' occhio de' fenfi non giugne
a difcernerc l' impcrcettibile lor fuga ; ma 1' oc-
chio délia ragione fcuoprc in quel ripofo appa-
rente un moto continuo , e vede V ombra cam-
rninare rapidamente : l' ora dclla noftra vita c
ben prefto trafcorfa , e noi fiam paflati con cHa.
Ma l'errore ci fignoreggia cosi imperiofamente»
noi ci lafciamo cosi a2;cvolmcnte accccare dalie
Les Nuits d'Youhg. ÎII. Nuit- loy
Êh! pournousdonnerralarme, c(l-il donc
bcfoiii que le tonnerre delà mort éclate à nos
}■ ieds , qu'un cœur Toit fous nos yeux arraché
d'un cœur , & qu'un ami ioit vu pleurant fur
1.x tombe de l'on ami ? Chaque cadran qui
s'offre à nos regards nous montre notre defiri-
nce tracée fur nos murs. Il nous dit dans fon
langage muet: >5 6 homme, ta royauté va
» finir, cv tant qu'elle dure y clic cfl: plus
>3 vaine que l'ombre >». Troublés ^' pales d ef-
froi , comm.e l'AiTyrien fupcrbe , nous écrie-
rons-nous avec lui ? >5 Comment & par qui
périrai-je » ? Ne portons-nous pas dans notre
fcin des femences de mort ? Ne nourrilfons-
nous pas le ferpcnt caché qui nous tue i II vit
de notre fubftance-, il n'attend que le moment
d'ctreruTez fort pour nous dévorer»
Cette OMEan fjlaireedà la fois la mcfure
& l'image de la vie : toutes deux ^ en appa-
lence immobiles , courent fans s'arrcter d'un
point du temps à l'autre^ L'oeil des fensne iâi-
fit point leur fuite imperceptible-, mais l'œil
de la raifon découvre dans ce repos apparent
un mouvement continuel , ^ voit l'ombre
cheminer avec rapidité : 1 heure de notre vie
cft bientôt parcourue , &C nous avons paflc
avec elle.
Mais l'erkïur kc^is Rialtiifé avec tant
E Y
io6 Le Notti ai Young. H!. N u i T.
pàlTioni , che ci lufingaiio , che la fuga del tem-
po non è meglio fentita dall' anima , che da'
feifî. Corre il tempo con pîè leggiero fui cap»
de' mortali , fcnza dcftargli ne' loro logni. No:i(
na;ïievando i noftri anni trafcorfi , che coU' ajuca
dcl calcolo , e non per via deL fentimento , noi
duriamo farica a credere ch' efîi ci abbiano in-
vecçhiati. Per poco che il crudo Inyerno ci fac-
cia Tplendere innanzi qualche giorno fcreno, noi,
crediamo eiVerc ancora di Primavera. Noî femi-
DÏanx) allegramente le fperanze délia giovane età
nelle rughe délia vecchiaj'a. Uomo non v' è che
lion la sbagli d' un giorno circa la. propria dura^
la , il Savio ifteflb è fempre in ritardo colle fue
ore. M^'ilmington , tu ti lafci precorrer dal Sole j
tu non capimini fcco di fronte vexfo il tiio fco-
po. La fperanza di vivcre rinafce con ogni au-
rora. Quefto è qucUo errore , che è 1' ukimq
ad abbandonarci , e che mette, il. colmo a tutti.
•gli erroii délia vita.
Il vero Savio tien ragionamento coîfe'fue orc
paffate: egli domanda loro quai conto efle h'art
refo di. lui ail' Elfsre Supremo. Il rifuhato- dellfc
loro rifpofte :^ forma ciô che noi chiamiamo l.ef-
p:rienza. Uom, atcempato , efla ti, grida ^ che
o(»nL cofa q^uaggiù nop è altrq . che nuUa ; chç
piil che fi gufta la gioja , piii fc ne ricoaofcç
ja_xaDità, e che i trafpprti dcj -Ç.iacerc; medefi-
Èes Nuits d'Young. III.- f^uiT. tô?/'
d^erapire , nous nous lailfons fi aitémenc aveu-
gler par les palTions qui nous flarrcnt ^ que la
Fuite du temps n'eftpas mieux fentie de Tam'e
que des fens. Le temps court d'un pied léger
"fur la tcte des mortels (ans les éveiller de leurs
rêves. N'eftimant le nombre de nos années
écoulées qu'à l'aide du calcul , ôc non par
fentiment, nous avons peine à croire qu'elles
nous aient vieillis. Pour peu que l'hiver laille
Eriller quelques jours fercins , nous nous
croyons encore au printemps. Nous femons
gaiement les efpér.inces du jeune âge dans les
rides de la vieilielïe. Il n'eft point d'homme
qui ne fe trompe d'un jour fur fa durée : le*
fage mcm.e cft toujours en retard avec fes heu-
res. Wilmington, tu te lailîes devancer par
le Soleil j tu ne marches pas de frpnt avec
]ui vers ton but. L'eipoir de vivre renaît avec
chaque autre aurore. Cette erreur èft celle
qui nous abandonne la dernière ôc qui mer Iè-
eomblc à toutes les erreurs de la vie. -''
Le vrai sage s'entretient avec fes h'etr-
res palfées : il leur demande quel compté-
elles ont rendu de lui à l'Etre fuprême. La
fiiite de leurs réponfes forme ce que nous ap-
pelions l'expérience. Vieillard , elle te cric,,
qu'ici-bas tout eft néanr; que plus on goûçf "
la joie, plus on en découvrçla vanité ^5c que-
xo8 Le Notti di Young. lîl. Notte,
mo ci diiîng.innano ciica li cliimera délia fcli«
cira : ammaeftrato pcr le fat Itxioni , ammonito
As. que' capegli ond" è imbiancato il tuo capo ,
diftacca da quefto mondo i tuoi penfieri , dirigi
verfo I' etcrnicà il loro moto , e fjuopii ncl
fonJo dtir avveiiiie iin foggiorno più fonunaro»
E cofa è egli in realtà cjuefto monio , in cni
di ftolta gioia vlviamo inebbri iti ? Un varto fog-
giorno di luçto , ricolmo di avctli, parato d'em-
blcmi fanebri , chc la morte rnccflantemcnte ci
fafpcnJe d' intcwno. Quclb nub^ , che ci rcca
la morte , grandina di pien meriggio fa i noflri
capi , e feppcUifce no-i , e i noflri progctti nella
rio:te del fepolcro. Dal fragile tcatro della vita.,
in cui f :licr/.iama , di mezzo aile noflre d'anze ,
c feftiai a un tratto interrotti, ntsi cadiam nclt'
abilfo , in cui 1' umana fpecie viai inghiottita.
Solkvati con un foffio dal fen della terra , agi-
tati un brève iftante nell' atmosfcra , che ci ani-
ma , noi rientriamo immancinenti nella polvere
de' noflri Anienatr , che noi calpefliamo fotro a
noilri pafïï , pcr effcre calpeftati noi ftelfi fbtra
ai paiTi de' noflri figliuoli , e dormirc fotto la tcr-
la , inlîno a tantcv chc il pied'C delL" Ognipoflcn-
te , rovefciando quelle fragile Univerfo, difperda,
la polvere del noftro globo , e che noi fuggia-
ma fmarriti dafle ruine de* noflri fepolcri , alli
(hîarezza d' u\\ giorno eterno. L' uom nafcey at-
to«ito del viver fuo , volge intom» intorno i'd
Les Nuits d'Toung. IIL Nuit. 105?
les tranlports du plailir mcmc nous dccrom.-
pcnt de la chimère du bonheur : inftruit par
fesleçons, averti par ces cheveux dont ta tête
eft: blanchie, détache tespenfécs de ce monde,
donne-leur un mouvemenr vers 1 éternité ,
& découvre au fond de l'avenir un f-^jour
plus fortuné.
Ce monde , ou nous vivons enivrés
d'une folie joie , qu'eft il en effet ? Un vafte
fi" jour de deuil , charge de tombeaux, tapitîe
d'emblèmes funèbres que la mort fufpend fans
ceffe autour de nous. Lenuige qui porte le
trépas fond fur nos tctes enpleinmidi, &: nous
enicvelit nous & nos projets dans la mat da
cercueil. Du fragile théâtre de la vie, où nous
folâtrons , du milieu de nos feftins &" de nos
danfes, tout-à-coup interrompues, nous tom-
bons dansl'abyme où s'engloutit l'efpece hu-
maine. Soulevés par un foufîle du {ein de îa
terre , agités un moment dans ranr*c4"here
qui nousanime , nous rentrons auiîi-tot dans
la pouiïïerc de nos ancctrcs que nous foulions
fous nos pas ,. pour ctre foulés nous mêmes
fous les pas de nos enfins, & dormir fous \^
te rre , jufqu'à ce que le pied du Tout-Puilfant ,
renverfant ce frék Univers , éparpille Lt
pouiïîere de notre globe, & que nous fuyions
tpcrdus à^% ruints de nos tombeaux à la clai-
lïo Le Notti dï Young. ll\. NoTTB.
ft^uarJo : dapeitutto i Tuoi occhi s' imbatrono ne'
numeroflfTimi epitafi de" morcali , chc 1' han pie-
ceduto : egli , leggendogU , manda fuori un pro-
fonde fofpiro , e s' inabiHa : egli ha dovuto fog^
giacere ben prefto a quella miiera forte , che dc-
plorava. Piangere gli alrri per brève iiîante , ef-
icr pianti noi ftelh ncl momento che feguc : eccO'
il nofho dcftino.
oh come I' uomo è infcnfîbile ! Il tempo fiig-
ge j la morte accorre , la funèbre campana rim-
"bomba per ï aria , i' etcmità è minacciante j ogni
cofd è in moto , ogni cofa è in allarr.û , ogni.
cofa fa i fuoi sforzi : tutti gli enri s' affrtttano,
s' avanzano verfo il loro termine: tutti avvertono,.
follecitan 1' uomo perche s' avanxi verfo del (uo;
c l'uom folo j egli j la cui alternativa c eftrema ,
il cui deliino farà irrevocabile , egli , che fofpcfo
con un file fa 1' abilTo , fi penzola un momento
al diïïbpra , e cade , 1' uom rranquillo s' addor-
menra , e ripofa in pace al fragore di quclIa uni-
"verfal tempefta degli enti ! Deftati, infelice. Getta-
i fcetri , e le coronc 3 ma ritieni i tuoi anni , ed
ufane con rifparmio. AfFerra 1' iftante che fugge.
L' eternità ripofa fu I' aii d' un' ora : coftrigni il-
tempo ad arreftar il fuo carro , a confegnani il:
teforo del tuo deftino , ch' ei porta feco. Implo-
lalo , fccngiuralo perché ti reftituifca ancora que'
gjomi, ch'ei t' ha preftati. Quelle prodigio è
poflibile aUa virtù : effa puô far rivivere nel di-
pefente quelli , chc T uomo lafcio perire :. cffi'
Les Kiàts d'Toun§. Ul. "Nvi.T^ fi;^
té d'un jour éternel. L'homi,ne naît y ét&naé
de vivre il jence un regard autour de lui '^
par-rout Tes yeux rencontrent les épitaphes
prelfés des mortels qui l'ont précédé : il pouf-
fe en les lifant un profond foupir, de s'abyme..
Il a bientôt fubi le iort qu'il déploroit. Fleu-
rer un inftant les autres, être pleures nous-
mêmes l'inftant qui fuit : voilà notre partage.
Que l'homme eft infenfiblc / Le temps
fuit , h. mort accourt , la cloche funèbre re-
tentit dans l'air , l'éternité menace -, tout efl
en mouvement, tout elt en alarme ,; tour
Élit effort : tous les êtres (c hâtent , avanccnr
\trs leur terme : tous avertilïènt , prelfenV
Khomme d'avancer vers le fien : S<: rhomme
{èul, lui dont l'alternative elt extrême , donc
ta deftinée fera irrévocable , lui qui , fufpen-
du par un fil fur Tabyme , fe balance un mo*
ment au-delfus , 6c tombe-, 1 homme tran-
quille s'alloupit & fommeilie en paix art-
bruit de cette tempête uhjverfeile des ctres /
Eveille toi , malheureux. Jette !es fceptres Se
les couronnes y mais retiens tes armées , Se.
{bis-en économe. Saifis fluftant qui fuit. L'é-f-
ternité repofc fur l'aile d'une heure : force le
temps d'arrêter fon char , de te remettre le
tféfoç4ç'.ta deftiné/e, qu'il emporte. Implore^
te, copjure-te de te' relîdre encore les jourl
Ht Le Notti di Young. III, N o t t E,
pu6 accumulare , ncl riflretto fpazio d' un mo-
mento , il valore d' una vita inticra.
•i
Mortall , rîchiamate la virtù per riconquîdar
tutte l' ore , che la frivolczza ufurpô : rcndcce
l'efîftenza a cjuci aimulo di momcnti , che furono
annichiliti dal viïio ( a ). Penfare che pcrdcre il
tempo , gli è pcrderc piu che il fangae ; gli è
jiiutilar il proprip cflcrc j gli è commerttre un
vcro fuicidio.
(fl) Gli uomrni frivcli fi ftancsno per in'eguire , per
ccncraftare le lievi j aj^lic , che oï\Ac^°}.3no fui :orr<-Rtc
de' giorni. Pv.r quai morivo cir'pre/.y.ar» elli la voce (lella
lagione , Ai quel D»o , che fomnie'fram/.'nu' favella al
loro cuorc ? Perché correre a chiedere alla pa'i/.îa quella
f<:licità , che è pofta fotto le noftre mani ?
Il tempo è un Lio onnipotente. îgli non Vffta mai
liella neiitra'icA , o nella indirteTcnv.a. T.ile non fu la
fua deftinazione , allorchc fu mandato cla' Cieli in hn-
bafciaca verfo dell'iiomo , allorcl;' fu fepnrato dall' orbe
mJfterio'"o , e perfctramcncc circolare ocU' eternità , e
gettaco fotto dcVieli , che vegliano fopra di lui , nol
iiuovo fuo rog;grorno. L'ore, i |;iorni , i mciî , gli aiini
fono i fuoi numerofi figliuoli : mener' egli vo'a, eifi fiao-
cano , e fl follaA7.ano intorno a lui , corne una moUitit-
din; di pen le difuguali , che eompongono le vafte ali-
del lor genitorc.
Perché atFiectar il volo del tempo , gîà ranro ra; i.^o
<ta fe medefîmaî Perehè colle leggeriJim^r .no{Ue vjnità
accélérât la fuga d;' noftri gtorni ? Sai ta che ne fc^ue?
L' uomo fiig^.e dal tempo , il tempo fugge dafl' aoino ,
C quella doppja fuga iu verfo contrario j xiee necelTaria-
rienie finîre bon prello col di/biziô ctèrno"dell''«foïno">
e d."l wmpo.
Les Nuits d'Young. III. Nuit. 113
qu'il t'a prêtés. Ce prodige cft poiîïble à la
vertu. Elle peut faire revivre dans le jour
prcfent ceux que 1 homme a laillé périr : elle
peut entafTer dans refpace étroit d'un mo-
mejit la valeur d'une vie entière.
MoRTiLS j rappeliez la vertu pourrccon-
quirir toutes les heures ufurpées par la fri-
volité : rendez l'exiilence à cet amas de mo ■
mens que le vice a anéantis {a\ Songez que
perdre le temps , c'efl perdre plus que du
fang. C'eft: mutiler fon être : c'eft commettre
un vrai fuicide.
(a) Les hommes irivoles fe fatigueet à ponrfuivre ,
à difpiuer les paill'.-s Icgeres qui florten: fur le torrent des
jours. Pourquoi mepri'ent-ils la voix de la raifon , de ce
Dieu qui niurmure au fond de leur ciur ? Pourquoi
courir demander à la folie un bonheur qui cA feus notre
main ?
Le temps cft un Dieu tout-puiffant. Il n'eft jamais neu-
tre , êc ne refte jamais indiifétent. Ce n'eit pas pour l'être
qu'il a été envoya des Cisux en ambalFade vers l'homme ,
lorfqu'il fut féparé de l'orbe myftérieux ht. parfaitement
rond de l'éternité , 8f jeté au-defTous des Cicux qui
■veillent fur lui dans fon nouveau féjour. Les heures , les
jours , les mois , les années font fcs nombreux cnfans ;
tandis qu'il vole , ils fe joinnt Se s'agitent autour de lui ,
comme une multitu^ie de plumes inégales qui compofcnt
les vaftes aîles de leur père.
Pourquoi hâter encore le vol du temps , déjà fi rapide
par lui-même ? Pourquoi accélérer par nos vanités légères
la fuite de nos jours ? Sais-tu ce qui en réfiilte ? L'hom-
me fuie du temps , le temps fuit de l'homme , & cette
double fuite , en firns oppofés , doit néceflàiremcnt finir
bientôt par le divorce éteroel de l'homme ëw du tcm£S.
ÎI4 Le Nottl di Young. lll. Nottê.
Piaccflc al Cielo che rntti i giorni pafTati fbfTcro afr-
cora a venire ! Coîî penfa 1' uom nel dellarfi. Dio fa per
rsoi quello ftupenito miracolo. 11 giorno d' ieri è riror-
nato nel giorno d' oggi , colla facoltà di efpiare i noftri
mancamenti , di follevarci dalle noftre cadute , di ar-
licchirci > e di rcftituir la pace alla noUr' anima. Non
yermcttiamo ch' egli corra la forte medefima del giorno ,
chs il precedette , ch' egli muoja nella paz,zia , e • chu
fvanendo conic ieggcriOimo fumo , lafci l' anima nolba
annerita , e rr.acchiata. 1 anti giorni cosî Hbera'mence
.accordatici , non ferviran e!îi che ad impoveiirci? L'iiomo
non fi Itancherà di comnnctter delicti , peiclic Ldo non
fa ftancarfi d'efFere generofo ?
Gli uomini , corne i Parti, ci ferifcono fuggendo,
allorchè la iloltezza limita al fepolcro la nollra viita ,
ijtujidifce in noi ogni fentimento dell' avrvtnire , eftin-
gue ogni paflione per i béni inimortali , interrompe ogiri
■cfirrilpondtnza co' Cieli , incatena la noftra libcrtà , im-
prig,iona nel coipo tutti i noftri dcGdcrj , rarpa 1' ali
«eir anima, che le avea ricevute per ifpiccarc verfo l'e-
rernitade il fuo volo , la sfor/a a tendcre verfo il cen-
♦ro délia terra , e di ftrifciarfi nella polvere ; allora
r uomo perde di vifta il luminofo fcopo délia fua car-
xjera j e & rimane abbattuto. Le noftre facokà iihipr-
■«lifcono , e fon fepolte nel loto impure del mondo , quellfi
voragine , da oui fono inghiottite abnc immonali , def-
tinate ad innalzarfi fino a' Cieli, a fcintillarvi fovra fo-
.gli , che mai non debbono carobiar di padrone. Quantun-
que formato dal fango délia terra j l' uomo che cade^
-cade dair akezza de'Cieii.
Oh quai ciTere rifpettabile è mai l'uomo ! Chiunquc
fa rifpertarc fc fleflo , difprezza il mondo.
Lo fpirito d'ogni giorno fpiraco , ci torna erranre d'in-
torno : fecondo 1' ufo che ne abbi^m fatto , ei c' indi-
rizza il gra/iafo forrifo d'tm Angclo , o ci moftra la
minacciofa fronte d'una furia infernale.
Nel di dell' iinivcrfale giudiiio , quando la rerra-finirà
-d' eflere , aftannati altrettanto quanto quelle formiche,
cui un piè dillrulfe quel pic.col mondo in cui vivono ,
noi ci rialzeremo per fubire un dellino eterno , felice
« difgraziaco , fecondo là fcelta j che la volontà defpo-
^ica dell' uomo avrà fatta.
Gli orologj folari diventaao inutili nel punto in cui
il pianeta del giorno è tramontato : gli avvercimenti-,
che ci dà la morte , diventan puranche tali per l'uomo
.illuminato dall' aftto raggiante délia fua ragionç. ^
TJccidere il tempo, gli è lliacciare il germoglio r.a-
fcentc , onde dovea ufcirc un Angelo.
Les Nuits d'Toun^. III. Nuit, n/
Oh , que tous les jours pafTés fulTcnt encore à venir i,
Kind penle l'homme à fon réveil. Dieu fait pour nous ce
miracle étonnant. Le joyr d'hier eft revenu dans le jour
d'aujourd'hui , avec le pouvoir d'expier nos fautes , de
nous relever de notre chiite , de nous enrichir , fie de ra-
mener la j>aix dans ncvtre ame. Ne foulFroiïs pas qu'il fur
hÙTc encore le fort du jour qui l'a précédé , qu'il expire
dans la folie, & que s'évaporanr comme un; vaine fumée ,
il laillé notre ame noircie & fouillée. Tant de jours fi libc'-
ralement accordés ne ferviront ils qu'à nous appauvrir î
L'homme ne fe lafTera-t-il point de çomrnottre le crime ,
parce que Dieu ne fe laliè point d'être généreux ?
Les , hommes , comme les Parthes , n-ouS blefTent eti
fuyaint , lorfque la folie borne notre vue au tombeaii ^
engourdit en nous tcut fentiment de l'avenir , éteint toute
paiiion pour les biens immortels , rompt toute correfpon-»
dance avec I;s deux, enchaî-îe notre liberté , cmpiifoanç
dans le corps tous nos dcfirs , coupe les ailes de l'ame
qui les avoit reçues pour prendre fon eiFor vers l'éternité ;
la force de tendre vers le centre de la terre , &c de rampcç
dans la pouiliere. Alors l'homme perd de vue le but écla-
ta.nt de fa carrière , te démeure abattiu Nos facultés l'oat
abruties-, enfevelics dans la fange inipufe Ju monde, çç
gou^Fre où s^engloatilTenr des âmes imrhortelles , deAiuées
à s'élevef jusqu'aux Ci^ux , à y briller fur des trônes qui
ne dévoient jamais changer de martres. Quoique formé da
limon de la terre , Thomme qui toitjbe , tombe de la hau-
teur des Cieu.x. ' !..
Que l'homme eft un être réfpèffabW 'f quiconque fait
fe rdfp.efter fod-ipçme , méprifi lexnoiviè'. . i • . i
L'efprit de chaque jour décédé , revient etrer autour de
n'ous: félon l'ufage que nous en avons fait, il nous adrène
le fouiii-e gracieux d'un Ange , du lious meoiire le front
menaçant d'une furie.
Au jour du Jugement, qwand la terre 'cefTera d'être, aufîî
troublés que les fourmis dont le pied a détruit le petit
monde où elles vivent , nous nous lèverons pour fubir une
deftinée éternelle , heureufe , ou m^lheuTçufe , fuivant le
choix qu'aura fait la volonté defpotique ,de L'homme»
»
Les cadrans deviennent inutiles dès que le Soleil ieft cou-^
ché : les avertiiremens que nous donnf la mort le devien-
nent aulli pour l'homme que l'aibe radieux de fa raifbii
écbire.
Tuer le temps , c^efl écrafer le gernie nailTant d'où de-
voir ûorcir uii Ange.
116
QUARTA NOTTE.
Indiri^'i^ata alla DucheJJa di P. D. {a)
N A R C I S S A.
Jgnofcenda quidem , Tcirent fi ignofcerc M^nes !
f'irgilio.
Cy ciocLiEKDOMJ daîle braccia de' ftrara-
ganti fogni che traviavan , dormcndo , il mio
ftnCiçTo , io mi dcfto un al:ra volta ! La notre
tien r Univerfo ingombro dellc fuc tencbre. La
fola face délia ragione ri'pltnde innanzi aH'am-
ma mia. LafTo ! i mici occhi s sprono neîlc ténè-
bre j (ol per verfare torrenti di lagrime ! L'aman-
te fdice , pien di fpeme , e d' impazienza , fcn
vola al fortunato luogo , dove la fua bclla lo
attende. Puntuale anch' io akrettaoto , men vo
folleciro ail' aflegnato luogo , dove m' atDcnde il
dolore. Ecco l'ora, ch' io gli ho giuratô.: .ccco
y cra in cai vcgliam ToH ogni notte , in cui ci
trattenianio inficmc i miei mali , ed io .'
Divinità del!' aime fcnfibili , Cintia , tu che in
tjueft* ore di filenzio regni in pace , c fola fu la
fclla degli aftri ^ fccndi , dch fcendi dall' argt:n-
tco tuo trono , abbandon.i 1' aeree rcgioni , e vic-
ni ad infpirarmi , ficchè io canti cofe degne de*
117
QUATRIEME NUIT,
Jdrejfée à la Duché ffi de P. D. [a].
>^-^_i"3->»A-.
NARCISSE.
Ignofcenda qiiidtm , fciient il ignolcere Manej î
Virgile,
k3oRTANT des rcves bizarres ouïe fommeil
cgaroit ma pcniée , je m'éveille encore une
fois ! La nuit rier.t l'Univers enveloppé de
fcs ombres. Le {'eul flambeau de la raifon luk
devant mon ame. Hélas ! c'eil pour verfer
des larmes que mes yeux s'ouvrent dans les
ténèbres ! L'amant plein d'efpoir & d'impa-
tience court aux lieux fortunés où l'attend
Ion amante. Aullî exad: que lui, je me trou,-
ve pont5tucllement au rendez- vous où m'at-
tend la douleur. Voici l'heure que je lui aîi
jurée -, voici l'heure où nous veillons feuls
toutes les nuits , où nous nous entretenons
énlemblé , mes maux «Se moi !
Divinité des âmes ienfibles , 6 lune , o
toi qui daris ces heures de iîlcnce règnes en
paix, &ç feule fur la foule des alhes , defcends
de ton trône d'argent , quitte les airs , &
a I s Le T^ott'i di Young. IV. N o t t e.
Cieli. Araabil fuora del Sole , tu nella fua lon-
tananza guidi il notturno , e folenne cammîn dèïlc
sfere : tu odi l' armonla de lor movimeftti. Elfa
non giusne mai fino ail' orecchio de' difcofti mor-
tali. Deh ti dcgna ripetere ail' anima mia , pei
via d' amico fogno i cclcftiali loro concerti , e
fa che la dolce lor melodia palTi ne' lamcutevoii
accenti délia mia Mufa.
■ Ah! già fento la mclancolica .tna infiuenza , c/la
pénétra l' intenerita anima mia.., Il mio foggetto
ti riefce gradevole , e intercllànre. lo' piango la
^perdltad'una/^^AzVrriz bcltà, modéfta corne la tua. . .
O mia carà I^arciiTa , mi fembia vedcrci pallida ,
c meftaj mi par udirti dire ail' anima mia-: ,, Egli
ij, c nette per me, la mia gioVinezza , e le mie
„ più care fperanze fono fepolte in una; nette eter-
j, na / „ . . . Nô , nô la notte clic forfe dalla tomba
di lilandro , non fu mai cosi tetra , ne i vaposi
in cui mi ravvolfe farono cosi mort^il Oh quai
ferie di fventure ! Rado c ch' effc yengano ^folc,
Elîe Ton vaghe ci feguitarll attruppate , .e d'afFol-
larli fu ,i ^paflî d' un infelicc. Chiufa 'peranco' non
erà la tomba in cui Filandre è difccfb', chô Nar-
cilla gli tcnne dietro.' Tutto intcfo a gcmere fulle
cencri- deil' amico, mi veggo 'aftrctto' a dovéi
.piangere /' amata mia fîglia. Elf* - yicnô ufurpare
Les Nuits d'Young. IV. NuiT. 119
viens m'iiirpirer des chants dignes des Cicux.
Aimable ioeur du Soleil , tu conduis en fou
abfence la marche nodurne &C folemnelie
des fpheres : tu entends rharmonie de leurs
mouvemens. Elle ne parvient jamais à To-
reille des mortels éloignés. Daigne , dans un
fonge flivorable , répéter à mon ame leurs
céleftes accords , & que leur douce mélodie
pafie dans les accens plaintifs de ma Mufe.
Ah / Je fcns déjà ta mélancolique influen-
ce i elle pénètre mon anie attendrie. Mon
iujet te plaît <3c t'intérellc. Je pleure la perte
d'une beauté modefte ik touchante comme
la tienne. .. O ma chère Narcifle , je crois te
voir pâle & trifte j je crois t'entendre dire à
mon ame \ ,, il eft nuit pour moi , ma jeu-
,, neffe Se mes plus chères efpérances font
„ enfevelies dans une nuit éternelle „!:..
Non , jamais la nuit qui s'éleva du tombeau
de Philandre , ne fut li noire ôc ne m'enve-
loppa de vapeurs auiïî mortelles ! 6 chaîne
de malheurs ! Ils viennent rarement feuls.
Ils aiment à fe fuivre par troupes , à fc pref-
fer en foule fur les pas d'un malheureux .'
La tombe où Philandre eft defcendu , n'étoit
pas encore fermée , que Narcillè l'a fuivi.
Occupé à gémir (ur la cendre de mon ami ^
il me faut aullî pleurer ma hllc. Elle vient
110 Le Notti di Young. IV. N O T T E.
i mefti dirîtti di îilandio , e chicder per Te quelle
lagrime , c\\ io vcrfava pcr lui.
Raddoppiando la morte i fuoi coipi , confonde
i mici forpiri , e mette in tumulte , e in divi-
Cone i mici mali. Incerto il mio dolore non fa
dove fcrmarlî , ne quai d;:' due dec piangcre pri-
micramente. Oh dilttto amico , o amata mia
fîglia î II mio cuore è lacerato tra l'uno, e l'al-
tra. Caro Filandro , tu eri dunque deftinato a
prefcntarmi , nclla tua pcrdita , il funefto prefa-
gio d' un altra perdita / il colpo , che ti per-
coile , me ne minacc^ava un iecondo i A guifa
di queir augcllo di finiftro augurio , ch' io veggo
volar fui mio capo , e minacciar la mia pace ,
la morte ncl divoiarti fotto a' màci occhi , m' an-
nunziava che una féconda vittima era vicîna a
divenire fua prcda. La ctudek ha précipitât© Nar-
ciffa nel fcpolcro fulla Primavera de' ridenti fuoi
gîorrJ , allorchè la giovinetta fua anima fi fchin-
deva appena alla vita , ed alla félicita. La féli-
cita : Ahi lalfo i ve n' ha egli quaggiù î Egli un
frutco victato alla bocca affamata de' mortali.
Oh corne cra bclla ! Oh di quanta dolcczza
eir era fornita ! Oh quante attrattive la di Ici
innocenza aggiugneva ail" attrattive dclla fua gio-
vinezza ! Oh come gioconda , oh corne ell' era
feftevole ! Nulla mancava al!a fua félicita. La
fortuna , e la virtù le f^'andcvano in fcno a larga
niano i lor favori. Pcr goderne , efla non avca
bifogag
l€s A'uits (tYoung. IV. Nuit, m
«fui-per les triftes droits de Philandre , & me
demander peur elle les larmes que je verlbis
pour lui.
En frappant coup fur coup , la mort
confond mes foupirs , &z jette le trouble &
la divifion entre mes maux. Ma douleur in-
certaine ne ùàx. où s'arrcter, ni lequel des
deux pleurer le premier. O mon ami ! o ma
iîUe/ mon cœur Te déchire ei-itre vous. Cher
Philandre _, c'étoit donc ta dcftinie de m'of-
frir dans ta perte le préfage funefte d'une fé-
conde perre ! Le coup qui t'a frappe nie mc-
nacoit d'un autre .' Comme cet oifeau imillre
que je vois voler fur nia tête & menacer ma
paix , la mort, en te dévorant fous mes yeux,
m'annonçoit qu'une féconde vi6tinie alloit
encore devenir fa proie. La cruelle a plonge
NarciiTe dans le tombeau, au printemps de les
jours , lorfque fa jeune ame ne failoit que
de s'ouvrir à la vie &c au bonheur. Le bon-
heur' Hélas ! en eft-il ici-bas? C'eft un fruit
interdit à la bouche aflamce des mortels !
Qu'elle étoit belle / Qu'elle avoir de
douceur ! Combien fon innoncence aj..utoic
de charmes aux charmes de fa jeunelîe ! Que-
d'enjouement de de gaieté | Rien ne manquoit
à fon bonheur. La fortune & la vertu lui
prcdi§,uoient tous leurs de us d'une vcïd'm Xi-
Tome I. t
1 1 1 Le Notti di Young. IV. N O T T E^
bifogno Tcnoa di giorni. Ohimè ! tanto fpicco
non fcrvi ad aluo , che a faila più piefto of-
fervar dalla morte. Oh com" efla c ftata a un
tiatto precipitata dal colmo dclla félicita ! Cost
cade coîpito dal piombo niicidiale , il mclodiofo
canrore dellc forcfte , ncl momcnco ifteflb in cui
incantava l'aiia col foave , maravigliofo fuo gor-
ghcggiarc. Egli fpira in mezzo ail' intcrrotta fua
dolce canzonc. . . Più voce non s" ode in quclla
ielva animata pria da' fuoi conccrti , c vi fi knre
ricntrare il fofco orrorc d'un mello , univcrfale fi-
lenzio. O mia figlia , in quai profonda folicudine
hai tu lafciato il mijero tuo gcnitore ? Più d ini-
que non r udiro io quella voce alfcttuofa , clie
giugneva fino al mio cuorc .' Il mio orecchio è
ancor ripieno dcl dolce mormorlo de* di Li ul-
timi fuoni. Il freniito deliziofo cli" eifa eccitava
in fondo aila commoila mia anima , vi dura an-
cora , e la p;nctra d' una triftczza miila di vo-
luttà. . . Ma la rriftczza è più forte. . . O mia
figlia , mia fîs;lia. . . îo vorrci dimenticarti.
Bcltà , giovinezza , voce lufînghiera , allegria ,
viriù , cuor fatco per amare. . . E cos' altro di
più ha il Cielo da poter dare a' mortali ? Il
Cielo di tutti quefti doni avea arricchito mia
iiglia; m.ia iîglia era il mio tcforo , ed io era. . .
Ah ! io era il padre più fortunato. . . Titolo
po":îpofo, e vanOj che involava al mio fguardo
Lâs Nuits d'Young. IV. Nuit. 125
bérale. Pour en jouir , il ne lui falloir que des
jours. Hcias ! tant d'éclat n'a fervi qu'à la
faire remarquer plutôt de la mort. Comme
elle a été tout-à-coup précipitée du fake du
bonheur ! ainfi tombe , atteint d'un plomb
meurtrier , le chantre mélodieux des forêts ,
au moment mcme où il charmoit les airs par
fon brillant ramage. Il expire au milieu de fa
douce chanfon interrompue. .. Il n'efl: plus
de voix dans le bocage que Tes concerts ani-
moient, &: l'on y fent rentrer la fombre
horreur d'un vafte &c trifte fîlence. O ma
fille! dans quelle folitude profonde tu as lailfé
ton pcre / Je ne l'entendrai donc plus , cette
voix touchante qui alloit à mon cœur. Mon
oreille eft encore remplie du doux murmure
de fes derniers fons. Le frcmilTèment délicieux
qu'elle cxciroit au fond de mon ame émue ,
y dure encore , & la péiietre d'une rriftclle mê-
lée de volupté... mais la trifteire eft la plus for-
te...O ma fille ! ma fille.. Je voudrois t'oublicr !
Beauté , jeunelîc , voix féduifante , gaie-
té , vertu , cœur fait pour aimer. . . Qu'a de
plus le Ciel à donner aux mortels ; Le Ciel
avoit fait tous ces dons à ma fille \ ma fille
ctoit mon tréfor; & moi j'étois. .. Ah! j'étois
le père le plus heureux... Titre brillant ôc
vain qui me cachoit l'abyme de mifere où
ïi4 Le Not'ù il Young. IV. Notte.
qucll'abiiîo di mxfjria , ia cui io eia prello a ca-
dcre ! La morte ficgnata pcr la mia fclicicà , fè
cenno al vernie di dar di morfo a tjueila rofa
si bclla. Fiorita appcna , ei 1' ha corrofa j cil" è
cadura pria clie appaflîlîe : ella è ftata la preda
d' un momcnto.
Oh cc;.ne ingaancvoli Tono i bcni dcUa vitaî
Efïl ci por^ono un momcnto di piaccrc , c poi
ci danno in preda alla pena , che a lunghi forfi
ci abbcvvera dr tu:ca la Tua axnarczza. Oli come
il fentimento délia pcrdira è più vivo aiîai clis
quello dcl godimenro ! Il nom>: di padrc m' è in
oggi cagionc di triftczza aftai maggiore » di quel
che fofle la gioja , che io ne ritralfi giammai.
Ciell I in quai mlfero ftato ho io veduto mia
Êglia ! A guifa di tencro arbulcello at:crra:p da
furibonda temp^fla di Primavera , nel punto in
cui comincia a far moftra di tutti i fchiuiî fuoi
fîori , taie io ho veduto Narcifla dif-efa , btlla
ancora nelle braccia délia morte ; 1 fînghiozzi
délia renertzza , e dclla compafTione mi fofFoca-
vano ncl vederla moriie, Io non 1' ho mai tanto
amata , quanto nel momento in cui la perdei I
E dcv' c quel favio auftero che non ifcuferà i
misi fofpiri ? Dirprezzate i' uom fupcrbo , che ha
ro^biC di lagrimarc. U uomo non s' avvililçc
nello fparger lagrime. La ragîcne permette il
pianto a un efTere fventurato , e fenfîbile :
1' czzdXo folo è ciô ch' elh vieta. O voi ,
cui la morte rapl una figlia d' ogni più pre"-
giabil docc arricchira , abbîajce compafiioae di me7
Les Nuits (TToung. IV. Nuit. 125
i'allois tomber / La mort oBenl«;e de mon
bonheur , a fait iîgne au ver d'attaquer cette
rofe 11 belle. A peine Hcuric , il l'a piquée ;
elle eft tombée avant d'ctre fanée : elle a été
la proie d'un moment.
Que les biens de la vie font trompeurs/
Ils nous donnent un moment de plaiilr , êc
nous livrent à la peine qui nous abreuve à
longs traits de route Ton amertune. Ch ! com-
bien le fentiment de la perte eft plus vif que
celui de la jouilfance / Le nom de père me
cr-ufe plus detrifieiTe, qu'il ne m'a jamais don-
né de joie. En quel état j'ai vu ma hlle i telle
qu'un jeune arbrilTeau, rcnverfé par un ora-
ge du printemps , lorfque tous fes boutons
ouverts venoient de s'épanouir en fleurs ,
j'ai vu NarcilLe étendue , belle encore dans
les bras de la mort ( En la voyant mourir ,
les fanglots de la tcndrefle & de la pitié me
(ufifoquoient. Je ne l'ai jamais tant aimée
qu'au moment où je l'ai perdue • Quel eft le
fage auftere qui n'excufera pas mes foupirs?
Méprifez l'homme fuperbe qui rougit de
pleurer. L'homme ne s'avilit point en répan-
dant des larmes. La raifon permet les pleurs
à un erre malheureux & fenfîble i elle n'en
défend que l'excès. O vous que la mort a
privés d'une fille accomplie, ayez pitié de moi»
f iij
Il6 Le Nottz di Young. IV. Nottï.
Dachè io viddi i fuoi begli occhi fmairire il
loro brio , ne pid tramaïuiare fu gli obbictd dclla
f ita , che fguardi languidi , e fpenti ; un raorcal
pailore fcolorire le rofee fue guance , e neri
prefagj entrar in caore a tutti coloro che la ve-
Uevano : ed oh chi potea faziafll di rimirarla !
Padri afTcttuofi , penfate voi con quai precipita-
zione io la fvtlfi dal nativo fuo clima , dove il
tcrro aquilonc foffiava il freddo délia ir.orte 1 Le
paterne niic braccia la portarono più vicino ( * )
ai Sole , fiiHa lufinga ch' egli foflè pet ridonargli
la vita co' fuoi benefîci laggi. Ma 1' aftio infcn-
iibile vede knguire con indifferenza la beltà ,
come i fïcri j egli ha lafciato NarcifTa inchinar
il moiibondo fuo capo , e fuccombere nelle niie
braccia , corne lafcia incarvarfi un giglio, e mo-
rire ne'noftri giardini.
Maeftofo gigHo , e voi popolo di £ori , chc
fmalrate la vcrJura délie nolhe campagne ,• voi
che vi pafcete d' ambrolîa , voi che bevete i dolci
xâggi dcir aftro che vi colora , e ringiovanite Iç
voftre attrattive nelle rugiade del mattino , c
délia fera, voi ainavate che mia iîglia vi co-
glieflè , voi diventavate più belle ncile fue mani ,
voi portavate a delicati fuoi fenfi un profumo
Yoluttuofo , e puro come l' anima fua. Amabili
fuggitive , Icggiadre fîglie de' campi , che efiftete
( * ) A Mgmpelieri.
Les Nuits d'Young. IV. Nuit. 117
Dis QUE JE VIS Tes beaux yeux perdre leur
éclat de ne plus jeter que des regards éteints
^ languiifans mr les objets de la vie ; une
pâleur mortelle décolorer (es joues de rofes,
6c de noirs préfages paifer dans l'ame dé
tous ceux qui la voyoient ■■, eh, qui pouvoit
fe raifafier de lavoir! Pères fenfibles, jugez
avec quelle précipitation je l'arrachai de fon
climat natal , où le noir Borée foutHoit le
froid du trépas { Mes bras paternels la por-
tèrent plus près {^) du Soleil. J'el'pérois que
le Soleil la ranimeroit de fcs rayons bien-
fairans. Mais l'aftre inienfible voit languir
avec indifférence la beauté comme les Heurs j
il a îajilé NarcilTe pencher (à tête mourante
Se fuccomber dans mes bras , comme il laifïe
un lys fe courber & mourir dans nos jardins."
Lys majestueux, & vous peuple de fleurs
<jui émaillez la verdure de nos champs-, vcu?
qui vivez d'ambrofie , vous qui buvez les
doux rayons de l'aftre qui vous colore , &
rajeunillez vos attraits dans les rofées du ma-
tin de du foir , vous aimiez que ma fille
vous cueillît , vous deveniez plus belles dans
ies mains , vous portiez à Tes fens délicats
(*} A Montpellier.
F iv
liS Le Notti dt Young. IV. N o T T P.
coli' uomo , che naCcete per abbellirc il fuo Tog-
giorno : oh corne più che la fua è fclice la vor-
tra forte J È vero che voi fparite , com'egli pafla ,
in un rapido iftante : ma voi non entrate a parte
de' fuoi cterni dolerk
Talc è il trifto nofvro defliino. Pcr guftar il
piacere , convien fopportare il tumulto , e i dclirj
dcUa paflione. Ma le noftre palTioni non s'attac-
canjD fenon ad oggetti fragili , che preflo , o
tardi perifcono. Succède 1' aiFanno j cd oh corne
riefce crudelc dopo i vaneggiamenri del piaceie!
Uoiii prcfoncuofo che ardifci fperare félicita Tu
la terra , ignori tu ancora ch' effa non puo mai
aliignarc 'i^Ji cjaefca ingrata infelicilîlma terra î
Lorcn/o , tu i cui defiderj la chiaraano ad ogni
iftante , illruifcanti le mie fventure. Sii favio a
fpcfc dcl tuo amico. Non t' appoggiar fu la ter-
ra. I fuoi béni fono più fragili che- le canne.
Sempre armato d' acuta pénétrante fpina^ che la-
cera , il piaccre , fuggendo trafiggc il cuore , e '1
lafcia fanguinolente , e difperato.
Idea crudele , t' allontana da me : giacchè fpc-
ranza ahuna più non mi refta , cefTa di tormen-
tarmi. . . Yaui fono i miel sforzi ; io non pofl<>
Les Nuits d'Young. IV. Nuit. ii<x
un parfum voluptueux & pur comme Ibii
ame. Aimables fugitives , ctres charmans ,
qui exiftez avec l'homme , qui naiilbz pour
embellir fon féjour : oh { combien votre fort
eft plus heureux que le fien ! Vous pallez ,
il eft vrai, comme lui , dans un rapide inl-
rant \ mais vous ne partagez pas fès éternelles
douleurs l
Telle est notre trifte deftinée. Pour goû-
ter le plaifir , il faut épjrouver le trouble ôc
les tranfports de lapaflîon. Mais nos paillons
jie s'attachent quà des objets fragiles qui
périlfent tôt ou tard. Le chagrin ruccede:&:
que le chagrin eft cuifant après le tranfport
du plaiflr | Homme préfomptueux qui ofes
efpérer le bonheur fur la terre , ne fais-tit
pas encore qu'il ne peut jam.ais croître fur
cette terre ingrate & malheureufe- Lorenzo,
coi dont les defirs l'appellent à tout moment ,,
que mes malheurs t'inftruifent. Sois fage auxr
dépens de ton ami. Ne t'appuies point fur la
terre. Ses biens font plus frêles que les ro-
féaux : toujours armé d'une pointe pénétrante
qui déchire , le plaifir , en s^enfuyant y
nous perce le cœur , &c le lailfe fanglant dc
défefpéré.
Idée cruelle , éloigne-toi : puifque je n'aï
plus d'espoir , celle de me tourmenter. . . Alesi
5 -çf
I î o Le Notti di Young. IV. N o T T É.
rinunziare di penfar a mia figlia: io non pofîb
dirtaccarne 1' aniiTia mia. . . L' imagine , che noi
vogliamo rifpignere , s'inafprifce contro di noi ,
rifveglia tutti i noftri mali , gli rannoda , gli ri-
mette alla zufFa , e ci opprime. O mia figlia , ra-
pita nel fier de' tuoi anni , nell'ora tua nuziale ,
nel momenro in cui la fortuna ti fî moftiava pro-
pizia col tuo amante, allorchè l'anima tua dan^
do il varco al piacere , cominciava a fentire la
félicita deir eflftçnza , allorchè i ciechi mortali
ti chiamavano aUamente la piii felice delle annan-
ti. . . Allora appunto la tua cenere rimane fu una
tevra ftraniera ! I fuoi fieri abitacori non Iianno
potuto ricufarti le loro lagrime. Perché non ado-
ravi Iddio a lor guifa , efli andavano ftupefatri
nel fentirfî inteneriti per te. Ma fe i crudeli non
feppero ffenare il pianto , non è perciô ch' efîl
fcfTeio piii umani. Mentre la natura gli coftri-
gneva a Tpargere lagrime involontarie per la
morte di NarcifTa , i' infenflbile fuperftizione ab-
bandonandofi alla Tua flravaganza , le ricufa ua
fepolcro ( * ).
