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Full text of "Memorie della Accademia delle Scienze di Torino"

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^.  l\0^.^  ^6: 


MEMORIE 


DELLA 


REALE   ACCADEMIA 

DELLE   SCIENZE 

DI  TORINO. 


TOMO    XXXV. 


TORINO 
DALLA  STAMPERIA  REALE 

MDCCCXXXI. 


l*--  fi- 


A  SUA  SACRA  REAL  MAESTA 


Appena  salito  al  trono  degli  avi  vostri,  o  Sire,  avele 
voluto  rivolgere  un  guardo  di  Jcivore  agli  scienzinti,  ed 
amiunziare  cost  dall'aUo  la  sovrana  protezione  alle  scienze. 

Ben  tosto  poi,  neW ordinar  la  riforma  delle  vecchie  leggi, 
avete  Jralle  altre  cose  accennato',  che  si  prendessero  a  con- 
siderare  i  progressi  delle  umane  cognizioni. 

Qiiindi  nel  ricreare,  con  sapientissima  provvidenza,  epper- 
cib  con  essenziali  miglioramenti ,  un  antico  isiituto  fonda- 
mtntale  dello  stato ,  avete  di  piic  voluto  dare  un  espresso 
cenno  del  conto  in  cui  tenete  le  buone  dottrine  insieme 
co'  savii  che  a  lor  potere  s'adoprano  per  farle  servire  al 
puhblico  bene. 

Questi  ed  altri  tali  auspizii  lietissimi  hanno  felicemente 
inaugurato  il  regnar  vostro ;  ed  erano  e  saran  sempre 
conformi  a'caldi  voti  d'una  nazione  Jra  tutte  segnalaia  per 
incessante  corrispondenza  d'amore  colla  liinga  serie,  unica 
al  mondo  ,  di  principi  eccelsi ,  da  Dio  destinati  a  salva- 
mento  d' Italia ,  ad  esenipio  di  Europa. 


Teste  si  c  vcduto  ,  con  qnal  prontezza ,  con  quanta 
iirdore  ,  per  supplire  a  nwmentnnea  necessila  dell'erario  , 
siunsi  aperti  suhito ,  ad  una  sola  chiamata  vostra,  non  pure 
i  gran  forzieri ,  ma  perfino  i  piccioU  scrigni. 

E  noi  gareggiando  con  qunlunque  de'  sudditi  nella  devo- 
zione  inviolahilc  alia  sacra  persona  vostra,  come  nel  vivo 
zelo  a  secondare ,  in  cib  che  ne  spetta ,  le  vostre  magnanime 
inlenzioni,  noi  vorremmo  dame  findora  esimie  pruove.  Sia 
frattanto  accetta  ,  quasi  per  arra,  Vojferta  ossequiosissima 
die  prendiamo  ardire  di  fare  ^  a  Vostra  Maesta  dedicando 
la  continuazione  de'  volumi  accademici ,  e  spezialmente 
questo  trentacinquesimo ,  nel  qual  pure  non  manca  qualche 
frullcvole  applicazione  degli  studii  nostri  a  gravi  e  dijjicili 
arsumenti  di  stato. 

Noi  sianio  e  saremo  costantemente 


della  JNIaestv  Vostra 


umilissimi  seivitori  e  sudiUU  feilclissiini ; 
gli  accademici  delta  vostra  accademia  di  scienzc. 


In  adaoanza  di  classi  unite,  aJdi  ii  il'ottobrc,  I'anno  M     DCCC  ■  XXXl 


INDICE 


DEL   TOMO   XXXV. 


E 


lenco  degli  Accademici  Nazionali      .....      Pag.  (vir) 
Doni    fatli    all' Accademia    Reale   delle    Scienze  ,    dopo   la 

pubblicazione  del  "Volume  precedente  .      .      .      .      »         (^"0 
Matazioni  accadute  nel  Corpo  Accademico  dopo    la    pub- 
blicazione del  precedente  Volume «      (xxxv) 

CLASSE  DI  SCIENZE  MATEMATICHE  E  FISICHE. 

M  E  M  O  R  I  E. 

Note  sur  le  calcul  de  la  partie  du  coefficient  de  la  grande 
inegalite  de  Jupiter  et  Saturne  ,  qui  depend  du  carre 
de  la  force  perlurbatrice.    Par  M/  Plana  .      .      .      .      »        t 

Esposizione  di  un  altro  metodo  per  determinare  le  radici 
immaginarie  delle  equazioni  numeriche,  in  supplemento 
a  quelle  inserito  nel  Tomo  XXX  delle  Memorie  della 
R.  Accademia  di  Torino.  Di  Geminiano  Poletti   .      •      >'     79 

Esperimenti  fatti  alio  scopo  di  ritrovare  un  metodo  piu 
opportuno  per  conservare  alcune  preparazioni  anato- 
miche  e  patologiche  e  vaniaggi  ottenuti  dal  Professore 
Francesco  Hildebrandt ■     .      »     gS 


(iv) 

Delia    struttura    dcgli   emisferi    celebrali.    Del    Professore 

Luigi  Rolando Pog-   '°^ 

Aloysii  Coi.t.A.  lUustrationes  et  icones  rariorum  stirpium , 
quae  in  ejus  horto  Ripulis  fJorebant  annis  iSa'j-aS, 
addita  ad  Ilortum  Ripulensem  appendice  IV.  .      .  »    i^^ 

Sur  la  composition  de  I'or  natif  duPiemont.  Parle  Docteur 

^'ictOl•  MiCHELOTTI ))     323 

Kssai  statistique  sur  la  mortallte'  dans  les  anciennes  troupes 
de  S.  M.  le  Roi  de  Sardaigne  en  temps  de  paix.  Redige 
d'apres  les  observations  inedites  recueillies  par  M/  le 
Coraie  MoROzzo.  Par  le  Docteur  Jean^Jacques  Bokiko       »  233 

Del  passaggio  dei  fluidi  alio  staio  di  solidi  organici ,  ossia 
formazione  dei  tessuti  vegetabili  ed  animali  dei  vasi  e 
del  cuore.  Del  Prof.  Luigi  Rolando »   307 

Note  sur  quelques  formules  exposees  dans  le  Memoire  sur 
le  problume  de  la  perturbation  des  planetes  publie  dans 
le  Tol.  XXXm.  Par  le  Ghev.  Cisa  de  Gresy    ...»  379 

Addition  a  la  Note  sur  la  partie  du  coefficient  de  la  grande 
inegalite  de  Jupiter  et  Saturne ,  qui  depend  du  carre 
de  la  force  perturbatrice.  Par  M.'  Plana     .      .      ,      .      »   Sgi 


CLASSE   DI   SCIENZE   MORALI  ,    STORICHE 
E  FILOLOGICHE. 


Pag. 


I 


MEJUORIE. 


Di  un  decreto  di  patronato  e  clientela  della  Colonia  Giulia 
Augusta  Usellis,  e  di  alcune  altre  anlichit^  della  Sar- 
degna.  Lezione  Accademica.  Del  Professore  Costanzo 
Gazzera 

ConsiderazionI  Jntomo  alia  ristaurazione  delle  scienze  di 
Stato  seguita  in  Italia  circa  la  mela  del  secolo  XVI.  Di 
S.  E.  il  sig.   Conte   Gian-Francesco    Galeani    Napione 

DI    CoCCONATO    

Descrizione  e  spiegazione  di  tre  idoletti  di  bronzo  ritrovati 

in  Sardegna.  Del  Cav.  Alberto  Ferrero  della  Marmora  »    i6i 
Pensieri  sull'istinto  tanto  negli  animali  che  nell'uomo.  Del 

Prof.  Giacinto  Carena 

))    19 1 

Lezione  intorno  ad  un  diploma  di  demissione  militare  del- 

rimperatore  Nerva,  ritrovato  in  Sardegna.  Del  Cav.  D. 

Lodovico  Baille    . 

»   201 

Notizia  di  alcuni  nuovi  diplomi  imperiali  di  congedo  mili- 
tare ,  e  ricerche  intorno  al  consolato  di  Tiberio  Catio 
Frontone.  Del  Prof.  Costanzo  Gazzeba „  3,- 


101 


(Vll) 

ELENGO 

DEGLI  ACCADElVllCI  NAZIONALI 

RELl'otTOBRE    del    MDCCCXXXl. 


Presidente. 

Balbo,  Conte  Prospero,  Ministro  di  Stato,  Cavaliere  cli  Gran 
Croce,  Presidente  dclla  Sezlone  di  Finanze  nel  Consiglio  di  Stato, 
Decurione  della  Citta  di  Torino. 

F'ice-Presidente. 

Lascaeis  di  Ventimiglia ,  Marchess  Agostino ,  Scudiere  nella 
Real  Cone ,  Colonnello  aggregate  alio  Stato  Maggior  Generate , 
Decurione  della  Citia  di  Torino ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Militare 
de'  Santi  Maurizio  e  Lazzaro ,  Memtro  del  Real  Ordine  Militare 
di  Savoja,  Cavaliere  dell' Ordine  di  Leopoldo  ,  Yice-Presidenle  della 
Regia  Camera  d'  Agricoltura  e  di  Commercio  ,  Direttore  della  Reale 
Societi  Agraria,  Consigliere  di  Stato  ordinario. 

Tesoriere. 

Petron,  Abate  Amedeo,  Teologo  Colleglato,  Professore  di  Lingue 
Orientali  nella  Regia  Universita  ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Militare 
de'  Santi  Maurizio  e  Lazzaro> 


(vni) 
CLASSE  DI  SCIENZE  FISIGIIE  E  MATEMATICHE 


Direttore 

GioBERT  Giovanni  Antonio ,  Professore  di  Chimica  generale  ed 
npplicata  alle  Arti ,  nella  Regia  Universita. 

Segretario 

Carena  Giacinto,  Professore  di  Filosofia,  Professore  straordinario 
degli  Stiidi  Fisici  nella  Regia  Accademia  Militare. 

^ccademici  resideHti 

Balbo,  Conte  predelto. 

VicHARD  di  S.  Real  ,  Cavaliere  Giacomo ,  Cavaliere  di  Gran 
Croce,  Intendente  Generale  d'Azienda. 

IMrcHELOTTi ,  Cavaliere  Ignazio ,  Ispettore  generale  del  Corpo 
Reale  degl'  Ingcgneri  clvill  e  delle  Miniere ,  Direttore  dei  Regi 
Canali ,  Professore  Emerito  di  Matematica  nella  Regia  Universita, 
Direttore  del  Regio  Stabilinaento  Idraulico  ,  Membro  della  Societa 
Italiana  di  Scienze  residcnte  in  Modena,  e  della  R.  Societa  Agraria 
di  Torino,  Cavaliere  dell' Ordine  Militare  de'Santi  Maurizio  e  Laz- 
zaro ,  Decurione  della  Citta  di  Torino,  Membro  del  Congresso  per- 
manente  d'  acque  e  strade  ,  c  del  Regio  Consiglio  degli  Edili. 

Rossi  Francesco ,  Professore  Emerito  di  Chirui'gia  nella  Regia 
Universilh,  Cavaliere  dell' Ordine  Militare  de'Santi  Maurizio  e 
Lazzaro. 

Pad  VAN  A,  Conte  Michele  Savcrio  ,  Intendente  generale,  Decu- 
rione della  Citta  di  Torino ,  Bibliotecario  di  S.  M. 


(.X) 

BiDONE  Giorgio ,  Professore  d'  IdrauIIca  nella  Rcgia  Unlversita. 

Plana  Giovanni,  Regio  Astronomo,  Professore  d' Analisi  nella 
Regia  Univci'sita  ,  Direttore  Generale  dej^li  Studi  nella  Regia  Ac- 
cademia  Mililare  ,  Cavalicre  dell' Ordine  Militare  de'Santi  ^lauiizio 
e  Lazzaro  ,  c  dclla  Corona  ferrea  d'  Austria. 

MicHELOTTi  Vittorio,  Professore  di  Chimica  Medico-Farmaceu- 
tica  nella  Regia  Universita ,  Membro  del  Consiglio  delle  Minierc, 
Professore  di  Metallurgia  e  d' Analisi  dei  minerali  nella  Regia  Scuola 
Teorico-pratica  di  Moutiers. 

CiSA  DI  Gresy  ,  Cavaliere  Tommaso ,  Professore  Emerito  di 
Meccanica  nella  Regia  Universita  ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Militare 
de'  Sand  Maurizio  e  Lazzaro. 

BoRSON  ,  Abate  Stefano  ,  Professore  di  MIneralogia  nella  Regia 
Universita  ,  Direttore  del  Museo  di  Storia  Naturale ,  Membro  del 
Consiglio  delle  Miniere ,  Professore  Emerito  di  Mineralogia  e  Geo- 
logia  nella  Regia  Scuola  Teorico-pratica  di  Moutiers. 

Bellingeri  Carlo  Francesco ,  Medico  di  Corle  ,  Dottore  Colle- 
"iato  di  Medicina. 

AvoGADRo  DI  QuAREGNA,  Cavalicrc  Amedeo  ,  Professore  Emerito 
di  Fisica  sublime  nella  Regia  Universita  ,  Mastro  Uditore  nella 
Regia  Camera  de'Conti. 

CoLLA  Luigi ,  Avvocato  Collegialo. 

Re  Gian-Francesco  ,  Professore  di  Botanica  e  di  Materia  Me- 
dica  nella  Regia  Scuola  Veterinaria. 

Lascaris  di  Ventimiglia ,  Marchese   Agostino  ,  predetlo. 

Moris  Giuseppe  Giacinto ,  Professore  di  Medicina ,  Direttore 
deir  Orto  Botauico  della  Regia  Universita. 

Lavim  Giuseppe  ,  Dottore  in  Filosofia  ,  Professore  Soslituito  di 
Chimica  medica  e  farmaceutica  nella  Regia  Universita. 

Canti!i  Gianlorenzo ,  Dottor  Collegiato  di  Medicina,  Professore 
Straordinarlo  di  Chimica  generale  applicata  alle  Arti ,  nella  Regia 
Universita ,  Membro  del  Consiglio  delle  Miniere. 

Tom.  XXXV  " 


Della  Marmoha  ,  Cavaliere  Alberto  ,  Mngglore  nel  Corpo  Rcale 
dello  Stalo  Maggiore  Generale  ,  Membro  tlel  Real  Ordlne  Militare 
di   Savoja. 

Accademici  non  vcsUlenti. 

Gautiehi  ,  Cavaliere  Giuseppe  ,  Ispettore  generale  de'  boschi 
in  Milano ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Militare  de'  Santi  Maurizio  e 
Lazzaro. 

MuLTEDO  Ambrogio,  Professore  Emerito  di  Matematica  in  Geneva. 

BoRGNis  G.  A. ,  Ingegnere  Civile ,  in  Pavia. 

BouvARD  Alessio  ,  Membro  dell'  Istitulo  di  Francia  e  dell'  Uffi- 
cio  delle  Longitudini  di  Parigi. 

Bertero  Carlo ,  Dottore  in  Medlcina  ,  in  Alba. 

MojON  Giuseppe  ,  Professore  di  Chimica,  in  Genova. 

Bertoloni  Autonio ,  Professore  di  Botauica  ,  a  Bologna. 

ViviANi  Domenico ,  Professore  di  Botanica  e  di  Storia  Naturale 
iiella  Regia  Universita  di  Genova,  Cavaliere  dell' Ordine  IMilitare 
de'  SaQti  Maurizio  e  Lazzaro. 

CLASSE  DI  SCIENZE  MORALI ,  STORICHE  E  FILOLOGICHE. 


Direltore. 
PnovANA  Conte  Michele  Saverio ,  predetto. 

Segretario. 

Oazzera  .\bate    Costanzo ,    Professore    di    Filosofia  ,    Assistente 
nclla  Biblioteca  della  Regia  Universita. 


Accaiteinici  resideiiti. 

RoERO  Di  Revello  ,  nata  Saluzzo  ,  Contessa  Diodata. 

Saluzzo  ,  Cavallere  Cesare ,  Membro  del  Consiglio  delle  Arti , 
Comandante  gcnerale  della  Reale  Accadeqaia  Mllitare  ,  Decurione 
della  Citta  di  Torino  ,  Govci'iiatore  delle  LL.  AA.  RR. ,  Cavallere 
deir  Ordine  Militare  de'  Santi  Maurizio  e  Lazzaio. 

Provana  ,  Conte  ,  predelto. 

Carena,  Professore ,  predetto. 

BoucHERON  Carlo ,  Segretarlo  di  Stato  onorarlo  ,  Professore  di 
Eloquenza  Latina  e  Greca  nella  Regia  Universita  ,  Professore  di 
Belle  Lettere  nella  Regia  Accademia  Militare  ,  Cavallere  dell'  Ordine 
Militare  de'  Santi  Maurizio  e  Lazzaro. 

Pevron,  Abate  Amedco  ,  predetto. 

Bardcctii,  Abate  Pietro  Ignazlo  ,  Direttore  del  Museo  di  Anti- 
cUitJi, Professore  Emerito  diLogica  e  Metafisica  nella  Regia  Universita. 

Bessone,  Abate  Giuseppe,  Doitore  CoUagiato  in  Leggi,  Blblio- 
tecario  della  Regia  Universita. 

Randoni  Carlo  ,  primo  Architetto  civile  di  Sua  Maesla  ,  Capi- 
tano  nel  Corpo  Reale  degl'  Ingegneri  civili  ,  Membro  del  Regie 
Consiglio  degli  Edili. 

Cordero  de'  Conti  di  S.  Quintino,  Cavallere  Giulio,  Conserva- 
tore  del  Regio  Museo  Egizio. 

BiONDi,  Conte  Luigi ,  iNIarchese  di  Badino,  Magglordomo  e  So- 
praintendente  generale  della  Casa  ed  Azienda  della  fu  S.  A.  R.  la 
Duchessa  del  Chiablese ,  Cavallere  dell'  Ordine  Militare  de'  Santi 
Maurizio  e  Lazzaro. 

SoMis  di  Chiavrie ,  Conte  e  Presldente ,  Giambatista. 

Manno  Cavallere  Giuseppe  ,  primo  Uffiziale  nella  Regia  Segre- 
leria  di  Stato  per  gli  afiari  interni ,  Segretario  privato  di  S.  M. , 
Consigllcre  nel  Supremo  Real  Consiglio  di  Sardegna  ,  Cavallere 
deir  Ordine  Militare  de'  Santi  Maurizio  e  Lazzaro. 


(XI,) 

Falletti  di  BAROLd ,  Marchese  Tancredi ,  tie'  Decurioni  della 
Cillii  di  Torino ,  Cousiglierc  di  Stato  ordinario. 

Sauli  D' Ici.iaxo  ,  Cavaliere  Lodovlco,  Gonsigliere  di  Legazione, 
Cavalicrc  doll'  Ordine  Miliiare  de'  Santi  INIaurizio  e  Lazzaro. 

O.MODEj'IYancesco,  Cavaliere  degli  Ordini  Militari  de'Ss.  Mau- 
rizio  c  Lazzaro,  e  di  Savoja,  Direttorc  degli  Stiidi  Militari  nella 
Keale  Accadeinia  Militare,  Luogo-tcnente  Colonnello  Comandante 
il   I."  lleggimento  d'Artiglieria. 

ScLOPis,  Conte  Fcderico,  Senalore  ncl  Reale  Senate  di  Piemonte. 

Balbo,  Conte  Cesarc. 

CiEnARio  ,  Nobile  Gio.  Luigi,  Intendente ,  Soslituito  del  Procu- 
latore    gencralc  di  S.  M. 

Saldzzo,  Conte  Alessandro,  Ministro  di  Stato,  Maggior  Gene- 
rale  ,  Commendatore  dell'  Ordine  Imperiale  di  Leopoldo ,  Presi- 
dentc  della  Sezione  deU'Interno  del  Consiglio  di  Stato. 

Della  JIaumora  ,  Cavaliere  Alberto  predetto. 
Accademici  non  vesidenti. 

Fea  Carlo ,  Bibliotecario  della  Chigiana  ,  in  Roma. 

Maistre  ,  Come  Savcrio  ,  Genci-ale  negli  Eserciti  dell'  Impera- 
lore  di  Russia  ^  in  Pictroburgo. 

Raymond  Giorgio  Maria,  Regio  Professore,  in  Ciamberi. 

De  Loche  de  INIouxy  ,  Conte  Francesco  ,  IMaggiore  Generate 
nel  Regio  Esercito ,  in  Ciamberi. 

P)AiLLE  ,  Cavaliere  Don  Ludovico ,  Segretai'io  della  Regia  So- 
ciela  .\graria  ed  Economica  di  Cagliari. 


(xni) 

DONI 

rATTI 

kLLX  REALE  ACCADEMIA  DELLE  SCIENZE 
dopo  la  pubblicazione  del  precedente  f^olume ,  XXXIf^. 

(dall'aprile  i83o  ,  al  giugno    i83i.  ] 


X/elle  lodi  dell'  Abate  Filippo  Farsettl ,  orazione  recitata  nella 
I.  R.  Accademia  di  Belle- Arti  in  Venezia,  il  a  agosto  1839,  da 
Pier-AIessandro  Paravia  Jadrense  Socio  corrispondente  della  R. 
Accademia  delle  Scienze  di  Torino,  ec.  ec. ,  in  4° 

"Vita  di  Alessandro  Vittorio  Papacino  D'  Antoni ,  Comandante 
delle  artiglierie  ,  e  Luogotenente  Generale  ;  del  Conte  Prosper© 
Balbo,   I  vol.  in  8.° 

Parere  della  R.  Accademia  Torinese  scritto  nell'  anno  mdcclxxxt 
dair  Abate  Tommaso  Valperga  di  Caluso  ,  Segretario  perpetuo  della 
medesima ,  sull'  uso  delle  stufe  pel  grano ,  e  generalmente  su  tutto 
cio  che  puo  convenire  per  conservarlo ,  in  8.° 

De'vizj  de'Letteraii,  libri  due,  del  Cavaliere  D.  Giuseppe  Manno  , 
Membro  della  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino ,  ec.  Seconda 
edizione.  Milano  ,  Silvestri   i83o,   i  vol.  in  8.°  piccolo. 

Reponse  de  M.'  Klaproth  a  quelques  passages  de  la  Preface  du 
Roman  Chinois  intitule  Hao  Khieou  Tchhouan ,  traduit  par  M.'  J. 
F.  Davis  ,  in  8." 

Biografia  degli  Scrittori  Perugini ,  e  nolizie  delle  opere  loro  or- 
dinate e  pubblicate  da  Gio.  Battista  Vermiglioli.  Tom.  II.  E  =  U. 
Perugia,  Baduel  ,   1829,   i  vol.  in  4-° 


DONATORi 


Paravia 


Balbo 


Mi 


anjio 


Klaproth 


f-'ermigUoli 


Molin 


Joinard 


(mv) 

Sopra  la  Velerinaria  di  Pelagonio  pubblicata  in  Fireiize  nel 
182G  qual  opera  originnlmente  lalina.  Memoria  del  D.  Girolamo 
Molin  ,  Professore  di  Jledicina  compaiala  nell'  I.  R.  Universita  di 
Padova  ,  Medico  della  Socictu  Medica  di  Emulazione  di  Parigi  , 
ec.  Padova,  Ti|)ografia  del  Seminario    1828  ,    i   vol.  in  8.° 

Explicalion  sommaire  de  plusieurs  planches  representant  I'in- 
scriplion  inlcrmediaire  de  la  Pierre  de  Rosetle.  Paris,  Imprimerie 
Rojale,  in  foglio. 

Memoire  sur  les  Inscripiions  anciennes  recueillies  en  Egyple  ; 
par  E.  Jomard  ,  in  foglio. 

Description  des  anliquitcs  D'Alhribis ,  de  Tlimuis  ,  et  de  plu- 
sieurs nomes  du  Delta  oriental;  par  M.  Jomard.  Paris,  Imprimerie 
Royale,  mai   1829,  in  foglio. 

Description  dcs  antiquites  de  la  Ville  et  de  la  province  du  Kaire, 
par  M.  Jomard,  Paris,  Imprimerie  lloyale  ,  fevrier  1829,  in  foglio. 
lude.x  geographique  ,  oil  liste  generale  des  noms  de  lieux  de 
I'Egjpte ,  distriliuce  par  provinces ,  et  servant  de  concordance 
entre  les  Mc'moircs  de  la  Description  de  I'Egypte  el  les  Planches 
do  I'Atlas  geographique  ,  in  foglio. 

Explication  sommaire  de  deux  planches  relatives  a  la  Geogra- 
j)hie  comparce.  Paris  ,  Imprimerie  Royale,  in  foglio. 

Description  dcs  antiquiics  du  nome  Arsinoite  ,  aujourd'hui  Le 
Fayoum.  Paris,  Imprimerie  Royale,  juillet   18 18,  in  foglio. 

Description  dcs  antiquites  de  I'lleptanomude  par  E.  Jomard. 
Paris  ,  Imprimerie  Royale,  juillet   1818  in  foglio. 

Description  d'.inlinoe;  par  E.  Jomard.  Paris,  Imprimerie  Royale, 
juin    1818  ,  in  foglio. 

Description  generale  dc  Memphis  et  des  Pyi'amides  ,  accompa- 
gnee  de  remarques  et  de  recherches  gc'ographiques  et  historiques; 
par  M.  Jomard,  avec  un  atlas  de  cartes  geographiques  ,  desseins 
de  monumens  etc.  Paris  ,  Imprimerie  Royale    1829  ,  in  foglio. 

Remarques  sur  les  signes  numeriqucs  des  anciens  Egyptiens  , 
fragment  d'un  ouvrage  ayaut  pour  litre:  Observations  et  recherches 


(XV) 

nouvelles  sur  les  Hyerogl}  plies ,  accompagnee  d'on  tableau  rae- 
thoclique  des  slgaes  ;  par  E.  Jomai'd.  Paris,  Imprimerie  Royale  , 
in  foglio. 

Reinarques  gcographiques  sur  les  parties  iiifdrieui'es  du  Cours 
du  Senegal  et  de  ceux  de  la  Gambie;  accompagnes  de  deux  cartes 
et  d'une  note  sur  les  positions  de  Tonibouclou  et  du  Sego.  Paris , 
Everat ,   1828  ,  in  8." 

Epiihalamia  exoticis  linguis  reddita.  Parmae ,  Ex  Regio  Typo- 
graplieo   1775  ,  in  folio  grande.  Leg.  s.  r. 

II  Viaggio,  Canti  di  Calliroe  Sebezia.  Napoli,  Stamperia  Francese , 
i83o  8.°  piccolo. 

Remarques  et  recherches  ge'ograpliiques  sur  le  voyage  de  M. 
CaMlie  dans  I'Afrique  Centrale.  Par  M.  Jomard ,  membre  de  I'ln- 
stitut ,   I   vol.  in  8.° 

Notes  extraites  d'un  voyage  scientifique  ,  fait  en  AUemagne 
pendant  I'ete  de  1829  par  M.  Quetelet  Directeur  de  rObservatoire 
de  Bruxelles ,  de  I'Institut  des  Pays-Bas ,  etc.  Bruxelles ,  Hayez  , 
i83o  ,  in  8." 

Recherches  sur  I'intensite  magnetique  de  diflerens  lieux  de 
I'Allemagne  et  des  Pays-Bas ,  par  A.  Quetelet.  Bruxelles  ,  Hayez  , 
i83o  ,  in  4'° 

Considerations  sur  les  blocs  erratiques  de  roches  'primordiales  , 
par  Engelspach-Lariviere ,  etc.  Bruxelles ,  De  Gre'ef-Laduron  , 
1829,  in  8.° 

Nouvelles  archives  historiques  des  Pays-Bas,  ou  recueil  pour  la 
Geographie  ,  la  Statistique ,  et  THistoire  civile,  militaire,  religieuse, 
politique  et  litteraire  de  ce  royaume  ;  publie  par  le  Baron  de 
Reiffenberg,  n.°  2  septembre  1829,  n."  3  novembre  1829,  n.''4 , 
fevrier   i83o.  Bruxelles  ,  de  Mat,  in  8." 

Mcmoire  sur  I'alternance,  ou  sur  ce  probleme:  La  succession  al- 
ternative dans  la  reproduction  des  especes  vegetales  vivantes  en  so- 
ciete,  est-elle  une  loi  generale  de  la  nature?  par  M.  Dureau  de 
la  Mialle.  Paris  ,  Bechet ,   1826,  in  8." 


Jomard 


Di  Barolo 

Cecilia  Follieio 

Jomard 

Quetelet 


De    Greef 
Laduron 


Reiffenberg 


Dureau 
de  la  Malle 


Dureuu 
(te  lu   Millie 


Boluffi 
l>uraiilc 
'J'rompeo 


Guitlier 


Bureau   ties 
Longitudes 

D'Harcourt 


(xr.) 

Recherches  snr  I'histoire  anciennc  ,  Torigine  et  la  pai-tie  dcs 
cereales ,  et  nommemcnt  du  ble  et  de  I'orge  ,  par  M.  Bureau  de 
la  Malle  ,  Menibrc  de  I'lnstitut.  Paris,  Crochard   1826,  in  8.° 

Recherches  sar  I'Histoire  ancienne  de  nos  animaux  domestiques 
el  de  nos  plantes  iisucUes.  Par  M.  Dureau  de  la  Malle  ,  Membre 
de  I'lnstitut  Crochard  1 829  ,  in  8.° 

Memoire  sur  la  position  de  la  Roche  Tarpeienne.  Lu  a  I'Aca- 
demie  des  Inscriptions  et  Belles-Lettre  ,  par  M.  Dureau  de  la 
Malle ,  Corrcspondant  de  cette  Academies  Membre  des  Academies 
de  Naples ,  Turin ,  Londres  etc. 

De  rinfluence  de  la  domeslicite  sur  les  animaux,  depuis  le  com- 
mencement des  temps  historiques  jusqu'a  nos  jours.  Par  M.  Dureau 
de  la  Malle.  Didot ,  in  4-° 

Alcune  mie  idee  sul  gusto  del  secolo  presente.  Livorno,  Pozzo- 
lini    i83o  ,  in  8.° 

Ode  sur  la  paix  d'Andrinople  signe'e  le  14  septembre  182c). 
Turin  ,  Botta  ,  in  8.* 

Prospetlo  statistico  del  Regio  Manicomio  di  Torino  nell'  anno 
1829,  del  Doltore  Benedetto  Trompeo ,  Medico  dell' Istituto  pre- 
detto,  R.  Ripelitore  di  Medicina  ,  Membro  Corrispondente  delln 
Reale  Societa  Agraria  di  Torino ,  della  Sociela  Medico-Chirurgica 
di  Bologna  cc.  Torino,  Fontana  ,    i83o,  in  8. 

Mcmoire  sur  une  nouvelle  deterreVnalion  de  la  latitude  de  Ge- 
neve ,  precede  d'un  coup  d'oeil  sur  celles  qui  ont  ete  obtenues 
anierieurement  ;  par  Alfred  Gauiier  ,  Docteur  es-sciences  de  I'Aca- 
demie  de  Paris  ,  et  Professeur  d'Astronounie  dans  I'Acadcmie  de 
Geneve.  Geneve,  J.  Barbezat  et  Comp.   i83o,  in  4° 

Annuaire  pour  I'an  1829,  presente  au  Roi  ,  par  le  Bureau  des 
Longitudes.  Paris,  Bachelier   1828,  in   12. 

De  la  protection  que  les  differentes  industries 'agricoles  et  ma- 
nufacturicres  doivent  et  peuvent  attendrc  du  Gouvernement ;  par 
M.  le  Vicomte  Emmanuel  D'Harcourt,  Membre  du  Conseil  Royal 
d' Agriculture ,  et  de  la  Societe  Royale  et  Cenirale  d'Agriculture* 
Paris ,  Mad.  liuzard  1 829  ,  in  8  ° 


(xvn) 

Ornitologia  Toscaoa  ossia  tlescruLoiyi.^jji^jprix.ileg^/t^cIU'  die 
trovansi  ncHa  Toscaua.,  can  r^i^giHiil?.  4^iHfi,x|f,^c]|ji;fi9ui  ilijUiUi  gU 
altri  proprf.-ai  limawCJato  cVIU^i^.  D!e|;|)Ql)t9re{Pa,9ljPj^apfi,  Piff^sore 

di  Pisa,  ccc  tomo  secoudo.rPifSa ,  Nistci,..i&2r]^^j^gji[f  Liiji  ^/ 

La  speranza  delle  Spagne.  Ci^ziOAe,4ie,^e^j^(i,gojif3}i,Jvr«io, 
i83o,  roniba.;^.ia  8.°  picGolo,q  i^l-sfr  rrn-ii^o.-i  r.i  tm  tiiom'^l^ 
Saggi  economici  del  sigaore,  Francesco  Fu9cp.,jPd^fla  s^"ie,,loaQO 
I  e  2.  Pisa,  Nistri ,   1835  6' 18E7  ,  2  vol,  in,,)^,.^,..^     .,      ^i<;. 

Statistique  dcs  provinces  de  Sa,Yonfi  jidppeiUf;,^,  jd'Acqui,^  et  de 
partic  de  la  Proviuce  de  MondovijiJGo^j^f^ntil'^pcie^  jPepartement 
de  MontenoUe.  Par  le  Comte  de  Clwhrpl^d^  Volvic,  JZonseiller 
d'Etat,  Prefet  de  la  Seine.  Tome   i  et  ^.  I'jaris.jjPjdot  aine  i834) 


ScH'i 


Govean 
Fuoco 

Alfieri 

eg} 


2  vol.  i 


in  4.° 


■fT    'lsZ    3? Si 


Recueil  d'observations  et  de  memoires  surl'Egyp^ejOU  Description  Jomard 
historiqiie  et  pittoresque  de  plusieurs  dejB  f,pi'i;ijcjpaux  monumens 
de  ccttc  contre'e  ,  accompagnee  des  recherches  sur  le  connaissances 
dcs  anciens  Egyptiens ,  et  des  reraarques  sur  la  Geografie , 
rArcheologic  et  les  Beaux-Arts  ,  par  RI.  Jomai-d ,  Membre  de  I'ln- 
stitut  Royal  de  France  etc.  Tome  2  ,  4 »  5  et  6 ,  4  ^o'-  ^^  8." 

De  la  Codification  en  general,  et  de  celle    de   I'Angleierre ,  en  Mejer 

pnrliculier  d'un  serie  de  lettres  adressees  a  M.  C.  P.  Cooper  Avocat 
Anglais  ;  par  I.  D.  Meyer ,  Chevalier  de  I'Ordre  Royale  du  Lion 
Belgique ,  Membre  de  ITnstitut  des  Pays-Bas ,  et  de  I'Academie 
Royale  dcs  Sciences  et  Belles-Lettres  de  Bruxelles,  Correspondant 
de  celle  de  Turin  etc.  Amsterdam,  Diederichs  freies  i83o  i  vol. 
in  8." 

Recueil  de  voyages  et  de  Memoires    public   par    la   Societe    de    La   Societci  di 
Geographic.  Tome  troisieme.  Paris,  Bertrand ,   i83o,   1   vol.  in  4.°        Gcografia 

Rapport  sur  I'ouvragc  de  M.  Jacobi,  intitule  .•  Fundamenta  nova  Poisson 

theoiiae  fiinctlouum  elliplicarum.  Par  M.    Poissou.    Paris,    Didot 
i83o  ,  in  4." 


Tom. 


XIXV 


111 


Moreau 
lie  Jonnc's 


Jonmril 


La    Rcalc 

Accademia 

delle  Science 

di   Parigi 


(xvm) 

Rccherqucs  statisliqucs  ct  economifjucs  sur  les  palurages  de 
I'Eiu'opc  ,  lues  a  I'Acailcmies  des  Sciences  dans  sa  seance  du  2'^ 
juillct  1829;  par  Alex.  Moreau  de  Jonnes ,  Chevalier  de  Sainl- 
Louis  et  de  la  Legion  d'llonneur  ,  Oflicicr  Siiperieur  au  Corps 
Jloyal  d'Etat-^Iajor  etc.  Paris  ,  Everat ,  in  8.°  ,   '  • 

Aux  funerailles  de  M.  le  Baron  Fourier  le  18  mai  i83o.  Di- 
scours  de  M.  Girard,  de  M.  le  Baron  Cuvier  et  de  M.  Joraard, 
Didot,  in  4.° 

Depot  de  Geograpliic  crcc  u  la  Bibliotlieque  du  Roi.  Paris , 
Rigiion  ,  in  8.° 

JNolc  sur  un  article  du  Quarterly  Review,  relatif  an  voyage  de 
M.  Caillie  a  Temboctou.  Exlrait  du  Moniteur  du  22  avril  i83o, 
In  8.° 

Memoires  dc  TAcaderaie  Royale  des  Sciences  de  I'lnstitut  de 
France  ,  tome  ix.  Paris  ,  Didot   i83o  ,   1   vol.  in  4-° 

Discours  prononces  dans  la  Seance  publique  tenue  par  I'Acade- 
mie  Fran^aise  pour  la  reception  de  M.  de  Lamartine,  le  premier 
avril   i83o.  Paris,  Didot,   i83o  ,  in  4-° 

Seance  publique  annucUe  des  quatre  Academies  ,  de  I'lnstitut 
Royal  de  France  du  Samedi  24  avril  i83o  ,  presidee  par  M.  P- 
S.  Girard  ,  President  de  TAcadomie  Royale  des  Sciences.  Paris  , 
Didot    i83o,  in  4.° 

Discours  de  M.  Girard  ,  Pre'sident    de    I'Academie    Royale    des 
Sciences,  et  de  M.  le  Baron  Cuvier,    Secretaire    perpetuel  ,  pro-" 
nonces  aux  fuiicrailles  de  M.  le  Baron  Fourier,  le   18    mai   i83o  , 
in   4." 

Discours  de  M.  Castellan  de  I'Acade'mie  Royale  des  BeauXTAris, 
prononce  aux  funerailles  de  M.  le  Chevalier  Taunay  le  22  mars 
i83o  ,  in  4.° 

Discours  de  M.  de  Feletz  prononce  aux  funerailles  de  M.  Fourier, 
le   1 3  mai   i83o  ,  in  4-° 

Jugement  sur  le  Concours  de  i83o  pour  le  prix  foude  par  M. 
de  Volney  ,  et  programme  du  prix  pour  I'annee   i83i,  in  4" 


Lisle  des  ouvrages  envoyes  an  Concours  des  prix  proposes   par   La  R.  Accad. 
TAcademie  Royale  de  rinstitut  de  France  pour  etre  decernes    en     '^'^^le  Scienze 
i83o  ,  m  lolio. 

Programme  des  prix  de  la  Socield  de  Geographie  ,  annee  i83o.      La  Societa 
Paris,  Everat   i83o  ,  in  8."  '^'  ^^^8>-ofia 

Delia  patria  di  Publio  Elvio  Pertinace  Dissertazione  del  Medico        Vellavalla 
Paolo  Dcllavallc.   Torino,  Alliana   i83o,  in  8.° 

Memoire  de  la  Socicte  Academique  de  Savoie.  Tom.  IV.  Cham-    La  Soc.  Ace. 
hery,  Pmhod   i83o  ,  i   vol.  in  8."  '^*  '^«*'0'«- 

Sloria  d'  Italia  del  Conie  Cesare  Balbo   Socio  della  Reale  Acca-  Cesare 

demia  delle  Scienze.  Torino,  Pomba  ,   i83o,  a  tomi  in  8.°  2?fl/Ao 

Programme  d'un  prix  propose  par  la  Socie'te  Royale  Academique    La   Soc.  Ace. 
de  Savoie.  Chambery  ,  Pulhod  ,    i83o  ,  in  4.°  <'^  Savoia 

Notice  analytique  et  bibliographique  de  I'ouvrage  de  Prudent  le  Iluzard 

Clioyselet  sur  les  avantages  que  Ton  peut  retirer  des  poules;  par 
J.-B.  Hiizard.   Paris,  Mad.  Huzard    i83o  ,  in  8.° 

Conio  reso  dal  Consiglio  Provvisorio  d'Amministrazione  al  Con-  C'oUa 

siglio  Generale  della  Pieal  Societa  d'  Assicurazione  mulua  contro 
gl'incendj  ,  intorno  alle  sue  operazioni  lelto  daU'Avvocalo  Coliegialo 
Luigi  CoUa  Presidente  del  Consiglio  Provvisorio  d'Amministrazio- 
ne nelia  prima  Radunanza  del  18  maggio  i83o.  Torino,  Chirio  e 
Mina  in   8.° 

Memoire  sur  la  ponclion  du  ventre    consideree    comme     moyen       Dupasquier 
d'obtenir  la  guerison  radicale    de    THydropisie    ascite.    Par    Alph. 
Dupasquier,  Medecin  de  I'Hotel-Dieu  deLyon,   Secretaire  general 
de  la  Societe  de  Medecine  de  la   meme  viile  etc.    Lyon  ,    Babeuf 
»33o  ,  in  8." 

Dissertation  Medico-lcgale  sur  les  signes  et  symploraes  de  I'em- 
poisonnement  par  I'acide  arsenieux  sur  la  valeur  de  ses  caractercs 
etc.  et  reponse  :i  uu  memoire  a  consnlter  rciailf  a  uiie  accusation 
d'empoisonement  porlee  devant  la  Cour  d' .Assises  du  Dcparlement 
de  I'Ain  ,  centre  Mad.  D'A**  ne'e  Josephine.  Par. \.lpli.  Dupasquier 
Lyon,  Babeuf  i83o  ,  in   8." 


Bcrtem 

Contc  CnssilLi 


Societu 

IJnnearKi   ili 

Loiuiro 

Poretlii 


Muz-J 

Aldini 


Dc-Rohmdis 


Canina 


(XX) 

El  Mercuiio  Cliileno.  N.i-xvi.  Abril-diciembre  de  1828,  Enero- 
Julio  de    iSac"),  Santiago  dc  Chile,  in  8.° 

Monuinenti  dellArchileUura  antica ,  Letterc  al  Conte  Giuseppe 
Franchi  di  Pont.  Pisa,  Capurro   1830,  3  vol.  in  8." 

DcU'uso  e  doi  pregj  della  Lingua  Italiana.  Libri  tre  ,  con  un 
discorso  intorno  alia  Storia  del  Piemonte.  Torino,  Balbino  e  Prato 
I'ji)!    a  vol    in  8.° 

The  transactions  of  the  Linnean  Society  of  London.  Volume  xvi. 
Part  the  second.  London   i83o   i  vol.  in  4° 

List  of  the  Linnean  Society  of  London   iS3o  in  4-° 

Avviso  allc  persone  slorpie  e  conlrairntte ,  e  specialmente  a 
quelle  alTeite  dal  gobbo  ,  del  Chirurgo  Ernista  delle  Regie  Truppe 
Barlolommeo  Borella  Ortopedisia  pensionato  da  S.  S.  R.  M.  e  Di- 
reltorc  del  R.  Stabiliinento  Ortopedico.  Torino  i83o  Ghiringhello  , 
in  folio  ,  con  fig. 

Delle  Iscrizioni  di  Luigi  Muzzl  Accademico  della  Crusca.  Cen- 
turia  IlIL  Forli  1828,  e  Centuria  V.  Prato   1829,  2  vol.  in  8." 

Experiences  failes  a  Lonilre  pour  pcrfeclionner  et  faire  connailrc 
plus  genoralement  Tart  de  se  preserver  de  Taction  dc  la  flamme; 
par  M.  le  Chevalier  Jean  Aldini.  Paris,  Mad.  Huzard  i83o,  in  8." 

Art  de  se  preserver  de  Taction  de  la  flamme ,  applique  aux 
Pompiers  ,  et  a  la  conservatiou  des  personncs  cxposccs  au  feu  ; 
avec  line  scrie  d'experiences  failes  en  Italie  ,  a  Geneve  et  a  Paris; 
par  M.  le  Chevalier  Jean  Aldini.  Paris,  Mad.  Huzard  i83o,  i  vol. 
in  8.° 

Stalistica  Medica ,  Probabililh  della  vita  umana  iu  vari  paesi ,  e 
molivi  chc  la  detcrmina,  del  signor  D.  Haukings.  Sunto,  con  anno- 
tazioni  sopra  Torino.'  Torino   1 83o  ,  Chiara ,  in  8.° 

L'Architettura  dei  principali  popoli  antichi  considerata  nei  rao- 
numciui  ,  delT  Architetto  Luigi  Canina.  Sezione  IIL  Architettura 
Romana  ,  fascicolo  primo.  Roma  i83o  ,  Mercuri  e  Bobaglia.  In 
4  °  grandc. 


Aloysii  CoUa  Illustraliones  et  icones  rariorum  stirplum  quae  ia  Colla 

ejus  horto  Ripiilis  florebant  annis  1827-28,  addita  ad  Ilortum  Ri- 
pulensem  appendicc  IV.  in  4-° 

Stalistica  agraria  della  Val-di-Cliiana  di  Giuseppe  Giulj  pubblico  (»'«'/ 

Professore  di  Sloria  Naturale  neli'  I.  e  R.  Universita  di  Siena  , 
tomo    I.*  e  3.°  Pisa,  Capurro   1828    i83o,   3  vol.  in  8.° 

Journal  of  the  Academy  of  natural  sciences  of  Philadelphia.  Vol.      V Accad.  di 
VI.  Part.  I.  Philadelphia:  Printed  for  the    Society,   1829,   i   vol.        Filadelfia 
in  8.° 

Report  of  the  transactions  of  the  Academy  of   natural    sciences 
of  Philadelphia.  During  the  Years    1827  and   1828  ,  in  8." 

Memorie  storico-diplomatiche  appartenenti  alia  Citta  ed  ai  Mar-  Muletti 

chesi  di  Saluzzo  ,  raccolte  dairAvvocalo  Delfino  Mulelti  Saluzzese, 
e  pubblicate  con  addizioui  e  note  da  Carlo  Muletti ,  tomo  terzo. 
Saluzzo,  Lobetti-Bodoni ,    i83o,   i   vol.  in  8.° 

Continuazione  delle  Memorie  degli  ScrittoH ,  e  Letterati  Parmi-         Pezzana 
giaDi.  Tomo  sesio ,  seguito  dalla  parte  seconda ,   i  vol.  in  4-° 

Osservazioni    antropo-zootomico-fisiologiche  di  Bartolommeo  Pa-  Panizza 

nizza  P.  O.  di  Notomia  umana  uell'  I.  e  R.  Universita  di  Pavia , 
con  dieci  tavole  incise  in  rame.  Pavia  ,  Tipografia  Bizzoni  i83o  , 
in  folio. 

Imperiale  R.  Istituto  di  Scienze  ,  Lettere  ed  Aril.  Programma  di 
quesito  sulle  risaje.  Milano ,  3o  luglio   i83o. 

Di  un'  Epigrafe  antica  nuovamente  uscita  dalle  escavazioni  Bre-  Labus 

sciane ,  Dissertazione  del  Dottor  Gioauni  Labus.  Milano  ,  Nanini , 
j83o,  in  8.° 

Axinales  scholae  Clinicae  Medicae  Ticinensis.  Aiictore  Francisco     Hildenbraiul 
Nob.  ab  Hildenbrand  Med.  Doctore;  artis  oculariae  Magistro;  Praxeos 
medicae,  Pathologiae  ac  Therapiae  specialis  Professore  P.  O.    etc. 
Pars  altera.  Papiae  ,  Bizzoni,    i83o,   i    vol.  in  8." 

Lezioni  di  Fisiologia  di  Lorenzo  Martini ,  tomo  ottavo.    Torino  ,  Martini 

Fomba  i83o,  i  vol.  in  8.° 


KUiprolh 

Societu 

/Iccadeinicu 

tli  SuK'oia 


I ''under  Muelcn 


Giu'riri 


/'.  Ainbrosio 


II  !i'i;iiiiitin 


L'  .■tcrurteniiii 
lit  Berlino 


'J  uiicHi 


Dernier  mot  sur  le  Dictionnaire  Chinois  du  Docleur  Robert 
Morisson  par  M.  J.  Klaprolh.  Paris  ,  in  S.° 

Programme  d'lm  prix  proposr  jiar  la  Socielc  Royale  Acaclt-mique 
de  Savole  ,  pour  Ic  meilleiir  ouvrnge  sur  IM.  Ic  general  Cointe  de 
Boigne. 

Programme  d'un  Concours  pour  i832  ,  propose  par  la  Sociele 
Royale  Academique  de  Savoie  sur  la  question  du  dessechemenl  dcs 
niarais  de  ce  Duelie. 

Geographie  en  douze  diclionnaires  par  Ph.  Vander  Maelen , 
Membre  de  I'Academic  Royale  des  Sciences  et  de  Belles-Lellrcs 
de  Bruxelles ,  etc.  Prospectus.  Bruxellcs,   i83o,  in  8." 

Mesures  barom«triques  suivies  de  quelques  observations  d'Hisloirc 
Naturelle  et  de  Physique,  failes  dans  les  Alpes  Fran^aises,  et  dun 
Precis  de  Mctc'orologie  d' Avignon;  par  J.  Gncrin  ,  Docteur  eti 
Medecine,  Professeur  de  Physique  au  College  Royal  d'Avignon  etc. 
Avignon,  Guichard  aint;    1829,   i   vol.   in    i2.° 

Crastone ,  ossia  Memorie  intorno  a  Giovanni  Crastone  lelterato 
Carmelitano  dctto  comunemenle  Giovanni  o  IMonaco  Piacenlino. 
Torino  ,  Tipografia  Rcgia    t83o  ,  in  8." 

Uber  die  Baslardcrzeugung  impflanzenreiche.  Eine  von  der 
Kunigi.  Akademie  der  vvissenschaflcn  zu  Berlin  Gekronte  preisschrif't 
von  A.  F.  VVicgmann  Doctor  der  Medizin,  privatisircndom  Apotheker 
in  Braunscluveig,  der  Leopoldinisch-Carolinischen  Akademie  und 
-Vnder  gelehrten  gesellschafien  milgliede.  Braunschweig  ,  Druk  und 
verlag  von  Friecfrich  vieweq  1828,  in  4-° 

Abhaiidlungen  der  Konigticiien  Akademie  der  Wi.ssenschaflen  zu 
Berlin.  Aus  Jahre  183(3.  Nebst  der  Greschihte  der  Akademie  in 
diesem  Zcilraum.  Berlin.  Gedrukt  in  der  Drukerei  der  Konigiiclicti 
Akademie  der  Wissenschaften    1839,    1    vol.  in  4° 

.Sioria  di  una  singolare  ischiade  degenerata  in  mielite  sacrale  con 
associate  successive  sviluppo  di  altre  morbosil.'l ,  del  Dotlor  Fisit  o 
Giuseppe  Tonelli  ,  Socio  Corrispondcnle  deH'AccadctDia  dei  Liiicei 
di  Roma,  ec.  Bologna,  Nobili  ,    182G,   in    8.° 


(XIU.) 

Leltera  di  G.   Tonelll  al  CLiarissitno  D.  Carlo  Cav.  Speranza,  Prof.  Tonelli 

nclla  Ducale  Universitu  di  Parma  intoruo  al  prolillo  del  inclodo 
endermico.  Roma,  Paliano  ,   i83o  ,  in  8.° 

Guide  du  voyageur  i  Suse  ,  el  an  passage  du  grand  IMont-Cenis.         Ponsero 
Par  J.  Ponisero ,  Reprcsentant  le  Magistral  du  Prolomedicat  de  la 
\iile  el  province  de  Suse,  Profcsseur  de  pbilosopliie,  iMeiiibre  dcs 
juntes  de  sante  et  de    vaccine  ,    Medecin    de  la  ville    etc.    Suse  , 
Gatli,   i83o  ,  in  8." 

Tessuto  di  ferro  applicahilc    alia    costruzionc    de'  ponti  ,    e    alle  Corifi 

armature  e  coverture  di  letti ,  inventato  dal  signor  Abate  Conli  di 
Parma  ,  Professore  di  fisica  sperimentale  e  di  meccanica  ;  Socio 
del  R.  Istilulo  d'  incoraggiamenlo  di  Napoli  ,  e  patentato  da  S.  M. 
il  Re  del  Regno  delle  due  Sicilie.  Napoli,    1826,  in  8.°Prograraraa. 

Sui  ponti  di  ferro  ,  del  medesimo.  Napoli ,  in  8.°  Programma. 

Esame  di  alcune  opposizioni  proraesse  intorno  aU'ubicazione  del-  BelloiQ 

r  antica  Savona  ;  deU'Avvocalo  Giovanni  Battista  Belloro.  in  8." 

De' vizj  de'Letterali  libri  due'.  Del  cav.  Giuseppe  Manno,  Membro  Manno 

della  B.  Accademia  di  Torino  cc.  Napoli,  R.  Marotla  e  Vanspandoch 
i83o  ,  3  vol.  in  8.° 

Necrologia  del  Conte  Gianfrancesco  Napione.  Firenze  1 83o,  in  8."  Sauli 

Nouvelles  recherches  sur  rinscription  en  lettres  sacrees  du  Mo-         Graberg 
nument  de  Rosette.  Florence,  Piatti ,  i83o  ,  in  8.° 

Chevaus  Anglais  de  pur  sang  ,  ce  que  Ton    doit    entendre    par      Hazard  Jih 
ces  mots.  Par  J.-B.  Uuzard  fds,  Medecin  veterinaire,  Membre    de 
la  Societc  Royale  ,  el  Centrale  d'agriculture  et  de  la  Societe  phi- 
lomatique  de  Paris  ,  et  de  plusieurs  autres  Societe's  savantes  ,    etc. 
Paris  ,  Mad.  Huzard   i83o,  in  8." 

Nuovo  metodo  per  fare  I'Etiope  marziale.  Acqua  di  cannella  vi- 
nosa  o  lattiginosa.  Fosforescenza  del  mercurio  dolce.  Preparazione 
dell  acqua  di  lauro  ceraso  ed  altre  acque  aromatiche.  Reazione  della 
galla  sullo  zuccliero  e  sul  micle.  Sciroppo  di  fieri  di  persico.  Tin- 
ture  alcooliche  ,  di  G.Ferrari,  ottobre   i83o  in  S.° 


Sociclc 
d'llorticiUt. 

di  Pralormo 
Boucheron 

Costa 
Afonlicrlli 


FeJerigo 
Scloph 

D.  Arco  e 
Negretti 

Segrcteria 
dpgli  Interni 


Livitard 


f'li'iani 


Gihbs 


(xxiv) 

Annates  de  la  Society  d'llorticullure  de  Paris  elc.  les  mois  de 
juin  ,  juillcl  et  aoiit.  Paris  ,   i83o. 

Due  iiiediiglie  d'argenlo  coniatc  per  I'incoronazione  del  Principe 
primogenito  di  S.  M.  I.  e  R.  a  Re  d'Ungheria. 

Inscripliones  pro  Francisco  utriusquc  Siclliae  Regi  in  jEde  ma- 
xima S.  Joannis  poslrid.  id.  dccembr.  A.  MDCGCXXX.  In  folio. 

INluseo  Numisraaiico  Sabaudo ,  o  Collezione  delle  monete  della 
Real  Casa  di  Savoia.  Mss.  con  disegni  di  monete,  in  folio  piccolo. 

Memoria  suUa  origine  delle  acque  del  Sebeto  di  Napoli  anlica  , 
di  Pozzuoli  cc.  scrilta  dal  R.  Professore  Cavalier  Teodoro  Monti- 
celli ,  Scgrclario  perpctuo  dclla  R.  Accademia  delle  ScienzCj  Socio 
oi'dinario  del  R.  Istituto  d'  incoraggiamento  alle  scienze  natural),  e 
di  altre  Societa  estere.  Napoli,  Cataueo  ,  Fernandes  e  Comp.  i83o, 
in  4.° 

Lettera  al  Direttore  dell'Antologia  intorno  alle  Istituzioni  Longo- 
bardiche  ,    i   fol.  di  slampa ,  in  8.° 

Museo  della  Reale  Accademia  di  Mantova.  Mantova ,  Caranenti , 
1829,  in  8."  Prograrama. 

Nei  solenni  funerali  di  S.  M.  Francesco  I.  Re  delle  due  Sicilie 
celebrali  d'ordine  di  S.  M.  Carlo  Felice  Re  di  Sardegna  nella  Me- 
iropolitana  di  Torino  il  giorno  i4  dlcembre  i83o.  Orazione  delta 
da  ^^lonsignor  Antonio  Podesla  Vescovo  di  Saluzzo-  Torino,  Stamperia 
Reale  ,  in  4° 

Histoire  de  I'Acadc'mic  de  Marseille  depuis  safondation  en  t7a6, 
jusq'en  1S26,  par  M.  J.  B.  Lautard,  Chevalier  de  I'Ordre  Royal  de 
la  Legion  d'Honneur,  Secretaire  Perpeluel  de  1' Academic  pour  la 
Classe  des  Sciences  ,  etc.  Scconde  partie.  Marseille   1829,  in  3." 

Plantarum  iEgyptiarum  Decades  IV.  Quas  vel  primus  descripsit, 
vel  observationibus  illustravit  Dominions  Viviani  ,  in  R.  Univers. 
Genucnsi  Boian.  et  Hist.  nat.  Prof.  Genuae,  typis  Gesino,  i&3o,in  8.' 

Address  of  Eard  Stanhope,  President  of  the  ^ledico-Botanical 
Society  ,  for  the  Anniversary  meeting,  January  iG  i83o.  London, 
i83o,  in  8." 


(xxv) 

Elcmenii  di  Astronouiia  coit  Ic  applicazioni  alia  Geografia  , 
Naulica,  Gnomonica  ,  e  Ci'oiiologia  di  Giovanni  Santini;  Pi'oCesso|*c 
ili  Astronomia  ncU' I.  R.  Universita  di  Padova  ,  uno  del  quafaiUa 
della  Socieli  Ilaliana ,  ec.  Edizione  seconda  riveduta  ed  aumentata 
dairAutoie  ,  due  vol.  in  4-"  Padova   1 8i3o.  '    •'     -■ 

Dei  logaritmi  dei  numeri  negsiivi ,  opnscolo  di  G.  PolelH--'^. 
Professore  di  Matematica  applicata ,  nella  I.  R.  Universita  di  Pisa. 
Pisa,  Capurro   i83o,  in  4°  ' 

Catalogub  raisonnc  de  la  collection  minc'ralogique  du  Musee 
d'Histoire  naturelle  par  I'Abbe  Etienne  Borson ,- Profess€or  de 
Mifleralogie  a  I'Universite  elc.  Turin    i83o,  in  S.*"'   !  il  iori?>  el  in 

Vcdute  di  Sardegna.  Dispensa  prinoa.  Torino-,  presso  GitJS.'  Pic 
librajo  della  R.  Accad.  delle  Scienze  ,   i83i  ,'fol.  Adaniico. 

Gommentarium  '  XII.  Excursus  Epigraphtcus ,  liber  Raymundi 
Guarini.  Neapoli  apud  Rapliaclem  Mirandii   i83o,  m  8.° 

Delle  storie  di  CJiierilibri  qudttro'dtLuigt  Cibrario ,  Sastituito 
Procurator, Generalcdi  S.  M. ,  Socio'  della  R.  Accademia  deHfc 
Scienze.  Torino ,  Alliaua,   i83i  ,  in   12."  •   :       i      i/     "',      b 

Trattalo  delle  varie  specie  di  Cholera  Morbus  di  iMichele  Buniva, 
Professore,  etnerito  di  Medicina  etc.  coiraddizidrie  di  alcune  ilfelle 
piu  applaudite  Memorie  suUo  stessi)  argomento.  Torino  jiii'Sif', 
Cassone  ,  Marzprati  e  Vercellotii ,  in  8."       ',    y -r'.::     ■  ,h    ■;    illro 

Suir  Arracaclia.  Noiizia  del  jNIarchcse  Lascaris  ,  Direltoi^e  .della 
R.  Sociela  Agraria  ,   iSJi ,  in  8.^  OTJlol  omairudtT" 

JSotizie  inlorno  agli  scfilti  di  Manoel  Maria  Barbosa  delBocage 
j)oela  Poriogliese.  Lettera  di  GioveiiaLe  YegeazLai  Marclicae  Danaaib 
Pareio.  Torino,  Poiiiba,   i83i  ,  in  8."    i    .i:  .    :,•!!!  9rf:ji'f;r>j T 

Cento  osserVaziotii  al  Dizionarioi' etiaiologico  deile.voii-dantescliB) 
deir  eruditissimo  signor  Quirico  Viviani.  Torino,  i83o,,Pombav  in/  8.° 

Rapport  au  Conseil  Sup^rieur  de  Sanui  sur  I'irruptioti  JuGhftlfc'ra 

peslileulicl    en    Russie  ,  pendant  I'cle  et  laulomne  de    i83b  ,    par 

Alet.  Mor^BU  de  Jouries  ,'Officier  superleuvlan'Cdps  Royal  dEiat 

Major,  Meinbre  et  rapporteur  du  Conseil.  nho'd  ale-jil  ullsb  siso 

Tom.  xx.w  '  ?  niv,  hlSt 


Santini 


Poletli 


Borson 


Segreteria 
degli  Interni 

(htarini 


Cibrario 


Buim-a 


Lascaris 


Vegezzi 


Moreaii 
de  Joiines 


(«Vl) 

Jionafou^  Coup-d'oeil  sur    I'agriculture ,    et    les    inslitulions    agricoles    de 

quelques  Cantons  de  la  Suisse,  par  MattLieu  Eonafous.  Faris^M^d- 
IXuzard ,   1839,  in  8.° 
Se^rcteriii  Medaglia  di  bronzo  coniata  pel  raatrimonio  di  S.  A.  R.  laPrin- 

^''  cipessa  Marianna  di  Savoja  con  S.  M.  rArciduca  Ferdinando  Princ 

Ereditario  d'Austria ,  Re  d'Ungheria. 
i\  E.  it  Conte        Medaglia  coniaU  »d  onore  dell'  Abbate    TonQmaso    Valperga    di 
^""^''^  Caluso. 

Bonajoiis  Excursion  dans  les  pays    de    Grnyeres  ,    ou    Memoire    sur    les 

fiomages  de  cette  contree;  par  M.  Bonafous,  Correspondant  etranger 
de  la  Socie'le  d'encouragement ,  de  la  Societe  Royale  et  Centrale 
d'agriculture  etc.  in  8.° 

Note  sur  un  moyen  de  preserver  les  champs  de  la  Cuscute,  par 
M.  Bonafous ,  Directeur  du  Jardin  Royal  d' Agriculture  de  Turin , 
etc.  Paris  ,  Mad.  Huzard  ,   1828  ,  in  8." 

Notice  biographique  sur  Jos. -Franc. -Marie  De  Martinet ,  lue  a 
la  Societe  Royale  ct  Centrale  d'Agriculture  de  Paris  dans  la  seance 
du  i5  avrjl  1829  par  M.  Bonafous.  Paris,  Mad.  Huzard  1829, 
in  8." 

;  Lettre  a  M.  Matthieu  Bonafous ,  Directeur  du  Jardin  Royal 
^'Agriculture  de  Turin  etc.  sur  TEducation  des  vers  a  soie  et  la 
culture  des  mAriers  dans  le  Departement  de  I'Aveyron ,  1827, 
in  8."  "i3b«;.i  o-i-id' 

Deuxieme  lettre  a  M.  MattWeu  Bonafous  sur  I'e'ducation  des  vers 
a  soie  et  la  cultui-e  du  murier  dans  le  departement  de  I'Aveyi'on. 
Paris  ,  Mad.  Hiuard  1828  ,  in  8." 

Troisieme  lettre  a  M.  Bonafous  etc. ,  sur  la  culture  du    murier 
et    sur    I'education    des     vers    a     soie    dans    le    departement    do 
I'Aveyron,  in  8." 
t<'  Extrait  des  Annales  des  sciences  naturelles.  Paris  ,    Chochard  , 

1829,  in  8.°  "^    •'-'    • 

Descrizione  di  un  foraterra  mcccanico  del  sig.  BoflUfous  pubbli- 
cata  dalla  Rcalc  Sociela  Agraria  di  Torino.  Torino,  Cliirio  e  Mina, 
i83o  ,  in  8.* 


V 


(sxvii) 

De  remploi  de   la  Clilorure    de    cliaux    pour    purifier    lair    dcs        Bonafous 
ateliers  des  vers  i  soie;  par  M.  Matlhieu  Bonafous,  Directciir  du 
Jardin  Royal    d'agriculture    de  Turin  etc.  Memoire  public  par   la 
Societe  Royale  et  Geutrale  d'agriculture  i  Paris  ,  Mad.    Iluzard  , 
1839,  in  8." 

Encore  un  moyen  de  propager  la  vaccine.  Paris ,  Mad.  Huzard, 
1839,  in  8.° 

Apercu  sur  la  culture  du  mikrier  et  I'education  des  vers  k  soie 
dans  quelques  departemens  du  Centre.  Par  M.  Matthieu  Bonafous, 
in  8." 

Esperienze  comparative  tra  la  foglia  del  gelso  selvatico  e  quella 
del  gelso  inneslato  pel  nuirimento  dei  bachi  da  seta.  Memoria  del 
sig.  Bonafous ,  Direttore  dell'  Orto  Agrario  di  Torino ,  Socio  di 
varie  Accademie  ec.  Torino,  Chirio  e  Mina ,   1829,  in  8." 

Coup  de  oeil  sur  la  premiere  exposition  des  produits  de  I'indu- 
.slrie  agricole  et  manufacturiere  dans  les  Etats  de  S.  M.  le  Roi 
de  Sardaigne  etc.;  par  M.  Bonafous.  Paris,  Mad.  Huzard,  i83o, 
in  8.° 

Saggio  sui  gelselti ,  e  sopra  una  nuova  specie  di  gelso,  del  sig. 
Bonafous  ,  Direltore  deil'Orto  Agrario  di  Torino  ,  Socio  di  varie 
Accademie  ec.  Torino,  Chirio  e  Mina,   i83i,  in  8."  (4  esemplari) 

Sui  pozzi  e  fontane  trivellate  in  alcuni  luoglii  della    Germania ,      .V.    Quintino 
in  8.° 

Discours  prononce  dans  la  Seance  publique  de  I'Academie  Fran- 
oaise  pour  la  reception  de  MM.  de  Segur  et  de  Pongerville  le  39 
juin   i83o  ,  in  4-° 

De  M.  de  Pongerville,  id.  in  4-* 

Rapport  fait  a  I'Academie  Royale  des  Inscriptions  et  Beiles- 
Lellres  ,  dans  sa  seance  da  16  juillet  18J0,  par  sa  Commission 
des  antiquiles  de  la  France ,  in  4° 

Annonce  des  prix  donne's  par  I'Academie  des  Sciences  ponr 
I'annee   1839,  in  4-°  .  ' 


/Juzard 


littzard 


InstitiUo 
<h  Francia 


Huztivd 


rrograinmc  dcs  prix  proposes  paiv  lAcadenaie  des  Sciences  pour 
it83i  ct    i83ii  ,  in  4'"  . 

■ '   Analyse  ties  liavaiix  de  I'Acadcmie  Royale  des  Sciences,  pendant 
lanntic   i%9',  pailie  physique,  in  4-' 

Academic  I'ran(j.aise.  Kecucil    des    discours    prononccs    dans    la 
Seance  puhliquc  annuelle  du  aS  aoikt   i83o,  in  4' 

Fnni rallies  dc   ,M.  Ic  Coralc  de  Scgur.  Discours  prononce, sur  su 
lombe  (  3o  aout  ii53o)  in  4-'  'i  «!>  siaiUn  «(  ih2 

.?:  Seance  publiquc  de  .1' Academic    Royale    des    Beaux-Arts    du    3 
oclobrc    i63o  ,  in  4-° 

r  Aciuleinie  lloyale  des,  Beaux-Arts.  StiancC  publique  annuelle  tlu 
sauiedi  3o  oclobre.  i8.3io.  ri'ograninae  et  ordre  de  la  seance,  in  4-° 
ji,  AcadcMnie  Royalc  des,  Beaux- Arts.  FuncraiUcs  de  M.  Lesueur  , 
Staiuaire.  Discours  n.  5 ,  decembre  i83o,  in  4  ' 
-1  Listedes  ouyrages;  envpycs  aux  concoiu-s  des  prix  proposes  par 
r Academic  Royale  dfi§  Sqicqges  ,    pour   etre    decernes    en   i83i  , 

in    4-"  .    .\':\.'.    ,ii)(:y'l    .^;l<>l,;fK.Li,    .; 

Mcmoires  presentes  par  divers  savans  a  I'Academie  Royale    dcs 
Sciences  de  I'lnslitub  de  France  (  Sciences  malhematiques  et  phy- 
siques )  ,  tome  II,  i8i3p>  i'l(4•;°^• 
Mcmoircs  dc  I'Acadcmie  Royale  des  sciences  de  I'lnslitut  de  France. 
Tome  X,  in  ,4'''  ,1       :  j, ,    n; 

Academic  Fran9aise.  Prix  de  verlu  ,  fonde  par  M.  de  Montyon, 
decernes  dans  la  seance  publique  du  aS  aout   i83o,  in   18." 

Anuuaire  d^  lllnstitut    Royal    de    France,   pour    I'annee    i83i  , 
in   i8'. 

Chevaux  Anglais  dc  pur  sang  etc.  par  J.  B.  Iluzard  fds  ,  i83o, 
in  8." 

„    Notice  jur  les  mnyens  dutiliser  toutes  les  parties  des    animaux 
morts  dans  les    campagnes  ,  par    jM.    I'aycn  (  Memoirc  ),    i83o  , 

Exlraii  du  Memoire  precedent  i83o,  in  8." 


Ortlonnonce  lie  police  eoncernant  le  paslillage,  les  liqueurs  et 
siicreries  coloriccs.    lo  clecembre    i83o,  in  8." 

Note  relnlive  a  I'exU'action  tie  la  i^elttline  ties  os  dc  la  \iande  de 
boucherie ,  elc.  par  M.  D'Aroet'j  in  8."  i?. 

Kesume  eoncernant  Temploi  nlimcnlaire  de  la  gelatine  dcs  os  de 
la  viande  de  Bouclierie  ,  par   M.  D'Arcet ,  in  8." 

Rapport  au  conseil  de  Salubrite  de  la  ViUe  de  Paris  sur  les 
exliuraations  des  cadavres  dtipose's  dans  les  caveaux  de  I'Eglise  Saint- 
Eustache  ,  a  la  suite  des  journdes  ^tlu'  c^'ji,  38  ct  29  juillet  i83o, 
par  ]M.   Labarraquc  ,  in  8." 

Memoire  sur  le  meiileur  moyen  dc  former  en  France  des  Co- 
lonies agricoles,  etc.  par  M.  le  Baron  Silyestrc  ,  in  8." 

Memoires  sur  le  meiileur  moyen  de  meltre  en  valeur  les  terras 

incultes  ,  et  de  pre'venir  les  emigrations  des   campagnes    vers.    leS 

villes,  etc.,  par  M.  le  Comte  P.  de  Vaudreuil ,  in  8."  •nia<i 

Rapport  sur  une  varitite  de  fraisier  h  fleurs  ct  a  fruits  verts,  elc. 

par  D.  J.  F.  Turpin  ,   j83o,  in  8." 

Connaissance  des  temps  avec  addition  pour  lanne'e  i833  ,  in 
8.°  grande. 

Annuaire  dn  Bureau  des. Longitudes  pour  I'annee  i83i,  in    i6." 
Memoire  de  la  Societe  Royale  ct  Centrale  d'agriculture  ,   anue'e 
1829,  in  8.° 

Voyage  de  decouverte  de  I'Astrolabe  execute  par  ordre  du  Roi , 
pendanWes  annees  1826,  1827,  182S,  1829  sous  le  commande- 
ment  de  M.  J.  Dumont  D'Urville ,  Capitaine  du  vaisseau ,  ?tc. 
Prospectus  ,  Janvier  i83o,  in  8." 

Tables  appartenantes  k  I'Architecture  civile  ,  llie'oriqne  et  pra- 
tique. Par  le  Chevalier  de  Wiebeking  ,   i  vol.  ifi'^f^  i83i. 

Memorie  storico-diplomatiche  appartenenii  alia  Citta  cd  ai  Mar- 
chesi  di  Saluzzo  raccolte  dallAvvocato  DelGno  Mulelti  Saluzzese  e 
pubblicate  con  addizioni  e  note  da  Carlo  Mulelti ,  tomo  IV.  Sa- 
luzzo ,  Lobettl-Bodoni ,   t  vol.  in  8.° 


Huznril 


OJjlcio  (idle 
Longitudiiti 


Iluzaril 


WiebekbiL 


Mulelti 


Biscara 
Marianini 


Socictu 

Societa 

Asiatica  <h 

Londra 


Groguier 


iiibliotcca 
<U  Lione 

Gene 


HoicUini 


Ace.    R.    dcllc 
scienze  di  S. 
Petevsbourg 


(xxx) 

1 

Ritratto  deU'Accadenaico ,  Professore  Franco  Andrea  Bonelli,  di- 
segno  liiografico  fatto  dal  Professore  Biscara. 

Memoria  sopra  la  Teoria  chimica  degli  elettromotori  Voltiani 
semplici  e  composli.  Del  Dotlor  Slefano  Marianini  ,  Professore  di 
Tisica  e  di  Matematica  applicata  nel  R.  Liceo  Convilio  di  Venezia. 
Venezia  ,  Alvisopoli ,   i83o  ,  in  8.° 

Calendario  Georgico  della  R.  Societa  Agraria  di  Torino  per  Tanno 
1 83 1.  Torino,  Clnrio  c  Mina  ,  in  8." 

Transactions  of  the  Royal  Asiatic  Society  of  Great  Britain  And 
Ireland.  The  second  part  of  vol.  II.  London,  J.  L.  Cox  4-°  i38o. 

Catalogue  of  the  printed  Books  of  the  R.Asiatic  Societys  library 
etc.  London  ,  Cox  4°   i83o. 

Considerations  sur  I'usage  alimentaire  des  vegetaus  cnits  pour 
les  herbivores  domestiques;  par  L.  F.  Grognier,  Professeur  \eteri- 
naire  ,  Membre  de  I'Acadeinie  et  dii  Conseil  de  salubrite  de  Lyon, 
Associ«?  regnicole  de  I'Academie  Royal  de  Medecine  etc.  etc.  Lyon, 
J.  M.  Barret,  i83i  ,  in  8.° 

Catalogue  des  livres  doubles  de  la  Bibliolheque  de  la  Ville  de 
Lyon.  Lvon,  Rusand ,  avril   i83i  ,  in  8." 

Sugli  insetli  piii  nocivi  ali'agricoltura  ,  agli  animali  domeslici,  ai 
prodoiti  della  rurale  economia ,  ec.  colla  indicazione  dei  mezzi  piu 
facili  ed  cflTicaci  di  allontanarli  o  di  distrnggerii  :  nolizie  raccolte 
ed  ordinate  dal  D.  Giuseppe  Gene  Membro  della  facolta.  filosniica 
dell'I.  R.  Universita  di  Pavia.  Milano   1827,  in  8."  con '{Igurc. 

Lettera  filologico-critica  del  Professore  Ippolito  Rosellini  al 
Chiarissimo  sig.  Prof.  Amedeo  Peyron  di  Torino,  Pisa,  Capurro  , 
i83i  ,  in  8." 

Merooires  de  I'Academie  Imperiale  des  sciences  de  S.  Pete'rsbonrg. 
Tome  X,  avec  I'histoire  de  I'Academie  pour  les  annees  1821  et 
183a.  S.  Pelersbourg ,  impinmeiie  de  I'Academie  Imperiale  des 
sciences,   182G  ,   i   vol.  in  4° 

Recueil  des  actes  de  la  seance  solennelle  de    I'Academie  Impe- 


rialc  des  sciences  de  S.  Pctursbourg  teoue  a.  loccaston  de  sa  fete   Ace.    R.   dellc 

seculaire  le  ag  deccmbre   i8a6,  in  4°  scienze  di  S. 

Tj„„  „„„„     o Petershourff 

Idem  pour  1027.  ^ 

Idem  pour  1838. 

Idem  pour   1829. 

Seance  extraordinaire  tenue  par  I'Academie  Imperiale  deS sciences 
de  S.  Pelersbourg  en  Thonneur  de  M.'  le  Baron  Alexandre  de 
Humboldt  du  16  novembre   1829  ,  in  4-" 

Meuioires  de  1' Academic  Imperiale  des  sciences  de  S.  Pelersbourg. 
VI.  Serie ,  sciences  mathematiques ,  physiques  et  nalurelles.  S. 
Pelersbourg,  imprimerie  de  TAcademie  Imperiale  des  sciences, 
i83o,  in  4-"' 

Idem  a.""  livraison. 
Idem  3.™"  livraison. 

Memoires  de  TAcademie  Imperiale  des  sciences  de  S.  Pelersbourg. 
VI.  serie  ,  sciences  politiques ,  Hisloire,   Philologie.  Tome  I,   i." 
livraison.  S.  Pelersbourg  i83o,  in  4° 
Idem  a.°"  livraison. 

Memoires  pre'sentes  k  PAcademie  Imperiale  des  sciences    de   S. 
Pelersbourg  par  divers  savans  ,  et  lus  dans  ses  assemblees.  Tome 
I,   I."  livraison,   i83o,  in  4.'' 
Idem  a."""  livraison. 

Jf,  Kaj(r«pc('«  nipt  'EnKmncov  'Axaoyijuta  rn  tv  Ilkpait  niht  rr,v  iy.x- 
rovzoHuv  iauTtig  nxvxyupiv  rs  rtpiizov  tcyoutTYi  n  x5  rou  AueiiSphu  rsv 
AGKF  hovg.    I   vol.  in  foglio. 

Historia  e  memorias  da  Academia  Real  das  sciencias  de   Lisboa       Accad.  R. 
torn.  IX  e  parte  prima  del  tomo  X  in  foglio-  Lisboa  na  typocrafia     '^elle  Scienze 
da  mesma  Academia  1797  a  iSa". 

Memorias  de  Litteratura  Portugueza  pubblicadas  pela  Academia 
Real  das  sciencias  de  Lisboa.  Lisboa  ,  na  officina  da  mesma  Aca- 
demia ,  8  vol.  in  4:°  pice.   179a  a   i8ia. 

.Memorias  economicas  da  Academia  Real  das  sciencias  para  o 
adiantamento  da  agricultura  ,  das  artes,  e  da  industria  em  Portugal 


Provana 


MaUeucci 


Segveteria 
itegli  Interni 

Mangosio 


Tantini 

Socicla  (/"  (igri- 
colt,  di  Parigi 

Scitt/i 
De  Forth 


(xixii) 

e  suas  conquistas.  Lisboa  na  ofliciaa  da  raesma  Academia.  itSq  a 
i8i5  .   5  vol.  in  4-°  piccolo. 

Ad  fuinis  llcgis  Kai-oli  Felicis  anle  diem  xvl  kalendas  iunii  anni 
MDCCc.vxxI  m  Tomplo  Corporis  Chrisli.  Augustae  Taurinorum  , 
Scbasliani  Bollae  ,  in  foglio. 

Sulla  contrazione  provala  dagli   animali    all'  aprirsi    del    circolo 
eletuico  in  die   Uovaiisi.  Osservazioni  di    Carlo    MaUeucci.    Forli , 
i83o  ,  in  8."  estratto  dagll  Annates  de  Cliimie  et  physique   i83o. 
v.Azioue  del  cloro  sulla  bile.    Osservazioni    di    Carlo    MaUeucci. 
ForU,   i83i. 

Esanie  del  fenomeni  presentati  dall'azione  del  calore  suU'aceialo 
neutro  di  piombo  ,  e  dei  prodotti  die  si  svolgonS.  Di  Carlo  Mat- 
teucci.  Forli ,   i83i.  ;   ••".£  li- 

Sulla  deconiposizione  de'sali  raetallici  per  la  pila  di  Carlo  Mat- 
teucci.  Forli,    iSjo. 

Vedute  di  Sardegna.  Dispensa  seconda  in  folio  allantico. 

'Azio)'/l  2  .ftoEi 

In  augustissimo  et  auspicatissimo  Hymenaeo  Ferdlnaiidi  V  Hun- 
gariac  Regis  Austriaci  Imperii  principis  liaereditarii  cum  Rep;ali 
Princip.  Maria  Anna  Carola  Sabaudiae  ,  in  4-° 

Opuscoli  scieniifici  del  Dott.  Francesco  Tantini.  Pisa,Ni$tri  i83o 
vol.   3."  ed  ultimo.  .  :    ■, 

Programme  dc  la  Seance  publique^^de  la  Societe  d'^gficulture 
de  Paris,   id  avril    iS3i^;4v,  -   ^  .     ~    '.:  -''i''-   i:-v:twt 

Delia  Colonia  de'  Genovesi  in  Galata.,'.  libri  sei  di  Lodovico 
Sauli.  Torino  mdcccxmi.   a  vol.  in  8°  '    ,  ;,   -     .  o   ;..  ...Il 

Voyage  statistique  et  ,,piUoresquc  a  '  Aix-les-Bains  ,  ou  ^JouriiaJ 
d'Amelie.  Par  M.  le  Comte  de  Fortis,  Clievalier ,  etc.  Membre  <le 
plusieurs    Socieles    savanlps.    Cliambery ,     Pulhod ,     iS3o,  a    vol. 


fieitsseux 


Giuseppe  Grassi.  Cenni  Biografici.  (  F,str.  daU'Antologia  n. 'iis3) 
in  8." 

'JrtoojeJni.if'.; 


(xxxiii) 

El^lc.  Les  larmcs  cle  la  Vjlle  de  Nice  sur  la  lombe  de  S.  M. 
ie  Roi  Gharles-Fclix.  Par  le  Chev.  Louis  Duiante,  Membre  Cor- 
respondant  de  TAcadeaiie  des  Sciences  et  autres  Societes  savantes. 
Turin,   i83i,  ia  8.°  . 

Inscriptio  pro  Comite  Borgarelli  in  coemelerio  quod  est  extra 
Portam  Palatiriam,  auctore  Comite  Joanne  Baptisla  Somis,  in  foglio. 

Ad  funus  Regis  CaroH  Felicis  pridie  kalendas  iunii  mdcxcxxxi  , 
in  Aede  Maxima  S.  loannis  ,  auctore  Carolo  Boucheionio,  in  foglio. 

Id.  Sanctae  Crucis  in  kalendas  iunii. 

Id.  In  Aede  Maxima  S.  Donati  Pincroli  postiidie  idus  iunii , 
in  4." 

Pro  solemni  Ainere  Regi  Carolo  Felici  ab  Ordine  Sabaudo  ad 
Sancli  Laurentii  celebrato  Inscriptiones  ,  auctore  M.  S.  Provana , 
in  4.° 

Id.  ad  Eusebii  et  Philippi  ab  Scientiarum  Academia  celebrato 
XV  kalendas  iunias ,  in  4-'' 

Nelle  solenni  funebri  esequie  di  S.  M.  il  Re  Carlo  Felice  ce- 
lebrate nella  Metropolitana  di  Torino  il  di  3i  maggio  i83i  , 
Orazione  di  Monsignor  Giuseppe  Aii-enti  Arcivescovo  di  Geneva. 
Torino ,  Stamp.  Reale  ,  in  4° 

Memoria  per  servire  alia  storia  naturale  dei  crittocefali,  e  delle 
clitre.  Del  Dottor  G.  Gene  della  Facolta  filosofica  di  Pavia.  Milano, 
Pirotia   1829  ,  in  8.° 

L'Architettura  antica  descritta  e  dimostrata  coi  monumenli,  opera 
deU'Architelto  Luigi  Canina.  Sezione  III.  Architettura  Romana  , 
lascicolo  secondo.  Roma  i83i,  in  folio. 


IJuianle 

Soinii, 
Boucheion 


Pn 


Segveteria 
deW  Interno 


Gene 


Canina 


Tom. 


X.VX7 


(xxxit) 
Operc  pet  iodichc  donate  alia  R.  yiccadeinia  delle  Scienze  dai  loro 
autori  o  eduori ,  dopo  la  pubhllcazione  del  precedente  P^olume. 

Tiipparclli  Ainico  d'  Italia.  Miscellanea  morale  di  Letterc,  Scienze  ed  Arti. 

dAzegUo         Anno  ottavo.  Vol.  XVI.  in  8." 

/   Compilatori  Anuales  de  la  Socicte  d'Hoiliculture  de  Paris  ,  et  Journal  spe- 

cial de  I'etat  et  des  progres  du  jardinage.  Tom.  lo."  Paris,  Mad. 
Iluzard  i83o  ,   i83i,   in  8.'  — -m*—^  ,  ^ 

//  Cotnpilatore  Propagatore  ossia  raccolta  periodica  delle  cose  appartenenti  ai 

progress!  dell'  Industria,  e  specialmentc  di  quelle  riguardanti  I'Agri- 
coltura  ,  la  Vetcriuaria  ,  e  le  Arti,  compilato  dal  Dottore  Giuseppe 
Antonio  Ovlj^lio.  Serie  seconda  ,  tomo  VII ,  e  della  CoUezione  tomo 
IX.  Pinerolo ,  Ghighelti   1829. 

//  CompUatore  Rcpertorio  di  Agricoltura  pratica ,  e  di    Economia    domestica  , 

coir  aggiuuta  di  un  BoUettino  tecnologico.  Del  Medico  Rocco  Ra- 
gazzoni ,  Professore  di  Fisico-Cliimica  nella  R.  Accademia  Militare, 
Membro  del  Consiglio  delle  Miniere,  ec.  Torino,  i83o,  Alliana,  in  8." 


(xxJcv) 

MUTAZI0NI 

accadiUe  net  Corpo  Accadeniico  dopo  la  puhblicazione 
del  precedente  Volume. 


H. 


>(jnijp  if)  r)lii9;Ti}' 


Lanno  cessato  di  vivere  i  seguenti  Accademici : 

II  12  di  g'lugno,  1 83o,  il  Conte  Gian-FrancescoG^i£j(/v/ iV^i»/oiV£, 
Membro  e  Direttore  della  Classe  delle  Scienze  Morali ,  Storiche  e 
Filologiche ,  e  "Vice-Presideate  deU'Accademia. 

II  i8  di  novembre ,  il  Professore  Franco  Andrea  Boiselli  , 
Membro  della  Classe  delle  Scienze  Fisiche  e  Matematiche. 

II  19  di  gennajo,  i83i  ,  I'lntendente  Giuseppe  Grassi,  Membro 
e  Segretario  della  Classe  delle  Scienze  Morali,  Storiche  e  Filolo- 
giche. 

II  1 3  di  febbrajo  ,  il  Professore  Giambattista  Bjlbis  ,  Membro 
della  Classe  delle  Scienze  Fisiche  e  Matematiche. 

II  20  di  aprile  ,  il  Professore  Luigi  Rolakdo  ,  Membro  della 
Classe  delle  Scienze  Fisiche  e  Matematiche. 

II  23  dello  stesso  mese ,  il  Conte  Antonio  yAGSoSE  ,  Membro 
della  Classe  predetta. 

NOMINE. 

II  2'7  di  giugno  i83o  I'Accademico  Marchese  Agostino  Lascaris 
Dl  P^EifTijaiGLlA,  e  stato  nominato  Vice-Presidente  deU'Accademia, 
pel  triennio. 


(XKXVl) 

II  iS  di  novembre  ,  il  Nobilc  Giaa-Luigl  Cibrario  ,  e  slato  no- 
miiiaio  Accademlco  residenlc  per  la  Glasse  delle  Scienze  Morali  , 
Storlche  e  Fllologiche. 

II  3o  di  gennajo  i83i,il  Professore  Domcnico /^/f/^iV/,  domiciliato 
in  Genova ,  e  stato  nominato  Accademico  non  resideiite  per  la 
Glasse  delle  Scieuze  Fisiche  e  Matematiclie. 

II  a3  di  mjggio  ,  il  Professore  Gian-Loreiizo  Cjntu'  ,  e  stato 
nominato  Accademico  residente  ,  per  la  Glasse  delle  Scienze  Fisiche 
c  Matematiclie. 

PENSION!  ACCADEMICHE. 

Sua  Maesia  J  in  udienza  del  59  di  giugpo  i83o  ,  ha  conceduto 
air  Accademico  Avvocalo  Collegiate  Bessoive  ,  la  pensione  rimasta 
vacante  per  la  morte  dell'  Accademico  Conte  N4P10NE. 

In  udienxa  del  2^  di  poverabre  ,  la  pi-efata  M.  S.  ha  cppceduto 
air  Accademico  Carlo  R.iNDoni ,  la  pensione  rimasta  vacante  per 
la  morte  del  Professore  Bonelli. 

In  udienza  del  primo  di  febbrajo  i83i  la  pensione  rimasta  va- 
cante per  la  morte  dell'  Accademico  Giuseppe  Grassi  ,  c  stata 
ronceduta  da  S.    M.    all'  Accademico  Cavaliere  Giulio   Cordbro  di 

S.    QUIXTIKO. 

In  udienza  del  17  di  maggio,  la  pensione  rimasta  vacante  per  la 
morte  degli  Accademicl  ,  Professore  Rolando,  e  Conte  Vagtione, 
e  stata  conceduta  agli  Accademici ,  Professore  Costanzo  Gazzer  i, 
e  Conte  Giambatlista  SoMis. 


MEMORIE 

DELLA    GLASSE 


S€I£IVZ£  FISI€HE  .  E  MATEMATICHE 


NOTE 

Sur  le  calcul  de  la  partie  da  coefjicient  de  la  granda  inegulitd 
de  Jupiter  et  Salurnc  ,  qui  depend  du  carrc  da  la  force- 
perturbatrice. 


Lue  le  1*2  avril  1829. 


Par    M.^    Plana. 


§   I- 

X-ia  Note  qne  je  communique  aujourd'hui  a  TAcademie  a  pour 
but  de  fiiire  voir  qu'il  sufTit  de  changer  un  signe  dans  une  de  mes 
formules  deja  publiees  sur  ce  sujet,  pour  obtenir  un  resultat 
bcaucoup  plus  conformc  a  la  verite.  Voici  comment.  En  ayant 
sous  les  yeux  la  page  386  du  second  Volume  public  par  la  Socie^p 
Astronomique  de  Londres  ,  on  reconnaitra ,  que ,  ayant  pose 

R=N.e  cos  (nt  —  271't-^:^)  -^-N .  e'cos  (iit  —  211' t  ■+■  -as'), 
je  devais  prendre 

w  en 

SR=:—{Sv—5^'')  \  2iVesin(72/!  — 2/i7-+-^)-4-iVe'sin(«i — W^H-ct')} 

pour  la  partie  de  la  variation  de  la  fonctiou  R  ,  qui  est  diie    aux 
perturbations  en  longitude  ,  designees    par    ov    et    5v'.    Mais ,     par 
inadvertence,  j'ai  ecrit  (^/  —  5v)  an  lieu  d'ecrire  (^v  —  ^v').  Ainsi, 
il  faut  changer  dans  mes  formules  le  signe  de  tons  les  coefliciens 
multiplies  par  H ,  ou  par  H'.  Or  il  est  evident,    que  les  coefficiens 
sur    lesquels    porte  ce  changement  de  signe ,  sont    ceux    designes 
par  Q,,  Q,,  Q^ ,  Q,^,  (j,,  q^  dans  les  pages  387  et  4o3  du  Vo- 
lume cite  plus  haut.  Ileureusementj  j'avais  dispose  mes  calculs  nit- 
meriques  de  raaniere  ,  que  j'ai  pu  faire  celte  correction  en  moins 
d'un  quart  d'heurc.  Car ,  en  ayant  sous  les  yeux  les  valeurs  dc    C. 
Tom.  XXXV.  A 


a  sir.    I.E    r.VI.CtT.    PE    J. A    PARTIE    nU    COEFFICIiiNT    ETC. 

ft  ^.  (|in-  j'ai  iloinices  daiis  les  pages  Sga  et  4o3  on  voit  aussUot , 
que  ,  ail  lieu  ilc 


■=t 


'  „         _        „       „,  Jsin(5n'jf — int) 

— o",0759  — o',oi59-|-o",8303  — 3",iib3  \ 


^-i",5344-oV537-o>243-o'',8So9,   ^^^^^,^_^^ 
<-+-"",o477-o'>44o^4",4oo9-o'',o6o5i       ^  ^ 

;-,=  !— 2>382—o",3939—o>7837  —  7",ioo7  j  sxn  {on't—2nt) 
-»-  1  o",37i  i3-t-o",o5879 — o",2i6oi — o",2o3i6j  cos(5n'^ — 2nt)  ; 
on  doit  prendre 

.      i",8748-o",8443-oVG32^o",3327  .  ,^^,^,^_^^^^ 
i— o",o759— o>i59-»-o",82o5  — 2",i.63  )       ^  ^ 

(     4",5244H-o",i537H-o",o243-J-o",88o9  >  posrWf-o„0  ' 
^-t-o>477  — o",o44o-h4",4oo9-o>6o5^      ^^  '     ^' 

1:.=  I      2",o382  -ho", 3939  — o",o7837— 7",ioo7    j  sm{i,iilt  —  int) 
-+-I— o",37n3— o",o5879— o",2iGoi— o",2o3i6{cos(5«'«— 2?zf> 
Do  sorte  qii'on  a  ; 
(1) .  .  r=(3'',028o— 3",2i56)sin(5M'f— 2nO-4-(io",o3i9— o",io45)cos(5re^«— 2"0 

= — o",i876sin(5«V — 2»i)-f-9",9274cos(5M'f — ant); 
(;2)..r.=(2'^432i— 7",i79i)sin(5M'^— 2m)  — o'',84gicos(5w'f— 27!/) 
=  —  4",7470sin(5HV — iitt)  —  o",849icos(5«'< — -int)  . 

Bone  ,  en  re'unissant  celle  valeur  de  ?  avec  les  deux  autrcs  rap- 
porloes  dans  les  pages  385  ct  397  ;   et  remarquant  que  la  sommc 
des  nombres  poses   vers  le  baS    de  la    page    385    doiiue    2"j34i4  ; 
7'',o533  ,  et  non   i'',34i4>  6'',o533 ,  il  viendra 
(3)  . .  ?=     (2",34j4— o",i87G— o'',6738)sin(5«'<— 2«0 
^-(7",o533-^-9^9274^-o",7434)cos(5«'<— 2/;/) 
=  -t-i",48oostn(5n'f  —  2«<)-+- J7",724t  cos(57/i  —  :irii)  , 


PAR    M.    PLANA  3 

au  lieu  ilc  la  valeur  dc  ?  que  j'ai  tlonnee  tlnns  la  seizicnie  ligiie 
de  la  page  397. 

Pour  corrigci'  I'expression  cbrrespondaiue  de  J',   il  est  d'abord 
evident  qu'oii  doit  prendre 

^'-f-?,=(— 4",747o  —  o",  1876)810  (5h'^—2hO 
-4-(  9",9274  —  o",849i  )cos(5n't — 377/) 
=  —  4''59->46  sin  ( 5n't  —  2hZ  )-h9",o783cos(  5n't — 2jjt) 

■A  la  place  dc  la  valeur  de  ?-♦-?»  posee  vers  le  has  dc  la  page 
4o3.  Apres  cela  ,  on  aura 

(4).  . .  ?'  =  —- ^I/^4.|3",5.25  — 4",9346  — o"/.7o9|sln(3«7-2«0 

111  T     li  I  j 

_Z1^«  L",3678-H9>783-t-Q",i924|  cos(5n't—2nt) 

=  _i^l/iL|— 2",o93osln(5«7— 2rt0-<-i6'',6385cos(5«— 2w<)j 

=  -l-5",o73osin(5M'f — 2iit) — 4o">3282cos(5M'i  —  27it) 

du  lieu  de  la  valeur  de  ^'  que  j'ai  donne'e  dans  la  dixhnilicmc  ligne 
de  la  page  4o5.  Dans  la  page  376  (ligne  i3)  il  faut  changer  le 
nombre  7,4703  en  7,4902:  mais  cela  pent  a  peine  alterer  Ics  cen- 
liemes  de  la  seconde. 


§  3. 


L'erreur  de  srgnc  dont  reffet  est  de  changer  en  sommes  les  differen- 
ces des  plus  grands  nombres  ,  et  qui ,  par-la  ,  apporle  une  alte'ra- 
tion  aussi  considerable  dans  mes  deux  resultats  numeriques  public's 
a  Londres  en  182G,  m'a  ele  indique'e  par  MJ  de  Pontecoulant  , 
Capitaine  au  Coips  Royal  d'Etat-Major  en  France.  La  leltre  parli- 
culiere  qu'il  m'a  fait  i'honneur  de  m'ecrire  a  ce  sujet  le  23  mars  der- 
nier est  date'e  de  Paris.  Je  I'ai  recue,  il  y  a  six  jours,  le  6  d'avril  vers 
midi.  Un  simple  coup  d'oeil  jete  sur.  ma  valeur  de    5R  posc'e    an 


4  SCR    l.t    CAT.CUL    DE   T.A    PAnTItv    t)V    COEFrrClITfT    ETC. 

commeureinRiU  tic  la  page  386  liii  \"olamc  qui  renferme  raon  Mn- 
moirc  a  siilli  pour  me  convaincre ,  que  j'avais  efleclivement  olabli 
nvec  uii  sifjiie  contraire  au  veritable  la  premiere  des  trois  ii^nes 
qui  compnsenl  cctlc  foniuile.  Je  me  suis  liiUe  de  coiriger  ies  con- 
srq'iences  ile  cetle  erreur ,  ce  qui  e'tait  tres-facile  comme  je  viens 
de  le  fairc  voir.  Mais  cela  ne  diininue  pas  Ic  mcrile  de  la  juslc 
rcmarque  faiic  par  "M/  de  Pontecout.ant.  Cetle  declaration  su(l"i- 
rail,  s'il  etait  uuiquement  q'lcstiou  de  remplir  mon  devoir  cnvers 
M/  DE  Po^TECout.ANT.  Mais  ou  aurail  par-la  une  idee  fort  incom- 
pK'te  des  circonslaiices  ,  qui  ,  par  le  simple  redressement  d'uu  si- 
gne  ,  foul  tomber  ,  eu  graiide  partie,  la  discussion  qui  s'elaiteie- 
•vee  ,  i  ce  sujet ,  enU-e  Lapi.ace,  M.'  Poisson  ct  moi.  Rlalgre  ma 
repugnance  pour  la  publication  des  letlres  ,  je  sens  ,  que  je  ne 
jiuis  micuv  faire  connaitre  ces  circonstanccs  qu'en  publiant  iarticle 
de  la  leitre  ou  elles  sont  narrees  par  M/  de  Pontecoulant. 
\'oici  comment  il  s'exprime. 

))   Le 

» me  font  un  devoir  de  vous  communiquer 

)»  Ies  resultats  de  quelques  rccherches  que  votre  Meuioire  inse're 
«  dans  le  i-ecueil  de  la  Societe  Astronomiquc  de  Londres  pour  1826 
»  m'a  donae  loccasion  de  faire.  Je  ne  vous  dissimuierai  pas,  qu" 
»  I'tonne  de  voir  que  Ies  valeurs  que  vous  aviez  trouvees  pour  Ies 
»  coeflTiciens  de  la  parlie  de  la  grande  ine'galite  de  Jupiter  et  Sa- 
«  turne ,  di'pcndante  du  carre'  des  forces  perturljatrices  ,  s'eloi- 
))  gnaient  beaucoup  de  cellcs  qui  sont  rapportees  dans  la  Meca- 
»  nique  Celeste,  et  ne  salisfaisaient  pas  a  la  belle  equation  de 
)i  condition  dojintie  par  Lapi,  vcf.  ,  j'ai  d'abord  pense  ,  que  quelqu' 
»    ine-tactitude  s'etait  glissee  dans  vos  calculs  ;  Ies  raisonnemens  de 

)) 

».  .  .  .  ne  me  satisfaisaicut  pas;  car,  d'apres  ce  qu'avait  dit 
»  Laplace,  d'apres  vos  px-opres  recherches ,  il  me  paratt  evident 
n  qu'il  n'y  a  aucun  terme  des  valeurs  de  S^  el  ^s',  pirmi  cent 
»    qu'on   a  nc-glige's  ,  qui   pujsse    avoir  une  grandeur  capable  de  ra- 


■PATV   M.   -PLANA  $ 

T>  meiier  vos  coefl'iciens  a  la  coadilion  qu'ils  doivent  rempllr.  J'ui 

»  clone  pris  le  parti  de  recommencer  en  enlici-  tons   ces    caleuls , 

»  et  ce  n'est  qu'apros  les  avoir  aclievcs  que  je    les    ai    coiifionlt's 

))  avec  les  voties.   11  est  resultc  ile  cct  e\amen  qu'il  m'cst  cliiinon- 

))  Ire  que  quclqucs  Lncxaclitudes  se  sont  glissces  dans  vos  operations 

»  nuinei-tqucs  ;  niais  ce  qui  eloigne  surtout  vos  resnltats  de  I'exa- 

»  ctiliule  e'est  unc  erreur  de  signe  introdiiite  dans  la    valeui'    dc 

))  iR  relative  a  rarj,'ninent  itt  —  2n'i  ;  il  vous  sera  faeilc  dc  verifier 

))  qu'on  doil  avoir 

J)    c?i?  =  (5v'  — o»'')  \2lVesm(2n'f  —  7it—Ts)-i-jyc's\n(2?i't  —  nt—'sl'}\ 

-f-«ic. 
»   En  rectifiant  les  inexactitudes  dont  je  viens  de  parler ,  j'ai  ti'ouve 
»   que  les  valeurs  de  8!^  et  of'  devenaient  d'apres  vos  propres  cal- 
euls :  (il  n'est  ici  question  que  des  termes  consideres  par  Laplace) 

[c??=-f-2'',i538.sin(5«'i— 27t«)-f-i6",98o7.cos(5«V— 2Hf), 


(A)      , 

„  jdS'=-t-3",4469.sin(5w'it— 2«0— 39",862o.cos(5«7— 2«0 

))  Ces  valeurs  s'accordcnt  tres-bien  avec  celles  que  j'ai  de- 
»  terminees  moi-meme  par  le  caleul  dii'ect  de  lous  les  termes  qui 
)>  servent  ik  les  former  ,  et  elles  verifient  d'une  maniere  tres-satis- 
n  faisante  ,  comme  vous  pouvez  vous  en  assurer ,  I'equation  de 
«  condition  trouvee  par  Lapi.ace.  Si  on  compare  ces  Taleurs  a 
»  celles  de  la  Mecanique  Celeste  on  volt ,  qu'au  signe  pres  ,  elles 
1)  s'accordent  assez  bien  enlr'elles  ,  surtout  la  seeonde  qui  est  la 
»  seule  qu'on  ait  calcule  direetement  dans  eet  ouvrage.  Cette  dif- 
»  ference  de  signes  tient  a  une  erreur  evidente  qui  s'est  ^lissce 
«  dans  la  reduction  en  nombres  des  formules  de  la  Mecanique  Ce- 
»  leste  ,  et  que  j'ai  pu  redresser ,  parce  que  j'avais  sous  les  yeux 
«  les  caleuls  detaille's  qui  ont  servi'a  etablir  les  rcsullats  rappor- 
T    tees  dans  cet  ouvra<Te. 

n  J'espore ,  Monsieur,  <jue  vous  ne  sercz  point  blesse'  que 
»■>  j'aie  ose  verifier  les  resultats  auxquels  vous  eliez  parvenu ;  vous 


6  sfR  r.E  cALCur.  de  la  PARTiE  DU  roEFrtciENT  trc. 

)i  avoz  voiis  meiue  engage  les  geometres  a  le  faire  ,  et  vous  avez 
))  provofiiiti  line  discussion  utile,  puisque,  sans  vous,  I'erreur  de 
))  si"ne  ([iii  s'est  glissee  dans  la  Mecanique  Celeste ,  serait  restee 
»   pour  loujours   pcut-ulre  inappercue.    » 

Celte  Icllrc  mcrite  (juelqncs  cdaircissemens  :  je  vais  les  donner. 
M.'  OE  PoNTECOL'LAxT  dit ,  quc  les  deux  resultats    renfermes    dans 
les  ctpiations  (A    deriveut  de  la  rectification  de  mes  propres    cal- 
»MiIs.  Eirocuvemeiit ,  si  Ion  ajoute  ces  deux  valeurs  de  ^,  savoir 
^=     2',3  |i4  sin(5ii't  —  2nt)-i-']",o5acos(5n't—2>it) 
^=— o",i876sin(5«'i— 2«<)-*-9")9-'-74cos(5«7— 2///) 

dont  la  premiere  est  celle  re'sultante  de  la  valeur  de  s  4"^  j'ai 
donnee  dans  la  page  385  ,  et  la  seconde  est  celle  fournie  par 
I'equalion  designee  plus  haut  par  (i),  on  oblieut 

5j=-+-3",i538.sin(5/»'f —  2iU)-hi&',C)^0']  .cos(^in't  —  2nl)  . 
En  suppiiinant  dans  I'licjuation  que  je  designe  par  (4)  les  nombres 
—  o",G7o9,  -+-o",ic)24  O'l  ^"*'* 

•}?'=  —  ~  l/^  j— 1",422 1  .slu(  5n't—2?it )  -+- 1 6",44G  I  .cos  ( 5n't—2nt)  j 

=  -^.y',/^!^6,^.s\a(5n't  —  2nt)  —  3Q",S62o.cos(5n't—2nl) ; 

ee  qui  s'accorde  parfaitement  avec  les  deux  resultats  donnes  dans 
la  lettrc  de  M '  de  Pontecoulant. 

II  me  parait  juste  de  faire  observer  ici ,  que  cette  parfaite  coin- 
cidence dans  la  totaliie  de  ces  chifTres  ne  pcrtnet  pas  d'etendrc 
( du  nioins  a  cet  egard  )  a  d'autres  passages  de  mon  Memoire  la 
phrase  indetcrminec  «  quelr/ues  inexactitudes  »  qu'on  lit  dans  la 
lettrc  prccedente. 

L'cqualion  de  condition  trouviie  par  Laplace  est  ccUc-ci  ; 

til  f    a 

eu  observant  qu'on  doit  v  faire  hj  = ,    w'  =  Trr — ,  et 

^  ■'  1070'  30I2. 


I-ATI    M.    tLAKl  T 

f)    ^'=  — 290i",o.  sin(5«'«— 2n<)  — 295'',9.  cos(5m'<— 271^)  . 
Aiiisi  les  deux  quanlitcs  '^J  ct  S'C'  doivcut  satisfiiire  ii  la  conilitloH 

(5)...o=— l/-^d?-»-<J;''— i",8852sla(5/?'i— an/)— o",i923cos(5rt7— 271/.) 

»i  T     a' 
en  excluant ,  comtnc  on  salt ,  les  parlies  tie  5J  ct  i^'  provenanl^? 
de  la  double  coudjinaison  zero  et  5ri't — anf. 

Si  Ton  suhstitue  dans  cette  equation ,  pour  5^  la  valeur 
5?=  2", 1 538 . sin ( 5iit—2Jit) -|-  iG",98o7 . cos(5n't^27U)  , 
comme  M/  de  Pontecoulant  le  dit  dans  sa  lettre  ,  ou  aura 


(')    Laplace  ,    tlaiis  la  jnige  243  d'i  ):>  Ccnnaissauce  des  Terns    pour   I'ahnee 
1829 ,  fait 

^'=  —  ^g3i".s\n{5ii'l  —  T-nl)  —  223  'cos(  5n't  —  2n<)  ; 

cc  qui  revient  k.  rcduirc  en  secondes  scKagesimales  le  resultat  qu'il  avail 
domie  dans  la  page  j^o  du  3.™'  Volume  de  la  Mecaniquc  Celeste.  Mais 
cela  n'cst  pas  exact.  Car;  i.°  on  doit  appliquer  a  ces  nombies  la  coi- 
Teclion  dotit  il  est  pailc  dans  les  p4ges  aS  et  24  di*  '•"  Supplement  a 
la  Mecanique  Celeste  public  en  1808.  3,°,  On  doit,  pour  se  conformcr 
<i  I'esprit  de  la  demonsbation  par  laquelle  on  arrive  a  I'equation 

m /a" . S^ -t-  /re' /? . S^'  -t-  ( m  —  m')  m  vH .  ^'  =  o  , 

exclure  de  la  valeur  totale  de  ^' ,  la  partie  8^' ,  qui  est  de  I'ordre  du 
carre  de  la  force  perturbatrice.  Et  comme  il  est  demontre  maiiitenant 
que  les  nombres  ( en  division  centesimale ) 

—  I  i",779432.sin(5«'(  —  2m)  •+■  i32",470i  .cos  (5n7  —  int) 

<lonnes  dans  la  meme  page  i4o  doivent  elre  pris  avec  im  signe  con- 
traire  ,  on  sent  qu'il  n'est  pas  permis  de  negliger  ces  deux  corrections. 
D'apres  ces  motifs  j'ai  forme  la  valeur  de  ^'  que  j'emploie  icicnposant 
(Division  centesimale) 

„,_ ^1/^    3354,40 \    (39oo",Gi6  — 38",692)  .sin(5H'<  — 27i/)  J 

^~       m'fa''    35i2    I -t.(3G8'',9io-»-25",o65).cos(3«7  —  2111)  \ 

(Vojez  p.  127  et  129  du  3.'  de  la  Mecanique  Celeste)  et  faisant  ea- 
-uute  la  reduction  en  secondes  sexagcsimales. 


5  SL-R    LE    C.VLCUL    DK    lA    PARTIE    DU    COEFFICIENT    ETC. 

$!;'=         (_5",22o4h-  i",8852).sin(5«V— 2«<) 
-+-(  — 4i",oi35-4-o",ic>23).cos(5hV— 2«f) 

:= —  3",3353.sin^5n'i — 2nt)  —  4^' ,82i2.cos(5n't—2nt)  . 

Sans  ro|)ijositioa  du  signe  qui  alFecte  le  premier  terme  de  cette 
T.nleur  ilo  S^'  ainsi  dediiite  il  serait  permis  de  dire  ,  que  les  va- 
leurs  de  H^  et  5^'  foiirnies  par  les  e'qiiations  (A)  «  verllieat  d'uae 
»  iiiaiiiere  tres-salisfaisante  I'equation  de  condilion.  « 

La  petitessc  des  deux  lerines 

—  i'',S852.sin(5/i'<  —  2/j<)  —  o", i92  3.cos(5«'z — 2nt) , 

qui  constituent  toule  la  correction  faite  a   I'aucienne    equation    dc 
couditioii 


PI  f    a 


employee  dans  la  Mecaniquc  Celeste ,  ne  permet  pas  de  ne'gligei*; 
ni  la  partie 

5?  =  — o",6738.sin(5/i'<— 2Mf)-t-o",7434.cos(5M'^— 27jf) , 

3-^'=      i",626i.sin(5H'f  — 2H/)— o",4663.cos(5n'«  — 2«0 
qui  se  trouve  calculee  dans  mon  Memoire  (Voyez  p.  3c)7et4o3)^ 
ni  les  parties  fournies  par  les  autres  combinaisons    dont    j'ai    deja 
promis  aillcurs  de  publier  le  calcul  complet. 

II  importe  de  faire  observer  ici ,  que  I'equalioa  dc  condition  de 
Laplace  ofTre  un  raoyen  dc  veriGcalion  qui  pourrait  etre  illusoire, 
lorsqu'on  I'applitjue  a  des  valeurs  de  S':^  et  S'^'  qui  ne  sont  pas 
(  comme  dans  le  cas  precedent  )  la  sorame  cfTective  des  dix  va- 
lours partielles  qui  concourent  a  la  formation  de  chacune  d'elles. 
Va\  elFet ,  je  demontrerai  ci-apres  ,  que  ,  pour  cliaque  combinaison 
il  cxiile  une  equation  de  la  forme 


oi  X  est  une  quantite  fort  petite,  en  general ,  et  nulle  pour  quel^ 


FAK    M.    PLAiNA  CJ 

ques-unes.  Done  ,  si  au  lieu  de  soimner  les  dix  equations  ainsi 
fornaees  ,  on  en  somme  seulement  deux  ou  Irois  ,  ou  etc. ,  on  ob- 
tiendra  toujours  une  equation  semblabic  ;»  cclle  de  Laplace.  Ainsi 
la  verilication  d'une  telle  equation  n'est  pas  une  preuve  suffisanle, 
que  les  parlies  de  i'^  el  S'^'  qu'on  n'aurait  pas  calculiies  soul  en 
realite  fort  petites  ,  comparativement. 

Au  reste ;  avant  la  reclification  qui  vient  de  m'ctre  indiquce,il 
elait  question  dune  discordance  lellement  grande  ,  que  je  faisais 
pen  de  cas  ,  soil  dos  quantites  que  je  m'etais  permis  de  nCi^liger, 
apces  avoir  vu  qu'elles  devaient  eire  ,  au  moins,  beaucoup  plus  pe- 
tites que. la  quanlite'  qui  constiluait  la  diOe'rence  entre  les  riisul- 
tats  de  la  Mecaiiique  Celeste  et  les  miens  ,  soil  de  la  correction 
faite  par  Laplace  a  son  ancienne  equation  de  condition.  En  eflet , 
cette  correction  s'eleve  a  deux  secondes  environ  dans  son  maxi- 
mum ,  et  moi  j'avais  des  dilTerences  de  -1-29"  et  — 56"  siir  la  va- 
leur  de  5^';  c'est-a  dire  sur  la  perturbation  du  moyen  mouvemcnt 
de  Saturne. 

J'espere  que.  les  Geomctres  verse's  dans  les  parties  difi'miles  de 
la  science  excuseront  la  me'prise  qui  m'esl  echappee  par  la  simple 
transposition  d'un  accent  [  en  ecrivant  ( Jv'  —  5v)  au  lieu  de  (Jv^  —  Si'' )  ] 
s'ils  veulent  bien  considerer  ;  que  je  n'ai  pas  corrige  moi-meme 
les  eprenves  de  men  Memoire  imprime  a  Londres  ;  que  je  n'avais 
absolument  dans  la  Mecanique  Celeste  aucun  point  intermediaire 
pour  me  redresser  dans  mon  long  et  peuible  calcul  ;  et  qu'en 
derni^re  analyse  j'ai  donne  occasion  a  des  recherches  qui  tendent 
a  ameliorer  sensiblement  cette  partie  de  la  tlieorie  des  perlurba- 
tions  reciproques  de  Jupiter  et  de  Saturne.  Neanmoins  les  esprits 
philosophiques  remarqueront  ,  peut-etre,  avec  une  espcce  de  sur- 
prise ,  que  ce  ne  soient  pas  les  recherches  savantes  enlreprises 
par  MM."  Laplace  et  Poisson  qui  aienl  fait  tomber  la  controverse 
qui  s'etait  elevee  a  ce  sujet.  Car  il  est  clair  maintenant  qu'elle 
est  tombee  par  la  decouverte  d'une  erreur  materielle  qui  s'esl  glis- 
see  dans  une  de  mes  formules.  De  sorle  qu'il  vient  d'etre  aveve 
Tom.  XXXV  B 


to  SIR    I.r.    CATXUL    DE    LA    PARTIE    DTJ    COEFFIClfiST    ETC. 

re  que  j'liviiis  »v:iiu:e  diiiis  la  page  /^o']  da  Tome  xxxi  de  I'Aca- 
deuiie  de  Turin  ou  jc  me  siiis  cxprime  en  ces  termes :  »  Le  moyen 
»  qui  me  parail  le  ptiis  elTioace  pour  (aire  cesser  la  controversc, 
n  on  dc  la  faire  porler  du  moins  ,  sur  ce  qui  pcut  contribuer  au 
«  pcrfectionnemcut  des  Tables  dc  Jupiter  et  Saturne  ,  serait  ,  de 
))  Iroiivcr  dans  uies  calculs  quelques  erreiirs  que  je  \  puis  avoir 
»   cominiscs.  n 

Voili  ce  que  j'avals  a  dire  de  plus  pressant  dans  cette  Note. 
Mais  ayant  decouvcrt  dernieremeut  dcs  equations  de  condition  nou- 
vclles  qui  me  paraissent  fort  remarquables  ,  et  refait  en  entier  le 
calcul  de  la  partie  de  5J  el  de  5?'  qui  est  donnee  par  la  combi- ' 
liaison  des  argumens  3n't  et  (in't  —  2n() ,  je  saisis  cetfe  occasion 
pour  publicr  ici  ces  resultats.  Toutcfois  ,  comme  cliaque  coml)inai- 
son  est  double  ,  je  previens  qu'il  est  question  d'abord  de  celle  qui 
resulle  ,  en  prenatit  ( Voyez  p.  SSg  et  34o  du  4°  Volume  de  la 
Mticanique  Celeste. ) 

—  ^  — OjOoa^SS-cosra/j'^ — 2nt-\-  i,^i5)  =  F.cos(2?i't — 2ut-h//f) , 

a 

^r  = —  i98",8  .  sin(2«7  —  2;(i-f- i,^3o)=:G  .  sin(27z'i  —  a/;^-*-^,,) ; 

el 

r,.<  (0 

(Ij  ...  i?=jV<;\cos(3n'^— 3«)-t-/l/e't' .cos(37j7  — a'oJ— ttf') 

-+-.T/et>".cos(3/j'<  — 2^'  — w)-4-Me".cos(37i'<  — Sijr')- 
Tl  faudrait ,  a  la  rigueur,  ajouter  a  cette  valcur  de  B.  les  deux  termes 

Aft7'.cos(3«V  — ?;t— 2n)-+-J/eV-cos(3/jV— w'  — 2n); 

raais  jc  les  supprime  ,  i  cause  de  la  petilesse  excessive  de  la  qlian- 
tite   qu'ils  inlroduiraient  dans   cclles   qji'on  clierche. 

J'ai  refait  dc  preference  le  calrul  de  cette  combinaison  ,  parce 
que  M.'  Poisso.N  I'avail  signalee  (  Voyez  Connaissancc  des  Terns 
pour  i83t  ,  p.,  4^  )  comme  une  de  celles  dont  il  elait  indispen- 
sable de  produire  le  resuUat  qu'elle  donne.  Mon  atterilc  n'a  pas  ele 
trompee  :  j'ai  trouvc 


tah  m.  plaka  1 1 

t!^=z      o",36'2i  .siu(5«7  —  2iU) -^-o", /[JO'j. cos (5n't — 2nt)    " 
S^^ — o'',2()i6.s\n(5n't — 2nl) —  i", i6i  i  .cos(5/i'/  —  2nt)  ; 

resullat ,  q'li  ,  par  sa  petitessc  confirme  ce  que  j'avais  avance  ilans 
la  page  397  di»  Voliime  qui  contieat  mon  Memoire  imprime  a 
Londres. 

II  nc  suffit  pas  de  donner  un  tel  resultat ;  il  faiit  le  demontrer. 
La  deinonstralion  est  d'autant  plus  importaiile  ,  qu'elle  conduit  ;i 
faire  voir  que  les  valeurs  de  S'^  et  S^'  louraies  par  ceite  oombi- 
naison  sont  liees  par  cette  equation  fort  simple  j 

f  ^=— J!il/4-.J?-t.o",586o.sin  (5n'l  —  znt)—o'',o56:i.cos(5n't—2nt)  , 

que  j'ai  trouvee  ,  depuis  peu  ,  en  cherchant  un  moyen  de  verifi- 
cation. Je  ferai  voir  en  outre ,  que  Ja  compagne  de  cette  combi- 
naison  donne  des  valeurs  de  ^5  et  Sl^'    qui    satisfont    a    I'equalion 

ii^'^ \/'~-^^,  tout-a-fait  semblable  a  celle  qui  a  lieu,  lors- 

>n   f     a 

qu'on  a  egaid,  seulement  ,  a  la  premiere  puissance  de  la  force 
perturbatrice. 

Voici  maintenant  I'analyse  par  laqueOe  j'ai  obtenu  ces  resullals  , 
ainsi  que  Ics  analogues  qui  se  rapporlent  anx  autres  combinaisons. 
On  verra  deriver  de-la  un  theorenie  remarquable  ,  qui ,  en  ge'ne- 
ral ,  pent  s'e'noncer  en  disant ,  que  ,  ponr  chaque  combinaison  , 
[  cxcepte  celles  de  zero  ct  5n't — 2iit]  la  valeur  de  5^'  correspon- 
dante  a  celle  de  ^^  est  telle  qu'on  a 

(P). . .  *r=-^j/.«:.»5 

' — '. etant  la  portion  du  coedlcient  diSeren(iel  ~ relatif    a 

dt  '^  dl 

S^,  foiimee  en  prenant  settlement  les  termes  -explicitemenl  depen- 
^ans  du  coefficient  ■yt'-'\   apres  y  avoir  fait 


IS  Sl-R    LE    CAI.Cl't.    DE    LA    PAUTIE    DU    COEFFIClU.NT    ETC. 

Ce  iht-orcine  ( fjue  persnnne  n'a  eticore  public,  que  je  sache  ) 
me  semble  iniiriter  rattentioii  des  Geomctres,  Lorsque  je  compo- 
sais  1e  iMcmoire  insere  dans  le  second  Volume  de  la  Sociele  Asiro- 
nomiqiic  de  Loiuhcs  ,  j'avais  sonpconne  qu'il  devait  y  avoir,  dans 
ch.ujiic  coiiibiiiaison  ,  uue  relatiou  simple  entre  Si^  et  S'Q:  mais  la 
forme  concise  sous  la  quelle  j'employais  alors  les  valeurs  de  <5'/'  , 
^/•' ,  iv  ,  fSJ ,  m'a  einpcclie  de  voir  les  reductions  qui  en  faisant 
disparaitre  la  complication  donnent  le  resultat  exprlme  par  I'equa- 
lion  (P). 

S  3- 

Expressions  de  Si^  et  S!^'  donnees  par  la  combinaison 
des  arguinens  Zn't  et  (^211 1  —  2nt)  . 

L'e.xpression  precedente  de  R  donne , 

,^,      ^     t3/>/.V.sin(3M7— 3trf)-+-2M'.eV.sin(3n'i:— 3^— z?')) 
|-»-M.ce".sin(3rt7— 213'— «)  ) 

H-  j  -^      ■*"'TT   '  1  e  e'.cos(3«t  —  21s— «') 


■^y^Sr-^'^Sr'  lee'\cos(3n't—2v^—'a) 
+  j  '^^^rn-^V  j  e-.cos(3«'^-3«')  . 


Done ,  en  diflerentiant  par  rapport  a  Si>  et  Sr ,    et  iraltaut  li't , 
ir' ,  5v'  comme  quanlilcs  cousiantes ,  oa  aura 


PAll    M.    PLANA 

M  CO 


tit  TlF  \-i-M.ec'\sia{3n't — 2-Bi'  —  vs) 

'- — e'.cos(3/t7 — 3ttf)H — i— e'e'.cos(3M'^  —  2«  —  ts') 


(I.  or  ' 


^/« 


«<*  'da  '  j 


(»)  (3) 


Mais  nous  avons 

d.  or  f    ,        ,     ri ''•    /J  ^  ^ 

— jp —  =  — i\n  — «)«/<. sin  (3«^ — int-\-f^^)\ 

— - — =      a(7j — n)   G.cos(2ra7 — ^mt•^g^^) 

Douc  en  subslltuant  ces  valeurs  il  vientlra 

d.^R 


di 


Sy'^^  "■  '^ ' 


ft")  (i) 

3il/e^sin  (5«V— 3n<— 3<tf-»-g- J-4-2MeVsin  ( 5n'<— 2nf  —  2tf — 
-♦-ilfee''sm(5«'«— 2n<— 2w'— sr-t-g-^^) 
,      .  >)  (■) 

( 3)  I     ~  e'sin(5n'i— 2ni— 357-+-y;jH-^  e'e'sm(57i'f—2««—2ff— «'-<-/,)) 
~-{ri-n)aF  \  «  "  p, 

(-«- -^ee"sin(57j'f— 2nf — 2«'— is-^/;  )-t- ^  e"sin(5«'i— 2ni— 3<3'-t/,)  1 
II  suit  de-la  ,  et  de  la  formule 

qu'en  posant  pour  plus  de  siinplicite ,  «  =  —  ,  et 
^ 3s; .  «* .  w' 


sini".  (5/i'— j/»}> 
«u  a 


r  4  SUR    LE    CALCUL    DE    LA    PARTlE    DU    COEFPrCIENT    fiTC. 

M  .    •    •    •    0%'= 

I 
■+■   M.ee''sm(5n't — 2nl  —  2^'—r:y-+-gJ] 


(n) 


ltd  '    ' 

(■) 

ft  J'l    >»•/»*?.  J  f./'^ 

H-rt eVsin(o«7 — 2/)i — 35r  —  ?;r  -l-/„J 


(-) 


-a-r-ee'sin(3nt  —  2itt — 2^7'  — j^-t-Ajjl 

13) 

-«^^e'^sm(5«'^  — 2«Z— 3«J'-^/,). 

Cela  pose  ,  si  Ion  fait  <=:3  dans  les  formules  generales  que  jVt 
doimees  dans  les  pages  364  c'  ^65  da  Volume  qui  renferiife  mon 
Ik-inoire   public  par  la  Socicte   astroabmique    de  Londres,  on  aura 


:fi  \    ^  tla  du^  da'     \ 

,/■'        ;«'l,         .W   ,         dJ  ^    ^      ,etA_^,d'A    \^ 

(■)  t')  .    (') 

'7).....l/=-_J34.^-H-47-«^+'4.«^+«^    j, 

(o)  C")  .,      t'^) 

d'oii  il  est  ais^  de  ooiactort  Jes  huit  equations  sulvantes : 


in  4^  I                                 (U  'Jo-  '«*       ) 

m'  iG|             "        ^           dx  da.^  da}       \ 

m'                iG  iG  I                 .                t/a                       da.  rfa'     ? 

(3)                                                                        fo)                                 (o5  (o) 

m'  48  [  '                            da.  rfa'  rf« 


«       (IM  I    j^        (^ii      ^       .d'b\^   -    Ad'b{_^    ,d'b\    I  . 

«'      r/M  I   i  db\  ^  ^Q     .^/"*1  ^   fi    sf^'Al^     d'^b'^   i 

(0  (')  (')  (')  (0 

a      dM         8i  Mo       rfi!        -     ,d'b\^  d''b'=        J'bl    / 

m        da  1 6  i6j  Ja        '      .      <i«'  '         rfa'  </«>      ) 

(J)  '.»)  .  (»)  ,    («)  , ,  (°) 

En  reduisant  en  nombres  ces  formules  a  I'aide  des  logarithmes 
'  qui  se  trouvenl  prepares  dans  mon  Memoire   cite    plus    haul ,   j'ai 
obtenu  ; 

(») 
«'  — r=      <>,o58g875-4-o,29'yi5o-Ho,2627oo-+-o,o522i2=r-j-o,6yio495: 


III 


M 

*i  -T  =  —  o,483c.7i   — o,i582o  — o,85o738 — o,i3oo54= — 1,622063.; 


m 


M 

«'  ■^=— 2,76o7o-*-i,3i886-+-2,37582-i-o,63434o-t-o,i3o53=H-i,G9885; 


in 


id  SCR   LE    CALCCL    DE    LA   PAKTlfi    BU    COEFFICIENT    ETC. 

— -.rt-^=     o,49525-Hi,3i33o-v-o,783i8-+-o,i655i  =:-i-2,75744  > 

,.ai^  =  —  2,-1 1  So — 4^4^00'  — 2,08087 — o,482ji-»-=  —  9,73519; 
w         tia 

-'V.a'^—  =— 2, 7C)O7o-i-{,0945-h3,5584-t-2, 2190-4-0,4640  =7,6752  ; 

fH  lilt 

(') 
.rt— L.  =  — 07  i()7o —  I /i '1283  —  o,73"55  —  o,i554o^ — 3,o52J7. 

Si   a  ces  nombrcs  on  associe  les  suivans  : 

Log.F=7.4445i32(-);  Q  Log./(-^-i  )=5,5o37628; 

•    Log.  6=6,9^399 1 3( — )  j  GNprime  en   parlies  du  rayon  |   . 

Log.     e^^m(g^^—Z7s)         =5,7432j5i  (— ); 
•     fe'e'sinCg-,— 2B-— sr')=6,0927726(— ); 
ed "^ %\\\\^g ^^ — its' — w):^5,i62 1S08  ; 

e'sin(y„ — 3sr)        =5,745oiio( — ); 
e»e'sin(y;— 2sr— sr')  =  6,09:.,4444(— ); 
ee'^%\n{fii — 257'  —  aT)=5,r727o44; 
e'^sin(y^, —  3st')  =6,24691197; 

Log.     etcos{g^^ — 3w)         =:5,9838453  ; 

e>e'cos(g-,, —  2ir  —  5y')=5,5963226( — )  ; 
e<?'*cos(§-,  — 25t'— i7)^6,i797924(— )  ; 

^^cos(/-3^)         =.5,9833557; 
^e'cos(/^— 237— S7')=5,5995434(— )  ; 
ce''cos(y;  — 2«'— sr)=r),i7969-'i9(— ); 
e''cos(/,— 35r')         =5,3o89275(— ); 

-zn  \.  '  11".  ' 
'*^  Lr*sigoe  (— )  placi  ^  c6tc  des  logarilhmes  iodiqur  que  le  mmihrc  esl  n<'g.itif. 


PAR    M.    PLANA  17 

on  trouvera 

*«_  I  -">%5-«">393-.-o",o788-t.o",235o|  , 

^^-|  ^-o",3425-.V.47-Ho",o55.  i""^^"      '"^^ 

I       o",o342  — o",i232— o",oo76— o",i358»       ,^  ,  , 

I  -(-,', 0607 -^oVJy8-oV^774  » 

oil  bien 
(8)  . . . .  S'C:=-i-o",Z62i.sin(5n'l — 2ni)-+-o",^53'].cos(5n'l — 2nt)  . 

Clierchons  maintenant  Tefpression  de  S^'  ,  En  indiquant,  en  ge- 
neral ,  par  d'.SR  la  diircrentielle  de  i5'/{  prise  par  rapport  a  n't, 
i\>'  et  Sr' ,  il  est  d'abord  clair  que  I'expression  precedente  de  SR 
dorine 

d'.SR  _ 

ck 

i     3M.VcosC3«7— 3Br)-H23/.'eVcos(3?i'f  — 2sr  — !?') 

^  ^       \-JrM.ee"cos(Zn't  —  0L7z'  —  -!s) 

w  ':■) 

d.S\''i     3M.e°sin(3n'< — 3ar)-H2il/.eVsln(3«'<  — 257  —  sr')  J 

'''     ( -»-il/.ee"sin(3H'^— 2st'— ta)  ( 

!l^.e'cos(37i'^  — 3t?)-«-'^.eVcos(3«'<  — 257  — '?')] 
H — — ..ee  'cos(3/U  —  22? — 3r)-4-— -.e  cos(3/U — ors  )] 
da  ^  '         da  J 

(ol  fci'! 


f  !ifl.(  J/.4- r:^^,-' )  e'sin  (3«'«— 337 ) 

V  ila  ilii         J 

.('I:llsr^~Sr')e'e's\n(in't—2vS—7,') 

\    d(t  da'        J  ^  ' 

—Zri.  {  I')  '; 

.('^Lzr->r^h'\  ee"  sin ^3«7— a^s'— w)  I 

V  da  da  /  '  | 

I')  (i) 

.  f^  ^/--t-^  ^Z ")  e"  sin  (  3n7  —  3s7' )  . 
\  rfa  (/a'        /  ' 

Tom.  XXXV 


l8  sun    LE    CALCUI.    DE    LA    PAnXlE    DU    COEFFICIENT    tTC. 

Or  cu  fatSiint , 

Sr  ''  ''' 

-,  z=/J.cos(2n't  —  2nt);  Si>'=n.sin(2n't—3nt-hD")i 

cc  qui  donne 

'l:lL=z—2a'(n'—n)II.s\ni:2n't—o.nt), 

lit  \  /  V  /    J  , 

'^'Jf=     2  .  (n'—ii)u!cos(9.n't  —  2nt-i-D")  ; 
ct  substituant  ces  valeurs  ,  ainsi  que  celles  de  Sr  el  iv,  dans  celte 
expression  de  — y—  on  reconnaitra    aussildt ,  que  les  termes  mul- 

15)  (■)  _  .  /5?l' 2Jl\ 

tiplit'S  par  //  on  par  II  acqiudrent  Ic  Jactcuv  I   j  .  Done  il 

est  permis  de  SHpprimer  ces  termes  ,  puisque,  apres  la  double  ia- 
tegration  ,  il  n'auraieut  pas  pour  diviseur  le  carre  de  (5«' — are)  . 

Par-la  la  valeur  de   — '- —  se  reduit  a  deux  parties    de    la    forme 

3  (3)  3  (3) 

—  Ti.G.  Q — — n'.F.Q'.  Mais  nous  avons  deja  fait  remarquer  ail- 
leurs  (  pag.  Sgg  du  Memoire  cite  )  que  dans  cette  analyse  on  pent 
prendre  5re' — 2re=o  ,  et  par  consequent  -- .  n'=:—n( —  —  i  j  • 
Done ,  en  faisant  ce  changcment ,  il  viendra ; 

(I'JR 


(9) 


3M.c^sm(5ri't—2ni—3z!!-i-gti) 


7|'  \  3)1  (i)  I 

ijG     }^2M.c*e'sm{5n't  —  2nt—2Ts—'Bi-^gJ  | 

'-+-  i»/.ee"sin(5«'f— 3Hi— 2sr'— 5>4-^„)' 


"C^-)-"- 


PAH    M.    PI.ANi 

fill  ^  •"•' 

•a  ——.ee  sin(DH(! — ■2nt — 2a —:ts  -4-y„  ) 


da 

CO 

tIM 


■a  ——.ee^s\v\(Sn't — ani— a-aj' — ^-\- f,  ) 
da  ^  ""'  ■^ 


-a  --  .  e''s'\n(jn'i — 2?it  —  3s;') 

da  ' 

W         (■)  (3) 

On  obtient  les  Irois  coefficiens  M,  M ,  M  ,  qui  conviennent  a 
I'objel  actuel  ,  en  prenant  les  preccdens  multiplies  par  — ^  .  Mais  il 
n'en  est  pas  de  ratine  du  coelficient  M ,  qui  depend  dii  coeflicient 
A  .  J'ai  deja  demonlre,  dans  la  ineme  page  Sgg  cilee  plus  haul ,  que  , 

en  pareil  cas  ,  il  faut  d'aboi'd  changer  A  en  A-^-  I— -  —  ~^)>  ^^ 

m         ''^  '*' 

ensuiie  prendre M  an  lien  de  M .  Or  ,  en  faisant ,    pour    un 

•^  ni' 

moment,  —  .  il/  =  — -.  jT/'-+- M"  ,    et  regardant    le    coefficient 

nt  m  m'  " 

M"  comme  etant  donne  par  la  substitution  de  y/'=  —  —  —      an 

lieu  de  A    dans  I'equallon  (7),  il  est  clair  qu'on  aura ,  a  cause  de 

(')  .  (')  {')  (0 

aA 


da 


id         I       d^J      fia'      d\4'  a4.«'      d'A'  a' 

a'         a"  '     da-         'a'*  '      ^/a^  «■•      '     da*  '  a'>  ' 

a— r-  ^ ^  i  — ( —  162-*- 45o  — 4o8-+-i3o  1— 81 \=m ,  — 

(j) 
Done,  en  considcrant    seiilement    le    coefficient    M" ,   on   aura, 

d'apres  lequalion 

K'=Zdn'fdtf'lJ^.dt 
et  requatioQ  (9),  celte  valeur  de  BK' ,  savoir, 


ao  SUR    T-E    CALCCL    DE    I,A   PARTIE    DD    COEmClENT    ETC. 

--.3H'(n'  — «)«''''^""   i     G'.'Le"sin(5//V—2»/  — art'— «-+-,;?,)  ) 
{3n'—2ny  (  —  F.ee"sin(5'«7  — 2"^— :?«'  — rt-h/J   ) 

Mais  la  tliJlcrence  eiUre  Tare  g^,  et  Tare /^  (o/i5)  ne  pent  pro- 
tluire  ici  ricn  de  sensible.   Done,  en  faisant  y;^=^^p    et  observant 

que  ii  =  4-l/4-=a  1/-^,   cetle  valeur  cle  ■^J'  Jeviendra    telle, 

qu'on  a  ; 

iCi    in'f     a'  -^  \   n  / 

Apres  avoir  separe  celte  portion  de  la  valeur  actuelle  cle  S(^',  il 
est  evident ,  que  la  forniule  (9)  donne  ,  par  sa  comparaison  avec 
l.i  formulc  (6) ; 


d?'=_:^l/4-.  Si;. 

in    Y     a 


Done  en  rcunissant  ces  deux  parties  ,  on  obtiendra  cette  e'qua- 
tioa  assez  remarquable  ; 

(io}...s;  =  -!!L.\/jl,.r; 

in     f     "■ 

lb     m   f    It    -^    \   n  /  "'" 

n)  (3) 

Et  comme  on  a  i^:= — o,oo2'y83  ;  G^ — 0,0009638; 

et  par  consequent 

(3)         (3) 

Log.  \F-G  j  =  7,2598327 (-), 
il  est  maintenant  facile  de  changer  I'equation  precedente  en  celle-ci; 

(i  1)  . .  .  »^'z=  —  '^  l/X .  J:-+.o",586osin(5M'«— 2nO— o",o563cos(5«'— 2«i)  ; 

d'ou  on  tire  ,  u  I'aide  de  la  valeur  nuraerique  de  Si;  donne'e    par 
I'equation  (8)  .• 

(la) . . .  ^5'=: — o",29i6sin(5n'<— 2?«) — i",i6ncos(5ii't — 2??^). 


PAn    M.    PLAS.V  21 

Considcrons  iTi,ninfcnant  la  compagne  dc  la  mumc  comblnaison  ; 
c'esl-i-dire  ccUe  qu'on  obticnt  en  pronant 

(II)  .  .  .  iR  =  M".COS(2H'^  — 2«/)  , 

—  =  iY."e'cos(3n'<— 3ts)-Hiv'.eVcos(3«V— 2^— a') 
-l-iv!  ee"cos(3nV— 2«'— ■K)-f.iV'.e'^cos(3w'<— 3W), 
ivs^E'.  e'sin(3n'<  — 3«)-f-£'!  eVsJn(3n'«  — 2«— «') 
-i-E.ee''s\n(?>n'l—2-as'—a)-hE  .  e"sin(3n'^— 3W)  ; 

et  des  expressions  semblables  pour  -—  ,  Sv' ,  que    jc    distinguerai 

M       (0      W      (3)        '»)      {>)       f»)      t')      .     , 
en  accentuant  les  coefliciens  N,  N,  N ,  N  ;  E,  E  ,  E,  E,  qui  s  y 

rapportent. 

Cela  pose;  il  est  d'abord  clair  qu'on  a, 

(o)  (0) 

^/?=  -(oV— ^^2 •M'°sin(2n'f— 2«0-t-  1^^''-*-^°^'''  I cos(2n'f— 2«<). 
De-la  on  tire,  en  dififerentiant  par  rapport  a  nt  ,  of,  ^i'; 
— — z=(Sv'  —  Sv)^i.M.  cos(27i't—2nt) 

(•)  (o) 

-2n 


<  --~Sr-i-—-,Sr\sm(2nt  —  2jU) 
{    da  da         y 


fol 


-t- ; 2/U  .  Sin(2?l<  —  2«0H ; r— ■  C0SC2?i<  —  2nt)  l 

■      dl  ^  '  dt         da  ^  ' 

et  en  dififerentiant  par  rapport  a  ih ,  Sv' ,  Sr'  ; 
1^  =— ( Sv'  —  Sv  )  4«'  M .  cos  (  2/1'/:  —  2nt ) 

W  (0) 

—  2n'\  —-.  Sr-i — —. .  Sr'l  sm(2n't—2nt) 
(    da  da  )         ^ 

d.d<J    ,M   .    ,     ,.  .s      d.Sr'  dM 


(») 


— —  2M.  sinfan'f— 2«n-|-. — ;—  .-—  cosC27it—2nt). 
dl  ^  ■^  dt       da'         ^  ' 


3  5  sen    I.E    CALCl'L    DE    I.A    PAHTIE    DU    COEFFICIltNT    ETC. 

Done,  en  subsliluanl  i>our  Sr  ,  ' -^^  >  ^'' >  ^''  >  — ^- , '^v' leurg 

viileius  ,  et  clnniiianl  --    a  laicle  tie   lecjualion 

(<>>  (»)  , , 

a  — — -4-('  -,— '^ — •'" 

on   nnm 


-HiL !  e*e  sm(5nV— un<— 2is'— nj)-t-A .  e"  sin  (  5w'^  —  2/zi— S'Ej' ) ; 

^!ii!=     TST'.e'sinrD/f/  — 27!«— 3«()-+-/(:'.eVsin(57i'^  — 2Hi  — a'sj— 13'> 

-4- A '  .'e 'e sin  (5«'/ —  2ni  —  2*'— «) -f- X '.  e"sin(5w'i— 27i«— 3i!S') ; 

en  posant  pour  plus  de  simplicite  ; 

<"•  H        (»)         ("1        ,         ,  „(")        flMi    -,-/''  /3  ,       >  i/*'J 


r 

llL     Wt2«£''-«^^a(3.'-2,0£V«^^'|«iV'^g«'-.)iY''j  ; 

(o) 

(oi  w  (o)  e:„i       (»)  (o)         //I/  k  tin'       '"'     .     W  ) 

A-'=  -;¥  { 5«'£'-^"  .iV>-2n'£  i-4-a^    I^ILiV'-w'iV        ; 

?.-''^-MT5«'£'15-^.iV''l2.'£V«»'^A-''ln'iV^'^  i  ; 

'  1  '  «/o     j      2  J 

A=— A/j57t£'— ]\'—2n'E  JH-«__| — N'—nN     |; 

(o) 
(3)  (o)  (3)    e_'  (31  (3)  ,/,W  1    K„l         (3)  (1)    > 

r=  -M  \  ME'--^^.N'-2n'E  \^a  '^Z.    2ILN'-n'N     j  - 


J")       ..     .„  ,,. 


w 

(0                ,  (•) 

rt' 

dM       a' 

dA            db\ 

a        '^^ 

.  a «-r-^   • 

III' 

da         m' 

da                da 

PAn   M.    TLANA  aS 

W  (0 

Mais  nous  avoiis  ici,  M=zin'.A:  Done  rc'qualloH 

SJ;=z  laafdlfil^dt . 

donnera 

('3) K= 

(")  (•) 

,    I     A'.c'sin(jraV — 7.nt  —  3ia)-HA'.  eVsin(5w'<-— anf — 'S'af  —  t!f')i 

/— T  •  \  (">  (3)  ( 

'"  (-t-A'.  e"esin(5ra7— 2Wi— a*'— •a()-i-A.  e'^sin(5n'f— 2««— 3«f')) 
ou  Ton  doit  fairc 

Pour   avoir  la  valcur  correspondante  de  ^?'  ,   il    faudra    d'abord 

(o)  fO  (»)  (') 

observer,  que  les  coefficiens  K,    K' ,    K,K'  deviennent  respe- 

(0)  (0  (?)  (3)      . 

ctivement  egaux  a  — K,  — K,  — A", —Jf  ,  si  Ton  fait  on  —  2n=o, 
ainsi  qu'on  le  peut,  sans  crainte  d'erreur  sensible.  Done,  en  mul- 

tipliant  ces  coefEciens  par  — -  on  aura 

K'=      ■ia'nn' .  !^   fdt  .  f  1-  'H^  .  dt 
m  J         J      II         dt 

=  — 5an  .  n  .  —  / dt.  I ; —  .  dl 

mj        U     n         dt 

OU  bien 

(i4)  ...^,"=--.-.^.^?=--.  l/^.^?; 

^   ^^  '  an        m'       ^  m'      Y    a'        *  ' 

resultat  conforme  a  celui  qui  a  lieu  pour  les  termes  analogues  de 
I'ordre  de  la  premiere  puissance  de  la  force  perturbalrice  j  ce  qui 
est  digne  de  i-emarque. 

Les  deux  equations  (lo)  et  (i4)  demontrent  la  verite  du  the'o- 
reme  enonce  dans  la  page  1 1 ,  relalivement  a  la  coinbinaisou  dcs 
deux  arguniens  dn't  et  2fiC  —  2nt)  , 


34  Sl'H    LE    CALCUL    DE    LA    PAnTlE    DU    COEFFICIENT    ETC. 

§  4- 

Ejrpressioris  de  S^  ct  S'^  donnces  par  la  combinnison 
des  tijguinens  n't  ct  (211't — nt)  . 

Je  vais  cvposer  Ics  formiiles  qui  convienneni    a    ce    cas,    ainsi 
que  leur  reJuclion  en  nombres.  Soil. 

(Ill)  ...R=     M.e'cos(/in't  —  2'it—  2v!)-^-iU .ce'co5(j^it't — 2nt  —  ■as—it') 

(>) 
-+-,!/.(?"  cos(4"V — 2nt — 2«')  , 

oil  jc  siippriine  le  lennc  iniiltiplic  par  -/ ,  parce  qu'il  augmente 
la  cotnplicalioii ,  sans  proiliiirc  rien  Je  sensible.  Je  previeiis  une 
fois  pour  louies ,  que  je  ii'aurai  pas  egarcl  aux  tennes  multiplies 
par  y'  . 

Cette  valeur  de  R  donne 

I'D  rt  ■      ^  S     i'^^-e's\n(Wt—2Jit—2'vs)-i-'iM.ee'sm(4n't~-2nt—si—Bi')] 

iIi  =  —  {ivS;')l  (.)  5 

{-i-2M.e''-s\n(/\n'l  —  2iU  —  2&')  ] 

(■•1  (•>) 


•  I——  Sr-\ — j-j-'Jr'  (  c'cosC4"'^ — 2rU  —  ats) 
J  du  da         I 

(0  (') 

\  1—  Sr-^'-;-,  Sr'l  ee' cos( hit  — 2nt  — ■a— vi') 

[    du  du  J 

!  'BLsr-k-'!^lsAc"cos{Wt  —  2nl  —  2^') ; 

I    da  dii  \ 


I    du  du  \ 

4' Oil.  on  tire,  ea  diiFerentiant   par  rapport   a  nt ,  Ss>  et  Si: ; 

d  sn_ 

~~Jt 
,  ,     .  ,       1     AM.e'cos(i\n't  —  2?it  —  2'ui)-i-3M .ee'cosCin'i — 2Jii — ta — ■«'/ 
{-^-2M.e''cos(/^n't—2nt  —  2vlS')  ) 

d.Si'  \     4i\J.e's'm(/\n't  —  2nt — 2'ss)-h-3M.ee'sia(/\n't — 2nt — -m — ■a') 

"*■    dt    )  (■),    .    , ,  , 

[-+-2i)/.e  'sinf-vi  ^  —  2nt — 2«  ; 


--m — ■a')  I 


FAR    M.    PLAHA  20 

(      ^  .e'cos(4n'<— 3n«— 3w)-4-lip.ee'cosr4n'/-2/!<-rt-i»')] 

rf.5r          d'^            ^                        'da  ■{ 

■+• <            (»)  /• 

'^'      H-^.e"cos(4n7— 2n<  — an')  ) 

(o)  (0) 

(■)  (■) 


(0  (>) 


.  2«   i     ^J/•^-'^HoV!e'•sin(4«'«  — 2««— 257')- 
ActuellemeDt ,  si  Ton  fait 

zL=iNe.  cos  {n't  — -a)  ^  Ne'.  cos(n't—iis')  , 


Si>-^  Ee.sm  {n't — •nf)  -t-  £  e' .  sin  {n't  —  sr' )  , 

^  =  iv'e.cos  (/i'<  — sr) -hiV'^e'.  cos  («'i_  tj')  > 

V  =  £' e .  sin  (ra'f  —  ta) -4- £' e' .  sin  (re'f  — 's')  , 
on  trouvera ,  apres  la  subsiitutioa  de  ces  valeuis  ; 

^-^=     /!e'sin(5«'<  — 27^^  — 3«f)-+-^'?eVsin(5«'«— 2/2/— 2fflf— ■nj') 

(J)  (3) 

-t-X.  ee'*sin(5ra'< — 2nt  —  2 •«'—«)-»- A".  e'^siD(5/i'« — znt — Stsf'); 
en  posant  pour  plus  de  simplicite ; 

(o)  (ol 

A'=     237{2h£'— (2n— «')£  }^-(2«  — w')liV.a^'-+-«iY'.a'^  ,- 
'  ^  /        1        \  /j  ^^  da'    ' 

(0  W  {■)  (0         ^       (■)  w  w 

A=     231  \7nE'—{2n—n')E  \-^-M     \2nE' —{2n—n')E    [. 


•(2a — n')  l-Jy.a  ~r--\--N,  a—-    t 
(2  aa         2  tia      ) 


Tom.  XXXV 


30  SVR    LE    CALCCL    DE    LA    PAHTIE    DU    COFFrmEXT    ETC 

K=    iiy\3iiE'—(2n—jt')E    [-hM    \2nE'—(2n—n')E    j 

-»-(3K— m'){-7V.<I-^  -*--A  -rt-r-      } 

(>)  '  (0  > 

(»)  (■ 

A=     iy]2nE'-(ctn-n')E  \  ^(2n-n')LN.  a'^-i-nJS'.  a!^  ■ 


Cela  post' ,  il  est  clair  que  I'equation 

ot,=Ldan  .  I  (It  I    —- — .at, 

ilonne 

Ci5) K- 

r   «'  I      A' .e'sin(5n'< — 2nt — 3'ss)-t-A'c-'6''.sin(5H'^— 27!<— a^ts— 3t')( 
'  '""'I -t-  A' !e"esiu(5«'i!— 2«<— 2«'— a7)H-A e".  siii(5«'f — 2«f — 3a')S 

En    faisant    i  =  4    •I'^'is    les    formulcs    de    la  page   i2   du  3.""" 
volume  de  la  M.'  C."  on  en  lirera  ; 

(4)  U). 

(3)  (3) 

Mz= J42.^-t-i4.rt -7- -H(i^ -r^   >, 

4   I  du  da'     \ 

(»)  (») 

„'*'       w'Uq     i''      /      dA  ^   ,ctA   j 

(•-)  (4)  (4)  ,      (4) 

(IM  m'i^a      dA  , 


(>)  (3)  (3)  (3) 

r/.U  w'j.^       r/.^         ^     ,d'A    ^    ,d'A 


PAR    M.    PLASA 

a 


dM  m'\.        (1.4  ^    ,,     ,d'A  ,     jrfVy    I 

(■')  (4)  (i)  ,      '4i 

(')  (3)  (3)  (3) 

,dM  nn,        '"  dA  ,d'A        ,d'A   t 

ila'  !^   [  '  da  '  da'  da^     \  ' 

,dM'         w'i,.Q     Ara      '^-^\  .d'A^\     ,d'A"l 

da'  S  (  da  '         da'  da^      \ 

Pour  reduu-e  aisemcnt  *ces  formules  en  nombres  ,  j'emploie  les 
logaritliines  qui  se  ii'ouvent  prepares  dans  moa  Memoire  ( Voyez 
p.  376  ) ,  et  ceux-ci : 

("  db'"' 

Log   b\   =8,7534^95;  Log.  a -^  =  9,3930207  ; 

d^b'  (fb'' 

^°^'"  '^'-^  =9-94979 '7  ;        Log.  u'-^  —  0,4418798. 

D'aprcs  cela  j'ai  irouve  ; 

a'    ("' 

— r  .  M  = —  o,3i  1037  —  0,432573 — 0,1 1 1352^  —  0,854962  ; 

a'  '■' 

-7-  •  jl/ =      1,23874-t- 1,38670 -(-0,26270^-+- 2,8881 4o  ; 

a'     <•' 

— r  .  M  = —  i,2238o —  1,05470 — o,i3o88:^ — 2,40938  ; 

■^•«^  =  —  '/792i2  — 1,78165— 0,345773=— 3,919543; 

—J. a  J—  =:  5,5468o-4-4,2o3i9H-o,62655=:-t- 10,37654  ; 

—^.a—-—^=.  —  3,91730— 2,0942— 0,26011=— 6,37161  j 


28  SUR    LE    CALCUI.    DE    LA    PARTIfi    BtT    COEFFICIENT    ETC. 

— 7.«''-p-  =     o,3i  io374-3,234*56-hi,8<)3oo-t-o,345773=-4-4,77447) 
^^.a'~=—  1,23874— 6,93350— 4,46589— 0,63655  =  — 1 3,26468  ; 

iL_.fl'__  =        I,22380-h4,<)7I96-t-3,335oi-t-O,260I  I  =-+-8,68088 ; 

Conforinement    aut  resullats  que  je  vols  dans  les  pages   122  et 
1 36  du  3."'""'  volume  do  la  M.'  C."  je  fais; 

(»)  (*) 

aN  e  = —  0,0000795246  ;  a  N  e' =  -4- 0,0000493096; 

to)  (') 

E  e  =z-i-  8",6oo4  (sex) ;  E  e'  z=.  —  9",69i  3  {sex) ; 

.(«)  (0 

a'.  IS'  e  =  —  0,000343217  ;  a'.  N'  e':=  o  ; 

(.-)  (0. 

E'  e  =  o.  E'  e'=o. 

En  prenant  les  logarillimes  de  ces  diffcrens  nombres  on  aura ; 

(0) 


Log.     -^  -^^^  =  9>93'9468(— ) 
^  .1/'"=  0,4606182 


—  .i)/"=  o,38iqo53(— ) 

a  -4—  =^  o,5q32353  { — ) 

m'         da  '   ^  ^     ' 

a -=-   =  i,oiDo5oQ 

_.«_   =  0,7973793  (-) 

(•) 
—..a'-r-r  =  0,6789252 


PAR    M.    PLAKA 


2t) 


^^S-  -^  • "'  -.h-  =  • '  ■  =* ^^'967  (-) 


fl.a'^  =  0,0385038 


m*  da' 


N^  6,5o2466i  (— ) 
TV  =  6,2260263 
iV''°'=  6,8729193  (-.) 

E°=  6,938 1 589 

(■) 
E  =  6,922o574'(— ) 


Ta  —  — j  =  0,2033902 

/  =  5,7265601  (-); 
d'ou  il  est  (acile  de  coaclure  les  resultats  suivans ; 


(o) 

a'.K 


- — r   =   0,00236878+0,00099555 — 0,00356324= — 0,00019881: 

"^■f^       \  —  0,0022826 — o,oo6ooi48— 0,00263558  j       ►■. 

r  ={  ^  }= — 0,0015470; 

?ifn         /— 0,000526771-*- 0,00989955  J 

"'•^   j      o,oo5783o5-i-o,oo333774-l»o,ooi5926J ^-     , 

nm'   ~|-Ho,ooi39456— 0,00647864  |— +-0,00^629^^ 


«'./' 


^^,  =  — o,oo32i63  —  0,00084288= — o,oo4o59i8j 


^"S-S  =6,2984382(-) 

(0 

~  =7,i89/i9o3(-) 


3o  SLR    LE    CALCIL    DE    LA    PAP.TIE    DU    COEFFICIENT    ETC. 

,1) 

W  =  7.6084384  (-)• 

A  I'aide  tie  ces  deniiers  logarithines  el  ile  ceux  qui  se  trouvenl 
prepares  dans  la  page  i4  de  inon  Meinoire  impiinie  dans  le  vo- 
lume XXXIV  ('")  de  rAcadcmie  de  Turin  ,  j'ai  trouve  que  la  for- 
mule  (i5)  donne 

S:;=     j      o",oioi— o",o346-<-o",4528  — o",o37i  lsin(5«'f— 2«0 

-¥■  I —  o",oo6i  —  o",ioi4 — o",o528-4-o'',3826  j  cos(5h'^— aw^) 

ou  Lien 

(i6j  .  .  .  ^5=:-|-o",39i3.sin(5H'^  —  2«<)h-o",2223.cos(5«7  —  2nt). 

Ici  on  peut  avoir  imme'diatement  la  valeur  correspondante 
de  S^'  en  prenant 

III    \    a 
de  sorle  que  on  a 

(17)  .  .  .   5?'  =  — o",9482.sin(5;t'/  — 2«0  — o".5388cos(5h'<— 2«0- 

Pour  jnslifier  cc  precede  remarquons,  que,  en  differentiant  I'ex- 

pression  prcccidente  de  SR  par  rapport  a  ii't,  Ss>'  el  Sr'  ou  obtient; 

d'.SR 


^  ^     ^         {\M.e^cos{^n't—2nl — 2t3;)-t-3J/.ee'cos(4«V — 3.nt — « — vs')\ 


•  •  2il/.  e''cos  (4"'<— 27?^  —  a'cJ' ) 


(')  D'aprt^  la    correction   imlKiuce    dans    \Eirata    de  cc  volume   il  faudra 
pieudre  Log.  t''^  wits' ~(j,if{-}'jl{i&(—);  Log.  c''cos3n'=5,a3483G6( — ). 


PA1\    M.    ri.ANA  3l 

(1.  Of'  1 4  '■'■«'sin(4«V — 3H<— 3sr)-4-3^/.ct''sin(4'i'^ — Vil — in — w') 


(o)        '_'    ^     ■,'  .  f.) 

Ill-  .e'cos''4«'^ — 2n^— aitfVH ;  .ee'cos(4"'^ — 3«< — of — ts')! 

H —   {  (') 

l-h  — — • .  e "  cos  (Ant  —  7.nt  —  acr ) 
\        da 

(")  (■•) 

,     ,     (  (I  M  ^  (IM  s    I  i     ,  /  /    I.  >  \ 

—  An       o/'H o/ie'cos('\nt — 2nt — 2«) 

(    dei  da  ) 

(')  (■) 

_    4n'  \^Sr-\-^Sr'\ee'cos(.in't  —  2nt  —  is—v^) 

(    itu  da  \  ' 

—  4  n'  i  ^ */■-♦-  —  '  0^-' !  e" cos ( 4/j'i  —  2?jf  —  aw' ). 

(    da  da  \ 

It    ^Ty 

Or ,  en  subslltuant  dans  cette  expression  de     —L. —  les  valeurs 
precedentcs  de    — ,    5v ,    — ^    5^'' ,    on  trouvera  ,  que  le  coefficient 
de  e'sin(5»'i  —  2jU  —  Scr)  est  egal  a 

—  2M    ISn'E — An  E    ]  —  -n.N.a'-—  —  2n  .Ji  .a—j-: 
(  ^       2  da  da 

de  sorte  que,  en  supposftnt  5/i' — 27? ^o,  ce  coefficient  devient 
cgal  a  — A'.  On  demonlrera  de  meme ,  que  les  coefficienS  dc 
e'  e  sin  ( Hn't  —  ant —  asr  —  ro' )  ,  e'"  e  sin  (  5n't  —  2nt  —  2st'  —  -a  )  , 
•e"sin(5n'/  —  2H<^3«r')  devieunent,  respectivement,  egaux   a  — K  , 

(»)  (3)  (0)  C)  (>) 

-—K,—K.     Et  comme  les    trois    coefficiens    M  ,  M,   M      ne 

(0 
reuferment  pas  le  coefficient  A  ,  il  est  evident  qu'oa  a 


Sir  SIR    LE    CALCUL    DE    LA    PARTIE    DU    COEFFICIENT    ETC. 

m  J       J         tit 

ou  bien , 

(£8)  ....    $C=^^'^-}/T,§^. 
Ill   f     a 

Considerons    maintenant  les   valeurs  de    S'^  et  5^    donne'es  par 
la  coinpagne  de  celte  coiiibiiiaisoa.    Pour  cela  ,  oa  prendra 

(IV).  .  .  R  =  M.ecos{n't  —  tz)  -i- M .c' cQs(n'l—a^ )  ; 
et  par  consequent 

iE=—(  Sv' — 6V)  j/'e  sin  (n't— «?) 

(    ita  da  \  ^  ' 


f    (/(J  da!         \  ^  ' 


En  dlffercntiant    cette  expression    par    rapport  a    ^v  et    i"/'    on 
oblient , 

— ; — =      — —  M  .&%\\\{nt — sy) 

dl  dt  ^  ■' 


I  J-..ecos(n't  —  -ni^-^r'J—.e^cn&in't — zs')  f, 
f   </<i  da  ) 


^lainlenant,  si  Ton  fait 

—  =      N  .e'cos{f\n't — 2Tit — 2is)-t-A'.ee'cos(4«'< — '>nt — ■si — •cJ') 

(>) 
-+- iV .  e"  cos  (  4nV  —  an< — as' )  i 


PAH    M.   PLAX\  33 

(»)    ,  '•'    ,  . 

$v ^      E.e^&in(.'\n't — 372/  —  2rs)-^E .ee  sm(^n't — 2?it — m — w') 

(>)  , 
-»-£.e'sin(4"t  —  2n^ — W)  , 

il  viendra 

</  S/l  ("'  ■■' 

=:     ^.e  siri(5n'^— 2n< — Zis')-^- K .e'^ s'io(5n'l — 2nt—2'BS—ts') 


di 


•K.e'^e&m{5n't—itit  —  ivi'—'as)-k-K.e'Hm(5i}!t—2nt—Z'si'); 


ou  I'oQ  a  fait ,  pour  plus  de  simplicite  ; 

A  =  f2ra — n)\M  E  —N-  a— N.a—-    J, 

(  da  rfa     ) 

Kz=(2n' — n)\3I  E — N.a— iV.  «  5 

i  da  da     \ 

A= — (2w' — n)jy.a-;—  . 
da 

Cela  pose ,  on  aura 

('9) ^?= 

W  (0 

^'  C     K.  e^sin(5n't—2jU  —  'i'!!S)-i-K.  eVsin(5«'^— an^  — 2«  — ■k(')  > 
(  -hA.  e'*esin(5M7— 2n< — ais  — •s)-f-A'.  e''sin(57t'«— 2?2<— SoC) ) 

Les  coefficiens   M    ,    M    sent  tels  qu'on  a  ( Voyez  p.  276    du 
I."  volume  de  la  M."  C ) 

Tom.  XXXV 


a   I  <^tt     j  ' 


34  SUR    LE    CAI.CUI.    DE    LA    PARTlB    DU   COEFFICIENT    ETC. 

!")  .  .    (■)  (■) 


da  2    (         da  da'      \  ' 

(0  W  (") . 

da  2    \  da  da'      ) 


En  differentiant  la  derniere  expression  de  SR  par  rappori  a  n't, 
8iJ  et  Sr'  on  oblientUa  ; 

d\SR_ 
di 

(»)  (0 


H ; —    —r-f.ecosCnt  —  zs)-i--y~  .e  cos(nt — sr') 

dt     (   da  ^  ■'        da'  ' 

(o)  (o) 

—  Ji   \ —-  Sr-\ — -_,  Si'\esm(n'l — -Ef) 

(    da  da  \ 

-  „'  !  dj^\r^^l^  I  e'sin(«'^-sr'). 

[da  da  \  ^ 


(»)       (■)      W      ,(»)      {')       (") 
En  accentuant  les  coefficiens  JS ,  N ,  iV;   E,  E  ,  E,  on  formera 

Sr' 
la  valeur  de   —^  et  celle  de  S\>'.    En  les  substituant  dans  le  second 

a 

membre  de  celte  equation,  ainsi  que  celles  de    —    et  ^i',  on  verra 

(o)  (I) 

aussitot  ,     que    les    termes    multiplies  par    a  -- —  ou  par   a  — —- 
*  '  "^  da  '  da' 

acquierent    le  facteur  commun     5n'  —  2m:     et  que  la  meme    chose 

(o)  (.)  w 

arrive  a  Tegard  des  termeS  multiplies  par  E'  ,  E'  ,  E' .  Done  , 
on  peut  suprimer  ces  termes;  ce  qui  revient  a  faire  ^/•'  =  o, 
3'>''=o.  Apres  cela  on  oblient  pour  _ 1 —  une  expression,  ou  i« 
coefficient  de  e^sin(5«7  —  27U — 3«f)  est  egal  k 


PAI\   M.    PLANA  35 

I        ,  ("'     W        I       ,  ;y(°'     CIM? 

-n'M  E n'N.a-T- 

a  3  a<i 

Or,    en  supposant    ici    5«' — 2n  =  cr,  on  pourra    changer     -  n' 

M 

en  — (aw'  —  n);  ce  qui  recluit  ce  coefficient  a    — K.      La    meme 
cbose  a  lieu  it  I'egard  des  aulres  coeniciens.    Ainsi  on  peut  faire 

d'.SR__d.SR_d".m 

ill  dt  dt       , 

,,  .  ,  d'.SR     ,  ,.  ,         d.SR  -AAA 

ea  designant  par    — - —    la    portion    de     — - —     qui    depend    da 
coefficient    A    ;     portion     qui    doit    etre    evaluee     en    y    faisant 


(0  (0  gj  ^ 

A  =zA' =^ —  —  -^  ;    c'est-a-dire  en  prenant 


.(')       ..('1 

a 

(0 
i 

da 

C»)  .  (0  .(■) 


<    i/°'  m<    A       V        dA'    \      3     , 


,     dM  m'   ,U    dA       ,d'A    I      3     , 

a.a——-=. «'J3a— — ha -^ —    ;=-ma. 

«ti  2       {        da  da^     )       2 

Done  en  posant  I'equation 

M....,f=-^{/|j,fH-3»/}</^*{ 


on  en  tirera ; 


(21)...^?'=-^  1/4-^? 


£e'.  sin(5M'< — 2n<  —  3*) 


m  i/V  3     /-/aw'        \  1         (I)       (.)  f 

"m'K'^T^'AlI ')  j-4-(£— iV^)e'e'sin(5n'<— 2;i^  — 23:— «') 


■(E  —N  )^'es'm(5ii't—2nt—2ta'—'!!s)} 


36  SOR    LE    CALCl'L    DE    LA    PARTIE    DH    COEFFICIENT    ETC. 

Comme  on   iie  trouve  pns  picpnreps  ilans  Ja  Mecanitjue  Ct'leslc 

les-valenrs  ile   —    el  Si'  sons  lu  fonne  (iiie   nous  Icurs  aitiibuous 
a  ■* 

ici  J  mais  seulcincut  sous  lu  forme  concise 

-    =://cos(4'''<  —  'int — A');        Si>=:Gsin{^n'l  —  2tit — g) 

il  convient  d'etprimer    <5^^  et  S'^'    par  les  coefilciens    //  et  G  ;    ce 
qui    est    trcs-fiicile.    Car    en    sulistitnant    cos    valeurs    dans    celle 

tie   — - —  posee  plus  haul  on  en  conclura  ,  que 

1  M  Ge.sm(5n't  —  2Jit — g — -a) 

I  (») 

(22)  s-=ff——A~—a^—IIe.sm(on't  —  2nt—K—a)' 

^     ^  ■  ■  ■     -     -^  V   /»  Jm'  \         '''* 

l—a^He'.sin(5n't  —  2Jit  —  K—Ts') 

\  du 

Maintenant ,  en  vertu  de  requation  (jo)  ,  il  est  clair  qu'on  a 

ni   y    a 

, —      ,     ,       ,  ■>     I      Ge.sin(5n't — 2nt — g — ss)] 

my   w^\n         /2     l-ne.sm(^5n'l-27it-K—os)\ 
Voicl  la  reduction  en  nombres  de  ces  deux  forinules  ; 

— r  =  — -i^a:  — 2^1  — « -i.    (; 
m  2  f  da.      ] 

a'       dM  3  I  K    <H>\        .  '}'b\    \ 

m         da  •.  '^  (  "«  "«       J 

(■)  (  W  (")) 

a'       dM  I  db\        .  d'h\ 

HI  du  a   (  dx  da'      ) 


»Aii  M.  Plana  3- 

— ^  =— o,8i79759-ho,G3oG4oGH-o,/jo4395=^-o,ao7o597  ; 
(») 
^^'""^  =— o>8•79759-^-I,2^3I85^-o,379563  =  ^o,774772  ; 

^■"  TaT  =""'^41047— 0,427503  =  — o,8G8552. 

D'apros  les  resultats  donne's  dans  la  page    laS  du  S.'*""  volutins 
de  la  M."  C,  nous  avons 

Tt  3o5a,4o  „„- 

aH=—     ^.-|'^^   .  o,oooiOio533  ,         K=  5i\     4'.     6" 

^=-^|~■  '8>72.sini",        g=  5f.   12'.   26". 
II  suit  de  la  qu'on  a  les  logarithmes  suivans : 
Log.   .^    i»/ "=9,3160962;         Log.  ^=  5,269 1 565 (—) 

i-"^  ^9,^^9^1^9  )  G  =  5,9232883 (-). 

a        dM  ~„      -„  .    . 


Ea  outre  nous  avous  (^-^ 1  y=— 0,194628; 

Log.  /(?j'-i)  =  5,o,57654; 
Log.  6  =  8,6819347  ; 
Log.  e'  =  8,7499264. 


38  SUR    LE    CALCUL    DE    LA    PARTIE    DU    COEFFICIENT    ETC. 

D'aprcs  cela  on  tiouvera  que  la  formule  (22)  donne 

(24) J^= — o",o865i.  sin(5n'^ — 2nt — g — w) 

-♦-o",o'^i8  .  sin(57j'f — 2nt — K — ar) 
— o",o943  .  sm(5H'f — 2«<— Jf — zs'); 

et  que  la  foi-mule  (23)  donne 

, —  (  SX — o",34i7-  s'ihCSm'^ — 2nt — If — sr)  ) 
"''f    "'I      -+-o",o758.sin(5«'f— 2«i  — A"— «)  (' 
d'ou  on  tire 

—  o''j4283.  sin(5«V — 2iit — g  —  ■as) 
-ho", '.  476 .  sm( lidt—inl  —K—'m) 

—  o'',!'9l3.  s\\\{5n't^-2nl  —  A'  —  •£«') 

ou  bicn 

(25) S^=i      i",o2']8.  sin(5n' t  —  2nt—g—'ss) 

— o",3577.  sin{5n't  —  2nt—  K—'a) 

-H o",2285 .  sin ( 5n't  —  27U  — K —  ■^''). 

Pour  reduire  ces  formules  a  la  forme  ordinaire  on  observera 
que  g-H«  =  67°.33'.29";  A'-|-«  =  6i''.25'.9".  A'-t- ^' =  i SgM 3'.  1 3"; 
et  de  la  on  conclura  j 

(26)..^^  =  !  —  o",o33oH-o",o343-f-o",o7i4^-+-o",o727isin(5HV — 2nt) 
-4- {      o",7996 — o'',o632-+-o",o6i6=-i-o",798ojcos(57i'< — 2«/); 

(27)..?,"=}  o",3962  — o",i7ii— o",i73o=-+-o",o52i|sin(5«'^— 2«0 
•+■  {      o",9592-4-o",3i4i— o",i492=-Hi",i24i  jcos(5«'<— 2n<). 


PAR   M.    PI.AKA  3y 

§  5. 

Expressions  de  S^  et  S'^  donnees  par  la  combinaison 
des  deux  arguinens  2n't  et  {Zdt — 2«^). 

Soil , 

(0)  (.) 

(V) R=.     il/.e*cos(2HV--2«)-f-M.ee'cos(2«'i— «— 13') 

w 
-^M  .e"cos(2nt — 21H'). 

(3) 

Le  terme  ili  y^  cos  (zn't  —  211)  que  je  supprime  dans  cette 
expression  donnerait  des  quautiles  bcaucoup  plus  petiles  ,  coiu- 
paralivement. 

Cette  valeur  de  R  donne 

(=)  (•) 

ii?  =— (V  — Jv)  {  2A/  .  e'sin''^2n't—2'al)-i-M.ee'sm{2n't—BS—Bi')\ 


•  l—^ffr-{ — r-r^'   I  e*cos(2w7 — 213) 
I  Ua  da  J  ' 

(■)  (0 

j  ^h-r  —  Sr'\e(icQ^(2nt  —  '^—«') 
\    da  da  j 


(>)  (») 


^  \  ^^,■^-^^^,.'L'•cOS(2«'i-  2^). 
I    da  da  ^ 

Done  ,  en  diirerentiant  par  rapport  a  Iv  et  ir  ,  il  viendra 

1 

d  Sa      d.  S,'  j     ^  ^y") g^sin (2«'f — 2c<)-»-  iw'?  ee'sm(2«'^— «*—«')  j 


(o)  (0 


,      —  .e^co&( 2ri!t—2v5)^'^  .ee' cos(2}i!t— in— -Bi') [ 
d.  h- )      '/«  ■'da  ^  ''* 

•  -r-  .e  cos(2nt  —  ats  ) 
da  ^ 


4o  sen    LE    CALCUL    DE    I.A    PAHTIE    DC    COEFFICIENT    ETC. 

MaliUeuaiU ,  si  I'oii  fait 

Sr  <"}  ('1 

_  =iV.  ecos(3/j'<  — 2«/  — ■n!)-+-iV.  c' cos (3n't—2}it— as')  , 

W  (■) 

Sk'  =■  E .  esin(3/j7— 2«<— nf)-t-£.  e'sm  (3«<— ?.mz  — ■*')  , 

il  sera  facile  de  troiiver,  que,  aprcs  la  substitution  de  cos  valeurs, 
requalion 

donne 

(=8) y;= 

r        (<•)  (0 

.    ■       .        ,\      A'.e'sinfS/t'z — int — 35r)-t-A'eVsinC5rt'<— snf — 2«f — «('>l 
/3  n ^  /■  "   )  ' ' 

( ->- Ar.ee'"sin(57fV — 2^(< — s-a' — 2B-)-+-/i.'.e"sin(5/i7 — 2«f— 35/)  ] 
oil  I'oa  a  fait  pour  plus  de  siinplicile 

K=     2M  J£  —N.a-L; 

da 

K=  2M  E-hM  E  —N.a~—N.a^  ; 
i  TT  \              J  da  da 

(AJ \  (.)  W 

W  (')    (0  (i)     ,71/  (")     ^(1/ 

A;=        M  E—N  .a'l^—N.a^; 
da  da 

A  ^  —   iV.a  — —  . 

da 

En  faisant   /=2    dans    les    formules    de  la    page    12    du    3."'" 

Tolunie  de  la  Miicanicjue  Celeste  on   trouvera 

fil  (») 

/ 

8    I  ^/« 

^^9) ^'^—lY^^^'^'iu:-^''^  i' 


;i/"^         m'  Sr  /'    r    <i'^         .(^'^'^    I 


4  . 


PAn    M.    PLANA  ^, 

d'oCk  il  est  aise  de  conclure 


Ea  reiluisant  ces  six  formules  en  nombres  on  obtiendra 

a'      (■■) 
•;r'^'^  =  ~*'''932284— 0,45300— o,i3o883t=— 0,7761.14; 

a'       (■' 

—  M=— 1,6359517^-0,9309609+1,213 160 +o,i8978i=-f.o,69795o2; 

a'      '•' 

— A/ =—1,0901174  —  0,330786  — 0,106877  =  — 1,5277804; 


^■"rfa=~°'9o4oo— 1,047064-0,260108=— 2,21 1 172; 

a'      tlM  -_   ^ 

/■n^-"  rf«  =~''^^^95i7-<-2,42632o-|.i,5i8348-ho,522i i2=+2,83o728; 

a'     W 

;?-''-a7=~°'^^'^^-«'S55oo9— o,24585o=_i,652i68. 

D'apres  les  resultats  donne's  dans  la  page  122  du  3.'*"=   volume 
de  la  M.*  Q.'  nous    prendrons 


ae.iV  =-0,00045845;  ae'^  =h.o,ooo9o48  ; 

e   £=_44",5.sini";  e'/'=H-84",9.  sin  1". 

Eu  multipliant  ces  nombres  par    !^ri^    [pour    les     reduire 

i  la  valeur  actuelle    de  la  masse  de  Salurne  ]    et  prenant  ensuite 
les  loganthmcs  ,  il  viendra  ^ 
Tom.  xxxv  p 


43  SUR    LE    CALCUI-    DE    LA    PARTIE    DU    COEFFrCIENT    £TC. 

Log.  aeiV  =6,6V9993( — );  Log.   a  e'iV  =6,9372598; 

e£'=6,3i4642i(— )  ;  e'£  =6,5951898. 

ISIals  , 
Log.  0=0,7161007;     Log.  e=8,63[9347;     Log.  e'=8;7499264; 

parlant 

Log.  y  =  7,2439633:-) ;  Log.  yL7,47i2327  , 

£=  7,6327074 (—)  ;  £*'L  7,8452634. 

D'aprcs  cela  on  irouve 

—J..  A  =      0,00666286  —  0,0038778:=  4-0,00278506; 

a'      J''     \  —  0,01086968 — 0,00299594-1-0,006544181 
m'  1-1-0,00496436  =  —  0,00235708;  J 

—^.K=.     0,0048875  — 0,01675564  — 0,00289746=— 0,0147656; 

n'  W 

—  .A'=-t- 0,00488976. 
/ft' 

Log.4^=7;4448346;  Log.4  /=7'3723744(-)i 

^X  =  8,i6925i.(-);  -^  ^=7,6892875. 

Si  a  ces  logarithmes  on  associe  celui-ci  ; 
■3  «' 


^°s(^"--'y=^'^'^"^9 


et  ceux  qui  se  trouvent  prepares  iliins  iin  autre  de  noes  Me'moires 
(  Voyez  p.  14  flu  volume  34  tie  rAcademie  de  Turin)  on  trou- 
vera  aiseineut ,  que  la  formule  (28)  donnc 


PAR    M.    FLAM  A  4^ 

S^=(     o",eS59-f-o",o2(i9-+-o",470?  —  o",oi77)sin  (5n't — 2nl) 
-t-( — o",o337-j-o",o6i2 — o",o549-+-o",i8a5)cos(5«'/ — 21U)  , 

ou  biea 

(3i)  ....  ^^=:o",5293.  sin(5«'f — 2n<)-+-o",i55i  cos(5n'< — an/). 

Pour  avoir  I'expression  tie   S'^  il  faiidra  diirerentier  I'expression 
prececleiite  tie  Sll  par  rapport  a  ti't ,  S\>'  el  Sr'  ,  ce  qui  douucra 

d.SR 


dt 

W  (0 

—  in'(S\>' — S\')  I  2M.  e*cos(2n'i  —  2w)-\-M.  ee'cos{zn't  —  ts  —  w')  \ 

d    ii''  i  '")  '''  i 
— j       2M.  e'sin  (2n't  —  2a)-hM .  ee' s\n(27i't  —  os — t*')  | 

(■■)  (■) 

d.  Sr'  1       '^•'  'da'  ^  ^1 

'  t') 


</t 


J 1/ 

-  ^~- .  e''  cos  (  2rit  —  2iij' ) 


(0)  (0) 


,  i      ^M/j     .  dM     ,\   ,  .    r     <.  s 

—  2«  J      ___4/-j-___   /•[esinfaw/ — 25r) 

f         aa  rta  J  ' 

(0  C') 

—  2n'  \      ——Sr-^ — --Si-'\eesia{int — vs  —  sr  ) 

(         da  da         ) 

Actuellement ,  si  Ion  fait 

Sr'  '"'  (•)  - 

-,  :=iV'.ecos(3/i7 — iTif — sr)-HiV'.  e'cos(3«'f — 2«« — tf')  , 

^/=£"!esin(3«'i— 2n/—n() -»-£:''.  e'sin(3rtV—2w^  —  w'), 

on  trouvera ,  apres  la  substitution  des  valeurs    de   — ,    Sv ,    - 

at 


44  SDR    LE    CAI.CCI.    DE    LA    PARTlE    DU    COEFFICIENT    KTC. 

$i>' ,  que  tous  les  termes  depemlans    des   quatre    coefTiciens    iV    , 

(0  (o)  (i) 

N'    ,    E'    ,    E'      acquierent    le  facteur  5m'  —  in.    Done    on    peut 
snpprimer  ces  lerines  ;    ce  qui  revient   a  dire  qu'il  est  pcrmis  de 

faire  5/'  =  o,  ^.'^o  dans  I'expression  pre'cedente  dc    -^ —  ,     et 

de  la  reduu-e  par  consequent  \  celle-ci  : 

d.m_ 

di 

{•)  CO 

vi'^v\iM .  e*cos(2re'< — 2^)-^-M.  ee'cos{in't — rt— ts')| 

(o)  (■) 

e  s\n{int  —  2w)H ■ —  ee  sin(2M^  —  ts — ti)\ 

da  ^  'da  ^  '\ 

—  ara'dr<  w  ^ 

esia( int — 2vs  ) 

da  , 

II  suit  de  la  ,    que ,  apres  la  substitution  des  valeurs    de   Br  et 
■Sv ,  ou  a ; 

d\m 


(32) 


di 


K .  e'sin(5rt'< — ■2nt—Zvs)-^K.  e'e's\n(5n't — 2nt — 2sr  —  ■m')/ 
W  •  (■')  }  > 

-K.  ee'^sm(5n't—2nt—2Z!:'—7s)-i-K.  e'^s'm(5n't—2TU—3'ai')] 

W       (')        M        (''  ,  .  , 

les  coefliciens  K  ,  K  ,   K  ,   K     etant   les  memes  quo  ceux  dont 

on  a  donne  la  valeur  plus  liaut  (  Voyez  la  page  ^o  ). 

Avant  de  substituer  cetle  valeur  de  —^ —  dans  I'equation 

(33).....?'=5.3a'«///'M^^. 

(■)  (0  (•) 

il  faudra  changer  le  coefficient  M     en    M  -k-M'     et  laire 

A'=A'=i——.!L    dans    les    equations    (29)    et    (3o)  ;    ce    qui 

^ounera 


PAR    M.    PLA^A  45 

M"  = {     6.-- — &.—, — 15 6. ---♦-6 — >:=3w.-^ 

4   I  <i'  a  >  a'  a"  a*  )  a  * 

t') 

a— -—= 5  —  34 la.  — H-48.  —  — 24.  — ;  ^3/n'. --  • 

da  4  I         ^    a"  a"       ^      a'  «M  '^ 

Done  en  cousiderant  seulement  les  lermcs  multiplies  par    M"  , 
I'exprcssion  precedente  de  S^'  donnera 

—  3a'~.M".n\-\     (E—N   )e'e'sin(5«'<— afi<— a«— ar')f 

jf-'—  "' 'Jl)         (.;       CO  . 

(5/i'  — 2rt)>  (-*-(■£ — iV  )e''esin(5n'f — 2nt  —  ats'  —  w)) 

En  supposant  de  nouveau  5n' — a«=:o  ,    on    pourra    remplacei- 

ici  le  facteur   ( — j     par 

a'  y  a'  '   n  a'  f    a'     \2  11  J  ' 

«t  ecrire  ( ea  subslituant  pour  M"     sa  valeur  ) 


(  (o)  (o)  .    ] 

»w__'wi/a     3/-  /'3^_   W     (£■— iV')eVsin(5?j'<— 2n<— 2«— «')( 


1 

4 

Apres  avoir  alnsi  separe  cette  partie  de  0?'  on  aura ,  en  verlu 
des  equations  (Sa)  et  (33) ; 

K.ehm(5n't—2nt — 3«tf)-4-A^.  eVsin(5«'f— 2n/— 2«— la')  I 

^-A".ee"sin(5«'f— ani— 2tf'— *)-4-A^^!e"sin(5/j7— 2re«— 3«')i 

Done ,    en    rapprochant   cette  equation    de  celle    designee    par 
(38)  ,  et  remarquant  qu'on  pent  ici  faire 

'!- 

;t»      III' 


1    It              ^n'     m       ,    ,      Q    I   1  w  I  Ha         /3  n  \ 

— 3n*in= — 3 —  .  —7  .»i'«'=:3m  «'— -I/— - .  a  ( 1  1 , 

m'  y    a  \2  «  / 


on  en  couclura  que  ^?'  =  —  — -I/-?- .  J^. 


4(3       SCR  LE  CALCCL  DE  LA  PARTIE  DU  COEFFICIENT  ETC. 

Maiiitenant,  si  Ton  ajoute  cette  partie  de  *s'  avec  la  prece- 
ilente ,  il  viendra  pour  la  valeur  totale  de  J^'  <jul  coavieut  i 
celte  combiiiaisoii ; 


in    f     a 


(°)  (o) 


— '"l/"    3    rf-^"'—    U     C^  — ^'V)eVsin(57i'«_a««— 2«J— 13')/ 

Mais  nous   avons    ici 

£'  —  iV°=— 0,00253873  ;        Log.  =  7,4o46i65(— ) 

(•)        C') 
E  —  N  =-t-o,oo4o43o7  ;         Log.  =  ^,60671 13  ; 

partanl  on  a 

S;'z=—"L  ]/±.S:-i-(—o",ogo';-i-o",5ig2)s\n(5n'i—2nt) 
-+-( — o",3C)56 — o",o6o6)cos(57j'< — 27it). 
De  la  et  de  Tequation  (3i)  on  conclut  que 

S;'  =  {—i",282g-ho",ii85)s\n(5n't—2T>t)    . 
■+■  ( — o",3759 — o",3362)cos(5/j'< — 2nt) , 
on  bien 

(35)  .  .  .   ^?'=— o",8544 sin (5/1'/  — 27(i5)  —  o'',703 ices ('5«'<—2w<). 

Considerons  mainlenant  la  cotnpagne    de  la  combinaison  prece- 

deule  ;  c'est-a-dire  celle  qui  resulte  de 

W  (0 

(VI)  . . .  R=zM.ecos(in't—2nt—zi!)-t-M.e^cos(3n't—2nt  —  «'). 

Cette  expression  de   R  donne  , 

SR  =  —($i>''-$v)  \ZM°.e sin(in'i—2nt—&)-h2M'.e'smC5n't—2nt—i>f)\ 

(»)  (") 


^  j  '!E$r-^'IE.Sr'  \  ecos(3ra'f— a«i— sr) 

(■)  (■) 

^-  \  'I^Sr-^-'!Es,J  j  e' COS (h^t— 2111—^'). 
(   ila  lid'        )  ^  ' 


PAR    M.    PL.VMA  4? 

De  la  on  tire ,  en  differenliant  par  rapport  h  nt ,  iv  et  Sr  ; 
'Ll^  =  (f  ^.'—  Si')  211  \  3if  fe  cos(3«'f—2wf —«)-«-  2M.'e'cos(3«'f—27ii—«'}  { 

^'LI^  I  ZM'"]esin{Zt^t—mt—'us)-¥-2M^'.e'sm{Zn'l—2nt—'a')  \ 

w  (■)■ 

H ; —  J  — — -  .ecosCoMi — 27t<  —  rs)-\ .e  cos(5nt  —  2nC  —  sr  iJ 

i/t     (  ila  ^  ^       (la  ^  ^) 

(0)  (0)      , 

i  dM  ^        dM  ^  ,  I      ./or.  .  \ 

H-     2«  {  —  tfrH — r-ror  >esin(Jre7 — znt—vi) 

{    Ua  da  J  ^  ' 

(0  (0 

^.     2«  !  !^  0^-4-  '5^^/-'  !  e'sin(3K'f— 2«<— *'). 
f    du  da  \  ^  ' 


Maintenant ,  si  Ton  fait 

—  =      iV.e'cos(2n'<— 2«<)-t- iV.ee' cos  C2ra'f  —  *—«') 

-4-iV.e"cos(2re'^— aro')  ; 

(»)  (■) 

5't'=:      i?.e*sin(2ra'^ — 2o<)-+-£  .ee'sin(2«'^ — w — •&'), 

(») 
-^E  .e'^  sin  (  27j'«  —  2«')  -, 

Sr' 
et  si  Ton  convient  de  representer    les   valeurs    de    — y  ,    S(J ,    par 

(o)  (0 

dcs    expressions    semblables    avec    les    coefficiens  N    ,    iV       etc. 
accentues  ,  on  obliendra  ; 

d  SE  f°'  '■' 

-i- —  ^     A[.e'sin(5n'« — 2n« — 3sr)-»-A'.eVsin(5«'^ — znt — 2j? — zs') 

-f-X.ee''sin(3«'^  —  ant — 25?' — w)-4-A^.e"sin(3«'i  — 272^  —  3*') 
ou  Ton  a  fait  pour  plus  de  simplicile  ; 


48  SLR    LE    CALCUL    DE    LA    PARTIE    DV    COEFFICIENT    ETC. 


(■) 


C°)         (0 
A  regard  des  coefficiens  M  ,  M     on  a  ( Voyez  p.  276  du    I.° 

\olume  de  la  M.'  C) 

(3) 

(>) 
(•1        m'U   i".      <^^ 


M=     ^   5^+«'i^    ,, 


d  ou  on  tire 


r/M  m'j  dJ   ^   ,d'J    I 

(0  W  (') , 

dM  m'U  «?^^  .rf'^ 

(o)  (3)  (3) 

,  dM  m'  I  ^  ."'    a     dA  ^  ,  d'A    \ 

(^'  J   J  'da               da''     ) 


fAR    M.    PLAKA  49 

Ed  substltuant  la  valeur  precedente  de      -^ —     dans    I'equatioa 


$^=3anJdtJ^'L^dt, 


et  faisant ,  comme  dans  les  aulres  cas  , 

3«  7j' .  m' 


•^    "^  cii 


sini'.  (5«'— Jan)' 
on  aura 

(36) .r;= 

-.    a'  \      K  ■e^s\n(5n't—2nt-^^i!s)-i-K.e'e's\n(5n't—2nt—2« — ct')/ 

J  •   ~~T~]  (a)  (3)  (■ 

Cherclions  mainlenant  rexpression  correspondante  de  S!^'.  En 
diRerentiant  par  rapport  a  n't ,  iv'  et  Sr'  ['expression  precedente 
de  SR,  on  aura 

dt 

M  (0 

—{^v'—^v)ZTi  \  3M.ecos(3H'i—27i«— !»)-+- 23/. e'cos(3n'f—2W—'Bj')  | 

—    '   '     I  3M.  esin(3wV'— 2n< — iis)^2M .  ^sixx(Zrit^-2nt^^ts')  [ 


(0)  .     (0 


-«- — r-  i  -T-;-  ecos(3«7 — 2n< — «f)-t--_  .  e'cosr3ra«  —  2n<  — «')> 
(/<     (  (/«'  ^  ^       da  ^  '^) 

(»)  (") 

o    /    i  rfyt/  ^      .    dM  ^  ,)       •    /-y    I.  .  \ 

—  in'   {  ___or-f-— — iJr  }  esin(3«7  —  2nt — •») 

[    da  du  } 

-  37t'  j^J/-»-^oV|e'sin(3n'^-2H<-*')- 

Ea  substltuant  pour  or,  Sv ,  Sr' ,  $%>',  leurs  valeurs  on  trouvera 

—  3iV/    {_«'£' nE  I — -nN.a— n'jS  .a-—-: 

{2  3)2  da        z  da 

Tom.  XXXV  G 


5o  SUR    LE    CALCUL    DE    LA    PARTIE    DU    COEFflCIiiNT    ETC. 

pour  Ic  coeflicieiil    de    e^s\n(5n't  —  2nl  —  S'Cf).    Ov ,    en  supposant 

5  3 

5/;'  — 111  =  0,    on  iiourra   remplncer    —a'    par  7i ,  ct    — —  n'     par 

(«'  — «);  ce  qui  rciliiit  ce  coen'icicnt  cgal,  et  d'un  signe  coiUraire 

a  celui  qui  a  etc  reprcseute  plus    haul  par     K  .'  On   demontrera 
de  lameine  mauicre  que  ies  cocfliciens  de  e'e'sin(5n'i  —  2Jit  —  as — w'), 

cc''  sin  (5m'/ —  2nt —  2Er'/ — -et)  ,    e'h'm(5n't  —  2«<— Sbj')  deviennent, 

(■)  ;>)  (3) 

respectivement,  egaux   a    — K  ,     — K  ,    — K. 

De  la  on  fire  la  consequence  que 

(37)r....  ^-'='".3aV  fdt  f'LlI^  ,h  =  -  "'^\/^; .  SC 
^    ^'  III'  J       J        (It  III'  y    a' 

Le  the'oreme  expriuae  par  Teijuation  (P)  ( Yoyez  p.  1 1  )  esl 
done  demontre  relativement  auK  valeurs  de  S'i  et  S'Q'  donnees  par 
la  double  combiuaison  2n't  et  :>iit  —  2iit. 

La  forme  des  expressions   pi'^cedentes    de     —     et    Sv    etait    la 

pins  convenable  pour    arriver  a  cctte  derniere    conclusion.     Mais  , 
pour  facilitcr    le  calcul  de    f^  on  rcdulra ,    par    la  transformation 

ordinaire,  Ies  valours  de    —  ,  Si> ,     — -  ,    V  a  cetle  forme: 

a  '  a 

^  =  A'cos(2«7-|-«)  ;  ^(^  =  //sin(27i'i-4-9) 

a 

~=K'cos(2n't^p')  5  Sv'  =  H'sia(2?i't^c/'). 

Alors    la    substitution    de    ces    valeurs    dans    celle    de     — 1- — 

tk 

rapportee  plus  liaut    ( Voyez  p.  4?  )    donnera  aisementj    en  vertu 
de  Icqualiou 

v/.  SR 


K=ia.,f,uj"^.„; 


PAR    M.    PLASA 


(38) „\>-- 


5r 


\ii         J  in' 


Pour  rechure  en  nombres  cette  formule  on  fera,  d'apres  les 
lesullats  .lonne's  dans  les  pages  i23  et  137  du  3r-  volume  de 
la   M.'  C.% 

v \   335q,'|o 

a-    35.2     •o.«°oo8224i5;         Log.  A'=  5, 1 796949; 

et  A'=o,     //=o. 

En,  reduLsant  en  nombres    les  expressions    de     ^m'     ^m'^ 

m'        '        m'        ' 

"•'       rfS"  '     7^  • "  "^  '  ""^  trouvera 


TO' 


J  .M=     0,353925 -♦-0,19810=0,552025  ; 

a'  ('' 

■^  .  M  =-o,G44o94  —  o,3o 1 332=— 0,945426; 


'^''^lU—      ''38670H-o,524i9=-f.  1,91089; 
■^•''l?^=—'j8o7992— 0,52355=— 2,33i54. 


5a  SUR   LE    CALCUL    DE   LA   PARTIE    DU    COEFFICIfiNT    ETC. 


a 


'  (»1 


Log.-r  -M  =  9,74.9588; 


m' 


^  .31    =r  9,9756376  (-)i 

-—.a—^   =  0.2012057: 
m'  da  '  ' 

|;.«^^'=  0,3676438  (_). 
A  I'aide  de  ces  logarithraes  et  de  ceuxci; 

I^O3-/(v~0'^^'^°^'^^^'  ^'^'  «5='S'^'8i9347;  l,og.  e';s;8,7499264, 
on  reconnoitra  que  la  formule  (38)  donne 

S'^=  —  o",655'].s\.n{5n't—2nt—'BS^q)^o",8']55.s,in(5in't—2nl  —  ^'-k'rj) 
—  o",442  2-s'm(5«7 — 2nt — 'a!^p)-^-o",']2i\5.s'n\(5n't — 2>U — ■a'-t-/^) 
Mais  novis  avons   p.=z   ii*.  o'.  55";  7=  i5°.  56'.  24"  ; 

<s— <7  =  -(5°.  35'.  2i")i        «'  — <7  =  72''.  12',  43"; 
«-/;  =  -(o".  39'.  52")i        ^'-p=jn.     8.  12; 
parent  ou  trouvera 

K=     (— o",6526-4-o",2675  — o",4422-Ho",i54o)sin  (5n't—2nt) 
-1-( — o",o639 — o",8337  —  o",oq5|t^  ©",7o63)cqs(57j'^— 2?i<), 
ou  bien 

(39).  .  .  5'^= — .o",6733.sm(5/i'<-^2j:^)-»-» i",6o9o.e.os(5K'i-=-2«/). 
De  la  ou  conclut ,  en  vertu  de  I'equation  (37)  ; 

(4o)    .    .    .    ^^'=»",63l9.9i»(57<'/— 27l?)-J-3",8999.COS(5H'<-r-272<). 

Cette  combinaison  confirme  la  remarque  qui  a  ete  faite  dans 
la  page  8.  Car  W  po.urrait  la  supprinaer,  et  I'equation  de  condi- 
tion de  Laplace  n'en  serait  pas  inoins  satisfaite.  Cependant  en 
operant  alnsi  il  y  anrait  une  errenr  d'environ  cinq  secondes  sur 
la  valeur  totale  de  i^. 


FAH    M.    PLANA  53 

§6. 

Expressions  de  9^  et  S<^  donndes  par  la  combinaison 
des  aj'i^umens    (in't — nt)  et  (^n't—nt). 

Soil , 

Co)  CO 

(VH)  ....  R=.M.ecos(2n't-^nt—iii)-^M.e'cos(2n't—nt—«'), 
et  par  consequent 

(o)  (0 

■+-  I  -j~  ^/'H — j-r  dr'  J  e  cos(2w'< — n<— «) 

C")  (0 

^\^Sr-h^Sr'le'cQs(2?i't—nt—'oi'). 
En  differentiant  cette  expression  par  rapport  a  iit  ^  ^m  et  9r  on 


aura : 


-L. — s=     (V — SK')n  \  2M.ecos(2n't — nt — w)-»-Af.e'cos(an'<— n< — w')} 


'-^  1 2  M.  e  sin  (2n't —nt — «)  -K  M .  e'  sin  ( 2re'i  —  nt— s')  } 

(0)  (i) 

d.Sr  j  dM  ,     ,.       ^         .      dM  ,       ,     ,  ,J 


Co)  (o) 


-Y-^^^r^~^'"\esy.i2nU-nt-^y 

'0  (i) 

^  \dM  .        dM  ^  ,1  ,  .   ,     , 


5.{  SCR    LE    CAI.CUL    DE    LA    PARTlE    DC    COEFFrClE^^T    ETC. 

Maiiilenant ,  si  I'ou  fait 

Sr  "'  f'' 

_=     iV.e*cos(3n'<— «<— 2'Bj)-t-iV.  ee'cos(3?i'«— «^  — «  — «') 

(») 
■+-N  .e''cos(dn't—nt—2'Bs'); 

5>'=      E  .e'  s'm(2n't—n(—  2zj)-i-  E  .ee'  s'm(Zn't—nt—rs  — 1:7' ) 

(') 
-i-E.e''sh)(in't—7U  —  2'ns')  ; 

et  si  Ton  einnloic  pour     —     ct    Sr'    les  mt'mes    expressions    avec 
les  coelViciens  acceiitues  on  trouvcia  ; 

tl  J^'i  '"'  ''' 

— —  =      K.ehin(5n't  —  211I  —  3tij)-t-A'.e'e'sin(5«'<  —  2nt — atrf — ■«') 

-4-Ar.e'*esin(5;iV — 27it—2'si'  —  'ss)-^-K.e'^sia(5n't — ant—Z'si"); 

oil  ron  a  fait    pour  plus  de  simplicite  ; 

(«1  (o)  (o)  (o)  (0)        J/-If° 

A=      M    {n£'+.(37i'— 2«)£   j— 1(3/1'  — 2«)iy.  ai^ 
-t-  _  iV^  .  M  .  a'  -^    ; 

A=      il/    jn£'^-(3n'— 2«)£    t-t-lM    \nE^-+-(Zn'—2n)  E   \ 

(o)  (0  w 

(on'  —  2ti)  \  N  .a-r-  -t-iV  .  a  ——    }-^-?iiy'  .a'-— 

2  ^  ^  I  da  da      )       2  da' 

(') 

1  ,J"'    ,r/J/ 
-»--niV  .a'—-   ; 

2  ria 

(>)  (»)  (")  W  T  f")  (■)  '') 

K=        M    j  raF -»-(3re'— an)^    j-t--^/    j  ?;£' -4-(3/i'— arO^    i 

(«)        , ,  (0 


(on'  —  2n)]JV.a— HiV.rt-y—    }  * 

2  ^  'I  art  Ai      S 

H — nN'.a'-y-  -i — nN'.a'-—     ;• 
a  art'        2  «« 


PAR    -M.    Pi.ASA  J3 

K=     iM    \iiE'-^{ln'—:in)L,  \  —  l(Zn-  —  2n)N.al£ 

•+--  n.  A'   .a — •    . 
2  i/a 

D'apics  la  valeiir  de  R  qu'on  voit  dans   la  page  2'j6  du  premi«r 
ToJume  dc  la  M."  C."  il  est  clair  qu'on  a  ici; 

J°'         '«'  \  /  J''  d/^ 


-'"         '«'UJ''       .'^-^     I. 


2    (  rfa     J 

d'ou  on  conclut 

(•)  (»)  fO 

dM  w'U   </.^        .^'.'/ 

«    — -:= \ba-j--k-a  —— 

da  2    (         da  da' 

(")  '  (»)  W 

da'  ?.    I  (/a  da^ 

(0  (')  (■) 

r/i)/  m'\  ,    (U         ,d'A 

(■)  ,  (0  t') 

*(-^^— — M^-H-oa-; Ha -r-    I- 

fta  2    I  da  da'^      \ 

L'e'quation    ^'C,-^ Zan  I  (It  j  —'—-—  dt    donne 

(40 K=- 

A  .  e*siii(5/t«  —  2nt  —  3'ts)-j-A'.  e''^sm(i>n'l — 2nt  —  2isf  —  «')  1 

(>1  (3)  (• 

-\-K.  ee''sin(5«7 — o-nt  —  a^s — ■ss)-^K.  e"sin(57^'f — ml — S'SJ'; ) 

En  reduisant  en  noin])res  cetle  formule  on  trouverait  le  rcsultat 
que  jai  donne  dans  la  page   2,  savoir: 

(.^2) ....  0?= —  o",i87r) .  sin(5/tV  —  ■2nt)-^(j\c}2'^^  .  cos(i>n'i  —  27it). 


56  SUR    LE    CALCUL    DE    LA    PARTlE    DU    COEFFrCIENT    ETC. 

Pom-  avoir  la  valeur  correspondaiite  de  iJ^'  il  faut  dilTc'rentier 
la  mciiie  expression  de  5R  par  rapport  ;\  }i't ,  ^(^' ,  Sr' ;  ce  qui 
doniie 

d'JR  _ 

dt 

(»)  (') 

— ( Ji''  —  S\') 2ri'  j 2.1/ . e cos(2n't—nt  —  «)-♦- M . e' cos (nn't  —  nl—Bs')\ 

—  '  I  2.1/.  cs'm(2n'l—nf—'as)^M.e'i\n(-in't—nt  —  v!')  i 

f/.Sr   {,</}["         f     ,,        .        \      dM\       ,     ,  ,  J 

-i ; —  J  -—-ecosl^iil  —  nl  —  ■as)-^---—.ecos(2nl — nl  —  w  )} 

at       f  ilti'  ^        da!  ^  ■'\ 

—  27i'   \         Sr-{--—Sr'\e9m(2n:t—nt  —  vr) 

{    da  da  J  ^  ' 

—  in    J  — — o/'-4- — -or  !  e  siq(2«7  —  nt — rs). 

En  substituant  dans  le  second  membre  de  cette  equation  les 
valeurs  precedentes  de  $r ,  5\> ,  SH ,  Sv'  on  trouvera ; 

I'o) 

(o)         .  (0)  {»)  (o)    -y,!/ 

—  M   \(5n'—n)E'—2n'E   [—n'JV.a-— 

'  da 

(0) 

—  -(5« — HjJy'  .a  —— 

2  ^  ■'  da' 

pour  le  coefficient  de  eh'm(5n't  —  2nt — Zm).  Mais  ici  on  peut  faire 
5n'  —  an^o  ;    et  par  consequent    5ji' — n  =  n;    — 2?j'=3«' — 2«  ; 

(0) 

ce  qui  reduit  ce  coefficient  a  — K.  On  demonlrera  de  la  memo 
maniere,  que  les  coefficiens  de  e^e'sia  (Sn't — 2nt  —  2i>s  — -ai' )  , 
e'e  sin  (5n't  —  2nt  —  213'  —  ts  )  ,  e"  sin  ( 5n't  —  2}ii  —  Ssr' )  se  re- 
duisent ,  respectivement  ,  h  — A,  — K  ,  —A.  Done  en 
v/iangeani    M      en  A/  -t-  M"      on  pourra  ecrire 


FAR    M.    PLAMA  S'J 

in        ait  J      J         ell 

d".iR     .,  .  ,  .         ,      il.SH      ].         ,     .       ,  n-   •     . 

— ; —    desiaiwiit  lu  portion  ite    depeucante    dii    ^oellicient 

di  or  <//  '^ 

(•) 
M    .  II  suit  lie  l.'i  que 

(       "'  \ 

I       K'  .e^eWn{Zn't  —  -xnt—2vi—vs')\ 
rii  I  /"^    r  rt'   )  (»)  { 

oil  I'ou  a  fait  ponr  plus  Je  simpllcile 

(')  (')  ;■) 

•>  K'  ^'1        (")    /"^j.'         \      >)  /■^ii'         \       '")  //J./"  (")    ,]M" 

n  \  «  /  \  "  /  <^o  rfa'     ' 

^  •  A"'l  ^,/"'  r^/1/3//        \  ,}'\      j%i'        \     '■''  r/.l/"'"'    ,,/"  ,clM'^'^ 

(')  (0  (') 

=  -^'_;i,/,/'U„«    /3«'         \,n        /3«' 


:M" 


Mamtcnant  si  Ion    fait    A^A'  = —    dans    1  exprcssioa 

prt'cedente  de    M      on  oblieiidra 

(') 
«iu     =  —  I 4«i;     «  .  a  — 7 — =: — ml h-2«|: 

(,) 

„  </yi/"  7?i'/       I  ,  Q  \ 

«".-T-p  =  — I l-8«(l. 

D'apres  cela  i[  ^ra  facile    de  former    la    -valeur  des   (rois  coef- 

(■)  i.')  (3) 

„   .  a'. A'  a'.K'  u'.K' 

uciens   ;  ,     i  ,     7. 

nin'  '     nin    '      tun 

Tom.  ixAv  Jl 


5b       SL'R  I^E  CALCUL  DE  LA  PARTlE  DU  COKFFmrNT  KTC. 

Le  iL'Sultiit  lie  la  reduction  en  nombres    de    I'cxpression  jirecti- 
tlento  de  $^'  scrait,  coinine  je  I'ai  dcja  dit  dans  la  page  3; 

(4/0...^:'===— "'l/-^|-4Vj34r>.sin(oKV-2/i)+9>783cos(5«'i-2?;/  j 

=      I  i",96o3.  sin(5H'f — 2Jit)  —  22'',oo3*-).  cos(5n't  —  ?.//<). 

Relativcinent  a  la  compagne  de  cclte  combinaison  ,     qui  resulle 
en  po:>aut 

(VIII) ...  R=z     i)/!e'*cos(37iV— ««— 2-')-(-il/. ee' cosCin't—nt—^—z;') 

■+■  M .  c'  cos  (3n't  —  7it  —  2'!!i) 
fai  doja  fait  voir  dans  mon  Meinoire  (  Voyez  p.  385)  qn'on  a 

(45) ^;=2",34i4.sia(:W^— 2«/:)-(-7'V>333.cos(5«7  — 2«/); 

et     dans     les     pages     3>iS-4oo    j'ai     demontiii    qu'on     doit     avoir 
I'liquation  , 

46).  .  .os'  =  — -4/-,-.os 

, —        ,  (      p'c'"c.sin('3/iV— 2H«  — 2'E('— ■!*)) 
m\f    ""^  "'    |^p'V'^sin(Wi-2n<— 3^')        \ 
oil  les  coefTicieas  p' ,    p'"  doivent  etre   calcules  en  prenant  , 


I  a  \n  )  \  n  /  da  1  <(" 

^  1  \  n  /  \  It  /  da         -3.  da 

et, 

(o) 

,^dM  in' /  3     ^^-    \ 

da'  ^  \   a.^  / 


PAR    M.    PLAX.V  Op 

(  Voycz  p.  4""*  )•    '-'•'    tlit'oreiiie    enonce    par    Tequalion    (P)    est 
done  complt'tement  dL-inontrc  par  rapport  a  celle  conibinaisnn. 

En  rcduisant  en  nomlires  la  farmule  (4^)    on  aura  ,  couforme- 
nncat  an  re^iullat  ilejk  donne    dans  la  page  3; 

r47)...Jr=— Jl/^l-'5",5.25.sin(5«'f— 2»')-t-7",3G78.cos(5«'<— 37jo[ 
:= —  8",oi3G.sin(5«V —  2nt) —  i-^",S58o.  cos  (3n't —  ant). 


§  7- 

£xprc<:sions  dc  S'^  et  S^'  donnees  par  la  comljinaison 
dtiH  argumens    (^l^iit — nt)  et   {n't — nt). 

Soit , 

(IX)  ^..R=.M.e^cos{f{nt—nt—Z'Bi)-^M.e^^cos{^t—nt—it>s—'a'), 

(')  1.31 

-1-M.ee''cos(4«V — nt—^'oi' — rs) -k-M-e"  cos  {^n't — nt — 3is'). 

La  formule  pour  dt'lermiaer  la  valeur  de  S'C ,  qui  con^ient  a 
cette  valeur  de  7? ,  a  etc  donnee  dans  men  Memoire  (  Voyez 
p.  394  et  395  ).  Et  la  simple  inspection  des  dcveloppemens  qne 
j'ai  rapportes  a  ce  sujet  sufiit  pour  en  conclure  qu'on  oblient  iei 
la  valeur  correspondanle  de  ^s'  ^n  posant 

J,"=--  1/^  .  S:-!IL\/1l  .  5an  fdt .  C^ldt  ; 

m     y     a  '         III'  \    a'  J  J  dl 

et  prenant  pour    la  portion  de    cpii  depend  du  coel- 

(3)    , 

ficient  M     evalue  dapres  I'equation 

,<■'■     m'/i6 


,  ,,('      m'  /lb  rp      \ 

a  M  =  —  I 230  .  «r  I 


(Voyez  p.  4^4  )•    ^c  sorte  (jue  nous  avons ,    en  faisant    g'^o, 

5"="  J  //  =  «;  /'  =  o; 


(io  si'R  LE  cAt.iU'i.  nr  T..\  pahtie  bii  rorrrinrNT  i;tc. 


(48)...oT=-"',[/iin' 

^  ni    f    It 

1  ")       ■ 

fa-/. l'_<-t-/i —      \  F .  a —-  >e'sin(o«< — an/ — j«) 

•^  m'    /«  f    ij'   j       \  2;(/  da  I 


lF'''.a''!M 


■la' 


ou  bien 


(Voyez  p.   894  ct  3g5).  J'ai  irouvii  dans  mon  Memoire  (p.  Sgn,  4'*^) 
(49)  .  .  .  ^;  =  — o",6738.siii(5/;7  — 2«/)-ho",7434.cos(5h7— 2«0; 

=  _  '"lI/Z  ^''—^r/Z  !        "":.0039.  sm(5«'<  — 2«0j  . 

w' y  „■  '  '      ni' 1^   a'  j_(.i",55io  .cos(5ra'/ — 27tt)]  ' 

(5o)...Jr'=-'"|/— .5?-o",o07O.sin(5nV-2?/0-'-i",3355.co3(5rt'f-274 
^  H/'  f'     a' 

d'oii  oil  tire 

(5i)  . .  .  S:'=     (      i",633i  — o",oo7o)sin(5«'<— 2«0 
-+-(— i",8oi8-<-i",3355)cos(5«'i  — 3«<); 
c*est-a-d'ue 

J,"  =  i",626i .  sin  (5w'(!  — 2»0—  o",4663.  cos (5ri't—2nt). 

Considerons  maiuteuanC  la  compagiie   de  ceUe  coHvbiuaison.    Pour 
cela  on  fera 

M 

(X.)  .  .  .  .   R  =  M .  cos(rt't  —  nt) , 
ct  par  cons'iquent 

SR  =  —  (Si''—ii>)M°.  sm(T^t—nf) 

J")         .  -(») 


•Jf  \  __  h'-\ — —  or  I  cosfiit — nl). 
i  (la  tla  ) 


rAn  M.  ri.ASA  (5t 

Ell  iliircrcnlianl  telle  expression  par  rappori  a    til,    fit-  cl  Jc    il 
vieiulia  ; 

lLi^=:     (^•r-  Ss')M\icos(nt—nl)^'l:^  .  M\\n(n'l^nt^ 

iU  ^  ^  ^       at  ^  ■ 

(l.h-      rlM'"^       ,    ,,  ,, 

H-       — : — •  -r—  cosCnt  —  nt). 

("1  ■<>) 

_j-        w     —  Sr^ — —  */•  ;  sin(«7— rj/ 1. 
{    da  da  \ 

Acluellemcnt  si  Ion  fait 

—  =     iV'.e  cos(4"V — nl — 3ts)-»-iV.  eVcos(4"'/  —  nl  —  itn  —  to  ; 

{>1  (J) 

-t-iV.  e''ecos(4«'i — "< — ?.■«' — 'Bi)-i^]S .  r'^cos(4"'/— 7!if  —  3cf ); 

{«)  (■) 

5i'=     JB.e'sin(4nV — /;/  —  3z7)-»-£.eVsin(4"'^ — "< — 357 —  w') 

(>)  (3) 

-4-£.e''esin(4'j'<— "/  — W— ffi)-t-£.e'^sin(4"'< — nt—Zv!')  ; 

cl  si  Ton  emploie  les  mrm€S  coeffieiens  accentues  pour  representer 

Sr' 
lee  valeurs  de    —  ,    Sv'    on  trouvera ; 
ct 

fi  aii  (»)  (•) 

-~=     X.e'sin(5nV— 2Kf— 3«)-+-X.eVsin(5;i'f— 27i«— 2«— «') 

-4-  K.  e'^e  sin(5w'f — 3nf — 2«' — ■sr!)-f-  A' V  sin(57i'^  — 2«i— 3«f')) 
ou  Ton  a  fait  pour  plus  de  simplicite  ; 

As=     ■ —  |«£'-|-(4n'— 2w)£   |h — iV'.a— - 

(") 
1,,  ,         .7y(°)    dM 


<>••  Sl'R    I.E    CALCt'L    DE    r.A    PAHTIE    DU    Cor.lFIClENT    r.TC 

■>■      {  J         a  il(L 


3 


la       ' 


J ni?  -+-(.'!" — 2«./i    |-4-_iV".rt— _ 
f  '        )        ■  ''" 

--(4«'-:yOiV.<t—      J 

h=     —    lnE'-h('\'t  —2u)E   [-t-- ir,  a'—-. 
a      f  ^  ^       )        7.  da' 

(An — an)  ]\  .  a  ——    . 

2  rta 

W     "  CO  , 

Ici  le  coefllcient     M  =  m  .  A  .    D  apros  I'liqualioa 

on  oblicnt ; 

(^2) ^s  = 

f    a    \      X.e'sln(5«V — int — Zvi^^K.e^^ %va.{^i-i!t—inl — 2* — sr')/ 

y  ■  — '\  (»)  (3)   '  r 

'""  (_t-A\e''esin(57j'f— 2/i^  — a'Bj'— 57)H-A'.e"sin(57/^— 2«i  — 3st'}\ 

Cherchons    maintenatit    I'expression    correspondanle  de  ^s'.    En 
difl'erentiant  la  valeur  piccedente  de  ^R  par  rapport  a  }H ,  ^v'  et 


1^  =  —  (V—  *v)  7j'i/ .  COS  (n't  —lilt) 

■;--M.  -smfnY — n<  )H ; —  .  cosltit  —  nt) 

dt-  ^  '  dl       da' 

(<■ 


—      r^  \         Sr-^-r-r^i  \cos(nt — nt). 
{da  da'  \         ^ 


I'AU    M.    rLAS«A 


C3 


Kii  substitiiMnl  les  valcurs  prcccdenles  de  or,   of,   ov',   ov'   on 
obticiuUa  uii  rcsullat  tie  celte  forme 


-/< 


•  A'.e'*esin(5«'^ — 21U — as' — ?j)-f- A''.e"sin(5//'<  — 2?/<  — 3tij'). 


Mais  en  adineltant  ['equation   jh'  —  2n  =  o,  la  valeur  de  A'     dc- 
viendra  egale  a  cclle  de  — K  .    En  effet  nous  avons 

«°1  ij/.Ve    ,    '     sr--'"'       ^r^"',         1/r-r  ,       <,°>    ,  ^/m'"'   7i'     >'     ^y)/"^ 

,A'=---{(5«'-n)£'_«^   j--(5»-«)iV'.«'_-_A.«  _. 

Done  en  supposant  5«'  —  n  =  n  ,  — n'=^ii' — 2«  ,   on  fera  coVn- 

cider  celte  valeur  de  A'     avec  celle  de  — A  .     On    demontre  de 

meme  qu  on  a  A' = — K  ;    K' ^ — A  ;    A''= — K  .     II    suit    de 
W  que  ; 

in  J        J  dl 

■ill    m    P.    pl.SR   „ 
=  —  3 an  .  —  I  cit  I   lit  . 

Ill  J        J        dl 

i")  CO  ("1  ;•!        w 

Mais  a  cause  de   M^m'A     il  faut  changer    M    en  M -^  31"  ; 

ce  qui  donne 

oX"  =  -  ^  1/-"^  S^  -  I'L]/^  Zan  fill  f  ^1^  dt ; 
III    \     a'  m'Y    a'  J       J         dl  ' 

ou    — '- —    indique    ce    que    devient    la    valeur    precedente    de 
— ; —     lorsqu  on  v  lait 

dl  '■  ^ 

M  =  M»  =  iriA'  =  w'  {l^—^\; 
et  par  consequent 


G}  sun    LE    CALCUL    DE    LA    PAUTIE    DV    COEFFICiEiNT    ETC. 

'») 

i») 
,,(fiM         -  /  I  ■  \ 

«    =:  /«   I         -t-  25(  I. 

</<i'  \  a'  / 

(«)  (•)  (■)         .   (1) 

Ell  desigiiant  par  K"  ,  K"  ,   K"  ,   A"       ce    que    devlennciit    iesi 

(°)  (0  W  (3) 

cocfliciens    K  ,    K  ,     K  ,     K      post's  dans  les  pages  6[  ,  Gi    par 
la  suIjsliliUion  tie  ces  valeurs ,   il  viendra  ; 

K'Ke'  sin  {5n't  —  2nt  —  3^) 
/--N      rw_     "'|/~^^      wi/^  «7)-+-A'".eVsin(5«'/-2«<-2-M_«')l 

I  J*>J  . , .  ffj  —  —  — -1/  — -  '-^b^ — rl/  — r  — ^1  \  t  \  I 

lit    t       "  "'   V       "■        mil      \  rj-ir'  f,         .      /,      .  ,  V  i 

\-i-K".e'es\n(5iit-2nt-2'Bs'-'nij\ 

ce  qui  est  confoi'me  au  theoreme  (P)- 

§  8. 

Remarque  sur  les  termes  dc    S^  ct  iJ,'    de'pendans  de  la  variation 
dcs  latitudes  rapportces  au.  plan  fixe  de  I' Ecliptique. 

Daus  I'aualyse  precedeiite  j'ai  loujours  neglige  les  lermes 
iiuiltiplies  pw  y'  ;  y  etant  la  tangeiUe  de  rincliHaisou  muluelle 
(les  deiK  orbites.  A  la  vcrile  ,  ces  lermes  en  produisent  dans 
Si^  et  ^^' ,  qui  sout  du  inetae  ordre  que  ceut  que  Ion  conserve ; 
uiais  quoiquc  du  meme  ordie  ,  analytiquement  parlant  ,  leur 
■vaieur  nuiiierique  est  beaucou])  plus  petite,  et  on  peut  les  negU- 
gei-  sans  craiute  d  erreur  sensible.  Cependaut ,  s'il  fallait  absolu- 
ment    considerer  ks    tt;naes  iBaltipnes  par    y*     qui    eulreut  dans 

I'expressioD  de     — — ,    il    couviendrait    d'obseivtr :     t."    qu'uae 


PAR    M.    PLAXA  65 

jjartie  de  ces    lermes  peut  etre    regardt$e  comine    attacliec  a  Sr  , 

et  a  la    valcur    de    Sv    augmentee    des    lermes    provenaus-  de    la 
formula 


"■■■=*! -^^'-i(t)"! 


( Voyez  p.  iG  dii  tome  3  de  la  M.'  C.°);  a."  qu'on  pourrait  leiiir 
compte  de  raiitre  partie,  due  a  la  variation  des  termes  explicitement 
multiplies  par  -y'  dans  le  developpemenl  delafonction  R,  en  ayant 
egard  au\  variations  periodiques  de  y  et  de  la  longitude  du  noeud 
designee  par  II.  Mais  on  peut  demontrer  a  priori,  que  les  termes 
qui  auraienl  cette  dernicre  origine  se  delruisent  mutuellemcut. 
Voici  comment.  Soit  Iiz=:R,-i-R^;  et 

i?,  =  yl//.cos(w<-+-A'— an);  R^  =  Ny'.  cos(»ff-^p  — aH)  , 

oil  les  angles  ul  et  i/-^  sont  censes  tels  qii'on  a  ut  -\-^t:^5n't  —  2fil; 
K  et  ^  dcsignant    des  angles  constans.    Nous  supposoons    que  le 
terme  de  R,   est  celui  qui  entre  dans  la  valeur  de  R    correspoa- 
dante  a  une  des  combinaisons  que  Ion  veut  considerer. 
Cela  pose ,  apres  avoir  fait 

R=. -hilf7'cos(w^-t-A'— an) 

on  remarquera  qu'on  a 

ysiull^/)' — p,  ycosTl  =  q'  —  q  ; 

les  lettrcs  p ,  r/  ,  p' ,  q    ayant  la  signiGcalion 

/;!  =tangp  .  sin6  ;  (jr  =  tang c  .  cos fl  : 

//  =  tangp'.  sin5'  ;  (7'  =  tangp'.  cosfl'; 

comme  dans  la  Mecanique  Celeste.    II  suit  de  la,  que 

i{.=j(9'— <7)'— <>'— /^)'!^^cos(a)/^A)-K7'— '7)(/j'-/>)23/sLd(4)^H-J:); 
d'ou  on  lire 

Tom.  ?..\\v  I 


G6  Sl'I\    I.E    CAl.Ct'L    DF.    LA    PATITIE    DU    COF-FFiriENT    ETC. 

Maiiileuaiii  ,    si    Ton    cUHcrenlic    celte    expression    par    rapport 
h  lit ,  ^p  et  ^q  on  aura  ; 

-  j  (v'-'7)'^-(/^'-/^)'^-#  }  3J/cos(..+ A-) 

ou  il    fiiudra    prendre,    d'apres  les    formules     de  la  variation    des 
coustantes  arbilraires  ; 

Or  nous  avons  ici ; 

('—\=     (/j'—/02iVcos(4y-+-[3)  — (</'  —  </)  i<.iVsin(^«-H/3); 
partant  il  est  clair  qii'on  a  , 

(,.-,)ii2-(,/-„)i^'=  „„j(,._„(:f^.)^(,._,,('^)j 

=  —  lun .  Ny' sin (-l^t-^^)] 

(,._,)'i^^(,'_;,)^=     «»l(/''-/0('ii-)-(7'-.)(^)| 

=     :ian.  Nfcos('^t^fj) 
Remarquons  malnlcnant  que  Ion  a ; 


PAn    M.    PLANA  67 

. an  /  clR,  \ id.  ip 

'''""     '^\'a^/~    ^    ill    ' 

'  -Jf\Ui>}  -Jf     dl 

Done  I'expression  precedentc  de     — ^ !■     revieul  a  celle-cl : 

'  '  lU 

■^['W-qWMp'-r)Sq]^nM['L^)cos{<,t^K) 

—  iM.  2anNf.  sin  ('Ji  —  'f^ -»-«■— P). 

Mais  nous  avoiis  suppose  ot-^-'^t^^^it't — ■2nl :  par  consequent 
la  dilVcrence  i)^ — >f<  donncra  un  angle  diiFerent  de  5n't  —  2nt :  On 
pent  done  supprimer  les  lerines  mulliplies  par  sin(eij<  —  iff-t-A — ,3); 

ce  qui  reduit  rexj)ression  precedente  de     — — — ^     u  celle-ci : 

Or  en  supposant 

/J',  =  iV'v'cos('i<-t-p'— an) , 
il  faudra  prendre  ici ; 

ou  bicn 

oV  ^  ,  id.  Sq' 


^  ,        id.  5p' 
'         I     dl     '  ^  1      dl 


Dc  sorte  que  on  a ; 


Gfy  SLTv    LC    CALCl'L    DE    LA    PAIITIE    DU    COEFFICIENT    ETC. 

ik  4,     \  ndl  /  ]       ,  ,  jr.,  ,  ,,„,     J  r 

('-^•)=-(//_/0^iV'cos(>f^-^ri')-»-(7'-'7)2i-V'sin(^i  +  r5'> 
En  substituant  ces  vaileurs  on  obtient  . 

c'est-a-dire  un  terme    qui  pent  etre  neglige ,    puisque  ,  pai-  hypo- 
these,  la  ililference  w£  —  >f<  n'cst  pas  egale  a  5n't — 2nt.    Ainsi  il 

est  detnontre,  que  la  variation  de  B,  due  a  7  et  11,  donne  — '■ —  =  0  ; 

ct  par  consequent  5^=  o.  II  est  evident  qu'on  pourrait  demontrer 
de  la  memo  maniere  qu'on  a  ^J'=o. 

S9- 

Reunion  des  differens  resultats  parliels  depcndans 
du  Carre  de  la  force  pertiirbatrice. 

Les  formules  (i3)  ,  (i4)>  (^2)  ,  (53)  sont  les  seules  qui  resient 
\  reduire  en  nombres  pour  completer  le  calcul  de  toules  les 
parties  dc  J,  et  iJ^'.  Pour  entreprendre  celte  I'eJuction  ,  il  faudrait 
preparer  les  inegalite's  de  Jupiter  etSaturne,  de  I'ordre  du  cube 
des    excentricites  ,     qui  dependent    des    deux    argumens    Zn't    et 

(  l^iit int ).    Mais    on  a  lieu  de  croire  ,    que  ces  inegalites  sont 

inferieures    auv  limites  que    Laplace  a  fixecs    dans  les   pages   120 
et  1 34  du    S.''™"    volume    de  la    Mecanique    Celeste.    Ainsi  il   me 


fAR    M.    PLAKA  6g 

semblu  que  tclto  circoiistnncc ,  joinlc  i\  la  coiis'ulcnilion  dc  la 
petilcssc  lie  plusicms  dcs  parlios  ilo  iJ?  ct  ^^'  iloiit  ou  olTre  ici 
les  calculs  diitaillcs  ,  siiflit  pour  fairc  juger  k-peu-pres  insensible 
le  I'csiihat  (ju'on  aurait  par  la  reduction  en  nombres  dcs  rpiatre 
formules  (i.l),  (t4),  (52) ,  (53). 

Avant  de  reunir  les  resultats  que  j'ai  obtenus  dans  les  §§  pre- 
cedens ,  et  dans  mon  Memoire  ,  sur  le  meme  sujet ,  que  j'ai 
publie  en  1828 ,  je  ferai  ;\  ce  dernier  Memoire  une  corrcclioii 
qui  se  trouve  indiquee  dans  V Errata  du  tome  xxxiv  de  rAcadeinie 
des  Sciences  de  Turin;  oJi  il  est  dit,  que  dans  la  page  i3  on 
doit  lire  3«<'=  i8o"h-84°.27',2o",  au  lieu  dc  Zts'=  i8o''-»-8o°.27'.  20". 
Ce  changement  produit  une  alteration  fort  petite  dans  le  resultat 
final ;  mais  pour  ecarter  tons  les  doutes  ,  voici  la  suite  des  cor- 
rections auxquelles  donne  lieu  le  redressement  de  la  valeur  de  'iss. 

Page 

1 3  {  Log.  sin3'a('  =9,9979634  I  Log.  cosStJf'  =8,9850574 
i4    t   Log.  e"  sin  Sis' ^6,247  7  426       |       Log.  e"  cos  3<:r' =5,2348366 

(o) 

Log./;/?.  e"sin3«c('=8,i999899 o",oi58 

K   J                                                                               Somme  -^  o",io-6 
Log. /;D  .  e''cos3«'=7,i87o839 o",ooi5 

Somme  -t-o'',o27o 

Log. /)'£■.  e'' sin 3** ^0,2936625 i",9664 

Somme  -+-  o",io56 

(o) 

16  <  Log. />'£.  e"cos3«('=9,28o7565 ©"jigog 

Somme  — 2";02i4 
5?=o",o370  .  sin5  —  o",fo76  .  cos5 
j?i'=2",o2i4  .  sin£/-4-o",io5G.  cos  5 


ro  SCU    LE    CAI.CVr.    DE    I, A    PAr.TIE    DU    t;OEFnCin.NT    ETU. 

Paso  . 

Lofi.  a  .  (/' e''sin  3cf'=o,iSoo353  ( — )     .      .      — i",5i3'7 

°    '  da'  ^  '        ' 

21  <  

Somine  ■+■  o",43o9 

Log.  (7  .«''-—-.  e" cos 3sr'  =  9, 1 67 1293  ( — )     .      .      — o",i469 

22  <  

Somnie  ■+- 1" ,C)'jS'i 

S:  =—  I ",9783  .  sin5-+-o",43o9  .  cosO; 

5;' i=      4",825 1  .  sin  0  —  1  ",on  1  o  .  cos  0. 

]      o",8483— o",:!iio— i",ii77  .  .  .    =— o",3595  j  cos5 
t-    j  — o",,o823-i-i",8o88  — o",38i7  .  .  .    =      i",i7i4  |  sin  (5. 

jJrr-j-o",3595.cosC  +  i",i7i4.siu5t  1  j   o",ioo2.cosi)-o'7|592.siii(yS 
[0^'-  1    o",87C)8.cos(/-2",8569.sLn6j  hj-o",2445.cos 5+1  ",1221. sinO| 

j  or  =       o",7i22.  sin(5  — o",2593  .cos(5; 

^'    j  0^=— i",7348.sin0M-o",G324.cos(?. 

o£  =       (       o"^ooo3 — )sin5 

—  (         )cos^ 

—  (      0/0472 — )s\nO 

—  (      o;'48t)G— )cos5; 

„V  =  —  (— o",62G7 -4- .      .  )sinO 

'^°   ^  _H(_6,"4562-t- .  )cose 

-|-(      o,"oo67 — )siii5 

—  (      0/0  jg  I — )cos(5; 

oc-  =         o'Viyi  3  .  sin  6  -J-  o",  1830  .  cos  0  ; 
oV  =  —  I  i",o363  .  sin  0  —  i"/oS5c,  .  cos  e. 

Les  i-i'sulfats    compris  dans  les  §§  3 ,    4)  ^  s**"'  P^n  clifTerens 
tie  ceux    que  j'avais    Irouvcs  ,     lorscpe    je  coinposais  le    IVN'moirc 


^ 


VAIl    M.    TLAKA  7  t 

(jiii  a  t'lti  iiisrirc  daiis  le  second  volume  de  la  Soclcte  Astronomi- 
qiic  de  Loadrcs.  Alors  jc  mc  suis  abstenu  de  Ics  publier,  parceijue 
je  lie  voyais  lii  aiiciui  espoir  de  faire  disparoitrc  la  grande  discor- 
dance ([lie  jc  reticontrais  entre  mes  rcsullats  ct  ccux  de  Laplace  ; 
ct  d'uii  autre  cotii  ,  je  ne  voulais  pas  donncr  a  niou  Mi'moirc 
line  longueur  qui  me  paroissait  excessive,  eu  cgard  a  la  pelilesse 
du  resultat.  Depuis  ,  les  circonstances  ont  change  ;  jc  me  suis  vu 
coiitraint  de  preiulrc  I'engagement  de  publier  lous  les  calculs 
que  j'avais  fait  sur  cetle  malicrc  ;  et  maiulcnant  que  je  I'ai 
reinpli.  je  presente  ici  dans  un  cadre  e'troit  la  conclusion  dc  tous 
mes  calculs. 

1.°  La  double  combinalson  zero  et    5«V — inl  donne  en  posant 
i^Sn't —  2nt  •+■  5e' —  2£. 

s:  =  (  o",o27o  — 1",9783  =  — i",95i3)sin« 
-t-( — o",i076-|-o",43o9=:H-o",3233)cos«; 

S-;'=(  2",02i4-f.4",825i=-+-6",8465)sin9 
-h(     o",io56  —  i"/j5io= — o",9454)cos5. 

2.'  La  sorame  des  autres  coinbinaisons  donne 

1o",362i  ■+■  o",39i2  -+■  o",o727  ■+■  o'',5293  ) 

=i-f-2",i52o;sin  i 
—  o",6733  —  o",i876  -»-  2",34i4  —  o",r.738  \ 

!o",4557-f-o",2223-H  o",798o  h-o"ij5i  ) 

=-»-i7",702o>cos^; 
-  i",Go9o-f-  9",9274  -»-  7",o533  -h  o",7434  \ 

I—  o",29.G— o",9482  -H  o'>52i  —  o",8544  1 

n'=l  =-4-4",G62  5    sin« 

f-H  i",r.3i9-H  1  i",96o2  — 8",5i36-»-  i",626i  ) 

(—  i",iGi  1  —  o",5388  ^-  i",i  241  —  o",702i  1 

■+■  \  =— 37",7oo2>  cosO. 

(-t-  3;'8999— 22>o39— I  7",8j8o—  o",4663  ) 


^2  sun    LE    CALCUL    DE    LA    PAnTlF.    DV    COEFFICIENT    ETC. 

3.°  Par  la  raisoii  allegiiee  dans  les  pages  22 ,  23  ,  24  tli\ 
precedent  Me'moire ,  on  a 

^^=      o*,'7t22  .  sill  fl  —  o",2593  .  cos  9 

0^=—  i",7348  .  sin  6  -t-  o",G334  .  cos  6. 

4.°  Les  variations  ^s ,  Ss'  des  deux  epoques  dues  au  carrc  de 
la  force  pertmbatrice  sont  lelles  qu'on  a  , 

c?£  :=        o",49i3.sinfl  -+-  o",i836.cos6 
j£'=— ii'>3G3.  sin«  —  i",5859.  cos  9. 

5."  La  reunion  de  cos  quatre  parties  donne 

\  S:;  ■+-  05  =       i",4o42  .  sin  8  -+-    i7",949G  .  cos  6 
I  S':'-i-Si'=i—  i'>62i  .  sin  fl  —  39",599i  .  cos  6 

Tel  est  en  derniere  analyse  le  resultat  lotal  de  la  perturbation 
reciproque  dcs  deux  longitudes  moyennes  itt  -^  e  ,  n't  -f-  s'  de 
Jupiter  et  Salurne  ,  due  au  carrc  de  la  force  perturbatricc.  Je  ne 
pretends  pas  avoir  cvite  toutes  les  inadvertances  qu'on  peut 
comnieltre  dans  I'execulion  d'un  aussi  penible  calcul.  IMais  mon 
travail  est ,  jc  crois ,  de  nature  a  faciliter  considerablement  les 
Tcrificalions  auxquellcs  je  desire  qu'il  soil  soumis  par  les  Geo- 
metres  et  les  Astronomes. 

Remarquons  maintcnant ,  (jue  ,  par  le  simple  ch-angement  dii 
sigiie  qui  afiecte  les  resultats  rmmeriques  donnes  dans  les  pages 
i3o  et   i4o  du  3.''"'  volume  de  la  M.'  C/ ,   on  obtient 

S'^-i-Ssz= — 1  ",5705  .  sin  0  -H  i8",07io  .  cos  6, 

5^'-4-o'£'=-t- 3",8i65  .sin  fl  —  42",92o3  .  cos  fl ; 

c'esl-a-dire  deux  valeurs  fort  approchantes  de  celles  qui  sont 
cxprimees  par  nos  equations  (/?).  IMais  nous  ne  saurions  voir  en 
cela  que  reflet  d'une  compensation  fortuite  qu'il  ctait  impossible 
de  prevoir  sans  executcr  le  calcul  des  parlies  interme'diaires  qui 
concourent  a  la  formation  dir  resultat  dcfinitif. 


HiK   M.    PLARA  73 

§     10. 

Ile/lcxions  .iiir  la  Note   publiee  par  M/    Poisson  vers   la  fin  ihs 
addilions  pour  la  Coimaissance  dcs  Tems  de  I'annec    i83i 

Pour  ma  pi'opre  juslificatiou  je  dois  declarer  ici ,  que  j'avais 
reconnu  ,  avanl  la  publication  de  ce  volume  de  la  Coimaissance 
des  Tems,  qu'il  ctait  inutile  de  considerer  les  termes  donncs  par 
la  fonction 


Za^nrdt-Hd.  Ry^fd.  R]  , 


qui  constilue  le  second  terme  de  la  perturbation  S'^  du  moyen 
uiouvement.  Cette  remarque  ,  qui  se  Irouve  imprimee  dans  le 
precedent  volume  a  la  suite  de  mon  Memoire ,  je  I'avais  coin- 
inuniquee  a  I'Academie  des  Sciences  en  decembre  de  rannee 
1 828.  Pen  de  jours  avant  la  fin  du  meme  mois ,  j'en  ai  adresse 
un  exemplaire  imprime  a  M/  Poissox  ,  et  a  plusieurs  aiitres 
Savans.  Ainsi  ,  on  ne  saurait  me  contester  d'avoir  prevenu  par  la 
Note  addilionnelle  a  mon  Memoire  ,  dont  il  est  question  ,  I'argu- 
roent  conlraire  que  M.'  Poisson  a  expose  dans  la  page  i65  de  ce 
volume  de  la  Coimaissance  des  Tems.  Au  reste  ,  il  demeurera 
toiijours  vrai  de  dire  ,  que  si  Ton  pent  se  dispenser  d'enlreprendre 
Ic  calcul  des  termes  donne's  par  la  fonction 


3  a'  nfdtfld.  R  X   fd .  R  ] 


on  ne  pouvait  pas  se  dispenser  de  le  demontrer.  C'est  ce  que 
M.'  Poisson  n'avaii  pas  iltit  dans  son  Memoire  ;  et  par  ma  Note 
publiee  en  decembre  (1828)  ,  j'avais  du  moins  justifie  son  silence 
sur  ce  point.  Mais  je  ne  doute  nullemeiit ,  que  M.'  Poisson 
u'ait  trouve'  de  son  cote,  aussitot  aprcs  la  lecture  du  cinquieme 
Tom.  xxxt  K 


^4  »«"<    IR    CAl.Ol'l.    DE    t,\    PARTIfi    mi    OOPt'PlOlFN'T    KTC. 

«rlir!o  iJo  uioii  AJ«'muiro  ,    lu    (Idmonsti-aiioii  (ju'll    i\    |>liiccu    tlnns 
sa  ^ot^•. 

Pnnr  niii^iK  fi\cr  Ics  idt'es  sur  i'cxpression  analyii(|ne  dii  moyen 
mouvemenl  ilcsignce  pur  ^,  il  iiesl  jicul-clre  p  is  imilile  tie  laiie 
observer ,  cjue ,  sous  Ibiine  fiiiie  ,    on  a 


a  designaiit  une   quantite   conslanle.  En  efTei ,  on  snil  que 
;=?>   r<ll  Ta''  U.R;  (/u=—2a'(l.n. 

Done  en  inle£!rant  I'expression  tie     il  viendra 


I  t 

a         a 


d'ou  on  tire  I'expression  pre'cedente  de  ^  ,  en  ayant  egaid  a 
requation  a'n'^  i. 

Cette  formule  me  suggore  une  autre  reflexion.  Lapi.ace  a  con- 
sidtire  le  termc  principal  de  rinegalitc  ayant  pour  argument 
2(5w'/ — 2?it)  (  Voyez  p.  336  du  1."  volume  ct  pages  33,  i3o, 
i4o  du  3."'""'  volume  de  la  M.°  C' )  ;  et  cula  surtlt  lorsqu'on 
neglige  les  quanliles  insensibles.  (jependant  ,  pour  dilator  un 
peu  les  idees  tlitioriques  sur  ce  point ,  il  est  bon  de  reraarquer 
que  la  seconde  partie  de  la  formule 

0%'  =  3an  jch  fd .  SR  ■+■  Zu'iif/zfl  d.Ry.  l^d.R] 

donne  aussi  un  terme  afTecte  de  I'argument  2(5/i'< — 2///);  mais 
insensible,  a  cause  qu'il  est  divise  par  (5n'  —  3k)' ,  tandis  que 
le  terme  principal  a  pour  diviseur  (5;?' — 2//)''.  L'expression  ana- 
lytique  de  ce  terme  est  telle  qu'en  designant  par 


PAn  M.  ri.XKK 


-  sin  (SwV  —  2ril  •+■  ^>!  —  2i  •+■  .4) 


(  JU'  —  ill)* 

la  grantle  incgaliU'  du  moycn   meuvement  C  de  Jupiler ,  on  a 


1^    IP 

■J       n  I  3;i'  —  •J.ii )' 


5i=  -V  .       .      — —J  sin  2  (3«'i  —  2nt-^-5c'—  ii  -4-  .7). 


Car    eu    posant    ll=zMcos(5/i't  —  2ii(-i-5e' — 2£-i-y/)^.l/cosf  , 
il  est  clair  qu'on  oblient  ; 

I    'r>  tr      1,       ■  Ci      n  3  il//;  COS  3 

d .  R=.  2  3111(1 1 .  sm  7  ;        /  a  .  R  = '-  : 

•y  :jn' —  211 

J         J  {an— in)'  (on'  —  2n)»  ' 

>y  ( J"  —211) 

Ptr[d.R^nLR]=^jyj}^; 

ct  par  consequent 

v„ t       r(">  .'l/fl"')'sin  39  I         //'sin  3  5 


24  »(5rt' — 3.11)^  24       h;.5h' — 2«)^ 

L'inegalite    correspondante    ^^'     de  Saturne    serait    donnee  par 

l"e((ualion  ^'C!  ■=. -1/-"  ^'t. 

^  "  )//  \     n' 

II  y  a  uiie  autre  passage  de  la  Nole  de  M.'  Poisson  qui  exige 
till  Commentaire  de  ma  part.  11  dit  que  son  equation  d'environ  8"; 
savoir  5^  =  8",34o5  .  sin  (  5;i7  —  2ut  -I-  ^')  ,  qu'il  avail  donuee 
dans  son  Moinoire  doit  etre  regardee  comme  presentant  le  resultat 
d'un  icrme  qu'il  avait  calcule  isolement,  et  non  coinmc  la  valeur 
compKHe  de  0^'  qui  est  donnee  par  la  combinaison  zero  et 
5n'l  —  2nl  quil  cnvisageaii  alors.  linsuite  il  s'exprime  ainsi  : 
«  jMais  ,    sans  doute  ,    il  se  peut  qu'il  soit    detruit  en  tout  ou  en 


-G  si'n  It  ckicvv  pr.  t*  pabtik  pu  coErnciRNT  etc. 

in 

u  parlie  par  d'aulres  leniies  provcnant  du  mcme  prodiiit      —  Sr 

((  ou  des  aulres  parties     — Sr'  etc.  de  5R.    Pour  montrer  la  ne- 
'  dr' 

«  cessite  dc  lenir  compte  de  tous  les  termes  de  SR ,  il  m'a  snili 
«  de  fairc  voir  que  iiin  de  ces  termes  jusque  l:i  nc'glige  ,  avail 
«  cependant  une  grandeur  comparable  a  cetle  des  termes  que  I'oii 
«  avail  conserves ;  car  on  ne  sail  pas  a  priori ,  si  le  terme  que 
«  j'ai  pris  pour  esemple  sera  auginente  ou  diminuc  par  les  termes 
«  du  meme  ordre  qui  viciidroni  s'y  ajouter  ». 

Si  rintenllon  de  M/  Poisson  clait  en  realile  conforme  a  ce 
qu'il  dil  ici  ,  qu'il  me  soil  du  inoins  pennis  de  demander , 
pourquoi  il  a  lermine  son  IMemoire  par  ces  pai'oles  qui  deviennent 
remarqualiles.  «  Quant  aux  termes  de  ^^  el  J^'  nou  compris  dans 
«  (i,Z  el  ^X'  on  en  a  calcule  la  partie  principale  dans  le  n.°  lo  , 
«  el  il  y  a  lieu  de  croirc  que  le  surplus  sera  assez  petit  pour 
«  ctre  neglige  n. 

C'est  ce  passage  qui  m'a  fait  croire  que  je  devais  interpreter 
comme  resultat  total  ,  celui  ,  que  IM.'  Poisson  qualifie  dans  sa 
Note  comme  uue  simple  portion  du  meme  total. 


ESPOSIZIONE 


DI    UN    ALTRO    METODO 

1>ER  DETERJIINARE  LE  RADICI  IMMAGINARIE  DELLE  EQUAZIONI  NUJIERICHK 

IN     SUPPMMENTO     A     QUEL!.  O     INSERITO     HP.  L     TOIIO     XXX 
DELLE    MEMOniK    DELLA    n.    ACCADEMIA    DI    TORINO 

DI    GEMIMAN'O   POLETTI 

r.    MlOPCSSOnK    D1   HATEMATIC4   applicata 
ItEl-LA    I.    B.    OMt  tlflSlTA*    Ol    PINA. 


L'-tla  it  i\  dt  J'fb'.frajo   i8a8. 


Jr  iiie  di  quella  parte  dell'  algebra  ,  clie  riguarda  la  tcorica  delle 
equazioni  ,  e  la  risoluzione  delle  medesime.  A  conscguirlo  ,  il  tutto 
si  riduce  a  conoscere  il  numero  delle  radici  reali  e  delle  imma- 
ginarie  ,  clie  costiluiscoiio  una  data  equazione  ,  cd  a  determinare 
i  valori  delle  line  e  delle  allre.  E  certauiente  veirebbe  condotlo 
a  molro  perfezionamento  tale  ramo  dell'  analisi  ,  qiiando  si  po- 
tessero  scoprire  i  criterj  ,  coi  quail  si  desumesse  con  precisione 
quanta  radici  reali  j)ositive  ,  quante  negative,  e  quanta  imraagi- 
narie  formano  una  equazione  di  grado  superiore  al  quarto  ad  una 
sola  incognita;  e  si  polesse  tiovare  facile  modo  di  scpararla  in  due 
fallori  ,  r  uno  formato  dalle  sole  radici  leali  ,  1'  altro ,  che  conte- 
nesse  solamente  le  radici  iinmaginarie  ,  perclie  allora  non  riusci- 
rebbe  si  malagevole  il  determinare  i  valori  di  queste  radici  e  di 
quelle.  Ma  finora  non  si  conosce,  mediante  il  leorema  di  Gartesio 
altro  clie  il  numero,  ollre  cui  non  sono  radici  reali  posiiive ,  e 
negative  in  una  data    equazione ,    non    poletido    questa    contenere 


7^  ALTnO    METODO    EC. 

luaggiore  numcro  ili  railici  positive  ilellc  pcrmancnzc  ,  e  di  raJicI 
negative  tlelle  variazioni  tli  segno  e.sislenii  fra  i  siioi  termini  :  e 
dalla  cquazionc  di'llc  clilTerenze  ,  LA(;nA^GE  lia  dinioslralo  clie  in 
alcuni  casi  si  pno  argnire  il  nuinero  ilclle  radici  imniaginarie  dell' 
cqiiazione  proposta,  perche  puo  succedere,  die  sinno  tante,  quanlc 
le  radici  reali  negative  di  quella  trasformafa  ,  od  eqnazione  dclle 
diirorenze.  E  neppurc  si  conosce  alcnn  rnetodo  si  generale  ,  da  cui 
si  otlcngano  i  valori  di  tulle  le  radici  reali ,  ed  immaginarie  di  una 
qnaiunque  data  equazione.  Intorno  a  clie  vuolsi  osservarc ,  clie 
qnando  anchc  non  fosse  impossibile  di  risolverc  la  generate  equa- 
zione algebraica  ili  un  qualunque  grado  ,  cd  anzi  si  polessero  es- 
priincie  le  sue  radici  per  funziotii  dei  coefiii:ienli  ,  come  si  espri- 
mono  quelle  delle  eqnazioni  di  grado  non  oltre  al  quarto  ;  con- 
tuttocio  nei  casi  particolari  si  dovrebbei*o  convertire  le  predetle 
fiinzioni  in  quantita  immericlie  ,  il  clie  non  si  potrebbe  altramente 
fare  ,  che  per  via  di  lali  ojierazioni  ,  le  quali  darebbero  valori 
quasi  sempre  non  del  tuilo  csatli ,  e  solamente  prossimi  alle  ra- 
dici Onde  pill  c!ie  la  risoliizioiie  giincrale  delle  equazioni  giova 
conoscere  qualclie  melodo  ,  col  quale  si  possano  trovare  per  ap- 
prossimazione  i  valori  dclle  loro  radici.  i\fa  di  lali  metodi,  mentre 
i  inigliori  da  un  lalo  scrvono  per  determinare  le  radici  reali  , 
dair  altro  ricscono  insufiicienii  ,  allorclie  si  dcbbono  applicare  alia 
deterininazione   delle  raditi   immaginarie. 

