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Full text of "Les nuits d'Young; tratuites de l'anglois par m. le Tourneur. 3. éd., corr. & augm. du Triomphe de la religion"

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L  E 


LAMENTAZIONI 

O    s  I  A 

LE      N  O  T  T  I 

I     Y  O  U  N 


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LES 

COMPLAINTES 

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LES    NUITS 

'  Y  O  U  N  G, 

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il  2  B  19c3 


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LE   NOTTI 

ȕ   YOVNG, 

TRADOTTE  DJL  FRANCESE, 

Dal  SiGNOR  Abate  Albert I. 


Sunt  lacrymsL  rerum  j  6"  mentem  mortalia  tangunt^ 

VlRGILIO. 


Terza  Edizione,  corretta  ed  accrefciuta  del 
Trionfo  délia  Religione. 

T  O  M  O      PRIMO, 

'^^^ s  v^ 

IN     MARSIG  LIA, 

Appreifo   Giovanni    Mossy  ,    Sramparorc    délia 
2v4arina  ,  e  Librajo  ,  ncll'  Arfcnale. 


o>: 


M.   DCC.   LXX. 
CoN  Privilegio  di  Sua  Maesta*. 


YO^^^'G  OFFRAÎTT  SON    Ll^^RT.  AI^TEKl^V.] 


LES  NUITS 

B'YOUNG, 

TRADUITES  DE  VANGLOIS, 

Par    m.   le    Tourneur. 


Sunt  lacrymA  rerum  ^  &  mentem  mortalia    tangunt, 

Virgile. 


Troiiîeme  Édition  ,  corrigée  &  augmentée 
du  Triomphe  de  la  Religion. 

TOME    PREMIER. 


il  v5  •/)  Il 

m 


A    MARSEILLE, 

Chez  Jean  Mossy,  Iraprimeur  de  la  Marine 
&  Libraire  ,    au  Parc. 


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!=<S» 


M.    D  C  C.    L  X  X. 

Avec  Approbation  &  Privilège  du  Rou 


ÏL  TRABUTTORE 

A  chi  legge. 

X V  EGL I  0:5'/  dclla  campagna ,  neceffafj 
aile  mie  lunghe ,  e  penofc  occupa^ioni ,  ej^ 
fendomi  venuia  aile  mani  la  iradu-^ione 
Francefe  délie  NOTTI  Di  TOUNG,  délie 
quali  io  era  invagklto  fin  da  quel  tempo , 
che  fe  ne  vider ^  gïa  [on  dïecï  annï  y  alcuni 
fquarci  tuI  Choix  Littéraire  f/i  Ginevra,  e 
che  m' invogliarono  d.ella  lïngua  Inglefe  y 
non  duhitando  che  eguale  non  fia  la  brama 
dï  chi  n  el:}e  conce^:^a ,  ho  prefio  immanti- 
nente  a  trafiportarle  in  Italiana  favella  , 
ftlmando ,  che  la  Tradiqione  d'  un  Opéra 
cosï  prodigiofia  j  pojfa  meritar  il  vanto  fiovra 
un  grandijjlmo  numéro  di  produ^ioni ,  che 
diconfi  originali ,  e  che  d'  originale  altro 
non  kanno  che  il  frontifipi-^io.  Leggier 
imprefa  cenamente  per  me  non  era  y  il 
far  conofccre  ail'  Italia  un  Poema ,  che 
ficnto  non  ejjcre  appieno  ïntefo  ncmmen  da 
tutti  gli  Inglcfi y  Poema  in  cuiy  ad  onta 
deW  originali  kelky^^e  y  che  in  ogni  parte 
ajfollate  s' ammirano  y  régna  tutto  il  difor- 
dine  d' una  fantasia  abbandonata  a'  rnoyi- 
m.enti y  e  a'  trafiporti  d'un  anima  y  che  agi- 
tara  dal  piii  fcrvido  entufiafmo  ,,  fi slancia^ 
yy  e  hal-^a  d' idée  in  idée ,  di  fientimenti  in 
f3  fentimenti  yy  e  fieguendo  la  rapida,  tumul- 

a  iij 


vf  ÏL    Traduttore. 

tuofa  lor  progrejjlom ,  pofpone ,  confonde, 

fnoltiplka  j  rit  orna  ogitora  fu  i  prïnû  pajji, 

ripete  glï  jlejji  prlncipj ,  e  Jconcatena  ogni 

cofa.  1/  energïco  Traduttore  Francefe  ^  che 

ha   rnaravig Uofamentc  faputo  fclogliere  il 

nodo ,  e  rende rji  padrone  dclla  materia^  col 

Jar  vintlquattro    Notti   délie    nove ,    ond' 

€  fûrmato  /'  originale ,  e  che  ha  potuto  in 

ccconeio  modo  affortire  ,  comhinare ,  e  fal- 

àar  irifiemc  le  imagini ,  i  psnJIeTi ,  o  le  idée 

Jimdari  ^  le  affaùtà  filo fo fiche  ^  poetiche ,  e 

morali  _,    m'  ha  agevolato  la  Jirada  in   tal 

giàfa  y  che  poco  m  è  pih   rimaflo  a  dorer 

Jiire.  E'  fiior  di  dubkio  che  que  (la  fublime 

elegïa  avrà  fmarrito  y  non  folo  cib  che  l'ar- 

monla  dd  verfo  ridctto  in  profa  y  di  necef- 

fitcL  deve  perdere  ;  ma  ancora  men  vivi  fa- 

ran  riufciti  i  colori  di  quelle  tetre  y  lugubri 

pitture  y  che  una  pcnna  Inglefe  y   in   lingua 

jorte  y  energica  ,  ardita ,  nel  cupo  univerfal 

Jllen'^io   délit  Notti  piu   huje  y   dclineo    in 

mey^y^o  a  fepolcri.    Cio   non  pertanto  poffo 

francamente  avan:(are,  che  l' incomparabile 

Traduttor  Francefe    ha   faputo    cosi    bene 

calcarne  in   fua   favella  y    le    imagini    che 

rade  volte  m'  e  giovato  l'originale ,  fan  te 

maffme  che  ho  prefo  a  feguir paffo  a  paffo  , 

e  quafi  parola.  a  parola  la.  di  lui  Tradwfio- 

ne,  che  s'è  pojla  in   confronta ,  per  agevo- 

iare  a  un  tempo  lo  fudïo  d'ambe  le  lingue  y 

a  colora  che  ne  fono  vaghi  ;  e  per  mofirare 

infeme  corne  V  Italian  a  favella  energica  fa  y 

€    do\'iy,ofa    al  pari    d'  ogn  altra  lingua. 


Il    Traduttore.  vij 

Talvoha  ho  aggïunto  qualche  ver/b  inglefe, 
in  que'  luoghi  majjime  ciove  più  dchole  pa- 
rea  la  Tradws^vone ,  o  dove  crcdea  necejfarlo 
lo  aggiugnere  qualche  paroluccia  ^  a  rendere 
pià  compiutc  le  fraji  j  e  allora  ho  procurato 
<:ke  fi  (iampaffe  cïo  in  altro  carattere ,  o 
appic  délie  pagine  ^  qffînchc  pià  facilmente 
fccrgere  fi  poicffe.  Ragïonvorrebbe ^  che  in 
quefio  luogo,  io  facejji  onorevol  men-;(ione  di 
alcunz  perfone^  che ,  o  m' inanimirono  ad  in- 
tiaprenderc  la  prefente  fatïca ^  o  ajuto  mi 
porfiero  a  foficneda  ,  e  fra  quefie  quelle 
fipe-^ialmente  y  che  non  degeneri  dal  nobilifii- 
mo  Italianc  Jangue  ,  che  ficorre  per  le  lor^ 
vene  y  midrljcan  pure  per  V  Italiane  lettere, 
fingolarijjlmo  genlo  ;  ma  ficcome  piu  che 
di  volgari  lodi y  quali  fiarehher  le  mie,  e(]e 
fion  merltevoli  y  cosi  mi  rlmarro  dal  famé 
parola  ,  giacchè  gradificono  fiolamente  il 
huon  volere ,  e  che  il  cuore  pià  che  la  penna 
loro  fi  dee  confecrare.  Se  avverrày  corne 
non  dubito ,  che  fia  accolta  in  Italia  y  corne 
lo  fu  in  Francia  quefi'  Opéra  y  fi  feguirà  a 
tradurre  il  rimanente  di  cio  che  lafcio  ficrit- 
to  V  incomparahile  Young  y  e  di  cui  diflefia- 
mente  fi  ragiona  nel  fieguente  Dificorfio  pre^ 
Uminare. 


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'^^mniLiMLn:iiiiaarmTnnT:ranin:.myij^.4yyiixgmiiJ 

D  ï  S  C  O  R  S  O 

PRELIMINARE, 

Contenente  un  jïjlretto  délia  v'ita  dï  Young , 
alcunc  rlfleJjLoni  circa  i  fuoi  talcnti  ^  cïr- 
ea  h  fue  notti ,  e  circa  la  tradw^^ione , 
con  un  idea  di  tutte  le  di  lui  opère. 


E  Edoardo  Young  non  foife  ftato  cheun 
valente  Tcologo  dell'  Inghilrerra ,  pCco  alla 
pollerità  riufcircbbe  interelïante  la  di  lui 
vira.  Ignora  TEuropa  il  merito  dsl  Dotto- 
re  ,  e  la  patria  in  a  già  1'  ha  pofto  in  ob- 
blio  ;  ma  il  gran  Poeta,  lo  Scrittor  Origi- 
nale è  iicuro  di  accorapagnare  ail'  immorta- 
lità  i  Swift  5  i  Shaftersbuiy ,  i  Pope,  gli 
AdilEon  ,  i  Richardson  ,  de'  quali  fu  o  T  a- 
mico ,  o  r  ail'ociato  letterario.  Egli  entro  a 
parte  délia  rinomara  opéra  dello  Spettatore, 
e  fopravviire  Tultimo  a  quel  gruppo  di  ce- 
lebri  Autori,  che  illiiftrarono  ringhilterra, 
del  pari  che  il  cominciamento  del  noftro 
fecolo. 

Il  giifto  di  Young  fu  meno  fquifito  di 
queilo  de' funomari  Scrittori-,  ma  fi  direbbe 
quafi  ch' egli  ebbe  a  fdegno  d'averne.  Ne- 
mico  air  eccelfo  di  tutto  cio  che  fapelTe 
d' imitazione ,  egli  abbandono  a  fe  ileifa  la 


.iTvJ *«-/rN!s[Ts  ^. I V^i 


DISCOURS 

PRÉLÏMINAIR.E, 

Contenant  un  ahrc'gé  de  la  vie 
d'Young  ,  quelques  réflexions  fur  fon  gé- 
nïe  j  fur  [es  Nuits  &  fur  cette  Traduction  ^ 
avec  une  idée  de  tous  fes  Ouvrages. 

v3l  Edouard  Young  n'eût  été  qu'un  habik 
Tlicologicn  d'Angleterre  ,  Ta  vie  intcrcileroit  peu  la 
poflériîc.  Le  mérite  du  Docteur  cfi:  ignore  de  l'Eu- 
rope ,  &:  déjà  oublié  dans  fa  patrie  s  mais  le  grand 
Poète  ,  l'Ecrivain  original  eft  fur  d'accompagner 
à  l'immortaliré  les  Swift  ,  les  SUaftersbury  ,  les 
Pope  ,  les  Adillon  ,  les  Richardfon  .,  dont  il  fut  ou 
l'ami  ,  ou  l'ailocié  littéraire.  Il  eut  part  au  céleb:-e 
ouvrage  du  Speéîateur.  Il  a  furvécu  le  dernier  ,  de 
,ce  groappe  d'Auteurs  fameux  qui  ont  illuRré  l'An- 
•SileteiTe  &  le  commencemeat  <Ie  notre  fiecle. 


Young  eut  moins  de  goût  qu^  ces  Ecrivains. 
Mais  ow  diroit  qu'il  dédaigna  d'en  avoir.  Ennemi 
jufqu'à  l'excès ,  de  tout  ce  qui  fcntoit  l'imiùition  , 
il  abandonna  fon  imagination  à  elle-même.  Né 
pour  è:rc  original  ,  il  a  voulu  l'être ,  &  remplir  uiîc 

a  y 


X  Difcorfo  prcUm'uiare. 

propria  irnagina^ioiic.  Naro  pcr  clfcrc  ori- 
ginale, egli  voile  etterlo  ,  cd  eieguir  quella 
parce  ,  che  gli  era  propria.  Abbandonate  le 
vie  ordinarie ,  ie  n'ando  in  mczzo  a' iep ci- 
cri  a  fondare  il  monumcnto  dtlla  fua  im- 
mortalirà-  Queil'  era  il  mezzo  di  llabilirlo 
in  laogo ,  ove  poco  avclTe  da  pavcntare  la 
rivalita  de'  (eguaci.  Quand'  anche  l' iilclîo 
genioj  e  i  medeSimi  atlanni  vc  ne  traicinal- 
Icro  alcLini ,  s'  accorgerebbero  ellî  ben  prei- 
to  clie  le  è  agevol  cola  lo  fabbricarvi  con 
miglior  or^line  ,  non  lo  è  pero  egualmcnte 
il  potcr  giugncre  alla  medelima  akezza. 

Numerod  iono  i  difctti ,  che  di   prima 
fronte  ii  fcorgono  nel  Poema  délie  Notti , 
o  fia  délie  Lamentazioni ,  e  il  riconcfcerli 
è  quafi  cosi  facile  come  sluggiili  \  ma  non 
percib  lakia  d' ellerc  la  più  liiblime  clegia, 
che  mai  lia  ilata  flirta  circa  le  miicrie  deli' 
«mana  condizionc ,  e  1  piu  ardito  menu-  , 
mentOj  in  cui  le  maggiori   bellezze  délia  • 
poeliâ  rifplcndono ,   unire  aile  graa  verità 
<ielia  morale  ,  e  délia  religione."  È  impof- 
£bile  di  legger  quelV  opéra ,  unica  nel  fuo 
gcnere ,  fenza  braraare  di  aver  piii  diftinta 
contezza  del  carattere  ,  e  de'  principal!  av- 
'veiaimenti    délia  vita  d'  un  uomo ,  eotanta 
Irngolare  per  coloro  eziandio  che  pcr  genio 
vaghi  fono  del  riciroi  e  tanto  maggiormcn- 
ee  per  i  lettori  ordinarj ,  e  per  coloro,  che 
pafl'ano  la  loro  vita  (enza  rirlettere. 

Nacque    Young   nel    1684.    Il    Dcttore 
Êioardo  fiio  padre,  Decano  di  Samm,  c 


Difcours  préliminaire.  xj  . 

tâche  tjui  lui  fût  propre.  Quittant  les  routes  ordi- 
naires ,  c  eft  au  ii>ilicu  des  tombeaux  qu'il  eft  allé 
bâtir  le  monyment  de  foa  immortalité.  C'étoit  le 
placer  dans  des  lieux  où  il  avoit  le  moins  à  craindre 
<le  fe  voir  fuivi  par  des  rivaux.  Mais  quand  le  mê- 
me goût  SiC  les  même  chagrins  y  en  entraîneroient 
d'autres  ,  ils  vcrroienc  bientôt  que  s'il  eft  aifé  d'y 
bâtir  avec  plus  de  régularité,  il  ne  l'eft  pas  d'attein- 
dre à  la  mèixït  hauteur. 


Le  Poçme  des  Nuits  ou  Complaintes  préfenre 
^ès  défauts  nombreux?  qu'il  eft  prefque  aufli  facile 
d'éviter  que  d'appercevoir  ;  mais  ce  n'en  eft  pas 
moins  la  plus  fublira.e  élégie  qui  ait  jamais  été  faire 
fur  les  miferes  de  la  condition  humaine  ,  &  le  plus 
hardi  mooument  où  les  grandes  beauté?  dp  la  Poéiîe 
irillent  unies  aux  grandes  vérités  de  la  morale  ^ 
■de  la  religion.  Il  eft  impoflible  de  lire  cet  ouvrage  , 
unique  dans  Ton  genre  ,  fans  deûrer  de  connoître 
plus  particulièrement  le  caradère  &  les  principaux 
détails  de  la  vie  d'un  homme  fi  fingulier  pour 
ceux  même  que  leur  goût  porte  à  la  retraite  :  à 
plus  fprte  raifon  pour  les  ledeurs  ordinaires ,  & 
feux  qui  paiTent  leur  vie  fans  réfléchir. 


YovNG  eft  né  en  1684.  Le  Dpétcur  Edouard  fou 
l^re ,  Doyen  de  S^fmi  &  Curé  d'Upham  ,  daiis  le 

a  v; 


xîj  Dlfcorfo  preliminare. 

Curato  d'  Upham  ,  nell'  Hampshire  ,  lo  in-- 
vio  al  Coliegio  d' Oxford  :  ov'  egli  fece  i 
fuoi  primi  fludj.  Giunto  ail'  crà  di  vinti- 
quattro  anni  attefê  alla  Giurilprudenza  nel 
Coliegio  d'AU- Seuls  j  ma  troppo  era  vi- 
vace  la  Tua  imaginazione  ,  perché  porclie 
appagarii  di  cosi  aride  cognizioni.  L' ifiin- 
to  del  nafcente  fuo  ingegno  portato  lo  avea 
per  tempo  alla  pocda  -,  fin  dalla  prima  gio- 
vinezza  riienti  gli  flimoli  di  qiiclla  paillon 
per  la  gloria^  che  luol  cller  prefagio  de' 
gran  ralenti  _,  e  che  lovente  foftoca  la  pal- 
iione  di  far  fortuna.  Young  cortcggib  lun- 
gamente  la  fortuna ,  e  la  gloria  j  egli  non 
ottenne  fuorchè  queft'  ultima ,  che  non  è 
in  poter  degli  uomini  il  ricularla  ail'  in- 
gegno. 

Egli  die  principio  dalla  fua  Tragedia  di 
Bujîri  nel  1 7 1 9  ,  che  fu  feguita  duc  anni 
^opo  da  queila  délia  Vendetta.  Quelle  due 
opère ,  e  Ipezialmente  il  Poema  lui  Giudi- 
zio  finale ,  giunto  a  quello  délia  Fo7\a  délia 
Relïgione ,  o  fia  l'Ainor  vinto ,  annunziaro- 
no  agi'  Inglefi ,  che  un  grande  Scrittore  di 
più,  venivâ  cccupare  il  luo  lucgo  fra  queili , 
ch'erano  allora  il  foggetto  délia  loro  am- 
niirazione.  I  Grandi  vollero  conoiccrlo,  cà 
un  ve  n' ebbe  che  fi  ftudib  feriamente  di 
giovargli.  Il  Duca  di  Warthon  h  dichiarb 
pubblicamente  fuo  Mccenate^  e  fu  pure  fuo 
benefattore  fegreto.  Egli  il  fu  eziandio  dcgli 
,  altri  a  {îia  richiefta.  Young  vedea  con  rin- 
^"çrefcimeuto  le  nuove  fabbriche  del  Colle- 


Dlfcours    préliminaire.  xi'ij 

Hampshire  ,  l'envoya  au  Collège  d'OxfoiJ  ,  où  il 
fin  Tes  Humanités.  A  l'âge  de  14  ans ,  il  fit  fon  Droit 
an  Collège  d'AIl-Souîs  3  mais  il  avoit  trop  d'ima- 
gination pour  fe  contenter  de  ces  connoi'fanccs  ari- 
des. L'inlHnft  de  l'on  génie  naifTant  l' avoit  porté 
de  bonne  heure  à  la  Poéiîe  :  dès  fa  jeuneflc  ,  il  fentic 
cette  paûîon  pour  la  gloire  qui  préfage  ordinaire- 
ment les  grands  talons  ,  &  qu'étouffe  fouvent  la 
pafTion  de  faire  fortune.  Young  courcifa  long-temps 
la  fortune  &  la  gloire  ;  il  n'obtint  que  la  dernière  , 
que  les  hommes  ne  font  pas  libres  de  refufcr  aa 
génie. 


Il  débuta  par  fa  Tragédie  de  5tf/7r/'.y ,  en  1719  , 
qui  fut  fuivie  deux  ans  après  ,  de  la  Vengeance.  Ces 
deux  Pièces  ,  &  fur-tout  fon  Poème  fur  le  Juge- 
ment dernier  ,  avec  la  force  de  la  Religion  ,  oa 
l'Amour  vaincu  ,  annoncèrent  aux  Anglois  qu'un 
grand  Ecrivain  de  plus  venoit  prendre  fon  rang 
parmi  ceux  qui  fixoient  alors  leur  admiration.  Les 
<jrands  voulurent  le  connoître.  Il  s'en  trouva  un 
qui  voulut  férieufemcnt  lui  être  utile.  Le  Duc  de 
Warthon  fe  déclara  publiquement  (on  Mécène  ,  & 
fut  encore  Çon  bienfaiileur  fecret.  II  le  fut  même 
des  autres ,  à  fa  prière.  Young  voyoit  avec  peine  que 
les  nouveaux  bâtimens  du  Collège  d'All-Souls ,  où 
il  étudioit  les  loix  ,  reitoien:  interrompus  ,  faute  de 
fonds  •)  il  engagea  Iç  Duc  à  faire  prçfem  d'une  iocTi-: 


xtv  JD'ifcorfo  prelimlnaTe, 

:gio  d'All-Souls  j  ov'  egli  ihidiava  le  Icgg'i , 
ximancrii  intenotte  per  mancanza  di  dana- 
ri  ,  egli  induUe  il  Dtica  a  far  regalo 
■d'iina  Comma  ragguardevole  s  Y  cdiiizio 
fu  condotto  a  hne  per  mezzo  di  ua 
îal  generoio  fovvenimento  ^  e  '1  giovaiie 
Aurore  valeiidofi  cosi  nobilnientc  del  pro- 
prio  crédite  prelfo  del  Duca ,  meritb  di 
cntrar  feco  a  parte  dclla  pubblica  ricono- 
Tcenza. 

Elîendo  vacato  un  pofto  di  Magiftratura 
în  Cirencelter,  Young  tu  ncl  numéro  de' 
concorrcnri:  egli  era  fufEcientcmcnte  verfa- 
to  neile  leggi  del  lîio  paeie ,  onde  poterlo 
occuparc,  e  inlleme  fortem.ente  appoggiato 
<ialle  rac£oniandazioni  del  Duca.  Turtavia 
non  gli  riufci  d' otfenerlo  ,  e  v'  è  luogo  a 
credere  che  ne  rincrebbe  maggioimente  al 
fuo    protettore,  che  a  lui. 

Allarckj  Tuorno  fi  fcofta  dal  proprio  ge- 
nio  5  il  primo  oftacolo  che  lo  arrefta  in  al- 
tra  ftrada ,  d'  ordinario  è  baftevole  a  ricon- 
«durlo  alla  prima.  Young  abbandona  la  Giu- 
jirprudenza  ,  di  cui  non  avea  mai  fatto  al- 
cun  ufo,  e  portato  dal  proprio  ingcgno  alio 
iludio  délia  Morale,  e  délia  Teologia ,  ab- 
traccia  lo  ftato  Ecclefiaftico.  Egli  ru  quafî 
dîubito  nominato  Regio  Cappellano  _,  e  duc 
.anni  dopo  nel  1730,  il  Collegio  ,  cui  egli 
era  aggregato,  gli  dicde  la  Cura  di  Wellwin, 
jieir  Hersfordshire  ,  giudicata  500  lire  fter- 
3ine  di  rendita ,  fenza  comprendervi  le  tcrrCj 
che  ne  dipeiidono.  V  amio  dopo  abbandouo 


DJfcours  prélîmlr.aire.  xv 

me  coufidcrablc  :  Tcdifice  fat  achevé  ,  au  moyen  de 
ce  généreux  f^cours  5  &.  le  jeune  Auteur  ,  par  ce 
noble  ufage  de  fou  crédit  ,  mérita  de  partager  avec 
le  Duc  la  reconuoiffauce  publique. 


Uke  place  s'étast  préfvntée  dans  la  Cour  de 
Cirenceftcr ,  Young  fe  mit  fur  les  rangs  :  il  étoit 
allez  verfé  dans  les  loix  de  fon  pays,  pour  la  remplir  5 
&  fortement  appuyé  par  la  recommandation  du 
Duc.  Cependant  il  ne  rcuflit  point  ;  &:  il  y  a  appa- 
rence que  fon  proteileur  en  fut  plus  taché  que  lui. 


Quand  on  s'écarte  de  Ton  goût ,  le  premier  obfta- 
cle  qui  nous  arrête  dans  une  autre  route ,  fufîiî  ordi- 
nairement pour  nous  ramener  à  la  première.  Il 
quitte  le  Droit  dont  il  n'avoit  jamais  fait  aucun 
ufage ,  &  porté  ,  par  le  tour  de  fon  cfprit ,  à  l'étude 
de  la  morale  &:  de  la  Théologie  ,  il  prend  les 
Ordres.  Il  fut  prefque  aufll-tôt  nommé  Chapelain 
<lu  Roi  j  &  deux  ans  après  ,  en  1730  ,  le  Collège 
où  il  étoit  agrégé  ,  lui  donna  la  Cure  de  Well*'in  , 
dans  le  Hersfordshire  ,  eflimée  3  00  livres  fleriing 
4e  revenu  ,  fans  y  comprendre  les  terres  qui  en  dé- 
fendent. Dès  l'année  fuivante ,  il  quitta  fon  agré- 
gation, pour  époufer  MyladiEetty  Lee,  veuve  d* 


x\'')  Dlfcorfo  prellminars. 

la  Tua  aggiegazione  per  unirli  in  nir.tnmo- 
nio  con  Myladi  Betty  Lee,  vedova  del  Cc- 
lonnello  Lee,  e  hglia  dcl  Ccnte  di  Litch- 
field.  S'  egli  ebbe  luogo  a  djierli  dclla  for- 
tuna,  chc  lo  riurinfe  aUa  (ua  Cura,  ella  ne 
io  rifloro  ampiamcnte ,  col  dargli  pcr  com- 
pagna  una  ipola  dotata  di  qualira  pregia- 
bilifiîmej  e  lovra  tutro  d'una  gran  dclcezza 
<ii  caratreiE ,  virtù  allai  ncceilaria  alla  mo- 
glie  d'un  Letterato. 

Una  Cura  d' un  rcxddito  médiocre  ,  una 
donna  virtuofa ,  e  ,  fe  cosi  fi  vuole,  l'onore 
<li  diventar  ali'  età  di  79  anni ,  il  Cappcila- 
jio  délia  vedova  Principcilà  di  Galles ,  fu- 
rcno  rutri  i  dcni ,  ch'ei  riccvc  djile  mani 
délia  fortuna.  Alla  Corre  gli  furon  fcn^pre 
farte  accoglicnze  molto  onorevoli ,  e  molro 
fierili.  Turtavia  egli  godea  di  tutto  il  favore 
del  Principe  di  Galles  ^  e  for  fe  egli  avrcbbe 
in  fine  ortcnuto  un  pofto  ragguardcvole  ; 
ma  la  moite  di  qucfto  Principe,  che  accad- 
de  nel  17J1  ,  fini  di  far  dileguare  le  fpe- 
ranze ,  che  gli  porevano  rimanere ,  di  eiîer 
prcniOlK)  nelle  dignità  Eccleiiafliche. 

Io  confello  che  veramente  n'àndai  ma- 
ravigliato ,  allorchè  leggcndo  per  la  prima 
voira  le  Ncrri ,  intefi  nella  quarta ,  da  Young 
îT-cdefimo,  ch'  egli  era  ftato  cortigiano.  E  il 
vero ,  che  hanno  di  ccmune  fra  loro  la 
Corte,  ed  un  ucmo  di  iingolare  ingcgno, 
amante  dclla  foîirudine  ,  che  non  fi  pafce 
fuorchè  d'  idce  mefte ,  e  cupe ,  c  che  di  con- 
riiîuo  palfeggiar  fi  vedc  iii  niczzo  a  icpolcri. 


Difcours  préaminaire.  xvij 

Colonel  Lee  ,  &  fille  cîu  Comte  de  Litchfield.  S'il 
eut  à  fc  plaindre  de  la  fortune  ,  qui  le  borna  à  là 
Cure ,  elle  l'en  dédommagea  en  lui  donnant  pour 
compagne  une  époufc  douce  d'excellentes  qualités  , 
&  fur-tout  d'une  grande  douceur  de  cara<Scrc  : 
vertu  bien  nécelfaire  à  la  femme  d'uii  homme  de 
Lettres. 


Une  Cure  d'un  revenu  médiocre  ,  une  femme 
vertueufe  ,  &  ,  fî  l'on  veut ,  l'honneur  de  devenir 
à  79  ans  le  Chapelain  prive  de  la  Piincefle  Douai- 
rière de  Galles  ,  furent  tous  les  dons  qu'il  reçut 
de  la  fortune.  On  lui  fit  toujours  à  la  Cour  un 
accueil  fort  honorable  &  fort  ftérilc.  Il  jouifloit 
cependant  de  la  plus  grande  faveur  auprès  du  Prince 
de  Galles ,  &;  peut-être  eût-il  obtenu  à  la  fin  une 
place  confidérable  j  mais  la  mort  de  ce  Prince  , 
arrivée  en  175 1  ,  acheva  de  faire  évanouir  les 
cfpérances  qu'il  pouvoit  encore  avoir  d'avancer 
dans  les  dignités  de  TEglife. 

J'avoue  qu'à  la  première  leélure  des  Nuits  ,  je 
fus  étonné  d'apprendre  d'Young  même  ,  dans  la 
quatrième  ,  qu'il  avoit  été  Courcifan.  Qu'y  a-t-il 
en  effet  de  commun  entre  la  Cour  &  un  homme  de 
génie  ,  amoureux  de  la  folirude  ,  qui  ne  fe  repaît 
que  d'idées  trifles  Se  fombres ,  &  qu'on  voit  tou- 
jours rêvant  au  milieu  des  tombeaux  fur  l'immorta- 
lité  ?  Auffi  ne  faut-il  pas  croire  que  cette  mélanco- 


xvilj  Difcorfo  preVunlnare. 

■nieditando  iopra  i' immortalità  ?  Quindi  è, 
che  non  vuolii  già  credere  che  la  profonda 
malinconia ,  che  rcgnar  fi  vede  nelle  fue 
notti  ,  occupaiîe  egualmente  il  di  lui  cuore 
in  rutto  il  tempo  délia  fua  vita.  Non  v'  ha 
■dubbio  ch'  cgli  ebbe  fempre ,  per  il  ritiro , 
quel  gcnio  che  è  naturalc  ali'  aime  fcnhbili , 
e  neceiïario  a  letterati.  Il  Tuo  amore  pcr  lo 
ftaro  clV  egli  avcva  abbracciaro ,  e  di  cui 
€gli  feppe  adempierc  i  dovcrij  il  fuo  zelo 
per  la  religione ,  il  fuo  coftume  di  medita- 
re  fu  le  verità  fpecolative,  e  prariche,  ch' 
eifa  infegna,  dovevan  puranche  invigoriie 
un  a  tal  paftione  \  ma  quella  paffione  non 
potè  alienarlo  da  quella  ambizione ,  che 
fondata  (bvra  ralenti  délia  prima  sfera,  nuU' 
aîtro  faceva  che  aggiugnere  le  fperanze 
dcl  cortigiano  aile  virtù  dell'  uomo  dabbe- 
«e.  L' c{perienza  j  e  gli  anni  lo  avevano  già 
difmgannato  da  una  tal  illulione ,  allorchè  il 
dolore  venne  fofFocar  nel  di  lui  cuore  tutti  i 
^defiderj  di  fortuna,  ed  immergerlo  nel  ritiro. 
Circa  T  anno  1741,  la  morte,  in  men 
di  tre  meli ,  gli  rapi  la  moglie ,  e  i  due  fîgli 
<:h'  ella  avea  dcl  primo  marito.  Young  gli 
amava  come  fe  follero  ftati  fuoi  propr) ,  ed 
cflî  il  meritavano.  Quefte  tre  perdite  fuc- 
cefiive  accumularono  le  lagrime  nel  cuore 
del  povero  vecchio ,  arccmp^ito  di  circa  6q 
anni.  Difgullato  del  mondo ,  e  dcîla  vira , 
privo  a  un  trarto  di  rurro  cio  ch'egli  avea 
di  più  caro  ,  allora  fu  ch'  egli  difcefe ,  per 
€0%i  dire,  vivente  nclla  tomba  de' fuoi  ami- 


D:fcours  priilnùnaire.  Si*x 

fie  profonic  que  refpircnt  fcs  Nuits  ,  ait  été  toute 
Ta  vie  l'état  àz  fon  cœur.  Sans  cloute  ,  il  eut  tou- 
jours pour  la  retraite  ce  goût  naturel  aux  âmes  fcn- 
/îbles  &  nécefîaire  aux  gins  de  Lettres.  Son  amour 
pour  l'état  cju'il  avoit  embraflé  ,  &  dont  il  fut 
remplir  les  devoirs  ,  fon  zcle  pour  la  Religion  , 
fon  habirude  de  micUter  fur  les  vérités  spéculatives 
&  pratiques  qu'elle  enfcigne  ,  dévoient  encore  for- 
tifier ce  pencliiint  5  mais  ce  penchant  n'exclut  point 
en  lui  une  ambition  fondée  fur  des  talsns  du  pre- 
mier ordre  ,  &  qui  ne  faifoit  qu'ajouter  les  efpé- 
rances  du  Couriifan  aux  vertus  de  l'homme  de  bien. 
L'expérience  &  les  années  l'avoient  déjà  détrompé 
de  cette  illufion  ,  lorfque  la  douleur  vint  étouffer 
dans  fon  cœur  tous  les  deflrs  de  fortune,  &  l'enfon- 
cer dar^s  la  folitudc. 


Vers  l'année  1741  ,  la  mort  en  moins  de  trois 
mois  lui  enleva  fa  femme  ,  &  les  deux  enfans 
qu'elle  avoit  eus  de  fon  premier  mari.  Il  les  aimoit 
auflî  tendrement  que  s'ils  euflent  été  les  fiens  ,  & 
ils  le  méritoient.  Ces  trois  pertes  fucceffiyes  accu- 
mulèrent les  larmes  dans  le  cœur  de  ce  vieillard  , 
âgé  de  près  de  6q  ans.  Dégoûté  du  monde  &  de  la 
vie  ,  privé  tout-à-coup  de  tout  ce  qu'il  avoit  de 
plus  cher  ,  c'efl:  alors  que ,  pour  ainlî  dire  ,  il  de{^ 


3CX  Dïfcorfo  prelïmïnare. 

ci,  fi  Teppelli  con  cHij  e  tirando  la  cortinÀ 
tra  fe ,  e  il  mondo ,  più  non  eerco  la  lua 
confolazione ,  che  in  quel  avvcnirc,  in  cni 
l'iTom  mefto,  ed  infelice  fi  compiace  di  ri- 
fugiarfi*  Sterili  pero  non  furono  per  la  glo- 
ria  le  lue  lagrime ,  e  '1  di  lui  ingegno ,  beii 
lungi  dal  rimancrfi  oziofo ,  e  nuito  nel  fuo 
dolore ,  parcva  che  afpettalîe  il  colpo  di 
que'  tre  fulmini,  per  balzare  nel  tetru  im- 
pero  délia  morre ,  e  penctrare  fine  aile  for- 
tunate  regioni  end'  ella  c  il  varco.  Taie  fil 
r  cccaficne  del  bel  Poema  delle  Notri , 
quella  delle  fue  cperc  ,  che  é  la  più  origi- 
nale j  e  che  non  è  propria  fuorchè  a  lui  fo- 
îo.j,  Percio  è,  dice  ilGiornalifta  Inglefe,  (*) 
„  che  tutti  coloroj  i  quali  hanno  tentato 
j,j  di  iinirarlo ,  invano  vi  fi  tono  prcvari, 
,j  in  guila  ch'  cgli  finora  non  ha  avuto  ri- 
j,  vali  in  quefto  gcnerc  di  poeiia.  Illimitati 
5,  furono  gli  applaufi  ch'  ei  ne  rifcoffe.  Lo 
,_,  fventurato  Poeta^  che  feppe  trafmetrere 
5,  cosi  bene  il  fuo  dolore  a'  pietofi  fuci 
„  verfi ,  e  da  quefti  ail'  anima  intenerita 
3,  del  lettore,  ch'  eiîl  éolmano  d'  una  dilet- 
5j  tofa  rriftezza,  fu  celebrato  da  tutti  gli 
j,  Autori  fuoi  conrcniporanei ,  ccsi  profa- 
j,  ni,  corne  iacri.  „ 

Simile  aile  lampadi  fepolcrali  il  fiio  in- 
gegno  arfe ,  per  lo  fpazio  di  dieci  anni ,  fu 
le  tombe  de'  fuoi  amici.  Finalmente  a  forza 


(*)  The  Monthly  R:view. 


Dtfcours  préliminaire.  xx) 

cendic  vivant  dans  la  tombe  de  fcs  amis  ,  s'cnfeve- 
lie  avec  eux  ,  &  tirant  le  rideau  entre  le  monde  Se 
lui  ,  il  ne  chercha  plus  fcs  confolations  que  dans 
cet  avenir  où  l'homme  triftc  &  malheureux  fe  plaît 
à  fe  réfugier.  Ses  larmes  ne  furent  pas  llériles  pour 
fa  gloire  ;  &  fon  génie  ,  loin  d'être  oifîf  &  muet 
dans  fa  douleur  ,  fembloit  attendre  ces  trois  coups 
de  foudre  pour  s'élancer  dans  le  fombre  empire  de 
la  mort ,  &  pénétrer  jufqu'aux  régions  heureufes 
dont  il  eft  le  paffage.  Telle  fut  J'occafîon  de 
fon  beau  Pocme  des  Nuits  ,  celui  de  fes  ouvrages 
qui  eft;  le  plus  original  ,  &  qui  n'eft  propre  qu'^ 
lui.  "  Auffi,  dit  le  Journalifte  Anglois  (  *  ) ,  tous  ceux 
33  qui  ont  tenté  de  l'imiter  ,  l'ont  fait  fans  fuccès  , 
îj  &  il  n'a  point  encore  eu  de  rivaux  dans  ce  genre 
ii  de  Poéfîe.  Les  applaudiflcmens  qu'il  lui  mérita  , 
35  n'eurent  point  de  bornes.  Le  Poëte  infortuné  , 
»  qui  fut  fi  bien  faire  palTer  fa  douleur  dans  fes 
35  vers  attendrilTans  ,  &  de  fes  vers  dans  l'ame  pér 
33  nétrée  du  leéteur ,  qu'ils  rcmpliffent  d'une  triftelTe 
33  délicieufe  ,  fut  célébré  par  tous  les  Auteurs  de 
î3  fon  temps  ,  tant  profanes  que  facrés  33. 


SEMBLABLi  à  ces  lampes  fépulcrales ,  fon  génie 
brûla  dix  années  fur  les  tombeaux  de  fes  amis.  En- 
fin ,  à  force  de  répandre  fes  regrets  dans  fes  Nuits  , 
leur  amertume   s'adoucit  j  il  vécut  plus  tranquille  , 


(I*)  The   Monthîy  Revisw, 


xxi[  Dïfcorfo  prdïmtnarc. 

dopo  più  tranquiUo,  ed  eziandio  lungâ- 
mente.  V  c  pero  luogo  a  maravigliarii  co- 
rne un  afflizione  cosi  Hcra,  e  cotanto  pro- 
fonda non  abbia  accorciato  i  fuoi  giorni. 
Corne  mai  quell'  ardente  fantasia  ,  il  cui 
fuoco  era  ftato  concentrato  dalla  più  nera 
triftezza,  e  che  internb  ne' fuoi  fciitti  una 
fiamma,  che  accende  ancora  f  imaginazio- 
ne  d'ogni  lettcre  (enlibile  \  come  mai,  dico 
io  ,  quella  febbre  continua  del  dolore ,  e 
deir  entuiiafmo ,  non  ha  nell'  andar  di  pochi 
anni ,  ftancato  ,  dilîeccato  i  luoi  organi ,  e 
divorata  la  di  lui  vita? 

Finalmente  la  morte  da  lui  tante  voke 
invocata,  giunfe  li  iz  Aprile  176J.  Egli 
mori  nel  (uo  Presbitcrio  di  Wellv/in,  e  fu 
fepolto  Ç.ox.x.o  l'Altare  délia  fua  Chicia,  ac- 
canto  alla  Conforte  (*). 

Se  la  modefta  fua  pietà  il  molfe  a  bra- 
mare  di  abbandonar  la  vita  fenza  romore , 
e  fenza  fafto  ,  hanno  gli  uomini  puntual- 
mente  efeguito  il  iuo  volere.  Le  Mufe  iftelTe 
non  hanno  lagrimato  fu  la  fua  tomba.  Ei 
vi  è  dilcefo  in  un  profondo  iilenzio.  Le  (o- 
lennità  più  fuccinte ,  ccn  cui  ii  dà  congcdo 
a'  pezzenti ,  furono  trafcuratc  per  lui.  La 
campana  a(pett6  a  fuonare  che  il  fererro 
ufcito  fofle  tuori  di  cala  ,  e  quel  corpo , 
illuftrato  già   da  un  aima  virtuofi ,  da  un 


(*)  Quefl' Altara  è  ftimaco  per  uno  de' più  pellegrini 
dcU'  Inghikerra.  Vi  (i  ammira  un  frontale  ,  o  palliotco,, 
opéra  all'ago  di  naano  di  Myladi  Bcctjr  Youn£. 


D'ifcours  prêUminalre.  tyk'i) 

&  même  il  vécut  long-temps  depuis.  On  peut 
s'étonner  qa'un  chagrin  fî  a£lif  &  fi  profond  n'aie 
pas  abrégé  ùs  jours.  Comment  cette  imagination 
brûlante ,  dont  la  fombre  trifteire  avoit  concentré  les 
fcjx  ,  S:  qui  a  pénétré  ks  écrits  d'une  flamme  qui 
allume  encore  l'imagination  de  tout  ledieur  Icnfi- 
bk  i  comment  ,  dis-je  ,  cette  ticvre  continue  de 
la  douleur  &  de  l'enthoufiafme  n'a-t-clle  pas  en 
peu  d'années  fatigué  ,  defieché  fcs  organes  à:  dé- 
vore la  vie  ? 


Enfin  la  mort  qu'il  avoir  tant  invoquée  ,  arrfva 
le  II  Avril  171^5.  Il  mourut  dans  Ion  Presbyrere 
de  Y7cllwin,  &  fiK  enterré  fous  l'Autel  de  fon  Egliiê> 
à  coié.  de  fa  femme  (  *  ). 

Si  fa  modefle  piété  lui  fit  fouhairer  de  quitter  la 
vie  fans  bruit  &  fans  appareil  ,  les  hommes  ont 
accompli  fon  vœu  à  la  lettre.  Les  Mufes  même 
n'ont  pas  pleuré  fur  fa  tombe.  Il  y  eft  defcendu 
dans  un  profond  filcnce.  Les  folemnités  les  plus 
fuccindes  avec  lefquelles  on  congédie  le  pauvre  , 
furent  négligées  pour  lui.  La  cloche  attendit  pour 
fonner ,  que  le  cercueil  fût  forti  de  la  maifon  j  & 
ce  corps  qu'avoient  illullré  une  arae  vcrtueufe  ,  un 
génie  fublime  ,  ne   reçut  pas   même  les  honneurs 


(*  }  Cet  Autel  pafTe  pour  un  des  plus  curieux  de  l'Angle- 
teric.  On  y  admire  un  devant  d'Autel  ,  ouvrage  à  l'ai- 
■guille,  travaille  des  reains  d«  Myladi  B«try  Young, 


xûv  Difcorfo  prelimlnare. 

ingegno  fublime  ,  fn  privo  eziandio  degli 
onori  volgari.  Egli  era  il  Fondatore  d'  una 
Scuola  di  carità  nella  fua  Parrccchia  \  i 
Icolarij  e  '\  maeftro  ebbero  a  fdegno  d'ac- 
compagnare  il  loro  bcnefattore  al  iepolcro. 

Era  già  qualche  tempo  che  la  rtoria  de- 
gli  fcolari  andava  in  bocca  del  pubblico^ 
fovente  iiigrato  conV  eilî  per  i  grandi  uomi- 
ni ,  che  \o  inftruifccno ,  e  che  lo  illumina- 
ho.  Cià  quafi  più  non  fi  faceva  menzione 
di  Young  negli  ultimi  anni  di  Tua  vira.  Quel 
Poeta ,  la  cui  gloria  Tara  immortale,  ter- 
minata  vide  prima  di  fe  la  fua  fama  ^  e 
pero  a  gran  ragione  egli  dice  in  una  dellc 
fu^e  Notti  :  „  che  jG^  era  avuto  memoria  di 
5,  lui  si  lungamente,  che  in  fine  egli  era 
„  ftato  dimenticaro.  „  Di  null'  altro  è  più 
vago  il  mondo ,  che  di  abbandonare  chi 
r  abbaiidona^  ed  in  si  fatta  {eparazione  lem- 
hra  fempre  ch'ei  fia  quellp,  che  ci  ha  pre- 
venuti. 

Ne  fu  già  per  prender  vendetta  dell'  ob- 
blio  degli  uomini ,  ma  per  V  indifferenza , 
che  un  moribondo  fentir  dee  per  la  loro 
ftima^  che  Young  fece  gettare  fui  fuoco  tutti 
i  fuoi  manufcritti,  allorchè  vide-la  fua  morte 
decifa.  V'è  luogo  ad  aver  rammarico  d'una 
tal  perdita ,  aliorcliè  li  riflette  ail'  energla 
délie  idée  _,  e  dello  ftile  di  colui ,  che  fu  4'a- 
mico  di  AdiCon,  ed  uno  de' Scrittori  dello 
Spettatore.  Il  S.  Federico  Young  fu  F  unico 
figiio  ch'  egli  ebbe ,  e  a  cui  lafcio  per  tef- 
tamento  ogni  fuo  avère ,  che  era  aifai  con^ 


Difcours  préamînalrc.  xxv 

Vul<''aircs.  Il  étoit  le  Fondateur  d'une  Ecole  de  cha- 
rité dans  fa  Paroilîe  j  les  écoliers  &  le  maître  dé- 
daigdercnt  d'accompagner  leur  bienfaiteur  à  Ton 
tombeau. 

Il  y  avoit  déjà  quelque  temps  que  l'hifloire  des 
écoliers  étoit  celle  du  public  ,  fouvent  ingrat  com- 
me eax  pour  les  grands  hommes  qui  l'indruifent  8c 
qui  l'écLiirent.  Il  n'étoit  prcfquc  plus  mention 
d'Young  dans  les  dernières  années  de  fa  vie.  Ce 
Poète  ,  dont  la  gloire  fera  immortelle  ,  vit.  finir  fa 
célébrité  avant  lui  ;  &  c'cft  avec  bien  dé  la  vérité 
<]u'il  dit  dans  une  de  fes  Nuits  :  "  qu'on  s'étoit 
«  fouvenu  de  lui  fi  long-temps,  qu'à  la  fin  on  l' avoit 
33  oublié  o>.  Le  monde  ne  demande  pas  mieux  que 
de  quitter  celui  qui  le  quitte  ;  &  d.ms  cette  répara- 
tion ,  il  fenible  que  ce  Toit  toujours  lui  qui  vous  a 
prévcnu- 


Ce  ne  fut  pas  pour  fe  venger  de  l'oubli  des  honi- 
mes  ,  mais  par  l' indifférence  qu'un  mourant  doit 
fentir  pour  leur  eitime  ,  qu'Young  fît  jeter  au  feu 
tous  fcs  manufaits  ,  lorl'qu'il  vit  Ci  mort  décidée. 
On  peut  regretter  cette  perte  ,  lorfqu'on  fonge  à 
l'énergie  de  fcs  penfées  &  de  fon  ftyle ,  &  qu'il 
étoit  l'ami  d'AdiiTon  ,  &  un  des  Ecrivains  du  Spec- 
tateur. Il  n'a  eu  qu'un  fils  ,  M.  Frédéric  Young. 
Quoiqu'il  eût  été  indifpofé  contre  lui  par  quelques 
erreurs  de  jeuneffe  ,  il  lui  a  laiffé  par  tcftamcnb 
toute  fa  fortune  qui  étoit  aflez  coiifidérable.  Il  n'en 

b 


xxvj  Difcorfo  prelïminare. 

fiderable,  quantiinque  per  alcuni  giovcnilî 
errori  folle  alquanto  contre  di  lui  adirato, 
Egli  ne  fottraile  folamenre  qualche  piccol 
legaco ,  in  cui  fu  meritamente  comprefo 
queir  uom  preziofo,  il  quale  dopo  la  mor- 
te della  di  lui  conlorte  ,  alFunto  aveva  il  go- 
verno  de'  luoi  affari  domeftici ,  lafciando  a 
queir  anima  penfofa ,  tutto  il  campo  di  me- 
ditare,  e  di  goder  di  ië  llelîà. 

Refero  gli  Ingleii  teilimonianza  onorc- 
vole  alla  di  lui  memoria.  Corne  Criftiano  , 
e  corne  Minillro  ei  diede  un  bel  cfempio 
de'  coftumi ,  e  della  pietà  primiciva.  La  di 
lui  vira  predicava  la  virtù  con  alrrectanra 
eloquenza  corne  i  Tuoi  Scritti.  Ella  è  agevol 
cofa  il  riconofcere  dalle  lue  Norti,  clie  par- 
tivan  dal  cuore  le  fue  parole  \  che  anzi  il 
defiderio  e  lo  zelo,  ond'era  ftiinolato ,  di  fe- 
condare  negli  altri  le  verità  morali,  e  re- 
ligiofe,  di  cui  nudrita  era  Tanima  fua ,  fon 
quelli  appunto  ,  che  furon  cagione  della 
maggior  parte  de'  difetti  del  fuo  Pocma  ,  a 
coniidcrarlo  unicamente  corne  opéra  lettc- 
raria.  Egli  non  finifce  mai  di  dividere ,  di 
ricpilogare ,  di  ripetere  gli  ftçlîî  principj  , 
€  le  medciime  conleguenze  :  di  conrinuo  egli 
eforta,  egli  fa  apollirofe  al  luo  uditorio  nelT 
allegorico  perfonaggio  di  Loren-^o ,  ed  egli 
ftelïb  confeilà  che  predica  in  verll ,  corne 
avrebbe  predicato  in  proia  dal  pulpito;  la 
quai  cofa  diffonde  nelle  lue  Notti  ima  flucche- 
Vole  uguaglianza  y  e  feccaginofe  lunghezzc. 

E  ben  ii  puo  facilraente  andar  perfuafî 


Di fi  ours  prêlîm'inaîre.  xxvij 

rcirancKa  que  quelques  legs  Modiques  ,  dans  lef- 
qucls  il  n'eut  garde  d'oublier  l'homme  précieux  qui , 
depuis  la  mort  de  fa  femme  ,  s'étoit  chargé  du  foin 
de  fa  maifon  ,  &  avoitlaifle  à  cette  ame  réficchiflan- 
te  tout  le  loilîr  de  méditer  &:  de  jouir  d'ellc-mtme. 


Les  Anglois  rendent  un  témoignage  lionorabîc 
à  fa  ménoirc.  Comme  Chrétienne  comme  Minif- 
tre ,  il  rv.ti"a;a  un  bel  exemple  des  mœuis  &  de  la 
pieté  primicives.  Sa  vie  préchoit  la  vertu  auflî  élo- 
queniment  que  fes  écrits.  Il  eft  aifé  de  voir  par  fus 
Nuits  j  qu'il  parloit  d'après  foacœur  :  c'cft  m.cme  le 
deilr  &  1-  zeli  qu'il  .ivoit  de  féconder  dans  l:s  au- 
tres les  vérités  morales  &  rcligicufcs  dont  fon  ame 
étoit  nourrie  ,  qui  on!:  oçcahoané  la  plupart  des 
défauts  de  fon  Poëmc  ,  confidéré  uniquement  com- 
me ouvrage  littéraire.  Sans  cefTe  il  divife  ,  il  réfu- 
me ,  il  répète  les  mêmes  principes  &  les  mêmes 
confiquences  :  faus  cefTe  il  exhorte  ,  il  apoftrophe 
fon  auditoire  dans  le  perfonnagc  allégorique  de 
Loren-^o  ,  &  il  dit  lui-même  qu'il  prêche  en  vers 
comme  il  eût  prêché  en  profe  dans  la  chaire.:  ce 
ojù  répand  fur  fes  Nuits  une  monotonie  fal^idieu^ 
fe  ,  &  des  longueurs  fatigantes. 


On  fç  perCuade.  ^ifé;n«nt  qu'il  n'étoit  pas  froid 

b  ij 


xxviij  Difcorfo  prelimlnare. 

c\\  egli  non  era  languido ,  e  fieddo  allor 
quando  prendeva  a  ragionare  in  pubblico. 
Accorgendoli  egli  un  di  di  Domenica  _,  men- 
ne  piedicava  in  S.  James,  che  con  tutta  la 
iua  eloquenza ,  catdvar  non  pctea  a  fuo  ta- 
lento  l'atrenzionc  dell'adunanza,  quciFuomo 
fcnlibile,  e  pcnetrato  di  cio  clV  ei  diceva, 
intralaiciando  il  difcorfo,  dal  pulpito  ov'cra, 
proruppe  in  dirottiiîimo  pianro.  Ni  inipu- 
nemente,  là  ov'cgli  folle ,  mottcggiar  (i  po- 
tea  ,  e  prenderfi  giuoco  de' collumi ,  o  dylla 
Rçligione  -,  che  la  viva ,  e  caida  fua  fancaiia 
^li  foinminiîlrava  al  bifogno  qualclie  fircaf- 
mo  beninglefe,  e  bcn  mcrdace  onde  chiu- 
der  la  bocca  al  motteggiacore. 

Naturalmcnre  augufto  era  il  fuo  ingcgno  , 
grave,  e  ierio  il  fuo  caratrere.  Egli  avea 
concepuro  un' aka  idea  délia  dignirïdcli' 
uomo.  Egli  il  vedea  fempre  lotto  1'  afpetto 
d'un  ente  immortale,  che  dovea  un  giorno 
entrar  a  parre  del  conlorzio  dcl  Creatore 
dcir  univerlo.  Le  verità  morali,  e  i  dogmi 
del  CriltianeluTio  j  non  eran  preilo  di-  lui 
idée  palleggiere,  vedute  di  volo  in^qualche 
momento  di  riHeiîîone,  e  dimenricate  poi 
nel  tumulto  del  mondo.  A  forza  di  medi- 
-Xarvi  iopra ,  elfe  eraiio  divenure  fentimcnci 
profondi ,  modiucazioni  abiruali  deiranima 
îiia ,  che  davano  la  loro  forma,  e  1  loro 
impronro  a  tutto  il  rimanente  délie  fue 
idée.  Pafquale  è  quel  Aucorc,  il  cui  ingegno 
nii  fembri  avère  maggiore  conformicà  con 
<|ucIlo  di  Young,  per  cio  che  riguardal' e- 


Difcours  prcliminaire.  xxis; 

«juand  il  parloic  en  public.  Un  Dimanche  qu'il  prè- 
choi:  à  S.  James,voyant  qu'avec  toute  Ton  éloquence, 
il  ne  c.iptivoit  pas  à  fon  gré  l'attention  de  ralfeni- 
blée  ,  cet  homme  fenfible  &  pénétre  de  ce  qu'il  di- 
foit,  s'interrompit  &  fondit  en  larmes  dans  la  chai- 
rs. On  ne  pl.iifântoit  point  impunément  devant  lui 
fur  les  mœurs  ou  fur  \x  Religion  ,  &  fon  imagina- 
tion vive  &  chaude  l:ii  fourniiToit  au  bi^foin  quel- 
que farcafme  bien  Anglns  &  bien  nicidoiit  pour 
jjnpofer  fiience  au  railltur. 


Son  génie  étoit  naturellement  augufte  :  fon  ca- 
r.a£lcre  éroit  grave  &  féricux.  Il  avoit  conçu  la 
plus  haute  opinion  de  la  dignité  de  l'homme.  Il  le 
voyoir  toujours  fous  l'idée  d'un  être  immortel  qui 
dévoit  un  jour  faire  la  fociété  du  Créateur  de  l'uni- 
vers. Les  vérités  morales  &  les  dogmes  du  Chrif- 
tianiTme  n'étoicnt  pas  chez  lui  des  idées  pafl'ageres  , 
rapidement  vues  dans  quelques  inilans  de  réflexion  , 
&  oubliées  ènfuite  dans  le  tumulte  du  monde.  A 
force  de  les  méditer ,  elles  étoient  devenues  des  fen- 
rlhiens  profonds ,  des  modifications  habituelles  de' 
fon  ame,  qui'donnoienr'leur  forme  &  leur  emprein- 
te à  tout  le  refte  de  fes  idées.  Pafeal  eft  celui  de 
ros  Auteurs  dont  le  génie  me  paroît  avoir  eu  le  plus 
de  rapport  avec  celui  d'Young  ,  pour  l'énergie  ,  la 

b  iij 


xix  Difcàrfo  prelirrânare. 

nergîa,  la  profondità,  le  idée  delk  mede^- 

ma  clalfe ,  e  Y  ifteila  maniera  d' imaginare. 

Ailorquando  egii  trovavafâ  nel  iuo  Pref^ 
biterio  ,  confumava  ordinariamente  più  ore 
del  giorno  a  padeggiare  nel  cimitero  délia 
lua  Chiefa.  11  fuo  Poeixia  ci  dà  parimente 
luogo  ad  indovinare  ch'egli  vegliaVa,  o  for- 
gea lovente  dcl  ktto  nella  notre,  per  andar- 
iene  a  médita rc.  Si  trova  in  eilo  una  folla 
d' idée  _,  e  di  fenrimenri ,  che  non  (i  pro- 
van  nel  giorno ,  c  chc  nafccr  non  pollono 
fiiorchc  neir  anima  cello  Spettator  1'.  liia- 
rij  d'un  Ciel  notturno.  Niun  v' è ,  che  non 
abbia  talvolta  ollervato  ,  corne  diverfe  fieno 
Je  fcîjfazioni,  in  quclPore  di  tentbie  di  li- 
lenzio.  Egli  era  in  que'forti,  e  tetri  colori 
ch'ei  tigncva  i  perneili ,  per  dar  al  quadro 
di  quetlû  mondo,  u'.ia  vtîarura  di  bruno  fu- 
nèbre ,  e  far  mCf;lio  cirnpeggiare  a  canto 
air  ombre ,  rutto  lo  fplendore  deila  immor- 
talité. 

E  ben  doA'ea  la  cJi  lui  eonverfazione  ri- 
fcntjre  gli  eiicti  ,  come  veramenre  gli  ri- 
fentiva,  di  quel  gentie  di  vita,  e  di  quel 
genio  per  le  cofe  ferie^  che  caratterizzano 
i  di  lui  Scritri ,  e  che  fi  fcorgea  periino 
negli  abbcllimenti  del  fuo  giardino.  Egli 
avea  dipinto ,  in  uno  de'  muii  un  viale  in 
profperriva,  con  ledili,  cosi  acconciam^ente  y 
che  l'illufione  era  perfetta.  Era  duopo  ac- 
coftarfi  per  riconcfcere  l'errore  degli  oc- 
chi ,  e  aîlora  fi  leggevano  quelle  parole  ; 
Iny'fihïlïa  non  decipiunt. 


jyifcours  préliminaire.  xxxj 

{»rofondeur  ,  les  idées  du  même  ordre  ,  5c  le  même 
tour  d'imagination. 

Quand  il  étoit  à  fou  Presbytère  ,  il  employoit 
ordinairement  plufîcurs  heures  du  jour  à  fe  prome- 
ner dans  le  cimetière  de  fon  Eglifc.  Son  Poëme  fait 
au/lî  deviner  qu'il  veilloir  ou  fe  rekvoir  fouvcnt 
dans  la  nuit  pour  aller  médiccr.  On  y  trouve  une 
foule  d'idées  Se  de  fcntimens  qu'on  n'éprouve  point 
pendant  le  jour  ,  &  qui  ne  peuvent  naître  que  dans 
l'anie  du  fpeétateur  folitaire  d'un  ciel  nodturne.  Il 
n'eft  perfonne  qui  n'ait  obfcrvé  quelquefois  com- 
bien les  aiFeitions  font  différentes  dans  ces  heures 
<le  ténèbres  &  de  iilcncc.  C étoit  dans  ces  couleurs 
fortes  wC  fpmbrcs,  qu'il  trempoit  fes  pinceaux  pour 
envelopper  le  tableau  de  ce  monde,  d'un  crêpe  fu- 
nèbre ,  &  faire  mieux  fortir  à  côté  de  fes  ombres 
tout  l'éclat  de  l'immortalité. 


Sa  converfation  devoit  fe  reffentir ,  &  fe  rc/îcntoit 
en  effet  de  ce  genre  de  vie  &  de  ce  goût  pour  les 
chofes  férieufes  ,  qui  caraélérife  fes  écrits.  On  le 
rctrouvoit  jufques  dans  les  embclliffemens  de  fon 
jardin.  Il  avoir  peint  fur  un  des  murs  ,  un  berceau 
en  perfpeélive  ,  avec  des  fîeges  dont  l'illufion  étoit 
complette.  Il  falloir  s'approcher  pour  s'appercevoit 
de  Terreur  des  yeux  ,  &  abrs  on  lifoit  ces  mots  s 
invijibilia  non  decipiunt. 


b  iv 


xxxlj  Difcorfu  preiimlnare. 

V  aime  fenlibili ,  che  agevolmcnte  corn" 
prendono  corne,  {cnza  ridcre ,  ii  polîa  cller 
felice ,  dal  (erio  carartere  di  queit'  Aurore 
non  il  faranno  cerramenre  a  conchiuderc, 
ch'  egli  dovelle  elFere  un  uomo  inrrarrabile, 
un  raalinconico  da  sfuggire.  Egli  amava  gli 
uoirjini  -,  i  loro  vizj  fclranro  eran  cio  ch* 
egli  odiava ,  e  rutrocchè  profonda ,  non  la- 
fciava  d' elTer  dolce  la  lua  malinconia.  Egli 
non  parlava  già  iempre  cogli  alrri  di  fe- 
polcri,  c  di  morre  :  egli  amava  i  follazzi  ; 
egli  pr'cndeva  dilctro  de'trailuili  innocenti; 
egli  flabili  un  alîemblea ,  e  un  giuoco  di 
palle  nella  fua  parrocchia  ,  ov'  egli  mcdefi- 
mo  andava  fovente  ad  cccitare  l' allcgria 
de'  gjocarori. 

Viîïè  il  fuo  ingegno  qua.fi  akretranro  co- 
rne il  fuo  corpo:  ,j  Non  tu  che  neU'ukiino 
^,  snno  di  fua  vira_,  dice  il  Giornalifta  In- 
j,  glcfe ,  che  quella  face,  la  quale  rifplen- 
3j  de  va  anccra  nell'  accollarfi  al  fuo  rermi- 
3,  ne ,  fi  fpenfe  fu  gli  occhi  del  pubblico 
„  in  unPoema  intirolato  la  RaJJègna'^ioney 
_,,  r  ukima ,  e  la  men  buona  di  rutte  le  di 
,,  lui  cpere  (a).  L' anno  innanzi  perb  aveva 
„  fparfo  ancora  vive  fcintille  nelle  fue  Con- 
_,,  ghietture  {b)  fula  compofL-^ione  originale^ 


(  a  )  Alla  fine  del  terzo  tomo  lî  è  dato  un  bievc 
rifhicto  cii  cio  che  v'  è  di  meg,!io  in  queflo  lunpo  Poema, 

(fc)  Il  Traduttore  Franc^fe  lia  lavorando  alla  cradu 
zio.ie  di  quelto  trattatello,  che  cercamence  farà  graditt»' 


Dif cours  prcuminalre.  xxxiij 

Lts  amcs  fenfiblis,  cjui  conçoivent  qu'il  eft  poiTi- 
ble.  d't-trs  heureux  fans  rire  ,  fc  garderonc  de  con- 
clure du  caraftere  férieux  de  cet  Auteur  ,  qu'il  fal- 
loit  donc  qu'il  fût  un  homme  infociable  j  un  mi- 
farrope  à  fuir.  Il  aimoit  les  hommes  :  il  nehaïflbit 
que  leirrs  vices;  &  fa  mélancolie ,  pour  être  fi  pro- 
fonde ,  ne  liiflok  pas  d'être  douce.  Il  ne  parloit  pas 
toujours  aux  antres  de  tombeaux  &  de  mortj  il  aimoit 
les  jeux  :  il  s'aniufoit  des  amuf^imetis  innocens.  Il 
inftitua  une  alTcmblée  fc  un  jeu  de  boule  dans  fa 
Paroiffe  ,  oii  il  alloit  fouvent  exciter  lui-même  la 
gaieté  des  joueurs. 


Son  gvir.i;;  vécut  prefque  autant  que  lui.  «  Ce 
33.  ne  fut. que  la  dernière  année  de  fa  vie  ,  dit  Iz 
«  Journalille  Anglois  ,  que  ce  fiambcau  qui  bril- 
33  loit  en:ore  en  approchant  de  ^à  iin  ,  s'étcignir 
33.  fans  glôifç  fouslcs  yeux  du  pa'jlic ,  dans  un  Poëme 
33  intitulé ,  la  Réfiçaaùan. ,  h  dernier  &.  le  plus  raau- 
3>  vais  4è  tous  fcs  ouvrages  (d).  Mais  l'année  d'aupa- 
33  ravant ,  on  h  vit  encore  jeter  de  vives  étincelles 
33  dansfcs  Ccnjecfures  {b)  fur  la  ccmpoftion  origîna- 
33  le  ,  adrcffée  en  forme  de  lettre  à  l'immortel  Ri- 
33  chardfon.  Si  l'on  fait  attention  que.  c'ePc  l'ouvra- 
33  ge  d'un  vieillard  âgé  de  plus  de  8o  ans,  fes  dé- 


(a;  3'ai  c^onné  à  laiîn  du  croifieme  volume,  le  court  extraie 
d^  ce  qu'il  y  a  de  meilleur  dsns  ce  long  Pcftne. 

{b)   Je  traduis  ce  petit  Traité  ,   ç^ui  ne  peut  manquer   de 
plaire  au.-;  geas  de  Lettres, 

b  V 


xxxiv  Difcorfo  prelimlnare. 

„  indirizzata  in  forma  di  lecreia  ail'  immor- 
,j  taie  Richardion.  I  ditetti  di  que(l'  opéra 
„  cagionar  debbono  minor  maraviglia,  chc 
.,  le  bellezze   ond'  è  arricchita ,  le  11  pon 
j,  meure  ch'  ella  è  parto  d'  un  vecchio   at- 
55  tcmpato  d'  oltre  ottant'  anni.  E  in  vero , 
3,  ella  è  cola  allai   ftiana ,  che  il  pelo  di 
,j  ottant'  anni  non  abbia  poturo  opprimere 
„  queir  imaginazion    vigoioia.    In    quella 
35  età  di    debolezza ,  e  di  decrepirade  T  ar- 
3,  dita,  indocil  iua  fantasia  non  pub  ancora 
33  tollerare  il  giogo  délie  regole ,  e  Icuote 
3>  arditamente  gli  impedimenti   délia  vec- 
3,  chiajaj  e  di:lla  Tperienza.  „  E  veramente, 
nel    legger  queft'  opéra ,  ci  i'embra  leggere 
le  riiietiioni  d' un  giovane ,  il   quale  pieno 
d'  auddcia  ,  e    conhdandoll  fui    fentimento 
délia  propria  forza,  dichiara  ch"'ei  prende 
a  fdegno  di  battere  le  vie  calcarCj  e  che  lî 
crcde    formato   per    aprirne   délie    nuove. 
Idée  ardite,  mire  grandiofe,  uno  ftiîe  ener- 
gico ,  e  tutto  Iplendente  di  limiliruclini ,  di 
inetafore,  e  d'imagini,  atiezionano  in  ogiii 
parte  il  iettore. 

Quefto  trattatello  fviluppa  perfettamente 
le  idée  di  Youngj  coine  critico.  Si  direbbe 
quall  ch'  egli  ha  compofto  le  lue  Notti  Tii 
i  principj ,  che  in  ellb  egli  clpone ,  o  che 
gli  adatto  in  tal  guilâ,  ricavandogli  dalle 
lue  Notti.  Autore  originale  egli  non  puo 
foffrire  gli  imitatori.  Egli  rimprovera  a  Pope 
k>  clTerli  contcntato  dell'  onore  d'  eilèrc  il 
Traduttore  di  Omero ,  invece  di  pretniderc 


Difcours  prélimirudrt'.'  xxrv 

sa  fâurs  étonneront  bien  moins ,  que  les  beautés  dont 
ap  il  eft  femc.  Il  ell  étrange  que  le  fardeau  de  80 
»  années  n'ait  pu  affaiirer  cette  imagination  vigou- 
»  reure.  Dans  cet  âge  de  foibkfTe  6c  de  décrepitu- 
33  de  ,  Ton  génie  indocile  5c  fier  ne  peut  encore 
V  fouifrir  le  joug  des  règles  ,  &  Iccoue  hardiment 
»  les  entraves  de  la  vieilhflc  &  de  l'expérience  ». 
En  effet  ,  on  croit  lire  les  réflexions  d'un  jeune 
homme  qui,  phin  d'audace,  &  fe  repofant  Tur  le 
fentiment  de  fa  force  ,  annonce  qu'il  dédaigne  les 
routes  battues  ,  &  qu'il  fe  croit  fait  pour  en  ouvrir 
de  nouvelles.  Des  idées  hardies ,  de  grandes  vues  , 
un  ftyle  énergiq\ie  &  tout  éclatant  de  comparaifons  y 
de  métaphores  ôc  d'iina^es  ,  aitachent  par-tout  le 
leikur. 


Cï  petit  Traité  développe  parfaitement  les  idées 
d'Young,  comme  critique.  On  dîroit  qu'il  auroit 
<Qmpofé  fes  Nuits  d'après  les  principes  qu'il  y  ex- 
pofe  ,  ou  qu'il  auroit  ajufté  ces  principes  fur  fes 
Nuits.  Auteur  original  ,  il  ne  peut  fouffrir  ks  imi- 
tateurs. 11  reproche  à  Pope  de  s'être  contenté  de 
l'honneur  d'être  le  Tradud;eur  d'Homère,  au  liea 
de  prétendre  à  lu  gloire  de  donner  un  fécond  Ko- 
Biere  à  l'Angleterre.  Le  pi^flage  que  j'inferc  ici ,  pevsc 

b  vj 


xxxA?j  Difcorfo  vrdiTv.ïnare. 

alla  gloria  di  dare  un  Iccondo  Cmero  alî* 
Inghiicerra.  Lo  Iquarcio  cbe  inicriico  qui 
fotco ,  pub  ferviie  d'  anricipata,  per  dar  a 
conofcere  quai  génère  di  beliezze  Iperar  11 
dec  dal  luo  Poema  délie  Notti. 

3,  Noi  nafciamo  tutti  originali  :  cerne 
j,  avviene  mai  che  tutti  niuojamo  co- 
„  pie?  E  egli  colpa  dtUa  natura  ;  N6.  La 
s>  natura  non  créa  due  anime  hmili  in  cgni 
jî  cofa ,  corne  non  fa  due  volti  ,  che  ii  io- 
«  miglino  perfettamente.  È  dunque  colpa 
>5  dell iiomo.  Il  furor  d'imitare,  fcancella  i 
33  caratreri  diilintivi  onde  ogni  fpirito  era 
î>  contralfegnato.  il  mcndo  ktterario  non 
y-i  è  più  eompofto  d' individu! ,  che  abbiana 
»  una  fifionom.ia  propria  ,  un  efiftenza 
j3  perfonale  ,  dïflïnta  _,  e  divila  da  ogn'  al- 
•n  tra.  Egli  non  è  piii  altro  che  un  ammalïa 
s>  inrorme  di  fpiriti  mefcolari,  e  confuli  iii- 
y>  iieme  ,  e  cento  opère  diverfe ,  non  lono 
»  in  foflanza  ^  che  la  medcfuna  opéra.  Se 
>3  fra  noi  forgelTe  un  nucvo  Cmar ,  il  quale 
33  per  £.ivorir  i  progreffi  del  fuo  Alcorano 
:a  ncir  univerfo,  prendelfe  tutti  inoitri  libri 
»  per  rifcaldare  i  (uoi  bagni ,  non  perdcnan- 
M-  do  fuorchè  ail' opère  veramente  originali  , 
M  la  repubblica  letreraria  raffigurerebbe  allai 
>3  bene  una  gran  Cirtà  melfa  a  fuoco,  di  cui 
3>  non  rimangono  che  aicuni  edihzj  incom- 
j>  buuflibiU ,  una  fortezza ,  un  tempio ,  una 
j>  torre,  che  didiftanza  in  diflanza  rimnngo- 
3»  no  in  piedi,  e  lîgnoreggiano  in  dolente 
»  guifa  lu  k  ruine  del  defolato  fuo  riciiua 


Dlfcours  préliminaire.  ixxvi; 

fcrvir   d'avance   a    faire  connoître    quel   genre  de 
beautés  on  doit ,  efpérer  de  fon  Poème  des  Nuits. 


33  NoFS  naiiToas  tous  originaux  :  comment  donc 
33  arrive-t-il  que  nous  mourions  tous  copies  ?  Eft-ce 
33  la  faute  de  la  nature  î  Non.  La  nature  ne  crée 
33  point  deux  âmes  femblables  en  tout  ,  comme 
33  elle  ne  fait  point  deux  vifages  qui  Te  reflembknt 
03  parfaitejîient.  C'ell  donc  la  faute  de  l'homme. 
3>  La  fureur  d'imiter  efface  les  caractères  dillinc- 
33  tifs  dont  chaque  efptic  étoit  marqué.  Le  monde 
33  littéraire  n'etl  plus  compofé  d'individus  qui  aient 
3D  une  phyfionoraie  propre ,  &  une  cxiftence  perfon- 
3>  nelle  ,  féparée  de  toute  autre.  Ce  n'efb  qu'un 
33  amas  informe  d'elprits  mêlés  &  confondus  en- 
33  femble ,  &  cent  ouvrages  difFérens  ne  font  au^^ 
33  fond  que  le  même.  S'il  s'ékvoit  parmi  nous 
33  quelque  nouvel  Omar  ,  qui ,  pour  favorifcr  les 
33  progrès  de  fon  Alcoran  dans  l'univers ,  prîctous^ 
33  nos  livres  pour  chauffer  fes  bains  ,  en  n'épar- 
33  gnant  que  les  ouvrages  vraiment  originaux  ,  la 
3:!  république  des  Lettres  rcflembhroit  afl'ez  à  une 
33  graiide  Cité  en  flammes  ,  dont  il  ne  refte  que 
3»  q^aelques  édifices  incombuftibles ,  une  forterelTe , 
33  un  temple  ,  une  tour  qui  d'efpace  en  efpace  de- 
as  meurent  debout  ,  &  dominent  trillcment  fur  ks 
M  loioes  de  fba  ua;:;ii^:c  défoLfç» 


xxxvîij         Difcorfo  prelim'inare. 

>i  Conofcï ,  rifpetta  te  jlejfo ,  fono  due  re- 
»  gole  j  la  di  cui  pratica  c  altrettanto  ne- 
>3  cclfaria  nelle  bell'  arti ,  corne  nelia  mo- 
3>  raie. 

«  Conofcï  te  Jle[fo.  Noi  pofllamo  appli- 
«  care  a  noi  (leili  cio ,  che  Martiale  dicea 
»j  d"  un  cattivo  vicino.  Nulla  è  li  vicino  a 
s>  noi ,  nulla  è  da  noi  più  lontano ,  che  la 
«  noftr"  anima.  Autoii ,  immern  in  quelV 
«  abllfo  ,  fcandagliate  la  profondità  deli' 
3>  anima ,  milurate  la  di  Ici  eftenzione  , 
}>  fviluppate  tutta  la  forza  delle  iùe  facol- 
3»  ta ,  e  lalciatele  operare  liberamente  da 
3J  quella  parte ,  ov'  elïe  tendono  natuial- 
j5  mente.  Riacendete ,  mantenete  le  fparfe 
»  fcintilk  di  luce ,  e  di  fuoco ,  che  la  ne- 
3)  gligenza  voftra  lafcia  fpegnere ,  o  che  voi 
»  ioftocace  fotto  un  vil  cumulo  di  penfieii 
33  yolgarij  o  tolti  a  preftanza.  Airlrettatevi  a 
33  raccoglierle  in  un  fol  luoco ,  e  formarne 
3j  un  corpo  luminofo  :  slanciij  allora  dal 
33  voftro  feno  il  voftro  ingegno ,  fe  voi  ne 
33  avete,  corne  li  slancio  il  Sole  dal  feno 
33  del  caos_,  ed  ofate  ammirar  i  primi  quel 
33  nuovo  aftro,  iebbene  egli  lia  opéra  dellc 
33  voftre  mani. 

33  Rifpetta  te  fleffo.  Non  vogliate  difïidar 
33  troppo  di  voi  medefimi.  Non  vogliate 
33  lafciarvi  trafcinare  dall' autorità  de'Scrit- 
3)  tori  famofi,  e  de'  gran  modclli.  Se  voi 
33  avete  il  coraggio  di  ftimare  voi  fteffi ,  ve- 
33  drete  ben  preito  unird  alla  vcfVra ,  la  fti- 
w  ma  pure  del  pubblico.  Preferice  fempr© 


D/fcours  préliminaire.  icxxix 

9»  Cannois -toi  j  refpecle-:oi  ,  fouc  deux  règles 
«  dont  la  pratique  eft  auiruiécefl'aire  dans  les  Beaux- 
M  Arts  que  dans  la  Morale. 

33  Connais-toi.  Nous  pouvons  nous  appliquer  ce 
M  que  Martial  difoit  d'un  mauvais  voilîn.  Rien 
33  n'eft  lî  grès  ,  rien  n*c(l  (i  loin  de  nous  que  notre 
33  amc.  Auteurs ,  plongez  dans  cet  abîme  ,  fondez 
33  la  profondeur  de  l'ame  ,  mefurez  fon  étendue  , 
33  déployez  toute  la  force  de  Tes  facultés ,  &  laiflez- 
33  les  agir  librement  du  côté  où  elles  fe  portent 
33  d'elles-mêmes.  Rallumez ,  entretenez  les  étin- 
33  celles  éparfes  de  limiicrc  &  de  feu  que  votre  né- 
33  gligence  laifle  éteindre  ,  oa  que  vous  étouffez 
33  fous  un  vil  amas  de  peafées  empruntées  &  vul- 
33  gaircs.  Hâtez-vous  de  les  recueillir  dans  un  foyer 
33  unique  ,  &  d'en  former  un  corps  lumineux  : 
33  qu'alors  votre  génie  ,  fi  vous  eo  avez ,  s'élance 
33  de  votre  fein  ,  comme  le  fokil  s  "élan  ça  du  flin 
33  du  chaos  }  &  afez  les  premiers  admirer  cet  aûxc 
3>  nouTeau ,  quoiqu'il  £bit  votre  ouvrage. 


»  RefpeBe-toi.  Ne  vous  défiez  pas  trop  de  vous-: 
s>  mêmes.  Ne  vous  en  laiflez  pas  trop  impofer  par 
33  l'autorité  des  Ecrivains  f^jneux  ,  &  des  grands 
33  modcljs.  Si  vous  avez  le  courage  de  vous  efti- 
33  mer ,  peut-être  verrez-vous  'bientôt  rc'flime  da 
53  public  fe  joindre  à  la  vôtre.  Préférez  toujours 


xl'  DifCorfo  prelïminarè.' 

35  le  produzioni  natuL-ali  del  voftro  fpmro 
j>  ai  più  ricchi  rcfori,  pieii  in  preilito  dallo 
s5  fpirito  akrui.  Non  è  poco  il  potei"  àno. 
M  con  Orazio  : 

(*)   Meo  fum  pûirper   in   <tre. 

35  Ed  è  appunro  nclla  repii'obîica  Icttcraria 
35  che  portai"  conviene  Tambizione  di  Ce- 
ssfàre,  il  quale  amava  meglio  eilerpilpri-^ 
35  mo  in  un  piccol'  paefej  che  il  rccondo 
3>  in  Roma.  È  qucdo  1'  unico  mczzo  di  dare 
33  aile  voflre  opère  un  caratcere  ^  che  lora 
35  iîa  proprio  ^  che  non  appavtenga  faorchè 
33  a  voi  iclij  e  che  vi  valga  il  nobil  tit}:plo 
33  di  Autcre.  Un  Autore  ^i  deffinirlo'a  dô- 
33  verCj  è  un  nomo  che  pciifâ,  ethe  éom-' 
33  pone  5  e  tutti  quelli  nîurpatori  del  ioi~ 
35  chio,  per  dotti,  per  voluniinofi  clie  liene/- 
33  non  fono  altro  che  perfonej  che  leggoilp, 
33  e  che  fcrivono.  '        -  -  •'  A 

r>  Qucllo  Scrittore ,  il  qualé  rrafcararqncf-!^ 
33  te  due  regole ,  non  iarà  mai  cgli  medciî-r 
33  mOj  ne  un  Autcre  a  parte.  1  utt' al  piii 
33  egli  n'  andrà  ad  ingrolîare  il  cumulo  de 
3)  Scrirtori  ofcuri,  e  tutti  i  di  lui  penfieri 
35  avranno  una  fgraziata  fimiglianza  co^pcn- 
35  lie  ri  délia  turba.  Il  di  kii  fpirito  imba- 
33  razzato  dcUa  fua  icienza ,  oppreflb  fotto 
35  Y  altrui  idée  ,  non  avrà  la  forza  di  con- 
33  cepire  un   penfier  nuovo.    Non  Tara  già 


(  *  )   Médiocre   è   il   mio  pacrioioaio  ^   ma  nulia  haû- 
fcîie  fare  con  elfo  i  «eàiioà* 


Difcours  préliminaire.  xîj 

•n  les  produirions  naturelles  de  votre  efprit ,  aux 
S3  plus  riches  trifors  empruntés  de  l'efprit  d'au- 
«  trui.  C'cft  quelque  chofe  de  pouvoir  dire  avec 
35  Horace  : 

(*)  Meo  fum  pauper  in  are. 

M  Et  c'efl:  dans  la  republique  des  Lettres  qu'il  faut 
33  porter  l'ambition  de  Céfar  qui  aimoit  mieux  être 
33  le  premier  d'un  Village  que  le  fécond  dans  Rome. 
„  C'eft  le  feul  moyen  de  donner  à  vos  ouvrages 
33  un  cara'ilcre  qui  leur  foi:  propre  ,  qui  n'appar- 
33  tienne  qu'à  vous  ,  &  qui  vous  ni  .'rite  le  noble 
33  titre  d'Auteur.  A  le  bien  définir  ,  un  Auteur  eft 
33  un  homme  qui  penfc  &  qui  compofe  ;  &  tous 
33  ces  ufurpateurs  de  la  prell'e  ,  quelque  voiumi- 
33  ncux  ,  quelque  favans  qu'ils  puialnt  être  ,  ne 
33  font  que  des  gens  qui  lifent  &  qui  écrivent. 


93  L'Ecrivain  qui  néglige  ces  deux  règles  ,  ne 
33  fera  jamais  lui ,  ni  un  Auteur  à  part.  Il  ira  tout 
3)  au  plus  groiïîr  la  mafle  des  Ecrivains  obfcurs  , 
33  &  toutes  fes  penfées  auront  une  malheureufe 
33  reflemblance  avec  les  penfées  de  la  foule.  Son 
33  efprit  embarvaifé  de  fa  fcience  ,  oppreiTé  fous  les 
33  idées  d' autrui  ,  n'aura  pas  la  force  de  concevoir 
ï3  le  germe  d'une  penfée  neuve.  Ce  n'eft  pas  lui 
33  que  vous  verrez  découvrir  une  perfpeâ:ive  nou- 


(*)  Ma  fortune  eft  médiocre  ;  mais  mon  bien  ne   doit 
(icn  à  perfonne. 


xîq  Difcorfo  prelïmlnare. 

n  lui  chc  voi  vedicte  fra'li  a  iccprire  una 
55  nuova  prolpettiva,  un  punto  di  viita  ico- 
«  nokiuio  iifc'iic  brillanti  pianure  délia  ima- 
s>  ginazione.  Imir?itor  fervilc  egli  iegue,  lam- 
5'  picando,  il  giïggt  de' Scritcod  volgari -,  e 
5>  Il  tuatcina  ginoccliionG  iu  le  tiacce  dcUa 
î3  antichità.  A  ^uif'a  d'  un  divcto  luperi'i- 
»  ziûfo  ,  il  quaie  tremando  appiè  Aû\  im- 
«  potente  llio  idtlo,  gli  thicdc  un  foccoiTo 
3>  che  non  pub  accoidargli,  egli  li  prollra 
s>  con  un  cieco  lilpetto  innanzi  alla  ilatua 
3>  d'un  gland  uomo ,  abbraccia,  ccn  cc- 
3>  chio  dimeifo ,  il  picdePLailo ,  c  crede  che 
i>  ci5  gli  bafta  pcr  ottcncie  il  pcrdono  de* 
s3  fuci  errori ,  e  della  fua  mediccrità.  Cf- 
3->  fcivate  il  vcro  iingolar  ingcgno  \  egli  ar- 
3>  traverfa  in  tutta  la  loro  larghezza  le  pub- 
33  bliche  vie ,  ei  cerca  ,  e  tiova  finalmente 
9>  una  terra  affatto  nuova  \  egli  la  diiToda 
3>  coraggiofamente  ^  e  v'  inalza  un  monu- 
»  mento ,  che  reca  ftupore ,  non  meno  per 
V  la  fua  arditezza,  che  per  la  ruigolarità 
}>  del  difegno. 

jj  E  perché  farebbe.  egli  impoflîbile  che 
jj  forgclTero  uomini  più  grandi  alFai,  che  i 
»  già  comparli  finora  ?  Chi  è  celui  che  ha 
>ï  kandagliato  l'abifl'o  dell'umano  ingegno? 
>j  I  di  lui  limiti  non  fono  meno  ignori  , 
j>  che  quelli  deir  univerfo.  Forfe  un  fol 
s>  uomo  non  v'  ebbe ,  fin  dal  nafcer  dei 
jî  mondo,  che  non  fi  fia  fermato  di  quà 
M  dal  termine  ov'  ei  poteva  arrivare ,  e  che 
ii  non  abbia  lafciato  cio  ch'  ci  fece ,  molto 


Difcours  préiimînaire.  x]jXy. 

«  vclle  ,  un  point  de  vue  inconnu  dans  les  plaines 
n  brillantes  de  l'imagination.  Imitateur  fervile  ,  ii 
35  fuit  en  rampant  le  troupeau  des  Ecrivains  vul- 
13  gaires  ;  il  fc  traîne  à  genoux  fur  les  traces  de 
3J  l'antiquité.  Comme  un  d^vor  fupcrflitieux  qui  , 
35  tremblant  au  pied  de  l'on  idole  impuiflante  ,  lui 
35  demande  un  ftcours  qu'elle  ne  peut  donner  ,  il 
3>  fc  proPterne  avec  un  aveugle  rcfped:  devant  la 
33  ftatue  d'un  grand  iiommc ,  embraffe  ,  les  yeux 
35  baiift's  ,  foa  picdcrial  ,  &:  croit  qu'il  lui  AifHt  de 
33  le  toucher  pour  obtenir  le  p.irJon  de  fcs  fautes  Se 
35  de  fa  m-idiocrité.  Voy.7,  le  vrai  ç6iic  j  il  travcrfe 
33  dans  leur  largeur  les  routes  publiques  ,  Il  chcr- 
33  cbe  ,  &  trouve  enfin  une  terre  toute  neuve  ;  il  la  dé- 
33  friche  avec  courage  ,  Zi  y  élevé  un  inonimient  qui 
33  étonne  par  fa  hardielTc  ou  par  la  finguiarité  du 
33  dellein. 


33  Et  pourquoi  feroit-il  impoflîbk  qu'il  s'élevât 
33  de  plus  grands  hommes  que  ceux  qui  ont  déjà 
35  paru  î  Quel  cft  celui  qui  a  fondé  Tabyme  de 
35  l'efprit  humain  ?  Ses  bornes  ne  font  pas  moins 
33  inconnues  que  celles  de  l'univers.  Depuis  la 
33  nailTance  du  monde  ,  il  ne  s'efi:  peut-être  pas 
33  trouvé  un  feul  homme  qui  ne  fe  foit  arrêté  cn- 
33  deçà  du  terme  où  il  pouvoir  arriver  ,  &  qui 
»»  n'ait  iailTé  ce  qu'il  a  fait ,  bien  au-dcifous  de  cç 


xliv  Difcorfo  preliminàre. 

n  al  diirotto  di  cib   ch'  ei  poteva  fare.  Sc- 

j5  prendiamo  fempre  gli  elcinpj  dcl  pallato 

5j  per  rcgola  dcl  pollibile  y  non  è  maravi- 

»  glia  che  un  tal  pregiudizio,  il  quale  non 

5>  s  appoggia  a  verun  principio  dimoftrato, 

35  ne  tampoco  lu  veruna  ricerca  ,  in:ipicco- 

3>  lifca  a' noftri  occlii  l'idea  délie  noilie  fa- 

3>  cokà ,  e  dellc  noftre  forze. 

33  Per  quai  ragione  Virplio  condanno  al 

33  fuoco  r  amrairabil    (îaa   Enéide  ?    Egli   è 

33  perché   nel   fine  dcU'  opéra,   egli  fcopri 

33  inoko  più  in  là  del  termine  ov'era  giun- 

33  to.  E  perché  non  fi  porrebbe  approdare 

33  a  quei  luoghi  ,   ch'  ei  vide   da  lungi  ?  Se 

33  un  ente  fupcriore  recato  avelle  fu  la  terra 

33  r  idea  délia   divina   Iliade  ,  ovvero  fe  il 

33  génère   umano  1'  avelle  trovata  a   cafo  , 

33  prima  che  Omero  prendeffe  a  fcrivere  , 

33  è  verihmile   che    1'  efecuzione   di  lei  (z- 

33  rebbe  ftata   giudicata  eccedcntc  le  forze 

33  dcir  uomo.  Neirirteifa  maniera  noi  cre- 

33  diamo  oggidi  che  fia  impofiibile  il  poter 

33  fiiperare  Omero.  Nulladimeno  egli  è  evi- 

33-  dente  che  il  primo  giudizio  farebbe  ftaro 

33  un  errore.   E  chi  ci  ha  detto  che  il  fe- 

33  condo  non  ne  fia  un  altro  ?  Qucfti  pre- 

33  giudizj  derivano  dall'  iaieira  forgcnte ,  vale 

33  a  dire,  daU'ignoranza  in  cui  fiauio  dclle 

33  vere  dimcnfioni ,  e  del  potere  dell'  uma- 

33  no  ingegno. 

33  Sarebbe  clla  impoflibil  cofii ,  che  l'ul- 

33  time  copie  che  il  Creatore  ftampar  dec 

»  deir  anima  umana,  non  ficno  akresi  per 


D/fcours  préuminaire.  xï^ 

33  qu'il  a  pu.  En  prenant  toujours  ks  exemples  d« 
33  paili  poiu:  la  regl;  du  polTibb  ,  il  n'eft  pas  cton- 
33  nant  que  ce  préjugé  ,  qui  n'efl  appuyé  fur  aucun 
33  principe  démontré  ,  ni  même  fur  aucunes  recher- 
33  ches  ,  rapetilfe  à  nos  yeux  l'idée  de  nos  facultés 
33  6c  de  nos  forces. 


3ï  PouRquoi  Virgile  avoit-il  condamné  au  fea 
fo'i  admirabli  Enéide  ?  C'efi:  qu'à  la  fin  de  fon 
ouvrage,  il  découvrait  encore  au-delà  du  terme 
qu'il  avolt  atteint.  Pourquoi  ne  pourroit-on  aboi:- 
der  à  ces  lieux  qu'il  a  vus  de  loin  î  Avant  qu'Ho- 
mère eût  écrk  ,  ii  quelque  être  fapérieur  eût 
apporté  far  la  terre  le  plan  de  la  divine  Iliade  , 
ou  que  le  genre  humain  Teût  trouve  par  hafard, 
il  e(î;  vraifeniblable  que  fon  exéçi^tion  auroît  paru 
palfer  la  portée  de  l'homme.  De  même  aujour- 
à\\xi  nous  regardons  conmie  iajpofTibk  de  for- 
palier  Homère.  Cependant  il  eft  évident  que  te 
premier  jugement  eût  été  une  erreur.  Qui  nous 
a  dit  que  li;  fécond  n'en  eft  pas  une  autre  ?  Ces 
deux  préjugés  k)rcent  de  la  même  four  ce  ,  de 
r ignorance  où  nous  ipmmes  des  véritables  di- 
menlîons  Se  du. pouvoir  de  l'efprit  humain. 


:.3  St.HoiT-iL  impofiîble  que  hs  dernières  copies 

'  que  le  Créateur  doit  tirer  dé  l'ame  humaine  ,  ne 

*»  fuffent  auflî  les  plus  correâes  Se  les  plus  belles? 


xlvj  Difcorfo  preliminare. 

>j  elfere  le  piùcoirettej  e  le  più  belle?  Chc 
s>  non  lia  per  venire  un  tempo ,  in  cui  i 
î>  Moderni  potranno  gettare  uno  iguardo 
ï>  foddisfatco,  e  pieno  d'un  giufto  orgoglio 
3>  lu  i  fecoli  andan ,  guardar  i  giorni  d  O- 
j>  mero  e  di  DemoRene  y  corne  X  aurora 
»  deir  ingegno  nafcente  ,  e  Atene  corne  la 
»  cuUa  délia  fama  nella  fua  infanzia  ?  — — 
■>•>  Che  ftravaganza ,  diicre  voi ,  di  aver  l'ar- 
»  dire  di  imaginarlo  ?  — — —  Ma  pure  ol- 
.»  Tervare  la  Filîca ,  la  Morale ,  la  Àlatcma- 
.«  tica  di  quai  rapido  incremento  (leno  llate 
n  capaci  in  un  brève  giro  di  fecoli?  Come 
»  Tarri,  e  le  fcienze  il  lîcno  avanz:ice  di 
«  fronce ,  e  ccn  eife  gli  agi ,  e  i  contenti 
n  délia  vira  -,  i  diknci ,  e  la  gloria  dcir  uma- 
»>  na  {pecie  ? 

j)  Quella  numerofacalca  di  fcoperte,  nuo- 
'„.  vi  aliaienti  porgc  ai  grandi  ir.gegni.  L'r.r- 
„  ri,  e  le  fcienze  fon  le  radici:  farte  dello 
j,  fcrivere  è  il  fiore  :  allorchè  le  radici  fi 
,,  dilatano ,  s'  abbarbicano  ,  e  provengono 
j,  da  tutte  le  parti  ^  dee  egli  il  fiore  appal- 
„  firli,  o  degenerare  ? 

„  Ella  è  ienza  dubbio  prudente  cofa  il 
„  leggf're  gli  Anrichi ,  e  non  v'  ha  che  gli 
j,  uomini  di  pellegrino  ingegno  fornitij  che 
„  iapiano  perfettamente  guftargli  :  la  gloria 
„  ci  invira  a  fuperargli ,  e  la  ragione  vuole 
.jj  chc  noi  proviamo  le  nolfre  forze  in  una 
.^,  imprefa,  in  ciii  ad  ogni  evento,  il  difo- 
\^y  nore  délia  cadura  non  trae  feco  una  gran 
'  ,  confeguenza.  Dal  canto  mio  io  fono  per- 


Dlfcours  préliminaire.  xlvij 

»3  Qu'il  vînt  un  temps  où  les  modernes  pourront 
33  jeter  un  regard  fatisfait  2c  plein  d'un  jufte  or- 
w  gucil  fur  ks  licclcs  pafTés  ,  regarder  les  jours 
j>  d'Homère  &  de  Démofthene ,  comme  l'aurore 
33  du  génie  naiiTant ,  &z  Athènes  comme  le  berceau 
33  de  la  renommée  en  fon  enfance  ? —  Quelle  ex- 
33  travagance  ,  direz-vous  ,  de  l'of^r  penfer  >  — 
33  Mais  voyez  donc  la  Phyfique  ,  les  Mathéroati- 
33  ques  ,  la  Morale  :  quels  accroiiTemens  rapides 
33  n' ont-elles  pas  pris  dans  un  petit  nombre  de  fîe- 
33  des  ?  Comme  les  arts  &  les  fciences  ont  avan- 
35  ce  enfemble  ,  &  avec  elles  les  commodités  &  les 
33  agrémens  de  la  vie  ,  les  plaiiîrs  ic  la  gloire  de 
33  refpcce  humaine  ! 


33  Cette  foule  de  découvertes  offre  au  génie  , 
33  des  alimens  nouveaux.  Les  arts  &  les  fciences 
33  font  les  racines  :  l'art  d'écrire  efl:  la  fleur  :  quand 
33  les  racines  s'étendent  ,  fe  déploient  &  profitent 
33  de  toutes  parts ,  la  fletu:  doit-elle  dépérir  ou  dé- 
33  (générer  î 

33  Sans  doute  il  eft  prudent  de  lire  les  Anciens  , 
y.  Se  il  n'y  a  que  l'homme  de  génie  qui  fâche  les 
33  goûter  parfaitement  :  la  gloire  nous  invite  à  les 
33  furpafl'er  ,  &  la  raifon  veut  que  nous  eflayions 
53  nos  forces  dans  une  entreprife  ,  où  en  tout  cas  le 
33  déshonneur  de  la  chute  n'en;raîne  pas  de  fl  gran- 
33  des  coaféquences.  Pour  moi ,  je  fuis  intimement 
s>  pcrfuadé  que  l'iafériorité  des   générations  pré- 


xlviij  Dïfcorfo  prellmlnafe. 

s,  fuaiîlîîmo ,  che  l' iiiferiorità  deîlc  gcnera- 
j,  zioni  prelenti ,  o  future  ,  reladvamente 
„  a  quelle,  cke  le  precedetcetro,  non  nalce 
,,  da  caule  neceilarie  che  (îeno  nella  natu- 
„  ra  j  e  che  in  tutti  i  fecoli  1'  anime  umane 
yy  fono  uguali ,  ed  ugualmente  potenti.  La 
„  colpa  dunque  è  foltanto  degli  uomini,  e 
„  {pezialmente  délie  ciixollanze  eiteriori, 
„  che  tavorKcono  più  o  meno  lo  fviluppa- 
„  mento  délie  noftre  facoltà. 

„  Che?  Abbiani  noi  l'ardire  di  decideré 
„  circa  le  forze  deli'  umano  fpirito  in  gene- 
„  raie ,  mentre  che  ogni  uomo  in  partico- 
5,  lare  non  conolce  quelle  àz\  proprio  in- 
j,  gegnol  Si  pub  egli  negare  che  fiicoltà  a 
„  noi  fconofciuLe  non  poilano  dormire  nel 
3,  noftro  ieno,  come  la  perla  nella  fcagli.i 
,,  dcUa  flupida  oflrica,  e  "1  diamante  nelle 
,_,  viicere  dell' infenhbile  rupe^  inHnatanto 
5,  che  una  fortunata  circollanza  le  deili ,  o 
,,  che  da  raddoppiari  sforzi  cavate  iieno 
„  dalla  loro  inezia,  pofto  che  veggiam  tut- 
„  togiorno  fejiomeni  prodigiojl  m  queflo 
„  génère  ?  V  ha  degli  uomini ,  che  lunga- 
„  mente  nafcoli  in  una  prc-fonda  of curità  , 
3,  n'  efcono  a  un  tratto  ,  fpiiiti  dall'  impuifo 
„  di  qualche  improvvifa  cagione ,  e  agli  oc- 
„  chi  noftri  di  maravigliofa  luce  (plendenti 
„  Il  moftrano.  Sovente  (lupifcon  elli  mede- 
,j  fnni  délia  loro  riufcita ,  altrettanto  che  il 
3,  pubbiico  rhe  gli  ammira. 

„  Pochi  fono  quegli  Autori ,  i  quali  giun- 
3j  fero  ad  un  cccelfo  grado  di  merito ,  che 


Dîfcours   prélîmlnaire.  xli>; 

«  fentes  ou  futures  à  celles  qui  les  ont  précédées  , 
■«  n'a  point  dans  la  nature  ,  de  caufes  nécciîaires  , 
33  &  cjue  dans  tous  les  fiecles  les  âmes  humaines 
»  font  égales  &  également  puifTantes.  C'eft  donc 
33  uniquement  la  faute  des  hommes ,  &  fur-tout 
33  des  circonftances  extérieures  qui  favorifent  plus 
33  ou  moins  le  développement  de  nos  facultés. 


33  Eh  quoi  !  nous  ofons  prononcer  fur  les  for- 
33  ces  de  l'efprit  humain  en  général  ,  tandis  que 
33  chaque  homme  en  particulier  ne  connoît  pas  mê- 
33  me  les  forces  du  fîen  !  Peut-on  nier  que  des  facul-> 
33  tés  ignorées  de  nous,  ne  puiifent  dormir  dans  no- 
33  tre  fein  ,  comme  !a  perle  dans  l'écalUe  de  l'huî- 
33  tre  ftupide  ,  &  le  diamant  dans  les  entrailles  du 
33  rocher  infenfiblc  ,  en  attendant  qu'une  heureufe 
33  circonftancc  les  éveille ,  ou  que  des  efforts  redou- 
33  blés  les  tirent  de  leur  inertie  ;  après  les  phéno- 
33  menés  de  ce  genre  que  nous  voyons  tous  les 
3»  jours  :  Des  hommes  cachés  long-temps  dans  une 
35  obfcurité  profonde  ,  en  forcent  tout-à-coup  , 
33  pouflés  par  l'impulfion  de  quelque  caufe  impré- 
«  vue  ,  &  frappent  nos  yeux  du  plus  grand  éclat. 
33  Souvent  ils  s'étonnent  eux-mêmes  de  leurs  fuc- 
33  ces  autant  que  le  public  qui  les  admire. 


33  Des  Auteurs  qui  font  parvenus   à  un  mérite 
»  fupérieur ,  il  en  eft   peu  qui    n'aient    d'abori 


l  Difcorfo  preliminare. 

j,  non  abbian  provato  quella  fpezie  di  ma- 
„  raviglia.  A'piimi  rag^i  che  un  raro  inge- 
„  gno ,  il  quale  coniincia  a  manifcftarli , 
,,  vien  a  fpandere  lulle  lor  produzioni  ^ 
„  giubbila  lo  Scrittore  pcr  la  gioja,  come 
j,  alla  vifta  d' una  meteora  in  tempo  di  nct- 
,,  te.  Egli  non  fa  ria\^erli  dal  iuo  ilupore, 
„  e  pub  appena  preftar  fede  a  le  ficllo.  Fin- 
j,  chè  quel  fortunato  rollore  colorilce  le  di 
^,  lui  guance,  fe  gli  potrebbe  dire  cib  che 
„  Miltone  indirizza  ad  Eva  ,  allorquando 
,,  clfa  il  fpecchia  la  prima  voira  nell'  onda 
„  tranquilla  del  lago  dTdcn.  Quel  la  bclla 
5,  creatura  che  tu  rimiri ,  e  che  t' incanta  , 
jj  è  la  tua  imagine.  L'ingegno  allora  pren- 
„  de  le  fembianze  d'  un  tenero  amico ,  che 
„  ci  accompagna  immafcherato  :  noi  ge- 
5j  miamo  per  la  di  lui  lontananza .  . .  Egli 
3,  abbracciandoci  ci  fi  fcuopre ,  e  li  dà  a 
„  conofcere  ;  e  1  noftro  ftupore  diventa 
5,  eguale  alla  noftra  gioja  ,j. 

Niimo,  cred'io,  vi  farà,  che  chiami  chi- 
meriche  quelle  rifielîloni  ;  e  per  poco  che 
altri  vi  s' interni ,  fi  dovrà  confellare ,  che 
moite  verità  fi  chiudoho  in  ciô  che  \  Au- 
tore  chiama  fue  Conf^hietture.  Se  gl'  Inglefi 
cfcon  lovente  dalla  diritta  via  per  foverehia 
licenza,  e  temerità_,  potrebbe  ben  accadere 
che  i  Francefi  folTer  talvoka  accufati  di  vi- 
gliaccheria  ncl  campo  deiringegno:  Ipelfo 
avviene  ch'elli  Toftochino  il  loro  talento  a 
forza  di  gufto,  e  di  leverità.  Il  vero  gufto, 
vale  a  dire ,   quel  naturale  iftiiuo  che  fa 


Difcours   préliminaire.  \) 

53  éprouvé  plus  ou  moins  cette  efpece  de  rurprifc. 
«  Aux  premiers  rayons  qu'un  génie  quife  décelé  , 
M  vient  à  répandre  fur  leur  compoiition ,  l'Ecrivain 
53  trcffaillit  comme  à  la  vue  d'un  météore  étincelant 
35  dans  la  nuit.  Il  ne  peut  revenir  de  fon  étonne- 
33  ment.  Il  a  peine  à  fe  croire  lui-même.  Tant  cjue 
33  cette  heureufc  pudeur  enflamme  Tes  joues ,  on 
55  peut  lui  dire  ce  que  Milton  adrefTe  à  Eve  ,  lorf- 
S3  qu'elle  fe  voit  pour  la  première  fois  dans  l'onde 
55  tranquille  du  lac  d'Eden.  Cette  belle  créature 
33  que  tu  vois  &  qui  te  charme  ,  c'eft  toi-même  33. 
Le  génie  rclfemble  alors  3?  à  uji  ami  tendre  qui  nous 
35  accompagne  déguifé  :  nous  gémiflbns  de  fon  ab- 
53  fence. . ..  Il  fe  fait  connoître  en  nous  embraf- 
35  faiit  i  6:  notre  furprife  égale  notre  joie  33. 


Personne  ,  je  penfc ,  ne  traitera  ces  réflexions 
de  chimères  i  &  pour  peu  qu'on  les  approfondilfc  , 
on  conviendra  qu'il  y  a  bien  des  vérités  dans  ce 
que  l'Auteur  appelle  fes  Conjeciures.  Si  les  Anglois 
s'égarent  fouvent  par  trop  de  licence  &  de  témérité  , 
les  François  pourroient  bien  être  accufés  quelque- 
fois de  lâcheté  dans  le  champ  du  génie  ;  fouvent 
ils  étouffent  leur  talent  à  force  de  goût  &  de  fcrvi- 
tade.  Le  vrai  goût,  c'eft-à-dire  ,  ce  taél  naturel  qui 
flit  fentir  les  vraies  beautés,  perfedionné  par  l'ha- 
t)itude  de  comparer  ,  eft  peut-être  auffi  rare  que  le 

c  ij 


li)  Difcorfo  preiunïnare. 

i'entire  le  vere  bellezze  _,  perfezionato  cîall' 
uianza  di  paragonare  ,  è  forte  altrerranto 
raro  corne  i'ingegno.  Ve  n  ha  pero  uno  allai 
comtine ,  ed  è  il  gufto  di  coloro ,  i  quali 
îion  haniio  ne  imaginazione ,  ne  ieniibiiità, 
o  che  non  ne  hanno  ricevuro  fuoixhè  una 
dofe  allai  fcaria ,  e  che  eili  per  iovrappiù  ii 
ftudiano  tutrogiorno  d' indebolire.  Coiloro 
non  vanrano  in  un^  opéra  che  due  qualirà; 
cioc  ch^  elîa  lia  hene  fcrïtta ,  e  ben  fatta. 
Ma  çhe  intendono  elîi  per  ben  fatto  ?  Un 
difegno  efatto,  ma  riftretto-,  una  forma  élé- 
gante ,  ma  comune ,  e  piccola.  Penetrate 
neir  inceriore  :  che  vi  fi  rrova  ?  Per  lo  più 
ideecomuni,  o  rubacchiate  nell' akrui  opè- 
re ,  e  traveftite  poi  con  altri  vocaboli  , 
o  alquanto  più  eftefe.  In  vece  di  meditare 
fra  fe  e  fe  fovra  ogni  parte  dcl  fuo  fog- 
getto ,  di  fecondario ,  rifcaldandolo  lunga- 
mente  al  fuoco  délia  propria  imaginazio- 
ne, fi  raccoglie  freddamente  tutto  cib  che 
gîi  altri  fcrilfero  fu  tal  propodto  :  cd  attor- 
niandoil  di  quella  moltitudine  di  fquarci 
mal  alîbrtiti ,  s'  offufca  ,  s' immafchera  P  a- 
nima  propria  fotto  il  cumulo  di  que'sfa- 
fciumi.  EiPa  più  non  fa  ravvifare  l' origi- 
nale, che  in  lei  il  trova ,  e  non  fi  fpecchia 
ftiorchè  in  tutte  quelle  imagini ,  che  non 
fono  la  fua.  Non  fi  ha  X  ardire  di  fcrivere 
folo  ,  e  libero,  per  un  momento;  cib  fi  fa 
fempre  fotto  gli  occhi  di  mille  reftimonj , 
fotto  la  dettatura  di  tutti  que'  maeftri ,  Ja 
cui  prefenz^a  dà  impaccio  ail'  anima ,  e  aU* 


Dîfcours    préliminaire.  lîi) 

génie.  Mais  il  en  ell:  un  fort  conimcn.  C'eft  le  goût 
de  tous  ceux  qui  n'ont  ni  imagination ,  ni  feafibi- 
lité  ,  ou  cjui  n'en  ont  reçu  qu'une  mefure  foible  , 
qu'ils  prennent  encore  foin  d'afFoiblir  tous  les  jours. 
Ceux-là  ne  vantent  dans  un  ouvrage  que  deux  qua- 
lités :  c'eft  qu'il  foit  bien  écrit ,  &  bienfait.  Mais 
qu'entendcnt-ils  par  bien  fait  ?  Un  plan  exact ,  mais 
étroit  ;  une  forme  élégante  ,  mais  commune  &  pe- 
tite. Pénétrez  dans  l'intérieur.  Qu'y  trouvez-vous  ? 
Trop  fouvent  des  idées  communes  ,  empruntées  des 
ouvrages  d'autrui  ,  revêtues  peut-être  d'autres  ter- 
mes ,  ou  développées  un  peu  davantage.  Au  lieu  de 
méditer  foi-même  chaque  partie  de  fon  fujet ,  de  le 
féconder  en  l'écliaufFant  long-temps  au  feu  de  fa  pro- 
pre imagination ,  on  recueille  froidement  tout  ce 
que  les  autres  ont  écrit  qui  peut  s'y  rapporter  :  on 
s'environne  de  cette  multitude  de  lambeaux  mal 
aflbrtis  j  on  ofFufque  ,  on  mafque  fon  ame  fous  l'a- 
mas de  ces  décombres.  Elle  ne  fait  plus  voir  l'ori- 
ginal qui  eft  en  elle  ,  &  ne  fe  regarde  que  dans  tou- 
tes ces  images  qui  ne  font  point  la  fienne.  On  n'oie 
pas  écrire  un  inftant  fcul  &  libre  :  c'eft  toujours 
fous  les  yeux  ,  de  mille  témoins  ,  fous  la  diélée  de 
tous  ces  maîtres ,  dont  la  préfence  gêne  votre  ame 
&  tient  l'imagination  dans  les  entraves.  L'ouvrage 
eft  fini  5  le  ftyle  en  eft  pur  ,  il  eft  même  élégant  \ 
mais  vous  le  faviez  par  cœur  ,  avant  de  l'avoir  lu. 
Vous  n'y  trouvez  point  de  ces  idées  qui  interrom- 
pent le  lecleur ,  donnent  une  fecouffe  à  l'ame  ,  & 
l'avertilTent  de  penfer.  Rien  qui  vous  étonne  ,  rien 
qoi  inonde  tout-à-coup  votre  ame ,  de  lumière  ,  ea 

c   iii 


Viv  D'ifcorfo  preliminare, 

imaginazione ,  tenendole  corne  imprigioiia- 
te.  L'opéra  è  terminara;  purgato ,  a^zi  élé- 
gante è  lo  ftile  in  cui  è  icrittai  ma  vci  pri- 
ma d' averla.ietta  già  la  iapevate  a  memo- 
ria.  Voi  non  irovate  in  eiîa  alcuna  di  quelle 
idée  5  che  inrerrompono  il  lettore  \  danno 
una  fcofla  ail' anima,  e  1' avvertono  di  pen- 
(are.  NuUa  che  vi  forprenda  ,  nulla  chc 
inondi  a  un  tratto  1'  anima  voftra  con  una 
piena  di  luce  ,  ne  illumini  un  nuovo  an- 
golo ,  da  voi  non  ancora  offervato ,  o  con 
nuova  durevoîe  emozione  la  colpifca. 

Ben  lungi  che  Young  fomigli  ad  una  tal 
cl  aile  di  Scrittori ,  che  ii  rimangono  mc- 
diocri ,  e  copifti ,  perché  nari  fono  per  eOer- 
lo,  o  chc  alla  perhne  divengon  tali,  a  forza 
d' imbaftardire ,  pcr  via  del  fervile  lor  guf- 
to  5  i  più  rari  ralenti  •■,  non  11  dee  nemmeii 
cercare  nelle  di  lui  Notti  T  opéra  d"  un  Au- 
rore, il  quale  volendo  acquillarii  fama  di 
letterato ,  imagina  il  fuo  foggetto ,  e  raduna 
i  mareriali  d'  un  pocma ,  ne  abbozza  a  fuo 
agio  r  idea ,  ne  combina  le  parti ,  arric- 
chifce  la  fua  memoria  di  cognizioni  relative 
alla  fua  opéra ,  icegHe  le  idée  ch'  cgli  vuol 
mettere  in  opéra ,  confulta  le  regole  dell* 
arte  ,  e  '1  gufto  délia  nazione  ,  e  ad  altro 
Tcopo  non  tien  rivolte  le  fue  mire  ,  fe  non 
che  alla  riufcita ,  ed  alla  gloria  -,  che  ad  ore 
determinare  di  folicudine ,  e  di  lavoro  ,  ri- 
piglia  quella  parte  di  farica  ch'  cgli  ha  im- 
pollo  a  fe  fteifo,  féconda  la  fua  imagina- 
zione,  s^'unifce  a"'pcrfonaggi  che  vuol  met- 


D  If  cour  s  prclîmînaîre.  fv 

cclaire  un  coin  nouveau  que  vous  n'aviez  pas  obfcr- 
vé  ,  ou  l'afFcde  d'émodons  vives  5c  durables. 