O zclo barbaro , e deteftato da un Dio bcne-
fico t Qucfli uomini fpietati han ricufato di fpan-
derc una polvere fopra una polvere ,- beneiizio
(*) Si vede che è il dolorc d'un Padre , e d'un Pro«
teuance che parla.
Les Nuits d'Young. IV. Nuit. 131
efforts font vains : je ne peux renoncer à fou-
ger à ma fille -, je ne peux en détacher mon
ame.. . L'image que nous voulons repoulfer,
s'irrite contre nous , réveille tous nos maux ,
les rallie , les ramené à la charge de nous
accable. O ma fille l enlevée à la iieur de tes
ans , à ton heure nuptiale : au moment ou
la fortune te fourioit avec ton amant , lors-
que ton ame ouverte au plaifir , commençoit
à ientir le bonheur d'ctre , lorfque les aveu-
gles mortels te nommoient hautement la plus
heureufe àts amantes. . . c'eft alors que ta
cendre refte fur une terre étrangère / Sts
durs habitans n'ont pu te refufer des larmes.
Parce que tu n'adorois pas Dieu à leur ma-
nière , ils s'étonnoient de s'attendrir fur toi.
Mais fi les cruels ont pleuré , ils n'en étoient
pas plus humains. Tandis que la natwrç Içs
forçoit de donner des larmes involontaires à
la mort de NarciiTè , la fuperftirion inien-
iible fe livrant à fon extravagance, lui rcfufe
un tombeau {^).
O ZE^E barbare & haï d'un Dieu bienfai-
fant ! Ces hommes impitoyables ont refufé
de répandre une poulîiere fur une poulîîere j
(*) On voit qt^e c'eft la douleur d'un père &: d'ui; Pro-
teliaac qui parle.
F vj
I î 1 Le Notti dl Young. IV. No t t e.
ond' efTi non privano i più vili animali ! Che po-
teva io fare ? Chi poteva io implorare ? Piamente
faciilego , involai di nafcofto un fepolcio per mia
figlia. . . Ma io oltraggiai le fue cencri. Negliil-
tofo ùel mio dovere , timido nell' cccti^o mede-
fîmo dcl niio dolore , le mie mani l' lian collo-
cata frcttolofamente in qnclla tomba. Nel cuoc
dcUa notre , avvolco nelle tencbre , con piè tre-
mante , roffocando i fingliiozzi , pîù fîraile al fuo
afiaffino , che al fuo amico , te mormorai cou
voce fommelîa 1' ulcimo addlo , io fuggii corne
un reo. . . Padre ingrato , e debole , tu non hai
incifo il fuo nome (*) fui fuo fepokro ! Sconofciuta,
dimsnticata tua figlia , è calpeftata tbtto ai pafli
di que' firanieri inumani ! Oli quanto era vile, e
colpevole il mio timoré .' Corne poteva io pavcn-
tare i fuoi neniici , mentre ubbidiva aile lee^i
più rol.-nni délia natura ? Ombra diletta , per-
dona alla crudele necellîtà. Il dolore , e Io sdc-
gno fi contraftavano a gara il mio cuore : 1' efe-
crazione fi mefcolava alla mia preghicra. Io era
trafportato dal furor contro 1' uomo , mentre io
adorava il fuo Die; e non potea vedcr fenza
orrore , quella fclvaggia terra poûcdcre il facso
teforo délie tue cencri. Ho calpeftato per rabbia
quel barbaro fuolo , e fono ftato cziandio più
■Qmano che i fuoi abitanti , augurando a tutti loro ,
(*)• Nor writ ber name , whofe tomb shouIJ picixe
jlic skies.^
Ne ho fcrirto il nome dî coleî , il cui maufoleo. a¥~
xe^be 4ovtKo aUuâ. fiua aile ûcii?»
Les Nuits (TYoung. IV.- Nui r» rjj
bienfait dont ils ne privent pas les plus vils
animaux { Que pouvois-je faire .<* Que pou-
vois-je implorer ? Par un pieux facrilege
fai dérobé furtivement un tombeau pour ma
fille. . . Mais j'ai outragé fa cendre^ Lâche dans
mon devoir j cramtifdans l'excès même de
ma douleur , mes mains l'ont placée à la
hâte dans ce tombeau. Au milieu de la nuit ,
enveloppé des ténèbres , d'un pied trem-
blant , étouffant mes fanglots , reflèmblanc
plus à fon aifallin qu'à fon ami, \t lui ai mur-
muré tout bas mes derniers adieux , je me
fais enfui comme un coupable. . . Père ingrat
& lâche , tu n'as point écrit fon nom {ur fa
tombe / Inconnue , oubliée , ta fille eft fou-
lée fous» les pas de ces étrangers inhumains fc
Que ma crainte étoit vile & criminelle i
Comment ai-je pu redouter fes ennemis >
tandis que j'obéilfois aux loix les plus folem-
nelles de la nature ? Chère ombre , pardon-
ne à la nécefïité cruelle. La douleur (ScTindir
gnation fe difputoienr mon cœur : Texéc ra-
tion (è mêloit à ma prière. J'étois tranfporté:
de fureur contre Thomme , en adorant fori
Dieu. Je ne pouvois voir (ans horreur cette
terre fauvage pofféder le tréfor facré de ta
cendre^ J'ai foule de rage fous mes pieds
ce fol barbare j, & j'ai encore été plus humaint
in Le Notti di Young. IV. Notte.
nel gîufto raiodolore, quel fcpoicro ch'eiTi t' han
riculâco.
Il mio riremtmento potreabe egli eifer colpe-
vole ? Il delirto confîfte nell' oltiaggiarc i mord.
O come i morci fon cofa facra / La mano chc
fpiego fui fîrmamento cjuel brillante vélo d' az-
zurro , c che diù Y oro al Sole pcr veftimento ,
non è ella alrresi <]uella mano , che lavorô la
rifpcnabii polve dcH' uomo , e ne fece il capo
d* opéra délia creazioce ? In quel momentq ia
cui le paiïîoni ammutolircono , in cui 1' umanità
fi rifveglia , in cui muor il rancorc , in cui il
nimico perdona j allora appuiito la fuperftizioiiç
s' irrita contro una cenerc , e infulta un corpo
innocente !
Oh come abbominevole è un tal procedcre in
una fpezie di créature infeliei , nate folo pcr via
^eir amore , che non fafTutono che per Tamore ,
chc altra félicita non provano che nell' amarfi ,
e che pcr amarli non hanno fuorchè un iftante,
chc il deftino immantincnti ritoglie, ed inabifl'a
in una fcmpiterna notte ! No , no la natura non
vcde in fuo grembo moftro piii ftrano , ne più
orrendo , di quel che il fia un uomo infenfibile
aile fventure d' un uomo. Oh quante voke egli
è perfido perfino nelle fue carezze ! Se prende
a foccorrere i fuoi fimili , il fuo orgoglio com-
partifce gli affronti infieme co' benefizj. La fua
compafnone,.la fua umanità oltraggiano i' infe*
Les Nuits d*Young. IV. Nuit. 135
que les habitans , en leur fouhaitant à tous
dans ma jufte douleur le tombeau qu'ils t'ont
refuic.
Mon ressentiment peut-il être criminel *
Le crime e(t d'outrager les morts. Que le?
morts font facrés | La main qui déploya Tur
le firmament ce voile brillant d'azur , ik, qui
donna l'or pour vêtement au Soleil , n'eil-
elle pas aulîi la main qui travailla la pouflîere
relpeclable de l'homme , & en fit le chef-
d'œuvre de la création ? Dans le moment ou
\qs paillons fe taifent, où 1 humanité s'éveit-
le , où la h.iine meurt , où l'ennemi pardon-
ne , c'eft alors qiie la fiiperftition s'irrite con-
tre une cendre , & inihlte un corps inno-
cent /
Que cette conduite efl: révoltante dans
une race d'êtres malheureux, qui ne font nés
que de l'amour , qui ne fubiiftent que par
l'amour , qui ne goûtent de Honheur qu'à
s'aimer, &c qui n'ont pour s'aimer qu'un ïnC-
tant j que le deftin reprend aulîî-tôt & aby-
me dans une nuit éternelle ! Non , la nature
ne voit point dans Ton fein de monftre plus
étrange & plus affreux que ne l'eft un homme
infenhble au malheur d'un homme. Combien
de fois l'homme efl perfide jufques dans ^$
çarellès \ S'il fecourt Ion femblable , Ton or-
1^6 Le Nottî di Young. IV. Notte.
lice , ncU'atco ifteilo , in cui gli porge la mano.
Oh corne dee egli efTer terribile nel vendicarii 1
O luna impallidifci per lo fpavento : fuggite aftri
pacifici , e nafcondetevi fotto al vclo d^lia notte ,
tifparmiatevi 1' orroïc d' udirmi. L' uomo è pcr
r uomo ii flagcUo il piii crudele inficme , e il
piii inevitabik. La proccUofa nuvolerta cfcuia
r orizzonte , e prefagifce la tenrpella. Le terri ,
prima di sprofondare , fi fpaccano. Un fctcerra-
«eo fragore annunzia 1' infiammata eruzion de*
VoIcaHi. La terra fcuotendo'î , dà fegno dcl guafto
ch' ella è pcr fare. Il denfo, ondcggiante fumo
manifefla I' incendie. Ma 'ï fulmine che parte
dalle mani dell' uomo , non ifplcnde y non tuona
«he nel momento in cui atterra cio ch' eî col-
pifce. Egli nafconde con pi» cautcla il fuo pu-
gnale fbtto il manto dell' amicizîa , fîhché F ab-
bia immerfo nel cuore délia fua vittima. Sarà
io forfé incolpato corne efiiggeratore ; Piacelîe a^
Cielo ! Iddio che vede nudo il cuor dell' uomo ,
iie ha velato , ne ha involato a tutte le créature
y orrendo fpettacolo.
1
Ma che ? parrà egli forfe che io mi fîa ab-
bandonato troppo al mio rifentimento ? E quai
è r uomo , che pofla rimanerli tranquilio , e fred^-
io , mentr* egli fblFre nella parte piu fenfibile ,
ne' fuoi amici ? O vergogna del génère umano !:
Il virtuofo Filandro avea de' nemici ! Egli hat
guilato tutta' ï araarezza di <[uefta. cmdele vetità j,
Les Nuits d'Young. IV. Nuit. 157
gueil diftribue les affronts avec les bienfaits-.
Sa pitié outrage l'infortuné en lui tendant la
main. Qu'il doit donc être terrible quand il
fe venge i O lune ! pâlis d'effroi : aftres pai-
fibles , fuyez , cachez-vous dans les voiles
de la nuit , épargnez-vous l'horreur de m'en-
tendre. L'homme eft pour l'homme le iiéaa
le plus cruel &c le plus inévitable. Le grain
noircit l'horifon &: préfage la tempête. Avant
de s'abymer, les tours s'enrr'ouvrent. Un ton-
nerre fouterraln annonce Texplofion enflam-
mée des volcans. La tene tremblante avertit
qu'elle va dévorer. La fumée ondoyante dé-
celé l'incendie. Mais la foudre qui part des
mains de Ihomme , ne brille ^ ne tonne qu'à
l'infiant où elle écrafe. Il cache de plus en
plus fon poignard fous le manteau de l'ami-
tié , jufqu'à ce qu'il l'ait appuyé fur le cœur
de fa vidlime. M'accufera-t-on d'exagérer ?
Plût à Dieu I Dieu qui voit à nu le cœur de
l'homme , en a voilé , en a fauve à tous les
êtres le hideux fpedacle.
Trouver A-T-oN que je me fois trop livré
à mon reflenriment ? Eh [ quel homme peut
refter calme &c froid , lorfqu'il (ouflre dans
la partie la plus fenfibî-2 , dans fes amis • O
honte du genre humain ! Le vertueux Fhilan-
dre avoit 6i.Qs ennemis » Il a gpûté toute l'a-
î 5 8 Le Nota dl Young. IV. N o t t E.
cd io in lui la provava. Ma ohimc .' ne lui , ne
io più nulla proviamo. O Narcifla , piaga récente
del mio cuorc j tutti i mici afFanni pnfTati lî fono
immerfi nel fcntimento délia tua perdica. Ben al-
tre cure , ben altri dolori m' ha efla lafciato. Il
mio cuore è fquarciato da altrettanti ftrali , quanti
furono i mslori , ch' io viddi taunar fui tuo capo.
Sembra quafî che il deftino fîa fcato vago di far
è\ te una fcelta crudele , psr rcndermi più amara
la tua morte, e più buja la nette della tua tom-
ba. O mia figlia, fe tu odi anccra la voce del
dolente tuo genirore , richiama fjcolui alla tua
jnemoria le circoftanze , onde fu cosi triftaroents
cona-addifiinta la tua morte da qucUa delle morti
ordinarie : efls fon tutte prcfeiui ail' anima mia,
C ciafcuna d' efle come un* idra fcmpre rinafcen-
te , mi tormenta nel tempo ifteffo con mille do-
lori. E quai è quella virtù , che non fiiccom-
berebbe ? E quale sforzo pofs' io fare forte il
pefo de' mali , che si m* opprimono ? Fiurni di
lagrimc non ceflan di fcorrere fulle rugofe mie
guance ; un penfiero , uaa riâefïîone in me non
forge , che non rte ingrofH il torrcntc. Pcr quanro
io ne vcrfi , io non pofTo efaurirne la forgente ,
e in vece di alleviare , elfe inafprlfcono il mio
dolore. Nô , nô i miei pianti , uniti a quclli de'
jniei amici , baftar non pofTono per una tal per-
iita. Cara Narciffa , io comunichero ail' Univcrfo
intiero la mia trillczza : io ti otterrô le lagrimc
d'en* uman génère. In ogni luogo dove la fama
farà p€i portare il tuo nome , dapcrtutto ovc i
Les Nuits d'Young. IV. Nuït. 15^
mcrtume de cette trille vérité , & je la fen-
tois en lui. Mais , hélas | ni lui ni moi , noas
ne Tentons plus. O Narcid'e, plaie récente de
mon cœur , tous mes chagrins palfés fe font
abyraés dans le fcntiment de ta perte. Elle
m'a lailFé bien d'autres ioins & bien d'autres
douleurs. Mon cœur eft déchiré d'autant de
traits, que {b) j'ai vu de maux fe rad'em-
bler fur ta tcte. Il fembîe que le deftin eût
fait de toi un choix cruel , pour me rendre ta
mort plus amere , & la nuit de ta tombe
plus profonde. O ma hllc ! Il tu entends en-
core la voix de ton père , repaffe avec lui
dans ta mémoire les circonftances qui ont iî
triftement diftingué ton trépas des morts or-
dinaires. Elles font toutes pré fentes à mon
ame , & chacune d'elles , comme une hydre
inépuilable , me tourmente à la fois de mille
douleurs. Quelle eft la vertu qui ne fuccom-
beroit pas ? Et quel effort puis- je faire fous
le fardeau des maux qui m'accablent ? Des
torrens de larmes ne celfent de rouler fur mes
joues flétries : il ne me vient pas une penfée,
une réflexion , qui n'en grolîîfle le cours.
J'ai beau en verfer , je ne peux en épuifer la
fource : elles ne me foulagcnt point , ma dou-
leur s'en irrite. Non , mes larmes , ni celles
4e mes amis ne peuvent fuffire pour une telle
1 4,0 Le Nota di Young. IV. "Norrt.
aaiei verfi ridiranno la f unefta tua morte , tu tir
ceverat 1 fofpiri de" cuori fenfibili. Il giovane ,
nel boUore dcU' ctà ^ e de' piaceri , forp^ndcrà la
fua gioja pcr intenerirfî fuUa tua forte : egli n'an-
drà mefto , c pcnfofo meditare a cafi tuoi in
mezzo a' fcpolcri.
{a) Rival d' Endimioiie io prendo a corcoggir.rc U
forilla del g,iorno , i cui fguarcli pieni fon di dolct'zza.
La mia Mul'a è la prima ch' abbia imp lorato la tua af-
fill:n/,a. Tu, (*) che non è gran teinpo , affumeki le
fembianze di Cincia , e vclafti le tue attractive colle
modelle Cae belleizs ; tu chc fai infpirar te Itclîa neli'
ore pacifiche délia iiotce , dî p;rehè Cintia nou po-
trebbe ei'iére la bea de' foeti ? Corne tu prcndefti le lue
fplcndide corna, e i fuoi attribuci , efFa prenue r.ltresi
il tuo caratcere , e con cio crcCce pregio alla piopria
diviuità.
V ha egli dunque degli fpirici caparbj , che ardifcano
porre in quiîtione i vantaggj che rifulterebbcro da una
tal tivoluzionii nel mondo poecico ? O voi favoriti dalle
Mufe , indiriziate nel filen/io délia notte i fervidi voftri
voti alla sf^-ra luaare , non comportate più che 1' an>-
biziofo Dio del giorno ufurpi i diritti d-lla forella ,
che puù , cosi ben com' egli , iafpirarvi dei caati im-
motcali.
( fc ) Un fciame di mali , piii numerofo afTaï chc !è
locufte , onde fu coperto il paefe , che è annamato dai
Nilo , s' è raunaco fui tuo capo. . . La rimembran/.a délia
morte di Narciffa fa volgere indietro i pi-n/îi-ri più litti
dell' età la più gaja , avviandogli a diriitura alla valle
de' morti , quella valle piena di filenzio , dove la notte
liporando fovra deftini iniperfetti , eli cuopre fotto il
riparo délie nere fue ali , e afpccca il di tcrribile , che
dee mette- fine a tutte le mutazioni , e fiflàr ogni cofa
in une Itato permanente.
. {*) La DuchefTa di. P. . . D. era comparfa al balt<»
del Duca di Norfolke, fotto gli attributi delU Luna.
Les Nuits d'Young» IV. Nuit. 141
perte. Chère Narciile , je communiquerai
ma triileiîe à l'Univers entier : je t'obtien-
drai les pleurs du genre-humain. Par-tout
où la renommée portera ton nom , par-tout
o\ mes vers rediront ta mort funefle , tu
recevras les foupirs des cœurs feniibles : le
jeune homme dans la fougue de l'âge & des
piaiiirs, fufpendra ù. joie pour s'attendrir
lur ton fort: il ira, mélancolique &:penfif,
rêver à toi au milieu àzs tombeaux.
(lij KiVAL d'Encymîom , je fuis ma cour à la freur du
jour donc ks regards fou: uleias d; douceur. Ma mufe ell
la première ijui ait imploré ton alîlltjnce. Toi , (*) qui
daraiciremenc empruntas le vifage de Cyuchia , Se voilas
tes attraits de foa éclat niodshe ; toi cjui fais t'infpirec
toi-même dans k'S heures pailîbles de la nuit , dis pour-
quoi Cynthia ne feroit pas la Décire des Poètes ! Comme
tu pris l'on croiirant bc Tes utcti'outs , elle auili prend ton
caradcre , Se n'en elt que plus Déelle.
Ilt-ll donc des efprits o^-inidctes qui ofeat coatcfter les
avantapies qui naîcroiei:: de cette rcvalution dans le monde
poétique ? () vous , favoris des Mufet , adrelFez dans le
lilcnce de la nuit vos vœux ardeiis à la fphcre luniuie ;
ne foafFiez plus que l'ambitieux Dieu du jour envahiire
les droits de fa f<rur , qui peut aulli-bien que lui vous iaf-
pirer des chants imn-.orrcls.
{b) Un eliain de maux plus nombreux que la nuée de
fjauterelles qui couvrit le pays que le Nil arrofe , s'eft
aifemblé fur ta tcte.— Le fouvenir de la mort de Narciiiè
fait rebroufier les penfées les plus joyeufes de l'âge le plus
gii , droit à la vallée des morts , cette vallée filcncieufe ,
où la nuit repofaiit fardes dellinées imparfaites, les couvre
fous l'abri de fes aîlcs noires , Si. attend le jour terrible
qui doit mettre fin à tous les changemens , Se fixer tout
oaai un état permanent.
(*) La DuchefTe de p. — D. avoic paru fous ks accribuu
de la Lune, au bal du Duc de Norfolke.
I4>'
Q U INTA NOTTE.
/ Rimedj contro il timor délia Morte.
JL o R c k , la mia Mufa ardifcc innalzariî per-
fino a te. Dell non piendere a fdegno la fua bal-
daiiza : la riconofcenza fi è quella , che la guida
al fuo benefattore. Tutrocchè giovane , e careg-
içiato dalla fortuna , che propi^ia t* airide , il tuo
oi'ecchio non riceverà ofFefa da' ferj mici canti.
Oh corne iJ timor délia morte è altamente im-
preiTo nel cuor dell' uomo ! Afcolta i miei carnii :
io canto 1' infallibil fuo rimedio.
Felice quell' uomo, che dirguftato de* piaceri
fîttizj d' un mondo tumukuante , e di tutti que'
vani obbietti , che fi frappongono tra la noftr'
anima , e la verità , s' inoltra a fua pofta nella
dcnfa , tacita ombra de' funebri cipreUl , vifita le
fcpolcrali caverne iiluminate dalle fiaccole dclla
morte , legge gîi epitaffi de* trapalTati , pefa la
loro polvere , e fi compiacc in mezzo a" fepol-
cri ! Quel fofco impero , in cui la morte fi fia
fedentc in mezzo aile ruine , prefenta ail' uomo
un pacifico afilo , ia cui l" anima fua entrar dee
fovente , e condurvi corne a pafleggio i fuoi fo-
linghi penfieri. Oh corne 1" aria , che vi fi ref-
14?
C I N Q U I E îvl E NUIT.
Le Remède contre la crainte de la Aîort,
Y<
ORCK, ma Mufe cfe s'élever jusqu'à
toi. Ne t'ofFcnfe point de Ton audace : c'efl la
reconnoilïance qui Li conduit à ion bienfaic-
teur. Quoique jeune & carelFé de la fortune
qui te fourit , ton oreille ne fera point blef-
ice de mes chants férieux.
Que la crainte de la mort eu. profondé-
mcn: imprimée dans le cœur de l'homme *
Ecoute mes vers : je chante fou iouveraiii
remède.
Heureux L'homme qui dégoûté des plai-
iu's factices d'un monde tumultueux , ôc de
tous ces vains objets qui s'interpolent entre
notre ame Se la vérité , s'enfonce par choix
fous l'ombre épallfe de filencieufe des cy-
près , vihte les voûtes fépulcralesque le flam-
beau du trépas éclaire , lit les épitaphes des
morts , pefe leur pouffiere , & fe plaît au
milieu des tombeaux / Ce fombre empire ,
où la mort eft alllfe au milieu des ruines ,
oiire à l'homme un afyle paifible où fon ame
Ï44 -^^ Notti dt Young. V. N o T T E.
pira , è falabre per la vcrità , e mortale per l'or-
goglio '• Anima mia entriamoci fcnza librczzo.
Cerchiamvici quell' idée confolanti , onde 1' uomo
ha cosi gran bifogno fu la terra. Pefîamo la vita ,
e la morte 5 ofiamo mirar in voko la morte , e
via cacciando 1 gelidi fuoi terrori , con un gc-
nerofo dirprczzo , cogliam fu le fepohiire la pal-
ma dclle grand' anime. Deh pofla la mia faviez-
za arricchirll per le mie difgrazie , c pa2;arnii ii
prezzo dclle mie lagrime {a) [
Seguimi , Lorenzo. Vieni : Icggiamo infîcmc
là lapida fepolcrale ond' è copcrta la tua cara
Narcilîa. . . Oh quai trattato di fublimc morale
efTa ci tien aperto dinanzi î Oh come patetica è
la fua muta favella '• Quali Oratori ponno muo-
ver corn" eda , un' aima fenlîbile ? L' eloquenza
délie parole ci puè commuovcrc j ma oh come
fon deboli , e fmorte le fue imagini appetto allc
vive , profonde impreffioni onde ci riempie la
vida di quefta pietra ! Con quai forza efla
parla a noihi occhi ! Quante lezioni racchiude
nella data ch' io vi veggo fcolpita î Chiedile fe
la beltà , fe la gîovinezza , fe tutto ciô che è
amabile è di lunga durata ! Uomo ardilci dun-
qae d' or innanzi far capitale dclla vita ! Appena
io pofTo imbatterrai in un fepolcro , che non
chiuda un corpo più giovane del xnio , c che
noa
L€S NuUs d*Young. V. Nuit 14;
doit entier fouvent , & promener lespenfées
folitaires. Que l'air qu'on y reipirc, eft faia-
taire à la vérité , &c mortel pour Torgueil !
O mon ame/ entrons-y fans effroi. Cherchons
ici ces idées confolantes dont Thomme a tant
befoin fur la terre. Pefons la vie de la mort;
ofons envifager la mort en face , de bravant
fes terreurs par un mépris généreux , cueil-
lons fur les tombeaux la palme des grandes
âmes. Puiiïe ma fagelle s'enrichir de mes
malheurs , &c me payer mes larmes [ci\.
Suis-moi , Lorenzo. Viens : liions enicm-
ble fur la pierre qui couvre ta chère Nar-
ciife. .. quel traité de morale fublime elle
tient ouvert ! Que fon langage muet eft pa-
thétique / Quels orateurs peuvent toucher
comme elle une ame fenfible î L'éloquence
des paroles peut nous émouvoir \ mais que
fes images font foibles &c mortes auprès des
imprelîîons viyes &: profondes dont la vue
de cette pierte nous pénètre \ Avec quelle
forcé elle parle à nos yeux ! Que de leçons
renfermées dans la date que j'y vois gra-
vée I ... Demande-lui fi la beauté , fi la jeu-
tielfe , fi tout ce qui eft aimable , eft de lon-
gue durée ( Homme , ofe donc déformais
compter fur la vie '. A peine puis- je rencon-
trer un tombeau qui ne renferme un corps
Jomç L G
$4^ Le Kotd di Young. V. N?)"tte.
;jion mi gridi , vieni. . . E nel mondo intiero , clie
fi'OY.o io che mi richiamij e m'attacchi alla vitaî
Ma quai nuovo obbietto fi" prefcnta al mio
■fgùardo ? La tomba di NarciiTa mi fi fchiude dà-
vanti. L' augufta verità 'fi è cjucïla che io veggo
ufcirne luminofa , e raggiante , corne dal fondo
del fuo fantuario. Efla s' avanzaj io la-fe«to in-
fîgnorirfi deil" anima mia ; 1' itiufione fi difTrpa ,
Je nubi , eon cui le pai'ïloni pfcùravatio la mia
ragigne , fvaniicono ; V ombra c fuggita j allô
fplendorc di q,uclla viva luce il mio orizzome fi
iftende , nuove facoltà ne vcngono ad airicchir il
jTiio eiTcre. Io ve^ro sli obbietti invifibili , io tocco»
C fento gli obbietti lomani. Io roii prefcnte ail' av-
vcnire. Il mondo, e i fuoi fall^ci-pia.(ieri piii noii
jcii deludono. ( Nclla foîa trllVézza ' r lionio im-
para ad apprezzarli. ) I lacciuoli , che '1 vizio mi
tendca Totto i fiori , fono fcoper-ti : la virtù lafcia
cadere il fuo vclo, e io cDutempJar poiîb Is Tue
jQttrattive. Oh corne la vita mi: fcorre dioanzi /
ïo yeggo gli ux^mini cadere corne k /t(§lie-4eJJ'
Autunao j g:Ii. Qggetà de' Jor defidexj ,^rj:fe^
brano cosi Icggicri, c cosi vili comc \f\ polycre,
che fi foUcva fotto a' lor paffi, Più io çonfider9
ia, vita^ e pju e/Ta mi fenibra vana.
Les Nuits d'Y oung, V. Nuit, 147
plus jeune que le mien , & qui ne me crie j
viens . ... ik. dans le monde entier, que trou-
vé-je qui me rappelle & m'attache à la vie î
Mais quel objet nouveau frappe mes re-
gards ? La tombe de NarcilTe vient de s'ou-
vrir devant moi. C'eil; l'augufte vérité que
j'en vois fortir brillante &: radieufe, com-
me du fond de fon fancluaire. Elle s'avance ;
je la iens qui s'empare de mon ame : l'illu-
fion fe dilîîpe , tes nuages dont les paillons
obfcurciiroient ma raifon , s'évanouillènt ,
l'ombre a fui ; à l'éclat de cette vive lumiei"^
mon horiton s'étend , de nouvelles facultés
viennent enrichir mon être. Je vois les objets
invifibles , je touche de je fens les objets
éloignés. Je fuis préfentà l'avenir. Le monde
& les plaifirs impofteurs ne m'en impofenc
plus. (Ce n'eft que dans la triftellè que l'hom-
me {liit les apprécier l ) Les pièges que le vice
me tendoit fous les fleurs _, font découverts :
la vertu laitFe tomber fon voile , ôc je peux
contempler tous fes charmes. Comme la vis
s'écoule devant moi [ Je vois les hommes
tomber comme les feuilles de l'automne \ les
objets de leurs defirs me paroiirent aulîi lé-
gers , autli vils que la poulliere qui s'élcvie
fous leurs pas. Plus je coniidere la vie , plus
-elle me paroît vaine* . , -j^ f_\,y; ^
G ij
148 Le Notti dl Young. V. Notte.
Ah .' ora , si ora è il tempo , che io efco da 1'
incantefimo. Io cornprcndo iînalmcnte i falutevoli
avifî , che la morte facca rifuonare al mio orec-
chio , e che io trafciuai cosi lungameate. Lungi
d' efîcrne commoflb , io vivea infenfibilc , e fenza
timoie ! Colto io mi fento in oggi , e ferito da tutti
gli ftrali , ch' cfla fcocco fu i miei amici. Piii la
faetta fcagliata in aria è tarda a ricadere , più è
larga , e profonda la piaga ond' è cagione. Cieli !
corne pénétrante è la Tua punta \ Chi calmera il
dolore , che si m' invclle , e mi divora ? Quai
benefica mano verra cavare dall" anima mia quelV
avvclenato peniîero , e verfar fu le mie piaghe
lin balfamo rinfrefcante ? Non potro io dunque
fenza fremcre per racappriccio , fermât fu la tom-
b* un ocçhio coraggiofo , e ferenp ?
E perché fremere al penficr délia morte ?
Quefto pafib non è già si terribile corne noi cçl
figuriamo. Ingegnofi a crçarci i timori , noi ci
toriTientiamo per le noftre chimère : noi formia-
jTip una fantafima j noi ce la dipigniamo in mi-
naccevol fembjanza j e dimentlcando ben prefto
(th' ella è opéra dellc noftre mani , T animiamo
polla noftra paura , noi uemiamo a' fuoi piedi ,
ç più non pofTiamo alzar gli. occhi a rimirarla ,
fen?a impallidir per terrore.
y infida imagine , che noi formiamo , ritraei>
Les Nuits d'Young. V. Nuit^ i.0
Ah I c'efl: maintenant que je fors de l'en-
cliantcment. Je conçois enfin les avis fa-
lutaires que la mort faifoit letentii' a mort
oreille , & que j'ai fi long-temps négligés.
Loin d'en être ému , je vivois infenfible &Z
fans alarmes | Je me Cens aujourd'hui atteint
& frappé de tous les traits qu'elle a déco-'
elles fur mes amis. Plus la flèche lancée dans
l'air, tarde à retomber, plus la blellurc qu'elle
fait, eft large & profonde. Dieu [ que fa pointe
eR pénétrante | Qui appaifcra la douleur qui
me parcourt de me dévore ? Quelle main
bienfaifante viendra retirer de mon ame cette
penfée empoifonnée , de verfer lur mes plaies
un baume rafraîchant ? Nepourrai-je donc
fans frémir, attacher , repofer fur la tombe
un œil courageux & ferein ?
Et pourquoi frémir à la penfée de Lt
mort ? Ce palfage n'cfîipas fi terrible que nous
l'imaginons. Ingénieux à nous créer des alar-
mes , nous nous tourmentons de nos chimè-
res \ nous formons un ■ fantôme \ nous lui
donnons des traits menaçans ; de bientôt ou-
bliant qu'il eft notre ouvrage j notre peur
l'anime , nous friffonnons à fcs pieds , de
nous ne pouvons plus lever les yeux fur lui
fans pâlir de terreur.
L'iAiAGE infidclle que nous formons d'à-
G iij
; 5 û Le Notti di Young. V. N o T T î.
dola dalle noftre congliictture , non ha quaiî fï-
lîiiglianza alcuna col fuo originale. E cjuai è quel.
Pittore , • cil' abbia potuto rapprefenrare le vere
fembianzc délia morte ? Quel tiranno non iftà
mai fermo un illantc. Il timoré agita il pennello
nelle trcmointi noftre mani : 1' imaginazione efa-
gera : l' ignoranza carica il ritratro colle fue om-
bre, e la ragione fe ne fpaventa.
E dove fi trova la morte ? Semp»e futura , o
palTata s quand' è prefente , clfa piii non efifte.
Prima chc la fpcranza ci abbandoni , il fcnti-
mento è morto. Perché ricmpirci di neri pre-
fagj î Allorché fiamo colpiti , noi riceviam la
percofTa , ma fcnza fentirne il dolore. La funèbre
crjmpana , i punni ferali , la vanga , il fepoîcro ,
r umida , profonda foiTa , le ténèbre , e i ver-
mini , tutte le fantafime , che forgono fu la
fera della vita , ed affediano l'uom vecchio , fono
il tcrrore de' vivi , non già de' morti. Vitrima
dclla folle fua imaginazione , e fventurato per
il proprio fuo errorc , 1' uomo inventa una mor-
te, chc non è qucUa che fu fatta dalla natura,.
e per timor d' una fola , ne prova mille. Allon-
rftniamo con mano coraggiofa quefti ingannevoli
ijmulacri. La tomba è ermeticamente chiufa , niun
fégreto ne trafpira prefTo i vivcnci..
Lei Nuits d'Young. V. Nuit. îjt'
pftès nos conjectures , n'a prefque aucune,
rclîemblancc avec l'original. Et quel peintre
a pu faifîr les véritables traits de la mort ?
Ce tyran ne fe repofe jamais an inRant. La
crainte agite le- pinceau dans nos mains trem^
hlantjÊS. L^imagination exagère. L'ignorance
«iiar-ge le portrait de Tes ombres , 5j la rar-
fôn s'en épouvante.
Ou cfl-eile , la mort ? Toujours future'
ou pallée -, àis qu'elle eft préfente , elle n'efl
déjà plus. Avant que l'efpéranec nous aban-
d'onnç , le ièntiment eil mort. Pourquoi nous
remplir de noirs préfages ? Quand nous fom-
mes frappés , nous recevons le coup , mais
faiis en fentir la douleur. La cloche funèbre,
le drap mortuaire , la bêche , le tombeau ,-
la foile humide & profonde , les ténebres'
&: les vers , tous les fantômes qui s'élèvent
fur le foir de la vie , & obfedent le vieil-
lard j font la terreur des vivans , de non pas
celle des morts. Viîtime de fa folle imagina-
tion & maHieureux par fon erreur , Lhomme
invente une mort qui n'eft- point celle que
là'ilaiUrc' a 'faire , & parla crainte d'une
feulé', il "en éprouvé mille. Ecartons d'une
main couragcufe ces fmiulacres trompeurs.
La- tombe e(t hermétiquement fermée ; il
n'en- transpire aucun fecjret che?. les vivai?5.
G iv
I ; î. Le Notti di Young. V. N O T T l.
Quand' anche la morte folTe cosl orrida , cosi
fpaventevole come ce la dipigniamo , che ha egli
a temer di Ici 1' uom carico d' anni ? Se efll il
rendeirero favio , non dovrebbe cgli piuttofto cor-
rer follecito ad incontiarla , e chiederle un cari-
tâtevol ricovero nclle tenebrofe fue dimore ? Hà
dunque la vira tante attrattive ' Ne tioviamo noi
fempre il dedderio ne' noftri cuori ? I noftri canti
non fono eflî che canti di gioja ? Ah ! fe 1' uomo
in vece di dill:ogliere , fermafl'e il fuo penfiero fu
tjuella fclla di oggetti di disgufto , onde iîamo
attcrniaci , il fuo cuore , per quanto polla elTere
intrepido , oppreflb farebbe dal dolore , nel vedere
ïa vanità délia vica , i vizj degli uomini , le de-
bolezze della virtù , gli errori dcl favio medefi-
mo , i mali fempre rinafcenti , i béni imperfetti ,
fempre diftrutti nel germe , e lafciantili dietro
la pena, che non muore giammai.
Come polTiamo noi vieppiù fempre attâccarci
a quefto fclvaggio fcoglio , fterile di béni , fe-
minato di niali , la oui cima è a tutte I' ore co-
perta di procelle , e fotto a eux fta minacciofa
una divorante voragine , famofa fer i naufiagj
deir umaiia fperanza ?
E per tacere di quella turba di mafi înevita-
biii , onde i' uomo è la prçda j pafla egli un fol
Les Nuits {CYoung. V. Nuit, ijj
Quand la mort feroit aulîî effroyable ,
aulïi hideufe que nous la peignons , qu'a
donc le vieillard à craindre d'elle ? Ne de-
vroit-il pas , fi les années le rendoient Tige ,
courir au-devant d'elle , & lui demander un
abri charitable dans Tes oblcures demeures ?
La vie a-t-elle donc tant d'attraits.^ En trou-
vons-nous toujours le defîr dans nos cœurs î
Nos chants ne font-ils que des chants de joie?
Ah ! fi l'homme lalifoit fa penlce s^arrcter
fur cette foule d'objets de dégoût dont nous
fommcs entourés , fon cœur , quelque intré-
pide qu'il pût être , fuccomberoit de doulcut
en voyant la vanité de la vie , les vices des
hommes , les fciblclfes de la vertu , les
erreurs du fige même , les maux fans celfc
renaiifans, les biens imparfaits, toujours dé-
truits dans le germe _, t^' laiilant après eux la
peine qui ne meurt jamais.
Comment pouvons-nous nous arracher de
plus en plus à ce roclier fauvage , llérile en
biens , hérllfé de maux, dont le iommet fe
couvre d'orages à toutes les heures , ^ fous
lequel menace un gouffre dévorant , fa-
meux par les naufrages de Vefpéraiice hu-
maine/^
Sans parler de cette foiïlc de maux încvl-
tables 4ojit l'homme ell; la proie , fe palle-î-i
G *}
î5'4 Le Notti di Toimg. V. Nottjf:
giorno, che non ne oda fare alla vica qualche
rimpi'overo , che non ifveli al favio f]ualche nuova •
fcgreto , qualche fconofciuta miferia, c nol dif-
gufti di vederne maggiormcnte ■ Le perfide ore
c ingannano. Pinch' elTe ripofano in grembo al
tempo , prima di appartenerci , cfTe lufingano i
noflri defiderj , c niiU' alrro ci promettono fuor-
chè dolcezze. oh come é infcnfata colui , che lor
prefta fede ! Effe ci tradifcono T una dopo 1* altra ;
in vece di recar un piaccre , ciafcuna d' efl'e ci
lafcia una pena , c Cz ne fugge coU'. anno. Tut-
tavia r uomo non fi diigufla délia fperanza : fem-
pre aedulo , e fempre delufo , egli non efce da
un crrore , che per ikadere in un altio ,• 1' ef-
perienza nol corrcgge : egli vuol vedere 1' iftance
che non ha ancora vcduto. Cosi la vica diffimula
féco noi fino ail' ukiino de' noftri giorni; i fuoi-
mali fono un fegrcto ch' elîà non ifvela fuorchè..
air uomo fviranre.
(h) Vivcrc feinpre fu quefta- terra ; E perche?
Pcr non vedere fcnon ciô che s' è già veduto ,
per non udire akro che ripetizioni , pallare , e.
ripafiare con noja fu k tracce medefime , girar
a fleJito in un circolo eterno, ricornar dall' cdio ail'.
aiTiore , e dal!' amore ail' odio , biafimar oggi le:
voglie dcl giorno d" ieri , sbadigliar per noja (û
gli fteffi piaceri , eflcr fovente coftretto ad im—
plorarc ia niifcria per libçrarci dall' uniformicà.
, Lés Nuïtfi d'Ydun^é V. Nuit. 155
îrûnYeiil jour qui ne nous entende; faire à.,
U.vie quelque reproche , qui ne rcvele au fa-
ge quelque noavcau fecret , quelque mifere
inconnue 5 & ne le dégoûte d'en voir davan-
tage ? Les heures perfides nous dupent. Tant
qu'elles repofent dans le -fcindii temps ^ avant
d-e-nous- appartenir , elles flattent nos defirs ,
elles- ne nous promettent^ que des douleurs.
Qu'il efl: infenfc celui qui les croit ! Elles
ïious "t^ahiirent l'une après, l'autre. : au lieu
d'apporter un plaifir , cliacune d'elles nous
laiireuue peine , & s'enfuit, avec rannée. Ce-
pendant Thomiaç nefè. rebute pûiiit de l'ef-
pérance : toujours crédule & toujours trom-
pé , il ne lort d'une erreur que pour retom"-
ber dvins une antre \ l'expérience ne le corri-
ge point : il veut voir l'inftant qu'il n'a point
vu." Ainfi la vie dilîîmule avec nous jùfqu'au
dernier de nos jours : fcs maux font un fecret
«qu'elle n'avoue qu'à rhoiTU"nee){pirant,
'[^'] Vi'^.RE toujours ici? Et pourquoi?^'
Pour. ne voir que ce qu'on a vu, n'entcûrf
dre^qije des. redites, paiFer &: repailer ave.€k
ennui; fur les mêmes traces, tourner avec
fatigue àzns: un cercle éternel, revenir de kt-
haiae à l'àmou-r i, &: de rt*ai?^0ur à la haiae , •
defàvouer au J0UTd''hm les d^fîrs du' jour ^
d'hier , bâtUer fut les mêmes plaifirs , f^y^'
Tj6 Le Nota dl Young. V. Notte.'
onde fiamo oppreffi , e guftar almeno la tiifta-
confolazione del cambiamento • Oh quante le volte
ne' delirj medefimi dcl piaccie noi fiamo teiiutt
di chiedere : non v' è nuUa di piii • Oh came è-'-
mifero , e limitato il piacere 1 Si brève è la vita ,
e r uoni muore anche prima di lei ! Appena ab-
biam trafcorfo mezzo il cerchio de' noftri giorni ,
che già efauil:o è il fondo de' fentinveati grade-^ .
voli. Piii non reflano fenfazioni nuo^fe a guftare;.)
Noi Camo ridotti a dover viveredi ripetizioni , ^
ftucchevoli per la nojofa foro uniforraicà. Nef
prefenre non ritroviamo che ï infipido guilo del
palTato : i feniî fatotti Ton vicini a rigettarlo. Ahî
laflb ! i noftri primi anni , a guifa di prodighi"
progenitori , a un certo modo , diredan • l'ultime-^'
dfi ne difiipano anticipatanxente i fiacsà^^-t-hil
dolcezze^ n jf ■; gçj
. il ni A '.liV-
'■h -i^imab
-. -'■-■■ -iî '. :
Xa difgrazia dello invecchiare' s*^aggiugRe ançh*
cfla per aggravare , e metter il coimo a tutte
r altre : 1' uomo allora fi dà formento per ifpre-
mere da' giorni an fiigo , che più non éfïft'e. Le»
goro è il gurto 5 i fenfi fon ntortî ; s* alltïtïtàh''
gli ordegni délia decreprta macchina , i canali'
s' ingorgano , s' impaccian le tuotc, e ï una dopo-
r altra fi fermano. Gli aiimenti in vcce di ripa»~
igre , diYçnsono im {>efo , chç uçcide ; il piii^
Les Nuits d*Toung. V. Nuit. 157
vent être forcés d'implorer le malheur pour
nous délivrer de l'uniformité dont nous
fbmmes excédés , & goûter du moins la triftc
confolation du changement .<* Combien de
fois dans les tranfports même du plaifir ,
fommes-pous tentés de demander : n y a-t-iî
rien de plus .<* Que le plaifir efl; pauvre &c
bonté i La vie eft fi courte , & il meurt en-
core . avant elle i A peine avons-nous par-
couru la moitié du cercle de nos jours , que
le fonds des fentimeiis agréables eft épuifé.
Il ne refte plus de fenfatiom neuves à ellayer.
Nous fommes réduits à vivre de répétitions
dont l'ennuyeufè uniformité nous laile. Nous
ne trouvons dans le préfent , que le goût in-
fîpide du palfé : les fens ralfafiés font prêts à
le rejeter. Hélas | nos premières années y
comme des ancêtres prodigues , déshéritent
en quelque forte les dernières i elles en dilîî-
pent d'avance les plaifirs & les douceurs.
Le malheur de vieillir vient encore aggra-
ver & combler tous les autres : on fe tour-
mente alors pour exprimer, des jours, une
fubftance qui n'y eft plus. Le goût eft ufé y
les fens font morts \ les relforts de la ma-
chine décrépite fe relâchent , les canaux"
s'obftruent, les roues s'embarralïènt, s^arrê-
^ut l'une après rawtïç, Lç5 îiIimç.W5 dçyien--
'xyt Le Notti di Young. V. NoTr?.'
fbbrio prova.gli efFctti dell' iiitemperanza : l' iftefT^
gioja diventa pcrieolofa; fe il vecchiarello dà;
ancora di piglio alla fua tazza colle deboli maT-
ni, egli tréma pcr paura che ad ogui iftante la,
morte non vtnga ftrappargliela. La, viia non è
piii che un campo sfruttato , e pudo ,, che piij^
nulla prodnce. Per fcemare la noja de,' giornî la-
grati , fiam ridotti a râccogliere fùl' pafîato 'al-,
c'une rilîeffioni , aliAinicomentarj dilettevolffu ta"'
parte, che ci è toccata ai rapprefcntarc neF' nroir--
<Jô y, e fu i vani progetti che noi formammo: '
Cosi i piaceri fi dillaccan dall' uomo , fé ne voi*^
lano un dopa T alttO., e làiîaaniJ. L' infclice. aiffaip
niato in una folitudine arida, enada, in mczz©'
ad. una tcnebrofifllma notre,; più' buja aflai che.
cjuella oni ojca. è ingombro il noftro emisfero.
Fortunato colui che puo in. quel tempo promet-^
terfi r approvazione del Giudice Supremo , nelt
momento in cui 1' anima , coftretta a dirmetterê"
la fua fpoglia , Va reftituire alla lijftuna tutti 'x
fuoi falfi omamenri , e lafcia cadére la' Câttreajfua '
jnsfchera neli' abbandoaarç il 'xizxx» della \ita-,'À
Venuoo è pcr me cjueâo tcnip|0 : itmondo chi?
io abitava è fparito, ne fuccede un nuovo , va^
cui regnano nuove ufanze. Una leggjere tmippa
d'Attori flranieri giugne fu la fcena per difcaci-
ç'mniçnc , o per pigliailïtXAftullQ di mç. Oh çoi»?