E  dilFatli  in  un  niio  tenue  opuscolo  iiiserilo  ncl  Tomo  xxx 
didle  Memorie  di  qucsla  lleale  Accademia  ,  dopo  avere  soUoposlo 
ad  esame  i  varj  melodi  da  sommi  Gcometri  invenlati  per  determi- 
nare le  radici  immaginarie  delle  ef|ua/ioni  inimcrlclie  ,  vcnni  al!c 
seguenli  conclusionl  :  Che  il  melodo  di  Lagrangk  taluna  volta  puo 
dare  valori  di  quelle  radici  Inngi  dal  \ero  ,  parlicolarmente  quando 
tra  le  parli  reali  delle  radici  immaginarie  ve  ne  siano  delle  uguali, 
0  quando  1'  equazione  delle  differenzc  conlenga  delle  radici  reali 
negative  uguali.  Clie  quello  dclT  Iu'i.eiio  riducesi  ad  operare  si  di- 
rcbbe  a  tenlone ,  perche  1'  invesligazione  dei  primi  valori   di    ap- 


DI    GeMINIAMO    »OLETTI.  79 

pi'ossiinni'.ioiio  si  fu  por  vin  d\  tentntivi.  Clio  V  ollro  di  LffiftuPHE , 
noH  (lissimile  dal  meloilo  Euleiiano ,  lascia  dell'  Incertezza  iniorno 
ai  valoii  delle  pari!  reali  dello  radici  imma^ina^ie  ,  clie  si  liaimo 
da  deleiniiiiare.  E  die  il  melodo  di  Budan  non  vale  clie  pel  tio- 
vamenlo  dolie  radici  reali,  e  non  delle  inimaginarie  di  una  data 
equazionc.  Per  le  cjuali  impcrlezioni  esposi  nel  succitalo  opuscolo 
uii  nuovo  metodo  ,  proponenclomi ,  che  nella  esaltezza  e  precisione 
nulla  lasciasse  da  desiderare.  Se  io  ahbia  conseguilo  qucsto  fine  , 
to  avranno  gindicalo  i  Geometri ,  i  qiiali  avranno  anche  scorto  , 
che  quel  inio  inctodo  quanto  alio  spirito  consiste  nella  ricerca  di 
due  sillnlte  eqnazioni  ,  clie  1'  una  conlenga  jjer  radici  le  parii  reali, 
r  altra  le  quatilita  niolliplicatc  per  y~i  delle  radici  iinmaginaric 
dell'  eqnazione  proposta  ;  oltre  di  che  non  puo  cssere  sfuggilo  che  per 
conseguire  rio  ,  si  richiedoiio  non  poclie  operazioni  di  calcolo.  Im- 
perocche  fa  d'  iiopo  delerminare  l'  equazione  delle  dilFerenze  ,  I'altra 
Irasformata  ,  che  ha  per  radici  le  somrne  delle  radici  dell'  e<[uazione 
data  prese  a  due  a  due,  dedurre  coll'  eliminnzioiie  allre  due  equa- 
zioni ,  onde  combinarle  colle  precedenti  trasformate  delle  differenze 
e  delle  sorarae  ,  trovando  i  lore  comuni  divisori  ,  e  finalmente  ca- 
vare  i  valori  per  approssimazione  delle  radici  reali  delle  due  ri- 
sullaiiti  equazioni.  Dal  che  si  scuopre ,  che  tante  operazioni  di  cal- 
colo non  possono  clie  rendere  laborioso  V  accennalo  metodo  ,  che 
peri)  sarebbe  giovevole  rinvenire  un  inodo  non  si  disagevole  ,  e  di 
ininore  fatica  per  delorniiiiare  i  valori  delle  radici  iininaginarie  di 
una  data  equa/.ione.  Onde  nuovamentc  sono  tornato  sopra  questa 
scabrosa  materia  ,  e  vorrei  tusingarmi  di  avere  trovato  un  altro 
metodo,  esatto  erigoroso,  niollo  piu  semplice  di  qnello  ,  che  diedi, 
di  tacile  maiieggio  nella  pratica  ,  c  che  passo  losto  ad  esporre. 


8o  ALTnO    MCTOOO    EC. 


I. 


Sia  data  1'  equazione 

F(a:)=x"'  —y(/,x'"--\-J,x'"-'--^3X"'-'-^ec.     :*zA„=o , 

il  cui  primo  membro  sia  una  funzione  razionale  della  o" ,  clie  non 
oontcn£»a  alcun  divisore  ,  e  suppongasi  clie  abbia  delle  radici  real'i 
e  delle  iininagiiiaric.  Siano  designate  le  radici  reali  positive  con 
a' ,  a!  ,  a'",  ec. ,  le  radici  reali  negative  con — //', — //' , — //"  ,  ec. 
Le  radici  immaginarie  ,  come  si  dimostra  nella  teoria  delle  equa- 
zioni  hanno  la  forma  a!^l^y-\  ,  a'  +  fi"^—,  ,  o! ' -\- ^"' \' —,  ,  ec.  , 
e  ciasciuia  di  queste  radici  si  irova  accoppiata  rispettivamenle  con 
I'altra  «'— ;3y:=7,    «"— /S''^-,  ,    «'"— /S'^-T.  ,  ec. 

Uai  seyni  dci  termini  della  F{x)-=.o  ,  come  di  sopra  abbiamo 
delto  J  non  si  puo  desiimere  se  abbia  o  non  abbia  1'  equazione 
F(j:)=o  delle  radici  immaginarie  ;  il  clie  e  pure  necessario  di  co- 
Doscere ,  prima  di  passare  alia  determinazione  dei  valori  di  tali 
radici.  Ma  se  non  abbiamo  finora  modo  per  arguire  1'  esatto  nu- 
mero  delle  radici  immaginarie  ,  die  conlenga  una  data  equazione 
F(jr)=o  ,  non  per  tanto  polremo  ricavare  qualche  indizio  se  ve 
ne  abbiaao  ,  risolvendo  il  seguente  problema. 


Trovare  la  trasformata  le  cui  radici  siano  i  quadrali  delle  ra- 
dici deir  equazione  F{x)=.o. 

E  chiaro ,  clie  per  oltenere  una  tale  trasformata  bastera  sosli- 
luire  \T  alia  voce  di  x  nella  data  equazione,  e  per  niaggiore  chia- 
rezza  distingucremo  quando  I'esponente  /»  sia  numero  pari  espresso 
da  2u. ,  c  quando  sia  numero  dispari  rappresenlato  da2/Ji.-+-i.  Nel 
primo  case  per  la  sosiituzionc  di  \~  in  luogo  di  x  nella  F(x)z=.o, 
si  otterra 


Dl    GFMINIANO    roi.KTTF.  Si 

c  ncl  secondo  avretno 

Ed  elevando  a  quadrato  i  membri  di  ciascuna  di  queste  eqiia- 
zioni  si  I'icavei'a 

<I>(s)=;"—  -y;  :'"-'-(-<:'"-'—.'/;:.'"-'-»- ec.  =0  , 
esscndo 
»  ^;  =  .<"—  2.4.  ,         A[=Al-~  iA,  J,,.,  ec. 

Donde  si  vedc  ,  die  la  richiesta  trasformata  e  dello  stesso    grado , 
e  della  medesima  forma  dell'  equazione  proposta. 


Ora  si  osservi  die  le  radici  dell'  equazione  trasformala  sono  " 
«",  a"',  «"",  ec.     h'\  b"\  b"'%  ec. 
c,:-—fJ'^:tol^J\^,,  «'•'— ,S"'-H25(",3Y~. ,  «""— ,^""-F2«"',3"y=T,  ec. 
«'>_,5"_2a|5'l/-.  ,  a"^_|3"'— 2a",'i7— ,  ,  «""— ,3''"— .'..«"',3'''y^,,  ec. 

Dal  die  apparisce  cliiarameiile  ,  die  taiite  soiio  le  radici  reali  e  Ic 
immaginarie  della  $(;):=o  ,  e  die  se  1' equazione  i^(a:):^o  con- 
tiene  delle  radici  reali  positive  e  negative  ,  e  delle  immaginarie  , 
la  $(s)=o  conterra  solamente  delle  radici  reali  positive,  e  delle 
immaginarie.  Laonde  se  1' equazione  <I>(;)=o  oltre  avere  perma- 
nenze  ahbia  ben  anco  mutamenti  di  segno  fra  i  suoi  termini ,  si 
potra  concludere  die  contiene  delle  radici  immaginarie.  Poiclie  pel 
rammentato  teorema  Cartesiano  alle  radici  reali  positive  coriispon- 
dono  le  permanenze  ,  mentre  le  mutazioni  non  possono  derivare 
da  radici  reali  negative,  die  di  queste  non  esistono  nella  <!>(:)  =  o. 
Onde  tante  per  lo  meno  saranno  le  radici  immaginarie  della  i^(x)=o, 
quanti  sono  i  canglamenti  di  segno ,  die  si  troveranno  nei  ler- 
laini  della  <l>(c)  =  o. 

Tom.  XXXV  L 


821  At.'rno   MFTono  F.e, 

Ma  ilalo  ehe  qncsla  iilliiii.*  cquazionc  ablna  solamente  |)erma- 
Tienzc  di  sogno  fia  i  suoi  termini  ,  si  poira  tentare  con  \nV  altra 
siuiiie  trasforniafa  di  conosccre  sc  la  F(t)=^o  ainmetla  delle  ra- 
dici  immaginarie.  Infalli  si  ponga  — x  in  luogo  di  x  nella  pro- 
posta  cquazione,  e  si  Irasrormi  laF(a:)  =  o  in  nn' allra  eqnaziouo 
<I>,(c)s=o  ,  la  (jiiale  abbia  per  radici  i  qiiadrali  dplle  radiiM  dclla 
F{ — x)^=io.  £  cliiaro  per  quanto  si  e  detto  ,  die  tanti  saranno  i 
cangiamenti  di  segno  ,  che  avranno  i  termini  della  <I>, (3)5=0  ,  quanto 
le  radici  immaginarie  della  proposta  equazionc.  Ma  se  anche  la 
<I>,(;)=co  avra  tutti  i  suoi  termini  di  costante  segno,  allora  per 
conosccre  se  la  7^(,r)=o  tenga  dellc  radici  immaginarie,  si  dovri\ 
ricorrei'c  all'  equazione  delle  diflerenze. 

4. 

Dalle  precedent!  espressioni  dellc  radici  della  <]>(:)==  o  ,  si  pub 
onche  dedurre  :  i."  Ghe  se  alcnne  delle  ra^lici  reaii  a  ,  a'  a'" ,  cc. 
•—U,  — b'' ,  — b"' ,  ec.  siano  cguali  a  lalune  delle  parli  real! 
«' ,  a'',  «'" ,  ec.  delle  radici  immaginarie  della  F(x)-=lq  ,  cio  non 
ha  luogo  nelle  radici  della  trasformata  $(z)=ro  ;  perchc  se  abbiasi 
a  cagionc  di  esempio  n'=s«' ,  non  risulta  (/*=«'' — /3''.  2.°  Succe- 
dendo  che  si  eguaglino  fra  loro  alcune  delle  parti  reali  «',  a",  «'", 
ec.  delle  radici  immaginarie  della  F(jr)=o  ,  per  questo  non  viene, 
che  siano  egnali  le  corrispondenli  parti  reali  delle  radici  immagi- 
narie della  $(3)sso  ;  dlmodoche  essendo  «'  =  «",  non  si  ha 
«"— ,3' •=«"'— i3""  .  3.°  Se  nelle  radici  Immaginarie  dclla /'(■^•)  =  o 
si  abbiano  alcune  delle  qnantila  fJ,  /3"  ,  /B'" ,  ec  egnali  fra  loro, 
non  ne  consegne  ,  che  si  debbano  avere  delle  quantity  eguali  fra 
quplle  moltiplicato  d.i  \~\  nelle  radici  immaginarie  della  <t)(:)  =  o  ; 
cosifche  avendo  fJ -=1^1'  ,  non  visnltn  r/,9Jz=.y!'^',  giacche  le  radici 
'/ ^f^^~i  ,  a"M-(3'^~i   souo  Ira  loro  diverse. 

Pel  qiiali  corollarj  poinebbo  a  taluno  sembrare  ,  che  dclermi- 
nando  I' equazione  delle  dillerenze  della    $(3)=ro    ( ossia  la    trasr 


PI    GUMISIANO    POT.F.TTI.  '  83 

fonriata  ,  die  lia  pnr  radici  i  tpiadrati  tlclle  diirerenzc  fra  le  radioi 
della  equazione  <I>(;)  =  o)  alia  vece  dell' cquazione  delle  diirerenzc 
della  F(x}^n  ,  si  dovesse  scopiirc  1'  esailo  mimero  dclle  radici 
immnginarie  della  pioposta  equazione  :  ma  no  anche  per  qiiesla  via 
si  giunge  a  si   iinportantc  scoperta. 

Infalli  sia  disegnata  con  {p(u)z=o  V  eqiiazione  delle  dilFerenze 
della  4>(s):=o,  saranno  Ic  sue  radici 

(a"  —  a"'y,  (a"—a""y,  ec.   (a'"—a""y,  ec. 
(^b''  —  b"')\  {b''—b"''y,  er. 
(a"_«"-H;5'':i:2«'fiyi:7)%    («"'-«" -t-|3"i:2«',gy37)^  ec. 
(6'._«"^,S"=t2«Yi'J/— )•,    {b"^-y!^^{-i'^^^y'[^'\/—,y,  ec. 

ec. 

—  i6a"|3",    —i&y!"p"',    —  iGz"'',3"'%     ec. 

[«"-+-P''  — «"*-hP"*:±:(2«'P'  — 2a";3")V3T]',  ec. 

ec. 

Da  qiiesli  valori ,  e  dalle  fatte  considerazioni  possiamo  inferire , 
che  quando  le  pai-ii  reali  delle  precedenti  radici  iinmaginarie  nou 
si  annuUino ,  la  irasformata  (f{u)^o  ammette  tante  radici  reali 
negative,  quante  coppie  di  radici  immaginarie  conliene  Tequazione 
f(jr)^o  ,  e  che  cio  ha  luogo ,  sia  chc  alcune  delle  radici  i-eali 
a',  a"  ,  a"  ,  ec.  eguaytiiio  delle  parti  reali  a',  a",  y."  ,  ec.  delte 
radici  iramaginarie  della  /^(.r)c=o  ,  sia  die  tra  queste  parti  ve  ne 
esistaiio  dcUc  eguali ,  c  sia  che  alcune  delle  quantila  jS',  ^j" ,  ,'5'", 
ec.  siano  eguali  fra  loro.  Ma  Lenche  questo  teorema  sia  piii  gcae- 
rale  di  quello  ,che  si  deduce  dalle  radici  che  ha  1'  equazione  delle 
dilFcrenze  della  /''(jl-)  =  o  ,  (*)  ;  contultocio  non  si  viene  ad  eschi- 
dere  che  Tcquazione  o(«)=o,  oltre  le  radici  — 16«'*/3'%  —  i65?''',S"', 
ec.  non  possa  eziandio  contcnere  delle  altre  radici  reali    negaiiye. 

(*)  V.  Lagrange.  ResotuttoH  ties  equauoas  numerujuss. 


S.{  AI.TllO     MKIODO     EC. 

lm))erocclic  ponuuuo  ,  clic  si  abl>ia  a''  =  «'* — |S' ,  allora  la  f  («)  =  o 
coiiliene  le  due  radici  rrali  uenalive  — /\c'^[t>'^, — 4°<"i3'",  a  cui  uon 
conispondono  nella  <l> ';'=(),  c  iicppure  nella  F(x)=o  ,  coppie 
di  radici  iiumasinas-ie.  Puo  allresi  succedere  die  risulti 
a"  —  ^''  =  !z"'  —  i^'"  ,  lie!  quale  caso  la  c(<t)  =  o  ha  le  quaitro  ra- 
dici i-eali  nej;alive  _4(s<'p  — ^",3")',  —  4(«'|3'— a"^'')',  —  4(«'/3'-t-«T^7, 
— 4(«'/3'"+-«"/5")'  uguali  a  due  a  due,  scnza  che  per  queste  radici 
la  <I>(:)  =  o,  ed  aiiclie  la  F(^a:)=zo  ,  abbia  in  corrispondeiiza  radici 
iinmaginarie.  E  si  debbe  anclie  osservare  die  le  radici  negative  , 
die  risultano  nelle  anzidctle  maniere  ,  polrebbero  eguagliare  qual- 
dieduna  delle  radici  —  iGoi.'^fi'' ,  —  i6a"*,3"",  ec.  Per  le  quali  con- 
siderazioni  ben  si  vede ,  die  non  si  puo  desumere  I  esatto  nn- 
moro  delle  radici  immaginarie  della  F(^a)=o  daila  equazione  delle 
dilTerenze  cc(m)  =  o.  Sicclie  nello  stato  altiiale  della  teoria  delle  cqaa- 
zioni ,  per  conoscere  se  una  data  eqnazione  contenga  delle  radici 
iinmaginarie,  non  abbiamo  altro  facile  iudizio  ,  die  qiiello  esposlo 
agli  ariicoli  a  e   3  ,  o  1'  equazione  delle  dillerenze. 


Trovato  die  la  data  equazione  F(jr)=o  abbia  delle  radici  iin- 
maginarie ,  se  ne  potranno  deterniinare  i  valori  nel  mode,  die  in 
appresso  si  dira  ,  giacclie  prima  ci  e  d'  uopo  mostrare  denlro  quali 
liniili  stanno  comprese  le  quanlila 

r=«"-»-f3'*,  «"'H-[3"*,  «"''-i-|3"",  ec. 

Per  tal  eSetto  riprendasi  1'  equazione 

F(x)  =  x"'—J,a"—-i-J,a:"-'—y(,x"-'-+-ec.:^J„,  =  o. 

Quanlo  al  limite  superiore  di  /•  dimostra  il  sig.  Legendre  (*) , 
die  se  il  coefliciente  yi,  del  secondo  termine  della    /■'(j:-)=o    non 


(')  V.  Supplement  a  Vesiai  sur  la  theorie  dei  nombres. 


PI    GliMINfAHO    POLSTTI.  83 

c  in  graiiilczza  niiuorc  di  ;ilcuno  dci  coeflicienti  A^ ,  A, ,  cc. ,  y/,„, 
si  ha  /•<i-4-.i, ,  esseiulo  A,  preso  posilivamentc ,    e  rjuando   cio 

noil  succeda  ,  si  ha  z^^, -+-yi?, ,  rapprescnlando  A,,  A^^'x  due 

coeflicienti ,  che  presi  pure  positivamente  daniio  per  \/t,  ,   c    |/^j 
i  pill  grandi  valori. 

E  rispelto  al  limite  inleriore  di  ;■ ,   posto  a?=-  ,    e    Irovala    lu 

Irasformata 

^,"'—By"-'-irBy""—tc.  ^B„  =  o  , 

dimostra  pure  il  siillodato  Geometra  ,  che  risullaiulo  B,  non    mi- 

nore  degli  altri  cocflicienii  B^,  B^  ,  ec.  ,   B„,  ,    si    ha  r>- , 

dove  B^  si  deve  prendere  positivamente  ;  e  succedendo  che  B,  non 
abbia  tale  grandezza^  allora  debb'essere  /■>— ; —  ■,  esprimendo 

j&, ,  B^'\  due  coeflicienti,  pei  quali  si  oltengono,  prendendoli  po- 

I  A 

silivainente  ,  i  piu  grandi  valori  dei  radicali  y Bi  ,  ^£«  . 
Oude  i  limiti  di  /•  saranno 


oppure 


od  anche 


•  finalmenle 


r>- T—  ,  e  <^i^A,, 


yC'l  Al.TnO    MRTODO    EC. 

Cio  poslo  ,  vediamo  qiiiile  si.t  il  metoclo  ,  rhe  proponi:;o  pep 
la  (lelei-miiiazione  delle  radici  imaian;'marie  dcllc  equa/ioui  nu- 
lueriel^je. 


Dala  r  equazione 

F{x)=x"'  —  J,.x"-'-ir.4,x"'-^  —  e.c.  ir..^„,=  o  , 

Irovare   i  valori  delle  sue  radici  immaainarie. 

Si  delermitii  \  equazione  delle  dilFerenze  della /'(.r)=o  ,  e  sia 
qucsta  irasformala 

/(j)  =f'—  «,7"- -1-<».J>-"-'  — rt ,j"-'-H ec.  =0  , 

)              ^         infm —  I )        J  r       •     •   1  ■        /• 

(love  71   e  ^ — i i. ,  ed  a,,  a^,  a,,  ec.  sono  lunzioiu  dei  coet- 

ficienti  ^,  ,  A^,  A-,  ,  ec. ,  die  si  determinano  colle  note  formole 
(*).  Indi  si  trovino  con  qualcheduno  del  cogniti  inetodi  tulte  le 
j-adici  reali  negative  — j' ,  — y"  ,  — > '"  ,  ec.  ,  per  quanto  si  dimo- 
stra  nella  Icorla  delle  equazioni  ,  e  come  agevolmenle  si  scorge  , 
avremo 


?=~\y>xy~>  tKt.  ^--^ 


e  quesli  saranno  i  diversi  valori ,  che  puo  avere  la  quantita  /B , 
clie  e  moltiplicala  per  \ — i  nella  generica  forma  iz:tfiy~  delle 
radici  iminaginarie  della  data  equazione  F(x)z=.o. 

Cib  fat  to  ,  per  iscoprire  i  valori  di  «,  che  apparlengono  ai  cor- 
lispondenti  valori  di  fi  si  procedera  nel  seguente  modo.  Si  sosli- 
luisca  nella  F(x)=^o  alia  vece  di  x  la  quantita  (y.-^(iY^i  ;  per 
tale  sostituzione  si  otterra  una  equazione  della  forma  /'-+-Q)/^  =  o, 


(')  V.  Laprangr  1   Jicsolittinn  titf  Cffitatinns  nurneriqitei 


PI  iibMiniAM)  pot.r.T'ii,  (5^ 

la  quale  non  puo  siissislcrc  senza  clie  hia  /-'==o  ,  Q'^o  ,  e  ciasr 
cuna  ili  queslc  equazioni  sara  fra  lo  inilctcrminate  v.,  ft,  cior 
si  avii 

P=:F(<.)--iF"(«).,3"H '—  F-'Ca).  ,3'-ec.:=o, 

^'       3        i/i  a.  i. 4 

(iisegiiando  F(oi)  la  funzione  F(x)  postovi  v.  in  Iqngo  di  x,  e 
F'(oi),  F''{v)  ,  ec.  le  successive  derivate  da  F{a:).  Ora  si  ponga 
/•=«'-j-(3',  sara  cf.-==.\ r  —  b'  ■  Sostituilo  rjueslo  valore  di  y.  in  una 
qualunque  delle  dun  precedenli  equazioni ,  noi  prescieglieremo  la 
Q=:o  per  essere  di  grado  inferiore  alia  P=Oj  si  otterra  una  equa- 
zione  ,  die  ordinata  per  /•  si  piio  rappresentare  per 

R  =  i-''—f/,7-"--h(iy~'~qir"~'-hec.=  o, 

dove  q,  ,  r/, ,  (j-^,  ec.  saranno  funzioni  di  ft. 

In  adesso  per  otteiierc  col  mezzo  della    precedente    equazione 

R-^o  i  valori   di   ft  e  di  /■ ,  clie  coUocati  neiia  forniola  a=sl'r /3» 

danno  i  corrispoiidenti  valori  di  at ,  pougasi  nei  coeflTicienti  <7, ,  ffj , 

//]  ,  ec.  della /i=o  in  luogo  di  ftj  11  sue  valore  ft'z=~\y ,  e  per  talc 
sostiluzione  abbiasi  l'  equazioac 

R'  =  r''  —tjy-'  ^q'y-'—q'.y-^-^tc.=zo. 

Indl  si  determinino  nel  modo  esposlo  all'  articolo  precedente  i 
liniiti  di  /• ,  e  si  dica  il  limite  inferiore  p'  ,  il  limite  superiore  p" , 
si  avra  r<^p' ,  e  >-p"-  Sostituilo  nella  R'=zo  alia  vece  di  /•  suc- 
cessivamenie  i  valori  p'-^i  ,  p'-^i,  p' -^'^  ,  ec. ,  sino  ache  siansi 
Uovali  due  valori  per  R'  di  segno  contrario  ,  e  supposto  che  cio 
succeda  per  Je  sostituzioni  p'-\-l,  (s'-t-/-4-i  ,  resleranno  per  tale 
guisa  determinati  i  liiniti  di  un  valore  di  /• ,  die  designeremo  con 
/'.  Quiudi  poi  con  i  melodi  cogniii  di  approssimazione  deterininato 


88  Al.TRO    MF.TOno    £(\ 

il  valore  /•'=;/' -i-/-t- per  inodo  ,  cliu  annuUi  o  quasi  aniiulli 

il  priuio  membio  della  /?'=o  ,  quesio  valore  ili  /•'  corrispondculc 
a  j5'  dari  «'=|/r'  — /SJ  ••  Cosl  resteWi  coinplctameiUe  delenii'mata  la 
coppia  di  radici  immnginaric   x'lSr |3'^/ZT. 

Opcraado  in  simile  luaiiiera  si  trover.inuo   i   valori  di  a' ,    j3"; 
«'",  {■>"';  ec.  E  difTutll  per  ollencre  i  vaioii  di  u' ,  fj'' ,  baslcra  nci 

cocflicicnli  r/, ,  r/^ ,  (/,,  ec.  della  i»=o  mellerc  /3''=:-J''~  in  vece 

di  ^  ,  e  ncir  eqiiazioiie  risultante  R"=o  sostitueiido  in  cambio  di 
/■ ,  coiue  di  sopra  si  c  falto  ,  di  inaao  in  inano  p'-H  i  ,  p'-{-2, 
je'-t-3,  cc.  ,  si  Iroveranno  i  liiniti  di  r"  ;  pnscia  il  suo  valore,  per 
cui  si  avi-a  cpicllo  di  «'  =zyr''—ii"'  .  e  tpiiiidi  rcstcraiino  determi- 
nate le  due  radici  i<''i:|3"|/IIT.  In  ])ari  inodo  si  perverra  a  cono- 
scere  tultc  le  altre  radici  immaginarie  della  proposta  equazioiie. 


Ma  nell'  adoperare  1'  esposlo  melodo  c  necessario ,  che  si  ab- 
biaiio  benanco  le  segueiiti  avverlenze  : 

1."  Si  abbrevieraniio  i  calcoii  dalle  sostituzioai  (s'-t- i  ,  ,s'-+-2, 
o'-t-3  ,  ec.  ,  osservando  ,  die  basia  per  la  determinazione  di  «' 
rominciar  a  sostituire  nella  R'=o  alia  vece  di /•  quel  valore  p'-hp', 
che  rende  yr  —  ti''  quautita  reale  ;  cosicche  si  dovranno  escludere 
intra  i  valori  p'-hi  ,  p'-^-2,  ec.  quelli ,  die  dessero  dei  valori  im- 
niaginarj  per  Yr  —  B' '.  Pariinente  per  la  determinazione  di  «''  si  co- 
mincieranno  le  sostituzioni  di  r=p'-i-\  ,2,3,  ec.  nella  R"=o 
da  quel  valore  p'-^p!' ,  die  da  iin  valore  reale  per  \r  —  /J"».  E  lo 
stesso  si  ftira  nella  ricerca  degli  allri  valori  a'"  ,  a"' ,  ec. 

2.°  Potendo  essere  ,  che  a  {i'  corrisponda  non  solamente  un 
Talore  ,  ma  due  o  piu  valori  di  «'  ,  converra  nella  R':=o  conti- 
nuare  le  sostituzioni  in  luogo  di  /•  dei  numeri  jo'-t-fJ.' ,  /5' -H fJ-'-H  i  , 
CO.  siuo  al  limitc  superiore  ,o",  oude  scoprire  se  fra  i  detti  numeri 


PI    GKMINIANO    I'OI.KH  J.  Rf) 

esistaiio  piii  valori  di  ;•.  E  incclesimaincuto  si  proceder.'i  ncl  deler- 
iwinare  Ic  altre  grandezEC  di  a. 

3."  Per  trovare  i  valori  ne(;(ativl  di  a  si  cangiera  nella /?  =  o 
la  /•  ill  — /• ,  e  poscia  sulla  risultaiite  cqtia/.ione  si  eseguiranna 
Ic  sopra  dcUc  operazioni. 

4.°  Le  radici  reali  negative  della  y(j-)=o  possono  riuscire 
noil  laiitc  ,  qiiante  souo  le  coppie  delle  radici  immagiiiarie  della 
•lata  eipiazione  F  (x)=:.o ,  ma  in  inaggior  nnmero.  In  tali  casi  si 
dovraniio  lasciare  in  dispartc  le  radici  reali  negative  della  J'(j)  =  o, 
qiiindi  quel  valori  di  |5  ,  cite  non  so-nininiblraiio  delle  coppie  tIL 
radici  iminaginarie  della  /•'(a)  =  o.  Per  coiisegnire  cio ,  si  osservi 
esscre  (9">r  (art."  precedente)  ossia  (5">-a*-Hj3' ;  e  pero  y.<iyf — i". 
Ma  sicconie  a  debb'  essere  una  quantita  realc ,  qnindi  non  spet- 
lano  a  radici  immaginarie  della  F{x)-=.o  quei  valori  di  j'3,  clie  I'en- 
dono  y^" — ;S»  quantita  iminaginaria.    Per  la  quale    cosa  messi  nella 

forniola  \ i," — /?'  in  vece  di  /3  i   suoi  valori  |'3'=:_y/y',  ,'3"^-yy^J^ 

ec.  ,  cominciando  dai  mflj;giori ,  quelli  die  daranno  per  |/^" — ^■^ 
quantita  immaginarie  si  dovranno  escliidere  ,  e  non  occorrera  di 
sostituirii  ne'  coeilicieiiti  della  R=.o.  Inolire  soslitueiido  i  nuuieri 
p'-\-i,  J,  3,  ec.  welle  equazioui  R'=:o  ,  R"=o  ,  ec.  ci  accorge- 
renio  ds'  valori  di  [i  ,  pe'  quali  non  si  hanno  radici  immaginarie : 
perche  se  per  tali  sostiluzioni  non  troveremo  pe'  prinii  membri 
delle  precedenti  equazioui  o  due  quantita  di  segno  contrario  o  lo 
zero  ;  allora  i  valori  di  j3'  ,  ^" ,  ec.  non  apparterraniio  a  radici  im- 
maginarie della  F(x)-=zo. 

Tali  sono  le  principali  avvertenze  ,  clie  si  avranno  nel  mentre 
ehe  si  f'ara  uso  del  sopra  spiegalo  metodo  ,  col  quale  apertamente 
si  vede  ,  die  non  una  coppia  ,  ma  tutte  le  coppie  delle  radici  im- 
maginarie d'  una  data  cquazione  numerica  si  possono  determinare. 
E  chi  volesse  pigliarsi  la  pcna  di  confrontarlo  cogli  altri  metodi 
eognili ,  non  ecceltuato  quello  dato  dal  sii;.  Legendrr  nel  suo  ■S'm^- 
pleniento  alia  teorla  de  numeri ,  clie  si  riduce  a  trovare  per  via 
Tom.  xxxv  M 


go  AT,Tno  mrxono  ec, 

di  tentativi  i  valori  tU  due  iocognite  contenute  in  determinate  for- 
mole  ,  potrebbe  conoscere  se  piu  degli  allri  sia  esalto  e  spedito  , 
il  che  ci  proponeinmo  di  conseguire.  Ma  passiamo  ad  applicare  il 
detto  melodo  a  qualche  csecnpio. 

8. 
Data  r  equazione 

X* —  8.r' •+■  25x' —  36j:-4-  2  i  =  o  ^ 
deterininare  i  valori  delle  sue  radici  immafjinai'ie. 

ConlVontando  questa  equazione  colla  F(jc)  =  o  ,  si  ha  «i  =  4  , 
^,  =  8,  yf,=z25  ,  ^3  =  36,  -Y,  =  2i.  E  per  conoscere  so  abhia 
delle  radici  innnaginarie  si  sostituisca  yT  in  luogo  di  j:  (art."  3.")^ 
si  avrK  la  trasformata 

2* — i/js'-hgis' — 2463-t-44i  =  o  J 
la  quale  avendo  fra  i  siioi  termini  solamente  mutazioni  di    segno  , 
si  puo  conchiudere  che  la  proposta  equazione  ha  tulte  le  sue   ra- 
dici iramaginarie  (art.   3.) 

Ora  si  trovi  1'  equazione  delle  differenze 

E  perche  ciascuno  possa  verificare  i  calcoli ,  die  servono  a 
determinarla  ,  si  riportano  le  formole  ,  per  le  quali  si  ricavano  i 
valori  dei  cocflicienti  ,  e  che  sono 


a, 


1 

3 

_rts2,  — «.!,-«-«.  23— 2, 

4 

_  o^I—a,l^^a^l,—a,l,-^l, 

5 

_a,l—n,l,-^ail,—u,I.,^a.l,— 

'  — '  f 

Dl    (lEMINIANO    POI.UTTI.  r)t 

dove  i  valoii  tli  2  si  olteugono  col  mezzo  delte  altre  note  formole 

^    a,u(2,a — i) 

-w  3f^(^/*— '  )(3,^— 3 ) (f^--^- 1 )    (;,"•)• 

I.   i.   3 ,a  2        ' 

f„— -^,j^_,-l-^,i-  _a— //,.s^_j-»-ec.  ±IJ.J^=0, 

▼aleiido  ii  segno  ■+■  per  ji  pari ,  ed  il  segno  —  per  p.  dispari. 

Applicando  queste  formole  alia  dala  equazione  ,  iroveremo 

i,  =  8,  5,=  i4,  .fj=2o4,  5,  =  i486,  j-,  =  'yo84, 

^6^=  26072  ,  5,^84688,  .s-8^237022  ,  5.j=5868o4, 

*,„^i259G38,  ^,,=2161328,  5,,=  ig47i56. 

Quindi 

:;.=-8,  l.=U  2^  =  76,  2^=8,  23=-ii72,  2,=3964; 

e  finalmenle 

a,:=  —  8,  (7j=3o,  rt3= — 44?  ''^^ — 71  >  a5=i56,  a(,=  i44- 

Oiide  r  equazione  delle  differenze  risulla 

j''-»-8/-t-3or'-H447-'— 7y"  — i56;.4-i44  =  o. 

E  cercando  col  metodo  di  Budan  le  radici  reaii  negative  della 
precedenle  equazione,  si  trova  ^'= — 3  ,  j'':= — 3,  cioe  si  otlen- 
gono  due  radici  reali  negative  ugnali  fra  loro.  Quindi  si  ha 

ff=B"=.^y 3  =  1,^3205  ... 

Ora  per  trovare  i  \alori  di  «  si  determini  V  equazione  Q^o 
(  art.  6 )  ,  e  per  tale  effetto  si  ponga  «  iavece  di  x  nell'  equa- 
zione proposta  ,  si  avra 

F(«)=a>— 8a'H-25a»— 36«-*-2i  , 


C)1  ALTRO    METODO    EC. 

dclla  quale  funzione  presc  le  successive  derivale,  si  oliieue 

F'(«)=4«'— 24«'-»-5o«— 36  , 

F"(ft)=t3«*— 48x-h5o, 

F"'(«)=24«— 48. 

Onde  risulta 

Q=4«'— 34«*-t-5o«— 36— (6a— S)|3*=:o. 

Si  faccia  adesso  /•=«'-»-/3',  e  nella    precedenle    ecpazione    s> . 
sostituisca  J/r — a'  in  luogo  di  «  ,  si  ricavera  la  trasformata 

/?=i6r'— (Sol3*H-i76)rH-(i28/3'-l-336/3'H-772)r  — 

64*8'' — 224S' — igGfl^  — 1396=0. 

Cio  fatto ,  si  cerchino  i  limiti   di  i\    L'  equazione    proposta    ci 
da  il  limite  superiore  (  art.  5.  ) 

r>CVr5-HV'36=8-l- )  , 

e  ponendo  in  delta  equazione  x=  -,  si  ottiene  la  trasformata 

36   ,       35    ,        8 
ai  2(  21 

dalla  quale  si  ricava  il  limite  inferiore 

^  /        I  21 


36-57i  • 


ai 


Ora  per  determinare   i  valori  di  i'  corrispondenli   alia  /3'=-yj 

si  sostituisca  questo  valore  nella  /?=o  ,  e  si  otterra  1'  equazione 

i6r^  —  236/''-|- 1096;'- —  1596=0  , 

2 1 
nella  quale,  per  essere  p'z=—-,  p"  =  8-+- ,    si  dovranuo  so- 


BI    GEMINIANO    POLEITI.  p3 

•  tUuire  in  canibio  ell  /•  i  v.iloii  ^  -  ,    i  ,  2,  3, 8,  giacchc  jjei 

2,      /(3  ,    . 

valori    comprcsi    tra   ^     c,  -l-  lisulta  I/,  _/j"    qiiaiilita    imma"inana 

(  art.  precitato.)  Facendo  lali  sostihizioni  non  solamenlc  si  irovano 
j  limili  cU  /■'  conispondente  a  0=-^3,  ma  eziandio  gli  esalli  va- 
lori ,    cioe  r'=3  ,  r[^='j-  Quindi  risiilta    «'=  V  — -, — =—  , 

a '=  1/ ^^^-^^- =-• .   Gli  siessi  valoii  si  ollengono  per  5",  perclic  si 

ha  /3"=S'. 

Raccogliesi  aduiique  ,  die  le  qualtvo  radici  dcll'equazione  pro- 

^z^Y—i      5:tyrr3  ,  I  ._^       -      n/ — 

posta  sono , ,  od  aiichc   i,Dzt:  1,70205^ — 1, 


a 


3,5 rt  i,732o5|^ —  1. 


9- 


Per  ultimo  osservercmo  ,  the  se  la  proposia  equazione  F(x)z=o 
abbia  solamente  delle  radici  immaginarie  si  polranno  determiiiare 
i  lore  valori ,  abbreviaiido  i  calcoli  dell'  esposlo  metodo  (  art.  6  ). 
Infatli  allii  vece  dell' equazione  delle  dilTerenze  si  determini,  nella 
manicra  gia  nota  ,  la  trasformata  ,  die  ha  per  radici  le  somme  delle 
radici  dell' equazione  F  {x)=o  prese  a  due  a  due  ;  e  chiaro,  che 
avra  per  radici  reali  le  quantitu  20/  ,  2*:"  ,  as:'",  ec. ,  che  risultano 
sommando  assieme  a  due  a  due  le  radici  immaginarie  a'rt/SynTj 
(>.' -^.^'y  —\  ,  ec.  Egli  e  col  mezzo  appunlo  dei  valori  2«',  2c<",  ec. 
che  si  rende  piii  facile  e  spedito  il  calcolo.  Imperocche  avendosi 
(art.  5)  r=«*-»-S%  per  delerminare  i  valori  di  /•  cognili  quelli 
di  R  ,  conviene  nella  Q=zo  sostituire  \7—  li'  invece  di  «,  e  poscia 
ricavare  1' etpiazione  /i  =  o  (art.  6);  la  quale  operazione  stante 
il  radicale  Yr  —  li'  potra  riuscire  alcunc  volte  laboriosa.  Ma   cono- 


C)4  ALTRO    METODO    EC. 

scemlo  I  valori  ili  «,  allora  dallu  Qz=o  facllmciile  si  elimiiia  la 
B  ;  perclic  esseudo  B'-:=r — x' ,  colla  sostiluzioue  di  cjueslo  valore 
/3'  nella  Q=:o ,  lostamente  si  otliene 

i^.  =  F'(.) -^3  F"(.)M-;j-^F^(.)-Hec. 

Sulla  quale  cquazione  operando  ,  come  nell'  arlicolo  G  si  c  detlo 
doversi  fare  sopra  la  jR:=o  ,  e  coUe  avverlenze  esposte  all'  arlicolo 
7  ,  si  otterranno  i  valori  di  r ,  che  la  soddisfanuo ,  e  quiiidi  i  va- 
lori di  /S  dalla  formola  /3=yr— a' . 

E  da  qui  cliiaramente  si  scorge ,  che  si  determinerebbeio 
facilmente  le  radici  immaginarie  di  una  data  equazione  ,  quando 
si  polessero  trovare  i  valori  di  a  ,  od  almeno  i  suoi  limiti ,  senza 
ricorrere  all'  equazione  delle  somme  ,  it  che  meriterebbe  1'  atten- 
/.ione  dei  Geometri. 


95 


E  S  P  E  R  1  M  E  N  T  I 

FATTl  ALLO  SCOPO  Dl  RITROYARE  UN  METODO  PIU'  OPPORTUNO 
PER  CONSERVARE  ALGUNE  PREPARAZIONI 

ASATOMICHE     E     PATOI-OGICUE 

E  VANTAGGI   OTTKNUTI. 

DC  I.    PBors*>soRa 

FRANCESCO   UILDEBRiiJXDT. 


Letti  neW  ntlunanza  delli  ii  tlicembre    iSaS. 


J.strutlo  dair  es|jerieiiza  ,  die  lo  spirilo  di  vino ,  fluido ,  che  a 
prefercnza  d'  ogni  altro  si  usa  per  conservarvi  le  preparazioni  ana- 
tomico-patologicho  ,  ollre  il  notabile  cos^  ,  ha  altresl  V  inconve- 
niente  di  non  lieve  momenlo  ,  di  privare  cioe  tutti  i  tessuti  ani- 
mal! del  loro  nalurale  colore  e  cousistcnza  ,  volgea  gia  da  liingo 
tempo  in  pensiero  di  Irovare  iin  altro  fluido  ,  con  ciii  evitare  si 
polessc  SI  r  uno  ,  die  T  altro  de'  suddetti  iuconvenienti.  A  tale  ef- 
fetto  incominciai  nell'  anno  iSiy  a  fare  alcuni  esperimeiiti  leiati- 
vi ,  che  a  bello  studio  teani  celali ,  ainnche  per  una  serie  d'  anni 
tanto  pill  Talidamente  confermato  re  venissc  il  risultaiuenlo  ,  e  ri- 
luosso   cjualiinque   dubbio  di  un  durcvole   vantaggio. 


l)G  ESPKlllMRNTI    r.C. 

I  priiicipali  lic]uii.li  ,  ilai  quali  ,  a  inollvo  della  untiscpUca  iori) 
virlii  si)ei'ava  oUeiiere  qualclio  vaiilap;i;io  ,  e  la  cui  efficacia  pcrcio 
volli  meltere  alia  prova  ,  fiirouo  I' accla  cotnunc ,  I' aceio  piroic- 
gnoso  ,  le  soluzioni  cli  mercurio  sublimato  coi-rosh'o  ,  tti  ini/ridla 
fli  soda ,  di  allume ,  e  di  iiilro. 

Fra  i  tcssiUi  organico-animali  ,  die  sci'vir  dovevano  agli  cspe- 
rimenti ,  sceUi  precipuamente  quelli  d"  un  color  vivo  ,  e  piii  facile 
a  svanire  ,  di  piii  delicata  e  piu  composta  tessitura  ,  c  inaggior- 
mente  proclivi  alia  corruzioiie  ,  come  il  ccrvcllo  ,  i  musmli,  i  pol- 
moiii  ,  la  uiilza,  il  fegato ,  ed  i  leni  ,  poiche  pii\  concliiud<nli  cs- 
serne  dovevauo  ,  in  case  favorevolc  ,  i  loio  olTetti.  Non  ommisi  per 
altro  di  lasciare  prima  per  piu  giorni  animoUire  iiell'  acqua  pma  , 
e  spesse  volte  rinnovata  ,  le  parti  suddcllc  ,  sino  a  tanto  clie  li- 
berate si  fossero  da  tutto  il  saiigue. 

L'  aceto  covuine  distillalo  e  diluito  con  ac([ua  punto  non  cor- 
rispose  all'  intento  ,  menlre  Ic  prcparazioni  in  csso  conservate,  tras- 
rorsi  appcna  due  mcsi  ,  diedcro  cliiari  indizj  d'  iiicominciala  putrc- 
I'azione  ;  ragione  per  cui  come  audato  a  vuolo  dichiarar  si  dovetlc 
i'  esperimento. 

Meno  alto  ancora  moslrossi  al  divisato  scopo  1'  aceto  pirole- 
giioso.  Malgrado  die  colle  replicate  dislillazioni  portato  lo  avessi 
alia  perfotta  trasparenza  c  limpidezza  dell'  acqua  ;  nullamono  dopo 
pochi  mesi  le  preparazioni  in  esso  collocate  ,  si  coprirono  d'  una 
fuligine  scura  ,  per  cui  affatlo  piu  non  si  riconoscevauo,  non  aven- 
do  per  aliro  daloindizio  di  putrefazione. 

Li  soluzione  di  mercurio  sublimato  corrosii'o  ,  alia  dose  d'una 
raezz' oncia  per  una  jiinta  d' acqua,  giunse  bens'i  ad  iinpediie  per 
lo  spazio  d'  alcuai  aunt  la  corruzione  ;  ma  le  parti  in  essa  conser- 
vate perdettero  non  solo  il  loro  colore  nalurale ,  ma  eziandio  la 
consistenza  ,  in  guisa  die  sembravano  convertite  in  un  tessuto  di 
colore  bigio  pallido  ,  pultacoo  ,  di  un  odore  insopportabile.  E  sic- 
come  trattavasi  iaoUre  d'  una  sostanza  al  sommo  vcuefica  ,  e  piut- 


DEL   mOF.    HII.DEBRAKDT.  97 

tosto  di  caro  prezzo  ,  deposl  tanto  pii\  Ul  buon  grado  il    penslero 
di  ulteriori  indagini. 

Egli  e  nolo  geiioralmente  ,  clie  il  nniriafo  di  soda  ,  o  sale  cn- 
mune  ,  e  un  mezzo  assai  possente  per  preservare  le  canii  dalla 
putrefaziouc  ,  c  che  allesa  qiicsta  sua  pi'oprieta  vcniie  sino  dai 
tempi  di  Guglielmo  BokEl  ,  nel  i347  ,  impiegalo  oviinque  per  la 
confezione  della  salamoja.  Noii  corrispose  per  altro  al  inio  scopo, 
se  noil  (juando  la  soluzione  era  perfeltamente  satura ,  e  le  parli 
per  quaranla  giorni  macerate  nello  spirito  di  vino  diluito.  Le  pre- 
parazioui  sottoposte  a  questo  esperimento  mantennero  sino  al  giorno 
d' oggi  (  dal  I."  marzo  1821  al  3i  agosto  1828)  il  loro  colore, 
e  la  tessitura  nalurale. 

Non  minori  vantaggi  mi  ripromisi  egualmente  dal  nitj-o ,  ed 
Ottenni  di  fatto  dei  soddisfacenti  risultati  ;  ma  solo  pero  dopo  re- 
plicati  tentalivi  ,  merce  de'  quali  venni  in  cognizione  di  quelle  pre- 
cauzioni  ,  che  trascurare  non  si  deggiono ,  se  certo  essere  si  voglia 
di  un  esito  favorevole. 

Dopo  d'  aver  lasciato  per  alcuni  giorni  nell'  acqua  pura  un  pezzo 
di  cervello  ,  di  polmone ,  di  fegato ,  di  milza,  e  di  muscolo  ,  11 
collocai  tutti  in  una  soluzione  di  quattr'  oncie  di  nitro  in  una  pinta 
d'  acqua  ,  e  coprii  il  recipiente  con  una  vescica  secondo  il  co- 
stume. Trascorsi  alcuni  mesi  mi  trovai  costretto  di  rinovara  il 
fluido  gia  divenulo  torbido  dal  sangue  ,  e  coperto  da  uno  strato 
di  mufFa.  In  questa  occasione  rinvenni  la  vescica  notabilmente  sol- 
levata  e  tesa ,  e  fui  preso  da  stupore  per  il  gagliardo  scoppio 
allorche  in  essa  feci  l'  incisione.  L'  aria  sviluppatasi  aveva  I'odore 
del  gaz  nitroso  ,  ed  anche  dai  pezzi ,  che  estrassi,  un  simile  odore 
emanava.  II  cervello  era  del  tulto  ammoHito ,  e  pressoche  disciol- 
to  ,  per  cui  fu  d'  uopo  d'  esportarlo.  Gli  altri  pezzi  ben  conser- 
▼ati  vennero  posti  nel  fluido  rinnovato.  Appena  scorsero  altri  due 
mesi  ,  che  a  motivo  della  mufFa  rigeneratasi ,  e  dell"  imminente 
fcoppio  della  vescica  ,  si  doveite  nuovamente  aprire  il  vase. 
Tom.  xxiT  N 


98  ESFEniMENTI    TC. 

Con  mio  cVispiacere  tiUli  i  jiczzi  coiuenuti  iiella  soliuione  ofTrlrono 
chiari  iiidizj  d'  iuconiiuciata  piilrcfazione ,  e  furouo  ner  conse- 
guenza  geltati. 

Non  perdetti  percio  aticora  tulta  la  speranza  d'  un  Luon  ri- 
sultato  ,  dirigeudo  la  mia  attenzione  a  quelle  circostanze  principal- 
mentc ,  die  contribuire  ])olcvano  alia  decomposizione  del  nitro  , 
alio  svolgimento  del  gaz  nitroso  ,  cd  alia  gencrazione  della  mufla. 
Sembrommi ,  clie  la  pi-incipale  cagione  ,  tanto  di  questi  sfavorevoli 
inconvenienti ,  qiianto  della  comemporanea  decomposizione  delle 
parti  animali  in  essa  soltizione  nilrosa  conservati  fosse  riposta  nell' 
inflasso  dell'  ai-ia  atmosfcrica  ,  j'imasta  tra  la  superficie  del  liqui- 
do  ,  e  la  vescica ,  che  copriva.  Cercai  perlanlo  ,  in  iin  nuovo  e- 
sperimento  d'  isolare,  per  cosi  dire  la  soluzione  nitrosa  col  versarvi 
sopra  uno  slrato  d'  olio  d'  ulivo  dell'  aliezza  d'  un  mezzo  pollice 
air  incirca  ,  e  con  tale  mezzo  mi  riusci  non  solo  d'  impedire  to- 
talmente  lo  sviluppo  del  gaz  nitroso ,  di  allontanare  il  pericolo 
della  rottura  del  vaso ,  e  d'  interrompere  la  generazione  della  muffa 
in  guisa  tale,  che  dal  28  aprile  iSaS  (in  cui  rinnovai  il  liquido 
e  r  olio  alquanto  sporco  dagli  anni  addietro  )  sino  al  3i  agosto 
1828  ,  non  se  ne  scorgeva  traccia  alcuna  ;  ma  di  ottenere  inoltre 
ia  pill  perfetta  conservazione  dei  pezzi  in  essa  riposti ,  ad  ecce- 
zione  della  soslanza  cerebrale.  Ritennero  i  polmoni ,  il  fegalo  ,  il 
ciiore ,  i  reni  per  lo  spazio  di  sette  anni  il  bel  naturale  loi-o  co- 
lore ,  non  raeno  che  l'  intaita  consistcnza  ,  forma  ,  e  tessitura  ;  ne, 
esaminandoli  alteutamente  ,  presentano  la  benche  minima  traccia 
di  dcconiposi/ione  ,  o  di  cattivo  oJore.  Pare  solamente  ,  die  nelle 
parti  sotiomesse  ad  uu  tale  esperimento ,  scemato  si  fosse  il  loro 
peso  specifico  ,  per  locche  fu  d'  uopo  d'  obbligarle  per  mezzo  di 
osso  di  balcna  ,  o  di  qualche  peso  in  guisa  che  non  venissero  a 
contatlo  collo  slralo  d'  olio. 

In  quella  ocrasione  ,  in  cui  andoraml  fallilo  il  primo  esperi- 
mento colla  soluzione  di  nitro  ,  risolsi  di    sottomettere    alia    provu 


PEL  PRor.  hildebhandt.  qq 

I'  allumc  ,  dalla  cui  cjualita  stiptica  iiiolto  vanlaggio  ottenere  mi 
lusinp;ava.  Q'.i'mdi  presi  3  oncie  di  alliime  criulo  puro  ,  lo  sciolsi 
in  una  piiila  d'  ac(|ua  ,  cd  in  essa  coilocai  i  sopra  nienzionati  vi- 
sccri  ,  presi  feceiitemente  da  iiii  cadavere.  Scorso  un  anno,  la  mufTa 
getiRraiasi  siiila  siiperficie  del  fluido  ini  olibligo  a  rinnovarlo ,  ini- 
pediendovi  la  nuova  generazione  mediante  un  piccolo  strato  d'olio, 
come  veniie  detio  di  sopra.  Ad  eccezioue  delta  sostanza  cerebrale, 
che  anche  in  qiiesto  esperitnento  quasi  si  spappolu  ,  tulti  gli  allri 
pezzi ,  cioe  polmone  ,  fegato  ,  rene  ,  si  conservarono  ,  come  tut- 
tora  si  conseiTano  nel  iniglior  state  ,  dopo  uno  spazio  di  seite  anni, 
di  modo  die  senihiano  rcccnlemente  estiatli  dal  cadavere.  Nel 
pezzo  di  fegato  soltanto  osservasi  un  leggiero  aramoUimento,  senza 
pero  alterazione  alcuna  nel  colore  ,  o  tessuto  ;  anzi  nella  supeiTicic 
incisa  vedesi  la  stfHttura  aciniforme  del  suo  parcncliiina  talmente 
distinia  ,  clie  sembra  artificialmente  prcparal.i. 

Da  questi  e  parecchi  altri  esperimenti  isliluiti  parte  col  desiderate 
effetto ,  e  parte  andati  a  vuoto  ,  ne  ottenni  i  segucntt  risultamenti : 

I.*  II  sale  comune  ,  l' allume  ,  ed  a  prefercnza  il  nitro,  nelle 
lo^o  soluzioni  saturate  hanno  la  facolta  di  preservare  i  tessuti  aiii- 
mali  dalla  corruzione. 

2°  La  sostanza  cerebrale  fii  1'  unica  sino  ad  era ,  che  non 
puoie  essere  conservata  in  queste  soluzioni ,  e  quindi  ha  mestieri 
d'  essere  riposta  nello  spirito  di  vino. 

3.°  Le  preparazioni ,  che  si  vogliono  conservare  ,  deggiono 
per  alcuni  giorni  prima  essere  ainmollite  nell'  acqua  pura ,  perche 
liberare  si  possano  ,  per  qiianto  sia  possibile ,  dal  sangue  in  esse 
contenuto  ,  e  poscia  macerate  per  3o  o  ^o  giorni  nello  spirito  di 
vino  diluito. 

4°  La  dose  de' succitali  sali  e  quella ,  che  puo  essere  sciolta 
dair  acqua  sino  alia  perfetta  saturazione  ,  quindi  ad  un  di  presso 
per  una  pinta  d' acqua  si  richieggono  lo  once  di  sale  comune, 
3  once  d'  allume  ,  e  ^  in  5  once  di  nitro. 


roo  ESPEninreNTi  ec. 

S."  ]*;  necessario  ,  rlie  quosti  s.ili  siiiiio  posslbilmente  nelfo 
slato  (li  purilJi ,  polverizzati  ,  e  sciolii  a  poco  a  poco  noil'  acqua. 
La  soliizioiu'   cleve  essere  feltrata,  afl'mclie  diven}»a  limp'ulit 

6."  Immerse  le  parti  in  una  di  queste  solnzioni  ,  dopo  d'es- 
sere  state  marerale  ,  come  al  §  3  ,  ed  assicurate  indi  ,  nel  caso  , 
clif  fossero  diveniite  specifioameiile  piu  Icggieri ,  o  clie  lo  siano 
di  loro  natiira ,  come  p.  e.  i  polmoni  ,  si  versa  sulla  superficie 
doHi  soluzione  l'  olio  d'  uiivo  ,  per  formarne  uno  strato  di  mezzo 
pnlhce  air  incirca  ,  ed  indi  si  chiude  il  vaso  con  una  vescica.  La 
soluzione  del  sale  comune  non  di  rado  resiste  alia  generazione 
della  mulli\  ,  senza  lo  strato  d'olio. 

']."  Se ,  trascorso  qualchc  tempo ,  il  fluido  s'  intM'bidisce  ,  e 
necessario  di  rinnovarlo.  Cio  pero  non  accade  clie  sul  principio. 
Successivamente  il  liquido  si  conserva  limpido  per  una  serie  di 
anni  ,  come  pure  incorrotto  rimane  lo  strato  d'  olio.  Le  mie  pre- 
paraiioni ,  che  io  conservo  nel  Gabinetio  di  Patologia,  ed  alle  quali 
ho  rinnovato  il  liquido  e  1'  olio  nel  giorao  28  aprile  iSaS  ,  ritro- 
vansi  ancora  sotlo  la  data  d' oggi ,  3i  agosto  1828  ,  in  ottimo  sta- 
lo  ,  le  soluzioni  limpidissime  ,  nette  ,  senza  traccia  di  muffa,  I'olio 
inalterato.  Nel  caso  ,  clie  occorresse  di  cambiare  il  fluido ,  per  es- 
sere divenuto  torbido ,  si  potrebbe  adoperare  il  medesirao ,  facen- 
dolo  passare  per  un  feltro. 

8.°  AtTmche  ne  le  parti  conservale  ,  al  momento  dell'  eslra- 
zione  (  volendo  cambiare  il  liquido  )  ,  ne  l'  apparato  feltralorio  ab- 
biano  a  rimanere  imbrattati  dall'  olio  ,  si  versi  nel  vaso  che  con- 
tiene  le  preparazioni  ,  e  che  deve  essere  ripulito  ,  una  soluzione 
recentemente  preparata  del  medesimo  sale  ,  e  si  empia  il  vaso  in 
guisa  die  il  liquido  contenutovi  strabocchi  ;  con  tale  procedere 
escirh  prima  d'  ogni  allro  1'  olio  ,  die  trovasi  alia  superficie. 

II  primo  essenziale  vantaggio  degli  accennati  metodi  di  con- 
servare  le  preparazioni  si  e  ,  che  le  parti  organico-vitali  ,  le  quali 
collocate  nello  spirito  di  vino  sempre  divengono  pallide  e  s'  indii- 


DEL    »ROr.    HILDEDUANDT.  10 1 

rano  ,  poste  nelle  sudJette  soluzioni  couservano  il  loro  naturale 
colorilo  ,  e  la  consislenza  ;  cii'costnnza  certamente  del  massinao  ri- 
lievo  ,  ove  tratlasi  di  preparazioni  anatoiniche  ,  non  meno  che  di 
palologichc ,  onde  tauto  mcglio  distingueie  le  abenazioni  dallo 
stato  normale- 

Dai  successivi  esperimenti  ,  che  sono  d' avvlso  d' istitutre,  po- 
trassi  delcrminare  quanto  estender  si  possa  I'  uso  dei  sopra  men- 
zionati  liquidi ,  aoche  per  conservare  oggelti  zoologici ,  e  paiti 
vcgclabiii. 

II  secondo  vantaggio  consiste  nel  nofabile  risparmio  di  spesa, 
che  si  rilrae  da  qiiesti  surrogati  in  confronto  dello  spirito  di  vino  ; 
risparmio  tanto  piu  da  calcolarsi  ove  una  tale  derrata  si  .sostiene 
ad  un  prezzo  considerabile.  La  proporzione  della  spesa  nell'  impie- 
gare  le  sopra  ricordate  soluzioni  saline ,  a  cjuello  dello  spirito  di 
vino  e  all'  incirca  come  i  a  3  ,  ovvero  come  i  a  4  >  per  cui  si 
avrebbe  non  meno  del  60  per  100  di  guadagtio.  Durante  1'  anno 
inollre  svapora  scmpre  una  parte  dello  spirito  di  vino  ,  la  quale 
deve  cssere  rimessa ;  il  che  non  hassi  a  temere  dalle  sopradelte 
soluzioni. 

Finalmente  i  suddelti  mezzl  potranno  coiitribuire  non  solo  ad 
agevolare  notabilmente  lo  studio  della  Notomia  net  mesi  della  sta- 
te ,  mentre  non  sempre  possono  aversi  cadaveri  freschi  ;  ma  al- 
ircsi  a  guarenlire  la  salute  del  professore  ,  dell'  iucisore  ,  e  degU 
scolari  intenti  agli  esercizj  atiatnmici. 

E  bensi  vero  ,  che  le  predette  soluzioni  saline  vennero  gia  da 
alcuni  scrittori  anatomici  acccnnate  quali  mezzi  di  conservazione  , 
come  si  vede  nel  volume  45  del  Dictionnaire  des  Sciences  medi^ 
cales  ,  da  cui  sembrerebbe  insussistente  il  titolo  della  novita.  Deve 
perb  riQeltersi  :  i.°  die  il  principio  de'miei  esperimenti  (nel  1819) 
c  anteriore  alia  pubblicazione  della  delta  opera,  scguita  nel  1820. 
3.°  Che  vi  si  trovano  semplicemenle  accennati  i  nomi  dc'  sail  da 
impiegarsij   seuza  indicare  ii  metodo  della  conservazione.    3.°  Che 


103  ESPEniMENTI    EC. 

gli  stessi  sail  noQ  sono  proposti  come  mezzi  di  conservazione  per- 
mnnente  ,  ma  piuttosto  come  amminicoli  secondarj  per  nitre  spe- 
cie di  preparazioni.  4-°  Che  le  soluzioni  d'  ailii;ne  e  di  nitro  si 
ad>])ei"eiaiuio  infrutHiosamente  ,  se  non  si  separano  dull'  influenza 
dell'  aria  medianle  uno  stiato  d'  olio  ,  il  quale  metodo  (  su  cui  si 
appognin  \\  p:ii tirolaril;\  cssenziaie  degl' esperimenli  ,  ed  il  di  loro 
favorcvol  •  risiilt.ito  )  .  per  qiianto  e  a  mia  cognizione  ,  non  trovasi 
no  nccennato  in  alcuna  opera  ,  nc  fiiiora  pralicalo  in  alciino  sta- 
bltimenio  anatomico.  Ed  e  percio  che  debbo  lasciare  all'  eqiiita  di 
compelenti  ^iiidioi  il  decidere  sulla  novlla  ,  come  pure  siilla  uliliti 
dei  suddelli  metodi  di  conservazione  ,  che  per  allro  non  debbono 
ritenersi  applicabili  in  ogni  caso.  Mi  chiamerei  ben  fortunato  se 
in  lE^Ie  giiisa  ivessi  contribuito  alcun  poco  al  perfezionamento  di 
na  iateressante  ramo  di  Medicina. 


U  E  L  L  A 


STRUTTURA 

r  E  G  L  I 

EIMISFERI    CEREBRAL  I. 

D«L  Peof.  LDIGI  ROLAJVDO. 


Letta  il  i8  rli  gennajo  1829. 


IKTRODVZIOIiE 


Ijriusto  non  sembra  il  rinfacciarc  alia  Medicina  i  lenli  progress! 
senza  riflettere,  che  mancano  gl' incoraggiamenti  necessarj  aU'avan- 
zamento  di  quelle  parti ,  da  cui  principalmente  dipende  il  perfe- 
zionamento  dell'  arte. 

In  dense  tenebre  involta  dices!  la cagionedi  quelle  malallie,  che 
con  tanta  frequenza  a'  nostri  tempi  quai  fulmini  colpiscono  I'uomo 
Tegeto  e  robuslo  ,  e  non  risparmiano  quelli ,  che  sul  fior  degli 
anni  ancora  si  trovano.  Si  rimprovera  a'  Medici  di  non  conoscere 
la  natura  di  tante  afTezioni  nervose ,  che  se  con  egual  forza  non 
minacciano  la  vita,  la  rendono  pero  languida  e  nojosa,  e  riera- 
piono  di  ledio  1'  esistenza  la  piu  forlunata. 

Si  osserva  infine  ,  che  un'  egual  incertezza  regna  riguardo  agli 
effetti  di  quei  mezzi ,  che  alti  si  credono  a  procurarne  la  guari- 
gione  ,  ma  non  vedo  che  siasi  pensato  ad  animare  lo  siudio ,  ed 
a  Xavorire  le  ricercbe  teudeuti  a  riscbiarare  la  struttura  di  quelle 


I04  STRDTTOni.    DEGLI    EMISFEHl    CEREBRAI.T. 

parti ,  in  cui  t\\  coimine  accorilo  hanno  la  loro    sedc    le    pli\    frc- 
quenti  cai»ioui  d;  He  lualallic  pa"!  dilllcili  a  oonoscersi. 

Si  e  iiivei'o  abusaio  di  cost  imporlanli  e  dilTicili  stiulj  pei"  sta- 
bilirvi  slrane  dollrine  ,  ed  alFallo  ne"  loro  principj  sconnesse  ,  clie 
esseudo  slate  (-onfntate  uel  lore  nascere  nou  polerono  produrre 
clie  elFetli  illusorj  sulle  menti ,  die  non  I'eggono  a  profondi  sludj 
sulla  iiatura  delle  cose. 

Destinato  all'  insegnameiito  della  Medicina  praiica  ho  sentito  il 
Lisogno  di  nozioni  piu  profonde  ed  esatte  sulla  nalura  degli  de- 
menti organici  ,  do'  tessutl  ,  e  sulle  funzioni  del  sisteraa  nervoso  , 
non  iscorgendo  altra  via  onde  giunger  alfine  a  dare  qualdie  appa- 
gante  ragione  de'  sintomi  del  piu  gran  numero  delle  malattie.  Quanto 
ho  detto  suir  organogenesia  pub  convincere  abbastanza ,  die  hassi 
ormai  la  spiegazione  ragionaia  de'  fcnomeni  ,  che  puo  presenlare 
la  molccola  organica  considerata  nella  sua  raaggior  sempiicita  sino 
alia  sua  trasformazione  in  organi  i  piu  importanti  dell'  economia  ani- 
male.  Ed  i  lavori  e  le  spericnze ,  che  ho  pubblicale  sul  cervello , 
sul  cervelletto  ,  sul  midoUo  allungato  e  spinale  sono  stati  dai  piu 
celebri  Anatomici  e  Fisiologi  ,  o  confermall  ,  o  ricevuti  in  modo , 
clie  ho  ragione  di  credere  di  non  essermi  ingannato,  ed  avere  per- 
cio  contribuito  a  rischiarare  la  nalura  di  siflfalte  malatlie. 

Avendo  veduto  apprezzata  l'  esaltezza  delle  mie  ricerche  ,  e 
confutate  opinioni  ,  che  avevano  eccitato  molto  maggior  ruinore  , 
non  ho  lasciato  di  accennarc  (*)  i  progressi  ,  che  in  questa  parte 
si  dovevano  aspettare  da  lavori  saviamente  diretti  ,  e  quindi  ne  e 
avvenuto ,  che  riuniti  quelli  da  me  intrapresi ,  mi  veggo  in  grado 
di  presenlare  nozioni  molto  piu  soddisfacenli  ed  eslese  sulla  parte 
la  piu  astrusa ,  che  presenll  la  nalura  organica. 

Avrei  potula  molto  prima  dare  una  qualche  idea  delle  cose 
principal!  contenulc  in  quesla  Memoria  (**) ,  ma  mi  era  proposlo 


(')  Snggi  suUa  vera  slrutUira  del  cervelio.  Seconda  Edizionc. 

{")  Diz.  ficriod.  di  Med.  Sag.  sulla  vera  stiuttura  del  cervello    Seconda  Edlziooe. 


DEI.    PROF.    ROLANDO.  I05 

di  slabilire  maggiormente  quella  concatenazione  di  falti  e  di  vi- 
cendevoli  rapporfi ,  che  deve  esistere  in  tutto  cio ,  che  si  presenta 
per  vero.  Ad  ottcnere  sifTatto  in  lento  siifficienti  sarebbero  state  le 
osscrvazioni  ,  clie  ho  fatto  sul  cervello  del  feto  in  tutti  i  inesi  del 
suo  soggiorno  nell'  utero  ;  ma  desideiava  che  quanto  verro  a  sta- 
bilire  rijjuardo  alia  struttura  del  cervello  fosse  provato    nella    sua 


maggior  estensione. 


Lasciando  a  parte  le  singolarita  ,  che  ho  potuto  scoprire  negli 
emisferi  dei  bruti ,  ed  in  quelli  del  felo,  sebbene  la  maggior  semplicitii, 
che  neir  organizzazione  di  questi  si  ravvisa  ,  mi  abbia  resa  moito 
pill  facile  la  via  a  nuove  iadiigini  ,  diro,  che  da  parecchi  anni  avea 
stabilito  (  Dizion.  period,  di  Med.  marzo  1823.  Sez.  //,  pag.  no 
e  seg.)  doversi  distinguere  diversi  strati  negli  emisferi.  Quindi  da 
fibre  separate  esser  formate  le  pareti  de'  ventricoli  lateraii ,  e  la 
lamina  del  corpo  calloso  :  e  queste  non  concorx'ere  alia  formazione 
delle  circonvoluzioni  ,  che  dipendono  da  fibre  di  diversa  estensione 
in  modo  che  le  piii  corte  diano  origine  alle  circonvoluzioni  infe- 
riori ,  e  da  altre  piii  lunghe  siano  formate  le  superiori. 

Infinite  ricerche  ed  osscrvazioni  anatomiche  hanno  rischiarato 
le  mie  idee  in  materia  tanto  diflicile  ,  eppercio  sono  ora  in  grado 
di  stabilire  ,  che  procedendo  dall'  esterno  all'  interno  si  trovano  vari 
strati  di  fibre  cerebrali ,  di  cui  non  si  era  dagli  Anatomici  sospet- 
tato  r  esistenza. 

Per  facilitare  l'  intelllgenza  di  quanto  avro  a  riferire  sulla  strnt- 
tura  degli  emisferi  diro  che  sono  cssi  composti  di  uno  strato  esteso 
per  la  Valletta  di  Silvio ,  e  dalla  sottoposta  sostanza  cinericcia  dell' 
isola.  2."  Di  una  lamina  o  strato  ,  che  da  ori"ine  al  masaior  nu- 
niero  delle  circonvoluzioni  delta  faccia  esterna.  3."  Dallo  strato  for- 
mat© dalle  fibre  de'  pedoncoli  ,  da  cui  nascono  i  processi  enteroi- 
dei  del  loro  margine  interno.  4-"  Da  uno  strato  di  fibre  ,  che  dai 
talami  ottici  si  estendono  per  le  pareti  de"  ventricoli  lateraii  ,  e  for- 
mano  il  corpo  calloso.  5."  Da  un  apparato  di  fibre  longitudinal!, 
e  di  altre  situate  Irasversalmente  sopra  il  corpo  calloso  ,  che  for- 
ToM.  XXXV  O 


106  STRUTTURA    DF.Gt.I    EMISFERI    CEUEBRALI. 

mano  le  clrconvoluzioni  situate  alia  facria  interna  degli  emisferi. 
6.°  Dair  aiiparalo  di  fibre  miilollari ,  chc  cosliluisce  la  volla  a  tie' 
pilastri  ,  e  le  corna  d'  ainmone  7."  Dei  corjii  striati  esterni.  S."  Dei 
corpi  sti'iati  interni.  Eil  a  quest!  si  dovranno  aggiungere  la  com- 
messura  anleriore  ,  la  lamina  perforata  ed  il  fascicolo  del  tubercolo 
genicolato  esteiDO. 

Dei  processi  enteroidei. 

(Ved.  Tay.  I.) 

La  stniltura  delle  «irconvoluzioni  o  giri  cerebrali  essendo  taiito 
diversa  da  quellu  ,  che  fiuora  si  e  insegnato  ,  credo  necessario  di 
doverli  considerare  separatamente  ,  tanto  piu  che  esiste  una  gran- 
dissima  diirerenza  fra  I'uomo  e  gli  animali  a  questo  riguardo. 

I  piu  esatti  Anatomici  di  comune  accordo  insegnano  essere  cosi 
incostanti  ,  c  poco  regolari  le  circonvoluzioni  cerebrali ,  che  si  rav- 
visa  una  grande  diversila  non  solo  fra  i  cervelli  di  diversi  soggetti, 
ma  ancora  fra  gli  emisferi  d'  uno  stesso  individuo.  Una  maggiore 
regolarita  e  stata  pero  osservata  ne' bruli  (  Vioq  d'azir  ,  Cuvier  , 
AIekbl  )  e  cio  provienc  dall'  esser  meno  complicata  la  loro  orga- 
nizza/.ione. 

Le  circonvoluzioni  degli  emisferi  ,  die  io  ,  ad  imitazione  del 
Malacarne  ,  chiamero  processi  enteroidei ,  essendo  molto  piu  com- 
plicate neir  uomo ,  riesce  piu  difficile  il  determinarne  la  figura ,  e 
la  vera  posizione.  Tuttavia  sembra  questa  esser  cosa  di  tanta  im- 
portanza ,  che  ho  creduto  dovervi  impiegare  ogni  studio  per  me- 
ylio  determinarne  la  natura. 

Mi  risulta  pertanlo  dalle  fatte  ricerche  ,  che  tutti  i  processi  en- 
teroidei si  possono  ridurre  a  forme  e  posizioni  regolari  e  determi- 
nate. Eppercio  mi  e  riescito  di  stabilire  quali  siano  le  parti  in- 
terne,  con  cui  hanno  piu  dirctla  relaiioue ,  ed  in  qual  mode  da 
questo  abbiano  la  loro  origine. 


DEL    PROF.    R0LA:(D0.  10^ 

Noti  sono  gli  erroii  ,  e  le  ipotesi ,  clie  negli  scorsi  anni  sono 
stall  ilivolgali  per  islabilire  massiine  e  priii(i|)j  ,  che  non  vanno 
d'  accordo  coUe  veriti  dimostrate  ;  eppercii)  si  richiedevano  inGnite 
e  ben  cliiare  osservazioiii  per  confutaili  pieuumenle  ,  e  stabilire  cosa 
deb1)asi  tener  per  vero  ,  e  piii  confonne  sia  a  quanto  da  valeiiti 
AiiatoinicL  e  stato  insegnato  ;  e  le  osservazioiii  falte  sul  cervello  del 
felo  soiio  quelle  specialinente,  che  possono  guidare  alia  cugnizioue 
di  qiiesta  parte  cosi  importiinte  dell'  orgaiiizzazione  cerebrale. 

Sebbene  da  Vicq  d'azir  si  ammetta  una  grande  irregolarita  nei 
processi  euteroidei,  nulla  di  meno  non  lia  lasciato  d'  indicare  la  co- 
stante  posizione  di  alcuni ;  ma  in  seguito  queste  osservazioni,  non 
potendo  servir  di  guida  agli  Analomici,  sembrano  esser  state  afiatto 
trascurate.  Le  Gguie  poi  ,  che  sono  state  con  qualche  esallezza 
eseguile  indicano  piiUloslo  1'  abilila  del  diseguatore  ,  che  un'  in- 
dagine  a  tal  fine  dirella  dall'  Analomico. 

Fra  le  anfrattuosila  o  solchi,  che  sepai-ano  i  processi  enteroi- 
dei  uno  e  slalo  priinieramenle  osservato  e  distinto  col  uome  di 
scissura  del  Silvio  ,  poiclie  tbiiua  una  grande  separazione  fra  il  lobo 
anteriore  ed  11  lobo  medio  degli  ernisferi  stante  cbe  si  eslende  con 
direzione  obliqua  dalla  faccia  inferiore  sino  oltre  la  meta  della  fac- 
cia  esterna  degli  ernisferi. 

E  stato  osservato  da  molto  tempo  ,  che  alia  superficie  della  scis- 
sura del  Silvio  csistevano  anfraltuesit.\  e  circonvoluzioni  siiiiili  a 
quelle  ,  che  si  scorgono  nelle  ahrc  regioni  degli  ernisferi ;  ma  da 
I'lEiL  e  stata  primieramenle  indicala  una  disposizione  particolare 
di  quesli  processi ,  die  ha  distinto  col  nome  d'  isola  (  Tav.  I.  6.  7.  ) 
In  qucsla  regione  i  processi  enteroidei  sono  in  tal  modo  disposti, 
che  partendo  a  guisa  di  raggi  dalla  parte  inferiore  della  Cessura  del 
Silvio  ,  ed  innalzandosi  formano  un'  eminenza  quasi  triangolare  coUa 
base  in  su  rivolta. 

Cinque  sono  quesli  processi ,  alcuni  d'  essi  pero  snddivisi  fanno 
si  ,  die  sette  ed  anche  nove  se  ne  osservano.  Ripiegandosi ,  si  con- 
tiiiuano  coi  margini  della  scissura,  dal  che  nc  avvienc,  die  anche 


108  SlRUrTORA    DECLl    EMISFERI    CEREBRALI. 

quest!  oflrono  una  tlisposizione  triangolare,  ohe  corrisponde  all'isola, 
la  quale  pero  ne  ritnane  inlieramcute  coperta  ,  e  da  luogo  al  pro- 
cesso ,  che  la  circonda.  (  Tav.  I.   i.  2.  3.  4-  5.  ) 

Esaminando  qneslo  |)rocesso  enteroideo  si  vede  ascendere  per 
il  margine  posteriore  del  lobo  anteriorc  quindi  quasi  orizzon- 
tale  si  porta  indietro  sino  alia  fine  delta  grande  scissura.  Da  questo 
punto,  ove  fonna  1' angolo  posteriore,  scorre  lungo  la  parte  supe- 
viore  del  lobo  di  mezzo  siuo  al  suo  apice.  Insieine  all'  isoia  forma 
un  flpparato  distinto  dalle  altre  circonvoluzioni.  E  il  primo,  che  si 
moslri  nel  feto ,  si  puo  dir  che  se  ne  sco|)i"ono  le  vestigia  dal  se- 
condo  mese  ,  ed  e  formate  dallo  stralo  il  piu  esterno  di  fibre  mi- 
dolhui. 

Dalla  porzione  trasversa  del  processo  ,  che  circonda  la  valle  del 
Silvio  ,  s'  iniialz;uio  quatlro  processi  pressoche  verticali.  I  due  di 
mezzo  molto  piu  lunghi  sono  gia  stati  da  Vicq-d'azir  osservati. 
(  Tav.  I.  12.  1 3.  \/\.  i5.  ) 

Ciascuno  de'  due  processi  anteriori  piegandosi  verso  la  regione 
frontale  si  conlinua  con  processi ,  che  suddivisi  dope  UD  breve 
tratto  danuo  luogo  ad  aitri  processi  ora  circolari ,  ora  duplicati , 
che  occupaiio  specialmeiile  1'  anzidetta  regione. 

II  processo  lungo  ed  il  corlo  posteriori  si  continuano  con  altri, 
clie  direlti  posteriormente  formano  ie  circonvoluzioni  ,  che  vanno 
al  lobo  occijiilnle,  dietro  la  scissura  di  Silvio  ,  mentre  una  soUo 
la  gia  indicala  scone  per  la  faccia  esterna  del  lobo  di  mezzo 
sino  al  suo  apice. 

Questo  apparato  di  processi  enteroidei  molto  piu  csteso  del  pre- 
cedente  viene  formato  da  uuo  strato  di  fibre  midollari  ,  che  come 
si  comprende ,  occupa  quasi  tutla  la  faccia  esterna  degli  eraisferi 
non  arriva  pero  sino  al  vertice  ossia  al  loro  margine  interno,  che 
\iene  occupato  da  processi,  che  devono  la  loro  formazione  alle  fi- 
bre dei  pedoucoli  ,  le  quali  devono  esser  distinte  dalle  menzionale. 

Due  processi  enteroidei  visibili  al  vertice  di  ciascun  einisfero  , 
scorroiio  anlcrioimenle  e  posteriormente    ove    si    confondono    con 


DEL    PROF.    ROLANDO.  lO.J 

quclli  gill  descilttl  nclla  rcgione  fionlale  ed  occipilale.  Sono  questi 
<]uasi  iutieramente  foi-mali  da  fibre  clie  ven^'ono  da'  pedoucoli  cc- 
rcbiali.  Coiivieu  dire  ,  che  quesli  processi  nella  region  fionlale 
sono  luoUo  incgolaii  ,  e  quindi  si  presentano  sotto  diverse  forme, 
stante  che  in  queslo  luogo  insieme  si  uniscono  le  fibre  dcllo  slralo 
eslerno,  quelle  do' pedoncoli,  ed  altre  che  vciigono  da  apparati  si- 
tiiati  nella  faccia  interna  degli  emisferi.  Nel  lobo  postcriore  essendo 
tutte  le  fibre  disposte  in  lamine  molto  flessuose  danno  luogo  a  pro- 
cessi, clie  piu  diflicilmenle  si  possono  seguilare  tanto  piii  che  vi 
si  aggiungono  quelle  ,  che  Iianno  origine  dalla  cominessura  anlc- 
riore  ,  che  coUe  sue  fibre  arriva  sino  ai  processi  intcrme*liarj 
del  lobo  di  mezzo. 

Pill  regolari  sono  i  processi  enteroidei ,  che  si  scorgono  nella 
faccia  interna  degli  emisferi  ;  e  da  Vicq-d'azir  e  stato  primiera- 
menle  notato  quello  ,  che  si  vede  sopra  il  corpo  calloso,  che  dalla 
figura  si  puo  notninare  processo  cristato.  Kiflettasi  che  ne  dal  dollo 
Analomico  Francese ,  ne  da  altri  si  c  mai  pensato ,  che  potesse 
aver  origine  da  qualche  distinta  disposizione  di  fibre  midollari. 
(  Fig.  II.  a.  a.  )  Ne  si  e  fatto  alienzione  ,  che  principia  dalla  radice 
interna  del  nervo  olfallorio,  e  passando  sopra  ed  intorno  al  corpo 
calloso,  viene  alia  faccia  interna  del  lobo  medio  ,  e  finisce  a  quella 
regione  ,  che  dal  lodato  Vicq-d'azir  col  nome  di  unciiio  e  slala  de- 
signala. 

Le  circonvoluzioni  sopra  il  dello  processo  cristato  devono  pa- 
ritnenti  esser  separatamente  considerate  ,  poiche  hanno  un'  origine 
ed  una  disposizione  parlicolare ,  ed  essendo  formate  da  fibre  tras- 
verse  ,  che  vengono  dalle  sirie  longiludiuali  di  Reil  ,  cost  processi 
delle  strie  long'Uudinali  possono  esser  chiamati.  Si  uniscono  questi 
processi  con  quelli  delle  fibre  de'  pedoncoli  per  formare  il  margine 
interno  degli  emisferi.  (  Fig.   cit.  b.  b.  ) 

Infine  fra  i  processi  enteroidei  i  piu  coslanti  devono  essere  an- 
noverati  quelli ,  che  sono  divisi  da  quel  soico  ,  che  riceve  il  nervo 
olfatlorio.  Sono  qnesti  processi  formati    da    fibre    dello    slralo    dei 


I  10  STRl'TTVRA.    DEGH   IMISFERI    CERSBRIM. 

prftcessi  verticali ,  clie  si  perdono  nella  faccia  inferiore  o  regioae 
orbilale  de'  lobi  anteriori ,  e   da  fibre  dell'  ai'co  cristato. 

In  seguito  a  quanto  si  e  delto  sui  pi'ocessi  enleroidei  non  oc- 
coi-re  di  parlare  de'  solclii  piu  o  meao  cosianti  ,  da  cui  sono  di- 
visi.  ^Meritano  pcro  qualclie  altenzione  alciini  solchi  del  loI)0  po- 
sleriore:  di  questi  uno  e  esterno  ,  e  1'  altio  interno  posio  dietro  i) 
processo  cristato.  II  terzo  ,  die  da  qiiesto  si  dirige  indietro  verso 
r  apice  di  questo  lobo  ,  si  manifesta  niollo  per  tempo  nel  feto  ,  e 
corrisponde  alio  sperone ,  die  si  trova  nel  corno  posleriore  dei 
veiitricoli  lateral!.  (  Fig.  cit.  c.  c.  )  Non  sono  questi  solchi  format! 
come  la  maggior  parte  degli  alfri  dal  solo  innalzamento  de'  pro- 
cessi  enleroidei ,  ma  anche  da  pieglie  ,  in  cui  vengono  comprese 
le  lamina  interne ,  e  da  questo  nc  viene  ,  die  si  osscrva  in  alcuni 
luoglii  del  lobo  posteriore  una  disposizione  piii  complicataj  per  cui 
si  ha  I'apparenza  di  una  terza  sostanza ,  di  cui  il  Gennari  e  stato 
il  primo  a  favellare. 

E  stato  osservato ,  che  varia  e  1'  altezza  ,  e  la  grossezza  de'pro- 
cessi  enleroidei ,  che  piu  grossi  sono  nella  regione  parietale  e  tem- 
porale ,  e  piu  piccoli  nella  frontale  ,  ed  occipitaie. 

IMaggiori  varieta  si  osservano  riguardo  alia  loro  aliezza ,  di  mo- 
do  die  in  alcuni  luoghi  s' innalzano  appena  di  poche  lince ,  men- 
tre  nelle  vicinanze  della  scissura  del  Silvio  ne  haniio  i5  a  i6.  Po- 
chissimo  elevate  sono  quelle  dell'  isola. 

Piu  importante  pero  sara  il  conoscere  in  qual  niodo  vengano 
a  formarsi  quesle  circonvoluzioni  ,  che  raancano  nel  felo  di  quat- 
tro  0  cinque  mcsi  ,  e  che  si  vedono  seinpre  sviluppale  in  ragione 
della  pill  perfella  organizzazione. 

II  sig.  TiEDEMANNs  (*) ,  le  di  cui  osservazioai  piesenlano  la 
massima  esaltezza ,  dice,  che  nel  felo  di  3  a  4  'i^esi  cominciano 
a  spuntare  sottilissimi  peli  ,  che  rappreseniaiio  una  slralo  vellulalo. 


(*)  Anatomie  du  cerveau  traduite  par  A.   I.  L-  Jourdan, 


ur.i.  i'i\OF.  noLANDO.  II  r 

Facile  e  raccorgcisi  die  reslremitii  di  qucstl  peli  i  dl  iliversu 
natma  ilellc  libre  miilollori ,  c  chc  c  il  rudimenlo  piimo  della  so- 
staiizu  c'uicriccia.  Verso  11  quiiito  mcse  liiimio  gi:\  acquisluto  una 
linea  e  mezza  di  lungliezza ,  e  si  puo  vedere  la  loro  comiinica- 
zione  colle  fibre  ,  clie  paralleic  formano  le  lamine  midollari.  ^len- 
tre  s'  innalzano  quesli  villi  ad  angolo  piu  o  mciio  otluso  ,  si  scor- 
ge  ,  chc  le  (ibre  in  qncsio  puiUo  si  dividono  in  gnisa,  che  le  loro 
estremita  restano  tutte  biforcate.  (Fig.  V.  e  VI.  j.^-.  )  Per  via  d'una 
siflatta  divisione  ne  viene  che  i  processi  enleroidei  sono  tulti  com- 
posti  di  fibre  apparlenenti  a  lamine  disfinie  ,  mcnlre  i  solclii,c!ic 
li  dividono  ,  corrispondono  al  punlo  della  divisione  o  biforcazione 
delie  fibre.  Eppercio  se  si  tenta  di  dividere  in  due  i  processi  en- 
leroidei con  facilit.i  si  separano  In  due  porzioni  presso  che  eguali, 
e  nel  mezzo  si  osserva  scorrere  qualche  vasellino  ,  che  si  dirama 
per  Ift  disgiunte  lamine ,  cosa  che  e  slata  sorgente  di  molti  errori 
sullo  sviluppo  di  queste  parti.  Piu  chiara  idea  polrassi  acquistare  di 
cosi  singolari  disposizioui   dando  un'  occhiata  alle  figure. 

In  conseguenza  di  cosi  seraplice  organizzazione  ne  viene,  che 
.«;i  possono  separare  i  varj  strati  delle  fibre  cerebral!,  o  prendendo 
queste  alia  loro  origine  ,  o  parti  piu  centrali  per  seguitarle  sino 
alia  periferia ,  cioe  sino  alia  superficie  de' processi ,  a  cui  sono  di- 
relte  ,  o  procedendo  in  seiiso  inverso  col  dividere  ,  come  si  e  ac- 
cennato ,  le  circonvoluzioni  secondo  la  direzione  della  loro  lun- 
ghezza  per  discendere  sino  al  centro ,  ed  alia  loro  origine. 

L'  accennata  biforcazione  delle  fibre  midollari  fa  si  che  quando 
si  vogliono  separare  le  lamine  dividendo  i  solchi  od  anfrattuosita  , 
si  provi  una  forte  resistenza  mentre  la  stessa  operazione  facilinente 
succede  se  si  eseguisce  nel  seaso  della  direzione  della  linea  me- 
diana  delle  circonvoluzioni. 


1  12  STRUTTURA    DEGLl    EMISFERI    C€REBRALI. 

Arco  olfattorio ,  e  strata  della  valle  del  Silvio. 
(Fig.    V.    VI.     i. ) 

Farh  meraviglia ,  che  una  parte  cosi  visibile,  e  tli  tanta  esten- 
sione  ,,  quale  si  e  quella  che  io  distinguero  col  nome  cli  strata 
esterno  non  sia  stata  dagli  Anatomici  prima  d'  ora  conosciuta  e 
descrilta.  Era  quasi  iinpossibile  il  riescirvi  praticando  tagli  orizzon- 
tali  ,  od  in  qualsivoglia  altra  direzioiie  ;  e  quando  si  e  cominciato 
a  seguitare  le  fibre  de'  pedoncoli  lo  slralo  esterno  e  stato  consi- 
dcralo  come  una  loro  produzione. 

AUontanando  uno  dalT  allro  i  lobi  anteriore  e  medio  si  osserva 
die  sono  tra  di  loro  unili  col  mezzo  di  un  tratto  rotondelto  di 
una  sostanza ,  clie  dalla  cinericcia  e  alquanto  diversa  ,  seppure  su 
questa  non  s'  estendouo  i  process!  dell'  isola.  Scoprendo  col  raa- 
nico  dello  scalpello  ,  e  raschiando  un  poco  si  viene  a  scoprire  un 
fascio  di  fibre  ,  che  allungandosl  sul  lobo  anteriore  ,  e  sul  medio 
presentaiio  un  arco ,  le  di  cui  estremita  molto  espanse  formano  poi 
i  process! ,  che  si  trovano  sulla  faccia  posteriore ,  ed  inferiore  del 
lobo  di  mezzo. 

Quest'  arco  ,  che  si  potrebbe  chiamare  olfattorio  ,  perchc  con- 
corre  a  formare  1'  apparato  o  nervo  olfattorio  ('■)  ha  due  in  tre  li- 
nee  di  larghezza  nel  suo  mezzo  ,  la  grossezza  e  un  poco  minore  , 
ed  e  appoggiato  alia  fascia  ottica ,  alia  lamina  perforata,  alia  cotn- 
messura  anteriore  ,  ed  al  nucleo  del  corpo  striato  esterno  ;  molto 
visibile  nel  felo  umano  eziandio  ne' primi  mesi,  viene  rappresen- 
tato  ne'  quadruped! ,  da  una  fascia  assai  estesa ,  che  occupa  tutto 
il  margine  inferiore  degl!  emisferi. 


(*)  Si  tagli  trasvcrsalmratc  il  ]obo  anteriore  a  cinrfiic  o  sei  linf'c  di  distanza  dalle  ra- 
dici  del  nervo  olfattorio,  c  si  vcdra  come  fibre  di  (jucst'arco  ,  c  Uella  laniiua  dei 
prcccs»i  vrrlicali  concorrauo  a  formari;  4ue5lo  ucrro. 


BEL    PPOF.    ROLANDO.  Il3 

S'  innalzano  da  quest'  arco  in  un  modo  insens'ibile  due  lamine 
midoll.iri  separate  nel  mezzo  da  sottile  soslMnza  cincriecia,  per  cui 
ho  crcduto  dovcrle  distini^iiere  col  noine  di  lamina  dclla  valle  di 
Silvio  I'  esterna  ,  e  di  lamina  de'  processi  euteroidei  verlicali  Yin- 
ternn.  E  tale  dislinzione  la  credo  necessaria  e  fondata  avvegnache 
abhiano  una  molto  diversa  estensione  ,  e  si  distribuiscano  a  pro- 
cess! alDitlo  distinti. 

Le  fibre  piii  esterne  ,  che  s'  innalzano  dall'  arco  suddelto  a  mi- 
sura  ,  die  si  separano  dalia  lamina  ,  a  cui  appartengono ,  vanno 
perdendosi  ne' processi  dell'isola,  e  siccome  a  raggi  sono  le  sud- 
delte  fibre  disposte  cosi  ne  segue  la  disposizione  radiata,  che  pre- 
sentano  i  processi  di  questa  regione. 

Giunte  pero  alia  periferia  dell'  isola  si  ripiegano  su  loro  stesse 
tutt'  air  intorno  della  valle ,  e  discendendo  per  ua  certo  tratto  ,  (i- 
niscono  nella  parte  interna  de'  processi  assai  estesi  ,  che  questa 
valle  triangolare  circondano.  CoUa  sua  faccia  interna  questa  lamina 
SI  trova  a  contatto  con  uno  strato  di  sostanza  cinericcia ,  ed  ove 
questa  svanisce  colla  faccia  esterna  della  lamina  de'  processi  ver- 
ticali  colle  di  cui  fibre  esterne  concorre  a  formare  i  processi  men- 
zionati. 

Strato  cinericcio  dell'  isola. 

(  Fig.  IV.  e  IX.  ) 

Uno  strato  di  sostanza  cinericcia  della  grossezza  d'  una  a  due 
linee  della  larghezza  dell'isola  divide  le  due  lamine,  di  cui  e  com- 
posto  lo  strato  superficiale.  Questo  strato  cinericcio  e  indicato  da 
VicQ  d'azih  nella  Tav.  xxvi ,  ed  anche  nella  Tav.  \  dell'  Anato- 
mia  e  Fisiologia  del  sistenia  nervosa  ,  sebbene  gli  autoii  non  vi 
abbiano  fatlo  atlenzione  ,  ed  altra  indicazione  abbiano  dalo  alia  la- 
mina esterna  ^2  ,  ed  interna  38,  cio  che  dimostra  abbaslauza ,  che 
non  ne  hanuo  avuto  idea  vei'una. 

Tom.  XXXV  P 


Il4  STROTTCRA    DEGLI    EMISFERI    CEREBRALl. 

Strato  (lei  processi  verticalL 
(  Fig.  IV.  e  V.  ) 

Dall'  arco  olfattorio  pariraeiit'  s'  innalza  la  lamina  midoUare  dei 
processi  verlicali  ,  e  loio  appi-ndici.  Le  sue  fibre  scorrono  para- 
ielle  a  quelle  dell' arco  tanto  riel  lobo  anleriore  {front ale.  )  ,  die 
nel  medio  (  tcmporale  )  ,  ma  it  mai^gior  niimero  si  espande  a  guisa 
di  ventaglio  ,  e  su  d'  una  gran  porzione  degli  emisferi.  Da  questo 
ne  avviene ,  che  le  piu  esterne  come  si  e  accennato  concorrono 
a  formare  il  proresso  enteroideo  ,  che  circonda  tutta  la  valle  del 
Silvio,  altre  si  portano  alia  parte  inferiore  del  lobo  frontale  (are- 
teriore  )  ,  e  formatio  in  parte  i  processi ,  che  i-icevono  il  nervo  oU 
faltorio.  Le  fibre  di  mezzo  innalzandosi  si  perdono  ne'  processi  vcr- 
ticali  e  loro  appendici ,  che  antenormente  si  proluugano  e  formano 
i  processi  circolari,  mentre  quelle,  che  si  dirigono  posteriormente, 
si  disperdono  per  le  circonvoluzipni  della  regione  occipilale. 

Sebbene  queste  fibre  in  laminetle  sottilissime  disposte  coprano 
quasi  tulta  la  fnccia  esterna  e  latcrale  degli  emisferi,  rion  arrivano 
pero  alle  due  c'rconvoluzioni ,  che  scorrono  per  il  margine  inleruo 
6  superiore  degli  emisferi ,  avvegnache  dipendono  dalle  fibre  dei 
pedoncoli ;  anzi  non  formano ,  che  in  parte  quei  processi ,  che  dai 
due  medii  verticali  si  dirigono  uno  verso  la  regione  frontale  ,  e 
r  altro  verso  1' occipitale.  Abb-amo  detto,  che  questa  laminae  co- 
perta  dall'  esterna  e  dallo  strato  di  sostanza  cinericcia  intermedia. 
Colla  sua  faccia  interna  pero  si  trova  in  relazione  colla  commes- 
sura  anteriore  ,  col  corpo  strialo  esterno  ,  e  coUe  fibre  de' pedon- 
coli ,  colle  quali  cost  strettamente  si  uniscono  ,  che  sembra  esservi 
una  decttssazione  E  certo  pero  ,  che  tutto  intorno  al  corpo  strialo 
le  fibre  de'  pedoncoli  si  rivoltauo  un  poco  su  quella  della  lamina 
de'  processi  verticali. 


BEL    PROF.    ROLANDO.  llS 

Commessura  anteriore. 
(  Fig.    VI.    VII.    VIII.  ) 

Non  i  possil)ile  1'  innoltrarsi  dall'  esterno  all'  interno  senea  esa- 
minnre  la  rommessiira  anleriore  ,  che  sebbene  sia  una  parte  co- 
uosciiita  e  descM-iUa  da  liiitgo  tempo ,  cio  non  ostante  non  sono 
Stati  sulUcientemente  consitleraii  i  rapporli ,  cbe  colle  \icine  parti 
cssa  maiitieiie  ,  ue  e  stata  osservata  tutta  la  sua  esteasione. 

Scnza  dauneggiare  parte  veruoa ,  come  dice  Mekel  ,  si  puo 
vedere  la  commessura  anteriore  separando  i  lobi  anterior!  o  dal 
lalo  superioi'e  ,  o  dalla  base  del  cervello.  Iii  q.uesta  regione  si  vede 
sotto  forma  di  cordone  midoliare  della  grossezza  poc'  appresso  del 
neryo  ottico.  Trovasi  innanzi  alle  colonne  anterior!  della  volta ,  e 
porlandosi  in  fuori  attraversa  il  setto  lucido  ,  il  corpo  striate  in- 
terno ,  e  nel  passare  sotto  le  fibre  de'  pedoncoli  da  un  fascio  di 
fili  midoUari  ,  che  con  quelle  unito  va  al  lobo  anteriore.  Questo 
fascio  da  lungo  tempo  e  stato  da  me  indicalo  ne'  bruti  come  parte 
costituente  del  nervo  olfaltorio  ,  ma  finora  non  se  ne  era  fatto  men- 
.  zione  nell'  uouio  ,  sebbene  si  veda  abbozzato  in  alcune  figure.  Da 
questo  punto  la  eonimessura  anteriore  piegata  in  arco  si  porta  in 
dietro  ,  attraversa  il  corpo  striato  esterno ,  eve  il  suo  nucleo  gan- 
f^iioso  si  uuisce  alia  porzione  clncriccia  piii  semplice  ;  da  detta  so- 
stunza  appcua  coperla ,  e  quasi  in  conlatto  colla  lamina  perforata, 
e  colla  fascia  oltica  scorre  posteriormente  dietro  1'  arco  olfattorio, 
e  sortendo  dal  corpo  striato  si  dilala ,  si  espande  colle  sue  fibre , 
c  forma  una  lamina  ,  che  s'  Innoltra  fra  le  fibre  de'  pedoncoli ,  e 
quelle  dello  strato  esterno.  Si  estende  sul  lobo  posteriore  e  sul  lobo 
medio  ,  ed  arriva  sino  al  processo  enleroideo  inferiore  di  esso.  Nel 
felo ,  e  uelle  scimie  le  sue  fibre  sono  visibili  ne'lobi  suddelli ,  ma 
iieir  adulto  maggior  attenzione  si  richiede  per  eseguire  sifiatla  pre- 
parazione. 


ii6  stjiuttuha  degli  emisferi  cerebbali. 

Non  essendo  stalo  conosciuto  dagli  Anatomici  it  fascicolo  ,  chc 
dalla  coramessiira  va  al  di  solto  delle  fibre,  de'  pedoncoli  in  mezzo 
alia  soslanza  cinericcia  de' corpi  striati  nou  fa  meraviglia,  clie  non 
siasi  fatto  altenzione  a'  numerosi  filamenti  col  di  cui  mezzo  trovasi  in 
relazione  con  tutte  le  parli  a  lei  vicine.  Dalla  porzione  anterioie, 
che  esiste  fra  i  due  HiscicoH  olfaltoiii  non  sorte  file  o  fibra  vcruna , 
ed  c  coperia  da  un  neuiilema ,  che  ha  rjualche  leggiera  adesione 
col  setto  lucido  Nelle  porzioni  lalerali  si  vedono  pero  sortire  fili 
midollari  sottilissimi ,  che  passando  jil  di  sopra  delle  radici  del 
nervo  olfaltorio  si  disperdono  per  la  sostanza  cinericcia  del  corpo 
Striato  ,  a  misura  pero  che  piii  si  avvicina  al  suo  niicleo  ganglioso^ 
questi  fili  si  fanno  piA  grossi ,  e  si  imiscono  a  (juelle  linee  circo- 
lari  fatte  di  sostanza  midollare ,  che  in  varj  strati  queslo  ganglio 
dividono.  Col  mezzo  di  fili  consimili  mantiene  inoltre  la  comines- 
«ura  stretta  relazione  coUa  fascia  otlica  inferioripente  situala. 

Corpo  striato  esterno. 

(Fig.  V.  VI.  3.9.  10.  ir.) 

Fra  la  lamina  interna  dello  strato  superficlale ,  e  le  fibre  dei 
pedoncoli  si  trova  il  corpo  striato  esterno  che  e  affatto  distiuto 
dair  interno.  A  mia  notizia  Mekel  e  stato  il  primo  f  Manuel  d'Anat. 
descript.  et  patholog. ) ,  che  ha  fatto  qualche  attenzione  alia  diver- 
sita  ,  che  esiste  fra  la  porzione  esterna  ed  interna ,  che  insieme 
costituiscono  quella  regiofie  degli  emisferi  ,  che  gli  antichi  chiama- 
rono  corpo  striato.  Gli  esatti  disegnatori  delle  Tavole  del  Santo- 
RiNi  (a)  ,  del  Vicq-d'azir  {b) ,  di  Gall  e  Spurzheim  (c)  hanno  ezian- 


(a)  TaT.  III.  fig.  111.  Tab.  srplcmd. 
(i)  1>1.  XXVI. 
(c)  H.  V.  A. 


DEL    I'ROF.    ROLAKDO.  11" 

dio  indlcato  una  diversity  di  struttui'a ,  ma  l'  occhio  di  qiiesti  Ana 
tomici  non  ha  peiielrato  in  queslo  inlreccio  complicatissimo. 

Appoggiato  ad  iufmite  licerclie  falle  sul  cervello  del  feto  uma- 
no ,  delle  scimie  ,  e  di  molli  quadrupedi ,  credo  necessario  di  sta- 
bilire  1'  esisienza  di  due  corpi  siriati  uno  dall'  allro  alTalto  dislinto,. 
avvegnache  l' interno  sia  situate  nella  cavila  de' ventricoli  lateral!, 
e  sia  diviso  e  separato  dall' altro  per  via  dello  strato  delle  fibre, 
che  da'  talami  vanno  al  corpo  calloso  ,  e  di  quelle  ,  che  vengono 
da'  pedoncoli  del  cervello. 

11  corpo  striato  esterno  deve  essere  dislinto  dall'  interno  a  mo- 
tivo  che  la  sua  tessitura  e  alFatto  divcrsa  ,  e  per  non  avere  nulU 
di  coinune  con  esso  nel  feto  umano  ,  ed  in  molti  animali.  Ed  in- 
fatti  e  un  ammasso  di  soslanza  cinericcia ,  subovato  e  nicchiato  iu 
una  fossa  ,  che  presentano  ie  fibre  de'  pedoncoli  al  di  sopra  della 
fascia  ottica.  fi  coperto  all'  esterno,  come  si  e  detto,  dalla  lamina 
de'  processi  verticali ,  e  dall'  arco  olfaltorlo  ;  notisi,  che  e  alquauto 
plu  basso  del  corpo  sti'iato  interno. 

In  tulta  la  sua  superficie  c  per  cosi  dire  formato  di  sempUce 
sostanza  cinericcia  piu  estesa  anteriormente ,  e  al  di  sotto  delle  fi- 
bre de'  pedoncoli ,  e  del  fascicolo  anteriore  della  commessura  ove  st 
trova  a  mutuo  contalto  col  corpo  striato  interno.  Togliendo  ia  delta 
sostanza  che  ha  la  grossezza  di  3,4^5  linee  ,  si  scopre  nel  centre 
uu  nocciuolo,  che  ha  la  tessitura  di  un  ganglio,  ed  in  cui  si  vedono 
tre  strati  convessi  1'  uno  all'  altro  sovrapposti  in  modo',  che  il  pli^i 
piccolo  che  occupa  il  cenlro  e  situato  sulla  faccia  ottica  ,  ha  una 
figura  suboTale  ,  e  di  colore  piu  chiaro  ,  e  comunica  con  quella 
laminetta  stata  pochissimo  considerata ,  da  Vicq-d'azir  pero  col 
nome  di  lamiiiu  perforata  distiota. 

Le  linee  bianchiccie  ,  che  dividono  i  varj  strati ,  sembrano  for- 
mate da  una  serie  di  ganglioli ,  da  cui  sortono  infiniti  fill  midol- 
lari ,  che  si  difibndono  per  lo  strato  sovrapposto.  Essendo  quasi  im- 
possibile  il  dame  un'  idea  con  parole  ,  ho  procurato  di  presentar- 
ue  una  figura  per  quaato  c  possibile  esaita. 


Il8  STRUTTIIRA    DEGLI    EMISFERI    CEREDRAH. 

Le  accennatc  triplioi  sei-ie  di  ganglioli  mantengono  slrettissima 
comunicazione  colla  coinmessura  anteriore  ,  coll'  arco  oifaltorio,  coUa 
discia  oliica  ,  colle  fibre  cle'  pecloiicoli  ,  e  colla  railice  esterna  <lel 
nervo  oU'aiiorio.  II  nucleo  ceiitraie  ,  die  presenia  una  lessituia  piil 
fitta  pare  contencre  raaggior  quautith  di  sostaiiza  tnidollarc.  Ante- 
riormenle  si  continua  colla  lamina  perforata  ,  e  quesla  scorre  in 
avanii  fra  la  fascia  otlica  la  commessura,  e  la  radice  esterna  del 
uervo  olt'atlorio ;  da  varj  fill  alie  vicine  parti  ,  ed  in  ispecie  all' 
area  quadrata  ,  quindi  si  rislringe  ,  si  piega  sulla  delta  commes- 
sura ,  asceiide  per  la  grande  scissura ,  che  divide  i  lobi  anterior!, 
passa  dictro  11  becco  del  corpo  calloso  ,  e  si  continua  colla  lamina 
chr  forma  il  selto  lucido.  La  lamina  perforata  e  formala  da  una 
sostanza  di  natura  particolare  ,  e  sebbene  vi  si  scoprano  fili  mi- 
dnllari  ,  non  si  pub  dire  che  sia  di  natura  decisamente  cinerea  o 
midollare.  Cio  die  pii\  importa  per  ora  si  e  il  conoscere  le  rela- 
zioni  di  queste  parti ,  die  sono  state  cosi  poco  considerate. 

Slrato  de  pedoncoli  degU  emisferi. 

(Fig.    VII.) 

Infinite  sono  le  ricerche  fatte  dagli  Anatomici  (*)  tendenti  a  di- 
mostrare  la  vera  origine  delle  pLramidi  anleriori ,  e  de'  pedoncoli 
cerebrali  ,  ue  di  comune  accordo  si  e  poluto  stabilire  se  abbiano 
principio  ove  si  vede  il  loro  incrocciamento ,  e  se  questo  sia  pifi 
apparente  die  vero.  L'  origine  di  queste  (ascie  piramidali  essendo 
ben  divcrsa  da  quanto  e  stato  delto  finora  ,  non  fara  mcravigiia  , 
.se  varie  e  disaccord!  sono  slate  le  opinion!  di  quclii,  die  d'  inda- 
gioi  COS!  delicate  e  soltili  si  sono  occupali. 

Esaminando  questi  rudimenti  nd  cervello  del  feto  di  Ire  mcsi. 


(')  II  sig    Ssr.nis  ha  rili'ov;>lo  1'  incioccumeuto  su   louo  ctrvilli. 


DEL    PROF.    ROLANDO.  I  Ilj 

sl  pu^  scorgere  die  una  massa  dislinta  conispondcnle  alia  coda 
del  m'ulollo  alluugato  si  inanliene  lontana  e  separata  dai  cordon! 
anterloii  del  niidollo  sp'male.  II  sig.  TiEdemann  sembra  non  aver 
fatlo  altcnzioiie  a  questa  disposizionc  primordiale ,  nulla  di  meiio 
la  cosa  si  pvio  conoscere  dalle  sue  figure.  {Aiiat.  du  cerveau  pi.  vi. 
Jig.   I.  Paris    1823.  ) 

In  questa  massa  aduiiquc  sono  contenute  le  piramidi  anlerlort 
che  poco  per  Tolta  vengono  ricevule  fra  mezzo  ai  due  cordon!  an- 
terior! del  midollo  s|)inate  scendenli  dai  talami  ottici.  Eppercio 
I'  origine  delle  piramidi  anteriori  non  c  tale  come  da  tutti  e  da  me 
Stesso  e  stata  disegnata  nelT  adulto  ,  ma  le  sue  fibre  sotto  forma  di 
laminette  un  poco  espanse  partono  dai  centro  del  midollo  spinalc 
ove  sono  a  contatto  de'  suoi  cordoni  posteriori ,  si  avanzano  oriz- 
zontalmente  sino  al  luogo  ove  esisle  1'  apparente  incrocciamcnlo. 
Quindi  sorlono  dai  mezzo  del  cordoni  anterior!  dai  quali  sono  com- 
pressi ,  ed  innalzandosi  per  la  faccia  anteriore  del  midollo  alluuga- 
to ,  ed  in  mezzo  ai  corpi  olivali  aiTivano  sino  al  margine  inferiore 
della  protuberanza  anellare. 

Questa  disposizionc  singolare  ,  che  piu  volte  ho  verificato  sul 
feto,  suH'uomo  adulto,  e  su  molli  animali ,  da  la  ragione  per  cui 
quando  dalla  protuberanza  si  separano  discendendo  i  fascicoli  pi- 
ramidali  dalle  parti  situate  al  di  dielro,  giunti  al  punto  del  sunpo- 
slo  incrocciamento  si  trova  un  intreccio  molto  difficile  a  superare, 
perche  non  si  e  seguilata  la  direzion«  delle  fibre,  che  si  piegano 
indictro  ,  e  verso  il  centro  del  midollo  spinale. 

Lasciando  per  ora  la  questione  dell'  incrocciamento  delle  fibre 
delle  piramidi  su  di  cui  dovro  riiornare  per  meglio  esaminare  le 
origini  od  eslremita  centi'ali  di  varie  parti ,  che  in  questo  punto 
si  trovano  insieme  aggruppate ,  proseguiro  la  descrizione  dei  fasci- 
coli piramidali,  mentre  passano  dietro  la  fascia  midollare,  che  for- 
ma la  protuberanza  anellare.  In  questo  tratto  le  fibre  delle  pira- 
midi s' inirecciano  in  varj  modi  colle  fibre  della  fascia  suddetta,  c 
con  allre  posleriormente  situate ,  ed  un  poco  pitl  espause  sortcha 


120  STRUTTURA    DEGLI    EMISFEHI    CEHEBRAI.I. 

poscia  dal  mnrgine  snperiore    della    protuberanza ,   e    prendono    il 
no  me  di  pedoncoli  dcgli  emisj'eri. 

Da  mold  Anatornici  soito  il  iiome  di  pedoncoU  c  stata  com- 
presa  tutta  la  mas'ia  ,  die  si  tiova  dietro  i  fasci  piramitlali ,  ed  in 
cui  esistono  porzioni  dei  fascicoli  anteriori  del  midollo  spinalc  ,  dei 
fascicoli  della  commessura  posleriore  ,  e  delle  promincnze  bigcmi- 
ne  ,  ma  io  prelendo  col  nome  di  yoe^/vicj/Zdesignare  soltanto  quella 
lastra  midollare,  che  ncl  sortire  dalla  protuberanza  passa  avanti  ad 
Tino  strato  di  sostanza  nerastra.  Le  fibre  dei  pedoncoli  sono  piiit- 
tosto  dlvprgenti  ,  e  lasciano  in  mezzo  uno  spazio  ,  chiamato  antro 
da  VIalacarne  ,  in  cui,  tolto  un  leggier  strato  cinericcio,  si  vedono 
i  cordon!  menzionati.  Alia  distanza  d'  iin  poHice  circa  dal  margine 
Snperiore  della  protuberanza  i  pedoncoli  sono  circondati  dalle  fa- 
scie  ottiche  ,  con  cui  mantengono  stretta  relizione  per  via  di  nu- 
merosi  fili,  che  passando  da  cjuesta  a  quelle  in  parlicolar  modo 
s' intrecciano.  Al  di  sopra  delle  fascie  ottiche  s'incurvano  all' in- 
fuori  ,  e  lasciano  una  cavita  subovata,  in  cui  nicchiati  stanno  i  corpi 
slriafi  eslerni  sopradescritti.  fntorno  al  margine  del  corpo  striato 
le  fdire  incurvate  dei  pedoncoli  s'  intralciano  in  modo  con  quelle 
della  lamina  dello  strato  esterno,  che  sembra  che  aicune  di  queste 
vadano  ai  processi  dei  pedoncoli,  e  fascettini  di  quesii  discendano 
nei  processi  enteroidei  inferiori  dello  straio  esterno. 

Al  disopra  delle  ftiscie  ottiche  dilatandosi  a  guisa  di  ventaglio 
le  fibre  dei  pedoncoli,  ne  segue ,  che  le  anteriori  si  piegano  sulla 
commessura  anteriore  ,  e  sembrano  far  corpo  col  suo  fascicolo  ol- 
fatlorio,  quindi  vanno  a  formare  i  processi  enteroidei  orbicularis 
che  occupano  il  mezzo  della  region  frontale.  Posleriormcnte  le  fi- 
bre dei  pedoncoli  si  piegano  fortemente  all'  intorno  della  fascia  ot- 
tica  insieme  alio  fibre  del  tubercalo  nodoso  ,  e  cosl  vanno  al  lobo 
occipilale  ,  ed  al  lobo  tcmporale,  e  si  disperdono  per  le  circonvohi- 
zioni  piu  posteriori  e  piu  inferiori ,  che  in  queste  regioni  esistono. 
Le  fibre  di  mezzo  ,  superato  il  corpo  striato  esterno  ,  vanno 
sino  al  vertice,  e  finiscono  nei  processi  che  si  trovano  al  margiae 
superiore  degli  cmisferi. 


DEI.    PROP.    ROLANDO.  '         121 

La  lamina  mtdoUare  dei  pedoncoU  appena  sortita  dalla  protu- 
hernnza  passa  innanzi  alio  strato  di  sostanza  iierastra  ,  che  la  di- 
vide dai  cordoni  anteriori  del  midollo  spinale.  Al  di  .sopra  di  qiiesta 
si  Irova  nuovamente  a  contatlo  per  alcune  linee  coi  cordoni  sud- 
detti  ;  quindi  passa  a  lato  dei  talami  ottici ,  e  delle  fibre  ,  che  ne 
sorlono.  Lasciando  queste  ove  si  piegano  per  passare  alia  regione 
del  corpo  calloso  ,  si  trova  a  conlatto  colle  fibre  midollari ,  che 
vengono  dal  raphe  ,  colle  quali  forma  i  processi  enteroidei  dei  mar- 
"iiie  interno  degli  emisferi, 

Le  fibre  dei  pedoncoli  nel  luogo  ove  presentano  la  nicchia  ovale 
per  il  corpo  striate  esterno ,  sono  piii  fitte,  sembrano  in  particolar 
modo  incrociate,  e  cio  proviene  dai  numerosi  fili  nervosi ,  che  dal 
nucleo  del  corpo  suddetto  con  queste  si  uniscono. 

La  descrizione  che  ho  presentaio  delle  fibre  dei  pedoncoli  e 
molto  diversa  da  quella,  che  ho  pubblicata  nel  i8og,  da  quella 
di  Gall  e  Spurztieim  ,  e  di  Tiedemann  avvegnache  siasi  da  tutti 
creduto  che'  le  rcgioni  laterali  degli  emisferi  fossero  formate  da  fi- 
bre dei  pedoncoli  ,  mentre  ,  come  ho  dimostrato  ,  dipendono  dalle 
lamine  dello  strato  dei  processi  verticali  ,  e  della  yalle  di  Silvio , 
disposizione  di  cui  non  si  aveva  idea  veruna.  Allora  considerava 
io  stesso  le  fibre  del  rorpo  calloso  come  provenienti  dai  pedonco- 
li ,  perchc  sono  in  guisa  particolare  insieme  intrecciate  ,  e  la 
tnia  opinione  e  stata  confermata  dalle  osservazioni  fatte  sul  feto  dal 
sig.  Tiedemann.  E  sebbene  Miii.  e  Gall  in  seguito  abbiano  con- 
sidcrato  queste  fibre  come  distinle ,  1'  idea  pero  che  ne  hanno  dato 
designandole  col  nome  di  sistema  conver^ente,  non  poteva  guidare 
alia  cognizione  della  vera  loro  origine  e  disposizione. 

Tubercolo  nodosa. 

Da  tutti  gli  Anatomici   e  stato   descritto  un   tubercoletto ,   che 
si  vede  all'  esterno ,  e  sotto  all'  origine    della  fascia    ottica ,    ed    ^ 
stato  chiamato   Tubevcuhim  genicntalnm  externum,  non  si  e   pcr6 
Ton.  xxKV  Q 


laa  STBUTTCRA   DECLl   EMISFERI    CEREBRALl. 

pensato  ad  esaininare  quali  siano  le  rol;i?.ioni ,  che  puo  averc  coUa 
fascia  ottica,  e  colle  parti  vicine.  Da  lungo  lempo  nei  quaJrupe- 
di ,  iiel  feto  e  iiell'  uouio  adulto  ho  vedulo  che  da  questo  luber- 
coletto  siluato  sul  margine  posleriore  dei  pedoncoli  s' innaUava  iin 
fascio  di  fibre ,  che  passando  sotto  la  fascia  otlica  su  questa  si  pie- 
gava  come  le  fibre  dei  detti  pedoncoli ,  ed  insieme  si  estendevano 
per  hi  regione  posteriore  ed  inferiore  degli  emisferi ;  un  fascetiino 
di  Gbre  pero  scorre  anteriormente  dietro  alia  fascia  ottica,  ma  noa 
sembra  avere  relazione  veruna  coi  talami  ottici.  Questo  tubercolo 
copre  inoltre  un  fasceltino  ,  che  s'  innalza  dai  testes,  e  die  scone 
air  indentro  ,  e  colle  fibre  dei  pedoncoli  si  confonde. 

Strata  del  ^orpo  ealloso, 

(Fig.  X.) 

Si  e  detto  ,  che  da  uno  strato  esterno  bilatninato  vlene  formata 
la  faccia  laterale  degli  emisferi ,  che  coperte  da  questo  strato 
ascendoiio  dal  niidoUo  allungato  le  fibre  dei  pedoncoli  ,  e  vanno 
sino  al  vertice.  Ora  soggiungeremo  che  in  mezzo  a  questi  Strati 
destro  e  sinistro  si  trova  lo  strato  del  corpo  ealloso.  Sotto  questo 
nome  s'  intendeva  dagli  Anatomic!  quello  spazio  di  fibre  raidoUari 
di  forma  quadrilatera  allungata ,  che  si  vede  in  fondo  alia  gran 
Scissura  longitudinale  ,  separando  superiormente  1'  vmo  dall'  altro  i 
due  emisferi.  (  f^.  Fig.  x.  ) 

Per  ben  conoscere  quali  strette  relazioni  esistano  fi'a  i  talami 
ottici  ed  il  corpo  ealloso ,  conviene  tagliar  questo  nella  direzione 
della  sua  linea  mediana  ,  ed  allontanare  i  due  emisferi  1'  uno  dall' 
altro.  Col  mezzo  di  quest'  operazione  si  metlono  in  vista  i  ventri- 
coU  laterali ,  in  cui  sono  contenuti  i  corpi  slriati  interni,  i  talami 
ottici  coperti  dalla  volta  a  tre  pilastri  ,  e  dal  plesso  coroideo.  I  ta- 
lami ottici  rappresentaiio  due  eminenze  della  figura  e  grossezza  di 
un  ovo  colombiuo ,  che  soao  ricevute  fi'a  lo  spazio  Irlaugolare  Ja- 


DEI.    PROF.    ROLANDO-  raS 

sciato  dalla  divergenza  delle  eslremita  posteriori  dei  corpi  striati. 
Quasi  nello  stesso  modo  ail'  angolo  di  divergenza  posteriormente  la- 
sciata  dai  talami  si  adattano  ie  proniinciue  bigemine  ,  sebbene  piu 
basso  situate. 

Quesle  prominenze  ,  che  nel  cerveHo  posto  su  di  una  tavola  , 
sembrano  esser  situate  orizzoiitaimente  ,  cosi  che  i  nates  siano  an- 
leriori  ,  ed  i  testes  postei''iori ,  osservate  nel  cranio  ,  hanno  una 
posizione  piu  verticale  ,  e  quelle  si  rendono  percio  superior!  ,  e 
quesle  inferiori ,  e  da  queste  partono  fascicoli  di  fibre  midoilari , 
ehe  contribuiscono  alia  forraazione  dello  strato  dei  talami^  e  vanno 
anche  alio  strato  dei  pedoncoli. 

La  inaniera  con  cui  Reil  ha  tentato  di  sciogliere  il  problema 
che  si  era  proposto  riguardo  ai  vicendevoli  rappoiti  che  esistevano 
fra  Ie  fibre  dei  pedoncoli  e  quelle  del  corpo  calloso  ,  dimostra  che 
non  aveva  potirto  scorgere  in  modo  ben  distinto  Ie  fibre  di  questi 
due  apparali.  Le  osservazioni  ,  che  ho  avuto  luogo  di  fare  sul  feto 
di  1 5  settimane  y  e  nei  tempi  posteriori  quelle  intraprese  sugli  ani- 
mali ,  in  cui  una  maggior  semplicita  si  ravvisa  ,  mi  hanno  persuaso 
che  nell'  xiomo  adulto  ancora  si  potevano  seguitare  le  fibre  del 
corpo  calloso  dalia  loro  origine  nei  talami  ,  e  nei  Jiates  sino  alia 
loro  reciproca  unione  nella  linea  mediana  o  raphe. 

Ho  da  piu  lustri  osservato  che  nei  talami  ottici  esisleva  un  in- 
Ireccio  di  molte  parti  strettamente  insieme  coUegate  ,  e  che  esigeva 
molto  pill  minute  ed  esatte  ricerche  per  esser  in  qualche  modo 
svolto  e  conosciuto  (Sag.  cit.  t."  edizione).  Irifatti  nei  talami  de- 
vono  esser  considerali  la  taenia  semicircolare ,  i  pedoncoli  della 
ghiandola  pineale  ,  fibre  nuraerose  che  vengono  dall'  interno  dei  ta- 
lami ,  ed  altre  che  vengono  dai  nates ,  di  cui  le  inferiori  si  portano 
per  i  talami  ,  mentre  le  superiori  formano  le  radici  delle  fascie  ot- 
liche   da  Rideley  ,  e  quindi  dai  Santorini  gia  osservate. 

E  facile  lo  scorgere  che  nel  feto  di  i5  ,  i6  e  I'j  setlimane,  ed 
in  moUi  quadruped!  si  puo  scparare  un  ammasso  di  sostanza  cine- 
riccia,  che  presenta  quasi  un  guancialetto  ,   posta  sulla   parte   su- 


134  STRUTTURA    DEGH    EMISFERI    CEREBRAI,!'. 

periore  dei  talami ,  e  questo  si  pub ,  sebbene  con  mngglore  diffi- 
coha ,  eseguire  iiel  cervollo  deU'  iioino  aihilto.  Raschiando  qiiesta 
soslauza  cincriccia  dalla  faccia  convessa  dei  talami  si  metlono  alio 
scopcrto  numerose  e  sotlili  Gbre  midollari ,  che  vengono  dalla  fac- 
cia interna ,  e  si  espandono  arrivando  alia  loro  ciiconferenza  per 
passare  sotlo  11  corpo  stiiato  iiiterno.  In  questo  puiito  s'  intreccia- 
no  colle  fibre  della  taenia  semicircolare  in  modo  che  vengono  a 
raccogliersi  in  fascicoli  piii  dislinli ,  posteriormente  piii  grossi  ed 
anleiionnente  piu  divisi  dalla  frapposta  sostanza  cinericcia.  Da  queste 
iibie  si  fonna  uno  strato  che  viene  a  contatto  dello  slrato  dei  pe- 
donroli ,  ed  e  con  qnesio  strettamenle  unite  a  motivo  dell'  intral- 
ciamento  prodotto  dalle  fibre  della  taenia ,  cbe  molto  all'  infuori 
si  estendono. 

Lo  stralo  proveniente  dai  talami  ascende  in  mezzo  alio  strato 
dei  pedoncoli  ,  ed  al  corpo  striate  interno  sino  all' altezza  del  corpo 
calloso ,  ivi  le  sue  fibre  si  piegano  indenlro  lasciando  quelle  dei 
pedoncoli,  e  si  dirigono  orizzontalmenle  verso  la  linea  mediana, 
passano  solto  il  raphe  per  inconuarsi  con  quelle  del  lato  opposto, 
e  fonnare  il  corpo  calloso. 

Corpo  striato  interna. 
C  Fig.  X.  ) 

Le  fibre  che  sortotio  a  guisa  di  raggi  dal  margine  esterno  dei 
talami  ,  mentre  s'  incontrano  colle  ascendenli  dai  pedoncoli  for- 
mano  una  lamina  midoUare  di  4  a  5  iinee  di  grossezza  ,  che  s'in- 
nalza  fra  mezzo  ai  due  corpi  striati  ,  poiche  I'esterno  e  appoggiato 
suite  fibre  dei  pedoncoli,  e  Tinterno  su  quelle,  che  dai  talami 
vanno  al  corpo  calloso. 

Questo  corpo  striato  e  un'  eminenza  di  figin-a  piriforme ,  nc  si 
distingue  soltanto  dall'  esterno  per  questa  disposizione ,  ma  ezian- 
dio  per  la  sua  composizione.  E  se  un  intreccio  di  fibre   midollari 


DEL    Tnor.    noLANDO.  120 

complicatissinao,  "una  specie  cU  ganglio  forma  il  nocciuolo  del  corpy 
SUiato  eslerno  •.  nulla  di  simile  si  ravvisa  iiell'  inteino  di  figura  pi- 
riforme  che  c  coinposlo  di  semplice  ed  omogenea  sostanza  cine- 
rictia  ,  die  si  tVainmetlc  alle  Gbre  suddette.  Qnesta  non  peneJra  clie 
raramente  sino  alle  fibre  dei  pedoncoli ,  che  scorrono  csternamenle. 

Le  osservazioui  falle  sui  loro  primordi  maggiormenie  dimoslrano 
esser  questi  due  corpi  ail'atto  diversi  ,  ne  potersi  con  un  solo  e 
slesso  nomc  distinguere.  Appena  comincia  ad  esser  visibile  nel  feto 
umano  questo  aminasso  di  cinericcia  sostanza,  si  scorge  che  forma 
uu' eminenza  allungata ,  ed  in  tal  modo  a  guisa  d' arco  incurvata 
che  viene  ad  abbracciare  perfettamente  tulto  il  talamo ,  e  le  fibre 
che  ne  sortono ;  ne  queste  fibre  hanno  comunicazione  veruna  cot 
corpo  striate  esterno. 

Insensibilmente  la  sua  estremita  posteriore  si  accorcia,  e  s'im- 
picciolisce  nel  feto  stesso,  dal  che  ne  viene  che  presenta  inline 
quella  figura  piriforme  che  e  stata  descritta  da  lutti  gli  Anatomici 
neir  adulto.  Fra  questo  corpo  striato  ed  il  talamo  si  trova  la  tae- 
nia semicircolare ,  dt  oui  parleremo  insieme  ai  cordoncini  ,  che 
dalle  promincnze  mammillari  s'  inaalzano. 

Fascio  midollare  del  processo  cristato. 

(Fig.  VIII.  3.) 

Fra  i  processi  enteroidei  il  piu  costante  ,  e  facile  a  distinguersi 
e  quello  ,  che  scorre  snl  corpo  calloso  da  Vicq-d'azir  gia  stato  ac- 
cemiato.  Necessario  io  credo  il  dislinguerlo  col  nome  di  processo 
cristato  ,  poiche  nasconde  un  apparato  singolare  o  disposizione  di 
fibre  midollari  non  stata  ancora  osservala  ,  sebbene  facile  sia  il 
metterla  in  vista  eziandio  nel  cervetli  per  la  loro  mollezza  meno 
atti  a  cosi  delicate  ricerche. 

Raschiando  la  sostanza  cinerea ,  che  forma  il  lato  interno  di 
questo  processo ,  si  scopre  un  fascio  di  fibre   midollari ,  che   go- 


12t>  STRUTTURA    DEGLI    EMISFERI.  CEREBRALI. 

dono  i'  una  stessa  direzione.  Esaminando  atlentamcnte  questo  fa- 
scicolo  di  fibre  si  |ni6  vedere  clie  esse  si  contiDuano  colla  radice 
interna  del  nervo  olfattorio,  ove  questa  s'introdiice  nella  grande  scis- 
sura,  e  forma  1' estremita  anteriore  del  processo  cristate.  Quindi  il 
detto  fascicolo  s'  innalza  per  il  lobo  anteriore,  ed  intorno  al  becco 
del  corpo  calloso:  crescono  le  sue  fibre,  e  se  a  principio  formavano 
un  fascettino  della  grossezza  di  una  penna  di  corvo,  giunto  sul  corpo 
calloso  si  puo  dire  esser  questo  grosso  come  una  penna  da  scri- 
vere  ,  e  di  forma  quasi  triangolare.  Conservando  quasi  la  stessa 
grossezza  si  avanza  si  no  ail'  estremita  po.steriore  del  corpo  suddet- 
to ,  su  questo  si  picga  per  formare  quel  processo  che  Vicq-d'azir 
dice  contenere  il  corno  d'  ammone  ,  e  giunto  all'  unci/io  si  risolve 
in  fibre  midoUari  ,  che  vanuo  all'  apice  del  lobo  di  mezzo. 

Questa  fiiscia  di  fibre  midoUari ,  che  con  somma  facilita  si  se- 
para  dalle  parti  vicine  manda  continuamente  fibre  numerosissime, 
che  dal  suo  lato  superiore  si  espandono  a  guisa  di  cresta  che  s'in- 
natzi  tutt'  all'  intorno  del  corpo  calloso.  Formano  queste  fibre  il 
detto  processo  cristato  ,  ed  infine  quel  ['rocesso  che  gira  intorno 
al  corpo  calloso  ,  e  va  a  diffondersi  per  il  processo  il  piu  intern© 
del  lobo  di  mezzo. 

Apparato  fibrosa  delle  strie  longitudinali  di  Rfal. 

(  Fig.  VIII.  e  IX.  ) 

Le  fibre  del  fascio  che  forma  il  processo  cristato  non  sono 
pero  a  contatto  della  faccia  superiore  del  corpo  calloso ,  ma  in 
mezzo  a  questa  ed  a  quelle  si  trova  uno  strato  di  fibre  Irasversali 
.sottilissime  ,  che  formando  un  piccolo  risalto  ai  lali  della  linea  me- 
diana  del  corpo  calloso ,  producono  quelle  linee  longitudinali ,  che 
Reil  ha  chiamato  striae  longitudinales  laterales ,  e  queste  lasciando 
una  depressione  lineare  frammezzo  ,  danno  luogo  a  quella  dispo- 
sizione ,  che  Raphe  o  sutui'a  esterna  del  corpo  calloso  e  stula 
nominata. 


DEL    PROr.    ROLANDO".  I2'j 

Dal  margine  tlelle  sudtlette  striae  di  REil  si  dirlgono  in  fuorl 
fibre  mldollari  ,  clie  passano  fra  mezzo  la  fibre  del  corpo  calloso , 
jche  vengono  dai  talami ,  ed  il  fascio  del  processo  crislato.  Quindi 
piegate  insii  ad  angolo  retto  lasciano  Ic  fibre  dei  talami ,  die  di- 
scendouo  menlre  scorrono  esse  fra  mezzo  alle  fibre  del  processo 
cristate  ,  e  quelle  dei  pedoncoli  per  dilFondersi  in  qnei  processi 
siiuati  sopra  il  processo  crislato ,  e  che  si  estendouo  sino  al  mar- 
gine superiore  degli  emisferi. 

Se  con  somma  facilita  si  scoprono  le  fibre  longitudinali  del  pro- 
cesso cristato  ,  c  la  loro  comunicazlone  coUa  radice  interna  del 
nervo  olfattorio  nel  feto ,  e  nei  quadrupedi,  non  e  cosl  fecile  il  ve- 
dere  in  questi  le  fibre  traverse  descritte,  e  sembrano  uiancare  iu 
quelli ,  in  cui  non  esistono  circonvolnzioni. 

SeUo  lucido. 

(Fig.  X.  I.  2.) 

Gli  elementi  che  concorrono  alia  formazione  del  setto  lucido 
sono  stati  cosi  bene  considerati  dai  moderni  Anatomici ,  che  poco 
si  puo  aggiungere  alia  descrizione  che  ne  danno  Mekel  e  Tjede- 
MANN  tanto  riguardo  all'  adulto  ,  che  al  feto. 

Ho  accennalo  di  sopra  che  la  lamina  perforata  che  si  avanza 
per  la  fascia  otlica  e  la  commessura  anteriore  girava  indentro  per 
Li  scissura ,  che  divide  i  due  lobi  anteriori.  Questa  unita  a  qualche 
porzione  del  tuber  cinereum  si  espande  in  una  lamina  assai  eslesa 
che  si  adalta  sul  davanti  alia  concavita  dei  corpo  calloso  e  poste- 
riormente  alia  convessita  delle  colonne  anteriori  della  volta.  Hanno 
le  due  lamine  ,  che  dagU  oppositi  lati  vengono  a  contatto  una  fi- 
gura  falciforme ,  cosi  che  la  parte  piii  acuta  sara  quella ,  che  pro- 
IVingar  si  deve  fra  la  volta  ed  il  corpo  calloso.  Sono  composte  di 
fibre  midollari  internamente  coperte  di  sostanza  cinericcia,  danno 
passaggio  alia  commessura  anteriore. 


I2)J  STRUTTURX    DEGLI    EMISFERI    CEREBRALI. 

Non  esseiulo  le  due  faccie  interne  bene  a  contatto  in  tiilta  la 
loro  supcrlicie  ne  nasce  una  cavili  sempre  piu  grande  nel  f'eto  , 
che  iiell'  adulto  ,  ed  e  stata  chiamata  ventricolo  del  Sili'io  ,  o  del 
setto  liicido :  questo  comunica  al  disopra  della  coramessura  an- 
teriore  per  un'  apertura  iriangolare  col  terzo  ventricolo  ,  o  dei  ta- 
lami.  Come  Mf.kel  insegna  esiste  verameiite  nn  intreccio  di  fili  mi- 
dollari  fra  il  setto  lucido  e  le  colonne  anteriori.  Quanto  vengo  di 
dire  e  appoggiato  alle  osservazioni  fatt6  eziandio  sul  feto  ,  e  sui 
quadrnpedi  ,  ma  bisogna  confessare  ,  che  si  possono  desiderare  \x\- 
teriori  scliiarimenti  alliue  di  metier  in  piu  chiaro  aspetto  cosi  im- 
portanii  disposizioni. 

Volta  e  coma  d  ammone. 

(Fig.  Vir.) 

Tin  cordoncino  mldollare  ,  che  viene  dal  pedoncoli  degli  emi- 
sferi  ,  o  si  avanza  fra  qiiesti  ed  i  cordoni  anteriori  del  midollo  spi- 
nale  diretti  ai  talami ,  puo  a  niio  parere  esser  considerato  come 
1'  origine  dell'  apparato  singolare  che  comprende  la  volta  e  le  coma 
d'  ammone. 

Giunto  il  detto  fascicolo  alle  prominenze  mammillari  («)  si  di- 
vide in  quattro   cordoncini. 

//  pill  intenio  e  pii\  sottile  s'  innalza  dalla  proniinenza  mam- 
millare  ,  e  per  il  margine  superiore  dei  talami  va  ad  unirsi  al  pe- 
doncolo  della  ghiandola  pineale  piii  visibile  nell'  iiomo  ,  che  nei 
quadrnpedi ,  in  alcuni  dei  quali  e  espanso  a  guisa  di  pennello.  (i) 

It  secondo  piu  grosselto  penetra  nella  sostanza  del  talarao  co- 
perto  da  uno  slrato  di  sostanza   cinericcia  ,    e    s'  innalza    sino    al 


(a)  Vicq-d'd'azi»  Tab.  XXV.  f.  a. 

{hi)  Kccbcrchcs  sur  la  mot-Uc  (01ong<^c-  Mem.  de  TAcad.  dci  scicuces.  Vul.  XXIX. 
Saggio  sul  ccrvcllo.  Sccoiula  KtHziono. 


DEr,    PnOF.    ROLANDO.  13f) 

tubei'colo  nodoso  anteriore.  In  questo  Iragitto  prende  un  aspetlo  di 
cans'lio  ,  da  cui  soi'te- un  numero  graiide  di  fill  sotlilissimi;  ^Iekei. 
dice  che  si  cs|)aiide  a  j^uisa  di  ventaglio.  Un  terzo  cordoncino  dato 
dulla  prominenza  inaminilhire ,  ma  die  mi  e  sembiato  sovente  ve- 
nire dai  vicini  pedoncoli  degli  emisferi  e  quello,  nlie  innalzandosi 
si  porta  fra  mezzo  ai  corpi  slriali  intern! ,  ed  ai  lalami ,  ed  e  co- 
nosciulo  col  nome  di  taenia  s'-mlcircularis ,  merita  qnesto  una  par- 
ticolar  attenzione.  Non  si  poteva  aver  idea  un  p6  esalta  dell' impor- 
tanza  di  questo  cordoncino  se  non  esatninando  il  cervello  del  fcto 
dal  secoiido  al  terzo  mese.  A  q«est' epoca  si'scorge  che  questo  fa- 
scetto  di  fibre  midollari  ,  a  misura  che  si  estende  posteriorraente 
per  il  sol<;o  menzionato  manda  sottilissime  Cla  o  fibre  che  s'  in- 
trecciano  colle  fibre  che  vengono  dai  tatami ,  etl  in  tal  modo  ven- 
gono  queste  distribuite  in  fascettini  molto  piii  distinti  che  nelle  al- 
Ire  parti.  Questo  intreccio  fi-a  le  fibre  della  taenia  ,  ed  i  fascetti 
dello  strato  del  talaino  sembra  estendersi  in  parte  alle  fibre  dei 
pedoncoli ,  motivo  per  cui  quesii  due  strati  sono  tra  di  loro  stret- 
tamente  congiunti  in  questa  direzione, 

E  stato  osservato  da  VicQ-D'Azin,  e  da  altri  anatomici  in  se- 
guito ,  che  la  striscia  semicircolare  oltrepassa  il  solco  esistente  fi'a 
i  corpi  striati  ed  i  talami ,  e  che  si  perde  nel  lobo  medio.  Avendo 
io  seguitato  con  moUa  attenzione  questo  cordoncino,  mi  sono  as- 
sicurato ,  che  gira  ai  di  sotto  dei  talami ,  e  quindi  paralello  al  cor- 
pus fimbriatum  va  sino  al  tubercolo  chiamato  uncino ,  ed  a  questo 
si  unisce  con  fibre  o  fili  che  occupano  il  lato  opposto  di  quelle, 
che  vengono  dalla  Usterella  Jimbriata: 

Dalle  prominenze  mammdlari  infine  s'  innalza  un  quarto  cor- 
doncino ,  il  quale  s'  incurva  in  faori ,  e  si  avanza  sino  alia  com- 
messura  anteriore.  Dietro  questa  si  unisce  con  quella  del  lato  op- 
posto ,  per  cui  si  fi)rma  la  colonna  anteriore  delta  volta.  In  questo 
Iragitto  sono  i  due  cordoni  strettamente  uniti  colle  lamine  del  setto 
lucido,  edinternamente  per  un  certo  tratto  coperti  daila  sostanza 
cinericcia ,  che  forma  il  suo  strato  inlerno. 

Tom.  xxxr  R 


l3o  STRDTTUR\    DEGLI    EMISFEKI    CEUKBHALI. 

Sebbcnc  in  esscnza  si  trovi  conforme  al  vero  quaiito  da  Tie- 
DEMVNX,  c  da  MekEl  vicn  riferito,  cio  non  di  meno  a  tal  propo- 
silo  dirb  ,  che  i  due  pilaslri  anteriori  rendendosi  piCi  filamentosi , 
si  appiattiscono ,  e  formano  i  lati  della  volta  molto  divergenti  ,  e 
clie  le  loro  fibre  vanno  a  fonnare  quella  parte  deile  colonne  po- 
sieriori  o  corna  d'  ammone  ,  die  corpus  fimhviatum  si  chiama  ,  e 
che  va  a  (iim-e  all'  apice  AtW uncino. 

Non  tulle  pero  le  fibre  ,  che  vengono  dai  pilaslri  della  volla  si 
consuinano  iti  quesla  lisierclla  midoUare  ,  ma  mollissime  si  espaii- 
dono  sulla  sosianza  cinericcia  nascosta  nel  corno  d' ammone,  clie 
con  obliqua  dlrczjone  circondano. 

Se  dalle  fibre  dei  pilaslri  sono  formati  i  lati  della  volta  ,  io 
credo,  clie  le  parti  di  mezzo  e  la  sua  coniiessione  col  corpo  cal- 
loso  vien  falla  dalle  produzioni  del  sello  lucido  ,  clie  si  eslendono 
slno  alia  base  ;  e  quindi  con  facilita  distiuli  strati  nella  volla  si 
discoprono. 

£  sempre  state  osservalo ,  che  nella  faccia  inferlore  della  volta 
esistono  fibre  trasversali ,  per  cui  e  stato  imposlo  a  questa  regione 
il  nome  di  Uva.  Si  e  creduto  che  il  niarginc  posteriore  di  quest' 
organo  fosse  formato  dal  rivolgimento  delle  fibre  trasversali  del  corpo 
calloso  ;  ma  la  disposizione  ,  che  ho  osservalo  in  alcuni  quadrupe- 
di ,  e  nel  felo  ,  fa  credere  esser  quesle  fibre  trasversedi  posteriore 
formazione ,  ed  alTallo  distinte  dalle  fibre  posteriori  del  corpo  cal- 
loso. Quests  fascio  di  fibre  ti'asversali  {Bourrelet  di  Vicq  d'azir  ) 
neir  unirsi  a  quelle  delle  colonne  posteriori  si  espandono  in  modo 
a  circondare  la  sostanza  cinericcia  ,  che  ripiegata  e  rinchiusa  slA 
nel  corno  d'  ammone.  Eppure  quesle  fibre  in  tal  modo  conlorte 
preseniano  uno  strato  sottilissimo  ,  in  cui  le  fibre  si  vedono  dis- 
posle  a  spirale. 

Tanlo  il  fascio  di  fibre  trasverse  ,  che  quelle  delle  colonne  po- 
steriori sono  separate  nel  feto  sino  ad  una  certa  epoca  dai  margini 
posteriori  del  corpo  calloso  e  degli  cmisferi ,  ma  quando  il  feto  si 
avvicina  al  "j."  mese  si  trovano  insieme  unite. 


BEL    PHOF.    ROLANnO.  l3l 

Al  di  sotfo  del  fasoio  irasvei-so  siidiletlo  ,  ed  alia  dislaiiza  di 
8  a  10  milliinetri  dalla  linea  inediana  spimlnno  due  cilindri  di  so- 
statiza  ciiicriccia  ,  chc  ingrossaiidosi  si  esteiidono  in  fuori  nella  di- 
rezioiie  d,ille  coloniic  posleiioii  della  voUa  :  e  coperti  dalle  fibre 
accennate ,  cioe  dalle  fibie  delle  colonne  posteriori ,  e  del  fascio 
trasverso  del  corpo  calloso  ,  fonnaiio  la  parte  centrale  del  corno 
d'  ammone.  SiiTome  pero  iin  margine  rimane  scoperio  e  privo 
di  Gbi  e  miduUari ,  cosi  si  vede  correre  nella  direzione  della  liste- 
rella  delta  corpus  Jiinhriatuin  ua  ciUadrelto  o  striscia  iucrespala. 
{dentelee  di  Vicq-d'azir.  ) 


SPIEGAZIONE   DELLE   FIGURE 

FlGURA     I. 

Qiiesta  figura  rappresenta  la  faccia  esterna  del  desrro  emisfero,  in 
cui  i  processi  enteroidei  sono  un  poco  allontanati  gli  uni  dagU 
altri  nello  spogliarli  della  pia  madre  ,  e  queslo  ad  oggetto  di 
renderli  piil  visibili  e  dislinti,  onde  poterii  piu  facilmente 
seguitare  coU'occhio,  non  esseadosi  potiuo  fin  era ,  come  e 
nolo  ,  nulla  slabilire  di  positive  a  questo  riguardo. 

Per  la  slessa  ragione  sono  stati  un  p6  sollevati  i  processi 
che  formano  i  contorni  della  Valletta  del  Silvio  di  figura  trian- 
golare  ,  ed  in  tal  modo  si  vede  in  parte  I'isolaj  che  presenta 
varj  processi. 
r.  a.  3.  4-  5.  Processo  enteroideo ,  che  circonda  la  scissura  del  Sil- 
vio. I.  Parte  anteriore.  i.  i.  Porzione  orizzontale.  3.  3.  5.  Por- 
zione  posteriore  ed  inferiore ,  che  forma  il  processo  enteroi 
deo  supcriore  del  lobo  mezzano. 

Tanlo  r  isola  ,  che  la  mcia  del  processo    i.  i.  3.  4-  5-  c  for- 
mato  dalla  lamina  o  stralo  della  volta  del  Silvio. 


l3a  STRUTTURA    DEGLI    EMISFERI    CEREBRALI. 

6.  7.  Isola  ili  forma    quasi    triangolnre  ,    ed    in    parte    coperta. 

6.  Puulo  ceiilrale  <la  cui  si   clirifi;ono   in   fiiori  i   processi    dis- 

posli  a  gaisa  ili  raggi.   7.   Processi  suddetti. 
8.9.  10.  II.  Faccia  iiiferiore  del  lobo  anleriore.  8.  Solco  crocifor- 

me ,  o  a  guisa  di  -p  assai  costanle.   11.  Solco,  che  riceve  il 

nerve   oU'altorio. 

12.  i3.  (4.  i5.  Processi  enteroidei  verticali ;  i  due  di  mrzzo  i3.  14. 

sono  slati  da  Vkq  d'azir  considerati  come  costanli.  Anche 
nclle  tavole  VIll.  e  IX..  dell'  Jnatomie  et  Physiologic  du  sy- 
sleme  nerveux  di  Gall  e  Spurzheim  sono  stati  dall'  esatto  di- 
segnalorc  rappresentali ,  ma  questi  Analoinici  noii  sembi-ano 
avervi  fatto  attenzione  veruna. 

13.  16.  17.  18.  Processo  verticale  anteriore  ,  che  si  continua  per  il 

processo  16,  e  che  forma  poi  i  processi  orbicolari  I'j.  18.  Quesli 
processi  liilti  a  giiisa  di  circolo  alle  volte  non  esistono  ,  e  si 
osserva  soltanto  una  maggior  grossezza  nella  circonvoluzione, 
che  indica  sempre  una  particolar  disposizione  di  fibre  midollapi. 

i3.  19.  20.  2t.  22.  23.  Processo  verlicale  secondo  mollo  piu  esieso  in. 
alto.  Si  divide  in  due  rami  in  19,  e  son  questi  conlinuazionc 
di  questo  processo,  che  in  2  r.  22.  23.  formaun  processo  cii'- 
colare  prodotto  dalle  parlicolari  disposizioui  delle  fibre ,  che 
si  biforcano.  IManca  talvolta  questo  processo,  o  si  Irova  in  suo 
luogo  un  processo  semplice  ,  e  soUanto  un  p6  piii  largo ,  e 
depress©  nel  mezzo. 

14.24.25.26.  Processo  verticale  terzo  parimenli  assai  allungato  in. 
alto.  25.  26.  Porzione  ,  che  si  piega  indietl'o ,  e  forma  una  sua 
appeudice. 

.i5.  27.  28.  29.  Processo  verticale  quarto  o  posteriore  piii  corto  degli 
altri.   27.  28.  29.  Sue  appendici. 

I  numeri  12.  a  29.  inclusivamente  indicano  processi,  che 
sono  formati  dalla  lamina  seconda  separata  nella  regione  dell' 
isola  da  quella,  che  forma  la  scissura  o  Valletta  del  Silvio, 
-col  mezzo  di  uiio  strato  di  sostanza  cinericcia.  Come  si'Vede, 


DF-i.  pr.or.  r>OLANDO.  x6i 

questo  strato  c  assai  esteso  ,  e  co'  suoi  processi  forma  quasi 
tutta   la  faccia  estcrna  dell'  emisfero. 

a.  a.  Processo  secoiulo  del  lobo  di  mezzo  ,  che  viene  formalo  parte 

dallo  strato  del  processi  verticali ,  e  parte  dalle  fibre  della 
commessiira  antcriore  ,  che  a  guisa  d'  arco  si  estende  poste- 
rlormeute  ,  e  colle  sue  fibre  va  al  lobo  posteriore  e  medio. 
Ved.  Fig.  V.  c  VI. 

b.  If.    Processo  terzo  semiduplicato  fatto  dalle  cslremit^   delle  fibre 

che  vengono  dai  pedoiicoli. 

c.  c.    Continuazione  dello  stesso  pi'ocesso  ,  che  si  estende  nella  di- 

rezione  del  margine  degli  emisferi  ,  ed  e  composto  dalle  fibre 
<lei  pedoiicoli,  die  si  estendono  per  tuilo  1'  emisfero. 

Nota.  Nel  lobo  di  mezzo  si  possono  distitiguere  cinque  pro- 
cessi ,  tre  si  vedono  all'eslerno  ,  ed  il  quarto  e  quinto  iw- 
sieme  lalvolta  confusi  si  vedono  dalla  parte  interna. 

FiGURA    II. 

Emisfero  destro  separato  con  un  taglio    verticale    dal    Sinistro  ,    c 
veduto  dal  lato  interuo. 

a.  a.    Processo  euteroideo  cristate  ,  che  principia  dalla   radice   in- 

terna del  nervo  olfattorio  ascende  intorno  al  becco  del  corpo 
calloso ,  scorre  su  questo  sino  alia  sua  estremita  posteriore  , 
la  circonda ,  e  va  per  il  processo ,  che  copre  il  corno  d'am- 
mone  lungo  il  lobo  medio. 

b.  b.    Processi  delle  strie  longitudinal!  di  Reil.    Con  questo  nome 

ho  distinto  qiiesli  processi  situali  al  di  sopra  ed  intorno  al 
processo  cristato,  perche  le  fibre  che  oompongono  questi  pro- 
cess! hanno  origine  dalle  strie  suddetle,  che  scorrono  sul  corpo 
calloso  passano  sollo  il  fascio  delle  fibre  longitudinali  del  pro- 
cesso cristato,  e  vaiino  a  formare  i  menzionati  processi,  che 
coufiaaao   con  quelli  falti  dalle  (ibre  dei  pedoucolL 


1 34  STrvUiTur.A  degi.i   emisferi  ceredrah. 

c.  c.    Solco  ,  che  divide  il  lobo  posierlore,  e  die  coriisponde   alio 

sperone.  die  si  irova  nel  corno  posleriore  del  ventricolo  laterale. 

d.  d.     Prooessi   dti   lol>o  medio  ,  a  cui    pervengono    le    fibre    dello 

strato  dei  pedoiiroli. 

c_f  g,  Corpo  calloso  diviso  per  metJi.  e.  Becco  del  siuldetto. 
f.  Parte  snperiore.  g.  Fascicolo,  che  si  estende  per  il  corno 
d'  ammoiie.  Bdirrelet  di   Vicq-d'a?ir. 

/(.   Corpo   striato  inlerno. 

i.    Commessura  anlcriore. 

/,-.   Talaino   oltico. 

/.     Gliiamlola   pineale  col  suo  pedoncolo. 

m.  Colonna  anleriore  della  volta ,  che  s'  innalza  dlelro  la  commes- 
sura anteriore. 

n.  Nervo  otlico. 

o,  Spazio  ,  in  cui  esiste  una  mufua  adesione  fra  i  due  lalami  per 
via  di  sostanza  ciuericcia  ivi  frapposta. 

FiGtIRA    III. 

Happresenta  il  lato  destro  ed  esterno  del  cervello ,  da  cui  si  e  tolta 
la  ineti  interna  del  processo  triangolare  ,  che  circonda  la  valle 
di  Sdvio.  In  lal  modo  piii  visibile  si  rende  1'  isola  co'  suoi  pro- 
cessi  disposti  a  guisa  di  raggi.  L'  estremiti  del  lobo  medio  e 
troncata. 

!.  I.    Margine  posteriore  del  lobo  anteriore. 

J.  2.  Strato  o  lamina  delta  valle  del  Silvio  recisa  tutt'  intorno  all' 
isola.  Dessa  e  che  forma  la  mela  interna  del  processo ,  che 
circonda  questa  regione  triangolare  ,  forma  i  process!  dell'  iso- 
la ,  ed  e  separata  dalla  lamina  dei  processi  verticali  da  uuo 
slrato  di  sostanza   cinericcia  della  grossezza  d'  una  linea. 

\.  3.    Processi  dell'  isola  disposii  a  guisa  di  raggi. 

4.  Solco  piii  prolongato  ,  e  che  si  estende  sino  alia  parte  inferio- 
re  ,  che  circonda  V  arco  antero-medio  ossia  olfaitorio. 


IiEL    PROF.    r.OLANDO.  1  .">.) 

5.  Rcglone  dell'  arco  antevo-medio ,  ossia  olfaltorio.  IvI  raschluiulo 

St  mettono  in  vista  le  sue  fibre  disposte  ia  arco. 

6.  Lamina  delio  strato  dei  processi  vertical! ,  che   forma  la   parte 

superiore  del  processo  enteroideo  ,  che  ciixonda  la  valle   del 
Silvio. 

7.  Solco  pii  o  meao  regolare,  che  divide   il  loho  occipitale    dal 

rcstanle  degli  emisferi. 

^li  alli'i   Humeri  indicano  gli  stesSuoggctti,    che    si  vcdono 
nella  figura  precedente. 

FiGURA      IV. 

Emlsfero  dcstro ,  da  cui  sono  state  levate  le  elrconvoluzioni  radiate 
deir  isola  con  alcune  lamine  fibrose.  Si  vede  inferiormente  parte 
deir  arco  olfattorio ,  od  antero-medio  ,  che  colle  sue  fibre  si 
eslende  sul  lobo  anleriore  ,  e  sul  lobo  di  mezzo.  Non  si  pos- 
soiio  iu  questa  posizione  vedere  le  sue  fibre  estese  sulla  r^- 
gione  inferiore  ,  od  orbitale.  PiA  sopra  vi  e  lo  strato  della 
valle  del  Silvio.  Meritano  pero  particolar  attenzione  alcune  fi- 
bre disposte  ill  arco,  o  corrispondenti  al  processo,  che  la  della 
valle  circonda. 
1.2.3.  Arco  antcro-medio  ,  od  olfattorio,  perchc  le  sue  fibre  nel 
feto ,  e  negli  animali  si  vedono  andare  direttainente  al  nervo 
olfattorio.  Nell' adulto  formano  gran  parte  dei  processi,  che  si 
vedono  nella  regione  orbitale  ,  od  inferiore  del  lobo  anteriore. 

4.  Fibre  o  laminette  dello  strato  della  valle  del  Silvio.  Questa  re- 

gione e  raolto  gibbosa ,  perche  corrlsponde  al  corpo  striate 
eslerno.  Nel  mezzo  si  vede  uno  spazio  ,  in  cui,  levata  la  la- 
mina raidollare  ,  si  vede  sotto  lo  strato  ciuericcio,  che  la  di- 
vide da  quella  dei  processi  verticali. 

5.  Fibre  niidollari   disposte  in   arco  ,   che   corrispondono   al  pro- 

cesso ,  che  circonda  la  valle  del  Silvio.  Si  potrebbe  credere  , 
che  quest'  arco  formasse  qualche  distinto  apparato,  ma  ho  ben 


i36  sTRiTTrnA  decli  emisffhi  rF.r.EDnALi. 

veilulo  clie  viene  dal  modii  ,  con  cui  Ic  lamine  biforcnte  dl 
questo  processo ,  e  ilci  siijicriori  si  spiegano.  Simile  disposi- 
zione  si  vedra  in  allri  luoglu  ,  ed  in  ispecie  nel  lobo  occipi- 
tale  per  la  stessa  ragione.  Infatti  da  varii  punti  di  ([uesl'arco 
s'  Lnnalzano  fibi-e  direlle  ai  processi  SilFatta  disposizione  uoii 
esisle  nel  feto  ,  e  nemmeno  negli  anirnali. 

6.  Luoglii  ove  le  fdire,  clie  s'  innalzano  ai  processi,  sono  state  recise. 

7.  Fibre  dei  processi    verticalij    e    fascicoli    dello    stralo    tlei   pro- 

cessi  suddelti. 

8.  Vascllini ,  die  passano  in  mezzo  alle   lamine,   che  formano  It 

circonvoluzioni. 

9.  BiforcazLone  o  divisione  delle  fibre  midollari. 

Fi&URA   v.. 

Dal  destro  emisfero  e  stato  levato  lo  strato  delta  scissnra  del  Sil- 
Tio  ,  ed  inoltre  alcune  lamine  dello  strato  dei  processi  verti- 
cali  ,  di  modo  che  si  ^  messo  alio  scoperto  ,  ed  il  corpo  cl- 
neroo  striato  esterno  ,  parte  della  commessura,  e  meglio  I'arco 
antero-medio  ,  od  oljaltorio. 

1.  Arco  olfaltorio. 

2.  a.    Coramessura  anteriore  ,  che  sorte  da  sotto    il    corpo    striato 

esterno  dietro  1'  arco  olfattorio  ,  e  si  espande  coUe  sue  fibre 
per  il  lobo  medio,  e  va  sino  ai  processi  secondo  e  terzo  del 
lobo  suddetto ,  e  si  estende  alle  circonvoluzioni  del  lobo  po- 
steriore.  Lo  spazio  compreso  fra  i.  e  2.  e  intricatlssimo  ,  e 
pieno  di  vasellini. 

3.  Corpo  striato  esterno  messo  alio  scoperto   per    1'  innatzamento 

delle  lamine  dello  strato  dei  processi  verticali. 
5.  Fibre  recise  dello  strato  suddetto  ,  che  vanno  ai  processi  circo- 
lari  della  regione  frontale. 

4.  Disposizione  arciforme  di  fibre  dello  stesso  strato,  che  si  e^ttn- 

dono  a  due  processi. 


DEf.  rnoF.  noLANDO.  i3- 

6.  5.  Lamina  dello  slrato  del  pronessi  vertical!  rivollati  in  su  per 
incllere  alio  scoi)eiio  il  cor|)o  cinereo  striato  esterno. 

6.  Fibre  ,  die  appartengono  arirora  alio  strato  del  process!  suddelti. 

r.  Fibre  ,  clie  si  biforcano  per  ahbracclare  il  soico  poslo  fra  due 
circonvoluzioiii  ,  a  cui   le  siuldetie  si  distribuiscono. 

E  iniporlante  cpiesl'  osservazioiie  ,  che  dimoslra  come  siano 
format!  i  process!  enteroidei,  eppercio  in  iin  modo  che  non 
era  stato  ancora  osservato ,  se  si  eccettua  quanto  ho  detlo 
nelia  Metnoria  sul  cervellello  ,  riguardo  alia  fig.  lo,  die  si 
U'ova  nel  Vol.  XX.IX  della  Real  Accadeiuia  delle  Scienze. 

FiGURA    VI. 

Si  osserva  poc'appi'csso  la  stessa  disposizione  di  fibre  della  figura 
precedente ;  ma  <jueste  appartengono  alio  slrato  di  fibre  del 
pedoncoli.  II  corpo  striato  esterno  e  stato  lagliato  verticalmente 
per  metter  alio  scoperto  la  tessitura  simile  a  quella  di  un  gan- 
glio.  In  tal  modo  si  e  anco  messo  alio  scoperto  la  commessura 
anteriore  sino  al  di  la  del  fascetto,  che  va  verso  il  lobo  anteriore. 

1.  Residuo  di  fibre    dell'  arco  olfaltorio;  avendo    esportate  le    pii!i 

esterne. 

2.  3.  4-  5.  6.  7.  8.  Commessura  anteriore  che  spunta  tra  mezzo   alle 

fibre  dei  pedoncoli,  e  passa  per  il  corpo  cinereo  striato  esterno, 
in  mezzo  a  questo  di  !1  fascicolo  anteriore.  2.  Quindi  passa 
avanti  e  a  lalo  della  parte  gangliosa  del  corpo  cinereo  striato 
suddetto  ,  da  cui  si  unisce  col  mezzo  di  numerosi  fill,  che  pas- 
sano  da  una  parte  all'  altra.  3.  Poco  per  volta  s!  risolve  in  fili 
e  fibre ,  che  si  espandono  e  si  estendono  sino  al  lobo  poste- 
riore ,  e  per  tutto  !1  lobo  medio  ,  e  concorrono  a  formare  i 
due  process!  medii  di  questo  lobo  4-  5.  6. 
g.  10.  11.  Corpo  striato  esterno  tagliato  verticalmente,  e  nella  di- 
rezione  della  sua  lunghezza  ,  per  rendere  visibili  !  tre  strati , 
che  preseutano  una  disposizione  gangliosa. 

Tom.  xx.\v  S 


l33  STnUTTURV    DEGLI    EMISFERI    CEHEDnALr. 

13.  Fibre  disposte  in  <irco  appartenenti  ad  un  processo  enteroideo 
assai  prolungato ,  situato  dieiro  la  srissura  del  Silvio. 

y.  Fibre  chc  si  biforcano  e  si  dividono  per  disli-ibuii'si  alle  due 
circoiivoliizioni  viciiie,  e  che  abbracciauo  il  solco  tra  mezzo  a 
quesle  situaio. 

FlGURA     VII. 

Emisfero  destro  tlel  cervello  vediito  per  lato  ,  ed  a  cui  si  e  levaio 
la  lamina  della  valle  di  Silvio  ,  la  lamina  dei  processi  verlicali  ^ 
ed  il  corpo  strialo  esterno. 

a.  Protuberanza  anellare. 

b.  Coda  del  utidollo  allungato. 

c.  Pedoncoli. 

d.  Fascia  ottica  ,  che  cii-conda  Ic  fibre  dei  pedoncoli. 

e.  Commessura  anteriore  troncata ,  che  sorte   da    mezzo    le    fibre 

dei  pedoncoli  e  da  un  fascio  /  che  si  dirige  per  il  lobo  ante- 
riore. Questo  fascio  contribuisce  in  parte  alia  formazione  del 
nervo  olfattorio. 

g.  g.  g.  Fibre  dello  stralo  dei  pedoncoli  ,  che  dalle  piramidi  ante- 
riori  6.  ascendono  per  la  protuberanza  a.  formano  i  pedoncoli 
c.  ,  e  si  espandono  per  il  lobo  anteriore ,  per  la  regione  di 
mezzo  ,  e  per  il  lobo  posteriore  e  lobo  medio,  e  formano  i  pro- 
cessi del  margine  superiore   degli  emisferi. 

h.  Fibre  che  provengono  dal  tubercolo  nodoso,  e  si  estendono  per 
il  marline  posteriore  dei  pedoncoli. 

/.  Fibre  dello.  strato  dei  lalami ,  che  si  estendono  sul  corno  d'am- 
mone  ,  ma  che  qui  si  vedono  recise. 

k.  Fossa  occupata  dal  corpo  striato  esterno. 

I.  Corno  d'ammone  coperto  da  fibre  della  colonna  posteriore,  che 
disccndc  per  il  corno  inferiore  del  veutricolo  lalerale  ossia  uella 
cavita  del  lobo  medio. 

m.  Corpus  fiinbriatuin  o  listerella  formata  dalla  colonna  posteriore 
dfUa  volta. 


DEL    PROK.    ROLANDO.  iSq 

m*  EslremiiJi  iuferiore  del  corno  d'  amtnone. 

n.  JS'ales. 

o.  SpiMoiie  nnchiuso  nella  cavita  del  corno  posterlore  del  vcntrl- 
colo  lalerale  ,  die  ha  oiiguic  ncl  feto  da  una  piej^a  dellc  pareti, 
e  coriispondc  al  solco  ,  clie  divide  il  lobe  posteriore  dairemiit'ero. 

p.p-  Lobo  medio. 

r.  Tubercolo  nodoso ,  le  di  cui  fibre  si  dividono  in  h. 

s.  Gliiaitdola  pineale. 

t.  Testes. 

u,  Soslauza  ciueiea  interna  del  talamo  oltico. 

FiGURA  viir. 

Emisfei'o  destro  ,  vediUo  dal  lalo  Interne  ,  in  cui  si  vede  prepa- 
rato  il  fascio  di  fibre ,  clie  forma  il  processo  cristato. 

a.  a.  a.  a.  Fascio  di  fibre  midollari  ,  clie  formano  il  processo  cri- 
stato. Qiicsto  fascio  ha  principio  dalla  radice  interna  del  nervo 
olfattorio  ,  e  viene  sino  al  becco  del  corpo  calloso ,  ivi  si  aggira 
interne  alia  sua  estremita  anteriore  ;  quindi  scorre  su  questo 
sino  air  estremita  posteriore.  Gira  intorno  a  questa,  passa  snlia 
faccia  interna  del  lobo  medio ,  e  forma  quella  circonvoliuione , 
che  corrisponde  al  corno  d'  aramone. 

f-i.  b.  b.  ProGCSsi  formati  dalle  fibre  ,  che  hanno  origine  dalle  striscie 
longitudinali  di  Reil  ,  che  trasversalmente  scorrono  sul  corpo 
calloso,  e  piegate  in  su  ad  angoio  retto,  si  trovano  a  contalto 
colic  fibre  ,  che  vengono  dallo  strato  dei  pedoncoli. 

c.  c.  c.  Corpo  calloso ,  che  anteriormeute  e  assottigliato,  posterior- 
menle  piu  grosso. 

(1.  d.  Fascicolo  di  fibre  trasversali ,  die  forma  il  cosl  dclto  Botire- 
let  di  VicQ  d'.vziu.  Questo  fascio  di  fibre  deve  csser  distinto  da 
quelle,  del  corpo  calloso  ,  poiclic  circondano  la  sostanza  cine- 
riccia  rinchinsa  nel  corno  d'ammone. 

e-  Porzione  di  questa  soslauza  cincriccia  distinta  C  pag-    i3i.)    col 


1^0  STRUTTURA   DEGLI    EIMJSFEKI    CEREBRAU. 

nome  di  margine  deiUato  {fascia  dentata  Mekelu.  )  Vicq-d'azir, 
pi.  XXV.    fig    III.  m.  m. 
f.  Listerella  inidollure  cUinmata  corpus  fimhriatum ,  die  e  fatta  da 

fibre  dellc  coloune   posteriori  della  volta  a  tre  j/ilastri. 
g.  Lamina  perforata  ,   che  dalla   faccia    inferiore ,   ascende    suU'  in- 
terna intoriio  alia  commessura  aiUeriore  ,  e  si  continua  col 
h.  Selto  lucido  iutrecciato  di   fibre   inidoilari  ,    che    vengon*    dalle 
colonne  aiiteriori ,  e  dalle  lamiiie  suddelte  ,  e  sono  in  partico- 
lar  gui-^a  disposte. 

i.  Commessura  anlerior.e. 

k.k.  Colonna  anleriore  della  volta  ,  che  passa    dletro    la   commes- 
sura anteriore. 

1. 1.  Giiiandola  col  suo  pedoncolo  pineale. 

m.  Vestigio  di  adesione  mulua  fra  i  lalami  otlici  col  mezzo  di  so- 
stanza  cinericcia. 

n.  Nervo  olfattorio. 

o.  Lobo  postenore  dell'  emisfero  dlviso  dal  solco  p. 

q.  Lobo  di  mezzo. 

FiGURA    IX. 

Emisferl  cerebral!  veduti  dalla  base  ,  da  cui  si  e  levato  11  cervel- 
letto  coUa  protuberanza  aneliare  tagliando  i  pedoncoli  un  poco 
sopra  la  protuberanza. 

Si  e  cercato  in  questa  figura  di  prepn'are  le  fibre  dei  varii 
strati ,   ed  alcune    altre   parti   per   vederne   meglio    i    rapporli 
vicendevoli. 
Nel  lato  J. 
a. a.  Faccia  orbitale  (Inferiore)  del  lobo  anteriore   colle   sue  cir- 

convoluzioni. 
b.b.c.c.d.  Lamina  della  valle  del  Silvio,  da  cui  sono  stati   levati 
i  processi  dell'  isola  per  vedere  come  le  sue  fibre  vengono  dall' 
arco  olfattorio  b.  b.  formano  la  gibbosita  corrispondeute  all'  isola 


BEL    PROr.    nOLANDO.  1,^1 

c. ,  clie  ^  cagionata  dal  sotloposto  corpo  striato  esterno,  poslo 
piu  indentro.  Questa  lamina  forma  anleriormente  e  superior- 
mente  la  meta  del  processo  c.c.d. ,  che  circonda  la  scissura 
0  valle  del  Silvio ;  ed  6  divisa  da  uno  strato  sottile  di  sostanza 
cinericcia  dalla  lamina  dei  processi  verlicali  h. 
e.  Strato  di  sostanza  cinericcia. della  grandczza  dell' isola  ,  che  e 
frapposlo  alle  due  lamine  menzionate,  cioe  fra  quella  della  valle 
del  Silvio  ,  e  quella  dei  processi  verlicali.  Queslo  strato  cine- 
i-iccio  ha  la  larghezza  poc'  appresso  dell'  isola ,  e  la  grossezza 
di  una  a  due  linee  nel  mezzo  ,  ed  e  assottigliato  ai  margini. 
e.e.  Commessura    anleriore  ,    ed    arco    olfattorio    insieme    streita- 

mente  uniti. 
f.f-S-  g-  Strato  dei  processi  verlicali  e  fibre  della  commessura  eslesa 

per  il  lobo  medio  f.f.  ,  e  piu  anc«ra  per  il  lobo  posteriore. 
h.  Fibre  dello  strato  de'  processi  verlicali ,  che  formano   la    part© 

superiore  del  processo  orizzontale. 
i.  Nervo  olfattorio  ricevuto  in  un    solco    lasciato    da    due    processi 
verlicali.  Questo  nervo  ha  tre  radici ,  una  esterna,  che  si  porta 
verso  r  arco  olfattorio  con  cui  si  unisce  ,  una  media ,  che  co- 
munica  col  fascicolo  anteriore  della  commessura  anteriore  (i4)' 
Un' allra  interna,  che  si  nasconde    nella    radice  ,    o    principio 
del  processo  crislato ,  e  sembra  conlinuo  colle  sue  fibre. 
l.m,  Processi  della  faccia  interna  del  lobo  anteriore.    I.    Principio 
del  processo  cristato  ,  che  gira  intorno  al  becco ,  ed  al  glnoc- 
chio  del  corpo  calloso. 
m*  Processo  fatto  da  fibre  trasverse  delle  striscie  longitudinali. 
n.  Becco  del  corpo  calloso  assottigliato  su  di  cui  si  vedono  le  due 
striscie  longitiidiiiali  di  Reil  ;  in  mezzo  a  queste  si  vede  la  dis- 
posizione  di  fibre,   che  dagli  anatomici  Raphe  e  stala  chiamata. 
o.p.  Lamina  perforata  di  Mekel;  che  viene  dal  corpo  striato  esterno, 
si  volia  nella  scissura  ,  che  divide  i  due  lobi  anteriori :  passa  so- 
pra  il  becco  del  corpo  calloso  per  espandersi  nel  sello  lucido. 
q.  Fibre  nuraerose  ,  che  dalla  lamina  perforata   vengono    all'  area 
quadrata  dei  nervi  ollici. 


1.^2  STRUTTURA    DEGLI    EMISFERI    CEREBRALI. 

Nel  bio  B. 
a-  Fibre  del  processo  cristnlo ,    die  si  uniscono    con    f|ncl!e    clello 
slraio  dei  process!  verticali  per  formare  il  solco ,  in  cui  e  ri- 
ceviilo  il   iiervo  olfnllorio. 

b.  b.   Cnrpo    striato   iiiUM-iio 

c.  c.  PcJoncoli  degli  emisferi ,  e  loio  fibre,  clie  separano  il  corpo 

striiito  interno  b.b-  dall'  esterno  d. 

il.  Coi  po  striato  esterno  posto  fi'a  lo  strato  dei  pedoncoli ,  e  lo 
Strato   dei  proressi   verticali. 

e.e.Jf.  Arco  oUattorio  e  sue  fibre,  clie  unite  con  cpcllc  deilp 
strato  dei  procesisi  verticali  formano  gran  parte  degli  emisferi , 
ed  occiipano  il   iobo  atilcriore  medio  e  posteriore. 

g.  g.  Strito  della  vallecola  del  Silvio  diviso  dal  precedente  per  mezzo 
della    soslanza    ciiicriccia    corrispoiideute  all'  isola. 

h    Soslanza  einericcia  suddetta. 

i.  k.  I.  Porzione  del  fascio  midollare  del  processo  cristato  ,  clie  gi- 
rando  intorno  all' estremita  posteriore  del  corpo  calloso,  forma 
la  circonvoluzione  del  Iobo  medio  ,  che  corrisponde  al  corno 
cV  aminone.  Le  fibre  di  questo  processo  \anno  sino  all'  apice 
del  Iobo  medio. 

m.  m.  m.  Processi  del  Iobo  medio  ,  a  cul  vanno  le  fibre  dei  pe- 
doncoli. 

11.  Processi  del  Iobo  posteriore  ,  a  cui  vanno  le  fibre  dei  pe- 
doncoli. 

O.  Corpo  cincrlccio  ,  clie  viene  coperto  dalle  fibre  del  fascio  tras- 
versale  della  volta  ,  e  delle  colonne  posteriori.  II  suo  margine 
scoperto  vieii  detto  lisierella  increspata ,  e  si  estende  sino  all' 
uncino. 

p.q.r.  Processo  chiamato  uncino  A&  Vicq-d'azir.  q.  Estremita  del 
corpus  fimbriatnin ,  clie  scorre  lungo  il  corno  d'ammone,  e 
viene  all'  uncino. 

T.  Estremiti  della  taenia  semicircolare  ,  che  gira  intorno  al  talamo 
oltico  ,  ed  arriva  parimeati  sino  all'  uncino  ;  e  questo  lascia  uno 


DEL   piior.  r.OLAKDO.  143 

spazio  ,  die  conduce  al  conio  inferiore  del  Tentricolo  laterale. 

s.  Taenia  semicircolare  ,  che  scorre  fra  mezzo  ai  talami  otlici ,  ed 
i  cor^i   striati  inierni. 

t.  u.  listremita  posteriore  del  corpo  calloso  ,  solto  cui  si  trova  ua 
fascio  di  fibre  midollari  u  ,  che  la  rende  pii  grossa.  Quesle  fi- 
bre trasverse  si  esteiulono  in  gran  parte  sul  corno  d'  aminone, 
e  costituiscono  il  bourrelet  di  Vicq-d'azir. 

X.  Volta  a  tre  pilastri ,  in  cui  si  vedono  fili  midollari,  che  hanno 
falto  dare  a  questa  faccia  inferiore  il  noma  di  lira. 

y.  Ghiandola  pineale. 

I.  Prominenze  bii^emine  inferiori  testes ,  da  cni  si  allontana  ua 
ftiscicoio  2.  per  andare  ai  pedoacoli  soito  il  tubercolo    nodoso. 

3.  Acquedotto  del  Silvio. 

4-  Sostanza  nera ,  che  divide  I  pedoacoli  degli  eraisfen  dalle  parti 
situate  al  di  dictro. 

5.  Parte  posleriore  del  lalami  otlici ,  da  cui  sortono  le 

6.  Fascie  ottiche ,  clie  vanno  a  formare  l' 

•J.  Area  quadrata  ,  che  per  quaato  pare ,  risulta  da  un  intreccio 
di  molte  fibre  ,  e  fasccttini  ,  che  sortono  dalle  vicine  parti. 

8.  I  nervi  ottici  ,  che  preseutano  una  scannellatura  nella  parte  in- 
feriore. Questi  nervi  sono  piegati  in  dietro  per  far  vedere  la 
loro  unione  coi  fili  dcUa  iaaiina  perforata  q. 

f).  Prominenze  mammillari,  da  cui  s'innalzano  i  cordoni  midollari 

10.  chiamali  pilastri  anteriori  della  volta,  e  che  passano  dietro  la 
commessura  anteriore. 

11.  Tubercolo  nudoso  situato  sotlo  la  fascia  ottica  a  lalo  del  mar- 
gine  posteriore  dei  pedoncoli  ,  e  copre  un  fascicolo  di  fibre  , 
che  vengiino  dai  testes.  Questo  tubercolo  cpn  un  fascio  di  fi- 
bre si  estende  sotto  la  fascia  ottica  sino  all'  area  quadrata  ,  e 
con  un  altro  passa  Ira  la  fascia  ottica  ,  ed  i  pedoncoli  secondo 
la  dirczionc  delle  sue  fibre.  Questi  sono  coperti  dalla  comines- 

'  sura  anteriore    i3. 
i3.  i3.  i/j.  i5.  Commessura  anteriore  ^  che  passa  avanli  alle  colonnc 


1^/|  STRUTTUaA   DECLI    EMISFERI    CEREBHALI. 

anteiiori  dcUa  volta  ,  da  un  fascio   i4  di   fil>i'e   mklollarl,    die 
si  avanzano  per  il  lobo  anteriore  solto  le  fibre  dei    pedoncoli. 
Qiieslo   fascio  della  coinmessura  da  radici  al  nervo  olfiillorio. 
i5.  Parte  posteriore  della  coinmessma  anteriore,  die  si  risolve  in 
fibre,  die  si  espandono  per  il  lobo  medio,  e  per  il  posteriore 


e  vanno  alle  designate  circonvoluzioui. 


FiGURA    X. 

Cervello ,  in  cui  si  e  tagllalo  lonnitudinalmente  il  corpo  calloso  , 
e  cpiindi  separati  iino  dull'  allro  i  due  emisfcri  ,  come  se  si  vo- 
lessero  vedcre  i  venlricoli  laterali  coi  corpi  striati  interni ,  la- 
lami  ollici ,  ghiandola  pincale  ,  prominenze  bigemine. 

Raschiando  la  sostanza  cinerea  dei  corpi  striati  interni  si  sono 
messe  alio  scoperto  le  fibre  o  fascellini  midoUari,  die  si  vedono 
aver  origine  dai  lalami,  ove  sono  molto  piii  soltili  ,  e  vanno 
per  il  corpo  calloso  ,  e  formano  cosi  lo  strato  piii  inlerno  ossia 
del  corpo  calloso.  Alcune  fibre  vengono  dai  nates,  e  da  cjuesle 
prominenze  sortono  fibre,  die  formano  il  principio  della 
fascia  ottira. 

Nel  destro  late  si  vede  la  lamina  perforata ,  clic  si  estendc 
per  il  setto  lucido  pieno  di  fili  midollari  tagliato  pero  insienie 
al  corpo  slrlato  interno  :  la  striscia  semicircolare  nel  lato  sini- 
Slro,  le  fibre  dalle  prominenze  bigemine  superiori  ,  daU'interno 
dei  talami  si  estendono  per  i  corpi  striati  ,  e  vanno  a  ripie- 
garsi  nel  corpo  calloso.  Si  vedono  inoltre  le  striscie  longitudinali 
di  Reil  ,  die  si  estendono  sul  corpo  calloso  a  lato  del  Puiphe, 
e  le  fibre  preparate  ,  die  dalle  dette  striscie  vanno  ai  process! 
situati  sopra  il  processo  cristalo. 

Nel  mezzo  si  vedono  la  lamina  perforata,  le  prominenze  mam- 
millari  colle  colonne  anleriori  della  volta  e  cordoncino,  che  va 
al  tuberculum  geniculatum  nnierius.  La  commessura  cinerea 
dei  talami,  il  lerzo  venlricolo,  o  venlricolo  dei  talami,  e  la 
jjhiandola  pineale. 


DEL    r-EOF.    ROLANDO.  l/jS 

Nol  lato  A. 

I.  I^amiiiii  perforata,  the  viene  dalla  base,  e  s'  iiiualza  per  for- 
mare  il  setto  hicido. 

1.  Setto  lucido  tessuto  di  fdi  midollari  sottilissimi ,  di  ciii  si  vede 
soltanto  la  parte  anieriore  ,  essendo  esportato  ia  gran  parte 
per  metier  in   vista  le   fibre  dei  talami  oltici. 

3.  Gorpo  slrialo  anleriormente  coperto  daH'auzidetta  porzione  del 
selto  liicido. 

4-5.  Slriscia  semicircolare  (taenia  semicii'cidaris  )  di  ciii  e  stato 
esportato  quel  Iratto ,  che  scorre  fra  il  talamo  oltico  ed  il 
corpo  striate. 

Q>.&.  Fibre  midollari,  che  sottilissime  sortono  dalla  facoia  interna 
dei  talami  ,  e  posteriormente  da  uu  fascicolo  ,  che  viene  dai 
nates.  Queste  fibre  s'  intrccciano  con  filamenti  dclla  slriscia 
semicircolare  ,  e  raccolla  in  fascetlini  passano  solto  i  corpi 
striati  interni  ,  e  s'  iunalzano  per  venir  a  formare  il  corpo 
calloso  ,  ossia  la  Tolta  dei  ventricoli  laterali. 

7.  Fascicolo  superiormenle  situato  ,  che  dai  nates  va  a  formare  le 

faccie  ottiche. 

8.  Nates ,  che  danno  origine  ai  due  menzionati    fascicoli   di   fibre 

midollari. 

9.  Testes. 

10.  1 1. 12.  Corpo  calloso. 

1 3.  Fascio  di  fibre  Irasversali  (  Bourrelet  de  Vicq-d'azir)  che  scor- 
re sotto  il  margine  gosteriore  del  corpo  calloso,  e  si  espande 
lalcralmente  suUe  coma  d'  ammone. 

1^.  Processo  cristato.  Si  continua  anleriormente  col  pmcesso  i5, 
che  rinchiude  la  radice  interna  del  nervo  olfattorio. 

iG.  Processo  simile  al  precedenle  nel  lato  sinistro. 

17.  Porzione  anieriore  del  corpo  striato  interne. 

18.18.  Fascetlini  di  fibre,  che  dai  nates,    e    dalla    faccia    interna 
dei  talami  ottici  scorrono  in  fuori  ,    s'  intrecciano    colle    fibre 
della  slriscia  semicircolare ,  disposizione  visibile   spccialmeule 
Tom.  xxxt  T 


J  46  STRUTTURA    DEGM    KMISFEHI    C.EREBRALI. 

nel  feto  qnntlrimestre  :  in  seguito  passano  soito  il  corpo  striato 
inlerno  ,  s"  iunalzano  ,  e  vengono  a  conlalto  colla  (yccia  in- 
terna tlcllo  slrato  dci  pciloncoli  ;  poscia  coperti  dalle  laniine 
o  striscie  longiluilinali  di  Reil  ,  e  dal  processo  cristato  si  pie- 
gaiio  indenti'o  ,  e  formano  con  quelle  del  lato  opposto  6.  6. , 
il  corpo  calloso  ig.  if).  lo.  ii.  12. 
30.  Striae  longitiuUnales  Reil  ,  clie  si  espandono  lateralmcnte  sul 
corpo  calloso,  e  danno  le  fibre  21.  21.,  clie  formano  i  pro- 
cess! 22.  22.  situati  sopra  il  processo  cristato. 

23.  Commessura  anteriore. 

24.  24-  Proininenze  mammillari  ,  die  danno  origine    ai    cordonciui 

direlli  al  tnbcrciilum  gcniculalum  cmterius ,  ed    alle    colonne 

anteriori  della  volta   25.  aS. 
2G.   Commessura  cinericcia  dei  talami. 
2",.  Terzo  ventricolo  ,  ossia  venU-icolo  dei  talami. 
28.   Ghiandolu  pineale. 
39.  29.  Fibre  della  protuberanza  anellare. 
3o.  Valvola  di  VieussenS. 
3  I.   Quarto  ventricolo. 

32.  Radici  del  nervo  acastico. 

33.  Appendice  cinereo-midollare  del  nervo  snddetto. 

34.  Foglie  cinericcie  del  quarto  ventricolo. 

35.  Piramidi  posteriori. 

36.  Covdoni  posteriori  del  midoUo  spinale  ,  clie  ascendono   per  la 

regione  media  e  superiore  del  cervelletto. 

37.  Tubcrcoli  cinerlcci  del  midollo  allungato ,  che  dividono  i  suoi 

cordoni  anteriori  38   dai  posteriori   36. 
39.  Sostanza  cinericcia  centrale  del  midollo  spinale  ,   che  si  conti- 
nua  supcriormente  coi  tubercoli  anzidetti. 


ERRORI. 
Pag.    no.  Lin;  ag.     Tiedkmakns 
')      M.^.     »       ig,     qitesta  svanisce 
i»     ii8.     »       23.     incroci:ianienlo 
"     III).     »     1 5.  24-  27.     ill. 
»     I -29.     »       6.     cniisferi  i'-  ijucllo 


CORREZIOM. 

Let;i^L  TiEDEMAKH 

»  quosta  svanisce , 

»  incrociaraen^o 


id. 
ciuisferi  , 


qucUb 


M^.  /'i'  ././/,■  Sruv^Z^  .//   7'oruu>.  C/ass.,</.-  ^\:  F's.  e  M at .  7'om.3^.   Tav.  /    P^ry .  l3l. 


ra^    K     d,    I'nrmc.  C/ass^  di  Fu-  c  Mat.  Tnmii.'l\'vllFaq.lil 


■1  I' 


1 


p-itvyr,  '    /<"'  ./ft/f    S.tctix^     ,/.      7\>rutv    ('/^r.!s    Jr    So    Fu .   f    Ma/^.    Turn    3f)     7^at^  III  P,x^   /3j. 


y,</.  in. 


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Aa-aJ    /li*    deltr  Scien^    di    Toruw   Class  aU  Sc.  Fu   e  Mai    Tom  ^5   Tap-  VI  Hag  lil 


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hau/  R  ■  del/e  Scienz^  c/i  Torino.  Cfass.  oil  Sc.  Fts.  e  Mat.  Tom  35  Tav  VII.  Pa^./3j 


^ 


%  17/. 


1 


\AccaJ.  R^  c/c//e   Scienzc    c/i'  Torino,    Class,   di   Sc    Fis.  e  Mat     7\„i,  ju.     Ta,     Vllf  >    a,..  jJi 


m' 


Acceul.   B.'.'.    c/e//e  Sclen-re    di  Torino.   Class,  di  Sc  F'U.  e  Mat.  Tom.  35.   Tav.lX.  Paa.  l3j 


yra.    IX. 


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\.,-ad.  R'f  d^//^  Sc^&rUW    <//  Tar^.  Class.     di^So.  F'u.  e-  Mat.   To/rv.  2>5..  Tuv.  X.  Pa^.   J3l. 


J^.y.r. 


A 


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^7 

ALOVSII    COLL  A 

ILLUSTRATIO.NES  ET  ICONES  RARIORUM  STIRPIL'M 

QUiE  IN  EJUS  IIORTO  RII'ULIS  FLOREUANT  ANSIS  1827-28, 

ADUITA  AD  HORTUM  RIPULENSEM 

APl't.MJlCE   IV. 


Leclae  div  i%  januarii  iSqq. 


CLARISSIMI    VIRI 


XVes  ita  sunt  a  natiira  comparatae  ,  ut  Iiom'mes  in  dies  cleficiant , 
Spiritus  autem  hiunanus  proprio  impulsu  assidue  progrediatur  ;  et 
jam  jam  aelatem  allingimus  ,  qua  vix  ac  ne  vix  cjuidem  in  scientiis 
natiiralibus  substantias  organicas  praesertim  respicicntibiis  alitjuid 
quodammodo  deteclis  addeie  liceat.  Quae  pauca  igitur  mihi  exhi- 
benda  supersunt  non  ea  sunt  quae  absoluiae  novitatis  cbaracteres 
praeseferant :  sed  hie  non  sistunt  vera  botanices  ai'cana  ;  organo- 
rum  exploratio  ac  comparalio  in  stirpibus  etsi  jam  cognitis  plus  va- 
lent  ad  incremenlum  rei  herbariae  ,  quam  ipsissima  herbarum  de- 
tectio  ;  illuc  conlenduut  potissimum  descripliones  et  icones  planta- 
rum  rariorum  Ripulis  florentium  elapsis  annis  182^-28:  illuc  notae, 
quibus  ad  appendiceiii  IV  locupletandam  assiduam  operam  dedi. 
Utinam  olia  nostra  aliquod  vel  minimum  amabili  scientiae  emo- 
lumentum  afFeraui !  Turn  vero  liumaniter  a  vobis  accepta  eruiit,  uti 
peracta  accepistis. 


I. ■{8  ALOVSII    COLI.A 

SECTIO    I. 

Comntcntarium 

Comprehendens  illustrationes    et   icones   plantarum    rariorum , 
qiia»  Jloruerunt  in  Horto  Ripuleusl  aimis  1827-38. 

I. 

ElfCALTPTUS   PUirERV LENTA. 

Ill  append.  If  ad  U.  Ripul.  comraemoravi  Encaljpti  venustissi- 
mam  speciem  nomine  E.  cordatae  adclilo  dubitationis  signo,  et 
nota  in  qii;\  nonnullas  clifTercntias  inter  lianc  ac  plantain  meana 
piiusquain  floniisset  observaveram  (  //.  Ripul.  app.  II.  pag.  348 , 
n.  296  et  not.  i.)  Ditissime  floruit  februario  i82'y-28,  unde  accuralo 
cxamini  fructificationem  subjicere  potiii ,  plantamque  comparare 
cum  cacteris  stirpibus  ab  exiiniis  Cjxdolleo  et  Sprejsgelio 
nuperrime  descripiis ,  nee  non  cum  illis ,  quas  siccas  possideo ; 
inter  has  laude  digna  vera  E.  cordalu  L.idill.  ab  Auclore  ipso 
Bell  iiiDio  nostro ,  cujus  mortem  lugemus,  communicatn  ,  ac  ab 
ejus  filio  generoso  animo  cum  aliis  permultis  rarissimis  speci- 
minibus  nobis  largita :  licuit  cf  his  enuineratam  speciem  non 
ad  E.  coi'datam .,  ceu  jam  dubitaveram  ,  sed  ad  pulvcridenlam 
Smithii  {Bot.  mag.  t.  2087)  esse  referendam  :  coiifusio  provcnit 
ex  quo  haec  eadem  planta  a  CI.  Loddigesio  sub  nomine  E.  cor- 
ikitae  enumerata  fuerit  (^Bot.  cab.  t.  228.)  At  phrasibus  quibus 
est  insigniia  {DC.  Pr.  III.  p.  221.  n.  ls,o.  Spr.  syst.  II.  p.  5or. 
n.  1.4.)  descriptione  ac  nova  icone  snpplendum  ccnsui ,  eo  magis 
(]Mod  Caxdollecs  iUam  tantnmmodo  sircim  sine  ficte  ct  finiciu 
\idisse  ingcntte  inore  suo  faiealiir. 


ttLUSTRATlOKtS    ET    Ir.O^ES    rAKIORUM    STIIVPIUM  1 40 

Descriptio. 

Frutex  in  F.  4-6-pedalis  ct  ultra,  subcaespilosus.  /?a(/(j:  lignosa, 
ramosa  ,  valde  fibrosa  ,  brunnea  ,  fibris  capillaribus  albidis.  Ciiuli<i 
frinicosus  ,  ei-cclus  ,  laxus  ,  teres  ,  levis  ,  inferne  griscus  annulis 
brimiieis  folioniin  casu  cincliis  ,  superne  glauco-pulvernlentus,  sub- 
ramosus.  Rami  opposili ,  divaricali  ,  valdc  laxi.  Folia  decussata ,' 
liorizontalia  ,  scssilia  ,  semi-amplexicauUa  ,  cordato-orbiculaia  ,  iiile- 
gerrima  ,  apicc  brevissime  mucronata  ,  glaberrima  ,  glauco-putve- 
nilenta  s.  pulvere  albida  ulrinciue  adspersa ,  linea  teiiuissima  ru- 
bro-marginata  ,  costata  ,  reticiilato-venosa  ,  subcucullata  ,  coriacea  , 
diameiro  poUicari ,  percnnanlia  (Tab.  I.  fig.  4)  Floves  axillares 
versus  apiccra  ramorum  sub-umbellati  (fig.  5.  6.)  P e dime uli  com- 
munes Icreles  ,  i-lin-longi,  incrassati ,  saephis  3-raro  i-2-flori  ; 
Pedunculus  propUis  o.  Cdix  cupulaeformis,  iiUegerriinus  ante  an- 
ihesitn  operculatus  ,  (fig.  6  )  pedunculo  coinimini  dupio  longior , 
parle  inferiori  (tubus  Z?C  )  persistens  ,  superior!  s.  operculo  ( lim- 
bus  D'C. )  circulatiiu  deciduus..  Operculum  simplex  ,  subconicutn  , 
ncc  haemispliaericum  uti  in  prasi  DC.  ct  Spr.  (  fig.  6.),  apice  acu- 
tum  ,  tubain  subaequans.  Petala  o.  Filamcnlu  numerosissima  ,  li- 
bera ,  versus  apicein  lubi  calyciiii  iiiserta  eoqiie  paulio  longlora  , 
filiformia,  albesceiUia  (fig.  5  et  i.)  Antherae  oyatae  (fig.  i.)0*'a- 
riuiu  iu  basi  tubi  caiycini  euatuni  ;  Oi'ula  ovato-oblonga  placentae 
seriatim  adfixa  :  s/jhis  incrassatus ,  subulatus  ,  filamentis  brevior  ; 
stigma  suij-capitatuin  (  fig.  a.  3.  )  Capsula  tubo  calycino  semi-ad- 
nata ,  31ocularis  (an  abortu  alterius  loculi  ?  ),  3-valvis,  apice  de- 
liisceus  ,  polyspcrma.  Scminu  matura  non  vidi. 

Definilio. 

»  E.  operculo  simplicl  subeonico  tubiim  subaequante  ,  pcduncu- 
■'   lis  axillaribus  brcvlbus  sub  .1  floris ,  I'oliis  dcrussalis  cordato-or- 


l5o  AI.OYSIl    COr.LJV 

»    hiculalls   integerrimis    brevissiine  mucronatis    SubcuciiUalis     glmx- 
>»    co-nulvcrulentis  rubroinarginalis.  Nob. 

E.  opercido  suh-niutico  ,  pcduncidU  Zjloris ,  foliis  oppositis 
corduto-orbiculutis  sab-cacidlutls  puWendentis.  Spr.  sysl.  II.  5oi, 
n.°   14. 

E.  operculo  JieinlipJiacrico  ?  pcduncuUs  hvevibus  axillaribus , 
floj'ibus  Z-capitalis  ,  foliis  oppositis  o\'alo  .ovhicidatls  sub-mucrona- 
to-cordatis  glauco-pidveruleiUis  inlegerrimis ,  rainis  tcretibus.  DC. 
Pr.  III.  p.  aai.  n.°  ^o. 

E.  cordata  Loddig.  Bot.  cab.  228,  ct  H.  Ripul.  1.  c.  non  Labill. 

Obs.  I.  Accedit  ad  E.  cordalam  (  L^bill.  N.  IIoll.  2.  p.  i3  , 
t.  102),  sed  dilFert  operculo  longiore  sub-conico  tubum  subae- 
fjiumte  ,  nee  depresso  umbone  inucronato ,  foYiiSque  orbiculatis  pul- 
Tcrulcntis  intagerrimis  ,  non  cordato-oblongis  saepius  crenatis  vi- 
vidibus.  E.  perfoliata  a  SteudElio  enumerata  ex  Catal.  Noisetii  , 
quain  slccani  possideo  ac  \iventem  v'ldi  in  H.  J.  C.  Zaldera  diversa 
non  apparct  ab  E.  cordata  ,  nisi  foliis  longioribus  ,  et  valde  di- 
slanlibus  :  an  igitui"  potius  ejus  varietas  spectabilis  cultura  orla,  de 
qua  nulla  menlio  penes  laudatos  auctores? 

Obs.  II.  Vegelalio  lenta  in  planlis  junioribus  ,  adultae  8-10  an- 
noruin  spalio  luxuriant ;  alabastra  adparent  Jun.-Jul.,  nee  opercula 
decidunt  nisi  intra  sex  menses  circiter  ;  paucis  inde  diebus  (lores 
perfecte  patent.  Taleae  et  propagines  rameae  difticillime  radices 
cmitlunl;  melius  m  lUiplicatur  ope  propaginnm  ex  caudice  nascenlimn. 

11. 

Cactus  Leccuii. 

Originena  ,  descriptionem  ,  ac  plirasim  hujuSce  rarissimae  no- 
vaeque  stirpis  Iradidi  dubitans  an  ad  C.  multanguhirem  Willd. 
pertineret  (II.  Ripul.  p.  aS.  n.°  17.  not.  I.)  CI.  Candolleus  nu- 
perrime  Cacteas  perngens  ulramque    speciem    enumeravit,    addita 


ILLUSTRATI05JES    ET    ICOSES    RAniORUM    STIRPIOM  l5l 

plirasi  de  C.  mullangulari ,  nostrum  autem  sine  phrasi  compin- 
geiulo  atl  calcem  ccreorum  intei"  species  hortulanorum  vix  no- 
tas  (DC  I'r.  III.  p.  /((ii.  et  471)  I'roptciea  ut  liac.c  inagis  bota- 
Jiicis  iniiotcscat  ,  tliiin  nil  cxanilae  tlescriptioui  addencluin  pulo  . 
iconein  cxhibeo. 

lii. 

/inr.M  f    sritos  i. 

Brejciue  genus  a  Pet.  Tliouar.  slatutum  (  ijvn.  now  M<nlascar. 
n.°  69.)  e  nova  slirpe  cpiam  Ferdinandus  De  Nonom  in  Insula 
Madascariensi  detexerat  {B.  inadascariensis)  idem  esse  ao  genus 
p^enamle  Lam.  arbitratur  CI.  Poihetils  etsi  speciem  Lamarkianani 
forlassis  dilFei're  a  planta  Thouarsii  valde  dubitat  (  Poir.  diet,  suppl. 
I.  p.  (3ij8).  Protecto  in  P'enuna  folia  sunt  ovata  spathidata  inle- 
gerrima  stibrelusa  ,  racemi  tcrnunales  laxi,  pedunculi  elongati  nud- 
ti/lori  (  Lam.  Diet.  VIII.  p.  4^0  et  HI.  t.  r3i.)  :  planta  auleui 
Thouarsii  folia  gerit  lanceolata  elongata  spinosa  ,  pedunculostpe 
stdjuinbelliferos  axillures,  pedicellos  breves  unijloros  :  haec  inveni- 
tur  paucis  ab  liinc  annis  in  commercio  pene  hortulanos  tamquam 
nova  Theophrastue  species  (  Tii.  scrratu  ,  vel  serratifoUa  Catal. 
Ccls.  1828  p.  4  alibiij.  )  forsan  ex  habitu  et  foliis  quiLus  ad  7y/. 
americanmu  accedere  videtur;  sed  inflorescentia  ac  nolis  gonericis 
toto  caelo  rccedit ,  praesertim  corolla  5-petitla  (in  Theophrasta 
monopelala  )  ac  iirceoli  staminiJ'erL  praesentia.  Novani  stirpem  flo- 
rentem  vidit  primus  CI.  Linbley  ,  et  ad  Brexiae  genus  pertinerc 
putavit,  uli  dubitare  non  sinunt  frucliticalionis  characleres  cum 
Brexia  madascariensi  comparati ,  eamque  Br.  serrafam  salixtdy'it. 
{  Spr.  syst.  IV.  cur. *port.  p.  g4.  n.°  2.  bot.  reg.  872.):  ad  quam 
autem  familiam  in  ordinc  nalurali  illud  spectet  ignore  ;  an  ad  Gnt- 
tijeras  ci  Spbengelh  opinionc  (syst.  I.  p.  52o.  n."  879.)  ?  Tanluui 
affirmare  non  audeo  turn  es  Cli:  Cuoisyi    et  CANOotLEi  silentio   in 


iSa  Al.OYSII     COIXA 

in  Gu'.tiferoruiit  analysi  (Chois.  mem.  sur  un  noiiv.  genre  dcs  Gtif- 
tifcrex  et  sur  rarrangem.  method,  de  cctte  famille.  Paris  1822. 
DC.  Pr.  I.  p.  557-564 )  ,  cum  speciosissimi  habitus  ac  fructifica- 
lionis  causa.  Utique  perutile  negotlum  existimo  iiovam  ex  planta 
mea  lacte  vigeute  florenteque  dcscri|)tionem  et  icoaem  public!  juris 
facere ,  ut  oraiiis  dubitationis  umbra  evanescat. 

Descriptio. 

Frulex  in  calidario  2-3-pedalis.  Radix  lignosa  ,  ramosn,  fibrosa 
filamentis  capillaribus.  Caiilis  arboreus ,  erectus ,  basi  semitere.s 
versus  apicem  subcompressus  ,  glaberrimus  ,  simplex  (  an  loco  na- 
lali  ramosus  ut  in  Br.  inadagascariensi  ? ).  Folia  alterna,  ad  caulis 
basim  rcmota  versus  apicem  suliconfcrta  ^  paientia  ,  rigida,  brevis- 
sime  pctiolata  ,  lanceolata ,  elongata  s.  longit.  dodrantall  latit.  pol- 
licarl  ,  margine  subundulata  ,  saepius  inaequaiiter  crenato-spinosa, 
rarius  subintegerrima  (  Tab.  III.  fig.  8.  )  albo-marginata  ,  apice  sae- 
pius obtusa  vel  rarius  spinoso-mucronata  ,  utrinque  glaberrima,  su- 
pra nilida,  iuferne  pallidiora  ,  costata ,  reticulato-ncrvosa,  coriacea-, 
sempervireutia.  Petioll  lincares  ,  semiteretes,  superne  canaliculati  , 
scmi-pollicares.  Pedunculi  axillares  ,  subumbelliferi ,  compressi,  alati, 
foliis  2-3-breviores  ,  nutantes  ,  8-12-flori.  Pedicelli  lineares  ,  tere- 
tes  ,  breves,  i-flori.  jFstivatio  convoluta.  Caljx  inferus  ,  brevis- 
simus  ,  monophyllus  ,  5-fidus  ,  glaberrimus  ,  laciniis  rotundatis  pa- 
tentibus  concavis,  persistcns  (  Tab.  III.  fig.  i.  a.  fig.  4-  )•  Corolla  cam- 
pauulata  5-petala.  Petala  regularia ,  ovalo-oblonga  ,  vix  unguiculata, 
incrassata  ,  6  lin.  longa  ,  3-lata  ,  albida  ,  caduca.  Stamina  5.  pelala 
alternanlia  (  fig.  2.  )  Fdamenta  receptaculo  staminifero  inserta,  basi 
incrassata,  pelalis  paullo  longiora  ,  albo-viridia.  (  fig.  3.  a.  )  Antherae 
oblongae,  2-loculares,  interne  dehiscentes,  flavae.  (fig-  3.  c.  fig.  5.  6.). 
Receptaculum  staminiferum  s.  urceoius  calyci  adhaerens,  basi  cras- 
sus  ,  hinc  fimbrialus  filis  setaceis.  (  fig.  3.  6.  )  Ovarium  superum  , 
eonicum  ,  sulcatum.  Stylus  breyis,  erectus  ,  incrassatus,  rubicundus. 


ILtUSTRATIONES    ET    ICONES    RAMOnOM    STIRPIOM  l53 

Stigma  ohtusura  ,  cras^mn  ,  capitato-trigonum   (  Gg.   3.  d.  ,  ?\s,-  7.). 
Fruclum  iioii  vicli  (  Bacca  oljloiiga  cortice  liguoso  Grrao  ,  5-an|»u- 
laiis  ,  5-locularis.  Sentiiiu  nuiuerosa  ,  ordine  triiio  receptaculo  cen- 
tral! aiH'ua  ;  corcutuin  rectum;  cotjrledones  haemisphaericae  in ^e 
risperma  carnoso  :  ex  Pet.   Thou.  ) 

Cluir.  gcner.  C.tL.  brevis  5-Gtlus  laciniis  rolundaiis  persistens. 
Cor.  5-petala  cainpanulata  regularis.  Pet.  ovalo-olilonga  caduca. 
FiUH.  5.  pelala  alternantia  urceolo  Gmbriato  inserta.  OvARlVM%w. 
perutn  conicum.  Stigma  crassum  siibtrigonum.  Bacca  5-locular. 
Sem.  3-serialia.  Perisp.  carnosura. 

Dejinitio. 

»  Br.  foliis  clongalis  angulosis  inaequaliter  crenato-spinosis  ob- 
»  tusis  marginatis  glaberrimis,  pedunculis  axiUaribus  subumbelliferls 
»  compressis  nutantibus ,  pedicellis  brevibus  i-floris  ( flores  magni 
»   albidi. )  »   Piob. 

Br.  foliis  lanceolatis  elongatis  rigiJis  marginatis  spinosis  ,  pe- 
dunculis subumbelli/'eris.  Lindl.  bot.  reg.  872,  et  Spr.  syst.  Iv'. 
cur.  port.  p.  94.  n.  2. 

Theophrasta  serrata  cat.  Ccls.   1828.  p.  4- 

Obs.  Phrasis  Br.  madagascariensis  api'.d  Spr.  (1.  c.  n.  i.)  satis 
non  indicat  dififerentias  specificas  inter  banc  et  Br.  spinosam;\i\nc 
sequontem  substituendam  propono. 

»  Br.  foliis  ovato-oblongis  spathulatis  subretusis  integerrimis 
»  glaberrimis  ,  pedunculis  terminalibus  subracemosis  compressis 
»  erectis  ,  pedicellis  elongaiis  multifloris  (flores  parvi  ).  »   Nob. 

Br.  foliis  oblongis  retusis  integerrimis ,  casta  subtus  purpurea, 
pedunculis  umbelliferis  Spr.  1.  c.  n.  a.  bot.  reg.  780. 

Venana  madascariensis  Lam.  ill.  gener.  vol  2.  p.  Sg.  n.  S723. 
tab.   1 3 1 . 

"V.  foliis  ovatis  retusis  glaben^imis ,  racemis  terminalibus  laxis. 
Poir.  diet.  Vm.  p.  45o.  B.  et  S.  syst.  V.  p.  433. 

Tom.  XXXV  Y 


I  3}  ALUVSII    COLLA. 

IV. 

Sw.i    ELEGAXS 

Inter  insignes  Berlerianas  stirpes  ineditas  dudum  emimeravi 
Sldain  elegantani  enatana  e  seininibus  ab  auctore  lectis  in  S.  RJar- 
llia  (//.  Ripul.  p.  i2i).  n.  5.  not.  I.);  plantain  tunc  tencllam  uti 
uierebat  illustrare  uon  potui :  at  quarto  aeiatis  suae  anno  copiosis- 
sirae  floruit  in  caliJario  ,  et  cpianivis  fructus  non  lulcrit ,  altauicn 
ex  caeteris  fructiticalionis  characteribus ,  ac  seminibus  quae  servo 
innuere  fas  est  opliniani  novam  spccietn  coiistituere  ,  quam  descri- 
ptione  ac  icoue  Llluslratam  Botauicis  olFero. 

Dcscriptio. 

FriUex  in  calidario  5-G.  pedalis  et  ultra  totus  dense  molliterque 
tomentosus.  Radix  perennis  ,  lignosa ,  ramosa ,  fibrosa.   Caulis  fru- 
ticosus,  solidus  ,  erectus ,  laxus,  teres,  laevis,  ramosissirnus.  Rami 
divaricaii ,  flexuosi.  Folia  sparsa ,  inaequalia  ,    s.    majora    3.    poll, 
longa  ,  2.  lata  alterna,  minora  conferta  in  avillis  prioruin  quasi  ra- 
muli  abortientes  ,  omnia  horizontalia  ,  petiolata ,  cordata ,  subden- 
ticulata,  acuminata,  subtus    albidiora,  plana  ,  y-nervia  ,  reticulata  , 
superne  venosa  ,    iiiferne  nervosa  ,    perennantia.    Pedoli   lincares, 
subtetragoni ,  folium  aequantcs.  Flores    in    paniculis    lerminalibus 
compositis  laxis   foliolosis    dispositi.    Pedunciili    partiales    lineares , 
teretes  ,  petiolis  5-6  breviores  ,   i-3-flori  ;    pcdicelU  brevissimi.   Ca- 
Ijrx  simplex,    ante  anthesim    sub    4'^"S'^'l''*tus ,  Sparlitus,  laciniis 
ovatis  acutis  petalis  brevioribus  (Tab.  IV.  fig.   i.  ).  Pelala    5  laci- 
niis calyciuis  alterna  ,  liypogyna  ,  aequalia ,  per   aeslivationem  spi- 
raliter    contorla    Iiinc    dislincta ,  sub-unguiculata  ,  cuneiformia  ,    4" 
5-lin.  longa  ,  versus    apicem  4  ^'f-  '^ta  ,  integerriina  ,    vix    emargi- 
nala  ,  flava  (fig.  2.).   Stamina  numerosissiiiia ,  liypogyna :  yz/rtwe/i'a 


ILLDSTRATIONES    ET    ICONES    RARIORCM    STIRPIUM  i:>> 

ill  tiibtiin  clavalutn  longituiline  cfilycis  coalila ,  superne  libera, 
flofcirurniia  ,  (lava  (  fii^-  3.  4- )  •  «"<'''e/'«e  i -locularcs  ,  suliorbicula- 
iae,  liansversitn  deliiscentes.  Ovarium  ovato-obloiigum  ,  villosum  , 
conslaiis  carpellis  pluribus  (8  !o),  aciitis ,  circa  axim  verticilla- 
tis,  calyce  breviorilius  (fig.  5.  a.).  Stjli  in  iimiin  coaliti  longi- 
tudine  Uil)i  slainiimin,  flavi  (fig.  5.  A.  ■);  stigmata  siniplicia  2-3  lau- 
luiii  \\x  dislincla  (  fig.  5.  c.  )  Carpella  iiialura  trnn  vidi  Semiim 
reiiiformia,  minima,  nigra,  pilis  reticulatis  subalbidis  undlipie  ad- 
spersa  ( fig.  6.  7.  ) .  Albumen  (i)  nullum  sec.  Juss.  et  DC,  caf- 
nosum ,  tciiue,  album ,  intra  plicas  cotyledonum  desceiidcns  sec. 
Gaertn.  (fig.    8.).  Embrio  magiiitudine  semiuis,  curvatus ,    albiis 

Definitio. 

»  S-  lomentosa  foliis  cordatis  acuminntis  subdenticulatis  subtiis 
»  albidioribus  ,  pedunciilis  i-3-floris  petiolo  muUoties  brevioribvis , 
»   carpellis  S-10  acutis  calyce  brevioribus(nores  paniculati  flavi.)i)  ^ob. 

Obs.  Ad  Abutiloideas  poljcarpas  DC  ( pr.  I.  449 )  perlinere 
Tidetur  si  habitus  et  carpellorum  numerus  solummodo  inspicialur, 
et  ideo  forsan  inter  S.  hirtam,  et  mollem  coUocanda  (  ibid.  p.  ^10. 
n.  147-148);  difiert  autem  a  priori  pedunculis  petiolis  breviori- 
bus  ,  numcro  caFpellorum  ,  iiiflorescentia  ;  ab  altera  foliis  cordatis, 
nPC  orbiculatis  ,  ramisque  vis  tomentosis  ,  non  hispidissimis. 
Flor.  Mart.-Apr.  in  calid. 


(i)  Albuminis  pracsentiain  in  nonnuliis  Malvaceis  jam  a  Gaxbtre&io  dttectam  (  fruct.  II. 
p.  34^  ad  23g.  )  ,  <{uam  plurcs  praestanlissinii  Botanici  uulla  adjccta  ratioiie  coDtcudunt , 
bodie  cl.  Aug.  S.  Hil&ire  admisit  in  omnibus  bujuscc  familiae  stirpibus  examini  sub- 
jeclis ,  ita  ut  pro  generali  ejus  cUaraclere  statucndam  esse  dubitari  amplius  non  possit. 
(  Cons,  du  perisfierme  dans  les  Matfets  in  Bull,  des  sciences  par  la  Soc.  philom.  x8ii>. 
P-   187  ,  ncc  noa  Bull.   unit/.  Fernss.  scienc.  natur.   iS^S.  Janu.  p.    7a.  ) 


Id6  AI.OYSII    COf.LA 


Crocus  Impeihti. 


Haec  ])anler  nova  species  a  cl.  TEyoREO  nuperrime  conslituta 
( 'Memoria  siii  Crochi  p.  lo.  et  fl.  neap,  pi'odr.  app.  5.  p.  4)  ct 
in  //.  Ripid.  enumerata  antcqiiam  fruclificalio  mihi  nola  esset 
(app.  III.  p.  33.  n.  2  5g.  3)  majori  indiget  illnstratione.  En  igitur 
quae  tam  in  plantn  (lorente  ,  cpiain  in  speciminibus  siccis  ab  opli- 
mo  amico  illo  nobis  coinmunicalis  perscrutari  successit. 

Descriplio. 

Bulhiis  oblongus  ,  solidiis  ,  tunicatus  ,   glaber  ,    tunicls    fibroso- 
costatls  ,  fibris  longitudinalibus  parallelis.  (Tab.  V.  fig.  6.)  Radix 
fibrosa.  Folia  plerumque  terna  ,  synanlhia,  linearia  ,  subulata ,    ri- 
gida ,  iiUegerrima  ,  margine  revoluta  ,  superne  glabra,  subtus   ca- 
naliculo    albo    tonientosa ,    flores    subaequantia.    Spatha     i-pliylla , 
univalvis  ,  scariosa,  aequaliter  striata,    i-flora.  Corolla  {perigonium 
Gav)  tubulosa  ;    tubus    linearis    lymbum    subaequans  ,    violaceus  ; 
faux  nuda  ;  limbus  campanulatus  6-partitus;  laciniae  ovato-oblon- 
gae  ,  aequales  ,  violaceae  ,  interiores    luiicolores  ,    exteriores    lineis 
brunneis  exaratae.  (  fig.    i-  4-  )  Stamina  coroUae  inserta,  filamen- 
tis  antheris  sagittatis  flavis  brevioribus.  (fig.  4-  5.)  Stigmata  sidiVai- 
nibus  breviora  ,  Iruncato-lacera  ,  crocea  ( fig.  2.  3.  )  Capsula   vio- 
laceo-sex-slriata.  Caetera  ut  in  congeneribus. 

Dcfinitio. 

«  Cr.  foliis  synanthils  flora  longioribus  ternis  subulato-rigidis , 
»  canaliciilo  tomentosis  ,  spatha  i-pliylla  i -flora ,  coroUae  tubo  fauce 
»   mido  limbum  subaequante,  stignoatibus  truncato-laceris  staminibus 


ILLUSTHATIONES    ET    ICONES    RARIORUM    STIRPIUM  '57 

«  brevioribus  ,  biilbo  oblongo  fibris  verticalibus.  »   Nob. 

Cr.  minimus  a.  italicus ,  foliis  i.  \  lin.  luti.i ,  fducc  fllamentis- 
que  plerumque  auranliacis  ,  capsula  scxstrinta.  G.ir  Obscrv.  ia 
Bull.  univ.  Julio  1827.  p.  346? 

Cr.  foliis  linearibus  crassis  re\'olutis  serotinis  ,  spatlia  i-valvi 
\-Jlora ,  faucc  corollae  (  violaccae )  iindn ,  stigmatibtis  IrifuLs  trun- 
catis  stamina  superantibus  ,  bulbi  tunicis  mcmbranaceo-Jilamenlosis. 
Spr.  Anton,  tentatn.  p.  2. 

Obs.  Crocl  genus  ailmodiim  .idhuc  obscurum  novam  illustratlo- 
nem  merclur  ;  divisio  iu  vernos  et  autumiiales  pariim  cousona  bo- 
tanicis  Icgibus  videlur ;  stigmatum  forma  et  mensura  cum  stamini- 
bus  comparata  caeteiis  forsau  praestanlior  nota.   Qiiaedam  species, 
Cr.  vcrnus  praesertim,   plurimas  varietates  suppeditant ,  inlcr  qnas 
foi'lassis  rerensendae  nounullae  stirpes  nuper  constilutae  :  an  idem 
dicendum  de  Cr.  miiiimo  ad  quern  cl.   G.tr  refert    Cr.    Imperati? 
an  Cr.  minimus  ipse  Cr.  verni  varietas?  Consule    laudatas    obser- 
vationes  praestantissimi  Parisiensis  Botanici ,  hocce  genus  monogra- 
phia  illustranti  ,  quae  mox  publici  juris  erit ;  nee  non  Bertol,  (  De- 
scrizionc  dei  ZafTaraui  italiani.  Bologna   1826.) 

VI. 

MeLALEVCA   STrPBELIOIDES. 

Nil  mirum  si  venustissima  stii-ps  haec  quamvis  liodie  fere  vul- 
garis in  hortis  nondum  inveniatur  depicta,  neque  accurate  descri- 
pta  ,  id  enim  non  botanicorum  socordiae,  sed  plantae  ipsius  per- 
vicaciae  tribuendum.  Profecto  quindecim  annorum  spatio  flores  ex 
ilia  obtinere  non  licuit  etsi  maxima  diligentia  in  oUa  culta  atque 
servata:  experiri  tandem  placuit ,  an  sub  dio  in  frigidario  hyeme 
tantum  tecio  flores  emisisset ,  quod  feliclter  cessit ,  et  supremum 
modo  ejus  ornamentum  constituit.  CI.  SniiTntvs  primus  de  ea  men- 
lionem  fecit  (  act.  Soc.  Linn.  vol.  III.  p.  276  )  addita  phrasi,  quam, 


I  55  ALOYSir    COM.A 

panels  inulatis,  transcripscrunt /^/ttfl. ,  Poiretius ,  SpREycELius 
et  iiiipciTiine  CjyDOLLEUS  ipse,  qui  laineii  fiiteUir  plantam  siccam 
tanlummodo  viJisse  slue  (lore  ex  H.  Bciolinensi  (DC.  Pr.  IIL  p.  21  2. 
n.  I)  )  Aiiiabilis  igiliir  scieiiliae  studiosi  accuralain  descri  plionera 
ac  icouem  nostram  huinano  jucundoque  animo  exclpiaiit. 

Descrifitio. 

A-hor  iu  olla  orgialis  ,  sub  dio  lo-ra-pedalis  et  ultra.  Radix 
ligiiosa  ,  rainosissima  ,  fibrosa  ,  grisea.  Caulis  arborcus  ,  solidissi- 
mus  ,  erectus  ,  teres,  rimosus,  tunicatus  ,  glabcn-imus  ,  ramosissi- 
mus ,  paniculatus  ,  corlice  subulbido  :  cortex  hie  in  planta  adulta 
iimuraeris  ,  tenulssiinis  ,  irollissimisque  tneinbranis  sen  zonis  vesti- 
tus  apparet  totidein  tells  arachnoideis  siraiiibus  ,  rpiae  spontaneaS 
agiint  fissuras  in  frunco.;  si  corticis  pars  nonnuUis  tantum  stra- 
gulis  composlta  divellitur,  pollturn  subtillsslmumque  praebet  papy- 
rum  aptissioie  scripturam  recipientem  ,  uti  inspicitur  in  exemplari 
quod  vobis  exliibeo.  Rami  sparsl  ,  confcrti  ,  teretes  ,  inferne  gla- 
bri ,  superne  et  ad  splcas  pubescentes  ,  reflexo-pendull  ut  in  salice 
babjlonica  densissimae  utnbellae  modo  truncum  ab  apice  ad  imuni 
rlrcunivenientes.  Folia  alterna  ,  approximata  ,  erecta  ,  rigida  ,  ses- 
silla  ,  oblique  ovato-oblonga  ,  lanceolata,  acuminata,  unguicularia,  mur 
cronato-pungentia  ,  integerrima  ,  glabra  ,  striato-multinervia  (  nervi 
12- 14-  non  7.  ut  ex  JV.  et  Spr.)  ,  marglne  clliis  superncie  punctis 
tenuissitnis  nudis  oculis  inconspicuis  adspersa,  pereniiantia.  (Tab.  VI. 
fig.  I.  )  Florcs  albidi  in  spicam  cylindricam  pubescentein  1-2-polIi- 
carem  ramulorum  apicem  versus  adnati  ac  duabus  bracteis  linearibus 
suffulti  (  Gg.  6.)  Crt(;'jc  monopliyllus;  ??f/w.?  subbaemispliaericus,  gla- 
ber  ,  bninneus  ;  linibus  5-dentatus  ,  villosiusculus  ,  viridis,  striato- 
nervosus,  deutibus  acutissimis  (  fig.  2. )  Petala  5.  ovala,  dentes  calyci- 
nos  alternantia  ,  brevissima  ,  anthesis  tempore  caduca.  Stamina  nu- 
merosissima  in  5.  phalanges  petalis  oppositas  basi  tantum  cohae- 
lentia  ( fig.  3.  et  6.  )  Filamenta  calyce  triplo   longiora  ;    antherae 


ILLUSTRATIONKS    ET    ICONCS    n.Vr.KiRlM    SllRPll'M  I JQ 

incumbenles  ( fig.  4-  )  Ovarium  haemisphaericutn  calyci  tuljo  inclu- 
Siim  ;  stjlus  filifonnis  stamina  subaequans  ;  stigma  obtusum  (  fig.  5). 
Cajjsula  3-locutaiis  ,  polysperraa.  Seinina  niioulissima  ,  angulaia. 

De/inilio. 

«  M.  ramis  reflexo-pendulis  glabris  superne  spicisque  pube- 
«  sccntibus  ,  foliis  alternis  sessilibus  oblique  ovalo-oblongis  lanceo- 
»  lalo-acuminalis  miicronato-pungentibus  glabris  denlibusque  caly- 
))  cinis  acutissimis  slrialo-muUinerviis  ,  spica  cylindrica  pubescen- 
))   ti. »  Nok. 

M.  stypheloides.  Smith.  1.  c. :  Pf^.  sp.  III.  i43o.  jdit.  H.  Kew. 
ed.  2.  vol.  IV.  p.  4ii-  Poir.  diet,  suppl.  III.  p.  6i8.  CollaH.  Ri- 
pul.  p.  87.  n.   10. 

M.  styphelioides.  Spr.  syst.  III.  p.  335.  n.  6.  De.  Pr.  III.  p. 
212.  n.  9.  Floret  Jun-Julio. 

VII. 

SEJUPERrirUM    CItlATVM. 

Memoratum  a  fFi  LLVESowio  lamquam  species  non  descripla 
quam  legerat  Brovssoisetivs  ia  Tenerifia  ,  additaqne  simplicl 
phrasi  {fV.  en.  p.  5o8  in  notis)  a  Po/iSfr/o  (Diet,  suppl.  V.  p.  5ii) 
et  Spre.vgelio  (  syst.  II.  p.  4<38.  n.  2.  )  repetita  ,  majori  caret  illu- 
Stratione  ,  si  nonnullas  evcipias  notas  additas  a  Cjxdolleo  de- 
promplasque  e  specimine  sicco  a  laudato  Buoussonetio  ei  com- 
municato  (DC.  Pr.  III.  p.  411.  n.  4-  )  Figuram  in  Bot.  mag.  t.  1978 
equidem  eilat  cl.  Font  JiPiEsivs  in  Cat.  H.  Paris.  1828.  p.  873  ;  sed 
ilia  milii  ignola.  Descriplionem  ,  et  iconem  quoque  tradidit  prae- 
stanlissimus  DC.  ,  postquam  Prodr.  vol.  III.  in  lucem  prodiderat, 
(  Memoire  sur  les  families  des  Crassulacccs  p.  38.  Tab.  X.  )  ,  sed 
depromptas  ex  eodem  specimine  sicco  et  partim  manco  ,  uii    ipse 


iCo  ALOVSII    rOl.LA 

fatetur:  Uiac  plurima  aikleiida  et  conigentla  reslant  ex  obsei'valio- 
iiibiis  in  plantis  vivenllbus ,  ac  copiose  florentibus  in  frigidario  iio- 
stro   acslivo    tempore. 

Descriptio. 

Radix  pci-cnnis  ,  ramosa  ,  crassiiiscula.  Caulis  frutesccns  ,  Im- 
milis  s.  vix  i-pollicarls,  eieclus  ,  teres,  glaber  ,  subcarnosiis  ,  ci- 
catricibus  ex  folioiuin  casu  annulato-exaraius  ,  poilicis  crassitie  , 
prolifer.  Rivni  ad  apicem  caulis  circulalim  dispositi,  Icretiusculi,  ad- 
scendcntes  ,  laeves  ,  glaberrimi  ,  junlores  rubescentes.  Folia  versus 
apicera  caulis  ranioruinque  aula  llorescenliain  conferlissiiua  ,  hinc 
rosacea  ,  infiina  dependentia  ,  media  horizoutalia  ,  summa  erecta  , 
omnia  sessilia  ,  oblongo-obovala  ,  subspatlmlata  ,  poUicaria ,  super- 
ficie  glabra,  margine  cartilagiiieo-ciliata,  apicc  acuta  cilio  longiorc 
mucronls  ad  instar ,  subtus  vix  gibba  ,  carnoso  viscidula,  utrinque 
lineis  intcrruptis  verlicalibus  rufescentibus  adspersa  (i),  persisten- 
lia.  Flares  in  paniculam  ihyrsoideam  ex  apice  ramorum  non  caulis 
enatam  dispositi ;  panicula  haec  constat  pedunculo-comimmi  (2)  te- 
reti,  lineari,loni;issimo,pennae  anserinae  crassitie,  subflaccido,  adscen- 
dente,  tortuoso,  foliis  iineari-lanceolatis  caeterum  caulinis  similibus 
sparslm  instructo  ;  peduticuUs  partlalibus  linearibus  ,  apicem  versus 
10-12  divisis,  subtortuosis;  ^eJ/'fe^^w  fdiformibus,  i-2-lin.  longis.  Ca- 
Ijx  monopliyllus  ,  saepius  7.  raro  6-panitus ,  laciniis  oblongis  acu- 
tis  (Tab.  VII.  fig.  i.  )  Petala  imo  calyci  inserta  tot  quot  laciniae 
calycinae  eisque  alterna  ac  triplo-longiora,  ovato-oblonga,  patentia, 


(i)  Spcciosissimam  Iianc  notam  silet  Cahdoliecs. 

(a)  Candolleus  e^istimaTit  speciem  banc  propojinibus  esse  deslitutam,  ct  inter  Chronolba 
CDumerandam  ;  •rror  provenit  ex  manco  spcciminc  ciii  decst  cerlc  vcrus  cauiis  el  folia 
caulina  :  ses  feuilles  radicates  manquent  dans  mes  ecliantillons  ;  caulis  est  yix  bi-pol- 
Ucaris  in  planlis  vivenlibus  non  sesqulpcdalis  uti  asscrit  cl.  Auctor  (1.  c.  p.  3g.  )  ; 
caulis  ab  eo  desciiplus  et  pictus  est  vcrus  pcdmiculiis  thyrsi ,  (  ramus  )  seu  unus  ex  ra- 
mis ,  ecu  constat  etiam  ex  comparatione  suae  icouis  cum  noetra. 


ILLUSTRATIOSES    ET    ICONES    nAniORUM    STIRPIUM  iGl 

laete  flava  ,  (  fig.  2.  a  ,  non  alba  ,  ut  in  aucloribus  ).  Stamina  pela- 
loniin  numero  saepius  cUiplu  (i)  alia  iis  allcnia  parum  loiigiora  alia 
opposila  breviora  (fig.  2.  i.  ),  i[dya ;  Jilumenta  imo  calycis  inserts, 
libera  ,  filiformia  ;  aiitherae  rcniformes  ,  a-loculares  dnplici  rima 
(lehisceiites  (fig.  2.  c.  )  Plstillain  ante  antliesin  ovato-oblongum  con- 
Stans  ex  carpellis  tot  cjuot  petala  (  fig.  3.  )  ,  post  anlhesiu  orbicu- 
lalim  tiisposilis ,  in  stylum  brevem  acuminatis  ,  acl  )>asim  (  siibtus 
juxla  observationes  Cahdollei  1.  c.  p.  7.  )  squamis  neclariferis  pe- 
taloiileis  apice  denlatis  instructis  (fig.  4-  )  Carpclla  matinltate  omnino 
libera,  oblonga  ,  eui'vala,  ro.slrata  ,  i-lociilaria  ,  inti'orsum  delii- 
scentia  (  fig.  5. )  «  Seininu  acl  marginem  sutui'ae  ilehiscentis  diiplici 
»  serie  aflixa  ,  numerosa  ,  minulissima  ,  oblonga  (  fig.  5.  6.  7.8.); 
»  ulbuiiteii  tenuissitnum  carnosiim  ;  einbrjo  teretiuscnlus,  rectus, 
v  albus;  cotjledones  brevissimae ;  radicida  cylindrica  ad  hiliun  di- 
»  recta.  (  fig.  9.  )  »   ex  Gaerln. 

Definitio. 

«  S.  caiile  fi'utescente  Immili  prolifi^ro,  foliis  scssilibiis  confertis 
»  oblongo-obovatis  subspailiuiatis  glal)ris  mucronulatis  cartilagineo- 
))  ciliatis  viscidulis  interrupte  vcslculari-lincatis  ,  panicula  tliyrsoi- 
»  dea  ex  rarnis  foliolosa,  pcdunculis  partialibus  apiccm  versus  con- 
»  fcrli-floi'is  ,  petalis  6-7.,  squamis  nectarif'eris  dcntatis  (flores  11a- 
»   vi. )  Nob. 

«  S.  caule  fi'utescente ,  foliis  obovatis  acutis  glabris  cartilagi- 
»   neo-ciliatis ,  cymis  confertis  (flores  albi ).  »    W.  Poir.Spr.ll.ee. 


(1)  CI.  Candolleus  (  I.  c.  p.  t)  )  ox  numero  staminum  pclalis  aeffiuiU  Tcl  dupln  ^  divisio- 
nciii  statuit  inter  Crus^ulaceas  isostemoiies  ct  dipLostemnncs^  ac  aildit  ;  ■(  cettc  regie  ne 
»  jir<Jscntc  qii'unc  settle  exception  ,  c*cst  ce  qui  se  passe  tlans  quclque  St'dum ,  ou  Ton 
»  trouve  indillerenitiiout  lo.  ou  5  titainincs.))  Asserere  tamen  debeo  in  honorem  verita- 
tis  ex  innumerifc  experimonlis  iiabitis  in  floribus  ^iventibus  banc  cxcoptionein  aerjue 
locum  baberc  in  Scwpen'ivo  ciliato  ,  adeoquc  incerta  ucc  onuiino  constaus  esse  potest 
laudala  distinetio  ,  el  ob  id  solum  respuenda  videtiir. 

Tom.  XXXV  X 


iGa  ALOYSII    COLLA 

S.  caiile  J~rutescente  ,  foliis  caulinis  obovatis  subspathulatis  mu- 
cronatis  cartUagineo-cUiatis  caeterum  caiUeque  glabris,  thjrsi  pa- 
niciddli  raniis  apive  coti/'erU-Jloi-is ,  pelalis  G-'j  (Jloves  ex  sicco  al- 
bidi.J  DC.  1.  c. 

VIII. 

CoyroLfVLVs  retvsus. 

Pauca  addenda  mihi  restant  jam  Iradilae  dcsci'iptioni  dum  flo- 
rentcin  novissimam  pulcherrimamque  iiauc  stirpem  nostram  adhuc 
noil  videram  (  //.  Ripul.  app.  III.  p.  3i.  n.  i5.  not.  2.  )  .  Caiilis  tunc 
erectus,  quem  in  planta  adulta  volubilem  suspicaveram,  talis  I'eapse 
evasit  terlio  aetatis  suae  anno,  basi  lignosus ,  ramis  aeque  \olubi- 
libus  superne  instructus.  Folia  uti  in  allata  dcscriptionc  ;  glandu- 
lae  tamen  quas  observaveram  ad  apicem  inferiorem  petiolorum  seu 
ima  parte  folii ,  in  adultis  fere  evanescunt.  Pe</«7;f?<7(  axillares  ,  so- 
litarii  ,  lineares,  teretes  ,  petiolos  subaequantes.  Ca/jx  5-fidus  tubo 
corollae  brevior  ,  bractea  basi  vix  divisa  apice  a-iida  glabra  vesti- 
tus  (  Tab.  VIII.  fig.  I.  an  bracteae  a.  in  tubum  coalitae  ?  an  in 
fruclu  cum  calyce  persistenles  ?  ),  laciniae  calycinae  ovatae  ,  oblii- 
sae  ,  glabrae  ,  bracteam  superaiites  (  fig.  2.  )  .  Corolla  infundibuli- 
formis  subplicata  violacea ;  tubus  ventricosus  longitudine  limbi  ; 
llntbus  5-lobus  ,  patens  ,  lobis  late-ovalis  (  fig.  3.  )  .  Stamina  5.  sub- 
inaequalia  corollae  tubo  breviora  (  fig.  3.  a.  )  ;  filamenta  filiformia  , 
subulala  ,  basi  incrassata;  antherae  subsagittatae  (fig.  3.  a.  el  fig.  4-)- 
Pistillam  staminibus  paullo  longius  tubum  non  excedens  ;  ovarium 
subrotundum  ,  4' sulcatum  (  fig.  5.  «.  )  ;  stjliis  filiformis  basi  incras- 
satus  (  fig.  5.  b.  )  ;  stigma  3-fidum  (  fig.  5.  c.  ).  Capsulam  maluram 
non  oblinui,  sed  ex  forma  ovarii  et  seminum ,  quorum  nonnulla 
adhuc  servo  ex  illis  a  Bertero  Guadalupae  leclis  ,  arguere  licet 
esse  4-locularem  ,  4- valvem  loculis  i-spermis.  5c/H/«a  uti  in  citala 
descriptione.  (fig.  6.  7.  8.  ) 


ILLUSTRATIONES    ET    ICONES    RARIORO.U    STIRPIUM  l63 

Dcfiuilio. 

«  C.  caule  fruticoso  volubili,  foliis  late-ovatis  margine  integei> 
»  rimis  ;ipice  retusis  nitidis  subcarnosis,  petiolis  2-glandulosis  pe- 
rt dunculos  avillares  solltarios  i-floros  aequantibus,  braclea  calycem 
»  glabriim  veslicnte  a-fida ,  corolla  infiindibullforiiii  ,  genitabbus 
))  incUjsis.  »   ISob. 

Obs.  Ek  forma  stigmalis  2-fii1i,  ncc  capitato-globosi  ad  Convol- 
vuli  potlus  quana  ad  Ifjomeae  genus  slirps  haec  referenda.  An  autem 
fnictus  sit  reapse  capsularis  ,  vel  baccam  exsuccam  unilocularcm 
tetraspermam  conslituat ,  in  quo  differentiain  inter  allata  genera  po- 
suit  Gaertserius  (  fruct.  II.  p.  347.  t.  i34- f.  2.  3.  )  asserere  non 
ausim  cum  ejus  fabricam  examini  subjicere  baud  potuerim.  Caete- 
rum  id  parura  bodie  praestare  videtur ,  dum  a  SPREycELio  Ipo. 
meae  omnes  in  unum  Convolvuli  genus  fusae  fuerunt  ( syst.  I. 
p.  5yo  G14.  ) 

IX. 

F.4ROB.4E.i    TiEMORElSSIS. 

Farobaeac  genus  e  ScHR.tyKio  ineditum  raemoravi  tamquani 
mihi  ignotum  ,  ac  binas  stirpes  enatas  e  seminibus  ab  humanissi- 
rao  Auctore  communicatis  plirasibus  insignivi.  Parce  tutic  florue- 
ruut  plantac  meae  ,  unde  ,  facie  tanlum  inspecla  ,  parum  a  Caca- 
liis  differre  arbitratus  eram.  At  positis  deraum  veris  tempore  sub 
dio  nonnullis  iadividuis  ,  copiosissimos  flores  maturaque  semina  ob- 
tinui ,  ita  ut ,  ad  trutinam  revocalis  fructificationis  organis  ,  veros 
characteres  genericos  statuere  ,  speciem  adamussim  describere ,  ac 
iconem  ex  vivo  exhibere  optime  mihi  successerit. 

C/iar.  gener.  Astbod.  simplex  polyphyllum  foHolis  margine  ar- 
genteo-scariosis  apice  maculatis  basi  sub-involucratis.  CoROLL.  radii 
4  foeminei  fertiles,  ligula  patentissima  integerrima ;  disci  numerosaG 


lG4  ALOYSII    COLLA 

hen^inplirotlilac  ,  limbi  lacuiiis  couuivenlibus.  Recept.    paleaccum 
teuue  convexuin.  Pjpp.  pilosus. 

Obs.l.  Senccioni  iiiagis  qiiam  Caca^/ae  proximuin  genus;  a  prio- 
ris  tamen  stirpibus  ratlialis  ( Jacobaea  ToVRy.J  difFert  calyce  suO- 
i>n'olticruto,Tatc  squamulis  caljculato  ,  radii  liirula  iniegen'ima  ;  le- 
oeplaculo  puleaceo  uec  niulo.    Ilabitii  quoque  cliversum. 

Descriptio, 

IXadix  pcrcnnis  ,  lamosa  ,  fibrosa.  Cauh's  caes|)itosi,  lii  rbacei , 
subinanes  ,  erectiusculi  ,  siibflcxuosi,  5-G.  angiilali  ,  glabri ,  versus 
Bpii.-eni  subrainosi  ,  2-3.  petiales.  Fo/w  alterna,  suberecla,  inleriora 
basi  in  peliolum  altenuata  superiora  sessilia  subamplexicaulia  acu- 
minata, omnia  lato-lanceolata  i-2-3poll.  longa  i-lata,  inaeqiialiter 
dentata  ,  aLuiissima ,  glabra,  costala,  pemiinervia,  vcnosa.  Flores 
in  coryiiibuni  tcrminalera  laxum  foliolosum  disposili  ;  peditnculi 
vaitiales  erecli  ,  lineares  ,  foliis  bracleiformibus  lincari-subulalis  hinc 
inde  adspersi ,  saeplus  3-5.  rarius  1-2-flori;  /jcJ/ccZ/t  breves,  sub- 
nudi ,  apicc  tantum  squamis  foliaceis  (ijracleae?)  brevissimis  fili- 
forrr-bus  involucri  adinslar  anthodii  basim  clngentibus  inslrucli.  Flo- 
res  radiati.  Anthodium  simples,  cjlindricuui  ,  diam.  i  lin.  long, 
a-lia.  ,  glabrum  ,  pcrsistens  ,  polypliyllum  ;  yb/io^iZ  10-12.  acqualia, 
lincaria  ,  margine  argenleo-scariosa  ,  disco  primum  viridia ,  dein 
malurltale  fusca ,  apicc  acuta  ibique  macula  atrata  picia  (  Tab.  IX. 
fig.  1.2.').  Radii  foeminei  fertiles  4>  sacpius  i.  imperfectus  vel 
al)orlivus  et  tunc  sterilis  et  pappo  destitutus  (  fig.  4-  )>  ''^  crucem 
disposili :  tubus  filiformis  ,  ercctus  ,  foliola  calycina  subacquans,  lu- 
teolus  (  Gg.  4.  a.  )  :  ligula  palentissima  ,  lanceolata  ,  integerrima  , 
5-nervis  ,  tubo  vis  longior ,  flava  (  fig.  ^.b.)\  stylus  iaclusus ,  stig- 
matibus  e.vscrlis,  brevissimis  ,  arcuatis  ,  ochraceis  (fig.  ^.c.)\  Flo- 
sciiU  disci  uumerosi  ,  hcrmaphrodili,  calyce  paullo  longiores  ;  tubus 
ut  in  radiis  ;  liinbus  brevissimus  ,  ventricosus  ,  flavus  ,  5-fidus,  la- 
ciniis  ereclis  conuiveutibus  (fig.  6. ) ;  filamenta   5.  libera    inclusa  ; 


ILLUSTRATIONES    ET    JcONES    RARIOUUM    SnUPIUM  1 65 

anthcrae  oblongac  ,  coalitae  ,  esserlae  ,  atratae  (  fig.  6.  a.  )  ;  sljlus 
elstii^iiiata  inclusa.  Rcceptaculum  palenceum,  Icnue,  convexum  (  f.  7.). 
Scinina  parva,  oblonga,  uUiiujue  atlcnualii ,  sliiata,  fusca  (  fig.  8.  9.). 
Pappus  sessilis  ,  simplex  ,  pilosus  ,  pUis  oculis  armatis  spiralim  coa- 
torlis  ( fig.  3.  a.  et  9.  a.  ) 

Definitio. 

u  F.  foliis  lalo-lanceolalis  denliculatis  inferioribus  in  petiehim 
))  atleniKitis  supcrioriljiis  SHbampIe\icanliI)iis  acuminatis,  bracleis  pe- 
«   tlicellum  subaequantibus.  »    Colla  H.  Ripul.  app.  III.  p.  36.  not.  i. 

F.  nemorensis  Schrank  in   lit. 

Obs.  -1.  Patria  ignota  ;  culla  in  olla  perennat  in  frigidario  ,  at 
parce  floret  \  sub  tlio  posita  verc  hixuriat  setl  liyeme  perit- 


Narcissvs   VyiCOLOR. 

Nova  baec  exiniii  TEyoREi  species  a  cl.  Sprengelio  probata 
solacjue  phrasi  insignila  ,  caret ,  ut  sciam ,  amphori  illustratione  , 
liinc  de  eadcin  iaete  llurciitc  in  liorto  meo  ,  et  cum  speciminibus 
ab  auclorc  ipso  e  patria  luuiKiniter  missis  comparala ,  descriptio- 
nem  ac  icouem  cxhibere  inopportuuum  baud  dusi. 

Descriptio 

Radix  perennis,  fibrosa,  crassiuscula ,  albicans,  bulbosa;  &m^- 
bus  ovatus  ,  diamet.  pollicari ,  longit.  sesquipollicari ,  basi  planus , 
apice  angustattts  ,  tunicatus  ,  tunica  externa  laevi ,  glabra ,  fulva 
(  Tab.  X.  fig.  9.  ).  Folia  radicalia,  basi  vaginantia  ,  erectiuscula,  li- 
nearia  ,  apice  angustata  ,  4"5-lin.  lata  ,  dodrantalia  et  ultra  ,  inte- 
gerrima,  plauaj  glaucescentia.  Scapus  atlscendens,  compressiusculus, 


lG6  ALOYSII    COLI.A 

linearis,  2-3-liii.  laliis  ,  folia  subae(jiiiins.  SpatJia  i-valvis  ,  ovato- 
obloiiga  ,  apice  acuta,  latere  deliiscens  ,  pedicellis  loiigior  ,  5'io- 
flora  (fig.  I  I  ).  Fhres  umbellali  ;  pedicelli  lougiludine  inaequales  , 
liiieares,  compresslusculi  Periiuil/iiii/ii  exterius  (corolla  L.  calyx 
Jitss.  )  liypocraterifoniic  ,  ovario  impositum  ;  Lubui  iitiibum  subae- 
quans  ;  Uinbiis  6  partitus  ;  laciniae  patcntes  ,  planae  ,  ovato-oblon- 
gae  ,  acutinsculae,  albescentes,  concolores  (  lig.  lo).  Perianthinm 
internum  (  neclariuin  L.  corona  alior.  )  vix  exscrtmn  ,  campanu- 
l.itutn  ,  plicaliim  ,  apice  crcuulalo-laccrum ,  luleolum  (fig.  i).  Sta- 
mina 6.  tube  iiiscrta  ;  filumenla  distiiicta  ,  allernatini  inaequalia  s. 
3.  coronam  subaequanlia  (fig.  i.a.)  3.  medietalem  tubi  paullo  su- 
peranlia,  filiformia  ,  luteola  (fig.  i.  b.)\  cmtherae  oblongae  ,  trian- 
gulares, flavae  (fig.  2).  Oi<arium  inferuin ,  ovatum  ,  triangulare 
(fig.  3.  a.);  sfjltis  filiformis  longitudine  staminum  longiorum  ,  lu- 
teoliis  (  fig.  3.  Z».  )  ;  stigma  3-lobam  (  fig.  3.  c.  ).  Capsiila  3-Iocularis, 
3-valvis  ,  glabra  ,  loculis  polyspermis  (  fig.  l\.  5.).  Semina  liorizon- 
talia  per  maturitatein  erecta  ,  ovala  (fig.  4.  6.  7.);  albumen  &em\ni 
conforme  ,  carnosum  ,  duruii)  ,  album  (  fig.  8.  a.  )  ;  embryo  subcy- 
lindricus  ,  utriuque  rotuiidato-obtasus  ,  rectus  (  fig.  8.  b.  ) 

Dc^nitio. 