Loin  qu  Young  rciTcmblc  à  cette  claffc  d'Ecii- 
vains  qui  rcftcm  médiocres  &  copiftcs ,  parce  qu'ils 
font  nés  pour  l'être  ,  ou  qui  le  deviennent  à  la  fin 
à  force  d'abâtardir  par  ce  goût  d'cfclave  ,  des  talens 
diftingucs  j  il  ne  faut  pas  niéme  chercher  dans  fes 
Nuits  l'ouvrage  d'un  Auteur  ,  qui  ,  voulant  fe 
faire  un  nom  dans  Les  lettres  ,  imagine  le  fujet  Se 
rafi'cmble  les  matériaux  d'un  Pocme ,  en  dcflînc  à 
loifir  le  plan  ,  en  combine  les  parties  ,  meuble  fa 
mémoire  des  connoifTanccs  relatives  ,  choifît  les 
idées  qu'il  doit  employer  ,  confulte  les  règles  de 
l'art  &:  le  goût  de  fa  nation  ,  &  ne  fc  propofe  d'aur- 
tre  but  que  le  fuccès  &  la  gloire  j  qui ,  à  des  heures 
réglées  de  folitude  &  de  travail ,  reprend  la  tâche 
qu'il  s'eft  impofée  ,  féconde  Ton  imagination,  s'u- 
nit aux  perfonnagcs  qu'il  veut  faire  parler  ,  aux 
objets  qu'il  veut  peindre  ,  &  fc  donne  pour  quel- 
ques heures  des  pafTions  ,  des  fentimens  &  des 
idées  étrangères   à  l'état  de   fou  ame  ;  continuant 

c  iv 


Ivj  lyifcorfo  prelimuiare. 

tere  in  fcena  ,  agli  oggctti  che  Vuol  dipi- 
gnere  ,  c  allume  per  qualche  ora  palfionij 
fcntimenti ,  ed  idée  lontanc  allai  dallo  llato 
dellanima  propria  ^  profeguendo  in  tal  guifa 
la  iua  applicazione ,  e  '1  fuo  lavoro  infino 
a  tanro  che  abbia  innalzato  1'  ediHzio ,  che 
egh  ideb,  a  quel!"  alrezza  ch'egli  prcfilfe,  c 
neir  eilcnzione  da  lui  circofcritra. 

Ma  figurarevi  un  uomo  d'  un  caratterc 
grave,  e  fcrio,  intimamenre  perfuafo  dcir 
immonalità  dell'  anima ,  che  li  pafce  per 
dovere ,  e  per  genio  dclle  verità  infcgnate 
dalla  Rcligione  ,  c  dalla  Morale  j  avezzo  a 
mcdirarle,  che  conforma  alla  fua  credenza 
la  vira  Iua,  che  vive  da  uomo  dabbenc  ncl 
monde ,  e  alla  Corte  ,  ovc  il  rircngono  la 
grazia  de' Grandi,  e  la  voglia  di  far  una 
fortuna  proporzionata  al  iuo  merito,  quan- 
tunquc  inclinato  al  ritiro  ove  il  porta  il 
genio  del  penfofo ,  e  malinconico  Iuo  fpi- 
rito  :  che  alletà  di  47  anni  comincia  ad  eÇ- 
fere  difguftaro  del  mondo ,  e  già  difingan- 
nato  dalle  vane  promcH'e  délia  Fortunaj  che 
ccrca  a  ripofar  il  fuo  cuorc  fui  cuore  d'una 
compagna.  dcgna  di  lui-,  che  trova  in  un 
fol  matrimonio  una  Ipofa  virtuola  iniieme, 
ed  affetruola ,  e  due  giovani  amici  ne'  due 
figliuoli ,  di  cui  fotrentra  nelle  veci  di  pa- 
dre  --y  che  alTapora ,  per  lo  fpazio  di  dieci 
"Cnm ,  la  diletrofa  gioja  d'  una  focietà  ccsi 
polce .  .  .  Allora  appunro  Filandro  fen  muo- 
re,  muore  Narcilîa,  e  ccn  elïi  pur  la  fua 
{pofal  Filandro  è  rapiro  da  mor-c  improv»- 


Dîfcours    préliminaire.  ivij 

ainlî  Ton  application  &  fon  travail  ,  jufqu'à  ce 
qu'il  ait  élevé  Tédifice  qu'il  a  conçu  ,  à  la  hauteur 
qu'il  a  marquée  ,  &  dans  l'éjcndue  qu'il  a  circoiii^ 
crite. 


Mats  ,  concevez  un  homme  d'un  caraélere  grave 
&  férieux  ,  intimement  perfuadé  de  l'immortalité 
de  l'ame  ,  fe  nourrifTanc  par  devoir  &  par  goût ,  des 
vérités  qu'enfeignent  la  Rclgion  &  la  Morale  y 
accoutumé  à  les  méditer  ,  conformant  fa  vie  à  fa 
croyance  ,  vivant  en  homme  de  bien  dans  le  monde 
&  à  la  Cour  où  le  retiennent  la  faveur  des  Grands  > 
&  l'envie  de  faire  une  fortune  proportionnée  à  fon 
mérite  ,  quoique  porté  à  la  retraite  par  le  pencharvt 
de  fon  ame  mélancolique  &  méditative  :  à  47  ans  , 
commençant  à  fe  dégoûter  dumonde,  &  déjàdétrony- 
pé  des  vaines  promefles  de  la  fortune  j  cherchant  à 
repofer  fon  cœur  fur  k  cœur  d'une  compagne  digne 
de  lui }  trouvant  dans  un  leul  mariage  une  époufe  vcr- 
rueufè  &  tendre  ,  &  deux  jeunes  amis  dans  les  deux 
enfans  dont  il  remplace  le  père,  goûtant  dix  années  les- 
plaifirs  &  le  charme  d'une  fociété  (i  douce...  c'eft 
alors  que  Philandre  meurt ,  que  NarcifTe  meurt ,  &. 
fon  époufe  aufîi  !  Philandre  eft  enlevé  par  une  mort 
fbudaine  ;  Narcifïë  périt  d'une  maladie  de  lan- 
gueur :  en  vain  il  s'eft  hâté  de  la  conduire  en  Fran- 
ce ,.  elpérant  la  ranimer  fous  un  climat  plus  doux^ 
.  IL  y  laiHè  ù^  cendre ,  privée  des  honneurs  de  la  (ér- 


îviij  Difcorfo  preluninare. 

yiia  i  Narcilla  vien  meno ,  confunta  da  ma- 
lattia  di  languore  :  indarno  s'  è  egli  aflrec- 
tato  di  condurla  in  Francia ,  rperanzofo  di 
rianimarla   fotto  un  clima  più  dclce.  Egli 
vi  iafcia  le  di  lei  ceneri ,  prive  deli'  onore 
délia   lepoltura  \    e  colla  difperazione   nel 
cuore  (^n  rivalica  il  mare,  e  trova,  la  ipola 
che  gli  rimaneva ,  nelP  agonie  délia  morte. 
Egli  ie  la  vede  fpirare  nclle  Tue  braccia  :  in 
tre  meii  ha  perduto  cio  che  avea  di  più  caro^ 
in  tre  meh  ha  dovuto  inalzare  tre  tombe, 
e  airctà  di  circa  {elfant'anni .  egli  11  trova 
folo  nella  fua  dimora.  Supponcre  un  grand' 
ingegno  in  queU'uomo  fventurato,  una  viva 
ed  ardente  imaginazione,  un  anima  profon- 
damente  leniîbile  :  vi  fi  dica  ch'  egli  è  In- 
glefe,  e  che  vive  in  campagna,  che  (crive 
cio  che  fente  ,  e  cib  che   penia ,  a  mifura 
che  i  fentimenti ,  e  le  idée  fi  fuccedono  nella 
di  lui  anima  j  e  voi  allora  potrete  agevcl- 
inente  ideare  il  tuono,  il  génère,  le  bellezr 
ze,  e  i  difetti  dell'  opéra. 

Corne  tetro  dee  cllèrne  il  cominciamento  l 
Come  lo  flato  dcl  di  lui  cuore  avrà  incon- 
tanente  cangiato  faccia  ail'  univerfo  1  Corne 
dee  fembrargli  mifèra  T  umana  fpezie ,  nel. 
fentimento  ch'  ei  prova  délia  propria  fua  ca- 
iamità  !  Come  tutte  le  di  lui  idée,  tutte  le 
rifielTioni  debbono  metter  capo  al  Tepolcro  i. 
Com'  egli  dee  efTer  vago  délie  ténèbre  ,  e 
délia  folitudine  délia  notte  !  Com'  egli  dee. 
folamente  compiacerfi  nell'  udir  la  fua  voce, 
geraente  in  mezzo  al  lilcnzio,  cd  alla  ofca- 


Difcours  ■préliminaire.  Vxt 

pulture. .  Il  repafle  les  mers  ,  le  défcTpoir  dans  le 
cœur.  Il  retrouve  i'époufe  qui  lui  reftoit  dans  les  ago- 
nies du  trépas.  Il  la  voit  s'éteindre  fous  fes  yeux  : 
en  trois  mois  il  a  perdu  tout  ce  cju'il  avoit  de  plus 
cher  :  en  trois  mois  il  a  élevé  trois  tombeaux  ,  & 
il  fe  trouve  feul  dans  {a  demeure ,  à  l'âge  de  près 
de  60  ans.  Donnez  du  génie  à  cet  homme  infortuné  , 
une  imagination  vive  &  brûlante ,  une  ame  pro- 
fondément fenfible  :  apprenez  qu'il  eft  Anglois  & 
qu'il  vit  à  la  campagne  ,  qu'il  écrit  ce  qu'il  fent  & 
ce  qu'il  penfe ,  à  mefure  que  les  fcntiniens  &  les 
idées  fe  fuccedent  dans  fon  ame  ,  &  vous  pourrez 
aifément  deviner  le  ton  ,  le  genre  ,  les  beautés  & 
ks  défauts  de  l'ouvrage. 


Que  le  débot  doit  en  être  fombre  /  Comme  l'é- 
tat de  fon  cœur  aura  tout-à-coup  changé  l'afpeâ:  de 
l'univers  !  Qu'il  doit  voir  l'efpece  humaine  miféra- 
ble  dans  le  fentiment  de  fa  propre  mifere  !  Comme 
routes  fes  idées  ,  toutes  fes  réflexions  doivent  abou-^ 
tir  au  tombeau  !  Qu'il  doit  chérir  les  ténèbres  &  îax 
folitude  de  la  nuit  !  Qu'il  doit  aimer  à  n'entendre: 
que  fa  voix  gémifîante  au  milieu  du  fîlcnce  &  de 
l'obfcurité  !  Il  cherchera  tous  les  objets  qui  peu- 
vent flatter  &  nourrir  fa  douleur.  Qu'il  féntira  de 
Ttiolens  defîrs  d'être  toute  autre  chofe  que  ce  qu'il 

c   V j 


Ix  Dïfcorfo  prelïmïnare. 

rità  !  Egli  andrà  in  cerca  di  tutti  gli  obbietti 
çhe  pollono  lufingare,   e  porgere  alimento 
al  luo  dolore.  Comc  violenti  laranno  i  de- 
{iderj  che  forgeran  nel  fuo  cuorCj  d'eiïere 
tutt'  altra  cofa  da  quello ,  ch'  cgli  è ,  di  mo- 
rire  per   cangiarc  ftato ,  di  riunirfi  a  ruoi 
amici  in  que'  luoglii  ov'  ei  gli  cieds  beati ,    • 
veggcndofi  eosi  infelice  nel  monde  ov'  ellî 
piLi  non  fi  tL'ovano  !  Quanto  più  di  dolcezza 
proverà  egli  nel  converfare  coU'  amate  loro 
ombre,  che  nell'aver  commerzio  cogli  uomi- 
ni  !  Più  non  potrà  egli  tolîerare  la  letizia  dell' 
altrui  volto ,  in  un  monde  in  cui  egli  vede 
€)gni  cola,  al  trafpanre  (oltanto  d'  un  vélo 
funèbre.    Sincera ,    e    vera    iarà  la   di  lui 
compalTione  pcr  tutti  coloro,  che  cercan  al- 
rri  diletti  diverlï  da  quelli ,   di   cui  egli  lî 
compiace.  Di  tutti  gli  obbietti  cgli  ilon  ve- 
drà  fuorchè  il  lato  dolorofo,  e  attriftante». 
Quante  volte ,  in  tal  générale  abbandono , 
egli    indirizzerà   ail'  Ente   Supremo   i   fuoi 
lamenti ,  e  le  fue  preghiere  !   Oh  qu&nco  , 
un  vecchio  di  feifant'  anni ,  ed  infleme  fvem 
turato^  ha  biiogno  d' elle::  virtiiofo  ,  d' elfer 
folo  ,  di  ciedere  un  Dio ,  e  1  dogma  con- 
folante  délia  immortaiità  1 

Ecco  quanto  bafta  per  dar  a  conofcere 
quali  debban  eflere  i  colori ,  lo  ftile ,  e  1 
carattere  dell^- opérai  corn'' elTa  dee  elFere 
interpolatamente  lublime,  quafl  fempre  ir- 
regolare ,  unifona  ,  e  diflufa ,  piena  di  di- 
ferti ,  e  di  bellezze.  Ma  per  fentire  quai' 
foila  d' iciec  nuoye ,  à'  imagiiii  ardite ,  d' oS^ 


Difcours    prélimlnairt.  ïxf 

eft  ,  de  mourir  pour  changer  d'état  ,  de  rejoindre 
fes  amis  dans  les  lieux  où  il  les  croit  heureux  ,  en 
ic  voyant  li  malheureux  dans  le  monde  où  ils  ne 
font  plus  !  Qu'il  trouvera  bien  plus  de  douceur  à 
s'entretenir  avec  leurs  fantômes  chéris  ,  que  dans  le 
commerce  des  hommes  l  II  ne  pourra  plus  fouffrir 
de  vifage  joyeux  dans  un  monde  qu'il  ne  voit  qu'au 
travers  d'un  crêpe  funcbre.  Sa  compaffion  pour  tous 
ceux  qui  cherchent  d'autres  plailirs  que  lui  ,  fera 
fîacere  &  de  bonne  foi.  Il  ne  verra  de  tous  les  objets 
que  le  côté  affligeant  &  trifle.  Combien  de  fois  , 
dans  cet  abantion  général ,  il  adreiTera  à  l'Etre  fu- 
prême  fes  plaintes  &  £cs  prières  !  Qu'un  vieillard 
de  foixantc  ans  &  m.alheureux  a  befoin  d'être  ver- 
tueux ,  d'être  fcul ,  de  croire  un  Dieu ,  &  le  dogme 
coiifolaut  de  riiruiiorcalité  l 


En  voila  afiéz  pour  faire  juger  quels  dévoient  fof 
le  ton  ,  le  caradcre  Se  les  couleurs  de  l'ouvrage  y 
combien  il  doit  être  fublime  par  intervalles  ,  prefque 
toujours  irrégulitr  ,  monotone  &  diffus  ,  plein  de 
défauts  &  de  beautés.  Mais  pour  fentir  quelle  foulé 
d'idées  neuves  ,  d'images  hardies  ,  d'expreffions 
brùhxites  êc  péaécrces  de  (eRÙineiic ,.  dcivent  for- 


îxij  Difcorfo  prelïmlnare. 

prclîioni  vivilîîme,  e  piene  di  fentimcnfo, 
uicir  debbano  da  qucft'  aniraa  efaltata  dal 
dolore ,  e  mantenuta  in  uno  ftato  cosi  nuo- 
vo  per  r  uomo  ,  facciaii  la  feguente  rilief- 
flone.  Se  lo  Scrittore,  in  luogo  di  dipignere 
a  mente  f entimenti  indeboliti ,  o  di  luppor- 
fene  de'  fatrizj  ch'  egli  non  ebbe  a  provare 
giammai  per  ie  llefio,  efprimeile  le  proprie 
idée,  e  le  fue  fenfazioni  a  milura  ch'ei  le 
riceve ,  non  già  in  que'  primi  iftanti  di  ru- 
muko ,  in  cui  \  anima  intieramente  occu- 
para  a  fenrire  ,  akro  non  pub  produrre  al 
di  faori ,  che  monoiillabi ,  che  accenti  maie 
articolatij  e  diioidinatamcnte  dificndefi  per 
tutti  gli  organii  ma  in  quel  momento  in  cui 
Panima,  dividende  i  fuoi  uffizj  tra  la  fen- 
fâzione  _,  e  la  rifleffione ,  comincia  a  dive- 
nire  tranquilla  abbaftanza  per  vedere  la  pro- 
pria agitazione,  e  pub  render  conro  a  fc 
ftella  di  tutte  le  fue  imprelîionii  s^  egli  al- 
loia  ftendeile   in  carta  le  fugaci   idée,  le 
ftraordinarie  riflefîîoni ,  le  illuminazioni  im- 
provvife  che  paifano  davanti    al   fuo  pen- 
liero ,  s  egli  lafcialîe  che  i  proprj  fentimenti 
s' efprimeirero  da  fe  medefimi ,  oh  quanto 
Fanima,  tefain  tal  guifa,  farebbe  allora  al- 
tramente  fonora_,  e  tarebbe  udire  ben  altrr 
fuoni  !  Quai  energia  ,  quai  novità  d' efpref- 
fioni ,  e  d' idée  !  Quai  differenza  vantaggiofai 
infieme,  e  forprendente  fi  olîbrverebbe  ne- 
gli  fcritti  I 

Quefto  ftato  dell*  anima  cosî  acconcio  a 
prcdurre  idée  criginali,  eia  prdlb  a  poco 


Dlfcours  préliminaire.  Ixiî} 

tir  de  cette  ame  exaltée  par  la  douleui ,  &  entrete- 
nue dans  un  état  (I  nouveau  pour  l'homme  ,  qu'on 
faiTe  cette  réflexion.  Si  l'Ecrivain ,  au  lieu  de  pein- 
dre de  mémoire  des  fenrimens  aflfoiblis  ,  ou  de  s'en 
prêter  de  fadlices  qu'il  n'éprouva  jamais  pour  lui- 
même  ,  exprimoit  fcs  idées  &  fcs  fcnfations  ,  à 
fnefure  qu'il  les  reçoit  ;  non  pas  ,  il  eft  vrai ,  dans- 
ces  premiers  inftans  de  trouble  ,  où  l'ame  employée 
toute  entière  à  fcntir  ,  ne  peut  produire  hors  d'elle 
que  des  monoTyllabes  ,  que  des  fons  inarticulés  , 
&  fe  répand  en  défordre  par  tous  les  organes  5  mais 
dans  cet  inftant  où  l'ame  fe  partageant  entre  la  fen- 
fation  &  la  réflexion ,  commence  à  devenir  alîez 
tranquille  pour  fe  voir  agitée  ,  &  fe  rendre  compte 
de  toutes  fes  impreffions  ;  s'il  fîxoit  alors  fur  le  pa- 
pier les  idées  fugitives  ,  les  réflexions  extraordinai- 
res ,  les  illuminations  foudaines  qui  partent  devant 
fâ  penfée  ,  s'il  laifToit  fes  fentimens  s'exprimer  eux- 
mêmes  ,  que  l'ame  alors  tendue  feroit  bien  autre- 
ment rctentilTante  ,  &  ren droit  bien  d'autres  fons  / 
Quelle  énergie  ,  quelle  nouveauté  d'expreflions  & 
d'idées  !  Quelle  différence  avantageufe.  5:  frappantu. 
©fl  remarqueroit  dans  les  écrits  I. 


Cet  état  de  Tame  ,  /î  propre  à  produire  Atz  Idées 
origin.iks,  étoit  à-pea-près  celui  daas  lequel  Young 


Ixiv  Dlfcorfo  prelim'inare. 

queir  irteifo  _,  in  Gui  Young  tranteneva  la  Tua 
pcr  via  di  meditazioni  aliidue ,  e  profonde 
nella  calma  dcUa  iolirudine.  Alimentando 
fludiofamente  i  ientimenti  d'  uiia  malinco- 
nia  operofa,  '^gli  leguiva  i  moti  diverli  dell' 
anima  (ua ,  dclineava  in  carte  le  fue  idée 
in  quell'ordine  iftelFo  ,  in  cui  elle  ii  prefenta- 
vano  alla  iua  mente,  elprimea  tutto  cib  ch' 
egli  fentiva,  ed  altrettante  volte  elpuimevalo^ 
qiiante  X  iilello  fentimento  veniva  a  rinafce- 
re,  fenza  impacciarli  giran  farto  de'fuoi  lettori. 

Tempo  c  ormai  che  io  prevenga  i  mici^ 
circa  le  licenze  da  me  preie  nella  prelente 
Traduzione.  I  difctti  che  io  ho  creduto  rav- 
vifare  nelF opéra,  fon  quelii  che  m'hanno 
antorizzato  a  cib  fare. 

Il  più  générale,  queila  che  mi  parve  il 
più  atro  ad  infpirare  la  noja,  gli  è  una  fte- 
nle  abbondanza,  mia  riproduzione  de' me- 
defirai  penlleri  fotto  mille  forme  quaiî  fi- 
mili ,  un  perpetuo  ritorno  deir  Autore  ail' 
idée  ch'  egli  ha  già  eiaufte.  Non  è  diverfa 
il  giudizio  che  ne  han  portaro  gli  InglelL 
jj  .In  m.ezzo  a  quegli  slanci  del  penfiero  quail 
«  al  dillopra  dclla  forza  dell'  umano  inge- 
»  gno ,  dice  uno  de'  loro  Giornalifti ,  come 
s»  iono  qiielli  délia  (^)  delcrizion  délia  raor- 
»  te,  che  nafcofa  in  un  angolo  d'una  fefta 

(  *  )  Diverfo  è  il  giudizio  che  îo  ho  portaro  circa- 
quefto  bizzarro  epifodio.  Bella  n'è  la  morale,  ed  inge- 
gnofa  l'idea -,  ma  la  morre  che  s' acroncia  doiinefca- 
mente  il  capo ,  che  iiidofla  una  vefÎTe  di  rafo  fui  funèbre 
fuo  lenzuolo  ,  ed  apgog'giaadolî  al  bi'accia  d'un  -Médico- 
per  andare  al  b^îllo  ,  m'è  parla  un-a  mafchcraca  butleP- 
«a  ,   e  f  oco  d'ig^i.  cki  nobile  ^.  e  fetlo  Itik  dcir  opexa.^ 


Difcouro   préliminaire.  Ixv 

Cîitïctcnoic  la  ficnnc  par  des  méditations  affidues  &; 
profondes  dans  le  calme  de  la  folitude.  Nourriiianr 
avec  foin  le  fentiment  d'nne  mélancolie  active  ,  il 
fuivoit  les  mouvemens  divers  de  (on  anie  ,  traçoic 
toutes  fes  peniecs  dans  l'ordre  où  elles  naiiloient  , 
cxprimoit  tout  ce  qu'il  fentoit ,  &  rcxprimoit  au- 
tant de  fois  que  le  même  fentim.ent  renaifToit ,  fans 
beaucoup  s'embarralTer  de  fcs  lecteurs. 


Il  eft  temps  que  je  prévienne  les  miens  fur  les 
libertés  que  j'ai  prifes  dans  cette  traduction.  Ce 
font  les  défauts  que  j'ai  cru- remarquer  dans  l'ouvra- 
ge qui  m'y  ont  auroiifé. 


Le  plus  général  ,  celui  qui  m'a  paru  le  plus  pro- 
pre à  infpirer  le  dégoût ,  c'eft  une  abondance  llé- 
rile ,  une  reproduction  des  mêmes  penfées  fous 
mille  formes  prefque  femblables  ,  un  retour  perpé- 
tuel de  l'Auteur  aux  idées  qu'il  a  déjà  épuifées.  Les 
Anglois  en  ont  poné  le  même  jugement.  33  Au 
3>  milieu  de  ces  élans  de  la  penfée  prefque  au-defTus 
M  de  la  portée  de  l'cfprit  hum.ain ,  dit  un  de  leurs 
M  Journaliftes  ,  tels  que  la  (*)  defcriprion  de  la 
33  mort ,  qui ,  cachée  dans  un  coin  du  bal ,  note 


(  *  )  J'ai  jugé  autrement  de  cet   épifode  bizarre.  L'idée 
eft  ingénicufc  j  Se  la  morale  en  eft   belle.    Mais  la  ixart 


Ixvj  Dlfcorfo  prelimlnare. 

«  di  ballo ,  tien  rcgiiîro  délie  pazzîe ,  e  de- 
s3  gli  cccelîi  À'  iina  brigata  di  giovani  liber- 
j>  tini ,  l'epiraiHo  deirunivcrfo  diftmtto ,  Sa- 
J5  tanno  ulccnte  délia  iua  phgione  nel  gior- 
„  no  del  giudizio  finale,  li  trova  un  mifco 
„  di  cattivi  bifticci ,  che  infaftidifcono  il 
5,  lettore.  „  Sovenre  accade  che  una  bella 
„  idea ,  che  il  moftrava  alîlii  Icggiadra ,  e 
5,  pcmpofa  nel  cominciare,  finiica  per  un' 
j,  infîpida  arguzia.  Young  non  fapeva  airef- 
„  tard:  egli  eiauriva  il  fao  foggetto,  e  ftan- 
3,  cava  le  iue  idée  :  fîmile  a  Ovidio  egli 
3,  non  abbandona  una  metafora  finchè  non 
3.  l'abbia  riggirata  per  ogni  vcrfo,  ed  eftc- 
3,  nuata  a  forza  di  fcomporla  „.  lo  ho  ri- 
mondato  tutte  quefte  rupcrrluità,  cd  ho  lau- 
iiato  in  fine  di  ciafcuna  nottc  il  cumulo  di 
que'  frammenti  che  ho  giudicari  di  rifiuto , 
e  di  tuttocib  che  m' è  fembrato  bizzarro  , 
triviale,  cattivo,  ripeturo,  e  già  prefentaro 
fotto  imagini  allai  più  belle.  lo  ebbi  in  mira 
di  cavare  dall'  Young  Inglefe  un  Young  Fran- 
cefe,  che potelfe  riulcir  gradevole  alla  lïiia  na- 
zione ,  e  che  11  poteife  legger  con  frutto ,  fcn- 
za  badare  s' egli  è  copia,  o  originale.  Quefto 
è  il  metodo  ch^  io  crederei  h  debba  tcnere  nel 
tradurrc  gli  Autori  dclle  lingue  ftraniere ,  i 
quali ,  con  turta  l'alrezza  del  merito ,  non  poj^ 
fono  perb  guardarfi  corne  mcdelli  del  buon 
gufto.  Per  tal  mezzo  ci  fi  renderebbe  proprio 
tutro  cib ,  che  hanno  di  buono  i  noftri  vici- 
ni ,  e  lalcerenimo  il  cattivo ,  che  non  ab- 
biam  bifogno  di  leggere ,  ne  di  conofcere. 


DiJ cours  préliminaire.  Ixvij 

«  les  folies  &  les  excès  d'une  troupe  de  jeunes  dc- 
«  bauchés  ,  l'épicaphe  de  l'univers  détruit ,  Satan 
»  fortant  de  Cjl  prifon  au  jour  du  Jugement  ,  on 
n  rencontre  un  mélange  de  mauvais  jeux  de  mots 
"  qui  dégoûtent  le  ledeur.  Souvent  une  belle  pen- 
3j  fée  qui  s'annonçoit  avec  éclat  ,  finit  par  une 
■>■>  pointe  infipidc.  Young  ne  fa  voit  pas  s'arrêter  ; 
î3  il  épuifoit  foa  fujet&fatiguoit  fes  idées  :  comme 
■»  Ovide,  il  ne  quitte  point  une  métaphore ,  qu'il  ne 
35  l'ait  tourmentée  en  tout  lèns  ,  &  exténuée  à  for- 
»  ce  de  la  décompofer  33.  J'ai  élagué  toutes  ces  fu- 
pcrfluités  ,  &  j'ai  raffemblé  à  la  fin  de  chaque  Nuit 
l'amas  de  ces  fragmens  que  j'ai  mis  au  rebut  ,  & 
de  tout  ce  qui  m'a  paru  bizarre  ,  trivial,  mauvais, 
répété  &  déjà  préfenté  fous  des  images  beaucoup 
plus  belles.  Mon  intention  a  été  de  tirer  de  l'Young 
Anglois  ,  un  Young  François  qui  pût  plaire  à  m» 
nation  ,  &  qu'on  pût  lire  avec  intérêt ,  fant  fonger 
s'il  eft  original  ou  copie.  Il  me  femble  que  c'eft  la 
méthode  qu'on  devroit  fuivre  en  traduifant  les  Au- 
teurs des  Langues  étrangères  ,  qui  avec  un  mérite 
fupérieur  ,  ne  font  pas  des  modèles  de  goût.  Par- 
là  ,  tout  ce  qu'il  y  a  de  bon  chez  nos  voifins  ,  nous 
deviendroit  propre  ,  &  nous  laifferious  le  mauvais , 
que  nous  n'avons  aucun  befoin  de  lire  ni  de  con- 
noitre. 


faifanc  fa  toilette  ,  partant  une  robe  de  fatin  par-de/Tus 
fon  dtap  moituaire  ,  &  prenant  le  bias  d'un  Médecin 
pour  all-T  au  bal  ,  m'a  paru  une  mafcarade  burlefque  £>i 
peu  digne  du  ton  noble  &.  férkux  de  l'ouvrage. 


Ixviii.  Difcorfo  prelïm'inare. 

Non  è  già  per  quefto  ch"'io  dia  folanien- 
te  un  errratco  ,  ne  lo  fpirito  di  Ycung ,  nia 
la  Traduzione  imera  dclle  Tue  Nom ,  rol- 
rone  uno,  o  due  fquarci,  clie  non  fon  altro 
cHe  declamazicni  d''un  Proteltante  contre 
del  Soinmo  Pontefice,  alcuni  altd  verfi  fparfi 
quà,  e  là  ,  con  ciii  cgli  annunzia  frcdda- 
menre  il  foggetto  che  p rende  a  trattare  ,  a 
guil'a  d'un  Predicatore,  che  fa  la  divifione 
délia  fua  predica,  e  due  verfi  detrati  dal  fa- 
natifmo ,  fuggiti  dall'  anima  benefica  deli' 
Autore ,  e  che  io  ho  cancellati  dall'  origi- 
nale Inglefe,  che  ho  prello  di  me.  Io  m'ima- 
ginai che  il  pubblico  {arebbe  ilato  vago  di 
conofcere  appieno  un  Poema  cosi  (ingola- 
re  j  e  da  gran  tempo  célèbre  neil'  Europa. 
Avendo  perb  io  avuto  in  mira ,  corne  già 
dilîî  j  di  fare  di  quefta  Traduzione  un  Opé- 
ra ,  che  potelfe  trovar  luogo  nella  noflra 
letteratura,  io  ho  pure  rigettato  in  fine 
d'  ogni  Notre  ,  tutti  gli  fquarci ,  e  tutti  i 
paffi  ,  che  appartenevano  unicamente  alla 
Teologia ,  e  ai  dogmi  particolari  délia  ri- 
vclazione,  ed  ho  icelto  folan-icnte  cib,  che 
era  d'una  morale  piii  univerfalc,  corne  l'efil- 
tenza  di  Dio  ,  e   T  immortaliià  dell'  anima. 

Un  altro  difetto  che  io  ho  prefo,  non 
già  a  far  intieramente  fparire ,  il  che  io  cre- 
do impolfibile^  ma  almeno  a  fcemare  in 
parte ,  gli  è  il  difordine  che  s' incontra  ncU' 
unione  délie  diverfè  parti  onde  ciafcuna 
Notte  c  formata.  Elle  non  hanno  un  ob- 
bietto  diflintOj  e  particolarej  eife  non  coir^ 


D'ifcours  préliminaire.  Jxix 

Ch  n  eft  cependant  point  l'extraie  ,  ni  Vefpric 
d'Young  ,  mais  la  tradudlion  entière  des  Nuits  que 
je  donne  ici  ,  à  un  ou  deux  morceaux  près  cjui  ne 
font  que  les  déclamations  d'uiî  Proteilant  contre 
le  Pape  ,  quelques  autres  vers  épars  où  il  annonce 
froidement  les  fujets  qu'il  va  traiter  ,  comme  un 
Prédicateur  qui  fait  la  diviiîon  de  fon  fermon  ,  & 
deux  vers  fanatiques  qui  ont  échappé  à  Tame  bien- 
faifante  de  l'Auteur  ,  S:  que  j'ai  rayés  de  l'original 
Anglois  que  je  poifede.  J'ai  penfé  qu'on  ne  fcroic 
pas  fâché  de  connoîtrc  en  entier  un  Poème  fî  fin' 
gulier  &  depuis  long-temps  ccLbre  dans  l'Euro- 
pe. Mais  m'étant  propofé  pour  bat,  comme  je  l'ai 
déjà  dit ,  de  faire  de  cette  triduftion  un  ouvrage 
qui  pût  trouver  une  place  dans  notre  Littérature  , 
j'ai  encore  jeté  à  la  £n  de  chaque  Nuit  ,  tous  les 
morceaux  ,  tous  les  palfages  qui  appartenoient  uni- 
quement à  la  Théologie  &  aux  dogmes  particulier» 
de  la  révélation  ,  &  j'ai  choiiî  ce  qui  étoit  d'une 
morale  plus  univerfelle  ,  comme  l'exiftence  de  Dieu 
&:  l'immortalité  de  l'ame. 


Un  autre  défaut  que  j'ai  entrepris  ,  non  pas  de 
faire  difparoître  tout-a-fait  ,  je  le  crois  impoflîble , 
mais  du  moins  de  diminuer  ,  c'eft  le  peu  d'ordre 
qui  fe  trouvoit  dans  l'aflemblage  des  difFérens  mor- 
ceaux dont  chaque  Nuit  étoit  compofée.  Elles  n'ont 
point  un  objet  dillinct  Se  particulier.  Elles  ne  for- 
ment point  ua  tout  féparé.  Le  Poëte  quitte  une  ma- 


Ixx  .  Difcorfo  preîimlnare, 

pongono  un  tutto  feparato.  Il  Poeta  abban- 
dona  una  mateii.a  in  un  canto ,  per  ripigliarla 
in  un  altro.  Egii  vi  ricorna  più  volte  iècon- 
<lo  che  gli  ftcili  fentimenti  ii  rinuovano  ncl 
di  lui  cuore ,  o  che  nuove  riiiellioni ,  e 
iiuovi  rapporti  s  afiacciano  al  di  lui  (piri- 
to.  Cib  che  avrebbe  poruro  iervire  a  for- 
mare  una  fola  Notre  ,  è  Tminuzzolato  ,  e 
fparfo  a  brani  neile  nove  Notti  delF  origi- 
nale, fenza  che  ciafcuna  parte  appartenga 
più  ad  una ,  che  ad  un  alrra  Notre.  Een  fa- 
cilmenre  comprendeii  che  l'Aurore  mcdi- 
tando  lenza  difegno ,  e  fenza  metodo  fu  le 
principali  verità  délia  morale ,  e  délia  Re- 
ligione  ,  dovea  ricadere  lovente  lu  gli  fieiîî 
foggctri  j  che  Y  idea  délia  morte  gli  richia- 
mava  altrertante  volte  al  penfiero  la  vanità 
délia  vita  ,  l' immortalità ,  etc.  j^,  e  cli  egli 
dovea  di  continue  rientrare,  e  aggirarli  nel 
medelimo  circolo.       « 

Nulla  m'c  parfo  portare  un  colpo  più 
mortale  airinterelfe,  che  è  neceilario  man- 
tenere  in  un'  opéra  cosi  feria ,  e  che  ftanca 
pef  fua  natura  il  lettore ,  coftrignendolo 
continuamente  a  penfare.  Un  tal  difetto 
toglieva  a  ciafcuna  Notte  il  piacere  délia 
variera  ,  la  cui  prima  forgente  è  ripofta 
nella  novità  degli  obbietti.  Quefta,  fe  non 
altro,  fu  rimprelîîone  ch'io  provai  in  me 
ftelîb  nel  leggere  il  primo  mio  abbozzo  , 
in  cui  io  avea  efattamente  feguito  1'  ordine 
deir  originale.  Malgrado  T  inclinazione  che 
jporta  un  Traduttore  ad  ammirar  ogni  cofa 


Difcours  prélîmlnaîre.  Ixxî 

tiere  dans  un  chaut  pour  la  reprendre  dans  un  au- 
tre. Il  y  revient  pluheurs  fois ,  i'elon  que  les  mêmes 
fentimens  Te  renouvellent  dans  Ion  ame  ,  ou  qu'il 
découvre  de  nouvelles  réflexions  &  de  nouveaux 
rapports.  Ce  qui  aurcit  pu  fervir  à  former  une  feu- 
le Nuit ,  efi:  morcelé  &  difperfé  par  lambeaux  dans 
les  neuf  Nuits  de  l'original ,  fans  que  chaque  por- 
tion appartienne  plutôt  à  une  Nuit  qu'à  toute  au- 
tre. On  conçoit  aifément  que  l'Auteur  méditant 
fans  plan  &  fans  méthode  fur  les  principales  véri- 
tés de  la  Morale  &  de  la  Religion  ,  dévoie  retom- 
ber fouvent  fur  les  mêmes  fujcts  i  que  l'idée  de 
la  mort  lui  rappelloit  autant  de  fois  la  vanité  de  la 
vie  ,  l'immortalité  ,  &c.  &  qu'il  dévoie  fans  celTe 
centrer  Se  tourner  dans  le  même  cercle. 


Rien  ne  m'a  paru  porter  une  atteinte  plus  mor- 
telle à  l'intérêt  qui  a  befoin  d'être  entretenu  dans 
un  ouvrage  aulll  férieux  ,  &  qui  par  lui-même  fa- 
tigue le  leéleur  ,  en  le  forçant  continuellement  à 
pcnfer.  Ce  défaut  ôtoit  à  chaque  Nuit  le  charme 
de  la  variété  ,  dont  la  première  fource  eft  dans  la 
nouveauté  des  objets.  C'eft  du  moins  l'impreffion 
que  j'ai  reflentie  à  la  leélure  de  mon  premier  elTai 
où  j'avois  exactement  fuivi  l'ordre  de  Toriginal. 
Malgré  le  penchant  qui  porte  un  Tradu<fteur  à  tout 
admirer  dans  l'Auteur  qu'il  a  une  fois  adopté  ,  mal- 
gré les  élans  fréquens  &  les  idées  fublimes  qui  ré- 
veillent l'admiration  à  chaque  page  des  Nuits ,  le 


Ixxij  D'ifcorfo  prelïmïnare. 

che  trovafi  ncU'  Autore ,  da  lui  una  volta 
addotrato  ,  maJgrado  i  frcquenti  llanci ,  e 
le  idée  fublimi  che  deftano  lo  (lu pore  ad 
ogni  pagina  délie  Notti,  il  rentimenro  no- 
jevolcj  prodûtto  dalla  vida  di  un  tal  difor- 
djne ,  e  di  quella  eterna  uniformità ,  non  il 
fcancellava  punto  dall'  anima  mia.  lo  allora 
coniîderai  la  prima  mia  traduzione,  corne 
farebbe  un  Architctto  guardando  il  cumule 
de' mdteriali  d'un  edihzxo,  acconci  ^  ed  ap- 
parecchiati  a  metterli  in  opéra  ,  ma  am- 
montati  a  cafo  in  otto  o  nove  diverfi  luo- 
ghi ,  e  mifti  infieme ,  e  confuii  con  isfafciu- 
nii.  îo  prelî  a  raunarc,  ed  alîortire  ,  come 
meglio  per  me  ii  potea,  forto  un  titolo  co- 
mune ,  tutti  i  frammenti  che  potean  rife- 
rirviil ,  e  formar  una  fpezie  di  corpo.  \J  i(- 
tellâ  ragione  mi  coftrinfe  a  mokiplicarc 
que'  tiroli ,  e  dclle  nove  Notti  dell'  origi- 
nale 5  ne  formai  vintiquattro.  Io  non  igno- 
re ,  che  rimettendoli  in  cumulo  tutte  quelle 
porzioni ,  e  quelle  particelle  del  tutto,  elle 
{àrehbero  fuîcettibili  di  combinazioni  di- 
verfe  da  quelle  che  io  ho  prcfcclto  j  ma 
cib  che  m'è  parfo  necelFario ,  era  un  ordi- 
ne,  e  quallivoglia  ordine  rie(ce  indiJerentc 
m  un'  opéra ,  in  cui  tutte  le  parti  non  aven- 
do  fra  loro  alcuna  particolare,  e  necelfaria 
unione,  non  fi  congiungon  fra  loro  fe  non 
per  via  délie  relnzioni  comuni ,  e  generali 
ch'  e(Tè  hanno  colle  due  ,  o  rre  verità  fon- 
damentali  ,  che  in  fe  racchiudono  il  prin- 
cîpio ,  e  '1  germe  di  tutte  le  idée  di  quefto 

Poema 


Difcours  préliminaîre.  IxJtiij 

renrimeiu  clôphifant  que  caufoit  la  vue  de  ce  dâ- 
fordra  &  do  cette  jteraelie.unlformitc  ,  ne  s'cfTa- 
çoit  poinr  démon  ame.  J'ai  donc  regardé  cette  pre- 
mière traduélion  ,  comine  vin  Architefle  feroit  l'a- 
mas des  matériaux  d'un  édifice  ,    taillés  &  tout 
prêts  à  placer  ,  mais  entafTés  au  hafard  dans  huit 
ou  neuf  places  différentes  &  mêlés  dans  les  dé- 
combres. J'ai  affembié  ,  afforti  de  mon  mieux , 
fous  un  titre  commun  ,  tous  les   fragmens  qui 
pouvoient  s'y  rapporter ,  &  former  une  efpece 
d'enfemble.  La  même  raifon  m'a  fait  multiplier 
ces  titres  ;  îk  des  neuf  Nuits  de  l'original ,  j'en  al 
formé  vingt-quatre.  Je  fais  qu'en   remettant  en 
maffe  toutes  ces  portions  &  ces  parcelles  du  tout  » 
on  pourroit  leur  donner  des  combinaifons  diffé- 
rentes de  celle  que  j'ai  préférée.  Mais  ce  qui  m'a 
paru  néceffaire,  c'étoit  un  arrangement  quelcon- 
que; &  tel  ou  tel  arrangement  devient  indifférent 
d  jHS  un  ouvrage  dont  toutes  les  parties  n'ayant  en. 
tr'elles  aucune  lialfon'particuliere  Si  néceffdire  ,  n« 
s'uniffentque  parles  rapports  communs  &  géné- 
raux qu'elles  ont  avec  les  deux  ou  trois  vérités  fon- 
damentales qui  renferment  le  principe  &  le  germe 
de  toutes  les  penfées  de  ce  poème.  Dans  cette  ef- 
pece de  bouleverfement  de  mon  original,  je  ne 
crois  avoir  qu'un  reproche  légitime  à  Cl  aindre;  celui 
d'avoir  attenté  au  défordre  fublime  de  la  douleur 
&  du  génie.  Mais  je  me  flatte  ds  n'avoir  pas  pro- 
fane ces  élans  de  renthoufiafme  ,  cette  fuccellîon 
rapide  &  tumuliueufe  de-i  moi;  vcmens  &  des  tranf- 
ports  d'une  ame  agitée  qui  s'élance  Se  bondit  d'i- 

d 


Ixxiv  Dlfcorfo  prelimlnare. 

Foema.  Tn  quefta  fpecie  di  fconcerto  del 
mio  originale  ,  io  crederci  non  aver  da  te- 
mere  fuorchè  un  rimprovtro  che  fia  legit- 
tiiTio  ;  e  quell'  è,  !o  aver  commefTo  attcn- 
tato  contre  il  fublime  difordinedel  dolore, 
e  dell'inaegno.  \o  perô  mi  lufingo  di  non 
aver  profanato 'quegli  eftri  dell'entiifiaf- 
nio  ,  quella  rapida  tumultuofa  fucceflione 
de'  movimenii ,  &  de'  trcifporti  d'un'  anima 
agitata  ,  che  (i  flancia  ,  ÔC  balza  d'idcc 
in  idée,  di  fentirr.enti  in  fentimenti.  Nicnîe 
piii  ci  vuole  che  una  fenfibilità  ordinaria,  a 
far  imtrantinenti  conofcere  ,  che  que'  paflî 
fon  confacrati  ail'  elevato  ingcgno,  ed  av- 
vcrtirci  di  non  accofiarvi  la  tema-aria  , 
diacciata  trano  dcl  mctodo. 

Del  rcdo  io  ho  procurato  di  îradurre 
letteral:r,ente  più  che  mi  foiïe  pofTibile,  a 
proporzione  délie  mie  forze  ,  e  délia  diife- 
renza  del  gufto  délie  due  lingue.  Ogni  quai- 
voita  m' è  venuta  alcuna  idea  ,  che  fervir 
potcfTe  di  concatenamcnto  per  l'aître ,  quai- 
che  epitcto  ,  che  fîniva  un'  imagine ,  la  ren- 
deva  più  luminofa  ,  o  porgeva  più  d'armo- 
nia  allô  ftile  ,  io  mi  credei  autorizzato  a 
potermene  fervire.  Se  vero  fofle  ch'  io  aveflî 
abbellito  l'originale ,  quella  farebbe  per  me 
una  buona  ventura  ,  di  cui  gli  rendo  tutto 
J' onore ,  poiché  ne  anderei  debitore  al  fen- 
timento  ond'egli  mi  penetrava.  Allora  quan- 
do  la  Hoftra  lingua  faceva  refiftcnza  allef- 
prefllone  ïnglefe  ,  io  ho  tradotto  l'idea  ;  e 
quaiido  l'idea  riteneva  aucora  una  cert'  aria 


Difcours   préliminaire,  '^*^ 

dées  en  idées ,  des  lentimens  en  {"eotimens.  Il  ne 
faut  qu'une  (enribilité  ordinaire,  pour  vous  faire 
reconnôîîre  d'abord  que  ces  endroits  font  confa- 
crésau  génie,  &  vous  avertir  d'en  écarter  la  main 
téméraire  &  glacée  de  la  méthode. 


Au  refle,  j'ai  tâché  de  traduire  auffi  littéralement 
tjue  j'ai  pu ,  à  raifon  de  mon  talent,  &  de  la  dif- 
férence du  génie  de  deux  Langues.  Quand  il  m'eft 
venu  quel  que  idée  qui  pouvoir  fervir  de  liaifon  aux 
autres,  quelque  épithete  qui  complétoit  une  ima- 
ge ,  la  rendoit  plus  lumineufe  ,  ou  donnoit  plus 
d'harmonie  au  ftyle ,  j'ai  cru  que  c'étoit  mon  droit 
de  l'employer.  S'il  étoit  vrai  que  j'eufie  quelque- 
fois embelli  l'original ,  ce  feroit  une  bonne  fortune 
dont  je  lui  rends  tout  l'honneur.  Je  ne  la  devrois 
^l'au  fentiment  dont  il  me  pénétroit.  Quand  no- 
tre Langue  réfiftoit  àrexprefîlonAngloife,  j'ai  tra- 
duit l'idée  ;  &  quand  l'idée  confervoit  encore  iin 
ait  trop  étranger  aux  nôtres  ,  j'ai  traduit  le  fenti- 
ment. Pour  me  faire  mieux  entendre  ,  j'en  citerai 
un  exemple.  A  la  fin  des  notes  de  la  quatrième  Ntiii, 

dij 


I5{xvj  Vlfcorfo  prcîiminûre. 

trcppo  ftraniera  aile  noRie  ,  io  ho  tradotto 
iJ  ftntiniento.  Per  tfTere  meglio  intofo,  ne 
citero  un  efeinpio.  ]n  fine  délie  note  délia 
qijarîa  Norte  ii  îe^ge  :  a  La  rimcmbranza 
w  dclla  morte  di  NarcifTa  .  ia  volière  iri- 
w  diiLtro  i  penfieri  più  litjîi  deil'  età  la  più 
»  grija  ,  avviandogli  a  dirittura  alla  valle 
»  de"morti.  »  Ecco  parola  a  parola  l'ef- 
prcfilone  Inglefe.  Togliendo  io  qucll'  ima- 
gine per  noi  trcppo  rozza  ,  ho  foftituto  1  i- 
dee  ch'eiïa  fa  nalcere  «  Il  giovane  nel  bol- 
»  lore  deir  età  ,  &  de'  piaceri ,  fofpendcrà 
w  la  fua  gioja  per  intencrirfî  fulla  tua  forte  : 
w  çgli  n'andrà  mefto  ,  e  penfofo  ,  meditare 
»   a'  cali  tuoi  in  mczzo  a' ffpolcri  ». 

Jd  non  dtibiîo  che  queiîa  profezia  iclT 
Autore  non  fi  fia  verificata  fino  a  un  certo 
fegno.  Più  d'un  lettore  avrà  pagato  un  tri- 
buto  di  bgrime  a  Narciifa  ,  a  Filando  ,  a 
Lucia.  Più  d'  uno  fi  farà  chiufo  in  appartata 
ilanza  con  Young  ,  avrà  pafTato  ore  deli- 
ziofe  ,  neî  ineditare  fecolui  fu  la  morte  , 
fu  V  immortalità  ,  fuîle  calamità  dell'  uma- 
na  condizione ,  fu  li  firani  ftnbmeni  di 
■C|ucfta  vita.  «  Se  fi  teneffe  dietro  a'  kttori  , 
»  nella  più  rimota  parte  de'lor  gabinctti  , 
'»  dice  il  (*)  Conte  de  BifTi  ,  fi  vederebbe 
»   che  le  opère  malinconiehe  fon  quelle  , 


{*)  Nelle  rffiexioni  che  preceilono  la  fua  Traduzione 
delio  prima  dcHi;  Noiti  ,  Itampaca  nellc  f-'ariéiés  Liité' 
taires. 


Dijcours  préliminaire.  Ixxvîj 

on  lit  :  «  Le  fouvenir  de  la  mort  de  Narcifle  fait 
»>  rebroufler  les  penfées  les  plus  joyeufes  de  l'âge 
M  plus  gai ,  droit  à  la  vallée  des  morts  «.  Voilà 
le  mot  de  l'Anglols.  Laiflant  cette  image  trop  fau« 
vage  pour  nous,  j'y  ai  fubflitué  l'idée  qu'elle  fai- 
folt  naître.  «  Le  jeune  homme  dans  la  fougue  de 
33  l'âge  &  des  plalfirs ,  fufpendra  fa  joie  pour  s'at- 
M  tendrlr  fur  ton  fort  :  il  ira ,  mélancolique  &  pen-, 
35  fif ,  rêver  à  toi  au  milieu  des  tombeaux. 


Je  ne  doute  point  que  cette  prophétie  de  l'Auteur 
ne  fe  foit  accomplie  jufqii'àun  certain  point.  Plus 
d'un  leéleur  aura  donné  des  larmes  à  NarcifTe,  à 
Philandrc ,  à  Lucie.  Plus  d'un  homme  fe  fera  en- 
fermé avec  Young,  aura  paiTé  des  heures  délicieu- 
fes  à  rêver  avec  lui  à  la  mort ,  à  l'immortalité, 
aux  malheurs  de  la  condition  humaine  ,  aux  étran- 
ges phénomènes  de  cette  vie.  «  Que  ne  fuit-on  les 
9j  lefleurs  au  fond  de  leur  cabinet,  ^it  (  *  )  M.  le 
ï>  Comte  de  Biflî ,  on  verroit  que  les  ouvrages  mé- 
j>  lancoliques  font  ceux  qui  plaifent  &  attachent  le 
*>  plus  ».  Soyez ,  tant  qu'il  vous  plaira  ,  gai ,  lé- 
ger ,  frivole  dans  la  fociété  :  dès  que  vous  êtes 


(  *  )  Dans  les  réflexions  qui  ptécedent  fa  Tradi*Aion  de 
la  premicrc  des  Nuits ,  impumé:  drns  les  VarUtii  Lit- 
Uraires. 

d  iij 


IxKviij  Difcorfo  prelrminare. 

w    che  pi<JCLioon  ,  ed  afFczionauo  maggîor- 

))    mente  ».  Siate   quanto   (i    voglia  lieti, 

feftevoli ,  ameni  neJla  fo^ietà  :  dal  momen- 

10  in  cui  vi  trovate  foli ,  più  non  avete  tan- 

ta    voglia  di  ridere.   Un' opéra    perpetua- 

niente  gioconda  ,  vi  ftanchera  ben  prefto  , 

v'annojerà.  Quelia  non  Tara  Topera  ,  che 

voi   fceglierete   per  confoîarvi  ,   fe   avtte 

qu^îche   particolar  motivo  di  trifteiza  ,  o 

fe  vei  rifentite  quêU' indiftinto  ,  e  conFufo 

ftntimento  ,   che  noja    fi  chiama  ,  e  i  cui 

vero  rimcdio  ê  ripofto  nell'  inten;  riHi  dclf 

anima  ,  e  nellclagrime  della  fenlibiliîj.  Da 

quel  piinto  in  cui  l'anima  è  fopraggiunîa 

da    quel   dif:igio  ,  quand' eiïa  prova  quelia 

fptzie  di  ripienc77a  ,  &  di  (azietà  ,  che  le 

fa  venire  a  noja  ia  vita  ,  richianiatela  alla 

folitudinc-  :  abbandonatela  per  qualche  ora 

a  qucgli  Autori  malinconici ,  che  li  trovano 

in  uno  ftato  aualogo  al  luo  allor  che  {cnï- 

fero  ,  e  tofto  ch'  eiîi  avranno  fpremuîo  da 

Ici  qualche  lagrima  ,  non  tarderete  a  fen- 

tirla  alleviata. 

Mi  re/ia  a  parlare  deIT  altre  opère  di 
Young  ,  che  ho  aggiunto  aile  di  lui  Notti. 

il  fuo  poema  fui  Giudizio  finale  ,  puo 
confiderar(i  corne  un  fortunato  faggio  del  di 
lui  ingegno  ,  ncl  gencre  in  cui  egli  riufcir 
doveva  ecceknte.  Egli  è  foriero  di  quelia 
luminofa  ,  £i  féconda  imaginazione  ?  di  cui 
egli  fpiega  tutte  le  rii  hezze  nelle  fue  Nofti  : 
e  infieme  ci  fa  palcfe  ii  genio,  che  nudriva 
;per  i  fpggetti  mefti ,  e  lugubri.  Publicoe^U 


Difcours  prélimlnatre.  Ixxîx 

feiîl ,  vous  -n'aimez  plus  tant  à  rire.  Un  ouvrage 
perpétuellement  plaifant  vous  fatiguera  bientôt , 
vous  ennuiera.  Ce  n'eft  pas  lui  que  vous  choifuez 
pour  vous  confolcr ,  fi  vous  avez  quelque  fujet  par- 
ticulier de  trifteffe  ,  ou  fi  vous  éprouvez  ce  fenti- 
irent  vague  &  confus  qu'on  nomme  ennui ,  & 
dont  le  vrai  remède  eft  placé  dans  l'attendriflement 
de  l'ameSc  dans  les  pleurs  de  lafenfibilité.  Dès  que 
l'ame  eft  atteinte  de  cenial-aife,  lorfqu'elle éprouve 
cette  efpece  de  plénitude  &  de  fatiétéqui  lui  donne 
du  dégoût  pour  la  vie  ,  mpportez-îa  dans  la  folitu- 
de  :  livrez-la  quelques  heures  à  ces  Auteurs  mé- 
lancoliques qui  étoient  dans  un  état  analogue  au 
fien,  lorfqu'lls  ont  écrit;  &  dès  qu'ils  auront  tiré 
d'elle  quelques  larnies,  vous  ne  tarderez  pas  à  la 
fentir  foulagée. 


Il  me  reftc  à  parler  des  autres  âirvrages  d'Yoang 
que  j'ai  ajoutés  à  fes  Nuits. 

On  peut  regarder  fon  Poème  fur  le  Jugement 
dernier ,  comme  un  heureux  eflai  de  fon  génie  dans 
le  genre  où  il  devoit  exceller.  Il  annonce  cette  ima- 
gination brillante  &  féconde  dont  il  a  déployé  toij- 
-tes  les  rlcheiTes  dans  fes  Nuits  :  ildéc«lç  fou  amoui'. 


Ixxx  Dîfcùrfo  preVumnare. 

quefto  poema  circa  i'  'anno  1713  ,  e  gli 
Inglefi  il  ricevettero  con  applaufo  ftraor- 
diaario.  lo  ne  ho  foppreiTo  qualche  fquar- 
cio  ,  che  sfigurava  1'  opéra  ,  6c  facevala 
parère  feccaginofa  ,  maflîme  dopo  aver 
Jette  le  Notti. 

Meno  gradita  riufcîrà  forfe  la  fiia  para- 
frafi  d'  una  parte  del  libro  di  Giobbe. 
Quella  lunga  fcrie  d'interrogazioui  fenza 
rifpofta  ,  ÔC  la  mancanza  di  varietà  nello 
efprimerle,  fon  cagione  d' una  monotonia 
ftanchevole  ,  la  quale  difficilmente  fi  po- 
teva  correggere.  Puo  effer  peraltro  ch' 
efTa  non  fia  sfornita  di  bellezze  ,  atte  al- 
meno  a  for  tcUerare  un  tal  difetto.  Young 
dovea  trovarvi  il  fuo  piacere  nel  ifggere  , 
e  nel  tradurre  il  libro  di  Giobbe  ,  i  cui  fen- 
timenti  erano  cosi  cpnformi  a  quclii ,  che 
provava  egli  fteiïb  neile  fue  fventure. 

Non  farà  certamcnte  difcaro  al  pubblico 
di  trovare  in  feguito  la  lettera  ,  ch'cgli  in 
fua  vecchiaja  indirizza  al  S.  de  Voltaire.3 

Sia  ch'  egli  fcrivefle  in  verfi  ,  o  in  pro- 
fa  ,  frivoli  mai  mon  erano  i  foggetti ,  che 
prendeva  a  trattare.  Noi  abbiamo  di  lui 
fei  lettere  afl"ai  lunghc  dedicatea  una  Da- 
ma. Kffe  (on  piH  divote  ,  che  moralî  ,  e 
appartengono  meno  al  letterato  ,  che  al  di- 
rettore  di  fpirito.  Si  fcorge  in  etTe  quel  fiio 
genio  per  le  allégorie  ,  ch'  egli  fa  render 
giufte  a  forza  d' ingi^no  ,  ma  che  perô  non 
lafcian  d'effere  bizzarre ,  e  cattive,  Egli  è 


D'fcours  pré'lmJnnhe.  lïî*) 

pour  les  ûijeti  lugubres  &  ron-.bres.  Il  le  donna 
vers  ranp.ce  1713,8:  les  Anglois  le  reçurent  avec 
lej  plus  grands  apv>lntîdi'Temens.  J'en  ai  fii;}pvimé 
quelfii.es  morceaux  qui  dèparoient  l'ouwngc  ,  & 
faifoiciît  longueur  ,  fur-tout  après  la  iedure  des 
Nuits. 


On  fera  moins  content  de  fa  Paraphrafe  d'une 
partie  du  livre  de  Job.  Cette  longue  fuite  d'inter- 
rogations fans  réponfe ,  &  le  défaut  de  variété  dans 
les  tours,  y  jettent  une  monotonie  fatigante,  qu'il 
n'étort  guère  poflible  de  corriger.  Peut-être  cepen- 
dant qu'elle  a  ei'icore  des  beautés  qui  peuvent  du 
moins  faire  fupponer  ce  défaut.  Young  dut  trou- 
ver des  charmes  à  lire ,  à  traduire  le  livre  de  Job  , 
dont  les  fentimens  étoient  fi  conformes  à  ceu« 
-qu'il  éprouvoit  lui-même  dans  fes  malheurs. 


Le  public  ne  fera  pas  fâché  de  trouver  enfuife 
l'Epître  qu'il  adreffe ,  dans  fa  vieilleffe ,  3  M.  de 
Voltaire, 

Soit  qu'il  écrivit  en  vers  ou  en  profc  ,  il  ne 
fraitoit  jamais  des  fujets  frivoles.  Nous  avoas  de 
lui  fix  lettres  fort  longues  dédiées  à  une  Dame. 
Elles  font  plus  dévotes  que  morales ,  &  appartien- 
nent moins  à  l'homme  de  Letttes  qu'au  Direfteur. 
On  retrouve  fon  goijt  pour  des  allégories  qu'il 
rend  juftes  à  force  d'efprit ,  mais  qui  n'en  reftent 
pas  moins  bizarres  &  mauvaifes.  C'eû  ainfi  qii* 


Ix^fxij  Vifcorfo  preliminûre. 

in  tiA  guifa  che  nella  DeHicatoria  pofta  in 
honte  aile  lettere  ,  egli  fi  dà  molta  hriga 
per  creare  ,  o  irovar  rapport!  tra  i  Ctn- 
taiiri  dtlla  favoia  ,  e  i  libertini  de'  noftri 
giorni  ;  &  da  quefta  forgente  egli  (i  fa  a  ca- 
vare  un.'i  infinità  d'alîufioni ,  e  di  metafore, 
ed  una  folla  d'idée  acceflbrie  ,  nicnte  mî- 
gliori  delJ'idea  principale.  Di  quando  in 
quando  perô  eue  fon  feminate  di  refltflio- 
ni  ,  e  di  pezzi  piii  degni  di  lui.  Poco  vi 
rimaue  a  rifpigolare  dietro  a  cio  ,  che  io  „ 
ne  ho  raccoito  iotto  i  titoli  di  Rivijla  dclla  ^ 
vit  a  ,  e  di  Penjîerifu  diverfi  foffgetti.  Quelle 
lettere  egli  le  fcriffe  nel   1754. 

Fgli  ne  avea  d^to  in  luce  un'  altro  fino 
dalr  anno  1728  ,  fotto  il  titolo  à' Apologie 
délia  Providen^a  ,  o  Ver  a  efiima^ione  délia, 
vita  urnana.  E  quefta  una  délie  inigliori  fue 
proie.  Il  ioggetto  è  conforme  al  nuovo  fta- 
to ,  in  oui  egli  veniva  di  ftabilirfi.  Si  co- 
nofce  ch'  egli  fcriffe  di  cuore  in  un  tempo 
di  contento.  Egli  era  ftato  nominato  di 
frefco  regio  Cappellano. 

Fgli  fi  provô  altresi  di  comporre  nel  li- 
rico ,  ma  fcnza  riufcita.  Quel  Poeta  cosi 
"fublime  ,  cosi  originale  nelle  fue  Nottî  » 
non  è  piii  nelle  Tue  Odi,  che  un  verfificator 
freddo  ,  e  volgare.  Queirimaginazionc  co- 
tanto  focofa  ,  cotanto  vaga  del  difordine  , 
fi  rpegne  fubito  nel  dar  di  mano  alla  lira. 
Vuote  ,  e  prive  di  merito  fon  quafi  tutte  le 
flroffe  ,  in  cui  non  s'incontrano  che  idée 
comijni.  Colpa  peraltro  non  era  del  fogget- 


D'fcours  préliminaire.  IxxxtiJ 

dans  rEuître  dédicaioire  qui  efl:  à  la  tête  de  ces 
lettres  ,  il  Te  donne  beaucoup  de  peine  pour  créer 
ou  trouver  des  rapports  entre  les  centaures  de  la 
Fable  &  les  libertins  de  nos  jours;  &  c'eft  de  cette 
fource  qu'il  tire  fans  fin  des  allufions  ,  des  mé- 
taphores ,  &  une  foule  d'idées  accefToires  qui  ne 
valent  pas  mieux  que  l'idée  principale.  De  temps 
en  temps  cependant  elles  font  femées  de  reflexions 
&  de  morceaux  plus  dignes  de  lui.  Il  y  reAe  peu 
de  chofe  à  glaner,  après  ce  que  j'en  ai  recueilli 
fous  les  titres  de  Revue  de  la  vie  ,  &  de  Penfées 
jur  différens  fujets.  Il  écrivit  ces  lettres  en  1754; 


Il  en  avoit  publié  une  autre  dès  1728  ,  fous  le 
titre  à^ Apologie  de  la  Providence  ,  ou  véritable  ejli- 
mationde  la  vie  humaine.  C'efl  un  de  fes  meilleurs 
ouvrages  de  profe.  Le  fujet  eft  conforme  au  no4i- 
vel  état  où  il  venoit  de  fe  fixer.  On  voit  qu*ill 
l'écrivit  de  cœur  &  dans  un  temps  de  fatisfaéïion. 
Il  venoit  d'être  nommé  Chapelain  du  Roi. 


Il  s'eft  aufll  eflayé  dans  le  genre  lyrique ,  mais 
fans  fuccès.  Ce  Poète  fi  fublime,  fi  original  dans 
fes  Nuits, n'eft  plus  dans  fes  Odes  qu'un  Verfifi- 
cateur  froid  &  vulgaire.  Cette  imagination  fi  fou- 
gueufe  ,  fi  amoureufe  du  défordre  ,  s'éteint  dès 
qu'il  touche  la  lyre.  Des  penfées  communes  laif- 
fent  prefque  toutes  fes  flrophes  vuides  &  fans 
mérite.  Ce  n'étoit  pas  cependant  la  faute  du  fujet 


Ixxxîv  Difcorfo  prellminare. 

to   Un  Poeta  Ingkfe  dovrcbbe  effere  afT-ù 
meno  <ierile  ,  cbe  quaKifia  altro  ,  allorchè 
prende  a  ce.'ebrare  i  vanti  ciel  Coïniiiercio  , 
e  deir  Impero  del  mare  ;  e  TAutore  allora 
trovava  n.4  vigor  dell'ctà  :  ma  qui-jle  noa 
eran  le  idée  ,  che  a  lui  erano  piii  famigliari. 
L'aitre  fue  opère  diftaccate   fono  ,  una 
lettera  a  Adidon ,  fu  la  morte  dc!la  Regina 
Anna  ,  e  la  venuta  al  Trono  del  Re  Gior- 
gio ,  nel   17 14;  alcuni  verfi  nclla  proino- 
zione  del  S.  Walpole;  aitri  circa  gii  aff^ri 
politici  dtl    1745  .  opero  di  poco  pregio  ; 
Vria  lettera  al  S.  Tickel  ,  fu  la  pnorte  d'A- 
diiïon  ,  nel   1719  ;  in  elTa  non  v'  è  cofa  al- 
cuna  di  notabile  ,  fuorchè  il  célèbre  Scrit" 
tore  ,  che   n'  è  il  foggetto  ,  e  V  onorevole 
teilimonianza ,    the  1'   Autore  rende  aile 
virtù  deir  amico.  La  lettera   indirizzata  a 
Milord   Landsdowne  ,   nel  J712,  ,  mérita 
d'effer  tradotta  in  intiero. 

Le  due  Itttere  ,  ch'  cgli  fcriiïe  a  Pope  , 
nel  1730  ,  in  cui  tratta  de'  cattivi  Autori 
del  fuo  fecolo  ,  debbono  aggiugnerfi  aile 
fette  fatire  ,  che  ne  portano  il  nome  ,  e 
ch'  egli  riuni  Totto  il  titolo  comune  di  la 
pajjîone  univerfale  ,  o  fia  /'  Amor  délia  fa- 
ma.  Egli  era  ancora  affai  giovane,  allorchè 
le  compofe,  Gli  Inglefi  le  confiderano  co- 
nie  una  délie  principali  di  lui  produzioni. 
«  Se  la  purità  dello  flile  ,  dicc  il  già  citato 
))  Giornalirta  ,  il  brio  dello  fpirito  ,  e  la 
»  limplicità  del  fogetto  ,  poffono  aflîcu- 
»  rare  gli  applauli  dei  Fublico  ad  un  Au- 

V  tore  , 


Dîfcours  préliminaire.  Ixrxy 

Un  Foëte  Anglois  devroit  être  moins  ftérile  qu'iui 
autre  ,  lorfqu'il  vante  les  avantages  du  Commerce  & 
l'Empire  de  la  mer  ;  &  l'Auteur  étoit  alors  dans  la 
vigueur  de  l'âge  j  mais  ce  n'étoient  pas  là  les 
idées  qui  lui  étoicnt  le  plus  familières. 


Ses  autres  Pièces  fugitives  font  une  Epître  à  AdifTon 
fur  la  mort  de  la  Reine  Anne  ,  &  l'avènement  du 
Roi  George  en  17 14  ;  des  vers  fur  l'inftallation  de 
M.  Walpole  ,  d'autres  fur  les  événemens  politi- 
ques de  1745  ,  Pièces  très-médiocres  ;  une  Epître 
à  M.  Tickell  fur  la  mort  d'Adilfon  ,  en  17 19  :  elle 
n'a  rien  de  bien  remarquable  que  l'Ecrivain  célè- 
bre qu'elle  intérefle  &  le  témoignage  honorable 
que  l'auteur  rend  aux  vertus  de  fon  ami.  L' Epître  à 
Mylord  Landsdowne  ,  en  1711  ,  mérite  d'étrc 
traduite  en  entier. 


Les  deux  Epîtres  qu'il  adrefTa  à  Pope  ,  en  1730  ,, 
fur  les  mauvais  Auteurs  de  fon  fiecle  ,  doivent 
être  ajoutées  aux  fept  Satyres  qui  en  portent  le 
nom  &  qu'il  a  réunies  fous  le  titre  commun  de  la 
Pa0on  univerfelle  ,  ou  l'Amour  de  la  renommée. 
Il  étoit  fort  jeune  lorfqu'il  les  compofa.  Elles  font 
regarxiées  par  les  Anglois  ,  comme  une  de  fes  prin- 
cipales produdions.  «  Si  la  pureté  du  ftyle  ,  die 
»  le  Journalifte  que  nous  avons  déjà  cité  ,  le 
3>  biillanx  de  i'eiprit  &  la  fimpjicité  du  fujet  peu- 

e 


îxxxvj  Difcorfo  preVunlnare. 
j,  tore,  Ycung  è  in  diritro  di  pretendergîi. 
jj  Tuttavia  ,  loggiugne  egli  ,  io  non  fo  per 
5,  quai  morivo  quelle  iarire  ,  cosi  ben  ac- 
3,  coke  da  prima ,  e  cosî  generalmente  ac- 
5,  creditate ,  oggidl  più  non  ficno  alla  mo- 
5,  da.  Il  Dottore  Sv/itt  ne  dà  per  ragione , 
5,  che  r  Aurore  avrebbe  dovuto  elîere,  o 
3,  più  giocondo  _,  o  più  cattivo.  Vi  fi  of- 
3j  ferva  akresi  il  gênerai  difetto  di  quaû 
„  tutte  le  di  lui  opère.  Le  fue  latire  non. 
3j  fono  che  una  catena  d'epigrammi  fu  Tif- 
3,  telîo  foggetto  ,  che  da  principio  riclcon 
3j  guflevoli ,  e  che  alla  fine  v*  annojano.  ,, 

Il  Poema ,  in  cui  mi  pare  ch'  egli  abbia 
moftrato  più  di  iaviezza  ,  e  di  gufto ,  gli  è 
la  fory^a  délia  Beligione  y  o  fia  V Amor  vin- 
ro  y  en  egli  pubblicb  poco  tempo  dopo  il 
iùo  Ciud'qio  finale.  Il  foggetto  non  pub  ef- 
lere  più  interefTante.  L' infelice  Giovaiina 
Gray  ,  il  cui  tragico  fine  è  allai  noto  ,  è 
r  eroina  dclF  opéra.  Se  la  mia  traduzione 
è  di  qualche  pregio,  e  fe  io  ho  ben  efpreiro 
ï  originale  ,  niun  vi  Tara  che  ftupifca  del 
granditlimo  inconrro  ch'  egli  ebbe  in  In- 
ghikerra.  I  Cririci  perakro  ebbero  a  dire, 
che  con  tutto  Io  ftudio  fatto  dall' Aurore, 
per  rendere  facili  ,  e  andanti  i  fuoi  verfi , 
egli  non  avca  potuto  fpogliarli  affatto  d'una 
cert  aria  di  ftentatura ,  e  d' artifizio.  Ad 
©nta  perb  d'un  tal  difetto,  che  a  noi  riefce 
jinfenfibile _,  cucft' operetta  fece  si,  che  gli 
occhi  del  pubblko  furon  rivolti  ad  arami- 
rare  i  di  lui  talenti ,  e  ilabili  la  cU  lui  ripu- 


Difcours  préliminaire.  Ixxxvij 

93  vent  afTuier  à  un  Auteur  les  applaiîdilTemens  du 
33  Public  ,  Young  a  droit  d'y  prétendre.  Cepen- 
33  dant ,  ajoute-il  ,  je  ne  fais  pourquoi  ces  Saty- 
33  res  ,  qui  avoient  d'abord  été  fî  bien  accueillies 
33  &  généralement  eftimées  ,  font  aujourd'hui  paf- 
33  fées  de  mode.  Le  Doûeur  Swift  en  donne  pour 
33  raifon  que  l'Auteur  auroit  dû  être  ou  plus  gai 
33  ou  plus  méchant.  On  y  remarque  auflî  le  défaut 
33  général  de  prefque  tous  fes  ouvrages.  Ses  Satyres 
33  ne  font  qu'un  enchaînement  d'épigrammes  fur 
33  le  même  fujet ,  qui  plaifent  d'abord  &  finiiTent 
33  par  ennuyer  33. 


Le  Poëme  ,  où  il  me  paroît  avoir  montré  le 
plus  de  fagefle  &  de  goût ,  c'eft  la  forme  de  la 
Religion  y  ou  l'Amour  vaincu  3  qu'il  donna  peu 
de  temps  après  fon  Jugement  dernier.  Le  fujet  eft 
des  plus  propres  à  intérefler.  La  malheureufe  Jeanne 
Gray ,  dont  on  connoît  la  fin  tragique ,  en  cft 
l'Héroïne.  Si  ma  tradudion  a  quelque  mérite  , 
&  fi  j'ai  rendu  mon  original  ,  on  ne  fera  point 
étonné  du  grand  fuccès  qu'il  eut  en  Angleterre. 
Les  critiques  trouvèrent  pourtant  que  tous  les  foins 
que  (è  donnoit  l'Auteur  pour  rendre  fes  vers  cou- 
ians  &  faciles  ne  leur  avoient  pas  encore  ôté  tout- 
à-fait  l'air  du  travail  &  de  la  contrainte.  Malgré 
ce  défaut ,  qui  devient  infenfîble  pour  nous  ,  ce 
petit  ouvrage  attira  tous  les  yeux  fur  £ès  talens 
&  établit  fa  réputation.  Beautés  d'imagination  , 
de  feiitimeat ,  de  morale  ,  tout  eft  prodigué  dans 


îxxxviij  Difcorfo  preliminare. 
lazione.  Beliezze  di  fantasia,  di  {èntimen- 
to  ,  di  morale ,  ogni  coia  è  a  larga  mano 
ditiufa,  e  iparia  in  quel  poetico ,  compaf- 
fionevol  racconto.  Teatrali  quanto  mai  dir 
fi  poila  fono  le  fcene ,  c  poctiche  al  mag- 
gior  iegno  le  pitture ,  che  vi  s' incontrano. 
Young  è  lublime  da  quel  momcnto ,  che  pub 
attrittarfi.  Egli  è  il  pittoie  dcUa  infelicità. 

Qucflo  Parroco  cosi  éloquente ,  queit' 
Orator  cosi  fublime  délia  morale ,  e  deila 
vircù  ,  avea  dal  teatro  dato  principio  alla 
Ictteraria  iua  carriera.  E'  nota  la  di  lui  Tra- 
gedia  di  Bufiri ,  di  cui  il  S.  de  la  Place  ha 
arricchito  la  Franceie  Ictteratura.  Effa  fu 
rapprelentata,  nel  1719,  fui  teatro  di  Drury- 
Lane ,  e  quello  fu  il  primo  faggio  notabile 
de'  di  lui  talenti.  A  qnefla  fuccedè  ben  pref- 
to  la  féconda  j  intitolata,  la  Vendetta  y  che 
fil  rapprefcntata  nel  1721.  All'età  di  felTan- 
tanove  anni ,  nel  17J3  ,  egli  osb  ricompa- 
rir  fu  la  icena,  e  dare  i  Fratellï  (^Demetrio 
€  Perfeo ,)  opéra  di  lunga  mano  inferiore 
alla  Vendetta ,  in  cui  fi  trovano  cofe  degne 
d'  ammirazione. 

Quefta  Tragedia ,  le  lue  conghietture  fii 
la  compolîzione  originale  ,  T  EJl'ima'^ion& 
délia  vita ,  la  forza  dclla  Religione ,  e  Paî- 
tre opère  poc'  anzi  enumerate  ,  tradotte  in 
iutiero ,  o  in  riftretto ,  fecondo  il  loro  me- 
rito,  formeranno  ancora  un  altro  tomo  inte- 
relTantiiïîmo ,  cosî  f\  avrà  tutto  cio,  che  v'è  di 
buono  ne' quattro  tomi  m-12.  delPedizione 
dd  i7<jj,  che  è  i'ukima,  e  la  più  compléta. 


Difcours   prclîm'inaire.  Ixxxix 

ce  récit  poétique  &  touchant.  On  y  trouve  les 
fcenes  les  plus  théâtrales  &  les  tableaux  les  plus 
pathétiques.  Young  eft  fublime  dès  qu'il  peut  s'ac- 
trifter.  C'eft  ïz  peintre  du  malheur. 


Ce  Curé  fi  éloquent ,  cet  Orateur  fublime  de 
la  morale  &  de  la  vertu  ,  avoit  débuté  par  le  Théâ- 
tre dans  la  carrière  des  Lettres.  On  connoît  fa  Trji- 
gédie  de  Bujiris  ,  dont  M.  de  la  Place  a  enrichi 
notre  Littérature.  Elle  fut  jouée  en  171^  fur  le 
Théâtre  de  Drury-Lane  ,  &  ce  fut  le  premier  eflai 
remarquable  de  fes  talens.  Elle  fut  bientôt  fuivie 
d'une  féconde  ,  intitulée  /a  Vengeance  j  qui  fut 
repréfentée  en  1711.  A  l'âge  de  69  ans,  en  1753  , 
il  ofa  fe  remontrer  fur  la  fcene  &  domier  les  Frères 
{  Démétrius  &  Perfée  )  Pièce  bien  inférieure  à  la 
Vengeance  ,  où  il  y  a  des  chofes  à  admirer. 


Cette  Tragédie  ,  fes  conjedures  fur  la  com- 
po/îtion  originale  ,  (on  Efiimation  de  la  vie  ^  la 
Force  de  la  Religion  ,  &  les  autres  ouvrages  dont 
je  viens  de  faire  l'énumération  ,  traduits  foit  en 
entier  ,  foit  par  extrait  ,  fuivant  leur  mérite  , 
formeront  encore  un  autre  volume  très-intéreflant  , 
&  nous  aurons  tout  ce  qu'il  y  a  de  bon  dans  les 
quatre  volumes  //i-  iz  de  l'édition  de  lyéj  ,  qui 
cft  la  dernière  &  la  plus  compktte. 


L  E 

LAMENTAZIONI, 

O    s  I  A 

LE      N  O  T  T  I 

B  ï     Y  O  U  N  Go 


-saA«î*'>Sr*'^ 


LES 

COMPLAINTES 

o  V 

LES    NUITS 

»'  Y  O  U  N  G. 


vT\'Ti-'V^/T^'T^/T^/"'?'C'^v'T*i''Fi''T^/''^ 


L  E 


O    S  I  A 

LE     N  O  T  T  I 

Bï    YOUKGo 


-,>*èî= 


=*£»• 


PRIMA      N  O  T  T  E , 

Indmwata  aM.  Jrt  HUR  O  N  s  LOTf-'' , 
Oratorc  délia  Caméra  ddle  Comurà* 

LE    MISERIE    DELL' UMx^NITA'. 

•tg:\,v.;\.>L^/Av''rj^  O  t  c  E  fonno  ,  ru  il  cui  balfamo 
3!ifKJ^''Cî^¥!l"  riftora  rindcbolim  natura!  . .  ohimé 
•TîjC  D  J^ir  m'àbbandona.  Simile  ancli  eeli  al 
^1  .Lj;j:,jr_jiJLJ|*  mondo  corrotto,  fchiva  gli  fvcntu- 
n.S-V'?"''î'"'ryTfei  rati  :  puntuale  a  poiTaiii  in  tjuc' 
luoghi ,  ove  la  fortuna  è  ridence ,   ien  fugge  cuti 


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LES 

COMPLAINTES 

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LES     NUITS 

B'  Y  O  IT  K  G„ 


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PREMIERE     NUIT. 

Adrejféc  à  M.  Arthur  On slotv , 
Orateur  de  la  Chambre  des  Communes. 

LES    MISERES     DE    L'HUMANITÉ. 


Pi:- 


r!^ 


=Soux     fommeil  ,     toi   dont    le 


baume    répare  l;i    nature   épui- 
fée. .  .  .  Milas  !   il  m'abandonne. 
^.  Semblable  au  monde  corrompu 
il  fuit  les  malheureux.    Exact  à  fe  rendre 
aux  lieux  où  iburit  la  fortune  ,  il  évite  d'une 

Ai) 


4  Le    Notti   d'i    Young.    î.    N  O  T  T  E. 

rapide    volo   d;il  foggiorno  de  fotpiii ,  e  va   fer- 

marlî  fu  gli  occhi ,  thc  non  fon  niolii  di  lagrims. 

Dopo  brcvi  momcnti  d'un  ripofo  a^irato ,  e 
già  è  gran  tempo,  che  più  no!  provo  tranquillo, 
io  mi  dcflio  .  .  .  Fortunari  coloro  clic  non  u 
dcftan  mai  pJi  !  .  . .  Ma  vana  ùrebbc  queft'  ifkfia 
mia  brama  ,  fe  vero  foilc  che  i  fofrni  fîan  mo- 
Icfti   a  fcpohii. 


Quali  cnJc  tiimiiltaanti  di  fVoIti  fogni  hnn 
tormentato  i  mici  fcnfî ,  ncl  tempo  dci  fonno 
délia  mia  ragione  !  Oli  com'  io  andava  vagando 
di  fventura  in  ifventura  !  Imaginarie  dirgiazic  mi 
facevan  provarc  tut:o  l'orrore  dclia  difpcrazione. 
Rientrato  in  me  ftelfo  ,  e  ritrovando  la  mia  ra- 
gione ,  che  ho  io  guadagiiaco  a  dcftarmi  ?  Ahi 
lallo  !  nuir  altro  ho  fatto  che  cambiar  di  mali. 
(  Oh  amaro  camhiamento  1  )  Poichc  ritrovo  la 
vcrità  più  crudcle  ancora  che  la  menzogna .  I 
giorni  Ton  troppo  brevi  perche  lîeno  baftevoli  al 
mio  dolore  5  e  la  notre,  si,  la  notte  più  buja, 
nel  momcnto  iftcHb  ,  in  cui  s'  avvolge  fra  le  te- 
ftebre  le  più  profonde ,  è  aflai  men  tetra  che  la 
mia  force ,  è  ail'ai  men  cupa  che  I'  anima   mia. 


Gianta  la  notte  intanto  alla  meta  del  fuo  cer- 
-chio,  fedente  fal  fuo  crono  d' ebano  nella  région 


Les  Nuits  d'Toung.  I.  Nuit.  5 
aile  rapide  la  demeure  où  il  entend  gémir, 
&  va  fe  repofer  fur  des  yeux  qui  ne  (ont 
point  trempés  de  larmes. 

Après  quelques  momens  d'un  repos 
agité  ,  ik.  depuis  long-temps  je  n  en  con- 
nois  plus  de  tranquille  ,  je  me  réveille.  .  . 
Heureux  ceux  qui  ne  fe  réveillent  plus!.. 
Pourvu  toutefois  que  les  fonges  ethayans 
n'épouvantent  pas  les  morts  dans  le  fond 
des  tombeaux. 

Quels  flots  tumultueux  de  rcvcs 
infenfés  ont  battu  mes  fcns  pendant  le 
fommeil  de  ma  raifon  !  Comme  j'errcis  de 
malheurs  en  malheurs  !  J  éprouvois  toutes 
les  horreurs  du  détcfpoir  pour  des  infor- 
tunes imaginaires.  Rendu  à  moi-même  & 
retrouvant  ma  raifon  ,  qu'ai- je  gagné  à 
m'éveiller  i  Hélas  !  je  n'ai  fait  que  chan- 
ger de  maux  j  &  je  trouve  la  vérité  plus 
cruelle  encore  que  le  menfonge.  Les  jour- 
nées font  trop  courtes  pour  fuilire  à  ma 
douleur.  Et  la  nuit  ,  oui  ,  la  nuit  la  plus 
noire  ,  au  moment  mcme  où  elle  s'em-e- 
loppe  des  ténèbres  les  plus  profondes  , 
eit  encore  moins  triite  que  ma  dePànée  , 
moins  iombre  que  mon  ame. 

Maintenant  arrivée  au  milieu  de  fon 
cercle ,  allîfe  au  haut  des  airs  fur  fon  trône 

A  iij 


4-:  Le  Nota  di  Youirg.  I.  N  o  T  T  E. 
phî  fublime  àAÏ  aria  ,  a  guifa  d'  un  Dio  in  una 
niaeità  vehta ,  e  C.mz  raggi ,  fiende  lo  fcetu-o  di 
piombo  fu  ]'  addormcntato  fuo  impero.  Oh  c|^ual 
fîknzio  alloluto  !  Oh  quai,  profonda  ofcurità/  L'oc- 
c'iio  non  vede  alcun  obbietto  :  J'  orccchio  non 
oie  alcun  fuono.  L'intiera  creazione  è  immcrfa 
Bel  fonno.  Ogni  cofa  par  morta.  Il  moro  ifteffo 
che  dà  la  vita  ail'  Univcrfo,  fcmbra  quafî  che  fi 
fia  ferrnato  ,  e  che  la  natnra  faccia  una  paufa. 
Terribil  ripofo ,  profetica  imagine  dtlla  fine  del 
mondo.  Ah  piii  non  rardi  !  E  tu  deilino  aiSret- 
tati  d'  alzare  il  vclo  :  nulla  più  mi  rinune  da 
pcrdcEe. 

Silcnzio  !  Ofcurità  !  Coppia  foîcnne  ,  augufti  figli 
deli'  antica  notte  y  voi  la  cui  pixienza  fortifica 
r  ajîiinaj  voi  che  vcrfo  la  iaviczza  guidate  i 
penfîeri  nafccnti  ;  voi  il  cui  invilibile  potere  rin- 
franca  I'  uomo  abbattuto,  c  lo  riflabiiitce  fulia 
fua  ragionc  ,  afiîftctcmi  :  io  vi  ringraziero  ncl 
fepolcro.  Cola  fi  ritrova  il  vollro  impero  ,  e 
cola  qucila  fraie  mia  Tpcglia  ,  la  cui  ccncre  a 
voi  s'  appartîcnc  ,  dcc  ben  prefro ,  cadendo  ,  ren- 
dere  omaggio  alla  tcrribilc  vollra  Divinità.  Ma 
ftoko  3  che  imploro  il  voPlro  vano  potere  !  Chi 
fîete  voi  al  cofpctto  di  celui  ,  la  cui  voce  ,  in- 
terrompendo  1'  eterno  fileiîzio  del  caos  ,  manda 
le  mattutine  flelle  a  cominciare  il  fcfloio  lor 
corfa  fuli  mondo  naicente  ,  ed  annunziarli  il  fuo 
Crcatore  ?  Elfcre  Supremo  ,  Tu  fci  quegli  che  io 
invoco.  Tu,  che  dal  fcno  dcl  nalla  ,  faccfti  couve 


Les  Nuits  d'Toung.  I.  Nuit,  7 
d.'ébene ,  la  Nuic  ,  comme  un  Dieu ,  dans 
une  majefté  voilée  &  fans  rayons  ,  étend 
fon  fceptre  de  plomb  fur  un  monde  af- 
foupi.  Quel  filence  abrolu  !  Quelle  obfcu- 
rite  profonde  /  L'œil  ne  voit  aucun  objet  : 
l'oreille  n'entend  aucun  Ton.  Toute  la  créa- 
tion dort.  Tout  paroît  mort.  Il  Temblc 
que  le  mouvement  qui  donne  la  vie  à 
r Univers,  fe  foit  arrêté,  de  que  la  Nature 
falïè  unepaufe.  Repos  terrible  ,  image  pro- 
phitique  de  la  fin  du  monde  !. .  Qu'elle  ne 
tarde  plus  !  Deftin  ,  hàte-roi  de  tirer  le 
rideau  :  je  ne  peux  plus  perdre. 

Silence!  Obfcurité  !  Couple  folemnel  , 
augoTtes  enfuis  de  l'antique  nuit  :  vous  dont 
la  présence  fortiiîe  l'aine  ,  vous  qui  guidez 
vers  la  fageiïè  les  penfces  nai liantes  ,  vous 
àoïïl  la  puiilànce  invifible  relevé  Thcmme 
abattu  ,  &  raffermit  fur  la  raifon  ,  aflîftez- 
moi  :  je  vous  remercierai  dans  le  tombeau. 
C'eîl  là  votre  empire  j  c'cft  là  que  ce  corps 
fragile  dont  la  poufiîere  vous  appartient , 
doit  bientôt ,  en  tombant  ,  rendre  hommage 
à  votre  terrible  divinité.  Mais  que  fais  je  en 
implorant  votre  vaine  puiiTance  ?  Qu'cres- 
vous  devant  celui  dont  la  voix  interrompt^.nt 
le  lilence  éternel  du  chaos,  envoya  les  étoiles 
du  matin  comraçncer  leur  courfc  joyeufe  au- 

A  iv 


s  Le    Notci   di    Your.g.  I.   N  O  T  t  li. 

zampiilare  il  foie  ncirmiivcrfo,  quafî  fcintillantû 
favilla  ,  muovi  1'  anima  mia ,  e  fa  che  a  lei  rif- 
plcnda  la  luce  dclla  faviczza.  Ecco  I'  ora  in  cui 
r  avaro ,  in  mczzo  agli  addormentati  mortali  , 
vcglia  allato  al  fao  tefoio.  Tu  fci  il  mio  :  fovra 
Te  folo  fono  apcrti  i  miei  ocehi.  Il  tuo  fcno  è 
l'itulo  che  io  cerco. 


L'  anima  TJiia ,  de!  pari  che  i  miei  fenfî  ,  è 
nelle  ténèbre.  Deh  !  fa ,  che  penetrando  il  fofco 
vc-Io  délia  doppia  notce  ond'  è  atrorniata,  giun2;a 
a  lei  un  cuo  raggio  che  l' ilkimini ,  e  la  confoli. 
Io  vorrei ,  dando  tregua  a'  miei  afFanni ,  fcoftare  il 
penfiero  dal  funefto  fpettacolo  de'  miei  mali  ,  e 
peregrinar  con  vantaggio  per  le  varie  fcene  della 
vira  ,  e  dclia  morte.  Deh  !  tu  mi  guida ,  e  tu 
m'infpira  le  verità  più  fublimi.  Dirigi  i  miei' 
paflî  corne  i  miei  canti.  Infegna  alla  mia  ragione 
a  difcernere  il  bene  :  cofirigni  il  mio  arbitrio  a 
volerlo  :  incatenami  alla  virtii  j  ficchè  io  foddif- 
faccia  una  voira  ai  linighi  debiti  che  con  Ici  ho, 
contratti  ,  e  che  la  colma  tazza  di  tue  v endette 
non  fi  fia  vuotara  in  vano  fu  qucfto  fagrifîcato 
mio  capo. 

Un'  ora  fuona  :  .  .  .  noi  non  contiamo  le  orc 
fcnon  dopo  ch'  elfe  fono  perdute.  Pu  dunque  fa- 
viczza quelia  che  moffe  F  uomo  a  dare  al  tempo 


Les  Nuits  d'Young.  ï.  Nuit.  9 
tJeOTusdu  monde  naiiTant  ,  &  lui  annoncer 
Ton  Créateur  ?  Etre  {uprême  ,  c  eft  toi  que 
j'invoque.  Toi  ,  qui  du  lein  du  néant  fis 
jaillir  le  folcil  dans  TUnivers  comme  une 
étincelle  brillante,  frappe  mon  ame  &  fais-y 
luire  la  fageife.  Voici  Fheure  où  Tavare  ,  au 
milieu  des  mortels  endormis  ,  veille  à  côté 
de  ion  trclor.  Tu  es  le  mien:  c'eft  lur  toi  que 
mes  yeux  font  ouverts.  C'eil  dans  ton  fein  que 
je  cherche  un  afyle. 

Mon  AME,  comme  mes  fens,  eil  dans  les 
ténèbres;  Daigne  ,  à  travers  cette  double  nuit 
qui  l'environne ,  daigne  tranliiiettre  jurqu^à 
elle  un  rayon  qui  l'éclairé  &  la  confole.  Je  vou- 
drois,  faifant  trêve  à  mes  chagrins  ,  éloigner 
ma  penfée  du  fpectacle  de  mes  maux,  &  par- 
courir utilement  les  fcenes  variées  de  la  vie  &c 
de  la  mort.  Sois  mon  guide.  Infpire-moi  de 
grandes  vérités.  Dirige  mes  avions  ainii  que 
mes  chants.  Enleigne  à  ma  railon  à  diicerner 
le  bien  :  force  ma  volonté  à  le  vouloir  :  en- 
chaîne-moi à  la  vertu  :  qtie  je  m^acquitte  tnÇiw 
avec  elle  des  longs  arrérages  que  je  lui  dois, 
&  que  la  coupe  de  ta  vengeance  ne  {e  foie 
pas  épuifée  en  vain  fur  cette  tcre  dévouée. 

Une  heure  fonne. . .  Nous  ne  comptons  les 
heures  qu'après  qu'elles  font  perdues.  Ccft 
doncfageflè  à  l'homme  de  donner  au  temps 

A  V 


ro  Le  Nottl  di  Young.  î.  Motte. 
tina-  voce.  .  .  II!  fuono  dcllo  iquillantc  mcrallo  rîm- 
bomba  fin  in  fondo  ail'  anima  mk.  lo  la  fctito 
tifcuoterll  coma  alla  voce  dell'  Angi^lo  banditore 
deir  iiniverfale  giudizîo.  Ah  1  fe  non  prendo  er- 
rore  ,  la  campana  ha  fonato  1'  ultima  dellc  mie 
ore  j  cd  intanro  dove  (on  quelle  che  la  prece- 
dettero  ?  Cola  fi  trovano  dove  ion  gli  anni  che 
viddero  nafcere  il  mondo.  Qiiefio  è  il  fcgno  per 
cui  mi  s'intima  che  bifogna  abbandonare  la  vita. 
O  quantc  coiz  mi  rimangono  ancora  da  fare  !  I 
miei  timori ,  e  le  mie  fpcranze  fi  deltano  affan.- 
nofe  ,  e  tumukuanti.  Turto  inticro  il  mio  eiïere 
fl  rirrova  in  alarmi.  Dove  volgo  i  miei  paPa  ?  .  .  . 
Dali'  orlo  nftrecto  délia  vira  io  piego  i  uemanti 
miei  fgviardi  ?  .  .  .  Cieli  !  Quale  fterminaro  abilio  ! 
Spavcntevole  cternicà  ,  tu  Tci  quella  in  cui  s'  im- 
battono  le  mie  pupille.  Nô  ,  dubitarne  non  polfo  : 
ru  dei  attaccarti  al  mio  elîere.  .  .  E  corne  mai 
1*  eternicà  potra  ella  appartencre  a  una  fraie  crea- 
tura  ,  a  me  ,  cui  non  è  data  la  padronanza  di 
Un*  ora  ? 

Oh  !  quai  efTere  maravigliofo  è  mai  Tuorno  / 
Egli.  dopo  Dio  è  il  più  incomprenfibile.  Perche 
egli  abbia  uiia  idea  giufi-a  di  fe  mcdefimo  ,  gli 
è  duopo  comporla  di  mille  idée  che  gli  pajono 
ftravaganci.  Quai  contrafto  di  dovizia,  e  di  mi^ 
fcria  j  d'abbiezione ,  e  di  grandezza!  Che  1'  uomo 
è  vile  !  Che  1'  uomo  è  augudo  !  E  ces'  è  egli- 
dunque  quel  Dio  che  ha  dato  1'  efl'ere  a  cos^ 
fbrana  creatura  î  Compoilo  maravigliofo  di  due 
âiyerfe  nature  ,  ï  uomo  è  il-  caitro  onde,  partonoi 


Les  Nuits  d'Yomg.  I.  Nuit.       ii 
une  voix.  Le  Ton  de  Tairain  frémillam  retentit 
au  fond  de  moname.  Je  la  ffns  treilaiUir 
comme  à  la  voix  de  TAnge  du  Jugement.  Si  j'ai 
bien  entenduj  la  cloche  a  tonné  la  dernière 
de  mes  heures.  Où  font  maintenant  celles  qui 
l'ont  précédée?  Elles  font  avec  les  années  qui 
ont  vu  naître  le  monde.  Ce  fgnal  m'annonce 
qu'il  faut  quictcr  la  vie.  O   combien  il  me 
rcfte  de  chofes  à  faire  f  Mesefpérances  &  mes 
craintes  fe  réveillent  dans  le  trouble.  Tout 
mon  êtie  eft  en  alarme.  Où  vais-je  ? . . .  Du 
bord  érroirt  de  la  vie  ,  j'abailfe  mes  regards 
tremblans  '. .  .  Dieul  quel  abymc  fans  fond  î 
Epouvantable   éternité  ,    c'ell  roi  que  mon 
œil  rencontre.  Je  n«'en  peux  douter  :  tu  dois 
l'attacher  à  mon  être. .  .     Et  comment  l'éter- 
nité peut-elle  appartenir  à  un  être  fragile  j  à 
moi,  qui  n'ai  pas  une  heure  en  propriété  > 

Que  l'homme  eft  un  erre  étonnant/  Apres 
Dieu  ,  c'eft  le  plus  inconcevable.  Pour  avoix 
une  idée  jufte  de  lui-même,  il  faut  qu'illa 
compofe  de  mille  idées  qui  lui  parcillènt  ex- 
travagantes. Quel  contrade  d^  ri«heiîe  &  de 
pauvreté  ,  d'abjection  &  de  grandeur  !  Que 
l'homme  eilvil/  Que  rhomme  eiiauguftcV 
Et  le  Dieu  qui  a  fait  cette  éïrange  créatm-ew, 
qu  eft-il  donc  ?  Afièmblage  oieiveilkux  /de 

A  vj 


Il  Le  Notti  di   Young.    I.    N  o T  t e. 

due    oppofti   infiniti  :    egli  forma  rinfcnhbîîc  gra^. 
dazione  che  unifce  i  due  cdreini.  Auello  brillante  , 
egli  occupa  il   cemro  dell'  immenfa   catena   dcgli 
enti  ,    che   fcende   da  Dio    fino  al    nulla.    Raggio 
fpento    della   Divinità  ;    abbozzo    impcrfetto  ,  ri- 
tratto  fcanccUato  dcUa  fuprema  grandezza  :  il  fra- 
gile figliuol  delk  polvere  ,  e  1' erede  dclh  gloria  j 
un   dcbole    immorcale  ,    un    infecte    iafînito  ,    un 
verme  ,  im  Dio  !  .  .  .  Atterrito  di  me  lleflo ,  io   mi 
confondo  ,  e  mi  perdo  nel  mio  effere.  Poreftiero 
il    penfier   mIo    ncl   proprio    fuo    albergo  ,    tuttp 
mi   ricerca   a   parte   a    parte   coa   maraviglia    in^ 
fleme  ,  ed   orrore.  L'  aiiima   mia  va   in   cerca   di 
fe  medelîma ,  e  ripicga  fovra  fe  ffceffa  lo  fguardo 
per  rimirarfî.  Interdetta  e  flutruante  ollerva  avida- 
mente  fc  fteffa ,  e    freme  perche  non  puô  ricono- 
fcerfi.  Che  ftrano  millcro  (  *  )  c  mai  1'  uom  per  fe 
fLeffo  !  Quanta  maeftà  confcrva  egli  mai  ncl  fuo 
ftato    di    mifcria  ,  e   di    deprefTione  !   Quai    aria 
trionfante    fî    fcorge    ancora   nelle  •  fembianze    di 
^ueft'  efTcre    penante  !    Indecifa  ,    e  muta    la  mia 
ragione    fi   rimane    fofpefa    tra   il    terrore  j   e   la 
giojaj  e  non  fa  che  decideie  circa  il  mio  cfTere; 
Quando  1*  ammirazion  mi  rapifce ,  e  mi    fa   fcn- 
TJre    i   fuoi  trafporti  j   quando   m'  abbatte   il  ter- 
rore ,  e   tremo  inanzi  a  me  ftelTo  ?  .  .  .  Ohimè  î 
chi  puo  confervar  la  mia  vita  î . .  .  Ma  chi  pao 
altresi  diftruggere  1'  efTer  mio  ?    Il  braccio   d*  un 
•Angelo  non    puô    prefervarmi   dal  fepolcro  :    ma 
>— ^— —         ———«—p«—^— ——————— 

{*)  \v  hat  a  miracle  to  man  is  man. 


Les  Nuhs  d'Young.  î.  Nuit.  iji 
deux  natures  diflcrcnres,  Ihcir.me  ell  le  cen- 
tre d'où  partent  deux  infinis- oppoiés  :  il  foriT.e 
la  nuance  délicate  qui  unit  les  deux  extrcmes. 
Anneau  brillant ,  il  occupe  le  milieu  dans  la 
chaîne  immenfe  des  ctres  qui  defcend  de|-  uis 
Dieu  jufqu'au  néant.  Rayon  éteint  de  la  Divi- 
nité i  efquifre  imparfaite ,  portrait  effacé  de 
la  grandeur  fuprcme  j  le  frêle  enfant  de  la 
poulIîere&  l'héritier  de  la  gloire  i  un  foible 
immortel  \  un  infecle  infini  -,  un  ver ,  un 
Dieu! . . .  Epouvanté  de  moi ,  je  me  confonds 
&  me  perds  dans  mon  être.  Ma  penfte  étran- 
gère dans  fa  propre  demeure  me  parcourt 
tout  entier  avec  un  étonnemient  mclé  d'effroi. 
Mon  ame  fe  cherche  &  fe  replie  fur  clle-mcme 
pour  fe  voir.  Interdite  &  flottante ,  elle  fe  re- 
garde avidement  &  frémit  en  ne  pouvant  (è 
reconnoître.  Quel  étrange  myfterej  l'hcmme 
efl:  pour  lui-même  !  Que  de  majcfté  il  con- 
fervedans  cet  état  de  mifere  où  il  eft  abaiffé .' 
Quel  air  triomphant  règne  encore  dans  les 
traits  de  cet  être  fouffrant  !  Ma  raifcn  indécife 
&  muette  refte  fufpendue  entre  la  terreur  & 
la  joie  ,  de  ne  fait  que  prononcer  fur  mon 
être.  Tantôt  l'admiration  me  ravit  &  me  fait 
éprouver  fes  transports  \  tantôt  la  frayeur  m'a- 
bat, &  je  fuis  tremblant  devant  moi...  Hélas  l 
qui  peut  conferver  ma  vie  • . . .   Mais  aufli 


Z4  ^^    Notù  di    Young.  I.  Notte. 

alcresi  le  intlere  angcliche  Icgioni  non  mi  ci  poC- 
fouo   teiiere   efiliato. 


No,  1'  immortaiirà  dell'  anima  mia  non  è  una- 
fcmplice  conghiettura  j  tutti  i  naturali  obbietri 
me  ne  prcfcncan  le  prove.  Attente  il  Ciclo  alla 
félicita  de'  mortali ,  difiribui  in  ogni  parte  mille, 
vive  fîammelh  ,  perch*  efîî  lîeno  illaminati  ciica 
il  loifo  efTere  :  al  fonno  ifteflb  egli  impofc  di 
ammaeftrariïeli. 

Âllora  quando  quefta  taciturna  divinità  rotto- 
mette  al  fuo  dolce  potere  le  fonnacchiofe  mie  mcm- 
bra  5  l'anima  mia  fempre  defta,  anche  fcnza  l'ajuro 
de'  fenfî ,  profegue  1'  inftancabil  fuo  vclo.  Talora 
con  piè  fantafcico  preme  ,  e  calpeda  I'  erbette  , 
e  i  fiori,  e  talora  inoltrata  nel  folto  orrore  di 
folinga  forcfta  ,  tutta  la  fcorre  mefra  ,  c  penfofa  ; 
c  ne  va  afEmnata ,  perche  orma  confolar.te  de' 
pa(n  del  viaggiatore  non  vi  ravvifa.  Talvolta 
piombando  a  un  tratto  dal  giogo  di  trarupata  bal-> 
za ,  fi  fente  con  racapriccio  gir  r-otolando  di  pre- 
cipizio  in  precipizio  j  quand'  ecco  la  fuperficie 
d'  un  lago  la  riceve  nella  fua  caduta  ;  effa  nuota 
a  tutca  lena  per  1'  onda  fpumante  ,.  afFcrra  la 
fcofcefa  fua  ripa  ,  e  s'  inerpica  a  ftento  per  i'  erca 
délia  d-jajirofa  montagna.  Quante  le  volte  effa  û 
fente  port^.ta  a  volo  fu  1'  aie  de*  venri ,  attor- 
niata  da  folta  fchicra  di  fantafime  bizzarramenrc 
vcliite  ,  proie  fantaûica    deii'  iniagiiiazionc  ■  Sia 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit,  ly 
qui  peut  détruire  mon  ctre  ?  Le  bras  d'un  Ange 
jie  iauroit  me  prcferver  du  tombeau  i  mais 
des  Iég!\_»tis  d'Anges  ne  peuvent  m'y  retenir  re- 
légué. 

Non  ,  l'immortalité  de  mon  ame  n'eft  point 
une  fïmple  conjedure  \  tous  ks  objets  de  la 
nature  m'en  répètent  la  preuve.  Le  Ciel  atten- 
tifau  bonheur  de  l'homme ,  a  d  ifpofé  par-tout 
des  lumières  qui  réclaircnt  fur  Ton  ctre.  Le 
fommeilmêiTiCell charge  de  Tinflruire. 

Quand  ce  Dieu  taciturne  foumct  à  fa  douce 
puiffance  mes  membres  affoupis,  mon  ame 
toujours  éveillée  pourfuit  fans  le  fecours  àzs 
£ens  Ton  vol  infatigable.  Tantct  elle  foule  d'un 
pied  fantaftique  la  verdure  &  les  Heurs.  Tan- 
tôt enfoncée  dans  la  f ombre  épaiftcur  d'une 
forêt  iolitaire  ,  elle  la  traverfctrifte  &  penfi- 
ve  :  elle  s^ afflige  de  ne  pouvoir  découvrir  les 
traces  confolanres  des  pas  duvoyagcur.  Quel- 
quefois tombée  foudain  du  fommet  d'un  ro- 
cher, elle  fefent  avec  horreur  rouler  de  pré- 
ppices  en  précipices  :  c'efi:  la  furface  d'un  lac 
qui  Ka. reçue  dans  fa  chute  j  «lie  nage  avec  ef- 
fort au  travers  de  fijn  onde  écuraanre  ,  regagne 
fcs  bords  efcarpés  ,  6c  gravit  péniblement  le 
penchant  de  la  montagne.  Combien  de  foiy. 
tRe  fc  fent  portée  lur  l'aile  des  vents  au  mi- 
Ji£u  d'une  foule  de  fantc mes  bizarrement 


tS  Le  Noîtl  ai  Young.  I.  N  o  T  t  E. 
perô  cil'  ella  goda  nel  delirio  di  gradevol 
menzogna  ;  fia  che  riceva  tormcnto  dalle  fue  chi- 
mère ,  i  fuoi  eiTori  mcdefirai  non  ccffano  di  rcp- 
plicargli  ,  ch'ella  è  d'  una  natura  piu  nobile  alVai 
ch^  la  polvere  ,  che  fi  folle  va  focto  a'  mlei  palU  ; 
che  la  Tua  atrivirà  non  ha  limici  ;  ch'  ella  è  vaga 
di  slanciarfi  verfo  T  altezze  ,  e  che  fempre  pronca 
ad  Inalzarfi  verfo  que'  luoghi  onde  traffe  l'ori- 
gine ,  ncl  tranquillo  fuo  volo ,  fi  llbra  leggier- 
mente  ^er  gli  aerei  campi  al  dillopra  del  fuo 
corpo  mortale  ,  che  opprefTo  dal  proprio  pefo  fî 
giace  £ome  avvinco  alla  terra.  In  tal  guifa  la 
notre  nell'  ifteflo  fuo  filenzio  mi  fvcla  un'  aima 
immortale  ;  la  notte  nella  fua  cfcurità  m'  annun- 
zia  un  giorno  eterno.  A  vantaggio  (*)  ds'  mor~ 
tali  accoppio  il  Cielo  cgrà  cofa  :  il  fonno  che  ag- 
grava i  miei  fenfi ,  iftruifce  la  mia  ragione  ,  e 
non  indarno  1'  ombre  vaie  de'  fogni  mi  s'  aggi- 
ran   d'  intorno. 

I  fogni  délia  notte  ci  pofTono  Xomminiftrare 
vantaggiofe  lezioni.  Que  fogni  foli ,  in  cui  1'  uora 
s'  aggira  mentf  egli  è  dcfto  ,  fon  quelli  che  gli 
riefcon  fatali.  Oh  quante  le  volte  accozzai  ,  ve- 
gliando ,  in  mio  capo ,  idée  afTai  più  ftrane  ,  chê 
le  difordinate  pitture  del  fonno  !  lo  voleva  unir 
cofe  fra  loro  pcr  natura  infociabili ,  e  dar  1'  efif- 
tenza  ail'  impolfibile.  Stolto  !  lo  mi  lufingava  di 
potcr  godere  di  piaceri  durevoli  fu  1'  inftabil  tea- 
tro  del  monde  ;  d' una  lungkijjima  ferit  (a)  di 
giorni  chiari ,  e  fcreni  in  mezzo  aile  procelle  dcll^ 

(*)  For  liuman  "Vi^tai ,  heav'u  husbaads  ail  cTents, 


Les  Nuits  d*Yûung.  I.  Nuit.  17 
vctus ,  légers  cnfans  de  rimaginarion  !  Mais 
foit  qu'elle  jouille  d'un  doux  mcnfonge ,  foit 
qu'elle  fouflre  de  Tes  chimères ,  Tes  erreurs 
mcme  lui  difent  qu  elle  eft  d'une  nature  plus 
noble  que  la  pouiliere  qui  s'cleve  fous  mes 
pas  ,  que  Ion  aéliviré  n  a  point  de  bornes , 
qu  elle  aime  àprendre  Tellcr  vers  leshauteurs, 
&  que  toujours  prête  à  s'enlever  vers  le  lieu 
de  Ton  .origine ,  elle  plane  librement  au-deiTus 
du  corps  mortel  que  Ton  poids  attache  à  la 
terre.  Ainii  la  nuit  dans  Ton  filcnce  même  me 
révèle  une  ame  immortelle  :  la  nuit  dans  Ton 
obfcurité  m'annonce  un  jour  éternel.  Le 
fommeil  qui  engourdit  mes  fcns  ,  inftruit  ma 
raifon  ,  &les  vains  fongesne  voltigent  point 
en  vain  autour  de  moi. 

Les  songes  de  la  nuit  peuvent  nous  donner 
des  leçons  utiles.  Ce  font  les  rêves  que 
l'homme  fait  éveillé  ,  qui  lui  icnt  funeftes. 
Combien  de  fois  j'ai  formé  éiQs  alfcmblages 
d'idées  plus  extravagans  que  les  tableaux  de- 
fordonnés  du  fommeil»  Je  voulois  unir  des 
chofes  infociables  &  donner  un  être  à  l'impof- 
fible.  Infcnfé  |  Je  me  prornettois  des  plaints 
ftables  fur  le  théâtre  changeant  du  monde  \ 
des  jours  clairs  <Sc  fercins  au  milieu  des  toui'- 
mentes  de  la  vie  j  un  bonheur  calme  furies 


1 8  Le  Notti  d'i    Young.    I    N  o  T  T  f. 

vita  ;  d'  una  tianquilla  fclicirà  i^vra  1'  onde  agi- 
tate  !  Oh  com'  era  iiicantaco  cjuel  univeiTo  che 
abitai  nella  mia  Sjioventù  !  Com'  eran  vivaci  i  co- 
lori  con  cui  1'  laiaginazione  mi  dipigncva  tard 
gli  obbietti  !  Alao  io  non  ircorgcva  fenonchc  ri- 
denti  pitture  j  pcifpettivc  amené  ,  e  variate  5  e 
lunga  fchiera  di  dilctti  fovra  dilccti.  Quai  non  era 
la  mia  eftafî  nell'  aggii'armi  in  mezzo  a  que'  ma- 
gnifici  arredi ,  ond'  io  aveva  parato  il  mio  fog- 
giorno  !  Slmile  al  baco  che  teffe  la  fcta  ,  io  m'av- 
volgeva  fra  que'  vcli  refmti  dalla  mia  fciochezza  j 
io  ingrouava  la  benda ,  che  ii^vclava  alla  mia  ra- 
gione  la  vifla  del  Ciclo,  e  délia  vcrità.  Peidendo 
grado  a  grado  il  loro  lame  ,  accecato  da  me  me- 
dcfimo  ,  e  firifciandomi  fia  le  tenebrc  ch'  io  aveva 
formate  ,  io  m'avvolgeva  nella  mia  catena  ,  e  non 
reilava  dall'  attorniarmene.  Io  idclatrava  il  mio 
crrore  j  il  mondo  e  '1  mio  cuore  ftrettamente  uniti , 
e  coilegati  inneme ,  crano  divcnuti  infeparabili.  Io 
mi  pafceva  délia  fciocca  fperanza  di  trovar  la  fé- 
licita fu  la  terra  :  allova  quando  mi  Ton  riCcofib 
ail'  acuto  rimbombo  délia  funèbre  campana,  clis- 
non  cefla  di  fuonare  dall'  iina  ail'  alrra  aurora  ,  e 
di  mandate  migliaja  d'  uomini  ail'  are  dell'  in{à- 
ziabil  morte.  PercolTo  da  tcrror  nel  dcftarmi,  hof 
piegato  fu  me  ftefib  io  fguardo ,  c  ho  dovuto  fre- 
mere  nel  vcdermi  già  cou  un  piè  ncl  f^polcro. 
E  dove  fon  ora  quelle  liiflnghierc  illuConi.,  quelle 
imaginarie  ricchczze  ?  Di  quel  si  valio ,  e  ccsi  fîo- 
rido  impcro  in  cui  l'anima  mia  fcvrareggiava ,  che 
gii  rimane  in  qucflo  giorno  ?  Un  fragile  albergo  di 


Les  Nuks  ctYoung.  I.  Huit.       jç 

flots  agirési   Quel  Univers  enchanieur  Iiabi- 

rcit  ma  jcimelle  }  De  quelles  riches  cciilciirs 

mon  imagination  me  peignoir  tcus  les  objets  { 

Ce  n'éroient  que  rians  tableaux  ,  que  peripec- 

tives  agréables  &  variées  ,  que  plaiilrs  fur 

plaifirs  dans  un  long  enchaînement.    Dans 

quels  tranfpoits  je  me  promenois  au  milieu  de 

cette  draperie  m.agnifique  dont  j'avois  tapiiîe 

mon  réjour  !  Semblable  au  ver  qui  file  la  foie , 

je  me  plaifois  à  m'envekpper  de  ces  voiles 

tillus  par  ma  folie.   J'épaifliC  is  le  bandeaa 

qui  déroboit  à  la  raifon  la  vue  des  Cieux  & 

de  la  vérité.  Perdant  par  degrés  fa  lumière , 

aveuglé  par  mes  mains ,  &  rampant  dans  les 

ténèbres  que  j'avois  formées  ,    je  me  roulois 

dans  ma  chaîne  &  m'en  entcurois  fans  fin. 