Les Nuits d'Young. Y. Î^UIT. 1^9'
nent un fardeau qui tue au lieu de réparer ;
le plus fobre éprouve les effets de l'intem-*
pérance : la. joie même devient danger eufe ;
fi le vieillard prend encore fa cx)upe dans
fes débiles mains , il tremble qu'à chaque
inftant la mort ne vienne Tarracher. La vie
n'eft: plus qu'un champ épuifé & nu qui
ne produit plus. Pour charmer des jours
ingrats , on cft réduit à recueillir {ur le palfé
quelques commentaires agréables fur les
rôles qu^on a joués dans le monde , 8c fur
les vains projets qu'on a formés. Ainfi les
plaifirs {e détachent de Thomme , s'envo-
lent l'un apurés l'autre , & laiiïent le mal-
heureux aftamé dans une fohtude aride ôc
dépouillée , au milieu d'une nuit totale ,
plus fombre que celle qui enveloppe main-
tenant l'hémifphere. Heureux celui qui peut
alors fe promettre l'approbation du Juge
fuprême , au moment où i'ame , forcée
d'abandonner fa dépouille , va rendre à la
fortune tous £qs faux ornemens , & lai(Te
tomber fon mafque de chair en quittant le
théâtre de la vie /
Ce temps eft venu pour moi : le monde
que j'habitoisj n'eft plus ;un nouveau fucce-
de , où régnent de nouveau» ufages. Une-
uroupe légère d'actears étiaiigers ajnive-fc
îfo Le Nottî di Yourtg. V. Nott£<
efll Ton attoniti iiel vedermi ! Non diflîmile è la
ftupore con cui io li miro. Il mio vicino m' è
fconofciutô. Ohimè ! non è quefto cio che mag-
giormente m' accora : v" è un akro afFanno più
crudelc , di cui ad altri non fon debirore che
alla vecchiajâ , ed alla difgiazia d' elî'er troppo
lungamente prive délia morte. Il mio Sovrano ,
che già m' accogliea con tanta amorevolezza , più
non mi riconofce. Ritiriamci dal mondo. Che ci
^^^uole di più per difguftarmene i
Ma che ? E forfe quefta una fventura partîco*
îâie a me folo ? Io fono dimenticato oggidl ?
Eh fi ebbe cosi lungo tempo memoria di me.
Un obbietto , che fi prefenta troppo vicino alla
vifta , le dà noja , e 1' ofFufca , e la fua pre-
mura di moftrarfi , l' impedifce d" eflcr veduto,
Allorchè io vado confidar le mie pêne ail' orec-
chio de' cortigiani , efli m' afcokano avidamente j
elfi aflaporano con mi fegrcto piacere quel net-
tare cosi deliziofo per i grandi , e ftrignendomt
la mano , mi pregano in grazia di ritornare do-
mani. Rifiuto , puoi tu ixnnaafcheraîti in fem-
bianze più luûnghiere ?
Yorck , non credcre ch' io mi fcofti dal mio
foggetto. Scemar il prezzo délia vita , gli c uw
ciminuire il timor délia morte. Più fiamo indif-
^çreuti per queila , meg^lio ce polfiarao godçre «
Les Nuits d'Young. V. Nuit. i6i
la fcene pour m'en chalfer, ou pour s'y di-
vertir de moi. Comme ils s'étonnent de me
voir .' Je les regarde avec la même furpri-
fe. Mon voifin m'eft inconnu. Hélas .' ce
n eft pas là ce qui m'afflige le plus : il eft
un chagrin plus cruel que je ne dois qu'à
la vieillcire &" au malheur d'être trop long-
temps privé de la m.ort. Mon R.oi , qui me
faifoit autrefois un accueil fi gracieux, ne
me reconnoît plus. Retirons-nous du mon-
de. Que me faut-il de plus pour m'en
dégoiàter î
Mais quoi ? ce malheur m'eft-il particu-'
lier? Je fuis oublié aujourd'hui î Eh f Ton
s'eft fi long-temps fouvenu de moi. Uii
objet qui s'oftre de trop près à la vue ,
l'importune & roffufque , & fon ardeur à
fe montrer l'empêche d'être apperçu. Lorf-
que je vais confier mes peines à l'oreille
des Courtifans , ils m'écoutent avidement ,
ils favourent avec un plaifir fecret ce neâ:ar
fi délicieux pour les Grands , d<: me ferrant
la main , ils me prient en grâce de revenir
demain. Refus , peux-tu te mafquer fous
une forme plus féduifante î
YoRCK , ne crois point que je m'écarte,
de mon fu)et ? C'eft diminuer la crainte de
la mort, que de rabaiiFer le prix de la vie.
toi. Le Nota di Yoiing. Y. N o t T g.-.
fa duopo trattarla corne quelle mondane capric:--
ciofe donne , che accordano a preferenza i lor
favori ail' amante fcaltrito , che fa meglio far
vifta di difprezzarle.
. Già due voke il tempo , che i Grecl confu-'
snarono a foggiogare la fuperba Tro}a , era tcaf-
corfo 5 ed io m' ollinava ancora ad aflfediar , fenza
riufcita , i favori délia Corte. Oliimè ! quai cat-
tivo mezzo per arricchire è mai 1' ambizione /
Efla nuir altro fece che impoverirc eziandio quel'
poco ch' io pofTedeva , avvelenandone il godi-
meiito. Perche ■ bramare ? Quefta è di tutte le oc-
cupaziohi la più crudele. Daterai 1' uom il- più
robufto, e godcnte dellà più florida fanità-: l'aiii*''
bizione ben prefto ne farà un' ombra paîiida , e'
fcarna , fimile a me. Quand' anche voi pofTedefte
tutti i ttfori del nuowo mondo , Ce voi avete
a^icoxa deir ambizione , e dei defiderj , voi, li-"
raarrete povcri. Aria pura , menfa frugale , doni.
prezioll délia vita campeftre y voi liotc quelli che
£nalmente mi fanafte di quefta contaggiofa ma-
kttia délie Corti.
£1
Benedetta fia in fcmpiterno la mano I)iyina.i
che mi condufTe fotto il ricovero di queft' urnile
rugurio , ove io ho ritrovato il dolce ripcfodclî*'
anima m.ia. Il mondo è un vafcello' pompofo ,
iïuttuante fu mari pericolofi : fi rimira con pia-
ccte, ma non vi û aceofta che con p,ericolo. Qui
Les Nuits d'Young. V. Nuit. i(^^
Plus on a d'inditférence pour elle , &c mieux
on en jouit : il faut la traiter comme ce*
coquettes capricieufes qui accordent de pre •
férence leurs faveurs à l'amant adroit qui
affecle le plus de les dédaigner.
Depuis deux fois le temps que les Grecs
employèrent à réduire la fuberbe Troie ,
je m'obffcinois à aflîéger fans fuccès les fa-
veurs de la Cour. Hélas ! que l'ambition efl:
un mauvais moyen de s'enricliir ! Elle n\i'
fait qu'appauvrir encore le peu que je po{^
fédois , en empoifonnant la jouiflance. Pour-
quoi dcfirer ? C'ed de toutes les occupations
la plus cruelle. Donnez-moi l'homme le
plus robufte &: dans la fanté la plus florif-
fante , l'ambition en fera bientôt une ombre
paie &z décharnée, femblabie à moi. Euffiez-
vous tous les tréfors du nouveau monde ,.
il vous avez encore de l'ambition & des
dellrs , vous refierez pauvre. Air pur , re-
pas frugal , dons précieux de la vie cham-
pêtre j c'ell vous qui m'avez enfin guéri de
cette maladie contagieufe àzs Cours.
BÉNITE foit jamais la main divine qui m'a
conduit fous l'abri de cette humble chau-
mière , où j'ai retrouvé le doux repos de.
mon ame. Le monde ell un vailîeau pom-
peux, Hottant Hir des mers dangpreules : oii
I ^4 -^^ Notti dl Young. V. N o r T î<
con ficurezza diftefo a terra fu una nuda tavola,
io odo il confuro tumulco délia calca , ccine jl
muggito de' mari lonrani , o come il fordo ro-
moreggiare dcUa moribonda tempefta , e medi-
taado in una calma profonda il ferio mio fog-
getto , io imparo a combattere i terrori délia
morte. Qui a guifa d' un Paftorello , che dalla
più interna parte délia fua- capanna , appoggiato
fui fuo bafione , e facendo rifuonarc la Tua zam-
pogna , pafTcggia co' fuoi fguardi la vafta pia-
nura délie campagne : cosi io coll' occiiio tengo
dietro alla caccia fcroce dcil' ardente ambizione :
io veggo numeroiî cani , clie fono qucgii uomini
clamorofi , i qaaii atterrano i ripari délie Leggi ,
olcrepaiTano i confîni délia GiuP.izia , lupi per la
rapina , volpi per 1' aftuzia , ora infeguenti , ora
infeguiti , e a vicenda divenuti preda gli uni de-
gli altri , infino a clie la morte , queii' inftancabile
cacciatore , venga ad ingiiiottirli tutti ncii' ultima
loro taaa.
Perché tante fatiche per trionfî si brevi ? La
fortuna de' ricciii , la gloria degli Eroi , la maeftà
de' Monarchi , ogni cofa fînifce con un Qui'
G I A c E. Pêne da foftenere , béni da abbandona-
re , taie c l' inventario efatto délia vita , e la
polvcre in polvere,.;è;'il termine di tutte le gran-
dezze dclla terra. Se avverrà che i miei caïui paf-
Les Nuits d'Young. V. Nuit. \(>j
le regarde avec plaifir -, mais on ne l'abor-
de qu'avec péril. Ici, en lûreté, jetcàterre
fur une llmple planche , j'entends le tumul-
te confus de la foule , comme le mugillè-
ment des mers éloignées ^ ou le bruit fourd
de la tempête mourante \ 3c méditant dans
un calme profond mon fujet (érieux, j'ap-
prends à combattre les terreurs de la mort.
Ici, comme un berger , qui du fond de fa
cabane , appuyé fur fa houlette , ik faifant
raifonner fon chalumeau , promené fes re-
gards fur la vafle étendue des campagnes ,
je fuis de l'œil la chalfe féroce de Tardenre
ambition : je vois une meute nombreufe
d'hommes bruyans , brifant les barrières des
loix , franchillant les bornes de la julHce ,
loups pour la rapine , renards pour la rufe ,
tantôt pourfuivant , tantôt pourfuivis , Se
tour-à-tour la proie l'un de l'autre, jufqu'à
ce que le trépas , cet infatigable chaifeur ,
vienne les engloutir tous dans leur dernier
terrier.
Pourquoi tant de fatigues pour des
triomphes h courts? La fortune des riches ,
la gloire des Héros, la majefté des Rois ,
tout finit par » Ci gît », Des pejnes à fouf-
frir , des biens qu'il faut làiffer , tel eft l'in-
ventaire exad de la vie , & la pouiîîeirç eri
tC6 Le Notti di Young. V. Notte.
fîno alla pollcrità , efia faprà che efiftè un uomo
nudrito fia i coitiggiani , quantunque nato in In-
ghikerra , che fece riflefilone che la fortuna po-
trebbe giugnere troppo più tardi d' un giorno ; che
non s' c trattenuto fui fuo letto di morte a dif-
porre progetti di fortuna , c di vita 5 che pensé ,
che la neceffità di morire ., valea ben la fpefa di
^llrarnelo.
La -gioventù inefperta , allcttata da un îngan-
nevole fplendore , fi précipita fu una fchiera di
mali 3 gli anni inftruifcon 1' uomo ; invecchiando
cgli fi difingaiina : ma appena ha trovato T axrc
di vivere , che gli ufci deila morte fi fchiudono.
lo odo r infaziabile vecchiaja gridarc inceflan-
temente : ancor dei giorni , ancor ricchezze , afi-
cor piaceri. Più piaceri non fi ritrovano quando
«ftinto è il fcntimento , non bafta pofledere l'og-
^etto : per godernè vi voglion de' fenfi. Indarno
ci afFatichiamo per tendeie di nuovo , e raggiuf-
lare 1' arco hjgoro , di cui la natura -aiienta , e
fpezza fucceffivamente tiitte le <:orde. QUal eccenô
di follia î In quella giiifa che fi veggon 1' ombre
allungarfi , a mifura che il Sole s" abbaiîa , cosi
3 noilii defider| .crcfcono , e fi diftctidcno in iu-
&iito fuila fera Sella vita.
Les Nuits d'Young. V. Nuit. \6y
poulliere eft le terme 4e toutes les grandeurs
de la rerre. Si mes chants palFent à Ja pofte-
rité , elle apprendra qu'il exifta un homme
nourri parmi les courtifans , quoique né
dans l'Angleterre , qui fît réflexion que la
fortune pourroit bien arriver trop tard d'un
jour, qui ne s'ell: point amufé fur fon lit de
mort à arranger des projets de fortune & de
■vie , & qui a penfé que la nécellîté de mou-
rir valoir bien la peine de l'en dillraire.
La jeunelfe fans expérience, attirée par
une lueur tromp^ufe , fe précipite fur une
foule de maux. Les années inftruifent l'hom-
me i il fe détrompe en vieilUlfant -, mais dès
qu'il a trouvé l'art de vivre , les portes de
la mort s'ouvrent.
J'entends la vieiliefîè infatiable crier fans
.tefle. M Encore des jours , encore des richef-
4> (es , encore des plaiiirs >j. Il n'eft plus de
•jSlailîrs , quand le fentiment eft éteint. Il nfe
fuffit pas de polTcdcr l'objet : pour en jouif^
il" faut des fensj, Vainement nous noi^^ fati-
guons à tendre de nouveau , à rajùfter l'arc
ufe dont la nature relâche & brife fucceiîi-
yeiTj^nt- tqiites les cordes. Quel excès de fo-
lie ! ÇortuTie on voit les ombres s'allonger ^
^mefujte que le Soleil s^âbaiilè j nos deiîrsçrcùjÉr
feat &«'éteiîi4em- fans fiii£y:.lefibiride'la>-viâir
î ^8 Le Notd di Young. V. N o t t y.
Quai furor vi pofTede , o voi che voleté mo-'
rir ricchi ? O miei coetanei , rimafugli di voi
niedefimi , mifere ruine umane , vacillanti fu
r oilo del fcpolcro , farem noi veduti , corne al-
beri deciepici , gettare ancora piii profondamente
le vili nolhc ladici fu quefto fventuratofuolo,
ed abbracciailo più ftrettamente , a mifura che
noi invecchiamo ■ Le dilleccate , e rugofe iioftrs
mani faranno elTe fempre allargate nel vuoto dell'
.aria , tremaiiti infieme per la vecchiaja , e per
r ardore di ftiigncr fantafime , che da loro fea
fuggono ? L' uomo ha bifogiio di cosi pocq , e
per cosl poco tempo ! Or ora egli va reftituire
air avara natura la propria fua polvere , ch' efïâ
non gli preftô che per un* ora.
Ê ben aflai , mifero vecchio , che tu fia vif-
futo in mezzo alla tempefta : vanne almeno a
morire al ricovero del porto. Tu daivrefti fug;-
gire i teftimonj , c la calca , nafconder nell' om-
bra del ritiro la decadenza délia tua ragione ,
r indebolimento délia tua volontà , e le ruine
deir efTer tuo. Tu dovrefti prédire a te fteflb il
tuo avvenire , e provarti alla morte.' Perché non
vai tu meditare in lilenzio, e condurrè' r folitarj
tuoi parti fu le fponde délia tetra riva , onde tù
dei ben prefto imbartarti fu un mare fconofciutoî
i/^rricchifci ï amma tua : accumula iu la tua aave
lia.'
Les Nuits d^Toung. V. Nuit. i6^
Quelle fureur vous polTede , vous qui
foulez mourir riches ? O mes contempo-
rains l reftes de vous-m.êmes , chétives rui-
nes humaines , chancelantes fur le bord du
tombeau , nous verra-t-on comme ces arbres
décrépits , poulfer encore plus profondément
vos viles racines fur ce foi malheureux , 8c
l'embralfer plus étroitement , à mefure que
nous vicilliffons ? Nos mains flétries Se ri-
dées feront-elles toujours étendues dans le
vuide de l'air , tremblantes à la fois de vicil-
ielfe &c d'ardeur pour faifir des fantômes
qui les fuient ? L'homme a befoin de fi peu
Se pour fi peu de temps / Tout à l'heure il
va rendre à la nature avare fa propre pouf-
iiere , qu'elle ne lui a prêtée que pour une
heure.
C'est bien affez , trifte vieillard , d'avoir
vécu au milieu des orages : vas du moins
mourir fous l'abri du port. Tu devrois fuir
\qs témoins Se la foule , cacher dans l'ombre
de la retraite, la décadence de ta raiion ,
l'afToibliirement de ta volonté Se les ruines
de ton être. Tu devrois te prédire à toi-mê-
me ton avenir Se t'efiayer à la mort. Que
ne vas-tu rêver en filence , Se promener tes
pas folitaires au bord du fombre rivage d'où
îu dois bientôt t'embarquer fur une mer in-
Tome /, H
lyo Le Noiti di Young. V. Notte.
un' ampia provvifione di virtii , e attcndi in pace
il vento , che dee con ua foffio lanciarci in mondi
lontani. Oh corn' eiîi fembreran nuovi a queli'
nomo , che non lî farà avvezzato a vifîtargli da
lungi coi penfiero!
Quando le inezie della vita fen fuggonp dall'
afFialice noftre mani, nulla più ci rimaiie a fpe-
jrare da' feniî j egli è tempo di fcavare nell' ani-
ma propria , di attignervi piaceri più nobili , e
di efercitare le proprie facoltà fovra oggetii im-
niortali. Non è più nel prefcnte , ma al di là
del fepolcro che convien ccrcare la félicita. Su
la terra non rimane altro bene a pretendere , che
îa ftima , e la pacc. La prima vien accordata
■alla riputazione d' efier favio : la faviezza fola
jpuà dar la féconda. Se noi foiFriamo che la paz-
2îa ce le tolga ambedue , che ci rimarrà cgli
per confolare gli ulrimi noftri giorni •' La virtù
fola puo rendergli giojofî , c fereni. Con efla
r uom yecchio s' avanza gajamente verfo il fe-
poicro, l^gli jion terne no , anzi defidera di mo-
rire. La morte non è terribile che per la colpa :
(défia fi è quella , che le prefta la fpavenrofa
fua mafchera : gli è défia che affila il caglÎQ
j^çlla fua fpaday
Les NuLtssi'Youiig. V. Nuit. 171'
connue ? Enrichis ton ame : amalFe fur ton
bord une ample providon de vertus , &
attends en paix le vent qui doit d'un fouftlc
te lancer dans à.QS mondes éloignés. Qu'ils
paroîtront nouveaux à l'homme qui ne {è
fera pas accoutumé à les reconnoître de loin
par la penfée !
Quand les hochets de la vie s'échappent
de nos mains défaillantes , il ne faut plus
rien efpérer des fens -, il eft temps de creu-
fer dans fon ame , d'y puifer des plajfirs plus
nobles , & d'exercer fes facultés fur des
objets immortels. Ce n'eft plus dans le pré-
fent , c'eft au-delà du tombeau qu'il faut
chercher le bonheur. Sur la terre , il ne rcfte
d'autre bien à prétendre , que l'eftime &C la
paix. La première s'accorde à la réputation
d'être fage : la fagelle feule peut donner la
féconde. Si nous {oulTrons que la folie nous
enlevé l'une & l'autre , que nous reftera-t-il
pour confoler nos derniers jours ? La vertu
feule peut les rendre joyeux 8c fereins. Avec
elle le vieillard s'avance gaiment vers le tom-
beau. Il ne craint point, il fouhaite plutôt
de mourir. La mort n'ell terrible que pour
le crime : c'eft de lui qu'elle emprunte fon
mafque effrayant : c'eft lui qui éguife le tran-
chant de fon glaive.
H ij
J72. Le Nottî dl Young. V. N o T T E.
Ajutami Narciila , ajiuami a far la pace colla
morte i a diftaccar il mio cuore da quelH béni ,
che non mi feguitcranno. Prima che la funèbre
campana mi mandi ad arricchir la terra colla mia
polvere , trovi la morte tutti i legami , clic m'at-
taccayano al mondo , fpezzati dalle mie mani ,
fîcchè nuir altro rimanga alla fua fpada, che
troncare il fîlo de' miei giorni. Se la mia ra-
gione troppo pronta ad afTonnare , s' addormenta
nella notte Ç\3. V orlo del precipizio , prefentifî a
me la tua ombra , mi defti efTa per via del fen-
timento del dolore , e coftringa i miei occlii a
rcitar aperti per oiTervar la morte , che s' avvi-
cina. Più non c duopo di fcofle violenti , ne d' ac-
cident! ftr^nicri per didruggermi. La natura lia
già fofcritto 1' ordine délia mia partenza : la
Kiorte lo ha già nelle mani j efla non alpetta
forfc che un niomcnto di più per annunziarmelo»
Allorch' io mi volgo indietro a rimirare lungo
gîi anni trafcorfi , e che io più non vi fcorgo
tanti uomini , i quali più giovani , più robufti ,
e menp irnprudcnti , potean prometterfi di corre^e
una lunga catriera , io duro fatica a crederc ch'
io lor fQpravvivo. . . Ma che dico io ? Poife ch'
io vivo : Ah io non fo più altro che finir di
morire ! Dotto Mead , io non riconofco la mia
y'itz in quefta ruinata efîftenza, che tu fai fui
|îftçrç,. Sç ?o refpiro ai^çora , gli c il cajjo à'o^c-
Les Nuits aToung. V. Nuit. 173
'Aide-moi , Narciire , aide-moi à faire
ma paix avec le trépas ; à détacher mon cœur
de ces biens qui ne me luivront point. Avant
qite la cloche funèbre m'envoye enrichir la
terre, de ma poulliere , que la mort trouve
tous les liens qui nVartachoient au mondé ,
brifés par mes mains , & que fon glaive
n'ait plus que le fil de mes jours à couper*
Si ma raiion trop prompte à s'allbupir, s'en-
dort dans la nuit, au bord du précipice , que
ton ombre fe préfente à moi , qu'elle me ré-*
veille par le fentimcnt de la douleur , de for-
ce mes yeux à relier ouverts pour obierver
la mort qui s'avance. Il n eft plus befoin de
fecouifes violentes ni d'accidens étrangers
pour me détruire. La nature a déjà figné
l'ordre de mon départ : la mort l'a dans fes
mains \ elle n'attend peut-être qu'un mo-
ment de plus pour me le fignilîer.
Lorsque je me retourne pour regarder le
long des années écoulées derrière moi, &
que je n'y trouve plus tant d^hommes qui ,
plus jeunes , plus robuftes & moins impru-
dcns , pouvoient fe promettre de fournir'
une longue carrière, j'ai peine à croire que
je leur furvis. .. Mais que dis-jc/* Efc-ce que
je vis ? Ah ! je ne fais plus qu'achever de
mourir. Savant Méad, je ne rcconnois point
H iij
17+ Le Notd di Young. Y. N o T T S»
ra dsir arte tua ; ma la mia vita io i' ho già <fâ
gran lempo fepolra colla foiza de' nervi , e coll*
encrgia de' pcnflcti. Il mio efTcre fi diicioglie , e
fcorre fotto il pefo délia vecchiaja , e délia ma-
latda ,• io non fo pid altro che confumar la fec-
cia de' miei giorni. Tutti i miei fenli han chiufa
îe porte deil' anima mia; la mia lagione fpe-
gnendofî mi dice di follecitar la niia baia, e de-
nunziarmi alla polverc.
Avro io timoré di foggiacere un* ultima voira
a quclla forte cui foggiacqui in tutti gli iftanti del
viver mio ? E dunque pcr me la morte un fenome-
no ftrano , e nuovo ? Nafccndo noi cominciamo
a morire allorchè 1' uomo diven':a grande , la fîia
vita decrefce , a guifa di fîaccola , clie ncU' ac-
cenderfi fi confuma. Giacchè la morte ha divo-
rato la mia gioventu , e logorato le mie forze ,
io le abbandono il reRo fcnza rincrefcimento ,
ne più fono atrerrito daî finiftro fuo ftridore.
La tua voce fi è quella che io odo , Arbitro
Supremo délia vita , e délia morte. Sole immcr-
tale dcUa natura , Tu , che dal fen délie ténèbre
in cui io era immerfo , più vile che 1' i^fetto ,
e la polvere ch' io calpefto , mi facefti fchiudere
per via d' uno de' fecondi tuoi raggi , per cami-
nar trionfante nella luce , ed inebbriarmi dello
fplcndore del giorno , Tu non mi defti 1' efiften-
2a , che per rendenni fortimato. Ta mi chiaraaftî
Les Nuits d'Toung. V. Nuit. 175.
ma vie dans cette exiftence délabrée que tu.
fais fublifter. Si je refpire encore , c'eft: le .
chef-d'œuvre de ton art \ mais j'ai depuis
long-temps enterré ma vie avec la force des-
nerfs & l'énergie de la penfée. Mon être fe
dilfout & s'écoule fous le poids de la vieilleile
(k de la maladie -, je ne fais plus qu épuifçr
la lie de mes jours. Tous mes fens ont fermé
les portes de mon ame ; ma raifon , en s*é-
teignanr, me dit de hâter mon cercueil ôc me,
dénonce à la puulîiere.
CnAiNDRAi-jE defubirune dernière fois le
fort que j\ii fubi dans tous les inftans que
j^ai vécu/* La mort eft-elle donc pour moi
un phénomène étrange de nouveau ? En naif-
fant , nous commençons à mourir : quand
l'homme grandit , fa vie décroît. C'eft un
flambeau qui le confume en .s^allumanr. Puif^
que la mort a dévoré ma jcunelfe & ufé mes
forces , je lui abandonne le rcfte fins regret ,
ik je ne m'effraye plus de fon cri finiftre.
C'est ta vcix que j'entends , Arbitre fou-
verain de la vie 6c du trépas. Soleil immor-
tel de la nature , toi , qui du fein des ténè-
bres où j'étois plongé , plus vil que l'infeâre
&■ que la pouiiiere que je foule, me fis éclor-
re par un de tes rayons féconds , pour mar-
cher triomphf^iir dans la*lumiere , & m'eni-
H iv
ij6 Le Nottl di Young, V. Nottf.
ad una terra fconofciuta : io t' ubbidii con o-ioia r
io m' abbandouai a Te j io fo a cui io mi coii-
fîdo. In te io voglio vivere , poichè tu fei l'uni»
ea realità : la terra non ha che fantaiîme , e la
vita , e la morte fou vane e^ualmcme.
La vita è troppo aduîata , troppo {c) calun-
niata è la morte : il favio che fa valerfi deli'
una , e non aver paura dell' altra , le paraeona
inficme , e loio rende la mcritata giulHzia.
Imprigionata nel corpo, ranima vive qnaggiiî
in un fepolcro. Schiava tormentata ncUe tcnebre ,
appcna puo ella fcorgere qualche barlume di ve-
rirà , a traverfo i denfî organi de' fenfi. La morte
non feppellifce che il corpo , efTa fprigiona l'ani-
ma dal fuo carcere , diflîpa dinanzi a lei tutte le
Bubi , le reftituifce la luce , e 1' ali per volare
verfo r immorcalità. La morte non ha fuorchè
mali imaginarj , che la natura non proverà : la
vita ha mali reali , che la faviezza non puà
evitare.
Che 1 dirai tu , 1' umana fpezie non ha dun-
que nulla da rimproverare alla morte? Oh di
gual cumulo di sfafciumi è feminata la fua llra-
da ! Nulla v' è di facro per lei : forcuna , poten-
za, ogni cofa è rovefciata nel fuo palTaggio. Efla
non rirparmia ne i taknti , ne le arti : ^uegli
Les Nuits (TYoung. V. Nuit. 17^
vfer de l'éclat du jour , tu ne m'as donne
Texiftence que pour me rendre heureux. Tu
m^'appelles à une terre inconnue : je t'obéis
avec joie : je me livre à toi j je fais en qui je
me conSe. Ceft en toi que je veux vivre.
C'eft là l'unique réalité : la terre n'a que des
fantômes , de la vie & la mort font égale-
ment vaines.
La vie eft trop flattée , la (c) mort trop
calomniée : le fâge qui fait ufer de l'une , ëc
ne pas redouter l'autre , les compare enfem-
bk 5 & leur rend juftice.
Emprisonnée dans le corps, Tame vit ici
dans un tombeau. Efclave tourmentée danS'
les ténèbres , à peine peut-elle faifir quelques
lueurs de vérité au travers des organes épais
des fens. La mort n^enfcvelit que le corps ,
elle élargit l'ame de (a prifon, dillipe devant
elle tous les nuages , lui rend le jour Se des-
ailes pour voler à l'immortaliré. La mort n'a
que des maux imaginaires que la nature' ne
ientira point : la vie a des maux réels que la-
fageire ne peut éviter.
Quoi , diras-tu , refpece humaine n'a-t-elie
donc rien à reprocher à la mort ? De quel-
amas de débris (a rente eft remcélRien n'clt
Incié pour elle : Rntune, puillaiice, tout fe
tum^k- fui r^n pallage,- Elle n^épargne^ni-
H' T
1 7-S Le Notti dl Young. V. N' o T t e,
ingegni che meritavano d' eflere immortali , quelle
faci che illumiiiavano il mondo , la cnidel fua
mano le fpegne , e rituiFa ï umana fpezie nelle
ténèbre deil' ignoranza.
lo confefTo che la morte umilia i Savj , i Con-
quiftatoii , i Monarchi : ma vani fon quefti ti-
toli : attaccati alla creta del noilro corpo , elTl
hzn da penie fccolui : ma queft' anima , queft'
anima immorrale , 1" imagine délia Diviniirà , non
è forfe la vita che la ritiene nell' abbiezione ,,
infino a che 1' andito bujo dclla tomba 1' intro-
duca ne' viali incantati del, foggiorno della luce î
O morte tu la vinci i fii dunque la ben ve-
nuta. lo ti rendo grazie del tuo proflîmo- arrive.
La vecchiaja , e la malattia , che fono i terri-,
bili tuoi forieri , m' avverrono che tu fei poco dif-
cofta. lo gli faito fcioglierfi tutti i nodi che m' at-
taccano alla vita. Ancor pochi giorni han da cor-
rçre , e 1' opéra loro Tara confumata, Gia già la
campana fl muove, cd è per chiamare ben prefto-
a' mieifaneraîi que' pochi amici che mi rimango-
lîo 5 la dcbolc natuia forfe vi fpargerà qualche la-
grima ; ma la ragicne piii favia fi congratula col
«kfunto, e 1 vede coronato d'oa ailoro trion£ale«.
©h cca cîual giubbilo abbajidoaero ailèra 5î.f
tes Nuits d'Young. V. Nuit. 179
l£S talcns , ni les arts -, ces génies qui méri-
toient d'être immortels , ces flambeaux qui
éclairoient le monde , fa main cruelle les
éteint, & replonge la race humaine dans les
ténèbres de l'ignorance.
J'avoue que la mort humilie les fages ,
les Conquérans Se les Roisi mais ces titres'
font vains : attachés à l'argille de notre corps,
ils doivent périr avec lui ; mais cette ame ,
cette ame immortelle , l'image de la Divini-
té , n'eft-ce pas la vie qui la retient dans l'a-
vililTement , jufqu'à ce que la fombre ave-
nue de la tombe Tintroduife dans les bei>
ccaux enchantés du fejour de la lumière ?
O mort , tu l'emportes ! Sois donc la
bien-venue. Je te rends grâce de ton arrivéie-
prochaine. La vieillelfe & la maladie , tes
terribles avant-coureurs , m'avertiircnt que
tu n'es pas loin. Je \qs fens dénouer tous les
liens qui m'attachent à la vie. Encore quel-
ques jours , Se leur ouvrage fera confom-
mé. Déjà la cloche s'ébranle &: va bientôt
appellèr à mes funérailles le peu d'amis qui
me reftent. La foible nature y verfera peut-
être quelques larmes ; mais la raifon plus
iage , félicite le mort , & le voit couronné
d'un laurier triomphant.
Ay£c quelle j oie j'abandonnerai alors aux
rSo Le Nottî dl Young. V- NorTE.
venti quefta polvere , ch' io trafcino , infîno a*
quel giorno , in cui a me lichiamandola dal fe-
no dcgli eleraenti , e degli abiflî délia natuxa , io'
la lipiglierô rifplendente , e mi vedi'6 riviverc
tutt' inticro / Io avrè fuperato tutti i mali : i miei
afFanni , e i mici rammaiichi faran terminât!. O
niorre , fenza di te , eflî farebbero immortali !
Senza di te le noftre virtd farebber vane , e le
noftre difgrazie farebber perdute. Tu fei per par
garmene il falario. Io mandai , nafcendo , com-
f afllonevoli ftrida pcr ottenere quefta mifera vita :
quando cfalero io gli ultimi fofpiri pcr ottenerne
una féconda, che nii riftori de' mali dclla pri^
îiia? No , no la vita non fi trova di quà , eifa
comincia di là dal fcpolcro. La morte ci coL
pifce per confervarci. Percoflo dalla fua mano ,
r uom cade , e fi rinnalza. Infranti fono i fuoi
ceppi : egli è libère , egli è Re , egli s' impa-
(ircmifce- de' Cieli
(a) Quali fono i frvuti , che noi pofTiamo ricavare
dalla moice de' noflri amici î Convica farla fervirc a def-
îaixi dalla noflra letargia ,-a sbandire i noftri tertori-j,
ad umiliare il noitro orgoglio , a prefeivarci dal vizio.
Lorenzo , feima liingamcnte 1' amma tita fui penfiec
della moite. Lafcia che operi fovradi te il faliuevole
iuo afcendente. Rcgni fopra-di te quel penfieio , che foîo
puo 3 repiimeiido le folU tue alL-giez-ie , prepararti alla
yera felicit.^. Se tu gli alfoggerti il tuo eileie , egli cal-
mera i fediziofi niovinienti de! tuo cuore , e ii»farà..
faatiuiltaxe mu gloiia iinHiertîik, Da çiuermomemo coj
Les Kuks d^Toung. V. Nuit. ïSi
vents cette poulîîere que je traîne , jufqu'au^
jour , où la rappellant à moi du fein des élé-
mens & des abymes de la nature y je la re-
prendrai brillante & me verrai revivre tout
entier •' J'aurai vaincu tous les maux. Mes"
chagrins & mes regrets feront terminés. O'
mort , fans toi , ils (croient immortels / Sans
toi, nos vertus feroient vaines, & nos malheurs
fèroient perdus. Tu vas m'en payer le i'alaire.-
J'ai poulfé des cris en naiirant, pour obtenir,
cette vie miférable : quand poulferai-jc mes-
derniers foupirs , pour en obtenir une fécon-
de qui me dédommage de la première ? Non
la vie n'eft point en-deçà , elle ne commen-
ce qu'au-delà du tombeau. La mort nous
blelfe pour nous conferver. Frappé de fa.
main, l'homme tombe & fe relevé. Ses fers.
font brifés : il eft libre -, il eft Roi j il s'em-
pare des Cieux .'
(a) Quels font les fruits que nous pouvons retirer do
la mort de nos amis ? Il faut la faire fervir à nous ré-»
veiller de notre léthargie , à bannir nos terreurs , à hu--
milier notre orgueil , à nous préfeu'er du vice. Lorenzo ,.
arrête long-temps ton ame fur la penfée de la mort. LailT»
agit fur toi fon afcendant falutaire. Qu'elle règne fur toi ,
cette penfce , qui feule peut , en réprimant tes folles
joies , te préparer au vrai bonheur. Si tu lui foumetî
ton être , elle appaifcra les mouvemens fédicieux de ton
cœuf , ^ ce fera conquérir une gloire immortelle. C'eft
^ « moment <^e- çwngiçatçioaî ^ couki goiy;- tçii-de|
ygi Le Noctl dl Young. V. Notte..
mincieranno a coriere per te giorni fclici. Il penfier
délia iTioice è un Dio , chc infpira 1' uomo , e gli con-
figlia la vircù.
( b ) Viver fempre per eflere arreftato quaggiù aile-
porte dclla vita reale , fenza entrarvi giaminai ; per ri-
manere imprigionaco nelle renebie di quelto mondo , fen-
za mai vedere la luce délia eternità , per rifalire ogni
niattina colla vecchia ruota dell' oie j fenza ch' effe ci
rechin nulla di nuovo: fon quefti i delicati gufti de'nof-
tri zcrbini î Se tali fono i lor deûderj , elîi fon degni
d'entrare in fociecà co' bruti , fe è vero che i briiti non
fjeno giolTolani men ch'efli. Per mancanza di virtù , vale
a dire , per mancanza di penfare , quantunque eSi Ci pre-
ein più ch' altri d' un tal vantaggjo , a che fon efli ri-
dotti î Ad amare , e odiar a vicenda quefto mondo cosl
vano , a rampognare , ed accarezzare fucceOivamente la
vita , quella cortigiana lifciata , che in ogni illante del'
giorno gli chiama infenfati , a lodare cio che è catii-
vo , per tema di trovar peggio : ecco la cagione de' de-
lirj délia lor gioja ! È ten^po , si è tempo ormai di
carabiar fcena. Ma , e in che modo far loro vedere , c
odiare la ditformità dello ftato in cui il compiaccionoî
Non ve n' è fuorchè un folo ; ma che puo eflere rav-
vifato, e colto da tutti gli uomini : gli è la virtù. Quef-
ta Dea , col maravigliofo fuo potere , addobba di fiori
!' arida rupe délia terra , riconcilia l' uom colla vira , e
cio che è ancora più forprendente , fpande i diletti délia
variera fu V uniformità faltidiofa de' giorni , e del circo-
lo ftanchevole délia natura , ne fa una linea retta , di
aui fi trafcorre la lunghezza con piacere.
Coloro che non conofcono ^ e non fon yaghi fuorchè
de' diletti fenfuali, fon condannati a palTar i giorni délia
languente lor vita in un continuo difgulto, Simili a quell*
a.ugello , che canta fempre fu la medelîma nota , le fta-
gioni non han per efii variera alcuna. Ma 1' anime pid'
nobili , il cui guilo prendc a vile que' frutti ^ che fon
quaggiù maturati dal Sole , fanno fpandere fu i loro
giorni aîttettanta variera , quanta regnar fe ne vede fulle
vaghe cangianti piume del coUo délia colomba. I diletti
dcir innocenza , che hanno feue nel cuore , Ci diiFondo-
no fovra tutti gli obbietti ,e la virtù gli indora co'
raggi délia fua luce. Efle non fanno che fia la noja -.
1* oggetto délie lot brame non è Ibttopofto ad invec-
chiart. Softcnute ne' fublimi loro sfoizi da una celeilc
fperanza , egni aurora moftra loro più da vicino la per-
fezione , e la félicita; e loro fcuopre una nuova prof-
fettiva di fpleadore ^ e di gloiia , ckç liaiiioia-li loi*-
Les Nuits d'Young. V. Nuit» iSjv
jours heureux. La penfée de la mort eft un Dieu qui-
infpire l'homme , &: lui confeille la vertu.
( i ) Vivre toujours pour être arrêté ici aux portes de
la vie réelle fans jamais y entrer ; pour rcfter emprifonnc
dans les ténèbres de ce monde , fans jamais voir la lu-
mière de l'éternité , pour remonter tous les matins la
roue vieillie des heures , fans qu'elles nous apportent rien
de nouveau : font-ce là les goûts délicats de nos petits
maîtres ? Si tels font leurs defirs , ils font dignes de faire
fociété avec les animaux , s'il eft vrai que les animaux
ne foient pas encore moins grofTiers qu'eux. Faute de ver-
tu , c'eft-à-dire , faute de penfer , quoiqu'ils fe piquent
le plus de cet avantage , à quoi font-ils réduits ? A aimer
Se liaïr tour-à-tour ce monde Ci vain , à gourmander Si
à carefler fucceflivement la vie , cstte courtifanne fardée
qui les traite d'infenfés à chaque inftant du jour , à
louer ce qui eft mauvais , de peur de trouver pis : voilà
donc la caufe des tranfports de leur joie î II eft temps ,
il eft grand temps de changer de fcene. Mais quel moyen
de leur faire voir Se haïr la difformité de l'état où ils fe
complaifent ? Il n'en eft qu'un feul ; mais qui eft à la
portée de tous les hommes .• c'eft la wrtu. Cette déefle , par
fôn merveilleux pouvoir, rapifte de fleurs l'aride rocher de
la terre , réconcilie l'homme avec la vie ; Se ce qui eft
bien plus furprenant , répand les charmes de la variété fur
l'ennuyeufe uniformité des jours , Si du cercle fatigant de
la nature, en fait une ligne droite dont on parcourt re-
tendue avec plaifïr.
Ceux qui ne connoiflènt &c n'ambitionnent que les plaî-
fîrs des fens , font condamnés à palFer les jours d« leur
vie languiirante dans an dégoût continuel. Semblables â
cet oifeau qui chante toujours fur la même note , les fai-
fons n'ont pour eux aucune variété. Mais des âmes plu*
élevées dont le goût dédaigne les fruits que le Soleil mûrir
ici-bas , favent répandre fur leurs jours autant de variété
qu'on en voit régner dans les nuances changeantes du cou
brillant de la colombe. Le charme de l'innocence qui
fiege dans le cœur , fe répand fur rous les objets , Se la
vertu les dore des rayons de fa lumière. Elles ne connoif-
fent point l'ennui : l'objet de leurs' defirs n'eft point fu-
jet à vieillir. Soutenues dans leurs efforts fublimes par une
efpérance célefte , choque aurore leur montre de plus prè;
ia perfection 8c le bonlieur , & leur découvre une perfpec-
tiye. nou-vdle d'éclai 84 dç g.lwie ^.qui laflixne kuts force*
ïS4 Lé Notti di Young. V. Notte.
forze per la virtù. Meiicre il cerchio délia natuna fi mucv-"
ve in giio , com-e la ruota d'un carro al diflocto dcU'al-
tezza ov' elTe il fono innalzate , la fcena d' ora in ora
iî fa più bella innanzi a' lor occhi. Vogliamo noi , co-
daidi difertoii dcUa virtù , rinunziare alla felicicà che-
ci è deihnata î
Ella è una vericà alTai generalmente riconofciuta : che
r indifterenza per la félicita délia vita avvenire , impo-
verifce altiesi i piaceri délia vita prefence-, ma pochi fun
quelli che opcrino in confegucnza di cià che conofcono.
E cos' è queita vira? Oh com' eilà è mal nota a coloro
eziandio che ne fono più innamorati 1 Ciechi ne' noftri
vaneggiamenti , a for/a d' amare fvifceratamente la vita ,
noi la rendiam meno amabile ; noi la foftochiamo per
cosi dire ne' forfennati abbracciamenti de! folle noltro
ardore. Koi guardiamo il tempo con quell' occhio con
cui fi dovrebbe guardare T eteinità , e noi prcndiam
quefto luogo di paifaggio per il porto , cui fi dee luri-
vare. La vica , confiderata corne ultimo iîne , non ha
valore : corne mezzo, è ineflimal)ile. Quando clTa è tutto
per noi , effa è nuila. Quefto mondo non è vano che
per i' uom frivolo. A chi debbo io paragonarc la fcena
variante di quefta vita , il di cui inccito valore puo
crefcere , e fcemare in infinito ? O notte, cbe non tra-
lafci d' eflermi propizia , dch tu rai prefta cra il tuo
fbccorfo ! Io la paragonero alla Luna. Globo indigente,
ed opaco per fe Iteiro, effa rifplende col lume pigliato
in preftito da un altro globo più follevato. Quando la
renebrofa terra fi frappone tra l'une, e 1' altro, allora
jnimerfa nell' ombre , la fua lûce vien eccliifata : ma
nel momento iftc^lTo in cui fi moftra più rifplendentc ,
la fua luce non è che un pallido , e mefto barlume aï-
cofpetto di qucUa sfavillantiflma forgente di fuoco , e
di gloria , da cui elFa ricevc i fuoi raggi. La Luna , la
Terra , e il Sole, fono fra loro cib che fono , la vita , la.
colp'a , e l'eternità.
(c) E la gloria dell' eternità non è lontana , o Lo-
renzo. Oh come fottile , e fragile è il riparo , che fepara
r uomo dabbene dallo ftato d' un Ang^'.o ! Divifi forfe
non fono i lor deltini , che dall' intervalle d' un mo-
mento , d' un anno ; e quand' anche quell' intervallo
foife d'un fecolo, quello fccolo non è pur che un mo-
iiiento per colui che penfa ail' eternità. Atircttati dunque'
dr" eirere cio cLe erano fu la terra coîoro , che or foil'
JNumi. ïii cio ch'era Filandre, e pretendi i Cieli,
La morte è una vittoria : elfa incatena i furibondp
'f^iXi- delli; vit»» L' iiml^iziooc > la luiruiia,jlà v'efiàittii"^
Les Nuits d*Young, V. Nuit. 185
pour la vertu. Tandis que le cercle de la nature tourne ,
comme la roue d'un char , au-delTous des hauteurs où
elles fe font élevées , la fcene s'embellit à leurs yeux
d'heure en heure. Voulons-nous , lâches déferteuis de la
vertu , renoncer au bonheur qui nous cil deftin^- ?
C'eft une vérité aflez généralement reconnue , que l'în-
diiî-"érence fur le bonheur de l'autre vie , appauvrit auiîî
Ls plaiùrs de la vie préîente -, mais il en ell: bien peu qui
a|,ilicnt en coaféquence. Qu'ell-cc que cette vie î qu''elLe
eiè mal connue de ceux même qui en font le plus amou-
reux ! Aveugles dans nos tranfports , à force d'aimer paf-
fionuément la vie ^ nous la rendons moins aimable : nous
i'étoutFons , pour ainfi dire , dans les embraflemens
forcenés de notre folle ardeur. Kous v«yons le temps »
de l'oeil dont on doit voir l'éternité , 6c nous prenons ce
lieu de paiiage pour le port. La vie , confidérée comme
lin dernière , n'a point de valeur : comme moyen , ella
eft incftimable. Quand elle efc tout pour nous , elle n'e!l
rien. Ce monde n'ell vain que pour l'homme frivole. A
qui dois-je comparer la fc^ne changeante de cette vie , dont
Ik valeur încerraine peut croître ou décroître à l'infini *'
O nuit , qui ne cefTes de ni'être propice , prête-moi ici ton
fccours ! Je la comparerai à la lune. Globe indigent Se
opaque par lui-mènij , elle brille par l'éclat qu'elle emprunte
d'un globe plus élevé. Quand la terre ténébreufc s'inter-
pofe entr'eux , alors plongée dans les ombres , fa lumière
s'éclipfe ; mais au moment mtme où elle eft la plus écla-
tante , fa lumière n'eil qu'une lueur pâle &c trilte devant
cette fource refplendiirante de feux tC de gloire , donc
elle reçoit fes rayons. La lune , la terre & le foleil fonc
entr'eux ce que font la vie , le crime 8c récerni:é.