«  N.  foliis  planis  linearibus  apice  angustatis  glaucescentibus  , 
y*  scapo  compressiuscuio  folia  subaequante  ,  spatha  pedicellis  lon- 
»  giore  raiiltiflora  ,  laciniis  coroUae  ovato-oblongis  acutiusculis  con- 
))  coloribus  coronam  campanulatam  plicatam  crenulatolaceram  mul- 
T>   loties  superantibus.   »   Nob. 

N.  J'uliis  planis  glaucescentibus ,  scapo  teretiusculo,  spatha  mul- 
tyiora  ,  laciniis  corollae  oblongis  concoloribus  coronam  campanu- 
latam plicatam  laceram  6-plo  superantibus.  Spr.  syst.  II.  p.  43.  n.  10. 
ex  Tenore. 

N.  papjrarius  Bot.  mag.  947-  sec.  Sweet.  H.  britan.  1827.  p.  4o8. 

Obs.  AlFinis  videtur  N.  Thzzettae  ,  sed  differt   foliis    latioribus , 


I 


ILI.DSTftATIONES    ET    ICONES    r.ARIOnUM    STir.PIC.U  1 67 

sp<alha  ampliore  el  loiigiore ,  corollae  laciniis  prorsus  concoloribiis, 
corona  \alcle  breviori  nee  iiitegcirinia  ,  floril>us  detnum  iiumero- 
sioribus  et  amplioribiis.  Crescit  in  Insula  Caprca  ubi  primum  in- 
venla  a  cl.  TiuHORSO.  Florel  in  fr.  Feb. -Mart. ,  sub  dio  Maj-Jun. 
Perenn. 

XI. 

CASSIA  Barreisfieldii. 

Inter  novis.siinas  ac  indescriptas  Cassiac  species  dudum  a  ine 
enuAeratas  dislinctissimam  sedem  meretur  slirps  haec,  quatn  dixe 
ram  in  bonorem  cl.  J.  C.  Barrenfieldio  utpoie  prinaus  qui  illam 
inveneril  in  regionibus  ]jotany-Bay  ,  ac  semina  sine  nomine  prae- 
claro  SciiRAyiiio  raiseiil  quae  nobis  humanissioius  bic  Pi'ofessor 
communicaverat  ( //.  Ri/)til.  app.  II.  p.  34^.  n.  i.'>  et  not  3.). 
Flores  tunc  temporis  non  viderain ,  hinc  hcibam  sohunmodo  ac 
semina  recenserc  licueral ,  caeteris  ommissis  quae  fructilicationem 
spectarent ;  baec  apparuit  tandem  et  imnio  copiosissima  in  adultio- 
ribus  piantis  ,  ut  possim  nuinei'is  omnibus  absolutam  descriplionem 
ac  iconem  Botanices  sludiosis  offerre. 

Descriplio, 

Frutex  in  fr.  1-2  pedalis.  Radix  perennis  ,  fibrosa  ,  ramosa  , 
fibris  junioribus  flavescentibus  ,  adultis  nigris  lignosis.  CauUs  fru- 
ticosus  ,  erecliusculus,  teres,  rimosus  demum  flesuosus,  angulatus  , 
'scabriuscuUis,  corlice  fusco,  simplex,  versus  apicem  tantum  subra- 
mosus.  Folia  alterna ,  erecta ,  ovata  ,  approximata  ,  superiora  sub- 
Hisciculala  ,  8- 1  o-juga  :  yf)//o/a  palenlia  ,  subsessilia  ,  rigidiuscula  , 
lanceolalo-ovata  ,  i-lin.  lata  4-5.  longa,  integcrrima,  mucronulata, 
superne  nitida  inferne  pallidiora  ,  costa  sublus  prominula,  vix  pen- 
ninervia  ,  a\enia  ,  plana  ,  persistentia.  Petiolus  communis  linearis, 
superne  canaliculatus  ,  glaber  ,  basi  eglaudulosus  ,    ad   iuserlionem 


l68  ALOYSII    COLLA 

stipulis  biiiis  erectis  subulalis  i  I  lin.  loiigis  vallatus,  siiperne  intra 
singula  paria  glandula  conica  apioe  fusca  instructus.  Pedunculi  versus 
apicem  caulis  axillares  ,  filiformes  ,  glabri ,  iiucli,  foliis  diniidio  bi'e- 
viorcs  ,  2-llori  ;  pcdicelli  pedunculis  2-3  breviores,  ad  dicliotoniiam 
bracteis  I)iiiis  foliaccis  horizontalibtis  ovatis  acutis  sufliilli.  Floves 
iiti  in  C.  Schultesii ,  scd  paullo  nwjoies.  Legumina  brevioi-a  ,  vix 
arciiala  ,  ;^labra  (Tab.  XI.  fig.  i.).  Semina  obcordata  ,  semicom- 
pressa  ,  glabra  ,  fusc.i.  (  Vid,  biijus  descriptionem  quod  ad  (lores 
in  II.  Rip.  app.  II.  p.  344-  not.  3.  el  legumen  app.  III.  p.  ii. 
et  tab.    X.  ) 

Obs.  Acccdit  ad  C.  Schultesii ,  sed  diflfert  foliorum  jugis  nume- 
rosxOYxhn?.,  io\\oX\s  lajweolato-ovatis  plariis ,  nee  Uneavibus  re^'olutis , 
slipulis  subulatis  ac  longioribus ,  glandula  inter  paria  polius  conica 
quam  cjlindrica  ,  demum  in  universis  partibiis  magnitudine  fere 
dupla,  excepto  legnmine  quod  brevius,  ac  glabrum.  Consule  phrases 
a  nobis  impositas  11.  cc. 

XII. 

HiBiscvs  J.icqvisii. 

Kinae  species  enumerantur  ab  aucloribus  sub  nomine  Ilibisci 
prurientif: ;  prior  a  WiLLDElfOWlO  absque  uUa  indicationc  (  TV.  en. 
suppl.  p.  49-  )  ;  baec  fortassis  eadem  est  ac  ilia  quam  cilat  Stev- 
DELiis  se  se  referens  ad  J.tcquimviH  >  quin  ostendat  opus  in  quo 
slirps  ilia  descripta  fuerit  ,  quaraque  frustra  perquisivi ,  non  om- 
missis  synonymis  ,  in  recenlioribus  Botanicorum  codiclbus  :  altera' 
a  RoxBLRGHio  (  catal.  Calc.  5r.  ),  et  de  hac  phrasim  liabcmus  penes 
Cahdollevm  et  Sprehgelivm  (  DC.  Pr.  I.  p.  44^-  "•  3o.  Spr.  syst. 
III.  p.  io5.  n.  6'(.  ),  sed  ampliori  illustratione  caremus  etsi  ejusdem 
Qgura  reperitur  in  Bot.  rep.  t.  498.  sec.  Sweet.  {\\.  britann.  p.  5[. 
n.  i5.  )  ,  quam  non  vidi.  Exislit  equidem  in  heibario  liinon  spe- 
cimen   quoddam    allato  nomine   indicatum   addita    in    schedula   liac 


ILLUSTRATIONES    ET    ICOKES    RAHI0RT-'M    STIRPIUM  169 

nuda  annotatione  IF.  en.  suppl.  ;  at  illiul  characteribus  noa  qua- 
drat cum  plu-asi  Candolleana  ita  concepla  :  «  caule  herbaceo  pi- 
»  loso  ,  foliis  longe  petiolatis  ovatis  suhtrilohis  sciratis  membra- 
»  naceis  glahriusciUis ,  pedicellis  brevissimis ,  involucello  et  calyce 
»  basi  pilosiuscidis  coroUam  aequantibus  utrinque  5-partito  acumi- 
n  nato.  »  Pelioli  in  citato  speciinine  sunt  foliis  dimidio  breviores , 
folia  scabrUiscula  patenti  "i-partita,  laciaiis  lanceolalo-ovatis  infimis 
sub-bilobis  ,  involucelli  calyce  triplo-breviores :  an  reapse  ad  H. 
prurieiilein  JFilld.  pertineat  absolute  indicatioriis  defectu  perpe- 
rain  quaeritur.  Stirps  de  qua  hie  sermo  enata  est  Aprili  1827,  e 
seminibus  missis  a  cl.  Tejsoreo  sub  indicatione  Hibiscus  prurieris 
Jacq.;  sed  ab  iitraque  differre  sequens  descriptio  et  figura  indicabunt: 
an  eadem  planta  de  qua  apud  Steudelivm  ?  an  species  indescri- 
pta  ?  in  primo  casu  nomen  immutandum  ,  ne  confuudatur  cum  H. 
pvurienti  Roxb.  ;  in  altero  novum  imponendum  ;  hinc  illam  cl. 
jAcqviPiio  ipsi  dicare  aptissimum  erit. 

Descriptio. 

Planta  in  calliario  2-pedalis..  Radix  sublignosa  ,  fibrosa ,  pe- 
rennis.  Caulis  basi  sulilignosus  ,  glaber ,  ereclus  ,  teres  ,  parvi 
digiti  crassitie  ,  versus  apicem  ramisque  junioribus  pilis  prurienti- 
bus  tangenti  manui  haerentibus  obsitus,  sub-ramosus.  iiawt  erccti. 
Folia  alterna  ,  verticalia  ,  petiolata  ,  cordata,  pollicaria,  sub-7-loba 
S.  lobis  tribus  superioribus  evidentissimis  ,  infimis  minimis ,  omni- 
bus apice  acutis  inacqualiter  dentalis  ,  utrinque  petiolisque  pilis  al- 
bescentibus  prurientibus  ac  haerentibus  ut  supra  adspersa ,  plana , 
5-7-nervia,reticulato-venosa,  membranacea,  persistentia.  Petioli  linea- 
res,  teretes,  foliis  parum  iongiores,  hoi'izontales  ,  in  foliis  superioribus 
erecliusculi.  Flares  ad  apicem  caulis  ramorunique  dispositi.  Pedicelli 
lineares  ,  teretes  ,  pilosi  uti  folia,  i-i-lin.  longi,  basi  braclcis  tribus 
difformibus  instructi  ,  s.  bractea  inferior  foliacea  5-loba  major,  la- 
terales  triplo  minores  lineares.  Involucellum  5-phyllum  foliolis  li- 
ToM.  XXXV.  Y 


1^0  ALOYSII    COLLA 

lineari-Ianceolatis  aculis  ,  apice  recurvalis  ,  pilosis,  lincis  paralellls 
longitudiiialibus  notalis  calyceua  subaequantibus  ,  caducis  (  Tab.  XII. 
fig.  I.  ii.  et  fig.  2.  )  .  Calyx  monosepalus  ,  pilosus  ,  5-lobus  ,  lobis 
basi  dilalalis  acuminatis,  apice  recurvalis,  persistcns  (fig.  i.a.  et 
6g.  5.  a.  )  .  Petala  5.  hypogyna  ,  per  aestivationera  coavolula  (f.  lo.  ) 
tlemiim  e.xpansa  ,  lobis  calycinis  alterna ,  brevi  uni^iiiculata  ,  obo- 
vata,  7-9-nervia  ,  reticulato-venosa ,  calyce  triple  loiigiora,  luleola, 
basi  atrato-picia  (fig.  3.  et  g.  )  .  Stamina  numerosa  inaequalia  ;  fi- 
lamenta  in  Uibum  coliimnarem  atratum  petalis  diinidio  breviorem 
coalita  ,  demiiin  libera  ;  antherae  subrotundae  rima  transversali  de- 
hiscentes.  Ovarium  ovatum  constans  carpellis  5.  coalitis  (  fig.  4-  «•  )• 
Stjli  /j.  in  unum  coaliti  columnam  staminum  subaequantes  (  f.  4-  b.  ) 
hinc  liberi  in  stigmata  simplicia  villosa  stellata  finientes  (f.  ^.  c.)  . 
Fructus  capsularis  ,  ovatus  ,  ad  medietatem  usque  calyce  cinctus , 
S'-locularis ,  5-valvis  ,  s.  carpella  5.  basi  coalita  apice  acuta  ,  ex- 
terna scabra  pilosa  ,  intus  qlabra  ,  rima  deliiscentia  ,  3-4-sperma 
(  fig.  5.  i.  )  .  Semiiia  reniformia  ,  compressiuscula  ,  glabra  ,  nigre- 
scentia ,  punctls  albidis  callosis  lente  tantum  conspicuis  adspersa. 
(fig.7.8.) 

Defimtio. 

H.  sublignosus  piloso-pruriens  :  folils  longe  petiolalis  cordalis 
sub -y-lobis  inaequaliler  denlatis  ,  pedicellis  brevibus,  involucello  5- 
pliyllo  calyceque  5-lobo  petalis  expansis  triplo  brevioribus  (  flores 
luteoli  basi  alrati  )  .   Nob. 

Ohs.  Collocanda  stirps  haec  in  sect.  IV.  inter  Ketmias  Candollea- 
nas  ;  accedere  magis  videtur  //.  niicanti  Cav.  ,  quam  prurienti  RoXB. 
dilFert  autem  a  priori  foliis  5-']-lobis  non  5-arigularibus  tantum, 
ac  involucello  S-phjllo  nee  6-partito ;  ab  altero  foliorum  for- 
ma ,  et  pilis ,  involucello  calyceque  corolla  triplo-brevioribus ,  non 
illam  aequarUibus. 


illusthatiokes  et  ICo^BS  hariokum  stirpium  171 

ICONUM    EXPLICATIO 

Tab.  I.    Eucalj'ptns  pulverulenta. 

Fig.    I.    Stamen  adauctura  ;  Jig.    2.   Pistillum  longitudinaliter 
seclum  adauclum  ;  Ji:f.  3.   ejusdem  sectio  Iransversalis  adaucla  ; 
^g.  4.  Folium  ;  Jig.  5.  Floies  ;  Jig.  6.  Alabasira  operculata. 

Tab.  II     Cactus  Lecchii. 

Tab.  hi.  Brexia  spinosa  \  ciiciter  magnitudinis  natiiralls  redacla. 
(  Fig.  f.  ad  5.  magnitudine  naturali  )  ;  fi:;.  1.  Flos  posiice 
visus  ,  a  calyx,  h  petala  ;  T/g-.  2.  idem  anlice  visus  ,  a  pt  tala  , 
b  slamina  ,  c  pistilium  ;  7/g-.  3.  idem  calyce  et  corolla  denuda- 
tus  ,  a  stamina  nrceolo  inserta  ,  b  urceolus  ,  c  anllierae  ,  d  pi- 
stillum ;  fig.  4.  Calyc  denudatus  antice  visus  magnitudine  natu- 
ral!; y?^.  5.  Anthera  adaucta  antice  visa;  yZy.  G.  eadem  postice 
yXsa  \  Jig. '^.  Pistillum  adauctum;_/7^.  8.  Folia  subintegra. 

Tab.  IV.     Sida  elegans. 

Fig.  I.  Calyx  postice  y\sw!i  \  Jig.  a.  uniim  ex  quinque  petalis; 
Jig.  3.  Phalang.  staminum  ;  Jig.  4-  pars  superior  libera  unius  sta- 
minis  adaucta  ;y?j5'.  5.  Pistillum  adauclum,  a  ovarium,  i  stylus, 
c  stigmatnm  partes  distinctae  ;  y?^.  6.  Semina  magnitudine  wa- 
turali  ;  yZg-.  7.  unum  ex  eisdem  multoties  adauctum;  Ji^'.  S.  Al- 
bumen decorticatum  ex  Guerlii.  \  fig.  9.  Embryo  denudatus  ex 
Gaerm. 

Tab.  v.    Crocus  Imperati. 

Fig.  I.   Limbus  ,  et  pars  tubi  corollae  ;  fig.  2.  Stylus  integer; 
fig.  3.   ejusdem  pars  superior  adaucta;  fig.  4-   Corollae  sectio  ut 
appareat    staminum  inscrtio ;  y?^.   5.     Stamen  adauctum  ;7/^.   6. 
Bulbus. 

Tab.  VI.    Melaleuca  stjphelioides. 

Fig.  I.  Folium  ;y?g-.  3.  Calyx  ;^^.  3.  una  ex  quinque  phalan- 


1-2  ALOYSII    COLLA 

gibus  staminum.  Jig.  4-  Stamen  unicum ;  fig.  5.  pistillum.  Omnia 
tripio  adaucta.  fig.  6.  Flos  integer  multoties  adauctus. 
Tab.  ^'II.    Senipetxivum  cUiatum. 

Fig.  I.  Calyx  postice  visus  ;  fg.  i.  duo  ex  septem  petalis 
cura  quinque  ex  quatuordecim  staminibus  ad  indicandam  eo- 
rum  inserlionem  et  proportioiiem ;  fig.  3.  Pistillum  ante  an- 
lliesin  \isum ;  fig.  4-  idem  post  anlhesim  ,  a  carpella  im- 
matura  ,  b  squamae  neclariferae;^/^.  5.  unum  ex  carpellis  matu- 
x\%  \  fig.  6.  Semina  ;  yZj^.  '^.  eadem  lente  visa;y/^.  8.  iinum  eX 
eisdem  transverse  sectum ;  fig.  9.  ejusdein  sectio  verticalis  cum 
silu  et  figura  embryonis  ex  Gaertii.  Omnia  adaucta  excepia  fig.  6. 
Tab.  VIII.    Convolvulus  retusus. 

Fig.    I.  Braciea  ;  y/g-.  2.  una  ex    quinque    laciniis    calycinis  ; 

fig.  3.  Corolla  longitudinaliter  secta  ,  a  stamina  ;  fig.  4-  unum 

ex  eisdem  adauctum  ;  y7^.  5.  Pistillum  adauclum,  a  ovarium  ,    b 

stylus;  c  stigma  ;  ^o-.  6.  Semen  germlnationi  proximum  ;y?^.  7. 

ejusdera  sectio  transversa ;  fig.  8.  Embryo  denudatus. 

Tab.  IX.  Farobaea  nemorensis. 

Fig.  I.  unum  ex  foliolis  calycinis  antice  visum ;  y?^.  2.  idem 
postice  visum  ;  y?jO-.  3.  flos  radii  cum  pappo ;  y^o".  4-  idem  pappo 
destiiutus ,  a  tubus,  b  ligula ,  c.  stigmata;  fig.  5.  flosculus 
disci  cum  pappo  ;  fig.  6.  idem  pappo  denudatus  ,  «  antherae 
coalitae  ;  fig.  7.  receptaculum  superne  visum  ;  fig.  8.  semina  ; 
fig.  g.  unum  ex  eisdem  cum  unico  pappi  pilo  ;fig.  10.  idem  trans- 
verse seclum  ;  fig.  ii-  ejusdem  sectio  verticalis.  Omnia  plus  mi- 
nusve  adaucta,  excepta  fig.  8. 

Tab.  X.  Narcissus  unicolor. 

Fig.  t.  Coronae  sectio  verticalis,  a  stamina  longiora,  b.  sta- 
mina breviora  ;  fig.  2.  anthera  antice  et  postice  visa  ;  fig  3. 
Pistillum,  a  ovarium,  b  Stylus,  c  stigma  ;  fig.  4-  capsula  ma- 
tura  dehiscens  ;y?^.  5.  eadem  transversim  secta;  y?^.  6.  semen; 


Tab.l. 


-^■/ML  M//„tti 


/" 


3  4 

EUCALYPTUS     pulvcrulenta. 


m 


Fal).  II 


/i//off. 


./u^/,r 


CaCTU-S       Lercliii. 


TaL.HE. 


'•W*^   i^c/^A',  .  J,.-^ 


UTIKXTA       spiiiosA. 


Tab.  IV. 


4- 
S'IDA 


^    1 

y%     eleoviiis. 


€•»>(;  %7    Os   ^ 


rf'i; 


^^-;H''" 


W. 


I 


Tab .  V. 


I--J  J 


^u,ia>.  CROCUS       Jiup  e  r  a  t  i 


Tat  VI. 


^S^AiL  PSt//. 


3   ;  4 

-MELALEUCA  stypjielioide  S. 


Tar..MI, 


'h^ 


b, 


WAeeo^^    ^Si^o^.  ^. 


SEMPKRVIVUM       riJialuin 


^UH^vJii 


\ah\ 


^c./,/u^  mU/o^./,.^      CONVOLVULUS       retusus. 


Tab  IX. 


W?  %t^  #  f  5     fjo     %  ji 


y*^-^  ^c//o/^/,^      TAROBAEA         nemoreiisis. 


I^n. 


' '-^fJuL  ^.//om./,^  NAR  C 1 S  S  U S     uu  1  c  o]  0 r 


TtttXI. 


■    .WlUVlJIfk- 


■  A4^ni^ 


CASSIA         Barrenfieldii. 


Tab  XII 


3  4 

rM^     ^y^^/w.  HIBISCUS  J^cQxiini 


t 


ALOTSII    COLLA.  I7  3 

fiS-  7*  ®i"^  seciio  fransversalis  ;  ftg.  8.  a    albumen    vertlcaliter 
sectiun  ,  b  emUryoiiis  siius  et  figura  ;  y7jg-.  9.  bulbiis  ;  fig.     10. 
corolla ;  y?^'.    11.  spallia.  Ouiaia  magnitudine   natuiali ,    cxceptis 
Hg.  6.  7.  8. 
Tad.  XI.  Cass  a  Barrenfieldii. 

Qnum  floris  orgaiia  non  differant  ab  illis  ,  quae  edidi  de  C. 
ScliuUesii ,  consule  Tab.  X.  append.  III.  Hie  legumina  y?^.  i. 
semina  fig.   2. 

Tab.   XII.  Hibiscus  Jacquinii. 

Fig.  I.  Calyx  b  cum  invohicello  a\fig.  2.  umim  ex  involu- 
celli  foliolis  adaiictum  j^?^.  Z.  unum  ex  petalis  postice  visum; 
fig.  4-  a  ovarium  ,  b  stylus,  c  stigmata  ;  fig.  5.  fructus  malurus 
integer,  a  calyx  persistans,  b  carpella  ;  y?g-.  6.  unum  ex  car- 
peilis  antice  visum  post  dehisceatiam ; 7?g.  7.  semina;  fig.  8. 
eadem  adaucta. 


SECTIO    ALTERA 

HORTO  RIP  U LENS  I 
APPENDIX    QUARTA 


X7S 


J^om:  et  rec:  sjiioii:  Auct:  el  icon:  Suuio  Durat:  et  fructif. 


3 

Polj'j,:  dec:  Lfgum: 

40  capensis  (i) /lufiib.Jiiuc\i:s.cc:S\\'et:U:hr\i:ip:\i3.:=z?=z     C.  B.  S.     .     F.     suf:  x.  vLr:  nond:   flor: 

41  falcata  van  minor      .     .     .  //''.sp:lY.io53.zz:/^FtW/;&i;n.i  i.(:  14.       N:Holl:orient:F.     suf:  i.vir:  Febr:-Apr: 
A.  saligna TVendl:  sec:  i>j}r:  (2) 


(1)  Acacia  capensis.  Enuta  e  sciuiuibus  missis  Julio  18^7  a  fraliibitfi  ArniBEr.Ti  Tarasconac  Hortulanis  ,  qui  aflirraarnut  ilia  rece- 
pisse  a  C  B.  S.  sub  ullato  nomine  ,  uondum  floruit  ,  etsi  jam  bipoduliis  facta.  Inter  aSS  liujuscc  generis  stirpes  a  DC  descri- 
ptas  (  Pr.  II.  44^'i7^  )■>  ^'i^  octo  cnumorantur  taiufjuain  C.  15.  S.  incolac  ,  puuciorcs  in  .MiJca  australi  crcsccuLcs  :  plauta  haec 
non  videlur  ad  illas  pertinrrc  ,  si-d  potius  novain  ,  vcl  saltern  valdc  dubiam  spcciem  conslituere.  Fortassis  cadcni  quaiu  memine- 
rat  cl.  S»EBT  (  I.  c.  )  ex  Bcrcuellio?  hujus  opus  baud  nosco  :  nostra  absque  fructiiicalione  sequcnles  cbaracteres  oslendit. 

Hadix  perrnnis  ,  lignosa  ,  fibrosa.  Caulis  arborcus ,  ercctus  ,  subdexuosus  ,  teres,  riniosus  ,  subraniosus,  cortice  fnsco,  aculeis 
duobus  rcctis  firniis  opposilis  slipalarilius  2.  lin.  longis  arniatus.  Kanti  divcrgcntes.  FoUa  alterna  ,  petiolata ,  2-pinnata  ,  inferiora- 
a-ju'^a  ,  suporiora  8-4-)iiga  ;  pinnae  G-8-jusae.  PcUolus  communis  linearis,  basi  incrassatus  ,  supcrne  canaliculatus,  glaber,  glan- 
dula  fusca  vix  consplcua  inter  pinnas  pracdltus.  PelioU  partiales  brevissiiui;  proprii  subnulH.  Foliola  opposlla  ,  subsessilia ,  ova- 
lo-oblonga  ,  scilicet  a-lin.  lunga  r-lata  ,  obtusa  ,  basi  subobli<iua  ,  utrimpic  glaueescenlia  ,  costa  subtus  proniinula,  cnen'ia,  pun- 
cti«  glanduluso-diapbanis  leute  tantum  conspicuis  undiquc  couspersa.  Fructiticationcm  desideramus  ut  dcscriplioui  supplere  ,  ac 
iconcm  praeberc  valeanius. 

[i)  Acacia  falcata.  Cl.  SpitENGELius  ( sysl.  III.  p.  i34.  n.  i3.)  confiindit  A.  salignam  Wekdl.  (diss.  n.  16.)  cum  A.  falcata  W. 
quam  idem  auclor  dcscripsit  in  diss.  n.  II,  et  pictam  dedit  t.  i4.}  sed  in  bac  pb}Uodia  prorsus  ya/cufrt  ,  evidcuter  unincrvia  , 
ac  penm-veitosa  :   in  salii^na  aiitem  linearia ,  sub-cncrvia  ,  auenia. 

Utraque  species  variat  ,  scilicet  satigna  pbjllodiis  latioribus  ,  cl  angustissimis  ^  falcata  pbyllodiis  aculis.simi3 ,  et  oblusinscu- 
lis ,  capitatisquc  racemosis  et  subsolitariis ,  uli  observat  DC.  (  Pr.  II.  p.  4^0.  a.  i5.  el  4^'-  °-  53.);  nostra  species  pbyllodiii 
rcfcrt  acutissima ,  ac  capitula  raccmosa  ;  insupcr  tula  plauta  valdc  minor. 


176 


Aom:  el  rcc:  synon: 


Auct:  ct  icon: 


Stalio. 


Durat:  et  Jructijl 


10    ACOTITVM    (1) 

Poljijiul:  trig:  Raniinc 

1 1  acuniinahiin    ^■ 
A:  paniculatuni  8 

12  coinuiutaluin     . 
A:  i\'apfllus  y    . 

1 3  decorum. 

1 4  eiiuncns    -I-     ?  . 

15  galcctonuia  .      . 
A:   Theljphonum 

16  giacile    + 
A:  roslratiim  a.  . 

I-   licbegynum  .     . 
A:  paniculatuni  . 

18  inunctuiu    +   ?  . 

19  KocUeanum    + 
A:  iSapctlus  S    . 

50  leucantluiin    +  ? 
2  1   molle    + 

A  paniculalum  S 
11  paniculatuni 
33  paucifloruin    \ 

A:  variegatuin  a 
a  4  pubcsccns    \    . 

A:  internictliuni  S 
35  rbyncantliuni    . 

A:  varicgalum  y 

A:  roslralum  var-. 
a6  rostratum 


bien: 
per;  1. 


iJeicA.-ncb:p:46=:vS'e;';H!iw.I.t:i5.y!20.2i.     Helvet:  .     .     D. 
Ser:  \.  c.  sec:Z)CPr;  I.  p.  60.  n.  9. 

Reich:yieh:Z(>.zzildiacon:t.\Q.J.Z.=i     )b D. 

Ser:  sec:  DC.  1.  c.  p.  621.  n.  20. 

iJc/c/j;  sec:  6/)^;  11.622.  n.35.=  ?z=:     Pyienn:      .     .     .     D. 

Koch:  sec:   Steud:  =?=...? D. 

Reich:  sec:  Spr:\h:  620.  n.  1 1  =21^     Eur:    meil:       .      .      D. 
Reich:  sec:  Spr:  ib. 

Reich:  sec:  DC.  I' c.  5c).n.  ■]— 1=1     ? D. 

DC.  1.  c. 

DC.  1.  c.  Sg.  n.8:=:5'i';vl.c.M5^i8.ig=     mont:Gemm.D. 

Lam:  sec:  Spr:  1.  c.  624.  n.  27. 

Koch:   sec:   Sleud:  =;.'==:....' D. 

Reich:  aeon:  zm  ibid:  t.  \i.f.  1.=:     Europ:  .     .     .     .     D. 
Ser:  1.    c.  sec:  DC.  1.  c.62.  n.  20. 

Reich:  sec-  Sleud:  :=.':=...? D. 

7Jcic7j;neb:p.43.et47  =  '^<''""nuis.I.M5^.  i8.i9.=Alp:sa)is.l). 
Ser:  mus:  I.  p.  1 45.  sec-.DC.  1.  c.  6o.n.g. 

iam.fl:fr:  =  6V;:l.e.(.i5/.20.2i.:=  Helvet:.  .  .  .  D.  id. 
Ser:\.c.l.i4o^^^^Clus:hist:n.p.98.f.i-  Carniol:  Ital:  .  .  D.  id. 
sec:  DC.  1.  c.   59.   n.  5. 

Ser:  1.  c.   p.    i52.::=?zz:     .      .     .     ? D.     id. 

sec:  DC.  1.  c.  62.  n.    ig. 

Reich:  neb:  p.  56.  =  ?  =    .     .     .     Carniol:  Ital:       .     D.     id. 

sec:  DC.  1.  c.  5g.  n.  5. 

sec:  Spr:  1.  c.  621.  n.  aS. 

jffernA;sec:Z?C.l.c.59.n.7.ZiS'er.-l.c.M5^i6.i7.=     Helvet:  D.     id. 


lU. 
id. 
id. 

id. 

id. 

id. 
id. 


id. 
id. 


Jun:-Jul: 
.     id. 


.  id. 

.  id. 

.  id. 

.  id, 

.  id. 

.  id. 

.  id. 


.     id. 
.     id. 


id. 
id. 

id. 

id. 


id. 


(i)  Aconitum.  Aconitorum  ditissiraam  copiam  b:ibni  a  M.  Bnrdinio  sub  allatis,  aliisrpic  nominlbus  :  at  ccrtas  (listinctasqiio  stirpes 
in  hoccc  polymorjtho  gencrc  delermiiiare  ijiiis  audcat  post  lot  tantosc[ac  suiiunoruni  Botanicoruin  laborcs,  piacsrilim  Reicheh- 
BiCHii  (  uhcrsichl  der  gattuitg  Aconitum  -  id.  -  monographia  generis  Aconili.  )  Serincei  {Masee  helvctitjue  d'histoire  nata- 
relle)  Candollei  (  Rcgui  vcgclabilis  syst.  vol.  I.  -  id.  Prodr.  sysl.  nut.  vol.  I.)  SpnE>CELii  (sysl.  vogct.  vol.  II.),  aliorumquc? 
Scriptorcs  illos  sccutus  quod  ad  Domioa  iadicandas  credidi  cum  siguo  *  stirpes  a  DC.  ct  cuxu  aitcro   ^  ilUs  a  Spr.  iuipiobataf. 


A'oni:  ct  red  sjnon/ 


A 

Juct:  et  icQn: 


Statio 


177. 


Durat!  et  fntctjfi 


10  AcotirrM 
2j   Sclciclicii    + 

A:  y<ipclliis  a    . 

A:  tauricum  . 
28  SloikiaiiuiH .      . 

A:  paniculatiim  y 
ar)  strictum 

A:  ^upellus'  X    ■ 
3o  tlieliphouuiu     . 

A:  Ljcoctonnm  y 
3i   torluosuiii     .     . 

32  vcimstum    + 
A:  Nupellus  lili. 

33  versicolor    f     . 
A:  inlertncdhim   S 

34  viigaluin    + 
A:   Nupellus  »    . 

35  Vulparia       .     ; 
A:  Ljcoctoimm  y 

36  Zooctouum    +  ? 

32    Al.OE 

Hex:  monog:  Asphod. 

28  brcvifolia.   (i)  • 
A:  dislans 

29  cai'inata  (2)  . 

So  obscura  (3)       .     . 


pcr^  2, 


Jun:-Jttl: 


/?i'it7i.'nel>:35rr/«fijr.iV:3.(.49?=     Gennania       .     ,     D. 

sec:    DC.    Pr:  I.  (>2.   n.  20. 

Retell:  inon:   87.  (.    12./.   2.   3. 

Reich.c\.Spi:'iysl:lL6i2.3^.:=Stork.-p.6().ic:A=     Alp:lielv:  D. 

DC.  1.  c.  60.  II.  9. 

Bernk:  z=  ReicTi:'].  c.  t.  17./.  1=     Sibir:     .... 

sec:Z^CI.c.6a.n.2o.et.S/;r;l.c.622.n.33. 

iiWc/4.1.c.et5/Jr.l.c.62o.n.i  I  =  ?=     Alpib:    .... 

sec    DC.  1.  c.  57.  n.  2. 

fF.e\r.5-]6.=:iSer:mus:t.i5/.2.8.2g=l     Sib:  sec:  Spr: 

Rcicli:  neb:  p.  28  z=  ?  =:  .     .     .     Helvet:        .     .     , 

sec:  DC.  1.  c.  63.  I).  20. 

Sir:\.c.l.\ji^But:cab:-]^.\,sec:Sweel:^z:     ?    .     .     .     , 

sec-   DC.  1.   c.  61.   n.    19. 

Scr:  1.  c.  I.    i55  =?=       ...     HeKet:.     .     .     . 

sec:  DC.   1.  c.  62.  n.  20. 

Reich:]. c.etSprA.c.6io.n.C)=Jacq:ausir:ii.t.38o=.     Alp: 

sec:  DC.  1.  c.  57.  n.  2. 

Reich:  sec:   Steud: 


Htiw:iraii<i:Lin:nonTV.en.=Bot:reg:l.gg6:=       C.  B.  S.  T.  vir:  jucc:      Maj:-Augt 
Haw:   sj  ^t: 

?^r.sp:lI.i89=Z'i«.W/A.22.M8/2o     ibid T.  id id. 

//'.  en:supp:  p.  ig.noiiftivv.  =  .'=     ibid T.  id id. 


D. 

id.     .     . 

.     .     id. 

D. 

id.     ,     . 

.     .    id. 

D. 

id.     .     . 

.     .    id. 

D. 

id.    .     . 

.     .     id. 

D. 

id.    .     . 

.     .     id. 

D. 

id.    .     . 

.     .     id. 

D. 

id.     .     . 

.     .     id. 

D. 

id.    .     . 

.     .     id. 

(1)  Aloe  brevifnlia.  Non  confundcnda  ciim  Aloe  brevifolia  W.  (  on.  384-  9:  )  quae  est  A.  prolifera  jam  enumerata  in  H.  Rip.  (  p.  8. 

n.   14.  )  .    All    oadcm  ac  A.  distans  H*w.  syn  ?    Cons.    Spr.    (syst.    11.  p.  72.  n.  53.  cl  p.  -\.  a.  87.  ),  nee  non  DC.  ( Silcc. 

p.  81.  t.  81.  J  rnjns  iron  pntiiis  priorcra  exbibcre  vidctur. 
(a)  Alne  cnrinata.   Non  .4.  carinata  DC.  (  Suae.  p.  69.  t.  63  )  eadem  ac  J.  verrucosa  (  II.  Rip.  p    8.  n.  a3.  ) 
(3)  Aloe  obscura.   Divrrsa  ab  A.  nbscura  Ha«  .  quae  est  A.  picla  (DC.  siicc.  t.  97.^  <"numcrata  in  H.  Rip.    (p.    8.    n.    la.  )  ,  rt 

ad  giniidijloras  cautesceiites  (  Sim.  )  referenda.  A.  ob)Cuia  W.  pcrlinet  ad  curvijloras. 

Tom.  xxxt  Z 


#7* 


IC^iit;  et  rcc:  synon: 


Auct:  rt  icon: 


Mall  a 


Durat:  el  ftuclif: 


8;7  Alpi.iia 

Mon:  monog:  Canm 

1  calcarata flOiC.-scitam:=:flc(/.7/7.-III.t.i74=^     Coroin:  China     .     C.     per:  2.      .  noiid:  llor: 

j^:  cvrnud Ker:  sec:  S/)r:  syat:!.  i^.  11.  10. 

Globba  erecla Rcit;\.  <:.  ci  R.et  S;s\sl:l.3i.n.^. 

35  Alvssvji 

Tetrad:  silicnl:   Cruc: 

3   luuialc Kit;  hung:   I.  p.   5  zz /i;V/.-  /.  G  z;:     Transjlv:    .      .      .     D.      suf:   2.   .      .   Mai:-Juii: 

A:  Bcrlolonii Des\-:      J  „  .  ,,  or        r 

,     }    sec:  o/)r;svsl:ll.b5q.u  D. 
A:  iir^ciUcuill Biliol:    I  '        •  ^ 

3-    Amaryllis 

Jler:  monog:  Ifarcii: 

J 7   alba? JI:  Litlae  —  1  = .' T.  poi:'>..bulh:nond:noi:  (1) 

43   Anacyris 

Dec:  monog:  Legiim: 

2  indica?  (».) ? /t(/i.- InJ:  scm;  1829^:=?   .     .      .     Iiidiis  ?       ...     .     T.     suf:  3.      .  nond:  (lor: 

Sj   ANTlRRqinVM 

DiJ:  ang:   Scroph: 

3  montevidjcnse  (3)     .     .     .     .     Murl:  mis;  ;=  .'  zz       ....     Montevideo     .     .     T.     suf:  2.  vir:    Juii:-Sept: 
73   Artemisia 

8  arborcsccns //'.  sp:  III.  i8jo  =  io6.i<.;  753zz     Ilal:  orient.  Barbar:  F,     id.     .     .     .  Jun:-Aug: 


Ci)  Ftoniil  cliim  hoc  npnscuhim  sub  praelo  oral  ;  vid;  drscrliitioncm  in  fine. 

(a)  Anagy-rit  imtica.  Proveuit  u  seiuinihus  hoc  nomine  notatis  et  a  el ,  Tehoreo  missis:  florcntrm  non  vidi;  Lorha  diJTcit  ;il>  A. 
Joelida  loliulis  putius  rllipticis  ((uani  lanccolalia  j  an  //.  latiJhUa  Tcncriifac  incola  ?  (  //'.  en.  q^^O-  ^C.  Pr.  II.  99.  -2.);  k'gu- 
mina  ubser\'auda. 

(3)  Autirrluuum  moMfvidettse.  Ct.  Marth's  stMuina  misit  stil)  hoe  non>inc ,  qnod  incmoratuin  non  invcni  pi'nes  anctorcs :  plantnlae 
satac  Aprih  iSa^  ,  in  fr.  positac  serjuoiUi  li^cnic,  liinc  diligf'ntcr  siih  dio  ridUu'  in  oUa ,  lactc  florucrunl  Jun.-Sopt.  1828.  ijom- 
paratis  cum  cacteris  hujus  gonriis  stirpitius,  (jiias  \ivcntes,  vel  siccas  possideo ,  vidi  opliinam  novain  *pccirni  conslitucrc  posse , 
quaiu  sub  eodcm  uuuiiae  rvtineudaiu  duco  ad  confusionem  vitandam  si  foi'Le  jam  ub  aliis  descripta.  Acccdit  ,  scilicet  inilore- 
■ccDlia  ad  A.  majus ,  scd  (Ujtlcrl  luciuiLs  catycinis  acutiiucuUs  Ifra-iuriftux  ,  ac  floribus  o/jpmiiin ,  coroUisquc  prorsns  gUibris ; 
foliis  aut>-in  ad  A.  sirutuin  ,  at  in  hoc  potins  Unearia  qnain  Itinccolata  twcta  j  in  nostra  i»lanta  vi:rc  iuitccolata  suf'J'alcata:  cl 
i]uo  scqucnti;m  ^ibr^^sim  luodM  pi^otpunaui  ^  duju  icotiem  pracbore  daluiu  sit. 

<  A.  fuliis  tarnis  verlicilkiti^vc  Uucculalis  subfalcalis  glabr^s,  Qoribtis  spicatis  oppositis ,  bciiiiis  c:ilyciuis  glauduloso-pubosccn- 
•  libui  aculiilsculis  ,  corolla  glabra  ,  caulc  suUiiUicoiO  erccita  vcriUi  apiccAi  viUtwiiisculu  (  Horcii.  uiagui  pnrpuratcentes  )»  Nob. 


»7& 


ft^om:  ft  rec:  synoni 


.■/ltd:  et  icon; 


Slalio. 


DiiraU  el /rue  I  if; 


nortul:  =  .' 


;r.sp:W.i89=/i/u'C(/;m<j/.-37.26.27.28.i=:     Ind:  orient:     C. 
Gacrtn: fiuct:  1. 3^ 5 :=  i//.  ^7 1 .72=1 


iaiiV/.- N:Holl:  II.  57  =it.(.  201  =     Terra  Dicmen     .     F.     suf:  2.       .  Marl>Maj: 


878  Artoropopum   R:  Br: 
Hex:   nionoj^:   Asphod; 

I   vcnustuin  ? 

879  Artocabpus 
Munoect  inon:    Urtic: 

I   integrifolia  ( 1 )    .     . 
Sitoctiiun  cautijlonun    . 
79  Aster 

1 3   argoplijllus 

A    moicluUas Horlul: 

B80    AsTIMClA 

7 

I   coccinea?  (2) Horlul:  =  ?  =     .     .     . 

881   AsTRAP«>  Liiidl: 

Monad:  icos:  Djttnerac: 

1  pendulifloia  (3) DC.  =  Bot:  reg:  t.  691 

A:   /f'alUchii Ker:  1.  c.  non  Liiidl: 

2  viscosa  (4) Sweet:  H;  Brit:  p.  58  =  ?  =      .     RIadag:  scq:  Sweel:  C. 

A:  triloba Nob: 


T.     per:  2.     .  nond:  floi^ 


Ind:  or:  Madagasc:  C. 


arb: 
id.     . 


nond:  flori 


suf:  2.       .  nond:  flor: 


nond:  flort 
.     .     id. 


(1)  Artncarpus  inte^ri/hlui.  Circa  ranssiraam  banc  stirpem  constilc  Lam.  Diet.  III.  p.  201.  n.  3.  ubi  illam  rite  describit  sub  nomine 
J.  Jacn  (  J.icqniiT  dcs  IndfS  )  ,  ct  distin^uit  ab  .4.  heternjjfiylta  n.  *2.  quae  coiifundnntur  a  //'.  1,  c.  ct  Spr.  (syst.  Ul.  804.  I.) 
nulla  facta  mentionc  dc  Sitof/iff  cauli/lnro  Gakbtn.  ,  qnod  tameu  ad  candoni  plantain  pcrlinct.  Vide  ctiam  quod  ad  genus  Lam. 
ill.  I,  744-  745-  '■'  I'l'in.  Diet,  supp    111.  p.   i3o. 

(3)  AHingin  coccinea.  Missa  sub  hoc  nouiioe  a  U.  Marlorelti  ,  nondum  floruit  ;  in  cal.  cult  a  est  inodo  teiiella  ,  ncc  in  codicibu^ 
botanicis  notatani  inveni. 

t  (3)  Astrapnea  pendulijlora,  CI.  Cahdolled*  nuperriine  banc  stirpem  creavit  ,  'alque  descripsil  tamquam  diversam  ab  A.  IfaUichii 
Lindl;  (  coll;  but:  L  l5.  )  cadi'ni  taracn  ac  A:  h'utlicliii  K.EB.  (I.  c.  )  Verani  A.  ff'attichii  cullum  baud  esse  in  borlis  Euro- 
pacis  pulat  insigiiis  auctor :  elsi  planta  inea  nouflinu  floruit,  allaincn  ad  y^.  pcndulijloram  spt-ctare  non  dubito  inspectis  folii* 
regulariter  serratis  ^  slipulis  ovato-ublongis  rvidenlcr  nndulalis  ncc  ptanis  (Cons.  DC.  Aote  sur  quelques  plantes  obsert^ees 
en  Jli'urs  au  moi\  tie  Janvier   1828    p.  8.   Geneve  1828.) 

(4)  A^trapaea  viscosa    ?jnllibi  invent  cnuincratam  rarissimara  banc  stirpem  nisi  apud  Ste^vek  I.  c.  ct  in  cal.  Cels    1828.  An  revera 

disliu.lam  speciem  constituat ,  asserere  non  ausim  cum  inflorcsccntiam  baud  noscam  ;  lota  planta  minor  ac  undique  viscosa, 
quod  pauci  referl;  scd  dilTerentia  praecipua  sislit  in  foliis  quae  in  A.  fVaitichii  ct  pendulijlora  sunt  simpliciter  </enfa/a  ,  ac  vix 
apicc  acuta  \  in  nostra  reapse  triloba  lobis  valde  acumiiiatis  :  aptius  itaque  appellanda  A.  triloba.  Uuccine  A.  palmata  NVal&< 
cujus  semina  uupcrrime  misit  ad  me  cl.  ScuuLTEsirs  e  Calcutta  provcnicnlia  .-* 


i8o 


Norn:  el  rec:  synon: 


Juci:  et  icon: 


Stalio 


Durat:  et  Jhictif: 


882  A5Tno>mi 

Diocc:  pent:   Tcrebinl: 
I   graveolcns  ?  ( 1 )  •     •     • 
85  Atropa 

Pent:  inoiiog:  Solan: 
1  biflora  

A:  erecta  ?     .     .     .     . 
3  procuiiibens  .     .     .     . 

/4:  pliciUa      ... 

Siiraclui  procumbens 

Saracha  biflora  . 

BeUtnia  procumbens 


fV.sp:lV.'j5Q=Jac(/:amer:t.i8\.f.()6zz     Cartagen.  sylv.     C.     arb: 


uond:   flor: 


/J.etP.fl:peruv.  =:i7'.II.(.i8i/.6=     in  loc:  humid:  Peru  F.     suf:  2.     .     .  Jun:-Jul: 

Hornem:  no»  Zucc-  sec;  SliuU: 

fF.sp.-I.ioi4  =  Cai'.-K/).53.  (.  72=     Peru,  Mexico      .     F.     au:  suf:  2.      tot:  aest: 

Roth:  cat:  II.  p.  24. 

R:  et  P:  I.e.  II.  p.  43.  t.  180./ 6. 

R:  et  P:  sec:  Spr:  sjst:  I.  699.  l3. 

R:  et  S-  sjst:  IV.  687.  (2) 


96  Baxisteru 

Dec:  trij^:  Mulpigh: 

5  fulgcns 

6  peiiplocaefolia   (4)   . 


B 


L:  non  Lani:  (3)  z=  ?  z=: .      ,      .     Guadal:   Bcrtcro  .      C.     suf:    i.  sc:    nond:  flor: 
Di'sf:  cat:   cd:   2.   p.    160   =   ?  =     Poitotico   OvrU-ro    C      id id. 


(1)  Aslronium  graveolcns.  Planta  ,  qiinm  sub  allato  noiiiiuc:  acc'pi  noQ  videtur  ad    J.    graveolcns    pcrtiiicre  ,    foliula     cnim     5-G- 
jui^a  non  Z-juga  ncc  3-pnllicaria:  insuper  lota  plants  acult;nta:  ma^is  forsan  acccdil  ad    J.  fraxiniJoUum    Schott.    apud   Spr. 
(  Syst.  IV.  cur.  post.  p.  4"4'  ^Oi  ^'^^  "^*-"  ^^^  niouliu  dc  aculfis  ;  au  alia  hpccii-'S ,  vol  cliaiu  genus  divcrsuui?  TNoliio,  quas  ob- 
ficnavi  in  planta  nou  flurcutc  hac  sunt  ; 

CatiUs  crcctus ,  teres,  aculeatiis  ,  rimosus  ,  fuscus.  liami  dicbotouii,  apice  rubii.  Folia  allcrna ,  petiolala ,  inipari-pinnala  ,  5- 
^-juga.  Pcliolus  communis  cauaUculatus  ,  ruber  ,  acifleis  stipularibus  sparsistjuc  instructus.  FtUiola  opposita  ,  subscssilia  ,  ova- 
to-obljn^a  sea  3-4-  liu-  longa  ,  i  i/-i-lata  ,  acutiuscula  ,  basi  sububliqua ,  tcuuissimc  seiTulata  ,  glabcrrima  ,  superne  viridia 
lucida  f  inferne  (  in  adultts  )  rubcsctutia  ,  (  in  junioribus  )  viridta  ,  costisque  rubris. 
(a)  Bellifiia  procumbens.  Belliniac  genus  ucc  quidem  nicmoratur  a  Sph:  ditrercntiac  tamen  a  li:  et  S:  detcctac  (  I.e.  p,  LVI.n.  835 
in  obs:  )  aduiitlcndao  vidcntur  si  nou  ad  novum  genus,  salleui  adpraccedentis  scctioucs  statucndas  ut  clarius  innotcscat.  INcc  puto 
Atropam  procumbcntcm  confundcndjui  esse  cum  Harachu  bijlora  Jl:  ut  P:  uti  autuiuat  idem  Sp:  nam  bacc  valde  diircrt  caule 
rectOj  pediiDculis  soUtariis  ^  trtjlovisve  (  umbcllatis  in  .4:  procumbenu  )  i,  habitus  ctiaui  divcrsus;  consulc  iconcs  Florae  Peniv; 
U.  pag.  4'^-  '•  '79-  P*"*^  bijlora  ^  et  p.  43.  t.   i8o.  Ilg.  6.  pro  procumbcntc  j  ncc  nou  Jl:  et  S:  I.  c.  p.  OS17.  a.   i.  et  G8y.  n.  G. 

(3)  Banistcria  Jitl^ens  Lam:   (Diet;   1.  3G8.    Cay:  diss:  9.  p.  ^iS.  t.   ^63    )  louge  diversa  :  pcrtinet  ad  B:  splendcnLein  L.   ox  Sloan: 

(  Hill;  'i.  I.  1G2.  f.  5-  )  )  cujus  perfcclum  spccimju  possideo  a  Bcrtkho  k'ctum  in  Guadalupa  ac  niis^uui  sub  nomine  B:  lu-le- 
rophjUae  W;  (  sp:  11,  p.  74'-*-)  4"^*^  *-'st  cadem  planta.  CI;  CA^DOLLEUs  obscrvat ,  ma!'--  ajipclljlani  hi-lerophj  Uam  4pmni  liabcat 
folia  floralia  tantum  oibiculala  »ubsi-ssilia  (  Pr;  1.  538.  8.);  uolandmn  duco  specimen  uu^liuui  folia  caulina  nTLiic  niodo  cor- 
dalo-lanccobta,  uiodo  orbiculalu-cordata,  summa  simplicitcr  lanecolata. 

(4)  Bamslcn'a  pcnplocaejhtia  a  i"o>TAi»E«io  cnumciata  (I.  c.  )  nou  mcmoratur  ami'llus  in  edil:   3.  C;it:   11:   P.nis:    iSjy. 


B 


i8r 


Sfom:  et  rec:  synoii: 


MiCt:  et  icon: 


Stalio 


Dnrat:  et  fruct^. 


g8  Basella 

Pent:  trig:  Alript:  * 

4  rorjifolia /f.  sp:I.  \5\^zz.Rheed.mal:'^^.  t.  i^     liul:  orient:  .     .  F.D.     an:       .     .  Aug:-Sept: 

>03  Becoria 

JHonoec:  polyand:  Inc.-  s: 

9  cucullata /K  sp:  IV.  4'4  =  '  =^    •     •     •     Brasilia.     .     .     .     C.     suC  2.  vir:    tot:  aestat: 

10  liii'tella Link:  sec:   Spr:  II.  625.    i6  =  ?=     ? C.     an:  suff:   (i)  .     .     id. 

883  Beslekia 

Diilyn:  ang:  Gesnerieae  Rich: 
1    serrulata IT.s^-All.  iG'j.  Jacq:Schoenb:3.t. 120     Ind:   occid:  .     .     C.     suf:   2.    sc:     Jun:-Jul: 

884  Brassia  (an  BntsiA) 
Pent:  dig:  ?  Fandl:  ? 

I    spiuosa  (2) H:  Littae ;  Z)«monc;Bot:cult:VI.5o8  1     ?      .     .     .      .     C.     suf:    i.  vir:    nond;(lor: 

885  Brassica 
T<:trad:siUq:crucif:{Brassiceac) 

1   incana T<;n;app.I.H:neap:p.5g=C«/).-^«n/)/i.'t.i32=iIns:capr:,neap:sicil:F.D.    suf:2.Maj:-Jul; 

88  6  BuExiA 

Pent:  mOHOg:  Famil:  ? 

I   spinosa  (3) iiW/;.sec:iS;?r;sjst:IV.c.  p.  94=ic:nostr:=:  Madagasc:     C.     fi-ut:i.  vir:  .  Nov:-Dec: 

Theophrasta  scrrata   .     .     .     Horlid: 


.  (i)  Begonia  hirtella.  Planta  pygmaca  ,  vix  triunciulis ,  siibcaespitosa.  Sata  vcrc  ,  floret  autumno  ,  ac  spontc  renascitur  ob  scminum 
casuiu  :  raro  fit  suffniticosa  ,  tunc  scmpcrtlorens  evadit  :  florcs  rosci  pan'uli :  caetcra  iiti  in  phrasi  Spr:  \.  c. 
(a)  Brassia  sjuiima.  Hoc  noininc  accepi  ab  //;  Littae  1827.  pluntulara  a  Botanicis  nou  dcscriptam ,  ut  sciam  ,  ct  tantum  enumcra- 
tuni  in  ('atal:  Cat:  i8i8.  Ccrte  atl  Brassieae  genus  R:  Bb;  hand  referenda;  hoc  c\  orchideis  Epitlrndro  proxiniis  ,  ilia  ad 
dycotylcdoneas  spectat  :  an  sub  alio  nomine  sistat,  nescio ,  quum  florentcm  moJo  uon  viderim  in  borlo  ineo  ;  specimen  adest  in 
Herb:  Bihuli  cum  fruclu  unico  ,  sed  dcsunt  llores.  Mancam  quoque  descriptiunem  habemus  penes  Dlmokcocrs:  I.  c.  dubiao 
plantac  ,  qiiam  Braziam  ,  non  Brassiam  appellat  ;  cl:  auclor  ncc  flores  ,  ncc  fructus  obtinucrat ;  at  ejus  descriptio  quadrat  cum 
mea  stirpe.  Eu  cliaractcres  ex  herba  ,  et  speciuiine  deprompti  : 

BtuUx  perennis  lignosa  fibris  capillaribns.  Cautii  i'rulicosus,  crectus,  subflexuosus ,  teres,  levis ,  glaber  ,  cortice  fusco  ,  spinis 
Liais  axillaribus  inacqualibus  scilicet  una  3.  altera  -i.  lin.  circiter  loiigis  arniatus.  Folia  alterna  ,  patentia  ,  brevissime  pelio- 
lata  ,  ovala  ,  basi  integerrima  bine  sfnulata,  apicc  "nucronata,  sublus  sub-albida  superne  viridia  nitida  ,  costata  ,  reliculato- 
nervosa  ,  plana,  coriacea  ,  pcrsistenlia.  fructus  solitarius  ,  axillaris,  brevissime  peduuculatus ,  bacc»lus  (an  capsularis  !'  }  , 
orbiculatus  ,  niaguitudiae  pisi  cumumais  ,  nigcr,  caiyce  brevissimo  5-partito  ,  stylisquc  diiobus  lougissimi»  arcualis  barbatis  per- 
sisteolibus  instructus. 

An  igilur  planta  pentandra  digyna  quae  ad  Rbamucas  lelcratur  ? 
^3)  Brexia.   Vid;  supr;   descript:  ct  icon;  n.    11. 


IS3 


B 


Kom:  el  rre:  synon: 


jttttet:   el  icon 


Stalio. 


Dural.  et /nictift 


t2l  Broussometu  ^ 

Dioec:  tetr:  Anient: 

3  tiiictoiia Kunlh:  syn.l.3')0=:Sloaii:J{!m:t.i58.f.iz:zCumana,'[ii!i<\\:  F.      aib:     .     .     Ju1>Aug: 

sub  Mora Jactj:  amer.  247-  ^f^- ^p-  IV.  371. 

Miicluria  aurantiaca    .     .     .  Null;  sec;  Spr:  syst;  III.  901. 

137     BUOLEJA 

Tclr:  nionog:  Scroph:  {Personalae  Spr:) 
?.  nepalensis  (i)?         .     .     .     .     H:  Liltae  z=  ?  = Nepal:        .     .     .     T.     suf:   i.      .  nond:  flow 

887  BiMcnosi*  Juss: 

Dec:  rnonog:   Malpigh: 

1   argenlea DC.Prl  587..8=Jac<).fragni:iS6.t.S3^=  Caracas    .      .     C.     suf:   I.      .     JuD.-Aug: 

S:  glauca  ? Kunt:  sec:  Spr:  sjst:  II.   3iQ.    8. 

IMalpighia  argenlea      .     .     .     Jacq:  1.  c. 

888  Blbcuellia  R:  Br:  (j) 
Pent:  rnonog;  Rub: 

I   capensis Spr:  systl.-j6.'l.c\R:Br:=zBot:reg:i.l66=:     C.  B.  S.     .     F.     suf:  2.  .     .     Maj>Jul: 

Lonicera  bubalina  ....   '  JV.  sp:    I.  989.   19. 
■Caepliaelis  bubalina    .     .    .     Pers:  syaops:  I.  202. 


1 36  Cactus 

/cos:  rnonog:  Cact: 

4i   fruucatus  (3) Link:  cn:\l. i.lzrzBot-.reg-.t.GcfGz^     Amer:  calid: 

sub  EpiphjUo Haw:  suppl:  85. 

sub  Cereo Z>C:  Pr.   lU.  470.  n.  67. 


Hyemc 


(i)  Budleja  ncpale/isis .  Missa  ab  //;   Littat:  anno   i8a8  ,  noncUim  floruit  ;  .\<\  Btidlrjap  genus  rcipse  perLincrc  facics  indic.-it;  a  cac- 

tcris  spccicbus  a  rl:  Sprcm^elio  ili'scriptis  (  syst:   I.  !^■l^-!^'il,)  Jill'crrc  suaiiciit  scMpicntcs  nolae  in  viventc  planla  obsciTalae. 
Hand  sub  ^-aj^oni    'iivaricati  ,  fc-rrugiuri :  y7>/m  brevitcr  petiolala ,  infm-iora  ovato-oblonga  subintcgorrlraa  acutlu»cula  ,  eupe- 

riora  ovala  inaequaliter  sinuata  sinubus  obLuiiis ,  supra  lacvia  subtus  scabriuscula  nervis  fcrrugineis. 
(1)  Burchellia.  Genus  Lnnicerae  L:  jam  in  plura  tlivisuui  (  Poir:  Diet:   supp:   11.  p.  'il-].)  ,  alias  m»ilo  subiit  sectiones,  inter  quan 

Burchelliae  genus  statuluin  a  lI.  R:  Bnoivsio:  hue  pirlinent  allata  species  ,  ct  B:  parvidora  Ll^DI.:  Bot:  reg:     I.    8iji.  ;    Bull. 

iiniv:  i8a5.  9.  p.   56.  ;  Sp»:  sjst;  IV.  cur:  post:  p.  83.  ;    non  Lonicera  parvijlora  Lam:   eadcm    ac    L:   dioica    Ait:    sec:    Sp»: 

(  sjst:  I.  758.  5.  ) 
(3)  VcDiututima  ,  et  inter  omnct  siogularlt  slirps  ob  floruiu  obli(juitateni  ct  iullorcscentiae  Icnipus  bycmalc. 


i83 


Ifom:  et  reel:  syiton: 


Auct:  et  icon: 


Statio 


Diiral:  et  fructif: 


14s    CiLElVDrLA 

Syng:  nee:  Corymb; 
5  cliiysantliemifolia  (i)     .    .    .      renl;inuh»:i,,.56'.hnerb.deramat:tnT:6z:z     C.  B.  S.      .     F.     suf:  2.  »ir:      Jul:-Aug: 
880  C»LornvLi.iM 

Pohand.   monog:  Guttif: 

1  Calaba?   (2) fl'.^\y.\\.\  \Go.=Ja(q:anier:iGijJ.i65.z:i     Iiuliis     .      .      C.      alb:   .      .     nond:  flor: 

1 52    CiMPAKULA 

Pent:  monog.   Camp: 
9  tiacliolioidcs M.  B.  T\:   taiir:  I.    i5i.  =  ?  =       Caucaso      .  F.-D.     per:  2.     .     Juu:-Aug: 

C.  ucranka  {'i) <S/:":  iipiod:  i'Si8.j).8.uoiuS/^/;sjst; 

1 55  Cappabis 

Polyand.   monog:   Ccp/i: 
5  Bieynia '^.sp:!!.  i  i38.=/flC7;rt//ir;-.iGi  .<.io3.=       Amer:  calid:   C.     fiut:.      .     uond:  flor: 

C.  J'urfuracca  (4) ^.  et  P.  ser:  .S/jr:  sjst:  II.  377.  -g. 

800  Card  CVS 

Syng:  aee/u:  Cyntir: 

1   acaiithoides //.sp:III. i65oz=/af(7.£;i(5?;-.7.?49=     E"':  mdii:     .     .     D.     h'xcn:    .     .     Maj:-Jun: 

808  Caryota 

Alonoec:  polyand:  Palm: 

2  luitis  (5) Zo(/r.  cochiu:ed:I.toni.I.p.569.=?=     Cocbincli:   sjlv:  .     C.     aib:  vir:       nond:  flor. 


(1)  VEKtES.VTii  ilcscripVioni  uddcncluni  c\  observalioniblis  iiostris  in  pianta  laete  fructiticantc  ,  pcjunculos  esse  coiiipressos  ,  ante 
antbcsin  prorsus  erectos  ,  hinc  dum  Oores  inurccscunt  scusim  sine  sensu  dccliuantcs  ,  fieri  dcmum  omnino  nutantes^  ac  in  hoc 
statu  seiuiiia  ft-rro  malura ,  quod  uon  vidi  in  cacteris  bujusce  generis  slirpibns  quas  observarc  mibi  contigil.  Phrases  igitur  au> 
ctoi'um  rmeiidandae  additis  ctiam  praeeipuis  diflercntiis  a  Vestekatio  nutatis  in  descriptionc  et  in  phrasi  onimissis. 

«  C:  fruclibus  radii  ferlilibus  oi>cordatis  ulatis  disei  cunciformibus  coinpressis  sterilihus  ,  foliis  ctmeatis  IjTalo-inciais  scabrius- 
»  culis  glauci-i  ,  pcdiuicuhs  suhtariis  conipressis  ereetis  deiu  nntantibus  ,  caulc  fruticuloso  (  ilorcs  maxiiui  supcrue  ilavi,  infernc 
u  rubcscenlcs  )  .  Sob; 

C,  Joliis  oboi'titis  sub-ly-ratis  scabriusculis ,  caute  stijjrutlcaso  credo  Vent:  1.  e. 
C:  J'rurlihits  ohcordatis  conipressis  alatis  JhUis  cimealis  lyrato-incisis.  Srn:  sysl:  III.  623.  n.  20. 
(1)  CalopliytlitiH  Caliibii.  Slirps  a  Jacijuisio  descripta  ,  ac  picta  (  1.  c.  )  cunfusa  primum  fiiit  a  H^.  (1.  c.  )  cum  specie  Linneana , 
qiiam  di^crsalll  t.inicn  diibitavit.   Idem  celebcrriunis  Auctor  in  upere  posteriori  (mag;  ber:   iSll.  p.   79- )  >    ^^^^    appcllavit   C. 
apgtalitm  indiae  orientalis  Don  Ainericae  incolam  ,  ac  enuiuciaLin'  a  cl.  Cakdolleo  sub  nomine  C.    spurii   ( Pr:    I.   565.   6.  )  ; 
ejus  icoueni  babeuiiis  apud  Ruled,  (nial:  \.  p.  bi.  t    3().  )  ,  et  a  priori  diflV-rt  inilorescentia.  Ad  quam    slirpem   reapsc   perti- 
neat  planta  mea  ,  asseri're  hand  possum  ,  nam  flt)rcs  non  obtinui, 
(3)  Campitnuttim  ucranicam  Spb:  (I.  c.)  ad  C.  tracketioitlem  speelarc  idem  cl.  Auctor  agnovit  in  Sj'sC:  (  I.    730.    68.).    Consule 

Jt.  el  S.  sysl:  V.  p.    lii.  n.   100.  ct  loi. 
{\)  Capparitlcm  J»rjuritt:eiim  R.  et  P.,  quam  Cakdollecs  vidit  in  herb:  L.vmb:  divcrsara  esse  pulat  a  C.  Breynia -^  bacc  16.  ,  ilia 

12.  laulum  stamina  refert  b;isi  hispida. 
(>)  Caryota  mitis.  Miruju  ,  suinmos  rccentiorcs  Butanicos  hanc  clegantinimam  Palniam  a  LounEr.10  descriptam  (I.  c. )  nullibi  enu- 


'8.f 


Aom:  el  rec:  sjriion. 


Aucl:  et  icotu 


Slalio 


Darat!  et  fruclip 


lG4  Cassii 

Pent:  monog:  Legum: 

26  Canca   

C.  caracasana   .... 
C.  occicii-iitalis  ?     .    .    . 
5^  piociimbcns  (i)    .    .    . 
890  bis  Cissr.MixAR 

Mon:  monog:  Scilam: 

1   RoNbuiglui 

Amonmiii  Cassumunar  . 
Zingibtr  Ciusumuiutr    . 
1-5  Cemtivrei 

Syiig:  friistr:   Cjiuir: 
14   inaciocejiliala   .     .    .     . 

191      CuRVSA>TnEMLM 

Syng:  supcijh   Corjinb. 

3  pcipiisilliiin 

Coliila  pygmaea  (2)  .    . 


Cav:  descr:  pi:  i3l.  =  7  =  .    .    .     Cumana     .     .     .     C.     suf:  2,  vir:    Jun:-JuU 

Jacq:  sec:  Spr:  syst:  II.  338,  n,  48. 

DC.  \\.  II    4c)H.  II.  98. 

//■.sp:lI.j3o,iioii/..cil:l.=C'c>H;ni.A/r(Y;  .^U.=  Viii;.C^ti(.l:F.D.     an:     .     Aug;-Sppt; 


Collu  Cassuinun:  =  Colla ib:  ic: 
Oct:    Taig:    Tozu'tti  luss. 
Roxb:  Asiat-   res:  XL 


=     lud:  oiicut:     .     .     C.     per:    2.      .     Jul:-Aug: 


/ir".sp:III. 2298. =5o(;HWg;  1218.=:     Iber:  Arinen:       .     D.     an:  bieiu      Scpt:-Oct: 


Z,oii;fl:franc:p. i28^/i'./)/.i6^3.=     Coisic:  Saidin:    .     D,     an: 
Pair:  Diet:  suppl:  II.   371.  n.  i5. 


Jun:-Ju1: 


meravissc !  Miruiu  luitgis  oinlssain  fiiissc  a  WlLLUE^owIO ,  qui  sociiiidam  eilitionciii  Florae  cochinchineiLiis  anno  1793  Bcrolini  cu- 
ravil  !  Spcciciu  taiiien  valilc  dislinctaro  a  Caryota  urend  ct  horridn  constilucre  nemo  qui  ilhiul  viJoitt  prima  facie  dubitare 
potest:  frondes  eniui  gerit  inerines  ,  sinipliciter  pinnalas  ,  foliulis  infcrioribus  Uncari-lanceulaLis  suUiutcgris,  superioribus  pla- 
nis  iuacqualitcr  praciuorsis.  DilTert  cliani  fructificalionc  a  C.  uveitti  ^  teste  LoUBEUlOf  scilicet  bacca  1.  non  a-spcrma  ,  laevi 
nee  urenti  ,  periantbii  proprii  praae/ttia  ,  calyce  coininuni  nullo  praetor  spatbam  uiliversalem.  Hinc  pbrascs  harnru  stirpiiim  e- 
mcadaiidae  ,  nisi  nialis  novum  genus  eoiisLituerc  ob  allalas  diQui-colias  in  fruclilicalionc  ^  quod  non  audeo  ,  quum  illani  nou  vi- 
derim. 

«  1  C.  urfiis  inermis  ,  frondIl>us  bipiLUiaiis  ,  fuliolis  cnncifomiibus  sessilibus  apicc  oblique-truQcatis  ibique  profunde  prac- 
»  morsis  ,  bacca  a-spcrnia  urenti.  »  .\ob:  (  Fi;  Zeygl:  369.  Jaq:  fragin;  p.  20.  (.  la.  J^.  t  Plum:  sp:  3.  Humph:  amb:  1.  p.  64. 
t.  14.  Meed:  mal.  i.  p.  i5.  t  11.  ft',  sp.  IV.  49^'  !■"">:  Diet:  1.  633.  Hamill:  in  trans:  Lin:  j3.  p.  4y5.  Spr:  syst:  IL  GaJ. 
J.   (  Hab:  in   ind:   orient:   Ins:   Molucc:  ) 

u  C.  mitis  inermis  ,  frondibus  pinnalis  ,  foliolis  subpellolalis  iuferioribus  lineari-lanceolatis  subintegris,  supcrioribus  cancifor- 
«  mibus  apice  oblique-truncatis  ibique  inacqualitcr  pracmorsis  ,  bacca  i-sperma  lacvi.  »  Nob:  (Lour:  Fl:  Coclkinc:  I.  p.  669. 
5;o.  (Hab:  in  sylv.   Cochinchinae )  . 

o  3.  C.  hnrrida  caudicc  frondibusque  spinosis  »  .  ( lacq:  fragm:  bot:  p.  20.  IV.  sp.  IV.  494-  Poir:  Diet:  supp:  II.  p.  124. 
Spr:  syst:  II.  p.  623.  1.  (  Hab:  in  Caracas  )  . 
(l)  Castia  prncumbens  L.  ed:  1.  p.  543.  diireii  a  C.  procumbente  L.  cil:  I.  p.  38o.  ,  quae  est  C.  pumila  Lam:  (Diet:  I.  p.Gao.); 
haec  glandulosa  infira  par  iufimum  Indiam  orientalem  colit,  ilia  eglandulosa  in  America  scptentrionali  crescil;  iu  utraque  catilu 
procumbens. 
(3)  Chrysanthemum  perpusillum.  Stirpcm  banc  reapse  pygmaeam  primus  detcgerat  Lasaile  in  iusidis  sanguinariis  propc  Ajaccio,  et 
speciraina  Fo^TAINE9lo  comnninicaverat ,  ex  quibus  Loist:  cilatani  descriplioncm  depronipscrat  ,  et  iconem  imi)erfeclaiu  dederat 
(  L  v.  )  :  modo  cl:  ct  auiicissiiuus  iiostet  Moku  i>ardiniaiu  bulauice  diligentissiiiie  pcrageos  abundc  cresccntem  ,  el  fruclilicaolcm 


c 


i85 


Aoni)   cl  rec:    synoit: 


.liirt:  el  icon 


Sinlio 


Viu-al:  et  fructifi 


»{)4  CirfER.\ni.\ 

Syng:  iupcijl:   Corymb: 
8  ccraloplnlla 

Senecio  tjcojiifoliui   .    .    . 
198    ClTBlS 

Polyand:  ic&sc'Citr: 

7  (Ici'uiiKina  ? 

8  H^slnx 

C.  auranlhiuin  v;ir:    Spr:  s^yst:   111.   3i^.   n.   4- 

6  oleacfolia  (1) IforliU:  ::=  .'  3=    .    .    .    . 

C:   buxifulia Puir:  Diet:   IV.   543.   n.   6. 


Tenor:   z=z   ?    ■=. Neajplol: 

/'o/r.Dkt:  V.  1 3  I  .scc:iS/)r:syst:IV.c.p.3os. 


//'.spilll.i  '|?.S.=r/J  (n(^/t.2.(  9.  }._/3.=:      Inil'ia 
7>6'.rat  li:moiis[):()-.:n/i;iHy;/(.l  t.t.28  .'      il/id. 


China 


F.D. 


nohd:  flor 


F.     fiut:  vir:    .     Jun:-Jiil: 
F.     id.     .     .      nonJ:  flor: 

F.     suf;  I .  vir:    nond:  (lor 


hycme  viilit  in  arenosis  mariliinis  iiisularuni  S.  P^tro  ,  Piana  ,  ct  Portnscti^n  (  Slirji:  Sard;  fa^c:  II.  p.  9.-.  )  .  CI:  PoinETirs,  qui 
pKutlaiu  .siccani  tautiimmodo  prac  ocoli^  habuerat  e.\  herbariu  Funtai»i:»ii  ^  in  errorein  ductus  ob  oi';;.inorum  Icniiitktnni  dubi- 
tare  putuil  an  ad  Cotulae  gcuus  ussct  referenda  (  Poir:  1.  c.) :  at  re  ditigoiilius  pcracta  super  jilantulas  cuius  in  horto  irieo  ena- 
tasque  e  scminibus  bumauiler  a  Monisio  missis  ^  aguoscere  potui  ad  ChrysanOiemum  reapse  pcrtinere;  pappus  cnim /*«//»$,  an- 
thodii  squamae  uiarginc  scaviosae  ,  Uosculi  disci  subititi'i^ri  uoa  fjuadrijidi\  biuc  accuratiorciu  dcscriptiouem  Bolanicis  praebcre 
utile  du\i  ,   dum  fructificatiunis  tempore  uovam   iconcin  dabo  ^  qua  miuutissima   ejus  organa  patenter  inuotescant. 

Hadix  annua  fibrosa  filamcntis  capillaribus.  CauUs  modo  rcapse  nullus,  modo  subramosus  repeirs,  et  tutu  slolonirenrs.  Folia 
in  primo  casu  onniia  radicalia  ,  sen  ex  caudice  siniplici  nasceutia  ,  crecta  ,  longe  petiulata,  piiniatiGda.  glabra,  subc^rnoi>a,  rix 
unguicul.iria  ;  in  alteru  nomiulla  caulina  lineaii-lauccolata  integerrima  ,  vcl  inacquaiitcr  fissa  ,  summ;»  coulerta  et  constantcr  pin- 
nalifida  uli  radicalia.  PeiioU  tililbruie»,  liinc  piunas- hiferiores  versus  subalati  a-3-lin.  lon^i.  Pinnae  duae ,  vel  tres,  raro  plures, 
intcgcn'iinac  ,  inferiores  plerumque  opposilae  subaequaUs  minulis&imae  ovato-oblongae  obtusiusculae :  supreuia  duplo-niajor  ubtu- 
sissiuia.  PcilunctUi  nunc  solilarii  ,  nunc  ex  caudice  vel  ex  caulc  piures  et  isti  axillaresj  omnes  foliis  ^-S-longiores,  pleriunque  nudi, 
quanduque  basi  appeniliculali  squamis  linearibus  ,  filifornies  ,  uniliori.  FIok  capitatus  radiatus  iicniisphaericus  diamclru  i-lin:  .-^/i- 
th'Klium  itubricatum  ;  squamae  glabrae  ,  margine  seariosae.  Jiectptacutum  planum  nudum.  ComUutat  radii  3-5.,  saepe  abortien- 
tcs  ovalo-oblongae,  emarginatae  ,  i/-j-lin:  Idngac  ,  a\\K\c  \  Jtn&cuU  disci  numcrosi  subiulcgcrriini ,  ilavi.  Stamina  ,  l\.  ^niiilli  ut 
in   cactcris  spcciebus.    Scmiiia  nuda  ,  niinutissiuia.  Ptirasis  haec  crit  ; 

"  Chr:  tenerrinuun  liumile  repens  stuloniferum  vel  stibacaule  ,  fuliis  petiulatis  pitinatilidis  el  snbintcgris  piunis  {nlegerriniis 
»  infcrioribus  opposilis  ovalo-ubloliijissuprcuia  obavala  obtusissima,  peduiieulis  railicalibus  axillaribusqucunlHorib  longissiniis.  oAoi. 

Chr:  caute  pusitlo  subramoso  ,  stotonij'ero  ^  Jotiis  pinnalifidis  ^  pinnis  votitndaiis  itUe^errimii  ,  Jimihus  axil(ariljus  pedulicu- 
latis  puduiu-itlif  cuutc  tniii^iorilnts  ,  si-minihus  nudis.  Loisl:  nolic:  9ur    Ics   plant:    a    ajoutcr  a  la  l-"!:  de  France  y.  ia8    pi.  G.  f  3. 

Cbr:   tenerriiiium  htimitc  hasi  radically  ^  Juliis  obov'atis  nhttisis  pintiati/idis ,  pedunculis  eloii^atis.   Srn;  Mil:   III.   5ri3.    li. 

Oulula  pygmaca  foliis  minimii  ,  lobatO'pinnatifidis ,  pediinculo  unijlvro  ;  Jlovibus  parvulis  ,  caide  sub/iutlo  repeiite.  PoiB: 
Diet:   11.  p.   371. 

Ob:  Tota  planta  in  loco  natali  \ix  pollicaris  caespitnsa  repens  stolonifera  subrainosa  ,  soluni  inidiquc  tcgens  rare  simplex  (ex 

Moms)    cuUa    bipollicaris  cvatbt   plei-uuiipte  simplex  subacautis  ereria  ,  pedunculis  sulitariis  vel   pluribus  ex  eotlrm  caudice. 

(1)   Citrus  olcufJuUa.   Missus  fuit  clegans  hie  snUi'utex  sub  nomine   C.  oleaefoliue  ab  Hortuluuis  a<lbibito  ,  quod  noii  invenitur  penes 

Botanieos ,   nisi  tbt'san  nomen  hoc  refereudtnn  ad  Citrttm  sittensem  Vixr:  mj-rtifoUant  a  ci.  Hisso  eoueinnc  descriplura  '  Riss:  Hist: 

nat:  torn.   I.  p.  4o*J.  n.  ^a. ) .  Nosli'a  plaula  rite  quaib'at  cum  descriplionc  C.  buxifoiiae  Pom;  species  quae  a  el:  Casdolllo  inter 

Tom.  xxxv  Aa 


a86 


G 


Kom:  el  rec:  sjnoh- 


j^uct:  et  icon- 


Statio 


Ditrut:  ct  frxictif: 


too  Clebodekdro:* 

Dydin:  ang:   F'ilic: 

4  buxifolium  (i) Spr:   syst:  II.  ^SS.  u.  7.  = 

sub  f'otkameria fV.  eii:  658.  n.  4- 

220    CoRDU 

rent:  monog:  Bor: 
Z>   inacioplivlla    .    .    . 

:!t26    CuRUMl.L* 

DUul:  dec.  Legum: 

5  ibi'iica 

C.   cappadocicti .    . ; 

■l\o    CllOTALlBIA 

Diad-  dec:  Legum: 
'     6  tetragona    .... 
346  Cl'>somia 


C.      id.    .      .      .  Sept:-Oct: 


FF.SY\-to-)5zz.Sloan:hisl:l.t.ili-     Jamaica      .      .     .      C.      aib:  .  tioiid:  flor: 


.    .     i'J/..B.il:taui:n.i433=:5orfrti;f.7R9=;     GcrmaniCaucas;  D.     per:    2       .     Juii:-Jiil: 
^.    .      Jr.  sp:  111.  1 1 32.  sec:  UC.  et  Spr: 


H.KewxA-.i.iy .i-]\z=iBot:rep:l.^Cj'iz=.     Ind:  orient:    .     C.     bien:       .     iiond:  flor: 


Pent:  dig:  Aral: 


.    .     /r.  sp:  I.    i355=Lam:iU:l.  iSj  =     C.  B.  S.     .     .     .     F.     frut:  vir:      nond:  flor: 


2  tliyrsiflora  .... 
247    CVCAS 

Dioec:  potyand:  Cycad:  (2) 

2  circiiialis IV.spXS A\'i=:^Rhced:mal:l\\.L\C).'ii^:z      Ind:  orient:     C.     arb.-  vir;     nond;  ilor; 

891   Cylist.i 

Diad:  dec:  Legum: 
1   scariosa /P'spiIII.  io68=:jRo.r;co/-o«i .1.^.92^     Corom:  montib:   C.     suf:   i.    .     nond;  flor: 


dubias  enumcratur  (  Pr:  I.  S^o.  i5.)  efc  a  Sp:  ailntissa  I'liit  (syst;  ill.  3!i:J.  10.).  Gallesius  antrm  ,  ([urni  consiilui  ,  humanitor 
monuil  in  litlcris,  in  dubio  haerere  an  revora  stirps  hacc  sil  admilUuda ,  immo  dtibitat  ad  genus  Citvi  forsan  non  pcrti- 
ncrc;  cuntrariuni  puto  c.\  obscivationiljus  Poirbtii.  At  C.  decumatuim  in  hortis  Italicis  culLam  ad  vcram  Linneanani  stirpera 
non  esse  rcfcrendam  nxistiinat  idem  pracdarus  vir,  sed  potlus  ad  C.  aurantii  varietatera  vuJgo  Pnnittm  Adami  dc  qua  egregie 
disseruit.  (  Traiu  du   Citrus  p.    i38.  n.  xxvi.  );  vcram  drrttnionam    esse   valde  obscurara  tradidit  (  ibid;    101.   n.  xKvil. ) 

(i)  CUrodcndvon  Ituxifnlium.   IManta  hoc  nomine  missa  ab  H.  Liltac  non  vidctnr  differre  a   CI:  inermi  ;   an  ejusdcni  varielas  ? 

(3)  Circa  Cycajeantm  fanuliani  consule  R.  Br;  in  Ann:  sc:  natiir:  1826.  Jnin:  p.  33;>. ,  nee  non  Ach:  Richard  memoire  sur  les 
ConiJ'iies,  ct  Ui  Cjcadies.  Pai-is  i8j6.  id)i  p.  iS-.  I.  ■}.!{.  •'•'>.  ■>(!.  rile  di'sr-ribil  et  pingit  C.  civcinalem  iu  liorlis  Europacis  1  a- 
rissijnani. 


B 


187 


Nom:  ct  rec:  sjnon: 


.4uc!:  ct  icon: 


Slalio. 


Dural:  et  fructifi 


a6i   Delpoihium 

Poljimd:  trij^:  Ranunc: 

1 3  amarnum 

14  ciassifoliiiin  ?..... 
i5  spuiium  ? 

D.  speciosam 

a6l     Ur.'iMAATUL'S 

Poljg:  monocc:  Leguni: 

C   tlillusus 

843  Desuodiuh 

Diad:  dec:  Legwn: 

3  caiicscciis 

sill)   Ilcdysaro 

a64    Ul.VNTDLS 

Dec:  dig:  Dianlh: 

Caryophyll:  sileneae  DC. 
l3   gulticus  .... 

D.  arenarius  .    . 

D.  arenarius  ?    . 

D.  praecox     .    . 

J),  dabliu'f   (1)  . 
t4   ylaiicopUylliis    , 

D.  arnieria  S  {->■) 
i3  nitidus 


Slew:\neA:=:Gmel./I:sibir:^t.'^'^:=  Sibiria  . 

Schrad:icc:Sleud:-Gntel:\.t:.t.-^^-?  Sibiria  .' 

Fiseh:  sec:  Sleud:  z:z  1     .    .    .    .  ?       .     . 
M.  B.  sec:   Steud: 


D.     per:  2. 
D.     id.     . 
D.     id.     . 


JuD:-Jul: 
.      id. 
.    id. 


/>^.sp:IV.  1546=^/1^.1. 307./ 3.=     Amci:  austi:  .     .     T.     suf:  2.       .    Jul:-Sept: 


DC.  Pi:  II.  328.  n.  27.  =  .'  =     Carol:  Virgin:  .     T.D.     per:  2.      .     Jun:-Jul: 
£.sp:  io54-iionM(W=r^r;syst:III.3i3. 


DC.  Pr:  I.  363.  94.  =  .'  =  .    .     Gall:  mpntib:  aren:  D.     id id. 

DC.  syst:  et ic:  gall;  rar.«.4 '  •"<>"  L.  7 

/..?..> 

n.     ,    .    >  scc:i?y?r;syst:II.38i.76. 

Ilorncm:    J 

HorUil:  :!=:?=: ? D.      id id. 

DC.  Pi:   I.   355. 

A7(;|)l:  lar:  2.p,209  =  //;/V/;r.  igi=:     Carpat:  alp:    .      .     D.      id id. 


(1)  D.  ilubius.  Eiiatiis  c  scininibiu  air.cptis  stiti  iioniim  />.  iitthii  Horn-  non  ndeliir  difTcrre  a  D.  gnllico  DC.  ctsi  cl.  auctor  syno- 
niiiuim  tlornciniiiiui  ibi  noii  !vf»;ii  ,  sod  sub  D.  plutntuio  (  />C.  :.  r.  n  <);.  )  .  Diversus  taiuen  a  D.  arenario  L.  {iratscrtim 
squaiuis  calyciiiis  .nibmucronatis  ncc  ohtusis:  prior  Europam  frigidiurrm  .  alter  iiieridionalora  colil.  Planta  inea  ab  dlraquc  dif- 
feil  niat;nilutliac  , -cL  caulc  inullilloro;  an  cultiu'ac  tribnciidiiiii  ?  An  D    praecon's  AV:  ,  cui  ma^ii^  accedit  ,  varietas  ? 

(•^)  D.  tilaucnf/hjlius.  Missus  cuin  praccedcnti  sub  uuniirie  D  gluucophyUi  ^  &tatim  (hibitavi  ad  />.  ^laucuni  L.  pi-rlinere  ( i>.  */W- 
tuides  L.  var:  sec;  DC.  1.  c.  3(>i.  ii.  65  ct  Spr:  syst;  U.  Z~r.  n.  3'2. )  ;  at  quuui  llorcutciu  porpr^iidi,  ad  nuUas  !>tirpes  mihi  uo- 
t-as  illuiii  i-L'fcrrc  potui  ,  nisi  sit  varietas  -.  D.  arenarii  [DC.  I.  supr:  cit:  )  ;  ab  lioc  enini  diirtit  tanlum  (loribus  suhsolitariis ^ 
ioliisquc  ac  calycibus  i^laucesccitfi/ms  glabris  ucc  hirsutis  :  si  stiipcm  disliuclaiii  format  ,  scdciD  Uabcbit  inUr  Armeniastra  bra-r 
titcis  lanceuutiis  acutis  ct  phrasis  hacc  crit  ; 

«  D    lluribus  siibsuliLaiiis  ,  bracteis  lincari-lauccolatis  aciilL^ ,  sqpamis  calyciui&  lanccolato-subulatis  tubuin  aequantibuSj  foliis 
■  subulalis  caljrcibusquc  glabns  glauccscculibus.  iXob. 


i8S 


D 


I\'om:  et  rec:  synon: 


Aiict:  et  icon: 


Static 


Dural:  et  fructif; 


1O7 
5 


379 


DiCIT.VLIS 

Dydin:  angr  Scroph: 

aurca 

fusccscens 

media 

DoLicnos 

Diatt:  dec:  Legnm: 

5  5uhracciiiosus  .  .•  . 

Dbvcie>a 

Hex:  monog:  Asph: 

feriea  var:  a. .    .    .    . 

D.  farief'ata .    .    .    . 


Lindl:sec:Spr:\l.-]SS.ti.i 3=Lindl:digi( :t.i3 ■=  Giaecia;  Asia  miii:D.      pei:2. Jul:-Aug: 

/y.  cii:  suppl:   J).   42.   =  ?  =      .     Croatia       .      .      .      D.      id id. 

Rotit:  sec:  Spr:  L  c.  u.  22.  =  ?  =     Geniiania  occid:      D.     id id. 


fF.  sp:  III.   1045.  =  .'  —  ..    .     Caitliag:   maiit:   .     C.     arb:    sc:  .     nond;nor: 


l\oli:  (1)  =:.'—.  . 
IloruU: 


C.      aib:    vir:  .   nond:  Dor: 


89a  Elytbarm  Mx: 

.  Diand:  monog:  AcaiUh: 

»   viryata     

E.  caroUniensis  .    .    . 
Jtisticia  acatUis  B  .    . 
Anonjmos  caroUniensis 
TitOi/lora  caroUniensis  , 
Jitsticia  si/iuiniosa  .    . 
•^^3   Ertthuvfa    Kich- 

Pent:  monog:   Gent: 

I   aiigustifolia   (2) ^Fu/^r.  sec:5/3r,sy5t:I.  ^79.  n.3 

E.  comprcssa 
E.  palitdosa 


A/x;fl:amer:bot:I.  9=:  ibid:  1. 1. 

Pits:  syn:  I.  23. 

//'.   sp:    I.   84.     . 

lf\ilt:  fl:  earn:  Go 

G;Hc/.S.V.I.p.27 

Soland:  niss:    .  , 


CaroLiiifer:  humid:  D.     |jev;  2.  .     .  Jun:-Jul: 


sec:  /}.  et  S. 
spl:  1.  p.  iSg. 
n.  3. 


ITiiyit: 
Sclirad: 


:?=     Eur:  scpl:prat:    D.     an: 


E.  utigiiiosa I\it: 


sec: 


Spr:  I. 


Aug;-Scpt: 


(l)  Dracaena  variegata.  Cnlitur  al>  Horlulaiils  sub  hoc  nomine  t;imqiuirn  nova  sjircirs;  (lores  nou  villi,  sed  ciulc  cl  foliis  noii  ilil- 

fort  a  D.  ferrca  nisi  colore  s-ingiiinco  minus  atro  ,  ct  mnculis  albiclo-viiidibus  undatis, 
W  Erylhraea  angmiifoliii.  Erythraeae  genus  a  Ricb:  staluhnn  (  in  Pers:  synop;  I.  p.  a83. )  ,  ncc  non  a  R.  Bnows:  (Nov:   Holl:  I 

p.  4-*'0  •  •'**-  *  Spft:  probatuin  (I,  c.  )  plnres  Gentiunae  et   Cltimtiiat^  species  comprehcndens  ,  haurl  satis   adhue   deterntinatom, 

Slirps  nostra  provenit  c  seminibus  bumanitor  missis  a  cl:   Fischeuio  sub  nomine    E.  anguati/oliae    quod    in    didiio   nliueiulum 

dull  J  quadrat  aulein  cum  descriplione  Spr: 


i«9 
E 

Nom:  H  rec:    s/non:  Juct:  ct   icon:  Stalio  Ditrat:  ct  frttctifi 


3o8  Erthimum  (() 

Tetrad:  siliq:  Cntc: 

3  hicracifoUum ff.ap-.lU. 5 n. now DC.=Fl:{Iiin:i.c^iZ=:    Gerraan:Dania.   D.     bien:      .     .  Maj:-Juu; 

E.  stricture GaarUi:  sec:  Spr:  sysi:  11.  <)<>G.  i3. 

3  I  I     EuCAtYPTUS 

Icos:  rnonog'  A/jrt: 

4  piilverulenta  (a) Si/H:bot:ui3Q:t%oS'].  —  Icinostr:=:.     N.   IIoll;      .      .      .      F.      fiut:  vir;  .   Mart:- Apr: 

3i3  Eugenia  (.3) 

Jcos:  monog:   Mjrt 
6  macropliylla Lam:  Diet:   III.    19G.   =  ?:;=.     .      Iml:  oiieitt:      .      .     C.     id.      .      .      nond:  flor: 

sub   Myrlo Spr:  syst:    II.  488.  u.   68. 

sub  Jambosa DC.  pr:  III.  286.  r».  4- 

3i5  Euphorbia 

Dodec:  trig:   Euph: 
17   Kunzii  (4).. Marl:  iricd:  =:  ?  =: Brasilia?     .     .     F.D.     an:       .     .     .Maj:-Jun: 

(1)  Erysimum.  Corrigrndus  error  typograpbicus  in  ;ipp;  I.  //.  JUipul:  p.  i32.  ubi  numcrus  hujiis  g-mcris  est  ^90.  ,  lege  3o3.  »'t  Hu- 
merus spociei  loc:    i.  ,  lege  1. 

(a)  Eucal)  f'tus  puhcrutenta.  Corrigendus  error  typograpliicus  in  npp:  II.  //.  Bipul:  p.  Z!\?>.  ubi  numcrus  hujus  generis  est  296.,  lege 
3ii.   liisupcr  vid:  supr;  descripl:  ct  icon;  «j.    i. 

{^y-Eui^enia  Eiti^cniue  copiosi^siniiini  genus  nitper  cl:  Sprekgelius  ademil ,  oninesque  stirpes  Myrto  conjunxit.  CI;  Cahdollms  aii- 
tein  uupcnime  in  elaburatis^imu  Myrtaccarum  clucubralione  ,  non  solum  Liuiiaeanuui  genus  scrvavit ,  sed  innumeris  specicbus 
illud  ditavit,  clsi  ;ilijs  sustulit  ad  nova  genera  const itueiida.   Quonaiu  circuinducunlur  aniahilis  scicutiae  studiosi! 

(4)  Euphorbia  Kunzii.  Stirpis  hu)u.sci'  semina  a  cl.  IVIap-tio  sub  hoc  nomine  oblenta  ,  raensc  Febniario  1817.  in  olla  sata,  planlulas 
laele  vigentcs  cl  Juuio  Hureutes  snppeditaniut.  An  alibi  descripta ,  vel  adhue  inedita  igntMarc  fatemur;  reccnliorcs  summonuii 
Botanicorum  codices  illani  baud  enumeranl  ,  nee  ulla  in  ipsis  reperitur  quae  cum  nostra  nmnino  convc-nire  vidcatur.  Inter  E- 
snlas  umhcUa  S-fit/a  collucanda  ;  E.  Lath yri s  ct  terracinue  babitu  quodamniodo  aflinis  ,  licet  nobis  mox  describeudis  ab  iisdem 
plane  diversa  ;  E.  ranunctiJoidi  Lailars;  proxinia  viddur,  el  inter  E.  calemiulijuliam  Delil;  ct  ((iicrosam  fortasse  euumeran- 
da.   Ex.  sequcnlibus  cbaracteribu^  judicent   Botaiiiet  quid  de  ilia  censcndum. 

iiadix  annua  ,  fusifornus  ,  suhramusa.  CauUs  lierbaccus  ,  erectus  ,  teres,  Uevis  ,  glaber  (  cpidemiidc  tcnuissiina  \ircscrnti)  , 
pennae  gidlinaccau  crassitie  ,  palmaris  ,  iufernc  subiuci  assatus  ibique  fiu-furaceo-squanuilosus  ac  lenitcr  ruliicundus.  Ftilta  lufe- 
riora  oppusita ,  oblongo-obovuta  ,  emarginaU  ;  media  alterua  ,  ubionga  ,  obtusa,  snpcriora  distaulia  lanceolato-oblonga  ,  mucro- 
nulata  ^  ouuiia  subsessilia ,  patcnti-dellexa ,  gbbra,  venosa ,  carnoso-membranacea.  Vmbella  leiminalis  3-(ida  ,  radiis  bifidis  di- 
vcrgenltbus.  Involucrum  3-pbylluin  ;  fuliola  foliis  superioribus  similia  eisque  paullo  majora  ,  basi  dilatato-subcordata  ,  peliolis 
brcvissimis  iucrassatis.  Dractcae  foliaccae  ^  cordato-oblongac ,  integerrimae  ,  ultiinac  oblusiores  murronulatae  basi  vaginato-am- 
plexanles.  Flores  inter  unibeliac ,  el  radionim  divisiones  solitarii ,  minuti^simi,  breviler  pcduneulati.  Pcrtanthium  5-lidum  ap- 
pcndiculis  (  petala  L  )  caruoso-coriaceis  squaniae-formibus  ,  seraiclrcularibus  inslniclum.  Filamenta  5-5  apicc  bianthcrifera 
CLserta  ;  antherae  ovalo-glohosac  ,  uniloculares ,  flavcsccntcs.  StjH  3.  crecli  ,  cxserti ,  conniventes  ;  stigmata  3-fida  rcvoluta. 
Ovarium  pcdicellatuiu ,  imlio  iocurvuDi ,  post  anibesiiu  crectuiu.   Capsula  3-goDa  ,  glabra,  Tiridis,  anpdis  ncntiusculis  linea  pal- 


»9o 

IVom:  ct   ICC;   ■•jnoii:  Jitcl    ct  icoru-  Slatio  Durat;  el  Jructif: 

3iG  Evo."<TMrs 

Pent:  inoiiog:   Rhamn: 
3  ncpaleusU  (i) ZJ«/- H. Pai is:  ed: III.  p.  33 1 .  = .' =     INcpnl:  .     .     .     .     F.     suf;   t.     .  nond:  florr 

F 

323   Fict« 

Potjg:  dioec:    Urlic: 

i(j  aquatics ^/'.sp:IV.i  i33.=  /i'icPff-m(j/.-37.67.=     Ind:  orient:  humid:    C.     frut:  vir:  .  nond:  (lor.- 

\-)  feriuginea   {i) CcLi:c!Lt:iS2S.-Parmenticiscc:DesJ:=:  ?  zz     ?  ....    C.     id id, 

026  pRITILLAIUl 

2  pyreiiaica f'V.  sp:  II.  91.  =  .'  r=  .    .    .    .     Pyien:  Russia  I),     pen  2 bulb:   Apr;-Miij: 

/'/•■    MrUagris  var:  ....     scc:/'oiV  Dicl:supp:II.  p.6-;4- 'nobs: 

Fr:  racemosa Dot:  mag:  952.   sec:   Sivcet: 

027  Flcusii 

Oct:  iiionog:  Onagr: 

a  aiboiesceiis Sims:  =  Bot:  niag:  I.  2620  =r  Mexico  .     .     .     .     F.     suf:  i .  vir:    Sept:-Dec: 

p.   amacna ilortul: 

3  gracilis Lindl:  zz:  Bot:  rcg-   t.  847-  =^    •  ibid:      .     .     .     .     F.     suf:  2.  vir:     Jun:-Jul.- 

P.  tle'cussalti Sims;hot:maQ:  i.  25o-]  nou  R.elP. 

4  ovalb ix.  etf.S.p.Sj.^ii;  <.  324. /.a  :=:  Peruv:  ucmor:     .     F.     id id. 


lidiori  notatis.   Scmina  ovato-comprcssa  ,  dilute-davcsccntia  ,  glabra,  lacvla;   allnimen  albmu  farinosuni ;  embryo  basilalis. 
Ex  hi^  pbi'ui<iui  scquciiU-'lii  in'oiioiio. 
<(  £".  iimbL-lIj  3-ti(lu  radiis  dlvt'i-pciitibus  a-fidis  ,    braclcis  rordato-oblongis  intcgcrrimis  imicronvdalis ,    appendicidis    somicir- 
i»  cuUribu$,  foiiii  iiifcrloribu^  obloiigo-ovalis  einargiiialis  mcdiis    oblongis    obtusis  superioribus  lauccolato-oblongis  mucrouulat.i , 
»  capsulis  glabris.  Sob.  » 

(i)  Efotiymtis  nrpatensis.  Enumcratur  a  Gels;  (cal:  18-28.  p.  6  }  ncc  non  a  Fo>-t.4ixe.'5io  (1.  c.)sitic  uUa  drscrlplionc  nee  nota  j 
alibi  non  invent  ;  fruclilicanVcui  non  vidi  ,■  caetcrtiin  ab  E.  cwnjiaeo  non  videtur  dilTciTc  ,  nisi  fuliis  polius  oi'aio  ,  quam  ob- 
loitgo-  laiicrolati^. 

(2)  Ficus  J'en-iiginea,  Rarissima  slirps  bacc  in  catalogis  tanliimnutdu  Hoiinlanoi'nm  modo  allato  nomine  enunierala  ,  nunc  lanien 
in  rccenlissiino  ru^TliNBSii  eat;  H.  Paris:  plirabi  insignila  (Cat;  H.  Paris;  182Q.  p.  'ji2.  )  ,  cum  formosioribua  /'(W  speeirbus 
iniUi  nutis  certal  venuslate.  Jam  facta  3-pedalis  in  calidario  meo  ,  ubi  ilbim  duubus  e\  hiiic  annis  maxima  diligontia  eolo  ,' non- 
duiu  rcccptacula  gessit ;  /b/iVj  sunt  alterna  ,  pateutia,  brt.'viter  pcliolata  ,  laneeolato-cuneiformia  ,  inlegerrima ,  apice  acuminata, 
uiarginc  rcvolula  ,  supcrius  vlridia  Itniter  papillusa  ,  inferius  rubiginosa  scu  villis  brcvissiniis  feriiigincis  Iccta ,  coslala  ,  ner- 
VOS.1  ,  rcticulatu-venosa  ,  costa  media  ,  el  uenis  utrinque  prominulis  ,  iz-j-pcd;  longa  u-poll;  lata  ,  pcrsistenlia.  Villi  crel->rio- 
res  longiorrsquc  apparent  ad  costam,  nervos  ,  ac  versus  apicem  ramoruin.  Proxima  videlur  F.  velutinae  Humb;  in  liac  tamcn 
folia  basi  subcordala  sec:  \V.  (Sp;  IV.  Ui'|i.  n.  3|.  ),  quam  notam  uou  memorat  Uu.md;  (PI;  acq;  II.  p.  .'|6.)j  caotcra  qua- 
^ant ,  sed  fructus  perpcudeudi. 


»9» 


Ifom:  <t  rec:  sjnon: 


Auct:  et  icon: 


Statio 


/Jural:  et  fructif: 


34'   Glu>ioiv> 

TrianJ:  mon:  Iriil: 

11  flovibundus fF':Sf:l.2t^=JiKq:ic:rar:2.t.i5/{Z=     C.  B.   S.     . 

Gl:  grandiflortis Andr:iei:: Stcud:e\.Spr:sy%\.:\.  \5i. 

343    Gledit«chia 

Poljg:   dioec:  Legtim: 

3  ferox Dusf:  aib:  IL   p.  24*^-  =:  ?  =   .     ?       .     .     . 

Gl:  orientalis Bosc:e\\ib:lialb:scc:DC:Pi:ll4'^g- 

Gl:  macracanlha  {\) .    .    .    .     If.  aib:  noa  Desf:  ncc  Spv: 
356  GossTPiiM 
: .  -  i    Monad:  polyand:  31ah'; 

3  religiosum  ?  (2) /f.sp:U1.8o^,=,Qav:difS:6,Li64/-t.=^lDi\:  oiienf 


F.     pcr:i.bulb:  Marl:-Apr: 


D.     »rb:   .      .     nond:  flor: 


C.     frut:  I.  vir:  Aiig:-Sepl= 


H 


Hgf^  Hebenstreitia 

Didyni  an§:   P'erben: 
(  Selit^ineac  Cliois:^ 
X   tenuifoiia  (3)  .    .    .    . 


Mart:  ined:     ^  ?  z=. C.  B.  5.    ? 


F,      per:  2.  luQ*:    Jim:-Jul: 


(1)  Gledilscfua  macracanlha  Desf;  (  arb;  p.  24G.  n.  4-  )  <^adcin  est  ac  Gli  hurrida  W.  (  ^p;  IV.  109S.  )  ,  quam  cl;  CA.5DotLBus 
cnumcrat  sub  Gl:  sinensi  Lam:  diversa  a  Gl:  macracanlha  W.  lauJata  a  Spd:  (I.  c.  )  tamquuni  synoniiua  G/:  y^rociV ,  do  fjua 
nulla  nientio  apud  DC:  ;  nrque  hie  tanliim  dissentiuiit  cl;  ilH  vin  ,  nam  Ca>dollevs  assent,  rjus  patriaai,  et  le{;uun'n  i^olum 
esse  ,  iK'c  in  Gallia  adimc  (loruisse  fatttur  Desf.-  (1.  c.  p.  249);  Sprescelus  vcro  Caroiiiiac  iiicuLain  e&sc  ,  et  Icgiunina  in 
spirani  torla  gererc  Irslatur  ;  an  flurontcin  vivam  ,  vei  siccaiu  c.\  patria  vidciit  iguoro, 

(a)  Gossjpium  religiosum.  Enatiim  e  scmiuibuti  sine  uoiuine  mifisis  a  cl:  Spifiio  frulcsccns  cvasit ,  floriiili|nc  3.  anno.  Coraparatum 
cum  cacteris  i^llrpibus  frulcsct-iitibus  accedil  ad  G.  religiosum  ,  at  folia  in  nica  plaula  glahriuscula  ,  ncc  villosa.  Species  onines 
hujus  generis  incertae  ,  moncnte  cJ.-  Cahdolleo  ,  et  ebaracteribus  raancis  stabililae  (  DC:  Pr.  I.  p.  4  J6.  i"  N.  B.  )  ,  idco  ui- 
mis  pei'iculusuni  ex  sola  allata  nola  ,  quae  forsan  fugax.  ,  novam  speciem  conslitucre. 

(3)  liebenslreitia  tenuij'olia.  Optiinam  novain  stirpcin  furmare  arbitramur  a  cacteris  buc  usque  descriptis  diversam  praesertim  foliis 
lenuissiuiis  ,  glabiis  ,  omnibiisqiie  integcrmms  ;  cl:  Mahtius  semina  inisil  sub  allato  nomine,  scd  p:itriam  non  indicaWt  ,  ncc 
cditani  dixit;  illam  menioratani  non  video  apud  cl:  Ciioisr  in  diligenlissima  elueubratione  Selaginearum.  f  Memoirr  sur  la  Ja- 
mille  ties  Selaginecs  :  Genei^e  i$23.  )  ,  ubi  omnes  species  C.  B.  S.  incolas  esse  asserit  ,  et  accurate  describit.  Rctenlo  igitur 
nomine  a  Martio  iinposito  uti  roucinno  ,  sic  illam  dcBniendam  propone.  ^ 

«  H.  foliis  linearibus  tenuissimis  integerrimis  caulcque  lierbacco  glabris  ,  spicis  termiualibus   siuipliribus  ,  braclcis  ovatis  acu- 
i'  miuatU  gUbris  integcrriuus :  {'Uores  miuutissimi.  J  .  Nvb: 


*9> 


Kom:  cl  rfc:  sj'itoit: 


H 

/iuct:  cl  icon: 


Slatio 


Durat:  et  fruclif: 


36S  Hedvsabim 

Diad:  dec:  Legum; 

8  pctraoum fV.  sp:  III.   1217.   =  ?  rz:   .    .    .     Caucas:  pctios;     F.D.     iicr;  2.      .     Jun:-Ju): 

sub   Onobrvrhide Z'C.l'i:II.345.n.io.cli."i/)r.-sjst;lI1.3o3ai.6. 

070  llELiAMTarMiM  /iH;i*TiasjO   ij 

Polyand:  wonog:   Cist:  ■-     -■.''' 

I   glauciim Pers•.!iyn:\\.•J8.n./^^.:nCa^>:ic:'i.t.7.6l.^     Hispaii;  Ilal:       F.     suf:  2,  vir;      Maj:-Jun: 

sub  Ciilo Cai'.l.c.p.3i./r'isp:II.  i2o3.ii.5n.nonZ)e^: 

5  viiide Tenor:  piodr;  p.  3i.  zz:  ?  m  .   .     Sicilia  ....     F.     id.     ...     i     id, 

JS3     HlSlSCCS  .'lI'.llKi'a     V. 

24  liliifloius .•    •    •  fr.sTp:l\l.Si^.—Cm\-diss:'i.l.5-].f.i.     Lis:  Boibon:   .     .     C.      suf:  i.Tir:'   nond:  flor: 

Mahai'iscus  ptmiceus  .  .    .     .  ^or;' iued:  sec: />C.- Pr:  I.  446. u.  i. 

a3  .)acquiiiii  (i) Nob:  =:  Ic:  iiostr:  = Ind:   orient:    .     .     C.     bieii:  suf:    Febi:-Mart: 

Sr)5  Hvr£Bi>TiitnA 

Dec:  nionog:  Legum: 

I   Moringa fF.sp:  II  5^6.:=  Lam:  ill:  1.33-]  .^     Iiidiis.  jEg}'pt:      .     C.     aib:  .      .     nond:  flor: 

flloiinga  pterigospeniul  .  .     .  DC:  Pr;  II.  47'^'  C"  Caerln:  fiuct: 

I 

3j9  jAsmRra 

— Diandr:  monog:  Jasm: 

i4  lauiifoliuiu lio.vb:  ^  Rhecd:  mat:  G.  I.  Hi  ?  zzi     ludiis     .      .      .     .     C.     suf:  i.vir:   nond:  flor: 

/.  anguslifolium  ? T'F.  sp:  I.  37.  sec:  Spr:  syst:  I.  3o. 

102   Ilex 

Tetr:  monog:  Ramn: 

3   cassinoides  2  (2) Z>Mmo/i:  bot:  cult:  VI.  25i.  3=  .' =:     ?        ....*.     F.     id.   ..      .     Jun:-.Tul: 

/.  anguslifolia /^'.scc:iSyjr:syst:I.495.n.i4/''»A:cii:scc:6'iref(: 


CtJ  Ilihiscus  Jacquinii.  Vid:  siipr;  dcscript;  ct  icon;  n.  XII. 

(a)  Jlex  cassinoides.  Planla  sul)  hoc  nomine  a  mc  culta  vidctur  difforrc  ab  /.  anguslifolia  W.  ('En;  I.  p.  175.  li.  ct  S.  syst;  HI. 
489.  n.  11.^  cum  (jlia  confusa  a  cl;  SpRe^c:  (\.  c.)j  folia  cnini  prorsus  elliptica  ,  ncc  fincari-lanceolatii  ^  intcgerrtma  non 
(tpicc  srrrata  ,  polius  opproximata  quam  disiantia ;  hand  tanicn  cpudral  cum  dcscriplionc  Dt'MONT.  (  1.  c.  ).  Nam  planta  mca 
tola  incrmis  ;  magis  accc-dit  ad  /.  Cossint*  ^  cuius  foilo  variclas  j  diircrl  cnini  tantunitnodo  ftdiis  approxinuilis  ncrjuc  apicc  ser- 
ratts:  notaodum  taiiicD  ex  dcscriptione  Lam;  (Diet;  III.  p.  i47- J  ioWa  in  ilia  adessc  ravo  argitti-ifiie  serrata  }  iiisupcr  liabe- 
miu  ex  Ait;  cjui  varietatcm  foliis  lanceolalo-olilongis  serralis  {  H:  Kew:  cd:  a.  i.  p.  278.  I.  latijhlia  ac),  ex  quibus  iuuuitur, 
tandem  stirpein  quandoquc  polymorpbaiu  cvudcrc.  lutcrea  pKnitaui  iiustiam   iic  duUiiicud-ini  ducu  : 


igS 


Nom:  el  rec:  synont; 


Auct;  (t  icon! 


Slatio 


Dural:  el  fructift 


406  IrOM.El 

Pent:  monog:   Con^: 

1 3  hcpaticaefolia /f'.sp:I.885.=Bu/•m:/nf/:5o.^2o/.2.     Zeylona      .     . 

sub  Convolvulo Spr:  syst:  I.  5g4'  n.  6i. 

407  IlVH 

Triand:  inonog:   Irid: 

10  dicliotoma TV.%^-X.n'io.-=Pall:iv3.app:n.&\X.K.f.-i.^:    Dahuria 

/.  pomeiidiana JTisc/r.  sec;  Spr:   I.    162.  n.  3g. 


.     C.     an:        .     .     Jul:-Au2: 


D.     per:  2.     ,     Maj:-Jun.' 


M 

460    MALVi 

Monad:  polyand:   Mah: 
"8  balsamica /F.  sp:  III.  78i.  =  /ac<7:ic:l.<.i4o.=     C.  B.    S.? 

9  inareotica i?e/;Y:sec;Z)C.Pr.I  433.  n.4o- =  ••'=     ^g3'pt: 

10  spicata I^.i^:\^.■J^^i^.=:Cav:diss:^.\..1o■f.l^.     Jamaica     , 

896  Mappa  Adr:  Juss:   (i) 

Monoec:  monad:  Euph: 

I   tanaria Spr:  .syst:  III.  878.  n.  2 Ind:-oneDt: 

sub   Ricino Auclor:'=:Rumph:amb:Z.t.  111.:^ 

(67   Medicaco 

Diad:  dec:  Legum: 

4  polycarpa /f.    en:  siippl:  52.  =  .'=:..    .     Gallia  merid. 

j\J.  tipuuluU  (i) /f-'.sp:III.i4i4.scc:2?C.Pr;lI.i75.n.32. 


F.  suf:  2.  vir:  Jun:-Oct: 
F.  an:  .  ,  Jul:-Sept: 
C.     suf:  2.  vir:     Jun:-Aug: 


C.     suf:   I.    .     Aug:-Sep»: 


D.     an:   .     .     .     Jun:-Jul: 


'(  /.  foliis  altcrnis  olliplicis  lircvissimc  pr<tiu)atis  intrgcrriniis  mticronuljlis  supra  nitidis  subttis  pallidioVibus  coriaceis  scm- 
»  pcrvircntibus ,  jx-duiiculis  axillai-ibiis  l.ilrralibusve  brcvibus  sub-cor^uibusis  pauciUoris.  Aob: 
(1)  Mttppae  griius  rr«atuiu  a  CI:  .-iiir:  Jl'smeu  c  fcrc  ouiDibiis  Hicitii  speciebus  (  txcoplo  Ji.  communi  ,  noiiniillisqtie  aliis,  quae 
vaiiitaU's  putius  a  Spb;  h.ibcutur  )  panim  llaturalc  ;  ab  hoc  cnini  Jiireil  tantiiui  caljce  iu  masculis  3.  non  5-partilo,  stamiaibus 
3-10  basi  raniusis,  stylo  in  fu<-ininis  iiitiis  pbunosu  ;  cactcrum  habitu  non  di>linguitur.  Species  a  fuo  culla  ctsi  fruticosa  Uoi'ct 
intra  annniu;  an  idem  dc  liicino  communi  diccuduia  secundum  obsorvationcni  Sprengslii  (  Syst:  111.  87S.  )?  NumquaiD  iu  cali- 
dario  inco  frntieosus  evasit ,  uli  Mappa  tanaria. 
(a)  Mcdicagu  policaipa.  CI:  CA^DOI,l,■.  us  M<ditagiiieni  pnljcarpam  et  apiculatam  candcm  esse  planlam  cxisliinal  (  I.  c.  )  ;  conlra- 
riuni  inlVrre  licet  ex  caulibus  in  potycarpa  subrrrctix  non  prn.stratis  ^  Icginninibus  non  mo/"s://ie  tanluin  scd  u/it/Z^ue  tvidcntiiu- 
*;uc  muriealis.  W,  illam  non  defijiivit  elsi  diversaui  crcdidll  ub  apiculala  j  in  SpneACELii  systeniatc  non  iuvenitur.  Ex  Beh- 
Tiiiji  mcdicaginarum  diligenti  monograpbo  (  Catal:  dcs  plant:  iudig:  dcs  PyrcDQccs  ct  du  bas    Laii^icd:  Paris    i8'i6.    p.    »o3.  ) 

Tom.  XXXV  Bb 


r94 

M 

Iforu:  et  rec:  synon-  /ftict:  c:  icom  Siaiiu  JJurai:  el  fiuctif: 

483  Metbostdebos 

Icos:  monog:  Rosac: 
l3   stiicta  (i)? Uorttil.  =   ?   = N.  llcU:     .      .      .     F.     suf:  i.\ir;    iioiid:  llor: 

M.  linenris  ? JV.  .sp:  II.  r)5j. 

Callistemon  Unearel  .    .    .    .     DC.Vv\\.\i.>.ij.\\.().^^ScrL.ati:i().t,i\.iQC.Swc<:t.-=. 
8c,7  MiMisoi's 

Oct:  monog:  Sapon: 
I    iiiaciopliylla  ?,, Hortul:   (2)   =r   ?   = ? C.      aib;  vir;     .     ,1iil;-Aii;^ 

M.  iinbiicaria  ? /f.sp:lI.326.=Ztiw:///:(.jooy.2.=: 

8()8  MouisiA  Ga^. 

Tetrad:  silicul:  Cruc: 
I   liypogaea  (3) G<iy  in  litt:  =  Cny  ic:  iiial.  zz.     Saidiii:  Coisic:    .     D.     an:       .  Mnj:-Jim: 

Si>}  tiibr.um  monanlhos .    .    .     J  iw  11;  lib:  p.  fi8. 

Erucnria  hypogaca    ....      f'i^-.  (\:  i:oiS:yi.H.z=iipp:p.j.f.i.=: 

Rapiiliuni  hj pogaeitm  .    .    .     Diibtij  But:  Gall:  I.  ji.  54. 

M.  polycarpa  AV,  est  ^t.  detuiculata  W.  var:   -a  hrcyisjfina  :  bi  roapse  ilisliiictani  specicm  fonnat ,  j>lirasis   liacc    crit; 

«  M.  glabra,  caulibus  ci'Cclii.  subtctragouis  ,  foliolis  ol)Ovatis  riliisis  iK-iilicul.tlis ,  stipiilis  ciliatis  ,  jtejuuculis  S-G-ilorls  ,  It'grt- 

H  fiiinibus  cocbk-atis  [ilaniusculis    luuliqtic  imiricatis  ,  spinis  cUvori^riilihussuliuncitlalis  ,  soiuinibiis  obloiigo-rLMufoi'liiiiius  fla\  is!  ,Vo6; 

.(1)  Helms yjfios  siricld.   In  hortis  coliliir  sub  lioc  nolninc   liolanicis  igimlo  ;  iicc  dilTcit  a  M.   liiicuri  \V.  ( Cullisteniou  UC.  1.  c.J, 

nisi  toliis  aiigitstioribuii  ;  at  slirpcm  liauc  a  st-iiiiiiibiis  ot  culttira  valde  vai'iarc  experieiiliu  doeuil. 
{1)  Mimusnjfs  macraphj-lia.  Karissiinaiu  banc  slirpom  quam  iu  solo  Celsii  Calal:  ib-ib.  p.  Sy.  euinnnrat:im  iiivcni ,  coinparavi  laole 
llorcntriii  slH  »iiie  friulu  mm  desciiplionibus  raelcraiuni  bujusce  generis,  nullanKpie  dill'cn'ntiaiii  dctixi  inter  illam  ,  ct  M.  im. 
bricariam  a  i:l;  Pom:  coucinuc  descriptani  sub  nomine  Ititbricai-icie  inaximae.  -  Nattier  a  gros  fvuii  (  Diet:  iV.  p.  4o/|.  ).  Fi- 
giira  tamen  Lam:  (!.  e.  )  diflcrt  a  planla  inea  petiulis  pedunculisque  loiigiuribus  ;  hacc  niagis  conveait  pbi-asi  ejusdeju  stirjiiK 
apud  W.  I.  c.  et  Spr:  (  s>sl:  II.  508.  n.  6.}.  Ico  Lamarkiana  picta  c  speeiuiiuibus  leclis  in  loco  natali ,  el  refercus  tanturn 
apieera  rami ,  allatae  diUerentiac  causain  fortassis  expianat. 
.  [3}  Moiiiin  hjpogaea.  Enata  e  seiuinibus  lettis  a  cl;  Monisio  in  Sardiniac  pratis  ,  luxuriiiriosi:>sime  fluruil ,  fructiisijuc  gessit  ,  ex 
ijuibus  contesting  haesi ,  an  genus  distineluni  ab  Ei'Ufaria  Gertn:  cousliluerct.  Dubitaliouem  primus  suslulit  el;  /.  Cay  insi- 
gnis  Parisicusis  Butani*  us ,  duni  coiniler  miiil  accuralissiniam  (t'seriptionem  novi  generis,  quod  Iu  bonorein  laudati  Moniiii 
merito  errxit.  Nil  appositins  quam  bic  deseriptioncm  ipsam  cxbibere. 

"  Calyx  crectiusculus,  sipalis  1  opposilis  basi  gibbosis.  Pelaln  spatbulata  ,  einarginata.  Filamenta  libera,  ecirulula.  ('•Ina- 
V  iluliie  hypogynae  4-  filiformes  ,  elon„'atae:  una  inter  ovarium  el  singtilum  brevius  litamcntnm  ;  una  singula  lougiorum  fila- 
»  mentorum  pari  interposita.  Silirula  biariiculata;  inferior  arlienlus  deprcssus  ,  polyspcrmus  ,  biloeulaiis  ,  biviilvis,  dissepiniciilo 
^  membranaeeo  ,  lanreolato  ,  valvis  t:irdiu»  solubilibus,  coriaeeis  ,  nunc  navieul.irlbus,  nunc  acute  cariiiatis ,  superior  longe  mi- 
»  nor,  OToideus,  monosperiniui ,  indebiscens ,  in  stylum  sitbulatum  allenualus.  5((f,'n'a  capitalum  5«OTi>ia  in  inferiore  artieulo  bo- 
11  rizontalia  vel  subpendula  ,  in  snpcriiire  creeta  ;  cutylednaes  ineumbentes  ,  ovato-oblongae  ,  obtusac  ,  altera  utrimque  plana, 
»  Ulinc  convexa  Hrrha  annua  ,  aeaulis.  Fitliii  mulla  ,  in  rosulam  cxpansa  ,  inlerrupte  pinnalisceta ,  lyrata  ,  bispiilula  ,  jiilis 
»  omnibus  simplieibus  I'edunruli  plures  ,  radicales,  erecti,  unillori  ,  cbracleali  ,  persela  antbesi  reflexi ,  ovarium  in  telra  dili- 
i>  gentn.  Srpala  petafar/ue  flava  ,  deei(lu;i.  Siliciila  bypogae.i  in  suinnio  denudato  pejuiieulo  reflexa  ,  hispidula  .  aitieulo  inle- 
w  riorc  6-ilyfpcrmo.   tSemiHa  nou  nniciiaginns;).  .  . 


Nomi  et  rrc:  synoii: 


M 

.4ucl:  ct  icon; 


195 


Sttilio 


Durat:  et  fructif: 


499   Mu«:tRl 

Hex:  iiionog:  Aiph: 
1  bohjoides  .... 

sub  Hjitcinilio  .  ■ 
3   m.iiitimus    .... 

sub   Ilj  acintlio  .    . 


yi//«:tllct:n. I. =Z;o6:(c: I o8.zz:fle</:liI:t.36 1. =:Ital:I'ei-sia  F.D.     per:2.bulb:  Apr:-Maj: 
IV.   sp:  H.    170.   n.    12. 

Desf:  Atl:   I.  388.  =  .'  =  .    .    .     Numid:  .     .     .     F.D.     id id, 

Pers:  sjn;  I.  375.  n.  9. 

N 


898    NArEKBERGIl 

Sin^:  >cgr:  Eupatorlac 
I   triiiervata //'.'^p:IlI.2393.=:5^^.•'ln&7^raf/.■2.^5.     Amer:   meiid:  , 

Flai'eria  repanda Spri  sjsl:   III.  5oo.  ex  Lag: 

8y9  Nepeta 

Djdin:  gj'inn:  Lab: 
I   graveolens /'7//.Daup:2,366.z=5d;\ic;735.=:(i)    Indig:    .     .     .     . 

N.  Nepelella ////:  Pedem:34.elt.2.f.  i.non  Xm; 


D,     per:  3. 


Jul:-Au2: 


Jua'.-Jul 


tt  Obs:  I.  Anchoniris  Candollianis  ,  tribui  minimc  naturali  ,  acccnsenda  est  Morisia.  DitTert  autem  ab  Anchonio  ct  Sterig- 
»  mate  herba  pilosiuscula  noii  stcllalo-tomciilosa  ,  starainibus  liberis  ,  fructu  siliculoso  dehiscentc  ,  sLigmalc  capitaio  non  bi- 
ll lobo  etc.  A  GoUlhnrhia  rccedit  silicula  sccuiulujn  loiigiUidincin  dchisceute  ,  articulo  inferiorc  poly-non-monospcrmo  ,  semi- 
»  nibiLs  in  artictihi  siiperiore  certo  crcctis  ,  non  in  ulr<iquc  pendutis,  etc. 

»  Ab  ODiiiibus  R.ipbaneis  facile  dignosciliir  cotjlcdonibiis  planis,  non  conduplicatis.  DifTerl  practcrca  a  liapistro  silicula  dc- 
u  pressa  (  non  cyliufb-.icea  aut  coniprcssiuscnia  )  ,  et  arlictilo  inferiorc  numquain  aborlieatc  ,  poly-non  mono-aut  aspermo. 

«  GABriTHRni  Erucaria  longe  eliain  a  Morisia  distat  lloi-ibns  violaceis  glandulis  hypogynis  obsolctis,  silicula  tcretiuscula,  el  co- 
il  tylcdonibus  lougissimis ,  versus  radiculam  roplicalis.  altero  alterj  cniciatim  incunibentc. 

«  Habitus  deniquc  omnino  proprius  ct  uni  forte  Madiinlae  aca  uli  DC.  quam  ego  non  vidi ,    aequiparandus. 

Obs:  1.  Novum  et  insigne  hoccc  genus  di\i  in  honnreni  Jiisephi  Hyacinlbi  Moris  ,  M.  D.  iu  regio  Caraliiano  Athenaeo  Cll- 
■»  niccs  Prol'essoiis  ,  qui  primus  in  Sardinia  signa  botanica  fi\it,  jussu  regio  insulam  longe  latcquc  peragravit ,  et  stirpium  Sar- 
11  doarum  elenebum  dilissimnm  edidil.  Laus  iUi  qui  obscuram  h  pC  ,  noslri  acvi  quasi  rcmolaia  Thulcn  ,  historiae  naturali  ie- 
>  mum  viudii'uvit ,  et  I'eracissimis  addidit, 

VltlCA    SPECIES. 

«  Morisia  hypo^aca  Gay. 

«  Sisymbrium  mona:itho5,  Viv:  FI:  Libyc.  .specim:  (  i8a.^|  )  p.  68. 

»  Erucaria  lijpogaca.  Viv.-  FI:  Cois:  I'rodr:  (  i8a/i  )  p.  11.;  App:  (  iSiS  )  p.  3.  ic:  Spbebc.  syst:  vcgel:  II.  (i8i5  )  p.  916. 
u    Moms  stirp;    SarrI:   eli-uch.   fase;    I.    (  1817  )  p    4- 

"  liapistrum  liypngiieiim.  Diuv   Bot:  Gall:  I.  (  i8a8  )  p.  5.'(. 

«  Habitat  in  luimidiusculis  ,  ad  siptcnlrionem  inclinatis  oollibus  circa  Bonifacium  ,  ncc  alibi  in  Corsica  ( Seraphino  in  litt:  ), 
w  el  in  pratis  Sartliniae  mediae  ^Moais).  Floret  Martio  »  Aprili.   Q 
(i)  Sepcta  graiiuif/ii.  Uacc  est  plaula  a  el:  AiLiomo  nostro  descripta  «t  depicta  sub  nomine  N.  Nepttellat  (  \.  c.  )  .  Jam   nota- 


19C 

N 

Xotn:  el  rec:  synon:  Aucl:  ct  icon.-  Statlo  Durat:  et  fructlf: 


<oo  NcsAEA  Commers: 

Doth-c:  monog:  Lythrar: 

1   salicirolia  .  .    '. H.  cl  D.  uov:  gen:  6.  p.   igi.     .     W.  Hispania    .     .     F.     suf:  2.     .     Aug:-Sept: 

suj)  Uciniia Link:  abb:  l)i'i-:  6J.  t.  2H. 

Ciiioria  J/tft'a Fl:iuc\;ic:iiiiil:sct;DC'.l'nill.8().n.i. 

0 

513  OcTMUM 

Djittn:  gymn:  Lab: 

3  7.i-^  laniciiiu  (i) Desf:  sec:   Stciuhl  =:?=..     .     Ind:   orient:  .    .    .    T.      suf:  2.  vir:  .   Jul:-Aug: 

O.  gnuLiimum  ? f V,sp:\ii. iGo,5 ,=JiiCff:ic: 1 3 .t.^i)5z^ 

514  0K%OTnER4 

Oc(:  monog:   Onagr: 

4  Roinanzovii L€deb■.\nHorn.sup^.}p.^Z3=zDot:re^:t.66'l=::     Aineiibor:     D,     per:  2..     .     Jun:-Jul: 

5 1  :>  Olka  ... 

Diand:  monog:  Jasm: 
6  ^landulosa  ?  {2)  .  .    ,    .    .    .      Cels:  catal:    1828.  p.   29  =:  ?  =:     ? F.      suf:   vir:     .  noiid:  flor; 


Tprat  \V.  1'' Sp.  Ul.  53.  u.  II  in  obs;  J  a  N.  i\'cpHeUa  L.  lUvcr.sissiiiuim  vitiuri,  el  forse  DO\;im  esse  liiijiik  f;iiirris  s|u)(irm, 
ViLtxnsii  ob^tTVationcs  ul  coiifirmai-unt  ;  et  nova  species  sistit  in  codicibus  botanicis.  f  T'ers;  syn:  U  11  j  11.  i3.  Spr:  sysl;  II. 
•"u8  n.  M.  )  .  Allainon  an  ilia  sit  cadcm  ac  .V.  aiigustifUia  minor  ,  cujus  iconciu  hubcuius  pcnRs  BARRELitHUiu  f  n.  2y3.  ic: 
"35.^  CPU  judicavit  I'ersoosics  ,  valde  diibito  ex  cullutiunc  laudalac  iconis  cum  AlUouiaua  ,  quamquani  utracquc  maiit-ae  ad 
indicandas  veras  difforenlias  a  Villarsio  dctcclas ,  scilicet  cyniarum  forma  ^  ct  cul^cis  superficies;  ilia  secitiida  in  iV.  graveo- 
istiie  y  racemosa  in  A'.  Nepetella  ;  haec  vilLosa  in  priori,  nuda  in  altera.  Consule  insupcr  obscrvationcs  cl:  Gussoe  in  plant: 
rar:  p.  a3o  ,  uhi  insignem  varictatem  hujuscc  slirpis  nomine  i^labratae  in  subalpinis  monlibus  Aprntii  dctcctain  coiistituit).  Uo- 
Iciiduni  tantnniinndo  oximinm  auctorem  iconcm  de  ca  non  praebuisse  inter  tot  tantasque  peroplimas,  quae  boo  iiupcrriuiuin 
pracclarninqiir  npus  iUustrant. 

(i)  Ocrnium  Zfj'lnm'rum.  An  ad  O.  Zrylanirum  Bcrmaku  ( Ze|7;  i']^,  l.?>o.  i.  i.)idcmac  0.  gratissimumlj.  vc\  s^ti  O.  Zeylanicum 
Desf;  p'Ttincat  valde  dubito ;  immo  hatrco  an  haec  spcciein  a  priori  dislinclam  constituat ,  v«'l  potius  varictalcin  illam  a  Lam: 
mcmoratam  fDict.  I.  38a.  n  i5.  )j  nee  ab  aliis  auctoribns  ,  ut  sciaiu  ,  cnumeratam.  Laiulatat;  icont-s  Burmami  et  Jacqcikh 
plantani  infaro  quodamniodo  c.xhibcnt  ;  in  individuis  viventibus  aulcm  parvi  moinenti  diHVreutias  nolavt,  scilicet  in  O.  ^atis- 
sinio  folia  sunt  panllulo  majora  :ic  supcrnc  albicliora  ,  spirae  post  aiitbesim  lortgiores. 

'a')  Olea  rjaitdnlosa  Culla  ab  Hortulani<i  ij.illicis  sub  hoc  nomine  ncscio  an  a  Botanicis  descripla  vel  saltrm  cnuinerata  fucrit  ; 
flores  hue  usqur  non  obtiuui  ;  caelpnim  srqueiiles  OHtcudit  cbaractercs.  Fvittex  in  fr:  1-2-pedalis.  Caitiis  frulicosus  ,  c  reel  us  , 
hasi  sub-ancfps  demum  teres  ,  cortice  grisco  minutiiisimc  glanduloso-punctato,  ramosus.  Bonn  oppositi,  subvirgali.  Folia  op- 
noMta  f  distantia  ,  patcntia  ,  pcliolata,  ianccolato-ovala ,  acumitmla  ,  integeiriraa  ^  glabra,  nervosa  ,  nervis  Iransversaiibus  utriii- 
qu''  basi  glandulosi't ,  reliculato-vcnosa,  papulosa  pnnrtis  lentc  tanlum  conspicuis  ,  2-poll.  loiij;a  i-lata  ,  plana,  pcrsislentia. 
Peiioli  liniires  ,  3-.|  Hii:  lougi  ,  canaliculati  An  radcu  ac  O.  §UinduliJ'era  ,  cujus  pbrasis  cxtat  peuc*  Desi:":  iu  cat:  H:  I'ar:  edt 
3.  p.  3yi  ?  Sod  ah  ipso  ctiam  llorcs  dcsidcrantur. 


Sfom:  et  rec:  synoni 


0 

Auct:  el  icon: 


Staiio 


'97 


Durat:  et  fruclifi 


5i9  Oricakou 

Djilin:  fiymn:  Lab: 

3  inicrantlmm  (i) Horlul:   >■=}■=. 

901    Ote*  7 

I    loHgifolia   (i) Horlul:  ?  =  ?  = 


F.     per:  i.      .     Jun:-Aug; 
F.     suf:i.vir:     nond:  flor: 


53 1   Pall^ma 

Syiig:  sup:   Corymb: 

2   halimilolia ^F.  sp:  III.  2260  =  Cflf.ic:I.<.6i  =      M?iic:  Peru: 

Eiufliti  canescens Cav:  1.  c.  p.  45- 

533  Pa.x'batum 

Hex-    iiiouog:  j\'iirc: 

5  speciosuiu fF.!>p:U.^^SaUsb:acl:Lond:2.t.ii=.\ad:  occid; 

goz   Pan  1  CUM 

Tnaiul:  tlig:   Gram: 
I   pliiaiuiii  (j) £flm:Dict:IV.686=/ac<7:ec/.-gr<x"i/^i.?=:    Indiis 


suff:   2. 


Juii:-Ju]: 


T.     per:2.bu]b.-  nond:flor: 
C.     per:2.su£f;2.Sept:-Dec: 


543  Pei.abgomi'm  (4) 

Monad:  hrpl:  Geran: 
Ii5   augustuiii    + DC:Vv:\.&-]^.n.\\\z^Andr;ger:c.ic:set:Swetll-=.C^.^.    F.      suff.i.vir.-      Maj:-Sept: 


(1)  Orn^amtm  mtcraiithum.  Nomcn  liujiiscc  stirpis  penes  Botanicos  tiaud  uivenio  :  valde  afliuis  videlur  O.  rulgari  ,  cujus  forte  va- 
rictas  ;  sed  diUVrt  ft)lii>  crcntilalt's  ncc  iiUe^t'rrimts  ang\islioribus  siibtus  violaceis  ad  costam  villosiusculia  ,  bractcisquc  vix  ca- 
lycibus  loM^ioribus.  Divcrsa  quoque  a  varictatibus  a  W.  eiiuiucratis  fsp;  HI  i35.  n.  to.  J  scilicet  ab  americaua  bracteis  fie- 
coloribus  ,  ab  altera  tloribun  ritbictmdis  ,  noii  albis.  Caeteruiu  ei  phrasi  seqiieuti  erui  potest  aii  tamquam  species  distiacta  ad- 
luittenda. 

w   O.  spicis  paniculalis  elongatis  ,  bractcis  ovatis  glabris  decoloribus  calyces  vix  supcrantibtis ,  foliis  ovato-oblongis  apice    au- 
gtislatis  creiKilalis  sublus  violaceis  ad  costas  Tillosiuscutis  ,  caule  erecto  f  florib:   nibtcundis  J  .  yob: 

{pi)  Ovca  lon^il'tiUa .  Genus  ntiperriiiie  indilum  ,  ac  iiiilii  prorsus  igtioluui  .-  speciem  allato  noiuiue  inissam  colo  in  F.  ubi  prospere 
vigct  ;  :i-p''daiis  facta  nonduni  noruit.  CfitUem  interea  refeit  arboreum  ,  erectum,  semitevetem  versus  apiccin  cunipressiusculum  , 
glabrum  ,  subraiiiosuni ;  ^o/m  opposita  ,  patentia  ,  lanceolativacula  3  poll:  louga  ^  i-lata,  integerriiua  ,  ulriiique  glabcrriiua, 
nervosa  ,  rcliculato-vcnosa  ^  plana  ,  nienibranacea  ,  persisteiitia  ,  basi  iu  pctiuluiu  3-4-liuearc  decurreutia.  An  eadem  ac  Ovea 
linearis  in  cat:  Cels:   i8i8.  p.  ?()    entnuerata  ? 

Ci)  Paniiitm  plicatiiin.  Non  conruniienduiii  cinn  P.  plirato  \V  fen:  io33.  n.  i3.^  quod  cl.  Poibetii's  f  Diet.  supp.  IV.  a84-  o.  i35.J 
ad  pttlrni/nUttrn  ejusd-.-ni  auctons  refcrt.  Consulr  R.   et  S.  syst.   U.  p.  4^**-   "•    »<*    *'^  *"  euienrl    p.  bS'i. 

(^)  Palurjjoniuni,  Pclargoaii  species   ouus^ae  a  Spiieji;.  in  xj  stcmale  vegetiibiUuiii  hic  uolatae  cum    ^ . 


T$§ 


Pfom;  el  fee:  fjiion: 


Aitct:  et  icon: 


Slatio 


Dural!  et  Jhtclif: 


ii6bclliilum DC.\.c.G-j^.n.i-^9,zzSweil:Gcr:t.Go=     CBS. 

P.  capitntitm  liybr;  ....  S/>r:  syst;  III.   Gi.   n.    i52. 

ti7   Colvillii    + nC.\.c.6-]5.n.}Ho=:Sweft:\c.tM=     il>id:       . 

ii8  crispum  m<7ijj DC.\.c.6tj  i\.3o5.B=fIerk:ger:l.i3=ihid: 

119  (le1|>luiiifoliuin AT.  en.-  708  rz  .^  =z ibid: 

110  fastiiosiim    f //.   Trenvrs:  =  1  zn ?       .     . 

121  grandinocuiii  var:     ...  //.  Liltac  =:.'=: .'        .     . 

122  hibiscifoliiuii -I- lyivcff:  H.  biitaii.  p.  7<).  n.   108..'=     ?        .      , 

123  igncscens /('/7/7e Z>Cl.c.663.n.i36.a=.5>\veeJ.l.c.t,2.     C.  B.  S. 

P.  fulgidum  bjbr;     ....  Spr:  1.  c.   57.  n.   101. 

1 2.1  Lcgiiani    + //.  Litlae  =  ?  = ?       .     , 

125  iiuiltinoiuiu    +    (1)  .    .    .  Sweet:  H.  britan.-  p.  78 .    .    .    .      ?       .     . 

126  N.  Ansliae    + //.  LiUae  =  ?  = ? 

137   Kadiila  bicolor    |    (2).    .  H.  Litlae  zz  .'  =z ?       .     . 

ia8  reniforrae fF.  en;  776  =  Dot: inag:t.  ^i^l  =     C.  B.  S. 

129  Royal  George   -«-   (3)    .    .  Ilortuh  =  ?  = ? 

i3o  sciutillans Z^C  1.C.G63  n.i55=iVecJ.l.c.t.28=     ?       .     . 

P.  fulgidum  vaiv Spr:  1.  c.  57.  n.    101. 

536  1'bylica 

Pent:  monog:  Jlhamn: 

4  biixifolia ?F.sp:I.i  1 1  1  =Z?urm.<j/r.7.44/-i=     C.  B.  S. 

558  Pbtsalis 

Pent:  monog:  Sol: 

5  pubesccns /f'.sp:\.t02i=Feuill:perui':i.p.^.t.tz=     Indiis 


F.     suffM.Tir;     Maj.-Sept: 


F. 
F. 
F. 
F. 
F. 
F. 
F. 


F. 
F. 
F. 
F. 
F. 
F. 
F. 


id. 
id. 
id. 
id. 
id. 
id. 
id. 

id. 
id. 
id. 
id. 
id. 
id. 
id. 


.     .     id. 

.     .     id. 

.     .     id. 

noiid:  flor: 
Maj:-S(pt: 
nond:  flor: 
Maj:-Sept: 

nondi-flor: 
Maj:-Sept: 
.     .     id. 


id. 
id. 
id. 
id. 


F.     snff:2.vir:      Api:-Sept: 


F.     anti:      .      .     Jul:-Aug: 


(i)  PJargonium  muUiJlnrum.   u  P.  foliis  cordato-oratis  obsolete  7-lobis  inacqualiter   argulo-serratis   glabriuscuKa ,    stipuKs    ovatis 

«  acuminatis  ,  umbcllis  S-'j-doris  ,  tiibo  iicctarifcro  calyrc  paiillu  longiore  f  Pcl:»Ia  albo-rosca  venis  saiigiiineis  striata  J  .  »  Nob: 

Vis:  Atl  Pet{ir^i>nia  anisniiplald  spcctjus  ,  liiderc  virtctur  inter  P.  bttutinam  ct //"/ira^H/n  ,  quorum  forsan  varict as ,  vrl  hybris, 

(a)  Pelargonium  ftaJutit  bicolor.  Habitus  Pclargonii  Hadtttas  Herit:  nou  Roth:  scd  planta  bnmiliur ;  umbollat^  multillurac  glome- 

ralae  ,   flores  titi   in  P.  Iticolori ,  paullo  tanien  niinorrs  ,-  an  ex  illis  liyhris  putius  quam  sulius  HaJulae  varictas  ? 
(3)  Pelargonium  lioyal  George,  n  P.  foliis  subcordato-orbicnlatis  ,  crenulalis  inaequalibus  argute  ticiitatis   muoronalis  glabriusrulix 

»  plauis  1  stipulis  ovatis  ,  uuibcilis  3-5.   Iloris  ,  tubo  ncrtarifero  calycc  villosissiuio  triple  brcviorc  (  llore&  magiii  ,   priala  pur- 

»  purescenlia  venis  sai:guiueo  nigiicantibus  late  striata  )  .  IVob: 

Obs:  An  venustissinia  haet*  planta  Icgitinio  nomine  tainquam  ilistincta  species  jam  fucrit  insignita  asserrre  non  au.sim  y  qua- 

propter  noinea  tanliiji  Uorlnlanoruin  iiijicavt  a.Ulita  pbrasi  ,  ex  qua  praestantiorcf  BuUnici  noKant  quid  dc  ilia  seutiCDdom. 


*9a 


ffom:  et  rec:  synon; 

558  PaTSALis 

Ph:  edulis  (i)  •   •  •  • 

Ph:  peruviana    .  .  . 

6  Rotluana  [i]  .    .  .  . 

564    PlI'ER 

Diand:  trig:  Piperac: 
10  cuiicilolium  .      .      .     . 
I  I    (IccuiiianiMii 
la  iiiaequaliiulium 

P.  aromalicum  . 

tub  Pcperonia    .     .     . 

13  N.  Hispaniae  (ij 

14  peresi  kinololitim  . 
sub   l'f/)Cioiini    . 

~  i5  pulcliclluui  .     . 
1 6  uiubellutuiu  (/U     . 

569    Pl.\'VTAr.O 

Tclr:  riioiiog:  Plant: 


/lucl:  et  icon:  Slalio 


Ami  bot;uiag:t.io68exSpr:sysl:1.6(j8.n.t(). 

L.  sec:  Spr:  I.  c. 

/{.  et  ^'.  systilV.  677.  II.  20=  ?  =    ? 


f-V.ea: /^•J.n.Gz=Jacq:ic:\l.t.■^\^z:z  Caracas 

/f.sp:  I.  i62rz:/<i(?(/./f.II.  (.2i5zr  Ind:  occid: 
i'cr.v.syn:1.34  n.H'^i:zFl:pcnn':l.t.i6o=  Peru       .     . 
^/'.eii:supp:'iec:A/)r.sy  st:1. 1  20.11.20 1 . 
R.  et  P.  I.  c.   p.  3o. 

//.  Lillac  —  ?  = N.  Ilispau:  ?   . 

//'.  sp:  I.  iG;  =  Jac(j:  ic-.  II.  t.  2  1  2=  las:   Venezuela 

//.   et   B.   nov:    gen:    I.   p.   68. 

ir.  sp:  I.  169  =  Bot.  ciiU:t.5-\  =  Janiaiia 


L.  non  Jacq:^Fl:per:l.  t.So.J.i  =     Indiis    . 


?,  divai'icata 

Pt:  ineiica  ?  ('i). 


Z((CC.-obs;bol.-cent.  I.n.33.=:.'  zz:     Italia 
L.   sec-   iS/j;-;   s.jst:   I.  44"    "•    ^7- 


Dural:  et  fractif. 


ami:      .      .     Jul:-Aug: 


C.     suff:2.vir:    ,     .     id. 

C.     id id. 

C.     id id. 


C.  id.     ....     id. 

C.  per;   2.      .   nond;  floi: 

C.  id.   .      .      .      Juii:-Ott: 

C.  suff:2.vir.'      nond:  flor: 


D.     per;  2.   .     AHg;-Sept: 


(l)  Physalis  edulis.  Non  viiiolur  confuiiileiuta  cum  Ph:  editli  Cyril;  a  cl;  Balbisio  ilt-scri^ita  ('Cat;  H;  T.iur:  i8i3J  ,  ct  jam  a 
mc  onunuTittj  (^  H.  Ripul;  p.  lojj.  n.  3.  J,  qiiuiii  auctor  nosti-r  inliT  curassavicam  ct  tomeiUosani  cnllocandaiu  esse  put.-ix  il  ; 
at  laldc  dubiiim  uti'uin  fffrui'iaua  ct  pubescens  candcai  stirpcin  constitu.mt  sec;  Spb;  (  \.c.  )  ;  an  potius  distiDgiieiitlar  sec;  W. 
ex  auetoritalc  prai-cedciitiuiii  Uotaiiicunin)  f  W.  1.  c-  11.  10  et  fx. )  .  Reapse  ill  plantis  a  me  cultis  fere  aulLiin  ditlerciitiam 
cssciitialeiii  dctcxi  ^l'(>)i;i  in  p'^riwiana  non  sunt  intec^errinta  ^  nli  ex  plirasi  ff-'.  scd  saepins  crenata  ^  quae  DOta  communis  Ph: 
ptihesceiui  :  in  liac  tamen  folia  aeutiora  ^  fere  actliuinata.  I'rior  tantuia  in  F.  perennat ,  altera  prorsus  annua.  Cacterum  cou- 
sulo  71.   ct  .V,  S3»t;   IV.  p.  G;j.  675.  u    la  et  i5. 

(•1)  Physalis  Jiu(Uia,ta.  De  liae  stirpe  milla  mentio  c  SpnENCELio.  Lego  tamen  in  H.  et  S.  (\.  c.)  illani  inveniri  apnd  Rnth:  nov: 
sp:  mss:  snli  notnine  Ph:  villnsae  ,  quae  a  Spr;  synonima  traditur  Ph:  barhittlensi  f  sysl;  I.  697.  11.  I'i. )  ;  at  haec  prorsus 
di»tiucta  praescrlim  canle  vamosiisimn  ramis  di^'aricaiis  ^  foliis  itcutis  ^  alii.'^que  notis  a  R.  S.  appositis  ^  syst;  IV.  p.  (176. 
D  17.  J,  quae  perf-ete  quadrant  cnin  spcciiuinibus  in  lierb;  Inijusce  R.  Academiae  servatis  ex  Bmotio.  /'A;  ^//oda/ia  conslan- 
Icr  rcfert  eanlcm  siinplicem ,  vel  divhntnmum  •  folia  suhintei^erririia  saepius  obtusa  ,  vel  apice  angustata  ,  non  reapse  acuta. 
(3)  Piper  N  Htspaniae.  I'rovcnit  c.\  H.  Littae  lioc  nomine  sub  quo  eulluni  etiam  vidi  in  H.  R.Taurin;  nee  a  Botanicis  eijumeratiun. 
Inter  fruticosa  foliis  ncrvosis  basi  cord.itis  colloc;ni(tnin  ;  aftinc  vidctnr  P.  unt^uiculalo  R.  ct  P.  sed  folia  lutiora  glabra  doo /ii- 
tida  neo  subtus  ^tattcescentiit  ;  caulis,  petjolique  evidenter  striari.   Phasis  baec  crit  ; 

«  P.  eaule  fruticoso  petiolisque  glabiis  striatis  ,  foliis  allcrnis  subcordatis  apice  at^cnuatis  basi  subinaeqaalibiu  glabris  quin- 

V  qucDcrviis  aveuiis,  spicis  ereclis  solitariis  folia  subaeqnantibus.  A'oft; 

Cl)  Piper  iwibellatitm.  Non  eonfmidenda  nostra  slirps  cum    P.  umbellatn   Jacq:   quod  teste    Spbe?(Gblio   est  P.   sidaefoUum    Li5k;  , 

quodqae  dilVL-rl   a  priori  praeM;rtini  foliis  prorsus  ac  utrinqne  i^tiibns  non  subtus  I'ilto^itisculis  {Spr:  syst;  I.  114.  n.  1  iti  et  117^. 

(6)  PI:  mdica  L.  a  cl.  Sri.c^cELio  couliisa  cum  arenaria  Kit:  ct  dii'ariaila  Zicc:  valdc  ab    hac  dilfeirc  ridtlur  luiu  babitu  pior- 


80* 


lYom:  ft  reel:  tjnon: 

5- \  Plcjibaoo 

Pent:  nionog:  Plumb: 
5  auriculnta 

5^6    PODALYKIV 

Dec:  nionog.  Lcgum: 

S  stjracifolia 

P.  calyplrala  .  .  .  . 
Sophora  calyplrata  .  . 
HjrpocalypUis  calyptralns 

5l)2    PoTBOS 

Telr:  monog:  Aroid: 

4  inacropliylla 

5  violacea    

5g4  Primula 

Penl:  monog:  Lysim: 

^   siiaveolfiis 

Pr:  Columnac    .     .     .     . 

(JOO    PsOBALEA 

Diad:  dec:  Legum: 
3   piiiiiata 

903    PVTIHGOREA 

Oct:  tctrag:  inc:   Scd: 
I    clejjans  (ij 


.iucl:  cl  icon: 


JV.  sp:  I.  838  =  ?  = 


Sialio 


lad:  orient: 


Durat;  et  fnictif: 


T.      suf:    ». 


Jun:-Sept: 


DC.V\-Jl.\o'iexS:ms:zBot:mag:l.\5^a^     C.  B.  S.       .     F.     snfia.vir:  .  nond:  flor: 

;/'.  sp:  II.  5o4? 

Relz  obs:I.  p.  36.  ?   \   sec:i5C.l.c. 

Thb:  fl:  cap:  568..' 


fK.  sp:1. 686=:/aC(7.(C:  3.<.6io=:     Iiid:  occid:       .     .     C.     suf:  i .  vir:     Aug:-Oct: 
fV.\h:6^5=:Hook:exol:Jl:t.55zzi     Jainaic:   Poitoric:      C.      suf:  2.  vir:  .      .      id. 


Bertol:3Lmaen:-^.^5:=Fl:Neap:\.ll'i'=     Italia 
Tenor:  fl:  iNeap:  1.  c.  p.  54. 


.     D.     per:  2.      .     Apr:-Maj: 


Tr.s^{W\.iiI\'i^zHerm:Uigdb:t.i-^Z^z     C.  B.  S.   .     .     .     F.     suf:  2.  vir:   nond:  flor: 


Ilortid:  =  ?  = 


R 


618    RBOnODS.>DBO:« 

Dec:  monog:  Rhod: 

7  aiboieuin        .     , 

8  catawbicnse    . 


Smilli:  n^  Bol:  rcg:  t.  890  =r    .     Ind;  orient:    . 
Micli:(l.hor:\.f.ijii=l}ol:mag:i6-^i=z     Carol:   sept: 


C.     suf:  I .  vir.-  .     ,     id. 


T.     arb:  .     .     nond:  flor: 
D.     suf:  I.  vir-     Maj.-Jun: 


sus  naiio  ,  cum  prarscl'tim   1.^  Coliis  coiisljiitcr  iiUf^rrriiiiis  ,  iiiargiiio  tanlum  ciliatis  ncc  kit'sutiusculis,  "i-i-lott^ioritius  subre- 
cur\'ii  divuticalis  ;  a.*  pctlunculis  fulio  3-3-brevioribus ,  non  illutl  acqti.Tiilibiis ;-  3."  bractcis    spicam    fcrc   tcgciilibus.    Consule  , 
insupei'  /(.  ct   S.  ( 'jst;   III.   p.    i44-   »■    ""  i   <:'  P-    'iS.  11.    loS.  ).  ScJ  pbrasis  Zuccaguiana  ijiopta    ad    iudicaudas     diflcTCOtias 
praecipuas  ;  biuc  cmcndanda  ut  se<|iiitur  .- 

<  Pt:  caulc  heibacco  birsuliusculo  siibramoso  nano  ,  foliis  opposilis  lincaribus  iutcgcirimis  divaricatis  suhrc-ciinis  marginc  ci- 
»  liatis  ,  pcdiinualij  axillaribus  crcclis  foliis  bicvioribus  ,  spica  orbliul.ita  ,  braclcis  foUaccia  iuQulis  lilicari-laiiccolalls  palonti- 
»  bus  suptrioribus  brevioribus  ovalo-lanccidalis  cariuatis  opprcssis.  »  J\'ob: 
(1)  Pyihti^orea  el-:^a:is.  Pflhai'oreae  duo  dislincla  genera  babciuus ;  primuin  a  LoDBERloslatulum  unam  tanlum  conliiif  ns  sprrlcm  , 
(juod  sciain ,  scilicet  P.  couhinchincnsis  a  W.  oinissa  ,  ac  a  posterioribus  15otaiiici.s  fide  solummudo  Lour:  eiunneraU  uec  pi- 
tta (  Lour:  fl:  cochin:  I.  p.  3.  Pair:  Diet:  supp:   IV.  p.  <w5.   S/>r:  svst:  II.  p.  3G1   )  ;  allcruiu  a  Rsfucbsijoo  crcclum  pro  non- 


I 


ao'i 
R 

Kom:  el  rec:  synon:  And:  el  icon:                                     Stnlio                       Diirnl:  et  fruclif: 

G20  Rhus 

Pent:  trig:   Tercb: 

•J  (jLibi'uin ?F.5p;I.  i4-8=/)(7/.e/(/i.(.245/3i4=     Amer;  bor:      .     D.     aib:     .     .     Jun.-.Aug: 

R    virittillonini Poir:    i            o       i      -^z- 

„      ,       "  y         }   sec:  6/>r;I.  q3d.  n.  1 1,  (i) 

R.  cUi^ans All:  .   \            /         »                  \  ' 

go4  RuMi\ 

Pent:  dig:    Unibdl: 

1   capeiiiis Link.  z=.  Boerh:  Lugdb:  I.  t.  63  ^     C.  B.   S.       .     ,     F.D.     ao:   .      .     .     Jun:-Jul: 

Caucalis  africana   ....  Boerh:  1.  c.  p.   63. 

Coniitm  ajricanum  .      .      .      .  IF.  sp:   I.    iSgG. 

Ctipnopliyllum  ajricanum      .  Gaertn:  et  Spr:  syst:  I.  901. 

go5  RiiseLii 

Djdin:  ang:  Scroph: 

I   inultiQora Spr:%yi\:.\\Ait.exSims:z=.Bolmag:t.iSi9:=,  Mexico  .     T,     suf:   1.     .     Jun:-Septi 


s 

906    ScfVOLjL 

Pent:  monog:  Lobel: 

I  Koenigii 7r.s,^:\.^5&zzLam:Hl:t.ii^.f.i-=:     Ind:  oiient:     .     .     C.     sut  i.  vir.   uondt-flor: 

Sc:  Lobelia Z,/;i.hb.  1 

Sc:   Taccada Link:      >  scc:^/;r.sj'st:I.  752.  n.  5. 

Cerbera  salutaris    ....  Lour:     \ 

65  I     SciLLt 

Hex:  monog:  Asph: 

5  obtusifolia Poir .-voyiBarb:!!  1 7g=Dc.t/:atMt.86=r:  Barbar:Sardin:     F.     per:2.bulb;  Apr:-Maj; 

6  uiidulata Ucif:  1.  c.  p.  3oo  =:  ibid:  I.  88=     ibid:   (2)      .      .      .     F.     id.    .      .     .  Oct:-Nov: 

nullis  spccicbns  a  Lythri  genere  dcpulsis  ( liajin:  in  journ:  phys:  1819.  p.  96.  DC.  Pr:  III.  p.  81.).  Planla  quam  sub  nomine 
Pjrlhai^oreae  ele^antis  acccpi  ad  Lythravtas  ccrtc  non  pcrtinct  :  an  ad  priuium  genus  ,  an  ejusdenl  spt-cies  altera?  asserert*  noQ 
possiun  J  nam  tlorentciu  non  vidi.  Cai-terum  dL-sL-riptio  Lounenii ,  quod  ad  folia  non  omnifiiodo  quadrarc  vidctur^  in  P.  cochin- 
chinensi  sunt  subscssilia  ovato-lanciolala  scrrata  uen'is  lougitudinalibns  rubesccntibus  ;  in  P.  eleganti  evidenter  pcliolata  lau- 
coolato-oblonga  inti'g(*ri*ima  vi.\  niargiuc  undulata  costata  pcnnato-nen'osa  reticulalo-venosa. 

(1)  fihus  i^labrum  cl  elei^aiis  distinctas  spccit's  i-onstituunt  ex  Ait;  (  H.  Kew:  I.  p.  365.  36(j.  );  Will;  eas  servavit  praeseitira  du- 
ctus coiisidcralione  florum  ,  qui  hefnuiphrtiditi  in  priori  ,  Jioici  in  altero.  CI.  Puir:  tei'tiam  speciem  creavit  nonuue  R.  viridi- 
jlori  a  priori  diircrenteiu  tautnni  foliolis  sulttomentosis  ncc  gliibn's  ,  raccniisque  herhaceis  (Poir:  Did:  VII.  p.  5o4.  n.  8.  ) 
SrBENccLius  tand'-ni  ouniia  conjunxit   nulla  addita  ratioue  ;  an  incrito  peritiores  Botanici  dicant. 

(a)  Scilta  obtusijoliu  ti  unduliUtt.  Ilanc  ,  ft  prioreni ,  quas  prinio  detcxcrant  in  Barbaria  ell:  PoiRETiL'S,  et  Fohtaihesil's  ,  modo 
inveuit  in  Sardinia  M-'Bisius  nostcr  ,  scilicet  Sc:  oblusij'oliam  in  collibus.  apricib  Calari  ,  et  iu  iufiuja  S.  Petri  ,  undulatam 
autem  iu  collibus  Sardiuiae  australis  (  Slirp:  Sard:  elcnc:  fasc:  I.  p.  /(j.  )  . 

Toil.    JUJLY  Cc 


303 


s 


Ifom:  et  rec    sj-nam 


Auct:    el  icon: 


Statlo. 


Durat:  et  fraclif: 


653    SEMrtRTI't-M 

Doikc:  doiiecag:  Sfntpcr^: 

8  c'lliatuin  (i) ^.  en:p.5o8.  innot:  =  !c:noi/r.-=     Tcneriffa    .     . 

660  Sipi 

Monad:  polyand:  Mulv; 

,4  aurita //'((//.sectDCpr  1.468=£o/.7H«g:.«.7.49''=      Bengal: 

i5  graveol.ns    .    ,    .    ...    ._    .      floa-/;:i-x£)C.l.c.473.n.  181  =?=     Ind;  oiicnl:     . 
i6  uliiiifoli*  .,..."..".       fF.sp:ni.745=Cflv:</iis.I.(.2:/.4=     S.  Doimiijjo    . 
go  J   SisAPis 

Ti; trait:  silicid:  Cruc: 

1  auiiculala  [i] T)C.  pi:   I.  218.  n.  9  =  ?   =    .     ?       .     .     .     . 

S^UrassUata..    ......      I^u    {   ,,,,  Spr:  ^.t.U.  c,...  u.  5. 

2  dissecla  (.1) Lag;  cat:li.Mati:  1816.  J).  20  =  ?  =     Hispania    ,     . 

670    ^OPHOBA 

Dec.  moiiog:  Legum: 

5  si'ricca Aiulr:i\onNutt:=:Bot:rep:l.^',o-^z     C.  B.   S.     ;.    . 

s»b   Podaljria DC.ViiU. 101  n:i=Dol:iiwg:t.i^ii= 

sub  J/j pocaljpto Thb:  sec:  DC.  I.  c. 

go8    Staihys 

Dydin:  g)inn:  Lab: 

1   ibciira Mnrsch:  Fl:   Taui:   II.  5i   =  ?  =     Caucaso     . 

St:  scoidijhlia //'.  tiv.  sec:i!»/);-.- syst:  II.  735.n.  2  [ . 

St:  scordioidcs    ? Poir:  Diet:   YII.   373.  n.  21. 


F.     suf:  2.  succ:  Maj:-Jun: 


C.     suf:  2. 
C.      an:   ? 
C.      suf:   2. 


.  Jun:-Jul; 

nond:   Ooi': 

Juu;-Jul: 


D.      an:      .      .      Aug:-SepU 


D.      id. 


id. 


F.     tuf:  2.  Tir:  noud:  flon 


F.    per:  2.      .     Jun:-Jid: 


^1)  SairprrvivTnn  ciliatttm.  VidL-  siip-  descript:  ct  icon:  n.  VU. 

(a)  Siiiapis  auiiculala    Slirpem  haiic  iniprobavit  cl.  Spb;  ,  uiiam  canJcinque  esse  ac  S.  Irassir.ala  L.  ,  et  S.  japoiiica  Th:   decer- 

tiens.  Dc  japonica  silco  ijuiim  nee  vivenlcin  ,  nc-c  siccara  possiileani  ;  uica  planla  tamcn  proisus  non  quadrat  cum  dcscriplione 

Tirt»BEBCU  (H.   jap.  p.   Ilix.  )  .  At  dc  S.  brassicata  L.  ,  praiUr  am  loritalom  cl.  CiKDnLLEl    banc    a  sua  aunc;i/a(a  ouuiiiuodo 

dUlingucntis  {DC:  I.  c.  n.  9    el  i3.  )  ,    llrniuiu  judicium  fcrre  possum  quum  earn  vlviutcui  confiirc  niilii  liccal  cum  pitrfcclis- 

timo  spcciminc  prions  loco  nalall  Icclo.  Tolo  cocio  diffninl  inter  se ;  i'.  brassicata  folia  rcfcrt  infiriira  cl  caulina  lyrato-pin- 

naliliila  inacqujliltr  dcnt.ila  ,  summa  vi\  cordato-ampKxiraidia  ,  siliquas  villosas  sub-rostralas  roslris  ariuatis  ;   in  S.    auricu- 

lata  foli»  iufcriora  sunt  vin  lyrala  ,  cai^ina  aniplixicaulia  lauccolala  subiutcgia  ,  summa  lincaria  ,  omnia  liasi  patenter  auricu- 

lala;  s'liipiac  lacves,  cvidenlius  rostratac  ,  roslris  subercclis.   Inter  banc  ,  et  i'.  laei'igalam  polius  mas.imam   video    adinilalem. 

■{3)  Sinapis  tlissecia    Binas  variclates  adniillil   C*^DOl.LI:cs  ,  siliqnis  glahris  et  hispululis  ,3  ( I'roili'.-   I.  -no.  n.  3o.  )  ;    nostra    enala 

e  scaiiuibus  a  cl.  Uu35oa«  cojiunuuicalis  ad  posttriorcm  pcrliuct.  YiJ:  iusupcr  quid  dc  ca  scutiiU  idem  auclor  is  plauU    rar: 

p.  aSo. 


JVbm:  et  rec:  synoiif 


T 

/4uct:  et  icon: 


Slatio. 


303 

Dural:   ct  fiuclif: 


6y8  T*»i:B>.t«omAnt 

VeiU:  monog:  Apoc: 

3  cjmosa Tr.%^-X.ii^'3z:iJaC(j:ar]ter:t,\Z\ f.i^ziz     Cartbagena    .     C.     sufr  i.      .     Jul;-Sept: 

T.  coryniboia Uorltil: 

gog  Thomasia 

Ptnt:  monog:  Sittner: 

I   solaiiucea Gay  diss:  p.  26  =:  ibid:  I.  6  ^     N.  Holl:     .     .      .     F.     suf:  2.  vir:    Aug:-Oct; 

sub   Luiiopetalo &ms  Bot:  mag:  t.   i4B(>. 

Lasiopelalurn  Iripliyllum  .    .      Sin:  iiou  Labitl: 

J27    TnirMfETTA 

Doilcc:  monog:   Tiliac: 

4  oblongata Link:enuva:%.p.5=DC.h.Gcnev:t.i'^=:     N^pal:  .     .     .     T.     ann:    .     .     Aug:-Sept: 

■    Tr:  trichocluUa  ?   (i)  .    .    .      DC.  sec:  Spr.  II.  45 1.  n,  18, 

V 

735  Urtici 

Monoec:  tetr:    Urtic: 
6  borrida  . jff.  et  5.  pi:  aequin:'ll.  4i  =:  ?  =     ad  fl:  mudah       .     C.     suf:  2.       .   Aug:-Sept: 

giO    VlTELLABIA  ? 

7 

I   pjriCoimis  (2) Celt:  c»t:   1828.  p.  42  =  ?  = .       ? C.     suf:   ?  vir:    nond;  flor: 

X 

911   Xf.rotf.5  R    Br." 
//c.r-   trig:  June: 

1   longifolia R.  Br:  sec:  ^/jr.- sjst:  11.  148. n.i5.     Terra  Diemen     .     F.     per:  2.     .     Maj:-Jun: 

sub  Lomaiidra iu6iW;JSov:Iloll:I.p.9i=i6irf.M  19=: 

z 

Dioe<:  polyand:  Cycad: 
3  pungeiis /7''.sp:IV.845z::Till:pis:  1 29.1.45=:     C.  B.  S.  Affrraustr:     C.     aib:     .     .     nond:  flor: 

(1)  TriumJeUn  oblongata  ,  quam  cl.  Sprkscelius  fiuii  trichoclada  t'oiifiindlt  ,  longr  diflcrt  tcstibus  ci).  Lipckio  (  cnum;  If.  p.  5  )  ct 
Cam)()llevj  (  Ptutli-:  1.  ju-.  n.  ii.  ct  u.  ),  foliis  ii-ncrviis  iion  ^-/itriUi  luotltter  lantuin  hirsutis  y  uec  hirtis  ;  stipulis  bra- 
cti'is>iuf  vix  \iilosis,  quas  tiulas  con^taiiltT  vldi  in  pLiiitis  a  nic  cultis.  Au  auUm  y^  ohlonga  Wallik;  f  FL  Nipakn»:  p -ii-.  J  ^ 
eadcm  sit  nc  '/\  oblongata  Likk:  duhitat  Cakd  illeis  ;  $pr:  priorcm  atlniitlit  titi  »prcieiu  distiuctuin  (  syat:  iV..  cuj-  p06l: 
p.    it)u.  )  ,  duni  huitc  cum  trichncladii  i-(>iijuiiL;il.   I'lai.tjiu  W  allichii  uon  vidi  uec  vivculciu  ,  ucc  siccani. 

(a)  yitHlaria  pyrij'nrmis.  Gfims  bur  prorsiis  niilu  ignotuin  nuUibi  ciuiiiicratuin  vid*'o  Di»i  in  Catal.-  Cbl'Ii  ( I.  c  );  planta  vix  pe- 
diiWs  facia  in  calldarin  nii*o  Hoirs  iioiidiini  prarhmt  ,  ncc  lialjiUi  nosccrc  possum  in  qiianain  famiHa  coUocanda.  Cuulis  ot  ar- 
borcus  cnxtiis  ,  ttTCJS ,  Urvis  ,  glabor,  torlicr  brumico  f  fntia  aUrvnu  ,  urcctiusculu  ,  pctiolata  ,  elliptica  3-polI:  longa,  i-lata  , 
bii»i  in  peliolinn  !»uh-dccuri'(--ulia  ,  luai'^iac  iuU-^firiuia  ,  ajticc  ^ubcmarginata  vil  aiula  ,  glahcrrima,  supcrue  niUda  ,  iufcrne 
pallidiora ,  custata  ,  opposlli-ucrvia ,  cohta  ntTvisque  .'>ubtus  proniinuli^ ,  rLticulalo-vcuosa,  plana,  coriaci'o-incinhranacca ,  pe- 
reutiaalia  ;  p.-tioltts  bi'rvissimu»  siMnitiTcs  ,  laovU.  fxutliticiiiiouciu  dc&idcrfUUUB  ,  uL  tpudquam  «crU  asfccrcrc  possiiau»  de  hoc 
•aeUrum  rMrissimo  ,  ac  cleijauUssuuo  ijulict. 


2o4 

OBSEnVATIO  AD  Amaryllimm  aWam  p.  178. 

Mis^a  sub  boc  nomine  ab  boito  Litt«  anno  1828,  floruit  Miijo  i83o  in  calid  ;  ncc //m(jr)7i(Z(jf  cliaiacteres 
ostcndil;  nam  coioUa;;  Ivnibiis  duplex  i\-gularh  ,  stani'ina  afijualia  liiiibo  iiiteiuo  iiuposila  ,  I'x  (iiio  ail  Pan- 
cralii  genus  lefcieuda ;  an  eleyaus  baec  stirps  jam  I'uei it  dcsci ipta  valde  dubito  ,  biuc  sequeulcm  piacbeo  il- 
lustialioneni. 

Descriptio. 

BrtBCs  subrotundus  ,  tunicatus ,  ciiierco-fuscus.  Folia  lancrnlata  ,  basi  vaginantia,  inferiora  brevissinia  supe- 
rioia  fere  podalia  latil.  poUicaria  ,  subeiucla  noimulla  suhlalcata,  laete  viridia,  lucida,  apice  ob(u<iuscula.  Scahi* 
anceps  3-.}-lin.  latus  ,  ab  inio  ad  spatliaui  I'olia  suljaequans.  Siatuv  i-llora  ,  iicibacea,  4-l''o"'' '"'"^'J"''^'' s*^- 
foliola  duo  exleriora  oppnsita  ,  quorum  uiium  corollae  tubum  subaequans,  alterum  ejusdem  mcdietatem  paullo 
superans  .  duo  inleriora  exterioribus  aUerna  valde  minnra  ,  quorum  uiium  vix  tertiam  tubi  partem  cxcedit  , 
ultcrum  ovarium  tantum  subacqiiat.  Corolla  supera  ,  infuiidibubfonni';  ,  tubulosa  :  tubus  semilercs ,  ercctus  , 
2.  pollic.iris  et  ultra,  ad  r.iucem  paullo  uicra^satus,  G-co'italus,  vlridi-i  :  liinOui  duplex;  rjctcriur  [Corolla  au- 
ctor;)  G-partilus  ,  laciniis  hinccolatis  i-poll.  longis  4-1'"-  lali<  ,  eiectis,  apice  tambiu  n-flexis  ,  interne  albidis- 
siniis  ,  externe  linea  viridiuscula  notatis  ;  interior  ( IScctarium  vil  corona  auctor.j  cauipanulatus  ,  eiictus,  cx- 
ti'riori  paullo  brevior  ,  apice  6-lobus  ,  lobis  latis  apice  lotuiidatis  einavginatis  ibicpic  brevi  denticulatis ,  externe 
albidissiums  interne  a  staminum  inser!io;ic  ad  imum  lineis  6  vuidibus  prominulis  nntatus.  Filvmunta  aecjualia 
proprie  tubi  fauce  inserta  sod  limbo  Intcruo  arctissiine  adiiaercntia  ,  ex  qno  lineae  prommulae  nui'igunt,  de- 
mum  inter  ejusdem  lobos  libera  ,  llneari-subulata  ,  introrsum  versa  ,  alba  ;  antherin-  vi'r<atiles,  2-locularcs  ante 
deliisceutiam  fllamenta  subaequantes ,  demum  marcescentia  valde  breviores  ;  ^o//e«  ttavum,  Ovaricm  brevi  pedun- 
culatum  3-gonum  viride  ,  stylus  fdiforiuis  limbo  interioi  i  paullo  brevior  albus  ;  stigma,  subcapitatum  virid<'.  Capsu- 
/ani  maturau)  noil  vidi.  Flc!  suavi<simum  cinnamnmi  odoreiu  redolens  aperitin-  norte  et  durat  i-4-dierum  spatio. 
Obs.  Stirps  collocanda  in  prima  sectione  (corona  lobata  Sin:  syst:  II.  45;  /iVHOie  Hehb:  in  bot:  mag:  2683. J 
inter  P.  calalhij'orme  et  narcissijlorum. 

DilTert  autem  a  calathiformi  Red:  foliis  allcrnatim  sparsis  non  dislichis ,  spatba  4  "O"  a-pbylla,  tubo  co- 
rollae &-costalo  non  Z-gono ,  laciniis  apice  glabris  nee  puberulis  ,  lobis  coronae  baud  barbatis  nee  reflcxis  , 
gcriTiine  brevi-pcdunculuto  non  scssili. 

DilTiTt  (juoquc  a  P.  narcisufloro  Jacq:  cx  dcscriptione  a  cl.  Schultesio  niilii  bunianiler  conimunirata  dum 
Vol.  VIII  systcmatis  sub  praelo  est,  foliis  scapum  subacquantibus  non  brevioribus,  obtusiu^ciilis  nee  aciilis  , 
(  moaet  tanien  ScbcltBsiih  in  litt:  iconem  apud  Jacquinilm  vidisse  iu  qua  folia  sunt  polius  obtusiusctda  quanit 
acuta ) ,  laciniis  rotuiulatis  nee  oblongis. 

Caetcrum  ,  excepto  cliaractcre  spntliae  constanter  i -florae  (  quod  forsan  variat  in  plantis  spontaneis  )  ,  a  P. 
calatUino  Kxb:  ,  calatUiJormi  Red:  ,  et  narcissijloro  Jacq:  (  quae  conjungere  satius  esset )  vix  differre  notis  bo- 
tanicis  planta  nostra  videtur. 

Si  speciem  distinctaui  coustituit ,  illam  dico  iu  bonorem  patris  filiorumque  Taclubu£  borti  Litts  soUertissi- 
jnorum   Rcctorum. 

B  P.  Tagliabue  spatba  i-flora  4~pbyI1a  inaequali  berbacea ,  foliis  lanceolatis  obtusiusculis  ,  corollae  laciniii 
X  lanceolatis  apice  rellexis  ,  corona  campanul.ita  G-loba  lobis  ereclis  rotundatis  cniargiuatis  denticulatis  ,  sta- 
»  mioibus  introrsum  vcrsis  (  Flos  luagnus  albus  I'ragraiis  J  .  I\'oO:  Habit 


30S 

I'ROFESSORIS    WE 


FLORAM    PEDEMONTANAM 

APPENDIX    TERTIA 


Cecta  die   ih  martii  iS'iy. 


1  -ia  est  rerum  naturalium  conditio  ,  ut  quo  naturae  studiosorum 
in  lis  perquirendis  scrutandisque  flagrat  aestus  et  ardor ,  eo  magis 
ejus  litnites  extendi  ,  atque  in  infinitum  ferme  crescere  videantur. 
Hinc  niliil  mlrum  ,  si  post  editam  meam  ad  Florain  Pedeinoiitanam 
Appendicem  alteram  ,  muita  nova  dein  a  me  reperta  fuerint  ,  et 
nonnulla  alia  ad  trulinam  melius  revocanda  esse  ducam,  in  quibus 
vobis  sisteiidis  ,  Praeclarissimi  Viri  ,  milii  in  voiis  summopere  est, 
ut  lii  mei  qualescumqne  labores  vobis  accept!  ,  et  grati  futuri  sint, 
et  sic  in  publicum  meae  erga  vos  observanliae  et  obsequii  habeantur 
testimonium. 

Quo  aulem  minoris  voluininis  evadat  haec  mea  Appendix  tertia 
ad  Floram  Pedeniontanam  ,  lectorem  monitum  cupio  me  Auctores 
tantum  indicasse  ,  et  phrases  omnes  quas  in  Sfrekgelii  systemate 
Tegetabilium  facile  consulere  quisque  potest  ,  data  opera  silentio 
praeleriisse.  Vaiete. 


lo9  ritoFEssonis  ke 

DIANDRIA  MONOGYNIA 

f'EKoytCM  alpinae  Lins.  varietales. 

1.  \av.  J'oUis  clliptivo-ovatis    acittiuscuUs    serratis.    Schrad.  FL 
Germ.  I.  p.  a.S. 

f'^.  puniila  All.  F1.  Peclem.  n.    a'yo  ,  tab.   22  ,  (Ig    5. 

Lecta  ill  alpibus  ili  Limoiie  a  Viitorio  PnoMts  ,  ct  a  pracclaro  Sarerdote  et 
Philosophiae  Professore  Barufki  ,  streiiuis  Botanices  culloiibus  ,  et  oliiii 
diligentissiinis  meis  Plillosopliiae  discipulis  in  Monrcgalciisi  Collogio. 
A  me  quoqiie  rcpeila  fuit  in  a\^>\U\m  cltlla  l-^atlt"  d' Alti ,  ci  tli  Monastero  , 
HOC  lion  in  pratis  alpiuis  di  Locaiui  prope  la   Tola  et   Usel. 

2.  Yar.  Jbliis  elHptico-ovatis  oblusis  sublntegerTimis.  Scnv,kD.\.  c. 
Inveni  ia  alpe  di  Monastero  die  to  V  Alps  Grosso. 

3.  Var.  folUs  elliptico-ovatis  obtusis  integervimis.  Schrad.  I.  c. 
T^~.  integri/blia.  Schrank.  F1.  Salisb.  n.    lo. 

In  alpibus  Monregalensibus. 

4.  Yar.Jbliis  infevioribus  &ubrotundis  ,  superioribus  ovatis.  ScicrAd. 
I.  c. 

Rcperi  ta  alpibus  di  Ceresofc. 

Ilabitii  et  statura  affinis  f^.  belUdioidi  ,  setl  in  Imc  folia  ra- 
dicalia  congesta  ,  el  caulina  minora  ,  cuneiformia ,  ac  fere  spathu- 
tata  ,  pattciora ,  et  numero  tantum  daorum  aut  triiim  pariutn. 

TRIANDRIA  MONOGYNIA 

MoREA  Sisjrinchium  Ker.  ^ 

In  provincia  Monrtgalensi  a  Vittorio  P»omis  et  Bahuffi. 

Diifert  praeserlim  a  coiigencribus  laciniis  coroUae  ccteriori- 
bus  imbeibibns,  fcliis  linearUnis  canalicnlalis  laxis  reflexis  scapo 
mulloties  longioribus  ,  et  in  specimine  a  me  acccpto  scapi  bini , 
uniQori  ,  allitiidine  acf[uales,  vix  Immum  superanles 


AD    FLORAU    PEDtU.  107 

SciRPUS  j-omanus  L. 

Niliil  viilgaiius  hac  laevi  Scirpi  IloloschaeiU  varietate. 

Eriophorvm  capitatum  Host- 
In  alpc  di  Ceresole  dicto  il  NuvoH. 

E.  angustifoliuin  REiCHAno. 

Li  alpibus  di  Ceresole  ,  et  speciatiin  al  yerceltino. 

Scjungi  minime  posse  ceiiseo  ab  E.  latifoUo  Hofpe  ,  sive  E. 
poljstacJuon  Smith,  et  Alcioiii  ;  nam  folia  inagis  canal'iGulala,  pe- 
diiQculi  minus  nulantes  ,  glabri ,  crassiorcs ,  pappi  paullo  lonf^iores, 
et  alia  hujiiscemodi  minus  adliuc  constantia  speciem  propriam  mi- 
nime constituere  valent ,  seel  potius  varietatem. 

TRIANDRIA  DIGYNIA 

LoLlVM  compositum  Thuill.  F1.  Paris,  pag.  62. 
Secus  Sluruin  piope   f^enariam.  Est  var.  Lolii pereniiis  Lmif.  racemo  longis- 
Hino,  iiiferiie  composito  ,  spiculis  nuinerosis   iG-io-floris  subaristatis. 

TETRANDRIA    MONOGYNIA 

yisTEROCEPn.tLVS  mollis simus  Spreng. 

Uberi'ime  provenit  in  pi-ovincia  Sf^usiemi  ad  rupes  meridiano  soli  exposita* 

di  Foresto ,  circa  saccelluiit  deila  JUadona  d'  la  Cod ,    et   di   Monpan- 

tcro  ,  etc. 

llucusque  apud  nos  minus  recta  habitus  fuit  pro  Scabiosa 
pjrenaica  Ai-l.  ,  quae  est  Astevocephalas  lioloaericeus  Spr.  ,  el  a 
quo  praesertim  diiTert  foliis  bipinnatifidis  ,  el  laciniis  lineai'i-filifor- 
mibiis.  Gaeterum  circa  has  plantas  ,  et  praecipue  circa  Scabiosam 
prreu-aicani  magna  coiifusio  apud  auciores. 

ExtcuM  fdifornie  VV. 

Lecluui  a  Docture  Bertoli  junii  meose  in  argillosis  kumidiusculis  sterilibiM- 
que  locks  delta  Pra^Ua  di  S.  Egidio  eiiuilo  rei^sus  GiyoUuo. 


aoS  PPOFESSOMS    HE 

Fl  lyT.lGiyis  lanceoUitae  var.  spica  ajjicc  foliosa  Poll.  Pall.  n.  iGr. 
Rfpcila  fuit  piopc  Venariani,  ft  secus  viaui  cuudo  versus  i  Mciio. 
Pi.  montana  Lam. 

Legi   ahunJe  in  alpibiis  di  Ccrcsolc  ,  et  spcriatim    in   alpc    dioto  il  Serrii  ; 
provenit  quoque  iu  ulpibus   SaOaiulicii ,  teste  Dkciadoluo  ,  Syn.  hi.  Gull. 

p.     200. 

Ailinis  Pi.  lanceolatae  ,  a  qua  praeserlim  (liffert  scapo  terelL 
et  non  angiilaio  ,  piloso  ,  folia  iitplurimuin  jianiin  supei'anle  ,  aut 
iis  minore  ,  spica  subgiobosa  ,  i-aro  oblonga  ,  fiisca  ,  et  mature  se- 
mine  iiigricaiile.  Plurilins  tamen  notis  speciinina  a  nobis  lecta  dis- 
crepant a  PI.  montana  sub  hoc  nomine  clecerpta  in  Horto  Bota- 
nico  Taurinensi  anno  1823 ;  nam  praeter  staluram  elaliorem  et 
caules  plurimos ,  quae  discrimina  a  feracitate  soli  vidcnlur  repe- 
tenda  ,  in  hac  spicae  sunt  omnes  oblongae  ,  cylindricae  ,  et  calyces 
dorso  apiceque  longis  albisque  pilis  onusti.  Convenit  caelerutn  scapo 
tereli ,  hispido ,  et  breviori  quam  in  PI.  lanceolata. 

PENTANDRIA    MONOGYNIA 

Pri.mvla  pubescetis  Jacq. 

P.  hiisuta  ViLL.  ,  Lam.  et  Dec.  non  Allionii. 

luveni  in  alplbus  di  Ceresoie. 

Nullo  mode  convenire  possum  cum  Jacquinio  ,  et  cum  pTe- 
risque  reccntioribus  Botanices  scriploribus  ,  qui  banc  P.  pro  spe- 
cie distincta  a  P.  hirsiUa  All.  ,  sive  a  P.  villosa  Jacq.  quae  est 
P.  viscosa  Lam.  et  Dec  habent ;  nam  praeter  florum  numerum  va- 
rium  ,  folia  oblonga  ,  obovata  ,  aut  eliiptica  ,  dcntata  ,  aut  inlegra, 
aliisque  similibus  characteribus  ,  quibus  nihil  est  inconslantius  in 
ambabus  hisce  Priraulis  ,  ne  constantem  quidem  observavi  slaminuin 
inserlionis  silum  ,  et  stylorum  longitudinem;  in  plerisque  enim  meis 
speciiniaibus  stamina  ncque  in  fundo  ,  neque  ia  medio  tiibo  jaccnt. 


AD    FLORAM    PEDEM.  20^ 

Ati  perhibent  auclores  de  liisce  Piimulis  ;  seel  versus  ejus  apicem 
siinl  inserta  ,  et  in  ipsis  P.  piihesceulis  incllviduls  siyli  ad  tiibi  me- 
dium usijue  jjcrliiigimt.  Quibus  omnil)iis  perpensis  ,  et  coQsideralo 
quoque  earuin  babilu  eodem ,  libenlissiine  cl.  Loiseleur  Deslokg- 
CHAMPS  opinioncm  amplector ,  qui  sub  novo  et  comrauni  nomine 
/*.  alpifiue  cas  comprehendit  in  Fl.  Gall.  edit.  2.  p.  1  ,  p.  iGo,  in 
qua  practerea  liaec  recle  Icguntur  :  u  Primula  a//)inu  variat  foliis 
»  pubescciilibus  hirsulis  giabrisve ,  oblongis  aul  ovalo-rotundatis , 
»  dcntalis  vel  eliam  subintegris,  scape  subnullo  aut  elongato , 
»  multifloi'o  uainorove ,  staminibus  slyio  nunc  brevioribus,  nunc 
»  longioi'ibus.  Nulla  tamea  istarum  diflerenliarum  nobis  adeo  nota- 
»  bllis  ,  et  ceria  videtur,  ut  species  plures  aut  eliam  varielales  di- 
»   slinclae  sat  bonis  characteribus  siiit  constituendac.  « 

CiUPtSLLJ  aggregata  Willd.  enura.  Hort.  Ber.  suppl.  i.p.  10. 
C.  glomerata  Balb.  Fl.   Taur.  p.  38 ,  et  Re    Fl.    quocpie    Taur. 
\ol.    I.  pag.   129  non  All. 

C.  caule  angulato  glabro  ,  foliis  caulinis  sessilibus  dcntalis  undu- 
latis  lanceoiatis  ,  floralibus  cordatis  ,  Qoribus  a.Killaribus  teiminali- 
buscpic  sessilibus.  Wili.d.  1.  c. 

Fiefiuciis  ubique  in  Pedt/iionlio. 

Camp ANVL.t  elliptica  Kitaib. 

C.  glomerata  All.   Fl.  Ped.   n.   f\\i  ,  tab.   ^9  ,  fig.    i. 

C.  birsuta  caule  simplici  anguloso  ,  capitulo  terminali ,  foliis  el- 
liplicis  obiusis  ,  pluiimis  peliolatis.  Kit.  apud  Schl'lt.  ./Eslr.  Fl.  2. 
ed.  n.  918. 

Accepi  ex  alpibus  Monregalensibus. 

Jasiose  perennis  Lam. 

J.  foliis  linearibus  sublaevibus  plants  obtusiusculis.  Lam.  Enc. 
melh.    III.  pag.   216,  et  Ulustr.   t.   724,  f'g-   2. 

Lecta  a  nico  Jlscipiilo  Poi.lacisi  in  pago  dicto  di    Borgosesia   in    valle    di 
Seiiti,  ct  liabui  quoque  ab  agro  Monrcgalcnsi. 
Tom.  XXXV  Dd 


a  10  pnoFCssonis   kb 

Asseuliri  miiiiinc  possum  cum  cl.  Sprengef.io  ,  qm  J.  perenncni 
Lam.  pro  validate  lantum  J.  montauae  habet ;  nam  in  hac  radix 
annua,  caules  erecli ,  folia  liispida  uiidulato-crispa ,-  radix  vero  pe- 
rcnnis  ,  caules  basi  proslrati  et  repentes  ,  folia  laeviuscula  et  plana 
in  /.  perenni,  alque  per  dccennium  culta  a  cl.  Lam.  ,  deintje  a 
ell.  Yiris  Rkmer  et  Schvi.tes.  ,  aeque  ac  a  Dumont-Couuset  uuu- 
quam  naturam  suam  mutavit. 

PENTANDWA  DIGYNIA 

.yJCuscVT.i  major  Balh.  pin.  219,  ct  Dec.  syu.  Fl.  Gail.  p.   243. 
C.  europaea  Spreng. 
Frequenteiii  inreni  iu  alpilius  di  Ccrcsole. 

Licet  cl.  SpRF.ivr.ELii  nomenclaturam  in  vegetabllibus  genera- 
tim  mlhi  in  aiiimo  sit  scqui ,  ulpole  recenlioribus  Botaniccs  no- 
tionibus  magis  accominodatam,  in  hujus  tamen  Cuscutae  speciei  de- 
nominnlione  ab  eo  reccdendum  esse  opinor,  non  solum  ob  anti- 
quitateiu  nominis  C  majoris  a  tanto  viro  praesertim  inditi ,  uti  fuit 
celebcrrimus  Bauiiinius  ,  sed  ex  co  quod  potissimum  denoniinaiio- 
nes  C.  europaeae  C.  epUhymi  ad  duas  C.  species  disiingiiendas  , 
scilicet  C.  majorcm  et  C.  ininorem  Bauh.  et  Dec.  a  nonnullis  Bo- 
taniccs scriptoribus  adeo  confusae  fuerunt ,  ut  ea  C.  species  quae 
C.  europaea  primum  appellala  fuit ,  nomine  C.  epUhymi  ab  iis  in- 
dicetur,  et  vicissim.  Linn^us  vero  et  Willdenowius  C.  majorein 
C.  europaeae  nomine  insigniveriiut ,  et  C.  minorem  slve  epithjinum 
pro  ejusdcm  varielate  tantum  cnuraeraverunt ,  et  cl.  nosier  Allio- 
KiL'S  ne  pro  varietate  quidern  C.  epithjmwn  liabuii ,  quod  ab  omni- 
bus Boiaaices  scriptoribus  nunc  est  rcprobaluni  ,  a  quibus  ambi- 
guitalibus  declinare  ct  deilcclerc  (juanti  sit  momenti  facile  unus- 
quisque  videt.  Caeterum ,  uli  obscrvavi  in  planta  viva,  C.  majoris 
glomeres  non  solum  magnitudine  fere  duplo  excedunt  glomeres  C. 


AD    FLOAAM    PEDBM.  3  1 1 

minor  is ,  ob  majorcm  floruru  niimerum ,  12- 15  et  ultra,  sed  etiam 
singuli  flores  sunt  majores.  Calyces  vero  corolla  climidio  hreviores, 
quirKjucfuli  ,  infenic  albo-virides  ,  in  ineilio  ct  versus  apicem  dilute 
rubri ,  corollae  sessiles,  albae  ,  quiiujueGdae  iaciniis  undulatis  cris- 
pls  ubtusis ,  stamina  ulplui'imum  quinqiie  ,  raro  quatuor,  filatnenta 
alba  ,  antherae  nigrae  ,  stiyiuata  duo  ,  subnigra  in  rubrum  vcrgen- 
tia  ,  oblonga  ,  obtusa  ,  semina  quatuor  ,  rotunda  ,  st)  11  a  basi  ia 
arcus  formam  divergentes,  dum  basi  erecti  et  versus  apicem  tan- 
tuin  divergentes  in  C.  tninori ,  ac  denique  stamina  exserta  ,  quae 
inclusa  sunt  in  C.  tninori. 

C.  curopaea  Bai.b.  F1.  Taur. ,  et  Re  Florae  quoque  Taurineusis 
est  €.  minor  sive  epillijnium. 

DECANDRIA  DIGYNIA 

Saxifraga  Sedoidcs  Jacq. 

Proveuit  al  Simploii  ,  teste  cl.  DccisooLno  Fl.  Fraac.  suppl.  vol.  6.  p.  Sig. 

DECANDRIA  TRIGYNIA 

Stellaria  viscidu  Mahschall  a  Bicberstein. 
Lcgi  mtnse  majo  io  sylvis  di  CoUegno  prope   Ditriant. 

Afiinis  S.  gramineae  ;  sed  caulis  teres  villosus  ,  folia  subci- 
liata  ,  petala  calyce  longiora  ,  calyces  villosi  et  enervii.  In  S.  vero 
g-raminea  raules  tetragoni  glabri  ,  folia  niargiue  laevia  ,  petala  ca- 
lycis  longiludine ,  calyces  glabri  trinervii. 

Foliorum  forma ,  et  habitu  magnam  etiam  aflinitatera  habere 
videtur  cum  S.  gliuca  Witheringii  ,  quae  est  S.  paliistris  Willd. 
ct  meae  Florae  Tauriuensis  ,  et  praetcrea  in  hac  quoque  petala 
sunt  calyce  longiora  ;  sed  caulis  paritcr  tctragonus  laevis,  folia  mar- 
gine  laevia,  calyces  trinervii  et  laeves. 


a.ia  PROPEssoRis  re 

IGOSANDRIA  DECA-POLYGYNIA 

PoTEXTiLLA  T'enai'iensis  N. 

P.  tou  pilosa  ,  caulibiis  3-4  ant  cllam  pluribiis  ,  ailscendcnlibus 
subrainosis  ,  nuiltifloris  ;  foliis  5-7  iialis  ,  iiifeiioribus  longe  petio- 
lalis  ,  versus  apicRin  scssilibus  ,  subtiis  ciiierasceiitibus  ,  foliolis  11- 
neari-lauccolatis  ,  profiiiHlc  ct  grossc  dentatis  ,  acuiis  ,  stipulis  la- 
tiusculis  ovato-lanccolalis  ,  plus  minusve  profiinde  seclis,  versus  api- 
ccin  plerumque  inlegris  ,  floribus  paniculaiis  ,  pelalis  obcordatis  , 
eniai'giiialis  ,  luteis  ,  calycem  acquautibus  ,  laciniis  calycinis  ovato- 
oblongis  valde  hirsnlis.  N. 

Provenil  circa  f^cnariam  ,  et  specialiiu  non  piocul  ah  Allasano  ad  agro- 
rum  luargiiics  pvopc  portuiii  &i(/-rtf ,  ct  liujus  torrcutis  conlluentcm  cum 
Ccrunda. 

Ex  phrasi  P.  Idrtae  secundum  Decandolle  in  Piodromo  syst. 
nat.  p.  2.  pag.  S^S.  P.  T'cnaricnsis  N.  recenseri  posset  pro  cjus- 
dein  varletale  ,  quemadmodum  pro  vaiietalibus  lantum  enumeravit 
P.  rubentem  All.  ,  P.  aiigustifoliam  Dec.  ,  P.  d'wersifollam  Scr.  , 
P.  astracmucam  Jacq.  ,  P.  obscuram  Willd.  ,  et  P.  taciniosam  Kit.  ; 
sed  cum  opinor  has  omnes  Polcnlillas  recte  a  cl.  Sprengelio  pro 
speciebus  distinclis  habitas  fuisse  ob  characteres  sibi  proprios  ,  baud 
pariter  haereo  pro  nova  specie  ,  aut  saltern  pro  varietate  insigni  pe- 
culiari  nomine  dignam  banc  Potentillain  quoque  proponcrc.  Qnam- 
maxime  accedit  ad  P.  laclniosaiii  Kit.  ,  sed  ab  ea  quoque  differt 
caubbus  pluribus  adscendentibus,  vix  ramosis,  pelaUs  calycem  lantum 
aequantibus  etc.  Caeterum  minime  inficior  non  facile  defiuiri  posse 
plurium  PotciUillavum  specificos  characteres,  idcirco,  ut  liuec  a  Bo- 
tanices  cultoribus  melius  dijudicari  possit,  ejusdem  figuram  e  vivo 
deproinptam  exhibere  minime  omittam. 


MD    PLORAM    PEOEM.  'at3 

DIDYNAMIA  GYMNOSPERMIA 

Mentha  tomentosa  Urville. 

M.  iiicana  et  imdulata  Willd.   en. 

M.  sjh'estris  var.  foliis  lanccolatis  acut'is    inaeqiiallter    dentalls  , 
et  staininibus  corolla  loni^ioribus.  Dec.  F1.  Franc,  vol.  3.  p.  533. 

Miiiimc  rata  .circa  Venaruiin  ,  et  speciatiiii  secus  Sturam. 

Haec  Mentha  ,  cjuae  liucusqne  a  plerisque  Botanices  scripto- 
Jiibus  ,  uti  sentio ,  habita  fuit  pro  31.  sjl\iestri  L.  ,  aut  saltern  pro 
ejus  varietate  ,  quemadmodiim  cl.  Decandolle  in  opere  mox  citato, 
ab  ea  pracsertim  distinguitur  slaminibus  exsertis  ,  duna  haec  sunt 
corolla  breviora  in  M.  sjlveslri  Linn.  M.  undulala  (lectaln  Ilorto 
Botanico  Taurinensi  anno  1819),  perfecte  quoque  convenit  cum 
M.  sjh'estri  meae.  Fl.  Taur.  vol.   i.  p.  3oo. 

Tnr.iivs  cxserens  Ehrhart, 

A'ulgaris  in  Venariae  pratis. 

Nepet.i  Nepetella  L.  non  Alhonii. 

In  nipeslribiis  Montiscenisii  nicridianuntv  solem  spectanlibus. 

DIDYNAMIA    ANGIOSPERMIA 

Pedicvlaris  asplenifolia  Floerke. 

P.  atro-rubens  Dec 

Provenit  in  magno  S.  Dernardi  inonte. 

P.   rostrata  Linn.  var. 

lusignein  varietatem  P.  roslratae   inveni   in   alpibus    di  Ceresole   atque   di 
Monaslero  in  valle  Laucci  pedunculis  axillaribus  per  lolum  caulem  spar- 
'  sis  ,  alijuc  elongatis ,  plerumqite  folio  loiigioribus ,  cl  culycibus  subhirsiitis 
cl  subviiiclibus. 

IMcdlum  tenet  locum  inter  /'.  roslratam  Halleri    de    plant. 


3r/f  pnorEssenis  kr 

Helveticis  lab.   8  ,  fig.    i  ,  et  P.  i-oslratam  JArQUisii  in  FI.    Auslr. 

tab.   3o5  ,  quai'um  icoiies  valile  sunt  disci'cpaiites.  Floribus   accetlit 

ad  primam  ,  sed  difTert  foliis  quae  caeteroquin  conveniunl  cum  se- 

cunda. 

Ei'PBRJSiJ  ulpina  L.\m. 

E.  tricuspidata  Allionii  non  Linn. 

Fic<|uens  in  nostris  al|)ibus  ,  et  praesertira  in  alpibus  (U  Lanzo. 

Valde  aCTinis  E.  Salisburgensis  Wii.ldenowii  ,  quae  nunc  a- 
reccntioribus  Botanicis  pro  ejusdetn  varietate  tanium  liabelur ,  sed 
ab  ca  pracsertitn  diirert  Iiabitu  minori ,  foliis  minus  dentatis  ,  et 
floribus  axillaribus  mngis  dissilis. 

TETRADYNAMIA  SILICULOSA 

Alyssvm  spinosum  L. 
jlccepi  a  Binufri  ex  provinc'ia  3Ionregalcnsi. 

DIADELPIIIA  DECANDRIA 

Onoitis  rainosissima  Desf. 

Detecta  a  Doiniuo  SoffrEji  in  sabulosis  maiitimis  prope  Nicacam.  Vid.  Dfic. 
Fl.  Fiauc.  vol.  5.  pag.  5i3. 

Melilotvs  palustris  Spreng.   et  Dec. 

TntFOLiuM  palustrc  Kit. 

Communis  ad  fbssas  circa   Taurimiiii  ,  et  Venarictm. 

Miuime  convenire  possum  cum  recenlioribns  Botanicis  et  spe- 
cialim  ctim  Sprengelto  et  Deca^doi.lio  ,  qui  hunc  Mc/ilotiim  pro 
frpecie  dislincta  enumerant ;  nam  praeter  Icgumina  monosperma  nul- 
lum aliud  discrimen  intercedeie  observe  inter  M.  pains trem  el  M. 
offtcitutlem  ,  et  quoad  legumina  refcram  non  scmel ,  sed  pluries  me 


AD    FLOnAM    Pf.DBM.  31 J 

Jnvcnissc  legiimina  monosperma  proiniscue  una  cum  legumluibiis 
dispcrmis  iu  vcro  M.  ojjlciiiall ,  atc]ue  id  non  solum  in  eodcm  in- 
dividuo  ,  sed  cliam  in  eisdem  raceuis. 

I^RIFOLIUM  badluni  Schreb. 

Tr.  spaiUceum  Vill.  non  Lknn.  iicijue  Alliokii. 

I'lequcns  in  nostiis  alpibus,  et  specinliiii  in  alpibus  lU  Ceresole. 

^  aide  afllne  Tr.  spadiceo  L. ,  scd  vctillum  latius  ,  capituli 
subrotundi ,  et  non  oblonyo-cyliudrici,  calycis  denies  omnes  gla- 
bi'i ,  duobus  superioribus  brevissimis  ,  foliola  obovato-oblonga ,  et 
caules  piibescentes, 

Ge.Mstj  tcnuifoUa  Lois.  Not.   p.    lOg. 

G.  rauiibus  debilil)us  ,  ramis  teretibus  strialis  erectiusculis ,  fo- 
liis  iinearibns  unincrviis  glabris  ,  floribus  racemosis  terminalibus , 
Icgumiiiibns  glabi-is  Lois.  I.  c. 

Delecta  a  Domino  Pebket  in  Perlcmoitlio  piope  Ca^'ulii'i. 

Credo  simplicem  varietalem  G.  tinctoriae  Linn.  ,  a  cjiia  ,  fa- 
tente  ipso  Loiseleur-Deslo!«gciiamps  ,  vis  JifTert ,  nisi  majori  omnium 
parlium  tennitate  ,  et  de  ipsa  alte  silct  el.  Sprengelius  ,  licet  cl. 
Decandollius  earn  in  Prodromo  syst.  nat.  p.  2.  pag.  i5o  lanquam 
speciem  dislinctam  nobis  exhibuerit. 

Medicigo  denticulata  Willd. 

Acccpi  a  Babuffi  ex  provincia  Monregalcnsi. 

Difiert  tantum  a  M.  apiculata  AVii.ld.  leguniinibus  majoribus, 
el  spinis  longis  hamatis  ,  liinc  rcctc  a  cl.  Loisei.eur  DESLONCsriiAMPS 
pro  simplici  tantum  ejusdem  varietale  liabila  fuit ,  et  minime  assen- 
liri  possum  ell.  Viris  Decakdollio  et  Sprengelio  ,  qui  banc  quoque 
tanquain  .speciem  distinctam  publici  fecerunt  juris ;  nam  baud  du- 
bito  assererc  Mcdicagiiiem  denticulatam  omnibus  aliis  parlibus,  nt'i 
observavi  ,  praeier  niox  ailatas,  quae  satis  non  sunt  ad  speciem 
constituendam ,  convenirc  cum  M.  apiculata  Willd.  ,  ne  excepto 
quidem  anfractuum  numero. 


3l6  PnOFESSOBIS    RE 

iiy.  littoralis  Roiide. 

I'lovenit  Nicaeae ,  teste  Loiseleur-Dhslojiccbamps. 

Radix  longfi ,  fere  simplex.  Caules  difriisi  pioslrali.  Foliola' 
cuneata  sublriangularia ,  pubcscentia,  apice  dentata  ,  qiiaiidoque 
snbroliinda.  Slipulae  dentatae.  Pedunciili  foliis  subaequalcs.  Flores 
3-4  ,  lulei.  Leguinina  cylindrica  ,  glabra  anfraclibiis  qiialernis  ap- 
proximalis  ,  cxlremitatibus  planis,  ecbinata  aculeis  subulatis  ,  sub- 
inaequalibus ,  raris  ,  inlerduin  uucinalis  ,  et  alias  recliwsculis.  Flo* 
ret  Aprili-Majo. 

SYNGENESIA    EUPATORINA 

G?IAPUALIVM  cavpathicum  Wahlenis. 

Ill  omnibus  noslris  alpibus  ,  et  spcciatim  ahiiuJo  Icgi  anno  elapso  in  alpi- 
biis  di  Ccresote. 

Substituetidum  Gn.  alpino  Allionii,  Willden.  ,  Dec,  et  ple- 
roruuique  aliortyn  auclorum,  quod  cum  sarmentis  careat  minus  re-* 
cle  ab  iis  coufusuin  full  cum  Gn.  alpino  Linn.  ,  quod  sarmenla  ha- 
bet  procumbcatia  ,  piovenil  Lapponiae  ,  et  nunquaiu  a  me,  aut  ab 
aliis  ,  quoad  scio ,  rcpertum  fuit  in  Pedemonlio. 

GNAPH.iLiUM  pjramidatuin  Willd. 

Vidi  in  heibaiio  Domini  Giusta,  a  quo Icctum  fuit  prope  portum  ^// iSai'ona. 

GyAPUiLiw  piisil/um  IIanke  et  Willd. 

Gn.  caule  herbacco  simplicissimo ,  subereclo  subtrifloro  ,  foliis  li- 
nearibus  aculis  tomentosis  ,  sarmentis  procumbentibus.  W. 

Mibi  obviara   vcnit  prope  casas  dclla  Miissa  in  valle  d'  Ala. 

Hoc  Gn.  ,  quod  nunc  a  recentioribus  pro  Gn.  siipini  Vill. 
Narietale  tantum  babetur  ,  pluribus  notis  ab  eodeui  diO'crt ,  ct  spe- 
I'iatim  parvilale  ,  sannentis  procumbentibus  ,  caulibus  conslanler  , 
qaoad  observare  potui  ,  unifloris  ,  dnm  niullidori  ct  capilati  sem- 
per sunt  in   Gn.  snpino.. 


AP   rtOIlAM    PEDKH.  217 

SYNGENESIA.  Eadiuta. 

ERJGERdf  purpureum  Ait. 

In  lapidosis  prope  semitas  ad  Valderiwn  ,  ct  prope  Oialabcrtrand  in  pro- 
viDcia  Segusiensi. 

An  E.  Fillarsd  BRixAnDi  ?  Diibito ,  quia  exemplaria  omnia  a 
me  accepta  ex  herbario  Ilorl:.  Botanici  Taurinensis  ,  a  Profcssore 
Balbis  ,  et  a  Doraino  Giusta  sub  nomioe  E.  Villars'ii  Bell,  ad 
E.  purpureum  Ait.  pertinent.  In  omnibus  enim  ,  ut  caelcra  mittam  , 
corollae  radii  capillaceac  disco  longiores ,  et  pappi  rufcscentes,  qui 
candidi  sunt  in  E.  flllarsii.  Vid.  Dec.  Fl.  Gall.  p.  279. 
Erigeron  imifloriun  N.  non  Linn. 

Caulibus  unifloris,  pappis  candidis. 
Abundc  in  alpibus  di  Ceresole^ 

Ex  recentioribus  E.  uniflorum  L.  nihil  aliud  est  nisi  simplex 
varietas  E.  alpini;  ac  reapse  omnia  individua  a  me,  aut  a  meis 
discipulis  lecta  in  Montecenisio ,  in  valle  Lancei ,  in  alpibus  Afow- 
regalejisibus  etc. ,  ant  a  me  accepta  aut  visa  in  herltariis  plurium 
ex  nostris  Botauicis  Pedemontanis  banc  sententiam  conGrmanl;  nara 
praeter  caulem  uniflorum  nullum  aliud  discrimen  eshibent  ,  et  ue 
LiNN^i  quidem ,  Sprengelii  ,  Decandollii  ,  aliorumque  auctorum 
discrimen  a  majori  aathodii  htrsutie  depromptum  admilti  licet,  nam, 
utl  propriis  observalionibus  compertum  mihi  est ,  major  aut  minor 
hirsuties  in  hisce  plantis  tum  in  antliodiis  ,  turn  in  caulibus  ,  aut  in 
foliis  parvi  est  facieuda  ,  et  interdum  non  in  E.  unifloro ,  sed  in 
E.  alpino  anlhodium  ipsum  est  magis  hirsutum  ,  ac  praeterea  pro- 
miscue  has  semper  plantas  legi.  Contrarium  obscrvavi  in  specimi- 
nibus  lectis  anno  elapso  in  alpibus  di  Ccresole.  Non  solum  in  omni- 
bus caules  uniflori  sunt ,  sed,  quod  praescrtim  observalione  dignuni 
esse  puio  ,  pappi  sunt  candidi ,   qui  semper  sunt  rufescentes  in  E~ 

Tom.  x.\.\v  Ee 


ai8  pnoFESsoiMs  re 

a/pino  ,  aut  in   cjusdem  varielale  unillorae,  ull  tcstanlur  cjuoque  au- 
clores ,  iuler  quos  ipse  Decandollius. 
JESTER  chinensis  L. 

Hanr  plantain,  quae  a  nullo  Botanices  auctore  ,  quoad  scio,  edita  fuit  uti 
liuiopae  indigcua  ,  ubeirime  leperit  autuinuali  tcmpestate  iu  moute  di 
San    Carlo  in  Aronu  incus  discipultis  Cuiodini. 

Caules  liispidi ,  folia  iaferiora  ovata  ,  dentata  aut  subserrata ,  su- 
periora  lanceolata  dentata  subsessilia,  squamae  anthodii  lauceolatae, 
sed  planta  pusilla ,  vix  decimelri  dimidium  superans,  et  caulis  siiti- 
plicissimus  ,  atque  unitlorus  ,  quod  non  raro  etiam  accidit  in  horlis. 
An  exoticae  originis  ? 

PrRETHRl  alpini  var.  semiflosculis  interne  et  inferne  I'ubris  , 
floscnlis  snperne  atio-purpuicis  alque  laciuiis  calycinis  pilis  albis 
dense  et  iuaequaliter  ciliatis. 

Reporta  anno  elapso  prope  VAssictte  a  Coraite  et  Centurioae  PettimEbgo. 
AcniLLE.i  setacea  Kitaibelii. 

Provenit  Albae  ,  ct  accepi  a  pciillustn    nostro    roltega    et    amico    Bertkro 
una  cum  puncto  iuterrogationis  :  An  ab  Achillea  iMitU-folio  diveisa  ? 

Praecipuis  cliaracteribus  convenit  cum  A.  setacea  Kitaibelii, 
niinirum  caulis  est  simplex,  viliosus  ,  subincanus  ,  sed  ascendens, 
et  non  ercctus  ,  corymbus  est  quoqne  compositus,  fastigiatus  j  squa- 
mis  margine  sphacelatis  ,  folia  bipinnatifida  ,  pilosa  ,  laciniis  subim- 
bricatis  erectiusculis  lineari-selaceis  mucronatis. 

SYNGENESIA.  Cichoreae. 
HiERdclVM  glanduliferum  IIoppe  var.  H.  alpitn. 
Legi  in  alpe  di  Cercsole  dicto  //  Scrrii. 

Vaiial  a  //.  alpino  foliis  magis  lanceolatis  ,  atque  interdum 
fere  linearibus,  foliorum  pilis  minus  numei-osis,  sed  pariter  canis, 
et  saepe  fere  glabris.  Scapi  plciumque  apliylli ,  et  ejus  pili  valde 
breviores  ,  iiigii  et  glandulosi. 


AD  Fi.onAM  PEncw.  arg 

FIiEnicivnt  (il/jiniiin  var.  miill'iflorum\ ua,.  Delpli.  3. p.  104.  t.  34- 
In  alpo  pariter  di  Ccresok  ictro  il  Scrru  una  cum  //.  al/nno. 
IltERAClVM  glabratum  IIoppe. 

Rcpei'tum  fuit  in  Pedcmonlio  ,  el  iu  tnontc  De^o  a   cl.  Dbca.idollio.    Vid 
suppl.  i\  la  Flor.  Franc,  p.  43J>. 

JIOZS'OECIA  DICLYNIA 

Carex  damlUana  Sjiith. 

C.  (Uoica  Vir.L.  Willd.  noa  Linn. 

Rcpeii  primis  diobiis  jiilii  in  spongiosis  montanis  Duxole.ni  in  provincia  Se- 
gusicnsi. 

Differt  a  C.  dioica  L.  radice  cacsphosa  fibrosa  ,  et  non  re- 
peiite  stolonifera  ,  ciilrao  foliisque  scabris  et  fructibus  reciu-vatis  ob— 
longo-lanceolaiis  triquetris. 

URTic.t  Jtispula  Dec.  FI.  Fran?.  Suppl.  vol.  6.  p.  355.  ,  ct  Loi- 
SEr.Ei'R  DESLO^iGCHAMPs  FI.  Gall.  p.  2.  pag.  3i5. 

U.  caule  ereclo  ramoso  ,  foliisqfte  corclalo-subrotundis  oppositis 
grosse  dentalis  ,  p'lloso-sctaceis  ,  racemis  axillaribus  ramosis  petiole 
pallulum    longioribus.    Flores    subherbacaei.    Loiseleur    Deslonc- 

ClIAMPS    1.    c. 

Acccpi  a  sollerlissimo  naturae  indagatore  BiHiFFi ,  qui  earn  legit  ad  casas 
alpiuni  Monrcgalcnsitim ,  ct  spcciatiiu  in  alpibus  dictis  Gat^i ,  Tiu-ra, 
Balina   etc. 

Ilaec  U.  ejusdeni  est  habitus  ac  U.  dioica  L. ,  liinc  merito 
a  cl.  Sprengemo  ad  cam  refertur,  scd  praeter  cbaracteres  enun- 
ciates adeo  differt  pilis  praesertim  loiigls  ,  albis  rudibus  etsetaccis 
ut  pre  ejus  varietate  insigni  commemorandam  esse  puto. 

PiKVS  Pinaster  Ait. 

Provenit  Nicaeae,  teste  Dsca.idollio  ;  Flor.  Franc,  suppl.  p.  135. 


120  PnOFESSOIVIS    RE 

CIIYPTOGAMIA 

MUSCI   FUOjNDOSI 

PaiscvM  cnivisetum  Dicks. 

Accept  a  iiuo  discipiilo  TiBAcni ,  a  quo  repeitum  fuit  prope  Alham. 
GrMHOSTOMVM  Tiipcstre  Schwagb. 

In  sjlvis  ihdla  Mandria. 

Hyp.\(  J/  populeuin  IIED^v. 

In  alpium  AUobrogicarum  paluJosis.  Vid,  Biid,  siippl.  p.  i.  pag.   1-29. 

ApiDRSA  rupestris  Hedw. 

Iuv£ata  a  Dejex^i  in  Subaudia  ,  et  in  monto  Drevenl.  Brid.  in  Mant.  p.  206. 

ALG^  rmCOIDE/E 

CiSTOSiR.t  concatcnata  Ac. 

Fvcvs  concatenatus  Desf.  F1.  All.  2.  p.   ^i?>.  tab.   aSg. 

In  niaiis  aquis  piope  Albcngani  inia  cum  sequcntibus  sliipibus  luaritiniis  a 
Victoiio  Primus  et  Binvrn. 

Haliseris  dichotoma  Ac. 

In  iisdem  aquis. 

ALG.'E   FLORID/E 

SPBjf.ROCOCCUS   vcrruculosus  Ac. 
Fvcvs  vcrruculosus  Bertol. 
In  iisdem  aquis. 

Amplam  descripl'ioncm  et  oplimain   fifrurain  de  lioc  Sph.  nos  lia- 
beinus  iu  AmaeDilalibiis  italicis  Ijertolo.m  p.'*g.   291.  iSou    confun- 


z' 


Al)    ri.OBAM    PEDF-M.  32  1 

dcndiis  vero  cum  F.  verrucoio  Hudsomi  et  Ai.monm  ,  qviae  alia 
c*t  stirps  ,  iiimimm  Sp/i.  coufcrvoides  Ac.  et  F.  con/civoiiles  L.  ; 
at(jiie  hie  atliiulare  praestat  cl.  Aixiomdm  sub  lilsce  disliijclis  no- 
miiiiiius  F.  verriicosi  Huds.  ,  et  F.  confervoides  L.  duas  edidisse 
species  taiKjuain  diversas  ,  quae  unlcain  lantum  speciem  conslituunt. 

BuoDOiiELA  Pinastroides  Ac. 
In  iisdem  aqub. 

LtAGOR.i  dislenta  Ac. 

Ill  aquis  ilMlcin. 

ALGyE   CO^■FERVIN/E 

Cladostepuus  spongiosus  Ac. 

Fucvs  /lirsutus  L. 
In  iisdem  aqui';. 

OsciLLATOiiii  nigra  Vauch. 

A  inco  discipulo  CistEllaxo  in  tcria  limosa  retro  ^'cnariae  scpulcretuni. 

SoLEM.i  Bertoloni. 

In  aquis  niaritiinis  prope  Jlbengam. 

MYCETES  MYELOMYCETES 

Spii.eri  i  hjpodermia  Fries. 
I'rope  F'enariain  supra  Evonjrnti  Europaci  lamoi. 


FUNGI 


Merilii  s  pusillus  Fr. 

Supra  Inpides  ciica   Venariam. 


323  rnoFEssonis  he 

IlToyvM  hicolor  Albertin  et  Schweiniz. 
In   ycnariae  sylvis  supra  Qiierciim  pedunculutam, 
Peziz.1  Collae  N. 

P.  ciipulae  cylindraceae  ,  seu  tiibulosae  sessiles  accumbentes  ore 
Iiiante  aculo ,  intus  albidae  ,  extus  flavescentes  ,  subtomeniosac. 
Gregaria. 

Repeita  mcnse  novembiis  182J  in  Albac.  collibus  ad  ligna  putrescciitia  ab 
oculati$simo  Berturo  ,  a  quo  communicata  niilii  fuit  ,  et  earn  dicatam 
cupio  celebpniiiio  Juiisconsulto ,  et  Botanico  eximio  Colla  de  plantis  e\o- 
ticis  tain  beneuioiito  in  jniblicum  sunimae  nieae  eiga  pevillustrcni  hunc 
Virum  existimationis  testimonium. 

Obs.  Est  P.  Soleniua  Dec.  aflinis. 

FvsdRiuia  lateritium  Link. 

Venariac  in  horto  Domini  Boscais  ad  Priini  Cerasi  ramos. 


a3>5 


SUR 


LA   COMPOSITION  DE   L'OR  NATIF 

DU    PifiMONT 

PAR     IE     DOCTEUR 

VICTOR    MICHELOTTl 


Lu  te  lo  mai  1829. 


J_Jes  reclierches  que  j'ai  I'honueur  de  soumetlie  a  rAcaderaie  ont 
un  autre  but  que  celui  qui  a  fait  lobjet  des  Memoires  des  savants 
Academiciens  ,  qui  ont  ecrlt  sur  Tor  natif  de  notre  pays.  Leurs 
travaux  ont  ete  tres-interessans  sui-tout  pour  la  parlie  geologique 
du  Pie'moiit  et  j'en  empruntrai  ce  qui  est  relatif  a  mon  objet.  * 

L'analyse  perfeclionnee  a  conduit  a  etablir  qu'un  grand  nom- 
bre  de  minerais  ,  qui  par  leur  composition  compliquee  ne  sem- 
blaient  pas  avoir  de  rapport  de  composition  avec  les  sels  ,  sent 
cependant  composes  d'apres  les  lois  des  proportions  definies. 

Les  melaux  nalifs  sc  presentent  bien  sonvent  combines  entr'eux, 
mais  c'est  surtout  avec  I'argent  ,  que  se  trouve  uni  Tor  naiif.  II  y 


Voyez  JSssai  Geographique  siiivi  d'unc  Topographic  soutcrrainc  mineralogiquc  et  d'unc  Do- 
ciniasic  det)  EtaU  de  S.  M:  par  M.r  Ic  ChcvaHer  NicOLis  db  Robii.a5t.  Mem  dc  TAca- 
domic  Royalc  des  Sciences  dc  Turin  1784-5  >  Tom.  VI  dc  la  Colleclion  entiere,  p.  191. 

Sur  le  sable  aurifere  de  V  Oreo ^  et  des  environs  ,  par  M.r  le  Comte  Calbe  ,  ibid. 
Tom.  Vll,  p.  401. 

Ibid.  Git'i.10.  Tom.  XIV  ,  discours  prcllDQlnaire  pag.    ii5. 

Ibid,  liossi  pag.  370. 


3^4  ^^^    *-*    CCTMPOSITION    DE    l'oU    NATIF    DU    PIEMONT 

a  peu  de  tcinps  que  M.'  Boussingault  fit  connailre  des  recherclies 
biea  intcressaiites  sur  la  compositioa  de  i'or  nalif  de  rAmerique  , 
qui ,  en  resume  sont  les  suivantes  : 

L'or  natif  se  trouve  uni  a  I'argent  en  proportions  definies  d'un 
atomc  d'argent  avec  2.  3.  5.  6.  atomes  d'or.  II  regarde  Tor  comme 
rcldmcnt  cleclro-negatif  de  ccs  composes,  ainsi  ils  seraient  des  rtzf- 
fures  *  ;  ces  composc's  ne  peuvent  pas  etre  considcrcs  coinme  des 
alliages  nalurels  dans  racception  commune  de  ce  mot ,  c'est  a-dire, 
comme  des  produils  du  feu  ,  car  on  les  trouve  dans  des  substan- 
ces qui  seraient  modifiecs  par  le  feu  :  p.  e.  dans  le  persolfnre  de 
fer,  dans  le  fer  hydrate,  le  manganese  carbonate  etc.  etc. ;  de  plus 
il  s'est  assure  que,  de  ces  compose's  les  plus  purs  avaient  vui  pe- 
santeur  specifique  inferieure  a  celle  qui  correspond  aut  quaniites 
d'or  et  d'argent ,  qui  entrent  dans  leur  composition  ,  et  qui ,  en  les 
fondant ,  ont  alors  une  dcnsite  seulement  un  peu  inferieure  a  la 
moyenne  de  deui  me'taux. 

Nous  avons  de  l'or  natif  dans  des  pyrites  auviferes  ,  mais  on  en 
trouve  beaucoup  plus  dans  I'etat  de  pepites  dans  certains  terrains 
et  sables.  On  en  trouve  aussi  ,  quoique  rarement ,  dans  le  quartz, 
et  de  ces  echantillons  ,  il  en  exisle  dans  quelqnes-unes  de  nos 
collections  ;  j'envoie  pour  tout  ce  qui  regarde  cet  article  aux  aii- 
teurs  que  je  •viens  de  citer. 

N'ayant  pu  me  procurer  de  pepites  provenantes  des  mines  py- 
riieuses ,  el  le  procede  d'amalgamation  qu'on  y  emploit  etant  tres- 
defectueux  '*  ,  j'ai  essaye  a  ce  double  objet  le  procede  de  M.'  Bous- 


*  Annul.  (Ic  Chini.  ct  do  Pliys.  torn.  34  ,  p.  /joS. 

**  Les  Unguis  qu'on  apporte  it  la  Monnoic  sout  le  prod^it  <le  la  campagne,  produit  qui  est 
ie  rcsullat  des  diHerenles  exjduitations ;  ainsi  iis  nc  scrveut   pas  a  notrc  objcl. 

Actuellemcnt  la  qttanttte  d'or  qu'on  apporto  a  la  Monnoic  de  ccs  diffcrentcs    exploi- 
tations va  de  3oo  a  4oo  ra,  francs ,  nun  coiupris  cclui  qu'on  vend  aillcurs. 

Voy^z  aussi  sur  rexploilatiou  et  Ic  traitcment  dc  la  pyrite  auriferc  de    Val   Ansasca 
«n  I'itfmout ,  par  Mr  Di  VlLI.E^EuyE  ,  .\nualcs  des  Mines,  i.e  scrie  ,  Tom.  V,  p.  i8i. 


PAn    LF.    DOCTF.DH    MlCHEr.OXTF.  2  2.^ 

siNGAi'LT  sur  (les  ecliantilioiis  qui  in'ont  ele  renais  par  TAdmini- 
stration  de  riiiieiicur.  * 

Cc  procoile  consisle  essenliellemeiU  a  griller  la  pyrile  ,  la  bro- 
yer  tres-fine ,  et  cnsuile  ii  la  iaver.  Par  ce  moyen  on  diminue  de 
beaiicoiip  le  poids  du  mineral  Ji  trailer ;  on  le  pulverise  Ires-facile- 
ment ,  ct  on  pent  le  Iaver  ;  les  lava-^es  bien  menages  emportent 
To'widc  de  fer ,  et  laissent  pour  residu  I'or ,  avec  cjuelque  molecule 
d'oxide  eclinppe'e  aux  lavages;  avec  I'amalgamation  ,  on  la  coupel- 
lation  on  a  ua  prodiiit  net.  U  faut  bicn  noter  que  ,  sur  un  residu 
tres-richc  ,  ces  operations  ne  sont  plus  dispendieuses. 

Nos  pyrites  sont  aussi  trcs-variables  en  produil  utile,  mais  elles 
soni  bien  plus  pauvres  que  celles  qu'a  trailees  JI/  Boussingault, 
et  il  arrive  u  peine  sur  quelque  hectogramme  do  mine  lavee,  gril- 
Ice  et  pulve'rise'e  ,  d'appercevoir  apres  les  lavages  quelques  tres-pe- 
tiles  pnillcttes  d'or  nntif,  la  plus  grande  partie  de  ce  metal  eiant 
en  poudre  tres-finc  *^'. 

Une  assez  beau  morceau  de  pyrite  de  Macugnaga  a  ete  reduit 
en  suhlick  lave ,  el  la  raoyenne  de  trois  essais  fails  chacun  sur  un 
hectogramme  ,  a  ete  sur   lo.m  de  schlick  ,  residu  grille  6535  ,    et 

ce  residu  crillc'  a   donnc    d'or  **". 

°  100,000 

Une  autre  pyrite  de  la  Vallde  d'Ansasca.  Commune  de  S.  Charles, 

endioh  Cuni,  exploitation  dc  M.'  Albasiko  sur    Z.\\    de  schlick  lave 

a  produit  residu  grille   2ii.    loo  grammes  dc  ce  schlick  grille  ,  traile 

par    I'acidc    hydrocUlorique    a    donnc    un    pelit    residu    qui    cou- 

pelle   avec    du    plomi*    a    produit    ^    niilligr.     d'or;     loo    grammes 

du  memc  schlich  grille    Irailti    par  les  simples  lavages    soignes  ,    a 

•   Voyt-'Z  yinnal.  ties  Miites  loin.   I.   p.   3 19.  Sur    une  nuiivcUe  mclhodc  pour  I'essai  ct  !c  trui- 
tciucnl  dc  In  pwite  auritcrc  ,  par  M.r  J.  D.  Boossimcai'lt. 

**  M.r  Ic  Chevalier  Napioi*  rcgardc  I'or  de  ccs  pyrites  comroe  ctant  a  I'ctat  dc  mineralisa- 
tion ;  mais  ccltc  opioioa  n*cst  plus  soutenablc. 

Ibid.  Mem.  de  I'Acad.  Dcscripiioa  mini^ralo^que  des  inonlagiies  du  Canavais,  p.  347. 

"  *  £tant  FeS  '<  =3 1 1'|83  ,  ct  /"e  =>  978  ,  cc  scblicb  clail  done  suflisammcnt  pur. 

FP 


a2()  sua  i.\  coT^rPosiTioy   he  i.'on  nATif  du  pikhont 

donne  un  rc'siilu  qui  pni-  la  coupellatlou  a  produil  iiii  [  inilligr.  iVof. 
Oil  ue  pouvait  pas  s'assurer  clu   litre  de  cet  or. 

Le  procede  en  quRstioii  merile  snns  doiite  d'etre  essayc  sufli- 
samhient  en  grand  pour  puuvoii-  rapprKpicr  a  nos  mines  ,  et  pro- 
curer ainsi  une  f;rande  economic  dans  leur  Iraileinent  melallurgiqne. 

Muintenant  ccs  moj'cns  ne  m'ayant  pas  procure  de  Tor  paiilete 
pour  I'objet  de  la  composilion  de  lor  natif  des  pyrites  ,  je  crois 
de  pouvoir  en  deduire  qiielque  cliose  des  resultats  consignes  par 
M."  Dii  Rouu-ANT  dans  son   Nlemoire. 

II  dit  qu'on  a  trouve  I'or  de  MacUf;naga  a  16,  h  18  karats; 
celui  de  Sessera  a  22  ;  celui  des  sables  du  torrent  Evenson  ^  22  , 
a  23;  celui  des  sables  dii  Clierf  a  23  etc.  h  I'epoque  que  notre 
savant  IMincralogistc  e'crivail ,  il  ne  pouvait  pas  se  douter  de  I'im- 
porlance  de  consigner  les  petites  fractions  en  moins  ou  en  plus  dc 
ces  tiires:  ce  qui  fait  qu'on  ne  peut  rien  e'tablir  de  sur  sur  ces  re- 
sultats, pour  le  genre  de  recherche  dont  je  m'occupe  ,  ttinis  on  a 
Lien  des  npprochemens  aux  compositions  de  2;  3.  12  aiotnes  d'or 
sur  1  d'argent,  et  celui  de  23  karats  donnerait  juslctnentune  com- 
position de  25  atom^s  d'or  sur  i  d'ai'g^nt.  Composilion  qui  n'a  pas 
de  semblables  dans  Tor  de  TAmeriqile  examine  par  M.'  Boussingault. 

Je  vais  rapporler  les  resultats  de  mes  analyses,  sur  les  paillettes 
d'or  natif  cju'oh  trouve  dans  les  sables  et  certains  terrains  de  notre  pays. 

Les  trois  Jjrcmieres  analyses  ont  ete  faites  sur  de  Tor  en  pail- 
lette's treS- fines  *  apres  les  avoir  soigiieusement  s^parefts  des  petils 
grains  dc  Sable  etc. 

1  Gramme  a  ete  dissoute  compleiemertt  dans  I'acide  hydrochlorb 
hitrique;  par  une  pl'Cmierc  dccantation ,  on   a   sepai'd    la   chlorure 


"  D'aprrft  ce  que  l:'s  Orpailli-'urs  out  assure  a  M.  Plvotais  Caissicr  dc  la  MouD.iie,  I'or  en 
J^aineUes  trcs-fines  provicnt  des  sa\>Ie8  <iu  IV)  au-dcssous  dc  Chivassn ;  les  paillelles  de 
"jBoyennf  grosscur  apparlieiinent  a  la  Vallee  dc  I'Orco,  ct  a  cello  du  Tcsin  les  plus  grosses- 


V\n    l.r.    DOCTEDK    MICHEI^OTTI.  227 

d'argent ;  en  connRiitnuit  |)rcs(ju'i'i  sicciti;  ,  et  en  delnyant  avcc  dc 
I'eau  ,  on  a  separe  un  Ires  petit  rcsidii  de  clilorure  ,  qui  autrement 
resle  en  dissolution  lani  que  la  dissolution  est  ties-acide.  Le  chlo- 
rure  rcuni  ,  lave  et  foiidu  pcsait  60  milligrammes  qui  representent 
argent  45.  2    * 

La  precipitiUion  ile  lor  de  sa  dissolution  par  le  protosnlfale 
de  fer,  donne  quelquefois  des  embarras  pour  I'amasser  tout  ensem- 
ble et  n'en  rien  prendre  :  le  moyen  suivant  re'ussit  ties-bien.  On 
cvaporc  dans  un  matras  jusqu'a  siccile  ,  sans  Irop  chaufler  ,  on  y 
verse  la  solution  salunJe  et  cbaude  de  protosulfale,  et  on  fait  le'- 
gcrement  bouillir  pendant  quelque  temps.  L'or  se  tronve  tout  ras- 
seinblo  au  fond,  et  on  pent  alors  aisement  decanter,  faire  dige- 
rer  a  chaiul  avec  I'acide  hydrochlorique  delaye  ,  laver  afin  de  de- 
barrasser  completement  l'or  du  fer  ;  par  la  meine  manipulation  qu'on 
pratique  dans  le  depart  ,  on  fait  descendre  lout  Tor  dans  un  creu- 
set  de  porcelaine  ,  et  on  finit  pour  le  faire  rougir  et  le  peser.  En 
procedant  ainsi  on  a  obtenu  Ics  resultats  suivans  : 

PREMIERE  ANALYSE 
Or  ....    milligr.    gao.  o 


Argent 45-2 

Malicres    etrangeres 

en  perte   ....      34.  8 


1000.  o  en  rcduisant  en  pour  0/0  ,  en  ato- 
mes  ,  et  en  proportions  dedui- 
tes  du  uumero  des  atomes,  on  a 

,  Pour  100  p.  Mofu.   **       Tlicoriquemeixt 

Or  ....    95.  3i.  22.  9/5.  29 

Argent    .    .      4-  69-  i-  4-  71 


100.  00. 


;!>,44  J'argenl  pour  o/o  Ai;  tlilonin'. 
"  L'atome  de  l'or  iUal   a/jSG  ,  cl  cclui  dc  I'arg.Dt  207!. 


aaS  sun  l\  composition  nn  i/on  n.vtif  du  piit.MONT 

DEUXIEME    ANALYSE 

niemcs  paillettes 

Or milligr.      922.   00 

Argent ^5.  26 

Matieres  etrangcrcs  .    .      33.  ^4 


1000.  00 


\*niir  100  p.  Aloiu.  Thcoriqucmt'iil 

Or  ...    .      9.').  32  32  95.   29 

Argent    .    .         4-  ^^  '  4-7' 

100.  00  100.  00 

M.'  Bernaudi  Verillcateur  des  essals  a  la  Monnoie  eut  la  com- 
plaisance tie  faire  sur  le  meme  or  des  essais  ,  suivant  le  procede 
ordinaire  dc  rinquartatioa ,  coupellation  et  de'part ;  ses  resultals 
ont  ote  assez  correspondans  aux  miens,  un  d'entr'eu.x  a  meme  doiine 

Or milligr.    gSo 

Argent 4? 

Perte 3 

1  000 
Ce  qui  pour   100  parties,  donnerait 

Or 95.   28 

Argent 4-72 

100.  00 

La  comljinaison  de  22  atomes  d'or  sur    i    d'argent    paraissant 
un  pen  e.Mraordinaire  d'apres  les    nombreuses    analyses  faites    par 


PAR    LE    DOCTEUIV    MICIlELOTTf.  2  2r) 

M.'  BoussixGAULT,  j'ai  cru  Jcvoir  rapporter  les  trois  rcsullats  ci-dessiis. 

On  fit  d'aiitres  essais  sui-  unc  autre  qtialite   d'or  ,  qui  elait   uii 

melange  dcs  paillettes  de  dilFercnte  grosseur  ,  el  d'une  coiileur  un 

pen  plus  pdle.  Le  poids  des  plus  grosses    nc  depassait  guere  celuL 

dun  decigramme  ,  de  facon  qu'on  a  e'te  oblige  d'en  employer  plu- 

sieurs  pour  cliaque  essai  ;  mais  I'expei-ience  prouva  que  ce  melange 

contenait   dcs  paillettes  a  dilUh-ent  titre  ,  dc  faron  qu'il  a  fallu  se- 

parcr  de  tres-petiles  ,  de  moyeuiies  ,  et  de    grosses  ;  ces    derniures 

n'etaicnt  que  de  4  a  5  mllliaiclres  dc  longueur.  Les  Irois  essais  sui- 

vans  ont  etc  faits  par  le  moyen  ordinaire  des  essavenrs,  c'est-a  dire, 

par    incpiartatiou  avec  de  I'argent  pur,  la  coupcllation,  et  le  depart 

par  racide  nitrique  a   i.    i5  de  dcnsile  ,  le  cornet  a  etc  repris  par 

du  nouvel  acide  a   i.   28.  Qnclqucfois  on  fit  rebouillir  le  cornel  avec 

de  I'acide  sulfurique  ,   mais   le  dcclicl  ne  fut  pas  sensible. 

Pailletles  pelites. 

Or gr.     o.  5oo 

A'-gcnt  fm '•  5oo  J   pi^,^],  „^.^^    3    g^, 

3.  000 
Bouton  de  retour  ...     i.  965 


Maticres  scorifities 35 

Cornet  lamine '960 

Argent  d'inquartation  .    .    .     i5oo 


Or  et  Argent 4^5 

Or  en  cornet 4'p 


Argent 20 

Pour  100  p.                atom.  Tbeorii|iicm»Mjl 

Or 95.  70             24  95.  66 

Argent   .    .    .    .      4-  3o               1  4-34 


100.  00  100.  00 


33o  sun    1A    COMPOSITION    Df.    l/OR    NATIf    DU    Pllt%IONT 

Paillettes  de  mojenne  grosseur. 


Or    .    . 
Argent 


o.  25o 
o.  ^So 


Boulon  lie  relour  . 
Malieres  scorifiees 


1000 

997 


Plomb 


gr.    I.  93 


Poids  du  cornet    .    . 
Argent  d'iuquartation 

Or  et  Ardent     ....    2 


997 
750 


Or  en  cornet 


47 
23o 


Argent 17 


Or 


Argent 


Pour  100  p. 
.     93      I  I 

.      6.  89 


Atom, 

i5 
I 


Thcoriqucmcnt 
93.    24 

6.  76 


100.  00 

Desdites  Paillettes  les  plus  grosses 

Or gr.   o.   5oo 

Ardent  fin     ...    .       1.  5oo 


100.  00 


Plomb 


gr.  3.  84 


Bouton  de  retour  . 


2.  000 

.     iq85 


i5 


Matieres  scorifiees    .    . 

Cornet  lamine    .    .    . 
Argent  d'inquartation 


Or  en  cornet 
Argent  .    .    . 


1985 
i5oo 

485 
3i 


PAR    I.E    DOCnxT,    MICKELOTTT. 
Pour  luo  p.  Atom. 

Or 93.  60  iG 

Argent    .    .    .    .      6.  /\o  i 

100.  00 

Ayant  recu  de  grosses  pepites  ile  la  longueur  environ  d'un 
cent,  sur  6  mill,  de  largeur ;  une  de  cellcs-ci  a  etc  reduite  au  ju- 
ste poids  de  800  milligr. ,  et  par  I'anaiyse  a  douue 


a3. 

Thc'oiirjucmenl,. 

93.  65 

G.  35 

100.   00 

Or 


Ardent 

0 

49.  o3 

Malieres  etranucres 

3o.  97 
800.  00 

Pour  100  p. 

Alom. 

Tht^oiiqiicmcnt 

Or 93.  63 

16 

93.  65 

Argent    ....      6.  37 

I 

6.  35 

too.  00 

100.  00 

Les  resultats  que  je  viens  de  rapporter  confirment  sur  notrc 
or  d'alluvion  la  composition  de  I'or  natif ,  mais  la  composition  du 
noire  est  a  an  titre  bien  superieur  a  celui  de  TAmerique,  dans  le- 
qucl  on  a  2  ,  3,  6  ,  8 ,  13  ,  tandis  que  dans  le  iiotre  d'alluvion 
on  a  i5,  16,  22,  24  alomes  d'or  sur  i  d'argent.  II  rae  parait 
intcressant  de  constater  cetle  meme  composition  sur  Tor  en  pail- 
lettes ou  en  poudre  des  pyrites  de  nos  Alpes  ,  car ,  d'apres  le  li- 
tre donne  par  M.''  De-Robilant  ,  on  aurait  des  compositions  sem- 
blablcs  a  celles  de  I'or  pyriteux  des  montagnes  de  I'Amerique  ,  ce 
qui  donnerait  plus  de  probabilite  ;\  I'opinion  de  ceux  qui  regar- 
dent  I'or  de  nos  alluvions  comme  non  provenant  de  nos  montagnes. 

Un  autre  fait  restait  a  constater  sur  noire  or  natif,  c'etait  ce- 


232  Sl'n    L\    COMPOSITION    DE    l'oR    NATIF    PU    Pif.MONT 

lui  de  sa  pesanteur  specifiqiic  ,  avant  el  aprcs  I'avoir  foudii.  Les 
tres-peliles  pailletles  des  trois  premiers  essais  presentalent  qncl- 
{jue  diirieulle,  c'est  pourquoi  j'iiidic{uerai  les  prccautioiis  que  j'ai 
prises  h  cot  ohjet. 

On  a  clioisi  une  chacune  les  pelitos  paillettes  en  sc  servant 
d'une  loupe  :  une  bonleille  de  Coulladon  servit  pour  I'experience  , 
la  Iciiiperalure  eiaiit  a  -+-£2  ceiitig.  On  a  pris  le  poids  de  I'eau 
apres  en  avoir  extralt  I'air  ,  par  le  nioycn  de  la  machine  pneuma- 
tique  ;  ensuile  on  a  inlroduil  dans  la  bouleille  4  grammes  desdiles 
pailleltes  ,  et  on  a  rciterc  Taction  de  la  machine  pncumnliijue  ; 
la  pesanteur  specifique  des  paillettes  est  resultee   de    i^jSoo. 

Les  meioes  pailleltes  ont  ete  fondues  en  creuset  convert ,  et  en 
prcnant  les  memos  precautions  on  a  obtenu  une  pesanteur  speci- 
fique de  18,59;  par  la  fusion  la  perle  a  ete  de  6'y  miUigr.  sur  4ooo, 
aiiisi  cette  augmenlalion  de  densile  ne  pent  pas  s'attribuer  a  cette  cause. 

J'ai  pris  la  pesanteur  spe'cifique  des  grosses  paillettes  analysees 
en  dernier  lieu  :  la  perte  par  la  fusion  n'a  presque  pas  ete  sensi- 
ble puisqu'on  a  pu  le  bien  nettoyer.  Avanl  la  fusion  on  a  eu  iG,8o; 
apres  la  fusion  i6,85.  Cette  constante  augmenlalion  de  densile  par 
la  fusion  parait  bien  prouver  que  ces  composes  n'avaient  pas 
eprouve  de  fusion  lors  de  leur  formation.  Les  resultats  obtenus  pnr 
M/  BoussiNGAULT  sur  lout  sur  lor  de  I'Amerique  ,  ct  ceux  que  je 
viens  de  rapporler  ,  prouvent  que  Tor  natif  examine  est  un  aiw'wre  , 
dont   les  formules  extremes  conslatees  soul  de  JgAic*   a  AgAu^''. 


233 

ESSAI    STATISTIQUE 

SUR   LA   MOHTALITE   DANS   LES    ANCIENNES    TROUPES 
DE  S.  M.  LE  ROl  DE  SARDAIGNE  EN  TEMPS  DE  PAIX 

ItEDlGC  d'aPRSS  LES  OBSERTATIONS  INEDITES  RCCUEILLIES 

Par  M/  LE    CoMTE    MOROZZO 


PA  R    LE    POCTEUR 

JEAN-JACQUES   BONINO 

i.I*ICIEN    MEDECIN    DES    udPlTAUX    MILITAinES    BT    DBS    ABMEES  , 

UEUBUE    DU    college    UE    la,    FACCLTE    DE    MEUeciNB    DE    l'uMVBRSITE    DE    TUniN  , 

DE     LA     SOCIETJJ     ROVALE     ACADEMIQUE     DE     SAVOIE   , 

|>E    CELLES    DE    MEDECINB    DE    LYOH  ,    DE    CBHEVE    ET    DE    LIVOCRHE, 

MEDECIH    DE    LA    UAISOH    DE    S.    A.    S.    MO>SEICHEUR 

LE    PRINCE    DE    SAVOIE-CARIGNAN. 


Lu   le   24  fTi^Ji   18^9. 


INTRODUCTION 


L\ 


Essai  que  j'ai  I'honneur  tie  presenter  a  I'Academie  Royale  des 
Sciences  ,  est  le  resultat  de  1'  analyse  raisonnce  des  observations 
statistirjues  snr  la  mortalite  dans  les  anciennes  troupes  de  S.  M, 
le  Roi  de  Sardaigne  en  temps  de  paix,  faites  avec  une  precision 
bien  remarquable  pendant  un  nombre  considerable  d'annees  par 
feu  M/  le  Comle  Monozzo  ,  Brigadier  dans  les  armees  du  Roi , 
Inspecteur  general  de  I'infanterie  provinciale  etc.  En  ecrivant 
celie  dissertation ,  j'ai  du  regrelter  bien  de  fois ,  dans  I'interet  de 
Tom.  XXIV  Gg 


a34  sun    la    MOHTALITE    dans    I.ES    AsnCNNES    TnOUPF.S    ETC. 

la  science  ,  que  les  circoiisLances  iles  toinps  n'ciient  pns  permis 
ail  noble  Auteiir  ile  ilonnci-  la  dernicre  main  a  roiivra"e  sui-  cetle 
branche  Je  stalislique  mililaire  ,  poui-  iequel  il  avail  i-asscinble  avec 
\m  talent  bieri  rare  beaucoup  de  bons  luatcriaii'c.  Ce  eut  etc  Ih  un 
genre  de  travail  d'aiitant  plus  intcrcssanl  ,  que  nous  n'avons  con- 
iiaissance  d  auciin  ecrivaiu  traritlimdliquc  poliliqiie  qui  s'en  soil  occupe. 

En  me  confiant  ces  manuscrils  (a)  de  son  illustre  predecesseur 
a  l;i  presidence  de  TAcadeinie  Royale  dcs  Sciences  ,  S.  E.  le  Comte 
Balde  ma  fait  I'lioiineur  de  me  ti'moigner  Ic  desir  de  voir  reunies 
dans  un  seul  cadre  les  donnces  qui  out  servi  de  base  au\  cal- 
culs  stalisliques  de  I'Auteur ,  aitisi  que  Ics  consequences  qu'il  en 
a  tirees  ,  afin  que  le  fruil  di^  cos  longues  et  peniblcs  observations 
lie  flit  pas  cntiereinent  perdu  pour  la  science,  dont  Tobjet  [)rinci- 
pal  est  ramelioration  de  la  vie  sociale.  J'ai  done  donne  tons  mcs 
soins  a  cc  travail  honorable.  Mais  avant  d'entrer  dans  des  details, 
jc  dois  faire  preceder  qiiel(|(ies  cclaircissemens  sur  la  redaction  de 
Oct  essai ,  aulant  pour  lie  rien  retrancher  .1  la  gloirc  de  la  plume 
savante  dont  je  pulilie  les  ecrits  ,  que  pour  ne  pas  lui  preter  les 
erreurs  qui  poiirraient  ecliapper  a  la  mienne. 

Depuis  1775  le  Comte  Monozzo  avait  entrepris  un  travail  qui, 
pour  lors  ,  n'avait  d'autre  but  que  la  formation  de  tableaux  com- 
paratifs  de  la  mortalite  militaire  avec  la  mortalite  de  la  population 
de  la  ville  de  Turin  (/<).  Voyant  ensuite  dans  la  plus  grande  mor- 
talite drs  ti-oupes  une  marchc  assez  constante  ,  et  analogue  auK 
principcs  qu'il  avait  soupconiics ,  il   continua  son  travail    lous    les 


(a)  D^pO!t«fs  niaiutonant  au\  archives  de  i'Acaiicmie  Itoyale  dcs  Science*  de  Turin. 

(i)  V.  yita  del  CotUc  Cart*'  L'liiovico  Mjruzao  scritta  dal  Coiue  Prosjjcro  Ualbo,  letta  in 
adunanza  pubblica  dvlV  .-tccadcmia  T'ovinc^c  di  Scienze  il  due  di  liiglio  del  tSto^  stam- 
fata  net  Tomo  Xf^  delta  Horietri  Italitma  ,  pni  iicl  f^vlumc  II  delta  Binj^-.Tfn  medica 
Pteinoule«e.  Tvrza  ediziom:  correUa  ed  accrescittta.  'J\>riitv  dalta  Slamiici-ia  Bianco 
1827.  Pa.?.  8. 