J'idolâtrois   mon  erreur  :  le  monde  &  mon 

cœur  étroitement  unis  ,     cimentés  enfem- 

ble  étoient  devenus  inféparables.  Je  me  re- 

paiffoli.  du  fol  efpoir  de  trouver  ici  le  bonheur. . 

lorfque  tour- à-coup  je  me  fuis  éveillé  au  bruit 

perçant  de  la  cloche  funèbre  qui  ne  celfc  de 

fonner  toutle  jour  &  d'envoyer  des  milliers 

d'hommes  aux    autels  de  Tinfatiable  mort. 

Frappé  de  terreur  à  mon  réveil  ,  je  me  fuis 

regardé  &  j'ai  frémi  en  me  voyant  mci  me  me 

à  demi-décédé.  Douces  illuficns  ,.  richeflcs 

imaginaires,  quctes-vous  devenues  *  De  cet; 


10  Le    'blotti  di    Young.    I.    N  O  T  T  E, 

creta  che  già  ruina  pcr  ogtii  parte.  Le  fila ,  si ,  le 
fila  con  cui  1'  induflriofo  ragnatcllo  ordifcc  fua 
tcla ,  fon  come  gomone ,  a  confionto  de"  i;gami 
che  tengon  V  uomo  attaccato  alla  félicita ,  ed  alla 
vita.  Al  menomo  foffio  s' iufran2.ono. 


Celefle  foggiorno  ove  gl'  immorrali  aiTaporano 
que'  piaceri  che  non  han  liniiri ,  cosi  nella  dura- 
zione  ,  che  nella  miiura  ,  in  voftro  grembo  fol- 
tanto  fi  pu6  incontrare  la  félicita.  EiVa  non  è  piii 
taie ,  allorché  è  foggctta  a  fiiiire  j  cke  anzi  fug- 
çrircbbe  eziandio  dal  Ciclo  ,  fe  penetrar  vi  potefle 
il  timoré  di  perderla.  Ma  clla  fi  trova  in  iuogo 
di  ficurezza  ,  in  queli'  afilo  ove  non  puô  falire  l' in- 
fluenza  di  quelle  sfere  ,  che  girando  fui  noftro 
capo  ,  trafcinan  fcco  i  mondi  infcriori  nel  vortice 
della  loro  inconftanza ,  e  fpandon  fovr'  efll  le  mu- 
tazioni ,  e  la  fventura.  Qui  è  il  teatro  delle  méfie 
vicilTirudlni.  Ogn  ora  produce  nuove  rivcluzioni 
faîlo  sfoitunato  noilro  globo.  Oh  quanto  è  raro , 
che  nelle  varietà  dell'  infinité  fue  combinazioîii  , 
la  forte  fia  propizia  per  le  piii  felici  ,  e  qoeft, 
iftciTe  fon  fenipre  quelle  che  palTano  con  mag- 
giorc  rapidità  /  Se  il  tempo  è  armato  di  groiîa 
inefor-ab'd  falce  ,  il  cui  largo  taglio  recide,  come 
r  erbe  de'  campi ,  gl'Imperi  dalla  loio  radice  , 
ciafcuna  dsll'  ore  altresi  impugna  una  fpada.  Efle 
fcn  vanno  follecite  raietcndo  i  noftri  piaceri  nei 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  ii 
Empire  li  brillant  3c  li  valte  où  mon  amc  fai- 
foit  la  fouverainc  ,  que  lui  refte-t-il  aujour- 
d'hui !  Une  frcle  demeure  d'argille  qui  dqà 
tombe  en  ruines  de  tcures  parts.  Cui  ■■,  les  tîls 
dont  rinduilricuie  araignée  curdit  fa  toile , 
font  des  cables  auprès  des  liens  qui  attacher.t 
rhomrae  au  bonheur  <?>:  àla  vie.  Ils  fe  rom- 
pent au  moindre  fcufïlc. 

Demeures  célestes  ,  où  les  immortels 
goûtent  des  plaifirs  qui  n'ont  point  de  bornes 
nidansleur  melure,  ni  dans  leur  durée  ,  ce 
n'ell  que  dans  votre  lein  qu'on  peut  trouver 
le  bonheur.  Dès  qu'il  peut  finir ,  il  celfe  d'être, 
le  bonheur  fuiroit  des  Cieux  ,  li  la  crainte 
de  le  perdre  y  pouvoir  entrer.  Mais  il  eft  en 
fureté  dans  cet  aiyle  ,  où  ne  peut  monter  l'in- 
Huence  de  ces  fpheres  qui ,  roulant  fur  nos 
tctes ,  entraînent  les  mondes  inférieurs  dans 
le  tourbillon  de  leurinconftance  ,  &  verfent 
fur  eux  les  changemens  Se  le  malheur.  Ici 
c'eft  le  théâtre  des  trilles  vicilTitudcs.  Chaque 
heure  enfante  des  révolutions  fur  notre  globe 
infortuné.  Qu'il  eft  rare  que  dans  la  variété  de 
ies  combinaifons  infinies  ,  le  fort  amené  les 
plus  hcurcules  ,  ce  font  toujours  celles  qui 
pallentle  plus  rapidement!  Si  le  temps  eft 
armé  d'une  faulx  énorme  dont  le  large  tran- 
chant coupe  comme  l'herbe  des  campagnes , 


ii  7.f    Notti  ai    Young.   î.  Nottî. 

nafcer  loro  ,  e  fi  prendono  il  crudcl  trailullo  di 
dt(b'U2;C5crci  inrorno  rutti  i  germogli  dclla  fcli- 
cicà.  oh  con  quale  rapiJità  io  viddi  fcemar  la 
mia  ,  e  fvanirc  /  La  fclicicà  fu  la  terra  F  Parola 
d'orgoglio  ,  ov' è  la  cofa  ch'  ellu  ejprlme?  îo  cre- 
dci  ftrigncrla  a/  m'w  feno ,  e  nuli'  altro  abbrac- 
ciai  fuorchè  un'  ombra.  No ,  no  quaggiù  non  puo 
rinveniifene  che  ncUa  virtù.  Ella  la  dona  a  fe 
ftcfl'a,  corne  il  foie  fi  dà  la  lua  luce.  Eflk  non 
la  fmarrifce  ncl  pcrderc  i  béni  caduchi  dcILi  terra  j 
ma  cjuando  ella  è  tolta  ad  imprcflito  dalla  for- 
tana,  o  dagli  uomini  ,  ella  è  com' efii  inconf- 
taate  ,  e  palla  com'  cfl:.  {a)  AIî  .'  fe  prima  d'  at- 
taccarmivi ,  io  avcfli  pcfani  ben  bcne  gli  obbietti 
de'  miei  dcfidcrj  ,  cjuauti  rimorfi  ,  e  quanta  ama- 
rcixa  io  mi  faici  rifparmiato .' 


O  morte ,  fuprcma  padrona  d'  ogni  efTere  ,  a 
te  s'  appartiene  Io  fcancellare  gl'  Impcrj  fotto  a' 
tiioi  pafii  ,  c  fpcgncr  gli  allri.  L'  iliefto  foie  tu 
non  dei  foiFerirlo  ,  fuorchè  pcr  un  tempo ,  nclF 
«nivcrfo.  Verra  un  giorno  in  cui  il  pojfcnte  tuo 
iraccio ,  prccipitandolo  dal  trono  délia  faa  sfera , 
il  tufferà  nella  notte.  Deh  /  perche  non  puoi  tu  con- 
tentarti  di  quelle  gran  vittime  î  Perche  il  tuo  fu- 
rore  è  rivoho  contre  d'un  atomo ,  e  perche  nii 
coglie  di  mira  per  isfogarfi  contre  me  folo  ?  Non 
ti  baftava  ch'  uiio  du'  tuoi  dardi  m'  avefle  colpito , 


Les  Nuits  d'Yûung.  I.  Nuit.  i% 
les  Empires  daiis  leur  racine  ,  chacune  des 
heures  aauili  ion  glaive  en  main.  Elles  vont 
moiiïonnantnos  plailirs  à  mcfure  qu'ils  naif- 
fent ,  &  le  font  un  jeu  cruel  de  dc'rruire  autour 
de  nous  tous  les  germes  du  bonheur.  Ave: 
quelle  rapidité  j'ai  vu  le  mien  dv^croitre  t<  s'é- 
vanouir 1  Le  bonheur  fur  la  terre  !  Mot  d'or- 
gueil :  où  eflla  chofe  î  J'ai  cru  le  failîr,  &  je 
n'ai  cmbrailé  qu'une  ombre.  Cn  n'en  peut 
trouver  ici-bas  que  dans  la  vertu.  Elle  ie  le 
donne,  comme  le  loleil  le  donne  (a lumière. 
Elle  ne  le  perd  point  en  perdant ,  des  biens  pé- 
rillâbles.  Mais  quand  on  l'emprunte  de  la  for- 
tune ou  des  hommes  j  il  elrincondant  commue 
elle  j  il  palfe  comme  eux  (  a  ).  Ah  !  li  j'avois 
bien  pelé  les  objets  de  mes  dehrs  avant  de 
m'y  attacher  ,  que  je  me  (érois  épargné  d'a- 
nierrume  &  de  regrets  ! 

O  MOS.T  ,  fcuveraine  propriétaire  de  tous 
ks  êtres  ,  il  t'appartient  d'effacer  les  Empires 
lous  tes  pas  &  d^éteindre  les  aftres.  Le  icleil 
lui-mcme,  tu  ne  dois  le  foutTrir  qu'un  temps 
dans  l'Univers.  Un  jour  viendra  que  ton  bras 
le  détrônant  de  fa  fphere ,  le  précipitera  dans 
la  nuit.  Eh  !  ne  peux- tu  donc  te  cont  cntet  de  ces 
grandes  vidiraes  ?  Pourquoi  ta  haine  s'atta- 
che-t-elle  à  un  atome ,  &  mechoiht-elle  pouL* 
s'épuifer  fur  moi  \  Ne  te  luiHlbit-il  pas  qu'un 


14  Le   Notti  di    Young.   I.   N  o  T  t  E. 

.  fcnza  che  tu  ne  fcoccafTi  akri  due  un  dietro  aîl' 
aluD  ?  Eiïi  haano  iquarciato  il  mio  cuoic  con  tre 
moirali  feritc ,  prima  che  ï  aftro  délia  notre  ab- 
bia •  mofî:ra;:o  ne  voltc,  cinto  di  tutta  la  luce  ,  il  fuo 
melancolico  e;lobo. 


Indarno  il  tempo  trafcorre ,  e  cangia  le  mie 
ore  i  in  vano  io  cangio  luogo ,  e  fituazione.  Il 
piaccre  ha  facto  meco  un  etcrno  divorzio.  Piii  non 
vicn  e"li  ad  unirii  aile  mie  riflclfioni.  Elle  inace- 
til'cono  tuttc  fui  mio  cuore ,  e  lo  abbeverano 
d'  amarczze.  Il  penfîeio ,  troppo  attivo  per  il  mio 
ripofo  ,  non  cella  di  tormentarmi.  Il  crudcle  appro- 
fitrandoîl  dcUa  calma ,  e  dclle  ténèbre  dclla  notte  , 
mi  trafcina  ncl  palfato ,  promettendomi  di  confo- 
larmivi.  Imprudente  ,  io  lo  feguo  ne'  fofchi  tor- 
tuofi  giri  di  que'tempi ,  che  pid  non  fono  y  ed  cgli , 
corne  disleale  aflafîîno  mi  tradifce  ,  e  m'immerge 
un  pugnale  nel  feno.  Ad  altro  ci  non  è  intefo 
che  a  colmarmi  d'affanni.  Mi  riconduce  in  que' 
luoghi  ove  già  furono  i  miei  diletti;  e  più  non 
trovo  fcnonchè  un  deferto ,  ove  le  loro  fantaf- 
tiche  imagini  fono  rimafte  per  rormento  délia  mia 
memoria.  Io  deploro  le  fparite  ricchezze  de'  mici 
.  primi  anni  ;  io  gemo  fu  i  difperiî  infranti  avan- 
ti  délia  mia  félicita  :  tutti  gli  obbietii  ond'  cra 
ftato  invaghito  ,  tutti  cjue'  béni  si  cari ,  ond'  io  go- 
deva  cofl  graa  trafporto ,  mi  fanno  cra  rremar  di 

fpavento  ; 


Les  Nuits  d'Young,  l.  Nuit.  25 
de  tes  traies  m'eût  atteint,  fans  m'en  décocher 
trois  coup  fur  coup?  Ils  ont  déclairé  mon  cœur 
de  trois  mortelles  blellures ,  avant  que  l'aitre 
de  la  nuit  eût  arrondi  trois  fois  ion  globe 
mclancolique. 

C'est  en  vain  que  le  temps  coule  (Si:  change 
mes  heures  \  en  vain  je  change  de  lituation  & 
de  lieux.  Le  plailira  fait  avec  moi  un  divorce 
cternel.il  ne  vient  plus  s'unir  âmes  réHexions. 
Elles  s'aigrillcnt  toutes  fur  mon  cœur  &:  l'a- 
breuvent d'amertumes.  La  penfce,  trop  a6tive 
pour  mon  repos  ,  me  tourmente  lans  relâche. 
La  cruelle,  profitant  du  calme  &  des  ténèbres 
de  la  nuit ,  m'entraîne  dans  le  pallé ,  promet- 
rant  de  m'y  confoler.   Imprudent ,    je  la  fuis 
dans  les  fombres  détours  de  ces  temps  qui  ne 
lont  plus  ;  mais  comme  un  aflaiîîn  perfide  , 
elle  me  trahit  &  m'y  perce  le  fein.  Elle  s'étudie 
à  me  chercher  par-tout  des  chagrins.  Elle  ir.e 
remene  aux  lieux  où  furent  mes  plaifirs  :  Se  je 
ne  trouve  plus  qu'un  délert,  ou  leurs  fantômes 
lont  reftés  pour  tourmenter  ma  mémoire.  Je 
déplore  les  richelîcs  évanouies  de  mes  pre- 
mières années-,     je  gémis  furies  débris  épars 
de  mon  bonheur  :   tous  les  objets  qui  m'a- 
voient  charmé ,  tous  ces  biens  fit  chers  dont 
je  jouillois  avec  tran{port ,  me  font  aujour- 
d'hui trembler  d'effroi  ;  &c  chacun  de  mes 
Toma  I.  li 


i6  Le  Notd  di    Young.  I.  N  O  T  T  E. 

fpavento  ;  e  ciafcuno  de'  miei  piaccri  pallati  m'  iui-i 
merge  uno  ftialw  iicl  cuore. 

Ma  p;rchè  mi  dolgo  io  ,  o  perche  non  com- 
piango  akri  fuorchè  me  fielTo  ?  forfe  che  la  face 
deir  uni-vcrfo  non  rifplende  per  altri  che  per  me 
folo  ?  Son  io  foifc  1'  unico  fvcnturaco  ?  Ah  /  io 
dcploro  una  foice  comune  a  migliaja  di  créature. 
A  chi  fotto  una  forma ,  e  a  chi  fotto  un'  altia  , 
fî  fa  a  tutti  i  mortali  un'  eterna  foftituzione  de" 
dolori  délia  lor  génitrice.  La  pena  è  un  lîcuro 
retaggio  ,  che  la  donna  trafmctte  infieme  colla  viti 
a   ciafcuno   de'  fuoi  figliuoli. 

QuH.1  folla  di  flagclli  divcrfî  opprime  la  mi-^ 
fera  umanità  .'  La  gucrra  ,  la  pelle  ,  la  '  famé  , 
le  proceile  ,  gl'  inccndj  ,  i  volcani  ,  le  divilioni 
inteftine  ,  i  tiranni  prendono  a  defolare  a  vicenda  , 
c  devaftare  uniti  1'  umana  fpecie.  Qui  vi  fon 
uoraini ,  cui  è  tolta  la  polTeiTion  délia  luce  ,  e  che 
fcpolti  vivi  nel  profonde  délie  minière  perdono  la 
rimembranza  dcl  foie  i  e  là  fu  i  mari  fi  trovan 
créature  ,  immortali  dcl  pari  che  il  defpotico  Signo- 
re  j  che  al  remo  le  inceppa,  le  quali  menano  , 
avvinte  a  quello  ,  la  loro  vita  ,  fempre  in  contrafto 
colle  proceile  j  finchc  lor  è  dato  di  refpirare 
folcan  neir  onde  ,  e  nuU'  altro  mietono  che  dif- 
pcrazione.  Altri  ,  mutilati  nelle  battaglie  per 
ingrati  Padroni ,  fen  vanno  oggidi  ftendendo  il 
bvaccio  che  loro  rimane,  per  mendicare  un  tozzo 
à-K  "ero  pane ,   luugo  i  rcgni  prefervati ,  e  difeli 


Les  Nuits  d'Yoïmg,  I.  Nuit.  ij 
plaiiîrs  palîés  enfonce  un  trait  dans  mon 
cœur. 

Mais  pourquoi  me  plaindre  ,  ou  pour- 
quoi ne  plaindre  que  moi?  Le  Hambcau  de 
rUnivers  ne  luit-il  que  pour  moi  leul  ? 
Suis-je  le  feul  infortuné  ?  Ah  /  je  déplore 
une  deHinée  commune  à  des  milliers  d'hom- 
mes. Sous  une  forme  ou  fous  une  autre ,  il 
Te  fait  à  tous  les  mortels  une  iubftitution 
éternelle  des  douleurs  de  leur  mère  :1a  peine 
eft  un  fur  héritage  que  la  femme  tranfmet 
à  tous  fes  enfans  avec  la  vie. 

Quelle  foule  de  Héaux  divers  opprime 
Thumanité  !  La  guerre  ,  la  fam.ine  ,  la  pefte , 
les  orages ,  l'incendie  ,  les  volcans ,  les  di- 
vifions  inteftincs ,  les  tyrans  défolent  tour- 
à-tour  &c  ravagent  enfemble  l'efpece  hu- 
maine. Ici  des  hommes  dépolLédés  de  la  lu- 
mière ,  enfevelis  vivans  dans  la  profondeur 
des  mines ,  oublient  qu'il  eft  un  foleil  :  fur 
les  mers ,  des  êtres  immortels  ,  comme  le 
delpote  qui  les  enchaîne  à  la  rame ,  y  vi- 
vent attachés  \  toujours  luttans  contre  les 
tempêtes ,  tant  qu'ils  refpirent ,  ils  fillon- 
nent  les  flots  ,  &  ne  recueillent  que  le  dé- 
fcfpojr.  D'autres  pour  des  Maîtres  durs  , 
mutilés  dans  les  combats ,  vont  aujourd'hui 
étendant  le  bras  qui  leur  relie ,  mendier  uu 


i8  Le  Nottl  di    Young.   I.   Nottï. 

dal  loio  valore  (*).  La  miferia,  e^  le  infermiti 
incurabili  collegate  in  crudele  alleanza  ,  airaJgono 
unité  ima  mokitudiiic  di  difperati  ,  e  non  laf- 
eian  loio  altio  alilo  fuorchè  il  lepolcro.  Vedi  tu 
cjuella  calca  di  trapafl'ati  che  gli  ofpedali  gemen- 
do  rigettano  dal  loro  feno  î  Vedi  tu  quell'  alu-a 
tuiba  di  moribondi  che  s'afFoUano  aile  lor  porre  , 
e  fanno  iflaxiza  che  lor  fî  concéda  il  luogo 
lafciato  da  quelli  che  già  fon  morti  î  Oh  quanti 
infclici  ,  nudriri  un  tempo  in  feno  al  piacere  , 
implorano  oggidi  la  fiedda ,  e  pigra  mano  délia 
carità  ,  ed  ,  ahi  vifta  abbomincvole  /  l' implora- 
no invano  /  Ricchi  voluttuofi  ,  allorchè  il  piace- 
re vi  ftanca  ,  in  que'  momenti  di  noja  in  cui 
il  mondo  vi  riefce  infipido  ,  bénite  refpirar  V 
aria  di  quefti  dcplorabili  afiii  :  allargate  le  voftre 
mani  ,  date  ,  e  rianimate  in  voi  il  fentimento 
dcl  piacere  ,  nel  veder  ci6  che  foffrono  gli  fven- 
turati  :  ma  da  voi  già  sbandito  è  il  roflbrc  ,  e 
fe  per  force  arrofllte  ancora  ,  1'  efcmpio  délia  virtii 
n  è  casione. 


Poco    danno  pcro  farebbe  ,  fe  1'  infelicità   non 
s' avventaffe    che   contro  al  vizio  /    Il  peggio  fi  è 


M'i 


(*)  Luiçi  XIV  pretefe   involaie  agli  occhi  dell'  umanft 
im  tosi  doloroio  fpettacolo  ,  per  via  dello  Itabilimenr» 
«icU'O/pedale  degli  Invâlidi. 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  %<) 
morceau  de  pain  noir  le  long  des  Royau- 
mes que  leur  valeur  a  iauvés  {">').  La  milere 
&  les  maladies  incurables  dans  une  ligue 
cruelle  allailient  à  la  fois  une  multitude 
de  déiefpérés  ,  &  ne  leur  laiîlent  d'afyle 
que  dans  le  tombeau.  Vois-tu  cette  feule 
de  morts  que  les  hôpitaux  gcmiirans  rejet- 
tent de  leur  fcin  ?  Vois-tu  cette  autre  foule 
de  mcurans  qui  (ê  preiFent  à  leurs  portes  , 
&  follicitent  la  place  que  les  morts  ont 
laiilce  ?  Combien  d'infortunes  ,  nourris 
autrefois  dans  le  fein  des  plailirs  ,  implo- 
rent aujourd'hui  la  main  froide  &  lente 
de  la  charité  ,  d:  _,  ô  vue  choquante  !  l'im.- 
plorenr  en  vain  !  Riches  voluptueux  ,  quand 
le  plaifir  vous  lalfe  ,  dans  ces  momens  d'ennui 
où  le  monde  vous  devient  infipide  ,  venez 
reipirer  dans  ces  triftes  afyles  :  ouvrez  vos 
mains ,  donnez  &  ranimez  en  vous  le  Ç.<i\\~ 
timent  du  plaiiir  en  voyant  ce  que  fouf- 
frent  les  malheureux  \  mais  vous  êtes  fans 
pudeur  :  &;  fî  vous  rougilTez  encore  ,  c'eil 
de  la  vertu. 

Encore  iî    le  malheur  ne  faiiîlToit  que 
le  vice  !  Mais. ni  la  prudence  ni  la  vertu  ne 


(*)  Louis  Xiy  voulut,  par  l'érabliirement  de  l'Hôtel 
des  Invalidas  ,  déiober  aux  yeux  de  l'humanicé  ces  affli- 
geans  tableaux. 

B  iij 


30  Le   Noîti   di    Young.   I.   N  O  T  T  ï. 

che  ne  la  prudeaza ,  ne  la  vircii  non  ci  pofTono 
prc'e.vare  délie  cieche  lue  mani.  Le  malattie  af- 
Talgono  la  lobrieià ,  egualmenrc  che  I'  intempe- 
lanîa:  fenza  effare  colpevoli  riceviamo  la  puni- 
iionc.  In  van  fuggite  nel  più  folto  délie  forefte , 
non  pouete  p:ro  opporvi  agii  aftanni ,  ficchè  non 
vi  tengan  dicrro  :  fpeffo  accade  che  l' ifte/Te  iiof- 
tre  prccauzioni  ci  efpongono  maggiormente ,  e  i 
paffî  c'ie  noi  diamo  per  ifchivare  la  morte,  fon 
cjuelli  che  ci  guidjano  ad  incontraria.  La  félicita 
medefima  non  dà  mai  cio  che  il  fuo  nome  pro- 
mette i  c  noi  andiamo  ogni  di  piii  colmi  di  ma- 
raviglia ,  alio  Icorgere  quanto  fia  grande  il  divario 
che  paflk  tra  la  lelicità ,  che  noi  cerchiamo  ,  e 
J'  obbietto  che  noi  confondevamo  con  efla.  I  noflri 
deiîdcrj  fono  appagiti ,  e  noi  non  iîamo  contenti. 
La  vira  più  fortanata  ha  le  fuc  pêne.  Il  corfo 
più  doice  ,  e  più  infenlibile  délia  natiira  ci  ftanca  j 
i  noftri  più  cari  ,  e  più  finccri  amici  ci  ofFcndono 
fenza  vckrio  :  eill  fono  innocenti  ,  ed  il  noftro 
ripofo  cio  non  pertanto  c  turbato.  Quante  calamirà 
fenz'  accidenti  !  Quante  oftilicà  fenza  ncmici  (h)  ? 
Ah  !  i  noftri  mali  fon  fenza  numéro  ,  ed  io  non 
ho  fofpiri  che  baftino,  per  poter  darne  uno  ad 
ogni  fpezie  di  miferia  ,  a  cui  fiam  jottopofiL 


Oh  corne  è  piccola  la  parte  di  quefto  globo, 
cli'  è  occupata  dall'  uomo  !  Il  rimancnte  altro  non 
è  che  uno  fpazio  fterile  ,  e  defolato  ;  rnpi  ,  dé- 
fera ,  mari  diacciati ,  o  arène   coccnti ,  falvaticlù 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  51 
peuvent  nous  défendre  de  Tes  aveugles 
mains.  Les  maladies  attaquent  la  fobriété 
comme  l'intempérance  :  on  ell  puni  fans 
être  coupable.  Vous  fuyez  en  vain  dans  le 
fond  des  forets  :  vous  n'empêcherez  pas  les 
chagrins  de  vous  y  iuivre.  Souvent  nos  pré- 
cautions même  nous  expoicnt  davantage  , 
&  les  pas  que  nous  faifons  pour  éviter  la 
mort  j  nous  la  font  rencontrer.  Le  bonheur 
même  ne  donne  jamais  ce  qu  en  promet  le 
nom  :  nous  nous  étonnons  tous  les  jours  de 
trouver  tant  de  ditlérence  entre  ce  bonheur 
que  nous  cherchons  y  &z  l'objet  que  nous 
avions  confondu  avec  lui.  Nos  deiirs  font 
accomplis ,  &  nous  ne  f^Dmmes  point  fatis- 
faits.  La  vie  la  plus  fortunée  a  fes  peines. 
Le  cours  le  plus  doux  de  la  nature  nous 
fatigue.  Nos  meilleurs  amis  nous  offenfent 
(lins  le  vouloir  :  ils  font  innccens  ,  de  notre 
repos  eft  cependant  troublé.  Sans  accidcns , 
que  de  calamités  !  Que  d'hoftiîités  ,  fans 
ennemis  (è)  l  Ah  !  nos  maux  font  innom- 
brables ,  ôc  je  n'ai  pas  allez  de  foupirspour 
en  donner  un  à  chaque  cfpece  de  mifere. 
Que  la  partie  de  ce  globe  occupée  par 
l'homme  eft  petite  /  Le  refte  n'eft  qu'une 
étendue  ftérile  ôc  défolée  -,  des  rochers  , 
àes  déferts ,  des  mers  glacées  ,  ou  des  fa- 

B  iv 


51  Le   Notd  di    Young.   I.   No  T  te. 

covaccioH  di  moilri ,  ferpenti  ,  veleni  ,  e  moite. 
Ecco  r  orrido  ritratto  del  noftro  globo ,  clie  è 
tjuelîo  puranclie  dclla  noilra  vita.  O  quanto  è 
mifera  quclla  fovranità ,  oiîde  1'  nom  va  sî  al- 
tère !  Quanto  limitati ,  e  fcarfî  fono  i  fuoi  pia- 
ceri  !  Quanto  fon  vafl;i  i  Tuoi  mali  !  I  ncri  afFanni 
r  a/Tcdiano  ,  i  dolori  lo  lacerano  a  brano  a  bra- 
no  ,  le  pafiîoni  lo  l'cuotono ,  e  lo  tonnentano ,  i 
£agelli  lo  divorano ,  1'  abillb  délia  morte  s' âpre 
ad  ogn'  iftante  fotto  i  fuoi  paflî,  e  minaccia 
d'ingojarlo.  O  Luna ,  1'  infclice  noftro  globo 
è  aflai  piii  incoRante  del  tuo.  lo  ti  veggo  pallida , 
e  mefta  ;  farefti  tu  mai  uii  teftimonio  compaf- 
fionevole  délie  calamità  deli'  umana  gencrazione  ? 


Ma  ,  c  che  faceva  io  mai  nel  compiagnere  me 
folo  ?  Il  dcbole  faiiciuUino  ,  e  il  mifcro  veccliia- 
rello  ,  altra  fpeme  non  hanno ,  clie  nell'  altrui  com- 
pafTione  ;  e  cou  ciô  la  natura  pretefe  infegnarci 
ad  clTcr  pictofi.  Un  cuor  che  non  fofFre  fenon  per 
quel  mali  che  il  toccano,  è  mcritevole  delle  pêne 
ond'  è  crucciato.  Quella  generofa  fenfibilità ,  che 
nei  fuoi  pianrl  fî  ftende  fu  1'  uman  génère ,  fi  no- 
bilita  ,  e  (î  trasforma  in  virtù.  Nel  compiagnere 
altrui  ,  ci  confoliamo  noi  ftelTi  ;  nell'  entrare  in 
parte  dell'  altrui  difgrazie  ,  noi  proviamo  mcn  dura 
la  violenza  délie  noflre.   Gradice  dunque ,  o  miei 


Lis  Nuits  cPToung.  I.  Nuit.  35- 
blés  brûlans ,  fauvages  repaires  des  monl- 
tres  ,  des  ferpens  ,  des  poilons  &z  de  la 
rnorc.  Cet  affreux  tableau  de  notre  globe 
eft  celui  de  notre  vie.  Qu  elle  cft  miléra- 
ble  cette  Royauté  dont  Thomme  eft  fî  fier  ! 
Que  Tes  plaihrs  font  rciTerrés  /  Que  fes 
maux  font  vaftes  I  Les  noirs  chagrins  l'af- 
flegent  ,  les  douleurs  le  déchirent ,  les  paf- 
fions  l'agitent  ôz  le  tourmentent ,  les  fléaux 
le  dévorent ,  le  gouffre  de  la  mort  s'ouvre 
à  tout  m.oment  fous  fes  pas  &  menace  de 
l'engloutir.  O  lune  ,  notre  malheureux  glo- 
be eft  encore  plus  changeant  que  le  tien. 
Je  te  vois  pâle  3c  trifte  :  {ercis-tu  un  té- 
moin fenfible  des  malheurs  de  l'efpeçe  hu- 
maine ? 

Que  faisois-je  en  ne  pleurant  que  fur 
moi  ?  Le  foible  enfant  de  le  malheureux 
vieillard  n'ont  d'efpoir  que  dans  la  piété 
d'autrui.  La  nature  a  voulu  par-là  nous 
apprendre  à  être  compatiffans.  Un  coeur 
qui  ne  fouffre  que  de  fes  maux  ,  mérite' 
les  peines  qu'il  endure.  Une  fenfibilité  gé- 
néreufe  qui  intéreftè  le  genre  humain  dans 
{es  pleurs ,  s'ennoblit  ôc  Ce  transforme  en 
vertu.  En  plaignant  les  autres,,, nous  nous, 
confolpns  nous-mêmes  :  en  partageant  leurs 
malheurs  >  nous  fcntons  moins  .Uvialeiice. 

B  V 


34         -^^  Notti  di    Young.  I.   N  o  t  t  e. 

fimili ,    quefta  parce    che  io  vi  debbo  nelle  mie 

lacrrime. 


Oh  come  1'  uomo ,  il  cui  fguardo  Ta  penetrarc 
neir  avvenire  ,  anche  per  il  brève  intervallo  d'  un 
ora  ,  fa  mirare  con  occhio  di  compa/Ilone  infieme  , 
e  di  difprezzo  1'  umana  fclicità  !  La  fortuna ,  o 
Lorenzo  t'arride.  Ai  lufinghieri  fuoi  canti  tu  t'ab- 
bandooi  j  txema  nel  ricevere  i  fuoi  doui  :  effa 
vende  la  félicita.  Non  afpettare  la  procella  per 
entrare  in  apprenfione ,  la  calma  è  più  minace- 
vole  aflai  che  la  tempefta.  I  favori  del  Cielo  fon 
prove  ,  e  non  ricompenfe.  Godi  del  prefente ,  ma 
di&dando  dell'  avvenire. 

Kon  ti  cada  pero  ncU'animo  ,  che  io  prender 
vcglia  il  barbaro  dlletto  d' imorbidar  la  tua  pace  : 
io  vorrei  anzi  afficurarla  ;  ma  la  tua  gioja  non  rai 
fa  prendere  abbaglio.  Il  tuo  orgoglio  ,  il  so ,  s'a- 
dopera  per  cavarmi  di  bocca  la  confeflîone  délia 
tua  félicita.  Pcrdona  ail'  ingenuita  d'  un  amico 
che  non  fa  mentire  per  adularti.  I  tuoi  piaceri 
fono  il  falario  dcUs  tue  pêne.  Abbaridonato  in- 
balia  di  gradevole  illufione  ,  tu  fogni  fclicità  fu' 
gli  orli  d'  un  precipizio.  Ignori  tu  forfe  che  il 
fbrtunato  mortale  contratta  un  debito  con  1'  in- 
fortunio  ?  L'  awerfità  a  guifa  di  rigido  crcditore 
s*  appaïecchia  a  chiedcrti  gli  accumulati  intereflî 
àt  fuoi  indugj  :  efla  forma  dclla  profperità  pai^ 
fau  ua  lacérante  flagello ,  che  rende  il  fentimcnto 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  35 
des  nôtres.  R.ecevez  donc  ,  ô  mes  fembla- 
bles  ,  la  part  que  je  vous  dois  dans  mes 
larmes. 

Que  la  félicité  humaine  eft  un  objet 
de  pitié  pour  lliomme  dont  l'œil  peut  per- 
cer dans  l'avenir ,  feulement  de  1  intervalle 
d'une  heure  !  La  fortune  te  fourit ,  Lorenzo. 
Tu  te  lailfes  endormir  à  fes  chants  flatteurs. 
Tremble  en  recevant  fes  dons  j  elle  vend 
le  bonheur.  N'attends  pas  l'orage  pour  t'a- 
larmer.  Le  calme  eft  plus  menaçant  que  la 
tempête.  Les  faveurs  du  Ciel  font  des  épreu- 
ves 5  &c  non  des  récompenfes.  Jouis  du  pré- 
fent ,  mais  eji  te  défiant  de  l'avenir. 

Ne  crois  point  que  je  me  fa(Te  un  plai- 
fir  barbare  de  troubler  ta  paix  :  je  voudrois 
l'alLurer  ;  mais  ta  joie  ne  m'enimpofe  point. 
Ton  orgueil ,  je  le  fais  ,  fcllicite  de  moi  l'a- 
veu de  ton  bonheur.  Pardonne  à  un  ami 
qui  ne  fait  point  mentir  pour  te  flatter.  Tes 
plaidrs  font  le  gage  de  tes  peines.  Bercé  dans 
un  fonge  agréable ,  tu  rêves  au  bonheur  fur 
les  bords  d'un  précipice.  Sais-tu  que  le  mor- 
tel heureux  contracte  une  dette  avec  le  mal- 
heur î  L'adverfité,  comme  un  créancier  féve- 
re  ,  s'apprête  à  te  demander  les  intérêts  accu- 
mulés de  fes  délais  :  elle  fait  de  la  profpéri- 
té  pailée  un  fouet  déchirant  qui  rend  le  (çn- 

B  vj 


j  5  Le   Notti  dl    Young.   I.  N  O  T  T  f. 

della  miferia  piii  pungente,  e  più  amoro.  I  noltii 
vani  dilctti ,  a  guita  de'  falfi  amici ,  la  ciii  tene- 
rezza  lî  è  convcrtita  in  rancore ,  fi  ribellano  con- 
tro   noi  ftcïïl  ,  e  fquarciano  quel  i'eno  che  gîà  ac- 
carezzarono ,    efTi    avvclenano    la   pace    de'  noftri 
giorni.   Bada  duiique  di  non  abbaiidonarti  agli  ec- 
celTi  della  gioja.  Tu ,  la  giillerai  meglio  nel  mo- 
derarla.  I  trafponi  troppo  vivi  foiFocaiio  la  féli- 
cita nelle  noflre  mani ,   ed  un  godimento  portato 
tropp'  olcre ,   ci    lafcia    più    miferi   di  quello    che 
il   foilîmo    nella    piivazione  medefima.   Lorenzo , 
paventa  ciô  che  gli  uoinini  chiamano  félicita  (c). 


La  mia  è  morta  teco ,   o  mio  caro  Filandro , 
V  iiltimo  tuo  fofpiro  disfece    1'  incanto  :    la  terra 
non  più  ammaliata  ha   fmarrito  il   fuo   luliro.   E 
dove  Ton'  ora  quelle  brillanti  fantafime,  quel  pre- 
zioli  adobbi  con  cui  abbellivala  la  tua  prefenza  ? 
.  Altiro    più   non    ravvifo ,  che  un    fofco ,  e    nudo 
•  dcferto  ,    una    terra    fpogliata    d'  ogni    belkzza , 
ed  inondata  di  lagrime ,  ov'  io  fono  ftato  lafcia- 
to  nella  mia    vecchiezza  ,  abbandonato  come   un 
ente    di  rilîuto.    Il    grand'  Incantatore    è    morto  I 
E  quel  paefe  d'  illulione    è  fvanito.    Quai  iftan- 
taneo  cambiamento  \  Oh  come  1'  univerfo  mi  par 
différente  da  quello  ch'  cgli   era  a'  giorni  andati  i 
Caro  Filandro ,   tu  non  fei  più  che    un  pugno  di 
vana   inutil    cenere  ,  gettata  ,  e  perfa  nella  notte 
dél   (èpolcro  '•  Tu  en  preflb  ad  otrener  l'obbietto 
délie  tue  più  care  fperanze.  Oh  quanta  fatica,  e 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  57 
timcnt  de  T infortune  plus  poignant  Se  plus 
cruel.  Nos  vains  plaiiirs  ,  comme  de  faux 
amis  dont  la  tenduelïe  s'eft  changée  en  haine, 
fe  révoltent  contre  nous  ^  &  déchirant  le 
fein  qu'ils  ont  careiré ,  ils  empoifonnent  la 
paix  de  nos  jours.  Ne  te  livres  donc  point 
aux  excès  de  la  joie.  En  la  modérant ,  tu  la 
goûteras  mieux.  Les  tranfports  trop  vifs 
étouffent  le  bonheur  dans  nos  mains ,  & 
une  jouiffance  trop  exaltée  nous  lailFe  plus 
malheureux  que  ne  l'étions  par  la  privation 
même.  Lorenzo  ,  crains  ce  que  les  hommes 
appellent  bonheur  (c). 

Le  mien  eft  mort  avec  toi ,  mon  cher  Phi- 
landre.  Ton  dernier  foupir  a  rompu  le  char- 
me :  la  terre  défenchantée  a  perdu  Ton  éclat. 
Où  font  ces  fantômes  brillans ,  cette  riche 
parure  dont  rembelhlfoit  ta  préfence  ?  Je  ne 
vois  plus  qu'un  défert  lombre  &  nu  ,  une 
terre  dépouillée  ,  inondée  de  pleurs ,  où  je 
fuis  laide  ,  dans  ma  vieilleire  ,  abandonné 
comme  un  être  de  rebut.  Le  grand  enchan- 
teur eft  mort  !  ôc  ce  pays  d'illufion  s'efl: 
effacé.  Quel  changement  fubit  f  Que  l'Uni- 
vers me  paroît  différent  de  ce  qu'il  étoit 
hier  1  Cher  Pliilandre  l  tu  n'es  donc  plus 
qu'une  cendre  inutile  &  vaine ,  jetée  &  per- 
due dans  la  nuit  du  tombeau  /  Tu  touchois 


5  8  Le   Nota  di    Young.  I.   N  O  T  t  ï. 

quanti  sfbrzi  egli  t'  aveva  coflato  !  Quai  nobile 
ardore  t'  infîammava  il  petto  per  la  virtù  !  Corne 
la  tua  giovitiezza  s' avanzava  verfo  di  quclla  a 
pafTi  di  gigante  !  Eppure  in  quel  mentre  in  cui  la 
tua  gloria  abbaglio  i  noftri  occhi  ,  la  pcrfîda 
morte ,  cclata  nel  tuo  feno  ,  e  ridente  de'  tuoi 
progetti ,  lavorava  nell'  ombra ,  e  minava  taci- 
tamente  la  tua  vita. 

L*  antivedimento  dell'  uomo  non  oltreppafTa 
giammai  la  conghiettura  :  1'  efito  è  quello  che 
gli  dà  nome  di  faviezza ,  o  di  pazzia.  Speflb  in- 
terviene  che  1'  idea  piii  ridente ,  e  più  lieta ,  fi- 
nifca  col  diventare  un  penfier  dolorofo.  Oh  quanto 
è  mai  dcbole ,  e  limitata  la  noftra  vifta  !  Eïïa  non 
puo  mai  ftenderfi  al  di  là  del  momento ,  che  fcorre  : 
r  iftante  che  gli  fuccede ,  fi  trova  velaro  da  den- 
iîfîima  nube.  Noi  vogliam  penetrarla  ,  ma  in  vano. 
11  tempo  non  ci  fi  diftribuifce  che  a  piccole  par- 
ticelle  :  ogni  momento  giura  al  deflino  di  ollèr- 
vare  ,  circa  la  noftra  forte  ,  un  profond©  ,  invio- 
labil  fiknzio  ,  fino  a  che  egli  venga  torfi  la  briga 
di  dirigere  il  corfo  délia  noftra  vita.  E  mentre 
che  r  avvenire  mutolo  tace ,  circa  il  noftro  def- 
tino ,  ogni  momento  che  pafia ,  puo  cominciare 
V  eternità. 

Per  le  Leggi  délia  natura  fta  fcritto  ,  che  tutto 
ciô  che  noi  pofiîam  eficre  un  giorno ,  noi 
poflîam  diventarlo  in  quefto  punto.  A  nefiiina 
délie  noftre  ore  fono  date  prérogative  fuperiori 
a    quelle    deli'  altre.    Quai    dunque    puo   folle- 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  59 
à  l'objet  de  tes  plus  chcres  efpérances.  Qu'il 
t'avoit  coûté  de  travaux  &  d'etforts  1  Quelle 
noble  ardeur  t'enHammoit  pour  la  vertu  \ 
Comme  ta  jeuneife  marchoit  à  grands  pas 
vers  elle  !  Mais  tandis  que  ta  gloire  éblouit 
nos  yeux ,  la  mort  perfide ,  cachée  dans  ton 
feiii  ik.  riant  de  tes  projets ,  travailloit  dans 
l'ombre  d<:  minoit  fourdement  ta  vie. 

La  prévovance  de  l'homme  ne  peut  ja- 
mais palier  la  conjedure.  C'eft  l'événement 
qui  la  nomme  fagelîe  ou  folie.  Souvent  l'i- 
dée la  plus  riante  finit  par  devenir  une  penfee 
douloureufe.  Que  notre  vue  eft  foible  6c 
bornée  /  Elle  ne  peut  porter  au-delà  du  mo 
ment  préi'ent.  L'inftant  qui  fuit  eft  derrière 
un  nuage  épais  :  nous  voulons  le  pénétrer , 
mais  en  vain.  Le  temps  ne  nous  eft  diftribué 
que  par  parcelles  :  chaque  moment  jure  au 
deftin  de  garder  fur  notre  fort  un  profond 
filence  ,  jufqu'à  ce  qu'il  vienne  fe  mcler  au 
cours  de  notre  vie.  Et  tandis  que  l'avenir  fe 
tait  fur  notre  deftinéc  ,  chaque  moment  qui 
palîè ,  peut  commencer  l'éternité. 

Par  les  loix  de  la  nature ,  tout  ce  que 
nous  pouvons  jamais  être ,  nous  pouvons 
le  devenir  à  l'heure  même.  Aucune  de  nos' 
heures  n'a  de  prérogatives  fur  les  autres.' 
Quelle   préfomption    plus    téméraiie  peut 


40  Le   Notti   di    Young.   I.  N  o  T  T  e, 

variî  ncl  cuor  dcU'  uomo ,  prefunzione  più  te- 
meraria  di  quella  ,  di  far  capitale  dcll'  indi- 
mani.  Dov'  è  egli  quefb'  indimani  î  Oh  quanti 
uomini  anderan  ccrcarlo  in  un  altro  mondo  \  Quag- 
giii  egli  non  è  acceitato  per  vcruna  crcatura,  ed 
è  fovra  un  forfc  ,  fcreditato  già  per  le  fue  con- 
tinue menzogne  ,  che  noi  fabbrichiamo  fperanze 
fenza  numéro  ,  corne  fu  la  bafe  più  falda ,  e  più 
ftabilc  î  Noi  difponiamo  la  trama  di  progctti 
intcrm  inabiii  ,  quafî  che  abbiamo  il  fufo  nelle 
noltre  mani ,  e  che  fia  in  peter  noflro  lo  allun- 
gar  incelTantemente  il  filo  dcUa  noflira  vita  :  tutti 
pieni ,  e  gonfi  di  progetti  ,  e  di  fperanze  pel 
di  che  fegue  ,  noi  efaliam  oggi  lo  fpirito.  .  .  (  d). 
Filandro  non  era  ancor  giunto  ail'  ctà  di  penfare 
a  dar  ordine  ,  che   gli  foffe  fatta  la  bara  î 


Il  più  ftravagante  de'  noRri  errori  ,  fi  è  ,  che 
noi  non  crediamo  mai  di  aver  vivuto  ,  ma  fcm- 
prc  penfiamo  d'  effere  fui  punto  di  viverc.  Ogni 
uom  fi  lufinga  di  dover  un  giorno  elfcr  favio. 
L'  uomo  attuale  applaiide  anticipatamente  ail'  uom 
futuro  ,  e  r  amor  proprio  concepifce  un  orgoglia' 
prematuro  délia  faviezza  avvenire.  Oh  come  hdlx 
farà  quella  vita  ch'  dVi  non  viveranno  giammail 
Il  tempo ,  di  cui  fta  in  noura  mano  il  difporne , 
noi  lo  abbandoniamo  alla  pazzia  :  qucUo  che  fi 
trova  ancora  in  balla  délia  forte  ,  noi  lo  defli- 
niamp  alla  faviezza  (e).  Fiiichè  fiam  giovani ,  e  pieni 
4i  vita,  noi   ripofiamo    alteri   fu   la  fidanza  del 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  4.1 
donc  s'élever  dans  le  cœur  de  l'homme ,  que 
celle  de  compter  fur  le  lendemain  î  Où  eft- 
il ,  ce  lendemain  ?  Combien  d'hommes  iront 
le  chercher  dans  un  autre  monde  {  Ici-bas, 
il  n'eft  {ur  pour  perfonne  :  &  c'eft  (ur  un 
Peut-ctre  ,  tant  décrié  par  Tes  menfonges 
continuels ,  que  nous  bâtilTons  des  efpéran- 
ces  lans  fin ,  comme  fur  la  bafe  la  plus  foli- 
de  /  Nous  Gurdiilons  des  plans  éternels  , 
comme  fi  nous  tenions  le  fuieau  dans  nos 
mains  ,  &  que  nous  pullîons  alonger  fans 
celle  le  fil  de  notre  vie  :  tout  gros  de  pro- 
jets &  d'efpoir  pour  le  jour  qui  fuit ,  nous 
expirons  aujourd'hui...  (</}.  Philandren'étoit 
pas  dans  l'âge  de  fonger  à  commander  fon 
cercueil  ! 

De  toutes  nos  erreurs  ,  la  plus  étran- 
ge eft  que  nous  ne  croyons  jamais  avoir  vé- 
cu ,  mais  toujours  ctre  fur  le  point  de  vivre* 
Tous  fe  promettent  d'être  fages  un  jour. 
L'homme  aduel  applaudit  d'avance  à  l'hom- 
me futur  ,  &  l'amour-propre  conçoit  un 
orgueil  prématuré  de  cette  fageife  à  venir. 
Qu'elle  fera  belle  cette  vie  qu'ils  ne  vivront 
jamais  !  Le  temps  dont  nous  pouvons  dilpo- 
fer ,  nous  l'abandonnons  à  la  folie  :  celui  qui 
efl:  encore  dans  les  mains  du  deftin ,  nous 
l'allignons  à  la  fageife  {c).  Tant   que  nous 


41  Le   Notti  di    Young.   I.   N  o  t  t  e. 

prcfente  ,  e  fenza  darlî  vcrun  penficro  dcll'  avve- 
nire ,  e  noi  ci  crcdiani  pià  Tavj  che  i  noftii  mag- 
giori.  Air  età  di  trent'  anni  coinincia  I'  uomo  a 
fofpettare  di  operar  da  infenfaro.  A  quaraiit'  anni 
ne  va  convinto  ,  e  riforma  il  fao  piano.  Perve- 
nuto  ai  cinquanta  cgli  rimprovcra  a  fe  ftellb  le 
vergognofe  fiie  dilazioni ,  e  'iTuo  progctto  d'ef- 
fer  favio  una  volta  diventa  finalmente  uoa  rifolu- 
zione  incagliata  :  la  rinnuova  un'  akra  voira.  .  . 
Dimani  è  il  giorno  defrinaro  psr  1'  efecuzione.  . , 
Egli  fi  muor  fempre  l' iftefTo.  Cosi  la  dilazione 
c'  invola  il  tempo  d'  un  anno  ail'  akro  ,  fîno  a 
che  eflî  fien  giunti  al  loro  termine  ,  e  non  ci  ri- 
ferbiamo  che  un  brève  iflante  per  gli  affari  pic- 
murofiffimi   dcll'  cternità. 


Gli  uomini  vivono  corne  fe  non  aveffero  mai 
da  morire.  A  vcdergli  operare ,  fi  dircbbe  ch' 
eflî  non  ne  vanno  pienamcnre  perfuafi.  E'  vero 
che  n'  entrano  in  apprenfîone  ,  allora  quando 
la  morte  fi  fa  a  ferire ,  con  qualche  colpo  inaf- 
pettato  ,  un  qualche  loro  vicino.  I  cuori  allora  op- 
prefll  Ton  dal  terrore.  Ma  febbene  i  noftri  amici 
{parifcano ,  e  che  noi  fteiTi  ci  troviam  feriti  dal 
colpo  fteifo  che  gli  uccide ,  la  piaga  ciô  non  per- 
tanro  non  tarda  a  rammarginarfi  :  piii  non  ci  ri- 
membra  che  il  fulmine  è  caduto  ,  tofto  che  fono 
fpenti  i  fuoi  fuochi.  La  traccia  dcl  volo  dcll'  uc- 
cello  per  1'  aria ,  e  il  folco  del  vaf:eIIo  full'  onde 
fvanifcoao  msn  prcHo ,  che  il  penuer  della  morte 


Les  Nuits  d'Young.  î.  Nuit.  45 
fbrames  jeunes  &c  pleins  de  vie  ,  nous  nous 
repofons  fièrement  fur  le  préfent  fans  aucune 
inquiétude  de  l'avenir,  &C  nous  nous  croyons 
plus  lages  que  nos  pères.  A  trente  ans  l'hom- 
me  foupçonne  qu'il  pourroit  bien  agir  en 
infenfé.  Il  en  eH  convaincu  à  quarante  ,  6c 
réforme  Ton  plan.  A  cinquante,  il  fe  repro- 
che fes  délais  honteux  ,  &  ion  projet  d'être 
fage  devient  enfin  une  réfolution  arrêtée  : 
il  la  renouvelle  encore...  C'eft  demain  qu'il 
l'exécute. . .  Il  meurt  toujours  le  même.  Aind 
le  délai  nous  vole  le  temps ,  année  par  année, 
jufqu'à  ce  qu'elles  foient  épuifées  ,  &  nous 
ne  nous  laillons  qu'un  moment  pour  les 
grands  intérêts  de  l'éternité. 

Les  hommes  vivent  comme  s'ils  ne  dé- 
voient jamais  mourir  :  à  les  voir  agir  ,  on 
diroit  qu'ils  n'en  font  pas  bien  perfuadés. 
Ils  s'alarment  pourtant ,  lorfque  la  mort 
frappe  près  d'eux  quelque  coup  inattendu. 
Les  cœurs  font  dans  l'efïroi.  Mais  quoique 
nos  amis  difparoiiTent ,  de  que  nous  foyons 
blelTés  nous-mêmes  du  coup  qui  les  tue  ,  la 
plaie  ne  tarde  pas  à  fe  cicatrifer.  Nous  ou- 
blions que  la  foudre  eft  tombée ,  dès  que  fes 
feux  font  éteints.  La  trace  du  vol  de  l'oi- 
feau  ne  s'efface  pas  plus  vite  dans  les  airs , 
ni  le  fillon  du  vailleau  fur  les  ondes  ,    que 


44  Le  Notti  di  Young.  I.  N  O  T  T  i. 
nel  cuor  dell'  uomo.  Noi  il  fcppelliamo  in  qucH' 
avello  nicdefimo  ,  in  cui  chiudiamo  coloio  che 
ci  fur  cari.  Egli  vi  li  perde  colle  lagrime ,  onde 
bagnammo  le  loro  ceneri.  Che  ?  Potrei  io  dimen- 
ticare  Filandro  ■  Nô  no  g;iammai  '  .  .  .  Oh  come 
s'  intumidifce  il  mio  cuore  !  .  .  .  Com'  egli  è  op- 
prefFo  !  .  .  .  No  ,  quand"  anche  lafciafîi  libero  il 
corfo  al  mio  dolore  ,  1'  intiera  nette  ,  la  nette 
piii  lunga  ,  non  bafterebbe  a  confumarlo  ;  e  ia 
fnella  allodoletta  verrebbe  ancora  a  intorbidar  co* 
fuoi  canti  ,  le  mefte  mie  querele.  .  .  Io  già  la 
fento  !  L'  acura  fua  voce  fi  è  quelîa  che  rifuona 
per  r  aria.  Oh  com'  efla  è  vigilante  a  deflar  1'  au- 
lora! 


Tenera  Filomcla  dolente  ,  io  pure  ,  come  tu  fai , 
TO  cercando  la  notte.  Come  tu ,  traiîtto  il  cuore 
da  un  dardo  che  il  lacera,  tente  dar  tregua  ai 
miei  dolori  ce'  miei  melancolici  canti  :  noi  indi- 
rizziamo  uniti  verfo  del  Ciele  i  noftri  accenti. 
Noi  non  abbiam  che  le  ftelle  per  teftimonj.  EfTe 
fembran  fermarfî  per  afcoltarti  :  la  natura  intiera 
c  infenfibile  alla  mia  voce.  V  ebbe  pero  de'  can- 
tori  fublimi  ,  la  cui  voce  più  maravigliofa  aflai 
the  la  tua  ,  incarna  ancor  tutt'  i  fecoli.  In  queft' 
ore  di  fîlcnzio ,  ravvoko  ncl  nero  ammanto  délia 
notte  ,  io  cerco  di  riempirmi  del  loro  entufiaimo 
per  fare  illafione  ai  miei  mali  ,  e  follevar  1'  ani- 
nia   "lia  di  fotio  al  pefo    onde   va  opprefla»    Io 


Les  Nuits  d'Tûung.  I.  Nuit.  4j 
la  penfce  de  la  mort  dans  le  cœur  de  l'hom- 
me. Nous  renfeveliirons  dans  le  tombeau 
même  où  nous  enfermons  ceux  qui  nous 
étoient  chers  :  elle  s'y  perd  avec  les  larmes 
dont  nous  avons  arrofc  leurs  cendres.  Quoi  ! 
j'oublierois  Philandre  !  Non,  jamais!... 
Comme  mon  cœur  le  gonfle  / . . .  Qu'il  effc 
plein  / . . .  Non  ,  quand  je  lailferois  un  libre 
cours  à  ma  douleur  ,  la  nuit  toute  entière  , 
la  plus  longue  nuit  ne  l'épuiferoit  pas  \  ôc 
l'alouette  Icgere  viendroit  encore  troubler 
de  Tes  chants  mes  trilles  plaintes...  Je  l'en- 
tends déjà  !  C'ell  fa  voix  perçante  qui  vient 
d'éclater  dans  les  airs.  Qu'elle  eft  matinale  à 
éveiller  l'aurore  / 

Tendre  Philomele  ,  comme  toi ,  je  cher- 
che la  nuit.  Comme  toi  ,  le  cœur  blellé  d'un 
trait  qui  le  déchire ,  j'eifaie  d'affoupir  mes 
douleurs  par  mes  chants  mélancoliques  : 
nous  envoyons  enfemble  nos  accens  vers 
les  Cieux.  Nous  n'avons  que  les  étoiles  pour 
témoins.  Elles  paroiifent  s'arrêter  pour  t'en- 
tendre  :  la  nature  entière  eft  infenfible  à  ma 
voix.  Mais  il  fut  des  chantres  fublimes  dont 
la,  voix  plus  raviflante  que  la  tienne  charme 
tous  les  iîecles.  Dans  ces  heures  de  lilence , 
enveloppé  du  noir  manteau  de  la  nuit  ,  je 
cherche  à  me  remplir  de  leur  enthouTiafme, 


4^  Le  Notti  dl  Young.  I.  Notte, 
m'  .iccendo  dcl  loro  eftio ,  ma  innalzarmi  non 
poflo  air  elevatezza  del  loro  ingegno.  Divino  Ome- 
ro ,  fublime  Mihon ,  piivi  emrarabi  dclla  luce  , 
voi  cantavate  in  tencbre  invclomarie  :  io  mi  c  im- 
merge a  mia  fcclta ,  e  le  preferifco  alla  chiarezza 
dei  giorno.  Dch  perche  non  Ton  io  animato  da 
cjue"  fuochi  niedclîmi  che  v'infiammavano  !  Perché 
non  ho  io  la  voce  del  cantore  dclla  mia  Patria, 
che  ha  fatto  rivivere  fotto  i  noftri  occhi  il 
Cantor  dclla  Grecia  !  Pope  ca:itô  1"  uomo  :  io 
caato  r  uomo  immorcale.  Sovenre  io  mi  slancio 
al  di  là  dei  coalîni  dclla  vira  :  poichè ,  cos'  altro 
piii  puô  ora  piacermi  ,  fenon  l' immortalità  !  Io 
fono  infclice  quaggiù.  Oh  fe  Pope ,  in  vece  di 
fermarfi  nel  cerchio  riftretto  del  tempo  ,  avefle 
profeguito  la  traccia  dell"  ardito  fuo  volo ,  effa 
condotto  r  avrebbe  aile  luminofe  porte  dell'  eter- 
nicà.  Egli  si  follenuto  farebbe'î  ,  fu  1'  ali  fue  di 
fuoco,  nell'altezze  onde  piomba  la  mia  dcbolezza. 
Egli  avrebbe  cantato  1'  immortalità  dell'  uomo  ; 
egli  farebbe  ftato  il  mio  confoiatore ,  c  quelio 
àdV  unun  génère. 


(a)  Pretendere  alla   félicita   fu  la    terra  ,  gli  è  refîftere 
a' décret!  di  Dio  ,   gli  è  iilurpar  i   diritti  del  Cielo. 
{b)  Su  la  tetra  mai  non  n^aucan  ncmici  ali'  uom  fiù 


VÏKUofo. 


Les  Nuits  d'Young.  I.  Nuit.  47 
pour  tromper  mes  maux ,  oc:  Iculever  mon 
ame  Tous  le  poids  qui  ropprefle.  Je  me  pé- 
nètre de  leurs  tranrports  ,  mais  )e  ne  peux 
m'élever  à  leur  génie.  Divin  Homère  ,  fu- 
blime  Milton  ,  privés  tous  deux  de  la  lumiè- 
re ,  vous  chantiez  dans  des  ténèbres  invo- 
lontaires :  moi  _,  je  m'y  enfonce  par  choix  & 
je  les  préfère  à  la  clarté  du  jour.  Oh.'  que 
ne  luis- je  animé  des  mcmes  feux  qui  vous 
embraf oient .'  Que  n'ai-je  la  voix  du  chan- 
tre de  ma  patrie  qui  a  fait  revivre  ious  nos 
yeux  le  chantre  de  la  Grèce/  Pope  a  chan- 
té l'homme  :  je  chante  l'homme  immortel. 
Souvent  je  m'élance  au-delà  des  barrières  de 
la  vie  :  car  qui  peut  me  plaire  maintenant 
que  l'immortalité  ?  Je  luis  malheureux  ici. 
Ah  /  il  Pope  au  lieu  de  s'arrêter  dans  le 
cercle  étroit  du  temps,  avoit  pourfuivi  la  tra- 
ce de  ion  vol  hardi ,  elle  l'eut  conduit  aux 
portes  brillantes  de  l'éternité.  C'ef!:  lui ,  qui 
le  (eroit  foutcnu  iur  Tes  a'iles  de  feu  dans  les 
hauteurs  d'où  tombe  ma  foiblelîe.  Il  eût 
chanté  l'immortalité  de  l'homme  /  Il  eût  été 
le  confolateur  du  genre  humain  &  le  mien  f 


(a)  Prétendre  au  bonheur  ici-bas  ,  c'sft  rcdftcr  aux  dé- 
crets de  Dieu  ,  c'elt  entreprendre  iur  ks  droits  du  Ciel. 

(b)  Sur  la  terre  l'homme  le  plus  vertueux  ne  manciue 
jamais  d'canemis. 


4« 

(c)  Cbhinque  fiibbiica  la  Tua  félicita  fovra  una  bafc 
chc  non  è  inimoitale  ,   la  condanna  a  petire. 

(d)  La  maggiore  délie  difgiazie  dell' iiomo  è  una  morte 
îenta  infienie  ,  ed  improvvil'a.  Oh  qaanto  è  terribile  il 
trovarfi  foprafatci  da  quella ,  dopo  aver  avuto  tanto  tem- 
po per  antivedeila  !  Sii  favio  oggidl  :  il  diiïerire  è  paz- 
zia.  Il  à.1  prefente  (î  feulera  fempre  fui  di  che  fegue , 
infino  a  tanto  che  più  non  rimanga  alciin  giorno  in  cui 
eJrer  favio. 

(e)  Un  pazzo  difprezza  un  altro  pazzo  ,  e  fegue  ad 
efîerlo.  L'  umana  faviezza  rado  è  che  faccia  altramente. 


SECONDA 


49 

(c)  Quiconque  bâtit  fon  bonheur  Tut  une  bafe  qui 
n'eft   pas  immoitelle  ,  le  condamne  à  périr, 

(d)  Le  plus  grand  des  malheurs  de  l'homme  elt  une 
mort  à  la  fois  lente  &C  fubite.  Qu'il  eli:  terrible  d'être  en- 
core Aupvis  après  tant  de  temps  pour  prévoir  1  Sois  fage 
dès  aujourd'hui.  C'eft  folie  de  di;férer.  Le  jour  préfent 
s'excur:.-ra  toujours  fur  le  jour  qui  fuit  ,  jufqu'à  ce  qu'il 
ne   rel>e  plus  de  jours  pour  être   fage. 

(c)  Un  fou  méprife  un  autre  fou  Ec  continue  de  l'èrrc. 
Xa  fagcfle  humaine  en  fait  raremenc  davantage. 


+11  ^  IZ* 


•^^s?*-"-^ 


Tome  1, 


s^ 


SECONDA      NOTTE. 
Al  Conte  di  WiLMINGTON. 


r  A  M  I  C  I  Z  I  A. 

JLj'acut  A  voce  del  vigilante  gallo,  fî  è  qiicHa 
ch'  io  vengo  d'  udire  :  egli  è  una  fentinella  che 
Dio  ha  coilocato  prefTo  dell'  uomo  per  deftarlo 
nella  notre ,  e  richiamare  i  fuoi  penfieri  veiTo  il 
fiio  Autore.  U  occliio  dell'  Eterno  è  aperto  fopra 
deir  uîiiverfo ,  e  fopra  di  me.  .  .  Ahi  lalfo  5  Coin' 
ei  mi  vede  iufelice  !  ...  I  miei  occhi  Çi  ricmpiono 
di  la^rime.  .  .  Le  lafcierô  io  cadere  ?  Dov'  è  adun- 
que  il  mio  coraggio  !  E  fcnza  il  coraggio  ov'  è 
1"  uomo  ?  Ignoro  io  forfe  a  quali  condizioni  1'  uom 
riceva  la  vita  ?  Nafcendo  ci  contratca  un  impegno 
di  fofFrire.  Il  mezzo  di  meritar  msno  i  propr^ 
Eiali ,  fi.  è  r  accetcaili ,   e  fopportarli  in  pace. 


Caro  rilandro ,  tu ,  la  cui  anima  virtuofa  era 
un  teforo  di  morale  ,  e  la  cui  bocca  éloquente 
era  1'  organo  délia  faviezza  ,  con  quai  piaccre 
ra?ionavamo  infieme  circa  foggetti  ferj ,  e  ma- 
linconici  '.  Noi  rigettavamo  le  vane  ,  e  fteriîi  idée , 
proprie  fol  di  quell"  opère  alla  moda ,  che  alla 
Icggerezza  fon  confacrate  i  ne  c'  increfceva  io  ab- 


51 


DEUXIEME     NUIT. 
Au  Comte  de  Jf^iLUlNGTON. 


L'  A  M  I   T  I   E. 


X 


E  VIENS  d'entendre  la  voix;  perçante  du 
coq  vigilant  :  c'eft  une  fentinelle  que  Dieu  a 
placée  près  de  riiomme  pour  l'éveiller  dans 
la  nuit ,  ôc  rappeller  Tes  penfées  vers  Ton  au- 
teur. L'œil  de  rEternel  eft  ouvert  fur  l'Uni- 
vers Ôc  lur  moi . . .  Hélas ,  qu'il  me  voit  mal- 
heureux !  Mes  yeux  Ce  chargent  de  pleurs... 
Les  lailïeirai-je  couler  /* ...  Où  eft  donc  mon 
courage  /*  Et  fans  le  courage ,  où  eft  l'hom- 
me .f*  Ne  fais-je  pas-  à  quelles  conditions 
l'homme  reçoit  la  vie  .''  En  nailfant,  il  s'en-* 
gage  à  fouftrir.  Le  moyen  de  mériter  moins 
Tes  mdux  ,  c'eft-  de  les  accepter  ,  de  les  fup-« 
porter  ^n  paix. 

'  ''Cher  Philandre  ,  toi ,  dont  l'ame  ver* 
ifiieufe  étoit  un  tréfor  de  morale  ,  &  dont 
la  bouche  éloquente  étoit  l'organe  de  là  fa- 
gelFe  ,  avec  quel  ,pj4i{ir  nous  nous  entrete- 
nions enfemble  de  fujçts  ttiiles  ôc  férieux  ^^ 
Nous  écartioiis  les  penfées  vaines  ôc  ftérilesjr 

Cij 


5 1  Le  Nom  di  Yoiing.  IL  N  o  t  t  e, 
bandonarle  a  cjuegli  Antpri  ,  che.  fi.  ftudiano  dî 
ricercai'Ic.  Elïï  hanno  trovato  il  fegreto  di  non 
aver  bifogno  délia  ragione ,  corne  quclli ,  che  va- 
ghi  foitanro  di  açcendere  le  vili  paflioni  al  fuoc» 
d'  una  imputa  imaginazione ,  fen  vanno  alreri  , 
perche  lor  riefce  di  popblare  i  tcmpli  di  Citera 
d'  uomini  degcneratij  e  cotrotti.  lilandro  ,  cd  io 
cravaxno  intefi  unicameiite  â  pérfbzionare  la  nof- 
tra  ;  noi  ci  amavamo  pet  diventare  ogni  cti  jiîù 
Virtuofi.  Che  bci  gioriii  d'eftate  non' abbiam  rfqi 
rcfi  più  ferenij.aflîfi  infieme  fui  marginp  d'  un 
rofcello,  e  refpirando  col  fiato  dci  zclîiii  i  4plvi 
fentinienti  dell"  amicizia  !  Quanti  gioini.d"  inverno 
;^bbiam  pure  fcorciaii  ncl  calore  delj.'  innoççut} 
noftrc  contefe  ! 


'  Amicizra  ,  dïHzioro  ffutro  ,  che  il  Ciclo  ha 
permefio  "alla  tena  dï  produrre  ,  per  diictto  ddla 
vitày'ii  nettaTé,^<ihe"  1'  ape  eftrae  dai , profomati 
fioii ,  è  rnéno  dolcç  di  tei:Allpr,  <}uandp,4a;fei;i- 
cità  non  prende  a  sdegno  di  fccOjd'^re ,  /opr^  -la 
çerra ,  e  vifita^rc  i  ,i  mortali  ,  per  quamo.  ccrc^i  , 
ej(^,  non  trpva  fuprcjiè  il  fen  d'un  amiço  ovç 
pofarfit  Effa  fi  comciace  in  mezzpx  à  ^\xç.  ciiori 
uniti ,  appoggiati  1  uno  iuir  alpro  ,  addprmentati 
infieme  in  ûna  vpluïttiofa  pâce/iSîe', 'np  il  tempo 
né  la  ^morte  non  ponno  ap'pa'fïîrti:  Tti'  fôpravVivî 
Bel-  mid  ciîbre  ,  -ail'  amido-  che  piii'  non  ef^il:^^  la 


Les  Nuits  d'Young.  IL  Nuiï.  53 
faîtes  pour  ces  ouvrages  à  la  mode  ,  confa- 
crcs  à  la  frivolité.  Nous  les  abandonnions 
lans  regret  à  ces  auteurs  qui  ie  font  unectu-'- 
de  de  les  chercher.  Fiers  d  allumer  des  paf- 
(îons  viles  au  feu  d  une  imagination  impure , 
Ik  de  peupler  les  temples  de  Cvthere  d'hom- 
mes digénérés  &  corrompus  ,  ils  ont  trouvé 
le  fecret  de  ie  palier  de  railon.  Philandre  & 
moi ,  nous  nous  occupions  du  foin  de  per- 
fedionner  la  notre ,  nous  nous  aimions  pour 
devenir  plus  vertueux.  Que  de  beaux  jours 
d'été  nous  avons  embellis ,  allis  enfcmble  aa 
bord  d'un  ruilFeau  &  refpirant ,  avec  l'ha- 
leine du  zéphir,  le  doux  fentiment  de  l'a- 
mitié !  Que  de  jours  d'hiver  nous  avons  abré- 
gés encore  dans  la  chaleur  de  nos  difputes 
innocentes  ! 

Amitié  ,  fruit  délicieux  _,  que  le  Ciel  a 
permis  à  la  terre  de  produire  ,  pour  faire  lô 
charme  de  la  vie ,  le  ned:ar  que  l'abeille  ex- 
prime des  fleurs  parfumées  ,  eft  moins  doux 
que  toi.  Quand  la  félicité  daigne  defcendre 
fur  la  terre  &  vifîter  les  mortels ,  elle  cher- 
che ,  elle  ne  trouve  que  le  fein  d'un  ami  ou 
elle  puille  {è  repofer.  Elle  fe  plaît  avec  deux 
cœurs  unis  ,  appuyés  l'un  fur  l'autre  ,  en- 
dormis enfemblc  dans  une  paix  voluptueulë. 
Le  temps  ni  la  mort  ne  peuvent  te  flétrir, 

C  iij_ 


j  4        ^^  Notti  di  Young.  II.  N  o  t  t  E. 
gioja   che    tu     infpiri    non    è    pafl'eggiera  ,    tvA 
cterna  :   amicizia  ,  io  non  fo  flancatmi  di  cantax 
te  ne'  naiei  verfi. 


Sai  tu ,  Lorenzo ,  quanti  tefori  diveîfi  fi  pcf- 

feggono  in    un    folo  amico  !  L'  uomo  vi   attigne 

la  faviezza  ,    ed   il   contente  ;   coppia  unita  dalla 

natora  ,   e   che  non  puô    dividerfi   fcnza  diftrug- 

gerla.  Al  corpo   è  necefl'axio   1'  efercizio  per  guf- 

tare   il  ripofo  ;  le  anime  hanno  bifogno  di  con- 

SztCzte.  infiemcj  pcr  meditar  foie   con  fmtto.   Se 

noi  ci  limitiamo  alla  raeditazionc ,  noi  rimarremo 

in  una  fupeiba  indigenza.  Nclla  folitudine  il  pen- 

fîero  rozzo  c  f.lvaggio ,  vagando  ail'   avventxira  ,- 

n    i^anca    ncllo    fcorrere    /'  immenfo    tratto  degli 

fpazj   imaginai-)  ,  e  perifce  in  mezzo   a  quei   de- 

fcrti.   La  convcrlàzione   mette   un   freno   alla  fua 

ardenza  ,    lo    dirige  ,  e   gl'  infegna  a    fcorrere   il 

cerchio  dclla   ragione  j  invigorifce  maggiormentc 

le  iK>llr«  idée ,  ed  âpre  loro  un  vafcilfimo  campo. 

Xa  ftimolante  emuhzicne  accorre   in  ajuto  dello 

fpirito  ,  e  porge  alla  favella  quell'  energia  e  queî 

vezzi  che  rifcaoton  la  liima. 


Lo  fcontro  dclle  opinioni  contrarie  fa  fcintil- 
lare  la  favilia  nafcofta  délia  verità.  Efla  prefen- 
tafi  più  foUecita  ,  elfa  più  luminofa  fi  moftra  a 
due  amici ,  che  uniti  l' implorano.  Se  tu  non  liai 


Les  Nuits  d'Young.  II.  Nuit.       s 5 
Tu  furvis  dans  mon    cœur  à  mon  ami  qui . 
n'eil  plui  :  la  joie  que  tu  fais  naître  n  eft  point 
pallagere  j  elle  eft  éternelle  :  amitié ,  je  ne 
me  laffe  point  de  te  chanter  dans  mes  vers. 

Sais-tu  ,  Lorenzo  ,  combien  de  tréfors 
■divers  on  poifedc  dans  un  {éul  ami  ?  L'hom- 
nie  Y  puifc  la  fageilé  &  le  bonheur,  couple- 
uni  par  la  nature  ,  &  qu'on  ne  peut  féparer 
lans  les  détruire.  Si  le  corps  a  befoin  d'exer- 
cice pour  mieux  goûter  le  repos ,  les  âmes 
ont  befoin  de  converfer  enfemble ,  pour  mé- 
diter feules  avec  fruit.  Si  vous  vous  bornez 
à  la  méditation ,  vous  relierez  dans  une  in- 
digence fuperbe.  Dans  la  folitude  ,  la  pen- 
fée  brute  &  fauvage  erre  à  l'aventure  j  fe  fa- 
tigue à  traverfer  des  espaces  imaginaires ,  Se 
périt  au  milieu  de  ces  déferts.  La  converfa- 
tion  donne  un  frein  à  fa  fougue  ,  la  drelTe  & 
lui  apprend  à  parcourir  le  cercle  de  la  rai- 
fon.  Elle  donne  encore  à  nos  idées  plus  d'é- 
tendue &  de  chaleur.  La  piquante  émulation 
vient  au  fccours  de  i'e/prit  &  prête  au  langa- 
ge cette  énergie  &  ces  grâces  qui  méritent 
l'eftime. 

Le  choc  des  opinions  contraires  fait  jail- 
lir l'étincelle  cachée  de  la  vérité.  Elle  s'offre 
plus  vite ,  elle  fe  montre  plus  brillante  à  deux 
amis   qui  l'implorent  enfemble.  Si  tu  n'as 

C  iv 


je  Le   Noiti  di    Young.  II.    N  o  T  T  ï. 

t|uel  amico  a  cui  tu  poffa  aprir  il  tuo  cuore  g 
Tolitarj  i  ruoi  pcnfieri  fi  rimangono  informi  ,  ed 
aborrifcon  nel  germe.  La  fola  comunicazione  ft. 
è  cjuclla  che  ^li  féconda  ,  e  per  cui  mezzo  fi 
porgono  fcambievolmeme  il  movimenco  ,  e  la 
vira.  Se  awiene  che  il  (îlenzio  fchiavi  e  muti 
gli  ritenga  ,  eflî  non  tardano  a  perire,  c  (a) 
r  obblio  gli  fcancclla   diilj.'  anima. 

Avremmo  noi  foiTc  ricevuto  il  dono  della  pa- 
rola  ,  fe  il  pcnfar  folo  b^iftaflc  ?  Le  noftre  idce 
s'  aflînano  ncl  paiTar  Tulle  labbra.  La  paiola  fi  è 
quella  che  finifce  ,  e  perfeziona  i  penfieri.  EfTa  fi 
c  quclla  che  gli  eftrac  dalla  minicra,  fepara  l'oro 
puro  dalla  loro  Icga  ,  e  gli  pone  in  opéra  ,  cosi 
pcr  r  oinamcnto  ,  che  per  il  proprio  noftro  ufo. 
L'  erpreilîone  fi  è  cjuella  che  imprime  al  penfiero 
il  conio  che  ne  diftinguc  il  valore.  Se  il  di  lui 
jnetalio  c   purgato,   fi   puo  metterlo  in   Cerbo. 

Accade  dcllc  cogniz-ioni  cio  che  avvicne  dei 
benefizj.  Il  dare  è  im  acquiftare ,  infegnando  im- 
pariamo  ;  nello  fpandere  ,  nello  fpacciare  le  pro- 
pric  produzioni  ,  1'  anima  le  coglie  ,  e  fe  n'afli- 
cura  il  pcfTetTo.  Quante  veiità  reflano  fepolte  ,  e 
pcrdute  fotto  1'  ammaflb  d'  un'  erudizione  mal  di- 
gcrita ,  e  che  avrcbbero  potuto  rifplendere  con 
vantaggio  ,  fe  il  fuoco  dcUe  conferenze  ,  aveflc 
confumato  1'  invoko  nocevole ,  che  le  ricuopre. 
U  mare  fa  deporre  aile  fue  onde  la  loro  fchiuma 
per  via  degli  oppofti  lor  movimemi ,  nel  tempo 


Les  Nuits  d'Ycung.  11.  Nuit.  s7 
point  d'ami  à  qui  tu  puilîes  ouvrir  ton  ame  , 
tes  penices  iolitaires  demeurent  informes  & 
avortent  dans  le  germe.  C'eft  en  fe  commu- 
niquant qu^elles  Te  fécondent  mutuellement 
&c  le  prêtent  le  mouvement"  &  la  vie.  Si  le 
filence  les  retient  captives  &  muettes  , 
elles  (a)  pcritrent bientôt  ik.  l'oubli  les  effa^ 
ee  de  l'ame. 

Et  s'il  suFFisoiT  de  penfer  ,  aurions-nouî 
reçu  le  don  de  la  parole.  Nos  idées  s'épu- 
rent en  palFant  fur  nos  lèvres.  C'eft  la  parole 
qui  achevé  &c  eomplette  les  penfées*  C'elt 
elle  qui  les  tire  de  la  mine  ,  fépare  Tor  pur 
de  Ion  alliage  ,  &  les  façonne  foit  pour  Tor-' 
ncment ,  foit  pour  notre  ufage.  L'expreffiori 
frappe  la~  pefifée  d'un  coin  qui  marque,  fa 
valeur.  Si  elle  eft  d'un  bon  titre ,  on  peut  la 
mettre  en  réferve.- 

Il  en  est  des  connoiflances ,  comme  àzi 
bienfaits.  Donner  ,  c'eft  acquérir  :  en  en- 
feignant  ,  nofis  apprenons.  Eri^  répandant, 
en  débitant  fc^' productions  V  Tatné  s'en  fafit 
&  s'en  aflure  la  poiïelîion.  Combien  de  vé- 
rités reftent  enfevelies  &  perdues  fous  l'anjas 
d'une  érudition  mal  digérée ,  &:  qui  auroient 
pu  briller  d'un,  éclat  utile ,  fi  Le  feu  des  en- 
XTeriens  avoir  çonfumé  Tenveloppe  nuifibîe 
qui  les  couvre  /   La.  mer  ,  ^ar<  les  rao.uv^©* 

C  v 


vS         Le  Norù  di    Young.  II.  N  o  t  t  e. 
ftefTo  che  il  lago  immobile  corrompe  le  fue  ac- 


que, 


Stacchiamoci  dunque  di  tempo  in  ter^po  dal 
feno  del  lîoftro  ritiro ,  per  andare  ad  illuminarci 
colla  ragion  d'  un  amico  ;  ma  fopracutto  lafciamo 
fovente  la  folitudine  ,  pcr  portarci  nellc  fuc  brac- 
fia  a  gaftare  la  fclicità.  Oli  quanto  compiango 
r  uomo  mefto  ,  e  malinconico  ,  che  s'  ollina  a 
vivere  intieramente  ifolato  !  E  cofa  è  alrro  la  la- 
viczza  ,  fenon  1'  arte  di  ritrovare  la  félicita  ; 
Quclla  che  non  fa  coglicre  quefto  fcgno ,  è  piii 
pazza  che  la  pazzia  medefîma  ,  poich'  eiîa  non 
ne  ha  ne  V  alletrrla  ,  ne  le  fanciviUaegini.  I.o 
ftolto  ,  SI  ,  lo  ftolto  délia  ragione  è  di  gran  lunga 
più  rtravagante  che  lo  ftolto  délia  nattua,  corne 
^egli  che  è  più  fventurata  I  veri  favj  handegli 
amici. 

Gclofa  la  natnra  di  mantener  l'amicizia  fra  i 
Hiortali ,  gli  sforza  a  dividere  la  félicita,  fe  effi 
ypglion  goderne.  Elfa  la  folFoca  ,  o  l' impove- 
lifce  nelle  mani  dcir  ingrato ,  che  vuol  privarne  i\ 
fuo  jfimile  ,  e  ritcnerla  pcr  fe.  La  félicita;  è  xu\ 
«Qinmrrcic ,  uno  fcambio  di  piaceri.  Uom  non  fu 
*rtai  ,  che  folo ,  fofle  cosi  felice  corne  poteva  et- 
fcrlo.  È  neceflafio  un  amico  per  piacere  a  noi 
fteffi ,  per  guftar/î  noi  medefîmi.  Allorchè  il  fen- 
timento  dcl  piacere ,  fcefo  ne'  noftri  cuori ,  vi  fi 
«rrefta ,  fenza  forza ,  e  fenza  calore  vi  s' eftingue 
beq  preftoj  ma  fe  n'cfce  per  ifpanderfi,  e   pe^ 


Les  Nuits  d!Young.  II.  Nuit.  59 
mens  oppofcs  de  ics  Hots ,  les  dc^gage  de  leur 
écume ,  tandis  que  le  lac  immobile  corrompt 
fes  eaux. 

Arrachons-nous  donc,  de  temps  en  temps, 
du  (ein  de  notre  retraite  ,  pour  aller  nous 
éclairer  de  la  raifon  d'un  ami.  Mais  fur-tout 
quittons  fouvenr  la  folitude  pour  aller  dans 
Tes  bras  goûter  le  bonlieur.  Que  je  plains 
Thomme  trifte  &  mélancolique  qui  s'obftine 
à  vivre  entièrement  ifolé  !  Qu'eft-ce  en  effet 
que  la  lagelfe  ,  (1  ce  n'eil  l'art  de  trouver  toai 
bonheur  î  Celle  qui  manque  ce  but  ,  eft 
plus  folle  que  la  folie  même  y  elle  n  en  a  ni 
la  gaieté  ,  ni  le  grelot.  Oui  ,  le  fou  de  la 
raifon  eft  plus  extravagant  que  le  fou  de  la 
nature  -,  il  eft  plus  malheureux  que  lui.  Les 
vrais  fages  ont  des  amis. 

Jalouse  d'entretenir  l'amitié  parmi  les 
mortels  ,  la  nature  les  force  à  partager  le 
bonheur  ,  s'ils  veulent  en  jouir.  Elle  Tétouf- 
fe  ou  l'appauvrit  dans  les  mains  de  Fingrat 
qui  veut  en  priver  fon  femblable  Se  le  rete- 
nir pour  lui  feul.  Le  bonheur  eft  un  com- 
merce ,  un  échange  de  plaiilrs.  Jamais  homme 
n'a  été  feul  aulîî  heureux  qu'il  pouvoir  l'ctre. 
Nous  avons  befoin  d'un  ami  pour  nous  plairCj. 
pour  nous  goûter  nous-mêmes.  Quand  le 
femiment  du  plailir  defccndu  dans  nos  ca&urs,i 

C  vj 


'éo         Le    Nottl  di    Young.  II.  N  o  t  t  e. 
comunicarfî  ,   oli    allora   si  chc   nci  ritcrnare    ri- 
flefTo  dal   Cca   d'un  amico,  noi  il  proviamo  co- 
cente  ;  allora  si   ch'  cgli   c'  inlîamma.    La  félicita. 
vuoi  unioiie. 


Bada    bene   pero    di    non    prendere   abbaglîo  : 
y  amicizia  vircuora  è  la  fola  vera  amicizia.  Lun- 
gi,  lungi  fia  date  quella ,  che  non  fu  parro  dcUa 
va^Ione  ;  ma  che  è  a;cn£rata  dal  vizio.  Nel.  fuocch 
d'  una   impura  paHlone  l' anima  fi  riflerra ,  e   ri- 
piglia  la  fua  durezza.  La  fola  viitù  puo  ammol- 
lire  un  cuore ,.  e  penetrarlo  d'  una  fcnfibilità   du- 
rcvole  per  tutta  la  vira.   Oli  quanto  è  bella  ccfa 
il   far  il  bene  infieme   ad  un  altra  perfona ,  e  dL 
trafcorrere ,  amandofi  ,  la  carriera  dclla  virtii.  Quef- 
ta  nobile  emulazione  è  il  piii  preziofo  dono  dell' 
amicizia,  e    T  amicizia   medefima  s' accrefce  per 
via  di  quefta  dolce  rivalità.  Elfa  innalza  due  amrci 
alla  perfezione  più  fublime ,  effi  fanno  di  fronte 
il  loro  ingreflb  nel  foggiorno    dell'  immortalità  ,/ 
dove    r  Ente    Suprême  continua  di  rendergli  per- 
fcmpre  alïleme  beati.. 


Ma  dov'  è  (\\K.\  fortunato  mortale  ,  cui  (Ta  data 
la  vera  amicizia!  Per  trovarla  in  altrui ,  convien. 
coltivarla  in  noi  ftellî.  Fra  tutti  i  numerofî  pre- 
g^udizj.,7  ^  cui.  i  grandi  dclla  terra  vivoiio  fchia? 


'  Les  Nuits  cFYoung.  II.  Nuit.  6t 
s'y  arrête-,  (ans  force  &  ians  chaleur  il  s'ereint 
bientôt.  Mais  s'il  en  fort  pour  fe  répandre  ôc 
ie  communiquer  ,  s'il  y  revient  réfléchi  du 
{èin  d'un  ami  ,  ah  !  c'eil  alors  que  nous  le  Ten- 
tons brûlant ,  ôc  qu'il  nous  embrafe.  Le 
bsDnheur  veut  deux  ctres.^ 

Prends  garde  de  te  méprendre  :  l'amitié 
vertueufe  eft  la  feule  véritable.  Loin  de  toi 
celle  que  la  railon  n'a  pas  fait  naître  ,  Se 
que  le  vice  enfante.  Dans  le  feu  d'une  pal- 
fion  impure  l'ame  fe  fond  &  s'écoule  ;  mais 
cette  fenfibiîité  palle  bientôt  :  l'ame  fe  ref- 
ferre  &  reprend  fa  dureté.  La  vertu  leule 
peut  amollir  un  cœur,  ëc  le  pénétrer  d'une 
fenfibiîité  qui  dure  toute  la  vie.  Qu'il  eft  beau- 
de  faire  enfemble  le  bien  &:  de  courir  en 
s' aimant  dans  la  carrière  de  la  vertu/  Cette- 
noble  émulation  eft  le  plus  précieux  don  de- 
l'amitié ,  qui  s'accroît  elle-même  par  cette- 
douce  rivalité  :  elle  élevé  deux  amis  à  Lt 
perfection  la  plus  fublirae  :  ils  entrent  de 
front  dans  le  féjour  de  l'immortalité  ,  ou 
l'Etre  fuprcme  continue  de  hs  rendre  à  ja- 
mais heureux  enfemble. 

Mais  quel  eft  le  mortel  à  qui  l'amitié  fè 
donne  .<*  Pour  la  trouver  chez  les  autres,  il', 
faut  la  cultiver  chez  foi.  Des  préjugés  nom- 
breux qui  captivent  les  Grands ,  le  plus  in- 


6t  Le  Notti  di  Young.  II.  N  o  T  T  E. 
vi  ,  il  più  invincibile  è  la  cieca  pciTuafîone  Jn 
cui  Tono  ,  che  la  Tacra  amicizia  lia  una  preda 
per  efli ,  facile  a  confeguiifi ,  e  che  lo  fplendor 
deir  oro  fia  1'  efca  da  cui  efTa  fi  lafcia  allettare  , 
e  che  nel  fonifo  d'  un  Principe  vi  fia  un  incan- 
tefimo,  a  cui  elfa  non  puo  reliftere.  A  guifa  délia 
donna  galante ,  effi  tendono  i  loro  lacciuoli  pcr 
cogliere  l'akrui ,  fenza  pero  mai  dare  il  proprio 
cuore.  Imparino  pero  edi  che  noi  fappiamo  rite- 
nere  il  noftro  ,  fe  non  hanno  che  una  si  difpreg- 
gevol  efca  da  prefentargli,  Ricchi  indigenti  ,  voi 
v'  ingannate  nel  calcolo  délie  vollre  rendite  ,  fe 
voi  vi  contate  il  noftro  affctto  per  la  vollra  pcr- 
fona  ;  voi  vi  lufingate  di  comprare  la  nodra 
amicizia  con  l'oro.  Imprudente  fperanza .'  L'amore 
folo  puo  efiere  il  prezzo  delT  amore.  Reprimete 
r  orgoglio  che  si  v'  abufa.  Dimoftrate  un  cuor 
d' amico  ,  fe  voleté  ritrovarlo  negli  altri.  Tutti 
entrano  in  trattato  pcr  la  compta  d'  un  tal  teforo  , 
ma  pochi  fon  quelli  che  vogliano  pagarne  il 
valore. 

Se  cofta  molto  per  famé  acquifto  ,  non  cofta 
pero  meno  per  confervarlo  j  non  eifendovi  cofa 
più  delicata  deir  amicizia.  Eftrema  è  la  fua  fen- 
fibilità ,  un  nulla  V  ofFende  ,  le  più  kggieri  pun- 
ture  poffono  riufcirgli  mortali.  La  ritenutezza  la 
ferifce  ,  la  diffidenza  l' uccide.  Délibéra  circa  ogni 
cofa  coir  amico ,  ma  délibéra  con  te  fteflb  per 
farne  buona  la  fcelta.  Non  tutti  coloro  che  te 
n'  oârono  le   fexubianze ,  ne  hanao  il  cuox  da 


Les  Nuits  d'Young.  II.  Nuit.  65 
vincible  cft  l'aveugle  perfualion  où  ils  font  , 
que  ramitié  (acrée  ell  une  proie  facile  pour 
eux  ,  que  l'éclat:  de  Tor  eft  un  appas  où  elle 
fe  prend  3c  que  dans  le  fourire  d'un  Duc  il 
eft  un  charme  auquel  elle  ne  peut  rélifter. 
Comme  la  coquette ,  ils  tendent  leurs  pièges 
pour  attraper  les  cœurs  d' autrui,  ians  jamais 
donner  le  leur.  Mais  qu'ils  apprennent  que 
nous  favons  retenir  le  nôtre  ,  tant  qu'ils  ne 
lui  préi'entent  que  cette  mépriiable  amorce. 
Riches  indigens ,  vous  vous  trompez  dans 
le  calcul  de  vos  biens ,  fi  vous  y  comptez, 
notre  attachement  pour  votre  peribnnf.  Vous 
vous  Battez  d'acheter  l'amitié  avec  de  l'or. 
Efpoir  impudent  !  L'amour  feul  peut  payer 
l'amour.  Réprimez  l'orgueil  qui  vous  abufe. 
Montrez  le  cœur  d'un  ami  y  fi  vous  vouiez 
le  trouver  dans  les  autres.  Tous  marchan- 
dent ce  tréfor  :  il  en  eft  peu  qui  veuillent 
l'acheter  ce  qu'il  vaut. 

S'il  en  coûte  pour  l'acquérir ,  il  en  coûte 
encore  pour  le  conferver:  rien  n'eft  fi  délicat 
que  l'amitié.  Sa  fenfibilité  cft  extrême.  Un 
rien  l'affede.  Les  plus  légères  atteintes  peu- 
vent lui  devenir  mortelles  \  la  réferve  la  blef^ 
fe  j  la  défiance  la  tue.  Délibère  fur  tour 
îivec  ton  ami  i  mais  auparavant  délibère  a;Vec 
toi-mçmc  ,  pour  le  j^iien  choifîr.  Tous  ceux 


^4  ie  Notti  di    Young.    II.  ISIotte.' 

donarti.  Non    ti    feducano    le  apparenze.    Temi  î--/ 
principj    nafcofi  d'  un'  interior  corruzionc.   Ponde-r, 
ra ,  efamina  lungamente  :.  procedi ,  nel-  fcegliere , 
con  lentezza  :  hai  fcelto  ?  Sbandifci  ogni  fofpetto.  ^ 
È  pazzia   dare   il    fuo    cuore  pcr  ritorlo  j   fillarfî , 
per  ricadere  un  alcra  volta  nell' irreloluzione.  Pro- 
nunzia  fopra   il    tuo  amico  per  la  vita  ;   da   quel 
momento    in   cui  tu  V  hai   etctto  ,  abbandonati   a 
lui  fino  alla  morte  ;  una  tal  illimitata  coîifidcnza 
a  te  più  che  a  lui  riefce  onorevole.  Se  tu  corri 
c[aalche  rifchio,  penfa  che  ciô  è  pcr  il  niaggiore 
di  tutt'  i   béni ,   tu  non  potrelii  mai    comperarlo 
a  troppo  caro  prezzo. 


Un  amico    fedel  val  più  che    il    ferto  , 

Più  che  '1   fcettro   real:    no,  no  un  Monarca-»; 

Se   non   pofTede   un    cuor  ,   nulla   poirede. 

Della  felicirade  il    mondo  inrero 

Il    valore   agguagliar   non  puo  ;■  poich'  elîa- 

Dell*  amici^ia  è    fol  preziofo  dono-, 

lo  ccderei  ,  per  un  aniico  ,  un  tronoi 


Cosi-  cantaya  Filandro  cjuando  V  amicizia  ci- 
univa.  La  mia  prcfenza  infpirava  la  faa  mufa  ,. 
rifcaldava  il  fuo  cuore.  Bacco ,  cjuel  Dio  gra- 
2.iofo,  Padre  délie  facezie,  e  dell' allégria  ,  ci 
verfava  ,  ridenHo  ,  il  vino  ,  è  la  gioja.  Colla  tâzzaf 
in  mâiio  ,  îo  bevéndô'auguravà  a  Filartdro'ldrigà 
fèlute-,  e  virto.  Ah  i  Famicizia' e  iJ  nettatf«'âolfa- 


Les  Nuits  d'Young.  II.  Nuit.  6^ 
qui  t'en  otlrcnt  le  vilage  ,  n  en  ont  pas  le 
cœur  à  te  donner.  Ne  te  laiiies  point  féduire 
à  l'apparence.  Crains  les  principes  cachés 
d'une  corruption  intérieure.  Pelé,  examine 
long-temps  \  fais  ton  clioix  avec  lenteur  :  eft- 
il  fait  ,  bannis  tout  foupçon.  C'eit  folie  de 
donner  fon  cœur  Hc  de  le  reprendre  -,  de  fe 
fixer  pour  retomber  encore  dans  f  irréiolu- 
tion.  Prononce  iur  ton  ami  pour  la  vie  : 
dès  que  tu  l'as  nommé  ,  abandonne-toi  à 
lui  jufqu'a  la  mort.  Cette  confiance  fans 
réferve  t  honore  encore  plus  que  lui.  Si  tu 
cours  quelque  rifque  ,  fonge  que  c'eft  pour 
le  plus  grand  de^  biens  :  tu  ne  peux  jamais 
l'acheter  trop  cher. 

Un  tendre  ami  vaut  mieux  qu'une  couronne  ; 
Un  Monaujue  n'a  li-n  ,  s'il  ne:  po.iedc  un  cœur  j 

Un  monde  encrer  n;  vaut   ]:as  le   bonheur  : 
C'eft   l'amitié  qui  nous  le  donne. 
Pour  gagner  un  ami ,  je  céderois  un  Trône. 

Ainsi  chantoit  Philandre,  quand  l'amitié 
nous  réunifloit.  Ma  préfence  infpiroit  fa  Mufe, 
échauffbit  fon  cœur.  Bacchus  ,  ce  Dieu  char- 
mant ,  père  des  faillies  6c  de  la  gaieté  , 
nous  verfoit  en  riant  le  vin  &  la  joie.  La 
coupe  en  main  ,  je  buvois  à  Philandre  lon- 
gue famé  &  vertu.  Ah  1  Paraitié  eft  le  neélar 


«é  Le  Notti  S    Young.   II.   Nottï. 

vita  :  ma  perché  fia  perfctta ,  convien  che  gli  anni 
fte  migliorino  la  qualità  :  la  nuova  amicizia  non 
ha  ne  brio ,  ne  dolcezza.  Vent'  anni  aveano  pu- 
rificato ,  e  maturato  la  noftraj  e  ncl  corfo  di 
vent'  anni  ne  ho  goduto  la  dolce  ebrezza  helle 
braccia  dei  mio  Filandre.  Ah  !  Dove  ritrovare  un 
egual  nacurale ,  un  animo  cosi  (enfîbile ,  c  fenti- 
menti  si  nobili  ?  Il  (Incero  fuo  cuore  non  co- 
nobbe  mai  1'  impoftura.  Il  forriib  délia  benefî- 
cenza  fedea  Aille  fue  labbra.  L' anima  fua  era  un 
teforo  inefauribile  di  virtù.  Di  quali  piaceri  nùn 
inebriava  Li  mia  ,  nelle  dolci  efFufioni  délia  coa- 
£denza  '  Félicita  celefèe  ,  félicita  tanto  rara  fopra 
la  terra  ,  io  ti  guftai  ,  io  ti^erdei  !  .  .  .  Ahi  che 
per  me  non  v'  è  più  un  altro  Fiîaiodro  ! 


Caro  liiandro ,  poîTo  io  di  foverchio  piangerc 
per  la  tua  perdita  ?  Debb'  io  réméré  d'effer  troppo 
fenfîbile  ,  e  d'abbandonarmi  a  tutta  la  turbazione 
del  mio  dolore  ?  .  .  .  Io  1*  ho  amato  moltiffimo , 
io  r  amo  ancora  di  più  dachè  V  ho  perduto.  Io 
non  conobbi  ciè  ch'  io  perdea ,  fenon  allora  che 
il  viddi  morire  (b).  Nell'  allontanarfî  ch'  ei  fece 
dagli  occhi  miei ,  nelio  fpiccare  il  fuo  volo  verfo 
r  immonalità  ,  V  anima  fua  fè  pompa  di  tutte  le 
fue  ricchezze  ,  e  di  tutto  Io  fplen  Jore  di  fue 
virtù.  Deh  perche  non  m' ha  egli  lafciato  il  f.io 
ingegno  per  poterlo  dipignere  ,  tal  c[aale  il  viddi 
sel  fuo  letto  di  morte,  per  deiinearc  la  fubiirae 


Les  Nuits  d'Yûung.  II.  Nuit,  6y 
de  la  vie.  Mais  pour  être  parfait  ,  il  faur 
aulîi  que  les  années  ajoutent  à  la  qualité  ' 
l'amitié  nouvelle  n^a  ni  force  ni  douceur. 
Vingt  années  avoient  épuré  &  mûri  la  nôtre, 
î'endant  vingt  ans  j'en  ai  gcuté  la  douce 
ivrelFe  dans  les  bras  de  Philandre.  Ah  »  où 
retrouver  Ton  beau  naturel  ,  Ton  ame  fcnd- 
ble ,  Tes  nobles  fentimens  î  Son  cœur  vrai  ne 
connut  jamais  Timpofture.  Le  fourire  de  la 
bienfaifance  étoit  fur  Tes  lèvres.  Son  ame 
ctoit  un  tréfor  inépuifable  de  vertus.  De 
quels  plailirs  elle  enivroit  la  mienne  dans  les 
doux  épanchemens  de  la  confiance  !  Fclicité 
célefte  ,  félicité  11  rare  fur  la  terre  ,  je  t'ai 
goûtée!..  Jt  t'ai  perdue.  Il  n'eft  plus  pour 
moi  de  Philandre. 

Cher  Philandre  ,  puis-je  trop  pleurer 
ta  perte  ?  Dois- je  craindre  d'être  trop  fenli- 
ble  Se  de  me  livrer  à  tout  le  défordre  de  ma 
douleur  ?. .  Je  l'ai  beaucoup  aimé ,  je  l'aime 
plus  encore  depuis  que  je  l'ai  perdu.  Je  n'ai 
connu  ce  que  je  perdois  qu'en  le  voyant 
mourir  (3) .  C'eft  en  s'éloignant  de  mes  yeux, , 
c'cft  en  prenant  fon  vol  vers  l'immortalité , 
que  fon  ame  a  déployé  toute  la  richefle  & 
tout  l'éclat  de  fes  vertus.  Que  ne  m'a-t-il  lailfé 
fon  génie  pour  le  peindre  tel  que  je  l'ai  vu 
dans  fon  lit  de  mort ,  pour  retracer  la  fubli- 


éi  Le   Notti  di    Young.   II.  N  O  T  T  ï. 

grandezza,  in    quella  cosi  profonda   caduta   àûï 
unianità  ! 


Mortal  non  v'  ebbe  fînora  che  s'  attenta/Te  di 
fare  il  pietofo ,  parlante  ricratco  dcU'  uom  vir- 
tuofo  nejle  braccia  della  morte.  Egli  iarebbe  m:- 
ritcvole  d'  una  mano  divina  ,  e  agli  An?,ioIi  fola- 
jtnente  s'  apparterrebbe  lo  abbozzarne  i  lineamsnti. 
Gli  Angioli  1'  han  veduto  :  effi  vengono  trionfanti 
e  feftofi  ad  attorniare  Y  uomo  dabbene  che  maore  : 
eflî ,  rifpettofi ,  gli  fan  corona  intorno  al  fuo  ktto, 
corne  in  pofto  d'  onore.  Ma  a  me  ,  cui  non  refta 
fuorcliè  la  mia  tcncrezza  per  infpirarmi  ,  entre- 
rebbe  in  cuore  la  ti.mcrità  d'intrapprenderlo  ?  .  t. 
Nô  j  nô  io  non  lafccro  p>-rire,  in  ingiuriofo  ob- 
blio  ,  la  gloria  dell'  amico.  Io  fcnto  la  fua  voce 
nel  fondo  dcl  mio  cuorc.  Ei  mi  prefcrive  di  dar 
di  mano  ai  pcnnclli.  L'  amicizia  gli  guidera.  .  . 
Proviamo.  .  .  Cieli  !  Quai  interne  ,  fcgreto  orrore 
tutte  mi  ricerca  a  parte  a  parte  le  vene  !  Mi  Icmbra 
di  pafTare  ,  dallo  fplendore  del  giorno  ,  nelF  opaca 
folcezza  d'  annofa  f<.Iva ,  o  inoltrarmi  nelle  forter- 
xance  ruine  d' immenfo  ,  e  antico  edifizio  ,  o  fcefo 
nel  foggiorno  de'  morti ,  alla  pallida  luce  delle 
Jampadi  fcpolcrali ,  ravvifare  le  tombe  abbando- 
■a:e  ,  e  cjuete ,  ove  i  Monarchi  pivi  non  fono  ada- 
lati.  .  .  Fermiamci  un  iftante ,  perché  di  raccogli- 
mento  fi  riempia  1'  anima  nva.  .  .  Entro  in  fine 
con  rifpetto  nel  Santuario ,  ove  Filandro  ripofa.  ... 
Deh  che  vcgg'  io  î  Un  letto  di  morte  j  No ,  egli 


Les  Nuits  d^Young.  II.  Nuit.  6^ 
•me  grandeur  dans  cette  chute  fi  profonde 
de  rhumanité  1       '     ' 

Le  tableau  touchant  de  l'homme  vertueux 
dans  les  bras  de  la  mort ,  n'a  jamais  encore 
été  tenté  par  aucun  mortel.  Il  mériteroit  une 
maiii  divine ,  de  ce  feroit  aux  Anges  à  pren- 
dre les  crayons.  Les  Anges  Tont  vu  :  ils  vien- 
nent triomphons  de  joyeux  entourer  Thom- 
mc  de  bien  mourant  ^  ils  fe  rangent  avec  re{^ 
pcft  autour  de  ion  lit ,  comme  dans  un  pofte 
d'honneur.  Mais ,  moi  ,  qui  n'ai  que  ma  ten- 
dreiie  pour  m''mrpircr ,  aurois-je  la  témérité 
^e.  l'entreprendre  ;  . . .  Non  ,  je  ne  lailïèrai 
point  périr  dans  un  oubli  injurieux  la  gloire 
de  mon  ami.  Jentends  fa  voix  au  fond  de  mon 
cœui:.  Il  m'ordonne  de  faifîr  les  pinceaux  : 
l'amitié  les  conduira.  .  .  Eirayons. . .  Dieu  î 
Quelle  fecretre  horreur  s'empare  de  mesfens/ 
Je  crois  palîer  de  l'éclat  du  jour  dans  la 
fombre  épaillèur  d'une  foret ,  ou  m'enfon- 
cer  fous  les  ruines  fouterraincs  d'un  édifice 
antique  ôc  immenfe  v  ou ,  defeendu  lous  les 
voûtes  des  morts ,  découvrir ,  à  la  pâle  lueur 
des  lampes  fépulcrales ,  les  tombeaux  aban- 
donnés ôc  filencieux  où  les  Rois  ne  font 
plus  flattés...  Arrêtons-nous  liri. mQiTjent  . 

,,'.21»),        .,'■;  ' 

pour  recueillir  mon  ame, ..  J'entre  enfîn  avec 
refped  dans  le  Sanctuaire  où  Philandre  re- 


70         I^e   Noîtz   di    Young.  II.  Nottî. 

c  un  letco  di  trionfo..  OlTervatene  la  «loria  :   ve- 

«îete  r  uomo  immortalizzarfî. 

:n.3JHhr  bJ 
Fuggite ,  o  profani ,  o  non  v'  accoftate  dhc  con 
rifpetto  :  la  ftaiiza  ove  1'  uom  dabbene  fi  litira 
per  confuraarvi  la  fua  vita  ,  ed  il  Cao  deftino ,  c  un 
famuario  ,  le  cui  porte  coirifpondono  ne'  Cicli. 
Quefti  è  il  luogo  ove  la  face  délia  vciità  rif- 
plende  con  tutto  il  fuo  lume.  Qui  cade  ia  mafcliera 
deir  ipocrisia  ^  qui  il  cuore  fi  fcuopre ,  e  fi  moftra 
nudo.  Cio  clie  fi  vede  ,  è  ciô  chc  è  realmente. 
Su  r  orlo  fol  dcl  fepolcro  la  verirà  fi  dichiara  (c). 
Dio  fquarcia  il  vélo  ,  e  moftra  i  Tuoi  amici. 
Qualuncjue  fia  la  pompofa  ingannevolé'iTiafcherâ-, 
che  r  orgoglio  prefta  agli  Eioi  dclla  gloria  ,  a 
délia  vanità ,  la  mentita  loro  grandczza  fparifcei: 
ia  fola  virtù  è  maertofa  in  braccio  alla  morte. 
Sotto  la  mano  crudele  di  quel  tiramio  ,  il  fuo 
croe  s*  ingrandifce.  Caro  lilandro  ,  con  quai  ri- 
gore  t'  ha  egli  trau;ato  '• 


P 


-'C 


Colpito  improvifamcnte ,  fenza.  e/fere  ftato  mit 
«acciato  :  nel  meriggio  de'  tuoi  giorni  ,  nel  feno 
délia  félicita  >  Svelro  da  tutto  ciô  che  tu  amavi , 
addolorato  in  tutto  il  tuo  corpo  ,  diflefo  fovra 
j'utï  Içtto  di  fuoco ,  ove  il  divorantc  dolore  con- 
fuma  tutt'  i  legami  délia  tua  vita  !  fenz'  alcun  ri- 
pofo  '■  Il  rifinimento,  e  i  terrori  délia  dcbol  na- 
tura?  Lo  fpavento  dell' anima  fua ,  T  oilo  d'  ua 
incognito  abiflb  î  Un  Sole  chç  jTvanifce  '  Uaa  tom- 


Les  Nuits  d*Young.  II.  Nuit,  jt 
pofe. . . .  Que  vois-je  ?  un  lit  de  more  ?  Non  : 
c'eft  un  lit  de  triomphe.  Voyez  fa  gloire  ; 
voyez  l'homme  s'immortalifer. 

Fuyez  j  profanes ,  ou  n'approchez  qu'avec 
xcfped.  La  chambre  où  l'homme  de  bien 
fe  retire  pour  confommer  fa  vie  &  fes  def- 
tins  ,  eft  un  Sanctuaire  dont  les  portes  ou- 
vrent fur  les  Cicux.  C'ell  ici  que  le  Hambeaa 
de  la  vérité  luit  dans  tout  ton  éclat.  Ici  tom- 
be le  mafque'de  l'hypocrite  ,  ici  le  cœur  fe 
découvre  &  parolt  nu.  Ce  qu'on  voit ,  eft 
ce  qui  eil.  C'eft  au  bord  du  tombeau  que  la 
vertu  fc  déclare  (c).  Dieu  déchire  le  voile 
de  montre  fes  amis.  Quelque  mafque  impo- 
fant  que  l'orgueil  prête  aux  héros  de  la  gloi- 
re &  de  la  vanité  ,  leur  grandeur  empruntée 
fe  dément  :  la  vertu  feule  a  de  la  majefté 
dans  les  bras  de  la  mort.  Sous  la  main  cruelle 
de  ce  tyran,  fon  héros  s'agrandit.  CherPhi- 
landre,  avec  quelle  rigueur  il  t'a  traité  î 

Frappé  foudain ,  fans  avoir  été  menacé  : 
au  midi  de  tes  jours,  dans  le  fein  du  bon- 
heur! arraché  à  tout  ce  que  tu  aimois ,  fouf- 
frant  dans  tout  ton  être ,  étendu  fur  un  lit 
de  feu  où  la  douleur  dévorante  confume 
tous  les  liens  de  ta,  vie  \  nul  relâche  j  L'égui- 
fement  &:  les  terreurs  de  la  foible  nature  \ 
L'effroi  de  lame  aa  botd  d'ua  abyme  in,- 


fx  Le  Notti  di  Young.  II.  Nom. 
ba  che  s'  âpre  !  Una  voce  che  s' eftingue  ;  e  pef 
ultimo  .  .  .  come  efprimerlo  •  Come  concepirlo  ; 
L'  ultimo ...  il  fîlenzio  eterno  d'  un  amico  !  .  .  . 
Ma  che  parlo  ■  Ove  fon  dunque  i  terrori  ,  ovc 
fono  quci  mali  oriibili ,  ove  quella  cofternazione 
del  moribonde  ?  .  ,  .  lo  mi  credea  favellar  d'  un 
morcale.  .  .  Già  piu  non  1'  era  Filandro. 


In  mezzo  aile  mortali  agonie  ,  in  mezzo  a'  vani 
combatrimcnci  délia  fpirante  natura ,  tjuali  {d) 
raggi  di  gioja  fe  gli  vedean  trapcUar  in  volto  , 
mifte  air  ombre  di  morte  !  Che  calma  '  Che  pace  i 
E  quefli  1'  uomo  ,  quell*  eilère  debole  ,  e  mortale  ? 
Nô ,  nô  Filandro  avea  già  trapaiTato  i  limiti  dell* 
uaïaiiità.  L'  Eterno  il  foftenea  moribonbo ,  e  com- 
municavagli  la  fua  gloria.  Pilandro  fpirante  era 
quegli  che  efortava  i  fuoi  amici  alla  virtù ,  cgli 
era  colui  ,  che  ci  confolava ,  c  ci  lafciava  conje 
in  legato  il  fuo  efempio  !  Oh  come  ardevano  i 
noftri  cuori  !  Difpofti  in  fîlenzio  intorno  al  fuo 
letto,  immobili  per  lo  ftupore,  cogli  occhi  fiffi 
fopra  di  lui ,  noi  ammiravamo  ,  noi  piangevamo  : 
il  dolore ,  e  la  gioja  fi  mefcolavano  colle  noftre 
lagrime .  .  .  Giugne  il  fatale  iftante.  Grande  nella 
fua  ruina ,  con  nobile  grandiofità ,  egli  non  cède 
no  ,  ma    dona    1'  anima  fua  fublime  ,   e   termina 

paciHcamence  col  fuo  deflino.  Mortali  credete  alla 

virtù  ; 


Les  Nuits  d'Young.  IL  Nuit.  75 
connu  [  Un  foleil  qui  s'efface  \  Un  tombeau 
qui  s'ouvre  |  Xjwç.  voix  qui  s'éteint  -,  Se  le  der- 
nier...  comment  rexprimer  .^  Comment  le 
concevoir  ?  Le  dernier...  Le  iilence  éter- 
nel d'un  ranit...  Mais  que  dis  je  ?  Où  font 
donc  ces  terreurs ,  où  iont  ces  maux  liorri- 
bles ,  où  eft  cette  conftcrnation  du  mou- 
rant f  ...  Je  croyois  parler  d'un  mortel. . . 
Fliilandre  ne  l'ctoit  déjà  plus. 

Au  MILIEU  des  tranles  de  la  mort ,  des 
vains  combats  de  la  nature  expirante  , 
quels  {d)  rayons  de  joie  Te  meloient  fur  fou 
viiage  aux  ombres  du  trépas  \  quel  calme  t 
quelle  paix  |  eft-ce  là  Thomme ,  cet  être  foi- 
ble  &:  mortel  ?  Non.  Fliilandre  avoir  déjà 
franclii  les  bornes  de  l'humanité.  L'Eternel 
le  (outenoit  mourant  &  lui  communiquoit 
la  gloire.  C'étoit  Fhilandre  expirant  qui  ex- 
hortoit  (es  amis  à  la  vertu  :  c'étoit  lui  qui 
nous  conloloit  &  nous  léguoit  Ton  exemple  f 
Oh  !  comme  nos  cœurs  étoient  brûlans  {  Au- 
tour de  Ton  lit  rangés  en  filence  ,  immobi- 
les d'étonnement ,  yeux  collés  fur  lui ,  nous 
admirions ,  nous  pleurions  :  la  douleur  &'ia 
joiefe  meloient  dans  nos  larmes...  L'inflant 
fatal  arrive.  Grand  dans  fa  ruine ,  d'une 
grandeur  fans  effort ,  il  ne  cède  pas ,  il  don- 
ne foname  fublime,  &c  termine  paiablement 
Tome  I.  "D 


74  1-e   Notù  di    Young.  II.  N  O  T  T  E. 

virtù  ;   ciedcte  clie  v'  è    un  Dio  ,   cui  eiTa   rende 
onore ,   e  che   la  rimunera. 