{c) Et la gloire de l'éternité n'eft pas loin j ô Lorenzot
que la barri^ie qui il'pare l'homme de bien , de l'état d'un,
ange, eft mince Se fr.igile ! Leurs deftins ne font peut-être
féparés que pat l'intervalle d'un moment , d'une année :
Se quand cet intervalle feroit d'uii ficcle , ce (îeclc n'eft
encore qu'un moment , pour qui fonge à l'éternité. Hâte-
toi d'être ce qu'étoient fur la t.n'te ceux qui font mainte-
nant des Dieux. Sois ce qu'étoit Philandte , Se prétendt
aux Cieux.
. La more eft une yii^oke : elle enchaîne les maux fii^
l86 Le Nota di Young. V. N o T x É,
r avarizia , avvince al trionfals fuo carro , applaudono
al di lei potere. Non chiamiam più un tal j^ioino , il
giorno deila noltra ruina : chiamiamolo piuttolto il
giorno délia melFe : allora ella è nella lua macurczza.
6e avvien clie nel miecere le dorace fue fpighc , la tal-
ciuola ci faccia qualciie lieve ferica , un ballamo iuprc-
mo r ha ben prclto rammarginara.
O morte , io guito il piacere di penfare a re. Tu fei
la libératrice chc lo fcioglie da' fuoi ceppi , il ricom-
penfa , e lo incorona. Tu lei il termine d' ogni pena. ïa
t'ai nafccre una gio)a , il cui fentimento è eterno nell'
anima , e la cui foreente incflkcabile è nel feno del fuo
Creatore. La morte i la corona délia vrta : effa ci ren-
de più di bene , che noi non pcrdemmo nel perderc il
Paradifo terreftre. La morte , cha ci fembra attorniata
dall' apparecchio dcl tt-rrore , veduta più da vicino , Cl
prefenta a' nolhi fguardi corne una pacirica Regina. Deh
quando farà egli ch' io niuoja alla vanicà , alla pena ,
alla morte ! Quando farà ch' io muoja! . . . peï viver
fempre.
O
La Redcn^ione.
'nde traggono origine le colpe d.U'ucmo? DalP cb-
blio délia morte. Ahimé ch'io viili troppo lungamente in
taie obbllo ! Al prefente il peniur deila morte mi lacera
il cuore. Quai b.ncfica mano fancri la mia ferita ? Ah ,
si la veggo quella mano pi^toi'a , ma il rimori'o s'unifce
alla mia gioja ! O ma.'o Divina , e cos; raggnardevole ^
tu fei fîtta ne' Cieli ! . . . Chc ardi<co io dire ? To bef-
teramio. Ain lafTo quanto ù. è ella abbaifata per ms fotto
que' Cicli ch' efla formé ! Ll'a è inr;in^ui.:ata pcr me.
Scorre dalle fue piaghe un balfamo faïutare , che puo
folo guarirmi. Gran Dio ririra dal feno del tuo figliuolo
quell'acciajo crudele. . . Infelice , quai veto ho io for-
mato ! Regger pofs' io a cosi dolorofo 'pjttacolo î . . •
Ma pofs' io altresi rinunziare di contcmplarlo .-^ Cola j,
SI cola fono attaccate tutte le fperanze dell' uomo. Quel
fagro chiodo fi è quello , che foftiene il vacillante uni-
verfo : fenza di lui noi caderemmo nell' abiilo , fenza
di lui noi faremmo ridotti a dover formate 1' orribil
defiderio délia difperazione , a bramare che 1' univerfo
p'erico fofTe fia dal momento del nafcer fuo. Quai nvx-
Les Nuits d'Young. V. Ndit. 187
ricttx de la vie. L'aïubition , la luxure , la vengeance ,
liées à fon char de criomplie , applaudilienr à fon pouvoir.
N'appelions plus ce jour , le jour de notre ruine ; nom-
nioai-le plutôt le jour de la moilibn : c'elt alors qu'elle
ell dans l'a maturité. Si en coupant les épis dorés , la fer-
pette nous tait quelques légère* bLiFures , un baume fou-
veiain Ijs a bi.;ntôt teimécs.
O mort ! je goûte du plailîr à fonger à toi. Tu es la li-
bératrice qui l'aiïtanchit de Ces fers , le récompenfe Se le
couronne. Tu es le terme de toutes les peines. Tu fais
naître une joie dont le fentiment eft éternel dans i'ame ,
& dont la Iburce intarifFabl; eii dans le fcin de fon Créa-
teur. La mort éft la couronne de la vie. Elle nous rend
plus d; bien, que nous n'en avoxis perdu en perdant l'Eden.
La mort qui nous parot environnée de l'appareil de la
terreur , vue de plus près , n'otrre à nos yeux qu'une
Reine pacifique. Oh ! quand mourrai-je à la vanité , à la
peine , à la mort ! Quand mourrai-je i ... pour vivre tou-
jours.
La Rédemption.
D
''o u viennent les crimes de l'homme î De l'oubli
de la mort. Ah ! j'ai trop lon^-temps vécu dans cet oubli.
Maintenant la penfie ai la mort me déchire le cœur.
Quellj mti'i bi.nfaifanre guérira ma blelfure ? Ah , je
l'apperçois cert^ main fjcourable , avec une joie mêlée de
remor.-ts ! O main divi.ie & lî remarquable , tu es fixée
dans l.s Ci^ux ! ... Qu'ofé-je dire ? Je bla'phême. Hélas !
combien ne s'eit-cUe pas abai.fée pour moi au-dclfous de
ces Cieux qu'elle a Icrm's ! C'elt pour moi qu'elle cft
faagla.it.-. Il découle de ils plaies un baume falucairc qui
peut feul ms guérir. Grai-l Dieu ! retire du fein ds ton
fils ce cruel acier.. . Malheureux , quel voeu ai-je formé !
Puis-je foutenir ce ipedacle douloureux? ... Mais puis-je
aufli renonc-T à le coareni, 1er ? C'efl là que font attachées
routes les efpéranccs de l'homme. C'ell ce clou facré qui
foutient l'univers chancelant. Sans lui , nous tomberions
dans l'abyme : fans lui , nous ferions rcduics à formée
l'horrible voeu du défefpoir , à fouhairer que l'univers eue
péri des fa naiflaacc, Quel changement î Celui qui voie
*rS8 Le Notti dî Young. V. Kf o T r £.'
tazione ! Colui che vede gli altii come granellini d.i pol-
ve , agitata fotco al fuo trono , è ora vclato di tsnebrc ,
e polvere délia terra è il letco fu ciii ripofa. Potè egli
il Cielo ainaicl a un taie eccelîb ? Oh quai alto gemitp
ii mando fuora fu quelF albero faluraie ! Non era già
fovra di lui chc gemeva l' uomo Dio. Carico de' noftri
peccati , egli ha portato quella volontaria foma per fol- •
levaré un mondo opprelfo focto al fuo pefo. Un si gran
prezzo baftato avrebbe a ricomperare raigliaja di mondi.
Gli Angioli a tal vifta provarono nuovc fcnfazioni ; efiî
iuterruppero i lor concerti , e '1 fentimento délia loro fé-
licita reitô fofpefo.
Dell perché non ho io la loro voce per agguagUare la
grandezxa del mio foggetto ! Notte , infpirarai 1' armo-
nia dellc melodiofe tue sfcre ! Si dovrà egli vcdere il
fuoco dell' ingegno ardente nell' opère degli idolarri, ed
io cantate in languido fuono la dignità del Cridiano î
Ah ! non è 1' ingegno , ma l' infenlibilità de'cuori, che
bifogna accufarne. Deilati , cuor mio. E chi potrà def-
tarti , fe tu riniani infenfibile ail' idea d' un Dio , che
mette il colmo al fuo pocere per la félicita AAV uomo î
Ricmpi il tuo fpirito dclle vcrità fublimi, che fgom-
brarono le profonde ténèbre del paganefimo^ e verfarono ■
fu r univerfo 1' aurec onde d' una luce cterna. Effe non
ponno fentirll fenza andarne infiammati , e fentirle gli
è crederle.
Benefico , e rerribile Iddio , il tuo amore ci rende più
formidabile. Le tue Leggi di\entano percio più rigorofe ,
e più colpevole la loro violazione. Oh come il mio cuo-
re è tremante al cofpetto dell' immenlîtà del tuo amo-
re ! Se fterminata è la tua mifericordia , la tua giullizia
diventa ineforabile. Egli è per vendicare i fuoi diritci ,
che tu tignefti la Croce col Sangue del tuo Figliuolo , e
la maggiore délie tue maraviglie , fi è che tuo Figlio ab-
bia potuto raorire. Debbo io dire , o taccre un ardito
peafiero , che lî jnefenta al mio fpirito ? Dec 1' uomo
vantare , o deteftar davantaggio unacolpa, che ha po-
tuto cccitare tanta vendetta inûeme , e tanto amore ? La
fevera giuftizia , e la forridente mifericordia , fi fono
imite : le loro braccia (i fono intrccciate fu 1' énorme
cuniulo de' noftri delitti. Ambedue foftengono infirme
il Trono dell'Eterno in tutro Io fplendore dclla fua
Maeftà. Se elfe non û. folTero riconciliate in tal guifa ,
la grandezza di Dio riraaneva ohraggiata , o la perdita
dell' uomo era inevitabile. Non v' è che una inteUigenza
infiniia , che abbia potuto cavare da qucfla difperante
aUeiaaciva un mezzo cosl maiavigUofo; oude conlctvare
Les Nuits d'Young. V. Nuit. 189
les aftres comme une pouflleie agitée au-defTous de fon
tiône , eft niaiacenanc voilé de ténèbres , & la pourtiere
de la terre ell le lit où il repoL-. Le Ciel a-t-il pu nous
aimer à cet excès ? Oh ! quel long gémillement fut pouffe
fur cet arbre falutaire ! Ce n'étoit pas fur lui que gémilToii:
l'Homme-Dieu. Chargé de nos crimes , il a porté ce far-
deau volontaire , pour foulager un monde écrate fous fon
poids. Un h grand prix eût lïiifi pour racheter des milliers
de mondes. A cette vue , les Angt^s ont éprouvé des fenfa-
tions nouvelles ; ils ont interrompu leurs concerts , ôc le
fentiment de leur bonheur ell reiti fufpendu.
Oh ! que n^'ai-je leur voix , pour égaler la grandeur de
mon fujet ! Nuit , infpire-moi l'harmonie de tes fpheres
mélodieufes ! Sera-t-il dit qu'on verra le feu du génie brû-
ler dans les ouvrages des Païens , Se moi chanter d'un ton
languiilànt !a dignité du Chrétien ? Ce n'eli pas le génie ,
c'elt l'infenlîbilité des cœurs qu'il faut en accufer. Eveille-
toi , mon cœur. Qui pourra t'éveiller , Ç\ tu relies infenfî-
ble à l'idée d'un Dieu qui épuife fa puilTance pour le bon-
heur de l'homme \ Pcnetre-toi des grandes vérités qui
ont dilllpé les ténèbres profondes du Paganifme , 6c verfé
fur l'univers les flots dorés d'une lumière éternelle. On ne
peut les fentir , fans en être embrafé ; ôc les fentir, c'eft
les croire.
Dieu bienfaifant & terrible î ton amour te rend plus re-
doutable. Tes !oix en deviennent plus rigoureufes , Sc
leur infraftion plus criminelle. Que mon coeur eft trem-
blant devant l'immenùté de ton amour ! Si ta miféricor-
de efl fans bornes , ta juflice devient inexorable. C'eft
pour venger fes droits, que tu as teint la Croix du fang de
ton fils -, Se la plus grande de tes merveilles eft que toa
fils ait pu mourir. Dois-je dire, ou taire une penfée hardie
qui s'olîre à moi ? L'homme doit-il vanter ou déteftcr da-
vantage un crime qui a pu exciter à la fois tant de ven-
geance &: tant d'amour ? La julHce févere ôc la miféricor-
de au doux fourire fe font unies : leurs bras fe font enla-
cés fur l'amas énorme de nos crimes. Toutes deux fou-
tiennent eniemble le trône de l'Eternel dans tout l'éclat
de fa majeilé. Si elles ne s'étoient ainii réconciliées , la
grandeur de Dieu relloit outragée , ou bien la perte de
l'homme étoit inévitable. Il n'y a qu'une intelligence in-
finie qui ait pu tirer de cette alternative défefpérante une
reirource aullî merveilleufe , qui a confervé 6c les droits
cic la Juftice diyine , ôc le bonheur de l'efpece humains.
1^0 Le Notti di Young. V. N O x t E.
j diritti délia giullizia divina , e la félicita dell' umana
fpezie. Atto Itupendo dcUa Divinicà , quai nome ti daro
io ? lu fei una maraviglia egualraente incomprenfibile
per gli Angeli , e per gli uoniini ; e 1' Onnipotenza me-
deiîma non puô far celTare Io ftupore en' eila produce.
lucti i divini atcributi fono akrettance perfezioni
cgualmence infinité. Eiîé formano unité un orbe pieno ,
e perfetto , i di cui raggi fon tutti uguali. Lo ampliare
una di quelle perfciioni a fpefe dell' altra , gli è un
deiiiieare dell' Lterno un ritratto ingiuriofo ; gli è un
volere che la mifericoroia fuperi la giultizia •, gli è ol-
traggiar Dio , e fpogliarlo d>:lla fua Divinità. Un Dio
tutto mifcricordioro larcbbe un Dio ingiutto. O voi che
il dipign.te ibtto quciti lineamenti infedeli , quai è mai
la voltra ragione î Non vi rimembra che il rilcatto dell*
uomo è pagato î Che gli inefaurabili Erarj de' Cieli fi
fon vuotati per ricomperarlo j e che ne cofto a Dio un
• prezzo incltimabile ? Gli Angioli , e tutti infieme i
-creati fpiriti non potranno giammai apprezziare 1' im-
-menlo l'uo valore ; gli è un fegieto nafcofo in eterno
in feno ail' Ente Supremo.
E perché fi sborso egli il prezzo d' un tal rifcatro ? Oh
cccelio d' amore ! l'er 1' uomo. Il Sole non puô rimi-
rarlo. A fpettacolo cosi inafpettato , il fuo carro diè
addi-Tro per 1' orrore : Ci vélo la faccia col manto délia
notre ; notre che non fu già quella , che forma la na-
tura , ma taie che la natura medefima , fpaventata ,
ebbe a fremere al^i lei afpetto : ecclifle formidabile,
che non fu prodotto dall' oppofizion de' pianeti , ma
dall' increfpamcnto dell' irate ciglia del Creatore. Sole ,
fuggivi tu per non veder patire il tuo Autore, o per
involarti allô fpettacolo de' pcccati ciell' uomo , l' énor-
me cui pefo fece picgaie quella fagrata telta fotto la
foma délia Croce ? Il monde fcolfo fin da' fuoi fonda-
mienti , ne fece udire i faoi gemiti , le vifcere délia terra
fi fquarciarono , il fuo feiio fu coilretto ad aprirfi per
partorire i nioiti. L' Tnferno muggi ne' fuoi abillî : e '1
Cielo lafcio cader lagrime. Il Cieio pianfe ^ accio 1' uom
potelfe forriderc ; accio 1' uom folfe iramortale , un Dio
mori.
E la divozione ancor efla farà un merito ? Non c
forfe una neceflîtà ? Quai cuor di macigno non li fente
ammoUito , ed ardente d' amore a taie ideaî Più l'ani-
ma ferma il penllero fu quelV oggetto , e più i fuoi fen-
timenti s'efaltano; dal moment© in cui egli fi prefenta
aile di lei riflellioni , efla è tutta commoffa , ed infiam-
inata per la riconofcenza. Io mi fento oppreffo da una
Les Nuits d'Young. V. Nuit. 191
Afte étonnant de la Divinité , quel nom te donnerai-je ?
Tu es une merveille également inconcevable pour les anges
& pour les hommes ; & la Toute-Puiirance même ne peut
faire celfer la furptife qu'elle a fait naître.
Tous les attributs de Dieu font autant de perfedions
également infinies. Elles forment enfemble un orbe plein
& parfait dont tous les rayons font égaux. C'eit tracer de
l'Etern.'l un portait injurieux , que d'étendre une de ces
perfections aux dépens de l'autre ; de vouloir que la mi-
iericorde l'emporte fur la jurtice. C'eft outrager Dieu 6c le
dépouiller de la divinité. Un Dieu tout miféricordieux fe-
xoit un Dieu injulle. Vous qui le peignez fous ces traits
infidèles, quelle efl donc votre raison î Oubliez-vous. que
la rançon de l'homme ell payée ? Que l'inépuifable fonds
des CieUÂ a été épuifé pour le racheter , &. qu'il a coûté
à Dieu un prix inappréciable î Les anges 6c tous les efprits
créés n-j pourront jamais elUmer fa valeur imraenfe : c'eft
-un fecrct à jatnais caché dans le feia de l'Etre fuprême.
Et pour qui cette rançon a-t-elle été payée î O excès
d'amour ! C'elt pour l'homme. Le foleil ne put le voir.
A ce fpeftacle inattendu , fon char recula d'horreur : il voila
fa face du manteau de la nuit ; nuit qui ne tut pas celle
que foriTie la nature , mais telle, que la nature épouvan-
tée frémit à fon afpedt ; éclipfe formidable , que ne pro-
duifit point l'oppoiition des planètes , mais le froncement
du fourcil irrité du Créateur, boleil , fuyois-tu , pour ne
pas voir fouiFrir ton auc.ur , ou pour te dérober au fpec-
tacl; des Crimes de l'homme , dont le poids énorme fie
ployer cette tète facréc fous le fardeau de la Croix î Le
monde ébranlé dans fes fondemens , en gémit , les entrail-
les de la terre fe déchirèrent , fon fein fut forcé de s'ou-
vrir pour enfanter les mores. L'enfer mugit dans fes aby-
mes , ôc le Ciel laii;à tomber des larmes. Le Ciel pleura ,
afin que l'homine put fourire. Pour que l'homme fût im-
mortel , un Dieu mourut !
Et la dévotion fera-t-elle encore un mérite ? N'eft-ce
pas une néceiiité ? Quel cœut de roche ne fe fent pas
amolli 6c brûlant d'amour à cette idée î Plus l'ame repofe
fes penfées fut cet objet , plus fcs fentimens s'exaltent >
dès qu'il fe preftote à fes réflexions, elle ell tranfportée,
eodammée de ceconnoifTance, Je me fens accablé de cette
ipi ie Notti dl Young. V. N o T T E.'
tal moltirudine di maraviglie. Schiava , per cosi dire J
r anima mia in mezzo a' bencfizj , che la Croce vetfa
fopra di lei , Il vede da rutte le parti imprigioaata netlo
flupore. La vira delT uomo Dio mi mofha la traccia ch'
io dcbbo f.'guiw : nella di lui morte io veggo quai prez-
zo fi ottiene , caminando Aille fue pedate , e la fubli-
iTie fua aicenzione , m'offre una prova luminofifiima
«iella mia immortalità. È egli vero ch' ei ila falito ne*
Cieli ? Nazioni , e tu o morte , udite : si , egli è fa-
lito ; ed ha infranto le porte délia morte. Spalaucatevi
o porte eternali , e lafciate encrare il Re della gloria. E
•chi è egli quefto Re della gloria ? Egli è colui che fcefe
dal Trono della fua gloria per venir morire-, colui che
ha difarmato la morte ^ quel crudel nimico , che divo-
rava 1' umana fpecie ; colui che ha fatro flupir i Cieli
col fuo amore per l' uomo , e che vide , con una fe-
greta compiacenza , perderfi gli Angeli flefù nel miflero
incomprenîîbile d' un tal amore.
Infranre le porte della morte , flrappato il fuo acu-
leo , rovefciato il fuo croHo , efalato T ulcimo fuo fo-
fpiro ! Quai uomo non fuccomberebbe per l'eccefTo della
gioja î Terra , e Cieli , applaudite : menace fefta per
quefti béni accumuiati fu 1' uomo. Fu quefto il mo-
mento in cui 1' Umanità prefe 1' ali , e slanciandofi dal
fepolcro , fi refe padrona della immortalità. Non è più.
l'uom che è mortalc , Io è la morte; la morte è ac-
terrata ni guifa da non poterfî più rialzare : l' uomo è
contrafTegnato col figillo della eternità. Io vi faluro , o
Cieli , che forte s'; prodighi verfo di noi. La gloria di
tanti benefizj a voi s' appartiene , e l'uom vi guadagna
una félicita infinita.
Ma, e dovc mi travia la mia gioja? Ahi la/îb !
S' egli è per i rormenti ch' io fon fatto immorcale , mi
vantera io ancora della mia immortalità ? Si , me ne
vanto , tutrocchè coperto di colpe. Gli è per la colpa ,
e non per 1' innocenza , che un Dio mori : il delitto
■folo potè giuftificar la fua morte : ma fa duopo alcresi
che la fua morte giuftifïchi il delitco agli occhi del
Cielo indulgente. Se itanco délie mie colpe , io mi fo
ad efpiarle con un pentimenco fincero , Iddio fcrive il
mio nome ne' Cieli con quella lancia fagrata , che traf-
lilTe il fuo feno , (i tinfe del fuo Sangue , ed apri nella
fua piaga una ibrgenre, in cui l' umana generazione ar-
tigne la forza , il coraggio onde combactere concro la
colpa. Yorck , quefla idea è la fola che puo sbandire
dal cuor dell'uomo il timor della morce.
Les Nuits d'Young. V. Nuit. 195
JTîuIrirude de meivoilles. Captive , pour aiiid dire , ^u
milieu des bieniaics que la Crjix ivpand fur elle, mon amî-
fc voie de tout.-s paies emprifonai dans i'étorinemenc. La
vie de l'Homm-^-Dicu me montre la trace que j.- dois fui-
vre : dans fa mort je vois le prix qu'on obtient en mar-
chant fur fes pas ; 5c fon Afcenlîon fublime m'oitre la
preuve la plus lumineufe de mo)i immortalité. Et-il vrai
qu'il ell monté dans les Cieux ? Nations , & vous , morts ,
t-coutez;oui , il y ell monté; il a brifé les portes delà mort.
Ouvrez-vous , portes éternelles , &: laiiicz entrer le Roi de
gloire ? Quel eii-il , ce R.oi de gloire î C'ell celui qui cft
defcendu du trône de fa gloire pour venir mourir , celui
qui a défarmé la m.ort , cet ennemi cruel qui dévoroit la
r.icc humaine ; celui qui a étonné les Cieux par fon amour,
fiour l'homm; , ?i qui a vu avec une fecrecte conplaifance ,
es anges mêm^s fe perdre dans le myllsre inconcevable
de cet amour.
Les portes de la mort brifées , fon aîgiillon arraché ,
fon trône r;nverfé , fon dernier (capir rendu ! Quel iiom-
me ne fuccomberoit pas fous l'excès de fa joie 1 Terre 6c
Cieux , applaudilFez : célébrez tous ces biens accumulés
fur l'homme. Ce fut en ce moment que l'humanité prit des ,
ailes , îjc s'élançant du tombeau , fe faille de l'immortalité.
Ce n'eft plus l'homme qui ell mortel , c'ell la mort : la
mort ell terralFée pour ne plus fe relever : l'homme eft
empreint du fceau de l'éternité. Je vous falue , p Cieux , fi
prodigues envers nous. La gloire de tant d; bienfaits vous
appartient , &: l'homme y gagne un bonheur infini.
Mais où m'égare ma joie ? Hélas ! fi c'ell pour les tour-
mens que je fuis immortel , dois-je encore me vanter de
mon immortalité î Oui , je ni'en vante , quoique roue
couvert de crimes. C'eic pour le crime , ôc non pour l'in-
nocence , qu'un Dieu mourut : le crime feul a pu jufiifief
fa mort ; mais il faut auîlî que fa more jurtifîe le crime
aux yeux du Ciel induJgene. Si , lalTé de mes crimes , je
les expie par un repentir fincere , Dieu écrit mon nom dans
les Cieux avec cette lance facrée qui perça fon Rznc , fe
teignit de fon fang , Se ouvrit dans fa plaie une fource où
le genre humain puife la force £c le courage de combat-
tre le crime. Yoerk , c'ell cette idée qui feule peut bannie
du cœur de l'homme la crainte de la mort.
Tome I,
1^4 -^^ Notti di Young. V. N o T T E;
O maraviglia ! Ripafliamo i miiacoli dclla boncà df-
vina , e crclca ad o^ni pa'.fo il mio ftupofe. Il perdono ,
qiiando 1' oltefa era infinica ! lo fono un ribelle attoniia-
xo dcl fuo fulmina ; ed io non fono il folo : runivi;ifo
iaciero è foUcvaco concro di lui. Tutca T umana genera-
zioiie fi è annaca pef muovergli guerra : un folo non
v' è , che vada efcnce dalla tolpa ; e luiUadimeno egli
muoie per 1' ultimo di;' colpevoli. Il lifcatco del più grau
peccacore, è ciô che cagiona la maggiore fua gioja ; qualî
che neir oïdine degli Emi , l' umana fpe/ii: occupi il
piimo pofio j e che la giandezza di Dio ciefca in pto-
porzioni; dclla fua bcachcenza verfo dcgli uomini.
Giubilino per la gioja tutti i cuori, ed aidano per gra-
titudine ! Oh che fcala di miiacoli ! L' ulrimo fuo fca-
glionc è ne' Cieli , e la fua fommità ù perde al di là
de! penfieio degli uomini, e dcgli Angeli. Dch ! polKi
io falire luago la fua ahez/a , cantando le degne lodi
deir tcerno ! Lode , fe lo Itupore puo lafci.iiti libcro il
corfo , fcorri per fempre dal niio fcao, fcmpre ardence ,
c fenza interruzione : s' innalzi il tuo inceafo verfo de'
Cieli , e fpanda ua profunio più gra^o di quello , che fi
proverebbe , fe tutti i tefuri Uell' odorifera Arabia s' ac-
cendcirLio , e bruciairero infirme.
Ritoraa verfo il prinio , verfo il più degno oggetto de'
tuoi aniori , cui non accoppiavi mi tempo indegni ri-
vali : ritorna verfo quella primitiva potenza , le cui glo-
rie fi cantano incciîaatt mente da' Troni CelefH , e in-
nanii a cui gli Angeli picni di confufione Ci prodrano.
Cran Dio ! Ne! mentre che i Cieli ad alta voce non fono
iniefi che a celcbrar la tua gloria j 1' uomo farà il foh)
a ricufarti i fuoi omaggj ? Ah cefli io di vivere, quand'
io ceiïeio di lodarti ! tterno Monarca , oh corne la tua
Grande/za , la tua Sapienza , e la tua Bontà fono incom-
prenfibili ! I diamanti , e 1' oro rifulendon nafcofi in
«tembo alla terra , la luminofa pompa délie Stelle non
lono al tuo co'petto che una mareria opaca , e vile,
Invano io chiedcrei a quegli altri , che circondano il tuo
fbglio , e lî pafcono délia tua luce, l'armoma délie loro
sfere : 1' eftro più fublime che infpirar mi potfebbero ,
non giugnerebbe giammai alla dignità de' conccnti necef-
^arj per le cantar tue lodi.
Io m'iaganao , V uomo è il folo fra le créature , cui
coechi il celtbrar le tue glorie. Gli Angeli non trovaa
iie'Cicli un benefizio uguale al beuefizio , che arricchifce
la terra. Nobili lîgli délia luce , Cittadini dell' eterec
pianure , voleté vedere la gloria del voftro Dio ? Mirace
^' uomo, La ^cdenzionc 6 Uiia creazione più iafîwe ^iui
Les Nuits d'Young. V. Nuit 19;
O ttonnemenr ! Parcourons les miracles de la bonté di-
rinc , Se qu'à cha-iu; pas ma furprile augmeiuc. Le par-
don , ijuaud l'oltenfs étoit infinie ! Je fuis un rebelle en-
vironné de fon tonnerr^* ; & a n'elt' pas moi leul : tout
l'univers elt foulevé contre lui. Toute la race humaine elfc
armée pour le combattre : il n'en eit pas un féal qui foie
exempt de crime ,■ ôc cependant il meurt pour le dernier
des criminels. Le rachat du plus grand pcchcur ell ce qui
caufe fa plus grande joie : comm.- lî l'efpèce humaine te-
roit le rang le plus élevé dans l'ordre des êtres , ôc que
la grandeur de Dieu augmentât à proportion de fu bientai-
fance envers l'iiomme.
Que tous les coeurs trertaillent &: brûlent de recon-
Jioillance 1 Quelle échelle de miracles ! Son dernier degré
touche au.-c Cieux , Ce fon fommet fe perd par-delà la
penfée des hommes & des anges. PuifTé-je monter le long
de fa hauteur , en chantant des louanges dignes de l'Eter-
nel i Louange, fi la furprife peut te lailTcr un libre cours,
coule à jamais de mon fein , toujours brûlante Se fans
interruption : que ton encens s'clevc vers les Cieux , &: ré-
pande un parfum plus doux , que lî tous les tréfors da
l'odoriférante Arabie s'cnllammoient Se brûloiencenfemble.
E.etourne vers le premier , vers le plus digne objet de
ton amour , à qui jaas tu n'airuciois point de vils rivaux ;
retourne vers ce pouvoir primitif , que chantent fans ceiîe
les trônes cclelks , devant qui les anges fe proflernenr
cbntondus. Grand Dieu ! Tanùis que les Cieux n'ont d'au-
tre emploi que de célébrer ta gloire , l'homme fcra-t-il le
feul qui te refufera fes hommages î Que je celTe de vivre ,
quand je ceirerâi de te louer ! Roi éternel , que ta gran-
d€ur , ta fa^.elfe £c ta bonté font incompréhenlibles ! Les
diamans &: l'or brillant cachés dans le fcin de la terre , la
pompe éclatante des étoiles ne font devant toi qu'âne ma-
tière opaque &c vile. En vain je dcmanderois à ces aftres
qui environnent ton tronc , £c fe nouriilîcnt de ta lumiè-
re , l'harmonie de leurs fphercs : les plus fublimes trant
ports qu'ils pourroient m'infpirer , n'attcindroicnt jamais
à la dignité des accords quifoiit nécefTaircs pour te chanter.
Je me trompe : l'homme eft le feul des êtres à qui il
appartienne de te chanter. Les anges ne trouvent point dans
les Cieux un bienfait égal au bienfait qui enrichit la terre.
Nobles cnfans de la lumière , citoyens des plaines éthé-
lées j vouUi-vous voir la gloire de voire D'au ? voye^ l'hoi»',
lij
1 9 ^ Le Notti di Young. V. N o x x £.
che la prima. I Cieli furono in doglie per partorirîa.
Che dico io ? La Redenzioue tu la morci ncl Ciclo. Te-i
meraria cola farebbe il cr^dcie una vericà cosl Itrana,
fe non toffe cola ancor più tt-meiaLia il dubitarne.
Fcrmiamoci in queflo luogo , e ponderiamo un tai
piodigio. be la moite fu n^^l Cielo, cke avvennc dunque
iu la terra , fu la terra che vibro il colpo ? Oh quanto
r uomo , a rairarlo da qaeilo lato , fi è egli ingraudi-
to î Oh come II Ibno contiabbilanciati rorij;inc fua , e '1
fuo ritorno alla polvere ! Oh conie s' è nllretto l' im-
menfo intervallo , che lo aliontanava da' Cieli ! Come
s' è egli accoftato- agli Angcli ! E chi puo ora dilHn-
gujrneio ? Malgrado le tencbre dclla colpa, e d.clla ma-
teria , inini:e con quale fpicco rilplenda quello Figliuolo
del Ci.lo , che 1' ha creaco dus volt^ ! \ orra egli per-
dere il doppio diritto , cli' egli acquiilo (u quello di-
vino retaggio , e ne farà il lagrifizio alla parzia ? La
Croce langainolente ha promeffo ail' uomo ogni cofa :
effa ha giurato la di lui grazia in fempitcrno. E quai
cofa potrà mai ricufargU qucgli , che diedc pcr lui la
propria vita î
Uomo conofci la tua grandezza , tu non f.-mbri vile
fuorchè a te fteiro. Gli Angcli ammirano. la tua digni-
tà , che tu difprizzi. Mortale degea,erato , il libro dclla-
natura farà egli aperto forto a' tuoi occhi , e tu avrai a
fdcgno di fermât in elfo lo fguardo per leggere ; Qaan-
te maraviglie tu puoi ravvifarvi co' foli rajAgi délia tua
debol ragione ! Tutta la natura non è altro che un di-
fufo comentario, il quale fpiega la tua grandezza : le
di lui prove compoile ne' Cieli , furono pubbiicate fu la
Croce. Chi puo efaminariî , e non riconofcere iii fe un
Dio terreno , partecipaate alla Divinirà , e ail' imraor-
rale fua vita î Se muore un Dio , non è già per un ver-
nie, per un vile infetto ch' egli verfa il fuo Sangue.
Airidea dell' eternità l'anima mia fi Ceim fcrp^gg'uir
nelle vene una fiamma fconofciuta , dimentica il mon-
do , o per dir mcglio , ne gode maggiormente. Quai al-
tro mondo , quai nuovo Paradifo terreihe fi prcfenta al
mio fguardo 1 Qiiali nuove rcgioni , e flraniere al Sole
iiella Terra, fcorrero io negli ecccili délia félicita !
Ma perché avrb io ribrezzo di dire una verità , no.n
non per altro forfe chiufa finor nel filenzio , fe non
perché giudicata fu troppo ardita ? Gli Angioli nonfono
<.he uoniini d' una fpecie fuperiore , la cui natifra è più
lieve , c più fcioka , c a' quali fu fatto dono dell' ali
pêlclid Yoîaflero iaegli fpazj celefti. Gli uomini ancli' eiîî
Les Nuits d'Young. V. Nuit. 197
me, La rédemption eft une création plus fublime que la
prertiicre. Les Cicux fuient en travail pour l'enfanter : que
dis-je ! La rédemption fut la mort dans le Ciel. Il feroic
téméraire de croire une vérité lî étrange , s'il n'étoit pas
plus téméraire encore d'en douter.
Arrêtons nous ici , & pefons cette merveille. Si la morr
fut dans le Ciel, qu'arriva-t-il donc fur la terre, fut la
terre , qui frappa le coup î Oh ! combien l'hcmme cil
agrandi , apperçu fous ce point de vue ! Combien font
balancés fon origine , & fon retour à la poulîiere ! Com-
bien le vafte intervalle qui l'éloignoit des deux, eil rétré-
ci ! Comme il s'clt rapproché des anges ! Qui peut main-
tenant l'en dilHnguer ? Malgré les ténèbres du crime £c de
la matière , de quel éclat brille cet enfant du Ciel qui l'a
créé deux fois ! Laifrera-t il perdre le double droit qu'il a
acquis à ce divin héritage , 6c le facrifiera-t-il à la folie ?
La Croix fanglante a tout promis à l'homme ; elle a juré
fa grâce pour jamais. Que pourra lui refufcr celui qui a
donné fa vie pour lui î
Homme , connois ta grandeur : tu ne parois vil qu'à
toi : les anges admirent ta di^^nité , que tu dédaignes.
Mortel dégénéré , le livre de la nature fera-t-il toujours
ouvert fous tes yeux , fans que tu daignes y lire ? Que
de merveilles tu peux y découvrir aux feuls rayons de ta
foible rnifoii ! Toute la nature n'eH qu'an vafte commen-
taire qui développe ta grandeur : fes preuves compolees
par le Ciel , furent publiées fur la Croix. Qui peut s'exa-
miner , &.' ne pas voir en foi un Dieu terreftre qui participe
à la divinité , & A fa vie immortelle î Si un Dieu meurt ,
ce n'efl: pas pour un ver , pour un vil infede , qu'il verfc
fon fang. A l'idée de l'éternité , mon ame fent une flamme
inconnue , oublie le monde , ou plutôt en jouit davanta-
ge. Quel autre monde , quel délicieux Eden fe découvre à
liia vue ! Quelles régions nouvelles &: étrangères au foleil
de la terre je traverferai , dans les tranfports du bonheur !
Pourquoi craindrois-je de dire une vérité , qu'on n'a
peut-être renfermée dans le filence , que parce qu'on l'a
crue trop hardie ? Les anges ne font que des hommes d'une
efpece fupèrieure , dont la nature efl plus légère , plus dé-
liée , &: qui ont reçu des ailes pour voler dans les efpaces
I iij
79 s Le Nôttz di YouKg. V. NOTTE.
fon Angio'.i, ma aggravati da pefo délia materia , ch'eflî
trafcinar debbono ncl coircie di qiielk poche ore , ia
cui peregiiaando vanno per quefta tangofa valle , e in
c'iii s'incrpicano con iflento , e con piè sdrucciolante per
gli ultimi gtadini délia creazionc. Hanno gli Angioli
]e lor debokzzc , e gli uomini il loio m-"rito : efli fon
airolati fu la terra per eifere ben preito chiamati da Dio,
e rauuati fotro il luminofo flcndardo , che è fpiegato
îie' Cieli. I CelelU nollri ù-arclli non diinencican gli uomi-
ni loro alieati : tuttocchc alTenti , e loncani da effi , noi
fiaœo prefenti al loro amore. L'Arcangelo Michèle ccm-
batcé per noi : RafacUo canto i nollri trionfi : Gabriele
ci reco gli oïdini delT Eterno. O uomo confederato con
una fp.cie si nobile , arroiTilci nell' avvilirci che fai , al-
lorchè ci paragoni a' brati infen/ibili , e ti confondi con
tP'i.
Relijione , ru fei l' anima délia félicita , e '1 Calvario
gemente è 1' anima délia Religione : là rifplendono tutte
le verità più fublimi : là ogni cofa fa violenza ail' ani-
ma , ma una dolcc violenza , che efclude la torza. Quai
altro fp;ttacclo puo cattivarci maggiormence per via dell*
amore , e per via dcl timoré î Là pianfe il mio Dio : le
fue lagrime fpenfero il Sole. . . Egli fofpiro. . . Quel fo-
fpiro fcolTe le fondamenta d;I mondo. Se egli è si terri-
bile nel fuo amore , o quanto il farà egli nclla fua col-
lera ! Torranno elfe le mie fuppliche frallornar la ven-
^iCtta deir oltrag^iata tua teneiezza? Gran Dio, mio
tutto , m.io univerfo , mia face nelle ténèbre , mia vita
nclla morte , mio orgoglio nel tempo , mia corona , e
mio bene nell' eternita. . . L' eternità è troppo brève per
lodarti , per mifurare la profondità del tuo amore per
r uomo , per il più indegno fra gli uomini. . . per me :
O Dio, mia vittima , quai titolo ! Chi fei tu dunque !
Con quai nome ti chiamcrô io }
Tu che falvafli 1' uom.o , deh tu Io ftrappa dalla brace
délie palT;oni , che Io confumano , e ne fpegni il fuoco
coU' onde del tuo Sangue. Oh corne tu ti compiaci nel
colmarci de' tuoi benefizj , nel farci gemere fotto il pefo
délia riconofcenza , che ti fi dee 5 nel favorirci , e nel
confonderci j nell' avvicbiare , e nello fcoftar 1' obbietto
délie noltre fperanze ; a follevarci col tuo amore , ed a
lafciarci ricadcre nella languidezza , e nel rifinimento î
Cosï grandi fono i tuoi benefi-j , che effi ci sforjano ad
ejfere ingrati. . . Gli ftefii nortri canti i più fublimi ti
oltraggiano. Ma giacchè i noftri sforzi , e la femplice
Yolontà ci ottengono il forrifo délia tua approvazione ,
ie feppelljfco in fcmpiterno Ibrto queflo fieyoie rao-
Les Nuits d'Young. V. Nuit. 15)9
tilcftes. Et les hommrs font aufli des anges , mais charges
du fardi;au de la maticis , qu'il doivent ciainer pcnàanc le
peu d'heures qu'ils craverfent cette vallce fangcufe , ôc
qu'ils graviirent avec etibrc &: d'un piei gliflant les der-
niers degrés de la création. Les anges ont leurs foiblefTes ;
&; les hommes ont leur mérite : ils font enrôlés fur la^
terre , pour être bientôt appelles par Dieu , fie ratiemblés
fous l'étendart brillant déployé dans les Cieux. Nos frères
célefles n'oublient point les homm.'s leurs alliés : quoi-
qu'abfens &: loin d'eux , nous ibmnîes piéfcns à leur
amour. L'archange Michel a combattu pour nous : Raphaël
a chanté nos triomphes : Gabriel nous apporte les ordres
de l'Eternel : ô homme , allié à une (i noble efnece ,
rougis de te rabailler au niveau de la brute iufcnfibîe , bc
de te confondre avec elle.
Religion , tu es l'ame du bonheur , & le Calvaire gémif-
fant eit l'ar.ie de la Religion : là brillent routes les vérités
les plus fubUiTi-s : là tout fait violence à l'ame , mais
une violence douce ^ 5c qui exclut la contrainte. Quel au-
tre fpettacle peut davantage nous gagner jiar l'amour ou
par la crainte î Là mon Laeu verfa des larmes. Ses larmes
éteignirent le 'foleil. .. Il foupira. ..Ce foupir ébranla les
fondcmens Ju monde. S'il elt fi terrible dans fon amour,
combien le fera-t-il dans fa colère ? Ma prière pourrar-elle
détourner la vengeance de ta tendreire outragée î Grand
Dieu , mon tout , mon univers , mon flambeau dans les
ténèbres, ma vie dans la mort, mon orgueil dans le temps ,
ma couronne fie mon bonheur dans l'éternité ! . . L'éternité
efl trop courte pour te louer , pour fonder la profondeur
de ton amour pour l'homme , pour le dernier des hom-
raes. . . Pour moi : ô Dieu , ma viilime , quel titre 1 Qui es-
tu donc î Com-raent t'appellerai-je î
Toi , qui as fauve l'homme , arrache-le du brafîer des
paiTions qui le confument , &c éteins-en le feu dans les
flots de ton fang. Comme tu te plais à nous accabler de
tes bienfaits , à nous faire gémir fous le poids de la rc-
connollFance qui t'eft due , à nous favorifer &: à nous
confondre ; à rapprocher & a éloigner l'objer de nos efpé-
rances , à nous élever par ton amour , 6c à nous lai'.ièr
retomber dans la langueur &: l'épuifement 1 Tes bien-
faits font fi gfMids , qu'Us nous forcent d'être ingrats. . . Nos
chants les plus fublimes t'outragent encore. Mais puifque
nos efforts ôc la fimple volonté obtiennent le fourire de
ton approbation , j'enterre à jamais fous ce foible monu-
I iv
ioo Le Notii dï Young. V. N o T T e.
numento, confagraro alla tua gloria , il timors , e i rer-
rori dclla morte. Cantiir la vita furura è 1' inao più ac-
cettevole che z' Cieli d poiTa indirizzr.re.
La divozione che timane fteclda è indivora : allorch'
efia s' infiamina , allora gli Angeli tifpor.dono co' loio
concerti a' trafpcrti del cuor deil' uomo. . . Deh quando
fia egli ch' io venga ammeîTo ad udirgli ? Morte del
mio Dio , tu fci qnella , che m' hai djco la proprictà
de' Cieli : grande avverJre , rr.onarca del palTato , e del
prcfenre , quando farà ch' io penetri nel tuo gloriofo
fanruario, per adorarvi T Eterno ? Quando fia ch' io mi
trovi co' miti fratelli , cogîi fpirici celeui preflo al Tro-
nc del noftro Padre comune / Si , io polfo chiamarlo
njio Padre. Egli afcolta fuo figlio , che intercède per me ,
e quando vede 1' uomo al trafparire délie fue ferite ,
egli folîte che noi gli diamo un nome sî tenero. Icco
cos' è che fa délia gioja un dovc:re ail' uom CrilHano :
É quaiï un' empi.-rà nell' ucmo dabbene , Io efTete ma-
lincouico.
Vedi tu , Lotcnzo , ove tcn.'ano le noTae fpernnze ?
Tcccando la Croce , noi riceviamo la vira. Gli Antioli
non entrano a parte di un tal benefizio. Quefto niiia-
coîo c affki mr.ggiorc di quello, clie dît ur.a ferma , e
linecmerti al ninla , e fpler.dcve aile tendre. £ qv.eila
una prerogativa dell' uonio , e che cra a lui folo rif^r-
vata. Quefta maraviglia fignoreggia fu la lunga catcna
di miracoli , che dal naCcer del mondo è attaccata come
ad un punto filTo a' Cieli , ond' cîîâ Ibiliene il luminoro
infieme délia natura , e tutta 1' idea dell' opère , che
hnnno manifeflaco la gloria del Creatore. La Croce ,
per via d' una forza celefte , allorchè cocca 1' anima
noftra , la guarifce de' fuoi mali , fepara dal diletro la
pena a quello annelTa , accende nell'ombre délia morte la
fiaccola délia immortalità ,e cancia in un Cielo la Terra.
Quando rirornerà 1' uomo Dio , che è mortn per noi ,
oh com' egli farà cainbiato nel fuo rirorno ! Dove farà
allora l' uom de' dolori ? Egli farà un Dio terribile ,
cinto di tutto Io fpLndore , e di cutta la maeflà della
/ba gloria ; innumera'oili legioni di fpiriti il feguiranno
in trionfo.
La tua imaginazione dura fatica ad arrcndcrfî a taie
idca : tenebrofillimi dujîbj vcngon frapporlî tra 1' efito ,
e la proineiTa d' un Dio .'' Per fanare te flefTo io non
ti dico di fvolgcre i voiumi dell' umana ftienza. Leggi
la natura , arnica della vetiti , effa predica il Crirtia-
nefimo all'uman génère, dd impone alla matcria d'ac-
correie in ajuro alla noJlra Fcde ; Non vid<;Jii tu mai
Les Nuits d'Toung, V. Nuit. 20 i
ment confacré à ta louange , la crainte &; les terreurs de
la mort. Chaucr la vie future, ell l'hymne la plus agréable
qu'on puiirt; adreirer aux Cicux.