I 


PAR    fE    DOCTECn    BOMJNO  233 

ans ,  en  se  proposant,  npres  vingl  aiiiicics  d'observatious ,  trtii 
pulilier  le  resuliat.  Mais  l<;s  virishitiulos  de  la  I'tierre  (pii  viiiroiit 
tronbler  si  long  temps  Ic  repos  de  I'luirope  ,  el  les  boulevcrsemens 
poliliqiies  qui  en  fnrent  la  suite  ,  ne  lui  permirent  pas  de  pousser 
ses  observations  au-dcla  de  •79'-  Crjjendant  le  recueil  qu'il 
nous  en  a  laisse'  ,  et  le  conrs  assez  nuifbrme  de  la  niorlalite  aiix 
dilU'renles  (-poques  ou  ses  observations  onl  ele  I'aites,  font  pre- 
snmer  exacts  les  rcsullats  qii'il  a  obtenus  ct  les  corollaires  qu'il 
en  a  tires. 

En  ciTet ,  voyant  quil  lui  serait  impossible  de  continuer  ses  ta- 
blean>L  au-delii  de  179',  et  d'ailleurs,  parlani  du  principc  que, 
dans  les  calculs  d'arilhmetiqne  politique,  le  resultat  inoyen  dune 
serie  de  dix  annees  pent  etre  considere  comme  line  demonstra- 
tion ,  lorsque  clmque  annee  en  particulier  pre'sente  les  memes  pro- 
portions (a),  le  Comtc  Wonozzo  resuma  ses  observations  en  dix 
tableaux  generaux  ,  dans  les  quels  le  mouvement  dc  la  population 
militaire  embrasse  una  periode  de  17  ans  pour  I'infanterie  d'or- 
donnance  nationale  et  etrangere,  de  i4  ans  pour  les  regimens  pro- 
vinciaux ,  et  de  12  ans  pour  la  cavalerie.  A'  ces  tableaux  est  joint 
un  manuscrit  autographe,  renfermant  les  principes  d'aritlimctique 
politique  appliquee  a  la  mortalite  naturelle  d'une  population  quel- 
conque  en  general ,  et  en  particulier  a  celle  de  la  population  mi- 
litaire ,  ainsi  que  les  bases  snr  les  quclles  a  etc  calcuie'e  la  vie 
moyenne  de  I'homme  soldat ,  c'est-h-dire  pour  cet  espace  de  temps 
que  dare  Ic  serviee  militaire.  C'est  d"abord  sur  ces  tableaux  (peut- 
etre  un  pen  Irop  mnltipru's,  el  que,  |iar  consequent,  je  me  suis 
permis  de  refondre  et  de  rcdiiire  a  six  ) ,  ensuile  sur  ce  manu- 
scrit ,  qui  renferme  aussi  I'explication  de  la  plus  part  de  ces  tableaux, 
qu'a  ele  redigee  la   premiore   partie  de  cet  Essai. 


(a)  MoBozzo.  Sur  la  inorlaUti!  milUairi.'  [lOur  I'anude  1784-  MS. 


a36  SUR    LA    MORTALITY    BANS    LES'  ANCtESNES    TnOUPES    ETC. 

Narratciir  fidtle ,  non  seuleincnt  j'y  ni  expose  avcc  In  plus 
scrupulctise  exactitude  la  sdrie  dcs  calculs ,  et  dcs  rnisonnemcns 
par  lesquels  I'Auteur  parvient  a  demontrer  que,  dans  celle  pc- 
riodc  de  temps  ,  la  mortalilc  dans  nos  troupes  a  exrede  de  beau- 
coup  la  mortalilL'  ordinaire  du  restant  dc  la  population  ;  j'.ii  en- 
core laclic"  dc  donner  a  cos  raisonnemens  et  h  ces  calculs  lout 
le  developpemeut  donl  leur  application  aux  diHerens  aspects  de 
rintei'cssaut  sujet  qu'il  traitait,  me  paraissait  susceptible.  C'est 
ainsi  que ,  pour  constalcr  d'une  maniere  plus  exacle  la  propor- 
tion de  la  mortalite  militaire  ,  je  me  suis  livre  a  quelques  reciier- 
ches  comparatives  sur  la  marclie  de  la  niorl;ilite  dans  la  ville  de 
Turin  en  general ,  et  en  particulicr  pour  la  periode  de  temps  clioi- 
sie  par  Ic  Couitc  IMouozzo ;  c'est  encore  ainsi  que  ,  familiarise 
par  unc  etude  suivie  de  ses  rapports  annuels  au  Roi,  avec  les 
principes  de  I'Auteur,  j'ai  pu  donner  unc  plus  grando  extension 
a  ses  ide'es  ,  soit  par  les  consc(|uences  que  j'ai  cru  pouvoir  tirer 
des  fails  rapporlcs  par  lui ,  soit  en  ajoutant  a  I'explication  qu'il 
nous  a  donnce  de  ses  tableaux ,  d'aulres  fails  et  d'autres  obser- 
vations ,   qui  peui-etre   nc    sent    pas  depourvues  d'interet  (a). 

C'est  sur  tout  la  deuxieme  parlic  de  cet  Essai  qui  m'a  fourni 
I'occasion  d'etayer  mes  raisonnemens  dcs  connaissances  que  j'ai 
cte  a  porlce  d'acquerlr  lant  duns  les  liopitaux  mililaircs  nationaux 
et  ctrangers ,  que  j'ai  frcquente's  pour  m'instruirc  ,  que  dans  ceux 
d'Allcmagne  ,  on  j'ai  servi  comme  Modeein.  Cettc  parlie,  essentiel- 
Icment  uiedicale,  tralte  des  causes  de  la  mortalite  des  troupes,  et 
des  moyens  de  la  prevcnir  en  temps  de  paix.  Ce  que  j'en  dis 
d'apres  noire   savant  Autcur  ,   est    tire  de   ses   rapports   annuels  au 


(a)  On  me  pardonncra  ,  j'csjicre  ,  d* avoir  rciltj;e  cct  Essai  daus  unc  languc  cjui  n'csl  pas  la 
miennc  ,  si  on  vcut  birn  fairo  altcntiun  que  les  manuscrils  du  Comte  Moiiozzo  (|ui  out 
scrvi  dc  base  a  cc  travail,  t'tai<.-ut  c'ciits  cu  laui^uc  fianraisc. 


PAH    T.r    DOCTEUn    BONISO  23"^ 

Roi  ,  ct  nolammcnt  de  colui  qui  est  joint  au  tnl)Ieau  de  la  mor- 
liilile  militaire  depuis  1775  jnsqu'a  t78i  inclusivement.  Ce  rapport, 
qui  u'einbrasse  qu'iine  periode  de  sept  ans,  et  qui  a  pour  litre, 
Considerations  sur  la  mortalite  militaire,  renferme  les  details  sta- 
tJ.stiipies ,  dont  le  maiiusi-rit  que  jc  viens  de  ciltjr  n'csl  qu'iinc  nou- 
velle  edition  nucessaircment  relondue,  puisqtie  ccs  dct;iils  devaieut 
s'appliquer  a  un  plus  long  espacc  de  temps.  II  y  est  aussi  fait  men- 
tion de  quclques  causes  de  la  mortalite  militaire,  que  I'Auteur  finit 
par  roduire  a  une  scule  ,  c'cst-a  dire  a  I'air  vicie  des  casernes,  des 
quarticrs  et  des  lioprlaux.  Quant  aux  moyens  preservalifs  ,  quoi- 
qu'il  n'y  soil  nullemeut  question  de  fumigations  acido-muriatiques, 
et  encore  moins  de  Tcmploi  du  chlorure  de  ciiauv,  Ics  notes  que 
i'ai  relrouvees  parmi  ses  nianuscrils  sur  la  morlalite  des  prison- 
iiiers,  ne  me  permetlent  pas  de  douler  que,  dans  une  nouvelle 
edition  de  celte  seconde  partie  de  son  travail  ,  le  Comte  Morozzo 
n'eAt  range  ces  precedes  cliimiques  parmi  les  moyens  les  plus 
e'nergiqnes  de  dcsinfeclion.  Au  reste  ,  on  ne  sera  pas  ctonne  de 
voir  eel  illustre  AcaJcinicien  regurder  I'infection  de  Tair  comme  la 
cause  principale  ,  pour  ne  pas  dire  la  cause  iniique  de  la  grande 
mortidile  militaire ,  puisqu'ayant  fait  des  recherclies  comparatives 
sur  la  mortalite  des  detenus  dans  les  prisons  civiles  de  la  ville  de 
Turin  ,  c'est-a-dire  dans  des  endroits  oil  il  v  a  des  causes  per- 
manentes  d'infection  atmospheriqne,  il  reconnut  que  ces  misera- 
hles  y  mouraient  annueliement  dans  la  proportion  c'norme  de  47  t 
pour  0/0.   {it) 


(fl)  A'  Ki  vcrilc  Ton  nc  satirait  sc  dissiniuler  que  ,  s'agissunt  do  prisons  civilcs  ,  la  inorlalitJ 
qui  y  a  liou,  cl  doiit  les  vies  de  I'air  nc  sonl  pas  la  seule  cause,  n'a  quo  des  rapnoils 
pai'liels  avec  Ic  but  de  ce  travail.  Cepoudant  un  tel  sujet  nicrile  d'autant  plus  ici  une 
atlenliun  parlieulicre  ,  que  Ic  noble  Aulcur  a  cru  pouvoir  en  tirer  une  inducliou  favo- 
rable a  son  opinion  sur  la  cause  de  la  mortalite  militaire.  D'autre  part  ,  considerant 
quo  jusqu'a  ce  moment  il  n'a  encore  cte  rien  public  cliez  uous  sur  une  matic^re  d'une 
si  S"ndc  importance,  j'ai  juje  les  observations  du  Comte  Monoz/o  sur  cet  objet,  digncs 


333        sun  i.A  moutalite  daks  les  anciesnes  troupes  etc. 

Par  cet  Essai  on  aura  acquis  line  nouvclle  preuve ;  i.°  que,  loin 
de  seiilir  Tliypotliese  ,  coiiime  on  avail  chcrclic  a  Ic  faire  croire  («), 
la  stalislique  est  ,  au  conlraire  ,  bieii  proprc  a  confirmer  les  prin- 
cipes  elablis  par  Teconoiuie  poliliqiTC  ,  et  ceiix  deiliiils  ties  doclri- 
iies  physico-cliimiques:  2."  que  radininistralion,  Tcconomie  puhlique 
flle-nieiiie,  ct  la  mcdecine  doivcnl  atlendrc  de  grands  secours  de 
I  arilhiueii(jue  poliliqne. 

Cerles  ,  pour  (jue  cc  travail  put  acqnerir  le  degrc  de  precision 
dont  il  est  snsceptihle,  et  augmenter  par  la  d'une  maniere  plus 
utiles  iios  coiinaissances  sur  la  niarclie  ct  Ics  causes  de  la  morta- 
Ijte  ,  il  eut  falhi  que  les  observations  statisliques  fussent  accompa- 
gnees  de  bonnes  tables  meleorologiques  ,  et  d'  auires  tables  encore 
oil  la  mortalite'  fut  distribuee  dans  un  ordre  nosologique.  Le  Comte 
I^IoROzzo  est  convenu  lui-meme  de  leur  importance  dans  son  rap- 
port au  Roi  sur  la  mortalite    militaire    pour    I'annee     1782:    mais 


d't-tre  connucs  de  ccux  qui  a  Tavenir  scraient  tcntcs  de  s'on  occuper  plus  profondement. 
Oa  en  ti'ouvcra  done  le  resume  daos  I'essai  sur  la  raortaUte  dcs  detenus  dans  les  prisons 
civiles  de  Turin,  au  quel  je  travaillc  ,  et  que  j'csperc  pouvoir  achcvcr  sous  pea  de  temps. 
Par  cet  cssai  ,  doiu  il  est  pcrinis  d'annoncer  d'avancc  Ic  rcsultat  general,  on  aura  acquis 
la  preuve  solennclle  q\ic ,  praces  aux  vues  bienvcillanlcs  du  Gouvernement ,  et  aux  soins 
uiultipliiis  dc-  la  picuse  Coinpaguic  a  la  quelle  est  conftee  radruiiiiatralion  dcs  prisons  ci- 
viles dc  la  Cupilalc  ,  la  condition  physique  dcs  detenus  y  a  rccu  ,  ccs  dernleres  annecs , 
les  aiUL'liorations  dont  clie  est  susccplildc  ,  en  cgard  aux  localilcs.  En  elFcl  il  a  etc  con- 
staje  par  les  registres  ofliciels  de  la  Compagnie ,  que  sur  imc  raoyenne  aunucllc  dc  3-i8 
detenus  dont  se  composait ,  de  iSiij  a  i8j8  ,  la' population  dcs  prisons  civiles  de  Turin, 
il  n'en  est  morl  dans  ces  diii  anncies,  que  124  1  c'est-a-dire,  12  !^p1  par  an,ou  luoins 
de  4  pour  0/0.  Ces  faits ,  que  I'on  nc  saurait  rcvoquer  e»  doute  ,  pavlent  d'eux-mcines 
kien  clair,  et  bien  haut.  Comparer  inaintenant  cette  mortalite  p.  e.  avec  la  mortalite 
vraiment  clTrayantc  dc  i  sur  3  dans  le  <lep6t  de  mendicilc  ,  de  i  sur  6  dans  les  autres 
d<!pdU  ,  cnfin  de  plus  de  i  sur  aS  dans  toules  Ics  autres  prisons  dc  Paris,  etvousn'hc- 
siterez  pas  a  conclure  avec  moi  que ,  sous  ee  rapport  du  moins  ,  Ics  prisons  civiles  de 
Turin  meritalcnl  pcut-itre  que  1' Anglais  CrBHiiscHiM  ,  qui  a  revu  ccs  prisons  en  iSuG  , 
en  cut  parle  d'une  niauicre  moins  desavanlagcuse  dans  ses  Notes  ,  dont  il  a  public  la 
seconde  cililion  en  182S. 
(a)  Moiio2zo.  Sur  la  inorlalitc  militaire  pour  I'aunee   1782.  Id.  pour  I'annee  1788.  MSS. 


PAR    LE    DOCTEUn    COMXO  22c) 

commc  il  n'a  jamais  etc  qucsllon  de  sialisiiqne  palhologique  dans 
nos  hopitauN  civils  Ct  militaires  (a)  ,  ct  qn'on  n'a  commence  qu'en 
i'j8'7  a  tenir  Ic  ref^islre  ties  observations  meieorologiques  a  i'Aca- 
deinie  ,  TAuleur  n'a  pn  en  profiler  pour  son  ouvrage.  Enfin  pour 
complement  de  cet  Essai  ,  et  pom*  en  lirer  qnelqiic  conclusion  pro- 
Lable  sur  la  condition  acluellc  du  soldal  sous  le  rapport  de  la 
niortalite  ,  j'ai  desire  pouvoir  me  livrer  a  des  recheixlies  compa- 
ratives sur  la  mortalile  militaire  pour  la  periode  de  temps  qui  s^est 
ccoulti  depuis  la  derniere  organisation  de  Tarmee  ,  en  i8i6iusqu'a 
nos  jours.  Quoique  dans  ma  position  privee  il  fut  plus  aise  dc  for- 


(n)  Paiiiii  !c  trcs-giaiid  iioiubre  dc  nvirs  que  j*ai  etc  obllgi;  do  parcoiirir  pour  la  redaction 
dc  \d  liiographie  medicate  du  Pivinmit ,  jc  h'cu  ;ii  rcnconlrc  qu'un  scul  qui  traita  ex 
profcssn  d'uii  sujt:t  au^si  inlcrcssant  que  la  statistiqiic  no»ulogiquo.  Cc  livre  a  pour  ti- 
ti'c ;  Brevis  epii^rapJie  in  tfiia  apfntrcl  quot  nati  sinl  ,  qitotque  decesserint  /iu^ustae 
TatU'inorum  ah  anno  i;4'>  '^'^  anniun  I7.t5,  quo  morbo  interierint  ,  quique  morbi  iis- 
dcnt  anm's  potissimum  grassati  sinl.  /fccrdunl  qtuiedam  observatinnes  medicae.  Auctore 
Carsare  Antonio  Molincbio  ,  Taurinrnsi  ^  Phihsi'phiav  et  Meelicinoc-  Dnctore  ^  veteris 
Ci'llef^ii  Socio  ,  nee  non  Medico  Soninri  puitpcrum  hujus  I  rOis  jubitalo.  Lui^ani  mdcclvii, 
ex  Tjrpographia  Suprcniae  Auctitnialis  HfU-eUcai',  in  Prwjecturis  llalicis ,  cunt  pn\'ile- 
gio  ;  dc  72  pag.  in  8.Q  En  i;S»j  M.  Ic  CuuUc  Balbe  hit  a  i' Academic  .  qui  en  ordonria 
riniprcssiuu  dans  scs  volumes  ^  dcu?c  cssais  d^aritliiiicliquc  politique  ,  le  premier,  Sur  la 
morlaiite  extraordinaire  de  Cannce  1789  ,  ct  Ic  si.'cond  ,  Sur  I'ordre  de  la  mortalite 
dans  It's  dijjerent's  saisons.  \j\\  troisicme  essai,  Delle  dit-erxe  proporzioni  tra  la  mor- 
talitii  de*  JanciuUi  ^  e  qttella  delle  eta  superiori  ^  lu  aussi  en  1789,  ct  un  quatricmc  , 
Sopra  Ic  morli  subitanee ,  Ut  par  le  mcme  Savant  en  1790,  furent  imprtmci  en  18129 
avcc  des  additions  dans  Ic  vid.  xxxiv  des  Merooircs  de  I*  Academic  avcc  un  ciuqulcmc 
essai  d'arilhnictique  nosologique ,  Sopra  il  numero  de*  malati ^  que  M.  de  Balbb  avail 
aussi  deja  lu  a  rAiadtimle  en  i79i.  Ce  sont  la  lc»  seuls  ouvrages  importans  d*ariLhmc- 
tii|U(f  pcditiquo  j)ublics  jusqu'ici  en  Pieniont.  Kn  iS*i  Ic  proCcKscur  Giclio  hit  a  I'Aca- 
dviiiic  un  ineinoirc:  i."  Sur  VniiUte  et  la  manicre  dc  constater  at'ant  le  i.er  t>ende- 
miairc  an  \  ,  la  population  dft  six  departcmrns  Sttbalpins :  a.'*  Dc  F inipossibilite  mi 
Ics  Arithmcticiens  pntitiques  ont  etc  jusqu^ici  de  Jatre  des  estimations  sur  la  poptdati<>n 
du  Piemoni  :  ct  M.  Ic  professeur  BtMVA  un  mcmoire,  Sur  le  mouvcment  retrograde  de 
la  population  de  la  faille  de  Turin.  Mais  comme  ccs  difTcrens  ecriis  n*ont  pas  etc  iiii- 
primci  dans  Ics  volumes  dc  IWcadcmic  ,  jc  n'ai  pu  en  fairc  raon  profit  dan*  la  rcdactioa 
dc  cet  E&sai. 


2^0  SUR    LA    MORTALITE    DANS    LES    ANCIENNES    TROUPES    ETC. 

mer  que  tie  satisfaire  ce  desir  ,  je  ne  desespere  pourtant  pas  de 
pouvoir  presenter  sous  pen  a  rAcadcmie  le  rcsuUat  de  mon  tra- 
vail comparatif  sur  cat  iule'ressant  objet  (^/). 


(a)  S.  E.  lo  IVIinistre  de  b  Guerre  ct  dc  la  i\I;uine,  qui  m'u  dcvancc  dans  cc  Iravuil,  Mi'ayanl 
fait  riionncur  dc  inc  douncr  cuiinaissancc  dii  resuilat  des  rccSi.'icUis  slatisti'|uos  sur  la 
morlalitt'miUtairc,  faitcs  sous  scs  auspices  ptnir  Ics  annccs  1827  ot  i8'i8  ,  il  est  flallcur 
ct  consolant  pour  nioi  dc  pouvoir  aimonccr  ici  d'avance  que,  de  nos  juurs,  la  coudition 
du  soldat  a  bcaucoup  gagnc  sous  le  rapport  dc  la  mortalite;  car,  a  Tcxception  du  Corps 
des  Carabiaiers  Royaux  qui  a  perdu  le  plus  de  monde  ,  et  de  la  Brigade  dc  Savone  , 
CD  garuison  a  Novare ,  qui  a  perdu  Ic  4  pour  0/0  apparent,  la  mortalite  dans  Ics  aulres 
Corps  de  troupes  PicmonUiscs  a  ctd  ,  pendant  ces  deux  anuccs  ,  au-dcssous  de  la  mor- 
talite ordinaire  du  restant  de  la  population. 


PAR    I.E    DOCTfiUn    BONINO  3^1 


PREMIERE    PARTIE 


CHAPITRE   PREMIER 

CONSTITUTION     DE     l'ARMEE     DEPUIS     1775 
JUSQU'a'     I79I      INCLUSI VEMENT. 


Jr  our  meltre  le  lecteur  a  meme  d'apprccler  I'exaclitiide  des  ob- 
servations statisti(jues  du  Comte  Morozzo  ,  ainsi  que  les  corollai- 
res  fjn'il  en  a  tires  ,  et  d"y  prendre  de  Tinteret ,  jetons  d'avance 
un  coup  d'oejl  sur  la  constilulion  des  troupes  qui  composaieut  I'ar- 
mee  picmontaise  a  I'lipofjue  on  I'Auteur  a  commence  ses  obser- 
vations :  j'exposerai  ensuite  les  donnces  qui  ont  servi  de  base  a 
ses  calculs,  qui  a  la  veritii  ii'cxigent  que  les  premieres  notions 
d'arithmeiique  politique  sur  la  vie  moyenne  ,  et  sur  la  marche  de 
la  mortalitc  dans  une  population   quelconque. 

Ainsi  qu'il  a  ete  dit ,  M.'  de  Morozzo  a  commence  ses  obser- 
vations en  Janvier  1775,  c'est-;i-dire  deux  niois  aprcs  la  nouvelle 
constitution  des  troupes.  La  necessile  ou  Ton  s'est  irouvi;  de 
rccommencer  tons  les  registres  des  regimens  ,  et  Tuniformite  que 
Ton  adopta  pour  tous  les  eiats  de  revue  ,  oni  seules  pu  rendre 
facile  son  entreprise.  A'  cette  e'poque  rarmec  piemontaise  etait  com- 
posee  comme  ci-aprcs. 

§  I.  Itifunterie. 

H  y  avait   1 2  brigades ,  cliacune  de   3  balaillons  ;   savoir  36  ba- 
taillons  d'infanterie ,  et   r    reyimetit    de    troupes    legeres  :    ce    qui 
Tom.    XXXV  Hh 


a.{l  SUR    I.A    MORTAMTE    DANS    LES    AXCIENNES    THOUPES    ETC. 

donnaii  un  total  d'cnviron  20m.  hoinmes.  Cette  infanlerie  j>ortait 
Ic  110m  de  regimens  irovduimance.  Elle  ii'elait  pas  toiUe  comj)osce 
de  soldats  iialionaux  ,  oar  on  y  comptait  3  balaillons  d'Allemands  , 
3  bataillons  de  Franoais  ,  3  balaillons  de  Valaisnns  ,  3  bataillons 
de  TJernois  ,  3  bataillons  de  Grisons  ;  total  i3  bataillons  de  soldats 
c'trangers ,  e'est-a-dire  Ic  tiers  environ  de  rinfanterie. 

§  II.  Cavuleric. 

II  y  avail  8  regimens  de  cavalerie  ,  dont  4 'Ic  dragons ,  faisant 
environ  2,5oo  homines. 

§  III.    Ser\'ice  de  t amide. 

Ces  troupes  faisaient  le  service  dans  les  garnisons  des  villes  el 
des  forteresses,  et  fournissaient  aussi  des  detacliemens  a  la  fronliere, 
donl  le  corps  des  troupes  legcres  etait  particidicrement  charge.  Le 
service  de  I'infanlerie  etait  rendu  si  faligant  par  les  fortes  gardes, 
ct  par  le  grand  nombre  d.e  sentinelles  qu'elle  fournissait ,  que  le 
soldat  n'avait  jamais  plus  de  deux  nuits  de  suite  a  passer  dans 
son  lit.  Le  service  de  la  cavalerie  clait  bien  moins  penible. 

§  IV.   Casernes  et  Quartiers. 

Ces  troupes  etaient  toujours  casernc'es.  On  leur  fournissait  une 
paillasse ,  des  drajis  et  une  converture  ;  les  marechaux  des  logis , 
et  les  sergens  majors  avaient  des  malelas  :  la  cavalerie ,  ci  les  trou- 
pes legeres  avaient  un  manteau.  Les  quartiers ,  a  I'exception  de 
ecus  des  forteresses  presqiic  tous  conslruiis  a  ncuf,  elaient  en 
general  assez  mauvais.  La  cavalerie  etait  micux  partagee  sous  ce 
ra|)port  ;  elle  avail  ses  grands  quartiers  dans  les  villes  ouvertes  , 
ou  da;is   les  faubourgs  ,  ou  elle   etait  comme  a   la  campagne. 


PAR    IE    bOCTEUn    BOMfiO  3  {3 

§  V.  Ilupitaux  militaires. 

Quant  aux  hopitant  militaires,  ils  claicnt  aussi  presque  tons 
mauvais.  L'econoinie  de  I'liopital ,  la  nouiriture  des  malades,  el  les 
rcineilcs  c'laieul  a  la  charge  du  cliiriiigien  major,  qui  percevait  en 
rtilribulion  la  paie  journaliere  du  sold.it  malade ,  et  deux  livres  par 
au  pour  ies  me'dicamens. 

§  ^'I.  Exercice. 

Le  solJat  faisait  I'exercice  pendant  les  deux  saisons  ;  mais  on 
exercait  les  recrues  pendant  toute  I'annee  ,  jusqu'a  ce  qu'elles  fus- 
sent  dressees. 

§  \'I[.  Mode  de  RecriUeinent. 

Tous  les  corps  qui  n'Jlalcnt  composes  que  de  picmonlais  ou 
de  sujets  du  Roi  ,  etaient  recrutcs  de  voloulaires,  c'est-a-dire  par 
de  jeunes-gens  qui  s'engageaient  volontairement  pour  six  ou  huit 
ans ,  et  qui  pour  Tordiuaire  se  rengngeaient  ensuile  pour  le  meme 
ou  pour  uii  plus  long  espacc  de  temps.  Les  regimens  e'trangers 
etaient  composes,  en  tres-petite  partie  ,  par  des  soldais  avoues  de 
leur  canton  ;  le  reste  n'elait  qu'un  amas  d'aventuriers  et  de  deser- 
teurs  ,  qui  couraient  d'un  Etat  a  I'autre. 

§  Vin.  Regimens  provinciaux ■ 

Independamment  de  ces  corps  de  troupes,  le  Roi  avait  encore 
a  son  service  i .{  regimens  proi'inciaiix  ,  de  2  baiaillons  cliacun  ; 
4  bataillons  de  la  legion  dite  des  cainpemens  ,  qui  se  cliangerent 
par  la  suite  en  Grenadiers  royaux  ,  et  en  Pionniers  ,  el  [  bataillon 
dartillerie  provinciale. 


a44  ^^^   ^*   MORTALITY;    DANS    LES    ASTCIEXNES    TUOUPES    ETC. 

§  IX.  Ld'ce  dc  ces  regimens. 

Ces  regimens ,  a  la  reserve  de  deux  ,  elaient  de  levee  Chaque 
province  ,  seloii  la  repartition  qui  en  etait  faite  ,  fouriiissait  h  son 
rt'j^iinent  Goo  homines  par  an.  La  levee  ne  se  faisait  |)as  par  classe 
d'age  ;  elle  tombait  sur  les  fijmilles  les  plus  noinbreuses.  A'  la  ve- 
rile  ,  celle  inelhode  n'est  pas  sans  inconveniens  ,  mais  la  premiere 
a  aussi  les  siens.  Pour  compleller  ces  32  baiailloiis  ,  on  levait  4 
iiiJividiis  sur  cliaque    i,ioo  hommes. 

§  X.  Exercices  des  regimens  provinciaux. 

Ces  regimens  s'assemblaient  tons  les  ans  pendant  quinze  jours 
dans  le  chef  lieu  de  la  province  ,  et  ils  y  etaient  exerces  ,  ainsi 
que  rinfanterie  d'ordonnance  ,  matin  et  soir  aux  manoeuvres  du  de- 
tiil  et  de  Tensemble.  Vers  la  fin  de  leur  sejour  on  leur  donnait 
la  revue  d'inspection  ,  apres  quoi  ils  etaient  congedics,  et  chacun 
allait  reprendre  chcz  soi  ses  occupations  rurales  ou  mecaniques. 

§  XI.  Entretien  economique  de  tarmee. 

Tons  les  regimens  d'infanterie  piemontaise  d'ordonnance  el  pro- 
vinciale  ,  rarlillerie  ct  le  corps  de  la  Legion  etaient  entrelenus  dire- 
ctement  aux  frais  de  lElat ;  les  rc'gimens  etr.nngers  ,  celui  de  Savoie 
infanterie  ,  et  la  cavalerie  ,  par  un  contrat  particulier ,  etaient  au 
compte  des  capitaincs. 

§  XII.  Rcjlexions  sur  ce  chapitrc. 

II  resulte  de  eel  aper^.u  ,  que  la  composition  ,  I'entretien  eco- 
jiomiquc  cl  le  mode  de  recrutement  de  rarmee  n'etaient   pas    les 


?AR    LE    DOCTEUR    DOSISO  7i^5 

memes  pour  tons  les  corps.  Cetlc  diirerence  ,  alnsi  qn'il  est  aisc 
de  Ic  prt'voir  ,  devait  aussi  en  prodiiire  une  cssentiellc  dans  Teven- 
tiialitti  de  la  mortalite  ,  sur  tout  si  I'interet  s'en  melnit ,  et  si  le 
mo'le  de  regime  que  cet  inler^t  faisait  suivre ,  etait  oppose  aux 
principes  dune  saine  physique ,  et  d'une  bouuc  administration. 


CHAPITRE    II. 

DETAILS      STATISTIQUES 

§  XIII.    Principes    generaux    iTarilhmelique   polilique 
appliques  a  la  mortalite  cTuiie  population  quelconque. 

Les  resultats  particuliers  dcs  calculs  d'arithmetique  politique 
sur  la  mortalite  ,  obtenus  par  dillerens  auieurs  en  Angleterre  ,  en 
Suede,  en  Hollande,  en  Prusse  ,  en  France,  et  meme  en  Ame- 
riqne  etc.  ofTrant ,  en  general,  des  caracteres  de  precision  et  d'uni- 
fortnile  ,  le  Comte  JIokozzo  en  a  conclu  que  ,  pour  coniiaitre  la 
marclie  ordinaire  de  la  mortalite  dans  une  population  quelconque, 
il  .sullisait  de  s'en  rapporler  aux  tables  de  Deparcieux  ,  redigees 
pour  la  seconde  fois  par  Buffo.\  ,  que  Ion  pouvait ,  a  la  veriic  , 
considcrer  comnic  le  resume  de  toutes  les  tables  connues  jusqu  a- 
lors.  Or  par  les  calculs  de  ce  grand  Naluralisle  ,  il  a  ete  demonlre: 

I."  (I  Que  le  quart  du  genre  humain  peril,  pour  ainsi  dire, 
sans  avoir  vu  la  Inmicre  ,  puis(ju'il  en  meurt  prrs  du  quart  dans 
les  premiers  onze  mois  de  la  vie  ,  et  que  dans  ce  court  espace  de 
temps  il  en  meurl  beaucoup  plus  au-dessous  de  cinq  mois  qu'au- 
dessus.  » 

2  °  '(  Que  le  tiers  du  geni'e  humain  peril  avanl  lage  de  vingt- 
trois  mois  ,  c'est-a-dire  avaiit  d'avoir  fait  usage  de  ses  membres  et 
de  la  plus  part  de  ses  autres  organes.  » 


a46         sua  la  MoaT.VLixE  dans  les  \:hciennes  troupes  etc. 

3."  «  Que  la  mollic  du  genre  Iminuui  [leiit  avant  I'u^e  de 
liuil  aiis  ,  un  inois  , » 

4.'  «  Que  Ics  deux  tiers  du  genre  liuuiaiii  pcrisscnt  avaiit 
r.lge  de  39  ans  ,.....» 

5.°  «  Que  les  trois  quarts  du  genre  liuinuin  perisseiit  avant 
I'agc  de  5o  aiis , »  («). 

§  XI  v.   Termes  de  la  vie  dans  la  population  militaire. 

Dans  la  population  orJlnalrc  11  n'cst  que  deux  termes  de  I3 
vie  ,  la  naissance  et  la  mort  :  dans  la  pnpuhuion  niilit;iire  il  en  est 
Irois  ,  un  pour  I'entree  ,  et  deu\  pour  la  sortie:  car  parmi  les  sol- 
dats ,  les  uns  nicurent  aux  regimens,  les  autres  passent  aux  inva- 
lides ,  pour  aller  achever  leurs  vieux  jours  dans  le  corps  de  ce  nom. 

Les  ordonnances  militaires  avaient  fixe  Tentree  dans  la  popu- 
lation militaire  ,  ou,  si  Ton  veut  bien  me  passer  cette  expression  , 
la  naissance  des  recrues  a  18  ans.  A'  la  verite  ,  on  recevait  par 
fois  dans  les  regimens  de  plus  jeunes  recrues  ,  tels  que  les  fifres 
et  les  tambours  ;  mais  cette  difference  etait  sufTisamment  compen- 
see  par  I'admission  des  volontaires  qui  passaient  les  vingt,  et  quel- 
que  fois  les  vingt-cinq  ans. 

L'Auteur,  d';ipres  les  renseignemens  qu'il  s'etait  procure,  a 
regie  la  sortie  de  ceux  qui  passaient  aux  invalides  ,  a  I'age  de  .')8 
ans;  mais  il  a  reconnu  que  sur  100  individus  admis  aux  invalides , 
il  nianquait  encore  quelques  niois  a  I'age  moyen  pour  atteindre  les 
58  ans.  Quant  au  tres-petit  nombre  de  soldats  ou  sous-officiers  ages 


1^1;  il  rsl  J  pt-itii-  n('ri->5:tirc  il'nhsprvi'r  quf ,  jiour  bicn  appi'i-cier  les  resiiUals  tlc^  calculs  tin 
Cuiiite  Mono/zo,  il  faul  rcmontcr  par  la  penscc  a  Tcpoqiie  ou  I'Autcur  rccucilljit  scs 
obsrnations  ;  car  je  n'ignore  pas  que,  depuls  un  demi  sit'cle,  ramelioratiou  du  sort  de  la 
cla-sse  indigcnle ,  les  habitudes  de  proprctti  ,  la  vaccine  etc. ,  out  apportc  des  cUaiii^enienK 
avanta<^cax  dans  Ics  loix  de  la  mortality. 


PAH  i,E  DOCTrrn  eonino  247 

<le  Go  ans  ,  que  Ton  voyait  encore  [lar  fois  aux  rei;iinens ,  cclle 
<linei"ence  t'luit  aiissi  sullisamment  halancee  par  les  invalicles  que 
loii  accortlait  i  des  inilividus  hieii  inoins  ages. 

Le  Iroisieme  Icrtne  cle  la  vie  de  I'liomme  soldat,  011  la  seconde 
soi'lie  dc  la  populalioa  mditaire  ,  est  la  mortalile  iiaUirelle  dans 
les  regimens  :  mais  celle-ci  n'y  eferce  pas  son  empire  comine  sur 
la  population  ordinaire  ,  c'est-adire  depuis  la  naissance  jusqu'a  la 
niort ;  ellc  ne  commence  qu'h  18  ans,  et  fiiiit  a  58,  lermes  fites 
pour  lenlree  et  la  sortie  dans  les  regimens.  Ces  bases  ainsi  posees, 
voyons  comment  I'Auteur  taclie  de  leur  donner  I'exaclilude  du  calcul. 

§  XV.  Marche  de  la  morialUe  pour  I'dge  de  18  ct  de  58  ans. 

Nous  avous  vu  que  la  moilie  du  genre  humain  peril  avant  I'age 
de  liuit  ans,  un  inois :  or  quoique  la  inarclie  de  la  mortalile, 
au-dessus  de  ce  termc  ,  ne  soit  plus  aussi  rapide  ,  la  question  se 
reduit  a  (-valuer  avec  precision  la  mortalile  que  donnent  100 
uulividus  ,  ues  le  meme  jour  ,  pour  lage  de    i3  et  de  58  ans. 

Pour  resoudre  cc  prohleme,  le  Coinle  JIorozzo  a  cru  ne  poii- 
voir  mieux  faire  quo  de  comparer  entr'elles  les  tables  les  plus 
e\actes  sin-  la  mortalile  de  la  France  ,  de  I'Angleterre  ,  de  la  Hol- 
landc ,  dc  la  Suede  etc.  ,  pour  en  tirer  le  terme  moyen  de  la  mor- 
talile.  II  est  riisulte  de  ce   parallcle  : 

1.°  Que  sur  100  ciifans  ,  nes  le  mcme  jour,  4^  sculement 
parvenaient  a  lage  de  18  ans,  et  que  par  consequent  il  ea  elait 
deja  mort  55  avant  cet  age. 

2."  Que  sur  100  enfans  ,  nes  le  mcme  jour,  il  n'y  en  avail 
que  20  qui  atleignissent  leur  58."=  annee  ;  il  en  manque  done  80. 
II  a  cle  aise  d"en  conrlure  ,  que  a5  seulcment  devaient  mourir  aux 
regimens  depuis  lage  de  18  jusqu'a  58  aiis  ,  ainsi  qu'il  a  cle  dit, 
premier  cl  dernier  terme  de  la  vie  mililaire. 


348  Sl'R    LA    MORTALITE    BANS    LES    ANCIENNES    TIVOUPES    ETC. 

§  XVI.  ResuUats  cles  observations  du  Comte  Petiti  sur  la  marche 
de  la  mortaUte  dans  la  ville  de  Turin  ,  par  ordre  d'dge ,  ana- 
logues aux  resultats  dcs  calculs  comparutijs  du  Comte  Monozzo. 

Malgre  runiformite  dans  la  inai'che  dc  la  mortalite  que  lui 
prescntaient  ses  tables  comparees  ,  I'Auteur  ,  aussi  savant  que  mo- 
dcste  ,  crut  devoir  consullci-  sur  leur  exactitude  el  sur  ieur  valeur 
un  de  ses  amis  tres-verse  dans  les  matieres  d'economie  politique. 
Le  Comle  Petiti,  President  du  Conseil  de  commerce  ,  et  ensuitc 
Controlenr  general  des  Finances  ,  voulut  bieu  lui  communiquer  les 
tables  de  la  mortalite  de  la  ville  de  Turin,  qu'il  avail  redigiies  pour 
uue  periode  de  plus  de  vingt  annees.  II  est  resuUe  de  I'examea 
de  ces  tables  ,  que  les  proportions  obtenues  par  les  calculs  com- 
paratifs  du  Comte  Morozzo  tombaient  d'accord  avee  celles  qu'avait 
obtenues  son  ami  Ic  President  Petiti.  Rassure  de  celte  maniere  sur 
I'exactitude  de  ses  tables,  il  en  prit  de  noivvelles  forces  pour  con- 
tinuer  avec  conGancc  son  travail. 


PAR    LE    POCTEUR    BONINO  249 


CIIAPITRE    III. 


APPLICATION  DE  CES  PRINCIPES  D  ARITHMETIQUE   POLITIQUE  ACX  CALCUL9 
DE    LA    MORTALITE    DANS    LA    POPULATION    MILITAIRE. 

§  XVII.  Explication  de  la  Table  N°  I. 

C'est  aiasi  que,  d'opres  les  principes  qu'il  vcnait  d'etablir ,  \\ 
calcula  pour  raniiee  1780  la  table  comparative  N.°  I.,  dans  la 
cjuelle  on  voit  la  proportion  de  la  mortalite  qui  aurait  dii  avoir 
lieu ,  si  les  iiidividus  qui  composaient  la  population  militaire  , 
avaient  e'le  dissemines  dans  les  villcs  et  les  cainpagnes  avec  le  re- 
slant  de  la  pojjulation  ordinaire. 

La  I.'-'"  colonne  de  celte  table  marqne  la  force  reelle  des  re- 
gimens d'infanterie  d'ordonnance,  en  1780  («).  Cette  force  se  montc 
i   19,564  hommea. 

La  3.'=  colonne  indique  le  nombre  de  naissances  qu'il  a  fallu 
pour  donner,  a  18  ans ,  le  nombre  des  vivans  dont  se  compose  la 
force  des  regimens.  II  en  a  dii  naitre  43,477- 

La  3."=  colonne  marque  le  nombre  des  individus  censes  raorts 
avant  I'age    de    18  ans.  II   s'cleve  a   23,912. 

Dans  la  4-'^  colonne  sont  notes  les  hommes  morls  hors  des  re- 
gimens ,  aprcs  la  58.'^  annee  de  leur  age,  et  qui  sont  censes  avoir 
passe  aux  iuvalides.    lis  y    sont  au  nombre  de  8,695. 


{a)  La  force  recllc  des  diflcrens  corps  de  troupes  a  etc  tiree  des  etatsmensuclsde  revue.  En 
additionnant  refTectif  lies  doiuc  mois  ,  on  avail  Ic  total  do  la  force  reelle  annuelle , 
Ic  (juel  divise  par  1:2,  c'cst-a-dire  par  Ic  uombrc  des  roois  ,  dunnait  la  force  moyenne 
annuelle  de  chaquc  corps.  EnOn  en  comparant  Ic  nombre  des  morts  avcc  la  force  reelle, 
U  en  rcsultait  la  proportion  de  celle-ci  ayec  la  mortalite. 

Tom.  xx.w  I» 


a3o        sniv  l.v  mohtalite  dans  les  anciekses    troipcs  etc. 

La  5.*-'  coloune  mnrqne  le  iioinbre  iles  indiviiiiis  qui,  dans  I'or- 
dre  naturel ,  aiiraient  ilu  inourir  euire  les  i8  et  les  53  ans  aus 
renimens,  c'est-i-dire  daiis  4''  »"S  de  service.  Cc  noinbre  devrait 
se  moiiter  a    10,869. 

Daiis  la  6.'^  colonne  on  voit  la  reparlitioii  des  iiiorls  de  la  co- 
lonne  preccdeme  dans  les  4°  ans,  ou  le  nombrc  cju'il  devrail  y 
en  avoir  eii  cliaque  annee  :   savoir   2'ji. 

La  7.'-"  colonne  marijue  le  noinbre  des  morts  aus  regimens  en 
1-80  qui  est  de  885. 

La  8."=  colonne,  que  je  me  suis  pcrmis  d'ajouter  a  cette  lable , 
indiqiic  la  proportion  de  la  mortalile  de  la  colonne  precedente 
avec  la  force  reelle  des  rei^imens. 

La  9.^  colonne  marqae  I'excedent  de  la  mortalile,  qui  se  monte 
a  6j5   hommes  nioits  de   trop  ,  ou  en  dehors  de   nos  calnils. 

Eufi  la   10."^   colonne  en  marque  la  diminution,  quiaetede  11  ,'. 

§  XVI IL  Explication  tie  la   Table  N."  IL 

La  table  N."  II.  coraprend  la  cavalerie.  Elle  a  e'te  redige'e  d'apres 
les  mt'mes  principcs  ,  et  rcnferrae  le  aieme  nombre  de  colonnes 
que  la  table  precedente.  Nous  y  observons  que  la  mortalite  est  bien 
nioiiulre  dans  la  cavalerie  que  dans  linfanterie  d'ordonnance  ,  et 
quelle  n'y  excede  que  de  2  hommes    la  mortalite  ordinaire. 

§  XIX.  Obseivaiioiis  sur  ces  deux  premieres  Tables. 

La  table  N.o.L  nous  apprend  qu'il  a  f«llu  43,477  naissances 
pour  donner  19,">64  individus  a  la  population  mililaire,  et  que 
CCS  43}477   individus   meurent  dans  les   proportions  ci-aprcs: 


rAn  i.E  DOCTEur,  boniso  2j  r 

Avant  d'rtvoir  atteint  I'^ge  de    18  ans 23,912 

Ilors  dcs  reijiinens  ,  c'cst-a-dire  aiix  invalides  ....  8,6()5 

Dans  Ics  regimens,  dc    18  a   58  ans 10,869 

Fractions  perducs 1 


Total 4^5,177 

Ouoiqii'au  preinici-  aljoid  ,  sinloiit  s'il  s'agit  de  personues  ctran- 
geres  a  ce  genre  de  calculs ,  on  tie  soit  j)as  frappe  de  celte 
grandc  moilalite  ,  puisque  uii  an  sur  lautic  ,  elle  n'exccde  pas  le 
3  i  p.  0/0,  c'esl-a-dire  la  perte  cpii  se  fait,  a  peu  de  chose  prcs, 
dans  les  villes  fort  peuplees  (a) ,  toutefois  si  on  examine  avec  urt 


(rt)  Lcs  ucrivaiiis  d'uritlimctiiiuc  pulitifpic  ne  sont  poiul  (i'acxord  sur  la  mcsure  inoy^'nnc  iini- 
versclle  de  lu  moitalilc.  Scion  Sussmilch  ,  clle  est  dc  i  sur  36:  Cbome  au  conlraire  est 
d\ivis  que  ccttc  evalualion  est  un  peu  iaible,  ct  qu'a  present  le  rapport  de  i  a  3o  ap- 
liroclierait  plus  de  la  verite.  D'apris  les  observations  de  MM.  Vili.eiime  et  BE^01ST0^  de 
Chateacneuf  ,  la  inoyennc  propoHionnelle  pour  toutc  la  France  est,  a  present,  de  i  sur 
39,  et  pour  Paris  de  i  sur  ii.  Au  reste  ,  si  comme  Maithcs  (  Essai  sur  If  principe  de 
la  population  etc.  traduit  de  I'Aiiglais  par  Prc'vost.  Paris  et  Geneve,  1S29.  Tom.  a.  p.  23.) 
le  fait  remarquer ,  cu  dincreiis  pays  el  en  dlflcrentes  situations ,  la  mortalite  dc  la  race 
liumaine  vnrie  entre  dcs  linlites  aussi  ecartecs  que  les  rapports  de  1  a  2or,  et  de  I  a 
60,  comment  pourrait-on  ,  dans  un  cas  particulier,  employer  avec  securile  la  moyenne, 
sans  avoir  en  uicAie  temps  connaissance  des  eirconskances  oil  le  pays  se  trouve  place  , 
du  nombre  des  villes  qu'il  renferme,  des  babitudos  du  peupic  ,  de  la  salubrite  du  cli- 
iaat  etc. ;  counaisi^auce  qui  ,  ainsi  que  le  mcme  Auteur  robsci-vc  fort  judieicuseraent , 
tend  a  rendre  inutile  Ife  rapport  general  ct  moycn ,  en  y  substituaut  eclui  qui  eouvicul 
aux  pays  dont  on  s'occupe  ? 

D'apres  ces  considerations  ,  et  pour  conslater  d'line  manierc  plus  exactc  Ic  rapport 
de  la  morlalilc>  militaire  avec  ceile  du  teste  de  la  population  ,  j'anrai  voulu  connaitrc 
lcs  resultals  du  niuuvemcut  de  la  population  et  de  la  mortalite  dans  les  dilltirentes  pro- 
vinces dti  Pieniont ,  pour  pouvoir  tircr  de  Icur  rapport  cntre  les  habitans  des  villes  ct 
lcs  habitans  dc  Lt  campaguc  ,  la  moycnnc  de  la  nuirtalite  ordinaire.  Dans  Timpossibi- 
litc  on  jt  suis  de  me  procurer  les  documens  necessaires  pour  resoudn-  ce  problcme  en 
gvand,  j'ai  du  borner  mes  recbercbes  au  raouvemcnl  dc  la  population  de  la  \'ille  dc  Tu- 
rin ct  dc  ses  faubourgs  en  general,  et  en  particulier  pour  la  periode  dcs  17  ans  que  le 
Comte  MoROzzo  a  cboisie  pour  tcrme  de  ses  observations.  En  voici  le  resultat : 
De  1775  a  1791.  Population  de  la  ville  de  Turin;   i,5o3,4iS:  moycnne  annuelle:  88,377.  1/2 

Mortalite 6o,o35: 3,53i.  1/2 

Proportion  dc  la  mortalite:  3    6/7  p.  o;o. 


2J3  sua    I,.V    MORT.VUTE    DANS    LES    ANCIIvNNBS    TIVOUPCS     ETC. 

pen  irallcnlloji  Ics  I'k'mens  tlont  se  compose  la  population  mililai- 
re  ,  et  la  nianicre  avec  laquciie  cellc  populalloii  se  delruil,  on  ne 
nourra  a  moins  que  de  reconnattre  que  la  mortalite  y  a  ele  Ircs-forte. 


La  proportion  dc  la  mortalitc  ,  d;ins  ces  17  aus,  a  done  cle  plus  forte  de  5/14  P-  o;o , 
que  ccllc  adoptee  par  Ic  Coiutc  Mouozzo ,  ce  qui  diminue  d'auLant  IV-xccdant  dc  la  loor- 
lalitii  mititaire  calculce  par  cct  Acadcnticien.  Toulefois  il  nc  faul  pas  oublicr^  dans  I'csti- 
mation  de  ce  resultat  ,  que  les  tables  mortuaires  dc  la  ville  de  Turin  sont  grossi^s  par 
rcuunicrjtion  des  iudividiis  luorts  dans  Ics  li6pvtaux,  ct  dont  un  bon  nonibre  y  arrive 
des  environs  dc  la  Capilale. 

Une  experience  conslante  nous  faisant  voir  que  la  mortaliLu  est  en  raison  directc  de 
rcntasseiucnt  des  homines  dans  leurs  habitations,  j'ai  encore  chcrche  a  diicouvrir  si, 
rclativenicnt  a  la  villc  dc  Turin,  des  circonstances  opposccs  ,  et  les  habitudes  de  pro- 
prcle  qui  ,  dans  Ic  cours  de  ccs  dcrnieres  annecs  ,  out  gencraleinent  prevalu  dans  pres- 
que  toutcs  les  villes  de  TEurope  ,  avaicnt  compcnsc  ,  quant  a  la  salubritc  ,  I'clVet  per- 
nicieux  dc  I'accroisscnicnt  que  ces  villes  ont  rer.u.  J'ai  cm  que  je  pourrai  attcindre  ce 
but  y  en  faisant  un  triple  calcul  du  rapport  de  la  mortalitc  dc  la  ville  dc  Turin  avec  sa 
population  ,  i."  dc  i8oo  a  i8i3  ;  a.**  dc  i8i4  a  '821  ;  3.°  cnlin  dc  182-2  a  i8.iS  inclu- 
sivcment  ;  car  c'est  pre<:isemeut  dans  ces  trols  pcriodes  de  temps  que  cetie  Capitale  a 
subi  Ics  plus  grandes  variations  sous  Ic  rapport  dc  sou  aggrandisscmcnt  et  de  aa  popula- 
tion. Voici  le  resultat  dc  lucs  calculs; 
Dc   1800    a   i8i3.  Population  dc  la  villc  de  Turin:  9G7,S2.'J  :  moycuuc  annuellc :  Gq.iSo.    i;3 

Mortalitc 58,578: 4, '84.    177 

Proportion  dc  la  mortalitc         6.    1/19  p.  0/0 

La  morUilitc  ,  dans  la  ville  de  Turin,  a  ctd  bien    forte    ccs     14    annecs;    ct    cepen- 

dant  noa  sculcmeut  les  habitations  s*y  <5taicnt  accrues  par  la    suppression   des    couvens 

etc. ,  mais  il  s'y  ctait  encore  opcrec  une  diminution  dc   1-9, '^47  ames  dans    la    nioycnne 

.    de  la  population,  coraparce  a  celle  de   1775  a  1791.  A'  quelle  cause  rapporterons   nous 

done  cet  excedant  de  la  mortalitc?  A'  la  roiscru?  II  n'y  aurait  peul-ctrc  pas  de  la  t^- 

meritc  a  rafllrmer.  Aussi  la  mortalitc  a-t-elle  toujours  etc  en  augmentant  dc  1800  a  1812, 

tandis  que  la  pupulatiou  qui,  eu  1800,  etait  encore  de  76,748  araes ,  ne  sc  montail  plus, 

en    1812,   qu'a  66,464. 

De  j8i4  3   iSai.  Population  de  Ja  villc  de  Turin  ;  7o5,352  :  raojennc  annuellc:  88,169 

Mortalitc 3i,i93: 4,o36  5/8 

Proportion  de  la  mortalitc:  4-  ^7^  P-  o/°* 
II  est  a  observer  que,  dans  cctte  pcriode  de  temps,  la  moyenne  de  la  population  s'cst 
xnaintcnuc,  a  peu  de  chose  prcs,  ^galc  a  cellc  de  1775  a  1791  ;  ct  cepeiulaiit  la  morta- 
litc a  etc  plus  forte  dc  5/7  p.  o;o.  A'  la  vcrite,  en  cvaluanl  cette  proportion,  on  doit 
Icnir  compte  des  annecs  i8i4  et  1817,  dout  la  premiere  a  etc  marquee  par  Ic  passage  retro- 
grade dc  Tarmec  frani;aisc,  qui  encombra  nos  h6pitaux  dc  scs  nialadcs  ct  dc  scs  blesses, 
jei  la  dernicrc  par  une  cpidt^-mie  dc  typhus  pcU'chial.  Aussi  la  mortalitc  a-l-cUe  etc  en 


TAR    LE    DOCTEUR    DONINO  253 

La  force  de  la  cavalerie  ,  celle  mcine  annee ,  a  ete  dc  2,762 
liommcs  :  il  en  est  mort  ^o  :  le  rapport  de  la  moilalite  a  la  force 
n'a  iloiic  lile  quo  de  i  j  p.  0/0  apparent.  Neaiimoiiis  si  ,  cotnme 
on  vienl  de  le  fiire  a  Icj^ard  de  I'iiifanlerie  ,  on  examine  la  chose 
«n  pen  plus  profondetneut ,  il  est  aise  de  voir  que  eelte  propor- 
tion ,  Lien  failiie  en  appaience  ,  est  en  effet  asse^  forte.  Voyons 
la  (alile.  II  a  lallii  G.  i3g  naissances  pour  donncr  2,762  hommes 
a    18  ans;   or  ceux-ci  meurent  dans  les  proportions  ci-apres  ; 

Avant  les   18  ans 2,376 

Aprcs  les  58  ans  ,  c'est-.'i-dire  aux  invalides       .      .      .  1,227 

Dans  les  regimens  ,  pendant  les  4°  ^ns  de  service       .  i,534 

Fractions  perdues 2 


Total  .      .      .      .       6,139 


1814 )  de  4)OB2  sur  une  population  dc  84,^30,  et  -en  1817,  dc  5,3oo  sur  une  populatioa 
dc  88,570.  Jamais ,  dans  la  ville  de  Turin  ,  la  mortalite  n'a  ete  si  forte,  jamais  ellc  n'en 
a  approeb<5,  si  ce  n'cst  en  1789.  Le  nombre  dfs  morts  ,  cctte  annec-la ,  a  etc  de 
4,8.'>3  sur  une  population  "de  92,048:  mais  on  sait  qu'cUc  fut  marquee  par  un  froid 
sans  cxcniple  par  son  degre  et  par  sa  durce ,  et  par  une  epijeinie  dc  rougcolcs  qui ,  au 
Tapport  dc  M.   Ic  Comle  Balbe  ,  moissonna  a  elle  sculc  8^5  indivldus. 

De   182a  a  i8a8.  Population  dc  la  viUc  dc  Turin  ;   749, 099;  nioycnne  annuellc :    107,014.    177 

MortaUtd 2(i,834: 3,833.  3/7 

Proportion  dc  la  mortalite:   3.   7713  p.   070. 

Pendant  cea  sept  ann<<es  les  h,-ibitations,  dans  la  villc  dc  Turin,  augmentant  prcsqu'avcc 
Ia  m^me  rapidite  que  la  population,  le  rapport  de  la  mortalite  se  rapprochc  dc  cclui  de 
1775  a   '79*. 

Eu6n  j^ui  voulu  connaitre  au  total  la  proportion  de  la  mortalite  de  la  villc  de  Turin 
pour  la  pcriode  de«  10  ans  qui  se  sont  ecoulcs  dc  1819  a  1828:  le  r«!sultat  que  j'ai 
obtenu  mc  parait  pouvoir  ctre  cousiderif  comme  la  nic^ure  nioycnne  generale  du  rapport 
d(-   la  popul.itioii  dc  cctte  Capit;de  avcc  sa  mortalite.   Voici  ce  resultat: 

De  1819  a  ]8'a8.  Population  dc  la  >illc  de  Turin:  i,oiG,3i8:  moycnnc  aQiiucUc ;  ioi,G3i.  47^ 

Mortalite 37,249: 3,7'J4-  97'0 

Proportion  de  la  mortalite:  3.  8711  p.  070. 


3J  {  sua    LA    MOHTALITE    DANS    LES    AITCIENNES    TROUPRS    EIT. 

Ce  calcul  nous  demonlre  que  la  mortalite ,  dans  la  cavaleiie^ 
a  c'galc  celle  do  la  population  dus  grandes  villes  ,  c'est-;\- dire  qu'elle 
y  a  atteiut  le  3  [  pour  o/o.  En  elli't  ,  au  lieu  do  4"  individus,  il 
u'en  aurait  du  moinir  que  38  y\  dans  I'ordre  naturel ;  il  y  a  done 
eu  mi  excedent  de  i  ,"^  dans  la  mortalite  de  la  cavalerie.  Mais 
ceci  n'est  rien  en  comparaison  de  Texccdant  de  625  rnoris  qu'a 
jpre'sente  I'infanterie  en  1780,  qui  a  la  veriie  fut  Tunc  dcs  ainiees 
les  plus  menrtrieres.  On  observe  cej)endaiit  que  ,  dans  la  cavale- 
rie, deux  regimens  eurcnt  du  benefice,  le  regiment  de  Picmont 
de  I  homme  ,  cclui  de  la  Heine  de  2.  Le  regiment  aut  Gardes 
eut  aussi  cette  annee-la  un  benefice  de  a  liomities,  n'ayant  eu  que 
17  morts  ,  tandis  que  selon  le  calcul  il  aurait  dA  en  manquer  ig. 
Quoique  le  calcul  de  ceux  qui  doivent  mourir  hors  des  regi- 
mens, c'est-a-dire  auv  invalides  ,  soit  aussi  exact  que  les  autres, 
I'Auteur  en  doiiiie  une  explication  practique  ,  qui  ne  perinct  plus 
de  douler  de  la  regularite  de  ses  operalious  d'arillnneliquc  polilique. 
Le  regiment  aux  Gardes  en  fournit  la  preuve.  II  afallu3,i3i  nais- 
sances  pour  que  la  force  de  ce  regiment  fut  portee  a  i,4nc)hom- 
mes  ;  or  ces  3, i3i    nouveaux  nes  meurent  dans  I'ordre  suivant  : 

Avant  les    18  ans i)722 

Apres  les  58  ans  ,  hors  des  regimens 625 

Dans  les  regimens  ,  en  ^o  ans  de  service     ....  782 

Fractious  nerdues 2 


Total  .      .      .      .     3, i3i 

Le  nombre  des  individus  qui  devaient  aller  acliever  leur  car- 
riere  vitale  aux  invalides  ,  est  de  625  :  que  Ton  divise  ce  nombre 
par  4"  ,  c'est-a-dire  par  le  nombre  des  annees  que  dnrait  le  ser- 
vice militaire  ,  et  on  aura  pour  quotient  i5  J.  Si  Ton  y  comprend, 
comme  de  raison  ,  quelques  ofllciers  ou  sous-ofliciers  qui  passaleat 


PAR    LE    DOCTEUR    EOSIKO  253 

am  posies  tie  commaiulaiit  ,  de  in.ijor  fie  place  ,  trniljiulant  etc. , 
i5  ;  clait  Ic  nomine  (riiivalides  que  Ton  accoiclait ,  uu  an  sur 
I'aulre  ,  a  cliatjiic   biij^aile. 

1mi  appliqiiaiit  le  ineme  calcul  a  la  cavalerie ,  on  voit  qii'il  y 
devait  avoir  environ  5  invalidcs  par  re'giment ;  en  diet  c'elait-ia 
le  moindre   nombre  tpie  Ton  en  accordait. 

§  XX.  Considerations  sur  la  grande  mortalitd  mililaire. 

QiiDJfjue  la  morlalitc  ,  dans  rinfanterie,  soil  dcja  presquc  irois 
fois  plus  I'orle  que  celle  d'une  autre  population  quelconque,  puis- 
que  ,  seion  les  calculs  dc  I'Auteur  ,  elle  se  monte  a  9  j  p.  0/0,  les 
consitlerntions  suivantes  sent  bien  propres  u  faire  croire  qu'elle 
excede  encore   celte   proporlion. 

En  ellet,  i."  le  soldat  elant  choisi  parmi  les  liommes  les  mieux 
fails,  les  mieuv  conslitues  et  les  plus  robustes,  il  est  evident  qu'il 
aurait  dii  jouir  d'un  grand  avanlage  sous  le  rapport  de  la  morla- 
litc :  car  si  les  calculatcurs  poliliques  ont  fait  une  classe  a  pari  des 
I'entiers  ,  des  ordres  reiigieux  etc. ,  cliez  lesquels  la  mnrciie  de  la 
mortalite  est  plus  lente  ,  pourquoi  n'en  agirait  on  pas  de  meme  k 
I'egard  des  mililaires  ? 

2.°  Le  Soldat  tlevait  avoir  une  laille  delermince,  qui  ne  ]iou- 
vait  ctre  moindre  de  38  onces,  ou  de  5  piods  i  pouce  de  France 
pour  I'infanterie,  et  de  5  pieds  3  pouces  pour  la  cavalerie:  or  par 
le  dcnouibrement  cpie  Ton  a  fait  en  France  ,  il  a  ele  demontre  que 
sur  43  iiidiviilus  pris  dans  la  population  ordinaire,  il  n'y  en  a 
que  I  doiit  la  taille  s'cleve  h  5  pieds  i  pouce  :  d'ou  il  resulte  que 
pour  avoir  la  force  de  notre  iid'anterie  ,  de  ic),")64  liommes,  il  a 
fallu  recruter  sur  939,1)'^ 3  individus  ,  et  pour  les  taillcs  plus  eic- 
vees  ,  sur  une  population  inHniment  plus  grande. 

3."  Indepeiulaiiunent  de  celle  laille  qui  etait  de  rigueur,  le  sol- 
dat^avaal  que  d'etre  porte  sur  les  roles,  etait  visitc  par  le  cbiiur- 


a5G  SUR    LA    BrOHTALITE    DANS    LES    AKCIENNES    TROUPES    ETC. 

gien  a  I'elTct  dfi  constater  qu'il  n'etait  attcint  d'aucunc  infirmite- 
organicjue  on  liabiluellc  :  ajoutoz  a  cela  (jue  si ,  malgre  celie  pre- 
caiition,  queltjne  malaclic  chronirjue  on  contagieuse  venait  a  se  ma- 
iiilester  dans  \e  cours  de  Tanne'e  sur  qiielque  individu,  I'inspecteur, 
sans  allendre  la  revue  d'inspeclion  ,  le  faisait  congedier  sur  la  de- 
maiule  du  comniaiulant  dti  corps  ,  et  votis  n'aurez  pas  de  peine  a- 
convenir  qii'un  tel  cliolx  aurait  di*t  fort  diminuer  la  mortalite  de 
Tarme'e. 

4°  Enfin  Ton  aura  encore  im  motif  de  s'attendrc  a  une  dlini- 
nulion  de  la  mortalite  militaire  ,  si  ron  reflecliit  a  la  grande  varia- 
tion dans  les  troupes  piemontaises  ,  variation  qui  avail  lieu  pres- 
qu'entierement  entre  les  j8  et  les  26  ans ,  puisque ,  ainsi  que  le 
Coiiile  MoRozzo  s'en  est  cowvaincu  par  les  etals  cathe^oriques  des 
dilferentes  classes  de  soldats  ,  le  nombre  des  surnumeraires,  c'est- 
;i-dire  des  soldals  qui  n'avaient  pas  encore  accompli  trois  ans  de 
service  ,  formait  presque  la  moltic  du  total  de  I'armce. 

§  XXI.  f'ie  mojenne  de  thomme  soldat. 

En  eflfet,  si  Ton  calculait  avec  I'Auteur  {a),  la  vie  moyenne  de 
riiomme  soldat,  entre  27  et  28  ans  (/j)  ,  dans  ce  cas,  et  snr  19,564 
liommes  dout  se  composait  nofre  infanterie  ,  on  aurait  eu    environ 


[a]  iMoROZzo.  Tableau  di'  la  morlnUte  miliLaire  pour  ranncc   178a.  MS. 

{b)  II  a  ete  fait  en  Krancc  cii  i-j'}t\  ,  Ic  dcpouiUemcnt  du  signalrmcnl  d'un  regiment  d'in- 
fanlcrie  :  Tagc  moycn  s*cst  Irouve  de  36  ans,  11  mots  el  la  jours.  Pareil  depnuilleiuent 
a  iic  fait  du  signalcmcnt  d'un  rdgimciit  dc  dragons  pris  en  17G9:  Tage  moycn  s'est 
trouve  a6  ans,  6  mois  et  quelques  jours.  V.  Moheau,  Jlecherches  sur  la  population  dc 
la  France  ,  pag.  96.  Mai's  on  doit  ohsi'i-ver  qu'en  France  on  admcltail  les  recrues  a  iG 
ans  ,  ce  qui  fail  que  I'age  moyen  lic  I'homme  soldat  y  ctait  moiiulrc  qu'cn  Picmoul , 
ou  les  rccrues,  ainsi  qu'il  a  etc  dil  an  §  XIV,  n'etaicnl  adniises  qu'a  18  ans.  Ccllc  dif- 
fiirencc,  dcvant  en  produirc  une  dans  le  rcsultal  du  calcul  ,  rend  suffisammnit  raison 
dc  la  proportion  adoptee  par  le  Conite  Mono^zo  sur  la  vie  moyenne  de  I'lionimc  soldal. 


PAR     r-E    POCTni'R    BON'INO  65'J 

10,000  indlvidus  ages  nioins  de  22  ans  ,  chcz  les  quels  la  proba- 
bilile  de  In  vie  est  bien  plus  forte  que  dans  rechelle  progressive 
des  ages 'iiis(jii"a  58  ans,  que  la  moilic  seule  aurait  pu  parcourir. 
Cependant ,  coiniue  dans  cc  genre  de  calculs  il  faut  une  longue 
serie  d'observalions  pour  pouvoir  en  lirer  des  consequences  exactes 
et  sures  ,  nous  allons  examiner  la  iai>le  N."  III.  qui  embrasse  une 
peiiode  de  lemps  assez  considerable, 

§  XXII.   Obsermiions  sur  la   Table  JY."  III. 

La  table  N.°  III.  renferme  I'indication  de  la  mortalite  de  I'in- 
fanterie  d'ordonnance  pour  I'j  annees.  Pendant  cet  espace  de  temps 
la  force  moyenne  annuelle  s'est  trouvee  de  18,4^0  hommes  («)  : 
le  noniiirc  des  morts  a  etc  de  io,'j68,-  la  mortalite  moyenne  an- 
nuelle a  done  etc  de  644  j  ce  qui  donne  le  3  J  p.  070  apparent 
cliaque  annee.  Cependant  la  veritable  mortalite  militaire  a  ete  cal- 
culee  a  la  table  N."  I.  D'apres  les  bases  qui  y  sont  indrqiiees,  sur 
i8,45o  indlvidus,  depuis  iS  jusqu'a  58  ans,  il  en  aurait  dii  mou- 
rir  256  J  par  an,  ce  qui  donne,  pour  i  ■j  ans,  4j35'^  J-  or  il  en  est 
mort  io,n68  ;  done  rexcedent  de  la  mortalite  dans  linfanterie  d'or- 
donnance a  etc  de  6,412;  la  mortalite  y  a  done  e'te  de  g  i  p.  0/0 
environ  par  an. 

En  considerant  ce  resultat  vraiment  afiligeant  on  voit  cpie  la 
plus  forie  mortalite  a  portu  sur  les  r(-gimens  etrangers,  et  sur  ce- 
lui  de  Savoie  (6).  En  effet  sur    une    force    moyenne    annuelle    de 


(11)  J'ai  cru  inutile  dc  donacr  ici  ies  tables  dc  la  force  annuelle  de  chaque  corps  en  particu- 
licr,  puisque  ce  long  et  penible  travail ,  au  quel  le  Comte  MoBOzzo  se  livrait  tous  les 
ans,  n'avait  d'autre  but  que  de  lui  donner  la  force  uioyeunc  de  ces  corps ,  telle  qu*elle 
est  iudiquee  a  la  i.re  colonnc  de  la  table  N.  111. 

(4)  Le  regiment  de  Savoie  etant  au  coinpte  des  capitaincs,  on  siiivail  a  son  e'gard  les  mcmej 
niaximrs  de  ri<^ueur  que  pour  les  regimens  clraugers,  a  rclTct  d'cmpecbcr  la  dtisertioB. 

Tom.  julxv  Kt 


aSS        snr.  i.a  mortAi.ite  dans  i.es  AKCiEN^Jts  troupes   etc. 

13,333  Itommes,  riiifiriiterie  notronitic  en  a  perdu  5^'^  i  ,  en  rai- 
son  cle  3r)8  par  an  ,  ce  qui  ferait  le  2  5/6  p.  0/0  apparent  cliaque 
annee  ;  lanJis  que  siir  uiie  force  moyenne  Je  6,117  soklats  otran- 
gers ,  il  cu  est  moa-t  4>897 ,  c'est-a-dire  286  par  an  ,  ou  presque 
le  6  p.  o?o  apparent. 

Ea  calculant  d'apres  les  bases  etablies  a  la  table  N.°  1.,  pour 
riiifanterie  piemontaisc  ,  si  ccs  12, 333  hommes  cusseni  oie  repartis 
dans  le  restant  de  la  population  dii  pays  ,  il  n'en  aurait  dd  monrir 
que  1 7 1  par  an  ;  or  il  en  est  mort  358  ;  il  y  a  done  eu  un  exce'- 
dent  de    187   morts  ;  il  en  est  done  mort  le  g.  ^  p.  o;o  reel  par  an, 

Dans  I'infanterie  tjtrangere,  sur  une  force  moyenne  de  6,117  hom- 
mes, la  mortalite  annuelle  n'aurait  d&  etre  que  de  8(  :il  en  a  man- 
que 286;  I'excedent  est  de  2o5  ;  il  en  est  done  peri  le  12  p.  o;o 
reel  cliaque  annee.  Or  une  population  quelconque  pourrait-elle  se 
soutenir  si  elle  faisait  une  perle  annuelle  de  C2  p.  070?  Quelle  ville 
ne  sei'ait  pas  depeuplee,  en  17  ans,  avec  une  mortalite  si  forte?  II 
faudrait  suppo^er  qu'il  y  regnat  tous  les  ans  une  epide'mie  bien 
oruelle  :  et  cependant  c'elait  uue  popidation  choisie  qui  faisait  une 
telle  perte ! 

§  XXlll.   Gradation  de  la  mort(dite  de  tinfanterie 
dans  Vordre  des  regimens. 

On  observe  dans  cette  meine  fable  que,  dans  I'infanterie  natio- 
nale,  la  mortalite  moiiuire  a  ete  en  faveur  de  la  Legion  des  troupes 
lugeres.  La  force  moyenne  de  ce  corps,  en  17  ans,  a  ete  de  i,333 
liom  nes  ;  dms  cet  espace  iIb  temps  il  en  est  mort  263,  c'est-a- 
dire  2  1  par  an,  ou  le  i  ^  p.  0/0  apparent.  Apres  ce  corps,  le  plus 
heureuK  sous  le  rappmt  de  la  morialiie  a  etc  celui  d'artillerie. 
Sur  «ae  loroe  moyemie  de  863  bounties  ,  ce  corps  en  a  perdu  uQt\ 
en  17  ani  ,  en  raison  de  i5  par  an  ,  on  de  i.  ^  p.  o;o  apparent. 
Vieut  ensuite  le  regiment  aux  Gaides  ,  dout  la  perle  annuelle  ne 
se  a>»Bie  qai  2.  \  p.  o;o  etc. 


r\n   I.E    nor.TEOR   BOTJIIfO.  zSj) 

Voici'  I'ordro  dans  le  quel  on  pent  disposer  ces  regifnens  d'infan' 
tterie  d'ordonnaiicc  nalioiKile  el  elraiigere,  sous  le  rappori  de  la  mor- 
tal I  te  :  liOmboj'die  ■.  Sardaigne  :  La  Miarine-:  Legion  des  troupes  lege"- 
uasc  Artillerie  ;  La  Reiiie  :  Plemont :  Gondes;  Moiifernat :  Saluces: 
Aosle  .•  Cliablais  :  Leutrum  :  Clirist :  Courlen  :  R'ochemond'et:  Savoie. 

§  XXIV.  Observations  sur  la  Table  N."  TV. 
GradaUoii  de  la.  mortalUc  dans  la  cavalej^ie  par  ordi'e  de  regimens. 

Le  Comte  Morozzo  a  consigne  dans  la  table  N."  IV.  le  resul- 
tat  de  douze  annecs  d'observations  sur  la  morialiie  de  la  cavale- 
rie.  Nous  y  voyons  cpie,  dans  cat  espace  de  temps,  la  force  moyenne 
de  cette  arme  a  ele  de  2,807  hommes ,  et  quil  en  est  mort  619 
en  dbuze  annees ,  savoir  5i  par  an:  ce  qui  approclie  de  bien  pres 
de  a  p.  0/0  apparent.  En  caiculant  toiijours  d'apres  les  bases  de 
lia  table  N."  I.  ,  si  ces  2,807  homtnes  eussent  e'te  repartis  dans  la 
population,  il  en  serait  mort  annuellement  2  r.  j ,  et  par  consequent 
258  en  12  ans  ;  mais  on  en  a  perdu  619;  il  y  a  done  eu  un  es- 
cedent  de  36 1   morts  ;  ce  qui  donne  le  5.  \   p.    0/0    reel   par    an. 

La  gradation  de  la  raortalite  dans  les  regimens  de  cavalerie  , 
a  ele  dans  I'ordre  suivant :  Piemont  royal:  Dragons  de  Cliablais: 
Savoie  cavalerie :  Aoste  cavalerie  :  Dragons  du  Pioi :  Dragons  de  U 
Reinc  :  Chevaux  Idgers  :  Dragons  de   Pieiaont. 

§  XXV.    Ohsen'atintis  sur   la    Table   N."    V. 
Mortalite  duns  les  regimens  provinciaux. 

Qualorze  annees  d'observations  sur  la  raortalite  des  regimens 
provinciaux  ont  confirme  une  vurite  reconnue  de  tout  temps  des 
ecrivains  d'arilhmeiique  politique  ,  c'est-a-dire  que  la  mortalite  doit 
etre  bien  moindre  dans  une  population  choisie.  En  effet,  la  table 
N.°  V.  nous  apprend  que  la  force  moyenne  des  12  rr<;imens  de 
levee,  a  ele  de  7,<i3  hommes;  qu'il  en  est  mort  849  en  i4  ans, 
eu  raison  de  Co  par  an,  ou  de  6/7  p.-  o/p  apparent  chaque  aunee.- 


26o  SCR    LA    MOHTAUTE    dans    LES    ANCIE^tnES    TnOOPES    ETC. 

Mais  en  nppliqnant  a  ces  regimens  la  melliotle  ilu  calcul  de  la 
table  N."  I.,  on  voit  que,  s'ils  n'avaient  pas  ete  clioisis,  ces  7,1  i3 
individus  de  18  a  58  ans  ,  aiiraient  di\  faire  une  pcrle  annuelle 
de  1)8  \,  et ,  en  14  ans,  de  i,i583:  il  n'en  a  niampie  que  S\g , 
c'est-;\-dire  60  par  an  ;  il  y  a  done  eu  un  beiiefici'  de  533  iiomiiies 
en  i4  ans,  savoir  de  38  hommes  par  an  :  ce  qui  donne  le  2  p.  0/0 
reel  de  benefice,  on  line  morlalite  moindre  de  1.  [p.  o;o  que  relle 
qui  a  lieu  lUns  la  population  ordinaire  ,  que  Ics  calnilateurs  po- 
litiques  fixent  ordtnairement  au  3.  ^  p.  0/0.  Gependant  il  est  per- 
niis  de  croire  que  le  grand  benefice,  dont  jouissaient  les  regimens 
provinciaux  sous  le  rapport  de  la  morlalite,  n'etait  pas  dil  uniqne- 
ment  au  choix  des  individus  qui  coiaposaient  ces  regimens,  puis- 
que  I'infanterie  d'ordonnance  el  la  cavalerie  etanl  egalcmenl  cboi- 
sics  ,  les  soldats  de  ces  armes  auraient  dii  jouir  des  incmes  avan- 
tages  ,  si  des  vices  physiques,  moraux  ou  politiques  n'y  eussent 
apporle  aucun  obstacle. 

§  XXVI. 
Table  generale    de  la  gradation  de  la  mortalite  apparente  et  reelle 

dans  les    difplvens    corps   de  troupes  Piemonlaises,  depuis  I'j']^ 

f'lSfjna    I  "91   inclushempnt. 


Prnpnrtion 

I'ropcirlion 

leelle 

Exfcdrnt 
sur  lu 

Uiuiinulioii 

NO  MS    DES   CORPS 

on  relative 

dr    K, 

luurlalitL- 

a  \a  force 

de  la 
luurtalitc 

lirc'e 
(1(1  caleul 

niortatilf 

iialiirt'lle 

du  puys, 

Hxcc 

dc  la 

mortalite 

dos 

de  la  table 
N."  1. 

au  3.  i;3 
1»    c'/o 

tnilitaire. 

Regimens   piovinriau^     . 

0.  G/7 

2. 

)) 

1.    Hi 

Li'gion   ties  Uoupes  legeies. 

1.     1/2 

4-  'P 

1. 

)) 

Ciivalei'ie 

1.  3/4 

5.  1/2 

2. 

)) 

Ailillerie 

I.  3/4 

5.  1/2 

■», 

» 

Gardes 

a.   1/2 

6.  3/1 

3.   1/4 

)^ 

Hi'gimens  d'nrdonn.  Picnionl. 

1.  5/6 

9.   1/2 

(i. 

» 

Ki'giiiieiis   i'lraiig(;rs  . 

G. 

I  '?.. 

8.    1/2 

1) 

P.\H    LE    DOCTEUR    DONINO.  iGx 

CHAPITIIE    IV. 

BE    LA    MORTALITE    ORDINAIRE    ET    DE    LA    MORTALITE    MILITAIRE 
DA.NS    l'oRDRE    DES    SAISONS 

§  XXMI.  De  la  mortalitu  oiclinaire  duns  les  differentes  saisons. 

J'ai  cru  que  pour  acliever  d'une  maniere  convenable  la  pre- 
miere parlie  do  ce  travail ,  il  etait  necessaire  de  rechercher  si , 
dans  I'ordre  des  saisons  ,  la  morialite  inililaire  suivait  la  meme 
marclie  que  la  mortalite  ordinaire  et  naturelle  du  restant  de  la  po- 
pidalion ,  on  bien  si  clle  s'en  (iloignait.  Je  lirerai  mes  indiiclions 
de  I'analyse  de  la  table  N.°  \'I  (a),  oil  sont  consignees  les  obser- 
vations snr  la  gradation  de  la  mortalile  militaire  dans  I'ordre  des  mois. 

Si ,  dans  les  tables  que  les  dilTerens  ecrivains  d'arithmetique 
politi(|uc  nous  ont  donnees  ,  on  considere  en  grand  la  nnortal.le  de 
tons  les  ages  a  la  fois ,  on  voit ,  dil  jM.'  le  Comte  Balbe  ,  que 
I'hiver  est  la  saison  la  ()las  meurtricre ,  que  I'cle  vient  ensuite,  et 
que  les  mois  d'unc  tempei-ature  inoderec  se  trouvent  elre  les  plus 
fuvorables.  Get  ordre  de  choses  parait  en  efTet  le  plus  naturel.  Ce- 
pendant,  ainsi  que  lillusire  Acadeinicien  que  je  vicns  de  citer  le 
fait  obseiver  ,  Taction  ordinaire  des  revolutions  consfantes  de 
laiHiee  sur  I'ordre  de  la  uiorlalite  ,  varie  beaucoup  selon  les  dif- 
ferentes ('po(jues  de  la  vie.  Cette  difference  est  si  frappante  entre 


(rt)  Lc  Comic  M'lnnzzo  ii'a  point  ilonnc  il'cxplicalioii  dc  ccllc  tabic  ,  qui,  a  la  viirilc,  est 
facile  a  saisir  lorsqu'on  Cht  taiil  soil  peu  iitilic  <lans  ccs  malicrcs.  II  en  est  de  nu'mc 
pour  tout  ce  t[ui  suit  dc  la  premiere  partic  dc  cct  cssai.  Lr  manuscrit  dont  j'ai  parM 
daus  rintroducliou ,  irallaiit  pas  plus  loiD ,  a  ccsse  de  me  servir  dc  guide  ;  cepelidaut 
comme  les  dcvetoppemeus  que  j*y  ajjutc,  se  rattacUcnt  asscz  a  I'objct  dc  cct  ccrit ,  j"ai" 
ute  a  croire  ({u'cn  uc  les  jugcra  pas  d^places  ici. 


JO'a  SCR    LA    MORTALITE    DANS    LES    AJJCIENNES   TROUPES    ETC. 

les  eijfans  et  les^  ages  su|3erieiirs  ,  qu'on  doil  etie  ctoniie  (lu'ellc 
n'aie  pas  ele  aperr.ue  aJHcius  avant  f|ue  le  Comle  Balbe  I'eut  f.iit 
reinari|iier.  M.'  le  President  cle  I'Academie  Royale  iles  Sciences  , 
qui ,  le  premier,  a  ilisculc  ce  siijet  cltiiis  le  detail  convenable  ,  a 
dcinoiUrc  par  dcs  reclicrches  exactes  et  midiipliees ,  que,  de  quel- 
qtic  maniore  qu'on  s'y  prcnne  pour  presenter  la  serie  de  la  mor- 
talite  dans  te  cours  tfe  Fannee  ,  I'ete  est  toujours  la  premiere  sai- 
son  dans  I'oidre  de  la  mortalilc  des  enfans  ,  et  I'hiver  la  derniere; 
tandis  que  pour  les  ages  superieurs  I'ordre  dtes  saisous  est  tou- 
jours I'e  suivant  ;  hiver ,  printems,  automne  et  ele  (a). 

§  XXVin.  De  la  mortalilc   milhaire   dans    tordre   dks  inoisi 
Analyse  dc  la   table  N."^   VI. 

Ea  marche  de  la  mortalite  ordinaire  que  nous  venons  d'indi- 
quer  dans  lie  paragraplie  precedent,  n'a  olFert  aucune  variation 
sensible  dans  une  piiriode  de  17  ans  ,  a  I'e'gard  de  la  population 
inilitaire.  L'analyse  de  la  table  N.°  VI  nous  apprend  que  I'ordre 
des  mois  plus  ou  moins  meuririers  pour  i'infanterie  piemontaise  , 
a  e'te  le  suivant:  Jtinvier  :  Novembre  :  FeviMer  :  Mars:  Oclobre  : 
Avril  ;  Mai;  Septembre  :  Decembre  :  Aoiit :  Juillet  et  Juin.  On  voit 
par  cette  serie,  que  les  mois  les  plus  fi-oids  ont  etp  l«s  plus  meur- 
iriers ,  tandis  que  dans  les  trois  mois  plus  chauds  la  mortalite  a 
ele  bien  moins  conside'rable. 


(a)  Voyez  daos  les  Miimoircs  de  rAcademie  Royale  des  Sciences  de  Turin  pour  les  annces 
i-go-gi,  le  be,iu  travail  deja  cite,  qui  a  pour  litre:  Essais  iTavilhrneUque  polilique 
par  Mr  le  Cumle  Balbe.  Second  Essai.  Siir  Vordre  de  la  mortalile  dans  Us  diffe- 
rentes  saisons.  Pag.  SSg  cl  suiv  La  table  xiv  annexce  a  ces  cssais,  renfermant  un  nom- 
bre  de  plus  de  77,000  inorts  dans  una  pdriodc  de  23  ans,  et  la  xvii,  qui  fait  parlie 
du  trobt^me  Essa'i;  Delle  diverse  praporzioni  Ira  la  mortalita  de^fanciulli  e  quella  delle  ■ 
eta  superiori ,  et  qui  renfcrrae  ub  nombre  d«  80,000  inorts  dans  une  periode  de  24  3"*» 
peuvent  suiTire  sans  doule  pour  fixer  a  cet  i^gard  la  marclie  vi.'riUble  de  la  nature  daiw  • 
notre  cLiraat  ,  vt  daus  aotre  uiauierc  dc  viu'e. 


Xa  morlalile  ,  dans  rinfanterie  elrangcre,  et  dans  une  periode 
■de  1 4  ans  ,  a  sni-vi  la  meme  marche  que  dans  I'infanterie  naiio- 
nale.  Voici  rordre  des  mois:  Janvier:  Novembre:  D('ceinl)re  :  Mars: 
fevrier:  Ootobre:  Scptembre:  Avril:  Aoiii;  Mni:  Juillet  el  Juin. 
Les  mois  les  plus  froicls  y  ont  aiissl  ete  les  plus  meuiirieps,  ei  les 
■plus  ciiands  les  plus  salubres. 

Doiize  annees  d'observnlions  ont  donne  le  resultat  siiivant  k 
I'egard  de  la  gradation  de  la  inortaliic  de  la  cavaierie  dans  I'ordi'e 
xles  mois:  Mars:  Novembre:  Avril:  Janvier:  Aoikt:  Octobre:  Mai: 
Fevrier:  Juin;  Decembre:  Septembre  et  Juillet.  Si,  dans  la  cavaie- 
rie, les  mois  les  plus  froids  n'ont  pas  ete  les  plus  Tnenrlriers  ,  on 
.pent  allrifcner  oetle  dilFerence  a  ce  que  les  cavaliers  ne  soirfTrertt 
pas  autaiit  dn  froid :  car,  outre  que  les  soldats  de  celte  ainne  pas- 
sent  une  grande  portion  de  leur  temps  aux  ecuries  ,  et  ne  four- 
iiissaient  point  de  sentinelles  sur  les  rempars  ,  le  maateau  dont  les 
cavaliers  sont  pourvus,  les  mot  a  I'abri  des  premieres  impressions 
du  (Void  ,  et  leur  est  d'un  grand  secoars  dans  les  hopitaux.  D'ail- 
leurs  ,  I'exercice  jmxrnalier  da  pansement  du  clieval  contribue  aussi 
d'uiie  maniere  elTicace  a  la  conservation  du  cavalier.  Les  mois 
les  plus  chauils  oat  aussi  etc  les  |)tus  favorai)les  pour  la  cavaierie. 
Le  Gomte  Morozzo  n'a  point  laisse'  de  tables  sur  la  mortalite 
des  regimens  provinciaux  par  ordre  de  mois  :  et  certes  ,  il  lui  .-.u- 
rait  etc  bien  difllcile  de  se  livrer  a  de  semblables  recherches  a 
I'ef^ard  de  ces  corps  de  trou|)es  ,  puisque  h  I'exception  de  quelques 
individus  qui  mouraient  lorsque  le  regiment  etait  sous  les  armes, 
les  soldats  provinciaux  achevaient  leur  can'iere  vitale  che?.-eux  cora- 
me  le  resie  de  la  population.  D'aiileurs,  ainsi  cpie  je  I'ai  di-ja  fait  re- 
marquer ,  pour  que  ces  recherclies  pussent  nous  eclairer  dune 
maniere  plus  utile  sur  la  marche  de  la  mortalite  ,  il  serait  indis- 
pensable qu'elles  fus'tent  accompagnces  de  bonnes  observations  me- 
ttiorologiqties  et  medicates  ,  qui  manquaient  tout-a-fait  a  lepoque 
dout  il  s'a^iu 


254  ^^^    ^^    MORTALITE    DANS    LES    ANCIENNES    T1\0UPES    ETC. 

§  XXIX.   Conclusion  de  cc  chapitre. 

Au  reste ,  cjuel-.jues  incompletes  que  soient,  ces  observations  on- 
pent  au  nioins  en  tirei*  ces  conclusions  genc'rales ;  i.°  que  les 
mois  les  plus  froitls  sont  les  plus  meurlricrs  pour  riufanterie,  com- 
me  ils  le  sont  pour  la  classe  la  plus  miserable  de  la  population  : 
c'est  ainsi  que  le  grand  froid  qui  se  fit  senlir  a  la  On  de  1788, 
ct  au  commencement  de  1789,  fut  marque  par  une  plus  forte  mor- 
talile  niilitaire  («) ;  2.°  que  celte  cause  ,  dans  les  circonslances  or- 
dinaires  ,  n'agit  pas  de  meme  sur  la  cavalerie.  Cependant  on  ob- 
serve dans  la  table  N."  II.  que  I'annee  1780  fut  la  plus  raeur- 
iriere  pour  rinfaiilerie  qui  perdit  ,  cette  annee-li  ,  882  individus, 
tandis  que,  apres  1789,  I'an  1784  a  ete  particulieremenl  funeste , 
et  1780  le  plus  favoriible  a  la  cavalerie.  J'ai  cherche  a  decouvrir 
la  cause  de  cette  grande  disf)roportion  ,  mais  ii  n'en  est  pas  que- 
stion dans  les  tableaux  particuliers  sur  la  mortalite  militaire,  que 
le  Comte  Morozzo  pre'sentait  tous  les  ans  au  Roi. 


(a)  Lc  froiJ  cxtl'cinempnt  rigourciix  qui  sc  fit  senlir  *  coUs  ppoquc  ,  qiioique  prcsqiic  sant 
e\euiplc  par  son  degrt*  et  par  sa  diiri-c  ,  n'a  pas  etc  la  seule  cause  de  la  grande  morta- 
lite qui  eut  aussi  lieu  dans  la  populatioa  de  la  ville  de  Turin:  les  rougeolcs  qui  out  cte 
tr^s-nonibreuscs  pendant  tout  rele,  y  ont  aussi  beauconp  corilribnc ,  surtout  a  I'egard 
des  cufans.  V.  dans  le  volume  de  r;Vcadeinic  dcs  Sciences  que  je  viens  de  clter  ,  Tessai 
d'arithmelique  politique  de  M.r  lc  Comte  Balbe,  5/*^  la  mortalite  extraordinaire  He  Van- 
1789.  II  est  perrais  de  croire  que  cette  derniere  cause  n'est  pas  rcsLee  tout-a-fait  litraa- 
jgere  a  la  grande  inorlulile  des  soldats. 


FAn    LE    DOCTEUn   SORINO.  365 

C  II  A  P  I  T  R  E    V. 

DE    LA    MOnTAMTE    PAR    RAPPORT    AUX    GARNISONS 
ET    AUX    UIFFEREMES    PROVINCES    DU    PIEMONT. 

5  XXX.  Iiijluence  des  garnisons  sur  la  morlalite  militaire. 

Quoique  dans  ses  tableaux  annuels,  le  Comte  Morozzo  eut  soin 
J'indiqiier  ics  villes  ,  les  bourgs ,  et  les  forteresses  ou  les  diffe'rens 
corps  *de  iroupes  e'taient  en  garuison  ,  je  n'ai  pas  eu  lieu  d'observer 
line  legularite  coostante  dans  la  0iarclic  de  la  mortalite  par  rap- 
port aux  garnisons.  Cepeiidant  on  y  voit  qu'en  general ,  la  ou  les 
(juartiers  et  les  liopitaux  etaient  mauvais,  la  mortalite  etait  aussi 
plus  forte.  Tels  utaient  ceux  de  Coni  ,  d'Alexandrie  ,  de  Tortone  , 
et  de  Novare;  tandisqu'a  Ivree ,  a  Valence  ,  a  Nice  en  Provence, 
a  Nice  en  Moiiferrat  ,  a  Pignerol  et .  i  Fcnestrelles  ,  c'est  a-dire 
dans  les  villes  ouvertes  ,  la  inorlalite  des  soldats  An  bien  moindre. 
Quelque  fois ,  en  changeant  de  garnison  ,  les  rej^itnens  apportent 
avec  eux  la  maladie  {a)  ;  cette  circonstance  est  bien  propre  a  de- 
router  les  observateurs  sur  la  veritable  influence  des  garnisons  sur 
la  mortalite  militaire.  En  voici  un  exemple  frappant  rapporte  par 
le  Comte  Morozzo  dans  sa  table  de  la  mortalite  militaire  pour  I'au- 
nee  lySa.  Le  re^iuient  bernois  de  Tscharner  venant  de  Coni,  ou 
ce  regiment  avail  cu  la  maladie  ,  arriva  en  garnison  a  Turin  le 
printemps  de  1781  ;  le  regiment  aux  Gardes  y  arriva  aussi  de  Pi- 
gnerol et  de  Feaestrelles ,  ou  I'liopital  etait  resle   ferme   pendant 


(n)  La  fu'vre  ties  lii\pitau:L  ct  des  priiiom  dc  PniscLi ,  lyphus  noiocomial  etc.  des  auteurf . 

Tom.  sxxv  U. 


966         «UR   UK   MOnTAl.JTfe   PAffS   fcBH   AWtBKHBS    TROUPES   TTC, 

hnii  jours,  Le  re'^iineiii  ile  Tscliarnci-  pcrilit  ,  celte  onnpe-l^,  103 
inilividiis  ,  c'est-^-iUre  83  lioromes  an-dclh  cje  ce  (ju'il  en  nuiHii  ilA 
perilre  dans  I'oidre  nalurel  ;  dans  le  regiment  aux  Gardes,  an  con- 
traire ,  il  ne  mouiut  que  1 1  sol Jats  ,  de  fnoon  cju'il  em  un  bene- 
fice de  8  liomnies ;  el  cepeudant  ces  deux  rei^imens  eiaient  en  gnr- 
nison  dans  la  luciue  ville. 

§  XXXT,  Rapport  de  la  mortallte  milUaire  avec  la  salubrite 
ties  di^/lirente'  provinces  da  Picmont. 

L'analyse  de  la  table  N.°  V,  ,  de  la  morlalile  dans  les  regi- 
mens provinciaax  ,  ne  pent  elre  que  fort  interessante.  Ces  soldats, 
a  la  reserve  de  qiiinze  jours  qu'ils  donnaient  a  la  revue  ,  vivani  Ji 
la  campagne  ou  dans  leurs  foyers  ,  le  total  de  la  mortalile  dans 
ces  corps  de  troupes  nous  met  a  meine  de  porter,  jusqu'h  un  cer- 
tain point ,  un  jugeineiit  sur  la  plus  ou  moins  grande  salubrite  de 
I'air  des  dilllirentes  provinces  dn  Piemont. 

Parmi  ces  rcgi'oens  de  levee  ,  celui  de  Vcrceil  a  etc  le  plus 
fortement  frappe  par  la  morliiliic  qui  se  raoiite  a  loj  hommes , 
dans  une  periode  de  \\  ans  ,  en  raison  ile  7.  \  par  an,  ou  de  i.J 
p.  0/0  apparent ;  tandis  que ,  dans  tons  les  autrcs  regimens ,  la 
mortalite'  moyenne  n'a  ele  que  de  6/7  p.  0/0.  La  forie  mortalile 
de  ce  regiment  nous  fournit  done  une  nouvelle  prcnve  ,  que  dans 
le^  pays  oil  les  rizieres  abondent ,  I'air  y  est  moiiis  salubre  ,  et 
toujours  plus  ou  moins  vicic.  Au  conlraire  ,  les  regimens  d'Acqul 
ei  de  Ml  ulovi  ont  soulTert  le  moins.  Certes  ,  une  conlree  parse- 
mee  de  coUines  et  de  vignolles ,  et  pretant  son  fiiuu;  au^  Appcn- 
nins  ,  ne  saiirait  ollVir  qu'un  S(-jonr  fort  agieable  el  saiulaire  Aussi 
le  regiment  d'Aqni  naurait-il  donnc  que  5t:>  morls  ,  lors  mcmc  qu'ou 
aurait  pousse  le  calcul  a  i  \  ans  ,  ainsi  que  cela  a  cle  fail  pour  les 
autres  regimens.  De  meme,  le  regiment  de  Mondovi  n'a  cu  que 
63  morts  en   i4  ans,  savoir  4  i  par  an,  ce  qui  revient  a  \  p.  0/0 


cliafpie  nnni^e.  En  crtel  I'nir  do  Monilovi  est  e»celleni,  «urtout  dan» 
Ics  collines  fjii'i  se  raltacheiit  A  ses  liaiites  montagnes.  Cela  ctail  si 
bien  coniiu  de  nos  ai'eux ,  qn'aulre  fois  les  comtnunautes  religieu- 
ses  du  Piemont  envoyaient  a  Mondovi  ieurs  malades,  y  reiablir 
leur  sanlc'. 

§  XXXII.  Classification  de    ces  provinces 
(Tapres   I'ovdre  de  leur  salubrite. 

Comme  on  ne  saurait  douter  que  \a  table  dont  je  viens  de 
parler  ,  ne  presente  par  approxioialion  le  rapport  de  la  tnortalile 
dans  nos  differentes  provinces,  en  attendant  que  Ion  s'y  occupe 
a  dresser  et  a  rendre  publiques  des  tables  statistiques  pour  cha- 
cune  d'ellcs  ,  on  pent  essuyer  de  les  classer  suivant  I'ordre  de 
salubrite  lire  de  ce  parallcle.  Par  ce  moyen  on  aura  acquis  un 
tliermomctre  politique  ,  dans  lequel  le  degre  de  salubrite  dc  I'air 
de  la  plus  part  de  nos  provinces  est  marque  par  la  mortalile  plus 
ou  inoins  grande  de  Ieurs  regimens.  Voici  I'ordre  de  cetie  classi- 
ficaiion  :  Aqui:  Mondovi:  Ivree  et  valle'e  d'Aoste:  Snse  :  Gc'nevois: 
Turin:  Asti.-  Mauricnne  :  Casal:  Nice:  Pignerol :  Verceil. 

§  XXXIII.  Observations  stir  ccttc  classification. 

II  est  h  remarquer  que  la  table  dont  il  s'agit ,  ne  comprend 
qne  dix  regimens  provinciaux  ,  et  les  denx  de  Suse  et  d'Aqui  qui 
etaient  les  seuls  regimens  de  levee  ,  ceux  de  Novare ,  de  Tortone  , 
et  les  Grenadiers  royaux  ayani  dii  etre  exclus  de  la  table,  puisque 
ces  deux  premiers  regimens  ,  en  vertu  de  leur  pritilege  ,  etaient 
entierement  recrutes  de  tres-mauvais  volontaires  ,  dont  on  recevait 
aussi  un  bon  noinbre  dans  les  Grenadiers  royaux.  La  mortalite  , 
dans  ces  corps  de  troupes,  ayant  ete  plus  forte  que  dans  les  au- 


a68  sun    LA    MOnTAl.tTli    r\H«    LES    AXCIENMES    TftOUPES    ETC. 

tres  rdgimens  provincial^  ,  il  est  permis   de   croire   qu'ils  partici- 
paient  cles  vices  des  regimens  d'ordonnance. 

On  nc  doit  pas  oublier  non  plus  que  la  conscription  militaire 
altcignail  souvent  des  individus  cirangers  a  une  province  dont  la 
population  so  trouvait  insuflisante  pour  porter  son  contingent  au 
^rand  complet :  c'est  pourquoi  ,  et  sous  ce  rapport,  la  table  de  la 
mortalite  des  regimens  provLnciaux  que  le  Cointe  Morozzo  nous 
a  laissee ,  pourrait  bien ,  a  la  rigueur  ,  ne  pas  etre  consideree 
cointne  le  resultat  suictement  isole  de  la  statislique  militaire  de  la 
population  de  chacune  de  nos  provinces ,  quoiqu'elles  concourus- 
sent  toutes  a  la  levee  ,  a  I'exception  de  celles  de  Voguere  ,  de  Tor- 
tone  et  de  Novare  ,  qui  en  etaieui  dispensees  par  privilege. 


PAn  LE  DOCTEUR  noNiNO.  369 

DEUXIEME    P  ARTIE 


ClIAPITRE    VI. 


DES     CAUSES     DE     LA     GnANDE     MORTAUTE    MILITAIRE 
EN     TEMPS     DK     PAIX. 


E, 


in  comparant  la  raortalkc  militaire  avec  celle  qui  a  lieu  dans 
le  restant  de  la  population  ,  on  est  naturellement  porle  a  recher- 
cher  les  causes  de  celle  grande  disproporlion.  Les  ecrivains  d'a- 
rithmcli(pie  polilique  out  bien  rcconnu  qu'il  existait  une  dilFerence 
dans  la  inarche  de  la  mortalilc  enire  la  population  de  la  campa- 
gne  et  celle  des  villes  ,  a  la  quelle ,  jusqu'i  un  certain  point,  on 
peut  assiiniler  la  population  mililaire  dans  les  calculs  de  la  mor- 
talit(i  :  niais  celle  diffiirence  n'excede  pas,  en  ge'neral,  le  i.  p.  0/0, 
et  nous  sommes  bien  loin  de  cetle  proportion  a  I'e'gard  de  plu- 
Steurs  corps  des  troupes  piemontaises.  II  doit  done  y  avoir  des  cau- 
ses morbinqucs  qui  agissent  d'une  maniere  speciale  sur  cette  classe 
de  la  population.  Ces  causes  ,  dit  le  Comte  Monozzo,  ne  peuvent 
^tre  que  la  maniere  dont  le  soldat  est  loge  dans  les  quarliers,  tcnu 
dans  les  !i6piiaux ,  on  administre  dans  les  regimens.  Quant  aux  au- 
tres  causes  ,  il  ne  parait  en  indiquer  quelques-unes  que  pour  les 
refuter.  II  va  mcme  plus  loin  ,  car  il  finit  par  declarer  son  opi- 
nion sur  la  raortalite  mililaire  ,  dont  il  accuse  dune  maniere  pres- 
qu'exclusive  I'air  vicie  que  le  soldat  respire  dans  les  quarliers  , 
dans  les  casernes  ct  dans  les  liopitaux  (a).    Cependant    I'influcnce 


(a)  Monuzzo.  Considerations  sur  la  lucM'Ulilc  mililaire,  5^  ^0)  4^  ^^  suiv.  MS. 


a-0  sua    LA    JTonTALITE    DANS    LIvS    AN'CIEXNES    TnOCPKS    ETC. 

de  plusieurs  aulrcs  causes  morblfiques  sur  la  sanle  da  soljat  me- 
i-ile  d'etre  appreciee  par  le  Medccin  eelairt;  et  par  I'Admiiiistrateur. 
Nous  allons  en  examiner  Ics  principales  succinctemeut. 

§  XXXIV.  De  I'ejcercice  considere  comme  cause  de  maladie. 

L'Auteiu-  a  bien  raison  de  pretendre  que  Ton  ne  pent  pas  com- 
parer la  faligue  du  soldat  a  celle  dcs  gens  de  la  campagne.  Ccux- 
ci  travaiilent  quatorze  hcurrs  par  jour  ,  tandis  que  I'exercice  du 
soldat  ,  qui  n'avait  pas  meme  lieu  tous  les  jours  ,  ne  durait  que 
deux  lieures  environ.  D'ailleurs,  I'exercice  est  eminemment  propre 
a  conserver  la  sanle  des  mililaires.  Les  gcneraux  remains  n'igno- 
raient  pas  celle  vcirile  :  Sed  rei  militaris  pcriti ,  dit  \i.(if.crE  ,  pfus 
quotidiana  armorum  exercitia  adsanitalem  mUitiim  jnUnverunt  pro- 

desse  ,  qnain  Medicos Ex  quo  inlelllgitut'  qutuito  studio- 

sius  arinoruin  arleni  docendus  sit  semper  exercilus  ,  rum  ei  et  la- 
boris  consui'ludo  in  castris  sanitateni  ,  et  in  conjlictu  po^sil  prae- 
stare  victoriam  (a).  Aussi  observe- 1- on  avec  plaisir  que  sur  le  grand 
nombre  dc  soldats  qui,  en  1781,  f'urent  employes  aux  travaux  du 
nouveau  cliemin  de  Nice,  il  ne  mourut  pas  un  scul  homme  pen- 
dant les  six  mois  que  durcrent  ces  travaux  [b).  L'excicice  de  I'ar- 
tilleur  est  certainement  bien  plus  faligant  que  celui  du  soldat  d'in- 
fanterie  ;  cepeudant  la  mortalite  a  ete  bien  moindre  dans  Tartille- 
ric  que  dans  le  reste  de  I'armee.  Toulefois  on  ne  doit  pas  nier 
que  1'cxc.js  de  la  fatigue  ,  surtout  dans  les  jeuues-gens  qui  n'y  sont 
pas  encore  liabituds  ,  ainsi  que  quelques  manoeuvres  de  I'exercice 
ne  concourent  a  augmenler  les  maladies ,  et  par  consequent  la 
mortalile   dans   la  population  militaire. 


(a)  VEii«iii'«.  De  re  militari    Lib.  III.  rap.  I[. 

ib)  M'JBPZXO.   TubUau  iXr.  \a  iiiorlalilc   militaire   pour  rjniu-c    i^8u.   MS. 


p\n  i-E  DOCTErn  DONrNO.  a;  I 

Le  corps  d'armee  tUi  camp  de  Boulogne,  en  iPo5,  dtait  exerce 
tons  !es  mois  am  graiules  matioeiivres.  On  a  observe  ,  ilit  Ic  DoclRiir 
Vaydi,  qu'il  eiiti'iiit  plus  ile  m:iln(les  mix  liiJj)itaux  clans  les  rinq 
jouivs  qui  suivaient  ces  dvoluiions  faligaates  ,  que  dans  les  autres 
vingt-cinq  jours  dn  mois.  L'infliience  morbifiqiie  des  fatigues 
de  I'exercice ,  se  fait  senlir  d'nne  maniere  |)liis  forte  sur  Tinfinte- 
rie  que  siir  la  cavalcrie  el  sur  I'ariillerie.  Le  faniassin  passe  sa  vie 
dans  les  alternatives  d'une  oisivete  absolue  et  dcs  plus  nules  tra- 
vanx.  On  le  menage  ordinairenient  inoins  que  les  autres  soldats  , 
peiit-etre ,  dit  le  mcine  auteiir ,  parce  (ju'il  coule  moins  ciier  h 
^quiper ,  et  qu'il  est  plus  facile  a  remplaoer.  II  resulte  de  toules 
ces  circonstances  reunies,  que  I'infanterie  compte  loujours  une  plus 
grande  proportion  de  inalades  que  les  aulres  armes.  Le  cavalier 
est  constaniment  occnpe  ,  el  il  e|)rouve  rarenient  de  grandes  fati- 
gues. Dans  toutes  les  circonstnncts  oii  elle  est  placee ,  la  ravalerie 
a  la  moitie  moins  de  malades  ipie  I'infanlerie,  et  ia  raortalite  , 
cliez  ses  malaiies,  est  anssi  moins  forte.  Dans  rartillerie,  arine  toute 
d'elite  ,  on  n'adinet  que  des  liommes  robustes  ,  et  I'ou  surveille  Icur 
conduite  avec  un  soin  plus  SPrnpuleuK.  Oulre  ces  dispositions  phy- 
siques et  morales  ,  si  favorables  a  la  sanle ,  le  canonnier  ,  dans 
rinlerienr  ,  est  lonjours  occM()e  ,  snns  etre  suicharge  de  travaux. 
Aussi  voyons  nous  tr6s-peu  (rartilieurs  dans  les  liopitaus,  exceptc 
aprcs  les  batailles.  Knfin  ,  .TJoute  Tesliinable  et'rivain  que  je  viens  de 
nomraer,  et  au  cpiel  j'emprunte  ces  rellexions  (</),  les  exercices  jour- 
nidiers  donneni  encore  quelque  fois  lieu  a  un  abus,  (pi'il  importe  de 
Supprim^r.  11  y  a  des  sous-nflicicrs  ,  charges  des  details  de  I'instru- 
ciion  ,  qui  traitent  les  recrues  avec  la  plus  grande  durete  ,  non  seu- 


(d)  ^*oy<:*  dans  Ic  vol  x\ni  du  gi-and  Dicttannaire  ties  Sciences  medicates  I'exccllcnt  article 
iljgiene  milititiie  du  Doctcur  \'ivni  ,  ancicu  luiidccin  des  hopitauk  luiliUirca  ct  del 
armtfcSf  doDl  jc  iit'honure  d'avuir  iii  Ic  disciple,  le  coileguc  et  rami. 


WJ-i  SCR    LA    MORTAMTE    DANS    LES    ANCIENNES    TRODPES    ETC. 

lenient  en  leiu-  adressant  tie  paroles  outrageantes,  tnais  encore  en 
Ics  frappant.  Les  inallieureut  jeuncs-gens  ,  a'msi  mallrailes  ,  se  de- 
gouleat  de  Iclat  mililairc  ,  ct  s'ils  ne  dcsertent  pas  ,  ils  prcnnent 
du  chagrin  ,  et  couiraclent  la  nostalgic  ,  a  laquelle  ils  onl  d'ail- 
leurs  plus  oil  mollis  de  disposition  ,  ct  finisseut  par  mourir  hecll- 
ques  a  lliopital. 

§  XXXV.  Des  senlinelles  et  du  changement 
brusque  de  temperature. 

Si ,  en  general ,  rexercice  est  plus  utile  que  nnisible  a  la  sant« 
du  soldat,  il  n'en  est  pas  de  meme  du  service  des  senlinelles  cpie 
pent  ctre  on  muUipliait  un  peu  tiop  choz-uous  ,  au  point  que  le 
soldat  niontail  la  garde  chaque  iroisieiue  jour  («)  ,  ce  qui  ne  man- 
qnait  pas  de  ruiner  insensiblement  sa  constiiuiion.  Ossen<asi ,  dit 
Omodki  ,  chc  la  viaggior  parte  di  essi  (  des  senlinelles)  car/o/jo  aw- 
malati  o  in  altnalith  di  questo  servigio  ,  o  appena  di  ritorno  alia 
caserina  (/-»).  Au  surplus  ces  senlinelles  qui ,  dans  les  froids  rigou- 
reux  ,  faisaient  deux  heures  de  faction  sur  les  rempars  des  places 
et  des  forteresses  ,  devaient  beaucoup  soulTrir  ,  surtout  en  passant 
brusquement  de  la  temperature  tres-elcvee  des  corps  de  garde  a 
line  tcmperalure  de  vingt  degres  de  difference.  Aussi  pendant  I'hi- 
ver  beaucoup  de  soldats  sont-ils  aitaques  a  la  poilrine  ,  et  aiteints 
dc  fievres  catharrales  plus  ou  moins  funesles.  II  faut  done  couve- 
iiir  que  cette  cause  a  dii  exercer  une  influence  bien  prononcee  sur 
la  sante  du  soldat  ,  et  par  consequent  dans  la  production  d'uu  ex^ 
cedent  si  extraordinaire  dans  la  mortalitc  de  I'arme'e. 


[a)  MoRozzo.  Considerations  sur  \a  morlaliU'  iiiiltlaire  §  67.  MS. 

(t)  Omodei.  Siitema  di  polizia  mcclico-militarc.   Vigcvano  1807.  §  CXIV. 


PAn  LE  DocTtrn  uomko.  273 

§  XXXVI.   Da  libcrtinage. 

On  nc  snnrail  iloulcr  cjne  le  libertlnage  n'erilre  aussi  pom* 
l)caucoii|)  clans  les  causes  qui  concourent  a  augmenler  la  mortalilc. 
Cei'les  ,  (It-piiis  que  la  mnlailie  vencrienne  a  eti;  mieux  connue,et 
que  ,  il'ailleurs ,  par  sa  gr.inile  dilatation  elle  a  iiifiuiment  perdu 
de  sa  force  («),  elle  ne  fait  plus  les  ravages  qu'elle  causait  il  y  a 
cent  ans  dans  la  sociele'.  Aussi  le  Gotnte  Murozzo  n'a-t-il  pas  he- 
site  a  ecrire  que  ,  dans  vingt-deux  ans  qu'il  a  servi  dans  le  regi- 
ment aux  Gardes,  il  n'a  vu  que  fort  rareinent  le  soldat  perir  de 
cetle  inaladie  ,  grace  a  la  visite  liebdomadaire  du  chirurgien-major 
a  rellel  de  constaler  ,  sous  ce  rapport  ,  Teiat  sanitaire  de  chaque 
soldat.  II  est  possible  que  cet  Acadcinicieii  nait  pas  cle  trompc 
par  des  rapports  inexacts  sur  cet  objct  :  ccpendant  je  dois  avouer 
que  les  gens  de  I'art  instruits  ne  partageut  nullementsa  securile  a 
cet  egard  ;  car  independamment  de  ce  (jue  ,  menie  h  present ,  il 
meurt  bon  nombre  de  vcrolcs  dans  les  liopitaux  civils  et  inilitaires, 
dans  I'eiat  actuel  de  nos  connaissances  medicales  nous  n'avons  au- 
cun  moyen  de  constaler  d'une  m.inicre  cerlainc  la  guerison  com- 
plclc  el  radicale  des  miladies  syphililiques.  Au  reste  ,  sans  parler 
des  nianx  produils  par  I'ignorauce  et  par  le  defaut  de  soins ,  I'exer- 
cice  de  la  medecine  nous  apprend  tons  les  jours  combien  les  pro- 
gres  que  la  vtirole  a  fails,  ces  derniers  siccles  ,  onl  aliere  le  tem- 
perament des  Europcens ;  combien  la  complication  du  \irus  syphi- 
litique  ,  apparente  ou  cachee  ,  ajoute  aus  dangers  des  autres  ma- 
ladies ;  combien  enfin  le  trailement  que  la  verole  exige,  predispose 


(d)  Sur  Tclal  dc  b  uiabdic  vonerieiinc  pour  la  ptiriode  de  temps  dont  il  s^agit^  voyez  Tou- 
rrage    d'ALLioii  ^   qui  a    pour    litre ;    Conspectus    praesentatteae   morborum  condiUonis. 
■    Aug.  Taur.   171)^.  I'ag.  4  d  *i"T. 

Tou.  XXXV  lilm 


\ 


4^4  ■■'^■'^    ^*    MORTAUTE    DANS    LES    ANCIENNES    TROUPES    ETC. 

ceux  qui  I'ont  essuye  .\  ressenllr  rinfliience  de  I'action  dcs  autres 
causes  morbitiqucs.  II  iloit  done  clre  permis  d'assigner  ati  liberti- 
nage  un  rang  distingue  parmi  les  causes  aux  quelle  est  di'te  la 
grande  morlalitc  mililairc. 

§  XXXVII.  De  tabus  du  ■vin. 

II  en  est  a-peu^pres  de  meme  de  I'ivrognerie.  Sans  doulc, 
le  vin  fournit  une  boisson  excellente  ;  mais  I'abus  que  le  soldat  en 
fait,  produit  en  lui  une  espcce  d'etliisie,  dont  il  fiuit  par  cire  ia 
viciime  ,  surlout  s'il  reste  qnelque  temps  a  I'hopital;  car  alors  ia 
maladie  se  complique  ,  et  prend  aisement  le  caractere  de  fievre 
d'hopilal.  Dans  les  regimens  piemonlais,  on  envoyait  ceux  qui  en 
etaient  alleints  ,  respirer  chez-eux  I'air  libre  de  la  campaijne,  et 
il  s'y  retablissaient  presque  toujours;  mais  les  soldats  etrangers,Ji 
I'egard  desquels  on  ne  pouvait  pas  employer  ce  inoyen,  finissaient 
par  niourir  presque  lous  de  maladies  chroniques  a  I'hopilal  («). 

§  XXXVIII.   Des  quartiers  et  des  hopitaux  militaires 
conside're's  comme  cause  de  maladie. 

Nous  avotis  vu  que  les  quarti«rs  de  I'infanterie,  a  la  re'serve 
de  ceux  qui  avaient  ete  construits  a  neuf  dans  les  places  el  dans 
les  forieresscs,  etaient  en  general  tres-malsains.  II  en  eiait  de  meme 
des  hfipilaux  militaires.  C'etaient  des  salles  basses  ,  etroites  et  sans 
ventilation  ,  oii  Ton  entassait  les  malades ,  et  dont  presqu'aucune 
n'avait  ele  construite  pour  cette  destination  (l>).  Au  reste,  les  quar- 


(m)  MoRozio.  Tableau  dc  la  mortality  militaire  pour  I'anm'c   1781.  MS. 

(/»)  A*  IVpoque  ou  M.r  Db-Morozzo  rccueillait  scs  observations^  une  niaison  infectc,  dang 
1ft  <{nr-llc  om  avaU  rr^n  des  maUdi's  pendai/t  plus  dc  cinquantc  ans  siins  avoir  jamais  cti: 
'ii'sinftcttfe,  9£*v!ril  d'bdpilal  nrililaire  a  Alcxandrie  :  la  moitalite  diminna  de  beaucoup 
ilaus  cclle  garoisoo  aussildl  i{uc  I'hdpital  fut  placi!  dam  It  citadellc  dc  ccttr  viDc. 


PAH  r.E  DocTtun  bonino  270 

tiers  metne  dc  Turin,  lioiit  lo  coiisiruciion,  ollvrt^ge  dun  ilos  plus 
habilus  ingt-iiiours  ,  Ic  Gomto  Ptnto  ,  ne  laissait  rien  a  clesirer  sous 
le  rapport  de  la  saluhrite ,  etaieiit  si  remplis  de  niondc  que  lair 
en  devenait  iiticessaireineut  vicic  ,  au  grand  dutrimeni  de  la  saule 
dcs  soldats. 

§  XXXIX.  Influence,  pernicieuse  de  tair  vide 
SUV  la  sante  de  fhomme. 

Dans  les  endroits  ou  se  rassetnble  beaucoup  de  monde  ,  Fair 
est  cori'ornpu  par  la  respiration  ,  et  par  les  emanations  aniinales. 
«  Le  £»rand  amas  dhoinmes  dans  les  camps  ,  le  quarliers  ,  les  I16- 
pitau<c  ci  les  prisons  ,  dit  Prinole  ,  engendre  immediatcment  des 
fiovres  maligiics  et  pestileulielles  ,  et  dans  tres  peu  dc  temps  des 
elFets  plus  lerribles  encore  ,  surtout  si  I'endroit  est  ferme  sans  une 
libre  circulation  de  I'air  ,  et  par  un  temps  chaud  »  Lf.ttsom  rap- 
porte  que  sur  cinquante  fievres  maligncs  qu'il  avait  observees  a 
Londres ,  quaranie-liuit  au  inoins  avaient  pris  naissance  dans  des 
maisons  Irop  peuplees  :  et  Zimmermann  nous  fait  remarquer  com' 
bien  est  a  craindre  I'air  vicie  par  la  respiration  ,  en  nous  trarant 
i'histoire  de  I.1  grotte  de  Calcuite  ,  qui  servit  de  prison  au  capitaine 
HowEi. ,  et  a  14G  de  ses  compagnons.  Ces  malheureux  renferme's 
dans  le  petit  espace  dc  3^4  p'cds  carres  ,  y  perii'ent  au  nombre 
de  120  iipres  di<  heures  de  eejour  (a).  Phixgi.e  rapporte  un  fait 
non  inoins  fuueste  arrive  en  i^So  k  Londres,  oii  le  lord-maire , 
trois  juges  ,  et  quarante  personnes  mourureni  par  reffet  d'utie  va- 
penr  eKtreineinent  maligne  (|ui  s'c^leva  dans  une  sallc  oil  I'on  avait 
aniene  des  criminels  pour  les  juger. 


{a)  V.  ZiHHSRHiiKK.  Traitu  de  I'ciciMiricnce  en  g^Diiral,  et  en  parliculier  luLiiw  I'art  de  gu^rir, 
traduit  dc  rallomand  p.ir  M.  LcFCBOKE  dc  V.  D.  M.  Paris  1817.  Paj.  94  '-''  ^^^- 


a^G  SUR    LA    MOr.TALITE    DANS    I.ES    ANCIFNNES    THOUPES    ET  C. 

S'il  etait  necessairc  Je  rapporter  encore  d'aulres  exemples  frap 
pans  de  ntiflneiice  dtilctcre  de  I'air  vicio  siir  la  snnlt'  de  I'lioiii- 
me,  on  ponrrait  ciicr  I'llolel-Dieu  dc  Paris.  Dans  cet  Lapital  ,  oii 
I'on  eiitassait  jadis  jusqu'a  six  maladcs  dans  le  m<!Mne  lit  ,  il  inou- 
rait  plus  du  cinquieme  dcs  individus  qni  y  enlraicnt,  tandis  que 
dans  les  aiurcs  hopitaux  francais  il  n'en  mourait  pas  le  dixieme. 
NeWanno  1793,  ecrit  M/  le  Doctenr  Sacchetti  ,  trecento  quuranta 
francesi  prigionieri  di  giterra  furono  riiichiusi  in  una  chiesa 
iL'lla  citth  cF^sti;  ma  prima  di  carcerarli ,  il  Gowrnatore  avea  or- 
dinato  di  serrare  le  Jinestre  di  delta  chiesa  ;  il  medesiino  non  bado 

che  vi  fossero  prima  fahhricati  i  necessarii  cessi ,  non 

depulo  delle  guardie ,  od  allrc  persone  per  esportare  le  immonJi- 

zie  del  carcere ;  /'  aria  del    carcere  s'  infetto    talmente 

in  pochi  giorni ,  che  piii  delta  mcta  di  quel  bravi  soldati  fu  sor- 
presa  da  una  f abb  re  putrido  iien'osa  :  da  quesli  la  malattia  si  pro- 
pago  ai  nostri  soldati  che  ai'ei'ano  la  custodia  del  carcere,  aiine- 
dici ,  ai  chirurghi  che  gli  assistevano  ,  ed  injine  quelV  antica  citth 
e  cost  distinta  repubblica  arrischid  di  essere  la  vittima  di  una, 
delle  pill  fiere  epidemic  (a). 

Dans  le  temps  que  le  celebre  Pringle  ecrivait ,  la  physique 
n'avait  pas  encore  fails  les  granils  pi-ogrcs  dans  la  science  des  airs, 
dont  Priestley  jeta  les  fondemens,  et  aux  quels  le  Comte  Morozzo 
ne  fut  point  eti-anger.  Depuis  lors  nous  avons  inventes  des  instru- 
mens  pour  apprecier  les  qualites  physiques  ,  et  mesurer  les  ditle- 
rens  degre's  de  salubrile  de  I'air  ;  nous  avons  soumis  a  I'experience 
I'atmosphere  des  prisons  et  des  hopitaux ,  ei  nous  avons  reconnu 
qu'elle  etait  meurtriere  :  nous  avons  aussi  examine  I'air  de  tons  les 
endioils  oil  il  y  a  de  grands  rassembleineus  ,    lei    que    celui    des 


(rt)  V.  Analisi  dvUe  /iri/tciftali  cai^ioni  che  rendono  matsatii  U  nostri  sftetfuh  ,  ran  alcune 
osservazioni  snpra  i  mezzi  di  rimediarvi.  Del  citiadino  rinccnzo  Saccuetti  Vofito  del 
CoUegio  di  Medicina.  Torino.  Anno  Vll.  pag.   i5. 


PAR    I.E    DOCTEUR    BONINO  377 

c'jjliscs  ,  des  stilles  ilc  spectacle  etc.  ,  et  nous  avons  acquis  la  ccr- 
tilude  que  Tail-  de  ces  dilU-rens  eudroits  est  aussi  plus  ou  moins 
vide.  Cerles  les  grands  mandarins  de  la  Chine  n'igiiorent  pas  que 
I'air  est  le  remede  par  excellence  pour  dcsinfecter  Ics  salles  a  man- 
ger, et  les  appartemens,  puisqne,  airisi  que  M/  Dr  INIoRozzodil  ravoir 
lu  (piclque  part  ,  ils  font  vciiir  a  grands  f'rais  de  la  monlagne  des 
oulres  reiuplis  d'air  pur ,  qu'lls  font  verser  a  eel  eflTet  daus  lours 
appartemens.  Si  la  chimie  europeenne  porte  jamais  ses  lumieres 
jusquW  Pi'kin  ,  les  grands  mandarins  seront  saus  doute  dispenses 
d'une  si  forte  depense. 

§  XL.  De  I'air  vide  considcre  comme  line  des  causes  principales 
lie  la  mortalite  militaire. 

Les  observations  de  fait  que  je  viens  de  rapporler,  et  dont  il 
aurait  ete  inutile  de  multiplier  Ic  nombre  ,  n'avaient  certainement 
pas  cchappc  a  Tinvestigatlon  de  I'illustre  savant  ,  qui  avail  parti- 
culierement  approfondi  ccite  branclie  de  physique  etperimentale. 
Aussi  nous  ne  devons  pas  nous  etonner  si  le  Comte  AIouozzo  pa- 
rait  atlrlbucr  ,  d'une  maniere  presqu'exclusive  ,  la  grande  mortalite' 
militaire  .\  I'air  vicie  que  le  soldal  respire  dans  les  quartiers ,  et 
dans  les  hopitaux. 

Indepeudamment  de  ces  observations  ,  ses  tableaux  annuels  ve- 
naient  encore  a  I'appui  de  son  opinion.  En  efl'et  la  table  N."  IIL 
iious  fail  voir  que  la  mortalile  a  ete  plus  forte  dans  les  regimens 
etrangers ,  c'est-a-dire  dans  des  regimens  qui  ,  par  regime  ccono- 
mique  ,  et  pour  cviter  la  di'seriion  ,  avaient  adoptti  le  sysieme  ; 
1°  d'entasser  le  plus  d'hommes  possible  dans  une  chambre,  pour 
que  le  sergent  piit  mieux  les  garder ;  a."  de  tenir  le  soldat  si  long 
Icmps  enferme  dans  les  quartiers  sans  lui  laisser  jamais  franchir 
les  pones  dc  la  villc ,  que,  dans  les  mois  d'hiver,  le  soldat  reslait 


ajS  sun    LA    MO!lT\MTE    DANS    LES    ANCIENSES    TROUPES    ETC. 

tliK-Inut  hein-es  an  ([uai'licr  oii  cinns  les  chainbres,  sans  trop  pou- 
voii-  onvi'ir  les  fenetres  a  cause  de  la  rigiieur  de  la  saisoii.  («). 

Si  nous  continuous  <\  etudier  la  inarclie  de  la  morlaliie  rnili- 
laire  sous  ce  mcmc  point  de  vuc  ,  nous  voyons  qu'apics  I'liilan- 
teric  ctraiij»oi'c ,  les  i-t'gimens  d'ordonuance  pieuionlais  sont  ccux 
qui  ont  pci-du  le  plus  de  soldats.  A'  la  verile  ,  ceux-ci  n'etaient 
pas  tenus  si  enfomncs  aux  qnai'tiers  ;  seuiement  ils  y  etaient  irop 
eutasses  dans  les  chainbres,  la  inaxime  des  bureauv  de  la  solde 
ctant  aussi  d'y  entassei"  le  plus  de  lits  qu'il  etait  possible. 

Le  covps  d'artilleric  ,  et  la  cavaierie  ,  a  lour  tour,  presenlent 
une  inoi'lalile'  moindre.  L'arlillorie  avait  un  quartier  a  ellc  assez 
grand  et  acre;  unc  parlie  des  soldats  de  ce  corps  elail  eparpillce 
dans  les  dillerentes  places,  et  y  jouissait  de  la  liberte  do  sortirdes 
portes  de  la  ville.  Au  surplus  I'arlilleur  olait  accoutuine  aux  fatigues 
de  recolc  des  maciiines  et  du  canon  en  plein  air  ,  cc  qui  assitni- 
lait  jusqu'a  un  certain  point  sa  nouvelle  position  a  son  premier 
elat  dc  paysnn.  Les  indivitliis  de  celte  arme,  souveni  exposes  de  la 
sorle  a  linfliience  salulaire  d'lnie  alraosphere  libre  et  |)ure.  ne  con- 
traclaient  pas  le  germe  de  la  inaladie.  Aussi  observe-t-on  dans  le 
tableau  N."  VI  ,  que  les  mois  d'hiver  n'ont  pas  etc  les  plus  meur- 
triers  pour  le  corps  d'ariillerie,  qui,  d'ailleurs,  ne  fonrnissait  qu'un 
tres-pelit  noinbre  de  scnMnelles. 

Quant  a  la  cavaierie,  elle  avait  ses  quarlicrs  dans  les  faubourgs 
des  villes  ,  ou  dans  des  lieuv  acre's,  et  ces  quartiers  etaient  grands. 
A'  cet  avanlage  il  s'en  joignait  un  autr'e  ,  celui  de  I'exercice  du  clie- 
val  qui ,  s.^ns  nul  doute  ,  conlribue  beaucoup  a  la  sanle  des  cava- 
liers. Enfin  les  soldals  de  cctte  arme  claicnt  souvent  eparpille's  , 
et  jot)issaient  des  memos   avantages  que  les  soldats  d'ariillerie. 

La  legion  des  troupes  leyeres  nous  fournit  une  nouvelle  preuve. 


\a)  MoBOZzo.  Con9i(l(!ratioiu  lur  \*  inorUliU'  milltairg.  §  5o.  MS. 


PAi\  tr.  DorxEUR  Bosmo  379 

que  le  soldat  envoy<;  en  delaclieincnt ,  et  respiraiit  assczsouventun 
air  libre  ,  jouit  d'uiie  meillcure  saute  :  aussi  de  tons  les  reqimens 
d'ordonnance ,  In  lejjion  des  troupes  legeres  a-t-elle  cte  la  phis 
licureuse  sous  Ic  rapport  de  la  iiiorlalitc. 

Enfiii ,  la  iiiorlalile  qui,  dans  les  regimens  provinciaux,  a  ele  moin- 
dre  dc  i  [  p.  0/0  que  celle  de  la  population  ordinaire  ,  ne  prouve 
pas  seulemcnt  que  les  homines  choisis  ,  eparpillus,  el  respirant  un 
air  pur,  doivent  jouir  ,  par  ces  raisons  memes,  de  grands  avanta- 
ges  sous  le  rapport  de  la  mortalite  ;  elle  fournit  encore  un  argu- 
ment assez  plausible  en  faveur  de  I'opinion  du  Corate  Monozzo 
sur  Tune  des  causes  principales  de  la  mortalite  militaire ,  selon 
reclielle  que  nous  venous  de  parcourir. 

§  XLF.  De  qiielques  ntUres  causes  propres        • 
a  augmenter  la  mortalite  milUaire. 

Les  causes  de  la  plus  part  des  maladies  qui  assiegent  I'espece 
luimaine  ,  sont  le  plus  souvent  si  cachees  a  nos  yeux ,  et  si  diver- 
ses ,  qu'il  y  aurait  de  la  temerite  i  prelendre  de  les  rapporter  tou- 
les  ;\  une  mcme  origine.  On  serait  done  d'autant  moins  porte  a  con- 
siderer  avec  le  Comte  Morozzo  I'entassement  des  soldats  dans  lours 
habitations  ,  et  par  conseqtient  I'air  vicie  des  casernes ,  des  quar- 
tiers  et  des  h6pitaux  comme  la  cause  presqu'exclusive  de  la  grande 
mortalite  militaire  en  temps  dc  paix  ,  qu'independamment  des  al- 
terations atmosplieriques,  plusieurs  autres  causes  y  contribuenl  evL- 
demment,  et  dans  une  proportion  bien  forte.  Telles  sont,  outre  le 
Hbcrtinage  ,  I'abus  da  vin ,  Texces  de  la  fatigue  etc.,  dont  je  viens 
de  parlor;  i.°  la  uourriture  raauvaise  ou  insulTisante  ,  surtout  en 
cas  dc  diseite  ;  car  on  nc  dira  pas,  je  crois,  que  le  soldat  rece- 
vant  ses  rations  en  nature ,  n'epronve  pas  I'influence  de  cctte 
cause  meurtriere  ;  2°  la  mauvaise  adiniuistralioa    e'conomique    des 


:i3o  sun  l\  AtonxAMTi^  d.vns  les  anciennes  troupes  etc. 
lionitauK  («);  3.**  IMgc  trop  leiuh'c  ties  recnies  ,  Ic  corps  n'ayanl 
pas  encore  allcint ,  a  18  ans,  Ic  tlegre  de  dcveloppenicul  orgmi- 
que  qui  lui  est  necessairc  pour  rcsister  aiix  fatigues  flu  melier  dc 
la  guerre  (i)  ;  4'^  riguorancc  du  soldat  ,  Toisivete  des  casernes, 
Ics  jcu\  et  Ics  rixes  qui  en  sonl  la  consequence;  5."  qneique  genre 
de  punilion  arbitrairc  ,  et  6."  le  chagrin  et  la  nostnlgie  qui  en  de- 
rivent  ,  et  a  la  quelle  les  jeunes  recrues  ,  ainsi  qu'il  a  deja  ete  re- 
marqiic  ,  out  plus  on  moins  de  disposition  ;  7.*^  enfin  les  afTcclions 
morales  tiranl  leur  originc  dc  plusienrs  sources  etc.  Mais  conime 
il  nest  pas  dans  le  plan  dc  cet  ouvrage  d'entrer  dans  de  plus 
longs  details  a  cct  cgard  ,  il  sufiU  d'avoir  indique  les  ]irinripales 
dc  ecs  causes  ,  pour  en  apprc'cier  Tinfluence  sur  la  sanle  du  sol- 
dat ,  et  par  consequent  sur  la  morlalile  dans  eelte  classe  de  po- 
pulation. 


(rt)  Voyci  les  §^  V  et  XXXVIU  de  cct  ossai.  Cct  oidre  dc  chosca ,  absolument  iiicomfiali- 
lile  avcc  !es  vrais  iiitrrcls  du  soldat  <t  du  Gouvcrueincul  ,  vieut  d'etre  alioli  dL-puii  cinq 
a  six  ans  dans  les  troupps  de  S.  M  Esperons  qu'on  nc  bornera  pas  la  les  rcformes  de  tout 
geuL'c  que  reclame  iuipcrleuseiucul  le  scn'icc  sanitaire  dc  raniiL^c. 

(b)  L*age  propre  au  scnice  niililaire  ,  dans  uos  climuts,  paraiL  devoir  etre  fixe  a  viiigl  ans 
accomplis.  Lorsqu*on  viole  celtc  regie  ,  ohsenx  fort  sagcincnt  le  docleur  Vavdi  ,  on 
mulliplte  Ics  victiines,  et  Ton  accroit  les  depcnses  saiift  aucfmentcr  la  force  rcellc  de  Tar- 
niee.  I'armi  ua  grand  nonibrc  d'exemplcs  froppans  ,  qui  seivirait  a  prouvor  cctle  asser- 
tion ,  jc  n'en  citeiai  qu  un  seul  rappoilc  par  TAuteur  priicile  ,  ([ui  en  fut  \".  tenioin  ocu- 
laire.  Dans  la  canipagne  d'liiver  de  i8o5,  rariiiec ,  partie  dcs  coles  de  POccan  avait 
fait  line  niarche  continue  dc  prcs  de  quatrecont  lieues  ,  pour  arriver  sur  les  champs 
d'Austerlilz ,  et  elle  n'avait  presquc  pas  laisse  de  raalades  sur  la  route.  C'est  que  le 
pins  jeuiies  soldats  etaieut  ages  de  vingt-deux  ans,  et  avaicnt  doux  ans  de  se^^'ice.  Dans  la 
campagne  dV'le  de  1809,  rarmee  cftntonnee  dans  les  diverses  provinces  du  nord  et  de  I'ouest 
de  I'Alleniague ,  avait  ime  distance  bi  n  moins  gi-ande  a  parcourir.  Avant  d'arriver  a 
Vicnnc,  elle  avait  reiupli  tous  les  h^pitaux  de  ses  malades,  iudependaminent  des  blesses 
de  Ratisbonnc  et  de  Landshut.  C*cst  que  plus  dc  la  innilie  des  soldats  etaient  des  jcuncs- 
gcns  au-dcssous  dc  vingl  ans,  levcs  preinaturement.  Ceux  qui  ont  fait  ceUe  campagne 
savcnt  que  rinfanterie  frjn9aise  n'agit  point  avec  sa  vigucur  accoutuini^c,  et  que  la  vi- 
cloire  d:  VVi'^^iaiu  fut  due  priucipaliocnt  aux  ciTorts  de  rarliUcrle  ,  conipu&ee  d'UouUBCs 
plus  ajes  et  pUu  robu'Stcs. 


PAR    LE    DOCTEUn    BONINO.  281 

CHAPITRE    VII. 

DES     MOYENS     PRESERVATIFS. 

Aprcs  avoir  imlicjuc  les  causes  piinci|)ales  clou  depend,  selon 
nous,  la  graiule  morlalilL'  militaiie  ,  en  temps  de  paix,  il  nous  re- 
ste  a  proposer  les  moyens  que  nous  croyons  les  plus  propres  a  la 
prevenir.  Nous  partageons  ces  moyeus  preservatifs  en  poliliques  , 
mnraus  et  liygieniques.  Les  premiers  sont  du  domaine  de  I'au- 
torile  superieure.  Nous  ne  nous  occuperons  que  de  ceus  qui  sont 
plus  parliculierement   du    ressoit    de  la  Medecine. 

^T'XLrT.   De  Vexercice  considcre  cornme  mojen  prcseivatif. 

Ainsi  qu'on  I'a  dcja  remarque  ,  Pexercice  modere  eontribue  ef- 
ficaceinent  au  bien  elre  du  solclat :  aussi  faut-il  s'en  servir  comme 
dc  preservaiif  coiitre  les  maladies  qui  assiegent  ceite  classe  de  la 
population.  II  serait  a  desirer  que  ,  dans  la  belle  saison  ,  Ton  fit 
sortir  les  regimens  ,  pom-  les  employer  a  la  conslruction  de  re- 
tranchemcns  ,  de  fosses  etc. ,  ainsi  que  cela  se  pratique  pour  I'ar- 
lillerie  ,  et  qii'ils  y  restasseni  qtielcpie  fois  loute  la  journee  ,  et 
qu'ils  y  fissent  leur  soiq)e  en  plein  champ.  Celte  melliode  serait 
doublerncnt  utile  pour  I'instruction,  et  pour  la  sanle  du  soldat.  Quant 
a  I'ordre  de  ces  promenades  ,  c'est  a  la  discipline  miliiaire  Ji  les 
rc'gler  J'ajouterai  seulement  que  pendant  les  grandes  cbaleui-s,  et 
dans  les  pays  ou  les  eaux  sont  mauvaises  ,  on  pcul  recourir  d'une 
manicrc  salutaire  a  la  methode  (pie  le  Comie  Mor'>zzo  introduisit 
avec  succes  clans  le  regiment  aux  Gardes  ;  c'est  de  melfre  une 
pintc  de  vinaigre  dans  le  seau  que  Ton  licnt  dans  les  charabres  : 
le  soldat  essoufle  ,  halelant  ,  allere  ,  trouvera  dans  cclte  ean  ainsi 
acidulce  un  rafraichissement  assez  salubre.  Eu  AUemagne  ,  a  defaut 
To.M.  XXXV  Nn 


aSl  SLR    LA    MOHTALirfe    DANS    LES    ANCIESXES    TROUFES    ETC, 

d'eau,  jc  me  trouvai  fort  blen  de  la  pouilre  cle  limoiiade  art'ificielle, 
composee  de  sucrc  et  d'acide  tarUireux  ,  dont  une  petite  dose,  dis- 
soule  dans  la  bouclie  ,  eleiiU  parfaitement  la  soif :  cclle  iiicine  pou- 
dre  melee  avec  de  I'eau  ,  forme  utie  boisson  aussi  agreable  que 
rafr.iicliissante.  Cepeudant  on  ne  doit  pas  perdre  de  viie  cpie  I'usage 
prolonge  des  boissons  acidui(:es  debiiite  raclion  des  organes  dige- 
stifs ,  ct  dii  syslemc  raiisculaire  ,  et  provoque  des  sueurs  abondan- 
les.  C'est  pourquoi ,  dans  les  grandes  manoeuvres,  et  dans  les  lon- 
gues  courses ,  on  doit  faire  distribuer  cle  preference  de  I'eau  de 
vie  pendant  le  repos  ,  et  la  faire  raelanger  avec  qiiatre  fois  aulani 
d'eau  pour  desalterer  le  soldat.  L'observailon  a  demonlre  que  I'inob- 
servance  de  ces  precautions  si  simples  est  souvent  la  cause  d  un 
grand  nombre  de  maladies. 

§  XLIII.  De  la  proprete  individuelle ,  et  de  celle 
des  quartiers  et  des  hopitaux. 

II  n'est  pas  permis  de  douter  de  I'influence  de  la  proprete  sur 
la  sante  du  soldat.  Mais  il  ne  suffit  pas  qu'elle  soil  individuelle  ; 
elle  doit  aussi  etre  striciement  observe'e  dans  les  quartiers  et  dans 
les  hopitaux.  Loin  de  se  contenter  de  la  proprete  exierieure,  on  doit 
faire  changer  de  linge  au  soldat  au  moins  deus  fois  par  semaine, 
€t  exiger  des  entrepreneurs  de  fournir  des  draps  blancs  aux  ler- 
mes  presents.  II  serait  aussi  a  desirer  qu'on  blanchil  un  pen  raieux 
le  linge  des  quartiers  et  des  hopiiaux,  qui  est  presque  loujours  sale. 
Ne  serail-il  pas  couvenable  de  faire  adopter  pour  cette  besogne  la 
methode  de  Berthollet  ,  ou  celle  des  chlorures  ?  Enfin  la  propre- 
te ,  sans  laquellc  tons  les  autres  soins  de  salubrite  sont  nuls  ,  de- 
vient  d'une  iiecessite  bien  plus  rigoureuse  dans  les  pays  humides, 
«t  raarecageu.x  ,  tels  q\ie  sont  ,  chez-nous  ,  le  bas-Piemonl,  el  quel- 
ques  plages  maritimes  de  la  Provence. 

Le  Comle  Morozzo  avail  aussi  raison  de  pretendre  que  le  soldat 


PAR    LE    DOCTEUn    BOKINO.  ^85 

fit  usnge  ties  Iiuins.  Cc  cousoil  iialululre  a  clc  adoptu  dcpuis  long- 
teinns  a  l'e;^ard  ile  la  i^arnisoii  de  Turin.  Les  soldals  romaiiis,  et 
les  russes ,  doiit  on  coiinait  la  conslltiuion  robusie  ,  en  out  lou- 
JQurs  fait  le  plus  grand  usage.  Le  moment  le  plus  convenable  pour 
les  bains  est  le  matin  avant   Ic  dinei\ 

Si  la  propreie  individuelie  est  indispensable  ,  celle  des  quar- 
tiers  et  des  liopitauK  est  de  la  plus  grancle  necessite.  On  connait 
les  elFels  funestes  produils  par  la  pntrefaciion  des  maiicres  anima- 
Ics  el  vegcilales.  II  est  done  necessaii-c  de  faire  bal.iyer  deux  fois  , 
mdinc  Irois  fois  par  jour,  pendant  les  grandes  chaleui's,  les  cliam- 
bres  ,  les  corridors  ,  les  latrines  ,  les  escaliers  ,  ainsi  que  les  cours 
des  quartiers  et  des  hopitaux.  Ces  ordures  doiveni  ctre  emportees 
lout  de  suite  ,  et  jamais  Ton  ne  doit ,  sous  aucune  e\i-use,  soulFrir 
qu'elles  restent  dans  I'enceiute  des  habitations,  ni  meme  dans  les  cours. 

§  XLIV.  Dangers  du  traiteinent  des  vialades 
dans  les  casernes. 

L'habile  medecia  militaire  que  j'ai  deji  cile,  le  docteur  Vaydi, 
observe  forl-judicieusement  que  de  toutes  les  conditions  necessai- 
res  |>onr  avoir  des  casernes  salubres  ,  celle  qui  est  la  plus  impor- 
lante  et  la  plus  negligee  ,  est  de  ne  pas  peruielire  qu'on  )'  traite 
de  pretendues  maladies  liigeres,  sous  quelque  prelexle  que  ce  soit. 
D'al>ord  n'etant  pas  possible  de  dislinguer ,  le  premier  jour ,  le  ca- 
ractere  et  la  gravite  d'une  m.iladie  ,  il  arrive  (pte  ce  qu'on  appelle 
si  inconsidc'ramment  maladie  legere  ,  n'est ,  le  plus  souvent  ,  tpie 
le  debul  d'une  maladie  grave.  Si  on  veut  trailer  dans  la  chambre 
I'hoinme  qui  en  est  atteint ,  comine  on  nian({ue  des  moyens  neces- 
saires  ,  on  finit  par  envoyer  le  malade  a  I'liop  tnl  ,  le  si\icme  ou 
le  Imilieme  jour,  avec  une  maladie  devenue  ties-grave  ,  par  le  de- 
faul  des  moyens  appropries  pour  la  coinbatlre.  Et  si  celte  aU'e- 
clion  est  dc   nature  contagieusc  ,  elle   se  communique  prompicment 


384  ^^^    '-^    MOnXALITll;    PANS    LES    ANCIENNES    THOUPES    ETC. 

aux  camarades,  ce  qui  pent  avoir  des  consequences  funcsles  pour 
iin  regiment.  Les  chirurgiens  des  regimens  ,  ^tanl  les  inspecleurs 
lies  de  la  salubritii  des  casernes,  qu'ils  visitent  lous  les  jours,  doi- 
vent  done  envoyer  a  i'liupital  tout  iiomme  qu'une  maladie  quei- 
conque  met    hors   dclat  dc  iaire  son  service. 

§  XL^\  Du  renouveltemenl  de  fail'  dans  les  quarliers 
et  dtiiis  les  liornlaux. 

L'lin  des  raoyens  les  plus  efticaces  j)our  conservor  la  sanli!  du 
soldat ,  est ,  sans  conlredit,  ie  renouvellement  de  I'air  des  lieux  qu'il 
Iiabitc.  Pour  facililer  ce  renouvellement  il  fnut  que  la  porte  el  les  fe- 
iielrcs  soienl,  autant  que  possiijle,  directement  opposccs.  On  peul  en- 
core I'obtenir,  en  obligeant  les  soldats  h  ouvrir  les  fenetres  lous  les 
matins^  el  h  les  tenir  ouvcrtes  pendant  quelques  heures,  meroe  dans  les 
plus  grands  froids.  On  obliendra  a-peu-pres  Ie  meme  elFet  i."  en  dis- 
posant,  dans  les  chainbres,  deux  ventouses  dans  nne  direction  opposee, 
de  maniere  que  I'une  soit  a  la  parlie  superieure,  et  I'aulre  a  la  partie 
inferieurejl'avantage  que  Ton  en  retire,  est  de  pouvoir  renouveller  I'air 
a  volonte ,  ce  qu'il  est  bon  dc  faire  deux  ou  trois  fois  par  jour,  sur  tout 
Ie  matin  ;  2  °  en  placant  des  poeles  dans  les  chambres  ou  il  y  a 
Ie  plus  de  lits  ,  sur  tout  si  ces  chambres  sont  basses  el  humides  , 
car  Ie  feu  etablil  un  courant  d'air  ,  et  sert  de  ventilaleur ; 
3.°  en  n'enlassant  pas  un  tres-grand  nombre  dc  lils  dans  la 
meme  cliambre ,  ou  ,  cc  qui  revient  au  meme,  en  donnani  un  plus 
grand  emplacement  auK  casernes  ,  aux  quarliers  el  aux  hopitaus  ; 
4.°  enfin  ,  en  tachant  de  consiruire  les  quarliers  el  les  liopitaux 
sous  Ie  vent  dominant  du  pays  (n)  ,  non  au  centre  des  villes,  mais 


{a)  Quoiquc  la  position,  par  rapport  aux  vents,  txcrce  unc  influence  marquee  sur  la  salu- 
britc  des  quarliers  c*  des  htiiutaux  ,  comnic  les  proprictcs   des   vents    varicnt    extreme- 


PAR    T.E    DOCTECR    DOSrSO.  s85 

u  leur  pei'iljiierle  ,  avec  dc  grandcs  cours  ouverles  parallelcment 
aux  deux  exlrcjiiites  ,  et  avec  dcs  alliies  dc  grands  arbres  siir  le 
devant. 

Fort  souvent  les  troupes  canlonnces  a  relroit  contractcni  le 
germe  de  la  maladic  ,  dont  on  arrete  les  proj^res  eii  les  faisant 
camper.  II  arrive  aussi  quelque  fois  que  ,  dans  ini  camp  meme  , 
I'air  devienl  vicie  ,  et  y  cause  la  maladie  :  pour  lors  I'unique  re- 
mede  ,  d'apres  les  observations  de  Vegece  lui-mcme,  est  de  chan- 
ger de  position,   s'il  est  possible. 

On  doit  pratiquer  les  mcmcs  precautions  a  I'cgard  des  hopi- 
taux  militaires  ,  qu'd  faut  multiplier,  etant  infiniment  plus  avan- 
tageux  d'avoir  des  hupitanx  particuliers  pour  chaque  corps ,  que 
denlasser  ensemble  les  malades  de  loule  la  garnison.  Aussi  lisons- 
nous  dans  Pringi.e  que  ,  dans  la  campagne  de  I'armce  anglaise  en 
Flandre  en  1744  >  '^^  malades  que  Ton  avait  eparpilles  dans  les 
cantonnemens  gucrirent  presque  tous,  landis  que  beaucoup  de  cent 
que  Ton  avait  envoye  a  I'lii'ipilal  general  y  moururent.  Ce  que 
PniNGLE  dit  avoir  vu  en  Flandre ,  j'ai  pu  le  voir  bion  plus  en  grand 
dans  la  derniere  campagne  des  francais  en  Alletnagne.  Pendant  Tar- 
mistice  de  181 3,  la  grande  armee  avait  son  quarlier  general,  ainsi 
que  ses  grands  hopitaux  a  Dresde.  Le  typhus  nosocomial  ne  tarda 
pas  a  s'y  manifester  ,  et  a  y  faire  des  ravages,  tandis  que  pendant 
toute  la  duree  de  I'armistice ,.  la  mortalile  n'a  pas    ele    extraordi- 


meiit  scion  la  nature  lUs  luii\  d'oii  ils  arrivcnt  ,  ou  <ju"ils  Iravcrseiit ,  il  scrail  d'autant 
plus  diiricilc  d'ctablir  dcs  regies  priiciscs  sur  ce  point  dc  police  sanilairc  ,  qu'il  y  a  dcs 
vents  dont  Ic  soulflc,  aiusi  que  rabscnce,  sont  salutaircs  ou  malfaisans.  Le  sejour  d' Avi- 
gnon,  par  c\cinplc,  est  extrc'mcincnt  incoiniuode  a  cause  d'uu  vent  <le  nord-oucst  (  le 
Bisui  ou  Circius  dcs  aucicns  )  qui  y  souffle  dc  tcuips  a  autre  dans  toutcs  les  saisons  de 
rannc'e:  mais  il  le  scrait  bien  d'avantage,  si  cc  vent  nc  s'y  faisait  pas  sentir.  Aussi 
PcTiiARQVt  a-l-il  dil  d'Avignon  :  Jbi  cum  vento  male  liiitur ,  cC  sine  illo  pessime  vi- 
veretur. 


aS5        siir.  i.\  MonTALiTE  dAns  les  akciexnes  troupes  etc. 

natre  Jans  les  hopitaut  pai'iiciilicrs  etablis  dans  les  petiles  villes  et 

dans  les  villa^^es  de  Saxe  et  de  Silcsie. 

II  en  fut  de  meme  ,  chez-nous  ,  de  I'liopital  militaire  de  Suse, 
dil  la  Brunetta  ,  vrai  tombeau  des  soldats  ,  qui  ,  an  rapport  de 
I'habile  doclcur  Gillio,  actuelleinent  mcdecin  en  chef  de  I'armt'e 
piemonlaise ,  aimaient  mienx  di  coiTcre  an  dubbioso  Tt'schio  della 
loro  vita  abbandonati  alia  sola  natiira  ,  die  di  a/ulare  a  sicu- 
ntmente  inorire  ncgli  spedali.  E  certainente  ,  ajoute  le  docleur 
Sacchf.tti  ,  a  qui  j'einprunle  ces  details  ,  il  loro  tiinore  non  era 
mal  fondalo  ,  stante  che  C  ospedale  militare  di  Siisa  dello  dclla 
BruneUa  fti  uno  de'  piii  micidiali.  Basd  il  dire  die  dul  principio 
della  guerra  sino  al  fjc^\  quello  spedalc  non  erasi  mai  lasciato 
libero  di  aiuinalati  :  piii  di  i5oo  soldali ,  scttanta  iiifcrmieri,  motti 
birn'i  medici  ,  chirurglii ,  speziali ,  cappellani  erano  gi!i  stnti  vit- 
tima  di  quel  male  ordinato  e  mal  tenulo  spedale  :  questo  era  sprov- 
I'isto  di  veiidlatori  e'c.  (a) 

On  doit  done  former  des  voeux  pour  qu'on  ne  sacrifie  pas  la 
sanle  des  soldats  au  desir  de  les  loger  en  grand  nombre  duns  un 
petit  espace ;  Texperience  ayant  demontre  que  le  developpement 
des  maladies  est  en  raison  directe  de  la  quantite  d'individus  qiri 
babilent  le  meme  lien  ,  sans  donte  parce  que  les  exhalaisons  ani- 
mates coiTompent  I'air ,  non  en  le  privant  de  son  oxigene  ,  comme 
Oil  le  croyait  autre  fois,  et  comme  le  croyait  aussi  le  Comte  Mo- 
nozzo  ,  mais  en  le  cliargeant  de  gaz  delcleres  ,  comme  cela  a  ete 
demontre  par  les  chimistes  modernes  ,  et  particulieretnent  par  Vas- 
salli-Eandi  ,  Gay-Lussac  et  Thenard. 


(a)  V.  SiCCUtiTi.  Oiservauoni  «c.  Pag.   i8  tl  19. 


PAR    LF.    DOCTEUR    DOJdNO.  SS^ 

§   XL VI.   Mofcn  proposd  par  le  Coinie  Mop.oz/.o  pour  obtcnir 
I'assainissement  das  casernes ,  dcs  prisons  et  des  hopitaux. 

Voici  le  moyen  que  le  Comle  Morozzo  proposaif,  en  1784,  au 
Gonvernemeiu ,  pour  oblenir  la  purificalion  dc  I'air  ;  moyen  qu'il 
croyait  parliculiorement  applicable  aux  casernes  ,  aux  prisons  et 
aux  hopitaux  ,  c'est-a-dire  aux  enJroits  oii  il  y  a  des  causes  per- 
manenles  d'infeclion.  «  H  iie  s'agit ,  ecrivait-il ,  que  d'avoir  k  por- 
tce  de  ces  butimens ,  un  amas  d'eau ,  dc  la  faire  toinbcr  d'une 
{;rande  hauleur  dans  une  trompe ,  pour  se  rompre  et  fournir  de 
lair  ,  de  la  m<-me  fa9on  que  Ton  pratique  pour  les  sonfflets  des 
forges  et  des  mines,  et  avec  des  tnyaux  amovibleson  I'introduirait 
a  volonle  dans  les  salles.  En  cas  que  Ton  n'ait  pas  a  sa  disposi- 
tion un  courant  d'eau ,  il  ne  s'agirait  que  de  porter  I'eau  d'un  puits 
dans  un  reservoir  place  sur  le  toit  de  I'edifice  ,  au  moyen  d'une 
ou  de  plusieurs  pompes  qni  seraient  mues  par  une  graode  roue  , 
ou  par  tout  autre  mecanisme  pour  la  faire  tomber  de  la  meme  fa- 
^on  ,  et  fournir  de  I'air :  quant  aux  prisons  ,  je  ne  doute  pas  que 
I'exercice  journalier  des  prisonniers  pour  faire  raouvoir  la  roue  , 
ne  leur  filt  Ires-salutaire  (a),  » 

§  XLVII.  Des  fumigations  acido-murtatiqiies ,  et  de  I'emploi 

du  chlorure  de  chaux  comine  mojea  preseivatif , 

et  de  de'sirifection. 

Une  des  decouvertes  les  plus  interessantes  ,  et  les  plus  imme- 
dlalement  utiles  que  la  cliim'io  ait  fait  vers  la  fin  du  siecle  dernier , 
decouTerte  dont  lapplication  aux  usages  de  la  medecine  a  ele  cou- 


(«)  V.  Jouioal  ik  i>bysi<iae,  Aout  t^^l  P»i-  ";■ 


2S8  SL'R    I.A    MOnT.VLtTE    DANS    LES    ANCIENNES    TROUPES    ETC. 

roiincc  tics  rostiltals  Ics  plus  avaniagcux,  est  sans  contredit  la  me- 
lliode  de  desiiifcctei-  I'air  an  moycn  dcs  vapcurs  d'acides  miue'raux. 
Oa  coniiait  la  proprictc  desinfectante  du  chlore,  cl  de  I'acide  nitriquc, 
d'aprcs  los  proctidcs  de  Guyton  de  Morveau,  et  de  Smith.  Sans 
prelendre  de  faire  ici  lliislorique  de  ces  deux  precedes  egalemeni 
recoinmandal)les  ,  je  rappellerai  que  le  Comic  Monozzo  fut  le  pre- 
mier »  employer,  a  Turin^  la  mclhode  du  celcbre  Cliimisle  francais. 
II  s'aglssait  d'une  chambre  qui  n'avait  pas  plus  de  six  pieds  d'ele- 
vaiion,  dans  laquelle  uiie  feuime  etait  morie  de  (levre  ataxique,  qui 
avail  cause  une  grande  iTifection.  Lair  j'  fut  rendu  piufailement 
pur  en  vingt-qnatre  heures.  Je  remarqucrai  encore  que  MM.''*  les 
professeurs  Rossi  et  Giobert  ,  a  Turin  ,  et  B.  Moycn  ,  a  Genes  , 
fureat  aussi  des  premiers  a  appliquer  la  melliode  Guylonienne  aux 
usages  de  recoiioniie  domestiquc  et  de  la  medeciiie  ,  et  que  M.'  PA- 
ROLETTi  fut  le  premier  a  employer,  el  a  recommander  le  chlore  pour 
I'assainissement  des  magnanderie;  (ti).  Au  moyen  de  ces  memes  fu- 
migations,  que  j'employai  comme  preservatif,  et  comme  remede 
avec  les  precautions  indiquces  aux  §§  XLIII  et  XLIV  de  cet  Essai, 
j'ai  cie  assez  heureux  pour  ne  voir  jamais  ,  dans  une  periode  de 
trois  ans ,  le  typhus  nosocomial  faire  de  grands  ravages  dans  les 
dilferens  Iiopitaux  militaires  francais  elahlis  ,  nieme  en  temps  de 
guerre  ,  en   Allemagne  ,   et  confies  a   mes   soins. 

Cepeudant  oil  a  cru  remarquer  fpie  les  vapeurs  chloro-niiri- 
ques  ne  pouvaieut  etre  employes  indilferemmi-nt  dans  les  salles  oii 
it  y  a   des   malades  ,   a   cause   de  leur  action   irrilaiile   sur    la    mu- 


(a)  Tout  rccemmcnt  M.v  Bonafous  s'cst  servi,  avfc  plus  d'avautagc  encore,  du  chlovure  de 
chau\  dans  le  inline  but.  Ce  savant  distingue  a  aussi  dtfnioiitrd  ,  qu'indcpondammcnt  de 
la  propri(itc  (Icsijireelaiite  ,  le  chlorure  de  chaux  posst'dait  encore  la  facultd  de  preserver 
Ics  vers  a  soic  dc  la  maladie  connuc  sous  Ic  noru  di:  Cidcitinccia  La  disscrtaliuti  de 
M.  BosAfOLS ,  Sui  ctoruro  di  caice  ad  uso  di  purificur  Cai'ia  ncllc  bif^auift'c.  Torino  , 
Chirin  e  Miiui  ^  i8-.(8  ,  a  elti  traduitc  eu  francais,  et  dislribuci;  par  or4lre  du  Ministere 
de  riulericur  dans  tuu»  Ics  ateliers  du  audi  ilc  la  Fraoce  uii  Too  cicvc  dcs  vers  k  sole. 


PAn  LE  DocTFun  noNiyo  280 

eiucnse  pulmonaire,  et  de  la  irop  vive  excitation  des  forces  vitales 
qui  en  est  la  consequence  ,  excitation  toi.jours  tres-nuisible  n  I'liom- 
me  malade.  On  a  remedie  ,  ces  dcmie.es  annees  ,  a  cet  inconve- 
nient en  subsiiiuant  au  chlore ,  et  a  Tacide  nitrique  ,  les  cMoru- 
res  en  general,  et  en  pariiculier  le  chlorure  de  chaux,  que  De-Mor- 
VEAu  hn-meme  avait  dcji  propose  dans  le  meme  but,  et  qne  les 
experiences  de  plusienrs  savans,  notammcnt  celles  de  MM-  Mas- 
VYEn,  Labarraque,  Chevall.er,  PATtw  et  Pariset  vienneni  de  pla- 
cer an  premier  rang  panai  les  agens  les  plus  energiques ,  les 
plus  mnocens  et  les  moins  dispendieux  de  desinfeclion. 

§  XLVIII.  Necessite  de  la  publication  dtune  imtruction 
sur  lemploi  reguUer  des  fumigations  gazeitses. 

Le  plan^e  ce  travail  ne  me  permet  pas  d'en.rer  dans  de  plus 
Jongs  detads  sur  «n  objet  aussi  interessant  d'hygi^ne  publique,  que 
dadleurs  on   pent  lire  dans  le  traite  de  Guvxo^  oe  Morveau  ,  dans 
a  B.bliotheque  Britannique  (  Sc.  et  Arts.  vol.    ,7.)  ou  Ton  trouve' 
les  precedes  de  Sm,t«  et  de  Cru.skank  ,  dans  le    beau    Memoire 
du  docteur  Od.er,  enfin  dans  les  Iraites  de    chimie    medicate      et 
plus  particulierement  dans  celui  de  Mj   Chevallter  (a).  Les  pro-' 
pneies  desinfectantes  de  ces  fumigations  etant   prouvees  d'une  ma- 
n.ere  ev.dente,  il  serait  convenable  que  Ion  prit  Thabilude  de  des- 
infecter  de   temps  a  autre  les   hopilanx,  les  casernes  et    les    quar- 
liers.  Ce  sera.l   encore'  une    precaution    fort    s-alufaire,    lorsqu'on 
change  de  garnison  ,  que  celle  de  ne  pas  placer  les    malades    des 
nouveaux  corps  qui  arrivent,  sans   avoir   prealablement   desinfecte 


(«)  L'art  dc  preparer  les  chlorures  de  cl.aux.  dc  soude  e.  de  pot,«e  ,  suivi  de    da.iU   «. 
le,  moyen,  d  .pprecer  la  valeur  rdelle  de  ees  prod,.l„  ,    ,our   application    aux   art.  ,  i' 
^        H'W<=nepubhqueelc.  par  A.  CUevallicr.  Pari*  .8,9,  in  8.0 

Tom.  XXXV 


Oo 


ago  son  la  mortalite  daks  les  anciennes  thoupes  etc. 
riiopital  qu'on  leur  a  destine.  EnHii  on  devrait  obliger  les  mede- 
cias  et  les  chinirgiens  it  recouiii'  d'une  manlere  moins  siiperficielle 
a  ces  moyens  de  desinfeclion  ,  toiites  les  fois  et  aussitot  qu'ua 
symptoine  ile  typhus  viendrait  a  se  manifester  daus  les  liopitaux. 
Pour  eel  effet  il  serail  h  desirer  tjuW  rinslar  du  Minislere  de  la 
police  frau^ais ,  le  Gouveruement  fit  publier  une  instruction  pour 
servir  de  regie  aux  persounes  preposees  a  ce  service  :  la  depense 
n'en  seralt  pas  forte;  d'ailleurs  on  en  seraitbien  dedommage' par  les 
avantages  que  la  societe  en  relirerait. 

§  XLIX.  Utilild  de  rutstructioii  et  du  travail  pour  perfectionner 

le  moral ,  et ,  par  consecjiieiit  ,  pour  conserver  lu  sante 

du  soldat. 

Les  moyens  bygieniques  genuraux  dont  on  vicnt  ile  parler , 
ne  rempliront  qu'imparfailement  le  but  qu'on  se  propose  ,  si  on 
ne  met  le  plus  grand  soin  h.  dcvelopper  ou  a  prevenir  les  hubilu- 
des  morales  ,  dont  I'influence  est  plus  ou  moins  marquee  sur  la 
sante  du  soldat.  On  aime  k  le  dire  ,  les  gens  de  guerre  ont  de 
bonnes  qaaliles  qui  leur  sont  propres  ;  mais  il  y  a  aussi  des  de- 
fauts  auv  quels  le  soldat  est  plus  inclin  que  les  autres  citoyens. 
Partni  les  causes  actives  de  la  mortalite  miiiiaire,  nous  avons  range 
Tivrognerie  et  le  liberlinage.  II  est  permis  de  douter  de  la  possi- 
bilite  de  parvenir  a  rendre  le  soldat  Icmperant  et  moins  libertin 
par  des  dispositions  reglementaires.  Remonlez  plulot  a  la  source 
de  ces  defauis  ,  et  vous  la  decouvrirez  dans  I'oisivete  des  casernes, 
et  dans  I'ignorance  du  soldat.  D'apres  ces  reflexions  ,  I'instruction 
ei  le  travail  sont  les  moyens  qu'on  doit  employer  pour  perfection- 
ner le  moral ,  et,  par  consequent  ,  pour  conserver  la  sante'  des  mi- 
litaires.  Cette  vcrite,  annoncce  par  des  amis  eclaires  de  rimmanile  , 
a  etc  sanctionnee  par  une  beureuse  experience.  «  On  a  vu  ,  a  dif- 
fc'rentes  epoques ,  dit  le  docleur  Vayw,  des  colonels  fonder,  dans 


PAR    lE    DOf.TEUR    EONINO  SlJ  I 

leurs  regimens  ,  des  ecoles  de  lecture  ,  d'ecrilure  ,  darithmetique 
et  menae  de  dessin.  Ces  dij^nes  chefs  onl  obtenu  la  plus  belle  dcs 
recompenses  ;  ils  out  cu  la  satisfaction  d'attenuer  el  d'eieiiidre  des 
vices  que  des  horames  irreflechis  regardent  comme  inherens  a  la 
profession  des  armes.  Je  me  plais  i  croire ,  ajoute  ce  Medecin  pliiloso- 
plie,  que  ce  louchant  exemple  ne  sera  point  perdu  pour  nous.  Les 
colonels  Je  I'arinee  actnelle  ,  guides  par  une  noble  emulation,  sui- 
▼  ront  une  route  ouvcrle  sous  dc  si  favorables  auspices  ,  ou  plulot 
I'auiorile  elle-meme  regularisera  ccs  ntiles  institutions',  et  eir  fera 
jouir  les  corps  de  tonfes  les  armes.  La  mcthode  d^enseignement 
mutuel,  invente'e  en  France,  et  perfectionnec  en  Anglelerre,  per- 
mettra  d'obteurr ,  k  Ires-peu  de  frais  ,  de  grands  et  prompts  restiN 
tats.  »  Les  voeux  genereus  que  mon  estimable  Confrere  forme  pour 
^eta^Jf'rs.<Iement  de  ces  (Ecoles  dans  les  rtgimens  fran^ais,  je  les  for- 
me egalement  pour  notre  armee.  Dcjai  ces  vocux  onf  ele  de^ances, 
cliez-noux,  a  I'egard  eft  qtreFques"  re'gimens"  d'^lite  dotit  j^'rnvoque 
ici  avec  satisfaction  Tevemple  favoi-abfe.  Quel'qnc  soft  Fa  *iethode 
d'enscignement  qu'il  plaira  au  GouTcmenient  d'adopter  ,  esperons 
que  la  sngesse  dte  Tautoriic'  sup^rieure  ne  tardera  pas  i  faire  jtjuiv 
de  ce  bienfftit  tous  les  corps  de  I'armee  pietHontaise  sans  distinelitfn-. 


agS  SUR    I.A    MORrAI.ITE    DANS    LES    ANCIE^!(ES    TROUPfiS    ETC. 

RESUME    GENERAL 


De  tout  cc  qui  vicnt  d'etre  dit  dans  cet  EssaJ ,    on  peut    tirer 
les  conclusions  getierales  suivantes. 

1."  La  composition,  I'entretien  economique  ,  le  mode  d'adini- 
nistration  ct  de  recruiemenl  de  rartnee,  n'etant  pas  les  memes  pour 
tous  les  corps  de  troupes  ,  celte  diflerence  en  a  du  produire  uue 
essentielle  dans  revenUialite  de  la  mortalile. 

2.°  En  calculaut  la  vie  moyenne  de  I'liomme  soldat  entre  27 
et  28  ans  ,  la  duree  du  seryice  militaire  de  18  a  58  ans  ,  et  la 
mortalite  naturcUe  de  la  population  ordinaire  a  3.  I,  et  meme  a 
3-  6/T  p.  0/0  ,  comme  il  a  ete  constate  a  I'egard  de  la  ville  de 
Turin  pour  les  17  ans  qui  se  sont  (icoulees  de  i"]"]^  a  1791,  on  a 
pour  resultal  qu'^  I'exception  des  regimens  provinciaux,  tous  ces 
corps  de  troupes  out  eie  frappes  d'une  mortalite  plus  forte  que  celle 
du  reslant  de  la  population  ,  puisque  dans  cet  espace  dc  temps; 

3.°  L'infanterie  d'ordonnance  eirangere  a  perdu  le  1 2  p.  0/0 
reel  par  an; 

4.°   L'  infanlerie  d'ordonnance  nalionale  ,  le  9.  \; 

5.°  Le  regiment  aux  Gardes  ,  le  6.  I, 

6.°  La  cavalerie  ,  le  5.  i ; 

7.°    L'artillerie ,  le  5.  I; 

8.0  La  legion  des   troupes  lej^eres  ,  le  4-  i  j 

g.°  Les  regimens  provinciaux  ,  le  2. 

io.°  II  a  ete  constate  qu'en  gene'ral,  lik  oii  les  casernes,  les 
quartiers  et  les  hopilaus  etaient  mauvais ,  la  mortalite  y  fut  aussi 
plus  forte. 


P\H    I.E    DOCTEDR    nONIiNO.  ai)3 

ii.°  Les  mois  les  plus  froids  otil  elti  les  plus  meurtriers 
pour  riufanterie  ,  comme  pour  la  classe  la  plus  miserable  de  la 
populalion  ,  ct  les   mois  les  plus  cliauds ,  les  plus  lavorables. 

'  1 2.°   Cette  cause,  i  circonstances  egales,  n'agit  pas  Je  meme 
sur  la  cavalerie. 

i3."  La  mortalite'  militaire  ,  en  lemps  de  pais  ,  est  le  resul- 
tat  du  concours  de  plusieurs  causes  morbifiqucs  ,  dout  les  priuci- 
pales  sent  I'exercice  immodere  ,  et  les  alternatives  d'une  oisivete 
absolue  et  des  plus  rudes  travaux ;  le  cbangemeni  brusque  de  letn- 
perature  ;  I'ivrogueric  ;  le  libertinage  ;  I'insalubriie  des  casernes  , 
des  quarliers  et  des  hopitaux  ;  rinfcclion  atmospherique  de  ces  dif- 
ferens  endroits  ;  la  mauvaise  administration  ecoiiomique  et  medi- 
cale  des  hopitaux  ;  enfin  les  aireclions  de  Tame  tirant  leur  origine 
de  plusieurs  sources. 

i4-"  Les  principaux  moycns  liygieniques,  pour  conservei  la 
sante  des  soldats  ,  sont  la  fixation  de  I'age  propre  au  service  militaire, 
a  20  ans  accomplis;  Tevercice  modere  ,  mais  pas  trop  interrompu, 
et  les  promenatles  mililaires  ;  la  proprelc  personnelle  du  soldat, 
celle  des  quarticrs  et  des  liopitaux  ;  le  renouvellement  frequent  de 
lair,  et  la  desinfection  de  ce  fluide  au  moyen  des  fumigations 
acido-muriatiques ,  notamment  avec  le  chlorure  de  chaux ;  chez- 
Tious  ,  un  service  saniiaire  des  hopitaux  militaires  et  de  I'armee , 
ctabli  sur  de  raeilleures  bases  ;  enfin  le  perfeciionnement  du  mo- 
ral de  la  population  militaire  au  moyen  de  I'instruction  et  du  travail, 

i5.°  Par  cet  Essai  on  aura  encore  acquis  une  nouvelle  preuve 
que  ,  loin  de  sentir  I'liypothese  ,  comme  on  avail  cherclio  a  le  faire 
croire  cliez-nous  ,  la  slatistique  est  ,  au  contraire  ,  bien  propre  a 
confirmer  les  principes  etablis  par  I'economie  politique  ,  et  ceux 
deduits  des  doctrines  physico-cliimiques ;  <;nGn ,  et 

i6.°  Que  I'administration  ,  I'economie  publique  elle-meme,et 
la  medecine  doiveat  atlendre  dc  grands  secours  de  rarithmelique 
politique. 


2f){                        SUR    t.A    MOKTALITE    DAy.< 

LES    ANCIENNES    THOUPES     ETC. 

N."  1.    Table  comparative  de  la 

mortalite 

REGIMENS 

N  ombre 

lies  vivans  a  I'agc 

de   1 8  ans  , 

ou  force  rccllc 

des  regiiucns 

Piombrc 
des  ncs  rcqiiis 
pour  donnej- , 

a   iS  ans , 
la  force  rcelle 
des  regiiuciis 

Moi-u 

avant  Us   18  a«s 

Moris 
aprcs  les  58  ans 

Gardes    .... 

',4"9 

3,i3t 

1,722 

626 

SavoVe     ... 

1,390 

3,089 

.,6g8 

617 

Mo  lifer  rat     . 

1,4 1 2 

3,139 

1,726 

627 

Piemont .... 

i,3G8 

3,0^0 

1,672 

608 

Saluces    .... 

.,424 

3,i65 

1,740 

.      633           ■'! 

1 

Aoste       .... 

i,38i 

3,069 

1,687 

6i3 

Artillerie .... 

740 

i,G58. 

9,1,1 

:         33l 

Royal  Allemaiid. 

i,4ja 

3,227 

'»774 

645 

La  Marine    . 

715 

1,590 

874 

3i8            1 

Chablajs  .... 

''377 

3,060 

1,683 

612 

Kalbermalteii     . 

•'477 

3,282 

i,8o5 

656 

Tscbacnec    . 

,,473 

3,275 

1,80  r 

655 

La  Reine 

675 

i,5oo 

825 

3oo 

Grisons  .... 

979 

2,i'77 

''•97 

435 

Sai'daigne     . 

624 

1,387 

762 

377 

Bataillons  des  Fre- 

'9' 

gales. 

4  5r 

958 

526 

Legion  (Ips  troupes 

544 

legpres    . 

1,224 

2,721 

';496 

! 

Fractions  [)er(lues  . 

7-  9^13 

g.  t;ia 

.3.  4;,  2. 

7.5/12     ; 

ToTAi,  tie  I'liifant."'^ 

'9'564-  97 '2 

43,477    1712 

23,91a.   4/12 

8,6q5.  5/12    1 

■     ^1 

PAR    Vt    DOCTELR    BO.NINO 


39;. 


'dans  riqfanterie  piemontaise  pour  I'annee   1780. 


Morts 

l*roi)orlion 

Moris 

Proportion 

p.    0/0 

ExcedcDt 

Dimiuution 

djtia  Ics  40  i»'>^ 
(if  service ,  suvoir 

antiuelie 
dcs    luurts 

daus 

des  movts 
avcc  la  Ibrce 

dc  la 

de  la 

iletHiia  18  ju!tqiru 

5b  aui 

dans  les  /|o  ans 
dc  scnice 

Ics  regimens 

tttWc 

lies  rL't^iincns 

morLilitc 

morlalilc 

783 

'9 

'7 

I.    178 

» 

3 

772 

•9 

227 

12.    174 

208 

» 

784 

19 

74 

5.    1/4 

55 

» 

760 

19 

29 

3.    1/8 

10 

» 

79' 

'9 

53 

3.    3;i 

34 

n 

767 

'9 

100 

7-     '74 

8f 

» 

4-4 

10 

'4 

I.    677 

4 

» 

806 

ao 

43 

2.  26727 

23 

» 

397 

9 

17 

2.    378 

8 

)1 

765 

•9 

67 

4.    576 

48 

» 

820 

20 

42 

2.    778 

22 

n 

818 

30 

92 

6.    27 1 1 

72 

» 

3-5 

9 

18 

2.    577 

9 

» 

544 

i3 

53 

5.    571 1 

40 

» 

346 

8 

I.    577 
»     7710 

3 

aSg 

5 

3 

)) 

2 

680 

'7 

35 

2.    1728 

8 

)) 

9-4/12 

7-9/«2 

« 

7-    3/1 

n 

7-    97 '2 

1   10,869.  4/ '2 

271.  9/12 

885 

4.    7713 

625 

II.  9712 

j()G 


svn    I. A.    MORTAMTE    DANS    I.ES    AVCIENtfES    TROUrES    ETC 


N."  II.    Table  comparatwe  de  la  mortal ite 


REGIMENS 

Nonibre 
dcs  vivuns  a  Tagc 

de   1 8  ans, 

ou  force  reeUc 

des  regimens 

Nonibre 
des  ncs  reqiiis 
jtour  doiincr  , 

a   18  »iis  , 
ia  foree  reellc 
des  regimens 

Morts 
avanL  les   18  ans 

Morts 
ajiri-s  Ics  58  ans 

Dragons  du  Roi  .    . 

344 

764 

4^0 

iSa 

Dragons  de  Piemoni 

357 

795 

437 

I  59 

Dragons  de  la  Reine 

343 

763 

419 

I  52 

Dragons  de  Chablais 

346 

770 

423 

i54 

Chevaux  le'gers  . 

35o 

779 

428 

i55 

Piemont  Royal  . 

346 

770 

4*3 

1 54, 

Savoie  cavalerie  .     . 

340 

756 

4i5 

i5i 

Aoste  cavalerie  . 

332 

738 

Jo5 

1 47 

Fractions  perdues  . 

4- 10/12 

4.    7712 

6. 

9712 

3.  1  i;i2 

Total  de  la  Caval."* 

_ . S 

2,762.  io;i2 

6,139.    7?i2 

3.376. 

9/1  a 

1,227.  '  '^'-^ 

1 

lUR    LE    DOCTEUn    nONINO 


397 


dans  la   Cai>alerie  piemonlaise  pour  Vannee    1 780. 


1 

MorU 

il;ins  Irs  \o   ans 

(If  SLivici- ,  N.ivoir 

PruiJuiiiou 
aniiiit  He 
tli\s  iiiorts 

MoiU 
dans 

Proportion 

p.  0/0 

d»s  raorls 

avfc  la  iurce 

Excedent 
de  la 

Diminution 
de  la 

58   ;ins 

(lulls  !<■»  :'|0  alls 

les  regimens 

rucllo 
dcs  rcginipns 

raortalite 

raortalite 

•9' 

4 

I  1 

3.     j;5 

7 

» 

198 

4 

6 

I.    a/3 

2 

)) 

190 

4 

3 

»     7/8 

« 

I 

rga 

4 

3 

»  7/1 3 

« 

2 

'94 

4 

5 

I.    3/7 

I 

» 

192 

4 

4 

1.  3/20 

» 

» 

189 

4 

4 

I.  3/17 

» 

n 

184 

4 

5 

I.  6/ro 

I 

» 

4.  1 1712 

6.    5/1  a 

« 

)) 

» 

6.  5/12 

1,534.  • '/'  * 

38.    5;  1 2 

4o 

1 .  5/ 1 1 

1 1 

9.5/12 

1 

^ 

Tom.  «rv 


Pp 


2f)8 


sun    I..V    MOnTALITE    DANS     LES    AUCIENNES    TROUPES    ETC. 


N.°  III.    Table  generale  dc  la  mortalite  dans 
dejniis  le    i  /'  Janvier    177^ 


Fnrrr 

MORTS  DANS  LES 

■ 

I  N  F  A  N  T  E  R  I  E 

nluyciuK- 

5111'    17 
auiict-s 

'779 

,780 

,78r 

1770 

23 

,776 
3:>. 

'777 

,77s 

/ 

Gardes 

1,221 

43 

39 

28 

'7 

1 1 

Siivoic 

i,ir.8 

25 

35 

38 

169 

io3 

227 

94 

.'lioiifcrral 

1,196 

1 15 

^■>^ 

-''9 

0 
2D 

24 

7^ 

44 

Pictnonl 

'>'94 

33 

54 

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19 

ai 

29 

20 

'1 

Saliices 

1,21 1 

j3 

49 

85 

118 

60 

53 

34 

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2 

Aosle 

1,183 

44 

75 

47 

44 

80 

1 00 

56 

>5 

Arlillcrle 

863 

[  I 

10 

I  2 

16 

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La   Marine      .... 

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12 

16 

1 1 

A 

6 

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La  Reiiie 

713 

36 

9 

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'7 

1 J 

18 

18 

SardaiOTie 

643 

1 0 

1 0 

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1 3 

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1  ( 

9 

Legion  des  troupes  lej^orc 

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Loiv)I>ardie      .... 

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11 

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I'OTAI.. 

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332 

34. 

341 

482 

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32  1 

LtMilnim 

1,246 

3- 

55 

46 

37 

40 

43 

7^ 

1  Cliablais 

1,1  3  i 

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46 

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56 

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54 

32 

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42 

77 

1  Roclicnioiulet. 

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44 

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1 02 

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ToTAr 

6, 1  1 7 

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7i(> 

568 

882 

''97 

PAH  LE  DOCTran  bonino. 


^99 


Tlnfanterie  pendant   i  7   annees  , 
jiisquaiL   3 1    decenibi-e    1791. 


ANiNEES  CI-DESSOUS 

TOTAL 

(Ics 

MoilalUc 

,78. 

,785 

,7Sc 

,787 

,78,. 

1-81 

'79' 

•79' 

17  annci's 

UIUHll'lIc 

-3 

22 

49 

5  J 

92 

63 

24 

3  2 

7 

"J 

576 

33 

5G 

57 

63 

(5o 

38 

28 

I  2 

23 

32 

^9 

','  '9 

65 

36 

72 

25 

32 

26 

•7 

2G 

25 

'4 

1 1 

661 

38 

3  2 

20 

22 

1  - 

JO 

25 

21 

20 

24 

'9 

27 

483 

28 

02 

33 

35 

56 

84 

•4 

23 

24 

23 

i3 

7% 

44 

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2  5 

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1 1 

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49 

9 

i3 

i3 

25 

23 

23 

'4 

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16 

1 1 

264 

i5 

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18 

16 

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J 

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1.5 

2  1 

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5,87. 

3"uS 

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64 

62 

49 

55 

43 

-^ 

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908 

53 

33 

32 

3- 

38 

60 

54 

8. 

65 

34 

28 

872 

5t 

79 

^^9 

77 

46 

58 

75 

69 

t  t  r 

49 

/  / 

1,067 

62 

73 

58 

61 

60 

73 

49 

49 

78 

7' 

70 

1,109 

65 

98 

82 

55 

31 

3. 

62 

65 

56 

82 

54 

9I1 

55 

1 

•M: 

■'!" 

3 16 

242 

^4 

80 

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v.  3 

265 

2(;3 

4,897 

i 

(is:) 

%. 

645 

it)(i 

57. 

548 

608 

5o2  Y 

\9^ 

10, -{^S 

m 

3oo 


Bun    LA    M0RTAI-IT12    DAr^S    I,ES    A^fIE^'^^.«    THOITES    ETC, 


N."  IV.    Table  generale  de  la  mortalild  de   la 

depuis  le    \"  Janvier    1780 


I'ORCE 

MORTS    DANS 

REGIMENS 

lUHvcnne 

.  —  — 

prise  sur 
\o.   ;innrcs 

1780 

17.S. 

1782 

.783 

.784 

(   du  Roi    . 

357 

1 1 

6 

7 

7 

5 

\  de  PiemoiU  . 

366 

6 

9 

5 

8 

i3 

Dragons    / 

1   De  la  Reine  . 

345 

3 

6 

10 

1 1 

8 

[   de  Cliablais  . 

343 

2 

3 

4 

4 

6 

Chevaux  le'gers    . 

356 

5 

5 

i5 

7 

S 

Piemont  Royal     . 

354 

4 

8 

2 

2 

6 

Savoie  Cavalerie. 

342 

4 

I 

8 

9 

5 

Aosle  Cavalerie    . 

344 

5 

5 

3 

2 

1 1 

Total     .... 

2,807 

40 

4.^ 

54 

5o 

62 

i 

p.vn  i.E  DOCTEt'n  roNiso. 


3oc 


Cavcderie  pendant  douze  anne'es, 
jusqu  ail  3 1    decern  bre    179*. 


LES 

ANNEES    CI 

-DESSOUS 

TOTAL 

lies 
12  annces 

MOPvTALITE 

moycnno 
aiiimcUe 

.7^5 

■  78(; 

•787 

1 788 

'7% 

1790 

'79' 

4 

8 

2 

6 

/ 

G 

G 

75 

6.      3/12 

8 

8 

7 

1 1 

I  U 

G 

1 1 

102 

8.    6/12 

5 

6 

9 

G 

I  I 

5 

4 

84 

7.      » 

4 

5 

8 

10 

9 

2 

G 

63 

5.    3/13 

12 

9 

5 

4 

6 

7 

9 

92 

7.    8/12 

G 

8 

5 

3 

4 

7 

G 

61 

5.    1/12 

8 

G 

4 

6 

7 

»> 
J 

7 

66 

5.    8/12 

9 

8 

6 

5 

9 

3 

8 

74 

6.    3/12 

. 

58 

46 

5i 

G3 

39 

57 

t>'9 

5i.    7/12 

3b2 


sun    tA    MOnTAUTE    DANS    LES    AWCICKNES    TROl'PIS    UTT. 


N.°  y.   Table  ge'nerale  de  la  mortalile  dans  les 

depnis  le    v."  Janvier   \']']^ 


REGIMENS 

■FORCE 

-  inoyciin* 
l>risc  siir 

JI  0  R  T  S    DANS    LES 

1778 

'779 

1 780 

1781 

,78. 

1  -S3 

^7  4 

Gcn€vois     . 
llaurlenne  . 
Ivree     . 
Turin    . 
>'ice      . 
^londovl     . 
Yerceil  .     . 
Asii 

Pignc'rol 
Casat     . 

555 

558 

57. 

565 
586 

594 
584 
586 
585 
590 

8 
5 
a 

7 
a 

3 
5 

i  ** 
1  ■'• 

4 
6 

3 
6 

4 

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6 

5 

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3 
3 
3 
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5 

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5 

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6 

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7 
1 0 

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5 
3 

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3 

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45 

1  I 

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10 

5 

4 
3 

7 
ro 

4 

8 

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Suse 
Acf]ni    . 

G49 
690 

39 

Total     . 

7,1 13 

56 

5i 

33 

(_;.) 

/ 

; 

r  1 

PAH  r.r.  docteuh  bokikc. 


3o3 


Tli'gimens  Provinciaux  pemlant    14  cinndes, 
jnsqiiau   3i    dccemhre    1791- 


AxNNEES    CI-DESSOUS 


I --83 


6 
3 
G 
4 


78G 


3 

5 
G 

4 


■7«7 

6 
3 

8 
8 
6 

8 


9 
G 
G 


178S 

2 

8 
G 

n 
I 

10 

8 

4 
3 


6 

4 

6 

7 
20 

7 

4 

G 


790 


4 


6 

'\ 
3 

5 
G 
8 
G 
4 
9 


79' 


2 

i3 

4 

7 
9 
9 


TOTAL 


14    alillcf 


80 


85 
63 


SG 
81 
2G 
20 


MORTALITE 

nioyeniic 
animcllc 


5.    7/. 4 
5.  10714 

J.   2/ 1 4 


5.   7/14 


G.  i/i4 
4-  7/ -4 
7-  7/14 
5.  7/14 
G.  2/ 1 4 
5.  11/14 
I.  12714 
I.    6/1  i 


GG 


Go 


84 


83 


58 


G5 


849 


Go.    9/1 4 


So  I 


^lU    I.A    MORTAWTB    P.VSS    UtS    A.NriENNES    TIVOL'PUS    ETC, 


]N.°  VI.    Table  gcncrale  de  la  mortalild 
(lepuis    ijjS  Justfud    1791, 


MOIS 


Janvier 
Fe'vrier 
.Mars 
Avril . 
Mai  . 
Juiii  . 
JuiUet 
Aoui  . 
Seplem 
Octobre  . 
Novembre 
Dccembre 

ToTAI,       . 


)i-e 


O 


j'j 


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■i' 


48 
4  8 

4(i 

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JO 

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a 

1/3 


99 

103 

66 

37 
54 

1 10 
iTio 
i3t 


INFANTERIE  NATIONALS 


o 


Go 
61 

52 
52 

55 

47 
39 
4- 
54 
54 

79 
G- 


''"99 


G61 


33 

47 

52 

44 

32 

36 
3i 
3. 

4- 
53 

4- 
42 

.183 


83 
55 

78 
70 
81 

47 
63 

46 

58 

47 
66 

55 


o 


I  02 
80 

99 
63 

64 

67 
5o 
54 

52 

56 

7 
75 


.. 


20 

33 

2  I 
24 
i5 

27 

'9 

28 

23 

20 
22 


749  833 


3o 
2 1 

29 

18 

1 1 
2 1 

22 

23 
2  3 

iS 
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28 
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32 
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1 5 

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X2 

40 
21 

^-9 

28 
18 

10 

'7 
1 2 

22 

18 

1 4 


Total 


S 

o 


>4 
1 1 

i5 

4 
5 


9 
6 


3i8 


224 


34 1 


97 


56 1 
555 

547 
5o4 

47^. 

379 

382 
386 

4^9 
528 

56o 

463 

,810 


PAR    I.E    DOCTEL'n    BONMNO 


.>0J 


ilans  It's    TroujM's  pic/nontaises  , 
divisi'c  par  ovdre  de  mois. 


liTRANGERE 

C  A  V  A  L  E  R  I  E 

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0 

Total 

E 

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Total 

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6 

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6 

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79 

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6 

5 

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6 

4 

6 

52 

1,044 

82 

80 

9' 

10- 

4 

80 

440 

5 

16 

9 

5 

12 

9 

5 

5 

66 

i,o53 

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78 

82 

108 

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1 1 

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343 

4 

8 

4 

/ 

II 

6 

/ 

8 

55 

874, 

59 

71 

57 

63 

42 

295 

5 

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4 

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5 

2 

2 

2 

24 

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6 

6 

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80 

61 

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6 

3 

3 

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4 

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34 

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68 

6.i 

90 

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DEL   PASSAGGIO   DEI   FLUIDI 

ALLO   STATO   DI   SOLIDI   ORGANICI 


FORMAZIONE    DEI    TESSUTI    VEGETABILI    ED    ANIMA.LI 
DEI    VASl    E    DEL    CUORE. 

Del  Pnor.  LCIGI  ROLANDO. 


Letta  it  28  tii  giit^no    l8-2g. 


I  Je  diflicolta  a  primo  aspelto  insuperabili ,  clic  ad  ogni  istante 
si  alFacciano  qiialora  si  tenta  di  spiegare  i  meravigllosi  fenomeai 
deir  organizzazione,  e  la  struUura  del  diversi  tessuti,  provengono 
dai  tanli  cainbiamenti  cui  essi  soggiacciono  progredeiido  dallo  stalo 
erubriouale  sino  a  cjuel  grado  di  perfezione,  a  cui  devono  arrivare. 
Non  si  piio  negare  clie  lavori  iinmensi  siano  slali  eseguili  sii 
qiiesti  rami  ,  c  clie  le  noslre  cognizioni  siano  state  portate  a  segno 
tale  ,  che  sembra  poco  potersi  piii  aggiutiyere  alle  falle  ossei'va- 
zioni  suir  organogenesia. 

Letknoek  ,  Neiiedaam  ,  Mekguino  ,  Della  Torre  ,  Fontana  , 
Home  ,  Bauwer  ,  Sprengel  ,  Prevost  ,  Dumas  ,  e  tanli  altri  in 
seguilo  sotioposto  il  saiigue  dcgli  animali ,  e  dell'  uoino  ,  a  micro- 
scoplche  osservaziouL  si  trovaao  d'  accoido  nello  siabilire  ,    che    c 


\ 

3o8  T)ri.    TASSACGIO    DEI    ri.UlDT   T.r.. 

romposto  lii  globclli  tli  varia  granclezza  uei  divcrsi  animaR  («). 
Lo  stesso  accortlo  scorgcsi  in  parte  ligunrilo  alio  osscrvazioiii  tiUle 
suUa  flbi-a  inusciilare ,  e  sngli  alui  tessuli  ilai  lodali  esalii  osser- 
vatori  delle  cose  naUu-ali,  poichc  ila  IIoocue  ,  Prochaschv,  Veinzel, 
Home  si  aimiiellc  oviiiujue  una  tessitura  globuUu-c  portala  a  soinina 
evidenza  clailc    belle  osservazioni  di  Milne  Edward,  Bouy  de  SJ  Vin- 

-CENT  ,    e    DUTIIOCHET. 

Nulladinicno  ,  scbhcne  di  i^lohctlini  coinposti  siano  gli  umori  , 
sebbcne  di  sfericlie  molccole  ,  e  globeltini  fonnati  siano  il  lessuto 
celiulaic  ,  il  nuiscolare ,  il  ncrvoso  c  simili  ,  tuttavia  non  si  5 
ancora  spiegalo  in  qual  modo  si  fonnino  i  tessuli  piii  semplici 
ed  i  composli ,  ne  sono  state  osservate  le  mutazioui ,  le  meta- 
morfosi ,  per  cui  passano  gli  elcinenti  organici  piii  semplici  per 
arrivare  a  quel  giado  di  pcrfczione  ,  chc  li  rende  poi  atti  all'  eser- 
cizio    di    funzioui   Ic   jiiii   imjiorl.inli. 

Noil  essendosi  ancora  col  mezzo  d'  infinite  osservazioni  falte 
dai  pii\  diligent!  e  celebri  osservatori  potulo  in  modo  veruno  spie- 
gare  la  formazionc  del  tcssulo  cellulare  ,  ne  del  piii  visibile  cle- 
incnlo  di  quesio ,  che  e  il  vnscolarc ,  non  fara  meraviglia  clie  ignoti 
siano  ancora  i  procedimcnti  di  cui  si  serve  la  natura  per  forraare 
tessuli  pill  compost!  ,  quali  sono  il  mnscolare  ,  il  nervoso ,  e  simili. 

Le  osservazioni  fiute  sugl!  embrioni  degl!  animal!  piii  perfetti 
e  deir  uomo  stesso  ,  hanno  gia  rischiarato  la  formazione  del  cuore  , 


(fl)  Riguardo  alb  fisviia  dei  globolUiii  del  sangiie  pare  chc  non  si  accordino  le  osservazioni 
dei  lodati  Autori.  Cid  in  gran  parte  provieno  dall'  esscr  itato  osservato  il  globeUino  dd 
sangtie  in  tempi  divcrsi.  Appena  cstiaUo  dai  vaselliui  presents  la  forma  globulare  ,  poi- 
chi  reaUncntc  i  una  sferica  vcscichclta.  I'oco  dopo  si  dcpriuie  nel  centro ,  prcsenta 
un  punticino  ,  cd  osservato  con  un  ingrandlmcnlo  di  3ooo  diamctri  ,  qnando  i:  scc- 
iJO  y  allora  si  osscr\'a  sotlo  foi-ma  di  disco  depresso  in  mezzo  con  margine  clcvato. 
In  appoggio  di  questa  ridcssionc  dir6  clic  i  vasellini,  i  quali  frcschi  c  picni  di  umorc 
compajo;io  turgidclti  c  ciliiidrici  appena  la  membrana  per  cui  scorrono  divenLa  sccca  , 
,fii  trasforniano  in  canalcLli  aperli  di  sopra  ,  scavati  in  mezzo  ,  e  con  margini  elcvati. 


DEI,    TnOF.    HOLANDO  3oi^ 

tIcgTi  organi  ccrcbruli  ,  e  tici  polmoni  («).  Lc  reccnli  osservazioni 
(li  Wkbeu  sngli  ori;:nii  s^cretorj  coiifcrniaiio  qiianto  ho  dello 
siilla  formazioiie  del  caiiale  alimonlarc  e  dci^li  organi  secretorii  , 
che  no  rcndono  I'azloiie  piii  |)eiTelta.  E  seitdira  die  nou  vi  possa 
csscr  duI)l)io  sulla  maniera  con  cui  da  relicelle  vascolai'i  finissime, 
die  preseiiiaiio  V  a«polto  c  gli  cilctli  di  lessiiti  spiij^nosi ,  si  svi- 
kippauo  tiitic  le  parli  del  sistemu  vascolare.  E  adurique  diiaro  die 
riiiiane  a  scoprirsi  la  formazionc  e  la  priinu  origiiic  di  ([ueste  re- 
ticelle  sottilissime  du  cui  dipeiule  V  esislenza  dei  corpi  organici 
poclii  eccelliiaii. 

N  arj  soiio  i  mezzi  di  cui  mi  soiio  serviio  per  eseguii-e  cos'i  sot- 
tili  ricerclie  ,  quindi  era  col  microscopio  ,  ma  piti  soventi  con  sem- 
plici  lenti  ho  esaminati  i  tessuti  vegctabili  ed  animali  sottoposli 
allc  volte  a  limglie  mncei'azioni  ;  con  si  f'aiti  jiroccssi  si  arriva  a 
separare  le  luolccole  ,  i  globetlini  ^  e  si  niettono  a  niulo  i  vasel- 
lini  capillar!,  i  fili  nervosi ,  le  fibre  muscolari  ,  ed  in  una  parola 
si  decompone  cio  che  con  processi  contrarj  la  natura  ha  formalo, 
accozzando  insieme  in  mille  modi  le  molecole  ed  i  globetfmi ,  di 
cui  i  lessuli  organici  sono  composti. 

Avendo  sempre  avuto  in  mira  di  rischiarare  la  natura  dei  pro- 
cessi morbosi  coll'  applicazione  delle  cognizioni  analomiche  ,  cosi 
prima  d'  ogni  allro  ho  cliiamalo  1'  atlenzione  dei  Medici  sulla  grande 
imporlanza  di  conosccre  lo  stato  molecolare  degli  organi  ,  delle 
membrane  ,  dei  tessuli ,  avvegnache  dalla  mobilita  di  quesle  dipenda 
1' incostanza  delle  operazioni  ,  dei  fenomeni  ,  e  delle  azioni  e 
reazioni  organiche  ,  e  Tincerlezza  della  Medicina  ,  che  su  quesle 
cose  c  intieramcnle  fondata.  i'/j) 

Laonde  seguitando  nel  proposto  esame  delle  varie  c  successive 


{a)  OrgaDOgeilcsia  ,  *:  Diziun.  pcriodico. 

(J>)  Sullc  cause  da  cui  dipcuje  la  vita  cc.   Fireuze   180;. 


3lO  DEL   PASSJlGCIO    DEI   FLDIOI    EC. 

forme  ,  clic  prendono  i  corpi  viventi  ,  come  si  pvesRntaiio  allor- 
(juanili)  si  prende  a  considcrare  la  Iniii^.i  scala  dcgli  esseii  orga- 
nici  o  come  si  possono  osservare  meiUre  dallo  stalo  di  i^enne  a 
qiiello  di  embriotie  ,  e  di  fcio  s'  iiuial/.;uio  ,  mi  c  ri(!Scito  pai'imenti 
di  scorgere  in  qiial  iiiodo  le  molerole  org;miclic  solto  forma  di  glo- 
bclti  negli  umori  possano  passar  alio  slalo  di  solido ,  e  formare  il 
primordiale  e  piu  setnplice  tessiito  da  cui  dipende  la  formazioiie 
e  I'  esislenza  di  liUti  gli  altri ,  e  funzioni  importanlissime  per  con- 
seguenza. 

Sotioponendo  a  ricernlic  e  ad  osservazioni  microscopiclie  cpiaulo 
di  organico  si  presentava  ai  miei  occlii  ,  non  ho  tardato  ad  esserc 
couvinto  clie  esistevano  esser  viveiili  lalmente  semptici  in  cui  al- 
tro  non  si  poteva  ravvisare  clie  piu  o  meno  composli  aminassi  di 
globcllini  gli  uni  cogli  altri  congiunti.  In  questo  tempo  pero  di- 
stinti  Naturalisli  avendo  instiUiilo  osservazioni  forse  piu  eslese  ho 
veduto  clie  nelle  cose  essenziali  le  niie  da  queste  non  flilFerivano. 
Soggiungeio  chc  di  soli  globettini  ho  veduto  essere  formali  quei 
semplici  rudinienii  in  cui  si  svolgono  visceri ,  organi ,  sistemi ,  ed 
appurati  nei  molusci ,  nei  rettili  ,  nei  volatili  ,  e    nei    raammifevi. 

Del  Tessuto  globulare. 

Portando  1'  occhio  sui  primi  passi  dell'  organizzazione  s'  incon- 
trano  produzioni  naturali ,  die  mentre  con  un'  estrema  facilita  si 
moslrano  sotto  infinite  circosianze  ,  nello  stesso  modo  si  vedono 
a  soomparire-  Poco  sono  state  osservate  dagli  anlichi  Naturalisli  , 
e  dal  volgo  non  ineno  che  da  essi  col  nome  di  moire ,  di  mucag- 
gini  (  Mucores,  Bissi  )  venivano  distinti.  Esaminate  con  maggior  at- 
tenzione  si  fatte  produzioni  dai  raoderni  Micologi ,  si  e  talmente  in- 
grandito  il  lore  uumero  ,  che  se  ne  sono  formate  classi  ed  ordini 
numerosi  quanto  pres^ntauo  le  altre  parti  della  storia  naturale. 
Fra    le    piu    semplici    si    devono    certamente    annoverare   quelle , 


PEC    TliOT.    r.Ol.ATSOO  3ll 

clie  col  nomc  di  micodcrmi  sono  stale  designate ,  avvcgnaclie  alUo 
non  siano  clie  quelle  pclllcole  sotlilissime ,  die  con  tanta  facilita  si 
manilestano  su  inolti  liqnicli  ,  in  cui  slanno  immerse  sostanze  ve- 
gelabili  ed  animali ,  e  vi  si  cccila  un  leggier  movimenlo  di  fer- 
mentazione  ,  o  putrefazione.  (  Fig.    i  ,  e  2. ) 

Esaininando  quesle  produzioni  altro  non  si  ravvisa  ,  clie  una 
nnione  di  globelli  o  granellini  ,  ciie  presentano  alle  volte  appena 
omhra  di  disposizione  particolare  ,  ma  soventi  offrono  fili  sottilis- 
simi  tessuli  a  modo  di  reticelle.  Da  quesle  pelliceile  poi  s'  in- 
nalzano  ramoscelli  ora  semplici  or  dicliolomi  ,  alia  di  rui  som- 
mita  sono  disposti  a  raggi  Gli  sottilissimi  di  globellini  parimenli 
format!. 

Talvolta  pero  i  fdi  suddetti  dalla  superficie  del  liquido,  in  cui 
si  trovano  o  dalle  pareli  dei  vasi  si  diramano  per  il  liquido  slesso, 
6  presentano  in  qualche  modo  radici  molto  pin  sottili  formate  di 
globettini  gli  uni  in  fila  agli  altri  disposti  e  della  grossezza  di  una 
settecentesima  ad  un'  ottocenlesima  parte  del  raillimetro. 

E  lanto  fugace  1'  esislenza  di  quesie  produzioni  ,  clie  c  difficile 
il  poter  dire  cosa  vcruna  concernente  i  mezzi  ,  di  cui  si  possono 
servire  per  mantencrla.  E  la  passeggiera  aggregazione  di  molecole, 
da  cui  quella  dipende  ,  deve  per  certo  provenire  da  quella  forza 
chiamata  di  attrazione  ,  clie  analoglii  effetti  produce  sui  corpi  in- 
organici. 

Fra  Ic  produzioni  ,  clie  si  accostano  da  un  lato  alle  mucedinee, 
e  per  altra  parte  godono  di  un'  organizzazione  piii  elevala ,  viene 
quella  pianticella  elegante.  ,  che  col  iiome  di  Batrocospermuin  e 
stata  distinta  ,  ed  in  ispecie  il  vioiiiliforme.  In  questa  i  globcitini 
sono  giik  ammassati  in  gran  nuraero ,  ed  il  tronco  ne  e  intiera- 
mente  formato  ,  in  modo  ,  clie  non  vi  puo  esser  dubbio  ,  chc  da 
questa  si  pass!  facilmcnte  alle  ^rtrodie. 

Prima  di  avanzarsi  a  conlemplare  cose  plu  coinplicale ,  faro 
osscrvare  ,  che  in  mezzo  a  quesle   pianlicelle  ossia   alle  piii    sem- 


3(2  BF.t.    PASSAGCiO    DEI    FU.'IDI    EC. 

l)lici  muccdiitM  esislouo    vohnci  e  nuvicclle  ,  ci.1  iillre    simili    pro-- 
duziotii  di  poclii  globctliiii  compo.Uc  ,    che  sicoome    si    svihippano 
in  circostanzc  consimili ,  cos\  non  moUo  iliversa  pu6  esserelaloro 
organizzazione. 

Se  la  lepra  ,  le  urciHnee  ,  le  micodermiiU  ,  Ic  mitcedinee ,  le 
jiioiii/is  ,  le  oscUlurie  (  Did.  dcs  sciences  naturelles  )  ,  presentano 
aggvegazioni  ,  comhlnazioni  di  pochi  globettini  composte  ,  c  cei-to 
riic  sotlo  cii-costaiizc  non  molto  diverse  si  manifestano  produzioni, 
in  cui  un  cerlo  ordine,  ed  una  particolar  disposizionc  molccolare 
si  scorge ,  e  cjucste  sono  stale  col  nome  di  /litrodic  distinle  (I.  c. ) 

Del  Tessulo  globulo- areolars. 

I  globettini  accennali  con  tanta  frcqncnza  si  vedono  disposti 
con  ordine  particolare  e  proprlo  ,  che  io  penso  ,  clie  qiicsto  motto 
influisca  sulle  forme  che  si  manifestano  ,  allorchc  si  pioducono  es- 
scri  0  parti  piu  complicate. 

Perlanio  non  solo  le  uiolecolc  organiclie  prendcmo  forme  rego- 
lari  (juando  passano  dallo  staio  di  fluido  a  ipiello  di  solido  ,  ma 
una  consimile  disposizionc  ho  piu  volte  osservalo  nel  sangue  stesso 
mentre  circola  ancora  per  i  vasi  od  appena  si  trova  al  contatto- 
dell"  aria  esposio.  («) 

Se  i  globettini  degli  umori  e  del  sangue  in  ispecie  presenlano 
con  facilita  ,  mentre  sono  ancora  in  movimcnto  ,  disposizioni  ,  che 
io  chiamcro  globulo-areoluri  {b)  ;  non  fara  meraviglia  se  nei  solidi 
silfalie  disposizioni  di  globettini  s' inconu'ano ,  e  se  da  questc  poi 
ne  nascono  parti  pin  comjioste  ,  come  da  lungo  tempo  ho  accennato 
neir  Analysis   adumbrala  humani  corporis  fabricae ,    etc.  ,  pag.  3  , 


^a)  Annalos  Jcs  scicuccs  u:itur.   Ittm    X.  j)l.  fio.  Mil>"e  Env\ABD. 
(i)  Fig.    I.  a  0. 


DEL    PROr.    nOl.AMDO  3l3 

ove  Aico  vcsicuhts ,  sea   globiUos   a  ntolcculis  mucosis  gigni  ,  quae 
siinul  juiictae  niiincrosissiinas    rcfcrunt  areolas. 

Nei  tessiiti  di  alcune  cj-itlogame  ,  nci  liclieni  p.  e.  nei  fiinghi  , 
pui)  esser  osciira  qiiesta  ilisposizione  globulo-areolare  ,  ma  visibile 
c  po'nnelle  ye/c't ,  nelle  chare  ,  nei  petali  Jei  fiori,  nelle  foglie  dei 
vegetabili  ,  ed  infin  nci  tessuli  dei  piii  sctnpiici  animali  per  csem- 
pio  delle  idre,  deile  allinio,  dclle  meduse,  dclle  planaric  («),  dellc 
sangnelte  ,  degli  inseili  ,  non  meno  die  nei  visceri  di  questi,  dei 
croslacei  ,  e  degii  animaii  piii  perfetli. 

1  globcllini  adunque  degli  umori  ,  clic  circolano  per  i  vasi,  si 
disponi;ono  facilmenlc  in  areole.  E  qneslc  sono  ora  piii,  ora  meno 
semplici  ,  clot'  composli  di  due,  tre ,  qualtro  ,  ed  anclie  di  pin  or- 
dini  di  globellini  ,  ed  anclie  a  misura  ,  che  le  nne  alle  altre  si  ac- 
coslano  ,  o  clie  diversi  strati  di  queste  gli  uni  agli  altri  vengono 
ad  esseie  sovraposti  ,  si  forma  in  lal  modo  un  lessuto  cellulare  piu 
o  meno  semplice  o  composlo  ,  in  cui  le  cellule  sono  formate  dai 
vani  delle  areole. 

Si  fatla  apparizione  di  areolette  si  osserva  in  quelle  grauula- 
zioni  da  Biciiat  state  prese  in  considerazione,  e  che  si  vedono  alia 
superficie  delle  ulceri  e  delle  ferile  ,  che  tendono  alia  cicatrizza- 
zione  .  e  meglio  ancora  in  quelle  escrescenze  fungose,  che  devono 
esserc  disirulte  a  motivu  die  molto  irrcgolare  c  il  process©  da  cui 
dipende  la  formazione  del  lessuio  globulare  ed  areo-vascolare  , 
come  avri)  occasione  di  meglio  dimostrarc.  Nelle  papille  o  villo- 
sita  della  lingua,  nei  villi  inteslinali,  in  cui  si  fatta  disposizione 
si  ravvisa  spceialmciile  ,  si  manifestano  cangiamenti  per  cui  divevsa 
aifalto  si  rende  la  loro  figura;  s' inzuppaiio  e  iinfiltrano  i  tessuti 
accennati ,  e  questo  stato  si  atiribuiscc  con  poco  fondamento  ad 
un  processo  infiammatorio.  , 


(a)  Ducu.  Annal.  dcs  sciences  oaturcllcs.  XV.  p.   iSg. 

Tom.  XXXV  Rr 


3l4  DTf.    PASSAGGIO    DEI    TLUtOT    KC. 

Se  la  formazione  del  Icssiilo  i^lobulare  ed  areolare  si  pub  scor- 
qcre  iielle   |)iu  senijilici  pt'odiizioiii  organiche,  cjuali  sono  il  saiigue, 
Ic  miicediiiee  ,  i  bissi  ,  le   aiUoilie  ,  le  conferve  ,  e  quindi  nei  ru- 
diinenti  primoidiali  delle  ova  del  molusci ,  delle  raiie ,    degli    uc- 
oelli,    non   ineno  clic  nei  semi  dei  vegetabili.   Si  possono    poi    col 
mezzo  deila  macerazione  rendcre   uuovaiuente  visibili    iiegli    organi 
e  nei  visceri   piii  composti.  Quindi  il  plesso  coroideo  ,  Ic  membrane 
<lel   cervello  ,  cervellello  ,  e  midollo  spinale  ,  i  villi  intesiinali ,    il 
tessulo  polmonale,  raacerati  per  liingo  tempo,  primieramente  in  so- 
luzioni  saline,   in   liquori  aciili  ,  spii'itosi  ,   quindi   nell' acqua  scm- 
plice  ,  insensibilmente  si  diradano ,  si  risolvono  in  areoiette  e  glo- 
bellini ,  lasciano  a  nudo  vascllini  di  pareli  piii  fitte   composli.    Ed 
ho  spccialmenle  osservato  ridolle  con   queslo  mezzo  le  villosila  in- 
testinali   ad  uno  stato  di   tessitura  ,  clie   non  dillerisce  da  quello  die 
presenlano  naluralmenle  i  poiipi   di  Trembiey ,  ossia  le  idre,  in  cai 
r  organizzazione  e  ancora  cosi  poco    avanzata  ,    e    cosl    semplice  , 
die  senza  preparazione   maniCestaraente  vi  si  scorge  ,  die  sono   di 
tessulo  areolaio  composti.  TuUo  cio  dimostra    die  quesli  organic! 
elemenli ,  cioc  le  areoiette  ,  sono  compresse  e  addensaie   in  modo 
die  difl'icile  riesce  il  distingucrle  nei  visceri    i  piu    composli  ,    ma 
die  colla  macerazione  diminuendo  questo  grado  maggiore  di   ade- 
sione  ,  ed  allontanandosi  le  molecole  ed  i  globeliini  gli   uni    dagli 
altri  si  riducono  nuovamenle  alio  stato  primiiivo. 

La  disposizione  globulare  semplice  od  areolata  altro  tuttavia 
non  puo  preseniare  die  nn  tessulo  di  globeltini  ,  die  puo  essere 
considerato  come  piu  o  meno  cellulare  ,  ma  e  difficile  il  compren- 
dere  come  possa  servire  alia  circoiazione  degli  umori  ,  alia  nulri- 
zione  ed  accrescimento  dei  corpi  organici ,  a  quel  continuo  cam- 
biamenlo  di  mpteiiali ,  die  in  questi  si  ravvisa  ,  e  per  cui  tanto 
si  distinguono  dagli  esseri  iiiorganici  ,  o  dalle  parti ,  die  dopo  es- 
sersi  formate  per  via  d'  organico  processo  delle  proprieta  organiche 
si  vedono  spogliate. 


DEI.  rnOF.   Ror.ANOo. 


Dti  Tessuii  islobulo-vascolare  ed  areo-vascolare. 


Non  esseudo  suflicieiili  le  iiozioni  date  finora  siii  globettini ,  ne 
quelle,  clie  si  lianno  siilla  ilisposizione,  clie  presentano,  onde  spie- 
giiie  fciiomeni  piu  coinplicali ,  convicne  adunque  occuparsi  del 
inodo ,  coil  CHI  pill)  iiisensibilmente  m;iiiifcstarsi  la  disposizione  va- 
scolai-e  ,  die  si  osserva  nei  tcssuti  piii  semplici ,  e  non  manca  nei 
piii  composti. 

L'  osservazione  non  inlerrolta  delle  ancennate  produzioni  natu- 
rali ,  non  die  di  quelle  ,  clie  olTrono  una  stnitt'.ira  sempre  piii  com- 
plicata  ,  e  molto  piii  un  esame  ragionato  di  quanto  successivamente 
si  oflriva  ai  miei  occhi,  mentre  io  contemplava  V  insensibile  sviluppo 
ed  ingrandiraento  dei  rudimenti  primordiali  ,  da  cui  si  formano  i 
sistcmi  ed  apparali  organici  del  pulcino,  mi  lianno  convinlo ,  clie 
egualmente  semplice  e  meraviglioso  e  il  procedimento,  con  cui  ven- 
gono  a  formarsi  tessuti  spugnosi  ,  vasi  sottilissimi,  e  reticelle  va- 
scolari  pin  o  meno  complicate. 

Le  bellissime  osservazioni  faltc  su  questa  materia  dal  sig.  Torpin 
dimostrano  che  col  nome  di  globtilbie  egli  ha  veduto  le  areolette, 
e  qiiindi  lia  creduto  clie  da  qnesie  si  formino  i  piu  semplici  glo- 
beltiui.  Con  questo  pero  egli  non  spiega  in  qual  mode  questi  si 
formino,  come  nellc  varie  parli  si  dcpongano ,  ne  si  pub  da  questo 
comprendere  come  nascano  poi  vasi  e  reticelle  vascolari  sottilissi- 
Hie  ,  da  cui  si  formano  tante  altre  parti. 

Per  qualunque  forza  vengano  ad  avvicinarsi  quei  globettini,  di 
cui  formati  sono  i  corpi  organici  dal  piu  semplice  al  piii  composto, 
dotati  come  sono  di  forma  sferica  ,  si  troveranno  a  contatto  fra  di 
loro  sohanto  per  alcuni  punti ,  e  di  necessiti  pertanto  rimarranno 
fra  i  globettini  piu  o  raeno  streltamente  unili ,  ma  non  di  sovver- 
chio  coinpressi ,  rimarranno,  dico',  vani  numerosissimi ,  ed  in  ra- 
gione  della  quantita  dei  globettini  insiemc  ammonticchiati. 


3  if)  Dr.I.    PASSAGCIO    DEI    FI.UIDI    EC. 

Esaininaiulo  quesli  vaiii  lasciati  dall'  appressamcnlo  ilei  g!ohet- 
lini  sudilelli ,  o  ili  ahri  clie  si  volessero  con  arte  in  tal  modo  di- 
sporre  ,  uno  non  puo  non  accorgersi ,  chc  quesli  comunicano  fra 
di  loro  in  niille  modi,  e  clie  presenlcranno  ({uella  tessitura  die  si 
suol  chiamarc  porosa  o  spugiiosa  ,  c  dellc  di  cui  proprieta  devono 
percio  essere  forniii. 

Se  i  globeitini  nel  venire  a  nuituo  contatto  lasciano  dei  vani 
che,  insieme  per  tanli  punti  comunicando,  formano  uii  tessuto  spu- 
gnoso  ,  lie  segue  che  le  areolelte  inenzionalc,  formate  di  piii  or- 
dini  di  globettini  ,  saranno  eziandio  tulle  piene  di  vani  affalto  per- 
meabili  e  per  coiiseguenza  spugnose. 

^la  quesle  areolelte  gia  fonnate  nel  sanj-ue  ,  clie  rapidamenle 
si  niuove  ,  visibili  in  tessuli  iiifinili  e  diversi  si  Irovano  pure  a  con- 
tatto ie  uiie  colic  altre  e  godono  di  una  fi_^ura  rolondetta  ,  e  se  si 
vuole,  un  poco  appiatlita ;  e  quantunque  abbiano  una  grandezza 
mollo  maggiore  ,  tullavia  nell' avvicinarsi  devono  parimenti  lasciare 
vuoli  pill  o  ineno  sensibili  ,  fra  loro  comunicanli :  e  per  conse- 
nucnza  devono  dare  origine  a  relicelle  vascoliri ,  che- circonde- 
ranno  Ic  areolelte  ,  e  che  presenteranno  la  inedesima  tessitura  spu- 
gnosa  o  spugiio-vascolare  ,  ma  come  s'  Intende  gia  molio  piu  in- 
trecciata. 

S\  fatti  procedimenti  sono  quelii  per  cui  dai  corpi  i  piii  sem 
plici  si  puo  andar  ad  altri  pin  composii  ,  ma  roollissimo  ancora 
imperfetli ,  e  sono  quegli  stessi  processi  organici  ,  che  in  poche 
ore  fanno  si  che  soUo  1'  occhio  dell'  osservalore  nella  lamina  spu- 
gno-vascolarc.  rudimenlo  del  sislema  vascolare  del  pulcino  si  acco- 
stino  i  globciiini  ,  si  iiniscano  in  areolelte  ,  e  si  vedano  i  vani  la- 
sciati ,  in  vasellini  c  relicelle  Irasformati ,  percorsi  da  pellucido 
umore  ,  che  rossigno  diventa  ,  e  piu  visibile  prima  ,  che  viscere 
alcuno    si    manifesli.  {Ovf^anogenesia.) 

Dair  accennata  disposizione  "dei  globettini  ne   vicne  un   tessuto 
globulo -vascolare  di  una  sottigliczza  grandissima  se  si  pensaai  vani, 


DEI.    PROF.    ROLANDO  Si- 

che  possono  essere  lasciati  da  {,'Iobetlini  ,  che  avianno  perfino 
il  diamctro  di  una  cintjuecentesiina  ad  una  sellecenlesima  parte  di 
un  miiliinelro,  quali  sono  quelli ,  clie  ho  osservato  nelle  inolTe  delle 
mucilaggini  in  molli  piccoli  animali ,  ed  ispecie  nelle  ale  della 
psj'codu  e   di   altri  insetti.  (a) 

Infinilamenle  sollili  saranno  luttavia  anclie  quel  vasell'mi,  die  sa- 
ranno  formali  da  globellini  piu  gross! ,  come  sono  quelli  del  sangue 
deir  uomo  ,  e  che  si  possono  calcolare  ad  i/iSo  od  i/iSo  parte  di 
un  milllinetro  ;  ovvero  ad   i;3oo  o  ad    i/35o  parte   di  una  linea. 

Dirii  taluno  non  potervi  essere  una  sufficiente  esallczza  \n  queste 
osservazioni  ,  poiclie  tanta  diversith  si  ritrova  dai  varj  osscrvatori 
relalivamente  alia  grossezza ,  die  assegnano  ai  globettini  del  san- 
gue uniano  ,  ed  a  questo  si  puo  rispondere  ,  che  la  grossezza  dei 
globctliiii  degli  umori  c  varia  ed  incoslante  come  ho  avuto  hiogo 
di  conviucermenn  con  numerosissime  osservazioni ,  e  che  non  solo 
pub  esser  divcrsa  secondo  il  vario  stato  dell'  atmosfera  ,  della  sa- 
lute deir  individuo  ,  ma  che  col  mezzo  di  alcune  soslanze  possono 
esser  ridotti  ad  un  terzo  ,  e  forse  a  meno  della  loro  grossezza  ,  e 
cio  succede  dal  conlalto  dell'  alcoolc  ,  delle  sostanzc  aslringenii , 
del  solfato  di  chinina  e  simili.  Effelti  di  tal  sorta  possono  essere 
prodotti  da  pi'ocessi  organici  non  ancora  conosciuti ,  ma  che  pos- 
sono dar  luogo  a  mutazioni  in  questi  tessuli  da  renderli  afTatto  di- 
versi  da  quel  che  crano  al  principio  della  loro  formazione ,  come 
dimostrero  in  seguito. 

Qnanto  si  e  delto  riguardo  alia  mole  incoslante  ,  e  varia  dei 
globettini  fara  sufficienlemente  comprendere  ,  che  alle  stesse  vicis- 
situdiiii  devono  andar  soj,'gelti  i  vani  da  quesli  lasciati  ed  i  vasel- 
lini  che  no  rlsultano  ,  cioo  i  vasellini  del  tessuto  globulare  ed  areo- 
lare  ;  della  qual  cosa  dovremo  trattare  separatamente  ,  onde  spie- 
gare  un'  infinita  di  fcnomcni ,  che  si  manifeslano  nello  stato    nor- 

(a)  Tav.  VI. 


3l8  »FI.    VASSAGC.IO    DEI    M.tjnn    T.C. 

male  ,  ma  con  inolto  magp;ior  frcquenxa  ncllo  slalo  innoi-male  a 
cagioiic  tlei  lanti  sconcerti  a  cni  sono  i  corpi  vivcnli  solioposli,c 
«la  cui  dipcndoiio  poi  (jnellc  mutazioni ,  che  morbosc  sogliono  esscr 
chiamate. 

Del  Tessulo  celhilare. 

Un  cerlo  awicinamento  dei  globetlini  organic!  da  luogo  per  ne- 
cessila  ad  un  tessuto  spugno-vascolare ,  per  cui  gli  unaori  potranno 
Irasporlarsi  da  un  punto  all'  allro  di  un  corpo  vivonte,  secondo  la 
prima  direzione  ,  die  verra  loro  impressa.  !Ma  qucsli  giobelliiii  sono 
per  lo  pill  con  una  tale  regolarita  disposti,  cbe  daniio  luogo  ad 
ammassi ,  od  areolette  che  tra  di  loro  avvicinate  devono  egnalmente 
per  la  loro  forma  piii  o  mono  sferica  lasciare  inlervalli  pii\  visi- 
bili,  pill  estesi  ,  e  tjuesli  saranno  (|uei  vasellini,  clie  a  motivo  delle 
infinile  anastomosi  prescnteranuo  rclicclle  vascolari  molio  piii  vi- 
sibili  e  disiinie  (17). 

Si  aggiiinga  ,  che  in  lal  modo  disposil  sono  i  globettini  nelle 
areolette  ,  che  lasciano  facilmente  vuoti  o  vani  nel  loro  mezzo , 
dal  che  ne  deve  venire  che  si  avranno  numerose  cellulelte  dagli 
intervalli  vascolari  distinte,  e  queste  disposizioiii  saranno  eziandio 
diverse  secondo  che  le  areolette  verranno  esaminatc  fresche  e  tur- 
gide  di  umori  od  esicate. 

Dair  unione  pertanlo  de'  riferiti  elemenfi ,  dei  vant  cioe  lasciaii 
dai  globettini,  dei  vasellini  retati,  delle  areolette  insieme  comuni- 
nicanti  in  mille  modi,  non  che  dalla  prescnza  delle  cellulelte,  ne 
risultera  quel  tessulo,  che  ccllulare  in  tutli  i  tempi  e  stalo  chia- 
inato  ,  sebbene  giammai  dagli  anatomici  con  sudicienle  precisione 
sia  stata  descritta  la  sua  tessitura  e  la  disposizione  degli  element!, 
da  cui  e  formato  ,  dal  che  ne  e  avvcnuto  che  giammai  si  c  potuto 


(^)  Tat.  in.  IV. 


T)EL    PROr.    ROLANDO.  3  1 1) 

ben  bene  stabilire  quali  siano  le  vie  ,  chc  il  siero  ,  la  liiifi ,  c  gli 
umori  consimili  percorrono ;  cppercio  da  alciini  siasi  dctlo  die 
per  i  vaselliiii  sollatilo  si  difTonilaiio  ,  menlre  da  allri  si  e  crediilo 
clic  possrino  eziandio  di  ccllula  in  cellula  esser  Irasporlati,  senza 
pero  stabilire  la  natura  dei  vasellinl  e  dulle  cellule  ,  e  del  nsodo 
con  cui  devono  per  quesle  vie  pciietrare ,  e  passarc  da  un  puiilo 
alTallro  dell'  essere  organico. 

Nod  occorre  di  dire  ,  clie  una  manieia  cosi  vaga  di  esprimersi, 
clie  nozioni  cosi  incerte  su  quesii  primi  e  fondameiitaii  elemeiiti 
di  ogiii  sorta  d'  organizzazione  non  polevano  coiulurrc  a  risulta- 
jncuti  precisi  e  conciiiudenti  ,  ne  aprire  la  via  a  scguilare  lo  svi- 
luppo  e  la  formazione  di  parli  ,  die  si  credono  piii  complicate,  c 
con  maggior  ailificio  costrultc  ;  e  cpiindt  mancando  la  concalena- 
zione  ,  la  succcssionc  dci  fatli  era  iinpossibile  di  progredire  in  ri- 
cerch(*  di  silFalta  natura  ,  ne  actpiistare  quella  ccrtezza  ddle  os- 
scrvaxioni  ,  die  si  vanno  facendo ,  ehe  soUanlo  da  quelle  si  puo 
oltenere.  Laonde  invano  si  spererebbe  di  acqiiistare  tali  coynizioni 
j>rendcndo  ad  csaminare  un  qualunque  pezzo  di  lessuto  celiulare 
di  un  grosso  animate  o  di  uomo  adnlto  ,  poiclie  ,  come  si  e  accen- 
oato  ,  questo  c  gia  passato  per  varii  stati  ,  che  lo  rendono  ben  di- 
verso  da  quello ,  die  comparisce  al  principio  della  sua  formazione. 
Eppercio  uopo  saia  di  fare  si  fiilte  indagini  nelle  critlogame, 
suUe  tremelle  ,  suUe  lenere  foglie ,  sui  petali  delle  fanerogame  , 
sulle  membranuzze ,  die  iiiviluppano  i  semi  di  molte  piante,  p.  e. 
su  qucili  della  Nigella ,  della  Lunaria ,  ddla  Coluiea,  dell' Iperico 
ec. ,  in  cui  si  vedra  la  successiva  apparizione  dei  globeltini,  dei 
reticoli  semplici  ed  areolar!,  e  si  potraiino  seguitare  le  diverse  fa- 
si  ,  cui  vanno  queste  parli  soggclic.  Si  perfczioneranno  poi  si  falte 
idee  coll' osservare  lo  svilnppo  dei  piccoli  inolusci,  dei  pesci ,  dei 
reitili ,  ed  aliri  simili  animali  ,  ed  in  ispecie  la  formazione  delle 
membranuzze  ,  la  di  cui  tessitura  si  ordisce  ,  e  solto  varii  aspeiti 
visibile  si  rende  ncl  pulcino ,  die  crcsce  nell'  uovo  col  mezzo  della 


3uO  DEL    PASSAGGIO    DEI    FLUIDI    EC. 

covazione.  Eil  in  qiicsli  esseri  piu  pcrfetli  si  osservera  la  forma- 
zioiie  dcllc  piccolc  arlerie  ,  e  soliilissime  veae  di  rosso  sangue 
ripiene ,  chc  souo  dai  vasL  IraspareiUi  alFalto  dislinlc. 

Dclle  iiltimc  estremUa  delle  arterie,  e  (telle  vene. 

(  Fines  aiieriaium  ,  ct  vcnarum.  ) 

Nel  tessuio  cellulare  giunto  ad,  iin  certo  grade  di  perfezione , 
nellc  membrane  eziandio  sotlilissime  si  scoprono  vasellini,  die  evi- 
dentemcnte  si  possono  seguitare  per  un  certo  Iratto  ben  bene  dai 
reticoli  vascolari  dislinti  ed  in  guisa  tale  direlti,  che  noii  si  puo 
a  meno  di  considerarli  come  vasi  arteriosi   e   venosi. 

INotissime  sono  le  dispute,  che  sono  insorle  fra  quelli ,  clie  tcn- 
larono  di  stabilire  le  vere  terminazioni  delle  arlerie,  e  le  origini 
delle  vene.  Mentre  da  ncssuno  si  niega,  che  ben  soventi  le  arterie 
f'atte  sottili  ,  e  per  cost  dire  ripiegale  ,  si  conlinuino  senza  inter- 
ruzione  coUe  radici  venose  di  egualc  grossezza  ,  ciocche  dipende 
dalia  rctirolaia  disposizione  vascolare  snperiormente  spiegata  ,  nou 
vi  e  poi  il  menomo  accordo  nnllo  stabilire  i  varj  modi  ,  con  cui 
possono  terminare  i  detli  vasi  sanyuigni ,  qualora  acquistano  una 
man^ior  soltigliezza  ,  e  piu  non  si  vedono  di  rosso  sangue  ripieni. 

E  opinione  di  valenti  Anatomlci  ,  che  esisla  fra  le  ultime  esii^e- 
mita  arteriose  ,  e  le  prime  ,  e  piu  sottili  radici  venose  un  tessuio 
spugnoso  ,  in  cui  si  versi  il  sangue  dalle  arterie,  e  si  raccolga  poi, 
e  si  assorbisca  dalle  radici  delle  vene.  Sebbene  quest'  opinione 
sia  una  di  quelle  ,  che  piu  al  vero  si  accostano  ,  luilavia  non  si 
e  mai  dato  un'  idea  abbaslanza  cbiara  ,  e  precisa  della  tessitura 
spugnosa  ,  e  quindi  per  difetto  di  chiarezza  non  essendo  facile  il 
ben  intendere  s\  falte  cose,  ne  e  avvenuto  che  una  proposizione  , 
chc    meglio    esaminala    poleva    far    strada    ad    acquistare    cogni- 


DEL    Pnor.     ROLANDO.  S2l 

ztosii  pii  perfflle  riguanlo  iilla   iialura  ciei  piu    sollili    tcssnti ,    sin 
sUita    o    tiasciirala   o   leiiula  come   afl'ulto  l|)o(etica. 

Allorcjuaiulo  mi  soiio  convinlo  in  seguilo  acl  inflnile  osscrva- 
zioni ,  clie  noii  esisteva  lessiilo  orgaiiico  ,  il  quale  non  fosse  (or- 
inalo  ili  reticeile  sollilissime ,  e  suscellibili  di  prendere  infinite  for- 
me, lio  nello  slcsso  Icmpo  veduto  ,  die  una  vera  tessitura  snimiosa 
si  aveva  iiclla  relata  disposizioiie ,  clie  ovuiiqiie  presentano  i  vasi 
piu  soltiii,  die  circoiulauo  le  mcnzionate  areolelie  ,  ciocche  da  ra- . 
gione  delle  inGtiile  anastomosi ,  clie  si  trovano  in  lulto  il  sistema 
vascolarc. 

L' idea  die  si  ha  della  propriela  dei  tessuli  spugnosi,  si  polra 
moltissiino  eslendere  prendendo  a  considerare  quanto  si  c  deilo 
sulla  disposizione  globulnre  ,  che  si  trova  piii  o  meno  pronunziata 
ill  tulte  Ic  parti.  Una  tessitura  spugnosa  mollo  semplice  si  avra  dun- 
que  dai  vani  lasciali  dail'  avvicinainento  dei  globettini ,  per  cui  con 
facilith  possono  dilFondersi,  e  scorrere  gIL  umori  i  pin  sollili.  (a)  jNIa 
pii\  complicata  si  fara  questa  tessitura  spugnosa  dalle  reticeile  vasco- 
lari,  die  nasceranno  dalle  ai-colette  di  globettini  formate,  e  Ic  une 
alle  altre  avvicinate  in  modo ,  clie  lascino  vani  o  canalini  molto  u'lii 
dislinli,  cUe  di  necessity  comunicheranno  con  Uilli  quelli  die  si 
trovano  in  mezzo  alle  reticeile  da  essi  formate.  Quindi  in  molte 
circostanze  si  vedono  vascllini  sortire  dai  vasi  formanti  i  raargini 
delle  reticeile,  penetrarc  nel  centro  dellc  areolelie  f;lobulari,  ed  ivi 
subitamente  dividersi  in  numerosi  rami,  i  qnali  si  continuano  per 
tiitti'  i  vani  lasciati  dai  globettini  :  e  di  questo  ne  abbiamu  Len 
chiari  esempj  in  molte  foglie  ,  in  molti  petali  dei  fiori ,  in  varj  tes- 
suli animali ,  nelle  appendici  ,  e  nelle  ale  d'  insetti ,  ma  in  ispecie 
uei  polnionl  delle  rane  ,  e  di  tulli  gli  animali ,  qtiando  questi  ven- 
gono  con  un  poco  piu  di  attenzione  ossei'vati. 


(a)  V.  Tav.  V.  VI.  VIII.  X. 

Ton.    XXKV  Ss- 


Saa  BF.I.    PASSAGGIO    PET    FLUTDT    EH. 

Col  inezzo  di  nor.ioni  cosi  positive  etl  esiese  si  da  ragione  della 
form.Tiione  di  moke  membrane,  e  s' inicnde  come  per  esse  si  ve- 
dano  scorrei'e  vasi  sangnii»ni ,  die  sembrano  terminarsi  con  estre- 
mita  assai  grosse,  dalle  quali  perb  allentamente  osservando  ,  si 
vedono  sortire  vasellini  niimerosi,  sollili ,  ed  invisibili  ad  occliio 
nudo  ,  die  fanno  poi  il  tcssiUo  pelliicido  dclle  parti  snddeite  ,  e 
c'lo  facilmente  si  vede  nelle  mendirane  sierose  ,  e  pii  ancora  uell' 
alanloidea  dei  mammifei-i,  e  degli  uocelii. 

Nello  slesso  modo  pero  che  si  dividono  le  estremith  arteriose 
per  fniire  nei  canalelti  lasciati  dai  globcttini ,  cosi  da  questi  mc- 
desimi  nascono  vasi  sottilissimi  ,  che  insieme  si  uniscono  in  mezzo 
alle  areoletle  ,  e  soiio  le  prime  radici  venose:  e  menlre  vanno  ai 
vasi,  che  le  circondano,  formano  le  reiicelle  ,  dalle  quali  poi  sor- 
tono  vasi  piii  conspicui ,  che  da  lutti  sono  riconosciuli  per  vcne 
pill  o  meno  distinte  dalle  arlerie  ,  ed  a  questo  proposito  fa  1'  os- 
servazione  del  sig.  Brechet,  da  cni  ristdta  ciie  le  radici  delle  vene 
delle  ossa  si   mostrano  subitainenle   molto  ingrossale. 

Non  in  tutte  le  parti  dei  corjii  vivenli  si  puo  sempre  osser- 
varc  una  sili'atta  semplicita  ,  poii-he  per  i  proccssi  organic!  sempre 
piii  si  rende  complicata  la  tessitura  delle  parli  ;  si  moltiplicano  gli 
strati  delle  reticelle  ,  sono  qnesli  slirali  in  varj  sensi  ,  e  quasi  im- 
possibile  riesce  il  vederne  T  andamento  ,  se  ben  prcsente  non  si 
conserva  la  primordiale  disposizione  degli  dementi  ,  da  cui  hanno 
avulo  origine. 

i)a  questo  intanto  si  scorge,  che  afTIuto  ipotetica  non  era  I'idea 
di  quegli  Analomici  ,  che  fia  le  eslremith  arteriose  ,  e  le  radici 
venose  ammisero  nn  tcssuto  spugnoso  ,  il  quale  e  certamenle  il  tes- 
snto  globiilo-vascolnre  ,  die  mollo  piii  spugnoso  viene  reso  dalle 
reticelle  delle  piu  soUili  estrcmita  arteriose  e  venose,  (a) 


(«)  TaT.  XIX.  XX. 


TIKI.    PROF.     nOLANDO,  323 

Qiianfo  si  o  dcllo  ilelle  vene  si  tleve  iiilentlere  clelle  rrtdici  dci 
yasi  liufulici  ,  ma  su  rjuesti  le  acociuialc  ossiu'va/.ioiii  non  si  pos- 
soiio  cstcnilcre  sc  non  se  con  somnia  diflicolla:  avvegnache  necili 
animali  ,  in  cui  quesli  soiio  visibiii  gia  mollo  e  complicata  la  striit- 
tura  |iei-  via  ilei  proccssi  organic!,  die  li  lianno  conilotli  ad  un 
f^rado  di  maj^gior  peiTezioiie  ,  ne  lio  poluto  vedere  injezioiii  di  lin- 
falici  della  solligliczza  ,  die  |)rcseulano  i  capillari  ,  die  possono 
esser  injetiati  per  le  ai'terie  o  per  le  vene.  Ed  infatli  sovenli  s'iii- 
jettano  i  vasi  capiilai'i  dei  villi  inteslinali  ,  ma  non  mi  e  riescito 
di  vedere  pieni  di  mercurio  i  lore  vasellini  assorbenti  o  chiliferi 
dire  si  vogliono  ,  chc  lio  poi  veduto  ,  con  allri  mezzi ,  come  diro 
in  luogo  piu  opportuno. 

Mczzi  ed  ossevwizioni  per  diniostrare  Vcsistenzn  dei  lessuti 

globulo-  vascolari  ed  areo-vascolarl ,  ed  i  processi  con  cui 

i  vasi  ,  ed  altrl  ovgani  da  cpicsti  si  svolgono. 

I  piu  sempllci  lessuli  soiio  slati  in  questi  illtimi  tempi  il  sog- 
getto  di  osservazioni  microscopiclic  inleressaniissimc  ,  ed  il  slgnor 
TuRPiN,  avendo  osservato  le  areolelle  da  iioi  menzionale  formate  di 
globeltini  specialmente  visibiii  nei  peta-li  dci  (iori,  ma  poi  in  lutti 
i  icssnti  vcgeiabili ,  ed  animali,  ha  slabilito  die  i  globe  Iti  col 
iiomc  <li  globulinu  dislinti  SNiluppassero  nel  proprio  seno  o  centre 
allri  globeltini  ,  e  cosi  si  formasse  il   lessnto  cclhilare.  (</) 

II  sig.  Haspail  ,  cbc  con  molta  csaltezza  ha  figurato  e  descritto 
il  pollinc  di  varie  piaiile  ,  preseula  paiimenti  idee  ingegnosissime 
a  (juesto  viguardo  ,  ed  ai  globettini  conscrvaudo  il  nome  di  cellule 
gia  loro  imposto  dal  Malpighi  ,  attribuisce  la  propi'ieta  di  sviliip- 
pare  allre  cellulette,  dal  che  viene  aformarsi  il  tes^uto  cellulare.  (b) 


(rt)  Annali's  (lu  MuM*um. 

('>)  Meiuoircs  d'histoirc  naturelle  etc.  pag.  3o4.  Dictionii.  id. 


334  '"'•''    PASSAGGIO    DEI    FLUTOI    EC, 

Quesle  prcziose  ossnrvazioni  nel  meiilre  die  comprovano  clie  H 
tessuto  cellulare  e  formato  ili  gloheltini  o  cellulelte,  come  era  slalo 
da  molii  ditnostrato  non  servono  poi  a  spiegare  in  qiial  modo  si 
formiiio  i  vasellini,  e  le  reticelle  vascolari  piu  sottili,  eppercib  non 
sarebbe  possibile  con  tali  nozloni  dimostrare  in  qnal  modo  si  for- 
mino  arterie  e     '"•  .   |jur  si  osservano  per  il  tessuio  cellulare 

serpeggia.iti ,  ni;  si  giiingcrebbe  mai  a  dimostrare  il  modo,  con  cui 
si  puo  fare  1' assorbimento ,  1' esalazione  ,  e  la  circolazione  degli 
iimori  nei  corpi  viventi. 

Se  uliU  sono  le  riferiie  osservazioni ,  dimostranti  che  tutti  gli 
organic!  lessuti  sono  di  globeltini  composii  ;  queste  pero  non  sono 
sufTicienti  a  spiegare  la  tessitura  diversa,  che  nelle  varie  parti 
si  svolge  ,  ed  era  neccssario  di  esaminare  queste  cose  nei  lessuti 
dei  piu  semplici  esseri  organici ,  e  negli  embrioni  de'  piu  compo- 
sti  per  osservare  che  dal  semplice  accozzamento  di  globettini,  quali 
son  quelli  che  si  scorgono  scorrere  per  i  vasi  di  tutti  gli  anima- 
li ,  ed  eziandio  delle  piante,  ne  risultano  tessuti ,  che  glohulo- 
vascolari  possono  esser  chiainali,  presentando  col  mezzo  di  sifTatla 
semplice  disposizione  un  tessuto  spugnoso,  permeabile  ed  atto  all' 
assorbimento  ed  alia  esalazione  degli  umori. 

Insislcndo  in  osservazioni  di  tal  sorta  ,  si  vedra  che  le  anzi- 
delte  funzioni  si  eseguiranno  con  qualche  maggior  perfezione  nei 
tessuti  formati  di  areolette  insicme  accozzate  ,  e  da  cui ,  come  ab- 
biamo  dctto  ,  ne  nasce  il  tessuto  areo-vnscolare  pieno  di  reticelle 
vascolari  tra  di  loro  in  mille  modi  comunicanti.  E  si  falta  dispo- 
sizione presenla  specialmente  un'  idea  chiarissima  della  tessitura 
spugnosa  tanto  atla  all'  assorbimento  ed  all'  esalazione  degli  umori, 
che  sono  le  funzioni  da  cui  dipende  l'  esistenza  degli  esseri  viventi 
i  ^iCi  semplici,  quali  sono  le  critiogame  ,  le  spugne  ed  altri  con- 
simili. 

E  difficile  il  dire  con  qual  soddisfazione  e  sorpresa  si  arrivi  a 
scoprire  questi  primi  passi  dell'  organizzazione  nei  tenei'i  embrioni. 


T)F.t,  pnor.  noi.ANDo.  32J 

■e  specialmcnic  nelle  loro  parti  piii  diafatic  e  sottili,  (juali  sono  la 
vcscichelia  alnntoiclea  ,  la  figura  venosa  ,  e  le  sue  f'langie  assor- 
benti  (  vnsa  Inten  IIali-eri  )  con  artifizio  meraviglioso  formate,  eJ 
•ill  cui  si  possono  seguitare  i  process!  organic!  che  clanno  liiogo  alio 
sviluppo  ili  vasi  distinti  arteriosi  ,  venosi,  linfalici  e  dulti  escretorii. 

Se  un'  attento  osservatore  pub  con  tali  mezzi  esarainare  siffatti 
process!  organici  ,  e  scorgere  in  qual  modo  la  piu  semplice  tes- 
situra i^lohidara  od  areo-^lobulai-e  giunga  a  quel  grado  di  perfe- 
zione  ,  per  cui  si  presentano  poi  arteric,  vene  ,  liiil'itici  ,  ed  altri 
p!u  compost!  organici  element!  ,  non  fara  meraviglia  ,  se  con  arfifl- 
ciale  analisi  potrii  eziandio  decomporre  queste  parti  formate  col 
mezzo  di  una  sintesi  organica. 

La  macerazione  e  quel  mezzo  ,  di  cui  in  tutti  i  tempi  si  sono 
servit!  gl!  Anatomic!  con  piu  o  meno  di  successo  per  decomporre 
!  tessut!  ,  e  per  via  di  sifl'atta  operazione  diretta  coUa  necessaria 
intelligt'nza  si  possono  le  piu  sottili  relicelle  spoi^liare  del  tessuto 
globulare  ,  si  distruggono  questi ,  e  si  vede  in  qual  modo  siano  -for- 
mate le  fitte  pareti  dei  gross!  vasi  che  poi  con  facilita  si  possono 
seguitar  nei  visceri,  ove  disposizion!  presentano  sempre  diverse  c 
singolari  per  servire  all'esercizio  delle  funzioni ,  cui  sono  deslinaii. 

Ad  ottenere  preparazion!  di  tal  sorta  e  necessario  di  allernare 
le  macerazioni  leneudo  i  pezzi  ora  in  cpialche  liquore,  cUe  tratliene 
Ja  troppo  celere  decomposizione  ,  e  qualche  tempo  dope  lasciandoli 
immers!  nell'  acqua  eziandio  intiepidita.  Al  primo  scopo  servono 
r  alcool  ,  fjli  acidi  vegetabili  e  mineral! ,  !  sal! ,  ed  in  ispecie  il 
solfatd  o  r  acetato  di  rame  ,  che  danno  un  colore  ora  pi£i  intenso, 
ora  pill  chiaro  alle  sostanze  ,  sii  di  cui  agiscono,  e  che  mirabil- 
mcnte  mi  lianno  servito  per  distinguere  con  piu  facilita  la  sostanza 
-cinericcia  dalla  midollare  nelle  mie  ricerche  sul  cervello. 

Alternando  queste  macerazioni  si  viene  a  scoprire,  che  le  pic- 
cole  arterie  e  vene  ,  e  molto  piu  i  grossi  vasi  sono  format!  di  re- 
ticelle  piu  addeusale  e  piu  filie ,  che  per  le  loro   pareti    scorrono 


SaS  »KI-    PASSAGCrO    BEI    FIAUDI    r.c. 