Ncir  ora  in  cui  il  Sole  dichina  dall'  orizzontc  , 
nienrre  i  vapori  che  falgono ,  e  i'  ombre  che  fcen- 
dono  ,  già  cuoprono  di  ténèbre  ,  c  di  rugiada  le 
fpaziofe  valli  :  vcdefi  la  fommità  d*  una  torre ,  o 
r  alta  cima  d'  una  montagna  ritener  ancora  gli 
uhirai  raggi  dell'  aflro  iparico.  In  {imil  guifa  , 
Filandro ,  in  quei  tctri  momenti  che  fpandon  Tor- 
rore ,  e  la  notre  fu  T  avvilita  molticadine  dcll' 
aime  volgari ,  fempre  in  calma  jiel  cuore  ,  fem- 
pre  fercno  in  volto ,  in  una  tranquilla  maeflà  , 
innaizava  fu  l'ombre  de!la  morte  il  rifpkndcnte 
fuo  capo.  La  pace  dell'  anima  fua  lî  dipigne  in 
tutti  i  fuoi  linéament!  ,  la  fpcranza  sfavilla  fu 
r  augufta  fua  fronte.  La  diftruziouc  lo  adorna  , 
lo  incorona  di  luce ,  e  io  prefenta  immortaie  ali* 
Ente  Supremo. 


{a)  I  penileri  troppo  lungamenre  racchiuiî  nell' ani- 
ma,  lî  altdrano  ,  e  fi  corrompono  ,  corne  L"  chiufc  ,  s 
ra\'vfllte  merci  ,  hanno  bifogno  d'un' aria  rinovaca  ,  c 
d'  elFere   fcioiinatCi,  ed  efpo'le  al    Sole. 

(6)1  vaghi  colori  delîe  penne  degli  ucrelli  lî  riman- 
gon  nafcolî,  e  corne  eftinti ,  finch' effi  ripofano  lu  la  ter- 
ra ,  e  vicini  a'  i)ori.ri  occhi  ;  ma  alloia  quando  (î  folis- 
vano-ta  aria,  noi  vediamo  fpiccar  l'oro,  e  l'azziirro  lu 
l'efîefe  lor  ali.  In  pari  modo  io  vidcii  rifpL-ndere  con 
oiaggior  lufcro ,  le  belle  qiialità ,  e  le  virtù  di  Filandro , 


Les  Nuits  (TToung.  IL  Nuit.  7j 
avec  la  deftinée.  Mortels ,  croyez  à  la  vertu; 
croyez  qu'il  eft  un  Dieu  qu'elle  honore  ,  6c 
qui  la  récomperie. 

A  l'heure  où  le  foleil  s'abaillc  fous  1  hori- 
fon  3  tandis  que  les  vapeurs  qui  montent 
&  les  ombres  qui  dvfcendcnt  ,  couvrent 
déjà  de  ténèbres  ôc  de  rofie ,  les  valions  fpa- 
cieux ,  on  voit  le  haut  d'une  Tour ,  ou  le 
f oramct  élevé  d'une  montagne ,  retenir  en- 
core les  derniers  rayons  de  l'ailre  difparu. 
A'md  dans  ces  inilcins  funèbres  qui  répan- 
dent l'horreur  &c  la  nuit  lur  la  foule  ram- 
pante des  âmes  vulgaires ,  Philandre  toujours 
Ciilme  de  ferein  ,  dans  une  majcfté  tranquil- 
le ,  le  voit  au-deiîus  des  ombres  de  la  mort 
la  tête  éclatante.  La  paix  de  fon  ame  fe  peint 
dans  tous  Tes  traits ,  l'efpérance  étincelle  fur 
fon  front  augufte.  La  dellruétron  le  pare ,  le 
couronne  de  lumière  ,  &  le  préiente  immor- 
tel à  l'Etre  fuprême. 


{a)  Les  penfées  renfermées  trop  long-remps  dans  l'ame, 
tirèrent  &:  fe  corrompent  ,  comme  des  ballots  de  mar- 
chandifjs  qui  ont  bcfoia  d'un  air  renouvelle  ,  Se  d'être 
<lépIoyécs  au  foleil. 

{b)  Les  brillantes  couleurs  (Ui  plumage  des  oifeaux  ref- 
tcnt  cachées  ôc  comme  à  d.-mi-é relates  ,  tant  qu'ils  fe  re- 
I>ofv;nt  fur  la  terre  ôc  pr;s  de  nos  yeux  ;  mais  lorfqu'ils 
s'clevent  dans  l?sairs  ,  nous  voyons  l'or Scl'azur  fe  dévelop- 
per fur  leurs  aîles  étendues.  Ainli  j'ai  vu  briller  d'ua 
plus  grand  éclat  les  belles  qualités  ù.  les  vertus  de  Pjii- 

D  ij 


']6  Le  Notd  di  Young.  II.  Notte. 
in  quel  monicnro  in  cui  fpiccô  il  fuo  volo  verfo  de'Cieli- 
Se  mai  anima  alcuna  meruo  di  falirvi  ,  la  fua  fu  quflla. 
t>eh  !  foffe  piaciuto  al  Cielo  che  quell'aquila  generofa, 
quel  fublime  ingegno  avefle  lafciato  caJer  nel  fuo  volo 
una  délie  brillanti  fue  penne,  io  l'avrei  raccolta,  ed  al- 
lora  io  avrei  fcritto  cofe ,  chc  i  miei  amici  avrebber  po- 
tuto  lodare  ;  che  i  mi-i  ncmici  avrebber  avuto  la  pru- 
denza  di  rifparmiare  -,  che  gli  fteiTi  miei  rivali  avrebber 
duraco  fatica  a  condannare  ,  e  che  avrebbero  incontrato 
gcazia  al  coffetto  dell'  invidia  de*  Zoili. 

(  c  )  Il  volto  del  giufto  moribondo  ^  è  un  libro  aperto  , 
in  cui  r  uomo  dabbene  trova  la  fua  confolazione  ,  dovc 
il  viiio  kgge  in  (îlenzio  la  fua  vergogna  ,  e  impallidifce 
per  çonfuiione. 

(d)  Come  fi  vede  il  fcintillar  delle  Scelle  concraftaî 
colV  ombre  délia  notte. 


Les  Nuits  d'Young.  II.  Nuit.     77 

landre  ,  au  moment  où  il  a  pris  fon  elfor  vers  les  Cisux. 
Ah  !  plût  à  Dieu  que  cet  aigle  ,  que  ce  g'mie  eût  lallFé 
tomber  dans  fon  vol  une  de  Tes  plumes  cclacajites  !  Je 
l'eulfe  ramatrée  ,  Se  j'euTe  alors  écfit  des  chofes  que  mes 
amis  auroieiu  pu  iouer  ,  que  mes  ennemis  amoieiit  eu  la 
prudence  d'épargner  ,  que  mes  rivaux  même  auroient  eu 
ae  la  peine  à  condamner  ,  6c  qui  eulfent  trouvé  grâce  de- 
vant l'envie  des  Zoïles. 

(c)  Le  vifage  du  juft'e  mourant,  eft  un  livre  ouvert  où 
l'homme  de  bien  trouve  fa  confolation  ,  où  le  vice  lit  en 
filence    fa   honte  ,  8c  pâlit   de  confudon. 

(  d  )  Comme  on  voit  l'éclat  des  étoiles  lutter  avec  les 
ombres  de  la  nuit. 


4'^ 


^l<^\ 


Ji 


"J 


7» 


TERZA      NOTTE. 
Al  Conte  di  TT'iLMINGTON, 


jJiA.-?*^.*'^ 


^il-a^ 


IL      TEMPO. 

A  mia  Mufa  ,  o  Lorenzo ,  è  dirporta  a  ra- 
gionar  teco  ciel  rcmpo  ,  e  dcl  fuo  ulo.  Dch  pofla. 
cficr  io  forrunato  a  fegno  da  poter  cattivare  il  tuo 
orecchio  !  PolTano  i  miei  tanti  aniv?re  /îao  al 
tuo  cuore ,  e  pcuctrarlo  d'  una  faiutar  commozlo- 
ne  î  Io  n'  anJrci  confolato  dal  piacere  ,  chc  pro- 
vcrei  nel  giovarti ,  io  vcdrei  fpiuitar  qiialche  rag" 
gio  ,  diradaifi  la  denfa ,  e  Kiefiia  nubc  onde  foiio 
invefliîo  /  e  dal  feno  di.1  mio  dolore  avrci  fatto 
ufcir  la  mia  gloria.  Verità  importaîuifllnie  fon 
quelle  ,  che  io  vengo  prefentare  aile  tue  rificf- 
fioni  :  io  k  prendo  fu  la  tomba  del  mio  caro 
Filandre.  La  tomba  d'  un  amico  è  la  piii  élo- 
quente. Non  fî  trafcuri  di  converfar  fovente 
con  elTa  :  tjuella  ccnerc ,  tuitocchè  mura,  c' if- 
truifcé  col  lilenzio ,  e  ci  porge  terribili  aimnaef- 
tramenti. 


Tu  ti  dai  vanto  perché  t' increfce  la  perdîta  di 
piiandro  ?  Ma  la  tua  vira ,  d'accordo  colle  tue  la- 
grime ,  rend*  eila  l' illefTa  teftimonianza  •  Il  fîncero 


7^ 


TROISIEME      NUIT. 
Au  Comte  de  Wi lmi N  gton. 


LE     TEMPS. 


L, 


'OREKzo  ,  c'eft  du  temps  ôc  de  Ton  ufagc 
que  ma  Mule  fe  propoie  de  t'cntretenir. 
Fuiiré-jé  erre  aiTez  heureux  pour  captiver 
ton  oreille  |  Puillent  mes  chants  aller  jufqu'à 
ton  cœur,  ôc  porter  dans  tcn  ame  e'mue  un 
trouble  ialutaire  !  Je  me  confolerois  par  le 
plaifir  de  t'ctre  utile  :  je  verrois  quelques 
rayons  entr'ouvrir  ,  éclaircir  le  nuage  épais 
&  triP.e  dont  je  fuis  invcfti  ;  ôc  ce  feroit  da 
fein  de  ma  douleur  que  j'aurois  fait  fortir 
ma  gloire.  Je  vais  offrir  à  tes  réflexions  d'im- 
portantes vérités  :  je  les  prends  fur  la  tombe 
de  mon  cher  Philandre.  La  tombe  d'un  ami 
ed  la  plus  éloquente  !  Sachons  converfer 
avec  elle  :  toute  muette  qu'cft  cette  cendre  , 
fon  filence  nous  inftruit  Ôc  nous  fait  de  ter- 
ribles leçons. 

Tu  TE  VANTES  de  regretter  Philandre. 
Mais  ta  vie  d'accord  avec  zes  larmes  rend-elle 
le  même  témoignage  !^  Regretter  fincérement 

D  iv 


«o  Le   Notez   ci    Young.  III.   N  O  T  r  E. 

rincrefcimcnto  dcUa  morte  di  alcuno  ,  confîfte 
ncllo  inrraprcndcre  a  mcnar  una  vita  conforme 
air  ulcima  volonrà  dcl  moribondo.  Se  avvicn  che 
la  fama  divulghi  la  nuova  di  più  lauocinj  re- 
cenri ,  s*  agghiaccia  il  faiigue  nelle  vene  dcll'  ava- 
ro ,  che  n'  ode  il  raconte  ,  e  tréma  pcr  il  fuo 
teforo  :  il  fuo  teforo  gli  diventa  più  caro  r  e 
rifpignendo  il  fonno  fteiîo  ,  vcglia  più  lunga- 
mcnte  a  cudodirlo  con  maggior  cfattczza.  Am- 
monite per  la  dlfgrazia  di  tanti  mortali  ,  che  ti 
perilcoao  inrorno  ,  diventi  tu  più  ecojiomo  di 
c[ue'  giorni  onde  li  morte  gli  ha  fpolieflati  ,  e 
che  a  te   fono  ancora  coiiccifi  ? 

Il  tempo ,  cjucl  bene  più  facro ,  più  prcziofo 
dcir  oro ,  è  pcr  1' uomo  un  pefo  più  grave  alfai, 
e  più  vile  d>;l  piombo.  Noi  riccviamo  con  in- 
differenxa  ,  e  fcnza  tcnerne  conto  ,  quci  giorni  , 
che  ci  ion  compariiti  :  noi  diil^piam  gli  anni  un 
dopo  r  altio ,  f^nza  fodiisfare  al  debito  dclla  vir- 
lù.  Morcale ,  (ai  tu  cjucl  che  vaglia  un  iftante  ? 
Corrl  a  chiedcrne  a  qucir  uomo ,  che  fî  giacc 
ftefo  fui  feretro.  .  .  La  gioventù  non  è  cosi  ricca 
di  giorni  ,  com'  elTa  fel  dà  fcioçcamente  a  pen- 
fare  :  la  morte  ,  Y  infidiofa  morte  è  al  tuo  ufcio  : 
efla  fpia  ncll'  ombra  il  momento  di  fovraprcnder- 
ri  :  dachè  V  invincibil  fuo  braccio  ti  avrà  afFer- 
rato  una  voira ,  più  non  v'  è  luogo  a  libertà  , 
più  non  v'  è  fpcranza  per  il  fuo  prigioniero  :  la 
catena  deli'  ineforabile  eternità  ri  terra  avvinto  : 
converrà  pagare  il  debito  ,  cJie  nafcendo  hai  con- 
trattato  ,   colla  fo ir,iïia  dcgF  iatereffi ,  che  la  fte- 


Les  Nuits  d*Toung.  ÎIÎ.  Nui  T.  8ï 
les  morts ,  c'eft  entreprendre  une  vie  con- 
forme à  la  dernière  volonté  des  mourans. 
,Que  la  renommée  répande  le  bruit  de  plu- 
fleurs  vols  récens  ,  l'avare  frilTonne  à  ces  ré- 
cits ,  il  tremble  pour  Ton  tréfor-,  lui  devient 
plus  cher  :  ik.  repoullant  le  fommeil  ,  il  fait 
une  garde  plus  févere  &  plus  longue.  Toi , 
qu'avertit  le  malheur  de  tant  de  mortels  pé- 
riirans  autour  de  toi ,  deviens-tu  plus  écono- 
me de  ces  jours  dont  la  mort  les  a  dépoifé- 
dés  ,  &  qui  te  font  encore  laillés  ? 

Le  temps  ,  ce  bien  plus  facré  ,  plus  pré- 
cieux que  l'or ,  efl  pour  Thomme  un  fardeaa 
plus  pefant  &  plus  vil  que  le  plomb.  Nous 
recevons  avec  indifférence  &  fans  en  tenit 
compte  les  jours  qui  nous  font  diftribués  : 
nous  dillipons  les  années  l'une  après  l'autre  , 
Tans  acquitter  la  dette  de  la  vertu.  Mortel , 
tu  ne  fais  pas  ce  que  vaut  un  inftasit  |  Cours 
le  demander  à  l'homme  étendu  fur  Ion  lit  de 
mort.  ..La  jsunefTe  n^ft  pas  auiîi  riche  en 
jours  qu^elle  le  penfe  follement.  La  mort  , 
•l'infidieufe  mort  eft  à  ta  porte  -,  elle  épie 
dans  l'ombre  l'inftant  de  te  furprendre  :  dès 
qu'une  fois  fon  bras  invincible  t'aura  faifî  , 
il  n^eft  plus  de  liberté ,  il  n'eft  plus  d'efpoir 
pour  fon  captif  :  la  chaîne  de  l'inexorable 
éternité  t^étreindraj  il  faudra  payer  la  dette 

D  V 


8i  Le  Noui   di    Young.  III.   N  O  T  T  e. 

rik  tua  vira  ha  accumulati.  Prodigliiam  tutto  il' 
relto;  ma  (îarao  avari  del  tompo.  Non  diamo 
alcuno  de'  noftri  momenti  fenza  ricevenic  il  piez- 
zo.  Non  ci  lafciamo  ufcir  1'  ore  di  mano ,  f  uor* 
chè  con  lifparmio ,  con  frutto  ,  e  con  rammarï- 
co  ,  neir  ifteflb  modo  che  cediamo  il  noftf  oro , 
o  una  porzione  del  noftro  fangue  ;  ficchc  ciarcuno 
de'  noitri  gioiûi  accreica  il  relbro  deUe  zioftrs 
Tiitù. 


Non  è  pure  gran  tempo  ch'  io  mi  viddi  va- 
cillante fu  r  oilo  del  mio  fepokro  ,  e  che  nella 
niia  dirperazione  akro  kntimcnto  non  mi  limanea 
délia  vita  ,  fuorckè  l' oirore  di  perderla  î  Dottp. 
Mead  ,  grazie  aile  geneiofe  tue  cure  ,  io  godo  an- 
cora  del  tempo.  D^li  perché  in  cambio  di  que' 
giorni ,  che  tu  m'  hai  refi ,  non  ti  pofs'  io  do- 
narc  ï  immoitalità  dcîla  gloria  !  Ma  al  defidcrio 
non  corrirponde  l' ingegno.  La  mia  Mufa  è  lan- 
guida  ,  e  mortale  ,  e  1'  arte  tua  non  ha  rim.cdj 
per  ringiovenir  il  pen&ro.  Gradifci  il  buon  vd- 
kre  :  la  mia  riconofcenza  non  s' indebolifce  colle 
mie  forze  :  io  Ja  fento  fcmpre  viva  ,  ed  ardente. 
in  mio  cuore  j  menue  che  1'  imaginazionc  è  vi.- 
cina::  a.  fpegnerû  {btto  k  raaui  diacciate  délia,  vcc- 
fihiaja; 


les  Kuïts  d'Young.  ttî.  Nuit.  Sj 
que  tu  as  contraélée  en  naiirant ,  avec  la 
fomme  des  intcrcts  que  ta  vie  ftérile  a  en- 
talfés.  Prodiguons  tout  le  lefte  i  mais  (oyons 
avares  du  temps.  Ne  donnons  aucun  de  nos 
momens  fans  en  recevoir  la  valeur.  Ne  laif^ 
fons  les  heures  fortir  de  nos  mains  qu'aveG 
épargne,  qu'avec  fruit ,  qu'avec  regret ,  com- 
me nous  codons  notre  or  ou  une  portion  de 
noire  fang  -,  &c  ne  foulfrons  pas  qu'aucun  de 
nos  jours  s'ccoule  fans  avoir  grolli  le  tréior 
de  nos  vertus. 

Il  y  a  il  peu  de  temps  que  je  me  voyois 
chancelant  fur  le  bord  de  ma  tombe  ,  3c 
qu^il  ne  me  reftoit  plus  dans  mon  dcielpoir 
d'autre  fentiment  de  la  vie,  que  l'horreur 
de  la  perdre  /  Savant  Méad  ,  grâces  à  tes- 
foins  g^inéreux,  le  temps  eft  encore  mon  bicn^ 
J?our  ces  jours  que  tu  m'as  rendus  ,  que  n^ 
puis- je  te  donner  en  retour  l'immortalité  de 
la  gloire  !  Mais  mon  génie  fe  rcfufe  à  moii. 
defir.  Ma  Mui^  eft  languilîantc  <i^  mortelle , 
&C  ton  art  n'a  point  de  remèdes  pour  rajeu- 
nir la  penfée.  Accepte  mon  vœu.  Ma  rcccn- 
noiifance  ne  s'aftoiblit  point  avec  mes  forces  r 
je  la  fens  toujours  vivre  ôc  brûler  dans  mon-' 
cœur  ,  tandis  que  mon  imagination  çCt  prête. 
à  s'éteindre  ious  les  mains  glacées  de  la  vieilr- 


$4  Le   Nûiti  di    Young.  III.    Notte, 

La  Natura  ci  tien  focto  gli  occlii  una  l'cuola, 
in  cui  efTa  ifiruifce  il  génère  uraano  j  e  l'  iiu- 
picgo  del  tempo  c  Li  Iczione  che  inceflantcmcnte 
ripcre.  Noi  moriamo  ogni  fera  :  noi  rinafciamo 
ogni  martina  :  ogni  gicrno  è  una  vita  compita , 
e  diverfa.  Noi  non  facciamo  attcnzione  a  una  tal 
diiferenza ,  e  confondiamo  il  f^lorno ,  che  a  ncti 
rifpknde ,  con  cjuello  clie  il  p:jcedcrtc.  Tutravia  , 
in  quel  modo,  che  non  ci  bagniamo  mai  due 
vcltc  neir  ilïelle  acque  d'  un  fîume ,  cosi  non  ci 
defciamo  due  voke  nell'  ii'tcfîa  vita.  Il  fîume ,  e 
la  vita  fcorrono  ,  c  cambiano  contii^uamente  ,  fca» 
za  che  fcmbrino  cambiale.  Noi  non  riflettiamo  a 
quel  volume  immenfo  d'  onde ,  e  di  giorni  ,  che 
fe  n"^  è  andato  inabilîar  per  fcmpre  nell'  occaiio 
de'  mari ,  ed  in  queîio  de'  teaipi.  Occupât!  in  fri-' 
voli  trattenimenti ,  ci  lafciamo  gajamenrc  porcarc 
da  quell'  onde ,  che  ci  trafcinano  :  noi  fcendiamo 
infenfîbilmence  ,  ed  a  chius"  occhi  giù  pcr  la  ra- 
pida  china,  che  ci  conduce  alla  morte.  Lo  fco- 
glio  celato  efce  d' improvvifo  dall'  oiidc  ,,  e  fi- 
Tcuopre  di  mczzo  a'  bianchcggianti  marofi»  Noi 
fremiamo  per  racapriccio  :  il  terrore  ci  précipita 
attorno  i  noftri  fguardi  fînarriti  :  T  anima  noC- 
tra  fi  fveglia ,  e  fa  fcorrere  in  tutt'  i  fenfî  il  ri- 
brezzo  de'  fuoi  tremori.  .  .  Ed  ahi  dirperazione  î 
La  fragil  barca  dà  in  fecco ,  llrid-e  ,,  s'  infragnc,. 
c  fparifce» 


1  fecoli  andati   viddero  naicere  buon  numéro 


Les  Nuits  d'Young.  lîl.  Nuit.  ?/ 
La  nature  tient:  fous  nos  yeux  une  école 
où  elle  inftiuit  le  genre  humain  :  l'emploi  da 
temps  eft  la  leçon  qu'elle  lui  répète.  Nous 
mourons  tous  les  foirs  :  nous  renaiirons  tous 
les  matins  :  chacue  jour  eil  une  vie  com- 
plerte  ik.  différente.  Cette  différence  nous 
échappe  i  &  nous  confondons  le  jour  qui  nous 
luit  avec  celui  qui  fa  précédé.  Cependant, 
comme  on  ne  fe  baigne  jamais  deux  fois  dans 
les  mêmes  eaux  d^un  fleuve  ,  on  ne  fe  ré- 
veille point  deux  fois  dans  la  même  vie.  Le 
fleuve  &Z  la  vie  s'écoulent  &  changent  fans 
celïè ,  fans  paroître  changer.  Nous  ne  remar- 
quons pas  ce  volume  immenfe  &  des  CMides  > 
&  des  jours  qui  ell  aile  s'abymer  pour  jamais 
dans  l'océan  des  mers  &  dans  celui  des  temps. 
Occupés  d'amulemens  frivoles  ,  nous  fuivons 
gaiement  les  Hors  qui  nous  entraînent  :  nous 
defcendons  ,  doucement  &c  les  yeux  fermés , 
la  pente  rapide  qui  nous  mené  à  la  mort.  Sou- 
dain recueil  caché  fort  de  l'onde  ,  &  fe  dé- 
couvre au  milieu  àts  vagues  blanchilîantes. 
Nous  frémllfons  :  l'efiroi  précipite  autour  de 
nous  nos  regards  éperdus  :  notre  arae  s'éveille 
&c  frilTonne  dans  tous  nos  fens . . .  ô  àé(t(- 
poir  !  la  frêle  barque  touche ,  éclate  >  fê  bri- 
fe ,  &  diiparoît. 

Les  SIECLES  ont  va  naître  aifez  de  Philofa- 


i6  Le   Notti   di    Young.   III.    N  O  x  T  E. 

di  Filofofi ,  che  ragioaaroiK)  circa  il  valore  det 
tempo  ,  c  ne  raccommandarono  1'  ulb.  Ma  oh 
quanto  fon  rari  coloro,  chc  fappiano  diilinguere 
il  prezzo  d'  un'  ora ,  e  fargiiene  fruttar  il  valo- 
re !  Vi  fu  perô  un  Principe  ,  che  dal  Trono  ove 
fèdea  ,  fclamo  „  Ho  perfo  un  giorno ,,  Si ,  quel 
'virtuofo  Imperadore  ,  quand'  anche  non  avcflè 
portaco  corona  in  capo ,  farebbe  ftato  il  primo 
in  fra  i  mortali  :  egli  mcrirava  di  rcgnare  la 
r  Univerfo. 

Egli  ha  parlato  corne  il.  rapprefcntanrc  dcll' 
omana  fpezie  ;  e  corne  la  ragione  parla  a  tutti 
gli  uomini  :  eiTa  lor  fi  fa  udire  gridando  ,  che 
quel  tempo  chefugge  ,  vale  un  eternirà  ,  poichè 
puo  darla  5  che  abbiamo  nelle  mani  un  iftru- 
mento  fecondo  in  maraviglie  ,  e  1'  agente  poten- 
tiffimo  del  bene ,  o  del  maie.  Egli  ,  di  tutti  f 
béni  palTeggicri  ,  e  caduchi  ,  è  quel  foio  che  ci 
appartiene  :  il  rimanente  è  foggetto  al  potore  del 
cafo.  Ivîa  r  anima  fchiava  de'  tcnfi  ,  giudica  del 
tempo  com'  efTi  :  per  lei  egli  è  un  nulla ,  corne 
lo  è  per  quegli  occhi  ,  che  nol  ponno  vedcre  , 
e  per  le  mani  ,  che   nol  pomio  toccare. 


Lungi  di  ricomperare  il  tempo  perduto  ,  noi 
eomperiamo  a  caro  prezzo  i  mezzi  di  perderne  il 
rimanente.  Nbi  T  alieniamo  fenza  rimorib  per 
>ane  bagatelle  5  noi  lafciaino  numerofi  ,  e  flerili 
vuoti  nello  fpazio  délia  noftra  vita.  Ah  non  c 
^uefto  r  efempio ,  chc  ci  dà  la  natura.  Eila  ira- 


Les  Nuits  d'Young.  III.  Nuit.  %j 
phes  qui  ont  raifonné  lur  le  prix  du  temps , 
&  recommandé  Ton  ufage.  Mais  que  le  fage 
qui  fait  apprécier  une  heure  &  lui  faire  rap- 
porter toute  (a  valeur ,  eft  un  être  rare  !  Il 
fut  pourtant  un  Prince  qui  s'écria  fur  le  Trô- 
ne j»  j'ai  perdu  un  jour  j».  Oui,  cet  Empereur 
vertueux  eût  encore  été  le  premier  àzs  mor- 
tels ,  quand  il  n'eût  pas  porté  de  couronne  : 
il  méritoit  de  régner  fur  l'Univers. 

Il  a  parlé  comme  le  rcpréientant  de  l'ef- 
pece  humaine  ;  comme  la  railon  parle  à  tous 
les  hommes  ,  elle  leur  crie  que  ce  temps  qui 
fixit ,  vaut  une  éternité ,  puifqu'il  peut  la  don- 
ner i  qu'il  eft  dans  nos  mains  un  inftrument 
fécond  en  merveilles ,  Se  l'agent  rout-puif- 
fant  du  bien  ou  du  mal.  De  tous  les  biens 
périlfables  c'eft  le  feul  qui  nous  appartienne  : 
le  refte  eft  foumis  au  pouvoir  du  hazard- 
Mais  l'ame  efclave  des  lens  ,  jug^  du  temps 
comme  eux  :  c'eft  un  néant  pour  elle ,  com- 
me pour  les  yeux  q^ui  ne  peuvent  le  voir ,  & 
pour  les  mains  qui  ne  fauroient  le  toucher.. 

Loin  de  racheter  le  temps  qui  eft  perdu,, 
nous  achetons  à  grands  frais  \ts  moyens  à'tn 
perdre  le  refte.  Nous  l'aliénons  (ans  remords 
pour  de  vaincs  bagatelles..  Nous  laidojis  dés 
vides  ftériles  &:  nombreux  dans  l'efpace  de 
notre  vie.  Ce.  n'sft  pas  là  l'exemple  que  noii^ 


88  Le   Notti  dî    Young.   III.  NoTrE. 

piega  tutti  gli  iftanti.  Attivo ,  e  laboriofo  com' 
effa ,  r  uomo  dabbene  féconda  tutt'  i  momenti 
della  fua  durazione.  Il  tempo  nol  forprende  giam- 
mai  Tenza  trovare  la  virtù  nelle  fue  opcre  ,  o 
ne'  Tuoi  progetti.  EfTa  riempie,  efl'a  immortalizza 
tutti  gli  iftanti  della  fua  fuggitiva  efiftcnza.  Uft 
foi  non  ne  paiTa  fenza  arricchirlo.  Re  delle  fue 
ore  ,  egli  efige  da  efle  un  tributo ,  e  ciafcuna 
fuggendo  gli  paga  una  rendita  immenfa.  Per  fate 
tutto  il  ben ,  ch'  ei  defîdera  ,  puo  mancargli  il 
potere  :  non  importa  ,  giacch'  egli  il  vucle  ,  lo 
ha  fatto  :  la  volcntà  val  cjuanto  1'  opéra  iftefTa» 
e  r  uomo  non  è  mallevadore  della  propria  im- 
potcnza.  Egli  non  è  men  libérale  ,  perche  non 
ha  nulla  che  dare.  Gli  atti  che  la  virtù  produce 
faran  ,  fuo  m^lgrado  ,  ognor  limitati  3  ma  efla 
non  ammettc  limiti  nella  volontà  dell'  uomo  :  là 
il  fuo  impero  è  vafto ,  e  indspendente  quanto  lo 
è  r  anima.  Ente  non  v'  è  che  poJfa  riferrare  ,  o 
dar  Icgge  al  penfiero.  Mortale ,  fii  viituofo  ne' 
tuoi  penfieri  5  effi  fono  intefi  dall'  Ellere  Sa- 
premo  ! 


E  dove  potro  io  trovarlo  quefto  bénéfice  I^- 
dio  ?  Angeli ,  ditemi  voi  dov'  egli  rifîede  ?  Voi 
il  fapete  :  voi  fiete  vicini  al  fuo  Trono  :  voi  rî- 
verenti  1'  attorniate  colle  luminofe  voftr'  aie.  Ah 
potrô  io  foftenere  lo  fplcndore ,  che  sfolgora 
dalla  nueftofa  fua  faccia  î  L'  orme  ravviferè   io 


Les  Kuïts  d'Young.  III.  Nuit.  89 
donne  la  nature.  Elle  emploie  tous  les  inf- 
tans.  Ad:if  &  laborieux  comme  elle,  l'hom- 
me de  bien  féconde  tous  les  momens  de  fa 
durée.  Le  temps  ne  le  lu rp rend  jamais  fans 
trouver  la  vertu  dans  fes  adlions  ou  dans 
fcs  projets.  Elle  remplit ,  elle  immortalife 
tous  les  inftans  de  fon  exiftcnce  fugitive.  Au- 
cun ne  pad'e  fans  l'enrichir.  Roi  de  fes  heu- 
res ,  il  levé  fur  elles  un  tribut ,  d<.  chacune 
lui  paie  en  fuyant  un  revenu  immenfe.  Pour 
faire  tout  le  bien  qu'il  fouhaite ,  il  peut  man- 
quer de  pouvoir  :  j:'importe  ,  puifqu'il  le 
veut ,  il  Ta  fait  :  la  volonté  vaut  l'aclrion 
mcm.e  ,  &  1  homme  ne  répond  point  de  fon 
impuidance.  Pour  n'avoir  rien  donné  ,  il  n'eft 
pas  moins  généreux.  Les  actes  que  la  vertu 
produit  feront  toujours  bornés,  malgré  elle. 
Mais  elle  ne  reçoit  point  de  bornes  dans  la 
volonté  de  l'homme  :  là  fon  empire  efl:  indé- 
pendant &  vafle  comme  Lame.  Nul  être  ne 
peut  refferrer  ni  gêner  la  penfée.  Mortel  , 
fois  vertueux  dans  tes  pcnfées  j  elles  font  en- 
tendues de  l'Etre  fuprcme  f 

Ou  LE  TROuvERAi-jE  cc  Dicu  bicnfaifant  ? 
Anges ,  dites-moi  où  il  réfide  ?  Vous  le  fa- 
vez  :  vous  êtes  près  de  fon  Trône  :  vous  l'en- 
vironnez avec  refpect  de  vos  brillantes  ailes. 
Ah  !  verrai-je  l'éclat  qui  fort  de  fa  face  ma- 


5^0  Le  Notti  dl    Young.   lîl.   N  o  T  T  t. 

degl'  immortali  Tuoi  palli  al  gran  numcro  de'  fio- 
ri ,  chc  fanno  fchiudcre  ?  Moilratcmi  quel  Mo- 
narca ,  indipendenre  dcll'  iiidimaiii  ,  che  coa  aiia 
tnonfante  foriide  al  p?.lIato ,  e  le  cui  orc  non 
poflbao,  nclla  lor  fuga,  akcrar  punto  l'ctcrnadu- 
razioiie. 


L*  uomo  ,  quel  e/Tcrc  paflagç^iero ,  di  cui  in  cosi 
brève  tempo  ciîe  depredaao  1'  eiîftenza ,  1'  uomo 
dLfipa  il  teforo  àz  fjoi  gioriii  con  ingratitudine. 
L'  ozio ,  il  felice  ozio  è  da  noi  detellato  corne 
una  pena  intollcra'oilc.  Sembra  che  allora  il  corfo 
del  tempo  refti  immobile ,  e  ci  lafci  trafcinar  foii 
la  grave  roma  délia  vita.  Noi  gcmiamo  oppreill 
fotto  il  pefo  d'  un  ora.  L' imaginazione  è  di  con- 
tinue in  afFanno ,  per  inventar  nuovi  mezzi  onde 
precjpitare  que'  troppo  tardi  momenti ,  e  di  libe- 
rarci  rapidamente  di  noi  medefîmi  :  noi  mandia- 
mo  a  fonde  la  nortra  fortuna  per  ifpendere  i 
nollri  giorni  in  vani  trarte.:imenti.  Noi  ci  mof- 
«riamo  erranti  fu  la  terra ,  per  isfuggirc  ,  corne 
da  quella  d"  un  tiranno  ,  la  fervitù  dcl  penfiero. 
Nella  noftra  dsmenza  noi  alzianio  contio  dclla 
natura  gl'  infenfati  noflri  clamori ,  accufandola , 
perché  con  mano  avara  ci  mifura  la  vita  j  e  ad 
un  tempo  accuiîam.o  la  vita,  quafî  che  fia  troppo 
lunga.  Se  avvien  che  la  morte  ,  tance  volte  chia- 
mata  da'  noftri  voti  ,  ci  fi  faccia  davanti  ,  c  ci 
porga  una  mano  pietofa  in  ajuto  ,  noi  la  rifpi- 
gniamo ,   noi  la   chiamiamo    crudcle.    Aliora  gli 


Les  Nu'ics  d'Young.  III.  Nuit,  cjï 
fefluciire  ?  Reconnoîtrai  je  la  trace  de  fes 
pas  immortels  à  la  foule  de  fleurs  qu'ils  fonr 
t'clorre  r*  Montrez-moi  ce  Mcnarque  indé- 
pendant du  lendemain  _,  qui  fou  rit  au  palTé 
d'un  air  triomphant ,  &  dont  les  heures  ne 
peuvent  dans  leur  fuite  entamer  la  durée 
éternelle. 

L'homme  ,  cet  être  palfager  dont  elles  ra- 
vagent en  fi  peu  de  temps  Texiftence  ,  l'hom- 
me diilipe  le  tréior  de  fes  jours  avec  ingra- 
titude. Le  loiilr  ,  Theureux  loiiîr  ell  maudit 
de  nous  comme  une  peine  inlupportablc.  H 
fembls  qu^alors  le  char  du  rernps  refLC  im- 
mobile, &  nous  lailfe  tramer  fcuis  k  fardeau 
pcfant  de  la  vie.  Nous  gémiilons  accablés 
du  poids  d'une  heure.  L'i-ma^ination  le  tour- 
mente fans  reliche  pour  inventer  des  moyens 
de  précipiter  ces  me  mens  trop  lens  ,  êc  de 
nous  délivrer  rapidement  de  nous  mêmes  : 
nous  épuifons  notre  fortune  pour  dépenfer 
nos  jours  dans  de  vains  amufemcns.  Cn  nous 
voit  errans  fur  la  terre  pour  nous  fauver  de 
la  penfée  ,  comme  d'un  tyran.  Dans  notre 
démence  ,  nous  élevons  nos  clameurs  infen- 
fées  contre  la  nature  :  nous  l'accufons  de  nous 
mefurer  la  vie  d'une  main  avare  ,  &  nous 
accufons  la  vie  d'être  trop  longue.  Que  la 
taort  tant  de  fois  appellée  par  nos  vœux  3 


jl  Le   Notti  di    Young.   III.  N  o  t  f  î. 

anni ,  e  i  fecoli  s'afFollano  ,  e  fi  confondono  in 
un  fol  panto  :  tutto  il  pairato  non  fcmbra  più  che 
un  inftante.  Quando  il  tempo  ci  viene  incontro , 
coi  il  vcggiamo  forte  le  f^imbianze  d'  un  vccchio 
decrepito ,  aggravato  dagli  anni ,  che  a  grandif- 
jfimo  ftento  puô  muoverfi.  Gli  occhi  noftri  non 
giungono  a  fcorgere  le  fue  ali ,  ch'  egli  tien  ri- 
piegate  dietro  le  fpslk.  Miratelo ,  allora  ch'  egli 
ci  ha  fovraggiunti  :  fpicgate  a  un  tratto  qucU'  ali 
medefime ,  com'  ei  fcn  fugge  co'  vanni  diftefi  , 
e  più  veloce  che  i  venti  !  Oh  com'  egli  è  già 
difcoflo  da  noi  '  L'  uomo  ftiipefatto  ,  e  fmarrito, 
lo  infegue  co'  fuoi  clamori ,  e  maledifce  la  di 
lui  vclocità. 


Per  quai  fatale  deftino  avvien  egli ,  che  il 
prefente ,  ed  il  paflato  ci  tormentin  del  pari ,  e 
che  ne  la  vita  ,  ne  la  morte  ci  ponno  piacere  ? 
Perche  mai  i  noftri  fterili  giorni  fon  cosi  infî- 
pidi  mentr'  effi  durano ,  e  perché  ritornano  ,  al- 
lorchè  più  non  fono,  ad  importunare  la  noftra 
memoria  colle  loro  fantafime  ?  Perche  mai  1"  or- 
rore  délie  più  ofcure  prigioni  ci  par  men  terribile 
che  la  noja  ?  Perche  lo  fchiavo  è  men  oppreiTo 
dal  pefo  délie  fue  catene ,  di  quel  che  il  fia ,  dal 
pefo  del  tempo ,  1'  uom  frivolo ,  che  alla  (pen- 
fierata  fen  vive  ?  Non  accufiamo  altu  fuorchè 
noi  fteffi  di  cosl  ftrane  contraddizioni ,  e  rendia- 
mo  giuflizia  alla  natura.  Non  è  deffa  che  e  avara 


Les  Nuits  d'Young.  III.  Nuit.  93 
vienne  s'offrir  &  nous  tendre  une  main  fe- 
courable  ,  nous  la  repoulFons ,  nous  la  nom- 
mons cruelle.  Alors  les  années  &  les  fiecles  (ê 
prelîènc  &  fe  confondent  en  un  point  :  tout 
le  palfé  ne  paro'it  qu  un  inftant.  Quand  le 
temps  vient  à  nous ,  nous  le  voyons  fous  la 
forme  d'un  vieillard  décrépit ,  accablé  d'an- 
nées, fe  traînant  à  peine,  ^ts  ailes  repliées 
derrière  lui ,  ne  font  point  apperçues  de  nos 
yeux.  Voyez-le ,  des  qu'il  nous  atteint  :  dé- 
ployées foudain  ,  comme  il  fuit,  les  ailes 
étendues  &  plus  rapidement  que  les  vents  .' 
Qu'il  eft  déjà  loin  de  nous  [  L^omme  inter- 
dit ,  éperdu ,  le  pourfuit  de  fes  cris  &  mau- 
dit fa  vitelle. 

Par  quelle  fatalité  arrive-t-il  que  le 
préiènt  &:  le  palfé  nous  tourmentent  égale- 
ment j  &  que  ni  la  vie  ni  la  mort  ne  peuvent 
nous  plaire  ?  Pourquoi  ces  jours  ftcriles 
font-ils  inhpides  tant  qu'ils  durent,  &  revien- 
nent-ils ,  àï^  qu'ils  ne  font  plus ,  importuner 
notre  mémoire  de  leurs  fantômes  î  Pourquoi 
Phorreur  des  cachots,  nous  paroit-elle  moins 
affreufe  que  l'ennui  }  Pourquoi  le  captif  efl- 
il  moins  chargé  du  poids  de  les  fers,  que  ne 
l'eft  du  poids  du  temps  1  homme  frivole  qui 
vit  lans  penfer,<'  N^accufons  que  nous-mêmes 
de  ces  contradidions  étranges ,  &  rendons 


^4  -^^  Notti  dl  Young.  III.  N  o  T  t  E. 
de'  giorni ,  l'uomo  fî  c  cjuegli ,  che  ne  è  prodi- 
go.  Egli  ne  va  punito  :  per  una  iegge  flabilita 
■dair  Eterno  Signôre ,  1'  uom  che  abufa  del  tem- 
po ,  e  che  confuma  neU'inezie  la  vita  fua ,  farà 
tormencato  dalla  fua  propria  eiîftenza. 

Dio  annelTe  il  piacere  ail'  impiego  dcl  tempo , 
la  pena  alla  di  lui  perdita.  Se  liam  foprafatti 
dsUa  noja ,  corriamo  al  lavcro  :  il  rimedio  è  in- 
fallibile.  Non  prendiamo  giammai  1'  inazione  in 
<:ambio  dcl  ripofo.  Le  cure  délia  vita  ne  fanno  la 
conCclazione,  e '1  diletto.  Colui  che  non  ne  ha, 
è  obbiigato  a  crearfene  ,  ad  imporfene  delle  vo- 
lomarie ,  fotto  pena  di  reftar  infclice.  L'  anima 
gode  quand'  è  occupataj  oziofa  ,  efla  prova  tor- 
menti  iiifopportabili.  La  gioja  è  un  frutto,  che 
non  matura  fuorchè  uel  campo  dcl  lavoro ,  e 
quando  non  è  un  piacere ,  I'  efiftenza  è  un  fup- 
piizio. 

Neir  ora  memoranda ,  in  cui  una  eternità  pré- 
para la  ftupenda  maraviglia ,  allorchè  Dio  vo- 
laido  prodiirre  ,  fccondô  il  nulla,  concepi  nel  fuo 
fcao  la  natura ,  gencro  1'  Univerfo  ,  e  fece  fcor- 
rere  un'  emanazione  dcl  fuo  EfTerc  in  migliaja  di 
mondi ,  allorchè  prefe  a  fcrmare  il  maravigliofo 
orologio  delle  sfere ,  per  mifurare ,  colle  loro  ri- 
voluzioni ,  la  durata  degli'émi;  allora  naccjue  il 
tempo.  Scagliato  dal  fcno  dcU'  immobile  eternità  , 
ncilo  fpazio ,  ii\  cui  û  movea  l'  Univerfo  ,  egli  co-! 


Les  Nuits  d*Young.  III.  Nuit.  9y 
tuîlice  àlanaturc.  Ce  n'eft  pas  elle  qîiieft  avare 
de  nos  jours  ,  c'ell  Ihomme  qui  en eft pro- 
digue. Il  en  elt  puni  :  c  eft  une  loi  de  l'Eter- 
nel ,  que  rhomme  qui  abufe  du  temps ,  & 
qui  confurae  fa  vie  dans  la  frivolité  ,  fera 
tourmenté  de  fa  propre  exiftence. 

Dieu  attacha  le  plaiiir  à  l'emploi  du  temps: 
la  peine  à  fa  perte.  Si  l'ennui  nous  gagne  , 
courons  au  travail  :  le  remède  eft  infaillible. 
Ne  prenons  jamais  l'inaclion  pour  le  repos. 
Les  foins  de  la  vie  en  font  la  confolation  de 
l'agrément.  Celui  qui  n'en  a  point ,  Q^i  obli- 
gé de  s^en  créer ,  de  s^'en  impoier  de  volon- 
taires, fous  peine  de  refter  malheurenx.  L'ame 
jouit ,  quand  elle  eft  occupée,  Cilïve  ,  elle 
éprouve  des  tcurmens  inlupportables.  La 
joie  eft  un  fruit  qui  iie  peut  croître  que  dans 
le  champ  du  travail  ^  &  quand  ce  n'eft  pas  un 
plailir  j  c'eft  un  fupplicc  d'exifter. 

A  l'heure  mÉmoralle,  dont  une  éter- 
nité prépara  l'étonnante  merveille  ,  lorlque 
Dieu  voulant  produire,  féconda  le  néant,  con- 
çut dans  (on  fein  la  nature  ,  enfanta  l'Uni- 
vers ,  &c  fit  couler  une  émanation  de  fon  Etre 
dans  des  milliers  de  mondes,  lorlqu^il  entre- 
prit l'horloge  merveilleufe  des  fphcres  ,  pour 
mefurer  par  leurs  révolutions  la  durée  Ats 
êtres  )  alors  le  temps  naquit.  Lancé  du  fein 


96  Le   Notîi  di    Young.    III.   N  O  T  t  F., 

niincio  a  fuggire  per  non  aircllarfi  mai  piii , 
trafcinando  feco  le  oie ,  e  î  giorni ,  gli  anni ,  e 
i  fccoli.  Inftaacabile  ,  ei  fi  porta  vcloce  qiunto 
il  lampo  veiTo  1'  eternità  ,  e  corre  fenza  pofa  per 
raggiugncrla.  Non  farà  peià  ch'  egli  giunga  a 
quel  termine  dcl  fuo  ripofo ,  fuorchè  in  quel 
momemo,  in  cui  tuai  i  mondi ,  crollati,  e  fcofîî 
alla  voce  del  Creatorc  ,  ricaderanno  infieme  nella 
notte  del  caos  ,  onde  li  chiamô  quefta  voce  me- 
defima.  Finchè  fia  giunta  quell'  ora  fatale ,  Dio 
gli  impofe  di  profeguir  fempre  il  fuo  volo  ,  e  d' 
afïrettarfi  colle  tempefte  ,  coll'  onde ,  e  cogli  af- 
tri ,  fcnz'  afpettar  giammai  1'  uomo.  AU'  uom  s'ap- 
partiene  lo  alFrettarfi  feco  lui.  Vuol  egli  allsn- 
rare  l' inipemofo  corfo  dell'  implacabil  tempo , 
che  lo  trafcina  alla  morte  ?  Vuol  egli  goder  dell" 
orc  nel  mentre  che  pafl'ano  ,  e  non  efier  foggctto 
a  fammarico  ,  dopo  che  fono  tralcorfe  ?  Le  con- 
facri  alla  virtu.  La  loro  fuga  è  infenfibile  per 
r  uomo  dabbene  :  egli  non  fi  duolc  ne  dcl  tem- 
po ,  ne  délia  vita ,  ne  délia  morte  :  egli  cammi- 
na  in  pace,  e  a  paiTo  uguale  colla  natura. 


Ma  I*  infenfato  che  perde  i  fuoi  giorni ,  con- 
traita  con  efla ,  e  s"  oppone  a  Dio.  Volendo  re- 
fiftere  al  Creatore  ,  ei  fa  violenza  al  fuo  eflere  ,  e 
foîfre  per  i  temerarj  fuoi  sforzi.  Una  guerra  in- 


Les  Nuits  d'Young.  IIL  Nuit.     97 
de  l'immobile  éternité  dans  Telpace  où  (e 
mouvoit  l'Univers,  il  commença  de  fuir  pour 
ne  plus  s'arrêter ,  entraînant  avec  lui  les  heu- 
res de  les  jours ,  les  années  &  les  ficelés.  Infa- 
tigable ,  il  tend  avec  la  rîtellè  de  Téclair  vers 
Térernité  ,  &  court  fans  relâche  pour  l'attein- 
dre. Il  ne  doit  arriver  à  ce  terme  de  fon  re- 
pos ,  qu'au  moment  où  tous  ces  mondes  ébran- 
lés, renverlcs  de  leurs  bafes  à  la  voix  du  Créa- 
teur ,    retomberont  enfemble  dans  la  nuit 
du  chaos  d'où  cette  voix  les  appella.  Jufqu'à 
ce  que  cette  heure  fatale  arrive  ,  Dieu  lui  or- 
donna de  pourfuivre  toujours  fon  vcl,  d< 
de  fe  hâter  avec  les  tempêtes ,  les  flots  &  les 
aflres ,  fans  jamais  attendre  1  "homme.  C'efi: 
à  l'homme  de  fe  hâter  avec  lui.  Veut-il  ral- 
lentir  lacourfe  fougueufedu  temps  impitoya- 
ble qui  l'entraîne   à  la  mort  :  veut-il  jouir 
des  heures  quand  elles  palïènt ,  &  n'être  pas 
fujet  à  les  regretter  quand  elles  font  écou- 
lées i  qu'il   les  confacre   à  la  vertu  ?  Leur 
fuite  eft  infcnfible  pour  l'homme  de  bien.  Il 
ne  fe  plaint  ni  du  temps ,  ni  de  la  vie  ,  ni  de 
la  mort  :  il  marche  en  paix  &:  d'un  pas  égal 
avec  la  nature. 

Mais    l'insensé  qui  perd  fes  jours  j^. 
lutte  contr'elle  &  s'oppofe  à  Dieu.  En  vou- 
Jant  réfiller  au  Créateur,  il  fait  violence  à 
Tome  /,  1 


^8  Le   Nota  di    Young,   III.  NoTTï. 

teriore  fî  follsva  ia  fuo  fcno.  I  defiderj  combat- 
tono  contro  i  defiderj.  Il  cuore  è  laccrato  fra 
nillle  pafTioni  contrarie.  Prodighi  dcgli  anni  ,  e 
iemprc  Innamorati  délia  vita ,  noi  rifpigaiamo  il 
tempo  liHigi  da  noi ,  lo  folleciciamo  perche  fi 
fcofli  ,  e  immantinenti  vogliam  richiamarlo.  Noi 
cÈrchiamo ,  e  noi  fuggiamo  la  morte.  Simili  a 
due  fpofî  mal  accoppiati ,  c  fempre  Tcontenti  1'  uno 
deir  alcro  ,  1'  anima  ,  c  '1  corpo  fono  Icmpre  in 
çontrafto  mcntre  vivono  infieme.  Son  elTi  coUretti 
3  dividerfî.''  Dan  nelle  fmanie. 


Taie  è  la  forte  rifcrvata  ail'  uomo  frivolo ,  eglî 
fugge  la  noja  :  la  noja  s'attacca  a' fuoi  palîî  ,  e 
finchç;vive  l' infegue.  Mîrate  ov^c' zerbini  attillati , 
qncglî  efFeminati  Sibaxiti  ,  créature  délicate  ,  c 
belle  alla  vifla ,  fempre  ornate  di  fîori ,  ll-mpre 
iJeftite  de'  piii  ïidcnti  colori.  La  menoma  fatica 
gli  opprimerebbe  :  il  pefo  d'un  fufo  ofFendercbbe 
la  loro  maîîo  :  l' illelîa  elîftenza  loro  riefce  gra' 
Yofa.-Senza  i  variati  traftulli ,  che  foftengono,  c 
rinuovaao  1'  cHer  loro  ,  efH  fuccomberebbono. 
Finchç  dura  il  giorno ,  gli  vcggiam  corne  lievi 
vario-pinte  farfalle  fvolazzar  per  rraftuUo  a  puri 
raggi  dcl  Sole  di  PrixTiavera.  Per  ciïi  egli  vcrfa 
r  oro  délia  fua  luce  ne'  bci  giorni  d'  Eilate  :  l' In- 
vcÂio  è  coftretto  a  produr  rofc  per  effi.  I  lievi 
zefiretti ,  fe  non  vogliono  udire  le  lor  cjucrele , 
abbian  cujr^   di  mancencr   fempre   per   1'  aria   un 


Les  N'uits  d'Young.  III.  Nuit.  99 
(oi\  être ,  &  iouftre  de  Tes  téméraires  eiforts. 
Une  guerre  intérieure  s'cleve  dans  Ton  fein. 
Les  delirs  combattent  les  defirs.  Le  cœur  eft 
déchiré  entre  mille  palîion:  contraires.  Pro- 
digues des  ans  j  èc  toujours  amoureux  de  la 
vie,  nous  rcpoulLons  le  temps  loin  de  nous, 
nous  ïe  prcllons  de  s'éloigner  j  &  bientôt 
nous  voulons  le  rappeller.  Nous  cherchons 
oc  nous  fuyons  la  mort.  Semblables  à  deux 
époux  mal  aflortis  &  toujoursmécontens  Tun 
de  l'autrèijii'a'me  &c  le  corps  Te  querellent 
tant  qu'ils  font  unis.  Faut-il  fe  féparer  ?  Ils  ic 
déiclpercnt. 

Tel  est  le  sort  réfervé  à  l'homme 
frivole.  Il  fuit  l'ennui  :  l'ennui  s'attache  à  fe  s 
pas  &:  le  pourfuit  toute  fa  vie.  Voyez  ces  élé- 
gans  petits-  maîtres ,  ces  Sybarites  efléminés , 
ctres, délicats  &chârmansà  la  vue/  toujours 
:p,arcs  de  fleurs ,  toujours  vctus  des  couleurs 
■les  plus  riantes.  La  moindre  fatigue  les  acca- 
iîlcroit  :leu,r  main  feroit  bleiîéc  du  poids  d'un 
ïiïfeau  :  leur  exiftcnce  même  l.^ur  eft  à  charge, 
•Sans  les  amufemens  variés  qui  foutiennent  & 
renouvellent  leur  être ,  ils  fuccombcroicnt. 
Tanrque  le  jour  dure  ,  on  les  voit  ,  comime 
ces  infedtes  légers  8c  brillans ,  folâtrer  &  s'c-* 
battre  aux  rayons  printaniérs  du  foleil.  C'eft 
pour  eux  qu'il  verfe  l'ôr  de  fa   lumière  dans 

E  ij 


ï  oo  Le  Notti  dl  Young.  III.  N  O  T  t  î. 
fi.ito  dohe  ,  e  luimghiero.  I  dus  mondi  fou  te- 
irizi  a  tommiqiftrar  loro  i  profumi  più  odorofî  , 
i  luglii  pid  fquiïîti ,  i  canti  più  dilettevoli ,  ed 
a'jici  tc/Tati  da  mani  ftr:îniere  :  efli  lianno  bifo^no 
di  folli,;  cangianti ,  d'  id;e  afïatto  nuove ,  di  pia- 
ceri  rccenti ,  ch*:  gli  ajutino  a  trafcinar,  fenza 
doglianze ,  il  pcfo  délia  loro  efiftcuza  ncU'  intcr- 
miaabil  liuighezza  d'  una  rapida  giornata.  Uomirxi 
fcmpre  fanciulli  ,  di  cui  gli  errori,  ridendo ,  Ci 
picndon  giuoco  ,  rifletcere  voi  ,  che  voi  abutatc 
d'  un'  aima  inimortale ,  e  chc  in  un  giorno  di 
battaglia  voi  date  di  mano  a  fa;iti^illcrchi  tra- 
lliiili?  Pci*  voi,  foUazzarfî  ,  gli- è  vivere.  Rif- 
pondctc.  Morire ,  è  akrcsl  follazzarii  ?  Corne  paL- 
fcrcte  voi  il  tempo  nel  voftro  Ictto  di  morte  î 
Quando  la  malactia  larà  dicliiarata  incurabik  ; 
qu^ido  i  vollri  rpiiiri  agghiadari  fofpenderanno 
il  loro  corfu  ^  quando  ulcirete  dall'  incantefimo 
dcUa  vita  ,  e  che  tutti  cjucgli  obbierti  fuggiran 
d  »'  voftri  occhi ,  ccll'  ifteifa  rapidità  con  che  fi 
fcoflan  le  fj^ondc ,  le  Citta ,  e  le  brillanri  lor 
torri ,  al  coipetto  dclla  nave  flrappata  dall' an- 
core  ,  e  dnl  porco ,  tra.i'cinara  in  mezzo  ail' onde, 
che  foRO  pcr  ingojari-a.  .  .  Dovo  laranno  allora  i 
fxivoli  voftri  traftulli ,  if  vollre  vane  grandczze  ? 
0ove  farete  voi  fteflTi?  A  .  lo  m' inganno.  .  .  Voi 
farete  aucora  in  mczzo  ad  una  pompofa  comitiva 
funerea ,  coperti  di  ricco ,  adorno  pSiino  ferale  , 
chiun  in  marmoreo  lepolcro  ,  Toftenuto  da  fu- 
pcrbc   colomxe.  .  .  Ah   fe  i  moitali ,  ncl  fcretro , 


les  Nuits  d'Tcunf!.  III.  Nuit,  igi 
les  beaux  jours  d'été;  pour  euxrhiver  eft-  for- 
cé de  produire  des  rofcs.  Que  lezéphir  _,  s'il 
ne  veut  ctre  gronde ,  aie  Toin  d'entretenir 
toujours  dans  les  airs  une  haleine  douce  6<:  ca- 
relîantc.  Les  deux  mondes  leur  doivent  des 
parfums,  des  liics  exquis  ,  des  chants  agiva- 
bles  j  des  robes  tidues  par  des  mains  étran- 
gères. 11  leur  faut  des  folies  changeantes,  des 
idées  toutes  neuves  ,  des  plaiffis  tout  frris , 
pour  leur  aider  à  traîner  lans  murmure  le 
poids  de  leur  exiftencc  pendant  rinépuifable 
longueur  d'une  rapide  journée.  Hommes  tou- 
j  jurs  en  enfance,  de  que  les  erreurs  bercent  en 
riant,  fongez  vous  que  vous  ftbufcz  dune, 
ûme  immortelle  ,  ôc  que  vous  prenez  des 
bochets  dans  ua  jour  de  combat?  Pour  vous, 
s'amufer  ,  c'eft  vivre.  Répondez,  Eft-ce  aulli 
s'amufer  que  de  mourir  ?  Comment  paiï'crez-î 
vous  le  -temps  dans  votre  lit  de  mort  ?  Quand 
la  maladie  fera  déclarée  incurable  ,  quand 
vos  efprits  glacés  fufpcndront  leur  cours, 
quaiïd  vousfortirez  de  1  enchantement  de  la 
vie ,  ôc  que  tous  ces  objets  fuiront  de  vos 
yeux ,  aulîî  rapidement  que  s'éloignent  les, 
rivages ,  les  cités ,  &  leurs  tours  brillantes 
devant  le  vaiflcau  arraché  de  (es  ancres  ôc  du 
port ,  entraîné  par  la  tem.pcte  au  milieu  des 
flots  qui  vont  l'engloutir.  . .  Où  feront  alors 

E  iij 


xci       Le  Notti  di   Young.   III.  N  O  T  T  E. 
fanno   ancor    gli   orgogiiofi  ,    ci    maraviglieremd 
poi    dellc    vaniu ,    e    de'  prcfligj    délia    vira  - 


Oedi  ta ,  Lorcnzo ,  che  la  morte  fia  lontan» 
<îa  te  *  Non  V  hai  tu  già  vifta  volar  fui  tuo  ca- 
po  ,  e  minacciarti  di  lafciar  cadere  ben  prefto  il 
colpo  fatale?  Dove  fono  quel!'  ore,  il  cui  gajoi 
forrifo,  ti  prouictteva^  il  piaccre  ?  ïnc  fpn  îte  ve- 
lo;i  a  perdcrfi  in  quella  profonda  voraginc  ,  che 
mai  non  rigcrta  dô  cK'  ella  inghiottifce.  A  che. 
ti  giova  ,  ch'eflc  ,  dileguandofi  ,  t' abbiah  fa^ciato* 
un'  ombra  di  fama,  che  è  per  ifparire  com'  eflc  î 
Nuir  altro  più  te  ne  refta  foorchè  le  isformatc 
loro  imagini ,  -fe_n?a  liijeamenti  ,'jÇ  Ap?a  jQoiçîri  4 
erranti  innanzi  alla  tua.  niemotia ,  fer  'tof mepto 
de'  tuoi  penfieri  :  e  1'  ore  che  il  dtftino  ti  JaC:ia. 
ancora  ,  già  fon  falite  fui  carro  del  tempo^j  éd. 
oh  com'  effe  fon  per  faggire  preftiiïime  feco  lui  ! 
Vcdi  volar  il  fuo  carro  ,  infocarfi  iiella  rapidità 
del  fuo  moto  il  métallo  foftenitot  dellé  ruotc^ 
An:or  un  inltante.  .  .  Il  Sole  fî  fpegne  aL  tUO^ 
cofpetto ,  e  r  Univerfo  ■«  fcanceUatO.  ■      ' 


les  Nuits  d^Young.  III.  Nuit.  105 
Vos  jeux  frivoles  &  vos  v  aines  grandeurs  î  Où 
rerez-voas  vous-mêmes  ? . . .  Je  me  trompe. . . 
Vous  ferez  encore  au  milieu  d'un  convoi 
pompeux ,  couverts  d'un  drap. funéraire  >élé-r 
gant  (3c  riche ,  enfermés  fous  un  tombeau  de 
maibre  que  loutiendront  de  lupcrbes  coion- 
nés. . .  Ah  !  fi  les  mortels  font  encore  les 
tains  dans  le  cercueil ,  faut-il  s'étoniier  des 
vanités  ^c  des  p rédiges  de  la  vie  ? 

Crois-tu  ,  Lorenzo,  quelamortfoit  loin 
de  toi  ?  Ne  l'as-tu  pas  déjà  vu  voler  fur  ta 
tcte ,  ^  te  menacer  de  frapper  bientôt  le  coup 
fatal  ?  Où  font  ces  heures  dont  le  fourire  gai 
.te  promettoit  le  plaifir  ?  Elles  ont  couru  fc 
perdre  dans  ce  gouffre  profond  qui  ne  rejette 
jamais  ce  qu'il  engloutit.  Que  te  fert-il  qu'el^ 
les  t'aient  légué  ,  en  s'évanouilfant ,  une  om- 
bre de  renommée  qui  va  s'évanouir  comme 
elles  ?  Il  ne  te  refte  d'elles  que  leurs  images 
informes  fans  traits  ^  fans  couleurs ,  errantes 
devant  ta  mémoire  pour  affliger  tespenfées; 
&  les  heures  que  le  deftin  te  laiiTe  encore  , 
font  déjà  montées  furie  char  du  temps  :  com- 
me elles  vont  fuir  avec  lui  1  Vois  fon  char 
voler,  fon  effieu  qui  s'embrafe  dans  la  rapir- 
dite  de  fon  mouvement  :  encore  un  moment. . . 
Le  Soleil  s'éteint  devant  toi ,  &  l'UnivcK  efl 
-cfïkcé.  ' 

E  iv 


104       ^'  Notîi  tii   Young.  III.  Notte. 

Ma  chc  ?  È  cgli  dunque  ncceffario ,  pcr  farci 
entrarc  in  pcnfiero  àï  noi  mcdertmi  ,  che  il  ful- 
mine dclla  morte  f-opj  a'  noJlri  piedi ,  chc  un 
cuore  fia  forto  i  noftr'  occlii  ftrappato  da  un  cuo- 
re ,  e  che  un  amico  fia  vifto  lagrimante  fui  fe- 
polcro  del  fuo  amico?  Ogni  orologio  fol  are  ,  che 
fi  prefenta  a'  noftri  fguardi ,  ci  moftra  il  noftro 
dcftino  deiineato  fulle  nortre  parcti.  Egli  ci  dice 
in  faa  mata  favcUa  ,  „  O  uomo  l;i  tua  fovranirà 
j,  è  per  finire  ,  e  fînchè  dura  ,  elTa  è  piu  vana 
j,  che  r  ombra.  „  Pallidi  in  volto ,  c  fuor  di 
noi  pcr  lo  fpavenro ,  fclamcremo  noi  allora  corne 
il  fupcrbo  AfTIro  Monarca  ?  „  In  che  modo  ,  C 
5j  pcr  quai  mano  ho  io  da  pcrirc  *  j,  Forfc  chc 
non  portiamo  i  fjmi  di  morte  ncl  nofiro  feno  ? 
Non  nudriaiTio  noi  forfc  il  nafcofo  fcrpente,  che 
ne  uccide  ?  Egli  fi  pafce  dclla  noftra  foftanza  ; 
€  nuir  alrro  attende  fuorchè  il  momento  d'  avcr 
forze  baftevoli  pcr  divorarci. 

Qaeft'  ombra  foUre  è  la  mifara  infieme  j  e 
i'  imagine  dclla  vira  :  entrambi  immobiii  in  ap- 
parenza  ,  corrono  da  un  punto  ail'  alrro  dcl  tem- 
po fcnza  fermarfi.  L'  occhio  de'  fenfi  non  giugne 
a  difcernerc  l' impcrcettibile  lor  fuga  ;  ma  1'  oc- 
chio délia  ragione  fcuoprc  in  quel  ripofo  appa- 
rente un  moto  continuo ,  e  vede  V  ombra  cam- 
rninare  rapidamente  :  l' ora  dclla  noftra  vita  c 
ben  prefto  trafcorfa  ,  e  noi  fiam  paflati  con  cHa. 

Ma  l'errore  ci  fignoreggia  cosi  imperiofamente» 
noi  ci  lafciamo    cosi  a2;cvolmcnte  accccare  dalie 


Les  Nuits  d'Youhg.  ÎII.  Nuit-  loy 
Êh!  pournousdonnerralarme,  c(l-il  donc 
bcfoiii  que  le  tonnerre  delà  mort  éclate  à  nos 
}■  ieds ,  qu'un  cœur  Toit  fous  nos  yeux  arraché 
d'un  cœur  ,  &  qu'un  ami  ioit  vu  pleurant  fur 
1.x  tombe  de  l'on  ami  ?  Chaque  cadran  qui 
s'offre  à  nos  regards  nous  montre  notre  defiri- 
nce  tracée  fur  nos  murs.  Il  nous  dit  dans  fon 
langage  muet:  >5  6  homme,  ta  royauté  va 
»  finir,  cv  tant  qu'elle  dure  y  clic  cfl:  plus 
>3  vaine  que  l'ombre  >».  Troublés  ^'  pales  d  ef- 
froi ,  comm.e  l'AiTyrien  fupcrbe  ,  nous  écrie- 
rons-nous avec  lui  ?  >5  Comment  &  par  qui 
périrai-je  »  ?  Ne  portons-nous  pas  dans  notre 
fcin  des  femences  de  mort  ?  Ne  nourrilfons- 
nous  pas  le  ferpcnt  caché  qui  nous  tue  i  II  vit 
de  notre  fubftance-,  il  n'attend  que  le  moment 
d'ctreruTez  fort  pour  nous  dévorer» 

Cette  OMEan  fjlaireedà  la  fois  la  mcfure 
&  l'image  de  la  vie  :  toutes  deux  ^  en  appa- 
lence  immobiles ,  courent  fans  s'arrcter  d'un 
point  du  temps  à  l'autre^  L'oeil  des  fensne  iâi- 
fit  point  leur  fuite  imperceptible-,  mais  l'œil 
de  la  raifon  découvre  dans  ce  repos  apparent 
un  mouvement  continuel ,  ^  voit  l'ombre 
cheminer  avec  rapidité  :  1  heure  de  notre  vie 
cft  bientôt  parcourue  ,  &C  nous  avons  paflc 
avec  elle. 

Mais  l'erkïur  kc^is  Rialtiifé  avec  tant 

E    Y 


io6  Le  Notti  ai  Young.  H!.  N  u  i  T. 
pàlTioni ,  che  ci  lufingaiio ,  che  la  fuga  del  tem- 
po non  è  meglio  fentita  dall'  anima  ,  che  da' 
feifî.  Corre  il  tempo  con  pîè  leggiero  fui  cap» 
de'  mortali ,  fcnza  dcftargli  ne'  loro  logni.  No:i( 
na;ïievando  i  noftri  anni  trafcorfi ,  che  coU' ajuca 
dcl  calcolo  ,  e  non  per  via  deL  fentimento  ,  noi 
duriamo  farica  a  credere  ch'  efîi  ci  abbiano  in- 
vecçhiati.  Per  poco  che  il  crudo  Inyerno  ci  fac- 
cia  Tplendere  innanzi  qualche  giorno  fcreno,  noi, 
crediamo  eiVerc  ancora  di  Primavera.  Noî  femi- 
DÏanx)  allegramente  le  fperanze  délia  giovane  età 
nelle  rughe  délia  vecchiaj'a.  Uomo  non  v'  è  che 
lion  la  sbagli  d'  un  giorno  circa  la.  propria  dura^ 
la ,  il  Savio  ifteflb  è  fempre  in  ritardo  colle  fue 
ore.  M^'ilmington ,  tu  ti  lafci  precorrer  dal  Sole  j 
tu  non  capimini  fcco  di  fronte  vexfo  il  tiio  fco- 
po.  La  fperanza  di  vivcre  rinafce  con  ogni  au- 
rora.  Quefto  è  qucUo  errore  ,  che  è  1'  ukimq 
ad  abbandonarci  ,  e  che  mette,  il.  colmo  a  tutti. 
•gli  erroii  délia  vita. 


Il  vero  Savio  tien  ragionamento  coîfe'fue  orc 
paffate:  egli  domanda  loro  quai  conto  efle  h'art 
refo  di.  lui  ail' Elfsre  Supremo.  Il  rifuhato- dellfc 
loro  rifpofte  :^  forma  ciô  che  noi  chiamiamo  l.ef- 
p:rienza.  Uom,  atcempato ,  efla  ti,  grida  ^  che 
o(»nL  cofa  q^uaggiù  nop  è  altrq  .  che  nuUa  ;  chç 
piil  che  fi  gufta  la  gioja  ,  piii  fc  ne  ricoaofcç 
ja_xaDità,  e   che  i  trafpprti  dcj -Ç.iacerc;  medefi- 


Èes  Nuits  d'Young.  III.- f^uiT.  tô?/' 
d^erapire ,  nous  nous  lailfons  fi  aitémenc  aveu- 
gler par  les  palTions  qui  nous  flarrcnt  ^  que  la 
Fuite  du  temps  n'eftpas  mieux  fentie  de  Tam'e 
que  des  fens.  Le  temps  court  d'un  pied  léger 
"fur  la  tcte  des  mortels  (ans  les  éveiller  de  leurs 
rêves.  N'eftimant  le  nombre  de  nos  années 
écoulées  qu'à  l'aide  du  calcul  ,  ôc  non  par 
fentiment,  nous  avons  peine  à  croire  qu'elles 
nous  aient  vieillis.  Pour  peu  que  l'hiver  laille 
Eriller  quelques  jours  fercins  ,  nous  nous 
croyons  encore  au  printemps.  Nous  femons 
gaiement  les  efpér.inces  du  jeune  âge  dans  les 
rides  de  la  vieilielïe.  Il  n'eft  point  d'homme 
qui  ne  fe  trompe  d'un  jour  fur  fa  durée  :  le* 
fage  mcm.e  cft  toujours  en  retard  avec  fes  heu- 
res. Wilmington,  tu  te  lailîes  devancer  par 
le  Soleil  j  tu  ne  marches  pas  de  frpnt  avec 
]ui  vers  ton  but.  L'eipoir  de  vivre  renaît  avec 
chaque  autre  aurore.  Cette  erreur  èft  celle 
qui  nous  abandonne  la  dernière  ôc  qui  mer  Iè- 
eomblc  à  toutes  les  erreurs  de  la  vie.  -'' 

Le  vrai  sage  s'entretient  avec  fes  h'etr- 
res  palfées  :  il  leur  demande  quel  compté- 
elles  ont  rendu  de  lui  à  l'Etre  fuprême.  La 
fiiite  de  leurs  réponfes  forme  ce  que  nous  ap- 
pelions l'expérience.  Vieillard  ,  elle  te  cric,, 
qu'ici-bas  tout  eft  néanr;  que  plus  on  goûçf  " 
la  joie,  plus  on  en  découvrçla  vanité  ^5c  que- 


xo8  Le  Notti  di  Young.  lîl.  Notte, 
mo  ci  diiîng.innano  ciica  li  cliimera  délia  fcli« 
cira  :  ammaeftrato  pcr  le  fat  Itxioni ,  ammonito 
As.  que'  capegli  ond"  è  imbiancato  il  tuo  capo  , 
diftacca  da  quefto  mondo  i  tuoi  penfieri  ,  dirigi 
verfo  I'  etcrnicà  il  loro  moto  ,  e  fjuopii  ncl 
fonJo  dtir  avveiiiie  iin   foggiorno  più  fonunaro» 


E  cofa  è  egli  in  realtà  cjuefto  monio  ,  in  cni 
di  ftolta  gioia  vlviamo  inebbri  iti  ?  Un  varto  fog- 
giorno di  luçto  ,  ricolmo  di  avctli,  parato  d'em- 
blcmi  fanebri ,  chc  la  morte  rnccflantemcnte  ci 
fafpcnJe  d'  intcwno.  Quclb  nub^  ,  che  ci  rcca 
la  morte ,  grandina  di  pien  meriggio  fa  i  noflri 
capi ,  e  feppcUifce  no-i  ,  e  i  noflri  progctti  nella 
rio:te  del  fepolcro.  Dal  fragile  tcatro  della  vita., 
in  cui  f :licr/.iama ,  di  mezzo  aile  noflre  d'anze  , 
c  feftiai  a  un  tratto  interrotti,  ntsi  cadiam  nclt' 
abilfo  ,  in  cui  1'  umana  fpecie  viai  inghiottita. 
Solkvati  con  un  foffio  dal  fen  della  terra ,  agi- 
tati  un  brève  iftante  nell'  atmosfcra ,  che  ci  ani- 
ma ,  noi  rientriamo  immancinenti  nella  polvere 
de'  noflri  Anienatr  ,  che  noi  calpefliamo  fotro  a 
noilri  pafïï ,  pcr  effcre  calpeftati  noi  ftelfi  fbtra 
ai  paiTi  de'  noflri  figliuoli ,  e  dormirc  fotto  la  tcr- 
la  ,  inlîno  a  tantcv  chc  il  pied'C  delL"  Ognipoflcn- 
te  ,  rovefciando  quelle  fragile  Univerfo,  difperda, 
la  polvere  del  noftro  globo  ,  e  che  noi  fuggia- 
ma  fmarriti  dafle  ruine  de*  noflri  fepolcri ,  alli 
(hîarezza  d'  u\\  giorno  eterno.  L'  uom  nafcey  at- 
to«ito  del  viver  fuo ,   volge  intom»  intorno  i'd 


Les  Nuits  d'Toung.  IIL  Nuit.  105? 
les  tranlports  du  plailir  mcmc  nous  dccrom.- 
pcnt  de  la  chimère  du  bonheur  :  inftruit  par 
fesleçons,  averti  par  ces  cheveux  dont  ta  tête 
eft: blanchie,  détache  tespenfécs  de  ce  monde, 
donne-leur  un  mouvemenr  vers  1  éternité  , 
&  découvre  au  fond  de  l'avenir  un  f-^jour 
plus  fortuné. 

Ce  monde  ,  ou  nous  vivons  enivrés 
d'une  folie  joie  ,  qu'eft  il  en  effet  ?  Un  vafte 
fi" jour  de  deuil ,  charge  de  tombeaux,  tapitîe 
d'emblèmes  funèbres  que  la  mort  fufpend  fans 
ceffe  autour  de  nous.  Lenuige  qui  porte  le 
trépas  fond  fur  nos  tctes  enpleinmidi,  &:  nous 
enicvelit  nous  &  nos  projets  dans  la  mat  da 
cercueil.  Du  fragile  théâtre  de  la  vie,  où  nous 
folâtrons ,  du  milieu  de  nos  feftins  &"  de  nos 
danfes,  tout-à-coup  interrompues,  nous  tom- 
bons dansl'abyme  où  s'engloutit  l'efpece  hu- 
maine. Soulevés  par  un  foufîle  du  {ein  de  îa 
terre  ,  agités  un  moment  dans  ranr*c4"here 
qui  nousanime ,  nous  rentrons  auiîi-tot  dans 
la  pouiïïerc  de  nos  ancctrcs  que  nous  foulions 
fous  nos  pas  ,.  pour  ctre  foulés  nous  mêmes 
fous  les  pas  de  nos  enfins,  &  dormir  fous  \^ 
te  rre ,  jufqu'à  ce  que  le  pied  du  Tout-Puilfant , 
renverfant  ce  frék  Univers  ,  éparpille  Lt 
pouiïîere  de  notre  globe,  &  que  nous  fuyions 
tpcrdus  à^%  ruints  de  nos  tombeaux  à  la  clai- 


lïo  Le  Notti  dï  Young.  ll\.  NoTTB. 
ft^uarJo  :  dapeitutto  i  Tuoi  occhi  s'  imbatrono  ne' 
numeroflfTimi  epitafi  de"  morcali ,  chc  1'  han  pie- 
ceduto  :  egli  ,  leggendogU  ,  manda  fuori  un  pro- 
fonde fofpiro ,  e  s'  inabiHa  :  egli  ha  dovuto  fog^ 
giacere  ben  prefto  a  quella  miiera  forte  ,  che  dc- 
plorava.  Piangere  gli  alrri  per  brève  iiîante  ,  ef- 
icr  pianti  noi  ftelh  ncl  momento  che  feguc  :  eccO' 
il   nofho  dcftino. 

oh  come  I'  uomo  è  infcnfîbile  !  Il  tempo  fiig- 
ge  j  la  morte  accorre ,  la  funèbre  campana  rim- 
"bomba  per  ï  aria  ,  i'  etcmità  è  minacciante  j  ogni 
cofd  è  in  moto  ,  ogni  cofa  è  in  allarr.û  ,  ogni. 
cofa  fa  i  fuoi  sforzi  :  tutti  gli  enri  s' affrtttano, 
s' avanzano  verfo  il  loro  termine:  tutti  avvertono,. 
follecitan  1'  uomo  perche  s'  avanxi  verfo  del  (uo; 
c  l'uom  folo  j  egli  j  la  cui  alternativa  c  eftrema  , 
il  cui  deliino  farà  irrevocabile ,  egli ,  che  fofpcfo 
con  un  file  fa  1' abilTo ,  fi  penzola  un  momento 
al  diïïbpra  ,  e  cade  ,  1'  uom  rranquillo  s'  addor- 
menra  ,  e  ripofa  in  pace  al  fragore  di  quclIa  uni- 
"verfal  tempefta  degli  enti  !  Deftati,  infelice.  Getta- 
i  fcetri ,  e  le  coronc  3  ma  ritieni  i  tuoi  anni ,  ed 
ufane  con  rifparmio.  AfFerra  1'  iftante  che  fugge. 
L'  eternità  ripofa  fu  I'  aii  d'  un'  ora  :  coftrigni  il- 
tempo  ad  arreftar  il  fuo  carro ,  a  confegnani  il: 
teforo  del  tuo  deftino ,  ch'  ei  porta  feco.  Implo- 
lalo ,  fccngiuralo  perché  ti  reftituifca  ancora  que' 
gjomi,  ch'ei  t' ha  preftati.  Quelle  prodigio  è 
poflibile  aUa  virtù  :  effa  puô  far  rivivere  nel  di- 
pefente  quelli ,    chc  T  uomo  lafcio  perire  :.  cffi' 


Les  Kiàts  d'Toun§.  Ul.  "Nvi.T^  fi;^ 
té  d'un  jour  éternel.  L'homi,ne  naît  y  ét&naé 
de  vivre  il  jence  un  regard  autour  de  lui  '^ 
par-rout  Tes  yeux  rencontrent  les  épitaphes 
prelfés  des  mortels  qui  l'ont  précédé  :  il  pouf- 
fe en  les  lifant  un  profond  foupir,  de  s'abyme.. 
Il  a  bientôt  fubi  le  iort  qu'il  déploroit.  Fleu- 
rer un  inftant  les  autres,  être  pleures  nous- 
mêmes  l'inftant  qui  fuit  :  voilà  notre  partage. 
Que  l'homme  eft  infenfiblc  /  Le  temps 
fuit ,  h.  mort  accourt ,  la  cloche  funèbre  re- 
tentit dans  l'air  ,  l'éternité  menace  -,  tout  efl 
en  mouvement,  tout  elt  en  alarme  ,;  tour 
Élit  effort  :  tous  les  êtres  (c  hâtent ,  avanccnr 
\trs  leur  terme  :  tous  avertilïènt ,  prelfenV 
Khomme  d'avancer  vers  le  fien  :  S<:  rhomme 
{èul,  lui  dont  l'alternative  elt  extrême  ,  donc 
ta  deftinée  fera  irrévocable ,  lui  qui ,  fufpen- 
du  par  un  fil  fur  Tabyme  ,  fe  balance  un  mo* 
ment  au-delfus  ,  6c  tombe-,  1  homme  tran- 
quille s'alloupit  &  fommeilie  en  paix  art- 
bruit  de  cette  tempête  uhjverfeile  des  ctres  / 
Eveille  toi ,  malheureux.  Jette  !es  fceptres  Se 
les  couronnes  y  mais  retiens  tes  armées ,  Se. 
{bis-en  économe.  Saifis  fluftant  qui  fuit.  L'é-f- 
ternité  repofc  fur  l'aile  d'une  heure  :  force  le 
temps  d'arrêter  fon  char  ,  de  te  remettre  le 
tféfoç4ç'.ta  deftiné/e,  qu'il  emporte.  Implore^ 
te,  copjure-te  de  te' relîdre  encore  les  jourl 


Ht       Le  Notti  di   Young.  III,  N o  t  t  E, 
pu6  accumulare ,  ncl   riflretto   fpazio  d'  un  mo- 
mento  ,  il  valore  d'  una  vita  inticra. 


•i 


Mortall  ,  rîchiamate  la  virtù  per  riconquîdar 
tutte  l'  ore ,  che  la  frivolczza  ufurpô  :  rcndcce 
l'efîftenza  a  cjuci  aimulo  di  momcnti ,  che  furono 
annichiliti  dal  viïio  (  a  ).  Penfare  che  pcrdcre  il 
tempo  ,  gli  è  pcrderc  piu  che  il  fangae  ;  gli  è 
jiiutilar  il  proprip  cflcrc  j  gli  è  commerttre  un 
vcro  fuicidio. 


(fl)  Gli  uomrni  frivcli  fi  ftancsno  per  in'eguire  ,  per 
ccncraftare  le  lievi  j  aj^lic  ,  che  oï\Ac^°}.3no  fui  :orr<-Rtc 
de'  giorni.  Pv.r  quai  morivo  cir'pre/.y.ar»  elli  la  voce  (lella 
lagione  ,  Ai  quel  D»o ,  che  fomnie'fram/.'nu'  favella  al 
loro  cuorc  ?  Perché  correre  a  chiedere  alla  pa'i/.îa  quella 
f<:licità  ,  che  è  pofta  fotto  le  noftre  mani  ? 

Il  tempo  è  un  Lio  onnipotente.  îgli  non  Vffta  mai 
liella  neiitra'icA  ,  o  nella  indirteTcnv.a.  T.ile  non  fu  la 
fua  deftinazione ,  allorchc  fu  mandato  cla'  Cieli  in  hn- 
bafciaca  verfo  dell'iiomo  ,  allorcl;'  fu  fepnrato  dall' orbe 
mJfterio'"o  ,  e  perfctramcncc  circolare  ocU'  eternità  ,  e 
gettaco  fotto  dcVieli  ,  che  vegliano  fopra  di  lui  ,  nol 
iiuovo  fuo  rog;grorno.  L'ore,  i  |;iorni  ,  i  mciî  ,  gli  aiini 
fono  i  fuoi  numerofi  figliuoli  :  mener'  egli  vo'a,  eifi  fiao- 
cano  ,  e  fl  follaA7.ano  intorno  a  lui  ,  corne  una  moUitit- 
din;  di  pen  le  difuguali ,  che  eompongono  le  vafte  ali- 
del    lor   genitorc. 

Perché  atFiectar  il  volo  del  tempo  ,  gîà  ranro  ra;  i.^o 
<ta  fe  medefîmaî  Perehè  colle  leggeriJim^r  .no{Ue  vjnità 
accélérât  la  fuga  d;'  noftri  gtorni  ?  Sai  ta  che  ne  fc^ue? 
L'  uomo  fiig^.e  dal  tempo  ,  il  tempo  fugge  dafl'  aoino , 
C  quella  doppja  fuga  iu  verfo  contrario  j  xiee  necelTaria- 
rienie  finîre  bon  prello  col  di/biziô  ctèrno"dell''«foïno"> 
e  d."l  wmpo. 


Les  Nuits  d'Young.  III.  Nuit.  113 
qu'il  t'a  prêtés.  Ce  prodige  cft  poiîïble  à  la 
vertu.  Elle  peut  faire  revivre  dans  le  jour 
prcfent  ceux  que  1  homme  a  laillé  périr  :  elle 
peut  entafTer  dans  refpace  étroit  d'un  mo- 
mejit  la  valeur  d'une  vie  entière. 

MoRTiLS  j  rappeliez  la  vertu  pourrccon- 
quirir  toutes  les  heures  ufurpées  par  la  fri- 
volité :  rendez  l'exiilence  à  cet  amas  de  mo  ■ 
mens  que  le  vice  a  anéantis  {a\  Songez  que 
perdre  le  temps ,  c'efl  perdre  plus  que  du 
fang.  C'eft:  mutiler  fon  être  :  c'eft  commettre 
un  vrai  fuicide. 


(a)  Les  hommes  irivoles  fe  fatigueet  à  ponrfuivre  , 
à  difpiuer  les  paill'.-s  Icgeres  qui  florten:  fur  le  torrent  des 
jours.  Pourquoi  mepri'ent-ils  la  voix  de  la  raifon  ,  de  ce 
Dieu  qui  niurmure  au  fond  de  leur  ciur  ?  Pourquoi 
courir  demander  à  la  folie  un  bonheur  qui  cA  feus  notre 
main  ? 

Le  temps  cft  un  Dieu  tout-puiffant.  Il  n'eft  jamais  neu- 
tre ,  êc  ne  refte  jamais  indiifétent.  Ce  n'eit  pas  pour  l'être 
qu'il  a  été  envoya  des  Cisux  en  ambalFade  vers  l'homme  , 
lorfqu'il  fut  féparé  de  l'orbe  myftérieux  ht.  parfaitement 
rond  de  l'éternité  ,  8f  jeté  au-defTous  des  Cicux  qui 
■veillent  fur  lui  dans  fon  nouveau  féjour.  Les  heures  ,  les 
jours  ,  les  mois  ,  les  années  font  fcs  nombreux  cnfans  ; 
tandis  qu'il  vole  ,  ils  fe  joinnt  Se  s'agitent  autour  de  lui  , 
comme  une  multitu^ie  de  plumes  inégales  qui  compofcnt 
les  vaftes  aîles  de  leur  père. 

Pourquoi  hâter  encore  le  vol  du  temps  ,  déjà  fi  rapide 
par  lui-même  ?  Pourquoi  accélérer  par  nos  vanités  légères 
la  fuite  de  nos  jours  ?  Sais-tu  ce  qui  en  réfiilte  ?  L'hom- 
me fuie  du  temps  ,  le  temps  fuit  de  l'homme  ,  &  cette 
double  fuite  ,  en  firns  oppofés  ,  doit  néceflàiremcnt  finir 
bientôt  par  le  divorce  éteroel  de  l'homme  ëw  du  tcm£S. 


ÎI4       Le  Nottl  di   Young.   lll.   Nottê. 

Piaccflc  al  Cielo  che  rntti  i  giorni  pafTati  fbfTcro  afr- 
cora  a  venire  !  Coîî  penfa  1'  uom  nel  dellarfi.  Dio  fa  per 
rsoi  quello  ftupenito  miracolo.  11  giorno  d' ieri  è  riror- 
nato  nel  giorno  d'  oggi ,  colla  facoltà  di  efpiare  i  noftri 
mancamenti  ,  di  follevarci  dalle  noftre  cadute  ,  di  ar- 
licchirci  >  e  di  rcftituir  la  pace  alla  noUr'  anima.  Non 
yermcttiamo  ch'  egli  corra  la  forte  medefima  del  giorno  , 
chs  il  precedette  ,  ch' egli  muoja  nella  paz,zia  ,  e  •  chu 
fvanendo  conic  ieggcriOimo  fumo  ,  lafci  l' anima  nolba 
annerita ,  e  rr.acchiata.  1  anti  giorni  cosî  Hbera'mence 
.accordatici ,  non  ferviran  e!îi  che  ad  impoveiirci?  L'iiomo 
non  fi  Itancherà  di  comnnctter  delicti  ,  peiclic  Ldo  non 
fa  ftancarfi  d'efFere  generofo  ? 

Gli  uomini  ,  corne  i  Parti,  ci  ferifcono  fuggendo, 
allorchè  la  iloltezza  limita  al  fepolcro  la  nollra  viita  , 
ijtujidifce  in  noi  ogni  fentimento  dell' avrvtnire  ,  eftin- 
gue  ogni  paflione  per  i  béni  inimortali  ,  interrompe  ogiri 
■cfirrilpondtnza  co'  Cieli  ,  incatena  la  noftra  libcrtà  ,  im- 
prig,iona  nel  coipo  tutti  i  noftri  dcGdcrj  ,  rarpa  1'  ali 
«eir  anima,  che  le  avea  ricevute  per  ifpiccarc  verfo  l'e- 
rernitade  il  fuo  volo ,  la  sfor/a  a  tendcre  verfo  il  cen- 
♦ro  délia  terra  ,  e  di  ftrifciarfi  nella  polvere  ;  allora 
r  uomo  perde  di  vifta  il  luminofo  fcopo  délia  fua  car- 
xjera  j  e  &  rimane  abbattuto.  Le  noftre  facokà  iihipr- 
■«lifcono  ,  e  fon  fepolte  nel  loto  impure  del  mondo ,  quellfi 
voragine ,  da  oui  fono  inghiottite  abnc  immonali  ,  def- 
tinate  ad  innalzarfi  fino  a'  Cieli,  a  fcintillarvi  fovra  fo- 
.gli ,  che  mai  non  debbono  carobiar  di  padrone.  Quantun- 
que  formato  dal  fango  délia  terra  j  l' uomo  che  cade^ 
-cade  dair  akezza  de'Cieii. 

Oh  quai  ciTere  rifpettabile  è  mai  l'uomo  !  Chiunquc 
fa  rifpertarc  fc   fleflo  ,   difprezza  il  mondo. 

Lo  fpirito  d'ogni  giorno  fpiraco ,  ci  torna  erranre  d'in- 
torno  :  fecondo  1'  ufo  che  ne  abbi^m  fatto ,  ei  c'  indi- 
rizza  il  gra/iafo  forrifo  d'tm  Angclo  ,  o  ci  moftra  la 
minacciofa    fronte  d'una   furia  infernale. 

Nel  di  dell'  iinivcrfale  giudiiio  ,  quando  la  rerra-finirà 
-d'  eflere  ,  aftannati  altrettanto  quanto  quelle  formiche, 
cui  un  piè  dillrulfe  quel  pic.col  mondo  in  cui  vivono  , 
noi  ci  rialzeremo  per  fubire  un  dellino  eterno ,  felice 
«  difgraziaco  ,  fecondo  là  fcelta  j  che  la  volontà  defpo- 
^ica  dell'  uomo  avrà  fatta. 

Gli  orologj  folari  diventaao  inutili  nel  punto  in  cui 
il  pianeta  del  giorno  è  tramontato  :  gli  avvercimenti-, 
che  ci  dà  la  morte  ,  diventan  puranche  tali  per  l'uomo 
.illuminato  dall'  aftto  raggiante   délia  fua  ragionç.         ^ 

TJccidere  il  tempo,  gli  è  lliacciare  il  germoglio  r.a- 
fcentc  ,  onde  dovea  ufcirc  un  Angelo. 


Les  Nuits  d'Toun^.  III.  Nuit,     n/ 

Oh  ,  que  tous  les  jours  pafTés  fulTcnt  encore  à  venir  i, 
Kind  penle  l'homme  à  fon  réveil.  Dieu  fait  pour  nous  ce 
miracle  étonnant.  Le  joyr  d'hier  eft  revenu  dans  le  jour 
d'aujourd'hui  ,  avec  le  pouvoir  d'expier  nos  fautes  ,  de 
nous  relever  de  notre  chiite  ,  de  nous  enrichir  ,  fie  de  ra- 
mener la  j>aix  dans  ncvtre  ame.  Ne  foulFroiïs  pas  qu'il  fur 
hÙTc  encore  le  fort  du  jour  qui  l'a  précédé  ,  qu'il  expire 
dans  la  folie,  &  que  s'évaporanr  comme  un;  vaine  fumée  , 
il  laillé  notre  ame  noircie  &  fouillée.  Tant  de  jours  fi  libc'- 
ralement  accordés  ne  ferviront  ils  qu'à  nous  appauvrir  î 
L'homme  ne  fe  lafTera-t-il  point  de  çomrnottre  le  crime  , 
parce  que  Dieu  ne  fe  laliè  point  d'être  généreux  ? 

Les ,  hommes  ,  comme  les  Parthes  ,  n-ouS  blefTent  eti 
fuyaint  ,  lorfque  la  folie  borne  notre  vue  au  tombeaii  ^ 
engourdit  en  nous  tcut  fentiment  de  l'avenir  ,  éteint  toute 
paiiion  pour  les  biens  immortels  ,  rompt  toute  correfpon-» 
dance  avec  I;s  deux,  enchaî-îe  notre  liberté  ,  cmpiifoanç 
dans  le  corps  tous  nos  dcfirs  ,  coupe  les  ailes  de  l'ame 
qui  les  avoit  reçues  pour  prendre  fon  eiFor  vers  l'éternité  ; 
la  force  de  tendre  vers  le  centre  de  la  terre  ,  &c  de  rampcç 
dans  la  pouiliere.  Alors  l'homme  perd  de  vue  le  but  écla- 
ta.nt  de  fa  carrière  ,  te  démeure  abattiu  Nos  facultés  l'oat 
abruties-,  enfevelics  dans  la  fange  inipufe  Ju  monde,  çç 
gou^Fre  où  s^engloatilTenr  des  âmes  imrhortelles  ,  deAiuées 
à  s'élevef  jusqu'aux  Ci^ux  ,  à  y  briller  fur  des  trônes  qui 
ne  dévoient  jamais  changer  de  martres.  Quoique  formé  da 
limon  de  la  terre  ,  Thomme  qui  toitjbe  ,  tombe  de  la  hau- 
teur des  Cieu.x.  '  !.. 

Que  l'homme  eft  un  être  réfpèffabW  'f  quiconque  fait 
fe  rdfp.efter  fod-ipçme  ,  méprifi  lexnoiviè'.  .   i         •  .  i 

L'efprit  de  chaque  jour  décédé  ,  revient  etrer  autour  de 
n'ous:  félon  l'ufage  que  nous  en  avons  fait,  il  nous  adrène 
le  fouiii-e  gracieux  d'un  Ange ,  du  lious  meoiire  le  front 
menaçant  d'une  furie. 

Au  jour  du  Jugement,  qwand  la  terre 'cefTera  d'être,  aufîî 

troublés  que  les  fourmis    dont   le  pied   a  détruit   le  petit 

monde  où  elles  vivent ,  nous  nous  lèverons  pour  fubir  une 

deftinée  éternelle  ,  heureufe  ,  ou  m^lheuTçufe  ,   fuivant  le 

choix  qu'aura  fait  la  volonté  defpotique  ,de  L'homme» 

» 

Les  cadrans  deviennent  inutiles  dès  que  le  Soleil  ieft  cou-^ 
ché  :  les  avertiiremens  que  nous  donnf  la  mort  le  devien- 
nent aulli  pour  l'homme  que  l'aibe  radieux  de  fa  raifbii 
écbire. 

Tuer  le  temps ,  c^efl  écrafer  le  gernie  nailTant  d'où  de- 
voir ûorcir  uii  Ange. 


116 


QUARTA      NOTTE. 
Indiri^'i^ata   alla  DucheJJa   di   P.  D.    {a) 

N  A  R  C  I  S  S  A. 

Jgnofcenda    quidem ,    Tcirent    fi  ignofcerc    M^nes  ! 

f'irgilio. 

Cy  ciocLiEKDOMJ  daîle  braccia  de'  ftrara- 
ganti  fogni  che  traviavan  ,  dormcndo  ,  il  mio 
ftnCiçTo  ,  io  mi  dcfto  un  al:ra  volta  !  La  notre 
tien  r  Univerfo  ingombro  dellc  fuc  tencbre.  La 
fola  face  délia  ragione  ri'pltnde  innanzi  aH'am- 
ma  mia.  LafTo  !  i  mici  occhi  s  sprono  neîlc  ténè- 
bre j  (ol  per  verfare  torrenti  di  lagrime  !  L'aman- 
te fdice ,  pien  di  fpeme ,  e  d'  impazienza ,  fcn 
vola  al  fortunato  luogo  ,  dove  la  fua  bclla  lo 
attende.  Puntuale  anch' io  akrettaoto  ,  men  vo 
folleciro  ail'  aflegnato  luogo ,  dove  m'  atDcnde  il 
dolore.  Ecco  l'ora,  ch' io  gli  ho  giuratô.:  .ccco 
y  cra  in  cai  vcgliam  ToH  ogni  notte  ,  in  cui  ci 
trattenianio  inficmc  i  miei  mali ,  ed  io  .' 

Divinità  del!'  aime  fcnfibili  ,  Cintia ,  tu  che  in 
tjueft*  ore  di  filenzio  regni  in  pace  ,  c  fola  fu  la 
fclla  degli  aftri  ^  fccndi ,  dch  fcendi  dall'  argt:n- 
tco  tuo  trono ,  abbandon.i  1'  aeree  rcgioni ,  e  vic- 
ni  ad  infpirarmi ,  ficchè  io  canti  cofe  degne  de* 


117 


QUATRIEME      NUIT, 
Jdrejfée  à  la  Duché ffi  de  P.  D.  [a]. 


>^-^_i"3->»A-. 


NARCISSE. 

Ignofcenda   qiiidtm  ,  fciient   il   ignolcere   Manej  î 

Virgile, 


k3oRTANT  des  rcves  bizarres  ouïe  fommeil 
cgaroit  ma  pcniée  ,  je  m'éveille  encore  une 
fois  !  La  nuit  rier.t  l'Univers  enveloppé  de 
fcs  ombres.  Le  {'eul  flambeau  de  la  raifon  luk 
devant  mon  ame.  Hélas  !  c'eil  pour  verfer 
des  larmes  que  mes  yeux  s'ouvrent  dans  les 
ténèbres  !  L'amant  plein  d'efpoir  &  d'impa- 
tience court  aux  lieux  fortunés  où  l'attend 
Ion  amante.  Aullî  exad:  que  lui,  je  me  trou,- 
ve  pont5tucllement  au  rendez- vous  où  m'at- 
tend la  douleur.  Voici  l'heure  que  je  lui  aîi 
jurée  -,  voici  l'heure  où  nous  veillons  feuls 
toutes  les  nuits ,  où  nous  nous  entretenons 
énlemblé ,  mes  maux  «Se  moi  ! 

Divinité  des  âmes  ienfibles  ,  6  lune ,  o 
toi  qui  daris  ces  heures  de  iîlcnce  règnes  en 
paix,  &ç  feule  fur  la  foule  des  alhes ,  defcends 
de  ton  trône  d'argent ,  quitte  les  airs ,  & 


a  I s  Le  T^ott'i  di  Young.  IV.  N  o  t  t  e. 
Cieli.  Araabil  fuora  del  Sole ,  tu  nella  fua  lon- 
tananza  guidi  il  notturno  ,  e  folenne  cammîn  dèïlc 
sfere  :  tu  odi  l' armonla  de  lor  movimeftti.  Elfa 
non  giusne  mai  fino  ail'  orecchio  de'  difcofti  mor- 
tali.  Deh  ti  dcgna  ripetere  ail'  anima  mia ,  pei 
via  d'  amico  fogno  i  cclcftiali  loro  concerti  ,  e 
fa  che  la  dolce  lor  melodia  palTi  ne'  lamcutevoii 
accenti  délia  mia  Mufa. 


■  Ah!  già  fento  la  mclancolica  .tna  infiuenza ,  c/la 
pénétra  l' intenerita  anima  mia..,  Il  mio  foggetto 
ti  riefce  gradevole  ,  e  intercllànre.  lo'  piango  la 
^perdltad'una/^^AzVrriz  bcltà,  modéfta  corne  la  tua. .  . 
O  mia  carà  I^arciiTa ,  mi  fembia  vedcrci  pallida , 
c  meftaj  mi  par  udirti  dire  ail'  anima  mia-:  ,,  Egli 
ij,  c  nette  per  me,  la  mia  gioVinezza ,  e  le  mie 
„  più  care  fperanze  fono  fepolte  in  una;  nette  eter- 
j,  na  /  „  .  .  .  Nô  ,  nô  la  notte  clic  forfe  dalla  tomba 
di  lilandro ,  non  fu  mai  cosi  tetra ,  ne  i  vaposi 
in  cui  mi  ravvolfe  farono  cosi  mort^il  Oh  quai 
ferie  di  fventure  !  Rado  c  ch'  effc  yengano  ^folc, 
Elîe  Ton  vaghe  ci  feguitarll  attruppate  ,  .e  d'afFol- 
larli  fu  ,i  ^paflî  d'  un  infelicc.  Chiufa  'peranco' non 
erà  la  tomba  in  cui  Filandre  è  difccfb',  chô  Nar- 
cilla  gli  tcnne  dietro.' Tutto  intcfo  a  gcmere  fulle 
cencri-  deil'  amico,  mi  veggo  'aftrctto' a  dovéi 
.piangere  /'  amata  mia  fîglia.  Elf*  -  yicnô  ufurpare 


Les  Nuits  d'Young.  IV.  NuiT.  119 
viens  m'iiirpirer  des  chants  dignes  des  Cicux. 
Aimable  ioeur  du  Soleil ,  tu  conduis  en  fou 
abfence  la  marche  nodurne  &C  folemnelie 
des  fpheres  :  tu  entends  rharmonie  de  leurs 
mouvemens.  Elle  ne  parvient  jamais  à  To- 
reille  des  mortels  éloignés.  Daigne ,  dans  un 
fonge  flivorable  ,  répéter  à  mon  ame  leurs 
céleftes  accords ,  &  que  leur  douce  mélodie 
pafie  dans  les  accens  plaintifs  de  ma  Mufe. 
Ah  /  Je  fcns  déjà  ta  mélancolique  influen- 
ce i  elle  pénètre  mon  anie  attendrie.  Mon 
iujet  te  plaît  <3c  t'intérellc.  Je  pleure  la  perte 
d'une  beauté  modefte  ik  touchante  comme 
la  tienne. ..  O  ma  chère  Narcifle  ,  je  crois  te 
voir  pâle  &  trifte  j  je  crois  t'entendre  dire  à 
mon  ame  \  ,,  il  eft  nuit  pour  moi ,  ma  jeu- 
,,  neffe  Se  mes  plus  chères  efpérances  font 
„  enfevelies  dans  une  nuit  éternelle  „!:.. 
Non  ,  jamais  la  nuit  qui  s'éleva  du  tombeau 
de  Philandre ,  ne  fut  li  noire  ôc  ne  m'enve- 
loppa de  vapeurs  auiïî  mortelles  !  6  chaîne 
de  malheurs  !  Ils  viennent  rarement  feuls. 
Ils  aiment  à  fe  fuivre  par  troupes ,  à  fc  pref- 
fer  en  foule  fur  les  pas  d'un  malheureux  .' 
La  tombe  où  Philandre  eft  defcendu ,  n'étoit 
pas  encore  fermée ,  que  Narcillè  l'a  fuivi. 
Occupé  à  gémir  (ur  la  cendre  de  mon  ami  ^ 
il  me  faut  aullî  pleurer  ma  hllc.  Elle  vient 


110        Le   Notti  di    Young.  IV.  N  O  T  T  E. 

i  mefti  dirîtti  di  îilandio  ,  e  chicder  per  Te  quelle 

lagrime  ,  c\\  io  vcrfava  pcr  lui. 

Raddoppiando  la  morte  i  fuoi  coipi ,  confonde 
i  mici  forpiri  ,  e  mette  in  tumulte ,  e  in  divi- 
Cone  i  mici  mali.  Incerto  il  mio  dolore  non  fa 
dove  fcrmarlî ,  ne  quai  d;:'  due  dec  piangcre  pri- 
micramente.  Oh  dilttto  amico  ,  o  amata  mia 
fîglia  î  II  mio  cuore  è  lacerato  tra  l'uno,  e  l'al- 
tra.  Caro  Filandro ,  tu  eri  dunque  deftinato  a 
prefcntarmi ,  nclla  tua  pcrdita ,  il  funefto  prefa- 
gio  d'  un  altra  perdita  /  il  colpo ,  che  ti  per- 
coile ,  me  ne  minacc^ava  un  iecondo  i  A  guifa 
di  queir  augcllo  di  finiftro  augurio  ,  ch'  io  veggo 
volar  fui  mio  capo  ,  e  minacciar  la  mia  pace  , 
la  morte  ncl  divoiarti  fotto  a'  màci  occhi ,  m'  an- 
nunziava  che  una  féconda  vittima  era  vicîna  a 
divenire  fua  prcda.  La  ctudek  ha  précipitât©  Nar- 
ciffa  nel  fcpolcro  fulla  Primavera  de'  ridenti  fuoi 
gîorrJ  ,  allorchè  la  giovinetta  fua  anima  fi  fchin- 
deva  appena  alla  vita  ,  ed  alla  félicita.  La  féli- 
cita :  Ahi  lalfo  i  ve  n'  ha  egli  quaggiù  î  Egli  un 
frutco  victato  alla  bocca  affamata  de'  mortali. 

Oh  corne  cra  bclla  !  Oh  di  quanta  dolcczza 
eir  era  fornita  !  Oh  quante  attrattive  la  di  Ici 
innocenza  aggiugneva  ail"  attrattive  dclla  fua  gio- 
vinezza  !  Oh  come  gioconda ,  oh  corne  ell'  era 
feftevole  !  Nulla  mancava  al!a  fua  félicita.  La 
fortuna  ,  e  la  virtù  le  f^'andcvano  in  fcno  a  larga 
niano  i  lor  favori.   Pcr  goderne ,  efla  non  avca 

bifogag 


l€s  A'uits  (tYoung.  IV.  Nuit,  m 
«fui-per  les  triftes  droits  de  Philandre  ,  &  me 
demander  peur  elle  les  larmes  que  je  verlbis 
pour  lui. 

En  frappant  coup  fur  coup ,  la  mort 
confond  mes  foupirs  ,  &z  jette  le  trouble  & 
la  divifion  entre  mes  maux.  Ma  douleur  in- 
certaine ne  ùàx.  où  s'arrcter,  ni  lequel  des 
deux  pleurer  le  premier.  O  mon  ami  !  o  ma 
iîUe/  mon  cœur  Te  déchire  ei-itre  vous.  Cher 
Philandre  _,  c'étoit  donc  ta  dcftinie  de  m'of- 
frir  dans  ta  perte  le  préfage  funefte  d'une  fé- 
conde perre  !  Le  coup  qui  t'a  frappe  nie  mc- 
nacoit  d'un  autre .'  Comme  cet  oifeau  imillre 
que  je  vois  voler  fur  nia  tête  &  menacer  ma 
paix  ,  la  mort,  en  te  dévorant  fous  mes  yeux, 
m'annonçoit  qu'une  féconde  vi6tinie  alloit 
encore  devenir  fa  proie.  La  cruelle  a  plonge 
NarciiTe  dans  le  tombeau,  au  printemps  de  les 
jours  ,  lorfque  fa  jeune  ame  ne  failoit  que 
de  s'ouvrir  à  la  vie  &c  au  bonheur.  Le  bon- 
heur' Hélas  !  en  eft-il  ici-bas?  C'eft  un  fruit 
interdit  à  la  bouche  aflamce  des  mortels  ! 

Qu'elle  étoit  belle  /  Qu'elle  avoir  de 
douceur  !  Combien  fon  innoncence  aj..utoic 
de  charmes  aux  charmes  de  fa  jeunelîe  !  Que- 
d'enjouement  de  de  gaieté  |  Rien  ne  manquoit 
à  fon  bonheur.  La  fortune  &  la  vertu  lui 
prcdi§,uoient  tous  leurs  de  us  d'une  vcïd'm  Xi- 
Tome  I.  t 


1 1 1  Le  Notti  di  Young.  IV.  N  O  T  T  E^ 
bifogno  Tcnoa  di  giorni.  Ohimè  !  tanto  fpicco 
non  fcrvi  ad  aluo ,  che  a  faila  più  piefto  of- 
fervar  dalla  morte.  Oh  com"  efla  c  ftata  a  un 
tiatto  precipitata  dal  colmo  dclla  félicita  !  Cost 
cade  coîpito  dal  piombo  niicidiale  ,  il  mclodiofo 
canrore  dellc  forcfte  ,  ncl  momcnco  ifteflb  in  cui 
incantava  l'aiia  col  foave  ,  maravigliofo  fuo  gor- 
ghcggiarc.  Egli  fpira  in  mezzo  ail'  intcrrotta  fua 
dolce  canzonc.  .  .  Più  voce  non  s"  ode  in  quclla 
ielva  animata  pria  da'  fuoi  conccrti ,  c  vi  fi  knre 
ricntrare  il  fofco  orrorc  d'un  mello ,  univcrfale  fi- 
lenzio.  O  mia  figlia  ,  in  quai  profonda  folicudine 
hai  tu  lafciato  il  mijero  tuo  gcnitore  ?  Più  d ini- 
que non  r  udiro  io  quella  voce  alfcttuofa  ,  clie 
giugneva  fino  al  mio  cuorc  .'  Il  mio  orecchio  è 
ancor  ripieno  dcl  dolce  mormorlo  de*  di  Li  ul- 
timi  fuoni.  Il  freniito  deliziofo  cli"  eifa  eccitava 
in  fondo  aila  commoila  mia  anima ,  vi  dura  an- 
cora  ,  e  la  p;nctra  d'  una  triftczza  miila  di  vo- 
luttà.  .  .  Ma  la  rriftczza  è  più  forte.  .  .  O  mia 
figlia ,  mia  fîs;lia.  .  .  îo  vorrci  dimenticarti. 


Bcltà  ,  giovinezza  ,  voce  lufînghiera  ,  allegria  , 
viriù ,  cuor  fatco  per  amare.  .  .  E  cos'  altro  di 
più  ha  il  Cielo  da  poter  dare  a'  mortali  ?  Il 
Cielo  di  tutti  quefti  doni  avea  arricchito  mia 
iiglia;  m.ia  iîglia  era  il  mio  tcforo  ,  ed  io  era.  .  . 
Ah  !  io  era  il  padre  più  fortunato.  .  .  Titolo 
po":îpofo,  e  vanOj  che  involava  al  mio  fguardo 


Lâs  Nuits  d'Young.  IV.  Nuit.  125 
bérale.  Pour  en  jouir ,  il  ne  lui  falloir  que  des 
jours.  Hcias  !  tant  d'éclat  n'a  fervi  qu'à  la 
faire  remarquer  plutôt  de  la  mort.  Comme 
elle  a  été  tout-à-coup  précipitée  du  fake  du 
bonheur  !  ainfi  tombe  ,  atteint  d'un  plomb 
meurtrier ,  le  chantre  mélodieux  des  forêts  , 
au  moment  mcme  où  il  charmoit  les  airs  par 
fon  brillant  ramage.  Il  expire  au  milieu  de  fa 
douce  chanfon  interrompue. ..  Il  n'efl:  plus 
de  voix  dans  le  bocage  que  Tes  concerts  ani- 
moient,  &:  l'on  y  fent  rentrer  la  fombre 
horreur  d'un  vafte  &c  trifte  fîlence.  O  ma 
fille!  dans  quelle  folitude  profonde  tu  as  lailfé 
ton  pcre  /  Je  ne  l'entendrai  donc  plus ,  cette 
voix  touchante  qui  alloit  à  mon  cœur.  Mon 
oreille  eft  encore  remplie  du  doux  murmure 
de  fes  derniers  fons.  Le  frcmilTèment  délicieux 
qu'elle  cxciroit  au  fond  de  mon  ame  émue , 
y  dure  encore ,  &  la  péiietre  d'une  rriftclle  mê- 
lée de  volupté...  mais  la  trifteire  eft  la  plus  for- 
te...O  ma  fille  !  ma  fille..  Je  voudrois  t'oublicr  ! 
Beauté  ,  jeunelîc  ,  voix  féduifante  ,  gaie- 
té ,  vertu  ,  cœur  fait  pour  aimer. . .  Qu'a  de 
plus  le  Ciel  à  donner  aux  mortels  ;  Le  Ciel 
avoit  fait  tous  ces  dons  à  ma  fille  \  ma  fille 
ctoit  mon  tréfor;  &  moi  j'étois. ..  Ah!  j'étois 
le  père  le  plus  heureux...  Titre  brillant  ôc 
vain  qui  me  cachoit  l'abyme  de  mifere  où 


ïi4  Le  Not'ù  il  Young.  IV.  Notte. 
qucll'abiiîo  di  mxfjria  ,  ia  cui  io  eia  prello  a  ca- 
dcre  !  La  morte  ficgnata  pcr  la  mia  fclicicà ,  fè 
cenno  al  vernie  di  dar  di  morfo  a  tjueila  rofa 
si  bclla.  Fiorita  appcna ,  ei  1'  ha  corrofa  j  cil"  è 
cadura  pria  clie  appaflîlîe  :  ella  è  ftata  la  preda 
d'  un  momcnto. 