La dévotion qui r^fle froide eft indévore : quand elle
s'enflamme , c'elt alors que les anges répondent par leurs
concerts aux tranfports du coeur del'homm; . . . Oh ! quand
y ferai-je admis î Mort de mon Dieu , c'cfc toi qui m'as
donné la propriété des Cieux : grand avenir , fouvcr^in du
patré Se du préfcnt , quand percerai je ton glori-ux fanc-
tuaire , pour y adorer l'Ecirnel î Quand me verrai-je avec
mes frères , avec les efprits céleftes auprès du trône de
notre père commun? Oui , je psu.-: l'appelle r mon pcre.
Il écoute fon fils qui intercède pour moi , & quand il
voit l'hominj au travers de ics blelTures , il foudre que
nous lui donnions ce nom fi tendre. Voilà ce qui fait au
Chrétien un devoir de la joie : c'cft prefque une impiété
dans l'iiomme de bien , que d'être triue.
Vois-tu , Lorenïo , où portent nos efpérances î En tou-
chant la Croix , nous recevons la vie. Les anges n'ont point
de parc à ce bienfait. Ce miracle eil plus grand que celui
qui donna une forme & des tra.is eu. néant ^ 0 de l'é.lac aux
téne'^res. C'ell une prérogative de l'homme , fcc qui n'éroic
refervée qu'à lui. Cette merveille domine fur la longue
chaîne de miracles , qui , depuis la nailTance du monde ,
eft attachée aux Cieux comm.e à un point fixe , d'où elle
foutient l'enfemble éclatant de la nature , & tout leplan
des ouvrages qui ont manifefté la gloire du Créateur. La
C-roix , par un pouvoir cclefte , dès qu'elle touche notre
ame , la guérit de fes maux , fépare du crime la peine qui
y eft attachée , allume dans l'ombre de la mort le fiam-
bîau de l'immortalité , Se chanj^e la terre çn Ciel.
Quand il reviendra , l'Homme-Dieu qui eft mort.pour
nous ; qu'il fera changé à fon retour! Où fera alors l'hom-
me de douleur ? Ce fera un Dieu terrible environné de
tout l'éclat & de toute la majefté de fa gloire -, d'innom-
brables légions d'efprits le fuivront en triomphe.
Ton imagination a-t-ellc de la peine à fe prêter à cette
idée? Des doutes ténébreux viennent-ils fe placer entre l'é-
vénement Se la promelfe d'un Dieu î Pour en être guéri ,
je ne te dis point d'aller feuilleter les volumes de la fcien-
ct humaine. Lis la nature : amie de la vérité , elle prêche
le Cliïiftianilme au geare humain, ôc ordonne à la matière
I y
ioi Le Nota di Yo'^r.g. V. N o T t E.
l' infiammato volo délia Cornera ? QuejV illuftre forefl'ure
allorché pajfa. vicino a noi , fpande iL terrovc fu le attente
Ha-^ioni , che contemplano , con ifyavento , l' immenfa
mole de^ luminofi fuoi crini. Nel irAjcorrere la vafia fua
orbita , ejja fi perde neW alte^^^e deW eterc : nel fuo cam-
mino pajfa rafente ad innumerablli foli , e dopo ejjer
ita vagante negli fpay neW andare de' -j'ecoli , ritorna vi-
fitare la Term. Cosï rhornerà al termine prtfcritto del
fuo periodo , colui che fa fcintiUar la Cometa , e al ri-
torno di lui noi ufciremo trionfanti dal fepolcro.
Se la natura è inuca circa quefta imporrantilîima veri-
tà , e fe eila con voce timida folamcnce ci in'.piia una
Iperanza congetcurale , ed incerta , la fedc paîîa con tuo-
no imperiofo , e dillintamcnte 1' aiuiunzia. Gli iucveduli
potrebbeio udiilii ; nin elli (i fviano , e lî inim;rgoiio di
nuovo nelle tenebr;. La fcde fabbiica un ponte fu le vo-
ragini délia morte , unifce il mondo prefente al mondo
futuro , e ci fa giugneie con ficure/,za aU'oppoTta riva.
I cerrori délia morte fcrniano un riparo, ciie s' innaJza
tra 1' uomo , e la fua pace ; ma la fede lo arterva. Elfa
difarma la diilruzione, ed aifolve la tomba imiocente
de'noftri vajii rimproveri.
Lorenzo , perche ricufcrefli di credcre ? Dirai tu che
la ragione lî è quella , che ti muove a dubitare ? lo ton
partigiauo quanto tu eifere il po'Ia délia fana ragione:
il mio cuore è fuo dirci."po!o. Êifa mi è ancor piu cara
che la fede , giacchè effa ne è la bafe. Aicohami ^ la
mia fede non s' appoggia che ad un folo argomento. Hc-
colo : La ragione condotta fin là, dov' elfa puo giugne-
re , è la fede ; ma allora quando elFa fi ferma a mézzo
il luo cammino , ad onta delk prove , che la foUecita-
no d'andar fempre innanzi , eiFa celFa d'ei;èr ragion?.
H talc è l'evidenza délie prove , che fe la noflra fede
non è perfetta , la ragione è depravata , e dichiarata falfa
dal Cick) : airolverla allora , e chiamarla fana , gli è
bellemmiare.
Malgrado il giuflo amore , che noi dobbiam portarc
alla fede , fa duopo confeffare che la ragione efîge i
nollri primi fguardi , ed una fpecie di prefcrenza : fe ci
é cara la figlia , onoriamo la madré, che la partori. La
ragione è la radice ^ e 'Icronco : la fede non c che il fiore :
il fiore appafîirà per morire ; ma la ragione vivcrà im-
mortalc , come il fuo padre celefte , da cui efTa è ema-
nata. Qaando la fede è virtù , la ragione fi è qucUa ,
che la fa taie. Non voler farc oltraggio al Criftianefi-
mo : non darci a credere che la ragione non lia cara
che a te. La ragione li è quellsj ciiç Cio guarda coa^
Les Nuits ^Young. V. Nuit. 20 j
de venir au fecours de notre foi. N' as-:u j amais vu le vol
enflammé de la cornac î Cet iUuflre étranger répand , lorj-
qu'il pajje près de nous , la terreur fur les nations attentives ,
qui contemplent avec cjfroi le volume immenfe de fa queue
îumineufe. Dans fon vaflc orbite , elle fe perd dans les profon-
deurs de iéthtr , rafe dans fa route des Jbieds innombrables ,
C" après avoir voyagé dans Pefpace pendant des fiecles , elle
revient vifiter la terre. Ainfi reviendra au terme marqué de fa
période , celui qui fait briller la comète , & à fon retour nous
fortirons triomphans du tombeau.
Si la nature eft muette fur cette importante vérité , te
qu'elle ne nous infpire que d'une voix timide une cfpéran-
ce incertaine & conjeûurale , la foi parle tout haut , &c
l'annonce diltinûement. Les indrédules pourroient l'enten-
dra , mais ils fe détournent , &: fe replongent dans les té-
nèbres. La foi bâtit un pont fur le goujfre de la mort, unit
le monde préftnt au jncide futur , & nous fait parvenir fans
péril fur le rivage oppofé. Les terreurs de la mort forment
nne barrière qui s'eleve entre l'homme & fa paix y mais la
foi la renverfe. Elle défarme ia deftrudion , &c abfout la
tombe innocente de nos vains reproches.
Lorenzo , pourquoi refuferois-tu de croire ? Diras-tu
que c'eH la raifon qui te fait douter î Je fuis aufli parti-
fan que toi , de la raifon facrée : mon coeur eft fon diiciple.
Elle m''eft encore plus chère que la foi , puifqu'elle eu eft
la bafe. Ecoute : ma foi ne s'appuie que fur un feul argu-
ment. Le veici. La raifon ^ conduitQ jufv^ju'où elle peur
aller , eft la foi ; &c quand elle s'arrête au milieu de fa
route , malgré Ses preuves qui la foUicirent d'avancer tou-
jours , elle ceiTe d'être raifon. Et telle eft l'évidence des
preuves , que (ï notre foi n'eft parfaite , la raifon tft
dépravée , & déclarée fauife par le Ciel : l'abfoudre alors
& la nommer droite , c'cft blafphémer.
Malgré le jufte amour que nous devons à la foi , il faut
avouer que la raifon demande nos premiers regards , &C
un; forte de préférence : fi la fille eft chère, hono.ons la
mère qui l'enfanta. La raifon eft la racine &: la tige : la
foi n'eft que la rieur ; la fleur fe fljtiira pour mourir ,
«lais la raifon vivra immortelle , ainfi que fon ptre cé-
lefte dont elle eft émanée. Quand la foi eit vertu , c'eii la
raifon qui la fait telle. N'outrage pas le Chriftianil'nie :
ne crois pas que la raifon ne Ibit chère qu'à toi. C'eft
la raifon ^ue Dieu chérit de préférence : c'cft la raifon
I Vj
i04 Le Notù di Young. V. N o t t E.
amore di preferenza ; la ragione fi è qutlla cou ciii la
fua collera prende vendetta degli oltr?g£,ia:i diricti : la
obbs-iienza alla voce délia ragione'' lî è quella, che la di
lui mano rimunera , e corona. Credi , e diir.olha la ra-
gione d' un uomo : credi , e gufta i dilctti d' un Dio :
credi , e ferma fu la tomba un occhio tranquille , e
tiiontante. La fede non piio mcrire , che per le fcrite
délia tua ragione. Ma la rag,ione , che mnore , e s'e/lin-
gue , raddoppia tutti gli orrori délia morte , avvelena
i fuoi datdi, e gli rende doppiamente mortali.
Giudica da ci5 , quali cnori , quali ringray.iamenti
(îeno dovuci a coloro , che ci privano di quello falu-
tevole antidote ; che fi va.itano d' eiTer gli amici della
ragione, e dell' uomo , e cle non ci amano per altro
che per dar morte alla noiira félicita , e moltrarci in-
celTantemente la minacccvol voragine délia morte aper-
ta focto i noftr' oc . i per divo.arci tutc' intieri. Quefti
orgogliofi filuiofi tormano un idolo della ragione , per
avvilirla ; eili l' ucci^lono per dtiHcarîa , cerne quegli
ànticlii Monaichi , di cui li facevano altrettanti Dei ,
dopo avergli alla.'iinati. Ecco i deteltabili alloii ond*
eiTi incoronano la Icro fronts. Mcntre 1' smore délia
Verità rifuona lielle lor boccbe', il loro orgoglio tira
iina denfa cortina duvanti alla chiarczza dcl giorno ;
erti atfdano la corta loro ragione da fpiriti filofofici , e
trionfando al barlurae deu' ofciira lor face : ,> Mirate ,
« gridano al génère umar.o , mirate il Sole, proftratevi ,
sj ed adorate ,>.
O tu , benetîco Iddio , infanguinato dal fjo amove ,
efii ardilcono parlât di morale 1 Tu foiti qacgU , che •
creafli una nuova morale per il génère umano. Turca
la morale fi riduce ai amartij e fenza un tal amore ,
quand' anche e!îi foiiero cosi favj corne fu Socrate , di
cui il loro orgoglio S' appropria il venerabil nome ,
efll non fono mente più che i primi fra i pazzi Mo-
derni.
Il nome di Criftiano , è il nome più fublime , che
r nom pofla portare. V ha pero di quclli , che fcan-
ceilano dalla lor fronte l' improiito fortunaro della
Croce , corne una macchia impura , che gli difonera î
Se gli Angioli di rremar fon capaci , non tremano che
a vifta si orribile. AUorchè 1' uomo è giunto a un tal
eccefib d' audacia , e di corrutcela , gli Angioli fi riti-
ran da lui , rinunziano al miniftero di afîillerlo : eHî
abbandonano quell' infelice corne un difperato , e S
p'atton altrettaiico confufi per lo Ituporç , quanto ripieul
di triftçïzaj
Les Nuits d'Young. V. Nuit, icj"
dont fa coleic venge les droits outrages : c'eft l'obéifian-
ce à la voix de la raiion , qui fa main rccompenfe &: cou-
ronne. Crois , &: rr.oiicre la raiion d'un homme. Crois ,
& goùie les plaisirs .l'un Dieu -, crois , Se arrête fur la
tombe un œil tranquille & triompiiant. La foi ne peut
mourir qu.- des bL;i'ur>;s de ta raifon. Mais la raifon qui
meurt& s'éteint, redouble toutes les horreurs de la mort ,
envenime fes traits , Se les rend doublement mortels.
Juge delà quels honneurs , quels remercim;ns font
dûs à ceux qui nous privent de cet antidote falutaire ;
qui fe vantent d'être les amis de la raifon & df l'homme ,
& qui ne nous aiment que pour donner la mort à notre
bonheur , Se nous montrer fans ceffe le gouffre mena-
çant du trépas ouvert fous nos yeux pour nous dévorer
tout entiers. Ces philofophes orgueilleux font une idole
de la raifon , pour l'avilir ; ils la tuent pour la déifier ,
comme ces anciens Monarques , dont on iaifoit des Lieux ,
-^^près les avoir airaffinés. Voilà les lauriers déceftables dont
ils couronnent leur front. Tandis que l'amour de la vérité
rete.itit dans leurs bouch:s , leur orgueil tire \w\. épais ri-
deau devant la clarté du jour ; ils aiguifent leur courte
raifon en efpiit philofophique , Se triomphant à la lueur
de leur obfcur flambeau , ils crient au genre humain :
s> voyez le foleil , prollernez-vous 5c adorez j>.
O toi , Dieu bienfaifant , que ton amour a enfanglan-
té , ils ofcnt parler de morale ! C'eil toi qui as créé une
morale nouvelle pour le genre humain. Toute la morale fe
réduit à t aimer. Sans cet ;imour , fu!îent-ils auili fages que
Socrate , dont leur orgueil s'arroge le nom vénérable , ils
ne font encore que les premiers des fous modernes.
Le nom de Chrétien ert: le nom le plus fublime que
l'homme puiiTe porter : il s'en trouve pourtant qui erf'a-
cent de leur front l'heureufe empreinte de la Croix ,
comme une tache impure qui les déshonore ! Si les anges
tremblent , c'eCt à cette horrible vue. Quand l'homme efl;
parvenu à cet excès d'audace fie de corruption , les anges
fe retirent de lui , renoncent à l'emploi de l'aflifter : ils
abandonnent ce malheureux comme un défefpéré , auIU
confondus d'étonnemenc , que remplis de ïrillçlTej
t06
SESTA NOTTE.
V obbllo délia Morte.
V_-i A R A NarcifTa , tu eri frefca, e pura come
la rHggiada del mattino : tu non ifplcndefti com'
efla che per lo fpazio d' un' auioia : com' cfla tu
fei falita dalla tena ne' Cieli , fuUe prime ore
del giorno. O mia fîglia , tuo padre co' capcgli
già canuti , è divcnuto tuo difcepolo. Oh come
la tua giovcntii , c la prcmatura tua morte m'am-
maeftrano ! Gli anni banno imbiancato il mio ca-
po , ed io il porto ancora follevato , ed altcro !
Occupato de lia morte altrui , io non veggo il fc-
poicro , che mi fi fcava fotto -a miei paiiî.
Quante vergognore debolezze i fîgliuoli ofler-
vano ne' lor genitori ! Oh come un vecchio co*
pregiudizj , e co' vizj di feiFant' anni , è un cen-
fore ridicolo de' falli dcUa gioventù ! La féconda
fanciullezza , che termina la vita , è men favia
ancora di quella, da cui elTa ha principio. RefI
impotenti per il vizio , noi predichiamo la virtù.
Coftretti a rinunziar ail' arte di fiirli amare , noi
Yogliamo inftruire : noi fpacciamo la noftra mo-
rale çon ciglio auftero^ ma n:l memre che xvar.
lOJ
SIXIEME NUIT.
L'oubli de la Mort.
c
HERE Narciffe j tu étois fraîche Se
pure comme la rofée du matin \ tu n'as
brillé comme elle que Tefpace d'une auro-
re :com.me elle, tu es montée de la terre dans
les Cieux aux premières heures du jour. O
ma fille •' ton père en cheveux blancs eft de-
venu ton difciple ! Que ta jeunefTe & ta mort
prématurée m'iniliuifent. Les années ont
blanchi ma tête , & je la porte encore éle-
vée de fiere ! Occupé de la mort des autres ,
je ne vois pas mon tombeau qui fe creufe
fous mes pas.
Que de foiblefles honteufes les enfans re-
marquent dans leurs pères/ Qu'un vieillard,
avec des préjugés & Ass vices de foixante
ans , eft un cenfeur ridicule des fautes de la
jeunefle ! La fcconde enfance qui termine la
vie^ eft moins Lige encore que celle qui la
commence. Devenus impuiifans pour le vi-
ce , nous prêchons la vertu. Forcés de re-
noncer à plaire , nous you1o;is inftrulce ;
ao8 Le Notd dl Young. VI. Notte,
façciamo al giovaiie i fuoi errori , egli fcorge in
noi de' difetti alfai più vitupcrevoli , e che ac-
crefcono la dciFormità dclla vecchiaja {a).
Non mi ïî potrà egîi dire , per quai incante-
fimo la larva d' un fecolo vien ancora prender
luogo tra il vecchio , e la morte fedente al di
lui ufcio ? Eiîa picciiia , ei 1' ode , ei fi turba. . .
Ma bai prefto egli fi riaiTicura, e fi riaddormen-
ta in mezzo al fragore. Collocati fii la terra co-
rne fovra un campo di batcaglia , mi^liaja di
moribondi cadono fotto i noftri occhi fa mi-
gliaja di morci : ad ogni iilante noi rchiviamo
i dardi fcagliatici attorno : fovente ne andia-
mo colpiti , e piagati noi ftefll : ma tutti copcrti
di piaghe , e di fangue , noi ci crediamo ancora
immortali. La fperanza rifiorifce ogni giorno fu
tronchi inariditi, Nati col fecolo , che mifuro la
noftra vita , noi ci luTnighiamo di durare dopo
di lui , e di vederne rinafcere un altro. In quella
guifa che un oriuolo fconcertato , la cui lancetca
e '1 campanello più non vamio d'accordo : Tuorno
e la natura non vanno mai infieme. L' uomo fi
ciede efiere aile fei ore , mentre la natma indica
Juezza notte.
ludauio i veççhj uofwri coetaiiçi, ci moilrano
Lès Nu'iîs d' Young. VI. Nuit, zo^^
nous débitons notre morale d'un front auf-
tere i mais tandis que nous réprimandons les
erreurs du jeunehomme , il nous voit des dé-
fauts bien plus choquans que les liens , &
qui ajoutent à la diftormité de la vieilleire (a).
Ne pourra-t-cn me dire par quel enchan-
tement le fantôme d'un ficcle vient encore
fe placer entre le vieillard & la mort aiîife à
fa porte ? Elle frappe , il l'entend j il fe
trouble. . . Mais bientôt il fe ralïure & fe
rendort au milieu du bruit. Placés far la
terre comme fur un champ de bataille, des
milliers de mourans tombent fous nos yeux
fur des milliers de morts : à chaque inftant
nous évitons les traits lancés autour de nous :
fouvent no-us en fommes atteints & bleflés
nous-mêmes \ mais tout couverts de plaies
& de fang, nous nous croyons encore immor-
tels. L'efpérance refleurit chaque jour fur
des troncs delfécliés. Nés avec le fiecle qui
a mefuré notre vie ^ nous nous promettons
de durer après lui & d'en voir renaître un
autre. Ainfî qu'une montre dérangée dont
l'aiguille &c la fonneric ne font plus d^iccord,
l'homme & la nature ne vont jamais enfem-
ble. L'homme fe croit à fix heures , tandis
que la nature marque minuit.
En vain les vieillards de notre âge nous
iio Le Notti di Young. VI. N o t t e.
una fronte folcata dagli anni : invano cjuefto
(pccchio fcdele ci avvcrte del guafio , che il
tempo ha fatto fovra noi ^ciii : noi il miriamo
fenza lavvifare in lui la noftra immagine. Noi
ofleiviamo tranquilli i progrefTî , che la morte ha
fatto prcfTo il noftio vicino. Al vcdcria già padio-
na dclli meta dcl fao ccrpo , ed apparecchiante
Hn ultiino afTalto per infignorirfî dcl rim,ancnte :
„ Quel vecchio , diciarao noi , non puo vivcre
„ plii lungamcnte , la di lui morte è vicina. „
Cariclîi d'egual numéro d' anni , e d'alrrcttante
infcrmità quanto cgli il fia , noi dubitiam tutta-
via délia noftra: più effa a noi s'avvicina, e
mcno la ravvifiamo : fi dircbbe cjuafi che la lun-
ga poneiTion dclla vita , ce ne rende fïnalmente
proprietarj , e che a forza d' anni V uomo ac-
quilti il diritto di prcfcrizione contre il {cpol-
cro.
Tuttavia allorchè aflîfi accanto a un letto fu-
nèbre , col cuor neir ambafce , incurvati fu un
amico che muore , noi gli tergiam dalla fronte
i freddi fudori , o fofteniamo il di lui capo ,
che s' abbandona : allorchè vedendo la face dclla
fua vita non più vibrare fuorchè dcboli hiter-
rotti barlumi , noi contiamo con racapriccio i
momenti , che gli rimangono , c che ci fembra
udir , nel fuono di ciafcun' ora , lo ftridor délia
morte s cefTa allor 1' incantefimo , il dolore fol-
leva una denfinTmia nube , noi perdiamo di vifta
la ridente profpettiva , che ci feduce , le noftre
Les Nuits d'Toung. VL Nuit. 211'
rnontrcnr un fient llUonné par les ans : en
vain ce miroir fidèle nous avertit des ravages
que le temps a faits fur nous-mêmes : nous
le regardons fans y voir notre image. Nous
obicrvons de fang-froid les progrès que la
mort fait chez notre voiiln. En la voyant
déjà maîtreife de la moitié de fon corps &i
préparant un dernier ailaut pour emporter
le relie : » ce vieillard ne peut pas vivre ^
difons-nons : fa mort eft prochaine » : char-
gés d'autant d'années & d'iniîrmités que lui,
nous doutons toujours de la nôtres plus elle
avance far nous , moins nous l'appercevons :
on dJroit que la longue poiîeilîon de la vie
nous en rend à la fin propriétaires & qu'à
force d'amiées l'homme prefcrit contre le
tombeau.
Cependant, lorfquallis près d'un lit fu-
nèbre, le cœur dans les angoilïes, penchés iur
un ami mourant , nous efîuyons fes froides
iîieurs , ou foutenons fa tête qui fuccombe :
lorfque voyant le flambeau de fa vie ne plus
jeter que des lueurs foibles & interrompues ,
nous comptons avec effroi les momens qui
lui relient , 6c que nous croyons dans le fon
de chacune des heures entendre le cri de la
mort i alors le charme ceire , la douleur éle-
il 2- Le Noît't di Young. Vî. N O T T E.
paffioni fono ag-^iiiacciate , il fupcibo volo de'
noftri deiîderj li ripiega verfo la terra : noi pian-
giamo fui noflro amico : noi trcmiam per noi
ftefii , al penfare clie beii prefto divenuti attori ,
daremo agli altri il tiiito fpettacolo , che ci fi
rapprefenta. îinalmcnte imbatrcndoci negli fpcnti
fuoi occhi , che vanno pcranco in cerca de* nof-
tri , noi raccogliamo i di lui uldmi fguardi , i
noftri cuori traficti dal dolore , ammolliri pcr la
tcnerezza , ricevono quai cera molle 1' impronto
dcir imagine terribil; dclla morre , c i noftri
occhi fi volgono nofiro malgrado veiTo dcl nof-
tro ukimo afilo. Ma Te noi lafciamo per brève
iftante , che i noilri penfieri tengan dictro al di
lui fcretro , oh corne fiam foUeciti a richiamar-
gli ! Que' lineamenti incifi dal dolore , fi fcan-
cellano con egual preftczza, come i carattcri de-
lineati fu le mobili arène del mare. Le guance
fono ancor molli di lagrime , e già il foirifo è
rirornato fuUe noftre labbra, e la pazzia ne'nof-
tri cuori. Ben prefto noi diventiamo, per il piii
tenero amico , altrettanto freddi quanto lo è il
marmo , che lo ricuopre ,. e diftruggendo neîla
noftra memoria tutti i veftigj délia di lui mor-
te, ci rimaniamo infeufibili del pari che le greg-
ge , c gli armenti , che pafcolano fulla fua tom-
ba , e difpergono le fue ceneri {b).
Les Nuits d' Young. V I. N u i t, zif
ve un nuage épais , nous perdons de vue la
riante perlpcdivc qui nous fcduifoic , nos
padions font glacées , le vol Tupcrbc de nos
delu's le rabaiilc vers la terre : nous pleurons
fur notre ami \ nous tremblons pour nous.
Nous longeons que bientc-t , adeurs nous-
mêmes , ]-icus donnerons le trille Tpeélacle
qui nous ePt o&rt. Eniin , rencontrant fes'
yeux éteints qui cherchent encore les nôtres ,
nous recueillons les derniers regards ; nos
cœurs pénétrés par la douleur , amollis par
la tendrelle, reçoivent comme une cire l'em-
preinte de l'image terrible de la mort, 6c
nos yeux fe tournent malgré nous vers no-
tre dernier afyle. Mais ii nous laillons nos
penfées fuivre un moment (on cercueil , que
nous fommes prompts à les rappeller ! Ces
traits gravés par la douleur j s'eiiacent aulîî
vite que les caracceres (ur le fable mouvant
des rivages. Les joues encore mouillées de
larmes , déjà le fourire eft revenu fur nos
lèvres 6c la folie dans nos cœurs. Nous de-
venons bientôt pour l'ami le plus tendre
aiiilî froids que le marbre qui le couvre ;
& détruifant dans notre mémoire tous \ts
vediges de fa mort , nous relions infenfibles
comme les troupeaux qui paillent fur fa tom-
be &: difperfent fa cendre {b).
il 4- Le Notti di Young. VI. Notte.
Vecclij accafciati , che meco avete comune la
pazzla , e la decrepità , e la cui anima è forda
alla voce che mandan fuori i f;;polcn , fe il
fulmine délia morte , fcoppianre ognora fui capo
de' vôftii amici , non puô fcrire 1' infcnfibile vof-
tro orccchio , rimirate Yoi ftclîî : fepolcri ambu-
lami , kggete fcritto fopra di voi : „ Tu fci
.,, per morire. ,, E tu , Lorenzo , non ripofar lî-
euro fu la tua giovinezza. La morte vibra alla
cieca i fuoi colpi. Non ti muovcr dunque dal
tue luogo , fta coir occliio tefo , e coli' orec-
cKio in attenzionc. Veglia ncUa tua forza , e
fempre in armi , non appoggiarti fuUa tua lancia
pcr tcma che il fonno non s' infmui ne* tuoi oc-
chi , e che quello terribil nemico non ti for-
prenda addormcntato.
Oh quanti dormon ora fotto terra, che l'an-
no addietro figuravano nobilmente fu la di lei
fuperficie , e '1 cui nome tien ancora attente il
mondo al rimbombo dclla lor fama '• Onde puô
nafcere la tua licurezza î Ha efi'a la morte ban-
dico una tregua coU' uman génère ? Ha deifa ,
fatolla di virtime , fofpefo la fui fcimitarra j Efla
non celfa di braudirla con vigorofa mano. Ni:
le foglie , ne gli uomini faran meglio quell' an-
no , che r aiino ftorfo , atcaccati agli alberi , cà
alla vira.
E come pofiîam noi dimcmicare che fiamfe
Les Nuits ctToung. VI. Nuit. 21^
Vieillards infirmes , qui partagez ma
folie 3c ma décrépitude , & donc Tame eft
iourde à la voix qui s'cleve du fond des tom-
beaux , (i le tonnerre de la mort fans celle
éclatant fur latcte de vos amis , ne peut ébran-
ler votre oreille infenlible , regardez-vous :
tombeaux ambulans, lifez fur vous jj tu vas
mourir ». Et toi j Lorenzo , ne te repoie
pas fur ta jcuneile. La mort frappe au ha-
fard. Rede donc ferme à ton poUe , l'œil
tendu , l'oreille attentive. Veille dans ta for-
ce , fois fous les armes , ne t'appuie pas fur
ta lance j de peur que le Icmmeil ne iegliiie
fur tes yeux , & que cet ennemi terrible ne
te furprenne alîoupi.
Combien dorment maintenant fous la
terre j qui jouoient l'année dernière un rôle
brillant iur fa furface ^ 3c dont le nom tient
encore le monde arrentif au bruit de leur
renommée | D^oii peut venir ta fécurité ?
La m,ort a-t-elle proclamé une trêve avec le
genre humain ? A-t elk , ralfalliée de vic-
times y lufpendu fon glaive î Elle ne celle
de Tagiter dans fa main. Ni les feuilles y ni
les hommes ne tiendront pas mieux cette
année , que l'année précédente , aux arbres &
à la vie.
Et comment pouvons-nous oublier que
ti6 Le Notti dî Young. V ï. N o t x E.
mortali î fa egli mcil:icr£ andarlo a leggere fu
i iî-iaulolci , e fu i repohri ? Gii cbbictci piu n-
denri délia vita ci parLiao dcila moi;:c. Noi non
po;Tia2n dare un paiib , f^-nza imbatrer.i nclla di
iei imagine , prcfcncata in mille forme diverfe.
Le arti ce la fofpcndono intorno ne' nofui al-
berghi. In ogni luogo le noPae mura fon pa-
rate di morti , animati ancora dal pcnnello dcl
Pittore , e dallo fcalpello dclio Scukore Ca la ce-
la , e nel marmo.
L' uomo nobilitaro da* fuoi antenati , muove ia
giro lo fguardo contento fu la lunga fchicra dclle
loro imagiai ; ei le dirpone- intorno aile fue ftan-
ze corne adulatori , che alimentano il di lui
orgoglio. Sedorto dalla vaghezza de* colori, egli
crede chc i fuoi paLigi fono abbcllici , e fvariati
co' loro ritratti : il cieco non s' avvede che il fuo
ibggiorno è rcfo maliaconico da quel lugubre
pararo , e cli' egli vive in mczzo a un popolo
di trapaiTari.
I noflri tcatri , e i noflri divertimenti mcde-
fîmi ci rammcmorau l' idea della morte. La cru-
da Mjlpomene llurbando il filenzio de' fcpolcri ,
clîiania fuora , dal fen della polvere , gli Eroi ,
che in effa ripofano , e gli coftrigne a venir fulla
fcena per foUazzare i viventi. Spettatori tranquilli ,
noi vi fliamo fedendo , comme akrettanti im-
iTDortali. Noi ci crediam generolî nel verfar la-
grime
les Nuits d'Toung. VI. Nuit. 217
vjjUs forames mortels ? Elt-il beCoin d'aller
le lire fur les maufolées 6c les tombeaux ?
Les objets les plus rians de la vie nous par-
lent de la mort. Nous ne pouvons faire
un pas j fans rencontrer fon image préfentée
fous mille formes diverfes. Les arts la fufpen-
dent autour de nous dans nos demeures. Par-
tout nos murs font tapilfés de morts , donc
le pinceau du peintre & le cifeau du Iculp-
teur animent encore la toile ôc le marbre.
L'homme ennobli par fes aïeux y- par-
court d'un œil fatisfait la longue file de leurs
images 5 il les range autour de fes lambris ,
comme des flatteurs qui nourrilïènt fon or-
gueil. Séduit parféclat des couleurs, il croit
que fes palais font embellis , font égayés
de leurs portraits : l'aveugle ne voit pas que
fa demeure eft attriftée de cette lugubre pa-
rure , 3c qu'il vit au milieu d'un peuple de
morts.
Nos théâtres âc nos divertifTemens même
nous retracent l'idée de la- mort. La fiere
Melpomene troublant le filence des tom-
beaux , évoque du fein de la poufliere le
héros qui y repofe , ôc le force de venir fur
la fcene divertir les vivans. Spedateurs tran-
quilles , nous y fommes alîis , comme des
immortels. Nous nous croyons généreux en
.Tome L jr
11 8 Le Nota di Young. VI. N o T T e.
grime per i tiagici loro cafi , e dimemichiamOk
il iioflro, deploraiido il icro deftino.
E quefto mondo rnedefîmo , che è eglî ? Una
fpaziofa fepokura. La terra è ingrata , e fterile :
la diftruzione fi è quella , chc la féconda. Tutti
i godimenti de' noftri fenfi Ton toiti , e mante-
liuti dalla Toftanza de' morti. L' uom , corne i
vermini , vive fii i cadaveri. Ov' è la polvere ,
chc non fia ftata . già animata dalla vita ? La
▼anga, e l'aratro s'adoprano negli avanzi de' nof-
tri antenati : noi gli raccogliamo nelle norcre meflî :
elli compongono il pane , che ci alimenta, Gli
fiiati efteriori délia terra non fon formati che
dells ccneri de' di lei abitanti. Il noftro globo
niefta in giro una fuperficie compoila di créatu-
re , che già refpirarouo V aura vitale. Noi infen-
lîbili , follazzandofi , meniam carole fu le ruine
éeir umana fpezie , e con piè fnello conculchia-»
jno j danzando , città fotterrate. Nel mentre chc
r anima fcioha da' fuoi legami f:n vola fu V ali
fuc di fuoco , il Sole attrae in vapori le parti
fluide de' noftri corpi : la terra ritoglie ciô ch*
eiTa aveva preftato : i venti difpergon per l' aria
il rimanente j ogni elemento fi divide le noftre
fpoglie. Gli avanzi deiruomo fon feminati nell*
eftenfione dcUa natura. La morte è in ogni luo-
go , fuorchè nçl peofiero dell' uomo.
les Nuits (TYoung. VI. Nuit. 219
xlonnant des larmes à fès tragiques aventu-
res, & déplorant fa de(Hnée, nous oublions
la nctre.
Ce monde lui-même , qu^eft-il ? Un vaftc
tombeau. La terre eft ingrate dz ftcrile.
Cefl; la deftrudion qui la féconde. Toutes
\ts joulifances de nos fens font priles &
entretenues fur la iubilance è.Qs morts.
L''homme , comme le ver , vit fur les cada-
rres. Où eft la poulîlere que la vie n'ait pas
animée ? La bcchc & la charrue labourent
les débris de nos ancêtres : nous les recueillons
dans nos moiifons : iis forment le pain qui
nous nourrit. Les couches extérieures de la
terre font formées des cendres de fes habi-
tans. Notre globe roule une furface compo-
iée d'êtres qui ont vécu. Nous folâtrons avec
infenfîbilité fur les ruines de Tcfpece humai-
ne , & le danfeur foule d'un pied léger des
cités enfevelies. Tandis que l'ame dégagée
de fes liens s'envole lur fes ailes de feu , le
folcil pompe en vapeurs les parties fluides
de nos corps : la terre reprend ce qu'elle
avoir prêté : les vents difperfent le rcfte dans
les airs ; chaque élément le partage nos dé-
pouilles. Les débris de l'homme font femés
dans rétendue de la nature. La mort eft par-
tout , excepté dans la penfce de l'homme J
Kij
lio Le Nom di Young. VI. Nom.
E non è già 1' uom folo , che fia mortale :
mortali fono altiesi h di lui opère. Egli muore
una féconda voka nel bufto , che rende alla fua
imagine un ombra di vica. La di lui tomba fi
diftiugge ; pcrifcon gli Imperj. E dov' è ora il
Romano Impero ? Ov' è quello de' Greci î Pid di
efll non rimane che un fuono , e la meta délia
noilra fcienza non è altro che il dolente loro
epitaffio. O morte , il polfente penfiero viene a
fchiudermi imianzi le porte del tetro tuo impe-
ro , cui aftro alcuno non illumina colla fua la-
ce ! Scendono i miti fguardi nelle fue valle pro-
fondità , ed oh quai mucchj di fcetri io vi ci
fcorgo ! Quante ruine ammontate î Quanti Mo-
narchi adulati , io veggo fepoki focto agli sfa-
fciumi de'lor monumenti , già creduti immortali I
Quante arti fublimi , i di cui allori fono appaf-
iîci , di cui è fpcnta la gloria ! Quai lunga fcrie
di fecoli famofi mi fcorre davanti ! Le vane loro
imagini , a guifa dell' onde fî fuccedono , e s' in-
caîzano affoUate , ed informi ! Io veggo le ge-
nerazioni ch'cffi trafcinano , agitarfî , e muoverlî
ncl loro feno. Io veggo palTare 1" ombre mcfte
de' celebri morti ! effi , a vedergli , par che ra-
gionino dolorofamente infîeme délia vanità délia
lor gloria. Tutti , paflando , gettano uno fguardo
di compafllone fu i favj , e fu i grandi délia
terra.
Oh Dio ! c|ual ombra liraordinaria s' ftvanza a
Les Nuits d'Young. VI. Nuit, zzï
Et ce n'eft pas Thomme feul qui eft mor-
tel : fes ouvrages le font auili. Il meurt une
féconde fois dans le buile qui rendoit à fon
image un fantôme de vie. Sa tombe s'erface.
Les Empires périlfent. Où eft l'Empire Ro-
main ? Où eil celui des Grecs î Us ne font
plus qu'un fon , & la moitié de notre fcien-
ce n'eil: que leurtrifte épitaphe. O mort, la
penfée puilfante vient d'ouvrir devant moi
les portes de ton lombre empire que nul
aftre n'éclaire ! Mes regards defcendent dans
fes vailes profondeurs : quelle foule de fcep-
tres je découvre ! Que de ruines amon-
celées ! Que de Rois flattés y je vois enfevelis
fous les décombres de leurs monumens crus
immortels ! Que d'arts fublimes dont les lau-
riers font flétris , dont la gloire eft éteinte !
Quelle longue fuite de fiecles fameux s*é-
coule devant moi ! Leurs vaines images fè
fuccedent & roulent informes & prelfées
comme des flots. Je vois les générations
qu'ils entraînent j s'agiter & fe mouvoir dans
leur fèin. Je vois pafTcr les om.bres mélan-
coliques des morts célèbres : ils ont l'air de
s'entretenir triftement de la vanité de leur
gloire. Tous jettent en palfant un regard de
pitié fur les fages &; les Grands de la terre.
Pieu ! quelle ombre extraordinaire s'a-
K iij
111 Le Nota cl Young. Vî. N o t t )E.
paflb tardo , e lento , innahandofi fu tutte i' al-
tre •' Oh com' cfla ingrandifcc , e fpicga , ften-
dendofi m iii£nico , la frrana lua forma , e 1' e-
normi fue dimenfîoni î La vafla fua iarp-hezza
riei>-pie lo fpazio. La mia imaginazionc opprefîa
fuccombe e '1 mio fangue agghiacciato per 1* or-
rore , s' arrefta. . . La llcrminata larva ch' io veg-
go fî è queila d' im iiiondo défunte. Un cerchio
di palufiri fangofe canne 1' incorona : incurvata
in dolente guifa fu la fua urna , e/Ta déplora i
defolati faoi regni , c le fue generaxioni fom-
mcrfe nell' accjue. Eifa annunzia , gemcndo , al
jnondo , che 1' è fucceduto , la prolfinia fua dif-
foluzione per via del fuoco : ma indarno , corne
CaiTandra, effa fa udire i fuoi vaticinj.
L' acqua , e 'I fuoco fon gli démenti , cui
î'Eterno diè l' incombenza di fare le fue vendet-
te. Egli gli tiene rinchiufi in caverne feparate ,
ov* eflî fremono , e fl minacciano 1' un 1' altro.
Qualora la guerra , la famé , e la pefte non han-
no potnto correggere un mondo colpevole , at-
lora Iddio gli fcatena , e gli fa a vicenda im-
perverfare contro di lui. Da' piè del fuo (bglio
eflî fi precipitano come la grandine , e corrono
a diftruggere ogni cofa.
La terribile verità mi cliiama : io odo la pof-
Tente fua voce , io fente la di lei forza , che mi
trafcina : il mio foggetto fi è quelle , che m' in-
fpira , e mi tien luogo d' eilro la fua graa-
dezza.
r
i
Les Nuits d'Young. VI. Nuit. 225
.vance lentement en s'elevant au-deiîus des
autres 1 Comme elle graiidit & dcveloppe ,
en s'ctendant ians fin , fa forme étrange &
fes dimeniions énormes / Sa valle étendue
emplit l'cfpace. Mon imagination accablée
fuccombe , &: mon fang glacé de terreur ,
s'arrête... Ceft un monde décédé dont je
vois le fantôme immenie. Un cercle de ro-
feaux fangeux le couronne : triftement pen-
ché fur fon urne , il déplore fes royaumes
defolés , ôc fes générations fubmergées dans
les ep.ux. Il annonce en gémillant , au mon-
de qui lui a fuccédé , (a diilolution prochai-
ne par le feu i mais , comme Cailandrc , il
prophétife en vain.
L'eau Se le feu font les élémens que l'E-
ternel charge de fa vengeance. Il les tient
renfermés dans des antres féparés^ où ils fré-
miifent & fe menacent l'un l'autre. Quand
la guerre , la famine & la peflc n'ont pu
corriger un monde coupable , Dieu les dé-
chaîne fur lui tour-à-tour. Du pied de (on
trône , ils fe précipitât comme la tempête ,
ôc coureat détruire.
La terrible vérité m'appelle : j'entends fa
voix puiirante , je fcns fa force qui m'entraî-
ne : mon fujet m'infpire , & fa grandeur
.me tient lieu de génie.
K iv
ii4 ^^ Notti dl Young. VI. N O T T î.
{ c) A mezza notre , nell' ora buja in cui il
génère umano immerfo in profondiflîmo fonno ,
fî pafce di gradevoli fogni , ed afTapora imagi-
narj piaceri , ufcirà dal fen délie ténèbre c^uefta
fcena ftupenda , cosi prontamente , corne la fcin-
tilla , che fcaturifce dal feno dcir acciajo per-
c<>fîb , cosi rapidamente corne s' infiamma il fal-
nitro. Al ccnno ddl' Eterno tutti i formidabili fi-
gliuoli dcl fuoco balzano dal luogo del loro ri-
tiro , s' aprono i magazzini dcUe tcvmpefte , e
verfano onde dirotte di lampi, c di fulmini : le
Comète alFuocan V aria : torrenti infiammatî di-
fcendono. La vetta délie montagne s' accende. La
terra non è più akro che un vafto volcano. L' im-
menfe moli di quelle balze cosi aiïtichc quanto
il globo medefimo , (\ fciolgono in fiumi di
fuoco. Gli aftri cadon da' Cieli : 1' incendio
raddoppia in ognl parte. L' Angelo dclla dif-
truzione pafTeggia fu runiverfo , e lo fcancella
fotto aile ruote dell'infocato -fuo carro. L'uomo
atterrit© fi defta , egli trova un giorno eterno in-
cominciato , lo Itupore dlIFufo fu la faccia dell'
univerfo , il terrore , e la gloria giunti al loro
colmo nella variera degli atteggiamenti , e de' co-
lori délia pittura. L' abiflb tuonando dalle pro-
fonde fue caverne , fcoppia , e fi fpacca : egli
foUeva onde di zolfo , e di bitume , e vomira
un mare infîammato 5 ci s' apparecchia a divora-
re ; i fuoi muggiti chiedono la preda : mentre
che verfo i confini rimoti dell' etere , il lucido
eriftallo d' un Cielo puro , e nuovo fi ftcnde , c
Les Nuits d'Young. VI. NuiT. 225
{e) A minuit, à l'heure fombre où le
genre humain plongé dans un fommeil pro-
fond , fe repak de fonges agréables & goûte
des plailîrs imaginaires , fortira du fein des
ténèbres cette fcene étonnante , aulîî fubite-
ment que l'étincelle jaillit du fein de l'aciel"
frappé , auIli rapidement que le falpêtre
s'embrafe. Au fîgnal de l'Eternel , tous les
formidables enfans du feu s'élancent de
leurs retraites. Les magafins des orages s'ou-
vrent & verfent à Hots prefTés les foudres
&c les éclairs : les comètes embraient les airs.
Des torrens enflammés deicendent. La cime
des montagnes s'allume. La terre n'eft plus
qu'un vafte volcan. Les maifes de ces ro-
chers aufli anciens qu^ le globe , s'écoulent
en fleuves de feu. Les aftres tombent des
Cieux : l'embrafemcnt redouble de toutes
parts. L'ange de la deflruélion fl- promené
fîir l'univers , 6c l'efface fous les roues de
fon char enflammé. L'homme effrayé s'é-
veille , il trouve un jour éternel commencé ,
l'étonnement répandu fur la face de l'uni-
vers , la terreur & la gloire à leur comble
& contraftés dans le tableau. L'abyme ton-
nant fous fes voûtes profondes j crevé de
s'ouvre : il fouleve fes flots de foufre & de
bitume , Se vomit une mer enflammée ■■, il
K V
i.i.é Le Nota di Young. VI. N o T T E.
ii fpiega fotto a pafTi dcll' Eterno. Egli c coluî
che apparifce nella fua grandczza al difopra del
mondo avvampante. Un Aiigelo , con auree ali ,
il précède , e fpazza davanti a lui , corne le nii-
bi , la polvere de' Soli , che finifcono di difciorfi.
La Natura fpirance lî dibacte ancora nell' agonie
délia moite. Non odi tu gli ultimi di lei gemiti ?
Dovt fîam noi , o Loicnzo î La terra , che ci
reggeva fprofondata fovra fe ftefla , s' è lique-
fatta in quell' ardente diluvio. Dove fuggire ? Ove
trovar luogo di licurczza , onde fcampare dair ira
di Dio i
Lgli è per quel gran giorno che tutti gli altri
clorni ibno trafcorfî , che la terra è ufcita daî
caos , c r uom dalla terra. Oh corne a taie idea
i noftri defiderj abbandonano i frivoli oggetti , e
lafcian caderfi di mano il mondo , per afferrare
i Cieli - Nô in alrro non puô più fcrmarll il mio
penfîero. lo Ton già prefente a quefto av/enire.
lo fento r univerro traballarmi d' intorno , e rani-
ma mia ftrabalzare aile Tue fcolTe. lo veggo fcen-
dere legioni di fpiriti , e lafciar ne" Cieli unâ vaf-
ta folitudine. lo fcorgo il Giudice Supremo afllib
fovra un Trono di fuoco , aperto il volume dcli'
cterûità , e tutci i cuori fnudatL U» laggio di
tes Nuits d'Young. VI. Nuit. 217
sappréte à dévorer j fes mugillemcns de-
mandent fa proie : tandis que vers les bor-
nes reculées de Téther , le cryftal brillant
d'un ciel pur çk: nouveau s'étend ôc fe dé-
ploie fous les pas de l'Eternel. C'eft lui qui
apparoir dans la grandeur au-delfus du mon-
de en flammes. Un ange aux ailes d'or le
précède , Se balaie devant lui , comme ,
des nuages , la poulîlere des foleils qui achè-
vent de Te dilfoudre. La Nature expirante
fe débat encore dans les tranfes de la mort.