•vasi  pill  soitili  con  tessitiu'a  spui;ni)sa  ,  e  clie  cjiiesti  sono  lerininati 
nel  moilo  indicate  dii  vaselluii  di  lessulo  gloliulare  od  areolare  com- 
posli.  Per  via  di  tali  procedimeiiti  si  scoi'gc  coine  vengliino  a  prodiirsi 
le  relicelle  lo  uno  allc  altre  sovrapposte  ,  e  snccessivanientc  piii 
sempliid  ,  clie  coiistituiscono  i  diversi  strati,  clie  si  Irovano  nei  varii 
tessuti  ,  c  nelle  membi-ane  eziandio  soilili  ;  ed  in  tal  inodo  si  for- 
mano  pure   Ic  pseiido-mcmhrane,  ed  allre  simili  morljosc  prodiizioni. 

Tratlando  nello  stesso  inodo  i  villi  della  placenta  umana ,  qiielli 
della  cavalla  ,  dei  coiiledoni  della  vacca  ,  le  sollilissiine  frangie  , 
die  neir  interna  cavita  della  membrana  del  tuorlo  ne  assorbiscono 
questa  sosianza  nutriente  ,  le  papille  con  cui  si  atlacca  alle  piante 
r  Edera  arhorea  ,  mi  e  rieseito  di  separare  tiUlo  il  Icssuto  areo- 
lare c  globulare ,  e  lasciare  intaiie  le  reticelle  vascolari  formate 
dalle  estremita  ])iii  sottili  ,  arleriose  e  venose. 

Atlentamenle  esaminando  siflatte  preparazioni  eziandio  esicate, 
delle  qtiali  alciine  posso  render  visibili  in  ogni  occasione  ,  si  puo 
scorgere  ,  che  quanto  si  e  detto  dell'  assorbimento  non  era  finora 
appoggialo  ad  esatte  osservazioni ;  che  lungi  dal  vero  sono  le  figure 
tlale  dal  Mascagni  dei  pori  assorbenli  iiella  Tav.  XV ;  che  mille 
volte  pill  soilili  sono  le  vie  inalauti  di  quello  ,  che  abbia  con  fi- 
gure cercato  di  far  palese  il  sig.  Lippi  ,  nella  sua  opera  premiala 
dair  Islitulo  di  Francia,  (a)  e  di  quello  che  siano  Ic  estremita  delle 
tene  ,  alle   quali   la  proprieta  di   assorbire  c  slata  pure   altribuita. 

Le  aperte  estremita  delle  reticelle  vascolari  nale  dall'  accozza- 
mento  delle  areolette  e  dei  globeltiui  ,  sono  quelle  ,  che  atte  sono 
air  assorbimento  in  qualunque  luogo  questo  si  cseguisca ,  ma  per 
avere  un'  idea  ben  chiara  di  sifltitta  fiinzione  ,  megiio  che  qualun- 
que descriiione  serviranno  le  annesse  figure. 

La  tessitura  gtobulo-vascolare  ed  aivo-vascolurd  essendo  visi- 


(»)  T»Y.  Vll.  lig.   1.  B. 


DEL    PROF.    ROLANDO.  ^i"^ 


hilissimn  nei  coiitloUi  escrclorii  di  luUe  le  f;!iianclolc_,  si  vcrra  a 
coin|)rcnili're  come  succeda  die  injelLiiiilo  aria,  nicrcurio  e  siinili 
per  i  ilclti  c:iiiali  ,  si  rieinpiano  sovenli  le  vcne  ed  i  linfatici,  che 
per  le  lore  tonaclie  serpeggiano  ,  come  risulla  dagli  esalti  esperi- 
mciili  di  Mkkei,  ,  che  sono  staii  da  Nuck  ,  da  Walther  e  da  aUri 
inoUo  prima  eseguiii.  (rt) 

DitVicile  sara  il  far  comprendere  con  figure  e  con  parole  in  qual 
modo  i  tessuti  globul.ui  ed  areolari  delle  eslremiia  dei  dutii  escre- 
torii  e  dei  vasi  sangiiigni  vengano  a  combiaarsi  insieme  per  dar 
liiogo  alia  secrezione  ,  ed  alle  allre  funzioni  dei  vasi  capillar). 
Quiiidi  FoHJiANN  ha  ammesso  iin  tessulo  spugnoso  all'  eslremiia  dei 
vasi  assorbenli  ,  che  altrove  abbiam  detto  esser  formalo  dalle  reli- 
celle  sottilissiine  ,  che  compongoiio  le  pareti  dei  vasi.  (d)  Ma  qtieste 
pareti  sono  falte  ora  da  semplice  tessuto  globtdare  ,  ora  da  tessuto 
areolare  ,  ora  da  qiiesti  e  da  reiicelle  vascolari  finissime,  le  quali 
diversita  di  tessitura  devono  portarne  delle  grandissime  nelle  esa- 
lazioni  ,  nelle  secrezioni  ,  e  consimili  altre  operazioni. 

Chi  desidera  conoscere  quella  continua  trasraulazione  dei  "lo- 
betli  del  smgue  in  tessuti  globular!  ,  areolari  ,  ed  il  passan^io  di 
questi  in  tessuti  vascolari ,  e  quincK  in  arterie  e  vene  dislinle  per 
osservare  poscia  in  qual  modo  da  uno  o  due  vasellini ,  ossra  da 
una  semplice  areolella  di  sollile  reticella  vascolare  si  formi  il  cuore 
non  puo  meglio  riescirvi  che  con  ONScrvazioni  ripelute  sull'  ovo 
gallinaoeo. 

Non  vi  ha  dubbio  ,  che  utilissime  sono  le  ricerche  ,  che  sono 
Stale  I'aitc  sugli  embrioni  dei  mammiferi  ,  e  quelle  instituite  sullc 
ova  di  altri  volatili  e  dei  retlili.  Ma  essendo  quasi  impossibile  il 
fare  su  questi  ricerche  cosi  numerose  ,   quali  si  esigono  per    otle- 


(a)  Joannis  Friderici  Mkel  nov.i  ojperim(-iita  dc  finibus  »enarum  ct    vasorum    lymrlialico- 

nim  in  ductus   ct   viscera  cxcrcturia.   Bcrolini   i^-a. 
(6)  Tav.  X.  c  XII.  Ved.  Diiiou.  period,  di  Med.  N."  I. 


323  DI"!'    PASSAGGIO    DEI    FLUIBl    TC. 

ncre  silFalto  iiilenlo,  quinili  spcoluliueiile  ileli'  ovo  gi'linacco  mi' 
sono  sorvito  per  eseguire  spdriinciili  ed  osscrviizloni  in  si  i;iau  nii- 
mcro  die  a  spiegiii'e  cosi  iiieravigliose  uiclaiuoiCosi  lui  liauno  poscla 
coiuloUo. 

Ill  pill  liioghi  lio  tlello  clip  la  cicalricola  dell'  ovo  galliiiaceo  c- 
coperla  da  una  meinbranuzz.i  fiiii^siuia  Irasparenle  e  graiiellosa, 
clic  conliene  il  tiiorlo.  I  rudiinenli  poi ,  da  ctii  si  svolge  I'em- 
brione  consistono.  Primo  in  una  piccola  vescicliella  del  genere  delle- 
cosi  dette  serose  ,  da  cui  si  forma  Y  amnios  ,  ed  i  comuni  iiilegu- 
mcnti.  2."  In  un  disco  o  laminetta  di  soslanza  spugnosa  posla  al  di 
sotto  di  quiiUa  ,  cd  e  il  ruditnento  del  sistcma  vascolare.  3."  A  questo 
cvvi  sottoposlo  un  corpirciuolo  di  sostanza  biancliiccia ,  chc  e  il 
sacculus  vUellarius  dell'  JLvLi.En  ,  da  cui  si  svolge  1'  apparalo  ali- 
meniare.  Col  mezzo  poi  della  fecondazione  si  aggiungc  a  (juesli- 
Ire  elemculi  pnmordiali  il  rudimenlo  del  sistema  nervoso  soito  for- 
ma di  leggerissimo  iralio  o  virgoletla  appena  percettibile  ,  clie  e 
silnalo  al  dissopra  della  lamina  spugnosa. 

In  qnal  inoilo  dai  suddeiti  rudimenti  vengono  a  formarsi  i  co- 
muni iiUeguinenli,  a  svilui)parsi  il  sistema  nervoso,  il  canale  ali- 
mentare   colle  sue  appendici,   in  gran  parte  e  stato  dimostrato  (a). 

Quanto  ora  mi  propongo  di  far  palese  ,  lutlo  dipende  dal  suc- 
cessivo  svolgimento  del  disco  spugnoso  o  spugno-vascolare  (  Bla- 
sLoderina  di   Pander.  ) 

Nell'  ovo  vergine  (  suh-eutaneum  Malpighi  )  si  pub  separare 
dagU  altri  rudimenti  quesla  particella  ,  e  per  lo  piii  ,  sebbene  sia 
dessa  ,  che  da  la  forma  e  il  colore  bianchiccio  alia  cicalricola  ,  si 
vede  non  di  meno  composta  di  granellini  o  globetlini  ora  sparsi  , 
ora  pill  o  men  Ira  di  loro  aderenti.  Col  mezzo  della  covazione ,  o- 
del  forte  calore  d'  estate  si  avvicinano  i  globetlini  ,    e  presentano 


(a)  Organojiuctia.  Diiiun.  period.  Ji  Mc«l. 


DEL  pROK.  rolakdo.  Sag 

mi  tessnto  relicolato  ,  areo-vascolare  ,  gia  figui-alo  Ja  MALPiGm  , 
da  Pander,  da  Prevost  et  Dumas  («) ;  ed  in  questo  si  vede  il 
priino  passo  dell'  organizzazione  per  cui  dai  gtobetliiii  viene  a  for- 
marsi  una  soUilissima  inembrana  relata  ,  ossia  il  piu  semplice  tes- 
sulo  vascolarc-,  clic  prende  un  considerevoie  ingrandimento  (/>»), 
cna  non  tnolto  progrcdisce  per  difetto  di  qtiell' influenza,  che  eser- 
cita  quel  riuiimento  ,  clie  coslituisce  il  sistenia  nervoso. 

Nelle  ova  fecondate  pero  inollo  piu  rapido  della  lamina  spir* 
gno-vascolare  ,  e  passaggio  dalla  sostanza  granellosa- al  (essulo  re- 
ticolato  e  vascolare.  Scorse  appena  sei  in  olio  ore  di  covazione 
si  distingue  nel  suo  centre  uno  spazio  allungato  pellucido  ,  e  tras- 
parente  ,  che  lascia  dislinguere  il  soitoposto  sacchetto  del  tumio. 
Molto  piu  visibile  si  rende  quest' «rea  pellucida  verso  le  ore  12  , 
e  i5,  ed  olTre  una  figura  piriforme.  A  quest'  epoca  ,  se  si  guarda 
a  traverso  della  luce,  vi  si  distingue  una  soltilissiina  reticella  vasco- 
lare cou  areole  assai  ristretle  in  proporzione  che  si  continuano  con 
quelle  dell'  area  opaen  ,  che  la  pellucida  circonda  e  rinchiude. 

L'  area  opaca  si  forma  a  misura  ,  che  nella  parte  inferiore  del 
disco  spugno-vasoolare ,  ed  in  ispecie  alia  superficie  del  vasi  ar- 
teriosi  si  raccoglie  una  matei'ia  granellosa  composta  di  globeltini  risol- 
vibili  in  allri  minori.  Dall' unione  di  questi  globeltini  si  forma  un 
lessuto  reticolato  ,  che  serve  all'  assorbimento  del  tuorlo.  Questo 
tessuto  si  esiende  al  di  fuori  del  vaso  terminale,  ove  finiscono  le 
artertc  e  le  vene.  La  lamina  spugno-vascolare  ,  ossia  il  Blastoder- 
ma  di  Pander,  figura  venosa  di  IIai.i.er,  e  dunque  fortnata  da  tre 
distinti  strati,  cine  dal  venoso  siiperioi'e,  dall' arterioso  che  si  trova 
in  mezzo  a  queslo ,  ed  alio  stato  granelloso ,  che  forma  l'  area 
opaca  in  due  zone  divisa  dal  vaso  terminale,  e  da  cui  in  gran  parte 


{a)  Ann.  dcs  Sciences  nat,  Tom.  Xli.  Pl>  4^  ''■   '- 
(*)  Tav.  VI.  fig,  3o.  a. 

ToM.    XXKV.  A  Tt 


33o  ■    DEL   PASSAGGIO  CEI    FLUIDI    EC. 

sono  formate  Ic  frangie  assorbenti  ,  clie  nuotano  nel  tuorlo  ,  e  fi- 
ccvono  le  veiie  per  il  loro  niai-giiie  aJerente ,  e  per  il  margiiie 
libero  oiFroao  le  arterie. 

Questi  dtversi  tessuti  cotninciano  a  distlnguersi  dalle  ore  i6 
alle  24;  e  per  1' a|)parizione  del  ruditnento  del  ventricolo  sinislro, 
piu  maiiifeste  pariinenli  si  I'endono  le  reticelle.  Poscia  si  allungano, 
e  si  dislendono  solto  (bniia  di  plessi  pampiniformi  le  arterie,  quindi 
le  vene.  Dlsposizioue  ,  che  si  accosta  a  quella  che  si  osserva  nei 
vasi ,  che  foi-mano  le  nervosiia  delle  foglie ,  dei  petali  ,  e  simili. 

A  quest'  epoca  ,  ed  alle  ore  3G  sino  alle  ore  4o  succedono  me- 
i-avigliosi  cambiamenti  nclla  lamina  spiigno-vascolare  ,  ed  in  ogni 
punlo  dalle  sottili  reticelle  si  sviluppano  ramoscelli  arleriosi  e  ve- 
iiosi  ;  ed  e  impossibile  il  descrivere  1'  cleganza  ,  e  la  beilezza  dei 
vaselliiii ,  die  preseiilano  uii  ricamo  ,  un  lavorlo  di  tania  finezza 
da  non  poiersi  imitare   dal  piu  abile  pennello. 

I  vasellini  e  le  reticelle  sono  poco  visibili  a  principio,  perche 
contengono  soltanto  la  materia  piu  fluida  del  tuorlo,  poco  per  volta 
si  scorgc  che  col  sangue  venoso  circola  la  sostanza  graneilosa  gial- 
lastra,  cio  che  spiega  V  assorbimemo  fatto  non  gia  dalle  piccole  vene, 
cihe  per  anastoiuosi  riccvono  il  sangue  dalle  arterie  ,  ma  dal  tes- 
sulo  areo-vascolare  ,  che  forma  l'  anzidetta  area  opaca  sulle  frangie 
assorheiili  (  vasa  liitea)  specialmente  disposta. 

"Le  annesse  figure  molto  mcglio  spiegheranno  la  formazione  e 
la  disposizione  dei  vasi  arteriosi  e  veuosi,  che  riconoscono  il  loro 
sviluppo  ,  e  la  loi'o  esisleuza  daila  forza  del  cuore  ,  ed  in  tal 
modo  si  coua|>rende  come  un  tessuto  semplicemente  globulare , 
insensibilmenle  si  Irasformi  in  tessuto  spugnoso  ,  reticolato ,  e  da 
questo  si  sviluppino  arterie,  \ene  e  linfalici ,  avendo  tutti  la  slessa 
originc. 

Crrca  le  ore  i5  di  covaztonc  ho  veduto ,  come  dissi ,  1' area 
pellucida  piena  di  vasellini  a  pareti  globulari,  che  forraano  reti  fitte 
oltrcmodo  ,  e  che  si  diradano  iusensibilmente.  Formansi  inl^nlo  vasi 


DTJI.    PROF.    ROL/INDO.  33  C 

pill  di^tinli  ,  ed  uno  di  qnesti  prendendo  un  mnggior  accrescimcn- 
to  ,  talinentc  poco  pei*  volt;»  9'  'mj^rossa  ,  clie  farilrnente    si    dislin- 


ijue  da  Uitli  gli  altri 


f^enlricolo   sinistra. 


Per  vedere  qiieslo  vasellino  ,  che  e  l'  orecchieila  ,  e  ventricolo 
sinislro  ,  fa  d' uo|jo  d' esainiiiare  I' ciiibrione  d.illa  sua  faccia  iiife- 
riore  ,  ossia  petlorale  ,  eil  allora  si  scoi-ge  (  alle  ore  aa  )  ,  che 
quelle  ne  occupa  quasi  tullo  il  terzo  superiot'e  ;  sebbene  mai  si 
eslenda  sino  at  c;ipo  ,  e  prima  di  giungervi  si  divida  iu  due  ra- 
raoscelli  ,  che  sorio  le  carolidi. 

Alio  stMso  tempo  o  poche  ore  dopo  si  scorge  ,  che  il  cuore 
porteriormenle  si  continua  con  due  vasi  ,  ehe  si  dirigono  ai  lati  , 
e  prescniano  una  specie  d'  areo.  Qnesti  pero  si  risolvono  subita- 
TBcnte  in  una  relicella  mnlto  fiita  ,  die  a  prtncipio  forma  gran 
parte  dell'  area  pellucida.  Ir»grossandosi  poi  forniano  le  due  vene, 
che  si  stendono  per  la  parte  anteriore  della  figura  venosa  sino  all* 
incisione  cordiforme,  che  dalla  presenza  di  qneste  in  parte  dipen- 
dfi  ,  ed  in  fatti  mancando  quesle  vene  si  ristringe  la  figura  venosa 
in   questa  direzione; 

Intanto  a  proporzionc  ,  che  cresce  il  ventricolo  sinislro,  si  rende 
piii  visibile  e  flessuoso  (ore  26),  poscia  si  splega  ,  e  s' inarca  : 
(ore  2cS.  5o  )  Eppercio  guardando  per  di  sopra  comincia  a  spun- 
tare  dal  destro  lato  del  feto,  ed  infaili  poco  dopo  si  scoprono  le 
sue  pulsazloni  ,  quantunque  pallido  ancora  sia  I'  umore  ,  che  den- 
tro  vi  scorre.  Curvasi  magi'iormente  in  seguilo  (  ore  36.  38.  ^o.  ) 
dal  che  ne  avviene ,  che  vi  si  possono  distinguere  tre  porzioni,  una 
ascendente  ,  che  sarJi  l'  orecchietta  ,  la  seconda  o  di  mezzo  discen» 
dente ,  ed  ascendente  di  nuovo  la  lerza  ,  e  queste  formano  il  ven- 
tricolo sinlstro. 

Press'  a  poco  a  quest'  ora  si  sono  manifestati  i  vasi  arteriosi  e 
Yenosi ,  cbe  si  diramano  per  la  figura  venosa,  e  per  il  feto,  ed  il 


333  DEr.    PASSAGGIO    DEI    FLUIDI    IC. 

san^ue  in  pria  rubiginoso  ,  poscia  A'l  uu  be!  rosso  si  lingc  (ore /(o) 
ner  1'  assorbiinenlo  dell'  ossigeno  ,  cio  die  e  slato  con  parecchie 
csperienze  dimosirnto. 

Intanlo  le  due  porzioni  discendcnte  cd  ascendente  del  sinistro 
ventricolo  seguitano  a  picgarsi  mnggiortnenle  (  ore  ^2.  i^S.  5o.  ) 
formano  iin  angolo  aciilissinio ,  (jnindi  passa  l' ascendente  sull' al- 
li-a  ,  e  prescntano  una  specie  di  laccio  (  ore  54  )  ,  die  si  osserva 
per  liingo  tempo  ,  cioc  sino  a  laiito  die  sia  coperto  di  sostanza 
muscolarc.  A  quest'  epoca  si  rende  cziandio  visibile  il  bulbo  doll' 
aorta,  da  cai  oltre  qucslo  ramo  sortono  le  acceniiate  carotidi. 

Risulta  dalle  osservazioni  di  IIai.ler  ,  da  cui  non  diireriscono 
quelle  di  Pander  ,  die  non  si  i'-  osscrvato  vestigio  di  ventricolo  de- 
stro  prima  del  quarto  giorno.  iNc  mi  ha  fatto  meraviglia,  die  prima 
di  quesio  tempo  nulla  siasi  scoperto  suU'  apparizione  di  queslo  ven- 
tricolo,  poiclie  sollanto  dopo  averc  per  cenlinaja  di  volte  ben  esa- 
rninato  con  tutta  I'altenzione  le  diverse  fasi  e  trasformazioni ,  che 
subisce  il  vasellino  ,  che  forma  le  orecdiielte  ,  il  sinistro  ventri- 
colo ,  ed  il  bulbo  dell' aorta ,  linalmente  ho  potuto  scorgere,  che 
circa  le  ore  58  di  covazione  sorliva  un  vasellino  pellucido  ,  tras- 
parente  e  soltilissimo  dall'  orccdiieUa  ,  die  traversava  il  sinistro 
A^entricolo  ,  e  scmbrava  aver  fine  vicino  al  bulbo  dell'  aorta.  Dalla 
posizione  di  questo  vasellino  mi  parve  poter  congetturare  ,  clic 
questo  fosse  il  primo  rudimenlo  del  venlricolo  deslro;  ed  infatti 
ulleriori  osservazioni  mi  hanno  assicurato  ,  che  mi  era    punlo    iu- 


gannato. 


A  dii  Sara  prevennto  dd  fatto  facile  sara  lo  scorgere  (  ore  58. 
59.  60.  63.  (>4.  ) ,  c'lo  dair  orecrhietta  destra  ,  e  dal  suo  lato  op- 
posto  air  originc  delle  vene  cave,  si  diparte  un  vasellino  no;i  an- 
cora  di  sangue  rosso  ri,pieno,  come  lo  sono  le  altre  parti  del  cuore, 
e    intti  i  viciiii   vasi. 

Questo  vasellino  trasparentc  difficilmcnte  a  principio  siscopre, 
ise    non  si    fa   attcnzionc ,   die    quasi    dircttameute    verso    il    bulb« 


DEI,    PROF.    ROLANDO.  333 

rlcU' aorla  s  innal/.a.  Poscia  gradatameiile  s'  incurva  (ore  G\.  6(). 
68.),  s' itigrossa  nel  mezzo  (Go.  G8.  (xj.  70.  ']■'>■■)  ed  applicantlosi 
ol  lato  tlesiro  del  sinislro  venlricolo,  slreltamenlc  vi  si  uiiisoe  a 
misura  die  si  deponf^ono  luiove  fibre  muscolari,  che  I'lmo  e  1'  al- 
tro  vciitricolo  siringono  ed  al>bracciano. 

Le  raginni  per  cui  noii  e  slato  da  altri  vediito  prima  del  quarlQ 
giorno  provengono  probahilmcHle  dall'  essei'  stato  .soinpre  rieei'cato 
colla  persuasione  ,  die  da  bel  principio  si  dovcsse  trovaie  iinito  al 
sinistru  venlricolo.  Or  dnnque  trovaiidosi  alqnanlo  dislanle  da  que- 
sto ,  deve  csser  ricercalo  alia  sua  origiiie ,  cioe  annesso  alia  destra 
■oreccliietta  ,  che  nn  poeo  lontano  dal  venlricolo  sinisiro  si  scorge. 
Ravvicinaiidosi  tulte  queste  parti  (  ore  80.  84-  91-  )  verso  il  quarto 
giorno ,  vieiie  il  deslro  venlricolo  lutlora  sotto  forma  di  vaso 
turgiiletto  ad  occtipare  il  posto  ,  che  deve  in  seguito  conservare. 
lid  infutti  soltanlo  a  quest'  epoca  c  stato  veduto  sotto  forma  di  tu- 
bercolo  posio  sul  sinistro  venlricolo  da  Haller  ,  e  da  altri  in  se- 
guito. Non  e  poi  stato  scoperto  innanzi  a  motivo  della  piccola  quan- 
tiia  di  sanj^'ue  ,  che  contiene  ,  region  per  cui  difFicilmente  si  di- 
stingue, trovandosi  in  mezzo  all'  orecchietia  ,  ed  al  sinistro  venlri- 
colo ,  die  sono  di  sangue  ben  rosso  turgidi  e  ripietii. 

Pertanto  sul  finire  del  quarto  giorno  si  osserva ,  che  il  ven- 
tricolo  destro  a  guisa  di  fascia  si  eslende  dall'  orecchietia  mollo  vi- 
cina  oltre  il  venlricolo  sinislro  Poco  per  volta  s'  ingrandisce,  come 
si  puo  vedere  dal  quinlo  al  sesto  giorno,  in  cui  occupa  la  meta 
del  venlricolo  sinistro  ,  rimanetido  pero  piu  corto  per  qualche 
tempo  dopo  la  covazionc. 

Jiicurvandosi  conlinuamente  apparisce  il  destro  venlricolo  for- 
•mato  pziaiidio  di  due  rami  ;  uiio  che  comunica  coll'  oi'ecchietta  , 
i'  altro  ooir  arleria  polmonale.  Quest!  due  rami  pero  non  formano 
mai  un  angolo  cost  aculo  ,  come  net  venlricolo  sinislro  ,  ne  mai 
vengono  ud  avvicinarsi  alfallo ,  motivo  per  cui    prescntano    in    uo 


33  i  DEI-    PASSAGGIO    Dfil    FLTTIDI    EC. 

ccilo  tnoilo  la  fij^ura  delta  letiera   V  ,  come  si  osserva  in  tiilti  gli 
animali ,  che  di  uii  cuoie  a  due  ventricoli  sono  provvediili. 

Oltesto  poi  dipende  principalmenle  dalla  maniera,  con  cui  il 
deslro  ventricolo  viene  ad-  appoggiarsi  al  sinistro  in  guisa,  die  tro- 
vandosi  conlro  il  ramo  aorlico  ascendeiile  i  due  rami  del  destro 
vestano  per  seinpre  alia  base  del  cuore  tra  loro  piu  lonlani ,  e 
forinauo  percio  un  angolo  piti  aperto. 

Delle  orccchiette  del  cuore. 

Si  e  detto  di  sopra  cbe  da  un  tramezzo  ,  che  s' innalza  dalle 
pareli  del  sacco  auiicolare  ,  viene  questo  diviso  in  due  cavita  co- 
nosciute  sotlo  il  nonie  di  orecchietta  destra  e  sinistra.  Coinincia 
questa  divisione  a  scorgersi  alle  ore  80.  8a.  8G.  90.  («)  solto  forma 
d'  una  liuea  opaca  ,  che  si  manifesta  sulla  faccia  anteriore  e  po- 
steriore  del  saoco  auricotare.  Questa  linea  e  it  prime  rudimento 
delle  due  vaivoletle  semicircolari  ,  che  si  formano  dalla  ripiegata 
membrana  vascolare  interna ,  le  quati  a  misura  che  crescono  ,  la- 
sciano  per  qualche  tempo  un'  apertura ,  che  sempre  pii  si  rislringe. 
Questo  e  il  foro  di  Botatto  ,  il  quale  poscia  per  1'  avvicinamento 
del  martini  delte  due  valvotette ,  si  cUiude  in  seguito  ,  e  forma 
una  jierfetta  divisione  tra  le  due  orecchiette  in  guisa,  che  tullo  il 
sangue  ,  che  sbocca  nclla  destra  dovra  necessariamente  passare  per 
il  destro  ventricolo. 

Questa  divisione  si  forma  poc'  appresso  al  tempo  stesso  che  suc- 
cede  la  formazione  del  destro  ventricolo  ,  e  pare  clie  possa  essere 
una  delle  cagioni ,  per  cui  non  polendo  il  sangue  liberamente  pas- 
sare dall'  una  all'  altra  orecchietta  per  il  ristringimento  del  foro  di 
iJolallo  ,  viea  coslrelto  a  SGorrere  per  il  vaselliuo,  che  poi  dila- 
taudosi  iu  ventricolo  deslro  si  trasforma. 


[n)  tliLLiK.  Orcr.  anatoiaici  argiunenli  minor,  p.  34o.   I'ikdeh  paj.  Ci. 


DEL    PROF.    ROr.ANDO.  3Jj 

Queslo  Siicco  auricolare ,  come  tlissiino  ,  principia  a  disliii- 
guersi  sottu  formu  cli  uii  raino  ascemluiUe  ,  die  foriua  un  angolo 
aculo  col  (lisceiuleiile  ossia  auricolare  del  venti-icolo  sinisti'o;  ia- 
sensibilineiite  pero  la  poslzione  di  queslo  sacco  feiide  all'  orizzoa- 
tale  ,  ed  a  misura  die  cresce  il  venlricolo  dcstro,  e  si  rneile  a  lalo 
del  sinistro  ,  piu  ampia  diveiita  la  base  del  cuore ,  poiilie  vien 
fatta  dal  sacco  auricolai-c  ,  die  lia  ac(j[uislato  una  posiziouc  oriz- 
zoiitale.  (  ore  86.  90.  96  elc.  ) 

L' origine  del  sacco  auricolare,  e  del  sinistro  venlricolo  non 
meno  die  la  posterior  apparizione  del  destro  ,  le  varie  Irasforma- 
zioni  ,  a  ciii  vanno  quesli  sog£;eili ,  diinostraiio  evidentemeiite,  die 
la  prima  f'orinazione  del  cuore  e  vascolare ,  non  potendosi  altrir- 
menti  spiegare  le  diverse  fasi  ,  die  preseiitano  separatamente  tulte 
gtiesle  parti  per  giungere  alia  forma/.ione  di  un  oigano  cosi  com- 
posto  ,  quale  si  e  il  cuore  giuiito  al  suo  grado  di  perfezione.  II 
primordiaie  eiemento  delle  ofecchielle  ,  e  dei  ventricoii  del  cuore 
e  dunque  una  semplice  areola  o  niaglia  di  sollilissima  reticelia,ed 
jii  questa  si  puo  risolvere  coiisideramJo  nel  modo  accennalo  le  de- 
scribe parti :  e  se  nel  cuoi'e  dell'  animale  adulto  con  diflicolta  si 
Tavvisano  le  traccie  della  sua  prima  origine  ,  queslo  proviene  dall' 
essere  la  sua  vera  slruttura  mascherata  e  coperta  dalle  numerose 
fibre  muscolari ,  die  vi  formano  densissimi  strati  ,  e  robusiissime 
pareii. 

£  molto  probabile  die  sul  principio  depongansi  sulle  pareti  del 
■vasellino,  die  si  trasforma  in  veutricolo  sinistro  molecole  di  so- 
Stauzn  musfo'.are  ,  poiche  non  si  polrebbero  altrimenti  spiegare  le 
sue  alterne  contrazioni  ,  die  non  souo  visibili ,  siuclie  queslo  si 
'tkiie  nascosto  sollo  il  felicino  ;  ed  unicaniente  all'  estrema  minu- 
lezsa  di  tpeste  parti  (a)  si  deve  attribuire  ,  se  si  scorgono  le  pa- 

(a)  La  sostanzu  mu&colaic  appariscc  a  principio  sotto  forma  di  molecole ,  c  non  gia  di  tibrc 

o   fill 


33G  urL  P.4SSAGG10  dei  fluidi  ec. 

reli  I'iiilbrzalc  di  sostatiza  miiscolarc  soltanto  circa  alio  ore  5o.  56 
Go.  Dai  successivi  strati  di  questa  sostanza  deposti  allorno  al  si- 
nistro  ventricolo  viene  questo  ad  acquislare  una  forma  quasi  glo- 
Ijosa  ,  e  siccoinc  a  priacipio  solainciilc  la  porzione  iafenore  lie  ri- 
mane  coperia  ,  cosi  piii  soilili  riaaangono  le  due  csli'einit;i  superiori 
del  ventricolo,  molivo  per  cui  col   nome  d'w<m<  sono  slate  distinte. 

Allorche  sotto  forma  di  vaso  alquanto  piegato  comiucia  ad  ap- 
parire  il  ileslro  ventricolo  ,  accostandosi  nello  slesso  tempo  al  sL<- 
nisiro ,  la  sostanza  muscolare  non  si  depone  soltanto  su  questo, 
ma  coprendo  tanto  1'  nno  die  I'  allro,  ne  viene  die  dai  numerosi 
slrati  di  fibre  muscolari  gli  uni  agli  altri  savrapposti ,  acquisti  il 
cuore  la  conoscinia  forma,  clie  per  tiilto  il  tempo  della  vita  conserva. 

L' esposizione  delle  successive  mutazioni ,  die  si  osservaiio  nella 
formazione  del  cuore  del  pulcino ,  servir  possono  di  base  sicura 
alia  spiegazione  di  varie  question!  nate  fra  gli  Anatomici  ,  c  Fisio- 
logi  relativamente  alia  struttura  del  cuore  degli  aniniali  e  dell'uo- 
mo  adul(o ;  quindi  sono  esse  d'  accordo  colle  osservazioni  falie  da 
MekEl  suI  cuore  dei  teneri  feti  di  varj  animali ;  eppercio  da  sif- 
lalta  riunione  ,  e  concordanza  di  fatti  verra  ad  oltenersi ,  come  df- 
inostrererao  ,  la  massima  certezza  riguardo  a  quanto  si  e  linora 
esposio. . 

Arterie ,  Vene ,  e  Vasi  capillari. 

Imperfette  ho  trovate  tutte  le  descrizioni  dei  vasi  die  sortoiro 
dal  cuore,  come  sono  state  date  dai  varii  scrittori  ,  die  di  qiieste 
cose  si  sono  occupati.  Di  alcuni  di  questi  vasi  si  parlerh  descrivendo 
le  arterie  e  le  vene  ,  die  per  la  fij^ura  venosa  si  vedono  poco  per 
volta  a  comparire.  Imprendo  ora  a  spiegare  il  modo,  con  cui  hanno 
origine  dal  cuore. 

A  principio  partono  dalla  oreccbietta  due  grossi  Ironchi  vena- 
si  ,  i  quali  a  misura  cbe  vaano  allungandosi    si    diyidono    in    varj 


DEr,  paor.  bolasdo.  33^ 

rntni ,  de'  qiwTi  iino  o  due  sijl)itainciite  verso  H  capo  nvoUi  fur- 
muiio  le  vene  auteriori  della  (ii^iira  venosa ;  un  allro  poslerior- 
mente  dirctto  beii  presto  in  due  si  divide  ,  clic  allontanaiidosi  tra 
di  loro  vamio  ad  accostarsi  alle  due  arterie  lalerali  ,  ed  in  coiii- 
pagjiia  di  quesle  dirainandosi  lormano  le  due  vene  laterali  della 
figura  suddetta.  Dall'  una  di  quesle  e  per  lo  piii  dalla  deslra  suolc 
diparlirsi  un  ramo  assai  conspicuo  ,  clie  drillo  scorrendo  indietro, 
costituisce  la  vena  posteriore  della  figura  venosa.  Importante  cosa 
e  poi  r  osservare  die  quesle  vene  si  formano  piii  tardi  deile  ar- 
terie, e  che  a  principio  presentano  intrecci  vascolari ,  die  poi  danno 
hiogo  a  tronclii  ben  dislinli ,  mentrelie  da  qualclie  temjio  prima 
ben  distinti  e  formali  scorrere  si  vedono  i  tronuhi  arteriosi :  non 
poleniJosi  qtiesto  bene  spiegare  con  parole  ,  rimandero  alle  figure. 

Dalla  porzione  superiore  dell'  orecchiella  deslra  ,  poiciie  1"  in- 
fcriore  ,  perdenilosi  i  vasi  della  fiqura  venosa  ,  in  parie  sparisce  , 
ne  esce  lateralmcntc  un  piccolo  Ironco ,  die  sul>ilamente  dividesi 
in  due  (ore  5o.  53.)  sicclie  uno  incrocciando  1' aorla  si  porta  per 
il  collo  del  pulclno  .  passa  innanzi  1'  oreccliio  ,  e  scorrendo  per 
la  base  del  cervellello  e  del  cervello  ,  da  a  tulle  quesle  parti  bel- 
lissime  raraificazioni.  Quesla  e  la  cava  superiore  ,  die  e  continua 
colla  giugolare  deslra  non  essendovi  ancora  suclavia  visibile.  Piii 
profondamcnie  situala  si  vede  (  ore  68  )  scorrere  la  giugolare  si- 
nistra ,  die  dalla  inedesima  cava  superiore  ha  la  sua  origine. 

L'  allro  ramo  ,  che  nasce  dal  brevissimo  Ironco  posteriormente 
diretto  s' accosta  all' aorta,  ed  innanzi  (piesla  scorrendo,  viene  sino 
alia  cavita  della  pelvi.  Qucslo  ironco  c  la  cava  inferiore  o  poste- 
riore ,  ed  a  principio  in  fasceltini  intrecciati  di  vasi  capillari  ben 
presto  si  disperde. 

Dal  dclto  Ironco  ,  origine  ddle  due  cave  ,  sorie  pure  la  vena 
ombelicale  ,  die  ila  vaseUiiii  ,  die  formano  il  fegato  ,  cd  arrivando 
alia   vescica  omlK-licale  od  alanloidea  in  duo  rami  divisa  forma  su 


Tom.  ."cxxv. 


338  DF.T.    PASSACCIO    DF.I    FI.UlDt    EC. 

qiicsle  bellissiine  diramazioui ,  c  reti  elegantissiine   a    non    polcrsi 
con  parole  descrivere. 

Tulte  le  arlerie,  die  portano  il  sangue  al  feto ,  ed  alia  figiira 
venosa  prima  dclla  forinazlonc  del  veutricolo  deslro  ,  sortono  dal 
sinisiro ,  cioc  tlal  cosi  detto  bulbo  dell'  aorta.  Appciia  si  rende  visi  - 
hile  il  ciiore  clie  si  scorgono  sortire  dal  siio  apice  (  ore  2^.  28.  3o.  ) 
due  vaselliiii  ,  de' qiiali  uno  u  1' aorta  ,  I'allro  la  carotide  deslra  , 
non  vcdcndosi  la  sinistra  ciie  molto  piu  tardi ,  e  con  maggior  dif- 
ficolla. 

L'  aorta  iiUaiUo  sorlendo  dal  ciiore  forma  un  arco  ,  e  scorre 
poscia  lungo  il  midollo  spiuale  ,  ijen  presto  si  vede  divisa  in  due 
fili  anteriori  (  ore  3G.  4o-  )  da  queste  parlono  le  due  arierie  late- 
rali  della  tigura  veiiosa.  Piu  lardi  uno  si  avvede  ,  clie  si  e  pro- 
lungata  quasi  sino  alia  vescicheila  alantoidea.  Prima  pero  divides! 
in  due  rami ,  clie  per  questa  rampicando  formano  alia  sm  super- 
ficic  bcUissime  ramificazioni.  ContempLmdo  quesla  vescichelta  a 
principio  meylio  die  in  nessuna  altra  parte  si  puo  prcnder  I'idca 
del  lessuto  globu/are,  globulo-vascolare  ,  reticolato ,  c  dclla  for- 
mazione   delle  arlerie  e  delle  vene. 

Queste  Irasformazioni  seguitate  passo  a  passo  cbiaramente  di- 
moslrano  ,  die  le  oreccliiette  ,  i  ventricoli ,  l' aorta  ,  le  vene  cave, 
c  gli  altri  vasi  provengono  dalla  reticella ,  che  si  vede  nelle  lami- 
ne  deir  area  pellucida  ed  opaca  ,  clic  in  principio  olfre  una  tessi- 
tura affaito  globulare. 

Se  dunque  le  arterie  e  le  vene  del  felo  iinitamcnte  ai  discen- 
denti  lessuti  capillari  sono  parti  della  figura  venosa  o  vascolare  , 
ne  viene  per  conseguenza  ,  clie  da  quesla  formasi  gran  parte  del 
nuovo  animale.  Infatli  sopra  questa  trovandosi  siluali  i  priini  ru- 
dimentl  del  sistema  nervoso  ,  a  niisura  ,  die  si  vanno  organizzando 
le  alti^e  parti,  pare  die  da  ess.i  abbiano  la  loro  origine,  e  cbc  per 
cio  porzioni  di  questa  membrana  si  trasforinino  nei  rudimenti  dei 
varj  organi  di   cui  e  composlo   il  pulcino. 


TEi.  pnoF.  not,A>DO  33^ 

Queslo  viene  conferraato  dail'  osservare ,  clie  a  misura  die 
prende  accresLuncMito  il  feticino  semnre  i  suoi  martini  sono  con- 
linui  coir  yja  pellucida  ,  cppercio  si  vecle  clie  da  questa  quelli  si 
i'onnano  ;  a  questo  fine  si  proJucoiio  contiiuiamente  nuovi  sirati, 
che  pnma  sono  scmplicemente  globulari  ,  ed  in  seyuilo  si  fanno 
reticolati  e  vascolaii  ,  clo  che  in  molle  parli  si  puo  coll'  occliio 
seguilare. 

Dico  adiinqiie  die  le  pareti  del  lorace  ,  e  dell' abdonie  ,  in  cui 
posria  lante  ossa  ,  c  cosi  diversi  nuiscoli  si  oiganizzano,  sono  dalla 
siiddetta  meinbrana  o  figura  vascolare  fonnali ,  scorgendosi  il  pro- 
cesso  con  cui   da  questa   si  producono. 

Diversa  essendo  l'  origine  dei  varj  visceri  nelle  suddelte  cavita 
conlenuli,dimostrereino  allrove  di  quali  elemeiui  vengliino  questi  for- 
mati  ,  ed  in  qual  guisa  alia  loro  formazione  concorra  la  inembrana 
vascolare ;  poiche  d'  allra  parte  iion  potrebbero  venire  i  vasi  nu- 
merosi ,  che  si  vedono  nei  polmoni ,  nel  fegato  ,  e  nei  visceri  di 
conslmile   tessitura  forniti. 

Da  ([uanlo  si  e  detto  si  puo  eonchiudere  i.*  che  il  disco  o  pic- 
cola  lamina  spiignn-x'ciscotare  della  cicatricola  situata  tra  le  mem- 
brjine  che  forinano  la  vescichelta  dell'  amnios,  ed  il  sacchetto  del 
tiiorlo  si  trasforma  insensibiltnente  in  quella  membrana  eminente- 
mente  vascolare,  che  e  stata  chiamata y7^Mra  'venosa  da  Halier; 
2.°  che  questa  partirella ,  in  cui  si  ravvija  la  pin  semplice  tessi- 
tura globulare,  e  ailatto  dislinta  dalla  membrana  del  tuorlo,  e  che 
soltanto  in  seguilo  con  essa  streitamenle  si  iinisce;  3.°  che  c  dessa 
cioe  la  lamina  spugno-vascolare  ,  che  cosiiluisce  il  rudimento  del 
sistema  vascolare  ,  die  esisiendo  nella  cicatricola  iion  stata  pri- 
mieramente  fecondata  ,  si  deve  conchiudere  ,  che  preesista  ad  una 
tale  operazione  ,  e  venga  dalla  madre  somministrata  (a) ;  5."  che 
non   puo  concepirsi  1'  esisienza  di  verun  corpo  organico  senza  che 

(a)  AualytU  aduiubi^la  humaui  corporis  Ctbricac. 


2^0  het.  PAssAncio  vv.i  rLCini  ec. 

vi  csisla  lii  sUniltura  glohiilare  o  globulo-vascolare  ,  die  deve  es* 
sere  consulcrata  come  l;i  priinitiva  ,  e  la  piu  seinplice  ;  cib  die  di- 
mostrano  i  coi-j/i  organici  i  piu  scm|)Hci ,  qiiali  sono  le  majfe  ,  le 
artrodie  ,  le  trenielle  ,  le  spugne ,  gli  «/cjo/«,  die  per  la  loro  sirut- 
tura  si  possono  considerarc  quali  scmplici  lanaine  o  disclii  spugiio- 
vascolai'i  sollaiito  ingcaiuliii. 

Origine  ,  e  trasformazione  di  alcuni  tessuti  tenuti  per  inorgaiiici. 

Gli  umori,  die  irrigaiio  i  lessuti  ,  e  scorrono  le  vie  dclla  cir- 
colazione  nci  corpi  vivenli  forniscoiio  im  iiumero  piu  o  mcno  graiide 
di  globcllini ,  e  questi  come  abbiaino  dello  visibiii  specialiiieiile 
iiel  sanguc  fonuano  le  vai-ie  sostanze ,  di  cui  i  visccri ,  e  gli  organi 
5ono  coraposli. 

Si  e  veduto  in  qiial  modo  i  globetlini  del  sangue  formino  il  les- 
siilo  globulo  vascolare  ,  come  da  qiiesto  fac'ilmente  ne  venga  il  tes- 
siito  areo-vascolare  ,  e  le  sotiili  reticelle  ,  colle  quali  poscia  si  coii- 
fondono  le  arterie  e  le  vene  le  piu  sottili. 

Appena  pero  formato  il  tessuto  globulo-vascolare  non  in  tulte 
le  parti  tale  si  mantiene,  e  sempre  permeabde  ai  fluidi ,  ma  sog- 
giace  a  particolari  Irasforraazioni ,  per  cui  prende  poscia  una  na- 
tura  diversa  ,  e  si  trasforma  in  quelle  parti,  a  cui  da  moiti  c  slata 
negata  una  natura  organica. 

Queste  parti  sono  specialmente  I'epidermide  ,  le  ugne  ,  i  peli, 
e  tant'  aitre  sostanze,  che  si  hanno  dagli  animali  non  meno  chc 
dai  vegetabili. 

Sulla  natura  organica  di  queste  parti  si  c  disputato  dagli  antichi 
non  meno  che  dagli  odierni  Anatomic!.  Condoiti  alcuni  da  conget- 
ture,  altri  da  fatti  sperimenti ,  preiendono  che  non  solo  vasi,  ma 
eziandio  nervi  vi  si  possano  osservare.  iNulladinieno  Valsalva,  Mor- 
GAGNi,  RuiscHio,  Fantoni ,  Haller  ,  e  MiiKEL  soslengono  non 
esser  queste  parti  fornile  di  vasi ,  poiche  non  e    loro    riescito    di 


I 


DEf.    PI\Or.    ROLANDO  3^1 

farvi  pcnctrare  Ic  injezioui  Ic  piti  soUili,  ed  anzi  Crviskank  e  lIoM- 
soi.T  dopo  miimlissime  inicroscopiclic  nsscrvazioni  negano  perlino 
all'  epidennidc  i  pori  da  Levekof.ciiio  gi;i  veduti  e  dimoslrali. 
Della-Torre  e  Fontana  col  mezzo  di  osservazioni  luicroscopicho 
prcteiidono  aver  scopcrto  un  numcro  iinrncnso  di  vascUini  special- 
meate  nell' epidermide  ,  ed  il  'Mascac.m  (a)  asserisce  poi  clic  tulle 
cjueste  parti  sono  di  vaselliiii  liiifiUici  formate  ,  scbbcnc  dalle  li- 
giite  clie  egli  ne  presenta  non  si  possa  compreudere  qiiali  siano 
le  ragioni  che  lo  spingono  a  considerare  cpiesle  ]>aiti  formate  di 
soli  linfaiici,  piuttosio  che  di  vasi  arleriosi  e  venosi  ossia  di  ca- 
piilari  sangiiigiii  come  lo  sono  tutte  le  altre. 

Quanto  ho  detto  snll' origine  dei  comuni  integumenti  tanto  di- 
Stinla  da  cpiella  delle  membrane  del  canal  alimentare  serve  a  pro- 
vare  ,  che  la  cuticola  nulla  lia  che  fare  colla  mucosa  della  cavila 
suddetta.  (i).  Ma  per  convincersi  dell'  origine  globulo-vascolare 
deir  epidermide ,  bastera  l'  esaniinaria  eziandio  alio  state  di  perfe- 
zione ,  a  cui  suole  arrivare,  e  si  vedra ,  che  c  formata  di  g!o- 
bettini  poc'  appresso  della  grossezza  di  quelli ,  che  si  vedono  nel 
sangue  ;  convien  dire  pero  che  piuttosto  piii  piccoli  vi  si  ravvi- 
sano;  ma  cio  come  facilmenie  si  comprende,  vienc  dalla  compres- 
sioue,  e  mutuo  appressamento  a  cui  soggiacciono.  Da  questo  ne 
viene  ,  che  se  in  principio  il  tessuto  globulo-vascolare  ,  che  loro 
ha  dato  origine  ,  era  permeabile  agli  umori ,  per  via  di  una  tale 
mutazione  passa  alio  stalo  di  membrana  piu  fitta  e  piii  densa,  che 
non  permelte  piii  la  circolazione  degli  umori ,  e  questi  soltanto 
trapelano  per  alcunc  vie  corrispondenti  ai  vascllini  della  sottoposta 
cute  ,  e  che  si  trovano  in  numero  molto  minore  di  quello  ,  che 
sarebbero  se  i  vani  lasciati  dai  globelliui  non  fossero  stali  elisi  ed 
otturati. 


(a)  Prodroino  dclla  grandc  Alialuniiii.  Tav.   Ill    IV.   V.   VII. 
^b)  V.  OrgaDogcDcsia.  Diziou.  period,  di  Mud. 


3.|3  I>I^L    PASSAfiGIO    DEI    FLUIDI    EC. 

E  nolo  ,  die  da  molii  soiio  stati  ammessi  vasellini  di  sangue 
eziandio  ripieni  nella  faccia  interna  dell'  epidermide  ,  ed  una  sil- 
lalln  opinione  con  parlicolar  lavoi-o  e  stata  specialmcnte  sostcniUa 
dal  sig.'  MoJON  ,  clie  ad  iin  tal  (inc  ha  dato  preziose  ossei'vazioni 
mioroscopichc  («). 

Oualclie  schiarimenlo  si  ottiene  a  questo  i-iguardo  dall'  esame 
dello  ]>utsolelte ,  c  hoitoncini ,  die  soventi  spuntano  sulla  pelle. 
E  scbbene  la  sede  di  queste  locali  infiammazioni  sia  nella  cnte,  e 
nei  suoi  vasellini  ,  tuttavia  in  qualche  modo  ne  resta  intaccato  il 
corpo  mucoso  ,  e  la  ciitlcola,.e  formandosi  sotto  questo  processo 
flogistico  iiuovi  slrali  delle' suddctie  parti  ,  qttesle  per  qualclie  tem- 
po, e  vigcnte  specialmcnte  lo  slato  infiammatorio ,  conservano  la 
disposizione  globulo-vascolare  ,  e  per  i  vani  ancora  esistenli  fra  i 
globettini  e  le  areolette  scorrono  gli  umori  ,  e  gli  siessi  globeltt 
di  sangue  rossigno.  Aggiungasi  poi  clie  da  una  disposizione  i;lobu- 
lare ,  simile  a  quella  del  corpo  mucoso  ,  dipende  la  formazione 
delle  false  membrane,  e  loro  vasellini  osservati  sulhi  superficie  dei 
polmoni,  quella  delle  croste,  e  di  consimill  altre  produzioni ,  clie  da 
precedula  infiammazione  rlconoscono  la  loro  orit^ine. 

Su  d'  un  numero  infinito  di  piante  ,  e  sulle  loro  foglie  special- 
mente  spuntano  peli ,  i  qnali  al  microscopio  allentamenle  esami- 
nati  rischiarano  non  poco  questo  argomento.  Ora  quest!  peli  alia 
loro  base  si  vedono  formati  di  moiti  globicini ,  die  per  la  loro  ag- 
gregazione  danno  luogo  ai  vani  vascolari  ,  per  cui  possono  pene- 
trare  gli  umori  ,  ma  poco  lungi  dalla  base  suddetta  s'  impicciolis- 
cono  per  via  di  un  maggior  appressamento  dei  globettini  e  questi 
quasi  clisi  c  compressi  piCi  non  si  distiiiguono ,  e  formano  cosi 
confiisi  r  apice  del  pelo.  \b) 

Non  solo  alia  superficie  di  molte  foglie  delta  tomentose ,  sifFatte 


(a)  Osservazioni  sull'  epidermide  ,  del  :>ii;.  I'rof.  fi.  Mojon. 
(4^  Tav.  II.  6g.  11 


I 


DEI.  pr.OF.  not.ASDO.  343 

proiliizionl  si  scoprono  ,  ma  eziaiulio  alia  superficie    del   pctali   di    , 
inolti  (iori.    Ed   in  qiicsli  i  globellini  sono  alle  volte  diversamente 
disposli  e  sembraiio  servirc  alia  serrezione   di   qiialclie  umore,    al 
die  sunicicntc  sembra  una  cosi  seinplice    tessilura  ,    come    ailrovc 
cerclieri)  di  spiegare. 

Egli  t';  ben  ciiiai'o  ,  che  quesii  peli  piii  scmplici  devono  esser 
distiiui  da  (piclli  die  liamio  origine  da  uii  bidbo  jiroprio  e  dislinlo, 
ill  cui  esisloiio  vasdlini  in  vario  modo  disposti.  Nulla  di  meuo  e 
certo  die  aiiclie  questi  vicino  al  bulbo  sono  forcuali  di  giobettini 
disposti  in  modo  die  possono  lasciare  dei  vani  od  iulervalli  vasco- 
lari  ,  die  svaniscono  e  scompajuno  insensibdinente  per  la  maggior 
adesione  ,  die  succede  fra  loro.  Tuttavia  se  a  caj^ione  di  cause  mor- 
bose  i  delli  vani  vascolari  si  mantengono  pervii  alia  radice  del 
pelo  ,  ne  viene  die  questa  parte  presentera  liaccie  di  manifesla 
organizzazione  ,  e  dara  luogo  a  vizj ,  ed  alterazioni  ,  die  possono 
esistere  in  certe  rarisslme  malallie  ,  sulla  di  cui  esistenza  perfino 
si  e  molto  disputato  dai  IMedici  ,  sebbene  la  possibilila  di  silTalii 
processi  morbosi  possa  esser  dimoslrala  da  proccssi-  nalurali  ,  che 
lianno  luogo  nclla  formazione  delle  piume  degli  uccelli. 

Cio  die  dicesi  dei  peli  devesi  intendere  delle  ugne ,  e  di  altre 
simili  produzioni  lanto  degli  animali ,  die  de'  vegetabili.  I  peli  sem- 
plici  delle  piante ,  i  peli  bulbosi ,  le  ugne  e  varie  escrescenze  mor- 
bose  preseiitano  il  passaggio  del  lessuto  globulo-vascolai'e  alio  slato 
quasi  inorganico  ,  cioc  a  qaello  stato  ,  in  cui,  non  essendovi  piii 
circolazionc  d'  uinori  pel  vasdlini  compress!  ed  elisi,  non  pu6  piii 
farsi  permutazione  veruna  di  molecole.  Queste  cose  peib  ineglio 
si  vcdono  ancora  nel  seguitare  la  forraazione  delle  ossa,  ed  il  pas- 
saggio die  fanno  queste  dal  tessuto  globulo-vascolare ,  ed  arco-vas- 
colare  alia  durezza  ossca  ,  die  acquislano  per  deposizione  di  mo- 
lecule e  giobettini  di  parlicolare  natura  ,  e  da  cui  poi  dipendono 
tante  allre  mutazioni  ,  die  espressamente  devono  esscre  esaminate, 
seguilaie  ,  e  descriile. 


344  "EI-    PASSACGIO    DEI    PLUIDl    T.C. 

Tiiseiisiijlli  alTalto  eJ  inorganiclie  s'l  inostrano  le  unj^hie  del  vo^ 
lalili,  eJ  il  loro  becco.  Se  si  esaminnno  pero  ncl  pulcino  tlall'  ot- 
tavo  al  duodecimo  giorno  di  covazioiic  vi  si  vede  una  distiiila  ai*- 
teria  ,  e  vene  corrispondeiUi  ad  un  niimcro  grandissimo  di  vasi 
capillar!  ,  ctie  fanno  reticclle  sottilissiine  ,  e  per  cui  srorre  il 
sangue  di  un  bel  rosso  ,  come  eziandio  si  osscrva  alia  sn])erficie 
deir  animale. 

Wa  infine  niolto  [^lu  visibili  e  manifeslc  consiiriili  trasformazlonl 
succedono,  e  per  oosi  dire  sollo  gli  occlii  dell' osservatorft  si  eseguis- 
cono  ,  se  uno  si  fa  ad  csaminaie  le  ale  dcgl' inseUi  fol  mez/o  d'un 
ingrandimcnlo  di  4"^,  di  5oo  diametri.  Se  si  osservano  le  ale  di  (fiielle 
piccolissime  clTemere,  di  cpiri  calici ,  icneuinoui ,  c  psjco'lu  die 
svolazzano  sui  veti'i  delle  finestre  si  vcdraiino  formate  di  un  les- 
suto  globulo-vascolare  reliculato  ,  in  cni  manifeste  si  scorgono  le 
vestigia  della  primordiale  disposizionc  globulaie:  cio  si  osserva  tanto 
ill  ale,  die  hanno  appena  la  lungliezza  d'  un  millimefro,  die  in  quelle 
pill  luiigliette  ,  perclie  appartenenti  a  piii  grosse  effemere.  (a)  Non 
solo  pcro  neile  ale  di  questi  ,  ma  di  molti  altri,  anzi  esaminando 
le  ale  dei  coleoptcri  ,  degli  emipleri  ed  ortopteri ,  ed  in  ispecie 
quelle  di  alcuni  grilli  assai  comuni  la  tessitura  globulo  vascolare  e 
reticolata  inollo  ineglio  si  osserva  ,  specialmcnte  quando  queste 
parti  sono  ancora  tenere  e  di  fresco  formate. 

Tultavia  esaminando  le  ale  raembranose  di  un  gran  numero 
A'  insetli  con  leuti  die  ingrossino  le  cinquania  e  le  sessanta  voile 
gli  oggetli ,  non  si  ravvisa  in  queste  la  menoma  traccia  di  tessi- 
tura vascolare  ,  ed  appnjono  formate  di  sollilissime  laminc  a  guisa 
di  taico  inorganico  ,  perciie  realmente  si  elidono  i  globetliui  , 
svaniscono  i  reticoli  vaseolari  ,  ed  uno  uoii  si  accorgerebbe  che 
siano  stale  formate  coll'  indicate    processo ,    se    non   si    esaminasse 


(•)  V.  Tar.  VL 


DEL   PROr.    nOLAMDO.  345 

r  ala  in  quella  regione  plii  vicina  al  corpo  dell'  inselto,  in  cui  in 
lulli  i  tempi  si  scorge  manifesta  la  tessitura  globulo-vascolare , 
come  si  vede  nolle  allre    parti    del    corpo    di   cpiesli    aiiiinaliicci. 

Quanta  tendenza  vi  esisla  nelie  malecoie  organichc  a  f'ormare 
tessuti  globiilari  mi  c  parso  poter  rilevare  dallo  scorger  ciic  una 
senile  mcmbiana  lolla  dalla  superficie  di  un  sangue  cos\  detto  co- 
tcnnoso  ,  prcsentava  la  tessitura  e  disposizione  die  si  osscrva  nelle 
piu  sotlili  membrane  degii  esseri  vivenli.  Soggiungcro  di  piii,  dis- 
posizione analoga  aver  osservato  sull' ingelata  die  ncil'  inverno  com- 
parisce  sui  vetri  delle  finestre  ,  ma  i  globettini  da  cui  questa  e 
formata,  sono  pure  composli  d' idrogeno  e  d' ossigeno ,  e  forse  di 
carbonic  e  d'  azoto  ,  c  quindi  nou  fiira  meravigliaj  se  piu  niente  di 
analogo  si  osscrva  nei  corpi  veramente  inorganici. 

L'  esame  pertanlo  di  quelle  parti  ,  a  cui  viene  generalmenfe 
negata  la  natura  organica  ,  conduce  cziandio  a  mcglio  conoscere 
quale  sia  il  mode  ,  con  cui  si  forraino  i  tessuti  organici ,  e  nello 
slesso  tempo  dimostra  die  possono  qucsli  soggiacere  a  mutazioni 
tali  per  cui  senibrano  godere  di  una  natura  alfatto  diversa  ;  e  sol- 
lawto  si  puo  avere  un'  idea  esatta  della  loro  tessitura  ;  quando  si 
considerano  al  principio  della  loro  formazione,  e  si  seguitano  tutte 
le  trasformazioni  ,  a  cui  insensibilmente  vaiino  soggetli ,  e  sifTatte 
considerazioni  sai-anno  di  grandissimo  vantaggio  per  acquistare  un' 
idea  delle  tante  mutazioni ,  che  per  via  dei  processi  organici  ia 
tanlc  altre  parti  succedono. 


Tom.  xtxv  Xx 


BEL    PASSAGGIO    DKI    FLUID!    EC. 


CONCLUSIONI 


1."  Per  conoscere  1'  intima  natura  delle  cose  iiaturali  e  neces- 
sario  di  esatninarle  dalla  loro  orij^ine,  come  lia  avverlilo  Aristotile. 

2."  Alcuni  elementi  riconosciuti  atli  a  formare  sostanze  orga- 
niclie  cominciano  a  premiere  la  forma  globulare ,  e  questi  globcl- 
lini  possono  avere  il  diametro  tli  una  millesima  parte  cU  millime- 
tro ,  come  nelle  mucedinee ,  ad  una  centesima  soltanlo,  come  iicl 
sangue   delle  vane. 

3.°  I  globetlini  organici  per  via  del  mutuo  accozzamenlo  fur- 
mano  pellicole  {micodermidi)  o  tessuti  globulari  ,  in  cui  di  ne- 
ccssita  vi  csistono  vani  o  vaselliiii  atli  a  trasporlare  gli  umori;  e 
fjucsta  disposizione  si  puo  chiamare  globulo-vascolare. 

4.°  Si  dispongono  i  globetlini  in  areolette  d'  una  cinquantesi- 
raa  ad  una  centesima  parte  di  linea  (  nel  petalo  della  rosa )  ,  e 
cio  si  osserva  negli  «sseri  dotati  d'  un'  organizzazione  un  po'  piu 
clcvata. 

5.°  L'  accozzamenlo  di  queste  areolette  da  luogo  a  vasellini  ed 
a  reticelle  ,  clie  unite  ai  vani  lasciati  da' globetlini,  presentano  ve- 
ramente  il  tessuto  spugnoso  piij  manifesto. 

6."  Le  eslremila  ancora  assai  grosse  delle  arterie  e  delle  vene, 
dividendosi  in  un  punto  in  numerosi  vasellini  ,  dimostrano  come 
questi  possano  continuarsi  con  vasi  piii  sotlili ,  e  formare  diversi 
tessuti  o  strati  vascolari. 

■y."  Con  queste  nozioni  si  possono  spiegare  i  procedimenti  , 
clie  danno  originc  a  nuove  membrane ,  ed  in  ispecie  a  qiielle ,  che 
nascono  per  via  di  pi-ocesso  morboso  ,  in  cui  si  puo  ravvisare  la 
tessitura  globulo-vascolare. 


DEL    PnOF.    ROLANDO.  3'47 

8.0  Da  tali  nozioni  si  pub  compreiidere  come  avvenga,  cho 
per  via  tli  processo  organico  si  formino  molli  lessuti  ,  a  cui  pii 
tarili  si  possono  negare  \c  piu  disliiite  propriela  organiche.  (^cuti- 
cola ,  iigne  e  siniili.  ) 

9"  Risulia  die  il  tessuto  cellulare  ,  rudimenlo  fondamentale 
di  tutti  i  cor|ii  vivenli  puo  trovarsi  in  sctnplicc  stato  globulo- 
vascolare  ed  areo-vascolarc ,  ed  iiifine  presenlare  queste  dispo- 
sizioni  unite  a  tessuii  di  vasi  molto  piu  nianifesli,  che  si  vedono 
sotto  forma  di  relicelle  ,  e  di  piccole  estreinila  arleriose  e  venose. 

io.°  Che  le  arierie  e  !«  veiie  primieramenle  si  manifeslano 
sotto  forma  di  tronchi  composti  di  relicelle  ailungale ,  comesi  vede 
nelle  nervosity  delle  foglie ,  e  poscia  si  trasformano  in  rami  arte- 
riosi  o  venosi  ,  come  beiiissiino  si  vede  nella  vescichetta  atantoi- 
dea  del  pulcino. 

ii.°  Che  se  un  sottilissiino  strato  globul'are  si  trasforma  in  una 
relicella  vascolare  ,  una  ^enr>j3lice  maglia  di  fjuesia  puo  trasformarsi 
in  due  orecchiette  ed  in  venlricolo-  sinistro  e  destro,  e  questi  in 
quella  si  risolvono.  Eppercio  da  questi  falti  si  oltiene  la  successiva' 
filiazione  dei  fenomeni  gia  aniiunziati  sulla  formazione  del-  euore  , 
delle  arierie  ,  e  delle  vene. 

1 2.°  Che  per  non  aver  avuto  idea  d't  quest€  lessiture,  non  si 
e  poluto  conoscere  lii  disposizione  degli  elemenli,  che  formano  gli 
altri  tessuti ,  quale  si  e  il  muscolare  ,  il  tendiueo,  il  nervoso ,  che 
da  quello  sono  iuviluppali ,  e  coperti  ,  come  dimostrero  in  altra 
occasione. 


348  BTT,    PASSAGCtO    OF-I    Fr-UIBl    EC, 

SPIEGAZIONE  DELLE  FIGURE 


T  A  V  O  L  A    I. 


Fig.  I.  Specie  di  Bisso  o  molTa  iiata  siilla  pasia  ili  fromento  ve- 
iliilo  con  iiigraudimento  di  5oo  diatnelri. 

E  ibi'inato  tiillo  di  globettini  posli  gli  uni  in  fila  agii  altri. 
1  globeltini  lianno  appena  il  diainetro  d' una  quarta,  eJ  anclie 
di  una  sesta  parte  del  glohellino  del  sangiie ,  cioe  una  ciu- 
queccnlesima ,  o  novecenlesima  parte  di  njiilimotio. 

Fig.  2.  b.  Altra  specie  di  Bisso  nato  su  foglie  di  vegctabili  slate 
lungainente  conservate  nell'  olio  d'  olivo  ,  alia  superficie  presen- 
lava  uii  lessuto  rcticolato  ,  da  cui  s'  mnalzavano  le  pianlicelle 
qui  ligm-ale  co'  suoi  rami  disposli  a  raggi.  Altro  non  si  scor- 
geva  che  aggregazione  di  globcttini  eguali  ad  una  terza  o  quarla 
parte  del  globeitino  del  sangue  ,  cioe  una  cinquecentesima  od 
una  seicentesima  parte  di  millimetro. 

Fig.  3.  Micoilarma  ossia  pellicola  ,  che  si  e  manlfestata  alia  super- 
ficie dcir  acqua ,  in  cui  si  Irovavano  in  infusione  da  molto  tempo 
pezzettini  di  fungo  (  agaricus  edulis  )  ,  ed  altre  pianticelle  crit- 
.  logaine. 

E  questo  micoderraa  formalo  di  globeltini  disposli  a  piii  strati 
in  un  punto  a.  si  vedeva  principio  di  tessulo  globulo-vascolare 
e  reticolo  di  vasellini. 

b.  Animaletti  infusorii  (tun'icelle)  ,  che  si  agglravano  attorno, 
e  prescntavano  un  movimento,  no  forinicolio  singolare. 

Presenta  quesia  produzione  organica  iemplicissima  tessuto 
globulare ,  e  tessuto  reticolalo.  Disegnato  soito  un  ingrandi- 
mento  di  4f^o  diametri. 


DEL    PROF.    nOLANDO.  349 

Fig.  4-  Pezzellino  di  gordio  su  di  cui  dopo  niorte  si  roaiiifeslaroiio 
filaiiienli  nnicihiginosi  comjiosli  di  iiunicrosi  globellini  disposri 
ill  modo  a  far  sottilissimc  ramificazioiil  rappresenlale  sotlo  mi 
ingiandimciito  di  5oo  diametri. 

Fig.  5.  Rclicella  di  vasellitii  di  aracnoidea  di  un  fcto  olloraeslrc 
in  ciii  si  scorgoiio  due  strati  imo  all'  altro  sovrapposto.  Con  un 
ingrandimcnto  di  3oo  diametri  si  vedova  clie  Ic  loio  lonaclic 
crano  formate  di  globetliiii ,  e  che  le  pareti  erano  assai  grosse, 
e   piccolo  il  lumc   in   propoi/.ioDc. 

Qiiindi  .si  comprende  che  per  I' aggregazioiie  di  lanli  globct- 
tini  devono  le  pareti  di  quesli  vasellini  essere  porosc  cd  alFatto 
spngnose. 

Fic.  6.  Micoderma  i>ini.  Pellicola  appena  visibile  ,  che  si  e  mani- 
festata  su  piccola  quantita  di  vino  lascialo  esposio  all'  aria. 
Questa  semplicissima  produzione  c  formata  di  globetlini  dispo- 
sti  in  fiio  ,  cosi  che  prima  si  formano  dei  bastoncini ,  in  seguito 
raraificnzioni  tulle  globulari:  disegnale  sotto  1' ingrandimenlo  di 
4oo  diametri. 

TAVOLA     II. 


Fi6.  'J.  a.  Pezzcttino  di  gambo  deW  agaj'icus  s/lvalicus ,  s'l  \e(\e  re- 
ticolato  ad  areola  allungate  ,  ma  i  fdi  che  formano  la  rclicella 
sono  tutti  formati  di  glubellini. 

b.  Diversa  c  la  disposizione  del  icssuto  ,  che  si  osserva  nel 
pileo ,  ove  tutti  i  ylobeltiui  formano  areolette  rolonde.  L'ingran- 
dimento  e  di  4oo  diametri. 

Fig.  8.  Strato  estcrno  della  lattuca    comune  ,   in    cui    si    vcdono    i 

reticoli  formaii  di  vasellini  tutti  incrcspali.  Qucsli  vasellini  sono 

formati  di  globellini ,  e  risultano  dai  vani   delle  areolelle  ,  che 

in  mezzo  ai  due  strati  esterni  formano  il  lessuto  parenchimatoso. 

Questa  figura  ,  olire  i  pori  osservati  da  Malpighi  ,  da  Amici 


J5o  BEL    PASSAGCIO    DEI    FLUIUI    EC. 

e  ila  iillri ,  fa  vedere  come  i  vasellini  sono  disposli  nelle  nef- 
vosUh  delle  fog!ie.  AtienUimenle  osservando  si  scorge,  chc  queste 
ncrvosila  sonO'  ammassi  di  vasellini  relrcolati ,  in  cni  i  rcli- 
coli  sono  allnngali  ,  e  compressi,  e  si  dividono  e  suddividono 
ill  ramoscelli  come  i  vasi  artei'iosi  e  venosi,  in  modo  die  le 
piii  piccole  nervosita  sono  formale  di  Iro  o  quattFO  areolette  al- 
lungate  insieme  piii  strettamenle  unite.  Tiilii  qivesti  reticoli  al- 
limgali  e  ramosi  comunicano  coi  vasellini  deile  areolette  clie 
turmaiio  il  parenchfmn  ,  e  coi  reticoli  detle  d«e  superficie.  In- 
grandimenlo  di    i8o  diamctri. 

Fig.  g.  Preparazione  di  foglia  di  Befa  vulgaris  ,  in  cui  si  vedono 
due  ncrvosila  formate  di  vasellini  rellcolati ,  le  di  cui  areola 
sono  pero  mollo  atlungate  ,  coine  in  a.  a.  a>. 

Questi  reticoli  allungali  e  ristretti  in  origine  non  differrvano- 
da  quello  piii  sempUce  b.  b.  ,  clie  foi'ina  la  superficie  estern* 
o  cine  detle  foglie  ,  e  le  di  cui  areole  sono  jioc'ajipresso  ro- 
londettc.  a-  e.  Sono  areolette  formate  di  globeitini ,  clie  compon- 
■gono  il  tessuto  parenchimatoso  areolare. 

Queste  areole  di  globeitini  col  lore  combaciamento  formano- 
reticoli  vascolari.  La  grandezza  di  quesJc  areolette  globulari  e- 
di  una  sessanlesima  pane  di  liaea.  Quelle  dei  petali  di  rosa  di 
una  centesima  parte. 

Disesnato  sotlo  un  ingrandimento  di  5oo  diametri. 

Fig.  10.  J^ezzeltino  d' alga  ,  in  cui  si  rede  il'  reticolo  vascoiare  , 
clie  presenta  areolette  quadrilunglie  tutte  formate  di  globeitini 
che  olli'ono  nel  mezzo  una  specie  di  parenchima. 

Fig.  i  I.  Un  semplice  pelo  di  fojjlia  del  Pelargonium  multifidum. 
La  sua  grossezza  reale  d  di  una  ottantesima  ad  una  centesima 
pane  d'  una  Tinea.  E  discgnato  con  un  ingrandimento  di  4oo~ 
diaiTieiri ,  e  vi  si  seoprc  \n  tal'  modo  ,  che  la  sua  superficie  e 
formata  d'a-  una  reticella  finissima,  1' interno  sembra  formate 
da  un  tessuto  globulare ,  che  svanisce  verso    1'  apice  ,    mentre 


DEL    pnOF.    I10L\:(00.  35 1 

clie  alia  base  la  pellicella  retala  si  contiuua  con  quella  della 
foglia  ,   da  cui  s'iniialza. 

TAVOLA     Iir. 

Fig.  12.  Pezzettino  di  foylia  di  HaeiuoracalUs  Jla\'a  ,  ia  cui  si  di- 
stinguono  i  tre  strati  ,  di  cui  e  composlo  ,  cioe  due  superfii;iaU 
vascolari ,  ed  uno  in  mezzo  parencliiraatoso  areolare  ;  il  tullo 
disegiLilo  sotto  un  ingrandimento  di  180  diametri.  Non  occorre 
di  dire  ,  die  ho  piii  volte  esaminato  questi  tessuii  solto  ingran- 
dimento minore  ,  e  con  lenti  semplici  di  160,  100,  go  dia- 
metri d'  ingrandimento. 

a.  a.   Tessuto  reticolalo  della  superficie  esterna  a    dorso    angolato , 

in  cui  le  maglie  sono  alluiigaie,  ed  ia  mezzo  divise  da  altri  va- 
sellini  ,  che  tendono  da  un  angolo  all'  altro.  Quesle  maglie  ed 
areole  allungate  hanno  una  ottantesima  parte  di  linea  di  gran- 
dezza.  Soventi  in  questi  punti  si  vedono  pori  cutanei. 

b.  b.  Strato  di  mezzo  parencliimatoso  composto    di    solite   areoletle 

formate  da  globettini.  Queste  areolette  esicandosi  lasciano  ve- 
dere  il  tessuto  vascolare ,  che  formano.  La  loro  g.i-andezza  e  di 
una  cenlocinquantcsima  parte  di  linea.  La  grossezza  de'globet- 
lini ,  che  formano  queste  areolette  e  d'una  seicentcsima  ad  una 
settecentesima  parte  di  linea. 

lu  alcuni  luoghi  per  via  della  h)ro  figura  rotoadelta  lasciano 
de'  piccoli  spazj   vuoli   quasi  quadrangolari. 

c.  c.  Tessuto  reticolalo  superficiale  ,  clie  csiste    al    lato    concavo    c 

scavato ,  Ic  di  cui  maglie  sono  quadrilatere  allungate ,  ed  hanno 
una  cinquantesima  parte  di  linea.  I  vasellini  souo  eguali  ad 
una  ducentesima  parte  di  linea. 

In  mezzo  a    queste    maglie    quadrilunj^lie    csistono    vasellini 
mollo  pill  soitili  c  diretti  trasversalmente. 
Fig.   1 3.  Tessuto  di  foglia  d'  iride  germanica  ,  in  cui  si  distinguoDO 


3j2  pel    PASSACGIO    DEI    FLl'IDI    EC. 

cinque  slrali  diversi  uno  all'  alli'O    sovrapposlo.    Disegnato    con 
ingrandimenlo   di  4°°   diametri. 

1.  Strato  siiperficiale  fbrmato  da  vasellini  disposll  a  relicoli  mollo 
pill  allungati ,  clie  iiclla  fijjura  precedeiite.  AgU  angoli  con  cui 
venivano  a  contatlo  ,  si  osservavano  di  lanlo  in  tanto  alcuni 
pori  culanci.  In  mezzo  a  queste  reticellc  si  scorgevaiio  vestigia 
di  areolelte. 

a.  Strato  parenchimatoso  falto  da  areolelte  composte  da  globellini 
di  color  verde. 

3.  Slrato  medio  di  sostanza  biancastra  divcrsamente  reticolalo ,  e 
che  presenta  qiialclie  analogia  colla  midolla  delle  piante.  Qtiesto 
strato  mollo  ,  spugnoso  ove  la  foglia  si  divide  per  abbracciare 
il   tronco,   si  Irova  alia  faccia  interna  e  supcrficiale. 

4-  Aliro  strato  simile  a  qnello  N."  a.  ,  die  st;'i  in  mezzo  al  pre- 
cedente  ,  e  a  quello  ,  die  forma  la  superficie  della  foglia  op- 
posta  al  N."    i. 

5.  Strato  superficiale  opposto  al  N."  i.,  falto  da  un  relrcolo  vas- 
colare  ,  con  maj^lic  mollo  alltinjjale  ,  nel  di  cui  mezzo  si  vcde 
una  laminetta  sottilissiina ,  in  cui  souo  disposti  vasellini  d' una 
sottigliezza  grandissima. 

Fjg.  1 4-  Membrana  eslerna  della  foglia  di  Sedum  falla  all' infuori 
da  vescichette  esicale  ;  internamenle  da  un  reticolo  vascolare  , 
globuloso  ,  areolato.  I  vasi  eiano  tutti  formali  da  globellini  ,  e 
qiiesti  si  vedevano  coinpressi  ,  e  svanivano  nel  mezzo  delle 
arcole,  in  cui  vi  craiio  pori  culanei  circondali  da  globellini, 
come  si  vede  in  alcune  figure  colla  massima  verita  disegnale 
dal  sig.  Amici.  («)  Alcuni  sottilissimi  vasellini  conducono,  e  questi 
pori  cutanei. 

Qiiesto  pezzo  e  disegnato  solto  un  ingi-andimento  di  400  dia- 


(a)  Mcmorlc  UclU  Socic-lj  luli;iiij. 


nri,  PROF.   Boi.Awno.  353 

metri:  ncl  onmpo  del  inicioscojiio  si  vcdevniio  sohanto  Ire  nreole 
per  volta. 
Pio.    I*.   MumhiMiia   estf-rna   fii-lla   fonlin   <lcl    c.nlu-i     del    oairiudo/ 
ill  fiii   il  icssulo  c   lulio  ureoialo.  In  </  si    vcdoiio    le    areulelte 
dislinle. 

T  A  \'  O  L  A     IV. 


Per  conoscere  bene  la  lessilnra  dello  foglie  e  dei  petali ,  con- 
vienc  isolarne  gli  eleinenli  diversi ,  rotnc  si  e  faiio;  ina  (jnesli 
alle  voile  si  Irovano-  preparaii  in  modo  che  1' arte  non  polrebbe 
giiiiii^erc  a  qucslo  grado  di  perfezione.  Quindi  in  molte  (oglie 
d'alberi  lanto  per  via  d' insetti  ,  che  per  la  inarerazione  iio  tro- 
valo  beii  dislinte  le  diverse  reliceile  di  cui  sono  coinposte  ,  c 
di  cui  presenio  un  esempio  avendone  esaininalo  mollissime. 
Fig.  1 6.  Foglia  dl  Acer  Negundo.  Reticella  formata  ddle  divi- 
sioni  delle  nervosita  ,  che  abbiamo  detto  esser  formala  da  fas- 
celti  di  vasellini.  Le  areole  di  questa  reticella  hanno  la  lar- 
ghezza  d'  una  decima  ad  una  duodecima  parte  di  linea-;  sono 
percib  visibili  ad  occhio  luulo.  I  fiii  die  circoiidano  queste 
areole  sono  tbnnali  di  clobellini  rotondetli,  cd  alle  volte  allunnati  . 
come  in  a  ,  che  presentano  un  tessuto  seinplice  globnio-vascolare. 
Dalla  circonferenza  di  questi  fiii  si  allungano  produzioni  verso  il 
centre  dell'  areola  l>.  b.  b.  e  dalle  estremita  di  queste  assai  grosse 
sortono  nnmerosi  vasellini  c.  c.  c.  che  danno  origine  alia  reti- 
cella ,  di  cui  si  vedono  piene  le  tie  areole  situate  iu  mezzo 
a  questa  figura.  Queste  reUcelle  mollo  piii  line  oH'rono  maglie, 
che  hanno  una  centesima  parte  di  linea  Delia  stessa  grandezza 
sono  le  areoletle  della  foglia  (resca  e  del  petalo  di  rosa  e  di 
inolle  allre.  1  fiii  di  queste  reliceile  miuori  sono  falti  di  glo- 
bettini  come  si  vede  nella  figura  seguenle.  Queste  nove  areole 
di  Acer  Nc^undo  sono  disegnate  sotio  un  ingraiidimento  di  i8o^ 
Tom.  XXXV  Yy 


354  "P'-    PASSACGtO    DEI    FI.UIDI    EC. 

tliamctii.  Questa  relicella  piu  sollile  copre  da  im  lato  (  coine 
si  vecic  in  d)  i  fili  die  circoiidano  le  areole  piu  grandi. 
Fig.  17.  Relicella  formata  dalle  areole  clic  lianno  una  centesima 
parte  di  linca  presentata  con  un  ingrandimento  di  4^*°  diame- 
tri.  I  tili  o  vasellini  che  circondano  cpieste  areoletle  sono  falti 
di  globellini  che  hanno  una  seicentesima ,  od  una  scltecentesl- 
ma  parte  di  linea.  Quesle  areolelie  sono  anche  pienc  ed  occu- 
pale  da  uu  Icssuto  molto  piu  fino  visibile  sollanio  a  cjuesto  in-' 
grandiinonto  o  con  lente  scinplice  d'  una  decicnacjuiula  pnrle 
di  linea  di  fuoco.  Vi  si  scorge  cjualche  vasellino  e  globfliini 
piccolissiuii  ,  clie  dauno  luogo  ad  un  icssulo  globuio-vascolarc. 
Fig.  18.  Tessuto  di  pelalo  di  giglio  giallo  (  flueincrocidlis  Jhvu  ) , 
per  far  vedere  in  qual  inodo  sono  composli  i  vasi  o  nervosita 
dei  pelaii.  Sono  quest!  falli  ii;i  areolelie  alluugate  ,  clie  for- 
inano  un  reticolo  a  maglic  allungaie  come  si  vede  in  a.  a.  u. 

Qucsli  vasi  falli  a  niaglia  danno  ramoscelli  (  come  in  a  b.  ) 
i  quali  si  dividono  ,  e  vanno  a  forrniire  i  vasellini  ,  che  danno 
luogo  a  reticelle  piu  fine.  Quesle  reticcUe  hanno  origine  e  ri- 
cevono  gli  lunori  dai  vasellini  a.  b.  Le  pareti  di  questi  vasel- 
lini sono  globulari  ,  e.l  il  loro  cenlro  e  foruialo  di  globettini , 
che  danno  luogo  a  tessulo  globulo-vascolare.  Ingrandimento  di 
400  diamelri. 

E  importanle  1'  o.sservare  in  questa    figura  ,    e    nella   prece- 

denle  ,  come  alcuui  vasellini  si  dividono  in  un  momento  in  molli 

e   piu  sottili  ,   che   danno   luogo  a   tcssuli   reticolali  fioissirni. 

Fic   iq.    Antera  di   Chelidonlum  glaucian  in  istalo  di  malurita  ,  e 

per  quatito  mi  parve  aperta  cosi,  che  si  vedeva  nel  mezzo  uno 

J      sirato   papillare  con   vasellini   soUilissimi   a.  a.    Al  disolto  si  sior- 

'      ceva  una   relicella  b.  b.  ,   che   occupava   il  cenlro.    iMarginc    cio- 

vnto  c.  c   Poliine  formato  di   due   luoghicciuoli  divisi  come  sono 

i  pollini  di  allre  pianle.   I  granellini   del  polline  s' innalzano,  c 

sortono  dalla  snpcrficie.  W\  parve  di    scorgcrvi    una    specie    di 

secrczionc  n;olto  seniplico. 


DEI.    PROF.     ROI  AtlDO.  355 

T  A  V  O  L  .\      V. 

Fig.  20.  Lamellelta  brancliiale  di  una  Una  acqnatica  fii  eflTemeia  , 
ossia  organo  respiratorin.  L'  insetlo  aveva  olto  simili  braiichiette 
per  parte ,  la  di  cui  j^randezza  iiatnrale  e  come  in  a.  ,  e  clie 
si  presenla  con  ingrandimento  di  400  diametri. 

Quest' tnsettuccio,  che  aveva  due  linee  e  mezza  di  lun^hezza, 
mi  e  stato  dalo  dal  sig.  Dupresne  as.sistenle  al  Museo  di  Sto- 
ria  Natnrale.  Insieme  a  qiiesto  dislinlo  sos^getto  abbiamo  vpdnto 
noil'  iiisctto  scorrere  i  globellini  del  sangue  piccolissimi  e  dis- 
spnrrinati  in  nn  fluido  acqueo. 

La  te.ssilnra  di  qiiesta  branchietta  c  areolata  e  globidare.  ^  L 
si  soorgevano  due  vasi  disiinti  ,  clic  si  diram;ivaiio  pei-  Intlo  lo 
spazio  ,  ma  non  giiingevaiio  siiio  alia  periferia.  Molte  estrcmita 
di  quesli  vasi,  che  supp(7ngo  esser  arleria  e  vena  brancliiale, 
finivano  in  estremita  ingrossale  ,  da  cui  escivano  raseflini  molto 
pill  fini  ,  e  piii  numerosi  di  quelle  che  sarebbe  avvciiulo  da 
una  semplice  divisione  in  due. 

Fic.  21.  LamelJeKa  branchiate  di  allra  larva  di  effemera  ,  ma  si- 
tiiafa  all' estremita  d'  un  tubetlino  ,  che  parliva  dalla  regione 
anale.  Trc  insieme  unite  di  grandezza  naturale  qui  [)resentale 
in  a.  formavano  1'  oigano  respiralorio  di  quest  insettu  ac(pia- 
tico,  che  not  e  state  rrmesso  dal  srg.  Dufui'SRe  ,  ed  in  cni  uni- 
tampute  a  lui  cd  al  Professorc  Bonelh  abbiamo  osservalo  la 
circolazione  del  sangue  per  la  cavita  abdoininale,  per  le  estrc- 
mith  e  per  cjueste  appendici.  I  globellini  di  queslo  c  del  pre- 
cedente  poterano  averc  un'  ottava  parte  de'l  sangue  umano , 
erano  rolondetti ,  c  correvano  per  le  arterie  e  per  le  vene  por- 
lale  da   un   fluido  limpidissimo. 

Fig.  2  3.  Una  delle  .suddellc  laminetle  branehiali  disegnate  con  nn 
ingrandiincnto  di  60  diannctri;  si  scorgevano  iu  mezzo  due  va- 


356  DEt,  rAssAGGio  Dfit  FLUini  rc. 

sellini  ,  clie  per  im  ccrto  tiMtto  sUivatio  co|)orti  uno  daU'altro, 
sctnhra  clie  uno  iloveva  esscr  un' arleria  e  l' alli-o  una  vena. 
II  tessulo  di  (|ucsta  latninelta  era  tutto  glohulare  ,  etl  i  vasel- 
lini  non  giuuijevano  siiio  al  margine  /'.  La  latninelta  era  un  po' 
guasta  in  b. 

Fig.  23.  Estremila  d'  nn  vasellino  della  branchietla  ,  fig.  22  ,  prc- 
SP.ntato  con  ingrandimenlo  di  4oo  diametri  per  metier  sotl'  oc- 
cliio,  come  le  estreiniiji  {c.c.c.)  delie  arlerie  e  delle  vene 
molio  grosse  ancora,  e  facilmente  visibili  finiscono  ad  un  trat- 
lo  ,  ed  emellono  nuinerosi  e  soltili  vasellini ,  per  cui  si  I'or- 
raano  le  reticelle  ed  i  tessuti  vascolari  mollo  piu  fini.  Tnllo 
qucsto  e  globuloso,  ina  non  si  e  disegnaio  perche  siifatta  dis- 
posizione  si   irova  in   lulti  i   piccoli   vaseilini. 

T  A  \  O  L  A     ^'  I. 

Fig.  2^.  Ala  di  PsjcoJa  veduto  in  a.  ,  ini^randita  del  doppio. 
Quest'  ala  presenlava  il  tessulo  il  piu  fino  clie  io  abbia  riscon- 
Irato.  La  sua  grandezza  reale  era  di  venlilre  ciuquantesimi  di 
linea.  Qui  e  rapprcsenlata  con  un  ingrandimenlo  di  200  dia- 
metri. or  intervalli  csislenli  fra  le  nervosiia  hanno  una  ven- 
tesima  parlc'di  linea  all' incirca ,  non  essendo  lulti  perfelta- 
menle  cguali. 

II  tessulo  reticolato  sollilissimo  e  disegnato  sotto  un  ingran- 
dimenlo di  4oo  diametri   non  essendo  possibile  il  farlo  piu  fino. 

Era  cpteslo  tessulo  visibilmenle  formalo  da  globellini  che  lungo 
le  nervosiia  presenlavano  la  tessitura  vascolare  piu  disiinla. 
Tanlo  i  globellini ,  clie  le  areolelte  polevano  avcre  una  sesta 
od  una  sellima  parte  del  diamelro  del  globetto  del  sangue 
umano.  Anclie  un'  oltava  parte  i  globellini  piii  piccoli.  E  percio 
air  incirca  una    dnemillesima   uinquecentesima  parte    di  linea. 

III  akra  specie  di  psycoda  ho  veduto  i  globellini  ancora  pLii 
piccoli ,  ma  reticelle  piu  grossetle. 


DEI.    PROP.     ROLANDO.  'SS^ 

I.  Antenna  del  psycoda  tlisegnata  con  un  ingranfliinenlo  di  cinque' 
cenio  diametri. 

Ho  vediUi  simili  lessuti  affatto  globular!  ia  uiolte  efFemere  , 
ed  in  ispecie  nelle  ale  della  phvyganea. 

Esaminato  con  micromelro  ili  filo  di  ragno  d'  una  duemille- 
sitna  ceniesima  parte  di  liuea  ,  e  vcduto  con  lenti  semplici  e 
col  raicroscopio. 

FiG.  a5.  Ala  d'  un  dipiero  o  piccola  mosca  ,  la  di  cui  lunghezza 
naturale  appena  arrivava  ad  un  millimelro  e  mezzo.  DaL  vaseU 
liiii  principali  di  globeliini  coinposti  e  dirclli  nel  senso  dcUa 
lungliczza  (iell'  ala  sortivano  vasellini  piu  piccnli  clie  fomnavano 
una  reticella  die  insensibilmente  degenerava  in  tessuto  globu- 
lare.   Disegnata   con   ingi'andimento   di  80  diainelri. 

a.  Poi'zione  di  va>eUiiio  vedulo  con  ingrandimenlo  di  4^0  dia- 
metri  per  metier  sott'  occliio  i  vasellini  ,  clie  sorlono  da  un 
tronco  principale  ,  e  die  formano  una  reticella  ,  che  inseusibil- 
mente  svanisce  e  diventa  globulare  ;  seinbra  percio  quasi  inor- 
ganico  ,  se  nou  si  esaminasse  con  stroinenti  di  un  ingrandiinento 
tanto  considerevole. 

b.  Tessuto  reticolato  di  ala  di  culejc  ad  anlenne  molto  ra- 
mose. Vi  si  osserva  parimenti  il  passaggio  dal  tessuto  retico- 
lato al  semplice  globiilo-vascolare  col  mezzo  d'  ingrandimenlo 
di   4')o  diainelri. 

Fig.  a6.  Particella  di  un' ala  d' un  Culcx  con  antenna  tnollo  ra- 
mosa  ,  disegnata  sotto  un  ini^randimento  di  ^00  diametri ,  in 
cui  si  vede  distinlisslmamente  il  tessuto  retalo  formaio  da  va- 
sellini,  die  insensibiluiente  si  assottigliuno ,  e  prescntano  il  tes- 
suto globulo-vascolare. 

Fig.  ij.  Ala  del  suddetto  culice  di  grandezza  naturale,  echepre- 
senta  la  delta  tessitura  vasculare  speciahnenle  verso  1'  arlico- 
laz  one. 

Siuiili  disposizioni  e  tessilure  vascolari    si    vedoiio    in    niolti 


338  DBL    PASSAGOro    DEI    FLDIDI    EC. 

altri  iiiselti  ,  cioe  nelle  ale  di   molli  coleopteri  ,  tli  diplcri  e  si- 
inili  ,  i   di   cui  vasi  soii'i   liitli   Corinati   di  gl<)!)eUiiii  juii  o  meiio 
Jisnumerosi. 

Fi6.  28.  Cicatricola  dl  ovo  gnllinacco ,  sowentaneo  ,  di  qrandezza 
naturale  dopo  ore  ouaiiliioiii(|ue  ili  cova/.ionc. 

La  stess.i  cioalrrcola  moito  iiinraiidita  ,  in  cui  si  vedeta  il 
Yaso  termiiiale  ,  che  per  alcuiii  Iratti  era  formato  da  una  reli- 
cella,  mentre  in  altri  era  un  vaso  sem])lice  a  pare.U  glol)u!ari. 
Dal  vaso  terininale  pieno  di  materia  di  colore  ridjiginoso  ros- 
signo  si  dirigevano  internamente  vasellini  f?  reticelie  piii  o  nieno 
visibili  ,  die  andavano*  ad  iinirsi  alia  reticella  deU'  area  pellu- 
cicla  sollo  di  oivi  si  vedeva  il   saccliello  del  tuorlo.   Hall. 

Era  questa  cicatricola  fonnata  da  qnaltro  Strati  a.  b.  c.  d.  qui 
separati  : 

d.  Membrana  del   tuorlo.  '  '"' 

c.   Membrana   dell'  amnio. 

b.    Membrana  vascolare  posia  sotlo  le  precedenti. 

a.  Membrana,  cbe  non  esiste  nell' area  pellucida,  ed  a  quesl'epoca 
c  formala  di  vescichelte  composle  di  globeltini  ,  che  poi  s'in- 
grandiscono  ,  e  divenlano  quelle  laminelte  ,  di  cui  parlo  nella 
Tavola  IX. 

T  A  V  O  L  A     V  I  T. 

fiG.  2r).  Estremila  posteriorc  delta  .'Ve^/;^/'/^  (7/owrt;"('(/ disegnala  sol- 
tamo  per  diinoslrare  cotnc  i  due  vasellini  ti.  pient  di  sanguc 
rosso  -contraendosi  conlinn^mente  spingono  il  (Inido  per  arle- 
riuzze  situate  in  mezzo  alle  laminelte,  die  si  irovano  lungo  i 
fati  di  quesia  sanguella.  Consiinili  arlerinzze  si  diramano  per  il 
piede  o  ventosa  di  qncsl'  animale.  Quesli  vasellini  arieriosi  for- 
maiio  reticelie  elegantissimc  ,  die  svaniscono  ,  e  lasciano  vedere 
il  (essuto  areolare  ben  distinto.  Nella  ventosa  i  vasellini  sangui- 


DKL     rr.OF.     ROLANDO  SSq 

^ni  per  caaso,  Icggiere  si  manifcstano  in   s\   gran    nnmcro    che 

preseiilano  il  fonoineno  tlell'infi;iminazione.  La  inol>ililii  iti   cjnest' 

aiiiinalclto  mi  lia  impcdito  cii  farvi  fiiiora  osservazioiii   piu  pi-e- 

■  ■   CISC.  Del  resio  la  tessitura  globiilo-areoliire  vi  si  scopre,  come 

in  molte  planarie  ,  e  nelle  varie  specie  di  nefelidi  ,    e  di    san- 

giiette  (d). 

Fig.  3o.   Iiureccio  di   vaselliiii  che  scorioiio  per    la    pane    interna 

del  tuorlo  e  dclla  fignra  venosa.  Quest'  inlreccio  e  formalo  dalla 

vena  viteilaria  ,  dall'arteria,  e  da  uii  tessuto  capillare  ,  da  ciii 

sorlono  piccoli   tubercoletti  provvediul ,  per  quanto  pare,di  pori 

assorbenti  destinati  ad  assorbire  il  tuorlo.  Questo  pezzo  e  preso 

da  iin   pulcino  al  decimo  giorno  di  covazione  ;  quindi  piii   svi- 

luppato  fpiesto  npparato  assorbente  ,  ingrandito  dodici  volte,  si 

vedra   iiello   (Igui'c   32.    4^-   43-   41- 

Fi<f.  3 1.  Pe/.zellino  dello  stesso  intreccio  vascolarc  preso  da  un  pul- 

ojucino  al  giorno   ii)  di    covazione;    a    quest' epoca    e    molto    piu 

hii  grande  ,  e  presenta  una  piegolina  ;  sitFatte  piegoline  sono  molto 

imnierose  all'  interno  della   (igura  vennsa.  Si  vede  in  a.  la  vena 

viteilaria  snpcrficialc,  in  6.   rarlcria,  clie  per  esser  molto  pro- 

-liMbnda  piu  non  si  scorge  alia  snperficie  deila  figura  venosa  ;  c. 

aniisonn  le  estremita  o  papille  assorbenti    piA  ingranditc  alle  figure 

43.  44-i  'I-  reticolo  di  vascllini  situate  fra  I'arteria  e  la  vena, 

c  die  presenta   la  tessitura  d'  un   pizzo  ,  come  si  e  procurato  di 

metier  solt'  oocliio.   Questo   tessulo  seinbra  formato  da  vasi  c-apil- 

lari   pii\  direttamente  coniunicanti  colla  vena ,    die  e  molto  pii 

grossa  deir  ai'teria.  Sarcbbe  a  niio  credere   un    tessulo    vasco- 

lare-s|nignoso ,    che    ^    incaiicato    deirassorbitncnlo.    L' arleria 

e    destinata    al    manlenimcnto   dclle    projivieia   organiclie    della 

parte,  e  con(;orre  al   compimeiito   di  qucsin  fnnzione. 


[a)  Acod.  R.  ik»  8ei«ices  Vol.  XXV.  MonogMffiie  in  genre  Ilirujo.  pai'Ir  Pr.  H.  Cahesa 


36©  DEL    PASSAGGIO    DF.I    FCUIDI    EC. 

Fig  33.  Porzione  dello  slesso  lessuto  reiicolato  ,  por  dimo.slrare 
come  i  vascllini  sono  coperli  i\\  j;;lol)eiliiii  ,  e  veiTuclieile  die  yli 
danno    i'aspetto  delle  foglle  del  MesenOriarit/iemuin  crisiuUmuin. 

Fjg.   33.  Pezzettino  di  rene  di  pulcino  ilnpo  dbdici    giorni   di    co- 
vazione  ,  mollo  inj^randito  ,  vednio  pcro  con  leiile  .seinplice. 
(7.  Condotto  escreloi-io  ,   die   foi-ma   poi   1'  ui-elcre. 

b.  I),  b.  llami  del  sulilettn  comioUa  esei-etnrio,  che  si  disiribuis- 
cono  pel'  la  Icssituia   gloljulare   dei   tre   I'lhi   qui-  desigu.ili. 

c.  Vaso  sanguis;!!'). 

Fig.  34.  Pezzeltiiii  di  pia  madie  del  eervellelto  di  bambino  di  otto 
niesi  presenlati  con  nn  Itigrandimenlo  di  a8o  diamelri.  I  vasi 
condiicevnno  ad  un  i-elicolo ,  0  d:i  (pipsto  .si  vedevano  sortire 
estremila  ciecbe  ,  die  fiiiivnuo  iiel  tes.suto  areo-globuiare.  Le 
pareti   de'  vasi  erano  t'alte  di    njoljeliini. 

Fig.   35.  Pia  madre  ,  in  cui  i   vasellini  i-ossi  sono  piu  dislinii,  piti 

iij.jeslesi  ,  sebbeue  condunaiio  nello  slesso  mode  ad  un  lessuto 
relicolalo.  Quesio  pezzo  occn|)ava  il  dorso  di  una  lamcllelta  del 
cervellello ,  ed  e  vedulo  con   lenie  di  So  diamelri. 

FiG.   36.  Pezzo  di  mesenterio  di  lepre. 

a.  Ammassi  o  piccole  glebe  di  pinguedine  falle  de' globellini  dis- 
posti  in  modo  a  fonnare  il  tessuto  glohulo  orco/ure.  .Sebbenc 
nel  mezzo  si  osservino  Irasparenti ,  tutiavia  osservando  ben  bene 
si  vedono  globellini  legali  iusieme  da  finissimi  vasellini. 

-\)b,  Piccole  glebe  ,  in   cui  i  globellini  si  vedono  piii  disiinli. 
'  e.  Tessulo  di   vas'jllini  soUilissimi. 

TAVOLA     VIII. 

Fig.  3^.  Presenla  un  villo  di  placenta  umana  di  5  mesi ,  ossiaun' 
estremila  di  quelle  radidiette  ,  che  si  uniscono  con  produzioni 
quasi   consimili  all'  interna  faccia  dell'  utero. 

Disegnato  sotto  un  ingrandimenlo    di    /(O"    diamelri.  Veduto 


DEI.    PROF.    ROLANDO.  3or 

eon  leute  scm|)lice  di  una  lierimaquinta  parte  di  llnca  di  fiioco 
si  Sfoi-j;o  un  tes.snio  vascolare  e  gloi)idoso  in  alciini  puiiti,  re- 
I'u.-ol.ito  ill  allri  ,  ed  areoldo  alle  estremila ,  che  inollre  sono 
uiollo  (uijcrcolnle. 

Qijeste  radiclielte  si  abbarhirano  allu  supeiTicie  interna  dell' 
utero  ,  s' inlrudiicono  nclla  sua  tessitura  spugiiosa ,  e  da  cui  vil- 
losilu  ezi:initio   s'  iiiiialzano. 

Uii  lessMlo  cosi  spugiioso ,  die  presenta  I'idea  di  tessiUo  areo- 
lare  e  glohulare ,  e  cerlaineiile  il  piu  atio  a  trasrneltere  gli 
nmori  d.illa  madre  al  felo  ,  ed  a  vicenda. 

a.  Lo  stesso  villo  iiigruodito  due  volte  aOine  di  poterlo  disegnarc. 

b.  Villo  di  grandezza  quasi   nalurale. 

Fig.  38.  Villi  inlestinali  di  bambino  veduti  con  ingrandiinento  di 
4oo  diaraetri,  manifesta  e  la  tessitura  relicolala,  c  ^lobuioareo- 
lai'e.  Le  estremita  dei  villi  erano  piu  oscure,  che  il  reslante , 
come  lio  osservato  nei  villi  di  molti  animali,  allribuisco  quesla 
diversith  di  colore  ai  materiali  assorbili  ,  poichc  sovenli  lio  ve- 
duto  queste  parti  tiute  in  g4allo  solto  fontia  di  slriscie ,  che 
sembravano  indieare  le  vie  dell'  assorbimento. 

Raixiificazioni  ,  che  sembrano  indieare  esistenza  di  canaletti 
deslinati  all'  as.«;orbimento.  DixLbio  ancora  rimane ,  se  quesl'as- 
sorbitnento  si  escguisca  per  boccuccie  distiute  o  per  i  vani  in- 
terglobulari.  (a) 

Fig.  39.  Estremila  di  villo  inlestinale  sottoposte  a  lunf^he  e  diverse 
macerazioni  ,  in  cui  sciogliendosi  gli  elementi  manifesta  si  rende 
la  disposizione  areoglohulure. 

Fig.   4°-  Villo  intestinale  di  anaira   disegnato  dopo  cssere  slato  sec- 
cato  sopra  di  un  vetro  ;  1' ingrandimcnto  e  di  i5oo  a  1600  volte. 
La  sua  lungliezza  reale  e  di  una  quiiila  parte  di.  linea. 
a.  Due  vasellini  sanguigni  ,  uno   lo  credo  arierioso  ,  venosol'ai- 

(a)  DoELLiAcEK.  De  vasts  sanguinais ,  quae  ituunt  in  %'iUu  intetlmorum. 

Tom.  mv  Z.a. 


36a  Dr.T.  passaccio  nr.i   filidi  ec. 

tro  ,  vi  si  scorgevano  i  globcUini  rossi  del  satigue.  Questi  due 
vasellitii  avevano  la  grossezza  d'  una  centesinaa  ad   una    ceiilo- 
vigesimaquitita  parte   di  liiiea.' 
b.  Rirnoscclli  arieriosf  e  venosi ,  die  s"  imboccano  e  formano  rc- 

'li  licelle  fiiiissime.  In  villi  in  cui  col,  mezzo  d'  acqua  bollente  iu- 
jettata  ucU'  intesiino  vi  si  e  cccitata  1'  infiammazione  ,  i  vasel- 
liai  e  le  relicelle  piene  di  saiigue  rosso  erano  numerosissime  , 

-    e  copvivano  quasi  tutto  il  villo. 

''c.c.  Vasellini  molto  piu  sotlili,  die  ho  soltanto  potato  veder 
bene  net  villo  scccato  e  fatto  Irasparente.  Questi  erano  al  nu- 
mero  di  lo  a  i6  circa  per  ogni  villo,  a  misura  clie  si  eslen- 
devano  verso  1'  eslremila  libera  si  dividevano  in  due  rami  ,  i 
quali  si  suddividevano ,  e  quindi  scomparivano  ,  cosl  die  non 
posso  dire,  sc  questi  vasellini,  die  sembrano  le  estreniila  dei 
chiliferi  abbiano  boccuccie  distinle  ovvero  1'  assorbimento  si  fac- 
cia  per  nn  tessuto  globulo-vascolare  ,  die  scompare  per  I'esic- 
cazione ,  ma  clie  e  visibile  nel  villo  fresco,  o  per  la  macera- 
zione.  Questi  vasellini  alFatto  lraspai"enti  potevano  avere  la  gros- 
sezza di  una  cinquecentesima  ad  una  sercentesima  parte  di  linea. 

Fig.  4'-  Iiadiclielta  o  villo  di  Edera  arborea  col  di  cui  mezzo  si 
attacca  questa  pianta  alia  corteccia  degli  alberi  ,  e  per  la  sua 
struttura  pare  cbe  serva  all'  assorbimento  ,  cio  che  viene  dimo- 
stralo  dal  danno  ,  die  ne  sollrono  gli  alberi  quando  lie  sono 
eccessivanienle  copei'ti.  Questa  radichelta  e  qui  discgnata  sotlo 
viii  ingrandimenlo  di  3oo  diainclri.  E  inticrameiUe  tessula  di 
reticelle  vascolari  le  line  alle  nitre  sovrapposle.  I  vasellini  die 
fovmano  queste  reticelle  liaiino  una  seieenlesima  parte  di  liia'ca 
rfi  grosse/za  ,  e  le  areolelU;  lasciatc  da  questi  una  centotrente- 
siina  ad  una  centocinquaiitesima  parte  di  linea. 

a.  Vasellini   piil  dislinii ,  formati  di  un   tessnto  pin  fitto.    E  dif- 
AeUe  4-1  dire  se  siano  vasi  i^soibcnti. 

b.  Villi  soitiHssimi ,  d»€  spunlano  dalla  sopciifictc  di   qn? sic  ra- 
dichelte. 


DEL     PHOF.     ROLANDO  ZQ.'l 

T  A  V  0  L  A    1 X. 

Fig.  42-  Pezzetlino  di  frangia,  che  serve  all' assoibimenlo  del  twoilo 
dcU'uovo  disegnato  sotlo  ijn  iiigianditneuto  di   3oo  diamelri. 

Qucsle  frangie  sono  formate  dai  vasellini  della  figiua  venosa, 
che  a  quest' epoca  (15."  giorno  di  covatura  )  si  eslcmle  oltrc 
la  meta  della  membracta  vescicolare  del  tuorlo.  Taiito  da  Hal- 
LtR  ,  che  da  PandER  ,  prima  degli  otlo  giorni  c|iicste  frangie 
sono    chiamate  'vasa  lutea. 

a.  Vena  ,  die  scorre  annessa  alia  oiembrana  del  tuorlo. 

a.  h.  Questa  meta  forma  parte  della  meiubrana ,  die  riuforza 
quella  del  tuorlo. 

h.  c.  Quest'  allra  meta  forma  la  fraiigia  che  libera  iiuota  in  mezzo 
alia  materia  del  tuorlo.  Pertaalo  in  b.  si  La  il  margine  adcrpnte 
della  fraugia ,  ed  iti  c.d.    \\  margine  liUero.  ,, 

f.  c.  Arteria ,  che  scorre  per  il  margine  libci'o  della  frangia- 

d.  d.  Merita  una  parlicolar  attenzione  qucsto  margine  libero  per 
esser  composto  di  cerdiielli  o  di  areolette  formate  di  tjessuto 
globulare.  (a)  ^  „. 

E  diflicile  con  parole  il  descrivere  la  tessitura  di  queste  fran- 
gie assorbenli  e  coraposte  di  arterie  ,  tessutg  capillare  ,  globu- 
lare e  di  vene.  AUe  volte  il  lessuto  globulare  c  cosi  denso  e 
Eito ,  che  uon  si  possono  scoprire  i  vaseUini.  Questo  pezzo  e 
estratto  dal  cominciamento  di  una  frangia  ,  iu  cui  inoUo  ineglio 
si  scorgeva  il  decorso  del  vasellini  sanguigni.  Dalle  arterie  sor- 
toiiO  rami  piti  estesi ,  divisi  e  suddivisi.  Spao  piii  b^cvi  i  Iron- 
clii ,  che  copcorrouo  alia  furm.izionc  delle  \e,^e ,  chet  si  yedono 
semprc  alia  superficie  del  tuorlo.  Conserve  mojli  di  questi  pezzi 
distesi  sul  vclro  ,   ed  alcuni  in  parte  injetlati  di  rosso. 

(.)  V.  Fig.  40. 


364  OEI.    P.VSSACniO    VV.X    FI.UIDI    EC. 

Fig.  4^-  AUro  Pezzeitino  della  sles-ia  membraiia  del  tuorlo  covald 
per  ra  jjiorni ,  soltoposla  nl!a  macerazione  ,  col  <\\  cui  mez/.o 
si  e  separato  lo  straio  Cormalo  di  solo  tessulo  globulo-vascola- 
re  ,  ed  i  vast  iin  po'  piA  grossetli  sono  rimasti  a  inido.  In  que- 
Sto  pezzo  si  .vedono  le  estremith  di  due  sole  fran£»ie  ,  al  di  cui 
margine  libcro  scorrono  le  arterie,  inentre  le  veiie  si  esten- 
dono  per  la  membrana  del  tuorlo  ,  e  danno  ramificazioni  al  mar- 
gine aderente  delle  fran"ie  siiddelte. 

1.  Arleria,  che  ha  la  grossezza  d'una  ventesima  parte  di  linea, 
scorre  essa  per  il  raargine  libero  d'una  frangia,  die  si  divide 
in  due,  e  die  presentano  eziundio  ciascheduna  una  piccola  arteria 
al  dello  loro  margine. 

2.  2.  Qucste  arlerie  danno  numerosi  ratnoscelli,  die  subitaraenle 
si  dividono  e  suddividono  per  formare  la  frangia  ,  che  pende 
dalla  faccia  interna  della  membrana  del  tuorlo.  Quesli  vasellini 
e  le  reticelle  hanno  un  diametro  di  una  sessantesima  ad  una 
centesima  parte  di  linea. 

3.  Vena  corrispondente  ,  che  si  divide  parimenti  in  due  rami. 

4.  4-  Tronclii  venosi  ,  che  sono  formati  da  vasellini  ,  che  hanno 
una  diversa  disposizione  di  quella ,  che  si  osserva  nei  rami 
artcriosi. 

I  rami  ,  che  portano  il  sangue  alle  vene  sono  piii  semplici  , 
piOi  corti ,  e  s'  inserisoono  ad  anyolo  retto  ,  prendono  il  sangue 
dalla  reticella  ,  die  lappezza  la  membrana  del  titorlo.  Di  queste 
""  due  vene  I' inferiore  e  coperta  dalla  lamina  o  frangia  iiiferiore , 
la  snperiore  si  vede  alio  sroperto.  In  quesle  preparazioni ,  die 
conservo  esicse  sul  vetro ,  si  vedono  cpianto  mai  bene  le  estre- 
mila  delle  arlerie  comunicanti  colle  reticelle  capillari ,  da  cui 
si  formano  le  radici  venose  ,  nulla  di  meno  1'  assorbimenio  non 
sembra  farsi  da  questi  vasi  assai  soltili  ,  ma  bensi  dallo  slraio 
-globulo-vascolare  ,  die  copre  tuUe  queste  reticelle,  e  che  col 
mezzo  della  raacerazione  si  scpara ,  e  si  dislacca. 


DEL    pr.OF.    ROLANDO.  365 

Si  veJe  die  Ic  pareli  delle  arterie  2.  2.  sono  ancora  coperte 
di  papille  di  ainmassi  di  globetiini  ,  die  sono  inolto  piu  visi- 
bill  ,  (jnando  non  e  disirutlo  il  lessuto  globulo-vascolare  ,  clic 
e  di  color  giallo. 

Si  facci  atlenzinne  die  cpiaiido  parlo  della  membrana  del 
tuorlo  ,  inteiido  di  parlare  ddia  fij^iira  venosa  ,  die  solto  essa 
si  estende  ,  e  die  diflidluienle  si  polrebbe  separare.  Dal  noii 
aver  distiiili  i  varii  sli'aii  ,  di  cui  e  formata  la  figiira  venosa  , 
so|)i-a  di  cui  si  estende  streltamente  connessa  la  membrana  del 
tuorlo  si  sono  presi  d<'j<li  sbagli ,  die  noii  poco  hanno  contri- 
buito  ad  allontanare  gli  osservatori  di  queste  cose  dal  retto 
senliero. 
Fig.  44-  Pezzeltino  di  quello  strato  globulo-vascolare  ,  die  tappezza 
dalla  parte  inferiore  ed  interna  la  figura  venosa,  cioe  ie  frangie 
assorbenti  il  tuorlo  dell' uovo  ,  le  arlerie  ed  i  tessuti  capillari, 
disennaio  sollo  un  insrandimenlo  di  800  diametri. 

a.  a.  Globelli  simili  a  quelli  die  si  vedono  nel  polipo  (^Hjdra  T.  ) 
simili  alle  areolelte  dei  petali  dei  fiori  e  delle  foglie,  die  lianiio 
la  grossezza  d'  un'  ottantesitna  ad  una  centesima  parte  di  linea. 
Insieine  uniti  forraano  il  tessuto  areo-vascolare. 

b.  b.  I  vasellini  ,  die  risultano  della  loro  unione  ,  si  vedono 
pieni  di  sangiie  rosso. 

c.  c.  Queste  areolelte  hanno  il  diametro  di  una  cinquajtilesima 
parte  di  una  linea.  Vedute  fresdie  si  vedono  composte  di  glo- 
betiini minori  insieme  ammuccliiati,  die  hanno  il  diametro  di 
uua  cinqueceniesima  parte  di  una  linea. 

d.  d.  Esaminando  le  areoletle  quaiido  i  globettini  sono  un  poco 
appassiti ,  e  quasi  seccati  allora  si  scorge  ,  che  da  quest!  si 
forma  un  tessuto  globulo-vascolare ,  ossia  una  reticella  molto 
pill  fina  ;  di  modo  che  possono  averc  qiiesli  vasellini  furmali 
dal  scinplice  accozzamento  dei  globettini  la  grossezzi  di  una 
seicentesima  ad  una  selleccutesima  parte  di  linea. 


3(.iO  Dir.  PAss.vecio   dei   fi-uiDi  ec. 

e.  e.  Pi'csenla  uno  di  quesli  atnaiassi  Forinali  di  globetlini  in  mezzo 
;ii  quidi  si  vede  correre  mi  ramoscello  vascolare  ,  che  pre- 
senta  soitilissime  rnmiricazioni  lasciatc  dai  vani  interglobular!. 

Da  questo  facilmeiite  si  coinprende  come  dall'  accozzamento 
tauto  dellc  areoletlc,  clie  dei  j^lobeltini ,  di  cui  queste  si  for- 
mano ,  si  al)bia  un  tessuto  spngnoso  con  un'inrinila  di  vasel- 
liai  apeiti ,  cd  atti  all'  assorbimenlo.  Quesle  boccuccie  pero  od 
estremita  aperte  dei  vasellini  capiUari  sono  cerlamente  molto 
pill  piccole  di  quello  che  siasi  da  alcuni  autori  immagiuato. 

T  A  V  0  L  A     X. 

Fig.  4^-  Cellule  od  areole  polmonali  tratte  da  un  polin one  di  bam- 
bino di  olto  giorni  disieso  dall'  aria  introdolta  pei  bronchi,  ed 
esicalo.  Queste  cellule  sono  disegnate  come  si  vedono  nel  campo 
del  microscopio  soUo  un  ingrandimento  di  /joo  diametri. 

a.  Vasellini  di  una  cenlesima  ad  una  reniocinquanlesiraa  parte 
di  liuea  ,  che  formano  le  relicelle  ed  arenle  corrispondenli  alle 
cellule  polmonali  ,  che  possono  avere  una  decimaquinta  ad  una 
vigesiniafiiiinta  parte  di  linea  .  vedute  anche  ben  bene  con  lenti 
seniplici   di   vario  ingrandimento. 

b.  Vasellini  ,  che  dai  raargini  vascolari  delle  cellule  si  eslendono 
verso  il  centro ,  ove  finiscono  con  eslremita  piuttosto  grossette 
da  cui  sorlono  allri  vasellini  numerosi,  che  formano  il  reticolo 
vascolare  finissimo  di  queste  areole. 

Lc  piii  piccole  areolelte  ,  i  vasellini  che  le  circondano,  ed  i 
globettini  hanno  la  grossezza  di  una  ducenl'  otlanlesima  ad  una 
qualtroccntcsima  parte  di  linea. 

Tanlo  le  pareti  ilei  vasi  a. ,  che  quelle  del  vasi  /->.  sono  for- 
mate di  globettini.  Queste  membrane  sotliiissinve  nel  polmone 
seccato  all'  aria,  sono  piCi  spesse  ,  e  raQllo  spugnose  nel  polmone 
nmido  e  fresco. 


DEL    rjVOF.    FOLANfnO.  36t 

I'lr..  46.  Rieminentlo  di  cera  o  simile  materia  qnalche  grossa  rami - 

ficazione  hroncliialc ,   e  sottoposto  il    pezzo    alia    mncerazione  , 

die   tiistrugi;;!   la  tessitura  mcinbrnnosa  ,   eel   i  reticoli   vascolari, 

si  ottieiie  la  forma  in  ccra  <lelle  cavita  bronchial!,  e  dclle  cellette- 

polmonali. 

Da   qiiesta  fii»ura  ,  cue  preseiila  la  forma   interna    rleile    ulti- 

me  cellulette  polmonali  tli  un  uomo  adulto  si  niio  scorgere  clie 

u.  E  un' eslremila  broiichiale ,   la   quale  in   un    punto    si    divide 

in  numerose  vesciche  ,  che  si  suddividona  in  cellulette. 
b.  c.  d.  c.  Queste  quatlro  lettere  corrispondono  a    quattro   ciechi 

prolungati  dal   lubo  bronchiale  a. 
f.  g    Tra  queste  due  lettere  si  osservano  le  aperture  di  altri  tre 
ciechi,  che  si  allungavaiio  iiello  stesso  modo,  altri    tre  si    vc- 
1      devano  alia  faccia  opposla.   Sarebbero  dieci  c/ec/u' ,  o  vesciche  , 
che   si   estcnderebbero  da  mi'  esircmita  bronchiale. 

Questi  ciechi  b.  c.  <l.  e.f.  g.  da  tutti  i  punti  delle  loro  pareti 
si  prolungano  in  vescichelie  ,  clic  possono  essere  da  trenta  a 
quaranta   per  ogni  cicco. 

La  grossezza  di  queste  nllime  cellule  h.  It.  h.  h.  e  di  una  cen- 
tesima  ad  uira  cenlocinqiianiesima  parte  di  linea. 
£.  La  superficic  pero  di  queste  cellule  h.  h.  ,  ben  esaminala  ,  e 
disegnile  ,  e  prcsenta  globeni  od  eniiiicnze  come  quelle  ,  che 
si  vedono  sulle  fragole ,  e  queste  sono  le  forme  delle  ultima 
areolctte  ,  che  abbiamo  detto  ,  figura  precedente,  avere  circa 
una  (lucent'  oltantesima  parte  di  linea  di  grandezza  ,  come  si 
vede  in  /.  Allrove  ho  pailnto  del  inodo,  con  cui  si  formano 
queste  divisioni  o  suddi\isioni  dalle  membrane  Tascolari  in- 
terne, (fl). 
Fig.  47-  Injetlato  un  polmone  di  rana  dal  sangue  fermato  iiei 
vasi,    legando   il  viscere,    nieulrc    era    disteso    d' aria  inspirata 


(a)  V.  Oi'ganogoncsia  ,  c  scz.  XVllI.  Diz.  period. 


368  r>EL    PASSAGCIO    BEI    FLUiai    EC. 

dair  animale,  ad  oi-chio  niulo  si  vedono  vescichcUc  aeree  in  cui 
si  distiiii^iiono  areole  del  diainctro  di  uila  mezza  linea  ad  una 
liuea  circoscritie  da  vasi.  Una  di  qiicsle  areole,  e  quella,cli(r 
si  vede  ingrandila  a  4^^  diamctri  in   cjuesta  fii^nra. 

Qnesle  areole  sono  circoudafe  da  vasi,  da  uno  de' quali  si 
avanza  nel  mezzo  dell'  areola  un'  arteria  o  vena  ,  die  si  divide 
e  suddivide  in  nnmerosi  vasellini ,  i  quali  subitaincnte  passano 
in  tessulo  reticolato. 
a.  b  Due  erano  i  ti-onciietti  vascolari,  clie  si  avanzavano  in  mezzo 
air  areola  ,  e  cjiiesta  conteneva  4o.  l\i-  areolette  minori  su  36 
o  38.  In  altre  se  ne  sono  osservaie  38  su  5o.  Queste  areolette 
avevano  circa  una  quaranlesima  parte  di  Hnea  di  larghezza,  jioi- 
che  non  sono  tulte  egnali  ,  e  nei  vasellini  ,  die  le  circomlano, 
si  vedono  nell' aniinale  vivente  scorrere  con  rapidila  i  glabeltini 
del   sangue. 

Da  qnesto  si  raccoglie  in  qual  modo  finiscano  le  arteiie  ,  ed 
abbiano  principio  le  veiie  ,  ed  in  un  istanle  si  formino  tessuti 
niollo  pill  fuii.  («) 

Fig.  48.  Reticolo  vascolare  vedulo  dalla  parte  interna  ,  ed  iugraa- 
diio  sino  a  200  diamelri.  Si  vede  cbe  le  pareti  del  vaso  piu 
grosso,  e  quella  delle  reticelle  ,  non  meno  che  delle  areolette, 
clic  lianno  una  quarantesima  parte  di  linea  ,  sono  tutte  formate 
di  globeltini.  Questo  reticolo  si  estende  sui  grossi  vasi ,  e  for- 
ma adunqne  uno  strato  da  qnesli  distinto  ,  e  secondario. 

Fig.  49-  Porzione  della  stessa  reticelia  disegnala  solto  un  ingran- 
diuiento  di  4'^o  diametri.  La  tessitura  globulare  delle  pareti  del 
vasi  e  molto  piii  nianifesta  ,  ed  il  centro  delle  areolette ,  che 
lianno  la  larghezza  di  una  quarantesima  parte  di  linea  si  vede 
occupato  da  una  iViembrana  soitilissiina  vascolare,  in  cui  si  vede 


\ii\  MxLPieai.  Dt  pulmoii.  £pist.  ).  *t  IL. 


DEI.    PROF.    I10LA.NDO  36q 

pnrimenli  un  vaso  ccntrale  ,  clic  noii  ammclle  pii^  i  plobcUini 
tli  sangue  rosso  ,  e  die  si  espande  in  uu  Icssulo  j^iobulo-vasco- 
lurc  inollo  piu  sottile. 

T  A  VOL  A    XI. 


Tic.  5o.  Presenta  porzione  del  pulcino  dopo  So  ore  di  covazione  , 
vediUo  per  di  sotio  per  inelter  in  visia  il  cuore  ,  chc  appena 
piegalo  palesa  la  sua  origine  vascoiare. 

I .  (jiiore  ossia  vasellino ,  clie  si  Irasforma  in  sacco  auricolare  , 
e  venlricoio  sinistro 

a.  Reticelle  vascolari ,  che  si  aprono  in  un  vasellino,  che  uuita- 
mente  a  quello  del  lalo  opposlo  vcrsano  il  sangue  nel  sacco 
auricolare  ,  die  si  divide  j)oi  in   orecchielta  destra  e  sinistra. 

3.  Cervello. 

4.  Midolio  spinale  coi  ganglii  a  lato. 

5.  Carotid! ,  che  escono  dal  ventricolo  sinistro;  a  quest' ora  non 
c  ancora  visibile  1' aorta. 

Fid.  5 1.  Presenta  eziandio  la  parte  anleriore  di  un  pulcino,  iu  cui , 
dopo  ore  36  di  covazione  ,  si  vede  11  cuore  maggiormente  pie- 
gato  ;  da  questo  sortono  ,  come  nella  figura  precedente,  le  due 
carotidi  ,  e  riceve  il  sangue  da  un  reticolo,  in  cui  si  scoprono 
le  vestigia  del  tcssuto  areo-vascolare ,  c  la  tessitura  globulare. 

Fig.  52.  Cuore  di  pulcino  maggiormente  piegato,  ed  in  cui  e  vi- 
sibile r  orecchielta ,  ed  il  ventricolo  sinistro  dopo  ore  5o  di 
covatura. 

1.  Sacco  auricolare,  ossia  orecchietta  non  ancora  divisa. 

2.  Ventricolo  sinistro  formalo  da  un  vaso  dilatato  ,  e  molto  piii 
piegato. 

3.  Bulbo  deir  aorta. 

Tom.  XXXV  Aaa 


3^0  PEL    PASSAGGIO    m    FUUDI    EC. 

Fig.  53.  Dopo  ore  57  di  covazione  prescnta  il  sacco  auricolare,  il 
siiiislro  ventricolo  cd  il  ventricolo  destro  sotto  forma  dl  vasel- 
lino  sotlilissiino  diafano  ,  poiclic   iioa  contienc  sangue  rosso. 

1.  Sacco  auricolare.  5.  Carolidi. 

2.  Ventricolo  destro.  6.  Aorta. 

3.  Ventricolo  sinislro.  7.  Vene  cave. 

4.  Bulbo  dell'aorla.  8.  Vene  della  figura  venosa. 
Fig.  54.  Dopo  ore  63  di  covazione  si  scopre  ncU'  novo  il  feticino, 

in  cui  si  vede  il  sacco  dellc  orecciiielte  da  cui  parte  il  ventri- 
colo destro  soUo  forma  di  vasellino  piii  incurvato  e  posto  sul 
ventricolo    sinislro. 

In  questa  figura  si  vede  I'estrcmita   del   canale    alimentare  , 
clie  si  prolunga  nella  vesciclietta  allantoidea  piccolissima. 

I.  Sino  ad  8  come  nella  Jigura  precedente. 

f).  Vena  cava  superiore,  e  vena  cava  inferiore. 
10.  Rami  della  vena  della  figura  venosa. 

II.  Arterie  omfalo-mesenteriche,  chc  dall' aorta  si  diramano  per 
la  figura  venosa. 

I  2.  Vene  socio  delle  arterie  suddeite.  a.  Talami  oltici.  h.  Luogo  ; 
occiipato  dalla  ghiandola  pineale.  (L  Emisferi.  e.  Ganglii.y!  Mar- 
gini  lalerali  dell'  embrione.  g.  Estremita  posieriore.  h.  Cocci- 
ge.  /.  Canale  intestinale  aperto.  k.  Quesio  tubo  si  vede  chiuso , 
ed  allungato  in  modo,  che  forma  un  picciuolo  che  si  dilata 
nella  vcscica  alantoidea  /. 
Fig.  55.  Dopo  ore  72  di  covazione,  1' embrione  del  pulcino  pre- 
senta  il  sacco  o  cavita  comune  delle  oreccliiette  ,  da  cui  sorte 
il  ventricolo  destro  sotto  forma  di  vasellino  piii  curvo  ,  piu 
ililalato  ed  esteso  sul   ventricolo  sinistro. 

In  questa  figura  si  distinguono  gli  organi  cer^brali ,  c  le  due 


PEL     PROF.     ROLANDO  Z~ t 

appendici  situate  soito  il  capo  clie  sono  i  rndimcnti  ilella  ma- 
scella  inferiore  slate  da  IIdtscke  e  da  altrl  prese  per  rudl- 
meiili  di  organi  respiratori  o  branchie. 

I  numeri  e  le  lettere  sono  come  nella  figura  precedente. 

Fig.  56.  Dopo  106  ore  di  covatura  presents  il  cuore  del  pulcino 
a  quest'  cpoca  quasi  intieramenle  formato  in  modo  ,  die  si  puo 
vedere  come  la  cavita  dcllc  orecchiette  ,  il  ventricolo  destro 
ed  il  sinistro  vengano  ad  uuirsi  insieme  per  formare  il  cuore. 

I.  Oreccliietta  dcstra.  2.  Orecchietta  sinistra. 

3.  Ventricolo  destro.  4-  Ventricolo  sinistro. 

5.  Bulho  deir  aorta,  da  cui  sorle  quest' arteria ,  ele  due  carotidi. 

6.  Vena  cava  divisa  in  ascendente  e  discendente. 

7.  Vene  della  figura  venosa  ,  die  insensibiloiente  svaniscono. 

TAVOLA    XII. 
Fig.  57. 

il.  Viescica  cerebrale ,  che  prende  un   maggior    ingrandimento  ,    e 

forma  gli  emisferi. 
l>.  Hudimenti  della  ghiandola  pineale  ,    che  soggiacciono    a    diversi 

cambiamenli. 

c.  Promincnze  bigemine  ,  che  in  proporzione  s'  impiccioliscono. 
(/.  Cervelletlo. 

e.  Foro  uditivo  csterno  ,  od  orecchio. 
J'.  Quarto  ventricolo. 
g.   Amnios. 

h.  Piega  dell'  amnios  tagliata  per  dimostrare  come  quesla  mem- 
brana  si  ripiega  per  formare  l' amnios,  ed  i  comuni  integumenti. 


3-3  HEI,    PASSAGGIO    HEl   n.riDi    EC. 

it.  Rudimenti  della  mascella  presi  da  Hdtscke    per  brancliie  ossia 
per  organi  respiratori. 

//.  Estiemila  posteriori. 

m.  Ektremith  del  niidollo  spinale  ,  ai  di  cui  latl  si  vedono  i  gan- 
glii  intervertebrali. 

n.  Membrana ,  clie  contiene  il  tuorlo    unita   a    quella  ,    che    forma 
r  amnios. 

o.  Lamina  vascolare  dclla  figura  venosa ,  in  cui  si  vedono  relicelle 
arteriose  ,  c  venose. 

pp.  Lamina  granellosa ,  che  coprc  le  reticelle  vascolari ,  ed  in  is- 
pecie  le   arteriose  della  figura  venosa. 

Nella  figura  venosa  si  possono  adunque  separare  tre  lamiiiu 
0  menjbrane  dislinle. 

L'  inferiore  o  granellosa  p.  che  serve  specialmeute  all'  assor- 
bimento. 

La  media  oo.  vascolare  ,  ed  in  cui  si  possono  distinguere  io 
strato  arteriose  dal  venoso  sovrapposto. 

La  membrana  n.  superiore  ,  con  cui  e  unita  quella  dellamuios. 

1.  ^'entricolo  sinistro.  3.  Sacco  auricolare. 

a.  Venlricolo  destro.  4-  Bulbo  dell' aorta  da  cui  sortono. 

5.  Carotide  destra  ,  che  s'  innalza  ,  e  da  un  ramo  cospicuo  alle  pro- 

minenze  bigemine  ,  ed  altri  alia  ghiandola  pineale,  olalamiot- 
tici,  ed  agli  emisfcii  La  carotide  sinistra  non  si  vede  per  cs- 
ser  pill  profonda. 

6.  Aorta. 

•;.  ^"ena  cava  superiore ,  e  vena  giugulare  ,  che  copre  la  carotide 

in  parte ,  nasce  da  un  tronco  comune  alia 
8.  Vena  cava  inferiore. 
y.  Vena  della  figura  venosa. 


DEL    PROF.    ROLANDO  3^3 

10.  Vene  lalerali ,  clic  si  vedono  solto  forma  di  relicellc,  che  co- 
prono  le  ai'terie  laterali  a  giiisa  di  strato  superiore. 

11.  Artcrle  laterali  della  figura  veiiosa. 

13.  Arteria,  che  si  estende  per  la  lamina  vascolare,  c  forma  la  le- 
ticelia  arteriosa,  che  si  uiiisce  alia  venosa  per  formare  il  vJ>so 
terminale. 

i3.  Vena  posteriorc  della  figura  venosa,  die  si  cslcnJc  solto  forma 
di  reticella:  piii  tardi  presenia  poi  un  tronco  alTatto  dislinto 
con  rami ,  che  finiscono  nei  capillar). 

14.  Vena  auteriore  della  figura  venosa,  che  finisce  in  reticelle,  cd 
in  ispecie  nel  vaso  terminale. 

1 5.  Vasi  arteriosi  e  venosi  dell' area  pcllucida,  che  fanno  maglie 
pill  allungale  anteriormente  ,  e  piu  rotondette  verso  la  parte 
posteriorc. 

Quando  si  prende  a  considerare  la  disposizione  vetata  ,  che 
preseiitano  molti  vasi  tanto  arteriosi,  che  venosi  non  si  pub  a 
mcno  di  scorgere ,  che  i  grossi  vasi  primieramente  si  manife- 
stano  sotto  forma  di  i-eticcllc  ,  e  che  in  seguito  un  tronco  di 
questa  prende  un  maggior  ingraadimenio  ,  e  forma  1'  arteria  o 
la  vena. 

Le  reticelle  pcro  sono  formate  dal  tessuli  areo-vascolari  <• 
globulo-vascolari ,  cppercio  scguitando  questc  successive  trasfor- 
mazioiii  si  puo  scorgere  in  qual  modo  dal  piii  semplice  tessuto 
globularc  si  formino  tessuti  vascolari ,  reticelle  arteriose  e  ve- 
nose ,  distiiUe  artcric  o  vene ,  e  la  cavita  delle  orecchiette  e 
dei  venlricoli  del  cuore. 

Fig.  58. 

i.  Figura  venosa  di  grandezza  naturalc  dopo  ore  86  di  covazione. 


in^  DEI.    P.VSSAGGIO    DEI    FLUIDI    EC. 

B.  Embrione  del  pulcino  separate  dalla  sua  figiua  venosa ,  vcdulo 
in  gran  parte  dal  lato  destro  ,  cd  ingrandito  sedici  volte. 

1.  Ventricolo  sinistro. 

2.  Biilbo  deir  aorta,  che  finisce  in  una  specie    di    becco.    Da    cui 

escono  1' aorta  e  le  due  carolidi,  che  scorrono  profondamente, 
e  restauo  meno  visibili 

3.  Aorta. 

4-  Arterie  laterali  della  Ggura  venosa,  che  s'  incrocciano  coUe 
vene  supeiiormente  situate. 

5.  Carotide  destra  ,  che  fa  un  arco  per  essere  11  enore  alquanlo 
infuori ,  cd  ancor  lontano  dalla  sua  posizione  naturale. 

■7:  II  ventricolo  destro  sotto  forma  di  vaso  piu  curvo  ,  e  piii  di- 
latato   in  mezzo. 

8.  Tronco  comune  della  vena  cava. 

Q.  Vena  cava  superiore  e  giugolare  deslra  ,  da  cui  sortono  rami , 
che  vanno  al  midollo  allungato,  al  ccrvelletto  ,  ed  alle  vesci- 
chette  cerebrali. 

E  necessario  qui  di  ridetlerc  ,  che  molte  di  queste  ramifi- 
cazioni ,  che  sembrano  escire  dalla  giogolare  ,  sono  rami  della 
carotide  piu  profondamente  situata.  Si  dislinguono  le  arterie 
dalle  vene  osservando  1' embrione  col  microscopio,  ed  in  vA 
modo  si  vedono  scorrere  i  globettini  del  sangue  per  le  arterie 
del  ccrvelletto  ,  ed  in  ispecie  per  quella  della  prominenza  bi- 
gemina  o  talamo  ottico  ,  gia  osservata  dallo  Spai.lanzani. 

to.  Artcria  della  prominenza  bigemina  ,  che  si  divide  in  rami  nu- 
merosi  cosi  visibili ,  che  si  distinguono  scorrere  per  essi  i  glo- 
bettini del  sangue.  In  altra  occasione  dimostrerb  con  che  fa- 
cililJl  si  possano  in  essa  produrre  i  fenomcni  deirinfiammazione. 

L'  origine  di  quest'  arteria  si  confonde  facilraente  col  tronco 


DEL    PnOF.    nOI-ANDO  S-JD 

tlclla  vena  giogolare ,  ma  un' osscrvazione    piu    esatla    diinosli-M 
clie  c  uii  ramo  della  carolide  piil  profondamente  situala. 

11.  Vena  cava  inferiore  ,  clic  accompagna  1' aorla. 

12.  Vena  omhelicale  visil)ile  anclic  prima  die  si  veda  aprirsi  nella 
caviiu  auricolare  vicino  al  Ironco  delle  vene  cave.  Alle  volte 
questa  vena  scorre  ,  come  tjul  si  vedc  ,  sino  alia  vescichetla 
ombelicale  ,  ove  si  divide  in  due  tronclii  ,  che  diramaridosi  per 
le  sue  pareti  vi  forma  le  piu  eleganti  e  sottili  reticcile  ,  die 
uno  si  possa  immaginare. 

1 3.  Vaseilini  ,  die  sortono  dalla  vena  ombelicale  solto  forma  di  re- 
licelle  sottilissime  ,  die  si  converlono  piu  tardi  in  rami  della 
vena  porta  ,  e  formano  con  produzioni  delle  membrane  intesti- 
nali  i  rudimenti  fondamentali  della  complicata  strultura  del  fe- 
galo  ,  do  chc  ho  piii  volte  osscrvato. 

1 4-  Tronco  comune  delle  vene  laterali  della  figura  venosa. 
i5.  Vene  laterali  suddelte  intrecciate  colle  arterie. 

1 6.  Vacuo  allungato  coperto  dai  soli  integumenli ,  ed  c  il  quarto 
venU'icolo  situat6  dielro   il  midollo  allungato. 

17.  Cervelletlo. 

18.  Prominenza  bigemina ,  in  cut  si  vede  con  una  cerfa  facilita 
correre  il  sangue  di  globeltini  composto. 

ig.  Ghiandola  pinealc  ,  die  soggiace  a  particolari  trasformazioni. 

20.  Emisferi. 

a  I.  Rudimenti  del   becco.  22.  Cavita  nasali. 

aS.  Ala  destra. 

a4-  Rudimento  della  coscia  e  gamba  destra. 

25.  Coccige. 

36.  Vesciclietta  ombelicale  ,  in  cui  col  mezzo  di   un    raaggior    in- 


.i-jG  DEI.    PASSAGGIO    DEI    FLUlDt    EC. 

granJiinenio  ho  .vedulo  i  troaclii  arleriosi  e  venosi  ancora  for- 
inati  di  reticelie  ,  come  le  nervosity  dei  vegctabili, 

Le  reticelie  insensibilmente  si  diradano ,  e  lasciano  luogo  ad 
un  tronco  piii  grosso  e  dislinto. 

3".  Gan^lii  del  iiervo  intercostale. 

TAVOLA    Xni. 

Fig.  bg.  Ovo  di  gallina  esatninato  dope  sei  glorni  di  covazioue  , 
ed  ingraiidito. 

Vi  si  vedeva  la  figuiM  venosa  estosa  in  modo  a  tappezzare  in- 
ternamente  tiitta  la  faccia  siiperiore  della  membrana  del  tuorlo. 

Si  distinguevano  le  veiie  vitcUarie  F.  G.  superficiali ,  e  le 
arlerie  ,  clie  correvano  piii  profondaiiiente.  Le  estremit.i  di  que- 
sti   vasi  iiisieme    iinile  formano  la  vena  terminale. 

a.u.  Limili  della  figura  venosa^  c  residuo  di  vaso  terminale.  Si 
riQetta  ,  che  la  figura  venosa  e  la  lamina  o  disco  spugno-vas- 
colarc  ( Blastoderma)  ,  che  si  estende  sotto  la  membrana  del 
tuorlo.  E  le  sue  arterie  e  le  vcne  non  serpeggiano  per  la  mem- 
brana del  tuorlo  ,  ma  corrouo  al  di  sotto  ,  ed  c  per  qucsto  , 
che  vi  si  possono  distinguere  tre  strati  o  membrane. 

bb.  Figura  venosa.  cc.  Area  pellucida. 

lid.  Vescichetta  allantoidea  ,  che  copre  il  pulcino  chiuso  neH'amnios. 

I.  I.  I.  Arteria  o  vena  della  vescica  allantoidea;  1' arteria  ('•  uii 
ramo  dell'  aorta  ,  ossia  il  tronco  dell'  iliaca  primitiva.  La  vena 
c  r  ombelicale  ,  che  va  al  fegato. 

3.3.  Arterie  della  figura  venosa,  che  sono  rami  dell' aorta,  epper- 
ci6  vere  arterie  mesenteriche,  ossia  onfalo-mesenteriche  situate 
piu  inlernamente  ,  perchc  i  loro  rami  scorrotio  per  il  margine 
libero  delle  frangie  assorbenti. 


DEL    PROF.    nOLANDO.  i']'] 

4.4-  Vcne  mesenlcriche  situate  piu  superficialoienle  ,  e  sono  sein- 
pre  visibili.  La  loro  distribuzione  c  direzione  e  mollo  diversa 
da  quella  delle  arterie. 

.').  Una  delle  vene  posteriori  della  figura  venosa.  L'  anteriore  e 
giJi  scomparsa. 

Fig.  6o.  Ovo  di  galllna  esaminato  dope  giorni  sette  ed  ore  qiial- 
tordici  di  covazione ,  con  cui  si  mette  piu  in  chiaro  la  posizione 
del  pulcino  rinchiuso  nell' amnios  coperto  dalla  vescica  allantoi- 
dea  ,  che  si  estende  su  una  piti  gran  porzione  del  tuorlo  ,  ma 
in  modo  ,  che  si  distinguono  i  vasi  della  figura  venosa  da  quelli 
della  vescica  suddetta.  Sotto  il  tuorlo  si  vede  la  chiara  colla 
estremita  assottigliata ,  che  era  la  calaza  aderente  all'  interuo 
della  membrana,  che  tappezza  il  guscio  intemamente. 

a.  Amnios  col  pulcino  rinchiuso. 

b.  Vescica  allantoidea  co'  suoi  vasi ,  che  copre  1'  amnios  ,  ma 
poco  il  tuorlo. 

c.  c.  Figura  venosa,  che  tappezza  internamente  la  membrana 
del  tuorlo.  d.  Tuorlo.  e.  Chiara.  /.  Calaza. 

TAVOLA    XIV. 

Fig.  6i.  Ovo  gallinaceo  covato  giorni  dieci.  Nel  mezzo  si  vede  il 
pulcino  contenuto  nell'amnios.  Si  1'  uno  che  1'  altro  sono  coperti 
dalla  vescica  ombelicale  od  allantoidea  a.  a.  a.  ,  che  giunge  sol- 
tanto  sino  alia  meta  del  tuorlo.  Al  di  sotto  si  vede  la  figura 
venosa  ,  che  scorre  sotto  la  membrana  del  tuorlo  e.  e.  e.  Poscia 
it  tuorlo  contenuto  nella  sua  membrana  priva  di  vasi ,  e  quindi 
la  chiara. 

Dall'  orabelico  del  pulcino  sortono  le  arterie  e  vene  vitellaric 
ossia  della  figura  venosa,  e  le  arterie  e  vene  ombelicali. 

Tom.  xxxv  Bbb 


S^S  PF.L    PASSAGGIO    DEI    FMJIDI    EC. 

a.  a.  Vescica  allamoidea ,  die  a  guisa  di  berretto  copre  1' amnios 
'■    e  met4  del  tuoilo. 

b.  b.  Amnios ,  die  rinchiude  il  pulcino  c.  c. 

e.  e.  Tuorlo  in  cui  si  vede  la  figura  venosa ,    che   internamente 

ne  tappezza  la  mcmbrana. 
f.f.  Chiara  non  ancora  copeita  dalla  vescica  allantoidea,  che  piCi 
tardi  la  rinchiude  intieramente. 
Fig.  62.  Ovo  di  giorni  tredici  di  covazione   ingrandito  del  triplo. 
Presenta  gli  stessi  oggetti  della  figura  precedente  ,    ma    piii 
distinti. 

La  vescica  ombelicale  pero  e  cosi  estesa,  che  contiene  non 
solo  il  tuorlo,  ma  copre  eziandio  la  chiara,  e  ne  lascia  una 
piccola  porzioue  fuori  dell'  apertura  ,  che  dopo  due  o  Ire  giorni 
si  chiude. 

a.  a.  Membrana  o  vescica  allantoidea  ,  che  a  guisa  di  beretlo  co- 
pre r  amnio  col  pulcino,  il  tuorlo,  la  chiara,  e  lascia  una  pic- 
cola aperlura,  che  piii  tardi  si  chiude. 

b.  b.  Amnios  ,  che  rinchiude  il  pulcino. 

c.  Pulcino  ,  che  in  d.  presenta  1'  ombelico  perforate,  per  cui 
escono  i  vasi  dell'  allantoidea  e  del  tuorlo. 

e.  e.  Tuprlo  dell'  ovo  ,  che  internamente  e  tappezzato  dalla  figura 
veuosa. 

f.  Chiara  dell' ovo. 

I.  I.  a.  2.  Arteria  che  dall' aorta  si  estende  per  la  vescica  allan- 
toidea si  divide  c  suddivide  sempre  ad  angolo  retlo. 
3.  Vena  ,  che  In  parte  seguita  le  ramificazioni  delle  arterie. 
4-  Vene  del  tuorlo  o  della  figura  venosa 
5.  Le  arterie  sono  piil  profondamente  situate. 


Fja.  2.  .' 


I-'io.  1. 


Fia.  6. 


*''io..». 


Fio-.'o. 


.  ^/■  Ih, 


?^/"*'  /./  /;  /,v„ 


Tav   II 


*^\.vaA  ,Xi'  .\-l'|;.  .<.•;.•„■.,    C\  Xuiuo    (P|'.,AV  .^.  .<c    X.c   Uvxi.Xi^i.^.'i.  ??„« 


3oT 


Fi«r.  7. 


'^nnpinrir 


a  zw« 


7<7M(/»//  jt#/.  72  y^ 


Tav.  Ill  . 


FiaiTi. 


IkO. 


'/hn/w.  Jit/    /i  /e/la- 


^..-.■^tfrr:,-.^ 


Tav  IV. 


tU:y?:Xf'  .\.|T.  J.i.uu  c)i  Crn...o.  &L 


,u»d.  Oi  Jc.  '-X).e/'^(£)4xl.youi.5.lltkij,.3o7. 


1,-1  J,  RFt^u 


if  /I,. 


Tax.  \ 


C\ccm).  ."X'-^eCCe  Jcixw^  Ol^omi.v    i^LxM.   ,:»ljV5^,e^^al.<^OMi.5.5.V?w.J07. 


I'i  (T.  i  o. 


4i 


lisfc' 


S 


Fig...  ^J^V^VN^ 


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'mj0'-'i-i^. 


'    //     Drtuntt 


Tftrinn  Lt/  ii.Ff,tf,r 


(;\.v.x.rA''-.\.|T.    .K-,,,,:^.).    O.n.Mo    &.^,>    i. 


V/,   /)„, 


r-rufci,/  Jl.Jii^a 


T^u.  Ml. 


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I'ig.io 


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,,^Fig.;?3; 


Fi,jr.,?j. 


.  -fiflr. 


1    ^' 


Term,.  /,,/      / 


n-' 


Tav.  Mil 


Cl.o.x').  .X'f   .VlTc   .<.-.. ■.,i<    .^i    <^^ou,uv  Cl'.iAV  .i;  Ac.  .n..  0    "111  at    (v,u  .>.r ',fcL^.507. 


FiQ:..n 


Fiw.as. 


«#'" 


5i 


lap 


r^ 


Tiff.  41 . 


Fia..i9. 


^ 


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Fig.  40. 

o 


/;./r/TO  jj</  />  /vw.< 


Ta\ .  IX. 


Figr.  At. 


^^^-'ik 


Fie;.  4i. 


^ 


Yia.  4.V 


I!'rfjjirj,u'  P  fcf/a 


( 


Fic^.46. 


TiQ.  47, 


ffiSf: 


\ 


•  -S'$''-^ 


S  ESBk  a    1  *     ^ 


■  //<  //.„ 


Tmn:  LJ  ])  f^/„ 


TaA .  XI. 


e'\.vaa.Xf?  DeiL  ,<cmr^<)i'(LVll.u>.(L'Ca.v.v  Dx  -Ic  .  >i.'.  ^    IRVvt    IV.u  ..».S.JLx«|  .50~ 


A  U, 


U.M..U  D/U,. 


Tav  ML 


'mu.'io.i^ai)  .>«)7 


Fig.  oT. 


I    / 


'^^\^\ 


SmvJ^  «t/>Ar* 


Tav  Xlll. 


a„^  K-  M,,  A„_ ,.  ^„,^,  gf^  ,,  ,^  ^^^  ^,^^^^  ^^^_^  ^^  ^^ 


J07. 


Fie.  69. 


.  -ii  /u.. 


Fig.6o 


Ln^  lit  I>  f;.,fa 


in/   lu 


.S^ 


m 


Tav.  XIV. 

Fia  61. 


ria.62. 


Tmi^  lit  D  fa,/^ 


fc^t^. 


I 


379 


NOTE 

SUR    QUELQUES   FORMULES 

EXPOSEES     DANS     I.E     MEMOIKE    SUR     LE    PROBLEMS 
DE    LA    PERTURBATION    DES    PLANfeTES 

PUBLIE    DJL^S    LE    VOL.    XXXlll. 

Par  LE  Chev.  CISA  de  GRESY 


Lue  dans  la  seance  du  28  juin  1829. 


X^es  remarques  interessantes  que  notre  savant  Collegue  M.'  Plana 
a  publie  dans  un  Memoire  insere  parmi  ceux  du  second  Volume 
de  la  Societe  Astronomique  dc  Londre,  sur  plusieurs  points  de  la 
Mecanique  Celeste  ,  ayant  provoque  une  discussion  vraiement  utile 
It  la  science,  M.'  Poisson  vient  de  publier  sur  le  meme  objet  un 
savant  Memoire  qu'il  a  insere  dans  le  Volume  de  la  Connaissance 
des  Terns  pour  I'aanee   i83r. 

Parmi  les  forraules  contenues  dans  le  Memoire  de  M/  Poisson, 
celles  qui  expriment  les  variations  du  rayon  vecteur ,  et  de  la  lon- 
gitude dAe  h.  Taction  immediate  de  la  force  perturbatrlce  ,  se  de- 
duiseut  aisement  de  celles  exposees  dans  le  probleme  de  la  per- 
turbation  ties  plane te s ,  publie  dans  le  Vol.  XXXIII  des  Memoires 
de  rAcademie  de  Turin. 

Persuade  qu'un  rapprochement  de  ces  formules  obtenues  d'ail- 
leurs  par  des  methodes  tout-a-fait  dilTerentes  pourrait  oflfrir  quel- 
que  interet,  je  me  suis  determine  a  rcdiger  celte  Note  que  j'ai 
I'honneur  de  presenter  a  la  Classe ,  et  par  laquelle  je  rae  propose 
en  mcme  temps  de  rectifier  un  passage  dc  mon  Memoire  oii  je 
me  suis  apper9u  qu'  il  s'elait  glissc  quelque  inexactitude. 


380  NOTE    Sl'R    QtJELQUES    FOnMULES    ETC. 

I.  Soient  (/),  (i')  le  rayon  vecteur ,  et  la  longitude  de  la  pla- 
nete  au  bout  d'un  temps  quelconque  ,  tels  qu'ils  auraient  lieu  si 
:"i  lorigine  du  tems  la  force  perturbatrice  eut  cesse  tout-a-coup. 
Si  on  designe  par  (r)-i-S(/-),  (i')-<-^(0  leurs  valeurs  au  bout  du 
ineme  intervalle  ,  eu  egard  a  la  force  perturbatrice  qui  n'a  rcel- 
lement  pas  cesse  d'agir  ,  I'on'aura,  d'api-es  le  Memoire  de  M/  Pois- 
soN  les  deus  equations  remarquables.  (Conn,  des  Temps  pour 
i83(.  p.  32.) 

V,  ,        m'  /    2n  I      i/^Wv 

o('')= — ;( fS^'') a  —. —  )(i— cosw^) 


|(cosiM — coswf)  (i) 


an  \     da        n — n  J 

a  dJ^'l 


aw'  sin  nt 


dJ<-'^ 


are 


are 


/2^C0_„>2 


da        re — I 


,^'" 


i'(n—n')l—ti' 


sm  III -^- 


T.2 


^ '^sin  in 


iXn-n'y 


i^(n—n'y—in' 

On  suppose  ici  que  I'origine  du  tems  est  prise  a  I'instant  d'une 
conjonction  des  deux  planetes  ,  et  Ton  a  fait  pour  abreger 

i(n'i — Tit')^u 
Ton  a  neglige  aussi  les  excentricites ,  et  les   inclinaisons   des  pla- 
netes ,  et  le  signe  2  s'etend  k    tous    les    nombres    posilifs    depuis 
i^^  I    jusqu'a  i=00  . 

Daprcs  le  N.°  aS  du  Memoire  sur  le  probleme  de  la  pertur- 
bation des  planetes  les  memes  variations  sont  expi'imees  par  les 
deux  equations 


PAR    LE    CHET.    CIS  A   DE   GREST. 
v/v       <''■/  \        dr  dr 


38 1 


s/  \       dv  .      dv 


[0 


dans  lesquelles  il  faut  supposer 

r=a — a£cos(«^-t-£ — w) 

Or  nous  allons  voir  que  ces  dernieres  equations  coincident  exa- 
clement  avec  celles  de  M/  Poisson. 


a.  D'apres  les  N.°'  23  et  24  du  Memoire  nous  avons 

ni  ^  i     ana* 
2         (/("  —  n 


ana*     r/^'''        3n*a^f'' 

♦-•rrr^ — -rr.  J  sin<>* 


2     ,   ,  dA'-"'^       m'n     ,  ^   ^,,, 

S  =  -5-TO'a'-T- =^a'2yf'''cos«» 

i  da         n — «  — 

2      ,    ,dA°^       m'n     ,_    .,,, 

Nous  avons  fait  pour  abreger  i{^t — ii^)=il,  et  le  signe  2  s'e- 
tend  ici  Ji  toutes  les  valeurs  positives  ,  et  negatives  de  i  la  seule 
valeur  j=o  exceptee. 

Semblablemeut  nous  tirons  du  N."  3i  les  expressions  des  va- 
riations 5/i ,  5/ ,  lesquelles  en  posant  pour  abreger 


,  i«*a/.-/''— nt("'— n)- 


f/a    |  =  iV 


383  BOTE  SUR  QUELQUES  FORMULES 

deviennent 

5A=2Mcosf«sin(n<-4-£)— 2i\rsini«cos(n<-4-£_). 

d/=2i)/cosj«cos(«fH-£)-t-2i7sintj_«sin(n«-j-£). 

D'api-es  ces  valeurs  ,  et  au  moyen  des  equations  du  N.°  32  qui 
expriment  la  relatioa  qui  existe  entre  les  variations  d/t,  81,  et  celles 
$e  J  ivi  on  aura 

5£=2i)/cos/«cos(n<-f-£ — «)-t-2iVsini«  sin  (^^-t-i.— 2)  • 

$o=-2Mcostii_sin(2.«-+-^ — f ) lNsmiucos('H-^r  l—^) , 

partant  on  aura 

car  d'apres  la  notation  du  Me'moire  cite ,  e„ ,  *„ ,    s„    sont  ce  que 
deviennent  ^«,  J^,  ^f  lorsqiie  t  =  o. 

Dans  ces  dernieres  formules  le  signe  1  qui  precede  les  coeflfi- 
ciens  M ,  N  s'e'lend  a  toutes  les  valeurs  positives  et  negatives  de 
?,  celle  de  i  =  o  non  exclue. 

Maintenant  si  Ton  observe  que 

dr  dr  ,  . 

^  =  i;     ^  =  -acos(i.+i--); 

-;^  =: — a  e  sin("<-+-  f — •a)  ; 
du  —       —      —    —' 

on  formera  immediatement  Tequation 


PAR  LE  chev.  cisa  de  grest  363 

J(,.)=  Jii^,a*2.rfW(  I  —cost"  ) 

^   '        n TV  ^  -' 

lil/cOSJjf  COS(n^-t-_f^  — f^ ) 

—  acos('^«-»-£ — £)  {  -4-IiVsint«sin(«^-+-« — a) 
— 2il/cos(£ — o) 

2Mcos/«sin(n<-4-£ — o) 
— asin(nf-h£ — w)  ^  — 2iVsinijfcos(^«-+-j[ — w) 
—  2Msin(_f— 2) 
laquelle  se  reduit  k  la  forme  tres-simple 

5(r)=^^a»2//;')(i— COS/") 

—  a2M(cosj« — cosn^) 
ou  bien 

J(r)  =  -^,a'2^t''(i— cos^O 

—  2  I  ,n^^*-^^''"*"^^  l(cos/«— cosn^)  . 

Substituons  dans  cette  equation  pour  M  sa  valeur,  en  y  fai- 
sant  soriir  du  signe  ^  les  termes  relalifs  a  i=o  ,  nous  obtien- 
drons  celle-ci 

-t-m'2<  « — «'  ^    '^3    [(cosiJi — cos^/) 

Cepcndant  a  cause  de  a'n*  ^  i  on  pourra  donner  a  cette  equa- 
tion immediatement  la  ferine 


384  "OTE    SCR    QUELQUES    FORMULES    ETC. 

II  est  aise  de  voir  que  celtee  quatiou  coincide  exaciemenl  avec 
celle  de  M/  Poisson  en  observant  i.°  qu'a  cause  dii  facteur  m' 
les  quautites  a,  «  peuvent  etre  changees  en  «  ,  n;  2."  que  dans 
cetlc  seconde  formule  le  nomlire  i  doit  etre  pris  positivemcni ,  et 
negativement  au  lieu  que  dans  la  premiere  on  ne  doit  prendre  i  que 
positivement. 

3.  La  seconde  des  equations  [i]  ,  en  observant  que,  d'apres 
le  N.°  23  ,  on  a  £0=0  >  et  posant 

dv  .    ,  .  dv 

=-7  =  1     donnera  la  suivante  , 


d{nt) 


2      a 

I        iMcOSJif  C0s(n«-t-£  —  o) 

-t-2sin(2<-|-_f — w)  |-t-2iV^sin«»sin(nf-H£ — o) 
(  —  2  Moos  (£—■!») 

i2Mcosi«sln(«<-+-£ — f  ) 
— 2Afsin(e_— w) 
laquelle  se  r^duit  k  la  forme  tres-simplc 


a    a 


PAR    LE    CHEV.    CISA    DE    GRESY  385 

Substituons  dans  cette  dernicre  pour  ;„,  n,  M,  iV  les  valeurs 
Irouvees  ci-dessus  ,  en  faisaut  sortir  en  dehors  du  signe  2  qui  affecte 
le  coefficient  M  le  lerme  correspondant  a  «^o ,  onaura  Tequation 

^  '         a     (        a  2('_^ — '_»_) 

to'      I     2"  a*      dA''l       Zn^diA'^   i   .    . 
2       (  j(ji — «)  da         i(^ — 'Lj    ) 

!.  y/i        .,  .V  a'  dA^'^\ 

-  -  ^-      -  ^  2     f/a    J  smi^ 

-^-      -'  -  2    rta     }  sinraf 


{'(n  —  n'V — n» 


—  wi  a'   { 


m  ar  {-r-    sm«<. 
f  aa 

Or  Ton  peut  e'crire  identiquement 

m'         3n'a^«         m'         n'a^'''  ,^    "'a^<" 

—  2  -77-= TTT  =  2  -77= r; 2ffl  2    .7 


2  /«  2<"  ~  -2rfa> 


n(n_H')a{'^(''         na^(' 


iVn — n')' — ra»  re  —  re' 

a"*'"  ^.  ,^I        --■'-         -- 

=:- -,lAA''^2ml    J  a'dA'^ 


re — n 


2 


</a 


j*(  re  —  n'y — n» 


Par  ces  changemens  Tuquaiion  precedenie  devient 

Tom.  XXXV  Ccc 


386 


NOTE    SDR    QUELQUCS    FOnMULEft   ETC. 


*((')=  —^  1  a»-j ^^r^   n«2^(')    ( 

^  ■'  a     f        </a  a(« — « )  ^ 

,^c.)f "^ l_^ 


3    (/a      Vi»(» rt'V — «»        ifn  —  ii')) 


a       '(" — l) 


-  -J-  —  •       -,  a 2yf* ' 

2    </j  re — ji 


_  n>  _  2 
~  2        rfa 


lediiisant  celte  equation  a  une  forme  plus  simple  on  aura 


^  ^  a    f        d»         2(» — n )   ■*    '         J 


•  2;h'2 


m'  ^     "*a^''>     .     . 

2  t(u  —  n) 


—  am  sin«^ 


a'f/^W        «a     ^    ..,       „/= — r.-f---r      \ 

-    — -    ——a S^f'"' 'I  2       " — "        2   r/a       I 

2    rta  n — n'  —     \    = — t-= — — / 


Or  a  cause  que  a'«'=  i  on  pourra  metlre  celte  equation  sous 
la  foi-me 


PAR  LE  CHEV.  CISA  DE  GRESY.  387 


ami 


«^''       a  dA^  J  sint'u 


a'(n  —  n')  j  n — n         2  (/a      jt^(2 — 'i)* — 'l' 


to'         ^^Wsinj" 


2   aa         « — " 

=-  <  ,  a  dyr>         n-        . ,., 


I 


la  quelle  d'apres  les  observations  du  N.°  precedent  coincide   exa- 
ctement  avec  cclle  de  M/  Poisson  comme  il  s'agissait  de  fairs  voir. 
En  reunissant  les  quantites    non    periodiques    des    expressions 
precedentes ,  on  aurait 

(r) H- J (r)=  (rt) H r.  2 ^'^ r  -7—    • 


Cependant  nous  avons  d'apres  le  N.°  25 

2to;^w^ 
3  2.'  t^a        ''id — 'i.') 


d'ou  il  suit 

.  .       ^ ,  .  I   m'  d/4  ^'1 

(r)-t-J(/-)  =  a-f--T  — -T- 

4-  Avant  de  terminer  cette  Note  je  prie  le  lecteur  de  vouloir 
bien  avoir  egard  a  la  rectification  suivante  relative  au  Memoire  sur 
le  probleme  de  la  pertorbatioa  des  planetes.    A  la  fm  da  N.°   21 

on  a  dit  que  dans  I'expression     /  ndt  -\.  I  5i  Ton  ne  devait  point 
ajouter  de  consiantes  arbitraires  a     /  ndt  puisqu'on    y    atait    d<"'J!'i 


388  NOTE  SUR  QUELQUES  FORMULES  ETC. 

ci»  egard  par  rintroduction  de  la  longitude  de  I'epoque  ,  ce  qui 
n'est  viai  que  pour  le  mouvement  cUiplique  oi\  les  quanliles 
«  ,  £  sont  conslaules  ;   en  general ,  puisque    le  longitude  moyennc 

/  ndt  -\-  I  Si  doil  se  rcduire  simplement  u  celle  de  I'c'poque  lorsque 

tz=o  ,   lintegi-ale    I  ndt  devra  ctre  prise  dc  manicre    qu'elle    soil 

nuUe  si  i:=o  . 

Cela  pose  par  les  memes  formules  du  N."  aS  qui  de'lcrmineiu 
la  conslante  C,  Ton  determinera  egalement  la  constante  C'  de 
I'equation  du  N."  22. 

rndt=C'-^-ZC&nt^  Zj^andt  J'idR) 

et  Ion  irouvera 

Dans  le  N."  aS  oii  il  est  question  de  determiner  les  valeurs 
^(r),  ^(f)  il  s'est  encore  glisse  une  faute  essentielle  ,  Ton  a  sup- 
pose' par  inadvertence  que  Ton  avait  ctabli  superieurement  le  cas 
particulier  de 

r=a— a^cos^^ —  &tc. 

au  lieu  du  cas  general 

r=a — a£cos(|i<-j-f — 5) —  etc. 

d  I- 
De  la  on  a  conclu  que  lorsque  t=zo  on  devait  avoir         ~^  =0, 

mais  cela  n'a  lieu  en  general   qu'en    y    introduisant   la    constant& 
arbitraire  C  que  Ion  y  avait  omise. 

D'apres  cette  rectification  les  equations  (J)  du  N.°  a3  de- 
vieudcont 


I 


PAR    I-E    CHEV.    CISA    DE    GRESY.  889 

r=:a—aeeos  ("<•+•£_ — w) 

dr  dr  dr  dr      .  ^,  ^ 

t'=«/-+-^  -+-2  e  sin  («^-4-£ — 5) 

d^  ^         !•/'•  .  </t'      .  ^,, 

rfe     -      <^/a  d(nt)^  ' 

Celles  qui  donnent  les  variations  ^(/■),  ^{y)  se  changeront  en 

■^f   s        dr  .         dr  ^  .        dr 

<'')=d7^'-''^^di''--'^^-^di^°--'''^ 

d{'^t)\  2a/ 


«  f )  \  2a/ 


Ces  quantiles  seront  ideniiquement  nulles  lorsque<=o,comine 
cela  doit  elre. 

Au  reste  tons  les  termes  qu'il  faudrait  ajouter  aux  corrections 
preccdentes  d'apres  cette  nouvelle  determination  de  la  constante 
C  peuvent  etre  censes  compris  dans  le  mouvement  elliptique  et 
donnes  par  robservation  ;  dans  ce  cas  il  est  permis  de  supposer 
C'=^o  ,  et  loutes  les  formules  resteront  telles  qu'on  les  avait  de- 
terminees ,  seulement  dans  ce  cas  la  quantite  £  sera  censee  aug- 
mentee  de  cette  partie  constante  qui  aurait  determine  la  valeur  de 
la  constante  arbitraire  C. 

(  V.  Le  Mdmoire  cite  de  la  Connaissance  des  Terns  pour 
I'annee  1 83 1 ,  p.  sg.  ) 


1 


ADDITION  A  LA  NOTE 

SUR  LE  CALCUL  DE  LA  PARTIE  DU  COEFFICIENT  etc. 

(  Fojez  page   1-76) 

PAR  M.'    PL^NA 

X-ies  combinaisons  que  j'ai  consiilerees  dans  ceile  Note  ne  sont 
pas  les  seulcs ,  qui  introduisent  dans  le  developpement  de  ia  fon- 
ction  cfi?  Targument  Si^t — 2nt.  II  y  en  a  d'aulres  classes  ,  corame 
je  vais  le  faire  voir  dans  un  cas  particulier  ,  en  generalisant  les 
developpemcns  (juc  j'ai  donnes  dans  les  §§  3  et  7. 

Soit 
ii  =  yj/(°)e' cos  (</J  H- 3wf  —  3w  ) -t- M''' e'e' cos  ( ;/? -J- 3«i  —  2  w— s?' ) 
-t-M('W"cos(7J-»-3n<— aw'— w)-+-i»/me''cos(//?-+-3«i— 3^') 
-f-3f'*V/"cos(//j-t-3«f  — w— 2n)-t-MV/cos(//j-t-3/ii— 13'— all); 
ou  i  represcnte  un   nombre  enlier  ^  ct  p:=  n't  —  nt. 

II   suit  de   la  ,   que 

!t7I/('''e^sin(  ip-^-Znt  —  Ssr) 
-t-(i— i)Mt''eVsin(i/>-»-3««  — 35?— Iff') 
■ 
-(- ( J — 2  )  il/W  ee"  sin  ( tyy -t- 3h^  —  2«' —  S7 ) 
-t-(j  — 3)il/'^)e'^sin(«>-H3««— 3sr') 

—  j  f'Jy'- (t  — 2)  Jv  j  Tl/We/sin  {ip  -+-3«i  — tr  —  aH) 

—  |(j  — 1)^1.'— (i—3)oV|3/Weysin(«/j^3n^—!s'— all) 

-HJ-y-     o/'H — — .    or'|e'cos(«/)-»-3nf— 3i3') 

-7-     o''-f-— T-;     or  }  eecosf /p-Honi  —  2sr  —  w') 
rfa  ilti  ) 

— r—  <^' -I — TT    "'"    }ee"cosCw-t-3Hf — 2« — ■oJ) 
-T-     y/-H — j-r   tf/-  |e'^cos(//j-+-3?i<— J«  ) 


Tom. 


du. 

till 

\n- 

cos(ip-h^Tit — 

ST 

an) 

da 

oVh- 

da 

'5,' 

i^v 

cos(//J-+-3n<— 

.s:'_ 

211); 

5XXV 

Ddd 

Sga  ADDITION    A    LA    NOTE    SOU    LE    CALCCL    ETC. 

dt 

/■J/ 1°' e' sin  ( j>  ■+- 3ra< — 3  57 )  ^-(«  —  I )  iW  < ''e  Vsin  (<)>  ■+- 3«< — 3«( — «(' ) 

(J— 2)i¥'"'e7'sin(f/?-4-3M«-rtjr— 2n)-«-(/— 3)yl/'^'eYsin(j/j-f-3nf— sr'— an) 

^'°e'cosO>-t-3n/  — 35r)^^''Wcos(i)3-t-3«i— 2«— s') 
da  da 

dt    \        da  ^^  ^        da 

.^'"e^>cos(i> -t- 3?if — -c! — 2n  ) -f- ^' V/*cos  (i> -+- 3ra«— «J'— 2n ) 

!iilf(°'e'cos(t>-+-3n<— 3«J)-t-(«— i)^^'''eVcos(t>-t-3nZ-- 3^— «') 
-f-(t— 2  )  iV/ Wee''cos(j/j-H3n«— GJ— 2w') 
-H(i— 3)M(^'e"cos(j>-t-3n«— 3«') 
-(t— 3)7j{2V— (i  — 2)^t'|MWe7'cos(j>j-J-3M«— ts— 2n) 
-(t  — 3)nj(f— l).y^''— (i— 3)^i'|M'5'eycos(i>J-4-3?i«— Ei'— 2n) 

j  ^"■Vr+^'Vie^sin(.i.+3«.-3«) 

I    da  da'  j 

•' dr-\ Sr  }eesin(ip-{-ont  —  i-e  —  ■ro  ; 

(     da  da'  ) 

j  f^'V-4-l^'V!  .e-sin'(.>+3«i-a«'-^) 

(     da  da'  J 

j  rfa  da'  S 

>i£'V-|.^^'VLvsIn(./,-t-3«.-^-2n) 

.  j  l^^''''^r+^^''V !  eV  sin  (y,+  3««-«'-2n) 
Cela  pose  ,  si  Ton  fait 

!l=F«cos  i  {S—i)p-¥-f,\  ,         Sv:=G^'hin\(5^i)p-t-g,  |  ; 


PAR   M.    PLAKA  393 

et  si  Ton  observe  que  I'equation  , 

(5  — t)(w'  — n)  — n(j— 3)=(5  — t)n'— an, 
donne  (5  —  i)(n'—n)-~n(i—3)s=—in',  en  y  faisant  5n'  —  3«  =  o; 
on  trouvera  que  I'expression  precedente  de  — '- —  est    reductible 

a  celle-ci  ; 

d.Sh__ 

di 

iMe^&\v\{Si^t — 3n^— 3«-4"g'J-f-(j— i)iJ/e"e'sin(57iT — 2nt — 2c? — Ts'-\-g,) 

■ ^     <  -»-(«■— 2)iWee''sin(57i'/;—27j^—:3—2tf'-+-^^j-4-(i—3)il/e"sin  (5m'^— 2«<— 3t3'-+-,?J 

(t— 2)il/ey'sin(57i'i— 27i<-'n<— an-h^J-t-Ci— 3)yl/e'7'sin(57zV— 2«^— £3'— 2n-+-^,,)j 

(o)  (0 

iM  e'sin(57t7 — 27j< — 3'Gf-+-^^ J-+-(«—  i )il/e'e'sin(572'^ — 277^ — 2 s? — '^^''-l-g,,, ) 

(7 3)77„''')  (2)  (3)  , 

"    ^-l-(i— 2)i/ee"sin(5«'<^37i«— «— 2«'-Hg-J-h(7— 3)Me"sin(577'<-277i— S'M'-t-g'J) 

(0  (5)  I 

h7Vl/ey'sin(577'<— 277f — c— 2lH-g-J-h(i— i)^^<^'7'sin(577'^— 2«^— «'— aTI-t-g-^J] 

aJ-~e%va{^ii!t — i-nt — 3srF4^J-Ha--5— e'e'sia(5n'<— 2/7< — 2«J — ^-^fi) 

in'     '-'^  )         </M(^),   .   --  .  ,     ^-        dM%  .  rfc  u         *    -x   '_x_/•^ 

-F     <  -HO— _ee''S)in(5/7'«— an^-^ff— 2'a'^-/^,)+a— —  e"sin(57i'<--2?7<— ow'-ty^;} 

I  aa  "^  flit 

rfM''''    ,    .      ^_     ,  TT        y-N  7M/'^^    .    •      /-     t^  ,        ^'  FT    .    /-N 

-1-«-^e7'sin(077V— 27zr— «— 2n-+-/^^)-i-a— -e'7'sin(07i'«— 277< — c— afl-H/^J 

«'  ^ekn(57i'^— 27ii— 3cJ-H/;j-+-a'  ^'e'e'sin(577'/;— 2nf— 2«— cj'-j^J 

.  ^'-^)".  //'"  J^a''^ee"sin  (577'«-277^^«-2«'-ty:,)-4-a'^'e"sin  (57^7-277^-3  ^'-H/;,) 

.a''i;^e/sin(577V— 277i— •=?— 2n+/:j-»-a'S'ysin(577'/— 277^— ^'— an-H/J 
(/<i'     '         ^  •'""  da' 

Maiiilenant ,  si  roii   remarque  que  I'equation   577' — 277  =  0  (lomie 
, 277  7'7' 7     3    , "* /'"' __  t  ^ L(n' 77 "l 

on  lirera  de  la  celte  formule  generale ; 


V 


3f)4 


ADDITION    A    I,A    NOTE    SVR    LE    CALCUL    ETC. 

5?=  Zanfdtf  'hip-  dt  = 

(o) 

iMe^  sin  (  5n't  —  2nt —  3ns  ■+■  g^^  ) 
+-(/ —  1 )  Me'esm(5»«'« — anf — itn —■si' -^ g ^^ ) 


-Ai-')' 


,(^>  a' 


(i-^) 


{i)„i 


/.  n.  - 


p)«' 


3'    \n  )        in' 


H-(t  —  2)Mee'sin(5«'f — 2wf — •«  —  2ro'-t-^,J 

-H(j— 3)i»/e"sin(5//^— 2H«  — 3is'-f-6-,J 

(i) 
-H(  j —  2  )  M^ey" sin (  5n't  —  znt  —  zs  —  211 -f-g-^^ ) 

-»-(<"— 3)Meysin(57i'i—2?ii—Ej'—2n-»-,i,',  J 

iMe^  sin  (  5h'<  —  int  —  357-4-  §■„, ) 

-\-{i —  I  )Me*e'sin(5n'< —  2nt — 21s— w'-t-g-^^^) 

-)-(«—  2)Mee"sin(5?iV — 2«i — 20*'  —  •nJ -«-§■,/,) 

(3) 

-4-(t— 3)Me"sin(5n'<— 2««— 3«'-+-^^J 

(4)  , 

-k-    i  M  e  7*  sin  (  5n't  —  2Jit  — ts  —  211  -+-  g^^, )  ] 

(5) 

-H(i— I  )  Me'y'sin(  5«'<— 2«^— «(' —  2n-+-g'^J 
(0) 
a  ——e' sin  C  5/^7  —  2nt  —  S-ttf -»-/?,) 


(■) 


1 JIJ' 

■a  ^e'e'sin(5«'<— 2«<— 2CJ— V+y;^) 


(«) 


■a  -^ee"s'm(5n't — 2nt  —  c(— 2iii'-|-/^J 
da 

■a  ^e'^sin(5«'<— 2n<— 3«J'-+-/J 


M 


da 


.a^~e'r  sin  (  5»7 — ani — «'  -  sH  -♦-/, ) 

da 


' — : — J"-  -ZT'   \  _- w 


PAR    M.  PLANA  Zg5 

fl'  ^  e'  sin  ( 5n't  ^mt— 3«  -^L  ) 

{•) 
a'  ^e*e'sin(5n'<— 2W<— 2«J— o'M-/J 

(>) 
rt'  -—  e  e''  sin  ( 57i't —  2nt — « —  2<tf' -+-/]), ) 

(3) 

a'^  e"sin(5ra7— 2n«— 3«'^-/:J 

a'  -; —  ev*  sin  f  5«'<  —  -iiit  —  vs  — '2!!  -+-/' , ) 
da'    '  -""^ 

(5) 

a'  ^  e'y'  sin  (  5n't  —  2nt—a'  —  2Yl.  -+-/,; ) 


(o)  (o) 

Les  coefificiens  M,  a ,  a'-r-    etc.  doivent  etre  calcules   a 

da  da 

I'aide  des  formules  suivantes : 

,        Co)  (.) 

48.-7-  =(26. J — Bo.j'-HSiMi.-t-Cq  —  27.f-t-i2.i')«^-i 
"»  ■>    '-       ^^  I  '      da. 

(■)  (0 

,     (0  ._  (i— ) 

—  i6.ii?=(— 9^-3I.t-.3o.t'-l-8t•')Ax'4^(9— 25i-»-i2.tMa-i 


(.-.)  (i-l) 

-31 


,    (0  (— >) 

i6.^=(— 8-H32./— 3oi'^8t')Al'^(8— 23.«-*-i2.t')a^*' 

(■-»  (—1) 

— 48.^=(-6^-29.i— 3o.J'-^8jMil'^(6-2i.«-+-i2.!M«$. 


ii-3)  (—5) 


J96  ADDITION    A    LA    NOTE    SUR    LE    CALCUL    ETC. 

f,  a'M        {,   .    ow';-i'    dbi    I 

(5)  (i-2) 

^     a'M  i     ./'-)     dbi 

—  ID  .  —f.   =«  J  2lOi-{-IX—-i 
III  (  i  dx 

(<■)  (0  (<) 

,.  a'       dM      ,       .       o  -2  .  o  •i\  dbi      ,      t         r    ■  -.v   ■,d'^b< 

m'        da        ^"^  ^  da         ^  '      rfa' 

to  (') 

fc-      o  \    3  <^'^i    .     i  d''b!. 
-+-(6t— 3)a^-— »-4-a* --"  ; 

(1)  (,-.)  (,-.)   . 

— ID — ,.a—, — z=(oi  —  i8.i*-t-8j  )a-T-»+(— I— i3.j-+-i2.j')(z'— -» 

m        da  ^      dx  dx 

(•— )  ('■— ) 

,,  a       dM      ,     .        „    .,      0.3,    dbi      ,  .  ■  \    .  d^bi 

10.— , .a  _— :^(c)t —  i8.t  -I-8j   )a-r-»  -+-C— 1 1  .«-t-i2.j»)«'— — » 

m'         (/rt         ^-^  '      dx  ^  '        dx^ 

(i-i) 

+(6._iy_.H-«^-.  ' 

(3)  (,-3)  (i-3) 

,Q    a       dM      .r,.        a   -1      o-3\    dbi      ,  -j^   ,  a'oi 

III        da  dx  «« 

(i-3)  (i-3) 

I,  a'       dM 

it) a  —^ 

III'        da 


f,    a'        dM  j     ./'-')       .  ,    db^  ^    ,d'bl   I  . 

m  da  I        *  f/ix  r/a"       } 

—  48fl.rt'^=(26.t  — 3o.?-^-8.^■0^.•V(l8--28.^•— 6i'-t-8«>i-^^ 

Hi'         da  ■'    1        ^  rtx 


{,)  (0  (1-0 

.(-9-9.+  i2.i'X_.-4.Ctw-2,«^>  +  «  ;^',- 


PAR    M.    PLANA 


397 


(,-.) 


,6. 4-«'?^=(-9-+-3i.<— 3o.j'-i-8t0^i  ^-(9-19./— 6t'-H8t»)«— i 

m'        da        ^      "^  J   t       \J        J  'da. 

m'        da        ^  '  1       \  ^  '    rf« 


(—J) 


^      da^  da}  da.'- 

48 .  ^  .a'^=(-6-»-29t— 3o.^■*^-8^■')ii'I^(6-1 3j-6i'-^8/>  :^i 


m'       da' 


U~3)  (1-3)  (.--3) 

''''  ^  '      da?  da.^ 


da.' 


(,_,)  (,_,) 


(5)  (i— 2)  (i-i) 

ni'        da'  (a  '    '      rfa  rfa»  ^ 


Pour    eliminer    de    ces    formules    les     coefliciens    differentiels 


(0 


— T  etc  ,  on  remar^uera  ,  que  d'apres  les  relations  connues  enlre 
ces  fonciioDS  de  « ,  on  a  : 

(0 
{.)  CO 

d'b^         bs       i 
«'-P^= i—  I  (t-4-t*)— (2t-f-2t*)a'-»-(2  — 3<-4-t0a' 

br 

-h, l_.a(2/— iX— i-t-3a')  ; 


SyS 

(0 


('■) 


ADDITION    A    LA    NOTE    SUR    LE    CALCUL    ETC. 
—  (2l-»-3t*M-j')-t-(l+3j-4-13.f'-+-i')«* 


S         ,  -  -  V 

~lhT~  (I  — r'i'I^-C  •  —  6'—  '5J'-4-j')a*-t-(6—  1 1  ./-4-6/*— t')a' 


bV 


(.-«' 


d'b. 


(0 

b. 


«' 


f/«'.  (I  — a')i 


iT" 


-+■ 


(I— «•)' 


z(2£— i)  j(2+i')_(5-|-2t')«'-t-(iH-j')a'' j  ; 

{Q,i-ir  1 1  .«'-H6t'-+-J^)— (3-1-i6.t-f.52.t'-+-l6.t'-h4J'y 
-+-( 1 4 — 4'-*-i  o6.J'-|-4t'-t-6r)a* 
— (—  1 3  4-3  3.i-+- 1  oo.t'— 1 6  t'-f  4*'' )"'*■*■  (34— 5ot-t-  35t'—  1 0.t'-*-t^)a' 

a.(2t— i)j-(G+6(')H-(22+22J>'-(i8+26/')a»+(5o+io/')«''i. 


Cela  pose  ,  si  Ton  fait  la  substitution  de  ces  valeurs,  on  trouvei'a 

48/i^".(._«^)'=i!;!  j  (9'-6i'-4-0-<-«Xio-75.--^87r-V)  > 

'    f-«'(39— i53./-»-i8o.J^— 55/')-i-«''(27-io3t+99J'-27i')j 


6 /. a(2£-i )  1  ( 1 7-33/+ 1 3«")-«X47-78j+26/0+«''(38-45i+ 1 3*') | ; 


(0 


jj^'  ^      (._,;l   (3i— 4'-<-i0-t-«<36— ii7.t-4-io7(:'— 29/^)  i 

""'    liF  '^^~"'  '       f    |-4-«X-93+275«-22CuV55i^)+«''(8i-i77t+i23t'-27/')l 


(i-ii 


-ii-bj:_.a{ii-Z)  j  (i  7-33/+ 1 3«')+5t'(-45+78i-26i0+«<36— 45/-4-1 3/')  j ; 


a'M 


(») 


i6.1ii^.(i— «>y=Z,^ 


(,-2) 


( — 2J'-4-t^)-4-or'(7  5—17  0I-+- 1 2  7  .t'— 2  gt^)  ) 

+«*(- 1 75+4 1  oj-272.jV55j')+-a'(i  4o-256«-(- 1 47*^-37/^)  j 


(—3) 


-^b2_.a  (2i-5)  \  ( 1 8-33t+ 1 3.i0+<-45+78f-26t')+  «''(35-45/+ 1 3i-)  | ; 


_/!f 


a'Af 


!3) 


"  (i  — a')'=^j. 


>_3)|  t^-4-ft^(i33 — 234«H-i47'^' — 2g.{' ) 


+«'(-287+558,j-3i8i'+55<^)+«X2io-34o./+i7i.£'-27.t') 


.(•'-4) 


b±, .  a(2i-7)  j  (ao-33t+ 1 3t0+«'  (-47+78t-26t>«'(35-45i+ 1 3f')  | ; 


PAR  M.  PLANA  3gQ 


I 


-«*(27 —  i3o  .  /-4-203.  t' —  126.  i'-t-27  .  i'') 

«->  .  (  (26.J— 3g.t'-+-I4.t')^-a>(I  —  II4•^-^-l45•t■'— 42.*') j 
-  7'''^^'"^''j^,^*(_i8^-i98.i--i73;t'-t-42.J0-t-AG5--uo.J-+-67.t'— 14'')  i ' 


/   (3.i— 7.i»-f-5.i'— 1^)4-«*(— 45-+-i33.«— i78.t'-(-io6.i'— 24.i')j 

„'  ,/;!»/'''  ,    (i— Ji-Ha*  (  i56  — 5i2  . /-t- 704  . '■'  —  4o4  •  «'-t-78  •  «*) 

— iG.— 7.(1-7- ( I -a*)'^^^  S    ^ ,  .    ,   .1   ,    .,   o   ix 

m      (/n        .  j_j_ir'*( — 129-1- 710  .  f —942  .  f  H- 47"  • '  — 00  .  J* ; 

I'  (.*-««(iG2  — 433.^-1- 423.  £'—  177.  j^-t- 27.1') 

I(_r7-»-53.t— 5o  .t'-M4.  t')H-«(5gr— 199.  J-M78./*— 42i^)j 
-♦-  a*  (  —  75  -t-  287  .  t  —  206 .  t'  -t-  42  .  e'^  ) 
-♦-«'(  8i  —  i4i  .  t-t-78.  t'—  i4-t') 

!(_4i>^4.t5_£>)_j-«'(— i5o-*-43o. 1—397.  t'-4-i6o. 1^—24. Z')^ 
-t-  flt'(6oo  —  i4So  .  £-*-  1407  .  J* —  56o  .  i'-t-  78  .  i' ) 
+  a'(_63o-+.i8(32.j—  1703.  P-t- 624.1'— 80.  i^. 
-«-«'(  420  —  908  .  i  -+-  697  .  i'  —  228  .  J'  -H  27  .  r-  ) 

(.-?)    (  (— 36-+-84.i— 6i.i*-t-i4-iO-+-':t'29— 396.i-t-2ii.t'— 42.t')l 
■^''T**^^'~^^iH_«.(_,5o-t-588.^--a39./»M-42.t')-Ha*(io5-i76.j^89.t'— i4-tOi' 

^  (3f»— j»)M-ft'(— 23r-4-874.j  — 672.i*-+-2i4.e*  — 24./') 
,  .,/"      [,-j)!H-a*(i358  — 2050.  j-f- 2272.  P  — 7 16.1' H-78.iO 
"^   '^''^~y~'^'~  f  J-i_a«(_  i547  M-3550.J  — 2624.i'-+-778  ./*— 80.^*) 

.  (-4- a' (840—  1570  .  /  .4-  1024  ./*  —379  .  «■'-+-  27  .  2^) 

!(— Go+ng.t-72.t'+i4.i')+«*(220-4o5.i+244''-42«^)J 
-f.«'(-252+'5oi.l'-272.7"+42.J^)  +  K*(l4o-2l5./*IOO.i'-l4.«0)  ' 

Tom.  x.\xv  E^** 


4oo 


,dM, 


ADDITION    A    LA    NOTE    SDR    LE    CALCUL    ETC. 

(__Q^g.t_^6.t'— 5.4^— t«)-t-a'(3i--8oi-+-36.j'-H46.«'— 34.t*)] 


'b±^u[ii-i) 


—48  A-«'^(  i-«')*=*J.i->-«*  ( —  67  -t-  3i8  . 1  — 83  .  i»—  176  .  t'-H  78  .  r) 

•a''(93-3i6.t-62.t'+234t'-8o.t*)+a'(-27.j-i-io3.i'-9g.j'+27.j*)j 

(17— 7.*— 26.j*-t-i4.t')-f-a*(— 63-t-i9.t-j-84«'— 42-iOj 
■  a"(67-t-75.i—i34.>'-4-42.J0+«'(27— 65.  t.».54.i-— 14.1^)1 

(-i2-2.j  +  20.i'-6.f^-j'')+a'(i5+34.i-  i29.i'+ioo.j'-24.i'')l 
^1     jjf^j  (i-iii-t-a' ( i5 — 128  .  j-i- 4o2  .  i' — 332  .«■'•+•  78  .  j'' ) 

'^•■^r"'  X^^'"*'^'"^7  ]4-  a'  (  45  -i-  258  .  t  —  593  .  i'  -+-  388  .  J^  —  80  .  r' ) 

-a'  (81  —  258  .  j-h  3oo  .4'  —  i5o  .  e'  -¥•  27  .  /* ) 

(20  .  i — 37  .  i^-t-  i4  .  t')-J-a»( — 4? — 22.{-4-ii7  .  J» — ^2.P  )] 
.«t(6^i64.j— i67./'-t-43.t')-»-a6(45-»-96.t-i-65.t"— i4.j')|  • 

(-i2-ii.t+35.i'-7.J^-i')+a'(-5i+282.t-35o.j'+i54.«'-24.«')l 
__  ^  a'  ,fW/,  _,  ,,_/'-:  1-+-  «^  (  338  —  91 1  .  J  -H  1049  •  '■'  —  488  .  t"  M-  78  .  i> ) 

■^''■rf;?^'  *'^'"  7  j-t-«''(_3i5-+-n96.j— i284.j"-t-542.i'  — So.r-) 
\-\-  «'  (  280  —  652  .  £ -+-  55o.  t^  —  201  .  j'  -+-  27  .  i'' ) 

'(_i8-t-5x.t— 48. j'-v- 14./')  4- «'(—•  66— 75. /-t-i5o.j'—42.t')j 


-6ji^a(2<-3) 


(.-J. 


-^j_«(r'.j-5){-t-a'  (  —  70  -t-265  .  i —  200  .  I*  -t-  42  .  P  ) 
-  «''  (  70  —  1 3 1  .  {■  -1-  76  .  j'  —  1 4  •  ''  ) 


(J) 

48.— a  ___( I -!!(»)'=<> I 

m'      da  '      — 


(_  12-9.  /-»-5i  .£*-8.jW')+a"(-i58+63i.i-627.j'+2o8.£'-24.r'')j 
(i_3}W  «'(  926  —  2167  .  t-f-  i858  .  t'  —  644  -i^-^  78  . «" ) 

-  «"  (  —  io5o  4-  2652  .  i  —  2 135  .  i'  -+-  696 .  i'  —  80  .  j' ) 
.z'(63o—  i23o  .i-t-853.i"  — 252.t'-t-27.  J') 

(-4o+86.i-59.i'+ 1 4- «■')+«*(-' "-'4o-«-*-i83  .i'-42./';] 
ftj.«(at-7){-+-  «'  (  —  170  -t-  378  .  J  —  233  .  J*  -♦-  43  .  i^ ) 
■«'*(  io5  —  170  .  t -^-87  .  t'—  i4- «') 


(— ,) 


PAR    M.    PLASA  4°  I 

Voici  maintenant  rappHcatioa  de  ces  formules  aux  cas  de  i=6, 
et  de  t^7  ,  en  negligcant  les  termes  multiplies  par  y*. 

CalciU  de  $t^ ,  en  faisant  dans  son  expression  ,  i=6. 


(3) 


-U) 


aF=:     o,ooo652  ;       G=: — 8o",i4i  ; 

/,=-!».  21'.  o";   ^,=-i».9'.7"; 

/  n'        \     '^' 
Log-  2  ./(^-^^ ij  G=2,3932246(— ): 

Log.  i  ./n  =  2,o5o  1  o88  (— ) ; 

Log.  6 .  ^L_  =  0,8205473  ; 

(0 

Los-  4  •  ^=  1.5572696  ; 


(3)  (3) 

a'^=o,oo8ii     ;         H  =28",966  ; 
X,=  3».57'.36";     g,,=   78'.  3'.  20". 

Log.-2./(^—i)F=  1,9019397  (— ) 


,1 


i") 


Lo".  — - .  a  — -  =0,8688810  ; 
°   ni'         da         '  ^  ' 

Lo".  — -.  a— i-^  i,5o36i45  ( — ) 
°    /«'  da.  '  ">      ^      y 


(3) 

Log.  I/.  H  =2,83222  12  (— )  . 

Log.  5 .  — L=  1,45 14625  ( — ) 
Log.  3.  — ip  :=  1,2059140  ( — ) 
Log-  -^-  «'-^  =0,9297063  (— ) 


TO' 


da' 


:•) 


T  «'  I  dM  !T  f  I 

L°S-^-«-:7v  =''^74^094 


Log. 


a 


a  !1^=  1,6484375 


da 
dM 


Lo£ 


da! 

,dM 


(») 


(3) 


^°s-  :rr- « 77:7  =  '^2929407  (-) 


TO 


^•«    -XT  =  ',7339473    (-) 


^rt 


(3) 


</a 


^''S-lv-" -77:7  =^''3977228 


rfd' 


5?=sin5?('f— 2?ji-4-g-,/-»-o",8295)-t-cos5«'^  — 27Ji;-t-g',^  (J— o",22o5) 
-<-sin5?2'«— 2««-l-g-^^,(H-o",3762)-»-cos5«V— 27i?-h5-^^/  —  o",iooi) 
-j-sinSnV— 27ii-1-//H-o",346i)-Hcos57iV— 2n<-f-/^  (  — o",o637  ) 

-+-sin57i'i— 27J«+/;^X—  3",6333)^-cos57^V  — 277<-»-/^,(-Ho",45o5)' 
d'ou  ion  tire 

,Y_/^"o'>88W,o778W,346o-3",6246  sw.r  , 

Uo",oo44-.o>978-o",ooi5+o",o3n=-2",249oj""^^"'~^"''' 
y-o",oi67+o",368i-o",oo8i+o",25o9  . 

"*"  {  II  /        II  II      i^t  II    t  ,      I  II      ^«^    I  COS(577/-277i  ). 

V.-o",22o4-o",o207-o",o637+o",4494=+o",7388^       ^  ^ 

D'apres  Ic  llieoreme  que  j'ai  donne    dans   la    page    11     de    ce 
meme  Volume,  il  est  clair,  que,  dans  le  cas  acluel ,  on  a, 

5b  =  — ■^[/j  =  -l-5",45l  .Sin(572'i  — 2770—  '",791 -cos  (57i'.'— 2770- 


4o2  ADDITION    A    LA    NOTE    SVR    LE    CALCUL    ETC. 

Calciil  de  S^ ,  en  faisant  dans  son  expression ,  i=']- 

(J)  (3)  {i)  (3) 

«F=— 0,002783  ;     G  =  i9S",3io;  «'//  =  o,ooi38  ;     n=— 29",9i5; 

y;,=-,-\2'.6'';     ^^,=_.°.  to'.48";  A=o;    ^  ,.,,=-5» .  4^' .  2 

Log.  l./(^— 1)^  =  2,8547519;  Log— ]./(-^—i)  F  =2,5991521  ; 

.     m  (3) 

Log.  2  ./.  0  =  2,1890628;  Log.  2/.// =  2, 1 880 1 82  (— )  . 

,  (■>>  (') 

J-og- 7- '-^=0^8252909;  Log.  6.^  =  1,4673459  (-); 

'  If''  f  ''' 

Log.  5. —^- =  1,0261 102  ,  Log.  4- — ;-:=  1,2828600  ( — ). 

(      (")  ^      f") 

Log.  — ^ .  rt  _l_  =  o,86io588  L02.  — -  .  a'_- — =0,0147397  ( — } 

^    m'  da  '  °    III'  da'  >J   ^J    Vi    \      J 

Log.  ^  .  a  i^=  i,5i43256  (-)  Log.  4  •  a'^=  1,5753538 

^   m  da  '  ^      ^  "    m'  da'  ' 

W  (2) 

^°S- 7;r  •"  ^  == ''^757542  Log. -.a' —  =  ,,7470718  (-) 

,  W  (3) 

^°S-  ^  •  «  '^=  1,3468907  (-)  Log.  ~.a'^^=  1,4320697. 

^s  =  sin57t'^ — 2«^-t-g'(,  ( — 3",9o62)h-cos5«V — 2?z«H-jg-^,  (-j-o",4«»9) 
-{-s'mBn't — 2nt-i-g^^^( — o",6466)-Hcos57/i! — 2«<-4-j5-^j,(-+-o",o89o) 
-i-s\n5n't  —  2nt-i-/ii  ( — 1", S']i^)-{- cos 5n't — 2nt-\-J]^(-i-  o",20o6  ) 
-4-sin57i'^  —  2nt -h/,n(-i- 1" j']^^']  )-i-cos5n't — 2nt-i-fi,j  (-f-o",o547)  ; 
d'oii  Ton  lire 

/-3",9o54  — o",6434— i",87ih-i",7357       s   .    ,.  , 
°^-  Wo",oo85-+-o",oo88-4-o",oo36  =  -4",0633  J'""^^"'      '"'^ 
/     o",o8o4^-o",o643-^.o",o338-^o",4II8  \       fr  ' 

■^  l-+-o",o886-t-  o",  20o54.o",o547  =  -h  o",934i  ^"'^^"^     '""^' 

5?'=— i^l/if=-»-ii",3o3.sin(5/z'<— 2«0— 2",264.cos(5«7— 2raO- 

wi    fa 

Je  donnerai  dans  le  Volume  suivant  les  formides  generales ,  en 
fonclion  do  / ,  qui  ont  lieu  pour  les  autres  combinaisons,  relati- 
ves aux  valeurs  que  prcnd  la  fonction  R  ,  lorsqu'on  lui  donne  la 
forme  consideree  dans  les  §§  4  >  5 ,  6. 

D'autres  occupations  m'empeclient,  dans  ce  moment,  de  me  li- 
vrer  au  travail  qu'exige  la  reduction  en  nombres  d.es  formules  de 
ce  genre. 


MEMORIE 

DELLA   CLASSE 

DI 

SCIENZE  MORALI,  STORICHE  E  FILOLOGICHE. 


DI  Viy  DECRUTO  * 

DI  PATRONATO  E  GLIENTELA 
DELLA  COLONIA  GIVLIA  AVGVSTA  VSELLIS 

k    Ul    AI.CVNE    ALTRE    AXTICBIT* 

DELLA  SARDEGIVA 

LEZIONE  ACCADEMICA 

DEC    PRO>-6SsriRE     CoSTANZO     GazZEKA 

Letta  nvUe  aduna.iza  aS  ^iu^no  €  a  lugtio   i&uy. 


MJa  Sardegna  isola  grantlc  etl  illuslre ,  e  sino  dalla  pift  rimota 
antichita  cclebrata  per  la  portentosa  fertilita  delsuolo,  e  per  altri  e 
non  pochi  doni  dei  quali  venne  dalla  natura  abbondevolmente  for- 
nita,  non  e  meno  nota  per  le  favolose  origini  de' primi  suoi  abi- 
lafori  ,  e  per  le  varie  colonic  Fenicie,  Pelasghe ,  Etrusche  ,  Puni- 
che  ed  EUeniche  ,  che  successivamente  la  popolarono.  Non  pochi , 
ne  volgari  moniimenli  delta  proliingata  dimora  di  qiiesti  antichi 
popoli  rimangotio  ivi  luttavia,  e  i  rinoinati  e  misteriosi  Noraghi,  i 
frcquenli  idolelli  di  bronzo ,  di  particolare  e  strana  foggia  e  tulta 
propria  di  qiiest'isola,  le  pietre  incise,  i  ruderi  ed  i  nomi  residui 
delle  cilia  da  essi  fondate,  Nora,  Sulci,  Bosa  ,  Cornus,  Karali  ed 
Olbia,  ne  lo  attcstano  indiibitalamente.  Passata  poscia  e  stabil- 
Hiente  sotlo  il  governo  di  Roma,  la  quale  per  piii  secoli  ne  ebbe 
la  signoria ,  non  potcva  non  confortnare  se  siessa  in  tulto  alia 
lingua  ,  al  cnllo  ,  agli  usi ,  ed  alle  coslumanze  di  quel  nopolo  ge- 
neroso  e  munlfico. 

TOMO     TXXV.  I 


a  BECRETO    DI    VATRONATO    EC. 

Quivi  di  fallo,  piu  che  altrove,  vive  c  jialenti  si  Sfor£;ono  le   vc- 
sligic    (leiraiilico  doniinio ,    nel   patrio    idioma  ,    negli    abiti ,    nclle 
fogyie ,  in  alcune  pratiche  domesliche    ed  agrai-ie    rimaste    in    uso 
tia  i  popolani  e  gli  iiomini  di  contado.  Ivi  soiituosi  avanzi  di  tjuclle 
magnifiche  opere  di  architettura  ,  teatri ,   anfilealri,  basiliche,  1cm- 
pli ,  poiifi ,  aqiiedotti  ec.  ,    delle  quali   nessuna    deile  citla    suddile 
od  amiclie    di  Roma  voleva  limaner  priva.    Ed  ivi  infine  monete  , 
idoli  ,  gemme  ,  lapidi  e  bronzi ,    belle    e   venerande    reliquie    della 
reiigione ,    della  coltura  e  del  lusso  dei  domiiiatori  del  mondo.   Lc 
scoperle  di  queste  romaiie  aatichita  ,  fatle  piii  frequenti  merce  di 
alcuni  scavi  favoreggiali    dal  Principe ,    per   la    costante    indcfessa 
attivila    ed  industria    di  un  diligente    e  dotto  indagatore   di  questi 
tesori ,    e  mediante  i  lavori  intrapresi  onde  riaprire    rinlerno  tra- 
gitto  tra  le  due  principali  citli  dell'isola,  non  e  a  dire  di  quanlo 
abbiano  arricchite  la  cronologia  ,  la  geografia  e  lastoria,   ed  avan- 
zati  gli  siudi  della  scienza   archeologica.   La  serie    dei  Consoli  ac- 
cresciuta  e  riordinata  ,  scoperti  nuo\i  Presidi    della  Sardegna  ,  sta- 
bilito    il  tempo  di  alcuni  fatti    ed  avvenimenti ,   fissato  il  sito  e  la 
distanza  di  varie  importanlt  citlk  dell'isola  ,  ritrovato  il  vero  nonic 
e  la  -certa   esistenza   di  una  colonia    Romana ;    son    questi ,    e    non 
tutli,  i  sussidi  che  ci  sono  foniili  dalle  jiredctte  fortunate  scoperte, 
di   alcuna    delle    quali    occorrera    di  piu   parlitamcnle    parlare    in 
questo  scrilto. 

Non  sono  molti  anni  passati ,  che  da  una  famiglia  vera  Troglo- 
ditica,  la  quale  con  molte  altre  ,  e  da  tempo  immemoriale,  aveva 
stabilita  la  sua  dimora  in  una  delle  molte  caveriie  dalle  qnali  e 
tutla  perforata  la  montagna  di  TuOfa  Porfirilico  dell'isola  di  S.  An- 
tioco ,  anlica  necropoli  del  Municipio  Sulcitano,  venne  ritrovata 
una  nuova  tomba  non  niai  per  lo  avanti  ricercata ,  nella  quale  si 
rinvennero  alcuni  elmi ,  parecchi  gamberuoli,  e  non  poche  punle 
di  freccie  c  di  lancie ,  lutlo  di  purissimo  rame.  Gli  elmi ,  ed  i 
gamberuoli  sono  quali  si  scorgono  su  varie  figure  Etrusclie ,  su 
alouni  idolelti  Sardi  anlichissimi  e  di  bronzo,    e  sulle  piu  veccliie 


Accad.R.^  c/i   Torino    C/aSj-  c/c  S'c  Afar  S'tor.e  FJol    'f'om.XXXV   Tex y  H pay  3 


J^Vy.J. 


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DEf.     PROF.     UAZZERX  i 

pilture  del  vasi  italioti ,  pec  cui  si  dobba  credere  aver  essl  appar- 
teniito  ad  uii  gnerriero  delle  prime  colonic  approdale  neli'isola  della 
Saidegiia,  Pelasglie,  Fenicie  o  Puniche.  Di  essi  disconono  lunga- 
meiile ,  e  con  scelia  erudizione  i  cliiarissimi  Accademici  Giuseppe 
Giassi,  e  Cavaliere  Fcrrero  della  Marmora  (i). 

E  nola  agli  Orienlalisti  I'iscrizione  Fenicia  sco|)erta  in  una  vi- 
gna  fuori  di  Pula  (  rantica  Nora)  falta  incidere  dal  dotto  P.  Hintz, 
e  sino  dall'anno  1774  pubblicata  nelle  Efemeridi  diRoma,  con  una^ 
ingegnosa  interpretazioue  del  Professore  Giovanni  Bernardo  Derossi, 
Ja  quale  dice  cosi:  Scpolcro  di  Sosimo  straniero  che  (qui)  Jisso 
la  sua  tenda  nella  sua  vecchiaia  consumata.  Percio  veramente 
viorl  J'edele.  Leliemano ,  o  Lamano  siio  Jiglio  ,  Principe  straniero, 
lo  trasporto  e  depose  nelCorto  sepolcrale.  Siamo  assicurati,  che  il 
cavaliere  della  Marmora  si  proponga  di  dare  una  nuova  piii  in- 
.  ticra  e  piii  corretta  edizione  del  testo  Fenicio,  in  uno  dei  se- 
guenti  volumi  della  dotla  opera  sua  suUa  Sardegna ,  e  conforme 
ad  un  esaltissimo  disegno  da  lui  stesso  preso  sulla  pietra  originale. 
D:iirislesso  Cavaliere  ci  venue  eziandio  il  disegno  del  curioso  si- 
gillo  di  pietra  dura,  che  in  forma  di  leone,  e  con  lettere  Fenicie 
diamo  disegnalo  ( tav.  II,  Cg.   3). 

Interrogalo  intorno  all'iscrizione  il  dotto  amico  e  collega  Amedeo 
Peyron  ,  Professore  di  lingue  Orientali  nella  R.  Universita ,  ci  fa- 
Tor\  della  lettera  seguente ,  che  crediamo  ben  fatto  di  pubblicare. 

Chiarissimo  Collega. 

Le  qualtro  Ictlere  incise  nel  sigillo  da  lei  trasmessomi  sono  evi- 
dentemente  Fenicie ,  cioe  f*'^^^  ""'^  dubilo  di  leggere  Nl^y 
servitu,  culto ;  e  tal  voce  si  adopera  sia  nelle  cose  divine  per  no- 
tare  culto  religiose,  religione ,  sia  nelle  relazioni  umane  per  si- 
gnificare  la  servitu,  il  rispelto,  che  uno  professa  ad  allro  uomo. 
In  quest'ultimo  sense  parmi  che  prender  si  debba  il  nostro  sigillo, 

(1)  Mem.  .\ccaid.  di  Toria.  toI.  26,  p^^g.    107  e  ii^ 


4  DECRETO    01    PATilONATO    CU. 

poiche  non  pnre  religiosa  cosa ;  e  siccome  noi  sogltamo  inscrivere 
sui  nostri  Awicizia ,  BLtpetto  ,  f-'erith  ec. ,  cosl  sul  Fenicto  sta  ser' 
vitic-  Dissi ,  ch'io  non  Jubitava  deHa  lezione.  La  prima,  la  secon- 
da,  e  la  quarta  lettera  sono  cerlissime,  la  tei'za  sola  si  confonde 
talora  col  resc  ;  ma ,  oltreoclie  <;|iii  par  che  abbia  la  forma  del  da- 
leth ,  non  si  caverebbe  un  probabil  seiiso  per  un  sigiilo  da  siD? 
iransitus ,  passttggio.  Persislo  perlanto  uellu  servilu,  mentre  mi  do 
il  pregio  di  rassegnarle  la  mia.  Souo 
a8  giugno   1829 

Suo  A  AT.  Peyron. 

Ornamento  del  Museo  Archeolof^ico  della  R.  Vniversili  sara  pur 
sempre  Tampio  e  ben  conservalo  Mosaico,  scoperto,  lia  piu  di  un 
mezzo  secolo ,  nel  borgo  Stampacc  di  Cagliari.  Fignra  Orfeo  ,  il 
quale  col  suono  della  lira  si  trae  addietro  attoniti  e  stupelaiLi  leo- 
iii,  tigri,  cignali,  cervi,  capre,  cavalli,  uccelli  ed  allri  animali  do- 
mestici  e  selvaggi.  Ammirabile  n'e  il  lavorio ,  maestrevolmenle  coiu- 
messi  1  piccoli  dadi ,  molliplici,  e  ben  distribuiti  i  colori;  mara- 
vigliosamente  beilo  e  il  volto  dell'Orfeo ,  gii  animali  disegnati  con 
veriti,  pieni  di  vita  e  di  moto ,  ben  inleso  I'intiero  complesso 
della  coniposizioiie.  Neiralteuiamenie  esaminare  le  parti  tutte  di 
questo  prezioso  lavoro,  mi  nasceva  forte  sospello  ,  non  esso ,  anzi 
che  di  artista  Greco  0  Romano,  si  fosse  opera  di  un  nalivo  Sardo. 
Favoreggiava  queslo  mio  dubbio,  lo  scorgere,  come  tra  gli  ani- 
mali che  compongono  quello  strano  e  maraviglioso  corteo  ,  la  piu 
parte  sia  d'lndigeni  e  propri  della  Sardegna  :  imperocche  e  la  ca- 
pra,  e  il  cervo,  e  i  cani,  e  il  cignale  ed  il  cavallo,  che  tuiti  si 
scorgono  nel  primitive  disegno  (1),  sono,  parmi,  quali  li  produce 
tultora  quell'isola.  E  pii  mi  vi  fondava  la  scoperla  dell'esser  ivi 
pure  e  non  dnbbiamente  figmato  il  Mujione ,  YOphion  de'Greci, 
che  Plinio    dice  nativo  della  sola  Sardegna ,    e   de'  quali     credeva 

(■)  Mtm.  Accad.  di  Torio.  ral.  i3  ,  p*g.  ii. 


■f  >t  V.     '7'c7,^'.    /.  juao'  ■    S . 


AccaUemuL   R-'t   delU  Science  di  Torino.    Class    r/i  li^c.Mor.    titor.  e  F'l/ol .    Torn.  XXXV.     Ta.i^.   I.  paef.   S. 


^^mimMmmmmmm<s~-*'f!^m?i^.'»^':''  -■'•*«*****-^' 


Btl,   PBOt'.    GAZZLRA  !> 

spenta  la  razza.  Invenio  apud  auctores  graeeos,  animal  cervo  mi- 
nus ,  pilo  deinum  simile  quod  Ophion  vocatur :  Sardinia  id  tan- 
tiim  ferre  soUtam  :  hoc  intcriisse  arbitior.  Si  legginio  le  descrizioiii, 
clie  del  Mufioue  lanno  gU  scrillori  di  Zoologia  ,  e  si  passi  (luiiuli 
ad  esaminar  uel  mosaico  quello  svello  animaie  con  lesla,  occliio  c 
muso  da  montone  ,  coUe  orecoliie  litte  ,  gambc  stese  e  secclie  , 
ugna  spaccala  e  coda  corta ,  col  pelo  ,  colle  zampe  e  con  il  coi  po 
cerviao ,  il  quale  con  giaziosa  movenza  e  figuralo  ncl  punio  di 
pasceisi  di  un-d  cacfitus  oppuntia,  e  poi  si  dica  se  desto  iion  sia  il 
MuGone  femina.  Se  non  che  uii  ratteneva  da  tal  pensioro  ,  il  veder 
ivi  pure  pinto  il  leone  ,  animali  coiesli,  i  quali  non  consia  die 
iiiai  in  nessun  tempo  abbiano  allignalo  in  Sardegna,  sebbene  in  Ca- 
j^liari ,  ove  sono  tuttavia  grandiosi  resli  di  un  anfitcatro ,  non  do- 
vessero  mancare.  Che  che  sia  di  cio  ,  la  vista  di  queslo  piezioso 
animaie ,  e  I'esame  deU'intiero  mosaico ,  non  potra  non  lornare 
accello ,  e  dilettevole  a  chiunque  ami  il  bello  delle  arli.  Esaminato 
dall'abate  Andres ,  ebbe  a  scrivere ,  che  di  quanti  mosaici  furono 
da  esso  veduti  in  Roma,  o  in  allre  parti,  nessuno  poteva  com- 
pelere  con  questo  noslro  per  la  perfezione  delle  figure  (i). 

Vn  bellissimo  e  prezioso  sarcofago  di  marmo  greco  ( tav.  I ) 
venne  scoperto,  non  sono  molti  anni ,  in  PauUi-Gerrei  capo-luogo 
del  Marchesato  di  Villa  Clara ,  sito  poslo  a  greco  levante  dcUa 
citta  di  Cagliari ,  e  non  distante,  pare,  dalla  strada  militare  ,  che  da 
questa  citta  lendeva  in  verso  Olbia.  Fallo  trasportare  a  Genova  dal 
Duca  Vivaldi  Pascua  ,  lo  colloco  nel  proprio  palazzo  ,  c  ne  faceva 
poscia  trarre  una  buona  incisione,  che  distribui  cortese  ai  cul- 
tori  deU'erudila  anlichlti.  Simile  al  sarcofago  del  museo  Pio-Cle- 
mcntino  illustrato  dal  Visconti(3),  sui  suo  davanti  sono  figurati  a 


(t)  Dc  quanlos  mosa^co&  me  hi  vcoido  a  las  niauos  cu  Roula  y  oLras  partes  ,  DO  bo  visto 
).>in.iis  algitno  que  pucda  ccmpararse  con  estc  per  la  pcTfLxiuo  Af  las  fifjuras.  Cartas  fami- 
linrcs  a  su  Hcnuauu.  Madrid  179J.  Tom.   V,  paj.  jo. 

(1)  Vol.  4    pig.    loj.  Edu.  OlUius.   8. 


6  St.CnETO    Dl    PATRONATO    EC. 

tiilto  ril'ievo  Apollo,  Minerva,  e  le  iiove  Muse  ciasctina  cogll  at-. 
tnbutl  e  simboli ,  che  le  sono  propri  e  caratteristtci.  Apollo  oc- 
cupa  il  mezzo,  ed  ivi  pure,  come  sulla  cassa  dl  Cipselo,  e  gnida 
quasi  e  moderatore  delle  Muse ,  per  cul  bene  11  couverebbe  ezian- 
dio  il  distico   nolo  (i) 

£  questi  il  ligllo  di  Latana  ,  il  lungi 
Saettaiile  Apollo  re,  cui  fan  corona 
Le  Muse,  amabil  coro  ,  ed  ei  n'e  guida. 
A  destra    ed  a  sinistra    del  medesimo,  e  successivatnente,  sono 
disposle  le  nove  Muse  con  quell'ordine  stesso  col  quale  sono  men- 
zlouate  da  Esiodo  (3). 

KXeiu  t',  EvrifjizYi  re,  ©a'Xeta  re,  MsX^OjUievw  t£, 

Tepij/r/opr,  t',   'Epxru  re,  noXu|y.v!a'  t\  Oupmin  re, 

K«XXt'o;irj  S'. 
Cinque    sono  a  mano  manca,    e  le  altre    qualtro   uuitamenle  a 
Minerva  die  le  precede  ,  sono  situate  alia  destra. 

Lo  slato  di  raccoglimento  ,  e  di  riposo  nel  quale  e  figurata  la 
prima,  colle  gambe  incrocicchiate,  ed  avvilupata  in  un  gran  man- 
to  ,  che  scendendo  dagli  omeri  se  le  stringe  elegantemente  iutorno 
alia  persona  ,  ci  manifesta  la  musa  della  Storia ,  Clio  ,  la  quale 
meglio  ancora  ci  si  scoprirebbe,  se  per  difctto-  del  disegno  non  ne 
fosse  tolto  di  sapere  se  nella  mano  sinistra  tenga  il  rotolo,  che  si 
scorge  nell'altra  del  Museo  Pio-Clementino,  0  se  stringa  la  cetra, 
stromento  che  I'e  pure  assegnato,  Clio  dulcissonae  cUharae  modu- 
lamine  proinsit.  II  flauto,  o  la  tromba  posta  tra  le  mani  della  se- 
conia  competono  ad  Euterpe,  la  Dea  della  Musica.  Bella  e  a 
vedere  I'ampia  tonaca,  che  slretta  da  larga  e  ricca  cintura,  zona, 
con  molliplici  e  bene  intese  pieghe  le  scende  maestosamente  alle 
piante.  II  taglio  alio  e  snello,  la  mossa  nobile  e  dignilosa  non 
sconverrebbe    alle  piii  eleganti   statue    de'bei   tempi    della    Grecia. 


(1)  Pauaan.  Slid.  cap.  i8.  Traduz.  del  Ciampi  vol.  ■>■ 
{%)  Theogos.  T.  37. 


UtL    PROr.    GAZZF.RA  '^ 

Scguono  poi  le  Muse  ilella  comica  e  della  tragica  poesia.  La  ma- 
scliera  comica  posta  in  mano  dcllu  prima,  e  I'altra  clie  le  si  scorge 
figurala  a'pietli,  ci  Ian  conoscere  Talia,  la  quale  ci  sarebbe  eziau- 
dio  indicata  dalla  maniera  tutta  propria  ondc  ornata  e  vcsiita. 
Sola,  tra  tulte  ,  iia  il  collo  adorno  di  monile  ,  o  ineglio  bulla,  il 
quale  pendente  da  una  coUana  le  sccnde  sul  petlo.  La  parte  su- 
periore  della  persona,  e  sino  alle  anclic,  e  coperta  da  una  veste  an- 
gubta  e  tessuta  a  foggia  di  inaglia  ,  e  stretto  a'  lianclii  un  manto  non 
le  ollrepassa  la  meta  delie  gambe :  questo  e  appunto  I'abito  lea- 
trale  proprio  altresi  de' Satiri  e  de' Sileni,  non  die  deile  Baccanli, 
chiamato  Agreno ,  ' K-^/pcvov  ,  dai  Greci,  e  n'e  pure  veslila  la  Talia 
del  sarcofago  di  S.  Maria  in  Aventino.  La  lunga  tonaca ,  e  la  so- 
vrapposta  claraide  ,  clie  dipartendo  daU'oinero  sinistro  giunge  alle 
ginoocliia,  lasciando  liberi  e  spalla  e  braccio  dritti,  e  abito  s\  fat- 
tamente  tragico ,  che  ne  indiclierebbe  esso  solo  la  Musa  della  tra- 
gedia  Melpomene,  se  piii  certi  simboli  non  ne  fossero ,  e  la  ma- 
schera  tragica  situata  sulla  colonnetla,  e  la  nodosa  clava,  che  nel 
sarcofago  Capitolino ,  e  neU'altro  di  S.Maria  in  Aventino  appoggia 
ad  un  bucranio.  11  plettro  o  la  lira  a  corna  di  capro,  ci  scoprono 
la  Musa  della  danza  Tersicore,  della  quale  la  veste  discinia  e  pure 
osservabile  per  le  maniche  ,  clie  ritenute  da  boltoucini  non  le  giun- 
gono  oltre  il  gomilo.  Facil  cosa  e  il  raffigurare  le  quattro  ultime 
del  lato  destro.  L'ampio  manto  nel  quale  e  avvolta  dignitosamen- 
te ,  e  I'atto  di  profonda  meditazione  della  prima  svelano  Erato, 
la  Musa  della  filosofia  e  della  sapienza.  Polimnia  ci  e  indicnta 
dalla  lira  che  le  pende  dal  collo ,  col  di  cui  suono  accompagna 
la  pantoinimica  alia  quale  presiede.  II  globo  soretto  dalla  terza  la 
svela  per  la  divina  Vrania  ,  la  Musa  dcU'astronomia.  Ne  ci  reste- 
remo  dal  ravvisare  Calliope  neU'ultima  ,  abbenchc  per  la  mancanza 
delle  mani  non  ci  sia  dato  di  riconoscerne  i  simboli,  che  nel  sar- 
cofago Pio-CIcmentino  sono  lo  stile  ed  i  pugillari. 

Apollo    coronate    d'alloro    e    nudo ,    se  non    quanto    un    lembo 
di  manto  li  cade    sulla  coscia  dii'itla ,    sostieue  con  una  mano  la 


S  DEORETO    DI    1'ATnONA.TO    EC. 

octra  ,  (Iftlla  quale  fii  ci-ednto  iiivontore,  e  coll'altr.i  ne  punzerchiii 
legp;ermente  le  corde.  Nessuno  manca  de'suoi  altrlbuli ,  e  coinft 
sul  rovescio  di  una  medaglia  di  Patara  dell'Imperator  Gordiano  (i) 
siru'stra  tvipodi  iiviixus ,  cm  serpens  obvolvituv ,  pro  petUlms  cor- 
viisetc,  dallun  lalo  i  il  sacro  Iripode,  intorno  al  quale  e  allortrt 
11  serpe  Pitone  ,  che  spenlo  pria  da'  siioi  straii ,  pass6  poscia  ad 
esscrne  il  simbolo  ;  tal  era  il  Iripode  d'oro  sostenuto  da  un  dra- 
gone  di  bronzo  inviato  a  Delfo  da'  Greci  vittoriosi  a  Platea  ,  prr 
ciii  potd  dire  Sidonio  Appollinare  (a)  pendet  per  terefes  tripotfas 
Epidaurius  anguis.  Sul  tripode  e  riposta  la  fatale  cortina ,  e  quale 
si  mira  in  iin  itiedaglione  di  Anlinoo  di  Tarso  recato  dal  Buonar- 
roti (3),  e  in  figura  di  globo.  No  manca  il  grilFone  Delfico  ,  che 
1'^  pur  compagno  neH'Apollo  Capitolino.  All'opposlo  lato  ed  a'  pie<U 
suoi  e  fiijurato  il  corvo ,  il  quale  appunto  ,  al  dir  di  Fornuto,  per- 
fhe  uh  ApolUne  avis  est  alienus  et  impur'Uate  et  colore  ,  li  venne 
assegnato  per  simbolo,  in  quella  guisa  stessa  ,  ohe  il  capro  lo  c 
di  Bacco  ,  perche  inimico  delle  viii. 

Minerva  egidarmata  coU'elmo  cristato  in  capo  ,  ed  appoggiantesi 
all'asta  ,  lienc  uno  de'  piedi  sopra  iin  soppedeano  o  sgabello  ,  die 
quale  insegna  di  dignila  e  posto  eziandio  sotto  ad  iino  di  quelli 
deH'ApoHine.  II  serpe  die  si  scorge  figuraio  a' piedi  di  Minerva  fa- 
ceva  altresi  parte  dcll'insigne  lavoro  di  Fidia,  la  Minerva  di  Par- 
tenone  (4),  o  fosse  simbolo  di  Ericlonio,  come  vuole  Pausania  ,  o 
ginsla  Plutarco  significasse  doversi  dare  dei  custodi  alia  vergiriila. 
11  foiido  del  bassorilievo  mostra  nna  tenda,  o  padiglione  rialzata  alle 
due  estreraith  ,  Vaulacn  degli  anlichi ,  ed  c  situaia  dietro  ad  Apoliine 
e  Minerva  per  segno  di  rispetto  e  riverenza  alle  presenli  divinila. 

I  calzari  di  tucte  le  Muse  sono  di  qnella  specie  ,  che  per  coprirc 


(.i)  EcUicl  Doctrina  N.  V.  vol.  3.  p;ig.  5. 

(a)  Opera.  ParUiis  ifiSa.  pag.  3f)i. 

(i)  Mcdnglioni  pag.  36. 

(4)  Quatrcmcrc  lupitcr  OlyinpicD  p.>g.  aofi   T.ib    VIII 


DEr,    PnOF.    CiA'/.ZEKA  f) 

rintiero  piecle,  I  Romani  cliiamarono  ^/«<ae:  le  due  plume  che  loro 
adornano  il  capo  ricorilano  il  certame  per  esse  sostenuto  nel  canto  , 
0  contro  le  sirene,  al  dire  di  Pausania  (0;  "  contro  le  figliuole  di 
Pierio  e  d'Erippe  cangiate  in  gazze  ,  come  scrive  Ovidio  (2) ,  dal 
quale  uscite  viltoriose ,  in  segno  di  trofeo  si  coronavano  coUe 
piumc  delle  vinte.  Otlimo  e  corretio  e  il  disegno  di  queste  figure, 
varia  e  nnturale  la  posa  e  mossa  delle  medesime ,  ampio  ,  ricco,  e 
maoslrevolmente  condolto  il  panneggio ,  edegno  in  tutto  d'imrnan- 
cahile  scalpello  greco. 

Pare  die  il  personn2;gio  barbulo  ,  di  matura  eta ,  e  di  grave 
coiUrgno  ,  che  e  figuralo  ai  due  lati  del  sarcnfago ,  si  debba  poter 
creilcre  coliii  al  quale  venivai  deslinato  ;  che  lo  scorgerlo  ripctuto 
dalle  due  parti ,  e  piii  oerte  pnrticolarita  di  volto  ,  e  di  fisionomia 
me  lo  persuadono  ,  anziclic  una  figura  ideale,  un  vero  ritratto.  In 
aracndue  c  seduto  sopra  uno  sgabello  ornato  di  cuscino  ;  quivi 
tjeno  un  papiro  svolto  ,  c  pare  intento  alio  studio  ,  cola  innalza  e 
Stende  un  braccio  di  tal  faita,  che  lo  diresti  occupato  a  declamare. 
Le  mascliere  comica  e  Iragica,  die  le  sono  innanzi,  vi  paiono 
poste  qnal  emblema  sepolcrale,  non  per  indizio  della  professione 
del  defunto.  Tali  sono  di  certo  quelle  che  si  scorgono  sovra  un 
oippo  del  Museo  Veronese  (3).  La  colonna  col  sovrapposto  vaso 
cinerario  si  vede  scolta  eziandio  su  di  un  altro  cippo  del  palazzo 
Grimani.  Indizio  forse  di  professione  letteraria  saranno  i  volumi 
che,  a  loggia  di  biblioteca ,  sono  situati  in  alto,  e  disposli  sopra 
uno  scafTnle. 

Sarebbe  oconpazione  inutile  ed  oziosa  I'andar  cercando  a  chi 
s'appartenesse  il  cosi  nobilraente  scolpito  sarcofago  ,  se  ad  uomo 
Greco  ,  se  a  Romano  o  Sardo.  Certo  che  di  questi  ultimi  po- 
chi  sono ,  fra  gli  antichi ,  i  personaggi  distinti  per  lettere  ,  che  ci 


(1)  PaiiKan.   lib.  9. 
(3)  McUmurph.  lib.  5. 
(3)  MifToi  Mus.  Vrron.  XLVII. 
ToMO    XXXV. 


10  BECRETO    DI    PATRONA.TO    EC. 

sieno  noti ,  e  a'  qnali  si  dovesse  poter  assegnare.  Del  solo  Tigellio 
si  e  conseivata  memoria  ,  cui  oltre  al  lolenlo  di  dir  versi  airim- 
provviso,  edaglialtri  mi>rili  lelterari ,  e  ad  onta  degU  acri  moleggl 
del  festive  Orazio,  sara  pur  sempie  di  massimo  onore  I'aver  me- 
ritata  e  conservata  Tamicizia  di  Cesare  ,  e  di  Ottaviano  Auguslo. 

Non  c  da  ommettere  una  rara  e  curiosa  tessera  di  bronze  in- 
caslrata  d'argento,  rinvenuta  non  lungi  d'Alghero,  e  poco  nota, 
sebbene  gia  pubblicata  dal  Bartoli  (tav.  II.  fig.  2)  (i):  appartenne, 
pare ,  a  quel  Menodoro ,  Menas  ,  il  quale  Prefetto  della  flotta  di 
Sesto  Pompeo  govenio  per  alcun  tempo  e  in  suo  nome  la  Sarde- 
degua  .  essendone  procuratore  Tiberiano.  Tanto  s'impara  per  le 
iscrizioni  dei  due  lati  Menatis  pre/,  e  Tiberiani  proc  Tali  tessera 
si  dispensavario,  cred'io ,  ognora  die  nuovi  Presidi  entravano  ol 
governo  dell'isola ,  ed  erano  inviate  nelle  citta  della  provincia  ,  e 
distribuite  ai  principal!  personaggi,  ai  Duumviri,  ai  Decurioni ,  ai 
Sacerdoti  ,  ai  capi  militari  onde  parlecipare  rarrivo,  e  far  noti  i 
nomi  dci  nuovi  governanti.  A  tal  che  io  le  chiamerei  tessere 
complimentali ,    Tesserae  ojjiciosae. 

Di  mollo  maggior  pregio ,  e  di  piil  grande  entita  e  il  Diploma 
di  Adriano  scolpito  su  due  tavolette  di  bronzo ,  pel  quale  si  con- 
cede I'onorato  ritiro  dal  servizio  militare  ad  un  soldalo  Sardo,  uni- 
tamenie  al  dirltto  di  cittadinanza  e  di  connubio  :  venne  scoperto 
nei  dintorni  di  Tortoli,  pubblicato,  e  con  «rudito  commentario 
illustrate  dal  Vernazza  (2).  Ne  deduceva  egli,  oltre  alia  notizia  di 
due  nuovi  Consoli  non  noti  in  pria,  un  nuovo  e  per  lo  avanti  uon 
avverlito  canone  di  critica,  per  cui  le  iscrizioni  tutte  classiarie  .di 
Ravenna  e  di  Miseno,  distinte  in  semplici  e  Pretorie  ,  vorranno 
essere  assegnale  a'  tempi  di  maggiore  o  minore  antichita ,  e  stabi- 
liva  indubitatamente  a  motive  di  piJjblica  allegrezza ,   o  di  fausto 


(1)  Ara  incra  c0]giata  dagli  ant.  crisliani ,  in  calcc  dci  Miracoli.  Tor.    17G8  fol. 
.('j)  Dipleni.  d*A<lriaiio.  Mem.  Accud.  Turin.  >ul.  23,  paj;.  8i. 


DEL    PKOF.    (.AZZEnA  II 

avvenlmento  le  generall  esenzioni  dal  militare  serv'izio  con  le  one- 
Ste  inissioni. 

Vgualmente  preziose  io  stimo  doversi  tenere  le  due  belle  lapidi 
lellei'ale,  faltc  pubbliche  e  spiegate  dal  chiar.  cav.  Bailie  (i)  ,  e 
die  not  crediamo  ben  fatto  di  nuovamente  pubblicare.  La  prima 
e  questa. 

L  •  CORNELIO  •  QVIR  •  MARCELLO 

L  •  CORNELI  •  LAVRI  •  PATRI  ■  iTTTVIR  "TI  •  IVR 

DIG  •  FLAM  •  AVG  •  II  •  PONTIFICI  •  SACRORVlVf 

PVBLTCOR  •  FACIENDORVM  •  PATRONO  •  MV 

NICIPl  •  D  •  D    COOPTATO  •  ET  ■  ADLECTO  ■  IN 

QYINQVE  •  DECVRIAS  •  ET  •  INTER  •  SACER 

DOTALES  •  PROV  •  SARD  •  OB  •  MERITA  •  EIVS 

IN  •  RE  •  PVBLICA  •  SVLCITANI  •  EX  •  TES 

TAMENTO  •  IPSIVS 

Rttrovata  tra  le  rovine  deU'antica  citta  di  Sulci ,  rlcorda  uti  dl- 
stinto  personaggio  insignito  di  piu  magistrature  ,  innalzato  alle  piu 
eminenti  dignita  sacei'dotali,  e  Patrouo  di  Sulci  stessa,  che  si  no- 
ma Muuicipio.  Prime  fia  i  titoli  di  onore  del  Patrono  Lucio  Cor- 
nelio  Marcello,  e  annoverato  quello  di  essere  padre  di  ua  Lucio 
Coruelio  Lauro,  L.  Cornell.  Lauri.  Patri,  del  qual  Lauro  si  tac- 
ciono  i  merili  e  le  cariche.  Vsilala  e  comune  formola  delle  iscri- 
zioni  antiche  romane  e  quella  per  cui  vicne  indicata  la  discen- 
dcnza  del  personaggio  cui  era  posla  Tepigi'afe  ,  rara  oltremodo 
I'allra  indicante  di  die  fosse  padre.  Che  se  si  ritrovano  pure  esem- 
pli  di  quest'ultima  pratica  ,  sono  essi  ognora  richiesii  dalla  di- 
gnila ,  dal  grado  eminente ,  e  dal  merito  insigne  del  figliuolo , 
dal  menzionare  il  quale  poteva  ritornare  al  padre  luslro  ed  ono- 
re. Cosi  per  non  parlare  delle  iscrizioni  poste  ai  gcnitori  de- 
gli  Iinperatori ,    o  dei  Ccsari  ,    pe'  qnali    la  ragione  del  mentovar* 

(i)  hciizioua  Solcitana  UliwL  Gcnova  iSao. /|ta.  Ucui.  Ronuna  iltust.  Torino  i8ao     '^o. 


la  DECRETO    Dl    PATIVONATO    EC. 

Aiigustl  fii;liuoIi  c  manifesta;  noi  le£;giamo  in  Grutero  (i)  una  la- 
pida  onoiaiia  L.  EGNATIO.  INVILNTO.  PATRI.  L.  EGNA.TI. 
POLLION.  RVFI.  HONORATI.  IQVO.  P.  AB.  IMPEUATORIB. 
ANTONINO.  ET.  VERO.  AVG  elc,  un'ahra  (2)  T.  FL.  T.  F. 
CLV.  ISIDORO.  EQ.  ROM.  PATRI.  DVORVM.  EQ.  PV15.  Due 
altre  (3)  SEXTO.  PETRONIO.  PROBO.  ANICIANAE.  DOiMVS. 
CVLMINI.  PROCONSVLI  etc.  CONSVLVM.  PATRI.  Nclla  nostra 
epigiafe  airiiicoutro  nulla  appare  di  tulto  do,  ive  si  conosce  la 
ragione  per  cui  dai  Sulcitani  si  dovesse  asciivere  a  tilolo  di  lode 
di  Cornelio  Marcello  Paver  gcnerato  L.  Cornelio  Lauro,  del  quale 
non  si  nota  merilo  proprio,  o  si  manifesla  carica  alcuna  civile  o 
militare ,  dalle  quali  nascesse  speranza  che  fosse  accresciuta  ono- 
rificenza  ai  mcriti  distinlissimi  del  loro  Patrono.  Di  falto,  nessuna 
memoria  e  rimasta  ai  posteri  dl  questo  Lauro  nelle  lapidi,  o  nella 
storia;  tuttavia  non  e  da  credere,  die  il  noine  di  Cornelio  Lauro  si 
sia  menzionato  a  caso  dai  Sulcitani.  La  lapida  e  onoraria,  e  sorregeva 
una  slatua  innalzata  nel  foro  al  benemerito  Pationo  per  pubblico 
deereto  ob  rnerita  cius  in  Re  Piiblica,  onde  tutte  le  frasi  e  le  parole 
dello  scritto  dovevano  essere  pesaie.  lo  stimo  che  quesla  formola , 
die  cotanto  si  discosla  daU'ueo  comune  ,  venisse  adoperata  dai  Sul- 
citani nei  doppio  intento  di  onorare  ilPalrono  defunto,  ex  testa- 
mento  ipsius  ,  ed  i!  presentaneo  e  vivo  patrono  Lucio  Cornelio 
Lauro  succeduto  al  padre ,  o  come  si  diceva ,  ab  origine.  Aspetle- 
remo  die  la  scoperta  di  nuove  iscrixioni,  venga  o  a  distruggere, 
o  a  conferinare  questa,  qualunque  siasi,  congetfura.  Incerto  e  il 
tempo  della  iscrizione,  ne  la  forma  dei  caratteri  vale  sempre  e  per 
se  stessa  a  detcrminarlo ,  allora  principalixiente  ,  die  le  lapidi  ven- 
nero  scolpite  fuori  dell'Italia  e  di  Roma.  II  oavaliere  Bailie  la  dice 
posteriore  a  Caligola,  per  la  nota  ragione  dell'esser  fatta  menzione 


(i)  Grut.  CCCCIV.  a. 
■  (j)  Grut    CCCCXI.  3. 
(3)  Grut.  CCCCL.  2.  3. 


dellc  cinque  decurie  ADLEGTO.  IN.  QMNQVE.  DECVillAS.  Vn  Lu- 
cio  Cornelio  Marcello  c  rammeutato  nella  seguenle  base  di  Sicilia  (i). 

•  RER 

•     •  •  L  •  CORN^ 

MARCELLVS  -  ••  •  • 

PR  •  PROV  •  SICILI  •  •  • 

PR  •  PROV  •  EIVSD  •  PR 

EX  •  MVLTIS 

Vn'ara  innalzala  alia  Dea  Cerere  col  dauaro  rlcavalo  dalle  mul- 
te,  e  suflicienlc  indizio  per  credere  die  chi  la  ordinava  fosse  in 
tal  grado  di  snpretna  dignita  costituito  da  poter  disporre  di  quella 
pecuuia  pubblica.  Quindi  il  Lucio  Cornelio  Marcello  eserciva  di 
certo  nella  Sicilia  una  qualche  magistralura  ,  che  la  calriva  conser- 
vazione  della  lapida  in  prio,  e  quindi  fors'anco  la  poca  esaltezza 
di  clii  la  ricopiava  ,  non  ci  lasciano  abbaslanza  conoscere.  II  Tor- 
retnuzza  crede  alia  pretura  o  al  proconsolato.  Forse  non  era  che 
la  semplice  questura,  e  si  dovra  supplire  quaestor  pro  praetore 
promiciae  Siciliae  ,  alia  quale  lezione  non  si  oppongono  gli  avanzi 
della  iscrizione,  e  la  conferma  questa  di  Agrigento ,  nella  quale 
i..  Cornelio  Marcello  e  chiarito  Queslore  pro  praetore. 

CONCORDIAE  •  AGRIGENTI 

NORVM  •  SACRVM 

RESPVBLICA  •  LYLYBITANO 

RVM  •  DEDICANTIBVS 

M  •  HATERIO  •  CANDIDO  •  PROCOS 

ET  ■  L  •  CORNELIO  •  MARCELLO  •  Q 

PR  •  PR 

Cio  pvesuposlo,  e  dato  clie  il  Lucio  Cornelio  Marcello  dell'Iscri- 
zione  Sulcitana,  si  ^ossa  credere    la   stessa  persona    col   MarcelU 


(i)  TorrciBuiu.  Itcriz.  Palcru.  pag.  3.  iicriz.  VI. 


I.\  BECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

delle  due  lapidi  Siciliane  ,  rimarra  da  esaminarc ,  Se  il  Questore 
della  Sicilia  ,  ed  il  Patrono  di  Sulci  ,  non  possano  essere  una  cosa 
stessa  col  Senalore  Gornelio  Marcello  compreso  da  Nerone  ti-a 
i  complici  del  preteso  inceslo  di  Lepida  moglie  di  Cassio  (i),  il 
qua!  Marcello  fu  poscia  falto  uccidere  da  Galba  nella  Spagna.  Se 
cio  fosse,  noi  avreinmo  iii  allora  Teta  carta  della  lapida  di  S.  Autio- 
00,  quella  del  regno  degli  Iinperatori  Nerone  a  Galba.  lo  non  mi 
sotuttavia  alFalto  persuadere,  ne  che  ii  Patrono  del  Municipio  Sul- 
citano  abbia  che  fare  col  Questore  della  Sicilia  ,  e  molto  meno 
poi,  quando  pur  fossero  una  stessa  persona,  che  il  Gornelio  Mar- 
cello falto  spegnere  da  Galba,  non  sia  diverso  dai  Marcelli  di  Si- 
cilia, e  della  Sardegna.  luaperciocche  non  si  sa,  in  primo  luogo, 
che  il  Gornelio  Marcello  di  Galba  fosse  chiamato  Lucio  ,  seconda- 
dariamente  la  lapida  di  Sulci ,  tra  le  cariche  delle  quali  fu  proT- 
veduto  il  suo  Patrono  Marcello  ,  non  annovera  ne  la  Queslura,  o 
Pretura  di  Sicilia,  ue  queU'altra  che  di  certo  occupava  nella  Spa- 
gna, quando  si  oppose  all'innalzamento  di  Galba  all  Impero.  Fi- 
nalmente  la  seguente  lapida  di  Gartagena  ricorda  un  Marco  Gor- 
nelio Marcello  ,  il  quale  meglio  potrebbe  essere  il  meutovato  da 
Tacito. 

M  •  GORNELIVS  •  M  •  F  •  GAL 
MARCELLVS  •  AVG  •  QVIN 

MVRYM  •  A  •  PORTO  •  TOPILLA 
AD  ■  TVRRIjM  •  PROXIMAM 
PED      GXLVI  •  ET      VLTRA 

TVRRIM  •  P    P  •  XI  •  D;-  D  •  "F  •  G 
I  •  Q  •  P  • 

Non  poclii  autori  fanno  incominciare  I'origine  del  decadinaento , 
e  quindi    I'intiera  distruzione    di  Sulci ,    dalla  raulta  impostale  da 


(i)  Tnhcbantur  ut  cootcii  Vxlcalias  Tulliiius,  lo  Uarcelliis  Cornelius  Scnatorcs.  Tacit. 
Ann.  lib.   16.  8. 


DEL    PfiOr.    CAZZER*.  l5 

Cesare,  pel  soccorso  da  essa  apprcstato  alia  floUa  dl  Nasidio  (r). 
Non  posso  consentire  con  essi ,  sia  perch^  la  somrna  nelln  quale 
furono  inullatt  i  Sulcitaui  non  era  si  grande,  per  la  quale  una  dovi- 
ziosa  ciUa  dovesse  rimanere  oppressa;  in  sccondo  luoyo  peiclic  dulia 
iscrizione  die  discorriamo,  di  molto  posteriore  a  queiravvenimen- 
to ,  la  citta  ci  appare  popolosa  e  fiorente  ;  in  ultimo  perclie  ci  si 
inostra  decorata  deUambUo  onore  di  Mnnicipio,  il  quale  non  si 
Sarebbe  certo  compartiio  ad  una  citta  misera ,  spopolaia  ed  in  ro- 
vina.  Rinforza  il  parer  inio  la  preziosissima  iscrizione  ivi  pure 
Scoperta,  nella  quale  si  parla  del  ristauro  di  un  tempio  di  Iside  e 
Serapide  colla  sua  ara,  e  decorato  di  statue  ed  altri  ornamenti,  per 
cui  non  ci  e  dato  di  persuaderci ,  che  citta  di  tal  falta  si  dcbba 
supporre  in  istato  ili  decadimento,  e  prossima  alia  sua  lotale  rovina. 
E  a  credere  anzi  clie  essa  si  rinforzasse  assai  per  I'arrivo  dei 
quattro  mila  libertini  relegali  nellisola,  siccome  infelli  delle  super- 
slizioni  giudaiche  ed  egizie ,  una  parte  de'quali,  e  non  i  piu  poveri, 
avra  Gssata  la  sua  dimora  in  quella  citta,  dai  cui  discendenti  sarassi 
poscia  restaurato  il  sonluoso  edifizio  per  que'  tempi  innalzato. 

TEMPL  •  ISIS  •  ET  •  SERAP  •  CVM 
SIGNIS  •  ET  •  ORNAM  •  ET  •  AREA 
OB  ■  HONOR  •  M  •  M  •  PORC  •  FELICiS 
ET  •  IMPETRA  TI  •/•  lili  •  V  A  •  P  .  I)es 
M  •  PORC  -ML-  PRIMIGe«iW 
MAG  •  LAR  •  AVG  •  Restauravit 

Benche  rItroTata  nell'isola  di  S.  Antioco,  e  tra  le  rovlne  dcll'an- 
tica  Sulci,  qnesta  lapida,  invano  Terri  quindi  innanzi  cercata  in 
Sardegna,  che  dal  viaggiatore  Norvego,  il  dotto  professore  Giaco- 
mo  Keyser,  venne ,  appena  scoperta,  acquistata,  Irasportata  in 
Daniraarca  ,  e  regalata  quindi  al  chinrissimo  Munter ,  dal  quale  e 
ora  posseduta.    II  cav.  della  Marmora    ebbe  tempo    di  fame  cavar 


(i)  De  bcllo  Aticano  cap.  38. 


,l6  DECRETO    VI    rATllON.VTO    EC. 

uu  gesso,  che  tengo  solt'occhio ,  e  che  mi  servi  per  darae  uu 
csattissinio  disegao  ndotto  (tav.  II.  fig.  i ).  ISIS  per  Isiilis  si  ri- 
trova  frequeiile  in  altre  lapidi.  AREA  ti  chiarameute  scritto  nel 
marmo;  luttavia  io  dubito,  che  lo  scalpello  sia  stato  esatto .  la 
foimola  consucla  vorrebbe  ARA ^  giacche  la  menzione  delVarea  in 
qucsto  sito  pare  inopportuna ,  ove  e  parlato  di  restauri  fatti  al 
tempio ,  con  rianovazione  dei  simulacri  e  delle  statue ,  dell'ara  e 
di  aliri  oniatnenti.  Ma  quesli  errori  di  scalpello  anclie  nei  tempi 
ottimi  sono  freqiienti.  II  Prctnigenius  della  quinta  linea  e  iudubi- 
lato  ,  nome  anzt  cotesto  comune  e  famigliare  dei  servi ,  e  liberti. 
La  R  dell'idtima  abbaslauza  ci  iiidica  che  dcbba  esser  snppllta 
per  Reslauravit. 