Oh  cc;.ne  ingaancvoli  Tono  i  bcni  dcUa  vitaî 
Efïl  ci  por^ono  un  momcnto  di  piaccrc  ,  c  poi 
ci  danno  in  preda  alla  pena ,  che  a  lunghi  forfi 
ci  abbcvvera  dr  tu:ca  la  Tua  axnarczza.  Oli  come 
il  fentimento  délia  pcrdira  è  più  vivo  aiîai  clis 
quello  dcl  godimenro  !  Il  nom>:  di  padrc  m'  è  in 
oggi  cagionc  di  triftczza  aftai  maggiore  »  di  quel 
che  fofle  la  gioja  ,  che  io  ne  ritralfi  giammai. 
Ciell  I  in  quai  mlfero  ftato  ho  io  veduto  mia 
Êglia  !  A  guifa  di  tencro  arbulcello  at:crra:p  da 
furibonda  temp^fla  di  Primavera  ,  nel  punto  in 
cui  comincia  a  far  moftra  di  tutti  i  fchiuiî  fuoi 
fîori  ,  taie  io  ho  veduto  Narcifla  dif-efa  ,  btlla 
ancora  nelle  braccia  délia  morte  ;  1  fînghiozzi 
délia  renertzza ,  e  dclla  compafTione  mi  fofFoca- 
vano  ncl  vederla  moriie,  Io  non  1'  ho  mai  tanto 
amata ,  quanto  nel  momento  in  cui  la  perdei  I 
E  dcv'  c  quel  favio  auftero  che  non  ifcuferà  i 
misi  fofpiri  ?  Dirprezzate  i'  uom  fupcrbo ,  che  ha 
ro^biC  di  lagrimarc.  U  uomo  non  s'  avvililçc 
nello  fparger  lagrime.  La  ragîcne  permette  il 
pianto  a  un  efTere  fventurato  ,  e  fenfîbile  : 
1'  czzdXo  folo  è  ciô  ch'  elh  vieta.  O  voi  , 
cui  la  morte  rapl  una  figlia  d'  ogni  più  pre"- 
giabil  docc  arricchira ,  abbîajce  compafiioae  di  me7 


Les  Nuits  (TToung.  IV.  Nuit.  125 
i'allois  tomber  /  La  mort  oBenl«;e  de  mon 
bonheur  ,  a  fait  iîgne  au  ver  d'attaquer  cette 
rofe  11  belle.  A  peine  Hcuric  ,  il  l'a  piquée  ; 
elle  eft  tombée  avant  d'ctre  fanée  :  elle  a  été 
la  proie  d'un  moment. 

Que  les  biens  de  la  vie  font  trompeurs/ 
Ils  nous  donnent  un  moment  de  plaiilr  ,  êc 
nous  livrent  à  la  peine  qui  nous  abreuve  à 
longs  traits  de  route  Ton  amertune.  Ch  !  com- 
bien le  fentiment  de  la  perte  eft  plus  vif  que 
celui  de  la  jouilfance  /  Le  nom  de  père  me 
cr-ufe  plus  detrifieiTe,  qu'il  ne  m'a  jamais  don- 
né de  joie.  En  quel  état  j'ai  vu  ma  hlle  i  telle 
qu'un  jeune  arbrilTeau,  rcnverfé  par  un  ora- 
ge du  printemps ,  lorfque  tous  fes  boutons 
ouverts  venoient  de  s'épanouir  en  fleurs  , 
j'ai  vu  NarcilLe  étendue  ,  belle  encore  dans 
les  bras  de  la  mort  (  En  la  voyant  mourir  , 
les  fanglots  de  la  tcndrefle  &  de  la  pitié  me 
(ufifoquoient.  Je  ne  l'ai  jamais  tant  aimée 
qu'au  moment  où  je  l'ai  perdue  •  Quel  eft  le 
fage  auftere  qui  n'excufera  pas  mes  foupirs? 
Méprifez  l'homme  fuperbe  qui  rougit  de 
pleurer.  L'homme  ne  s'avilit  point  en  répan- 
dant des  larmes.  La  raifon  permet  les  pleurs 
à  un  erre  malheureux  &  fenfîble  i  elle  n'en 
défend  que  l'excès.  O  vous  que  la  mort  a 
privés  d'une  fille  accomplie,  ayez  pitié  de  moi» 

f  iij 


Il6       Le  Nottz  di    Young.  IV.    Nottï. 

Dachè  io  viddi  i  fuoi  begli  occhi  fmairire  il 
loro  brio ,  ne  pid  tramaïuiare  fu  gli  obbictd  dclla 
f  ita ,  che  fguardi  languidi ,  e  fpenti  ;  un  raorcal 
pailore  fcolorire  le  rofee  fue  guance  ,  e  neri 
prefagj  entrar  in  caore  a  tutti  coloro  che  la  ve- 
Uevano  :  ed  oh  chi  potea  faziafll  di  rimirarla  ! 
Padri  afTcttuofi ,  penfate  voi  con  quai  precipita- 
zione  io  la  fvtlfi  dal  nativo  fuo  clima ,  dove  il 
tcrro  aquilonc  foffiava  il  freddo  délia  ir.orte  1  Le 
paterne  niic  braccia  la  portarono  più  vicino  (  *  ) 
ai  Sole ,  fiiHa  lufinga  ch'  egli  foflè  pet  ridonargli 
la  vita  co'  fuoi  benefîci  laggi.  Ma  1'  aftio  infcn- 
iibile  vede  knguire  con  indifferenza  la  beltà , 
come  i  fïcri  j  egli  ha  lafciato  NarcifTa  inchinar 
il  moiibondo  fuo  capo  ,  e  fuccombere  nelle  niie 
braccia  ,  corne  lafcia  incarvarfi  un  giglio,  e  mo- 
rire  ne'noftri  giardini. 


Maeftofo  gigHo  ,  e  voi  popolo  di  £ori ,  chc 
fmalrate  la  vcrJura  délie  nolhe  campagne  ,•  voi 
che  vi  pafcete  d'  ambrolîa ,  voi  che  bevete  i  dolci 
xâggi  dcir  aftro  che  vi  colora ,  e  ringiovanite  Iç 
voftre  attrattive  nelle  rugiade  del  mattino  ,  c 
délia  fera,  voi  ainavate  che  mia  iîglia  vi  co- 
glieflè ,  voi  diventavate  più  belle  ncile  fue  mani , 
voi  portavate  a  delicati  fuoi  fenfi  un  profumo 
Yoluttuofo ,  e  puro  come  l' anima  fua.  Amabili 
fuggitive ,  Icggiadre  fîglie  de'  campi ,  che  efiftete 

(  *  )  A  Mgmpelieri. 


Les  Nuits  d'Young.  IV.  Nuit.  117 
Dis  QUE  JE  VIS  Tes  beaux  yeux  perdre  leur 
éclat  de  ne  plus  jeter  que  des  regards  éteints 
^  languiifans  mr  les  objets  de  la  vie  ;  une 
pâleur  mortelle  décolorer  (es  joues  de  rofes, 
6c  de  noirs  préfages  paifer  dans  l'ame  dé 
tous  ceux  qui  la  voyoient  ■■,  eh,  qui  pouvoit 
fe  raifafier  de  lavoir!  Pères  fenfibles,  jugez 
avec  quelle  précipitation  je  l'arrachai  de  fon 
climat  natal ,  où  le  noir  Borée  foutHoit  le 
froid  du  trépas  {  Mes  bras  paternels  la  por- 
tèrent plus  près  {^)  du  Soleil.  J'el'pérois  que 
le  Soleil  la  ranimeroit  de  fcs  rayons  bien- 
fairans.  Mais  l'aftre  inienfible  voit  languir 
avec  indifférence  la  beauté  comme  les  Heurs  j 
il  a  îajilé  NarcilTe  pencher  (à  tête  mourante 
Se  fuccomber  dans  mes  bras ,  comme  il  laifïe 
un  lys  fe  courber  &  mourir  dans  nos  jardins." 
Lys  majestueux,  &  vous  peuple  de  fleurs 
<jui  émaillez  la  verdure  de  nos  champs-,  vcu? 
qui  vivez  d'ambrofie  ,  vous  qui  buvez  les 
doux  rayons  de  l'aftre  qui  vous  colore ,  & 
rajeunillez  vos  attraits  dans  les  rofées  du  ma- 
tin de  du  foir  ,  vous  aimiez  que  ma  fille 
vous  cueillît ,  vous  deveniez  plus  belles  dans 
ies  mains  ,   vous  portiez  à  Tes  fens  délicats 


(*}  A  Montpellier. 

F  iv 


liS  Le  Notti  dt  Young.  IV.  N  o  T  T  P. 
coli'  uomo ,  che  naCcete  per  abbellirc  il  fuo  Tog- 
giorno  :  oh  corne  più  che  la  fua  è  fclice  la  vor- 
tra  forte  J  È  vero  che  voi  fparite  ,  com'egli  pafla  , 
in  un  rapido  iftante  :  ma  voi  non  entrate  a  parte 
de'  fuoi  cterni  dolerk 


Talc  è  il  trifto  nofvro  defliino.  Pcr  guftar  il 
piacere ,  convien  fopportare  il  tumulto ,  e  i  dclirj 
dcUa  paflione.  Ma  le  noftre  palTioni  non  s'attac- 
canjD  fenon  ad  oggetti  fragili  ,  che  preflo  ,  o 
tardi  perifcono.  Succède  1'  aiFanno  j  cd  oh  corne 
riefce  crudelc  dopo  i  vaneggiamenri  del  piaceie! 
Uoiii  prcfoncuofo  che  ardifci  fperare  félicita  Tu 
la  terra  ,  ignori  tu  ancora  ch'  effa  non  puo  mai 
aliignarc  'i^Ji  cjaefca  ingrata  infelicilîlma  terra  î 
Lorcn/o ,  tu  i  cui  defiderj  la  chiaraano  ad  ogni 
iftante  ,  illruifcanti  le  mie  fventure.  Sii  favio  a 
fpcfc  dcl  tuo  amico.  Non  t' appoggiar  fu  la  ter- 
ra. I  fuoi  béni  fono  più  fragili  che-  le  canne. 
Sempre  armato  d'  acuta  pénétrante  fpina^  che  la- 
cera ,  il  piaccre ,  fuggendo  trafiggc  il  cuore  ,  e  '1 
lafcia  fanguinolente ,  e  difperato. 


Idea  crudele  ,  t'  allontana  da  me  :  giacchè  fpc- 
ranza  ahuna  più  non  mi  refta ,  cefTa  di  tormen- 
tarmi. .  .  Yaui  fono  i  miel  sforzi  ;  io  non  pofl<> 


Les  Nuits  d'Young.  IV.  Nuit.  ii<x 
un  parfum  voluptueux  &  pur  comme  Ibii 
ame.  Aimables  fugitives  ,  ctres  charmans  , 
qui  exiftez  avec  l'homme ,  qui  naiilbz  pour 
embellir  fon  féjour  :  oh  {  combien  votre  fort 
eft  plus  heureux  que  le  fien  !  Vous  pallez  , 
il  eft  vrai,  comme  lui ,  dans  un  rapide  inl- 
rant  \  mais  vous  ne  partagez  pas  fès  éternelles 
douleurs  l 

Telle  est  notre  trifte  deftinée.  Pour  goû- 
ter le  plaifir ,  il  faut  épjrouver  le  trouble  ôc 
les  tranfports  de  lapaflîon.  Mais  nos  paillons 
jie  s'attachent  quà  des  objets  fragiles  qui 
périlfent  tôt  ou  tard.  Le  chagrin  ruccede:&: 
que  le  chagrin  eft  cuifant  après  le  tranfport 
du  plaiflr  |  Homme  préfomptueux  qui  ofes 
efpérer  le  bonheur  fur  la  terre  ,  ne  fais-tit 
pas  encore  qu'il  ne  peut  jam.ais  croître  fur 
cette  terre  ingrate  &  malheureufe-  Lorenzo, 
coi  dont  les  defirs  l'appellent  à  tout  moment ,, 
que  mes  malheurs  t'inftruifent.  Sois  fage  auxr 
dépens  de  ton  ami.  Ne  t'appuies  point  fur  la 
terre.  Ses  biens  font  plus  frêles  que  les  ro- 
féaux  :  toujours  armé  d'une  pointe  pénétrante 
qui  déchire  ,  le  plaifir  ,  en  s^enfuyant  y 
nous  perce  le  cœur ,  &c  le  lailfe  fanglant  dc 
défefpéré. 

Idée  cruelle  ,  éloigne-toi  :  puifque  je  n'aï 
plus  d'espoir ,  celle  de  me  tourmenter. . .  Alesi 

5  -çf 


I  î  o       Le   Notti  di  Young.  IV.  N  o  T  T  É. 
rinunziare  di   penfar  a  mia   figlia:  io  non  pofîb 
dirtaccarne  1'  aniiTia  mia.  .  .  L' imagine  ,  che  noi 
vogliamo  rifpignere  ,   s'inafprifce   contro  di  noi , 
rifveglia  tutti  i  noftri  mali ,  gli  rannoda ,  gli  ri- 
mette  alla  zufFa ,  e  ci  opprime.  O  mia  figlia ,  ra- 
pita  nel  fier  de'  tuoi  anni ,  nell'ora   tua  nuziale , 
nel  momenro  in  cui  la  fortuna  ti  fî  moftiava  pro- 
pizia  col  tuo  amante,  allorchè  l'anima  tua  dan^ 
do  il  varco    al  piacere  ,  cominciava  a  fentire  la 
félicita    deir  eflftçnza ,  allorchè  i  ciechi    mortali 
ti  chiamavano  aUamente  la  piii  felice  delle  annan- 
ti.  . .  Allora  appunto  la  tua  cenere  rimane  fu  una 
tevra  ftraniera  !   I   fuoi   fieri  abitacori  non  Iianno 
potuto  ricufarti  le  loro  lagrime.  Perché  non  ado- 
ravi  Iddio  a  lor    guifa ,  efli  andavano    ftupefatri 
nel  fentirfî  inteneriti  per  te.  Ma  fe  i  crudeli  non 
feppero  ffenare  il   pianto ,    non   è  perciô   ch'  efîl 
fcfTeio  piii   umani.   Mentre   la   natura   gli  coftri- 
gneva    a    Tpargere    lagrime    involontarie    per    la 
morte  di  NarcifTa ,  i'  infenflbile  fuperftizione  ab- 
bandonandofi    alla  Tua  flravaganza ,  le  ricufa  ua 
fepolcro   (  *  ). 

O  zclo  barbaro ,  e  deteftato  da  un  Dio  bcne- 
fico  t  Qucfli  uomini  fpietati  han  ricufato  di  fpan- 
derc  una  polvere    fopra   una   polvere ,-   beneiizio 


(*)  Si  vede  che  è  il  dolorc  d'un  Padre  ,  e  d'un  Pro« 
teuance  che  parla. 


Les  Nuits  d'Young.  IV.  Nuit.  131 
efforts  font  vains  :  je  ne  peux  renoncer  à  fou- 
ger  à  ma  fille  -,  je  ne  peux  en  détacher  mon 
ame.. .  L'image  que  nous  voulons  repoulfer, 
s'irrite  contre  nous ,  réveille  tous  nos  maux  , 
les  rallie  ,  les  ramené  à  la  charge  de  nous 
accable.  O  ma  fille  l  enlevée  à  la  iieur  de  tes 
ans  ,  à  ton  heure  nuptiale  :  au  moment  ou 
la  fortune  te  fourioit  avec  ton  amant ,  lors- 
que ton  ame  ouverte  au  plaifir  ,  commençoit 
à  ientir  le  bonheur  d'ctre  ,  lorfque  les  aveu- 
gles mortels  te  nommoient  hautement  la  plus 
heureufe  àts  amantes. . .  c'eft  alors  que  ta 
cendre  refte  fur  une  terre  étrangère  /  Sts 
durs  habitans  n'ont  pu  te  refufer  des  larmes. 
Parce  que  tu  n'adorois  pas  Dieu  à  leur  ma- 
nière ,  ils  s'étonnoient  de  s'attendrir  fur  toi. 
Mais  fi  les  cruels  ont  pleuré  ,  ils  n'en  étoient 
pas  plus  humains.  Tandis  que  la  natwrç  Içs 
forçoit  de  donner  des  larmes  involontaires  à 
la  mort  de  NarciiTè ,  la  fuperftirion  inien- 
iible  fe livrant  à  fon  extravagance,  lui  rcfufe 
un  tombeau  {^). 

O  ZE^E  barbare  &  haï  d'un  Dieu  bienfai- 
fant  !  Ces  hommes  impitoyables  ont  refufé 
de  répandre  une  poulîiere  fur  une  poulîîere  j 


(*)  On  voit  qt^e  c'eft  la  douleur  d'un  père  &:  d'ui;  Pro- 
teliaac  qui  parle. 


F  vj 


I î  1  Le  Notti  dl  Young.  IV.  No  t t  e. 
ond'  efTi  non  privano  i  più  vili  animali  !  Che  po- 
teva  io  fare  ?  Chi  poteva  io  implorare  ?  Piamente 
faciilego  ,  involai  di  nafcofto  un  fepolcio  per  mia 
figlia.  .  .  Ma  io  oltraggiai  le  fue  cencri.  Negliil- 
tofo  ùel  mio  dovere  ,  timido  nell'  cccti^o  mede- 
fîmo  dcl  niio  dolore ,  le  mie  mani  l' lian  collo- 
cata  frcttolofamente  in  qnclla  tomba.  Nel  cuoc 
dcUa  notre ,  avvolco  nelle  tencbre  ,  con  piè  tre- 
mante  ,  roffocando  i  fingliiozzi  ,  pîù  fîraile  al  fuo 
afiaffino ,  che  al  fuo  amico  ,  te  mormorai  cou 
voce  fommelîa  1'  ulcimo  addlo  ,  io  fuggii  corne 
un  reo.  .  .  Padre  ingrato ,  e  debole ,  tu  non  hai 
incifo  il  fuo  nome  (*)  fui  fuo  fepokro  !  Sconofciuta, 
dimsnticata  tua  figlia ,  è  calpeftata  tbtto  ai  pafli 
di  que'  firanieri  inumani  !  Oli  quanto  era  vile,  e 
colpevole  il  mio  timoré .'  Corne  poteva  io  pavcn- 
tare  i  fuoi  neniici ,  mentre  ubbidiva  aile  lee^i 
più  rol.-nni  délia  natura  ?  Ombra  diletta ,  per- 
dona  alla  crudele  necellîtà.  Il  dolore ,  e  Io  sdc- 
gno  fi  contraftavano  a  gara  il  mio  cuore  :  1'  efe- 
crazione  fi  mefcolava  alla  mia  preghicra.  Io  era 
trafportato  dal  furor  contro  1'  uomo  ,  mentre  io 
adorava  il  fuo  Die;  e  non  potea  vedcr  fenza 
orrore  ,  quella  fclvaggia  terra  poûcdcre  il  facso 
teforo  délie  tue  cencri.  Ho  calpeftato  per  rabbia 
quel  barbaro  fuolo ,  e  fono  ftato  cziandio  più 
■Qmano  che  i  fuoi  abitanti ,  augurando  a  tutti  loro  , 


(*)•    Nor  writ  ber  name  ,  whofe  tomb    shouIJ  picixe 
jlic  skies.^ 

Ne   ho  fcrirto  il  nome  dî  coleî  ,  il  cui  maufoleo.  a¥~ 
xe^be  4ovtKo  aUuâ.  fiua  aile  ûcii?» 


Les  Nuits  (TYoung.  IV.-  Nui r»  rjj 
bienfait  dont  ils  ne  privent  pas  les  plus  vils 
animaux  {  Que  pouvois-je  faire  .<*  Que  pou- 
vois-je  implorer  ?  Par  un  pieux  facrilege 
fai  dérobé  furtivement  un  tombeau  pour  ma 
fille. . .  Mais  j'ai  outragé  fa  cendre^  Lâche  dans 
mon  devoir  j  cramtifdans  l'excès  même  de 
ma  douleur ,  mes  mains  l'ont  placée  à  la 
hâte  dans  ce  tombeau.  Au  milieu  de  la  nuit , 
enveloppé  des  ténèbres  ,  d'un  pied  trem- 
blant ,  étouffant  mes  fanglots ,  reflèmblanc 
plus  à  fon  aifallin  qu'à  fon  ami,  \t  lui  ai  mur- 
muré tout  bas  mes  derniers  adieux  ,  je  me 
fais  enfui  comme  un  coupable. . .  Père  ingrat 
&  lâche  ,  tu  n'as  point  écrit  fon  nom  {ur  fa 
tombe  /  Inconnue  ,  oubliée ,  ta  fille  eft  fou- 
lée fous»  les  pas  de  ces  étrangers  inhumains  fc 
Que  ma  crainte  étoit  vile  &  criminelle  i 
Comment  ai-je  pu  redouter  fes  ennemis  > 
tandis  que  j'obéilfois  aux  loix  les  plus  folem- 
nelles  de  la  nature  ?  Chère  ombre  ,  pardon- 
ne à  la  nécefïité  cruelle.  La  douleur  (ScTindir 
gnation  fe  difputoienr  mon  cœur  :  Texéc ra- 
tion (è  mêloit  à  ma  prière.  J'étois  tranfporté: 
de  fureur  contre  Thomme ,  en  adorant  fori 
Dieu.  Je  ne  pouvois  voir  (ans  horreur  cette 
terre  fauvage  pofféder  le  tréfor  facré  de  ta 
cendre^  J'ai  foule  de  rage  fous  mes  pieds 
ce  fol  barbare  j,  &  j'ai  encore  été  plus  humaint 


in       Le  Notti  di    Young.  IV.    Notte. 
nel  gîufto  raiodolore,  quel  fcpoicro  ch'eiTi  t' han 
riculâco. 

Il  mio  riremtmento  potreabe  egli  eifer  colpe- 
vole  ?  Il  delirto  confîfte  nell'  oltiaggiarc  i  mord. 
O  come  i  morci  fon  cofa  facra  /  La  mano  chc 
fpiego  fui  fîrmamento  cjuel  brillante  vélo  d'  az- 
zurro  ,  c  che  diù  Y  oro  al  Sole  pcr  veftimento , 
non  è  ella  alrresi  <]uella  mano  ,  che  lavorô  la 
rifpcnabii  polve  dcH'  uomo  ,  e  ne  fece  il  capo 
d*  opéra  délia  creazioce  ?  In  quel  momentq  ia 
cui  le  paiïîoni  ammutolircono ,  in  cui  1'  umanità 
fi  rifveglia ,  in  cui  muor  il  rancorc  ,  in  cui  il 
nimico  perdona  j  allora  appuiito  la  fuperftizioiiç 
s' irrita  contro  una  cenerc  ,  e  infulta  un  corpo 
innocente  ! 

Oh  come  abbominevole  è  un  tal  procedcre  in 
una  fpezie  di  créature  infeliei ,  nate  folo  pcr  via 
^eir  amore ,  che  non  fafTutono  che  per  Tamore , 
chc  altra  félicita  non  provano  che  nell'  amarfi , 
e  che  pcr  amarli  non  hanno  fuorchè  un  iftante, 
chc  il  deftino  immantincnti  ritoglie,  ed  inabifl'a 
in  una  fcmpiterna  notte  !  No ,  no  la  natura  non 
vcde  in  fuo  grembo  moftro  piii  ftrano  ,  ne  più 
orrendo  ,  di  quel  che  il  fia  un  uomo  infenfibile 
aile  fventure  d'  un  uomo.  Oh  quante  voke  egli 
è  perfido  perfino  nelle  fue  carezze  !  Se  prende 
a  foccorrere  i  fuoi  fimili ,  il  fuo  orgoglio  com- 
partifce  gli  affronti  infieme  co'  benefizj.  La  fua 
compafnone,.la  fua  umanità  oltraggiano  i'  infe* 


Les  Nuits  d*Young.  IV.  Nuit.  135 
que  les  habitans ,  en  leur  fouhaitant  à  tous 
dans  ma  jufte  douleur  le  tombeau  qu'ils  t'ont 
refuic. 

Mon  ressentiment  peut-il  être  criminel  * 
Le  crime  e(t  d'outrager  les  morts.  Que  le? 
morts  font  facrés  |  La  main  qui  déploya  Tur 
le  firmament  ce  voile  brillant  d'azur  ,  ik,  qui 
donna  l'or  pour  vêtement  au  Soleil ,  n'eil- 
elle  pas  aulîi  la  main  qui  travailla  la  pouflîere 
relpeclable  de  l'homme  ,  &  en  fit  le  chef- 
d'œuvre  de  la  création  ?  Dans  le  moment  ou 
\qs  paillons  fe  taifent,  où  1  humanité  s'éveit- 
le ,  où  la  h.iine  meurt ,  où  l'ennemi  pardon- 
ne ,  c'eft  alors  qiie  la  fiiperftition  s'irrite  con- 
tre une  cendre  ,  &  inihlte  un  corps  inno- 
cent / 

Que  cette  conduite  efl:  révoltante  dans 
une  race  d'êtres  malheureux,  qui  ne  font  nés 
que  de  l'amour ,  qui  ne  fubiiftent  que  par 
l'amour  ,  qui  ne  goûtent  de  Honheur  qu'à 
s'aimer,  &c  qui  n'ont  pour  s'aimer  qu'un  ïnC- 
tant  j  que  le  deftin  reprend  aulîî-tôt  &  aby- 
me  dans  une  nuit  éternelle  !  Non  ,  la  nature 
ne  voit  point  dans  Ton  fein  de  monftre  plus 
étrange  &  plus  affreux  que  ne  l'eft  un  homme 
infenhble  au  malheur  d'un  homme.  Combien 
de  fois  l'homme  efl  perfide  jufques  dans  ^$ 
çarellès  \  S'il  fecourt  Ion  femblable  ,  Ton  or- 


1^6  Le  Nottî  di  Young.  IV.  Notte. 
lice  ,  ncU'atco  ifteilo  ,  in  cui  gli  porge  la  mano. 
Oh  corne  dee  egli  efTer  terribile  nel  vendicarii  1 
O  luna  impallidifci  per  lo  fpavento  :  fuggite  aftri 
pacifici ,  e  nafcondetevi  fotto  al  vclo  d^lia  notte  , 
tifparmiatevi  1'  orroïc  d'  udirmi.  L'  uomo  è  pcr 
r  uomo  ii  flagcUo  il  piii  crudele  inficme  ,  e  il 
piii  inevitabik.  La  proccUofa  nuvolerta  cfcuia 
r  orizzonte  ,  e  prefagifce  la  tenrpella.  Le  terri , 
prima  di  sprofondare  ,  fi  fpaccano.  Un  fctcerra- 
«eo  fragore  annunzia  1'  infiammata  eruzion  de* 
VoIcaHi.  La  terra  fcuotendo'î ,  dà  fegno  dcl  guafto 
ch'  ella  è  pcr  fare.  Il  denfo,  ondcggiante  fumo 
manifefla  I'  incendie.  Ma  'ï  fulmine  che  parte 
dalle  mani  dell'  uomo  ,  non  ifplcnde  y  non  tuona 
«he  nel  momento  in  cui  atterra  cio  ch'  eî  col- 
pifce.  Egli  nafconde  con  pi»  cautcla  il  fuo  pu- 
gnale  fbtto  il  manto  dell'  amicizîa ,  fîhché  F  ab- 
bia  immerfo  nel  cuore  délia  fua  vittima.  Sarà 
io  forfé  incolpato  corne  efiiggeratore  ;  Piacelîe  a^ 
Cielo  !  Iddio  che  vede  nudo  il  cuor  dell'  uomo  , 
iie  ha  velato ,  ne  ha  involato  a  tutte  le  créature 
y  orrendo  fpettacolo. 


1 
Ma  che  ?   parrà  egli  forfe   che  io   mi  fîa  ab- 

bandonato  troppo   al    mio  rifentimento  ?   E   quai 

è  r  uomo  ,  che  pofla  rimanerli  tranquilio  ,  e  fred^- 

io  ,   mentr*  egli  fblFre   nella  parte  piu  fenfibile  , 

ne'  fuoi  amici  ?   O  vergogna  del  génère  umano  !: 

Il   virtuofo    Filandro    avea    de'  nemici  !    Egli    hat 

guilato  tutta'  ï  araarezza  di  <[uefta.  cmdele  vetità  j, 


Les  Nuits  d'Young.  IV.  Nuit.  157 
gueil  diftribue  les  affronts  avec  les  bienfaits-. 
Sa  pitié  outrage  l'infortuné  en  lui  tendant  la 
main.  Qu'il  doit  donc  être  terrible  quand  il 
fe  venge  i  O  lune  !  pâlis  d'effroi  :  aftres  pai- 
fibles ,  fuyez  ,  cachez-vous  dans  les  voiles 
de  la  nuit ,  épargnez-vous  l'horreur  de  m'en- 
tendre.  L'homme  eft  pour  l'homme  le  iiéaa 
le  plus  cruel  &c  le  plus  inévitable.  Le  grain 
noircit  l'horifon  &:  préfage  la  tempête.  Avant 
de  s'abymer,  les  tours  s'enrr'ouvrent.  Un  ton- 
nerre fouterraln  annonce  Texplofion  enflam- 
mée des  volcans.  La  tene  tremblante  avertit 
qu'elle  va  dévorer.  La  fumée  ondoyante  dé- 
celé l'incendie.  Mais  la  foudre  qui  part  des 
mains  de  Ihomme  ,  ne  brille  ^  ne  tonne  qu'à 
l'infiant  où  elle  écrafe.  Il  cache  de  plus  en 
plus  fon  poignard  fous  le  manteau  de  l'ami- 
tié ,  jufqu'à  ce  qu'il  l'ait  appuyé  fur  le  cœur 
de  fa  vidlime.  M'accufera-t-on  d'exagérer  ? 
Plût  à  Dieu  I  Dieu  qui  voit  à  nu  le  cœur  de 
l'homme  ,  en  a  voilé  ,  en  a  fauve  à  tous  les 
êtres  le  hideux  fpedacle. 

Trouver A-T-oN  que  je  me  fois  trop  livré 
à  mon  reflenriment  ?  Eh  [  quel  homme  peut 
refter  calme  &c  froid ,  lorfqu'il  (ouflre  dans 
la  partie  la  plus  fenfibî-2  ,  dans  fes  amis  •  O 
honte  du  genre  humain  !  Le  vertueux  Fhilan- 
dre  avoit  6i.Qs  ennemis  »  Il  a  gpûté  toute  l'a- 


î  5  8  Le  Nota  dl  Young.  IV.  N  o  t  t  E. 
cd  io  in  lui  la  provava.  Ma  ohimc .'  ne  lui ,  ne 
io  più  nulla  proviamo.  O  Narcifla ,  piaga  récente 
del  mio  cuorc  j  tutti  i  mici  afFanni  pnfTati  lî  fono 
immerfi  nel  fcntimento  délia  tua  perdica.  Ben  al- 
tre  cure ,  ben  altri  dolori  m'  ha  efla  lafciato.  Il 
mio  cuore  è  fquarciato  da  altrettanti  ftrali ,  quanti 
furono  i  mslori ,  ch'  io  viddi  taunar  fui  tuo  capo. 
Sembra  quafî  che  il  deftino  fîa  fcato  vago  di  far 
è\  te  una  fcelta  crudele ,  psr  rcndermi  più  amara 
la  tua  morte,  e  più  buja  la  nette  della  tua  tom- 
ba. O  mia  figlia,  fe  tu  odi  anccra  la  voce  del 
dolente  tuo  genirore  ,  richiama  fjcolui  alla  tua 
jnemoria  le  circoftanze ,  onde  fu  cosi  triftaroents 
cona-addifiinta  la  tua  morte  da  qucUa  delle  morti 
ordinarie  :  efls  fon  tutte  prcfeiui  ail'  anima  mia, 
C  ciafcuna  d'  efle  come  un*  idra  fcmpre  rinafcen- 
te  ,  mi  tormenta  nel  tempo  ifteffo  con  mille  do- 
lori. E  quai  è  quella  virtù  ,  che  non  fiiccom- 
berebbe  ?  E  quale  sforzo  pofs'  io  fare  forte  il 
pefo  de'  mali  ,  che  si  m*  opprimono  ?  Fiurni  di 
lagrimc  non  ceflan  di  fcorrere  fulle  rugofe  mie 
guance  ;  un  penfiero ,  uaa  riâefïîone  in  me  non 
forge  ,  che  non  rte  ingrofH  il  torrcntc.  Pcr  quanro 
io  ne  vcrfi ,  io  non  pofTo  efaurirne  la  forgente , 
e  in  vece  di  alleviare ,  elfe  inafprlfcono  il  mio 
dolore.  Nô ,  nô  i  miei  pianti ,  uniti  a  quclli  de' 
jniei  amici ,  baftar  non  pofTono  per  una  tal  per- 
iita.  Cara  Narciffa  ,  io  comunichero  ail'  Univcrfo 
intiero  la  mia  trillczza  :  io  ti  otterrô  le  lagrimc 
d'en*  uman  génère.  In  ogni  luogo  dove  la  fama 
farà  p€i  portare    il    tuo  nome ,  dapcrtutto  ovc  i 


Les  Nuits  d'Young.  IV.  Nuït.  15^ 
mcrtume  de  cette  trille  vérité ,  &  je  la  fen- 
tois  en  lui.  Mais  ,  hélas  |  ni  lui  ni  moi ,  noas 
ne  Tentons  plus.  O  Narcid'e,  plaie  récente  de 
mon  cœur  ,  tous  mes  chagrins  palfés  fe  font 
abyraés  dans  le  fcntiment  de  ta  perte.  Elle 
m'a  lailFé  bien  d'autres  ioins  &  bien  d'autres 
douleurs.  Mon  cœur  eft  déchiré  d'autant  de 
traits,  que  {b)  j'ai  vu  de  maux  fe  rad'em- 
bler  fur  ta  tcte.  Il  fembîe  que  le  deftin  eût 
fait  de  toi  un  choix  cruel ,  pour  me  rendre  ta 
mort  plus  amere  ,  &  la  nuit  de  ta  tombe 
plus  profonde.  O  ma  hllc  !  Il  tu  entends  en- 
core la  voix  de  ton  père ,  repaffe  avec  lui 
dans  ta  mémoire  les  circonftances  qui  ont  iî 
triftement  diftingué  ton  trépas  des  morts  or- 
dinaires. Elles  font  toutes  pré  fentes  à  mon 
ame ,  &  chacune  d'elles ,  comme  une  hydre 
inépuilable  ,  me  tourmente  à  la  fois  de  mille 
douleurs.  Quelle  eft  la  vertu  qui  ne  fuccom- 
beroit  pas  ?  Et  quel  effort  puis- je  faire  fous 
le  fardeau  des  maux  qui  m'accablent  ?  Des 
torrens  de  larmes  ne  celfent  de  rouler  fur  mes 
joues  flétries  :  il  ne  me  vient  pas  une  penfée, 
une  réflexion  ,  qui  n'en  grolîîfle  le  cours. 
J'ai  beau  en  verfer  ,  je  ne  peux  en  épuifer  la 
fource  :  elles  ne  me  foulagcnt  point ,  ma  dou- 
leur s'en  irrite.  Non  ,  mes  larmes ,  ni  celles 
4e  mes  amis  ne  peuvent  fuffire  pour  une  telle 


1 4,0  Le  Nota  di  Young.  IV.  "Norrt. 
aaiei  verfi  ridiranno  la  f  unefta  tua  morte ,  tu  tir 
ceverat  1  fofpiri  de"  cuori  fenfibili.  Il  giovane , 
nel  boUore  dcU'  ctà  ^  e  de'  piaceri  ,  forp^ndcrà  la 
fua  gioja  pcr  intenerirfî  fuUa  tua  forte  :  egli  n'an- 
drà  mefto ,  c  pcnfofo  meditare  a  cafi  tuoi  in 
mezzo  a'  fcpolcri. 


{a)  Rival  d'  Endimioiie  io  prendo  a  corcoggir.rc  U 
forilla  del  g,iorno  ,  i  cui  fguarcli  pieni  fon  di  dolct'zza. 
La  mia  Mul'a  è  la  prima  ch'  abbia  imp lorato  la  tua  af- 
fill:n/,a.  Tu,  (*)  che  non  è  gran  teinpo  ,  affumeki  le 
fembianze  di  Cincia  ,  e  vclafti  le  tue  attractive  colle 
modelle  Cae  belleizs  ;  tu  chc  fai  infpirar  te  Itclîa  neli' 
ore  pacifiche  délia  iiotce  ,  dî  p;rehè  Cintia  nou  po- 
trebbe  ei'iére  la  bea  de'  foeti  ?  Corne  tu  prcndefti  le  lue 
fplcndide  corna,  e  i  fuoi  attribuci ,  efFa  prenue  r.ltresi 
il  tuo  caratcere  ,  e  con  cio  crcCce  pregio  alla  piopria 
diviuità. 

V  ha  egli  dunque  degli  fpirici  caparbj ,  che  ardifcano 
porre  in  quiîtione  i  vantaggj  che  rifulterebbcro  da  una 
tal  tivoluzionii  nel  mondo  poecico  ?  O  voi  favoriti  dalle 
Mufe  ,  indiriziate  nel  filen/io  délia  notte  i  fervidi  voftri 
voti  alla  sf^-ra  luaare  ,  non  comportate  più  che  1'  an>- 
biziofo  Dio  del  giorno  ufurpi  i  diritti  d-lla  forella  , 
che  puù  ,  cosi  ben  com'  egli ,  iafpirarvi  dei  caati  im- 
motcali. 

(  fc  )  Un  fciame  di  mali  ,  piii  numerofo  afTaï  chc  !è 
locufte ,  onde  fu  coperto  il  paefe  ,  che  è  annamato  dai 
Nilo  ,  s' è  raunaco  fui  tuo  capo.  .  .  La  rimembran/.a  délia 
morte  di  Narciffa  fa  volgere  indietro  i  pi-n/îi-ri  più  litti 
dell'  età  la  più  gaja  ,  avviandogli  a  diriitura  alla  valle 
de'  morti ,  quella  valle  piena  di  filenzio  ,  dove  la  notte 
liporando  fovra  deftini  iniperfetti  ,  eli  cuopre  fotto  il 
riparo  délie  nere  fue  ali  ,  e  afpccca  il  di  tcrribile  ,  che 
dee  mette-  fine  a  tutte  le  mutazioni  ,  e  fiflàr  ogni  cofa 
in  une  Itato  permanente. 

.    {*)  La  DuchefTa  di.  P.  .  .  D.    era  comparfa  al   balt<» 
del  Duca  di  Norfolke,  fotto  gli  attributi  delU  Luna. 


Les  Nuits  d'Young»  IV.  Nuit.  141 
perte.  Chère  Narciile  ,  je  communiquerai 
ma  triileiîe  à  l'Univers  entier  :  je  t'obtien- 
drai les  pleurs  du  genre-humain.  Par-tout 
où  la  renommée  portera  ton  nom  ,  par-tout 
o\  mes  vers  rediront  ta  mort  funefle  ,  tu 
recevras  les  foupirs  des  cœurs  feniibles  :  le 
jeune  homme  dans  la  fougue  de  l'âge  &  des 
piaiiirs,  fufpendra  ù.  joie  pour  s'attendrir 
lur  ton  fort:  il  ira,  mélancolique  &:penfif, 
rêver  à  toi  au  milieu  àzs  tombeaux. 


(lij  KiVAL  d'Encymîom  ,  je  fuis  ma  cour  à  la  freur  du 
jour  donc  ks  regards  fou:  uleias  d;  douceur.  Ma  mufe  ell 
la  première  ijui  ait  imploré  ton  alîlltjnce.  Toi  ,  (*)  qui 
daraiciremenc  empruntas  le  vifage  de  Cyuchia  ,  Se  voilas 
tes  attraits  de  foa  éclat  niodshe  ;  toi  cjui  fais  t'infpirec 
toi-même  dans  k'S  heures  pailîbles  de  la  nuit  ,  dis  pour- 
quoi Cynthia  ne  feroit  pas  la  Décire  des  Poètes  !  Comme 
tu  pris  l'on  croiirant  bc  Tes  utcti'outs  ,  elle  auili  prend  ton 
caradcre  ,  Se  n'en  elt  que  plus  Déelle. 

Ilt-ll  donc  des  efprits  o^-inidctes  qui  ofeat  coatcfter  les 
avantapies  qui  naîcroiei::  de  cette  rcvalution  dans  le  monde 
poétique  ?  ()  vous  ,  favoris  des  Mufet  ,  adrelFez  dans  le 
lilcnce  de  la  nuit  vos  vœux  ardeiis  à  la  fphcre  luniuie  ; 
ne  foafFiez  plus  que  l'ambitieux  Dieu  du  jour  envahiire 
les  droits  de  fa  f<rur  ,  qui  peut  aulli-bien  que  lui  vous  iaf- 
pirer  des  chants  imn-.orrcls. 

{b)  Un  eliain  de  maux  plus  nombreux  que  la  nuée  de 
fjauterelles  qui  couvrit  le  pays  que  le  Nil  arrofe  ,  s'eft 
aifemblé  fur  ta  tcte.—  Le  fouvenir  de  la  mort  de  Narciiiè 
fait  rebroufier  les  penfées  les  plus  joyeufes  de  l'âge  le  plus 
gii  ,  droit  à  la  vallée  des  morts  ,  cette  vallée  filcncieufe  , 
où  la  nuit  repofaiit  fardes  dellinées  imparfaites, les  couvre 
fous  l'abri  de  fes  aîlcs  noires  ,  Si.  attend  le  jour  terrible 
qui  doit  mettre  fin  à  tous  les  changemens  ,  Se  fixer  tout 
oaai  un  état  permanent. 

(*)  La  DuchefTe  de  p. — D.  avoic  paru  fous  ks  accribuu 
de  la  Lune,  au  bal  du  Duc  de  Norfolke. 


I4>' 


Q  U  INTA     NOTTE. 

/  Rimedj  contro  il  timor  délia  Morte. 

JL  o  R  c  k  ,  la  mia  Mufa  ardifcc  innalzariî  per- 
fino  a  te.  Dell  non  piendere  a  fdegno  la  fua  bal- 
daiiza  :  la  riconofcenza  fi  è  quella ,  che  la  guida 
al  fuo  benefattore.  Tutrocchè  giovane  ,  e  careg- 
içiato  dalla  fortuna  ,  che  propi^ia  t*  airide  ,  il  tuo 
oi'ecchio  non  riceverà   ofFefa   da'  ferj   mici  canti. 

Oh  corne  iJ  timor  délia  morte  è  altamente  im- 
preiTo  nel  cuor  dell'  uomo  !  Afcolta  i  miei  carnii  : 
io  canto  1'  infallibil  fuo  rimedio. 

Felice  quell'  uomo,  che  dirguftato  de*  piaceri 
fîttizj  d'  un  mondo  tumukuante ,  e  di  tutti  que' 
vani  obbietti  ,  che  fi  frappongono  tra  la  noftr' 
anima ,  e  la  verità ,  s'  inoltra  a  fua  pofta  nella 
dcnfa ,  tacita  ombra  de'  funebri  cipreUl  ,  vifita  le 
fcpolcrali  caverne  iiluminate  dalle  fiaccole  dclla 
morte ,  legge  gîi  epitaffi  de*  trapalTati  ,  pefa  la 
loro  polvere  ,  e  fi  compiacc  in  mezzo  a"  fepol- 
cri  !  Quel  fofco  impero  ,  in  cui  la  morte  fi  fia 
fedentc  in  mezzo  aile  ruine  ,  prefenta  ail'  uomo 
un  pacifico  afilo ,  ia  cui  l"  anima  fua  entrar  dee 
fovente  ,  e  condurvi  corne  a  pafleggio  i  fuoi  fo- 
linghi  penfieri.  Oh  corne  1"  aria ,  che  vi  fi  ref- 


14? 
C  I  N  Q  U  I  E  îvl  E      NUIT. 

Le  Remède  contre  la  crainte  de  la  Aîort, 


Y< 


ORCK,  ma  Mufe  cfe  s'élever  jusqu'à 
toi.  Ne  t'ofFcnfe  point  de  Ton  audace  :  c'efl  la 
reconnoilïance  qui  Li  conduit  à  ion  bienfaic- 
teur.  Quoique  jeune  &  carelFé  de  la  fortune 
qui  te  fourit ,  ton  oreille  ne  fera  point  blef- 
ice  de  mes  chants  férieux. 

Que  la  crainte  de  la  mort  eu.  profondé- 
mcn:  imprimée  dans  le  cœur  de  l'homme  * 
Ecoute  mes  vers  :  je  chante  fou  iouveraiii 
remède. 

Heureux  L'homme  qui  dégoûté  des  plai- 
iu's  factices  d'un  monde  tumultueux ,  ôc  de 
tous  ces  vains  objets  qui  s'interpolent  entre 
notre  ame  Se  la  vérité  ,  s'enfonce  par  choix 
fous  l'ombre  épallfe  de  filencieufe  des  cy- 
près ,  vihte  les  voûtes  fépulcralesque  le  flam- 
beau du  trépas  éclaire ,  lit  les  épitaphes  des 
morts ,  pefe  leur  pouffiere  ,  &  fe  plaît  au 
milieu  des  tombeaux  /  Ce  fombre  empire  , 
où  la  mort  eft  alllfe  au  milieu  des  ruines  , 
oiire  à  l'homme  un  afyle  paifible  où  fon  ame 


Ï44  -^^  Notti  dt  Young.  V.  N  o  T  T  E. 
pira ,  è  falabre  per  la  vcrità ,  e  mortale  per  l'or- 
goglio  '•  Anima  mia  entriamoci  fcnza  librczzo. 
Cerchiamvici  quell'  idée  confolanti ,  onde  1'  uomo 
ha  cosi  gran  bifogno  fu  la  terra.  Pefîamo  la  vita , 
e  la  morte  5  ofiamo  mirar  in  voko  la  morte ,  e 
via  cacciando  1  gelidi  fuoi  terrori ,  con  un  gc- 
nerofo  dirprczzo  ,  cogliam  fu  le  fepohiire  la  pal- 
ma  dclle  grand'  anime.  Deh  pofla  la  mia  faviez- 
za  arricchirll  per  le  mie  difgrazie  ,  c  pa2;arnii  ii 
prezzo  dclle  mie  lagrime  {a)  [ 


Seguimi  ,  Lorenzo.  Vieni  :  Icggiamo  infîcmc 
là  lapida  fepolcrale  ond'  è  copcrta  la  tua  cara 
Narcilîa.  .  .  Oh  quai  trattato  di  fublimc  morale 
efTa  ci  tien  aperto  dinanzi  î  Oh  come  patetica  è 
la  fua  muta  favella  '•  Quali  Oratori  ponno  muo- 
ver  corn"  eda ,  un'  aima  fenlîbile  ?  L'  eloquenza 
délie  parole  ci  puè  commuovcrc  j  ma  oh  come 
fon  deboli  ,  e  fmorte  le  fue  imagini  appetto  allc 
vive  ,  profonde  impreffioni  onde  ci  riempie  la 
vida  di  quefta  pietra  !  Con  quai  forza  efla 
parla  a  noihi  occhi  !  Quante  lezioni  racchiude 
nella  data  ch'  io  vi  veggo  fcolpita  î  Chiedile  fe 
la  beltà ,  fe  la  gîovinezza  ,  fe  tutto  ciô  che  è 
amabile  è  di  lunga  durata  !  Uomo  ardilci  dun- 
qae  d'  or  innanzi  far  capitale  dclla  vita  !  Appena 
io  pofTo  imbatterrai  in  un  fepolcro  ,  che  non 
chiuda    un  corpo  più    giovane    del  xnio ,   c  che 

noa 


L€S  NuUs  d*Young.  V.  Nuit  14; 
doit  entier  fouvent ,  &  promener  lespenfées 
folitaires.  Que  l'air  qu'on  y  reipirc,  eft  faia- 
taire  à  la  vérité  ,  &c  mortel  pour  Torgueil  ! 
O  mon  ame/  entrons-y  fans  effroi.  Cherchons 
ici  ces  idées  confolantes  dont  Thomme  a  tant 
befoin  fur  la  terre.  Pefons  la  vie  de  la  mort; 
ofons  envifager  la  mort  en  face ,  de  bravant 
fes  terreurs  par  un  mépris  généreux  ,  cueil- 
lons fur  les  tombeaux  la  palme  des  grandes 
âmes.  Puiiïe  ma  fagelle  s'enrichir  de  mes 
malheurs ,  &c  me  payer  mes  larmes  [ci\. 

Suis-moi  ,  Lorenzo.  Viens  :  liions  enicm- 
ble  fur  la  pierre  qui  couvre  ta  chère  Nar- 
ciife. ..  quel  traité  de  morale  fublime  elle 
tient  ouvert  !  Que  fon  langage  muet  eft  pa- 
thétique /  Quels  orateurs  peuvent  toucher 
comme  elle  une  ame  fenfible  î  L'éloquence 
des  paroles  peut  nous  émouvoir  \  mais  que 
fes  images  font  foibles  &c  mortes  auprès  des 
imprelîîons  viyes  &:  profondes  dont  la  vue 
de  cette  pierte  nous  pénètre  \  Avec  quelle 
forcé  elle  parle  à  nos  yeux  !  Que  de  leçons 
renfermées  dans  la  date  que  j'y  vois  gra- 
vée I  ...  Demande-lui  fi  la  beauté ,  fi  la  jeu- 
tielfe ,  fi  tout  ce  qui  eft  aimable ,  eft  de  lon- 
gue durée  (  Homme ,  ofe  donc  déformais 
compter  fur  la  vie  '.  A  peine  puis- je  rencon- 
trer un  tombeau  qui  ne  renferme  un  corps 
Jomç  L  G 


$4^       Le  Kotd  di   Young.  V.  N?)"tte. 

;jion  mi  gridi ,  vieni.  .  .  E  nel  mondo  intiero ,  clie 

fi'OY.o  io  che  mi  richiamij  e  m'attacchi  alla  vitaî 


Ma  quai  nuovo  obbietto  fi"  prefcnta  al  mio 
■fgùardo  ?  La  tomba  di  NarciiTa  mi  fi  fchiude  dà- 
vanti.  L'  augufta  verità  'fi  è  cjucïla  che  io  veggo 
ufcirne  luminofa ,  e  raggiante  ,  corne  dal  fondo 
del  fuo  fantuario.  Efla  s'  avanzaj  io  la-fe«to  in- 
fîgnorirfi  deil"  anima  mia  ;  1' itiufione  fi  difTrpa  , 
Je  nubi ,  eon  cui  le  pai'ïloni  pfcùravatio  la  mia 
ragigne ,  fvaniicono  ;  V  ombra  c  fuggita  j  allô 
fplendorc  di  q,uclla  viva  luce  il  mio  orizzome  fi 
iftende ,  nuove  facoltà  ne  vcngono  ad  airicchir  il 
jTiio  eiTcre.  Io  ve^ro  sli  obbietti  invifibili ,  io  tocco» 
C  fento  gli  obbietti  lomani.  Io  roii  prefcnte  ail'  av- 
vcnire.  Il  mondo,  e  i  fuoi  fall^ci-pia.(ieri  piii  noii 
jcii  deludono.  (  Nclla  foîa  trllVézza  '  r  lionio  im- 
para ad  apprezzarli.  )  I  lacciuoli  ,  che  '1  vizio  mi 
tendca  Totto  i  fiori ,  fono  fcoper-ti  :  la  virtù  lafcia 
cadere  il  fuo  vclo,  e  io  cDutempJar  poiîb  Is  Tue 
jQttrattive.  Oh  corne  la  vita  mi:  fcorre  dioanzi  / 
ïo  yeggo  gli  ux^mini  cadere  corne  k  /t(§lie-4eJJ' 
Autunao  j  g:Ii.  Qggetà  de'  Jor  defidexj  ,^rj:fe^ 
brano  cosi  Icggicri,  c  cosi  vili  comc  \f\  polycre, 
che  fi  foUcva  fotto  a'  lor  paffi,  Più  io  çonfider9 
ia,  vita^  e  pju  e/Ta  mi  fenibra  vana. 


Les  Nuits  d'Y oung,  V.  Nuit,  147 
plus  jeune  que  le  mien  ,  &  qui  ne  me  crie  j 
viens . ...  ik.  dans  le  monde  entier,  que  trou- 
vé-je  qui  me  rappelle  &  m'attache  à  la  vie  î 
Mais  quel  objet  nouveau  frappe  mes  re- 
gards ?  La  tombe  de  NarcilTe  vient  de  s'ou- 
vrir devant  moi.  C'eil;  l'augufte  vérité  que 
j'en  vois  fortir  brillante  &:  radieufe,  com- 
me du  fond  de  fon  fancluaire.  Elle  s'avance  ; 
je  la  iens  qui  s'empare  de  mon  ame  :  l'illu- 
fion  fe  dilîîpe  ,  tes  nuages  dont  les  paillons 
obfcurciiroient  ma  raifon  ,  s'évanouillènt , 
l'ombre  a  fui  ;  à  l'éclat  de  cette  vive  lumiei"^ 
mon  horiton  s'étend ,  de  nouvelles  facultés 
viennent  enrichir  mon  être.  Je  vois  les  objets 
invifibles ,  je  touche  de  je  fens  les  objets 
éloignés.  Je  fuis  préfentà  l'avenir.  Le  monde 
&  les  plaifirs  impofteurs  ne  m'en  impofenc 
plus.  (Ce  n'eft  que  dans  la  triftellè  que  l'hom- 
me {liit  les  apprécier  l  )  Les  pièges  que  le  vice 
me  tendoit  fous  les  fleurs  _,  font  découverts  : 
la  vertu  laitFe  tomber  fon  voile  ,  ôc  je  peux 
contempler  tous  fes  charmes.  Comme  la  vis 
s'écoule  devant  moi  [  Je  vois  les  hommes 
tomber  comme  les  feuilles  de  l'automne  \  les 
objets  de  leurs  defirs  me  paroiirent  aulîi  lé- 
gers ,  autli  vils  que  la  poulliere  qui  s'élcvie 
fous  leurs  pas.  Plus  je  coniidere  la  vie ,  plus 
-elle  me  paroît  vaine*  .  ,  -j^  f_\,y;    ^ 

G  ij 


148       Le  Notti  dl  Young.   V.  Notte. 

Ah  .'  ora  ,  si  ora  è  il  tempo  ,  che  io  efco  da  1' 
incantefimo.  Io  cornprcndo  iînalmcnte  i  falutevoli 
avifî  ,  che  la  morte  facca  rifuonare  al  mio  orec- 
chio  ,  e  che  io  trafciuai  cosi  lungameate.  Lungi 
d'  efîcrne  commoflb  ,  io  vivea  infenfibilc  ,  e  fenza 
timoie  !  Colto  io  mi  fento  in  oggi ,  e  ferito  da  tutti 
gli  ftrali  ,  ch'  cfla  fcocco  fu  i  miei  amici.  Piii  la 
faetta  fcagliata  in  aria  è  tarda  a  ricadere  ,  più  è 
larga ,  e  profonda  la  piaga  ond'  è  cagione.  Cieli  ! 
corne  pénétrante  è  la  Tua  punta  \  Chi  calmera  il 
dolore  ,  che  si  m'  invclle ,  e  mi  divora  ?  Quai 
benefica  mano  verra  cavare  dall"  anima  mia  quelV 
avvclenato  peniîero  ,  e  verfar  fu  le  mie  piaghe 
lin  balfamo  rinfrefcante  ?  Non  potro  io  dunque 
fenza  fremcre  per  racappriccio  ,  fermât  fu  la  tom- 
b*  un  ocçhio  coraggiofo  ,  e  ferenp  ? 


E  perché  fremere  al  penficr  délia  morte  ? 
Quefto  pafib  non  è  già  si  terribile  corne  noi  cçl 
figuriamo.  Ingegnofi  a  crçarci  i  timori ,  noi  ci 
toriTientiamo  per  le  noftre  chimère  :  noi  formia- 
jTip  una  fantafima  j  noi  ce  la  dipigniamo  in  mi- 
naccevol  fembjanza  j  e  dimentlcando  ben  prefto 
(th'  ella  è  opéra  dellc  noftre  mani ,  T  animiamo 
polla  noftra  paura  ,  noi  uemiamo  a'  fuoi  piedi , 
ç  più  non  pofTiamo  alzar  gli.  occhi  a  rimirarla  , 
fen?a  impallidir  per  terrore. 

y  infida  imagine ,  che  noi  formiamo ,  ritraei> 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit^  i.0 
Ah  I  c'efl:  maintenant  que  je  fors  de  l'en- 
cliantcment.  Je  conçois  enfin  les  avis  fa- 
lutaires  que  la  mort  faifoit  letentii'  a  mort 
oreille  ,  &  que  j'ai  fi  long-temps  négligés. 
Loin  d'en  être  ému  ,  je  vivois  infenfible  &Z 
fans  alarmes  |  Je  me  Cens  aujourd'hui  atteint 
&  frappé  de  tous  les  traits  qu'elle  a  déco-' 
elles  fur  mes  amis.  Plus  la  flèche  lancée  dans 
l'air,  tarde  à  retomber,  plus  la  blellurc  qu'elle 
fait,  eft  large  &  profonde.  Dieu  [  que  fa  pointe 
eR  pénétrante  |  Qui  appaifcra  la  douleur  qui 
me  parcourt  de  me  dévore  ?  Quelle  main 
bienfaifante  viendra  retirer  de  mon  ame  cette 
penfée  empoifonnée  ,  de  verfer  lur  mes  plaies 
un  baume  rafraîchant  ?  Nepourrai-je  donc 
fans  frémir,  attacher  ,  repofer  fur  la  tombe 
un  œil  courageux  &  ferein  ? 

Et  pourquoi  frémir  à  la  penfée  de  Lt 
mort  ?  Ce  palfage  n'cfîipas  fi  terrible  que  nous 
l'imaginons.  Ingénieux  à  nous  créer  des  alar- 
mes ,  nous  nous  tourmentons  de  nos  chimè- 
res \  nous  formons  un  ■  fantôme  \  nous  lui 
donnons  des  traits  menaçans  ;  de  bientôt  ou- 
bliant qu'il  eft  notre  ouvrage  j  notre  peur 
l'anime  ,  nous  friffonnons  à  fcs  pieds ,  de 
nous  ne  pouvons  plus  lever  les  yeux  fur  lui 
fans  pâlir  de  terreur. 

L'iAiAGE  infidclle  que  nous  formons  d'à- 

G   iij 


;  5  û  Le  Notti  di  Young.  V.  N  o  T  T  î. 
dola  dalle  noftre  congliictture  ,  non  ha  quaiî  fï- 
lîiiglianza  alcuna  col  fuo  originale.  E  cjuai  è  quel. 
Pittore ,  •  cil'  abbia  potuto  rapprefenrare  le  vere 
fembianzc  délia  morte  ?  Quel  tiranno  non  iftà 
mai  fermo  un  illantc.  Il  timoré  agita  il  pennello 
nelle  trcmointi  noftre  mani  :  1'  imaginazione  efa- 
gera  :  l' ignoranza  carica  il  ritratro  colle  fue  om- 
bre, e  la  ragione  fe  ne  fpaventa. 


E  dove  fi  trova  la  morte  ?  Semp»e  futura  ,  o 
palTata  s  quand'  è  prefente ,  clfa  piii  non  efifte. 
Prima  chc  la  fpcranza  ci  abbandoni ,  il  fcnti- 
mento  è  morto.  Perché  ricmpirci  di  neri  pre- 
fagj  î  Allorché  fiamo  colpiti  ,  noi  riceviam  la 
percofTa  ,  ma  fcnza  fentirne  il  dolore.  La  funèbre 
crjmpana ,  i  punni  ferali  ,  la  vanga ,  il  fepoîcro , 
r  umida ,  profonda  foiTa  ,  le  ténèbre ,  e  i  ver- 
mini  ,  tutte  le  fantafime  ,  che  forgono  fu  la 
fera  della  vita ,  ed  affediano  l'uom  vecchio  ,  fono 
il  tcrrore  de'  vivi ,  non  già  de'  morti.  Vitrima 
dclla  folle  fua  imaginazione  ,  e  fventurato  per 
il  proprio  fuo  errorc ,  1'  uomo  inventa  una  mor- 
te,  chc  non  è  qucUa  che  fu  fatta  dalla  natura,. 
e  per  timor  d'  una  fola ,  ne  prova  mille.  Allon- 
rftniamo  con  mano  coraggiofa  quefti  ingannevoli 
ijmulacri.  La  tomba  è  ermeticamente  chiufa ,  niun 
fégreto  ne  trafpira  prefTo  i  vivcnci.. 


Lei  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.  îjt' 
pftès  nos  conjectures  ,  n'a  prefque  aucune, 
rclîemblancc  avec  l'original.  Et  quel  peintre 
a  pu  faifîr  les  véritables  traits  de  la  mort  ? 
Ce  tyran  ne  fe  repofe  jamais  an  inRant.  La 
crainte  agite  le- pinceau  dans  nos  mains  trem^ 
hlantjÊS.  L^imagination  exagère.  L'ignorance 
«iiar-ge  le  portrait  de  Tes  ombres ,  5j  la  rar- 
fôn  s'en  épouvante. 

Ou  cfl-eile  ,  la  mort  ?  Toujours  future' 
ou  pallée  -,  àis  qu'elle  eft  préfente ,  elle  n'efl 
déjà  plus.  Avant  que  l'efpéranec  nous  aban- 
d'onnç ,  le  ièntiment  eil  mort.  Pourquoi  nous 
remplir  de  noirs  préfages  ?  Quand  nous  fom- 
mes  frappés ,  nous  recevons  le  coup ,  mais 
faiis  en  fentir  la  douleur.  La  cloche  funèbre, 
le  drap  mortuaire  ,  la  bêche  ,  le  tombeau  ,- 
la  foile  humide  &  profonde ,  les  ténebres' 
&:  les  vers ,  tous  les  fantômes  qui  s'élèvent 
fur  le  foir  de  la  vie  ,  &  obfedent  le  vieil- 
lard j  font  la  terreur  des  vivans  ,  de  non  pas 
celle  des  morts.  Viîtime  de  fa  folle  imagina- 
tion &  maHieureux  par  fon  erreur ,  Lhomme 
invente  une  mort  qui  n'eft-  point  celle  que 
là'ilaiUrc'  a 'faire  ,  &  parla  crainte  d'une 
feulé',  il  "en  éprouvé  mille.  Ecartons  d'une 
main  couragcufe  ces  fmiulacres  trompeurs. 
La-  tombe  e(t  hermétiquement  fermée  ;  il 
n'en-  transpire  aucun  fecjret  che?.  les  vivai?5. 

G  iv 


I  ;  î.        Le   Notti  di    Young.    V.  N  O  T  T  l. 

Quand'  anche  la  morte  folTe  cosl  orrida ,  cosi 
fpaventevole  come  ce  la  dipigniamo ,  che  ha  egli 
a  temer  di  Ici  1'  uom  carico  d'  anni  ?  Se  efll  il 
rendeirero  favio  ,  non  dovrebbe  cgli  piuttofto  cor- 
rer  follecito  ad  incontiarla ,  e  chiederle  un  cari- 
tâtevol  ricovero  nclle  tenebrofe  fue  dimore  ?  Hà 
dunque  la  vira  tante  attrattive  '  Ne  tioviamo  noi 
fempre  il  dedderio  ne'  noftri  cuori  ?  I  noftri  canti 
non  fono  eflî  che  canti  di  gioja  ?  Ah  !  fe  1'  uomo 
in  vece  di  dill:ogliere ,  fermafl'e  il  fuo  penfiero  fu 
tjuella  fclla  di  oggetti  di  disgufto ,  onde  iîamo 
attcrniaci ,  il  fuo  cuore ,  per  quanto  polla  elTere 
intrepido  ,  oppreflb  farebbe  dal  dolore ,  nel  vedere 
ïa  vanità  délia  vica ,  i  vizj  degli  uomini ,  le  de- 
bolezze  della  virtù ,  gli  errori  dcl  favio  medefi- 
mo ,  i  mali  fempre  rinafcenti  ,  i  béni  imperfetti , 
fempre  diftrutti  nel  germe ,  e  lafciantili  dietro 
la  pena,  che  non  muore  giammai. 


Come  polTiamo  noi  vieppiù  fempre  attâccarci 
a  quefto  fclvaggio  fcoglio  ,  fterile  di  béni ,  fe- 
minato  di  niali ,  la  oui  cima  è  a  tutte  I'  ore  co- 
perta  di  procelle  ,  e  fotto  a  eux  fta  minacciofa 
una  divorante  voragine ,  famofa  fer  i  naufiagj 
deir  umaiia  fperanza  ? 

E  per  tacere  di  quella  turba  di  mafi  înevita- 
biii ,  onde  i'  uomo  è  la  prçda  j  pafla  egli  un  fol 


Les  Nuits  {CYoung.  V.  Nuit,     ijj 
Quand  la  mort  feroit  aulîî  effroyable  , 
aulïi  hideufe  que   nous  la  peignons ,  qu'a 
donc  le  vieillard  à  craindre  d'elle  ?  Ne  de- 
vroit-il  pas ,  fi  les  années  le  rendoient  Tige  , 
courir  au-devant  d'elle ,  &  lui  demander  un 
abri  charitable  dans  Tes  oblcures  demeures  ? 
La  vie  a-t-elle  donc  tant  d'attraits.^  En  trou- 
vons-nous toujours  le  defîr  dans  nos  cœurs  î 
Nos  chants  ne  font-ils  que  des  chants  de  joie? 
Ah  !  fi  l'homme  lalifoit  fa  penlce  s^arrcter 
fur  cette  foule  d'objets  de  dégoût  dont  nous 
fommcs  entourés ,  fon  cœur  ,  quelque  intré- 
pide qu'il  pût  être  ,  fuccomberoit  de  doulcut 
en  voyant  la  vanité  de  la  vie  ,  les  vices  des 
hommes  ,  les  fciblclfes  de    la  vertu  ,    les 
erreurs  du  fige  même ,  les  maux  fans  celfc 
renaiifans,  les  biens  imparfaits,  toujours  dé- 
truits dans  le  germe  _,  t^'  laiilant  après  eux  la 
peine  qui  ne  meurt  jamais. 

Comment  pouvons-nous  nous  arracher  de 
plus  en  plus  à  ce  roclier  fauvage  ,  llérile  en 
biens  ,  hérllfé  de  maux,  dont  le  iommet  fe 
couvre  d'orages  à  toutes  les  heures ,  ^  fous 
lequel  menace  un  gouffre  dévorant  ,  fa- 
meux par  les  naufrages  de  Vefpéraiice  hu- 
maine/^ 

Sans  parler  de  cette  foiïlc  de  maux  încvl- 
tables  4ojit  l'homme  ell;  la  proie  ,  fe  palle-î-i 

G  *} 


î5'4       Le  Notti  di    Toimg.   V.  Nottjf: 
giorno,   che   non  ne  oda  fare  alla  vica  qualche 
rimpi'overo  ,  che  non  ifveli  al  favio  f]ualche  nuova  • 
fcgreto ,    qualche  fconofciuta  miferia,   c  nol  dif- 
gufti    di   vederne  maggiormcnte  ■   Le   perfide   ore 
c    ingannano.  Pinch'  elTe   ripofano    in   grembo  al 
tempo ,  prima    di    appartenerci  ,  cfTe  lufingano   i 
noflri  defiderj  ,   c  niiU'  alrro  ci  promettono  fuor- 
chè  dolcezze.  oh  come  é  infcnfata  colui ,   che  lor 
prefta  fede  !  Effe  ci  tradifcono  T  una  dopo  1*  altra  ; 
in  vece    di  recar  un   piaccre  ,   ciafcuna  d'  efl'e   ci 
lafcia  una  pena  ,  c  Cz  ne  fugge  coU'.  anno.  Tut- 
tavia  r  uomo  non  fi  diigufla  délia  fperanza  :  fem- 
pre  aedulo  ,  e  fempre  delufo ,   egli  non    efce  da 
un  crrore  ,   che  per  ikadere  in   un  altio  ,•  1'  ef- 
perienza  nol  corrcgge  :  egli  vuol  vedere  1'  iftance 
che  non  ha  ancora  vcduto.  Cosi  la  vica  diffimula 
féco  noi  fino  ail'  ukiino  de' noftri  giorni;  i  fuoi- 
mali  fono  un  fegrcto  ch'  elîà  non  ifvela  fuorchè.. 
air  uomo  fviranre. 


(h)  Vivcrc  feinpre  fu  quefta- terra  ;  E  perche? 
Pcr  non  vedere  fcnon  ciô  che  s'  è  già  veduto  , 
per  non  udire  akro  che  ripetizioni  ,  pallare  ,  e. 
ripafiare  con  noja  fu  k  tracce  medefime  ,  girar 
a  fleJito  in  un  circolo  eterno,  ricornar  dall'  cdio  ail'. 
aiTiore  ,  e  dal!' amore  ail' odio  ,  biafimar  oggi  le: 
voglie  dcl  giorno  d"  ieri ,  sbadigliar  per  noja  (û 
gli  fteffi  piaceri ,  eflcr  fovente  coftretto  ad  im— 
plorarc  ia  niifcria   per  libçrarci    dall'  uniformicà. 


,  Lés  Nuïtfi  d'Ydun^é  V.  Nuit.  155 
îrûnYeiil  jour  qui  ne  nous  entende;  faire  à., 
U.vie  quelque  reproche ,  qui  ne  rcvele  au  fa- 
ge  quelque  noavcau  fecret ,  quelque  mifere 
inconnue  5  &  ne  le  dégoûte  d'en  voir  davan- 
tage ?  Les  heures  perfides  nous  dupent.  Tant 
qu'elles  repofent  dans  le  -fcindii  temps  ^  avant 
d-e-nous-  appartenir ,  elles  flattent  nos  defirs , 
elles-  ne  nous  promettent^  que  des  douleurs. 
Qu'il  efl:  infenfc  celui  qui  les  croit  !  Elles 
ïious  "t^ahiirent  l'une  après,  l'autre.  :  au  lieu 
d'apporter  un  plaifir  ,  cliacune  d'elles  nous 
laiireuue  peine  ,  &  s'enfuit,  avec  rannée.  Ce- 
pendant Thomiaç  nefè.  rebute pûiiit  de  l'ef- 
pérance  :  toujours  crédule  &  toujours  trom- 
pé ,  il  ne  lort  d'une  erreur  que  pour  retom"- 
ber  dvins  une  antre  \  l'expérience  ne  le  corri- 
ge point  :  il  veut  voir  l'inftant  qu'il  n'a  point 
vu."  Ainfi  la  vie  dilîîmule  avec  nous  jùfqu'au 
dernier  de  nos  jours  :  fcs  maux  font  un  fecret 
«qu'elle  n'avoue  qu'à  rhoiTU"nee){pirant, 

'[^']  Vi'^.RE  toujours  ici?  Et  pourquoi?^' 
Pour. ne  voir  que  ce  qu'on  a  vu,  n'entcûrf 
dre^qije  des. redites,  paiFer  &:  repailer  ave.€k 
ennui;  fur  les  mêmes  traces,  tourner  avec 
fatigue  àzns:  un  cercle  éternel,  revenir  de  kt- 
haiae  à  l'àmou-r  i,  &:  de  rt*ai?^0ur  à  la  haiae  ,  • 
defàvouer  au  J0UTd''hm  les  d^fîrs  du'  jour ^ 
d'hier ,  bâtUer  fut  les  mêmes  plaifirs ,  f^y^' 


Tj6       Le  Nota  dl  Young.  V.  Notte.' 
onde    fiamo  oppreffi ,  e    guftar    almeno   la   tiifta- 
confolazione  del  cambiamento  •  Oh  quante  le  volte 
ne'  delirj  medefimi   dcl  piaccie  noi   fiamo   teiiutt 
di   chiedere  :  non  v'  è  nuUa  di  piii  •  Oh  came  è-'- 
mifero  ,  e  limitato  il  piacere  1  Si  brève  è  la  vita , 
e  r  uoni  muore  anche  prima  di  lei  !  Appena  ab- 
biam  trafcorfo  mezzo  il  cerchio  de'  noftri  giorni , 
che  già   efauil:o  è  il  fondo    de'  fentinveati  grade-^ . 
voli.   Piii  non  reflano  fenfazioni  nuo^fe  a  guftare;.) 
Noi  Camo  ridotti  a  dover  viveredi  ripetizioni ,  ^ 
ftucchevoli   per    la    nojofa   foro    uniforraicà.   Nef 
prefenre  non  ritroviamo  che  ï  infipido  guilo  del 
palTato  :  i  feniî  fatotti  Ton  vicini  a  rigettarlo.  Ahî 
laflb  !   i  noftri  primi    anni ,    a   guifa  di  prodighi" 
progenitori ,  a  un  certo  modo  ,  diredan  •  l'ultime-^' 
dfi  ne   difiipano   anticipatanxente  i  fiacsà^^-t-hil 
dolcezze^  n  jf  ■;  gçj 


.  il  ni  A  '.liV- 
'■h  -i^imab 

-.     -'■-■■  -iî  '.  : 
Xa  difgrazia  dello  invecchiare'  s*^aggiugRe  ançh* 

cfla    per    aggravare  ,    e   metter  il   coimo  a  tutte 

r  altre  :  1'  uomo  allora  fi  dà  formento  per  ifpre- 

mere  da'  giorni  an  fiigo ,  che  più  non  éfïft'e.  Le» 

goro  è    il  gurto  5    i  fenfi   fon  ntortî  ;  s*  alltïtïtàh'' 

gli   ordegni  délia    decreprta  macchina ,    i    canali' 

s'  ingorgano  ,  s' impaccian  le  tuotc,  e  ï  una  dopo- 

r  altra  fi  fermano.  Gli  aiimenti  in  vcce  di  ripa»~ 

igre ,   diYçnsono  im  {>efo ,  chç   uçcide  ;  il  piii^ 


Les  Nuits  d*Toung.  V.  Nuit.  157 
vent  être  forcés  d'implorer  le  malheur  pour 
nous  délivrer  de  l'uniformité  dont  nous 
fbmmes  excédés ,  &  goûter  du  moins  la  triftc 
confolation  du  changement  .<*  Combien  de 
fois  dans  les  tranfports  même  du  plaifir  , 
fommes-pous  tentés  de  demander  :  n  y  a-t-iî 
rien  de  plus  .<*  Que  le  plaifir  efl;  pauvre  &c 
bonté  i  La  vie  eft  fi  courte ,  &  il  meurt  en- 
core .  avant  elle  i  A  peine  avons-nous  par- 
couru la  moitié  du  cercle  de  nos  jours  ,  que 
le  fonds  des  fentimeiis  agréables  eft  épuifé. 
Il  ne  refte  plus  de  fenfatiom  neuves  à  ellayer. 
Nous  fommes  réduits  à  vivre  de  répétitions 
dont  l'ennuyeufè  uniformité  nous  laile.  Nous 
ne  trouvons  dans  le  préfent ,  que  le  goût  in- 
fîpide  du  palfé  :  les  fens  ralfafiés  font  prêts  à 
le  rejeter.  Hélas  |  nos  premières  années  y 
comme  des  ancêtres  prodigues  ,  déshéritent 
en  quelque  forte  les  dernières  i  elles  en  dilîî- 
pent  d'avance  les  plaifirs  &  les  douceurs. 

Le  malheur  de  vieillir  vient  encore  aggra- 
ver &  combler  tous  les  autres  :  on  fe  tour- 
mente alors  pour  exprimer,  des  jours,  une 
fubftance  qui  n'y  eft  plus.  Le  goût  eft  ufé  y 
les  fens  font  morts  \  les  relforts  de  la  ma- 
chine décrépite  fe  relâchent  ,  les  canaux" 
s'obftruent,  les  roues  s'embarralïènt,  s^arrê- 
^ut  l'une  après  rawtïç,  Lç5  îiIimç.W5  dçyien-- 


'xyt      Le  Notti  di   Young.  V.  NoTr?.' 
fbbrio  prova.gli  efFctti  dell'  iiitemperanza  :  l' iftefT^ 
gioja    diventa    pcrieolofa;   fe   il   vecchiarello  dà; 
ancora  di  piglio  alla  fua  tazza  colle  deboli  maT- 
ni,  egli  tréma  pcr  paura  che   ad  ogui  iftante  la, 
morte  non   vtnga   ftrappargliela.   La,  viia  non  è 
piii  che    un    campo  sfruttato  ,    e  pudo  ,,  che   piij^ 
nulla  prodnce.  Per  fcemare  la  noja  de,'  giornî  la- 
grati ,   fiam  ridotti   a  râccogliere    fùl' pafîato 'al-, 
c'une  rilîeffioni ,  aliAinicomentarj  dilettevolffu  ta"' 
parte,  che  ci  è  toccata  ai rapprefcntarc  neF' nroir-- 
<Jô  y,  e  fu   i    vani    progetti  che    noi    formammo:  ' 
Cosi   i  piaceri  fi  dillaccan  dall' uomo ,  fé  ne  voi*^ 
lano  un  dopa  T  alttO.,  e  làiîaaniJ.  L' infclice.  aiffaip 
niato  in  una  folitudine  arida,  enada,  in  mczz©' 
ad.  una   tcnebrofifllma  notre,;  più'  buja  aflai  che. 
cjuella    oni  ojca.  è  ingombro  il  noftro    emisfero. 
Fortunato  colui  che  puo   in.  quel  tempo  promet-^ 
terfi   r  approvazione    del    Giudice  Supremo  ,   nelt 
momento  in  cui  1'  anima  ,  coftretta  a  dirmetterê" 
la  fua  fpoglia  ,   Va  reftituire   alla   lijftuna  tutti  'x 
fuoi  falfi  omamenri ,  e  lafcia  cadére  la'  Câttreajfua  ' 
jnsfchera  neli'  abbandoaarç  il  'xizxx»  della  \ita-,'À 


Venuoo  è  pcr  me  cjueâo  tcnip|0  :  itmondo  chi? 
io  abitava  è  fparito,  ne   fuccede  un  nuovo  ,  va^ 
cui  regnano  nuove  ufanze.    Una   leggjere  tmippa 
d'Attori  flranieri  giugne  fu  la  fcena  per   difcaci- 
ç'mniçnc  ,  o  per  pigliailïtXAftullQ  di  mç.  Oh  çoi»? 


Les  Nuits  d'Young.  Y.  Î^UIT.  1^9' 
nent  un  fardeau  qui  tue  au  lieu  de  réparer  ; 
le  plus  fobre  éprouve  les  effets  de  l'intem-* 
pérance  :  la.  joie  même  devient  danger eufe  ; 
fi  le  vieillard  prend  encore  fa  cx)upe  dans 
fes  débiles  mains ,  il  tremble  qu'à  chaque 
inftant  la  mort  ne  vienne  Tarracher.  La  vie 
n'eft:  plus  qu'un  champ  épuifé  &  nu  qui 
ne  produit  plus.  Pour  charmer  des  jours 
ingrats ,  on  cft  réduit  à  recueillir  {ur  le  palfé 
quelques  commentaires  agréables  fur  les 
rôles  qu^on  a  joués  dans  le  monde ,  8c  fur 
les  vains  projets  qu'on  a  formés.  Ainfi  les 
plaifirs  {e  détachent  de  Thomme  ,  s'envo- 
lent l'un  apurés  l'autre  ,  &  laiiïent  le  mal- 
heureux aftamé  dans  une  fohtude  aride  ôc 
dépouillée  ,  au  milieu  d'une  nuit  totale  , 
plus  fombre  que  celle  qui  enveloppe  main- 
tenant l'hémifphere.  Heureux  celui  qui  peut 
alors  fe  promettre  l'approbation  du  Juge 
fuprême ,  au  moment  où  i'ame  ,  forcée 
d'abandonner  fa  dépouille  ,  va  rendre  à  la 
fortune  tous  £qs  faux  ornemens  ,  &  lai(Te 
tomber  fon  mafque  de  chair  en  quittant  le 
théâtre  de  la  vie  / 

Ce  temps  eft  venu  pour  moi  :  le  monde 
que  j'habitoisj  n'eft  plus  ;un  nouveau  fucce- 
de  ,  où  régnent  de  nouveau»  ufages.  Une- 
uroupe  légère  d'actears  étiaiigers  ajnive-fc 


îfo  Le  Nottî  di  Yourtg.  V.  Nott£< 
efll  Ton  attoniti  iiel  vedermi  !  Non  diflîmile  è  la 
ftupore  con  cui  io  li  miro.  Il  mio  vicino  m'  è 
fconofciutô.  Ohimè  !  non  è  quefto  cio  che  mag- 
giormente  m' accora  :  v"  è  un  akro  afFanno  più 
crudelc ,  di  cui  ad  altri  non  fon  debirore  che 
alla  vecchiajâ  ,  ed  alla  difgiazia  d'  elî'er  troppo 
lungamente  prive  délia  morte.  Il  mio  Sovrano , 
che  già  m'  accogliea  con  tanta  amorevolezza ,  più 
non  mi  riconofce.  Ritiriamci  dal  mondo.  Che  ci 
^^^uole  di  più  per  difguftarmene  i 


Ma  che  ?  E  forfe  quefta  una  fventura  partîco* 
îâie  a  me  folo  ?  Io  fono  dimenticato  oggidl  ? 
Eh  fi  ebbe  cosi  lungo  tempo  memoria  di  me. 
Un  obbietto ,  che  fi  prefenta  troppo  vicino  alla 
vifta  ,  le  dà  noja ,  e  1'  ofFufca  ,  e  la  fua  pre- 
mura  di  moftrarfi  ,  l' impedifce  d"  eflcr  veduto, 
Allorchè  io  vado  confidar  le  mie  pêne  ail'  orec- 
chio  de'  cortigiani ,  efli  m'  afcokano  avidamente  j 
elfi  aflaporano  con  mi  fegrcto  piacere  quel  net- 
tare  cosi  deliziofo  per  i  grandi  ,  e  ftrignendomt 
la  mano  ,  mi  pregano  in  grazia  di  ritornare  do- 
mani.  Rifiuto  ,  puoi  tu  ixnnaafcheraîti  in  fem- 
bianze  più  luûnghiere  ? 

Yorck ,  non  credcre  ch'  io  mi  fcofti  dal  mio 
foggetto.  Scemar  il  prezzo  délia  vita ,  gli  c  uw 
ciminuire  il  timor  délia  morte.  Più  fiamo  indif- 
^çreuti  per  queila ,  meg^lio  ce  polfiarao  godçre  « 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.  i6i 
la  fcene  pour  m'en  chalfer,  ou  pour  s'y  di- 
vertir de  moi.  Comme  ils  s'étonnent  de  me 
voir .'  Je  les  regarde  avec  la  même  furpri- 
fe.  Mon  voifin  m'eft  inconnu.  Hélas .'  ce 
n  eft  pas  là  ce  qui  m'afflige  le  plus  :  il  eft 
un  chagrin  plus  cruel  que  je  ne  dois  qu'à 
la  vieillcire  &"  au  malheur  d'être  trop  long- 
temps privé  de  la  m.ort.  Mon  R.oi ,  qui  me 
faifoit  autrefois  un  accueil  fi  gracieux,  ne 
me  reconnoît  plus.  Retirons-nous  du  mon- 
de. Que  me  faut-il  de  plus  pour  m'en 
dégoiàter  î 

Mais  quoi  ?  ce  malheur  m'eft-il  particu-' 
lier?  Je  fuis  oublié  aujourd'hui  î  Eh  f  Ton 
s'eft  fi  long-temps  fouvenu  de  moi.  Uii 
objet  qui  s'oftre  de  trop  près  à  la  vue  , 
l'importune  &  roffufque ,  &  fon  ardeur  à 
fe  montrer  l'empêche  d'être  apperçu.  Lorf- 
que  je  vais  confier  mes  peines  à  l'oreille 
des  Courtifans  ,  ils  m'écoutent  avidement  , 
ils  favourent  avec  un  plaifir  fecret  ce  neâ:ar 
fi  délicieux  pour  les  Grands  ,  d<:  me  ferrant 
la  main  ,  ils  me  prient  en  grâce  de  revenir 
demain.  Refus  ,  peux-tu  te  mafquer  fous 
une  forme  plus  féduifante  î 

YoRCK  ,  ne  crois  point  que  je  m'écarte, 
de  mon  fu)et  ?  C'eft  diminuer  la  crainte  de 
la  mort,  que  de  rabaiiFer  le  prix  de  la  vie. 


toi.       Le   Nota  di    Yoiing.  Y.  N  o  t  T  g.-. 
fa  duopo  trattarla  corne  quelle   mondane  capric:-- 
ciofe  donne  ,    che  accordano    a  preferenza  i  lor 
favori    ail'  amante    fcaltrito ,    che   fa    meglio  far 
vifta  di  difprezzarle. 


.  Già  due  voke  il  tempo  ,  che  i  Grecl  confu-' 
snarono  a  foggiogare  la  fuperba  Tro}a ,  era  tcaf- 
corfo  5  ed  io  m'  ollinava  ancora  ad  aflfediar  ,  fenza 
riufcita  ,  i  favori  délia  Corte.  Oliimè  !  quai  cat- 
tivo  mezzo  per  arricchire  è  mai  1'  ambizione  / 
Efla  nuir  altro  fece  che  impoverirc  eziandio  quel' 
poco  ch'  io  pofTedeva  ,  avvelenandone  il  godi- 
meiito.  Perche  ■  bramare  ?  Quefta  è  di  tutte  le  oc- 
cupaziohi  la  più  crudele.  Daterai  1'  uom  il-  più 
robufto,  e  godcnte  dellà  più  florida  fanità-:  l'aiii*'' 
bizione  ben  prefto  ne  farà  un'  ombra  paîiida ,  e' 
fcarna  ,  fimile  a  me.  Quand'  anche  voi  pofTedefte 
tutti  i  ttfori  del  nuowo  mondo  ,  Ce  voi  avete 
a^icoxa  deir  ambizione  ,  e  dei  defiderj  ,  voi,  li-" 
raarrete  povcri.  Aria  pura ,  menfa  frugale  ,  doni. 
prezioll  délia  vita  campeftre  y  voi  liotc  quelli  che 
£nalmente  mi  fanafte  di  quefta  contaggiofa  ma- 
kttia  délie  Corti. 

£1 
Benedetta    fia   in  fcmpiterno   la  mano  I)iyina.i 

che  mi  condufTe  fotto  il  ricovero  di  queft'  urnile 

rugurio  ,  ove  io  ho  ritrovato  il  dolce  ripcfodclî*' 

anima  m.ia.   Il  mondo    è    un    vafcello'  pompofo , 

iïuttuante  fu  mari   pericolofi  :   fi  rimira   con  pia- 

ccte,  ma  non  vi  û  aceofta  che  con  p,ericolo.  Qui 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.  i(^^ 
Plus  on  a  d'inditférence  pour  elle ,  &c  mieux 
on  en  jouit  :  il  faut  la  traiter  comme  ce* 
coquettes  capricieufes  qui  accordent  de  pre  • 
férence  leurs  faveurs  à  l'amant  adroit  qui 
affecle  le  plus  de  les  dédaigner. 

Depuis  deux  fois  le  temps  que  les  Grecs 
employèrent  à  réduire  la  fuberbe  Troie  , 
je  m'obffcinois  à  aflîéger  fans  fuccès  les  fa- 
veurs de  la  Cour.  Hélas  !  que  l'ambition  efl: 
un  mauvais  moyen  de  s'enricliir  !  Elle  n\i' 
fait  qu'appauvrir  encore  le  peu  que  je  po{^ 
fédois ,  en  empoifonnant  la  jouiflance.  Pour- 
quoi dcfirer  ?  C'ed  de  toutes  les  occupations 
la  plus  cruelle.  Donnez-moi  l'homme  le 
plus  robufte  &:  dans  la  fanté  la  plus  florif- 
fante  ,  l'ambition  en  fera  bientôt  une  ombre 
paie  &z  décharnée,  femblabie  à  moi.  Euffiez- 
vous  tous  les  tréfors  du  nouveau  monde  ,. 
il  vous  avez  encore  de  l'ambition  &  des 
dellrs  ,  vous  refierez  pauvre.  Air  pur ,  re- 
pas frugal ,  dons  précieux  de  la  vie  cham- 
pêtre j  c'ell  vous  qui  m'avez  enfin  guéri  de 
cette   maladie  contagieufe  àzs  Cours. 

BÉNITE  foit  jamais  la  main  divine  qui  m'a 
conduit  fous  l'abri  de  cette  humble  chau- 
mière ,  où  j'ai  retrouvé  le  doux  repos  de. 
mon  ame.  Le  monde  ell  un  vailîeau  pom- 
peux, Hottant  Hir  des  mers  dangpreules  :  oii 


I  ^4  -^^  Notti  dl  Young.  V.  N  o  r  T  î< 
con  ficurezza  diftefo  a  terra  fu  una  nuda  tavola, 
io  odo  il  confuro  tumulco  délia  calca  ,  ccine  jl 
muggito  de'  mari  lonrani  ,  o  come  il  fordo  ro- 
moreggiare  dcUa  moribonda  tempefta  ,  e  medi- 
taado  in  una  calma  profonda  il  ferio  mio  fog- 
getto  ,  io  imparo  a  combattere  i  terrori  délia 
morte.  Qui  a  guifa  d'  un  Paftorello ,  che  dalla 
più  interna  parte  délia  fua-  capanna  ,  appoggiato 
fui  fuo  bafione ,  e  facendo  rifuonarc  la  Tua  zam- 
pogna  ,  pafTcggia  co'  fuoi  fguardi  la  vafta  pia- 
nura  délie  campagne  :  cosi  io  coll'  occiiio  tengo 
dietro  alla  caccia  fcroce  dcil'  ardente  ambizione  : 
io  veggo  numeroiî  cani  ,  clie  fono  qucgii  uomini 
clamorofi ,  i  qaaii  atterrano  i  ripari  délie  Leggi , 
olcrepaiTano  i  confîni  délia  GiuP.izia ,  lupi  per  la 
rapina  ,  volpi  per  1'  aftuzia  ,  ora  infeguenti ,  ora 
infeguiti  ,  e  a  vicenda  divenuti  preda  gli  uni  de- 
gli  altri ,  infino  a  clie  la  morte  ,  queii'  inftancabile 
cacciatore  ,  venga  ad  ingiiiottirli  tutti  ncii'  ultima 
loro  taaa. 


Perché  tante  fatiche  per  trionfî  si  brevi  ?  La 
fortuna  de'  ricciii ,  la  gloria  degli  Eroi ,  la  maeftà 
de'  Monarchi ,  ogni  cofa  fînifce  con  un  Qui' 
G  I  A  c  E.  Pêne  da  foftenere  ,  béni  da  abbandona- 
re ,  taie  c  l' inventario  efatto  délia  vita  ,  e  la 
polvcre  in  polvere,.;è;'il  termine  di  tutte  le  gran- 
dezze  dclla  terra.  Se  avverrà  che  i  miei  caïui  paf- 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.  \(>j 
le  regarde  avec  plaifir  -,  mais  on  ne  l'abor- 
de qu'avec  péril.  Ici,  en  lûreté,  jetcàterre 
fur  une  llmple  planche ,  j'entends  le  tumul- 
te confus  de  la  foule  ,  comme  le  mugillè- 
ment  des  mers  éloignées  ^  ou  le  bruit  fourd 
de  la  tempête  mourante  \  3c  méditant  dans 
un  calme  profond  mon  fujet  (érieux,  j'ap- 
prends à  combattre  les  terreurs  de  la  mort. 
Ici,  comme  un  berger  ,  qui  du  fond  de  fa 
cabane ,  appuyé  fur  fa  houlette ,  ik  faifant 
raifonner  fon  chalumeau ,  promené  fes  re- 
gards fur  la  vafle  étendue  des  campagnes  , 
je  fuis  de  l'œil  la  chalfe  féroce  de  Tardenre 
ambition  :  je  vois  une  meute  nombreufe 
d'hommes  bruyans ,  brifant  les  barrières  des 
loix ,  franchillant  les  bornes  de  la  julHce  , 
loups  pour  la  rapine  ,  renards  pour  la  rufe , 
tantôt  pourfuivant  ,  tantôt  pourfuivis  ,  Se 
tour-à-tour  la  proie  l'un  de  l'autre,  jufqu'à 
ce  que  le  trépas  ,  cet  infatigable  chaifeur  , 
vienne  les  engloutir  tous  dans  leur  dernier 
terrier. 

Pourquoi  tant  de  fatigues  pour  des 
triomphes  h  courts?  La  fortune  des  riches  , 
la  gloire  des  Héros,  la  majefté  des  Rois  , 
tout  finit  par  »  Ci  gît  »,  Des  pejnes  à  fouf- 
frir  ,  des  biens  qu'il  faut  làiffer  ,  tel  eft  l'in- 
ventaire exad  de  la  vie ,  &  la  pouiîîeirç  eri 


tC6  Le  Notti  di  Young.  V.  Notte. 
fîno  alla  pollcrità ,  efia  faprà  che  efiftè  un  uomo 
nudrito  fia  i  coitiggiani ,  quantunque  nato  in  In- 
ghikerra ,  che  fece  riflefilone  che  la  fortuna  po- 
trebbe  giugnere  troppo  più  tardi  d'  un  giorno  ;  che 
non  s'  c  trattenuto  fui  fuo  letto  di  morte  a  dif- 
porre  progetti  di  fortuna  ,  c  di  vita  5  che  pensé  , 
che  la  neceffità  di  morire .,  valea  ben  la  fpefa  di 
^llrarnelo. 


La  -gioventù  inefperta ,  allcttata  da  un  îngan- 
nevole  fplendore  ,  fi  précipita  fu  una  fchiera  di 
mali  3  gli  anni  inftruifcon  1'  uomo  ;  invecchiando 
cgli  fi  difingaiina  :  ma  appena  ha  trovato  T  axrc 
di  vivere ,  che  gli  ufci  deila  morte  fi  fchiudono. 


lo  odo  r  infaziabile  vecchiaja  gridarc  inceflan- 
temente  :  ancor  dei  giorni ,  ancor  ricchezze ,  afi- 
cor  piaceri.  Più  piaceri  non  fi  ritrovano  quando 
«ftinto  è  il  fcntimento ,  non  bafta  pofledere  l'og- 
^etto  :  per  godernè  vi  voglion  de' fenfi.  Indarno 
ci  afFatichiamo  per  tendeie  di  nuovo  ,  e  raggiuf- 
lare  1'  arco  hjgoro ,  di  cui  la  natura  -aiienta  ,  e 
fpezza  fucceffivamente  tiitte  le  <:orde.  QUal  eccenô 
di  follia  î  In  quella  giiifa  che  fi  veggon  1'  ombre 
allungarfi  ,  a  mifura  che  il  Sole  s"  abbaiîa ,  cosi 
3  noilii  defider|  .crcfcono  ,  e  fi  diftctidcno  in  iu- 
&iito  fuila  fera  Sella  vita. 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.  \6y 
poulliere  eft  le  terme  4e  toutes  les  grandeurs 
de  la  rerre.  Si  mes  chants  palFent  à  Ja  pofte- 
rité  ,  elle  apprendra  qu'il  exifta  un  homme 
nourri  parmi  les  courtifans ,  quoique  né 
dans  l'Angleterre  ,  qui  fît  réflexion  que  la 
fortune  pourroit  bien  arriver  trop  tard  d'un 
jour,  qui  ne  s'ell:  point  amufé  fur  fon  lit  de 
mort  à  arranger  des  projets  de  fortune  &  de 
■vie  ,  &  qui  a  penfé  que  la  nécellîté  de  mou- 
rir valoir  bien  la  peine  de  l'en  dillraire. 

La  jeunelfe  fans  expérience,  attirée  par 
une  lueur  tromp^ufe  ,  fe  précipite  fur  une 
foule  de  maux.  Les  années  inftruifent  l'hom- 
me i  il  fe  détrompe  en  vieilUlfant  -,  mais  dès 
qu'il  a  trouvé  l'art  de  vivre ,  les  portes  de 
la  mort  s'ouvrent. 

J'entends  la  vieiliefîè  infatiable  crier  fans 
.tefle.  M  Encore  des  jours ,  encore  des  richef- 
4>  (es  ,  encore  des  plaiiirs  >j.  Il  n'eft  plus  de 
•jSlailîrs ,  quand  le  fentiment  eft  éteint.  Il  nfe 
fuffit  pas  de  polTcdcr  l'objet  :  pour  en  jouif^ 
il"  faut  des  fensj,  Vainement  nous  noi^^  fati- 
guons à  tendre  de  nouveau ,  à  rajùfter  l'arc 
ufe  dont  la  nature  relâche  &  brife  fucceiîi- 
yeiTj^nt-  tqiites  les  cordes.  Quel  excès  de  fo- 
lie !  ÇortuTie  on  voit  les  ombres  s'allonger  ^ 
^mefujte  que  le  Soleil  s^âbaiilè  j  nos  deiîrsçrcùjÉr 
feat  &«'éteiîi4em- fans  fiii£y:.lefibiride'la>-viâir 


î  ^8       Le  Notd  di    Young.  V.  N  o  t  t  y. 

Quai  furor  vi  pofTede ,  o  voi  che  voleté  mo-' 
rir  ricchi  ?  O  miei  coetanei ,  rimafugli  di  voi 
niedefimi  ,  mifere  ruine  umane ,  vacillanti  fu 
r  oilo  del  fcpolcro  ,  farem  noi  veduti ,  corne  al- 
beri  deciepici ,  gettare  ancora  piii  profondamente 
le  vili  nolhc  ladici  fu  quefto  fventuratofuolo, 
ed  abbracciailo  più  ftrettamente ,  a  mifura  che 
noi  invecchiamo  ■  Le  dilleccate ,  e  rugofe  iioftrs 
mani  faranno  elTe  fempre  allargate  nel  vuoto  dell' 
.aria ,  tremaiiti  infieme  per  la  vecchiaja  ,  e  per 
r  ardore  di  ftiigncr  fantafime  ,  che  da  loro  fea 
fuggono  ?  L'  uomo  ha  bifogiio  di  cosi  pocq ,  e 
per  cosl  poco  tempo  !  Or  ora  egli  va  reftituire 
air  avara  natura  la  propria  fua  polvere  ,  ch'  efïâ 
non  gli  preftô  che  per  un*  ora. 


Ê  ben  aflai ,  mifero  vecchio ,  che  tu  fia  vif- 
futo  in  mezzo  alla  tempefta  :  vanne  almeno  a 
morire  al  ricovero  del  porto.  Tu  daivrefti  fug;- 
gire  i  teftimonj ,  c  la  calca  ,  nafconder  nell' om- 
bra del  ritiro  la  decadenza  délia  tua  ragione  , 
r  indebolimento  délia  tua  volontà ,  e  le  ruine 
deir  efTer  tuo.  Tu  dovrefti  prédire  a  te  fteflb  il 
tuo  avvenire  ,  e  provarti  alla  morte.'  Perché  non 
vai  tu  meditare  in  lilenzio,  e  condurrè'  r  folitarj 
tuoi  parti  fu  le  fponde  délia  tetra  riva ,  onde  tù 
dei  ben  prefto  imbartarti  fu  un  mare  fconofciutoî 
i/^rricchifci  ï  amma  tua  :  accumula  iu  la  tua  aave 

lia.' 


Les  Nuits  d^Toung.  V.  Nuit.  i6^ 
Quelle  fureur  vous  polTede  ,  vous  qui 
foulez  mourir  riches  ?  O  mes  contempo- 
rains l  reftes  de  vous-m.êmes ,  chétives  rui- 
nes humaines  ,  chancelantes  fur  le  bord  du 
tombeau ,  nous  verra-t-on  comme  ces  arbres 
décrépits ,  poulfer  encore  plus  profondément 
vos  viles  racines  fur  ce  foi  malheureux ,  8c 
l'embralfer  plus  étroitement  ,  à  mefure  que 
nous  vicilliffons  ?  Nos  mains  flétries  Se  ri- 
dées feront-elles  toujours  étendues  dans  le 
vuide  de  l'air  ,  tremblantes  à  la  fois  de  vicil- 
ielfe  &c  d'ardeur  pour  faifir  des  fantômes 
qui  les  fuient  ?  L'homme  a  befoin  de  fi  peu 
Se  pour  fi  peu  de  temps  /  Tout  à  l'heure  il 
va  rendre  à  la  nature  avare  fa  propre  pouf- 
iiere  ,  qu'elle  ne  lui  a  prêtée  que  pour  une 
heure. 

C'est  bien  affez  ,  trifte  vieillard  ,  d'avoir 
vécu  au  milieu  des  orages  :  vas  du  moins 
mourir  fous  l'abri  du  port.  Tu  devrois  fuir 
\qs  témoins  Se  la  foule ,  cacher  dans  l'ombre 
de  la  retraite,  la  décadence  de  ta  raiion  , 
l'afToibliirement  de  ta  volonté  Se  les  ruines 
de  ton  être.  Tu  devrois  te  prédire  à  toi-mê- 
me ton  avenir  Se  t'efiayer  à  la  mort.  Que 
ne  vas-tu  rêver  en  filence ,  Se  promener  tes 
pas  folitaires  au  bord  du  fombre  rivage  d'où 
îu  dois  bientôt  t'embarquer  fur  une  mer  in- 
Tome  /,  H 


lyo  Le  Noiti  di  Young.  V.  Notte. 
un'  ampia  provvifione  di  virtii ,  e  attcndi  in  pace 
il  vento ,  che  dee  con  ua  foffio  lanciarci  in  mondi 
lontani.  Oh  corn'  eiîi  fembreran  nuovi  a  queli' 
nomo  ,  che  non  lî  farà  avvezzato  a  vifîtargli  da 
lungi  coi  penfiero! 


Quando  le  inezie  della  vita  fen  fuggonp  dall' 
afFialice  noftre  mani,  nulla  più  ci  rimaiie  a  fpe- 
jrare  da'  feniî  j  egli  è  tempo  di  fcavare  nell'  ani- 
ma propria ,  di  attignervi  piaceri  più  nobili  ,  e 
di  efercitare  le  proprie  facoltà  fovra  oggetii  im- 
niortali.  Non  è  più  nel  prefcnte ,  ma  al  di  là 
del  fepolcro  che  convien  ccrcare  la  félicita.  Su 
la  terra  non  rimane  altro  bene  a  pretendere  ,  che 
îa  ftima  ,  e  la  pacc.  La  prima  vien  accordata 
■alla  riputazione  d'  efier  favio  :  la  faviezza  fola 
jpuà  dar  la  féconda.  Se  noi  foiFriamo  che  la  paz- 
2îa  ce  le  tolga  ambedue  ,  che  ci  rimarrà  cgli 
per  confolare  gli  ulrimi  noftri  giorni  •'  La  virtù 
fola  puo  rendergli  giojofî ,  c  fereni.  Con  efla 
r  uom  yecchio  s'  avanza  gajamente  verfo  il  fe- 
poicro,  l^gli  jion  terne  no  ,  anzi  defidera  di  mo- 
rire.  La  morte  non  è  terribile  che  per  la  colpa  : 
(défia  fi  è  quella  ,  che  le  prefta  la  fpavenrofa 
fua  mafchera  :  gli  è  défia  che  affila  il  caglÎQ 
j^çlla  fua  fpaday 


Les  NuLtssi'Youiig.  V.  Nuit.  171' 
connue  ?  Enrichis  ton  ame  :  amalFe  fur  ton 
bord  une  ample  providon  de  vertus  ,  & 
attends  en  paix  le  vent  qui  doit  d'un  fouftlc 
te  lancer  dans  à.QS  mondes  éloignés.  Qu'ils 
paroîtront  nouveaux  à  l'homme  qui  ne  {è 
fera  pas  accoutumé  à  les  reconnoître  de  loin 
par  la  penfée  ! 

Quand  les  hochets  de  la  vie  s'échappent 
de  nos  mains  défaillantes  ,  il  ne  faut  plus 
rien  efpérer  des  fens  -,  il  eft  temps  de  creu- 
fer  dans  fon  ame  ,  d'y  puifer  des  plajfirs  plus 
nobles ,  &  d'exercer  fes  facultés  fur  des 
objets  immortels.  Ce  n'eft  plus  dans  le  pré- 
fent  ,  c'eft  au-delà  du  tombeau  qu'il  faut 
chercher  le  bonheur.  Sur  la  terre ,  il  ne  rcfte 
d'autre  bien  à  prétendre  ,  que  l'eftime  &C  la 
paix.  La  première  s'accorde  à  la  réputation 
d'être  fage  :  la  fagelle  feule  peut  donner  la 
féconde.  Si  nous  {oulTrons  que  la  folie  nous 
enlevé  l'une  &  l'autre  ,  que  nous  reftera-t-il 
pour  confoler  nos  derniers  jours  ?  La  vertu 
feule  peut  les  rendre  joyeux  8c  fereins.  Avec 
elle  le  vieillard  s'avance  gaiment  vers  le  tom- 
beau. Il  ne  craint  point,  il  fouhaite  plutôt 
de  mourir.  La  mort  n'ell  terrible  que  pour 
le  crime  :  c'eft  de  lui  qu'elle  emprunte  fon 
mafque  effrayant  :  c'eft  lui  qui  éguife  le  tran- 
chant de  fon  glaive. 

H  ij 


J72.        Le  Nottî  dl    Young.   V.  N  o  T  T  E. 

Ajutami  Narciila  ,  ajiuami  a  far  la  pace  colla 
morte  i  a  diftaccar  il  mio  cuore  da  quelH  béni , 
che  non  mi  feguitcranno.  Prima  che  la  funèbre 
campana  mi  mandi  ad  arricchir  la  terra  colla  mia 
polvere  ,  trovi  la  morte  tutti  i  legami ,  clic  m'at- 
taccayano  al  mondo  ,  fpezzati  dalle  mie  mani , 
fîcchè  nuir  altro  rimanga  alla  fua  fpada,  che 
troncare  il  fîlo  de'  miei  giorni.  Se  la  mia  ra- 
gione  troppo  pronta  ad  afTonnare ,  s'  addormenta 
nella  notte  Ç\3.  V  orlo  del  precipizio ,  prefentifî  a 
me  la  tua  ombra ,  mi  defti  efTa  per  via  del  fen- 
timento  del  dolore  ,  e  coftringa  i  miei  occlii  a 
rcitar  aperti  per  oiTervar  la  morte ,  che  s'  avvi- 
cina.  Più  non  c  duopo  di  fcofle  violenti ,  ne  d' ac- 
cident! ftr^nicri  per  didruggermi.  La  natura  lia 
già  fofcritto  1'  ordine  délia  mia  partenza  :  la 
Kiorte  lo  ha  già  nelle  mani  j  efla  non  alpetta 
forfc  che  un  niomcnto  di  più  per  annunziarmelo» 


Allorch'  io  mi  volgo  indietro  a  rimirare  lungo 
gîi  anni  trafcorfi ,  e  che  io  più  non  vi  fcorgo 
tanti  uomini ,  i  quali  più  giovani ,  più  robufti  , 
e  menp  irnprudcnti ,  potean  prometterfi  di  corre^e 
una  lunga  catriera ,  io  duro  fatica  a  crederc  ch' 
io  lor  fQpravvivo.  .  .  Ma  che  dico  io  ?  Poife  ch' 
io  vivo  :  Ah  io  non  fo  più  altro  che  finir  di 
morire  !  Dotto  Mead ,  io  non  riconofco  la  mia 
y'itz  in  quefta  ruinata  efîftenza,  che  tu  fai  fui 
|îftçrç,.  Sç  ?o  refpiro  ai^çora ,  gli  c  il  cajjo  à'o^c- 


Les  Nuits  aToung.  V.  Nuit.  173 
'Aide-moi  ,  Narciire  ,  aide-moi  à  faire 
ma  paix  avec  le  trépas  ;  à  détacher  mon  cœur 
de  ces  biens  qui  ne  me  luivront  point.  Avant 
qite  la  cloche  funèbre  m'envoye  enrichir  la 
terre,  de  ma  poulliere  ,  que  la  mort  trouve 
tous  les  liens  qui  nVartachoient  au  mondé  , 
brifés  par  mes  mains  ,  &  que  fon  glaive 
n'ait  plus  que  le  fil  de  mes  jours  à  couper* 
Si  ma  raiion  trop  prompte  à  s'allbupir,  s'en- 
dort dans  la  nuit,  au  bord  du  précipice  ,  que 
ton  ombre  fe  préfente  à  moi ,  qu'elle  me  ré-* 
veille  par  le  fentimcnt  de  la  douleur  ,  de  for- 
ce mes  yeux  à  relier  ouverts  pour  obierver 
la  mort  qui  s'avance.  Il  n  eft  plus  befoin  de 
fecouifes  violentes  ni  d'accidens  étrangers 
pour  me  détruire.  La  nature  a  déjà  figné 
l'ordre  de  mon  départ  :  la  mort  l'a  dans  fes 
mains  \  elle  n'attend  peut-être  qu'un  mo- 
ment de  plus  pour  me  le  fignilîer. 

Lorsque  je  me  retourne  pour  regarder  le 
long  des  années  écoulées  derrière  moi,  & 
que  je  n'y  trouve  plus  tant  d^hommes  qui  , 
plus  jeunes  ,  plus  robuftes  &  moins  impru- 
dcns  ,  pouvoient  fe  promettre  de  fournir' 
une  longue  carrière,  j'ai  peine  à  croire  que 
je  leur  furvis. ..  Mais  que  dis-jc/*  Efc-ce  que 
je  vis  ?  Ah  !  je  ne  fais  plus  qu'achever  de 
mourir.  Savant  Méad,  je  ne  rcconnois  point 

H  iij 


17+  Le  Notd  di  Young.  Y.  N  o  T  T  S» 
ra  dsir  arte  tua  ;  ma  la  mia  vita  io  i'  ho  già  <fâ 
gran  lempo  fepolra  colla  foiza  de'  nervi ,  e  coll* 
encrgia  de'  pcnflcti.  Il  mio  efTcre  fi  diicioglie ,  e 
fcorre  fotto  il  pefo  délia  vecchiaja  ,  e  délia  ma- 
latda  ,•  io  non  fo  pid  altro  che  confumar  la  fec- 
cia  de'  miei  giorni.  Tutti  i  miei  fenli  han  chiufa 
îe  porte  deil'  anima  mia;  la  mia  lagione  fpe- 
gnendofî  mi  dice  di  follecitar  la  niia  baia,  e  de- 
nunziarmi  alla  polverc. 


Avro  io  timoré  di  foggiacere  un*  ultima  voira 
a  quclla  forte  cui  foggiacqui  in  tutti  gli  iftanti  del 
viver  mio  ?  E  dunque  pcr  me  la  morte  un  fenome- 
no  ftrano ,  e  nuovo  ?  Nafccndo  noi  cominciamo 
a  morire  allorchè  1'  uomo  diven':a  grande ,  la  fîia 
vita  decrefce ,  a  guifa  di  fîaccola  ,  clie  ncU'  ac- 
cenderfi  fi  confuma.  Giacchè  la  morte  ha  divo- 
rato  la  mia  gioventu ,  e  logorato  le  mie  forze , 
io  le  abbandono  il  reRo  fcnza  rincrefcimento  , 
ne  più  fono  atrerrito  daî  finiftro  fuo  ftridore. 

La  tua  voce  fi  è  quella  che  io  odo ,  Arbitro 
Supremo  délia  vita ,  e  délia  morte.  Sole  immcr- 
tale  dcUa  natura ,  Tu ,  che  dal  fen  délie  ténèbre 
in  cui  io  era  immerfo ,  più  vile  che  1'  i^fetto , 
e  la  polvere  ch'  io  calpefto ,  mi  facefti  fchiudere 
per  via  d'  uno  de'  fecondi  tuoi  raggi  ,  per  cami- 
nar  trionfante  nella  luce ,  ed  inebbriarmi  dello 
fplcndore  del  giorno ,  Tu  non  mi  defti  1'  efiften- 
2a ,  che  per  rendenni  fortimato.  Ta  mi  chiaraaftî 


Les  Nuits  d'Toung.  V.  Nuit.  175. 
ma  vie  dans  cette  exiftence  délabrée  que  tu. 
fais  fublifter.  Si  je  refpire  encore  ,  c'eft:  le  . 
chef-d'œuvre  de  ton  art  \  mais  j'ai  depuis 
long-temps  enterré  ma  vie  avec  la  force  des- 
nerfs  &  l'énergie  de  la  penfée.  Mon  être  fe 
dilfout  &  s'écoule  fous  le  poids  de  la  vieilleile 
(k  de  la  maladie  -,  je  ne  fais  plus  qu  épuifçr 
la  lie  de  mes  jours.  Tous  mes  fens  ont  fermé 
les  portes  de  mon  ame  ;  ma  raifon  ,  en  s*é- 
teignanr,  me  dit  de  hâter  mon  cercueil  ôc  me, 
dénonce  à  la  puulîiere. 

CnAiNDRAi-jE  defubirune  dernière  fois  le 
fort  que  j\ii  fubi  dans  tous  les  inftans  que 
j^ai  vécu/*  La  mort  eft-elle  donc  pour  moi 
un  phénomène  étrange  de  nouveau  ?  En  naif- 
fant ,  nous  commençons  à  mourir  :  quand 
l'homme  grandit ,  fa  vie  décroît.  C'eft  un 
flambeau  qui  le  confume  en  .s^allumanr.  Puif^ 
que  la  mort  a  dévoré  ma  jcunelfe  &  ufé  mes 
forces ,  je  lui  abandonne  le  rcfte  fins  regret , 
ik  je  ne  m'effraye  plus  de  fon  cri  finiftre. 

C'est  ta  vcix  que  j'entends ,  Arbitre  fou- 
verain  de  la  vie  6c  du  trépas.  Soleil  immor- 
tel de  la  nature  ,  toi ,  qui  du  fein  des  ténè- 
bres où  j'étois  plongé  ,  plus  vil  que  l'infeâre 
&■  que  la  pouiiiere  que  je  foule,  me  fis  éclor- 
re  par  un  de  tes  rayons  féconds  ,  pour  mar- 
cher triomphf^iir  dans  la*lumiere  ,  &  m'eni- 

H  iv 


ij6  Le  Nottl  di  Young,  V.  Nottf. 
ad  una  terra  fconofciuta  :  io  t'  ubbidii  con  o-ioia  r 
io  m'  abbandouai  a  Te  j  io  fo  a  cui  io  mi  coii- 
fîdo.  In  te  io  voglio  vivere ,  poichè  tu  fei  l'uni» 
ea  realità  :  la  terra  non  ha  che  fantaiîme  ,  e  la 
vita ,  e  la  morte  fou  vane  e^ualmcme. 


La  vita  è  troppo  aduîata ,  troppo  {c)  calun- 
niata  è  la  morte  :  il  favio  che  fa  valerfi  deli' 
una ,  e  non  aver  paura  dell'  altra  ,  le  paraeona 
inficme  ,  e  loio   rende   la  mcritata  giulHzia. 

Imprigionata  nel  corpo,  ranima  vive  qnaggiiî 
in  un  fepolcro.  Schiava  tormentata  ncUe  tcnebre  , 
appcna  puo  ella  fcorgere  qualche  barlume  di  ve- 
rirà ,  a  traverfo  i  denfî  organi  de'  fenfi.  La  morte 
non  feppellifce  che  il  corpo ,  efTa  fprigiona  l'ani- 
ma dal  fuo  carcere ,  diflîpa  dinanzi  a  lei  tutte  le 
Bubi  ,  le  reftituifce  la  luce  ,  e  1'  ali  per  volare 
verfo  r  immorcalità.  La  morte  non  ha  fuorchè 
mali  imaginarj ,  che  la  natura  non  proverà  :  la 
vita  ha  mali  reali ,  che  la  faviezza  non  puà 
evitare. 

Che  1  dirai  tu ,  1'  umana  fpezie  non  ha  dun- 
que  nulla  da  rimproverare  alla  morte?  Oh  di 
gual  cumulo  di  sfafciumi  è  feminata  la  fua  llra- 
da  !  Nulla  v'  è  di  facro  per  lei  :  forcuna ,  poten- 
za,  ogni  cofa  è  rovefciata  nel  fuo  palTaggio.  Efla 
non  rirparmia  ne  i  taknti ,  ne   le   arti  :  ^uegli 


Les  Nuits  (TYoung.  V.  Nuit.  17^ 
vfer  de  l'éclat  du  jour  ,  tu  ne  m'as  donne 
Texiftence  que  pour  me  rendre  heureux.  Tu 
m^'appelles  à  une  terre  inconnue  :  je  t'obéis 
avec  joie  :  je  me  livre  à  toi  j  je  fais  en  qui  je 
me  conSe.  Ceft  en  toi  que  je  veux  vivre. 
C'eft  là  l'unique  réalité  :  la  terre  n'a  que  des 
fantômes ,  de  la  vie  &  la  mort  font  égale- 
ment vaines. 

La  vie  eft  trop  flattée  ,  la  (c)  mort  trop 
calomniée  :  le  fâge  qui  fait  ufer  de  l'une ,  ëc 
ne  pas  redouter  l'autre  ,  les  compare  enfem- 
bk  5  &  leur  rend  juftice. 

Emprisonnée  dans  le  corps,  Tame  vit  ici 
dans  un  tombeau.  Efclave  tourmentée  danS' 
les  ténèbres ,  à  peine  peut-elle  faifir  quelques 
lueurs  de  vérité  au  travers  des  organes  épais 
des  fens.  La  mort  n^enfcvelit  que  le  corps  , 
elle  élargit  l'ame  de  (a  prifon,  dillipe  devant 
elle  tous  les  nuages ,  lui  rend  le  jour  Se  des- 
ailes  pour  voler  à  l'immortaliré.  La  mort  n'a 
que  des  maux  imaginaires  que  la  nature'  ne 
ientira  point  :  la  vie  a  des  maux  réels  que  la- 
fageire  ne  peut  éviter. 

Quoi ,  diras-tu ,  refpece  humaine  n'a-t-elie 
donc  rien  à  reprocher  à  la  mort  ?  De  quel- 
amas  de  débris  (a  rente  eft  remcélRien  n'clt 
Incié  pour  elle  :  Rntune,  puillaiice,  tout  fe 
tum^k-  fui  r^n  pallage,-  Elle  n^épargne^ni- 

H'  T 


1 7-S       Le   Notti  dl    Young.  V.  N'  o  T  t  e, 
ingegni  che  meritavano  d'  eflere  immortali ,  quelle 
faci   che  illumiiiavano    il   mondo ,  la   cnidel  fua 
mano  le  fpegne ,  e  rituiFa  ï  umana   fpezie  nelle 


ténèbre  deil'  ignoranza. 


lo  confefTo  che  la  morte  umilia  i  Savj ,  i  Con- 
quiftatoii  ,  i  Monarchi  :  ma  vani  fon  quefti  ti- 
toli  :  attaccati  alla  creta  del  noilro  corpo  ,  elTl 
hzn  da  penie  fccolui  :  ma  queft'  anima  ,  queft' 
anima  immorrale  ,  1"  imagine  délia  Diviniirà ,  non 
è  forfe  la  vita  che  la  ritiene  nell'  abbiezione  ,, 
infino  a  che  1'  andito  bujo  dclla  tomba  1'  intro- 
duca  ne'  viali  incantati  del,  foggiorno  della  luce  î 


O  morte  tu  la  vinci  i  fii  dunque  la  ben  ve- 
nuta.  lo  ti  rendo  grazie  del  tuo  proflîmo- arrive. 
La  vecchiaja  ,  e  la  malattia ,  che  fono  i  terri-, 
bili  tuoi  forieri  ,  m'  avverrono  che  tu  fei  poco  dif- 
cofta.  lo  gli  faito  fcioglierfi  tutti  i  nodi  che  m'  at- 
taccano  alla  vita.  Ancor  pochi  giorni  han  da  cor- 
rçre ,  e  1'  opéra  loro  Tara  confumata,  Gia  già  la 
campana  fl  muove,  cd  è  per  chiamare  ben  prefto- 
a'  mieifaneraîi  que'  pochi  amici  che  mi  rimango- 
lîo  5  la  dcbolc  natuia  forfe  vi  fpargerà  qualche  la- 
grima  ;  ma  la  ragicne  piii  favia  fi  congratula  col 
«kfunto,  e  1  vede  coronato  d'oa  ailoro  trion£ale«. 


©h  cca  cîual  giubbilo  abbajidoaero  ailèra  5î.f 


tes  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.  179 
l£S  talcns ,  ni  les  arts  -,  ces  génies  qui  méri- 
toient  d'être  immortels ,  ces  flambeaux  qui 
éclairoient  le  monde  ,  fa  main  cruelle  les 
éteint,  &  replonge  la  race  humaine  dans  les 
ténèbres  de  l'ignorance. 

J'avoue  que  la  mort  humilie  les  fages  , 
les  Conquérans  Se  les  Roisi  mais  ces  titres' 
font  vains  :  attachés  à  l'argille  de  notre  corps, 
ils  doivent  périr  avec  lui  ;  mais  cette  ame  , 
cette  ame  immortelle ,  l'image  de  la  Divini- 
té ,  n'eft-ce  pas  la  vie  qui  la  retient  dans  l'a- 
vililTement ,  jufqu'à  ce  que  la  fombre  ave- 
nue de  la  tombe  Tintroduife  dans  les  bei> 
ccaux  enchantés  du  fejour  de  la  lumière  ? 

O  mort  ,  tu  l'emportes  !  Sois  donc  la 
bien-venue.  Je  te  rends  grâce  de  ton  arrivéie- 
prochaine.  La  vieillelfe  &  la  maladie  ,  tes 
terribles  avant-coureurs  ,  m'avertiircnt  que 
tu  n'es  pas  loin.  Je  \qs  fens  dénouer  tous  les 
liens  qui  m'attachent  à  la  vie.  Encore  quel- 
ques jours ,  Se  leur  ouvrage  fera  confom- 
mé.  Déjà  la  cloche  s'ébranle  &:  va  bientôt 
appellèr  à  mes  funérailles  le  peu  d'amis  qui 
me  reftent.  La  foible  nature  y  verfera  peut- 
être  quelques  larmes  ;  mais  la  raifon  plus 
iage  ,  félicite  le  mort ,  &  le  voit  couronné 
d'un  laurier  triomphant. 

Ay£c  quelle  j oie  j'abandonnerai  alors  aux 


rSo       Le  Nottî  dl  Young.  V-  NorTE. 

venti    quefta    polvere  ,  ch'  io   trafcino  ,  infîno    a* 

quel  giorno  ,  in  cui  a  me  lichiamandola  dal  fe- 

no  dcgli  eleraenti ,  e  degli  abiflî  délia  natuxa ,  io' 

la    lipiglierô   rifplendente  ,    e  mi    vedi'6    riviverc 

tutt'  inticro  /  Io  avrè  fuperato  tutti  i  mali  :  i  miei 

afFanni  ,   e   i  mici  rammaiichi  faran  terminât!.  O 

niorre  ,   fenza    di    te  ,    eflî   farebbero   immortali  ! 

Senza  di   te    le  noftre  virtd  farebber  vane ,  e  le 

noftre  difgrazie  farebber  perdute.  Tu   fei  per  par 

garmene  il  falario.   Io  mandai ,  nafcendo  ,   com- 

f  afllonevoli  ftrida  pcr  ottenere  quefta  mifera  vita  : 

quando  cfalero  io  gli  ultimi  fofpiri  pcr  ottenerne 

una   féconda,   che    nii  riftori  de' mali  dclla  pri^ 

îiia?    No  ,  no  la  vita  non  fi  trova  di  quà  ,  eifa 

comincia   di    là  dal   fcpolcro.    La  morte  ci  coL 

pifce  per    confervarci.  Percoflo  dalla   fua  mano  , 

r  uom   cade ,   e  fi  rinnalza.  Infranti   fono  i  fuoi 

ceppi  :    egli  è  libère ,   egli  è  Re ,   egli    s'  impa- 

(ircmifce-  de'  Cieli 


(a)  Quali  fono  i  frvuti ,  che  noi  pofTiamo  ricavare 
dalla  moice  de'  noflri  amici  î  Convica  farla  fervirc  a  def- 
îaixi  dalla  noflra  letargia  ,-a  sbandire  i  noftri  tertori-j, 
ad  umiliare  il  noitro  orgoglio  ,  a  prefeivarci  dal  vizio. 
Lorenzo  ,  feima  liingamcnte  1' amma  tita  fui  penfiec 
della  moite.  Lafcia  che  operi  fovradi  te  il  faliuevole 
iuo  afcendente.  Rcgni  fopra-di  te  quel  penfieio  ,  che  foîo 
puo  3  repiimeiido  le  folU  tue  alL-giez-ie  ,  prepararti  alla 
yera  felicit.^.  Se  tu  gli  alfoggerti  il  tuo  eileie  ,  egli  cal- 
mera  i   fediziofi    niovinienti    de!    tuo   cuore  ,   e   ii»farà.. 

faatiuiltaxe  mu  gloiia  iinHiertîik,  Da  çiuermomemo  coj 


Les  Kuks  d^Toung.  V.  Nuit.     ïSi 
vents  cette  poulîîere  que  je  traîne  ,  jufqu'au^ 
jour  ,  où  la  rappellant  à  moi  du  fein  des  élé- 
mens  &  des  abymes  de  la  nature  y  je  la  re- 
prendrai brillante  &  me  verrai  revivre  tout 
entier  •'  J'aurai  vaincu  tous  les  maux.  Mes" 
chagrins  &  mes  regrets  feront  terminés.  O' 
mort ,  fans  toi ,  ils  (croient  immortels  /  Sans 
toi,  nos  vertus  feroient  vaines,  &  nos  malheurs 
fèroient  perdus.  Tu  vas  m'en  payer  le  i'alaire.- 
J'ai  poulfé  des  cris  en  naiirant,  pour  obtenir, 
cette  vie  miférable  :  quand  poulferai-jc  mes- 
derniers  foupirs  ,  pour  en  obtenir  une  fécon- 
de qui  me  dédommage  de  la  première  ?  Non 
la  vie  n'eft  point  en-deçà  ,  elle  ne  commen- 
ce qu'au-delà  du   tombeau.  La  mort  nous 
blelfe   pour  nous  conferver.    Frappé  de  fa. 
main,  l'homme  tombe  &  fe  relevé.  Ses  fers. 
font  brifés  :  il  eft  libre  -,  il  eft  Roi  j  il  s'em- 
pare des  Cieux .' 


(a)  Quels  font  les  fruits  que  nous  pouvons  retirer  do 
la  mort  de  nos  amis  ?  Il  faut  la  faire  fervir  à  nous  ré-» 
veiller  de  notre  léthargie  ,  à  bannir  nos  terreurs  ,  à  hu-- 
milier  notre  orgueil  ,  à  nous  préfeu'er  du  vice.  Lorenzo  ,. 
arrête  long-temps  ton  ame  fur  la  penfée  de  la  mort.  LailT» 
agit  fur  toi  fon  afcendant  falutaire.  Qu'elle  règne  fur  toi  , 
cette  penfce  ,  qui  feule  peut  ,  en  réprimant  tes  folles 
joies  ,  te  préparer  au  vrai  bonheur.  Si  tu  lui  foumetî 
ton  être  ,  elle  appaifcra  les  mouvemens  fédicieux  de  ton 
cœuf  ,   ^  ce  fera  conquérir  une  gloire  immortelle.    C'eft 

^  «  moment  <^e-  çwngiçatçioaî  ^  couki  goiy;-  tçii-de| 


ygi       Le  Noctl  dl    Young.  V.  Notte.. 

mincieranno  a  coriere  per  te  giorni  fclici.  Il  penfier 
délia  iTioice  è  un  Dio  ,  chc  infpira  1'  uomo  ,  e  gli  con- 
figlia  la  vircù. 

(  b  )  Viver  fempre  per  eflere  arreftato  quaggiù  aile- 
porte  dclla  vita  reale ,  fenza  entrarvi  giaminai  ;  per  ri- 
manere  imprigionaco  nelle  renebie  di  quelto  mondo ,  fen- 
za mai  vedere  la  luce  délia  eternità  ,  per  rifalire  ogni 
niattina  colla  vecchia  ruota  dell'  oie  j  fenza  ch'  effe  ci 
rechin  nulla  di  nuovo:  fon  quefti  i  delicati  gufti  de'nof- 
tri  zcrbini  î  Se  tali  fono  i  lor  deûderj  ,  elîi  fon  degni 
d'entrare  in  fociecà  co'  bruti  ,  fe  è  vero  che  i  briiti  non 
fjeno  giolTolani  men  ch'efli.  Per  mancanza  di  virtù  ,  vale 
a  dire  ,  per  mancanza  di  penfare  ,  quantunque  eSi  Ci  pre- 
ein  più  ch'  altri  d'  un  tal  vantaggjo  ,  a  che  fon  efli  ri- 
dotti  î  Ad  amare  ,  e  odiar  a  vicenda  quefto  mondo  cosl 
vano  ,  a  rampognare  ,  ed  accarezzare  fucceOivamente  la 
vita  ,  quella  cortigiana  lifciata  ,  che  in  ogni  illante  del' 
giorno  gli  chiama  infenfati  ,  a  lodare  cio  che  è  catii- 
vo  ,  per  tema  di  trovar  peggio  :  ecco  la  cagione  de'  de- 
lirj  délia  lor  gioja  !  È  ten^po ,  si  è  tempo  ormai  di 
carabiar  fcena.  Ma ,  e  in  che  modo  far  loro  vedere  ,  c 
odiare  la  ditformità  dello  ftato  in  cui  il  compiaccionoî 
Non  ve  n'  è  fuorchè  un  folo  ;  ma  che  puo  eflere  rav- 
vifato,  e  colto  da  tutti  gli  uomini  :  gli  è  la  virtù.  Quef- 
ta  Dea ,  col  maravigliofo  fuo  potere  ,  addobba  di  fiori 
!'  arida  rupe  délia  terra ,  riconcilia  l'  uom  colla  vira  ,  e 
cio  che  è  ancora  più  forprendente  ,  fpande  i  diletti  délia 
variera  fu  V  uniformità  faltidiofa  de'  giorni  ,  e  del  circo- 
lo  ftanchevole  délia  natura  ,  ne  fa  una  linea  retta  ,  di 
aui  fi  trafcorre  la  lunghezza  con  piacere. 

Coloro  che  non  conofcono  ^  e  non  fon  yaghi  fuorchè 
de'  diletti  fenfuali,  fon  condannati  a  palTar  i  giorni  délia 
languente  lor  vita  in  un  continuo  difgulto,  Simili  a  quell* 
a.ugello  ,  che  canta  fempre  fu  la  medelîma  nota  ,  le  fta- 
gioni  non  han  per  efii  variera  alcuna.  Ma  1'  anime  pid' 
nobili ,  il  cui  guilo  prendc  a  vile  que' frutti  ^  che  fon 
quaggiù  maturati  dal  Sole ,  fanno  fpandere  fu  i  loro 
giorni  aîttettanta  variera ,  quanta  regnar  fe  ne  vede  fulle 
vaghe  cangianti  piume  del  coUo  délia  colomba.  I  diletti 
dcir  innocenza ,  che  hanno  feue  nel  cuore  ,  Ci  diiFondo- 
no  fovra  tutti  gli  obbietti  ,e  la  virtù  gli  indora  co' 
raggi  délia  fua  luce.  Efle  non  fanno  che  fia  la  noja -. 
1*  oggetto  délie  lot  brame  non  è  Ibttopofto  ad  invec- 
chiart.  Softcnute  ne'  fublimi  loro  sfoizi  da  una  celeilc 
fperanza  ,  egni  aurora  moftra  loro  più  da  vicino  la  per- 
fezione ,  e  la  félicita;  e  loro  fcuopre  una  nuova  prof- 
fettiva  di  fpleadore  ^  e  di  gloiia ,  ckç  liaiiioia-li  loi*- 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit»     iSjv 

jours  heureux.    La    penfée    de    la   mort  eft   un  Dieu  qui- 
infpire   l'homme  ,  &:  lui   confeille  la  vertu. 

(  i  )  Vivre  toujours  pour  être  arrêté  ici  aux  portes  de 
la  vie  réelle  fans  jamais  y  entrer  ;  pour  rcfter  emprifonnc 
dans  les  ténèbres  de  ce  monde  ,  fans  jamais  voir  la  lu- 
mière de  l'éternité  ,  pour  remonter  tous  les  matins  la 
roue  vieillie  des  heures  ,  fans  qu'elles  nous  apportent  rien 
de  nouveau  :  font-ce  là  les  goûts  délicats  de  nos  petits 
maîtres  ?  Si  tels  font  leurs  defirs  ,  ils  font  dignes  de  faire 
fociété  avec  les  animaux  ,  s'il  eft  vrai  que  les  animaux 
ne  foient  pas  encore  moins  grofTiers  qu'eux.  Faute  de  ver- 
tu ,  c'eft-à-dire  ,  faute  de  penfer  ,  quoiqu'ils  fe  piquent 
le  plus  de  cet  avantage  ,  à  quoi  font-ils  réduits  ?  A  aimer 
Se  liaïr  tour-à-tour  ce  monde  Ci  vain  ,  à  gourmander  Si 
à  carefler  fucceflivement  la  vie  ,  cstte  courtifanne  fardée 
qui  les  traite  d'infenfés  à  chaque  inftant  du  jour  ,  à 
louer  ce  qui  eft  mauvais ,  de  peur  de  trouver  pis  :  voilà 
donc  la  caufe  des  tranfports  de  leur  joie  î  II  eft  temps  , 
il  eft  grand  temps  de  changer  de  fcene.  Mais  quel  moyen 
de  leur  faire  voir  Se  haïr  la  difformité  de  l'état  où  ils  fe 
complaifent  ?  Il  n'en  eft  qu'un  feul  ;  mais  qui  eft  à  la 
portée  de  tous  les  hommes  .•  c'eft  la  wrtu.  Cette  déefle  ,  par 
fôn  merveilleux  pouvoir,  rapifte  de  fleurs  l'aride  rocher  de 
la  terre  ,  réconcilie  l'homme  avec  la  vie  ;  Se  ce  qui  eft 
bien  plus  furprenant ,  répand  les  charmes  de  la  variété  fur 
l'ennuyeufe  uniformité  des  jours ,  Si  du  cercle  fatigant  de 
la  nature,  en  fait  une  ligne  droite  dont  on  parcourt  re- 
tendue avec  plaifïr. 

Ceux  qui  ne  connoiflènt  &c  n'ambitionnent  que  les  plaî- 
fîrs  des  fens  ,  font  condamnés  à  palFer  les  jours  d«  leur 
vie  languiirante  dans  an  dégoût  continuel.  Semblables  â 
cet  oifeau  qui  chante  toujours  fur  la  même  note  ,  les  fai- 
fons  n'ont  pour  eux  aucune  variété.  Mais  des  âmes  plu* 
élevées  dont  le  goût  dédaigne  les  fruits  que  le  Soleil  mûrir 
ici-bas  ,  favent  répandre  fur  leurs  jours  autant  de  variété 
qu'on  en  voit  régner  dans  les  nuances  changeantes  du  cou 
brillant  de  la  colombe.  Le  charme  de  l'innocence  qui 
fiege  dans  le  cœur  ,  fe  répand  fur  rous  les  objets  ,  Se  la 
vertu  les  dore  des  rayons  de  fa  lumière.  Elles  ne  connoif- 
fent  point  l'ennui  :  l'objet  de  leurs' defirs  n'eft  point  fu- 
jet  à  vieillir.  Soutenues  dans  leurs  efforts  fublimes  par  une 
efpérance  célefte  ,  choque  aurore  leur  montre  de  plus  prè; 
ia  perfection  8c  le  bonlieur  ,  &  leur  découvre  une  perfpec- 
tiye. nou-vdle  d'éclai  84  dç  g.lwie  ^.qui  laflixne  kuts  force* 


ïS4       Lé  Notti  di  Young.  V.  Notte. 

forze  per  la  virtù.  Meiicre  il  cerchio  délia  natuna  fi  mucv-" 
ve  in  giio ,  com-e  la  ruota  d'un  carro  al  diflocto  dcU'al- 
tezza  ov'  elTe  il  fono  innalzate  ,  la  fcena  d'  ora  in  ora 
iî  fa  più  bella  innanzi  a'  lor  occhi.  Vogliamo  noi ,  co- 
daidi  difertoii  dcUa  virtù ,  rinunziare  alla  felicicà  che- 
ci   è    deihnata  î 

Ella  è  una  vericà  alTai  generalmente  riconofciuta  :  che 
r  indifterenza  per  la  félicita  délia  vita  avvenire  ,  impo- 
verifce  altiesi  i  piaceri  délia  vita  prefence-,  ma  pochi  fun 
quelli  che  opcrino  in  confegucnza  di  cià  che  conofcono. 
E  cos' è  queita  vira?  Oh  com' eilà  è  mal  nota  a  coloro 
eziandio  che  ne  fono  più  innamorati  1  Ciechi  ne'  noftri 
vaneggiamenti  ,  a  for/a  d'  amare  fvifceratamente  la  vita  , 
noi  la  rendiam  meno  amabile  ;  noi  la  foftochiamo  per 
cosi  dire  ne'  forfennati  abbracciamenti  de!  folle  noltro 
ardore.  Koi  guardiamo  il  tempo  con  quell'  occhio  con 
cui  fi  dovrebbe  guardare  T  eteinità  ,  e  noi  prcndiam 
quefto  luogo  di  paifaggio  per  il  porto  ,  cui  fi  dee  luri- 
vare.  La  vica  ,  confiderata  corne  ultimo  iîne  ,  non  ha 
valore  :  corne  mezzo,  è  ineflimal)ile.  Quando  clTa  è  tutto 
per  noi ,  effa  è  nuila.  Quefto  mondo  non  è  vano  che 
per  i'  uom  frivolo.  A  chi  debbo  io  paragonarc  la  fcena 
variante  di  quefta  vita  ,  il  di  cui  inccito  valore  puo 
crefcere  ,  e  fcemare  in  infinito  ?  O  notte,  cbe  non  tra- 
lafci  d'  eflermi  propizia  ,  dch  tu  rai  prefta  cra  il  tuo 
fbccorfo  !  Io  la  paragonero  alla  Luna.  Globo  indigente, 
ed  opaco  per  fe  Iteiro,  effa  rifplende  col  lume  pigliato 
in  preftito  da  un  altro  globo  più  follevato.  Quando  la 
renebrofa  terra  fi  frappone  tra  l'une,  e  1' altro,  allora 
jnimerfa  nell' ombre ,  la  fua  lûce  vien  eccliifata  :  ma 
nel  momento  iftc^lTo  in  cui  fi  moftra  più  rifplendentc  , 
la  fua  luce  non  è  che  un  pallido  ,  e  mefto  barlume  aï- 
cofpetto  di  qucUa  sfavillantiflma  forgente  di  fuoco  ,  e 
di  gloria  ,  da  cui  elFa  ricevc  i  fuoi  raggi.  La  Luna  ,  la 
Terra  ,  e  il  Sole,  fono  fra  loro  cib  che  fono  ,  la  vita  ,  la. 
colp'a  ,  e   l'eternità. 

(c)  E  la  gloria  dell' eternità  non  è  lontana  ,  o  Lo- 
renzo.  Oh  come  fottile ,  e  fragile  è  il  riparo  ,  che  fepara 
r  uomo  dabbene  dallo  ftato  d'  un  Ang^'.o  !  Divifi  forfe 
non  fono  i  lor  deltini ,  che  dall'  intervalle  d'  un  mo- 
mento ,  d'  un  anno  ;  e  quand'  anche  quell'  intervallo 
foife  d'un  fecolo,  quello  fccolo  non  è  pur  che  un  mo- 
iiiento  per  colui  che  penfa  ail' eternità.  Atircttati  dunque' 
dr"  eirere  cio  cLe  erano  fu  la  terra  coîoro  ,  che  or  foil' 
JNumi.  ïii  cio  ch'era   Filandre,   e  pretendi   i    Cieli, 

La  morte  è  una  vittoria  :  elfa  incatena  i  furibondp 
'f^iXi-  delli;  vit»»  L' iiml^iziooc  >  la  luiruiia,jlà  v'efiàittii"^ 


Les  Nuits  d*Young,  V.  Nuit.     185 

pour  la  vertu.  Tandis  que  le  cercle  de  la  nature  tourne  , 
comme  la  roue  d'un  char  ,  au-delTous  des  hauteurs  où 
elles  fe  font  élevées  ,  la  fcene  s'embellit  à  leurs  yeux 
d'heure  en  heure.  Voulons-nous ,  lâches  déferteuis  de  la 
vertu  ,  renoncer  au  bonheur  qui  nous  cil  deftin^-  ? 

C'eft  une  vérité  aflez  généralement  reconnue  ,  que  l'în- 
diiî-"érence  fur  le  bonheur  de  l'autre  vie  ,  appauvrit  auiîî 
Ls  plaiùrs  de  la  vie  préîente  -,  mais  il  en  ell:  bien  peu  qui 
a|,ilicnt  en  coaféquence.  Qu'ell-cc  que  cette  vie  î  qu''elLe 
eiè  mal  connue  de  ceux  même  qui  en  font  le  plus  amou- 
reux !  Aveugles  dans  nos  tranfports  ,  à  force  d'aimer  paf- 
fionuément  la  vie  ^  nous  la  rendons  moins  aimable  :  nous 
i'étoutFons  ,  pour  ainfi  dire  ,  dans  les  embraflemens 
forcenés  de  notre  folle  ardeur.  Kous  v«yons  le  temps  » 
de  l'oeil  dont  on  doit  voir  l'éternité  ,  6c  nous  prenons  ce 
lieu  de  paiiage  pour  le  port.  La  vie  ,  confidérée  comme 
lin  dernière  ,  n'a  point  de  valeur  :  comme  moyen  ,  ella 
eft  incftimable.  Quand  elle  efc  tout  pour  nous  ,  elle  n'e!l 
rien.  Ce  monde  n'ell  vain  que  pour  l'homme  frivole.  A 
qui  dois-je  comparer  la  fc^ne  changeante  de  cette  vie ,  dont 
Ik  valeur  încerraine  peut  croître  ou  décroître  à  l'infini  *' 
O  nuit  ,  qui  ne  cefTes  de  ni'être  propice  ,  prête-moi  ici  ton 
fccours  !  Je  la  comparerai  à  la  lune.  Globe  indigent  Se 
opaque  par  lui-mènij  ,  elle  brille  par  l'éclat  qu'elle  emprunte 
d'un  globe  plus  élevé.  Quand  la  terre  ténébreufc  s'inter- 
pofe  entr'eux  ,  alors  plongée  dans  les  ombres  ,  fa  lumière 
s'éclipfe  ;  mais  au  moment  mtme  où  elle  eft  la  plus  écla- 
tante ,  fa  lumière  n'eil  qu'une  lueur  pâle  &c  trilte  devant 
cette  fource  refplendiirante  de  feux  tC  de  gloire  ,  donc 
elle  reçoit  fes  rayons.  La  lune  ,  la  terre  &  le  foleil  fonc 
entr'eux  ce  que  font  la  vie  ,  le  crime  8c  récerni:é. 


{c)  Et  la  gloire  de  l'éternité  n'eft  pas  loin  j  ô  Lorenzot 
que  la  barri^ie  qui  il'pare  l'homme  de  bien  ,  de  l'état  d'un, 
ange,  eft  mince  Se  fr.igile  !  Leurs  deftins  ne  font  peut-être 
féparés  que  pat  l'intervalle  d'un  moment  ,  d'une  année  : 
Se  quand  cet  intervalle  feroit  d'uii  ficcle  ,  ce  (îeclc  n'eft 
encore  qu'un  moment  ,  pour  qui  fonge  à  l'éternité.  Hâte- 
toi  d'être  ce  qu'étoient  fur  la  t.n'te  ceux  qui  font  mainte- 
nant des  Dieux.  Sois  ce  qu'étoit  Philandte  ,  Se  prétendt 
aux  Cieux. 

.  La  more  eft  une  yii^oke  :  elle  enchaîne  les  maux  fii^ 


l86  Le  Nota  di  Young.  V.  N  o  T  x  É, 
r  avarizia ,  avvince  al  trionfals  fuo  carro  ,  applaudono 
al  di  lei  potere.  Non  chiamiam  più  un  tal  j^ioino  ,  il 
giorno  deila  noltra  ruina  :  chiamiamolo  piuttolto  il 
giorno  délia  melFe  :  allora  ella  è  nella  lua  macurczza. 
6e  avvien  clie  nel  miecere  le  dorace  fue  fpighc  ,  la  tal- 
ciuola  ci  faccia  qualciie  lieve  ferica ,  un  ballamo  iuprc- 
mo    r  ha   ben  prclto  rammarginara. 

O  morte  ,  io  guito  il  piacere  di  penfare  a  re.  Tu  fei 
la  libératrice  chc  lo  fcioglie  da'  fuoi  ceppi  ,  il  ricom- 
penfa  ,  e  lo  incorona.  Tu  lei  il  termine  d' ogni  pena.  ïa 
t'ai  nafccre  una  gio)a  ,  il  cui  fentimento  è  eterno  nell' 
anima  ,  e  la  cui  foreente  incflkcabile  è  nel  feno  del  fuo 
Creatore.  La  morte  i  la  corona  délia  vrta  :  effa  ci  ren- 
de più  di  bene  ,  che  noi  non  pcrdemmo  nel  perderc  il 
Paradifo  terreftre.  La  morte  ,  cha  ci  fembra  attorniata 
dall'  apparecchio  dcl  tt-rrore  ,  veduta  più  da  vicino ,  Cl 
prefenta  a'  nolhi  fguardi  corne  una  pacirica  Regina.  Deh 
quando  farà  egli  ch'  io  niuoja  alla  vanicà  ,  alla  pena  , 
alla  morte  !  Quando  farà  ch'  io  muoja!  .  .  .  peï  viver 
fempre. 


O 


La  Redcn^ione. 


'nde  traggono  origine  le  colpe  d.U'ucmo?  DalP  cb- 
blio  délia  morte.  Ahimé  ch'io  viili  troppo  lungamente  in 
taie  obbllo  !  Al  prefente  il  peniur  deila  morte  mi  lacera 
il  cuore.  Quai  b.ncfica  mano  fancri  la  mia  ferita  ?  Ah  , 
si  la  veggo  quella  mano  pi^toi'a  ,  ma  il  rimori'o  s'unifce 
alla  mia  gioja  !  O  ma.'o  Divina  ,  e  cos;  raggnardevole  ^ 
tu  fei  fîtta  ne'  Cieli  !  .  .  .  Chc  ardi<co  io  dire  ?  To  bef- 
teramio.  Ain  lafTo  quanto  ù.  è  ella  abbaifata  per  ms  fotto 
que'  Cicli  ch'  efla  formé  !  Ll'a  è  inr;in^ui.:ata  pcr  me. 
Scorre  dalle  fue  piaghe  un  balfamo  faïutare  ,  che  puo 
folo  guarirmi.  Gran  Dio  ririra  dal  feno  del  tuo  figliuolo 
quell'acciajo  crudele.  .  .  Infelice  ,  quai  veto  ho  io  for- 
mato  !  Regger  pofs'  io  a  cosi  dolorofo  'pjttacolo  î .  .  • 
Ma  pofs'  io  altresi  rinunziare  di  contcmplarlo  .-^  Cola  j, 
SI  cola  fono  attaccate  tutte  le  fperanze  dell'  uomo.  Quel 
fagro  chiodo  fi  è  quello  ,  che  foftiene  il  vacillante  uni- 
verfo  :  fenza  di  lui  noi  caderemmo  nell'  abiilo  ,  fenza 
di  lui  noi  faremmo  ridotti  a  dover  formate  1'  orribil 
defiderio  délia  difperazione  ,  a  bramare  che  1'  univerfo 
p'erico  fofTe  fia  dal  momento  del  nafcer  fuo.  Quai  nvx- 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Ndit.     187 

ricttx  de  la  vie.  L'aïubition  ,  la  luxure  ,  la  vengeance  , 
liées  à  fon  char  de  criomplie  ,  applaudilienr  à  fon  pouvoir. 
N'appelions  plus  ce  jour  ,  le  jour  de  notre  ruine  ;  nom- 
nioai-le  plutôt  le  jour  de  la  moilibn  :  c'elt  alors  qu'elle 
ell  dans  l'a  maturité.  Si  en  coupant  les  épis  dorés ,  la  fer- 
pette  nous  tait  quelques  légère*  bLiFures  ,  un  baume  fou- 
veiain  Ijs  a  bi.;ntôt  teimécs. 

O  mort  !  je  goûte  du  plailîr  à  fonger  à  toi.  Tu  es  la  li- 
bératrice qui  l'aiïtanchit  de  Ces  fers  ,  le  récompenfe  Se  le 
couronne.  Tu  es  le  terme  de  toutes  les  peines.  Tu  fais 
naître  une  joie  dont  le  fentiment  eft  éternel  dans  i'ame  , 
&  dont  la  Iburce  intarifFabl;  eii  dans  le  fcin  de  fon  Créa- 
teur. La  mort  éft  la  couronne  de  la  vie.  Elle  nous  rend 
plus  d;  bien,  que  nous  n'en  avoxis  perdu  en  perdant  l'Eden. 
La  mort  qui  nous  parot  environnée  de  l'appareil  de  la 
terreur  ,  vue  de  plus  près  ,  n'otrre  à  nos  yeux  qu'une 
Reine  pacifique.  Oh  !  quand  mourrai-je  à  la  vanité  ,  à  la 
peine  ,  à  la  mort  !  Quand  mourrai-je  i  ...  pour  vivre  tou- 
jours. 


La  Rédemption. 


D 


''o  u  viennent    les  crimes  de    l'homme  î  De    l'oubli 

de  la  mort.  Ah  !  j'ai  trop  lon^-temps  vécu  dans  cet  oubli. 
Maintenant  la  penfie  ai  la  mort  me  déchire  le  cœur. 
Quellj  mti'i  bi.nfaifanre  guérira  ma  blelfure  ?  Ah  ,  je 
l'apperçois  cert^  main  fjcourable  ,  avec  une  joie  mêlée  de 
remor.-ts  !  O  main  divi.ie  &  lî  remarquable  ,  tu  es  fixée 
dans  l.s  Ci^ux  !  ...  Qu'ofé-je  dire  ?  Je  bla'phême.  Hélas  ! 
combien  ne  s'eit-cUe  pas  abai.fée  pour  moi  au-dclfous  de 
ces  Cieux  qu'elle  a  Icrm's  !  C'elt  pour  moi  qu'elle  cft 
faagla.it.-.  Il  découle  de  ils  plaies  un  baume  falucairc  qui 
peut  feul  ms  guérir.  Grai-l  Dieu  !  retire  du  fein  ds  ton 
fils  ce  cruel  acier..  .  Malheureux  ,  quel  voeu  ai-je  formé  ! 
Puis-je  foutenir  ce  ipedacle  douloureux?  ...  Mais  puis-je 
aufli  renonc-T  à  le  coareni,  1er  ?  C'efl  là  que  font  attachées 
routes  les  efpéranccs  de  l'homme.  C'ell  ce  clou  facré  qui 
foutient  l'univers  chancelant.  Sans  lui  ,  nous  tomberions 
dans  l'abyme  :  fans  lui  ,  nous  ferions  rcduics  à  formée 
l'horrible  voeu  du  défefpoir  ,  à  fouhairer  que  l'univers  eue 
péri  des   fa  naiflaacc,  Quel  changement  î   Celui  qui  voie 


*rS8      Le  Notti  dî  Young.  V.  Kf  o  T  r  £.' 

tazione  !  Colui  che  vede  gli  altii  come  granellini  d.i  pol- 
ve ,  agitata  fotco  al  fuo  trono ,  è  ora  vclato  di  tsnebrc , 
e  polvere  délia  terra  è  il  letco  fu  ciii  ripofa.  Potè  egli 
il  Cielo  ainaicl  a  un  taie  eccelîb  ?  Oh  quai  alto  gemitp 
ii  mando  fuora  fu  quelF  albero  faluraie  !  Non  era  già 
fovra  di  lui  chc  gemeva  l' uomo  Dio.  Carico  de'  noftri 
peccati ,  egli  ha  portato  quella  volontaria  foma  per  fol-  • 
levaré  un  mondo  opprelfo  focto  al  fuo  pefo.  Un  si  gran 
prezzo  baftato  avrebbe  a  ricomperare  raigliaja  di  mondi. 
Gli  Angioli  a  tal  vifta  provarono  nuovc  fcnfazioni  ;  efiî 
iuterruppero  i  lor  concerti ,  e  '1  fentimento  délia  loro  fé- 
licita  reitô  fofpefo. 

Dell  perché  non  ho  io  la  loro  voce  per  agguagUare  la 
grandezxa  del  mio  foggetto  !  Notte  ,  infpirarai  1'  armo- 
nia  dellc  melodiofe  tue  sfcre  !  Si  dovrà  egli  vcdere  il 
fuoco  dell' ingegno  ardente  nell' opère  degli  idolarri,  ed 
io  cantate  in  languido  fuono  la  dignità  del  Cridiano  î 
Ah  !  non  è  1'  ingegno ,  ma  l' infenlibilità  de'cuori,  che 
bifogna  accufarne.  Deilati  ,  cuor  mio.  E  chi  potrà  def- 
tarti ,  fe  tu  riniani  infenfibile  ail'  idea  d'  un  Dio ,  che 
mette  il  colmo  al  fuo  pocere  per  la  félicita  AAV  uomo  î 
Ricmpi  il  tuo  fpirito  dclle  vcrità  fublimi,  che  fgom- 
brarono  le  profonde  ténèbre  del  paganefimo^  e  verfarono  ■ 
fu  r  univerfo  1'  aurec  onde  d'  una  luce  cterna.  Effe  non 
ponno  fentirll  fenza  andarne  infiammati  ,  e  fentirle  gli 
è  crederle. 

Benefico  ,  e  rerribile  Iddio  ,  il  tuo  amore  ci  rende  più 
formidabile.  Le  tue  Leggi  di\entano  percio  più  rigorofe  , 
e  più  colpevole  la  loro  violazione.  Oh  come  il  mio  cuo- 
re  è  tremante  al  cofpetto  dell'  immenlîtà  del  tuo  amo- 
re !  Se  fterminata  è  la  tua  mifericordia ,  la  tua  giullizia 
diventa  ineforabile.  Egli  è  per  vendicare  i  fuoi  diritci  , 
che  tu  tignefti  la  Croce  col  Sangue  del  tuo  Figliuolo  ,  e 
la  maggiore  délie  tue  maraviglie  ,  fi  è  che  tuo  Figlio  ab- 
bia  potuto  raorire.  Debbo  io  dire  ,  o  taccre  un  ardito 
peafiero  ,  che  lî  jnefenta  al  mio  fpirito  ?  Dec  1'  uomo 
vantare  ,  o  deteftar  davantaggio  unacolpa,  che  ha  po- 
tuto cccitare  tanta  vendetta  inûeme  ,  e  tanto  amore  ?  La 
fevera  giuftizia  ,  e  la  forridente  mifericordia ,  fi  fono 
imite  :  le  loro  braccia  (i  fono  intrccciate  fu  1'  énorme 
cuniulo  de'  noftri  delitti.  Ambedue  foftengono  infirme 
il  Trono  dell'Eterno  in  tutro  Io  fplendore  dclla  fua 
Maeftà.  Se  elfe  non  û.  folTero  riconciliate  in  tal  guifa  , 
la  grandezza  di  Dio  riraaneva  ohraggiata ,  o  la  perdita 
dell'  uomo  era  inevitabile.  Non  v' è  che  una  inteUigenza 
infiniia  ,  che  abbia  potuto  cavare  da  qucfla  difperante 
aUeiaaciva  un  mezzo  cosl  maiavigUofo;  oude  conlctvare 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.     189 

les  aftres  comme  une  pouflleie  agitée  au-defTous  de  fon 
tiône  ,  eft  niaiacenanc  voilé  de  ténèbres  ,  &  la  pourtiere 
de  la  terre  ell  le  lit  où  il  repoL-.  Le  Ciel  a-t-il  pu  nous 
aimer  à  cet  excès  ?  Oh  !  quel  long  gémillement  fut  pouffe 
fur  cet  arbre  falutaire  !  Ce  n'étoit  pas  fur  lui  que  gémilToii: 
l'Homme-Dieu.  Chargé  de  nos  crimes  ,  il  a  porté  ce  far- 
deau volontaire  ,  pour  foulager  un  monde  écrate  fous  fon 
poids.  Un  h  grand  prix  eût  lïiifi  pour  racheter  des  milliers 
de  mondes.  A  cette  vue  ,  les  Angt^s  ont  éprouvé  des  fenfa- 
tions  nouvelles  ;  ils  ont  interrompu  leurs  concerts  ,  ôc  le 
fentiment  de  leur  bonheur  ell  reiti  fufpendu. 

Oh  !  que  n^'ai-je  leur  voix  ,  pour  égaler  la  grandeur  de 
mon  fujet  !  Nuit  ,  infpire-moi  l'harmonie  de  tes  fpheres 
mélodieufes  !  Sera-t-il  dit  qu'on  verra  le  feu  du  génie  brû- 
ler dans  les  ouvrages  des  Païens  ,  Se  moi  chanter  d'un  ton 
languiilànt  !a  dignité  du  Chrétien  ?  Ce  n'eli  pas  le  génie  , 
c'elt  l'infenlîbilité  des  cœurs  qu'il  faut  en  accufer.  Eveille- 
toi  ,  mon  cœur.  Qui  pourra  t'éveiller  ,  Ç\  tu  relies  infenfî- 
ble  à  l'idée  d'un  Dieu  qui  épuife  fa  puilTance  pour  le  bon- 
heur de  l'homme  \  Pcnetre-toi  des  grandes  vérités  qui 
ont  dilllpé  les  ténèbres  profondes  du  Paganifme  ,  6c  verfé 
fur  l'univers  les  flots  dorés  d'une  lumière  éternelle.  On  ne 
peut  les  fentir  ,  fans  en  être  embrafé  ;  ôc  les  fentir,  c'eft 
les  croire. 

Dieu  bienfaifant  &  terrible  î  ton  amour  te  rend  plus  re- 
doutable. Tes  !oix  en  deviennent  plus  rigoureufes  ,  Sc 
leur  infraftion  plus  criminelle.  Que  mon  coeur  eft  trem- 
blant devant  l'immenùté  de  ton  amour  !  Si  ta  miféricor- 
de  efl  fans  bornes ,  ta  juflice  devient  inexorable.  C'eft 
pour  venger  fes  droits,  que  tu  as  teint  la  Croix  du  fang  de 
ton  fils  -,  Se  la  plus  grande  de  tes  merveilles  eft  que  toa 
fils  ait  pu  mourir.  Dois-je  dire,  ou  taire  une  penfée  hardie 
qui  s'olîre  à  moi  ?  L'homme  doit-il  vanter  ou  déteftcr  da- 
vantage un  crime  qui  a  pu  exciter  à  la  fois  tant  de  ven- 
geance &:  tant  d'amour  ?  La  julHce  févere  ôc  la  miféricor- 
de  au  doux  fourire  fe  font  unies  :  leurs  bras  fe  font  enla- 
cés fur  l'amas  énorme  de  nos  crimes.  Toutes  deux  fou- 
tiennent  eniemble  le  trône  de  l'Eternel  dans  tout  l'éclat 
de  fa  majeilé.  Si  elles  ne  s'étoient  ainii  réconciliées  ,  la 
grandeur  de  Dieu  relloit  outragée  ,  ou  bien  la  perte  de 
l'homme  étoit  inévitable.  Il  n'y  a  qu'une  intelligence  in- 
finie qui  ait  pu  tirer  de  cette  alternative  défefpérante  une 
reirource  aullî  merveilleufe  ,  qui  a  confervé  6c  les  droits 
cic  la  Juftice  diyine  ,  ôc  le  bonheur   de  l'efpece  humains. 


1^0  Le  Notti  di  Young.  V.  N  O  x  t  E. 
j  diritti  délia  giullizia  divina  ,  e  la  félicita  dell'  umana 
fpezie.  Atto  Itupendo  dcUa  Divinicà  ,  quai  nome  ti  daro 
io  ?  lu  fei  una  maraviglia  egualraente  incomprenfibile 
per  gli  Angeli ,  e  per  gli  uoniini  ;  e  1'  Onnipotenza  me- 
deiîma  non  puô   far  celTare  Io   ftupore  en'  eila  produce. 

lucti  i  divini  atcributi  fono  akrettance  perfezioni 
cgualmence  infinité.  Eiîé  formano  unité  un  orbe  pieno  , 
e  perfetto ,  i  di  cui  raggi  fon  tutti  uguali.  Lo  ampliare 
una  di  quelle  perfciioni  a  fpefe  dell'  altra  ,  gli  è  un 
deiiiieare  dell'  Lterno  un  ritratto  ingiuriofo  ;  gli  è  un 
volere  che  la  mifericoroia  fuperi  la  giultizia  •,  gli  è  ol- 
traggiar  Dio  ,  e  fpogliarlo  d>:lla  fua  Divinità.  Un  Dio 
tutto  mifcricordioro  larcbbe  un  Dio  ingiutto.  O  voi  che 
il  dipign.te  ibtto  quciti  lineamenti  infedeli  ,  quai  è  mai 
la  voltra  ragione  î  Non  vi  rimembra  che  il  rilcatto  dell* 
uomo  è  pagato  î  Che  gli  inefaurabili  Erarj  de'  Cieli  fi 
fon  vuotati  per  ricomperarlo  j  e  che  ne  cofto  a  Dio  un 
•  prezzo  incltimabile  ?  Gli  Angioli  ,  e  tutti  infieme  i 
-creati  fpiriti  non  potranno  giammai  apprezziare  1'  im- 
-menlo  l'uo  valore  ;  gli  è  un  fegieto  nafcofo  in  eterno 
in   feno  ail'  Ente   Supremo. 

E  perché  fi  sborso  egli  il  prezzo  d'  un  tal  rifcatro  ?  Oh 
cccelio  d' amore  !  l'er  1' uomo.  Il  Sole  non  puô  rimi- 
rarlo.  A  fpettacolo  cosi  inafpettato  ,  il  fuo  carro  diè 
addi-Tro  per  1'  orrore  :  Ci  vélo  la  faccia  col  manto  délia 
notre  ;  notre  che  non  fu  già  quella  ,  che  forma  la  na- 
tura  ,  ma  taie  che  la  natura  medefima ,  fpaventata  , 
ebbe  a  fremere  al^i  lei  afpetto  :  ecclifle  formidabile, 
che  non  fu  prodotto  dall' oppofizion  de' pianeti  ,  ma 
dall'  increfpamcnto  dell'  irate  ciglia  del  Creatore.  Sole  , 
fuggivi  tu  per  non  veder  patire  il  tuo  Autore,  o  per 
involarti  allô  fpettacolo  de' pcccati  ciell' uomo  ,  l' énor- 
me cui  pefo  fece  picgaie  quella  fagrata  telta  fotto  la 
foma  délia  Croce  ?  Il  monde  fcolfo  fin  da' fuoi  fonda- 
mienti  ,  ne  fece  udire  i  faoi  gemiti  ,  le  vifcere  délia  terra 
fi  fquarciarono  ,  il  fuo  feiio  fu  coilretto  ad  aprirfi  per 
partorire  i  nioiti.  L' Tnferno  muggi  ne'  fuoi  abillî  :  e  '1 
Cielo  lafcio  cader  lagrime.  Il  Cieio  pianfe  ^  accio  1' uom 
potelfe  forriderc  ;  accio  1'  uom  folfe  iramortale  ,  un  Dio 
mori. 

E  la  divozione  ancor  efla  farà  un  merito  ?  Non  c 
forfe  una  neceflîtà  ?  Quai  cuor  di  macigno  non  li  fente 
ammoUito  ,  ed  ardente  d' amore  a  taie  ideaî  Più  l'ani- 
ma ferma  il  penllero  fu  quelV  oggetto  ,  e  più  i  fuoi  fen- 
timenti  s'efaltano;  dal  moment©  in  cui  egli  fi  prefenta 
aile  di  lei  riflellioni  ,  efla  è  tutta  commoffa  ,  ed  infiam- 
inata  per  la  riconofcenza.  Io  mi  fento  oppreffo  da   una 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.     191 

Afte  étonnant  de  la  Divinité  ,  quel  nom  te  donnerai-je  ? 
Tu  es  une  merveille  également  inconcevable  pour  les  anges 
&  pour  les  hommes  ;  &  la  Toute-Puiirance  même  ne  peut 
faire  celfer  la  furptife  qu'elle  a  fait  naître. 

Tous  les  attributs  de  Dieu  font  autant  de  perfedions 
également  infinies.  Elles  forment  enfemble  un  orbe  plein 
&  parfait  dont  tous  les  rayons  font  égaux.  C'eit  tracer  de 
l'Etern.'l  un  portait  injurieux  ,  que  d'étendre  une  de  ces 
perfections  aux  dépens  de  l'autre  ;  de  vouloir  que  la  mi- 
iericorde  l'emporte  fur  la  jurtice.  C'eft  outrager  Dieu  6c  le 
dépouiller  de  la  divinité.  Un  Dieu  tout  miféricordieux  fe- 
xoit  un  Dieu  injulle.  Vous  qui  le  peignez  fous  ces  traits 
infidèles,  quelle  efl  donc  votre  raison  î  Oubliez-vous. que 
la  rançon  de  l'homme  ell  payée  ?  Que  l'inépuifable  fonds 
des  CieUÂ  a  été  épuifé  pour  le  racheter  ,  &.  qu'il  a  coûté 
à  Dieu  un  prix  inappréciable  î  Les  anges  6c  tous  les  efprits 
créés  n-j  pourront  jamais  elUmer  fa  valeur  imraenfe  :  c'eft 
-un  fecrct  à  jatnais  caché  dans  le  feia  de  l'Etre  fuprême. 


Et  pour  qui  cette  rançon  a-t-elle  été  payée  î  O  excès 
d'amour  !  C'elt  pour  l'homme.  Le  foleil  ne  put  le  voir. 
A  ce  fpeftacle  inattendu ,  fon  char  recula  d'horreur  :  il  voila 
fa  face  du  manteau  de  la  nuit  ;  nuit  qui  ne  tut  pas  celle 
que  foriTie  la  nature  ,  mais  telle,  que  la  nature  épouvan- 
tée frémit  à  fon  afpedt  ;  éclipfe  formidable  ,  que  ne  pro- 
duifit  point  l'oppoiition  des  planètes  ,  mais  le  froncement 
du  fourcil  irrité  du  Créateur,  boleil  ,  fuyois-tu  ,  pour  ne 
pas  voir  fouiFrir  ton  auc.ur  ,  ou  pour  te  dérober  au  fpec- 
tacl;  des  Crimes  de  l'homme  ,  dont  le  poids  énorme  fie 
ployer  cette  tète  facréc  fous  le  fardeau  de  la  Croix  î  Le 
monde  ébranlé  dans  fes  fondemens ,  en  gémit ,  les  entrail- 
les de  la  terre  fe  déchirèrent  ,  fon  fein  fut  forcé  de  s'ou- 
vrir pour  enfanter  les  mores.  L'enfer  mugit  dans  fes  aby- 
mes  ,  ôc  le  Ciel  laii;à  tomber  des  larmes.  Le  Ciel  pleura  , 
afin  que  l'homine  put  fourire.  Pour  que  l'homme  fût  im- 
mortel ,  un  Dieu  mourut  ! 


Et  la  dévotion  fera-t-elle  encore  un  mérite  ?  N'eft-ce 
pas  une  néceiiité  ?  Quel  cœut  de  roche  ne  fe  fent  pas 
amolli  6c  brûlant  d'amour  à  cette  idée  î  Plus  l'ame  repofe 
fes  penfées  fut  cet  objet  ,  plus  fcs  fentimens  s'exaltent  > 
dès  qu'il  fe  preftote  à  fes  réflexions,  elle  ell  tranfportée, 
eodammée  de  ceconnoifTance,  Je  me  fens  accablé  de  cette 


ipi      ie  Notti  dl   Young.  V.  N  o  T  T  E.' 

tal  moltirudine  di  maraviglie.  Schiava  ,  per  cosi  dire  J 
r  anima  mia  in  mezzo  a'  bencfizj  ,  che  la  Croce  vetfa 
fopra  di  lei  ,  Il  vede  da  rutte  le  parti  imprigioaata  netlo 
flupore.  La  vira  delT  uomo  Dio  mi  mofha  la  traccia  ch' 
io  dcbbo  f.'guiw  :  nella  di  lui  morte  io  veggo  quai  prez- 
zo  fi  ottiene  ,  caminando  Aille  fue  pedate  ,  e  la  fubli- 
iTie  fua  aicenzione ,  m'offre  una  prova  luminofifiima 
«iella  mia  immortalità.  È  egli  vero  ch'  ei  ila  falito  ne* 
Cieli  ?  Nazioni ,  e  tu  o  morte ,  udite  :  si  ,  egli  è  fa- 
lito ;  ed  ha  infranto  le  porte  délia  morte.  Spalaucatevi 
o  porte  eternali  ,  e  lafciate  encrare  il  Re  della  gloria.  E 
•chi  è  egli  quefto  Re  della  gloria  ?  Egli  è  colui  che  fcefe 
dal  Trono  della  fua  gloria  per  venir  morire-,  colui  che 
ha  difarmato  la  morte  ^  quel  crudel  nimico  ,  che  divo- 
rava  1'  umana  fpecie  ;  colui  che  ha  fatro  flupir  i  Cieli 
col  fuo  amore  per  l' uomo  ,  e  che  vide  ,  con  una  fe- 
greta  compiacenza  ,  perderfi  gli  Angeli  flefù  nel  miflero 
incomprenîîbile  d'  un  tal  amore. 

Infranre  le  porte  della  morte  ,  flrappato  il  fuo  acu- 
leo ,  rovefciato  il  fuo  croHo  ,  efalato  T  ulcimo  fuo  fo- 
fpiro  !  Quai  uomo  non  fuccomberebbe  per  l'eccefTo  della 
gioja  î  Terra  ,  e  Cieli  ,  applaudite  :  menace  fefta  per 
quefti  béni  accumuiati  fu  1'  uomo.  Fu  quefto  il  mo- 
mento  in  cui  1'  Umanità  prefe  1'  ali  ,  e  slanciandofi  dal 
fepolcro ,  fi  refe  padrona  della  immortalità.  Non  è  più. 
l'uom  che  è  mortalc  ,  Io  è  la  morte;  la  morte  è  ac- 
terrata  ni  guifa  da  non  poterfî  più  rialzare  :  l' uomo  è 
contrafTegnato  col  figillo  della  eternità.  Io  vi  faluro  ,  o 
Cieli ,  che  forte  s';  prodighi  verfo  di  noi.  La  gloria  di 
tanti  benefizj  a  voi  s' appartiene ,  e  l'uom  vi  guadagna 
una  félicita  infinita. 

Ma,  e  dovc  mi  travia  la  mia  gioja?  Ahi  la/îb  ! 
S'  egli  è  per  i  rormenti  ch'  io  fon  fatto  immorcale  ,  mi 
vantera  io  ancora  della  mia  immortalità  ?  Si  ,  me  ne 
vanto  ,  tutrocchè  coperto  di  colpe.  Gli  è  per  la  colpa  , 
e  non  per  1'  innocenza  ,  che  un  Dio  mori  :  il  delitto 
■folo  potè  giuftificar  la  fua  morte  :  ma  fa  duopo  alcresi 
che  la  fua  morte  giuftifïchi  il  delitco  agli  occhi  del 
Cielo  indulgente.  Se  itanco  délie  mie  colpe  ,  io  mi  fo 
ad  efpiarle  con  un  pentimenco  fincero  ,  Iddio  fcrive  il 
mio  nome  ne'  Cieli  con  quella  lancia  fagrata  ,  che  traf- 
lilTe  il  fuo  feno  ,  (i  tinfe  del  fuo  Sangue  ,  ed  apri  nella 
fua  piaga  una  ibrgenre,  in  cui  l' umana  generazione  ar- 
tigne  la  forza  ,  il  coraggio  onde  combactere  concro  la 
colpa.  Yorck  ,  quefla  idea  è  la  fola  che  puo  sbandire 
dal  cuor  dell'uomo  il  timor  della  morce. 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.     195 

JTîuIrirude  de  meivoilles.  Captive  ,  pour  aiiid  dire  ,  ^u 
milieu  des  bieniaics  que  la  Crjix  ivpand  fur  elle,  mon  amî- 
fc  voie  de  tout.-s  paies  emprifonai  dans  i'étorinemenc.  La 
vie  de  l'Homm-^-Dicu  me  montre  la  trace  que  j.-  dois  fui- 
vre  :  dans  fa  mort  je  vois  le  prix  qu'on  obtient  en  mar- 
chant fur  fes  pas  ;  5c  fon  Afcenlîon  fublime  m'oitre  la 
preuve  la  plus  lumineufe  de  mo)i  immortalité.  Et-il  vrai 
qu'il  ell  monté  dans  les  Cieux  ?  Nations  ,  &  vous ,  morts  , 
t-coutez;oui ,  il  y  ell  monté;  il  a  brifé  les  portes  delà  mort. 
Ouvrez-vous ,  portes  éternelles  ,  &:  laiiicz  entrer  le  Roi  de 
gloire  ?  Quel  eii-il  ,  ce  R.oi  de  gloire  î  C'ell  celui  qui  cft 
defcendu  du  trône  de  fa  gloire  pour  venir  mourir  ,  celui 
qui  a  défarmé  la  m.ort ,  cet  ennemi  cruel  qui  dévoroit  la 
r.icc  humaine  ;  celui  qui  a  étonné  les  Cieux  par  fon  amour, 

fiour  l'homm; ,  ?i  qui  a  vu  avec  une  fecrecte  conplaifance  , 
es  anges   mêm^s  fe  perdre  dans   le  myllsre  inconcevable 
de  cet  amour. 

Les  portes  de  la  mort  brifées  ,  fon  aîgiillon  arraché  , 
fon  trône  r;nverfé  ,  fon  dernier  (capir  rendu  !  Quel  iiom- 
me  ne  fuccomberoit  pas  fous  l'excès  de  fa  joie  1  Terre  6c 
Cieux  ,  applaudilFez  :  célébrez  tous  ces  biens  accumulés 
fur  l'homme.  Ce  fut  en  ce  moment  que  l'humanité  prit  des  , 
ailes  ,  îjc  s'élançant  du  tombeau ,  fe  faille  de  l'immortalité. 
Ce  n'eft  plus  l'homme  qui  ell  mortel  ,  c'ell  la  mort  :  la 
mort  ell  terralFée  pour  ne  plus  fe  relever  :  l'homme  eft 
empreint  du  fceau  de  l'éternité.  Je  vous  falue  ,  p  Cieux  ,  fi 
prodigues  envers  nous.  La  gloire  de  tant  d;  bienfaits  vous 
appartient  ,  &:  l'homme  y  gagne  un  bonheur  infini. 


Mais  où  m'égare  ma  joie  ?  Hélas  !  fi  c'ell  pour  les  tour- 
mens  que  je  fuis  immortel ,  dois-je  encore  me  vanter  de 
mon  immortalité  î  Oui ,  je  ni'en  vante  ,  quoique  roue 
couvert  de  crimes.  C'eic  pour  le  crime  ,  ôc  non  pour  l'in- 
nocence ,  qu'un  Dieu  mourut  :  le  crime  feul  a  pu  jufiifief 
fa  mort  ;  mais  il  faut  auîlî  que  fa  more  jurtifîe  le  crime 
aux  yeux  du  Ciel  induJgene.  Si  ,  lalTé  de  mes  crimes  ,  je 
les  expie  par  un  repentir  fincere  ,  Dieu  écrit  mon  nom  dans 
les  Cieux  avec  cette  lance  facrée  qui  perça  fon  Rznc  ,  fe 
teignit  de  fon  fang  ,  Se  ouvrit  dans  fa  plaie  une  fource  où 
le  genre  humain  puife  la  force  £c  le  courage  de  combat- 
tre le  crime.  Yoerk  ,  c'ell  cette  idée  qui  feule  peut  bannie 
du  cœur  de  l'homme  la  crainte  de  la  mort. 


Tome  I, 


1^4       -^^  Notti  di   Young.    V.    N  o  T  T  E; 

O  maraviglia  !  Ripafliamo  i  miiacoli  dclla  boncà  df- 
vina  ,  e  crclca  ad  o^ni  pa'.fo  il  mio  ftupofe.  Il  perdono  , 
qiiando  1'  oltefa  era  infinica  !  lo  fono  un  ribelle  attoniia- 
xo  dcl  fuo  fulmina  ;  ed  io  non  fono  il  folo  :  runivi;ifo 
iaciero  è  foUcvaco  concro  di  lui.  Tutca  T  umana  genera- 
zioiie  fi  è  annaca  pef  muovergli  guerra  :  un  folo  non 
v'  è  ,  che  vada  efcnce  dalla  tolpa  ;  e  luiUadimeno  egli 
muoie  per  1'  ultimo  di;'  colpevoli.  Il  lifcatco  del  più  grau 
peccacore,  è  ciô  che  cagiona  la  maggiore  fua  gioja  ;  qualî 
che  neir  oïdine  degli  Emi ,  l' umana  fpe/ii:  occupi  il 
piimo  pofio  j  e  che  la  giandezza  di  Dio  ciefca  in  pto- 
porzioni;  dclla  fua  bcachcenza  verfo  dcgli  uomini. 

Giubilino  per  la  gioja  tutti  i  cuori,  ed  aidano  per  gra- 
titudine  !  Oh  che  fcala  di  miiacoli  !  L'  ulrimo  fuo  fca- 
glionc  è  ne'  Cieli  ,  e  la  fua  fommità  ù  perde  al  di  là 
de!  penfieio  degli  uomini,  e  dcgli  Angeli.  Dch  !  polKi 
io  falire  luago  la  fua  ahez/a  ,  cantando  le  degne  lodi 
deir  tcerno  !  Lode ,  fe  lo  Itupore  puo  lafci.iiti  libcro  il 
corfo  ,  fcorri  per  fempre  dal  niio  fcao,  fcmpre  ardence  , 
c  fenza  interruzione  :  s'  innalzi  il  tuo  inceafo  verfo  de' 
Cieli  ,  e  fpanda  ua  profunio  più  gra^o  di  quello  ,  che  fi 
proverebbe  ,  fe  tutti  i  tefuri  Uell' odorifera  Arabia  s' ac- 
cendcirLio  ,  e  bruciairero  infirme. 

Ritoraa  verfo  il  prinio  ,  verfo  il  più  degno  oggetto  de' 
tuoi  aniori  ,  cui  non  accoppiavi  mi  tempo  indegni  ri- 
vali  :  ritorna  verfo  quella  primitiva  potenza ,  le  cui  glo- 
rie  fi  cantano  incciîaatt mente  da' Troni  CelefH  ,  e  in- 
nanii  a  cui  gli  Angeli  picni  di  confufione  Ci  prodrano. 
Cran  Dio  !  Ne!  mentre  che  i  Cieli  ad  alta  voce  non  fono 
iniefi  che  a  celcbrar  la  tua  gloria  j  1'  uomo  farà  il  foh) 
a  ricufarti  i  fuoi  omaggj  ?  Ah  cefli  io  di  vivere,  quand' 
io  ceiïeio  di  lodarti  !  tterno  Monarca  ,  oh  corne  la  tua 
Grande/za  ,  la  tua  Sapienza ,  e  la  tua  Bontà  fono  incom- 
prenfibili  !  I  diamanti  ,  e  1'  oro  rifulendon  nafcofi  in 
«tembo  alla  terra  ,  la  luminofa  pompa  délie  Stelle  non 
lono  al  tuo  co'petto  che  una  mareria  opaca  ,  e  vile, 
Invano  io  chiedcrei  a  quegli  altri  ,  che  circondano  il  tuo 
fbglio  ,  e  lî  pafcono  délia  tua  luce,  l'armoma  délie  loro 
sfere  :  1'  eftro  più  fublime  che  infpirar  mi  potfebbero  , 
non  giugnerebbe  giammai  alla  dignità  de'  conccnti  necef- 
^arj  per  le  cantar  tue  lodi. 

Io  m'iaganao  ,  V  uomo  è  il  folo  fra  le  créature  ,  cui 
coechi  il  celtbrar  le  tue  glorie.  Gli  Angeli  non  trovaa 
iie'Cicli  un  benefizio  uguale  al  beuefizio  ,  che  arricchifce 
la  terra.  Nobili  lîgli  délia  luce ,  Cittadini  dell'  eterec 
pianure  ,  voleté  vedere  la  gloria  del  voftro  Dio  ?  Mirace 
^'  uomo,  La  ^cdenzionc  6  Uiia  creazione  più  iafîwe  ^iui 


Les  Nuits  d'Young.   V.  Nuit     19; 

O  ttonnemenr  !  Parcourons  les  miracles  de  la  bonté  di- 
rinc  ,  Se  qu'à  cha-iu;  pas  ma  furprile  augmeiuc.  Le  par- 
don ,  ijuaud  l'oltenfs  étoit  infinie  !  Je  fuis  un  rebelle  en- 
vironné de  fon  tonnerr^*  ;  &  a  n'elt'  pas  moi  leul  :  tout 
l'univers  elt  foulevé  contre  lui.  Toute  la  race  humaine  elfc 
armée  pour  le  combattre  :  il  n'en  eit  pas  un  féal  qui  foie 
exempt  de  crime  ,■  ôc  cependant  il  meurt  pour  le  dernier 
des  criminels.  Le  rachat  du  plus  grand  pcchcur  ell  ce  qui 
caufe  fa  plus  grande  joie  :  comm.-  lî  l'efpèce  humaine  te- 
roit  le  rang  le  plus  élevé  dans  l'ordre  des  êtres  ,  ôc  que 
la  grandeur  de  Dieu  augmentât  à  proportion  de  fu  bientai- 
fance  envers  l'iiomme. 

Que  tous  les  coeurs  trertaillent  &:  brûlent  de  recon- 
Jioillance  1  Quelle  échelle  de  miracles  !  Son  dernier  degré 
touche  au.-c  Cieux  ,  Ce  fon  fommet  fe  perd  par-delà  la 
penfée  des  hommes  &  des  anges.  PuifTé-je  monter  le  long 
de  fa  hauteur  ,  en  chantant  des  louanges  dignes  de  l'Eter- 
nel i  Louange,  fi  la  furprife  peut  te  lailTcr  un  libre  cours, 
coule  à  jamais  de  mon  fein  ,  toujours  brûlante  Se  fans 
interruption  :  que  ton  encens  s'clevc  vers  les  Cieux  ,  &:  ré- 
pande un  parfum  plus  doux  ,  que  lî  tous  les  tréfors  da 
l'odoriférante  Arabie  s'cnllammoient  Se  brûloiencenfemble. 

E.etourne  vers  le  premier  ,  vers  le  plus  digne  objet  de 
ton  amour  ,  à  qui  jaas  tu  n'airuciois  point  de  vils  rivaux  ; 
retourne  vers  ce  pouvoir  primitif  ,  que  chantent  fans  ceiîe 
les  trônes  cclelks  ,  devant  qui  les  anges  fe  proflernenr 
cbntondus.  Grand  Dieu  !  Tanùis  que  les  Cieux  n'ont  d'au- 
tre emploi  que  de  célébrer  ta  gloire  ,  l'homme  fcra-t-il  le 
feul  qui  te  refufera  fes  hommages  î  Que  je  celTe  de  vivre  , 
quand  je  ceirerâi  de  te  louer  !  Roi  éternel ,  que  ta  gran- 
d€ur  ,  ta  fa^.elfe  £c  ta  bonté  font  incompréhenlibles  !  Les 
diamans  &:  l'or  brillant  cachés  dans  le  fcin  de  la  terre  ,  la 
pompe  éclatante  des  étoiles  ne  font  devant  toi  qu'âne  ma- 
tière opaque  &c  vile.  En  vain  je  dcmanderois  à  ces  aftres 
qui  environnent  ton  tronc  ,  £c  fe  nouriilîcnt  de  ta  lumiè- 
re ,  l'harmonie  de  leurs  fphercs  :  les  plus  fublimes  trant 
ports  qu'ils  pourroient  m'infpirer  ,  n'attcindroicnt  jamais 
à  la  dignité  des  accords  quifoiit  nécefTaircs  pour  te  chanter. 


Je  me  trompe  :  l'homme  eft  le  feul  des  êtres  à  qui  il 
appartienne  de  te  chanter.  Les  anges  ne  trouvent  point  dans 
les  Cieux  un  bienfait  égal  au  bienfait  qui  enrichit  la  terre. 
Nobles  cnfans  de  la  lumière  ,  citoyens  des  plaines  éthé- 
lées  j  vouUi-vous  voir  la  gloire  de  voire  D'au  ?  voye^  l'hoi»', 


lij 


1 9  ^       Le  Notti  di  Young.  V.  N  o  x  x  £. 

che  la  prima.  I  Cieli  furono  in  doglie  per  partorirîa. 
Che  dico  io  ?  La  Redenzioue  tu  la  morci  ncl  Ciclo.  Te-i 
meraria  cola  farebbe  il  cr^dcie  una  vericà  cosl  Itrana, 
fe  non  toffe  cola  ancor  più  tt-meiaLia  il  dubitarne. 

Fcrmiamoci  in  queflo  luogo  ,  e  ponderiamo  un  tai 
piodigio.  be  la  moite  fu  n^^l  Cielo,  cke  avvennc  dunque 
iu  la  terra  ,  fu  la  terra  che  vibro  il  colpo  ?  Oh  quanto 
r  uomo  ,  a  rairarlo  da  qaeilo  lato  ,  fi  è  egli  ingraudi- 
to  î  Oh  come  II  Ibno  contiabbilanciati  rorij;inc  fua ,  e  '1 
fuo  ritorno  alla  polvere  !  Oh  conie  s'  è  nllretto  l' im- 
menfo  intervallo ,  che  lo  aliontanava  da'  Cieli  !  Come 
s'  è  egli  accoftato-  agli  Angcli  !  E  chi  puo  ora  dilHn- 
gujrneio  ?  Malgrado  le  tencbre  dclla  colpa,  e  d.clla  ma- 
teria  ,  inini:e  con  quale  fpicco  rilplenda  quello  Figliuolo 
del  Ci.lo  ,  che  1' ha  creaco  dus  volt^  !  \  orra  egli  per- 
dere  il  doppio  diritto  ,  cli'  egli  acquiilo  (u  quello  di- 
vino  retaggio  ,  e  ne  farà  il  lagrifizio  alla  parzia  ?  La 
Croce  langainolente  ha  promeffo  ail'  uomo  ogni  cofa  : 
effa  ha  giurato  la  di  lui  grazia  in  fempitcrno.  E  quai 
cofa  potrà  mai  ricufargU  qucgli  ,  che  diedc  pcr  lui  la 
propria   vita  î 

Uomo  conofci  la  tua  grandezza  ,  tu  non  f.-mbri  vile 
fuorchè  a  te  fteiro.  Gli  Angcli  ammirano.  la  tua  digni- 
tà  ,  che  tu  difprizzi.  Mortale  degea,erato  ,  il  libro  dclla- 
natura  farà  egli  aperto  forto  a'  tuoi  occhi ,  e  tu  avrai  a 
fdcgno  di  fermât  in  elfo  lo  fguardo  per  leggere  ;  Qaan- 
te  maraviglie  tu  puoi  ravvifarvi  co'  foli  rajAgi  délia  tua 
debol  ragione  !  Tutta  la  natura  non  è  altro  che  un  di- 
fufo  comentario,  il  quale  fpiega  la  tua  grandezza  :  le 
di  lui  prove  compoile  ne'  Cieli ,  furono  pubbiicate  fu  la 
Croce.  Chi  puo  efaminariî  ,  e  non  riconofcere  iii  fe  un 
Dio  terreno  ,  partecipaate  alla  Divinirà  ,  e  ail'  imraor- 
rale  fua  vita  î  Se  muore  un  Dio ,  non  è  già  per  un  ver- 
nie,  per  un  vile  infetto  ch' egli  verfa  il  fuo  Sangue. 
Airidea  dell' eternità  l'anima  mia  fi  Ceim  fcrp^gg'uir 
nelle  vene  una  fiamma  fconofciuta ,  dimentica  il  mon- 
do  ,  o  per  dir  mcglio ,  ne  gode  maggiormente.  Quai  al- 
tro mondo  ,  quai  nuovo  Paradifo  terreihe  fi  prcfenta  al 
mio  fguardo  1  Qiiali  nuove  rcgioni  ,  e  flraniere  al  Sole 
iiella    Terra,    fcorrero    io    negli   ecccili    délia    félicita  ! 

Ma  perché  avrb  io  ribrezzo  di  dire  una  verità  ,  no.n 
non  per  altro  forfe  chiufa  finor  nel  filenzio  ,  fe  non 
perché  giudicata  fu  troppo  ardita  ?  Gli  Angioli  nonfono 
<.he  uoniini  d' una  fpecie  fuperiore  ,  la  cui  natifra  è  più 
lieve  ,  c  più  fcioka ,  c  a'  quali  fu  fatto  dono  dell'  ali 
pêlclid  Yoîaflero  iaegli  fpazj  celefti.  Gli  uomini  ancli'  eiîî 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.     197 

me,  La  rédemption  eft  une  création  plus  fublime  que  la 
prertiicre.  Les  Cicux  fuient  en  travail  pour  l'enfanter  :  que 
dis-je  !  La  rédemption  fut  la  mort  dans  le  Ciel.  Il  feroic 
téméraire  de  croire  une  vérité  lî  étrange  ,  s'il  n'étoit  pas 
plus  téméraire  encore  d'en  douter. 

Arrêtons  nous  ici ,  &  pefons  cette  merveille.  Si  la  morr 
fut  dans  le  Ciel,  qu'arriva-t-il  donc  fur  la  terre,  fut  la 
terre  ,  qui  frappa  le  coup  î  Oh  !  combien  l'hcmme  cil 
agrandi  ,  apperçu  fous  ce  point  de  vue  !  Combien  font 
balancés  fon  origine  ,  &  fon  retour  à  la  poulîiere  !  Com- 
bien le  vafte  intervalle  qui  l'éloignoit  des  deux,  eil  rétré- 
ci !  Comme  il  s'clt  rapproché  des  anges  !  Qui  peut  main- 
tenant l'en  dilHnguer  ?  Malgré  les  ténèbres  du  crime  £c  de 
la  matière  ,  de  quel  éclat  brille  cet  enfant  du  Ciel  qui  l'a 
créé  deux  fois  !  Laifrera-t  il  perdre  le  double  droit  qu'il  a 
acquis  à  ce  divin  héritage  ,  6c  le  facrifiera-t-il  à  la  folie  ? 
La  Croix  fanglante  a  tout  promis  à  l'homme  ;  elle  a  juré 
fa  grâce  pour  jamais.  Que  pourra  lui  refufcr  celui  qui  a 
donné  fa  vie  pour  lui  î 


Homme  ,  connois  ta  grandeur  :  tu  ne  parois  vil  qu'à 
toi  :  les  anges  admirent  ta  di^^nité  ,  que  tu  dédaignes. 
Mortel  dégénéré  ,  le  livre  de  la  nature  fera-t-il  toujours 
ouvert  fous  tes  yeux  ,  fans  que  tu  daignes  y  lire  ?  Que 
de  merveilles  tu  peux  y  découvrir  aux  feuls  rayons  de  ta 
foible  rnifoii  !  Toute  la  nature  n'eH  qu'an  vafte  commen- 
taire qui  développe  ta  grandeur  :  fes  preuves  compolees 
par  le  Ciel  ,  furent  publiées  fur  la  Croix.  Qui  peut  s'exa- 
miner ,  &.'  ne  pas  voir  en  foi  un  Dieu  terreftre  qui  participe 
à  la  divinité  ,  &  A  fa  vie  immortelle  î  Si  un  Dieu  meurt , 
ce  n'efl:  pas  pour  un  ver  ,  pour  un  vil  infede  ,  qu'il  verfc 
fon  fang.  A  l'idée  de  l'éternité  ,  mon  ame  fent  une  flamme 
inconnue  ,  oublie  le  monde  ,  ou  plutôt  en  jouit  davanta- 
ge. Quel  autre  monde  ,  quel  délicieux  Eden  fe  découvre  à 
liia  vue  !  Quelles  régions  nouvelles  &:  étrangères  au  foleil 
de  la  terre  je  traverferai ,  dans  les  tranfports  du  bonheur  ! 


Pourquoi  craindrois-je  de  dire  une  vérité  ,  qu'on  n'a 
peut-être  renfermée  dans  le  filence  ,  que  parce  qu'on  l'a 
crue  trop  hardie  ?  Les  anges  ne  font  que  des  hommes  d'une 
efpece  fupèrieure  ,  dont  la  nature  efl  plus  légère  ,  plus  dé- 
liée ,  &:  qui  ont  reçu  des  ailes  pour  voler   dans  les  efpaces 

I  iij 


79 s  Le  Nôttz  di  YouKg.  V.  NOTTE. 
fon  Angio'.i,  ma  aggravati  da  pefo  délia  materia  ,  ch'eflî 
trafcinar  debbono  ncl  coircie  di  qiielk  poche  ore ,  ia 
cui  peregiiaando  vanno  per  quefta  tangofa  valle  ,  e  in 
c'iii  s'incrpicano  con  iflento  ,  e  con  piè  sdrucciolante  per 
gli  ultimi  gtadini  délia  creazionc.  Hanno  gli  Angioli 
]e  lor  debokzzc  ,  e  gli  uomini  il  loio  m-"rito  :  efli  fon 
airolati  fu  la  terra  per  eifere  ben  preito  chiamati  da  Dio, 
e  rauuati  fotro  il  luminofo  flcndardo  ,  che  è  fpiegato 
îie'  Cieli.  I  CelelU  nollri  ù-arclli  non  diinencican  gli  uomi- 
ni loro  alieati  :  tuttocchc  alTenti ,  e  loncani  da  effi ,  noi 
fiaœo  prefenti  al  loro  amore.  L'Arcangelo  Michèle  ccm- 
batcé  per  noi  :  RafacUo  canto  i  nollri  trionfi  :  Gabriele 
ci  reco  gli  oïdini  delT  Eterno.  O  uomo  confederato  con 
una  fp.cie  si  nobile  ,  arroiTilci  nell'  avvilirci  che  fai ,  al- 
lorchè  ci  paragoni  a'  brati  infen/ibili  ,  e  ti  confondi  con 
tP'i. 

Relijione  ,  ru  fei  l' anima  délia  félicita  ,  e  '1  Calvario 
gemente  è  1'  anima  délia  Religione  :  là  rifplendono  tutte 
le  verità  più  fublimi  :  là  ogni  cofa  fa  violenza  ail' ani- 
ma ,  ma  una  dolcc  violenza  ,  che  efclude  la  torza.  Quai 
altro  fp;ttacclo  puo  cattivarci  maggiormence  per  via  dell* 
amore  ,  e  per  via  dcl  timoré  î  Là  pianfe  il  mio  Dio  :  le 
fue  lagrime  fpenfero  il  Sole.  .  .  Egli  fofpiro.  .  .  Quel  fo- 
fpiro  fcolTe  le  fondamenta  d;I  mondo.  Se  egli  è  si  terri- 
bile  nel  fuo  amore  ,  o  quanto  il  farà  egli  nclla  fua  col- 
lera !  Torranno  elfe  le  mie  fuppliche  frallornar  la  ven- 
^iCtta  deir  oltrag^iata  tua  teneiezza?  Gran  Dio,  mio 
tutto  ,  m.io  univerfo  ,  mia  face  nelle  ténèbre ,  mia  vita 
nclla  morte  ,  mio  orgoglio  nel  tempo  ,  mia  corona  ,  e 
mio  bene  nell'  eternita.  .  .  L'  eternità  è  troppo  brève  per 
lodarti  ,  per  mifurare  la  profondità  del  tuo  amore  per 
r  uomo  ,  per  il  più  indegno  fra  gli  uomini.  .  .  per  me  : 
O  Dio,  mia  vittima  ,  quai  titolo  !  Chi  fei  tu  dunque  ! 
Con  quai  nome  ti  chiamcrô  io  } 

Tu  che  falvafli  1'  uom.o ,  deh  tu  Io  ftrappa  dalla  brace 
délie  palT;oni ,  che  Io  confumano  ,  e  ne  fpegni  il  fuoco 
coU'  onde  del  tuo  Sangue.  Oh  corne  tu  ti  compiaci  nel 
colmarci  de'  tuoi  benefizj  ,  nel  farci  gemere  fotto  il  pefo 
délia  riconofcenza  ,  che  ti  fi  dee  5  nel  favorirci  ,  e  nel 
confonderci  j  nell' avvicbiare  ,  e  nello  fcoftar  1' obbietto 
délie  noltre  fperanze  ;  a  follevarci  col  tuo  amore  ,  ed  a 
lafciarci  ricadcre  nella  languidezza  ,  e  nel  rifinimento  î 
Cosï  grandi  fono  i  tuoi  benefi-j  ,  che  effi  ci  sforjano  ad 
ejfere  ingrati.  .  .  Gli  ftefii  nortri  canti  i  più  fublimi  ti 
oltraggiano.  Ma  giacchè  i  noftri  sforzi ,  e  la  femplice 
Yolontà  ci  ottengono  il  forrifo  délia  tua  approvazione  , 
ie    feppelljfco   in  fcmpiterno   Ibrto   queflo   fieyoie    rao- 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit.     15)9 

tilcftes.  Et  les  hommrs  font  aufli  des  anges  ,  mais  charges 
du  fardi;au  de  la  maticis  ,  qu'il  doivent  ciainer  pcnàanc  le 
peu  d'heures  qu'ils  craverfent  cette  vallce  fangcufe  ,  ôc 
qu'ils  graviirent  avec  etibrc  &:  d'un  piei  gliflant  les  der- 
niers degrés  de  la  création.  Les  anges  ont  leurs  foiblefTes  ; 
&;  les  hommes  ont  leur  mérite  :  ils  font  enrôlés  fur  la^ 
terre  ,  pour  être  bientôt  appelles  par  Dieu  ,  fie  ratiemblés 
fous  l'étendart  brillant  déployé  dans  les  Cieux.  Nos  frères 
célefles  n'oublient  point  les  homm.'s  leurs  alliés  :  quoi- 
qu'abfens  &:  loin  d'eux  ,  nous  ibmnîes  piéfcns  à  leur 
amour.  L'archange  Michel  a  combattu  pour  nous  :  Raphaël 
a  chanté  nos  triomphes  :  Gabriel  nous  apporte  les  ordres 
de  l'Eternel  :  ô  homme  ,  allié  à  une  (i  noble  efnece  , 
rougis  de  te  rabailler  au  niveau  de  la  brute  iufcnfibîe  ,  bc 
de  te  confondre  avec  elle. 

Religion  ,  tu  es  l'ame  du  bonheur ,  &  le  Calvaire  gémif- 
fant  eit  l'ar.ie  de  la  Religion  :  là  brillent  routes  les  vérités 
les  plus  fubUiTi-s  :  là  tout  fait  violence  à  l'ame  ,  mais 
une  violence  douce  ^  5c  qui  exclut  la  contrainte.  Quel  au- 
tre fpettacle  peut  davantage  nous  gagner  jiar  l'amour  ou 
par  la  crainte  î  Là  mon  Laeu  verfa  des  larmes.  Ses  larmes 
éteignirent  le 'foleil. ..  Il  foupira.  ..Ce  foupir  ébranla  les 
fondcmens  Ju  monde.  S'il  elt  fi  terrible  dans  fon  amour, 
combien  le  fera-t-il  dans  fa  colère  ?  Ma  prière  pourrar-elle 
détourner  la  vengeance  de  ta  tendreire  outragée  î  Grand 
Dieu  ,  mon  tout  ,  mon  univers  ,  mon  flambeau  dans  les 
ténèbres,  ma  vie  dans  la  mort,  mon  orgueil  dans  le  temps , 
ma  couronne  fie  mon  bonheur  dans  l'éternité  !  . .  L'éternité 
efl  trop  courte  pour  te  louer  ,  pour  fonder  la  profondeur 
de  ton  amour  pour  l'homme  ,  pour  le  dernier  des  hom- 
raes. . .  Pour  moi  :  ô  Dieu ,  ma  viilime  ,  quel  titre  1  Qui  es- 
tu  donc  î  Com-raent  t'appellerai-je  î 

Toi  ,  qui  as  fauve  l'homme  ,  arrache-le  du  brafîer  des 
paiTions  qui  le  confument  ,  &c  éteins-en  le  feu  dans  les 
flots  de  ton  fang.  Comme  tu  te  plais  à  nous  accabler  de 
tes  bienfaits  ,  à  nous  faire  gémir  fous  le  poids  de  la  rc- 
connollFance  qui  t'eft  due  ,  à  nous  favorifer  &:  à  nous 
confondre  ;  à  rapprocher  &  a  éloigner  l'objer  de  nos  efpé- 
rances  ,  à  nous  élever  par  ton  amour  ,  6c  à  nous  lai'.ièr 
retomber  dans  la  langueur  &:  l'épuifement  1  Tes  bien- 
faits font  fi  gfMids  ,  qu'Us  nous  forcent  d'être  ingrats.  . .  Nos 
chants  les  plus  fublimes  t'outragent  encore.  Mais  puifque 
nos  efforts  ôc  la  fimple  volonté  obtiennent  le  fourire  de 
ton  approbation  ,  j'enterre  à  jamais  fous  ce  foible  monu- 

I  iv 


ioo        Le  Notii  dï    Young.    V.  N  o  T  T  e. 
numento,  confagraro  alla  tua   gloria  ,  il  timors  ,  e  i   rer- 
rori  dclla  morte.  Cantiir  la  vita  furura  è  1'  inao  più  ac- 
cettevole  che  z'  Cieli  d  poiTa  indirizzr.re. 

La  divozione  che  timane  fteclda  è  indivora  :  allorch' 
efia  s' infiamina ,  allora  gli  Angeli  tifpor.dono  co' loio 
concerti  a'  trafpcrti  del  cuor  deil'  uomo.  .  .  Deh  quando 
fia  egli  ch'  io  venga  ammeîTo  ad  udirgli  ?  Morte  del 
mio  Dio  ,  tu  fci  qnella  ,  che  m'  hai  djco  la  proprictà 
de'  Cieli  :  grande  avverJre  ,  rr.onarca  del  palTato ,  e  del 
prcfenre ,  quando  farà  ch'  io  penetri  nel  tuo  gloriofo 
fanruario,  per  adorarvi  T  Eterno  ?  Quando  fia  ch' io  mi 
trovi  co' miti  fratelli  ,  cogîi  fpirici  celeui  preflo  al  Tro- 
nc del  noftro  Padre  comune  /  Si  ,  io  polfo  chiamarlo 
njio  Padre.  Egli  afcolta  fuo  figlio  ,  che  intercède  per  me  , 
e  quando  vede  1'  uomo  al  trafparire  délie  fue  ferite  , 
egli  folîte  che  noi  gli  diamo  un  nome  sî  tenero.  Icco 
cos'  è  che  fa  délia  gioja  un  dovc:re  ail'  uom  CrilHano  : 
É  quaiï  un'  empi.-rà  nell'  ucmo  dabbene  ,  Io  efTete  ma- 
lincouico. 

Vedi    tu  ,  Lotcnzo  ,    ove   tcn.'ano  le  noTae    fpernnze  ? 

Tcccando   la  Croce  ,   noi  riceviamo  la  vira.  Gli  Antioli 

non  entrano  a  parte   di   un  tal   benefizio.  Quefto  niiia- 

coîo  c  affki  mr.ggiorc  di  quello,  clie  dît  ur.a  ferma  ,  e 

linecmerti  al  ninla  ,    e  fpler.dcve   aile   tendre.   £    qv.eila 

una  prerogativa  dell'  uonio  ,  e  che  cra  a   lui  folo  rif^r- 

vata.  Quefta  maraviglia  fignoreggia  fu    la  lunga   catcna 

di   miracoli  ,  che  dal  naCcer  del  mondo  è  attaccata  come 

ad  un  punto  filTo  a' Cieli ,  ond' cîîâ  Ibiliene  il  luminoro 

infieme  délia    natura  ,   e    tutta    1'  idea   dell'  opère  ,    che 

hnnno    manifeflaco    la   gloria   del   Creatore.    La  Croce , 

per    via    d'  una   forza   celefte  ,    allorchè    cocca    1'  anima 

noftra  ,  la   guarifce   de'  fuoi  mali  ,   fepara  dal  diletro  la 

pena  a  quello  annelTa  ,  accende  nell'ombre  délia  morte  la 

fiaccola  délia  immortalità  ,e   cancia  in  un  Cielo  la  Terra. 

Quando  rirornerà  1'  uomo  Dio  ,  che  è  mortn  per  noi , 

oh   com'  egli   farà  cainbiato  nel  fuo  rirorno  !    Dove  farà 

allora    l' uom    de'  dolori  ?    Egli    farà    un    Dio   terribile  , 

cinto  di  tutto  Io   fpLndore  ,  e    di  cutta  la  maeflà  della 

/ba  gloria  ;   innumera'oili  legioni  di  fpiriti  il  feguiranno 

in  trionfo. 

La  tua  imaginazione  dura  fatica  ad  arrcndcrfî  a  taie 
idca  :  tenebrofillimi  dujîbj  vcngon  frapporlî  tra  1' efito  , 
e  la  proineiTa  d'  un  Dio  .''  Per  fanare  te  flefTo  io  non 
ti  dico  di  fvolgcre  i  voiumi  dell'  umana  ftienza.  Leggi 
la  natura  ,  arnica  della  vetiti ,  effa  predica  il  Crirtia- 
nefimo  all'uman  génère,  dd  impone  alla  matcria  d'ac- 
correie   in  ajuro  alla  noJlra  Fcde  ;   Non  vid<;Jii  tu  mai 


Les  Nuits  d'Toung,  V.  Nuit.     20 i 

ment  confacré  à  ta  louange  ,  la  crainte  &;  les  terreurs  de 
la  mort.  Chaucr  la  vie  future,  ell  l'hymne  la  plus  agréable 
qu'on  puiirt;  adreirer  aux  Cicux. 

La  dévotion  qui  r^fle  froide  eft  indévore  :  quand  elle 
s'enflamme  ,  c'elt  alors  que  les  anges  répondent  par  leurs 
concerts  aux  tranfports  du  coeur  del'homm; . . .  Oh  !  quand 
y  ferai-je  admis  î  Mort  de  mon  Dieu  ,  c'cfc  toi  qui  m'as 
donné  la  propriété  des  Cieux  :  grand  avenir  ,  fouvcr^in  du 
patré  Se  du  préfcnt  ,  quand  percerai  je  ton  glori-ux  fanc- 
tuaire  ,  pour  y  adorer  l'Ecirnel  î  Quand  me  verrai-je  avec 
mes  frères  ,  avec  les  efprits  céleftes  auprès  du  trône  de 
notre  père  commun?  Oui  ,  je  psu.-:  l'appelle r  mon  pcre. 
Il  écoute  fon  fils  qui  intercède  pour  moi  ,  &  quand  il 
voit  l'hominj  au  travers  de  ics  blelTures  ,  il  foudre  que 
nous  lui  donnions  ce  nom  fi  tendre.  Voilà  ce  qui  fait  au 
Chrétien  un  devoir  de  la  joie  :  c'cft  prefque  une  impiété 
dans   l'iiomme  de  bien  ,  que  d'être   triue. 


Vois-tu  ,  Lorenïo  ,  où  portent  nos  efpérances  î  En  tou- 
chant la  Croix  ,  nous  recevons  la  vie.  Les  anges  n'ont  point 
de  parc  à  ce  bienfait.  Ce  miracle  eil  plus  grand  que  celui 
qui  donna  une  forme  &  des  tra.is  eu.  néant  ^  0  de  l'é.lac  aux 
téne'^res.  C'ell  une  prérogative  de  l'homme  ,  fcc  qui  n'éroic 
refervée  qu'à  lui.  Cette  merveille  domine  fur  la  longue 
chaîne  de  miracles  ,  qui  ,  depuis  la  nailTance  du  monde  , 
eft  attachée  aux  Cieux  comm.e  à  un  point  fixe  ,  d'où  elle 
foutient  l'enfemble  éclatant  de  la  nature  ,  &  tout  leplan 
des  ouvrages  qui  ont  manifefté  la  gloire  du  Créateur.  La 
C-roix ,  par  un  pouvoir  cclefte  ,  dès  qu'elle  touche  notre 
ame  ,  la  guérit  de  fes  maux  ,  fépare  du  crime  la  peine  qui 
y  eft  attachée  ,  allume  dans  l'ombre  de  la  mort  le  fiam- 
bîau  de  l'immortalité  ,  Se  chanj^e  la  terre  çn  Ciel. 

Quand  il  reviendra  ,  l'Homme-Dieu  qui  eft  mort.pour 
nous  ;  qu'il  fera  changé  à  fon  retour!  Où  fera  alors  l'hom- 
me de  douleur  ?  Ce  fera  un  Dieu  terrible  environné  de 
tout  l'éclat  &  de  toute  la  majefté  de  fa  gloire  -,  d'innom- 
brables légions  d'efprits  le  fuivront  en  triomphe. 

Ton  imagination  a-t-ellc  de  la  peine  à  fe  prêter  à  cette 
idée?  Des  doutes  ténébreux  viennent-ils  fe  placer  entre  l'é- 
vénement Se  la  promelfe  d'un  Dieu  î  Pour  en  être  guéri  , 
je  ne  te  dis  point  d'aller  feuilleter  les  volumes  de  la  fcien- 
ct  humaine.  Lis  la  nature  :  amie  de  la  vérité ,  elle  prêche 
le Cliïiftianilme  au  geare  humain,  ôc  ordonne  à  la  matière 

I  y 


ioi  Le  Nota  di  Yo'^r.g.  V.  N  o  T  t  E. 
l' infiammato  volo  délia  Cornera  ?  QuejV  illuftre  forefl'ure 
allorché  pajfa.  vicino  a  noi ,  fpande  iL  terrovc  fu  le  attente 
Ha-^ioni  ,  che  contemplano  ,  con  ifyavento  ,  l'  immenfa 
mole  de^  luminofi  fuoi  crini.  Nel  irAjcorrere  la  vafia  fua 
orbita  ,  ejja  fi  perde  neW  alte^^^e  deW  eterc  :  nel  fuo  cam- 
mino  pajfa  rafente  ad  innumerablli  foli  ,  e  dopo  ejjer 
ita  vagante  negli  fpay  neW  andare  de' -j'ecoli  ,  ritorna  vi- 
fitare  la  Term.  Cosï  rhornerà  al  termine  prtfcritto  del 
fuo  periodo  ,  colui  che  fa  fcintiUar  la  Cometa  ,  e  al  ri- 
torno  di   lui  noi  ufciremo  trionfanti   dal  fepolcro. 

Se  la  natura  è  inuca  circa  quefta  imporrantilîima  veri- 
tà  ,  e  fe  eila  con  voce  timida  folamcnce  ci  in'.piia  una 
Iperanza  congetcurale  ,  ed  incerta ,  la  fedc  paîîa  con  tuo- 
no  imperiofo  ,  e  dillintamcnte  1'  aiuiunzia.  Gli  iucveduli 
potrebbeio  udiilii  ;  nin  elli  (i  fviano  ,  e  lî  inim;rgoiio  di 
nuovo  nelle  tenebr;.  La  fcde  fabbiica  un  ponte  fu  le  vo- 
ragini  délia  morte  ,  unifce  il  mondo  prefente  al  mondo 
futuro  ,  e  ci  fa  giugneie  con  ficure/,za  aU'oppoTta  riva. 
I  cerrori  délia  morte  fcrniano  un  riparo,  ciie  s' innaJza 
tra  1'  uomo  ,  e  la  fua  pace  ;  ma  la  fede  lo  arterva.  Elfa 
difarma  la  diilruzione,  ed  aifolve  la  tomba  imiocente 
de'noftri  vajii  rimproveri. 

Lorenzo  ,  perche  ricufcrefli  di  credcre  ?  Dirai  tu  che 
la  ragione  lî  è  quella  ,  che  ti  muove  a  dubitare  ?  lo  ton 
partigiauo  quanto  tu  eifere  il  po'Ia  délia  fana  ragione: 
il  mio  cuore  è  fuo  dirci."po!o.  Êifa  mi  è  ancor  piu  cara 
che  la  fede  ,  giacchè  effa  ne  è  la  bafe.  Aicohami  ^  la 
mia  fede  non  s'  appoggia  che  ad  un  folo  argomento.  Hc- 
colo  :  La  ragione  condotta  fin  là,  dov' elfa  puo  giugne- 
re  ,  è  la  fede  ;  ma  allora  quando  elFa  fi  ferma  a  mézzo 
il  luo  cammino  ,  ad  onta  delk  prove  ,  che  la  foUecita- 
no  d'andar  fempre  innanzi ,  eiFa  celFa  d'ei;èr  ragion?. 
H  talc  è  l'evidenza  délie  prove  ,  che  fe  la  noflra  fede 
non  è  perfetta  ,  la  ragione  è  depravata  ,  e  dichiarata  falfa 
dal  Cick)  :  airolverla  allora ,  e  chiamarla  fana ,  gli  è 
bellemmiare. 

Malgrado  il  giuflo  amore  ,  che  noi  dobbiam  portarc 
alla  fede  ,  fa  duopo  confeffare  che  la  ragione  efîge  i 
nollri  primi  fguardi  ,  ed  una  fpecie  di  prefcrenza  :  fe  ci 
é  cara  la  figlia ,  onoriamo  la  madré,  che  la  partori.  La 
ragione  è  la  radice  ^  e  'Icronco  :  la  fede  non  c  che  il  fiore  : 
il  fiore  appafîirà  per  morire  ;  ma  la  ragione  vivcrà  im- 
mortalc  ,  come  il  fuo  padre  celefte  ,  da  cui  efTa  è  ema- 
nata.  Qaando  la  fede  è  virtù  ,  la  ragione  fi  è  qucUa , 
che  la  fa  taie.  Non  voler  farc  oltraggio  al  Criftianefi- 
mo  :  non  darci  a  credere  che  la  ragione  non  lia  cara 
che  a  te.  La  ragione  li  è  quellsj  ciiç  Cio  guarda  coa^ 


Les  Nuits  ^Young.  V.  Nuit.     20 j 

de  venir  au  fecours  de  notre  foi.  N' as-:u  j amais  vu  le  vol 
enflammé  de  la  cornac  î  Cet  iUuflre  étranger  répand  ,  lorj- 
qu'il  pajje  près  de  nous  ,  la  terreur  fur  les  nations  attentives  , 
qui  contemplent  avec  cjfroi  le  volume  immenfe  de  fa  queue 
îumineufe.  Dans  fon  vaflc  orbite  ,  elle  fe  perd  dans  les  profon- 
deurs de  iéthtr  ,  rafe  dans  fa  route  des  Jbieds  innombrables  , 
C"  après  avoir  voyagé  dans  Pefpace  pendant  des  fiecles  ,  elle 
revient  vifiter  la  terre.  Ainfi  reviendra  au  terme  marqué  de  fa 
période  ,  celui  qui  fait  briller  la  comète  ,  &  à  fon  retour  nous 
fortirons  triomphans  du  tombeau. 

Si  la  nature  eft  muette  fur  cette  importante  vérité  ,  te 
qu'elle  ne  nous  infpire  que  d'une  voix  timide  une  cfpéran- 
ce  incertaine  &  conjeûurale  ,  la  foi  parle  tout  haut  ,  &c 
l'annonce  diltinûement.  Les  indrédules  pourroient  l'enten- 
dra ,  mais  ils  fe  détournent  ,  &:  fe  replongent  dans  les  té- 
nèbres. La  foi  bâtit  un  pont  fur  le  goujfre  de  la  mort,  unit 
le  monde  préftnt  au  jncide  futur  ,  &  nous  fait  parvenir  fans 
péril  fur  le  rivage  oppofé.  Les  terreurs  de  la  mort  forment 
nne  barrière  qui  s'eleve  entre  l'homme  &  fa  paix  y  mais  la 
foi  la  renverfe.  Elle  défarme  ia  deftrudion  ,  &c  abfout  la 
tombe  innocente  de  nos  vains  reproches. 

Lorenzo  ,  pourquoi  refuferois-tu  de  croire  ?  Diras-tu 
que  c'eH  la  raifon  qui  te  fait  douter  î  Je  fuis  aufli  parti- 
fan  que  toi ,  de  la  raifon  facrée  :  mon  coeur  eft  fon  diiciple. 
Elle  m''eft  encore  plus  chère  que  la  foi  ,  puifqu'elle  eu  eft 
la  bafe.  Ecoute  :  ma  foi  ne  s'appuie  que  fur  un  feul  argu- 
ment. Le  veici.  La  raifon  ^  conduitQ  jufv^ju'où  elle  peur 
aller  ,  eft  la  foi  ;  &c  quand  elle  s'arrête  au  milieu  de  fa 
route  ,  malgré  Ses  preuves  qui  la  foUicirent  d'avancer  tou- 
jours ,  elle  ceiTe  d'être  raifon.  Et  telle  eft  l'évidence  des 
preuves  ,  que  (ï  notre  foi  n'eft  parfaite  ,  la  raifon  tft 
dépravée  ,  &  déclarée  fauife  par  le  Ciel  :  l'abfoudre  alors 
&  la  nommer  droite  ,  c'cft  blafphémer. 


Malgré  le  jufte  amour  que  nous  devons  à  la  foi ,  il  faut 
avouer  que  la  raifon  demande  nos  premiers  regards  ,  &C 
un;  forte  de  préférence  :  fi  la  fille  eft  chère,  hono.ons  la 
mère  qui  l'enfanta.  La  raifon  eft  la  racine  &:  la  tige  :  la 
foi  n'eft  que  la  rieur  ;  la  fleur  fe  fljtiira  pour  mourir  , 
«lais  la  raifon  vivra  immortelle  ,  ainfi  que  fon  ptre  cé- 
lefte  dont  elle  eft  émanée.  Quand  la  foi  eit  vertu  ,  c'eii  la 
raifon  qui  la  fait  telle.  N'outrage  pas  le  Chriftianil'nie  : 
ne  crois  pas  que  la  raifon  ne  Ibit  chère  qu'à  toi.  C'eft 
la  raifon  ^ue    Dieu  chérit  de  préférence  :  c'cft  la  raifon 


I    Vj 


i04  Le  Notù  di  Young.  V.  N  o  t  t  E. 
amore  di  preferenza  ;  la  ragione  fi  è  qutlla  cou  ciii  la 
fua  collera  prende  vendetta  degli  oltr?g£,ia:i  diricti  :  la 
obbs-iienza  alla  voce  délia  ragione'' lî  è  quella,  che  la  di 
lui  mano  rimunera  ,  e  corona.  Credi ,  e  diir.olha  la  ra- 
gione d'  un  uomo  :  credi  ,  e  gufta  i  dilctti  d'  un  Dio  : 
credi ,  e  ferma  fu  la  tomba  un  occhio  tranquille  ,  e 
tiiontante.  La  fede  non  piio  mcrire  ,  che  per  le  fcrite 
délia  tua  ragione.  Ma  la  rag,ione  ,  che  mnore  ,  e  s'e/lin- 
gue  ,  raddoppia  tutti  gli  orrori  délia  morte  ,  avvelena 
i   fuoi  datdi,  e  gli  rende  doppiamente  mortali. 

Giudica  da  ci5 ,  quali  cnori ,  quali  ringray.iamenti 
(îeno  dovuci  a  coloro ,  che  ci  privano  di  quello  falu- 
tevole  antidote  ;  che  fi  va.itano  d'  eiTer  gli  amici  della 
ragione,  e  dell'  uomo  ,  e  cle  non  ci  amano  per  altro 
che  per  dar  morte  alla  noiira  félicita  ,  e  moltrarci  in- 
celTantemente  la  minacccvol  voragine  délia  morte  aper- 
ta  focto  i  noftr'  oc  .  i  per  divo.arci  tutc'  intieri.  Quefti 
orgogliofi  filuiofi  tormano  un  idolo  della  ragione  ,  per 
avvilirla  ;  eili  l'  ucci^lono  per  dtiHcarîa  ,  cerne  quegli 
ànticlii  Monaichi ,  di  cui  li  facevano  altrettanti  Dei  , 
dopo  avergli  alla.'iinati.  Ecco  i  deteltabili  alloii  ond* 
eiTi  incoronano  la  Icro  fronts.  Mcntre  1'  smore  délia 
Verità  rifuona  lielle  lor  boccbe',  il  loro  orgoglio  tira 
iina  denfa  cortina  duvanti  alla  chiarczza  dcl  giorno  ; 
erti  atfdano  la  corta  loro  ragione  da  fpiriti  filofofici ,  e 
trionfando  al  barlurae  deu'  ofciira  lor  face  :  ,>  Mirate  , 
«  gridano  al  génère  umar.o ,  mirate  il  Sole,  proftratevi  , 
sj  ed  adorate  ,>. 

O  tu  ,  benetîco  Iddio  ,  infanguinato  dal  fjo  amove  , 
efii  ardilcono  parlât  di  morale  1  Tu  foiti  qacgU  ,  che  • 
creafli  una  nuova  morale  per  il  génère  umano.  Turca 
la  morale  fi  riduce  ai  amartij  e  fenza  un  tal  amore  , 
quand' anche  e!îi  foiiero  cosi  favj  corne  fu  Socrate ,  di 
cui  il  loro  orgoglio  S'  appropria  il  venerabil  nome  , 
efll  non  fono  mente  più  che  i  primi  fra  i  pazzi  Mo- 
derni. 

Il  nome  di  Criftiano  ,  è  il  nome  più  fublime  ,  che 
r  nom  pofla  portare.  V  ha  pero  di  quclli  ,  che  fcan- 
ceilano  dalla  lor  fronte  l' improiito  fortunaro  della 
Croce ,  corne  una  macchia  impura  ,  che  gli  difonera  î 
Se  gli  Angioli  di  rremar  fon  capaci  ,  non  tremano  che 
a  vifta  si  orribile.  AUorchè  1'  uomo  è  giunto  a  un  tal 
eccefib  d'  audacia  ,  e  di  corrutcela  ,  gli  Angioli  fi  riti- 
ran  da  lui  ,  rinunziano  al  miniftero  di  afîillerlo  :  eHî 
abbandonano  quell'  infelice  corne  un  difperato  ,  e  S 
p'atton  altrettaiico  confufi  per  lo  Ituporç ,  quanto  ripieul 
di  triftçïzaj 


Les  Nuits  d'Young.  V.  Nuit,     icj" 

dont  fa  coleic  venge  les  droits  outrages  :  c'eft  l'obéifian- 
ce  à  la  voix  de  la  raiion ,  qui  fa  main  rccompenfe  &:  cou- 
ronne. Crois  ,  &:  rr.oiicre  la  raiion  d'un  homme.  Crois  , 
&  goùie  les  plaisirs  .l'un  Dieu  -,  crois  ,  Se  arrête  fur  la 
tombe  un  œil  tranquille  &  triompiiant.  La  foi  ne  peut 
mourir  qu.-  des  bL;i'ur>;s  de  ta  raifon.  Mais  la  raifon  qui 
meurt&  s'éteint,  redouble  toutes  les  horreurs  de  la  mort  , 
envenime  fes  traits  ,   Se  les  rend   doublement    mortels. 

Juge  delà  quels  honneurs  ,  quels  remercim;ns  font 
dûs  à  ceux  qui  nous  privent  de  cet  antidote  falutaire  ; 
qui  fe  vantent  d'être  les  amis  de  la  raifon  &  df  l'homme  , 
&  qui  ne  nous  aiment  que  pour  donner  la  mort  à  notre 
bonheur  ,  Se  nous  montrer  fans  ceffe  le  gouffre  mena- 
çant du  trépas  ouvert  fous  nos  yeux  pour  nous  dévorer 
tout  entiers.  Ces  philofophes  orgueilleux  font  une  idole 
de  la  raifon  ,  pour  l'avilir  ;  ils  la  tuent  pour  la  déifier  , 
comme  ces  anciens  Monarques  ,  dont  on  iaifoit  des  Lieux  , 
-^^près  les  avoir  airaffinés.  Voilà  les  lauriers  déceftables  dont 
ils  couronnent  leur  front.  Tandis  que  l'amour  de  la  vérité 
rete.itit  dans  leurs  bouch:s  ,  leur  orgueil  tire  \w\.  épais  ri- 
deau devant  la  clarté  du  jour  ;  ils  aiguifent  leur  courte 
raifon  en  efpiit  philofophique  ,  Se  triomphant  à  la  lueur 
de  leur  obfcur  flambeau  ,  ils  crient  au  genre  humain  : 
s>  voyez  le  foleil  ,  prollernez-vous  5c  adorez  j>. 


O  toi  ,  Dieu  bienfaifant  ,  que  ton  amour  a  enfanglan- 
té  ,  ils  ofcnt  parler  de  morale  !  C'eil  toi  qui  as  créé  une 
morale  nouvelle  pour  le  genre  humain.  Toute  la  morale  fe 
réduit  à  t  aimer.  Sans  cet  ;imour  ,  fu!îent-ils  auili  fages  que 
Socrate  ,  dont  leur  orgueil  s'arroge  le  nom  vénérable  ,  ils 
ne  font  encore   que  les  premiers  des  fous  modernes. 


Le  nom  de  Chrétien  ert:  le  nom  le  plus  fublime  que 
l'homme  puiiTe  porter  :  il  s'en  trouve  pourtant  qui  erf'a- 
cent  de  leur  front  l'heureufe  empreinte  de  la  Croix  , 
comme  une  tache  impure  qui  les  déshonore  !  Si  les  anges 
tremblent  ,  c'eCt  à  cette  horrible  vue.  Quand  l'homme  efl; 
parvenu  à  cet  excès  d'audace  fie  de  corruption  ,  les  anges 
fe  retirent  de  lui ,  renoncent  à  l'emploi  de  l'aflifter  :  ils 
abandonnent  ce  malheureux  comme  un  défefpéré  ,  auIU 
confondus  d'étonnemenc  ,  que  remplis  de  ïrillçlTej 


t06 


SESTA      NOTTE. 


V  obbllo  délia  Morte. 

V_-i  A  R  A  NarcifTa ,  tu  eri  frefca,  e  pura  come 
la  rHggiada  del  mattino  :  tu  non  ifplcndefti  com' 
efla  che  per  lo  fpazio  d'  un'  auioia  :  com'  cfla  tu 
fei  falita  dalla  tena  ne'  Cieli ,  fuUe  prime  ore 
del  giorno.  O  mia  fîglia ,  tuo  padre  co'  capcgli 
già  canuti  ,  è  divcnuto  tuo  difcepolo.  Oh  come 
la  tua  giovcntii ,  c  la  prcmatura  tua  morte  m'am- 
maeftrano  !  Gli  anni  banno  imbiancato  il  mio  ca- 
po  ,  ed  io  il  porto  ancora  follevato  ,  ed  altcro  ! 
Occupato  de  lia  morte  altrui ,  io  non  veggo  il  fc- 
poicro  ,   che  mi  fi  fcava  fotto  -a  miei  paiiî. 


Quante  vergognore  debolezze  i  fîgliuoli  ofler- 
vano  ne'  lor  genitori  !  Oh  come  un  vecchio  co* 
pregiudizj  ,  e  co'  vizj  di  feiFant'  anni  ,  è  un  cen- 
fore  ridicolo  de'  falli  dcUa  gioventù  !  La  féconda 
fanciullezza ,  che  termina  la  vita  ,  è  men  favia 
ancora  di  quella,  da  cui  elTa  ha  principio.  RefI 
impotenti  per  il  vizio  ,  noi  predichiamo  la  virtù. 
Coftretti  a  rinunziar  ail'  arte  di  fiirli  amare  ,  noi 
Yogliamo  inftruire  :  noi  fpacciamo  la  noftra  mo- 
rale çon  ciglio  auftero^  ma  n:l  memre  che  xvar. 


lOJ 


SIXIEME      NUIT. 


L'oubli  de  la  Mort. 


c 


HERE  Narciffe  j  tu  étois  fraîche  Se 
pure  comme  la  rofée  du  matin  \  tu  n'as 
brillé  comme  elle  que  Tefpace  d'une  auro- 
re :com.me  elle,  tu  es  montée  de  la  terre  dans 
les  Cieux  aux  premières  heures  du  jour.  O 
ma  fille  •'  ton  père  en  cheveux  blancs  eft  de- 
venu ton  difciple  !  Que  ta  jeunefTe  &  ta  mort 
prématurée  m'iniliuifent.  Les  années  ont 
blanchi  ma  tête ,  &  je  la  porte  encore  éle- 
vée de  fiere  !  Occupé  de  la  mort  des  autres  , 
je  ne  vois  pas  mon  tombeau  qui  fe  creufe 
fous  mes  pas. 

Que  de  foiblefles  honteufes  les  enfans  re- 
marquent dans  leurs  pères/  Qu'un  vieillard, 
avec  des  préjugés  &  Ass  vices  de  foixante 
ans ,  eft  un  cenfeur  ridicule  des  fautes  de  la 
jeunefle  !  La  fcconde  enfance  qui  termine  la 
vie^  eft  moins  Lige  encore  que  celle  qui  la 
commence.  Devenus  impuiifans  pour  le  vi- 
ce ,  nous  prêchons  la  vertu.  Forcés  de  re- 
noncer à  plaire ,  nous  you1o;is  inftrulce  ; 


ao8       Le  Notd  dl    Young.  VI.  Notte, 
façciamo  al  giovaiie  i  fuoi  errori ,  egli  fcorge  in 
noi    de'  difetti   alfai   più   vitupcrevoli  ,    e    che  ac- 
crefcono  la   dciFormità  dclla  vecchiaja   {a). 


Non  mi  ïî  potrà  egîi  dire  ,  per  quai  incante- 
fimo  la  larva  d'  un  fecolo  vien  ancora  prender 
luogo  tra  il  vecchio  ,  e  la  morte  fedente  al  di 
lui  ufcio  ?  Eiîa  picciiia ,  ei  1'  ode  ,  ei  fi  turba. .  . 
Ma  bai  prefto  egli  fi  riaiTicura,  e  fi  riaddormen- 
ta  in  mezzo  al  fragore.  Collocati  fii  la  terra  co- 
rne fovra  un  campo  di  batcaglia ,  mi^liaja  di 
moribondi  cadono  fotto  i  noftri  occhi  fa  mi- 
gliaja  di  morci  :  ad  ogni  iilante  noi  rchiviamo 
i  dardi  fcagliatici  attorno  :  fovente  ne  andia- 
mo  colpiti ,  e  piagati  noi  ftefll  :  ma  tutti  copcrti 
di  piaghe ,  e  di  fangue  ,  noi  ci  crediamo  ancora 
immortali.  La  fperanza  rifiorifce  ogni  giorno  fu 
tronchi  inariditi,  Nati  col  fecolo ,  che  mifuro  la 
noftra  vita  ,  noi  ci  luTnighiamo  di  durare  dopo 
di  lui ,  e  di  vederne  rinafcere  un  altro.  In  quella 
guifa  che  un  oriuolo  fconcertato ,  la  cui  lancetca 
e  '1  campanello  più  non  vamio  d'accordo  :  Tuorno 
e  la  natura  non  vanno  mai  infieme.  L'  uomo  fi 
ciede  efiere  aile  fei  ore ,  mentre  la  natma  indica 
Juezza  notte. 


ludauio  i  veççhj  uofwri  coetaiiçi,  ci  moilrano 


Lès  Nu'iîs  d' Young.  VI.  Nuit,  zo^^ 
nous  débitons  notre  morale  d'un  front  auf- 
tere  i  mais  tandis  que  nous  réprimandons  les 
erreurs  du  jeunehomme ,  il  nous  voit  des  dé- 
fauts bien  plus  choquans  que  les  liens  ,  & 
qui  ajoutent  à  la  diftormité  de  la  vieilleire  (a). 

Ne  pourra-t-cn  me  dire  par  quel  enchan- 
tement le  fantôme  d'un  ficcle  vient  encore 
fe  placer  entre  le  vieillard  &  la  mort  aiîife  à 
fa  porte  ?  Elle  frappe ,  il  l'entend  j  il  fe 
trouble. . .  Mais  bientôt  il  fe  ralïure  &  fe 
rendort  au  milieu  du  bruit.  Placés  far  la 
terre  comme  fur  un  champ  de  bataille,  des 
milliers  de  mourans  tombent  fous  nos  yeux 
fur  des  milliers  de  morts  :  à  chaque  inftant 
nous  évitons  les  traits  lancés  autour  de  nous  : 
fouvent  no-us  en  fommes  atteints  &  bleflés 
nous-mêmes  \  mais  tout  couverts  de  plaies 
&  de  fang,  nous  nous  croyons  encore  immor- 
tels. L'efpérance  refleurit  chaque  jour  fur 
des  troncs  delfécliés.  Nés  avec  le  fiecle  qui 
a  mefuré  notre  vie  ^  nous  nous  promettons 
de  durer  après  lui  &  d'en  voir  renaître  un 
autre.  Ainfî  qu'une  montre  dérangée  dont 
l'aiguille  &c  la  fonneric  ne  font  plus  d^iccord, 
l'homme  &  la  nature  ne  vont  jamais  enfem- 
ble.  L'homme  fe  croit  à  fix  heures  ,  tandis 
que  la  nature  marque  minuit. 

En  vain  les  vieillards  de  notre  âge  nous 


iio  Le  Notti  di  Young.  VI.  N  o  t  t  e. 
una  fronte  folcata  dagli  anni  :  invano  cjuefto 
(pccchio  fcdele  ci  avvcrte  del  guafio  ,  che  il 
tempo  ha  fatto  fovra  noi  ^ciii  :  noi  il  miriamo 
fenza  lavvifare  in  lui  la  noftra  immagine.  Noi 
ofleiviamo  tranquilli  i  progrefTî  ,  che  la  morte  ha 
fatto  prcfTo  il  noftio  vicino.  Al  vcdcria  già  padio- 
na  dclli  meta  dcl  fao  ccrpo  ,  ed  apparecchiante 
Hn  ultiino  afTalto  per  infignorirfî  dcl  rim,ancnte  : 
„  Quel  vecchio  ,  diciarao  noi  ,  non  puo  vivcre 
„  plii  lungamcnte ,  la  di  lui  morte  è  vicina.  „ 
Cariclîi  d'egual  numéro  d'  anni  ,  e  d'alrrcttante 
infcrmità  quanto  cgli  il  fia  ,  noi  dubitiam  tutta- 
via  délia  noftra:  più  effa  a  noi  s'avvicina,  e 
mcno  la  ravvifiamo  :  fi  dircbbe  cjuafi  che  la  lun- 
ga  poneiTion  dclla  vita ,  ce  ne  rende  fïnalmente 
proprietarj  ,  e  che  a  forza  d'  anni  V  uomo  ac- 
quilti  il  diritto  di  prcfcrizione  contre  il  {cpol- 
cro. 

Tuttavia  allorchè  aflîfi  accanto  a  un  letto  fu- 
nèbre ,  col  cuor  neir  ambafce ,  incurvati  fu  un 
amico  che  muore ,  noi  gli  tergiam  dalla  fronte 
i  freddi  fudori ,  o  fofteniamo  il  di  lui  capo  , 
che  s'  abbandona  :  allorchè  vedendo  la  face  dclla 
fua  vita  non  più  vibrare  fuorchè  dcboli  hiter- 
rotti  barlumi ,  noi  contiamo  con  racapriccio  i 
momenti ,  che  gli  rimangono ,  c  che  ci  fembra 
udir ,  nel  fuono  di  ciafcun'  ora ,  lo  ftridor  délia 
morte  s  cefTa  allor  1'  incantefimo ,  il  dolore  fol- 
leva  una  denfinTmia  nube ,  noi  perdiamo  di  vifta 
la  ridente  profpettiva ,  che  ci   feduce  ,  le  noftre 


Les  Nuits  d'Toung.  VL  Nuit.  211' 
rnontrcnr  un  fient  llUonné  par  les  ans  :  en 
vain  ce  miroir  fidèle  nous  avertit  des  ravages 
que  le  temps  a  faits  fur  nous-mêmes  :  nous 
le  regardons  fans  y  voir  notre  image.  Nous 
obicrvons  de  fang-froid  les  progrès  que  la 
mort  fait  chez  notre  voiiln.  En  la  voyant 
déjà  maîtreife  de  la  moitié  de  fon  corps  &i 
préparant  un  dernier  ailaut  pour  emporter 
le  relie  :  »  ce  vieillard  ne  peut  pas  vivre  ^ 
difons-nons  :  fa  mort  eft  prochaine  »  :  char- 
gés d'autant  d'années  &  d'iniîrmités  que  lui, 
nous  doutons  toujours  de  la  nôtres  plus  elle 
avance  far  nous ,  moins  nous  l'appercevons  : 
on  dJroit  que  la  longue  poiîeilîon  de  la  vie 
nous  en  rend  à  la  fin  propriétaires  &  qu'à 
force  d'amiées  l'homme  prefcrit  contre  le 
tombeau. 

Cependant,  lorfquallis  près  d'un  lit  fu- 
nèbre, le  cœur  dans  les  angoilïes,  penchés  iur 
un  ami  mourant ,  nous  efîuyons  fes  froides 
iîieurs ,  ou  foutenons  fa  tête  qui  fuccombe  : 
lorfque  voyant  le  flambeau  de  fa  vie  ne  plus 
jeter  que  des  lueurs  foibles  &  interrompues , 
nous  comptons  avec  effroi  les  momens  qui 
lui  relient ,  6c  que  nous  croyons  dans  le  fon 
de  chacune  des  heures  entendre  le  cri  de  la 
mort  i  alors  le  charme  ceire ,  la  douleur  éle- 


il 2-  Le  Noît't  di  Young.  Vî.  N  O  T  T  E. 
paffioni  fono  ag-^iiiacciate  ,  il  fupcibo  volo  de' 
noftri  deiîderj  li  ripiega  verfo  la  terra  :  noi  pian- 
giamo  fui  noflro  amico  :  noi  trcmiam  per  noi 
ftefii ,  al  penfare  clie  beii  prefto  divenuti  attori , 
daremo  agli  altri  il  tiiito  fpettacolo ,  che  ci  fi 
rapprefenta.  îinalmcnte  imbatrcndoci  negli  fpcnti 
fuoi  occhi ,  che  vanno  pcranco  in  cerca  de*  nof- 
tri  ,  noi  raccogliamo  i  di  lui  uldmi  fguardi  ,  i 
noftri  cuori  traficti  dal  dolore  ,  ammolliri  pcr  la 
tcnerezza  ,  ricevono  quai  cera  molle  1'  impronto 
dcir  imagine  terribil;  dclla  morre ,  c  i  noftri 
occhi  fi  volgono  nofiro  malgrado  veiTo  dcl  nof- 
tro  ukimo  afilo.  Ma  Te  noi  lafciamo  per  brève 
iftante  ,  che  i  noilri  penfieri  tengan  dictro  al  di 
lui  fcretro  ,  oh  corne  fiam  foUeciti  a  richiamar- 
gli  !  Que'  lineamenti  incifi  dal  dolore ,  fi  fcan- 
cellano  con  egual  preftczza,  come  i  carattcri  de- 
lineati  fu  le  mobili  arène  del  mare.  Le  guance 
fono  ancor  molli  di  lagrime ,  e  già  il  foirifo  è 
rirornato  fuUe  noftre  labbra,  e  la  pazzia  ne'nof- 
tri  cuori.  Ben  prefto  noi  diventiamo,  per  il  piii 
tenero  amico ,  altrettanto  freddi  quanto  lo  è  il 
marmo ,  che  lo  ricuopre  ,.  e  diftruggendo  neîla 
noftra  memoria  tutti  i  veftigj  délia  di  lui  mor- 
te, ci  rimaniamo  infeufibili  del  pari  che  le  greg- 
ge ,  c  gli  armenti ,  che  pafcolano  fulla  fua  tom- 
ba ,  e  difpergono  le  fue  ceneri  {b). 


Les  Nuits  d' Young.  V I.  N u i t,     zif 
ve  un  nuage  épais ,  nous  perdons  de  vue  la 
riante  perlpcdivc  qui  nous  fcduifoic  ,  nos 
padions  font  glacées ,  le  vol  Tupcrbc  de  nos 
delu's  le  rabaiilc  vers  la  terre  :  nous  pleurons 
fur  notre  ami  \  nous  tremblons  pour  nous. 
Nous  longeons  que  bientc-t ,  adeurs  nous- 
mêmes  ,  ]-icus  donnerons  le  trille  Tpeélacle 
qui  nous  ePt  o&rt.  Eniin  ,  rencontrant  fes' 
yeux  éteints  qui  cherchent  encore  les  nôtres , 
nous  recueillons  les  derniers    regards  ;  nos 
cœurs  pénétrés  par  la  douleur  ,  amollis  par 
la  tendrelle,  reçoivent  comme  une  cire  l'em- 
preinte de  l'image  terrible  de   la  mort,  6c 
nos  yeux  fe  tournent  malgré  nous  vers  no- 
tre dernier  afyle.  Mais  ii  nous  laillons  nos 
penfées  fuivre  un  moment  (on  cercueil ,  que 
nous  fommes  prompts  à  les  rappeller  !  Ces 
traits  gravés  par  la  douleur  j  s'eiiacent  aulîî 
vite  que  les  caracceres  (ur  le  fable  mouvant 
des  rivages.  Les  joues  encore  mouillées  de 
larmes ,  déjà  le  fourire  eft  revenu  fur  nos 
lèvres  6c  la  folie  dans  nos  cœurs.  Nous  de- 
venons   bientôt  pour  l'ami  le  plus  tendre 
aiiilî  froids  que  le  marbre  qui  le  couvre  ; 
&  détruifant  dans  notre  mémoire  tous  \ts 
vediges  de  fa  mort ,  nous  relions  infenfibles 
comme  les  troupeaux  qui  paillent  fur  fa  tom- 
be &:  difperfent  fa  cendre  {b). 


il 4-       Le  Notti  di    Young.  VI.  Notte. 

Vecclij  accafciati  ,  che  meco  avete  comune  la 
pazzla  ,  e  la  decrepità ,  e  la  cui  anima  è  forda 
alla  voce  che  mandan  fuori  i  f;;polcn ,  fe  il 
fulmine  délia  morte ,  fcoppianre  ognora  fui  capo 
de'  vôftii  amici ,  non  puô  fcrire  1'  infcnfibile  vof- 
tro  orccchio  ,  rimirate  Yoi  ftclîî  :  fepolcri  ambu- 
lami ,  kggete  fcritto  fopra  di  voi  :  „  Tu  fci 
.,,  per  morire.  ,,  E  tu  ,  Lorenzo  ,  non  ripofar  lî- 
euro  fu  la  tua  giovinezza.  La  morte  vibra  alla 
cieca  i  fuoi  colpi.  Non  ti  muovcr  dunque  dal 
tue  luogo  ,  fta  coir  occliio  tefo  ,  e  coli'  orec- 
cKio  in  attenzionc.  Veglia  ncUa  tua  forza  ,  e 
fempre  in  armi ,  non  appoggiarti  fuUa  tua  lancia 
pcr  tcma  che  il  fonno  non  s'  infmui  ne*  tuoi  oc- 
chi  ,  e  che  quello  terribil  nemico  non  ti  for- 
prenda   addormcntato. 

Oh  quanti  dormon  ora  fotto  terra,  che  l'an- 
no  addietro  figuravano  nobilmente  fu  la  di  lei 
fuperficie  ,  e  '1  cui  nome  tien  ancora  attente  il 
mondo  al  rimbombo  dclla  lor  fama  '•  Onde  puô 
nafcere  la  tua  licurezza  î  Ha  efi'a  la  morte  ban- 
dico  una  tregua  coU'  uman  génère  ?  Ha  deifa  , 
fatolla  di  virtime  ,  fofpefo  la  fui  fcimitarra  j  Efla 
non  celfa  di  braudirla  con  vigorofa  mano.  Ni: 
le  foglie ,  ne  gli  uomini  faran  meglio  quell'  an- 
no  ,  che  r  aiino  ftorfo  ,  atcaccati  agli  alberi ,  cà 
alla  vira. 


E   come    pofiîam    noi  dimcmicare    che    fiamfe 


Les  Nuits  ctToung.  VI.  Nuit.  21^ 
Vieillards  infirmes  ,  qui  partagez  ma 
folie  3c  ma  décrépitude  ,  &  donc  Tame  eft 
iourde  à  la  voix  qui  s'cleve  du  fond  des  tom- 
beaux ,  (i  le  tonnerre  de  la  mort  fans  celle 
éclatant  fur  latcte  de  vos  amis ,  ne  peut  ébran- 
ler votre  oreille  infenlible  ,  regardez-vous  : 
tombeaux  ambulans,  lifez  fur  vous  jj  tu  vas 
mourir  ».  Et  toi  j  Lorenzo ,  ne  te  repoie 
pas  fur  ta  jcuneile.  La  mort  frappe  au  ha- 
fard.  Rede  donc  ferme  à  ton  poUe ,  l'œil 
tendu  ,  l'oreille  attentive.  Veille  dans  ta  for- 
ce ,  fois  fous  les  armes ,  ne  t'appuie  pas  fur 
ta  lance  j  de  peur  que  le  Icmmeil  ne  iegliiie 
fur  tes  yeux  ,  &  que  cet  ennemi  terrible  ne 
te  furprenne  alîoupi. 

Combien  dorment  maintenant  fous  la 
terre  j  qui  jouoient  l'année  dernière  un  rôle 
brillant  iur  fa  furface  ^  3c  dont  le  nom  tient 
encore  le  monde  arrentif  au  bruit  de  leur 
renommée  |  D^oii  peut  venir  ta  fécurité  ? 
La  m,ort  a-t-elle  proclamé  une  trêve  avec  le 
genre  humain  ?  A-t  elk  ,  ralfalliée  de  vic- 
times y  lufpendu  fon  glaive  î  Elle  ne  celle 
de  Tagiter  dans  fa  main.  Ni  les  feuilles  y  ni 
les  hommes  ne  tiendront  pas  mieux  cette 
année ,  que  l'année  précédente ,  aux  arbres  & 
à  la  vie. 

Et  comment  pouvons-nous  oublier  que 


ti6  Le  Notti  dî  Young.  V  ï.  N o  t  x  E. 
mortali  î  fa  egli  mcil:icr£  andarlo  a  leggere  fu 
i  iî-iaulolci ,  e  fu  i  repohri  ?  Gii  cbbictci  piu  n- 
denri  délia  vita  ci  parLiao  dcila  moi;:c.  Noi  non 
po;Tia2n  dare  un  paiib  ,  f^-nza  imbatrer.i  nclla  di 
iei  imagine ,  prcfcncata  in  mille  forme  diverfe. 
Le  arti  ce  la  fofpcndono  intorno  ne'  nofui  al- 
berghi.  In  ogni  luogo  le  noPae  mura  fon  pa- 
rate  di  morti ,  animati  ancora  dal  pcnnello  dcl 
Pittore  ,  e  dallo  fcalpello  dclio  Scukore  Ca  la  ce- 
la ,  e  nel  marmo. 

L'  uomo  nobilitaro  da*  fuoi  antenati ,  muove  ia 
giro  lo  fguardo  contento  fu  la  lunga  fchicra  dclle 
loro  imagiai  ;  ei  le  dirpone-  intorno  aile  fue  ftan- 
ze  corne  adulatori ,  che  alimentano  il  di  lui 
orgoglio.  Sedorto  dalla  vaghezza  de*  colori,  egli 
crede  chc  i  fuoi  paLigi  fono  abbcllici ,  e  fvariati 
co'  loro  ritratti  :  il  cieco  non  s' avvede  che  il  fuo 
ibggiorno  è  rcfo  maliaconico  da  quel  lugubre 
pararo ,  e  cli'  egli  vive  in  mczzo  a  un  popolo 
di  trapaiTari. 

I  noflri  tcatri  ,  e  i  noflri  divertimenti  mcde- 
fîmi  ci  rammcmorau  l' idea  della  morte.  La  cru- 
da  Mjlpomene  llurbando  il  filenzio  de'  fcpolcri , 
clîiania  fuora ,  dal  fen  della  polvere  ,  gli  Eroi , 
che  in  effa  ripofano ,  e  gli  coftrigne  a  venir  fulla 
fcena  per  foUazzare  i  viventi.  Spettatori  tranquilli , 
noi  vi  fliamo  fedendo ,  comme  akrettanti  im- 
iTDortali.    Noi   ci  crediam  generolî  nel   verfar  la- 

grime 


les  Nuits  d'Toung.  VI.  Nuit.  217 
vjjUs  forames  mortels  ?  Elt-il  beCoin  d'aller 
le  lire  fur  les  maufolées  6c  les  tombeaux  ? 
Les  objets  les  plus  rians  de  la  vie  nous  par- 
lent de  la  mort.  Nous  ne  pouvons  faire 
un  pas  j  fans  rencontrer  fon  image  préfentée 
fous  mille  formes  diverfes.  Les  arts  la  fufpen- 
dent  autour  de  nous  dans  nos  demeures.  Par- 
tout nos  murs  font  tapilfés  de  morts ,  donc 
le  pinceau  du  peintre  &  le  cifeau  du  Iculp- 
teur  animent  encore  la  toile  ôc  le  marbre. 

L'homme  ennobli  par  fes  aïeux  y-  par- 
court d'un  œil  fatisfait  la  longue  file  de  leurs 
images  5  il  les  range  autour  de  fes  lambris , 
comme  des  flatteurs  qui  nourrilïènt  fon  or- 
gueil. Séduit  parféclat  des  couleurs,  il  croit 
que  fes  palais  font  embellis ,  font  égayés 
de  leurs  portraits  :  l'aveugle  ne  voit  pas  que 
fa  demeure  eft  attriftée  de  cette  lugubre  pa- 
rure ,  3c  qu'il  vit  au  milieu  d'un  peuple  de 
morts. 

Nos  théâtres  âc  nos  divertifTemens  même 
nous  retracent  l'idée  de  la-  mort.  La  fiere 
Melpomene  troublant  le  filence  des  tom- 
beaux ,  évoque  du  fein  de  la  poufliere  le 
héros  qui  y  repofe  ,  ôc  le  force  de  venir  fur 
la  fcene  divertir  les  vivans.  Spedateurs  tran- 
quilles ,  nous  y  fommes  alîis ,  comme  des 
immortels.  Nous  nous  croyons  généreux  en 
.Tome  L  jr 


11 8       Le  Nota  di   Young.  VI.  N  o  T  T  e. 
grime  per  i   tiagici  loro   cafi  ,  e   dimemichiamOk 
il  iioflro,  deploraiido  il  icro  deftino. 


E  quefto  mondo  rnedefîmo  ,  che  è  eglî  ?  Una 
fpaziofa  fepokura.  La  terra  è  ingrata ,  e  fterile  : 
la  diftruzione  fi  è  quella  ,  chc  la  féconda.  Tutti 
i  godimenti  de'  noftri  fenfi  Ton  toiti ,  e  mante- 
liuti  dalla  Toftanza  de'  morti.  L'  uom  ,  corne  i 
vermini  ,  vive  fii  i  cadaveri.  Ov'  è  la  polvere  , 
chc  non  fia  ftata .  già  animata  dalla  vita  ?  La 
▼anga,  e  l'aratro  s'adoprano  negli  avanzi  de' nof- 
tri antenati  :  noi  gli  raccogliamo  nelle  norcre  meflî  : 
elli  compongono  il  pane ,  che  ci  alimenta,  Gli 
fiiati  efteriori  délia  terra  non  fon  formati  che 
dells  ccneri  de'  di  lei  abitanti.  Il  noftro  globo 
niefta  in  giro  una  fuperficie  compoila  di  créatu- 
re ,  che  già  refpirarouo  V  aura  vitale.  Noi  infen- 
lîbili ,  follazzandofi  ,  meniam  carole  fu  le  ruine 
éeir  umana  fpezie  ,  e  con  piè  fnello  conculchia-» 
jno  j  danzando ,  città  fotterrate.  Nel  mentre  chc 
r  anima  fcioha  da'  fuoi  legami  f:n  vola  fu  V  ali 
fuc  di  fuoco ,  il  Sole  attrae  in  vapori  le  parti 
fluide  de'  noftri  corpi  :  la  terra  ritoglie  ciô  ch* 
eiTa  aveva  preftato  :  i  venti  difpergon  per  l' aria 
il  rimanente  j  ogni  elemento  fi  divide  le  noftre 
fpoglie.  Gli  avanzi  deiruomo  fon  feminati  nell* 
eftenfione  dcUa  natura.  La  morte  è  in  ogni  luo- 
go ,  fuorchè  nçl  peofiero  dell'  uomo. 


les  Nuits  (TYoung.  VI.  Nuit.  219 
xlonnant  des  larmes  à  fès  tragiques  aventu- 
res, &  déplorant  fa  de(Hnée,  nous  oublions 
la  nctre. 

Ce  monde  lui-même ,  qu^eft-il  ?  Un  vaftc 
tombeau.   La   terre  eft    ingrate   dz   ftcrile. 
Cefl;  la  deftrudion  qui  la  féconde.  Toutes 
\ts  joulifances  de    nos  fens  font   priles   & 
entretenues    fur   la    iubilance    è.Qs    morts. 
L''homme  ,  comme  le  ver ,  vit  fur  les  cada- 
rres.  Où  eft  la  poulîlere  que  la  vie  n'ait  pas 
animée  ?  La  bcchc  &  la  charrue  labourent 
les  débris  de  nos  ancêtres  :  nous  les  recueillons 
dans  nos  moiifons  :  iis  forment  le  pain  qui 
nous  nourrit.  Les  couches  extérieures  de  la 
terre  font  formées  des  cendres  de  fes  habi- 
tans.  Notre  globe  roule  une  furface  compo- 
iée  d'êtres  qui  ont  vécu.  Nous  folâtrons  avec 
infenfîbilité  fur  les  ruines  de  Tcfpece  humai- 
ne ,  &  le  danfeur  foule  d'un  pied  léger  des 
cités  enfevelies.  Tandis  que  l'ame  dégagée 
de  fes  liens  s'envole  lur  fes  ailes  de  feu  ,  le 
folcil  pompe  en  vapeurs  les  parties  fluides 
de  nos  corps  :  la  terre  reprend  ce  qu'elle 
avoir  prêté  :  les  vents  difperfent  le  rcfte  dans 
les  airs  ;  chaque  élément  le  partage  nos  dé- 
pouilles. Les  débris  de  l'homme  font  femés 
dans  rétendue  de  la  nature.  La  mort  eft  par- 
tout ,  excepté  dans  la  penfce  de  l'homme  J 

Kij 


lio       Le  Nom  di    Young.  VI.  Nom. 

E  non  è  già  1'  uom  folo  ,  che  fia  mortale  : 
mortali  fono  altiesi  h  di  lui  opère.  Egli  muore 
una  féconda  voka  nel  bufto ,  che  rende  alla  fua 
imagine  un  ombra  di  vica.  La  di  lui  tomba  fi 
diftiugge  ;  pcrifcon  gli  Imperj.  E  dov'  è  ora  il 
Romano  Impero  ?  Ov'  è  quello  de'  Greci  î  Pid  di 
efll  non  rimane  che  un  fuono ,  e  la  meta  délia 
noilra  fcienza  non  è  altro  che  il  dolente  loro 
epitaffio.  O  morte ,  il  polfente  penfiero  viene  a 
fchiudermi  imianzi  le  porte  del  tetro  tuo  impe- 
ro ,  cui  aftro  alcuno  non  illumina  colla  fua  la- 
ce !  Scendono  i  miti  fguardi  nelle  fue  valle  pro- 
fondità  ,  ed  oh  quai  mucchj  di  fcetri  io  vi  ci 
fcorgo  !  Quante  ruine  ammontate  î  Quanti  Mo- 
narchi  adulati ,  io  veggo  fepoki  focto  agli  sfa- 
fciumi  de'lor  monumenti ,  già  creduti  immortali  I 
Quante  arti  fublimi ,  i  di  cui  allori  fono  appaf- 
iîci ,  di  cui  è  fpcnta  la  gloria  !  Quai  lunga  fcrie 
di  fecoli  famofi  mi  fcorre  davanti  !  Le  vane  loro 
imagini ,  a  guifa  dell'  onde  fî  fuccedono  ,  e  s' in- 
caîzano  affoUate  ,  ed  informi  !  Io  veggo  le  ge- 
nerazioni  ch'cffi  trafcinano ,  agitarfî  ,  e  muoverlî 
ncl  loro  feno.  Io  veggo  palTare  1"  ombre  mcfte 
de'  celebri  morti  !  effi ,  a  vedergli  ,  par  che  ra- 
gionino  dolorofamente  infîeme  délia  vanità  délia 
lor  gloria.  Tutti ,  paflando ,  gettano  uno  fguardo 
di  compafllone  fu  i  favj  ,  e  fu  i  grandi  délia 
terra. 


Oh  Dio  !  c|ual  ombra  liraordinaria  s' ftvanza  a 


Les  Nuits  d'Young.  VI.  Nuit,  zzï 
Et  ce  n'eft  pas  Thomme  feul  qui  eft  mor- 
tel :  fes  ouvrages  le  font  auili.  Il  meurt  une 
féconde  fois  dans  le  buile  qui  rendoit  à  fon 
image  un  fantôme  de  vie.  Sa  tombe  s'erface. 
Les  Empires  périlfent.  Où  eft  l'Empire  Ro- 
main ?  Où  eil  celui  des  Grecs  î  Us  ne  font 
plus  qu'un  fon ,  &  la  moitié  de  notre  fcien- 
ce  n'eil:  que  leurtrifte  épitaphe.  O  mort,  la 
penfée  puilfante  vient  d'ouvrir  devant  moi 
les  portes  de  ton  lombre  empire  que  nul 
aftre  n'éclaire  !  Mes  regards  defcendent  dans 
fes  vailes  profondeurs  :  quelle  foule  de  fcep- 
tres  je  découvre  !  Que  de  ruines  amon- 
celées !  Que  de  Rois  flattés  y  je  vois  enfevelis 
fous  les  décombres  de  leurs  monumens  crus 
immortels  !  Que  d'arts  fublimes  dont  les  lau- 
riers font  flétris ,  dont  la  gloire  eft  éteinte  ! 
Quelle  longue  fuite  de  fiecles  fameux  s*é- 
coule  devant  moi  !  Leurs  vaines  images  fè 
fuccedent  &  roulent  informes  &  prelfées 
comme  des  flots.  Je  vois  les  générations 
qu'ils  entraînent  j  s'agiter  &  fe  mouvoir  dans 
leur  fèin.  Je  vois  pafTcr  les  om.bres  mélan- 
coliques des  morts  célèbres  :  ils  ont  l'air  de 
s'entretenir  triftement  de  la  vanité  de  leur 
gloire.  Tous  jettent  en  palfant  un  regard  de 
pitié  fur  les  fages  &;  les  Grands  de  la  terre. 
Pieu  !  quelle  ombre   extraordinaire  s'a- 

K  iij 


111       Le  Nota  cl   Young.  Vî.  N  o  t  t  )E. 
paflb   tardo ,  e  lento  ,   innahandofi  fu  tutte  i'  al- 
tre  •'   Oh   com'  cfla    ingrandifcc  ,    e  fpicga ,    ften- 
dendofi  m  iii£nico  ,  la  frrana   lua   forma ,  e  1'  e- 
normi  fue  dimenfîoni  î    La    vafla  fua    iarp-hezza 
riei>-pie  lo  fpazio.  La  mia  imaginazionc  opprefîa 
fuccombe  e  '1  mio  fangue  agghiacciato  per  1*  or- 
rore  ,  s'  arrefta.  .  .  La  llcrminata  larva  ch'  io  veg- 
go  fî  è  queila  d' im  iiiondo  défunte.   Un  cerchio 
di  palufiri   fangofe   canne    1'  incorona  :   incurvata 
in   dolente  guifa  fu  la  fua  urna ,  e/Ta   déplora   i 
defolati   faoi    regni  ,  c    le    fue  generaxioni  fom- 
mcrfe    nell'  accjue.  Eifa  annunzia ,   gemcndo  ,    al 
jnondo  ,   che   1'  è   fucceduto ,  la  prolfinia  fua  dif- 
foluzione  per  via  del  fuoco  :  ma  indarno ,  corne 
CaiTandra,  effa  fa  udire  i  fuoi  vaticinj. 


L' acqua ,  e  'I  fuoco  fon  gli  démenti ,  cui 
î'Eterno  diè  l' incombenza  di  fare  le  fue  vendet- 
te.  Egli  gli  tiene  rinchiufi  in  caverne  feparate  , 
ov*  eflî  fremono  ,  e  fl  minacciano  1'  un  1'  altro. 
Qualora  la  guerra ,  la  famé ,  e  la  pefte  non  han- 
no  potnto  correggere  un  mondo  colpevole ,  at- 
lora  Iddio  gli  fcatena  ,  e  gli  fa  a  vicenda  im- 
perverfare  contro  di  lui.  Da'  piè  del  fuo  (bglio 
eflî  fi  precipitano  come  la  grandine  ,  e  corrono 
a  diftruggere  ogni  cofa. 

La  terribile  verità  mi  cliiama  :  io  odo  la  pof- 
Tente  fua  voce  ,  io  fente  la  di  lei  forza ,  che  mi 
trafcina  :  il  mio  foggetto  fi  è  quelle ,  che  m' in- 
fpira ,  e  mi  tien  luogo  d' eilro  la  fua  graa- 
dezza. 


r 

i 


Les  Nuits  d'Young.  VI.  Nuit.  225 
.vance  lentement  en  s'elevant  au-deiîus  des 
autres  1  Comme  elle  graiidit  &  dcveloppe  , 
en  s'ctendant  ians  fin  ,  fa  forme  étrange  & 
fes  dimeniions  énormes  /  Sa  valle  étendue 
emplit  l'cfpace.  Mon  imagination  accablée 
fuccombe  ,  &:  mon  fang  glacé  de  terreur  , 
s'arrête...  Ceft  un  monde  décédé  dont  je 
vois  le  fantôme  immenie.  Un  cercle  de  ro- 
feaux  fangeux  le  couronne  :  triftement  pen- 
ché fur  fon  urne  ,  il  déplore  fes  royaumes 
defolés ,  ôc  fes  générations  fubmergées  dans 
les  ep.ux.  Il  annonce  en  gémillant ,  au  mon- 
de qui  lui  a  fuccédé ,  (a  diilolution  prochai- 
ne par  le  feu  i  mais  ,  comme  Cailandrc ,  il 
prophétife  en  vain. 

L'eau  Se  le  feu  font  les  élémens  que  l'E- 
ternel charge  de  fa  vengeance.  Il  les  tient 
renfermés  dans  des  antres  féparés^  où  ils  fré- 
miifent  &  fe  menacent  l'un  l'autre.  Quand 
la  guerre  ,  la  famine  &  la  peflc  n'ont  pu 
corriger  un  monde  coupable  ,  Dieu  les  dé- 
chaîne fur  lui  tour-à-tour.  Du  pied  de  (on 
trône  ,  ils  fe  précipitât  comme  la  tempête  , 
ôc  coureat  détruire. 

La  terrible  vérité  m'appelle  :  j'entends  fa 
voix  puiirante  ,  je  fcns  fa  force  qui  m'entraî- 
ne :  mon  fujet  m'infpire  ,  &  fa  grandeur 
.me  tient  lieu  de  génie. 

K  iv 


ii4        ^^  Notti  dl    Young.  VI.  N  O  T  T  î. 

{  c)  A  mezza  notre ,  nell'  ora  buja  in  cui  il 
génère  umano  immerfo  in  profondiflîmo  fonno , 
fî  pafce  di  gradevoli  fogni ,  ed  afTapora  imagi- 
narj  piaceri ,  ufcirà  dal  fen  délie  ténèbre  c^uefta 
fcena  ftupenda ,  cosi  prontamente  ,  corne  la  fcin- 
tilla ,  che  fcaturifce  dal  feno  dcir  acciajo  per- 
c<>fîb ,  cosi  rapidamente  corne  s' infiamma  il  fal- 
nitro.  Al  ccnno  ddl'  Eterno  tutti  i  formidabili  fi- 
gliuoli  dcl  fuoco  balzano  dal  luogo  del  loro  ri- 
tiro  ,  s'  aprono  i  magazzini  dcUe  tcvmpefte ,  e 
verfano  onde  dirotte  di  lampi,  c  di  fulmini  :  le 
Comète  alFuocan  V  aria  :  torrenti  infiammatî  di- 
fcendono.  La  vetta  délie  montagne  s'  accende.  La 
terra  non  è  più  akro  che  un  vafto  volcano.  L' im- 
menfe  moli  di  quelle  balze  cosi  aiïtichc  quanto 
il  globo  medefimo  ,  (\  fciolgono  in  fiumi  di 
fuoco.  Gli  aftri  cadon  da'  Cieli  :  1'  incendio 
raddoppia  in  ognl  parte.  L' Angelo  dclla  dif- 
truzione  pafTeggia  fu  runiverfo ,  e  lo  fcancella 
fotto  aile  ruote  dell'infocato  -fuo  carro.  L'uomo 
atterrit©  fi  defta ,  egli  trova  un  giorno  eterno  in- 
cominciato  ,  lo  Itupore  dlIFufo  fu  la  faccia  dell' 
univerfo ,  il  terrore ,  e  la  gloria  giunti  al  loro 
colmo  nella  variera  degli  atteggiamenti ,  e  de' co- 
lori  délia  pittura.  L'  abiflb  tuonando  dalle  pro- 
fonde fue  caverne  ,  fcoppia ,  e  fi  fpacca  :  egli 
foUeva  onde  di  zolfo ,  e  di  bitume ,  e  vomira 
un  mare  infîammato  5  ci  s'  apparecchia  a  divora- 
re  ;  i  fuoi  muggiti  chiedono  la  preda  :  mentre 
che  verfo  i  confini  rimoti  dell' etere ,  il  lucido 
eriftallo  d' un  Cielo  puro  ,  e  nuovo  fi  ftcnde ,  c 


Les  Nuits  d'Young.  VI.  NuiT.  225 
{e)  A  minuit,  à  l'heure  fombre  où  le 
genre  humain  plongé  dans  un  fommeil  pro- 
fond ,  fe  repak  de  fonges  agréables  &  goûte 
des  plailîrs  imaginaires  ,  fortira  du  fein  des 
ténèbres  cette  fcene  étonnante ,  aulîî  fubite- 
ment  que  l'étincelle  jaillit  du  fein  de  l'aciel" 
frappé  ,  auIli  rapidement  que  le  falpêtre 
s'embrafe.  Au  fîgnal  de  l'Eternel ,  tous  les 
formidables  enfans  du  feu  s'élancent  de 
leurs  retraites.  Les  magafins  des  orages  s'ou- 
vrent &  verfent  à  Hots  prefTés  les  foudres 
&c  les  éclairs  :  les  comètes  embraient  les  airs. 
Des  torrens  enflammés  deicendent.  La  cime 
des  montagnes  s'allume.  La  terre  n'eft  plus 
qu'un  vafte  volcan.  Les  maifes  de  ces  ro- 
chers aufli  anciens  qu^  le  globe ,  s'écoulent 
en  fleuves  de  feu.  Les  aftres  tombent  des 
Cieux  :  l'embrafemcnt  redouble  de  toutes 
parts.  L'ange  de  la  deflruélion  fl-  promené 
fîir  l'univers ,  6c  l'efface  fous  les  roues  de 
fon  char  enflammé.  L'homme  effrayé  s'é- 
veille ,  il  trouve  un  jour  éternel  commencé  , 
l'étonnement  répandu  fur  la  face  de  l'uni- 
vers ,  la  terreur  &  la  gloire  à  leur  comble 
&  contraftés  dans  le  tableau.  L'abyme  ton- 
nant fous  fes  voûtes  profondes  j  crevé  de 
s'ouvre  :  il  fouleve  fes  flots  de  foufre  &  de 
bitume ,  Se  vomit  une  mer  enflammée  ■■,  il 

K  V 


i.i.é  Le  Nota  di  Young.  VI.  N  o  T  T  E. 
ii  fpiega  fotto  a  pafTi  dcll'  Eterno.  Egli  c  coluî 
che  apparifce  nella  fua  grandczza  al  difopra  del 
mondo  avvampante.  Un  Aiigelo ,  con  auree  ali , 
il  précède ,  e  fpazza  davanti  a  lui  ,  corne  le  nii- 
bi ,  la  polvere  de'  Soli ,  che  finifcono  di  difciorfi. 
La  Natura  fpirance  lî  dibacte  ancora  nell'  agonie 
délia  moite.  Non  odi  tu  gli  ultimi  di  lei  gemiti  ? 
Dovt  fîam  noi ,  o  Loicnzo  î  La  terra  ,  che  ci 
reggeva  fprofondata  fovra  fe  ftefla  ,  s'  è  lique- 
fatta  in  quell'  ardente  diluvio.  Dove  fuggire  ?  Ove 
trovar  luogo  di  licurczza ,  onde  fcampare  dair  ira 
di  Dio  i 


Lgli  è  per  quel  gran  giorno  che  tutti  gli  altri 
clorni  ibno  trafcorfî ,  che  la  terra  è  ufcita  daî 
caos  ,  c  r  uom  dalla  terra.  Oh  corne  a  taie  idea 
i  noftri  defiderj  abbandonano  i  frivoli  oggetti ,  e 
lafcian  caderfi  di  mano  il  mondo  ,  per  afferrare 
i  Cieli  -  Nô  in  alrro  non  puô  più  fcrmarll  il  mio 
penfîero.  lo  Ton  già  prefente  a  quefto  av/enire. 
lo  fento  r  univerro  traballarmi  d'  intorno  ,  e  rani- 
ma mia  ftrabalzare  aile  Tue  fcolTe.  lo  veggo  fcen- 
dere  legioni  di  fpiriti ,  e  lafciar  ne"  Cieli  unâ  vaf- 
ta  folitudine.  lo  fcorgo  il  Giudice  Supremo  afllib 
fovra  un  Trono  di  fuoco ,  aperto  il  volume  dcli' 
cterûità  ,  e  tutci  i  cuori  fnudatL  U»  laggio  di 


tes  Nuits  d'Young.  VI.  Nuit.  217 
sappréte  à  dévorer  j  fes  mugillemcns  de- 
mandent fa  proie  :  tandis  que  vers  les  bor- 
nes reculées  de  Téther ,  le  cryftal  brillant 
d'un  ciel  pur  çk:  nouveau  s'étend  ôc  fe  dé- 
ploie fous  les  pas  de  l'Eternel.  C'eft  lui  qui 
apparoir  dans  la  grandeur  au-delfus  du  mon- 
de en  flammes.  Un  ange  aux  ailes  d'or  le 
précède ,  Se  balaie  devant  lui ,  comme  , 
des  nuages ,  la  poulîlere  des  foleils  qui  achè- 
vent de  Te  dilfoudre.  La  Nature  expirante 
fe  débat  encore  dans  les  tranfes  de  la  mort. 
N'entends-tu  pas  C^s  derniers  gémillemens  ? 
Où  fommes-nous  ,  Lorenzo  î  La  terre  qui 
nous  foutenoit  ,  abymée  fur  elle-même  , 
s'eft  fondue  dans  ce  déluge  brûlant.  Où 
fuir  ?  Où  fe  fauver  de  Dieu  î 

C'est  pour  ce  grand  jour  que  tous  les 
autres  jours  ont  palié  ,  que  la  terre  eft  forcie 
du  chaos ,  &  l'homme  de  la  terre.  Comme 
nos  defîrs  à  cette  idée  lâchent  prife  à  leur$ 
objets  frivoles ,  &  laiffent  tomber  le  monde, 
pour  faifir  les  Cieux  ]  Non  ,  je  ne  peux  plus 
avoir  d'autre  penfée.  Je  fuis  déjà  préfent  à 
cet  avenir.  Je  {èns  l'univers  chanceler  autour 
de  moi.  Ses  fccoulfes  ébranlent  mon  ame.  Je 
vois  des  légions  d'efprics  defcendre  &  lailiér 
dans  les  Cieux  une  vafte  foiitude.  Je  vois  le 
■Juge  fuprcme  affis  fur  un  trône  de  feu ,  Le 

K  v] 


-4i8        Le  Notti  di    Young.   yi.  N  o  T  T  E, 
luce  pénétra  in  elTi  ,  e  vi  rende  vifibile  il  pen- 
ilero. 


Ma  ,  e  chi  è  quel  Angelo  orribile  ,  e  sfigu- 
rato  cil'  io  veggo  ui'cire  dalle  profonde  Tue  ca- 
verne ,  e  trafcinar ,  beilemmiando ,  la  fua  catc- 
na  ?  Ei  foUeva  il  déforme  fuo  capo  :  la  fronte 
folcata  dal  fulmine  è  ancor  annerica  da'  di  lui 
fuoclii.  Io  rafiguro  il  nemico  di  Dio ,  e  dell* 
uomo.  Egli  ne  viene  per  udire  la  fua  Sentenza» 
Egli  r  afcolca  ftralunando  Io  fcintillante  globo  de' 
feroci  fuoi  occhi ,  a  guifa  d'infiammata  meteora 
nel  cuor  d'  una  nuvola  procellofa.  Egli  maledi- 
Çcç.  quel  Dio ,  ch'  ei  terne.  Gli  par  di  cadere  per 
la  prima  volta  j  e  che  1'  inferno  cominci. 


Il  tempo  privato  della  fîaccola ,  che  precedeva 
il  fuo  carro ,  ed  illuminavalo  nel  fuo  corfo ,  s' a- 
vanza  al  moribondo  barlume  dell'  incendio  de* 
mondi.  Egli  chiama  a  fe  i  numerod  fuoi  fîgli.  Il 
fen  della  terra  s'  agita  alla  fua  voce  ,  e  reftitui- 
fce  alla  vita  tutte  k  generazioni.  EfTe  s'  alzana 
precipitofamente ,  ed  atterrite  abbandonano  il  loro- 
ftrato.  Ei  le  raduna  pallide ,  e  sbigottite  ;  ei  le 
conduce  afFollate  corne  una  greggia ,  e  le  cou.-- 
fegioa  air  eternità. 


L*  eternità  régna  fola.  Ertà  non  era  che  un  (b- 
gno  per  i  ^Tiorcali  :  ora  fuor  di  lei  ogni  co^  Ç 


Les  Nuits  (TYoung.  VI.  Nuit.  129- 
Volume  de  rétemité  ouvert ,  6c  tous  les  coeurs 
nus.  Un  trait  de  lumière  les  pénètre  &  y 
rend  la  penfée  viiible. 

Mais  quel  eft  cet  ange  hideux  de  défiguré 
que  je  vois  fortir  de  Tes  antres  profonds ,  &C 
traînant  fa  chaîne  en  blafphémant  ?  Il  levé 
fa  tcte  difforme  ^  fon  front  fiUonné  par  la 
foudre^  eft  encore  noirci  de  fes  feux.  Je  re- 
connois  l'ennemi  de  Dieu  de  de  l'homme. 
Il  vient  fubir  fon  Arrêt.  Il  l'écoute  en  rou- 
lant l'orbe  étinccîant  de  fes  yeux  farouches , 
comme  un  météore  enflammé  dans  le  fond 
d'une  nue  orageufe.  Il  maudit  le  Dieu  qu'il 
redoute.  Il  croit  tomber  pour  la  première 
fois ,  6c  que  l'enfer  commence. 

Le  temps  privé  du  flambeau  qui  précédoit 
fon  char  &  Téclairoit  dans  fa  courfe ,  s'a- 
vance à  la  lueur  mourante  de  l'incendie  des 
mondes.  Il  appelle  les  nombreux  enfans.  Le 
fein  de  la  terre  s'agite  à  fa  voix  ,  &c  rend  à 
la  vie  toutes  les  générations.  Elles  fè  lèvent 
brufquement  ôc  quittent  leur  couche  dans 
l'effroi.  Il  les  ralfemble  pâles  &  conftcrnées, 
il  les  conduit  prclfics  dans  un  même  troti^- 
pcau  j  &  les  remet  à  l'éternité. 

L'éternité  règne  {èule.  Elle  n'étoit  qu'ut! 
«çve  pour  lç§  mortels  :  maintenant  tQUt  çj^ 


ijo  Le  Nott'i  dl  Young.  VI.  Nottï» 
fogno.  I  fuoi  flcndaidi  ondeggian  nel  vuoto,  co* 
me  sfavillanti  Comète.  Le  fue  chiarine  riceveiido 
fiato  da  un  foiîio  immortale ,  rendon  fuoni  piii 
fpaventevoli  aflki  ,  che  1  muggito  dell'  Oceano 
fotto  la  sferza  délia  tempetta  :  gli  uomini  fi  adu- 
nano  a  migliaja  nclla  regione  ov'  è  per  farfi  il 
gran  fcioglimento  di  tutte  le  fcene  ,  che  fon  paf-^ 
£àte.  Quai  immenTo  fpazjo  !  Quai  folja  iç  ht 
riempiuto  !  Qui  gli  fpettatori  di  tutti  i  fecoli  aC- 
fiftono  alla  fine  di  quefto  dramma  mifteriofo.  Tmti 
ftanuo  in  filenzio ,  e  ia  attenzione.  Pairat»  ç  l'or* 
délia  clemenza  :  ogni  cofa  è  eftrema  :  ogni  cof^ 
è  per  diventare  irrevocabile.  .  .  L'  Eterno  s'  alza , 
pronunzia  la  fcntenza ,  vendica  la  fua  gloria  ,  e 
la  virtii. 


Immantinenti  V  ctcrnità  col  decifo  fuc  fguar- 
<îo ,  coir  ineforabile  afpetco  ,  fcpara  con  un  oc;- 
.chjata  la  raolcitudiue  degU  ijomini  in  due  pai'îi, 
^ddita  a  ciafcuiio  1'  eteraa  £ya  dijnora ,  e  n'apre 
loro  r  ingieiro.  L' invincibil  fup  braccio  rpig^e 
X  colpevoli  ncir  abifio  ,  gira  un  «norme  chiave  i, 
e  ne  ricchiude  con  gran  fragore  le  porte  Cu  gV 
infelici.  Caduti  da  Cieli ,  efli  fen  vanoo  rotolan- 
do  ,  precipitati  di  profondità  iii  profondità.  Le 
oicure ,  infernaii  caverne  fanno  eco  a'ioro  gemitù 


pK  c^uai  gridi  afTai  dÎYçrfi  odir  ii  faeno  sfi] 


Les  Nuits  d'Young.  VI.  Nuit,  i^i 
rcve  ,  excepté  elle.  Ses  étendards  flottent 
dans  le  vide,  comme  des  comètes  éclatantes. 
Ses  clairons  enflés  par  un  louffle  immortel , 
rendent  des  ions  plus  formidables  que  l'O- 
céan grondant  fous  les  coups  de  la  tempête  y 
les  hommes  le  raflemblent  par  milliers  dans 
la  région  où  va  s'opérer  le  grand  dénoue- 
ment de  toutes  les  icenes  qui  ont  pallé.  Quel 
efpace  immenfe  !  Quelle  foule  l'a  rempli  \ 
Ici  les  fpeélateurs  de  tous  les  fiecles  alîîftent 
à  la  fin  de  ce  drame  myftérieux.  Tous  font 
dans  le  filence  &  dans  Tattente.  L'heure  de 
la  clémence  eft  paifée  :  tout  eft  extrême  , 
tout  va  devenir  irrévocable...  L'Eternel  fe 
levé  :  il  prononce  l'Arrêt,  venge  fa  gloire  6c  la 
vertu. 

Aus SI-TOT  l'éternité  au  regard  décidé  , 
au  vifage  inexorable  ,  fépare  d'im  coup  d'œil 
la  multitude  des  hommes  en  deux  portions , 
montre  à  chacune  fa  demeure  éternelle ,  de 
leur  en  ouvre  l'entrée.  Son  bras  invincible 
poulTè  les  coupables  dans  l'abyme^  tourne 
une  clef  énorme  ,  &:  en  referme  à  grand 
bruit  les  portes  fur  les  malheureux.  Tombés 
des  Cieux  ,  ils  vont  roulant ,  précipités  de 
profondeurs  en  profondeurs.  Les  fombres 
voûtes  répondent  à  leurs  gémilîemens» 

gutis  cris  bkii  diiféfeii§  k  foût  çqcçaî 


1 5  X  Xe  Notû  di  Young.  VI.  N  O  T  T  l." 
Cieli  !  Una  folla  d'Angeli,  ufciti  dal  fepolcro  ; 
gli  hanno  ripopolatx.  Tutte  le  loro  voci  pro- 
rompono  d'  accordo  in  lieti  accenti ,  che  vanno 
uniti  far  rimbombare  k  eccheggianti  volte  dell' 
etere.  Il  momento  délia  cieazione  non  fu  ccle- 
brato  con  canti  cosl  melodiofi.  Iddio  ù  fa  ve- 
dere  fenza  vélo  ,  e  fenza  nubi.  Gli  fpiriti  fopra- 
fatti  da  improvvifa  illuminazione  ,  applaudon  tutti 
al  Creatore  ,  che  vien  di  compiere  la  fua  opéra. 
Il  mondo  morale  rilplende  ,  illuminato  in  tutte 
le  fue  parti.  La  gloria  ne  incorona  1'  idca ,  la 
corte  celeftiale  ha  dato  principio  a  fuoi  eterni 
concerti.  .  .  Che  farô  io  allora  ?  Intuoncro  io  co' 
fortunati  immortali  V  inno  dcUa  félicita  ? 


{a)  L'obblîo  délia  morte  è  1' error  capitale  de' vecchi. 
lungi  da  me  un  taJ  errore  :  coloro  che  fe  ne  lafciano 
preoccupare ,  fono  già  moiti  ;  l'anima  loro  è  fepolta, 
c  il  mondo  è  la  lor  tomba.  Bramar  la  nioice  è  la  glo- 
lia  délia  vecchiezza.  Una  tal  brama  è  1'  cncomio  dclla 
vira  palîata,  ed  il  mallevadore  délia  fclicità  futura.  Noi 
dovremmo  piedirci  a  noi  ftelfi  il  futuro  noftro  deftino. 
Quelle  farebbe  il  mezzo  di  togliere  alla  morte  la  fua 
amarezza.  Per  imparare  a  non  tcmerla  ,  convien  penfarvi 
fovence.  L'  anima  che  prova  ribrezzo  per  un  cosi  preziofo 
penlîero ,  è  immerfa  in  cencbre  più  profonde  adài  ,  che 
quelle  délia  mezza  notre.  Addormentata  in  tal  errore  fal 
pendio  d' un  precipizio  ,  il  primo  foffio  di  vento  ve  la 
précipitera  irremediabilmente. 

Tu  mi  chiederai  ,  Lorenzo  ,  perché  io  mi  oflino  z 
ftordirti  gli  orecchj  ,  col  ripetcre  cosi  fovente  il  nome 
délia  morte.  Afcolta.  Quefto  penfiero  è  una  li.'vapoffenre^ 
che  foUeva  1'  uom  dalla  polvere  ,  e  fu'  fuoi  piedi  il  ci- 
mette.  Egli  colma  la  fpaventevole  profondità  dell' abilïb 
">«»fçinale  ^  c  ci  fe  fcendere  ncL  fept;lcro  pet  una.  chiHa 


Lès  Nuits  d'Young.  VI.  Nuit.  135 
dre  dans  les  Cieux  !  Une  foule  d'anges  for- 
tis  du  tombeau  les  ont  repeuplés.  Toutes 
leurs  voix  partent  enfemble  &  vont  frapper 
la  voûte  fonore  de  l'éther.  Le  moment  de 
la  création  ne  fut  point  célébré  par  des  chants 
fi  mélodieux.  Dieu  fe  montre  fans  voile  & 
fans  nuage.  Les  efprits  frappés  d'une  foudai- 
ne  illumination ,  applaudifiènt  tous  au  Créa- 
teur qui  vient  de  terminer  fa  tâche.  Le  mon- 
de moral  brille  ,  éclairé  dans  toutes  fes  par- 
ties. La  gloire  en  couronne  le  plan.  La  cour 
célefte  a  commencé  fes  concerts  éternels. . . 
Que  ferai-je  alors  ?  Entomierai-je  avec  les 
heureux  immortels  Thymne  du  bonheur  ? 


(rt)  L'oubli  de  la  more  eft  l'erreur  capirale  des  vieillards. 
loin  de  moi  cette  erreur.  Ils  font  déjà  morts  ,  ceux  qui 
s'en  lailfent  prévenir.  Leur  ame  eft:  enfevelie  ,  8^  le  monde 
eft  fon  tombeau.  La  gloire  de  la  vieillelTe  eft  de  fouhai- 
ter  de  mourir.  Ce  vœu  fait  l'éloge  de  la  vie  palFée  ,  & 
répond  du  bonheur  futur.  Kous  devrions  nous  prédire 
à  nous-mêmes  notre  future  deftinée.  Ce  leroit  le  moyen 
d'ôter  â  la  mort  fon  amertume.  Pour  apprendre  à  ne 
pas  la  craindre  ,  il  faut  y  penfer  fouvent.  L'ame  qui 
a  de  raverlîon  pour  cette  précieufe  penfée  ,  eft  dans  des 
ténèbres  plus  profondes  que  celles  du  milieu  de  la  nuit. 
Endormie  dans  cette  erreur  ,  fur  la  pente  d'un  précipice  , 
le  premier  coup  de  vent  l'y  plongera  fans   retour. 

Tu  me  demanderas,  Lorenzo  ,  pourquoi  je  ra'obftine  à 
battre  tes  oreilles  du  nom  de  la  mort.  Ecoute  :  cette  pen- 
fée eft  un  levier  puifTant  qui  fouleve  l'homme  de  la  Douf- 
fiere  ,  8c  le  redrelTe  fur  lui-même.  Elle  comble  l'efiroya- 
ble  profondeur  de  l'abyme  infernal  ,  &  nous  fait  defcen- 
dre  dans  le  tombeau  par  une  pente  plus  douce.  Quel  eft 
la  coeur  de  chair  qui  ofera  fe  jouer  ôc  folâtrer  avec  U  re- 


tj4-      i^  Notti  dî   Young.  Vï.  Nom. 

più  infenfibils  .  e  più  agevole.  Quai  è  quel  cuore  di  car- 
ne, che  ardirà  faiii  beif^i  ,  e  traltullo  ilella  formidabiU 
cternità  ,  airifclii-rla  ^  con  indi.ierenza ,  fu  un  trar  di 
dadi  ,  c  non  prsnders  vcrun  incerefl»;  ail'  altcrnativa  de* 
duc  deftiai  eiircrai ,  ed  iiievoc.bili  î  Ogni  momtnto  ,  che 
giugue,  ricchiude  il  fepoicro  ch' eia  ftaco  aperto  dal  mo- 
»ieiico   tiafcorlo. 

Non  v' ha  pazila  ,  che  non  ifmaftifca  gli  ingannevoli 
fuoi  coloiij  in  taccia  al  penfier  délia  morte.  La  mondana 
faviezza  impallidifcc  al  di  lui  corpetto  ,  c  tutre  Is  f  lie 
fu;  attractive  fono  eccliirate.  QucJta  v&na  faviezza  è  ricca 
in  promeife:  efia  non  celfa  .'i  delinear  pvogetti  nell' av- 
venir;  ,  ma  fovra  loglie  cosî  licvi  conie  qu-ille  dclia  Si- 
billa  ;  al  primo  foîîîo  effe  ne  van  difpeife  per  l'aria.  Oh 
quanco  è  divsrfa  la  vera  faviezza  '  La  prima ,  corne  la 
Luna  nel  fuo  decrefcere  ,  oçni  giorno  déclina,  e  grado  a 
grado  fi  cftingue.  la  féconda,  a  guifa  dell'  iiteflo  Piane- 
ta  ,  nel  crefcer  fuo,  aum.'nta  ogni  di  più  in  grandezza, 
c  fplendore.  Quando  la  mondana  faviezza  è  tarda  a  fpun- 
tare  il  fuo  cerchio  è  ben  prefto  trafcorfo  :  1'  infenfaca 
fua  parte  è  ben  prefto  finira  :  giacchè  tu  fai  ch'ella  più 
non  aduna  il  conlîglio  nella  tomba.  Allova  !a  morte  le 
toglie  la  mafchera  ,  e  denunzia  ail'  Eterno  la  fua  pazzia. 
Ma   la  vera  faviezza  ci  guida  trionfanti  ne'  Cieli. 

[b)  La  m.orte  de'noftri  amici  grandina  fui  nolho  capo 
come  una  uube  ,  i  cui  umidi  vapoti  eltir.guono  il  fuocp 
délie  nollre  palVioni  ,  ed  ammortifcono  quello  fplendor 
délia  vita  ond' è  accecato  l' illeffo  favio.  I  nofcri  amici, 
che  muojono  ,  fono  come  guaftacori  che  appianano  lo 
fcofcefo  paiib  délia  morte ,  infrangono  lo  fteccato  di  ter- 
rore  ,  e  d'  awerfione,  di  cui  la  natura  lo  ha  ingombra- 
to  ,  e  ci  fanno  délia  morte  un  afilo  lîcuro  ,  a  ricovero 
délie  tempefte.  I  noflri  amici ,  che  muojono  ,  fon  mef- 
faggieri  the  ci  fi  mandano  con  falutevoli  avvifi.  Igli  c 
per  noflro  vanraggio  ,  ch'  efli  cadono  ne'  languori  dclla 
malattia.  Soffriremo  noi  che  i  loro  dolori  ,  e  la  lor  mor- 
te ùeno  vani  per  noi?  Attrifteremo  noi ,  colla  noflra  in- 
gracitudine  ,  le  loro  ombre  erranti  a'noftri  fianchi  ,  e  che 
foUecitano  teneraraente  i  noftri  cuori  a  favore  délia  vjrtùî... 

Perche  rapiti  fono  i  noftri  amici?  Non  è  già  per  veq- 
derta ,  ma  per  pierà  per  noi  ,  che  il  Ciel  ce  ne  priva. 
£gli  è  per  attaccare  al  cuor  dell'  uomo  ,  per  via  de'  le- 
gami  délia  tenerezza  ,  il  penfier  délia  morte,  che  la  rg- 
gione  rroppo  indolente  ,  o  corrotta  ,  ha  si  poca  cura  di 
confervarvi.  Ma  ne  la  rag,ione,  ne  la  tenerezza,  unité  ia- 
fieme  ,  non  fono  ancora  forti  abbaftanza  per  diftruggere 
.1*  iacaucelmio   del  mondo.  Vedi  l' ora  iueforabile  ,  che 


Les  Nuits  a"  Young.  VL  N  u  i  T.     255 

doutable  éternité  ,  )a  rirquer  avec  indifférence  fur  un 
coup  de  dez  ,  8c  ne  prendra  aucun  intérêt  à  l'alternative 
cie  deux  deftinécs  extrcnies  Se  irrévocables  ?  Chaque  mo- 
ment qui  nous  arrive  ,  referme  le  tombeau  ouvert  par  le 
moment  qui  vient  de  palier. 

11   n'eft  point  de  folie  qui  ne  perde  fes  couleurs  trom- 
peufes  devant  la  penfée  do  la  mort.  La   fagelFe  mondaine 
pâlit  en  fa  prefencc  ,  &  tous  fes  faux   attraits  font  éclip- 
l'cs.    Cette    vaine   fagsiiè    ell  riclie  en  prom-lFes  :  elle  ne 
celfe  de  tracer    des  plans    dans    l'avenir  ;  mais  c'eli  fur 
des  feuilles  aulTi  légères  que  celles  de  Ta  Sibylle  :  au  pre- 
mier fouïHe  ,  elles  fe  difperfent  dans  les  airs.  Que  la  véri- 
table  fageffe  eft  différente  !   La  première  ,  comme  la  lune 
dans  fon    déclin  ,    décroît  chaque  jour  ,  &    s'éteint    par 
degrés.  La  féconde  ,   comme  cet  altre  dans  fon  croiifant , 
augmente  chacue  jour  de    grandeur  &  d'éclat.  Quand   la 
fageffe  mondaiiie  tarde  à  naître  ,  fon  cercle  ell    bientôt 
parcouru  ;    fon    rôle  infenfé  eft  Isientôt  fini  ,    car  tu  fais 
qu'elle  n'affemble  plus  de  confcil  dans  le  tombeau.  Alors 
la  mort  la  dcmafque  8<  dénonce  fa  folie  à  l'Eternel.  Mais 
la  vraie  fageffe  nous  conduit   triomphans  dans  les  Cieux. 
(è)   La  mort  de    nos    amis   fond  lur    nous  comme  un 
nuage  ,   dont   les    hum.ides  vapeurs  éteignent    le  feu  de 
nos  pallions  ,  ôc  amortiffent  cet  éclat  de  la  vie  qui  aveu- 
gle le  fage  même.   Nos  amis    mourans    font  comme   des 
pionniers^qui  applaniffent  le  paffage  efcarpé  de  la  mort  , 
brifent  les  barrières  de  terreur  ôc  d'avcrlîon  dont  la  natu- 
re l'a  embarraffé  ,   2c  nous  font  du   trépas  un  afyle  fur  , 
à  l'abri  des  orages.    Nos  amis  mourans  font  des  mellàgers 
qui  nous  font  envoyés  avec  des    avis  falutaires.  C'eil  pour 
notre  avanrage   qu'ils  tombent   dans    les  langueurs  de  la 
maladie.    Souffrirons-nous    que    leurs    douleurs    Se    leur 
mort   foient  vaines  pour  nous  î    Attrifferons-nous  par  no- 
tre ingratitude   leurs  ombres  errantes  à  nos  côtés  ,  Se  qui 
follicitent  tendrement  nos  cccurs  en  faveur  de  la  vertu?  ... 
Pourquoi  nos  amis  nous  font-ils  enlevés  ?  Ce  n'eft  point 
par  vengeance  ,  mais  par  pitié  pour  nous  que  le  Ciel  nous 
en   prive.    C'eft  pour    attacher  au  cœur    de  l'homme  par 
les   liens   de  la   tendreffe  ,  la  penfée  de   la  mon  ,  que  la 
raifon  trop  indolente  ,  ou  corrompue  ,  a  fi  peu  foin  d'y 
conferver.   Mais  ni   la  raifon  ,  ni  la  tendreffe  ,   unies  en- 
lemble  ,  ne  font  pas  encore  alFez  fo/tes  pour  détruire  l'en- 
chantement du    monde.  Vois   l'heure  inexorable  qui   s'a- 
vance près   de  toi  ,   &  qui  cependant  eft  fi  loin  de  ta  pen- 
fée.   Toute  la  vie    n'eft  employée   qu'à  l'oublier  ,    taudis 
qu'elle  devioit  l'ctrs  à  en   bien  pefer    l'importance,  L» 


ijtf       Le  2V(?m  di   Young.  VI.  Notti. 

s' avanza  vicino  a  te  ,  e  che  peraltro  è  s\  lontana  dal  tuo 
penfiero.  Tutta  la  vita  non  è  occupata  che  ad  obbliarla, 
mentre  efla  in  altro  non  dovicbbc  confumarll ,  che  a  ben 
ponderarne  l' imporcanza.  La  morte  ,  che  ci  è  fenipre  mi- 
naccevole  alT  ul'cio  •,  la  morte,  la  fola  oofa  che  fia  cer- 
ta  ,  e  veraraente  importante  pur  l'uomo  ,  è  eifa  dunque 
un  ofpite  inafpettato  ,  di  cui  fi  polTa  dire  :  „  Venga 
„  quand'  eiïa  vorrà  ?  ,,  Si  ,  ad  onta  délia  nollra  cieca 
imprudenza  j  che  ogni  giorno  l' invita  ,  e  con  a!te  grida 
la  chiama  fopra  di  noi  ;  ad  onta  délia  gran  moititudine 
di  forieri ,  cLe  vengono  annunziarci  il  di  Ici  arrive,  eila 
ci  giiigne  fempre  iniprowlia,  e  ci  forprenJc.  Quai  è  mai 
la  ca^ione  d'  uno  sbaglio  si  ftrano  î  I  Cieii  rimiran 
r  uomo  ,  e  reftan  coniufi  per  lo  llupore  ,  nel  vederla 
operare.  Son  dunque  i  piaceii  diUa  vita  cosi  calcati , 
che  un  iùante  di  timoré,  e  d' allarmi ,  non  vi  ci  polFa 
trovare  il  fuo  luogo  ?  O  la  f  olla  deile  fue  inquietudini  , 
c  délie  fue  cure  ,  è  cosi  riihetta  ,  che  il  peniîer  délia 
morte  non  polTa  ptiietrare  fino  alT  anima  ? 

Vecchi  infenfaci  ,  voi  fedete  atto«-'i'ati  da  un  cumalo 
di  volumi.  Voi  vi  perdetc  in  una  inutile  fcienza ,  che 
non  è  altro  fenonchà  una  p ompofa  ignoranza.  Voleté  voi 
elTer  più  docti  chs  quelli ,  i  quali  lî  vancano  d'cffer  tali? 
Imparate  cio  che  v'  importa  il  faperlo.  La  vita  comiine 
vi  prefeiita  un  campo  libcro  ,  onde  voi  cavcrete  la  fcien- 
za ,  che  è  la  fola  necelFaria.  L'acceffo  n'è  agevole  :  non 
vi  fon  fpine ,  che  non  impcdifcan  1'  ingrcflo.  Non  vo- 
gliate  rigettar  con  ifdegno  le  veriià  familiari  ,  che  il  li- 
bro  délia  natura  ,  e  della  fperienza  efpone  dapertutto  a* 
Voflri  occhi.  I  frutti,  che  voi  potrete  ricavaine,  fon  fructi 
immortali.  Celîàte  di  perdervi  nclla  profondità  d'  uno 
ftudio  altratto  ,  e  vano.  Volendo  render  celebri  i  voftri 
nomi ,  voi  vi  pafcete  d'  un  orgoglio  ,  che  vi  avvilifce  ; 
la  voftra  virtà  diminuifce  a  mifura  che  ne  crefce  la  vof- 
tra  riputazionc.  La  voftra  fcienza  non  ifplende  ,  corne  la 
Luna  ,  che  con  una  luce  priva  di  forza  ,  e  di  calore. 
Nelle  fredde  vol^re  fpecolazioni  ,  il  voftro  cuore  rimane 
agghiacciato.  Deftatevi  curiofi  olîérvatori  ,  vaghi  di  fa- 
pere  ogni  cofa  ,  fuorchè  quella  ,  che  premer  vi  dee  mag- 
giormentc. 

(c)  Dove  fon  ora  i  primi  Attori  délie  fcene  deU'anno 
addietro  ?  dov' è  1' akerigia  della  lor  frontc  î  Dov' è  il 
loro  coturno  ,  e  il  loro  pennacchio  ?  I  più  licti  fpetta- 
coli  della  vita  ci  parlano  della  morte  in  iftile  più  colto. 
1  noftri  teatri  ci  dipingon  l' imagine  del  lenzuolo  ferale. 
P.lîi  parlano  della  morte  ,  corne  di  ghirlande  di  fioti 
foîpefe  fovïa  un  fepolcio.  A  guifa  di  a:diti  njalandriai  j 


les  Nuits  d' Young.  VI.  N u i t.     i^f 

mort  qui  toujours  menace  à  notre  porte  ;  la  mort  ,  la 
feule  chofc  qui  Ibit  certaine  &  vraiment  importante  pour 
l'homme  ,  ell-elle  donc  un  hôte  inattendu  ,  dont  on  puif- 
fe  dire  ,  3)  qu'elle  vienne  quand  elle  voudra  «  ?  Oui  , 
malgré  notre  aveugle  imprudence  qui  chaque  jour  l'invite 
Se  l'appelle  à  grands  cris  fur  nous  -,  malgré  la  foule  d'a- 
vantcoureurs  qui  viennent  nous  annoncer  fon  arrivée  , 
elle  nous  furprend  toujours.  Quelle  eft  la  caufe  de  cette 
méprife  fi  étrange  ?  Les  Ci^ux  regardent  l'homme  ,  8c 
relient  confondus  d'étonnement  en  le  voyant  agir.  Les 
plaifirs  de  la  vie  font-ils  donc  fi  fettés  ,  qu'un  inllant  de 
craintes  &:  d'alarmes  n'y  puiiFe  trouver  fa  place  >  Oa 
bien  la  foule  de  fes  inquiétudes  &  de  fes  foins  ell-elle  d 
ptcfTée  3  que  la  penfée  de  la  mort  ne  puiffc  péuétcer  juf- 
qu'à  fon  ame  î 


Vieillards  infenfés  ,  vous  êtes  afiis  entourés  d'un  aœa? 
de  volumes.  \'ous  vous  égarez  dans  une  fcience  inutile 
qui  n'eft  qu'une  pompeufe  ignorance.  Voulez-vous  être 
plus  favans  que  ceux  qui  fe  vantent  de  l'être  î  Apprenez  ce 
qu'il  vous  importe  de  favoir.  La  vie  commune  vous  offre 
un  champ  libre  où  vous  puiferez  la  fcience  qui  eft  la  feule 
néceiTaite.  L'accès  en  elt  facile  :  nulles  épines  n'e^i  em- 
barrailent  l'entrée.  Ne  rejetez  point  avec  dédain  les  véri- 
tés familières  que  le  livre  de  la  nature  &  de  l'expérience 
expofe  par-tout  à  vos  yeux.  Les  fruits  que  vous  pourrez  en 
retirer  ,  font  des  fruits  immortels.  Cefiez  de  vous  perdre 
dans  les  profondeurs  d'une  étude  abftraite  &  vaine.  En 
voulant  rendre  vos  noms  célèbres  ,  vous  vous  repailTcz 
d'un  orgueil  qui  vous  aballFe  :  votre  vertu  diminue  à  me- 
fure  que  votre  réputation  s'accroît.  Votre  fcience  ne  jette, 
comme  la  lune ,  qu'une  lumière  fans  force  2c  fans  chaleur. 
Dans  vos  froides  fpéculations  ,  votre  cceur  relie  glacé. 
Eveillez-vous  ,  curieux  obfervateurs  ,  amoureux  de  tout 
favoir,  excepté  la  chofe  qufi  vous  intéreire. 


(c)Où  font  maintenant  les  premiers  afteurs  des  fcenes 
de  l'année  dernière  :  où  eft  l'orgueil  de  leur  front  ?  Où 
font  leurs  brodequins  Se  leur  panache  ?  Les  fpeûacles  les 
plus  joyeux  de  la  vie  nous  pprlent  de  la  mort  dans  uii 
îlyle  ^lus  fleuri.  Nos  théâtres  nous  retracent  l'image  du 
drap  funéraire,  Ils  parlent  de  la  mort  ,  comme  des  guir^ 


fej8       Le  Nottî  il  YoUfîg.  Vî.  Notte. 

che  vanno  fcavar  tefori  fepolti  nel  fen  délia  terra,  noî 
rivanghiamo  i  fepolcri  per  trovar  in  efli  la  niatcria  de' 
noftri  piaceri.  Ci  fèiifceremo  noi  fempre  l'a  le  tombe  , 
corne  il  verme  infeniibile  ,  fenza  penfare  alla  propria 
noftra  fragilità  ,  e  al   ivDllro   deftino    che  s'  avvicina  ? 

[d  )  Vedi  tu ,  Lorenzo .  il  d.;ftino  che  dee  toccare 
air  uomo  î  La  natura  ha  da  p^-rire  ,  e  l' uomo  ha  da 
ïinafcire.  Gli  artori  délia  terra  cambiano  le  fcene  paf- 
ieggiere  délia  di  lei  fiiperficie  ,  e  fanno  gemare  1'  uni- 
Verfo  focto  al  pefo  de' lor  dclitti.  Oh  corne  gemerà  l'uni- 
verfo  allora  quando  egli  farà  annegato  in  un  nuovo  di- 
luvio  !   Ma  non  farà  più  un  diluvio  d'  acqua  ! 

Al  dilHopra  del  mondo   s' alzerà    un    hrmamento  aflaî 
<iiverfo   da   quelle  ,    che    1*  uom   vcdeife  ,    c    imaginafTc 
giammai.  Egli   farà   trappanto   di  quelle   llelle   animare  , 
che    regolavano    le    ftelle   materiali.  Ben  tutt'  altro  farà 
quel  foie  ,  che   vi    fi  vedrà    sfavillare.  Oh   quaaco   poco 
quel  foie  lîmiglia  al  Banibino  di   BetelemiTie  !   Oh  corne 
r  uomo  Dio  è  diverfo  da  quel  ch' egli  era  ,   quando   ge- 
mea  fui  Calvario  !   Tuttavia  egli  è  quel    uom   de'  dolori. 
Oh   com'  egli  è  cambiato  !  Quai  pompa  il  pry.'cede  nella 
terribile  fua  grandezza  !   Tutto  il  Ci.-lo   difcende  al  fuo 
corceggio.   Gli  Angioli   lo   accompagnano  trionfanti.  Lo- 
renzo ,   quefta  fcena  ,   che  ha  da  ellér  l'ultima  nel  corfo 
délia  nacura ,   dee  elfcr  fempre  la  prima  nel  penfiero  de! 
favio.    Se    v' ha    cofa  che   polfa  muoverlo,   gli   è.    quefto 
penfiero  :  egli  delta  l'  uom  più   aironriaco  ;  egli  ci    fvelle 
dal  fonno  dclla  morte  ,  in  tui  giacciamo  fepolti.  Cerca  , 
mentre  che   il   puoi ,  un  appoggio   pià    faido  che  la  ter- 
ra ,     altrimenci    tu  n'  andrai    inabilFato    pcr    fempre.     E 
dove  il  colpcvole  troverà  egli   un  ricovero  ,  allorquando 
r  uomo  dabbene  impallidirà  collcrnato  »  Egli  è  per  quel 
|;ran  giorno   di  terrore  ,    di  decilione  ,   e   di   difperazio- 
ne ,  che  i'cternità,  la  quale   non   ferviva  che  a  mifurare 
gli  anni    degli   Dei  ,  è  fcefa  fu  1'  uom  raefchino,  e  /oi- 
mato  colla  polvere  délia    terra.    Qjel  di   d.-l  giudizio   c 
egli    loutano  /  No  :  egli   è   già  cominciaco  in   te.  La  co- 
fcienza  deputata  da  Dio  per  giudtcarti ,  va  fed.-re  fui  fuo 
Tribunale  ,  e  proftrifce  andcipatam^nte  la  tua  fcntenza. 
L"'  uomo    farà  egli   il  folo  infenûbile  ail'  arrivo    di    quel 
^ran  giorno,   che  dee  decidere,  e  confumare  il  fuo  de(- 
:ino?  S' egli  lofTe  in  cervello  ,  nulT  altra  cofa  farebbe  lo 
fcopo  ,    e    r  obbietto  de'  fuoi  penfîcri.  Chiuderà  egli    gli 
occhi  alla  veduta  d'  una  fcena,  che  trae  a  fe  l'attcnzip- 
Oe    degli  Angioli  ,  e  del  loro  Monarca  ?  Gli  Angioli  difj 
■yolli  in  c;,rchj   raggianti ,   che  forgono  gradatamente   g'i 
uni  fu  gli  alcri  çou  icijolar  proporzione   fu  le  divsi^* 


Les  Nuits  d'Young.Vl.  Nuit.     i^4 

^an(^es  de  fleurs  fu  'pendues  fur  une  tombe.  Comme  de-, 
hardis  brigands  qui  vont  d:cerrcr  les  crélbis  enfevïlis  dana 
le  ù-iu'di;  la  ceire  ,  nous'  fouillons  dans  les  tombeaux  pour 
y  trouver  la  ma:i>:re  de  nos  plaifirs.  Ramperons-nous  fur 
les  tombvaiix  ,  comme  le  ver  infcafîble  ,  fans  fonger  à 
notre  propre  frai!,ilité  6c  à  notre  deftince  qui  s'approche  ? 

{d)  \'ois-tu  ,  Lorenzo  ,  la  delHaée  qui  attend  l'i.omme» 
La  narure  doit  périr,  &  l'homme  doit  renaître.  Les  afteurs 
de  la  terre  changent  les  fcencs  palfagercs  de  fa  furfacc  , 
&  font  gcmir  l'univers  fous  le  poids  de  leurs  crimes.  Com- 
me l'univers  gémira  ,  lorfqu'il  ll-ra  noyé  dans  un  nouveau 
déluge  !  mais  ce  ne  fera  pas  un  déluge  d'eau  ! 

Au-deifus  du  monde  ,  s'élèvera  un  firmament  bien  dirFé- 
fcnt  de  celui  que  l'homme  a  jamais  vu  ou  imaginé.  Il  fe- 
ra femé  des  étoiles  animées  qui  gouvernoient  les  étoiles 
matérielles.  Il  y  verra  un  bien  aurre  foleil.  Que  ce  foleil 
cft  loin  de  rctrembler  à  l'enfant  de  Bethléem  !  Que  l'Honi- 
me-Dieu  eft  diiférenr  de  ce  qu'il  écoir  ,  lorfqu'il  gémiffoic 
fur  le  Calvaire  !  C'eft  cependant  cet  homme  de  douleurs. 
Qu'il  e(l  changé  !  Quelle  pompe  le  précède  dans  fa  gran- 
deur rerrible  !  Tout  le  Ciel  defcend  à  fa  fuite.  Les  Anges 
l'accompagnent  trioinphans.  Lorenzo,  cette  fcene  qui  fera 
la  dernière  dans  le  cours  de  la  nature  ,  doir  toujours  être 
la  première  dans  la  penfce  du  fage.  Si  quelque  chofe  peut 
l'émouvoir  ,  c'cil  cette  penfée  :  elle  réveille  l'homme  le 
plus  alfoupi ,  elle  nous  arrache  du  fommeil  de  mort  oii 
nous  relions  enfevelis.  Cherche  ,  tandis  que  tu  le  peux  , 
un  .-ippui  plus  folide  que  la  terre  ,  ou  bien  tu  t'abymeras 
pour  jamais.  Où  le  coupable  trouvcra-t-il  un  abri  ,  lorf- 
quc  l'homme  de  bien  pâ'ira  confterné  ?  C'eft  pour  ce  grand 
jour  de  terreur  ,  de  décidon  Se  de  défefpoir  ,  que  l'éter- 
nité ,  qui  ne  fervoit  qu'à  mefurer  les  années  des  dieux  ,  eft 
defcendue  fur  l'homme  chétif  6c  formé  de  la  poulliere  de 
la  terre.  Ce  jour  du  Jugement  cft-il  éloigné  ?  Non  :  il  eft 
('ommencé  en  toi.  La  confcicnce  députée  par  Dieu  pour 
i«  juger,  monte  fur  fon  tribunal  ,  6i  prononce  d'avance 
ton  arrêt.  L'homme  'cra-t-il  feul  infenlîble  à  l'événemenc 
de  ce  grand  jour  qui  doir  d'cider  te  confonmier  fes  defti- 
nées  î  S'il  éroir  fage  ,  ce  fetoit  le  but  ôc  l'objet  de  toutes 
fes  penfées.  Fermera-t-il  les  yeux  fur  une  fcene  qui  attire 
l'actentioa  des  Anges 8c  de  leur  Souverain?  Les  Anges  ran- 
gés en  cercles  radisux  qui  s'élèvent  par  ordre  au-deiTus  les 
uns  des  autres  dans  une  proportion  réglée  fur  leurs  diffé- 
rentes efpeces  ,  font  placés  comme  fur  un  amphithéâtre 
autour  du  fpeclacle  du  Jugement  dernier;  ils  ont  les  yeux 
(jU  i'honuDe  ,  Ôc  s'iaiérefTent  à  fes  deftins,   C'eft  pou£ 


t.4ô      Le  Notti  di   Young.  VI.  N  o  T  r  E. 

loro  fpezie  ,  Ton  collocaci  coirn;  in  un  anfiteatro  inroino 
«llo  fpcttacolo  del  giudizio  finale  ;  efli  tengon  gli  occhi 
rivolci  fu  r  Uomo  ,  e  prcndono  inccreiTe  per  la  di  lui 
forte.  Egli  è  psr  1'  uomo  ,  che  1'  Eterno  Signore  s'  ap- 
parecchia  a  vendicar  la  fua  gloiia.  L' intieta  creazionc 
gli  grida  di  fvolg^re  agli  occhi  de'  mortali  il  monde  mo- 
rale ,  e  di  dar  maggior  lultro  alla  natuia  col  rinovarla. 

Quel  giorno  è  ognor  prefence  al  niio  penfiero.  Ma 
<juando  tia  ch'egli  giuaga  ?  Gli  Angeli  non  polibn  dir- 
rnelo  :  eflî  indovinar  non  polfono  quel  momento  fatale, 
naicofo  a  tutti  gli  enti  creati  ,  e  da  impenecrabil  nube 
velato.  Egli  è  pero  cecto  ch'  ei  s'avvicina.  Il  luogo  deila 
fcena  è  mcn  difficile  a  indovinare.  Gran  giorno  ,  che  liai 
da  metter  fine  aile  fperanze ,  e  a'timori  dell'uomo,  apiir 
tutti  i  cuori ,  e  iilfar  il  noflro  dellino  ;  clie  dei  finire  , 
e  cominciar  ogni  cola,  deh  dimmi  ove  fei  tu?  lo  non 
ti  ritrovo  ne  nel  tempo  ,  ne  nella  cternità.  Qucfti  due 
Monarchi  ,  1'  uno  di  tutto  cio  che  è  pairato  ,  1'  altro 
di  tutto  cio  che  è  a  venire  ,  vengono  ad  incontrarfi 
fu  i  confiai  d'  ambedue  gl'  iniperj  ,  come  per  decidere  in 
quai  maniera  efli  uniranno  il  loro  potere ,  per  aumentar 
la  gvandezza  ,  e  fervir  ail'  ira  di  Dio  ,  di  cui  i  Regni 
loro  fou  dipendenti.  Allora  il  rempo ,  a  guifa  d'  un  Re 
depollo  ,  prende  a  sdegno  la  vita.  S'  abbandona  fu  la  fua 
fpada  ,  e  '1  fuo  Regno  ,  che  avea  avuto  principio  coU* 
univerlb  ,  palla  £on  lui  :  ma  egli  non  perifce  già  folo  , 
la  morte,  il  fuo  maggior  ncmico,  che  tutte  uccidea  le 
di  lui  produzioni,   inuore  con  elio. 

Il  regno  dell'  eternicâ  incomincia.  Sovrana  rifpettabî- 
le  ,  ed  oltraggiata  ,  oh  quanto  è  giufto  il  di  lei  rifenti- 
mcnto  contro  il  génère  umano  ?  Quante  volte  picchio  ef- 
fa  alla  porta  de*  noI>ri  cuori  î  Quance  volte  ha  elîà 
chiamato  1'  uomo  colla  voce  di  Dio  ?  Noi  1'  abbiamo 
rirpinta,  come  un  fogno  fpiacevole ,  nel  mentre  che  i 
piu  vili  di  lei  nemici  ricevcvaao  da  noi  ogni  più  gra- 
ta  accoglicnza.  Mirala  ora  aprir  le  fue  porte  ,  diecimila 
volte  più  fpalancate,  che  non  è  tre  volte  lungo  lo  fpazio, 
she    dair  lado  al  diacciato  Polo  fi  Itende. 


'<^j^* 

* 


pETTIM^V 


Les  Nuits  d'Toung.  VI.  Nuit.     241 

l'homme  que  l'Ercrnel  Ce  prépaie  à  venger  fa  gloire.  Toute 
la  -création  lui  crie  de  développer  aux  yeux  des  mortels  le 
monde  moral  ,  èc  de  donner  plus  d'éclat  à  la  nature  en  la 
renouvellant. 


Ce  jour  eft  toujours  préfent  à  ma  penlcc.  Mais  quand 
arrivera-t-il  ?  Les  Anges  ne  peuvent  me  le  dire  :  ils  ne  peu- 
vent deviner  ce  moment  fatal ,  caché  à  tous  les  erres  créés  , 
&  couvert  d'un  nuage  impénétrable.  Mais  il  ciï  certaia 
qu'il  s'approche.  Le  lieu  de  la  fccnc  eft  moins  ditiicile  à 
ïleviner.  Grand  jour  ,  qui  dois  terminer  les  efpérances  Se 
les  craintes  de  l'homme  ,  ouvrir  tous  les  cccurs  ,  &  fixer 
nos  deflins  ,  qui  dois  tout  finir  ôc  tout  commencer  ,  dis 
moij  où  es-tu?  Je  ne  te  trouve  ni  dans  le  temps ,  ni  dans  l'é- 
ternité. Ces  deux  Monarques  ,  l'un  de  tout  ce  qui  eftpali'é, 
l'autre  de  tout  ce  qui  eft  à  venir  ,  viennent  fe  rencontrer 
fur  les  confins  de  leurs  deux  empires  ,  comrrte  pour  déci- 
der de  quelle  façon  ils  uniront  leur  puiiïance  ,  pour  aug- 
menter la  grandeur  ,  8c  fervir  la  colère  de  Dieu  dont  re- 
lèvent leurs  Royaumes.  Alors  le  temps  ,  comme  un  Roi 
dépote  ,  dédaigne  de  vivre.  Il  tombe  fur  fon  glaive  ,  Se 
fon  règne  ,  qui  avoir  commencé  avec  l'univers  ,  pafTe  avec 
lui  ;  mais  il  ne  périt  pas  feul  ,  la  mort  fon  plus  grand  en- 
nemi qui   tuoit  toutes  les  produirions  ,   expire  avec  lui. 

le  règne  de  l'éternité  commence.  Souveraine  refpeélable 
Se  outragée,  que  fon  reffentiment  contre  le  genre  humain 
«ft  jufte  !  Combien  de  fois  a-t-elle  frappé  à  la  porte  de  nos 
c^urs  î  Combien  de  fois  a-t-elle  appelle  l'homme  par  la 
voix  de  Dieu  î  Nous  l'avons  rebutée  ,  comme  un  rêve  dé- 
fagréable  ,  tandis  que  fes  plus  vils  ennemis  étoient  bien 
accueillis  de  nous.  Vois-la  maintenant  ouvrir  fes  portes 
dix  mille  fois  larges  comme  trois  fois  l'efpace  qui  s'étend 
ckpuis  l'Indus  jufqu'au  pôle  glacé. 


ç^«''^ 


Tome  I. 


Z^i. 


SETTIMA      NOTTE. 


//  Carattere  délia  Morte. 


o 


H  corne  capiicciofa  ,  e  crudele  è  la  mor- 
te {a)  !  FofTe  almeno  contenta  d' involar  folamen- 
tc  i  vecchi ,  e  gli  infelici  !  Se  efTa  fi  fottoponeile 
a  fcguir  il  coiTo  della  natuia ,  in  laogo  d'  an- 
ticiparla  :  fe  afpettafie  che  i  noftri  corpi  confunti 
dagli  anni,  cadeflero  da  fc  medcfimi  nella  pol- 
vere ,  pet  raccoglicrla  nel  fepolcro  !  .  .  .  Ma  la 
fpietata  ci  trafcina  fdvente  nel  vigor  dellc  forze  , 
e  della  faiute.  Allorquando  la  vita  è  un  maie  , 
ce  la  lafcia.  È  defla  un  bene  ?  Ce  la  rapifce.  Ella 
prende  diletto  nel  far  fopravviveie  il  mendico  al 
doviziofo  ,  e  '1  mifero  mortale ,  al  mortal  fortu- 
nato.  Quanti  uomini  robufti  vengono  avvolti  ne* 
funèbre  lenzuolo  dalle  affralite  iTiani  de'  cafcanti 
malaticci ,  la  cui  vita  non  è  altro  che  una  morte 
lenta ,  e  continua  !  Quante  le  voke  veggiaxn  un 
padre  decrepito ,  lagrimar  incurvato  fu  la  tomba 
de'  fuoi  giovani  figli  !  lo  fon  quegli  ,  o  Nar- 
cifla  ,  che  ho  fcavato  la  tua ,  e  che  vi  ti  ho  col- 
locata  nella  primavera  della  tua  vita  '  .  .  .  Ma 
perché  computar  i  tuoi  anni  ?  Tu  vivelH  lunga- 
mente  in  pochi  giorni ,  giacchè  tu  eri  virtuofa. 
Non  è   îiià  1'  aftro  délie  ftagioni  ,   ma  la  virtiî , 


245 
S  E  P  T  I  E  Ivl  E     N  U  I  T. 


Le  Caracîere  de  la  Mon. 

V^  u  E  la  mort  elc  bizarre  &  cruelle  {a)\  SI 
du  moins  elle  n^emportoit  que  les  malheu- 
reux &:  les  vieillards  I . . .  Si  elle  s'alfujettil- 
foit  à  fuivre  le  cours  de  la  nature ,  au  lieu  de 
la  devancer  i  fi  elle  attendoit  que  nos  corps 
confumés  par  les  ans ,  tombalTent  d'eux-mê- 
mes en  pouillerej  pour  la  balayer  dans  le 
tombeau  ! . . .  Mais  fouvent  l'impitoyable  nous 
y  traîne  pleins  de  force  &  de  faute.  Quand 
la  vie  eft  un  mal ,  elle  nous  la  laiife  •■,  ed-elle 
un  bien  ?  elle  nous  l'arraclie.  Elle  fe  plaît  à 
lailïèr  futvivre  l'indigent  au  riche  ,  &  le 
mortel  miférable  au  mortel  fortuné.  Que 
diiommes  robuftes  font  coufus  dans  le  drap 
mortuaire  par  les  foibles  mains  des  valitu- 
dinaires ,  dont  la  vie  r/eft  qu'une  mort  lente 
&  continuelle  {  Combien  de  fois  vous  ap- 
percevez  un  père  décrépit  pleurant  courbé 
fur  la  tombe  de  fes  jeunes  cnfans  !  O  Nar- 
ciiîe  ,  c'cit  moi ,  qui  ai  creufé  la  tienne  ^  Se 
qui  t'y  ai  placée  au  printemps  de  ta  vie  !  . . . 
Mais  pourquoi  compter  tes  années  ?  Tu  as 

L  ij 


144  -^^  Nottl  di  Young.  VII.  N  o  T  T  e. 
che  mifura  I3  durata  délia  nollra  veia  efiftenza. 
Senza  viitù  fi  miior  giovane  dopo  un  fccolo  di 
vita  :  fcancelliamo ,  dalla  data  de'  fepolcri ,  gli 
anni ,  che  fono  ftati  fterili  per  lei  :  1'  uomo  non 
gli  ha  vifl'uti. 


Quando  la  virtù  fi  eftingue  ne!  di  lui  cuore , 
lo  fplendore  dcU'  010  crefce  a'  fuoi  occlii.  Egli  fe 
ne  liempic  fenza  mai  fatollaifene  :  ma  oh  corne 
la  fortuna  è  mal  nota  a'  ciechi  mortali  !  Quefta 
Dea ,  col  gajo  fuo  foirifo ,  col  perfîdo  cuore ,  fi 
compiace  ncl  tormentare ,  nell'  ingannare  gli  in- 
fenfati  di  lei  amanti.  Quai  bizzaira  pittura  mi 
prefentan  effi  nelle  lunghe  loro  fatiche  ;  quai  do- 
lente fpcttacolo  mi  pongon  efli  fott'  occhio  ne' 
vani  lor  godimenti  ! 

La  fortuna  dibatteado  per  V  aria  le  dorate  fue 
ali ,  fa  fplendere  i  fuoi  tefori  ,  fa  moftra  de'fuoi 
doni  ,  chiama  a  fe  la  forte  ,  e  le  impone  di  com- 
partirli.  Una  foUa  di  mortali  allarga  le  mani ,  le 
ftende  le  braccia ,  e  s"  apparccchia  a  ricevere  ,  a 
ftrappare  i  di  lei  benefizj.  Mirate  ,  mentf  efTa  gli 
fpande ,  con  quai  furore  fi  précipitai!  effi  gli  uni 
fu  gli  altri.  Vedete  corne  1'  amante  obblia  1'  a- 
mante ,  corne  gli  amici  opprimon  gli  amici ,  e  i 
îîgliuoli  i  lor  gsnitori.  Quanta  fagacità  per  ifco- 
l^rire  ,  quanta  audacia  per  afFerrare  la  loro  pre- 


Les  Nuits  d'Young.  VIL  Nuit.  145 
vécu  long-temps  en  peu  de  jours,  pmfque 
tu  ctois  vertueufe.  Ce  n  eft  pas  l'aftre  des  fai- 
fons  j  c'eft  la  vertu  qui  melure  la  durée  de 
notre  véritable  exiftence.  Sans  vertu  ,  on 
meurt  jeune  après  un  fiecle  de  vie  :  eftaçons 
de  la  date  des  tombeaux  les  années  qui  ont 
été  (lériles  pour  elle  :  l'homme  ne  lei  a  point 
vécues. 

Quand  la  vertu  s'éteint  dans  Ton  cœur  , 
l'éclat  de  l'or  augmente  à  Tes  yeux.  Il  s'en 
remplit  (ans  jamais  s'en  railafier  j  mais  que 
la  fortune  eft  mal  connue  des  mortels  aveu- 
gles !  Cette  dcefie  au  iourire  gai ,  au  cœur 
perfide,  Te  plaît  à  tourmenter,  à  tromper 
ies  amans  infenfés.  Quel  tableau  bizarre  ils 
me  préfentent  dans  leurs  longues  fatigues  I 
quel  trifte  fpedacle  ils  m'offrent  dans  leurs 
vaines  jouifTances  ! 

La  fortune  agitant  dans  les  airs  £qs  ailes 
dorées  ,  fait  briller  les  tréfors  ,  en  étale  les 
dons ,  appelle  le  hazard  Se  le  charge  de  les 
diftribuer.  Une  foule  de  mortels ,  ouvre  fes 
mains  ,  lui  tend  les  bras ,  Se  s'apprcte  à  re- 
cevoir, à  s'arracher  fes  bienfaits.  Voyez  , 
tandis  qu'elle  les  répand  ,  avec  quelle  furie 
ils  fe  jettent  les  uns  fur  les  autres.  Voyez 
comme  l'amant  oublie  fon  amante ,  comme 
les  amis  écrafent  les  amis  ,  ôc  les  enfans  , 

L  ijj 


«9 


2.4 "î  ^e  Notti  di  Young.  VIL  Nottî. 
da  î  Per  poco  che  ï  occafione  lor  fia  prcpizia , 
nulla  gli  arrefta.  Effi  non  fî  fanno  cofcicnza  di 
violare  i  Tagri  ripari  délia  probità ,  e  dclla  giuC- 
îizia.  Effi  ten2;on  dietro  alla  traccia  dcl  guada- 
gno ,  il  afFaticano  neir  infeguire  le  cariche ,  e  Je 
dignita  ,  infîno  a  tanto  che  rifiiiici  per  la  ftan- 
chezza ,  fuccombono. 


Uffu.iîe  c  il  loro  ardorc  ;  ma  divcrfi  Tono  i  îor 
defrini.  Qucfti  troppo  impetuofo  ne'  fuoi  dclîdcrj , 
non  dà  ncl  fcgno  per  la  foverchia  prcmura  di  co- 
glierio.  Quegli  il  tocca ,  e  cade  ,  e  la  fua  prcda 
gli  fuggc  di  mano.  Coftoro  menan  fella  ,  perché 
conduir^ro  a  lieto  fine  le  loro  imprcfe }  ma  iii 
mezzo  a'  dclirj  del  Ior  piacere ,  un  rovefcio  ini- 
pcnfato  ,  a  guifa  di  turbine  improvifo ,  invola  le 
lor  ricchezze ,  e  le  trafporca  in  mani  attonite  di 
riceverle.  Guai  a  coloro ,  il  cui  cuore  è  a  quelle 
cosi  tenacemente  attaccato ,  che  non  potè  fcpa- 
tarfene  fenza  ftracciarfi.  L'  avaro  più  fvencurato  fi 
confuma  a  canco  ail'  inutil  fuo  teforo ,  e  geme 
tuttavia  per  avère  dcl  pane.  Dove  corrcte  voi , 
livali  inafpriti  ?  Vivete  in  pace ,  e  godcte  di 
que'  béni  ,  che  vi  procacciafte.  .  .  Efll  non  danno 
orecchio  a  nefTuno.  Il  loro  rifentimento  gli  ac- 
ceca,  L'  odio  gli  trafcina  ncU'  antro  fragorofo  délie 
liti.  Il  nero  corvo  délia  cavillazione  dibacte  1'  ali 
nel  veder  la  fua  preda  ,  c  crocida  per  la  gioja 
neUo  fpogliargli  :  veniiti  da  un  palagio,  eflî  fcn 


Les  Nuits  d'Toung.  VIL  Nuit.  247 
leurs  pères.  Que  de  fagacité  pour  découvrir', 
que  d'audace  pour  railîr  leur  proie  !  Peur 
peu  que  roccafion  les  favorife  ,  rien  ne  les 
arrête.  Ils  franchilfent  fans  fcrupule  les  bar- 
rières de  la  juftice  &  de  la  probité.  Ils  fui- 
vent  le  gain  à  la  trace  ,  ils  le  fatiguent  à 
la  pourfuite  des  places  &  des  dignités  ,  juf- 
qu  à  ce  qu'épuifés  de  laffitude  ,  ils  fuccom- 
bent. 

Leur  ardeur  eft  égale  j  mais  leurs  defti- 
nées  font  dillérentes.  L'un  trop  impétueux 
dans  (es  dellrs  ,  manque  le  but  par  trop 
d'empreirenient  à  le  iaihr.  L'autre  y  touche 
Ôc  tombe  ,  &  fa  proie  lui  échappe.  Ceux- 
ci  s^applaudilLoient  de  leur  fuccès  ;  mais  au 
milieu  de  leur  enchantement ,  un  revers  im- 
prévu ,  comme  un  tourbillon  foudain  ,  en- 
levé leurs  richelfes  ôc  les  tranfportc  dans 
des  mains  étonnées  de  les  recevoir.  Malheur 
à  ceux  dont  le  cœur  y  étoit  G.  fortement  atta- 
ché ,  qu'il  n'ait  pu  s'en  léparer  fans  fe  dé- 
cliirer.  L'avare  plus  malheureux  dépérit  au- 
près de  fon  tréfor  inutile  ,  Se  gémit  encore 
pour  avoir  du  pain.  Où  courez-vous ,  ri- 
vaux aigris  ?  Vivez  en  paix  ôc  jouiifez  des 
biens  que  vous  avez  conquis. . .  Ils  n'écou- 
tent rien.  Leur  relTentiment  les  aveugle.  La 
hame  les  entraîne  dans  l'antre  bruyant  des 

L  iv 


148  Le  Notti  di  Youtig.  VII.  N o T  te. 
tornaiio  mendicando  in  una  capanna.  V  lia  di 
quclli ,  cui  la  fortuna  ftiaccia  lotco  il  pefo  de' 
doni  fuoi.  Oli  quanto  pochi  fon  quelli  iiomini, 
che  Tappiano  foilenere  la  félicita  !  Ma  la  morte 
Yiene  annientare  tucte  quefte  difuguaglianze ,  e 
ridurgli  tutti  ad  una  ugual  poveità.  Efla  mette 
iniieme  i  nomi  de'  mortali  nell'  impkrziale  fua 
urna  :  mefce  ,  e  confonde  in  efla  tutte  le  età  , 
tutti  i  gradi  di  fortuna ,  e  di  mérite  La  mano 
fua  gli  agita  con  indiffercnza  ,  e  gli  eftrae  a  for- 
te ;  fe  effa  fa  fceka ,  guai  a'  mortali ,  che  fon  fe- 
Hci  !  Tal  che  fi  crcdc  più  lunçii  dall'  invifiBil  fuo 
braccio ,  è  il  primo  ad  elTer  colpiro. 


Certo  è  che  1'  Eterno  diife  alla  morte  :  „  Vi- 
j,  bra  colpi  i  più  inafpettati ,  e  i  piii  acconci  ad 
„  atterrire  i  vivenîi.  „  Oh  com'  elfa  è  fedele  nell' 
cfeguire  un'  ordine  cosl  terribile  !  Oh  com'  efla 
delude  la  noflra  afjiettazione  ,  e  fi  fa  beffe  délia 
noftra  ficurezza  '  Efî'a  fmentifce  ogni  di  le  noftre 
conglîietture ,  e  confonde  il  nollro  vano  antive- 
dere.  Quanti  uomini  ci  colmano  di  ftupore  per 
il  génère  délia  lor  morte  !  La  nollra  raaraviglia 
eccedc  eziandio  il  noftro  dolore. 

La  profpcrità  tramanda  uiî  fijiiftro  fpkndorei  .  » 


tes  Nuits  d'Young.  VIL  Nuit.  149 
procès.  Le  noir  corbcr.ii  de  la  chicane  bat 
Aqs  ailes  à  la  vue  de  fa  proie ,  &  croalfe  de 
joie  en  les  dépouillant  :  arrivés  d'un  palais , 
ils  retournent  en  mendiant  dans  une'  chau- 
mière. Il  en  eft  que  la  fortune  écrafe  fous  le 
poids  de  fes  dons.  Qu'il  fe  trouve  peu  d'hom- 
mes qui  fâchent  fupporter  le  bonheur  (  Mais 
la  mort  vient  anéantir  toutes  ces  différen- 
ces, de  les  réduire  tous  à  une  égale  pauvre- 
té. Elle  rallèmble  les  noms  des  mortels  dans 
fon  urne  impartiale  ;  elle  y  confond  tous 
les  âges ,  tous  les  degrés  de  fortune  de  de 
mérite.  Sa  main  les  agite  avec  indifférence  , 
&z  les  tire  au  hazard.  Ou  fi  elle  fait  un  choix , 
malheur  aux  mortels  heureux  /  Tel  qui  fè 
croit  le  plus  loin  de  fon  bras  invifible  ,  cd 
le  premier  frappé. 

Sans  doute  l'Eternel  a  dit  à  fa  mort  : 
»  frappe  les  coups  les  plus  inattendus.  Se 
»  les  plus  propres  à  alarmer  les  vivans  «. 
Qu'elle  eft  fidelle  à  s'acquitter  de  ces  ordres 
terribles  |  Comme  elle  trompe  notre  atten^- 
te,  &fe  joue  de  notre  fécurité  1  Tous  les  jours 
elle  dément  nos  conjedures  &  confond  no- 
tre vaine  prévoyance.  Combien  d'hommes 
nous  étonnent  par  le  genre  de  leur  trépas .' 
Notre  furprife  furpalïe  encore  notre  douleur, 

La  profpérité  jette  un  éclat  imiftre,...  Un 

L  V 


£50  Le  Kosu  ai  Toung.  VIL  Notte> 
Una  gran  félicita  niinaccia  una  grande  fventura'. 
Sembla  quafi  chc  la  fortuna  abbia  facto  colla 
morte  una  crudcli  alleanza.  Eila  nudrifce  delica- 
taiiiente  le  victime,  clie  a  lei  deflinaj  alloiquan- 
do  le  ha  impinguate  de'  fuoi  doni ,  clîa  le  invia 
oinate  di  fiori  al  fagriiîzio.  Quante  le  volte  1'  ho 
io  vcdiita  andar  in  cerca  d'  uno  fconofciuto  fotco 
le  paglie  dcU'  ofcura  povertà  ,  trafportarlo  con 
i'apido  volo  in  grembo  ail'  opulenza ,  raunarc 
focto  la  di  lui  mano  i  béni,  e  gli  onori,  farnc 
r  oggetta  délia  fua  fcelta ,  collocarîo  in  fublime 
alcezza  ,  e  ncl  punto  illeiTo  in  cui  egli  è  dive- 
nuto  il  luminoro  og!;g;etto  de'  çelolî  fguardi  del 
pubblico  ,  ncl  mentre  che  il  di  lui  cuore  s'  ineb- 
bria  nel  dclirio  del  dikttofo  fentimento  délia  fua. 
nuova  efiftenza,  precipitarlo  a  un  tratto,  dal  col- 
mo  délia  félicita  ,  fotto  la  fpada  délia  morte  î 
Sul  mattino  egli  era  Y  obbietto  délia  noftra  invi- 
dia  :  ei  fu  la  fera  1'  oggetto  délia  ncflta  com- 
palTionc  ,  e  délie  noftrc  lagrime  ! 


Ergeva  un'  altéra  quercfa  Ta  frondofa  fua  chia- 
ma  fîna  aile  nubi  :  fpandea  in  larghifîimo  giro 
il  rczzo ,  e  V  ombra  fu  la  pianura  :  le  greg- 
ge  incotte  da'  diurni  calori  ,  fl  adunano ,  e 
fi  fermano  fotto  1'  impenecrabile  fuo  ricovero  : 
€l&  contraflo  iunghi  anni  co'  venti ,  c  colle  rcm- 
l^efte  :  ma  la  fcure  addocchia  la  di  lei  altezza  y 
c  s'  atracca  ails  radici.  PercofTa  da'  raddoppiati 
fùoi  coîpi ,  clTa  gemcndo  fbggiace  :    cade  conie 


Les  iSJ'uhs  d'Tcung.  VIL  Kuit.  ijr 
grand  bonheur  menace  d'un  grand  revers. 
La  fortune  femble  avoir  fait  une  focicté 
cruelle  avec  la  mort.  Elle  nourrit  délicate- 
ment les  viclimes  qu'elle  lui  deftine  :  quand 
elle  les  a  engraiflt'es  de  Tes  dons  ,  elle  les 
envoie  parées  de  lieurs  au  facrifice.  Com- 
bien de  fois  je  l'ai  vu  chercher  un  inconnu 
fous  le  chaume  de  l'obfcure  pauvreté  ,  le 
tranlporter  d^un  vol  dans  le  fein  de  l'opu- 
lence ,  ralfembler  fous  fa  main  les  biens  & 
les  honneurs ,  en  faire  fon  être  de  choix , 
l'établir  en  vue  fur  la  hauteur  ,  &  dans  le 
moment  où  il  eft  Tobjet  brillant  des  regards 
jaloux  du  public  j  tandis  que  fon  cœur  fous 
le  charme  s'enivre  du  fentiment  de  fa  nou- 
velle exiilence,  le  précipiter  tout-à-coup  du  faî- 
de  la  félicité  fous  le  glaive  de  la  mort  !  Le 
matin ,  il  étoit l'objet  de  notre  envie  :  le  foir  , 
il  fut  celui  d€  notre  compalîîon  de  de  nos 
larmes  ! 

Un  chêne  fupcrbe  balançoit  au  haut  des 
airs  fa  cime  touffue  :  il  répandoit  fur  la  plai- 
ne dans  un  vafte  contour  la  fraîcheur  & 
l'ombrage  :  les  troupeaux  brûlés  àcs  feux  du. 
jour  ,  fe  ralfemblcnt  &  s'arrêtent  fous  fon 
abri  impénétrable  :  long-temps  il  a  bravé  les 
vents  &  les  or::ges  ;  mais  la  cognée  remar- 
que ùi  luuteur  &  s'attache  à  ks   racines> 

Lrj, 


îfî  Le  Notti  dî  Young.  VII.  Notte. 
un  fulmine  fu  la  limbombante  pianura ,  e  k 
cuopre  coll'  immcnfîtà  de'  fuoi  rami.  La  vicina 
forefta  è  fcolTa  al  fragore  délia  fua  caduta.  Le 
valu  ,  e  i  toirenti  lontani  le  fanno  eco.  In  fimil 
guifà ,  per  mettere  in  cofternazione  la  folla  vol- 
gare  ,  la  falce  délia  morte  immola  gran  victime , 
€  rovefcia  le  telte  pid  cofpicue.  La  félicita  attrae 
la  fua  fpada. 


riù  la  vita  è  luminofa  ,   meno  efîa  dura.   Cli 
corne  gli  occhi  di  mia   figîta  fplendevano  pcr  fa- 
nità  ,    e  pcr  giovinezza  !    Efla  era  troppo  bella  , 
perché    vivefTe     lo  era  troppo    felice.  .  .  lo   noi 
fui  luugamente.    lo    non    potca    perfuadermi    che 
tanta  beltà  doved'e   cosi   prefto   perire  ,  ne  potea 
lifolvermi  a  confefTare  a  me  fteffo  ,   che   quel^a 
bocca ,  che  con  tanta  tenerezza  mi  forridea ,  era 
£cr  chiuderfi  in  fempiterno ,  e  che  qucUa ,  ch'  io 
vedea  vivcre  era  già  morta.  In  quefta  foggia  la 
morte    fi   afconde   fotco   \c   apparenze  délia  vita 
çlù  bella.    Effa  fi  prcfenta    ai  delufi    nollri  occhi 
fotïo   il   coloriro  dclla  falute   più   florida.   L'  im- 
prudente cuor   d"  un  amante    fî    lafcia   abbagliare 
diall*  avventnza  délia  fua  bella.  Nel  vedere  quelle 
cofee    guance  ,    qiaelle   frefche  vermiglie  labbra-, 
dis  iiivitano  ai  baci,   quel  graziofo  forrifo  ,  più 
mm  i^iîiâ.   ch'  cgli  ams  una  mortak  1  L'  infelice 
i  aiîài  iungi  dai  pcnfarc.  aile  kgrime  ,^  che  neKl 


Les  Nuits  d'Young.  VII.  Nuit,  ijff 
Frappé  de  Tes  coups  redoublés  y  il  ruccom- 
be  en  gémilTant  :  il  tombe  comme  un  ton- 
nerre fur  la  plaine  retentillante  &  la  couvre 
de  i'immenie  étendue  de  Tes  rameaux.  La 
foret  voifîne  eft  ébranlée  du  bruit  de  fa  chu- 
te. Les  échos  lointains  des  vallons  de  àcs  tor- 
rens  y  répondent.  Ainfi ,  pour  confterner  la 
foule  vulgaire  y  la  faulx  de  la  mort  immo- 
le de  grandes  vidHmes  &c  renverfe  les  têtes 
îlluftres.  Le  bonheur  attire  fon  glaive. 

Plus  la  vie  jette  d'éclat,  moins  elle  dure. 
Comme  les  yeux  de  ma  fille  brilloient  de 
jeunellè  ôc  de  fanté  !  Elle  étoit  trop  belle 
poiu"  vivre  l  J'étois  trop  heureux. . .  Je  ne  l'ai 
pas  été  long- temps.  Je  ne  pouvois  me  per- 
suader que  tant  de  beauté  dût  il-tôt  périr. 
Je  ne  pouvois  me  réfoudre  à  m' avouer  à 
moi-même ,  que  cette  bouche  qui  me  fou- 
rioit  il  tendrement,  alloit  fe fermer  pour  ja- 
mais &  que  celle  que  je  voyois  vivre  étoit 
déjà  morte.  C'eft  ainfi  que  la  mort  (e  cou- 
vre des  apparences  de  la  pfus  belle  vie.  Elle 
s'offre  à  nos  yeux  trompés  fous  le  coloris  dé 
La  fanté  la  plus  brillante.  Le  cœur  irapra- 
dent  d'un  amant  fe  laiife  éblouir  par  les  at- 
traits de  fon  amante.  En  voyant  ce  tein  dé 
rofès ,  ces  lèvres  vermeilles  3c  fraîches  qui. 
appellent,  les  baiferSi  ce  foorire  des  g^taces.^ 


iy4       -^^  Notti  di   Young.  VII.  Notth. 

ora  medefînia  egli  è  per  verfare  ncii'  eccelTo  delîa 

fua  difperazione  1 

Il  fortunato  Lirandro  fen  giva  uiiirfi  ail'  aflFèt- 
tuofa  fua  Afpafia.  Ricolmi  de' favori  délia  fortu- 
na ,  arricchiti  de'  doni  dclla  bellezza ,  eîfi  eiau 
giovani  ,  elTi  erano  amanti.  Tutti  coloro  che  U 
conofcevano  portavano  invidia  alla  lieta  lor  for- 
te j  ma  non  perciô  lafciavan  di  amargli.  Che 
manca  egli  per  mcttere  il  colmo  alla  loro  félici- 
ta ,  fenon  il  s;oderne  lungamente  infieme  ?  FifTata 
è  r  ora  nuziale  :  Afpalîa  attende  lo  fpofo ,  e  la 
félicita  in  un  fuperbo  palagio  ,  innalzato  vicino 
alla  fpiaggia.  EiTa  vede  fcnza  orrore  1'  onde  mi- 
nacciofe  infragnerfi  appiè  délie  fue  mura.  Ohimc  ! 
efla  non  fofpcttava  che  la  fua  fortuna  era  per 
ifcorrer  conV  ellî ,  e  fparir  piii  prefto  che  il  rag- 
gio  ,  che  fcherza  fu  l'onde!  L' aurora  forge  lu- 
minofa  ,  e  promette  un  bel  giorno  ai  due  aman- 
ti. .  .  Quel  bel  giorno  gli  vide  morire. 


Lifandro  fi  parte  dalla  tenera  Afpafîa ,  e  le 
giura  di  tornar  la  fera  nelle  fue  braccia.  Vani 
giuramenti  !  Egli  è  fu  l'  accjue. . .  La  tempefta  fî 
fblleva.  .  .  Egli  è  nel  profondo  dell'  abilTo.  Giu- 
gne  Li  fatal  nuova.  Il  mefto  filenzio  del  mefTag- 
giere  ha  annunziato  ogni  cofa.  Afpafia  legge  ne' 
di  lui  occhi  la  morte  del  fuo  amante  ,  e  fente 
Tîiciaa  la  fua.  II  fuo  cuore  fi  fchianta  :  il  dolore 


Les  Nuits  (TYoung.  VIL  Nuit,  i^f 
il  oublie  qu'il  aime  une  mortelle  /  Le  mal- 
heureux eft  loin  de  fonger  aux  larmes  qu'à 
l'heure  même  il  va  verfer  dans  fon  défefpoir  ! 

L'heureux  Lyfandre  alloit  s'unir  à  la  ten- 
dre Afpahe.  Comblés  des  faveurs  de  la  for- 
tune ,  enrichis  des  dons  de  la  beauté  y  ils 
étoient  jeunes ,  ils  étoient  amans  !  Tous  ceux 
qui  les  connoilfoient,  étoient  jaloux  de  leur 
bonheur,  &  ne  les  en  aimoient  pas  moins. 
Que  manque-t-il  à  leur  félicité ,  que  d'en 
jouir  long  temps  enfcmble  ?  L'heure  nuptia- 
le cA:  arrêtée  :  AfiDafie  attend  fon  époux  &c  le 
bonheur  dans  un  palais  (uperbe  élevé  près 
du  rivage.  Elle  voit  (ans  efrroi  les  flots  me- 
naçans  fe  brifer  au  pied  de  (i^s  murs.  Hélas  ! 
elle  ne  fe  doutoit  pas  que  fon  bonheur  alloic 
s'écouler  comme  eux  ,  &  difparoître  plus 
vite  que  le  rayon  qui  fe  joue  fur  les  ondes  ! 
L'aurore  fe  levé  brillante  &  promet  un  beau 
jour  à  ces  deux  amans. . .  ce  beau  jour  les 
vit  mourir. 

Lys  ANDRE  prend  congé  de  la  tendre  Af- 
pa(îe  ,  &c  lui  jure  de  revenir  le  foir  dans  fes 
bras.  Vains  fermens  !  Il  eft  fur  les  eaux...  Il 
eft  au  fond  de  l'abyme.  La  fatale  nouvelle 
arrive.  Le  trifte  fiience  du  meftager  a  tout 
annoncé.  Afpafie  lit  dans  (es  yeux  la  mo-rc 
de  ion  amant  &  fent  la  lîenne»  Son  cœur 


T^6  Le  Notù  dl  Young.  VU.  N  o  T  t  f . 
lo  ha  fpezzato  :  i  flngliiozzi  la  fofFocano  :  e/îâ 
fpira ,  e  va  uuiiii  feco  lui  nel  fepolcro.  Quel 
pakgio  invidiato  ,  che  dovea  racchiudere  due  fpolî 
felici ,  s'  è  ben  preflo  cangiato  in  un  monumen- 
to  di  dolore ,  e  di  morte.  L'onde  micidiali,  che 
r  han  refo  deferto ,  feguono  a  bagnarne  il  ricin- 
to  cogli  infenfibili  loro  umori.  Il  fiero  marinajo 
crede  udirgli  gemere  intorno  ,  e  non  puo  ,  paf- 
fando,  ricufarc  una  lagrima.  .  .  Ma  per  me ,  le  m.ie 
lagrime  ponno  cfTer  baftevoli  ?  Chi  mi  puô  con- 
folare  ?  .  .  .  Oh  corne    fon    vani    i    miei    siorzi  ! 

10  non  pofTo  trovar  via  di  deludeie  le  mie  pêne. 
La  ftrada  in  cui  io  enao  per  ifcollarmene  ,  mi 
riconduce  fempre  aile  mie  difgrazie.  Ecco  che  le 
mie  rifle/îlcni  m'  hanno  rifpinto  fu  I'  idea  cru- 
dele  ,  ch'  io  voleva  sfuggire.  Ah  almeno  que'  due 
infelici  fbn  morci  infieme  !  Forcunati  nella  loro 
fventura ,  Ta  morte  non  gli  ha  difgiunri.  LafTo  ! 
farebbe  duopo ,  o  non  unirfi  giammai ,  o  non 
eflere  giammai  divili  !  Narcifla  egU  c  vero  ch'  io 
non  polio  penfare  a  te  ,  fenza  che  il  cuore  non 
mi  fi.  fchianti  ;    ma    tu  non  eri  che   mia   figlia. 

11  tuo  efïère  appartenendo  al  mio  ,  n'  era  divifa  : 
elTa  (♦),  ed  io  cravam  confufi  in  un  folo  :  noi  era- 
Tfamo  Lo  ftelTo.  .  .  Si ,  fè  ella  folle  fopravvifîuta-, 
io  piil  non  avrei  (entité  1"  altre  mie  dif'rrazie  :  io 
rinovava  NarcilTa  nella  fïia  génitrice,  ed  io  di- 
menticava   lilaadro  !  O  dolce  focîetà  !    O    reneri 


(*)  luçia.  Veggafi  U  pagina  ^69^. 


Les  Nuits  d'Young.  VIL  Nuit.  2 y/ 
crevé  :  la  douleur  Ta  brifé  :  les  fanglots  la 
fufToquent  ^  elle  expire  ^  &  va  s'unir  à  lui 
dans  la  tombe.  Ce  palais  envié  qui  devoir 
renfermer  deux  époux  heureux  ,  s'eft  bien- 
tôt changé  en  un  monument  de  douleur  dc 
de  mort  (  Les  flots  homicides  qui  l'ont  rendu 
défert,  continuent  d'en  baigner  Tenceinte  de 
leurs  ondes  inieniibles.  Le  farouche  matelot 
<;roit  les  entendre  gémir  autour ,  de  ne  peut 
enpalTant  refuier  une  larme. ..  Mais  moi ,  les 
larmes  peuvent-elles  me  fuiiire  ?  Qui  peut  me 
conloier  ?  ...  Que  mes  efforts  font  vains  I 
Je  ne  peux  réulîir  à  tromper  mes  peines.  La 
route  que  je  prends  pour  m'en  écarter  ,  me 
ramené  toujours  à  mes  malheurs.  Voilà  que 
mes  réflexions  m'ont  rejeté  fur  l^idée  cruel- 
le que  je  voulois  éviter. . .  Ah  !  du  moins  ces 
deux  infortunés  font  morts  enfemble  !  Heu- 
reux dans  leur  malheur  ,  le  trépas  ne  les  a 
point  défunis.  Hélas  .'  il  faudroit  ,  ou  ne 
s'unir  jamais  ,  ou  n'être  jamais  féparés  ! 
Narciiîe  ,  je  ne  peux  ,  il  eft  vrai ,  fonger  à 
toi ,  que  mon  cœur  ne  faigne.  Mais  tu  n'é- 
tois  que  ma  fille.  Ton  être  en  touchant  au 
mien ,  en  étoit  féparé  :  elle  (*)  8c  moi ,  nous 
étions  confondus  dans  un  feul  \  nous  étions 

(*)  Lucie.  Voyez  la  page  167. 


i^S  Le  Notti  di  Young.  VII,  N  o  t  t  E. 
legami  î  Non  è  già  1'  unione  ,  gli  è  1'  intima 
mefcolanza  di  due  cuori  :  più  non  è  pofllbile  di 
fepararli  intieri.  Quando  la  fpada  dclla  morte  gli 
divide  ,  non  è  altro  che  un  folo ,  e  medefimo 
cuore ,  che  fi  fquaicia  in  due  parti  ,  e  il  fcnti- 
mento  délia  félicita  fe  ne  fcorre  per  fempre  dalla 
ferita  :  la  parte  più  rventurata  è  quella ,  che  fo- 
pravvive  :  gli  è  cio  che  rimane  inranguinato , 
che  fofFre  fintanto  che  palpita  :  ciô  che  refta , 
gli  è  ciô  che  finifce  di  niorire  ne'  tormenti.  .  . 
O  mio  cuoie ,  fçnna. .  »  Non  tocchiam  mai  quefta 
plâga.  .  . 


(  a  )  In  quella  guifa  che  gli  elementi  contrarj  fî  muo- 
von  rra  loro  eteina  guerra  ,  cosi  la  morte  ha  in  odio  1« 
vita.  Qualora  la  vira  è  felice  ,  animata  ,  briofa  ,  e  gaja, 
la  morte  la  rimira  corne  un  oltraggio ,  corne  un  tradi- 
mento  fatto  al  letargico  ftupore  ,  chu  è  la  '^gge  del  fuo 
impero  ,  in  cui  la  voluttà,  e  la  fragorofa  ambizione  dor- 
mono  in  profondilTimo  Ibnno.  Siccome  elfa  abborrifce  la 
vita,  più  la  vita  è  ridente  ,  più  elia  l'ha  in  odio;  elFa  fti- 
ina  che  1' onor  fuo  efige  di  foggiogarlaj  e  d' ingranùire  il 
proprio  potere.  Quindi  è  ch'elFa  (î  diletta  de'  llratagem- 
rai  :  elTa  è  vaga  di  forprendere  ;  elTa  ha  bifogno  d'una 
preda  di  cui  poiîa  infuperbire ,  e  meno  è  afpettata ,  più 
pompofa  è  la  fua  vittoria  ,  e  più  l'è  gradita.  Oh  quanti 
artiHzj  effa  mette  in  opéra  per  addormentare  i  noftri 
timori  !  Più  denlb  non  era  il  velo  con  cui  Tiberio  inve- 
lava  agli  occhi  altrui  i  fuoi  difegni.  Simile  a  que'  Ptinci- 
pi  ,  che  fotto  mentite  fpoglie  viaggiano  fconofciuti  nelle 
Coiti  llraniere  ,  la  morte  preude  il  nome ,  e  la  mafçbcra 


Les  Nuits  d'Young.  Vil.  Nuit,  ly^ 
le  même...  Oui ,  qu'elle  eût  furvécu  j  je  ne 
fentois  plus  mes  autres  malheurs  :  je  rerrou- 
vois  Narcllfe  dans  fa  mère ,  &  j'oubliois  Plii- 
landie!  O  douce  fociété  !  O  tendres  liens  l 
Ce  n'eft:  point  l'union  ,  c'eft  le  mélange  inti- 
me de  deux  cœurs  :  il  n'eft  plus  poffible  de 
les  réparer  entiers.  Quand  le  glaive  du  tré- 
pas les  partage  ,  ce  n'eft  qu'un  feul  &  même 
cœur  qui  fe  déchire  en  deux  portions,  &  le 
Sentiment  du  bonheur  s'écoule  pour  jamais 
par  la  bleffure  *•  la  plus  malheureufe  eft  celle 
qui  furvit  :  c'eft  ce  refte  Tanglant  qui  foufTre 
tant  qu'il  palpite  :  c'eft  ce  refte  qui  achevé 
de  mourir  dans  les  tourmens. . .  O  mon  cœur, 
arrête...  Ne  touchons  jamais  à  cette  plaie... 


(  a  )  Comme  les  clémens  contraires  fe  font  dans  la  na- 
ture une  guerre  éternelle  ,  ainfi  la  mort  s'offenfe  de  la  vie. 
Lorfque  la  vie  eft  heureufe  ,  animée  ,  brillance  &  gaie  , 
la  mort  la  regarde  comme  une  offenfe  ,  comme  une 
trahifon  faite  à  l'engourdiiTement  lctharu,ique  qui  eft 
la  loi  de  fon  empire  ,  où  la  volupté  &  la  bruyan- 
te ambition  dorment  dans  un  profond  fommeil.  Com- 
me elle  décefte  la  vie  ,  plus  la  vie  eft  riante  ,  plus 
elle  la  haîr  ;  elle  fe  fait  un  point  d'honneur  de  la  réduire  , 
&  d'agrandir  foa  pouvoir.  Aufli  elle  fe  plaît  dans  les 
ftratagèmes  :  elle  aime  à  furprendre  ;  il  lui  faut  une  proie 
dont  elle  puiiTe  s'encrgu;il!ir  ,  &:  moins  elle  eft  attendue  , 
plus  fa  viftoire  eft  éclatante  fie  lui  plaît.  Que  d'artifices 
elle  met  en  ufaje  pour  endormir  nos  craintes  !  Tibère  ne 
couvroit  pas  fes  delTcins  d'un  voile  plus  épais.  Semblable 
â  ces  Princes  qui  voyagent  inconnus  &  déguifes  dans  les 
Cours  étrangères  ,  la  mort  prend  le  nom  Ôc  le  mafque 
de  la  vie.  Elle  prend  toutes  les  formes  q^ui  fervent  à  fcs 


tèo       Le  Notti  di   Young.  VII.  Notte. 

délia  vita.  Elîà  afilime  qualunque  figura  ,  che  la  conduce 
ail'  efecuzions  degli  oriibili  fuoi  progJtti.  Quannmque  pa- 
drona  fia  d'un  imjeio  più  vafto  di  qiieilo,  ciie  l'Aquila 
Romana  nel  fito  volo  tiafcorre  ,  eila  vuole  magjjioiineii- 
te  ampliarlo.  Come  Neione  or  fî  cela  forto  l'abito  d'un 
ballcrino ,  ora  guida  un  carro ,  e  in  abiro  da  amazone , 
tien  in  matio  le  redinl  a  condurre  il  fuo  fterzo.  Oh  quanro 
è  malagevple  il  ravvifaj^a  lino  a  quel  punto  ,  in  cui  cfTa 
divora  fottb  le  ruote  la  turbata  l\ia  viftima.  Effa  pone 
ogni  ftadio  nei^îcegUere  quelle  fembianze  ,  che  più  lîeno 
diiîimili  allô  fpolpato  fuo  carcame.  Un  corpo  cainofo ,  e 
pieu  di  falute  è  quell'  abico ,  che  più  volentieri  ,  e  più 
îbvente  ella  indolfa.  Fortunari  coloro,  che  ingaanar  non 
fî  lafciano  dalle  apparenze  !  L'uomo  che  tien  fenlpre  un 
occhio  filb  fu  la  morte ,  e  1'  akro  fermo  veifo  de'Gieli , 
è  un  uom  mortale  infieme  ,  ed  immortale.  Siccome  io 
fpiando  vo  da  gran  tempo  le  afluzie  délia  morte  ,  e  cbe 
io  r  olfervo  con  occhio  curiofo ,  cosi  l'ho  veduta ,  o 
fognai  di  vederla  ,  acconciandclî  alla  toeletta  ,  e  depo- 
nendo  le  orribili  fue  fembianze  per  prendere  un'  aria 
graziofa  ,  e  rideate.  Mufa  ,  giacchè  tu  te  ne  ricordi  ,  ri- 
chiama  alla  tua  mente  que.'ta  fiena  llravagance.  Quand* 
anche  non  foffeakro  che  un  Ibgno  ,  cgli  ciè  non  pertan- 
to  è  acconcio  afl'ai  a  far  conofcere  il  carattere  délia  morte, 
Io  mi  trovava  in  un'adunanza  di  giovani  fventati.  La 
morte  entrât  voile  n.-H'  aflemblea  :  la  natura  le  ricuso 
r  ingrello  ;  ma  eiîa  riufci  nel  fuo  inipegno  ad  iHanza 
d'  un  famofo  Medico  ,  che  la  conduceva  per  braccio.  ElTa 
ebbe  cura  di  licenziar  il  Dottore,  volendo  rimancriî  fco- 
nofciuta.  Efla  cède  ad  un  vecchio  ,  ma  vegeto  ufurajo  , 
la  fcarna  fua  figura,  e  TofTa  fpolpate ,  per  riconofcenza 
de!  fei'izio  ch'ei  leprefèava,  impinguando  ftudiofamen- 
te  per  lei  una  ricca  vitcima  in  un  giovane  fcialacquato- 
re  :  in  cambio  di  quella  ,  prende  le  leggiadre  fembianze 
di  quel  giovane  zerbinotto,  la  di  lui  figura  alla  mo'a, 
il  militare  fuo  fguardo  ,  e  velte  un  élégante  abito  di  fê- 
ta ,  con  cui  elîà  cuonre  l'oirido  fuo  ferai  lenzuolo.  II 
curvo  fuo  arco  s'addirizza  ,  s'allunga  ,  e  diventa  un  bel 
baftoncello  :  efTa  nafconde  i  mortaii  fuoi  dardi  negli  oc- 
chi  dalla  bella  Myra.  Parte  in  si  fatto  arnefe  la  terribil 
mafchera ,  e  fe  ne  va  cercando  avventure.  Dove  va ,  voi 
direte  ?  E  quai  luogo  fi  trova  ov'elîa  non  vada  !  Per  ad- 
dirarvi  i  luoghi  ,  da  lei  più  frequentati  ,  vi  balli  fapere 
che  la  notte  non  è  più  fedele  a  feguire  il  giorno  ,  di 
quel  che  il  fia  la  motte  a  leguir  le  pedate  del  piacere  , 
allorquando  il  piacere  vuol  bâttere  una  ftrada ,  che  la  ra- 
^ioae  vuol  evicare. 


Les  Nuits  d'Young.  VII.  Nuit.     i6i 

affreux  projets.  Quoiqu'elle  foit  maîtreirc  d'un  empire 
plus  valte  que  celui  que  l'Aigle  Romaine  parcouroir  dans 
fon  vol  ,  elle  veur  encore  l'étendre.  Comme  Néron ,  tan- 
tôt elle  elt  cachée  fous  l'habit  d'un  danfeur  ,  tantôt  elle 
mené  ua  char  ,  ôc  conduit  fon  phaeton  en  habit  d'amazo- 
ne. On  cil  loin  de  la  reconnoictc  ,  jufqu'au  moment  où 
elle  dévore  fous  les  roues  fa  viûime  démontée.  Elle  a  foin 
de  choilîr  les  formes  qui  refiemblcnt  le  moins  à  fon  fque- 
lette  décharné.  Un  corps  potelé  £c  plein  d'embonpoint  eft 
fon  habit  familier.  Heureux  ceux  qui  ne  fe  lailfent  pas 
décevoir  par  les  apparences  !  L'homme  qui  tient  toujours 
un  oeil  hxé  fur  la  nrort  ,  ôc  l'autre  attaché  fur  les 
deux  ,  eft  un  homme  à  la  fois  mortel  &:  immortel. 
Comme  j's-pie  depuis  long-temps  les  rufes  de  la  mort  , 
&:  que  je  l'obferve  d'un  œil  curieux ,  je  l'ai  vue  ,  ou  j'ai 
rêvé  que  je  la  voyois  faifant  fa  toilette  ,  quittant  tes 
traits  horribles  ,  pour  prendre  urt  air  gracieux  6c  riant. 
Mufe  j  car  tu  t'en  fouviens ,  rappelle-toi  cette  fcene  étran- 
ge. Quand  ce  ne  feroiu  qu'un  rêve  ,  il  fett  toujours  à 
faire   counoître  le  caraûere  de  la  mort. 


J'étois  dans  un  cercle  de  jeunes  fous.  La  mort  voulut 
entrer  dans  l'alïemblée  ;  la  nature  lui  refufa  la  porte  ; 
mais  elle  en  vint  à  fon  honneur  à  la  foUicitation  d'un 
Médecin  fameux  qui  lui  donnoit  le  bras.  Elle  eut  foin  de 
congédier  le  Dodeur  ,  voulant  garder  l'incognito.  Elle 
cède  .à  u;i  vieux  ufurier  vivace  fa  maigre  figure  Se  fes  os 
décharnés  ,  en  reconnoiirance  de  ce  qu'il  lui  engraiubic 
avec  foin  une  riche  vittime  dans  un  jeune  dillipateur  : 
elle  prend  en  écbange  le  maintien  léger  de  ce  jeune  petit- 
maître  ,  fa  tîgure  à  la  mode  ,  fon  regard  miiiraire  ,  Se 
palfe  une  élégante  robe  de  foie  dont  elle  couvre  fon  affreux 
drap  mortuaire.  Son  arc  courbé  fe  dreffe  ,  s'allonge  Sc 
devient  un  beau  jet  :  clic  cach;  fes  traits  mortels  dans  les 
yeux  de  la  belle  Myra.  Le  terrible  mafque  dans  cet  accou- 
trement part  &;  va  chercher  des  aventures.  Où  va-r-elle  , 
dcmanderez-vous;  Eh!  où  ne  va-t-elle  pas  ?  Pour  vous  in- 
dicjuer  les  lieux  qu'elle  hante  le  plus  ,  qu'il  vous  fuffîfe 
de  favoir  que  la  nuit  n'ell  pas  plus  fidelle  à  fuivre  le 
jour  ,  qu;  la  mort  ne  l'eft  à  fuivre  les  pas  du  plaifir  , 
quand  le  plaiùr  tient  une  route  que  la  raifon  veut  éviter. 


x£i       Le  Nota  di    Young.  VII.  N  o  r  t  r. 

Qiiando  la  ciilTolutezza  chiude  la  porta  alla  ragionr, 
c  elle  la  ftolta  gioja  ûlurpa  il  luogo  àzl  fenno,  alloia 
la  morte  alla  telta  del  banchetto ,  o  del  ballo  ,  mena  la 
•danza  ,  «gi:a  i  dadi ,  ed  empie  più  volte  a  ribocco  la 
nottuiua  lua  tazza.  Bevendo  allegiainente  in  faluce  de' 
fiio!  \iiû  compagni  ,  elia  ride  iiiteinamente  nel  vedergli 
lider  di  ki  ,  comj  fe  elfa  foire  afTsnte  ,  e  lonrana  da  lo- 
10  ;  cd  alloicjiiaado  gli  rpiiiti  fon  rifca'.dati ,  che  tutti  î 
limori  fouo  sbanditi  ,  che  i  cuoii  imnierfi  fou  nella 
gioja  ,  clic  eili  chiamano  tutti  i  piaceri  délia  terra  ,  e 
gii  iuvitano  alla  cena  ,  e  che  il  peufîero  ne'  fuoi  delirj 
gira  la  chiare  ,  e  chiude  1' ufcio  alla  raortê  ;  La  morte, 
i'  iniprovvifo  laftia  cader  la  fua  mafchera  ,  iacrefpa  le 
ciglia  ...  gli  infelici  colpiti  dal  teriore  ,  fî  ritirano  in- 
dietro,   cadoao  ,  e  fpirano  nella  difperazione. 

Maggior  non  è  la  forprefa  ,  più  iiiiprovvifo  non  è  il 
rerrore ,  allarquando  porcaca  fu  i  rapiii  vanni  del  fal- 
nitro  tocco  ,  ed  intiammaco  dal  fuoco  ,  elFa  fcoppia  , 
fcintilla ,  tuona  ,  e  divora. 

Lorenio  ,  t'  avvolgerai  tu  nel  dolce  manto  dclla  (îcu- 
rezza  ,  perché  tu  igaori  il  moniento  ,  in  cai  la  morte 
ha  da  diîlruggerti  »  L'  ideira  lua  inccrrezza  li  è  quella, 
che  la  rende  pericolofa.  Non  voler  iniitare  la  calca  de- 
gli  uomini  ,  che  abufano  di  tutta  la  loro  vita  ,  perché 
n'è   celato  il  loro  termine. 

Senza  elière  improvvifa,  la  morte  di  Narcilîa  fu  pre- 
matura.  la  mezzo  ail'  allégua  délia  giovane  età  ,  efla 
non  dimenticava  che  avea  da  moi'ire.  I  ûioi  occhi  ,  e 
i  fuoi  peiilleri  aiidavano  fovente  ail'  incoatro  del  fua 
deftino.  Invano  la  fortuna,  d' accoido  colla  morte  ,  per 
ingannare  mia  figlia  ,  vcrfavale  largam.nte  in  feno  per 
abbagliarla ,  le  pompofe  fue  inezie  ,  c  dibatteva  al  fuo 
cofpetco  le  dorate  fus  aie  ;  cifa  non  potè  venire  a  capo , 
di  fyolgcre  i  di  lei  fguardi  dali'  ultimo  termine  dell' 
uoino. 

E  egli  ,  Lorenzo  ,  accecato  ancora  dall'  abbagliance 
fplcndore  dcll'  umane  giandezze  ?  Afpira  egli  ancora  a 
fabbricar  il  fuc  ni  do  in  région  fublime  dell'  aria,  fu 
la  lieve  cima  di  fragil  ramufcello  ,  che  puo  infragnerû 
al  primo  folïio  del  zeSîro  ,  e  trafcinarlo  feco  nclla  fuà 
oaduca  ? 

Se  fon  veri  i  miei  canti  ,  la  vicinan/.a  dclla  morte  è 
afFrettata  dalle  carezze  délia  fortuna.  Hai  tu  ancora 
r  arditï  d'  elTere  aJamato  dell'  oio  î  Vuoi  tu  ancora 
correre  a  tutra  Una  verfo  la  tua  ruina  î  La  moae  è  vaga 
di  coglicre  di  miia  un  luminofo  fcopc  ,  e  di  fcagliave  i 
fuoi  colpi   in  guifa ,  che   riefcano  itiepicofi  ,    e  intimo- 


Les  Nuits  d'Young.  VIT.  Nuit.     i6^ 

Quand  la  dcbauclie  ferme  la  porte  à  la  railon  ,  &:  que 
la  folle  joie  lUurpo  la  place  du  boa-fens  ,  alors  la  more 
à  la  cêce  du  banquet  ou  du  bal  ,  conduit  la  danfe  ,  rou- 
le les  dés  ,  &i  remplit  de  rafades  fa  coupe  nocturne.  Bu- 
vant t;aieincnt  à  la  f.inré  de  fcs  joyeux  compagnons  ,  elle 
rit  intérijurcaienc  de  les  voir  rire  d'elle  ,  comme  fi  elle 
étoit  abfcnte  5c  loin  d'eux  ;  &:  lorfque  les  efprits  font 
échaujfcs  ,  que  toutes  les  craintes  font  bannies  ,  que  les 
coeurs  font  en  jois  ,  qu'ils  appellent  tous  les  plaifirs  de 
la  terre  ,  &:  les  invitent  au  foupcr  ,  &:  que  la  pcnfée  dans 
fes  tranfports  tourn;  la  clef  &  ferme  la  porte  fur  la  mort  : 
foudain  la  mort  laiiTe  tomber  Ion  mafque  ,  fronce  le 
fourcil...  les  malheureux  frappes  de  terreur  reculent  ,  fc 
renverfent  &  expirent  dans  le  défefpoir. 

La  furprife  n'efl:  pas  plus  grande  ,  la  rerreur  n'eft  pas 
plus  foudaine  ,  lorfque  portée  fur  l'aîle  rapide  du  falpétre 
que  le  feu  touche  Se  erabrafe  ,  elle  éclate  ,  brille  , 
tonne  Si  dévore. 

Lorenzo ,  envelopperas-tu  ton  ame  du  doux  manteau 
de  la  fécurité  ,  parce  que  tu  ignores  le  moment  où  I.x 
mort  doit  te  détruire  ?  C'ell  fon  incertitude  même  qui 
la  rend  dangereufe.  N'imite  cas  la  foule  des  hommes 
qui  abufent  de  toute  leur  vie  ,  parce  que  le  terme  leur  en 
eft  caché. 

La  mort  de  NarcifTe  fut  prématurée  ,  fans  être  imprévue. 
Au  milieu  de  la  gaieté  du  jeune  âge,  elle  n'oublioit  pas 
qu'elle  devoit  mourir.  Ses  yeux  Se  fes  penfées  alloient  fou- 
vent  au-devant  de  fa  deltinée.  En  vain  la  fortune  d'in- 
telligence avec  la  mort  pour  tromper  ma  fille  ,  lui  pro- 
diguoit  ,  pour  l'éblouir  ,  fes  brillantes  bagatelles  ,  & 
agitoit  devant  elle  fes  ailes  d'or  ;  elle  n'a  pu  réuilir  à  dé- 
tourner fes  regards  du  dernier  terme  de  l'homme. 

Lorenzo  eft-il  encore  ébloui  par  l'éclat  impofant  des 
grandeurs  bumai.ies  ?  Afpire-t-il  encore  à  bâtir  fon  nid 
au  haut  des  airs  ,  fur  le  léger  fommet  d'une  branche  fra- 
gile qui  peur  fe  brifer  à  la  première  haleiiie  du  zéphir  , 
&  l'entramcr  dans   fa  chute  ? 

Si  mes  chants  font  vrais  ,  l'approche  de  la  mort  efl:  hâ- 
tée par  les  carelfes  de  la  fortune.  Ofes-tu  encore  être  aiFa- 
mé  d'or  ?  Veux-tu  encore  courir  à  ta  ruine  ?  La  mort  aime 
à  vifer  un  but  brillant  ,  à  frapper  un  coup  éclatant  ,  qui 
alarme  au  moment  qu'il  détruit.  Quand  je  ne  recueille- 
rois  que  les  rraits  que  la  mort  lance  fur  les  têtes  qui  s'é- 
leveut  au-delius  de  la  foule  ,  j'en  autois  alFez  pour  rem- 


1^4       -^^  Nottî  di   Yoiing.  Vil.  N  o  T  T  E. 

Tifcano  nel  momsnto  in  cui  diftriiggono.  Quand'  anclie 
io  non  raccoglieiîi  che  i  dardi ,  che  la  moite  vibra  fii 
le  terte  ,  ch>;  ntlla  foUa  fignoreggiar  Ci  veggono  fu  Tal- 
tre  j  io  ne  avrei  a  fuSîcicnza  onde  riempiere  il  mio  tur- 
calfo.  Ed  io  vorrei  poter  fofpendei-e  ejucfta  tarecia  nell* 
alto  deir  aria  ,'  vicino  al  cek-fte  fagittario  del  Zodiaco, 
aflinchè  da  quel  luogo  ,  traciïè  a  le  i  pubblici  fguardi , 
e  folié  l'oggetro  délia  contemplaiione  d.-ir  uman  génère. 
Quella  farcbbe  una  teiiibile  ,  ma  benefica  cofcllazio- 
ne  ,  che  feivirebbe  a  conduire  fu  l'onde  tcmpeliofe  délia 
vita  ,  i  morcali  ,  che  la  foitulia  ha  colmati  de'  perni- 
ciofi  fuoi  doni.  lUuminaci  da  qu^-lla  ,  eiii  fcanferebbono 
Io  fajglio ,  a  cui  quafi  cutti  v.umo  rompere  ;  ed  è  Io 
aver  fempre  mageior  fîducia  ,  a  mifura  che  crefce  il  pe- 
ricolo ,  e  accec.ici  dalla  félicita  prcfencc ,  diracnticars 
il  proprio  deftino. 


i 


OTTAVA> 


Les  Nuits  d'Young.  VII.  Nuit,    i^j 

plît  mon  carquois.  Et  je  voiidiois  pouvoir  fufpenJre  zt 
carquois  au  haut  des  airs  ,  près  du  célelle  archer  du  zodia- 
que ,  afin  que  dc-là  il  attirât  les  regards  publics  ,  6c  fûc 
l'objet  de  la  contemplation  du  genre  humain. 


Ce  feroit  une  conftellation  terrible  ,  mais  bienfaifante  , 
qui  lerviroit  à  guider  fur  les  flots  orageux  de  la  vie  les 
mortels  que  la  fortune  a  comblés  de  Tes  prélens  dange-' 
reiix.  Eclairés  par  elle  ,  ils  éviteroient  l'écueil  fur  lequel 
ils  vont  prefque  tous  donner  ;  c'eit:  de  fe  raiîurer  de  plus 
en  plus  ,  à  mefure  que  le  danger  augmente  ,  6c  d'ou- 
blier leur  deftinéc  prochaine  ,  aveuglés  par  leur  félicité 
préfente. 


I 


Tome  /,  M 


%66 

OTTAVA     NOTTE. 


E 


V  Immortalïtà, 


s  s  A  (  *  )  j  è  vero  ,  non  è  fparita  dal  mondo 
cosi  giovans  corne  NarcifTa ,  cosi  prontamente 
corne  lilandro.  E  quefta  la  mia  confolazione  ? 
Ahi  lafîo  !  Gli  è  cIô  appunto  che  m'  è  cagione 
4i  maggior  tormento  !  Quefte  dilazioni  hanno 
nieflo  il  colmo  a'  miei  mali.  Perdcndola  piu  tar- 
di ,  il  doloie  di  pcrderla  è  falito  ail'  ultimo  ec- 
cefTo.  Piii  efla  vivca ,  più  i  noftri  cuori  ftringea- 
no  i  loro  nodi ,  e  s"  attaccavano  infîeme.  Allora 
quando  quefti  legami  fî  fono  infranti  1'  un  dopo 
r  akro ,  io  ho  lifencito  i  langhi  ftrazj  d'  una 
fcparazione ,  il  cui  crudel  fendniento  fi  è  eftefo 
fovra  molti  anni.  Io  mi  fcntiva  morire  grado  a 
grado  con  cfia.  Io  era  un  infelice ,  cui  un  tiran- 
no  fa  kntamcnte  ftiacciare  fotto  la  preffione  pro- 
gre/Tiva  d'  un  dolorc ,  accrefciuto  d' iltante  in  if- 
tante  ,  fînch'j  vinro  foggiacc  ,  e  che  la  morte  gli 
rvelle  di  bocca,  in  ua  orribile  llfido,  la  confef- 
fioue  di  fua   mifciia. 


(*  )   Lucia,  noîne  fotto  di  cui  è  defi^iHta  fua  moglic, 


ICJ 


HUITIEME      NUIT. 


■^u!f=^ 


E 


V  Immortalité. 


iLLE  n'a  pas ,  il  eft  vrai ,  difparu  du  mon- 
de aulîî  jeune  que   Narciffe ,  auîli   fubite- 
ment  que  Philandre  (*).  Eft-ce  là  ma  confola- 
tion  ?  Ah  c'eft  ce  qui  a  fait  mon  plus  grand 
tourment  !  Ces  délais  ont  mis  le  comble  à 
mes  maux.  En  la  perdant  plus  tard  ,  la  dou- 
leur de   la  perdre  eîl  montée  à  Ton  dernier 
excès.  Plus  elle  vivoit  ,  plus  nos  deux  cœurs 
ferroient  leurs  nœuds  ^  s'attachoient  enfem- 
ble.  Quand  ces   liens  le   font  rompus  Tun 
après  l'autre  ,  j'ai  éprouvé  les  longs  dichire- 
mens  d'une  léparationdont  le  fentiment  cruel 
s'eft  étendu  lur  pluiîeurs  années.  Je  me  fen- 
tois  mourir  par  degrés  avec  elle.  J'étois  un 
malheureux  qu'un  tyran  écrafe  lentement  fDus 
la  prefiion  progreiiive  d'une  douleur   aug- 
mentée d'inftant  en  inrtant ,  jufqu'à  ce  que 
vaincu  il  fuccombe ,  &  que  la  mort  lui  arra- 
che dans  un  cri  effrayant  l'aveu  de  fon  mal- 
heur. 

(*}   Lucie  ,  nom  ,fous  lequel  {a  femme  eft  défignée, 

.  M  ij 


1^8      Le    Notti  di    Young.  Vlîl.  N  o  T  T  E. 

Oli  quaato  clla  è  terribil  coi'a  lo  trafcinarfi  in 
tal  giiifa  paiTo  a  pafTo  ,  lo  avvicinarfi ,  fofFrendo , 
veiTo  il  termine  de'  proprj  giorni ,  lo  fcorrere , 
negli  orrori  clcU"  incertezza ,  e  dcllo  fpavcnto ,  lo 
fpazio  degli  ultimi  antii ,  come  un  lungo  andico 
ofcuro ,  che  vi  conduce  al  fepolcro  j  lo  fentirfi 
di  più  in  pivi  impegnato  nella  tctra  denfîtà  dellc 
proprie  ombre ,  nel  mentre  che  fi  vede  fpegnere 
gradatamentç  la  moribonda  luce  dclla  fperanza  I 
Talc  è  la  ftrada  orribile  in  cui  m'  ha  fpinto  il  mio 
dcftino  fui  fine  dclla  mia  carricra  :  e  lungo  quelle 
giornate  d'  afFanno  ,  e  di  difpcrazicne  la  milcra 
mia  vccchiaja  ha  dovuto  trafcinare  i  dolenti  fuoi 
paîli.  Ah  '  r  amor  proprio  avea  fmarrito  la  voce  : 
quel  aduîatore  oftinaco ,  indiviiibil  feguace  dell' 
uomo  ,  non  m'  ha  potuto  feduirc  ,  ne  diffimular- 
mi  i  mici  mali. 


Quante  le  volce  io  ferniava  fovra  di  lei  un 
occhio  immobile,  e  fgomentato,  in  cui  fî  pigne- 
vaiio  a  mio  difpetto  i  finirtri  prelagj  del  mio 
penfîero  :  Quante  le  volte  m"  i  avvenuto  di  vc- 
derh  già  morta  ,  nel  momento  medefimo ,  in  cui 
le  pallide ,  illividite  fuc  labbra  mi  volgevano  an- 
cora  un  afîetEuofo  forrifo  ;  Per  addolcir  la  mia 
pena  ,  efTa  coftrignea  la  fua  bocca  a  forridere ,  e 
richiuders  la  propria  nel  profonde  del  cuore  :  al- 
lora  appunco  che  volca  coafolarmi ,  cgli  era  al- 
lora  ch'  elTa  maggiormcnte  inafpriva  il  mio  do- 
îorc .' 


Les  Nuhs  d'Young,  VIII.  Nuit.  i6cf 
Qu'il  ell  atxreux  de  le  tramer  ainii  pas  à 
pas ,  d'avancer  en  loufirant  vers  le  terme  de 
les  jours  j  de  traverfer  dans  les  horreurs  de 
l'incertitude  &  de  Tetiroi  i^elpacc  de  Tes  der- 
nières années  comme  une  longue  &  fombre 
avenue  qui  vous  conduit  au  tombeau  ^  de  fe 
fentir  s'enfoncer  de  plus  en  plus  dans  la  noi- 
re épaiîteui"  de  les  ombres ,  en  voyant  s'é- 
teindre par  degrés  la  lueur  mourante  de  Tei- 
pérance  1  Telle  eil;  la  route  horrible  où  ma 
deftinée  m'a  forcé  d'entrer  lur  la  fin  de  ma 
carrière  :  c'cil  le  long  de  ces  journées  de  peine 
&c  de  défefpoir  que  ma  trifte  vieillelfe  a 
traîné  ^cs  pas  douloureux.  Ah  !  Famour-pro- 
pre  n'avoir  plus  de  voix  :  ce  flatteur  opiniâ- 
tre attaché  à  l'homme  ,  n'a  pu  me  féduire  , 
ni  me  dilllmuler  mes  maux. 

Combien  de  fois  j'arrêtois  fur  elle  un  œil 
immobile  &  farouche ,  où  fe  peignoient  mal- 
gré moi  les  iiniftres  préfages  de  ma  penfée  / 
Combien  de  fois  il  m'elt  arrivé  de  la  voir 
déjà  morte  ,  au  moment  même  où  fes  lèvres 
pâles  &  livides  m^'adreilbient  encore  un  ten- 
dre fourire  !  Pour  adoucir  mon  chagrin  , 
elle  forçoit  fa  bouche  à  me  fourire  ,  ôz  ren- 
fcrmoit  le  (ien  au  fond  de  fon  ame  :  c'étoit 
fur-tout  quand  elle  vouloir  me  confoler  , 
qu'elle  aigriiroit  ma  douleur  ! 

M  iij 


470       Le   Notti  di  Young.  VIIL  NoTTtr 

La  morte  ,  nafcofa  nel  «di  iei  feiio  ,  veniva  ca- 
citamente  {Irug-gcndo  con  progrefli  infenfibili  , 
ma  continui ,  la  di  ki  vita.  Operofa  alrrettanto , 
altrettanto  furibonda  quanto  un  efercito,  che  fta 
air  alTedio  di  Città  bcn  muiiita,  la  crudele  folle- 
cirava  fcnza  rcquie  i  terribili  luoi  lavori  .ed  of- 
tinandofiû  voler  la  ruina  di  quel  corpo  afFrali- 
to  ,  elTa  trionfava  a  mano  a  mano  di  tutti  gli 
ajuti ,  che  1'  arte ,  e  la  natura  potevano  fommi- 
niftrare  alla  fragile  umanità.  O  voi  aftri  délia 
notte  ,  voi  che  ficte  avvezzi  a  vedcrmi  infelice , 
c  ad  udire  i  mici  gemici  ,  voi  ben  fapete  quantc 
te  volte  lo  fpettro  délia  morte ,  movendomi  dif- 
lotto  al  capo  il  guanciale  fu  oui  fornacchiava  ^ 
mi  fvclfe  impetuofamente  dalle  braccia  del  ri- 
pofo ,  e  coflrinfc  i  miei  occbi  ad  aprirfî.  Le  mie 
pupille  f;luudcndo{I ,  cadevano  fu  la  dolente  mia: 
fpofa  moribonda  al  mio  fianco  .'  Oh  quantc  vol- 
te,  in  quelle  limghe  notti,  io  ctsiitemplava  nell* 
amarezre  dcl  mio  cuore ,  la  continua  decadcnza 
À'  *ma  vita ,  a  me  piii  cara  afïâi  di  quella  ,  che 
m'  c  ftata  lafciata  .'  Cteli  •'  Clie  non  ho  io  toi- 
icrato  in  quel  pofto  crudele ,  ov'  io  vegkava  in- 
ceifaiitcmente  ,  e  1'  ofTervava  morire  /  Ad  ogn'  ora 
che  trafcorrea ,  io  vedeva  addeiîfarfi  1'  ombra  di 
morte  fui  di  Iei  volto.  Nô ,  no  cosi  grande  non 
fa  r  orrore ,  ch'  io  provai  in  quel  di  terribile , 
in  cui  condotto  fino  ail'  orlo  del  mio  fepolcro , 
io  il  vidi  fchiudeifî  ,  e  moftrarmi  nel  profonde» 
dcl  fuo  abiflb  la  fpaventevoie  eternità.  Io  non 
£iii  £bprafatto  da  t€i'ror  cosi  giaude  in   que'  cri- 


Les  Nuits  d'Young.  VlII.  îSiuif.     iji 
La  mort,  cachce  dans  ton  fein,  minoit  four* 
dément  fa  vie  par  des  progrès  infenlibles  , 
mais  continus.  Aulli  adtive  _,    auiîi  furieufe 
qu'une  armée  qui  alliege  une  ciré  puiflante  , 
la  cruelle  prelloit  fans  rcLichc  fes  terribles 
travaux ,  &  s'obftinant  à  la  ruine  de  ce  foi- 
ble  corps  ,  elle  triomphoit  en  détail  de  tous 
les  fecours  que  Tart  &  la  nature  pouvoient 
fournir  à  la  fragile  humanité.  O  vous  !  aftres 
de  la  nuit ,  vous  qui  êtes  accoutumés  à  me 
voir  malheureux  &    à  m'entendre  gémir  , 
vous  favez  combien  de  fois  le  fantôme  de 
la  mort  agitant  fous  ma  tête  l'oreiller  où  je 
fommeillois  ,  m'arracha    brufquement    des 
bras  du  repos  &  contraignit  mes  yeux  de 
s  ouvrir.  Mes  yeux  en  s'ouvrant  tomboient 
fur  ma  trille  époufe  mourante  à  mes  côtés  I 
Combien  de  fois  dans  ces  longues  nuits  je 
contemplois  dans  l'amertume  de  mon  cœur 
la  décadence  d'une  vie  plus  chère  que  celle 
qui  m'eft  lailfée  !  Dieu  !  que  n'ai-je  pas  fouf- 
fert  dans  ce  porte  cruel  où  je  vcillois  fans 
celle  Ik  l'obfervois  mourir  !  A  chaque  heure 
qui  palfoit ,  je  voyois  s'épaiffir  fur  fon  vifage 
les  ombres  du  trépas.  Non  ,  je  n''éprcuvai 
point  tant  d'horreur  ,  dans  le  jour  terrible  , 
où  conduit  jufqu'au  bord  de  ma  tombe,  je  la 
vis  s'entr'ouvrir  S<.  me  montrer  au  fond  de 

M  iv 


lyx  Le  Notti  dî  Young.  VIII.  N  o  t  t  ï. 
tici  momenti ,  in  cui  il  dado  fatale  girô  lunga- 
mente  per  me  ,  fotto  a'  dubbiofî  miei  occhi ,  pri- 
ma di  decidere ,  fermandofi ,  per  la  vita  ,  o  per 
la  morte.  M'  è  anccr  toccata  la  vita  :  lafTo  •'  che 
altro  ho  io  guadagnato ,  fe  non  che  l'odiofo  prî- 
vilegio  di  pcnare   pià  lungamente  î 


Ma  perché  oftinarmi  nella  triftezza  ,  e  dcplo- 
rare  la  perdita  di  coloro  ,  che  non  fono   perdu- 
ti  ?  Perché  il  penfier  nollro  doloiofamente  enan- 
do  intorno  al  loro  fepolcro ,  s'  abbandona  in  pre- 
da  a'  vani  dolori  ?  L'  anima  ,  quel  celefte  fuoco , 
fî  fpcgne  efî'a  forto  le  ceneri  del  fepolcro  ?   Nô  , 
nulla   di  lei    (  pcichè  io  ignoro  ancora  quai  fta 
il    fuo    nome  ne'  Cieli  )    nulla   di  lei  è  morto , 
fuorcliè   qucUa   parte  deli'  efl'er  fuo ,  che  doveva 
jmorire.   Efî'a    non  ha  pcrduto  altra  cofa  fuorchè 
il  grofTolano ,  e   vile   involro  ,    che    le   impediva 
di  vivere  :   nô  ,  nulla   è  morto  per  lei  ,   fuorchè 
la  miferia ,    e  la  pena.  Egli  è  fopra  di  me ,  che 
il   Cielo    dee  piegare  uno   fguardo  di   compaffio- 
nc  •'  Oh  cerne  Ton  popolari  i  fcpolcri  /   Oh  come 
c    fccondo  il   loro    fv:no  /  Là    è   il  luogo  ,    dove 
r  uomo  è  generato    alla   vita.   Ma   quclla  terra , 
ov'  io  fui  derelitto  ,    non  è  alrro  che    un'  orrida 
folitudine  ,  una  regione  annaffiata  di  lagrime  ,  e 
coperta   di    funebri  ciprefiî  5    un'  ofcura  prigione , 
ov'  io  fon  chiufo  fotto  le  volte  de'  Cieli ,  e  con- 
dannato  a  dover  gemerc.   Ogni  cofa  è   follanza  , 
ogiii  cofa  è  reale ,  e  ftabile  nel  foggiorno  in  cui 


Les  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  275 
fon  abyme  l'épouvantable  éternité.  Je  ne  fen- 
tis  point  tant  d'eftVoi  pendant  ces  momens 
critiques ,  où  le  dé  fatal  tourna  long-temps 
pour  moi  ^  (ous  mes  yeux  incertains  ,  avant 
d'amener,  en  s'arrctant ,  la  vie  ou  la  mort. 
La  vie  m'ell  encore  échue  :  hélas  !  qu'y  ai-je 
gagné  ,  que  l'odieux  privilège  de  fcuffrirplus 
long-temps  î 

Mais  pourquoi  m'obftiner  à  la  trifteflê  , 
&:  pleurer  la  perte  de  ceux  qui  ne  font  point 
perdus  ?  Pourquoi  notre  penfée  triftement 
errante  autour  de  leur  tombe  ,  s'abandon- 
ne-t-elle  à  de  vaines  douleurs  ?  L'ame  ce  feu 
célefte  ,  s'éteint- elle  fous  la  cendre  des 
tombeaux  ?  Non  ,  rien  d'elle  ,  (  car  j'ignore 
encore  quel  efi:  fon  nom  dans  les  Cicux^  rien 
d'elle  n'eft  mort  que  la  portion  de  fon  être 
qui  devoit  mourir  \  elle  n'a  perdu  que  cette 
enveloppe  grolîiere  &:  vile  qui  l'cmpcchoit 
de  vivre  :  non  ,  rien  n'eft  mort  peur  elle 
que  la  mifere  &  la  peine.  C'eft  elle  qui  vit  : 
c'eft  moi  qui  dois  me  compter  au  rang  des 
morts.  C'efl  fur  moi  que  le  Ciel  doit  abaiiîer 
un  regard  de  pitié  !  Que  les  tombeaux  font 
peuplés  !  Que  leur  fein  efl:  fécond  !  C'eft  là 
que  l'homme  eR  enfanté  à  la  vie.  Mais  cette 
terre  où  je  fuis  délaiiré ,  n'eft  qu'une  affreu- 
fe  folitude  \  une  région  arrofce  de  larmes  & 

M  V 


174       ^e  Nottî'  di  Toung.  VIII.  N  o  T  t  E. 

la  mia  fpofa  dimora.  Là   nuUa    cangia  j  là  ognl 

€ofa  è  immutabile,  e  permaiiente  (a). 


Stendiamo  adunque  un  vélo  eterno  fu  la  (ua- 
tomba  ;  efla  più  non  vi  fî  trova.  Se  quel  pafTo 
è  terribile ,  eflà  già  1*  ha  fchivato.  I  miei  occhi 
la  fcguono  fuggiriva  veiTo  l' immortalità.  Già 
obbietti  d'  una  nuova  clafle  forgono ,  c  fi  ap- 
palefano  a'  confolati  miei  fguardi.  O  Notte ,  deh 
tu  m'  infpira.  lo  voglio  moftrar  ail'  uomo  la  di- 
gnità  deir  uomo.  Piaccia  al  Cielo  che  la  fiac- 
chezza  dcl  mio  ingegno  non  faccia  ingiuria  alla 
grandezza  dcl  mio  foggetto.  Deflati,  o  mio  cuo- 
re.  Ricmpiti ,  e  t  infîamma  dell'  ardente  fenti- 
lïiento  de  lia  verità.  Deh  poflano  i  miei  verfi  ef- 
fet fublimi  quanto  1'  anima  ,  e  reftar  immortali 
conV  elTa.  Ma  che  die'  io?  L'anima  prende  a  vile 
gli  aliori  pafTeggieri  d'  una  gloiia  caduca  :  io  mi 
fento  acccfo  il  perto  da  una  fpeme  più  nobiîe. 
L*  etemità  fi  è  quella,  cui  io  chiedo  il.falario  de" 
jniei  canti. 

XJomo  immortalè  ,  il  Ciel  ti  falvi  •'  Ella  è  una' 

teftemraia   il"  chiamarti  mortale.  L'  uomo  pafletà: 

ttfonfante   per    le    criflaîline  porte  délia  luce  ,  e 

fi;  renderà'  pet  fenipre  padrone  dell*  eterna  giovi- 

-PESEza..  t  Ckli  andraijiao  attoniti  nei,  vedcr  çor^ 


Les  Nuits  d'Young.  VIÏI.  Nuit,  ijf 
couverte  de  noirs  cyprès  j  une  prifoii  obfcU" 
re  où  je  fuis  enfeimé  fous  la  voûte  des  Cieux 
Se  condamné  à  gémir.  Tout  eft  fubftance  , 
tout  eft  réel  &c  folide  dans  le  féjour  qu'habi- 
te mon  époufe.  Là ,  rien  ne  change  j  c'eft  là- 
que  tout  eft  immuable  Se  permanent  {a). 

Tirons  donc  un  voile  éternel  iur  fa  tom- 
be -,  elle  n'y  eft  plus.  Si  ce  palTage  eft  terri- 
ble ,  elle  l'a  franchi.  Mes  yeux  la  fuivent 
fuyant  vers  l'immortalité.  Des  objets  d'un- 
ordre  nouveau  s'élèvent  Se  fe  découvrent  à 
mes  regards  confolés.  O  Nuit  !  inlpire-moio- 
Je  veux  montrer  à  Thomme  la  dignité  de 
rhomme.  Que  la  foibleire  de  mon  génie  ne 
déshonore  pas  la  grandeur  de  mon  fu^et. 
Eveille-toi ,  mon  cœur.  Que  le  fcntiment 
brillant  de  la  vérité  te  pénètre  &:  t^cmbrafc.' 
Puiifent  mes  vers  être  fublimes  comme  l'amie  ,- 
&  refter  immortels  comme  elle  !  Mais  que 
dis-je  î  L^ame  dédaigne  les  lauriers  paffagers' 
d'une  gloire  périirable  :  un  plus  noble  efpoir 
m*anime.  C'eft  à  l^éternité  que  je  demandé- 
lé  falaire  de  mes  chants. 

Homme  immortel ,  (Ami  !  C'eft  un  bîaC- 
phcme  que  de  t'appeller  mortel.  L'homme' 
palFera  triomphant  les  portes  de  cryftal  de- 
la  lumière  ,  Se  fe  faifira  pour  jamais  de  l'c-- 
ternelîe  jeiineiïè,- Les- Giçijx  s'étonneront  dé^ 


^J6  Le  Notti  di  Young.  VIIl.  Notte. 
trare  n<A  loro  foggiorno  queiV  effere  debole  , 
queft"  ofpite  inafpettato.  lo  d  ringrazio  ,  Dio  pof- 
feiite ,  benefico  Dio ,  che  attaccafti  1'  eternita  al 
fragile  fîgliuol  délia  polvcre.  E  dove  ripoferà  egli 
il  mio  penfîero  ,  ilanco  di  contemplare  le  tue  ma- 
raviglie  ,  e  i  tuoi  benefizj  ?  E  dunque  una  virtu 
lo  amarti  ,  lo  adorarti  ?  Non  c  egli  forfe  un  di- 
letto  ,  una  neccfîlcà  ? 

Ohimè  /  s'  egli  c  per  folFiire  che  io  rono  im- 
mortale  s  fe  1'  ecernità  non  fa  durare  il  mio  cf- 
feie  ,  che  peu  ctcrnaie  i  miei  mali  ,  che  divica 
egli  il  mio  orgoglio  ?  Ma  Dio  fa  perdonare.  Se 
i  rimorfi  generano  la  virtù  ,  la  di  lui  mano  fcri-  » 
ve  il  nome  del  reo  nel  libro  délia  félicita.  Ac- 
certato  di  fua  clcmenza ,  io  sfido  la  morte ,  e  ri- 
-piglio  la  mia  gioja  per  preftargli  i  miei  omaggi. 


Dio  animo  colla  medefîma  fiamma  tutti  glr 
cmi  intcllcttuali ,  emanazioni  preziofe  d'  una  for- 
gcnte  comune.  Egli  verso  le  ilefTo  negli  fpiriti., 
non  già  ugualmente  in  tutti ,  ma  fecondo  le  di- 
verfe  mifure ,  che  efîgevano  la  di  lui  faviezza  , 
c  r  ordine  economico  dclla  fua  idea.  Dopo  eflere 
ftari  tutti  foggetti,  ciafcuno  nella  propria  sfera, 
aile  diverfe  prove ,  ch'  ei  loro  impofe ,  fe  efli 
han  conftrvato  la  nobilrà ,  e  la  purezxa  deila  loro 
fprgente,  effi  vaimo  riu.iiriî  di  b(cl  ç,uoy;o ,  e  peij^ 
derfi  nel  fcno  dello  fpiiico  cter^Ov,      ,,        ■  \  %{ 


Les  Nuits  d'Toung.  VIIÎ.  Nuit.  277' 
voir  entrer  dans  leur  féjour  cet  être  foible  , 
cet  hôte  inattendu.  Je  te  rends  grâces  ,  Dieu 
puilîant  ,  Dieu  bienfaiéteur ,  qui  as  attaché 
l'éternité  au  fragile  enfant  de  la  pouliiere. 
Où  le  repofera  ma  penfëe ,  fatiguée  de  con- 
templer tes  merveilles  ôc  tes  bienfaits  r'  Eft- 
ce  donc  une  vertu  de  f" aimer  ,  de  t'adorer  î 
N'eft-ce  pas  un  plailir ,  mte  nécelîîté  ? 

HÉLAS  .'  Si  c'eft  pour  fouftrir  que  je  fuis 
immortel  -,  fi  l'éternité  ne  fait  durer  mon  être 
que  pour  éternifer  mes  maux ,  que  devient 
mon  orgueil  î . . .  Mais  Dieu  fait  pardonner. 
Si  les  remords  enfantent  la  vertu ,  fa  main 
écrit  le  nom  du  coupable  dans  le  livre  du 
bonheur.  Sûr  de  fa  clémence  ,  je  brave  la 
mort  &  reprends  ma  joie  pour  lui  rendre 
hommage. 

Dieu  anima  d'une  même  flamme  tous  les 
êtres  intelle'fluels,  écouleraens  précieux  d'une 
fource  commune.  Il  fe  verla  lui-même  dans 
les  efprits  ,  non  pas  également  dans  tous , 
mais  félon  les  mefures  diverfes  qu'exigeoient 
fa  fagcfTè  ôc  l'ordre  économique  de  fon  plan. 
Après  qu^ils  ont  fubi  chacun  dans  leurs  (pheres 
les  différentes  épreuves  qu'il  leur  aimpofées, 
s'il$  ont  confervé  la  noblelfe  ik  la  pureté  de 
leur  fource ,  ils  vont  s'y  réunir  de  nouveaa 
ôc  fe  peïdrc  dans  le  fein  de  l'efprit  éternel. 


i-ft      Le  Notti di  Young.  VIII.  Notté. 

Uomo ,  tu  non  fei  un  verme ,  un  vile  infetto. 
Conofci  te  ftefTo,  oiTerva  la  tua  grandezza,  im- 
para ad  ammirarti-:  in  ciô  confifte  tutro  il  fe- 
greto  délia  faviezza.  AUorquando  raccolto  nel 
mio  penfiero  ,  io  rimiro  il  mio  eflcre  ,  pofs"  io 
non  rawifare  in  me  fteflb  un  illuftie  ftraniero  , 
una  porzione  délia  divinità  fmarrita  fopra  la  ter- 
ra ?  Ah  piii  io  mi  confîdcro  ,  e  più  l' anima  mia 
fi  folleva ,  e  s'  infiamma  I  Io  rirpingo  con  ifde- 
gno  il  mondo,  e  fpicco  ardito,  verfo  l'immorta- 
iitade ,  il  mio  volo.  La  natura  a  tal  penfiero  can- 
gia ,  e  fi  perfeziona  fotto  i  miei  occhi.  L'  univer- 
£o  non  fi  prefentava  al  mio  fguardo  ,  che  come 
un  caos  informe,  ed  ofcuro  :  io  il  vegigo  cîrco- 
fcritto ,  e  tutto  rifplendente  di  luce.  Ogni  cofa 
s*  ingrandifce ,  ogni  cofa  fi  nobilita  al  mio  cof- 
petto  ,  io  fono  femprc  l' iftefla  perfona  ,  ed  io 
fono  un  altro  eflere.  Io  mi  veggo  paflare  per 
varie  fcene  ,  che  vanno  di  continu©  crefcendo  in 
ifplendore ,  ed  in  bellezza.  Oh  come  rawenire 
efpone  ,  e  fpiega  innanzi  a  me  una  maravigliofa 
fuccefllone  di  deftini ,  che  coperti  oggidi  da  om- 
bre impenetrabili ,  sfuggono  ail'  occhio  perfpicacc 
délia  conghiettura  !  Io  v^ggo  la  natura  aprirmi 
il  fuo  feno ,  e  ricevere  l'anima  mia  e-bbra  di  gioja 
ija  ifconofciute  regioni.  In  quai  delirj ,  con  quai' 
trafporti  di  giubbilo  io  incontrero  ,  c  ftrignero 
al  mio  feno  créature  fortunate  ,  fimiii  a  me  !  Quai 
moltitudine  di  fpiriti  d'  un  altr'  ordine ,  quantc 
Buove  nature  mi  fi  faranno  vedute!  Io  dimenti- 
^cro  il-  Sokj  un  plà  t>ei  uoivccTo  icancelkù 


Les  Nuits  cTïoung.  VIII.  Nuit.     279 
Homme  ,  m  n'es  point  un  ver  ,  un  vil  in- 
fede.  Connois-toi  ,    vois  ta  grandeur ,  ap- 
prends à  t'admirer  :  c  ell  là  tcut  le  fecret  de 
la  fagefle.  Quand  je  recueille  ma  penfée  & 
que  je   regarde  dans  mon  être ,  puis  je  ne 
pas  reconnokre  en  moi  un  illuftre  étranger ,. 
une  portion  de  la  Divinité  égarée  fur  la  terre  î 
Ah  !  plus  je  me  confidere  ,  plus  mon  ame 
s''éleve  &  s^embrafe  /  Je  repouife  le  monde 
avec  dédain  ,  &  je  prends  fièrement  monef- 
fbr  vers  l'immortalité.  A  cette  penfée,  la  na- 
ture change  &:  fe  perfè6tionne  fous  mes  yeux.. 
Je  ne  voyois  l'univers  que  comme  un  chaos 
informe  &  obfcur  :  je  le  vois  fini  &  tout  écla- 
tant de  lumière.  Tout  s'agrandit ,  tout  s'en- 
noblit à  mes  regards.  C'eft  toujours  moi ,  6c 
je  fuis  un  autre  être.  Je  me  vois  palTer  par 
différentes  fcenes  qui  vont  fans  cefle  augmen- 
tant d'éclat  &  de  beauté.  Comme  l'avenir 
cxpofe  &  développe  devant  moi  une  éton- 
nante fucceilîon  de  deitinées,  qui  couvertes 
aujourd'hui  d'ombres  impénétrables  échap- 
pent à  l'œil  perçanrde  la  conje(5lure!  Je  vois 
la  nature  m'ouvrir  fon  fein ,  &  recevoir  mon 
ame  ravie  dans  des  régions  inconnues.  Dans 
quel  enchantement ,  avec  quels  transports 
je  rencontrerai,  j'embralTerai  des  êtres  heu- 
reux coi^mç  moil  (Quelle  mulcicude  d'eipriuh 


aSo        Le  Notd  di   Fo««^.  VÎÎI.  N  O  T  t  E. 
indubitatamente  fîno  alla  rimembranza  di  quello , 
fu  cui  palleggiano  le  mie  pup-lle  ,  e  la  cui  villa 
oggidi  mi  rapilce. 


O  immortalità ,  chî  pu6  defcrivere  i  tuoi  te- 
fori  ,  e  definire  la  tua  natura  ?  lo  fo  almeno  che 
tu  fei  una  vita ,  il  luminofo  cui  fîlo  fi  fvolgerà 
per  tutti  i  fccoli ,  fenza  che  il  fufo  fe  ne  vaoti 
giammai.  Egli  non  Tara  cosi  fragile  come  il  filo 
ond'  é  formata  la  nera  trama  degl'  infclici  noitri 
giorni.  Oh  per  quanto  poco  tempo  noi  godiamo 
délia  luce  del  Sole  .'  In  qUal  cerchio  deplorabile 
di  fcadimento ,  e  di  riparazionc  ,  noi  ci  aggiria- 
mo  quaggid  fu  la  terra  ;  la  nbflra  falute  non  è 
altro  che  una  malattîa ,  di  continue  palliata  da' 
cjuoridiani  Timedj.  L'  anima  è  inferma  ,  e  lan- 
çuente  come  il  corpo.  Le  noftrc  virtù  le  più  pure 
mai  non  vanno  difgiunte  da  alcun  poco  di  lega , 
che  ne  fcema  il  valore.  I  nolliri  diletti  i  più  fen- 
fibili  mai  non  arrivano  alla  félicita  ;  efli  non  fon 
altro  che  confolazioni  de'  noftri  mali ,  che  ci  ref- 
tituifcon  le  forze  onde  parirc.  Enti  abbozzati ,  la 
noftra  cfillcnza  non  è  che  cominciata.  Noi  non 
fiamo  ancor  che  ail'  aurora ,  che  al  debole  cre- 
pufcolo ,  che  précède  il  giorno.  L'  uomo  ripo- 
fando  informe  nel  germe  del  padre ,  che  dee  ge- 
nerarlo  ,  non  è  già  più  ionrano  da  quefta  vita 
imperfetta  ,  di  quel  che  il  fiamo  noi  flefîl  dalla 
vira  leak ,  di  cui  U  mone  foia  aprc  1'  ingrcilb , 


Les  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  2S1 
d'un  autre  ordre  ,  que  de  natures  nouvelles 
m'apparoitront  »  J'oublierai  le  foleil  ■■,  fans 
doute  un  plus  bel  univers  effacera  jufqu'au 
fouvenir  de  celui  que  parcourent  mes  yeux, 
&  dont  la  vue  me  tranfporte  aujourdhui. 

O  immortalité  !  qui  peut  décrire  tes  tré- 
fors  Se  définir  ta  nature  î  Je  fais  du  moins 
que  tu  es  une  vie  dont  le  fil  brillant  fe  dé- 
veloppera pendant  tous  les  iiecles .  fans  que 
le  fufeau  s'épuife  jamais.  Il  ne  fera  point  fra- 
gile comme  le  fil  qui  forme  la  trame  (î  noire 
de  nos  malheureux  jours.  Que  nous  jouif- 
fons  peu  de  temps  de  la  lumière  du  foleil  ! 
Dans  quel  cercle  déplorable  de  dépériffement 
&c  de  réparation  nous  tournons  ici-bas!  No- 
tre fanté  n'ed  qu'une  maladie  palliée  fans 
ceffe  par  àQs  remèdes  journaliers.  L'ame  cfl 
infirme  &  languiifante  comme  le  corps.  Nos 
vertus  les  plus  pures  renferment  toujours 
quelque  alliage  qui  en  rabailfe  le  titre  :  nos 
pîaifirs  les  plus  vifs  n'atteignent  jamais  au 
bonheur  :  ce  ne  font  que  des  confolations  de 
nos  maux ,  qui  nous  rendent  la  force  de  fouf- 
frir.  Etres  ébauchés ,  notre  exiftence  n'eft 
que  comiraencée.  Nous  ne  fommes  qu'à  l'au- 
rore ,  qu'au  foible  crépufcule  qui  précède  le 
jour.  L'homme  repofant  informe  dans  le 
germe  du  perc  qui  doit  l'engendrer  ,  n  eil 


8ii        Le  Notd  di   Young.  VIIÎ.  NoTTÉ. 
(cjuarciaiido  il  moEtak   involto ,   eh*    ci   impri- 
giona. 


Oh  cccefll  di  giiibbilo  delf  uomo  ,  allorchè 
Tciolto  dalle  braccia  délia  morte ,  balzerà  fui 
tcatro  délia  immorralità  ,  ed  efclamerà  :  „  Tutti 
„  quefti  bcni  a  me  s*  appartengono  !  „  Quai  fu- 
bita  rivoluzione  di  ftupore  ,  e  di  gioja  provcrà 
r  anima  ufcendo  dal  fcn  délia  polvere ,  e  pafian-' 
do  dalle  ténèbre  in  un  giorno  si  nuovo  !  Giu- 
guendo  tutti  imarriti  dagli  orrori  délia  nette  ,  c 
dclla  morte  ,  e  addolorati  ancora  per  i  mali  délia 
"vita  ,  oh  corne  viva  farà  la  prima  impreffione 
délia  félicita  1  Quali  fcoiTe  deliziofc ,  quali  fre- 
miti  di  dilctto  commoveraiino  F  anima  ftupefatta  î 
Oh  come  noi  ringrazieremo  la  morte  !  .  .  .  Fer- 
ma ,  Dio  troppo  libérale  :  V  uomo  è  troppo  de- 
bole  .  .  .  lo  fono  opprefTo  dalla  fola  idea  di  qucll' 
immenfa  félicita.  Il  mio  cuore  tremando  ,  prova 
una  fpecie  di  ribrezzo ,  e  paventa  il  fentimento 
medeiîmo  délia  fomma  fua  ventura. 


Quai  ordito  di  maraviglie  infinité  fî  fvolgerà 
a'  noftri  occhi  !  Quai  turba  d'  oggetti  fconofciuti 
s"  afFoIleranno  ,  prefentandofî  a  noftri  fguardi  l 
Egli  è  allora  che  1'  uomo  potrà  render  paga  l' in- 
faziabil  fua  avidità  di  conofcere  ogni  cofa.  Tutti 
i  fegreti  del  monde  morale ,  illuminati ,  a  lui  û 


les  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  iSj 
pas  plus  éloigné  de  cette  vie  imparfaite  ,  que 
nous  ne  le  lommes  nous-mêmes  de  la  vie 
réelle  ,  dont  la  mort  feule  ouvre  l'entrée  en 
déchirant  Tenveloppe  monelle  qui  nous  em- 
priionnoir. 

O  tranfports  de  l'homme ,  lorfque  déga- 
gé des  bras  de  la  mort ,  il  s^élancera  fur  le 
théâtre  de  rimmortalité,  &  s'écriera  :  »>  Tous 
3>  ces  biens  font  à  moi  »  !  Quelle  révolution 
foudaine  de  furprife  &  de  joie  l'ame  éprou- 
vera forrant  du  fein  de  la  pouiîiere,  &  paf- 
fant  des  ténèbres  dans  un  jour  il  nouveau  l 
Arrivant  tout  effrayés  de  la  nuit  &c  des  hor- 
reurs du  trépas  ,  tk  douloureux  encore  des 
maux  de  la  vie  ,  que  la  première  impreffion. 
du  bonheur  fera  vive  !  Quelles  fêcoulfes  dé- 
licieufes  ,  quels  frémiiîemens  de  plaiûr  agi- 
teront l'ame  étonnée  !  Comme  nous  remer- 
cierons la  mort  / . . .  Arrête  ,  Dieu  trop  gé- 
néreux :  l'homme  eft  trop  foible. . .  La  feule 
idée  de  cette  immenfe  félicité  m'accable. 
Mon  cœur  tremblant  éprouve  une  forte  d'ef- 
froi ,  &  redoute  le  fentiment  de  fon  bonheur. 

Quelle  trame  de  merveilles  fans  fin  fe  dé- 
roulera devant  nos  yeux  î  Quelle  foule  d'ob- 
jets inconnus  fe  preiferont  fous  nos  regards  l 
C'eft  alors  que  l'homme  pourra  fatisfaire  fon 
iniàtiable  avidité  de  tout  connoitre.  T9U5 


i84  Le  Nota  di  Young.  VIII.  N  o  t  t  E. 
fvekranno.  Il  mondo  filîco  cfcirà  da  quelie  fol- 
te  nubi ,  che  rif:rrano ,  e  ftaiicaiio  la  viiia  del 
penfiero  ,  e  non  lafcian  vedere  al  dotto  olTerva- 
tore ,  fuorchè  anelli  infranti ,  frammenti  difperfi 
fenz'  unione  ,  e  fcnz'  ordine.  Allora  tucta  la  cate- 
na  tara  ben  connefl'a  ,  tutti  i  vuoti  farauno  riem- 
piuti  ,  efla  Tara  intiera ,  c  vifibih  da  un  capo 
air  altro  :  tutte  le  dimcnfioni  avranno  la  loro 
lunghezza ,  e  la  lor  perfezione  :  noi  vedrem  ton- 
deggiare  quello  gran  tutto ,  corne  un  globo  per- 
fetto  ,  di  cui  tutti  i  punti  illuminati ,  vcrranno 
uniti  dipignerfi  neli'  occliio  ,  da  celefùak  ^  ejlatico 
fapore  inebbriato. 


CoUocato  in  un  punto  'oMime  dello  fpazio,  fa- 
tevi  ad  abbracciare  con  un*  occhiata  ,  la  mol- 
ticudine  de'  mondi  flurtuanti  fu  1'  onde  ti^ifparenti 
deir  etere  ,  che  imprii-nono  infiniii  folchi  di  lucc 
fu  queft'  Oceano  fterminato.  Richiamate  ail'  idea 
r  enorjr.e  giandczza  del  pid  leggiero  di  qaefti 
globi  :  indi  calcolate  il  loro  prodotto  ,  infînna 
mente  piccolo  ,  con  que'  globi  infînitamenre  gran- 
di ,  e  gli  trovcrete  eflcre  appunto  cerne  la  gi- 
gantefca  grandezza  della  balena ,  paragonata  a 
quel  popcio  di  piccoli  enti,  ch'  ciTa  inghiotifce 
quafi  atomi  brillanti  ,  fenaa  fentirli.  OfTervatc 
quindi  quelle  moli  incomprenfibili ,  fparir  ancli' 
efTe  a  confronto  di  quell'  immenfo  fpazio ,  in  cui 
elTe  II  muovono  impercettibili ,  corne  i  globuletti 


Les  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  28^ 
les  fccrets  du  monde  moral  éclairé  fe  révé- 
leront à  lui.  Le  monde  phylîque  fortira  ^c 
ces  nuages  épais  qui  bornent  de  fatiguent  la 
vue  de  la  peniée  j  &  ne  iallfenc  voir  au  fa- 
vant  qui  l'obfervej  que  des  chaînons  brifés, 
des  fragmens  épais  fans  liaifon  de  fans  ordre. 
Alors  tous  les  anneaux  te  fuivront  ,  toutes 
les  lacunes  lercnt  remplies ,  la  chaîne  fera 
complette  de  vilible  d'un  bout  à  l'autre  :  tou- 
tes les  dimenlïons  auront  leur  étendue  ôc  leur 
perfeélion  :  nous  verrons  ce  grand  tout  s'ar- 
icndir  comme  un  globe  exact  dont  tous  les 
points  éclairés  viendront  le  peindre  enfemble 
dans  l'œil  enchanté. 

Placé  dans  un  point  élevé  de  l'efpace  , 
embralfez  d'un  coup  a  œil  la  multitude  des 
mondes  flottans  au-delïiis  des  ondes  tranf- 
parentes  de  l'éther  ,  ôc  traçant  des  filions 
infinis  de  lumière  fiir  cet  Océan  immenfe. 
Figurez-vous  l''énorme  grandeur  du  plus  lé- 
ger de  ces  globes  :  calculez  enluite  leur  rap-* 
port  infiniment  petit  avec  ces  orbes  infini- 
ment grands  :  c'eft  la  grandeur  gigantefique 
de  la  baleine  comparée  à  ce  peuple  de  pe- 
tits êtres  qu'elle  engloutit  comme  des  points 
brillans  fans  les  fcntir.  Voyez  enfiiite  ces 
malfes  inconcevables  difparoître  elles-mê- 
mes devant  l'enceinte  immenfe  où  elles  fc 


tt  6  Le  tiotti  di  Young.  VIII.  N  o  t  t  E. 
del  fangue ,  che  circola  nelle  noftre  vene  :  tanto 
c  vaila  r  idea  dell'  univerfo  !  Tanto  fu  fecondo 
il  Creatore  !  Or  duncjue ,  allora  qaando  quefta 
jmole  di  maraviglie ,  veduta  coo  lui  folo  fguar- 
do  ,  fi  pre  ipitera  fu  i  tuoi  occhi ,  giudica  quai 
cfFetto  far.m  per  proJurre.  Se  ï  ammirazione  c 
llna  forg-ace  di  piac^^rc ,  di  quai  torrente  di  vo- 
tuttà  fv.n:irailî  inondata  l'anima  tuai  Quai  farà 
dunque  h  tua  eitafij  allorchè  tu  vedrai  le  vef- 
timenta  ,  e  L:  maeilà  rifplcndente  dell'  ElTerc ,  che 
lafciô  cadcre  dalla  faa  mano  quel  ammafTo  di 
globi  ,  e  di  mondi ,  corne  un  faggio  del  fuo  po- 
tere  î  Ta^ti  qucgli  enti ,  al  cofpetto  délia  lumi- 
nofa  forgeiitj  oaie  fono  e.nanati ,  non  avranno 
ch-  il  dcbol  luîlro  d'  un  fiore  de'  noftri  campi  , 
in  faccia  ail'  aflro  ,  che  gli  fa  fchiudere.  Che  è 
ègîi  dunque  quel  Sole  de'  Cicli ,  da  oui  la  féli- 
cita fi  difFonde  a  gran  torrenti  fovra  tutte  le  fue 
créature  ,  e  la  cui  viila  è  cio ,  che  forma  la  fé- 
licita fuprema  ?  La  morte  fola  puo  fciogliere  una 
tal  quiftione.  Oh  quanto  poco  ne  cofta  per  com- 
perare  tanto  di  fcienza ,  e  di  piaccre  !  Non  ci  vuol 
|>iù  che  morirc. 


Oh  corne  farà  pur  dolce  cofa  lo  converfafe 
miiti  d' interefli ,  e  in  una  eterna  focietà  co'  nu- 
merofi  figli  dell'  intelligenza  ,  difperfi  ora  negli 
fpazj  abitabili  ,  e  dotati  di  facoità  diverfe ,  cia- 
fcuno  fecondo  la  loro  fpecie  ;   il  vivere  citudini 


Les  Nuits  d'Young.  VIIÎ.  Nuit.  2S7 
meuvent  imperceptibles  comme  les  globu- 
les du  fang  qui  circule  dans  nos  veines  :  tant 
le  plan  eft  vafte  !  Tant  le  Créateur  fut  fé- 
cond I  Eh  bien  !  lorfque  cette  malTe  de  mer- 
veilles ,  iaifie  d'un  feul  regard  ,  fe  précipite- 
ra fur  tes  yeux  ,  juge  de  l'efiTet.  Si  Tadmi- 
ration  eft  une  fource  de  plaifir  ,  de  quel  tor- 
rent de  volupté  l'ame  fe  fentira  remplie  ! 
Quels  feront  donc  tes  tranfports  ,  lorfque 
tu  verras  le  vêtement  de  la  majefté  refplen- 
dillànte  de  l'Etre  qui  lailVa  tomber  de  fa  main 
cet  amas  de  globes  &c  de  mondes  comme  un 
elFai  de  fa  puilfance  ?  Tous  ces  êtres  n'au- 
ront devant  la  fource  radieufe  dont  ils  font 
émanés  ,  que  le  foible  éclat  d'une  fleur  de 
nos  champs  devant  Taftre  qui  l'a  fait  éclor- 
re.  Qu'eft-il  donc  ,  ce  foleil  des  Cieux ,  d'où 
le  bonheur  fe  répand  à  grands  flots  fur  tou- 
tes fes  créatures ,  &  dont  la  vue  eft  la  fé- 
licité fuprême  ?  La  mort  feule  peut  réfou- 
dre cette  queftion.  Ah  !  qu'il  en  coûte  peu 
pour  acheter  tant  de  fcience  &c  de  plaifirs  ! . . . 
Il  ne  faut  que  mourir. 

Qu'il  fera  doux  encore  de  converfer  unis 
d'intérêts  5c  dans  une  éternelle  fociété  avec 
les  nombreux  enfans  de  l'intelligence ,  difper- 
fés  maintenant  dans  les  efpaçes  habitables  de 
4oués  de  facultés  diverfes ,  chacun  félon  leur 


188        Le  Notti  dl  Young.  Ylll.  tAoT  r^. 

libcri  dcir  iaciera  natura ,  d'  eflere  i  proprietar) 
immortali  di  tutte  le  licchezze ,  ch'  elFa  racchiu- 
de  ,  il  fjntirc  i  noftri  diletti  aumentarlî  iii  pio- 
porzione  délie  nollre  cognizioai ,  d'  eflere  iniziati 
in  tutti  i  fegreti  del  Creatore ,  di  comprendcrc 
Dio  col  penficro  ,  di  leggere  xiel  di  lui  feno  l'alta 
idea  della  cieazione ,  e  di  paragonar  1'  opéra  col 
modcllo  !  L' occlîio  condotto  da  iiicaiiteiîmo  in 
iiicantciîmo ,  feguiterà  in  ogni  luogo  1'  ornje  lu- 
miuofe  de'  palli  dcU'  Onnipotente. 


Si ,  ogni  cofa  è  vana  ,  toltane  l'ctcrnità.  E  vi 
faianno  ancora  vere  difgrazic  per  colui,  che  crede 
îmmortale  V  anima  fua  ?  Quai  c  lo  fchiavo  ,  che 
potrcbbe  oggi  dokrfi  ,  fe  dimani  dovelfe  deltarfî 
padrone  d"  un  impero  ?  Egli  dimcnticlicrcbbe  i  fuoi 
ceppi ,  e  già  dall'  imaginazion  fua  poitaro  fui  tio- 
no ,  brandircbbe  nellc  mani  un  fantaftico  fcetro. 
L'  uomo  dabbene  è  un  Re  fanciullo ,  che  afpetta 
un  impero   coll'  età ,  in  cui  di  regnar  fia  capace. 

Quai  penfiero  puo  magglorniente  innalzare  ,  in- 
grandir r  anima  ?  Egli  folo  ci  foftiene  ,  e  ci  con- 
fola  dellc  pêne  della  vita  :  i  fuoi  mali  più  non 
hanno  amarezza ,  fpento  è  il  falfo  lume  dei  di  lei 
béni  :  la  terra  non  è  veduta  che  in  lontananza , 
c  come  ecclifTaca  nell'  ombre.  Le  frivole  fue 
^iftinzioni  f/anifcono  :  la  fortuna  non  ha  più  fa- 
vori j  ne  difaftri.   Pari  fembra  ,  ed  uguale  ogni 

cofa; 


1 


Les  Nuits  d*Young.  VTII.  Nuit.  iS^ 
efpece  :  de  vivre  citoyens  libres  de  la  nature 
entière  ,  d'ctrc  les  propriétaires  immortels 
de  toutes  les  richelles  qu  elle  renferme  ,  de 
fentir  nos  plailîrs  s'accroître  en  raifon  de  nos 
connoilfances  ,  d'être  initiés  dans  tous  les  le- 
crets  du  Créateur  ,  de  failîr  Dieu  avec  la 
penfée  ,  de  lire  dans  Ton  fein  le  plan  de  la 
création  ,  &  de  comparer  l'ouvrage  au  me-, 
dele  !  L'œil  promené  d'enchantement  en  en- 
chantement (uivra  par-tout  l'empreinte  écla- 
tante des  pas  du  Tout-Puiflant. 

Oui  ,  tout  eft  vain,  hormis  l'éternité.  Efl- 
il  encore  de  vrais  malheurs  pour  celui  qui 
croit  Ton  ame  immortelle  !  Quel  eft  l'efcla- 
ve  qui  pourroit  fe  plaindre  aujourd'hui ,  fi 
demain  il  dévoie  s'éveiller  le  maître  d'un 
empire  ?  Il  oublieroit  Tes  fers ,  &  déjà  por- 
té {ur  un  trône  par  fon  imagination ,  il  agi- 
teroit  dans  Tes  mains  un  fcepcre  fantaftique. 
L'homme  de  bien  eft  un  Roi  en  bas-âge  qi  i 
attend  un  empire  avec  fa  majorité. 

Quelle  penfée  peut  davantage  élever  ; 
agrandir  l'ame  ?  Elle  feule  nous  foutient  &c 
nous  confole  des  peines  de  la  vie  :  (es  maux 
n'ont  plus  d'amertume  :  le  faux  éclat  de  fes 
biens  eft  éteint  :  la  terre  n'eft  vue  que  dans 
l'éloignement ,  &c  comme  éclipfée  dans  les 
ombres.  Ses  diftindions  frivoles  s'évanouifr 
Tome  I.  N 


ijo  Le  Notti  di  Young.  VIII.  N  o  r  T  r. 
cofa  :  grandi ,  e  piccoli  ,  ricchî  ,  e  poveri ,  tutci 
non  formano  che  un  gruppo  confufo ,  le  cui  dif- 
ferenze  fl  perdono  nella  denfità  délie  tenebrc.  In 
tal  guifa  io  fpettarore  coUocato  in  Saturno ,  ve- 
«le  colme  le  noftre  valli ,  appianate  le  noftre 
monugne ,  fcancellate  dalla  tondezza  del   globo. 


Se  awenga  che  una  mano  pietofa ,  fpezzando 
i  ceppi  d'  UH  infelice ,  il  liberi  dagli  orrori  del 
nero  carcere  ,  la  cui  mal  fana  uniidità  ,  e  T  aria 
denfa ,  e  corrotta  il  foifocavano  ,  e  che  il  con- 
tduca  dal  cupo  di  fua  prigione  ,  fu  la  cima  d'una 
montagna  ,  ove  regni  un'  aria  pura ,  e  fottile  , 
ove  amené  vedute  fi  prefentino  d'  ogni  parte  a' 
di  lui  fguardi  ;  balza  per  gioja  il  cuore  in  petto 
a  queir  infelice  :  egli  refpira  un  aura  vitale.  Tali 
fono  i  trafporti  di  giubbilo  d'  un  anima  ,  che 
fciolta  da  vergognofi  fuoi  lacci ,  da'  vani  diletti , 
che  la  fnervavano  ,  dalle  vili  paflîoni ,  che  1"  in- 
catenavano  ,  s  innalza  libéra ,  c  fciolta  ail'  ec- 
celfe  regioni  délia  ragione  ,  vi  ravvifà  il  natal 
fuo  elemento ,  1'  aria  vi  refpira  d'  immortali  fpe- 
tanzc  ,  e  prétende  perfîno  ail'  acquifto  di  Dio. 
Cola  effa  contempla  vericà  fublimiflune  j  cola  cUa 
trova  idée  grandi ,  e  conlblanti  :  la  virtù  le  fa 
violenza ,  c  viene  impadronirfî  di  lei  j  cola  l'uomo 
dabbene ,  appiccandofî  colla  mano  a'  Cieli ,  dice 
alla  terra  di  profeguire  il  circolare  fuo  moto  , 
efla  gira  fotto  ai  di  lui  piedi ,  fenza  comunkar^ 


Les  Nuits  d*Young.  VIII.  Nuit.  291 
(ent  :  la  fortune  n'a  plus  ni  faveurs ,  ni  re- 
vers. Tout  paroît  égal  &  de  niveau  ;  grands 
&■  petits ,  riches  &  pauvres ,  tous  ne  for- 
ment qu'un  grouppe  confus  dont  les  diffé- 
rences fe  perdent  dans  l'épaiireur  des  ténè- 
bres. Ainil  le  fpedtatcur  placé  dans  Saturne  , 
voit  nos  vallons  comblés  ,  nos  montagnes 
applanies ,  effacées  de  la  rondeur  du  globe. 
Qu'une  main  fecourable  brifant  les  fers 
d'un  malheureux ,  le  délivre  des  horreurs 
du  noir  cachot  dont  l'humidité  mal-faine  & 
l'air  épais  &  corrompu  le  fuffoquoient  ; 
qu'elle  le  conduifc  du  fond  de  fa  prifon  fur 
le  fommet  d  une  montagne  où  règne  un  air 
pur  &c  léger,  ou  d'agréables  payfages  s'offrent 
de  tous  côtés  à  [qs  regards  ;  le  cœur  de  cet 
infortuné  bondit  dans  la  joie  :  il  refpire  ,  il 
fe  fent  foulage  du  fardeau  qui  l'opprelfoit  : 
tout  fon  être  fc  renouvelle  ;  il  eft  tout  amc 
&  tout  fentiment  ;  il  croit  renaître  une  fé- 
conde fois  à  la  vie.  Tels  font  les  tranfports 
d'une  ame  ,  qui  dégagée  de  fes  liens  honteux , 
des  vains  plaifîrs  qui  l'excédoicnt ,  des  viles 
pafïîons  qui  Penchaînoient ,  libre  &  légère, 
s'élève  dans  les  hautes  régions  de  la  raifon , 
fe  reconnoît  dans  fon  élément  natal ,  y  ref- 
pire des  efpérances  immortelles  &:  prétend  à 
Dieu  même.  Là ,  elle  contemple  des  vérités 

N  \] 


tçî.  Le  Notd  di  Young.  VIÏI.  Notte. 
gli  il  vano  fuo  ondeggiamento  :  cgli  nol  {ente. 
Ebbro  di  fpeme ,  e  di  gioja ,  1"  idea  délia  futura 
fua  félicita  1'  immerge ,  e  '1  ritiene  in  un'  eftad 
continua  :  alTente  dalla  terra  ,  egli  è  entrato  nella 
immortalità.  Niuno  de'  tranfitorj  obbietti  ha  piii 
diritto  di  fiffare  i  di  lui  delîderj  i  sfavilla  il  Sole 
fenza  ch'  egli  1'  oflervi  ,  e  romoreggia  il  tuono 
fenza  ch'  ci  1'  oda  :  per  quanto  impetuofi ,  e  fieri 
lieno  i  venti ,  e  le  tempefte  ,  che  fe  gli  foUcvan 
d'  intorno ,  egli  fa  che  la  fua  forte  è  nclle  mani 
del  Padrone  délie  tempefte  :  egli  s'  attacca  ftrcc- 
tamente  al  di  lui  feno.  Gli  anni,  e  la  vita  tra- 
fcorrono  ,  fenza  ch"  ci  fe  n'  avvegga  :  i  dolori  ei 
non  fente ,  ne  le  agonie  délia  morte.  Egli  è  ce- 
lui ,  che  coir  occhio  aperto ,  e  fcreno  fi  précipita 
gajamente  nel  profondo  di  queft'  abifTo  ,  mentre 
fhe  il  vile  incredulo  fi  ftà  tremante  nella  fua 
palma. 


Ah,  non  s' imprigioni  l'anima  noftrainquef- 
to  mifero  mondo  !  Se  ad  ogni  iftante  tcmiamo 
di  profondar  in  quella  polvere ,  che  calpeftiamo, 
per  deporre  ogni  timoré  ,  corriam  folleciti  vcrfo 
r  afilo ,  che  ci  fta  aperto  neU'avvenire.  Refiftia- 


Les  Nuits  cCYoung.  VIII.  Nuit.  25)^ 
fublimes  ^  elle  puife  des  idées  grandes  &  con- 
solantes :  la  vertu  lui  fait  violence  ,  &c  vient 
s^'emparer  d'elle.  Là  l'homme  de  bien ,  la 
main  attachée  aux  Cieux  ,  dit  à  la  terre  de 
rouler  :  elle  tourne  (ous  Tes  pieds ,  fans  lui 
communiquer  ion  vain  balancemçnt  :  il  ne  le 
fent  pas.  Enivré  d'eipoir  &  de  joie ,  Tidée  de 
fon  bonheur  futur  le  plonge  &  le  tient  dans 
une  extafe  continuelle  :  abient  de  la  terre  , 
il  eft  entré  dans  l'immortalité.  Nul  objet  paf^ 
fager  n  a  plus  droit  d'arrêter  fes  defirs  :  le 
foleil  brille  fans  qu'il  le  remarque ,  le  tonner  • 
re  gronde  fans  qu^il  l'entende  :  quelque 
bruyans  que  foient  les  vents  &  les  orages  qui 
s^'élevent  autour  de  lui ,  il  fait  que  fon  fort 
eft  dans  les  mains  du  Maître  des  tempêtes  : 
il  s'attache  étroitement  à  fon  fein.  Les  années 
&  fa  vie  s'écoulent  ,  fans  qu^il  s&n  apper- 
çoive  :  il  ne  fent  point  les  douleurs  &  les 
ïigcnics  du  trépas.  C'eftluiqui,  l'œil  ouvert 
&  ferein  ,  fe  précipite  gaiement  au  fond  de 
cet  abyme  ;  tandis  que  le  vil  incrédule  trem- 
ble dans  le  calme. 

Ah  ,  n  empriionnons  pas  notre  ame  dans 
ce  monde  miférable  !  Si  nous  craignons  à 
chaque  inftant  de  nous  enfoncer  fous  cette 
poudiere  que  foulent  nos  pas  s  pour  nous 
ralTurer  ,  fauvons-nous  vers  l'afylc  qui  nous 

N  iij 


154  ^'  Notti  di  Young,  VIII.  NoTTî. 
mo  al  torrente ,  che  ci  trafcina  colla  folla  degli 
uomini  verfo  oggetci  vili  ^  e  paffèggicri  5  fcrmia- 
moci ,  e  fcollî  dal  fublime  prefentimento  di  nof- 
tra  force ,  inoltriamo  I'  idea  dcl  noftro  efTere  3I 
dilà  di  dieci  fecoli ,  per  contemplare  1'  uomo  at- 
raale  nell'  uomô  fatuto.  Oh  quale  Tara  la  noftra 
gioja  uel  vedere  la  noftra  imagine  riflefla  a  nof- 
Hfi  occhi ,  fôtto  lineamenti  immortali  t  Oh  corne 
Boi  anderemo  faperbi ,  nel  vedcr  quefto  fpecchio 
rimetterci  nella  naturale  noftra  grandezza ,  e  rap- 
ptefentarci  tali ,  quali  noi  fiamo  realmence  .'  Oh 
quanto  è  dolce  cofa  il  prédire  a  fe  ftefTo  il  fuo 
avvenire  ,  e  Icggere  il  gloriofo  fuo  deftino  in  quel 
ritratto  dipinto  dal  penfiero  '  Facciamo  fovcnte 
d'  un  fol  uomo  due  enti  ,  uno  de'  quali  già  col- 
locatô  nctia  immortali  à  ,  confoli  l'altro  ritcnuto 
ancor  fa  la  terra.  Afcoltiamogli  in  filenzio  ragio- 
i»ar  fra  loro  nell'  interno  délia  noftr'  anima,  di- 
tenuri  a  un  tempo  noi  ftefll  gli  interlocutori ,  e 
il  foggctLO  de'  fLupcndi  loio  tratteairaenti. 


Non  fenti ,  o  Lorenzo  {h)  ,  gonfiarfi  d'un  nobilc 
orgoslio  il  tuo  feno  a  taie  idea  ?  Non  volerlo  re- 
primsre  :  egli  è  legirtimo.  Guardati  d'  e/Ter  mo- 
defto  ,  allorchè  convieae  elTcre  altero.  L'uomo  non 
|>uô  troppo  fprezzar  fe  ftefTo  ;  T  uomo  non  puo 
troppo  ftimarfî.  L' arte  fta  nel  non  prendere  er- 
rorc  ,  e  nel  faper  opportunamente  far  ufo  del  dif- 
prezzo  ,  e  délia  ftiina.  lafupo-'ûif.i  pcr  le  virtù  : 


Les  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  295 
efl:  ouvert  dans  l'avenir.  Refilions  au  torrent 
qui  nous  entraîne  avec  la  foule  des  hommes 
vers  des  objets  vils  &  palfagcrs  -,  arrêtons 
nous ,  &  frappés  du  prelîenriment  fublime 
de  notre  dcftinée ,  avançons  notre  être  au- 
delà  de  dix  fieclcs ,  pour  contempler  Thom- 
me  aéluel  dans  l'homme  futur.  Avec  quelle 
joie  nous  verrons  notre  image  réfléchie  à  nos 
yeux  fous  des  traits  immortels  !  Que  nous  fe- 
rons fiers  en  voyant  ce  miroir  nous  rétablir 
dans  notre  grandeur  naturelle  &  nous  repré- 
fenter  tels  que  nous  fommes  en  eftet  /  Qu'il 
eft  doux  de  fe  prédire  fon  avenir  ,  &  de  lire 
iz%  deftins  glorieux  dans  ce  portrait  tracé  par 
la  penfée  !  Faifons  fouvent  d'un  feul  homme 
deux  êtres  ,  dont  l'un  placé  déjà  dans  l'im- 
mortalité confûle  l'autre  encore  retenu  fur  la 
terre.  Ecoutons-les  en  filence  fe  parler  aiî 
fond  de  notre  ame ,  étant  à  la  fois  nous-mê- 
mes les  interlocuteurs  &  le  fujet  de  leurs 
étonnans  entretiens. 

LoRENzo  (^),  ne  fens-tu  pas  à  cette  idée 
ton  fein  s'enfler  d'un  noble  orgueil  ?  Ne  le 
réprime  point  :  il  eft  légitime.  Garde-toi  d'ê- 
tre modefte  ,  quand  il  faut  être  fier.  L'hom- 
me ne  peut  trop  fe  meprifer  ,  l'homme  ne 
peut  trop  s'eftimer.  Le  fecret  eft  de  ne  pas 
fe  méprendre ,  &  de  placer  à  propos  le  mé- 

N  iy 


i^6  Le  Notti  dl  Young.  VIII.  Notte. 
fii  altero  in  tuo  cuore.  E  cofa  mai  v'è  fu  la  terra, 
che  equivalga  i  diletti  del  penfiero  ?  Monarchi , 
Inipcrj ,  quai  cofa  potere  voi  mollrare  che  fia  pa- 
lagcriabile  alla  nobiltà  d'  un  aima  immortale ,  che 
\ede  fe  ftefTa  ,  che  fente  la  propria  grandezza  y 
che  fa  rifpettarfi,  e  godere  di  fe  medclîmaJ 


Tuttavia  F  uomo  nella  fua  demenza  feppellifcc 
«juaggiù  tutti  i  fuoi  defiderj  ,   e  fotterrando  fotto 
la  polve  fperanze  infinité ,  fcnza  provarne  ramnia- 
rico  5  egli  foffbca  in  un  i'iante  di  trent'  anni  un' 
aima  immortale..  Schiavo  attorniato  dall'  atmosfera 
dclla  terra ,  egli  s'affcziona  al  fuo  carcere  ,  e  pago 
di   ftrifciarll  in  cfTo ,  vcrgognofaraente  compiacefî 
nella  fua  miftria.  Egli  fi  fpropria  ,  con  una  ftupida 
indilFerenza,  di  quel  ricco  patrimonio,  in  cui  Tuorno 
dabbene  ha  da  mietcre  diletti  interminabili  prelîb 
r  Eterno    Sigsiore  ,  allora  quando  tutti  que'  fecoli 
d'  un  momcnto  faran  trafcorfi  ,  allorchè  il  tempo , 
c  la  pena  ,   il  cafo  ,  e  la  morte  faranno  annientati. 
Qualora  io  veggo  un'  anima  confumar  in  tal-  guifà 
la  fua  forza ,  e  la  fua  attività  in  frafchcrie    pe- 
nofe  i  ogni   qualvolta  io  la  vcggo  perpetaamente 
agitata  ,   fecondo  che  la  fortuna  è  lidente,  o  mi- 
nacccvclc ,  pafVare  ,  e  tornar  di  continue  dall'  in- 
quietudini  dclla  gioja  ,  ail'  inquietudini  del  timo- 
ïej  mi  fembra  vcdere  l' Oceano,.  che  foileyi  l'oa-» 


Les  Nuits  d'Young.  VIIÎ.  Nuit.  2.97 
pris  &  Teftime.  Enorgueillis-toi  de  la  vertu  v 
fois  fier  de  ton  ame.  Qu'y  a-t-il  fur  la  terre 
qui  vaille  les  plaifirs  de  la  penfée  ?  Rois  , 
empires,  que  pouvez-vous  montrer  de  com- 
parable à  la  noblelle  d'une  ame  immor- 
telle qui  fe  voit ,  qui  fent  fa  grandeur , 
qui  fe  reipedfce  &  qui  fait  jouir  d'elle  - 
même  f 

Et  cependant  l'homme  dans  ia  démence 
enfevelit  ici-bas  tous  fes  deiîrs,  &  enterrant 
fans  regret  fous  la  pouflîere  des  eipérances 
infinies ,  il  étouffe  dans  un  inftant  de  trente 
années  une  ame  immortelle.  Captif  entouré 
de  ratmofphere  de  la  terre  ,  il  s"'attache  à  fa 
prifon  ;  &  content  d'y  ramper ,  il  fe  com- 
plaît lâchement  dans  (a  mifere.  Il  aliène  avec 
une  flupide  indiiiérence  ce  riche  héritage  où 
1  homme  de  bien  doit ,  près  de  l'Eternel , 
moilfonner  des  plailirs  fans  fin ,  lorfque  tous 
ces  ficelés  d'un  moment  auront  pallé  ,  lorf- 
que le  temps  &  la  peine  ,  le  hazard  &  la 
iîiort  feront  anéantis.  Quand  je  vois  une 
ame  dépenfer  ainfi  fa  force  &  fon  adtivité 
dans  de  pénibles  bagatelles  \  quand  je  la  vois 
perpétuellement  agitée ,  félon  que  la  fortu- 
ne fouijt  ou  menace  ,  pafîer  &  revenir  fans 
ceiTc  du  trouble  de  la  joie  au  trouble  de  \x 


açS       ^e  Notti  di   Young.  VIII.  Notte. 
de  fuc ,  e  le  fue  tempefte  per  portare  una  paglia . 
o  per  afFogare  un  infetto. 


Uomini  venduti  a'  fenfi ,  voi  che  limitate  ta 
Yoftra  elîftenza  a  quefta  mifera  vita ,  fatevi  a 
giudicare  délia  faviezza  di  voftra  fccka ,  dal  ri- 
tratto  ck'io  fon  per  farvi ,  dell'  uomo  più  fortu- 
nato.  Egli  chiama  un  defiderio  ;  quel  defiderio  ac- 
corre  a'  fuoi  cenni  :  egli  il  rimanda ,  ne  chiama 
un  altro ,  che  bcn  prefto  gli  viene  a  noja ,  c  clV 
egli  caccia  da  fc  un'  alua  volta.  In  tal  guifa , 
egli  pail'a  la  vita  follecirando  fuccc'Tivaraente  mille 
obbietti  ,  fenza  che  niun  d'  effi  lo  appaghi.  Ma 
fupponiam  foddisfattc  tutte  le  di  lui  voglie.  Niente- 
dimeno  l'ora  fatale ,  e  temuta ,  per  quanto  tarda 
ella  pofTa  eflere ,  giugne  impetuofamcnte.  Cieli  ! 
Oh  corne  rapidamente  vola  la  fpuola ,  che  tcflc  il 
fttâl  tuo  îcnzuolo  !  Ov*  è  il  fogno  de'  noftri  pri- 
mi  anni  ?  EfTi  fono  inghiottiti  ntli'abiiTo  dcl  tem- 
po ,  e  fono  cosi  lontani  da  noi ,  corne  fe  cïïl  mai 
ci  fofîero  appartenuti.  Il  di  prefcnte ,  è  corne  i'au- 
gello ,  che  dibatte  V  ali  per  liberarfî  dalle  noftre 
mani ,  e  volarfene.  Appena  il  polîediamo ,  e  già 
egli  è  fuggito.  La  morte  accorre  verfo  di  noi  con 
velocità  eguale  a  quella  ,  con  cui  il  tempo  fen 
fugge ,  e  termina  ben  prefto  la  vita  più  lunga  , 
e  più  fortunata  :  nuU'  altro  rimane  che  1'  eiernità. 
E   a  chi  appartien  eira?  A  chi  vien  cfTa  recare 


Les  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  209 
crainte  -,  je  crois  voir  l'Océan  foulever  Tes 
flots  &  (ts  tempêtes  pour  porter  une  paille , 
eu  noyer  un  infcéle. 

Hommes  vendus  aux  fens,  vous  qui  bor- 
nez votre  exiftence  à  cette  vie  miférable  , 
jugez  de  la  fagelle  de  votre  choix  par  ce 
portrait  de  Ihomme  le  plus  heureux.  11  ap- 
pelle un  delir  :  ce  deiîr  vient  :  il  le  renvoie  , 
il  en  appelle  un  autre  qui  lui  déplaît  bien- 
tôt &c  qu  il  écarre  encore.  Il  paile  ainfi  fa 
vie  à  folliciter  fiicceaivemcnt  mille  objets  , 
dont  aucun  ne  le  latisfait.  Mais  fuppofons 
tous  fes  VOEUX  remplis.  Cependant  l'heure 
fatale  &  redoutée  ,  quelque  tardive  qu'elle 
puifle  être  ,  arrive  avec  impétuofîté.  Dieu  I 
avec  quelle  rapidité  vole  la  navette  qui  tilîe 
•ton  drap  mortuaire  !  Oiieft  le  fonge  de  nos 
premières  années  ?  Elles  fe  font  englouties 
dans  l'abyme  du  temps ,  6c  font  auiîl  loin 
de  nous  ,  que  ii  elles  ne  nous  euirent  jamaiy 
appartenu-  Le  jour  préfent ,  eft  comme  l'oi- 
feau  qui  fe  débat  dans  nos  mains  pour  s'en- 
voler. A  peine  on  le  pollede  ,  qu'il  s'eft 
échappé.  La  mort  accourt  à  nous  avec  au- 
tant de  vîteire  que  le  temps  fuit ,  &  ter- 
mine bientôt  la  vie  la  plus  longue  ôc  la  plus 
fortunée  :  il  ne  rcfte  que  l'éternité.  A  qui 


3  00        Le  Notti  di   Young.  VIII.  N  o  T  T  e. 

la  félicita-''  Interroga  la  tua  cofcienza,  efla  ti  lif^ 

pondéra. 


{a)  Dov"  è  quefta  regione  délia  vita  beata ,  che  è  l'og- 
getto  délie  più  ardenti  brame  del  favio  ?  Troppo  debolc 
è  la  luce  del  Sole  per  penecrare  tant'  olcre  :  le  Stelle  più 
follcvate  il  Ihifciano  niolto  al  difTocto  di  quella.  La  mor- 
te ,  la  potente  morte  puô  fola  ,  porrandoci  in  trionfo  al 
dilibpra  del  Sole  ,  e  degli  aftri  dcporci  in  quel  climi  for- 
tunati. 

[b  )  Vivere  immortale  !  Ah  qucfto  pcnfiero  tutte  riem- 
pie  le  potenze  dell'  anima  mia  !  lo  non  fo  llancarmi  di 
tarne  il  mio  trattcrninicnto.  Abbandonato  intieramente  a 
taie  medirazione  ,  un  fccolo  correiebbe  fenza  ch'  io  nie 
n'avvcdefli,  e  coll'iflcfTa  avidicà  mi  ci  litufferei  un'akra 
voira.  Quai  altro  penfiero  puo  colpire  il  fentimento  con 
imprelTion  cosl  vivaî  Egli  fcuore  l'anima  mia  con  violcn- 
za  uguale  a  quella,  con  cui  il  fulmine  feriice  il  mio 
orecchio.  La  mia  ragione  fmarrita  non  fa  riaverfi  dal  fuo 
flupore  :  i  slanci  délia  mia  riconofccnza  dilTeccano  il 
mio  cuore.  L'anima  a  taie  idca  più  non  iltà  fonnacchiofa 
fu  r  orlo  del  fepolcro  ,  effa  fi  slancia  ,  effa  fale  trion- 
fante  ,  e  va  t^fjirare  l'aria  fua  natîa  ,  uh' aria  ,  che 
alimenta  il  fuo  nobile  orgoglio  ,  e  tutte  ridefla  le  fa- 
ville  di  quel  celcfte  fuoco  ,  che  il  Crcatore  depofe  nel 
di  Ici  feno.  Un  penfier  folo  non  v' c  allora ,  che  ram- 
picando  vada  fotco  le  Stelle.  Mi  (i  dira  pcravventura  ch' 
io  porto  ail'  eccelfo  V  entufiafmo  ?  L'  anima  ,  che  a  taie 
entufiafmo  non  è  capace  di  foUevarfi  ,  c  un'  aima  de- 
bole  :  molti  ve  n' ebbe  clu  provarono  quelH  divini  traf"- 
poiti  :  fenza  efli  non  fi  farcbbe  mai  villo  fcorrere  il 
fangue  de'  Warciri.  E  tutti  far  poiîbno  cio  ,  che  potè 
fare  un  fol  uonio.  Chi  è  colui ,  che  agitato  dalle  pro- 
celle  délia  vita  ,  puo  bilanciare  in  fua  mente  il  prezzo 
di  quella  félicita  infinita  ,  fenzà  fcnrirfi  infocato  ,  ed 
intieramente  rapito  fuor  di  fe  ftelTo  ?  Quai  fcetro  ,  quai 
trono  ci  è  deftinato  1,  Indarno  in  quefta  minoiicà  tcncbro- 
fa  r  anima  nell'  infanzia  s'  aftanna  ,  e  fi  cruccia  :  efia 
non  potrà  mai  concepire  come  fieno  immenfe  le  préro- 
gative  di  quell'  eterno  reame. 


//  fine  del  Tomo  I, 


Lis  Nuits  d'Young.  VIII.  Nuit.  301 
appartient-elle?  A  qui  vient- elle  apporter  le 
bonheur  r'  Interroge  ta  coriieience ,  elle  te 
répondra. 


(rt)  où  eft  cette  région  de  la  vie  heureufe  ,  qui  fait 
l'objet  des  vœux  les  plus  ardens  du  lage  ?  La  lumière  du 
foleil  eft  trop  foible  pour  pénétrer  julq^u'à  elle  :  les  étoi- 
les les  plus  élevées  rampent  bien  au-dc-lious.  La  mort  ,  la 
mort  puillante  peut  feule  ,  nous  psrrant  en  triomphe  au- 
delRis  du  foleil  &:  des  aftres  ,  nous  dépofcr  dans  ces  cli- 
mats fortunés. 

(i)  Vivre  immortel  !  Ah  ,  cette  penfée  remplit  toutes 
les  facultés  de  mon  ame  !  Je  ne  peux  me  laffer  de  m'en 
occuper.  Livré  tout  entier  à  cette  méditation  ,  un  fiecle 
s'écouleroit  fans  que  je  m'en  appcrçulTe  ,  &  je  m'y  replon- 
gerois  encore  avec  la  nièm^  avidité.  Quelle  autre  penfée 
peut  frapper  le  fentiment  d'une  impreffion  aufli  vive  ?  Elle 
ébranle  mon  ame  auffi  violemment ,  que  le  tonnerre  ébranle 
mon  oreille.  Ma  raifon  ne  peut  revenir  de  fa  furprife  :  les 
élans  de  ma  reconnoiffance  épuifent  mon  cœur.  A  cette 
idée,  l'ame  ne  fommeille  plus  fur  le  bore*  du  tombeau  ,  elle 
s'élance,  elle  monte  triomphante ,  &;  va  refpirer  fon  air  natal , 
un  air  qui  nourrit  fa  noble  ambition  ,  &:  réveille  toutes  les 
étmcelles  du  feu  célefte  que  le  Créateur  a  dépofées  dans  fou 
fein  ;  Alors  il  n'ell  pas  une  de  fes  penfées  qui  rampe  au- 
deffous  des  étoiles.  Dira-t-on  que  je  pouffe  î'enthouiîafm.e 
à  l'e-xcès  ?  L'ame  qui  n'eft  pas  capable  de  s'élever  à  cet  en- 
thoufiafme  ,  eft:  une  ame  foible  :  il  s'en  eft  trouvé  plu- 
fîeurs  qui  ont  fenti  ces  divins  tranfports  ,•  autrement,  le 
fang  des  Martyrs  n'eût  jamais  coulé.  Et  tous  peuvent  faire 
ce  qu'a  pu  faire  un  feul  homme.  Quel  eft  celui  qui ,  battu 
par  les  tourmentes  de  la  vie  ,  peut  pefer  dans  fa  penfée  le 
prix  de  ce  bonheur  infini  ,  fans  fe  fentir  tranfporté  ,  ravi  , 
tout  en  feu  ?  Quel  fceptre  ,  quel  trône  nous  eft  dcftiné  î 
Eu  vain  ,  dans  cette  minorité  ténébreufe  ,  l'ame  en  enfan- 
ce fe  travaille  &  fe  tourmente  :  elle  ne  pourra  jamais  con- 
cevoir les  immenfes  prérogatives  de  cette  royftuté  éternelle,. 

Fin  du  Tome  premier. 


SUR  les  Nuits   d'YouNG  , 
Par   un    Citoyen    de   Marseille. 


G 


Rand  Ecrivain,   profond  Génie  I 
On  ofe   envain  te  cenfurer  : 
Ta  fublime  mélancolie 
Etonne  &  force  à  t'admirer. 
Tes  Nuits  folitaires  &   fombres 
Etalent  à  travers  leurs  ombres  , 
Les  merveilles  de   l'UniVers. 
Quelle  gloire  pour  mon  audace  , 
Si  je  pouvoir  ,  fuivant  ta  trace  , 
Donner   ton  efTor  à  mes  vers  1 

Dans  quelle  fource  vive   &   pure 
As-tu  donc  trempé  tes  pinceaux  ? 
C'eft  rhiftoire  de  la  nature  , 
Qui  t'offre   fes   brillans  tableaux. 
Ta  Mufe  ,  au-delà  de  l'efpace  , 
Cherche  ^   découvre  ,   admire  ,   cntafTe  , 
Et  loin  du  tumulte  &  du  bruit , 
L'éclat  d'une  foible  lumière  (*) 
Te  fait  voir  la  nature  entière  , 
Bien  mieux  que  l'Alhe  qui  nous  luit. 


(*)   Young  eft  lepréfenté  offrant  fon  Livre  à  l'Ecernel^ 
à  la  lueur  de  la  Lune. 


Peins-tu  les  délices  du  fao-e  , 
Et  les  charmes  de  la  vertu  i 
Quelles  idées  !  quelle  image  1 
Tout-à-coup  nous  préfentes-tu  ? 
Vi\  cœur   bienfaifant  &  tranquille  , 
A  l'infortuné  fert  d'afyle.j 
Quelle  plus  douce  volupté  I 
Il  goûte  la  béatitude  , 
En  faifant  fon  unique   étude 
Du  bonheur  de  l'humanité. 

Toi  !  qui  nais  d'une  fource  impure  , 
Orgueil  ,   fuis  loin  de  fon  féjour  y 
Tu  déshonores  la  nature  , 
Le  fage  en  doit  être  l'amour. 
Au-dellus  d'une  ame  comnaune  , 
Indifférent  à  la  fortune  , 
Il  n'encenfe  point  fes  autels. 
La  vertu  feule  eft  fon  oracle  j 
Et  fon  cœur  eft  le  tabernacle 
De  tous  les  vertueux  mortels. 

Aveugles  Enfans  de  la  terre  , 
Tu  nous  promenés  dans  les  cieux. 
Le  féjour  même  du  tonnerre 
S'ouvre  à  nos  regards   curieux. 
Quels  mondes  roulans  fur  nos  têtes  1 
Quels  tourbillons  !  Quelles  tempêtes  î 
Accablés  de   tant  de  grandeur  , 
Nous  n'admirons  tant  de  puiflance  , 
Qui  confond  iiotre  intelligence  , 
Que  pour  en  adorer  l'Auteur. 


Sur  les  ailes  de  la  penfée  ^ 
Ton  vol  s'élance  dans  les  airs. 
D'un  feu  divin  l'ame  embrafée 
Entend  les  céleftes  concerts. 
Encor  loin  de   l'Etre   fupréme  , 
Tu  ne  découvres  dans  toi-même  , 
Que  foiblefle  &  qu'obfcurité. 
Mais  ce  vil  dcfir  qui  t'enflamme  , 
Qui   nourrit  &   charme  ton  ame  , 
Reclame   l'immortalité. 

Immortalité  !  tu  m'es  chère  ; 
Je  te  fens   naître  dans  mon  fein  : 
Si  tu  n'étois   qu'une  chimère  , 
L'ouvrage  d'uii  Dieu  feroit  vain. 
Ce  doute  injurieux  l'outrage  j 
Sans  ce  précieux  avantage  , 
La  vie  eft  un  fardeau  pefant. 
Efdaves  malheureux  du  vice  , 
Triftes   jouets  de  l'injuftice  , 
Craindrions-nous  encor  le  néant  î 

Incrédule  ,  dans  ces  images  , 
Vois  la  dignité  de  ton  'fort. 
Un  cœur  droit  brave  les  orages  ^ 
La  vertu  le  conduit  au  port. 
Mais  ,   fi  dégradant  ton  eflence  , 
Tu  vis  &  meurs  fans  efpérance  , 
Au  vrai  bonheur   ferme  les  yeux. 
Animé  de   l'efprit   immonde  , 
Finis  ta   courfe  vagabonde  , 
Sans  ofer  re2:arder  les  cieux.     FIN, 


T  A  V  O  L  A 

BELLE      M  A  T  E  RI  E 

Contenute  nel  primo  Tomo. 

4-=  -» 

JLJ ISCORSO   PRELIMINARZy        p.  viij» 

I.  NoTTE.  Le  Miferie  dell'Umanità y  p.  2, 

II.  NoTTE.  L' Amici'^ia  y  50. 

III.  NoTTE.  //  Tempo,  78. 

IV.  NoTTE.  Narclffky  116. 

V.  NoTTE.  /  Rimedj  contro  il  timor 

délia,  morte  ,  142. 

VI.  NoTTE.  VOhtio  délia  morte  ,  20^. 
VIL  NoTTE.  IlCarattere  délia  morte  y  1^1, 
VIII.  NoTTE.  V Immort alïtà ^  z66. 


TABLE 

DES      MATIERES 

Contenues  dans   le  premier  Volume. 


D 


p.    IXk 

51- 
117. 


ISCOURS    P,RELIMINAIRÈ  ^ 

I.  Nuit.  I,m  Miferes  de  i Humanité ^ 

II.  Nuit.  L Amitié  , 

III.  Nuit.  I.c  Temps  , 

IV.  Nuit.  Narcijfe , 

V.  Nuit,  ic   Remède   contre  la.  crainte  de 

la  mort  t  14} 

VI.  Nuit.  L'Oubli  de  la  mort ^  xoy. 

VII.  Nuit.  Le  Caractère  de  la  mort ,  14? 

VIII.  Nuit.  L'Immortalité  y  167, 


Tomt  L 


:^R      Young,  Edward 
3782       Les  nuits  d' Young 
1  N5F8     3.  éd.,  corr.  &  augm. 


fl     1770 


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