N'entends-tu pas C^s derniers gémillemens ?
Où fommes-nous , Lorenzo î La terre qui
nous foutenoit , abymée fur elle-même ,
s'eft fondue dans ce déluge brûlant. Où
fuir ? Où fe fauver de Dieu î
C'est pour ce grand jour que tous les
autres jours ont palié , que la terre eft forcie
du chaos , & l'homme de la terre. Comme
nos defîrs à cette idée lâchent prife à leur$
objets frivoles , & laiffent tomber le monde,
pour faifir les Cieux ] Non , je ne peux plus
avoir d'autre penfée. Je fuis déjà préfent à
cet avenir. Je {èns l'univers chanceler autour
de moi. Ses fccoulfes ébranlent mon ame. Je
vois des légions d'efprics defcendre & lailiér
dans les Cieux une vafte foiitude. Je vois le
■Juge fuprcme affis fur un trône de feu , Le
K v]
-4i8 Le Notti di Young. yi. N o T T E,
luce pénétra in elTi , e vi rende vifibile il pen-
ilero.
Ma , e chi è quel Angelo orribile , e sfigu-
rato cil' io veggo ui'cire dalle profonde Tue ca-
verne , e trafcinar , beilemmiando , la fua catc-
na ? Ei foUeva il déforme fuo capo : la fronte
folcata dal fulmine è ancor annerica da' di lui
fuoclii. Io rafiguro il nemico di Dio , e dell*
uomo. Egli ne viene per udire la fua Sentenza»
Egli r afcolca ftralunando Io fcintillante globo de'
feroci fuoi occhi , a guifa d'infiammata meteora
nel cuor d' una nuvola procellofa. Egli maledi-
Çcç. quel Dio , ch' ei terne. Gli par di cadere per
la prima volta j e che 1' inferno cominci.
Il tempo privato della fîaccola , che precedeva
il fuo carro , ed illuminavalo nel fuo corfo , s' a-
vanza al moribondo barlume dell' incendio de*
mondi. Egli chiama a fe i numerod fuoi fîgli. Il
fen della terra s' agita alla fua voce , e reftitui-
fce alla vita tutte k generazioni. EfTe s' alzana
precipitofamente , ed atterrite abbandonano il loro-
ftrato. Ei le raduna pallide , e sbigottite ; ei le
conduce afFollate corne una greggia , e le cou.--
fegioa air eternità.
L* eternità régna fola. Ertà non era che un (b-
gno per i ^Tiorcali : ora fuor di lei ogni co^ Ç
Les Nuits (TYoung. VI. Nuit. 129-
Volume de rétemité ouvert , 6c tous les coeurs
nus. Un trait de lumière les pénètre & y
rend la penfée viiible.
Mais quel eft cet ange hideux de défiguré
que je vois fortir de Tes antres profonds , &C
traînant fa chaîne en blafphémant ? Il levé
fa tcte difforme ^ fon front fiUonné par la
foudre^ eft encore noirci de fes feux. Je re-
connois l'ennemi de Dieu de de l'homme.
Il vient fubir fon Arrêt. Il l'écoute en rou-
lant l'orbe étinccîant de fes yeux farouches ,
comme un météore enflammé dans le fond
d'une nue orageufe. Il maudit le Dieu qu'il
redoute. Il croit tomber pour la première
fois , 6c que l'enfer commence.
Le temps privé du flambeau qui précédoit
fon char & Téclairoit dans fa courfe , s'a-
vance à la lueur mourante de l'incendie des
mondes. Il appelle les nombreux enfans. Le
fein de la terre s'agite à fa voix , &c rend à
la vie toutes les générations. Elles fè lèvent
brufquement ôc quittent leur couche dans
l'effroi. Il les ralfemble pâles & conftcrnées,
il les conduit prclfics dans un même troti^-
pcau j & les remet à l'éternité.
L'éternité règne {èule. Elle n'étoit qu'ut!
«çve pour lç§ mortels : maintenant tQUt çj^
ijo Le Nott'i dl Young. VI. Nottï»
fogno. I fuoi flcndaidi ondeggian nel vuoto, co*
me sfavillanti Comète. Le fue chiarine riceveiido
fiato da un foiîio immortale , rendon fuoni piii
fpaventevoli aflki , che 1 muggito dell' Oceano
fotto la sferza délia tempetta : gli uomini fi adu-
nano a migliaja nclla regione ov' è per farfi il
gran fcioglimento di tutte le fcene , che fon paf-^
£àte. Quai immenTo fpazjo ! Quai folja iç ht
riempiuto ! Qui gli fpettatori di tutti i fecoli aC-
fiftono alla fine di quefto dramma mifteriofo. Tmti
ftanuo in filenzio , e ia attenzione. Pairat» ç l'or*
délia clemenza : ogni cofa è eftrema : ogni cof^
è per diventare irrevocabile. . . L' Eterno s' alza ,
pronunzia la fcntenza , vendica la fua gloria , e
la virtii.
Immantinenti V ctcrnità col decifo fuc fguar-
<îo , coir ineforabile afpetco , fcpara con un oc;-
.chjata la raolcitudiue degU ijomini in due pai'îi,
^ddita a ciafcuiio 1' eteraa £ya dijnora , e n'apre
loro r ingieiro. L' invincibil fup braccio rpig^e
X colpevoli ncir abifio , gira un «norme chiave i,
e ne ricchiude con gran fragore le porte Cu gV
infelici. Caduti da Cieli , efli fen vanoo rotolan-
do , precipitati di profondità iii profondità. Le
oicure , infernaii caverne fanno eco a'ioro gemitù
pK c^uai gridi afTai dÎYçrfi odir ii faeno sfi]
Les Nuits d'Young. VI. Nuit, i^i
rcve , excepté elle. Ses étendards flottent
dans le vide, comme des comètes éclatantes.
Ses clairons enflés par un louffle immortel ,
rendent des ions plus formidables que l'O-
céan grondant fous les coups de la tempête y
les hommes le raflemblent par milliers dans
la région où va s'opérer le grand dénoue-
ment de toutes les icenes qui ont pallé. Quel
efpace immenfe ! Quelle foule l'a rempli \
Ici les fpeélateurs de tous les fiecles alîîftent
à la fin de ce drame myftérieux. Tous font
dans le filence & dans Tattente. L'heure de
la clémence eft paifée : tout eft extrême ,
tout va devenir irrévocable... L'Eternel fe
levé : il prononce l'Arrêt, venge fa gloire 6c la
vertu.
Aus SI-TOT l'éternité au regard décidé ,
au vifage inexorable , fépare d'im coup d'œil
la multitude des hommes en deux portions ,
montre à chacune fa demeure éternelle , de
leur en ouvre l'entrée. Son bras invincible
poulTè les coupables dans l'abyme^ tourne
une clef énorme , &: en referme à grand
bruit les portes fur les malheureux. Tombés
des Cieux , ils vont roulant , précipités de
profondeurs en profondeurs. Les fombres
voûtes répondent à leurs gémilîemens»
gutis cris bkii diiféfeii§ k foût çqcçaî
1 5 X Xe Notû di Young. VI. N O T T l."
Cieli ! Una folla d'Angeli, ufciti dal fepolcro ;
gli hanno ripopolatx. Tutte le loro voci pro-
rompono d' accordo in lieti accenti , che vanno
uniti far rimbombare k eccheggianti volte dell'
etere. Il momento délia cieazione non fu ccle-
brato con canti cosl melodiofi. Iddio ù fa ve-
dere fenza vélo , e fenza nubi. Gli fpiriti fopra-
fatti da improvvifa illuminazione , applaudon tutti
al Creatore , che vien di compiere la fua opéra.
Il mondo morale rilplende , illuminato in tutte
le fue parti. La gloria ne incorona 1' idca , la
corte celeftiale ha dato principio a fuoi eterni
concerti. . . Che farô io allora ? Intuoncro io co'
fortunati immortali V inno dcUa félicita ?
{a) L'obblîo délia morte è 1' error capitale de' vecchi.
lungi da me un taJ errore : coloro che fe ne lafciano
preoccupare , fono già moiti ; l'anima loro è fepolta,
c il mondo è la lor tomba. Bramar la nioice è la glo-
lia délia vecchiezza. Una tal brama è 1' cncomio dclla
vira palîata, ed il mallevadore délia fclicità futura. Noi
dovremmo piedirci a noi ftelfi il futuro noftro deftino.
Quelle farebbe il mezzo di togliere alla morte la fua
amarezza. Per imparare a non tcmerla , convien penfarvi
fovence. L' anima che prova ribrezzo per un cosi preziofo
penlîero , è immerfa in cencbre più profonde adài , che
quelle délia mezza notre. Addormentata in tal errore fal
pendio d' un precipizio , il primo foffio di vento ve la
précipitera irremediabilmente.
Tu mi chiederai , Lorenzo , perché io mi oflino z
ftordirti gli orecchj , col ripetcre cosi fovente il nome
délia morte. Afcolta. Quefto penfiero è una li.'vapoffenre^
che foUeva 1' uom dalla polvere , e fu' fuoi piedi il ci-
mette. Egli colma la fpaventevole profondità dell' abilïb
">«»fçinale ^ c ci fe fcendere ncL fept;lcro pet una. chiHa
Lès Nuits d'Young. VI. Nuit. 135
dre dans les Cieux ! Une foule d'anges for-
tis du tombeau les ont repeuplés. Toutes
leurs voix partent enfemble & vont frapper
la voûte fonore de l'éther. Le moment de
la création ne fut point célébré par des chants
fi mélodieux. Dieu fe montre fans voile &
fans nuage. Les efprits frappés d'une foudai-
ne illumination , applaudifiènt tous au Créa-
teur qui vient de terminer fa tâche. Le mon-
de moral brille , éclairé dans toutes fes par-
ties. La gloire en couronne le plan. La cour
célefte a commencé fes concerts éternels. . .
Que ferai-je alors ? Entomierai-je avec les
heureux immortels Thymne du bonheur ?
(rt) L'oubli de la more eft l'erreur capirale des vieillards.
loin de moi cette erreur. Ils font déjà morts , ceux qui
s'en lailfent prévenir. Leur ame eft: enfevelie , 8^ le monde
eft fon tombeau. La gloire de la vieillelTe eft de fouhai-
ter de mourir. Ce vœu fait l'éloge de la vie palFée , &
répond du bonheur futur. Kous devrions nous prédire
à nous-mêmes notre future deftinée. Ce leroit le moyen
d'ôter â la mort fon amertume. Pour apprendre à ne
pas la craindre , il faut y penfer fouvent. L'ame qui
a de raverlîon pour cette précieufe penfée , eft dans des
ténèbres plus profondes que celles du milieu de la nuit.
Endormie dans cette erreur , fur la pente d'un précipice ,
le premier coup de vent l'y plongera fans retour.
Tu me demanderas, Lorenzo , pourquoi je ra'obftine à
battre tes oreilles du nom de la mort. Ecoute : cette pen-
fée eft un levier puifTant qui fouleve l'homme de la Douf-
fiere , 8c le redrelTe fur lui-même. Elle comble l'efiroya-
ble profondeur de l'abyme infernal , & nous fait defcen-
dre dans le tombeau par une pente plus douce. Quel eft
la coeur de chair qui ofera fe jouer ôc folâtrer avec U re-
tj4- i^ Notti dî Young. Vï. Nom.
più infenfibils . e più agevole. Quai è quel cuore di car-
ne, che ardirà faiii beif^i , e traltullo ilella formidabiU
cternità , airifclii-rla ^ con indi.ierenza , fu un trar di
dadi , c non prsnders vcrun incerefl»; ail' altcrnativa de*
duc deftiai eiircrai , ed iiievoc.bili î Ogni momtnto , che
giugue, ricchiude il fepoicro ch' eia ftaco aperto dal mo-
»ieiico tiafcorlo.
Non v' ha pazila , che non ifmaftifca gli ingannevoli
fuoi coloiij in taccia al penfier délia morte. La mondana
faviezza impallidifcc al di lui corpetto , c tutre Is f lie
fu; attractive fono eccliirate. QucJta v&na faviezza è ricca
in promeife: efia non celfa .'i delinear pvogetti nell' av-
venir; , ma fovra loglie cosî licvi conie qu-ille dclia Si-
billa ; al primo foîîîo effe ne van difpeife per l'aria. Oh
quanco è divsrfa la vera faviezza ' La prima , corne la
Luna nel fuo decrefcere , oçni giorno déclina, e grado a
grado fi cftingue. la féconda, a guifa dell' iiteflo Piane-
ta , nel crefcer fuo, aum.'nta ogni di più in grandezza,
c fplendore. Quando la mondana faviezza è tarda a fpun-
tare il fuo cerchio è ben prefto trafcorfo : 1' infenfaca
fua parte è ben prefto finira : giacchè tu fai ch'ella più
non aduna il conlîglio nella tomba. Allova !a morte le
toglie la mafchera , e denunzia ail' Eterno la fua pazzia.
Ma la vera faviezza ci guida trionfanti ne' Cieli.
[b) La m.orte de'noftri amici grandina fui nolho capo
come una uube , i cui umidi vapoti eltir.guono il fuocp
délie nollre palVioni , ed ammortifcono quello fplendor
délia vita ond' è accecato l' illeffo favio. I nofcri amici,
che muojono , fono come guaftacori che appianano lo
fcofcefo paiib délia morte , infrangono lo fteccato di ter-
rore , e d' awerfione, di cui la natura lo ha ingombra-
to , e ci fanno délia morte un afilo lîcuro , a ricovero
délie tempefte. I noflri amici , che muojono , fon mef-
faggieri the ci fi mandano con falutevoli avvifi. Igli c
per noflro vanraggio , ch' efli cadono ne' languori dclla
malattia. Soffriremo noi che i loro dolori , e la lor mor-
te ùeno vani per noi? Attrifteremo noi , colla noflra in-
gracitudine , le loro ombre erranti a'noftri fianchi , e che
foUecitano teneraraente i noftri cuori a favore délia vjrtùî...
Perche rapiti fono i noftri amici? Non è già per veq-
derta , ma per pierà per noi , che il Ciel ce ne priva.
£gli è per attaccare al cuor dell' uomo , per via de' le-
gami délia tenerezza , il penfier délia morte, che la rg-
gione rroppo indolente , o corrotta , ha si poca cura di
confervarvi. Ma ne la rag,ione, ne la tenerezza, unité ia-
fieme , non fono ancora forti abbaftanza per diftruggere
.1* iacaucelmio del mondo. Vedi l' ora iueforabile , che
Les Nuits a" Young. VL N u i T. 255
doutable éternité , )a rirquer avec indifférence fur un
coup de dez , 8c ne prendra aucun intérêt à l'alternative
cie deux deftinécs extrcnies Se irrévocables ? Chaque mo-
ment qui nous arrive , referme le tombeau ouvert par le
moment qui vient de palier.
11 n'eft point de folie qui ne perde fes couleurs trom-
peufes devant la penfée do la mort. La fagelFe mondaine
pâlit en fa prefencc , & tous fes faux attraits font éclip-
l'cs. Cette vaine fagsiiè ell riclie en prom-lFes : elle ne
celfe de tracer des plans dans l'avenir ; mais c'eli fur
des feuilles aulTi légères que celles de Ta Sibylle : au pre-
mier fouïHe , elles fe difperfent dans les airs. Que la véri-
table fageffe eft différente ! La première , comme la lune
dans fon déclin , décroît chaque jour , & s'éteint par
degrés. La féconde , comme cet altre dans fon croiifant ,
augmente chacue jour de grandeur & d'éclat. Quand la
fageffe mondaiiie tarde à naître , fon cercle ell bientôt
parcouru ; fon rôle infenfé eft Isientôt fini , car tu fais
qu'elle n'affemble plus de confcil dans le tombeau. Alors
la mort la dcmafque 8< dénonce fa folie à l'Eternel. Mais
la vraie fageffe nous conduit triomphans dans les Cieux.
(è) La mort de nos amis fond lur nous comme un
nuage , dont les hum.ides vapeurs éteignent le feu de
nos pallions , ôc amortiffent cet éclat de la vie qui aveu-
gle le fage même. Nos amis mourans font comme des
pionniers^qui applaniffent le paffage efcarpé de la mort ,
brifent les barrières de terreur ôc d'avcrlîon dont la natu-
re l'a embarraffé , 2c nous font du trépas un afyle fur ,
à l'abri des orages. Nos amis mourans font des mellàgers
qui nous font envoyés avec des avis falutaires. C'eil pour
notre avanrage qu'ils tombent dans les langueurs de la
maladie. Souffrirons-nous que leurs douleurs Se leur
mort foient vaines pour nous î Attrifferons-nous par no-
tre ingratitude leurs ombres errantes à nos côtés , Se qui
follicitent tendrement nos cccurs en faveur de la vertu? ...
Pourquoi nos amis nous font-ils enlevés ? Ce n'eft point
par vengeance , mais par pitié pour nous que le Ciel nous
en prive. C'eft pour attacher au cœur de l'homme par
les liens de la tendreffe , la penfée de la mon , que la
raifon trop indolente , ou corrompue , a fi peu foin d'y
conferver. Mais ni la raifon , ni la tendreffe , unies en-
lemble , ne font pas encore alFez fo/tes pour détruire l'en-
chantement du monde. Vois l'heure inexorable qui s'a-
vance près de toi , & qui cependant eft fi loin de ta pen-
fée. Toute la vie n'eft employée qu'à l'oublier , taudis
qu'elle devioit l'ctrs à en bien pefer l'importance, L»
ijtf Le 2V(?m di Young. VI. Notti.
s' avanza vicino a te , e che peraltro è s\ lontana dal tuo
penfiero. Tutta la vita non è occupata che ad obbliarla,
mentre efla in altro non dovicbbc confumarll , che a ben
ponderarne l' imporcanza. La morte , che ci è fenipre mi-
naccevole alT ul'cio •, la morte, la fola oofa che fia cer-
ta , e veraraente importante pur l'uomo , è eifa dunque
un ofpite inafpettato , di cui fi polTa dire : „ Venga
„ quand' eiïa vorrà ? ,, Si , ad onta délia nollra cieca
imprudenza j che ogni giorno l' invita , e con a!te grida
la chiama fopra di noi ; ad onta délia gran moititudine
di forieri , cLe vengono annunziarci il di Ici arrive, eila
ci giiigne fempre iniprowlia, e ci forprenJc. Quai è mai
la ca^ione d' uno sbaglio si ftrano î I Cieii rimiran
r uomo , e reftan coniufi per lo llupore , nel vederla
operare. Son dunque i piaceii diUa vita cosi calcati ,
che un iùante di timoré, e d' allarmi , non vi ci polFa
trovare il fuo luogo ? O la f olla deile fue inquietudini ,
c délie fue cure , è cosi riihetta , che il peniîer délia
morte non polTa ptiietrare fino alT anima ?
Vecchi infenfaci , voi fedete atto«-'i'ati da un cumalo
di volumi. Voi vi perdetc in una inutile fcienza , che
non è altro fenonchà una p ompofa ignoranza. Voleté voi
elTer più docti chs quelli , i quali lî vancano d'cffer tali?
Imparate cio che v' importa il faperlo. La vita comiine
vi prefeiita un campo libcro , onde voi cavcrete la fcien-
za , che è la fola necelFaria. L'acceffo n'è agevole : non
vi fon fpine , che non impcdifcan 1' ingrcflo. Non vo-
gliate rigettar con ifdegno le veriià familiari , che il li-
bro délia natura , e della fperienza efpone dapertutto a*
Voflri occhi. I frutti, che voi potrete ricavaine, fon fructi
immortali. Celîàte di perdervi nclla profondità d' uno
ftudio altratto , e vano. Volendo render celebri i voftri
nomi , voi vi pafcete d' un orgoglio , che vi avvilifce ;
la voftra virtà diminuifce a mifura che ne crefce la vof-
tra riputazionc. La voftra fcienza non ifplende , corne la
Luna , che con una luce priva di forza , e di calore.
Nelle fredde vol^re fpecolazioni , il voftro cuore rimane
agghiacciato. Deftatevi curiofi olîérvatori , vaghi di fa-
pere ogni cofa , fuorchè quella , che premer vi dee mag-
giormentc.
(c) Dove fon ora i primi Attori délie fcene deU'anno
addietro ? dov' è 1' akerigia della lor frontc î Dov' è il
loro coturno , e il loro pennacchio ? I più licti fpetta-
coli della vita ci parlano della morte in iftile più colto.
1 noftri teatri ci dipingon l' imagine del lenzuolo ferale.
P.lîi parlano della morte , corne di ghirlande di fioti
foîpefe fovïa un fepolcio. A guifa di a:diti njalandriai j
les Nuits d' Young. VI. N u i t. i^f
mort qui toujours menace à notre porte ; la mort , la
feule chofc qui Ibit certaine & vraiment importante pour
l'homme , ell-elle donc un hôte inattendu , dont on puif-
fe dire , 3) qu'elle vienne quand elle voudra « ? Oui ,
malgré notre aveugle imprudence qui chaque jour l'invite
Se l'appelle à grands cris fur nous -, malgré la foule d'a-
vantcoureurs qui viennent nous annoncer fon arrivée ,
elle nous furprend toujours. Quelle eft la caufe de cette
méprife fi étrange ? Les Ci^ux regardent l'homme , 8c
relient confondus d'étonnement en le voyant agir. Les
plaifirs de la vie font-ils donc fi fettés , qu'un inllant de
craintes &: d'alarmes n'y puiiFe trouver fa place > Oa
bien la foule de fes inquiétudes & de fes foins ell-elle d
ptcfTée 3 que la penfée de la mort ne puiffc péuétcer juf-
qu'à fon ame î
Vieillards infenfés , vous êtes afiis entourés d'un aœa?
de volumes. \'ous vous égarez dans une fcience inutile
qui n'eft qu'une pompeufe ignorance. Voulez-vous être
plus favans que ceux qui fe vantent de l'être î Apprenez ce
qu'il vous importe de favoir. La vie commune vous offre
un champ libre où vous puiferez la fcience qui eft la feule
néceiTaite. L'accès en elt facile : nulles épines n'e^i em-
barrailent l'entrée. Ne rejetez point avec dédain les véri-
tés familières que le livre de la nature & de l'expérience
expofe par-tout à vos yeux. Les fruits que vous pourrez en
retirer , font des fruits immortels. Cefiez de vous perdre
dans les profondeurs d'une étude abftraite & vaine. En
voulant rendre vos noms célèbres , vous vous repailTcz
d'un orgueil qui vous aballFe : votre vertu diminue à me-
fure que votre réputation s'accroît. Votre fcience ne jette,
comme la lune , qu'une lumière fans force 2c fans chaleur.
Dans vos froides fpéculations , votre cceur relie glacé.
Eveillez-vous , curieux obfervateurs , amoureux de tout
favoir, excepté la chofe qufi vous intéreire.
(c)Où font maintenant les premiers afteurs des fcenes
de l'année dernière : où eft l'orgueil de leur front ? Où
font leurs brodequins Se leur panache ? Les fpeûacles les
plus joyeux de la vie nous pprlent de la mort dans uii
îlyle ^lus fleuri. Nos théâtres nous retracent l'image du
drap funéraire, Ils parlent de la mort , comme des guir^
fej8 Le Nottî il YoUfîg. Vî. Notte.
che vanno fcavar tefori fepolti nel fen délia terra, noî
rivanghiamo i fepolcri per trovar in efli la niatcria de'
noftri piaceri. Ci fèiifceremo noi fempre l'a le tombe ,
corne il verme infeniibile , fenza penfare alla propria
noftra fragilità , e al ivDllro deftino che s' avvicina ?
[d ) Vedi tu , Lorenzo . il d.;ftino che dee toccare
air uomo î La natura ha da p^-rire , e l' uomo ha da
ïinafcire. Gli artori délia terra cambiano le fcene paf-
ieggiere délia di lei fiiperficie , e fanno gemare 1' uni-
Verfo focto al pefo de' lor dclitti. Oh corne gemerà l'uni-
verfo allora quando egli farà annegato in un nuovo di-
luvio ! Ma non farà più un diluvio d' acqua !
Al dilHopra del mondo s' alzerà un hrmamento aflaî
<iiverfo da quelle , che 1* uom vcdeife , c imaginafTc
giammai. Egli farà trappanto di quelle llelle animare ,
che regolavano le ftelle materiali. Ben tutt' altro farà
quel foie , che vi fi vedrà sfavillare. Oh quaaco poco
quel foie lîmiglia al Banibino di BetelemiTie ! Oh corne
r uomo Dio è diverfo da quel ch' egli era , quando ge-
mea fui Calvario ! Tuttavia egli è quel uom de' dolori.
Oh com' egli è cambiato ! Quai pompa il pry.'cede nella
terribile fua grandezza ! Tutto il Ci.-lo difcende al fuo
corceggio. Gli Angioli lo accompagnano trionfanti. Lo-
renzo , quefta fcena , che ha da ellér l'ultima nel corfo
délia nacura , dee elfcr fempre la prima nel penfiero de!
favio. Se v' ha cofa che polfa muoverlo, gli è. quefto
penfiero : egli delta l' uom più aironriaco ; egli ci fvelle
dal fonno dclla morte , in tui giacciamo fepolti. Cerca ,
mentre che il puoi , un appoggio pià faido che la ter-
ra , altrimenci tu n' andrai inabilFato pcr fempre. E
dove il colpcvole troverà egli un ricovero , allorquando
r uomo dabbene impallidirà collcrnato » Egli è per quel
|;ran giorno di terrore , di decilione , e di difperazio-
ne , che i'cternità, la quale non ferviva che a mifurare
gli anni degli Dei , è fcefa fu 1' uom raefchino, e /oi-
mato colla polvere délia terra. Qjel di d.-l giudizio c
egli loutano / No : egli è già cominciaco in te. La co-
fcienza deputata da Dio per giudtcarti , va fed.-re fui fuo
Tribunale , e proftrifce andcipatam^nte la tua fcntenza.
L"' uomo farà egli il folo infenûbile ail' arrivo di quel
^ran giorno, che dee decidere, e confumare il fuo de(-
:ino? S' egli lofTe in cervello , nulT altra cofa farebbe lo
fcopo , e r obbietto de' fuoi penfîcri. Chiuderà egli gli
occhi alla veduta d' una fcena, che trae a fe l'attcnzip-
Oe degli Angioli , e del loro Monarca ? Gli Angioli difj
■yolli in c;,rchj raggianti , che forgono gradatamente g'i
uni fu gli alcri çou icijolar proporzione fu le divsi^*
Les Nuits d'Young.Vl. Nuit. i^4
^an(^es de fleurs fu 'pendues fur une tombe. Comme de-,
hardis brigands qui vont d:cerrcr les crélbis enfevïlis dana
le ù-iu'di; la ceire , nous' fouillons dans les tombeaux pour
y trouver la ma:i>:re de nos plaifirs. Ramperons-nous fur
les tombvaiix , comme le ver infcafîble , fans fonger à
notre propre frai!,ilité 6c à notre deftince qui s'approche ?
{d) \'ois-tu , Lorenzo , la delHaée qui attend l'i.omme»
La narure doit périr, & l'homme doit renaître. Les afteurs
de la terre changent les fcencs palfagercs de fa furfacc ,
& font gcmir l'univers fous le poids de leurs crimes. Com-
me l'univers gémira , lorfqu'il ll-ra noyé dans un nouveau
déluge ! mais ce ne fera pas un déluge d'eau !
Au-deifus du monde , s'élèvera un firmament bien dirFé-
fcnt de celui que l'homme a jamais vu ou imaginé. Il fe-
ra femé des étoiles animées qui gouvernoient les étoiles
matérielles. Il y verra un bien aurre foleil. Que ce foleil
cft loin de rctrembler à l'enfant de Bethléem ! Que l'Honi-
me-Dieu eft diiférenr de ce qu'il écoir , lorfqu'il gémiffoic
fur le Calvaire ! C'eft cependant cet homme de douleurs.
Qu'il e(l changé ! Quelle pompe le précède dans fa gran-
deur rerrible ! Tout le Ciel defcend à fa fuite. Les Anges
l'accompagnent trioinphans. Lorenzo, cette fcene qui fera
la dernière dans le cours de la nature , doir toujours être
la première dans la penfce du fage. Si quelque chofe peut
l'émouvoir , c'cil cette penfée : elle réveille l'homme le
plus alfoupi , elle nous arrache du fommeil de mort oii
nous relions enfevelis. Cherche , tandis que tu le peux ,
un .-ippui plus folide que la terre , ou bien tu t'abymeras
pour jamais. Où le coupable trouvcra-t-il un abri , lorf-
quc l'homme de bien pâ'ira confterné ? C'eft pour ce grand
jour de terreur , de décidon Se de défefpoir , que l'éter-
nité , qui ne fervoit qu'à mefurer les années des dieux , eft
defcendue fur l'homme chétif 6c formé de la poulliere de
la terre. Ce jour du Jugement cft-il éloigné ? Non : il eft
('ommencé en toi. La confcicnce députée par Dieu pour
i« juger, monte fur fon tribunal , 6i prononce d'avance
ton arrêt. L'homme 'cra-t-il feul infenlîble à l'événemenc
de ce grand jour qui doir d'cider te confonmier fes defti-
nées î S'il éroir fage , ce fetoit le but ôc l'objet de toutes
fes penfées. Fermera-t-il les yeux fur une fcene qui attire
l'actentioa des Anges 8c de leur Souverain? Les Anges ran-
gés en cercles radisux qui s'élèvent par ordre au-deiTus les
uns des autres dans une proportion réglée fur leurs diffé-
rentes efpeces , font placés comme fur un amphithéâtre
autour du fpeclacle du Jugement dernier; ils ont les yeux
(jU i'honuDe , Ôc s'iaiérefTent à fes deftins, C'eft pou£
t.4ô Le Notti di Young. VI. N o T r E.
loro fpezie , Ton collocaci coirn; in un anfiteatro inroino
«llo fpcttacolo del giudizio finale ; efli tengon gli occhi
rivolci fu r Uomo , e prcndono inccreiTe per la di lui
forte. Egli è psr 1' uomo , che 1' Eterno Signore s' ap-
parecchia a vendicar la fua gloiia. L' intieta creazionc
gli grida di fvolg^re agli occhi de' mortali il monde mo-
rale , e di dar maggior lultro alla natuia col rinovarla.
Quel giorno è ognor prefence al niio penfiero. Ma
<juando tia ch'egli giuaga ? Gli Angeli non polibn dir-
rnelo : eflî indovinar non polfono quel momento fatale,
naicofo a tutti gli enti creati , e da impenecrabil nube
velato. Egli è pero cecto ch' ei s'avvicina. Il luogo deila
fcena è mcn difficile a indovinare. Gran giorno , che liai
da metter fine aile fperanze , e a'timori dell'uomo, apiir
tutti i cuori , e iilfar il noflro dellino ; clie dei finire ,
e cominciar ogni cola, deh dimmi ove fei tu? lo non
ti ritrovo ne nel tempo , ne nella cternità. Qucfti due
Monarchi , 1' uno di tutto cio che è pairato , 1' altro
di tutto cio che è a venire , vengono ad incontrarfi
fu i confiai d' ambedue gl' iniperj , come per decidere in
quai maniera efli uniranno il loro potere , per aumentar
la gvandezza , e fervir ail' ira di Dio , di cui i Regni
loro fou dipendenti. Allora il rempo , a guifa d' un Re
depollo , prende a sdegno la vita. S' abbandona fu la fua
fpada , e '1 fuo Regno , che avea avuto principio coU*
univerlb , palla £on lui : ma egli non perifce già folo ,
la morte, il fuo maggior ncmico, che tutte uccidea le
di lui produzioni, inuore con elio.
Il regno dell' eternicâ incomincia. Sovrana rifpettabî-
le , ed oltraggiata , oh quanto è giufto il di lei rifenti-
mcnto contro il génère umano ? Quante volte picchio ef-
fa alla porta de* noI>ri cuori î Quance volte ha elîà
chiamato 1' uomo colla voce di Dio ? Noi 1' abbiamo
rirpinta, come un fogno fpiacevole , nel mentre che i
piu vili di lei nemici ricevcvaao da noi ogni più gra-
ta accoglicnza. Mirala ora aprir le fue porte , diecimila
volte più fpalancate, che non è tre volte lungo lo fpazio,
she dair lado al diacciato Polo fi Itende.
'<^j^*
*
pETTIM^V
Les Nuits d'Toung. VI. Nuit. 241
l'homme que l'Ercrnel Ce prépaie à venger fa gloire. Toute
la -création lui crie de développer aux yeux des mortels le
monde moral , èc de donner plus d'éclat à la nature en la
renouvellant.
Ce jour eft toujours préfent à ma penlcc. Mais quand
arrivera-t-il ? Les Anges ne peuvent me le dire : ils ne peu-
vent deviner ce moment fatal , caché à tous les erres créés ,
& couvert d'un nuage impénétrable. Mais il ciï certaia
qu'il s'approche. Le lieu de la fccnc eft moins ditiicile à
ïleviner. Grand jour , qui dois terminer les efpérances Se
les craintes de l'homme , ouvrir tous les cccurs , & fixer
nos deflins , qui dois tout finir ôc tout commencer , dis
moij où es-tu? Je ne te trouve ni dans le temps , ni dans l'é-
ternité. Ces deux Monarques , l'un de tout ce qui eftpali'é,
l'autre de tout ce qui eft à venir , viennent fe rencontrer
fur les confins de leurs deux empires , comrrte pour déci-
der de quelle façon ils uniront leur puiiïance , pour aug-
menter la grandeur , 8c fervir la colère de Dieu dont re-
lèvent leurs Royaumes. Alors le temps , comme un Roi
dépote , dédaigne de vivre. Il tombe fur fon glaive , Se
fon règne , qui avoir commencé avec l'univers , pafTe avec
lui ; mais il ne périt pas feul , la mort fon plus grand en-
nemi qui tuoit toutes les produirions , expire avec lui.
le règne de l'éternité commence. Souveraine refpeélable
Se outragée, que fon reffentiment contre le genre humain
«ft jufte ! Combien de fois a-t-elle frappé à la porte de nos
c^urs î Combien de fois a-t-elle appelle l'homme par la
voix de Dieu î Nous l'avons rebutée , comme un rêve dé-
fagréable , tandis que fes plus vils ennemis étoient bien
accueillis de nous. Vois-la maintenant ouvrir fes portes
dix mille fois larges comme trois fois l'efpace qui s'étend
ckpuis l'Indus jufqu'au pôle glacé.
ç^«''^
Tome I.
Z^i.
SETTIMA NOTTE.
// Carattere délia Morte.
o
H corne capiicciofa , e crudele è la mor-
te {a) ! FofTe almeno contenta d' involar folamen-
tc i vecchi , e gli infelici ! Se efTa fi fottoponeile
a fcguir il coiTo della natuia , in laogo d' an-
ticiparla : fe afpettafie che i noftri corpi confunti
dagli anni, cadeflero da fc medcfimi nella pol-
vere , pet raccoglicrla nel fepolcro ! . . . Ma la
fpietata ci trafcina fdvente nel vigor dellc forze ,
e della faiute. Allorquando la vita è un maie ,
ce la lafcia. È defla un bene ? Ce la rapifce. Ella
prende diletto nel far fopravviveie il mendico al
doviziofo , e '1 mifero mortale , al mortal fortu-
nato. Quanti uomini robufti vengono avvolti ne*
funèbre lenzuolo dalle affralite iTiani de' cafcanti
malaticci , la cui vita non è altro che una morte
lenta , e continua ! Quante le voke veggiaxn un
padre decrepito , lagrimar incurvato fu la tomba
de' fuoi giovani figli ! lo fon quegli , o Nar-
cifla , che ho fcavato la tua , e che vi ti ho col-
locata nella primavera della tua vita ' . . . Ma
perché computar i tuoi anni ? Tu vivelH lunga-
mente in pochi giorni , giacchè tu eri virtuofa.
Non è îiià 1' aftro délie ftagioni , ma la virtiî ,
245
S E P T I E Ivl E N U I T.
Le Caracîere de la Mon.
V^ u E la mort elc bizarre & cruelle {a)\ SI
du moins elle n^emportoit que les malheu-
reux &: les vieillards I . . . Si elle s'alfujettil-
foit à fuivre le cours de la nature , au lieu de
la devancer i fi elle attendoit que nos corps
confumés par les ans , tombalTent d'eux-mê-
mes en pouillerej pour la balayer dans le
tombeau ! . . . Mais fouvent l'impitoyable nous
y traîne pleins de force & de faute. Quand
la vie eft un mal , elle nous la laiife •■, ed-elle
un bien ? elle nous l'arraclie. Elle fe plaît à
lailïèr futvivre l'indigent au riche , & le
mortel miférable au mortel fortuné. Que
diiommes robuftes font coufus dans le drap
mortuaire par les foibles mains des valitu-
dinaires , dont la vie r/eft qu'une mort lente
& continuelle { Combien de fois vous ap-
percevez un père décrépit pleurant courbé
fur la tombe de fes jeunes cnfans ! O Nar-
ciiîe , c'cit moi , qui ai creufé la tienne ^ Se
qui t'y ai placée au printemps de ta vie ! . . .
Mais pourquoi compter tes années ? Tu as
L ij
144 -^^ Nottl di Young. VII. N o T T e.
che mifura I3 durata délia nollra veia efiftenza.
Senza viitù fi miior giovane dopo un fccolo di
vita : fcancelliamo , dalla data de' fepolcri , gli
anni , che fono ftati fterili per lei : 1' uomo non
gli ha vifl'uti.
Quando la virtù fi eftingue ne! di lui cuore ,
lo fplendore dcU' 010 crefce a' fuoi occlii. Egli fe
ne liempic fenza mai fatollaifene : ma oh corne
la fortuna è mal nota a' ciechi mortali ! Quefta
Dea , col gajo fuo foirifo , col perfîdo cuore , fi
compiace ncl tormentare , nell' ingannare gli in-
fenfati di lei amanti. Quai bizzaira pittura mi
prefentan effi nelle lunghe loro fatiche ; quai do-
lente fpcttacolo mi pongon efli fott' occhio ne'
vani lor godimenti !
La fortuna dibatteado per V aria le dorate fue
ali , fa fplendere i fuoi tefori , fa moftra de'fuoi
doni , chiama a fe la forte , e le impone di com-
partirli. Una foUa di mortali allarga le mani , le
ftende le braccia , e s" apparccchia a ricevere , a
ftrappare i di lei benefizj. Mirate , mentf efTa gli
fpande , con quai furore fi précipitai! effi gli uni
fu gli altri. Vedete corne 1' amante obblia 1' a-
mante , corne gli amici opprimon gli amici , e i
îîgliuoli i lor gsnitori. Quanta fagacità per ifco-
l^rire , quanta audacia per afFerrare la loro pre-
Les Nuits d'Young. VIL Nuit. 145
vécu long-temps en peu de jours, pmfque
tu ctois vertueufe. Ce n eft pas l'aftre des fai-
fons j c'eft la vertu qui melure la durée de
notre véritable exiftence. Sans vertu , on
meurt jeune après un fiecle de vie : eftaçons
de la date des tombeaux les années qui ont
été (lériles pour elle : l'homme ne lei a point
vécues.
Quand la vertu s'éteint dans Ton cœur ,
l'éclat de l'or augmente à Tes yeux. Il s'en
remplit (ans jamais s'en railafier j mais que
la fortune eft mal connue des mortels aveu-
gles ! Cette dcefie au iourire gai , au cœur
perfide, Te plaît à tourmenter, à tromper
ies amans infenfés. Quel tableau bizarre ils
me préfentent dans leurs longues fatigues I
quel trifte fpedacle ils m'offrent dans leurs
vaines jouifTances !
La fortune agitant dans les airs £qs ailes
dorées , fait briller les tréfors , en étale les
dons , appelle le hazard Se le charge de les
diftribuer. Une foule de mortels , ouvre fes
mains , lui tend les bras , Se s'apprcte à re-
cevoir, à s'arracher fes bienfaits. Voyez ,
tandis qu'elle les répand , avec quelle furie
ils fe jettent les uns fur les autres. Voyez
comme l'amant oublie fon amante , comme
les amis écrafent les amis , ôc les enfans ,
L ijj
«9
2.4 "î ^e Notti di Young. VIL Nottî.
da î Per poco che ï occafione lor fia prcpizia ,
nulla gli arrefta. Effi non fî fanno cofcicnza di
violare i Tagri ripari délia probità , e dclla giuC-
îizia. Effi ten2;on dietro alla traccia dcl guada-
gno , il afFaticano neir infeguire le cariche , e Je
dignita , infîno a tanto che rifiiiici per la ftan-
chezza , fuccombono.
Uffu.iîe c il loro ardorc ; ma divcrfi Tono i îor
defrini. Qucfti troppo impetuofo ne' fuoi dclîdcrj ,
non dà ncl fcgno per la foverchia prcmura di co-
glierio. Quegli il tocca , e cade , e la fua prcda
gli fuggc di mano. Coftoro menan fella , perché
conduir^ro a lieto fine le loro imprcfe } ma iii
mezzo a' dclirj del Ior piacere , un rovefcio ini-
pcnfato , a guifa di turbine improvifo , invola le
lor ricchezze , e le trafporca in mani attonite di
riceverle. Guai a coloro , il cui cuore è a quelle
cosi tenacemente attaccato , che non potè fcpa-
tarfene fenza ftracciarfi. L' avaro più fvencurato fi
confuma a canco ail' inutil fuo teforo , e geme
tuttavia per avère dcl pane. Dove corrcte voi ,
livali inafpriti ? Vivete in pace , e godcte di
que' béni , che vi procacciafte. . . Efll non danno
orecchio a nefTuno. Il loro rifentimento gli ac-
ceca, L' odio gli trafcina ncU' antro fragorofo délie
liti. Il nero corvo délia cavillazione dibacte 1' ali
nel veder la fua preda , c crocida per la gioja
neUo fpogliargli : veniiti da un palagio, eflî fcn
Les Nuits d'Toung. VIL Nuit. 247
leurs pères. Que de fagacité pour découvrir',
que d'audace pour railîr leur proie ! Peur
peu que roccafion les favorife , rien ne les
arrête. Ils franchilfent fans fcrupule les bar-
rières de la juftice & de la probité. Ils fui-
vent le gain à la trace , ils le fatiguent à
la pourfuite des places & des dignités , juf-
qu à ce qu'épuifés de laffitude , ils fuccom-
bent.
Leur ardeur eft égale j mais leurs defti-
nées font dillérentes. L'un trop impétueux
dans (es dellrs , manque le but par trop
d'empreirenient à le iaihr. L'autre y touche
Ôc tombe , & fa proie lui échappe. Ceux-
ci s^applaudilLoient de leur fuccès ; mais au
milieu de leur enchantement , un revers im-
prévu , comme un tourbillon foudain , en-
levé leurs richelfes ôc les tranfportc dans
des mains étonnées de les recevoir. Malheur
à ceux dont le cœur y étoit G. fortement atta-
ché , qu'il n'ait pu s'en léparer fans fe dé-
cliirer. L'avare plus malheureux dépérit au-
près de fon tréfor inutile , Se gémit encore
pour avoir du pain. Où courez-vous , ri-
vaux aigris ? Vivez en paix ôc jouiifez des
biens que vous avez conquis. . . Ils n'écou-
tent rien. Leur relTentiment les aveugle. La
hame les entraîne dans l'antre bruyant des
L iv
148 Le Notti di Youtig. VII. N o T te.
tornaiio mendicando in una capanna. V lia di
quclli , cui la fortuna ftiaccia lotco il pefo de'
doni fuoi. Oli quanto pochi fon quelli iiomini,
che Tappiano foilenere la félicita ! Ma la morte
Yiene annientare tucte quefte difuguaglianze , e
ridurgli tutti ad una ugual poveità. Efla mette
iniieme i nomi de' mortali nell' impkrziale fua
urna : mefce , e confonde in efla tutte le età ,
tutti i gradi di fortuna , e di mérite La mano
fua gli agita con indiffercnza , e gli eftrae a for-
te ; fe effa fa fceka , guai a' mortali , che fon fe-
Hci ! Tal che fi crcdc più lunçii dall' invifiBil fuo
braccio , è il primo ad elTer colpiro.
Certo è che 1' Eterno diife alla morte : „ Vi-
j, bra colpi i più inafpettati , e i piii acconci ad
„ atterrire i vivenîi. „ Oh com' elfa è fedele nell'
cfeguire un' ordine cosl terribile ! Oh com' efla
delude la noflra afjiettazione , e fi fa beffe délia
noftra ficurezza ' Efî'a fmentifce ogni di le noftre
conglîietture , e confonde il nollro vano antive-
dere. Quanti uomini ci colmano di ftupore per
il génère délia lor morte ! La nollra raaraviglia
eccedc eziandio il noftro dolore.
La profpcrità tramanda uiî fijiiftro fpkndorei . »
tes Nuits d'Young. VIL Nuit. 149
procès. Le noir corbcr.ii de la chicane bat
Aqs ailes à la vue de fa proie , & croalfe de
joie en les dépouillant : arrivés d'un palais ,
ils retournent en mendiant dans une' chau-
mière. Il en eft que la fortune écrafe fous le
poids de fes dons. Qu'il fe trouve peu d'hom-
mes qui fâchent fupporter le bonheur ( Mais
la mort vient anéantir toutes ces différen-
ces, de les réduire tous à une égale pauvre-
té. Elle rallèmble les noms des mortels dans
fon urne impartiale ; elle y confond tous
les âges , tous les degrés de fortune de de
mérite. Sa main les agite avec indifférence ,
&z les tire au hazard. Ou fi elle fait un choix ,
malheur aux mortels heureux / Tel qui fè
croit le plus loin de fon bras invifible , cd
le premier frappé.
Sans doute l'Eternel a dit à fa mort :
» frappe les coups les plus inattendus. Se
» les plus propres à alarmer les vivans «.
Qu'elle eft fidelle à s'acquitter de ces ordres
terribles | Comme elle trompe notre atten^-
te, &fe joue de notre fécurité 1 Tous les jours
elle dément nos conjedures & confond no-
tre vaine prévoyance. Combien d'hommes
nous étonnent par le genre de leur trépas .'