Non  cosi  facile  mi  riusciva  di  ritrovare  11  vero  e  geimino  seuso 
clell^e  poche  lettere  colle  quali  si  teimina  la  quarta  linea  dopo 
nil.  V.  A.  P;  ne  benclic  lungaraente  vi  studiassi  sopra,  e  consul- 
tassi  eziandio  uomini  sommi  in  epigrafia,  o  svolgessi  le  principali 
raccolte  delle  iscriziotii  antiche,  non  mi  attento  a  credere  tuttavia 
di  avere  rluscito  a  ritrovare  la  vera  lezione.  Scorgendo  come  la 
curva  della  lettera  che  segue  la  P,  sia  Iroppo  maggioic  di  quella 
che  convenga  alle  B ,  PoR,  quali  si  scorgono  foiiualc  nella  iscri- 
zione  stessa  ,  perche  si  possa  supporrc  che  si  sia  voluto  espriixiere 
o  Tuna,  o  I'altra  di  esse,  noa  rimanera  piii  che  la  D,  alia  quale 
pare  indubitato  che  si  debba  asseguare.  L'apice  residuo  della  let- 
tera seguente,  se  bene  si  esamini,  per  essere  uguale  a  quelli  che 
terminano  superiormente  le  altre  leliere  E.  I.  L.  T,  non  pub  non 
apprtenerc  ad  alcuno  di  qtiesti  quattro  elementi.  Io  la  credo  una 
E.,  dopo  la  quale  rimanendo  nella  lapida  lo  spazio  per  un'altra  let- 
tera almeuo,  della  quale  non  resta  alcun  vestigio  ,  giudico  che  fosse 
una  S.  Da  questi  elementi  ne  nascarJt  DES,  cioe  DESIGNATI, 
ossia  QVARTVMVIRORVM  AEDILICIA  POTESTATE  DESI- 
GN.VTORVM.  Non  mancano  esempi  nelle  antiche  iscrizioni  per 
convalidare  questa  lezione  ,  pe'  qnali  si  rende  manifesto,  che  non 
era    proprio    soltanlo    de'Consoli,    e  de'supremi    magistrati    della 


LEI.    PROF.    CAZZERA.  I^ 

repubblica ,  e  cleH'impero  il  notare  nelle  lapidi,  o  ne' bronzi  la 
(lesigiiazione  ilella  carica  ,  ma  si  pure  de'  macslrati  minori  delle 
coloaie  e  de'  municipii ,  i  qualt  osteiitavano  eziandio  sui  murrai  gli 
onori  ai  quali  erano  desigaati ;  saro  coaleato  di  recaiue  due  soli. 
11  priruo  c  luarmo  di  Pompei    (i). 

M  •  HOLCONIO  •  CELERI 

D  •  V  •  I  •  D  •  QVINQ  •  DESIGNATO 

AVGVSTI  •  SACERDOTI 

II  secoado  e  recato  daU'Oldelli  (2). 

C  •  PETRONIO 

C  •  F  -  OVF 

CRESCENTI 

niT  •  VIR  •  A     P  •  TTlT  •  VIR  •  I  •  D 

DESIGNATO  ■  ET  •  etc. 

Questa  pare  la  piu  probabile  e  naturale  interpretazione  di  dette 
sigle  ,  analoga  e  consenlanea  alia  pratica,  ed  all'uso  dell'epigrafia 
antica,  e  giustificata  da  esempli  sitnili.  Due  alli-e  maniere  di  spie- 
gazione  mi  si  erano  presentate,  ma  che  abbandonai  poscia,  per- 
ohe  non  conformi  alia  pratica  degli  antichi.  La  prima  leggeva 
QFARTFMFIRI  •  A  ■  POPFLO  •  DIFJE ,  o  meglio  DOM  IN  A  E 
ISIDIS.  L'aggiuuto  di  Dominae  dato  ad  Iside,  e  coufermato  da 
una  lapida  Bolognese  ,  ove  si  iegge  distesamente 

DOMINAE  •  ISIDI 

YICTRICI  (3) 

Ma  queslo  A.  POPVLO  ,  invece  di  AEDILICIA  POTESTATE, 
era  poi  una  si  nuova  e  recoudita  erudizione ,   che  difCciimente  iie 


(i)  lorio  plan  de  Pompei  pag.    i3G. 

(1)  Dizion.  dcgli  uomiai  illust.  dri  Cantone  Ticino. 

(3)  Scliiabsi.  Guidu  al  Miiseo  ilclU-  AnlicUita  Bulogii.   iSi^-  pag-   ii- 

Tosio  XXXV. 


1 8  DECRETO    DI    VATRONATO    EC. 

sarebbe  riusciio  a  coiivaliilarla  con  escmpio  aiillro  e  sincero.  Nol 
vediaino  bciiM  iidle  Colouie  e  ue'  l\Iunicij)ii,  nominati  alcuna  volta  dal 
jiopolo  i  Tribuni :  cosl  in  lapiila  Poinpeiana,  presso  il  lorio ,  Marco 
Lucrezio  DccLdiauo  Rufo  e  detlo  IT.  MR.  HI.  QMNQ.  PO.XTIF. 
TIUB.  MIL.  A.  POP\  LO  etc.  ,  ma  iTrT  VIRl  rarissirnarnenle 
o  giammai.  x\.bbantlonata  qnincli  di  subito ,  dava  Inogo  a  quesl'allra 
forse  meno  ipotctica,  ma  che  pure  credo  non  si  possa  difendere 
con  sinceri  monumenti,  cioe  Till.  YIRI.  AEDILICIA.  POTESTATE. 
DO.MINAE.  ISIDIS.  lucontratosi  il  Bimard  nella  seguenle  iscrizione 

C  •  n  NI\  S    MF 

UIVIR  •  A  •  V  •  D  •  I  ■  i7viR  •  NOLAE 

TTTIMR  •  QVINQYENAL 

AR • DE • SVO • FACn  ND 

Tion  fu  studio  che  non  facesse  onde  pur  cavare  un  senso  proba- 
bile  alle  sigle ,  forse  sbagUate  IIIVIR.  A.  V.  D.  I ,  ma  invano.  IL 
dottissimo  Guarini  (i)dice:  si  fortasse  ex  vero  accipienda  IIIVIR. 
A.  VOTIS.  D.  ISIDIS  ,  io  non  decidero  con  quanta  felicita;  so  bene, 
che  principal  institute  e  dovere  degli  Edili ,  quello  fosse  di  curare 
quanto  spettava  ai  sacri  templi ,  se  e  vero  ^  che  a  cura  aedium 
Aedites  appellati.  Quindi  non  mi  pareva  strano  ,  che  i  due  fratelli 
della  gentc  Porcia  fossero  quavtumvlri  colla  edilicia  potcsta^  e  spc- 
cialmente  incaricati  della  cura  del  tempio  della  Signora  Islde,  che 
pare  fosse  principale  del  Municipio  Sulcitano.  Vguale  incombenza 
avevano  forse  nel  tempio  di  Venei'e  a'Pompei ,  i  qnallro  personaggi, 
i  noini  dei  quali  furono  scritti  sopra  la  maggiore  ara  del  tempio, 
c  che  sono  delti  IIIIVIRI  senza  piu. 

M  •  PORCIVS  •  M  •  F  ■  L  •  SEXTIVS  ■  L  •  F  •  CN  •  CORNELIYS 
CN  ■  F  •  A  •  CORNELIYS  •  A  •  F  •  IIIIVIRI  ■  D  •  D  •  S  •  F  •  LOG  (3) 


(i)  In  Sacra  Pompeian.  Coram.  VI.  pag.  i5. 
(a)  Bouiicci.  Scavi  di  Pompci. 


BEt,    FROF.    GAZZEAA  'I9 

Ma  lisciate  qneste  pin  npparcnii,  che  vere  splegazloni,  mi  parve 
aver  sola  i  caiMlteri  della  certezza,  qtiella  per  cui  si  leg^e  DES  , 
Designati  i  la  (pial  lezioue ,  se  ben  si  consideri ,  e  ricliiesta  clal 
contesto  metlesiino  della  iscrizione.  Imperciocche  Marco  Porcio 
Primigoiiio  liberlo  di  Marco  e  maestro  dei  lari  Augusti ,  reslauro 
il  teinpio  dlsidc  c  di  Serapide  ,  rifece  i  simulacri ,  riiinovo  Tara 
e  gli  ornameiiti ,  non  per  altro  motivo ,  pare  a  me  ,  fuorclie  per 
onorare  Marco  Porcio  Felice  ,  e  Marco  Porcio  Impetrato  figliiioli 
del  suo  Patrono  ,  per  occasione  che  dai  decurioni  di  Sulci  furono 
desigiiali  quirtumviri  coUa  potcsla  edilicia  ,  OB.  IIONOREM.  M. 
M.  PORC.  FELICIS.  ET.  IMPETRATl  Fratrum  1111.  V.  A.  P  De- 
siguali. 

Quivi    i  due  fralelli  della  gente  Porcia ,    o  meglio  forse  libertini 
di  quclla  illustre  fainiglia,  sono  indicati  per  M.  M.  POPiC.  FELICIS. 
ET.  IMPETRATl  ^  come  i  due  fratelli  della  Holconia  in  iscrizione 
de'Pompei,  lo  sono  per  M.  M.  HOLCONl.  RVFVS    ET.  CELER. 
II  liberto   Marco  Porcio  Primigenio    era  insignilo    del  maestrato 
dci  Lari  August! ,    Magistev  Lariim  Augasti ,    il  quale  sacerdozio 
era  quasi  sempre  conferito  ai  liberti.  Instituiti  da  Augusto  iieiranno 
■747  di  Roma  i  f^ico  Magistri    i   quali  prowedessero    alia  conser- 
Tazione    delle  are  innalzate  ai  Lari  viali   in  ogni  vice  di  Roma  ,  e 
ne  celebrassero    i  sacrifici  prescritti ;    cio  che  era    in  prima  insti- 
tuito    per  la  sola  Roma ,    si  dilTuse  tosta    per    tutlo    Timpero  ,    dl 
modo  che  non  vi  fu  poscia  cilti  ,  borgo  ,  terra  ,  pago  o  vico ,  che 
non  avesse  almeno  un'ara  consecrala  ai  Dei  Lari,  H  Maestro  ed  i 
suoi  Ministvi.  Cotesti  Lari  poi  intanlo  si  c\i\a.TaAVOx\o  Augusti ,  per- 
che  primo  Augusto    ne  aveva  fatte  erigere    pubbliche  are ,    e  isli- 
tnilo  il  culto  pubblico  ,  o  fors'anche  quia  Caesarem  Aiigiistum  no- 
mine sico  tutari  putahanlHv. ..  Nam  ex  quo  Octavianns  Augustus  tip- 
pcllatns  est ,  non  modo  qui  ei  succcssere  Caesarum  nomine  Augusti 
dicti  sunt ,  sed  quiJquid  elitim  ad  cos  pert'uieret  Augusliun  vocari 
coeptum  :  o  finalmente  perche  fossero  distinti  dai  Lari  fanaigliarl, 
e  propri    a  ciascuna    famiglia.    E   cpiindi    gli   adetti    alia    cnra    '^■A 


M  BECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

medeslml  Si  dissero  Magistri  Larum  jiugusti,  come  11  nostro  IVIarco 
Primigenio.  Se  i  maestri  eraiio  piesi  fra  i  liberti ,  i  ministri  si  to- 
glievaiio  tra  scrvi.  Sommamente  dovizioso  doveva  essere  il  nostro 
liberie  ,  se  per  onornre  la  nuova  magistratura  destinata  ai  figliuoli 
del  suo  patrono  aveva  impresi  a  sue  spese  ,  e  condotti  a  terminc 
1  restauri  sontuosi  del  tempio  Sulcitano. 

L'altra  lapida  rinvenuta  tra  i  ruderi  deH'antica  colonia  Turn's 
Libj  sionis ,  e  non  meno  della  Sulcifana  pregevole  e  feconda  d'im- 
portanli  osservazioni. 

te:mplv:m  ■  fortvnae 
et  •  bastlicam  •  cvm 
tribvinali  et  •  colw 
nis  •  sex  •  vetystate 
collapsa  •  restitvit 
m  •  vlpivs  •  victor 
v  •  e  •  proc  •  avg  •  n 
praef  •  prov  •  sard 
cvrainte  ■  l  •  magnio 

FVLVIANO  •  tRIB  ML 
CYRATORE  •  REIPVBL- P  •? 

Cercando  il  chiarissirao  cav.  Bailie  di  fissare  I'eta  dell'iscrizione, 
e  condotto  ,  da  dolte  investigazioni  e  da  sagaci  confronti  ,  a  sla- 
bilirla  ai  tempi  che  seguirono  I'anno  340  dell'era  volgare ,  nel 
qnal  anno,  cred'egli  ,  clie  la  Sardegna  incominciasse  ad  essere 
amministrata  da'  Presidi  o  Prefetti ;  e  inclinerebbe  anzi  a  poria 
tra  gli  anni  35o  a  355  sotto  rimpero  di  Costanzo.  Ma  in  prinio 
luogo  consta  ,  che  in  quella  divisione  delle  provincie  fatia  da  Au- 
gusto  ,  la  Sardegna  venue  annoverata  tra  quelle  dieci  chiamate 
pretorie ,  per  cio  appunto  ,  che  doveTano  essere  governate  da  im 
Pretore ,  Preside,  o  Prefelto  che  si  voglia  nomare  (i).   Quindi  c, 

(1)  Slrab.  Gcograph.  lib.  XVU.  !d  fin. 


UEF,    PROF.    OAZZERA.  2  (_ 

clie  sino  dai  prlml  tempi  si  trovano  nomatl  i  Preslcli  e  Prefelli 
dclla  Sarclegna,  perchd  non  occorra  di  protrarne  il  tempo  sino 
dopo  I'anTio  34o.  Per  uUeriore  conferma  di  cio  ,  ci  soccon-e  liiia 
iscrizioiie  migliare  presa  da  alciine  schedc  del  letteratissimo  Cava- 
liere  Borelli ,  ii  quale  fa  per  aleuni  anni  in  Sardcgna.  La  scopriv« 
egli  sulla  piazza  di  Macomer ,  luogo  posto  suU'antica  strada  mili- 
tare  e  centrale  dell'isola  tra  la  colonia  Turritai\a  e  Cagliari.  Qnesla 
stessa  iscrizione  fu  poi  pubblicata  con  alcune  otnmissioni  dal  ca- 
valiere  Bailie,  in  nota  ad  tm  discorso  sue  Accaderaico  (i).  Essa, 
secoudo  la  lezione  del  cavalicre  Borelli ,  dice  cosi : 

A • TVRRE ■ LVT 
IMP  •  CAESAR  •  VESPASIANVS  •  AVG 

PONTIFEX  •  MAXIMVS  •  TRIB 

POT  •  V  •  IMP  •  XIII  •  P    P  •  COS  •  V 

DESIG  •  VI  •  CENSOR  .  REFECIT 

ET  •  RESTITVIT 

SVB  •  SVBRIO  •  DEXTRO  •  PROC  •  ET 

PRAE  •  SARDINIAE 

Ora  egli  e  evidente ,  oho  sotto  Vespasiano,  cioe  nell'auno  di 
Roma  827,  e  ^4  dell'era  volgarc,  i  quali  anni  combinano  esatta- 
mente  colle  note  croniche  della  iscrizione,  colui  al  quale  era  com- 
messo  il  governo  della  Sardegna  si  nomava  Preside,  o  Prefetto  , 
e  con  quel  litolo  medesimo  col  quale  viene  distinlo  Marco  J  Ipin 
P'ittore  della  iscrizione  di  Torres.  Questo  prefetto  e  procuratore 
di  Vespasiano  in  Sardegna  ,  non  e  diverse  da  quel  Subrio  Destro 
tribuno  militare,  il  ([uale,  unitamenle  a  due  altri,  venne  spedito  da 
Galba  ,  onde  cercar  modo  di  tenere  o  ricondurre  neH'obbedienza  le 
coorti    preioriane ,    clie  gi^  avevano  incomincialo  a  tumultuare ,  e 


(a)  Nella  toUiuic  adunauza  dclla  R.  Sscicla  Agraria.  Ccuova  4  to  pag.    it. 


3i2  DECRETO    DI    I'ATUOKATO    EC. 

a  dichlnrars'i  in  favore  cU  Otlone.  Pergunt  eliam  incastra  Praeloria- 
noriun  Tribuni  Ceriiis  Scverits ,  Siibi'ius  Dexter,  Pomjyeiics  Loiiginus, 
si  iiicipic/is  ad/iiic  ,  ct  nonduin  adulta  seditio  melioribus  coiisUiis 
Jlecteretur  (i).  Di  poi  per  ua'altra  imporlantissima  iscrizione  pure 
migliare  ,  cl  e  clato  di  poter  accertare  it  precise  tempo,  nel  quale 
dal  prefetio  VIpio  Viitore  veiiiiero  ordinati  i  restaur!  al  teiupio 
delia  Fortuua  ,  e  rial/.ate  Ic  colonne  cadute  pervetusta,  cioe  sotto 
I'impero  di  (liulio  Filippo.  Fu  scoperta  in  un  sito  nomalo  Furla- 
drain  de  Nuracheddus ,  poco  lungi  da  Pula,  e  comunicatami  dalln 
geatilezza  dei  cavalieri  D.  Luigi  Badle  e  Alberto  Delia  Marmora. 

IMP  •  CAESAR 

i\Livs  •  rniLi 

PVS  •  PIVS  •  FELIX 
AVGVSTVS  •  PONTI 
FEX  •  MAXIM VS  ■  T 
rJBVNICIAE  •  POTES 
TATIS- PATER  PATRI 
AE  •  PROCONSVL  •  VI 
AM  • QVAE • A • NORA 
DVCIT  ■  BITIAE  •  \E 
TVSTATE  •  CORRVP 
TAMRESTITVITCV 
RANTE  •  M  •  VLPIO 
VICTORE  •  PROG 
SVO  E        •       V 

Llmperatore  Giulio  Filippo,  assunto  aH'impero  nel  marzo  dell' 
anno  241,  lo  tenne  sino  al  luglio  del  349-  ^^  alcuno  di  que- 
sli  cinque  anni,  vorranno  quindi  essere  asoritte  tanto  la  colonna 
migliare  di  Nora  ,  un'altra  di  Olbia  ,  che  riferiremo  ,  quanio  I'iscri- 
zione  di  Porto  Torres.   Anzi  scorgendo  che  in  esse  non  vien  falta 

^■)  Tacit.  Hiiter.  lib.  I.  3i. 


UKL    TROF.    GAZZERA  20 

menzioue  che  di  un  solo  Augusto;  imperciocchc  in  quella  del  tCmp'io 
dulla  Fortuna  ,  Vlpio  Viltore  c  deito  Procurator  Aiigustl  nostri  , 
e  nou  ^ugusloriun  nostrorum ,  e  in   quelle    di  Nora  e  di  Terra- 
nuova  non  si  parla  che  del  solo  Giulio  Filippo:    vedendo  inoltre  , 
che  in  amendue  riin|ici-atore    e  pur  chinmato  Proconsul ,    il  qua! 
lilolo    non  si  prendeva    dagli    imperaloi-i  ,    fuorche    quando  erano 
fuori  di  Roma,  ed  alia  testa  di  qnalclic  spcdi/.ione  milltare,  il  che 
per  rfmperalore  Filippo  accadde  nepli  anni  246-/17-   Sapendo  final- 
inenle,  che  in  quesl'uitimo  anno  slesso   r'-47>  '^  giovine  FilippOj  il 
quale  gia  era  stato  dichiarato  Cesare ,  venne  proclamato  Augusto , 
e  Collega  del  Padre:  a  questi  due  anni  saranno  percio  rislrette  le 
sopra  indicate  iscrizioni.  Nasceva  dubbio  ,  che  I'iscrizione  Turritana , 
cosi  come  venne  dissotterata,  non  fosse  infiera,  e  che  dopo  le  due 
cifTre  P.  P.   mancasse  di  alcune  linee  :    ond'e  che,    coloro  i  quali 
primi  la  pubblicavano  ,  non  si  allentassero  di  dare  la  spiegazion- 
delle  due  ciffre  predette  colic  quali  finisce.    II  Yernazza,  il  quale 
nella    prima  edizione  di  quella  lapida  ,  incerto  dell'interezza  della 
medesima,  avevaomesse  le  due  sigle.  Hinc  sigla  una  et  altera  sunt 
emissae  ,    quibus  extvenm  inscriptionis  tinea  Jinitur ,  lU  ne  sensuft 
earum  intenipestwas    in  conjecturas    raptatus   videatur  ;    accerlaff 
che  nulla  mancava  alia  sua  integrita,  in  una  nuova  ristampa   disse 
Singular^iis  P.  P.  munus  Flaviani  (si  legga  Fulviani)  significalur  {• 
non  Pecunia  Publica.  E  non  disse  di  piii.  II  Bailie  non  ne  parlo. 
L'iscrizione    e    iniiera.    Lo  scopo    e  il  sense    della  medesima    non 
esigono  di  piu.    Del  riraaneute    il  significato    delle    due  sigle    nou 
puo  essere  incerto.  Imperciocchc  ,  come  dice  ottimamenie  il  cava- 
liere  Bailie,  era  incarico  speciale  dei  Curator!  della  repubblica  di 
vegliare  alladempimento  delle  opere  pubbliche  comandate  dal  prin- 
cipe,  ed  ordinate  dal  suo  procuratore.  Tanto  quindi  incumbeva  al 
noslro    Lucio  Magno  Fulviano  Curatore    ch'egli    era  della    repub- 
blica Turritana  P.  P. ,  cioe  Pro  Praetore.  Del  rimanente  io  stimo  , 
che  a  questo  slesso  Marco  VIpio  Vittoie  possa  apparlenere  il  fraia- 
*neuio  del  Grutero  pubblicato  pure  dal  Bailie. 


j4  UECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

D  ••  •  • 

M  •  \'LP  •  YIC  •  •  • 

SIGNIF  •  EQ  •  SI  ••  • 

e  del  medpsitno  si  parli  nella  seguente  recata  dallo  Spon  a  p.  257 
della  xMiscellanea. 

T  •  AYR  •  FELICI 

EQ  •  SING  •  AVG  •  TVR 

VLPI  •  VICTORIS 

NAT  •  CANONEFAS 

V  •  A  ■  XXVIII  •  M  •  II  •  D  ■  X 

T      AYR  •  VERAX  •  VIX 

H  •  AMICO  •  OPTIMO 

Appare  da  essa,  che  Marco  VIpio  Villore,  il  qual  nel  frammento 
lion  e  delto  che  port'insegna  ,  signifer  Equitum  singulariuin  Ait- 
gusli:  in  questa  si  scorga  di  gii  passato  ad  essere  capo  di  Turma 
iiell'arma  stessa  ,  il  qnal  ulliino  grado  li  avra  spianala  la  via  ,  perche 
daU'Iinperaloce  Giulio  Filippo  fosse  invialo  suo  procuratore  e  prefetto 
della  Sardegna.  Cosl  Subrio  Destro,  Iribuno  militare  sotlo  Galba, 
era  innalzato  alia  stesso  grado,  ed  invialo  in  Sardegna  da  Vespa- 
siano.  La  lapida  migliare  vcnne  innalzata  onde  segnare  la  distanza 
che  separava  la  ciu.\  di  Nora  da  quella  di  Bizia  ,  viam  quae  a 
Nora  ducit  Bitiae.  Non  v'ha  ormai  piii  dubbio,  che  I'antichissima 
cilia  di  Nora  non  fosse  situata  nei  dinlorni  deU'odierna  Pula,  della 
qual  cilia  si  scorgono  tuttora ,  tra  non  pochi  ruderi,  le  reliquie  di 
nn  aquedolio.  L'iscri/.ione  di  Nuracheddus  ,  e  che  segnava  forse  il 
)>riiuo  niiglio ,  ne  assicura  viemaggiormenle  della  sua  siluazione. 
Nel  sito  stesso  se  ne  rinvenne  un'alira  Ironca ,  e  mal  concia  dal 
lempo,  appartenente  alio  slesso  Imperalor  Filippo,  ma  posleriore 
di  tempo  ,  per  esservi  pure  aienzionato  il  figliiiol  suo  col  lilolo  di 
Ccsare,  del  quale  non  si  parla  nellaltra.  • 


rri.  pnor.  caz/.kha  'a5 


FEL  •  AVG  •  P  •  PATRIAE 
PlIOCOS  •  ET  •  M  •  I\L1VS 
rUILlPPVS  •  KOBILIS 
SIMVS  •  CAESAR  •  PRINCEPS 
lYVENTVTIS  FILIVS  •  D 
OMINI  •  KOSTRI  •  PRIN 
AVG  •  VIA^I  •  QVAE  •  DV 
CIT  •  A  ■  NORA  •  BITIAE 
^ETVSTATE  •  CORRV 
PTAM      •      RESTITVERVNT 


Disgrazialameiue  raanca  a  tulle  e  due  il  nnmei-o  delle  rniglia  , 
per  cui  iioa  ci  e  dalo  di  poter  determinare  la  distanza  Ira  li^duJ 
luogl.i.  Tolomeo  numerando  le  citta  litorali  del  lato  meriJionale  dell' 
isola  per  verso  Gagliari  ,  le  iiomina  collordine  sei^uente  :  Ilsjrrrj- 
).5V  rohs,  lr:Xy.o,  h:jxy,  Xio7,yy:70g,  Bioicc  huhy,  'Hpc(x).ioj^  Irxr.v  , 
mpcc  nolt;,  Kcjw'sv  Xoipto,  u-^po-j ,  cioe  Populum  oppidum ,  Su/ci 
oppidum  cum  porta ,  Peninsula  ,  Bioea  partus,  llercuUs  partus , 
JXara  urbs,  Cuninm  chari'un  promantorium.  Le  ciuh,  ed  i  luo- 
ghi  inenzionati  in  (juesto  passo  da  Tolomeo  sono  tmti  noti  fuor- 
che  il  BIOIA  ).<;.v>.  Di  faito  il  Cluverio  recalo  il  passo  sumn.en- 
lovalo  di  Tolomeo  (,),  dice  clie  nel  codice  Valicano  in  luogo  di 
lUOIA  h;j.r,y  si  le-e  lUeiA -i).,- ,  e  credo  oltimamenle.  Impei^cioc- 
che,  oltre  che  cotesta  cilia  e  porlo  di  Bioia,  non  ci  sono  noti  per 
nessuna  a.Uorith  di  geografo  o  storico  antico ,  o  teslimoniaii  da 
veruna  iscrizione  ,  e  cl.iaro  poi  qnaolo  facilmenle  si  deb!,a  poler 
scambiare    il .  nome  BJOfA    scritlo   in   caraltere    inainscolo      cl,e  c 


(■)  Cliiv.  Sjr.l.  Auliq.  pag.  .',91, 
ToMO     X.WV. 


a6  BECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

quello  He' cotlici  aiUichi,    con  BIOIA  ,   basliiiulo  che  tlallo  sbadato 
sci-itlore    o  copisla    si  lasciasse  cli  pone  il  puiito,  o  tagliaic  colla 
lineela  I'O  del  tlieta ,    o  che  per  vetusta,  o  catliva    calligrafia  del 
nianoscritto  non  pii\  vi  comparisse  ,  peiclie  la  viziata  lezione  passasse 
nei  Icsli ,  e  nclle  slampe.    Ora    per    le  due    iscrizioni   sara  inomu- 
tabilmente    fcrmata    Totliraa  lezione  del  codice  Vaticano  ,  la  quale 
chiara ,  distinta ,    antica  ed  indubitata    compare  ora    per   la  prima 
volta.  Dopo  cio    non  riuscira  che  pift.  facile    il  ritrovare  la  proba- 
bile  sltuazione  di  cotesto  porto  e  citta  di  Bizia.    II  castello  piipu- 
lum  era  poslo    al  di  la    di  Sulci ,    e  di  riscontro ,  pare  ,  allestre- 
mita  seltentrionale  dell'isola  f/iow.?,  se  dopo  di  esso,  e  discendendo 
si  rinveniva   la  citta  di  Sulci  11  vero  c  preciso  sito    del  municipio 
Sulcitano  rimsine  incerto  ,  ma  non  la  sua  posizione.  Imperciocche, 
o  si  voglia  siluato  sul  lido  ed  in  faccia  dellisola,   o  poslo  nell'isola 
istessa    di  S.  Antioco ,    siccome   pare    debbano    indicare    i  molti  e 
grandiosi    ruderi    che  vi  si  scorgono ,    sarebbe  ognora    o  verso    il 
punto  medio  orientale    dell'isola ,  di  riscontro  al  lido  sardo ,  o  sul 
lido  stesso  meridionale  in  verso  quel  sito  slesso  della  Enosis  ,  ove 
questa    maggiormente    si  accosla   alia  terra    della  Sardegna.    Dopo 
Sulci ,  il  gcografo  Alessaiidrino  pone  una  j)enisola  ,  \ifj<jovr.70i. 

Non  e  senza  dillicollu  il  poler  detenninare  quale  sia  la  penisola 
volula  indicare  da  Toiomeo  ,  che  la  mancnnza  di  una  carta  esatta 
dellisola  non  ce  lo  lascia  scorgere  faciimente.  Vi  sono  alcuni  cui 
placerebbe  intendere  I'isola  stessa  di  S.  Antioco  ,  V Enosis  di  Pli- 
nio  ,  la  quale  per  non  essere  discosta  dalla  terra  Sarda,  die  per 
la  iarghezza  di  un  piccol  canale  ,  alia  quale  e  riunita  per  mezzo 
di  un  pome,  credono  si  debba  anzi  nomare  penisola.  Ad  altri 
meglio  aggrada  supporre ,  che  per  cssa  abbia  volulo  indicare  quel 
proliing;imento  di  terra  nolo  solto  il  nome  di  Caput  tegulare  ,  o 
Capo  Teulada.  Ma  considerando  in  primo  luogo ,  che  cotesti  pi-o- 
tendimenti  di  terra  nel  mare  sono  ognora,  e  dallo  slesso  Toiomeo 
chiamati  promontori ,  e  non  Chersoneso,  il  che  pure  pel  Capo  Teu- 
lada verrebbe  indicato  dalla  stessa  parola  Caput,   che  vuol  essere 


DEL    PROF.    GAIIEIU  2"] 

intesa  (|uale  sinpnimo  di  fyromoiUorUun:  osservaio  poscia,  che  dal 
nostro  Geogi'afo  tra  le  isole  che  circondaao  la  Sardegna  nou  pare 
nomiiinta  I'isola  di  S.  Anlioco  ,  o  Eiiosis ,  la  quale  pure  lo  ricliiedeva 
e  per  la  sua  imporlanza ,  e  per  la  sua  estensione  relativa  ad  allre 
pii  piccole  ,  che  vennero  da  esso  scgnale  ;  lutto  cio  ne  inducerebbc 
a  credere,  che  il  Chersonesus  noii  altro  sia  fuorche  I'isola  di  S.  An- 
tioco.  Che  se  poi  si  vorra  ,  che  VEnosis  di  Plinio  sia  quell'isola  stessa 
che  da  Toloineo  e  delta  Pluinb/ti'ia  ,  conformc  alia  piu  comunc  opi- 
nione  ;   in  allora  noa  sapremo  piii  ove  slluare    il   Chersonesus ,  se 
non  fosse  per  aweatura  quella  piccola  lingua  di  terra    che  in  al- 
cune  carte  c  notata  poco  lungi   da  Porto  Pino.    Ad  ogni  modo  la 
cilta  e  porio  di  Bilia  ,  venendo  registrata  dopo  la  penisola ,  e  pri- 
ma dcir  Hercidis  portus  ;  il  porto  dErcole  essendo  a  Capo  Spar- 
tivento  ,  ne  segue  ,  che  la  Bilia  sia  costrelta    Ira  quesii  due   punli 
il  Chersoneso,  e  il  porto  d'Ercole.   11  porlo  BoUe ,  poco  dislatile , 
e  prima  di  glungere  al  Capo  Teulada  ,  pare  conservi    un   qualche 
resto  del  nome    di  Bilia,  e  la  siluazione  sua  non  si  oppone,  atizi 
combina  con   quella,  che  per  I'ordine  eseguito  da  Tolomeo  nel  no- 
uoinare  queste  cilia  del  lato  meridionale  ,  le  parrobhe  toocare.  Por- 
remmo   dnnque    noi   pure  a  porlo  Botle  la  situazioiie  dell'nnlica  e 
poco  nola    eilla  di  Bilia.    Essa  doveva    esscre   fiorente  ,    grande  e 
doviziosa  cilia  ,  Capo  di  cantonc  diremmo  noi  ,  se  dalla  non  mcno 
possenle ,  antica,  e  popolosa  citla  di  Nora    si  dipirtiva  una   strada 
militare,  che  per  la   diritta  conduceva    inverso    alia  medesima,  e 
die  slrada  appunlo  di  Bilia  si  nominava,   vutni  quae  due  it  a  Nora 
B-itiae.  Se  le  lapidL  migliari ,    che  ci  hanno  eonservato  il  nome  di 
Bitia,  ne  avesfero  pur  dati  i  numeri  delle  niiglia,  che  vi  erano  se- 
gnale,  non  ci  sarebbe  slalo  difficile  il  determinare  la  vera  dislanza 
tra  queste  due  citla,    la  quale  tnltavia  non  avrebbe  potuto  passar 
di  molto  quella  che  si  frappone  tra  il  Capo  Pula,  Nora,  e  Tallual 
porlo  BoUe  che  debbessere  di  miglia  3o  italiane. 

Nel  silo  niedesimo  dell'anlica  Nora  ,  a  Pula,  lo  stesso  chiarissirao 
Cav.  Alberto  Delia  Marmora  copio  esaltamcnie  dal  sasso,  e  con  la 


a8  DECnETO    DI    PATRONATO    EC. 

consiicla  cortcsia  m'invio  la  seguente  importante  iscrizione,  che  si 
pubblica  ora  per  la  prima  voltn. 

r AVOMAK  ■  M  ■  F 

VERAR 

Q VAE  •  D0>1  V  M  •  K A  R  A  LIBVS 

POPVLO  •  N0T!I:NSE  •  I.ONAVIT 

M  •  FAVOMVS  •  C  VLTJSTVS 

AVG^'STALTS  •  PPJ^IVS 

AVG • PERPETVVS • D • D 

OB    AIVNIFlCENTrAAI  ■  IN  •  HON 

ORE^[  •  FTLl  \E  •  PIENTISSIMAE 

lA'NONrSACRVM 

n 

La  casa  da  Favonia  Vera  regalata  al  popolo  di  Nora,  era  sita  in 
Cagliari,  Kui'uUbus ,  il  qaal  termine  quivi  indica  chiaramente  la 
cilta  noQ  i  cittadiui  di  Cagliari.  Imperciocche  e  nolo,  die  presso 
i  romani  il  norae  deila  Capitale  della  Sardegna  iion  era  gia  Ka~ 
valis  singolare,  ma  Karalcs  nel  numero  de'  piii ,  la  qual  denorni- 
nazione  plurale  di  molle  citta  antiche ,  doveva  poter  derivare  dalla 
riunione  delle  molte  sparse  abitazioni  ,  borghi,  o  vici ,  onde  for- 
mare  un  corpo  solo  ,  meglio  atlo  a  difendersi  dagli  inimici ,  ed  a 
procurare  a  tiitti  maggiori  vaiilaggi.  In  quanlo  a  Cagliari  noi  la 
scoraiamo  cosi  nomata  daH'autore  del  libro  De  Bello  Africano 
citato  dal  La  Marmora  (i)  Caesar,  dice,  f'^ticae  classein  consceti^ 
dit ,  et  post  diem  IH  Carales  in  Sardiniam  pervenit,  e  poco  dopo 
prosegue  Ante  diem  III  Calend.  Quinctilis   naves  conscendit    et  a 

Caralihus  secundum  terram  provectus ad  urbem  venit.  Si 

scorge  poi  da  qiicsla  e  da  alire  iscrizioni ,  che  il  nome  di  delta 
citta  vuol  esser  scritto  coUa  h. 

Le  cariche  lutte  religiose  e  sacerdotali  di  ^larco  Favonio  Callisto, 

(i)  Voyage  en  Sardaigne  p«g.  26.  not.    1. 


DEL    PROF.    GAZZERl  ag 

padre  della  munifica  donatrice  ,  soiio  indicate  cosi  AVGVSTALIS. 
PRIMVS.  AVG.  PERPETVVS.  D.  D.  Augicstalis  primus,  cioe , 
crcil'ln  ,  cnpo  del  coilo{^io  de{»li  Augusliili;  non  si  pofendo  pii*  sup- 
poiTO ,  cite  hi  lapida  di  Nora  sia  dci  tempi  di  'I'ibeiio  ,  no  die  Fa- 
voiiio  CaHislo  sia  stato  il  primo  Augustale  crealo  in  Nora  ,  allorche 
da  queirimperatore  veniva  insliluilo  quel  sacerdozio.  Mcno  chiare  si 
prescnlavano  le  parole  sc^uenli  ^m^-'.  Pei'petuus.  D.  D.  In  prime 
luoi><j  e  manifesto ,  ciie  le  sif^le  D.  D.,  decrelo  decuriottum ,  si 
dehhano  riferire  nWyliig.  Perpetuus,  anziche  alle  seguenli  OB. 
MVNiriCENTIAM  ec.  Poiche  ,  in  quest'ultimo  case,  il  luogo  loro 
era  non  in  principio  ,  ma  si  bene  in  fine  delta  frnse.  Poi  non  mi 
piacque  la  spiegazione  clie  prima  si  prescntava  <Ji  Augustalts  primus 
Angusti perpetuus,  che  AugustaHs  Augusti  ^  cosa  da  non  ammeltersi. 
Vi  fu  chi  suggeriva,  che  I'AVG  fosse  per  abbreviazione  di  AVGVR, 
per  rni  Marco  Favoiiio  e  fosse  il  primo  fra  gli  Angiistali ,  ed  Aiigu- 
rc.  Ma  perche  fosse  ammessa  una  tale  interpretazione ,  ostava  pur 
sempre  il  perpetuus  che  segue,  il  quale  in  nessun  modo  si  pno 
unire  coW Augur. ,  che  I'Augurato  era  tal  sacerdozio  quod  non 
adimitur  viventi.  Nasceva  dubbio  se  mai  neiMunicipii  e  nelle  Co- 
lonie  cotesto  sacerdozio  avesse  cosi  cangiato  di  natura,  che  da 
perpetuo  ch'esso  era  in  Roma  fosse  diventato  temporario  nelle  pro- 
vincie ,  in  quella  guisa  slessa,  che  dall'essere  nominati  dal  solo  o 
Senalo  od  Imperatore  ,  eran  discesi  a  poter  essere  eletti  dai  sempllcl 
Decurioni  municipali  o  colonici.  Scorgiamo  di  fatlo  ,  che  gli  Au- 
guri  ne'  Municipii  si  noininavano  dai  Decurioni.  Cosi  Lucio  Ottavio 
Rufo  d  detto  AVOVRI  EX  D.  D.  CREATO  (i):  M.  DOMITIVS 
PRISCVS....  AVGVR  D.  D.  GRATVITVS  di  una  iscrizione  Pa- 
vese.  Ma  none  da  credere ,  che  il  riputatissimo  sacerdozio  deli'Au- 
guralo ,  cui  i  piu  dislinli  personaggi  della  repubblica  e  dell'im- 
pero  agognavano ,    e  del  quale  non  erano  neppur  spogliati    colore 


(■)  Grul.  CCCCXLIV. 


3o  DECRETO    ni    PATRONATO    EC. 

che  si  fossero  maccliiuti  dei  piii  iicri  luislatli ,  e  cio  pei"  le  ragioui 
arrecale  da  I'lutarco,  iion  e  da  peiisare,  dissi,  die  si  fosse  volulo 
COS!  defonnare  da  lenderlo  abielto  e  \olgare ,  da  oiioralo  c  veue- 
rabilc  cli'esso  era  in  pria.  E  cerlo  dumjue,  clie  I'Augiu'alo  era 
saceiclozio  perpetuo  ognora  ,  si  in  Roma  die  ndle  Coloiiie  e  nui 
Municipii,  qiiautunque  cjuivi  gli  Augiui  fossero  elelli  dai  Decurioui. 
Noa  voleudo  cjuindi  credere  ,  che  nella  iscriz.ioue  ,  con  manifesto 
pleonasmo  ,  si  sia  dello  Augur.  Perpetuus  D.  D. ,  quasi  die  i  Decu- 
rioni  avessero  potato  concedere  cib  die  ei'a  propxno  ed  inercnle  aHa 
cosa  stessa  ;  bisognera  dire  die  AVG.  sia  una  replica  d'l  Juguslatis , 
cioe  Augustalis  primus ,  Augustalis  perpetuus  Decreto  Decurioiium , 
forinola  soleane,  forse,  e  die  si  scorge  adoperata  in  altre  iscrizioni 
per  altre  caridie.  Ma  qualunijue  fosse  la  ragione  che  induccva  a 
ripetere  i  Augustalis  ,  non  v'ha  dubbio ,  che  I'AVG.  della  lapida 
di  Nora  non  vuol  esser  letto  allrimenti ,  e  che  Marco  Favonio  Cal- 
listo  non  ebbe  altro  in  mira  fuorche  d'indicarc  siccome  per  de- 
creto de'  Decurioni  venisse  eletto  primo  e  perpetuo  fra  gli  Augu- 
stali.  A  togliere  qualunque  dubbiezza  ci  occorre  una  lapida  dell' 
antico  Municipio  Suelitano  in  Ispagna  (i). 

NEPTVNO • AVG 

SACRVM 

L  •  IVNIVS  •  PVTEOLANVS 

VIVIR  •  AVGVSTALIS 

IN  •  MVNICIPIO  •  SVELITANO 

D  •  D  •  PRIMVS  •  ET  •  PERPETWS 

OMNIBVS  •  HONORIBVS  •  QVOS 

LIBERTINI  •  GERERE  •  POTVERVNT 

HONORATYS • EP\ LO • DATO • D • S • P • D • D 

Lucio  Giunio  Puleolano  e  ivi  detto ,  e  con  maggiore  perspicuila, 
Seviro  Augustale ,  per  decreto  de'  Decurioni ,   primo  e    perpetuo  , 

(i)  Sfon,  MiiCfll.  Erud.  Autitj    pag.   189. 


DEL  rnor.  gA7,zi;i\a. 


3i 


siccomc,  per  decrclo  dc' Decurioiii,  primo  e  perpctuo  Augustale  di 
Nora  si  noma  Marco  Favoitio  Callisto.  Quesle  due  qualila  d'Augii- 
stale  primo  e  perpeluo  ,  die  scorgiamo  riunite  in  Favouio  ,  sono 
separatamente  rammeutalc  ne'  due  seguenli  marmi  presso  Gru- 
tero  (i).  11  primo  uon  parla  che  del  Sevirato  Augustale  perpetiio, 
e  dice  cosl : 

L  •  IVNIO  •  NOTIIO 

VI  •  VIR 

AVG  •  PERPETVO 

CIVliS  •  SllNGILIENSES 

ET  •  mCOLAE 
EX  •  AERE  •  CONLATO 

Nel    secondo  si  rammehta    a    titolo    di  lode    di  Fausto,   I'esser 
stato  eleito  da'  Decurioni  tra  i  priini  Augustali.  E  lapida  Milanese. 

FAVSTVS 

VI  •  VIR  •  ET  •  AVGVST 

QVI  •  INTER  -  PRIMOS 

AVGVSTALES 

A  •  DECVRIONIBVS 

AVGVSTALIS  •  FAGTVS  •  EST 

VIRIAE  •  MAXIMAE 

YXORI  •  CARISSIM 

ET  •  VRSO  •  LVPO  •  LEONI 

LIBERTIS  •  FVTVRIS 

Queste  iscrizioni  assicurano  la  lezione  del  marmo  Norense,  la 
quale  noii  poleva  dar  luogo  ad  incertezza,  che  per  riDcomoda 
forma  di  ripelizione  adoperata  dallo  scritlore  dell'epigrafe.  Si  con- 
ferma  per  essa ,  che  il  Sevirato  Augustale  era  sacerdozio  per  a 
tempo  ,  e  die  stava  in  podesta  dei  Decurioni  di  renderlo  perpetuo, 

(i)  Grut.  CCCCXXVl.  CCCCIX. 


3a  BECRETO    DI    rATHONATO    EC. 

come  allrcsi  ili  prescriverne  il  giado  o  il  posto ,  dicendone  aper- 
tamente  la  hipida  milanese  ,  che  inier  pvimos  ^iigustalcs  a  Decii- 
rionibus  Aup;uslulis  /actus  est.  E  pure  osscrvabile  cotesla  ci)inrafe 
per  li  slrani  nomi  ,  e  veraoiente  ferini  dei  Liberli  fuluri  di  Fauslo 
Orso  ,  Lnpo  e  Leone.  Ma  per  quanlo  siano  essi  insolili  e  strani , 
non  sopiMvanzano  di  gran  lunga  in  elegnnz.a  e  vera  proprieta  i 
nomi  dolle  Ire  scgiieiiti  signore  ,  clie  sono  ricordate  in  una  lapida 
recata  da  Ciriaco  Ancouilano,  come  rilrovala  a  Tragurio  in  Dal- 
mazia  (r). 

IVLIAE  •  LASCIVAE 

ET  •  IVLIAE  ■  LVPAE 

ANN  •  XVIII  •  IVLIA 

TANTERA  •  POS  •  SOR  •  ET  -TMATER 

L'agginnto  pientisslmae  dato  alia  figliuola  sua  da  INIarco  Favonio 
Callisio  e  voce  nioriuaria  ,  e  die  adoperata  nelle  epigrafi  ,  ci  fa 
certi ,  die  la  persona  pella  quale  viene  usata  e  defunta. 

Sulla  bai^c  die  conliene  1' isci'izione ,  a' cui  lali  sono  scolpile  la 
patera  cd  il  simpulo  ,  rimangono  evidenlissinie  le  vestigia  de'  piedi 
della  statua  che  vi  era  erelta,  c  che  dal  padre  venne,  cred'io, 
dedicala  al  Genlo  della  niuuifica  donatricc  della  rasa  al  popolo  di 
Nora.  Imperciocchc  io  sono  di  parere  che  cosi  voglia  essere  iiileso 
il  luno/ii  Sacrum  delTepigrafe  ,  e  non  mai  ch'essa  lo  fosse  a  Giu- 
iione  moglie  di  Giove  ,  e  Regina  degli  Dei  ,  ma  si  bene  alia  Giu- 
none  di  Favonia  Vera ,  cioe  al  Genio  di  lei ,  che  come  c  nolo  , 
il  Genio  femineo  dogli  antichi  era  dclto  Giiinoiic.  11  nome  di  Fa- 
vonia ^'cra  ,  posto  nel  secondo  caso  ,  pare  dovcr  porre  la  cosa 
fuori  d'ogni  conlroversia  ,  per  cui  il  senso  della  epigrafe  sia  Sa- 
crum, lunoni.  FmAjniae.  M.  f.  Verae.  quae  etc.  ,  la  qual  lezione 
c  conforme  a  infinite  allre  lapidi ,  nelle  quali  e  ovvio  lo  scorgcre 
dedicate  o  statue  ,    o  busli  ,  o    erma  alia  Giunone    di  allre    donne 

(i)  In»cript.  pro  Illyric.  Rom.    17/17    *"'■ 


DEL  pnor.  (;azzera  3  J 

dai  loro  o  marili,  o  pailri,  o  uiaclri,  o  liberli.  Cosi  in  lnpif?a  To- 
rin«>ie  inedila,  alia  Giuiione  di  Tullia  figliuola  di  Caio  ,  e  moolie 
di  Vidiisio,  venne  dedicata  un'cima  col  buslo  di  lei,  dal  Libeito 
Arreno  Fauslo> 

IVNONI 

TVLLI\E 

G  •  F  •  VITRASI 

FLAMINICIA 
IVLIA  •  AVGVST 

L  ■  ARIIENVS 
L  •  L  •  FAVSTVS. 
In  altra    Industriese    inedita    essa  pure ,  Qiiinto  Loliio  Eusebete 
e  Agiuia  Prepusa,  dedicavano  un'ara  Ma  Giunone  della  Giulia  loro 
IVNONI  •  lYLIAE  •  ¥ 
Q  •  LOLLIVS  •  EVSEBES  •  ET 
AGVTIA  •  PREPVSA 
Nei  dintorni    di  quel  silo  mcdesimo ,    ove  nell'anno    1819  si  era 
scoperto    il  maimo ,  che  ci  conserva    la  memoria  del  tempio  della 
Forluna,  si  rinvenne,  non  niollo  dope,  la  seguente  base  faila  in- 
nalzaie    dal  Prefetto    Settimio    lanuario    ad  onore  deirimperatore 
Valerio  Liciniauo  Licinio  (i). 

PROVIDENTISSIMO 
FORTISSIMOQVE  •  D  •  N 
VALERIO  •  LICINJANO 
LICINIO  •  PERFEIVG 
AC  •  SEiMPER  •  AVG 
....  SEPTIMIVS  •  lA 
NVARIVS- VCPRAES 
PROV  •  SARD  •  DEV 
NVMINI  •  MAIESTATIQ 
EIVS 


(i)  Baillc  Iscrii.  Rom.  cit.  pag.  5i. 
T0.MO    S.\\V. 


34  DECKETO    DI    PATRONATO    EC. 

AITeruia  il  Jluiatori  (r)  ,    che  Licinio,  crealo  Aiiguslo    clal  \ec 
chio  laiperaloie  Galerio,    si  facesse    cliiamare    col  nome    cH  Gaio 
Flavio  Galerio  Liciniano    Licinio,   come    appare ,    dic'egli ,    dalle 
iscrizioni  ,  e  ilallc  medaglie:  puo  darsi ,    che  alcune  poclie   volte, 
e  per  piaggiare  al  suo  beiiefaltore  Galerio  Augnsto  ,    Licinio  ado- 
perasse  i  predelli  nomi ,  ma  e  nel  Mezzabarlja  cli'egli  cita  ,  e  nei 
Tesori  Gruteiiano    e  dello  stesso  Muratori ,    io  leggo    i  nomi  suoi 
ordinal'!    di  Valeria  Liciniano  Licinio,   e  coiiforme    alia  lapida  di 
Torre  ,  la  qunl  pure ,    come  vedremo  ,    debb'esser  stala  scritta  in 
tem[)0    che  il  vecchio  Galerio    viveva  tuUora.    E    questa    costanle 
denominazione    vien  confermala    eziandio ,  da  che  il  figliuol    suo  , 
dichlarato  Cesare ,  v«nga  nomato  ognora  Valeria  Liciniano  Licinio 
luniore ,    indicando    cosi    la  perfelta    identita    del  suo  nome    con 
guello  del  padre. 

Si  potrebbe  cluedcre  perche  da  Setlimio  Geiinaro  Preside  della 
Sardegna ,  de'  cinque  August!  ,  tra'  quali  era  diviso  I'impero  di 
Roma  ,  al  solo  Liciuio  ,  meno  anziano  degli  altri ,  se  ne  ecceltuia- 
mo  Masslmino  ,  volesse  innalzata  una  statua  .  e  lui  cliiami  nostro 
signore  ,  e  si  dica  devoto  alia  divina  maesta  dl  lui,  devotus  numini 
maicstatique  eius.  Io  penso  che  cio  accadesse  poco  tempo  dopo  lo 
innalzamento  di  Licinio  aU'impero,  e  prima  deH'anno  3ii,  nel  quale 
moriva  Galerio  Imperatore.  Imperciocche  e  nolo,  che  la  precipua 
ragione  che  spingeva  quell'Augusto  a  rivestir  della  porpora  I'antico 
suo  commilitone  Licinio ,  era  quella  di  avere  cui  afildare  la  cura 
di  scacciare  da  Roma  e  dall'Italia  I'odiato  rivale  Massenzio.  A  tal 
uopo  vennero  assegnate  in  parte  a  Licinio  tutte  quelle  provincie 
deirimpero  ,  che  polevano  maggiormente  favorire  I'impresa  di  op- 
primere  I'odiato  Augusto  ,  rAfFrica  ,  I'Egitto,  la  Sardegna  ec. ;  cio 
posto  si  rende  manifesta  la  ragione  per  cui  dal  Preside  della  Sar- 
degna ,  anziche  agU  altri  Augusti  suoi  compagni  allimpcro ,    fosse 


(>)  Aiiuali  d'ltal.  ao.  307. 


AaaJf  ■  c/,  Torino    Cias.    MScM^rSCor  f  nU    'Tom    YXXV.  Ta,.  Jl/ioao  iS 


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SVfSfxmONVAA  COOPTXVa>rNT 

SVoRVAAaWRilCfFir 

KHNfsMAsmivsftw  CKMuisMHsfiivSsaii 


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DEL    PnOF.    CAZZERA.  35 

intratzala  la  stalua  a  Licinio,  non  che  dei  titoli  di  signore  e  della 
special  devoziorie  sua  verso  di  lui  ,  che  solo  vi  a\eva  impero. 
Queslo  aecadeva  appunlo  in  uno  dogli  anni   .■)o8  al  3ir. 

Ma  comiiiupie  pieziose  ,  e  feconde  di  notizie  e  di  osservazioni 
ci  siano  stite  le  sopraccennale  lapidi  Sarde  ,  piii  pre^iata  ,  di  pii 
gran  valorc  ,  e  d'assai  ptii  prolicun  e  da  credere  I'iscrizione  di 
Patroniito  e  Glientela  ,  die  su  tavola  di  bronzo  ,  otlimatnente  con- 
servata  ,  venue,  non  ha  i,'uari  ,  ritrovata  in  Sardegna,  ed  e  inedita 
tuttavia.  Vado  debitore  della  corlese  comunicazione  ai  due  chiaris- 
siini  e  dotti  (Jolleghi  cav.  Badle ,  e  cav.  Alberto  Delia  Marmora, 
(tav.  III.) 

SEX  •  SVLPICIO  •  TERTVLLO 

QTKNE.OSACERDOTE  •  COSS 
COLONTA  •   IVLIA  •  AVGVSTA  •   VSELLIS    •   HOSPITI 
VM   ■   FECIT  •   CVM   •   M   •  ARISTIO      ALBINO  •  ATI 
NIANO  •   EVMQNE    •    CVM    •    LIBERIS  •   POSTERISQ" 
SVIS     •     PATRONVM     •     COOPTAVERVINT 
M     ■     ARISTiVS     •     ALBINNS     •     aTINIANVS     •     HOS 
PITIVM  •  FECIT  •  CVM  •  POPVLO  •  COLON  •  IVLIAE 
AVG    ■    VSELL    ■    LIBEROS    •    POSTEROSQVE    •    EO 
RVM    •    IN    •    FIDEM        CLIENTELAMQVE    •    SVAM 
SVORVMQVE  •  RECEPIT 
EGEKVNT  •  LEGATI 

LFABIVS FAVSTVSTlVIR  .  QQ  •  SEX-IVNIVSCASST 

AN  VS  •  M  •  ASPRl  VS  -FELIX-  CAN  TISTIVS  •  PET  VS  •  SCRIB 

Nobile  e  preginio  monumcnlo  e  cotcsto,  non  tanto  per  le  nuove 
notizie  che  in  se  racchinde,  quanto  ed  altresi  per  la  materia  stessn 
onde  composto ,  rhe  i  monnmenti  letterati  sul  bronzo  soiio  in 
plcciol  nuraero  a  fronte  degli  allri  su  lapidi  e  marmi  ;  e  perche 
poi  le  meraorie  che  vi  sono  consegnaie ,  vengono  ripntate ,  e  sono 
ognora  genuine  e  sincere  ,  e  lontane  da  ogni  pericolo  di  frode  , 
la  quale  non  si  e  ancora  sopra  di  esse  esercitaia.  Lunga  e  nume- 


36  DECRETO    Dl    PAinONATO    EC. 

rosa  serie  di  lavole  niet.iUiche  contenenli  atti ,  e  moniimenti  letle- 
rati  aiilichi  ,    si  polrebbe  agyinnnpie  a  quella  dataci    dal  beiifme- 
rito  De  Lama  (i),    le  qnali   sfiii);gite  alle  ingiurie    del  tempo,  alia 
barbaric  ,    ed  all'avarizia    degli  uomini ,    si  conservano  tutfora  ad 
ornamento  de'  precipui  Musei  (lellEuropa.  Ma  benclie  quesla  serie 
sia  numerosa    e  inaggiore  scnza  meno   di   quella  del  Lama  ,  poclie 
ci  sopravanzano    tultavia    del   nnmero   sterminato    cli'era    dissemi- 
iialo    per    tulta    1'  ampiezza    dell'  hripero    Romano.    Tmperciocche , 
eseliisa  aaclie  la  iuuga  serie  dei  fasti,  dei  Plebiscili ,  dei  Senatus- 
Consuki ,    dei  Diplomi  e  rescrilli  Iinperiali ,    buona  parte  de'  quali 
si  scrivea    snl  rame ;    lasciali    qiicHi    non  meno    abbondanti ,    die 
comprendevano    i  decreti  de'  Decurioni    Municipali    e  Colonici ,    i 
quali  non  volevano  anclie  in  cio  non  esser  da  meno  della  capitale. 
Chi  vorra  imaginare  a  qual  immenso  nnmero  dovessero  ascendere  i 
soli  esemplari  autenlici  dei  diplomi  di  congedo  dal  servizio  militare, 
e  della  facolla  del  connublo ,  clie  con  non  rara  frequenza  si  concc- 
devano  dagli  Imperatori?  Essendo  ormai  nolo,  che  non  vi  era  avve- 
nimento  alcuno    ordinario   o  straordinario    die    dasse    occasione    a 
fondata  letizia  o   a  pubblico  gandio  ,   nel  quale   non   si  concedesscro 
roteste  demissioni  dal  servizio  militare  (2).  Ne  questi  favori  Imperiaii 
si  concedevano  soltanto  ad  alcuni,   o  a  poco  numero  di  soldali,  die 
venivano  anzi  estesi  a  intieri  corpi.    CSsi  per  non  parlare  die    di 
quelle,  che  ci  constano  per  i  diplomi  esislenli ,  gli  Imperatori  Galba 
e  Vespasiano  diedero  il  congedo,  ciascuno,  a  lutti  i  veterani  di  una 
leglone.   Antonino  Pio  a  quelli   di  cinque  ale  e  cinque  coorli.   Gior- 
dano III  e  Filippo  licenziarono  con  onesla  missione,  il  primo  dieci 
intiere    coorti  pretorie    Gordianc  ,    ed  altre  dieci  pur  prelorie  Fi- 
lippine  il  secondo.    Claudio  licenzib  tulli   i    Trierarclti  e  remlganti 
della  flolta  Misenate,    ch'erano  sotlo  il  comando  di  Tiberio  Giulio 


(i)  Tav.  Alim.  Vcllciato  pag.  So. 

j^3)  Vcrnarzj.  Dipl.  d'Adriaoo  pag.  3j 


DEI.    PJIOF.    GA7.ZE11A  3^ 

Optalo.    Vcspasuino    congcdio    i  velerani    della    flotta    Ilaventiate , 
Domiziauo   i  Classiarii   della    flotla  d'Egitto,  e  qiielli  della  Flavia 
Messica  ec.    Inollre  le  occasion!    di  quest!  cotigedi  si  rinnovavano 
sovente  ,  e  sollo  tulii    quasi  gli  Imperalori ,    e  piu  voile.   lo  sono 
poscia  persuaso,  clie  non  vi  fosse  alcuno  tra  i  congediati  con  one- 
sla  missione ,  o  coUa  facolta  del  connufcio,  cui,  iiel  ritornare  alia 
patria,    non  premesse    di  seco  rccare  le  dnplici    tavoleUe    metalli- 
clie  comprovanli  I'onore  e   il  premie  rice\ulo  ,    o  il  diritto  acqui- 
silo.  Eppure  a  non  piu  di  Irenta  forse  ascende  il  numcro  di  questi 
diplomi  nictallici,    che.  in  tutlo    o  in  parte    sono  a  noi  pervenuti. 
Se  si  riquardi    poscin    alia  gi-andissima    quanlita    di  Patroni,    clie 
nello  scoiTCie  le  raccolle  delle  epigrafi  antiche  si  scorgono  menzio- 
nati ,  e  si  rioaembri  inoltre,  che  non  vi  era  Provincia ,  Prefettura, 
Colouia,  Municipio,  non  corpo,  non  collegio,  non  clientela  che  non 
coniasse  una  alineno  di  questi   Patroni ,  per  cui  il  mondo  romano 
poteva  essere  coinodamente  diviso  nelle  due  class!  di  Clienti  e  di 
Patroni.  Sapendo  inoltre,  che  per  ognuno  di  questi  Patroni  occor- 
revano    almeno    due  tavole    di  bronzo  ;  far^  niaraviglia  il  pensare 
come  il  numero  superstite  di  queste  lamine  patronali  ,  non  oltre- 
passi  di  mollo  quello   dci  diplomi  di  congedo  con  onesta  missione. 

Nel  I'endere  di  puhlilico  diritto  uno  di  questi  decreti,  inedilo 
luttora,  e  scoperto  non  ha  gunri  in  Sardegna,  ho  stimato  di  fare 
opera  gradita  agli  archeologi ,  ed  agli  amatori  deH'epigrafia  antica, 
col  riunire  e  pubblicare  di  nuovo ,  in  fine  di  questo  scritto  ,  tutti 
que' decreti  di  Patronato  e  Clientela,  o  di  semplice  ospizio,  che 
supcrsliti  giunseio  a  mia  notizia  sino  a  questo  giorno,  disposti,  per 
quanto  mi  fu  dato ,  secondo  I'ordinc  de'  tempi. 

Intieri  sono  veniisei.  II  primo  e  dell'anno  di  Roma  742,  e  pre- 
■cede  I'era  volgare  di  dieci  anni.  Si  Irova  nel  Museo  deirAccade- 
mia  Corlonese,  e  fu  pubblicato  dal  Marini ,  unitamente  ad  un  altro 
ivi  pui-e  conservato  dell'anno  760  (i).  Segue  quello  deirisola  Baleare 

iO  Frat.  ArviU  p.ig.  -Si  3. 


38  DECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

Maggiore,  illustralo  dal  Sera-y-Ferragut,  e  recalo  dallo  Spaletti  (i). 
Vengono  dopo  i  quatlro  di  Silio  Aviola  ritrovati  nel  territorio  Bre- 
sciano :  il  Trimiligense  ed  il  Temclrano  vennero  pubhiicali  da 
Paolo  Gagliardi  la  prima  volta  neiranno  17241  e  quindi  con  grande 
apparato  di  parole  dal  MafTei  nel  1727:  gli  altri  due,  quello  d'Apisa 
ed  il  Siagilano  dal  Grutero  (a),  Tomasini  (3)  ec.  Quello  della 
Genlilita  di  alcune  ciU;\  della  Spagna  ,  gia  posseduto  da  Lorenzo 
Ramires  dc  Prado,  e  Irasportato  quindi  a  Roma,  ove  dal  Museo 
del  Bellori  lo  copiava  il  Mabillon  (4):  il  pubblicarono  eziandio  lo 
Spon  (5),  il  Begero  (6),  ed  ultimamente  I'OreHi  (7).  I  sei  dei 
tempi  deirimperator  Costantino  ritrovati  snl  monte  Celio  a  S.  Ste- 
fano  Rotondo  in  Roma ,  e  stampati  dal  Grutero  (8)  ,  dal  Toma- 
sini (9),  dal  Brecmanno  (10)  e  dal  Gori  (11).  I  tre  del  Museo  Al- 
bani  recall  dal  Biancliini  (12),  dal  Mairei  (i3)  e  dal  Gori  (r4)- 
II  Cluniese  spiegato  dallo  Spaletti  (i5).  H  Ferentinate  della  GaU 
leria  di  Firenze  dal  Grutero  (i6j,  dal  Gori  (17)  e  dal  Fea  (18). 
Quelli  di  Nummia  Varia  ,  e  del  Gollegio  de'  Fabri  e  Centonari  di 
Regio  dal  Grutero  (19)  e  dall'Oreili  (0.0).  Uno  dei  giovani  cultori 

(1)  Tavola  ospitalc  pag.   ia3- 

(2)  CCCCLXX. 

(j)  Dc  tesseris  hospit: 

(4)  Iter  [Ulictim  pag.    i53. 

(5)  Miscellan.  Erudit.  aiiliq.    pag.  278. 

(6)  Thcs.  Brandcburg.  Vol.  3.  pag.  4"- 

(■))  Inscript.  Latin.  Select    ampliss.  Collectio.  Turici   1828.  8.V0  paj.  g^". 

(8)  Thes.  inscript.  CCCLXU  III-IV. 

(9)  Oper.  cit. 

(10)  Append.  Fast.  Reland    pag.   858: 

(11)  lascript.  Etrur.  pag.    200. 

(la)  Anastas.  Bibl.  vol.  i.  Prolcgom.  pag.  XXYI-VIU 
(i3)  Veroii.  illustr.  Part.  U.  pag.   264. 
(i4)  Loc.  cil.  vol.  II.  p»g.  208, 
(i5)  Opera  cit. 

(16)  Cl.CCLVI. 

(17)  Opei;a  cil.  vol.  I.  pag.  65. 

(18)  Framm.  Fasti  Cons.  pag.  9.. 

(19)  CCCCXLII.  —  cu>  CIO. 
(30)  Opera   cit. 


DEL    rnOF.    GA'/ZLRA  J<) 

del  Dio  Ercole  fii  ilato  la  piiina  volta  dall'abate  Fea  (i),  e  uu 
Lunese  uitimamente  dal  cliiarissimo  Professore  Orioli  nel  primo 
volume  degli  Aunali  dell'  Instituto  di  corrispondenza  Archeologica 
di  noma.  In  fine  il  Nauniano  illustralo  dal  Polidori  (2),  e  recato 
pure  dal  Barbacovi  (3):  Tultimo  e  il  piu  moderno  e  dell'annoSgS, 
di  Genusia  in  Apulia  ,  e  si  pubblica  ora  per  la  prima  volta,  comu- 
nicaloci  daU'illustre  e  dolto  amico  Doll.  Gioanni  Labus;  ai  quali ,  sc 
si  aggiunga  il  noslro  di  Vsellis  ,  avretno  la  compiula  serie  di  tuni 
que'  decreti  di  patroi>ato  eke  intieri  ne  sono  pervenuti.  Abbiamo 
creduto  in  ultimo  di  non  dover  ncppure  omettere  i  pochi  fram- 
menli  supersliti  ,  aflinche  fosse  intieramente  soddisfatto  al  desiderio 
di  chi  ama  di  avere  sott'occliio  tutto  qnanto  rimane  di  tale  argo- 
mento.  Quindi  a  suo  luogo  (n.°  IX)  si  e  posto  il  decreto  Pampe- 
lonese  ,  sebbeae,  cosi  come  venne  pubblicaio  dall'Oihenart  (4),  sia 
mulilo  e  mancanle ,  ne  la  medicina  arrecatali  dallo  Spon  lo  ren- 
desse  migiiore  ,  il  quale  tutlavia  lo  recava  nella  sua  IMiscellanea  , 
quasi  rappresentasse  la  lamina  originale  (6).  L'Oilienart  la  ricavo 
dalle  scliede  di  un  Subisa  Senalore  di  Pamplona  ,  lo  Spon  la  co- 
piava  dall'Oihenart ,  e  ne  I'uno,  ne  I'altro  videro  la  tavola.  Ond'io 
ho  giudicato  di  preferire  il  teste  del  primo  al  non  felice  restauro 
dell'altro.  II  Muratori  (6)  reca  un'iscrizione,  che  dice  inviata  dal 
Polidori ,  ricavata  che  I'ebbe  dalle  schede  di  un  Merodi  Medico  Ta- 
rentino :  non  dice  se  fosse  sul  bronzo  o  sul  marmo.  A  me  pare 
una  parte  di  decrelo  patronalc  ,  li  ho  quindi  dato  luogo  sotto  il 
n.°  XXVIII.  Dal  gii  piik  volte  lodato  Dotlor  Labus  mi  venne  il 
piccolo  frammento  rilrovato  non  ha  molto  ne'  diniorni  di  Mila- 
no ;  e  sotto  il  numero  XXIX. 


(i)  Opera  cit.  pag.  LXX. 

(a)  Calugcra.  Opusc.  Vol.  VII.  pag.  4'7. 

(3)  Mcmoric  di  Trcnto  pag.  3i  e  80. 

(4)  Notitit  utrusquc  Vascooiae.  Parisiis  l638.  4'°  t'S-  BC-J?- 

(5)  Miscell.  pag.  278. 
.(G)  MCXVlll  -  6. 


^O  BECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

La  forma  della  tavola  di  Vsellis  e  iin  quaJrilungo  tenniiialo 
nella'  sua  parte  superiofe  da  un  timpano  acuminato  ,  ed  avenie  uii 
biico  a  ciascuuo  dei  quattro  angoli.  Quests  figma  e  confoniie  a 
quella  die  si  soleva  dare  a  tutte  le  iscrizioni  di  questa  falta.  Tal 
era  la  forma  della  tavola  ospitale  pubblicata  dallo  Spaletli.  Tale  I.i 
lamina  patrotiale  Boccoritana  illustrata  dal  Serra  ,  le  tre  del  Museo 
All)ani,  le  sei  del  Monte  Celio ,  la  Lunese  pubblicata  dallOi-ioli , 
I'inedita  Tarantina  ec.  La  slessa  forma  avevano  pure  le  lavole 
d'ospitalita  delle  citla  gi'eclie,  la  Maltese  ,  I'Agrigentina ,  le  quattro 
Corciresi  illusli-atc  dal  cliiariss.  Mustoxidi  ec.  Lo  Spaletti  parlando 
dci  fori  predelli  dice,  ch'essi  sevyir  polessero  per  Jart,>L  passare  dei 
cordoncini  di  lino,  o  di  fdo  di  raine  ,  o  dL  altro  ,  per  mezzo  delle 
quali  si  potessero  assicurare  i  Paironi  del  coinbaciar  che  J'ace- 
vano  le  lainine  ,  che  presso  di  loro  riieiie\'ano  ,  con  quelle  ,  cJic 
i  Clienti  seco  portavun  via  ,  della  realth  delle  medesime  ;  perche  si 
ha  da  sapere,  che  due  eruno  questc  lumine  ec.  (i).  Da  questo 
passo  c  da  tulto  il  contesto  si  ricava  ,  die  daU'autore  furono  evi- 
dentenienle  confuse  le  tavole  di  Patronato  e  Clientcla  ,  con  le  ta- 
vole  ,  o  meglio  lessere  imlicatriei  di  semplice  ospitalita  ,  le  quali  , 
al  dire  delT  enidilissinio  Lalnis  (t),  non  furono,  nei  piCi  anti- 
clii  tempi,  die  un  fusto  di  legno ,  o  un  aliosso  diviso  in  due 
parti ,  I'una  da  rimanerc  presso  colui  qiu  apud  alteram  diwrsa- 
batur,  I'altra  presso  quegli  qui  peregrinuni  hominem  doino  reci- 
piebat ;  quanlunque  poi,  e  col  proceder  degli  anni ,  si  laces- 
sero  di  varie  e  piu  nobili  materie  ,  e  prcndcssero  eziandio  forme 
diverse.  Cot«ste  erano  le  tesscrc  die  si  recavano  seco  coloro ,  che 
viaggiando,  credevano  poter  abbisognare  di  far  uso  del  diritlo  di 
osj/italita;  queste  quelle  che  si  confrontavano ,  e  di  quesla  sorta , 
la  rammentala    nel  peiuilo    da  Plauto:   Tesseram  -  coiijcrre  si   vis 

(i)  Dichiarazions  di  una  tavolj  ospitale.  Roma   1777.  4-^*^  V^"-  ^■^*^- 

(a)  Dcllc  tcsscre    degli  speltacoli  Roniani.    Dissert,  del  Moicclli,  pubblicata  con  annoka- 
xioni  dal  Doliore  Gio.  Labu3.  Mdauo  18^7.  8.V0  p.ig.  ^r).  not.   HI. 


DEL    PROF.    CAZZERA.  /j  t 

hotpUalem ,  eccam  altuli :  troppo  s'avrebbe  avuto  clie  fare  col  recnr 
seco  ogriora  la  grande  e  pesante  tavola  ,  se  ogni  voUa  che  occor- 
reva  cli  farsi  coiioscere  per  ospite  era   mestieri   'li  confrontarla  ?    E 
poi  come  due  sole  tavole  avrebbero  baslato,  se  si  contraeva  I'ospi- 
talita  coti   lullo  nn  collegio  ,  con  tutli  i  cittadini  d'v.na    colonia,  o 
d'un     miinicipio  ,    con    tuUi    gli  ttomini    itigenin    d'una    piovincia  ' 
M.   Aristio    Albino  Aliniano  non  contrae  forse  I'ospitalitJi  con   tutto 
il  popolo  dflla  Colonin  Vsellis?  IJospitium  Jecit  cum  populo  Coluiiiae 
jtugiistae  /■  sel/is.    A  qual    imrneiisa  somma    non  sarebbe  cresciuta 
la  sola  spesa  dello  provvedere  tanle  tavole  di  bronzo  qiianti  erano 
i  coioni  ?  Quindi  la  necessita  e  I'uso  deile  tessere.  Iraperciocche  io 
stimo,  che  le  tessere  ospitali  vtnissero   quasi  una  conseguenza ,  od 
appendice  drl  Patronato  :  a  talcbe,  non  appena  dal  collegio,  dalla 
cilia  o  tlaila  provincia  si  era  contratla  ospilalitu  ,  od  elelto  un  Patrono, 
e  gli  si  era  recata  a  casa  la  tavola  del  decreto,  ch'esso  distribuiva, 
cred'io  ,  le  tessere  ai  membri  del  collegio  ,   o  agli  nomini   ingenui 
delta  citta  o  provincia,  aflinche  gioir  potessero  del  diritto  del  con- 
tralto ospizio.    Quindi  il  bisogno    di   conferire  le  tessere  ,  non  po- 
tendo  accadere  che  dal  Patrono  si   conoscessero  tutli  gli  individui 
cui  la  tessera  veniva   conceduta.  Dopo  cio  non  occorre  di  piii  pen- 
sare  ne  ai  cordoncini  di  lino,  ne  ai  fili  di  ratne,  che  non  era  mat 
per  accadere,    che  si  fosse  in  caso    di  porre  a  coiifronto    coleste 
tavole  ,  le  quali  si  tenevano  anzi  appiccale  od  inchiodale  negli  atri 
o  nelle    aule  delle  case    dei  Patroni  ^    onde  fossero    d'onore  ai   vi- 
TCnti ,  e  di  ricordanza  alia  posterilh.  PLACET,  si  dice  nell'inedito 
decreto    di  Taranto,    IGITVR  HVIC  TABVLA    AERE  INCISVM 
PER    VIROS    PRINCIPALIS    OFERRI    ET  APVT  POENATES 
DOMVS  HVIVS  AEDICARI  CENSVERVNT.    Per  uso  bensi  dei 
erordoncini,  o  del  filo  di  rame,    erano  i  fori  posti    sulle    tavolette 
di  congedo    militare    con  oncsta  missione ;    ma   ivi    le  tavole  sono 
due    e  piccole ,    e  lo  scritto    delle  faccie    interne    e  ripetuto  suite 
esteriori  perchc  non  faccia  di  mestieri  di  mai  aprirle  onde  conoscer- 
nc  il  conlenuto;  quindi  le  due  paginelle  si  serravano  cot  cordoncino 

ToMO    XXIV.  6 


ijs  DECJETO    m    PATRO.NATO    EC. 

0  col  Glo  tli  ramc  ,  e  sopra  ili  «[i\esli  si  ponevano  ,  pare,  1  slgilli 
dei  setle  teslimoiii,  malievadori  dell  uiiiforiuita  della  copia  da  essL 
llccnziata  col  diploma  origiuule  ,  alia  cuslodia  dei  quali  erano  essi 
deputali. 

Cio  che  rende  ollicmodo  pveziosa  la  scoperta  di  fjueste  tavole  di 
palronalo  aH'ociliio  deirarclicoloj;o,  si  e  il  irovare  in  esse  scgnato 
ogiiora  il  tempo  del  decreto  ,  iioii  clie  il  luo-go  ed  il  corpo  da  cui 
proviene.  Quaiiio  l.i  rella  e  rompiuta  serie  dei  consolati  serva  a 
Diirabilmente  slahilire  ,  e  ooiiferniaKe  la  cronologia,  seuza  la  quale 
la  stoi'ia  none  piu  che  una  incoerente  rel;«ione  di  falli  sconnessi, 
che  a  nulla  servono,  ognuno  il  sa.  I  nomi  de'luoghi  poi  arrirchi- 
scono  o  correggono  bene  spcsso  la  geografia,  o  lasciata  imperfetta 
dagli  scriltori  deU'anlichila,  o  sfigurata  dai  suoi  mal  accorli  cor- 
rettori.  Ora  dalla  nostra  tavola  si  oUengono  li\Ui  quesli  benelizi; 
per  essa  sono  invariabilinenle  riordiiiali,  e  corretli  i  nomi  e  la 
gente  dei  Consoli  dell'anno  i58,  intorno  ai  quali  incerte  e  vaglie 
rimanevano  le  sentenze  dei  fastografi:  e  ci  c  dato  di  poter  cono- 
scere,  oltre  al  certo  nome,  la  sicura  esistenza  di  unacolonia,  suUa 
quale  ,  se   ne  eccetlulamo  il  Tolomeo,   muta  era  tutta  rantichila. 

Scorrendo  gli  sciillori  dei  fasti,  noi  vediamo  aH'anno  gii  di 
Roma,  i58  dell'era  volgare ,  indirati  Consoh  Tertullo  e  Sacerdote. 
Cosl  i  fasti  Yoigari ,  gli  Ojconienses  ,  ,i  Cesarei  di  Vienna  pubbli- 
cati  dal  Noris  ,  e  gli  altii  tulti.  Nessuno  diede  il  nome  e  la  fami- 
glia  di  essi.  Soli  i  fasti  Fiouentini  Medicei,  soflo  quell'anno,  hanno 
T£|OTjXoj  xat  Vilqj.'.'j'ii ,  il  qual  Icsto,  quautunque  evidentemente 
mutilo  ,  e  per  I'ignoranza  e  supinita  de'  copisti  conotto,  tuttavia 
fu  cagione  che  da  alcuni  scriltori,  a  Tertullo  Console  di  quell'anno, 
si  desse  per  collega  un  Clemente.  II  Marini  (i)  mirando  a  conci- 
liare  roi  Fiorcnliiii  gli  allri  fasti  ,  e  col  soGcorso  di  una  mal  con- 
cia  iscrizioue  di  Palestrina  ,  s'induceva  a  credere,  die  forse  quel 
Clemeute  fosse  un  secondo  nome  del  Console  Sacerdote ,  adoperato 

(i)  Fratclli  Arvalli  pag.  65j. 


I 


DEL    Pnor.    CAZZERA  4^ 

con  preferenza  dal  fjsli  Mcdicei.  Quesla  opinione  conciliatrlce  del 
tlollo  Mariiu  nou  veniva  poscia  comprovala  per  alciin  siiicero  mo- 
niiineato ,  e  riiicsattezza  del  testo  fiorentino  e  manifesla  per  la 
nostra  tavola.  Noiv  meno  dissenzienti  si  mostravano  i  fastograft 
neUassegnare  r  nomi  a  codcsti  ConsoH.  II  Sacerdote  si  fece  suc- 
cessivamenle  piissare  daila  gente  Licinia  alia  Claudia  ,  e  mcnfre  il 
Panvinio  lo  notnava  Caio  Licinio  Saccj'dote ,  col  nome  di  Tibcrio 
Claudio  era  dislinio  da  Noris  ,  dal  Tillemont,  e  dal  Muralori.  In 
qiiaiito  al  Tertidlo,  dacche  piacqne  »I  disinvoUo  e  franro  Panvi- 
nio  ,  ch'ei  fosse  cliiiimalo  Qiiinto  Fla^'io  ,  non  ne  veiine  |)iu  spo- 
gliato,  sino  a  die,  per  iin  tnarmo  Bovillese,  fu  dato  al  IMarini  di 
scoprire  il  rero  nome  ,  e  quale  ci  ccliiarito  per  la  tavola  Vsellese. 
La  lapida  di  Boville,  gia  piibblicata  dal  MaOfei  e  dal  Donati ,  ma 
con  notabili  lacune  e  storpialure  ,  ridolta  alia,  siaccra  lezion?  dal 
Marini ,   dice  cosi  (i) 

LOCVS  •  ADSIGN.VTVS  •  AB  •  C  •  DISSINIO  •  C  •  F  •  QTI 

CVR  \TORK  •  REIPVBLTC AE  ■  BOVILLENSIVM  •  DED  •  •  • 

Villi  •  KAL-  lANVAR  ■  SEX-  SVLPICIO  •TERT^g.LO  -CTINE  •• 

DOTE  •  COS  •  CVIVS  •  OB  •  DEDIGATJONEM  etc. 

La  caltiva  conservazione  del  mnrmo  fu  causa  che  si  le^nesse 
per  iin  C  il  nome  del  secondo  Consile  TINEIO  SACERDOTE, 
che  voleva  esser  letto  Q,  e  si  dicesse  Caio\n  vece  di  Quinto , 
lezione  cotesta,  e  per  tal  cagione  ammessa  dal  Marini ,  il  quale  si 
persuadeva,  che  il  nome  del  secondo  Console  fosse  Caio  Tineio 
Sacerdote.  Ma  pcrclie  ,  come  accade,.  un  errore  non  va  mai  solo, 
cosl  I'aver  scambiato  in  Caio  il  nome  del  Console  Quinto,  fu  ca- 
gione, che  rilrovato  un  Quinto  Tineio  Sacerdote  ,  conlenvporanco 
del  primo  ,  menzionalo  in  un  catalogo  di  Sacerdoti,  inve.ce  di  ri- 
conoscerlo  per  lo  stesso  personaggio  col  Console  collega  di  Tertullo, 

(i)  FntelU  Arralli  pag-  654 


44  DECnETO    DI    PATRONATO    EC. 

clie  i  lempl  mirabilmente  lo  roiiseiilivano,  ei  lo  tlicesse  anz'i  fratel 
suo.  Nipote  poi,  piu  die  ligliu.  lo  del  Sacerdote  Console  deiraiiiio 
i58,  si  dehbe  leiiere  il  Quinto  Tineio  Sacerdote ,  die  non  podw 
lapiili  ci  mosliaiio  Console  per  la  seconda  volla ,  in  compagnia 
deiriirperatore  Antoiiino  Elaj^abalo  nel  219  ,  tiel  quale  Sacerdole  si 
sono  certo  rinnoxali  i  nomi  <lcll'avolo  Console  sotto  Antonino  Pio. 
Non  e  poi  a  dire,  ohe  la  la|>ida  di  Boville  sia  la  sola,  che  ci 
abbia  conservata  nolizia  del  consolato  di  Tertnllo  e  Sacerdole  ,  la 
votiva  seguenle  (i)  venne  dedicata  nel  lore  consolato. 

SOLI  ■  INVICTO  .  DEO 

EX.  •  VOrO  •  SVSCKPTO 

ACCEITA  •  MTSSIONE 

^  HONESTA  •  EX  •  INVME 

RO  •  EQ  •  SING  •  AVG  •  P 

AELIVS  •  AMANDVS 

D  •  D  •  TERTVLLO  •  ET 

SACERDOTE  •  COS 

Alia  sola  tav«la  dl  f  sellis  dovi-assi  oramai ,  e  fuori  d'oj>ni  con- 
troversia  ,  la  sincera  e  genuina  lezione  dei  nomi  dei  Consoli  dell' 
anno  i58  dell'era  volgare  ,  cioe  Sesto  Sulpicio  Tevtullo,  e  Quinto 
Tineio,  o  TENEIO,  Sacerdole. 

Caio  Plinio  secondo ,  il  quale  fioriva  sotto  I'impero  di  Vespa- 
siano  ,  nello  descrivere  laSardegna,  alTerma ,  che  quallordici  erano 
le  citta  pill  cospicue  dellisola ,  delle  quali  una  sola  era  Colonia 
Roman  a ,  Colonia  autem  una  quae  vacatur  ad  Turrini  Libjssonis; 
ne  parlo  in  mode  alcuno  della  citta  nostra  di  Vsellis.  Tolomeo, 
all'incontro  ,  vissiilo  non  molli  anni  di  poi  ,  da  il  titolo  di  colonia 
ad  f^sellis  ,  e  tace  di  Torre.  Noi  non  cercheremo  di  conciliare 
I'apparente  coiitraddizione  dei  due  antichi  ed  illustri  scrilloii ,  ter- 
remo  anzi  per  veri  ugualmente  i  lore  detti ,  ammetleiulo  clie  due 

(i)  Fabrclli  cap.  V,  pag.   Sdc), 


di  Talto  fossct'O  ivi  le  colonie  romane  ,  delle  quali  una  sola  ,  e  nou  la 
Stessa  era  giunla  a  uotizia  tli  ciasciiuo  clei  picfati  scritloi'i,  qualua- 
que  ne  fosse  la  cagione.  L'esaltezza  di  Tolomeo  e  ormai  cluarila  dal 
decrelo  uoslro,  ue  v'e  vai^ioue  per  cui  non  s'abbia  a  preslar  fede 
alio  Storico  Romano.  E  coslante  ed  universal  tradizione  in  Sardegna, 
die  la  Colonia  Romana  Vsellis  fosse  cola,  ove  non  lungi  da  Ales , 
e  nel  lener  dOrislauo,  e  siluato  lultavia  il  picciol  borgo,  clic  cou- 
servato  I'antico  nome,  f  sellus  vieu  dctlo.   Ivi,  cd  a  poca  dislanza 
da   f  selltcs ,  e  un  luogo  chiamato  Rubias ,  in  cui  si  mirano  sparsi 
i  rudeii  di  inolli  e  grandi  fabbricali ,  e  quivi  o  poco  discoslo  venne, 
dicoiio ,    scoperlo  ii  Decreto    di    patronato   die  discorriamo.   f  icl- 
his    e  iuogo    medileiianeo ,    distante    25    a  3o  miglia    dal   mare  : 
quindi    appare    I'inganuo  di  Tolomeo ,    die    lo  annoverava    tra  le 
citla  poste  sul  litorale  ,  e  Terror  di  Cluverio  e  Cellario ,  che  la  si- 
tuarono    qucsti    a  NeapoUs ,    il  primo    ad    Orlstano.    Che    f-  sellis 
fosse  citta  cospicua  si  raccoglie  da  cib  pure,  che  nei  primi  tempi 
della  chiesa  ebbe  i  propri  Vescovi,  la  sede  de' quali ,  per  lo  sca- 
dere  della  medcsima  ,  venne  poscia  trasferila    ad  Ales.    INotizia    di 
gran  conto  ,  e  che  taciuta   da  Tolomeo  ,   ci  e    per  la  prima  volla 
rivelala  dalla  nostra  lavola ,   e  il  dire  che  la  Colonia  /  ic/lis  fosse 
denominata    Colonia  Iiilia  Augusta.    Cotesto    nome    ci  guida    esso 
solo  a  poter  rintracciare  il  tempo  al  quale    si  debbe  assegnare  la 
primaria  sua  deduzione.  Imperciocchc  sapendosi,  che  (coloniarnm) 
militarium  et  causae  et  auciores  ct  ipsavum  praejulgent  nomitut  {\), 
e  scorgendo  che  nel  dedurre   che  si  faceva  ad  f^'sellis  la  colonia  , 
■venne  questa  chiumata  luliu  Augusta;  abbastanza  c'istruisce,   che 
non  ad  altri  s'abbia    a  poter  ascrivere    fuorche    ad  Oltaviiino  Au- 
gusto  ,  al  qual  pure    si  riferiscono    tutte  quelle  altre  colonie  ,  che 
in  Italia  e  fuori  di  essa  vanno  distiute  cello  stcsso  nome.  L'aiquislo 
della  Sardegna  fu  sempre  giudicata  cosa  di  gran  momeolo  per  Ro- 
ma ,  dalla  quale,  prima  deU'intiero  e  pacifico  dominio  dell'Egitlo, 

(i)  VilUius  PuUrcuIus.  lib.  I.  i,'(. 


4(>  TECnETO    DI    I'ATnONATO    EC. 

era  ricavato    gran  parte    dal   fniinento    necessario    pel  nnlrimento 
ilella  medesitnu.    Quiiidi  i  luiif^lii  e  conlinuati   sforzi    di  piu   secoli 
per  j»i'inc;ere  al   totale  e  trantjuillo  possediineiito  dell'i.sola ,  e  quindi 
la  sollecila   cnra  posla   da   Aiigiislo   nel   liliarla    d;dle   mani   del  sun 
competitore   Sesto  Pompeo ,    alia    ol)l>edienza     del  quale    era  stata 
recata,   per  cura  del   I'refello  della  flotta  di   lui ,  il  Liberlo  Meno- 
doro.   Non  e  da  credere  percio,  che  iiella  dislribiizione  dolle  terre 
falta  alle   legioiii  ,   dopo  die  terminata  la  i^uerra  ,  sopile  le  discordie 
civili  ,  speiiti   £;li   emuli  siioi,  e  recalosi  il  mendo  sotto    il    proprio 
doiniuio  ,  inteiidcva  a  rirompcnsarne  i  servigi,  egli  polesse  lasciare 
da   parte  la   Said^gna.  Troppo  era  essa  celehrala   per  la  fertdita  del 
suolo  ,  e  troppo   viciiia  alTIlalia  per  non  lenlare  la  cupidigia  dalle 
legionl.   Inoltrc  s'cbbe  cotnune  la  sorte  colla  Sicilia  di  essere  slafa 
occupala   dairinimico   nel   corse  della   gnerra  servile  ,  e    d'esserne 
poscia  amendue  da  esso  ricuperate  ;    particolarita    cotesta   di  tanto 
rilievo  ,  che  dallo  stesso  Augnsto  non  veniva  poscia  dimenticata:  Si- 
cilinm  et  Savdininm  occiipatas  bello  servili  I'eciperavit  (i),  doveva 
quindi  e  di  necessit,\  correre  la  stessa  fortuna  nel  ricevere  colonic 
militari.  Ora  egli  e  indubitato    pel  monumeuto  Anciraiio    che  Au- 

gusto  Colonias  in  Africa  ,  Sicilia  —  utraque  Hispania deduxit : 

dunque  la  stessa  ventura  sara  toccata  alia  Sardegna.  Che  anzi  esa- 
minato  con  qualche  maggiore  attenzione  il  luogo  citato  del  inonu- 
mento  Ancirano,  nella  lacuna  che  consegue  al  nome  della  Sicilia, 
appare  manifestamente  un  resto  di  altro  nome  di  cui  le  tre  ultime 

lettere  sono NIA,  il  quale  da  alcuni  editori  che  v'aggiunsero  un 

O,  venne  riempiulo  con  Macedonia ,  da  altri  con  Calcedonia.  Ora 
a  me  pare  che  inopportune  siano  quivi  la  Macedonia  e  Calcedonia, 
e  che  la  lacuna  siameglio  riempiuta  con  iS'rt/y/t/Jirt.  Imperciocche ,  in 
primo  luogo,  per  aver  piTi  sopra  menzionate  le  due  isole  I'una  dopo 
I'alira,  indicandone  le  vicende   comuni  ,  pare  ch'ivi  pure  dovessero 


^i)  MoDum.  Aocir,  apud  Cbisull.   tab.  3.  dpxtrii. 


BEL    FROr.    GAZZEBA  4? 

poter    coiisegultarsi  :    in  secondo  luogo    troppo  granJe  sarebbe  il 
salto  dallu  Sicilia  a  Calcedonia,  o  alia  Macedonia,  per  indi  da  esse 
ritornare  alle  Spai;ne  ,  ijuando  naturalissimo  e  piano  quello  per  cui 
dallu  Sicilia  si  passa  alia  Sardegna  per  ariivar  poscia  allc  Spagiie  ed. 
alle  Ga'lie.  Si  legga  dunque  CoUmias  in  Africa,  Sicilia,  Sardinia, 
utraijue  Ilispania ,  in  Gallia  Comata  et  Gallia  ISavbonensi,  praeler 
praesidia  niilituni,  dediiai.  Cio  essendo,  noi  avremo  dunque  il  tempo 
preeiso  della  deduzioue  della  nostra  coloiiia,  la  qualila  della  mede- 
sima,  che  fu  militare,  e  la  ragione  del  novae  lulia  Augusta ,  perche 
dedotta  da  Auguslo.  lo  incliuo  a  credere,  che  I'altra  colonia  della 
Sardegna  aU  l^urrim  Libjssonis  come  la  cliiama  Plinio ,    avesse  la 
stessa  origiae  ,  fosse  della  stessa  natura  ,  e  si  chiamasse  essa  pure 
Colonia  lulia  Augusta.  Non  e  poi  da  far  caso  deU'argomento  die 
trar  si  vorrebbe  in  contrario  dal  silenzio    di  Plinio  ,    il  quale  no- 
mandola  colonia  ad  Turriin  Libjssonis    tace  dell  allro  nome  lulia 
Augusta.  Imperciocche    ne  queslo  nome    era  ivi  assolutamentc  ri- 
chiesto,  ne   la  nostra  colonia  di  f'sellus  venne  da  Tolomeo  distinta 
con  altro  nome    che  con  quello    di  OuaiXh?  nolhg  jtoXwi/fa.    Forse 
accadra ,  che  qualclie  marmo  o  bronzo  uscito  dalle  rovine  di  Porto 
Torres  confermi    un  giorno    questa ,  qualunque    siasi,    congettura. 
Ne  mollo    forse    andrebbe ,    che  dallo  stato    di  scniplice    induzio- 
ne  potremmo    passare    all'altro    di  certezza ,  se   meno    corixitlo  ci 
fosse  occorso  un  luogo  di  antico  scrittore  non  mai  per  lo  avanti  , 
ch'io  sappia,  adoperato.   L'Anonimo  Ravennate,  scrittore  o  compl- 
latore  di  cinque  libri  di  geografia  ,  troppo  piu  che  non  si  meriti , 
duramentc  trallato    dal  Tiraboschi    per  colpe    certo  non  sue  ,  ma 
degli   inesperti   coj)isti,  i  quali  ne  hanno  orribilmente  guasto  e  cor- 
rotto    il  vero  testo  ,    e  tale  autore  ,  che  con  profitto  si   polra    pur 
sempre  consultare  da  chi  intenda  a  far  ricerche    intorno  aH'antica 
geografia.  In  mezzo  a  quel  caos  di  nomi  barbari  e  privi    di  senso, 
e  nella  confusione    di  ogni  cosa ,  regni  ,  provincie  ,  citta  ,  monti  , 
fiumi  ec. ,  ci  sono  pur  conservate  tali   preziose  notizie,  che  invano 
tu  cercheresti  allrove.  Ora  quest'aQonimo  ucl  libro  quiuto  giunlo  a 


43  DECUETO    DI    I'ATRONATO    EC. 

parlare  della  Sardogna    dice  com  (i).    Sardinia  ,   in  qua  pluriinas 
Jliisse  cn'itutes  leginiis ,  ex  cjuibus  uliqaaatus  noinitiare    volumiis , 
idest  Caralis  ,  Aii^euiur ,    Sulci,    Sarcipavias ,   NeapoUs,  Otiioca  , 
Tavvi,  Bosa,  Aiinuagvas ,   Cotni,  Turru  Libi-issoniSj  Golonia  lulia  ^ 
AdseloTui  lic.  Lasciaiido  ai  Sardi  la  cura  di  retiificare  molli  di  (luesli 
uoini  i  (juali  appaiono  evideiitemeiite  corrolti  ,  e  chiaro  die  Turris 
Librissonis  iion  e  che  una  storpiatura  della  Turris  Libjssonis  di  I'li- 
nio  ,   la   (]ual  cilta  ,    per  clii    incotuincia    a  contare    da  Cagliari   ri- 
montando    per  verso  Porlo  Torres  ,    si   rltrova  appunto    siliiala  al 
di  la  di  Comic,  die  il  codice  Vrbinate  Vaticano  in   liiogo  iVi  Cnnii 
delle  edizioai ,  legge  rettamenle  Conii  (a)  Tiilla  la  dilHcolli  cade 
ora  sulle  voci  che  scguono  ,  cioe  C'ol.oma  luUa.  Separate  cosi  come 
si  scorgono  nel  testo  stampato  da  Turris   Librissonis  o  itieglio  Li- 
bjssonis,    rftiincherebbero    del  nome   proprio  ,  del  quale  nou  soiio 
ordinariamente    die  un  aggiunlo  ,    ne  si  saprebbe  a  quali  ,  fra  le 
citla  della  Sardegna,  vogliano  essere  attribuite  ;  tolla  la  virgola  messa 
dagli  editori ,  e  riunite  al   Turrit  Libjssonis ,  vien  tolta  ogni  difli- 
colia,  e  noi  avremo  in  Turris  Librssouis  Colonia  Lulia ,  la  conferma 


(i)  AnoDim.  Kaven.  lib.  V.  ad  calccm  Pomp.  Mclac  cj.  Gronov.  Lugd.  Bat.  iya.  8.vo 
(2)  La  vera  posizioac  di  qucsla  auLichissima  cd  ora  distruUa  citta ,  iiitoruo  alia  quale 
not!  31  ebbc  fliiora  alcuna  stabile ,  c  fondata  sciitcnza ,  pare  delilni  essere  orinni  (isf  ata 
per  le  osservazioiii ,  c  le  scopcrtc  del  cav.  Fcrrero  della  Marmora,  ticorrendo  esse  nel  i8ii 
d  lido  occideutale  dell'isola,  e  giiinto  poco  luugi  da  im  luogo  dctlu  Santa  CaUnrina  di 
Piuiiturr  i  U'a  Oristano  e  Bosa  ,  sc  li  piescutaroiio  davanli  agli  occbi  gli  avaiizi  di  una  di- 
»lnitla  citta  ,  gli  imraensi  ruderi  della  quale  riempiono  iin  ampio  sito  ,  iion  Imigi  rial  quale 
i  una  tenuta  eliiaraala  Cainpo  Corru.  nel  dialctto  del  paese.  Sospcttando  quiiidi  il  CavaUerc 
e  dalia  posizioue  del  luogo ,  e  dal  uome  Corru ,  si  iiiisc  a  i'rugarc  tia  quelle  ruviue  ,  ove 
i«ono  tuttora  avanzi  di  aquidulti  di  opera  rettcolata  ^  fondanienti  e  miira  di  templi  c  rli 
|ialazzi ,  marmi  lavorati ,  pczzi  di  colonnc  e  di  statue ,  frantumi  di  vasi  e  terragltc  Hnc  ec. , 
cd  cbbc  la  sorte  di  scoprirc  un  frajiimento  di  laslra  marmorea  sulla  quale  lesse  distinU- 
mcnte,  ed  in  buone  lettere  CUKiNEiN  ....  Per  essa  e  per  alUe  aiilicbila  tinveuulc  iiei 
dijltorni  di  Pitlinurri,  fra  Ic  quiili  un  piftlestallo  tiiHora  a  sno  luogo  con  isrrizionc  alcpi.into 
guasia  e  dei  tempi  d'Onorio ,  moltc  moiiete  puniche  d'oro  e  d'argento,  e  per  i  confronli 
Fatti  dei  passi  dei  gcografi  c  slorici  antichi,  che  £cccro  menziane  di  C»rnu,  i  quali  tulli 
uiirabiliuenlc  couvcngoiio  col  tilo  di  Campo  Cornu ,  pare  nou  doversi  piii  oltrc  dubiUre 
I'U'ivi  Qon  fosse  situata  la  ^unica  citta  di  Cornu. 


DEL    PROF.     CAZZERA      -  /JC) 

del  teslo  di  Plinio  con  il  sopra  piu  d'll/clia,  che  ad  esso  aggiunge 
iTiaggiore  perspinuitJi ,  e  sarebbe  confermata  eziandio  la  congettura 
da  noi  piu  sopra  iiidicata  ,  per  cui  la  colonin  Pliniana  vorrebbe 
essere  cliiamala  Coloniu  lului  Aui^usta  Turris  Lihjssojus.  Che  se 
si  voglia  pure  conservata  la  iezione  della  stampa,  ed  ammcsso 
I'aggiunto  come  principale,  in  allora  rinunziando  alia  speranza  di 
aver  il  nonie  coloniro  di  7\irris ,  seorgeremo  anzi  menzionata 
un'altra  volla  la  nostra  f^seUis  ,  ed  indicatn  sotto  il  seroplice  nome 
di  Coloniu  Iwia.  Cotesto  nome,  concordando  con  quello  della  no- 
stra tavola  ,  fii  cagioue  che  da  nessuno  di  coloro  che  scrissero  in- 
torno  alia  Sardegna  venisse  adoperalo  ,  ai  qiiali  sino  alia  scoperla 
della  iscrizione  di  f^sellus ,  non  poteva  esser  note  che  per  esso 
Tenisse  indicata  la  colonia  Vsellis.  Che  che  sia  di  lutlo  cio  e  certo 
almeno ,  che  i  primordi  della  colonia  Turritana  si  debbono  fissare 
ad  un  tempo  d'assai  piu  rimoto  del  Pliniano ,  cui  s'attribuivano. 
A  questo  tempo,  a  un  di  presso  ,  io  stimo  che  fosse  aperla  la 
strada  militare  rammentata  nella  lapida  migliare  di  Vespasiano ,  la 
quale  tanto  era  piu  anlica ,  che  fu  d'uopo  anzi  che  sotto  I'impero 
di  lui  venisse  rifatta  e  restiluila.  Tn  quel  tempo  stesso  vennero 
certo  innalzate  il  tempio  della  Forluna  coUa  basilica  ,  quello  di 
l£sculapio  Augusto ,  non  che  tutie  le  altre  magnifiche  opera,  pon- 
,  te,  aqiiidotto ,  terme  ec.  delle  quali  parlano  le  iscrizioni  ,  e  ri- 
niangono  i  rnd'eri  (i),  se  ai  tempi  di  Filippo  Augusto  erano  gia 
talmente  guaste  per  rantichitu  ,  vetustate  collapsa  ,  da  meritnre 
che  dal  Prefetto  Vlpio  Vittore  venissero  soccorse  di  essenziali  ri- 
stauri . 


(i)  1  motli  e  vistosi  ruderi  dcUa  romana  colonia  Turris  Libyssonis  vcnncro  con  somma 
riira  cd  iiitelligenza  csaminati  ,  ncl  uiaggio  doll'ora  scorso  anno  1829,  da  S.  A.  S.  il  Prin- 
cipe di  Caripiiano,  il  quale  tra  pli  imporUntissimi  oggelti  di  ogni  ramo  c  nalura ,  che  net 
viagi^io  impreso  per  Tisula  ^  ricbiamavano  ia  pcrspicacc  altcDzione  di  Lui ;  non  ditncnticava 
qiu'Ui  i-ziandio  ,  cbe  ri&giiardauo  alia  crudita  auLicliita ,  i  i[iiaU  non  curali  dul  volj^u  e  djgU 
indntti ,  sono  pure  i  soli  e  fcdeli  testimoni  della  numcrosa  popolazlonc  ,  c  della  civilta  c 
KuagnificcDza  degli  antichi   abitatori  dcU'it>ola. 

TOMO    XWV.  ly 


5o  BECr.ETO    pi    BATROKATO    EC. 

Quantumpte  la  posiliua  ilella  cilia  cli  Vsellis  fo<!sc  meclitorra- 
nea  ,  non  era  tale  pei  6 ,  die  iioii  dovesse  poter  oirrire  alciini 
patent!  vantag^i  ,  se  dai  roraani  sngacissimi  ,  ed  ollre  ogni  credeie 
oculati  in  liillo  che  s'a])parteneva  ai  loro  inleressi ,  ed  alle  mire 
loro  poliliche  e  c\\  governo  ,  venne  pur  scella  per  fondarvi  una 
colonia  militare.  Non  ultimo  era  quelio  del  sito  suo  centrale  ,  ed 
in  mezzo,  si  pu6  dire,  dell'isola.  dal  qiude  i  coloni  posii  quasi  a 
perenne  sentinella  vegliavano  sulle  monluose  popolazioni  dell'in- 
terno,  non  mai  1>ene  sollomesse  ,  e  potevano ,  second©  ropportu- 
nita  ,  correre  al  soccorso  di-lle  citta  principal  araiclie  «  confede- 
x'ale  Cagliari,  Nora,  Bitta  ,  Sulci,  Torre,  Olbia  ec.  verso  le  qiiali 
dovevano  partire,  come  tanli  raggi,  alcuiii  tronchi  di  strade  militari. 
E  certo  almeno  ,  a  malgrado  che  dagli  iiinerari  non  ne  sia  fatla 
menzione,  che  una  grande  slrada  militure,  partendo  da  Porlo  Torres 
ed  innoltrandosi  pel  centro  ,  coiuluceva  per  la  piu  breve  al  Mu- 
nicipio  Caralitano  ,  colle  quali  due  citta  la  colonia  Vsellis  pveva 
facile  ed  immediata  corrispondenza.  Tanlo  c'insegiiano  le  belle  iscii- 
zioni  di  alcune  poche  e  residue  colonne  mii(liari,  delle  quali  da 
uoa  molti  anni  si  e  pnr  incominciato  a  tener  conto.  L'iscrizionc 
di  V-espasiano  piu  sopra  recata  ,  e  ritrovata  a  Macomer  ,  I'antica 
Macopsisa ,  luogo  posto  in  mezzo  tra'  Cagliari  e  Porto  Torres  , 
alia  distanza  di  56  miglia  da  quest'ultiraa  citta,  ci  scopre  il  vero 
corso  della  strada  centrale  antica  ,  la  quale  partendo  da  Torre  ,  e 
passando  per  il  sito  chiamato  Scala  di  Ciocca ,  s'incamminava  verso 
Macomer,  tenendo  a  un  di  presso  il  corso  medesimo  di  quel  la  , 
che  per  munificeaza  regale  venne  aperla,  non  ha  guari,  tra  Cagliari 
C  Sassari. 

A  Scala  di  Ciocca,  appunto  un  miglio  distantc  dalla  rittu  di 
Sassari  verso  I'interno  dell'isola,  si  scoperse  un'altra  colonna  mi- 
gliare ,  che  trasferita  a  Sassari  venne  situata  neU'atrlo  deir\niver- 
sila.  Segna  la  distanza  di  sedici  miglia  da  Torre,  ji  Tf  RUE  XI^I , 
e  sebbene  assai  guasfa  dal  tempo  e  dalle  ingiurie  delle  siagioni, 
si  debbe  poter  facilmente  restaurare  cosl : 


DEL    PRO F.    C.VZZERA  5l 

A  •  TVRRE  •  XVI 

m?  •  nero  •  clamUus  ■  DIVI 
CLAVDI  •  F  •  GERMANICI 
caeSARIS  -^  ■  ti-  CAESARIS 
flMg!  •  pron  •  DIVI  •  aiig  .  ABN 
caeskr  •  AVG  •  GERMANIC 
p  ■  m  ■  trih  ■  pO  TEST  •  XTTTT 
imp  •   Xill   ■   cos    ■  V  '  p  ■  p 


I 


Se  le  cinVe  che  segnano    il  numero  della  tribunizia  potest^  fu- 

rono  esattameate  copiate,  ci  porterebbero  all'anno  820   di  Roma, 

sessantasetie   dell'era  volgare  ,    anno  della   quatlordicesima   potesta 

tribunizia  di  Nerone.  Vna  lapida  di  Luni  recata  dal  jNIuratori  (i), 

e  dal    Gori    (2),    unitaoaente    alia    tredicesima    potesta   tribunizia  , 

segna    I'uudecima    acclamazione  imperatoria.    Ora   per    la   colonna 

migliare  di  Giocca ,  nel  corsa  poco  piu  di  un  anno,  queste  accla- 

mazioni    si  sarebbero  accresciute  di  due.    Ne.  sark    molto    difficile 

I'assegparne  la  causa  probabile.  £l  noto,  che  in  queU'anno  67    eb- 

bero  principio  le  imprese'  guerriere  di  Vespasiano  contro  i  giudei 

soUevati,  sui  quali,  da  quel  generale,  venne  espugnata  la  fortezza 

di  lotapat    con  la  strage    dl  olire  quaranta  mila.  ebrei ;  e  da  Tito 

suo  figliuolo  si  riportarono  contro  i  medesimi  alcune  vittorie  essen- 

ziali.    Quindi    le  due    nuove  acclamazioni  imperalorie    da  Nerone 

aggiunte  alia  undecima  che  segnava  I'anno  precedente. 

Vn  altra  immancabile  e  certo  indizio  del  continuato  corso  ed 
indirizzo  di  quella  strada ,  I'abbiamo  nella  seguente,  sopra  ogni 
credere,  preziosa  pietra  migliare,  pur  essa  pubblicata  dal  bene- 
merito  c%valicre  Bailie ,  e  ritrovata  a  Fordongianos. 


(ij  N.  T.  Ins.  CCXXVll.  4. 

»)  lascrip.  Etrur.    T.    a ,  pag    46- 


5:2  DECRETO    DI    PATHONATO    EC. 

MP-  LX  Willi 
liMP  •  CAKS  •  VI  •  AKMILIO  •  AEMIL 
lANO  •  PIO  •  FELiC  •  INVICTO  ■  AVG 
PONT  •  MAX-  TRIE  •  POTP  •  P-  PROCOS 
VIAM  QV\E  DVCITA  KAR- IVkR 
CVRANT  M-  (ALI'VHNIO    CAELIANO 

PRAE SVO 

Quivi  e  chiaramente  indicato  il  rorso  della  strada  da  Capliari  a 
ione,  la  quale  iion  si  puo  £;ia  siipporre  falta  ora,  e  per  la  pri- 
ma volta  ,  die  limperalore  Emiliano  non  ravrehhe  poluto  per  la 
corla  durata  del  suo  rej^iio  ,  ma  restaurata  soltanio.  Imperciocche 
quesla  medesima  via,  £»ii  sino  dai  tempi  dill' Imperalor  Vespa- 
Siano  ,  e  per  cura  del  Pretelio  Snbiio  Destro  resliluita  e  rifalla  , 
ci  e  indizio  del  suo  essere  molto  piu  antica  ,  e  contemporanea  , 
cred'io  ,  alia  deduzione  della  colonia  solto  Auguslo. 

Sommamente  cara ,  e  in  grandissimo  conlo  e  poi  anche  da  te- 
nere  questa  iscrizione  dellanno  253,  la  quale  e  ci  conserva  me- 
moria  dell'oscuro  ed  effimevo  regno  di  tre  mesi  dell'  Imperalorc 
Marco  Emilio  Emiliano,  e  ci  instruisce  come  nel  brevissimo  spa- 
zio  di  tempo ,  die  da  esso  venne  retto  limpero ,  I'autorila  sua 
non  si  estendesse  solo  nella  Sardegna  ,  ma  vi  fosse  cosi  solida- 
mente  radicata  ed  efticace,  da  polervi  compiere  opere  pubbliche, 
quali  sono  il  riattamento  della  pubblica  strada  ordinate  dal  Prefetto 
e  Procurator  suo  Marco  Calpurnio  Cdiano.  Per  essa  si  e  pure  in 
grado  di  poter  definire  la  coniroversia  inlonio  al  vero  norae  di 
questo  Imperatore  ,  die  dalla  niaggior  parte  degli  scrittori  chia- 
mato  col  noma  di  Marco  Giulio  Emiliano  ,  dal  solo  Aurelio  Vit- 
tore  era  detto ,  e  con  verita ,  Marco  Emilio  Emiliano,  la  qual 
ultima  seiUeiiza  e  ora  posta  fuori  d'ogni  dubbio  dal  marmo  di 
Fordongianos. 

Dallo  stesso  luogo  ci  viene  eziandio  la  segnenfe  non  meno  della 
precedenle  importaate  e  rara.    E  aeU'atrto    della  Regia  Vniversiti 


\ 


DKi,  rnor.  gazzera  5j 

tli  Cagliari  ,  e  fu  resa  pubhlica  e  supplita  nella  pi'ima  linea  ed  in 
alcune   altre  poche  lettere  dal  lodato  cav.  Bailie. 

Imp  •  M  •  Aurelio  •  Caro 
PIO     •     FEL     •     mVicto 
cT  •  M  •  AVRELIO  •  CArmo 
wOB   •   CAES  •  PRINC   •   IVB 
ET     ■     M     •     AVRELIO 

NVMERIANO 
7Z0BILISSIM0     ■     CAES 
cVRANTE    M  •  ELIO  VITALE 
VP  •  PRAES  •  PROVmCIAE 
SARDLMAE 

II  tUolo  di  nobilissimi  Cesari ,  ch'ivi  portano  i  due  figlluoU 
ilell'  linperator  Caro  ,  rivestito  della  porpora  imperiale  neU'agosto 
deH'atino  283  ,  titolo  da  essi  conservato  per  tutto  il  rimanente  di 
queH'anno ,  e  per  alcnni  mesi  del  seguente ,  c'induce  a  credere  , 
che  I'iscrizione  sia  stata  posta  sul  principio  appunto  deU'anno  283, 
se  vogliamo  iasciar  tempo  ,  che  da  Roma  giungesse  in  Sardegna 
la  notizia  del  iiuovo  regno  ,  e  quello  onde  fosse  ultimato  il  lavoro 
per  essa  indicato ,  non  si  potendo  protrarre  di  vanlaggio,  che  nei 
primi  mesi  di  quest'ullimo  ,  furono  essi  pubblicati  Augusti  ^  e  dal 
Padre  fatli  compagni  all'lmpero.  S'impara  iiioltre  per  esso  ,  che  il 
vero  nome  del  secondo  fjgliuolo  di  Caro  fu  Marco  Aurelio  NumC' 
riano  ,  conforme  alle  moncte  pubblicate  dal  Mezzabarba ,  e  non 
giJi  Numerin ,  come  pare  dicano  alcuni  marmi  presso  il  ISIura- 
tori  (i).  Del  Prcfetto  Marco  Calpurnio  Celiano  ,  non  m'e  occorso 
di  ritrovare    menzione    in  altri  marmi ,    0  ne'  scrlttori   anlichi.  Vn 


(i)  Thcsaur.  pag.  2.'>6 ,  n.  7.  467 ,  n.  5. 


54  DECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

frainincnto  di  Nimes  recato  dal  Grulero  (i),  conserva  il  nome  di 
iia  JI.  Elio  Vitale,  die  la  mancanza  d'ogni  lilolo  c'impedisce  di 
poter  sapcre  se  apparlenga  al   PrcfeUo  dell'Imperalor  Caro. 

Per  le  arrecate    iscrizioni  delle  colonne  mr'Hari ,    ci  fu  dato  di . 
poter  segnare  il  vero  corso  della  gran  strada  centrale,  non  ricordata 
dagli   ilinerari,  da  Torre  a  ScaLi  di  Ciocca  ,  da  Scala  di  Ciocca  a 
I^Iacomer  .  da  Alacomer  a  Fordongianos,  ed  ora,  grazie  ad  un  altro 
frammento  d'iscrizione  pur   migliare,  dalla  quale  ci  e  ricordato   im 
risarcimento  falto  solto  Timpero  di  Setlimio  Severe,  possiaino  coiiti- 
iiuarle  sino  a  Monaslir,  ove  si   riiiverine,    poche  miglia  distante  da 
Cagliari.  La  inancanza  del  numero  delle  miglia,  su  non  poche  colon- 
ne, ci  toglie  il  potere  di  dare  la  giusla  lunghezza  dell'inliero  suo 
corso.  Tutlavia  scorgendo,  che  la  lapida  dell'Iroperalor  Emiliano  ,  , 
parla  della  strada,  che  da  Cagliari  tende  a  Torre,  A.  KAR.  TFRR, 
che  si  rinvenne  a  Fordongianos ,  e  che  segna  -jg  miglia ;  sarJi  ma- 
nifesto ,    che  questa.  distanza   di  Fordongianos,    vuol  essere  iutesa 
da  Cagliari ,  e  non  da  Porto  Torres.  AU'incontro.,  le  due  colonne 
migliari ,    quella  di  Nerone.  ritrovata  a  Scala  di  Ciocca  ,    e  I'altra 
di  Yespasiano   a  Macomer  ci  daiino,  unitamente,  al  vero  suo  corso 
le   dislanze  ,    la  prima  di   i6  ,    e  1' ultima  di  56  miglia    da  Torre, 
A.   TP'RRE  Lf^'I.  Noi  abbiam  quindi  una  lunghezza  di  ^g  miglia 
SuHa  strada,  che  incominciando  da  Cagliari  tendeva  verso  la  colo- 
nia  di  Torre ,  ed  un'altra  di  56  su  quella ,  che  partendo  da  Torre 
volgeva    in  verso  Cagliari.    Qtteste    giungevano    sino    a  Macomer, 
sino. a  Fordongianos  le  altre;  e  lutte  due  formauo  una  distanza  di 
1.35    miglie  roraane.    Perche    sia    compiuta    I'intiera    lunghezza   di 
questa  straila  centrale  ,  non  mauca  ora  piu ,    che  di  avere  in  mi- 
glia romane  la  distanza  tra  Fordongianos  e  Macomer,  che  nessun 
antico    raonumento  ci  ha  conservata:  la  quale,  quando  venga  ag- 
giunta  alle    i35    delle  colonne    migljari,    ci  dara    la  desiderata  lo- 
tale  lunghezza    dello    spazio  frapposto    tra    la  colonia    ad   Turrim 

(■)  Grut.  DCCCLV.  4. 


i 


MEL    PROF.    GAZZER.V  oo 

Xibyssonis  ,  eel  il  Municipio  Karulitano.  La  distanza  tra'  predelli  due 
luoghi  di  Maconner  e  Fordotigianos  nonpare  irinore  di  12  ir.iglia 
pieiuonlesi.     II  ragt^uaylio  Ira  (juesle    e  Ic  auliclie    niii^lia    vouianc, 
vieiie  fissato  dal  dotto  lacopo  Durandi ,  nella  proporzione    di  4S0 
al  800,  cioe  come  3  al  5  (i);  qu'mdi    la  di  quesle  miglia  ne  vai'- 
ranno  20  romane ,  che  sara  ia  vera  distanza  tra  i  due  luoghi  sud- 
detii.    Agf^iuiigeiulo    ora  alle    i35  miglia,  le   20  otlenute  ,    avremo 
la  lungliezza    della  strada  centrale  predetta    in  miglia   i55  anlichc. 
Se  c  vero  poi ,  clic  la  distanza  tra  Porto  Torres  e  Cagliari ,  a  uu 
dipresso,    sia    di    miglia    piemontesi  90,    ragguagliaiidole  alle    ro- 
mane   nella  surrifeiita    proporzione,    daranno    la  somma    di   i5o , 
con  una  semplice  diflerenza  di  cinque   miglia.  Quesia  diversila,  la 
quale   vuol  essere  considerata  come  piccolissima  ,  e  per  nulla  con- 
traria  all'esattezza    dei  due  computi,    verra  o  tolta  afTatto  o  dimi- 
nuila  ,  ognora  die  ci  sava  dato  di  peter  ottenere   I'esatta  distanza 
trQ  Macomcr  e  Fordongianos  da  una  parte  ,  e  la  frapposia  tia  Ca- 
gliari   e  Porto  Torres.    Noi  abbiamo  scelte    quelle  ,    clie  di  mezzo 
allincerlezza ,    ed  alle  contraddizioni ,    ci  sono    parute   discostarsi 
mcno  daUa  verita. 

Ma  poiche  siamo  suU'esaminare  le  misure  itiiierarie,  segnate  sullc 
lapidi  migliari ,  che  pur  sono  cotanto  ulili  al  riscliiarimento  dellun- 
tica  geografia  della  Sardegna  ,  la  quale  ,  piii  che  ogni  altra,  abbi- 
SDgna  dell'opra  di  qualclie  valente,  che  con  profondi  sludi,  e  dotte 
ricerche  ne  rischiari  le  tenebi-e  delle  qnali  e  ingombra  tultora  ; 
ci  sia  lecito  d'intertcnerci  per  alcuni  istanti  ad  esaminarne  un'altra 
scoperta  alia  distanza  di  due  miglia  da  Terranova,  e  copiata  dal 
oavaliere  Dolla  Marmora ,  che  la  divulge  poscia  nel  giornale  di 
Cagliari ,  mancante  pero  d'un'inliera  linea.  L'esemplare  die  pub- 
blidiiamo  e  compile,  e  cooforme  in  tulto  ailoriginale.  ^La  lapida 
e  un  granilo. 


(i)  Durandi.  Notitia  deU'»ntico  PicmOBtf  Tr»»p»d»no ,  o  M.ttci  di  Torino.  Torino  Jo»3. 
4. to  i.ag.  97. 


56  DECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

MP-     CIXX 
IMP     •     CAES 
AR     •     IVUVS 
PHILIPPVS 
FEUX    •     AVG    •    PONT 
MAX     •     TRIB     •    POT 
P  •  P  ■  PRO  .  •  VIAM  ■  QVAE 
DVCIT     •     A     •     KARALI 
OLVIAE     •     VETVSTATE 
CORRVPTAM- HESflTVIT 
CVRANTE    •    M    •    VLPIO 
VICTORE    •    PROG    •   SVO 
E  •  V 

NeH'attentamente  esaminare  cotesta  ,  per  molti  capi ,  impoi'tantis- 
sima  lapida,  non  poteva  a  meno  di  noii  rimaner  subilo  somma- 
mente  stupito  dalla  non  ordinaria  forma  coUa  quale  venivano  no- 
tati  i  numeri  delle  miglia  ivi  espressi ,  e  co' qiiali  viene  segnata  la 
distanza  sua  dalla  citia  di  Cugliari.  Le  disuguaglianze  e  le  scabro- 
sita  del  granito  noii  avendo  permesso  che  fosse  chiaramenle  deter- 
minata  la  natura ,  e  forma  della  cifra ,  die  segue  il  numcro  delle 
cenlinaia  ,  non  ci  fu  dato  quindi  di  esaltamente  conoscere  se  la 
distanzu  segnata  ,  e  quale  appare  ,  s'avesse  a  sommare  in  miglia 
cento  diecinove,  ovvero  a  cento  settanla,  e  quale  pare  esser  ri- 
chiesto  dalla  coslante  pralica  degli  antichi.  Esposlo  il  dubhio  al 
chiarissimo  cav.  Alberto  Della  Marmora  ,  affinche  col  nuovamenle 
esaminare  la  pietra ,  cercasse  modo  di  sciogliere  la  diflicoltu  ,  con 
lettera  di  Cagliari  27  settembre  1828  rispondeva.  :=In  quanto  alia 
L  o  alia  /  le  diro  ,  che  conoscendo  bene  lutla  I'importanza  della 
dilferenza  fra  qucste  due  leltere  ,  ho  usate  tutte  le  diligenze  pos- 
^ibili :  i  miei  occhi  mi  haniio  fatto  vedere  una  sola  /,  mentre  che 
11  ragionamento  faceva  leggere  una  Z.  r=  11  ragionamento  del  quale 
parla  leruditissimo  Cavaliere ;  era  quello  che  viene  suggerilo  dalla 


D)'L    PROF.    GAZZEUA  5'J 

costante  pratica  degli  antichi,  presso  i  quali  il  nuineio    diecinove 
era    segnalo    per  Willi,  o  per  XIX,    difliciltiienlc    pci-  XVIV  , 
rarissiinainentc  ,   e  forse  mai,  per  IXX  :    ma  fjuando  pur  si  lilro- 
vasseio  esempli  ,  cl>e  a  uiuno  e  dato  di  presciiver  leggi  al  capric- 
cio ,    noil  mi  posso  persualere  ,    che  cjucsti    si  debbaiio   liiivenire 
su  lapidi  deslinate  a  segnare  ai  rozzi  viandanti  le  disianze,  le  quali 
volevano  essere  scrille  con  chiarezza  ,    e  senza  pompa  di  ricerca- 
lezza  o  di  erudizione.  Noii  e  quindi  invano  ,    che  la  ragione  sug- 
geriva  al  Cavaliere  doversi  anzi  leggere  L  ,  e  conforuie  al  metodo 
oi-dinario  di  segnare   le  cillie  niimericlie  :  la  qual  ieaione  parebbe 
da  ritenere  allora  eziandio  ,  che  per  la  peri'elta  conservazioiie  del 
mnruio  ,    non  potcsse  nasccr  dulibio    iiitorno  alia  vera  sua  forma. 
Imperciocclie  6  nolo  quanto  f;icilmeiite  le  due  cillVe  Z  e  /  venis- 
sero  scambiate  dagli  antichi  nelle  iscrizioni  scolpite   fiioii  d'ltalia  , 
e  iu  quelle  singolarmente,    che  s'incidevauo    su  tavole  di  bronzo  , 
nelle  quali ,  qualunque  ne  fosse   la  ragione  ,  la  forma  delle  Icttere 
e  ognora  d'assai  piu  rozza  ,    ineguale  ,  ed  accoslantesi  al  corsivo , 
per  cni  la  letiera  Z  e  bene  spesso  scrilta,  o  senza,  o  con  si  piccolo 
pedale ,  da  non  essere  distinla  dalla  /,  il  che  pure  si  scorge  adope- 
rato  nella  lapida  del  tcmpio  d  Iside  a  Sulci ,  nclla  quale  I'estreniita 
della  leltera   L  e  s\  poco  protratta  da  poter  essere,  e  facilmente, 
confusa  con  la  /.  Ma  cio  che  dovra  togliere  ogni  uUeriore  inccrtezza, 
e  il  sito  stesso  ove  la  colonna  venne  scoperta,  a  due  miglia  di  di- 
stanza   prima  di    giungei-e  a  Terranuova,  borgo  posto   sul  golfo  di 
tal  norae,  e  in  faccia  dell'isola  Tavolara,  ove  la  costante  Iradizione 
de'  Sardi  vuole  sitnata  la  cclebre  citla  di  Olbia  ,  dimora  un  tempo 
dei  Presidi    della  Sardegna ,    la  qual    tradizione    e    ora    allrcsi,  e 
mirabilmente    confermata    dalla  l:q>(da    die    discorriamo.    Di    fallo 
paria  essa  della   ristaurazione,   o  del  riattameuto  di  una  slrada  iiii- 
litare,  che  con  un  curso  di  cento  settanta  miglia  conduce  da  Ca- 
gliari  ad  Olbia ,  viani  qiute  ducit  a  Kavali  Oh'iae.    Noi    sappiamo 
d'allra  parte,    e  per  I'itinerario  d'Antonino,    die    una  stiada  [ui* 
militare  parteiulo  da  Olbia  ,  e  con  opposto  corso,  volgendo  inverso 
ToMO  -xxw.  S 


bZ  DECRETO    PI    PAxnONATO    EC. 

Cagliari  percorreva  una  distanza  non'certo  diversa  dalla  prima, 
la  quale,  giusta  i  vari  tesli  ,  vien  posia  tra  le  cento  sellantailiie  , 
e  cento  sellania(|ualli'o  rniglia  Qiiiiuli  e  ,  che  se  a  norma  deU'itl- 
nerario  d'Aulonino  col  dipai'tire  da  Olbia  ,  e  camminare  lo  spazio, 
a  un  dipresso ,  di  cento  seltantadue  miglia  ,  si  giuiigeva  a  Caf^liari , 
e  se  la  lapida  migliaria  scoperta  a  Terranuova  segnava  una  di- 
stanza di  cento  settanta  miglia  dalla  si.essa  citli  ,  ne  consegue  neces- 
sariamente  die  la  ciita  d'Olhia  voglia  esser  cercata  in  quesii  din- 
torni  appunto  di  Terranuova  ,  e  conlbrme  alia  tradizionc.  La  qnal 
positura  di  Olbia  ,  e  le  ritrovale  dislanze  ,  mivabilniente  si  socco- 
rono  c  rinforzano  a  vicenda  ,  di  modo  cbe  per  esse  sia  accerfata 
la  lezione  per  noi  sospettata  delle  cento  settanta  ,  invece  delle  cento 
diecinove  miglia  della  lapida  Olbiese  ,  e  retlificati  in  qiiesta  stessa 
quanlita  i  nuineri  incerti  e  fallaci  deiritinerario  predetto  Antoninia- 
no.  N'n  nuovo  e  decisivo  argoniento  della  giustezza  delle  anzidette 
inisure  ,  per  noi  si  raccoglie  dalla  presentanea  distanza  tra  Terra- 
nuova e  Cagliari  ,  che  viene  stimata  di  i36  a  i4o  miglia  ilalianc 
attuali.  Ora  il  ragguaglio  tra  le  miglia  italiane  e  le  antiche  romane 
da' geografi  si  computa  come  4  al  5.  Dunque  le  1 36  miglia  italiane 
ne  produrranno  170  romane.  La  qual  ultima  somma  ,  per  nulla 
diDPerente  da  quella  assegnata  dalla  lupida  migliare  di  Terranuova, 
le  comparte  anzi  una  nuova,  certa  e  non  sperata   conferma. 

Antica  costumanza  e  da  rimontare  ai  primordi  stessi  di  Roma 
e  quella  dei  Patronati  e  delle  Clientele,  la  quale  tanto  e  lontano , 
che  coll'andar  del  tempo  diminuisse  o  venissc  meno ,  che  crebJje 
anzi  a  dismisura,  e  giunse  a  tanto  ,  che  non  le  sole  colonic  o  i 
municipii  ebbero  per  solenne  di  soltopor  se  slesse  alia  Clientela  dei 
piu  possenti  cittadini  di  Roma,  ma  non  vi  fu  poscia  alcun  corpo, 
collegio,  o  sodalizio,  che  non  volesse  avere  il  suo  Patrono.  Ne  di 
un  solo  si  conientavano  ,  che  nrescei>do  col  tempo  o  il  bisngno  , 
o  I'adulazione  ,  ne  accrebbero  oltremodo  il  numero  ,  e  non  si  re- 
starono  eziandio ,  che  non  lo  estendessero  alle  donne  med«sime 
^otenli  0  prepotenti.  Di  tal  modo  ,    che  fu  poscia  ascritto  a  tilolo 


DEI-    PnOF.    GAZZERA  Sc) 

di  lode  quel  ritrovarsi  ,  clic  alcun  faceva  ,  per  solo  ed  unico  Pa- 
trono  di  c<>S])lcua  citta  ,  o  di  ricca  ed  estesa  provincia.  Cosi  Ci- 
cerone ascrive  a  somino  oner  suo  I'essere  stato  elelto  unico  Pa- 
trono  dcU'opulenta  cilti  di  Capua  ,  se  iintun  Palronum  adoptasset. 
Tro|)iJO  son  noti  i  doveri  leciproci  de' Patroni  e  de' Clienli  perche 
si  debbiino  ripetere  ,  c  si  sa  pure  come  quelli  non  cessassero  sem- 
pre  pin-  la  raorte  del  Patrouo  ,  e  come  per  dirilto  ereditario  pas- 
sassero  ne'  (i.^liuoli  e  ne'  nipoti ,  i  quali  erano  detii  poscia  Patroni 
ab  origine ,  o  giusta  una  bellissima  iscrizione  presso  Fabretli  (i), 
Patroni  io/ige  a  maioribus  originates. 

L'eiezione  del  Patrono  portava  ognora  con  se  il  conlratto  d'ospi- 
talil:'« ,  sia  che  quest'atto  di  reciproca  comunioiie  fosse  espresso 
nel  decreto  palronale  ,  come  accadev^  il  piu  spesso  ,  e  si  scorge 
indicato  colle  formole  Hospitiuni  fecit ,  Hospitium  amicitiamque  fece- 
runt ,  Tesseram  Jiospitalem  cum  eo  fccerunt ,  sia  che  vi  fosse  omesso: 
cosi  benche  nel  decreto  con  cui  la  Sacra  Curia  Ferenlinate  no-- 
mina  Tito  Pomponio  Basso  Patrono  del  INIunicipio ,  non  si  facesse 
espressa  menzione  di  ospizio ,  tuttavi<T  e  detto  in  fine ,  die  esse 
sia  altresi  pregato  di  permetlere  die  venga  posta  nella  casa  sua 
la  tavola  ospitale,  portante  incise  le  parole  del  decreto.  Tabula 
hospitali  incisa  hoc  decreto  in  domo  sua  posifa  permittat.  Ove  e 
da  notare,  die  il  nome  slesso  di  lavola  05/«V«/e  indica  abbaslanza, 
che  non  v'era  Palronato  senza  ospitaiila.  Ma  non  e  a  dire  poi ,  die 
non  si  potesse  conlrarre  ospitalita  die  Ira  Clienti  e  Patroni,  o  die 
il  diritto  d'ospizio  inducesse  eziandio,  c  necessariamente,  il  palro- 
nato. Imperciocdie  desso  avea  luogo  tra  uguali  non  solo ,  ma  tra 
citta  e  citta ,  tra  popolo  e  popolo ,  senza  che  percio  una  parte 
pretendessc  d'arrogarsi  il  dirillo  di  superiorita,  o  di  protezione  so- 
pra  I'altra.  Cosi  (vedi  n.°  VIII)  la  famiglia  Desoncoriun  in  Ispa- 
gna  ,  e  la  famiglia  Tridianoruni  lutle  e  due  della  discendenza  Zoe- 
laruni ,  neH'anno  di  Roma  780,   a-j  deU'era  crisliana,  rinnovarono 

(i)  C»p.  5,  n.  a86,  pag.  398. 


Go  EECnETO    Dl    I'ATKONATO    EC. 

*ra  loro  I'antica  e  veccliia  os|)ilalila  ,  clie  pel  corso  del  tempo ,  o 
per  eUl'lto  degli  avvciiimenli  era  passata  in  dimeulicanza,  e  qiiesta 
coinunloue  di  leciproci  iillizi  diiiava  poscia  colanlo  ,  che  cento  e 
venticinque  anni  di  poi  ammellevano  a  jiarlecipare  dello  stesso  he- 
nefizio  alcuui  iudividui  dellc  geuli /A'o/^/^o/7<ot,  f'isaligorum  ,  Ca- 
brudgruigoruin  ,  ap|)arlenenti ,  cred'io,  alia  medesima  discendenza. 

Bisogna  dire  che  presso  i  gieci  ,  ed  alloiclie  si  reg^evano  tiil- 
tavia  colle  pioprie  leggi  ,  cotesla  instituziooe  del  Patronalo,  cli'era 
pur  cosi  frecpiente  ,  estesa,  e  moltiplicata  per  lutto  il  romano  im- 
jiero  ,  non  fosse  col.'i  uc  ricevuta  ,  ne  praticala ,  non  mi  costando 
d  aver  giammai  mcoiitrata  menzione  di  Palroni  e  Clienli  in  quel 
senso  ,  che  (juesti  termini  avevano  in  Roma,  sia  iie  iibri,  che  nelle 
raccolle  delle  antiche  greche  iscrizioni.  Me  cib  deve  recar  mera- 
viglia;  imperciocchc  in  una  regione  divisa  in  pii\  governi ,  I'istretti 
tutti  in  angusti  confini ,  retti  ognuno  da  otlime  leggi  ,  e  corrobo- 
rati  da  csimi  e  benefici  instituti  ,  i  quali  vegliavano  soileciti  sulle 
fortune ,  e  sul  ben  essere  di  tutti  e  singoli  i  ciltadini  :  in  tal  re- 
gione diventavano  inuliii  il  Paironaio  ed  i  Patroni,  non  v'essendo 
cagione  veruna,  che  dovesse  indurre  ad  instiluirli,  o  a  deside- 
rarli ;  non  la  sovvercliia  lontananza  delle  citta  capital!,  ne  la  pre- 
potente  voracila  dei  Proconsoli  e  dei  Pretori. 

AU'incontro  il  diritto  d'ospizio ,  oltre  all'essere  d'afilichisslma 
origine  nelia  Grecia  ,  era  eziandio  la  piu  frequente  ,  la  ])iu  desi- 
derata,  e  la  piii  bella  ricompensa,  che  le  libere  citta  di  quella 
classica  terra  potessero  ofFerite  a  que'  stranleri  dai  quali  fossero 
slate  beneficate  con  servigi  segnalatl ,  sia  coile  armi  in  loro  difesa, 
die  col  consiglio  nelle  importanti  deliberazioni ,  o  col  danaro  nelle 
angustie  del  pubblico  erario.  Questo  iiobile  premio  era  tanlo  piu 
atnbUo  ,  e  so|)ra  ogni  allro  ,  in  quanlo  che  per  esso  ,  e  col  solo 
falto  (\c\  pubblico  ospizio  ,  venivano  ad  acqiiislare  il  diriuo  di  citta  , 
e  ad  aver  parte  a  lutii  que' comodi,  onori,  e  segni  di  benevolenza , 
ch^  dalle  inedesime  erano    agli  ospili  Hberalmente    corapartiti  (i). 

(i)  Mann.  Oxon.  in  ujij'liuI.  jmg.  gi.  In  jijciiUtsmatc  Dclioruui. 


BEL    I'ROF.    GAZZEHA.  Ol 

Tali  erano  p.  e.  il  diritto  d'abltarc  nei  pubblici  alberglii,  quello  di 
sedere  ai  S|)ettacolL  coi  principali  ciltadini,  d'assislere  ai  sacrifizi  ed 
ai  pubblici  praii/.i,  di  pailei:ipare  ai  doni  publ)lici ,  I'ingresso  nel 
Seuato  ed  ai  pubblici  consigli ,  e  1  aulorila  di  acquistar  terre  o  lati- 
fundi  (i).  E  cotesto  dirilto  di  j)ul)blico  ospizio,  siccome  il  patronale 
fra  rouiani ,  passava  eziaiidio  ai  posteri  di  colui ,  clic  n'era  stato 
graziato.  DifTallo ,  Caliia  invialo  d'Alenc  a  Sparta,  cosi  incominciava 
la  sua  aringa  :  uontini  Laccdemoni ,  U  diritto  dospile  pubblico  da 
voi ,  lion  io  soltanio,  ma  tavo  mio,  tenendolo  dal  padre,  il  tras- 
mise  alia  nostra  fainigUa  (2):  ed  e  indicalo  eziandio  dai  decreti :  // 
Scnato  e  popolo  di  Delio  concede  il  pubblico  ospizio  a  Clenodemo 
Si/nio  figliuolo  di  Leboto  ed  a  posleri  suoi  (3). 

La  iiomina  di  pubblico  ospite  in  favore  di  Lucio  e  Marco  fratelli 
Ciceroni,  che  il  Senalo  Siracusano,  onde  rimerilare  i  benefizi  e  la 
iiola  benemerenza  del  romano  oralore  verso  la  lore  cilia  ,  voile 
falta  ncllistante  stesso  ,  clie  i  due  fralelli  uscivano  dalla  Curia  ,  e 
la  non  rilardata  consegna  del  decreto  scolpito  su  lavola  di  rame , 
viene  ,  con  grande  compiacenza  ,  e  qua!  cosa  sommamente  onori- 
Cca  per  essi ,  narrata  nella  sesta  delie  Verrine  (4) 

Ollre  alle  non  poche  tessere  greche  ,  die  ricordano  la  privata 
ospilalila  Ira  famiglia  e  famiglia  ,  quali  sono  ,  Ira  le  allre  ,  quella 
d'avorio  ritrovata  a  Lilibeo,  dala  dal  Paciaudi  (5)  ed  illusirata  dallo 
Schiavo  (6) ,  e  laltra  Borgiana  sul  rame  ,  pubblicata  ecu  erudito 
commenlario  dal  Siebenkees  (7)  :  riinangono  ancora  vari  preziosis- 
simi  decreti  originali  ,  pe'  quali  alcune  citlli  greche  fanno  partecipi 
del  pubblico  ospizio  distinti  personaggi  in  benemerenza  de'  ricevuti 

(1)  Sicbcnkccs  exposit.  tab.  Hospital.  Komae  ijSg    ^Xo  pag.  a3-4. 
(i)  Scnuf.  Ellen,  lib.  IV. 

(3)  Mann.  Oxon    loc.  ct  pag.  cit. 

(4)  Oeccniunt  statim  priiuuin  ut  cum  fratrc  Hospitium  publico  ficrct  ....  id  non  modo 
tunc  scripseruut ,  Tcruia  ctiain  in  acre  incisum  nobis  tradidcruDt. 

(j)  Dialrib.  q.  Grace    Anaglyph,  etc.  pag.  IX. in  not. 
(0)  Torrcinuiia.  Iscriz.  di  Palermo  pag.  3-3. 
(/)  Opera  cital. 


6s  DECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

benefizi.  Sono  essi  pure  su  lainine  di  rame,  eti  hanno  la  stessa  forma 
aciimiiinta ,  pro|)ria  dei  ilecreli  I'atronali  ,  ai  ([Uali  rassoinigl'iaiio 
eziandio  ,  pel  motlo  con  cui  sono  dislese  le  fonnole  cbe  vi  sono 
adoperate,  salva  tultavia  la  naliira  ,  e  I'iiulole  drile  due  lingiie.  Di 
tal  faita  sono  i  qualiro  Gorciresi  pubblicati ,  tradotii ,  ed  illustrali 
dal  chi.irissimo  amico  nostro  cav.  Andrea  Mustoxidi  (r).  II  Maltese 
gia  fallo  pnbblico  da  molli,  ed  ullimainente  da  Monsignor  Bies  (2). 
L'Agrigentino  date  dal  Gualtieri  (3) ,  dal  Torreniuzza  (4)  e  dal 
Biagi  (1) :  ed  il  Delio  recato  nei  marmi  d'Oxford  (6). 

Accio  si  possa  meglio  conoscere  I'analogia  e  la  diversila  di  que- 
Sti  decreti  o^pilali  greci ,  con  i  latini  di  Patronato  e  Clienteia ,  re- 
cheremo  i  due  seguenti.  II  prime  pid  semplice ,  e  giusta  la  tradu- 
zione  del  cliiarissimo  Mustoxidi.  Le  forniole  delTalli'D  si  aecostano 
maggiormente  alle  adoperate^  nei  decreti  Fatronali.  La  Iraduzione 
italiausi  ^  di  M.  Bres. 

DECRETO  DEI  GORCIRESI. 

Pavve  alia  Radunanza,  che  Ospite  sia  della  citth  del  Corciresi 
Filistione  figUo  di  Teodoi'o  Locrese,  esso  e  i  suoi  discendenti ,  e 
che  abbiano  di  terra  e  di  casa  possesso ,  e  gli  altri  onori ,  quanti 
ngli  allri  ospiti  pubblici  e  benefaltori  si  sono  decretati.  E  qucsto 
diritto  di  Ospitalita ,  iiiciso  che  sia  in  rame ,  si  appenda  dove  ai 
Presidenti  del  Consiglio ,  ed  ai  Difensori  parrh  bene.  Il  Tesoriera 
poi  dia  la  spesa  occorsa. 

Filistione  di  Teodoro  Locrese. 


(1)  Illustraz.  Corciresi  vol.  I.  pag.  i83  c  scg.  Vcdi  ptiic  Monum.  anticbi  iocditi  an.  I78f> 
pag.  LXVIIl. 
(a)  Malta  Antica  illmlr.  Rom.  1816.  4-to  pag.   igS. 

(3)  Presso  Burman.  Hist.  Si«il.  vol.  6.  col.  899. 

(4)  InscripUoD.  Sicil.  Class.  Vlli.  n.  i. 
(fi)  De  Dccret.  Athenieus.  pag.  334-5 
(G)  Jlaxmora  OxoD.  in  append,  pag.  91, 


DEL    PROF.    GAKZERi  63 

DECRETO  MELITENSE. 

Per  puhhllca  ospitulUh  e  henevolenza  verso  Deinefrio  figUo  di 
Dioiloto  Siracusano  c  suoi  lUscendenti ,  essendo  Sommo  Saver- 
dote  Iceta  figlio  (flceta  ,  Arconti  Dcereo  e  Cratete. 

Parvc  spediente  al  Senato  e  Popolo  Maltese,  giacclie  Demelrio 
figlio  di  Diodoto  Siracusano  dimostrossi  in  ogni  tempo  nostro  ben 
affetto ,  e  at  pubblici  nostri  inter essi,  ed  a  ciascun  dei  Gittadini  fa 
sovente  cagione  di  vantaggio.  Con  felice  auspicio  abbiamo  delibe- 
rato  cite  sia  Demetrio  figlio  di  Diodoto  Siracutano  iin  ospitc  ,  e  un 
benemerito  del  popolo  Maltese  ,  e  i  suoi  discendenti ,  a  cagione  di 
sua  virtu  e  della  benevolenza  che  mostro  mai  sempr-e  al  nostro 
popolo ,  e  che  questo  decreto  di  Ospitalith  sia  scritto  in  due  tavole 
di  bronzo  e  diasene  una  a  Demetrio  figUo  di  Diodoto  Siracusano. 

Coteste  tavole  di  Patronato  si  possono  poi  dividere  in  due  classi 
distinle  :  nella  prima  vogliono  essere  annoverate  quelle  clie  com- 
prendono  I'intiero  e  testuale  decreto  passato  nella  Curia,  nel  Colle- 
gio  0  nella  Scnola  per  la  nomina  del  Palrono.  NeU'altra  classe  sono 
da  porre  tulte  quelle,  che  non  danno  che  il  sunto  dell  atto  di  no- 
mina, alle  quali  e  quasi  sempre  iinita  la  menzione  dell'assenso  pre- 
slato  daH'elello  Patrono,  il  qual  assenso  manca  ognora  nelle  prime. 
Queste  poi  divideremo  in  due  pure:  alia  prima  appartengono  tutle 
quelle  che  al  semplice  decreto  di  nomina  del  Patrono  ,  uniscono 
I'altro  eziandio  deH'oflTerire  la  tavola  ospitale:  e  ne  rimangono  sei. 
NeU'altra  le  reslanli  ,  il  decreto  delle  quali  e  unicamente  indiritto 
al  proporre,  che  al  gia  eletto  Patrono  venga  inviato  un  esemplare 
di  nomina  inciso  sopra  tavola  di  bronzo.  lam  prideni  Patrono  per 
duplomum  a  numero  N.  cooptatus  nunc  tabulam  aereain  patro- 
natus  ei  ojferri  utmerito  et  honore  pro  meritis  innotescat  (XIX). 
Tanto  negli  uni,  che  negli  altri  di  questi  decreti  patronali  si  scor- 
gono  rigorosamente  osservate  lutte  le  norme  ,  e  adoperate  quelle 
formole,  che  prescrilte  dalle  leggi ,  non  si  potevano  ometlere  senza 


^'VrT 


64  DECRETO    Dl    PATHONATO    EC. 

detrarre  alia  legluiinita  deH'aUo.  Quiiidi  soiio  scgnati  i  Consoli 
ileirauno  ,  nolati  11  giorno  ,  )l  mose,  eil  il  liiogo  clella  convoca- 
zione  ilella  Sana  Curia,  o  del  Collegio,  se  Curia,  se  Teni|jio  , 
se  Scnola  ,  se  Triclinio  :  i  iiomi  dei  Duumviri ,  Quartwnviri  iuri- 
dicundo  ,  del  Prelore  drlla  Colonia  ,  del  Municipio  o  della  Pre- 
fellura,  dei  Maestri  o  t\t  Questori  dei  Collegia  o  AgWa  Sciiola  ai 
qiiiili  s|)ellava  11  dii'itto  di  coiivocare.  Si  rcglslravano  poscla  i  nomi 
di  coloro,  die  o  primi  autori  ,  o  principali  favoreggialorl  della  pro- 
posta ,  e  assistevano  alio  stendere  del  decrelo  ,  ed  amavano  di 
essere  parlicolarmente  menzioiiali ,  il  clie  si  faceva  coUa  forriioUv 
Scribundo  adj'ucrunt.  Segulvano  quiiidi  i  nomi  di  quelli  die  prlmi 
avevano  parlato  in  favore ,  dicendosi  referentibus  ipsis  verba  facta 
stmt,  se  dessi  erano-  o  i  duumviri,  o  i  maestri,  o  i  cpiestori  ,  o 
alcuni  poclii  soltanto:  oppnre  quod  uniwrsu  verba  fecerunt ,  o 
universorwn  consensu  verba  sunt  facta ,  se  il  par^re  era  unanime 
e  conforme.  Esposfa  quindi  per  essi  ai  Decurioni,  o  ai  sod  del 
sodallzio  11  merito  del  proposto  Patrono  ,  ed  i  vantaggi  die  pote- 
vano  ridondare  ad  utlllta  comune  per  la  nomina  di  esse,  verba 
facta  sunt  de  cooptando  Patixino  N.  N.  honorato  et  explendido 
viro  quod  tutela ,  familiariiate ,  ct  industria  sua  singulos  univer- 
iosque  tuealur ,  et  foveat;  si  passava  a  deliberare  intonio  alia  pro- 
posta  ,  e  fatlone  squittinlo  se  no  iudicava  la  natura  colla  nola  for- 
mda  Q.  D.  E.  R.  F.  P.  D.  E.  R.  I.  C.  I  parlicolaii  poi  del  par- 
tito  vinto  venivano  esposti  con  queste  e  simili  parole.  Salubri 
Consilio  tani  honesta  relatione  qudestoribus  et  magistris  College 
nostri  f.ictam,  et  singuli  et  universi  senlinius  ,  et  ideo  excnsandam 
potius  honesto  vivo  N.  N.  huius  tardae  cogitationis  noslrae  neces- 
sitate,  petendumque  ab  eo  libenler  siiscipiat  Collegi  nostri  palronal 
honoreni  (XII):  oppure  se  noii  si  fosse  tratlato,  die  deirofTerta 
della  tavola  ,  placet  .  .  .  universo  populo  Einpurii  Naunitani  Ta- 
hulam  aereani  incisam  ci  offerri  debere  quo  gratius  digne  ono- 
reni  sibi  conlutum  .  .  .  Libenti  aniino  suscipiat  ( XXV ). 

Nelle  allre  aU'incop.lro  non  e  esposlo  clic  il  lalto  della  contralta 


DEL    I'ROF.    GAZZEnA  €5 

ospitalilSi  ,  e  dcUa  nomina  del  Patrono  nella  persona  di  lui ,  de' 
suoi  figliuoli ,  e  de'  poster!  suoi,  Vien  quiiidi  nolalo  il  suo  asseiiso 
pel  quale  accettata  rospitalili  e  contento  di  prendere  sotlo  la  sal- 
vaguardia  e  clientela  sua  e  de'  suoi ,  il  popolo  deila  colouia  o  del 
municipio,  i  membri  del  collegio  o  del  sodalizio,  non  clie  i  figliuoli 
ed  i  posteri  lore.  Di  questa  sorta ,  oltre  alia  nostra  di  Vseliis  , 
sono  le  quattro  di  Silvio  jiviola  (IVaVII),  le  due  Corionesi  di  L. 
Domizio  Ahenobarbo ,  e  di  Cuio  Anfustio  Macrino  {i) ,  e  le  sei  di 
QuiiUo  Arradio  F'alerio  Proculo  (XXI  a  XXVI),  la  Boccorilana  di 
M.  Auilio  Ferno  (II)  ec. :  le  prime  rappresentavano  le  tavole  ori- 
ginali  degli  atti  duumviralici  o  dei  collegi ,  e  queste  i-imanevano  ncl 
pubblico  tabulario  della  colonia.  Quell'altre  sono  il  modello  delle 
desiinate  al  Patrono ,  in  casa  del  quale  erano  recate  con  certa 
solennit^  ,  e  per  mezzo  di  due  o  piu  Legaii  a  cio  spezialmenle  scelti. 
E  quesl'atto  deU'ofTerire  la  tabclla  al  Patrono  era  creduto  di  tanto 
rilievo  ,  che  formava  bene  spesso  esso  solo,  e  come  dicemmo,  lo 
scopo  di  una  decurionale  o  coUegiale  deliberazione. 

La  tavola  d'Vsellis ,  come  che  non  contenga  fuorche  un  sunto 
del  decreto  passato  nella  curia  della  colonia  per  la  nomina  del 
Patrono  M.  Aristio  Albino  Atiniano ,  appartiene  a  quest' ultima 
specie.  In  quello  erano  di  certo  specificate  le  doti  deUaDimo  ,  ed 
i  meriti  che  lo  raccomandavano  alia  benevoleuza  della  colonia.  Ma 
quesli  per  distivF.entura  non  sono  replicati  nella  iscrizione.  Non 
ci  e  occorso  d'altronde  di  rinvenire  altra  o  memoria  o  menzione 
di  cotesto  Marco  Aristio  Albino  Atiniano.  Tuttavia  non  dubitiamo, 
ch'ei  non  fosse  personaggio  d'alto  afiare,  se  venivano  ad  esso  affi- 
dali  gl'interessi  plii  cari  della  colonia;  ed  e  tanto  piu  da  pensare 
fosse  egli  uomo  possente  e  di  credilo ,  in  quanto  non  ci  si  pre- 
senta  rivestilo  d'alcuna  carica  o  magistratura  civile  o  militare,  per 
cui  e  da  dire ,  che  il  credito  di  lui ,  posto  unicamente  nel  nome 
0  nelle  riccliezze,  fosse  titolo  sufiiciente  perche  la  colonia  dovesse 


(i)  Mai-ini.  Fratelli  Arvali  pag.  783. 
TOMO    XiXV. 


6C  DECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

iiou  venir  defraudata  di  alcuno  fra  gli  utUi  e  vantaggi,  che  da 
SI  fatta  nomina  doveva  poter  sperare.  Dall'esser  nomato  Aii- 
niano  ,  si  e  diriUo  di  credere,  che  Atinio  Albino,  noma  Suo  pri- 
miero  ,  adottalo  per  un  Marco  Arislio  ,  passasse  a  far  parte  della 
fainiglia  di  quest'uUimo  ,  per  cui ,  giusta  il  prescritto  di  lali  ado- 
zioni,  cangiando  la  desinenaa  del  nome  sua  prime,  fosse  detto 
Miirco  Aristio  Alijino  Atiniano.  Cio  che  distingue  esseuzialmeule 
quesli  sutiti  dagli  atti  decurionali  o  sodalicii  di  nomina ,  e  lesser 
ognora  in  essi  indicato  il  consenso  dell'eletto,  e  la  menzione  della 
verb.dc  passata  stipuiazione  tra  gFiaviati  della  curia  o  del  coUcgio, 
ed  il  Pauono ,  al  quale  era  prevenlivamente  richicsta,  per  la  fu- 
Inra  validita  del  decreto.  Gondizione  necessaria  di  ogni  stipuiazio- 
ne e,  cb'essa  tanto  prometta  quanto  e  indicato  nella  proposla,  e 
nulla  piii  ,  e  cosi  appunto  si  scorge  osservato  nella  tavola  nostra. 
La  colonia  Giulia  Augusta  Vsellis  contrasse  ospilalita  con  Marco 
Aristio  Albino  Atiniano  ,  e  nomino  suo  Patrono  esso ,  i  suoi  figli  , 
ed  i  posteri  suoi  :  e  Marco  Aristio  Albino  Atiniano,  dice  d'aver 
conlrntto  ospizio  col  popolo  della  colonia  Giulia  Augusta  Vsellis,  e 
ricevuto  nella  fede  e  nella  clientela  sua  ,  e  de'suoi ,  esso  popolo  , 
i  figli,  ed  i  posteri  di  esso.  Inoltre  ,  come  ho  pifi  sopra  notato, 
il  contratto  d'ospizio  o  precedeva  I'atto  di  nomina  ,  ed  era  men- 
zionato  nel  decreio  scrilto  nella  tavola,  o  vi  era  sottinleso.  Que- 
sto  era  il  prescritto  delle  leggi  ,  e  questo  era  I'uso.  Ma  e  il  co- 
mando  e  I'uso  erano  pure  alcune  Gate  o  dimenticati  o  violati  , 
o  sia  cio  accaduto  per  trascuratezza  e  poca  diligenza,  o  per  I'in- 
ticra  ignoranza  dell'ordinato  dalle  leggi.  Nella  tavola  Boccoritana 
pubblicata  dal  Dottor  Serra  y-Ferragut  (i),  per  esempio,  e  si  omelte 
di  ricordare  il  preceduto  vincolo  d'ospitalita ,  la  qual  cosa  gli  e 
comune  con  altri ,  e  nella  menzione  della  passata  stipuiazione  si 
promette  oltre  a  quanto  era  stato  richiesto  nella  proposta.  II  Se- 
nato  e  popolo  Boccoritano  dell'isola  Ballejire  maggiore,  eleggePatrono 

(i)  Sjialletti.  Tayob  Otpitale  pag.   lai 


Bti.  fhop.  gazzera  67 

M.  Atilio  Verno :  e  questi  obblij^a  loro  la  sua  feile,  e  qiiella  de' 
suoi :  ond'e ,  clie  i  suoi,  cioe  i  figliuoli  e  posleri  di  ISlarco  Atilio 
Verno  non  potevano  o  dovevaiio  essere  obbligati  per  qiiesla  sli- 
pulazione  de!  padre  o  avo  ,  la  quale  altri  non  doveva  poter  co- 
strinqere  fuorclie  il  nominalo  nella  domanda.  Alcune  -volte,  allin- 
coniro,  occorre  che  si  prometta  meno  di  quello  che  si  domanda. 
Nella  tavola  fatta  incidere  dal  Senalo  e  popolo  delle  cilia  Stipen- 
diarie ,  Pago  Gurzenses  in  AfTrica,  pel  loro  Patrono  Lucio  Domi- 
zio  Alienobarbo  e  dello,  die  lo  avevano  nominalo  euin  el  poslereis 
eius,  silfi  posterisque  suis :  ed  il  Patrono  risponde,  che  eos  poste- 
rosqiie  eorurn  in  fidein  cUentelamque  suain  recepit.  A  tal  che , 
coH'omettere  il  suorumque ,  liberava  i  ftgli  e  discendenti  dall'ob- 
bligo  del  palronalo  ab  origine.  La  stessa  dimenlicanza  o  volontaria 
omissionc  si  trova  in  quella  spedita  dal  Senalo  e  popolo  Siagitano 
al  loro  Patrono  Caio  Silio  Aviola ,  mancando  pure  il  suorumque 
nella  menzione  della  passata  stipulazione. 

La  parola  Egerunt  propriissima ,  e  parlicolarmente  adoperala  in 
quesla  specie  di  contralti ,  indica,  a  parer  mio  ,  come  lutto  I'af- 
fare  si  traltasse  per  via  di  Legali ,  i  quali  inlendevano  ogni  cosa 
col  Palrono  ,  o  dalla  sua  bocca  raccogllevano  I'assenso  o  stipula- 
zione della  domanda ;  volesse  o  no  accettare  il  Palronalo  della 
colonia  per  se  ,  pe'  figli  e  per  gli  eredi  suoi ,  la  quale  s'intendeva 
consentita  per  la  sola  parola  Accetlo  dal  raedesimo  pronunziata.  Ri- 
ferivano  essi  quindi  ogni  cosa  al  Consiglio  Colonico  o  Collegiale  ,  il 
quale  ne  ordinava  la  Irascrizione  ne'pubblici  regislri,  e  lincisione 
su  duplicc  tavola  di  bronzo.  I  Legali  erano  scelli  ognora  tra  i  piA 
dislinli  personaggi  della  cilia ,  sia  per  nnaggiormente  onorare  il 
Palrono,  che  per  non  aver  ad  incorrere  il  rimprovero  gii  da  Au- 
gusto  indirilto  ad  alcune  cilia  libere  e  confederate,  le  quali,  coll'aver 
spediio  per  Legali  persone  di  schialta  Libertina,  erano  slate  ca- 
gione  che  dal  rigoroso  Augusto  fossero  spogliati  deU'onore,  in  pria 
ad  essi  comparlito,  di  sedere  neU'orchcstra  in  teatro.  I  Legali 
erano  invlali  a  spese  della  provincia,  colonia,  municipio  0  sodalizio. 


68  DECRETO    DI    PAXnONATO    EC. 

che  eleggeva  11  Pationo.  Accadeva  non  di  rado,  che  i  Legati  s'assu 
messero  il  carico  di  supplire  essi  stessi  alia  non  piccola  spesa 
dtlla  legazione ,  ed  in  allora  non  si  mancava  di  notarc  cjuesla  loro 
generosita.  Gosi  tra  i  litoli  d'onore  di  Lucio  Voconio  Rufib,  figliuo* 
lo  di  Lucio,  si  annovera  quello  eziandio  della  missione  gratuita. 
Ob  caiisas  utilitatcsque  publicas  apud  ordin.  ampliss.  fideliter  et 
constanter  dejeiisas ,  Icgatione  qua  gratuita  Rom.  pro  R.  P.  sui 
fructus  est  (i).  I  cittadini  del  Municipio  Tito  Aelio  Adriano  Augu- 
sto  Civilitano,  avendosi  eletto  per  Patrono  Quinto  Arradio  Rufino 
Valerio  I'roculo  ,  in  qiutm  vein  Gratuitain  Legationeoa  «wc'eyt)erM«<: 
i  due  Duoviri,  i  due  Edili,  alcuni  Decurioni  ,  et  unis'ersi/s  ordo , 
cioe ,  come  io  credo ,  a  proprle  spese  private ,  non  dell'erario 
della  Sacra   Curia  (XXIII). 

La  legazione  dalla  colonia  Vsellis  inviata  al  Patrono  sue  Albino 
Atiniano  debbc  dirsi  sommamente  onorevole,  e  scelta  tra  piii  di- 
slinti  personaggi  della  colonia  :  un  duumviro,  e  tre  Decurioni^ 
Io  non  so  bene  se  il  SCRIB  con  che  termina  la  lamina  Vsellese, 
debba  esser  letto  SCRTBEBAT,  per  cui  Caio  Antistio  Peto  voglia 
esser  creduto  colui  che  distese  il  decreto  inciso  sulla  tavola  ;  ov- 
vero  ,  e  piu  probabilmente  SCRIBA  ,  a  talche  queH'ultimo  Decu- 
rione  fosse  adetto  alia  legazione  colonica  inviata  al  Patrono  coU'in- 
carico  di  far  le  parli  di  Segretario.  £  cevto  almanco,  che  in  nes- 
suno  dcgli  abbastanza  numerosi  decreti  Patronali  e  di  Ospilalita  , 
che  per  noi  si  pubblicano,  sia  parlato  d\  scviba ,  il  quale  si  scorge 
ora  ,  e  per  la  prima  volta,  menzionato  in  questo  nostro  di  Vsellis. 
La  forma  del  carattere  simile  a  quello  di  quasi  tutte  le  tavole  di 
qnesta  specie  ,  non  esige  alcuna  distinta  osservazione :  csso  e  quasi 
scmpre  meschino,  con  lettere  disuguali,  e  tendenti  al  corsivo,  come 
si  puo  scorgere  'in  fine  (tav.  III).  Non  mancano  che  poche  let- 
tere alia  sua  integrita ,  le  quali  si  ponno  tutte  supplire ,  se  si  ec- 
cettui  la  lacuna  della  penultima  linea  dopo  FABIVS.   Non  e  ben 

(i)  Glut.  CDLXXXIX. 


DEL    PROF.    GAZZER.V  Qq 

eerto    s'ivi  manchi    il  nome  del  padre  di  Fsibio,    per  cui  un  solo 
sia  ii  Duumviro,    o  se  pure  asconda  il  nome  del  secondo,  p.  e.  , 
Cuius,    a  tal    che ,    invece    di   L.    FABIN'S    Z.  Filius    FAVSTVS 
DuuniK'ir  Quinqueiinalis ,  s'aljbia  a  leggere  L.  FABIN  S.  c  FAVSTVS 
Ilviri  Quinquennales.  lo  son  di  parere  cbe  la  lacuna  voglia  essere 
riempiuta  coi  uoine  del  padre  di  Fabio ,  e  non  con  quello  di  un 
ahro  Duumviro.  Iiuperciocclie,  nel  caso  opposto,  noi  avremmo  i  Ire 
decurioui,  ciascuuo  con  i  tre  suoi  nomi ,    Sesto   Giunio  Cassiano , 
Marco  Asprio  Felice,  Gaio  Antislio  Peto  ,  segno  cerlo  di  loro  in- 
genuitu,    della  quale  potreaiino  grandemente  dubitare    riguardo  ai 
due   supposli   duumviri,    ai    quali    non   fossero    dali    clie   due    soli 
nomi ,  il  die  avrebbe  ^d  aversi    per  una    non  credibile  assurditu. 
La  mia  congettura    e  pure  conl'ermata    da  una  lettera  recente  del 
cavaliere  Delia  Marmora ,  il  quale  inlerrogalo   da  me   intorno  alia 
predetta  lacuna ,    rispose  z=  In  quanto  alle  letlere  della  penultima 
linea  ,  che  precedono  Faustus ,    non  ci  vedo    che  un  principio  di 
L ,  ma  Ira  questa  L  e  VF  di  Faustus ,    v'l  e  lo  spazio  di  un'altra 
lettera    clie  e  iuvisibile,    esseudo    ossidata   e  corrosa  la  lamina  in 
quel  sito.  =:  Se  due    dunque  sono  le  lettere    maucanti  tra  Fabius 
6  Fauslus ,    la  prima  delle  quali  un  L,  non  v'ha  dubbio  ,  che  la 
seconda    non  fosse    un  F,    cioe  Luci  Filius,  ed  uuo  solo  quindi 
ed  indubilatamente  ,  il  duumviro  quinquenale  scgnato  nella  tavola. 
La  dettatura    dello  scrilio   e  per  ogni    maniera    semplice ,  cor- 
relta,  e  priva  di  que' barbarismi  od  arcaismi  che  piii  tardi  riusci- 
vano    a  deturpare    il  volto  pudico    deiringenua    e  purgala   laliuita. 
Buon    numero    di  essi   si  scorgono    di   giii    adoperati    nel    decreto 
dellemporio  Nauniano  dell'anno  3i2  ,  nel  quale  occorrono  le  voci 
Ded,    Tabulad,  Aeread,  Balevio ,  Boccs ,  Bolontatem ,  Quot,  Opla- 
tus  ,  Puplice.    Ne  migiiore  c  la  lalinlta    e  I'ortografia    del  seguente 
decreto  del  SgS  di  Genusia ,  citti  situata  giJi  nell'estrema  Peucezia 
verso  Taranto ,  oggi  Ginosa   (i).    L^  lamina  originate    si  conserva 
nel  Regio  Museo  di  Napoli. 


(i)  RoinauclU  Aulic.  Topogiaf.  del  Rfg.  di  iNjp.  Vol.  a.  jug.  i;i.  l^.^o 


ye  BECRETO    DI    PATRONATO    EC. 

lELIA. 
POST  •  CONSS  •  DD  .  NN  •  ARCADiT  •  ET  •  ONORlI 
AVGG  •    Ci  K  •  \PRI  •  qENVSLVE 
REFERENTIBVS  •  VAL  •  FOUTSNATO  •  ET  •  AVR 
SILVANO  •  QQ  •  VERVA  •  FAOTA  •  SVNT  •  DE  •  GOOPTAN 
AO  •  PATRONO     FL     SVCESSO  •  HORNATO  •  ET  •  EX 
PLENDIDO    •    VIRO    ■    QVOD    •    TwteLA    •    FA 
MILIARITATE  •  ET  •  induSTM 
A  •  SVA  •  Sir,VLOS  •  VmBERSOS 
QVE    •    TVEATVS    ■    ET    •    FOBEAT     •    ?2LA 
GET  •  IQITVR  •  HVIC  •  TABVLA  •  A 
ERE  •  INGISVM  •  PER  •  VIROS  •  PRINCIPALIS 
OFtRRI  •  ET  •  APVT  •  POENATES  •  DOMV 
HVIVS  •  AEDIGARl  ■  GENSVERVNT. 

Ivi  il  greco  episema  e  per  il  numero  sei,  cioe  sexto  kalendas 
aprills ,  giusta  la  sentenza  de' piu  dotti  ed  accuiati  Archeologi  ,  le 
ragioai  de'quali,  unitamente  alle  proprie,  si  possono  leggere  presso 
il  cliiarissimo  Labus  ([);  a  tal  die,  non  senza  maraviglia,  mi  fu 
dato  di  leggere  il  seguente  passo  deU'erudilissimo  Fea  (2)  :  Sopra 
questo  segno  (del  greco  episema)  discorre  moUo  Adriano  Relando 
nella  prefazioiie  (  dei  fasti )  ,  ed  inclina  a  credere  die  vaglia  per 
il  numero'Vl,  mi  pare  piv  probabile  che  sia  per  V.  I  solecismi  ,  e 
le  lettere  greclie  in  veoe  delle  laline ,  accusano  la  decadenza  della 
lingua  del  Lazio  ,  la  quale  piii  presto  che  non  allrove  doveva  ac- 
cadere  nella  Magna  Grecia  ,  ove  non  fu  mai  popolare. 

Due  soli  luoghi  parevano  tuttavia  meno  conformi  alia  semplice 
andatura    di  uno    scritto    breve    e  conciso  :  il  primo   e  I'uso  della 


(i)  Moiiuni.  Epig»r.  Ci'istkui.  di  S.  Anibrogio.  Mil.   iS^.  fol.  pag.  aa. 
(a)  Fraranenti  di  fasti  Consol.  Rom.  1830.  Tol.  ]>.i;.  C. 


DEI.    PROF.    GAZZERA  ^I 

figura  sintesl  o  sinesi  per  cui  uu  noine  collellivo  posilione  singu- 
lare  ,  intellectu  plurale ,  come  dice  Carisio  ,  si  scorge  regj^ere  il 
•verbo  nel  nuinero  dei  piii,  Culonia  f^sellis  ...  Palroniim  coopta- 
verunt :  il  secondo  consiste  in  cio  ,  die  irivece  di  aver  detto  euni 
liberos  posterosque  suos  ,  a  norma  della  piii  natural  costruzione  , 
dicesse  con  meno  semplice  coslrutlo  cumquc  cum  Ubeiis  poste- 
risqiie  suis.  Ma  oltreche  quest!  non  sono  tali  nei  che  possano  dar 
luogo  a  fondata  critica,  io  stimo  chc  cio  si  sia  molto  ragionevolmente 
faito  dal  giudizioso  scritlore  ,  e  per  togliere  i'uniformita  che  ne  sa- 
rebbe  necessariamente  derivata  dalla  obbligata  ripetizione  delle 
formolc ,  le  quali  senza  I'avvertenza  adoperata  ,  avrebbero  dovuto 
ricorrere  con  ugual  suono  nelia  seconda  parte  ove  e  detto,  liberos 
posterosque  eorum ,  ed  il  verbo  e  adoperato  nel  numero  del  meno, 
in  fidein  Clientelamque  suain  suorumque  reccpit. 

Le  considerazioni  di  non  lieve  argoinento  ,  e  di  qualche  utllita 
per  I'increraento  di  quelle  scienze  ,  che  formano  il  precipuo  in- 
tento  di  questa  Classe  ,  le  quali  ci  vennero  fornite  dal  solo  esame 
del  raro  broiizo  di  Vsellis ,  e  di  alcuue  altre  poche  antichita  della 
Sardegna ,  abbastanza  dimostrano  qual  maggior  copia  se  ne  debba 
poter  sperare  da  chi  abbia  il  tempo  e  I'opportunita  di  esaminarne 
un  piu  gran  numero  ,  che  sappiamo  trovarsi  nell'isola  stessa.  Cou- 
ildiamo  anzi ,  che  quel  poco  che  per  noi  si  e  detto,  valga  ad  ec- 
citare  in  alcuno  degli  svegliati  ingegni  nativi  dell'isola  ,  il  desiderio 
di  raccogliere  ,  non  solo ,  e  ridurre  in  un  corpo  tutti  gli  antichi 
monumeuti  di  essa  ,  ma  di  renderli  pubblici  eziandio ,  e  con  eru- 
dito  coiumentario  illustrarli  a  beneOzio  comuue,  ed  a  luslro  ed  or- 
nameaio  della  Fatria. 


APPENDICE 


Seiie  flei  Decreli  di  Pationalo  e  Clicntela,  o  di  semplice 
Ospitalila,  chc  giungevano  a  mia  nolizia  sino  a  questo 
gioriio   1 5   raaizo  mdcccxxx. 


I. 

Anni  di  Roma  74^'  Slarini  Arvali 

Prima  dcllV'ia  volgaic   12.  pag.   78a. 

P  ■  SVLPICIO  •  QVIRINO  •  C  •  VALGIO  •  COS 

SENATVS     POPVLVSQVE     CIVITATIVM     STIPENDIARIORVM 
PAGO     GVRZENSES     HOSPITIVM  ■  FECERVNT  •  QVOM     L  •  DOMITIO 
CN     F     L     N     AHENOBARBO  •  PRO  •  COS  •  EVMQVE  ■  ET  •  POSTEREIS  (*) 
EIVS     SIBI     POSTERISQVE     SVEIS  •  PATRONVM     COPTAVERVNT 
ISQVE     EOS     POSTEROSQVE     EORVM     IN     FIDEM  •  CLIENTELAM 
Q\-E     SVAM  •  RECEPIT 

FACIVNDVM     COERAVERVTNT  AM.MICAR     MILCH ATOIN  IS     P 
CYNASYN  •  BONCAR     AZZRVBALIS  ■  F     AETHOGVRSENSIS 
MVTHVNBAL  •  SAPHOiNlS     F     CVI     NAS     VZITENSIS. 


(*)  Ho  slimalo  di  doTcr  omoUcrt  il  sic  per  Oifni  voUa  clie  ncl  tcsto  occorrcra  crrore  di  sens© 
o  di  scritlura  ,  supplcndo  ad  csso  col  ricopiaro  i  decrcti  con  la  maggior  possibilc  diligCDza , 
dall*autoi'e  iudicato  a  lato  di  ciascuno. 

ToMo  xxxy.  10 


74 


II. 


Anni  tli  Koma  75(). 
Era  vol".  6. 


SpnIlcUi.  Tavola 
Ospttale  pag.   ij3. 


M  •  AEMILIO  •  LEPTDO  •  L  •  ARVNT 
cos 

R  '  MAIS 
EX  •  raSVLA  •  BALIARIVM     MAIORE     SENATVS 

POPVLVSQVE  ■  BOCi.HORlTANVS     M     ATILIVM 
M     F     GAL     VERNVM  •  PATRON VM  ■  COOPTA 
VERVNT. 
M  •  ATILIVS  •  M     F     GAL  ■  VERN\'S      SENATVM 
POPVLVMQVE     BOCCHORITANVM     IN     FIDEM 
CLIENTELAMQVE     SVAM     SVORVMQVE     RECEPIT 
EGERVNT 
Q  •  CAECILrvS  •  QVINCTVS 
C  •  VALERIVS  •  INCESTA 
PRAETORES 


75 
III. 


Anni  di  Roma  760.  Harini  Arvali 

Er»  >ulij.  7.  pag.  78}, 


LICINTO  •  NERVA  •  SILIANO  •  COS 

CIVITAS  •  GVRZENSIS      EX  •  AFRICA 
HOSPIIIVM      FECIT  •  CVM  ■  C      AVFVS 
TIO  ■  C      F     GAL     MACRINO     PRAEF 
FABR     EVMQVE  •  LIBEROS  •  POSTE 
ROSQVE     EIVS     SlBl  •  LIBERIS 
POSTERISQVE  •  SVIS  •  PATRO 
NVM  •  COOPTAVERVNT 
C  •  AVFVSTIVS  •  C  ■  F  ■  GAL  •  MAORI 
NVS  ■  PRAEF  •  FABR  ■  GVRZENSIC 
EX  •  AFRICA  ■  1PS05  •  LIBEROS  •  POS 
TEROSQVE  •  EORVM     IN  ■  FIDEM 
CLIENTELAMQVE  •  SVAM  ■  SVO 
RVMQVE  •  RECEPIT 

EGERVNT  •  LEGATE 

HERENNIVS     MAXIMVS     RVSTICI  •  F 

SEMPROMVS  •  QVARTVS     lAFIS 


76 


IV. 


•Anni  di  Roma  jGJ.  Cval.  CCCCLXX. 

Era  volg.  lo. 


L  •  SILL  A  NO  •  FLAM  •  MART 

C  ■  VEF.LEO      TVTORE  •  COS 
PRID     NON     DECEMB  • 

CIVITAS     APISA  •  MAIVS  •  HOSPITIVM 
FECIT  ■  CVM  .  C     SILIO     C     F     FAB 
AVIOLA     TRIB     MILIT     LEG  •  iTT 
AVG  •  PRAEFEC      FABR      EVTVI 
LIBEROSQVE     POSTEROSQVE 
EIVS  •  SIBI      LIBERIS  ■  POSTERISQVE 
SVIS     PATRONVM  •  COOPTAVERVNT 
C  ■  SILIVS     C     F     FAB     AVIOLA  •  TRIB 
MILIT  •  LEG     m  •  AVG     PRAEF     FABR 
APISAM     MAIVS     LIBEROS     POSTEROSQ 
EORVM  •  SIBI     LIBERIS     POSTERISQVE 
SVIS     IN     riDEM     CLIENTELAMQVE 
RECEPIT 

EGERVNT 

HASDRVBAL     IMiMO     lADERIVMMl 

H-VSDRVBAL     HANISONIS 

BANNOGABALI 

CHINISDO     SVFES     ARISTO  •  APOI 

SAEPO     CHANAEBO 

LEGATI. 


1 1 

V. 


Anni  (li  Ronu  'GS 

E..  volg.  ,0.  •^""-  CCCCLXX 


L  •  SILLANO  •  FLAMINI 

MARTIALI 

C  •  VELLEO  •  TVTORE  •  COS 

NON  •  DECEMBR 

SENATVS  •  P01>VLVSQVE  •  SIAGITANVS 

HOSPITIVM     FECERVNT     CVM     C      SILIO 
C      F  ■  AVIOLA  •  TRIB     MIL  •  LEG  ■  UT  •  AVG 
PRAEFECTO     FABR  ■  EV5IQVE 
POSTEROSQVE      EIVS  •  SIBI 
POSTERISQVE  •  SVIS  •  PATRONVM 
COOPTAVERVNT 
C  •  SILIVS     C     F     FAB  •  AVIOLA 
EOS      POSTEROSQVE     EORVM 
IN  ■  FIDEM  •  CLIENTELAMQVE  •  SVAM 
RECEPIT 
AGENTE     CELERE  •  IMILCHONIS 
CVILISAE  .  F  •  SYFETE 


78 


VI. 


Aniil  di  Roma  780.  Gagliardi.  Parerc 

Ei»  vol;;.  J7.  r»S-  »3<>- 


U  •  CRASSO  •  FRVG  ■  L  •  CALPVRNIO 

PISONE 

III  ■  WON  •  FEBR 


Cos 


CIVITAS     TIIEIMETRA  •  EX  •  AFRICA  •  HOSriTIVM 

FECIT  ■  CVM  •  C  •  SILIO  •  C      F  .  FAB  ■  AVIOLA  •  EVM 
LIBEROS  ■  I'OSTEROSQVE  ■  EIVS  •  SIBI  •  LIBERIS 
POSIERISQVE  •  SVIS     I'ATRONVM  •  COOPTAVE 
RVNT 
C  •  SILIVS     C     F  •  FAB  •  AVIOL.\  •  CIVITATEM  •  THEME 
TRENSEM     LIBEROS     POSTEROSQVE  ■  EORVJI 
SIBI  ■  LIBERIS  ■  P0STERISQVE  ■  SVIS  •  IN  •  FIDEM 
CLIENTELAMQVE     SVAM  ■  RECEl'IT 
EGERVNT 
BANNO     HIMILIS  •  F 
AZDRVBAL  •  BAISILLECIS  •  F  •  SVFES 
IDDIBAL  ■  BOSiHARlS  ■  F 

LEG 


a»g^ 


''0 


VII. 


I 


Anni  <li  Roma  ;8o.  Gagliaidi.  Pareia 

Era  yolg.  3-  '  PS-  '^^■ 


M  •  CRASSO  .  FRVGI 
L  •  PISONE.  COS 

SENATVS  ■  POPVLVSQVE  ■  THIMILI 
GENSIS  •  HOSPITIVM  •  FECERVHT 
C  •  SILIO  •  C     F  •  FAB  •  AVIOLA  •  PRAEF     FABP. 
EVMQVE  •  LIBEROS  ■  POSTEROSQVE 
EORVM  •  SlBl  •  LIBERIS     P0STERISQ\4E 
SVIS  •  PATRONVM     COOPTAVERVNT. 

C  •  Sa.IVS  •  AVIOLA  •  PRAEF  ■  FABR  •  THIMILI 
LIGENS  ■  VNIVERSOS  ■  SIBI  ■  LIBERIS  •  POST 
TERISQVE  ■  SVIS  •  SVORVMQVE  ■  IN     FIDEJI 
CLIENTELAMQVE  •  SVAM  •  SVORVMQVE 
RECEPIT  EGERVNT.  LEGATI 

AZRVBAL  •  SVFES  •  ANKOBALIS  ■  F  •  AGDIBIL 
BONCARTH  •  IDDIBALIS  •  F  •  RISVIL 

•  •    NNO  •  AZRVBALIS  ■  F  •  XVCEIARZO 

•  ■    •     I  ■  AMMICARIS  •  F     AGDIBIL 
L  •  BALITHONIS     F  •  SIRNI 


8o 

YIIL 

Aiiiii  Ji  Rouia   780.  Bcgcrns.   Thcsaur.   Brand. 

Ei-.i  vol;;,  2;.  vol.  3.  pag.  /hi. 

M  •  LTCINIO  •   CRASSO 
L  •  CALPVRNIO  •  PISONE  •  COS 

mi  ■  K  ■  MAIAS 

0ENTIL1TAS  •  DESOISXORVM     EX      GENTE  ■  ZOELAR\TM 

ET     GENTILITAS  ■  TRIDIANORVM  •  EX  ■  GEN  IE  •  IDEM 

Z0EL.4RVJI  •  HOSPITIVM  •  VETVSTVM     ANTIQVOM 

RENOVAVERVNT  •  ETQVE  •  OMNES  •  ALIS  •  ALIVM  ■  IN     FI 

DEM  •  CLIENTELAMQVE     SVAM  •  SVORVMQVE      LIBERO 

RVM  •  POSTERORVMQVE  •  RECEPERVNT  ■  EGERVNT 

ARAVSABIE  ■  CAENI  •  ET  •  TVRAIVS  •  CLOVTI  •  DOCIVS  ■  FLAISI 

4MGILO    CLOVTI    BODECIVS  •  BVRRALI    FLAESVS  ■  CLVTAMI 

PER  ■  ABIENYM  •  PEINTIlT     MAGISTRATVJI  •  ZOELARVM 

ACTVM  ■  CVRVNDA 
Di  Roma  906. 
E.  V.  131. 

CLABRIONE  •  ET  •  HOMVLLO  •  COS  •  V     IdVS  ■  IVLIAS 

IDEM     GENTILITAS  •  DESONCORVM  ■  ET  •  GENTILITAS 

TRIDIAVORVM     IN  •  EAiNDEM  •  CLIENTELAM  ■  EADEM 

FOEDERA     RFCEPERVNT  •  EX     GENTE  •  AVOLGIGORVM 

SEMPRONIVM     PERPETVVM     ORNIACVIM  •  ET  ■  EX  •  GENTE 

VISALIGORVM  ■  ANTONIVM     ARQVIVM  ■  ET  ■  EX     GENTE 

CABRVAGENIGORVM  ■  FLAVIVM     FRONTONEM     ZOELAS 

EGERVNT 

L     DOMITIVS     SILO  ■  ET 

L  •  FLAVIVS  •  SEVERVS 

ASTVRICAE 


IX. 

Anni  <li  Ronu  8io.  /v., 

Er»  Yolg.  5,.  °''""''"-  '^•""-  ""•'"^- 

NERONE  •  CLAVDIO  ■  CAESARE 

AVCx  ■  GER  ■  II 
GAESIO  •  MARTIALE  ■  COS  •  viu 

IDVS         DECEiMBRIS         ClVfTAS    •    PO 
PEIONENSIVS         HOSPITIVM     •    i^NOVA 
VIT    •    CVM    •    L         POl'EIO     •    L    ■    F    •    AN! 
IN    •    FINE    •    ANNI    •     PRIMI    ■    lANVM 
PRIM    •  UNO 

HBERIS    •    POSTERISQVE    •    EIS    •    LI 

BERIS    ■    POSTERISQVE    •    SVIS 

EGERVWT    •    LEG    •    SEX 

POPEIVS    ■    NEPOS         SERGIVS    •    CRES 

SCENS 


Spo,r  NERONE    •    CLAVDIO    •    CAESARB 

Imscell.  p.  2"8. 

AVG    •    GER         a 

CAESIO    •    ftURTIALE    •    COS 
VMt 
IDVS         DECEMBRIS    •    CIVITAS    •    PQM 
PEIONENSIS         HOSPITIVM         RENOVA 
VIT        CVM-    •    L    ■    POMPEIO        L    •    F 
PROIIANO 

IN    •    FINE    ■    ANNI         PRIMIANVM 
LIBERIS    ■    POSTERISQ    •    SVIS 
EGERVNT    •    LEG         SEX 
POMPEIVS    •    NEPOS        SERGIVS        CRES 
CENS 
TOMO    XXXV. 


ANI 


ir 


X, 


Aniii  «li  Roma  85  j.  ?  T'ca.  Framm.  ili  Fttsli 

Er*  Tolg.  loi.?  Cons.  pag.  g. 


c 


OS 


L  •  ARRVNTIO  •  STELL  V 
L     •     IVLIO     •     MARINO 
JJIII  K  NOV 


M     ACILIVS     PLACIDVS     L  •  PETRONtVS     FRONTO 

nil      VIR     I  •  D      S      C  ■  FERENTINI  •  IN  •  CVRIA  •  AEDIS      MER 
CVRt  ■  SCRIBViNDO      ADFVERVNT  •  A      SEt;iARJiV-S  •  MAE 
CIANVS      T      MVNNIVS      NOMANLINVS 

QVOD  •  ViNlVERSl      V  ■  F      T  ■  POMPONIVM  ■  B\SSVM  •  CLARIS 
SIMVJI      VIRVJI  ■  DEJIAINDATAM  ■  SIBl  •  CVRAM  •  AB 
INDVLGENTISSIMO      IMP  •  CAESARE  ■  NERVA  •  TRAIAMO 
AVGVSTO  ■  GEHJIANICO  ■  QVA  ■  AETERNITATI  ■  ITALIAE 
SVAE  •  PROSPEXIT      SECVNDVM      LIBERALITATEM  •  EIVS 
ITA  ■  ORDINARI      VT      OMNIS  ■  AETAS  ■  CVRAE  •  EIVS      MERITO 
GRATIAS      AGERE      DEBEAT  ■  FVTVRVTVIQVE  •  VT  •  TANTAE 
VIRTVTIS      VIR      AVXILIO      SIT      FVTVRVS  •  MVNICIPIO 
NOSTRO      QDERFPDERIC. 

PLACERE  •  CONSCRIPTIS  •  LEGATOS     EX     HOC  •  ORDINE 

IMITTl      AD      T      POMPOINIVM  ■  BASSVM  •  CLARISSI 

MVM     VIRVM     QVI      AB      EG      IMPETRENT      IN      CLIEM 

TELAM      AMPL19SIMAE  •  DOMVS  •  SVAE  •  MVINT 

CIPIVTH     NOSTRVM  .  RECIPERE     DIGNETVR 

PATRONVMQVE  •  SE  ■  COOPTARI      TABVLA 

HOSPITALI      INCISA      HOC      DECRETO  •  IN  •  DOMO 

SVA  •  POSITA     PERMITTAT     CESSVERE 

EGERVNT    •    LEGATI 

A     ■     CAECILIS  A  ■  F  QVIRINALIS         ET 

QVIRINALIS  F. 

AD  •  AVG  AD      AVG 

TEM  •  C     P  TEM  •  C  •  P 


83 

XI. 

Auni  Ui  Roma  ijxi.  lueUit* 

£r;i  vul^.   ijS. 

SEX  •  SVLPICIO  ■  TERTVLLO 
Q  ■  TENE:0  •  SACEUDOTE  •  COSS 

COLONIA     IVLIA  ■  AVGVSTA  •  VSELLIS  ■  HOSPITI 

VJI  •  FECIT  •  CVM  ■  M     ARISTIO     ALBINO     ATI 

NIAKO  •  EVM  •  CVM     LIBERIS  •  I'OSTERISQ 

SVIS     PATRONVM     COOPTAVERVINT 
M  •  ARISTIVS  •  ALBINVS     ATINIANVS  •  HOS 

PITIVM     FECIT     CVM  •  POPNLO     COLON     IVLIAE 

AVG  •  VSELL  •  LIBEROS     POSTEROSQVX  •  EO 

RVM      IN     FIDEM     CLIENTELAMQVE  •  SVAM 

SVORVMQVE  •  RECEPIT. 

EGERVNT  •  LEGATI 
L  •  FABIVS  •  L      ■  FAVSTVS     U  •  VIR   ■  QQ  •  SEX  •  IVNIVS     CASSI 

ANVS  •  M  •  ASPRIVS      FELIX  •  C  •  AXflSTlVS     PETVS   ■  SCRIB 


xit. 

Er»  YOlg.  lao.  <^™''  CIOCI. 

IMP  •  CAES  •  M  •  AVRELIO 
ANTONTNO  •  AVG  •  PIO 
FELICE  YI  •  M  •  PETRONIO  •  SEPTIMI 
ANO  COSS 

X  •  CAL  •  APRIL     IN     TEMPLO  •  COLLEGI  •  FABRVM 
ET 
CENTONARIORVM  •  REGIENSIV>I 
Q\OD  •  REFERENTIB     P  •  SAENIO  ■  MARCELLING     ET 
C  •  AVFIDIO 
DIALOGO     QVESTORIB  ■  V     F 
IV     SILIVM     IVLIANVM     VIRVM  •  ET     VITA  •  ET  ■  MO 
DESTIA  •  ET      INGENITA  •  VERECVNDIA  •  ORNATVM 
ET  •  LIBERALEM  •  OPORTERE      COLLEGI  •  NOSTRI 
PATRONVM  ■  COOPTARI     VT  SIT     CETERIS     EXEMPLO 
IVDICi      NOSTRI      TESTIMONIVM 
Q     F     P     D     E  •  R     I     C 
SALVBRI  •  CONSILIO     TAM     HOKESTA  •  RELATIONE 

QVAESTORIBVS  ■  ET  •  MAGISTRIS     COLLEGI     NOSTRI  •  FA 
CTAM  •  ET     SINGVLI     ET     VNIVERSI     SEMTIMVS     ET     IDEO 
EXCV8ANDAM     POTIVS  •  H0NE5T0     VIRO     IVLIANO  ■  HVIVS 
TARDAE  •  COGITATIONIS     NOSTR^VE  •  NECESITATE  •  PE 
TENDVMQ      AB     EO     LIBENTER     SVSCIPIAT     COLLEGI  ■  NOSTRI 
PATRONAL     HONOREM  •  TABVLAMQ     AEREAM      CVM      IN 
SCR1PTI0N"E  ■  HVrVS  •  DECRE  •  •     N     DOMO  •  EIYS     PONI 
CENSYERVNT. 


XIII. 


Anni  Ji  Koma  g^j.  Spallctti. 

Era  yolg.  aaa.  fTavvla  OspieaU. 


IMP  •  CAES  •  M  •  AVR  •  SE^^RO  •  ALEX^iNDRO 

COS  EIDIB  ■  APRILIBVS 


CONCIUVM    •    CONVBNTVS    •    CLVNIEN 

G    •    JURIVM        PVDKNTEM    ■    CORNELIA 
NVM         LEG    •    LEG    •    C    •    V         PATRONVM 
SIBI    •    LIBERIS    •    POSTERISQVE        SVIS 
COOPTAVIT    ■    OB    •    MVLTA    •    ET        EGREGIA 
ErvS    •    IN        SINGVLOS    ■    VMIVIRSOS 
QVE    •    MERITA         PER    •    LEGATVM 
VAL    •    MARCELLVM 
CLVNIENSEH 


86 


XIVl 

Aniii  .li  hnm.i   .jyi.  "  Grill.  CCCCXLIU.  6. 

Era  volg.  a^a. 

Q  •  VKTTIO   •   ATTICO   •  ET 

C  •  ASINIO  •  PRAETEXTATO     COS 

PRIU  •  IDIVS  •  APRIL 
I'ELTVINI     VESTINIS     IN     CVRIA     AVG     ORDINEM 

HABENTIB  •  T      AVIDl      ACCO      RESTITVTO  •  ET  ■  BLASKi 
NATALE     AEDD    "(^^  ■  SCRIBVNDO     ADFVERVNT 
QVOD     VNIVERSI  ■  VERBA  •  FEflERVJNT 
NVMMIAM      VARIAM      C      F      SACERD      VENERIS     FELICIS 
EA      ADFEGTIONE  •  ADQ  •  PRONO  •  ANIMO     CIRCA      N0!> 
AGERE  •  COEPISSE      I'RO  •  INSTITVTO  ■  BENIVOLEN 
TIAE  •  SVAE      SICVT      ET  ■  PARENTES      EIVS  ■  SEMPER 
EGERVNT  ■  VT  ■  MERITO      DEBEAT     EX      CONSENSV 

.1*1 

N'NIVERSORVM  ■  PATRONA      PRAEFECTVRAE      NOSIRAE 
FERl     QVO  •  MAGIS  ■  MAGtSQ     HOC      llONORE     C)VI 
EST  ■  APVT  ■  NOS  •  POTISSIMVS  •  TANTAE      CLARITA 
TI      EIVS      OBLATO      DlGiNATIONE  •  DIGNITATIS  •  EIVS 
GLORIOSI     ET  •  IN  •  OMNIBVS  •  TVTI  •  ET  •  DEFENSl  •  ESSE 
POSSIMVS      QDERFPDERIC 
PLACEhE      VNIVERSIS  •  CONSCRIPTIS     NVMMIAE  •  VARIAE 
C  •  F      SACEKDOri  •  VENERIS  •  FELICIS      PRO  •  SPLENDO 
RE      DIGNITATIS  •  SVAE  •  PATROCINIVM  •  PRAEFE 
CTVRAE      NOSTRAE  ■  OFFERRI  ■  PETIQVE  ■  AB  •  EIVS  •  CLA 
RITATE      ET      EXIMIA  •  BEGiNINITATE  •  VT  •  HVNC  •  HO 
NOREM  ■  SIBl      A      NOBIS  •  OBLATVM  •  LIBENTI  •  AC  •  PRO 
NO      ANIMO  •  SVSCIPERE  •  ET  •  SINGVLOS  •  VNI VERSOS 
Q  •  NOS  •  REMQ  •  PVBLICAM  ■  NOSTRAM  ■  IN  •  CLIEN 
TELAM  •  DOMVS      SVAE  ■  RECIPICRE  ■  DIGNETVR  •  ET 
IN      QVIBVSCVMQVE      BATIO  ■  EXEGERIT  •  INTERCE 
DENTE  •  AVCTORITATE  •  DIGNITATIS  .  SVAE      TVTOS 
DEFENSOSQVE      PR-AESTET  .  TABVLAMQ  ■  AENEAM 
HVIVS      UECRETI      N      VERBA  •  CONTINENTEM  •  OFFER 
RI  •  Et  ■  PER     AVIDIANVM     RESTITVTVM     ET 
NATALEM    "Qij     ITEM     NVMISSENVM     CRE 
SCENTEM     ET  •  FL     PRISCVM     PRIMORES 
CRD     N  •  VIROS     CENSVERE, 


8- 


w. 


Aiini  (li  r.onia   lOoS.  Ann.  ilcll'lnst.  ili  Coriisp. 

Era  Tolg.  aaS.  Arch.  pag.   179. 


mv  ■  P NO  •  AVG      TER  •  ET 

GALLIE 

IN 

1 mThore    et    fl    festo 

qvfse n    perpet  •  coll    n    sieos    i'at 

coopt    hon vstr    praedit    bon  •  vit    ma 

plenos  •  ergo    cv        •  it  •  l  ■  cot  ■  procvlvs    vir    splen  •  ■  •  vi 
rati    c    spl    civitatis  ■  ■  •  ■  ynens  •  homo    simpl    vitae    vnde    cre 
dims    grandi    cv    •  •  lo    replerl  ■  nvm    n    si  •  evm    nobis  •  patron 
cooptems    qfric    placere  •  cvnctis  •  vniversisq    tam 
salvbri  •  relationi  ■  magistror  •  nostr  •  conse^tiri    praesertim 
cvm    sit    et   dignitate  •  accvimvlat  •  et    honore  •  fascivm    repletvs 
vnde  satis  abvndeq  gratvlari  possit  n  n  si  evm  •  nob  patr  adsv 
bl\ms  •  petbndvmq  •  de    benignites  ■  et  •  sbenivolentia    vt    eo    anim 

SVSCIPE     DIGINET     HOC     DECRETVM     VOTIVTW     CONSENS  •  N     QVA:\I     ET 
NOS     GLORIOSl  •  GAt'DENTESQ  •  OFFERIM  •  S  •  TABVLAMQ     AENEAM 
HVIVS     DECRETI  •  N     SCRIPTVK\     ADFIGI     PRAECIPIAT     VBINAM     IVS 
SERIT     TESTEM     FVTVRN^     IN     AEVO     HVIVS  ■  CONSENSVS     NOS 
TRI     RELATIONEM  CENSVERVNT 

FELlCrrER 


Riscontrjta  con  un  Fac-simiU    preso  sulla  tavola  originale  iuTiatami  dalla  gentile zza  del 
Profejsorc  ScUiassi.  * 


8S 


Anni  (li  Roma  lOIQ,  Fca.  Framm.   Cons, 

Eia  >olg.  G.  pag.  LXII. 


IMPP  •  LIGINIO  •  VALERIANO 

AYG  •  llir  •  LIGINIO  •  GALLIENO  •  AVG  •  Til 

COS  IDIBVS  ■  MARTIS 

QVOD  •  COEPTVM     STVDI      IVY£NVM 

CVLTORVM  ■  DEI  •  HERCVUS     MAIORES 
RETVLERVNT  ■  PATRONVM  •  COOPTANDVM 
PLVS  ■  SPERAMVS  •  BENEflCIA  •  VBERIORA 
POSSE  •  CONSEQVITVRVS     CVIVS  •  IN     PR^^ETE 
RITO     SVMMA  •  DIGNATIONEM     SEJSSIMVS     ET  ■  ID! 
O  ■  COOPTAMVS     RVTILIVM  •  VIATOREM     PA 
TRONVM     CVM      llS  ■  QVl  •  INFRA  •  SS  ■  NONIVM  •  GRA 
TIUANVM     C     V  ■  ET  •  EGNATIVM  •  SATTIANVM     C  •  V 
PLEROSQVE     SPLENDIDOS     EQVITES  •  ROMANOS 
ET  •  CONCVRIALES     ElVSDEM     VIATORIS  •  QVI  ■  NOS 
DIGNATIONE  •  SVA  •  ET     MERITA     PROVOCAVE 
RVNT  ■  OFFERRE  •  PER  ■  NVMERIVM  ■  NVMERIA 
•NVM  •  ATTIC  •  ET     MAIORES     EORVM 


89 


XVII. 

Anni  di  Roma  ioi3.  Biancbiiii.  Appcni]    a1  lorn.  i. 

Era  volg.  aGo.  Aoastas.  Bibl    CXXVII. 

P  •  CORNELIO  •  SAECVLARE  TI   ET  •  I\TS10  •  DONATO-  ■  IT 

KAL     IVLIS  COS 

SENTINl  •  CVM     IN  •  SCOLA     SVA  .  FREQVES     NVMERVS     COLL     FABR 
SEJNIINATIVM     CONVEMSSEiN T  •  NVMERVM  ■  HABENTIBVS 
C  ■  IVLIO      MARTIALE  •  ET      C     CASIDIO      RVFINO      QQ      ET  •  REFEREYTIB 
IPSIS      SEMPER      IT  ■  IN  ■  PRAETERITVM     SPLEiNDlDlSSlMVM  •  «"    N" 
CONISVM     ESSE     VT  •  ADFECTIONE  •  SPLENDORIS     SVI  •  IN  ■  SINGVLOS 
QVOSQVAE  ■  CONDIGNOS     MERENTES  •  FXIBEANTV     ET  JUXIME 
IN      HONORE      ADQVE      DLGMTATE      SrEMMIAE  •  VICTORIAE      QVON 
DAM     INDOLES     RUMORIAE     FEMINE  ■  MATRIS     NVMERI     NOSTRI 
PROORSVS     QVAEQVE     ESSE  PROVECTVM     NOMEN     DOMVS 
EIVS      VT      PER      ORDINEM  •  GENERIS      SVI      OMNES      IN      NV5IERVM      N" 
PATRONl      IN      COLLEGIVM      NOSTRVM     APPELLARENTVR  •  OPTAN 
DAQVE  •  ERANT  •  VT  •  OMNES     VNIVERSIQVAE  •  INCOLVMES     IN 
NVMERVM     NOSTRVM  ■  VIDERENTVR  •  ET     QVONIAM  •  VIR  •  SPLEN 
CIDVS      COREUVS  •  FVSCVS      PATKONVS  •  NVTVIERl      DEBEAT  ■  EX 
EMPLO     PIETATIS     PARENTIVM  •  ET  •  MATRIS  •  HONORIFICENTU. 
ITAQVE     SI     OMJNIBVS     VIDERETVR     TABVLA  ■  AEREAM     El  ■  OFFER 
Rl  Q      F     P     D     E     R      I     CC 

GLORIOSVM     ESSE     RELATIONEM     B     B    V     V     QQ  •  COLLEGI     N 
ET  •  IDE©  •  CVM  •  SIT  •  CORELIVS     FVSCVS  •  SPLENDIDE  •  NATVS  •  VT 
POTIYS  •  HONORIFICENTIAE     NOSTRAE  •  MODVM     INTEL 
LEGAT     NECESSAQVE  ■  SIT      El     TABVLAM      AEREAM  •  TITVLIS 
ORNATAM     SCRIPT  AM      OFFERRI  •  PETIQVE  •  AB     EO      HANG 
OBLATIONEM     NOSTRAM     LIBENTI  •  AMMO     SVSCIPE 
RE      DIGN"ETVR      LEGATOSQVE      IN      EAM      REM     FIERI      QVI 
QVE      DIGNE      PROSEQVANTVR     NERATIVM      AMPLIATVM  •  ORPIV^I      VER 
TATEM  ■  AEMILIVM      VICTOREM  •  BKBIDIVM  •  IVSTVM  ■  CASIDIVM      JURTA 
LEM      IVLIVM      MARTIALEM      CASIDIVM      RVFINVM  •  BEBIDIVM  •  lENVA 
RIVM     AETRIVM      ROMAN  VM      CASIDIVM      CLEMEN  TINVM  •  AETRIVM 
VERNAM      VASSIDENVM  ■  FAVOREM      CASIDIVM      IVSTISSIMVM      SA 
TRIVM      VERECVNDVM      STATIVM  ■  VXLOCEil  •  VETVRI      CELERINVM. 
TOMO    IliXV.  13 


90 

Will. 

Amii  di  Horon  loij.  Blinehliil,  Annit.  Bihl.  loin.  9, 

Ef»  volg.  ado.  Ain>«u.),  jmg.  CXXVl. 

P  •  CORNELTO  •  SAECVLARE  •  IT-  ET  •  C   IVNIO  •  DONA 
TO  ■  IT-  COS        nil  •  WON    DEC 

OSTRE     IN     MVNICIPIO     COLL     CENTON  ■  CVM  •  SCHOLA     SVA  ■  FREQVEN 
TES     SCRIBVNDO  •  ADFVISSENT  •  IBIQVE  •  REFEREKTE  •  L  ■  VESSIDIO  •  FOR 
TVNATO  ■  QQ      VNIVERSORV  •  CONSENSV  •  VERBA  •  SVNT  •  FACTA 

QV.^TO  •  AMORE      QVANTAQVE      MYNIFICIENTLV     M      n"    1N"     CARENVS  •  VIBI 
ANVS  •  ORNASSE  •  PALA  ■  EST  •  CVIVS  •  IHPARES  •  BENEFICIIS  ■  AD 
REMVNERANDAM  •  EIVS      ADFECTIOINEM  •  QVEREBE  •  REMEDIA 
DEBERE  ■  SED  •  PRAECIPVVM  •  AQVE     LAVDABILEM  •  COMMVNIS  ■  VOTl 
REPERTVM     CONSILIVM     VT     CORETIVM  ■  VICTORJNVM  •  AD  •  GENVS  •  AE 
IVS      ET     HO^ORES  •  PERTINEINTEM  •  VEL  •  AC  •  OBBLATIONE  •  MVNEREMVS 
ET     PATROiSVM      AEVM  •  lAMDVDVM  •  LECTVJl  •  PVBLICA  •  TESTIFICATIO 
NE      MANIFESTETVR  •  IGITVR  •  SI      CVNCTIS  •  VIDETVR  •  TABVLAM  •  AEREAM 
CONTI^ENTEM  •  TESTIMONIVM  •  CIRCA  •  EVM  •  NOSTRE  •  ADFECTIONIS 
IDEOQVE      QRQFRDE-  AEA  •  R      V     I  ■  CENSVERVNT 

PLACERE  •  CORETIO     VICTORINO     PATRONO  •  N    ~N      TABVL  •  AEREAM  ■  COKTI 
ISENTEM     VERBA  •  DECRETl  •  NOSTRI  •  OFFERRI     PER  •  VEJ.S1D1VM     FORTVNA 
TVJI  •  CORNELIVM     TERTIVM  •  QQ     PVBLILIVM  •  MAXIMIINVM 
AVRELIVM     VRSINVM     VALERIVM  •  IVSTVJVI 
COCCEIVM  •  MERCVRIALEM  •  ANTISTIVM  •  MAXIMVM 
OCTAVIVM     CLEMENTEM  •  PETROMVM  •  FELICEM 
VESSIDIVM  •  FILOQVIRIVM  •  OCTAVIVM  •  TAV 
RVM  •  SATRENV  •  SVPERVM  •  VESSIDIVBI     VERECVWDV 
STATIVM     FAVSTVM     LEGATOS, 


I 


91 

Anni  di  Rom*  ioi4-  Bianchini.  Anait.  BiU.  torn,  3. 

Era  volg.  jGi  Append,  pug.  CXXYI. 

IMP  •  GALLIENO  •  AVG  •  IlII  •  ET  •  VOLVSIANO  •  COS 

XV  K.\L  SEPTEMBKES 

SENTINI     IN     TRICLITVI     DOMVS  •  CC     NVMEBVM     HABENTl 
BVS  •  SEQVELL.\  ■  ElVSDEM     COLLEGI   •  IBl     REFERENTIBVS     CASIDIO 
SEVERO     PATRE  •  N     N     ET  ■  HELDIO     PEREGRINO  ■  PARENTE  ■  CVM  •  SIT 
OPORTVTNVM      CREBRIS      BENEFICUS      ET      AOFECTIONEJI      AMORIS 
trg.K  •  N  ■  IN  •  EXIBENIIBVS      ADSISTERE  •  ET  •  MVNIFICENTIA 
mTOR\T«     SICVT  •  OPORTVNITAS      TESTIMONIVM  •  PERHIBERET 
rtMVNERARE      IGITVR  •  SI  •  CVNCTIS      VIDETVR      CORETIVM  •  FVSCVM 
SPLENDIDVM  •  DECVRIONEM      P.\.TRIAE      N  •  SED      ET      PATRONum  ■  TRIVM 
COLL      PRINCIPALIVM      ET      VESIA      MARTINAM      CONIVGEM  •  EIVS 
PATRONAM     SED     ET     COUETIV  ■  SADlN\Trt     FILIVM  •  EORVM  •  lAMPRIDEM 
PATRONOS      PER      DVPLOMVM  •  A      INVMERO      N      COOPTATOS  •  NYTXC      TABVLAM 
AEREAIM     PATRON.\TVS     EIS     OFFERRI  •  VT     MERITO     HONORE     PRO     MERl 
TIS  •  INNOTESCAT     QFPDERICC 

QVOD     IN     PR.VETERITVftl     CORETI      FVSCI  ■  PATRONI     VPSIAESIAE     M.VRTCSE 
PATRONE     ET    CORETI      SABINl     FILI  •  EOR\'M  •  ERGA    AMORE    BENEFICIA    PR.\ES 
TITA  •  SCVSCEPERIMVS     NV^C  ■  ETIAM  •  IN  •  FVTVRVM  •  KON  ■  DISSIMILLA.  •  QVAE 
NNTSC    SENTIMVS    PERPETVO  •  EX    DO:^™  •  EORVM     PROCESS\  RA     P.\RI    ADFEC 
TIONEM      SPERAMVS      ADQ\'E      IDEO      COXSENTIRE      BEL.^TIONl  •  EB  •  VV      CASIDI 
SEVERl     PATR[S    I^  N    ET    HELBI    PEREGRINI  •  FARENTIS    ET  ■  AD    REMVNERANDAM 
EORVM     BENEVOLENTIA  •  QVO    LAVTIVS  ■  ADQVE    PVLCHRIVS    DIGNE  ■  HONOREM 
SIBI     OBLATVM  •  SVSCIPERE  ■  DIGNETVR  •  DECRETVM  ■  ET     IN  ■  TABVLA     AEREA 
PERSci?kPTVM     EISQVE     ET     A     NOBIS  •  PROFECT\'M  •  EST     LEGATOSQVE 
FIERI  •  PLACVITQVE     HA\C  •  TABVLAM  •  DIGNE  ■  PROSEQVI 
SATRIVS  ■  ACILIVS  ■  SATRIVS  •  CLEMENS 
V'OESIDENVS      MAGELLINVS  •  VASSIDENVS      \BRINVS 
CASIDIVS  •  SEVERVS     AELDIVS     PRIMVS     HELDIVS  •  PEREGRINVS 
BRITTIVS     MAXIMVS     AELIVS  •  HONOR.\TVS  •  PROLVIVS  ■  HILARINTS  •  AETRIVS 
TERMINALIS  .  GAVIVS     FELICISSIMVS     S.\TRIVS     I.\NVARIVS  •  CASIDIVS  •  ROMV 
LVS     AETRIVS     VER>A     SATRIVS      VPSVS. 


9* 


Ann!  d!  Romi  ttf)^.  Grut.  CCCLXII. 

Em  vol^.  3a I. 


POPVLONII 

DD  •  NN  •  CRISPO  •  ET  •  CONSTANTINO  •  IVN  •  NOBB 
CAESS  •  ITERVM-       IV  •  IDVS  •  MART  ■       CONSS 
COLOM  •  COLONIAI  •  CONCORDIAE  •  VLPIAE  •  TRAIANAE 
AVGVSTAE  •  FRVGIFERAE  •   UADRVMtTlNAE 
Q  •  ARADIVM  •  VALERIVM  •  PROCVLVM  •  V  •  C  •  PRAESIDEM 
PROVINCUE  •  BYLACENAE  •  LIBEROS  •  POSTEROSQVE  •  EIVS 
SIBI  •  LIBERIS  •  POSTERISQVE  ■  SVIS  •  PATRONVM  •  COOPTA 
VERVNT  •  Q  •  ARADIVS  •  VALERIVS  •  PROCVLVS  •  V  •  C  •  PRAESES 
PROVING  •  VAL  •  BYZACEN  •  COLONIS  •  COLONIAE  •  CON 
CORDIAE  •  VLPIAE  •  TRAUNAE  •  AVGVSTAE  •  FRVGIFERAE 
HADRVMETINAE  •  LIBEROS      POSTEROSQVE  ■  EORVM  •  IN  •  FI 
DEM  •  CLIENTELAMQVE  •  SVAM  •  LIBERORVM 
POSTERORVMQVE  ■  SVORVM  •  RECEPIT 


93 


Anoi  di  Koma  1074.  GiiH.  CCCLXill. 

Eru  vo\^.  331. 


DD  •  NN  •  CRISPO  •  ET  •  CONSTANTINO  •  NOBILA  •  CAESS  •  IT  •  COS 

V  •  IDVS  •  APR 

DECVTxIONES  •  ET  •  COAONI  •  COAOMAE  •  AEAIAE  •  AV 
GVSTAE  •  MERCVRIAAIS  •  THAEKIT  •  CVM  •  QVIN 
TO  •  ARADIO  •  VAAERIO  •  PROCVAO  •  V  •  C  •  PRAESID 
PROVLNC  •  VAA  •  h\lAC  ■  HOSPITIVM  •  CAIENTE 
AAMQVE  •  FECISSENT  •  ET  •  SIBI  •  AIBERISQVE  •  SVIS 
POSTERISQVE  •  EORVM  •  COOPTASSENT  •  QVINTVS 
ARADIVS  •  VAA  •  PROCVAVS  •  V  •  C  •  PRAES  •  PROVIN  •  VAA 
BYZAC  •  A  •  DECVRIONIBVS  •  ET  ■  COAONIS  •  COA  •  AEAIAE  •  AVG 
MERC  •  THAENIT  •  HOSPITIO  •  CAIENTEAAQVE 
SCVSCEPISSET  •  AIBERISQVE  ,  SVIS  •  POSTERIS 
QVE  ■  EORVM  •  IN  •  QVAM  •  REM  •  AEGATOS  •  IRE 
DIXERVNT  •  VNIVERSOS  •  ORDINIS  VIROS 
CENSEINTIBVS  •  CVNCTIS  •  AGEMIBVS 
CVRIAM  •  Q  •  VAAERIO  ■  MARVAAO  •  ET  •  C  •  HOR 
TEiSSiO  •  CONCIAIO  •  DVOVTRIS. 


54 


Annl  cli  Aoma  1C74,  Grut.  CCCLXIIt. 

Era  Tolg'  321. 


FELICITER 

DD  •  NN  •  CRISPO  •  ET  •  CONSTAN 

TINO  •  NOHB  •  CAESS  •  II  •  COSS 

X  •  KAL  •  MAI 

QVOD  •  Q  •  ARADIVM  •  VAL  •  PROCVLVM 

V  •  C  •  PUAESIDEM  •  PROV  •  VAL  •  BYZAC 

FAVSTIANENSES  •  PATRONVM  •  COOP 

TARENT  •  CVM  •  LIBEKIS  •  POSTERISQVE 

EIVS  •  SIBI  •  LIBERIS  •  POSTERISQVE 

SVIS  •  TESSERAM  •  HOSPITALEM 

CVM  •  EG  •  FECERVNT  •  VTI  •  SE  ■  IN      FIDEM 

ATQVE  •  CLIENTELAM  •  VEL  •  SVAM 

VEL  •  POSTERORVM  •  SVORVM     * 

RECIPERET  •  ATQVE  •  ITA  •  IN  •  HAG 

RE  •  SPLENDIDISSIMVS  ■  ORDO 

EIUSDEM  •  CIVITATIS  •  FAVSTI 

ANENSIS  •  LEGATIONEM  •  PRtt 

SECVTVS  •  EST 


95 

Win. 

Annt  ill  Bntnii  107^  Orul  CCCLXIt 

Km  tulu,  3a I, 

VALERIO         PROCVLO     •     V     •     C 
PRAESU)!  •  PROVINCIAE  •  VAA  •  BVZAC 


POPVLONlI 


I 


DD  •  NN  •  CRISPO  •  ET  •  CONSTANTINO  •  IVNIORE 
NOBIAISSIMIS     CAESS     COSS  •  IIII  •  KAL  •  SEP 

MVNICIPES  •  MVINICIPI  ■  T  •  AEAI  •  HADRIAN!  •  AVG  •  CRT 
AITAM  •  Q  •  ARADl\  M  ■  RVFLNVM  •  VAAERIVM  •  PROCVAVM 
C  •  V  ■  AIBEROS  ■  POSTEROSQVE  •  EIVS  •  SIBI  •  AIBERIS  •  POSTE 
RISQVE  •  SVIS  •  PATRONVM  •  COQPTAVERVNT  •  TESSERAM 
QVE  ■  HOSPITAAEM  •  CVM  •  EO  •  FECERVTVT 

Q  •  ARADIVS  •  RVFINVS  •  VAAERIVS  •  PROCVAVS  •  AIBERI 
POSTERIQVE  •  EIVS   •  MVMCIPES  •  MV.MCIPII  •  T  •  AEAI  •  HA 
DRIAiM  •  AVG  •  CIVIAITAKI  •  AIBEROS  ■  POSTEROSQVE  •  EORVM 
IN  •  FIDEM  •  CAIEIXTEAAMQ  •  SVAM  •  RECEPERVM  •  LN"  •  QVAM 
REM  •  GRATVITAM  •  AEGATIONEM  •  SCVSCEPERVNT 
INSTEIVS  •  RENATVS  •  ET  •  APOAAONIVS  •  CAAAEKTIVS 
DVOVIRI  •  T  •  AEAIVS  •  NICOGLNVS  •  ET  •  AEAIVS  •  FAVSTI 
NVS  •  AEDIAES  •  A  •  AELIVS  •  OPTATIANVS  •  CAIMMARIA 
NVS  •  FAAVIVS  •  SECVNUINVS  •  DOMITIVS  •  OPTATIANVS 
AEMILIVS  •  NENIGOMVS  •  AEMILIVS  •  T  •  TBACIVS  •  STA 
TILIVS  •   SECVMDIAiWS  •  FA  •  P  •  P  •  ET  •  VMBERSVS  •  ORDO. 


96 

XXIT. 


Anni  di  Roma  1074.  Gori.  Inaeript.  Etr. 

£ia  Yolg'  3^1.  Tom.  2.  p.  auo. 


DD    •   NN    •    CRISPO    •    ET    •    CONSTANTINO 
IVNIORE  •  NOBILISSIMIS  •  CAESS  •  IT  •  COSS 

m    •    NON  •    EX       •  ••    L    •    ORDO    ■    M         DIDI 

TANORVM         HOSPITJVM    •    AMICITIAMQVE 
FECIT    •    CVM    ■    Q        ARADIO     •    VAL    •    PROCV 
LO        V    •    C    •    ET        IPSVM    ■    LIBEROS    •    POSTEROSQVE 
EIVS    •    SIBl    •    LIBERIS    •    POSTERiSQVE    •    SVIS 
PATRONVM    •    COOPTAVIT 
Q         ARADIVS    •    VAL    •    PROCVLVS    •    V         C         PRAE 
SES    •    PP    •    HOSPITIVM    ■    AMICITIAM 
QVE    •    FECIT         CVM    ■    ORDINE         M    •    DIDI 
TANORVM    •    IPSOS         LIBEROS    •    POSTEROS 
QVE    •    EORVM    •    SIBI     •    LIBERISQVE    ■    SVIS 
IM    •    FIDEM    •    GLIENTELAMQVE         SVAM 
POSTERORVMQVE     •    SVORVM     •    RECEPIT 
AGENTE    ■    ORDINE. 


07 
XXV. 

Ann!  di  Rom.  1075.  g,^^   CCCLXIV. 

Era  volg.  in. 

B  -  B 

PETRONIO  •  PROBIANO  •  ET  •  ANICIO  •  IVLIANO  ■  COSS 

PRID  •  KALENDA-S  •  APRILES 

COLONI  •  COLONIAE  ■  AELIAE     HADRI,\NVS  ■  AVG 
ZAMAE  ■  REGIAE 

Q     ARADIVM     VALERIVM  •  PROCVLVM  ■  IPSVM 

LIBEROS     P05TER0SQVE  ■  EIVS  •  SIBI  •  LIBERIS     POSTE 
RISQVE     SVIS     PATRONVM     COOPTAVERVNT 

Q     ARADIVS     VALERIVS  •  PROCVLVS  •  COLONOS 
COLONIAE     HADRIANAE  •  AVG  ■  ZAMAE  •  REG  ■  IPSOS     LI 
BEROS  •  POSTEROSQ     EORVM     SIBI  •  LIBERIS  •  POSTERIS 
QVE     SVIS  ■  IN  •  CLIENTELAM  •  RECEPIT     EGERVNT 

C  •  MVCIVS  •  BRVTIAPrVS  •  FAVSTINVS      AIsTOXlASVS  •  VE  •  FLAM 
AVG  •  P  •  P  •  AVG  •  CVR     R  •  P  •  ET  •  C  •  CAMELLIVS  •  AFRIC.ViNVS      FABIA 
NVS     HONORATVS     VE  •  FL     AVG  •  P     P     P     ET  •  C  ■  IVLIVS  •  SERVATVS     TER 
TVLLIANVS  •  VE     FL  •  AVG  •  P     P     ITEM     FLAVIVS  •  THEODORVS     TH.\XLVS 
VEFLAVG   P  P  ET  C    MVCIVS  PROBVS  FELIX  RVFINVSVE  FL  AVG  P  P  P  SPS 

ET  M  NASIDIVS •  SATVRVS  SABINI ABiVS  ■  NOVEAN\S  VE  FL  AVG  P  P  AVG  ET  P  C AVI 
VS  RENATVS  ftUIOR  DONATIANVS  •  VE  FL  AVG  ■  P  P  ET  C  BOCIVS  CASSIANVS 
SECVNDINVS  VE  FL  AVG  P  P  ET  P  IVLIVS  CATINIVS  HONORATIANVS  VE  FL  AVG 
P  ■  P  AED  ET  ■  C    BLOSSIVS   IVJSIANVS   ORONTINVS  •  VE  FL   AVG   P    P  AED    DESIG. 


l3 


98 


X\TI. 


Annl  di  Roni«  ingij.  Policlori  in  CHlogtuA. 

Era  volg.  341.  Opuscoii  vol.  7.  jiag.  4ii. 

ANTONIO  •  MARCELT.TNO 
ET  ■  PETRONIO  •  PROBING  •  COSS 

ll  •  NONAS     MAIAS 

SVCCLAMANTE     POPVLOD  •  EMI'VKII  •  NAV 
NAE  •  DED     OFFERENDA     TABVLAD  •  AEREAD 
INCISA  •  PATRONATVS      M   •  SAL      BALERIO      VlRO 
SPLENDIDO     CVI  •  lAMDVDVM     SECVNDVM  •  BOCES  ■  EIVS 
DEM     POPVLI     ET     BOLVNTATEM  •  ONOR  ■  PATRONATVS 
OBLATVS  •  EST 

QDERFPDERIC     CVM      DEVOTVS  •  POPVLVS 
lAMPRlDEM     M  •  SAL  •  BALERIO      PVPLICE  ■  ONOREM 
PATRONATVS     OPTVLERIT     CVIVS     IMMENSA  ■  BENE 
FICIA     SEMPER  •  NON  ■  TANTVM  .  IN  •  MVNICIPES  •  BERVIVI 
ETIAM     IN     NOS  •  IPSOS  •  CONTVLERIT     EMPVRIVM     QVO 
QVE  •  NOSTRVM  •  ITA  •  SEMPER  •  DILEXERIT  •  VT     VBICVMQ 
RES  •  EXEGIT  •  TVTOS  •  DEFENSOSQVE      PRAESTITE 
RIT     PROPTER     QVOT     NECESSE     EST  •  EVM      REMVNERA 
RI  •  OPORTERE  •  PLACET      ITAQVE     VNIVERSO  •  POPV 
LO  •  EMPVRll     NAVNITANl  •  TABVLAM     AEREAM     INCI 
SAM  •  EI     OFFERRI     DEBERE  •  QVO     GRATIVS     DIGNE     ONO 
REM     SIBI  •  CONLATVM     A     DEVOTISSIMO  •  POPVLOD  ■  EM 
PVRII     NOSTRI     LIBENTI  •  ANIMO     SVSCIPIAT. 

CENSVENTIBVS     GN     IVLIO     MEMIO     PRAETORE     G 
IVL     SECVNDO  ■  CL     GEM     AFRODISIO  •  D 


99 
WYII. 


Anui  di  Roma  itiiS.  Inedito. 

Era  Tolg.  3^5. 


lELIA. 

POST  •  CONSS  •  DD  •  NN  •  ARCADlI  •  ET  •  ONORlI 

AVG  •    C|  •  K   APR!  •  qENVSIAE 
REFERENTIBVS  ■  VAL  •  FORTVNATO  •  ET  ■  AYR 
SILVANO  •  QQ  •  YERVA  •  FAOTA  •  SVNT  •  DE  •  COOPTAN 
AO     PATRONO  •  FL  •  SVCESSO  •  HORNATO  •  ET  •  EX 
PLENDIDO    •    VIRO    •    QVOD    •    TuteLA    •    FA 
MILIARITATE  •  ET  •  induSTM 
A  •  SVA  •  SiqVLOS  •  V«t-BERSOS 
QVE     •    TVEATVS    ■    ET    ■    FOBEAT     •     J^tLA 
GET  •  IQITVR  •  JIVIC      TABVLA  •  A 
ERE  •  INCISVM  •  PER  ■  VIROS  ■  PRINCIPALIS 
OFERRI  ■  ET  •  APVT  •  POENATES  •  DOMV 
UVIVS  •  AEDICARI  •  CENSVERVNT. 


100 

XXTIII. 

Mural,  p,  MCXVII.  6. 

C  •  AVFIDIVM  •  ATTICVM  ■  IPSVM  •  POSTEROSQVE  ■  SVOS 

ET  •  Q  •  VETTIVM  •  ATTICVM  •  IPSVM  •  POSTEROSQVE  •  SVOS 

COLON  I  •  COL  •  TARENT 

SIBI  •  LIBERIS  •  POSTERISQVE  •  EORVM 

SVFFRAG  •  ORD 

PATRONOS  •  COOPTAVERVNT 


XXIX. 

Frammento  di  Decreto  inviatouiL  dal  Dotior  Gio.  Labus 


•  •  •  AABERE  •  DIGNETVR  •  VT  •  QVIS  •  •  • 
tabulaM  ■  AEREAM  •  PATROCINALEM  •  S  ■  • 
C  •  V  •  QVEM  •  PONENDAE  •  ET  •  LO 


100  bis 
II  chiarissimo  archeologo  Cliampollion-Figeac  ncl  terzo  estralto 
del  mio  lavoro  dato  nel  quaderno  di  luglio  i33o  del  bulletin  des 
sciences  historiqucs  etc.  de  MS  Ferussac,  ripubblico  un  Decrelo 
di  Patronato ,  ch'era  sfuggito  alia  mia  diligenza,  sebbene  gia  da 
molti  annl  fosse  stampato  nel  49  volume  delle  memorie  dell'^c- 
cademia  delle  iscrizioni  e  belle  lettere  di  Parigl. 

La  lentezza  delta  stampa  del  volume,  fa  si  cli'io  possa  aggiun- 
gerlo  agli  altri.  Esso  nella  seric  cronologica,  a  paver  mio,  va  posto 
dopo  il  n.°  VIII,  giacche  io  lo  credo  emanato  in  uno  dei  tre  ul- 
timi  consolati  di  CAIO  CESARE  CALIGOLA,  tra  gli  anni  39-41 
dell'era  volgare. 

C    POMPONIV 

HOSPITIVM  TESSERAI    . 

SENATV  •  POPVLOQVE  •  CVR . 
EIVS  ■  STVDIO  •  BENEFICIEIS. 
PREIVATIMQVE  •  C  •  POMPOI 
EIVS  •  PATRONVM  •  SIBEI  •  PO 
QVOM  •  HOSPITALE  ■  TESSER/ 
HIMILCONIS  •  F  •  ZENTVC  .  .  . 
SVFETES  •  MVTIIVNILIM  •  HI  . 
MILCATONIS  •  F  •  BARIC  •  H  . 
AMMICARIS  •  F  •  ZECENOR  . 
AMMICARIS  •  F  •  LILVA  •  MI  . 
ACT  •  A  •  D  •  VI  •  K  •  MAI  •  C  •  CAESAR 


lOI 

CONSIDERAZlOiM 

WTOBXO 

ALLA  RISTAURAZIONE  DELLE  SCIENZE  DI  STATO 
seguita  in  Italia  circa  la  meth  del  Secolo  XFI. 

DI  S.  E.  iL  SiG.  CoNTE  Gian-Francesco  Galeani  Napione 

Dl    COCCONATO 
-hrite  nelU  adunanze  de'  27  aprile  e  14  dicemb.   i8a6  ,  8/ctibr.  e  5  uprile  1827. 

INTRODUZIONE 

Che  per  benigno  favore  del  Cielo  corrano  talvolta  secoJi  tran- 
quilli,  e  per  quanto  la  natma  dell'uomo  il  comport! ,  felici;  laddove 
in  altri  tempi  sembri,  clie  Iddio  sdegnato,  abbia  soltanto  a  cuore 
il  castigo,  non  la  prosperita  de'Popoli,  e  questa  una  verita  notis- 
sima  per  la  Storia  ,  e  che  si  e  fatta  a  tutti  nella  Eta  nostra,  per 
propria  esperienza  manifesta.  Quale  fosse  la  condizione  dell'Itaiia, 
e  di  tutta  la  colta  Europa,  prima  die  volgesse  al  suo  lermine  lo 
scorso  Secolo  e  cosa  troppo  recente ;  ed  il  confronlo  dei  sofTerti 
mail  negli  anni  posteriori ,  per  cui  dir  possiamo  di  aver  sopravis- 
suto  a  noi  medesimi,  e  di  cui  tante  sono  tuttora,  le  triste  conse- 
guenze,  che  iie  rimangono ,  fanno  si  che  viva  e  presente  si  con- 
servi  ,  da  coloro,  che  vissero  in  quella  quiete  antica ,  la  rimem- 
branza  del  passato  bene ,  imprimendone  altamente  I'idea. 

Tanto  pii  amaro  e  cocenle  si  fa  poi  questo  pensiero  in  chi 
riflette ,  che  piu  di  ducento  anni  erano  passati  ,  dacche  slabililo 
erasi  quell'ordine  di  cose,  dal  quale  era  nata  quella  tranquillila  e 
quella  coltura;  e  che,  scorrendo  tutta  la  Storia  tanto  antica  quanio 
moderna,  si  lungo  periodo  non  s'incontra,  in  cui  gli  uomini  abbiano 


J03  IXTRODUZIOXE 

vissuto  tanto  loatani  clalla  barbaric  e  d.illa  ferocia.  Che  se  ir» 
queslo  notabilo  tralto  iVi  tempo  non  mancaroiio  guerre  ,  nou  mis- 
fatti  ,  non  abiisi  ,  non  sciagiue  private  e  pubbliche  ,  proilotte  o 
dalla  malvagitu  degli  uoinini  o  dall'ira  del  Cielo  in  punizione  di 
essa ;  se  in  principio  del  Secolo  Sesiodecimo  regnavano  ancora  vizj 
brutali,  e  se  poscia  in  appresso  colla  corruzione  de'costumi,  s'in- 
sinuo  refleminalezza ,  I'inerzia,  I'invidia,  e  I'adulazione ,  tiitti  i 
dolcl  e  pericolosi  vizj  in  una  parola,  delle  anime  abbiette,  e  delle 
nazioni  viclne  alia  decadenza  ;  tale  si  c  pur  Iroppo  la  condizione 
delle  cose  umane ,  non  mai  stabili ,  non  mai  perfette.  A  chi  volge 
peraliro  lo  sguardo  a'  passati  evenimenti  ,  riuscir  dee  fenomeno 
mai  seinpre  memorabile  il  corso  di  due  secoli  interim  meno  infelici 
di  lulli  cjuelli  che  li  hanno  preceduti  :  che  per  tali  sembrar  do- 
vranno  ,  agli  occhi  di  tutti  coloro  ,  che  lodio  concepito  contro  il 
Sislema  Politico  e  Morale  di  questi  due  uliimi  secoli,  non  ha  resi 
troppo  parziali  delle  antiche  piii  riinale  Nazioni  feroci,  o  clie  nelic 
pubbliche  calamita  non  han  gittato  i  fondamenti  della  propria  gran- 
dezza. 

Pregio  Sara  degll  Scriitorl ,  die  verranno  dopo  parecchie  eta  il 
paragonare  la  Sloria  dc^;li  anni,  che  corsero  diilla  nieta  del  Secolo 
XVI  sino  agli  ultimi  anni  del  XVIII  ,  colla  Storia  de'  secoli  che 
verranno.  Noi  non  possiamo  confrontarla  con  altri ,  fuorche  cogli 
antecedenti.  Polranno  gli  Siorici  delle  Eta  avvenire  chiarirsi  col 
falto  ,  se  gli  uomini ,  e  le  Nazioni ,  capaci  sieno  di  pervenire  a 
quella  perfezione  squisita,  di  cui  soltili  ragionatori  con  si  magnifi- 
che  parole  ,  e  splendide  promesse  ne  prescntarono  I'idea.  Uflicio 
degli  Siorici  de' tempi  nostri  si  e  lo  esporre  fedelmente  i  fatti  della 
passata  Storia  ,  invesligarne  i  motivi ,  non  gia  presagir  la  futura. 

Restringendo  adunque  il  discorso  a  cercar  le  ragioni  di  cio  che 
Ju  ,  non  a  specular  i  mezzl  per  recar  ad  effetto  cio  che  pensano 
alcuni  che  esser  potrebbe,  le  cagioni  principalissime,  secondo  che 
io  slimo  ,  'per  le  quali  una  tranquilhta  si  lunga  e  si  costante  nel 
sovradescritto  Periodo    di  tempo  si  c  godula ,  di  cui  non  si  Irova 


INTUODUZIONE  I  o3 

csernpio  nella  Storia  ,  furono  ;  la  riforma  dc'  costumi  operala  dal 
Concilio  Generale  della  Chiesa  Caltolica  adunalosi  in  Ti'ento  ;  le 
Negoziazioni  Politiche  diffuse  in  tutti  i  Govenii  di  Europa  falte 
staliili  e  perpetue  ;  c  per  ullimo  lo  studio  dei  Classici  Greci  e  La- 
lini  ,  e  delle  lelteie  pii\  ainene  congiuiuo  colla  pratica  dcgli  allari, 
e  con  una  savia  instiluzione  morale  ,  e  colla  soda  Dolliina  dclle 
Discipline  severe. 

I  fatti  slessi  ,  e  sopratutto  la  Storia  della  Vita  di  parecclii 
grand'uomini,  die  lllalia  produsse  nel  secolo  XVI,  appieuo  di- 
mostrano  (juanto  abbiano  essi  contribuilo  a  spargere  e  conservar 
ill  vigore  qiiello  spirito  ,  que' sentimenli  di  vimauita ,  quella  col- 
tura,  clie  rese  le  Nazioni  di  Europa  diverse  tanto  da  quelle  die 
erano  prima,  e  cio  sebbene  i  miscredenli  si  facciano  beffe  degli 
StHbilimenli  Religiosi  promulgali  dal  Concilio  ;  perplessi  rimangano 
alcuni  Politic!  nel  determinare  ,  se  sia  stato  maggior  il  danno,  chc 
non  il  vanlaggio  delle  negoziazioni  perpetue ;  ed  ai  buoni  sien  ve- 
nutc  in  sospelto  le  Icttere  per  I'uso  abbominevole  ,  die  ne  banno 
fatto  i   malvagi. 

Ma  se  la  Storia  Civile  e  Letteraria  del  secolo  X\T  non  manco 
di  valorosi  Scrittori ,  lo  stesso  dir  non  si  puo  di  quella  delle  Scienze 
di  Stato ,  massimamente  in  questi  ultimi  anni ,  tuttoche  la  dislanza 
de'  tempi  ci  abbia  coUocali  nel  sito  ,  in  cui  ,  quasi  dal  suo  punto 
di  vista  ,  possiamo  meglio  ravvisare  gli  oggetli  ,  e  distinguerli ,  e 
vederli  nel  lore  vero  lume  ,  il  die  far  non  poteano  gli  Scrittori 
contemporanci.  Non  mancarono  Storici  originali  all'Italia  di  con- 
sumata  Prudenza,  die  tramandarono  a' Posteri  i  successi  della  eta 
loro  con  tale  vanto  d'ingegno  e  di  eloquenza,  che  si  possono  senza 
tema  di  errare  paragonar  agli  antiehi ;  e  tanto  pia  a  buona  ra- 
gione  dappoiche  ,  al  pari  de'  piii  celebri  tra'  Greci  e  Latini  ,  non 
semplici  uomini  di  Leltere  furono  dessi ,  ma  Personaggt  ne'  go- 
verni  ,  ne'  maneggi  Politici  ed  anche  nella  condotta  delle  armi 
lungamcnte  esercitati.  Basti  il  ricordare  un  Guicciardini  ,  un  Se- 
gretario  Fiorentino  ,  un  Paruta ,  un  Davila  ,  un  Bentivoglio. 


I04  lATRODUZIOiNE 

Coloi-0  peraltro  che  rivolsero  a'  nosiri  tempi  ranimo  ad  illuslrnre 
la  Storia  del  Secolo  XVI ,  e  segnatamente  la  Storia  Letteraria  , 
nobilissima ,  e  piincipale  parte  di  cui  sono  le  Scienze  di  Stato  , 
furono  heiisi  Critici  diligenti  e  colli  Scrittori ,  ma  che  facevano 
professione  soltanto  di  Lettere ,  non  di  Governo  ,  se  ne  togliamo 
il  solo  Doge  Marco  Foscarini ,  rullimo  de'  Veneziani.  Da  cib  ne 
venne,  clie  piu  si  e  studiata  a' di  nostil  la  Storia  de' Poeti ,  che 
non  quella  de'  Ministri  delta  medesima  eta  ;  piu  la  Storia  delle 
Accademie  e  delle  Letterarie  controversie  ,  che  non  quella  delle 
Negoziazioiii  ,  degli  Ordini  di  Governo ,  degli  Instituti  Militari , 
delta  Pubblica  Economia,  delta  Navigazione,  del  Commercio.  Una 
fiilsa  idea  ne  nacque  pure ,  die  il  vanto  dell'Italia  in  quel  secolo 
sia  tulto  riposlo  ne' fiori  delle  arti  piii  belle,  in  suo  seno  risorte, 
quando  che  la  vera  gloria  dell'Italia,  si  e  di  aver  in  quell'Epoca 
cangiati  i  costumi  dell'Europa  ,  rendendola,  di  semibarbara^  ch'Ella 
era  tutlora  ,  e  scabra  di  ruggine  Vandalica  ,  colta,  umann  c  gen- 
tile ,  quale,  dope  piti  di  due  secoli  I'abbiamo  veduta,  rivolgendo 
bensi,  eziandio  a  questo  fine  grandioso  e  sublime  gli  Studj  delto 
Lettere  ,  e  delle  Arti  stesse   figurative. 

Grandiosa  pertanto  e  sublime  del  pari ,  e  di  vantaggio  inesti- 
mabile  sarebbe  I'impresa  di  chi  si  facesse  a  dettare  I'lstoria  delle 
Scienze  di  Governo  nel  Secolo  XVI.  Ma  per  poter  percorrere  uii 
si  vasto  campo  converrebbe  ,  che  si  ritrovassero  in  un  solo  uomo 
raccolti  tanti  pregj  che  troppo  di  rado  il  Gielo  ad  un  solo  com- 
parte  ;  profonda  dottrina ,  acuto  ingegno ,  erudizione  vasta  e  re- 
eondita  ,  lungo  uso  di  affari  rilevanti  di  diverso  genere ,  congiunto 
con  probita  e  prudenza  consumata,  e  con  non  ordinaria  facondia; 
ed  oltre  a  cio  goder  potesse  di  un  ozio  letterario,  corredato  di 
tulti  que' presidj  di  cui  saprebbe  soltanto  prevalersi  chi  ne  raanca, 
raentre  chi  ne  abbonda  non  ne  fa  uso  veruno  ;  e  pacatezza  d'ani- 
mo  con  gagliardia  di  corpo  ancora  vegeto  e  robusto.  IMentre  for- 
mcremo  voli  perchc  sorga  un  ingegno  preclaro  capace  di  tanto  , 
reslingercmo   il  nostro   lavoro,  proporzionalo  alle  proprie  forzc  in 


1NTR0DU2I0NE  I  0  J 

inolto  piii  ungustl  cotifuii  ;  e  ci  l)astera  di  raccogliere  ed  accen- 
narc  alciine  delle  principali  iiotizie ,  dalle  quali  risulta ,  die  la 
vera  Ristaurazione  delie  Srienze  di  Slato  ,  e  della  saua  Polilica , 
segui  Ira  la  ineta  ed  d  fine  del  secolo  XVI  in  Italia,  e  per  opera 
degli  luliaui. 

CAPO  I. 

La  Toscana. 

Rivolgeremo  prima  di  lullo  lo  sguardo  a  quella  Conlrada  ,  che 
fii  la  culla  d'ogiii  bella  ed  utile  Disciplina.  Non  solamente  clii  vede 
ia  Toscana  al  giorno  d'oggi  abitata  da  genti  si  colte  e  genlili  , 
iontanissime  dalle  armi,  e  che  abborriscono  il  sangne,  ma  eziandio 
chi  considera  ed  ammira  i  momimenli,  die  ci  rimangono  delle 
Belle  Arti  del  Secolo  di  Cosimo  De-Medici  Primo  Gran-Duca,  non 
puo  immaginarsi  quale  e  quanta  fosse  peranco  la  ferocia  di  que' 
Popoli  sotlo  il  Regno  di  Lui ,  massimamente  nei  primi  anni  di 
esso.  Spiando  addenlro  nella  Sloria  di  quelle  Provincie  si  scorge 
quaiito  diversi  dall'atluale  ne  fossero  i  coslumi  ,  e  Tindole;  e  reca 
meraviglia  come  quel  Principe,  tra  tante  armi,  e  nimicizie ,,  e 
sedizioni  ,  e  congiure  abbia  potuto  pensare  a  favorir  le  Lettere  e 
le  Belle  Arti  ,  seyuendo  il  bel  genio  della  sua  Fami^dia,  anzi  ser- 
\cndosi  di  queslo  per  ammansare  e  render  colta  quella  Nazione  , 
a  que' tempi  si  iudomila  e  veiidicaiiva,  cosicche  a  buona  ragione 
venne  cognominato  I'Augusto  in  piccolo  della  Toscana. 

So  che  da  alcuni  Scrittori  si  ditrerisce  I'Epoca  del  pacato  e  savio 
governo  dei  Gran-Duchi  al  Regno  del  Gran-Duca  Ferdinando  ;  e 
che  inoltre  si  rinfaccia  a  Cosimo  I'uccisione  dell'Almeni,  e  le  con- 
fische  e  le  sanguinarie  Leggi  conlro  i  fuorusciti ,  e  le  vendette 
prese  contro  di  essi  ne'  primi  anni  della  nuova  sua  Dominazione. 
Ma  ognun  sa,  che  non  solo  Alessandro  fu  uccisore  di  Clito  e  qnello 
che  e  piu  di  Pai-raenione,  non  giu  come  lAlmeni  famigliari  infedeli, 

■  ToMO    XXXV.  1  4 


.io6  ■r.wo  T. 

ma  uno  rnmico ,  I'allro  il  pIl^  n;raiulfi  de' suoi  Cnpitani;  e  che  lu 
sicsso  Aui5u>lo  ,  nou  ostante  il  suo  lungo  e  pacifico  Rei^no  ,  iioti 
polfu  mai  lavarsi  del  sangne  sparso  nelle  prosci'izioni  del  Triutn- 
viralo,  che  gli  api'i  la  strada  all  fmpero  ;  per  lasciar  da  parte,  rhc 
il  dirozzatorc  di'Ua  Mosfovia  Pietro  detto  il  Grande  tolse  di  vita 
il  proprio  Figlio  ,  e  di  propria  mniio  fncea  bnlzar  colla  Sfinjilarra 
le  teste  de' siidditi  supi ,  oiuleclie  barbaro  diraostravasi  qnellisiesso, 
che  s'ingegnava  di  fare  spogliar  la  barbaric  a'  suoi  Popoli.  Qiiegli 
uomini  straordinarii  che  sorgono  nc'conlini  della  Barbaric  e  delta 
Coltnra  ,  quanliuupie  rivolgoiio  i  loro  pensieri  a  procur.ir  d'intro- 
dnrre  piu  doici  costumi,  cio  non  ostante  partecipano  tiitlora  della 
ferocia  dei  tempi  in  cui  nacquero  ,  e<l  iinpiegano  poscia  quello 
stesso  vigor  d'animo  ,  quello  stesso  coraggio  e  fermezza  per  opcrar 
il  bene,  di  cui  ne' primi  loro  anni  ,  e  ncl  boUor  della  gioventii  si 
erano  valsi  per  far  il  male. 

Quanto  false  c  perniciose  fossero  le  opinioni  che  dotninavano  in 

piincipio  del  secolo  XVI  in  fetto  di  Scienze  di  Slato  non  fa  d'uopo 

di  accennarlo.  Bastano  a  pienamente  convincerne  ogni  uomo  savio 

V.  Noif  aiiT.iosio    cd  oucsto    Ic  Opcrc    del   Iroppo  celebre    Segretario    Fiorentino.  E 

del  Bolero.  '  "^  "^  l  .  ll- 

per  quanto  si  apparliene  alia  abboininevole  sete,  che  in  quelli  uo- 
mini, e  tra  i  Grandi  in  ispecie,  ardeva  della  vendetta  ,  un  solo 
ancddoio  ,  ma  per  le  circostauze ,  e  per  le  persone  che  ebbero 
parte  nel  fiuto ,  e  piu  che  sufficieatc  a  diniosii-ar  la  perversitli  di 
que'  tempi. 

Narra  adunque  il  Giovio ,  che  qnando  il  Duca  di  Urbino  Fran- 
cesco Maria  della  Rovere  nell'anno  i5ii  ammazzo  coUe  proprie 
mani  il  Cardinale  di  Pavia  Alidosio  in  Ravenna,  per  vendetta  delle 
iflgiurie  da  Lui  ricevute ,  fece  dopo ,  secondo  I'uso  di  que' tempi, 
una  Imprcsa,  quasiche  quell'Omicidio  Sacrilego  fosse  un'azione  noa 
solamenle  lodevole,  ma  gloriosa;  e  quello,  che  e  piu  notabile  si  e 
che  il  colto  Autor  del  Corlegiano  I'elegante  Conle  Baldassar  Casli- 
dii'iV°impJl°f  S'ione  non  solo  intervcnne  col  Duca,  come  segue  a  narrare  il  Gio- 
^"7".ir''     vio,  alia  morte  del  detto  Cardinale,  ma  iuvenlb  I'impresa,  che  fu 


roscANA  10- 

un  Leone  lainpaiUe  di  color  iiatmale  ,  con  im  Breve,   clie  dicea: 
Non  ileest  gcneruso  in  pectore  virtus:   quasiche    alio    di  genero- 
sita  virliiosa    fosse  il  levar    la  vita  colle  proprie  mani    ad  alcuno  ,  ^ 
per  isfogar  un  atroce  vendetla. 

Ora  facendo  riloriio  al  Graii-Duca  Cosimo ,  ed  alia  Contrada , 
di  cui ,  dopo  I'atrocc  faito  di  Lorenzino  De-Medici  uccisore  del  Duca 
Alessandro ,  gli  era  loccalo  di  avere  il  governo ,  vediatno  quali  ne 
fossero  i  cosiuini  ,  quale  il  ritralto  di  cssa.  Qiiesto  io  penso  di  do- 
Terlo  ricavare  da  ScriUori  o  nati  fuori  della  Toscana ,  od  in  ispecie 
di  quelli  ,  de'  quali  abbiamo  Mcmorie  scritle  con  iutendimenlo  , 
che  restar  dovessero  ne'  segreli  archivii  tra  le  domesticlie  pareti 
della  famiglia ,  od  in  Lettere  private  confidate  alia  cauta  custodia 
di  amici  discreti ,  scritti  tutti  non  guasti  dall'odio ,  ne  dalla  adu- 
lazione  ,  per  non  averne  CHgione  gli   aiUori   loro. 

Tale  fu  il  celebre  Vescovo  di  Amelia  Anton  Maria  Graziaoi , 
che  lascio  dopo  di  s6  presso  la  sua  fainiglia  manoscritte  le  Me- 
morie  de'  tempi  suoi ,  in  un  con  quelle  del  suo  Casalo.  Avendo 
Egli  vissulo  in  Toscana  neyli  anni  suoi  giovanili  in  quel  periodo 
di  tempo,  in  cui  il  Gran  Duca  Cosimo  si  consolido  nello  Stato,  ed 
avendo  quindi ,  gia  maturo  di  anni,  compilate  quelle  Memorie  da 
serbarsi  inedite  (come  in  fatli,  se  non  se  due  secoll  dopo  di  Lui 
vidcro  la  luce  per  opera  del  P.  Lagomarsini  )  goder  pote  la  esse 
di  quella  felicita  rara  ,  lodata  da  Tacito  ,  di  polar  pcnsar  cio  che 
volesse,  e  di  poter  liberamente  consegnar  alle  carte  cio  che  pen- 
sasse;  ed  essendo  Egli  ,  come  dal  tenor  di  lulta  la  sua  vita  si  fa 
manifesto,  Prelato  esemplare,  Personaggio  versatissimo  nelle  cose 
di  Stato ,  e  nella  pratica  delle  Corti  ,  come  quello  che  era  stato 
prima  Segretario  del  celebre  Cardinale  Gianfrancesco  Commendone, 
e  quindi  Nunzio  del  Papa  presso  la  Repubblica  di  Venezia  ,  Go- 
verno a  que'  tempi  ri|)ulatissimo,  ebbe  in  tutto  il  corso  del  viver 
suo  i  mezzi  di  chiarirsi  della  verita  degli  avvenimenti  seguiti  in 
que' tempi  in  Toscana,  e  tutto  il  campo,  diro  di  piii,  la  virtu,, 
di  sinceramente  descriverii ,  e  di  saviamenle  giudicarne. 


I08  CAPO    T, 

Sin  che  duio  la  lorbiilo  e  sanji^uinnrin  dominazione  della  Rcpub- 
blii-n  Fiorenliiia ,  I'odio  tin  le  Pnrii  ,  o  sia  tra  le  lUver.se  fazioni 
flello  Faniii^lie  poicnti,  una  fu  delle  aiti  perverse  per  mezzo  tlrlle 
qu.ili  i  Fioieiiiini  si  maiileneviino  in  signoria  nellc  Citta  siuldile 
ed  alleate.  lira  detto  volgare  tra'  Fiorenlini ,  die  lener  si  dovesse 
Arezzo  colle  Fortezze  ,  e  Pistoia  colle  Parti ;  e  si  fallo  scellerato 
islromenlo  di  doininazione  era  posto  in  o|)era  in  altre  Citta,  e  se- 
gnalaineute  in  Borgo  di  S. -Sepilcro,  patria  del  Graziani  ,  dicendo 
Egli  che  in  nessun  liiogo  inferociva  maggiormente  quel  morbo  come 
in  Pistoia  appnnto,  ed  in  delta  sua  patria.  Siecomc  poi  tioppo  ma- 
lagevol  cosa  e  lo  sradicar  abusi  inveterali ,  diiravano  anrora  (jiielle 
sciapiuate  fazioni  ed  intestine  discordie,  ne' primi  aiini  del  Regno 
del  Duca  Cosimo,  in  Borgo  di  S.  Sepolcro  ;  qucsli  odj  e  quesli 
rancori  passavano  da'  vecchi  ai  giovaui ,  ed  il  Graziani  attcsta  che 
1  giovani  venivano  incitati  dagli  uomini  di  eta  avanzata;  anzi  fa 
singolar  menzione  d'nn  facoltoso  e  potente  Cittadiiio  attempato 
assai,  e  quello  che  e  piii  ripntato  di  acuto  ingegno  ,  ed,  a  gran 
torto  ,  asseiinalo  da'  suoi  ,  il  quale  era  usato  sovente  di  fare  adii- 
nanza  di  giovani  nelle  sue  case  ,  e  stimolavali  e  gli  infiammava  , 
non  solo  a  prendere,  tosto  che  si  presentasse  il  destro  ,  memora- 
bile  vendetta  de'  neinici  loro  ,  ma  insegnava  ad  essi  inganni  ed  ar- 
tiQcii ,  che  mpstrava  dovei*  riuscire  piu  sicuri  ed  efficaci  delle  armi 
stesse ,  qualora  se  ne  fossero  snpuli  prevalere.  Dicevasi  inoltre , 
oriiun.  De  SBcondo  chc  asaivuii/e  il  Graziani,  che  queU'iniquo  vecchio  avesse 
"l^ls^s^vlT'c''  '"slituito  un  contributo ,  una  Cassa  ,  a  dir  cosl ,  per  soitener  le 
spese  delle  private  vendette. 

Notabile  peraliro  si  e  una  particoiarit.-i  accennata  in  tal  propo- 
sllo  dal  Graziani  ,  che  lidonda  in  lode  del  Gran-Duca  Cosimo  e 
del  suo  governo.  Narra  adunque  il  Vescovo  di  Amelia  che  avendo 
quel  Savio  Principe  inviato  a  Boigo  S.  Sepolcro  un  Presidio  mi- 
litare  per  conlenere  i  tnmultuanti  Cittadini  e  per  sedarne  le  in- 
testine sanguinose  discordie ,  si  levarono  quesii  a  rumore  ,  quasi 
recandosi    a  vergogna ,    che  una  Citta    abitata    da  gente  armigera 


p«5.   104.   105. 


TOSCANA  100) 

avesse  bisogno  della  forza  allrui  per  esserc  guardata.  Ma  il  mo- 
tivo  tli  si  colpevole  tuinulto  non  era  giii  perchu  iiitcuilessero  lU 
ribellarsi  da  Cosimo  ^  c  dalla  Signoria  Di;i-i\Iedici,  ma  per  I'odio 
concepito  coiilro  alciini  Gittadltii  loro,  i  cjiiali,  come  piii  amici  del 
viver  tranqiiillo ,  aveano  ollenuti  giusti  favori  in  Firenze.  Dove 
degno  di  particolarc  coiisiderazione  e  cib  die  soggiunge  lo  slesso 
Graziani ,  die  le  Citta  di  Toscana  nienle  aveano  piii  a  caro  di 
quello,  die  il  dominie  in  Fiieiize  fosse  slalo  tollo  dalle  mani  dei 
Repubhlicani  ,  da'  quaii  bcu  si  ricordavano  con  quale  arrogarza , 
e  con  quanta  avarizia  fossero  stati  governafi,  solilo  destine  delle 
Citta  signoreggiale  da  Repubblirhe  ,  specialmenle  dalle  Repubbli- 
olic  popolari.  Di  fatto,  partiti  die  fiirono  i  soldati  stranieri,  cesso 
il  tuinulto  in  Borgo  S.  Sepolcro,  e  si  gridava  per  tutto  il  nomc 
di  Cosimo  e  Dei- Medici  augurando  loro  ogni  bene. 

Reca  poi  meraviglia  in  veio ,  ed  e  cosa  lontana  affaito  da'no- 
Stri  costumi  ,  massimaniente  quali  erano  prima  degli  ultimi  scon- 
volgimenti ,  il  veder,  gia  inoltrato  il  Secolo  XVI,  Gentiluomini  di 
nobil  sangue,  e  die  aveano  gradi  distinti  nella  milizia,  far  lor  vita 
attorniati  da  sglierri  e  da  facinorosi,  e  commetter  misfatti  ed  xicci- 
sioni ,  non  altrimenti  die  si  faccia  da'  ribaldi  i  piu  scellerati  ,  e 
da' piik  vili  assassini.  Lo  stesso  Graziani,  in  quelle  sue  Memorie 
destinate  a  conservarsi  iiiedite  tra  le  Carte  private  della  sua  Fa- 
miglia ,  di  parecdii  de' suoi  congiunti  tenne  registro,  die  tal  vita 
infame  menavano,  che  tutti  capitarono  male;  e  tra  essi  di  uno  in 
ispecie  fatto  strozzare  meritnmenle  da'  Magistrati  Veneti  in  un  con 
Lodovico  Orsini  udcisore  della  infelice  Vittoria  Accoramboni  il  di 
cui  funesto  caso  viene  dal  Graziani   descritto. 

A  Cosimo  Primo  Gran-Duca  di  Toscana  era  torcato  adunque  di 
ammansare  un  Popolo  cosi  feroce ,  colle  Citta  pieiie  di  disiordie, 
di  risse ,  di  ucoisioni ,  e,  quello  che  c  p'A,  travaglialo  Egli  slesso 
di  coniinuo  da  insidie  e  da  congiure  per  toglierli  la  vita,  come 
era  intervenuto  al  Duca  Alessandro  sno  anlecessore.  Tra  Ic  qiiali 
insidie  ordite    coutro  di  Lui  una  assai    singolare   viene  raccontata 


1  I  •  CAPO    I. 

(lal  Bianlome,  vecrhio  Scrillor  Francese  di  parlicolaii  Meinoiie  , 
cd  e  clie  usaiido  di  butlarsi  in  Anio  a  niiolo  dallallo  di  iiii  ijonte 
(trastnllo  che  da  a  divcdcre  quanto  piii  dura  vita  menassoio  i 
Principi  nel  secolo  XVI),  pianlali  si  eiano  nioUi  acuti  spiedi  iiel 
fondo  del  fiiime  nel  sito  ove  solevasi  Egli  giltare ,  allinche  da  se 
medesiino  si  trafiggesse.  Del  resto  i  fuoniscili  crano  in  grandissimo 
iiumeio  ,  ed  a  bandiere  spiegate  gli  miioveano  aperta  guerra  ,  fa- 
voriti  dai  Re  di  Francia  ,  ed  alimentali  coUe  ricchezze  ,  e  larga- 
jTiente  sovveiiuti  mediante  il  credilo ,  la  forza  di  iiomiai  di  alio 
afTare  del  pulito  loro ,  e  guidali  da  famosi  ed  esperti  Capilani  , 
come  il  ct.lebre  Strozzi,  Marcsciallo  di  Francia. 
.  Di  cfuest'idtimo  sappiamo  da  Giovanni  Soranzo  Ambasciator  della 
Signoria  di  N'^enezia  presso  quella  Corle  ,  clie  era  in  grande  slalo, 
Beiaiiorw  Ji  onorato  e  stimato  assai  da  que' Monarchi.  La  Recina  Catterina  Dc- 
K°".'ol°  m'r.  ^ledici  Consorte  del  Re  Enrico  II.  (della  quale  lo  Strozzi  era  Cu- 
rai.uo'.5!.8.  gnio  Germano),  il  favorl  sempre  quanto  le  fu  possibile ,  dice  ii 
Soranzo,  siccome  fa  anche  tutti  gli  altri  fuorusciti,  moslrando  gran- 
dissimo desiderio ,  che  il  Re  facesse  in  vantaggio  loro  I'impresa  di 
Firenze;  cd  altrove  lo  stesso  Soranzo  asserisce  clie  il  Re  di  Fraa- 
eia  teneva  malissima  volonla  contro  il  Duca  Cosimo  ;  e  rispetlo  a 
Catterina  De  Medici  si  spiega  il  Soranzo  ne'  precisi  seguenti  ter- 
mini. '(La  Regina  anco  si  mostra  verso  S.  E.  (vale  a  dire  il  Duca 
«'  Cosimo)  quanto  piu  puo  contraria,  et,  non  essendo  il  Duca  del 
t!  proprio  suo  Colonnello  (i),  da  ogni  favore  a' fuorusciti ,  dimo- 
(i  Strando  desiderio  che  la  Patria  sua  riloi-ni  in  liberla.  » 

Ecco  qual  era  la  condizione  della  Contrada,  che  quel  Principe 
dovea  rendere  colta  e  tranquilla ,  ecco  quali  ue  erano  gli  ostacoli, 
che  altri  avrcbbe  creduti  insuperabili;  neinici  intcrni  ed  eslerni 
da  cui    dovea    guardarsi ,    e  contro  cui  dovea  coinbatlere.    Ma  da 


(i)  Vale  a  (lire  di  Rami  divcrsi  dalU  Faraiglia  De-Medici.  Calterina  Dc-Mcdici  Regina  di 
Francia  era  Figlia  di  Lorenzo  Dc-Mudici  Duca  di  Urbino ;  cd  iJ  Gran  Duca  Cosimo  Figlio 
di  GioTSDai  Dc-Mcdici  dcllo  delle  Bande  Were. 


TOSCANiL  I  I  I 

nemici  suoi  e  del  Principe  trasse  il  Duca  Cosimo,  siccome  si  rac- 

coglie    dal  medcsiino   Anton-Maria    Graziani ,    uonio    cosl   sa\io   c 

sincerOf  e  che  non  avea  motivo  alcutio    di  lodarlo   e  tanlo  mcno 

di  adulailo    in  una  Scriltura  piivnta    dcslinata  a  rimaner    incdila  , 

trasse,  io  dico,  materia    e  raezzi    onde  consolidaisi  cello  Slato  ,   e 

Siabilire    la  sua  dominazione  ,    e  questo    si  fa  guadagnandosi  colla 

cleinenza  ,  e  colla  faciliia  del  perdono  ,    soggiunge  il  Graziani,  gli 

aniini  de'  soggetti  ,    che  si  e    il  vincolo    piu  saldo   della  Sovianita. 

Quale  e  la  Famiglia    nobile  Fiorcntina  ,    che  non    avesse    macchi- 

nato  contro  Cosimo  ?  a'  quali  se  non  avesse  perdonato  non  avrebbc       cnn.n.  l<- 

avulo  a  chi  comandare.  Lo  slesso  socaiunge  E"U  doversi  dire  dei    Minwo.Lib.iK. 

Popoli  del  suo  domiiiio  ;  e  questa  massima  di  far  uso  in  consimili 

casi  dclla  Clemenza,  la  conferma  il  Yescovo  di  Amelia  con  antichi 

e  moderni  esempii,  e  segnatamente  con  il  celebre  conslglio  di  Li- 

\\a ,  di  quell'Ulisse   in  ispoglie    femminili ,   dato  ad  Augusto  nella 

Congiura  di  Cinna. 

A  qu€Ste  tesuBionianze  tlella  moderazione  e  della  sa>iezza  del 
Governo  del  Duca  Cosimo  ,  con  cui  gitio  i  fondamenti  della  feli- 
cita  della  Toscana ,  ricavate  da  un'Autore,  e  da  un'Opera  della 
quality  sopradivisata  ,  molte  allre  aggiunger  si  potrebbono  di  Scrit- 
lori  di  grido ,  e  contemporanei  eziandio  ,  non  solo  in  discolpa  ma 
in  encomio  di  quel  Priiuo  Gran-Duca.  Ci  bastera  di  allegarne  due 
Sole  di  autori  non  Toscani ,  «  che  non  aveano  motivo  nessuno  di 
tradir  la  veritu ,  uno  de' quail  contemporaneo,  I'altro  vicinissimo 
a' tempi  del  Regno  del  Duca  Cosimo,  e  quello  che  e  piii  Fran- 
cese  ,  e  per  conseguente,  per  le  ragioni  detle  sopra  ,  da  doversi 
supporre  pii  propenso  al  partito  de'  fuorusciti ,  che  non  alia  do- 
minazione del  Duca  Cosimo. 

Plena  dellc  lodi  di  quel  Primo  Gran-Duca  di  Toscana  e  una  letlera 
di  Ippolito  Ghizzola  Bresciano  scritta  da  Roma  nell'anno  i56o   (i), 


(i)  V.  Letlcrc  dc' I'rincipi  lib.  III.  a  carle  ai6.  Vcnczia   i58i.  Circa  Ic  qiialila  d*Ii'polilo 
Cbizzola  V.  Foutaaini,  e  Ic  uotc  di  Apostolo  Zcao  a  quelU  Bib).  Ton.  II.  pa;.  447' 


I  I  J  CAPO    I. 

ed  iiiserita  nella  famosa  Raccolta  dcllc  Lellere  cle'Principi.  Tocca 
in  essa  il  Cliizzola  delle  beiiefiche  iutenzioni,  che  si  supponeva  di 
aver  mosso  Cusimo  a  recarsi  in  Ixoma  ,  per  conferir  col  Papa  in- 
toi'no  al  modo  di  conservar  la  pace  tra  Spagna  e  Friin<;ia  ;  tnan- 
Iciier  la  riputazione ,  e  sopratulto  la  confidenza  e  laniore  fra  i 
Potenlali  d'ltalia,  procurer  la  concordia  nolle  cose  della  Religione, 
incainmiaar  limprcsa  contro  gl'Infedcli,  trattar  rimportantissimo 
accordo  tra  i  Principi  d'ltalia  affinche  i  malfattori  non  fossero  si- 
curi  in  aloun  luogo,  trattar  della  conformita  delle  Monete  dei  varj 
Stali  qiiaiito  al  giusto  loro  valore  ,  trattar  dell'universale  assicura- 
mento  dci  Ponti  e  delle  Slrade  (i),  e  fmalmenie  di  naolti  altri 
coUdi  magiiaiiiini  disegni  e  pensieri  per  la  gloria,  per  I'esaltazione, 
e  \)cv  la  cnnservazione  della  Cristianila ,  dell'ltalia,  e  della  Chiesa; 
delle  quali  intenaioni  sue  accenna  il  Chizzola  doversene  far  con- 
gettura,  del  sapersi  che  Egli  in  tutte  le  cose  sue  moslra  quesla 
generosita  di  animo  ,  e  ne  ragiona  spesso  ;  e  sopratulto  vedendosi 
quanto  sia  venulo  indefessameute  procuraudo  di  melteilo  in  opera 
nel  proprio  State. 

Reca  quiiidi  11  Cliizzola  quel  savlo  detto  di  IVIarc'Antonio  Picco- 
loniini  Gcntiluomo  Sanese  principalissimo,  che,  nellalto  di  far  ri- 
vei«;nza  al  Gran-Duca  Cosimo  ne'  primi  giorni  che  Siena  venne 
in  poter  di  Lui ,  disse  liberamente,  che,  se  la  peggior  nuova  che 
polessc  ricevnrc  era  clie  la  patria  sua  fosse  uscita  dalla  solita  sua 
luaniera  di  vivere  ,  la  migliore  all'incontro  era  stata  quella  ,  che  , 
dovendo  venire  sotto  il  potere  allrui,  fosse  venuta  sotto  quello  del 
Duca  Cosimo  ;  detto  che  piacque  sommamente  al  Duca ,  che  si 
compiaceva  aU'opportunita  di  ripeterlo. 


(i)  Grandiosissirao  Progetto  avca  concepilo  il  Gran-Duca  Cosimo  I.  di  unire  it  Marc  Adria- 
tico  col  Mare  di  Toscana  ,  con  incalculabilc  vanl^iggio  del  Comracrcio  sognalamente  di?ila 
Toscana  ,  c  dc  avca  ifliJata  I'iucumbcnza  al  cclcbre  Matcmatioo  Ignaiiu  Danii,  jirogcllo 
cnc  non  cbbc  rHctto  attesa  la  raortc  di  esso  Ouca  Cosimo.  V.  Cantini  I'ita  di  Cosimo  I. 
pag.  480.  V.  Pelli,  Saggio  Istorico  della  Jieal  Gallcria  di  Firenzc  citato  dal  FrrniigUoU 
BtU'Elogio  di  lgna;uo  Dull   f^ermiglioli  Opuscoii  Tom.  II.  pag.   laij- 


TOSCANA  Il3 

Dopo  tulte    queste    considerazioni ,    presaglsce    il  Chizzola ,  che 
quello  Slalo  not»  correa  piii  pericolo  di  iiuove  lurbolenze  ;  e  clic, 
se  inentre  il  Duca  era  quasi  fanciullo    quanto  al  nascimento  dello 
Slalo,  e  inciilre  i  faoniscili  si  erano  inostiati  coiitro  di  Lui,  e  tra 
cssi  tanii  graii  Cardinali ,  Capitaiii  e  CiUadiiii ,    con  tanti  denari  , 
con  tanle  genii ,    e  con  tanle  vie  ,    di  tanlo  appoggio   di  Priiicipi 
giandissimi ,  ed  allora  in  Forluna  felicissima,  e  ripulazione;  quando 
Siena  poteva    dare  inollo  diverse  coiUiappeso    alia  bilancia,    e  cib 
non  oslanle  ogni  disegno  lore    c  uscito  in  contrario  ,  essi  si  sono 
tutli  dileguati,    c  Cosimo    c  venule  ogni  A\  crescendo  di  bene  in 
meglio  ;  se  la  cosa  era  andala  cosi,  quale  elleboro,  esclama  il  Chizzo-   u  a,;i.  m.  ^,^, 
la,  avrebbe  poluto  guarir  sin  d'allora,  chi  avesse  volulo  dire,  che 
i  Fiorentini  fossero  per  agognare,  non  che  sperare  o  tenlar  cosa 
contro  di  Lui,  giunlo  al  pii\  alio  segno  in  forze,  inParenladi,  in 
omicizie,  in  ricchezzc  ,  in  opinione  poderosissimo  ?  Allronde  poie- 
vano  vedere  dalle  loro  Storie,  e  da' loro  vccclii  medesimi  iidir  ri- 
cordare,  come  quella  Cilia,  mentre  era  vivuta  sotlo  quella  forma, 
che  essi  chiamavano  Repubblica ,   non  era  stata  mai  dieci  anni  '"n 
pace  senza  inleslinc  dissensioni    e  lurbolenze.  Nel  presagire  ^^  "'- 
tura  felicila  della  Toscana   non  s'inganno    al  cerlo  il  sav'->  Autore 
di  quella  lettera,  che  merila  di  esser  tulla  letla  e  meditala  allcn- 
tamenle.  La  Sloria  posteriore  d'interi  secoli,  dimoslra  quanlo  grande 
sia  stato  I'accorgimenlo ,    e  la  dottrina  dellc  vere   e  sane  massime 
della    Prudeuza  Civile  ,  di  cui  era  dolalo  chi  la  dello. 

Non  diversamcnle  ,  delle  condizioni  deU'antica  Repubblica  di  Fi- 
renze  ,  e  del  nuovo  Principalo  del  Duca  Cosimo  ,  ne  ragiono  lo 
Scriltor  Francese    di  cui  e  detto  sopra,  voolio  dire  Giovanni  Bo-    boiUo. Rcpub. 

.  .  Lib.  II.  p.  2.y4, 

dino  ,  il  ^lontesquicu  del  secolo  XVI.  Quesli  senza  esitazione  ve-  tyuo  iSjJ. 
runa  asserisce  ,  che  una  Repubblica  quale  si  era  Firenze  agitata  , 
e,  come  dice  Egli,  ulccrata  da  tanle  sedizioni  e  ribellioni  era  nc- 
cessario  che  venisse  nelle  mani  di  un  tal  Medico ,  che  riduces- 
se  sul  buon  sentiero  un  Popolo  sfrenalo ,  che  avea  ordile  mille 
congiurc    coniro    di  Lui  ,    Personaggio    alU'onde    il    quale    si    era 

To.MO    XXXV.  1 5 


Il4  CAFO    I. 

acqiiisloto    il  nome    cli  uno  de'  \nh  saggi  ,    e  pu\  Tirtuosi  Principl 


de'  j^ionii  suoi. 


A  buona  ragione  adunque  Cosimo  De  Medici,  Primo  Gran-Dnca, 
•venue  detlo  da  talmio  TAugusto  della  roscana;  e  piu  I'orlunato  di 
Aiigu^ilo  ,  perclie  eblie  per  Siiccessore,  non  un  Tilierio  ,  ma  bensi, 
dopo  il  breve  Regno  del  Gian-Diica  Francesco,  I'aliro  Figlinolo  di 
Lui  Ferdinanilo,  il  quale  non  avrebbe  poluto  render  Felice  il  siio 
Slalo  ,  se  uon  glieiie  avesse  preparati  i  mezzi  il  siio  Genilore.  Che 
se  Augusto  non  pole  fondare  una  vera  xVIonarcliia,  ma  un  Governo 
flulluante  ,  cadulo  troppo  sovente  in  mano  di  abbominevoli  e  cru- 
deli  usurpatori ,  ben  iliversa  fu  la  Serie  dei  Sovrani  della  Poscana, 
Padi'i  de'  loro  Popoli ,  maulenitori  della  pace  ,  fautori  delle  Lettere 
e  delle  Belle  Arii;  la  Storia  de'quili  rende  delizioso,  per  gli  animi 
ben  formati ,  lo  studio  dei  successi  di  quella  Conlrada,  come  fa 
orrore  quella  deU'anlica  eslinta  Repubblica  Fiorentina ,  delle  Cilia 
sottoposte  al  dominie  di  essa. 

Per  quanlo  si  apparliene  al  nostro  assunto,  conchiuderemo,  che 
il  Gran-Duca  Cosimo  I.  riguaidar  si  dee  come  uno  di  coloro  che 
Hiagg^ormente  contribuirono  alia  rislaurazione  delle  Scienze  di  Stato 
in  Italia,  ed  alia  felicita  de' Popoli  ,  e  cio  non  tanto  colle  parole, 
ma  efficacetnenle,  e  cosiaulemenle  coi  magnanimi  suoi  falli. 

CA.PO  II. 

Corte  di  Roma. 

Quanto  si  e  detto  del  Toscano  Governo  dicasi  pure  della  Corte 
di  Roma  (intendo  parlar  della  Corte,  non  della  indefettibile  Cat- 
tedra  di  S.  Pietro);  quanto  diversi  non  ne  furono  i  costumi  e  la 
coudotla  Politica  di  essa,  nel  principio ,  da  quelli  del  line  del  Se- 
colo  XVI?  Alio  slesso  modo  ,  che  diversa  fu  la  Polilica  Fiorentina 
a'  tempi  del  troppo  celebre  Segretario,  da  quella  di  Cosimo,  Primo 
iGi'aa-Duca_,  negli  ultimi  anni  del  sue  governo,  e  sollo  Ferdiaando  I, 


CORTE    ni    ROM\  I  t5 

successorc  di  Lui ,  cosi  con  qiiali  diverse  roassime  non  reggevasi , 

e  qiKinlo  diversi  noii  fiirouo  i  coslunii  di   Roma  sotlo  i  Poulilicali 

di  Alessandro  VI,  e  dcllo  stesso  Leon  X  ,  da  quell't  in  cui,  aduna- 

tosi  il  Coiicilio,  c  dopo  la  pubblic;izioiie   de'suoi  Decreti,  vediamo 

segiiirsi ,  e  lumiiiosamente   dominarc  in  quella  Corle  sollo   i  Sommi 

PonteGci   Pio  IV  e  Pio  V?    a' tempi    de' quali   si  dee  dire,  senza 

timor  di  andai-  enato,  chc  la   vera  Cliiesa  di  Dio  urtata  e  lacerata 

dalle   iiovitii  periiiciose   dcgli  iUcrodossi ,  corresse    e  migliorb  i  vi- 

ziosi  costumi  ,  e  la  Politica  viziosa  della  Corle.  Per  quanto  si  ap- 

parliene  al  Diritto  Pubblrco  di  Europa,  era  aiicora  iu  queU'Epoca 

gencralmente    adotlata    e  seguita    ropinione    e  I'idca    di  un  Corpo 

Politico  formate  da  tutti  i  Polenlati,  e  dalle  Nazioni  lutte  della  Cri- 

stianita,  i  di  cui  Capi  fossero  il  Papa  e  I'lmperator  Romano.  Idea 

vasla  e  sublime,    die  incontrato    avea  I'approvazione  'non  solo    di 

un  Poeta  uomo  di  Stato  del  Parlito  Impcriale  quale  fu  I'Alii^hieri, 

ma  eziandio  ,  dopo  interi  secoli,  di  un  Filosofo  famoso,  sebben  Pro- 

lestante,  de"li  ultimi  tempi,  voclio  dire  il  Leibnizio.  Dai  Papi  inol-    oe  ucn.°M„. 

tre  credcvasi,  chc  fossero  stall  instituiti  gli  Elettorati ;  ed  a  ques-'O   „''|;^' °'j^";^ 

sistema  di  cose,  se  diritlamente  si  riguarda,  e  tenuta  I'Europf*  di 

quel  Dirilto  Pubblico,  chc  erasi  consolidato  nella  Pace    di  Veslfa- 

lia ,  in  cui  tanta  parte  ebbe  Fabio  Chigi  Nunzio  a  que'  Congressi 

della  Sania  Sede. 

Ad  ogni  modo  si  fatta  Dottrlna  domlnava  allora  in  Italia ,  ed 
era  anche  seguita  in  Germania,  qualunque  esser  potessero  le  qui- 
stioni ,  circa  i  diritti  ed  i  limiti  della  podesta  di  questi  due  Capi 
della  Cristiana  Repubblica.  Di  fatto  non  solo  Carlo  V.  cerco  di 
esser  coronato  Imperatore  dal  Romano  PonteGce,  benche  sia  stato 
I'ullimo,  restringendosi  i  Successori  di  Lui  ad  intitolarsi  .Impera- 
tori  Eletti ;  ma  posteriormente  a  Carlo  V.  non  vi  ripugnavano , 
oltre  alia  meta  del  secolo  XVI  gli  stessi  Principi  Protestanti  della 
Germania.  Singolare  in  questo  proposito  si  e  un  aneddoto  riferita 
dal  Graziani  riguardante  la  Cortc  di  Berlino,  che  riuscir  dee  cu- 
rioso  ancho  posta  !a  cch^brit;\  a  cui  c  pervenuto  qucllo  Stnlo,  el 


iiG  CAPO  ir. 

il  grado  di  potenza  a  cui  I'innnlzaroiio  nell'et;'i  nostra  due  Monar- 
clii  accorii,  c  di  vigoroso  caraltere  dftlali ,  I'uiio  succeduto  all'alU'o. 
A'  le  ii|ii  della  Legr)zione  del  Cominenddne  in  Gennaiiia  era  E\et- 
tore  di  Braiidebui-go  il  iMaicliese  Gioailiino,  ii  quale  gia  siii  d'al- 
lora  su|iera\a  ili  riccliez/.e  e  di  ri|iuta7,iniie  di  gran  Innga  gli  altri 
Princi|)i  duila  Gerniatiia.  TiUtoilie  Lulcrano  Egli  fosse,  accolse 
coi'leseinenlL'  il  Niinzio  del  Sonnno  Poniefice,  con  eui  compiace- 
vasi  di  ragionare,  iisandosi  allora  .iielle  negoziazioni  cogli  Slranieri 
la  Lingua  Lalina  ,  intesa,  e  tollcial)ilinenle  pailata  anrlie  dalla  leg- 
giadra  gente  nelle  Corli,  godendo  glllaliani,  eziandio  in  questo  , 
d'una  decisa  snperiorita,  potevano  trattai-  colle  persona  di  alto 
affare  delle  cose  piii  gravi  senza  dover  far  uso  di  lingue  straniere, 
spesso  mal  conosciule  ,  e  sempre  mal  pronunriate.  OtteTine  I'Elet- 
tore,  che  il  Commendone  si  traitenesse  alcuni  giorni  alia  sua  Corle, 
e  passava  ore  intere  a  conversare  con  Lui ,  pigliandone  non  poco 
diletto  ,  dacche  bel  dicitore  era  il  Commendone  ,  ed  avea  «n  dl- 
scorso  dignitoso  ad  un  tempo  ed  insinuante,  e  di  varle  e  pere- 
grine dottrine  mii-ahilmente  condito. 

l>v  molti  parllcolari  mostrava  il  Marchese  di  Brandeburgo  di 
porlar  vlspetto  al  Papa;  e  quello  clie  e  piii  singolnre  in  cosa  che 
riguardava  specialmente  il  Diritlo  Pubblico  della  Germania.  Che 
nc  sia  il  vero ,  essendosi  messi  in  campo  varj  discorsi  in  una  mat- 
tina  alia  tavola  di  quel  Principe,  dove  trovavasi  il  Commendone, 
disse  uno  de' Cortigiani  il  quale  ivi  pur  era,  che  I'lmperio  avea 
accresciuta  gran  dignita  al  Pa|)alo  :  al  che  avendo  replicalo  il  Com- 
mendone ,  che  anzi  dal  Papalo  avea  ricevuta  tutta  la  sua  I'lmpe- 
rio ,  e  specialmente  TEletlor  di  Brandeburgo,  il  IMaixhese  allora, 
scopertosi  in  alia  di  rispelto  il  capo ,  confermo  il  detlo  del  Nunzio 
crai.  Da  Scfipi.  l^onuGcio  coH  dirc :  queslo  io  pure  non  niego.  Hoc  ego  nan  i/if- 
rom.]\.  f^s.it.  Jtteor.  lanlo  era  peranco  radieato  quesloj  tsistema  ui  runuuco 
Diritto  Ira  gU  stessi   Proiestanti. 

Che  se  il  Marchese   di  Brandeburgo    piii  renilenle    si  mostio  a 
riunirsi  alia  Chiesa  di  Roma ,  che  non  a  rlconoscer  la  parte ,  die 


CORTE    DI    ROMA  1  1  7 

potea  avere  avuto  il  Papa  nella  Costituzione  (lellltnpero  Crerma- 
nico,  i  molivi  clie  allega  il  Coinmendoiie  di  tale  ripu^^nanza  erano 
i  rispelti  umaiii  ,  ed  i  riguardi  ,  die  avea  fjutiri.leUoie  verso  i 
suoi :  die  del  reslo  noii  sarebbe  riiiscito  dillicile  il  Irarlo  dall  cr- 
rore.  Ma  i  Principi  di  Germania  di  que'  tempi ,  sofjgiunge  il  Gra- 
ziani ,  noii  avendo  cocnizione  veruna  delle  cose  e  de'  coslumi  sira- 
nieri,  si  al)l)aiidoiiavano  tolalmeiite  ai  Consiglicri  loro,  per  I'Drdi- 
iiario   Giureconsuiti. 

Del  i-imanente  rjiianto  quell'ordine  di  Dii-itto  PHbblico,  dlrb  cosi, 
Convenzionaie  deU'Europa  ,  a  tenor  di  cui  i  Poiilefici  lanlo  iiiflui- 
vano  nelle  delibtrazioni  de' Polentati  della  Ciislianita ,  abbia  con- 
tribuilo  ad  inciviliria ,  ed  a  poi-  argine  ad  una  seconda  barbaric, 
die  minacciava  di  nuovo  di  addensarsi  sopra  le  sue  pifi  belle  e 
piu  (loride  contrade ,  c  queslo  un  beneficio  in  massima  pane  ot- 
tenulosi  per  opera  della  Politica  dc'  Sommi  Ponlefici  medesimi. 
Dopo  le  invasioni  de'  Barbari  Scttentrionali  distruUori  dell  Impero 
Romano  ,  qiiiiuii  ainmansatisi  a  poco  a  poco  ,  e  che  gia  abbrac- 
ciata  aveano  la  Ileligione  ed  i  costiuni  de'  Popoli  soggiogati ,  aspeltai" 
si  doveano  mali  e  sciagure  oltremodo  piu  gravi  dal  fanalisnip  re- 
Jigioso  e  guerriero  de'  Saraccni  ,  e  specialmente  dei  Turchi ,  piu 
barbari  e  feroci  dei  Saraceni.  Prima  la  Siria ,  posda  rAfirica, 
quindi  gran  parte  della  Spagna  ,  e  la  Sardegna  ,  e  la  Sicilia  ed 
alcuiie  Coste  eziandio  dell'  Italia  erano  passate  sotto  il  giogo  dcgli 
Arabi  Dominatori.  Quindi  i  Turclii  dopo  di  aver  distrutio  1  Impero 
dOriente  ,  come  i  Barbari  Setlentrionali  mille  anni  prima  1  Occi- 
dentale,  ed  invase  vaste  Provincie  di  Europa  minacciavano  la  Ger- 
mania e  ritalia  ;  ne  e  tanto  antica  la  memoria  dell'assedio  posto 
dagli  Otlomani  a  Vienna.  Ora  chi  siasi  piu  eflicacemenle  e  costan- 
temente  adoperato  per  allontanar  un  si  terribile  flagello,  aniniando 
i  Principi  della  Cristianita  a  stringer  leghe  e  promovendo  le  Cro- 
ciate,  dal  secolo  XI  in  poi,  furono  senza  dubbio  i  Sommi  lontcfici. 

So  che  varj  sono  i  giudirj  die  si  recarono  inlorno  alle  Cro- 
ciate ,    lodate    da  alcuni  Scriltori ,  ancorchc    di  Setle    divise  dalla 


1 1 8  CAPO  ir. 

Cliiesa  Cnttolica  ;  ed  altromle  hiasimate  da  uomitii  savj  ,  eel  anchc 
Persoii;»gi»i  ili  (-liiesa  ripuiati  assai.  II  falto  sla  peraltro,  clic  se  si 
riflelte  alia  difcsa,  piii  giiisto  iiori  potea  essere  I'oggetto  di  ([uellc 
fainose  spedizioni ,  cpialunque  lie  sieno  stati  i  difetii  dclla  esecu- 
cuzione ;  c  die  ad  esse  altribuir  si  dee  in  gran  parte  I'ampliata 
sfera  delle  cognizioni  ne'  Popoli  dell'Eui'opa ,  e  ravviainento  che 
diedero  alia  (-olliira  in  essi^  ed  ii  nuovo  e  miglioi'  ordine  delle  cose 
ne' Regni  e  Dominj  tutti;  dappoiclie,  al  Mille  in  poi ,  Epoca  della 
Prima  Crociala,  si  fissa  il  risorgimento  comunemente  dell'Italia,  e, 
per  mezzo  di  essa,  grado  a  grade  il  risoi'gimento  delle  altre  Nazioni. 
Ora  il  sopraccennato  Sistema  di  Diritto  Pubblico  Convenzionale, 
clie  duro  piii  di  cinquecento  anni  ,  in  vigor  di  cui  ilPapa,  come 
Principe  Temporale  (non  mai  pero  in  qualita  di  Capo  della  Chiesa) 
era  riguardata  come  uuo  dei  due  Capi  della  Cristiana  Repubblica, 
cadde  a  terra  ,  come  osservo  il  Leibnizio  medesimo ,  dopo  che  per 
somma  svenlura  tanli  Popoli ,  ne'  prlmi  anni  appunto  del  Secolo 
XVI ,  si  levarono  dalla  obbedienza  della  Chiesa  Romana.  Cio  non 
ostante  ne  riinanevano  ancora  ,  neU'Epoca  presa  da  noi  special- 
mer-te  in  disamina,  vale  a  dire  circa  la  meta  di  quel  Secolo,  nella 
Germania  siessa,  le  rimembranze  come  abbiamo  veduto  ;  e  senza 
quella  fatale  separazione,  tale  Sistema  di  Dirilto  Pubblico  ,  con- 
giunto  che  si  fosse  co'progressi  de'lumi,  colla  umanita,  colla  col- 
tiira,  e  sopratutto  col  miglioramento  de'costumi,  frutti  amplissimi 
per  manteuer  la  Pace,  e  per  la  comune  Difesa,  avrebbe  non  man- 
cato  di  produrre  in  avvenire.  Una  prova  manifesta  ne  porge  Li 
*  vnic"  .^'  I'^g*  >  anche  dopo  tale  separazione  promossa  dal  Santo  Pontefice 
'■'"iSf    Pio  V,    che  ncU'anno    i5ni   riportb  la  famosa  Vittoria  di  Lepanto 

GosuntiuopoU  in  ■•  111 

Tom  If.  contro  la  formidabilc  flotta  Turchesca ,  ultima  delle  glone  clella 
■''"'opro"'"  Marineria  Iialiana,  poiche  in  essa  concorsero  tutti  i  Principi  d'lla- 
lia,  e  segnatamente  eziandio  il  nostro  Duca  Emanucle  riliberto 
eollj  sue  galero  guidatc  da  Andrea  Provana  Amniiraglio  diSavoia; 
vittoria,  che  scbb^nc  Generalissimo  deU'Ai-mala  Cristiana  f«ss3 
D.  Giovanni  d' Austria ,  agli  Italiani  piintipalmcnie  aitribuir  si  dee. 


die  tcinlo  si  segnalarono  sotlo  il  comando  di  Jlarc'Anlonio  Colon- 
na  ,  e  di  quel  vecchio  animoso  di  Sebastiano  Veniero. 

Ad  ogiii  luodo ;  se  dallEuropa  tolalmeiile  dipartcndosi  dal  sopra- 
scriilo  Sistoma  di  Dirillo  Piibl)lico  ,  c  se  coi  nuovi  Ordini  Polilici, 
e  colie  aileanze  Ira  i  piu  grand!  Potentali  ,  anchc  di  Religione  di- 
versa,  ad  esso  sosliliiiio,  si  possa  piu  agevolmcnle  oltenere  il  fine 
di  manlcner  la  Pace ,  difciidere  la  Crisliaiiita  ,  reprimere  i  Sedi- 
ziosi,  e  conservare  linlcrna  tranquillilu  ;  se ,  in  una  parola,  tolal- 
mente  dipartendosene  I'Curopa  sia  per  essere  piu  felice  ,  lo  dcci- 
deranno  le  generazioiii  avveiiire. 

I  Soinini  Ponlefici ,  considerali  anclie  seniplicenicnte  come  Prin- 
cipi  Teniporali ,  die  dopo  la  promulgazione  del  Concilio  salirono 
sulla  Caltedra  di  S.  Pielro  ,  furono  ,  e  non  possono  a  meno,  per 
massima  del  pari  di  Stato,  che  Religiosa,  di  essere  amici  della 
Pace ,  e  Promotori  di  essa  tra'  Cristiani.  Lo  stesso  Pic  V,  che  era 
slalo  I'anima  della  Lcga  contro  i  Turclii  ,  adoperavasi  in  lutli  i 
modi  per  mantener  la  Pace  tra'Principi  Cristiani;  e,  quelle  die  e  piu, 
quantunque  nemico  inesorabile  della  Eresia ,  tuttavia  in  occasiopfi 
delle  turbolenze  insoi-le  nelle  Fiandre  per  cagione  delle  novita  in  /atto 
di  Religione  contro  la  vera  ci-edenza  fu  aulore  di  moderati  Consigli. 

Ognun  sa,  die  essendosi  sparsi  in  quella  florida  ,  e  per  lo  este- 
sissimo  Commercio  (limosa  Conlrada  dagli  Stranieri  traflicanti  i 
semi  delle  false  perniciose  Doltriue  de'  Novatori  ,  si  tento  dal  Car- 
dinal di  Gronvela  di  stabilirvi ,  contro  le  Leggi  tl*l  Paese  ,  Tln- 
quisizione  Spagnuola.  II  raalcontento  che  ne  nacque,  ed  i  sospetli 
interni  nel  cuore  de'  Fiamminglii ,  clie  si  volesse  del  tulto  abollre 
Pantica  loro  forma  di  Governo,  non  tardarono  a  scoppiar  fuori.  Si 
comiiu-io  ad  innovare  nelle  cose  della  Reli£;ione,  tale  essendo  scm- 
pre  stata  I'Arte  di  tutli  i  Sediziosi ,  come  deplorabili  recenti  esempj 
il  comprovano ,  ed  il  mezzo  pur  troppo  pii\  proprio  per  far  sol- 
levar  i  Popoli  ,  e  spinger  la  mollitudine  dove  place.  Tollo  il  freno 
della  Religione  non  li  lia  cosa  ,  die  il  volgo  non  osi  d'lnlrapren- 
dere,  purche  trovi  da  si  faccia  Capo,   ed  al  utialfare  lo  sUasciui. 


120  CAPO    Ir. 

Si  presenlo  allora  la  famosa  Supjilica  alia  Governalrice  Duolicss* 
tli  Piirma ;  e  ii m  allrimenti  che  clato  si  fosse  iiclle  troiribe ,  la 
piel)e  armala  in  o£»iii  Cilia  ,  arrogatasi  la  liberta  di  coscicnza  (ma 
liberla  ohe  uoii  si  coiicedeva ,  e  non  si  concede  mai  da'  rivoltosi  a 
chi  professa  Tantica  vera  dotlrina  )  comincio  ad  imperversare  cogli 
incciuli ,  e  colle  loviiie  principalinente  delle  Chiese.  Allora  fu  che 
Filippo  II.  Re  di  Spagua  prese  lo  sconsigliato  partito  di  richia- 
mare  da  quel  Governo  Marglierila  d' Austria  Duchessa  di  Parma  , 
c  di  spedir  nelle  Fiaiidre  I'orgoglioso  e  sanguinario  Duca  di  Alva 
con  mi  poderoso  esercilo  di  Spagnuoli  e  di  Tedesclu,  uomo  tanto 
pid  falale,  in  cpianto  die  sccondando  le  sue  passioni,  davasi  falsa- 
mente  a  credere  di  virtuosamente  operare. 

Ora,  in  (jue' pericolosi  frangenti,  il  Santo  e  savio  Pontcfice  Plo  V 
persuadeva  caldamente  il  Re  Filippo  a  recarsi  in  persona  in  Fian- 
dra,  per  sedare  gli  aniini  de'  Popoli  traviati  per  inganno  scellerato 
de'inalvagi,  aliegando ,  die  la  presenza,  e  la  Jlaesta  del  Sovrano 
avrebbe  prodotlo  rnigiior  frutto ,  die  non  la  forza  delle  armi ,  e 
Vaperta  guerra.  Di  questo  salutare  Consiglio  ,  che  per  mala  ven- 
lura  non  venne  seguito  da  quel  Monarca ,  ne  consta  autentica- 
menle  ,  essendosi  dalo  il  carico  al  Commendone  nell'anno  1567  di 
stendere  I'lslruzione  intorno  a  quel  particolare  da  spedirsi  al  Nun- 
zlo  Aposlolico  in  Ispagna,  raro  Monumento  della  Polilica  illumi- 
nata  di  quel  Santo  Pontefice  ,  ed  eziandio  della  saviezza  di  chi 
v.Gr.iian.  Dc  cbbc  a  stcndcre  I'lsiruzione  pubblicata  dal  Lagomarsini.  Dove  e 
Miiier>a.  T.  II.    [la  noUrsi ,  che  noncia,  come  Giudice  Ira  il  Sovrano  ed  i  Sudditi 

pas-  >9S'  ° 

suoi,  intendeaPio  V  d'ingerirsi  in  quell'afiarre  (diiitto  che  erronea-- 
racntc  al  giorno  d'oggi  peranco  da  taluno  si  pretendc  compelere- 
al  Capo  della  Chiesa  )  ma  bensi  unicamente  proponendo  un  salu- 
tare Consiglio  qual  Padre  amorevole  ,  ben  lungi  dal  recare  Sentenza 
qual  Giudice  ,  e  tanlo  meno  di  comandare  qual  Signor  Supremo. 
La  lega  poi  de'  Principi  in  Italia  e  principalmente  de'  Veneziani 
e  del  Re  di  Spagna  contro  gli  Infedeli  ,  che  riporto  la  soprac- 
cennala    caemorabile  Villoria  JXavale   di  Lepanto  ,   fu  di  tal  fatta ;, 


CORTE    DI    nOMA  131 

unicamente  opera  di  Pio  V,  die  dopo  dl  Lui  si  disciolse ,  e  nessun 
frutto  pi'odusse  ,  osservando  saviamenle  I'elegante  e  genuino  Scril- 
tore  della  Gucrra  di  Cipro  Monsignor  Graziani  ,  clie  alia  profcs- 
sione  dichiarata  die  facea  Pio  V,  di  segiiirc  piuUoslo  le  massime 
della  Ciisliaua  Priidenza  ,  die  non  gli  arlificj  sottili  di  una  PolL- 
tica  asliiia,  attribuir  si  dee  la  plena  confidenza  die  si  avea  a' suoi 
delli  ,  I'autorita  ,  e  lo  essei'si  in  Lui  solo  ridolla  la  somina  delle 
cose  sia  per  istringere  la  Lega,  sia  per  dirigernc  Ic  opcrazioni  (i). 
Intanto  col  migliorarsi,  e  raddolcirsi  i  coslumi ,  col  divenlar  gli 
uomini  piii  colli  ed  instruili ,  e  sopratullo  cogli  sludj  delle  Sucre 
Lettere  e  della  Sana  Morale ,  nuova  forma  prendevano  in  Corie  di 
Roma  le  Scienze  di  Stalo ;  e  con  miglioii  e  troppo  diveisi  principj 
da  tjuelli  seguiti  nei  primi  anni  dello  stesso  Secolo,  si  governavano 
i  Ministri  nei  raaneggi  e  nel  ridurne  in  pratica  le  massime.  La 
Vila  del  sopraccennato^Nunzio,  poi  Cardinale  Commeudone,  deUala 
dal  Graziani ,  e  che  il  savio  Prelato  Francese  ed  eleganle  Scrit- 
tore  in  cjuella  lingua^Flechier,  tradiisse  dall'originale  Latino,  ne  e 
una  luminosa  prova.  Gii,  prima  del  Commendone,  il  Datario  Glii- 
berii  avea  dato  a  divedere  come  si  possono  congiungere  la  probila 
pill  specchiata,  e  le  Religiose  virlii  colla  Prudenza  Civile,  ondeclie, 
ridoltosi  nel  fine  de'  suoi  giorni  al  suo^Vescovalo  di  Yerona ,  co- 
tanlo  esemplare  fu  il  suo  tenor  difvita,  tanto  savi  i  suoi  stabili-  H^irui 
menu,  che  venne  quasi  tollo  per  modello  dal  graude  ristauralore 
de'  buoni  costumi  il  Santo  Arcivescovo  di  Milano  Carlo  Borromeo. 
E  quest'ultimo  grand  uomo  :  (che  tale  il  chiamero  ,  sebbcn  presso 
cerl'uni  il  Titolo  di  Santo  sembri  incompatibile  ^col  titolo  di  uomo 
grande  )  nel  tempo  in  cui,  come  Nipote  di  Pio  IV,  avea  la  sopra 

(i)  «  Hiuc  Odes  Dictis  ,  bine  auctoriU«  cl  jiingendo  focJeri  ,  gorciidlsqiic  rebus  laulum 
n  in  uno  Pondus.  »•   Gratian.  Dr  Belto  Crpr.  Lil>.  IV.  pag.  355.  Romac   iG'i4- 

Vno  dc'  principali  articoH  del  graiidioso  Progclto  furmato  ncgli  uUiini  anni  del  Wvcr  suo 
da  Enrico  IV,  di  slriDgere  una  Coiifcdcrazione  di  lulti  i  Potcntati  d'Europa ,  consistcva  nel 
trovar  niudo  d'impcgnar  i  Principi  Protcstanti  a  riconosccr  il  Papa  come  il  priino  Principe 
della  Criitianita ,  quanta  al  Teniporalc ,  cd  a  rcndcrgli  in  t;ilc  qualila  lutto  il  rispello. 
V.  Perrfixe  Hisloire  tlu  lioy  I/enrjr  le  Gram/  pag.   385.  Parit   iG6i. 

ToMo  x.\xv.  iG 


Vul.  VII.  P.l- 
p.  253  c  p.  »''4 


I  fa  CAPO  II. 

iiitencleiiza  drgli  alliiri  tanto  della  Cliiesa  ,  come  di  Slalo  ,  die  ri- 
gnartlavimo  luilera  Cristianita ,  iioti  contribui  raeno  alia  riCorma 
dci  (leiiravali  coslumi,  come  promolore  della  f^rand'opera  del  Coii- 
cilio  Generale,  die  come  Miiiistro  alia  ristaurazione  della  Scienza 
di  Slalo.  * 

Popo  anlerioro  ,  e  quasi  conteinporaneo  di  Lui  fii  I'altro  celebre 

Cardinale   llegiiialdo  Polo  ,  nato  in  Iiigliiltevra  ,    ma  uomo  Italiano 

.1  ncn'i'iXi pik.    per  avere  in  Italia  ,  e  da  uomini  Italian!  ricevula  la  Lelteraria  e  Mo- 

Oilura  1765.  .... 

I'ale  inslituzione.  Questi  ebbe  il  vanto  di  essere  tra'  primi  a  scoprire 
il  voleno  della  scnndalosa  iuiqua  Politica,  di  cui  il  Segretario  Fio- 
renlino  avca  troppo  fedelniente  ed  al  vivo  espresso  il  ritratto  ,  e 
primo  forse  a  combatierne  vitloriosamenle  le  massime  perverse. 
Merita  pure  speciale  ricordanza  un  altro  contemporaneo  del  Ghi- 
berti ,  voglio  dire  il  Vescovo  di  Bajusa  Lodovico  de'Conii  di  Ca- 
nossa  ,  le  negoziazioni  del  quale  otlennero  amplissimi  encomj  dal 
iBoderno  Autore  Inglese  della  Vita  di  Leone  X  Giiglielmo  Roscoe, 
come  dirette  al  bene  universale  della  CristianitiV 

Grande  mulazione  verso  il  bene,  iiel  mode  di  pensare  e  di  ope- 
rare,  segni  adunqne  in  Italia  circa  la  meth  del  Secolo  XVI.  La  Po- 
V.  r.i .gio  doi     ''''<^'''  IMaciiiavellica  ,  acerbamente  rimproverata    dagli  Oltramontani 

PirimXii       all'Itnlia,  f u  ,  come  si  diinostro  altrove  ,  di  inolto  anteriore  al  Ma- 
li...•.;  T  1  '  ' 

cliiavclli,  ed  era,  a' tempi  di  Lui,  professata  in  Francia,  in  Ispa- 
gna  ,  in  Inghilterra  ed  in  tutfe  le  Corti  d'Europa  ,  ed  erasi  per- 
slno  nella  Corte  di  Roma  dagli  Stranieri  scandalosamente  intro- 
dotta  ;  ma  dalla  Corte  Romana  medesima  nacque  il  contraveleno  ; 
e  la  vera  Scienza  di  Stato ,  che  e  tanto  come  dire  ,  la  prudenza 
Civile  ,  ramo  principale  e  nobilissimo  della  Virtfi  della  Prudenza  , 
scampala  dalle  braccia ,  e  libernta  dai  vincoli  in  cui  la  tenevano 
sirella  Ic  sfrenate  passioni  de' malvagi ,  per  opera  del  mentovati 
^'alcntuomini  fece  que'  progress!  maggiori ,  die  compatibili  sono 
colla  inferma  ,  e  limitata  natura  degli  uomini.  Degno  e  poi  di  sin- 
polar  considcrazione ,  clie  dalla  Scuola  in  ispccie  del  Santo  Car- 
dinal di  S.  Prasede  uscirono  parecclii  uomini  di  Stato ,   di  alcuno 


ilusiri  T.  1. 


CORTE    DI    ROMA  '  '  ^3 

de'  qiiali  accadera  di  fare  in  apjiresso  onorevole  menzione ,  e  clie 
questi  virtuosi  pefsonaj^j^i  aimninisli-aroiio  i:;li  afTari ,  e  sostemiei'o 
iin|>ie}^lii  rilevanli  in  iia  Secolo  in  cui  la  GoiLc  di  Roma  laiita  iiigc- 
reiiza  avca  aucofa  nellc  negoziazioni,  che  riguardavano  la  Ciistia- 
nita  tiilla. 

Non  m'o  ignolo  ,  clie,  nicntre  alcuni  sono  di  avviso ,  die  gli  uo- 
mini  di  Ghiesa ,  lanlo  per  rispctto  della  probita  ,  e  del  conoscl- 
menlo  del  ciiore  deiriiomo,  qiianlo  per  rabiludinc  alio  Studio  ,  ed 
alle  serie  applicazioni,  sieno  i  piu  proprj  ad  csercitar  le  funzioii'.  di 
Ministro  ;  altri  airincontro  tengono ,  clie  gli  Ecclesiastici  debbaiio 
reslringersi  alle  cose  Religiose  ;  ed  al  pid  loilerano,  die  ne' soli  Do- 
miuii  e  Stati  di  cui  il  Somino  Pontefice  e  Sovrano  Teinporale  ,  ua 
iiomo  di  Chiesa  possa  essere  eziandio  uomo  di  Stato.  Mostrano 
questi  ultimi  di  darsi  a  credere  ,  clie  incompatibili  sieno  le  qualita 
di  buono  Ecclesiastico  con  quelle  di  avveduto  Minislro  ,  nel  clic 
fare  temo  clie  tratli  sieno  in  errore  da  una  falsa  idea,  clie  si  sono 
foi-nialo  in  mente  della  Poiitica,  die  confondono  coH'astuzia  colla 
doppiezza  Machiavellica,  quandocbe  la  vera,  sana  e  la  sola  per 
gli  uomini  vanlaggiosa  Scienza  di  Stato  ,  la  Prudenza  Civile  in  una 
parola ,  ben  luiigi  dall'esscre  ua  vizio,  c  una  rara  virlii ,  e  liglia 
predilelta  non  mai  nemica  della  sana  Morale.  Per  la  qual  cosa  non 
e  diverso  il  caso  di  un  uonio  di  Chiesa  Ministro  di  Stalo  nella 
Corle  Pontificia  ,  di  quello  che  sia  in  qualunque  altra  Corte  della 
Crisiianita  ,  se  pur  riesce  a  questi  ultimi  di  sapcrsi  prescrvare  dai 
vizj  delle  Corli  profane ,  come  il  seppe  fine  poco  prima  eziandio 
deU'epoca  di  cui  ragioniamo,  il  disiuteressato  aitivissimo  Cardinale 
Ximenes.  Che  se  a'  tempi  del  medeslmo  un  Volsei  in  Inghilterra, 
ed  alcuni  altri  gran  Prelati  in  altre  Contrade  ,  ed  in  et"i  piu  a  noi 
vicine  ,  biasimevoli  oltremodo  furono  nella  lori)  condotta  ,  questi 
furono  vizj  particolarl  delle  persone,  e  non  gia  inerenii  alia  na- 
lura  delta   cosa. 

Tra"  Minislri  di  Stato  Ecclesiastici  nellc  Corti  di  Principi,  ine- 
rita    special    menzione    il  nostro    Piemontese   Cardinal    Dal-Pozzo 


OiUiitii.  Storia 
tifl  Gian  Dui'ato 
Tom.  V.  p.   lyl . 


V.  Doriui 
4pI  PositfNino 


I.T  I  CAPO    ir. 

ArcivcscoYO  diPisn,  principnle  Ministro  tlel  Graii-Duca  di  Toscana 
FcrJinando  I.  DifitUo,  esseiulo  Egli  niaucato  d\  vila  ,  ebbe  a  scii- 
vere  il  siio  Sovrano  al  siio  Ambasciatore  in  Roma  m  ([uesti  pre- 
cis! teiinini  «c  inoito  un  uonio  tli  vita  iiinocente,  e  <li  grandissi- 
«  nia  iiilogrilii  e  valore  ,  e  a  No!  ha  fatto  in  tulti  i  coiui  sempre 
«  grandis^inio  aiiito  e  servizio  coUa  sua  singolare  prudeuza  e  <lot- 
«  trina ,  e  ce  ue  dispiace  infinilamente.  i>  Ed  il  doltissimo  Gesuita 
Possevitio  non  fii  (picgli ,  chc  jnimo  fece  conoscere  alia  coUa  Eu- 
ropa  lo  stato ,  le  foi  ze  ,  le  condizioni  del  vaslissimo  Impeio  della 
liussia  ?  Non  f«  Egli  il  mediaiore  della  pace  ira  il  Re  di  Polonia 
e  quel  Czar  verso  il  due  del  Secolo  XVI;  tpiando  il  Czar  si  ri- 
volse  al  Papa,  per  oUenere  die  il  Re  di  Polonia  cessasse  dalle 
oslilita  ,  lanto  diveiso  era  lo  stato  politico  d'Europa,  quaiido  la 
Polonia  sapea  adoperar  le  sue  foize  ,  e  la  Russia  non  conosceva 
ancora  le  sue  ? 

Famosissimi  poi  faiono  in  Francia,  come  ognnn  sa,  t  due  Car- 
dinali  Richelieu  e  Mazzarino.  Non  parlero  del  Richelieu  attivissimo 
lllinistro  del  buono  ma  debole  Re  Luigi  XllI,  ma  Ministro  prepo- 
tenle  e  vendicativo.  Rispetto  pcro  al  Mazzarino,  qualunque  biasi- 
rao  dar  si  voglia  a  Lui  in  moiti  particolari,  negar  non  si  puo  , 
che  abbia  preparali  i  bei  giorni  del  brillante  e  splendido  regno 
del  fastoso  Luii,'i  XIV,  segnatamente,  con  aver  aperto  la  straJa 
al  Ministero  del  Colbert  ,  di  quel  Colbert ,  che  tanto  poi  favori  le 
Lellere,  e  promosse  in  quella  ampia  Contrada  I'lndustria  e  le 
Belle  Arti ;  e  ,  quello  che  piu  importa  ,  con  aver  il  Mazzarino  idealo 
v.Bjm.ei.       c  fondato  quello  Siabilimenlo   da  cui  riconoscer  si  dee    la  nomina 

IK  dc  Uuiiuet.  *  .  ,.  • 

di  qac'  tanli  iasigni  Prelati  che  illuslrarono  la  Chiesa  di  Francia 
sotto  Luigi  XIV  prenominato.  Basti  accennar  di  veto  un  Bossuet, 
iin  Fenelon  ,  un  Flechier,  unUezio,  un  De-Marca,  per  non  par- 
lare  dc"U  Scriltori  celcbri  che  rischiararono  la  Sioria  della  Chiesa 
come  un  Tillemont  ,  un  Fleury ,  e  dcgli  Oralori  Sacri  di  prime 
grido  ,  che  con  robusla  eloquenza  esposero  dal  pergamo  le  Ve- 
rity Evangeliche ,    frutti  quesli  prodotti  indirellamente    dagli  stndj 


COllTE    Dl    ROAIA  12' 

migliorl  proraossi  da  Vescovi  savj  eel  iUuminati,  di  ciii,  ia  coiise- 
guenza  di  quello  Slabiliineido  del  Gardinyl  Mazzarino,  erasi  pie- 
cedentemente  falta  la  scella  ;  e  iion  Iralascieremo  dl  osservare , 
clie  uoti  solamciilc  educaziouc  Romana  uvea  riccvulo  il  Mazzarino, 
ma  a'  seivigj  della  Goi'te  Romana  avea  EgU  iucominciato  la  sua 
Polilica   carrieia. 

Del  reslo  ,  riiornando  da  (|iiesla  breve  e  per  avventuiu  iion  inu- 
tile di^'iessioiie  al  piincipale  noslio  argoincuto,  degno  di  special 
catisideiazlone  si  o,  chc  da' Nuiizj  PonliGcj,  e  da' priinarj  Ministri 
dci  Papi ,  non  fii,  Ira  Ic  altrc  parli  della  Scienza  di  Stalo,  trascu- 
rala  quclla  di  cui  con  tanto  calore  ,  sehbea  con  poco  o  nessuu 
pubblico  vanlaggio  ,  si  trallo  dilFusamente  da  moltissimi  Sciittori 
de'  giorni  nostri ,  vale  a  dire  rEconomia  Polilica.  La  notlzia  e  la 
dcscrizionc  delle  forze  degli  Stall  ,  cosa  che  con  voce  nuova  chla- 
raasl  a!  presenle  Statislica ,  sebbene  antlchlssima,  daccbe  Tacito  nc 
fa  menzloDC  ,  fortnava  anche  I'oggetlo  de'  peiislerl  del  Nunzj  Pon- 
llficj  che  recavansi  nolle  Corti  Straniere;  e  piu  dl  un  cenno  se  ne 
Incontra  nella  Relazlone  delle  Necozlazloni  del  Commendone,  tut-      craiisn.  ue 

^  Srripl.  invila 

lochc  lo  scope  suo  prlnclpale  fossero  gll  affarl  che  risguardauo  la     ■"""■•''- 1'  "■ 

Religlone. 

Alio  slesso  modo  veiso  il  fine  del  Secolo  medesimo  XVI,  il  savio 

nostro  Prelato  Plemonlese    Giovanni  Bolero   Inviato  dalla  Congre- 

gazione    della  Propaganda    a  riconcscerc    In  lutta  Eurojxi  lo  slato 

della    Religlone,    non  trascuro  ,    per  la  connesslone    che    hanno  le 

cose  Ira  dl  loro  ,  nelle  sue  Relazlonl  Unlversall  ( Libro  pregevole 

avuio  riguardo    a  que'  tempi )    dl  descrivere  le  forze    di  ciascunO 

State  e  Contrada  da  Lui  nelle  lunghe  peregrliiazlonl  sue  percorsa. 

Tanto  antlco  era  poi  In  Italia  I'uso,  che  I  gran  Prelatl  s'lngegnas- 

sero  dl  procurarsl  d'indagare  si  fatte  nolizie,    le  pii\  esatte  che  si 

potesse ,  che  la  Descrizione  della  Popolazlone,  delle  Entrate,  delle 

Spese  dl  uno  Stato  ,  la  pli\  antica  forse  che  si   abbia ,    si  e  quella    .^v,^''"";,,',;^ 

di   lutte  le  Gitta  e  Tei-re  dello  Stato  della  Cliiesa  or^inata  nell'ail-    vaa'di  AsncoU 

S  XIX.  1-  XX. 

no    iS'ji    dal  Cardinale  Anglico,  dl  cul  altrove  si  t:  fatla  tnenzioiM!;    Tom.l'i."rio.. 


4*  lacilu. 


I30  CAKO    ir. 

tlove  pure  si  e  osservalo ,  clie  si  futlo  lavoro  (come  esser  do- 
vrcbbe  il  suo  uniro  oggelto)  era  per  loi'iiii'  lumi  ,ai  Sovrani  ed  ai 
Miiiislri,  c  non  giiv  per  clur  puscolo  alia  curiosiu't  iiidiscreta  degli 
oziusi. 

Quaiido  la  Corte  di  Roma,  circa  alia  metu  del  SecoloXVI,  era 
ancora  il  ceiUro  delle  Negoziazioni  dellc  Corli  di  Europa  ,  nacquc 
pure  cola  Tiiso  degli  Awisi  Poliiici.  Ciii  li  dellava  ,  secondo  che 
x^Jilrfi  ulilirc  scrive  Adriauo  I'olili,  eratio  soltanio  poclii  Sejjretarj  di  Principi  , 
la  Tra,iu..'><a  ed  Uomiiii  di  Stalo  per  servizio  de' proprj  Padroni,  ed  amici  gran- 
di ;  e,  ristrctli  a  qucst'iiso  ,  ed  in  questi  liuiiti,  non  si  puo  negare 
che  vantaggiosissima  fosse  una  si  falla  pralica.  Se  la  moltiplica- 
zione  poi  clie  se  ne  fece  airinliniio  ,  pubblicandoli  colle  stampe  , 
e  se  la  giornaliera  ed  incessante  lettura  che  si  fa  di  essi  da  ogni 
specie  di  persone ,  in  vece  di  attendere  ai  proprj  doveri ,  non  ca- 
gioni  gravi  pregiudicj ,  e  noa  possa  conlribuire  eziaiidio  a  turbare 
la  pubblica  tranquillita ,  ne  rechino  giudicio  le  persone  assennale. 
La  cosa  era  ottiina  in  se ,  ed  in  ogni  caso  ,  qualora  al  presente 
riesca  daijuosa,  siiccederebbe  in  cio,  come  in  tutto  il  rimanenle, 
non  esservi  nulla  di  pcggiore,   che   I'abuso  delle  cose  otlime. 

Ad  ogni  modo ,  che  i  Prelati  della  Corte  di  Roma  abbiano  prin- 
cipalmente  conlrlbuito  alia  rislaurazione  della  Scicnza  di  Stato  nel 
periodo  di  tempo,  che  corse  dalla  raeta  sin  verso  al  fine  del  Se- 
colo  WI,  congiungendo  le  massimc  della  saua  jNIorale  con  quelle 
della  Sana  Polilica  ,  non  pare  che  si  possa  porre  in  dubbio  ;  ne 
poteva  interveuiie  diversameale  dopo  la  Riforma  introdotta  dul 
Concilio ,  e  la   niigliorazion  de' costumi. 

La  piudenza  Civile,  come  qiiella  dice  una\irlu,  noii  puo,  se- 
condo che  si  c  delto,  andar  disgiunta  dalla  Prudenza  cousiderata 
come  virtu  Ilcligiosa ,  e  massimamente  quando  si  tralti  di  affari  di 
sommo  rilievo.  Che  ne  sia  il  vcro ,  in  lulli  i  Consiglj  di  Stalo  de' 
Sovrani  della  Crlsliauita  furoiio  ognora  annoverati  alcuni  de'  priii- 
cipali  Prelati  della  Coutrada;  ne  questo  intervento  li  distoglie, 
come  si  daaao  a  credere  certuni  ,  dalle  piii  essenziali  incumbenze 


»;0!\'rK     DI     ROMA  li'^ 

loro;  clie  anzi,  atlesa  la  necessnria  connessione,  clie  hanno  tra  di 
esse  !e  cose  di  Stato  con  qnclle  della  Chiesa,  ne  forma  una  dclle 
piii  rilevanti.  Altrondc  non  trallasi  in  ogni  giorno,  di  stringcre  al- 
leanze,  della  Pace,  o  della  Giierra;  ne  in  ogni  giorno  Irattar  si 
dovrcijbe  di  pi-omulgar  nuove  Leggi ,  nuovi  Instituii,  miovi  Slalii- 
limenti ;  e  I'ingerenza  dellc  Pcrsone  di  Chiesa  negli  alFari  grandi 
di  Governo  deve  restringersi  ad  una  antivedenza  generale  di  con- 
siglio,  e  non  di  operaziono.  Un  grnn  Prelato,  non  oppresso  dalla 
giornaliera  continua  spedizione  di  uiinuti  alTari,  clie  impiccioliscono 
I'animo  ,  non  perde,  come  perder  non  devono  i  gran  Ministri,  quel 
vigore ,  quella  forza  magnanima ,  quclla  vastita  d'idee  ,  quel  fuoco 
luminoso  e  benefioo,  che  dee  spargere  il  calore,  e  dare  il  molo  e 
la  vita  ad  una  Nazione.  Percio ,  dice  il  Savio  Fenclon ,  quelll 
che  spediscono  maggior  numero  di  afFari ,  sono  quclli  appunlo  die 
hanno  la  minor  parte  del  Governo ,  sono  nulla  pii\  che  operaj 
suballerni.  11  vero  Uomo  di  Stato  si  o  colni  ,  che  ,  mentre  Egli 
nulla  csegviisce ,  fa  si,  che  ogni  cosa  si  eseguisca  (i). 

Conchiudasi  adunque ,  che,  siccome  i  punti  piii  sostanziali  della 
Scienza  di  Stato  mettono  capo  ,  e  sono  intimamente  congiunli  coUe 
inassime  della  Morale  Religiosa  ,  percio  non  si  devono  dalle  Con- 
suite  di  Stato  escludere  i  Prelati  virtuosi  ed  illuminati;  e  che  quesii 
per  I'appunto  iicUa  Corte  di  Roma,  dopo  la  meta  del  Secolo  XVI, 
granderaente  contribuirono  alia  ristaurazione  della  Scienza  mede- 
sima.  Se  Prelati  imbevuli  dei  priiicipj  della  Religione  verace  aves  ■ 
sero  parte  nelle  Consulte  per  ovviare  ai  mali,  che  dalla  eccessiva 
popolazione  ne  derivano  ,  saprebbono  proporre  spedienii  migliori 
di  qnelli  accennati  dal  Mallhus,  o  per  dir  meglio  proporne  alcuno", 
dacclie  veruno,  se  si  riguarda  bene,  non  ne  propone  qiie.'lo  In- 
glese  Scrittore.  E  se  I'orgoglioso    e   violento  Marchese    di  Louvois 


(i)  11  Ccu»  qui  UiiViiiUciil ,  qui  cjpsdicnt,  cl  qui  font  plus  Jcs  alTairi'S  ,  sont  ccux  qui 
B  gouvcrncut  Ics  inoias  ;  iU  no  sunt  que  Ics  ouvricrs  ^iiballcrncs.  Lc  vr.ii  Gcnic  qui  cou- 
«  Juit  I'EUI  est  cclui ,  qui  in-  faisant  ricn  ,  fait  lout  faiic.  »   TeUmaq.  Liv.  XX. 


laS  CAPO  n. 

in  occasionc  delta  rivocazione  deirEditto  di  Nantes,  avessc  consul- 
w  A"'!!;!,  tato  il  savio  e  dottissimo  Vescovo  di  Meaux  ,  certamente  in  allro 
iBodo,  e  con  mnggior  frutlo  si  sarebbe  ottenuto  lo  scopo  di  pur- 
gar  la  Francia  da  coloro  ,  che  ,  non  mcno  rispelto  alia  Religione 
Cattolica  allora  doininante  ,  che  al  Governo  Monarchico,  si  moslra- 
vano ,  ed  oi;iiora  si  erauo  dimostrali  avversi. 

CAPO  III. 

f^enezia. 

A  lulii  coloro,  che  haniio  una  giusla  idea  della  condixionc  delle 
Repubbliclie  Italiane  ( forma  di  Governo  colla  quale  ,  durante  i 
Secoli  di  mezzo  ,  e  sino  innoltralo  il  Secolo  XVI ,  tante  Cilia  si 
ressero  ,  e  segnatamente  quella  di  Firenze  ,  di  cui  si  e  detto  di 
sopra),  Repubbliche  tutte  piene  di  Sette ,  di  dissensioni ,  di  disor- 
dini,  e  di  Tirannidi,  strano  sembrar  dovra  ,  che  ad  una  Repub- 
blica  Italiana  ,  a' giorni  nostri  piu  ancora  dalle  morbidezzc,  e  dalla 
corruzione  interna  ,  die  non  dalla  violenza  di  straordinarj  eveni- 
menli  distrnlla  ,  attribuir  si  debba  in  gran  parte  la  gloria  della 
Ristaurazione  delle  Scicnze  di  Stato  seguita  intorno  alia  meta  del 
Secolo  XVI. 

Questo  vanto  peraltro  ,  senza  dubbio  nessuno  ,  allribuir  si  dee 
all'antica  Repubblica  di  Venezia ;  e  gli  antichi  Ordini  della  mede- 
siraa  ,  degui  per  questo  rispelto  di  lode ,  precedetlero  di  gran 
lunga  anche  I'Epoca  di  cui  ragioniamo  ,  e,  sebbene  spenta,  me- 
I'itar  devono  serle  considerazioni  degli  uomini  di  Governo.  Che  se 
la  Storia ,  e  la  Costituzione  della  Repubblica  di  Atene  formo  I'og- 
gelto  di  opere  elaboratissime  non  solo  di  un  Sigonio  ,  e  di  tanti 
dolti  Anliquarj  ,  e  segnatamente  dell'eleganle  moderno  Scrittore 
del  Viaggio  di  Anacarsi,  ma  eziandio  di  chi  sotlo  I'aspetto  Politico 
e  Filosofico  prese  a  penetrare  addentro  negli  Instituli  di  quell'an- 
tico  Governo  ,   come  fece  I'lnglese  Scrittore  Guglielmo  Young,  a 


VENKZIA  129 

\>W  buona  ragione  rivolgnr  si  (lel)bono  gli  sguardi  di  chi  alten- 
de  agli  Stmlj  dclle  cose  di  Governo  ,  a  considerar  le  massime 
colle  quali  per  lo  corso  di  tanli  Secoli  venue  rcUa  la  ^'enela  Ile- 
pubblica. 

Si  fattc  parlicolarila,  traltandosi  dinnoStato,  che  ebbe  si  hmga 
vita  ,  e  che  abbiamo  veduto  noi  medcsimi  ancora  sussistcre  ,  mollo 
pill  agevolmente  Ic  possiamo  ricavare  da  lil>ri  dettati  a'  giorni  no- 
sU'i ,  ciie  non  da  quelle  clie  con  fatica,  e  con  pari  sicurezza  si 
ricavano  dagli  anliclii  Scritlori  Greci  e  Latiiii ,  e  dalle  laboriose 
ed  erudite  Disseitazioni  degli  Antiqiiarj  intorno  alia  Repubblica  di 
Atcne.  Di  falto ,  non  solo  dagli  Sciiltori  Stranieri  Oltramontani  , 
prima  e  dopo  la  raduta  di  Venezia  venncro  deltate  Opeie  e  Storie 
di  quella  (limosa  Conlrada,  non  pero  sempre  iraparziali  ed  esalte ; 
ma  in  Venezia,  poclii  anni  sono,  si  pubblico  TOpcra  Postuma  del 
Patrizio  Sebastiano  CroHa  inlitolata:  Memorie  Storico-Ck'ili  sopra 
il  Go^'eriio  dc  Teiieziaiu ,  da  lui  compilata  dopo  la  cadula  della 
Repubblica;  e  qaello  che  e  piu,  che  venne  daU'Editore  dcdicata  KWn^lZi'iiii. 
al  Governatore  Generate  Anstriaco  delle  Provincie  Venele  il  Conte 
di  Goess  ,  come  argomemto  gratisslmo  (sono  parole  precise  della 
Dedicatoria)  a  S.  E.  per  lo  zelo  deWonor  di  Venezia. 

Ad  ogni  modo  poi  io  intendo  ragionar  di  quella  Repubblica  nci 
buoni  tempi,  in  quellEpoca,  in  ciii ,  non  solo  i  Principi  d'ltalia  si 
ascrivevano    a  vanto    lo  essere  annoverali    Ira' Veneti  Patrizj,  ma 
lo    slesso    Re  di  Fiancia   Enrico  III    riceve    come    dono    gradito    v.  nruu  sioti. 
roflertagli  Nobilla  Veiieta  ;    non  gia    di  queU'Epoca    recentissima  , 
in   cui    il  Re   Luigi  XVIII    voile  cancellar  il  suo  nome    dal  Libro      cj^ui^dd?; 
d'Oro.  Dove  e  da  notarsi,  (cosa  degna  di  particolar  considerazione)      ''""  ' 
che  nel  Secolo  XVI,  ben  lungi  dal  pretendersi ,  come  fanno  i  mo- 
derni  novalori ,  che  una  sola  esser  possa  la  perfelta  forma  di  Go- 
verno  (e  lale  a  parer  loro  si  c   quello  che  chiamano   Governo   Co- 
stitnzionale)  i  Repubblicani  stessi  aveano  giusle  e  vantaggiose  idee 
di  Governo    Monarchico  perfetto;    ed  i  Monarchi    non  temevano  , 
anzi    apprezzavano    i  saggi  Instituli    dei  Governi    di    Repubblica ; 
ToMO  xixv.  J  7 


i3o  CAPO  iir. 

cosa  die  si  manlfesta  in  tutte  le  Relazioni  Politiche  di  quella  elk, 
ed  anche  di   tempi  nolabilraente  posleriori. 

Che  lie  sia  il  vero,  oltre  allallegaio  esempio  del  Re  di  Francia 
di  cui  si  e  toccato  lesle ,  moiti  altri  Sovrani  si  fatevano  prej^io  di 
maniener  buona  e  viva  corrispondenza  con  Venezia ,  come  tra  gii 
altri  specialmente  il  nostro  Rigenerator  del  Piemoiile  il  Duna  Ema- 
nuel Filiberto  ;  ne  aveano  dilFicolla  di  adottainc  in  diversi  parti- 
colari,  alcuni  de' savj  Oidini  di  Governo.  Quanta  fosse  la  riputa- 
zione,  in  cui,  presso  tutte  le  Corti  era  salita  cpiella  Repubblica,  ed 
in  cui  mantenevasi  tutlora,  gia  innoltralo  il  Secolo  segnenle  XVII, 
♦.  N.ni  nulla  il  da  piu  palesemente  a  divedere  ,  cKe  lo  essere  stata  srelta 
""elguailli""'    per  Mediatrice  ne'  Con-'ressi  per  lo  Truttato  di  Vestfalia.  Traitato 

Bill,  du  TraiK       '  ^  ' 

*ev«.pu.i«.  che  formb  per  tanii  anni  la  base  del  Diritto  PubbHro  di  Europa(i). 
D'altra  parte  poi ,  a  dimostrare  quale  giusta  idea  avesscro  que' 
prudenii  Repubblicani  del  Governo  Monarcliico  ,  baslera  allegare 
quel  delio  del  gravissimo  loro  Senatore  e  celebre  Storico  Paolo 
Paruta  ,  conservatosi  nella  insif,'ne  sua  Opera  della  Perfezione  della 
Vita  Politica  ,  dove  dice  a  chiare  note  :  che  lo  Stato  Begin  ,  e 
quello  degli  Ottlmali  vanno  quasi  del  pari.  Non  parlo  delle  Re- 
pubbliche  Dcraocraticbe  ,  perche  o  tali  soltanto  di  Nome,  domi- 
nate da  Fazioni  ,  e  da  Capi-Popolo  raggiratori  della  Plebe  ;  o  ri- 
strelte  a  cosi  piccolo  e  povero  Paese,  ed  in  si  picciol  numero,  che 
non  possono  fornir   insegnamenti  e  massime  generali    di  Prudenza 


(i)  Ecco  qiial  vanlag^ioso  concetto  si  avcssc  peranco  della  saviezza  del  Governo  di  Ve- 
nezia, dagli  Uomini  di  Stato  in  Francia  dopo  la  mcla  del  Secolo  XN'll,  e  gia  rej»nando 
Luigi  XIV.  Monaigiior  di  Percfixe  Arcivescovo  di  Parigi  ,  stato  Precettore  di  quel  Monarca 
nella  sua  oieritanientc  lodata  Sloria  del  Re  Emico  il  Grande  ,  vale  a  dire  Enrico  IV,  dopo 
di  aver  narrate  le  trattative  della  pace ,  a  mcdiasione  di  esse  Munarca ,  concliiusa  tra  il  Re 
di  Spagna  e  le  Provincie  Unite  della  Olanda  ,  e  quanto  in  cncomio  di  Lui  vennc  dctto  in 
quella  occa&ione  dal  Doge  in  pien  Senato  airAinhasciatore  di  Francia,  tcrmina  con  questc 
memorabili  parole  «  Elogc  d'aiilant  plus  beau  ,  et  plus  glorieux  qu'on  pent  dire  avec  verite  , 
•  que  Vcuisc  a  t«ujours  etc  le  -tiege  de  la  sagesse  Politique,  ct  que  les  t'loges  que  partcnt 
"  de  ce  Sinai  sont  comine  aulaut  d'Oracles.  u  Pereftxc  Hist,  du  Roy  £iir!c  le  Grand 
pag.  303.  Paris  167a. 


VENEZIA  iJl 

Civile  a'  sensati  uominl  di  Stato.  Tale  e  I'avviso  dello  siesso  Paolo 
Parula  ,  il  quale  assci-isce  ,  che  fjuella  Repnbblica,  clic  e  in  mano  ibij.",.". » >»• 
di  tuUa  una  molliluiline  ,  benclie  in  essa  sia  alcuiia  parte  di  virtu, 
non  puo  in  ciascuno  di  tanto  numero  ritrovarsi  un  tal  grado  di 
perfezionc  come  fa  in  pochi.  Chi  volesse  intertenersi  nello  inda- 
gare  la  forma,  una  volta  si  celebrc,  del  Governo  diVenczia,  puo 
consullare  que' molti  Scrittori  clie  ne  trattarono,  di  cui  tenne  re- 
gisiro  il  Doge  Foscarini  nella  insigne  Opera  sua  della  Storia  dclla 
Veneta  Letteratuia  ;  osserveremo  soltanto  ,  che  tra'  piii  lodati  dal 
Foscarini  sono  due  Prelati  ,  il  Cardinal  Gasparo  Contarini ,  ed  il 
noslro  Abate  di  S.  Michele  della  Cliiusa   Giovanui  Botero. 

Del  rimanente,  oio  che  ridonda  a  maggior  gloria  deiraulica  Ve- 
neta Repubblica,  si  c,  die  da  essa  uscirono  i  primi  lumi,  in  essa 
si  fecero  i  primi  passi,  die  tanto  giovarono  alia  Ristaurazione  delle 
Scienze  di  Stato.  La  siluazione  Geografica  delle  Isolette,  dove  da 
prima  ebbe  la  sua  cuna  ,  la  nalura  ,  le  occupazioni  de'  suoi  primi 
abitatori  ,  fece  si,  che  in  esse  si  conservarono  le  reliquie  dell'an- 
tica  civilizzazione  d'ltalia ,  cosa  che  si  ravvisa  in  molti  particolari, 
nell'uso,  a  cagion  d'esempio,  de' Cognomi  gentilizj,  e  nella  cura 
sopratiutto  di  preservarsi,  il  piu  che  poterono,  liberi  dalla  domi- 
nazione  straniera,  e  dagli  inconvenienti  del  Governo  Feudalc,  che 
violentemente  congiunlo  colle  popolari  Fazioni  tanti  disastri  cagio- 
no ,  e  tanto  sangue  fece  versare  nelle  Repubbliche  Lombarde  de' 
tempi  di  mezzo. 

Tra'  primi  passi  poi  decisivi ,  che  di  tanto  tempo  precedeilero 
la  Ristaurazione  delle  Scienze  di  Stato,  nell'Epoca  che  abbiamo 
prcso  principalinente  in  disamina,  vale  a  dire  circa  la  meta  del 
Secolo  XVI,  il  piu  rilevanle  si  fu  la  giusta  idea,  e  lo  stabilimenlo 
della  vera  e  perfelta  Sovranita  in  Venezia.  I  varj  dementi ,  che 
riuniti ,  e  concentrali  eminentemente  ed  indipendentemenle,  in  una 
persona  delerminata,  od  in  un  Corpo  Sovrano  ,  costituiscono  la 
perfetta  Sovranith,  andarono  in  tulte  le  Coutrade  ne'  Secoli  di 
mezzo,  e  specialmeute  in  Italia,    lungameute  disgiunli  e  dispersi ; 


D 


iSa  CAPO  itr. 

e  coloro  die  si  irovavano  al  possesso  di  uno  di  quest!  istromenli 
del  potere  Sovrano  ,  iu  quclla  Anarcliia  ,  e  Caos  Polit'iLO  ,  dii-ei 
cosi ,  s'ingegnaviino  a  vicemla  colla  forza  o  colla  asUizia  di  spo- 
gliai-ne  que'  Corpi  o  persone  clie  erano  iiiveslili  di  altri  di  s\  i'atti 
elemeuti.  Quitidi ,  in  ([uel  periodo  di  tempo ,  taiiti  sorsero  gli  usur- 
patori  neile  Ilaliane  Repubbliclie  ,  tante  furouo  la  Fazioiii  e  tanle 
le  inutazioni  di  Governo. 

La  Veneta  Repubblica  puressa,  ne' tempi  aniichissimi  e  prossimi 
alia  fondazione  sua,  ando  flnlUiando  Ira  I'arbitrario  Polere  dci  Oogi, 
e  le  iasnrrezioiii  della  Plebe  ;  ond'e,  clie  piu  d'uiio  di  que' piinii 
Reggitori  dello  Stalo  capitaroiio  male  ;  ed  i  ttunuiti  ,  e  le  fazioui 
ia  quell'oscura  anticliissima  epoca,  come  confessano  gli  Storici  Ve- 
neli,  furono  ficquenii  assai.  Ma  la  Veneta  Repubblica  fu  la  prima, 
cui  rinsci  ,  nou  ostante  alcune  agitazioni  ,  di  riuiiire  in  un  cenlro, 
e  congiungei-e  tutte  le  parti  e  le  membra  della  Sovranita,  mediante 
il  serrar,  come  si  disse,  del  Consiglio  sin  dal  fine  del  Secolo  XIII, 
e  rintroduzione  del  Governo  dcgli  Otlimati ,  clie  riceve  poscia  la 
sua  perfe/.ione  cnllo  slabilimento  del  Consiglio  dei  Dieci  ,  freno 
indispensabile  cor»lro  la  licenza  de' Nobili  ,  clie  traviassero,  e  Pal- 
ladio  della  tranquiUita  pnbblica  per  mantener  I'autorila  del  Corpo 
Sovrano,  conlro  le  raaccliinazioni  ,  la  corruzione,  i  vizi  ed  i  de- 
lilti  di  Stato ,  in  cui  cader  polesse  taluno  di  qnelli  che  il  cotn- 
ponevano 

Del  resto  qnesto  stabilimento,  non  meno  clie  qnello  dei  lanti 
Tribanali  e  Magistrati ,  di  cui  tesse  rainulo  e  lungo  Gatalogo  nella 
sua  Opera  Posiuma  il  menlovato  Veneto  Patrizio  Sebasliano  Croita, 
e  cbe  ne  i-ende,  agli  occlii  di  chi  non  ha  |)otulo  vedere  in  atli- 
viti  quella  forma  di  Governo  ,  iniralcialo  ed  oscuro  il  complesso, 
questi  t:uui  Magislrati,  io  dico  ,  con  tanto  diverse  incumbcnze  in 
diversi  tempi  ,  ad  essi  commesse  ,  e  specialmenle  quelle  atlldale  al 
sopr  iccennato  Consiglio  di  Uieci,  in  nulla  oU'endevano  nc  diniiiiui- 
vani*  rautor»l!»  Suprema  e  la  Sovranilk  del  Maggior  Consiglio,  die 
tulli  i  poleri  iu  se  eininentemeule  riuuiva.  Da  esso  Consiglio,  non 


I 


vc^EZ^A.  »33 

altrimenli  clie  da  uii  assoluto  Monarca,  clie  conferisca  ;ul  un  Su- 
premo Ma<;istrato  laulorila  di  dccidcie  dclla  vita  e  della  moi'le  , 
dipcndcva  il  concedcre ,  lo  aiimcnl;ire  od  il  modifuare  l.i  i^iurisdi- 
zioiic  a  ciascurio  di  que'  Coipi  Ui  Icgiili  ;  e  di  lallo ,  alio  slesso 
Consijjlio  dei  Dieci  piu  di  una  votla  ,  sebbeuc  cou  iinprovido  di- 
visamento,  si  Iratto  di  sccmare  I'aulorita.  Clie  se  la  macchinala  ri- 
forma  di  quel  priiK-ipalissiiuo  Mai^islralo  Tcniic,  con  forza  di  valide 
ia"ioni  ,  sin   daU'aiino    1628,     da  Eallista  Nalii    coinbattula  ed  ini-       s,„i  smri. 

...         Lib.  VII.  (..  3j7. 

pedita  ,  e  quasi  a'  nosld   ultiini  tempi ,  dal  Foscarini  poi  Doge  delta  c  «« 

Republdica  ,  iion  si  puo  negaie  ,  che  I'odio  coucepilo  conlio  quel 
eravissimo  Mauislralo  dalla  tuiba  de' Nobili  maleontenti  ,  abi)ia 
coiiUibuilo  noa  poco  alia  corruzioue,  ed  alia  lolal  roviua  in  Hue 
dello  Slalo. 

Due  allri  ordini  uliiissimi  de' Veneziani ,  e  degni  d'esserc  imilati 
in  tuui  i  G  )verui  ,  precedeitero  di  gran  lunga  la  Rjstaurazione 
dclle  Scieuze  di  Stalo.  11  |)rimo  si  fu  I'uiricio  inlrodollosi ,  come 
si  pensa  da  taluno,  sin  daU'anuo  i2o4>  di  un  ConsuUore  Pubblico, 
la  Seric  de'  quali  Consultori  ,  coinpilata  coUa  sua  solila  diligenza 
da   Aposlolo    Zeuo,    e  accennata    dal    Foscarini.    L'altro    instiluto       sum"l'L 

It'     •  PI  •        ■         •  11  Lt'lliTat .  Vcuex. 

^      uiente  opportuno  per  inrigere  con  proiitlo  le  negozuizioni  colie    ,,.:;,  cd  in  nou. 

Potenze  Eslere ,  si  era  quello  che  incaricava  gli  Ambascialori,  ri- 

tornali    dalle  Corti  Strariiere  ,    di  riferir   in    Coiisiglio    I'operato ,  e 

di  fare  uu  rilralto  Politico  in  j^enerale  degli  Stati   dove  aveano  I'i- 

sieduto.    Di  s'l  fatlo    bellordiiie ,  da  il  vanto    il  Foscarini    alia  sua   ^°"^- f  ^^,f  • '** 

Patria ,    couie    in   pratica  sin    dal  Secolo  XIII ;    e  ben    a  ragione 

quell'uomo  grande    gliene  da  lode ;    perciocclie    le  Relazioni    degli 

Arabasciatori  Veneti,  massimamente  quelle  deltale  dope  il  principio 

del  Secolo  XVI,  sono  di  gran  lume  per  la  Sloria  (e  la  Relazione 

della  Corte  nostra,    dcttata  dal   Foscarini,    ne  e    una  convincente 

prova)    e  I'uso    di   ([uella    ora  spenta  Repubblica    dovrebbe    venir 

imitato  da  tuiti  i  Govei'iii.   In  conformita  di  esso,  uomini  maturi  , 

clie  aveano  fatlo  sludio  in  gioventii  delle   Siienze   Morali  e  Polili- 

che,    (dacclie  ne' buoui  tempi    di  quella  Repubblica,   i  cui  ordini 


l3.t  CAPO    III. 

antichi   di  Governo  meritano    di  esser  metlitati,    come  e  delio  ,  al 
jtari  di  (|ueHi  di  Aiene  e  di  Sparta,  stiidinvano  essi,  sccondo  die 

Hcnwn°'p,i3i.  ce  no  informa  ii  sopracilalo  N.  U.  Sebasliaiio  Crotla ,  la  Polilica, 
la  Filosofia  Morale,  e  TEloqucnza  sotto  la  disciplina  di  dolti  e 
sperimentali  Professori  dell'  Ordine  Patrizio  nella  Biblioteca  di 
S.  ISIarco),  e  die  quitidi  gia  aveano  esercitate  Magistralure  in  Pa- 
tria ,  onde  conoscevano  le  massime  della  Scienza  di  Governo  in 
genere  ,  e  ne  aveano  irnparata  in  pralica  I'applicazione,  venivano, 
senza  intcrrompere  la  carriera  de' loro  Impieghi  in  Patria,  inviali 
a  risiedere  lemporariainenlc  presso  le  Corti  Straniere.  Dovendo 
poi  fare  gli  Anibascialori,  nel  tornar  dalle  Corti ,  le  Relazioni  loro 
in  Consiglio ,  ne  seguiva  ,  die  tutti  i  Patrizj  che  in  esso  interve- 
nivano,  erano  appieno  informali  degl'interessi  delle  Potenze  Estere, 
e  delle  forze  loro,  e  della  natura  degli  uomini,  de' Principi  e  de' 
Ministri,  onde  delibeiare  con  plena  cogiiizione  di  causa  negll  alFari 
occorrenti  e  vertenze  coUe  Corti  Straniere  ,  ed  escrcitare  Amba-' 
scierie  coi  liimi  e  cognizioni  necessarie ,  ogni  qual  volta  a  simile 
incarico  venissero  destinati. 

Pill  instruttive,  bo  detto  teste,  che  doveano  riuscire  le  Relazioni 
degli  Ambasciatori  Veneti  dettate  nel  Secolo,  e  specialmente  verso 
•  la  meta  del  Secolo  XVI.  La  ragione  si  e ,  percbe  non  tanto  in 
quel  tempo  erasi  piii  ampliata  la  sfera  delle  umane  cognizioni  , 
quanto  perche,  essendosi  migliorato  il  costume,  la  Scienza  di  Stato 
si  spoglio  di  quelle  massime  perverse  per  cui  era  tenuta  incom- 
patibile  (come  da  taluni  ancora  falsamente  si  tiene),  colla  probita. 
II  piu  volte  lodato  Foscarini ,  parlando  delle  Storie  di  Paolo  Pa- 
ruta,  dice,  che  fu  allora,  che  si  conobbe  piu  chiaro  chemai,  po- 
tersi  nelle  Storie  maneggiare  la  vera  e  sana  Ragione  di  Stato 
senza  olfendere  I'onesta  e  la  Religione.  Lo  stesso  che  dicesi  delle 
Storie    di    quel    savissimo    Procurator    di    S.  Marco,    dicasi    pure 

siJu«"pi'}3».  rispetto  a'  suoi  Discorsi  Politici :  Deus  in  hoc  genere  sumnins  lo 
chiama  il  Crenio  presso  il  Foscarini.  E  di  fatto  que'Discorsi  dovreb- 
bono  aver  fama  maggiore  che  non  quelli  del  Segretario  Fiorenlino, 


TENEZU  l35 

Se  la  prudcnza  e  la  virti\  ottencssero  presso  gli  uomini  gli  elogj, 
che  ingiuslamente  usurpali  vengoiio  dalla  malignila  e  (laU'astuzia. 
Dai  ragionainenti  avuti  dai  Veneti  Ambasciatori  ,  ineiitre  crano  in 
Treiilo  per  nootivo  del  Coticilio ,  ragionarnenli  a  cui  assistevano 
parecclii  giovaiii  Palrizj,  die  facevauo  loro  cortegi,'io,  e  descrilti 
ne' libri  detlo  stesso  Parula,  die  iniitolo /?e//<z  pevfezione  della  Fila 
Civile,  bcti  si  coin|)ieiide  quali  fossero  le  massime  della  vera  e 
Sana  Polilica,  professate  allora  da  que' Snvj  personaggj,  che  lanto 
contribuirono   alia  Rislaura/.ione  della   Scienza  di  Siato. 

Alia  Ristaurazione  di  s\  fiitta  Scienza  non  poco  vi  contribiii 
eziandio  la  fainosa  Uiiiversita  di  Padova,  di  cui  cura  si  giande 
pigliavasi  dalla  Veneta  Repubblica.  Uomini  dollissimi ,  ed  in  gran- 
de  estimazione  (nel  die  soslanzialcneiile  consiste  it  vero  frulio 
sperabile  dalla  islruzion  pubblica)  ,  ne  erano  i  Professori ,  ed  i 
Yeneti  Patrizj  aspiravano  con  tale  ardore  ed  impegno  ad  olle- 
nere  Gatledie  ,  cUe  il  Governo  credette  di  dovervi  imporre  ua 
freno  per  impedire,  che  di  tutte  non  s'impadroiiissero  (i).  Con 
essi  Professori  viveano  e  conversavano  famigliarmenle  i  personaggi 
pill  grandi  che  in  Padova  si  trovavano;  ed  a  Padova  concorrevano 
giovani  di  alto  lignaggio,  non  solo  di  tiitta  Italia,  ma  eziandio  di 
Ollreinonti  ;  e  fra  gli  altri  a  quello  studio  si  recarono  in  principio 
del  Secolo    XV[    siu  dalt' Inshillerra    il  celebre    Recinaldo    Polo,     vph,iip<Lir. 

"  ~  _  of  Cod.  Polo . 

congiunto  di  pareutado  con  quel  Monarchi ,  poi  Cardinale,   ed  in 

fine  dello  stesso  Secolo,  dalla  Savoja  Francesco  di  Sales,  che  per 

Sanlita  di  costiinii ,  e  per  li  suoi  scritti  y)u6  chiatnarsi  1  Epiietlo  del 

Cristianesimo,  tanto  superiore  all'antico,  quanto  i  lumi  sopranaturali 

vincono  le  sennplici  forze  della  natura;  e  dalla  Francia  quell'insigne 

fautor  delle  Lettere   e  de'Letterati   Nicolo  Peirescio.    Del  resto  Pa-    v.viedePcittsc. 

dova,  non  solo  era  studio  celebratissimo  per  li  Giovani  sia  Italiani, 


(i)  AUicvi  (iella  Univprsita  di  Padova  furono  trc  rinomali  Professori  chiamati  a  Torino 
a'lcinpi  dc'Padri  nostri ,  il  DoUor  ViUliaoo  Donali,  I'Abatc  Ptiini ,  e  rAotiquario  Giu- 
tcppc  Bai'toU. 


i36  c.kvo  HI. 

che  Stranicri ,  ma  inol(re  ricetto  agli  uomini  Scienziati  di  critlo  , 
die  vi  cercavano  sollievo  ermlito  dalla  ti-avagliala  vita  tie'  neqozj 
di  Stalo  ,  e  vi  si  riducevano  quasi  in  porlo ,  a  goder  ozio  Lette- 
rario.  Lungo  soggionio  vi  fece  il  Bembo  ,  come  ogmm  sa,  dopo  di 
essere  slato  Segretario  di  Papa  Leone  X;  poscia  vi  passo  quasi 
I'intera  sua  vita  il  celebre  Patrizio  Genovese  Vincenzo  Pinelli  il 
Pomponio  Atlico  dell'Italia  ,  come  il  Peirescio  il  fu  delta  Francia. 
Circa  a'  tempi  poi  di  cui  ragioniamo  ,  vale  a  dire  poco  prima 
deU'anno  i56o  ;  trovavasi  in  Padova  ,  e  vi  faceva  soggiorno  il  ce- 
lebre Luigi  Cornaro  cognominato  dalla  "Vita  Sobria ,  per  aver  sag- 
giameute  preferiio  una  lunghissima  vita  ,  condita  da  tutti  i  piacevi 
deiranimo ,  ad  uno  dc' placeri  corporei  piii  abietti.  Abitava  il  Cor- 
naro an  elegante  Palazzo  con  deliziosi  giardlni  ;  ivi  splendida- 
menle  Ei  vivea,  tenuto  in  gi-an  cento  da  tutle  le  persone  per  na- 
scita  o  per  ingegno  disiinte.  Non  vi  era  casa  piii  frequcntata  ;  e 
tutti  gli  nnimi  si  conciliava  quell'amabile  veccliio ,  scbbene  nou 
fosse  persona  di  molte  leftere  ,  coUa  moderazione  ,  coUa  giovalita, 
e  con  varj  ed  accorti  ragionamenti.  Noi  osscryeremo  soltanto ,  die 
Luigi  Cornaro ,  in  un  con  allri  rarissimi  pregj ,  ebbe  pur  quello 
di  contribuire  a  gittare  i  fondamenti  di  quella  savia  Scienza  Poli- 
tica  del  giusto  arnica  e  dell'onestOj  nata  in  Italia,  e  che  dall'Italia 
anche  in  altre  Regioni  si  diffuse. 

Tra  gli  uomini  di  Stato  adoperati  negli  afifari  grandi  ,  ed  estir- 
patori  coll'opera  e  cogli  scritti  della  perversa  Ragion  di  Stato  che 
dorainava  in  principio  del  Secolo  XVI,  tengono  distinto  luogo  il 
Cardinale  Gianfrancesco  Commendone,  ed  il  suo  Discepolo,  e  Se- 
gretario poscia,  Nunzio  in  Venezia  e  Vescovo  di  Amelia  Monsi  • 
gnor  Anton-Maria  Graziani.  Ora  il  Cornaro  ,  non  solamente  del 
Commendone  si  puo  chiamare  Padre  e  Maestro ,  qual  altro  So- 
crate  rispetto  a  Senofonte,  spingendolo  da  Padova,  dove  trovavasi 
a  studio,  a  recarsl  in  Roma,  ma  cziandio  indiriltamenle  del  Gra- 
cniun.  De  viu  zoni.  Ad  ogui  modo  avendo  il  Cornaro  iuieso  discorrere  il  Com- 
"■ 'Wd.'""  '   mendonc,    quando    fu  di  ritorno    in  Padova  da  Roma,    con  tanla 

Lil*.  I.  Cjp.  IV.  ^       ^ 


VENEIIA  1 37 

nvvedutezza  ed  intelligenza,  esclamo,  0  dover  riuscir  il  Commen- 
done  uomo  sommo  in  Roma  ,  o  non  aver  EgU  pratica  nessuna  del 
Mondo.  iNIentre  il  Graziani  Iraltenevasi  ancora  in  Padova  ,  ed  il 
Coinmeiidone  ,  salllo  in  alta  fama ,  era  gia  nel  corso  delle  sue  Le- 
gazioni  in  servigio  della  Santa  Sede  ,  udiva  spesso  il  Cornaro  ram- 
mentare  tali  particolarita',  di  ninna  cosa  magijiorinente  vantandosi, 
co!nc  di  aver  pei'saaso  il  Commendonc  a  lecarsi  in  Corle  di  Roma. 

* 
CAPO  IV. 

Gcnova. 

Dopo  essercl  traltenuli  alquanlo  inlorno  alio  Arli  di  Governo 
de'  Veneziani  anticlii  nella  epoca  della  Ristaurazione  delle  Scienze 
di  Slalo,  rivolger  si  dovrebbe  natiualmente  il  discorso  agli  anlichi 
Genovesi ,  valorosi  e  formidabili  emuli  di  Venezia  ne'  Secoli  di 
mezzo.  Le  imprese  di  mare  di  quelle  due  Repnbbliclie,  i  viaggi  e 
le  scoperte  loro  ,  vincono  quanto  siasi  operalo  in  mare  da'  Roma- 
ni  ;  ed  in  qncsto  particolare  ,  come  in  parecclu  altri  troppo  iuop- 
portuno  ,  per  non  dire  inglusto  ,  si  e  il  confronto  clie  si  fa  dell  Ita- 
lia antica  colla  moderna  dopo  il  Milie  ;  da  cerli  Scrillori  special- 
menlc  Stranieri,  compassionando  lo  slato  della  moderaa,  in  un 
modo,  clie  diventa  disprezzo. 

Vero  e,  die  rispelto  a  Geneva,  piii  tardi  essendosi  in  essa  sfa- 
biliia  I'Aristocrazia  ,  e  le  fazioni  avendo  dominalo  ed  agitato  quella 
Repubblica  durante  quasi  I'intero  Secolo  XVI,  Ira  i  Fregosi  e  gli 
Adorni,  ed  altre  polcnli  famiglie ,  sin  clie  per  calmarle  eflicacc 
mente  si  adopero  il  celebre  Andrea  Doria  (quello  stesso  grand'uo- 
mo,  chc  per  poco  corse  pericolo  di  perdere  la  vita  e  lo  Stalo,  se 
il  Conle  Luigi  Fieschi  non  sommergevasi  casualmcnte  in  mare)  in 
mezzo  a  tante  si  frequenti  perturbazioni  ,  impossibilc  era  die  si 
pensasse  a  perfezionar  Parte  di  un  paciCco  e  ben  ordinate  Governo. 
Ma  la  virtu  e  PaccorgimeulOj  che  non  poteva  trovare  fondamento 
ToMo  ixxv.  18 


1 38  CAPO  ir. 

stabile,  no  ajulo  nel  Govenio,  fece  si,  die  circa  a  que' tempi  ap- 
punto,  i  Parlicolaii  si  adopei-assero  per  acquistar  riccliezzc  ,  e  si 
segnalassero  ncl  fiiine  uso  in  opere  di  magnilicenza,  e  di  magui- 
licenza  diretta  al  puhbiico  vantaggio. 

II  Saggio  Iristiiiitore  de'  Principi  de'  tempi  snoi  nella  Scienza  di 
Governo,  il  nostro  Giovanni  Botero,  die  scriveva  intorno  appunlo 
al  fine  del  Secolo  XVI,  osserva  che  esistevano  allora  in  Ilaiia  due 
Repul)I)liclie  floridissime  Venezia  e  Geneva;  e  soggiunge,  die  Ve- 
Botfro.  nczia  avaiizava  di  gran  lunga  Geneva,  e  di  Slato,  e  di  crandezza. 
Lib.  I.  p.£.  33.  La  ragioue  die  Egli  ne  aiiega  sic,  perclie  i  Vcneziani,  aliendendo 
alia  mercanzia  i-eale ,  si  erano  arriccliiti  mediocivmente  in  pailico- 
lare  ,  ma  infinitainente  in  comune.  AH'incontio  iGeiiovesi,  iinpie- 
gandosi  afTatlo  in  camhj,  aveano  anicdiite  ,  dice  il  Bolero,  le  fa- 
colla  particolari,  ina  iiiipoveiito  estrein  nnente  le  enlraie  puhhlidie. 
II  die  sostanzialmente  si  riduce  a  dire,  die  i  parliculari  si  pren- 
deano  magj,'ior  pensiero  delle  cose  propne  ,  die  non  il  Governo 
delle  pubblidie.  Aggiungasi  ,  die  raiigiisiia  del  Territorio  ,  in  si 
gran  parte  sterile,  della  Republilica  di  Geneva  non  poteva  som- 
minislrare  gran  copia  di  prodotli  natnrali  da  fame  sinercio;  e  die 
la  professione  d'iinpiegare  i  proprj  capitali  ne'  cambj  ,  e  assai  piii 
imlipendeiile  di  qnella  di  possessore  di  lerreni,  e  meno  soggelta 
alle  fazioni  e  rivoluzioni  del  Governo.  Del  rimaneiite  e  cosa  no- 
tabile  ,  die  qiiesla  diversith  ,  tra  la  Coslituzione  ,  a  dir  cosi ,  Eco- 
nomica  di  Genova  da  qnella  di  Venezia ,  venne  pnre  avvertila  dal 
Santo  Vescovo  di  Gin'evra  conteniporaneo  dell'Abate  di  S.  Michel 
Della  Chinsa,  dove  asserisce  die  la  ricchezza  de' Particolari  si  op- 
poneva  a  qnella  del  Pubblico  in  Genova,  dove  in  Venezia  non 
erano  cosi   ricclii  i  particolari  (i). 


(i)  '1 11  y  a  en  Italic  deux  NobK;s  Bcpuliliqiics  Venise  el  Genes.  A  Vcnisc  Ics  particulicrs 
ft  nc  sunt  pas  si  richfs  qa'a  Genes.  La  richesse  des  Parliculi^rs  cmpcclic  ci-IIc  dn  Public,  n 
Letlere  di  S.  Francesco  di  Sales.  Lett,  XLl.  in  data  dei  aa  Novembre  ilioj.  Parii^i  1708. 
Tom,  I.  pag,   121. 


cr.NOTA  i3g 

AIFhIIo  conforme  in  soslanza  al  gimlicio  di  que'  due  virtuosi  e 
pi-udenti  nostri  Prelali  si  e  qr.ello  del  modcrno  rinomato  Siorico 
Iiiglese  Robertson  (r)  ,  onde  ne'CiUadini  privati  ,  come  si  c  cletto, 
convieii  cercare  le  virtuose  azioni  ed  i  generosi  sentimeiiti ,  jioiclie 
neU'epoca  in  cui  segui  in  Italia  la  Ristaurazione  dcUe  Scieuze  di 
Stale ,  il  Governo ,  agitato  dalle  fazioni ,  mal  potca  rivolger  il 
pensiero  a  perfezionar  Parte  di  reggere  i  popoli ,  e  renderli  felici. 
Quello  clie  non  esegui  il  Governo  ,  venne  ,  rnassimainente  in  pro- 
gresso  di  tempo ,  recalo  ad  eirelto  cd  esteso  da  parecchi  facollosi 
Gittadini ,  clie  alia  inngiiificeiiza  si  dimostrarono  mai  sempre  propensi. 

Lascio  stare,  che  sin  dai  tempi  del  Boccaccio  i  Genovesi,  come  ^"■'"^r^,"''" 
Eidice,  erano  usali  di  nobilmeiite  veslire  ,  clie  tanti  sono  i  son- 
tuosi  e  splendidi  Palazzi  clie  sorgono  in  Genova  ,  clie  taluno , 
avuto  riguardo  al  modo  in  cui  sono  aiFullali,  giunse  a  cliiamav 
quella  superba  citta  nn  magazziuo  di  Palazzi ,  lascio  slare  le  taiile 
opere  pie  riccamente  dotate  ;  ma  quelle,  die  propriamente  cliiamar 
si  possono  opere  pubbliche  in  cui  i  particolari  lianno  preso  a  far 
le  parti  del  Governo ,  quelle  opere  clie  da  Cicerone  sono  senza 
esitazione  veruna  riguardate  come  opere  appartcnenli  alia  virtu 
della  magnificenza  ,  quante  non  sono,  di  cui  Genova  e  debilrice, 
non  al  Governo  antico,  ma  a' pareechj  de' suoi  piii  doviziosi  Gitta- 
dini zelanli  del  pubblico  bene  /  Tali  sono  Templi  sontuosissimi , 
strade  costrutte  lungo  precipilosi  torrenti  ,  ponti  di  meravigliosa 
costruzione  ,  e  vadasi  diceiido  consimili  opere    di  magniQcenza  del 


•1  (i)  Never  was  there  a  contrast  more  striking,  than  between  the  internal  administration 
n  of  the  two  rival  Republics  of  Vcnise  and  Genoa.  In  the  former ,  Gouvcrnement  was  con- 
»  duistcl  with  Steady  systematic  prudence ;  in  Uic  latter  was  consi»tcnt  in  nothing ,  out  a 
«  foudncbS  for  novelity  ,  and  a  propension  to  change.  The  one  enjoyed  pei-prtuel  calm  ; 
«  the  other  was  agitated  with  ail  tlic  storms  ,  and  vicissitudes  of  faction.  The  increase  of 
It  wealth ,  rhich  Huwed  in  the  Genoa  from  the  cxcrciou  of  his  merchants  ,  did  not  contra- 
«  balances  the  defects  in  his  political  Constitution,  and,  in  the  more  prosperos  State,  we 
It  may  discern  ,  the  appcrance  of  syntoms  wich  forebo  ded  a  diminution  of  opulence  and 
«  power.  I)  Robertson  Ancient  India  yag.  lai. 


1.^0  C.KVO    IV. 

pari    dispendioslssima,    che    ili    pubblico    costante    eil    universale 


Opera  parimenli  di  privati  f'u  nc'  suoi  principj  qiiello  Slabili- 
mento  mei-canlilc  ,  die  in  progresso  divenne  si  i'ainoso  ,  vale  a  dire 
il  Banco  di  S.  Giorj^io  ,  die  eccilb  giuslattienle  le  tneravit^lie  del 
Segretario  Fiorentiiio  ,  e  die  divenne  il  modello  delle  Compa£;nie 
di  Goinmercio  delle  piu  possenti  Nazioni  Navigalriri  deH'iiuropa. 
Che  se  poi  il  Governo  di  Genova  ,  piu  debole  e  men  ricco  di 
S.  Giorgio,  prese  il  dnnnoso  partito  di  assegnare  e  redere  al  nie- 
desimo  per  entrata  il  dominio  di  Slati  ,  e  segnataincnte  della  Cor- 
sica in  isconto  dei  debili  da  esso  conlralti  verso  S.  (iinrgio;  della 
Corsica  non  mai  soggiogata ,  non  mai  libera,  die  tra  gr.ncendi  e 
le  stragi  ,  diversa  afTatto  da  Intte  le  altre  contrade  dell  Eiiropa  in- 
civilita  ,  form  i  niezzi  di  rendere  piu  allivi ,  come  gia  ncH'aiitica 
Repubblica  Romana  ,  gl'islromenli  piu  violenii  /ddia  dominazione  , 
questo  nou  fu  difetto  de'  pariicol-iri  ,  clie  le  ricdiezze  loi-o  aveanO 
confidato  a  quel  Banco  ,  ma  bensi  conlrassegno  manifesto  ,  e  coa- 
fessione  della  debolezza  del  Governo  ,  onde  ne  venue  il  moslruoso 
risuUato  di  una  Sociela  di  iMercal.mti  divcnula  Sovi-ana  con  pre- 
giudicio  iucalcolabile  de'  sndditi  ,  e  della  inlera  umanila  ,  dacclie 
divenne  esempio  peiniciosissirao  ,  come  si  e  vedulo  in  pralica,  per 
quelle   Nazioni   possenli  ,  die  lo   imilarono. 

Di  fatio  ,  sebbene  i  piii  famosi  Iraflicanii  (come  i  De  ^ledici , 
divenuti  Sovrani)  possano  giugnere  a  reggere  saviamente  i  I'opoli , 
cio  si  verifica  sollanto  net  caso ,  die  si  reslringa  ad  iin  solo  la 
Sovranita  ;  ma  la  Sovranita  divenuta  propriela ,  non  gia  di  un  solo, 
ma  di  una  Socicta  Mercantile,  non  puo  aver  altro  scopo ,  ne  altro 
oggelto  delle  sue  operazioni  se  non  se  il  gnadagno  ,  e  percio  non 
puo  riguardare  i  sudditi  fuorche  sollo  I'aspello  di  un  capo  di  en- 
trata ,  riducendoli  pressodie  alia  condizione  di  schiavi.  Mentre  per- 
tanto  non  si  puo  a  me  no  di  dare  la  dovuta  lode  a'  particolari  in- 
Stitutori  di  quello  un  giorno  famosissimo  slabilimcnlo ;  d'allra  parte 
tulti  i  savj  Polilici ,  non   polrauno  egualmente  encomiare  i  Capi  di 


OEXOY/V  f4'' 

quel  Governo  ,  die  si  ridiissero  a  segno  di  tra<;formare  la  Repub- 
blica  loro  in  S.  Giorgio.  Coiu-hiiulcremo  pertatilo  ,  die  le  singolari 
circostanze  in  cui  Irovossi  Genova  nellepoca  della  Ristaurazione 
delle  Scienze  di  Slato  ,  e  la  condizione  di  quel  Governo  erano 
tali  ,  che  non  ost;inle  la  viriu  ,  riiigej^tio  de'  suoi  Cittadini  e  I'alti- 
vilji  dc'  medeslini  non  si  trovo  in  grado  di  contribuire  a  quella 
gratide  e  benefica  rautazione  dl  cose  ,  die  a  que'  leinpi  sej,'ui  ia 
Italia  ,  come  vi  conlribuirono  gii  altri  Slati  di  cui  si  e  sin  qui  ra- 
giouato  J  ed  in  ispecie  i'aatica  Repubblica  di  Veuezia. 

CAro  V. 

M llano,  e  NapolL 

Quello  die  abbiam  creduto  di  dover  dire  di  Genova  si  puo  ad  uri 
dipresso  iioiare,  c  si  verifica  in  parlc,  rispetto  a  quelli  Stati  d  llnlia, 
che  verso  la  meta  delSecoloXVl  trovavansi  ridoUi  a  condizione  di 
.Proviiicia  ,  come  il  Ducato  di  Milano,  ed  il  Regno  di  Napoli  ;  se 
non  die,  senza  die  vi  avesse  parte  lo  Straniero  Governo,  in  Milano 
quelluomo  gratide  che,  come  si  e  osservato  piii  sopra,  taiito  con- 
Iribui  al  miglioramento  del  costumi  ,  tanto  del  pari,  e  si  eflicace- 
menle  si  adopero  per  introdurre,  spargere  e  radicare  altamente  le 
massime  di  una  Sana  Politica  ,  che  si  puo  senza  tcma  di  errore 
allerinare,  che  a  Lui  in  gran  parte  attribuir  si  dee  la  grand'opera 
della  Ristaurazione  delle  Scienze  di  Stato.  Intendo  parlare  delTim- 
mortale  Arcivescovo  di  ^lilano  Carlo  Borromeo  ,  di  cui  gii  si  e 
ragionato  in  proposito  della  Corle  di  Roma  ,  ma  di  cui  non  si  puo 
a  meno  di  far  parola  iu  proposito  di  Milano.  Questi  sinche  resto 
in  Roma  presso  lo  Zio  ,  il  Sommo  Pontefice  Pio  IV,  alio  siesso 
tempo  in  cui  dava  calore  alia  ultimazione  del  Concilio ,  ed  alia  Ri- 
forma  del  depravati  costumi ,  poneva  pure  studio  nelle  cose  di 
Stato  dacclic  si  gran  parte  de'  piii  gravi  aiFari  veniva  a  Lui  afiidata, 
ed  in  uua  ela  in  cui  la  Corte  di  Rouia  avea  ancora  laula  ingercnza 


t^3  CAPO    iv. 

in  tuttc  le  Corti  Jella  Cristianit;i,  ma  con  viste,  con  niassime,  con 
priiicipj  troppo  diversi  da  quelli  seguUi  da'  Miiiislri  die  aveano 
vissulo  ne'  primi  anni  di  quel  Secolo.  Egli ,  come  gia  si  e  piu  sopra 
accennato  ,  si  era  pro|30Slo  per  esetnplare  il  famoso  Datario  Ghi- 
berti  a  tale,  di  lenerlo  in  conto  di  modello  nclla  amminislrazione 
dclla  vasta  sua  Dioccsi,  dacche  il  Gliiberti,  da  Roma  ridotlosi  a 
Verona  di  cui  era  Vescovo,  non  ad  altro  rivolse  i  pensieri  se  noii 
se  a  farvi  fiorir  i  buoni  coslumi. 

Intanlo  con  quanta  sollecitudine  avesse  rivolto  ranlmo  il  Santo 
Cardinale  Carlo  Lorromeo  agli  studj  elie  riguardavano  le  materie 
di  Stato,  e  la  pratica,  e  la  spcdizione  de' Negozj  de' tempi  suoi, 
si  vuole  argomcntare  dalla  iiisigne  e  pre/.iosa  Raccolta  delle  Lettere 
de'  Principi  a'  Principi  dal  Ruscelli  ideata ,  e  dedicata  da  Lui  a 
S.  Carlo,  Raccolta  in  cui  tanle  Lettere  si  Irovano  inserite  del  so- 
praccennato  Gliiberti,  di  Lodovico  Vescovo  di  Rapisa  lodatissimo, 
come  si  e  detto ,  dall'Inglese  Scriltore  della  ^  ita  di  Leon  X, 
e  di  quelli  allri  molti  Negoziatori,  che  ci  presentano  al  vivo  il 
ritratto  dcUe  Corti  di  allora ,  e  la  mutazione  in  meglio  del  Siste-  • 
ma  Politico  ,  per  opera  principalmente  degl'Italiani.  II  periodo  di 
tempo,  die  comprende  quella  Raccolta,  die,  secondo  I'osserva- 
zione  deU'esatto  Apostolo  Zeno,  oltrepassa  piu  di  venti  anni  un 
intero  Secolo  ,  e  Secolo  in  cui  nacque  il  Diritto  Pubblico  di  Eu- 
ropa,  scouvolto  soltanto  in  questi  ultimi  tempi,  i  preclari  uomini, 
che  dettarono  si  gran  parte  di  quelle  Lettere ,  il  ravvisarsi  in  esse 
gl'interessi  delle  Corti,  ed  i  secreti  ordigni  de' maneggi ,  attesa  la 
minor  gelosia,  che  si  avea  allora  nel  renderne  pubblici  iCarteggi, 
fanno  si ,  che  quella  Raccolta  pubblicata  la  prima  volta  sotto  gli 
auspicj  di  S.  Carlo  si  puo  considerare  come  la  pii!i  antica  e  forse 
la  piu  instruttiva  Scuola  delle  Scienze  di  Stato. 

Che  se  si  stimo  di  ripubblicare  il  Carteggio  del  Macchiavelli  ai 
giorni  nostri ,  e  replicate  edizioni  se  ne  fecero,  e  piu  di  una  Tra- 
duzione  in  lingua  Francese  se  ne  diede  in  luce,  uiolto  piu  lode- 
Tole  iropresa  sarebbe  quella  diriprodurre  le  Lettere  de' Principi  ai 


MILASO    E    NAPOLI  145 

Principi,  od  almeno  una  scella  delle  pii  lilevanli ,  e  cio  non  tanlo 
a  motivo  ilella  molto  maggiore  importanza  de'riegozj  di  cui  Iratlaiio, 
che  quelli  non  furono  ,  che  ebbe  a  ni;>neggiiii'e  il  Segrelario  Fio- 
rentinu,  e  tiella  molto  maggiore  eslensioiie  de' tempi  c  de' Paesi  , 
ma  a  motivo  inollie  (cio  die  iiifiiiitaineiile  e  piii  da  pregiarsi)  per 
le  sane  massiine  di  prudenza  Civile,  cbe ,  generalmente  parlando, 
in  esse  si  rinvengono.  Lascio  stare,  che  la  dellalura  loro,  in 
ischiella  ,  ed  anclie  elegante  lingua  Itaiiaua ,  servirebbe  a  disingan- 
nar  coloro  li'u'  Oiplomalici  ,  clie  erroneanienle  si  daniio  a  credere, 
come  troppo  geuiali,  che  sono  delle  cose  oltremonlane ,  che  slen- 
der non  si  possano  Dispacci  in  altra  lingua  ftiorchc  nella  lingua 
Franccse.  Chi  paria  ,  scrive  e  legge  di  conlinuo  Llbri  e  Foglj  Fran- 
cesi  ,  e  troppo  iliflloile,  die  non  pensi  parimenii  secondo  Ic  mas- 
sime  Francesi  ,  o  per  meglio  dire,  di  alcuna  di  quelle  Scite  in 
cui  e  divisa  cjuella  vivacissima  Nazione  ,  mai  sempre  in  ogni  cosa 
alio  esiigerare  propensa  ,  e  divenli  un  Fraucese  in  Italia.  Ad  ogni 
modo,  I'essere  useita  queirAiitica  Raccolta  coi  ftivori  del  Santo 
Arcivescovo  di  Mdano  ,  c  una  evidente  riprova,  che  a  Lui  i^radiii , 
e  da  Lui  collivali  erano  gli  studj  ,  che  diremmo  al  presente  Di- 
plomatici,  e  die  avea  Egli  preso  la  miglior  via  per  acquistare  la 
perfella  cognizione  della  pratica  de'  Negozj. 

Quando,  come  allora ,  non  da  ogni  classe  di  persone  (ed  anche 
dalla  genie  niinuta,  e  persin  dalle  donne)  delle  cose  di  Stato  si 
ragionava ,  ma  quasi  esclusivamente  dalle  p«rsone  gravi  e  di  alto 
allijre ,  la  necessaria  islruzione  a' Segretarj  loro,  ed  a' giovani  di 
buona  aspcUaliva,  che  formavano  la  loro  Corte  ,  privatamente  si 
dava  da  essi  medesimi ,  ne  disdegnavano  quegli  illuslri  Personaggi 
di  far  I'unicio  di  I'receltori  molto  piu  proficui  dei  Caltedratici. 
Cos\  pratico  il  celcbre  Cardinal  Coiumeudone  con  Anto^iio  ISIaria 
Graziani;  ed  un  consimile  splendido  ed  instrutiivo  ammaestramento 
ricevettero  dal  Santo  Cardinale  Carlo  Borromeo  quelli,  che  ne  com- 

Ponevano  la  Corte,    essendo  usciti  dalla  Casa    di   Lui,    come    ac-    *"■»>  p"-"">^ 
'  '  agll  Av\<Tliiiirull 

ceana  il  Muralori,  tanli  insigni  Prelali,   Ira' quali  Monsignor  Cesare    c.''«r""s,Suo. 


V.  Elogio 
del  Hoteru, 

^<t  AnuitUzioui. 


I 44  CAPO   V. 

Speziano,  Nunzio  alle  Corti  di  Spagna  e  di '^'ienna,  poscia  Vescovo 
(li  Novara  ,  ed  Autore  di  quegli  Avvertimenti,  pubblicati  da  esso 
Muralori ,  die  coiileiigono,  in  un  colla  piii  pura  Morale,  tanle 
massimc  deUa  piu  sana ,  sicura,  e  proficua  Prudenza  Civile,  ilet- 
lati  con  pi'ofonda  conoscenza  degli  uoinini ,  c  consumata  sperienza 
iicgli  alFari  ,  e  con  nobile  franchezza.  Ne  basti  in  prova  uno  di 
A».ertimtino  cssl  dovc  dicc  cosi:  «  Non  e  perduta  la  semente  dccli  uoraini  savi  , 
»  e  buoui  per  lo  Governo.  La  colpa  clie  cjnesti  non  si  adoperino 
u  e  dalla  parte  di  chi  ha  da  eleggerli ,  cssendo  quesli  o  nializiosi , 
«  0  ignoranli. 

Dalli  slessi  famigliari  disoorsi  del  Santo  Arci vescovo  di  IMilano, 
attinse,  scuza  dubbio  nessuno,  il  suo  giovane  Segretario,  il  ripu- 
talissimo  Scrittore  di  cose  di  Stato,  il  noslro  Giovanni  Bolero,  la 
dottrina  esposta  nell'Opera  della  Ragion  di  Siato,  e  negll  Opuscoli 
Politic! ,  del  cbe  si  c  ragionato  altrovc  difTiisamente.  In  quesla 
conforinita,  in  uno  Slato  di  Provincia,  cjual  era  il  Ducalo  di  Mi- 
lano,  Tin  solo  uomo  grande,  animate  da  quel  verace  amore  della 
Umanita  che  la  Religione  inspira,  tanto  contribui  alia  Ristaura- 
zione  delle  Scienze  di  Stato. 

Una  egual  soitte  non  tocco  ad  un'altra  regione  d'llalia,  alia 
stessa  condizione  ridotia  di  Provincia,  voglio  dire  al  Regno  di  Na- 
poli,  Contrada  di  svcgliati  ingegni  feracissima.  Non  mancarono , 
cio  non  oslanle,  a  quel  Regno  Scriltori  in  tali  uialeric,  tra' quali 
lion  voglio  tralasciar  ii  dare  un  cenno  del  Sanmarco,  Autore  della 
dotta  e  savia  Opera  della  MiUazione  degli  Stati,  tanto  pii!i,  perclie 
di  SI  falto  pregevolissimo  Scriltore  non  trovo  die  abbia  fatto  men- 
zione  il  diligentissimo  Tiraboschi. 

Otlavio  Sanmarco,  Gcnliluomo  Napolitano,  vissc  in  fine  dd  Se- 
colo  XVI,  .e  nel  principio  del  segueiite.  II  sao  Libro  venne  pub- 
blicato  nell'anno  1629  in  Torino  ed  in  Venezia ,  non  essendosi 
potato,  da  chi  in  questi  ultimi  anni  il  riprodussc ,  chiarirsene  , 
quale  tra  queste  edizioni  di  uno  slesso  anno  sia  stala  la  prima. 
Poco  riievaDle  si  e  queslo  punto  di  crudizione  Idljliografica  j  non 


Tvllr  MtiUxioji 

dc  Itcgiii 

d.  OMjvio 

S^nmjrco- 

M11..UU  itaS. 


WIT.ANO    E    NAPOI.I  X  4^ 

cosi  quello  cTindagar  la  cagione  per  cui  in  lanta  copia  di  vicerche 
e  Ui  consiclerazioni  sopra  i  libii  raii  ,  non  siasi  tla  vciuno  fatlo 
parola  di  un  si  pregevole  Sciiitore ,  e  die  nemmeno  ne  il  Fonta- 
nini,  ne  lo  Zeno,  ne  i'llaim  ne  abbiano  regislrato  il  Titolo.  Tale 
pcrallro  si  e  il  deslino  delle  ojiere  d'iiigrgno ,  oserei  dii'e,  lutle, 
in  cui  si  fti  professione  di  massime  di  una  sana  e  giudiciosa  Po- 
lilica  ,  dacclie  non  si  sa  dai  pin ,  ed  anclie  da  clii  non  c  malva- 
gi'o  ,  formarsi  una  giusta  idea  delta  Scienza  Polilica  ,  confondendola 
coU'astuzia ,  e  colia  fraudolenza.  Questa  fu  la  cagione  per  cui  il 
IJolei-o ,  tuttochc  celcberrimo  nella  Ela  sua  ,  cadde  in  dimenti- 
canza  ,  e  per  cui  il  Sanuiarco  non  levo  nemmeno  rumore  mentre 
Ei  visse ,  e  neppiir  nel  suo  Secolo. 

A  moslrar  peraltro  il  valore  di  Lui  bastino  le  segiienti  osscr- 
vazioni.  II  troppo  celebre  Segretario  Fiorenlino  dopo  di  aver  pre- 
messo ,  clie  tre  sono  le  forme  semplici  di  Governo ,  il  jMonarchico, 
quello  degli  Ottimati ,  ed  il  Popolarc,  die,  corrompendosi ,  fanno 
luogo  alle  Ire  viziose ,  die  ad  esse  corrispoiidouo ,  cioe  la  Tiran- 
nide ,  la  01i},'arcliia ,  e  la  Licenziosa  doininazione  della  Plebe , 
avendo  d'altro  lalo  riguardo  ,  alle  turbolenze  frequenti  della  To- 
scann  ,  cbe  da  si  gran  tempo  ,  e  forse  piu  die  mai ,  e  con  mag- 
gior  furore  imperversavand  a' suoi  giorni  ,  ed  alia  instabillta  dei 
Govenii  ,  clie  non  pi^liarono  consislenza  in  tulla  Italia  se  non  se 
verso  la  mela  del  Secolo  X^'I ,  concliiude  imperturbabilmente  in 
precisi  termini  u  die  tutti  i  delli  modi  sono  pesliferi  per  la  bre- 
«  vita  della  vita,  die  c  ne' Ire  buoni ,  e  per  la  malignila  ,  die  e  MarKDiKor.. 
«  ne'  ire  rei.  » 

Ma  se  al  Segretario  Fiorenlino  venne  ofTuscata  la  vista,  tuttoche 
aculissima,  dalla  torbida  e  tenebrosa  almosfera  de' tempi  suoi  net 
gindicnr  delle  mutazioni  degli  Stall,  il  Sanmarco,  in  prinripio  del 
Secolo  susscgnente  ,  piu  savio  sebben  men  rinomato  Scriltore,  con 
divcrso  e  piu  proliciio  intenlo  prcse  a  trattar  di  proposito  delle 
mulazioni  degli  Stali,  vale  a  dire  con  quello  di  premunirle ,  invi- 
lalo  eziandio  dalla  maggiore  slabilita  de' Principati,  i  di  cui  Sovraiii 
ToMO  sxw.  19 


l46  CAPO    V. 

non  aveano  piu  blsogno  come  Principl  nuovi ,  ne'piiml  anni  del 
Secolo  XVI,  di  consolidarsi  nello  Stato;  ma  bensi  giiardarsi  m 
avvenire  da  tulto  cio  clic  intorhidar  potea  quella  tranquillita  ,  clie 
si  era  da  parccchi  amii  incominciato  a  godere. 

A  diuQoslrai"  sempre  piu  il  valore  del  Sanmarco  ,  non  mi  diliui- 
gliero  a  divisare  le  cagioni  della  decadenz;>  ,  e  dalle  mutazioiii  di 
Stato  da  Lui  accennalc,  clie  sono  a  un  dipresso  le  mcdcsime  di 
quelle  rdcvate  dal  Bielfcid  ,  e  da  altri  moiierni  Politic!  ,  e  moUo 
prima  di  essi  dal  sopranominalo  Botero.  Molto  pii\  nolabile  si  e 
I'aver  il  Sanmarco,  sin  da' suoi  tempi,  saputo  addilarne  una,  che 
non  potea  aver  sotio  gli  oc'clij  ,  e  de'  funeslissimi  elFetti  di  cui  sia- 
nio  slati  a'  nostri  giorni  pur  troppo  teslitrionj.  Usavasi  ancora  ai 
tempi  del  Sanmarco ,  dopo  conchiusa  pace  tra  Potenze  giierreg- 
gianti ,  di  licenziar  la  Milizia  ,  nc  erasi  ancora  introdolta  Tusanza 
di  mantener  numcrosa  Soldatesca  continiianienle  in  piedi  durante 
il  tempo  di  pace.  Cio  non  ostante  seppe  il  Safmnarco  vedere,  che 
istromei.'to  terribile  di  pericolose  muiazioni  di  Governo  potea  som- 
ministrar  a'sediziosi  un  numero  grande  di  soldati  mercenarj  (e  per 
mcrcenarj,  si  vogliono  riguardare  tutti  i  soldati,  clie  campano  la 
vita  del  loro  semplice  soldo)  non  possedendo  Palrimonio ,  non 
avendo  Fauiiglia  ,  e  non  facendo  altra  professione  se  non  quella 
delle  armi. 

Vcro  e,  clic  tale  considerazione  puo  essere  slata  suggerita  al 
Sanmarco  dalla  Storia  Romana  ,  e  segnatamente  dai  successi  del 
Basso  Impero ;  ma  il  saper  cavare  documenli  di  buon  Governo 
dalla  cognizione  delle  antiche  Storie  ,  non  e  dato  se  non  se  a  co- 
loro ,  che  sanno  fame  studio,  e  che  non  si  danno  a  credere,  co- 
me presontuosamente  certuni  fanno,  che  basli  la  perizia  e  la  pra- 
tica  delle  cose  presenti  (i).  Sc  il  Sammarco  avesse  rivolto  I'occhio 


(l)  «  Sogliono  dire  gli  uoniini  pnnk-nli,  c  non  a  caso  ,  nu  iinnicritamrnlc ,  clif  chi  viiole 
ft  YCiicrf  rjucllo ,  che  ha  da  cssrrc  ,  consider!  quello  che  u  stato;  pcrchc  tutte  le  cose  dil 
!•  Moudo  in  ogni  Iciupo  hanno  U  loro  riscoiitro  con  gli  auticbi  Iciniii.  11  che  iiasco,  jH-rch^ 


MII.ANO    E    NAl-OI.I  I '(7 

unicamente  a'  siiccessi  della  sua  eta,  non  polea  supporre,  clie  Sol- 
dati  Stipemllali  potessero  rivolger  le  armi  coniro  i  loro  Sovrani 
per  canniar  la  forma  di  Govcnio;  Egli  die  avca  avuto  iiinanzi  agli 
ocelli  i  troppo  fi-eqiienti  ammutinainentt  degli  Eserciti  di  Spagna 
in  Fiandra  ,  dove  gli  ammuliiiamenli  si  restringevano  in  tempo  di 
gncrra  contro  rihelli  a  vivcre  a  discrezione  nel  Paese,  senza  mac- 
chinar  conU'o  il  Goveriio,  e  senza  nemmeno  far  causa  comune  coi 
sollcvali  Fiaminglii. 

CAPO    VI. 

Piemonte. 

Dopo  di  aver  tocralo  della  ristaiirazione  delle  Scienze  di  Stato 
nel  Dncalo  di  iSliiano  ,  e  nel  Regno  di  Napoli ,  Goverui,  nell'epoca 
di  cui  si  tratta  ,  ridotti  a  condizione  di  Provincia,  mi  rivolgoro  a 
ragioiiarne  ahjuanlo ,  considerando  <pianto  ahhia  conlribuito  a  si 
fatta  Ristanrazione  uno  de'  piCi  antichi  e  stabili  Governi  d'ltalia  , 
voglio  dir  quello  del  nostro  Piemonte,  mediante  i  favori  non  solo 
d.i'  Reaii  Sovrani  impartiti  a  si  fatti  stiulj  ,  ma  inoltre  colle  bene- 
(iclie  loro  e  giuste  niassime  di  sana  Politica  inesse  in  pratica.  Che 
anzi  dir  si  puo  ,  die  non  giii  ristanrazione  ,  ma  bensl  cbntinua- 
zione  di  una  reita  ,  ed  incorrolta  foggia  di  Governo  sia  slalo  sem- 
pre  il  Sistema  Politico  costantemente  serbato  da'  nostri  Politic!. 
Ben  lun"i  dallessersi  inlroiloila  la  Polilica  Maccliiavellica  nelia 
Corle  loro,  vittima  bensi  di  cpiella  perversa  Ragion  di  Stato  fu 
nel  tempo  in  cui  essa  dominava  lo  svcnturato  Duca  Carlo  III, 
cognominalo  a  bnon  diritto  il  Ruono  ,  come  vittima  pure  il  fu- 
rorio  in  diversi   tempi  ,  anclic  non  rimoti ,  altri  nostri  Sovrani. 


«  osscDdo  quelle  operate  clagli  uoniini  ,  elu-  luiino  ,  ed  rbbero  semprc  le  medcsimc  pag- 
f(  sioni ,  convicDc  di  Dccej^ita  cbe  Ic  sortiscauo  it  medcsimo  cfictto. »  Muchiav.  Disconi 
Lib.  111.  Di»c.  XLIII.  • 


1^8  cwo  HI. 

Quanto  savio  ,  altroiule  e  beuefico  fu  il  govenio  ilel  EVuca  Ame- 

deo  VIII    sin  dal  principio    del  Secolo  XV  ?    Quaiito  vaiiiaggioso 

non  fu  il  munecsio  tie'  Traitati  ilirelli  alia  Pace  d'llalia   a  metlia- 

diazione  di   lui  conchiusa:  onde   per  tulli  qucsli  rispetli  venne  qua- 

lificalo  inerltaraente  il  PaciGco?  E  tanto  tempo  dopo  il  Duca  Ema- 

nuele  Filibcrto,    sebbene  coiraura    di  una    si  memorabilc  Viltoria 

da  Lui  riportala  negli  nnni  suoi  giovanili,    die  gli  frullb    la  rcsti- 

tuzione    degli  Slati    ingiustamentc  usurpati    al  Padre  ,    ed  iiivilato 

fosse  a  guerreggiare  ,  del  clie  non  gli  mancarono  le  oo.casioni  ,  ri- 

niincio  magnaniinamente    per  bene    dc'  suoi   Popoli ,    alia  gloria  di 

Principe  gnerriero  ,  tiilto  rivolgciulosi  alle  arli  di  pace,  e  divenue 

il  rigeneralore  del  Piemonte  ,    come  ho  accennato  altro^e  (i).  Ne 

voile  Egli  con  facile    e  servile  imitazione    pigliar    per  modello  fjli 

J  ^K'H'Ih",.     iiislituti  ,  le  massime  ,  il  Sistema  di  Govern©    delle   iMonarcliie  piii 

.  6"  o  1    io.   pQgggfjjj    de' tempi   suoi,    ma  bensi    s'inceKiio    di   iuviijorire  ,    am- 

V-  D.li.i  Mlli/ii      '  '  '  '^    "  ^ 

'  '*'""  .Moutai.  pliare  ,  e  migliorare  eziandio  con  prudente  accorgimento  gli  insti- 
tuti  de'  savj  suoi  Predecessor!.  Che  se  il  Successore  di  Lui  Carlo 
Emanuele  I.  fu  costretto  troppo  sovente  ad  impugnar  le  armi  nel 
lungo  corso  del  Iravagliato  suo  Regno  per  saivare  i  suoi  Slati  dalle 
invasion!  e  dalla  dominazione  dei  troppo  formidabili  Potentati,  clie 
gli  atlorniavano ,  lascio  non  pertanto  il  Duca  Emanuel  Filiberto 
al  Figlio  ,  il  genio  ben  nato  di  coltlvare  e  mantener  in  Gore  le 
Scienze  di  Stato  ,  ond'c,  clie  qualora  s'intondesse  di  fare  il  para- 
gone  tra  quel  iiostro  anlico  Sovrano  cd  il  Gran  Duca  di  Toscana 
Cosimo  I.  sopi-a  lodato,  paragone  toccato  dal  Denina,  si  pub  senza 
tema  di  errore  alTermare,  che  il  Duca  Emanuele  Filiberto  non 
solo  ne  emulo  la  gloria  ,  raa  in  molti  parlicolari  il  vinse  e  superb. 
E  quanto  al  Duca  Carlo  Emanuele  I ,  quesli  non  contento  di 
aver  cliiainato  alia  sua  Corte  e  grandemenle  favorito,  il  gia  prima 


(i)  f'ila  del  Conte  di  Camerano  Tom.  Ill,  fialiani  Itlustri.  Qiirsta  parte  non  si  era 
volulo  pcrracltere  clic  si  stampa&sc  ncgli  ultiini  tcuijii  della  dominuxiuuc  Fiaiiccsc  ,  uon 
ottaiilc  la  (^Dto  rantata  Liberia  dcUa  Slampa 


Segielarlo  ilcl  Saiilo  Arcivcsco\o  di  Milano,  e  Scritlore  in  materia 
di  Sana  Polilica  a  que'  tempi  celebratissimo  Giovanni  Bolero,  Abate 
di  S.  Micliele  dclla  Cliiusa,  nominandolo  e  dcstinandolo  Preceltore 
de'  Prinripi  Figliuoli  suoi ,  qucllo  clie  anche  piii  importa  ,  e  chc 
dimostra  con  (luanla  cura  ponesse  studio  ,  ancorclie  iinmerso  in 
tanti  pensieri  di  Governo  ,  alia  Teorica  della  Scienza  di  Stale ,  si 
€  lo  attendervi  die  facea  di  proposito  ,  facendosi  comentare  i  libri 
Polilici  di  Aristoiiie  dal  Bolero  medesimo  ,  diccndo  il  Marini  con 
giusla,  ma  singolarissima  lode  di  entranibi  nel  Panegirico  di  Carlo 
Emanuele  I. 

«  E  qiianlo  scrisse  il  vercliio  di  Stagira 
«  Da  s\  faconda  lingua  esposto  ammira. 
Dal  Botero  perallro  e  dalla  pubblicazione  seguita  neU'anno  i58g 
dell  Opera  sua  Della  Ragion  di  Slato  ,  in  tulle  le  Corti  di  allora ,  e 
segnatamenle  in  quelia  di  Spagna  ripulatissima  ,  non  ebbe  principio 
lo  Sludio  diro  cosi  Teorico  delle  Scicnze  concernenti  il  Governo, 
e  la  rislaurazione  di  esse  in  Piemonle  ,  mediante  opere  per  siste- 
ma  contraric  alia  Polilica,  che  dicesi  Machiavellica,  e  clie  piii  a 
buona  ragione  dir  dovrebbesi  oltramontana.  Basli  lo  acccnnare , 
che  il  prelodato  Duca  Emanuel  Filtberto  divide  col  Santo  Cardinal 
Borromeo,  il  vanto  che  la  rinomata  Raccolla  delle  Lettere  de' Prin- 
cipi  di  cui  c  deito  sopra  ,  venisse  sotto  gli  auspicj  di  Lui  in  luce , 
esscmlo  la  secouda  Parle  di  esse  Lettere  sin  dall'anno  i5^5  al 
glorioso  suo  nome  dedicata.  E  ne'  principj  del  Regno  del  Figlio 
di  Lui  Carlo  Emanuele  I ,  essendosi  per  intern  rislampata  si  fatta 
Raccolta  (edizione  quesia  la  migliore  e  la  piii  pregevole ,  siccome 
quelia  in  cui  le  Lettere,  secondo  la  esatla  Cronologia  vennero 
riordinate  c  disposte)  la  prima  Parte  di  essa  nuova  edizione  dellan- 
no   i5So,  venne  a  quel  giovane  Principe  parimente  dedicata. 

Regnando  il  Duca  Carlo  Emanuele  T,  si  pubblico  pure  colle 
stampe  in  Torino  (e  forse  fu  la  prima  edizione)  TOpera  del  dotlo 
Nftpolitano  Della  unttazione  degU  Sliili.  Florivano  adunquc  tra  noi 
si  lulti  studj  a  que' tempi,  e  tauta  era  la  sicurezza^  e  ia  coufidenza 


l5o  CAPO    Tl. 

che  i  Sovran!  aveano  ne'  Sudditi  loro  ,  clie  non  si  Icmeva  ,  che  si 
I'ulli  libri  andassero  per  le  maul  di  tuui ,  e  clie  si  Iraltasse  di 
cerli  diliciiti  argoinent.i ,  come  era  per  I'appunto  cjiu.llo  dclla  viu- 
tazione  dcgli  Stuli.  Del  reslo  erano  intiiuamcnle  persuasi  que'  due 
nosiri  gran  Priiicipi ,  clie  Tunico  mezzo  per  isradicare  le  false  e 
dannose  opinioni  generalnienfe  diffuse  si  era  quclio  ,  non  solamente 
di  permellere  ,  ma  di  favorire  rinsegnamciilo  di  massiuie  sane  di- 
rettamente  aJ  esse  contraric  ,  come  si  fece  in  modo  vitlorioso  dal 
Bolero. 

Tanto  poi  era  a  que'  tempi  quasi  ingenito  ne'Piemontesi  il  pro- 
fessare ,  sia  negli  scritti  clie  in  pratica  ,  le  dottrine  di  una  saiia 
Polilica ,  clie  anclie  fuori  di  Patria  ne  propagarono  le  massime. 
Bastiuo  in  prova  due  iiouiini  insigni  ,  I'Arcivescovo  di  Pisa  Dal 
I'ozzo,  tli  cui  si  e  gia  toccato  piusopra,  Ministro  iniegerrimo  del 
Gran-Duca  di  Toscana,  e  Carlo  Pascale  Gentiluoino  di  Cuiieo  e 
Magistrate  Francese  ,  adoperato  da  que'  Monarclii  in  piu  di  una 
Legazione ,  e  clie  scrisse  e  dedico  al  Gran-Cancellierc  di  quel 
Regno,  il  dolto  suo  Trattalo  ,  DeU'Ambascialor  in  Lingua  Lalina, 
che  fu  tra'  jivimi  in  quellargomento,  e  cerlamente  ii  primo  dcttalo 
secondo  i  principj  di  quella  buona  fede  e  sincerila  di  cui  sempre 
si  vanlo  la  Corle  nostra  ,  lontana  da  que'  raggiri ,  da  quella  dop- 
piezza  ,  astuzia  e  sospclli  ,  die  cerluni  falsamente  si  danno  a  cre- 
dere, clie  anima  sieno  deile  Negoziazioni ,  condotta  serbala  da  piii 
valenti  Ministri  nostri  presso  le  Corti  straniere  ,  del  che  ne  fece 
iie7Mf'^l'"io.     lestimonianza   in  Vienna,    non  molti  anni  ancora  or  sono  passati , 

Oprrc  Puslume  .  .  i/-i  i*/-i  i  -i  11  nr  '/n  *i  I 

Tom.  II.  p. 6j     scrivendo  al  Conte  di  Lanale  ,    il  celebre    Metastasio  (i),    il  qual 
\itiiui  .;!)5.      Jisse  pur  cosi  bene  in  uno  de' suoi  Drarami ,  clie!  .   .   . 

»  Chi  scmpie  inganni  aspetla 
«  Alletta  ad  ingannar. 


V.  I.r);>lu< 

Can'li  Pjicluli 

Rulliiiiiugi 


(1)  Id  qucsta  Icttcra,  clic  racrit.i  di  csser  Ictta  tuUa  e  considprala  ,  anima  il  Metastasio  il 
Conte  di  Cannlc  ,  Ministro  riputalissimo  dclla  Corte  nostra  presso  quella  di  Vienna,  a  com- 
batterc  iu  iscritto  lo  Scrittor  I'Vaucese  Pequet ,  e  dimuslra,   che  un  Ministro  fraudoleuto  & 


t  :j  ( 
CAPO  VII. 

Stud]  delle  Scienze  di  Stato  tiel  Secolo  XVI. 

Credesi  comunemeiUc  dai  piii  ,  che  prima  di  Grozio  non  si  col- 

iivasscro  j^li  Stiulj  del  Diiillo  Pitbblii-O  ,  e  delle  Scienze  di  Slato; 

ma  scbbene    il  siii  qui  delto    possa  gia  sembrai*  bastante  a  disin- 

gannar  chi  cosi  pensnsse  ,  liUtavia  giovera  lo  aggiiigncre  alcune  ri- 

flessioni.  E  primierarncnte,  quanto  al  Diritto  Pubblico  ,  da  S.  Tom- 

inaso ,  e  da  Egidio  Colomia  ,  sino  al   nostro  Pieinontese  Crisloforo 

Giavelli  (i),  vissuto  ia  priiicipio  del  Secolo  XVI,  qnanti  noa  det- 

tarono  Trattati,  tutloche,  secondo  il  metodo  degli  Scolastici ,  arido, 

digiutio ,    inelegante  ?    Di  parecchi    di  qnesii    lo  stessio    dotlissitno 

Grozio  ,  chc  nc  avea   formato  iniglior  concetto   di  qncllo   in   cui   lo 

tengono    gli  svogliati    begli  ingegni    modern! ,    e  segnatamente    di 

S.  Tommaso ,    frequenteinente    ne  face  uso  allegandone    rautorita. 

E  a  vero  dire  ,  qiianlunque  per  cio  clie  si  apparlieiie  alia  Teorica 

di  qucgli  Studj,  ciie  al   presente  si   chiamano  di  Diritto   Pubblico, 

nel  Secolo  XVI  agli  aatichl  Maestri  soltanto  si  avcsse  riguardo,  e 

segnatamente  regnasse  nelle  Scuole  la  FilosoGa  Aristotelica,  ed  an- 

corche  le  sotligliez/.e  Dialetticlie  e  ^[etafisiche  dello  Stagirita  sieno 

a  buona  ragione    cadtite  in  discredito  ;    lo  stesso    dir  si  dee  delle 

Scienze  INIorali  e  Politiche. 

La  Morale  Peripatelica ,  non  solo  dal  nostro  Tesauro  venne  dot- 
tamente  esposta,  ma  dopo  di  Lui  elcgantemente  dal  colto  Francesco 


dannoso  at  stio  Principe,  agli  aCTari,  t-it  a  :>e  stesso,  aiUiirli^  qucstu  vizio  almeno  non  si 
profossasse  cosi  conutncmcnle  c  scnza  vcrgogna  ,  e  concliiiidc  dicendo:  e  una  specie  di  vo~ 
strti  ffot'cre  instruirc  il  Pubblico  .  .  .  di  una  u  bella  I'eritii  di  cui  tanti  anni  lo  convincele 
colVopera. 

(i)  It  Traltato  del  Giavelli  intitolato;  Phil>>sophia  Ci^'itis  Christiana  vcnnc  sLimpato  in 
Vciie/.ia  neiraiino  i5:jo,  c  dallUniprcssore  Amvabenc  dcdicata  al  Flglio  del  Doge  allora 
rcgujDtc  Pielro  Lando.  La  dottriiia  del  Giavelli,  in  diversi  punli  rilevantissima  ,  mcritcrcbbe 
di  vcnir  breveniente  csposla ,  ed  illustrata  in  uno  stile  piu  collo,  e  coi  debiti  confroiiti  co* 
piii  lipntati  e  savj  Scrittori  modcroi  di  cose  di  Stato. 


iSa  CAPO  vir. 

Maria  ZatioUi ,  e  uon  sono  ancora  passaii  molti  annl ,  clie  la  Po- 
litica  di  Aristotile  use!  al  pubblico  in  Francia  tradotta  in  quella 
lingua  ,  e  con  assai  dilTuso  comento  illustrala.  Che  se  qualche  Gen- 
liliiomo  e  Cortigiano  nel  Sccolo ,  e  nell'epoca  di  cui  ragioniamo  , 
sebben  non  addollriuato  ,  intendea  di  rendersi  pratico  di  cose  di 
Governo  ,  non  avea  dilTicolta  di  pigliar  in  niano  il  Trattato  De  /?e- 
giminc  Princtpum ,  sci'itlo  nella  maniera  degli  Scobisliei  ,  ma  con 
principi  di  Sana  ISIoralc  da  Egidio  Colonna  sin  dal  Secolo  XIII. 
Cosi  Impariamo  ,  che  non  temea  di  suggerir  loro  il  sensato  Cara- 
lier  Gerosoliinitano  Sabba  Castiglionc  in  que'  sitoi  Ricordi  che  spi- 
rano  aurci  costumi  in  un  con  tnlla  la  bonarietk  ,  e  schieUezza 
Loinbai'da. 

Per  quanto  poi  piii  specialmenle  si  apparliene  alle  parti  della 
Polilica  ,  che  raeglio  cliiameremo  Pmidenza  Civile  ,  il  Botero  me- 
desimo  prevenne  i  piu  savj  divisamenti  di  quella  Parte  che  venne 
poscia  chiamata  Economia  Pubblica  ;  ed  il  Davanznti  eziandio  in 
poche  carte  discusse  i  piii  i-ilevanti  punti  della  astrusa  e  lanto 
perseguitala  materia  della  Monetazione  ,  fissandone  le  piu  sane  e 
sincere  massime  fondamentali. 

Airacume  degli  Scolastici  ,  dopo  rimesse  in  fiore  !e  Buone  Let- 
tere  ,  ed  ampiamente  diffaso  il  Buon  Gusto  nel  Secolo  XVI,  si 
riuni  I'eleganza  e  rerudizione  ,  e  nello  esporre  ,  clie  facevasi  dalle 
Cattedre  ,  a  foggia  di  Comento,  la  Politica  di  Arislotele,  si  abban- 
dono  la  S[)inosa  e  rozza  maniera  degli  Scolastici.  Certamente  il 
coltissimo  ed  infclice  Bonifacio,  nimico  quanto  allri  mai  delle  assur- 
dila  di  quella  Scuola  ,  come  chiarainente  risulta  da  una  delle  let- 
tere  sue  ,  nel  leggere  clie  faceva  in  Geneva  quel  Trattato  dello 
Stagirita  si  sara  piuttosto  ingegnato  di  accostarsi  alia  precisione 
elegante  dcll'origiii.de,  clie  non  al  modo  tenuto  dagli  Arabici  anti- 
clii  Coramentatori ;  come  con  inaggior  facondia,  ne  csponeva  po- 
scia ,  come  e  detto  sopra  ,  la  Dottrina  il  Botero  a  viva  voce  ragio- 
nandone  in  Corte  col  Dnca  Carlo  Emanuelc  I.  Del  rimanente 
questi  ragionamenli  intorno  alle  cose  di  GovernOj  quando  uscivano 


STUDJ    nr.LLE    SCIENZE    DI    STATO  Io3 

dalla  bocca  di  persone  adcloUrinate,  e  che  alia  Scienza  coiigiunta 
aveano  I'esperienza  ed  una  lunga  pratica  degli  afiari  e  delle  Corli , 
quanto  non  dovevano  riuscire  iiislrullivi?  Sebbeiie  a  ilir  vero  lanto 
doveano  esserc  piu  vanlaggiosi  qiiaiulo  profeiili  da  iiomini  di  spec- 
cliiala  probilJi  quale  era  ilBotero,  e  Iroppo  diversi  da  colore,  die 
sponevano  le  ii)ique  massiine  contenule  nel  Libro  del  Principe  del 
Segretario  Fiorentino  al  i;iovane  Re  di  Francia  Carlo  IX,  second© 
che  narra  nt-lie  sue   Storie  il  Davila. 

Circa  la  nieta  del  Secolo  XVI,  le  Corti  de'Principi,  e  de' Gran 
Personagf;i  in  Italia  ,  e  segnatamente  in  Roma  le  case  de'  Prelali 
grandi  foniiti  di  Doitrina,  e  adoperali  ne' maneggi  di  maggior  ri- 
lievo  prcsso  le  slraniere  Polenze  rigiiardar  si  polevano  come  Ac- 
cadetnie  di  uomini  di  Stato ,  essendovl  in  esse  Gcnliluomini  di 
fresca  ela  ,  che  congiungevano  gli  Studj  Politici  colla  pratica  dei 
ncgo/.j.  Tali  erano  le  case  de'  Cardinali  Contarini  e  Farnese,  tale 
qnella  del  Datario  Gio.  Matleo  Ghibcrti ,  tale  quella  sopratutto 
del  pill  volte  lodalo  Santo  Cardinal  Carlo  Borromeo,  clie  seppe 
unire  la  santita  de'  piu  severi  costumi  cogli  Studj  delle  Scicnze  di 
Governo ,  col  maneggio  degli  allari  piu  grandi  riguardanti  I'lntera 
Crislianila,  e  tale  pur  quella  del  Cardinal  Reginaldo  Polo,  che 
sel)ben  nato  Inglese  con.-iilerar  si  |)a6  come  Italiano;  essendo  stato 
no'  piinii  suoi  anni  nudrito  in  Italia  allievo  dclla  Universita  di  Pa- 
dova ,  ed  avendo  presi  Italiani  costumi  si  conformo  anche  in  questo 
all'uso  della  Corte  di  Roma  di  que'  tempi.  Di  fatto  tra'  suoi  Fami- 
gliari  trovavansi  trc  uomini  che  rueritano  distinta  lode,  per  la  pra- 
tica de'  Necozi  Monsicnor  Becatelli  Bolo"ncse,  Luici  Priuli  Nobile  v  piniip,  ure 
Veneto,  e  I'Abate  di  S.  Solutore  Vincenzo  Parpaglia  Gentiluomo 
nostro  Piemontese.  Ne  diverse  erano  allora  le  Corti  degli  Amha- 
sciatori  Veneli  ;  cosi  troviamo  ,  che  il  celebre  Storico  c  Procurator 
di  S.  Marco  Paolo  Paruta  ,  adoperato  prima  dalla  Repubblira  in  v.  7.<.nr..  viu  di 
rilevanli  Negozia/.ioni,  fu  in  giovanile  eta  coU'Ambasciatore  Suriano 
alia  Corte  di  V'ienna. 
All'Iialia  adunque  allribuir  si  dee  rintroduzione  di  quella  pratica 

TOMO    iXXV.  20 


i54  ■  r:'^ro  v"- 

lodata  ,  itin  coiicedendone   ad  alui  il  vanlo    dal  Politico  Pnissiano 

Bielleld  di  dcslinar  al  sejjuilo  di  spcriinenlati  Aiiibascialorl  giovani 

Genllluomi  gia  sulVicienteinente  addoUrinati  iicllc  Scienze   leoriclie 

ii,*.''pa'ili.,.      ^'  Slato ,    ed  informati  del  Sistema  del  Governo    in  cui  son   uati  , 

T.  11.  Ch.1,1.   M.  ,   ,  .  ....-,  .        .  11  1 

\i  i  per  ailaeslrarsi    sotto  quesU    insigni  iMaestn    iii  qnella    allrcUaiilo 

splendida  chc  difliciie  carriera.  Lo  studio  delle  Scienze  di  Slato 
veniva  ristretlo  iu  tal  giiisa  ai  poclii  cui  toccai"  dee  col  tempo  di 
comandare  ,  e  non  iraprovvidameute  reso  comune  ai  nioili ,  che 
devono  iibjjidire.  J3i  cpiale  natiira  poi  fosse  Tinse^namenlo  d'insli- 
lutori  autorevoli  cotanto  ;  in  cpial  mode  si  diportassei'O  cpiesli  co- 
gli  allievi  loro  ,  e  di  qiiali  doli  gia  dovessero  esser  foriiiti  ,  pci' 
meritar  di  essere  auiraessi  nelle  loro  Corti,  ed  amioverati  tra'  fa- 
migliari  loro,  sono  cose  tntte  ,  die  in  tanta  distanza  di  tempo,  e 
mutazion  di  studj  e  di  costuini ,  riesce  dilFicile  assai  il  poler  chia- 
rire  ,  c  minutainenle  divisarc.  Cio  noa  perlanto,  se  da  un  caso  , 
di  cui  per  buona  sorte  si  sono  conservate  le  particoiariti,  si  puo 
trarre  qualclie  lume,  e  far  ragiotie  di  qnello ,  clie  gencralmenle 
parlando  inlervenisse  ,  questo  specchio  ,  a  dir  cosi ,  quesla  forma 
di  siugolare  insLruzioiie  la  vediamo  cliiaramente  espressa  iu  quella 
che  riceve  dal  piu  volte  lodato ,  e  sempre  da  lodarsi  Cardinal 
^.  y.,.  ^  Commcndonc  il  suo  giovane  Segretario  ,  e  quindi  Vescovo  di  Ame- 
Dpdw'"'Ki.'iM.    lia ,  Nunzio  prima  della  Santa  Sede  presso   la  RepnbMica  Veneta, 

Poniir.SrripIurib. 

pa-,  .ij.  e  Segretario  di  Papa  Sisto  V,  Monsi^nore  Anton-Maria  Graziani. 
Quanto  all'Instltutore  notar  si  dee,  die  Commendone  uomo  era 
di  aurei  costumi  ,  nudrito  nella  Uoiversita  di  Padova  dclla  Clas- 
sica  Letteratnra,  a' suoi  tempi  sopramodo  in  fiore,  secoiido,  die 
si  c  gia  loccato  sopra.  Venuto  in  Gorte  di  Roma ,  e  conosciuto  dal 
Pontefice  Giulio  Ilf.  per  alcuni  eleganli  Poelici  componimenti , 
animalolo  a  congiunijere  agli  ameni  gli  studj  severi,  lo  avea  quindi 
spedito  nelle  Fiandre  ,  in  Ingliillerra  ,  ed  in  Portogallo  ,  ne'(piali 
viaggi  furouo  da  Lui  impicgati  gli  nllimi  cinque  ainii  del  Pontifi- 
cato  di  Ginlio  III.  Dal  Successoie  di  Lui  Paolo  IV  venne  desti- 
nalo  poscia  Nunzio  a  Carlo  V  Imperalore,  dopo  di  averlo  nominalo 


I.   VI. 


STUD.I    PFM-F    SriEflZF.    DI    STATO  '-JJ 

Vescovo    di  ZniUe    e  CeHalonia ;    ne  avcuclo    poluto  far  residenza    ,„.y^!^-,„ 

...  Lili.  I.  Cl|>.   > 

presso  quel  Monarra  ,  a  cagion  ilella  guerra  insorta  Ira  I  Impera- 
tore  e  Papa  Paolo  IV;  riloniato  in  Roma  fu  niaiulaio  alle  Corti 
Ti.ilime,  e  spcciilmenle  presso  il  Senate  Venelo  per  indurlo  a 
Slrrii^fM-  lena  col  Papa. 

Ma  per.le  male  arti  del  Cardinal  Caraffa  Nipote  del  Papa,  non 
cl)he  fclice  e«ilo  quella  Nogoziazione  ,  e  rovesciatane  a  torto  la  colpa 
sul  Gotnmeiidoiie  per  li  cattivi  nOicj  di  esso  Cardinale,  non  si 
cnro ,  tie  cerco  il  Coinmendone  di  discolparsene;  anzi  trovandosi 
sciolto  (lai  carielii  pubblici ,  ed  in  ozio  inaspelialo,  ripiglio  con  ar- 
dore  i  suoi  studj  intermessi  ;  da  uomo  g'-ande  non  lasciandosi  ab- 
ballcie  dalla  avversila  ,  e  cavandone  fiuUo  ,  prese  di  condurre  a 
lernrne  un'Opera  riguardante  il  Diritlo  Pubblico  inlorno  alllmpero 
Romano  trasffi  ito  a' Prinripi  dclla  Germania  Ne  scrivea  gia  tgli, 
iincorclic  fornito  fosse  a  dovizia  d'itigcgno,  e  di  nalurale  elo(|uenza, 
lidandosi  uella  faoilila  d'imaginare  speciose  leorie ;  e  di  esporle 
con  islile  seducenle.  Piii  severo,  e  pii!i  sicuro  era  il  gnslo  della 
ela  di  Lui.  Per  gillar  sodi  fondainenli  dcll'Opera  sua  ,  stava  assi- 
diiitmenie  nella  Uil)lioteca  'N'atirana  ,  rivolgendo  abbandonali  Codici 
polverosi,  Inlle  spiando  le  antiche  Memorie  per  Iraire  dalle  te- 
neljre  cjuanlo  gli  abbisognava.  Pressoche  un  iniero  anno  passo  irt 
qiiesti  onorati  ed  ulili  sUulj  ,  ingegnandosi  in  qiiesta  gnisa  di  gio- 
vare  alia  Corte  di  Roma,  nel  tempo  slcsso  clic  riceveva  ingiuria 
da  chi  la  govcrnava. 

Si  disponeva  Kgli  intanto  di  trasferirsi  al  suo  Vescovalo  di  Zante 
e  Ceifalonia,  (piandecco,  ciie  Papa  Paolo  IV  mori,  piuttosto  die 
non  di  veccliiaja  ( benclie  gia  pervennto  airottantesimo  lerzo  anno 
del  viver  suo)  di  silcgno  e  di  disgusio  ,  per  a\cre  si  Inngamente 
ignorali ,  e  si  tardi  pnniti  i  misfatti  dei  Caralla  suoi  ]Ni|)oli.  Eletto 
Sommo  Pontedce  Giovan  Angelo  De-Medici  Milanese,  die  assunse 
il  noine  di  Pio  IV;  questi  non  solo  concedette  ,  die  un  allro  ve- 
nisse  deslinalo  Vescovo  di  Zaiile,  c  ne  rimise  al  Coniniendone  la 
Stella ,  ina  in  tale  occasione  si  estese  esso  Papa  Pio  uelle  lodi  di' 


\.  CastiplionP- 
Lorlrguiuo  1. 


V .  GnlUni 

Pr  Brllo  Cyprio. 

HoLuae  lOa^. 


i56  CAPO  VII. 

Lui,  soi;ginngeiiiloj  clie  un  uoino  di  tal  falla  Jovcvasi  ritenei"  in 
Koina  per  acloperavlo  ncgli  alFai-i ,  clie  riguardavano  riutcra  Cri- 
Slianita;  cd  in  (juest'Epoca  appunlo  del  maggior  favore  di  un  Pre- 
lato  ripuialissimo,  clie  alia  probita  congiungeva  la  coltura  di  Let- 
tere,  oognizioni  ScieiUificlie  delle  materie  di  Stato,  e  praiica  delle  ' 
Corti ,  mentrc  aprivasi  avanti  a  Lui  una  luininosa  carriera  di  ri- 
levantissime  Legazioni,  medianlc  il  concetto  grande ,  che  ne  avca 
forniato  il  Sommo  Pontefice,  in  quest'appunto  forlunaiissima  epoca, 
io  dico ,  il  Gi-aziani  divennc  famigltare ,  e  Segrelario,  e  discepolo, 
direi  cosi,  del  Commendone;  ed  il  Conimendone,  mentre  a  graa 
passi  s'incamminava  alia  piu  splcndide  Dignita,  suo  inslitutore. 

Quautunque  gia  fosse  il  Graziaui  oltre  al  ventesimo  anno  per- 
venulo,  e  secoudo  ruse  di  quella  cla ,  in  cui  si  volea  dal  Gasti- 
glione,  che  i  Cortegiani  medcsimi  fossero  non  solo  nelle  Laline  let- 
tere,  ma  eziandio  nelle  Greche  suflTicientemente  versati,  non  usan- 
dosi  allora  di  leggere  i  Classici  se  non  se  iiei  fonli  ,  il  Commen- 
done medesimo  di  suo  Signore  fatlo  Maestro  lo  inizio  nelle  piii 
i-econdite  parti  della  Filosofia  Platonica,  ed  i  Libri  Moral!  ,  e  la 
Rettorica,  e  sopratutto  la  Polilica  gli  espose  di  Aristotele,  nelle 
quali  facolla  avendolo  instrutto,  seco  nelle  Ainbascerie  sue  in  qua- 
lity di  Segrelario  presso  I'lmperatore  ,  il  Re  di  Polonia  ed  altri 
Principi  il  condussc.  Di  queste  particolaritri  lutte  ce  nc  porge  ac- 
certata  notlzla  il  nipote  di  Lui  Carlo  Graziani  neU'indiiizzar  che 
fa  al  Cardinale  Francesco  Barberini  la  Storia  della  Gueri-a  di  Ci- 
pro deilo  Zio  ,  die  in  Roma  parecchi  anni  dopo  la  m-orte  deH'Au- 
lore   si   pubblico. 

N:  la  sposizione  de' Libri  Politici,  che  a  viva  voce  facevasi  al 
Scgretario  dal  Commendone,  si  vuol  credere  ,  che  fosse  quella  di 
un  Calledratico  e  Critico  Commeniatore,  ma  di  un  uomo  di  Stato, 
che  congiungeva  alia  doltrina  di  uomo  di  Leltere  quella  di  un 
Negoziatore  gia  adoperato  in  alTari  di  Goveruo  nelle  Straniere 
Corti ,  c  la  cognizione  di  quelle  parti  di  cui  gli  antidii  non  ernno 
suflicienti    ed  abl)astanza  sicuri  Maestri ,  come  segnalamenle  nella 


STUDJ    DET.LE    SCIE.tr.K    1)1    STATO 


IJ" 


Polilica  F.conomia  ,  di  cui  ignaro  uoii  era  linstitutor  del  Graziani 
come  si  e  acceimato  piu  sopra.  In  quel  torno  appiinto  ,  e  prima 
di  recarsi  in  Germania  il  Commendone  ,  dopo  di  aver  conosciulo 
il  Graziani  pei'  giovane  di  grandc  ingcgno  e  d'indole  virtuosa,  c 
gia  ollfe  ncgli  studj  migliori ,  cominciu  a  valersene  in  negozj  di 
rilievo  ,  e  pi'ocuio  d'inlrodurlo  nella  famigliarita  e  corrispoudenza 
co' Personaggi  di  maggior  valore  sia  per  doUrina,  die  pei-  de- 
stre/./.a  ne'  maueggi  die  crano  in  Roma ,  di  un  Jacopo  Sadoleto 
celebratissimo,  di  un  Toleto  die  fu  poi  Cardinale,'che  benclie  Spa- 
gnuo|o,  contribui  iu  tempi  posteriori  alia  riconciiiazione  del  Re 
Enrico  IV  colla  Santa  Cliiesa,  dellelegante  e  doUo  Giulio  Tog- 
giani  ,  di  un  Annibal  Caro ,  uomo  di  grandissima  esperienza  in 
Corte  di  Roma,  die  presagito  avea  il  Cardinalato  a  piii  di  uuo , 
e  die  io  presagiva  al  Commendone  incdesimo. 

In  modo  a  un  dipresso  conforme  a  qiiello  lenuto  dal  Commen- 
done deesi  credere  clie  fossero  ammaeslrali  i  giovani  Segretarj  e 
Corligiani  a  viva  voce  ,  e  dai  Patrizj  \  eneti  di  cui  si  c  ragionato 
sopra,  e  dai  gran  Prelati,  come  dal  Sanio  Cardinal  Borromeo  ; 
ed  ammaestramenti  consimili  di  sana  Poliiica  e  da  credere  chc  ri- 
cevuto  avesse  alia  Corte  del  Cardinal  Reginaldo  Polo,  quel  ^  in- 
cenzo  Parpaglia  Abate  di  S.  Solutore,  die  fu  poscia  Ambascialor 
presso  la  Santa  Sede  dcU'immortal  uostro  Duca  Emanuel  Filiberto. 

Questa  usanza  di  tener  ragionamenlo  ddle  Scienze  di  Stato  tra 
Personaggi  grandi ,  e  segnatamenle  tra  quelli  clie  adoperali  veni- 
vano  in  isplendide  Legazioni  per  istruzione  in  ispecie  de'  giovani 
lore  fami,:;liari  di  nascita  dislinta,  era  cosi  universalmente  slabilita, 
die  gli  Ambasciatori  ed  i  Padri  medesimi  adunati  per  il  Coucilio 
Generate  in  Trento  vi  davano  opera  nc'gioini  in  cui  erano  for- 
zati ,  aitese  le  dilazioni  dc'  Novatori  a  restar  inoperosi.  Cosi  tro- 
viamo,  die  i  giovani  Patrizj  Veneti,  che  erano  nella  Corte  deU'Am- 
basciator  di  ({uella  Repubblica  al  Concilio,  furono  ascollatori  dei 
discorsi  di  que' savj  e  dotli  Prclaii  ^  eneti,  die  fornirono  materia  a 
quel  scnsalo  Libro  del  Paruta  tlella  Perjcziouc  delta  F'Ua  Voliticu; 


T.  Cj,..  II. 
Corto  dl  Roma* 


V.  Cotnpendio 

della  Vili 

dri  ('rj/iaiii 

ne'  ProU'g'jmcni 

iA   Liigoiiiar»t 

allt-  Lcttrrc 

pag.  W&T- 


V.  CUieia 
Cronolo^ia 
de  Prrlali 
PiciDoatcii' 


Pjruta 
Pcrfei.  ViU 
Polit.  pag.  7. 
Vcueija  t^v 


D-?  Di^i'it-ntc 
hci|mbli>'.ie 

SoctclLilis  jil 

Bcti;il()tini   i'ohmi 

CardliinliNII. 

Ctvmouae  tj56 


De  Rrbii»  sum. 

i.a>.  I. 


i53  CAPO  \ir. 

uomiiii  del  rcsto  di  s\  cliiara  fama  die  a  lodar  loi'o ,  baslava  il 
nominarli  ,  dice  il  Panila  inedesimo.  In  iino  intervallo  pariinenle 
di  o/.io  involontario  di  que'Pudri,  il  collissiino  Marco  Antonio  Fla- 
minio  iniianzi  ai  Legati  stessi  ;d  Concilio  col  celehre  iiostro  Ve- 
Scovo  di  Alba  Monsignor  Girolamo  Yida  dispiUo  in  un  delizioso 
qiaidino  intorno  alia  iinportanza  del  Piibblii-o  Governo,  ossia  della 
Civile  Soeietii  ,  di  cui  detlo  poscia  il  Vida  ,  (piasi  per  supplire  ai 
Libri  De  Republica  di  Cicerone  ,  die  credevnnsi  allora  lolalmenle 
perdiUi  ,  rO|)cra  sua  elegante,  col  Tilolo  sopraccennalo,  indiriz- 
zandola  al  Cardinal  Polo  ,  uno  dei  Legati  ,  del  quale  il  Flaminio 
eia    Famigliare. 

Tanio  era  giudicala  proficua  una  si  (aita  pralica,  die  la  Irovia- 
mo  slabilita  anche  tra  alcuni  Ambasciatori  slranieri  in  ispecie  in 
FiMiicia  ,  dopo  die  il  Re  Francesco  I.  avea  lanto  deiivato  iiel  suo 
Regno  dcgli  usi  ,  delle  Scienxe,  e  ddle  Arti  Italiane.  Baslera  uu 
solo  ma  solenne  esempio.  Paolo  di  Foif  ,  signer  grande  ed  Arci- 
vescovo  di  Tolosa  ,  destinato  Ambasciatore  a  Roma  dal  Re  di  Fran- 
cia  ,  avea  al  seguito  suo  una  scelta  e  uumerosa  brlgala  di  giovani 
Gentiluomini  ,  tra"  tpuili  Giacomo  Atiguslo  di  Thou,  die  fii  poscia 
Storico  SI  rinomato.  A  questi  spiegava  Egli  slesso  i  Sommarj  del 
Digesto  del  Ciijaccio  ,  di  cui  era  slato  il  F&ix  discepolo  ;  cd  aller- 
nalivamente  col  suo  Scgretario  il  fl'Ossat  poi  Cardinale  ,  alcnno  dei 
Libri  di  Arislotile  ,  il  Trattato  della  Sfera  di  Alcssandro  Piccolo- 
mini  ;  tanto  sevcra  era  a  que'  tempi  la  dollriiia  de'  gran  signori  e 
della  genlc  leggiadra  ,  ed  in  tanio  crediio  gli  Scienziati  Italiani. 

Ad  ogni  modo  verso,  e  poco  dopo  la  mela  del  Sccolo  XVI  con- 
corscro  alia  ristaurazione  della  vera  Scienza  di  Slato  in  un  colla 
riforma  de' costumi  ,  lo  studio  de' Classici  Greci  e  Latini  ,  i  Libri, 
die  a  ronfutazioiie  della  falsa  e  perfida  Politica  Madiiavdiica,  d'ori- 
gine  straiiicra  all'  Italia  ,  se  ne  scrissero  ,  c  le  islruzioni  falte  a 
viva  voce  da  savj  e  consumali  uomini  di  Stato  e  persone  di  grande 
afTnre  a'  giovani  ftmigliari  c  Segretarj  loro  ,  il  piu  vantaggioso  per 
avventura  d'ogni  allro  insegnamento.    II  sensalo  Scritlor  Franccsc 


STUnJ    DEt.[.E    SCIF.NZF.    DI    STATO  l5() 

De-Real  si  lagna    chc  iioii  vi  fosse    in  quel  ilcgoo  ne  Accademia 
PoUlica  ,  ne  Gabinetto ,  com'Ei  cliiama,  di  Stato  ,   ne  Caltedra  di 
Diiitto  Piil)l)lico  ,  ne  Professori  di   Diritto  dclle  Gcnti  ,  ne  Regola- 
menlo    nessiuio   stabile,    per  insegnare    a' buoni    e  scelli    soggetti 
quelle  cof:;nizionl  che  si  ricercano  per  gli  Impicglii  di  Governo  (i). 
Ora ,  posto  il  sin  qui  divisalo,  si  puo  allermare  essersi  in  Italia, 
ormai  tre  Sucoli  or  sono  pnssati  ,  recato  ad  elFctto ,  dai  nosiri  uo- 
inini  di  Stato  il  desiderio    del  sig.   De-Real    non  mai   estguilosi  iu 
Francia.  Non  igiioro  clie  da  tante  anche  savie  e  moderate  persone 
si  esagerano  i   mali ,    die  diconsi   prodoiti    dagli  stndj    conceriienli 
il  Diritto  Piibblico,  e  la  Politica.  Ma  non   puo  in  vcruna  maniera 
sostenersi  ,  die  la  Scienza   Politica  ,    di  cui  non  csistono    ne  Jlae- 
slri  ,  ne  Discepoli ,    abbia  cagionati    i  mali ,  die  pur  troppo  deri- 
vatio  dalla  niancanza  di  savj  auimaestratiienti.  Dec  dirsi  bensi,  che 
gravissiini  disastri  ha  partorito  la  trascuralczza   d'insegnarla  a  do- 
vere  a  clii  dee  saperia  ,  e  la  ignoranza  superba  di  clii  presume  di 
sapere  le  Scienze  di  Stato ,  senza  averne  prima   coa  buoni  e  sani 
principj  fatto  lo  studio  indispensabile.  Alio  stesso  modo,  che  non  e 
da  farsi  meraviglia ,    che  molti  sieno    gli  Empirici  in   quelle  Con- 
trade  dove  non  vi  ha  studio  fondato  e  sistematiro  di  Arte  ^Icdica, 
cosi  dir  si  puo    che    lo  stesso  succeda    in  molti  Slati    dellEuropa 
moderna  in  falto  di  Scienze  di  Governo,  non  troppo  diversi ,  rispetto 
a  qiiesto,    di  quello    che  sieno    I'Asia    e  I'AlTrica  ,    in   ordine  alia 
Medicina.  La  cosa   non  andava  cosi  nel  Secolo  XVI  ,  e  ncU'epoca 
di  cui  si  e   ragionalo  ndle  Corti  d'ltalia;   ne  vi  si  sarebbe  potuto 
rimproverare    la  mancanza    di  si  fatto  insegnamento  ,  come    fece  , 
non  molti  anni  or  sono  passati  ,  il  mentovato   De-Real  al  floridis- 
simo  Regno  di  Francia.  Se  vi  fossero  stati  sin  dal   tempo  in  cui  Egli 
scrivea ,    vale  a  dire    poco  prima  della  meta    dello   scorso  Secolo , 


(i)  Dc  Real.  Science  du  Gouvcrnemettt.  Desc.  prelimin.  pag.  XIX.  V.  Lc  idee,  in  qucste 
p:irlicolarc  ,  del  Re  Enrico  IV  c  lc  Meraorie  di  Sully,  e  quello  cbe  ne  dice  jiute  ViUori* 
Siri :   Mt-ni.  recondite.  Tom.  I.  Introduz.  pai^.  -mj.  Bonco  ifi-G. 


lOa  ckvo  Tii.   STVn^  deli.e  scienze  di  stato 

quegli  stabirmienli  in  Francia  da  quel  savio  Sciillore  accennati  , 
e  se  gli  nomini  dcslinali  a  sosteneie  i  piCi  ragguardevoli  caiichi 
Pubblici  fossero  stall  ammaestrati  secondo  Ic  massime  di  iin  Ros- 
siiet,  ed  inoltre  di  que'  lanti  Magistrati  di  chiarissimo  grido,  die 
inculcavano  principalmenlc  quella  massima  solenne  qnello  che  vuole 
il Re  lo  vuole  la  leg^c(i);  cojiie  sacra  riguardata  dai  Lamoignon, 
dai  D'Aguesseau,  ne  il  Montesquieu,  ne  tanli  allri  Scriitori  avreb- 
beio  abbracciato,  e  si  sarebbeio  afiiiticati  per  introdurre  in  Fran- 
cia la  Costituzione  d'lnghiiterra  ,  e  tanto  meno  avrebbero  preso 
piede  le   strane  opinioni  del  Cinico  di  Ginevra. 

Da  si  fatti  Scrittori  principalmente  ne  nacquero  quelle  opinioni, 
e  si  diffusero  ampiamentc  die  ogtuui  sa,  e  quegli  strepitosi  eveni- 
meuti  ne  seguirono  ,  che  hanno  scossa  ed  agitano  ancora  TEui'Dpa 
tulta  e  le  rimote  Contrade  del  Nuovo  mondo  ,  di  cui  ragionar 
potra  spassionatamenlc  la  tarda  Posterita. 


(i)  HenaiiU.  ,i/jrc^e  de  tHistoirc  tie  France  ncIPanno  \iji\.  '<  Si  vcuU  Ic  Roi,  si  veiiU  la 
K  Loix.  Jc  doix  dire  a  ccttc  occasion  que,  come  Nous  ne  recounoisons  en  France  d*autr& 
«  Souvrain  que  le  Roi,  c'est  son  autorite  qui  fait  Ics  Loix,  qui  vcut  le  Roi,  si  veul  U 
"  Loix.  Aiusi  CCS  Etals  Geoeraux  du  Royaume  ,  ii'ont  que  la  voix  dc  la  IlemoiUrance. 


i6. 

DESCRIZIONE 


SPIEGAZIONE  DI  TRE  IDOLETTI  DI  BRONZO 

niTROVATI    IN    SARDECNA. 
DEL  CAV.  ALBERTO  FERRERO  DELLA  MARMOR.V 

#  MACGIOnC    DI    FANTEBU^    MBHBRO    ^U»    ElESlDE^Te    DELLl    I\.    ACCADEUIA    Dt    TORtHO 

Letia  nt'iraduiuiiiza  delU  14  gennaio  i83o. 


Fra  vari  monumenli  antichi ,  die  di  mano  in  mano  furono  sco- 
pei'li,  e  si  vanno  scnoprendo  tuUodi  nell'isola  di  Saidegna,  meritano 

''  senza  dul)l)io  singolar  attcnzione ,  certi  idoledi  di  bronzo,  foggiali 
aifatto  gros>olariatDente,  i  quali  formauo,  a  parer  mio,  il  piii  pre- 
gevole  oriiameiito  del    Museo  Ai-cheologico  di  Cagliari  (i). 

Quanlunqtie  ({iiesto  Regio  Museo  sia  anche  dovizioso  di  molli 
oggplti  ragguardevuli  ,  fra'  qnali  non  poclii  allri  idoletti  del  me- 
dcsimo  metallo,  ma  di  origiiie  certamenlc  romana  ,  e  forse  pure 
alciini  di  oi'igine  greca  ,  i  |)iiini  haiino  tali  proprie  qualita ,  che 
vengoiio  da  lutti  i  cuiiosi  risguardati  degni  di  particotare  esame, 
e   riputati  cose  di  remotissima  origine.   Di  fatto  una  bizzarra  e  ri- 

•  dicola  coinposizione,  ed  un  grossolano  e  barbarissimo  lavoro,  co- 
slituiscoiio  i  veri  distintivi  di  codesti  bronzi  ;  soiio  essi  in  gran 
parte  intieri,    ed  assai  bene  conservati ,    e  formauo   una  numerosa 


(1)  Qursli  idolotli  il;i  mc  tli»egnati  in  proporeiunata  scal.i,  vorraDiio  tutli  pubblicati  qiianto 
prima  iiel  qiiarlo  voluinir  del  luio  yia^f^in  in  Sardegna ,  desUiiato  alia  descrizionc  dcUe  an- 
licLiita  ili  <|uc'irisulj ,  die  ora  sto  preparaudo. 

TOMO    XXXV.  a I 


ris^  I. 


l6a  DFSCBIZIONE 

sciie  dl  statuette,  una  p'lu  strana  dcirnltra,  1e  qual!  pel  mezzo  di 
cerli  loro  allribuli  possono  essere  fra  loro  ravvifin;ilp. 

Questa  coiisiderazione  m'indusse  specialmenic  a  dispj»naili  lutti 
indistintamente,  persuaso  clie  ,  appartenenilo  cssi,  come  credo,  ad 
una  religione  sola,  ed  a  religione  poco  nota,  romissione  di  iin 
idoletto  dii  me  forse  riputalo  di  poco  momenlo,  avreljhe  precisa- 
mente  polulo  togliere  ad  un  osservatoie  piii  esperlo  ii  mezzo  di 
un  felice  confionto  ,  o  di  qualche  dotta  scoperia. 

Treutadue  idolelli  compongono  la  suddetta  raccolta;  venticinqne 
sono  inlieramenle  inediti,  selte  soltanto  furono  gia  illustrati  da  ua 
celubre  lellerato  Danese  il  sig.  Miiiiler  Vescovo  di  Zelaiid  (i),  in  una 
leltera  diretta  al  sig.  Creuzer;  cio  nondimeno  penso  di  riprodurU 
nel  mio  lavoro  ,  in  primo  iuogo ,  perclie  mi  fo  un  pregio  di  far  co- 
noscere  a  quelle  persone  ,  cui  la  lingua  tedesca  iion  e  faniigliaie, 
ii  lavoro  del  cliiarissimo  Autore  sopra  qneglidoli;  in  secondo 
poi ,  perclie  essendo  quesli  riuniti  agli  allri  ,  coi  qiiali  hanno, 
come  gia  dissi  ,  molti  punti  d'analogia ,  dal  loro  confronto  ne 
pub  emergerc  la  conferma  di  alcune  ipoiesi,  le  quali  possono  per 
esso  venir  raodificate,  cd  anche  dislrutte  afFallo. 

Cio  premesso ,  passiamo  ora  a  traltare  dei  tre  idoli  intorno  ai 
quali  s'aggira  il  prcsenle  scritto.  Uiio  di  essi  essendo  gia  slalo  de- 
scritlo  dat  sig.  ISIiinler,  esporro  nci  piu  brevi  termini  possibili  le 
idee  del  dollo  Vescovo  sn  di  esso,  facendo  poi  successivamente 
menzione  degli  altri  due,  die  credo  si  debbano  assegnare  alia  mc- 
desiraa  divinita. 

La  figura  rappresentata  dal  n."   i   della  nostra  lavola  viene  indi- 
cala   dal  sig.   Miinler  (2)    come  una  dea  Astarte  ;   (i  si  fa  conosce-  ■ 
«  re,  dice  egli,    (pag.    16  e  seg.)    dalle  corna   del  capo,  e  dalle 
«  mammelle    della  parte  infcriore    del  suo   corpo :    le  corna    non 
u  spuntano  dalla  froute  ma  piutlosto  dalla  sommitii  del  capo,  come 


(i)  D.  Fricdrich  Miinstcrs  Send^cbreiben  . . .  ubcr  cinigc.  SarcUsquc  Idolc.  Kopenn.igcn  i8q2. 
(3)  Loco  lit.   pag.   16. 


nl    TRE    IDOLETTI  1 63 

«  le  vediamo  in  molle  statue  egizie  d'Iside,  coUa  sola  difierenza 
«  clie  in  (jiielle  sembrano  far  parte  del  capo  (36).  Si  vede  sopra 
(t  il  viso  duiriinmagine  sarda  una  specie  di  cullia  (kttgel)  frasia- 
«  gliata,  la  quale  ,  per  quanto  appare  ,  forma  un  pezzo  solo  col 
u  mantello  die  discendc  sul  dorso  della  divinita;  ma  il  tulto 
«  c  cosi  grossolanamente  eseguito ,  <;he  ci6  non  si  pno  chiara- 
«  mente  riconoscere.  Le  sue  mani  sono  incrociccliiale  sulla  parte 
u  inferiore  del  corpo,  e  sembrano  piuttosto  zampe  d'aniinalc,  die 
<■<■  mani  di  persona  umana:  il  capo^  colla  bocca  molto  aperta,  dalla 
«  quale  sembra  uscire  la  lingua,  non  e  gia  capo  di  uomo,  nia  bcnsi 
V  di  animale,  assomigliando  ranggiormente  ad  una  testa  di  lupo  , 
«  o  di  cane.  Se  quel  viso  apparlenya  poi  al  corpo  ,  o  se  sia  una 
«  maschera,  la  cosa  non  e  cos\  facile  a  decidere. 

c<  Non  conosciamo  certamente  nellantidiita  un'Aslarte  di  quesla 
«  forma  ,  possiarao  luttavia  credere  d'avere  in  quel  bionzo  una 
«  dea  della  Natura  grossolanamente  abbozzata.  Le  mammolle  ci 
«  rappresentano  I'Efesina  Artemisia:  hanno  quindi  i  Sardi  avutc 
))  alcune  relazioni  coll'Asia  Minore?  Siamo  per  crederlo  ,  giarche 
«  i  Focei  si  stabilirono  in  Marsigliu  i^Messalia),  ed  in  Alevia  (Alalia) 
«  sulle  coste  della  Corsica;  cib  posto  questa  figura  potrebb  essere 
«  un'imitazione  di  una  dea  della  Nntura  di   tfeso  AyffcTij^. 

«  Le  dieci  mammellc  ddia  parte  inferiore  delcoipo,  concordano 
u  perfetiamente  colla  testa  di  animale;  la  cagna  o  la  lupa  ne  hanno 
(I  ordinariamente  lo  stesso  nuinero,  e  per  eccezione  qualclie  volla 
«  olio,  oppure  sette.  Se  la  testa  fosse  quella  di  un  bue,  o  di  una 
«  vacca  avremmo  allora  molte  Isidi  egizie  cosi  fatte:  la  favola  A'lo, 
«  cio  die    sappiamo    d'Iside   rappresentata    anclie    dai    greci    colla 


(36)  Vcdiisi  I'opora  rcccntfmcntc  pubblicaLi  dal  sig.  Hirtj;.  Abh;rniUuug  iibcr  die  BUdiing 
iiber  der  Agyptisch';  UoUhciten.  J  4^  >  44  >  '  '"^  tavolc  IV  ag,  XI  71.  ( .W  B.  In  questo 
squarcio  di  trniiuzi'mc  dcHa  dissertazione  del  sig.  JiJunter ,  si  sono  conservati  i  numeri 
stessi  deilc  note  di  quetVopcrctta). 


j$^  DESCRIZIOSE 

((  testa  di  hue  (37) ,  non  che  la  tesllinonlanza  dl  una  gemma  suUa 
((  quale  si  veile  incisa  una  coii'^iraile  fij^ura  (38),  tiitte  qiieste  rose, 
((  polrebbero  toi^licrci  d'iuipaccio;  ma  per  ora  abltiamn  sollanlo  le 
«  coma  a  mezza  luna  ,  ed  il  ci^po  a  f'accia  di   cane  o  lupo. 

((  Come  quest'animale  sia  poi  stale  surrogato  al  hue,  conosciuto 
M  e  venerate  presso  gl'Indiani ,  gli  Egizi  ed  i  Fenici,  oppure  alia 
«  nutrice  vacca,  non  mi  senlo  cnpace  di  spiegario  ;  giacciic  temo 
«  di  essere  troppo  eiudito  ,  volendo  dare  un'idole  sardo  airastrono- 
«  mia  egtzia;  d'altronde  poi,  non  sono  incase  di  esporre  una  mi- 
te gliore  interpretazione;  giudicale  era  voi  dalle  fignre  milologiche 
»  degli  antichi  popoli  ,  se  la  mia  opinione  pessa  aver  hiogo  ,  o  se 
«  ad  allro  debba  rivolgermi.  Voi  stesso,  caro  amico  (■'),  mi  avete 
«  inscnata  la  strada  eol  vnstro  prime  volume  dei  Sinibitluk  $  -^G6. 
i<  Sirio,  cliiamato  Sol  his  dagli  Egizi;  era  per  quel  popolo  la  Stella 
«  della  felicila  d'ogni  anno  ,  perclic  si  riguardava  qual  foiicra 
«  delle  escresccnze  del  Ndo ,  e  la  sua  appariziene  nel  solstizio 
«  d'estate  dope  le  funzioni  ed  i  rili  sacri,  era  presa  per  Torosco- 
((  po  di  lulto   I'anno. 

«  Ma  fjuesla  costellazione  era,  al  dire  di  Plutarco,  e  di  Teene 
(I  di  Smirne,  consacrata  ad /«(/e  (3y) ;  poiche  presso  gli  Egizi  tutti 
(I  i  pianeti,  e  tutte  le  costellazioni  erano  consecrate  ad  un  gran 
i(  dio,  e  nulla  era  piii  naturale  che  credessere  la  dea  della  Natura 
«  in  relazione  con  (|uclla  profelizzanle  costellazione;  la  qual  dea 
«  della  Natura  era  IsUe  presso  gli  Egizi ,  e  da  essa  aspetlavano  la 
«  benedizione  di  tutte  le  lore  ricolle:  di  fatto  fu  essa  rappresenlata 
«  piu  tardi  sulle  raonete  di  Alessandria  soltn  il  nome  di  ETTIINIA. 

M  Inoltre    si  legge  ancora    sopra  i  gieroglilJci    di  Nisa:  io  sono 


(3;)  Joh.    LjJus   dc  nlcrl^ibui    pag.  78.   Muntcr  Rclig.    dcr  Karlhager   pag.  08 ,    noU  aJ. 
Gcnra  XIV,  5. 

(38)  Lippcrts  DaclylioUicca.  n.  8O4 ,  8C5. 

(*)  Ancrtasi  che  il  sig.  Muntcr  scrivc  all'amico  suo  U  sig.  Creuicr. 

(39)  Plutarc.  dc  Isidc  el  Osirido  cap.  11.  Thco.  Smirnacus  in  schoUis  Aral!  Phacnoracna 
cd.  Ozon.  p.  21,  presso  Jablonscky  Paiilh.  jEgJ'pt.  II.  p.  36. 


DI    TRK    IDOI.ETTl  lG5 

(I  qnellu  cite  mi  trovo  nella  Stella  del  cane ;  ed  il  cane  ,  secondo 
«  Teone  di  Arato,  era  consacrato  ad  hide.  Le  rclH/.ioni  fia  hide 
«  e  Sothls  divcnnero  quindi  cosi  slreltc  ,  che  spcsso  non  si  mise 
«  fra  di  loro  diirerenza  veriina  ;  vediamo  diHiltn  prcsso  Dumnsio 
«  in  PItolio ,  die  gli  Egizi  adoravano  Yi/r/e  sotto  11  noine  d\  Sothisj 
«  che  questa  identlGcazione  abhia  aviilo  liiogo  molto  tempo  dopo , 
«  lo  asserisce  pure  Zoega  appoi:;i;iato  sulla  teslimoniunza  di  Orapol- 
(i  line  (4o)  1.1,  c.  3.  Jabionscki  c  il  solo  aiilore  rLc  abl>ia  seinpre 
«  fatta  ditrerenza  fi'a  Sotliis  ed  hide.  Sc  dobljiamo  credere  al  vec- 
«  chic  astrologo  Teofdb,  gli  antichi  Egizi  incominciavano  il  lore 
«  anno  .all'apparir  di  Sirio  (4i)-  La  riunione  A' hide  coX  Solids  di- 
«  vienc  allora  piu  naturale  ancora.  La  medesima  riunione  o  pro- 
«  vata  eziandio  da  varie  pitture  geroglifiche  di  niumie,  dclle  quali 
((  posseggo  un'originale  ;  si  vede  sul  petto  delta  mamia  una  figura 
u  sulla  quale  sta  la  gi:\  indicata  cuQia  (kugelj;  ma  le  coma  della 
«  luna  mancano. 

«  Spipgasi  adunque  abbastanza  clie  la  dea  egizia  della  Naiura  , 
«  e  la  feuicia  Aslarle  avessero  stretta  relazione  fra  di  loro  ,  dalia 
«  testa  di  cane  che  ha  il  nostro  idolo  Sardo.  E  quanlo  poi  a  cio 
«  che  la  religione  egizia  non  fosse  straniera  alle  isole  del  medi- 
«  terraneo,  e  che  fosse  coiiosciula  a  IMalta,  a  Gaulos  (Gozzo) 
«  Cossura  ,  e  perfino  sulle  cosle  orientali  della  Sicilia  ,  I'  ho  gik 
*<  spicgaio  allrove  {\'i).  Ma  come  avranno  mai  i  Cartaginesi,  tanto 
«  gelosi  del  loro  monopolio  commerciale,  perraesso  agli  Egizi  di 
«  starsene  in  quellisola  ?  Egli  e  da  supporre,  che  i  Sard!  abbiano 
«  cib  preso  in  parte  dagli  Etruschi  ,  prima  che  i  Carlaginesi  in- 
i(  terrompessero  le  relazioni  che  esistevano  fra  le  dne  nazioni.  Da 
t<  Cartagine  siessa  sara  stata  difficilraente  prest-ritta  la  forma  della 


(4©)  Dc  Obebfic.  orig.  ft  USD  p.  4^^- 
(40  J:iblonscki  II,  p.  5i. 

(4^)  Spurcn   AgJ'ptischcr  Rcligionsbcgriflc     in  Sicilicn.  u.  dcnbcnacbbarten  Islrn  :    iu  den 
anliquarischon  Abhandlungro.  ^   149. 


lG6  DESCniZIONE 

«  cleaSnrda,  poiche,  quanlunque  precisamcntc  non  si  sappla  come 
«  quella  divinila  fosse  rappresenlnla  riei  lempi  piu  reinoli,  non 
«  s'ifijnora  pero ,  che  auierioruienle  alia  prima  i'uerra  ptuiica,  eel  alia 
«  signoria  deCnrlai^iiiesi  in  Saril'-gna,  aveva  essa  forma  umana,  ad 
«  eccezione  ilolle  corna  di  vacca  ,  ed  atlesa  la  grande  accuratezEa 
«  colla  quale  gli  anticlii  popoli  conservavano  le  loro  vetusle  ima- 
«  gini,  non  mi  sembra  cosa  probabile,  dacclie  I'arle  seppe  produrre 
«  figure  d'animali ,  e  figure  umane ,  clie  la  Cartaginese  Astarte 
«  abbia  perdule  le  forme  sue  essenziali :  con  questo  pero  ,  asse- 
«  risco  voleniieri ,  che  quanto  dissi  sinora  e  soUanto  la  prima  spie- 
«  gazione  di  quella  curiosa  imagine,  e  che  sulo  puo  servirs  finche 
«  non  se  ne  sia  rilrovata  un'altra   raigliore.  » 

Spero  che  le  brame  del  sig.  ISliinter  saranno  in  parte  appagate 
colla  pubblicazione  dei  seguenti  due  idoletti,  del  quali  passiamo  a 
dare  la  descrizione. 
Fig.  11.  La  stalueKa  del  n.°  II,  nella  grandezza,  nella  positura  ,  e  spe- 
cialmente  nelle  parti  inferiori  del  corpo  ,  ha  la  massima  analogia 
colla  precedente  ;  se  ne  scosta  con  tuito  cio  notabilmenle  nel  vollo, 
il  quale  a  nialgrado  della  somma  imperizia  delfabbro,  e  della  bar- 
bara  sua  csecuzione  si  riconosce  chiaramente  per  volto  umano.  In 
questo  ,  come  nell'idolo  del  sig.  Miinter,  le  corna  sembrano  fisse 
al  capuccio,  ossia  cuilia ,  dalla  quale  souo  iigualmente  ricoperti  il 
capo  e  la  nucca ;  ma  se  le  corna  di  questo  noslro  idoletto  sorgendo 
dal  capo,  e  non  dalla  fronte  ,  cori'ispondono,  per  la  loro  posizione, 
a  quelle  dell'altro  ,  non  possono  pero  essere  loro  paragonate;  poi- 
che, nella  mia  statuetia  non  sembrami  scorgere  forma  di  raezza- 
luna,  la  quale  si  osserva  manifeslamenle  nellc  due  piccole  corna 
che  spuntano  dagli  omeri   della  nostra  divinita. 

Una  sola  mammella  campeggia  sul  nudo  petto  del  nostro  idolo  , 
mentre  sei  poppe  di  varie  grandezze  sono  sparse  irregolarmente 
sulla  parte  inferiore  del  corpo  di  esso ,  il  quale  termina  in  guisa 
di  cono  rovcsciato:  le  braccia  sono  pure  incrocicchiate ,  e  non  pre- 


Dl    TBE   IDOLETTI  167 

sentano  nella  loro  posizione  e  nel  lavoio  diflcrenza  vernna  da  quelle 
del   n."  I. 

La  base  clie  serve  di  pieJestallo  ,  di  forma  oljlonc,a  ,  vediila  dl 
faccia  ha  una  certa  apparenza  di  navicella,  per  Ic  due  acute  cstrc- 
mili  volte  aU'insii ;  la  diviiiita  nou  sorge  sola  dal  cemro  di  codesta 
base ,  ma  vienc  fianclief,'giata  da  altre  tre  figure  le  quali  sembrano 
farle  corona,  ed  alludono  certamente  alia  medesima.  Due  di  qiieste 
sono  dalla  parte  sinistra,  ed  una  sola  alia  deslra;  la  piu  vicina  e 
una  specie  di  cono  ,  o  piramide  ,  la  quale  s'innalza  di  circa  un 
poUice  fra  la  statuelta  di  mezzo,  e  la  figura  deU'eslrema  sinistra;  die 
sia  poi  qucsia  ultima  una  rappresenlazione  di  rij:,'ura  umana  dalle 
spalle  in  su,  non  si  pub  al  certo  mettere  in  dubbio,  malgrado  la 
pessima  sua  esecuzione  ;  un  berretto  di  forma  conica ,  ch'io  chia- 
merei  frigio  ,  copre  il  capo    di  questa  informe  divinila  ,  e  ne  co-  ■- 

Slituisce  il  solo  atiributo  riconoscibile  ;  allestremita  opposta,  ciou 
al  laio  destro  ,  una  testa  di  animale  col  muso  un  tantino  aculo,  e 
rivolto  airinsi\ ,  e  con  alcnni  segni  di  denli  canini ,  sembra  fare 
simmetria  colla  lesta  d'uomo  del  lato  sinistro  ,  con  la  dilVerenza  pero, 
die  fpiesl'ullima  s'alFaccia  all'osservalore,  mentre  la  testa  d'animale 
si  vede  di  fianco  ,  e  sembra  rivolta  alia  figura  principale. 

A  quale  animale  possa  appartenere  questo  capo  ferino  ,  la  cosa 
no.n  e  cosi  facile  a  decidere  ,  il  confronto  solo  die  ne  faremo  fra 
poco  con  una  consimile  figura  del  n.°  3  ,  e  col  capo  stesso  del 
n."  I,  potra  darci  (jualclie  lume ,  e  metterci  sulla  via  dellinter- 
pietazionc  la  piii  probabile. 

II  capo  della  principale  figura  del  n.°  3  e  ricoperlo  col  medesimo  Fig.  Ill- 
cai)nccio,  o  vogliasi  dn-e  cuflia,  die  abbiamo  vedulo  negli  altri  tlue 
idoletti  sovradescritti ,  ed  c  il  solo  atlri!)uto  die  sia  loro  veramente 
comune  ;  le  corna  poi  di  questa,  did'eriscono  essenzialmente  da 
quelle  delle  altre  due  figure  ,  i."  nella  loro  posizione  piii  vicina 
della  fronte  ,  2.°  nella  loro  forma ,  non  ravvisandosi  piii  in  esse 
una  mezza  luna,  ma  bensi ,  due  cornetta  di  animale,  forse  di  gio- 
venca?  II  sue  viso  ,  indubitatameate  iimano,  ha,  nella  folta  barba 


lG8  DRSCRIZIONE 

clie  gli  penile  dal  tnento  ,  un  segno  non  equivoco  di  virillta  (e), 
mentre  due  uberlose  mainmelle  di  donna  ,  il  venire  ,  e  tullo  il 
busio ,  non  lascinno  dubbio  sul  sesso  femniinile  di  codesta  strana 
figura ,  cui  si  puo  a  buon  dirilto  altribuire  il  nome  di  donna 
cornigcra  a  faccia  inrile. 

Nella  parte  superiore  del  corpo  ,  e  fra  le  spalle  si  SRorgono  tre 
rilievi ,  intagliati  a  foggia  di  ventaglio  ,  i  quali  potrebbero  credersi 
indicare  tre  alette  come  di  faifalla ;  le  gambe  malamenle  fatte , 
sono  allargate,  ed  i  piedi  terminano  in  forma  conica,  senza  segno 
veruno  di  divisione,  ossia  d'indicazione  delle  dila. 

Le  braccia,  non  piu  incrociccliiate  come  nclle  figure  precedent! 
n."  I  c  II,  sono  invece  aperie  e  pendenli ,  ed  hanno  qucsto  di 
particoiare ,  che  prive  afiatlo  delle  mani ,  terminano  ambedue  , 
quella  di  destra  in  una  faccia  umana,  posta  in  una  specie  di  disco, 
e  quella  di  sinistra  in  un  capo  di  animate  orecchiuto ,  probabil- 
inente  quello  di  un  gatio. 

Due  teste  ,  una  d'animale ,  e  I'altra  di  uomo  fiancheggiano  pa- 
rimenle  la  nostra  divinita  ,  e  quantunque  sia  impossibile  di  noa 
riconoscervi  la  riproduzioiie  di  quelle  da  noi  osservate  nel  n.*  II , 
hanno,  nondimeno,  fra  di  loro  nolevoli  discrepanze.  In  primo  luo- 
go,  la  figura  a  faccia  d'animale,  e  quella  a  faccia  umana  dei  due 
num.  I  e  II  trovasi  in  situazione  opposia  ,  cioe  quella  di  destra  a 
sinistra,  c  quella  di  sinistra  a  destra  della  figura  principale;  in 
secondo  luogo  I'animale  none  qui  rivolto  all'idolo,  ma  verso  I'os- 
servatoYe  ;  in  lerzo  luogo  il  muso  di  questo  animate  sembra  piu 
allungato,  non  ha  segno  veruno  di  denti  canini ,  ed  avrebbe  una 
cerla  apparenza  di  grugno  di  porco  ,  o  di  cingliialc,  se  non  vl 
mancasse  un  distinlivo  essenziale  ,  quello  della  zanna  semicircolare, 
la  quale  dovrebbe  spuntare  fuori  dalle  labbra;  e  finalmente,  la  figura 


(i)  Vcdasi  >i»ccialincntL-  Ic  stituc  egizic ,  ed  in  particoiare,  quelle  clje  rapprescntano  le 
aninic ;  ipiclle  di  sesso  inascUilc  sono  scinplicimculc  Uistinle  dalle  allre  ,  da  un:k  pigcola 
tarbetta  sollo  del  nieolu. 


Di    Tr.E    IDOLETTI  1C9 

nniana  tlel  noslro  n.*  Ill  non  c  ricoperia  dal  berrelto  fi isio  ,  nui 
senabra  rindiiusa  in  un  disco  analogo  a  qucHo  della  figuia  supe- 
riore.  Uti  ineilesiino  disco  (o  forse  anchc  un'aureola)  circouda  la 
lesta  deli'uniiiiale  del  incdesimo  n.°  III. 

La  base  poi  die  rogge  liille  qiieste  figure  ,  quantuncpe  un  taii- 
tino  rivolta  ad  una  delle  sue  estreinilu  ,  inanca  alTatto  di  (|uclie 
punle  ricurve  chc  vedonsi  nel  numero  preccdenle  ,  e  non  presenta 
pill  la  nicdesima  apparenza  di  navicella:  la  sua  parle  postcrioie 
lermina  con  quattro  punte  ,  ossia  ilenli  |)iraniiduli  ,  i  quaii  apparen- 
temenle  dovevano  servire  a  conficcare  il  lullo  nelle  pareli  di  qualclie 
muro. 

Se  Irj  gli  altiibuli  osservali  nei  nostri  tre  idolclli ,  alcuni  di 
essi  seuibrano  inostrare  dellc  graudi  discrepanze  ,  la  maggior  pane 
pero ,  sono  cosi  simili  ,  od  alincno  corrispondenli  fra  di  loro,  clie 
la  cognazione  ,  per  non  dire  1  ideiilila  di  una  diviiiila  coU'allra  si 
mostra  ad  evidenza  ;  cosi  i  musi  di  catie,  o  di  qu:d  si  voglia  aiii- 
male  ,  e  la  specie  di  cuflia,  o  capuccio  tondo,  sono  comuni  a  UiUo 
e  Ire  le  figure  ugualmente  coriiigere  ,  benelie  provvisle  di  corua 
assai  dissiinili  ;  gli  allri  attrlbuti  laterali  dellc  due  figure  II  e  III , 
sono  riferibili  al  raedesimo  simbulo  ;  e  le  parli  inferiori  dei  due 
n.  I  e  II ,  tuUe  cariche  di  ritiammelle  ,  sono  idenliche  in  anibcdue. 

Da  tulle  quante  le  conformila  qui  so|)ia  indicate  dei  Ire  itloleUi 
fra  di  loro  ,  ne  risulla  ,  per  nalurale  conseguenza  ,  che  sc  la  figura 
u.°  I,  bcttche  prU'u  di  I'iso  iintano  ,  e  di  coma  boi'uie  ,  fu  dal  doUo 
Danese  riconosciula  per  un'.Vslarte  ,  le  altre  due  debbono  con  piu 
ragione  indicare  la  suddelta  divinila.  rrocureremo  di  provarlo  nie- 
glio  qui  appresso. 

Le  pill  antiche  nozioni  sulla  dca  Astarte,  una  delie  principal! 
divinila  dei  Fenici  ,  e  dei  Carlaginesi ,  le  ricaviamo  dalla  Sacra 
Srriltura  ,  ove  vienc  chiamala  j4staroth  ed  Astoreth,  ed  era  consi- 
derata  come   dea  di  Sidone  (i);  chiamavasi  pure  y/5toro/A   Carnatm, 

(i)  Reg    XXlll,    i3,   14  cd  allri  passi. 

ToM'j  xxxv.  2a 


I'O 


DESCRIZIOKE 


o  p'lu  seinpllcemente  Cunittiin ,  uome ,  clie  significatiJo  Coma  ia 
lingua  fenicia  J  seiiibra  alluilere  al  principale  atliibuto  ilella  dea  , 
il  quale  consisteva  iu  un  paio  di  corna  ,  od  una  mezza  luna  sulla 
froiite  (i).  Non  son  rari  nelle  sacre  carle  i  passi  relativi  a  codesta 
divinita,  ora  chiamata  ylsluvtc  ed  ora  Baaltis  (2),  il  qual  ultimo 
era  nonie  feraminiiio  di  Baal  (Sigiiore);  ed  era  riguard;ita  come 
Rcgina  del  Clelo  nello  slesso  modo  con  cui  Baal  ne  era  riguar- 
dato  come  'ARc\  e  questo  Baal,  sendo  preso  pel  Sole,  i\x  Astavte 
adorata  come  Luna  (3). 

La  Rcgina  del  Cielo  (4)  ,  Signora  del  Cielo  faceva  parte  essen- 
zialc  della  milizia  del  Cielo  (5)  ,  percio  Manasse  avendo  ripicno  il 
tcmpio  di  Gerusalenime  di  altari  dedicnli  alia  mii.izia  del  cielo  : 
ct  ercxit  altavia  uuiversac  Militiae  Coeli  in  duobus  at  fits  templi 
Domini  (G),  gl'iuterpreti  credono  che  avesse  sacnficato  alia  dea 
Astarle  (7). 

Fu  questa  specialmenle  adorata  come  dea  della  Natura  ,  o  per 
megllo  dire,  come  il  principio  della  natura  che  concepisce  e  pro- 
duce ,  e  sotto  questo  aspetto  era  ,  al  dire  del  sig.  Miiiiler  (8)  , 
identica  coW [side  degli  Egizi ,  il  Mitva  dei  Babiloni ,  la  Veneve 
di  Pafo  ,  la  Diana  d'Efeso  e  della  Tauride,  VAnaide  dei  Per- 
sian! e  colla  Giunone  di  Same,  di  Malta,  e  di  Lacinia  ec  ,  lulte 
divinita  ,  le  quali ,  solto  vari  nomi  e  vari  emblemi  ,  mutabili  a 
norma  delle  circostanze  di  tempo  e  di  luogo,  corrispondevano  in 


(i)  Calmel  diet,  de  la  Bibl.  p.  245,  voce  Astarte. 

(»)  Scldcn  dc  diis  Syris    y.  246;  Miinler  Kelig.  dcr  Rart.  p.  62;  Creuzcr  Rclig.  dc  I'ant. 
trad,  dc  Gliigniaut  1829.  T.   2.  pag.  24-44* 

(3)  Mem.   dc   I'abbe    Mignot   sur  Ics  Plicaicicus.    Acad,    dcs  luscript.    ct  Belles    Lettrcs. 
T.  XXXIV,  p.  26. 

(4)  Mclclicll  Hascnmain  vuol  dire  Jiegina  del  Cielo.  (Calmel.  Cooimeiit.  ad  Jereui.  VH.  c.  18.] 

(5)  Calmel  dit.  de  la  blhle :  voce  Astarle. 

(6)  Reg.  XXI.  5.  ibid.  XXlll.  c.  4.  5. 

(7)  Calmel.  Coiinucnt.  sopra  i  passi  qui  sopra. 

(8)  Muuler.  Rclig.  der  kaii.  p.  (il 


1)1    THE    IDOLETTI  I7I 

sostanza  alia  Dea  Celesta  dei  Fenici ,  ossia  alia  nostra  Astarte ,  cd 
BWUfania  dei  Greci. 

j4starte ,  fu  da  molti  autori  confusa  con  Atergate ,  delta  ancora 
Dagone  ,  e  piii  coraunemente  Derceto ;  (juesta  dea  era  special- 
mente  venerata  in  Ascalomie  ,  ed  ivi  figurata  mela  donna,  e  mela 
pesce  :  una  simile  metamorfosi  alludeva  all'influcnza  ad  essa  allri- 
buiia  sulle  acque  dopo  la  sua  apoleosi ,  per  cui  il  suo  soggior- 
no  era  fissato  nella  luna  ;  indi  ne  nacque  forse  la  coiifusione  di 
queila  deita  coirAstarte   (i)  posla  pariinente  dai  Fenici  nella  luna. 

Dell'analogia  di  questo  pianeta  coWjlstarte  ,  ne  abbiamo  nole- 
voli  testimonianze.  Luciano  nel  suo  trattato  della  Dea  Siria  dice  : 
Astartcm  lunam  esse  opiiior  (■?.).  Erodiano  descrivendo  la  statua 
<Iella  dea  Celeste  dcgli  Africani,  si  spiega  piii  cliiaramente  :  /lanc 
(afri)  Uraniam  noininant ,  Phaenices  vero  /htroarchem  et  Lunam 
esse  affirm  int  (3). 

I  titoli  di  Regin.'t  del  Cielo ,  e  Signora  del  Cielo  dali  in  Fe- 
nicia  ad  Astarte ,  sono  al  dire  dei  migliori  interpreti,  riferibili  alia 
lutia ;  e  poiclie  era  opinione  coinune  presso  i  popoli  anlicbi  ,  e 
specialmente  presso  i  Fenici ,  che  I'astro  notturno  presiedesse  alia 
generazioiie  ed  al  mitrimento  deqii  uomini,  ilegli  animali,  e  dcllc 
pianle ,  non  deve  recar  mcraviglia  se  la  sede  di  Astarte  ,  consi- 
derala  qual  dea  della  Natura ,   venisse  fissata  nella  Luna. 

Dislinguendo  era  nella  Luna  /tstarte  ,  \  due  altributi  di  gene- 
ratrice ,  e  nutrice  ,  potretno  forse  spieg:ire  quelle  apparent!  confu- 
sioiii  die  rendono  cosi  dilVnile  la  siiioiiimia  della  nostra  fenici.-t 
divinita.  Come  polere  generatore  aliivo ,  essa  si  lega  naturalmcnte 


^i)  Abbd  Maillot,  Miim.  dc  I'acaiL  dcs  inscript.  ct  b.-llos  Ictt.  I.  XXXVl.  pag.  70-71; 
SeUlcn  dc  Uiis  Syria  p.  a6a  c  scg.  Creazcr  Rd.  dc  I'ant.  loc.  cil.  vol.  a.  trad,  ct  not.  del 
sig.  Guigiiiaut  p.  26- J7,  3j,  40. 

(1)  Dc  Dea  Syria.  Vol.   IX,  edit.  bip.  p.  87. 

(3)  Hcrodiamis  lib.  V.  Vcggasi  pure  Tbcodorct.  .ad  Jercm.  XLIV,  17.  Calmrt  ,  comment, 
vol.  V.  p.  4,'|.  ScldcD ,  de  Dii»  Syris  pay.  344.  Guigoiaut ,  rilig.  dc  I'aut.  loco  cit.  yol.  II  , 
pag.  aO,  DOta  3. 


I -a  Drsrnizinr.F. 

co\  Jallo ,  \\  ili  cui  ruUo,  iileiUioo  iiclla  Fenlcia,  !n  'F£;ifto,  nella 
Grecia,  ncirF.triiria  nostra,  cil  in  allri  liiOi»hi  doirEiiro|)a  meiitlio- 
uale ,  steiidevasi  sino  al  di  la  ilel  naiigo.  Non  rccliera  ailimqne  nie- 
ravi"lia  il  veilere  il  Linsxamo  de"riniliani  ,  "li  nttril>uli  consiniili  della 
dea  Mililta  di  Bal>iloMia  ,  gli  Ennrii  dei  Pelasgi  ,  ed  i  moslruosi 
falli  del  innpio  di  Atcrgate  in  Iera|)nli  ,  riprodursi  in  Biblo  alia 
fesla  di  Adone ,  niarilo  di  Astarie  ,  cd  idciililicarsi  colla  stessa  dea 
in  Pafo  (i),  e  forse  anclie  in  Cartagine  (2)  ed  in  Malta  (3),  sotto 
la  forma  di  nn  sasso  conico  (4)-  S.  Girolamo  traduce  la  voce;  Aslavte 
con  quelle  di  Priapo(5),  I'abate  Mignot  crede  clie  la  parolaya//o 
proveiiga  dalla  voce  fenicia  pliallon,  la  quale,  secondo  Ini ,  vor- 
rebbe  dire  cosa  secreta,  cosa  tutscostn  (6). 

Come  potere  generatore  passive,  Asiarte  era  ora  T'eucre  ,  ed 
ova  Ginnone  ;  in  qnalita  di  sposa  di  Adone  era  consider.ila  qual 
T'encre ,  c  le  donzelle  di  Fenicia,  di  Carlagine,  e  di  Cipro  do- 
vevano  prostituirsi  una  volla  prima  del  malrimonio  ,  ed  olTerire  ad 
Astarte    il  prodolto    di    queiriiifame    connnerzio  (y).    \^ Aslarle   di 


(i)  Tacit.   Hist.   II.   3.  Miintci-  Rcl.  J.r  kart.  p.  (i;. 

(a)  Crcuzrr  loc.  cit.  vol,  -2,  p.  •23.'),  <•  Giugiu;*iil  iUiJ.  nota  i.  dclla  mrtlt-.^ima  pa^^ina  ovc 
fa  mcuziouc  dclla  scoperta  falta  ilal  IMatioior*^  Humbert  ucUc  roviuc  di  Carlagiac  di  una  gran 
pictra  conica.  Hamaker  p.  :*;. 

(3)  II  sig.  Duca  dr  BekiiiuUam  ,  littcralo ,  c  dollo  signorc  ioglcje,  ncl  rilorno  da  un  suo 
viaggio  fatlo  in  Malta  iicl  j8j8,  avcndorai ,  con  soajma  gcnlilczza,  comuuicato  un  suo  discgno 
di  un  iL-nipiu  di  qucU*i£.ula  crcdnto  ft'nicio ,  ncl  quale  avcva  i'alto  cscguirc  dei  uuovi  scavi,  osscr- 
vai  cUe  ncl  detto  teuipio  ed  accanto  alTaltari' ,  tiovasi  luttora  in  picdi  cd  intatta  una  pictra 
conica,  cou  alcuni  ornamcnti  incisi,  i  rjuali  non  paiono  per6  caratteri  di  scritlura.  Qucsto 
sasso  uii  fecc  subito  vcuir  in  niculc  la  pielia  conica  di  Cipro  rammcntata  da  Tacito :  sareb- 
l)e ,  con  qucsta  scoperta ,  avvalorala  in  parte  la  congettnra  di  Monsig.  Brcss  ,  il  quale  crc- 
dette  esseni  in  Malta  un  tcinpio  dedicato  a'd  .Islnrit;.  Hress.  Malta  antica  illuslrata  pag.  i '|3. 
Piftre  cuuiche  di  siniil  fug^cia  Turono  pur  anclie  d.i  [ne  osservate  ncUa  parte  centrab;  della 
SarJcgpa,  verranno  dcscrittc  e  figuralc  fra  breve  tempo  uell'opcra  chc  sto  prcparanilo  suUe 
anticbita  di  quell'isula. 

(4)  Qucsto  sasso  si  cbiama  £lin»fi'tnln.   Seldcn  loc.   cit.  p.   223. 
(i)  Uieruniiu.  3.  Keg'.  XV,   13  ,  c  2. da  pars  i5,  i6. 

(G)  Mem.  dc  r.\c;«l.  dcs  inscript.  et  belles  UU.  T.  XXXI,  p.   i/,!. 

{-)  Abate  Maillot,  Mem.  sur  les  I'benicicns.  Mem.  dcs  in.-cripl.  ct  belles  Ictt.  T.  XXXVIU, 


ni   TRr.  inni.F.TTi  173 


Pafo  ,  Ji  cui  abLlam  fullo  cenno  qui  sopra ,  era  pirimentc  co- 
iiosciuta  solto  11  notne  di  Penere  oJ  yfj'rodile.  Cicerone  la  chiama 
In  <iiiitiiu  f'enrrc:  (jiintht  /'cii/ts  Sirid  ,  tjvoqae  conccpta ;  quae 
Astarte  vocal ur  ,  quain  Ailonlili  nnpsisac.  Iradituin  est  (1). 
.  Siccome  Crono ,  risgnarilnto  (jnal  marito  di  Ailarle  (j),  si  col- 
locava  da  alciini  ponoli  nel  pianeta  di  Satiirno ,  cosi  /Istarte  sua 
sposa  era  posia  in  qiiello  <li  /  a/icre  (3)  ,  e  per  simile  ragionc  , 
esscndo  Crono  Baal  (Sii»nore),  preso  tal  volla  pel  dio  Glow, 
/tsluiic  allora  divenula  Baallis  (Signora)  fu  assimilula  a  Giunone ; 
dilFalli  Sanl'Agoslino  la  considcra  come   lale  (4). 

Non  seinpre  le  qualila  allive  e  passive  dol  potere  generatore 
della  Celeste  tlea  delta  Natura  si  fignravano  scp;irataineiile;  in  ai- 
cuiie  sue  iinmagini  venivano  qneste  riunile:  indi  I'linione  dei  due 
sessi  nidla  T'enere  AfroilUc  di  Cipro  (5),  rapprcsenlata  con  forme 
femmlnili  e  barbula:  indi  (sccondo  alcuni  autori)  la  rinnione  della 
dea  Luna  col  dio  Liino  in  un'immagine  ermafrodilica  (6)  ,  indi 
fmalmente  qnei  rili  misleriosi  celebrati  in  onore  della  T'enere  Luna , 
nei  q'lali  gli  uomini  in  ahilo  feniminile,  e  le  donne  in  ahilo  vi- 
rile ,  sacrillcavano  alia  dca  ,  perclic  riputavasi  mascliio  e  femmina 
ad  un   tempo  (7). 

p.   67.   Vera   |uirr  ill   F('nici;i   uirjUiM   u>aii/a  <:on:^iii)iI(' ;    Ic  iliiniir  n^iii  anno  airc|>oca  dflla 
ftsta  (li  Adonc  dovcvano  lagUanr  )a  loro  cliiuma ,  o  rtMliincre  qiicsto  tributo  cou  uu  sucrilizio 
fli  alliM   iialuiM  ill  onoro  del   Dio.  Crcuzur  loc.  cit.  vol.   U}  p.  4*^- 
(i)  Ciciro,  Do  Nat.  Dioriini  lili.  III. 

(2)  Maillul  loc.  cit.  T.  XXX\l,  p.  Gg. 

(3)  Ibiil. 

(/|)  August,  qn.  !(>  ill  Jutlic. ;  Cahin't  diction,  dc  la  Bible ,  voce  AiUivtc  ji.  245;  SeldcD 
dc  Dii.i  Syriis  p.  -jSg. 

(."»)  Macrob.  Saturiul.  Ill,  cap.  8.  Seidell,  de  Diis  S^Tis  p.  239.  Creuzer  loc.  cit.  vol.  U, 
pag.  8J.   Jliinler  Rel.  der  kart.  2. da  edict,  p.   -2. 

(fi)  JIacrob.  loc.  eil.  Spurt,  in  Caracalla.  SeMen ,  de  Diis  Syris  loc.  cit.  Abate  Fontcneau, 
Mem.  dc  PAcad.  dcs  inscript.  rt  belles  leU.  T.  XXXIV,  p.  85.  Plutaic.  de  Isidc  et  Osiride 
cap.  IV,  n.  Seiulira  pure  suirieienteniente  priivato  dal  sip.  Cliaiiipulliun,  die  presso  gli  Egizi, 
cd  i  popoli  deirindia,  la  Ulna  venisse  adorata  come  divillita  vil'ile.  Palitbeoil  Eg}ptien, 
f.isc.  G,   art.   Ponh ,   Pitult  ^    Av/ie  dieu   Lltltus. 

{'j)  Pbylocori,  fragm.  edit.  Siebcli.s  p.  19  el  scg.  Creuzer  lo«.  tit.  vol,  II,  pag.  85,  Cui- 
(;niaul  ibid,  uotu  2. 


1*4  DESCRIZIO^E 

Come  nulrice  poi  ;  Whtarte  nostra  ,  si  lega  cos\  naturalmenle 
colla  Diana  Efesina ,  carica  di  mammelle  ,  ed  in  certi  casi ,  coila 
dea  Cibele ,  coronata  di  spiche,  o  di  torre  meriata  ,  clic  credo  cosa 
iiuiiile  lo  recariic  ulleriori  prove. 

Passando  poscia  dalla  Fenicia  all'Egilto  ,  cercheremo  di  dimo"!lrare 
clic ,  se  i  lavori,  e  le  scoperte  dei  dotti  i  qiiali  con  tanla  falica,  e 
tanto  applaiiso  vanno  ogni  giorno  diradando  le  dense  lenebre  die 
coprivano  le  cose  egizie  ,  limitano  di  molto  qnella  singolare  quan- 
tita  di  simboli ,  altribuiti  sin  ora  alia  sola  hide;  e  se  pare  era 
suflicientemente  provato  ,  che  la  Luna  presso  gli  Egizi  venisse  ado- 
rala  come  diviniia  vii'ile,  e  non  avesse  che  fare  colla  dea  Iside(i), 
non  si  polra  nondimeno  negare,  che  in  moiti  riti,  in  molli  atlri- 
buti ,  ed  anche  in  moIti  punti  della  ieggenda  di  questa  celebre  di- 
vinitJi  egizia  ,  noa  si  ritrovi  grande  affiniia  coila  fenicia  Astarte. 

Aslarte  presso  i  Fenici  ,  ed  i  Cartaginesi ,  come  I'abbiamo  detfo 
qui  sopra  ,  era  venerata  qual  dea  della  Natura  ,  e  della  Genera- 
zioiief  Iside  era  considerata  in  ligitto  qual  terra  o  natura  sublu- 
nare ,  in  generale,  ed  in  sense  piii  ristretto  ,  come  il  suolo  dell'E- 
gitto  inondalo  dal  Nilo  ;  il  priiicipio  fecondante  universale  ,  la  dea 
della  Generazione,  e  della  Produzione  (2). 

II  nome  dCOsiride  in  Egitto  voleva  dire  Signore  della  terra  , 
corrispondente  a  quelle  di  Baal,  di  Adone  (Adenai)  signore,  in 
lingua  fenicia;  il  nome  A^ Iside,  per  simile  ragione  .  corrispondeva 
a  quello  di  signora  o  padrona  ,  madre  o  niUrice  (3).  Ora  que- 
sti  tre  ultirni  nomi  furono  ,  come  si  e  gia  vedulo,  parimente  im- 
posti    a\V  /dslarle-Baaltis  (signora)    moglie    di  A  done ,  sXVAstarte- 


(i)  ChampollioQ  le  jciine.  Panlhcou  Egypticn  loc.  ciL.  Vcdasi  poi  su  qnesto  mcilesimo  pro- 
posito.  Creuzer  loc.  cil.  Vol.  I,  parte  11,  nuta  3  del  sig.  Guigniaut,  netia  quale  queslo  dotto 
autorc  ^  di  parcrc ,  che  il  dio  LuiioEgizio,  come  pure  il  Tckaridra  Iiidiano,  possano  csserc 
anche  riputati  eimafrodiU ,  assumeudo  a  viceuda  le  qualita  di  inascliio  e  di  feimnina- 

(j)  Guigniaut  loc.  cit.  vol.   I ,  p.irt.   II .  pag.  806. 

(3)  IbiU.  f ag.  8uj .  aota  a. 


1)1    TRE    IDOLETTI  I'j5 

Jfvodile  o  Venere  ;  sAV Jstarte-Nutrice  carica  di  mammellc,  idcn- 
lica  coW/irlcndsia. 

I  priiicipali  nttributi  tlella  dea  Astarlc  sono,  le  corna  di  bue  o 
di  vacca,  od  il  capo  di  rjuesto  aniaiale  ,  distintivo  sovrano  secondo 
il  Sanconiatone  ("i)  e  Porfirio  (2)  ;  parimente  vediaino  neila  storia 
d'/»i(/c' ,  clie  Oro  indispeliito  contro  la  madre  per  la  libertu  con- 
cessa  al  viiito  tiranno  Tijonc ,  slruppogli  il  diadeina  ,  al  quale  e.s- 
scndo  stato  siirrogalo  uii  capo  di  vacca  coUe  sue  corna  ,  queslo 
divenne  poscia  il  parlicolare  distintivo  della  dea  hide  (3). 

Se  dagli  atU'ibuii  passiamo  poi  ai  riti,  Iroveretno  clie  la  festa 
del  TJuinunuz,  ossia  di  Adonc  ,  conosciiila  in  Egiuo  ,  e  persiiio 
presso  gli  cbrei  (4)  ,  combina  Iroppo  naluralmente  con  quella  d'C>«- 
lide  per  poter  dubitare  dclla  loro  comune  origine  (5).  Biblo,  ciua 
di  Fenicia,  e  sede  di  Astuvle  ^  A\  Adone ,  era  il  luogo  della  prin- 
cipale  scena  di  quel  celebre  dramma  simbolico  religiose  ,  il  quale 
presso  gli  Egizi ,  ed  i  Feiiici  non  aveva  diiFerenza  veruna  se  non 
che  negli  accessor! ;  quesle  discrepanze  erano  prodotle  da  cause 
locali. 

hide  ritrova  in  Bihlo  il  cadavere  d'Osiride  ,  recatovi  dal  mare 
in  una  iiavicella  di  papiro  ((5) :  ogni  anno  giungeva  parimente 
dallEgitto  per  mare  ,  e  nella  medesima  citia  di  Biblo  quel  famoso 
capo  misiico  ,  fatlo  di  papiro  ,  il  quale  conieneva  uua  lettera  che 


(i)  Acad,  dcs  inscript.  T.  XXXVl,  pag.  36. 

(a)  Porpliir.  Calmct ,  ConiitirHt.  sopra  Isaia  vol.  VI,  p.  ^5i  "  Jstartes  Capiti  sua  tarn- 
<funm  rcgni  insi^nem  tauri  caput  imposuit.  »  EuSL-b.  praepar.  Evang.  lib.  1 ,  cap.  X.  II  sig. 
jbalc  Maillot  crcde  dcdurrc  Puriginc  di  qucsto  siiiibulu  di  sovrauita,  nolla  testa  di  6ue ,  dalla 
[Lirola  cbraica  Alouph  od  Jtuph,  la  qiial  vuol  dire  Tore,  c  signilica  nel  tempo  stcsso  Priri' 
cipe  y    CapOy   Condottiero.  Mem.  de  TAcad.  dcs  inscript.  ct  belles  lett.  t.  XXXVI,  p.  60. 

(3)  Creu7.er  loc.  eit.  vol.  I ,  parte  I ,  pag.  3()3 ,  e  specialinente  la  nota  \,  del  Ub.  Ill ,  del 
sig.   Guigdiaut  p.    ^11. 

(,'1)  Ezecbietl.   VIII,   14.  Selden  de  Diis  SjTis  Syntagra.  II,  cap.  XI,  p.  33i. 

(5)  .\bbc  Foiiteneau.  Mem.  de  I'Acad.  des  iuscript.  el  belles  lett.  t.  V,  pag.  G;.  Crcuzcr 
loc.  cit.  vol.  II ,  p.  i^1. 

(6)  Creuzer  loc.  cit.  Tol.   I ,  p.  3gi  j  vol.  II ,  p.   i. 


I'-G  uEScnizioNE 

annunziiiva  la  risurrezione  di  ^/./o«e  (i):  ccssavano  allora  i  pi;iiili , 
csiiccedeva  ralle^ria.  Quesli  pianti ,  e  qucsl'allegria  avevano  pure 
luogo  in  ligilto  (2)  per  la  morte  e  risunezioiie  d'Osiride ,  c  si 
rilcrivano  ad  /side  in  Egitto ,  ed  a  Aslurtc  in  Fenicia. 

Osirule  in  Ei^iUo  rappresentava  il  Nilo  ,  il  quale  all'epoca  del 
solstizto  d'estate  cresceva  e  fertilizzava  la  terra;  Adoitc  in  Fenicia 
figurava  pariinente  uii  fiume  (j)  ,  le  di  cui  acque  diventavaiio  ros- 
seggianti  in  un'epoca  periodica  dcHanno:  cosi  lo  vediaino  rafligurato 
in  pareccliie  monete ,  e  specialmenle  in  una  monela  Cesarca  di^ 
I'alestina  coniala  in  onore  di  Giulia  Domna,  nella  quale  si  vede  il 
fiuine  ^Jo;(e  ai  piedi  d'\  Astarte  {^).  (^'.  fig.  g  nella  nostra  tavola). 
Codesta  analogia  delle  due  divinilu  ,  era  da  gran  tempo  cono- 
sciuta  ,  ed  i  popoli  di  Biblo  ,  al  dire  di  Luciano  (3),  riconosce- 
vano  Osiride ,  ed  Adone  come  un  dio  solo.  Secondo  Stefano  di 
Bisanzio,  dice  Creuzer  (6)  ,  i  popoli  di  Cipro  adoravano  Osiride^ 
sollo  il  nome  di  Adone  ,  e  secondo  Suida  ,  quelli  di  Alessandria 
veneravano  le  due  diviniia  nella  medesima  immagiue.  Ausonio  Gnal- 
menlc  fa  un  cousimile  paragone  : 

Ogjrgia  me  Bachum  vocat , 

Osjriin  yEgrptns  piitat , 

Misi  Phananl  nominant , 

Djonisiuin  Indi  esclamant , 

Roma  sacra  Ubertum , 

Arabica  gens  Adoneum  (7). 


(i)  Lucian  dc  Dci  Syr.  ibid.  pag.  89-90. 

(2)  Per  aver  raapgiori  particolari  sul  confronto  delle  festc  d' Adone  c  d'Osii'ide  ,  veggasi 
Creuzer  loc.  cil.  vol  11,  lib.  IV,  p.  /^1-^G. 

(3)  Lucian  de  Dea  Syr.  ibid.  p.  90-91. 

(4)  Vaillant.  Num.  vol  Colon,  p.   19. 

(5)  Lueian  loc.  cit.  p.  89.  Creuzer  loc.  cit.  vol.   II,  p.  tf\. 

(6)  Creuicr  loc.  cit. 

(7)  Ausoniul  cpig.  3o;  veggasi  ancora  Brcss.  Malta  aniica  illuslrata  pag.  iiB-tl^.  Abbe 
Fontcneau,  Acad.  dc»  inscript.  et  belles  Ictt.  torn.  V,  p.  6-]-  Abbe  Miguot  ibid.  torn.  XXXI. 
p.  i4a-i43.  Abbe  Maillot  ibid.  t.  XXXVIII.  p.   5;.  Munter  Rel.  dcr  karl.  p.  63. 


DI    TI\K     IDOI.ETTI  J  77 

Ammetlelido  le  sudilette  antilo^ie  fra  gli  altril)uli  iVO.ti/i,/e  c  ili 
Jilouc,  e  quelli  A'Iside  e  d'Jsturle,  non  inlciulo  pero  volcimi  giovare 
della  conosccnza  die  ora  abhiaino  delle  cose  egizie  ,  per  spicgare 
cou  minor  falica  ,  c  dilllcolta  i  riti ,  le  opinioni  religiose,  e  le  ce- 
remoiiie  sacre  dei  Feaici ;  sono  anzi  persuaso,  clie  le  religioai  del 
popoli  Egizi  e  Fcnici ,  dehbaiio  essore  alFatto  distinte  una  dall'al- 
tra  ;  se  prcsentano  alciine  voile  vari  punti  di  connessione,  saranno 
quesli  da  noi  coiisiderati  come  fi  nlli  di  agnazione  ,  ossia  di  origine 
comune  remola ,  e  di  discendenza  pnrallela ,  e  non  come  efTclti 
di  figliazione  ,  ossia  di  provenienza  progressiva  di  una  religione 
ull'allra. 

PpemeSBe  quesle  ,  forse  Iroppo  lunghe  ma  indispensabili  nolizie, 
vcrreino  aU'applieazione  delle  medesime  ai  nostri  tre  idoletti  ,  in 
ciascuno  dei  quali  credo  non  duhbiamenle  ravvisare  la  medesima 
divinitu  Fenicia  ,  cioe  Aslurto  rcgimi  del  Ciclo  ,  dea  dellu  Naluva , 
e  moglie  di  Adone.  \\  capiiccio ,  o  cuflla,  comune  ad  ognqno  di 
essi ,  e  sicuramente  un  distinlivo  essenziale,  destinato  forse  a  co- 
prire  soltanto  il  capo ;  poiclie  non  v'e  indizio  veruno  die  possa 
legarsi  col  supposlo  manlello ,  die  il  sig.  IMuiUer  crede  di  aver 
ravvisato  nella  sua  copia  ;  ma  die  non  esiste  cerlamente  nel  hronzo 
originaie  (i).  Era  questo  probabilmente  una  specie  divelo,  e  forse 
non  scendeva  oltre  il  mento. 

Glie  Asliirle  fosse  velata,  ce  lo  insej^na  il  medesime  sig.  Miinlev 
ncUa  dol(i>sima  sua  dissertazione  sulia  Religione  dei  Carlaginesi  , 
ove  a  pag.  tiij  fa  menzione  di  un  ricchissimo  velo  di  Giunone  La- 
cina  ,  iuvoiato    nel  suo  tcmpio  slesso  ,    e  regalato  da  Alkisleno  di 


(■i)  Siccomc  Ic  figure  dfi  seUc  idoli  Sariii  illiistrati  dal  sig.  Muntcr,  non  sono  stale  di- 
lognale  dajjli  originali  ,  lua  bensi  su  copir  fallc  di  crcla,  rccalcgli  dairispl;)  daj  niio  uniicp 
il  iig.  Profossorc  Ivcyscr  di  Cristiania ,  c  probabile  cbe  il  ginvanc  artoticc  Sardo  ,  qiiando 
ipodclla  Ic  sue  cqpie  di  crvta,  siaai  in  qucsti)  scartato  up  lunliuu  dal  suo  qiodcllu;  cd  ccco 
certamcnte  la  causa  per  cui  i  disrgni  uuili  alia  dissertazione  del  sig.  Miinter  niostrano  alcune 
picciolc  dilTcrcnic,  coufroulali  coi  broutij  uia  delibu  uundiuicao  ascerire,  clic  quesle  diQc- 
rrnze  sono  niinulissiinc. 

TOMO    X.\XV.  23 


1-8  DESCRIZIONE 

Sibari ,  a  Dionisio  priino  ,  liranno  di  Siracnsa ,  11  qinle  lo  ven- 
ileile  ai  CaiHagincsi  per  120  taleiiti ;  rjiiesli  poi  lo  posero  sul  capo 
deWa  loro  j4slarle ,  la  quale  non  era  clie  una  medesima  divinila  colla 
Giunone.  II  secoiido  velo  e  quelle  di  cui  fa  iricnzioue  Triliellio 
Poltione  ,  nel  riferire  Taneddotlo  dell'  imperatore  Cclso  ,  il  quale 
neU'anno  scltanlesimo  della  sua  eia  ,  essendo  slalo  tleito  imperatore 
i«i  Africa,  fu  riveslito  del  velo  dclla  dea  di  Carlat;iiie,  in  nian- 
canza  dfUimperiale  paludamento  (i)  (queslo  fatto  accadde  nel  lenipo 
dell'iinperalore   tiallieno  ). 

XJnyJstdfte  velata ,  parimente  riportata  dal  Miinfer  ,  I'ahbiamo 
ancora  nell'opera  di  Mons.  i5ress  ,  Malta  anlira  illustvata  p.  169, 
tav.  I,  n.  I  ,  2  ,  3;  e  finalmente  riteremo  ,  fra  le  altre  la  ninnela 
di  Vaillaut  Colon,  p.  354  ,  della  Colonia  Giulia  Aujiusla  Bcrito  in 
Fenicia ,  sulla  quale  la  dea  Astavte  e  figurata  col  iiifuln  sul  ca|)0, 
e  due  alelte  pendenti  ai  due  lati  ,  le  quali  credo  dovere  indirare 
un  velo  corto  ,   malamenle  eseguito  (ved.  fig.  «  della  nostra  lavola). 

Non  saprei ,  a  d:r  il  vero  ,  cosa  sia  queirattributo  posto  snl  capo 
del  nostro  n.°  2  ;  una  mezza  luna  ?  non  lo  credo  ,  poiclie  ,  invece 
di  esscre  concavo  nel  mezzo  ,  presenta  in  quella  parte  un  jilitvo 
angolarc  ,  mcno  prominente  delle  due  punte  lateral!  ;  potrebbcro 
qneste  due  punte  indicare  due  nascenti  cornelta  di  giovenca  ,  le 
quali  sappiamo  costituire  uno  degli  attributi  A'Aslarte  ;  un  altro 
attribute  di  questa  e  parimente  il  tutulo  ,  ossia  una  specie  di  mo- 
dio  o  cono  rovescialo,  ma  la  parte  superiore  ne  deve  essere  plana, 
e  non  cosi  si  vede  nella  nostra  slatuelta. 

Se  quegl'  intagli  dovessero  significare  i  merli  di  una  torre , 
avremmo  parimente  un  allro  distinlivo  della  nostra  dea,  rappre- 
sentata    in  varie   monele    con  torre  merlala    sul  capo  (2).    (vedasi 


(1)  Historiac  aiig.  Scrlplorcs,  edit.  ScUrcvclii ,  in  Cclso.  Muutcr  loc.  cit.  p.  69.  nota  36. 
p.  73.  nota  44- 

(i)  Calmct  diet,  dc  la  Bible  ,  voce  Aitarte.  Vaillanl ,  Monumcnta  acrea  iuijicrat.  iu  Colon. 
et  Muoirip.  p.  353. 


DI    TRE    IDOLETTI  '79 

fig  b  della  nostra  tavola).  E  fmalmente ,  potrebbero  (liieste  Ire 
puntioellc  angolari  ,  figiirare  la  parte  superiore  di  una  siclla  ,  e 
riferirsi  allora  a  quclla  Stella  caciula  da!  cielo ,  la  qu;ilc  ,  al  dive 
di  Sauconiatone,  Astavte  consacro  in  Tiro  (i);  oppure  quella  slclla 
di  cui  fa  menzione  il  profela  Amos  {\.  2G),  qiiando  rimproveia  ai 
figli  d'lsraello  ,  di  avere  seco  loro  porlati  nel  deseito,  il  tabcrna- 
colo  del  loro  dio  M)loch  ,  le  immagini  dei  lore  idoli  ,  e  la  slcUa 
del  loro  dio  :  «  et  portasti  labernacidani  Molock  vcslvi ,  et  inia- 
ginem  idotoruin ,  Sidus  del  vestri  quae  fccisd  vobis.n 

II  viso  della  persona  ,  quantunque  di  cattivo  disegno  ,  si  fa  co- 
noscere  per  viso  uinano  ;  se  non  e  viso  di  donna  ,  sara  ,  per  lo 
ineno  (juello  di  un  giovane  iniberbe  ;  le  due  punte  che  gli  sorgono 
fuori  dagli  omeri ,  sono  indubilatamcnte  le  due  eslremita  di  una 
mezza  luna  ,  e  siaoio  indotti  a  credei'lo  ;  i."  dalla  loro  forma  fal- 
cata  ,  la  quale  ad  altro  non  pub  riferirsi  ,  2.°  perche  abbinmo  vari 
esempi  di  mty/.za  Iniia  posta  dietro  delle  spalle  di  un  dio  di  gio- 
vanile  apparenza ,  e  sempre  sbarbato  ;  era  questo  il  dio  Luiio  , 
adorato  in  inolte  citta  dell'Asia  Minore ,  ed  anchc  in  alcune  dell'A- 
frica  (i);  il  suo  dislinlivo  principale  era  una  rnezza  luna  posta 
ordinariamentc  sidle  spalle,  e  qualcbe  volta  sulla  fronte ,  ma  spc- 
cialinente  sulle  spalle  ,  ed  il  suo  capo  veniva  poi  spesso  ricoperto 


(1)  Sanchoniat.   ap.   Etiseb.  p.   34-  OrcU.  ap.  Crcuzcr  loc.  cit.  vol.   II.   p.   aC. 

(q)  Vfilasi  ira  le  allrc  mont-le  quelle  descrittc  dal  sig.  MioDnct  di 
Anliochiu  di  Pii>idia.  Vol.   MI,  p.  496-  u.  a^. 
Laodiera  di  Libano.   Vol.   V,  p.  Bo^.   n.    147*    '49- 

^ysa  di  Oaria.  Vol.  Ill,  p.  36j.  n.  34i,  3Gi ,  368,  377,  383,  384,  ^o^- 
Sarde  di  Lidia.  Vol.  IV,  p.   i3o.  n.  ^38,  767,  769. 
Sinadc  di  Frigia.  Vol.  IV,  p.  368.  n.  ggo,  991. 
Julia  di  Frigia.  Vol.  IV,  pag.  3 10.  n,  6G0,  GG3. 
Juliopoli  di  Bitinia.  Vol.   II,  p.  44^-   °-    '^t   19^- 
Ancira  di  Galazia.  Vol.   IV,  p.  378.  n.  a3. 
Comaiia  di  PoiUc.  Vol.  II,  p.  3.5o.   n.    iii. 
Sagal.isso  di  Pisidia.  Vol.  Ill,  p.  5i3.  n.    iiy,   lai. 
Esbus  di  Ai..bia.  Vol.  V,  p.  583.  n.  39. 
Sebaslc  di  Galazia,  Vol.  IV,  p.  397.  n.  1421  i5a. 


I  So  DESCKIZIOKE 

(la  un  berrello  fiigio  (i).  (vedaosi  le  figure  c,  d ,  e  tlella  nostra 
tavola "). 

Que^to  dio  Luno  cliiamavasi  pure  Dio  Mcse  ,  norne  clie  si  vede 
Scritto  in  piu  monete  ,  e  specialmeiite  in  (pielie  di  Anliocliia  di  Pi- 
sidia  ,  ove  il  dio  Luno  e  figuralo  col  berrctto  frii^io  ,  e  la  mezza 
lima  posla  dielro  aile  S|»alle  (ved.  fig.  d  della  nostra  tavola  )  ,  ed 
in  aicune  di  esse  si  legge  MIIN  ■  APK103  (inese  Arche.o)  (2)  : 
alcune  volte,  oltre  la  mezza  luna  eravi  una  Stella,  rome  si  osserva 
nelle  monete  di  Laodicea  del  Libano  ( M'.onnet  vol.  V,  |)ag.  3o^. 
11.  147,  «48)  ,  ed  in  (jiielle  di  Carrhae  in  Mesopotamia  (3)  (vedasi 
fig.  f  della  nostra  tavola  ). 

II  dio  Luno  era  parimente  conosciufo  solto  il  nome  di  dio  Far' 
tiace  ,  ed  aveva  gran  fuma  e  grande  impero  nel  regno  di  Poiilo  , 
cosicclie  i  re  di  quella  provincia  nsavano  di  vincolare  il  loro  pii\ 
Sacrosaiito  giuramento  col  nome  di  tjnelU  divinila  (4).  Delia  grande 
aflinita  del  dio  Licno  colla  nostra  Aslarle  ne  abbiarao  mnlie  pro- 
ve ,  ed  esattissimu  ci  sembri  il  paragone  fatlone  dal  sig.  Creu-' 
zer  (5)  colla  Venore-Aj'rmlile ,  la  quale  abbiaino  vediilo  rappros- 
simarsi ,  ed  identificarsi  colla  nostra  dea  Aslarte.  L'idenlita  della 
dea  Lima  col  dio  Luno,  ci  conduce  (da  qiianto  si  e  detio  qui 
sopra)  ad  uri  l-avvicinamertto  assai  nalurale  di  quella  divinith  coll* 
Astnrte. 

Questo  ravvicinamenlo  lo  troviamo  parimente  espresso  in  una 
moneta  di  Cornelia  Salonina  moglie  di  Gallieno  ,  coniata  in  Be- 
rito  di  Fenicia  ,  sulla  quale  vedesi,  da   un  lalD  la  principessa  cogli 


(i)  Nellc  monclc  tii  Cjrrline  in  McsopoUmiii,  il  dio  Luno  Don  o  fii^iiMto  coi  bcrretto  frigio. 
Mionnct  vol.  V,  p.  5t)3.  Vcdusi  pure  pai;.  jtjtf.  n.  33  dc!  incdrsimo  voliimi-.  Pcllcriii  rec.  IF. 
pi.  LXXXV.  n.  2fl. 

(2)  Abbe  Bclhiy  ;  Dissertation  sur  Irs  monnoios  dc  Philodore  Rcine  du  Pont.  Acad.  dc« 
Inscript.  ct  belles  Ictl.  vol  XXIV,  p.  85  j  cd  il  meiesiiiio  aulorc  ,  Bur  Its  Jnonnoies  At  S>;- 
baste.  Ibid.  vol.  XXXV,  p.  649. 

(3)  Vaillant.   Colon,  p.   [^1, 

(4)  Stab.  XII,  p.  557.  Creuzcr  loc.  cit.  vol.  II,  p.  83,  e  nolo  3;  p.  R/j ,  85. 

(5)  Creuzcr  loc.  cit.  p.  85. 


n    THE    IDOLETTI  l8l 

altri1)uti  del  dio  Litno  ,  cioe  colla  mezza  luna  dlelro  alle  spalle  , 
colla  fronte  cinta  da  un  diadeina  fatlo  in  modo  da  poleisi  iriim- 
biare  con  due  cornelta  appena  nale  di  animale  liovino  ;  e  did  lalo 
opposto  jistitvle  con  torre  merlata  sul  cnpo,  e  col  baslonc  (scipio) 
terminato  in  forma  di  croce,  posa  il  piede  sopra  Vacrosfoglio  {i), 
ossia  prora  di  nave;  (  ved.  la  fig.  b,  c  dolla  nostra  tavola). 

La  Slella  colla  mo/.za  luna  ,  oppure  colic  coma  di  vacca  ,  sono 
slmboli  corauni  al  dio  Luno  (2),  ad  Aslavlc  (3),  ed  anche  ad  hide- 
Athov  (/,). 

Rilornando  ora  alia  nostra  fig.  IT  ,  vcdrcmo  in  essa  mvl  Astartc , 
coi'li  attribuli  del  dio  Lano\  oppure  un  dio  Liino  con  qtielli  di 
Astarle  ;  dilfercnza  alVatto  nulla  nel  noslro  caso  ;  io  pendeiei  per 
quesl'ultiina  opinione  ,  a  moiivo  delTanalogia  dimosti'ata  dalla  Sta- 
tiietta  n.°  III  ,  nella  f|ualc  ravviso  i  caralleri  riuniti  dci  due  scssi, 
cioe  il  carattere  inaschile  ,  nella  parte  superiore,  e  quello  di  fem- 
mina  nella  parte  inferioi'e  del  corpo ;  la  mancanza  del  carattere 
maschile,  cioe  del'a  barba ,  viene  compensata  nel  n.°  II,  coH'avere 
quest.!  statuelta  in  petto  non  due,  ma  una  maramella  .sola. 

Questa  bizzarra  anomalia ,  non  e  certamenle  opera  del  caso  ,  ne 
dell'itnpcrizia  dell'artefice  ;  io  la  considero  come  un  carattere  ne- 
gative femminino,  equivalenle  forse  a  quello  positive  maschile  della 
burba  ,  espresso  nell'allro  bronze;  e  ne  avremo  probabilmente  una 
prova  ,  mettendo  la  nostra  statuetta  in  confronto  colle  immagini  di 
quelle  cclebri  guerriere  armate  di  scuri ,  e  di  scudi  fatti  a  mczza 
luna,  le  quali  ,  al  dire  dei  poeli ,  sirappavansi  una  mammella  ,  c 
sotlnponevano  la  loro  prole  femminina  alia  medesima  mulilazione. 
Le  AinaKoni  iinimamiiiie ,  fondatrlci  del  tempio  d'Efeso,  dcdicato 
nlla  dea  Artemisia  (5)  ,    seml)rano  al  signor  Ci-euzcr  avere  strelta 


(1)  Vaillunt  loc.  cil.  p.  a45. 
(1)  Mionnot  vol.   V,  p    307,  cc. 

(3)  Ved;isi  qui  sopra. 

(4)  Crciizrr  loc.  cit.  vol.  iKllo  Tavole  iSa.'i,  p.  iJS ,  t.nV.  53,  fig.  i54  a 

(5)  Gia  si  i  dimostruU  altrovc  I'alJiuiU  dcUa  dca  Aitartc  QoVC Artemisia. 


iSl  DESCKIZIOKK 

relazionc  col  siiperstizioso  cullo  pralicato,  ancoi'a  oggidi  aWa  Luna, 
iici  luoglii  clie  fiirort  la  culia  di  quelle  rinomatc  donne,  cioe  sulle 
sponde  del  Mar  nero  ,  e  nelle  vicinanze  del  Caucaso  ,  ove  I'astro 
nolliinio  e   tuttora  adorato  ,   e  cliiainato  i)/a:rt  in  lingua  Circassa  (i). 

Se  vediaino,  col  deito  sig.  Creuzer,  iiella  mulilazione  delle  Ama- 
zoni  una  tal  quale  analogia  coa  cerli  rili  comuiiissimi  ncll'an- 
lichila ,  nei  quali  ,  uomini  c  donne  faccvano  reciproco  baialto 
delle  lore  vesti  ,  in  onore  delle  divinila  androgine  ,  possiamo  cre- 
dere ,  chc  la  parlicolarila  della  noslra  Astufte  di  avere  una  mam- 
mella  sola  in  mezzo  al  petlo  ,  ne  coslituisca  il  caratlere  ermafro- 
ditico,  e  venga  con  cio  bastanteraente  spiegalo. 
.  Un  distinlivo  non  equivoco  del  potere  generatore  atlivo  della 
nostra  dea  della  Natura,  si  scorge  senza  dubbio  in  quel  cono  o  in 
quella  piraniide,  clie  sorge  dalla  base  al  fianco  sinislro  della  pria- 
cipale  statuetla  :  possiamo  ravvisare  in  esso  ,  sia  il  yiWo  consecrato 
ad  Adone  in  Biblo  (a),  e  ad  Osiride  in  Egitto  (i);  sia  una  ripiodu- 
zione  di  quella  pietra  conica  della  quale  facemmo  cenno  allrove  , 
figura  simbolica  della  dea  Aslavte  in  Cipro,  e  forse  anche  in  Car- 
tagine  ,  ed  in  Malta.  L'unione  di  qneslo  simbolo  coUa  nostra  dlvi- 
uila  imberbe  e  carica  di  mammelle  ,  dalla  cintola  in  giu  ,  prova 
sufiicientemenle  che  Tartefice  diviso  darlc  un  preciso  corattere  di 
ermafrodilismo  ,  e  riunire  in  essa  gli  attributi  di  generatrice  attiva 
e  passiva  ,  e  di  nutrice  ,  quegli  appunto  che  competono  alia  dea 
Astartc. 

La  mezza  statuetta  a  faccia  umana  ,  posta  a  lato  del  suddelto 
cono  ,  si  potrebbe  al  primo  aspelto  credere  il  dio  Liino  stesso , 
ossia  il  dio /a/-nace  ,  il  quale,  come  gia  dicemmo,  ritroviamo  figu- 
rate  in  tante  monete  col  berretto  fiigio  ;  ma  siccome  questo  distin- 
livo non  e  sufTiciente  per  caratterizzare  detta  divinita ,    efligiata  in 


(l)  Creuzer  loc.  cit.  vol.   II,  p.   87,  91 
(a)  Crcuicr  loc.  cit.  vol.  U ,  p.  55. 
(31  Ibid.  vol.  I,  p.  Sg-i. 


CI    TRE    IDOI.ETTI  l83 

alcune  altre  raonete  scnza  quel  bcnrUo  ;  mcntrc  rlic  il  simbolo 
essenzialu  e  seinpre  lit  mezza  liinn  ;  creilerei  uoii  dovernii  iraltcnere 
in  qiiRSla  opiiilone,  t;iiilo  piu  che ,  tla  c|iianlo  lio  piii  sopra  iiuliciilo 
esse  nlo  COS!  assai  proba!)ile  ,  die  la  parte  supefiore  tlol  corpo 
della  nostra  .slatuetla  pi'incipiile  clel>ba  iiitlicare  il  (lio  Liino  ,  sa- 
rebbe  alLtlo  inutile  una  simile  riproiluxione  del  niedcsinio  pcr- 
Sonaf»qio. 

10  considcro  il  suddetto  capo  umano  ,  come  allusivo  a  quel  ri- 
nomaio  capo  di  Adona ,  marito  di  Astarte  ,  di  cui  giJi  parlainino 
altrove  ,  il  qnal  capo  ,  filto  secondo  alcuni  ,  di  papii-o  ,  partiva 
0f,'ni  anno  per  mare  dall'Egitto  ,  e  giungeva  in  selte  t;iorni  in  Bc- 
blo ,  cilia  di  Fenicia,  all'arrivo  del  quale  ai  lameiili ,  ed  ai  pianti, 
succedevana  i  canli  e  I'allegria  per  la  risurrezione  di  Adone. 

11  berretto  conico  ,  poi ,  non  deve  presenlarci  gran  dilTicolta  , 
poiclie  Adone,  detto  in  lingua  fenicia  y/(/o««i' (Signore),  era  sulla 
terra  il  poler  sovrano,  ed  i  re  di  quelle  contrade,  e  special- 
meiite  quel  dell'Asia  occidentale  ,  usavano  quasi  generalmeute  la 
mitra  ;  e  questa  non  era  allro,  iiisonima,  die  un  berretto  conico; 
avvcrlasi  clie  qiiella  del  nostro  bronzo  ,  lia  nel  basso  due  intagli 
orizzontali  e  [laralleli  ,  i  quali  potrebbero  benissimo  iiidicare  nn 
diadetna  orient de,  fatto  a  fascia,  posto  sulla  mitra  in  segno  di 
niaggior  potenza. 

Potrebbe  essere  clie  queslo  berretto  fosse  qnello  di  un  d/'o  Po- 
tentc  (dio  Cabiro),  e  si  riferisse  percio  alia  dotlrina  seciela  dei 
Fenici,  la  quale,  secondo  il  dotlo  Boetinger  «  consisteva  nell'ado- 
»  razione  spirituale  del  Sole  e  della  Luna  ,  siniboli  del  principio  ge- 
«  neralore  ,  e  del  principio  pai-loriente  della  natura,  cliiamati  Ca- 
«  biri ,  cioe  dei  Grandi ,  dei  Polenti :...  qucsti  Cabiri  furono  dap- 
«  piima  rappresentati  assai  seinpliccmente  sotlo  le  forme  di  due 
«  colonne  su  ciascuiia  delle  quali  stava  una  Stella,  e  queste  co- 
((  lonne  (o  sassi  couici)  cangiaronsi  poscia  in  berretli  conici  (i).  » 

(i)  C-  A.  Boetinger.  Mccn  lur  Kunstio) tliulogic  etc.  Drcsde  cl  Lcypsic  i8a6i  Rcvuc  Ger- 


l8.|  0ESCR1ZIONE 

Sollo  due  divei-si  aspetii ,  puo  essere  risguardata  la  mezza  fii^ma 
che  si  vede  al  lalo  o^iposto  ,  cioc  come  cingliiale  ,  o  come  cane, 
e  per  qnaluiujue  di  cjuesti  due  animali  si  voglia  propejidere  ,  po- 
tremo  sempre  dare  la  mcdcsiraa  inlerpi'etazione  alia  figiua  n.°  11. 
Se  grugno  di  porco  o  di  cingliiale  ,  avrcmo  in  allora  il  cingliiale 
del  Libano  (i),  il  quale  uccide  Jdone  ncl  fior  di  sua  cla,  cio  chc, 
secondo  i  Fcnici  ,  allude  al  corso  delle  slagioni ;  Jdone  ossia  il 
Sole,  ucciso  did  cingliiale,  ossia  inverno  (2),  risorgerebbe  ogni 
anno  alia  festa  del  Thamninz ,  ossia  al  solstizio  d'estale;  ma  la 
inancanza  della  zaiina  ricurva,  e  prominente,  principale  caratterc 
del  cinj^liiale  ,  ed  allre  lagioni  clie  espoiremo  qui  appresso ,  c'in- 
ducono  a  considerare  quella  fuccia  come   muso  ili   cane. 

In  questo  modo  ci  conformiamo  airinlerpietazione  ds^la  piu  sopra 
dal  sig.  Miiiiler  alb  fig.  n."  I.  11  cane,  a  parer  mio,  c  il  simbolo 
di  Sirio,  ossia  della  costellazione  del  Ca«e,  posto  qui  per  indicare 
Tepoca  della  festa  di  Jdone,  cioe  I'enlrata  del  sole  nel  solstizio 
d'estate  ;  poiclie  qiicUa  festa  celebravasi  in  Fenicla  verso  il  Cnir 
di  giugno,  e  siccome  tutlo  quel  dramnia  non  era  die  una  semplice 
allegoria  del  corso  del  Sole  ,  e  della  sua  enlraia  nella  canicola  ,  c 
cosa  assai  nalurale ,  che  il  simbolo  della  Stella  caratteristica  di 
quest'epoca  importante  dell'anno  solare  ,  venisse  personificalo  c 
iiosto  in  evidenza  nel  nostro  monumenfo. 

Credo  inutile  di  provare  ,  cbe  la  Stella  del  Cane  fosse  conosciuta 
da'  Fenici ,  essendo  cosa  a  tutli  nota  ,  i ."  che  quel  jiopoli  furono 
uUe  nazioni  occidentali  maestri  della  scriltura  ,  dell'astronomia  ,  e 
della  navigazione;  2.°  poi  ,  cbe  Sirio,  e  precisamenle  quella  Stella, 
la  quale  nel  Qrinauienlo  ,  fa  maggior  mostra  dj  se  ,  sia  per  la  vi- 
vacila  de'  suoi  fuochi ,  sia  pel  suo  diametro. 


iiianiquc  t.  Ill,  n.  i  J.  p.  i!\-.  Molli  aiilori,  ragionarono  su  itoi  Cabiri ,  notciemo  fra  li 
Jlri,  il  sig.  Ailiilfo  Piclct.  Bibliot.  UnivcrsiUc  de  Gcniivi).  Tom.  XXIV,  p.  io5,  217,  3J9- 
Scbelling,  Sullc  divinita  di  Sainotracoia.  Stiitgard   i8i5  ec. 

(2)  Vcdasi  fra  gli  altii  ;(Utori  Crcuzcr  loc.   cit.  \ol.  11,  p.  I\-- 

.'3)  Ibid.  p.  3o. 


^  DI    THE    inOI.ETTl  l85 

Se  iiivece  ill  spiegore  il  noslvo  broiizo  per  via  ilella  rcligione  del 
Fenici,  lo  vorremo  con  qnella  {lell'Iigilto,  avremo  il  Sotfiis  o  Sirio, 
siella  canicolare :  foriera  questa  (lell'esciesocnza  del  Nilo,  serviva 
tli  oroscopo  ai  preti  ei;izi  ,  i  qnali  osservavaiio  I'alz.ir  di  quest'a- 
Stro  ,  fra  le  due  coriia  di  una  Gazzeila  (i),  c  profeti/.zavano  siilla 
fuuira  ricolla ;  oppure  avremo  VAiiubi  a  lesta  di  cane  (o  di  cia- 
callo)  compiigno  A" hide  nella  ricerca  dello  sposo  (a),  e  yiiardiano 
fedelc  del  corpo  di  OsiriJa  (3).  In  quest" uliitno  case  vi  sarebbe 
nella  religione  dei  Fenici,  un  cane  guardiano  del  corpo  di  y/Jone, 
corrispondente  aWAiiubi  egizio,  guardiano  di  qiiello  di  Osiride. 

Cbnsiderando  come  navicella  la  base  daiia  quale  seinbrano  emcr- 
gere  quesle  figiii-e  simboiiche ,  si  polreblie  credere  allusira  al' 
viagi»io  di  mare  falto  ogni  anno  dalla  testa  mistica  di  papiro  di 
cni  |iarlammo  pii\  sopra;  potrcbbc  ugualmenle  alludcre  alia  na- 
vicella di  papiro,  clie  servi  ad  hile  ,  e  ad  Anubi  per  scorrere 
le  sette  foci  del  iN'ilo  alia  ricerca  dei  ([uindici  brani  del  corpo 
A'Osiride  ,  i  qiiali  furono  tuili  rinvenuli ,  ad  eccezione  di  un  solo 
membro  divorato  dai  pesci,  cui  venne  sostiluilo  un  simulacro  fatlo 
di  legno  di  siconaoro  {\).  Questo  simulacro  sarebbe  parimente  figu- 
rato  nel  nostro  gruppo  da  cpicl  cone  gia  descritto  altrovc.  Volendo 
poi  dare  un'interprelazione  astronomica  al  nostro  bronze,  la  iiavi- 
•  cdla  0  hari  sarebbe,  come  in  varie  scene  figurate  nei  monumenti 
egizi  (5),  il  simbolo  del  corso  degli  astri  neU'oceano  celeste; 
aggiungcremo  Gualmente,  ehe  Plutarco   nel  auo  Iratlato    d' hide  ed 


(i)  Crcuzcr  loc.  cit.  vol.  1,  piig.  43(>--'|/iii  "^'l'*   '^>  P-  ^"'^  *^  ^*^!?- 
{■i)  Ibid.  vol.    I,  pag.  391. 

(3)  Bl.<itr)i;ird.  Mem.  dc  PAcad.  des  inscript,  ct  bcUcs  leU.  torn.  IX,  p.  3i- 

(4)  Cvcuifr  loc.  cil.  vol.   I,   p.  39a. 

(5)  CtuiupoUiun  PoiitUeoii  Eg>'plicn,  pUnches  i\h^  e  i^*^^  coUe  loro  risf»eUiv<^  illustrftzioni;- 
La  tuvola  i^^,  la  quale  i^econdo  riuterprrlaziouc  d<!l  cUiarissimo  Autorc  ^  £  allusiva  .iiraUar 
lU'Ua  luiia,  ci  Ta  vcilere  PllOil  (il  diu  Lunu)  sojiilo  iii  una  navicclln ,  circoudalo  da  vari 
aUritiiiti ,  iiiciitre  due  Oiiiocefali ,  o  Scimic  cou  lesta  di  Cane ,  sono  rivolli  verso  il  dio,  in 
alto  di  adurazioiie.  Siccome  questa  scena  cgizia  sara  forse  per  qualche  persona  uq  soggctto 
lU  paragono  col  nostro  monumento,  cosi  ini  fo  lecito  di  ricordarc  quanlo  diau  a  p.  177. 

ToMO  XXXV.  34 


I'86  BKSCRIZIOKE 

Osiride ,  fa  camminare  in  barca  il  Sole  e  la  Luna,    alluJewJo  nd 
tempo  stesso  alle    qualita  gcneralive  e  nutritive  (i). 

L'intcrprelazione  teste  esposla  {lella  figura  n.°  II,  ci  renderu 
sommameiile  agcvole  quella  clie  proponlamo  della  segueiite  figura 
n.°  III,  nella  quale  ci  pare  riconoscere  il  medesimo  lema  di  rito 
fenicio,  allusivo  ad  Astarle ,  ed  Adone.,  quantnnque  espresso  con 
qualche  diversita  ed  amp'iGcazione. 

Le  due  piccole  corna  di  giovenca,  Ic  quali  sorgono  dalla  fronte 
della  divinita  principale,  il  soliio  cappuccio,  ossia  velo,  che  le 
cuopre  il  capo,  ed  il  viso  virile  con  folia  barba  ,  posto  sopra  un 
corpo  luuano  di  sesso  feinminino,  sono  quesli  i  caratteri  pi-incipali 
della  .nostra  slatuetta  ,  coi  quali  si  riconosce  piii  cliiaramente  che 
negli  idoli  precedentetnente  descritti  \\y\Astarte  ermafroditica. 

II  confronlo  dei  due  gruppi  n.°  II  e  III,  ci  fa  vedere  nelle  tesle 
di  uomo  e  di  animalc  emergenti  dalla  base,  ai  fiaiiclii  della  nostra 
dea,  una  riproduzione  dei  medesimi  simboli  di  Adone  e  di  Sirio, 
dei  quali  credemmo  aver  data  una  ragionevole  spiegazione  qui  so- 
pra; la  mancanza  del  berretlo  frigio  nella  testa  a  faccia  umana  , 
cui  va  sostituita  una  specie  di  aureola,  o  disco,  aitribiito  cornune 
ad  ambedue  le  mezze  figure ;  lungi  dal  distruggere  la  spiegazione 
qui  sopra  proposla  ,  le  da  anzi  maggior  peso. 

II  disco,  essendo  qui  il  distintivo  caratteristico  di  un  corpo  ce- 
leste, vedo  nel  capo  a  faccia  umana,  cui  esso  va  unito,  la  figura 
di  lui  altro  dio  Adone  (Signore)  ma  di  un  Adone  celeste,  il  Sole, 
(Signore  del  cielo)  incarnato  in  Adone  (2\  Per  consimile  ragione 
il  muso  di  cane  circondato  da  un  altro  disco  ,  deve  vieppiu  indi- 
care  la  costellazione  di  Sirio  ,  Stella  canicolare. 
DiQicile  certamenle  riescirebbe  ,  senza  il  soccorso  delle  cose  egi- 
zie ,    I'inlerpretazione    di  quelle    due   teste,    die    si  veggono  com- 

(i)  «  Ancbe  del  Sole,  e  rtplla  Luna,  dicono  chc  non  fjnno  i!  loro  ptTprliio  giro  in  coc- 
«  chio,  ina  in  barc.i ,  volcndo  significare  la  gcnnrariuno  o  niitri/.ionc  di  cspi  per  ruiuidila.x 
Plul.  'if  ts'iAc  ct  Osinic,  can.  IV,   pa",   i- ,  trad,  di  Ciampi    i.Sj3. 

(5)  Sulrincninaiionc  del  Sole  in  Adone  ,  vcggasi  «p(  cialnioiili'  il  sig  Crcuzcr  loc.  cit. 
Tol,  II ,  pag.  5o-5i. 


Dl    IRE     inOLETTl  187 

pariie  aU'estiemita  ilelle  due  braccia  dclla  nostra  Jsturte ;  ed 
in  quesle  leste  ravviso,  non  solo  I'equivalente  ,  ma  bensi  ,  come 
gi^  dissi ,  un'ampliaiione  del  raedcsimo  altiibulo  ,  il  quale  nolle 
figure  I  e  II   viene  espresso  colla  mezza  luna. 

II  capo  di  gailo  tulto  iotieto,  ed  il  viso  iimano  poslo  in  un  pic- 
colo disco  ,  ambedue  rivolti  verso  la  faccia  di  ^s/rtr^e  ,  e  ivon  slrelti 
gia  nei  pugiii  della  dea  ,  ma  formaudo  con  essa  un  corpo  solo  , 
fanno  ,  a  parcr  inio  ,  ingegiiosamente  allusione  ai  due  perl?di  piiiici- 
pali   del  corso  della  luiia,  cioe  alia  luna  crescente,  ed  al  plenilunio. 

II  gatto  dcdicato  alia  dea  Bubaste  figlia  d'Iside  ,  e  sorella  di 
Oro ,  era  Iciuito  in  somuno  onore  nella  cilia  di  Dubasle  in  Egilto^ 
ove  vc'iiva  veiieralo  qual  imiita^ine  dclla  dea  sulla  terra,  cpper- 
cio ,  vivo,  era  nudrilo  con  molta  cura  ,  e  morlo  ,  era  imbalsamato 
e  sepolto  coa  gran  ponipa  e  cordoglio  (1).  La  dea  Bubaste  poi , 
essendo  presso  gli  Egizi ,  non  solo  I'equivalente  della  Diana  dei 
Greci  (2),  ma  allrcsi  la  luna,  e  specialiaenle  la  luna  nuova  (3), 
(finzione  la  quale  coucorda  pienamente  con  quanto  disscro  gli 
anliclii  inlorno  aU'occhia  del  galto  ,  ed  alia  fecondila  di  qnesto  ani- 
male  rclalivamente  alia  luna  cui  veniva  dedicalo  (J) )  possiamo 
vedere  nel  capo  di  gatto  della  nostra  statuelta  un'allusione  chiara 
alia  luna  nuova;  mentre  la  faccia  umaua  unita  al  piccolo  disco,  e 
siluata  al  lato  opposto ,  non  puo  esseCe  allro  die  il  simbolo  del 
plenilunio. 

(1)  Blancbard.  Mi'iuuircs  dcs  anim.  respeclis  en  Egypte.  Mem.  do  I'AcacL  des  inscript.  efr 
belles  IctU-es.  T.  IX,  p.  3o. 

(a)  X.Apollo  vero  iEgyptiace  Hoi-us  dicitur ,  Ceres  autem  Itis  j  Diaiia  vcro  Bubaitis.  » 
Herod,  lib.  II,  c.   1^7.  Jabloiiski  Panth.  ^gypt.  vol.  II,  p.  Gi. 

(3)  Bubaslis  dtait  la  nouvellc  liinc  ,  Isis  la  plcinc  luoe ,  et  Ncphtliis  li  Tune  l<Sn<brcuse  : 
GuigDiaul  cclaii-cissemeot  sur  Creuzer.  Vol.   i.er,  a.dc  purlie,  pag.  90?. 

(4)  «'  Col  gaUu  ( rappre.'ientano )  la  lima,  a  motive  delta  iJ)co^tan^a  dtUa  indole  naiurale  di 

•  quello,  noUivago,  c  molto  piolinco ;  dicesi  infalti  ,  clic  la  prima  volta  partorisee  un  gallinu 

•  80I0,  poi  due,  Ire,  qualU'o  ,  cinque  ,  e  cosi  facciiduue  seuipre  uno  di  piu  biiio  a  »eU€  ut 
«  uoa  volta ,  da  partorirue  in  tullo  venl'oUo,  quanti  90U0  i  giorpi  tuuari :  ma  queslu  aara  piul- 
M  loslo  una  favola ;  il  vcro  si  c ,  che  Ic  pupiile  dcgli  occhi  8uoi   comparijcouo  piii  picDC ,  c 

•  piu  aperte  iiel  plenilunio,  e  piii  piccolc  e  mcDO' lucide  a  luua  olanic.  »  I'lui.  do  Iftidft  st^ 
Usij'ide  cap.  VI,  traduz.  del  Ciaropi  p.  6g. 


1 88  DESCRIZIONE 

Avremo  aJunque  nella  Aslarte  w."  Ill,  non  solo  I'eqnivalento 
(lella  inczza  luna ,  ma  le  due  priiicipali  fasi  di  quest'aslro  ,  beii 
carallerizzalc  ,  e  riunite  in  una  Ggura  sola,  co'ne  le  vediamo  riunite 
in  parecclu  moaumenli  egizi ,  nci  quali  la  mezza  luna  ed  il  disco 
inliero  del  medesimo  pianela  vengono  posti  uno  sopia  deiraltro  (i). 
La  base  die  soncgge  liitte  queste  figure  ,  nou  ci  da  indizio  di 
navicella ,  eppercio  di  nioviiuento  ;  ma  polrebbe  qucslo  essere  in- 
dicate dalla  disposizione  dalle  gambe  della  dea  ,  la  quale  pare  in 
atto  di  caDiruinare,  e  specialmente  dalle  tre  alette  clie  vedonsi  nella 
parte  posleriore  del  dorso  della  medesima  ,  allusive  probabiluiente 
al  soggiorno  aereo  ,   ossia  celeste,  di  tutle  queste  divinita,  od  asti'i. 

Uua  particolarita  ,  Corse  non  opera  del  caso ,  e  quella  di  ve- 
tlcrc  il  simbolo  della  luna  nascente  posto  diretiamenle  sopra  quello 
di  Sirio  :  sappiamo  di  fatti ,  die  gli  Egizi  principiavano  il  loro 
anno  agrario  colia  luna  nuova  pin  prossiraa  alTalzar  del  Sirio,  cioe 
colla  pill  vicina  del  solstizio  d'estale  (2).  Poi'firio  dice,  die  il  no- 
vihinio,  cd  il  comparire  di  Sirio  segnavano  per  quel  popoli  (gU 
Egizi)  il  priiici|)io  della  creazione  dell'universo  (3). 

11  ravvicinaniento  die  si  vede  dal  lato  opposto  del  simbolo  del 
plenilunio  con  quello  del  sole  ncl  solstizio  d'eslate,  cioe  nella  sua 
maggior  possanza,  e  parimente  degno  di  osservazione.  Le  punte 
del  medesimo  metallo  ddla  parte  posteriore  della  base,  adopravansi 
apparentemente  per  conficcare  I'idolo  nel  mnro,  o  dietro  delle 
pone,  come  lo  indica  il  Piofela  Ezecliicllo:  Ecce  ob  aquilone  por- 
tne  altaris  ,  Idoliiui  Zeli  (4)  in  ipso  inlro  lu    Ezech.  ^'III,  5. 

Ci  pare  daver  ora  sivfficientemente  dimostrato  ,  che   i   tre  bronzi 


(1)  Cliainiiollion  ,  l*;uilln'oii  F.';\i»lirn  fij;.  6,  7,  8  dclln  tavoln   i!^a  vA  allro. 

(a)  Cvcmer  loc.  cit  vol.  I ,  |miU'  II  ,  pag.  801. 
•  (3)  Ibid.  p.  .^38. 

(4)  Q:"*slo  dio  dflla  GHosia ,  al  (lire  lici  inigliori  intci'prrli,  ern  ./iiiortc  iicciso  li.il  cin- 
ghiali'  |irr  gclo.qu  di  Marie;  il  niciU-sinio  ]ii-ofi:l:i  E/.ccliii'llo  c'iuducp  pura  0  cindfrlo  :  n  El 
«  introtluxU.  me  per  ostitim  porttte  dnnnts  tt<jniiiu\  quod  rcspii-icbat  ad  aqnilonom  ,  el  ccce 
■•  iW  mulit'rcs  sedebanl  plnngciUcs  Adonidem.  »  [Th/tmmuz]  Ej.PcIi.  VIll.  i/J-  t'"  passo  del 
j^rorcU  Isiiia  allude  p.iriiiieiilc  all'iiiui.i  di  Aiimc  pOito  iliclro  dv'lla  jfoi'ta  del  t. mpio.  «  I'oft 


DI    IT.E    IDOl.r.TTI  l8i) 

qui  sopra  ilescrilli  rapprescnlano  la  fenicia  Astarlc  dca  ilelln  N.tiirii, 
e  die  due  di  cssi  ,  cio6  quclli  n."  H  e  \\\ ,  liatino  ili  pid  i  caral- 
teri  dislinii  di  ermafi'oditisnio  ,  od  alludoiio  all'entrala  del  sole  nel 
solslizio  d'eslate  ,  ossia  in  un  scnso  niii  rnislico  ,  alia  risurrezioitc 
tli  A  lion  c. 

Non  entreremo  ora  io  disamitta  per  sapere  sc  qucsle  staluetle  , 
ed  i  riti  religiosi  dei  qnali  sono  esse  i  simboli,  sieno  pervciiuti  in 
Sardcgiia  direttamfiile  dai  Fcnic-i ,  oppiire  di  seconda  niano  dai 
Cartnginesi  ;  ci  riscrviamo  di  traltare  siuiile  quistionc  dopo  la  de- 
scriziiitie  die  fra  breve  tempo  speriamo  di  fare  di  vari  altri  mo- 
nunenli  riputati  fenici,  rinvcnuti  nella  medesima  isola;  osserve- 
reino  sollanlo  di  passo  die  alcnne  iscrizioiii  (i),  ed  armature  di 
bronzo  (2),  vari  cditizi ,  fi-a  quali  polremo  forse  meHere  i  conici 
Nuraglii  (3),  come  pure  alcuiii  usi  ancora  couservaii  nel  paese,  c 
finalinente  le  testimoiiianze  ic  piu  rispellal)ili  degli  antichi  aulori, 
concorrono  a  provare  die  la  sede  dei  Fenici  in  Sardegna  fu  eslesa 
e  lunga  abbastanza  per  esercitare  una  notevole  influenza  sui  rili 
reli^'iosi ,  e  sopra  i  cnslumi   dei   popoli  die  cola  abitavano. 

nostitim ,  et  retro  pnstem  poslitui  ntemnrialr  tttiini  ct  jit.tLa  me  disrt^ierui^ti  ct  suscrftUti 
■M  aduUeriiint.-it  Imuu  LVU^  8.  Qiic>to  ;iduUt-rio  e  probubilinentc  allusivu  alia  prostilu/ionc 
dcilr  doune  ill  oiiorc  di  j^Uone,  di  cui  si  parlo  piu  sujira,  sccglicvasi,  a  parrr  niio ,  ■  la.porta 
di  traiuoiitaiia  per  colloearc  Tidulo  ,  c  per  piangere  Adonc ,  os>ia  Thamimiz,  ro{;li  occlii  fissi 
verso  il  \ord  ^  pcrch^  il  moule  Libano^  ovc  fu  ucciso  Adoue,  si  ritrova  appuirto  in  qiiella 
direzioiie ,  guardaiidolo  da  Gcrusaleinmo. 

(i)  Una  lapidu  fouicia  i-ilrovata  jn  Pula  viciuo  dellc  ru^iue  doU'antica  citta  diNora,  illu- 
slrata  dai  sig.  Abate  Derostii ,  ElTeiueridi  Ictlorarit'  di  Kotna  ,  aiilio  1774-  Ci  riscrviamo  di 
dame  un  piu  esatto  disegno.  CitereiiHi  parinu'iili  uu  sigilio  ila  noi  posscduto ,  ritrovato  iiclle 
roviiie  di  Sulci:) ,  ed  ora  faUo  di  piibblica  ragiune  dat  cbiari»sijno  CoHcga  sig.  Ab.  Gazzcra. 
Accad.  Reale  dellc  Seieiizr  di  Torino.  Tom.  XXXV,  pag.  3. 

('i)  Veda&i  una  nostra  uinuoria  rui  \'a  Uliita  una  dottissinia  Dissertazione  AA  ebiari^siroo 
Coltega  sig.  Giuseppe  Grassi.  Mem.  deirAcca'd.  dellc  Scicnzc  di  Torino.  Tom.  XXV,  p.  107 
r  seguenti. 

(3)  Ci  risen  iamo  di  pubblicarc  fra  poco  nioltc  ossen'azioni  sui  deUi  Nuraghi,  dei  quali 
fecero  gia  cciino  piu  porsoni" ,  e  fra  gli  altri ,  il  Padre  Slcfanini ,  in  una  mcmoria  chc  ha 
(icr  lilob:  iln  yelmbitt  Strli  line  Liitilibiis  ;  il  iliiaris.'iinio  Collega  sig.  Cavaliere  Mannii  , 
nella  sua  pregevole  Storia  ddla  Sardegna  ,  vol.  Vlt,  pag.  11  c  seguenti;  il  iig.  Petit  Uadtl, 
in   una  letlcra  iliielli  al  sii'.  Gosseliu ,   i8a6 ;  il  sig.  Miuiaul  ec.  cc. 


190 

SPIE<lAZIO]\E 

ilelle  nionele  inserile  nella  (jui  unifa  tavola ,  ricavatc  diiU'opera  di- 
^'aillallt:    Numismata  aiirca  Imperatovutn  in  Colon,  et  Municipiis^ 

a.  Capo  di  j4sl(irle  tululata,  di  Berito ,  citta  di  Fenicia.  Vail.  p.  345. 

b.  Aslarle  tutulata,    col  bastone    in  foi-ma    di  croce  ,    e  col  piede 

sopra   racrosioglio;  di  Berilo.   V.   p.  245. 
(.'.  Cornelia  Salonina,.  inoglie  diGallicno^  coi  dislintivi  del  dio  Luno^ 
Berito.  V.  p.   245. 

d.  Moneta  di  Septimio  Severo-,  coniata  in  Antiochia  di  Pisidia  ; 
rapprescnta  il  dio  Luna  in  piedi ,  col  berretlo  frigio  sul  capo, 
e  la  luna  cresceote   dielro  deyli  omeri.  Vail.  p.  4- 

e.  Moneta  di  Carrliae  in   Mesopotamia,  coniata  in  onore  di   Cara- 

calla  e  di  Geta;  si  vede  nna  Stella  sopia  una  luna  nascenle  , 
altributi  del  dio  YiUno  tenulo  in  somma  venerazione  nella  cilta 
di  Carrliae.  V.  p.  3o. 

f.  Moneta  di  Carrliae  ;  si  vede  il  capo  di  Caracalla  cogli  attributi 

del  dio  Luno.  V.  p.  3o. 

g.  Moneta    di  Giulia  Domna ,    coniata  in  Cesarea  di  Palestina ;  si 

vede  Venere ,  ossia  Aslarie  ,  la  quale  tiene  in  mano  il  capo 
mistico  di  papiro ,  a'  suoi  piedi  emerge  la  Cgura  del  fiume 
Adone.  V.  p.   19. 

SB.  Lc  trc  Jlatucltc  sarde  sono  discgnate  dai  bionzi  oiiginsiU  ,  e  ridutti  al  1/4  del  DatoraU. 


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«9' 

PENSIERI  SULL'ISTINTO 
TANTO  NEGLI  ANIMALI  CUE  NELL'LOMO; 

DEL  PROFESSORE  GIACINTO  CARENA 
Letii  neltadunanza  ilel  11  tli  aprile  i83o. 

Nel  regislrare,  che  io  feci,  il  seguente  caso,  avvenulo  di  recente, 
ia  mcnte  trascorse ,  quasi  direi  senza  la  mia  Tolonta  ,  in  questi 
pensamenti  sopra  I'lslinto,  taiilo  neiruomo  die  negli  animali. 

In  una  casa  in  Torino,  si  teneva  un  certo  nuinero  di  galline, 
nodrile  come  c  uso  in  citla,  coi  trituini  dclla  mensa  ,  e  della  cu- 
cina  ;  ed  esse  ben  rispondendo  alle  cure  del  padrone  e  della  fan- 
tesca  ,  andavan  f.icendo  rcgolatamente  le  loro  uova  in  un  nido 
entro  un  paniere  ,  posto  per  terra  in  un  de'  canti  della  cucina. 
Cotesle  uova  eran  si  presto  toUe  che  fatte  :  non  pero  mai  si  toc- 
cava  I'endice  die  vi  si  lasciava,  come  e  usp,  pei"  segno  del  nido, 
C  per  aileltamento  alle  galline  perchc  la  e  non  altrove  le  uova 
loro  deponessero. 

'Le  galline,  nel  giorno,  eran  libere  di  andar  frugacchiando  per 
la  casa  ,  e  talora  scendevano  a  razzolare  in  una  vicina  solitaria 
corte.  La  sera  si  ritraevano  nella  stia  che  loro  serviva  di  poliajo. 
Ma  una  di  esse,  a  vece  di  entrar  coUe  allre  nella  slia,  o  di  ap- 
pollnjarsi  snllc  traverse  di  una  scranna  ,  soleva  andarsi  ad  acco- 
vacciare  nel  nido;  e  cib  faceva  spesso  anche  di  giorno  ,  nei  fre- 
quenti  intervalli  del  riposo  e  della  digeslione. 

Qui  pero  c  da  notarsi  che  la  gallina  non  chiocciava  ne  punto  ne 
poco,  anzi  faceva  I'uovo  suo  fi-equentemente  come  le  altre,  e  come 
esse,  schiamazzava  ogni  volta  die'l  faceva,  insomma  non  era  covatic- 
cia.  Oude  quel  la  propensione  alio  starsi  rannicchiata,  precede  va  da 


Cya  PENSIEKI    ST'Ll.  ISFINTO 

allra  caj^ione,  e  questn  era  [iroI)ahiiinenle  nn^  certa  ilcbolezza 
(li'llc  j»anil)c ,  rentlula  in;ii»i^iore  ila  una  eccessiva  gi'assczza :  infalli 
la  nalliiia  noir  tarilo  mollo  a  cessare  dal  far  le  uova  ,  e  mori  jioi 
ili   Polisari'iii. 

Ora  avvenne  clie  quel  frequeiile  soprastare  aU'encllcc  ,  fecc  lo 
Stesso  elFclto  die  un'assiclua  covatnra  fallo  avi'ebl)e  ,  vale  a  dire 
die  il  genne  si  animo  ,  c  un  hd  giorno  il  nasccnle  pulcino  co- 
inincio  a  beccare  il  gnscio  ,  e  uscinie  fiioi'a. 

Appena  la  (iiila  rliiocria  seiiii  sutlo  di  se  qtieirinsolito  dimcnio, 
e  udi  il  pigolare  del  iiato  pulcino,  e  vide  qneHa  sirana  trasforma- 
zione  deUuova ,  cssa  lie  fu  sbigotlita  talmenle,  clie,  stridendo  , 
si  face  tosto  a  gettarsi  fuora  del  paiiiere  e  fuggire,  non  seiiza  vol- 
gersi  indietro  per  vedere  se  cio  che  I'aveva  lanlo  sgomentata,  per 
avveiitura  nou  la  inseguisse.  '  ' 

La  nou  prevediUa  nascila  di  quel  pulcino  fece  beta  la  fantesca, 
clie  tolse  ad  allevailo  in  disparte  ;  ina  la  galliiia  per  lullo  quel: 
giorno  non  entro  |)iii  net  paniere ,  e  nel  vagare  die  essa  faceva' 
per  la  stanza,  evitava  di  accostarvisi  ,  o  il  fiiceva  con  nnolta  cau- 
tela  ,  allungando  ben  bene  il  collo  ,  e  torcendo  il  capo,  e  guatando' 
nel  paijifire  ,  se  ancor  vi  fosse  I'abborrilo  pollastreHo;  lie  ripiglio- 
efisa  I'nso  di  aodare  ad  accovacciarsi  in  quel  nido  ,  se  non  dopo- 
alcuni  giorni,  cioe  quando  il  trascorso  tempo  ,  o  I'ebbe  rassicu,- 
rata  contro  il  temuto  danuo  ,  ovvero  la  nicmoria  di  esso  lie  ebbe 
lid  lutlo  cancdlata. 

Ora- si  sa  die-  tl  fenomeno  ddlo  scliiudioiento  dclle  uova,  anche. 
quando  si  appresenta  la  ])rima  volta  alia  chioocia  ,  non  sembra 
esserle  inaspellato  .  ed  essa,  con  modi  chc  quasi  si  direbbero  iii- 
gegnosi,.  concorrc  anzi  al  nascluiento  dc'pulcini,  e  di  questi  sera- 
bra  svisceratatncnte  dileltarsi.  Per  lo  c»ntrai;io  nel  narralo  caso> 
la  gallina,  non  coYatlccia ,  ebbcnc  fievo  sbigottlnaento,  e  provonne 
Dtaiiifesta   avversione. 

Seuza  volcr  qui  cnlrare  nell'arcana  materia  delllstiuto,  potremo 
iiuiilarci  ad  osscrvare  che  llavversione  della  gallina  per  rinaspcltala- 


DEL    PROFESSOHE    CARENA  1C)3 

prole ;  e  I'apparente  aOetto  della  chioccia  pei  frutti  della  sua  co- 
valura  ,  soiio  elFetli  del  qnali  ia  diiFerenza  e  unicamente  prodolta 
dalla  divei'sila    della  ootidi^ione    in-  ciii    I'lina  e  I'liltra    si   Irovano. 

La  galliiia  non  covaliccia  nou  lia  alUo  scopo  fuori  quello  della  sua 
sussistenza ,  e  della  sua  sicurezza  :  essa  dutique  non  puo  ammet- 
l«re  altri  aflelli ,  estranei  alia  presente  sua  natura;:  le  cure  che 
essa  donate  avcsse  all'ignoto  pollaslrino,  sarebbero  efletli  senza 
ca"ione. 

Per  lo  contrario  la  chioccia  cbe  la  provvida  Natura  dispone  agli 
ufTicj  della  inateraita ,  trovasi  in  una  nuova  condizione  di  vita  , 
accompagnata  e  quasi  formata  da  una  nuova  sorla  di  bisogni  ,  al 
quali  essa  debbe  irresistibilinente  soddi^are  ,  bisogni  che  durano 
sino  al  tertnine  della  educazione  del  pulcini ;  per  soddisfare  a 
quest!  bisogni,  tirtti  suoi ,  essa  da  principio  fa  di  se  copia ,  poi 
se  ne  aslicne  quando  si  dispone  a  covare  :  alia  covatura  essa  at- 
tende  con  una  assiduila  che  quasi  direbbesi  ostinazione:  il  bisogno 
stesso  degli  alioaenti  cede  al  maggior  bisogno  di  star  sulle  uova  : 
Pastinenza  dal  cibo ,  e  la  conseguente  macilenza  del  suo  corpo  , 
sono  cfTetti  di  a  mo  re ,  ma  di  amor  di  se  stessa.  II  dilettamento 
delle  uova:,  pol  dei  pulcini-,  non  ha  se  non  I'apparenza  di  afTcllo- 
matcrno:  esfo  e  una  pura  (ilanzia,  qualldo  non  si  voglia  cbinmare 
necessita.  Pure  ,  c  le  uova  insensibili ,  e  gli  animati  pulcini  ,  co- 
vali  ,  nodriti  ,  prolelli ,  accarezzali ,  convien  pur  dire  che  siano 
amati  da  qualcuno:  ilsono,  ma  dalla  araantissima  natura.  Essa  sola 
{a  gli  animali  minislri  irresislibiU  deila  protezione  e  delle  cure  che 
esige  la  vegnente  generazione,  per  quells  disposizione  che  in  essi 
induce  ,  dalla  (juale  derivano  necessariauienle  que'  tanti  sorpren- 
denti  elFelti  ch'uom  non  si  stanra  dallammirare  ,  e  nc'  quali  gli 
par  proprio'  vedere  squisilezza  di  sentlre  e  sublimita  di  intendi- 
mento  ;  ne  s'inganna  :  che,  e  sentimento  squisito ,  e  intendimento 
sommo  e  perfetlo  trovnnsi  nella  economia  e  nelle  azioni  degli  ani- 
mali ,  cioc  trovansi  in  Dio  che  cos'i  li  ha  formati. 

Ne  in  allra  manieras'ha,  cred'io,  a  giudicare  della  pretesa  fede 
ToMo  xsiv.  a5 


ig4  PF.NSIF.Rt    SUI.I.'lSTINTO 

coiiju2;ale  dei  colonihi  e  delle  lojtorelle,  del  compagnevole  abilare 
della  rondinolla  coiruomo  .  e  del  secnro  nidificar  di  essa  nella  casa, 
e  talora  nella  stessa  camera  di  lui  ,  della  vaiitata  fedclta  del  cane 
verso  il  suo  padrone,  della  luda't«  pazienza  e  della  ulile  sohrtetk 
deH'asino  ,  e  simili. 

E  quanlo  al  cane ,  se  noi  cliiamamo  "amirizia  onelle  continue 
non  simulate  carczze  clie  egli  la  al  suo  padrone  ,  e  amore  quel 
Don  peter  stare  lonlano  da  lui  ,  e  fedelta  quel  difenderlo  che  egli 
fa  nella  roba  e  nella  persona,  qual  nome  daremo  a  quell'esporre 
per  lui  la  propria  vita,  al  lasciarsi  talora  morir  di  fame  in  snlla 
tomba  dell'estinto  padrone  ?  Qnesle  quality  giuugerebbero  nel  cane 
sine  aU'eroisrao  ,  e  cio  sarebbe  evideniemente  un  provare  troppo 
mh  che  non  si  vorrebbe. 

E  come  mai  questa  del  cane  si  potra  rliiamare  vera  fedelta,  se 
inella  intera  specie  non  havvi  forse  un  solo  esempio  del  suo  con- 
trario ,  I'infedelta  ? 

Se  e  vero,  cio  die  dottissimi  Naturalist!  atfermano,  -che  la  specie 
intera  e  passata  a  viver  coll'uemo  in  istato  di  domesticila,  cio  dun- 
que  vuol  dire  die  I'intera  specie  non  era  fatta  per  viver  da  se  in 
libeiti ;  altrimente  o  non  tutti  gli  individui  avrebber  lasciato  lo 
Stato  selvaggio,  o  raolti  da  graii  pezea  vi  avrebber  fatlo  ritorno  al 
primo  trovarsi  in  favorevoli  condizioni.  Pure  il  cane,  abbandonalo 
a  se  in  isole  remote  e  sclvagge ,  riprese  bensi  un  poco  di  selvali- 
chezza  ,  ma  ne  csso  ,  ne  la  sua  diseendenza,  non  diventarono  mai 
ne  lupi,  ne  sciacalli,  dalle  quali  due  specie  alcuni  voglion  provc- 
nuto  il  cane  domestico. 

In  fine  una  specie,  o  razza,  che  dir  si  vo-^lia,  la  quale  intera 
si  sotton»ette  irrevocabilmente  all'uomo;  i  cui  individui  obbediscono 
tenacissimamcnte  ctsscnno  al  proprio  padi-one,  anche  quando  e  in- 
discreto  ,  barbaro  e  tiranno  ,  non  puo  essere  se  non  una  razza 
nata  a  schiaviiu  ,  nella  qnale  vano  sarebbe  il  cercare  quallta  affet- 
tuose  e  libere  ,  quali  sono 'I'amieiMia  e  In  feddth.  M»  nel  cane,  e 
in  altri  animali ,  sono  certe  qualila  che  producono  m  iK)i  gli  stessi 


Dr.l,    PBOFf.SSORF,    CAItEKA  I  y^ 

ffffetti  clic  Ic  qnalitu  niorall  produrrehbero,  c  allora,  con  iiii  er- 
rore  quasi  volonlario,  nun  del  noslro  intellelto  ,  ma  del  cuor  no- 
Mro,  iiui  li;  teninino  come  vere  (jnalitn  morali  clie  siaii  nei  bruti; 
le  quali,  a  dii-  vcro,  talinente  alle  libti'e  doli  dell'uomo  si  asso- 
migliano  ,  die  dinicibnente  iino  puo  Iraltencrsi  dal  fame  paragoiie, 
quanliinquc  le  prime,  niancando  propriamcntc  di  liberlu  e  di  vera 
voloi)li"i  ,  si   lioviuo  ilalle  seconde   pur  iinmenso  traito  separate. 

E  grandissiino  |)ore  e  lo  spaiio  tra  i  bruti  e  I'umana  specie, 
se  si  rag£^uai-da  alle  qualil^  die  airinlelletlo  piii  pvopriamcute  si 
riferiscono.  Egli  c  verissimo  die  molti  animali  pei^cepiscoiK) ,  ram- 
nnentano,  paragotiano,  e  liraiio  conseguenze,  cioO  forinano  dei  veri 
giudizii.  Egli  c  vero  aiires'i,  che  un  certo  grado  di  perfeltibilila 
non  manca  ,  se  non  alia  specie,  ahueno  agti  iudividui ;- ognun  sa 
che  il  veccliio  cage  da  caccia  e  piil'  sagace  e  piii  esperto  che  non 
il  cane  iiovdlo  :  meno  astute  sono  le  volpi  die  vivono  in  solitarie 
comrade,  ove  esse  non  lianiio,  coine  le  nostre  ,  a  paventare  con- 
tinuamenle  gli  agguali  delluomo,  o  gli  assalti  di  piepotenli  ani- 
nwli  divoratori:  viaggiatori  che  i  primi  stamparouo  orme  uman© 
m  isole  disabitate  uarrano  concordi  la  fidanza  di  animali,  auche 
de' pill  limidi,  quasi  a  senxbtar  dimeslk-hezza ;  ma  appena  Tuomo 
&  loro  provare  la-  superiorita  sua  nell'arte  del  nuocere ,  che  losta 
cominci:icio  ad  addotti-inarsi  anch'essi ,  e  pcovvedere  alia  loro  li- 
berty e  allai  loroYita,  or  col  difendersl ,  op  col  rimpiaUarsi ,  or 
eol  fuggire. 

Ma  tutto  clo  negli  anrmali  si  eseguisce  entro  limiti  assai  ristrelli, 
poco  variaiiti  da  uii  individuo  aU'allro,  non  mai  superabili  dalla 
specie  intera  ,  e  sempre  gli  stessi  nelle  successive  generazioni.  !• 
qiiali  liinili  ,  quand'auche  I'umana  fantasia  non  si  faccia  ad  allar- 
gare  di  troppo ,  offrono  ancora  un  vaslo  campo  alia  nostra  ammi- 
Fazione;  la  quale,  in  certo  modo,  e  plu  giusta  e  piu  vera  rispetto 
atlc  azioni  dei  bruti  ,  che  non  alle  operaziwii  delTuniana  specie  , 
perche  in  quelle  tulto  e  opera  ddlaNatura,  cioe  di  Dio ,  in  que- 
ste  mista  coa  I'opera  di  Dio  e  qpella  delluomo,  di  neressita  meno 


igG  PENSIEHl   sl'll'istinto 

perfcltn.  Pei'ciocclie  la  natura  non  ha  voluto  soUrarre  totalmente 
I'tiomo  d;u  inoti  dell'Istinto  ,  cioe  dalle  azioni  coinamlate  dalla  Na- 
tura stessa ,  ed  infallantemeiite  direlte  ad  iin  delerminnlo  scopo  ; 
ma  piacque  ad  essa  di  dare  cerfe  leggi  all'iiomo ,  come  il  maestro 
da  al  fanciullo  versi  rotti  ,  o  frasi  travolte,  per  lasciare  a  lui  il 
merito  o  il  demerito  della  buona  o  della  mala  collocozrione  delle 
parole  posposte  ;  cosl  la  madre  che  iiella  prima  infanzia  porta 
di  peso  il  bambino  ,  falto  queslo  alquanto  piu  robusto  ,  il  liene 
sollalzato  colle  guide ,  lasciandogli  tuUavia  la  liberta  delle  gam- 
be  ,  e  appena  reggendone  con  mano  leggiera  i  passi  incerti. 
Ma  il  fanciullo  ,  cui  riesce  bene  la  ricostruzione  del  periodo  ,  o 
I'accozzamenio  dei  versi ,  e'l  'bambino  che  appena  divczzato  va  mo- 
vendo  da  se  alcuni  passi  sulle  vacillanli  piante,  si  credon  essi  aver 
falte  di  ben  grandi  cose,  ignari  del  molto  di  p(i4.<li  cui  essi,  fatli 
adulti ,  saranno  capaci  im  tempo  E  quando  questo  tempo  e  giun- 
to ,  I'uomo  rifiettendo  alle  sue  e  alle  altrui  intelletluali  e  morali 
facolla  ,  se  per  una  parte  non  puo  non  riputarsi  fanciullo  e  bam- 
bino ,  rispetto  a  una  natura  ancor  piu  divina  che  la  sua  none, 
egli  dall'altra  parte  non  puo  a  meno  di  compiaccrsi  deil'immensa 
superioriia  sua  sopra  il  rimanente  degli  esseri  animatl. 

Ma  questa  superiorita,  e  il  grade  di  essa  formano  appunto  uno 
scoglio  contro  il  quale  non  pochi  ragionaiori  vennero  ad  urlare. 
Gli  uni,  voiendo  pur  misurare  il  grado  deli'Intendimenlo  col  grado 
di  eccellenza  delle  azioni  le  quali  un  Inlendimento  fanno  presu- 
porre,  e  troppo  confidando  nella  legije  di  continuila,  fermarono 
-come  un  coroilario  di  essa,  die  la  spiritualita  vada  gradalamente 
scemando  dall'uomo  ai  bnili  piu  perfetti  ,  e  da  questi  ai  meno 
jierfetti  ,  cosi  che  in  questa  scala,  come  nel  nastro  del  Padre  Ca- 
stelli,  niuna  linea  discerner  si  possa  di   una  vera  separazione. 

Altri ,  paventando  le  consegnenze  di  questa  insensibile  gradazione 
che  suppone  la  spiritualita  da  per  tutto  ,  e  il  principio  di  essa  in 
nessnn  luogo,  immagiuarono  che  le  azioni  dciruomo  e  quelle  dei  bruti 
abbiano  una  ragione  aifatto  diversa ,  eppercio  non  siano  da  soltoporsi 


VT.1.    PllOlT.SSORE    CARENA  I  g^ 

a  niuna  comune  misiirn ;  per  essi  tullo  e  materia  e  necessiia 
nelle  azioni  del  bruto,  tutto  spirituality  e  liberti  in  cjueile  dell'uo- 
nio  ;  ponendo  cosi  ti-a  questo  e  tutti  gli  aliri  aniiuali  iino  spazio 
tanlo  grande  quanto  e  qnollo  rlie  la  materia  dallo  spirilo  disgiunge. 

La  lilosoHa  noii  islelte  gnari  tempo  contenta  a  (piesta  maniera 
di  ragionare  ,  contro  la  quale  sursero  infatit  insolnbili  difficolt^. 

lo  penso  che  per  ailra  miglior  via  s'abbia  a  giungere  alia  riso- 
luzione  di  queslo  intricato  probiema.  E  primieramcnte  e  da  dirsi 
come  le  azioni  tutle  degli  esseri  animati  si  possouo  in  queste  Ire 
Categoric  distribuire.  '    A  i-    ■ 

Azioni  cFIstinto ,  quelle  cioe  die  iton  sono  comandate  dalla  Vo- 
lonta  ,  ne  regolate  dalla  Attenzione  ,  e  noii  sono  il  risultamento  di 
veruna  precedcnte  esperienza  ;  queste  azioni  sono  limitate  alia  con- 
servazione  deiriudividuo  ,  e  a  quclla  della  specie.  Di  queste  azioni 
Istintive  abbiamo  un  esempio  nella  palpcbra  olie  rapidamente  si 
chiude  a  dil'esa  dell'occhio :  nel  capo  die  istantaneamente  si  ri- 
muove  per  iscansare  un  colpo  :  nel  braccio  che  ratto  si  stende  per 
ricondurre  nella  base  il  centre  di  gravita  del  corpo  che  improvvi- 
samenle  vacilla:  nel  corrcr  la  prima  volta  che  fan  no  i  pulcini  sotto 
kt  chioccia,  a  ceria  voce  stridula  di  lei,  e  da  essi  non  pia  udita, 
e  simili. 

Nella  seconda  calegoria  sono  da  porsi  le  Azioni  (TAbito ,  quelle 
cioe  le  quali  ,  per  I'eiretto  di  assiduo  escrcizio  ,  si  giunge  ad  ese- 
guire,  senza  sforzo  ,  con  pochissima  attenzione,  e  seiiza  la  rimem- 
branza  degli  atti  intellettuali  da  cui  quelle  azioni  doveltero  di  ne- 
cessity essere  accompagnate  le  prime  volte  ;  di  questa  sorta  e,  per 
esemp'o  ,  lo  scorrer  velocissimo  ,  e  quasi  non  pensato  ,  delle  dita 
sulla  tastiera  di  uno  stromento  ,  mentre  I'occhio  bada  alio  note,  e 
I'orecchio  percepisce  ,  discerne  e  gusta  i  suoni  ;  altro  esempio  se 
ne  ha  nella  rapidity  coh  la  quale  legge  e  scrive  colui  che  vi  c  lun- 
gamenle  avvezzo;  e  simili  altre  azioni  che  si  fanno  con  tanta  pre- 
stezza  e  cou  tale  facilita  che  quasi  direbbcsi  non  abbisognar  esse 
della  attenzione. 


*J)5  IfEWSIERI    STJLl'iSTINTO 

La  terza  categoiia  e  quellii  dellc  azioni  Uberamentc  volule  ,  e 
|>eiis.il!tiijente  esegiiile  ,  coh  accoiiipngiiainento  delta  Rifles sione , 
cioe  coll'idea  e  del  voleile  ,  c  dell'escguirlc. 

In  lutti  gli  aaiinali  s'r  li'ovano  le  axLoni  deUa  prima  categoria  , 
ossia  le  isliiUh'e  ;  in  alcunt  di  essi,  i  p\ii  snscetlivt  di  educazionc, 
si  osseivano  pine  quelle  di  abito  ;  rumaiia  specie  sola  riimisce  in 
se  luUe  e  tre  le  indicate  inanierc  di  azioni ,  ma  quelle  della  lerza 
foi'maaa  un  privilegio  Uttlo  siio  proprio  ;  e  I'aver  taluni  credulo 
sltraMienlu  ,  pai-mi  provenga  d'at  falso  modulo  da-  essi  tolto  a  ati> 
sui'a  dclle  azioni.  Conciossiache  il  criterio  che  debbe  regolare  I'oi^ 
dine  degli  csseri  auimati  ,  rispello  alia  eccellenza  loio  relativa  , 
Bon  del>be  fondai'si  sul  paragone-  delle  varie  azioni,  atlribncndo 
pill  d'ltitcndimento  a  quegli  animali  ,  le  cuia^.ioui  sembrano  piut- 
ingegnose  ,  quando  quesle  slano  puramente  istintive  ,  altrimeule  le 
api ,  i)ci-  la  loro  naonarcliia  etetliva  ndle  sole  feminine,  per  la. 
geometrica  fabbrica  delle  esagone  cellelte  dci  loro  tavi,  per  la  pe- 
riodica ttccisione  dej  aiaschvec. ,  s'avrebbero  a  dire  dotate  dimagr 
gior  iugegno  che  non  il  cane  od  il  cavallo  ,  o  altri  cons^imill  ani- 
mali ,  ne'  quali  e  pur  evidente  la  noaggioranza  dello  Intendimento* 
Egll  e  nolo  Infatti^  clie  le  azioni  isliativ.e  s«n,  poclre  neir'uomo  in- 
civilito,  pill  numerose  nel  selvaggio;  poi  cpescono-  di  numero  negli 
animali  inferiori ,  si  cbe  molliissime  son© ,  e  tulle  slupende  ,  in 
quelli  deile  classi  ijidme ,  le  q.tuiU  pec  altra  parte  sono  evidente- 
loeote  le  |>iu  sti^pide. 

La  qwtle  osseevsassLftoe,  (che  staimd*  o«a:  sni  generali  mi-  pare 
\ei;issLaia ,  e  da  ninno  contrasbata)  dimostra  che  I'lstintf)  e  dato  alia 
sjjecie  per  siq^piire  ai  difulto  d'lngegoo  negii  Individui :  cbe  queslo 
t'  oella  ragiane  iuvevsai  tJi  quelle;  cppercioi  tiel paragone^  ohe  altri  vo- 
glia  fare  fi-ai  le-  varie  azionii  degli  aniinali  per  dedurne  la  riapektlTai' 
loro.  ecccllttiiza ,  s'Uaniio  da  eseliidbue  Le  aizioioi  istintive,  siccome 
q.uellech*,  maravigliosametile  einfaHantemente  tcn<iendo  alio  scopo 
generale  della  Cieazione  e  della  Conservazione  degli  esseri ,  uon 
^jossono  noil  aver  origine  da  nna  ragione  perfcttis&ima;  ma  quesla 


DEI,    fnoFESSOnE    CAnESA  !()() 

■rngione  e  in  Dio ,  in  cni  UUle  le  cose  si  muovoiio  ,  e  snrehbe 
Stollezza  il  ccrcarla  n"i  hrali ,  die  tantn  non  nc  lia  Tuonio  stesso. 
Meno  inconcliiuiienle  sarebbe  il  parai»one,  se  esso  si  facesse  fra 
quelle  azioni  die  abbiaino  chiamate  azioiti  <rj-ibito ;  tna  di  qncsto 
paragone  i  risullameiUi  riuscirel>bero  di  poca  iitilita,  perclie  ri- 
stretti  a  imppo  piccol  nutnero  di  specie  le  cjuali  di  quesla  soila 
d'azioiii   sono  suscetlive. 

II  Naturalista  Filosnfo  per  arrivarC'a  qiiesin  dislribuzione  di  cui 
ora  si  rai^iona  ,  prende  ana  strad.i  sirurissima  ,  quella  delta  interna 
Sirutlnra ,  strada  nial  nota  agli  antichi ,  e  cbe  le  future  genera- 
zioni  potranno  aliar^are  cd  appianAre  ,  abbandonare  non  mai  , 
■sotto  peua  di  ricadere  nell'antica  viziosa  distribuzione  degli  esseri 
animali. 

Ma  al  Filosofo  Mctafisico  e  Aloralista  questa  nalurale  dislribn- 
zione  degli  esseri  aniniati  non  basia;  e^li  vuole  circoscrivcre  entro 
sicuri  limiti  la  Liberia  ,  la  Spiritualita  ,  1'  Tmmoftalitn  ,  e  hannovi 
alcuni  i  (juali,  per  non  isbngliarla  ,  pensarono  di  lirare  una  linea 
di  separazione  tra  ruomo  e  i  ritnancnti  animali;  cio  e  evidente- 
tnente  un  oltrepassare  di  molto  lo  scopo  che  si  avea  in  mira  : 
questa  separazione  e  inoerta  ed  inginsta,  e  lascia  libero  campo  ad 
obbiezioni  di  risoluzione.  troppo  dilFicile  e  forse  iinpossibile. 

Or  io  penso  die  la  linea  di  separazione,  anzicbe  tirarla  tra 
ruomo  e  i  riraanenti  animali  ,  s'abbia  a  condurre  ,  per  dir  cosi  , 
nell'uoiTio  stesso,  si  che  essa  scpari  quel  mollo  che  in  esso  si  trova 
d'animale  ,  da  quel  poco,  ma  preziosissimo  ,  che  forma  I'essenza 
sua  vera,  rioe  la  Iriplice  facolla  ddla  A'olonii ,  della  Attenzione  e 
tlella  Rifles<lone.  Dotata  di  questa  Iriplice  facolla,  I'timana  specie 
sola  gode  del  privilegio  imparagonabile  di  una  perfettibilita  inde- 
iinita  ,  che  gli  individui  possono  ac(juislare ,  Irasmeltere  ad  altri, 
e  quindi  alia  specie  intera,  nelle  successive  generazioni. 

Tutlavia  sari  scmpre  vero  che,  medrtando  snlle  azioni  umane 
non  si  puo  a  meno  di  scorgere  imperfezione,  debolezza,  vani- 
ta  ,  e  qualcosa    di  peggio  ,    abiieno  da  quel  canto    pei'  cui  I'uomo 


aOU  PENSICni    SULLISTINTO 

e  assoliito  aulore  delle  azioni  sue,  e  vero  arlefice,  talora  inesperlo- 
e  scoiisigliato,  della  terreua  sua  Pulicila;  ladtlove  nelle  azioni  degli 
animali,  quantunque  rislrelle  eiitro  limili  assni  |)iii  angusli,  ogui' 
cosa  e  perfeUa  e  divina,  perche  ogni  cosa-  tends  infallantemente  »I 
divino  scopo  della  Cieazione  e  della  Conservaaione  di  questo  gran 
Tutto  die  si  suol.  cliiamare  Universo ;  il  quale  e  si  mctodico  ,  si 
maraviglioso  ,  si  maestrevole  ,  si  divino  ,  che  niuna  monle  ,  se  non 
xnal  Sana ,  puo-  crederlo  fabbrica4o  a  chius'occhi  dal  caso. 

Queste  riflessioni  ,  per  poco  die  elleno  siaii  verc  ,  dimoslrano 
con  quanio  poco  di  ragione  taluni  credano,  o  almeno  dicano,  che 
Id  studio  della  ualura  e  producitore  di  materialism©,  e  d'cmpietado. 


301 

LEZIONE 

INTORNO 

AD    UN  DIPLOMA   DI  DEMISSIONE   MILITARE 

DELL'IMPERATORE  NERVA 

ntTROVATO    in    SARDEGICA 

DEL  CAV.  D.  LODOVICO  BAiLLE 


Letta  nelV  aiiunanza  Jeili  G  gennajo  l83l, 

J-L  Regio  Museo  diCagliarl  ha  ricevuto  non  ha  guar!  un  prezioso 
iloiio  dalla  gentil  cortesia  del  Sacerdote  Giovanni  Maria  Cucca 
Cappellano  Maggiore  della  Chiesa  di  S.  Efisio,  nel  di  cui  animo 
ha  nobihncnte  trionfato  I'amore  della  patria  sulle  lusinghe  dinte- 
resse  coUe  quali  fii  tentato  di  ofTrii'lo  ad  Archeologi  stranieri.  E 
desso  una  delle  due  tavolette  di  bronzo  contenente  il  congedo  mi- 
litarc  dairimpciatore  Nerva  dato  a  Tunila  di  Cares  soldato  di  fan- 
teria  nella  seconda  corapagnia  mista  di  Liguri  e  di  Cursori ,  una 
dellc  due  che  erano  allora  di  guarnigione  in  Sardegna  sotto  il  co- 
mando  di  Tibcrio  Claudio  Servilio  Gemino  ;  ed  e  fortunatamente 
(juella  nella  di  cui  facciata  esterna  tutto  intiero  si  riportava  il  te- 
nore  della  concessione  originale. 

Ncl  pubblicare  per  la  prima  volta  quesio  interessante  monu- 
menio  avrei  desiderato  di  illustrarlo  in  modo  da  renderne  gradita 
la  lettura.  Ma  dope  che  il  Baronc  Giuseppe  Vernazza  mio  vene- 
rate, ed  amoroso  maestro  commentando  un  simile  congedo  (i)  ha 


(i)  Diploiiii  d'Adriano  spicgato  dal  B.  Vcrnatia.  Accad.  di  Tor.  Tom.  a3,  pag.  83,  4  I" 

ToMo  xsxv.  36 


303  -DIPLOMA    MILITARE    DI    KEUVA 

mietuto  qiianlo  appartener  pQteva  aU'argomento  delle  oneste  mis- 
sioni  militari  con  si  diligcnte  cura,  clie  ncppure  una  splca,  cred'io, 
possa  esserle  caJuta  ili  niano ,  mi  reputero  assai  fortunato  se  polio 
coglierc  qualclie  graiicllo  rimasto  inosservato  in  quel  campo,  onde 
noil  presentare  ai  mlei  leitori  del  lulto  svcslita  cjuesta  pregevole 
tavoletta  di  bronzo.  ( lavole  5  e  6  in  fine). 

Leggest  in  essa  quaiito  in  appresso  : 


I 


nella  parte  intei-na 


nella  parte  esterna 


1  Iinperator  Nen>a  Caesar  Au- 
gustus Pontifex  maxi- 

3  mus  tribunitia  potestate  con- 
sul.  ,  .  I.  Pater- Patriae 

3  Peditibus    et    equiLibus   qui 

militant  in 

4  Cohortibus    duabus    pjima 

gemina  Sardorum 

5  et  Cursorum  et  secwvla  ge- 

mina Ligurum  et  .  .  . 

6  sorum    quae    sunt    in  Sar- 

di 

^  dio  Servilio  Gemino  qui 
qui  .... 

8  na  plurave  stipcndiu  mer 

9  misso  honesta  rnissione .... 

j'itis  stipen 
I  o  diis  quorum  nomina  sub  . . . 
ripta  sunt 


1  Imperator  Nerva  Caesar  Au- 

gustus Pontifex 

2  maximus  tribunitia  Potestate 

Consul    secundum     Paler 
Patriae 

3  Peditibus    et    equitibus    qui 

militant 

4  in  Cohortibus  duabus  prima 

gemina  Sardo 

5  rum  et  Cursorum  et  secunda 

gemina  Ligu- 

6  Tncm  et  Cursorum  quae  sunt 

in  Sardi 

7  nia  sub  Tiber io  Claudio  Ser- 

vilio Gemino 

8  qui  quina  et  vicena  plurava 

stipen 

9  dia  meruerunt  item  dimisso 

hones 
10  (a  rnissione    emeriti  stipen- 
diis  quo- 


Tav.  V 


0 


( 


lMP.NfRN^C^H.VM\^M6VSTV5P0NTlrEy 
hAAyiMV5TR»BVNIcP0T£5TATC05  IJ  I?  P 

A    INCOhoPvTiBxKs-DVKBV^/  GEtAiNMARoc 
/    I^KArTcVRSoPvVMITll  6FM1NKL1GV 

KVMrrcvRs  opovf  a/v  q:^a£  svn  1 1  n  j-arbI 
Q^IQ:^/J^sJ/^,fr^;lCfMAPl\^K^^/f^sTIPfN 

D I  AMI  PvVERV  N  r  I T  f  AA  B I AA  KS  S  0  hoNO 
TAM'^SlOKrrEAAEWTlS  ^TiPENDlU  OVO 
R\/MlV0AMM/vS\'B^<^P-IPTMVNT  IP^IJ 
ir  B IKl  ^  P o.?TrKI  .V  Q:\f  I  Fo PCvf  M  CIV  / T/\ 
T^MPtmr  FTCOMN/RIVM  CVMVXO 

o  o 

P.I  B V  S  OVA  .S  TVNf  C  h  KRV  l5  5  E  fvT  CVN\ 
tST  CfMH  AT  I  iS  D/KJ/K/^T  SI  Qi\n  CA£  U 
BF^tSStMl  CVAA/  i^cCsiA.V  ro5T5ADVKJ.r 
.^FnTDVMTAXAT   SINGVLT  iiKGVLAJ 

^^^tt:       XLpvR/v^s  /CO    cos 


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lor 


Ta\.\  11. 


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r  o w  T  6 1'-F^ » c  L A.VD  1  o  { V  L I  AW  ^  Co  s 


Exterior. 


iKi   tV/K        ^^'tiVA<. 


i^/*iN 


< 

.,i«. 


//  /)„ 


Interior 


T-ruirlr/  ?t  f»U^ 


DEL    CAVAr.IERE    BAILLE  2o3 

nella  parte  interna  nella  parte  esterna 

It  ipsis  Ubcris  postevis  que  eo.  ii   rum  nomina  subscripta  sunt , 

rum  civi  ipsis 

1 2  tatem  dedit  et  conubium  cum  1 2  liberis  posterisque  eorum  ci- 

uxori  vita- 

i3  bus    quas    tunc    habuissent  i3  tern  dedit  et  conubium  cum 

cum  est  ci  uxo- 

i4  rUius  quas  tunc   habuissent 
cum 

1 5  est  civitas    iis  data,    ant  si 

qui  caeli- 

16  bes  assent  cum  iis  quas  po- 

stea  duxis 

1 7  seritduntaxatsingulisingulas 
i9  .  S'^tte    diem  sextuin  idus 

.O^(obi-es 

19  Tiberio  Catio 

tone 

20  .  .  .  alpurn 

rco  Consulibus 

21  cohortis  secundae  geminae 
et  Cursorum 

22  cui aest 

23  Titus  Flav gnus 

a  4  Tunilae  ....   Filio   Cares 
23  Descriptum  et 

um  ex  tabula  ae- 

26  nea    quae  fix e 

in  muro  post 

27  templum  div  ....  ineiyam 


204  DIPLOMA    MILITAHE    DI    NEBVA 

La  sua  forma  ,  qiicUa  dei  caralteii ,  il  luogo  dove  fu  Irovafa  , 
cioc  ncl  tcrritorio  di  Dorgali  ,  tutto  combina  per  non  dubiiare 
dcU'autenticita  di  tal  documcato  ;  dei  quali  disse  gia  Eckel  (i), 
cli  e  ab  lis  per  fraiulem  imitandis  hactemts  iwproba  ars  absUimit. 

^  uolsi  pero  avvertire,  se  mai  a  qualclie  schizzinoso  grammallco 
argomeulo  di  falsita  parer  potesse  la  discordanza  del  dimisso  ho- 
ncsta  missione  col  ritnanenle  tenore  del  Diploma ,  die  tutto  e  in 
plurale ,  che  non  in  quest'unico  monumento  tal  discordanza  si 
iiota  ,  ma  si  trova  ancora  nel  Congedo  di  Domiziano  al  fante  Ve- 
iieto  (2). 

Derivo  tal  errore,  a  parer  mlo,  dall'imperizia  di  clii  incise  iielle 
tavolette  di  bronzo  la  copia  degli  originali  diplomi  di  Domiziano 
e  di  Nerva ,  clie  voile  restringere  il  primo  al  solo  Veneto ,  ed  al 
solo  Tunica  il  secondo. 

Questa  tavolette  contenenti  i  congedi  militari  non  sono  veri  Di- 
plomi ma  copie  autenticamente  estratte ,  e  collazionate  colli  Diplo- 
mi originali,  Descriptum  et  I'ecognitum ,  nelle  quali  copie,  in  vece 
di  soscrivervi  i  molti  nomi  (3)  die  leggeansi  negli  originali ,  qno- 
rum  notnlna  sitbscripta  sunt ,  vi  si  ponea  quel  solo  di  colui ,  die 
voleva  per  se  siffatto  docuraento. 

I  Diplomi  originali  afliggeansi  in  Roma  or  in  uno ,  or  in  altro 
luogo  a  pubblica  notizia.  Quello  di  Claudio  (4)  fu  aflisso  in  Capi- 
tolio  Aedis  Fidei  Populi  Romani  parte  dexteriore.  II  primo  di 
Galba  (5)  in  Capitolio  in  ara  gentis  Juliae  :  il  secondo  in  Capitolio 

(i)  Sillogc  I.  num.  iiG. 

(2)  AvcnJo  il  citato  Baronc  Vernazza  riiinito  insicmc  tutti  i  congedi  militari  tino  al  1817. 
scoperii,  mi  servii-6  di  questa  raccolta  come  la  piu  compita  allorclie  mi  occorrcra  di  citur- 
sU.  Quello  di  Domiziano  al  fante  Veneto  i  il  N.  VIII 

(3)  Si  ha  una  pruova  dclla  moltipllcita  di  qucsti  nomi  ncl  Diploma  di  Vcspasiano  .t 
Platone  figliuol  di  Veneto  ( Vernazza  N.  V. )  il  di  cui  nome  era  scritto  in  tabula  prima 
(dunquc  per  lo  racno  ve  i>'cra  una  sccohda)  pagina  sccunda  (e  vuol  dire  o  che  conlinuava 
la  scrittura  al  di  dietro,  0  ch'cra  scritta  la  tavola  a  doppia  colonna  )  loco  quadiagcsimo 
quarto, 

(4)  Vernazza  N.  I. 
^5)  iTi  N.  II. 


DEL    CAVALIEBE    BAJLLE  2o5 

ciil  aram  (i).  II  seguentc  di  ^'espasiano  (2)  in  CapUoUo  in  podio 
arae  gentis  Juliiie :  Tallro  clello  slesso  Imperadore  (3)  in  CapitoUo 
ad  aram  gentis  Juliae  de  foras  in  podio  sinisteriore.  II  pi"inao  dl 
Domiziano  (4)  in  CapitoUo  post  tropea  ad  Aedem  fidei  Popnli  Ko- 
inani.  Dal  terzo  di  Domiziano  in  apprcsso  sino  ai  Filippi  ,  ed  a 
Gordiano  (5) ,  fra  i  quali  c  pure  il  nostro ,  leggesi  Roniae  in 
micro  post  Templnm  Divi  Augiisti  ad  Minervam. 

E  pur  simile  alTatto  il  tenore  di  questo  Diploma  di  Nerva  a 
quelle  degli  altri  che  fmora  sono  conosciuli ,  dei  quali  dope  il 
Marini  (G)  ne  ha  riprodollo  la  scrie  il  Vernazza  nella  citata  sua 
opera.  Anzi  veduta  la  conforraita  dello  stile ,  e  delle  frasi  cancelle- 
resche  facil  cosa  saru  di  supplire  alcune  delle  lacune ,  che  la  spsz- 
zatura  della  nostra  tavolelta  lascia  nella  sua  leggcnda,  dove  aj)- 
punto  mancano  alcuni  pezzi.  Cosi  fosse  caduta  la  mancanza  in 
parte  meno  interessante ,  che  tutta  intiera  sarebbesi  potuta  resti- 
tuire  ali'antica  sua  lezione !  Ma  si  franse  ivi  appunlo  doTe  cade- 
vano  i  nomi  proprii  dei  Consoli ,  del  condotlicro  della  seconda 
compagnia  dei  Liguri  e  Cursori ,  e  del  padre  di  Tunila ;  ne  puo 
arrischiarsi  un  imaginario  supplemento  ad  un  nome  proprio  perduto. 

Tuttavolta,  valendomi  de' frammenti  che  \i  si  scorgono ,  non 
esito  di  stabilire  che  un  nuovo  consolato  viene  a  scuoprirsi  del 
quale  non  si  ha  tultora  memoria  nei  fasti,  II  prenome,  e  nome,  del 
primo  era  certamente  Tiberio  Catio ,  ed  il  cognome  terminava  in 
T0NE  (forse  Capitone).  Del  secondo  si  ravvisano  le  due  punte 
della  leltera  M ,  con  cui  cominciava  il  prenome  :  leggesi  chiara- 
mente  il  nome  di  Calptirnio :  ed  il  cognome  ha  la  sua  desineuza 
in  CO.  Sarcbb'egli  il  Marco  Calpurnio  Luperco    Cgliuol  di  Marco 


(1)  Vcrnniza  N.  III.  Forsc  manca  i^enlU  Juliae. 
(u)  Ivi  N.  IV. 

(3)  \n  N.  V. 

(4)  Ivi  N.  VI. 

(5)  Ivi  N.  VIII.  X.  XI.  XII.  XIV.  XVI.  XVU.  XVUi.  XIX  c  XX. 

(6)  Fratelli  Arrali. 


2oG  DIPLOMA    MILITARE    DI    NERVA 

(li  cui  si  fi»  menzionc  in  una  iscrizione  pubblicata  dal  Grulero  (i)? 
La  lacuna  del  bronzo  viene  esattaraente  riempila  Icggendovi  M  ■ 
CALPURNIO  •  M  •  F  •  LUPERCO. 

Disperato  c  il  snppleinento  del  cognome  di  Tito  Flavio ,  chc 
presiedeva  la  seconda  compagnia  dei  Liguri  e  Cursori ,  ed  assai 
[)iii  quello  del  padre  di  Tunila  ,  non  rimanendo  una  sola  Ictlera 
ilel  suo  nome,  clie  ci  serva  di  guida  ad  alcuna  conghieltura. 

Le  ultime  linee,  clie  contengono  I'autentico  confronto  di  questa 
copia  coU'originale  si  suppliscono  senza  la  menoma  csilazionc  cosi: 
Descfiptum  et  recognitum  ex  tabula  aenea,  quae  fixa  est  Romae 
in  niuro  post  templum  Divi  Augusli  ad  Minervam. 

Facil  cosa  e  di  stabilire  I'anno  al  quale  queslo  Diploma  appar- 
tieae.  Nerva  ascese  al  seggio  imperiale  di  Roma  dopo  che  fn  trn- 
cidato  Domiziano  nel  giorno  i3  di  setiembre  dcU'anno  gG  dcU'era 
\'olgai'e.  In  quell'anno  era  Nerva  col  titolo  di  Consul  secundum  , 
perche  nel  90  fu  nominato  per  la  seconda  volta  Console ,  e  quello 
era  pur  Tanno  primo  della  sua  podesta  Tribunizia  ;  le  quali  ap- 
punto  sono  le  note  cronologiehe  chc  porta  il  congedo  militare.  Ne 
j)otrebbe  appartenere  al  seguenle  anno  97 ,  poicbe  in  quell'anno 
fu  Nerva  per  la  terza  volta  nominato  Console ,  ed  ebbe  per  Col- 
lega  Lucio  Virginio  Rufo ,  Console  anch'egli  per  la  terza  volta  , 
al  quale ,  siccome  mori  nell'incominciar  dell'anno ,  furono  poi  so- 
stituiti  altri  Consoli,  e  fra  essi  Cornelio  Tacito  (2). 

La  vera  data  dunque  di  questo  Congedo  Militare  accordato  da 
Nerva  a  Tunila  fu  il  giorno   10  d'ottobre  dell'anno  96. 

Or  in  quesl'anno  trovansi  segnati  Consoli  nei  Fasti  Gajo  Anti- 
stio  Yetere ,  e  Gajo  Manlio  "Valente  ;  perlocche  i  Consoli  del  no- 
stro  Diploma  debbonsi  credere  Consoli  surrogati  ai  prinii  nelle 
Calende  di  Luglio  dello  stesso  anno  96. 

Noto  gia  il  Vernazza ,  che  due  solevano  essere  le  occasioni  nelle 


(0  T.  CCCLXXXIII.  I. 
(2}  Pliu.  jua.  cpist.  lib.  a. 


DEI,    CAVALIERE    EAILLE  307 

quali  gli  Impcralori  accordavano  i  congedi  militari ,  ciou  od  in 
seguito  a  qualclie  villoria  od  allro  argomenlo  inlcressanle  di  pub- 
blica  esultanza  ,  o  in  circoslanza  che  le  strellczze  dell'crario  con- 
sigliavano  qualclie  riforma  nelle  spose.  Ambc  si  combinano  nel  Di- 
ploma di  Nerva. 

Sappiamo  da  Svctonio  (i)  che  Domiziano  si  vide  costretio  negli 
ultimi  tempi  del  suo  governo  a  restringere  le  spese  alia  quali  non 
poteva  piu  rerario  far  fronte.  Nerva  che  nell'ascendere  al  trono 
voUc  colla  dolcezza  rimarginare  le  piaghe  ,  ond'era  csulcerato  il 
romaiio  impero  dal  mal  governo  del  suo  predecessore ,  conobbe 
uon  solameate  la  ueccssitii  dei  risparmii ,  ma  ben  anche  la  con- 
venienza  di  soccorrere  il  popolo  colle  sue  largizioni.  Questo  se- 
condo  oggetio  esigeva  tempo  per  prepararne  i  mczzi  ;  e  par  che 
non  abbia  neppur  tardalo  di  procurarscli,  perche  nello  slesso  anno 
del  suo  governo  abbianio  un  congiario  da  lui  dalo  (2),  e  di  lui 
pur  si  ha  I'alira  PLEBEl  •  ROMANAE  •  FRUMExNTO  •  CONSTl- 
TUTO:  le  quali  beneficenze  e  probabile  che  gli  abbiano  |)rocurato 
dal  Senato  la  medaglia  collepigraie  ROiMA  RENASCENS  (3).  Quel 
primo  poteva  piCi  prontameilte  eseguirsi  dando  subilo  di  mano  a 
riformare  le  numcrose  armate  romane. 

E  ci  indurremo  facilmcnte  a  credere  ,  che  i  congedi  accordati 
da  Nerva  alle  due  Coorti  che  presidiavano  la  Sardegna  fossero  daii 
spontaneamenle ,  e  per  sagyio  provvedimento  economico ,  sc  si 
vorra  riflettere  che  dalli  i3  settombre ,  dope  del  quale  giorno  co- 
mincio  Nerva  a  regnare ,  alii  10  deU'immcdialo  otlobre  ,  che  e 
la  data  del  Diploma,  scorsero  appcna  27  giorni ,  nel  breve  pc- 
riodo  dei  quali  mancava  quasi  il  tempo  necessario  a  poter  giun- 
gere  in  Sardegna  la  nolizia  dell'occorsa  mutazione  di  governo  ,  e 
di  la  arrivare  a  Roma  le  suppliche  dl  quelli  che  implorassero  I'oue-. 
sta  loro  missione  dal  nuovo  Imperadorc. 

(i)  In  Domitiano  C.  I'i. 

(»)  Vaillant  Num.  pracst.  Tom.  I.  p.  45.  Ed.  Rom.  i;^''  'n  4    Mcdiobaib.  in  Ncm. 
(3)  Vcdi  i  cit.  aut. 


ao8  DrPLOMA  militare  di  nerva 

Si  combina  pure ,  come  dissi ,  la  fausta  occaslone  dell'innalza- 
luento  di  Nerva  al  trono  imperiale ,  nella  quale  furono  sempre 
soliti  i  nuovi  regnanli  di  segnalarue  I'epoca  con  molte  beneficenze; 
essendo  certameote  una  non  piccola  pei  soldati  la  dispensa  da  ul- 
tcriore  servizio  ,  e  la  concessione  del  dritto  di  cittadinanza ,  che 
ad  essi ,  alle  loro  mogli ,  ai  figli ,  ed  alia  loro  posterita  liberal- 
mente  accordavasi. 

Tuuila,  al  quale  Nerva  accordo  il  congedo  dal  sei'vizio  mililare 
aveva  gia  compito  i  veniicinque  anni ,  che  doveva  aver  servito  per 
essere  onestamenle  congedalo.  Qui  quina  et  vicena  stipendia  me- 
I'lierunt  dice  il  diploma  di  Nerva :  lo  stesso  numero  d'anni  si  nota 
iiel  precedente  di  Domiziano  (i)  :  eguale  e  pure  in  quelle  di  An- 
tonino  Pio  e  Lucio  Vero  (2).  I  due  di  Galba  non  ne  segnano  al- 
cuno ,  6  neppur  quelli  dei  due  Filippi ,  e  di  Gordiano.  II  solo  di 
Vespasiano  parla  di  vent'anni  (3). 

Costantc  e  poi  il  termine  di  ventlsei  anni  per  li  congedi  dal 
servizio  di  mare.  Questo  periodo  di  tempo  si  trova  uniformemente 
segnato  nel  seconda  diploma  di  Vespasiano  (4),  nei  due  di  Domi- 
ziano (5) ,  in  qaello  di  Trajano  (6)  , '  nei  due  d'Adriauo  (7) ,  ed 
in  quello  d'Antonino  Pio  (8).  II  solo  diploma  di  Filippo  (9)  parla 
di  ventotto  anni  di  servizio. 

E  questo  maggior  numero  d'anni  richiesto  nel  servizio  dimare, 
dimostrando  il  minor  conto  in  cui  era  tenuto ,  spiega  a  parer  mio 
il  perche  si  desiderasse  di  passare  dalla  marina  alle  truppe  di  terra 
chiamate  da  Livio  honoratior  militia. 

Dope  del  nome  del  soldato  solea  porsi  nei  congedi  quello  del 
padre  ,  indi  la  patria.  Gia  dissi,  che  raancando  intcramente  nella 
nostra  tavoletia  qaello  del  padre  non  poteva  essere    in  alcun  raodo 


(1)  Vernazza  num.  VIII.  (6)  Ivi  num.  IX. 

(a.  Ivi  num.  XIV.  (:)  Ivi  num.  X.  e  XI. 


(%)  Iri  num.  IV.  (8)  Ivi  num.  XIII. 

(4)  Ivi  num.  V.  (9)  Ivi  num.  XIX. 

(5)  Ivi  num.  VI.  e  VII. 


BEL    CAVALIERE    BAILLK  20C) 

supplito.  Cares  dunque  segna  la  patria  di  Tunila ,  e  deve  rifcrirsi 
a  qualche  citta  o  villaggio  allora  esistente  in  questo  regno.  Circa 
quell'cpoca  ci  dice  Tolomeo  (i),  che  eranvi  in  Sardegna  lia  i  po- 
poli  diversi  ivi  conosciuti  Curenses  et  Canusilanu  Avvertendoci 
Gluverio  (2)  nel  trattare  di  quest!  popoli  da  Tolomeo  menzionati 
iiella  Sardegna ,  die  ab  urbihus  aut  aliorum  locorum  propriis  ac 
primilms  vocabulis  cuncta  ista  formata  esse  cerium  est ,  sommi- 
nistrandone  poco  dope  gli  esempi ,  et  Cornensiuni  quUlem  opiduin 
Jtiit  Corniis ,  Aesaronensium  Aesaro,  Liquidoiienciuin  Liquido , 
come  poco  prima  nolo  pei  TibulatU ,  quorum  opidum  ei  (  cioe  a 
Tolomeo )  mcmoratur  Tibula ,  iion  si  reude  temeraria  la  conghiet- 
tura  che  csistesse  in  allora  in  Sardegna  qualche  citta  o  villaggio 
denomiaato  Cares. 

II  nosUo  Fara  (3)  ripetc  I'origine  dei  Carensi  dl  Sai'degna  dai 
Cares  populi  minorem  Asiani  inter  Ljciam  et  Joniam  incolentes , 
qui  ct  Leleges  teste  Herodoto  dicebantur  :  mare  obtinuerunt  anno 
324'  (dalla  creazione  del  mondo)  ut  tradit  Eusebiiis ,  unde  in 
Sardinia  iinperasse  creduntur  ,  cum  ab  iisdeiu  aliquae  ci<^U.ates  con- 
ditae ,  ci  Carenses  populi ,  ut  rejert  Tolomeus ,  in  ea  reperiantur. 
E  fra  queste  cilia  noa  e  iaverosimile  che  una  siasene  da  que'  po- 
poli fabbricata  col  nome  di   Cares. 

Ne'manoscrilli  del  Canonico  Nurra,  che  per  amorevole  diligen- 
za ,  e  liberal  cortesia  del  fu  Gaetano  Marini  Prefello  della  Vaii- 
cana  possiedo  ,  evvi  la  scheda  seguenle  «  Accept  a  domino  Manur- 
rita  inter  Opidum  Posada  el  Tcrranova  (quae  cliam  vacatur  Cir- 
ritas)  esse  opidum  dinttum  spcctans  ad  Episcopatum  Civitaien , 
quod  vacatur  Caresi,  ac  de  praesenti  conservari  namen  in  Bene- 
ficio  simplici,  quod  vacatur  de  Caresi,  ej usque  Beneficii  terrilo- 
rium  fere  se  extendere  usque  ad  Posadne  opidum.    Porra  praedi- 


(1)  Gcogiapli.  1.  3.  c.  J.  tab.  6.  Europac. 

(a)  Sardinia  anliqua. 

(3)  Dc  reb.  Sard.  I.  i.  in  Cares. 

ToMO  xxsv.  37 


aia  DIPLOMA    MILITAHE    DI    NERVA 

ctum  opiiluin  Cures  tribiis  fere  milUaribus  a  Utore  maris  clislare 
antianat.  Nurra  congliiettura  clie  possa  essere  il  Faniim  Carisc 
mcnzionato  nell'Iiiaerario  cU  Aiilonino.  l\I;i  s'inganna  a  partilo  , 
poichc  il  Fanum  CurisL  era  dopo  il  porlo  di  Liquidone  venendo 
a  Cagliari ,  e  par  probabile  clie  quel  porlo  fosse  quelio  dcH'Oglia- 
stra  ,   come  lo  dimostra  Cluverio. 

Del  villaggio  o  citla  di  Carcsl  s'ebbe  aotizia  precedenlemenle 
al  Nurra  da  Vidal  (i),  e  ne  fa  pur  menzionc  Fara  nella  sua  Co- 
I'ografia  (2)  manoscritta. 

Resta  che  alcuni  ccnni  io  soggiunga  sulle  due  compagnie  di 
Fanti ,  nel  Diploma  di  Nerva  menzionate.  Dico  compagnie  diFanti, 
poiche  ad  esse  si  applica  propriamente  parlando  la  parola  Cohor- 
tes.  Le  compagnie  di  Cavalleria  propriamente  venivauo  denominate 
Turmae. 

Erano  due  le  compagnie  che  sotto  Domiziano  ,  e  quindi  a  prin- 
cipio  del  governo  di  Nerva  presidiavano  la  Sardegna  ;  ambe  ge- 
ininae ,  ossiano  miste :  la  prima  di  Sardi  e  di  Cursori ,  la  seconda 
di  Liguri  e  di  Cursori. 

D'una  coortc  di  Sardi  si  fa  menzione  in  una  iscrizionc  pubbli- 
cata  dal  Muratori  (3). 

D     •     M 

G     •     ARRIO     •     LAETO 

MILITI     •     CORTIS 

SARDO     •     VIXIT 

AN     •    XVIII    •    MENSI 

III     •     DIE     •     XIII 

ANTONIA     •     lANVAR 

MATER     •     FILIO     ■     PIO 

F. 


(i)  Aim.  Sard.  torn,  "i,  p.  33. 
(i)  Cap.  ult. 

(3)  N.  T.  DCCLXXXIV.  3.    nota  I'autorc  cosh    Extra  Calarim  in  vinea  Patium  Socic 
talis  Jem :  misit  Josvph  Dani  J.  C.  Tamincnsis. 


DEL    CAVAMEIIE    BAlLLE  2  I  t 

Che  vi  fosse  in  Sardegna  pii  d'uiia  compagnia  di  Sardi  si  ri- 
le va  da  altra  iscrizione  riportata  dallo  stesso  Muratori  (i). 

D     •     M 

IVLIO     •     VENVSTO 

MIL     •     con     •     I     •     SARDO  .... 

MILITAVIT     •     AN 

MENSIB     •     nil 
VIXIT     •     ANN     •     XKXV 

AVENAT 

F      •      B      •     M. 

La  compagnia  clie  in  questa  laplda  dicesi  prima  richiama  per 
lo  meno  I'idca  di  una  seconda.  E  I'esistenza  d'entrambe  in  Sarde- 
gna ,  e  senza  designazione  di  patria  ne  di  Leto ,  ne  di  Venuslo 
dimostra  die  quelle  coorti  erano  di  presidio  in  questo  regno  ,  e 
che  ambi  quel  millti  erano  di  nazlone  Sardi. 

Di  due  Compagnie  di  Liguri  ci  ha  pur  serbato  memoiia  Grule- 
ro,  anch'esse  col  titolo  di  prima  (2)  e  di  seconda  (3). 

Sta  tutta  la  difficolta  nella  voce  CVRSORVM  ,  della  quale  spe- 
ciahnente  ai  tempi  di  Nerva ,  nei  quali  era  nella  sua  purita  la 
lingua  lalina ,  non  si  Irova  alcun  monumento  che  tale  appellazione 
riferisca  alia  milizia  armata. 

Che  siasi  scritto  forse  Cursorwn  in  vece  di  Corsorum  ?  Vera 
in  Sardegna  una  compagnia  di  Corsi  mista  con  altra  delle  citta  di 
Barbagia  in  Sardegna.  Tanto  si  rilcva  dalla  seguente  iscrizione  (4). 


(i)  NT.  DCCCXXll.  1.  QiK'sla  pure  c  coU.i  scgucntc  uola;  QiUiii  in  Sancti  ^'icolai  Xca- 
poUtanorum  :  niUit  Joseph  Daiti  J.  C.  Ttuwinemis. 

(a)  MCLX.  3. 

(3)    CCCLXXXVIl.  6. 

('l)  Gori  Doniaiiae  VI.  3y. 

Muratori  N.  T.  DCCCXXV.  4-    ^  questa   Iscrizione  Ta  U  Muratori  la  scgucule  nota. 
Qiiid  siiit  Cifitales  Barbariac   in  Sardinia  vtreor  ne  quiiquam'^  nobis  nunc  indicare  possit. 


313  DIPLOMA    MILlTAnE    Dl    NERVA 

SEX  •  IVLIVS  •  SEX  •  F  •  POL  •  RVFVS 
EVOCATYS  •  DIVI  •  AVGVSTI  •  PRAE 
FECTVS  •  I  •  COHORTIS  •  CORSORVM 
ET  •  CIVITATVM  •  BARBARIAE  •  IN 
SARDINIA. 

Ma  ,  olirccche  non  par  verosimilc  die  per  taritc  volte  sla  acca- 
tlulo  nella  copia  del  Diploma  di  Nerva  ua  errore  clio  non  poteva 
trovarsi  neU'originale ,  a  parlare  propiiamente  non  evvi  autoriia 
d'alcun  classico  latino ,  die  ci  conforti  a  leggere  Carsovum  per 
Corsorum ;  benche  non  manchi  fra  i  greci  scriltori  Procopio  (i), 
die  ripetutamenlc  scv'isse  Kovp<7r/.-n ,  Ciirsica  per  Corsica,  non  mai 
pero  imitato  da  alcua  latino. 

Diceva  poc'anzi  die  parlando  dei  Cursori  non  vi  e  chi  gli  rife- 
risca  ad  uffizio  militare  ,  ma  sibbene  a  quelli  destinati  al  corso 
pubblico  ,  il  quale  sebbene  stabilito  sin  dai  tempi  d'Augusto  fnon 
mancando  neppure  indizio ,  che  Cesare  ancora  avesse  il  suo  corso 
pubblico  (2)  J   non  prese  pero  una  ordinata  e  regolar  forma  die  nei 


Ptinius  I.  yn.  c.  3.  celcherrimos  in  Sardinia  Populorum  Jlianscs,  Bataros ,  Corsos.  Aunt 
f}io  Uarbarutc  scribcnduin  baUu-iac?  An  apiid  Pliniunt  pro  Balai-i  Jitevint  Barbavi  ?  Q»i;i- 
luurjuc  Legale  arrebbc  faciliiiente  risposto  aH'insigiic  autorc  coUa  leggc  3.  §  3.  del  Cojicc 
ili  Giustiniano  ncl  titolo  dc  Off.  Pracf.  Pract.  Afi'icac :  ivi.  In  Sardinia  autem  jubemns  du-- 
cein  ordinari,  et  euin  juxUt  mtmtes^  id/t  Bttrbaricae  genles  viflentur  sedere*^  habcntes  milites 
pro  cusiodia  locorum  (fiuintos  ct  ibi  tiui  magnitudo  prtwiderit.  Qucsto  iiorae  di  Darbariani , 
r  Barba^ia  conlinuo  fra  noi  sino  al  iircsente ,  ed  analogamcuto  a  talc  noracnclatura  dissc 
Dantu  ( Purg.  c.  i3 ) 

»  Cbc  la  Barkagia  di  Sardigna  assai 
»  NcUe  feininc  sue  i  piCi  pudica, 
»  Che  la  Barbagia  in  dove  io  la  lasciai. 

Tutlj  gli  anion  patrii  c  gli  scriltori  della  Storia  Sarda  hanuo  parlato  dcllc  Barbagle  <- 
dL-i  Barbaraciai.  AaSai  scnsatanienlc  nc  discorrc  il  Mattel  (Sard.  Sacr.  p.  4*  \l-  ^  '-22)  ri- 
purlando  Ic  sottoscrizioiii  di  Uiovaoni,  c  di  Pietro  ,  ognuii  dc'  quali  s'iutitoiu  Episcopw 
BiU'bariae. 

(i)  Gothic,  rcr.  lib.  IV. 

(a)  Dc  Bell.  Gall.  lib.  3.  scrivc  di  sc  stcsso  Nisi  muicii  da  I'ictoria  Cacsaris  per  di'po- 
silos  equites  essent  atinti. 


DEL    CAVALIEnE    BAltLE  2l3 

Icmiii  sussegucnti  ,  come  lo  dimostiano  le  inolle  leggl  del  Codice 
Teodosiano  c  Giuslinianeo  (i).  Ed  assai  male  converrebbe  ai  tempi 
di  Nerva  11  frammischiare  fra  i  soldati  Sardi  ,  ed  i  Ligiiri  colesli 
Cutsori  per  formarnc  due  coorli ,  sessi  non  appartengono  hi  qual- 
che  modo  alio  stato  mililare. 

Alia  classc  del  Cursori  del  piibblico  coi'so  ha  voluto  riferire  Gini- 
tero  I'iscrizione  da  lui  pubblicata  di  Zibi  Preposio  dei  Cursori  (2). 

SEP  ■  AVG  •  LIB  •  ZIBI 
PRAEP  •  CVRSORVM 


EIVS  •  SE  •  VIVO  •  FECER  •  ET  •  FIL. 
POSTERISQ  •  SVIS  •  ET  •  LIBER 
LIBERTABVSQ  •  POSTERISQ 
EORVM. 

Che  i  corpi  militari  avessero  i  lore  Cursori,  pu6  liidurci  ragio- 
neTolmente  a  crederlo  I'autorlta  di  Svetonio  riguardo  alia  marina. 
Classiarios  vero  ,  dic'egli ,  quiab  Ilostiact  PuteoUs  Romum  pedibus 
per  vias  commeant ,  petentes  constitui  aliqiud  sibL  calciaru  nomi- 
ne,  quasi  parum  esset  sine  responso  abegisse ,  jussit  post  haec 
excalceatos  cursitare ,  ct  ex  eo  ila  cursitant. 

Puo  quindi  darsi  bcnissimo ,  che  siccome  le  flotte ,  cosl  pure 
la  milizia  terreslre  avcsse  i  suoi  Cursori  per  le  comuuicazloni  fra 
i  diversi  posti,  e  per  la  facile  circolazioue  degli  ordini  dei  Co- 
mandantl  fra  li  diversi  corpi  al  lore  comando  solloposti.  IMa  che 
quesli  e  quelli  faccssero,  in  qualita  di  soldati,  parte  de' corpi  a 
di  cui  servizio  erauo  addetti ,  non  saprei  determinarmi  facilmentc 
a  crederlo. 


(i)  Ntrll'uno  c  ncH'aUro  ne'titoli  dc  Ctirsti  publico. 

(3)  D.  C.  i5.  Cursnrcs  sett  vercdarii  ( dice  Giutcro )  (t  Pracfecto  Praetorio  hue  alr/uc  illuc 
cmsu  ptiblico  miuebaiiUtr ,  iuxunquc  habcbant  pritepoaitum.  Vsi  sunt  hii  non  tantum  equis  M 
rhedU ,  sed  navigiU  quoque  et  dromonibus  per  Jlumina  lacus  et  sinus  ut  observat  Sirmondus 
ad  Sidon.  I.  I.  ep.  x. 

(3)  lu  Vcspasiano  c.  8. 


ai4  DIPLOMA    MILITARE    DI    KERTA 

Sarehbe  a  parer  mio  ineno  azzardosa  conghietlura  il  supporre, 
cite  sotto  noinc  di  Cursori  siasi  volula  intenderc  una  truppa  le^'is 
annatuvae  (i);  agile  quindi  al  corso,  e  ad  inquietare  il  nemico 
« olla  celeriia  deile  sue  evoluzioiii ,  colia  rapidita  delle  sue  sor- 
prese  ,  colla  facile  scorreria  pei  campi,  e  sulle  monlagne,  per  at- 
laccarc  il  nemico  di  ffonte  ,  dai  fianchi ,  c  anche  da  tergo  ,  impe- 
dendogli  la  rilirata.  I  nostri  corpi  militari  presso  di  noi  couosciuti 
col  nome  di  Cacciatori ,  in.  Francia  con  quello  di  FoUigeurs ,  in 
Ispagna  di  Guerrillas  polrebbero  somministrarci  un'idea  di  cio  che 
vo  immaginando   ad  inlelligenza  della  parola  Cursori. 

S'accordano  tutti  gli  scritlori  dclla  lingua  latina  in  derivare  la 
voce  cursor  da  curs  us ,  e  quesia  da  currere ,  e  sebbene  siasi  ap- 
plicata  specialinente  ad  cspritnerc  il  portatore  delle  letlere,  o  cor- 
riere ,  Tabellarius ,  geueralmente  solto  uome  di  cursor  s'  intende 
qui  currit. 

Nei  tempi  di  decadimento  delle  lingue  latina  e  greca  e  carlo 
che  col  nome  di  Cursori  venivano  indicali  qui  aciem  in  praeliis 
auteccdunt  (s).  Appo  li  scriitori  greci  ,  dice  io  stesso  aulore  (3) , 
die  sotto  il  nome  di  Cursori  s'intendevano  levis  armaturae  equi- 
tes ,  qui  ante  acies  discurrebant ,  wide  izpo-K-Xaaxai ,  et  7rpmiJ.0(}^a.t , 
(ippellali\  e  conferma  questa  spiegazione  di  tal  voce  colla  autorita 
delle  Glossae  Baiilicae ,  di  Leone  (4) ,  e  di  Mauricio  (5). 


(i)  Delia  railizia  Ict'is  ivmaturae  si  fa  mcnzione  in  una  iscrizionc  riportata  dal  Muratoii 
N.  T.  DCCCLXXV.  9-  Delia  classe  di  questa  inilizia  crano  i  Vcliti  ,  milites  lefts  armaturae 
niitlis  ^  aut  exiguis  z'cstibiis  tecli,  itt  expediliores  essent ,  qui  ftmdti  lantum,  aut  missilibus 
pitgnabant ,  pvaeliumtjuc  aiispicaOantur.  Tale  ii  la  succinta  idea  de'  Vclili  che  ne  dn  il  Fac- 
ciolaU  alia  parola  yetites. 

{■1)  Du  Change  Gloss,  ad  script,  med.  et  infim.  Latinitatis  nella  voce  Cursor.  Lo  stosso 
auiorc  ncl  Gloss,  ad  script,  med.  ct  inQm.  Graccitatis  alia  voce  Mvpcop  ^^^  '*'*  taclicis  i 
Tauture  a  cui  si  appoggia ,  e  presso  cui  in  quel  sense  dice  di  trovarla  usata  cap.  !\.  ^  ao , 
o  cap.  5.  §  4/-  Altri  ne  cita  il  Meursio  nel  suo  Glossario. 

(3)  Nel  Glossario  ad  script,  med.  ct  inCm.  Graccitatis  alia  voce  xovpCOfi£g. 

(4)  In  taclicis  c.  4-  §  ao  ,  c.  7.  n.  30.  4o-  4'-  4^'  43  >  «•  '2.  §  a;.  3S.  78.  io3.  103,  e 
c.  18.  §  6.  7.  145.  149.  154. 

(5)  L.  I.  Stratag.  c.  3.  L.  2.  c.  3  c  c.  5. 


DEI,  cAVAUinE  baVlle  ai5 

Ed  ecco  gia  una  traccia  non  dubbia  di  Cursor!  appartcnenti  alia 
milizia  armata.  Sia  ch'cssi  fossero  di  fanteria  come  i  nostri  Cac- 
ciatori  ,  o  di  cavalleria  come  i  Cuvalleggieri ,  si  applica  benissimo 
il  lore  nome  alle  due  coorti  che  presidiavano  la  Sardegna  al  tempo 
di  Ncrva ,  le  quali  di  fauteria  e  di  cavalleria  esser  doveano  com- 
poste ,  poiche  il  Diploma  comincia  facendo  menzione  d'enlrambe. 

peditibas    at  et/uitiOus    qui  militant   in  cohorlibus   diiabus 

f/uae  sunt  in  Sardinia.  Ed  ecco  una  traccia  gia  sicura  d'essersi 
applicata  cpella  voce  alia  milizia  armata,  ed  a  quella  die  poneasi 
in  prima  riga  di  fronle  al  ncmico,  quale  era  appunto  il  destino 
dei  Velili  ne'  tempi  piu  r'cmoti  (i). 

Una  migliore  e  piili  antica  traccia  ci  somminislra  la  seguente 
iscrizioue  (2) 

M  •  BAEBIVS  •  Q  •  F  •  STEL  •  FVSCVLYS 

CVRSOll  •  LEG  •  yI!  •  AVG  •  CLAYD  •  FID 

MAVORTIO  •  PACIFERO  •  SIG  •  DED 

nella  quale  veramente  parlasi  dun  Cursore  Legionario ,  e  clie  scui- 
bra  uon  piu  un  Corriere ,  ma  uno  dei  membri  della  legione 
ivi  menzionata  :  Cutsov  legionis ,  dice  Gudio ,  is  est  qui  graecis 
rt6oz).z7T/;s  dicitur ,  qui  fugiti>,'os  persequebantiir ;  hujus  aliquoties 
meminit  Leo  in  Tacticis. 

Chi  sa  se  Zibi  Preposto  dei  Cursor!  nella  sopra  riportata  iscri- 
i^ione  non  debba  piu  propriametite  appartenere  a  questi  militi  no- 
minati  Cursori  '/  Anche  i  Cursori  veri  militari  avevano  il  loro  Pre- 
posto ,  chiamato  in  greco  W^'st-.v/.'j^i^z'j^  (3). 

Lascio  che  altri  di  me  pid  versato  nelle  romane  antichila  for- 
mi    di  questa    mia  conghietiura    quel  miglior  giudizio    che  creda  , 


(i)  £■(  uU  ad  coiijeclum  tcU  veinum  est  iijfio  Jato  velitcs  desiliunt.  Liv.  I.  36. 

(j)  Gudiua  XXXVll.  4. 

(3)  Du  Change  Gloss,  mcd.  ct  iafun.  Grace  alb  voce  jTfOiTOXOVfeof, 


3l6  DIPLOMA    MIUTARE    DI    NEHVA. 

])ionto    a  soscrivermi  a  qualunque    pii'i  adeguata    splegazlonc  ilella 
voce  cursor ,  die  sia  per  prcsentarmisi. 

Queste  tlue  coorli  miste  di  Sardi  e  di  Cursori ,  di  Liguri  e  di 
Cursori  erano  solto  it  comando  di  Tiberio  Claudio  Servilio  Gemino. 
Qual  fosse  il  parlicolai'  comandante  della  prima  non  apparisce  ,  c 
della  secouJa  si  sa  circra  Tito  Flavio  ,  del  di  ciii  cognomc  appenu 
ne  rimanc  la  desincnza  in  GNVS. 

Da  questo  iiuovo  iiUeressanle  monumento  monlre  la  Sarda  Sloiia 
viene  ad  acquistare  la  certezza ,  clie  neiranno  gC)  dell'Era  volgaic 
presidiavano  la  Saidegiia  due  coorti  miste  ,  la  prima  di  Sardi  o  di 
Cursori  ,  e  la  secoiida  di  Liguri  e  di  Cursori  sotto  il  comando  di 
Tiberio  Claudio  Servilio  Gemino ,  e  die  un'antica  citla  esisteva  col 
nome  di  Cares  ,  vengono  per  la  tcrza  volta  i  Fasti  Consolari  ad 
accrescersi  d'un  nuovo  Consolato  non  finora  conosciuto  per  mezzo 
di  monument!  in  qucst'isola  scopcrti :  la  prima  nel  Diploma  d'Adrin- 
no  illustrato  dal  Barone  Vernazza  ;  la  seconda  nclla  tavola  d'Ospi- 
talita  della  Colonia  d'Usellus  spiegata  dal  Professore  Gazzera  (i)  ; 
la  terza  nel  Diploma  di  Nerva ,  die  ho  il  piacere  di  pubblicare  , 
il  quale  sebbene  c  il  ventesimo  secondo  che  siasi  fiuora  scoperto , 
viene  ad  esserc  il  nono  nell'ordine  di  cronologia ,  se  mai  verra 
tempo  di  ristamparsi  tulti  insieme  ,  siccome  hanno  fatto  il  Marini  ed 
il  Vernazza ,  perche  i  leggitori  abbiano  soit'occluo  I'intiera  serie 
di  essi  Congedi  militari. 

(i)  D'uD  Dccrcto  (U  Patronato  e  CUcutda  dcUa  Colonia  GiuUa  Au^uit»  UwlUs,  Toriou 
i83o.  iii  4  to 


NOTIZIA 


DI    ALCUNI    KOOVr 

DIPLOmi  imPERIALI  DI  CO^GEDO  MILIT ARE 

E    RlCERCtlE    INTOHNO    AL    COSSOLATO- 

DI  TIBERIO  CATIO  FRONTONE 

DEL  PROFESSORE  COSTANZO  GAZZERA 


LetLi  ncll*  aiiuiiariza  -j-  i^ennajo  l83l.' 


II  Diploma  deU'iinperalore  Nerva  ritrovaio  in  Sai-degua  ,  e  che 
ci  si  fa  nolo  ora  pei"  la  prima  volta ,  e  ne  fu  con  dotta  illustia- 
zione  presentato  dall'Accademico  non  rcsidente  Cay.  Bailie  ,  nou  e 
inferiore  di  pregio  ad  alcuno  di  quegli  altri  tulli  clie  gia  si  coao- 
scevano  ;  e  sebbene  nou  nc  sia  pervenuta  che  una  sola  delle  due 
pagine,  ond'era  composto,  non  dobbiamo  tuttavia  di  troppo  lameu- 
tare  tale  perdita ,  che  in  quella  che  il  caso  ne  ha  conservata ,  nulla 
o  ben  poco  manca  di  quanto  importa  di  sapei'e  di  tali  monument!. 
II  nome  e  i  titoli  dell'Impcratore  dal  quale  emano:  quali  e  quanti 
siano  i  corpl  militari  che  furono  graziail ,  da  chi  comandali ,  dove 
stanziassero,  il  nome  e  la  patria  del  soldato  che  ne  traeya  copia, 
e  finalmente  i  nomi  dei  consoli  sotto  de'  quali  ebbe  luogo  il  con- 
gedo  militare.  E  somma  sventura,  che  ove  nel  bionzo  sono  scrilti 
i  nomi  dei  due  consoli,  ivl  appunto ,  piii  che  in  nissun  altio  luoi;o, 
avesse  a  soffrire  gli  oltraggi  del  tempo ,  e  che  non  ne  rimanesseio 
quindi  che  tronchi  ed  impcrfctti.  Quanto  sopiavanza  c  tuttavia 
TOMO   SXXT.  28 


3ri8  DIPLOMI    IMPERIAL!    EC. 

sullkienic  ,  a  chi  bene  l''esamiui ,  a  dare  se  non  assolula  cerlezza ,  a 
lornire  aluieno  soggetto  di  probabile  conj^ettura ,  e  tale  da  poter 
venir  a  capo  di  pone  lermine  ad  un'antica  ed  assai  discussa 
roiili'oversia,  alia  quale  parteciparono  i  piu  valeuti  fastografi,  senza 
die  mai ,  sino  a  questo  gloruo ,  per  mancanza  di  sicuri  monu- 
menii ,  fosse  data  speranza  di  poter  essere  deGnita. 

E  nostro  Inlendimeuto  di  risxihiaracc ,  per  quanto  le  deboli  forze 
il  perraettono  ,  cotesto  punto  di  crilica  consolare ,  e  con  tanto 
maggior  anirao  ed  impegno,  in  quanto  rimane  intaito  nel  dotto  la- 
voro  del  collega  nostro.  Esso  e  tuttavia  ,  od  io  m'inganno,  il  piu 
iinporlantc  di  queslo  miovo  diploma,  e  dal  quale  possa  tornare 
profilto  alia  storia ,  alia  non  mai  abbastanza  schiarita  serie  dei  con- 
soli  ,  cd  a  tuita  la  fastografla.  Ne  ci6  solo ,  che  prevalutomi  dell'op- 
jiortunita  di  questa  nuova  scoperta  ,  e  della  gentilezza  senza  pari 
di  un  dotto  amico,  che  mi  permise  di  fame  conoscere  un  altro  im- 
portanlissimo  ,  e  ignoto  tuttora  ;  ho  risoluto  di  raccogliere  ,  riu- 
nire ,  e  render  pubblici  in  calce  a  queste  pagine ,  e  come  appen- 
dice  allopera  del  Vernazza ,  tutti  que'  diplomi  Imperiali  o  che  non 
furono  noti  al  medesimo,  o  che  si  scoprirono  e  pubblicarono  dopo 
la  stampa  del  kvoro  di  lui. 

Pochissimi  sono  gli  esempferi  di  questi  diplomi  militari,  i  quail 
per  rispetto  al  gran  numero  che  se  ne  doveva  spedire  ,  sono  a  noi 
pervenuti ;  che  dal  soldato  gregario  al  tribuno ,  non  v'era  alcuno 
forse,  cui  nel  far  ritomo  alia  patria  non  premesse  di  aver  seco  il 
tcstimonio  aitlentico  dei  diritti  acquistati  col  lungo  ed  onesto  ser- 
vire ,  qtrello  della  eittadinanza  romana ,  del  connubio  c  legitlimita 
delta  prole.  Non  piu  di  ventuno  erano  quelli ,  che  inlieri  od  imper- 
fetti,  vennero  raccohi  dal  Vernazza  in  marzo  1817(1);  ma  gia  in 
allora  se  n'erano  pubblicati  alcuni  altri,  che,  colpa  de' tempi ,  non 
erano  giunti  a  notizia  di  lai.  Due  di  Traiano  degli  anni   lo/fe  106 


(i)  Dii'l    (l'.\Jrbuo.  Accad.  di  Torino  rcj.  a3,  pag.  83. 


■DtJ.    PBOF.    CAZZERA  219 

avcva  fatti  pubblici  colla  stainpa  Samuele  Lysons  cuslode  degli  ar- 
cliivi  della  Torre  di  Londra  ,  in  un  libro'sontuosamcnle  l)cllo,  iati- 
to]vilo  RcUcjuiae-JBritannico-Iiomanae,  e  slampato  nell'anno  i8i3(i). 
II  primo  a  farli  conoscere  aU'Italia 'fu  11  chiarissimo  DoltorLabus, 
che  da  un  apogvafo  venuto  da  Parigi ,  li  pubblico  in  iiota  alle  pa- 
gine  33-35  deU'enulilo  suo  commoalario  suli'yira  di  Hainburgo. 
Nella  terza  parte  dello  stesso  primo  fvolume  dell'opera  ,  il  Lysons 
ne  lindica  uu  allro  di  Adriano  in  favore  di  certi  ^fetteifam ,  i  quali 
avevano  scrvito  in  Britannia  in  quattro  A\&  e  i>ew<M«n  Coorti  sotto 
il  coinando  del  legato  I^ractorius  Nepos ,  c  che  dice  di  aver  co- 
municato  alia  societi  degli  Antiquari  di  Londra, 'n6  si  sa  se  mai 
venisse  pubblicalo  (2).  Vn  <parlo  ineditoeA  ignot«  mi  venue  cor- 
tesemcnte  comunicato  dairincomparabile  DoltorLabus,  e  del  quale 
diamo  il  disegno  (V.  tav.  in  fine)  proso  suUa  tavola  originale  ritrovata 
a  Peregova  in  Vngheria ,  e  nella  stessa  dimensione  e  forma  delle 
lettere.  E  di  Antonino  Pio,  e  ci  fa  conoscere  due  nuovi  consoli. 
Due  altri  ci  souo  forniti  dal  Giornale  Arcadico  (3)  :e  comprendono 
amenduc  il  privilcgio  di  Romano  connubio  concdduto  alle  coorli 
pretorie  dagli  Imperatori  Marco  Aurelio  Antonino ,  eLucioVero, 


(i)  Lond.  T.  Bcnslcy  i8i3.  3  vol.  fol.  max. 

(>)  Fragments  of  two  tahlati  containing  a  decree  of  Hadrian  in  favor  of  certain  veterans 
who  hadserred  in  Britain  in  four  alae  and  Twenty-one  cohorts  under  Praetorius.yepos. 
Non  ha  dubbio  che  il  Lysons  noa  abbia  malamcutc  lc£io  il  nomc  6d  Lcgfito  dclla  Brcttagna 
nomicato  ncl  diploma,  il  qutlc  dcvc  csscrc  di  cerlo,  non  gia  Praclorius  Nepos,  ma  si  tene 
AVLVS  PLATORIVS  NEPOS,  noio  amico  deirimpcratorc  Adriano,  c  del  quale  parla  una 
bcll.i  Iscri^ionc  Aquilcicse,  pubblicata  dal  DoLlor  Labus ,  (Ant.  monum.  Brcsciaui  pag.  35), 
c  quijidi  dal  Borghcsi,  (Giorn.  Arcadico,  aprilc  i8a4  I'^S-  74"^)  *^  quale  ultimo  ci  da  pure 
intiera  c  corrctta  una  lapida  Rnmana  ,  in  cui  i  fatta  meniionc  del  Cgliuol  suo  ,  curakorc 
del  Tcvcrc  ,  AVLO  PLATORIO  NIPOTE  CALPVRNIANO.  Da  questi  due  marmi  si  fa 
■naniTeslo ,  che  il  nome  del  Legalo  dclla  Brcltagna  fosse  Plalorius  c  non  gia  Plaelorius  , 
come  si  £  creduto  c  scriUo  quasi  scmpre.  La  lapida  Aquileiesc  e  ossenrabile  non  tanlo  per 
la  lunga  cnumcrazionc  di  tutte  le  carichc  ,  dcUe  quali  Platorio  fu  rivestilo ,  clic  per  I'altra 
dci  nove  noini  di  cui  fa  poropa ,  cioii  Aula,  Platorio,  Nepote ,  Aponio,  Italico,  Mandiano, 
Caio ,  Licinio ,  PolUonc. 

(3)  Luglio  1837.  pag.  ;j,  Fcbhr.  i823.  pag.  2S0. 


3  20  DIPLOMI    IMPERIAII    EC. 

e  da  Setliniio  Severo  e  CaracalUu  Vn  frommento  di  diploma  degli 
linpeiatori  Diocieziano  e  Massimiano  ha  fatto  di  pubblico  diritto 
rillusUe  Guarini  ne'  suoi  novelli  monumenli  Eclanesi  (i);  ai  quali 
lulii  aggiungendo  oi'a  questo  di  Nei'va  e  qualche  altro  ,  die  sen- 
tiamo  essere  posseduto  da  uo  erudito  Archeologo ,  il  nuruerb  dei 
diplomi  superslili  non  potra ,  die  a  stenlo ,  arrivare  alia  somma 
di  3o.  Tuttavia  la  piu  gran  parte  venne  o  scopcrla  ,  o  fatta  pub- 
hlica  in  questi  ultimi  lempi  ,  il  die  torna  a  tutta  lode  dell'eta  no- 
stra, la  quale  col  teaei'li  in  quel  gran  pregio ,  che  pur  si  meri- 
tano  ,  face  rivolgere  verso  d'essi  le  cure  degli  amatori  dell'antir 
chitrt,  per  cui  si  poterono  preservare  dalla  certa  distruzione ,  cui 
per  la  natura  stessa  della  materia  sull:t  quale  sono  incisi,  erano 
infallautemente  condannati.  Solo  ci  rimane  a  far  voti ,  che  questi 
lutiora  inediti  cimelli  vengano  fatti  di  pubblica  ragione ,  che  non 
lo  richiede  soltanto  I'interesse  della  scienza ,  quanto  e  molto  piu 
il  timore,  che  col  cadere  in  mani  di  persone  idiote  non  vengano 
nuovamente  a  perire.  rXl 

Quantunque  la  sola  lamina  che  rimane  del ,  nuovo  ed  inedito  di- 
ploma, sia  essa  pure  frammentata,  ne  rimane  tanta  parte,  che 
coiraiuto  dello  scritto  delle  due  faccie  si  possa  riuscire  a  restiluirlo 
quasi  intieramente  cosi  :      "''i'  V.  i       A      V"  •  0  ■    >-  .  • 


(i)  Napoi.  i8a4-  4-to  r^s  'S- 


DEL   riVOF.    GAZZERA  23  1 

Imp  ■  Caes  •  divi  •  HadRlAN  •  F  •  DIVI  •  TRAIANI 
parthici  ■  n  ■  divi  •  iieRVAE  •  PRON  •  T  •  AELIVS 
hadrianm  ■  anfONINVS  •  AVG  •  PIVS  •  PONT 
max  ■  trib  •  pot  •  riti  •  IMP  •  II  •  COS  ■  Jul  •  P  •  P 
equit  ■  et  ■  pedit  •  qvl  •  MIL  •  IN  •  ALIS  •  III  •  QVAK 
appel  ■  I  •  vlp  ■  aquitaN  ■  ET  •  GALL  •_ET  •  PANN 
ef  f  hisp  ■  et-  1-  vlpia  •  cONT  •  ET  •  COH  •  XII  •  I  •  VLP 
pann '  (x>-  et  •  i  •  vlp-  bat  •  oo  •  ET  •  I  •  FL  •  \'LP  •  HISP  •  oo 
et  •  1  •  vlp  •  pelrianor  •  AELA  •  oo  •  ET  •  I  •  AVG  •  NER 
c  •  r  '  et  ■  t  ■  vlpia  ■  BRITT  •  oo  ■  ET  •  I  •  IIISPAN 
et  '  I  ■  iusitan  ■  et  •  11  ■  HISP  •  SGVT  •  ET  •  I  •  CY 
ren  ■  et  •  it  '  alpiN  •  ET  •  VI  •  THRAC  •  ET  •  SVNT 
in  •  aegjp  ■  et  ■  in  ■  Cjj'EN  •  SVB  •  MACRINIO 
avUo  ■  praef  •  qui^Q  ■  ET  •  VIGINT  •  STIPEND 
EMERIT     •     DIMIS     •     HONEST     •     MISS  QVOR 

NOMIN  •  SVBSCRIPT  •  SVNT  ■  CIVIT  ROMAN 
QVI  •  EOR  •  NON  •  HABER  •  DEBIT  •  ET  •  CONVB  •  GVJI 
VXOR  •  QVAS  •  TVNC  •  HABVIS  •  CVM  •  EST 
CIVIT  ■  IS  •  DAT  •  AVT  •  CVM  •  IS  •  QVAS  •  POST 
DVX  •  DVMTAXAT  •  SINGVLIS 

A  •  D  •  V  •  K  •  OCTOBRIS 
SEX  •  CALPVRNIO  •  AGRICOLA 
T^  •  CLAVDIO  .  IVLIANO  COS 

COH  •  I  •  VLPIA  •  BRITTON  •  oo  •  CVI  •  PRAEST 
L  •  NONNIVS  •  BASSVS  •  PICEN 
EX  •  PEDITE 
LVONERCO  •  MOLACI  •  F  •  BRITT 
DESCRIPT  •   ET  •  RECOGNIT  •  ,EX  •  TABVLA  •  AER 
: .   QVAE   •    FIXl    •    EST  •  ROMAE   •    IN  •  MVR      POST 
TEMPL  •  DIVI  •  AVG  •  AD  •  MINERVAM. 

E  certo  in  primo  luogo  che  YHadriani  filius ,  ed  il  Piouipote  di 
Nerva   non  possa  essere    altri    fuorche    Antonino  Pio ,    del   quale 


aaa  diplomi  impehiali  ec. 

i-iinane  parte  del  nome  eziandio.  La  difUcolth  conslstc  nello  stabilire 
I'anno    cui  si  debba  ascrlvere ,    il  quale  sarebbe    piano  ,    se  come 
rimangono  dislinti    i  nomi    dei  consoli   Sasto  C<ilpurnio  Jgricola  , 
e   Tiherio    Claudio    Giuliano ,    cosi    fosse  note    dai  fasti  ,    in  qual 
anno  furono    investiti    della    trabea  consolaie.    Ma  intoinio    al  loro 
consolato   e  jwi'fetto  silenzio  nei  fasti  e  negli  autori ,   onde  non  cL 
e  dalo  per  essi  di  poter  delcrminare  la  vera  elJi  del  diploma.   Le 
note  croniche  che  rimangono  Iinperator  itcruin,  Consul  Quaytum,  ^ 
pare  dovessero    poter  bastare    a  delepmiiisrla ,    e  bastano    di  fatto 
quasi  senapre  per  gli  allri  Ini[ieralori ,  "ma  non  sono  di  gran  lunga 
suflicienti  per  Antonino  Pio  ,  sapendosi,  che  a  cominciare  dall'anno 
145  sino  alia  sua  morte  nel   161,  cioe  per  lo  spazio  continue  di  17 
anni,  Antonino  segno  costantemenle  ia  secotida  acclamazione  impe- 
ratoria,  Imperator  II ,  ed  il  quarto  Consolato,  Consul  IIII.  II  solo 
numero  della  potesta  tribunizia  ce  lo  poteva  iudicare,  ed  esso  manca. 
Due  altri  diplomi  di  Antonino  sono  conosciutl :   il  primo  segna  I'oi- 
tava  potesti  tribunizia,  unitamente  alia  scconda    acclamazione  im- 
peratoria ,  ed  al  quarto  consolato,  e  manca  del  nome  dei  consoli , 
e  della  data  del  giorno.  L'aliro  ha  la  data  del  giorno  3  di  novem- 
bre ,    essendo    consoli    Caio  Giulio  Stazio  Sevei'o ,    e  Tito  Giunio 
Severo ,  e  contandosi  da  Antonino  la  decima  settima  potesta  tribu- 
nizia ;    ed  e  quindi  dell'anno   i54.    II  noslro  porta  la  data  del  27 
di  settembre ,    ed   1  consoli  sono  diversi  dai  surriferiti :    onde  non 
essendo  probabile  che  ai  2G  di  settembre  fossero  consoli  j4gvicola 
e  Giuliano ,  Severo  e  Severo  nel  terzo  giorno  del  novembre ,  con- 
verrsk  dire  che  il  nostro  diploma  non  si  debba  poter  assegnare  alia 
stessa  occasione.  lo  inclino  a  crederlo  dell'auno  i45,    e  supplisco 
quindi   tribimiiiae    potestatis  Fill ,  e  lo  credo  emanato  uell'anno 
slcsso,  e  conteraporaneamente  aU'altro  in  favorc  della  flotla  pretoria 
Misenate  comandata  da  Valerio  Peto  :  e  con  tanta  maggior  fiducia , 
quanto    che    in  quell'anno,    essendo  entrati  consoli  Antonino    Pio 
per  la  quarta  volta ,  e  Marco  Aui-elio  per  la  seconda  ,  si  sono  di 
certo   sostituiti    altri  consoli    dopo  il  primo  nundiao  ,  tra  quali  ia 


DEL    PROF.    CAZZEnA  223 

seltembre  erano  Scsto  Calpurnio  Agricola  e  Tiberio  Claudio  Giu- 
liano.  Questi  consoll  compaiono  ora  per  la  prima  volta.  II  piimo 
non  e  gia  tliverso ,  cred'io  ,  dal  Calpurnio  Agricola  Legato  d'Augu- 
sio  nella  Brettagna.  Narra  Capitolino ,  come  nci  primi  giorni  dell'im- 
pero  di  Marco  Aurelio  e  Lucio  Vero ,  sorgessero  voci  e  limori  di 
gnerra  ,  e  soggiunge  iniminebat  etiam  Britanniciim  belliim,  e  quindi 
subilo  adversiis  Britunjiot  quidem  Culpuritiiis  yigvicola  missus  est; 
e  convien  dire  che  le  cose  li  succedessero  prosperamente,  giacche 
poco  dopo  vediarao  preso  il  titolo  di  Britannico  da  Marco  Aurelio. 
II  Camden  poi  (i)  ci  ha  conservata  una  lapida  ritrovata  in  Inghil- 
terra ,  nella  quale  e  fatta  menzione  del  Legato  Calpurnio  Agricola, 
ed  e  la  seguente : 

DEAE  •  SVRI 
AE  •  SVB  •  CALP 
VRNIO  •  AGR 
ICOLA  •  LEG  •  AVG 
CLEMENS  •  PRAEF 
III  •  A  •  lOR 


Se  non  ci  vcnne  fatto  di  ritrovare  notizie  del  certo  consolato 
di  Tiberio  Claudio  Giuliano  ,  non  ne  mancano  tuttavia  onde  ricono- 
scerc  cui  attribuirlo.  Nelle  opere  di  Cornelio  Frontone  dovute  alia 
solerle  industria  e  felicita  del  chiarissimo  mousignor  Mai ,  sono  due 
lettere ,  e  I'indicazione  di  alcune  altre  scritte  ad  un  Claudio  Giu- 
liano (2).  lo  non  dabito  dal  crederlo  una  sola  cosa  col  console 
Tiberio  Claudio  Giuliano.  t  vero  che  nel  conlesto  delle  due  let- 
tere Frontone  lo  chiama  col  nome  di  Naucelio,  mi  Naitcelli  c»ris- 
sime ,  quantunque  I'indirizzo  delle  metlestnae,  siceome  I'indicazione 


(1)  BiiUnnij.  Lond.  1607.  ful.  pag.  6C0. 
(»)  Pag.  a63.  »8i.  191. 


3a4  DIPLOMI    MILITARI    EC. 

delle  alti'e  che  mancano,  sia  Claudio  luUano  soltanlo.  CIu  joii  fa 
sospettare  che  il  Naucelio  non  sia  che  nome  appellativo  aclope- 
rato  tra  amici ,  O  quanto  meno  un  quarto  nome  ,  del  quale  uou 
si  tenne  conto  nel  diploma ,  c  che  sono  frequeiitemcate  tralasciali, 
del  che  occorrono  frequenii  eserapi  nelle  iscrizioni  »  nei  libri*  .X)i 
fatto  il  Giuliano  di  Frontone  era  esperimeutato  uomo  di  guerra, 
e  gia  amministrava ,  ed  era  per  amministrare  una  pvovincia  cum 
exerciUo :  Quo  tempore  lu  proviiicium  cum  exevcilu  administrares. 
Era  dunque  uomo  consolare  ,  ai  ^juali  soli  d'ordinario  era  dato 
I'amministrarc  provincie  cum  exercitu  :  la  qual  cosa  accresce  la 
probabile  idenlitii  col  collcga  di  Agricola. 

II  chiarissimo  Borgliesi ,  neU'erudilissimo  articolo  sul  nuovo  di- 
gest© pubblicalo  da  M/ Mai  (i),  ne  fornisce  di  che  poter  fondare 
una  probabile  genealogia  del  nosiro  console.  Rammenta  esso  per 
primo  un  Claudio  Giuliano  che  aveva  comandata  la  flotta  di  Mi- 
seno ,  e  che  fu  fatto  uccidcre  da  Vitellio.  Da  esso  nacque  furse  il 
ClaiuUo  Giuliano  Prefetto  dell'Annona  sotto  I'impero  di  Adriano  , 
noto  dalle  pergamene  Vaticane  (2) ,  .  il  quale  certaraente  fu  padre 
del  nostro  Tiberio  Claudio  Giuliano  Naucelio  console  surrogato 
dell'anno  i4j-  Figliuolo  del  console  vorra  dirsi  il  Claudio  Giuliano 
prefetto  dell'annona  sotto  Seitimio  Severo,  per  la  salute  del  qual 
Giuliano,  ai  20  di  gennaio  dell'anno  20-iiji  il  s^cerdote  Tiberio  Clau- 
dio Bulblllo  fi-atello  forse ,  o,  uno  de'  figliuoli  suoi ,  aveva  dedicata 
un'ara  al  Dio  Sole  (3).  Vllimo  e  il  Claudio  Giuliano  console  sur- 
rogato dell'anno  237  ,  che  uon  puo  non  essere  figliuolo  del  pre- 
cedente.  Di  nessuno  di  questi  Claudi  Giuliani  e  indicato  il  nome', 
se  si  eccettui  il  collega  di  Agricola ;  supponendo  col  Borghesi  che 
il  prefetto  dell'annona  di  Settimio  Severo  sia  una  sola  cosa  col 
patrono  dei  Cauusini  di  una  lapida  del  Fabretti  (4),    allora  il  suo 


(1)  Gioru.  Arcad.  aprilc   iSa4- 

(«)  lur.  ant.  lustin.  rcliq.  cd.  Mai  pag.  67. 

(3)  Grut.  3i,  6.  3i3,  G. 

(4)  Pag.  598,  9. 


DEL    PROF.    CAEZERA  325 

nome  sarebbe  Appio.  Non  coDSta  che  alouiio  degli  altn  fosse  chia- 1 
mato   2\hevio\  rcsta  pcrcio  die  il  tiloletlo  tli  Tiberio  Claudio  Fle- 
gonte  liberto  ,  che  ii  dice  tli  Tiberio  Claudio  Giuliano  (i),  a  nes- 
suno  si  debba  poter  assegnare  fuorche  al  Console  coUega  di  Cal- 
purnio  Agricola. 

UIS     •     MANIB 

Tl      •      CLAVDI 

PIl^^EGONTIS 

TI  •  CLAVDI  •  IVLIANI 

Liberto  dello  slesso  c  pur  da!  credere  il  Tiberio  Claiufto  Giu- 
liano medico  clinico  di  una  legiouc,  ricordato  dalla  seguenle  la- 
pida  presso  Raineslo  (3). 

D     •     U 

TI      CLAVDIVS  •  IVLIANVS 

•   MEDIGVS  •  CLINICVS  •  COH  •  IIII 

PR  •  FECIT  •  VIVOS  •  SIBI  •  ET 

TVLLIAE    .    EPIGONE   •    CONIVGI 

LIBERTIS  ■•  LIBERTABVSQ 

CLAVDIIS  •  POSTERISQVE 

EORVM 

II  •  M  •  H  •  N      S. 

11  non  piccol  numero  di  coorti  e  di  ale  che  sono  rammentate 
iu  qucslo  diploma,  che  peri  nomi  da  cui  sono  distiate,  appaiono 
formate  tulte  d'ausiii.iri ,  e  quello  anche  maggiore  che  si  legge  nei 
due  di  Traiano  degli  anni  io4  e  106,  e  in  alcuni  altri  pure  tra  i  pub- 
blicati  dal  Vernazza,  considerati  con  accurato  paragone  dci  Classic!  e 


(.1)  Gioru.  ArcaJ.  .ii>r.  i8a4-  F'6-  "i . 
(j)  Class.  TI,  Vll. 

ToMo  XXXV.  29 


2  26  DIPLOMI    IMPERIAM    EC. 

delle  lapidi ,  potrcbbero  per  tiWentara  aprir  la  -via  ad  nh  genere  di 

stoiia,  non  ancor  forse  teniato  ,  della  milizia  romana  ,  per  quanto 

principalmente  s'appartienc  agli  ausiliari,  Soci,   e  confederati,  che 

I'indole  di  questo  scritto  non"  coodjiorta.  CI  liin'iteremo  ad  osservare 

per  ora,  die  ai  tempi  di  ciii  parUamO  , '11  iMiheH'^ai  qrlista"idi'-f 

lizia  ausiliarla  fosse  si  fiutaftienla  (iresciut'd''^"ftlyitij')Ucata ,    che  ie 

lion  giangeva  a  i-agginngere'i"i69  a  rs/g^agl!l£lk^fe  ,"di  poc6  cerlO  ii 

discostava  '  da  quello  deUa    Wfi^%  i-oftibina(.'   Qiiali  furieste    conse- 

guenze  siano  dertvate  alPimp'^i'o 'BFltWd  pfer  tili  improTidi  ordi- 

namenti,  lo  dice  la  stbila.  Dhi  Soli  e*  ^V)tlii  8ifil6tiai  militari  residui, 

dai  quali  vaimo  pure    esclusi  i  g'A'eln'    dJ  Is^pHc'e'  connubio  ,    e  gir 

aliri  conceduti  alle  flotte,   ci'^! 'fafttfcl'^ryte'  Wtffe    a  cejito  &  cliedi 

coorti  ■  '^^  '  ^Mi*mm^'i!ke  ^^'^auSKak:   W'i^Wmram^'e}'m\ ^-il- 

strelto '  dlie  'tsteso'  (fi'^IWpptf^^  RfifJeMcyh#"flfa"tf "i!Jbidnb'''ikdicate 

che  per  due  t|Uelle  "cTie  ie^na'llb  \k  jftMte'df 'tf'f)el'mWcVb''ivi  Vfe-^ 

gistrato  ,    le  altre  nelle  qualt 'feupfera  riiniti^.^'Djigli  stessi   ne  sono 

altresi  rammentati "i'ribiihfi'di  trisntd'fe'^i{i"^blp6li  tttrersi,   cioe  fflspa- 

n  i ,  A  still  -l ,  Bdeidsii ,  'F'cif-duHr, '  ''P^alcldHe's  y  ^'Britbdfau^istani , '  -Cal* 

led ,  Celdbcri,'^'Jrvaci,''P'eiiiitiis ,' ' Fdy66Ae^,'^^  erano  spagriiloli J 

poscia  -LitsUai^ ,  ^  Grf?//"/'  LififdiUl^'^Jej'^iM'^l  Montani ,    AlpM ; 

Liguri\    Sdrdir\t^(^v^''i')^iiW;\MWv^,  m>rim,  Cnsernl ,  ami 

nmiefadi'EriitB/'ey»ek^sW^^Ieum'}'^^kxSim''i'Ft^sei^m 

lima  GermaiiiaV^i^^^,-'^/SUb^i?,"'?^^S<?//^'  i  TfUci ' ed  15k- 

toni.  II  nnovo  diplotnS^iH'^A'itdfllkb'  ac^fti^di'dViuinero  delle  coorti 

delle    nazioni    g].V-nota','^^'-'fi'ft^i^mi§y^"dP'i18flni  tiomi  onb'rifl^, 

de'quirti  ^M^^tibeed^^.ayft  n^^f  yi§i"jPirf<^o^htt(^nite;   Ctfsi^  alb 

cooru;  1:  M^>««^V'"g^^'^'^^^''W'flfpJt^'3'' ^^Ti'^^^^'*  >  '^m'^^ 
gianti  i-^f.toli  di  Flavii^^P^iS'd,mh^ilP:'m''i?Wi^vihrki^'Wi^^^^ 
deiranno-  loQ,  /"^ivM^  U^HU^iTM  J^cH'^tolvW* , 'di^  cett6%b- >b'i/^ 
tiuem,  'siccbtflfr  o$'>i^irAmt  'k  cKiytil^8ii^'^d#alfe"fre^^b^earildiin 
t-^-^'-ai  •  ALA  '  AVG  ■  OB  f  ^riRT\rTEHI  • -APi>£t>L ATA^^ 
I  •  O  •  M  •  PRO  •  SALVTE  •  IMP  •  M  •  ANTONIN  •  GORDIANI 
ALA   •  AVG  •  GORDLYN   ■   OB   ■  TIRTYTEM  •  APEELLt^TA; 


DEL    PROF.    CAZZERA  227 

la  II.  Ilispanorum  Scutatorum  si  legge  ora  per  la  piima  volta,  se 
pui-  n'e  sicura    ia  lezioue. 

La  pvf  parte  del  supplcmcolL.del  .diploma  ,  quelli  clic  ragguar- 
dano  alle  ale  ed  ^Ue  poaiti  ,  sono  ideali ,  clie  uoq  e  possibile 
riuJovinare  quali  esse  si  fossero ,  fuori  d'alcuni  poclii  luoglii 
dov'esso  era  pid^^fjemciit,^  indicalo.  Xiyi/iX^i  della  uoua  linea, 
ultime  parole,  fkl  n9n^p,p|^r,^i^a  qpji^rle,  suggcriva  al  cbiarissimo 
Labus  di  doy^rb  Ri^ppHrcp^f  ~^e^/'/(««o/'Mm  ylelanensium.  Iniper- 
ciocche,  dic'egli  (i),  ^e  vi  fwono  ale  PetT'ianc  e  .coord  di  Iturci 
perclic  twn.si  pofin  supporre  die  avesse  le  sue  pure  VJrabicL 
EUuh  ?  Nella .  line^  feg^ente,  U  SMpplemeuio  di  coorte.  I.  Vlpui 
BriUoniim  7M(7^ri(j;,)9J'a,xiqhicsto  dallo  stesso  diploma,  che  il  no- 
stro  esemplare  appartenne  ad  un  milite  della  coorte  stessa.  Per 
causa  della  teruainazione  iu  EN  coa  cui  fiuisce  il  nome  della  pro- 
viacia  nclla  quale  sianziavano  le  ale  e  le  coorti  che  furono  gra- 
ziate  coU'oncsla  misaione.,  il  Labus  ^inclinava  a  supplire  et  sunt  in 
Aegyplo  etinCjren:,  la  probabilila  del  supplemenlo  noii  ne  forma 
la  certezza ,  tuttavia  i^on  credo  si  possa  meglio  supplire:  provincie 
quelle  esseazialissime ,  e  clie  non  tranquille  per  que' tempi,  esige- 
vaao  ua  numeroso  pi^pji^iJiq, ^L'^/'/ffigi:i^,clieNs'era  pur  prescntata 
non  aveva  in  fav(^r,s^  uguale  probabilita.  II  oome  di  Macriuio 
col  quale  e  cliiamatp  Jl,  pPjefetto  ,,.,sotlo  del  quale  eran  poste  le  ale 
e  le  coorli ,  cui  venn^  ^iju^ejuto  il  fa^ore  dellonesta  demissione,  ci 
ricordajfacilmenle  il|l^I^qcifli^yiD!^icPi  prefetlo  del  pretorip  di  Marco 
Aurelio  al  quale,  uccjiso  nella  guerra  marcomannica,  fece  innalzare 
trc  statue  (2).  Nulla  pf;(:f  quiadi  a  cbe  gi  possa  credere  suo  aitinente 
o  padre  0  fraiello,  e  ;^i  deb,|i^  ^suppjlijie  ^,(^6,  Macrinio  A\<Hq  piaefeclo. 
.,iill  prefetto  della  prip9.iCfl^0(i\l^e\vyj^pi^,miUiaria.  dei  briUoni  Lipcio 
Nonio  Basso,  moa  j(;j,,(?„j|;j(il^  pp^^,A,\^un |  0^^191,. monumeuto.  Esso 
debb'  esse^e, ,^qi,;4fi^bdWfiJft4fi?^^|i| .  4^  M^  <^«'» ■  '5'«'^''^  Libcnde 
>   .  ... — -^ Uili  t  \  ni  (  I  .lUii      .ibif^i     I  «  Jji       III 

(0  Sua  IcUcra.  ''  ■' '        "        '''  '  '    ''    I  ■  '  ''    ' 

(J)  Dio«.  CttJi.  hist.  wsJ Ti79i  ;  1 1  , 1 1  .        /  /  KjTIO.j 


3  23  DIPLOMI    IJIPERUI.l    EC. 

Nonio  Basso  fratello  Arvale    sotto  Vespasiano  ,   del  quale  parla  il 
!\I;ilini   (i). 

Di  nou  miuor  pregio  e  pure  il  diploma  pubblicato  dal  giornale 
arcadico ,  ricavalo  da  un'operetta  del  sii;.  Ravlzza  siampata  in 
Chieti  nell'anno  i8a^  (2).  Se  c  vero  die  i  supplemenli  sieno  fa- 
lica  del  chiarissimo  Barlolomeo  Boi'ghcsl ,  come  ^  pure  indicalo 
dallo  esteiisorc  di  queiratticolo  ,  il  quale  assicura  d'avenie  avuta 
copia  esso  stesso  e  da  molti  anni ;  avteinmo  desiderato  die  invece 
di  replicarla  (la  tavolella)  <7£<a^e  (hanno  datct  i  tipi  di  Chieti, 
si  fosse  anzi  paragonata  con  Tonginal  lavoro  del  Borghesi ,  e  da- 
taci  conforme  ad  esso,  del  die  nou  siamo  certi.  Ad  ogni  modo 
dobbiamo  esser  grati  e  al  Rnwizza.  ;«d  nU^arcadico  per  averla  in 
quaiunque  modo  pubblicata.  1  Noi'alprimo  '  scorrere  queirinsigne 
monumento  eravamo  venuli  nella  senlenza,  ch'esso,  anziche  al  pri- 
HQO  anno  dcU'impero  dei  fratelli  Marco  Aurelio  e  Lucio  \  ero  , 
i6i  dell'era  volgare,  potcsse  meglio  conyenire  all'anno  167  ,  nel 
quai  auno  correva  la  XXI  potesta  tribunizia  di  Marco  Aurelio 
unitameulc  al  terzo  consolato  dei  due  Augnsti.  Imperciocche  era 
*u  allora  gloriosamenle  terminata  la  gucrra  partica.  I  due  Imper^- 
tori  avevano  fatto  trionfalmente  il  loro.iugresso  in  Roma,  e  si  era 
)ier  essi  distrrbuito  U  quarto  congiario.  L  osseovar  poscia  segnato 
per  uno  de!  consoli  jimlio  Crf.f«iJ ,  pel  quale  si  era  felicemente 
goyernata  quclla  guerra ,  aggiungeva  peso  alia  nostra  opinione  ; 
ch'io  iuolinava.  a  considerare  quel  consolato  quale  ricompensa  con- 
ceduta  dal  priaclpe  al  pi'ode  1  e  viltoriiaso'  gucrrtero.  Ma  altce  c 
pill  ponderate  ragloni  mi  fecet'o  couconjere  roH'autore  del  supple- 
incmo.  In  primo  luogo  nel  diploma  noni  ki  tratta  di  ricompensa 
data  a  pedoni,^o  a  cavalieri  .di  alcuna  diquelle  ale,  coorli  0  le- 
gion! die  si  erano  distintein  qiiclla  giie»T»5  .mfa  disempli'ce  privi- 
Icgio  alle  milizie  sedcntarie  di  Roia»ai;.  qualisoHo  \&  cooiMpretorle 

(1)  Arvali  pag.   i53. 

(a)  Gioi-n.  Arca<l.  luglio  1817.  pag.  ;3  c  scg.  " 


DEL    PHOF.    GAZZERA  32t) 

eil  urbane.  Per  quelle  sarebbe  slata  ricompensa  dei  scrvij^i  pie- 
stali,  per  quesle  si  voile  anzi  cons'ulerare  come  ara  ili  Iranquillita 
ed  ubbidlenza  futura ,  e  alle  quali  meglio  conveniva  nei  primordi 
ileirimpero  ,  onde  rendersele  favoi'evoli  e  propizie.  Inollrc  gia  in 
quei  primi  giorni  dciriinpero  dei  nuovi  Augiisli  era  imminenle 
ed  instante  la  gucrra  parlica,  ond'c  ragionevole  il  credere  ,  che 
i  due  Cesari  i  quali  gia  prima  di  ascendere  il  soglio,  c  sul  prin- 
cipiarc  deH'anno  aTCvano  assunto  il  consolato ,  lo  deponessero 
quindi  e  di  buon  grado,  dope  il  prime  nundino,  per  riveslirnc 
e  reudersi  ognor  piu  accelto  e  devoto  Avidio  Cassio ,  al  quale 
doveva  esserc  aflldato  tutto  il  peso  e  ronore  di  quella  gueira  diili- 
cile  e  perigliosa.  Ostava  per  ultimo  aU'iadicato  cambiamenio  lo  scor- 
gerc,  come  il  cinque  di  maggio  di  quellanno  stesso  1G7,  al  quale 
pareva  si  potesse  nssegnare  il  diploma ,  ante  diem  III  nonas  mai, 
fossero  consoli  iion  gii  Avidio  Cassio,  e  Celso  Planciano ,  che  lo 
erano  di  certo  il  giorno  sei  ante  diem  pridie  nonas  mai,  ma  Den- 
ligUano  e  Pallante ,  se  bene  si  sono  lelii  i  loro  nomi  nel  diploma 
recato  dal  Weszprcmio  (i). 

Dell  altro  console  collega  di  Avidio  Cassio,  non  ci  soccorre  alcuna 
certa  notizia.  Tra  i  molti  Celsi  rlcordati  dagli  autori  e  dalle  lapidi 
none  coss^  facile  il  poter  determiinare  cui  debba  essere  assegnato  il 
consolato  dell'anno  iGi.  S'accresce  la  difficollu  dalla  mancanza  del 
nome  della  gente  alia  qu;Je  appai-tenne  il  nostro  Celso  Plancuaia. 
Imperciocche  Celso  :e  anzi  cognome  che  (u  comune  a  molti  rami  delle 
famiglie  Giulia,  Maria  ^Valeria  ec.  II  nome  Planciano  li  venne  preso 
o  per  via  di  adozione  o  della  madre.  Sparziano  nella  vita  d'Adriano 
dice:  Cum  judicai'et ,  flladrianusj  iti  consilio  habuit  non  amicos  suos 
ant  comites  solum,  Jed  jurisconsuUos  et  praecipue  luiiiim  Cclsian, 
Salvium  lulianum,  Neratium  Priscum  aliosque.  £  nolo  come  i  due 
ultimi  giungessero  aU'onore  tlei'  fasci :  non  e  da  credere  che  non 
fosse  impartito  lo  stesso  onorc  a  Celso ,  il  quale  lo  avrcbbe  ricevulo 

(1)  Vcrnajza.  AccaJcmia  di  Torind,  Vol  ii',''p»%.  ttfi-'-.  '' 


33o  DIPr,OMI    IMI'EKIALI    EC. 

(la  Marco  Aurelio ,  clie  nel  corso  del  suo  impeiio  si  corapiacque 
di  ricompensare  tulli  i  meriti,  se  potessimo  credere  clie  collega  di 
Avidio  Cassio  fosse  il  giureconsulto  Giulio  Celso  consigliere  di 
Adriauo.  Prefelto  dcU'ala  F  aiinonior  urn  Tain  plana ,  cui  appqrteaae 
il  soldato  del  diploma  di  Traiauo  deirauno^^p4«  ^\  V|n  Caio^  J^.ar 
lerio  Celso:  cLi  era  prefelto  di  un'ala  uei  primi  anni  di  Traiano, 
j)otcva  esser  giunto  allonorc  dpi  fasci  solto  Marco  Aurelio.  Ma 
iiou  c  da  far  giaii  caso  sopra  una  semplice  idcntita  di  cognome, 
che  per  se  stesso ,  e  $e!3;z^  y»,x\v)f^  del  fOome  della  gcnte,  e  di 
nessun  valore.      ;(.jijp  ,  oiO^/  oiDuJ  3  oJJoinA  o     nl/;   ,i        ->,.r-, 

Se  bene  si  considerino  le  ibrmole  e  le  espressioni  di  questo  diplo- 
ma, e  si  csaminino  inoltre  la  qualila  e  natura  della  concessione  che 
vi  e  coatenuta,,  si  fara  manifesto,  come  :»pn,  tutti  cotesli  diplomi  si 
debbono  credere  spediti  per  seguilo  di  corjgedo  militarc  o  diricevuta 
onesta  demissione  ,  ma  , die  ve  ne  sono  alquijinli,  i  quali  vogliono 
esserc  posti  in  una  classe  distinta,,,,q^uelli  cipe,, p?>i  quali  griroperatori 
volendo  ricompensare  il,  valor^ie  la  (edeUR  di  ^^cuni  corpi  militari, 
non  concedono  gia  loro  il  congedo,  al  quale  non  avevano  diritto  che 
dopo  an  determinato  numei'o  di  stipendi,  clie  per  lo  piu  ascendeva 
a  venticinque.  1^4  il  solo  privilegio  del  connubio  cum  singulis  et 
primis  Hxoribus,,\^e,ffon  rimporlaTitissinio,  diritto  che  etiamsi  pere- 
grini  juris,  irt.mait'i/noiUp  sua  juji^ei\i^t^f.^ih  nulla  ostante  i  figliuoli 
siano  riconosciuU  per  yeriijitts^dipi  roqiainL,  yna  lal  concessione  non 
dispensava  tjuindi  i  gi'aa^i^ti  dal.  leonti^^are  il  servizio  militare  per 
oilener  poscia,  ed  a  svwi,^wpftfl,V9n?;5i^  d^fl^i^sione.  II  formolario 
di  quest'ultiijoa  specie  di  diplppai  cQunMM?i''iP>'|discosiava  alcuu  poco 
da  quello    degli  altri.  Jmperciocfihe    in  questi  ,  non  si  dichiaravano 
che  i  nomi  di  que'  solifj^o^^Ji^^jYfit^''^"'  deile  legioni,  delle  coorti, 
delle  ale   e  delle  flotl^-^  jf,,,gwl^  ,|d9po,f^y)^K  raggiunto    il  uumero 
degli  slipcndi  indicati    nel    diploma ,    ed  esser  stall    licenziati   dal 
servizio  militare  con  one^lo  congcdo ,  venivano  graziati  del  diritto 
di  cilia,  di  quello  del  connubio,  e  della  legitlimazione  della  prole. 
In  quelli  all'incontro  si  registravano  i  nomi  dl  tutti  i  milili  di  uno 


DEL    PROF.    CAZZEHA  23  I 

0  pill  cor|ji  militaii ,  ai  qtiali  tulli  era  conceduto,  non  gia  ToDorata 
cleiiiissione ,    il  chc  non  sarcbbe    stalo  privllegio ,   ma  dissoluzione 
ilcU'inllero  corpo  ,  ma  il  solo  diritto  di  connubio ,   e  la  legittinia- 
zione  della  prole.  La  fornlola  de'  primi  era  p.  e.   EquUibtis  et  pe- 
dttibuif  qui  mUitavetttnt  ift' dti^  et  cohoftibus  . .  . .  quinis  et  vicenis 
plUfibusve  sli/Jendiis  'kijietMs ,  'dirjilssis  ftdtiesta  mis  stone  ,  civilutem 
Romanam  itedit  ef' cortii5£w/rt  Wt.  Per'gH' altri  homina  militum  qui 
miUtaverunt  In  cofi(>hcbiisf'!'J'."/i]ut  pie  e:6  fortitcr  militia  functi  sunt 
jUs  tribaimzts  ■^ottubl.'^Wi  q\iest\(H\mk  classe  "Sono,  oltre  al  sopra 
mentovalo  di  Marco  Aurelio  e  Lucio  Vero ,  quello  di  Sellimio  Se- 
vero  c  Caracalla  delPanfio' io8  (i)  ,    I'alirb  di'Odrdiano  dell'anno 
343  (a),-U  te'rzodfel 'dti^'FiRfipi 'deir anno  248  (3).  II  primo  e  in 
fevofyfitflleci^'daloVri' ilteWHatiC  e  cinqnte'ttr'baiie,  per  quanto  pare, 
e 'gU  alfrl' 'lire-^dtto  trtliti'^n  favore  di  died  coorti  pie  vindici  pre- 
Idrtatt^:    L'6'  Sbotgert'^dJ  '  come  ncl  concedere  la  facolta  del  con- 
linbib  al  soldati  deneicooiHi  pretoriane  non  sia  fatta  veruna  men- 
zldfiii'dclla  romatia  clltaditianza  ,    che  tih'v'ero*«5onnubio    non  po- 
te'vi  esserc  fuorcli^  h'^  persone  che  godevano  il  pieno  gius  de'  Qiii- 
riti,  lascia  credere' 'die?  0  gii  fossero    state  ammesse    al   diritto  di 
citti,  o  meglib  forslf'/''<l;ft^  h'on  Vt'^liiln'dtlfeVa    a  fai  pitte    di  quel 
corpo  sceUo'  e'poty«W''tlff'fe^Tljfejft'l"*fet(f  *?ltaldirt6''^ai  Tloma,  o 
riotf-'  n'aveifeS  'dit6riafb"'s^)eSiarfi^lWw?i»^  aaP^VI^bl^^;    Qdihdi  in 
vtrta  'deVdipl6riia'ei-&''i^rd''fe«h  fii'^yUf^'ai'iiafeFfe^yiW^^  qUalunqrie 
donna  anche  di  "stii^ficToW^tiyra'/ie'rtza 'l:/li^'c)tb  r^cai^sti  pregiudizio 
at  TitiMilttiri,'  i^^afi"^^  fe^'Wand'Wb^titf'^teokreiSenati  da  due 
chtadiiii  romkrr.^  Q\ife^o''^iy^8  iH^4^'^  itiHJti^gi'iiJati  inassai 
migll6r  condiztonc  'di"4a^na"in^t}a¥0'^li¥«i(i    iitJfttdiHtii    stessi    di 
Roma,    lie'quali    nMa  ■Vi^-dVit'^(i6hrftlb*^(!f^ii^j  iSfeJ'noh  se  quando 
s'amvana'ccfn'doaneH-da/Ai^.MBi^li  ^^ji^i-cio  >cV^o  ilbn  s'eslendeVjl 
ihJj   ijiuiuojil    ijcja  iSEED  b'j    ,  f.molijiL    Ion    liEOihAi  ji..>jiji:2   i';^sw 

(i)  Qior»i  Arc»4.(ft^i»n(iBj»iMi,J23,yiri,,  :jjo.^oidunnoo  bb  oilsup  ib  , 

(a)  Vcrnarzn.  Dipl.  d'Adriin.  dipl.  nam.  rt.    —  --^    i—      -; T^fl      -n  'I 

(3)  la    Du'l.  num.  ao.  "  ,  ' 


aSa"  DIPLOMI    IMPERIAL!    EC. 

ollie  alia  prima  moglie.  Jus  tribidinus  coniibi  dunitaxat  cum  sin- 
gulis et  pviinis  uxoribus.  E  questa  a  me  pare  savia  cccczione.  Im- 
percioccUe  omle  il  privilegio  possa  conServare  tal  nome,  non  Jebbe 
passar  in  legge  essostcsso,  la  (juale  dovra  quiadi  riprendere  lutlo 
il  vigore  dopo  die  sari  cessata  I'azione  di  quello ,  il  quale  fa. 
d'uopo  clie  sia  breve  anzi  che  no.  Ma  clo  non  sarebbe  acca- 
duio  qualora  la  legittimazionc  delle  raogli  e  figli  si  fosse  estesa 
ollie  alia  prima,  per  la  quale  potevano  esserc  delle  ragioni  di  pru- 
denza ,  cUe  non  dovcvano  piu  poter  esistere  per  le  seconde  ,  le 
quali  volevano  esser  prese,  come  da  tutti  gli  altri  cittadini  romani, 
tra  le  aventi  gius  di  citta. 

A.  quesla  medesiraa  specie  di  diplomi  connubiali ,  io  giudico 
dcbba  venir  assegnato  il  frammento  pubblicato  dal  chiarissimo  Gua- 
rini.  Me  ne  accerta  la  formola ,  con  la  quale,  dopo  i  titoli  impe- 
rial!, aveva  principio  il  diploma  :  Nomina  militum  qui  militaverunt , 
clie  c;  quella  con  cui  incominciano  pur  sempre  i  connubiali.  II 
frammento  e  queslo 

. . . .  M V MED  •  AEG . . . 

M  •  AVR  •  VAL  •  MAXIMIAN  •  GERM  .... 

SARM  •  V  •  ARM  •  II  •  MED  •  M  •  AR  «  M .  . . . 

. . .  VAL  •  CONSTANTI  •  V  •  FE  . . .  G  •  VAL  •  MAX  •  C 

. .  R  •  MARM  •  CARM  •  V  •  AR  •  M  •  MED  •  M  . . . 

N  . .  IN  . .  MILIT  •  QVI  •  MILITAVER . . . 

Esso  e  il  pill  recente  tra  i  noti  siaora ,  ed  appartiene  agl'impe^ 
ralori  Diocleziano  e  Massimiano.  In  mancanza  d'ogni  indizio  cro- 
nologico ,  non  e  cosa  si  facile  lo  stabilirne  la  data  precisa.  Tuttavia 
i  titoli  fastosi  clie  rimangono  d!i  Gevmaiiico ,  Sarmatico,  Annenico, 
Mesopotamico  ,  Medico  ,  Egiziaco  ,  Marmarico  ,  Caramanico  ec. 
jiaragonati  con  quelli  che  precedono  il  prezioso  editlo  di  Stralo- 
nicea  (i),  ai  quali  sono  onninamente  conform!,  indicano  una  quasi 

(r)  Giorn.  ArcaJ.  gca.   1S27  pag.  53. 


DEL    V&OF.    CAZZBRAI3  3^ 

idenlili  di  tempo  ia  amendue.  E  se  quesl'ultinao,  dal  chtarissimo 
Borgliesi ,  e  assegnato  ad  uno  del  dae  aniii  3oo-i  ;  non  molto  ad 
essi  posteriore  ,  io  avviso,  che  si  dcbba  credere  il  diploma  di  ro- 
mano  connubio.  Osservando  anzi  come  Inlti  i  connubiali  che  ci 
sono  noti  ,  appartengono  alle'  coorti  pretorianc  ed  urbane,  e  che 
iu  nessun'  di  essi  sia  fatt'a  menzione  di  onesla  demissione  ,  della 
f|uale  gli  altri  sono  neccssaria  conseguenXa,  non  credo  ch'Cssi  deb- 
baiio  poter  sempre  cadcre  nella  regol'a  Vernazziana  dell'opporlu- 
uit:i  di  fausto  cvento  di  pace'd'di  tribnfo ,  nelle  quali  era  cosa 
giusta  clic  si  coricedesscro  grazitre  privifegi  ai  tnflrti  e  vcteraiii 
del  corpi  die  avevano  contribuito  aita  vittoria.  To  quihdi ,  ])iu  che 
ai  tempo  del  trionfo  degli  Ercnlei ,  amerei  assegnarlo  a  queilo  non 
mollo  jiostcriore,  ncl  qua'lc  i'dne  itngiisti  risolnti  di 'depon-e  la 
porpora  imperiale ,  amarono  di  gralificare'  innailzi  tratlo  la  milizia' 
preloriana  per  ii  Ittngo  e  fedet  servizio  prdSlatO'  allfe  lor»  auguste 
persone ,  cioc  verso  t'atino  3o5.  """      ' 

Ma  di  qnalancpie  spezie  o  natura  essi  siafrid,  notl  v'e  alcuno 
di  quesii  diplomi  dal  quale  non  venga  fruttuoso  increraento  alia 
scienza  ,  e  die  non  serTa  eziandio  a  rischiarare  iin  qiialche  punto 
osciiro  o  controverso  di  una  data  regione ,  o  di  tin  luogo  o  fatto 
particolare.  Quindi  oltre  alle  moUe  nuovo  e  belle  notizie  che  ci 
sono  fornite  dairimportanlissirno  diploma  di  Traiana  dcU'aDno  io4, 
pubblicato  dal  Lysons  ^  ;  up*  parte  dclle  quali  furono  indicate  dal 
Labus  (i)  e  dal  Borgliesi  (2),  allra,  non  ccrto  a  quelle  inferiore,  ne 
somminlstra  a  noi  Pietriofitffsi ,  a'  qttali  h  Inscghal'o  il  certo  tempo 
del  secondo  consolatd^del'ttd^trOpaesano  Qtunto'Glizio  Alilio  Agri- 
cola  ,  notatb  gi;i  da  iuia  liipida  torinese  (3),  ma  pur  contestato  e 
di  tempo  ihcerto.  Da  Tissa  c  dal  diploma  npparc  manifestamcnte , 
come  il  valor  suo,  ed  i  servigi  per  esso  prestati  ncUa  prima  guerra 


fi^^^^  4f  Si',',°i','"'8°  P'l!'  ^4-  ^S.  Marmo  di  C.  Ingenuo  pag.  48  «  4g- 

(2)  Giorn.  Arcad.  ottobrc  1890 ,  pag.  S8. 

(3)  Marmora.  Taurin.  Tol.  a,  pag.  sg.  ' 

TOMO    3XXV.  3o 


a34  BIPLOMI    IMPEniALI    EC. 

dttcica ,  ilella  quale,  per  la  pi-ossimili  della  provlncia  ciii  era  pre- 
side ,  la  Pannonia  ,  ebbe  di  cerlo  a  sostenere  i  primi  urli ,  ii  me- 
lilrtsseio  I'onore  di  molli  doni  mililari ,  quello  di  accoinpagnare 
i  iiiiperalore  Traiano  nel  suo  triorifo ,  e  I'altro  nnclie  maggiore  di 
essergli  sunogalo  console  nel  secondo  nundino  di  queU'anno  stesso, 
e  di  aver  per  collega  quel  Manio{i)  Lah'erio  Massimo,  che  dipor- 
tatosi  esso  pure  con  valenzia  nella  slessa  guerra  ,  ebbe  la  ventura 
d  impadronirsi  della  sorella  stessa  di  Decebalo.  Accertali  ora,  e  per 
c(uesta  lavola ,  del  giusto  tempo  del  secondo  consolato  di  Quinlo 
Glizio,  rimarra  pur  sempre'  incerto  quello  del  primo  suo,  che  nou 
bene  ci  consta  se*l  conseguisse  sotto  I'impero  di  Tito  ,  di  Domi- 
ziano ,  o  nel  corto  imperio  dell'ottimo  Nerva.  Vn  breve  esame  della 
seguente  iscrizione  nostra,  la  piu  antica  tra  quelle  dcUe  quali  dalla 
colonia  Giulia  Augusta  de'Taurini  veniva  onorato  rillustre  suo  con- 
cittadino,  ci  porra  in  grado  di  poteilo  determinarc  con  qualche 
meno  incerta  probabilita.  Ci  aiuteremo  a  supplirla  dei  commenti 
del  Macaneo  a  Sesto  Aurelio  Viitore  (2)  nei  quali  molto  negligen- 
temenle  riferisce  il  principio  di  una  lapida  in  onore  del  nostro 
Glizio  da  esso  letla  in  Torino,  la  quale  mirabilmente  concorda  col 
fiaoimento  della  superstite.  I  supplement!  sono  del  Macaneo. 

jui:'   oJr.>.  '-yi^'et^  'i:i  " 

( I )  Manio ,    dice  la  tavola   del  Ljsons   che'  abBiamo  bolt'bccHio ,    c  non  Marco   come  fii 
staiupato  siuora.  '  '  i     ' 

(a)  Taiirin.  MCCCCCVUI.  Silv-i-  8.»  Cart..  0.  III.  rqcjo;  aWurf  m  antiquo  paiielc  etc. 


DEIL    VROF.    GAZZERA  sSS 

Q  ■  glUio  •  p  •  FIL  •  STEL 
atilio  •  aGRICOLAE 
cos  •  yivlRO  •  EPVLON 
legato  •  PRO  •  PRAETOR 
imp  ■  NERVAE  •  CAES  •  AVG 
/;;OVIiNGIAE  ■  BELGICAE 
LEGAT • LEG  •  VI  • FERRATAE 
LEG  •  CITERIORIS  •  HISP.iN 
PRAETORI  •  AEDIlI  •  CV  . .  . 

Q  •  dIvI  •  VESPASLIN 

LEG  •  ITALIC  •  XI 
IVDIC  -ST.... 
ROM..j»,^,, 

Le  cariche  ,  delle  quali  Glizio  Agricola  era  rivcslito  allorche  fu 
posta  lalapida,  souo  ramraentate  con  ordine  inverso,  incominciando 
cioe    dallultima   e  piu  elerata  dignity ,    il  consolalo  ,    per  indi  di- 
scendere  alle  minori  sino  oltre  al  tempi  di  Vespasiano ,  dal  quale 
pare  venisse  iniziato    agli  onori.    E    quindi    manifeslo,    che    la  la- 
pida    fu  scritta  durante  Timpcrio ,    e  viventc   Nerva.    Imperciocche 
non  fatta    menzione    di  Domiziano ,    che  non  si  sarebbe  potato  in 
tempo    di  Nerva ,    per  essere  stato  chiarito    pubblico    nemico  dal 
senato ,    e  dato  il  titolo  di  divo  a  "Vespasiano  defunto,  si  paria  di 
Nerva  come  di  prlncipc  vivo ;  c  per  esser  I'ultirao  menzionato  ,  e 
chiaro  che  ad  esso  Si  debbono  rifcrire  la  piu  parte  degli  onori  ivi 
espressi ,  il  settenvirato  degli  epuloni ,  la  legazione  belgica ,  ed  il 
consolato.  Tanto  c  cio  vero,  che  nella  lapida  postci'iore,  a  Nerva 
c  dato  il  titolo  di  divo,  e  si  aggiungono  le  cariche  <  gli  onori  che 
merito  di  poi  ,    e  solto  Traiano    suo  succcssore  ,    cioe   i    sodalizi 
Augustale  e  Claudiale  ,  la  legazione  pannonica ,  e  i  doni  militari  , 
le  coronc  murale ,    vallare ,    classica  ,    aurea  ;    quatlro    asie  pure  , 
quattro  vcssilli ,  e  per  ultimo  il  sccondo  consolato. 


^36  Dm.09U  IMVERULIiBC. 

Q  ■  glilio  ■  p  •  F  <  STEL  Jll  '  ',  • 
atUio  ■  aGRICOLAE  •  COS-~Tl 
r//VIRO  •  EPVLONVM  •  SODALI 
AVGVSTALl  •  CLAVDIAU  •  LEGAT  •  PROPll 
BIP  •  NERViViE  •  CAES  •  TRAUN  '  AVG  •  GER  •  DACld 
PROVING  •  PANNt)?^  •  DONATO  •  AB  •  EODEM 
BELLO  •  DACIGO  •  DONiS  •  MILITARIRVS  •  CORONA 
JIVRALI  •  VALLARl  •  CLASSIC  •  AVREA  ■  HAST 
PVRlS  •  nil  'VEXILLIS  •  mi  •  LEGATO  •  PROPR 
PROVING  •  BBLGIC  •  DIvI  •  NERVAE  •  LE  .  .  . 

LEG  •  ~i  •  FtRRAT  •  LEG  •  HISPAN 

PRAETORl 

Dl     .      .      .      .      (0 

E  tla  credere  percio ,  che  il  svio  prlmo  consolato  cadesse  ap- 
puiito  ill  uno  dei  nundlai  di  qnel  primo  anno  della  clevazione  di 
Narva  all'impero,  uel  quale  farono  in  ispccial  modo   ricompensati 


,]  Vu'aitra  isciLion-  ij faitcnente  4  queslo  egregio  pci-sonaggio ,  unitamcntc  ad  nlcunc 
nltic,  i  tiseita  jioclii  giorni  soni  ^4  W^rzo  i83i  )  da  uno  scaro  poco  dislantc  dalla  porta 
Vnlalina,  era  di  Palazzo.  Essa  indica  pure  U  socondo  consolato  ,  c  ripctc  iu  parte  quanto 
>i  Icgge  nclla  preceduale ,  Iralasciando  per6  alcuiic  cose  incno  iinportanti  ,  quali  sono  i  60- 
dalizi,  c  indicando  Ic  allrc  eon  alcune  varicta.  La  qualita  del  sasso,  la  forma  dslle  lelterc 
»•  del  laroro  injicando  lo  stcsso  temipo  ,  ci  fatiiio  ccHi  clic  furono  poste  ad  uno  stcsso  nio- 
IVuncAtu  innalxalQ  a  qucdbo  aostro  ooncitiadiiio  pr«s«o  la  porta  Palatina. 

•    ■    ;  TEL 

....    AGRICOLAE  •  COS  •  U 
....    OEPVLON  •  LEG  ■  PROPR 
•     •    •        TTRAIANICAESAVG    GER 
....    OVINCIAE  ■  PANNONIAE 
....    ODEM  ■  DOmS  •  MILITARIB 

I  •  VEXILLIS  •  nil     CORONA 

'".'.».•..'    .    A   •  MVRALI   •   CORONA 

NA  •  AVREA  ■  LEG  ■  PROPR 

AE  •  DIVI  •  NERVAE 

.  • RRATAE  •  LEG 

lOR  •  PR 


BEL  PBor.  GAzztiu  aSrj 

i  meriti  di  que'  personaggi ,  che  disliiiti  per  virlu  civile  o  valore 
inilitarc,  coll'esscrsi  serbati  immiini  dall'adulazione  sotto  Dotnizianu, 
non  che  avessero  ricevuto  prcmio  condegno  alle  loro  onorate  fa- 
tiche  e  illustri  imprese ,  ne  avevano  con  islento  sfuggita  rinvidia.  ' 
Non  ci  e  nolo  chi  ne  fosse  il  collega ,  ma  si  debbe  certo  cercare 
tra  quelli,  die  con  incertczza  di  tempo,  si  sa  pure  essere  siati 
cousoli  suO'cUi  sotlo  Ncrva,  e  vengono  alia  rindisa  regislrali  nci 
fasti. 

A  queslo  tempo  medesimo,  e  a  questi  consolati  si  debbono  asse- 
gnare  i  due  consoli  mcntovali  rel  diploma  imperiale  pubblicato  dal 
cav.  Bailie  (append.  n.°  i ).  La  dala  di  esso  ante  diem  sexCum  icltcs 
octobris ,  e  le  note  cronologiche  che  accompagnano  il  nome  dell'Im- 
peratore  Nerva  Pontifex  maximus  ,  tribunicia  potestate  ,  consul  ie- 
cundum,  pater  patriae,  indicanoad  evidenza,  die  la  concessione  di 
romana  cittadinanza  e  di  connubio,  in  sequela  ddla  ottenuta  onesta 
demissione  dal  servizio  militare  venne  segnata  in  que'pochi  mesi, 
che  a  cominciare  dalla  morte  di  Domiziano  accaduta  il  i3  di  set- 
tembre  dell'anno  96  dell'era  volgare ,  si  slendono  al  primo  di  gen- 
naio  dell'anno  seguente  97,  nel  qual  giorno  Nerva  assunse  il  terzo 
consolato,  cioe  il  dicci  di  ottobre  di  quell'anno  slesso,  non  piu  di 
27  giorni  dopo  la  sua  proclamazione  airimpcrio. 

Ora  i  fasti  consolari  di  quest'anno  96  dell'era  volgare  ,  84g  di 
Roma ,  ci  danno  per  consoli  ordlnari  Caio  Fulvio  Valcnle ,  e 
Caio  Antlstio  f^elere.  Tullavia    se  e  vero  che  Domiziano  Conm- 

latus omnes  pene  titulo  tenus  gessit ,  nee  quemquam  ultra 

kalendas  mad ,  plures  ad  idus  usque  janitarias  (i)  ,  convcrra  dire 
che  essi  si  debbano  credere  anzi  consoli  sufTelti  che  non  ordinari. 
Ad  ogni  modo  non  c  ben  certo  se  allorche  accade  la  morle  di  Domi- 
ziano, questi  consoli  fosscro  tuttora  in  carica.  Di  tanlo  ne  assicura 
Eutropio  ove  dice ,  Vetera    ct  Valente  consulibus  Respublica    ad 


(■)  Sretonius.  Dumit.  cap.  i3. 


a38  "  DIPLOMI    UILITARI    EC. 

prosperrimum  stalwn  I'ediit,  bonis  principibus ,  ingenti  felicitate , 
commissa,  Domitiano  enim  exitiali  tjramio  Nerva  successit  etc.  (^i)\ 
iVonde  appare  che  Nerva  siicceclesse  a  Domiziano  essendo  consoli  f^e- 
ieve  c  Valenlc.  Nondlmeno,  pel  crouico  di  Cassiodoro,  si  ha  luogo  a 
fortementc  dubitarc,  clie  tanto  dai  fasti,  quaato  da  Eutropio  siansi 
indicati  i  consoli  entrati  ne'  primi  nundini ,  anziche  quelli  che  vi 
furono  surrogati  nei  segixenti.  Imperciocche  giunto  all'anno  96,  e 
registrali  per  consoli  di  quell'anno  TvaianoMS ,  etFronto,  soggiunge 
Ids  consulibus  Domitianus  occisus  est.  Ora  benche  tale  indicazione 
di  consoli  sia  manifestamente  sbagliata,  per  quanto  s'appartiene  a 
Traiano ,  che  non  poteva  essere  console  in  quell'anno ,  e  molto 
ineno  per  la  quarta  volta ,  tiittavia  in  mezzo  aU'errorc  v'ha  luogo  a 
scorgei'e  conservato  un  residuo  di  esatta  notizia  tolta  da  sincera 
fonte,  dalla  quale  si  puo  per  lo  meno  sospettare,  che  al  momento 
della  uccisione  di  Domiziano  fosse  in  esercizio  un  console  per 
nome  Frontone  ,  il  che  non  e  a  credere  quanto  concordi  con  clo 
che  siaino  per  dire. 

Le  poche  lettere  che  rimangono  dei  nomi  dei  due  consoli  se- 
gnati  nel  diploma ,  se  non  oflVono  bastante  mezzo  onde  poterli  re- 
stituire  in  ogni  loro  parte ,  non  sono  tali  pero  da  cui  non  si  abbia 
fondata  speranza  di  poterne  cavare  alcuiie  notizie  non  del  tutto 
iuutili  per  il  progresso  della  critica  consolare 

TI  •  CATION  ;':'.t/.^.''.  TONE 

iLPVRN!^..'^"'''C0'   'Cos 

II  cav.  Bailie  legge  il  primo  Tiberio  Catio  forse  Capitone,  «  del 
secondo,  dice,  si  ravvisano  le  due  puBt6  della  lettera  M  con  cui 
«  cominciava  il  prenome,  leggesl  chiai'^mente  il  nome  di  Calpurnio , 

«  ed  il  cognome    ha  la  sua    desinenza    in CO :    sarebb'egli , 

M  continua,  il  Marco  Calpurnio  Luperco  figliuolo  di  Marco,  di  cui 


(j)  Eutroji.  BrCY.  lil).  8.  cap.  i. 


DEL    PROF.    6AZZERA  sSq 

«  si  fa  menzione  in  una  iscrizione  pubblicata  dal  Grultero?  La 
(I  lacuna  del  bronzo  viene  esattamente  rieropita  Icggendosi  M  ■  CAL- 
«  PVllNIO  •  M  •  F  •  LM'EllCO.  »  Un  poco  sopra  aveva  dello , 
«  valendomi  dei  rrammenti  clie  vi  si  scorgono ,  nou  esilo  di  sta- 
ll bilire  clie  uu  nuovo  consolato  viene  a  scuoprirsi ,  del  quale  noa 
«  si  ha  tutlora  memoria  ne'  fasti. » 

lo  penso  che  non  uno,  ma  due  siano  i  consoli  nuovi,  e  che  ne 
dell'uno,  ne  dcU'altro  si  sia  conservata  chiaia  cd  esplicita  memoria 
nei  fasti.  E  quanto  al  piimo  io  leggo  fidalameute  il  suo  nome  cosi: 
Tiberio  Caiio  Fronlone ,  c  ravviso  in  esso  quel  Calio  Frontone 
parecchic  volte  menzionato  nelle  lelterc  di  Plinio ,  del  quale  ci  fu 
da  Dione  conservato  un  detto  pieno  di  coraggio  c  di  saviezzaj  ed  il 
cui  nome  fu  cagione  di  un'antica  iie  ancora  lerrainata  quistione  Ha 
i  faslografi. 

Di  fatto,  racconta  Dione,  come  morto  Domiziano ,  non  pochi  di 
que'  malaugurali,  i  quali  servcndo  alia  nequitosa  e  f'eroce  indole  del 
principe ,  con  delazioni  e  con  calunnie  avevano  cagionata  la  morte 
o  I'esilio  di  moiti ,  cd  otlimaii ,  ed  illustri  citladini  venisscio  con- 
dannali  e  puniti.  Ma  come  avvieae ,  che  lapplicazione  di  un  ne- 
cessario  rimedio  produca  spesse  Gate  un  nuovo  male ,  accade ,  al 
dir  di  Plinio ,  che  molti  prevalutisi  deU'opportuiiila ,  e  sotto  ma- 
schera  del  pubblico  bene  accusassero  al  principe,  e  quali  o  com- 
plici  o  fautori ,  dclle  nefande  opcre  di  Domiziano  facessero  punire  i 
propri  benchc  innoccnti  nemici  (i).  Ne  nasceva  quindi  garbuglio  e 
non  lieve  confusione  e  tumuUo ,  noa  vi  essendo  alcuno  che  potesse 
crcdersi  sicuro  dalle  trame  di  que'  malvagi ,  quod  onuies  ah  omnibus 
accusareniur.  In  lal  frangentc  Fertur  Fronto  Consul  dixisse.  Esser 
gran  male  I'avcrc  un  imperaloie  sotto  cui  non  si  possa  nulla  ope- 
rare,  ma  peggio  assai  I'aTerne  uuo  il  quale  permetla  a  lutti  di 
tulto  fare.  Malum  quidern  esse  Lnperatovem  habere,  sub  quo  rwiiUni 


(i)  Pro  sc  quisque  uiimicos  suos,  duinUxat  minores  ,   incomtiti)  turbidoque  claiaui'C  po 
sVubycrant  eirnul  ct  oiquosscraut.  I'Uu.  lib.  IX,  cpisl.  XIII. 


a4o  DIPLOMI    IMPERUM    EC. 

liceat  quicquam  faceve ;  sed  multo  peius  esse  quum  omnia  liceat 
omnibus  (i).  Tali  cose,  di  cni  parlano  e  Dionc  e  Plinio ,  accadc- 
vano  in  que'  primi  giorni  clie  succedei'ono  airuccisione  di  Domi- 
ziano ,  primis  diebtis  I'edditae  libertaUs ,  e  in  qucsli  giorni  stessi 
era  duncjwe  console  un  Fronlone,  Fronto  Consul,  del  quale  non 
|)nrlano  i  fasti. 

Caio  Plinio  in  varie  delle  sue  lettere ,  le  quali  paiono  dover  es- 
serc  state  scritte  o  sotto  I'imperio  slesso  di  Nerva,  o  nci  primi 
tempi  di  Traiano ,  parla  assai  volte  di  un  Frontone ,  che  ebbe  e 
compagno  e  competitore  in  molti  giudizi,  e  che  loda  ognora  per 
inolta  c  mirabile  gravita  ed  eloquenza  ;  e  questo  Frontone  e  appunto 
cljiamato  col  nome  gcntilizio  di  Catio.  Respondit  FRONTO  CATIVS 
....  vir  movendarum  lucrimarum  peritissimiis  . . .  Dixit  pro  Mario 

rursus    FRONTO  INSIGNITER  (2).    Postero    die    egerunt 

Tilius  HomuUus  et  FRONTO  MIRIFICE  (3).  Respondit  FRONTO 
CATIVS  GRAVITER  et  FIRME  (/,):  e  sebbene  in  nessuno  di 
(pie'  passi  lo  dica  0  console  o  consolarc  ,  contuttocio  appare  dal 
conlesto  ch'esso  era  eminente  personaggio  e  di  somma  autorita. 
Anzi  nella  seconda  causa  di  Vareno  (5)  ci  si  presenta  qual  prin- 
cipe  e  difonsore  del  scnato,  e  quale  conveniva  ad  nonio  di  tnnta 
eloquenza  c  consolarc,  cui  per  cio  appunto,  negli  importantissimi 
alTari ,  competeva  il  diritto  di  opinare  fra  i  primi  ,  e  di  vegliare 
•lUa  dignitJl  ed  all'onore  dell'ordine  amplissimo.  Non  vi  sarh  quindi 
orinai  piii  dubbio  che  il  Catio  Frontone  di  Plinio,  personaggio  di- 
stinto  per  sapienza  e  per  gi'avita  di  giudizi  ,  non  si  debba  cre- 
dere lo  stcsso  con  il  Frontone  di  Dione  console  nei  primordi 
deirimperatore  Nerva.  Ora  tutte  le  surriferite  cose  mirabilmente 
s'addictmo    al  primo  console    del  nuovo  diploma.  Qucsti  e  console 


(0  Dion.  hUl.  Iil>.  LXVm.  pag.  ui8. 
(1)  Plin.  lib.  11.  cp.  XI. 

(3)  Id.  lib.  IV.  cp.  IX. 

(4)  Id.  lib.  VI.  ep.  XIII. 

(5)  Id.  lib.  VI.  ep.  XIII. 


DEL    PnOr.    CAZZERA  2^1 

vcniiselle  gioini  dopo  lassunzionc  di  Nerva  all'Imperio  ,  c  della 
fauaiglia  Catia  ,  e  Ji  lal  coqnome,  che  e  in  tntto  conscnlauco  alle 
poclie  letleie  cUe  I'cstano  del  suo  cognome  ....  TONE ,  cioe  Finn- 
totie.  Si  legga  pur  dunqiwj  con  sicurczza  it  nome  del  primo  con- 
sole ZViey^tQ  Catio  Frontoiie, 

Abbenchc  poi    pel  testo    di  Dione  ,    o  meglio    di  Zinilino    fosse- 
uoto ,  che  un  Froutoue  si  ritiovava  console  in  quel  primo  salire  di 
Nerva  allimperio  :    k  tultavia    tla  maravigliare    come    H  suo  nome 
(la  nessim    fastograf*  venisse    registrato    tra  i  codsoII   snrrogati  dit 
qucUaun©  cfy~  Nora  o  a  dire  pero  ,   cbe  la  memoria    del  coilsolator 
di  un  Frontone  fosse  affatto  spenta,  olie  ne  rimase  anzi  menzione , 
da  noi    gia  piu;  sopra  indicata ;    ma  perclic  (atta    fuor    di  tcmproi  e 
di  luogo ,  e  perehc  registrata  col  solo  eognome  ,  comanc  a  nkotti , 
ingenero  degli  equivoci.  assai ,  e  Ri  cagione  di  noiii  moi  bene  dxA\\'^ 
nite  (pieslioni.    L!Almeloveen ,  tra  gli  otto  consoli  suflelti    da  esso 
registrati  pell'anao  97  (800),  nm\o\evn  \\n  Mtircus  CoriiclUis  Froitto, 
il  f]iialei  c  poacia  ascoidta  Irai  gli  orditiari.  deiranno  100,  in  compa- 
gnia  deU'imperatore  Trainao',  cousolii  amendue  per  la  terzaTolta.  Per 
quest' anno  stesso  I'anoaimo  Cuspiuiano  nota  Traiamts  III,  Frontinus. 
I  fasti  d'klacio  Trauino  III  et  Ponlino.  Gli  Oxonienses  latini  final- 
mente  rc^^trano  Traianus  at  Froitto  pell'anno  9G  (S.jig).  Lo  scor-- 
gere.  annoTcralo    trai  x  consoli:  snfTctti    di  alcuni  di  questi  anni  un> 
Frontone ,  al.  quale  non  e  assegnato  ne  tempo  certo ,  ne  certo  col- 
lega ,    che  ora  si  vuole  console    una  sol  volta,    ed  ora   si  accerta 
aver  rotti  Ifiisci  per  Ire;  da.  questi  obiamato  Marco  Giulio,  Marco 
Goiinelio  da  quelli ,  date  dugli  uni.  per  collega  all'Lnperator  NeiTa, 
associato    dagli  allri    al' terao  consolato  <lii  Traiano :    questa    stessa 
iluttuazione    ed.  iacertezza,  ci  e  indizio  ,  per  lo  mcno  ,  dcU'essersi 
conservata  sicui^  memoria  del  consoUto  di  un  Frontone  per  questi 
tempi.  L'incertezza  poi,  e  la  confusione  di  tempo  e  di  laogo,  non 
debbe  parcre  cosa  si  fattamente  slrana,  cHo  non  possa  trovmxj  fa- 
rile    e  soddisfaciente  soluzione ,    in  cio  cite  b    oramai  note-,   oome 
regnando  Ncrva  e  Traiano ,  i  coUegi  del  consoli  sono  in  tal  modo 
ToMO  XXXV.  3o 


a43  DIPLOMI    IMPERtALI    EC. 

disordinali  e  confusi,  chc  non  si  sappia  ove  collocare  quelii  slessi 
personaggi  intorno  al  cul  consolato  non  accade  verun  dubbio. 
Quanto  poi  s'appailiene  alia  titubantc  incertezza  in  cui  sono  posti 
gli  scrittori  dei  fasti  intorno  alia  persona  del  Fronlone  console  ai 
tempi  di  Nciva,  deriva,  od  io' m'inganno,  da  due  cause.  La  prima, 
da  che  pii\  del  nostro  Catio  Frontone  fosse  poscia,  e  tra  non  po- 
chi  anni  sasseguiti ,  celebre  e  rinomalo  il  sommo  oratore  ,  e  capo 
di  una  nuova  scuola  di  eloquenza ,  Marco  Cornelio  Fronlone , 
maestro  degl'imperatori  Marco  Aurelio  e  Lucio  Vero,  per  cui  do- 
vette  facilmente  accadere,  che  Tuno  fosse  coU'altro  confuso,  ed  al 
Catio  Frontone  meno  nolo,  di  leggieri  fosse  sostituito  il  piii  fami- 
£»erato  Marco  Cornelio,  che  cosi  viene  quasi  sempre  nominato  il 
Frontone  console  di  quest!  anni.  L'altra  causa  di  tale  o  scambio 
o  turbamento  va  ricercata  nella  somiglianza  o  poca  diversita  che 
corre  tra  i  due  cognomi  Frontino  e  Frontone ,  nomi  di  due  chia- 
rissimi  personaggi ,  contemporanei  e  consoli  amendue ,  ma  Fron- 
tino scrittbre  di  grido  e  piii  noto  d'assai.  Molto  facile  cosa  era,  che 
ne' codici ,  e  dai  copisti  si  scambiassero  i  nomi,  ed  al  men  nolo 
Frontone  fosse  surrogato  il  piii  chiaro  Frontino ,  o  viceversa.  Non 
occorre  qui  di  pensare,  che'  il  Tiberio  Catio  Frontone  die  scor- 
giamo  console  ne'  primi  gl'orni  redditae  Ubertatis  ,  cioe  ai  dieci  di 
ottobre  deU'anuo^gS  ,'  6  "6^isoIe'^ per  li  prima  volta,  ne  sia ,  no 
possa  essere  il  medesimtf'petsohaggio,  die  quattro  anni  di  poi  si 
dice  collega  del  terzo  c'onsblalo  di  Traiano,  Console  esso  stesso  la 
terza  volta.  lo  incliuo  a'credere  che  ivi  al  Frontone  si  debba  sur- 
rogare"  Sfeii^'Giulio  FrontMo  ,' 'c^^  ^i?i  pi'imEf^'di  quell'anno  aveva 
relti  i  fascl",  persoriag^io  inolt're  amaty'  assai,  stlmato  e  favbrito 
da  Traiano,'" designate  da  Nerva'per  curatore  dellc  acque  della 
citta,  canca  di  grande  importanza,  e  non  conferita  mai  che  a  uo- 
mini  consolari ,  e  quel  che  e  piii  poi  ji  fletto*  due  volte  console  da 
Marziale  bis  Frontino  Consul  (i).  '    • 

(i)  Marl.  Ub.   10.  XLVIU.  *"-'^    ^-i     ""2  J"-'--      '        ""  • 


DEL    PaOF.    GAZZEItA  ^4^ 

Da  qiiaato  si  e  per  iioi  sin  qui  ilisputalo  ne  clevc  poter  nascere 
per  consegueaza,  che  nou  v'abbia  ormai  piu  dubbio  che  un  Fron- 
tone  non  sia  stato  coasoie  nci  priuiordi  di  Nerva ,  e  clie  non  sia 
il  aomiaato  da  Dione ,  ed  il  rammentato  nelle  lettere  diPliuio:  ma 
die  non  si  debba  o  possa  dire  ugiialmente  che  questo  stesso  sia  il 
console ,  il  quale  solto  iiome  di  Frontone  Console  III  vicne  date 
per  collega  del  terzo  consolalo  di  Traiano  nell'anno  lOo,  conforme 
alia  nuova  sentenza.  del  Noris  abbraciala  dal  Pagi  (i),  e  si  vilto- 
riosamenle  comballuta  dal  Moigagni  (a).  II  Panvinio,  all'errore 
del  Noris  e  del  Pagi ,  aggiunse  qucU'altro  di  credere  che  il  col- 
lega di  Traiano  fosse  non  tauto  nn  Frontone,  ma  coufondendo  in 
uno  e  il  Frontone  di  Dione,  e  il  Callo  Frontone  di  Plinio  ne  fa 
una  soli>  cosa  col  Marco  Cornelio  Frontone  rammentato  da  Capi- 
tolino  e  da  Macrobio. 

Non  pocbi  sono  i  Fronloni  de'  quali  si  ha  raenzione  per  le  siorie 
e  per  le  lapidi ,  e  vissuti  si  puo  dir  tutti  nello  stesso  periodo  di 
tempo..  Di  un  Eternio  Frontone  amico  diTilo,  e  da  alcuni  creduto 
suo  liberlo,  e  comandante  di  due  legioni  alessandrine  nella  guerra 
giudaica ,  parla  Giujeppe  Flavio  (3).  Vn  Giulio  Frontone  tribuno 
militare  deU'esercito  di  Ottone  ,  e  rammentato  da  Tacito  (4)'  Vna 
iscrizione,  presso  Grutero  (5)y  ci  ricprda  Marco  Giulio  Frontone 
figliuolo  di  Marco ,  e  curatore  delle  strade  presso  Traiano  ;  Scsto 
Ottavio  Frontone  comandante  solto  Domiziano  della  flotta  Flavia 
Messiea,  e  Giulio  Frontone  comandante  della  pretoria  di  Miseno 
solto  Adriand,  ci  si  fanno  conoscere  da  due  diplomi  di  quest!  Im- 
peratori  (G).  Aggiungendo  ora  a'  predetti  il  Tiberio  Catio  nostro  , 
avremo  sei  Fronloni ,  i  quali  distlnti  ciascuno  per  onori  e  per 
autorita  potevano  essere  vivi  tutti,  e  in  Roma  ,  nel  tempo  del  quale 

(i)  Critic,  iu  Annal.  B;iroD.  vol.  I. 
(a)  Epistol.  ad  Polen.  in  vita  Frontini. 
(3)  Dc  bell.  lud.  lib.  V.  cap.  4. 
1 4)  Histor.  lib.  UL 
(5)  CIC.  I. 


[6)  Vcfuazia.  Dipl.  d' Adrian,  Dipl.  num.  VH,  X  ;   '  "  ^  "'"''■'- 


a44  DIPLOMI    IMPERULl    EC. 

lagiouiamo.  Tutlavia  sempre  clie  io  torno  a  leggcre  quelle  pai'ole 
colle  cjuali  da  Marziale,  conlemporaneo  del  nostro  Tiberio  Calio  , 
si  loda  il  Fronloiie  cui  indirizza  il  suo  carme  (i)  Clarwn  miUtiac , 
Ffouto,  togaeque  clecus ,  io  noti  so  trovar  altro  peisonaggio  di 
quella  eia,  al  quale  meglio  possano  convenire,  quauto  al  nosti'O  con- 
sole, peisonaggio  eminente  ,  ed  elevato  dal  proprio  merito  a  quel 
supremo  grado  d'onore  cui  fosse  permesso  ad  uomo  privalo  di  per- 
venirc  ,  disiinto  nella  milizia,  c  predicalo  i'ornamenlo  ed  il  decoro 
dellii  toga.  Chi  non  iscorge  in  quella  pitlura  il  ritratto  anziche  di 
lui  IriLuno,  o  prefelto  di  legione ,  di  comandante  di  flotta  ,  o  cu- 
curatore  delle  strade  ,  quello  di  un  console  ,  che  alia  fermczza  di 
carattere  ,  ed  al  coraggio  civile  aggiunse  la  lode  di  grave  ed  elo- 
quento  oratore,  non  indcgno  rivale  e  competitore  degli  eloquentis- 
simi  Caio  Plinio  Second©,  e  Cornelio  Tacito,  i  quali  ebbero  pure 
comune  con  esso  I'onore  del  consolato  ?  II  contegno  suo  d'indipen- 
denle  ferrpezza ,  quale  appare  dalla  i-isposta  ranimentata  da  Dione, 
la  grave  «  dignitosa  eloquenza  della  quale  c'informa  Plinio  ,  ne 
svellano,  a  non  ingannarci,  il  decoro  della  toga,  Togaeque  dccus, 
di  Marziale.  Che  se  limprese  sue  militari  non  ci  sono  conle  ugual- 
mente  ,  si  possonoi  fecilmente  imaginare,  solo  che  si  pensi ,  come 
nou  vi  ftsse  console  cui  non  appartenesse  il  comando  degli  eser- 
chi,  o  non  toecasse  la  dignilh  proconsolare,  e  non  ambisse  I'onore 
di  aver  disimpegnata  qwalche  onorata  fazione  militare.  E  questa 
lode  di  cliiai'ezza  militare,  Clanim  militiae ,  meglio  ancova  sarebbe 
acquisl»lt»  al  nostro.  Catio  Frontone ,  se  ne  fosse  dato  di  poterlo 
pFOva¥6  »»*ope  di  quello  seritfeo  de  Acie-  Homerica  menzionalo  da 
Eti?n<5,  c  da  essio  ascritto  ad  nn  Fi'ontone,  uomo  consolare  e  vi- 
vente  a''  gioi'nv  suoi :  tie  instrttendis  co/iiis'  juxta  Homcri  prae- 
sCriptuin  scriptores  habemiis  Slrutoctem,  ITermiam,  et  FR(JNTO- 
KEM  qui  nostra  aetate  vivit  'virum  domulavem  (2), 


(i)  Lib.  I.  56. 

(3)  Aeltan.  dc  laitruendii  copiis  c;>p    I. 


DEL    PROF.    GAZZERl'  a/{o 

II  cliiarissiino  monsignor  Mai,  clie  nella  eJizione  milanese  degli 
scrilli  Frontoniani  I'aveva  giudicato  lavoro  non  lanto  di  un  Fron- 
lone  ,  ma  del  Marco  Coinelio  Fronlone  macslrb  di  Marco  Auiclio; 
nella  romana    e  posteriot'e    debbe    aver  cambialo    di    senlimento  , 
conciosiache  tra  le  opera  del  Frontone  non  piu  annoveri    il   libro 
f/e  /icic  Ilomerica ,  e  nel  passo  citato  d'Eliano  creda  siasi   scrilto 
Frontone    in  vece  di  Frontino  (i).    To  non  conosco   le  nuove  ra- 
i^ioni   che  possano    aver    indotto    queU'eruditissimo    personaggio  a 
questo  cambiamento,  che  di  certo  saranno  gravissime ,    e  non  ul- 
tima forse ,    rimposslbilita    di  poter    mantenere    in    favor    del  suo 
Marco    Cornelio    Fronlone    al  quale  voleva  attribuita    I'opera ,  un 
primo  consolalo ,    se  si  doveVa  poter  chiamare  uomo  consolare  da 
Eliano  scrittore  sotto  I'imperio  d'Adriano,  al  quale  Imperatore  de- 
dicava    il  suo  libro.    Ora    che   per  la  scoperla    del  nosiro  Tiberio 
Catio ,  console  sotto  Nerva,    siamo  liberati    da  quell'obbligo  ,  po- 
tremo  lasciare  intatto  il  lesto  di  Eliano,  e  leggere  Frontone  come 
sinora  si  e  fatlo.  Imperciocche  se  e  vero  ,  come  i  indubitato ,  e  si 
h  provato  dallo  slesso  monsignor  Mai,    che  Frontino,  Tautore  dei 
sti%tagemmi,  morisse  sotto  il  regno  di  TraianO,  vedendo  da  cpicsli 
conferito  a  Plinio  il  giovine  I'augurato  gia  ptisSeduto  da  FroVitino , 
sacerdozid  ch»  ttOn  adimilur  viventi  (2^);    ne  consegtte-  che  quello 
stesso  personaggio  non  si  possa  dir  vivo  e  uomo  Consorarc  in  tempo 
di  Adriano ,  Frontonern  qui  nostra  aetate  v'mt ,   virum  consula- 
rent.  Qaivi  adunque  si  parla  di  un  Frontort^.    Rimane  ora   da  in- 
dagare  a  quaVe  dei  tanti  Frontoni  soVr*  irtdJcali  si  debba  piii  ve- 
rosinailmertt*  altribuir&  I'opera  do  Aeie  ffoiiierfca.  Motisignor  Mai 
neU'inleiUo    di  vol«rH«    fare  autore    il  suo  Marco  Frotitone ,    ben 
s'awide  che  gl'inCdtlibeVa  di  dirtnostt'ar«  fnnanfei  Iratto",    cbtri^  gi.\ 
sotto  riafpeiSo  di  Adriano  gU  pdWSse  eoitt^Ditfe'ri^  il  titol'o'  di  uomo 


fO  Frdhld' mc  qui  apiid"  Acljanum  de  instV.  cbpiis  cap.  I.    dicilur  scripsisse  de  .Irii  ll'i- 
merica,  tine  dubio  error  est  pro  FRONTINO.  Fronton,  opcr.  Rt)*!  iB^S' p«g.  XXX'l. 
(i)  Plin.  lib.  IV,  cp.  8,  Lib.  X,  cp.  8. 


246  DIPLOMI    IMPEHIAT,!    F.C. 

consolare.  S'acciuse  quindi  coraggiosameute  airiiiipiesa :  e  certo  si 
pergama  dextra  defendi  posscnt,  hac  dej'ensa  J'ldssent.  Ma  ostaiio 
pur  sempre  a  chc  si  possa  dimoslrare ,  e  rnulorila  di  Ausonio  (i), 
che  non  parla  die  di  ua  solo  coiisolato,  e  la  lapida  Pesarese,  die 
iiidicandone   due  per  Aufidio„,yiUorino  (2),  ua  solo  ne  assegna  a 
Coruclio  Fronionc.    E  per  veviLij    se  bene    si  coiisiJerino  i  passi 
delle  leltere    di  Frontouc,    di  ,Aploniuo  Pio ,   e  di  iMarc'Aurelio , 
iiellc  quali  e  parlalo  del  ^MO^.|Coasplalo  ,,  si  verra  in  certa  senten- 
za,  die  non  mai   prima  del  ,/;oT;3pla,ljP, , lidl'anno  i^Z  sia  egli  stato 
elevalo  alt'onore    de'  fasci.    JN^oa  credo  poi    che  si  possa    trarre  in 
contrario  I'autorita    di  Aulo  Gellio ,  cola  dove  racconta  com'esso  , 
in  coinpagnia  del  filosofo  Favorino,    visitassero   Cornelio  Frontone 
nomo  consolare.  Imperciqcclie,  in  primp  luogo,  dubbio  e  Uittora  il 
certo  tempo  della  morteji  Favorino,  ne  si  sa  bene  se  accadesse 
negli  ultimi  anni  di  Adriano ,  0  sotto  gli  Antonini.   Inokre  si  pu6 
credere  die  la  visita  avesse  luogo  sotto  Adriano,  ed  allorche  Fron- 
tone non  era  ancora  fuorclie  celebre  grammatico  ed  eloquente  ora- 
torc  ;    ma  e    assai  probabilc  altresl ,   die  Gellio  nello    scrivere  le 
sue  notti  Attidie    molti  anni  appresso ,    ed  allorche   Frontone  era 
fatto  consolare,  aggiungesse  all'iiiomo  della  vecchia  conversazione, 
il  nuovo,  onoriGco,  e  presentaneo  titplo  di  uomo  consolare.  Restera 
dunque  che  Eliano  cL  parli  no,a  gia  di  l\|arco  Cornelio  Fi-ontone, 
che  non  poteva  dirsi  consolare  sotto  Adriano ,  ma  di  altro  Fron- 
tone intorno  al  cui  consolalo  pon  rimanga  dubbio,  per  que' tempi, 
ne  io  saprei  ritrpvarne  altro  cui^iii  del  coqsole  Tiberio  Calio  Fron- 
tone possa  appartenere  un  tpl  pnore.  Personaggio  dislinto  per  di-, 
gnita,  colto  ed  oloquente  oratore,  e  per  quanto  appare  dalle  lettere 
di  Plinio  verde  tuttora ,  e  tale    d'aver  potuto  prolungare  I'eta  sua 
sino  iaoUrato  I'imperio  di  Adriano.    Arroge  che  non  occorre  altri 
di  tai  npme,  il  quale  clarum  milidae,  togaeque  decus  fosse  inoltre 


(i)  Aus.  in  Gral,  Aclionc  p.  714. 
(»)  Oliv.  Icschf.  Piiaur.  Cg. 


DEI-    PROF.    GAZZERA  347 

consolarc  a'  tempi  di  Adriano  ;  ch'io  non  saprei  ammeltere  per 
console  quel  Marco  Claudio  Frontone  fattoci  nolo  per  I'iscrizlone 
recata  da  monsij^nor  IMai  (i),  e  cavata  dai  manoscritli  Ligoriani : 
iscrizione  che  nessuno  vide  mai  ,  e  che  basta  leggere,  perche  sia 
riconosciula  per  un  centone  di  moke  altre  e  vera  insieme  accoz- 
zate,  con  I'aggiunta  di  alcuni  mostri  di  pui^a  invehzione ,  giusta 
I'usato  da  quel  mercatante  di  anlichita  (a). 

La  roltura  della  tavola  ha  rfecato  dantio  ahche^'faiaggiore  al  nome 
del  secondo  ,  che  non  a  quelle  del  primo  cbnSole.  L'esallezza  del 
disegno  della  tavola  non  lascia  dubb'io  che'^'nori  si  debba  leggere 
Marco  o  Manio  Culpurnio.  Del  cognonrie'  non  rimangono  fuorche 
le  due  ultime  lettere  CO.  II  cavaliere  Bailie  fnclincrebbe  a  leggere 
LVPERCO  ,  e  a  scorgere  in  esse  (\\i(^  Marco'^Calpwmio  Luperco 
figliaolo  di  Marco,  del  quale  parla  unaMapida  spagnuola  pubbli- 
cata  dal  Grutero.  Ma  le  due  lettere  residue  CO  possono  essere 
ultime  di  non  pochi  altri  cognomi  che  non  Ai~  Liiperco.  Ne  ci 
consta ,  oltrc  a  cio,  di  verun  disiinto  personaggio  di  quell'ela  no- 
minato  Calpurnio  Luperco,  che,  o  menzionato  dagli  Storici,  o  ri- 
cordato  dalle  iscrizioni  si  sappia  o  possa  essere  stato  rivestito  della 
trabea  consolare.  Non  e  certo  da  {jcnsaire  "fit  Calpurnio  Crasso 
Frugi ,  che  congiuroi  ctfntro  Traiano  ,'^'che'1  iioiii?'n^^  tOrriSpon- 
dono,  Tid  e  noto  che  fosse  mai  console.  Milto  mfe'Ao'  pdi  al  Mbrco 
Calpurnio  Luperco  della  lapida  Saguhtina.  ImpercioccKe,  o  sia  che 
quella  inscrizione  si  debba  credere  mortuaria,  o  supporrc  onora- 
ria ,  e  cosa  indubitata  ch'essa  fu  poSta  iflj^  nn4"Matalia  figRiidla  di 
Cncio  ad  un  uom»  defnnto ,  del  quale  '^riJ  '^liuiS'^ii'ate  tiitite  le 
cariche  da  esso  soSlenute  In  vita ,  I'edilith', 'il  dilmvlfaio  "ed  il  pOn- 
lificato.  E  egli  credibile  che  si  sia  dimenticato  dlndicare  ft 'con- 
solato,  sommo  degli  irtioln  ctti  pbssfei  giungerc^il  lirivSiio,  (jiiimtlo 

{i)  Front.  Ep.  Rom.  pag.  XXII. 
(i)  Vcd.  Esamc    delU  isciii.  di  L'Anlidio  ferocc    di  Aa.    tfcjgtf  ^tt.  Olivicri  ,    iiV  brtUi. 
Inscrip.  Lat.  JCcU.  Tol    I-  paj    <»•  "'      "    "       '    "''^       '^'    ^' 


u/\S  OPLOUI    IMPEIUALl    EC. 

ue  fosse  slato  ouoralo  iu  vita  ?  Del  i-inianente,  chi  noii  vcJe  cUe 
tutiL  que'  tiloli  sono  unicamcHle  municipal!  ?  Qualunque  sia  stato 
il  console  collega  cli  Tiberio  Calio  ,  non  vorri  certo  cssei'e  ccr- 
cato  ill  questo  raartno  di;  Murvietlro. 

lo  incltaava  a  lee^s/Rve.  Galfjunnio  flucco ,  sapendo  coflije  uh  laV 
cqgnouie  aoji  Ibsse  inusilalo  presso  la  getile  C^ipui'nia.  Vn  Cuio 
Cal.jjurnio  Flacco  e  ramiocntato  in  lapida  Tariacon<^se  presso,  Gi'u-. 
tei'o  (r),  e  di  altti  si  ti,ov;^  menzione  prc^sp  gli  aiitori  anticlii. 
3tpji  coupscendo  tut^v.ia  verua  Cqlpuinip  Flacco  al  quale ,  per 
(jjHe' tuinpi ,  pptessi?  (jomp.el^ve  il  cpnsolalo  ,  mi  rivolsl  alia  vasta, 
(l.oUi'iiia  archeologica  del  cliiarissimo  Labus  ,  ed  es§o  non  tai'do  ad 
iiulicai:mi  quel  Cidpuvnio  I^lufco ,  al  quale  Divus  Ilacb'iunus  dij/h- 
rcndam  affcusationeif^  a(U^lt^i;ii  rescripsit  (a).  Di.  falto,  soggiunsg/ 
t-Aji  </t  35  a  4p  «ww"  era  cmif.sQle  suiirogatq  iiell'ottobre  8i\q  ,  potcva 
hcnissimo  essere  sendtore  ed  in  vita  ventl  o  trent'anni  dopo  (3). 
Se  questa  fpriunata  congettura  ha  puniO;  dt  verita  ,  che  di  certo 
ne  ha  molLissima  ,  I  due  consplji  SHi'ppgati,  del  diploma  di  Nerva, 
vorranno  esscie  scnaa  meno  !pAe/«?  Qa(,iQ  Ffontone ,  e  Mnrco. 
Calpurnin  Flacco. 

Le  duQ  cooi'ti  4'  fanti,  ^  cavallierL  di  puesidio  in  Sardegnaj  aHe 
qilfili  e  \n^\jn^/i  il  pesccitto  imperi^je  spno  deixc  Prima  Gemiiia 
Cuv.sorum  et  Sardorwip ,  et  secunda  Gemina  Ligurum  et  Caivorunii, 
Al  priipo  leggere  i  nomi  di  queste  coorli  sorgeva  il.dubhio  non  fprse 
])er  eiTor,e  di  scrittura  fosse,  delto  CMr^JO/vw^j  invece  di,Corsoriun, 
])ev  cui  lei  due  cpoi'ti  fo&sqro  miste  di  Sardi  e  di,  Qftrsi,  diiLjgud 
e  di  Qipys'i.  llanto  piii  pareva  poi,  che  pe^r  la  papola,  Citrsormn  si 
fosse  dovuto  poter  credere  indicate  un  popolo,  an^iche  una  foggia 
di  milizia ,  ch'essa  e  riunita  cplle  altj^  due  Sardomm ,  Ligu- . 
mm  per  la  particella  copulaliva    et  cipe  Savdorum  et  Cursoruin ,  > 


(0  CCCLXXXI.  I. 

(i)  Digest.  LXXXYU,  tit.  IX,  lib.  8. 

(3)  Sui  Icttera. 


DEL  paoF.  GAzzenA  349 

Ligurwn  et  Cursorum,  di  tal  modo,  che  come  per  queste  e  indicala 
la  patria  di  essi ,  cosi  lo  fosse  ugnalmeute  per  quclla  di  Cursorumi 
Onde  e  dopo  cio',  auUa  di  piu  semplice  qnanto  il  correggere  CuV' 
sorum  in  Corsorian ,  e  troncare  cosi ,  c  di  un  sol  punto  ,  ogni  dub- 
biezza  e  diOicoltu.  lo  non  mi  faro  certo  il  campione  delta  lezione 
della  tavola  di  bronzo,  ben  sapendo  quaiito  spesso  si  debbano  de- 
plorare  sbagli  ed  errori  anch&  dl  maggior  momenlo.  Diro  tultavia 
come  I'errore  ,  se  sara  giudicato  tale,  vi  e  chiaramente,  e  per  ben 
cinque  volte  ,  ripetuto  suUe  due  facce  della  tavola :  che  non  consta 
clie  mai  negli  autori  antichi ,  0  nelle  lapidi  si  sia  scritto  Ciirsi  per 
Corsi ,  Ciu'sica  per  Corsica,  ove  anzi,  e  sempre,  sono  nominate 
le  coorti  Corsorum  tanto  della  Corsica  propria ,  quanto  quelle 
dei  Corsi  ch'erano  ab  antiquo  slabiliti  in  Surdegna.  L'errore  di 
scrittura  c  tanto  meno  da  sospettare,  che  non  si  tratta  gia  di  una 
iscrizionc  qualunque  municipale  o  mortuaria  fatta  per  uso  di  per- 
sone  private ,  0  scritta  con  negligenza  0  in  luoghi  distant!  da  Ro- 
ma;  ma  riguarda  anzi  un  atto  uscito  daila  canccUeria  imperiale  , 
alto  solenne ,  e  di  tal  fatta  per  cui  un  erroi-e  di  scrittura  si  po- 
trebbe  supporre  accaduto  in  tutt'altro  luogo ,  che  nella  nomencla- 
tnra  del  corpo  militare  al  quale  il  favore  del  principe  era  conce- 
dulo ,  I'originale  del  qual  atto  era  inoltre  gelosamente  conservato, 
e  in  luogo  distinto,  in  miiro  post  templum  divi  Augusti  ad  Mi- 
nervam ,  e  la  copia  del  quale  veniva  ccrtificata  conforme  ad 
esso  per  setle  lestimoni ,  che  ne'  diplomi  intieri  sono  sempre  se- 
gnati.  In  tali  iscrizioui  un  errore  essenziale  e  quindi  sempre  assai 
meno  da  credere  che  in  qualunque  altra.  Che  se  si  voglia  che 
lo  sbaglio  sia  prodotto  dalla  diversita  della  pronunzia,  per  cui  chi 
deitava  pronunziasse  per  V  cio  che  voleva  essere  scritto  per  O  ; 
la  cosa  e  di  certo  possibile ;  ma  come  mai  in  tanli  monumenti 
scritli  ne'  quali  e  parlato  della  Corsica  e  d\;'  suoi  abitauti ,  non 
s'e  mai  trovato  altri  che  pronunziasse  divcrsamente ,  e  che  questo 
solo  sia  colui  che  scrisse  o  che  dclto  I'estratio  del  diploma  di 
Nerva?  E  quanto  al  supporre  non  esser  possibile  che  si  sian  voluli 
ToMO  XXXV.  ,  33 


3J0  DIPLOMI    IMFERIALI    EC. 

riunire  insiemc ,  e  per  la  particella  congiuntiva  et ,  due  nomi 
(lisparati ,  cjuali  sono  qnelll  di  un  popolo  o  di  una  nazione ,  con 
uu  alti'o  indicante  una  partlcolar  ibggia  di  milizia  ;  ccrto  che  una 
cosi  falta  unione  non  si  trova  moUo  frequenle  ;  tuttavia  io  non 
oserei  dire  ehe  fosse  senzu  esetnpio.  £l  noto  che  le  coorti  s'intito- 
lavano  non  dalle  nazioni  soltanto  ,  dalle  quali  erano  scelti  i  sol- 
dali/  ma  si  pure  da  qualclie  cpiieto  onorifico,  o  dalla  qualita 
e  forma  dell'arma  ofFensiva  o  difensiva  della  quale  facevano  uso. 
Abbiamo  quindi  le  coorli  SciUatorum ,  Sagittariorum^,  F^olunta- 
riorum  ,  e  le  ale  Contariorum ,  Classianae  ec.  .■  perche  non  si 
sara  potuto  formare  una  coorte  ,  gemina  singolarmente,  col  pren- 
dere  una  parte  del  soldati  da  una  coorte  composta  di  militi  di  una 
sola  nazione,  e  scegliere  I'altra  da  un'ala  di  cavalieri  armati  d'asta, 
Contariorum  ?  Cio  che  pare  non  sia ,  o  possa  essere  impossibile  alia 
ragione ,  venne  di  certo  eseguito  e  messo  in  pratica ,  e  ne  sara 
sempre  una  prova  il  nostro  diploma.  Di  fatto,  il  privilegio  e  con- 
ceduto  ai  pedoni ,  e  ai  cavalieri  delle  due  coorti  peditibus  et  equi- 
tilncs  qui  militant  in  cohortibus  duabus.  Ora  e  nolo  come  nei 
tempi  imperiali  le  coorti  d'ordinario  fossero  composte  di  fanti  e  di 
cavalli,  o  meglio,  come  ad  ogui  coorte  originariamente  formata  da 
soli  fanti ,  fosse  poscia  aggiunto  un  determinate  numero  di  cavalli, 
che  non  e  quasi  mai  menzioue  di  coorte,  ove  non  si  scorga  pure 
indicata  I'esistenza  di  cavalli.  Cosi  presso  Tacito  (2)  Batavorum  et 

Caniionejatium   cohortes intumuere    statim  superbia  fevo- 

ciaque augeri  equitum  numerum postulabant.  AU'in- 

contro,  alle  coorti  equitatac  o  equestres ,  che  con  tal  nome  si  tro- 
vano  indicate  alcune  coorti ,  era  sempre  congiunto  un  buon  nu- 
mero di  fanti.  Cosi  in  Plinio  (3),  Accio  Aquila  e  detto  Centurione 
di  una  coorte    equestre.  In  fine,  tanto    c  pur  manifesto    dal  testo 


(1)  Hijt.  ub.  rv.  19. 
WEp.  X,6.  X,  .07. 


DEL    PROF.    CIZZERA  331 

di  qiiesto  nostro  ,  e  da  uti  altro  diploma  di  Doiiiiziano  (i)  ove  c 
detto  Peditibus  et  Eqiutibus  ,  scbbene  non  si  parii  ivi  clic  di  sole 
coorti.  Cio  posto  ,  siccome  io  scorgo  nei  Sardi  e  nci  Liguri,  i  pe- 
doni  ed  il  principal  nerbo  delle  coorti  peditatae  ,  cosi  nei  Cur- 
sorum  si  dovranno  scorgere  i  cavalli  die  \i  erano  annessi  ,  cioe 
Eqiiites  cursores ,  i  quali  saranno  stati  specialmente  distinli  nei 
diploma,  perche  in  numero  uguale  ai  pedoni ,  che  per  tal  ragione 
presero  forso  il  nome  di  coorti  I.  e  11.  gem'ine.  E  tanto  era 
(juindi  il  dire  Co/iors  Sardoruin  et  Cursoruni ,  quanto  chi  dicesse 
<:onceduto  il  privilegio  non  alle  sole  coorti  dei  nativi  Sardi  ,  o 
di  quelli  della  Liguria  ,  ma  ai  cavalieri  Gursori  altresi ,  i  quali 
senza  essere  sceiti  da  una  parlicolare  e  data  regione,  vi  erano 
pure  uniti  e  facevano  parte  di  quelle  coorti  stesse. 

Ne  del  tutto  supposta  od  arbitraria  si  debbe  credere  quesi'ui- 
tima  osservazione  ,  che  possiamo  compi'ovarla  cello  stesso  diploma. 
Imperciocchc ,  se  e  vero  che  il  soldato  Tiinila  fosse  Sardo  di  na- 
zione,  come  pare  che  lo  indichi  il  nome  del  \\xosp  Cares ,  che  gU 
fu  patria ,  il  sito  dove  venne  ritrovalo ,  e  lo  prova  il  cavaliere 
]5aille  (2)  :  scorgendo  com'esso  non  appartenga  alia  coorte  dei 
Sardi ,  ma  si  bene  all'altra  ,  cohorte  secunda  gemina  Ligurum  ct 
Cursorum ;  ed  in  questa  non  potendo  far  parte  della  prima  meta 
Ligurum,  che  non  era  uomo  della  Liguria,  come  neppure  dell'altra 
raetu,  se  si  vogliano  veder  dei  Coi'si  in  luogo  de'  Cursori;  ne  verra 
di  conseguenza ,  che  in  prime  luogo  si  debba  mantenere  la  lezione 
della  tavola  ,  e  che  il  Tunila  facesse  parte  di  quella  meti  delle 
due  coorti  Cursorum ,  per  le  quali  i  soldati  erano  sceiti  dalle  altre 
coorti ,  senza  che  si  facesse  caso  della  nazione  cui  potesscro  ap- 
partenere.  Peccato  che  nella  tavola  manchi  intiero  il  pezzetto  che 
indicava  la  natura  della  milizia  di  Tunila,  che  di  certo  vi  era  segnata 


(1)  Vernaii*.  Append,  num.  VIII. 
(*)  Diplom.  dcU'Imp.  NerT>  f»6-  toQ- 


303  DIPLOMI    IMI'EHIALI    EC. 

come  c  manifesto  dallo  spazio  tra  le  due  linee ,  maggiore  che 
nou  e  quello  fiapposto  tra  le  altre  ?  che  in  allora  la  quest ione 
aviebbe  avuto  certo  e  piu  facile  scioglimento.  Ad  ogui  modo  se  la 
cosa  non  fosse,  come  ci  pare  che  debba  esscre  ,  illusorio  resterebbe 
il  testo  del  diploma  ,  nel  quale  coU'annunziare  conceduto  il  diritto 
di  cittadino  e  del  connubio  ai  fanti  e  cavalieri  delle  due  coorti 
Slate  licenziate  con  onesto  congedo ,  fosse  vero  che  nelle  coorti 
non  entravano  cavalli ,  o  se  cntrando  non  fossero  pure  e  specifi- 
catamente  menzionati. 


"Sgg't 


j53 


APPEl^DICE 


DIPLOMI    IMPERIALI 


e  frammenti  di  quegli  altri  che,  dopo  i  pubblicati  dal  B.  f^ERXJZZ.i , 
ci  sono  noti  sino  a  questo  dl   i5  di  aprile  iuocccxxxi. 


pagma  uiteraa 

Imperator  Nervj  Caesar  Au- 
gustus ,  pontifex  maximus  , 
tribunicia  potestate  ,  consul 
secundum,  pater  patriae 

Peditibus  et  equitibus ,  qui  mi- 
litant in  cohorlibiis  duabus , 
prima  gcniina  Sardorum  et 
CursoruTH ,  et  sccunda  gemi- 
na    Ligurum    et    Cursorum 

quae  sunt  in  Sardi dio 

Servilio  Gemino ,  qui  qui  .... 
na  plurave  slipendia  nier  .... 

misso  honesta  missione 

j'itis  stipendiis,  quorum  nomi- 
na  sub  . .  rifita  sunt;  ipsis,  li- 
bcris ,  posterisque  eorum,  civi- 
tateni  dedit  et  conubium  cum 
uxoribus  quas  tunc  habuis- 
sent  cum  est  ci 


I. 

pagina  esterna 

Imperator  IS ERr  J  Caesar  Augustus, 
pontifex  maximus ,  tribunicia  po- 
testate ,  consul  secundum  ,  pater 
patriae 

Peditibus  et  equitibus  qui  militant 
in  cohortibus  duabus  prima  gemi- 
na  Sardorum  et  Cursorum,  et  se- 
cunda  gemtna  Ligurum  et  Cur- 
sorum, quae  sunt  in  Sardinia  sub 
Tiberio  Claudio  Servilio  Gemino, 
qui  nuina  et  vicena,  plurave  sti- 
pendia  meruerunt ;  item  dimisso 
honesta  missione  emeritis  stipen- 
diis;  quorum  nomina  subscripta 
su/U,  ipsis  liber  is  posterisque  eo- 
rum ,  civitatem  dedit  et  conubium 
cum  uxoribus  quas  tunc  habuis- 
sent  cum  est  civitas  iis  data ;  aut, 
si  qui  caelibes  essent,  cum  iis  quas 
postea  duxissent ,  duntaxat  siii- 
guli  singulas. 

Ante  diem  sextum  idus  octobris 
Tiberio  Catio  ....  tone  . . .  alpur- 
n CO  cojisulibus. 

Co/torle  secunda  gemin.  .  et  Curso- 
rum cui ....  aestTilus Flav ...  gnus. 

Tunilac Filio  Cares. 

Descriptum   et  um  ex  tabula 

aenea  quae  fix  ...  e  in  muro  post 
templum  div inervam. 


254 

II. 

Esterna  prima  i-eintegiata  con  I'interna  prima. 


Impcrator  Caesar,  Divi  Nervae  filius ,  Nerva  Traianus  ,  Augu- 
slits ,  Germaniciis ,  Dacicus  ,  pontlfex  maximus ,  tvibitnicia 
potestale  septimum  ,  impcrator  quartum ,  consul  quintitm,  piUcr 
pati'iae  ,  ( i ) 

Equitibus  ct  pcdltibus  qui  militant  in  alis  quatuor  (^i) ,  et  coliorlibus 
decern  et  una ,  quae  appellanlur  prima  lliracum ,  et  prima 
Pannoniorum  Tampiana  ,  et  secunda  (3)  Gallorum  Sebouaiia , 
et  Hispanorum  Vettonum  civium  romanoruni ,  et  prima  Hispa- 
norum  ,  et  prima  Kalcionum  milliaria ,  et  prima  Alpinorum  , 
et  prima  Morinorum  ,  et  prima  Cugernorum  ,  et  prima  Baeta- 
siorum  ,  et  prima  Tungrorum  milliaria ,  et  secunda  Thracum , 
et  tertia  Bracaraugustanoruni  ,  et  tertia  (4)  Lingonum ,  el 
quarta  Delmatarum  :  et  sunt  in  Britannia  sub  Lucia  Neralio 
Mai'cello :  qui  qulna  et  njicena  ,  plurave  stipendia  meruerunt ; 
quorum  nomina  subscripta  sunt;  ipsis,  liberis,  posterisque  eorum , 
civitatem  dedit  et  conubium  (5)  cum  uxoribus  quas  tunc  ha- 
buissent  cum  est  cis'itas  iis  data ;  aut  si  qui  caelibes  essent , 
cum  iis  quas  postea  duxissent ,  dumtaxat  singuH  singulas 

Ante  diem  decimum  quartum  kalendas  februarias.  Manio  Ldberio 
Maximo  iierum ,  Quinto  Glitio  Atilio  Agricola  iterum ,  consu- 
libus  (6) 


(0  Interior  IMP  ■   UII   •  P      P   •  COS      Yl. 

(2)  Interior  quattuor. 

(3)  Interior  non  luihet  secunda. 

(4)  Interior  quarta. 

(5)  Interior  conbium. 

(6)  Interior  Co. 


a55 
Alae   primae  Pannoniorum  Tampianae   cut  praest  Cuius  Valerius 

Celsus. 
Decurioni  Reburro  ,  Severi  filio  ,  Hispano. 
Descriptuni   el  recognitum    ex    tabula    aeneae]  (i)    quae  fixa  est 

Romae  (2)  in  niuro  post  templum  clivi  Augusti  ad  Minervam. 

Q.  Potnpei  Homeri  C.  Vettieni  Modesti 

C.  Papi  Eusebetis  P.  Atini  Hedojuci 

T.  Flai'i  Secundi  Ti.  Claudi  Menandri 
P.  Cauli  Vitalis. 


(1)  Interior  acnea. 

(i)  Interior  dcsunt  icliqua. 


a56 


III. 

Eslerna  prima. 


IMP  •  CAESAR  •  DIVI  ■  NERVAE  •  F  •  NERVA  •  TRAIANw^y 
AVGVSTVS    •    GERMANIC        DACICVS       PONTIF   •    MAxi 


MVS  •  TRIBVNIC  POTEST  •  Villi  •  IMP  •  IIII  COS  V  V  p 
EQVITIBVS  •  ET  •  PEDITIBVS  •  QVI  ■  MILITANT  IN  •  A 
LIS  DVABVS  •  ET  •  COHORTIBVS  •  DECEM  ET  •  VNA  QV 
AE  APPELLAJSTTVR  •  T  TVNGRORVM  •  ET  CLASSI 
ANA  C  ■  R  •  ET  r  CELTIBERORVM  •  ET  •  X  •  HISPANO 
RVM  ■  ET  F  •  FRISIANOrww  •  ET  f  NERVIORVM 
et  ■  11  VASCONVM  C  •  R  ET  ■  . . . .  ORVM  ET 
I  •  flSTVRVIM  •  ET  •  /  •  PANN0NI0to»j  ■  et  ■  sunt 
in 


IV. 

Esterna  prima  reintegrata  coll'interna  prima. 

Imp   ■    Cues    ■   divi   ■    HadRlAN    ■    F    •    DIVI         TRAIANI 
parth    ■    nep    ■    divi    ■    weRVAE    •    PRON  ■  T  •  AELIVS 
fnulrianus     ■     flWitONINVS     ■     AVG     •      PIVS     •     POiNT 
max  ■  trib  ■  pot  ■  vn,      IMP    .    n   .    cqs    •    I„I    •  p  •  p 
cq.nt  ■  et  ■   pedit  ■  qvi  ■  MIL    •    IN  •  ALIS  ■  iTT  ■  QVAE 
nppel  •  I  ■  'vlp    ■    aquita^   ■   ET  .•   GALL  •  ET    •    PANN 
et  ■  I  ■  hisp-  et- 1-  -vlp  •  cONT     ET  •  COH  •  Xil  •  1  ■  VLP 
pann  ■  <X)-et  ■  i  ■  vlp  ■  bat  •  (Xi  •  ET  -"l  •  FL  ■  VLP  ■  IIISP  •  oo 
'■t-  I-  vlp  ■  petrianor  ■  AELA  •  oo  •  ET  ■  T  •  AVG  •  NER 
cr-eti-   vlpla  ^BRITT  •  c»  ■  ET    •   I  •  HISPAN 
et  ■  I  ■  lusUan       et  ■  II  ■  HISP  ■  SCVT    •    ET  •  I  •  CY 
ren  ■  et  ■  ii  ■  alpiH      ET  •  Vl  •    THRAC    •   ET    •    SVNT 
in    ■  aegjrp    ■    et    ■    in    ■    tyrEN    ■    SVB    •    MACRINIO 
amo     ■    praef    ■     quiNQ     ■     ET     ■     VIGINT     ■     STIP 
EMERIT     •     DiMISS     •    HONEST         MISS         QVOR 
NOMIN    •    SVBSCRIPT     •     SVNT    ■    CIVIT    •    ROMAN 
QVI  •  EOR  •  NON  •  HABER  •  DEBIT  •  ET  •  CONVB  •  CVM 
VXOR    •    QVAS        TVNC    •    HABVIS     •     CVM    •    EST 
CIVIT  •  IS  •  DATA  •  AVT  ■  CVM  •  IS  •  QVAS     POST 
DVX  •  DVMTAXAT     SINGVLIS 

A     D  •  V  •  K  •  OCTOBRIS 
SEX     CALPVRNIO  •  AGRICOLA 
TI  •  CLAVDIO  •  IVLIANO  Qos 

COH  ■  I  •  VLPIA  •  BRITTON  •  oo  •  CVI  ■  PRAEST 
L  •  NONNIVS  ■  BASSVS  •  PICEN 
EX  •  PEDITE 
LVONERCO  •  MOLACI  •  F  •  BRITT 
DESCRIPT  •    ET       RECOGNIT  •   EX  •  TABVL  •    AER 
QVAE       FIXA    •    EST  •  ROMAE    •    IN  •  MVR     POST 
TEMPL  •  DIVI  •  AVG  •  AD  •  MINERVAM. 

TOMO    XXXV.  ,, 


258 


m 


Imp     ■     M    •     Aurelius     •     Antojiinus     .     Aug 
Pontif  •  Max   •    trib  •  pot   ■   xr  ■  cos  ■  in  •  et 
[nip    •    Caes    •    L    •    Aurelius    •    Verus    ■    Aug 
ttibunic     •    potest     •     Cos     ■     ii     •     divi 
Antonini    ■    PU    •  f  ■    divi  ■  HaDriA.m   •  NEPO 
tes    ■    divi    ■    Traiani  ■  PaRTHICI  •  PRONEPO 
tcs     •     divi     •     Nervae     ■     ABNEPOTES 
Nomina    ■     militum     ■     qui    •    MILITAVERVNT 
in  ■  cohortibus    ■   praelOmS,  ■  DECEM  ■  I  •  II 
III  ■  ly  r    yj-  rii  •  riii  •  /X  •  X  ■  ET  •  VRBANIS 
quinque   ■  X  ■  XI  •  XII  •  xiil  •  XIV  •  SVBIECIMVS  (i) 
qui    ■  fortiter   •   et    ■    PIE    •    MILITIA    •    FVN 
cti  ■  sunt  ■  ius  ■  tribuimuS  •  CONVBI  •  DVINITAXAT 
cum    ■    singulis    ■    et    ■    prlMlS     ■     VXORIB\"S 
ut    ■    etiamsi   ■   peregrim    •    IVRIS   •   FEMINAS 
in  ■  matrimonio  ■  suo    ■    IVNXERINT   •   PROIN 
de'  liberos  ■  tollaJUT  •  AG  ■  SI  •  EX  ■  DVOBVS 
civibus  ■  romanis  •  NATOS 

a  •  D  ■  PR      NON  •  MAI 

CELSO  •  PLANCIANO 

m-IDIO   •  CASSIO  •  QOS 
coH  •  X  •  URB 

F   •   ARN    •   APPOLLONIANO    •    TEATE 

descripT  •  ET  •  RECOGNIT  •  EX  •  TABVLA  AER 
quae  -fixa-  esl  ■  ROM  •  IN  •  MVRO  •  POST  •  TEMPL 
divi  ■  AVG  •  AD  •  MINERVAM. 

(ij  Piis  viiidicibus? 


VI. 


Eslerna  prima  reintegrata  con  I'lnterna  prima. 


Iinperator  Caesar,  divi  Marci  Jntonini  Pii ,  GermaJiici,  Sariihiiifi 
filiuSf  divi  Commodi  Jratev ,  divi  Antonini  Pii  nepos ,  divi  At/riniii 
pi-onepos,  divi  Traiani  Partluci  abnepos ,  divi  Nervae  adnepos  ( i ), 
Lucius  Septimius  Severus  Pius ,  'Pertinax ,  Augustus  ,  Ar<ihi- 
cus  ,  Adiabenicus  ,  Parlicus  ,  Maximus  ,  ponlifex  maximas  , 
tribunicia  potestate  decimum  sextum ,  imperator  niidciimum  , 
consul  tertium ,  pater  patriae. 

Imperator  Caesar ,  Lucii  Septimii  Severi  Pii,  Pertitiacis ,  Aui^usii , 
Arabici,  Adiabcnici,  Parthici,  Maximi  fdius  ,  divi  Marci  Aiilo- 
nini  Pii,  Germanici ,  Sarmatici  nepos,  divi  Antonini  proiirpos, 
divi  Hadriani  abnepos,  divi  Traiani  Partluci,  et  divi  Nervae 
adnepos. 

Marcus  AurelUus  Antoninus  Pius ,  Augustus ,  tribunicia  potestate 
undecimum,  imperator  iterum ,  consul  tertium. 

Nomina  militum  qui  militaverunt  in  cohortibus  Praetoris  decent; 
prima,  secunda,  tenia,  quarta,  qulnta,  sexta,  septima,  oclava, 
nona ,  dccima;  piis  vindicibus  :  qui  pie  et  fortitcr  mililia  fundi 
sunl;  ius  tribuinius  conubi,  dumlaxat  singidis  et  primis  uxoribus , 

ut  etiam  si  peregrini in  matrimonio  suo  iunxerint  (2) 

tollant,  ac  si  ex  duobus  civibus natos. 


(i)  Exterior  pos. 
(a)  Interior  iuxcriut. 


260 

VII. 


.  .  .  M V 'MED  •  AEG  .... 

M  •  AVR  •  VAL  •-  MAXIMIAN  •  GERM  .... 
SARM  •  V  •  ARM    •   II    •   MED  •  M  •  AR      M  . 
.  . .  VAL  •  CONST ANTI    V  •  FI    G    VAL     MAX 
.  .  R  ■  INIARM      CARM  •  V    AR     M      MED  •  M 
N  .  .  IN  •  MILIT      QVI  •  MILITAVER  .  .  . . 


.  I  •  AVF 
il      PPR 
.  ANDI     FFI 
. . .  Ill  •  PPP 


I 


AVVISO  AL  LEGATORE 


Nella  parte  delle  Scienze  Fisiche  e  Matematiche 

Le  Tavole  I  a  X,    notale    col  n.°  di  pagina  i3i  ,    pongansi  dopo 

la  pag.    146. 
Le  Tavole  I  a  XII,    senza  numero    di  pagina,   pongansi  dopo  la 

pag.   174. 
Le  Tavole  I  a  XIV,  notate  col  n."  di  pagina  307,  si  pongano  dopo 

la  pagina  378. 

JSella  parte  delle  Scienze  Morali,  Storiche  e  FUologiche 

Tar.  I  a  III ,  notale  rispcltlvamente  coi  numeri  di  pagina  5,3, 
35,  si  pongano  tutte  e  tre  con  I'ordine  anzidetto,  dopo  la  pa- 
gina  100  bis. 

Tav.  V  e  VI,  notate  col  n.°  di  pagina  aoa,  si  pongano  dopo  la 
pagina  21 6. 

Tav.  VII,  notata  col  n."  di  pagina  202,  si  ponga  dopo  la  pag.  260. 


'..Vx j'v^o^o^"^  o  OiWs';o>?u  ^\^n•^o■ 


^  0   !:jji;...r]  lU 


1  ,j  in  r.  l*.Yny[ 


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