Notre furprife furpalïe encore notre douleur,
La profpérité jette un éclat imiftre,... Un
L V
£50 Le Kosu ai Toung. VIL Notte>
Una gran félicita niinaccia una grande fventura'.
Sembla quafi chc la fortuna abbia facto colla
morte una crudcli alleanza. Eila nudrifce delica-
taiiiente le victime, clie a lei deflinaj alloiquan-
do le ha impinguate de' fuoi doni , clîa le invia
oinate di fiori al fagriiîzio. Quante le volte 1' ho
io vcdiita andar in cerca d' uno fconofciuto fotco
le paglie dcU' ofcura povertà , trafportarlo con
i'apido volo in grembo ail' opulenza , raunarc
focto la di lui mano i béni, e gli onori, farnc
r oggetta délia fua fcelta , collocarîo in fublime
alcezza , e ncl punto illeiTo in cui egli è dive-
nuto il luminoro og!;g;etto de' çelolî fguardi del
pubblico , ncl mentre che il di lui cuore s' ineb-
bria nel dclirio del dikttofo fentimento délia fua.
nuova efiftenza, precipitarlo a un tratto, dal col-
mo délia félicita , fotto la fpada délia morte î
Sul mattino egli era Y obbietto délia noftra invi-
dia : ei fu la fera 1' oggetto délia ncflta com-
palTionc , e délie noftrc lagrime !
Ergeva un' altéra quercfa Ta frondofa fua chia-
ma fîna aile nubi : fpandea in larghifîimo giro
il rczzo , e V ombra fu la pianura : le greg-
ge incotte da' diurni calori , fl adunano , e
fi fermano fotto 1' impenecrabile fuo ricovero :
€l& contraflo iunghi anni co' venti , c colle rcm-
l^efte : ma la fcure addocchia la di lei altezza y
c s' atracca ails radici. PercofTa da' raddoppiati
fùoi coîpi , clTa gemcndo fbggiace : cade conie
Les iSJ'uhs d'Tcung. VIL Kuit. ijr
grand bonheur menace d'un grand revers.
La fortune femble avoir fait une focicté
cruelle avec la mort. Elle nourrit délicate-
ment les viclimes qu'elle lui deftine : quand
elle les a engraiflt'es de Tes dons , elle les
envoie parées de lieurs au facrifice. Com-
bien de fois je l'ai vu chercher un inconnu
fous le chaume de l'obfcure pauvreté , le
tranlporter d^un vol dans le fein de l'opu-
lence , ralfembler fous fa main les biens &
les honneurs , en faire fon être de choix ,
l'établir en vue fur la hauteur , & dans le
moment où il eft Tobjet brillant des regards
jaloux du public j tandis que fon cœur fous
le charme s'enivre du fentiment de fa nou-
velle exiilence, le précipiter tout-à-coup du faî-
de la félicité fous le glaive de la mort ! Le
matin , il étoit l'objet de notre envie : le foir ,
il fut celui d€ notre compalîîon de de nos
larmes !
Un chêne fupcrbe balançoit au haut des
airs fa cime touffue : il répandoit fur la plai-
ne dans un vafte contour la fraîcheur &
l'ombrage : les troupeaux brûlés àcs feux du.
jour , fe ralfemblcnt & s'arrêtent fous fon
abri impénétrable : long-temps il a bravé les
vents & les or::ges ; mais la cognée remar-
que ùi luuteur & s'attache à ks racines>
Lrj,
îfî Le Notti dî Young. VII. Notte.
un fulmine fu la limbombante pianura , e k
cuopre coll' immcnfîtà de' fuoi rami. La vicina
forefta è fcolTa al fragore délia fua caduta. Le
valu , e i toirenti lontani le fanno eco. In fimil
guifà , per mettere in cofternazione la folla vol-
gare , la falce délia morte immola gran victime ,
€ rovefcia le telte pid cofpicue. La félicita attrae
la fua fpada.
riù la vita è luminofa , meno efîa dura. Cli
corne gli occhi di mia figîta fplendevano pcr fa-
nità , e pcr giovinezza ! Efla era troppo bella ,
perché vivefTe lo era troppo felice. . . lo noi
fui luugamente. lo non potca perfuadermi che
tanta beltà doved'e cosi prefto perire , ne potea
lifolvermi a confefTare a me fteffo , che quel^a
bocca , che con tanta tenerezza mi forridea , era
£cr chiuderfi in fempiterno , e che qucUa , ch' io
vedea vivcre era già morta. In quefta foggia la
morte fi afconde fotco \c apparenze délia vita
çlù bella. Effa fi prcfenta ai delufi nollri occhi
fotïo il coloriro dclla falute più florida. L' im-
prudente cuor d" un amante fî lafcia abbagliare
diall* avventnza délia fua bella. Nel vedere quelle
cofee guance , qiaelle frefche vermiglie labbra-,
dis iiivitano ai baci, quel graziofo forrifo , più
mm i^iîiâ. ch' cgli ams una mortak 1 L' infelice
i aiîài iungi dai pcnfarc. aile kgrime ,^ che neKl
Les Nuits d'Young. VII. Nuit, ijff
Frappé de Tes coups redoublés y il ruccom-
be en gémilTant : il tombe comme un ton-
nerre fur la plaine retentillante & la couvre
de i'immenie étendue de Tes rameaux. La
foret voifîne eft ébranlée du bruit de fa chu-
te. Les échos lointains des vallons de àcs tor-
rens y répondent. Ainfi , pour confterner la
foule vulgaire y la faulx de la mort immo-
le de grandes vidHmes &c renverfe les têtes
îlluftres. Le bonheur attire fon glaive.
Plus la vie jette d'éclat, moins elle dure.
Comme les yeux de ma fille brilloient de
jeunellè ôc de fanté ! Elle étoit trop belle
poiu" vivre l J'étois trop heureux. . . Je ne l'ai
pas été long- temps. Je ne pouvois me per-
suader que tant de beauté dût il-tôt périr.
Je ne pouvois me réfoudre à m' avouer à
moi-même , que cette bouche qui me fou-
rioit il tendrement, alloit fe fermer pour ja-
mais & que celle que je voyois vivre étoit
déjà morte. C'eft ainfi que la mort (e cou-
vre des apparences de la pfus belle vie. Elle
s'offre à nos yeux trompés fous le coloris dé
La fanté la plus brillante. Le cœur irapra-
dent d'un amant fe laiife éblouir par les at-
traits de fon amante. En voyant ce tein dé
rofès , ces lèvres vermeilles 3c fraîches qui.
appellent, les baiferSi ce foorire des g^taces.^
iy4 -^^ Notti di Young. VII. Notth.
ora medefînia egli è per verfare ncii' eccelTo delîa
fua difperazione 1
Il fortunato Lirandro fen giva uiiirfi ail' aflFèt-
tuofa fua Afpafia. Ricolmi de' favori délia fortu-
na , arricchiti de' doni dclla bellezza , eîfi eiau
giovani , elTi erano amanti. Tutti coloro che U
conofcevano portavano invidia alla lieta lor for-
te j ma non perciô lafciavan di amargli. Che
manca egli per mcttere il colmo alla loro félici-
ta , fenon il s;oderne lungamente infieme ? FifTata
è r ora nuziale : Afpalîa attende lo fpofo , e la
félicita in un fuperbo palagio , innalzato vicino
alla fpiaggia. EiTa vede fcnza orrore 1' onde mi-
nacciofe infragnerfi appiè délie fue mura. Ohimc !
efla non fofpcttava che la fua fortuna era per
ifcorrer conV ellî , e fparir piii prefto che il rag-
gio , che fcherza fu l'onde! L' aurora forge lu-
minofa , e promette un bel giorno ai due aman-
ti. . . Quel bel giorno gli vide morire.
Lifandro fi parte dalla tenera Afpafîa , e le
giura di tornar la fera nelle fue braccia. Vani
giuramenti ! Egli è fu l' accjue. . . La tempefta fî
fblleva. . . Egli è nel profondo dell' abilTo. Giu-
gne Li fatal nuova. Il mefto filenzio del mefTag-
giere ha annunziato ogni cofa. Afpafia legge ne'
di lui occhi la morte del fuo amante , e fente
Tîiciaa la fua. II fuo cuore fi fchianta : il dolore
Les Nuits (TYoung. VIL Nuit, i^f
il oublie qu'il aime une mortelle / Le mal-
heureux eft loin de fonger aux larmes qu'à
l'heure même il va verfer dans fon défefpoir !
L'heureux Lyfandre alloit s'unir à la ten-
dre Afpahe. Comblés des faveurs de la for-
tune , enrichis des dons de la beauté y ils
étoient jeunes , ils étoient amans ! Tous ceux
qui les connoilfoient, étoient jaloux de leur
bonheur, & ne les en aimoient pas moins.
Que manque-t-il à leur félicité , que d'en
jouir long temps enfcmble ? L'heure nuptia-
le cA: arrêtée : AfiDafie attend fon époux &c le
bonheur dans un palais (uperbe élevé près
du rivage. Elle voit (ans efrroi les flots me-
naçans fe brifer au pied de (i^s murs. Hélas !
elle ne fe doutoit pas que fon bonheur alloic
s'écouler comme eux , & difparoître plus
vite que le rayon qui fe joue fur les ondes !
L'aurore fe levé brillante & promet un beau
jour à ces deux amans. . . ce beau jour les
vit mourir.
Lys ANDRE prend congé de la tendre Af-
pa(îe , &c lui jure de revenir le foir dans fes
bras. Vains fermens ! Il eft fur les eaux... Il
eft au fond de l'abyme. La fatale nouvelle
arrive. Le trifte fiience du meftager a tout
annoncé. Afpafie lit dans (es yeux la mo-rc
de ion amant & fent la lîenne» Son cœur
T^6 Le Notù dl Young. VU. N o T t f .
lo ha fpezzato : i flngliiozzi la fofFocano : e/îâ
fpira , e va uuiiii feco lui nel fepolcro. Quel
pakgio invidiato , che dovea racchiudere due fpolî
felici , s' è ben preflo cangiato in un monumen-
to di dolore , e di morte. L'onde micidiali, che
r han refo deferto , feguono a bagnarne il ricin-
to cogli infenfibili loro umori. Il fiero marinajo
crede udirgli gemere intorno , e non puo , paf-
fando, ricufarc una lagrima. . . Ma per me , le m.ie
lagrime ponno cfTer baftevoli ? Chi mi puô con-
folare ? . . . Oh corne fon vani i miei siorzi !
10 non pofTo trovar via di deludeie le mie pêne.
La ftrada in cui io enao per ifcollarmene , mi
riconduce fempre aile mie difgrazie. Ecco che le
mie rifle/îlcni m' hanno rifpinto fu I' idea cru-
dele , ch' io voleva sfuggire. Ah almeno que' due
infelici fbn morci infieme ! Forcunati nella loro
fventura , Ta morte non gli ha difgiunri. LafTo !
farebbe duopo , o non unirfi giammai , o non
eflere giammai divili ! Narcifla egU c vero ch' io
non polio penfare a te , fenza che il cuore non
mi fi. fchianti ; ma tu non eri che mia figlia.
11 tuo efïère appartenendo al mio , n' era divifa :
elTa (♦), ed io cravam confufi in un folo : noi era-
Tfamo Lo ftelTo. . . Si , fè ella folle fopravvifîuta-,
io piil non avrei (entité 1" altre mie dif'rrazie : io
rinovava NarcilTa nella fïia génitrice, ed io di-
menticava lilaadro ! O dolce focîetà ! O reneri
(*) luçia. Veggafi U pagina ^69^.
Les Nuits d'Young. VIL Nuit. 2 y/
crevé : la douleur Ta brifé : les fanglots la
fufToquent ^ elle expire ^ & va s'unir à lui
dans la tombe. Ce palais envié qui devoir
renfermer deux époux heureux , s'eft bien-
tôt changé en un monument de douleur dc
de mort ( Les flots homicides qui l'ont rendu
défert, continuent d'en baigner Tenceinte de
leurs ondes inieniibles. Le farouche matelot
<;roit les entendre gémir autour , de ne peut
enpalTant refuier une larme. .. Mais moi , les
larmes peuvent-elles me fuiiire ? Qui peut me
conloier ? ... Que mes efforts font vains I
Je ne peux réulîir à tromper mes peines. La
route que je prends pour m'en écarter , me
ramené toujours à mes malheurs. Voilà que
mes réflexions m'ont rejeté fur l^idée cruel-
le que je voulois éviter. . . Ah ! du moins ces
deux infortunés font morts enfemble ! Heu-
reux dans leur malheur , le trépas ne les a
point défunis. Hélas .' il faudroit , ou ne
s'unir jamais , ou n'être jamais féparés !
Narciiîe , je ne peux , il eft vrai , fonger à
toi , que mon cœur ne faigne. Mais tu n'é-
tois que ma fille. Ton être en touchant au
mien , en étoit féparé : elle (*) 8c moi , nous
étions confondus dans un feul \ nous étions
(*) Lucie. Voyez la page 167.
i^S Le Notti di Young. VII, N o t t E.
legami î Non è già 1' unione , gli è 1' intima
mefcolanza di due cuori : più non è pofllbile di
fepararli intieri. Quando la fpada dclla morte gli
divide , non è altro che un folo , e medefimo
cuore , che fi fquaicia in due parti , e il fcnti-
mento délia félicita fe ne fcorre per fempre dalla
ferita : la parte più rventurata è quella , che fo-
pravvive : gli è cio che rimane inranguinato ,
che fofFre fintanto che palpita : ciô che refta ,
gli è ciô che finifce di niorire ne' tormenti. . .
O mio cuoie , fçnna. . » Non tocchiam mai quefta
plâga. . .
( a ) In quella guifa che gli elementi contrarj fî muo-
von rra loro eteina guerra , cosi la morte ha in odio 1«
vita. Qualora la vira è felice , animata , briofa , e gaja,
la morte la rimira corne un oltraggio , corne un tradi-
mento fatto al letargico ftupore , chu è la '^gge del fuo
impero , in cui la voluttà, e la fragorofa ambizione dor-
mono in profondilTimo Ibnno. Siccome elfa abborrifce la
vita, più la vita è ridente , più elia l'ha in odio; elFa fti-
ina che 1' onor fuo efige di foggiogarlaj e d' ingranùire il
proprio potere. Quindi è ch'elFa (î diletta de' llratagem-
rai : elTa è vaga di forprendere ; elTa ha bifogno d'una
preda di cui poiîa infuperbire , e meno è afpettata , più
pompofa è la fua vittoria , e più l'è gradita. Oh quanti
artiHzj effa mette in opéra per addormentare i noftri
timori ! Più denlb non era il velo con cui Tiberio inve-
lava agli occhi altrui i fuoi difegni. Simile a que' Ptinci-
pi , che fotto mentite fpoglie viaggiano fconofciuti nelle
Coiti llraniere , la morte preude il nome , e la mafçbcra
Les Nuits d'Young. Vil. Nuit, ly^
le même... Oui , qu'elle eût furvécu j je ne
fentois plus mes autres malheurs : je rerrou-
vois Narcllfe dans fa mère , & j'oubliois Plii-
landie! O douce fociété ! O tendres liens l
Ce n'eft: point l'union , c'eft le mélange inti-
me de deux cœurs : il n'eft plus poffible de
les réparer entiers. Quand le glaive du tré-
pas les partage , ce n'eft qu'un feul & même
cœur qui fe déchire en deux portions, & le
Sentiment du bonheur s'écoule pour jamais
par la bleffure *• la plus malheureufe eft celle
qui furvit : c'eft ce refte Tanglant qui foufTre
tant qu'il palpite : c'eft ce refte qui achevé
de mourir dans les tourmens. . . O mon cœur,
arrête... Ne touchons jamais à cette plaie...
( a ) Comme les clémens contraires fe font dans la na-
ture une guerre éternelle , ainfi la mort s'offenfe de la vie.
Lorfque la vie eft heureufe , animée , brillance & gaie ,
la mort la regarde comme une offenfe , comme une
trahifon faite à l'engourdiiTement lctharu,ique qui eft
la loi de fon empire , où la volupté & la bruyan-
te ambition dorment dans un profond fommeil. Com-
me elle décefte la vie , plus la vie eft riante , plus
elle la haîr ; elle fe fait un point d'honneur de la réduire ,
& d'agrandir foa pouvoir. Aufli elle fe plaît dans les
ftratagèmes : elle aime à furprendre ; il lui faut une proie
dont elle puiiTe s'encrgu;il!ir , &: moins elle eft attendue ,
plus fa viftoire eft éclatante fie lui plaît. Que d'artifices
elle met en ufaje pour endormir nos craintes ! Tibère ne
couvroit pas fes delTcins d'un voile plus épais. Semblable
â ces Princes qui voyagent inconnus & déguifes dans les
Cours étrangères , la mort prend le nom Ôc le mafque
de la vie. Elle prend toutes les formes q^ui fervent à fcs
tèo Le Notti di Young. VII. Notte.
délia vita. Elîà afilime qualunque figura , che la conduce
ail' efecuzions degli oriibili fuoi progJtti. Quannmque pa-
drona fia d'un imjeio più vafto di qiieilo, ciie l'Aquila
Romana nel fito volo tiafcorre , eila vuole magjjioiineii-
te ampliarlo. Come Neione or fî cela forto l'abito d'un
ballcrino , ora guida un carro , e in abiro da amazone ,
tien in matio le redinl a condurre il fuo fterzo. Oh quanro
è malagevple il ravvifaj^a lino a quel punto , in cui cfTa
divora fottb le ruote la turbata l\ia viftima. Effa pone
ogni ftadio nei^îcegUere quelle fembianze , che più lîeno
diiîimili allô fpolpato fuo carcame. Un corpo cainofo , e
pieu di falute è quell' abico , che più volentieri , e più
îbvente ella indolfa. Fortunari coloro, che ingaanar non
fî lafciano dalle apparenze ! L'uomo che tien fenlpre un
occhio filb fu la morte , e 1' akro fermo veifo de'Gieli ,
è un uom mortale infieme , ed immortale. Siccome io
fpiando vo da gran tempo le afluzie délia morte , e cbe
io r olfervo con occhio curiofo , cosi l'ho veduta , o
fognai di vederla , acconciandclî alla toeletta , e depo-
nendo le orribili fue fembianze per prendere un' aria
graziofa , e rideate. Mufa , giacchè tu te ne ricordi , ri-
chiama alla tua mente que.'ta fiena llravagance. Quand*
anche non foffeakro che un Ibgno , cgli ciè non pertan-
to è acconcio afl'ai a far conofcere il carattere délia morte,
Io mi trovava in un'adunanza di giovani fventati. La
morte entrât voile n.-H' aflemblea : la natura le ricuso
r ingrello ; ma eiîa riufci nel fuo inipegno ad iHanza
d' un famofo Medico , che la conduceva per braccio. ElTa
ebbe cura di licenziar il Dottore, volendo rimancriî fco-
nofciuta. Efla cède ad un vecchio , ma vegeto ufurajo ,
la fcarna fua figura, e TofTa fpolpate , per riconofcenza
de! fei'izio ch'ei leprefèava, impinguando ftudiofamen-
te per lei una ricca vitcima in un giovane fcialacquato-
re : in cambio di quella , prende le leggiadre fembianze
di quel giovane zerbinotto, la di lui figura alla mo'a,
il militare fuo fguardo , e velte un élégante abito di fê-
ta , con cui elîà cuonre l'oirido fuo ferai lenzuolo. II
curvo fuo arco s'addirizza , s'allunga , e diventa un bel
baftoncello : efTa nafconde i mortaii fuoi dardi negli oc-
chi dalla bella Myra. Parte in si fatto arnefe la terribil
mafchera , e fe ne va cercando avventure. Dove va , voi
direte ? E quai luogo fi trova ov'elîa non vada ! Per ad-
dirarvi i luoghi , da lei più frequentati , vi balli fapere
che la notte non è più fedele a feguire il giorno , di
quel che il fia la motte a leguir le pedate del piacere ,
allorquando il piacere vuol bâttere una ftrada , che la ra-
^ioae vuol evicare.
Les Nuits d'Young. VII. Nuit. i6i
affreux projets. Quoiqu'elle foit maîtreirc d'un empire
plus valte que celui que l'Aigle Romaine parcouroir dans
fon vol , elle veur encore l'étendre. Comme Néron , tan-
tôt elle elt cachée fous l'habit d'un danfeur , tantôt elle
mené ua char , ôc conduit fon phaeton en habit d'amazo-
ne. On cil loin de la reconnoictc , jufqu'au moment où
elle dévore fous les roues fa viûime démontée. Elle a foin
de choilîr les formes qui refiemblcnt le moins à fon fque-
lette décharné. Un corps potelé £c plein d'embonpoint eft
fon habit familier. Heureux ceux qui ne fe lailfent pas
décevoir par les apparences ! L'homme qui tient toujours
un oeil hxé fur la nrort , ôc l'autre attaché fur les
deux , eft un homme à la fois mortel &: immortel.
Comme j's-pie depuis long-temps les rufes de la mort ,
&: que je l'obferve d'un œil curieux , je l'ai vue , ou j'ai
rêvé que je la voyois faifant fa toilette , quittant tes
traits horribles , pour prendre urt air gracieux 6c riant.
Mufe j car tu t'en fouviens , rappelle-toi cette fcene étran-
ge. Quand ce ne feroiu qu'un rêve , il fett toujours à
faire counoître le caraûere de la mort.
J'étois dans un cercle de jeunes fous. La mort voulut
entrer dans l'alïemblée ; la nature lui refufa la porte ;
mais elle en vint à fon honneur à la foUicitation d'un
Médecin fameux qui lui donnoit le bras. Elle eut foin de
congédier le Dodeur , voulant garder l'incognito. Elle
cède .à u;i vieux ufurier vivace fa maigre figure Se fes os
décharnés , en reconnoiirance de ce qu'il lui engraiubic
avec foin une riche vittime dans un jeune dillipateur :
elle prend en écbange le maintien léger de ce jeune petit-
maître , fa tîgure à la mode , fon regard miiiraire , Se
palfe une élégante robe de foie dont elle couvre fon affreux
drap mortuaire. Son arc courbé fe dreffe , s'allonge Sc
devient un beau jet : clic cach; fes traits mortels dans les
yeux de la belle Myra. Le terrible mafque dans cet accou-
trement part &; va chercher des aventures. Où va-r-elle ,
dcmanderez-vous; Eh! où ne va-t-elle pas ? Pour vous in-
dicjuer les lieux qu'elle hante le plus , qu'il vous fuffîfe
de favoir que la nuit n'ell pas plus fidelle à fuivre le
jour , qu; la mort ne l'eft à fuivre les pas du plaifir ,
quand le plaiùr tient une route que la raifon veut éviter.
x£i Le Nota di Young. VII. N o r t r.
Qiiando la ciilTolutezza chiude la porta alla ragionr,
c elle la ftolta gioja ûlurpa il luogo àzl fenno, alloia
la morte alla telta del banchetto , o del ballo , mena la
•danza , «gi:a i dadi , ed empie più volte a ribocco la
nottuiua lua tazza. Bevendo allegiainente in faluce de'
fiio! \iiû compagni , elia ride iiiteinamente nel vedergli
lider di ki , comj fe elfa foire afTsnte , e lonrana da lo-
10 ; cd alloicjiiaado gli rpiiiti fon rifca'.dati , che tutti î
limori fouo sbanditi , che i cuoii imnierfi fou nella
gioja , clic eili chiamano tutti i piaceri délia terra , e
gii iuvitano alla cena , e che il peufîero ne' fuoi delirj
gira la chiare , e chiude 1' ufcio alla raortê ; La morte,
i' iniprovvifo laftia cader la fua mafchera , iacrefpa le
ciglia ... gli infelici colpiti dal teriore , fî ritirano in-
dietro, cadoao , e fpirano nella difperazione.
Maggior non è la forprefa , più iiiiprovvifo non è il
rerrore , allarquando porcaca fu i rapiii vanni del fal-
nitro tocco , ed intiammaco dal fuoco , elFa fcoppia ,
fcintilla , tuona , e divora.
Lorenio , t' avvolgerai tu nel dolce manto dclla (îcu-
rezza , perché tu igaori il moniento , in cai la morte
ha da diîlruggerti » L' ideira lua inccrrezza li è quella,
che la rende pericolofa. Non voler iniitare la calca de-
gli uomini , che abufano di tutta la loro vita , perché
n'è celato il loro termine.
Senza elière improvvifa, la morte di Narcilîa fu pre-
matura. la mezzo ail' allégua délia giovane età , efla
non dimenticava che avea da moi'ire. I ûioi occhi , e
i fuoi peiilleri aiidavano fovente ail' incoatro del fua
deftino. Invano la fortuna, d' accoido colla morte , per
ingannare mia figlia , vcrfavale largam.nte in feno per
abbagliarla , le pompofe fue inezie , c dibatteva al fuo
cofpetco le dorate fus aie ; cifa non potè venire a capo ,
di fyolgcre i di lei fguardi dali' ultimo termine dell'
uoino.
E egli , Lorenzo , accecato ancora dall' abbagliance
fplcndore dcll' umane giandezze ? Afpira egli ancora a
fabbricar il fuc ni do in région fublime dell' aria, fu
la lieve cima di fragil ramufcello , che puo infragnerû
al primo folïio del zeSîro , e trafcinarlo feco nclla fuà
oaduca ?
Se fon veri i miei canti , la vicinan/.a dclla morte è
afFrettata dalle carezze délia fortuna. Hai tu ancora
r arditï d' elTere aJamato dell' oio î Vuoi tu ancora
correre a tutra Una verfo la tua ruina î La moae è vaga
di coglicre di miia un luminofo fcopc , e di fcagliave i
fuoi colpi in guifa , che riefcano itiepicofi , e intimo-
Les Nuits d'Young. VIT. Nuit. i6^
Quand la dcbauclie ferme la porte à la railon , &: que
la folle joie lUurpo la place du boa-fens , alors la more
à la cêce du banquet ou du bal , conduit la danfe , rou-
le les dés , &i remplit de rafades fa coupe nocturne. Bu-
vant t;aieincnt à la f.inré de fcs joyeux compagnons , elle
rit intérijurcaienc de les voir rire d'elle , comme fi elle
étoit abfcnte 5c loin d'eux ; &: lorfque les efprits font
échaujfcs , que toutes les craintes font bannies , que les
coeurs font en jois , qu'ils appellent tous les plaifirs de
la terre , &: les invitent au foupcr , &: que la pcnfée dans
fes tranfports tourn; la clef & ferme la porte fur la mort :
foudain la mort laiiTe tomber Ion mafque , fronce le
fourcil... les malheureux frappes de terreur reculent , fc
renverfent & expirent dans le défefpoir.
La furprife n'efl: pas plus grande , la rerreur n'eft pas
plus foudaine , lorfque portée fur l'aîle rapide du falpétre
que le feu touche Se erabrafe , elle éclate , brille ,
tonne Si dévore.
Lorenzo , envelopperas-tu ton ame du doux manteau
de la fécurité , parce que tu ignores le moment où I.x
mort doit te détruire ? C'ell fon incertitude même qui
la rend dangereufe. N'imite cas la foule des hommes
qui abufent de toute leur vie , parce que le terme leur en
eft caché.
La mort de NarcifTe fut prématurée , fans être imprévue.
Au milieu de la gaieté du jeune âge, elle n'oublioit pas
qu'elle devoit mourir. Ses yeux Se fes penfées alloient fou-
vent au-devant de fa deltinée. En vain la fortune d'in-
telligence avec la mort pour tromper ma fille , lui pro-
diguoit , pour l'éblouir , fes brillantes bagatelles , &
agitoit devant elle fes ailes d'or ; elle n'a pu réuilir à dé-
tourner fes regards du dernier terme de l'homme.
Lorenzo eft-il encore ébloui par l'éclat impofant des
grandeurs bumai.ies ? Afpire-t-il encore à bâtir fon nid
au haut des airs , fur le léger fommet d'une branche fra-
gile qui peur fe brifer à la première haleiiie du zéphir ,
& l'entramcr dans fa chute ?
Si mes chants font vrais , l'approche de la mort efl: hâ-
tée par les carelfes de la fortune. Ofes-tu encore être aiFa-
mé d'or ? Veux-tu encore courir à ta ruine ? La mort aime
à vifer un but brillant , à frapper un coup éclatant , qui
alarme au moment qu'il détruit. Quand je ne recueille-
rois que les rraits que la mort lance fur les têtes qui s'é-
leveut au-delius de la foule , j'en autois alFez pour rem-
1^4 -^^ Nottî di Yoiing. Vil. N o T T E.
Tifcano nel momsnto in cui diftriiggono. Quand' anclie
io non raccoglieiîi che i dardi , che la moite vibra fii
le terte , ch>; ntlla foUa fignoreggiar Ci veggono fu Tal-
tre j io ne avrei a fuSîcicnza onde riempiere il mio tur-
calfo. Ed io vorrei poter fofpendei-e ejucfta tarecia nell*
alto deir aria ,' vicino al cek-fte fagittario del Zodiaco,
aflinchè da quel luogo , traciïè a le i pubblici fguardi ,
e folié l'oggetro délia contemplaiione d.-ir uman génère.
Quella farcbbe una teiiibile , ma benefica cofcllazio-
ne , che feivirebbe a conduire fu l'onde tcmpeliofe délia
vita , i morcali , che la foitulia ha colmati de' perni-
ciofi fuoi doni. lUuminaci da qu^-lla , eiii fcanferebbono
Io fajglio , a cui quafi cutti v.umo rompere ; ed è Io
aver fempre mageior fîducia , a mifura che crefce il pe-
ricolo , e accec.ici dalla félicita prcfencc , diracnticars
il proprio deftino.
i
OTTAVA>
Les Nuits d'Young. VII. Nuit, i^j
plît mon carquois. Et je voiidiois pouvoir fufpenJre zt
carquois au haut des airs , près du célelle archer du zodia-
que , afin que dc-là il attirât les regards publics , 6c fûc
l'objet de la contemplation du genre humain.
Ce feroit une conftellation terrible , mais bienfaifante ,
qui lerviroit à guider fur les flots orageux de la vie les
mortels que la fortune a comblés de Tes prélens dange-'
reiix. Eclairés par elle , ils éviteroient l'écueil fur lequel
ils vont prefque tous donner ; c'eit: de fe raiîurer de plus
en plus , à mefure que le danger augmente , 6c d'ou-
blier leur deftinéc prochaine , aveuglés par leur félicité
préfente.
I
Tome /, M
%66
OTTAVA NOTTE.
E
V Immortalïtà,
s s A ( * ) j è vero , non è fparita dal mondo
cosi giovans corne NarcifTa , cosi prontamente
corne lilandro. E quefta la mia confolazione ?
Ahi lafîo ! Gli è cIô appunto che m' è cagione
4i maggior tormento ! Quefte dilazioni hanno
nieflo il colmo a' miei mali. Perdcndola piu tar-
di , il doloie di pcrderla è falito ail' ultimo ec-
cefTo. Piii efla vivca , più i noftri cuori ftringea-
no i loro nodi , e s" attaccavano infîeme. Allora
quando quefti legami fî fono infranti 1' un dopo
r akro , io ho lifencito i langhi ftrazj d' una
fcparazione , il cui crudel fendniento fi è eftefo
fovra molti anni. Io mi fcntiva morire grado a
grado con cfia. Io era un infelice , cui un tiran-
no fa kntamcnte ftiacciare fotto la preffione pro-
gre/Tiva d' un dolorc , accrefciuto d' iltante in if-
tante , fînch'j vinro foggiacc , e che la morte gli
rvelle di bocca, in ua orribile llfido, la confef-
fioue di fua mifciia.
(* ) Lucia, noîne fotto di cui è defi^iHta fua moglic,
ICJ
HUITIEME NUIT.
■^u!f=^
E
V Immortalité.
iLLE n'a pas , il eft vrai , difparu du mon-
de aulîî jeune que Narciffe , auîli fubite-
ment que Philandre (*). Eft-ce là ma confola-
tion ? Ah c'eft ce qui a fait mon plus grand
tourment ! Ces délais ont mis le comble à
mes maux. En la perdant plus tard , la dou-
leur de la perdre eîl montée à Ton dernier
excès. Plus elle vivoit , plus nos deux cœurs
ferroient leurs nœuds ^ s'attachoient enfem-
ble. Quand ces liens le font rompus Tun
après l'autre , j'ai éprouvé les longs dichire-
mens d'une léparationdont le fentiment cruel
s'eft étendu lur pluiîeurs années. Je me fen-
tois mourir par degrés avec elle. J'étois un
malheureux qu'un tyran écrafe lentement fDus
la prefiion progreiiive d'une douleur aug-
mentée d'inftant en inrtant , jufqu'à ce que
vaincu il fuccombe , & que la mort lui arra-
che dans un cri effrayant l'aveu de fon mal-
heur.
(*} Lucie , nom ,fous lequel {a femme eft défignée,
. M ij
1^8 Le Notti di Young. Vlîl. N o T T E.
Oli quaato clla è terribil coi'a lo trafcinarfi in
tal giiifa paiTo a pafTo , lo avvicinarfi , fofFrendo ,
veiTo il termine de' proprj giorni , lo fcorrere ,
negli orrori clcU" incertezza , e dcllo fpavcnto , lo
fpazio degli ultimi antii , come un lungo andico
ofcuro , che vi conduce al fepolcro j lo fentirfi
di più in pivi impegnato nella tctra denfîtà dellc
proprie ombre , nel mentre che fi vede fpegnere
gradatamentç la moribonda luce dclla fperanza I
Talc è la ftrada orribile in cui m' ha fpinto il mio
dcftino fui fine dclla mia carricra : e lungo quelle
giornate d' afFanno , e di difpcrazicne la milcra
mia vccchiaja ha dovuto trafcinare i dolenti fuoi
paîli. Ah ' r amor proprio avea fmarrito la voce :
quel aduîatore oftinaco , indiviiibil feguace dell'
uomo , non m' ha potuto feduirc , ne diffimular-
mi i mici mali.
Quante le volce io ferniava fovra di lei un
occhio immobile, e fgomentato, in cui fî pigne-
vaiio a mio difpetto i finirtri prelagj del mio
penfîero : Quante le volte m" i avvenuto di vc-
derh già morta , nel momento medefimo , in cui
le pallide , illividite fuc labbra mi volgevano an-
cora un afîetEuofo forrifo ; Per addolcir la mia
pena , efTa coftrignea la fua bocca a forridere , e
richiuders la propria nel profonde del cuore : al-
lora appunco che volca coafolarmi , cgli era al-
lora ch' elTa maggiormcnte inafpriva il mio do-
îorc .'
Les Nuhs d'Young, VIII. Nuit. i6cf
Qu'il ell atxreux de le tramer ainii pas à
pas , d'avancer en loufirant vers le terme de
les jours j de traverfer dans les horreurs de
l'incertitude & de Tetiroi i^elpacc de Tes der-
nières années comme une longue & fombre
avenue qui vous conduit au tombeau ^ de fe
fentir s'enfoncer de plus en plus dans la noi-
re épaiîteui" de les ombres , en voyant s'é-
teindre par degrés la lueur mourante de Tei-
pérance 1 Telle eil; la route horrible où ma
deftinée m'a forcé d'entrer lur la fin de ma
carrière : c'cil le long de ces journées de peine
&c de défefpoir que ma trifte vieillelfe a
traîné ^cs pas douloureux. Ah ! Famour-pro-
pre n'avoir plus de voix : ce flatteur opiniâ-
tre attaché à l'homme , n'a pu me féduire ,
ni me dilllmuler mes maux.
Combien de fois j'arrêtois fur elle un œil
immobile & farouche , où fe peignoient mal-
gré moi les iiniftres préfages de ma penfée /
Combien de fois il m'elt arrivé de la voir
déjà morte , au moment même où fes lèvres
pâles & livides m^'adreilbient encore un ten-
dre fourire ! Pour adoucir mon chagrin ,
elle forçoit fa bouche à me fourire , ôz ren-
fcrmoit le (ien au fond de fon ame : c'étoit
fur-tout quand elle vouloir me confoler ,
qu'elle aigriiroit ma douleur !
M iij
470 Le Notti di Young. VIIL NoTTtr
La morte , nafcofa nel «di iei feiio , veniva ca-
citamente {Irug-gcndo con progrefli infenfibili ,
ma continui , la di ki vita. Operofa alrrettanto ,
altrettanto furibonda quanto un efercito, che fta
air alTedio di Città bcn muiiita, la crudele folle-
cirava fcnza rcquie i terribili luoi lavori .ed of-
tinandofiû voler la ruina di quel corpo afFrali-
to , elTa trionfava a mano a mano di tutti gli
ajuti , che 1' arte , e la natura potevano fommi-
niftrare alla fragile umanità. O voi aftri délia
notte , voi che ficte avvezzi a vedcrmi infelice ,
c ad udire i mici gemici , voi ben fapete quantc
te volte lo fpettro délia morte , movendomi dif-
lotto al capo il guanciale fu oui fornacchiava ^
mi fvclfe impetuofamente dalle braccia del ri-
pofo , e coflrinfc i miei occbi ad aprirfî. Le mie
pupille f;luudcndo{I , cadevano fu la dolente mia:
fpofa moribonda al mio fianco .' Oh quantc vol-
te, in quelle limghe notti, io ctsiitemplava nell*
amarezre dcl mio cuore , la continua decadcnza
À' *ma vita , a me piii cara afïâi di quella , che
m' c ftata lafciata .' Cteli •' Clie non ho io toi-
icrato in quel pofto crudele , ov' io vegkava in-
ceifaiitcmente , e 1' ofTervava morire / Ad ogn' ora
che trafcorrea , io vedeva addeiîfarfi 1' ombra di
morte fui di Iei volto. Nô , no cosi grande non
fa r orrore , ch' io provai in quel di terribile ,
in cui condotto fino ail' orlo del mio fepolcro ,
io il vidi fchiudeifî , e moftrarmi nel profonde»
dcl fuo abiflb la fpaventevoie eternità. Io non
£iii £bprafatto da t€i'ror cosi giaude in que' cri-
Les Nuits d'Young. VlII. îSiuif. iji
La mort, cachce dans ton fein, minoit four*
dément fa vie par des progrès infenlibles ,
mais continus. Aulli adtive _, auiîi furieufe
qu'une armée qui alliege une ciré puiflante ,
la cruelle prelloit fans rcLichc fes terribles
travaux , & s'obftinant à la ruine de ce foi-
ble corps , elle triomphoit en détail de tous
les fecours que Tart & la nature pouvoient
fournir à la fragile humanité. O vous ! aftres
de la nuit , vous qui êtes accoutumés à me
voir malheureux & à m'entendre gémir ,
vous favez combien de fois le fantôme de
la mort agitant fous ma tête l'oreiller où je
fommeillois , m'arracha brufquement des
bras du repos & contraignit mes yeux de
s ouvrir. Mes yeux en s'ouvrant tomboient
fur ma trille époufe mourante à mes côtés I
Combien de fois dans ces longues nuits je
contemplois dans l'amertume de mon cœur
la décadence d'une vie plus chère que celle
qui m'eft lailfée ! Dieu ! que n'ai-je pas fouf-
fert dans ce porte cruel où je vcillois fans
celle Ik l'obfervois mourir ! A chaque heure
qui palfoit , je voyois s'épaiffir fur fon vifage
les ombres du trépas. Non , je n''éprcuvai
point tant d'horreur , dans le jour terrible ,
où conduit jufqu'au bord de ma tombe, je la
vis s'entr'ouvrir S<. me montrer au fond de
M iv
lyx Le Notti dî Young. VIII. N o t t ï.
tici momenti , in cui il dado fatale girô lunga-
mente per me , fotto a' dubbiofî miei occhi , pri-
ma di decidere , fermandofi , per la vita , o per
la morte. M' è anccr toccata la vita : lafTo •' che
altro ho io guadagnato , fe non che l'odiofo prî-
vilegio di pcnare pià lungamente î
Ma perché oftinarmi nella triftezza , e dcplo-
rare la perdita di coloro , che non fono perdu-
ti ? Perché il penfier nollro doloiofamente enan-
do intorno al loro fepolcro , s' abbandona in pre-
da a' vani dolori ? L' anima , quel celefte fuoco ,
fî fpcgne efî'a forto le ceneri del fepolcro ? Nô ,
nulla di lei ( pcichè io ignoro ancora quai fta
il fuo nome ne' Cieli ) nulla di lei è morto ,
fuorcliè qucUa parte deli' efl'er fuo , che doveva
jmorire. Efî'a non ha pcrduto altra cofa fuorchè
il grofTolano , e vile involro , che le impediva
di vivere : nô , nulla è morto per lei , fuorchè
la miferia , e la pena. Egli è fopra di me , che
il Cielo dee piegare uno fguardo di compaffio-
nc •' Oh cerne Ton popolari i fcpolcri / Oh come
c fccondo il loro fv:no / Là è il luogo , dove
r uomo è generato alla vita. Ma quclla terra ,
ov' io fui derelitto , non è alrro che un' orrida
folitudine , una regione annaffiata di lagrime , e
coperta di funebri ciprefiî 5 un' ofcura prigione ,
ov' io fon chiufo fotto le volte de' Cieli , e con-
dannato a dover gemerc. Ogni cofa è follanza ,
ogiii cofa è reale , e ftabile nel foggiorno in cui
Les Nuits d'Young. VIII. Nuit. 275
fon abyme l'épouvantable éternité. Je ne fen-
tis point tant d'eftVoi pendant ces momens
critiques , où le dé fatal tourna long-temps
pour moi ^ (ous mes yeux incertains , avant
d'amener, en s'arrctant , la vie ou la mort.
La vie m'ell encore échue : hélas ! qu'y ai-je
gagné , que l'odieux privilège de fcuffrirplus
long-temps î
Mais pourquoi m'obftiner à la trifteflê ,
&: pleurer la perte de ceux qui ne font point
perdus ? Pourquoi notre penfée triftement
errante autour de leur tombe , s'abandon-
ne-t-elle à de vaines douleurs ? L'ame ce feu
célefte , s'éteint- elle fous la cendre des
tombeaux ? Non , rien d'elle , ( car j'ignore
encore quel efi: fon nom dans les Cicux^ rien
d'elle n'eft mort que la portion de fon être
qui devoit mourir \ elle n'a perdu que cette
enveloppe grolîiere &: vile qui l'cmpcchoit
de vivre : non , rien n'eft mort peur elle
que la mifere & la peine. C'eft elle qui vit :
c'eft moi qui dois me compter au rang des
morts. C'efl fur moi que le Ciel doit abaiiîer
un regard de pitié ! Que les tombeaux font
peuplés ! Que leur fein efl: fécond ! C'eft là
que l'homme eR enfanté à la vie. Mais cette
terre où je fuis délaiiré , n'eft qu'une affreu-
fe folitude \ une région arrofce de larmes &
M V
174 ^e Nottî' di Toung. VIII. N o T t E.
la mia fpofa dimora. Là nuUa cangia j là ognl
€ofa è immutabile, e permaiiente (a).
Stendiamo adunque un vélo eterno fu la (ua-
tomba ; efla più non vi fî trova. Se quel pafTo
è terribile , eflà già 1* ha fchivato. I miei occhi
la fcguono fuggiriva veiTo l' immortalità. Già
obbietti d' una nuova clafle forgono , c fi ap-
palefano a' confolati miei fguardi. O Notte , deh
tu m' infpira. lo voglio moftrar ail' uomo la di-
gnità deir uomo. Piaccia al Cielo che la fiac-
chezza dcl mio ingegno non faccia ingiuria alla
grandezza dcl mio foggetto. Deflati, o mio cuo-
re. Ricmpiti , e t infîamma dell' ardente fenti-
lïiento de lia verità. Deh poflano i miei verfi ef-
fet fublimi quanto 1' anima , e reftar immortali
conV elTa. Ma che die' io? L'anima prende a vile
gli aliori pafTeggieri d' una gloiia caduca : io mi
fento acccfo il perto da una fpeme più nobiîe.
L* etemità fi è quella, cui io chiedo il.falario de"
jniei canti.
XJomo immortalè , il Ciel ti falvi •' Ella è una'
teftemraia il" chiamarti mortale. L' uomo pafletà:
ttfonfante per le criflaîline porte délia luce , e
fi; renderà' pet fenipre padrone dell* eterna giovi-
-PESEza.. t Ckli andraijiao attoniti nei, vedcr çor^
Les Nuits d'Young. VIÏI. Nuit, ijf
couverte de noirs cyprès j une prifoii obfcU"
re où je fuis enfeimé fous la voûte des Cieux
Se condamné à gémir. Tout eft fubftance ,
tout eft réel &c folide dans le féjour qu'habi-
te mon époufe. Là , rien ne change j c'eft là-
que tout eft immuable Se permanent {a).
Tirons donc un voile éternel iur fa tom-
be -, elle n'y eft plus. Si ce palTage eft terri-
ble , elle l'a franchi. Mes yeux la fuivent
fuyant vers l'immortalité. Des objets d'un-
ordre nouveau s'élèvent Se fe découvrent à
mes regards confolés. O Nuit ! inlpire-moio-
Je veux montrer à Thomme la dignité de
rhomme. Que la foibleire de mon génie ne
déshonore pas la grandeur de mon fu^et.
Eveille-toi , mon cœur. Que le fcntiment
brillant de la vérité te pénètre &: t^cmbrafc.'
Puiifent mes vers être fublimes comme l'amie ,-
& refter immortels comme elle ! Mais que
dis-je î L^ame dédaigne les lauriers paffagers'
d'une gloire périirable : un plus noble efpoir
m*anime. C'eft à l^éternité que je demandé-
lé falaire de mes chants.
Homme immortel , (Ami ! C'eft un bîaC-
phcme que de t'appeller mortel. L'homme'
palFera triomphant les portes de cryftal de-
la lumière , Se fe faifira pour jamais de l'c--
ternelîe jeiineiïè,- Les- Giçijx s'étonneront dé^
^J6 Le Notti di Young. VIIl. Notte.
trare n<A loro foggiorno queiV effere debole ,
queft" ofpite inafpettato. lo d ringrazio , Dio pof-
feiite , benefico Dio , che attaccafti 1' eternita al
fragile fîgliuol délia polvcre. E dove ripoferà egli
il mio penfîero , ilanco di contemplare le tue ma-
raviglie , e i tuoi benefizj ? E dunque una virtu
lo amarti , lo adorarti ? Non c egli forfe un di-
letto , una neccfîlcà ?
Ohimè / s' egli c per folFiire che io rono im-
mortale s fe 1' ecernità non fa durare il mio cf-
feie , che peu ctcrnaie i miei mali , che divica
egli il mio orgoglio ? Ma Dio fa perdonare. Se
i rimorfi generano la virtù , la di lui mano fcri- »
ve il nome del reo nel libro délia félicita. Ac-
certato di fua clcmenza , io sfido la morte , e ri-
-piglio la mia gioja per preftargli i miei omaggi.
Dio animo colla medefîma fiamma tutti glr
cmi intcllcttuali , emanazioni preziofe d' una for-
gcnte comune. Egli verso le ilefTo negli fpiriti.,
non già ugualmente in tutti , ma fecondo le di-
verfe mifure , che efîgevano la di lui faviezza ,
c r ordine economico dclla fua idea. Dopo eflere
ftari tutti foggetti, ciafcuno nella propria sfera,
aile diverfe prove , ch' ei loro impofe , fe efli
han conftrvato la nobilrà , e la purezxa deila loro
fprgente, effi vaimo riu.iiriî di b(cl ç,uoy;o , e peij^
derfi nel fcno dello fpiiico cter^Ov, ,, ■ \ %{
Les Nuits d'Toung. VIIÎ. Nuit. 277'
voir entrer dans leur féjour cet être foible ,
cet hôte inattendu. Je te rends grâces , Dieu
puilîant , Dieu bienfaiéteur , qui as attaché
l'éternité au fragile enfant de la pouliiere.
Où le repofera ma penfëe , fatiguée de con-
templer tes merveilles ôc tes bienfaits r' Eft-
ce donc une vertu de f" aimer , de t'adorer î
N'eft-ce pas un plailir , mte nécelîîté ?
HÉLAS .' Si c'eft pour fouftrir que je fuis
immortel -, fi l'éternité ne fait durer mon être
que pour éternifer mes maux , que devient
mon orgueil î . . . Mais Dieu fait pardonner.
Si les remords enfantent la vertu , fa main
écrit le nom du coupable dans le livre du
bonheur. Sûr de fa clémence , je brave la
mort & reprends ma joie pour lui rendre
hommage.
Dieu anima d'une même flamme tous les
êtres intelle'fluels, écouleraens précieux d'une
fource commune. Il fe verla lui-même dans
les efprits , non pas également dans tous ,
mais félon les mefures diverfes qu'exigeoient
fa fagcfTè ôc l'ordre économique de fon plan.
Après qu^ils ont fubi chacun dans leurs (pheres
les différentes épreuves qu'il leur aimpofées,
s'il$ ont confervé la noblelfe ik la pureté de
leur fource , ils vont s'y réunir de nouveaa
ôc fe peïdrc dans le fein de l'efprit éternel.
i-ft Le Notti di Young. VIII. Notté.
Uomo , tu non fei un verme , un vile infetto.
Conofci te ftefTo, oiTerva la tua grandezza, im-
para ad ammirarti-: in ciô confifte tutro il fe-
greto délia faviezza. AUorquando raccolto nel
mio penfiero , io rimiro il mio eflcre , pofs" io
non rawifare in me fteflb un illuftie ftraniero ,
una porzione délia divinità fmarrita fopra la ter-
ra ? Ah piii io mi confîdcro , e più l' anima mia
fi folleva , e s' infiamma I Io rirpingo con ifde-
gno il mondo, e fpicco ardito, verfo l'immorta-
iitade , il mio volo. La natura a tal penfiero can-
gia , e fi perfeziona fotto i miei occhi. L' univer-
£o non fi prefentava al mio fguardo , che come
un caos informe, ed ofcuro : io il vegigo cîrco-
fcritto , e tutto rifplendente di luce. Ogni cofa
s* ingrandifce , ogni cofa fi nobilita al mio cof-
petto , io fono femprc l' iftefla perfona , ed io
fono un altro eflere. Io mi veggo paflare per
varie fcene , che vanno di continu© crefcendo in
ifplendore , ed in bellezza. Oh come rawenire
efpone , e fpiega innanzi a me una maravigliofa
fuccefllone di deftini , che coperti oggidi da om-
bre impenetrabili , sfuggono ail' occhio perfpicacc
délia conghiettura ! Io v^ggo la natura aprirmi
il fuo feno , e ricevere l'anima mia e-bbra di gioja
ija ifconofciute regioni. In quai delirj , con quai'
trafporti di giubbilo io incontrero , c ftrignero
al mio feno créature fortunate , fimiii a me ! Quai
moltitudine di fpiriti d' un altr' ordine , quantc
Buove nature mi fi faranno vedute! Io dimenti-
^cro il- Sokj un plà t>ei uoivccTo icancelkù
Les Nuits cTïoung. VIII. Nuit. 279
Homme , m n'es point un ver , un vil in-
fede. Connois-toi , vois ta grandeur , ap-
prends à t'admirer : c ell là tcut le fecret de
la fagefle. Quand je recueille ma penfée &
que je regarde dans mon être , puis je ne
pas reconnokre en moi un illuftre étranger ,.
une portion de la Divinité égarée fur la terre î
Ah ! plus je me confidere , plus mon ame
s''éleve & s^embrafe / Je repouife le monde
avec dédain , & je prends fièrement monef-
fbr vers l'immortalité. A cette penfée, la na-
ture change &: fe perfè6tionne fous mes yeux..
Je ne voyois l'univers que comme un chaos
informe & obfcur : je le vois fini & tout écla-
tant de lumière. Tout s'agrandit , tout s'en-
noblit à mes regards. C'eft toujours moi , 6c
je fuis un autre être. Je me vois palTer par
différentes fcenes qui vont fans cefle augmen-
tant d'éclat & de beauté. Comme l'avenir
cxpofe & développe devant moi une éton-
nante fucceilîon de deitinées, qui couvertes
aujourd'hui d'ombres impénétrables échap-
pent à l'œil perçanrde la conje(5lure! Je vois
la nature m'ouvrir fon fein , & recevoir mon
ame ravie dans des régions inconnues. Dans
quel enchantement , avec quels transports
je rencontrerai, j'embralTerai des êtres heu-
reux coi^mç moil (Quelle mulcicude d'eipriuh
aSo Le Notd di Fo««^. VÎÎI. N O T t E.
indubitatamente fîno alla rimembranza di quello ,
fu cui palleggiano le mie pup-lle , e la cui villa
oggidi mi rapilce.
O immortalità , chî pu6 defcrivere i tuoi te-
fori , e definire la tua natura ? lo fo almeno che
tu fei una vita , il luminofo cui fîlo fi fvolgerà
per tutti i fccoli , fenza che il fufo fe ne vaoti
giammai. Egli non Tara cosi fragile come il filo
ond' é formata la nera trama degl' infclici noitri
giorni. Oh per quanto poco tempo noi godiamo
délia luce del Sole .' In qUal cerchio deplorabile
di fcadimento , e di riparazionc , noi ci aggiria-
mo quaggid fu la terra ; la nbflra falute non è
altro che una malattîa , di continue palliata da'
cjuoridiani Timedj. L' anima è inferma , e lan-
çuente come il corpo. Le noftrc virtù le più pure
mai non vanno difgiunte da alcun poco di lega ,
che ne fcema il valore. I nolliri diletti i più fen-
fibili mai non arrivano alla félicita ; efli non fon
altro che confolazioni de' noftri mali , che ci ref-
tituifcon le forze onde parirc. Enti abbozzati , la
noftra cfillcnza non è che cominciata. Noi non
fiamo ancor che ail' aurora , che al debole cre-
pufcolo , che précède il giorno. L' uomo ripo-
fando informe nel germe del padre , che dee ge-
nerarlo , non è già più ionrano da quefta vita
imperfetta , di quel che il fiamo noi flefîl dalla
vira leak , di cui U mone foia aprc 1' ingrcilb ,
Les Nuits d'Young. VIII. Nuit. 2S1
d'un autre ordre , que de natures nouvelles
m'apparoitront » J'oublierai le foleil ■■, fans
doute un plus bel univers effacera jufqu'au
fouvenir de celui que parcourent mes yeux,
& dont la vue me tranfporte aujourdhui.
O immortalité ! qui peut décrire tes tré-
fors Se définir ta nature î Je fais du moins
que tu es une vie dont le fil brillant fe dé-
veloppera pendant tous les iiecles . fans que
le fufeau s'épuife jamais. Il ne fera point fra-
gile comme le fil qui forme la trame (î noire
de nos malheureux jours. Que nous jouif-
fons peu de temps de la lumière du foleil !
Dans quel cercle déplorable de dépériffement
&c de réparation nous tournons ici-bas! No-
tre fanté n'ed qu'une maladie palliée fans
ceffe par àQs remèdes journaliers. L'ame cfl
infirme & languiifante comme le corps. Nos
vertus les plus pures renferment toujours
quelque alliage qui en rabailfe le titre : nos
pîaifirs les plus vifs n'atteignent jamais au
bonheur : ce ne font que des confolations de
nos maux , qui nous rendent la force de fouf-
frir. Etres ébauchés , notre exiftence n'eft
que comiraencée. Nous ne fommes qu'à l'au-
rore , qu'au foible crépufcule qui précède le
jour. L'homme repofant informe dans le
germe du perc qui doit l'engendrer , n eil
8ii Le Notd di Young. VIIÎ. NoTTÉ.
(cjuarciaiido il moEtak involto , eh* ci impri-
giona.
Oh cccefll di giiibbilo delf uomo , allorchè
Tciolto dalle braccia délia morte , balzerà fui
tcatro délia immorralità , ed efclamerà : „ Tutti
„ quefti bcni a me s* appartengono ! „ Quai fu-
bita rivoluzione di ftupore , e di gioja provcrà
r anima ufcendo dal fcn délia polvere , e pafian-'
do dalle ténèbre in un giorno si nuovo ! Giu-
guendo tutti imarriti dagli orrori délia nette , c
dclla morte , e addolorati ancora per i mali délia
"vita , oh corne viva farà la prima impreffione
délia félicita 1 Quali fcoiTe deliziofc , quali fre-
miti di dilctto commoveraiino F anima ftupefatta î
Oh come noi ringrazieremo la morte ! . . . Fer-
ma , Dio troppo libérale : V uomo è troppo de-
bole . . . lo fono opprefTo dalla fola idea di qucll'
immenfa félicita. Il mio cuore tremando , prova
una fpecie di ribrezzo , e paventa il fentimento
medeiîmo délia fomma fua ventura.
Quai ordito di maraviglie infinité fî fvolgerà
a' noftri occhi ! Quai turba d' oggetti fconofciuti
s" afFoIleranno , prefentandofî a noftri fguardi l
Egli è allora che 1' uomo potrà render paga l' in-
faziabil fua avidità di conofcere ogni cofa. Tutti
i fegreti del monde morale , illuminati , a lui û
les Nuits d'Young. VIII. Nuit. iSj
pas plus éloigné de cette vie imparfaite , que
nous ne le lommes nous-mêmes de la vie
réelle , dont la mort feule ouvre l'entrée en
déchirant Tenveloppe monelle qui nous em-
priionnoir.
O tranfports de l'homme , lorfque déga-
gé des bras de la mort , il s^élancera fur le
théâtre de rimmortalité, & s'écriera : »> Tous
3> ces biens font à moi » ! Quelle révolution
foudaine de furprife & de joie l'ame éprou-
vera forrant du fein de la pouiîiere, & paf-
fant des ténèbres dans un jour il nouveau l
Arrivant tout effrayés de la nuit &c des hor-
reurs du trépas , tk douloureux encore des
maux de la vie , que la première impreffion.
du bonheur fera vive ! Quelles fêcoulfes dé-
licieufes , quels frémiiîemens de plaiûr agi-
teront l'ame étonnée ! Comme nous remer-
cierons la mort / . . . Arrête , Dieu trop gé-
néreux : l'homme eft trop foible. . . La feule
idée de cette immenfe félicité m'accable.
Mon cœur tremblant éprouve une forte d'ef-
froi , & redoute le fentiment de fon bonheur.
Quelle trame de merveilles fans fin fe dé-
roulera devant nos yeux î Quelle foule d'ob-
jets inconnus fe preiferont fous nos regards l
C'eft alors que l'homme pourra fatisfaire fon
iniàtiable avidité de tout connoitre. T9U5
i84 Le Nota di Young. VIII. N o t t E.
fvekranno. Il mondo filîco cfcirà da quelie fol-
te nubi , che rif:rrano , e ftaiicaiio la viiia del
penfiero , e non lafcian vedere al dotto olTerva-
tore , fuorchè anelli infranti , frammenti difperfi
fenz' unione , e fcnz' ordine. Allora tucta la cate-
na tara ben connefl'a , tutti i vuoti farauno riem-
piuti , efla Tara intiera , c vifibih da un capo
air altro : tutte le dimcnfioni avranno la loro
lunghezza , e la lor perfezione : noi vedrem ton-
deggiare quello gran tutto , corne un globo per-
fetto , di cui tutti i punti illuminati , vcrranno
uniti dipignerfi neli' occliio , da celefùak ^ ejlatico
fapore inebbriato.
CoUocato in un punto 'oMime dello fpazio, fa-
tevi ad abbracciare con un* occhiata , la mol-
ticudine de' mondi flurtuanti fu 1' onde ti^ifparenti
deir etere , che imprii-nono infiniii folchi di lucc
fu queft' Oceano fterminato. Richiamate ail' idea
r enorjr.e giandczza del pid leggiero di qaefti
globi : indi calcolate il loro prodotto , infînna
mente piccolo , con que' globi infînitamenre gran-
di , e gli trovcrete eflcre appunto cerne la gi-
gantefca grandezza della balena , paragonata a
quel popcio di piccoli enti, ch' ciTa inghiotifce
quafi atomi brillanti , fenaa fentirli. OfTervatc
quindi quelle moli incomprenfibili , fparir ancli'
efTe a confronto di quell' immenfo fpazio , in cui
elTe II muovono impercettibili , corne i globuletti
Les Nuits d'Young. VIII. Nuit. 28^
les fccrets du monde moral éclairé fe révé-
leront à lui. Le monde phylîque fortira ^c
ces nuages épais qui bornent de fatiguent la
vue de la peniée j & ne iallfenc voir au fa-
vant qui l'obfervej que des chaînons brifés,
des fragmens épais fans liaifon de fans ordre.
Alors tous les anneaux te fuivront , toutes
les lacunes lercnt remplies , la chaîne fera
complette de vilible d'un bout à l'autre : tou-
tes les dimenlïons auront leur étendue ôc leur
perfeélion : nous verrons ce grand tout s'ar-
icndir comme un globe exact dont tous les
points éclairés viendront le peindre enfemble
dans l'œil enchanté.
Placé dans un point élevé de l'efpace ,
embralfez d'un coup a œil la multitude des
mondes flottans au-delïiis des ondes tranf-
parentes de l'éther , ôc traçant des filions
infinis de lumière fiir cet Océan immenfe.
Figurez-vous l''énorme grandeur du plus lé-
ger de ces globes : calculez enluite leur rap-*
port infiniment petit avec ces orbes infini-
ment grands : c'eft la grandeur gigantefique
de la baleine comparée à ce peuple de pe-
tits êtres qu'elle engloutit comme des points
brillans fans les fcntir. Voyez enfiiite ces
malfes inconcevables difparoître elles-mê-
mes devant l'enceinte immenfe où elles fc
tt 6 Le tiotti di Young. VIII. N o t t E.
del fangue , che circola nelle noftre vene : tanto
c vaila r idea dell' univerfo ! Tanto fu fecondo
il Creatore ! Or duncjue , allora qaando quefta
jmole di maraviglie , veduta coo lui folo fguar-
do , fi pre ipitera fu i tuoi occhi , giudica quai
cfFetto far.m per proJurre. Se ï ammirazione c
llna forg-ace di piac^^rc , di quai torrente di vo-
tuttà fv.n:irailî inondata l'anima tuai Quai farà
dunque h tua eitafij allorchè tu vedrai le vef-
timenta , e L: maeilà rifplcndente dell' ElTerc , che
lafciô cadcre dalla faa mano quel ammafTo di
globi , e di mondi , corne un faggio del fuo po-
tere î Ta^ti qucgli enti , al cofpetto délia lumi-
nofa forgeiitj oaie fono e.nanati , non avranno
ch- il dcbol luîlro d' un fiore de' noftri campi ,
in faccia ail' aflro , che gli fa fchiudere. Che è
ègîi dunque quel Sole de' Cicli , da oui la féli-
cita fi difFonde a gran torrenti fovra tutte le fue
créature , e la cui viila è cio , che forma la fé-
licita fuprema ? La morte fola puo fciogliere una
tal quiftione. Oh quanto poco ne cofta per com-
perare tanto di fcienza , e di piaccre ! Non ci vuol
|>iù che morirc.
Oh corne farà pur dolce cofa lo converfafe
miiti d' interefli , e in una eterna focietà co' nu-
merofi figli dell' intelligenza , difperfi ora negli
fpazj abitabili , e dotati di facoità diverfe , cia-
fcuno fecondo la loro fpecie ; il vivere citudini
Les Nuits d'Young. VIIÎ. Nuit. 2S7
meuvent imperceptibles comme les globu-
les du fang qui circule dans nos veines : tant
le plan eft vafte ! Tant le Créateur fut fé-
cond I Eh bien ! lorfque cette malTe de mer-
veilles , iaifie d'un feul regard , fe précipite-
ra fur tes yeux , juge de l'efiTet. Si Tadmi-
ration eft une fource de plaifir , de quel tor-
rent de volupté l'ame fe fentira remplie !
Quels feront donc tes tranfports , lorfque
tu verras le vêtement de la majefté refplen-
dillànte de l'Etre qui lailVa tomber de fa main
cet amas de globes &c de mondes comme un
elFai de fa puilfance ? Tous ces êtres n'au-
ront devant la fource radieufe dont ils font
émanés , que le foible éclat d'une fleur de
nos champs devant Taftre qui l'a fait éclor-
re. Qu'eft-il donc , ce foleil des Cieux , d'où
le bonheur fe répand à grands flots fur tou-
tes fes créatures , & dont la vue eft la fé-
licité fuprême ? La mort feule peut réfou-
dre cette queftion. Ah ! qu'il en coûte peu
pour acheter tant de fcience &c de plaifirs ! . . .
Il ne faut que mourir.
Qu'il fera doux encore de converfer unis
d'intérêts 5c dans une éternelle fociété avec
les nombreux enfans de l'intelligence , difper-
fés maintenant dans les efpaçes habitables de
4oués de facultés diverfes , chacun félon leur
188 Le Notti dl Young. Ylll. tAoT r^.
libcri dcir iaciera natura , d' eflere i proprietar)
immortali di tutte le licchezze , ch' elFa racchiu-
de , il fjntirc i noftri diletti aumentarlî iii pio-
porzione délie nollre cognizioai , d' eflere iniziati
in tutti i fegreti del Creatore , di comprendcrc
Dio col penficro , di leggere xiel di lui feno l'alta
idea della cieazione , e di paragonar 1' opéra col
modcllo ! L' occlîio condotto da iiicaiiteiîmo in
iiicantciîmo , feguiterà in ogni luogo 1' ornje lu-
miuofe de' palli dcU' Onnipotente.
Si , ogni cofa è vana , toltane l'ctcrnità. E vi
faianno ancora vere difgrazic per colui, che crede
îmmortale V anima fua ? Quai c lo fchiavo , che
potrcbbe oggi dokrfi , fe dimani dovelfe deltarfî
padrone d" un impero ? Egli dimcnticlicrcbbe i fuoi
ceppi , e già dall' imaginazion fua poitaro fui tio-
no , brandircbbe nellc mani un fantaftico fcetro.
L' uomo dabbene è un Re fanciullo , che afpetta
un impero coll' età , in cui di regnar fia capace.
Quai penfiero puo magglorniente innalzare , in-
grandir r anima ? Egli folo ci foftiene , e ci con-
fola dellc pêne della vita : i fuoi mali più non
hanno amarezza , fpento è il falfo lume dei di lei
béni : la terra non è veduta che in lontananza ,
c come ecclifTaca nell' ombre. Le frivole fue
^iftinzioni f/anifcono : la fortuna non ha più fa-
vori j ne difaftri. Pari fembra , ed uguale ogni
cofa;
1
Les Nuits d*Young. VTII. Nuit. iS^
efpece : de vivre citoyens libres de la nature
entière , d'ctrc les propriétaires immortels
de toutes les richelles qu elle renferme , de
fentir nos plailîrs s'accroître en raifon de nos
connoilfances , d'être initiés dans tous les le-
crets du Créateur , de failîr Dieu avec la
penfée , de lire dans Ton fein le plan de la
création , & de comparer l'ouvrage au me-,
dele ! L'œil promené d'enchantement en en-
chantement (uivra par-tout l'empreinte écla-
tante des pas du Tout-Puiflant.
Oui , tout eft vain, hormis l'éternité. Efl-
il encore de vrais malheurs pour celui qui
croit Ton ame immortelle ! Quel eft l'efcla-
ve qui pourroit fe plaindre aujourd'hui , fi
demain il dévoie s'éveiller le maître d'un
empire ? Il oublieroit Tes fers , & déjà por-
té {ur un trône par fon imagination , il agi-
teroit dans Tes mains un fcepcre fantaftique.
L'homme de bien eft un Roi en bas-âge qi i
attend un empire avec fa majorité.
Quelle penfée peut davantage élever ;
agrandir l'ame ? Elle feule nous foutient &c
nous confole des peines de la vie : (es maux
n'ont plus d'amertume : le faux éclat de fes
biens eft éteint : la terre n'eft vue que dans
l'éloignement , &c comme éclipfée dans les
ombres. Ses diftindions frivoles s'évanouifr
Tome I. N
ijo Le Notti di Young. VIII. N o r T r.
cofa : grandi , e piccoli , ricchî , e poveri , tutci
non formano che un gruppo confufo , le cui dif-
ferenze fl perdono nella denfità délie tenebrc. In
tal guifa io fpettarore coUocato in Saturno , ve-
«le colme le noftre valli , appianate le noftre
monugne , fcancellate dalla tondezza del globo.
Se awenga che una mano pietofa , fpezzando
i ceppi d' UH infelice , il liberi dagli orrori del
nero carcere , la cui mal fana uniidità , e T aria
denfa , e corrotta il foifocavano , e che il con-
tduca dal cupo di fua prigione , fu la cima d'una
montagna , ove regni un' aria pura , e fottile ,
ove amené vedute fi prefentino d' ogni parte a'
di lui fguardi ; balza per gioja il cuore in petto
a queir infelice : egli refpira un aura vitale. Tali
fono i trafporti di giubbilo d' un anima , che
fciolta da vergognofi fuoi lacci , da' vani diletti ,
che la fnervavano , dalle vili paflîoni , che 1" in-
catenavano , s innalza libéra , c fciolta ail' ec-
celfe regioni délia ragione , vi ravvifà il natal
fuo elemento , 1' aria vi refpira d' immortali fpe-
tanzc , e prétende perfîno ail' acquifto di Dio.
Cola effa contempla vericà fublimiflune j cola cUa
trova idée grandi , e conlblanti : la virtù le fa
violenza , c viene impadronirfî di lei j cola l'uomo
dabbene , appiccandofî colla mano a' Cieli , dice
alla terra di profeguire il circolare fuo moto ,
efla gira fotto ai di lui piedi , fenza comunkar^
Les Nuits d*Young. VIII. Nuit. 291
(ent : la fortune n'a plus ni faveurs , ni re-
vers. Tout paroît égal & de niveau ; grands
&■ petits , riches & pauvres , tous ne for-
ment qu'un grouppe confus dont les diffé-
rences fe perdent dans l'épaiireur des ténè-
bres. Ainil le fpedtatcur placé dans Saturne ,
voit nos vallons comblés , nos montagnes
applanies , effacées de la rondeur du globe.
Qu'une main fecourable brifant les fers
d'un malheureux , le délivre des horreurs
du noir cachot dont l'humidité mal-faine &
l'air épais & corrompu le fuffoquoient ;
qu'elle le conduifc du fond de fa prifon fur
le fommet d une montagne où règne un air
pur &c léger, ou d'agréables payfages s'offrent
de tous côtés à [qs regards ; le cœur de cet
infortuné bondit dans la joie : il refpire , il
fe fent foulage du fardeau qui l'opprelfoit :
tout fon être fc renouvelle ; il eft tout amc
& tout fentiment ; il croit renaître une fé-
conde fois à la vie. Tels font les tranfports
d'une ame , qui dégagée de fes liens honteux ,
des vains plaifîrs qui l'excédoicnt , des viles
pafïîons qui Penchaînoient , libre & légère,
s'élève dans les hautes régions de la raifon ,
fe reconnoît dans fon élément natal , y ref-
pire des efpérances immortelles &: prétend à
Dieu même. Là , elle contemple des vérités
N \]
tçî. Le Notd di Young. VIÏI. Notte.
gli il vano fuo ondeggiamento : cgli nol {ente.
Ebbro di fpeme , e di gioja , 1" idea délia futura
fua félicita 1' immerge , e '1 ritiene in un' eftad
continua : alTente dalla terra , egli è entrato nella
immortalità. Niuno de' tranfitorj obbietti ha piii
diritto di fiffare i di lui delîderj i sfavilla il Sole
fenza ch' egli 1' oflervi , e romoreggia il tuono
fenza ch' ci 1' oda : per quanto impetuofi , e fieri
lieno i venti , e le tempefte , che fe gli foUcvan
d' intorno , egli fa che la fua forte è nclle mani
del Padrone délie tempefte : egli s' attacca ftrcc-
tamente al di lui feno. Gli anni, e la vita tra-
fcorrono , fenza ch" ci fe n' avvegga : i dolori ei
non fente , ne le agonie délia morte. Egli è ce-
lui , che coir occhio aperto , e fcreno fi précipita
gajamente nel profondo di queft' abifTo , mentre
fhe il vile incredulo fi ftà tremante nella fua
palma.
Ah, non s' imprigioni l'anima noftrainquef-
to mifero mondo ! Se ad ogni iftante tcmiamo
di profondar in quella polvere , che calpeftiamo,
per deporre ogni timoré , corriam folleciti vcrfo
r afilo , che ci fta aperto neU'avvenire. Refiftia-
Les Nuits cCYoung. VIII. Nuit. 25)^
fublimes ^ elle puife des idées grandes & con-
solantes : la vertu lui fait violence , &c vient
s^'emparer d'elle. Là l'homme de bien , la
main attachée aux Cieux , dit à la terre de
rouler : elle tourne (ous Tes pieds , fans lui
communiquer ion vain balancemçnt : il ne le
fent pas. Enivré d'eipoir & de joie , Tidée de
fon bonheur futur le plonge & le tient dans
une extafe continuelle : abient de la terre ,
il eft entré dans l'immortalité. Nul objet paf^
fager n a plus droit d'arrêter fes defirs : le
foleil brille fans qu'il le remarque , le tonner •
re gronde fans qu^il l'entende : quelque
bruyans que foient les vents & les orages qui
s^'élevent autour de lui , il fait que fon fort
eft dans les mains du Maître des tempêtes :
il s'attache étroitement à fon fein. Les années
& fa vie s'écoulent , fans qu^il s&n apper-
çoive : il ne fent point les douleurs & les
ïigcnics du trépas. C'eftluiqui, l'œil ouvert
& ferein , fe précipite gaiement au fond de
cet abyme ; tandis que le vil incrédule trem-
ble dans le calme.
Ah , n empriionnons pas notre ame dans
ce monde miférable ! Si nous craignons à
chaque inftant de nous enfoncer fous cette
poudiere que foulent nos pas s pour nous
ralTurer , fauvons-nous vers l'afylc qui nous
N iij
154 ^' Notti di Young, VIII. NoTTî.
mo al torrente , che ci trafcina colla folla degli
uomini verfo oggetci vili ^ e paffèggicri 5 fcrmia-
moci , e fcollî dal fublime prefentimento di nof-
tra force , inoltriamo I' idea dcl noftro efTere 3I
dilà di dieci fecoli , per contemplare 1' uomo at-
raale nell' uomô fatuto. Oh quale Tara la noftra
gioja uel vedere la noftra imagine riflefla a nof-
Hfi occhi , fôtto lineamenti immortali t Oh corne
Boi anderemo faperbi , nel vedcr quefto fpecchio
rimetterci nella naturale noftra grandezza , e rap-
ptefentarci tali , quali noi fiamo realmence .' Oh
quanto è dolce cofa il prédire a fe ftefTo il fuo
avvenire , e Icggere il gloriofo fuo deftino in quel
ritratto dipinto dal penfiero ' Facciamo fovcnte
d' un fol uomo due enti , uno de' quali già col-
locatô nctia immortali à , confoli l'altro ritcnuto
ancor fa la terra. Afcoltiamogli in filenzio ragio-
i»ar fra loro nell' interno délia noftr' anima, di-
tenuri a un tempo noi ftefll gli interlocutori , e
il foggctLO de' fLupcndi loio tratteairaenti.
Non fenti , o Lorenzo {h) , gonfiarfi d'un nobilc
orgoslio il tuo feno a taie idea ? Non volerlo re-
primsre : egli è legirtimo. Guardati d' e/Ter mo-
defto , allorchè convieae elTcre altero. L'uomo non
|>uô troppo fprezzar fe ftefTo ; T uomo non puo
troppo ftimarfî. L' arte fta nel non prendere er-
rorc , e nel faper opportunamente far ufo del dif-
prezzo , e délia ftiina. lafupo-'ûif.i pcr le virtù :
Les Nuits d'Young. VIII. Nuit. 295
efl: ouvert dans l'avenir. Refilions au torrent
qui nous entraîne avec la foule des hommes
vers des objets vils & palfagcrs -, arrêtons
nous , & frappés du prelîenriment fublime
de notre dcftinée , avançons notre être au-
delà de dix fieclcs , pour contempler Thom-
me aéluel dans l'homme futur. Avec quelle
joie nous verrons notre image réfléchie à nos
yeux fous des traits immortels ! Que nous fe-
rons fiers en voyant ce miroir nous rétablir
dans notre grandeur naturelle & nous repré-
fenter tels que nous fommes en eftet / Qu'il
eft doux de fe prédire fon avenir , & de lire
iz% deftins glorieux dans ce portrait tracé par
la penfée ! Faifons fouvent d'un feul homme
deux êtres , dont l'un placé déjà dans l'im-
mortalité confûle l'autre encore retenu fur la
terre. Ecoutons-les en filence fe parler aiî
fond de notre ame , étant à la fois nous-mê-
mes les interlocuteurs & le fujet de leurs
étonnans entretiens.
LoRENzo (^), ne fens-tu pas à cette idée
ton fein s'enfler d'un noble orgueil ? Ne le
réprime point : il eft légitime. Garde-toi d'ê-
tre modefte , quand il faut être fier. L'hom-
me ne peut trop fe meprifer , l'homme ne
peut trop s'eftimer. Le fecret eft de ne pas
fe méprendre , & de placer à propos le mé-
N iy
i^6 Le Notti dl Young. VIII. Notte.
fii altero in tuo cuore. E cofa mai v'è fu la terra,
che equivalga i diletti del penfiero ? Monarchi ,
Inipcrj , quai cofa potere voi mollrare che fia pa-
lagcriabile alla nobiltà d' un aima immortale , che
\ede fe ftefTa , che fente la propria grandezza y
che fa rifpettarfi, e godere di fe medclîmaJ
Tuttavia F uomo nella fua demenza feppellifcc
«juaggiù tutti i fuoi defiderj , e fotterrando fotto
la polve fperanze infinité , fcnza provarne ramnia-
rico 5 egli foffbca in un i'iante di trent' anni un'
aima immortale.. Schiavo attorniato dall' atmosfera
dclla terra , egli s'affcziona al fuo carcere , e pago
di ftrifciarll in cfTo , vcrgognofaraente compiacefî
nella fua miftria. Egli fi fpropria , con una ftupida
indilFerenza, di quel ricco patrimonio, in cui Tuorno
dabbene ha da mietcre diletti interminabili prelîb
r Eterno Sigsiore , allora quando tutti que' fecoli
d' un momcnto faran trafcorfi , allorchè il tempo ,
c la pena , il cafo , e la morte faranno annientati.
Qualora io veggo un' anima confumar in tal- guifà
la fua forza , e la fua attività in frafchcrie pe-
nofe i ogni qualvolta io la vcggo perpetaamente
agitata , fecondo che la fortuna è lidente, o mi-
nacccvclc , pafVare , e tornar di continue dall' in-
quietudini dclla gioja , ail' inquietudini del timo-
ïej mi fembra vcdere l' Oceano,. che foileyi l'oa-»
Les Nuits d'Young. VIIÎ. Nuit. 2.97
pris & Teftime. Enorgueillis-toi de la vertu v
fois fier de ton ame. Qu'y a-t-il fur la terre
qui vaille les plaifirs de la penfée ? Rois ,
empires, que pouvez-vous montrer de com-
parable à la noblelle d'une ame immor-
telle qui fe voit , qui fent fa grandeur ,
qui fe reipedfce & qui fait jouir d'elle -
même f
Et cependant l'homme dans ia démence
enfevelit ici-bas tous fes deiîrs, & enterrant
fans regret fous la pouflîere des eipérances
infinies , il étouffe dans un inftant de trente
années une ame immortelle. Captif entouré
de ratmofphere de la terre , il s"'attache à fa
prifon ; & content d'y ramper , il fe com-
plaît lâchement dans (a mifere. Il aliène avec
une flupide indiiiérence ce riche héritage où
1 homme de bien doit , près de l'Eternel ,
moilfonner des plailirs fans fin , lorfque tous
ces ficelés d'un moment auront pallé , lorf-
que le temps & la peine , le hazard & la
iîiort feront anéantis. Quand je vois une
ame dépenfer ainfi fa force & fon adtivité
dans de pénibles bagatelles \ quand je la vois
perpétuellement agitée , félon que la fortu-
ne fouijt ou menace , pafîer & revenir fans
ceiTc du trouble de la joie au trouble de \x
açS ^e Notti di Young. VIII. Notte.
de fuc , e le fue tempefte per portare una paglia .
o per afFogare un infetto.
Uomini venduti a' fenfi , voi che limitate ta
Yoftra elîftenza a quefta mifera vita , fatevi a
giudicare délia faviezza di voftra fccka , dal ri-
tratto ck'io fon per farvi , dell' uomo più fortu-
nato. Egli chiama un defiderio ; quel defiderio ac-
corre a' fuoi cenni : egli il rimanda , ne chiama
un altro , che bcn prefto gli viene a noja , c clV
egli caccia da fc un' alua volta. In tal guifa ,
egli pail'a la vita follecirando fuccc'Tivaraente mille
obbietti , fenza che niun d' effi lo appaghi. Ma
fupponiam foddisfattc tutte le di lui voglie. Niente-
dimeno l'ora fatale , e temuta , per quanto tarda
ella pofTa eflere , giugne impetuofamcnte. Cieli !
Oh corne rapidamente vola la fpuola , che tcflc il
fttâl tuo îcnzuolo ! Ov* è il fogno de' noftri pri-
mi anni ? EfTi fono inghiottiti ntli'abiiTo dcl tem-
po , e fono cosi lontani da noi , corne fe cïïl mai
ci fofîero appartenuti. Il di prefcnte , è corne i'au-
gello , che dibatte V ali per liberarfî dalle noftre
mani , e volarfene. Appena il polîediamo , e già
egli è fuggito. La morte accorre verfo di noi con
velocità eguale a quella , con cui il tempo fen
fugge , e termina ben prefto la vita più lunga ,
e più fortunata : nuU' altro rimane che 1' eiernità.
E a chi appartien eira? A chi vien cfTa recare
Les Nuits d'Young. VIII. Nuit. 209
crainte -, je crois voir l'Océan foulever Tes
flots & (ts tempêtes pour porter une paille ,
eu noyer un infcéle.
Hommes vendus aux fens, vous qui bor-
nez votre exiftence à cette vie miférable ,
jugez de la fagelle de votre choix par ce
portrait de Ihomme le plus heureux. 11 ap-
pelle un delir : ce deiîr vient : il le renvoie ,
il en appelle un autre qui lui déplaît bien-
tôt &c qu il écarre encore. Il paile ainfi fa
vie à folliciter fiicceaivemcnt mille objets ,
dont aucun ne le latisfait. Mais fuppofons
tous fes VOEUX remplis. Cependant l'heure
fatale & redoutée , quelque tardive qu'elle
puifle être , arrive avec impétuofîté. Dieu I
avec quelle rapidité vole la navette qui tilîe
•ton drap mortuaire ! Oiieft le fonge de nos
premières années ? Elles fe font englouties
dans l'abyme du temps , 6c font auiîl loin
de nous , que ii elles ne nous euirent jamaiy
appartenu- Le jour préfent , eft comme l'oi-
feau qui fe débat dans nos mains pour s'en-
voler. A peine on le pollede , qu'il s'eft
échappé. La mort accourt à nous avec au-
tant de vîteire que le temps fuit , & ter-
mine bientôt la vie la plus longue ôc la plus
fortunée : il ne rcfte que l'éternité. A qui
3 00 Le Notti di Young. VIII. N o T T e.
la félicita-'' Interroga la tua cofcienza, efla ti lif^
pondéra.
{a) Dov" è quefta regione délia vita beata , che è l'og-
getto délie più ardenti brame del favio ? Troppo debolc
è la luce del Sole per penecrare tant' olcre : le Stelle più
follcvate il Ihifciano niolto al difTocto di quella. La mor-
te , la potente morte puô fola , porrandoci in trionfo al
dilibpra del Sole , e degli aftri dcporci in quel climi for-
tunati.
[b ) Vivere immortale ! Ah qucfto pcnfiero tutte riem-
pie le potenze dell' anima mia ! lo non fo llancarmi di
tarne il mio trattcrninicnto. Abbandonato intieramente a
taie medirazione , un fccolo correiebbe fenza ch' io nie
n'avvcdefli, e coll'iflcfTa avidicà mi ci litufferei un'akra
voira. Quai altro penfiero puo colpire il fentimento con
imprelTion cosl vivaî Egli fcuore l'anima mia con violcn-
za uguale a quella, con cui il fulmine feriice il mio
orecchio. La mia ragione fmarrita non fa riaverfi dal fuo
flupore : i slanci délia mia riconofccnza dilTeccano il
mio cuore. L'anima a taie idca più non iltà fonnacchiofa
fu r orlo del fepolcro , effa fi slancia , effa fale trion-
fante , e va t^fjirare l'aria fua natîa , uh' aria , che
alimenta il fuo nobile orgoglio , e tutte ridefla le fa-
ville di quel celcfte fuoco , che il Crcatore depofe nel
di Ici feno. Un penfier folo non v' c allora , che ram-
picando vada fotco le Stelle. Mi (i dira pcravventura ch'
io porto ail' eccelfo V entufiafmo ? L' anima , che a taie
entufiafmo non è capace di foUevarfi , c un' aima de-
bole : molti ve n' ebbe clu provarono quelH divini traf"-
poiti : fenza efli non fi farcbbe mai villo fcorrere il
fangue de' Warciri. E tutti far poiîbno cio , che potè
fare un fol uonio. Chi è colui , che agitato dalle pro-
celle délia vita , puo bilanciare in fua mente il prezzo
di quella félicita infinita , fenzà fcnrirfi infocato , ed
intieramente rapito fuor di fe ftelTo ? Quai fcetro , quai
trono ci è deftinato 1, Indarno in quefta minoiicà tcncbro-
fa r anima nell' infanzia s' aftanna , e fi cruccia : efia
non potrà mai concepire come fieno immenfe le préro-
gative di quell' eterno reame.
// fine del Tomo I,
Lis Nuits d'Young. VIII. Nuit. 301
appartient-elle? A qui vient- elle apporter le
bonheur r' Interroge ta coriieience , elle te
répondra.
(rt) où eft cette région de la vie heureufe , qui fait
l'objet des vœux les plus ardens du lage ? La lumière du
foleil eft trop foible pour pénétrer julq^u'à elle : les étoi-
les les plus élevées rampent bien au-dc-lious. La mort , la
mort puillante peut feule , nous psrrant en triomphe au-
delRis du foleil &: des aftres , nous dépofcr dans ces cli-
mats fortunés.
(i) Vivre immortel ! Ah , cette penfée remplit toutes
les facultés de mon ame ! Je ne peux me laffer de m'en
occuper. Livré tout entier à cette méditation , un fiecle
s'écouleroit fans que je m'en appcrçulTe , & je m'y replon-
gerois encore avec la nièm^ avidité. Quelle autre penfée
peut frapper le fentiment d'une impreffion aufli vive ? Elle
ébranle mon ame auffi violemment , que le tonnerre ébranle
mon oreille. Ma raifon ne peut revenir de fa furprife : les
élans de ma reconnoiffance épuifent mon cœur. A cette
idée, l'ame ne fommeille plus fur le bore* du tombeau , elle
s'élance, elle monte triomphante , &; va refpirer fon air natal ,
un air qui nourrit fa noble ambition , &: réveille toutes les
étmcelles du feu célefte que le Créateur a dépofées dans fou
fein ; Alors il n'ell pas une de fes penfées qui rampe au-
deffous des étoiles. Dira-t-on que je pouffe î'enthouiîafm.e
à l'e-xcès ? L'ame qui n'eft pas capable de s'élever à cet en-
thoufiafme , eft: une ame foible : il s'en eft trouvé plu-
fîeurs qui ont fenti ces divins tranfports ,• autrement, le
fang des Martyrs n'eût jamais coulé. Et tous peuvent faire
ce qu'a pu faire un feul homme. Quel eft celui qui , battu
par les tourmentes de la vie , peut pefer dans fa penfée le
prix de ce bonheur infini , fans fe fentir tranfporté , ravi ,
tout en feu ? Quel fceptre , quel trône nous eft dcftiné î
Eu vain , dans cette minorité ténébreufe , l'ame en enfan-
ce fe travaille & fe tourmente : elle ne pourra jamais con-
cevoir les immenfes prérogatives de cette royftuté éternelle,.
Fin du Tome premier.
SUR les Nuits d'YouNG ,
Par un Citoyen de Marseille.
G
Rand Ecrivain, profond Génie I
On ofe envain te cenfurer :
Ta fublime mélancolie
Etonne & force à t'admirer.
Tes Nuits folitaires & fombres
Etalent à travers leurs ombres ,
Les merveilles de l'UniVers.
Quelle gloire pour mon audace ,
Si je pouvoir , fuivant ta trace ,
Donner ton efTor à mes vers 1
Dans quelle fource vive & pure
As-tu donc trempé tes pinceaux ?
C'eft rhiftoire de la nature ,
Qui t'offre fes brillans tableaux.
Ta Mufe , au-delà de l'efpace ,
Cherche ^ découvre , admire , cntafTe ,
Et loin du tumulte & du bruit ,
L'éclat d'une foible lumière (*)
Te fait voir la nature entière ,
Bien mieux que l'Alhe qui nous luit.
(*) Young eft lepréfenté offrant fon Livre à l'Ecernel^
à la lueur de la Lune.
Peins-tu les délices du fao-e ,
Et les charmes de la vertu i
Quelles idées ! quelle image 1
Tout-à-coup nous préfentes-tu ?
Vi\ cœur bienfaifant & tranquille ,
A l'infortuné fert d'afyle.j
Quelle plus douce volupté I
Il goûte la béatitude ,
En faifant fon unique étude
Du bonheur de l'humanité.
Toi ! qui nais d'une fource impure ,
Orgueil , fuis loin de fon féjour y
Tu déshonores la nature ,
Le fage en doit être l'amour.
Au-dellus d'une ame comnaune ,
Indifférent à la fortune ,
Il n'encenfe point fes autels.
La vertu feule eft fon oracle j
Et fon cœur eft le tabernacle
De tous les vertueux mortels.
Aveugles Enfans de la terre ,
Tu nous promenés dans les cieux.
Le féjour même du tonnerre
S'ouvre à nos regards curieux.
Quels mondes roulans fur nos têtes 1
Quels tourbillons ! Quelles tempêtes î
Accablés de tant de grandeur ,
Nous n'admirons tant de puiflance ,
Qui confond iiotre intelligence ,
Que pour en adorer l'Auteur.
Sur les ailes de la penfée ^
Ton vol s'élance dans les airs.
D'un feu divin l'ame embrafée
Entend les céleftes concerts.
Encor loin de l'Etre fupréme ,
Tu ne découvres dans toi-même ,
Que foiblefle & qu'obfcurité.
Mais ce vil dcfir qui t'enflamme ,
Qui nourrit & charme ton ame ,
Reclame l'immortalité.
Immortalité ! tu m'es chère ;
Je te fens naître dans mon fein :
Si tu n'étois qu'une chimère ,
L'ouvrage d'uii Dieu feroit vain.
Ce doute injurieux l'outrage j
Sans ce précieux avantage ,
La vie eft un fardeau pefant.
Efdaves malheureux du vice ,
Triftes jouets de l'injuftice ,
Craindrions-nous encor le néant î
Incrédule , dans ces images ,
Vois la dignité de ton 'fort.
Un cœur droit brave les orages ^
La vertu le conduit au port.
Mais , fi dégradant ton eflence ,
Tu vis & meurs fans efpérance ,
Au vrai bonheur ferme les yeux.
Animé de l'efprit immonde ,
Finis ta courfe vagabonde ,
Sans ofer re2:arder les cieux. FIN,
T A V O L A
BELLE M A T E RI E
Contenute nel primo Tomo.
4-= -»
JLJ ISCORSO PRELIMINARZy p. viij»
I. NoTTE. Le Miferie dell'Umanità y p. 2,
II. NoTTE. L' Amici'^ia y 50.
III. NoTTE. // Tempo, 78.
IV. NoTTE. Narclffky 116.
V. NoTTE. / Rimedj contro il timor
délia, morte , 142.
VI. NoTTE. VOhtio délia morte , 20^.
VIL NoTTE. IlCarattere délia morte y 1^1,
VIII. NoTTE. V Immort alïtà ^ z66.
TABLE
DES MATIERES
Contenues dans le premier Volume.
D
p. IXk
51-
117.
ISCOURS P,RELIMINAIRÈ ^
I. Nuit. I,m Miferes de i Humanité ^
II. Nuit. L Amitié ,
III. Nuit. I.c Temps ,
IV. Nuit. Narcijfe ,
V. Nuit, ic Remède contre la. crainte de
la mort t 14}
VI. Nuit. L'Oubli de la mort ^ xoy.
VII. Nuit. Le Caractère de la mort , 14?
VIII. Nuit. L'Immortalité y 167,
Tomt L
:^R Young, Edward
3782 Les nuits d' Young
1 N5F8 3. éd., corr. & augm.
fl 1770
PLEASE DO NOT REMOVE
CARDS OR SLIPS FROM THIS POCKET
UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY