^. l\0^.^ ^6:
MEMORIE
DELLA
REALE ACCADEMIA
DELLE SCIENZE
DI TORINO.
TOMO XXXV.
TORINO
DALLA STAMPERIA REALE
MDCCCXXXI.
l*-- fi-
A SUA SACRA REAL MAESTA
Appena salito al trono degli avi vostri, o Sire, avele
voluto rivolgere un guardo di Jcivore agli scienzinti, ed
amiunziare cost dall'aUo la sovrana protezione alle scienze.
Ben tosto poi, neW ordinar la riforma delle vecchie leggi,
avete Jralle altre cose accennato', che si prendessero a con-
siderare i progressi delle umane cognizioni.
Qiiindi nel ricreare, con sapientissima provvidenza, epper-
cib con essenziali miglioramenti , un antico isiituto fonda-
mtntale dello stato , avete di piic voluto dare un espresso
cenno del conto in cui tenete le buone dottrine insieme
co' savii che a lor potere s'adoprano per farle servire al
puhblico bene.
Questi ed altri tali auspizii lietissimi hanno felicemente
inaugurato il regnar vostro ; ed erano e saran sempre
conformi a'caldi voti d'una nazione Jra tutte segnalaia per
incessante corrispondenza d'amore colla liinga serie, unica
al mondo , di principi eccelsi , da Dio destinati a salva-
mento d' Italia , ad esenipio di Europa.
Teste si c vcduto , con qnal prontezza , con quanta
iirdore , per supplire a nwmentnnea necessila dell'erario ,
siunsi aperti suhito , ad una sola chiamata vostra, non pure
i gran forzieri , ma perfino i piccioU scrigni.
E noi gareggiando con qunlunque de' sudditi nella devo-
zione inviolahilc alia sacra persona vostra, come nel vivo
zelo a secondare , in cib che ne spetta , le vostre magnanime
inlenzioni, noi vorremmo dame findora esimie pruove. Sia
frattanto accetta , quasi per arra, Vojferta ossequiosissima
die prendiamo ardire di fare ^ a Vostra Maesta dedicando
la continuazione de' volumi accademici , e spezialmente
questo trentacinquesimo , nel qual pure non manca qualche
frullcvole applicazione degli studii nostri a gravi e dijjicili
arsumenti di stato.
Noi sianio e saremo costantemente
della JNIaestv Vostra
umilissimi seivitori e sudiUU feilclissiini ;
gli accademici delta vostra accademia di scienzc.
In adaoanza di classi unite, aJdi ii il'ottobrc, I'anno M DCCC ■ XXXl
INDICE
DEL TOMO XXXV.
E
lenco degli Accademici Nazionali ..... Pag. (vir)
Doni fatli all' Accademia Reale delle Scienze , dopo la
pubblicazione del "Volume precedente . . . . » (^"0
Matazioni accadute nel Corpo Accademico dopo la pub-
blicazione del precedente Volume « (xxxv)
CLASSE DI SCIENZE MATEMATICHE E FISICHE.
M E M O R I E.
Note sur le calcul de la partie du coefficient de la grande
inegalite de Jupiter et Saturne , qui depend du carre
de la force perlurbatrice. Par M/ Plana . . . . » t
Esposizione di un altro metodo per determinare le radici
immaginarie delle equazioni numeriche, in supplemento
a quelle inserito nel Tomo XXX delle Memorie della
R. Accademia di Torino. Di Geminiano Poletti . • >' 79
Esperimenti fatti alio scopo di ritrovare un metodo piu
opportuno per conservare alcune preparazioni anato-
miche e patologiche e vaniaggi ottenuti dal Professore
Francesco Hildebrandt ■ . » gS
(iv)
Delia struttura dcgli emisferi celebrali. Del Professore
Luigi Rolando Pog- '°^
Aloysii Coi.t.A. lUustrationes et icones rariorum stirpium ,
quae in ejus horto Ripulis fJorebant annis iSa'j-aS,
addita ad Ilortum Ripulensem appendice IV. . . » i^^
Sur la composition de I'or natif duPiemont. Parle Docteur
^'ictOl• MiCHELOTTI )) 323
Kssai statistique sur la mortallte' dans les anciennes troupes
de S. M. le Roi de Sardaigne en temps de paix. Redige
d'apres les observations inedites recueillies par M/ le
Coraie MoROzzo. Par le Docteur Jean^Jacques Bokiko » 233
Del passaggio dei fluidi alio staio di solidi organici , ossia
formazione dei tessuti vegetabili ed animali dei vasi e
del cuore. Del Prof. Luigi Rolando » 307
Note sur quelques formules exposees dans le Memoire sur
le problume de la perturbation des planetes publie dans
le Tol. XXXm. Par le Ghev. Cisa de Gresy ...» 379
Addition a la Note sur la partie du coefficient de la grande
inegalite de Jupiter et Saturne , qui depend du carre
de la force perturbatrice. Par M.' Plana . . , . » Sgi
CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE
E FILOLOGICHE.
Pag.
I
MEJUORIE.
Di un decreto di patronato e clientela della Colonia Giulia
Augusta Usellis, e di alcune altre anlichit^ della Sar-
degna. Lezione Accademica. Del Professore Costanzo
Gazzera
ConsiderazionI Jntomo alia ristaurazione delle scienze di
Stato seguita in Italia circa la mela del secolo XVI. Di
S. E. il sig. Conte Gian-Francesco Galeani Napione
DI CoCCONATO
Descrizione e spiegazione di tre idoletti di bronzo ritrovati
in Sardegna. Del Cav. Alberto Ferrero della Marmora » i6i
Pensieri sull'istinto tanto negli animali che nell'uomo. Del
Prof. Giacinto Carena
)) 19 1
Lezione intorno ad un diploma di demissione militare del-
rimperatore Nerva, ritrovato in Sardegna. Del Cav. D.
Lodovico Baille .
» 201
Notizia di alcuni nuovi diplomi imperiali di congedo mili-
tare , e ricerche intorno al consolato di Tiberio Catio
Frontone. Del Prof. Costanzo Gazzeba „ 3,-
101
(Vll)
ELENGO
DEGLI ACCADElVllCI NAZIONALI
RELl'otTOBRE del MDCCCXXXl.
Presidente.
Balbo, Conte Prospero, Ministro di Stato, Cavaliere cli Gran
Croce, Presidente dclla Sezlone di Finanze nel Consiglio di Stato,
Decurione della Citta di Torino.
F'ice-Presidente.
Lascaeis di Ventimiglia , Marchess Agostino , Scudiere nella
Real Cone , Colonnello aggregate alio Stato Maggior Generate ,
Decurione della Citia di Torino , Cavaliere dell' Ordine Militare
de' Santi Maurizio e Lazzaro , Memtro del Real Ordine Militare
di Savoja, Cavaliere dell' Ordine di Leopoldo , Yice-Presidenle della
Regia Camera d' Agricoltura e di Commercio , Direttore della Reale
Societi Agraria, Consigliere di Stato ordinario.
Tesoriere.
Petron, Abate Amedeo, Teologo Colleglato, Professore di Lingue
Orientali nella Regia Universita , Cavaliere dell' Ordine Militare
de' Santi Maurizio e Lazzaro>
(vni)
CLASSE DI SCIENZE FISIGIIE E MATEMATICHE
Direttore
GioBERT Giovanni Antonio , Professore di Chimica generale ed
npplicata alle Arti , nella Regia Universita.
Segretario
Carena Giacinto, Professore di Filosofia, Professore straordinario
degli Stiidi Fisici nella Regia Accademia Militare.
^ccademici resideHti
Balbo, Conte predelto.
VicHARD di S. Real , Cavaliere Giacomo , Cavaliere di Gran
Croce, Intendente Generale d'Azienda.
IMrcHELOTTi , Cavaliere Ignazio , Ispettore generale del Corpo
Reale degl' Ingcgneri clvill e delle Miniere , Direttore dei Regi
Canali , Professore Emerito di Matematica nella Regia Universita,
Direttore del Regio Stabilinaento Idraulico , Membro della Societa
Italiana di Scienze residcnte in Modena, e della R. Societa Agraria
di Torino, Cavaliere dell' Ordine Militare de'Santi Maurizio e Laz-
zaro , Decurione della Citta di Torino, Membro del Congresso per-
manente d' acque e strade , c del Regio Consiglio degli Edili.
Rossi Francesco , Professore Emerito di Chirui'gia nella Regia
Universilh, Cavaliere dell' Ordine Militare de'Santi Maurizio e
Lazzaro.
Pad VAN A, Conte Michele Savcrio , Intendente generale, Decu-
rione della Citta di Torino , Bibliotecario di S. M.
(.X)
BiDONE Giorgio , Professore d' IdrauIIca nella Rcgia Unlversita.
Plana Giovanni, Regio Astronomo, Professore d' Analisi nella
Regia Univci'sita , Direttore Generale dej^li Studi nella Regia Ac-
cademia Mililare , Cavalicre dell' Ordine Militare de'Santi ^lauiizio
e Lazzaro , c dclla Corona ferrea d' Austria.
MicHELOTTi Vittorio, Professore di Chimica Medico-Farmaceu-
tica nella Regia Universita , Membro del Consiglio delle Minierc,
Professore di Metallurgia e d' Analisi dei minerali nella Regia Scuola
Teorico-pratica di Moutiers.
CiSA DI Gresy , Cavaliere Tommaso , Professore Emerito di
Meccanica nella Regia Universita , Cavaliere dell' Ordine Militare
de' Sand Maurizio e Lazzaro.
BoRSON , Abate Stefano , Professore di MIneralogia nella Regia
Universita , Direttore del Museo di Storia Naturale , Membro del
Consiglio delle Miniere , Professore Emerito di Mineralogia e Geo-
logia nella Regia Scuola Teorico-pratica di Moutiers.
Bellingeri Carlo Francesco , Medico di Corle , Dottore Colle-
"iato di Medicina.
AvoGADRo DI QuAREGNA, Cavalicrc Amedeo , Professore Emerito
di Fisica sublime nella Regia Universita , Mastro Uditore nella
Regia Camera de'Conti.
CoLLA Luigi , Avvocato Collegialo.
Re Gian-Francesco , Professore di Botanica e di Materia Me-
dica nella Regia Scuola Veterinaria.
Lascaris di Ventimiglia , Marchese Agostino , predetlo.
Moris Giuseppe Giacinto , Professore di Medicina , Direttore
deir Orto Botauico della Regia Universita.
Lavim Giuseppe , Dottore in Filosofia , Professore Soslituito di
Chimica medica e farmaceutica nella Regia Universita.
Canti!i Gianlorenzo , Dottor Collegiato di Medicina, Professore
Straordinarlo di Chimica generale applicata alle Arti , nella Regia
Universita , Membro del Consiglio delle Miniere.
Tom. XXXV "
Della Marmoha , Cavaliere Alberto , Mngglore nel Corpo Rcale
dello Stalo Maggiore Generale , Membro tlel Real Ordlne Militare
di Savoja.
Accademici non vcsUlenti.
Gautiehi , Cavaliere Giuseppe , Ispettore generale de' boschi
in Milano , Cavaliere dell' Ordine Militare de' Santi Maurizio e
Lazzaro.
MuLTEDO Ambrogio, Professore Emerito di Matematica in Geneva.
BoRGNis G. A. , Ingegnere Civile , in Pavia.
BouvARD Alessio , Membro dell' Istitulo di Francia e dell' Uffi-
cio delle Longitudini di Parigi.
Bertero Carlo , Dottore in Medlcina , in Alba.
MojON Giuseppe , Professore di Chimica, in Genova.
Bertoloni Autonio , Professore di Botauica , a Bologna.
ViviANi Domenico , Professore di Botanica e di Storia Naturale
iiella Regia Universita di Genova, Cavaliere dell' Ordine IMilitare
de' SaQti Maurizio e Lazzaro.
CLASSE DI SCIENZE MORALI , STORICHE E FILOLOGICHE.
Direltore.
PnovANA Conte Michele Saverio , predetto.
Segretario.
Oazzera .\bate Costanzo , Professore di Filosofia , Assistente
nclla Biblioteca della Regia Universita.
Accaiteinici resideiiti.
RoERO Di Revello , nata Saluzzo , Contessa Diodata.
Saluzzo , Cavallere Cesare , Membro del Consiglio delle Arti ,
Comandante gcnerale della Reale Accadeqaia Mllitare , Decurione
della Citta di Torino , Govci'iiatore delle LL. AA. RR. , Cavallere
deir Ordine Militare de' Santi Maurizio e Lazzaio.
Provana , Conte , predelto.
Carena, Professore , predetto.
BoucHERON Carlo , Segretarlo di Stato onorarlo , Professore di
Eloquenza Latina e Greca nella Regia Universita , Professore di
Belle Lettere nella Regia Accademia Militare , Cavallere dell' Ordine
Militare de' Santi Maurizio e Lazzaro.
Pevron, Abate Amedco , predetto.
Bardcctii, Abate Pietro Ignazlo , Direttore del Museo di Anti-
cUitJi, Professore Emerito diLogica e Metafisica nella Regia Universita.
Bessone, Abate Giuseppe, Doitore CoUagiato in Leggi, Blblio-
tecario della Regia Universita.
Randoni Carlo , primo Architetto civile di Sua Maesla , Capi-
tano nel Corpo Reale degl' Ingegneri civili , Membro del Regie
Consiglio degli Edili.
Cordero de' Conti di S. Quintino, Cavallere Giulio, Conserva-
tore del Regio Museo Egizio.
BiONDi, Conte Luigi , iNIarchese di Badino, Magglordomo e So-
praintendente generale della Casa ed Azienda della fu S. A. R. la
Duchessa del Chiablese , Cavallere dell' Ordine Militare de' Santi
Maurizio e Lazzaro.
SoMis di Chiavrie , Conte e Presldente , Giambatista.
Manno Cavallere Giuseppe , primo Uffiziale nella Regia Segre-
leria di Stato per gli afiari interni , Segretario privato di S. M. ,
Consigllcre nel Supremo Real Consiglio di Sardegna , Cavallere
deir Ordine Militare de' Santi Maurizio e Lazzaro.
(XI,)
Falletti di BAROLd , Marchese Tancredi , tie' Decurioni della
Cillii di Torino , Cousiglierc di Stato ordinario.
Sauli D' Ici.iaxo , Cavaliere Lodovlco, Gonsigliere di Legazione,
Cavalicrc doll' Ordine Miliiare de' Santi INIaurizio e Lazzaro.
O.MODEj'IYancesco, Cavaliere degli Ordini Militari de'Ss. Mau-
rizio c Lazzaro, e di Savoja, Direttorc degli Stiidi Militari nella
Keale Accadeinia Militare, Luogo-tcnente Colonnello Comandante
il I." lleggimento d'Artiglieria.
ScLOPis, Conte Fcderico, Senalore ncl Reale Senate di Piemonte.
Balbo, Conte Cesarc.
CiEnARio , Nobile Gio. Luigi, Intendente , Soslituito del Procu-
latore gencralc di S. M.
Saldzzo, Conte Alessandro, Ministro di Stato, Maggior Gene-
rale , Commendatore dell' Ordine Imperiale di Leopoldo , Presi-
dentc della Sezione deU'Interno del Consiglio di Stato.
Della JIaumora , Cavaliere Alberto predetto.
Accademici non vesidenti.
Fea Carlo , Bibliotecario della Chigiana , in Roma.
Maistre , Come Savcrio , Genci-ale negli Eserciti dell' Impera-
lore di Russia ^ in Pictroburgo.
Raymond Giorgio Maria, Regio Professore, in Ciamberi.
De Loche de INIouxy , Conte Francesco , IMaggiore Generate
nel Regio Esercito , in Ciamberi.
P)AiLLE , Cavaliere Don Ludovico , Segretai'io della Regia So-
ciela .\graria ed Economica di Cagliari.
(xni)
DONI
rATTI
kLLX REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE
dopo la pubblicazione del precedente f^olume , XXXIf^.
(dall'aprile i83o , al giugno i83i. ]
X/elle lodi dell' Abate Filippo Farsettl , orazione recitata nella
I. R. Accademia di Belle- Arti in Venezia, il a agosto 1839, da
Pier-AIessandro Paravia Jadrense Socio corrispondente della R.
Accademia delle Scienze di Torino, ec. ec. , in 4°
"Vita di Alessandro Vittorio Papacino D' Antoni , Comandante
delle artiglierie , e Luogotenente Generale ; del Conte Prosper©
Balbo, I vol. in 8.°
Parere della R. Accademia Torinese scritto nell' anno mdcclxxxt
dair Abate Tommaso Valperga di Caluso , Segretario perpetuo della
medesima , sull' uso delle stufe pel grano , e generalmente su tutto
cio che puo convenire per conservarlo , in 8.°
De'vizj de'Letteraii, libri due, del Cavaliere D. Giuseppe Manno ,
Membro della R. Accademia delle Scienze di Torino , ec. Seconda
edizione. Milano , Silvestri i83o, i vol. in 8.° piccolo.
Reponse de M.' Klaproth a quelques passages de la Preface du
Roman Chinois intitule Hao Khieou Tchhouan , traduit par M.' J.
F. Davis , in 8."
Biografia degli Scrittori Perugini , e nolizie delle opere loro or-
dinate e pubblicate da Gio. Battista Vermiglioli. Tom. II. E = U.
Perugia, Baduel , 1829, i vol. in 4-°
DONATORi
Paravia
Balbo
Mi
anjio
Klaproth
f-'ermigUoli
Molin
Joinard
(mv)
Sopra la Velerinaria di Pelagonio pubblicata in Fireiize nel
182G qual opera originnlmente lalina. Memoria del D. Girolamo
Molin , Professore di Jledicina compaiala nell' I. R. Universita di
Padova , Medico della Socictu Medica di Emulazione di Parigi ,
ec. Padova, Ti|)ografia del Seminario 1828 , i vol. in 8.°
Explicalion sommaire de plusieurs planches representant I'in-
scriplion inlcrmediaire de la Pierre de Rosetle. Paris, Imprimerie
Rojale, in foglio.
Memoire sur les Inscripiions anciennes recueillies en Egyple ;
par E. Jomard , in foglio.
Description des anliquitcs D'Alhribis , de Tlimuis , et de plu-
sieurs nomes du Delta oriental; par M. Jomard. Paris, Imprimerie
Royale, mai 1829, in foglio.
Description dcs antiquites de la Ville et de la province du Kaire,
par M. Jomard, Paris, Imprimerie lloyale , fevrier 1829, in foglio.
lude.x geographique , oil liste generale des noms de lieux de
I'Egjpte , distriliuce par provinces , et servant de concordance
entre les Mc'moircs de la Description de I'Egypte el les Planches
do I'Atlas geographique , in foglio.
Explication sommaire de deux planches relatives a la Geogra-
j)hie comparce. Paris , Imprimerie Royale, in foglio.
Description dcs antiquiics du nome Arsinoite , aujourd'hui Le
Fayoum. Paris, Imprimerie Royale, juillet 18 18, in foglio.
Description dcs antiquites de I'lleptanomude par E. Jomard.
Paris , Imprimerie Royale, juillet 1818 in foglio.
Description d'.inlinoe; par E. Jomard. Paris, Imprimerie Royale,
juin 1818 , in foglio.
Description generale dc Memphis et des Pyi'amides , accompa-
gnee de remarques et de recherches gc'ographiques et historiques;
par M. Jomard, avec un atlas de cartes geographiques , desseins
de monumens etc. Paris , Imprimerie Royale 1829 , in foglio.
Remarques sur les signes numeriqucs des anciens Egyptiens ,
fragment d'un ouvrage ayaut pour litre: Observations et recherches
(XV)
nouvelles sur les Hyerogl} plies , accompagnee d'on tableau rae-
thoclique des slgaes ; par E. Jomai'd. Paris, Imprimerie Royale ,
in foglio.
Reinarques gcographiques sur les parties iiifdrieui'es du Cours
du Senegal et de ceux de la Gambie; accompagnes de deux cartes
et d'une note sur les positions de Tonibouclou et du Sego. Paris ,
Everat , 1828 , in 8."
Epiihalamia exoticis linguis reddita. Parmae , Ex Regio Typo-
graplieo 1775 , in folio grande. Leg. s. r.
II Viaggio, Canti di Calliroe Sebezia. Napoli, Stamperia Francese ,
i83o 8.° piccolo.
Remarques et recherches ge'ograpliiques sur le voyage de M.
CaMlie dans I'Afrique Centrale. Par M. Jomard , membre de I'ln-
stitut , I vol. in 8.°
Notes extraites d'un voyage scientifique , fait en AUemagne
pendant I'ete de 1829 par M. Quetelet Directeur de rObservatoire
de Bruxelles , de I'Institut des Pays-Bas , etc. Bruxelles , Hayez ,
i83o , in 8."
Recherches sur I'intensite magnetique de diflerens lieux de
I'Allemagne et des Pays-Bas , par A. Quetelet. Bruxelles , Hayez ,
i83o , in 4'°
Considerations sur les blocs erratiques de roches 'primordiales ,
par Engelspach-Lariviere , etc. Bruxelles , De Gre'ef-Laduron ,
1829, in 8.°
Nouvelles archives historiques des Pays-Bas, ou recueil pour la
Geographie , la Statistique , et THistoire civile, militaire, religieuse,
politique et litteraire de ce royaume ; publie par le Baron de
Reiffenberg, n.° 2 septembre 1829, n." 3 novembre 1829, n.''4 ,
fevrier i83o. Bruxelles , de Mat, in 8."
Mcmoire sur I'alternance, ou sur ce probleme: La succession al-
ternative dans la reproduction des especes vegetales vivantes en so-
ciete, est-elle une loi generale de la nature? par M. Dureau de
la Mialle. Paris , Bechet , 1826, in 8."
Jomard
Di Barolo
Cecilia Follieio
Jomard
Quetelet
De Greef
Laduron
Reiffenberg
Dureau
de la Malle
Dureuu
(te lu Millie
Boluffi
l>uraiilc
'J'rompeo
Guitlier
Bureau ties
Longitudes
D'Harcourt
(xr.)
Recherches snr I'histoire anciennc , Torigine et la pai-tie dcs
cereales , et nommemcnt du ble et de I'orge , par M. Bureau de
la Malle , Menibrc de I'lnstitut. Paris, Crochard 1826, in 8.°
Recherches sar I'Histoire ancienne de nos animaux domestiques
el de nos plantes iisucUes. Par M. Dureau de la Malle , Membre
de I'lnstitut Crochard 1 829 , in 8.°
Memoire sur la position de la Roche Tarpeienne. Lu a I'Aca-
demie des Inscriptions et Belles-Lettre , par M. Dureau de la
Malle , Corrcspondant de cette Academies Membre des Academies
de Naples , Turin , Londres etc.
De rinfluence de la domeslicite sur les animaux, depuis le com-
mencement des temps historiques jusqu'a nos jours. Par M. Dureau
de la Malle. Didot , in 4-°
Alcune mie idee sul gusto del secolo presente. Livorno, Pozzo-
lini i83o , in 8.°
Ode sur la paix d'Andrinople signe'e le 14 septembre 182c).
Turin , Botta , in 8.*
Prospetlo statistico del Regio Manicomio di Torino nell' anno
1829, del Doltore Benedetto Trompeo , Medico dell' Istituto pre-
detto, R. Ripelitore di Medicina , Membro Corrispondente delln
Reale Societa Agraria di Torino , della Sociela Medico-Chirurgica
di Bologna cc. Torino, Fontana , i83o, in 8.
Mcmoire sur une nouvelle deterreVnalion de la latitude de Ge-
neve , precede d'un coup d'oeil sur celles qui ont ete obtenues
anierieurement ; par Alfred Gauiier , Docteur es-sciences de I'Aca-
demie de Paris , et Professeur d'Astronounie dans I'Acadcmie de
Geneve. Geneve, J. Barbezat et Comp. i83o, in 4°
Annuaire pour I'an 1829, presente au Roi , par le Bureau des
Longitudes. Paris, Bachelier 1828, in 12.
De la protection que les differentes industries 'agricoles et ma-
nufacturicres doivent et peuvent attendrc du Gouvernement ; par
M. le Vicomte Emmanuel D'Harcourt, Membre du Conseil Royal
d' Agriculture , et de la Societe Royale et Cenirale d'Agriculture*
Paris , Mad. liuzard 1 829 , in 8 °
(xvn)
Ornitologia Toscaoa ossia tlescruLoiyi.^jji^jprix.ileg^/t^cIU' die
trovansi ncHa Toscaua., can r^i^giHiil?. 4^iHfi,x|f,^c]|ji;fi9ui ilijUiUi gU
altri proprf.-ai limawCJato cVIU^i^. D!e|;|)Ql)t9re{Pa,9ljPj^apfi, Piff^sore
di Pisa, ccc tomo secoudo.rPifSa , Nistci,..i&2r]^^j^gji[f Liiji ^/
La speranza delle Spagne. Ci^ziOAe,4ie,^e^j^(i,gojif3}i,Jvr«io,
i83o, roniba.;^.ia 8.° picGolo,q i^l-sfr rrn-ii^o.-i r.i tm tiiom'^l^
Saggi economici del sigaore, Francesco Fu9cp.,jPd^fla s^"ie,,loaQO
I e 2. Pisa, Nistri , 1835 6' 18E7 , 2 vol, in,,)^,.^,..^ ., ^i<;.
Statistique dcs provinces de Sa,Yonfi jidppeiUf;,^, jd'Acqui,^ et de
partic de la Proviuce de MondovijiJGo^j^f^ntil'^pcie^ jPepartement
de MontenoUe. Par le Comte de Clwhrpl^d^ Volvic, JZonseiller
d'Etat, Prefet de la Seine. Tome i et ^. I'jaris.jjPjdot aine i834)
ScH'i
Govean
Fuoco
Alfieri
eg}
2 vol. i
in 4.°
■fT 'lsZ 3? Si
Recueil d'observations et de memoires surl'Egyp^ejOU Description Jomard
historiqiie et pittoresque de plusieurs dejB f,pi'i;ijcjpaux monumens
de ccttc contre'e , accompagnee des recherches sur le connaissances
dcs anciens Egyptiens , et des reraarques sur la Geografie ,
rArcheologic et les Beaux-Arts , par RI. Jomai-d , Membre de I'ln-
stitut Royal de France etc. Tome 2 , 4 » 5 et 6 , 4 ^o'- ^^ 8."
De la Codification en general, et de celle de I'Angleierre , en Mejer
pnrliculier d'un serie de lettres adressees a M. C. P. Cooper Avocat
Anglais ; par I. D. Meyer , Chevalier de I'Ordre Royale du Lion
Belgique , Membre de ITnstitut des Pays-Bas , et de I'Academie
Royale dcs Sciences et Belles-Lettres de Bruxelles, Correspondant
de celle de Turin etc. Amsterdam, Diederichs freies i83o i vol.
in 8."
Recueil de voyages et de Memoires public par la Societe de La Societci di
Geographic. Tome troisieme. Paris, Bertrand , i83o, 1 vol. in 4.° Gcografia
Rapport sur I'ouvragc de M. Jacobi, intitule .• Fundamenta nova Poisson
theoiiae fiinctlouum elliplicarum. Par M. Poissou. Paris, Didot
i83o , in 4."
Tom.
XIXV
111
Moreau
lie Jonnc's
Jonmril
La Rcalc
Accademia
delle Science
di Parigi
(xvm)
Rccherqucs statisliqucs ct economifjucs sur les palurages de
I'Eiu'opc , lues a I'Acailcmies des Sciences dans sa seance du 2'^
juillct 1829; par Alex. Moreau de Jonnes , Chevalier de Sainl-
Louis et de la Legion d'llonneur , Oflicicr Siiperieur au Corps
Jloyal d'Etat-^Iajor etc. Paris , Everat , in 8.° , ' •
Aux funerailles de M. le Baron Fourier le 18 mai i83o. Di-
scours de M. Girard, de M. le Baron Cuvier et de M. Joraard,
Didot, in 4.°
Depot de Geograpliic crcc u la Bibliotlieque du Roi. Paris ,
Rigiion , in 8.°
JNolc sur un article du Quarterly Review, relatif an voyage de
M. Caillie a Temboctou. Exlrait du Moniteur du 22 avril i83o,
In 8.°
Memoires dc TAcaderaie Royale des Sciences de I'lnstitut de
France , tome ix. Paris , Didot i83o , 1 vol. in 4-°
Discours prononces dans la Seance publique tenue par I'Acade-
mie Fran^aise pour la reception de M. de Lamartine, le premier
avril i83o. Paris, Didot, i83o , in 4-°
Seance publique annucUe des quatre Academies , de I'lnstitut
Royal de France du Samedi 24 avril i83o , presidee par M. P-
S. Girard , President de TAcadomie Royale des Sciences. Paris ,
Didot i83o, in 4.°
Discours de M. Girard , Pre'sident de I'Academie Royale des
Sciences, et de M. le Baron Cuvier, Secretaire perpetuel , pro-"
nonces aux fuiicrailles de M. le Baron Fourier, le 18 mai i83o ,
in 4."
Discours de M. Castellan de I'Acade'mie Royale des BeauXTAris,
prononce aux funerailles de M. le Chevalier Taunay le 22 mars
i83o , in 4.°
Discours de M. de Feletz prononce aux funerailles de M. Fourier,
le 1 3 mai i83o , in 4-°
Jugement sur le Concours de i83o pour le prix foude par M.
de Volney , et programme du prix pour I'annee i83i, in 4"
Lisle des ouvrages envoyes an Concours des prix proposes par La R. Accad.
TAcademie Royale de rinstitut de France pour etre decernes en '^'^^le Scienze
i83o , m lolio.
Programme des prix de la Socield de Geographie , annee i83o. La Societa
Paris, Everat i83o , in 8." '^' ^^^8>-ofia
Delia patria di Publio Elvio Pertinace Dissertazione del Medico Vellavalla
Paolo Dcllavallc. Torino, Alliana i83o, in 8.°
Memoire de la Socicte Academique de Savoie. Tom. IV. Cham- La Soc. Ace.
hery, Pmhod i83o , i vol. in 8." '^* '^«*'0'«-
Sloria d' Italia del Conie Cesare Balbo Socio della Reale Acca- Cesare
demia delle Scienze. Torino, Pomba , i83o, a tomi in 8.° 2?fl/Ao
Programme d'un prix propose par la Socie'te Royale Academique La Soc. Ace.
de Savoie. Chambery , Pulhod , i83o , in 4.° <'^ Savoia
Notice analytique et bibliographique de I'ouvrage de Prudent le Iluzard
Clioyselet sur les avantages que Ton peut retirer des poules; par
J.-B. Hiizard. Paris, Mad. Huzard i83o , in 8.°
Conio reso dal Consiglio Provvisorio d'Amministrazione al Con- C'oUa
siglio Generale della Pieal Societa d' Assicurazione mulua contro
gl'incendj , intorno alle sue operazioni lelto daU'Avvocalo Coliegialo
Luigi CoUa Presidente del Consiglio Provvisorio d'Amministrazio-
ne nelia prima Radunanza del 18 maggio i83o. Torino, Chirio e
Mina in 8.°
Memoire sur la ponclion du ventre consideree comme moyen Dupasquier
d'obtenir la guerison radicale de THydropisie ascite. Par Alph.
Dupasquier, Medecin de I'Hotel-Dieu deLyon, Secretaire general
de la Societe de Medecine de la meme viile etc. Lyon , Babeuf
»33o , in 8."
Dissertation Medico-lcgale sur les signes et symploraes de I'em-
poisonnement par I'acide arsenieux sur la valeur de ses caractercs
etc. et reponse :i uu memoire a consnlter rciailf a uiie accusation
d'empoisonement porlee devant la Cour d' .Assises du Dcparlement
de I'Ain , centre Mad. D'A** ne'e Josephine. Par. \.lpli. Dupasquier
Lyon, Babeuf i83o , in 8."
Bcrtem
Contc CnssilLi
Societu
IJnnearKi ili
Loiuiro
Poretlii
Muz-J
Aldini
Dc-Rohmdis
Canina
(XX)
El Mercuiio Cliileno. N.i-xvi. Abril-diciembre de 1828, Enero-
Julio de iSac"), Santiago dc Chile, in 8.°
Monuinenti dellArchileUura antica , Letterc al Conte Giuseppe
Franchi di Pont. Pisa, Capurro 1830, 3 vol. in 8."
DcU'uso e doi pregj della Lingua Italiana. Libri tre , con un
discorso intorno alia Storia del Piemonte. Torino, Balbino e Prato
I'ji)! a vol in 8.°
The transactions of the Linnean Society of London. Volume xvi.
Part the second. London i83o i vol. in 4°
List of the Linnean Society of London iS3o in 4-°
Avviso allc persone slorpie e conlrairntte , e specialmente a
quelle alTeite dal gobbo , del Chirurgo Ernista delle Regie Truppe
Barlolommeo Borella Ortopedisia pensionato da S. S. R. M. e Di-
reltorc del R. Stabiliinento Ortopedico. Torino i83o Ghiringhello ,
in folio , con fig.
Delle Iscrizioni di Luigi Muzzl Accademico della Crusca. Cen-
turia IlIL Forli 1828, e Centuria V. Prato 1829, 2 vol. in 8."
Experiences failes a Lonilre pour pcrfeclionner et faire connailrc
plus genoralement Tart de se preserver de Taction dc la flamme;
par M. le Chevalier Jean Aldini. Paris, Mad. Huzard i83o, in 8."
Art de se preserver de Taction de la flamme , applique aux
Pompiers , et a la conservatiou des personncs cxposccs au feu ;
avec line scrie d'experiences failes en Italie , a Geneve et a Paris;
par M. le Chevalier Jean Aldini. Paris, Mad. Huzard i83o, i vol.
in 8.°
Stalistica Medica , Probabililh della vita umana iu vari paesi , e
molivi chc la detcrmina, del signor D. Haukings. Sunto, con anno-
tazioni sopra Torino.' Torino 1 83o , Chiara , in 8.°
L'Architettura dei principali popoli antichi considerata nei rao-
numciui , delT Architetto Luigi Canina. Sezione IIL Architettura
Romana , fascicolo primo. Roma i83o , Mercuri e Bobaglia. In
4 ° grandc.
Aloysii CoUa Illustraliones et icones rariorum stirplum quae ia Colla
ejus horto Ripiilis florebant annis 1827-28, addita ad Ilortum Ri-
pulensem appendicc IV. in 4-°
Stalistica agraria della Val-di-Cliiana di Giuseppe Giulj pubblico (»'«'/
Professore di Sloria Naturale neli' I. e R. Universita di Siena ,
tomo I.* e 3.° Pisa, Capurro 1828 i83o, 3 vol. in 8.°
Journal of the Academy of natural sciences of Philadelphia. Vol. V Accad. di
VI. Part. I. Philadelphia: Printed for the Society, 1829, i vol. Filadelfia
in 8.°
Report of the transactions of the Academy of natural sciences
of Philadelphia. During the Years 1827 and 1828 , in 8."
Memorie storico-diplomatiche appartenenti alia Citta ed ai Mar- Muletti
chesi di Saluzzo , raccolte dairAvvocalo Delfino Mulelti Saluzzese,
e pubblicate con addizioui e note da Carlo Muletti , tomo terzo.
Saluzzo, Lobetti-Bodoni , i83o, i vol. in 8.°
Continuazione delle Memorie degli ScrittoH , e Letterati Parmi- Pezzana
giaDi. Tomo sesio , seguito dalla parte seconda , i vol. in 4-°
Osservazioni antropo-zootomico-fisiologiche di Bartolommeo Pa- Panizza
nizza P. O. di Notomia umana uell' I. e R. Universita di Pavia ,
con dieci tavole incise in rame. Pavia , Tipografia Bizzoni i83o ,
in folio.
Imperiale R. Istituto di Scienze , Lettere ed Aril. Programma di
quesito sulle risaje. Milano , 3o luglio i83o.
Di un' Epigrafe antica nuovamente uscita dalle escavazioni Bre- Labus
sciane , Dissertazione del Dottor Gioauni Labus. Milano , Nanini ,
j83o, in 8.°
Axinales scholae Clinicae Medicae Ticinensis. Aiictore Francisco Hildenbraiul
Nob. ab Hildenbrand Med. Doctore; artis oculariae Magistro; Praxeos
medicae, Pathologiae ac Therapiae specialis Professore P. O. etc.
Pars altera. Papiae , Bizzoni, i83o, i vol. in 8."
Lezioni di Fisiologia di Lorenzo Martini , tomo ottavo. Torino , Martini
Fomba i83o, i vol. in 8.°
KUiprolh
Societu
/Iccadeinicu
tli SuK'oia
I ''under Muelcn
Giu'riri
/'. Ainbrosio
II !i'i;iiiiitin
L' .■tcrurteniiii
lit Berlino
'J uiicHi
Dernier mot sur le Dictionnaire Chinois du Docleur Robert
Morisson par M. J. Klaprolh. Paris , in S.°
Programme d'lm prix proposr jiar la Socielc Royale Acaclt-mique
de Savole , pour Ic meilleiir ouvrnge sur IM. Ic general Cointe de
Boigne.
Programme d'un Concours pour i832 , propose par la Sociele
Royale Academique de Savoie sur la question du dessechemenl dcs
niarais de ce Duelie.
Geographie en douze diclionnaires par Ph. Vander Maelen ,
Membre de I'Academic Royale des Sciences et de Belles-Lellrcs
de Bruxelles , etc. Prospectus. Bruxellcs, i83o, in 8."
Mesures barom«triques suivies de quelques observations d'Hisloirc
Naturelle et de Physique, failes dans les Alpes Fran^aises, et dun
Precis de Mctc'orologie d' Avignon; par J. Gncrin , Docteur eti
Medecine, Professeur de Physique au College Royal d'Avignon etc.
Avignon, Guichard aint; 1829, i vol. in i2.°
Crastone , ossia Memorie intorno a Giovanni Crastone lelterato
Carmelitano dctto comunemenle Giovanni o IMonaco Piacenlino.
Torino , Tipografia Rcgia t83o , in 8."
Uber die Baslardcrzeugung impflanzenreiche. Eine von der
Kunigi. Akademie der vvissenschaflcn zu Berlin Gekronte preisschrif't
von A. F. VVicgmann Doctor der Medizin, privatisircndom Apotheker
in Braunscluveig, der Leopoldinisch-Carolinischen Akademie und
-Vnder gelehrten gesellschafien milgliede. Braunschweig , Druk und
verlag von Friecfrich vieweq 1828, in 4-°
Abhaiidlungen der Konigticiien Akademie der Wi.ssenschaflen zu
Berlin. Aus Jahre 183(3. Nebst der Greschihte der Akademie in
diesem Zcilraum. Berlin. Gedrukt in der Drukerei der Konigiiclicti
Akademie der Wissenschaften 1839, 1 vol. in 4°
.Sioria di una singolare ischiade degenerata in mielite sacrale con
associate successive sviluppo di altre morbosil.'l , del Dotlor Fisit o
Giuseppe Tonelli , Socio Corrispondcnle deH'AccadctDia dei Liiicei
di Roma, ec. Bologna, Nobili , 182G, in 8.°
(XIU.)
Leltera di G. Tonelll al CLiarissitno D. Carlo Cav. Speranza, Prof. Tonelli
nclla Ducale Universitu di Parma intoruo al prolillo del inclodo
endermico. Roma, Paliano , i83o , in 8.°
Guide du voyageur i Suse , el an passage du grand IMont-Cenis. Ponsero
Par J. Ponisero , Reprcsentant le Magistral du Prolomedicat de la
\iile el province de Suse, Profcsseur de pbilosopliie, iMeiiibre dcs
juntes de sante et de vaccine , Medecin de la ville etc. Suse ,
Gatli, i83o , in 8."
Tessuto di ferro applicahilc alia costruzionc de' ponti , e alle Corifi
armature e coverture di letti , inventato dal signor Abate Conli di
Parma , Professore di fisica sperimentale e di meccanica ; Socio
del R. Istilulo d' incoraggiamenlo di Napoli , e patentato da S. M.
il Re del Regno delle due Sicilie. Napoli, 1826, in 8.°Prograraraa.
Sui ponti di ferro , del medesimo. Napoli , in 8.° Programma.
Esame di alcune opposizioni proraesse intorno aU'ubicazione del- BelloiQ
r antica Savona ; deU'Avvocalo Giovanni Battista Belloro. in 8."
De' vizj de'Letterali libri due'. Del cav. Giuseppe Manno, Membro Manno
della B. Accademia di Torino cc. Napoli, R. Marotla e Vanspandoch
i83o , 3 vol. in 8.°
Necrologia del Conte Gianfrancesco Napione. Firenze 1 83o, in 8." Sauli
Nouvelles recherches sur rinscription en lettres sacrees du Mo- Graberg
nument de Rosette. Florence, Piatti , i83o , in 8.°
Chevaus Anglais de pur sang , ce que Ton doit entendre par Hazard Jih
ces mots. Par J.-B. Uuzard fds, Medecin veterinaire, Membre de
la Societc Royale , el Centrale d'agriculture et de la Societe phi-
lomatique de Paris , et de plusieurs autres Societe's savantes , etc.
Paris , Mad. Huzard i83o, in 8."
Nuovo metodo per fare I'Etiope marziale. Acqua di cannella vi-
nosa o lattiginosa. Fosforescenza del mercurio dolce. Preparazione
dell acqua di lauro ceraso ed altre acque aromatiche. Reazione della
galla sullo zuccliero e sul micle. Sciroppo di fieri di persico. Tin-
ture alcooliche , di G.Ferrari, ottobre i83o in S.°
Sociclc
d'llorticiUt.
di Pralormo
Boucheron
Costa
Afonlicrlli
FeJerigo
Scloph
D. Arco e
Negretti
Segrcteria
dpgli Interni
Livitard
f'li'iani
Gihbs
(xxiv)
Annates de la Society d'llorticullure de Paris elc. les mois de
juin , juillcl et aoiit. Paris , i83o.
Due iiiediiglie d'argenlo coniatc per I'incoronazione del Principe
primogenito di S. M. I. e R. a Re d'Ungheria.
Inscripliones pro Francisco utriusquc Siclliae Regi in jEde ma-
xima S. Joannis poslrid. id. dccembr. A. MDCGCXXX. In folio.
INluseo Numisraaiico Sabaudo , o Collezione delle monete della
Real Casa di Savoia. Mss. con disegni di monete, in folio piccolo.
Memoria suUa origine delle acque del Sebeto di Napoli anlica ,
di Pozzuoli cc. scrilta dal R. Professore Cavalier Teodoro Monti-
celli , Scgrclario perpctuo dclla R. Accademia delle ScienzCj Socio
oi'dinario del R. Istituto d' incoraggiamento alle scienze natural), e
di altre Societa estere. Napoli, Cataueo , Fernandes e Comp. i83o,
in 4.°
Lettera al Direttore dell'Antologia intorno alle Istituzioni Longo-
bardiche , i fol. di slampa , in 8.°
Museo della Reale Accademia di Mantova. Mantova , Caranenti ,
1829, in 8." Prograrama.
Nei solenni funerali di S. M. Francesco I. Re delle due Sicilie
celebrali d'ordine di S. M. Carlo Felice Re di Sardegna nella Me-
iropolitana di Torino il giorno i4 dlcembre i83o. Orazione delta
da ^^lonsignor Antonio Podesla Vescovo di Saluzzo- Torino, Stamperia
Reale , in 4°
Histoire de I'Acadc'mic de Marseille depuis safondation en t7a6,
jusq'en 1S26, par M. J. B. Lautard, Chevalier de I'Ordre Royal de
la Legion d'Honneur, Secretaire Perpeluel de 1' Academic pour la
Classe des Sciences , etc. Scconde partie. Marseille 1829, in 3."
Plantarum iEgyptiarum Decades IV. Quas vel primus descripsit,
vel observationibus illustravit Dominions Viviani , in R. Univers.
Genucnsi Boian. et Hist. nat. Prof. Genuae, typis Gesino, i&3o,in 8.'
Address of Eard Stanhope, President of the ^ledico-Botanical
Society , for the Anniversary meeting, January iG i83o. London,
i83o, in 8."
(xxv)
Elcmenii di Astronouiia coit Ic applicazioni alia Geografia ,
Naulica, Gnomonica , e Ci'oiiologia di Giovanni Santini; Pi'oCesso|*c
ili Astronomia ncU' I. R. Universita di Padova , uno del quafaiUa
della Socieli Ilaliana , ec. Edizione seconda riveduta ed aumentata
dairAutoie , due vol. in 4-" Padova 1 8i3o. ' •' -■
Dei logaritmi dei numeri negsiivi , opnscolo di G. PolelH--'^.
Professore di Matematica applicata , nella I. R. Universita di Pisa.
Pisa, Capurro i83o, in 4° '
Catalogub raisonnc de la collection minc'ralogique du Musee
d'Histoire naturelle par I'Abbe Etienne Borson ,- Profess€or de
Mifleralogie a I'Universite elc. Turin i83o, in S.*"' ! il iori?> el in
Vcdute di Sardegna. Dispensa prinoa. Torino-, presso GitJS.' Pic
librajo della R. Accad. delle Scienze , i83i ,'fol. Adaniico.
Gommentarium ' XII. Excursus Epigraphtcus , liber Raymundi
Guarini. Neapoli apud Rapliaclem Mirandii i83o, m 8.°
Delle storie di CJiierilibri qudttro'dtLuigt Cibrario , Sastituito
Procurator, Generalcdi S. M. , Socio' della R. Accademia deHfc
Scienze. Torino , Alliaua, i83i , in 12." • : i i/ "', b
Trattalo delle varie specie di Cholera Morbus di iMichele Buniva,
Professore, etnerito di Medicina etc. coiraddizidrie di alcune ilfelle
piu applaudite Memorie suUo stessi) argomento. Torino jiii'Sif',
Cassone , Marzprati e Vercellotii , in 8." ', y -r'.:: ■ ,h ■; illro
Suir Arracaclia. Noiizia del jNIarchcse Lascaris , Direltoi^e .della
R. Sociela Agraria , iSJi , in 8.^ OTJlol omairudtT"
JSotizie inlorno agli scfilti di Manoel Maria Barbosa delBocage
j)oela Poriogliese. Lettera di GioveiiaLe YegeazLai Marclicae Danaaib
Pareio. Torino, Poiiiba, i83i , in 8." i .i: . :,•!!! 9rf:ji'f;r>j T
Cento osserVaziotii al Dizionarioi' etiaiologico deile.voii-dantescliB)
deir eruditissimo signor Quirico Viviani. Torino, i83o,,Pombav in/ 8.°
Rapport au Conseil Sup^rieur de Sanui sur I'irruptioti JuGhftlfc'ra
peslileulicl en Russie , pendant I'cle et laulomne de i83b , par
Alet. Mor^BU de Jouries ,'Officier superleuvlan'Cdps Royal dEiat
Major, Meinbre et rapporteur du Conseil. nho'd ale-jil ullsb siso
Tom. xx.w ' ? niv, hlSt
Santini
Poletli
Borson
Segreteria
degli Interni
(htarini
Cibrario
Buim-a
Lascaris
Vegezzi
Moreaii
de Joiines
(«Vl)
Jionafou^ Coup-d'oeil sur I'agriculture , et les inslitulions agricoles de
quelques Cantons de la Suisse, par MattLieu Eonafous. Faris^M^d-
IXuzard , 1839, in 8.°
Se^rcteriii Medaglia di bronzo coniata pel raatrimonio di S. A. R. laPrin-
^'' cipessa Marianna di Savoja con S. M. rArciduca Ferdinando Princ
Ereditario d'Austria , Re d'Ungheria.
i\ E. it Conte Medaglia coniaU »d onore dell' Abbate TonQmaso Valperga di
^""^''^ Caluso.
Bonajoiis Excursion dans les pays de Grnyeres , ou Memoire sur les
fiomages de cette contree; par M. Bonafous, Correspondant etranger
de la Socie'le d'encouragement , de la Societe Royale et Centrale
d'agriculture etc. in 8.°
Note sur un moyen de preserver les champs de la Cuscute, par
M. Bonafous , Directeur du Jardin Royal d' Agriculture de Turin ,
etc. Paris , Mad. Huzard , 1828 , in 8."
Notice biographique sur Jos. -Franc. -Marie De Martinet , lue a
la Societe Royale ct Centrale d'Agriculture de Paris dans la seance
du i5 avrjl 1829 par M. Bonafous. Paris, Mad. Huzard 1829,
in 8."
; Lettre a M. Matthieu Bonafous , Directeur du Jardin Royal
^'Agriculture de Turin etc. sur TEducation des vers a soie et la
culture des mAriers dans le Departement de I'Aveyron , 1827,
in 8." "i3b«;.i o-i-id'
Deuxieme lettre a M. MattWeu Bonafous sur I'e'ducation des vers
a soie et la cultui-e du murier dans le departement de I'Aveyi'on.
Paris , Mad. Hiuard 1828 , in 8."
Troisieme lettre a M. Bonafous etc. , sur la culture du murier
et sur I'education des vers a soie dans le departement do
I'Aveyron, in 8."
t<' Extrait des Annales des sciences naturelles. Paris , Chochard ,
1829, in 8.° "^ •'-' •
Descrizione di un foraterra mcccanico del sig. BoflUfous pubbli-
cata dalla Rcalc Sociela Agraria di Torino. Torino, Cliirio e Mina,
i83o , in 8.*
V
(sxvii)
De remploi de la Clilorure de cliaux pour purifier lair dcs Bonafous
ateliers des vers i soie; par M. Matlhieu Bonafous, Directciir du
Jardin Royal d'agriculture de Turin etc. Memoire public par la
Societe Royale et Geutrale d'agriculture i Paris , Mad. Iluzard ,
1839, in 8."
Encore un moyen de propager la vaccine. Paris , Mad. Huzard,
1839, in 8.°
Apercu sur la culture du mikrier et I'education des vers k soie
dans quelques departemens du Centre. Par M. Matthieu Bonafous,
in 8."
Esperienze comparative tra la foglia del gelso selvatico e quella
del gelso inneslato pel nuirimento dei bachi da seta. Memoria del
sig. Bonafous , Direttore dell' Orto Agrario di Torino , Socio di
varie Accademie ec. Torino, Chirio e Mina , 1829, in 8."
Coup de oeil sur la premiere exposition des produits de I'indu-
.slrie agricole et manufacturiere dans les Etats de S. M. le Roi
de Sardaigne etc.; par M. Bonafous. Paris, Mad. Huzard, i83o,
in 8.°
Saggio sui gelselti , e sopra una nuova specie di gelso, del sig.
Bonafous , Direltore deil'Orto Agrario di Torino , Socio di varie
Accademie ec. Torino, Chirio e Mina, i83i, in 8." (4 esemplari)
Sui pozzi e fontane trivellate in alcuni luoglii della Germania , .V. Quintino
in 8.°
Discours prononce dans la Seance publique de I'Academie Fran-
oaise pour la reception de MM. de Segur et de Pongerville le 39
juin i83o , in 4-°
De M. de Pongerville, id. in 4-*
Rapport fait a I'Academie Royale des Inscriptions et Beiles-
Lellres , dans sa seance da 16 juillet 18J0, par sa Commission
des antiquiles de la France , in 4°
Annonce des prix donne's par I'Academie des Sciences ponr
I'annee 1839, in 4-° . '
/Juzard
littzard
InstitiUo
<h Francia
Huztivd
rrograinmc dcs prix proposes paiv lAcadenaie des Sciences pour
it83i ct i83ii , in 4'" .
■ ' Analyse ties liavaiix de I'Acadcmie Royale des Sciences, pendant
lanntic i%9', pailie physique, in 4-'
Academic I'ran(j.aise. Kecucil des discours prononccs dans la
Seance puhliquc annuelle du aS aoikt i83o, in 4'
Fnni rallies dc ,M. Ic Coralc de Scgur. Discours prononce, sur su
lombe ( 3o aout ii53o) in 4-' 'i «!> siaiUn «( ih2
.?: Seance publiquc de .1' Academic Royale des Beaux-Arts du 3
oclobrc i63o , in 4-°
r Aciuleinie lloyale des, Beaux-Arts. StiancC publique annuelle tlu
sauiedi 3o oclobre. i8.3io. ri'ograninae et ordre de la seance, in 4-°
ji, AcadcMnie Royalc des, Beaux- Arts. FuncraiUcs de M. Lesueur ,
Staiuaire. Discours n. 5 , decembre i83o, in 4 '
-1 Listedes ouyrages; envpycs aux concoiu-s des prix proposes par
r Academic Royale dfi§ Sqicqges , pour etre decernes en i83i ,
in 4-" . .\':\.'. ,ii)(:y'l .^;l<>l,;fK.Li, .;
Mcmoires presentes par divers savans a I'Academie Royale dcs
Sciences de I'lnslitub de France ( Sciences malhematiques et phy-
siques ) , tome II, i8i3p> i'l(4•;°^•
Mcmoircs dc I'Acadcmie Royale des sciences de I'lnslitut de France.
Tome X, in ,4''' ,1 : j, , n;
Academic Fran9aise. Prix de verlu , fonde par M. de Montyon,
decernes dans la seance publique du aS aout i83o, in 18."
Anuuaire d^ lllnstitut Royal de France, pour I'annee i83i ,
in i8'.
Chevaux Anglais dc pur sang etc. par J. B. Iluzard fds , i83o,
in 8."
„ Notice jur les mnyens dutiliser toutes les parties des animaux
morts dans les campagnes , par jM. I'aycn ( Memoirc ), i83o ,
Exlraii du Memoire precedent i83o, in 8."
Ortlonnonce lie police eoncernant le paslillage, les liqueurs et
siicreries coloriccs. lo clecembre i83o, in 8."
Note relnlive a I'exU'action tie la i^elttline ties os dc la \iande de
boucherie , elc. par M. D'Aroet'j in 8." i?.
Kesume eoncernant Temploi nlimcnlaire de la gelatine dcs os de
la viande de Bouclierie , par M. D'Arcet , in 8."
Rapport au conseil de Salubrite de la ViUe de Paris sur les
exliuraations des cadavres dtipose's dans les caveaux de I'Eglise Saint-
Eustache , a la suite des journdes ^tlu' c^'ji, 38 ct 29 juillet i83o,
par ]M. Labarraquc , in 8."
Memoire sur le meiileur moyen dc former en France des Co-
lonies agricoles, etc. par M. le Baron Silyestrc , in 8."
Memoires sur le meiileur moyen de meltre en valeur les terras
incultes , et de pre'venir les emigrations des campagnes vers. leS
villes, etc., par M. le Comte P. de Vaudreuil , in 8." •nia<i
Rapport sur une varitite de fraisier h fleurs ct a fruits verts, elc.
par D. J. F. Turpin , j83o, in 8."
Connaissance des temps avec addition pour lanne'e i833 , in
8.° grande.
Annuaire dn Bureau des. Longitudes pour I'annee i83i, in i6."
Memoire de la Societe Royale ct Centrale d'agriculture , anue'e
1829, in 8.°
Voyage de decouverte de I'Astrolabe execute par ordre du Roi ,
pendanWes annees 1826, 1827, 182S, 1829 sous le commande-
ment de M. J. Dumont D'Urville , Capitaine du vaisseau , ?tc.
Prospectus , Janvier i83o, in 8."
Tables appartenantes k I'Architecture civile , llie'oriqne et pra-
tique. Par le Chevalier de Wiebeking , i vol. ifi'^f^ i83i.
Memorie storico-diplomatiche appartenenii alia Citta cd ai Mar-
chesi di Saluzzo raccolte dallAvvocato DelGno Mulelti Saluzzese e
pubblicate con addizioni e note da Carlo Mulelti , tomo IV. Sa-
luzzo , Lobettl-Bodoni , t vol. in 8.°
Huznril
OJjlcio (idle
Longitudiiti
Iluzaril
WiebekbiL
Mulelti
Biscara
Marianini
Socictu
Societa
Asiatica <h
Londra
Groguier
iiibliotcca
<U Lione
Gene
HoicUini
Ace. R. dcllc
scienze di S.
Petevsbourg
(xxx)
1
Ritratto deU'Accadenaico , Professore Franco Andrea Bonelli, di-
segno liiografico fatto dal Professore Biscara.
Memoria sopra la Teoria chimica degli elettromotori Voltiani
semplici e composli. Del Dotlor Slefano Marianini , Professore di
Tisica e di Matematica applicata nel R. Liceo Convilio di Venezia.
Venezia , Alvisopoli , i83o , in 8.°
Calendario Georgico della R. Societa Agraria di Torino per Tanno
1 83 1. Torino, Clnrio c Mina , in 8."
Transactions of the Royal Asiatic Society of Great Britain And
Ireland. The second part of vol. II. London, J. L. Cox 4-° i38o.
Catalogue of the printed Books of the R.Asiatic Societys library
etc. London , Cox 4° i83o.
Considerations sur I'usage alimentaire des vegetaus cnits pour
les herbivores domestiques; par L. F. Grognier, Professeur \eteri-
naire , Membre de I'Acadeinie et dii Conseil de salubrite de Lyon,
Associ«? regnicole de I'Academie Royal de Medecine etc. etc. Lyon,
J. M. Barret, i83i , in 8.°
Catalogue des livres doubles de la Bibliolheque de la Ville de
Lyon. Lvon, Rusand , avril i83i , in 8."
Sugli insetli piii nocivi ali'agricoltura , agli animali domeslici, ai
prodoiti della rurale economia , ec. colla indicazione dei mezzi piu
facili ed cflTicaci di allontanarli o di distrnggerii : nolizie raccolte
ed ordinate dal D. Giuseppe Gene Membro della facolta. filosniica
dell'I. R. Universita di Pavia. Milano 1827, in 8." con '{Igurc.
Lettera filologico-critica del Professore Ippolito Rosellini al
Chiarissimo sig. Prof. Amedeo Peyron di Torino, Pisa, Capurro ,
i83i , in 8."
Merooires de I'Academie Imperiale des sciences de S. Pete'rsbonrg.
Tome X, avec I'histoire de I'Academie pour les annees 1821 et
183a. S. Pelersbourg , impinmeiie de I'Academie Imperiale des
sciences, 182G , i vol. in 4°
Recueil des actes de la seance solennelle de I'Academie Impe-
rialc des sciences de S. Pctursbourg teoue a. loccaston de sa fete Ace. R. dellc
seculaire le ag deccmbre i8a6, in 4° scienze di S.
Tj„„ „„„„ o Petershourff
Idem pour 1027. ^
Idem pour 1838.
Idem pour 1829.
Seance extraordinaire tenue par I'Academie Imperiale deS sciences
de S. Pelersbourg en Thonneur de M.' le Baron Alexandre de
Humboldt du 16 novembre 1829 , in 4-"
Meuioires de 1' Academic Imperiale des sciences de S. Pelersbourg.
VI. Serie , sciences mathematiques , physiques et nalurelles. S.
Pelersbourg, imprimerie de TAcademie Imperiale des sciences,
i83o, in 4-"'
Idem a."" livraison.
Idem 3.™" livraison.
Memoires de TAcademie Imperiale des sciences de S. Pelersbourg.
VI. serie , sciences politiques , Hisloire, Philologie. Tome I, i."
livraison. S. Pelersbourg i83o, in 4°
Idem a.°" livraison.
Memoires pre'sentes k PAcademie Imperiale des sciences de S.
Pelersbourg par divers savans , et lus dans ses assemblees. Tome
I, I." livraison, i83o, in 4.''
Idem a.""" livraison.
Jf, Kaj(r«pc('« nipt 'EnKmncov 'Axaoyijuta rn tv Ilkpait niht rr,v iy.x-
rovzoHuv iauTtig nxvxyupiv rs rtpiizov tcyoutTYi n x5 rou AueiiSphu rsv
AGKF hovg. I vol. in foglio.
Historia e memorias da Academia Real das sciencias de Lisboa Accad. R.
torn. IX e parte prima del tomo X in foglio- Lisboa na typocrafia '^elle Scienze
da mesma Academia 1797 a iSa".
Memorias de Litteratura Portugueza pubblicadas pela Academia
Real das sciencias de Lisboa. Lisboa , na officina da mesma Aca-
demia , 8 vol. in 4:° pice. 179a a i8ia.
.Memorias economicas da Academia Real das sciencias para o
adiantamento da agricultura , das artes, e da industria em Portugal
Provana
MaUeucci
Segveteria
itegli Interni
Mangosio
Tantini
Socicla (/" (igri-
colt, di Parigi
Scitt/i
De Forth
(xixii)
e suas conquistas. Lisboa na ofliciaa da raesma Academia. itSq a
i8i5 . 5 vol. in 4-° piccolo.
Ad fuinis llcgis Kai-oli Felicis anle diem xvl kalendas iunii anni
MDCCc.vxxI m Tomplo Corporis Chrisli. Augustae Taurinorum ,
Scbasliani Bollae , in foglio.
Sulla contrazione provala dagli animali all' aprirsi del circolo
eletuico in die Uovaiisi. Osservazioni di Carlo MaUeucci. Forli ,
i83o , in 8." estratto dagll Annates de Cliimie et physique i83o.
v.Azioue del cloro sulla bile. Osservazioni di Carlo MaUeucci.
ForU, i83i.
Esanie del fenomeni presentati dall'azione del calore suU'aceialo
neutro di piombo , e dei prodotti die si svolgonS. Di Carlo Mat-
teucci. Forli , i83i. ; ••".£ li-
Sulla deconiposizione de'sali raetallici per la pila di Carlo Mat-
teucci. Forli, iSjo.
Vedute di Sardegna. Dispensa seconda in folio allantico.
'Azio)'/l 2 .ftoEi
In augustissimo et auspicatissimo Hymenaeo Ferdlnaiidi V Hun-
gariac Regis Austriaci Imperii principis liaereditarii cum Rep;ali
Princip. Maria Anna Carola Sabaudiae , in 4-°
Opuscoli scieniifici del Dott. Francesco Tantini. Pisa,Ni$tri i83o
vol. 3." ed ultimo. . : ■,
Programme dc la Seance publique^^de la Societe d'^gficulture
de Paris, id avril iS3i^;4v, - ^ . ~ '.: -''i''- i:-v:twt
Delia Colonia de' Genovesi in Galata.,'. libri sei di Lodovico
Sauli. Torino mdcccxmi. a vol. in 8° ' , ;, - . o ;.. ...Il
Voyage statistique et ,,piUoresquc a ' Aix-les-Bains , ou ^JouriiaJ
d'Amelie. Par M. le Comte de Fortis, Clievalier , etc. Membre <le
plusieurs Socieles savanlps. Cliambery , Pulhod , iS3o, a vol.
fieitsseux
Giuseppe Grassi. Cenni Biografici. ( F,str. daU'Antologia n. 'iis3)
in 8."
'JrtoojeJni.if'.;
(xxxiii)
El^lc. Les larmcs cle la Vjlle de Nice sur la lombe de S. M.
ie Roi Gharles-Fclix. Par le Chev. Louis Duiante, Membre Cor-
respondant de TAcadeaiie des Sciences et autres Societes savantes.
Turin, i83i, ia 8.° .
Inscriptio pro Comite Borgarelli in coemelerio quod est extra
Portam Palatiriam, auctore Comite Joanne Baptisla Somis, in foglio.
Ad funus Regis CaroH Felicis pridie kalendas iunii mdcxcxxxi ,
in Aede Maxima S. loannis , auctore Carolo Boucheionio, in foglio.
Id. Sanctae Crucis in kalendas iunii.
Id. In Aede Maxima S. Donati Pincroli postiidie idus iunii ,
in 4."
Pro solemni Ainere Regi Carolo Felici ab Ordine Sabaudo ad
Sancli Laurentii celebrato Inscriptiones , auctore M. S. Provana ,
in 4.°
Id. ad Eusebii et Philippi ab Scientiarum Academia celebrato
XV kalendas iunias , in 4-''
Nelle solenni funebri esequie di S. M. il Re Carlo Felice ce-
lebrate nella Metropolitana di Torino il di 3i maggio i83i ,
Orazione di Monsignor Giuseppe Aii-enti Arcivescovo di Geneva.
Torino , Stamp. Reale , in 4°
Memoria per servire alia storia naturale dei crittocefali, e delle
clitre. Del Dottor G. Gene della Facolta filosofica di Pavia. Milano,
Pirotia 1829 , in 8.°
L'Architettura antica descritta e dimostrata coi monumenli, opera
deU'Architelto Luigi Canina. Sezione III. Architettura Romana ,
lascicolo secondo. Roma i83i, in folio.
IJuianle
Soinii,
Boucheion
Pn
Segveteria
deW Interno
Gene
Canina
Tom.
X.VX7
(xxxit)
Operc pet iodichc donate alia R. yiccadeinia delle Scienze dai loro
autori o eduori , dopo la pubhllcazione del precedente P^olume.
Tiipparclli Ainico d' Italia. Miscellanea morale di Letterc, Scienze ed Arti.
dAzegUo Anno ottavo. Vol. XVI. in 8."
/ Compilatori Anuales de la Socicte d'Hoiliculture de Paris , et Journal spe-
cial de I'etat et des progres du jardinage. Tom. lo." Paris, Mad.
Iluzard i83o , i83i, in 8.' — -m*—^ , ^
// Cotnpilatore Propagatore ossia raccolta periodica delle cose appartenenti ai
progress! dell' Industria, e specialmentc di quelle riguardanti I'Agri-
coltura , la Vetcriuaria , e le Arti, compilato dal Dottore Giuseppe
Antonio Ovlj^lio. Serie seconda , tomo VII , e della CoUezione tomo
IX. Pinerolo , Ghighelti 1829.
// CompUatore Rcpertorio di Agricoltura pratica , e di Economia domestica ,
coir aggiuuta di un BoUettino tecnologico. Del Medico Rocco Ra-
gazzoni , Professore di Fisico-Cliimica nella R. Accademia Militare,
Membro del Consiglio delle Miniere, ec. Torino, i83o, Alliana, in 8."
(xxJcv)
MUTAZI0NI
accadiUe net Corpo Accadeniico dopo la puhblicazione
del precedente Volume.
H.
>(jnijp if) r)lii9;Ti}'
Lanno cessato di vivere i seguenti Accademici :
II 12 di g'lugno, 1 83o, il Conte Gian-FrancescoG^i£j(/v/ iV^i»/oiV£,
Membro e Direttore della Classe delle Scienze Morali , Storiche e
Filologiche , e "Vice-Presideate deU'Accademia.
II i8 di novembre , il Professore Franco Andrea Boiselli ,
Membro della Classe delle Scienze Fisiche e Matematiche.
II 19 di gennajo, i83i , I'lntendente Giuseppe Grassi, Membro
e Segretario della Classe delle Scienze Morali, Storiche e Filolo-
giche.
II 1 3 di febbrajo , il Professore Giambattista Bjlbis , Membro
della Classe delle Scienze Fisiche e Matematiche.
II 20 di aprile , il Professore Luigi Rolakdo , Membro della
Classe delle Scienze Fisiche e Matematiche.
II 23 dello stesso mese , il Conte Antonio yAGSoSE , Membro
della Classe predetta.
NOMINE.
II 2'7 di giugno i83o I'Accademico Marchese Agostino Lascaris
Dl P^EifTijaiGLlA, e stato nominato Vice-Presidente deU'Accademia,
pel triennio.
(XKXVl)
II iS di novembre , il Nobilc Giaa-Luigl Cibrario , e slato no-
miiiaio Accademlco residenlc per la Glasse delle Scienze Morali ,
Storlche e Fllologiche.
II 3o di gennajo i83i,il Professore Domcnico /^/f/^iV/, domiciliato
in Genova , e stato nominato Accademico non resideiite per la
Glasse delle Scieuze Fisiche e Matematiclie.
II a3 di mjggio , il Professore Gian-Loreiizo Cjntu' , e stato
nominato Accademico residente , per la Glasse delle Scienze Fisiche
c Matematiclie.
PENSION! ACCADEMICHE.
Sua Maesia J in udienza del 59 di giugpo i83o , ha conceduto
air Accademico Avvocalo Collegiate Bessoive , la pensione rimasta
vacante per la morte dell' Accademico Conte N4P10NE.
In udienxa del 2^ di poverabre , la pi-efata M. S. ha cppceduto
air Accademico Carlo R.iNDoni , la pensione rimasta vacante per
la morte del Professore Bonelli.
In udienza del primo di febbrajo i83i la pensione rimasta va-
cante per la morte dell' Accademico Giuseppe Grassi , c stata
ronceduta da S. M. all' Accademico Cavaliere Giulio Cordbro di
S. QUIXTIKO.
In udienza del 17 di maggio, la pensione rimasta vacante per la
morte degli Accademicl , Professore Rolando, e Conte Vagtione,
e stata conceduta agli Accademici , Professore Costanzo Gazzer i,
e Conte Giambatlista SoMis.
MEMORIE
DELLA GLASSE
S€I£IVZ£ FISI€HE . E MATEMATICHE
NOTE
Sur le calcul de la partie da coefjicient de la granda inegulitd
de Jupiter et Salurnc , qui depend du carrc da la force-
perturbatrice.
Lue le 1*2 avril 1829.
Par M.^ Plana.
§ I-
X-ia Note qne je communique aujourd'hui a TAcademie a pour
but de fiiire voir qu'il sufTit de changer un signe dans une de mes
formules deja publiees sur ce sujet, pour obtenir un resultat
bcaucoup plus conformc a la verite. Voici comment. En ayant
sous les yeux la page 386 du second Volume public par la Socie^p
Astronomique de Londres , on reconnaitra , que , ayant pose
R=N.e cos (nt — 271't-^:^) -^-N . e'cos (iit — 211' t ■+■ -as'),
je devais prendre
w en
SR=:—{Sv—5^'') \ 2iVesin(72/! — 2/i7-+-^)-4-iVe'sin(«i — W^H-ct')}
pour la partie de la variation de la fonctiou R , qui est diie aux
perturbations en longitude , designees par ov et 5v'. Mais , par
inadvertence, j'ai ecrit (^/ — 5v) an lieu d'ecrire (^v — ^v'). Ainsi,
il faut changer dans mes formules le signe de tons les coefliciens
multiplies par H , ou par H'. Or il est evident, que les coefficiens
sur lesquels porte ce changement de signe , sont ceux designes
par Q,, Q,, Q^ , Q,^, (j,, q^ dans les pages 387 et 4o3 du Vo-
lume cite plus haut. Ileureusementj j'avais dispose mes calculs nit-
meriques de raaniere , que j'ai pu faire celte correction en moins
d'un quart d'heurc. Car , en ayant sous les yeux les valeurs dc C.
Tom. XXXV. A
a sir. I.E r.VI.CtT. PE J. A PARTIE nU COEFFICIiiNT ETC.
ft ^. (|in- j'ai iloinices daiis les pages Sga et 4o3 on voit aussUot ,
que , ail lieu ilc
■=t
' „ _ „ „, Jsin(5n'jf — int)
— o",0759 — o',oi59-|-o",8303 — 3",iib3 \
^-i",5344-oV537-o>243-o'',8So9, ^^^^^,^_^^
<-+-"",o477-o'>44o^4",4oo9-o'',o6o5i ^ ^
;-,= !— 2>382—o",3939—o>7837 — 7",ioo7 j sxn {on't—2nt)
-»- 1 o",37i i3-t-o",o5879 — o",2i6oi — o",2o3i6j cos(5n'^ — 2nt) ;
on doit prendre
. i",8748-o",8443-oVG32^o",3327 . ,^^,^,^_^^^^
i— o",o759— o>i59-»-o",82o5 — 2",i.63 ) ^ ^
( 4",5244H-o",i537H-o",o243-J-o",88o9 > posrWf-o„0 '
^-t-o>477 — o",o44o-h4",4oo9-o>6o5^ ^^ ' ^'
1:.= I 2",o382 -ho", 3939 — o",o7837— 7",ioo7 j sm{i,iilt — int)
-+-I— o",37n3— o",o5879— o",2iGoi— o",2o3i6{cos(5«'«— 2?zf>
Do sorte qii'on a ;
(1) . . r=(3'',028o— 3",2i56)sin(5M'f— 2nO-4-(io",o3i9— o",io45)cos(5re^«— 2"0
= — o",i876sin(5«V — 2»i)-f-9",9274cos(5M'f — ant);
(;2)..r.=(2'^432i— 7",i79i)sin(5M'^— 2m) — o'',84gicos(5w'f— 27!/)
= — 4",7470sin(5HV — iitt) — o",849icos(5«'< — -int) .
Bone , en re'unissant celle valeur de ? avec les deux autrcs rap-
porloes dans les pages 385 ct 397 ; et remarquant que la sommc
des nombres poses vers le baS de la page 385 doiiue 2"j34i4 ;
7'',o533 , et non i'',34i4> 6'',o533 , il viendra
(3) . . ?= (2",34j4— o",i87G— o'',6738)sin(5«'<— 2«0
^-(7",o533-^-9^9274^-o",7434)cos(5«'<— 2/;/)
= -t-i",48oostn(5n'f — 2«<)-+- J7",724t cos(57/i — :irii) ,
PAR M. PLANA 3
au lieu ilc la valeur dc ? que j'ai tlonnee tlnns la seizicnie ligiie
de la page 397.
Pour corrigci' I'expression cbrrespondaiue de J', il est d'abord
evident qu'oii doit prendre
^'-f-?,=(— 4",747o — o", 1876)810 (5h'^—2hO
-4-( 9",9274 — o",849i )cos(5n't — 377/)
= — 4''59->46 sin ( 5n't — 2hZ )-h9",o783cos( 5n't — 2jjt)
■A la place dc la valeur de ?-♦-?» posee vers le has dc la page
4o3. Apres cela , on aura
(4). . . ?' = —- ^I/^4.|3",5.25 — 4",9346 — o"/.7o9|sln(3«7-2«0
111 T li I j
_Z1^« L",3678-H9>783-t-Q",i924| cos(5n't—2nt)
= _i^l/iL|— 2",o93osln(5«7— 2rt0-<-i6'',6385cos(5«— 2w<)j
= -l-5",o73osin(5M'f — 2iit) — 4o">3282cos(5M'i — 27it)
du lieu de la valeur de ^' que j'ai donne'e dans la dixhnilicmc ligne
de la page 4o5. Dans la page 376 (ligne i3) il faut changer le
nombre 7,4703 en 7,4902: mais cela pent a peine alterer Ics cen-
liemes de la seconde.
§ 3.
L'erreur de srgnc dont reffet est de changer en sommes les differen-
ces des plus grands nombres , et qui , par-la , apporle une alte'ra-
tion aussi considerable dans mes deux resultats numeriques public's
a Londres en 182G, m'a ele indique'e par MJ de Pontecoulant ,
Capitaine au Coips Royal d'Etat-Major en France. La leltre parli-
culiere qu'il m'a fait i'honneur de m'ecrire a ce sujet le 23 mars der-
nier est date'e de Paris. Je I'ai recue, il y a six jours, le 6 d'avril vers
midi. Un simple coup d'oeil jete sur. ma valeur de 5R posc'e an
4 SCR l.t CAT.CUL DE T.A PAnTItv t)V COEFrrClITfT ETC.
commeureinRiU tic la page 386 liii \"olamc qui renferme raon Mn-
moirc a siilli pour me convaincre , que j'avais efleclivement olabli
nvec uii sifjiie contraire au veritable la premiere des trois ii^nes
qui compnsenl cctlc foniuile. Je me suis liiUe de coiriger ies con-
srq'iences ile cetle erreur , ce qui e'tait tres-facile comme je viens
de le fairc voir. Mais cela ne diininue pas Ic mcrile de la juslc
rcmarque faiic par "M/ de Pontecout.ant. Cetle declaration su(l"i-
rail, s'il etait uuiquement q'lcstiou de remplir mon devoir cnvers
M/ DE Po^TECout.ANT. Mais ou aurail par-la une idee fort incom-
pK'te des circonslaiices , qui , par le simple redressement d'uu si-
gne , foul tomber , eu graiide partie, la discussion qui s'elaiteie-
•vee , i ce sujet , enU-e Lapi.ace, M.' Poisson ct moi. Rlalgre ma
repugnance pour la publication des letlres , je sens , que je ne
jiuis micuv faire connaitre ces circonstanccs qu'en publiant iarticle
de la leitre ou elles sont narrees par M/ de Pontecoulant.
\'oici comment il s'exprime.
)) Le
» me font un devoir de vous communiquer
)» Ies resultats de quelques rccherches que votre Meuioire inse're
« dans le i-ecueil de la Societe Astronomiquc de Londres pour 1826
» m'a donae loccasion de faire. Je ne vous dissimuierai pas, qu"
» I'tonne de voir que Ies valeurs que vous aviez trouvees pour Ies
» coeflTiciens de la parlie de la grande ine'galite de Jupiter et Sa-
« turne , di'pcndante du carre' des forces perturljatrices , s'eloi-
)) gnaient beaucoup de cellcs qui sont rapportees dans la Meca-
» nique Celeste, et ne salisfaisaient pas a la belle equation de
)i condition dojintie par Lapi, vcf. , j'ai d'abord pense , que quelqu'
» ine-tactitude s'etait glissee dans vos calculs ; Ies raisonnemens de
))
». . . . ne me satisfaisaicut pas; car, d'apres ce qu'avait dit
» Laplace, d'apres vos px-opres recherches , il me paratt evident
n qu'il n'y a aucun terme des valeurs de S^ el ^s', pirmi cent
» qu'on a nc-glige's , qui pujsse avoir une grandeur capable de ra-
■PATV M. -PLANA $
T> meiier vos coefl'iciens a la coadilion qu'ils doivent rempllr. J'ui
» clone pris le parti de recommencer en enlici- tons ces caleuls ,
» et ce n'est qu'apros les avoir aclievcs que je les ai coiifionlt's
)) avec les voties. 11 est resultc ile cct e\amen qu'il m'cst cliiinon-
)) Ire que quclqucs Lncxaclitudes se sont glissces dans vos operations
» nuinei-tqucs ; niais ce qui eloigne surtout vos resnltats de I'exa-
» ctiliule e'est unc erreur de signe introdiiite dans la valeui' dc
)) iR relative a rarj,'ninent itt — 2n'i ; il vous sera faeilc dc verifier
)) qu'on doil avoir
J) c?i? = (5v' — o»'') \2lVesm(2n'f — 7it—Ts)-i-jyc's\n(2?i't — nt—'sl'}\
-f-«ic.
» En rectifiant les inexactitudes dont je viens de parler , j'ai ti'ouve
» que les valeurs de 8!^ et of' devenaient d'apres vos propres cal-
euls : (il n'est ici question que des termes consideres par Laplace)
[c??=-f-2'',i538.sin(5«'i— 27t«)-f-i6",98o7.cos(5«V— 2Hf),
(A) ,
„ jdS'=-t-3",4469.sin(5w'it— 2«0— 39",862o.cos(5«7— 2«0
)) Ces valeurs s'accordcnt tres-bien avec celles que j'ai de-
» terminees moi-meme par le caleul dii'ect de lous les termes qui
)> servent ik les former , et elles verifient d'une maniere tres-satis-
n faisante , comme vous pouvez vous en assurer , I'equation de
« condition trouvee par Lapi.ace. Si on compare ces Taleurs a
» celles de la Mecanique Celeste on volt , qu'au signe pres , elles
1) s'accordent assez bien enlr'elles , surtout la seeonde qui est la
» seule qu'on ait calcule direetement dans eet ouvrage. Cette dif-
» ference de signes tient a une erreur evidente qui s'est ^lissce
« dans la reduction en nombres des formules de la Mecanique Ce-
» leste , et que j'ai pu redresser , parce que j'avais sous les yeux
« les caleuls detaille's qui ont servi'a etablir les rcsullats rappor-
T tees dans cet ouvra<Te.
n J'espore , Monsieur, <jue vous ne sercz point blesse' que
»■> j'aie ose verifier les resultats auxquels vous eliez parvenu ; vous
6 sfR r.E cALCur. de la PARTiE DU roEFrtciENT trc.
)i avoz voiis meiue engage les geometres a le faire , et vous avez
)) provofiiiti line discussion utile, puisque, sans vous, I'erreur de
)) si"ne ([iii s'est glissee dans la Mecanique Celeste , serait restee
» pour loujours pcut-ulre inappercue. »
Celte Icllrc mcrite (juelqncs cdaircissemens : je vais les donner.
M.' OE PoNTECOL'LAxT dit , quc les deux resultats renfermes dans
les ctpiations (A deriveut de la rectification de mes propres cal-
»MiIs. Eirocuvemeiit , si Ion ajoute ces deux valeurs de ^, savoir
^= 2',3 |i4 sin(5ii't — 2nt)-i-']",o5acos(5n't—2>it)
^=— o",i876sin(5«'i— 2«<)-*-9")9-'-74cos(5«7— 2///)
dont la premiere est celle re'sultante de la valeur de s 4"^ j'ai
donnee dans la page 385 , et la seconde est celle fournie par
I'equalion designee plus haut par (i), on oblieut
5j=-+-3",i538.sin(5/»'f — 2iU)-hi&',C)^0'] .cos(^in't — 2nl) .
En suppiiinant dans I'licjuation que je designe par (4) les nombres
— o",G7o9, -+-o",ic)24 O'l ^"*'*
•}?'= — ~ l/^ j— 1",422 1 .slu( 5n't—2?it ) -+- 1 6",44G I .cos ( 5n't—2nt) j
= -^.y',/^!^6,^.s\a(5n't — 2nt) — 3Q",S62o.cos(5n't—2nl) ;
ee qui s'accorde parfaitement avec les deux resultats donnes dans
la lettrc de M ' de Pontecoulant.
II me parait juste de faire observer ici , que cette parfaite coin-
cidence dans la totaliie de ces chifTres ne pcrtnet pas d'etendrc
( du nioins a cet egard ) a d'autres passages de mon Memoire la
phrase indetcrminec « quelr/ues inexactitudes » qu'on lit dans la
lettrc prccedente.
L'cqualion de condition trouviie par Laplace est ccUc-ci ;
til f a
eu observant qu'on doit v faire hj = , w' = Trr — , et
^ ■' 1070' 30I2.
I-ATI M. tLAKl T
f) ^'= — 290i",o. sin(5«'«— 2n<) — 295'',9. cos(5m'<— 271^) .
Aiiisi les deux quanlitcs '^J ct S'C' doivcut satisfiiire ii la conilitloH
(5)...o=— l/-^d?-»-<J;''— i",8852sla(5/?'i— an/)— o",i923cos(5rt7— 271/.)
»i T a'
en excluant , comtnc on salt , les parlies tie 5J ct i^' provenanl^?
de la double coudjinaison zero et 5ri't — anf.
Si Ton suhstitue dans cette equation , pour 5^ la valeur
5?= 2", 1 538 . sin ( 5iit—2Jit) -|- iG",98o7 . cos(5n't^27U) ,
comme M/ de Pontecoulant le dit dans sa lettre , ou aura
(') Laplace , tlaiis la jnige 243 d'i ):> Ccnnaissauce des Terns pour I'ahnee
1829 , fait
^'= — ^g3i".s\n{5ii'l — T-nl) — 223 'cos( 5n't — 2n<) ;
cc qui revient k. rcduirc en secondes scKagesimales le resultat qu'il avail
domie dans la page j^o du 3.™' Volume de la Mecaniquc Celeste. Mais
cela n'cst pas exact. Car; i.° on doit appliquer a ces nombies la coi-
Teclion dotit il est pailc dans les p4ges aS et 24 di* '•" Supplement a
la Mecanique Celeste public en 1808. 3,°, On doit, pour se conformcr
<i I'esprit de la demonsbation par laquelle on arrive a I'equation
m /a" . S^ -t- /re' /? . S^' -t- ( m — m') m vH . ^' = o ,
exclure de la valeur totale de ^' , la partie 8^' , qui est de I'ordre du
carre de la force perturbatrice. Et comme il est demontre maiiitenant
que les nombres ( en division centesimale )
— I i",779432.sin(5«'( — 2m) •+■ i32",470i .cos (5n7 — int)
<lonnes dans la meme page i4o doivent elre pris avec im signe con-
traire , on sent qu'il n'est pas permis de negliger ces deux corrections.
D'apres ces motifs j'ai forme la valeur de ^' que j'emploie icicnposant
(Division centesimale)
„,_ ^1/^ 3354,40 \ (39oo",Gi6 — 38",692) .sin(5H'< — 27i/) J
^~ m'fa'' 35i2 I -t.(3G8'',9io-»-25",o65).cos(3«7 — 2111) \
(Vojez p. 127 et 129 du 3.' de la Mecanique Celeste) et faisant ea-
-uute la reduction en secondes sexagcsimales.
5 SL-R LE C.VLCUL DK lA PARTIE DU COEFFICIENT ETC.
$!;'= (_5",22o4h- i",8852).sin(5«V— 2«<)
-+-( — 4i",oi35-4-o",ic>23).cos(5hV— 2«f)
:= — 3",3353.sin^5n'i — 2nt) — 4^' ,82i2.cos(5n't—2nt) .
Sans ro|)ijositioa du signe qui alFecte le premier terme de cette
T.nleur ilo S^' ainsi dediiite il serait permis de dire , que les va-
leurs de H^ et 5^' foiirnies par les e'qiiations (A) « verllieat d'uae
» iiiaiiiere tres-salisfaisante I'equation de condilion. «
La petitessc des deux lerines
— i'',S852.sin(5/i'< — 2/j<) — o", i92 3.cos(5«'z — 2nt) ,
qui constituent toule la correction faite a I'aucienne equation dc
couditioii
PI f a
employee dans la Mecaniquc Celeste , ne permet pas de ne'gligei*;
ni la partie
5? = — o",6738.sin(5/i'<— 2Mf)-t-o",7434.cos(5M'^— 27jf) ,
3-^'= i",626i.sin(5H'f — 2H/)— o",4663.cos(5n'« — 2«0
qui se trouve calculee dans mon Memoire (Voyez p. 3c)7et4o3)^
ni les parties fournies par les autres combinaisons dont j'ai deja
promis aillcurs de publier le calcul complet.
II importe de faire observer ici , que I'equalioa dc condition de
Laplace ofTre un raoyen dc veriGcalion qui pourrait etre illusoire,
lorsqu'on I'applitjue a des valeurs de S':^ et S'^' qui ne sont pas
( comme dans le cas precedent ) la sorame cfTective des dix va-
lours partielles qui concourent a la formation de chacune d'elles.
Va\ elFet , je demontrerai ci-apres , que , pour cliaque combinaison
il cxiile une equation de la forme
oi X est une quantite fort petite, en general , et nulle pour quel^
FAK M. PLAiNA CJ
ques-unes. Done , si au lieu de soimner les dix equations ainsi
fornaees , on en somme seulement deux ou Irois , ou etc. , on ob-
tiendra toujours une equation semblabic ;» cclle de Laplace. Ainsi
la verilication d'une telle equation n'est pas une preuve suffisanle,
que les parlies de i'^ el S'^' qu'on n'aurait pas calculiies soul en
realite fort petites , comparativement.
Au reste ; avant la reclification qui vient de m'ctre indiquce,il
elait question dune discordance lellement grande , que je faisais
pen de cas , soil dos quantites que je m'etais permis de nCi^liger,
apces avoir vu qu'elles devaient eire , au moins, beaucoup plus pe-
tites que. la quanlite' qui constiluait la diOe'rence entre les riisul-
tats de la Mecaiiique Celeste et les miens , soil de la correction
faite par Laplace a son ancienne equation de condition. En eflet ,
cette correction s'eleve a deux secondes environ dans son maxi-
mum , et moi j'avais des dilTerences de -1-29" et — 56" siir la va-
leur de 5^'; c'est-a dire sur la perturbation du moyen mouvemcnt
de Saturne.
J'espere que. les Geomctres verse's dans les parties difi'miles de
la science excuseront la me'prise qui m'esl echappee par la simple
transposition d'un accent [ en ecrivant ( Jv' — 5v) au lieu de (Jv^ — Si'' ) ]
s'ils veulent bien considerer ; que je n'ai pas corrige moi-meme
les eprenves de men Memoire imprime a Londres ; que je n'avais
absolument dans la Mecanique Celeste aucun point intermediaire
pour me redresser dans mon long et peuible calcul ; et qu'en
derni^re analyse j'ai donne occasion a des recherches qui tendent
a ameliorer sensiblement cette partie de la tlieorie des perlurba-
tions reciproques de Jupiter et de Saturne. Neanmoins les esprits
philosophiques remarqueront , peut-etre, avec une espcce de sur-
prise , que ce ne soient pas les recherches savantes enlreprises
par MM." Laplace et Poisson qui aienl fait tomber la controverse
qui s'etait elevee a ce sujet. Car il est clair maintenant qu'elle
est tombee par la decouverte d'une erreur materielle qui s'esl glis-
see dans une de mes formules. De sorle qu'il vient d'etre aveve
Tom. XXXV B
to SIR I.r. CATXUL DE LA PARTIE DTJ COEFFIClfiST ETC.
re que j'liviiis »v:iiu:e diiiis la page /^o'] da Tome xxxi de I'Aca-
deuiie de Turin ou jc me siiis cxprime en ces termes : » Le moyen
» qui me parail le ptiis elTioace pour (aire cesser la controversc,
n on dc la faire porler du moins , sur ce qui pcut contribuer au
« pcrfectionnemcut des Tables dc Jupiter et Saturne , serait , de
)) Iroiivcr dans uies calculs quelques erreiirs que je \ puis avoir
» cominiscs. n
Voili ce que j'avals a dire de plus pressant dans cette Note.
Mais ayant decouvcrt dernieremeut dcs equations de condition nou-
vclles qui me paraissent fort remarquables , et refait en entier le
calcul de la partie de 5J el de 5?' qui est donnee par la combi- '
liaison des argumens 3n't et (in't — 2n() , je saisis cetfe occasion
pour publicr ici ces resultats. Toutcfois , comme cliaque coml)inai-
son est double , je previens qu'il est question d'abord de celle qui
resulle , en prenatit ( Voyez p. SSg et 34o du 4° Volume de la
Mticanique Celeste. )
— ^ — OjOoa^SS-cosra/j'^ — 2nt-\- i,^i5) = F.cos(2?i't — 2ut-h//f) ,
a
^r = — i98",8 . sin(2«7 — 2;(i-f- i,^3o)=:G . sin(27z'i — a/;^-*-^,,) ;
el
r,.< (0
(Ij ... i?=jV<;\cos(3n'^— 3«)-t-/l/e't' .cos(37j7 — a'oJ— ttf')
-+-.T/et>".cos(3/j'< — 2^' — w)-4-Me".cos(37i'< — Sijr')-
Tl faudrait , a la rigueur, ajouter a cette valcur de B. les deux termes
Aft7'.cos(3«V — ?;t— 2n)-+-J/eV-cos(3/jV— w' — 2n);
raais jc les supprime , i cause de la petilesse excessive de la qlian-
tite qu'ils inlroduiraient dans cclles qji'on clierche.
J'ai refait dc preference le calrul de cette combinaison , parce
que M.' Poisso.N I'avail signalee ( Voyez Connaissancc des Terns
pour i83t , p., 4^ ) comme une de celles dont il elait indispen-
sable de produire le resuUat qu'elle donne. Mon atterilc n'a pas ele
trompee : j'ai trouvc
tah m. plaka 1 1
t!^=z o",36'2i .siu(5«7 — 2iU) -^-o", /[JO'j. cos (5n't — 2nt) "
S^^ — o'',2()i6.s\n(5n't — 2nl) — i", i6i i .cos(5/i'/ — 2nt) ;
resullat , q'li , par sa petitessc confirme ce que j'avais avance ilans
la page 397 di» Voliime qui contieat mon Memoire imprime a
Londres.
II nc suffit pas de donner un tel resultat ; il faiit le demontrer.
La deinonstralion est d'autant plus importaiile , qu'elle conduit ;i
faire voir que les valeurs de S'^ et S^' louraies par ceite oombi-
naison sont liees par cette equation fort simple j
f ^=— J!il/4-.J?-t.o",586o.sin (5n'l — znt)—o'',o56:i.cos(5n't—2nt) ,
que j'ai trouvee , depuis peu , en cherchant un moyen de verifi-
cation. Je ferai voir en outre , que Ja compagne de cette combi-
naison donne des valeurs de ^5 et Sl^' qui satisfont a I'equalion
ii^'^ \/'~-^^, tout-a-fait semblable a celle qui a lieu, lors-
>n f a
qu'on a egaid, seulement , a la premiere puissance de la force
perturbatrice.
Voici maintenant I'analyse par laqueOe j'ai obtenu ces resullals ,
ainsi que Ics analogues qui se rapporlent anx autres combinaisons.
On verra deriver de-la un theorenie remarquable , qui , en ge'ne-
ral , pent s'e'noncer en disant , que , ponr chaque combinaison ,
[ cxcepte celles de zero ct 5n't — 2iit] la valeur de 5^' correspon-
dante a celle de ^^ est telle qu'on a
(P). . . *r=-^j/.«:.»5
' — '. etant la portion du coedlcient diSeren(iel ~ relatif a
dt '^ dl
S^, foiimee en prenant settlement les termes -explicitemenl depen-
^ans du coefficient ■yt'-'\ apres y avoir fait
IS Sl-R LE CAI.Cl't. DE LA PAUTIE DU COEFFIClU.NT ETC.
Ce iht-orcine ( fjue persnnne n'a eticore public, que je sache )
me semble iniiriter rattentioii des Geomctres, Lorsque je compo-
sais 1e iMcmoire insere dans le second Volume de la Sociele Asiro-
nomiqiic de Loiuhcs , j'avais sonpconne qu'il devait y avoir, dans
ch.ujiic coiiibiiiaison , uue relatiou simple entre Si^ et S'Q: mais la
forme concise sous la quelle j'employais alors les valeurs de <5'/' ,
^/•' , iv , fSJ , m'a einpcclie de voir les reductions qui en faisant
disparaitre la complication donnent le resultat exprlme par I'equa-
lion (P).
S 3-
Expressions de Si^ et S!^' donnees par la combinaison
des arguinens Zn't et (^211 1 — 2nt) .
L'e.xpression precedente de R donne ,
,^, ^ t3/>/.V.sin(3M7— 3trf)-+-2M'.eV.sin(3n'i:— 3^— z?'))
|-»-M.ce".sin(3rt7— 213'— «) )
H- j -^ ■*"'TT ' 1 e e'.cos(3«t — 21s— «')
■^y^Sr-^'^Sr' lee'\cos(3n't—2v^—'a)
+ j '^^^rn-^V j e-.cos(3«'^-3«') .
Done , en diflerentiant par rapport a Si> et Sr , et iraltaut li't ,
ir' , 5v' comme quanlilcs cousiantes , oa aura
PAll M. PLANA
M CO
tit TlF \-i-M.ec'\sia{3n't — 2-Bi' — vs)
'- — e'.cos(3/t7 — 3ttf)H — i— e'e'.cos(3M'^ — 2« — ts')
(I. or '
^/«
«<* 'da ' j
(») (3)
Mais nous avons
d. or f , , ri ''• /J ^ ^
— jp — = — i\n — «)«/<. sin (3«^ — int-\-f^^)\
— - — = a(7j — n) G.cos(2ra7 — ^mt•^g^^)
Douc en subslltuant ces valeurs il vientlra
d.^R
di
Sy'^^ "■ '^ '
ft") (i)
3il/e^sin (5«V— 3n<— 3<tf-»-g- J-4-2MeVsin ( 5n'<— 2nf — 2tf —
-♦-ilfee''sm(5«'«— 2n<— 2w'— sr-t-g-^^)
, . >) (■)
( 3) I ~ e'sin(5n'i— 2ni— 357-+-y;jH-^ e'e'sm(57i'f—2««—2ff— «'-<-/,))
~-{ri-n)aF \ « " p,
(-«- -^ee"sin(57j'f— 2nf — 2«'— is-^/; )-t- ^ e"sin(5«'i— 2ni— 3<3'-t/,) 1
II suit de-la , et de la formule
qu'en posant pour plus de siinplicite , « = — , et
^ 3s; . «* . w'
sini". (5/i'— j/»}>
«u a
r 4 SUR LE CALCUL DE LA PARTlE DU COEFPrCIENT fiTC.
M . • • • 0%'=
I
■+■ M.ee''sm(5n't — 2nl — 2^'—r:y-+-gJ]
(n)
ltd ' '
(■)
ft J'l >»•/»*?. J f./'^
H-rt eVsin(o«7 — 2/)i — 35r — ?;r -l-/„J
(-)
-a-r-ee'sin(3nt — 2itt — 2^7' — j^-t-Ajjl
13)
-«^^e'^sm(5«'^ — 2«Z— 3«J'-^/,).
Cela pose , si Ion fait <=:3 dans les formules generales que jVt
doimees dans les pages 364 c' ^65 da Volume qui renferiife mon
Ik-inoire public par la Socicte astroabmique de Londres, on aura
:fi \ ^ tla du^ da' \
,/■' ;«'l, .W , dJ ^ ^ ,etA_^,d'A \^
(■) t') . (')
'7).....l/=-_J34.^-H-47-«^+'4.«^+«^ j,
(o) C") ., t'^)
d'oii il est ais^ de ooiactort Jes huit equations sulvantes :
in 4^ I (U 'Jo- '«* )
m' iG| " ^ dx da.^ da} \
m' iG iG I . t/a da. rfa' ?
(3) fo) (o5 (o)
m' 48 [ ' da. rfa' rf«
« (IM I j^ (^ii ^ .d'b\^ - Ad'b{_^ ,d'b\ I .
«' r/M I i db\ ^ ^Q .^/"*1 ^ fi sf^'Al^ d'^b'^ i
(0 (') (') (') (0
a dM 8i Mo rfi! - ,d'b\^ d''b'= J'bl /
m da 1 6 i6j Ja ' . <i«' ' rfa' </«> )
(J) '.») . (») , («) , , (°)
En reduisant en nombres ces formules a I'aide des logarithmes
' qui se trouvenl prepares dans mon Memoire cite plus haul , j'ai
obtenu ;
(»)
«' — r= <>,o58g875-4-o,29'yi5o-Ho,2627oo-+-o,o522i2=r-j-o,6yio495:
III
M
*i -T = — o,483c.7i — o,i582o — o,85o738 — o,i3oo54= — 1,622063.;
m
M
«' ■^=— 2,76o7o-*-i,3i886-+-2,37582-i-o,63434o-t-o,i3o53=H-i,G9885;
in
id SCR LE CALCCL DE LA PAKTlfi BU COEFFICIENT ETC.
— -.rt-^= o,49525-Hi,3i33o-v-o,783i8-+-o,i655i =:-i-2,75744 >
,.ai^ = — 2,-1 1 So — 4^4^00' — 2,08087 — o,482ji-»-= — 9,73519;
w tia
-'V.a'^— =— 2, 7C)O7o-i-{,0945-h3,5584-t-2, 2190-4-0,4640 =7,6752 ;
fH lilt
(')
.rt— L. = — 07 i()7o — I /i '1283 — o,73"55 — o,i554o^ — 3,o52J7.
Si a ces nombrcs on associe les suivans :
Log.F=7.4445i32(-); Q Log./(-^-i )=5,5o37628;
• Log. 6=6,9^399 1 3( — ) j GNprime en parlies du rayon | .
Log. e^^m(g^^—Z7s) =5,7432j5i (— );
• fe'e'sinCg-,— 2B-— sr')=6,0927726(— );
ed "^ %\\\\^g ^^ — its' — w):^5,i62 1S08 ;
e'sin(y„ — 3sr) =5,745oiio( — );
e»e'sin(y;— 2sr— sr') = 6,09:.,4444(— );
ee'^%\n{fii — 257' — aT)=5,r727o44;
e'^sin(y^, — 3st') =6,24691197;
Log. etcos{g^^ — 3w) =:5,9838453 ;
e>e'cos(g-,, — 2ir — 5y')=5,5963226( — ) ;
e<?'*cos(§-, — 25t'— i7)^6,i797924(— ) ;
^^cos(/-3^) =.5,9833557;
^e'cos(/^— 237— S7')=5,5995434(— ) ;
ce''cos(y; — 2«'— sr)=r),i7969-'i9(— );
e''cos(/,— 35r') =5,3o89275(— );
-zn \. ' 11". '
'*^ Lr*sigoe (— ) placi ^ c6tc des logarilhmes iodiqur que le mmihrc esl n<'g.itif.
PAR M. PLANA 17
on trouvera
*«_ I -">%5-«">393-.-o",o788-t.o",235o| ,
^^-| ^-o",3425-.V.47-Ho",o55. i""^^" '"^^
I o",o342 — o",i232— o",oo76— o",i358» ,^ , ,
I -(-,', 0607 -^oVJy8-oV^774 »
oil bien
(8) . . . . S'C:=-i-o",Z62i.sin(5n'l — 2ni)-+-o",^53'].cos(5n'l — 2nt) .
Clierchons maintenant Tefpression de S^' , En indiquant, en ge-
neral , par d'.SR la diircrentielle de i5'/{ prise par rapport a n't,
i\>' et Sr' , il est d'abord clair que I'expression precedente de SR
dorine
d'.SR _
ck
i 3M.VcosC3«7— 3Br)-H23/.'eVcos(3?i'f — 2sr — !?')
^ ^ \-JrM.ee"cos(Zn't — 0L7z' — -!s)
w ':■)
d.S\''i 3M.e°sin(3n'< — 3ar)-H2il/.eVsln(3«'< — 257 — sr') J
''' ( -»-il/.ee"sin(3H'^— 2st'— ta) (
!l^.e'cos(37i'^ — 3t?)-«-'^.eVcos(3«'< — 257 — '?')]
H — — ..ee 'cos(3/U — 22? — 3r)-4-— -.e cos(3/U — ors )]
da ^ ' da J
(ol fci'!
f !ifl.( J/.4- r:^^,-' ) e'sin (3«'«— 337 )
V ila ilii J
.('I:llsr^~Sr')e'e's\n(in't—2vS—7,')
\ d(t da' J ^ '
—Zri. { I') ';
.('^Lzr->r^h'\ ee" sin ^3«7— a^s'— w) I
V da da / ' |
I') (i)
. f^ ^/--t-^ ^Z ") e" sin ( 3n7 — 3s7' ) .
\ rfa (/a' / '
Tom. XXXV
l8 sun LE CALCUI. DE LA PAnXlE DU COEFFICIENT tTC.
Or cu fatSiint ,
Sr '' '''
-, z=/J.cos(2n't — 2nt); Si>'=n.sin(2n't—3nt-hD")i
cc qui donne
'l:lL=z—2a'(n'—n)II.s\ni:2n't—o.nt),
lit \ / V / J ,
'^'Jf= 2 . (n'—ii)u!cos(9.n't — 2nt-i-D") ;
ct substituant ces valeurs , ainsi que celles de Sr el iv, dans celte
expression de — y— on reconnaitra aussildt , que les termes mul-
15) (■) _ . /5?l' 2Jl\
tiplit'S par // on par II acqiudrent Ic Jactcuv I j . Done il
est permis de SHpprimer ces termes , puisque, apres la double ia-
tegration , il n'auraieut pas pour diviseur le carre de (5«' — are) .
Par-la la valeur de — '- — se reduit a deux parties de la forme
3 (3) 3 (3)
— Ti.G. Q — — n'.F.Q'. Mais nous avons deja fait remarquer ail-
leurs ( pag. Sgg du Memoire cite ) que dans cette analyse on pent
prendre 5re' — 2re=o , et par consequent -- . n'=:—n( — — i j •
Done , en faisant ce changcment , il viendra ;
(I'JR
(9)
3M.c^sm(5ri't—2ni—3z!!-i-gti)
7|' \ 3)1 (i) I
ijG }^2M.c*e'sm{5n't — 2nt—2Ts—'Bi-^gJ |
'-+- i»/.ee"sin(5«'f— 3Hi— 2sr'— 5>4-^„)'
"C^-)-"-
PAH M. PI.ANi
fill ^ •"•'
•a ——.ee sin(DH(! — ■2nt — 2a —:ts -4-y„ )
da
CO
tIM
■a ——.ee^s\v\(Sn't — ani— a-aj' — ^-\- f, )
da ^ ""' ■^
-a -- . e''s'\n(jn'i — 2?it — 3s;')
da '
W (■) (3)
On obtient les Irois coefficiens M, M , M , qui conviennent a
I'objel actuel , en prenant les preccdens multiplies par — ^ . Mais il
n'en est pas de ratine du coelficient M , qui depend dii coeflicient
A . J'ai deja demonlre, dans la ineme page Sgg cilee plus haul , que ,
en pareil cas , il faut d'aboi'd changer A en A-^- I— - — ~^)> ^^
m ''^ '*'
ensuiie prendre M an lien de M . Or , en faisant , pour un
•^ ni'
moment, — . il/ = — -. jT/'-+- M" , et regardant le coefficient
nt m m' "
M" comme etant donne par la substitution de y/'= — — — an
lieu de A dans I'equallon (7), il est clair qu'on aura , a cause de
(') . (') {') (0
aA
da
id I d^J fia' d\4' a4.«' d'A' a'
a' a" ' da- 'a'* ' ^/a^ «■• ' da* ' a'> '
a— r- ^ ^ i — ( — 162-*- 45o — 4o8-+-i3o 1— 81 \=m , —
(j)
Done, en considcrant seiilement le coefficient M" , on aura,
d'apres lequalion
K'=Zdn'fdtf'lJ^.dt
et requatioQ (9), celte valeur de BK' , savoir,
ao SUR T-E CALCCL DE I,A PARTIE DD COEmClENT ETC.
--.3H'(n' — «)«''''^"" i G'.'Le"sin(5//V—2»/ — art'— «-+-,;?,) )
{3n'—2ny ( — F.ee"sin(5'«7 — 2"^— :?«' — rt-h/J )
Mais la tliJlcrence eiUre Tare g^, et Tare /^ (o/i5) ne pent pro-
tluire ici ricn de sensible. Done, en faisant y;^=^^p et observant
que ii = 4-l/4-=a 1/-^, cetle valeur cle ■^J' Jeviendra telle,
qu'on a ;
iCi in'f a' -^ \ n /
Apres avoir separe celte portion de la valeur actuelle cle S(^', il
est evident , que la forniule (9) donne , par sa comparaison avec
l.i formulc (6) ;
d?'=_:^l/4-. Si;.
in Y a
Done en rcunissant ces deux parties , on obtiendra cette e'qua-
tioa assez remarquable ;
(io}...s; = -!!L.\/jl,.r;
in f "■
lb m f It -^ \ n / "'"
n) (3)
Et comme on a i^:= — o,oo2'y83 ; G^ — 0,0009638;
et par consequent
(3) (3)
Log. \F-G j = 7,2598327 (-),
il est maintenant facile de changer I'equation precedente en celle-ci;
(i 1) . . . »^'z= — '^ l/X . J:-+.o",586osin(5M'«— 2nO— o",o563cos(5«'— 2«i) ;
d'ou on tire , u I'aide de la valeur nuraerique de Si; donne'e par
I'equation (8) .•
(la) . . . ^5'=: — o",29i6sin(5n'<— 2?«) — i",i6ncos(5ii't — 2??^).
PAn M. PLAS.V 21
Considcrons iTi,ninfcnant la compagne dc la mumc comblnaison ;
c'esl-i-dire ccUe qu'on obticnt en pronant
(II) . . . iR = M".COS(2H'^ — 2«/) ,
— = iY."e'cos(3n'<— 3ts)-Hiv'.eVcos(3«V— 2^— a')
-l-iv! ee"cos(3nV— 2«'— ■K)-f.iV'.e'^cos(3w'<— 3W),
ivs^E'. e'sin(3n'< — 3«)-f-£'! eVsJn(3n'« — 2«— «')
-i-E.ee''s\n(?>n'l—2-as'—a)-hE . e"sin(3n'^— 3W) ;
et des expressions semblables pour -— , Sv' , que jc distinguerai
M (0 W (3) '») {>) f») t') . ,
en accentuant les coefliciens N, N, N , N ; E, E , E, E, qui s y
rapportent.
Cela pose; il est d'abord clair qu'on a,
(o) (0)
^/?= -(oV— ^^2 •M'°sin(2n'f— 2«0-t- 1^^''-*-^°^''' I cos(2n'f— 2«<).
De-la on tire, en dififerentiant par rapport a nt , of, ^i';
— — z=(Sv' — Sv)^i.M. cos(27i't—2nt)
(•) (o)
-2n
< --~Sr-i-—-,Sr\sm(2nt — 2jU)
{ da da y
fol
-t- ; 2/U . Sin(2?l< — 2«0H ; r— ■ C0SC2?i< — 2nt) l
■ dl ^ ' dt da ^ '
et en dififerentiant par rapport a ih , Sv' , Sr' ;
1^ =— ( Sv' — Sv ) 4«' M . cos ( 2/1'/: — 2nt )
W (0)
— 2n'\ —-. Sr-i — —. . Sr'l sm(2n't—2nt)
( da da ) ^
d.d<J ,M . , ,. .s d.Sr' dM
(»)
— — 2M. sinfan'f— 2«n-|-. — ;— .-— cosC27it—2nt).
dl ^ ■^ dt da' ^ '
3 5 sen I.E CALCl'L DE I.A PAHTIE DU COEFFICIltNT ETC.
Done, en subsliluanl i>our Sr , ' -^^ > ^'' > ^'' > — ^- , '^v' leurg
viileius , et clnniiianl -- a laicle tie lecjualion
(<>> (») , ,
a — — -4-(' -,— '^ — •'"
on nnm
-HiL ! e*e sm(5nV— un<— 2is'— nj)-t-A . e" sin ( 5w'^ — 2/zi— S'Ej' ) ;
^!ii!= TST'.e'sinrD/f/ — 27!«— 3«()-+-/(:'.eVsin(57i'^ — 2Hi — a'sj— 13'>
-4- A ' .'e 'e sin (5«'/ — 2ni — 2*'— «) -f- X '. e"sin(5w'i— 27i«— 3i!S') ;
en posant pour plus de simplicite ;
<"• H (») ("1 , , „(") flMi -,-/'' /3 , > i/*'J
r
llL Wt2«£''-«^^a(3.'-2,0£V«^^'|«iV'^g«'-.)iY''j ;
(o)
(oi w (o) e:„i (») (o) //I/ k tin' '"' . W )
A-'= -;¥ { 5«'£'-^" .iV>-2n'£ i-4-a^ I^ILiV'-w'iV ;
?.-''^-MT5«'£'15-^.iV''l2.'£V«»'^A-''ln'iV^'^ i ;
' 1 ' «/o j 2 J
A=— A/j57t£'— ]\'—2n'E JH-«__| — N'—nN |;
(o)
(3) (o) (3) e_' (31 (3) ,/,W 1 K„l (3) (1) >
r= -M \ ME'--^^.N'-2n'E \^a '^Z. 2ILN'-n'N j -
J") .. .„ ,,.
w
(0 , (•)
rt'
dM a'
dA db\
a '^^
. a «-r-^ •
III'
da m'
da da
PAn M. TLANA aS
W (0
Mais nous avoiis ici, M=zin'.A: Done rc'qualloH
SJ;=z laafdlfil^dt .
donnera
('3) K=
(") (•)
, I A'.c'sin(jraV — 7.nt — 3ia)-HA'. eVsin(5w'<-— anf — 'S'af — t!f')i
/— T • \ ("> (3) (
'" (-t-A'. e"esin(5ra7— 2Wi— a*'— •a()-i-A. e'^sin(5n'f— 2««— 3«f'))
ou Ton doit fairc
Pour avoir la valcur correspondante de ^?' , il faudra d'abord
(o) fO (») (')
observer, que les coefficiens K, K' , K,K' deviennent respe-
(0) (0 (?) (3) .
ctivement egaux a — K, — K, — A", —Jf , si Ton fait on — 2n=o,
ainsi qu'on le peut, sans crainte d'erreur sensible. Done, en mul-
tipliant ces coefEciens par — - on aura
K'= ■ia'nn' . !^ fdt . f 1- 'H^ . dt
m J J II dt
= — 5an . n . — / dt. I ; — . dl
mj U n dt
OU bien
(i4) ...^,"=--.-.^.^?=--. l/^.^?;
^ ^^ ' an m' ^ m' Y a' * '
resultat conforme a celui qui a lieu pour les termes analogues de
I'ordre de la premiere puissance de la force perturbalrice j ce qui
est digne de i-emarque.
Les deux equations (lo) et (i4) demontrent la verite du the'o-
reme enonce dans la page 1 1 , relalivement a la coinbinaisou dcs
deux arguniens dn't et 2fiC — 2nt) ,
34 Sl'H LE CALCUL DE LA PAnTlE DU COEFFICIENT ETC.
§ 4-
Ejrpressioris de S^ ct S'^ donnces par la combinnison
des tijguinens n't ct (211't — nt) .
Je vais cvposer Ics formiiles qui convienneni a ce cas, ainsi
que leur reJuclion en nombres. Soil.
(Ill) ...R= M.e'cos(/in't — 2'it— 2v!)-^-iU .ce'co5(j^it't — 2nt — ■as—it')
(>)
-+-,!/.(?" cos(4"V — 2nt — 2«') ,
oil jc siippriine le lennc iniiltiplic par -/ , parce qu'il augmente
la cotnplicalioii , sans proiliiirc rien Je sensible. Je previeiis une
fois pour louies , que je ii'aurai pas egarcl aux tennes multiplies
par y' .
Cette valeur de R donne
I'D rt ■ ^ S i'^^-e's\n(Wt—2Jit—2'vs)-i-'iM.ee'sm(4n't~-2nt—si—Bi')]
iIi = — {ivS;')l (.) 5
{-i-2M.e''-s\n(/\n'l — 2iU — 2&') ]
(■•1 (•>)
• I—— Sr-\ — j-j-'Jr' ( c'cosC4"'^ — 2rU — ats)
J du da I
(0 (')
\ 1— Sr-^'-;-, Sr'l ee' cos( hit — 2nt — ■a— vi')
[ du du J
! 'BLsr-k-'!^lsAc"cos{Wt — 2nl — 2^') ;
I da dii \
I du du \
4' Oil. on tire, ea diiFerentiant par rapport a nt , Ss> et Si: ;
d sn_
~~Jt
, , . , 1 AM.e'cos(i\n't — 2?it — 2'ui)-i-3M .ee'cosCin'i — 2Jii — ta — ■«'/
{-^-2M.e''cos(/^n't—2nt — 2vlS') )
d.Si' \ 4i\J.e's'm(/\n't — 2nt — 2'ss)-h-3M.ee'sia(/\n't — 2nt — -m — ■a')
"*■ dt ) (■), . , , ,
[-+-2i)/.e 'sinf-vi ^ — 2nt — 2« ;
--m — ■a') I
FAR M. PLAHA 20
( ^ .e'cos(4n'<— 3n«— 3w)-4-lip.ee'cosr4n'/-2/!<-rt-i»')]
rf.5r d'^ ^ 'da ■{
■+• < (») /•
'^' H-^.e"cos(4n7— 2n< — an') )
(o) (0)
(■) (■)
(0 (>)
. 2« i ^J/•^-'^HoV!e'•sin(4«'« — 2««— 257')-
ActuellemeDt , si Ton fait
zL=iNe. cos {n't — -a) ^ Ne'. cos(n't—iis') ,
Si>-^ Ee.sm {n't — •nf) -t- £ e' . sin {n't — sr' ) ,
^ = iv'e.cos (/i'< — sr) -hiV'^e'. cos («'i_ tj') >
V = £' e . sin (ra'f — ta) -4- £' e' . sin (re'f — 's') ,
on trouvera , apres la subsiitutioa de ces valeuis ;
^-^= /!e'sin(5«'< — 27^^ — 3«f)-+-^'?eVsin(5«'«— 2/2/— 2fflf— ■nj')
(J) (3)
-t-X. ee'*sin(5ra'< — 2nt — 2 •«'—«)-»- A". e'^siD(5/i'« — znt — Stsf');
en posant pour plus de simplicite ;
(o) (ol
A'= 237{2h£'— (2n— «')£ }^-(2« — w')liV.a^'-+-«iY'.a'^ ,-
' ^ / 1 \ /j ^^ da' '
(0 W {■) (0 ^ (■) w w
A= 231 \7nE'—{2n—n')E \-^-M \2nE' —{2n—n')E [.
•(2a — n') l-Jy.a ~r--\--N, a—- t
(2 aa 2 tia )
Tom. XXXV
30 SVR LE CALCCL DE LA PAHTIE DU COFFrmEXT ETC
K= iiy\3iiE'—(2n—jt')E [-hM \2nE'—(2n—n')E j
-»-(3K— m'){-7V.<I-^ -*--A -rt-r- }
(>) ' (0 >
(») (■
A= iy]2nE'-(ctn-n')E \ ^(2n-n')LN. a'^-i-nJS'. a!^ ■
Cela post' , il est clair que I'equation
ot,=Ldan . I (It I —- — .at,
ilonne
Ci5) K-
r «' I A' .e'sin(5n'< — 2nt — 3'ss)-t-A'c-'6''.sin(5H'^— 27!<— a^ts— 3t')(
' '""'I -t- A' !e"esiu(5«'i!— 2«<— 2«'— a7)H-A e". siii(5«'f — 2«f — 3a')S
En faisant i = 4 •I'^'is les formulcs de la page i2 du 3."""
volume de la M.' C." on en lirera ;
(4) U).
(3) (3)
Mz= J42.^-t-i4.rt -7- -H(i^ -r^ >,
4 I du da' \
(») (»)
„'*' w'Uq i'' / dA ^ ,ctA j
(•-) (4) (4) , (4)
(IM m'i^a dA ,
(>) (3) (3) (3)
r/.U w'j.^ r/.^ ^ ,d'A ^ ,d'A
PAR M. PLASA
a
dM m'\. (1.4 ^ ,, ,d'A , jrfVy I
(■') (4) (i) , '4i
(') (3) (3) (3)
,dM nn, '" dA ,d'A ,d'A t
ila' !^ [ ' da ' da' da^ \ '
,dM' w'i,.Q Ara '^-^\ .d'A^\ ,d'A"l
da' S ( da ' da' da^ \
Pour reduu-e aisemcnt *ces formules en nombres , j'emploie les
logaritliines qui se ii'ouvent prepares dans moa Memoire ( Voyez
p. 376 ) , et ceux-ci :
(" db'"'
Log b\ =8,7534^95; Log. a -^ = 9,3930207 ;
d^b' (fb''
^°^'" '^'-^ =9-94979 '7 ; Log. u'-^ — 0,4418798.
D'aprcs cela j'ai irouve ;
a' ("'
— r . M = — o,3i 1037 — 0,432573 — 0,1 1 1352^ — 0,854962 ;
a' '■'
-7- • jl/ = 1,23874-t- 1,38670 -(-0,26270^-+- 2,8881 4o ;
a' <•'
— r . M = — i,2238o — 1,05470 — o,i3o88:^ — 2,40938 ;
■^•«^ = — '/792i2 — 1,78165— 0,345773=— 3,919543;
—J. a J— =: 5,5468o-4-4,2o3i9H-o,62655=:-t- 10,37654 ;
—^.a—-—^=. — 3,91730— 2,0942— 0,26011=— 6,37161 j
28 SUR LE CALCUI. DE LA PARTIfi BtT COEFFICIENT ETC.
— 7.«''-p- = o,3i io374-3,234*56-hi,8<)3oo-t-o,345773=-4-4,77447)
^^.a'~=— 1,23874— 6,93350— 4,46589— 0,63655 = — 1 3,26468 ;
iL_.fl'__ = I,22380-h4,<)7I96-t-3,335oi-t-O,260I I =-+-8,68088 ;
Conforinement aut resullats que je vols dans les pages 122 et
1 36 du 3."'""' volume do la M.' C." je fais;
(») (*)
aN e = — 0,0000795246 ; a N e' = -4- 0,0000493096;
to) (')
E e =z-i- 8",6oo4 (sex) ; E e' z=. — 9",69i 3 {sex) ;
.(«) (0
a'. IS' e = — 0,000343217 ; a'. N' e':= o ;
(.-) (0.
E' e = o. E' e'=o.
En prenant les logarillimes de ces diffcrens nombres on aura ;
(0)
Log. -^ -^^^ = 9>93'9468(— )
^ .1/'"= 0,4606182
— .i)/"= o,38iqo53(— )
a -4— =^ o,5q32353 { — )
m' da ' ^ ^ '
a -=- = i,oiDo5oQ
_.«_ = 0,7973793 (-)
(•)
—..a'-r-r = 0,6789252
PAR M. PLAKA
2t)
^^S- -^ • "' -.h- = • ' ■ =* ^^'967 (-)
fl.a'^ = 0,0385038
m* da'
N^ 6,5o2466i (— )
TV = 6,2260263
iV''°'= 6,8729193 (-.)
E°= 6,938 1 589
(■)
E = 6,922o574'(— )
Ta — — j = 0,2033902
/ = 5,7265601 (-);
d'ou il est (acile de coaclure les resultats suivans ;
(o)
a'.K
- — r = 0,00236878+0,00099555 — 0,00356324= — 0,00019881:
"^■f^ \ — 0,0022826 — o,oo6ooi48— 0,00263558 j ►■.
r ={ ^ }= — 0,0015470;
?ifn /— 0,000526771-*- 0,00989955 J
"'•^ j o,oo5783o5-i-o,oo333774-l»o,ooi5926J ^- ,
nm' ~|-Ho,ooi39456— 0,00647864 |— +-0,00^629^^
«'./'
^^, = — o,oo32i63 — 0,00084288= — o,oo4o59i8j
^"S-S =6,2984382(-)
(0
~ =7,i89/i9o3(-)
3o SLR LE CALCIL DE LA PAP.TIE DU COEFFICIENT ETC.
,1)
W = 7.6084384 (-)•
A I'aide tie ces deniiers logarithines el ile ceux qui se trouvenl
prepares dans la page i4 de inon Meinoire impiinie dans le vo-
lume XXXIV ('") de rAcadcmie de Turin , j'ai trouve que la for-
mule (i5) donne
S:;= j o",oioi— o",o346-<-o",4528 — o",o37i lsin(5«'f— 2«0
-¥■ I — o",oo6i — o",ioi4 — o",o528-4-o'',3826 j cos(5h'^— aw^)
ou Lien
(i6j . . . ^5=:-|-o",39i3.sin(5H'^ — 2«<)h-o",2223.cos(5«7 — 2nt).
Ici on peut avoir imme'diatement la valeur correspondante
de S^' en prenant
III \ a
de sorle que on a
(17) . . . 5?' = — o",9482.sin(5;t'/ — 2«0 — o".5388cos(5h'<— 2«0-
Pour jnslifier cc precede remarquons, que, en differentiant I'ex-
pression prcccidente de SR par rapport a ii't, Ss>' el Sr' ou obtient;
d'.SR
^ ^ ^ {\M.e^cos{^n't—2nl — 2t3;)-t-3J/.ee'cos(4«V — 3.nt — « — vs')\
• • 2il/. e''cos (4"'<— 27?^ — a'cJ' )
(') D'aprt^ la correction imlKiuce dans \Eirata de cc volume il faudra
pieudre Log. t''^ wits' ~(j,if{-}'jl{i&(—); Log. c''cos3n'=5,a3483G6( — ).
PA1\ M. ri.ANA 3l
(1. Of' 1 4 '■'■«'sin(4«V — 3H<— 3sr)-4-3^/.ct''sin(4'i'^ — Vil — in — w')
(o) '_' ^ ■,' . f.)
Ill- .e'cos''4«'^ — 2n^— aitfVH ; .ee'cos(4"'^ — 3«< — of — ts')!
H — { (')
l-h — — • . e " cos (Ant — 7.nt — acr )
\ da
(") (■•)
, , ( (I M ^ (IM s I i , / / I. > \
— An o/'H o/ie'cos('\nt — 2nt — 2«)
( dei da )
(') (■)
_ 4n' \^Sr-\-^Sr'\ee'cos(.in't — 2nt — is—v^)
( itu da \ '
— 4 n' i ^ */■-♦- — ' 0^-' ! e" cos ( 4/j'i — 2?jf — aw' ).
( da da \
It ^Ty
Or , en subslltuant dans cette expression de —L. — les valeurs
precedentcs de — , 5v , — ^ 5^'' , on trouvera , que le coefficient
de e'sin(5»'i — 2jU — Scr) est egal a
— 2M ISn'E — An E ] — -n.N.a'-— — 2n .Ji .a—j-:
( ^ 2 da da
de sorte que, en supposftnt 5/i' — 27? ^o, ce coefficient devient
cgal a — A'. On demonlrera de meme , que les coefficienS dc
e' e sin ( Hn't — ant — asr — ro' ) , e'" e sin ( 5n't — 2nt — 2st' — -a ) ,
•e"sin(5n'/ — 2H<^3«r') devieunent, respectivement, egaux a — K ,
(») (3) (0) C) (>)
-—K,—K. Et comme les trois coefficiens M , M, M ne
(0
reuferment pas le coefficient A , il est evident qu'oa a
Sir SIR LE CALCUL DE LA PARTIE DU COEFFICIENT ETC.
m J J tit
ou bien ,
(£8) .... $C=^^'^-}/T,§^.
Ill f a
Considerons maintenant les valeurs de S'^ et 5^ donne'es par
la coinpagne de celte coiiibiiiaisoa. Pour cela , oa prendra
(IV). . . R = M.ecos{n't — tz) -i- M .c' cQs(n'l—a^ ) ;
et par consequent
iE=—( Sv' — 6V) j/'e sin (n't— «?)
( ita da \ ^ '
f (/(J da! \ ^ '
En dlffercntiant cette expression par rapport a ^v et i"/' on
oblient ,
— ; — = — — M .&%\\\{nt — sy)
dl dt ^ ■'
I J-..ecos(n't — -ni^-^r'J—.e^cn&in't — zs') f,
f </<i da )
^lainlenant, si Ton fait
— = N .e'cos{f\n't — 2Tit — 2is)-t-A'.ee'cos(4«'< — '>nt — ■si — •cJ')
(>)
-+- iV . e" cos ( 4nV — an< — as' ) i
PAH M. PLAX\ 33
(») , '•' , .
$v ^ E.e^&in(.'\n't — 372/ — 2rs)-^E .ee sm(^n't — 2?it — m — w')
(>) ,
-»-£.e'sin(4"t — 2n^ — W) ,
il viendra
</ S/l ("' ■■'
=: ^.e siri(5n'^— 2n< — Zis')-^- K .e'^ s'io(5n'l — 2nt—2'BS—ts')
di
•K.e'^e&m{5n't—itit — ivi'—'as)-k-K.e'Hm(5i}!t—2nt—Z'si');
ou I'oQ a fait , pour plus de simplicite ;
A = f2ra — n)\M E —N- a— N.a—- J,
( da rfa )
Kz=(2n' — n)\3I E — N.a— iV. « 5
i da da \
A= — (2w' — n)jy.a-;— .
da
Cela pose , on aura
('9) ^?=
W (0
^' C K. e^sin(5n't—2jU — 'i'!!S)-i-K. eVsin(5«'^— an^ — 2« — ■k(') >
( -hA. e'*esin(5M7— 2n< — ais — •s)-f-A'. e''sin(57t'«— 2?2<— SoC) )
Les coefficiens M , M sent tels qu'on a ( Voyez p. 276 du
I." volume de la M." C )
Tom. XXXV
a I <^tt j '
34 SUR LE CAI.CUI. DE LA PARTlB DU COEFFICIENT ETC.
!") . . (■) (■)
da 2 ( da da' \ '
(0 W (") .
da 2 \ da da' )
En differentiant la derniere expression de SR par rappori a n't,
8iJ et Sr' on oblientUa ;
d\SR_
di
(») (0
H ; — —r-f.ecosCnt — zs)-i--y~ .e cos(nt — sr')
dt ( da ^ ■' da' '
(o) (o)
— Ji \ —- Sr-\ — -_, Si'\esm(n'l — -Ef)
( da da \
- „' ! dj^\r^^l^ I e'sin(«'^-sr').
[da da \ ^
(») (■) W ,(») {') (")
En accentuant les coefficiens JS , N , iV; E, E , E, on formera
Sr'
la valeur de —^ et celle de S\>'. En les substituant dans le second
a
membre de celte equation, ainsi que celles de — et ^i', on verra
(o) (I)
aussitot , que les termes multiplies par a -- — ou par a — —-
* ' "^ da ' da'
acquierent le facteur commun 5n' — 2m: et que la meme chose
(o) (.) w
arrive a Tegard des termeS multiplies par E' , E' , E' . Done ,
on peut suprimer ces termes; ce qui revient a faire ^/•' = o,
3'>''=o. Apres cela on oblient pour _ 1 — une expression, ou i«
coefficient de e^sin(5«7 — 27U — 3«f) est egal k
PAI\ M. PLANA 35
I , ("' W I , ;y(°' CIM?
-n'M E n'N.a-T-
a 3 a<i
Or, en supposant ici 5«' — 2n = cr, on pourra changer - n'
M
en — (aw' — n); ce qui recluit ce coefficient a — K. La meme
cbose a lieu it I'egard des aulres coeniciens. Ainsi on peut faire
d'.SR__d.SR_d".m
ill dt dt ,
,, . , d'.SR , ,. , d.SR -AAA
ea designant par — - — la portion de — - — qui depend da
coefficient A ; portion qui doit etre evaluee en y faisant
(0 (0 gj ^
A =zA' =^ — — -^ ; c'est-a-dire en prenant
.(') ..('1
a
(0
i
da
C») . (0 .(■)
< i/°' m< A V dA' \ 3 ,
, dM m' ,U dA ,d'A I 3 ,
a.a——-=. «'J3a— — ha -^ — ;=-ma.
«ti 2 { da da^ ) 2
Done en posant I'equation
M....,f=-^{/|j,fH-3»/}</^*{
on en tirera ;
(21)...^?'=-^ 1/4-^?
£e'. sin(5M'< — 2n< — 3*)
m i/V 3 /-/aw' \ 1 (I) (.) f
"m'K'^T^'AlI ') j-4-(£— iV^)e'e'sin(5n'<— 2;i^ — 23:— «')
■(E —N )^'es'm(5ii't—2nt—2ta'—'!!s)}
36 SOR LE CALCl'L DE LA PARTIE DH COEFFICIENT ETC.
Comme on iie trouve pns picpnreps ilans Ja Mecanitjue Ct'leslc
les-valenrs ile — el Si' sons lu fonne (iiie nous Icurs aitiibuous
a ■*
ici J mais seulcincut sous lu forme concise
- =://cos(4'''< — 'int — A'); Si>=:Gsin{^n'l — 2tit — g)
il convient d'etprimer <5^^ et S'^' par les coefilciens // et G ; ce
qui est trcs-fiicile. Car en sulistitnant cos valeurs dans celle
tie — - — posee plus haul on en conclura , que
1 M Ge.sm(5n't — 2Jit — g — -a)
I (»)
(22) s-=ff——A~—a^—IIe.sm(on't — 2nt—K—a)'
^ ^ ■ ■ ■ - -^ V /» Jm' \ '''*
l—a^He'.sin(5n't — 2Jit — K—Ts')
\ du
Maintenant , en vertu de requation (jo) , il est clair qu'on a
ni y a
, — , , , ■> I Ge.sin(5n't — 2nt — g — ss)]
my w^\n /2 l-ne.sm(^5n'l-27it-K—os)\
Voicl la reduction en nombres de ces deux forinules ;
— r = — -i^a: — 2^1 — « -i. (;
m 2 f da. ]
a' dM 3 I K <H>\ . '}'b\ \
m da •. '^ ( "« "« J
(■) ( W ("))
a' dM I db\ . d'h\
HI du a ( dx da' )
»Aii M. Plana 3-
— ^ =— o,8i79759-ho,G3oG4oGH-o,/jo4395=^-o,ao7o597 ;
(»)
^^'""^ =— o>8•79759-^-I,2^3I85^-o,379563 = ^o,774772 ;
^■" TaT =""'^41047— 0,427503 = — o,8G8552.
D'apros les resultats donne's dans la page laS du S.'*"" volutins
de la M." C, nous avons
Tt 3o5a,4o „„-
aH=— ^.-|'^^ . o,oooiOio533 , K= 5i\ 4'. 6"
^=-^|~■ '8>72.sini", g= 5f. 12'. 26".
II suit de la qu'on a les logarithmes suivans :
Log. .^ i»/ "=9,3160962; Log. ^= 5,269 1 565 (—)
i-"^ ^9,^^9^1^9 ) G = 5,9232883 (-).
a dM ~„ -„ . .
Ea outre nous avous (^-^ 1 y=— 0,194628;
Log. /(?j'-i) = 5,o,57654;
Log. 6 = 8,6819347 ;
Log. e' = 8,7499264.
38 SUR LE CALCUL DE LA PARTIE DU COEFFICIENT ETC.
D'aprcs cela on tiouvera que la formule (22) donne
(24) J^= — o",o865i. sin(5n'^ — 2nt — g — w)
-♦-o",o'^i8 . sin(57j'f — 2nt — K — ar)
— o",o943 . sm(5H'f — 2«<— Jf — zs');
et que la foi-mule (23) donne
, — ( SX — o",34i7- s'ihCSm'^ — 2nt — If — sr) )
"''f "'I -+-o",o758.sin(5«'f— 2«i — A"— «) ('
d'ou on tire
— o''j4283. sin(5«V — 2iit — g — ■as)
-ho", '. 476 . sm( lidt—inl —K—'m)
— o'',!'9l3. s\\\{5n't^-2nl — A' — •£«')
ou bicn
(25) S^=i i",o2']8. sin(5n' t — 2nt—g—'ss)
— o",3577. sin{5n't — 2nt— K—'a)
-H o",2285 . sin ( 5n't — 27U — K — ■^'').
Pour reduire ces formules a la forme ordinaire on observera
que g-H« = 67°.33'.29"; A'-|-« = 6i''.25'.9". A'-t- ^' = i SgM 3'. 1 3";
et de la on conclura j
(26)..^^ = ! — o",o33oH-o",o343-f-o",o7i4^-+-o",o727isin(5HV — 2nt)
-4- { o",7996 — o'',o632-+-o",o6i6=-i-o",798ojcos(57i'< — 2«/);
(27)..?,"=} o",3962 — o",i7ii— o",i73o=-+-o",o52i|sin(5«'^— 2«0
•+■ { o",9592-4-o",3i4i— o",i492=-Hi",i24i jcos(5«'<— 2n<).
PAR M. PI.AKA 3y
§ 5.
Expressions de S^ et S'^ donnees par la combinaison
des deux arguinens 2n't et {Zdt — 2«^).
Soil ,
(0) (.)
(V) R=. il/.e*cos(2HV--2«)-f-M.ee'cos(2«'i— «— 13')
w
-^M .e"cos(2nt — 21H').
(3)
Le terme ili y^ cos (zn't — 211) que je supprime dans cette
expression donnerait des quautiles bcaucoup plus petiles , coiu-
paralivement.
Cette valeur de R donne
(=) (•)
ii? =— (V — Jv) { 2A/ . e'sin''^2n't—2'al)-i-M.ee'sm{2n't—BS—Bi')\
• l—^ffr-{ — r-r^' I e*cos(2w7 — 213)
I Ua da J '
(■) (0
j ^h-r — Sr'\e(icQ^(2nt — '^—«')
\ da da j
(>) (»)
^ \ ^^,■^-^^^,.'L'•cOS(2«'i- 2^).
I da da ^
Done , en diirerentiant par rapport a Iv et ir , il viendra
1
d Sa d. S,' j ^ ^y") g^sin (2«'f — 2c<)-»- iw'? ee'sm(2«'^— «*—«') j
(o) (0
, — .e^co&( 2ri!t—2v5)^'^ .ee' cos(2}i!t— in— -Bi') [
d. h- ) '/« ■'da ^ ''*
• -r- .e cos(2nt — ats )
da ^
4o sen LE CALCUL DE I.A PAHTIE DC COEFFICIENT ETC.
MaliUeuaiU , si I'oii fait
Sr <"} ('1
_ =iV. ecos(3/j'< — 2«/ — ■n!)-+-iV. c' cos (3n't—2}it— as') ,
W (■)
Sk' =■ E . esin(3/j7— 2«<— nf)-t-£. e'sm (3«<— ?.mz — ■*') ,
il sera facile de troiiver, que, aprcs la substitution de cos valeurs,
requalion
donne
(=8) y;=
r (<•) (0
. ■ . ,\ A'.e'sinfS/t'z — int — 35r)-t-A'eVsinC5rt'<— snf — 2«f — «('>l
/3 n ^ /■ " ) ' '
( ->- Ar.ee'"sin(57fV — 2^(< — s-a' — 2B-)-+-/i.'.e"sin(5/i7 — 2«f— 35/) ]
oil I'oa a fait pour plus de siinplicile
K= 2M J£ —N.a-L;
da
K= 2M E-hM E —N.a~—N.a^ ;
i TT \ J da da
(AJ \ (.) W
W (') (0 (i) ,71/ (") ^(1/
A;= M E—N .a'l^—N.a^;
da da
A ^ — iV.a — — .
da
En faisant /=2 dans les formules de la page 12 du 3."'"
Tolunie de la Miicanicjue Celeste on trouvera
fil (»)
/
8 I ^/«
^^9) ^'^—lY^^^'^'iu:-^''^ i'
;i/"^ m' Sr /' r <i'^ .(^'^'^ I
4 .
PAn M. PLANA ^,
d'oCk il est aise de conclure
Ea reiluisant ces six formules en nombres on obtiendra
a' (■■)
•;r'^'^ = ~*'''932284— 0,45300— o,i3o883t=— 0,7761.14;
a' (■'
— M=— 1,6359517^-0,9309609+1,213 160 +o,i8978i=-f.o,69795o2;
a' '•'
— A/ =—1,0901174 — 0,330786 — 0,106877 = — 1,5277804;
^■"rfa=~°'9o4oo— 1,047064-0,260108=— 2,21 1 172;
a' tlM -_ ^
/■n^-" rf« =~''^^^95i7-<-2,42632o-|.i,5i8348-ho,522i i2=+2,83o728;
a' W
;?-''-a7=~°'^^'^^-«'S55oo9— o,24585o=_i,652i68.
D'apres les resultats donne's dans la page 122 du 3.'*"= volume
de la M.* Q.' nous prendrons
ae.iV =-0,00045845; ae'^ =h.o,ooo9o48 ;
e £=_44",5.sini"; e'/'=H-84",9. sin 1".
Eu multipliant ces nombres par !^ri^ [pour les reduire
i la valeur actuelle de la masse de Salurne ] et prenant ensuite
les loganthmcs , il viendra ^
Tom. xxxv p
43 SUR LE CALCUI- DE LA PARTIE DU COEFFrCIENT £TC.
Log. aeiV =6,6V9993( — ); Log. a e'iV =6,9372598;
e£'=6,3i4642i(— ) ; e'£ =6,5951898.
ISIals ,
Log. 0=0,7161007; Log. e=8,63[9347; Log. e'=8;7499264;
parlant
Log. y = 7,2439633:-) ; Log. yL7,47i2327 ,
£= 7,6327074 (—) ; £*'L 7,8452634.
D'aprcs cela on irouve
—J.. A = 0,00666286 — 0,0038778:= 4-0,00278506;
a' J'' \ — 0,01086968 — 0,00299594-1-0,006544181
m' 1-1-0,00496436 = — 0,00235708; J
—^.K=. 0,0048875 — 0,01675564 — 0,00289746=— 0,0147656;
n' W
— .A'=-t- 0,00488976.
/ft'
Log.4^=7;4448346; Log.4 /=7'3723744(-)i
^X = 8,i6925i.(-); -^ ^=7,6892875.
Si a ces logarithmes on associe celui-ci ;
■3 «'
^°s(^"--'y=^'^'^"^9
et ceux qui se trouvent prepares iliins iin autre de noes Me'moires
( Voyez p. 14 flu volume 34 tie rAcademie de Turin) on trou-
vera aiseineut , que la formule (28) donnc
PAR M. FLAM A 4^
S^=( o",eS59-f-o",o2(i9-+-o",470? — o",oi77)sin (5n't — 2nl)
-t-( — o",o337-j-o",o6i2 — o",o549-+-o",i8a5)cos(5«'/ — 21U) ,
ou biea
(3i) .... ^^=:o",5293. sin(5«'f — 2n<)-+-o",i55i cos(5n'< — an/).
Pour avoir I'expression tie S'^ il faiidra diirerentier I'expression
prececleiite tie Sll par rapport a ti't , S\>' el Sr' , ce qui douucra
d.SR
dt
W (0
— in'(S\>' — S\') I 2M. e*cos(2n'i — 2w)-\-M. ee'cos{zn't — ts — w') \
d ii'' i '") ''' i
— j 2M. e'sin (2n't — 2a)-hM . ee' s\n(27i't — os — t*') |
(■■) (■)
d. Sr' 1 '^•' 'da' ^ ^1
' t')
</t
J 1/
- ^~- . e'' cos ( 2rit — 2iij' )
(0) (0)
, i ^M/j . dM ,\ , . r <. s
— 2« J ___4/-j-___ /•[esinfaw/ — 25r)
f aa rta J '
(0 C')
— 2n' \ ——Sr-^ — --Si-'\eesia{int — vs — sr )
( da da )
Actuellement , si Ion fait
Sr' '"' (•) -
-, :=iV'.ecos(3/i7 — iTif — sr)-HiV'. e'cos(3«'f — 2«« — tf') ,
^/=£"!esin(3«'i— 2n/—n() -»-£:''. e'sin(3rtV—2w^ — w'),
on trouvera , apres la substitution des valeurs de — , Sv , -
at
44 SDR LE CAI.CCI. DE LA PARTlE DU COEFFICIENT KTC.
$i>' , que tous les termes depemlans des quatre coefTiciens iV ,
(0 (o) (i)
N' , E' , E' acquierent le facteur 5m' — in. Done on peut
snpprimer ces lerines ; ce qui revient a dire qu'il est pcrmis de
faire 5/' = o, ^.'^o dans I'expression pre'cedente dc -^ — , et
de la reduu-e par consequent \ celle-ci :
d.m_
di
{•) CO
vi'^v\iM . e*cos(2re'< — 2^)-^-M. ee'cos{in't — rt— ts')|
(o) (■)
e s\n{int — 2w)H ■ — ee sin(2M^ — ts — ti)\
da ^ 'da ^ '\
— ara'dr< w ^
esia( int — 2vs )
da ,
II suit de la , que , apres la substitution des valeurs de Br et
■Sv , ou a ;
d\m
(32)
di
K . e'sin(5rt'< — ■2nt—Zvs)-^K. e'e's\n(5n't — 2nt — 2sr — ■m')/
W • (■') } >
-K. ee'^sm(5n't—2nt—2Z!:'—7s)-i-K. e'^s'm(5n't—2TU—3'ai')]
W (') M ('' , . ,
les coefliciens K , K , K , K etant les memes quo ceux dont
on a donne la valeur plus liaut ( Voyez la page ^o ).
Avant de substituer cetle valeur de —^ — dans I'equation
(33).....?'=5.3a'«///'M^^.
(■) (0 (•)
il faudra changer le coefficient M en M -k-M' et laire
A'=A'=i——.!L dans les equations (29) et (3o) ; ce qui
^ounera
PAR M. PLA^A 45
M" = { 6.-- — &.—, — 15 6. ---♦-6 — >:=3w.-^
4 I <i' a > a' a" a* ) a *
t')
a— -—= 5 — 34 la. — H-48. — — 24. — ; ^3/n'. -- •
da 4 I ^ a" a" ^ a' «M '^
Done en cousiderant seulement les lermcs multiplies par M" ,
I'exprcssion precedente de S^' donnera
— 3a'~.M".n\-\ (E—N )e'e'sin(5«'<— afi<— a«— ar')f
jf-'— "' 'Jl) (.; CO .
(5/i' — 2rt)> (-*-(■£ — iV )e''esin(5n'f — 2nt — ats' — w))
En supposant de nouveau 5n' — a«=:o , on pourra remplacei-
ici le facteur ( — j par
a' y a' ' n a' f a' \2 11 J '
«t ecrire ( ea subslituant pour M" sa valeur )
( (o) (o) . ]
»w__'wi/a 3/- /'3^_ W (£■— iV')eVsin(5?j'<— 2n<— 2«— «')(
1
4
Apres avoir alnsi separe cette partie de 0?' on aura , en verlu
des equations (Sa) et (33) ;
K.ehm(5n't—2nt — 3«tf)-4-A^. eVsin(5«'f— 2n/— 2«— la') I
^-A".ee"sin(5«'f— ani— 2tf'— *)-4-A^^!e"sin(5/j7— 2re«— 3«')i
Done , en rapprochant cette equation de celle designee par
(38) , et remarquant qu'on pent ici faire
'!-
;t» III'
1 It ^n' m , , Q I 1 w I Ha /3 n \
— 3n*in= — 3 — . —7 .»i'«'=:3m «'— -I/— - . a ( 1 1 ,
m' y a \2 « /
on en couclura que ^?' = — — -I/-?- . J^.
4(3 SCR LE CALCCL DE LA PARTIE DU COEFFICIENT ETC.
Maiiitenant, si Ton ajoute cette partie de *s' avec la prece-
ilente , il viendra pour la valeur totale de J^' <jul coavieut i
celte combiiiaisoii ;
in f a
(°) (o)
— '"l/" 3 rf-^"'— U C^ — ^'V)eVsin(57i'«_a««— 2«J— 13')/
Mais nous avons ici
£' — iV°=— 0,00253873 ; Log. = 7,4o46i65(— )
(•) C')
E — N =-t-o,oo4o43o7 ; Log. = ^,60671 13 ;
partanl on a
S;'z=—"L ]/±.S:-i-(—o",ogo';-i-o",5ig2)s\n(5n'i—2nt)
-+-( — o",3C)56 — o",o6o6)cos(57j'< — 27it).
De la et de Tequation (3i) on conclut que
S;' = {—i",282g-ho",ii85)s\n(5n't—2T>t) .
■+■ ( — o",3759 — o",3362)cos(5/j'< — 2nt) ,
on bien
(35) . . . ^?'=— o",8544 sin (5/1'/ — 27(i5) — o'',703 ices ('5«'<—2w<).
Considerons mainlenant la cotnpagne de la combinaison prece-
deule ; c'est-a-dire celle qui resulte de
W (0
(VI) . . . R=zM.ecos(in't—2nt—zi!)-t-M.e^cos(3n't—2nt — «').
Cette expression de R donne ,
SR = —($i>''-$v) \ZM°.e sin(in'i—2nt—&)-h2M'.e'smC5n't—2nt—i>f)\
(») (")
^ j '!E$r-^'IE.Sr' \ ecos(3ra'f— a«i— sr)
(■) (■)
^- \ 'I^Sr-^-'!Es,J j e' COS (h^t— 2111—^').
( ila lid' ) ^ '
PAR M. PL.VMA 4?
De la on tire , en differenliant par rapport h nt , iv et Sr ;
'Ll^ = (f ^.'— Si') 211 \ 3if fe cos(3«'f—2wf —«)-«- 2M.'e'cos(3«'f—27ii—«'} {
^'LI^ I ZM'"]esin{Zt^t—mt—'us)-¥-2M^'.e'sm{Zn'l—2nt—'a') \
w (■)■
H ; — J — — - .ecosCoMi — 27t< — rs)-\ .e cos(5nt — 2nC — sr iJ
i/t ( ila ^ ^ (la ^ ^)
(0) (0) ,
i dM ^ dM ^ , I ./or. . \
H- 2« { — tfrH — r-ror >esin(Jre7 — znt—vi)
{ Ua da J ^ '
(0 (0
^. 2« ! !^ 0^-4- '5^^/-' ! e'sin(3K'f— 2«<— *').
f du da \ ^ '
Maintenant , si Ton fait
— = iV.e'cos(2n'<— 2«<)-t- iV.ee' cos C2ra'f — *—«')
-4-iV.e"cos(2re'^— aro') ;
(») (■)
5't'=: i?.e*sin(2ra'^ — 2o<)-+-£ .ee'sin(2«'^ — w — •&'),
(»)
-^E .e'^ sin ( 27j'« — 2«') -,
Sr'
et si Ton convient de representer les valeurs de — y , S(J , par
(o) (0
dcs expressions semblables avec les coefficiens N , iV etc.
accentues , on obliendra ;
d SE f°' '■'
-i- — ^ A[.e'sin(5n'« — 2n« — 3sr)-»-A'.eVsin(5«'^ — znt — 2j? — zs')
-f-X.ee''sin(3«'^ — ant — 25?' — w)-4-A^.e"sin(3«'i — 272^ — 3*')
ou Ton a fait pour plus de simplicile ;
48 SLR LE CALCUL DE LA PARTIE DV COEFFICIENT ETC.
(■)
C°) (0
A regard des coefficiens M , M on a ( Voyez p. 276 du I.°
\olume de la M.' C)
(3)
(>)
(•1 m'U i". <^^
M= ^ 5^+«'i^ ,,
d ou on tire
r/M m'j dJ ^ ,d'J I
(0 W (') ,
dM m'U «?^^ .rf'^
(o) (3) (3)
, dM m' I ^ ."' a dA ^ , d'A \
(^' J J 'da da'' )
fAR M. PLAKA 49
Ed substltuant la valeur precedente de -^ — dans I'equatioa
$^=3anJdtJ^'L^dt,
et faisant , comme dans les aulres cas ,
3« 7j' . m'
•^ "^ cii
sini'. (5«'— Jan)'
on aura
(36) .r;=
-. a' \ K ■e^s\n(5n't—2nt-^^i!s)-i-K.e'e's\n(5n't—2nt—2« — ct')/
J • ~~T~] (a) (3) (■
Cherclions mainlenant rexpression correspondante de S!^'. En
diRerentiant par rapport a n't , iv' et Sr' ['expression precedente
de SR, on aura
dt
M (0
—{^v'—^v)ZTi \ 3M.ecos(3H'i—27i«— !»)-+- 23/. e'cos(3n'f—2W—'Bj') |
— ' ' I 3M. esin(3wV'— 2n< — iis)^2M . ^sixx(Zrit^-2nt^^ts') [
(0) . (0
-«- — r- i -T-;- ecos(3«7 — 2n< — «f)-t--_ . e'cosr3ra« — 2n< — «')>
(/< ( (/«' ^ ^ da ^ '^)
(») (")
o / i rfyt/ ^ . dM ^ ,) • /-y I. . \
— in' { ___or-f-— — iJr } esin(3«7 — 2nt — •»)
[ da du }
- 37t' j^J/-»-^oV|e'sin(3n'^-2H<-*')-
Ea substltuant pour or, Sv , Sr' , $%>', leurs valeurs on trouvera
— 3iV/ {_«'£' nE I — -nN.a— n'jS .a-—-:
{2 3)2 da z da
Tom. XXXV G
5o SUR LE CALCUL DE LA PARTIE DU COEFflCIiiNT ETC.
pour Ic coeflicieiil de e^s\n(5n't — 2nl — S'Cf). Ov , en supposant
5 3
5/;' — 111 = 0, on iiourra remplncer —a' par 7i , ct — — n' par
(«' — «); ce qui rciliiit ce coen'icicnt cgal, et d'un signe coiUraire
a celui qui a etc reprcseute plus haul par K .' On demontrera
de lameine mauicre que ies cocfliciens de e'e'sin(5n'i — 2Jit — as — w'),
cc'' sin (5m'/ — 2nt — 2Er'/ — -et) , e'h'm(5n't — 2«<— Sbj') deviennent,
(■) ;>) (3)
respectivement, egaux a — K , — K , — K.
De la on fire la consequence que
(37)r.... ^-'='".3aV fdt f'LlI^ ,h = - "'^\/^; . SC
^ ^' III' J J (It III' y a'
Le the'oreme expriuae par Teijuation (P) ( Yoyez p. 1 1 ) esl
done demontre relativement auK valeurs de S'i et S'Q' donnees par
la double combiuaison 2n't et :>iit — 2iit.
La forme des expressions pi'^cedentes de — et Sv etait la
pins convenable pour arriver a cctte derniere conclusion. Mais ,
pour facilitcr le calcul de f^ on rcdulra , par la transformation
ordinaire, Ies valours de — , Si> , — - , V a cetle forme:
a ' a
^ = A'cos(2«7-|-«) ; ^(^ = //sin(27i'i-4-9)
a
~=K'cos(2n't^p') 5 Sv' = H'sia(2?i't^c/').
Alors la substitution de ces valeurs dans celle de — 1- —
tk
rapportee plus liaut ( Voyez p. 4? ) donnera aisementj en vertu
de Icqualiou
v/. SR
K=ia.,f,uj"^.„;
PAR M. PLASA
(38) „\>--
5r
\ii J in'
Pour rechure en nombres cette formule on fera, d'apres les
lesullats .lonne's dans les pages i23 et 137 du 3r- volume de
la M.' C.%
v \ 335q,'|o
a- 35.2 •o.«°oo8224i5; Log. A'= 5, 1 796949;
et A'=o, //=o.
En, reduLsant en nombres les expressions de ^m' ^m'^
m' ' m' '
"•' rfS" ' 7^ • " "^ ' ""^ trouvera
TO'
J .M= 0,353925 -♦-0,19810=0,552025 ;
a' (''
■^ . M =-o,G44o94 — o,3o 1 332=— 0,945426;
'^''^lU— ''38670H-o,524i9=-f. 1,91089;
■^•''l?^=—'j8o7992— 0,52355=— 2,33i54.
5a SUR LE CALCUL DE LA PARTIE DU COEFFICIfiNT ETC.
a
' (»1
Log.-r -M = 9,74.9588;
m'
^ .31 =r 9,9756376 (-)i
-—.a—^ = 0.2012057:
m' da ' '
|;.«^^'= 0,3676438 (_).
A I'aide de ces logarithraes et de ceuxci;
I^O3-/(v~0'^^'^°^'^^^' ^'^' «5='S'^'8i9347; l,og. e';s;8,7499264,
on reconnoitra que la formule (38) donne
S'^= — o",655'].s\.n{5n't—2nt—'BS^q)^o",8']55.s,in(5in't—2nl — ^'-k'rj)
— o",442 2-s'm(5«7 — 2nt — 'a!^p)-^-o",']2i\5.s'n\(5n't — 2>U — ■a'-t-/^)
Mais novis avons p.=z ii*. o'. 55"; 7= i5°. 56'. 24" ;
<s— <7 = -(5°. 35'. 2i")i «' — <7 = 72''. 12', 43";
«-/; = -(o". 39'. 52")i ^'-p=jn. 8. 12;
parent ou trouvera
K= (— o",6526-4-o",2675 — o",4422-Ho",i54o)sin (5n't—2nt)
-1-( — o",o639 — o",8337 — o",oq5|t^ ©",7o63)cqs(57j'^— 2?i<),
ou bien
(39). . . 5'^= — .o",6733.sm(5/i'<-^2j:^)-»-» i",6o9o.e.os(5K'i-=-2«/).
De la ou conclut , en vertu de I'equation (37) ;
(4o) . . . ^^'=»",63l9.9i»(57<'/— 27l?)-J-3",8999.COS(5H'<-r-272<).
Cette combinaison confirme la remarque qui a ete faite dans
la page 8. Car W po.urrait la supprinaer, et I'equation de condi-
tion de Laplace n'en serait pas inoins satisfaite. Cependant en
operant alnsi il y anrait une errenr d'environ cinq secondes sur
la valeur totale de i^.
FAH M. PLANA 53
§6.
Expressions de 9^ et S<^ donndes par la combinaison
des aj'i^umens (in't — nt) et (^n't—nt).
Soil ,
Co) CO
(VH) .... R=.M.ecos(2n't-^nt—iii)-^M.e'cos(2n't—nt—«'),
et par consequent
(o) (0
■+- I -j~ ^/'H — j-r dr' J e cos(2w'< — n<— «)
C") (0
^\^Sr-h^Sr'le'cQs(2?i't—nt—'oi').
En differentiant cette expression par rapport a iit ^ ^m et 9r on
aura :
-L. — s= (V — SK')n \ 2M.ecos(2n't — nt — w)-»-Af.e'cos(an'<— n< — w')}
'-^ 1 2 M. e sin (2n't —nt — «) -K M . e' sin ( 2re'i — nt— s') }
(0) (i)
d.Sr j dM , ,. ^ . dM , , , ,J
Co) (o)
-Y-^^^r^~^'"\esy.i2nU-nt-^y
'0 (i)
^ \dM . dM ^ ,1 , . , ,
5.{ SCR LE CAI.CUL DE LA PARTlE DC COEFFrClE^^T ETC.
Maiiilenant , si I'ou fait
Sr "' f''
_= iV.e*cos(3n'<— «<— 2'Bj)-t-iV. ee'cos(3?i'«— «^ — « — «')
(»)
■+-N .e''cos(dn't—nt—2'Bs');
5>'= E .e' s'm(2n't—n(— 2zj)-i- E .ee' s'm(Zn't—nt—rs — 1:7' )
(')
-i-E.e''sh)(in't—7U — 2'ns') ;
et si Ton einnloic pour — ct Sr' les mt'mes expressions avec
les coelViciens acceiitues on trouvcia ;
tl J^'i '"' '''
— — = K.ehin(5n't — 211I — 3tij)-t-A'.e'e'sin(5«'< — 2nt — atrf — ■«')
-4-Ar.e'*esin(5;iV — 27it—2'si' — 'ss)-^-K.e'^sia(5n't — ant—Z'si");
oil ron a fait pour plus de simplicite ;
(«1 (o) (o) (o) (0) J/-If°
A= M {n£'+.(37i'— 2«)£ j— 1(3/1' — 2«)iy. ai^
-t- _ iV^ . M . a' -^ ;
A= il/ jn£'^-(3n'— 2«)£ t-t-lM \nE^-+-(Zn'—2n) E \
(o) (0 w
(on' — 2ti) \ N .a-r- -t-iV . a —— }-^-?iiy' .a'-—
2 ^ ^ I da da ) 2 da'
(')
1 ,J"' ,r/J/
-»--niV .a'—- ;
2 ria
(>) (») (") W T f") (■) '')
K= M j raF -»-(3re'— an)^ j-t--^/ j ?;£' -4-(3/i'— arO^ i
(«) , , (0
(on' — 2n)]JV.a— HiV.rt-y— } *
2 ^ 'I art Ai S
H — nN'.a'-y- -i — nN'.a'-— ;•
a art' 2 ««
PAR -M. Pi.ASA J3
K= iM \iiE'-^{ln'—:in)L, \ — l(Zn- — 2n)N.al£
•+-- n. A' .a — • .
2 i/a
D'apics la valeiir de R qu'on voit dans la page 2'j6 du premi«r
ToJume dc la M." C." il est clair qu'on a ici;
J°' '«' \ / J'' d/^
-'" '«'UJ'' .'^-^ I.
2 ( rfa J
d'ou on conclut
(•) (») fO
dM w'U </.^ .^'.'/
« — -:= \ba-j--k-a ——
da 2 ( da da'
(") ' (») W
da' ?. I (/a da^
(0 (') (■)
r/i)/ m'\ , (U ,d'A
(■) , (0 t')
*(-^^— — M^-H-oa-; Ha -r- I-
fta 2 I da da'^ \
L'e'quation ^'C,-^ Zan I (It j —'—-— dt donne
(40 K=-
A . e*siii(5/t« — 2nt — 3'ts)-j-A'. e''^sm(i>n'l — 2nt — 2isf — «') 1
(>1 (3) (•
-\-K. ee''sin(5«7 — o-nt — a^s — ■ss)-^K. e"sin(57^'f — ml — S'SJ'; )
En reduisant en noin])res cetle formule on trouverait le rcsultat
que jai donne dans la page 2, savoir:
(.^2) .... 0?= — o",i87r) . sin(5/tV — ■2nt)-^(j\c}2'^^ . cos(i>n'i — 27it).
56 SUR LE CALCUL DE LA PARTlE DU COEFFrCIENT ETC.
Pom- avoir la valeur correspondaiite de iJ^' il faut dilTc'rentier
la mciiie expression de 5R par rapport ;\ }i't , ^(^' , Sr' ; ce qui
doniie
d'JR _
dt
(») (')
— ( Ji'' — S\') 2ri' j 2.1/ . e cos(2n't—nt — «)-♦- M . e' cos (nn't — nl—Bs')\
— ' I 2.1/. cs'm(2n'l—nf—'as)^M.e'i\n(-in't—nt — v!') i
f/.Sr {,</}[" f ,, . \ dM\ , , , J
-i ; — J -—-ecosl^iil — nl — ■as)-^---—.ecos(2nl — nl — w )}
at f ilti' ^ da! ^ ■'\
— 27i' \ Sr-{--—Sr'\e9m(2n:t—nt — vr)
{ da da J ^ '
— in J — — o/'-4- — -or ! e siq(2«7 — nt — rs).
En substituant dans le second membre de cette equation les
valeurs precedentes de $r , 5\> , SH , Sv' on trouvera ;
I'o)
(o) . (0) {») (o) -y,!/
— M \(5n'—n)E'—2n'E [—n'JV.a-—
' da
(0)
— -(5« — HjJy' .a ——
2 ^ ■' da'
pour le coefficient de eh'm(5n't — 2nt — Zm). Mais ici on peut faire
5n' — an^o ; et par consequent 5ji' — n = n; — 2?j'=3«' — 2« ;
(0)
ce qui reduit ce coefficient a — K. On demonlrera de la memo
maniere, que les coefficiens de e^e'sia (Sn't — 2nt — 2i>s — -ai' ) ,
e'e sin (5n't — 2nt — 213' — ts ) , e" sin ( 5n't — 2}ii — Ssr' ) se re-
duisent , respectivement , h — A, — K , —A. Done en
v/iangeani M en A/ -t- M" on pourra ecrire
FAR M. PLAMA S'J
in ait J J ell
d".iR ., . , . , il.SH ]. , . , n- • .
— ; — desiaiwiit lu portion ite depeucante dii ^oellicient
di or <// '^
(•)
M . II suit lie l.'i que
( "' \
I K' .e^eWn{Zn't — -xnt—2vi—vs')\
rii I /"^ r rt' ) (») {
oil I'ou a fait ponr plus Je simpllcile
(') (') ;■)
•> K' ^'1 (") /"^j.' \ >) /■^ii' \ '") //J./" (") ,]M"
n \ « / \ " / <^o rfa' '
^ • A"'l ^,/"' r^/1/3// \ ,}'\ j%i' \ '■'' r/.l/"'"' ,,/" ,clM'^'^
(') (0 (')
= -^'_;i,/,/'U„« /3«' \,n /3«'
:M"
Mamtcnant si Ion fait A^A' = — dans 1 exprcssioa
prt'cedente de M on oblieiidra
(')
«iu = — I 4«i; « . a — 7 — =: — ml h-2«|:
(,)
„ </yi/" 7?i'/ I , Q \
«".-T-p = — I l-8«(l.
D'apres cela i[ ^ra facile de former la -valeur des (rois coef-
(■) i.') (3)
„ . a'. A' a'.K' u'.K'
uciens ; , i , 7.
nin' ' nin ' tun
Tom. ixAv Jl
5b SL'R I^E CALCUL DE LA PARTlE DU COKFFmrNT KTC.
Le iL'Sultiit lie la reduction en nombres de I'cxpression jirecti-
tlento de $^' scrait, coinine je I'ai dcja dit dans la page 3;
(4/0...^:'===— "'l/-^|-4Vj34r>.sin(oKV-2/i)+9>783cos(5«'i-2?;/ j
= I i",96o3. sin(5H'f — 2Jit) — 22'',oo3*-). cos(5n't — ?.//<).
Relativcinent a la compagne de cclte combinaison , qui resulle
en po:>aut
(VIII) ... R=z i)/!e'*cos(37iV— ««— 2-')-(-il/. ee' cosCin't—nt—^—z;')
■+■ M . c' cos (3n't — 7it — 2'!!i)
fai doja fait voir dans mon Meinoire ( Voyez p. 385) qn'on a
(45) ^;=2",34i4.sia(:W^— 2«/:)-(-7'V>333.cos(5«7 — 2«/);
et dans les pages 3>iS-4oo j'ai demontiii qu'on doit avoir
I'liquation ,
46). . .os' = — -4/-,-.os
, — , ( p'c'"c.sin('3/iV— 2H« — 2'E('— ■!*))
m\f ""^ "' |^p'V'^sin(Wi-2n<— 3^') \
oil les coefTicieas p' , p'" doivent etre calcules en prenant ,
I a \n ) \ n / da 1 <("
^ 1 \ n / \ It / da -3. da
et,
(o)
,^dM in' / 3 ^^- \
da' ^ \ a.^ /
PAR M. PLAX.V Op
( Voycz p. 4""* )• '-'•' tlit'oreiiie enonce par Tequalion (P) est
done complt'tement dL-inontrc par rapport a celle conibinaisnn.
En rcduisant en nomlires la farmule (4^) on aura , couforme-
nncat an re^iullat ilejk donne dans la page 3;
r47)...Jr=— Jl/^l-'5",5.25.sin(5«'f— 2»')-t-7",3G78.cos(5«'<— 37jo[
:= — 8",oi3G.sin(5«V — 2nt) — i-^",S58o. cos (3n't — ant).
§ 7-
£xprc<:sions dc S'^ et S^' donnees par la comljinaison
dtiH argumens (^l^iit — nt) et {n't — nt).
Soit ,
(IX) ^..R=.M.e^cos{f{nt—nt—Z'Bi)-^M.e^^cos{^t—nt—it>s—'a'),
(') 1.31
-1-M.ee''cos(4«V — nt—^'oi' — rs) -k-M-e" cos {^n't — nt — 3is').
La formule pour dt'lermiaer la valeur de S'C , qui con^ient a
cette valeur de 7? , a etc donnee dans men Memoire ( Voyez
p. 394 et 395 ). Et la simple inspection des dcveloppemens qne
j'ai rapportes a ce sujet sufiit pour en conclure qu'on oblient iei
la valeur correspondanle de ^s' ^n posant
J,"=-- 1/^ . S:-!IL\/1l . 5an fdt . C^ldt ;
m y a ' III' \ a' J J dl
et prenant pour la portion de cpii depend du coel-
(3) ,
ficient M evalue dapres I'equation
,<■'■ m'/i6
, ,,(' m' /lb rp \
a M = — I 230 . «r I
(Voyez p. 4^4 )• ^c sorte (jue nous avons , en faisant g'^o,
5"=" J // = «; /' = o;
(io si'R LE cAt.iU'i. nr T..\ pahtie bii rorrrinrNT i;tc.
(48)...oT=-"',[/iin'
^ ni f It
1 ") ■
fa-/. l'_<-t-/i — \ F . a —- >e'sin(o«< — an/ — j«)
•^ m' /« f ij' j \ 2;(/ da I
lF'''.a''!M
■la'
ou bien
(Voyez p. 894 ct 3g5). J'ai irouvii dans mon Memoire (p. Sgn, 4'*^)
(49) . . . ^; = — o",6738.siii(5/;7 — 2«/)-ho",7434.cos(5h7— 2«0;
= _ '"lI/Z ^''—^r/Z ! "":.0039. sm(5«'< — 2«0j .
w' y „■ ' ' ni' 1^ a' j_(.i",55io .cos(5ra'/ — 27tt)] '
(5o)...Jr'=-'"|/— .5?-o",o07O.sin(5nV-2?/0-'-i",3355.co3(5rt'f-274
^ H/' f' a'
d'oii oil tire
(5i) . . . S:'= ( i",633i — o",oo7o)sin(5«'<— 2«0
-+-(— i",8oi8-<-i",3355)cos(5«'i — 3«<);
c*est-a-d'ue
J," = i",626i . sin (5w'(! — 2»0— o",4663. cos (5ri't—2nt).
Considerons maiuteuanC la compagiie de ceUe coHvbiuaison. Pour
cela on fera
M
(X.) . . . . R = M . cos(rt't — nt) ,
ct par cons'iquent
SR = — (Si''—ii>)M°. sm(T^t—nf)
J") . -(»)
•Jf \ __ h'-\ — — or I cosfiit — nl).
i (la tla )
rAn M. ri.ASA (5t
Ell iliircrcnlianl telle expression par rappori a til, fit- cl Jc il
vieiulia ;
lLi^=: (^•r- Ss')M\icos(nt—nl)^'l:^ . M\\n(n'l^nt^
iU ^ ^ ^ at ^ ■
(l.h- rlM'"^ , ,, ,,
H- — : — • -r— cosCnt — nt).
("1 ■<>)
_j- w — Sr^ — — */• ; sin(«7— rj/ 1.
{ da da \
Acluellemcnt si Ion fait
— = iV'.e cos(4"V — nl — 3ts)-»-iV. eVcos(4"'/ — nl — itn — to ;
{>1 (J)
-t-iV. e''ecos(4«'i — "< — ?.■«' — 'Bi)-i^]S . r'^cos(4"'/— 7!if — 3cf );
{«) (■)
5i'= JB.e'sin(4nV — /;/ — 3z7)-»-£.eVsin(4"'^ — "< — 357 — w')
(>) (3)
-4-£.e''esin(4'j'<— "/ — W— ffi)-t-£.e'^sin(4"'< — nt—Zv!') ;
cl si Ton emploie les mrm€S coeffieiens accentues pour representer
Sr'
lee valeurs de — , Sv' on trouvera ;
ct
fi aii (») (•)
-~= X.e'sin(5nV— 2Kf— 3«)-+-X.eVsin(5;i'f— 27i«— 2«— «')
-4- K. e'^e sin(5w'f — 3nf — 2«' — ■sr!)-f- A' V sin(57i'^ — 2«i— 3«f'))
ou Ton a fait pour plus de simplicite ;
As= ■ — |«£'-|-(4n'— 2w)£ |h — iV'.a— -
(")
1,, , .7y(°) dM
<>•• Sl'R I.E CALCt'L DE r.A PAHTIE DU Cor.lFIClENT r.TC
■>■ { J a il(L
3
la '
J ni? -+-(.'!" — 2«./i |-4-_iV".rt— _
f ' ) ■ ''"
--(4«'-:yOiV.<t— J
h= — lnE'-h('\'t —2u)E [-t-- ir, a'—-.
a f ^ ^ ) 7. da'
(An — an) ]\ . a —— .
2 rta
W " CO ,
Ici le coefllcient M = m . A . D apros I'liqualioa
on oblicnt ;
(^2) ^s =
f a \ X.e'sln(5«V — int — Zvi^^K.e^^ %va.{^i-i!t—inl — 2* — sr')/
y ■ — '\ (») (3) ' r
'"" (_t-A\e''esin(57j'f— 2/i^ — a'Bj'— 57)H-A'.e"sin(57/^— 2«i — 3st'}\
Cherchons maintenatit I'expression correspondanle de ^s'. En
difl'erentiant la valeur piccedente de ^R par rapport a }H , ^v' et
1^ = — (V— *v) 7j'i/ . COS (n't —lilt)
■;--M. -smfnY — n< )H ; — . cosltit — nt)
dt- ^ ' dl da'
(<■
— r^ \ Sr-^-r-r^i \cos(nt — nt).
{da da' \ ^
I'AU M. rLAS«A
C3
Kii substitiiMnl les valcurs prcccdenles de or, of, ov', ov' on
obticiuUa uii rcsullat tie celte forme
-/<
• A'.e'*esin(5«'^ — 21U — as' — ?j)-f- A''.e"sin(5//'< — 2?/< — 3tij').
Mais en adineltant ['equation jh' — 2n = o, la valeur de A' dc-
viendra egale a cclle de — K . En effet nous avons
«°1 ij/.Ve , ' sr--'"' ^r^"', 1/r-r , <,°> , ^/m'"' 7i' >' ^y)/"^
,A'=---{(5«'-n)£'_«^ j--(5»-«)iV'.«'_-_A.« _.
Done en supposant 5«' — n = n , — n'=^ii' — 2« , on fera coVn-
cider celte valeur de A' avec celle de — A . On demontre de
meme qu on a A' = — K ; K' ^ — A ; A''= — K . II suit de
W que ;
in J J dl
■ill m P. pl.SR „
= — 3 an . — I cit I lit .
Ill J J dl
i") CO ("1 ;•! w
Mais a cause de M^m'A il faut changer M en M -^ 31" ;
ce qui donne
oX" = - ^ 1/-"^ S^ - I'L]/^ Zan fill f ^1^ dt ;
III \ a' m'Y a' J J dl '
ou — '- — indique ce que devient la valeur precedente de
— ; — lorsqu on v lait
dl '■ ^
M = M» = iriA' = w' {l^—^\;
et par consequent
G} sun LE CALCUL DE LA PAUTIE DV COEFFICiEiNT ETC.
'»)
i»)
,,(fiM - / I ■ \
« =: /« I -t- 25( I.
</<i' \ a' /
(«) (•) (■) . (1)
Ell desigiiant par K" , K" , K" , A" ce que devlennciit iesi
(°) (0 W (3)
cocfliciens K , K , K , K post's dans les pages 6[ , Gi par
la suIjsliliUion tie ces valeurs , il viendra ;
K'Ke' sin {5n't — 2nt — 3^)
/--N rw_ "'|/~^^ wi/^ «7)-+-A'".eVsin(5«'/-2«<-2-M_«')l
I J*>J . , . ffj — — — -1/ — - '-^b^ — rl/ — r — ^1 \ t \ I
lit t " "' V "■ mil \ rj-ir' f, . /, . , V i
\-i-K".e'es\n(5iit-2nt-2'Bs'-'nij\
ce qui est confoi'me au theoreme (P)-
§ 8.
Remarque sur les termes dc S^ ct iJ,' de'pendans de la variation
dcs latitudes rapportces au. plan fixe de I' Ecliptique.
Daus I'aualyse precedeiite j'ai loujours neglige les lermes
iiuiltiplies pw y' ; y etant la tangeiUe de rincliHaisou muluelle
(les deiK orbites. A la vcrile , ces lermes en produisent dans
Si^ et ^^' , qui sout du inetae ordre que ceut que Ion conserve ;
uiais quoiquc du meme ordie , analytiquement parlant , leur
■vaieur nuiiierique est beaucou]) plus petite, et on peut les negU-
gei- sans craiute d erreur sensible. Cependaut , s'il fallait absolu-
ment considerer ks tt;naes iBaltipnes par y* qui eulreut dans
I'expressioD de — — , il couviendrait d'obseivtr : t." qu'uae
PAR M. PLAXA 65
jjartie de ces lermes peut etre regardt$e comine attacliec a Sr ,
et a la valcur de Sv augmentee des lermes provenaus- de la
formula
"■■■=*! -^^'-i(t)"!
( Voyez p. iG dii tome 3 de la M.' C.°); a." qu'on pourrait leiiir
compte de raiitre partie, due a la variation des termes explicitement
multiplies par -y' dans le developpemenl delafonction R, en ayant
egard au\ variations periodiques de y et de la longitude du noeud
designee par II. Mais on peut demontrer a priori, que les termes
qui auraienl cette dernicre origine se delruisent mutuellemcut.
Voici comment. Soit Iiz=:R,-i-R^; et
i?, = yl//.cos(w<-+-A'— an); R^ = Ny'. cos(»ff-^p — aH) ,
oil les angles ul et i/-^ sont censes tels qii'on a ut -\-^t:^5n't — 2fil;
K et ^ dcsignant des angles constans. Nous supposoons que le
terme de R, est celui qui entre dans la valeur de R correspoa-
dante a une des combinaisons que Ion veut considerer.
Cela pose , apres avoir fait
R=. -hilf7'cos(w^-t-A'— an)
on remarquera qu'on a
ysiull^/)' — p, ycosTl = q' — q ;
les lettrcs p , r/ , p' , q ayant la signiGcalion
/;! =tangp . sin6 ; (jr = tang c . cos fl :
// = tangp'. sin5' ; (7' = tangp'. cosfl';
comme dans la Mecanique Celeste. II suit de la, que
i{.=j(9'— <7)'— <>'— /^)'!^^cos(a)/^A)-K7'— '7)(/j'-/>)23/sLd(4)^H-J:);
d'ou on lire
Tom. ?..\\v I
G6 Sl'I\ I.E CAl.Ct'L DF. LA PATITIE DU COF-FFiriENT ETC.
Maiiileuaiii , si Ton cUHcrenlic celte expression par rapport
h lit , ^p et ^q on aura ;
- j (v'-'7)'^-(/^'-/^)'^-# } 3J/cos(..+ A-)
ou il fiiudra prendre, d'apres les formules de la variation des
coustantes arbilraires ;
Or nous avons ici ;
('—\= (/j'—/02iVcos(4y-+-[3) — (</' — </) i<.iVsin(^«-H/3);
partant il est clair qii'on a ,
(,.-,)ii2-(,/-„)i^'= „„j(,._„(:f^.)^(,._,,('^)j
= — lun . Ny' sin (-l^t-^^)]
(,._,)'i^^(,'_;,)^= «»l(/''-/0('ii-)-(7'-.)(^)|
= :ian. Nfcos('^t^fj)
Remarquons malnlcnant que Ion a ;
PAn M. PLANA 67
. an / clR, \ id. ip
'''"" '^\'a^/~ ^ ill '
' -Jf\Ui>} -Jf dl
Done I'expression precedentc de — ^ !■ revieul a celle-cl :
' ' lU
■^['W-qWMp'-r)Sq]^nM['L^)cos{<,t^K)
— iM. 2anNf. sin ('Ji — 'f^ -»-«■— P).
Mais nous avoiis suppose ot-^-'^t^^^it't — ■2nl : par consequent
la dilVcrence i)^ — >f< donncra un angle diiFerent de 5n't — 2nt : On
pent done supprimer les lerines mulliplies par sin(eij< — iff-t-A — ,3);
ce qui reduit rexj)ression precedente de — — — ^ u celle-ci :
Or en supposant
/J', = iV'v'cos('i<-t-p'— an) ,
il faudra prendre ici ;
ou bicn
oV ^ , id. Sq'
^ , id. 5p'
' I dl ' ^ 1 dl
Dc sorte que on a ;
Gfy SLTv LC CALCl'L DE LA PAIITIE DU COEFFICIENT ETC.
ik 4, \ ndl / ] , , jr., , ,,„, J r
('-^•)=-(//_/0^iV'cos(>f^-^ri')-»-(7'-'7)2i-V'sin(^i + r5'>
En substituant ces vaileurs on obtient .
c'est-a-dire un terme qui pent etre neglige , puisque , pai- hypo-
these, la ililference w£ — >f< n'cst pas egale a 5n't — 2nt. Ainsi il
est detnontre, que la variation de B, due a 7 et 11, donne — '■ — = 0 ;
ct par consequent 5^= o. II est evident qu'on pourrait demontrer
de la memo maniere qu'on a ^J'=o.
S9-
Reunion des differens resultats parliels depcndans
du Carre de la force pertiirbatrice.
Les formules (i3) , (i4)> (^2) , (53) sont les seules qui resient
\ reduire en nombres pour completer le calcul de toules les
parties dc J, et iJ^'. Pour entreprendre celte I'eJuction , il faudrait
preparer les inegalite's de Jupiter etSaturne, de I'ordre du cube
des excentricites , qui dependent des deux argumens Zn't et
( l^iit int ). Mais on a lieu de croire , que ces inegalites sont
inferieures auv limites que Laplace a fixecs dans les pages 120
et 1 34 du S.''™" volume de la Mecanique Celeste. Ainsi il me
fAR M. PLAKA 6g
semblu que tclto circoiistnncc , joinlc i\ la coiis'ulcnilion dc la
petilcssc lie plusicms dcs parlios ilo iJ? ct ^^' iloiit ou olTre ici
les calculs diitaillcs , siiflit pour fairc juger k-peu-pres insensible
le I'csiihat (ju'on aurait par la reduction en nombres dcs rpiatre
formules (i.l), (t4), (52) , (53).
Avant de reunir les resultats que j'ai obtenus dans les §§ pre-
cedens , et dans mon Memoire , sur le meme sujet , que j'ai
publie en 1828 , je ferai ;\ ce dernier Memoire une corrcclioii
qui se trouve indiquee dans V Errata du tome xxxiv de rAcadeinie
des Sciences de Turin; oJi il est dit, que dans la page i3 on
doit lire 3«<'= i8o"h-84°.27',2o", au lieu dc Zts'= i8o''-»-8o°.27'. 20".
Ce changement produit une alteration fort petite dans le resultat
final ; mais pour ecarter tons les doutes , voici la suite des cor-
rections auxquelles donne lieu le redressement de la valeur de 'iss.
Page
1 3 { Log. sin3'a(' =9,9979634 I Log. cosStJf' =8,9850574
i4 t Log. e" sin Sis' ^6,247 7 426 | Log. e" cos 3<:r' =5,2348366
(o)
Log./;/?. e"sin3«c('=8,i999899 o",oi58
K J Somme -^ o",io-6
Log. /;D . e''cos3«'=7,i87o839 o",ooi5
Somme -t-o'',o27o
Log. /)'£■. e'' sin 3** ^0,2936625 i",9664
Somme -+- o",io56
(o)
16 < Log. />'£. e"cos3«('=9,28o7565 ©"jigog
Somme — 2";02i4
5?=o",o370 . sin5 — o",fo76 . cos5
j?i'=2",o2i4 . sin£/-4-o",io5G. cos 5
ro SCU LE CAI.CVr. DE I, A PAr.TIE DU t;OEFnCin.NT ETU.
Paso .
Lofi. a . (/' e''sin 3cf'=o,iSoo353 ( — ) . . — i",5i3'7
° ' da' ^ ' '
21 <
Somine ■+■ o",43o9
Log. (7 .«''-—-. e" cos 3sr' = 9, 1 67 1293 ( — ) . . — o",i469
22 <
Somnie ■+- 1" ,C)'jS'i
S: =— I ",9783 . sin5-+-o",43o9 . cosO;
5;' i= 4",825 1 . sin 0 — 1 ",on 1 o . cos 0.
] o",8483— o",:!iio— i",ii77 . . . =— o",3595 j cos5
t- j — o",,o823-i-i",8o88 — o",38i7 . . . = i",i7i4 | sin (5.
jJrr-j-o",3595.cosC + i",i7i4.siu5t 1 j o",ioo2.cosi)-o'7|592.siii(yS
[0^'- 1 o",87C)8.cos(/-2",8569.sLn6j hj-o",2445.cos 5+1 ",1221. sinO|
j or = o",7i22. sin(5 — o",2593 .cos(5;
^' j 0^=— i",7348.sin0M-o",G324.cos(?.
o£ = ( o"^ooo3 — )sin5
— ( )cos^
— ( 0/0472 — )s\nO
— ( o;'48t)G— )cos5;
„V = — (— o",62G7 -4- . . )sinO
'^° ^ _H(_6,"4562-t- . )cose
-|-( o,"oo67 — )siii5
— ( 0/0 jg I — )cos(5;
oc- = o'Viyi 3 . sin 6 -J- o", 1830 . cos 0 ;
oV = — I i",o363 . sin 0 — i"/oS5c, . cos e.
Les i-i'sulfats compris dans les §§ 3 , 4) ^ s**"' P^n clifTerens
tie ceux que j'avais Irouvcs , lorscpe je coinposais le IVN'moirc
^
VAIl M. TLAKA 7 t
(jiii a t'lti iiisrirc daiis le second volume de la Soclcte Astronomi-
qiic de Loadrcs. Alors jc mc suis abstenu de Ics publier, parceijue
je lie voyais lii aiiciui espoir de faire disparoitrc la grande discor-
dance ([lie jc reticontrais entre mes rcsullats ct ccux de Laplace ;
ct d'uii autre cotii , je ne voulais pas donncr a niou Mi'moirc
line longueur qui me paroissait excessive, eu cgard a la pelilesse
du resultat. Depuis , les circonstances ont change ; jc me suis vu
coiitraint de preiulrc I'engagement de publier lous les calculs
que j'avais fait sur cetle malicrc ; et maiulcnant que je I'ai
reinpli. je presente ici dans un cadre e'troit la conclusion dc tous
mes calculs.
1.° La double combinalson zero et 5«V — inl donne en posant
i^Sn't — 2nt •+■ 5e' — 2£.
s: = ( o",o27o — 1",9783 = — i",95i3)sin«
-t-( — o",i076-|-o",43o9=:H-o",3233)cos«;
S-;'=( 2",02i4-f.4",825i=-+-6",8465)sin9
-h( o",io56 — i"/j5io= — o",9454)cos5.
2.' La sorame des autres coinbinaisons donne
1o",362i ■+■ o",39i2 -+■ o",o727 ■+■ o'',5293 )
=i-f-2",i52o;sin i
— o",6733 — o",i876 -»- 2",34i4 — o",r.738 \
!o",4557-f-o",2223-H o",798o h-o"ij5i )
=-»-i7",702o>cos^;
- i",Go9o-f- 9",9274 -»- 7",o533 -h o",7434 \
I— o",29.G— o",9482 -H o'>52i — o",8544 1
n'=l =-4-4",G62 5 sin«
f-H i",r.3i9-H 1 i",96o2 — 8",5i36-»- i",626i )
(— i",iGi 1 — o",5388 ^- i",i 241 — o",702i 1
■+■ \ =— 37",7oo2> cosO.
(-t- 3;'8999— 22>o39— I 7",8j8o— o",4663 )
^2 sun LE CALCUL DE LA PAnTlF. DV COEFFICIENT ETC.
3.° Par la raisoii allegiiee dans les pages 22 , 23 , 24 tli\
precedent Me'moire , on a
^^= o*,'7t22 . sill fl — o",2593 . cos 9
0^=— i",7348 . sin 6 -t- o",G334 . cos 6.
4.° Les variations ^s , Ss' des deux epoques dues au carrc de
la force pertmbatrice sont lelles qu'on a ,
c?£ := o",49i3.sinfl -+- o",i836.cos6
j£'=— ii'>3G3. sin« — i",5859. cos 9.
5." La reunion de cos quatre parties donne
\ S:; ■+- 05 = i",4o42 . sin 8 -+- i7",949G . cos 6
I S':'-i-Si'=i— i'>62i . sin fl — 39",599i . cos 6
Tel est en derniere analyse le resultat lotal de la perturbation
reciproque dcs deux longitudes moyennes itt -^ e , n't -f- s' de
Jupiter et Salurne , due au carrc de la force perturbatricc. Je ne
pretends pas avoir cvite toutes les inadvertances qu'on peut
comnieltre dans I'execulion d'un aussi penible calcul. IMais mon
travail est , jc crois , de nature a faciliter considerablement les
Tcrificalions auxquellcs je desire qu'il soil soumis par les Geo-
metres et les Astronomes.
Remarquons maintcnant , (jue , par le simple ch-angement dii
sigiie qui afiecte les resultats rmmeriques donnes dans les pages
i3o et i4o du 3.''"' volume de la M.' C/ , on obtient
S'^-i-Ssz= — 1 ",5705 . sin 0 -H i8",07io . cos 6,
5^'-4-o'£'=-t- 3",8i65 .sin fl — 42",92o3 . cos fl ;
c'esl-a-dire deux valeurs fort approchantes de celles qui sont
cxprimees par nos equations (/?). IMais nous ne saurions voir en
cela que reflet d'une compensation fortuite qu'il ctait impossible
de prevoir sans executcr le calcul des parlies interme'diaires qui
concourent a la formation dir resultat dcfinitif.
HiK M. PLARA 73
§ 10.
Ile/lcxions .iiir la Note publiee par M/ Poisson vers la fin ihs
addilions pour la Coimaissance dcs Tems de I'annec i83i
Pour ma pi'opre juslificatiou je dois declarer ici , que j'avais
reconnu , avanl la publication de ce volume de la Coimaissance
des Tems, qu'il ctait inutile de considerer les termes donncs par
la fonction
Za^nrdt-Hd. Ry^fd. R] ,
qui constilue le second terme de la perturbation S'^ du moyen
uiouvement. Cette remarque , qui se Irouve imprimee dans le
precedent volume a la suite de mon Memoire , je I'avais coin-
inuniquee a I'Academie des Sciences en decembre de rannee
1 828. Pen de jours avant la fin du meme mois , j'en ai adresse
un exemplaire imprime a M/ Poissox , et a plusieurs aiitres
Savans. Ainsi , on ne saurait me contester d'avoir prevenu par la
Note addilionnelle a mon Memoire , dont il est question , I'argu-
roent conlraire que M.' Poisson a expose dans la page i65 de ce
volume de la Coimaissance des Tems. Au reste , il demeurera
toiijours vrai de dire , que si Ton pent se dispenser d'enlreprendre
Ic calcul des termes donne's par la fonction
3 a' nfdtfld. R X fd . R ]
on ne pouvait pas se dispenser de le demontrer. C'est ce que
M.' Poisson n'avaii pas iltit dans son Memoire ; et par ma Note
publiee en decembre (1828) , j'avais du moins justifie son silence
sur ce point. Mais je ne doute nullemeiit , que M.' Poisson
u'ait trouve' de son cote, aussitot aprcs la lecture du cinquieme
Tom. xxxt K
^4 »«"< IR CAl.Ol'l. DE t,\ PARTIfi mi OOPt'PlOlFN'T KTC.
«rlir!o iJo uioii AJ«'muiro , lu (Idmonsti-aiioii (ju'll i\ |>liiccu tlnns
sa ^ot^•.
Pnnr niii^iK fi\cr Ics idt'es sur i'cxpression analyii(|ne dii moyen
mouvemenl ilcsignce pur ^, il iiesl jicul-clre p is imilile tie laiie
observer , cjue , sous Ibiine fiiiie , on a
a designaiit une quantite conslanle. En efTei , on snil que
;=?> r<ll Ta'' U.R; (/u=—2a'(l.n.
Done en inle£!rant I'expression tie il viendra
I t
a a
d'ou on tire I'expression pre'cedente de ^ , en ayant egaid a
requation a'n'^ i.
Cette formule me suggore une autre reflexion. Lapi.ace a con-
sidtire le termc principal de rinegalitc ayant pour argument
2(5w'/ — 2?it) ( Voyez p. 336 du 1." volume ct pages 33, i3o,
i4o du 3."'""' volume de la M.° C' ) ; et cula surtlt lorsqu'on
neglige les quanliles insensibles. (jependant , pour dilator un
peu les idees tlitioriques sur ce point , il est bon de reraarquer
que la seconde partie de la formule
0%' = 3an jch fd . SR ■+■ Zu'iif/zfl d.Ry. l^d.R]
donne aussi un terme afTecte de I'argument 2(5/i'< — 2///); mais
insensible, a cause qu'il est divise par (5n' — 3k)' , tandis que
le terme principal a pour diviseur (5;?' — 2//)''. L'expression ana-
lytique de ce terme est telle qu'en designant par
PAn M. ri.XKK
- sin (SwV — 2ril •+■ ^>! — 2i •+■ .4)
( JU' — ill)*
la grantle incgaliU' du moycn meuvement C de Jupiler , on a
1^ IP
■J n I 3;i' — •J.ii )'
5i= -V . . — —J sin 2 (3«'i — 2nt-^-5c'— ii -4- .7).
Car eu posant ll=zMcos(5/i't — 2ii(-i-5e' — 2£-i-y/)^.l/cosf ,
il est clair qu'on oblient ;
I 'r> tr 1, ■ Ci n 3 il//; COS 3
d . R=. 2 3111(1 1 . sm 7 ; / a . R = '- :
•y :jn' — 211
J J {an— in)' (on' — 2n)» '
>y ( J" —211)
Ptr[d.R^nLR]=^jyj}^;
ct par consequent
v„ t r("> .'l/fl"')'sin 39 I //'sin 3 5
24 »(5rt' — 3.11)^ 24 h;.5h' — 2«)^
L'inegalite correspondante ^^' de Saturne serait donnee par
l"e((ualion ^'C! ■=. -1/-" ^'t.
^ " )// \ n'
II y a uiie autre passage de la Nole de M.' Poisson qui exige
till Commentaire de ma part. 11 dit que son equation d'environ 8";
savoir 5^ = 8",34o5 . sin ( 5;i7 — 2ut -I- ^') , qu'il avail donuee
dans son Moinoire doit etre regardee comme presentant le resultat
d'un icrme qu'il avait calcule isolement, et non coinmc la valeur
compKHe de 0^' qui est donnee par la combinaison zero et
5n'l — 2nl quil cnvisageaii alors. linsuite il s'exprime ainsi :
« jMais , sans doute , il se peut qu'il soit detruit en tout ou en
-G si'n It ckicvv pr. t* pabtik pu coErnciRNT etc.
in
u parlie par d'aulres leniies provcnant du mcme prodiiit — Sr
(( ou des aulres parties — Sr' etc. de 5R. Pour montrer la ne-
' dr'
« cessite dc lenir compte de tous les termes de SR , il m'a snili
« de fairc voir que iiin de ces termes jusque l:i nc'glige , avail
« cependant une grandeur comparable a cetle des termes que I'oii
« avail conserves ; car on ne sail pas a priori , si le terme que
« j'ai pris pour esemple sera auginente ou diminuc par les termes
« du meme ordre qui viciidroni s'y ajouter ».
Si rintenllon de M/ Poisson clait en realile conforme a ce
qu'il dil ici , qu'il me soil du inoins pennis de demander ,
pourquoi il a lermine son IMemoire par ces pai'oles qui deviennent
remarqualiles. « Quant aux termes de ^^ el J^' nou compris dans
« (i,Z el ^X' on en a calcule la partie principale dans le n.° lo ,
« el il y a lieu de croirc que le surplus sera assez petit pour
« ctre neglige n.
C'est ce passage qui m'a fait croire que je devais interpreter
comme resultat total , celui , que IM.' Poisson qualifie dans sa
Note comme uue simple portion du meme total.
ESPOSIZIONE
DI UN ALTRO METODO
1>ER DETERJIINARE LE RADICI IMMAGINARIE DELLE EQUAZIONI NUJIERICHK
IN SUPPMMENTO A QUEL!. O INSERITO HP. L TOIIO XXX
DELLE MEMOniK DELLA n. ACCADEMIA DI TORINO
DI GEMIMAN'O POLETTI
r. MlOPCSSOnK D1 HATEMATIC4 applicata
ItEl-LA I. B. OMt tlflSlTA* Ol PINA.
L'-tla it i\ dt J'fb'.frajo i8a8.
Jr iiie di quella parte dell' algebra , clie riguarda la tcorica delle
equazioni , e la risoluzione delle medesime. A conscguirlo , il tutto
si riduce a conoscere il numero delle radici reali e delle imma-
ginarie , clie costiluiscoiio una data equazione , cd a determinare
i valori delle line e delle allre. E certauiente veirebbe condotlo
a molro perfezionamento tale ramo dell' analisi , qiiando si po-
tessero scoprire i criterj , coi quail si desumesse con precisione
quanta radici reali j)ositive , quante negative, e quanta imraagi-
narie formano una equazione di grado superiore al quarto ad una
sola incognita; e si polesse tiovare facile modo di scpararla in due
fallori , r uno formato dalle sole radici leali , 1' altro , che conte-
nesse solamente le radici iinmaginarie , perclie allora non riusci-
rebbe si malagevole il determinare i valori di queste radici e di
quelle. Ma finora non si conosce, mediante il leorema di Gartesio
altro clie il numero, ollre cui non sono radici reali posiiive , e
negative in una data equazione , non poletido questa contenere
7^ ALTnO METODO EC.
luaggiore numcro ili railici positive ilellc pcrmancnzc , e di raJicI
negative tlelle variazioni tli segno e.sislenii fra i siioi termini : e
dalla cquazionc di'llc clilTerenze , LA(;nA^GE lia dinioslralo clie in
alcuni casi si pno argnire il nuinero ilclle radici imniaginarie dell'
cqiiazione proposta, perche puo succedere, die sinno tante, quanlc
le radici reali negative di quella trasformafa , od eqnazione dclle
diirorenze. E neppurc si conosce alcnn rnetodo si generale , da cui
si otlcngano i valori di tulle le radici reali , ed immaginarie di una
qnaiunque data equazione. Intorno a clie vuolsi osservarc , clie
qnando anchc non fosse impossibile di risolverc la generate equa-
zione algebraica ili un qualunque grado , cd anzi si polessero es-
priincie le sue radici per funziotii dei coefiii:ienli , come si espri-
mono quelle delle eqnazioni di grado non oltre al quarto ; con-
tuttocio nei casi particolari si dovrebbei*o convertire le predetle
fiinzioni in quantita immericlie , il clie non si potrebbe altramente
fare , che per via di lali ojierazioni , le quali darebbero valori
quasi sempre non del tuilo csatli , e solamente prossimi alle ra-
dici Onde pill c!ie la risoliizioiie giincrale delle equazioni giova
conoscere qualclie melodo , col quale si possano trovare per ap-
prossimazione i valori dclle loro radici. i\fa di lali metodi, mentre
i inigliori da un lalo scrvono per determinare le radici reali ,
dair altro ricscono insufiicienii , allorclie si dcbbono applicare alia
deterininazione delle raditi immaginarie.
E dilFatli in un niio tenue opuscolo iiiserilo ncl Tomo xxx
didle Memorie di qucsla lleale Accademia , dopo avere soUoposlo
ad esame i varj melodi da sommi Gcometri invenlati per determi-
nare le radici immaginarie delle ef|ua/ioni inimcrlclie , vcnni al!c
seguenli conclusionl : Che il melodo di Lagrangk taluna volta puo
dare valori di quelle radici Inngi dal \ero , parlicolarmente quando
tra le parli reali delle radici immaginarie ve ne siano delle uguali,
0 quando 1' equazione delle differenzc conlenga delle radici reali
negative uguali. Clie quello dclT Iu'i.eiio riducesi ad operare si di-
rcbbe a tenlone , perche 1' invesligazione dei primi valori di ap-
DI GeMINIAMO »OLETTI. 79
pi'ossiinni'.ioiio si fu por vin d\ tentntivi. Clio V ollro di LffiftuPHE ,
noH (lissimile dal meloilo Euleiiano , lascia dell' Incertezza iniorno
ai valoii delle pari! reali dello radici imma^ina^ie , clie si liaimo
da deleiniiiiare. E die il melodo di Budan non vale clie pel tio-
vamenlo dolie radici reali, e non delle inimaginarie di una data
equazionc. Per le cjuali impcrlezioni esposi nel succitalo opuscolo
uii nuovo metodo , proponenclomi , che nella esaltezza e precisione
nulla lasciasse da desiderare. Se io ahbia conseguilo qucsto fine ,
to avranno gindicalo i Geometri , i qiiali avranno anche scorto ,
che quel inio inctodo quanto alio spirito consiste nella ricerca di
due sillnlte eqnazioni , clie 1' una conlenga jjer radici le parii reali,
r altra le quatilita niolliplicatc per y~i delle radici iinmaginaric
dell' eqnazione proposta ; oltre di che non puo cssere sfuggilo che per
conseguire rio , si richiedoiio non poclie operazioni di calcolo. Im-
perocche fa d' iiopo delerminare l' equazione delle dilFerenze , I'altra
Irasformata , che ha per radici le somrne delle radici dell' e<[uazione
data prese a due a due, dedurre coll' eliminnzioiie allre due equa-
zioni , onde combinarle colle precedenti trasformate delle differenze
e delle sorarae , trovando i lore comuni divisori , e finalmente ca-
vare i valori per approssimazione delle radici reali delle due ri-
sullaiiti equazioni. Dal che si scuopre , che tante operazioni di cal-
colo non possono clie rendere laborioso V accennalo metodo , che
peri) sarebbe giovevole rinvenire un inodo non si disagevole , e di
ininore fatica per delorniiiiare i valori delle radici iininaginarie di
una data equa/.ione. Onde nuovamentc sono tornato sopra questa
scabrosa materia , e vorrei tusingarmi di avere trovato un altro
metodo, esatto erigoroso, niollo piu semplice di qnello , che diedi,
di tacile maiieggio nella pratica , c che passo losto ad esporre.
8o ALTnO MCTOOO EC.
I.
Sia data 1' equazione
F(a:)=x"' —y(/,x'"--\-J,x'"-'--^3X"'-'-^ec. :*zA„=o ,
il cui primo membro sia una funzione razionale della o" , clie non
oontcn£»a alcun divisore , e suppongasi clie abbia delle radici real'i
e delle iininagiiiaric. Siano designate le radici reali positive con
a' , a! , a'", ec. , le radici reali negative con — //', — //' , — //" , ec.
Le radici immaginarie , come si dimostra nella teoria delle equa-
zioni hanno la forma a!^l^y-\ , a' + fi"^—, , o! ' -\- ^"' \' —, , ec. ,
e ciasciuia di queste radici si irova accoppiata rispettivamenle con
I'altra «'— ;3y:=7, «"— /S''^-, , «'"— /S'^-T. , ec.
Uai seyni dci termini della F{x)-=.o , come di sopra abbiamo
delto J non si puo desiimere se abbia o non abbia 1' equazione
F(j:)=o delle radici immaginarie ; il clie e pure necessario di co-
Doscere , prima di passare alia determinazione dei valori di tali
radici. Ma se non abbiamo finora modo per arguire 1' esatto nu-
mero delle radici immaginarie , die conlenga una data equazione
F(jr)=o , non per tanto polremo ricavare qualche indizio se ve
ne abbiaao , risolvendo il seguente problema.
Trovare la trasformata le cui radici siano i quadrali delle ra-
dici deir equazione F{x)=.o.
E chiaro , clie per oltenere una tale trasformata bastera sosli-
luire \T alia voce di x nella data equazione, e per niaggiore chia-
rezza distingucremo quando I'esponente /» sia numero pari espresso
da 2u. , c quando sia numero dispari rappresenlato da2/Ji.-+-i. Nel
primo case per la sosiituzionc di \~ in luogo di x nella F(x)z=.o,
si otterra
Dl GFMINIANO roi.KTTF. Si
c ncl secondo avretno
Ed elevando a quadrato i membri di ciascuna di queste eqiia-
zioni si I'icavei'a
<I>(s)=;"— -y; :'"-'-(-<:'"-'—.'/;:.'"-'-»- ec. =0 ,
esscndo
» ^; = .<"— 2.4. , A[=Al-~ iA, J,,., ec.
Donde si vedc , die la richiesta trasformata e dello stesso grado ,
e della medesima forma dell' equazione proposta.
Ora si osservi die le radici dell' equazione trasformala sono "
«", a"', «"", ec. h'\ b"\ b"'% ec.
c,:-—fJ'^:tol^J\^,, «'•'— ,S"'-H25(",3Y~. , «""— ,^""-F2«"',3"y=T, ec.
«'>_,5"_2a|5'l/-. , a"^_|3"'— 2a",'i7— , , «""— ,3''"— .'..«"',3'''y^,, ec.
Dal die apparisce cliiarameiile , die taiite soiio le radici reali e Ic
immaginarie della $(;):=o , e die se 1' equazione i^(a:):^o con-
tiene delle radici reali positive e negative , e delle immaginarie ,
la $(s)=o conterra solamente delle radici reali positive, e delle
immaginarie. Laonde se 1' equazione <I>(;)=o oltre avere perma-
nenze ahbia ben anco mutamenti di segno fra i suoi termini , si
potra concludere die contiene delle radici immaginarie. Poiclie pel
rammentato teorema Cartesiano alle radici reali positive coriispon-
dono le permanenze , mentre le mutazioni non possono derivare
da radici reali negative, die di queste non esistono nella <!>(:) = o.
Onde tante per lo meno saranno le radici immaginarie della i^(x)=o,
quanti sono i canglamenti di segno , die si troveranno nei ler-
laini della <l>(c) = o.
Tom. XXXV L
821 At.'rno MFTono F.e,
Ma ilalo ehe qncsla iilliiii.* cquazionc ablna solamente |)erma-
Tienzc di sogno fia i suoi termini , si poira tentare con \nV altra
siuiiie trasforniafa di conosccre sc la F(t)=^o ainmetla delle ra-
dici immaginarie. Infalli si ponga — x in luogo di x nella pro-
posta cquazione, e si Irasrormi laF(a:) = o in nn' allra eqnaziouo
<I>,(c)s=o , la (jiiale abbia per radici i qiiadrali dplle radiiM dclla
F{ — x)^=io. £ cliiaro per quanto si e detto , die tanti saranno i
cangiamenti di segno , che avranno i termini della <I>, (3)5=0 , quanto
le radici immaginarie della proposta equazionc. Ma se anche la
<I>,(;)=co avra tutti i suoi termini di costante segno, allora per
conosccre se la 7^(,r)=o tenga dellc radici immaginarie, si dovri\
ricorrei'c all' equazione delle diflerenze.
4.
Dalle precedent! espressioni dellc radici della <]>(:)== o , si pub
onche dedurre : i." Ghe se alcnne delle ra^lici reaii a , a' a'" , cc.
•—U, — b'' , — b"' , ec. siano cguali a lalune delle parli real!
«' , a'', «'" , ec. delle radici immaginarie della F(x)-=lq , cio non
ha luogo nelle radici della trasformata $(z)=ro ; perchc se abbiasi
a cagionc di esempio n'=s«' , non risulta (/*=«'' — /3''. 2.° Succe-
dendo che si eguaglino fra loro alcune delle parti reali «', a", «'",
ec. delle radici immaginarie della F(jr)=o , per questo non viene,
che siano egnali le corrispondenli parti reali delle radici immagi-
narie della $(3)sso ; dlmodoche essendo «' = «", non si ha
«"— ,3' •=«"'— i3"" . 3.° Se nelle radici Immaginarie dclla /'(■^•) = o
si abbiano alcune delle qnantila fJ, /3" , /B'" , ec egnali fra loro,
non ne consegne , che si debbano avere delle quantity eguali fra
quplle moltiplicato d.i \~\ nelle radici immaginarie della <t)(:) = o ;
cosifche avendo fJ -=1^1' , non visnltn r/,9Jz=.y!'^', giacche le radici
'/ ^f^^~i , a"M-(3'^~i souo Ira loro diverse.
Pel qiiali corollarj poinebbo a taluno sembrare , che dclermi-
nando I' equazione delle dillerenze della $(3)=ro ( ossia la trasr
PI GUMISIANO POT.F.TTI. ' 83
fonriata , die lia pnr radici i tpiadrati tlclle diirerenzc fra le radioi
della equazione <I>(;) = o) alia vece dell' cquazione delle diirerenzc
della F(x}^n , si dovesse scopiirc 1' esailo mimero dclle radici
immnginarie della pioposta equazione : ma no anche per qiiesla via
si giunge a si iinportantc scoperta.
Infalli sia disegnata con {p(u)z=o V eqiiazione delle dilFerenze
della 4>(s):=o, saranno Ic sue radici
(a" — a"'y, (a"—a""y, ec. (a'"—a""y, ec.
(^b'' — b"')\ {b''—b"''y, er.
(a"_«"-H;5'':i:2«'fiyi:7)% («"'-«" -t-|3"i:2«',gy37)^ ec.
(6'._«"^,S"=t2«Yi'J/— )•, {b"^-y!^^{-i'^^^y'[^'\/—,y, ec.
ec.
— i6a"|3", —i&y!"p"', — iGz"'',3"'% ec.
[«"-+-P'' — «"*-hP"*:±:(2«'P' — 2a";3")V3T]', ec.
ec.
Da qiiesli valori , e dalle fatte considerazioni possiamo inferire ,
che quando le pai-ii reali delle precedenti radici iinmaginarie nou
si annuUino , la irasformata (f{u)^o ammette tante radici reali
negative, quante coppie di radici immaginarie conliene Tequazione
f(jr)^o , e che cio ha luogo , sia chc alcune delle radici i-eali
a', a" , a" , ec. eguaytiiio delle parti reali a', a", y." , ec. delte
radici iramaginarie della /^(.r)c=o , sia die tra queste parti ve ne
esistaiio dcUc eguali , c sia che alcune delle quantila jS', ^j" , ,'5'",
ec. siano eguali fra loro. Ma Lenche questo teorema sia piii gcae-
rale di quello ,che si deduce dalle radici che ha 1' equazione delle
dilFcrenze della /''(jl-) = o , (*) ; contultocio non si viene ad eschi-
dere che Tcquazione o(«)=o, oltre le radici — 16«'*/3'% — i65?''',S"',
ec. non possa eziandio contcnere delle altre radici reali negaiiye.
(*) V. Lagrange. ResotuttoH ties equauoas numerujuss.
S.{ AI.TllO MKIODO EC.
lm))erocclic ponuuuo , clic si abl>ia a'' = «'* — |S' , allora la f («) = o
coiiliene le due radici rrali uenalive — /\c'^[t>'^, — 4°<"i3'", a cui uon
conispondono nella <l> ';'=(), c iicppure nella F(x)=o , coppie
di radici iiumasinas-ie. Puo allresi succedere die risulti
a" — ^'' = !z"' — i^'" , lie! quale caso la c(<t) = o ha le quaitro ra-
dici i-eali nej;alive _4(s<'p — ^",3")', — 4(«'|3'— a"^'')', — 4(«'/3'-t-«T^7,
— 4(«'/3'"+-«"/5")' uguali a due a due, scnza che per queste radici
la <I>(:) = o, ed aiiclie la F(^a:)=zo , abbia in corrispondeiiza radici
iinmaginarie. E si debbe anclie osservare die le radici negative ,
die risultano nelle anzidctle maniere , polrebbero eguagliare qual-
dieduna delle radici — iGoi.'^fi'' , — i6a"*,3"", ec. Per le quali con-
siderazioni ben si vede , die non si puo desumere I esatto nn-
moro delle radici immaginarie della F(^a)=o daila equazione delle
dilTerenze cc(m) = o. Sicclie nello stato altiiale della teoria delle cqaa-
zioni , per conoscere se una data eqnazione contenga delle radici
iinmaginarie, non abbiamo altro facile iudizio , die qiiello esposlo
agli ariicoli a e 3 , o 1' equazione delle dillerenze.
Trovato die la data equazione F(jr)=o abbia delle radici iin-
maginarie , se ne potranno deterniinare i valori nel mode, die in
appresso si dira , giacclie prima ci e d' uopo mostrare denlro quali
liniili stanno comprese le quanlila
r=«"-»-f3'*, «"'H-[3"*, «"''-i-|3"", ec.
Per tal eSetto riprendasi 1' equazione
F(x) = x"'—J,a"—-i-J,a:"-'—y(,x"-'-+-ec.:^J„, = o.
Quanlo al limite superiore di /• dimostra il sig. Legendre (*) ,
die se il coefliciente yi, del secondo termine della /■'(j:-)=o non
(') V. Supplement a Vesiai sur la theorie dei nombres.
PI GliMINfAHO POLSTTI. 83
c in graiiilczza niiuorc di ;ilcuno dci coeflicienti A^ , A, , cc. , y/,„,
si ha /•<i-4-.i, , esseiulo A, preso posilivamentc , e rjuando cio
noil succeda , si ha z^^, -+-yi?, , rapprescnlando A,, A^^'x due
coeflicienti , che presi pure positivamente daniio per \/t, , c |/^j
i pill grandi valori.
E rispelto al limite inleriore di ;■ , posto a?=- , e Irovala lu
Irasformata
^,"'—By"-'-irBy""—tc. ^B„ = o ,
dimostra pure il siillodato Geometra , che risullaiulo B, non mi-
nore degli altri cocflicienii B^, B^ , ec. , B„, , si ha r>- ,
dove B^ si deve prendere positivamente ; e succedendo che B, non
abbia tale grandezza^ allora debb'essere /■>— ; — ■, esprimendo
j&, , B^'\ due coeflicienti, pei quali si oltengono, prendendoli po-
I A
silivainente , i piu grandi valori dei radicali y Bi , ^£« .
Oude i limiti di /• saranno
oppure
od anche
• finalmenle
r>- T— , e <^i^A,,
yC'l Al.TnO MRTODO EC.
Cio poslo , vediamo qiiiile si.t il metoclo , rhe proponi:;o pep
la (lelei-miiiazione delle radici imaian;'marie dcllc equa/ioui nu-
lueriel^je.
Dala r equazione
F{x)=x"' — J,.x"-'-ir.4,x"'-^ — e.c. ir..^„,= o ,
Irovare i valori delle sue radici immaainarie.
Si delermitii \ equazione delle dilFerenze della /'(.r)=o , e sia
qucsta irasformala
/(j) =f'— «,7"- -1-<».J>-"-' — rt ,j"-'-H ec. =0 ,
) ^ infm — I ) J r • • 1 ■ /•
(love 71 e ^ — i i. , ed a,, a^, a,, ec. sono lunzioiu dei coet-
ficienti ^, , A^, A-, , ec. , die si determinano colle note formole
(*). Indi si trovino con qualcheduno del cogniti inetodi tulte le
j-adici reali negative — j' , — y" , — > '" , ec. , per quanto si dimo-
stra nella Icorla delle equazioni , e come agevolmenle si scorge ,
avremo
?=~\y>xy~> tKt. ^--^
e quesli saranno i diversi valori , che puo avere la quantita /B ,
clie e moltiplicala per \ — i nella generica forma iz:tfiy~ delle
radici iminaginarie della data equazione F(x)z=.o.
Cib fat to , per iscoprire i valori di «, che apparlengono ai cor-
lispondenti valori di fi si procedera nel seguente modo. Si sosli-
luisca nella F(x)=^o alia vece di x la quantita (y.-^(iY^i ; per
tale sostituzione si otterra una equazione della forma /'-+-Q)/^ = o,
(') V. Laprangr 1 Jicsolittinn titf Cffitatinns nurneriqitei
PI iibMiniAM) pot.r.T'ii, (5^
la quale non puo siissislcrc senza clie hia /-'==o , Q'^o , e ciasr
cuna ili queslc equazioni sara fra lo inilctcrminate v., ft, cior
si avii
P=:F(<.)--iF"(«).,3"H '— F-'Ca). ,3'-ec.:=o,
^' 3 i/i a. i. 4
(iisegiiando F(oi) la funzione F(x) postovi v. in Iqngo di x, e
F'(oi), F''{v) , ec. le successive derivate da F{a:). Ora si ponga
/•=«'-j-(3', sara cf.-==.\ r — b' ■ Sostituilo rjueslo valore di y. in una
qualunque delle dun precedenli equazioni , noi prescieglieremo la
Q=:o per essere di grado inferiore alia P=Oj si otterra una equa-
zione , die ordinata per /• si piio rappresentare per
R = i-''—f/,7-"--h(iy~'~qir"~'-hec.= o,
dove q, , r/, , (j-^, ec. saranno funzioni di ft.
In adesso per otteiierc col mezzo della precedente equazione
R-^o i valori di ft e di /■ , clie coUocati neiia forniola a=sl'r /3»
danno i corrispoiidenti valori di at , pougasi nei coeflTicienti <7, , ffj ,
//] , ec. della /i=o in luogo di ftj 11 sue valore ft'z=~\y , e per talc
sostiluzione abbiasi l' equazioac
R' = r'' —tjy-' ^q'y-'—q'.y-^-^tc.=zo.
Indl si determinino nel modo esposlo all' articolo precedente i
liniiti di /• , e si dica il limite inferiore p' , il limite superiore p" ,
si avra r<^p' , e >-p"- Sostituilo nella R'=zo alia vece di /• suc-
cessivamenie i valori p'-^i , p'-^i, p' -^'^ , ec. , sino ache siansi
Uovali due valori per R' di segno contrario , e supposto che cio
succeda per Je sostituzioni p'-\-l, (s'-t-/-4-i , resleranno per tale
guisa determinati i liiniti di un valore di /• , die designeremo con
/'. Quiudi poi con i melodi cogniii di approssimazione deterininato
88 Al.TRO MF.TOno £(\
il valore /•'=;/' -i-/-t- per inodo , cliu annuUi o quasi aniiulli
il priuio membio della /?'=o , quesio valore ili /•' corrispondculc
a j5' dari «'=|/r' — /SJ •• Cosl resteWi coinplctameiUe delenii'mata la
coppia di radici immnginaric x'lSr |3'^/ZT.
Opcraado in simile luaiiiera si trover.inuo i valori di a' , j3";
«'", {■>"'; ec. E difTutll per ollencre i vaioii di u' , fj'' , baslcra nci
cocflicicnli r/, , r/^ , (/,, ec. della i»=o mellerc /3''=:-J''~ in vece
di ^ , e ncir eqiiazioiie risultante R"=o sostitueiido in cambio di
/■ , coiue di sopra si c falto , di inaao in inano p'-H i , p'-{-2,
je'-t-3, cc. , si Iroveranno i liiniti di r" ; pnscia il suo valore, per
cui si avi-a cpicllo di «' =zyr''—ii"' . e tpiiiidi rcstcraiino determi-
nate le due radici i<''i:|3"|/IIT. In ])ari inodo si perverra a cono-
scere tultc le altre radici immaginarie della proposta equazioiie.
Ma nell' adoperare 1' esposlo melodo c necessario , che si ab-
biaiio benanco le segueiiti avverlenze :
1." Si abbrevieraniio i calcoii dalle sostituzioai (s'-t- i , ,s'-+-2,
o'-t-3 , ec. , osservando , die basia per la determinazione di «'
rominciar a sostituire nella R'=o alia vece di /• quel valore p'-hp',
che rende yr — ti'' quautita reale ; cosicche si dovranno escludere
intra i valori p'-hi , p'-^-2, ec. quelli , die dessero dei valori im-
niaginarj per Yr — B' '. Pariinente per la determinazione di «'' si co-
mincieranno le sostituzioni di r=p'-i-\ ,2,3, ec. nella R"=o
da quel valore p'-^p!' , die da iin valore reale per \r — /J"». E lo
stesso si ftira nella ricerca degli allri valori a'" , a"' , ec.
2.° Potendo essere , che a {i' corrisponda non solamente un
Talore , ma due o piu valori di «' , converra nella R':=o conti-
nuare le sostituzioni in luogo di /• dei numeri jo'-t-fJ.' , /5' -H fJ-'-H i ,
CO. siuo al limitc superiore ,o", oude scoprire se fra i detti numeri
PI GKMINIANO I'OI.KH J. Rf)
esistaiio piii valori di ;•. E incclesimaincuto si proceder.'i ncl deler-
iwinare Ic altre grandezEC di a.
3." Per trovare i valori ne(;(ativl di a si cangiera nella /? = o
la /• ill — /• , e poscia sulla risultaiite cqtia/.ione si eseguiranna
Ic sopra dcUc operazioni.
4.° Le radici reali negative della y(j-)=o possono riuscire
noil laiitc , qiiante souo le coppie delle radici immagiiiarie della
•lata eipiazione F (x)=:.o , ma in inaggior nnmero. In tali casi si
dovraniio lasciare in dispartc le radici reali negative della J'(j) = o,
qiiindi quel valori di |5 , cite non so-nininiblraiio delle coppie tIL
radici iminaginarie della /•'(a) = o. Per coiisegnire cio , si osservi
esscre (9">r (art." precedente) ossia (5">-a*-Hj3' ; e pero y.<iyf — i".
Ma sicconie a debb' essere una quantita realc , qnindi non spet-
lano a radici immaginarie della F{x)-=.o quei valori di j'3, clie I'en-
dono y^" — ;S» quantita iminaginaria. Per la quale cosa messi nella
forniola \ i," — /?' in vece di /3 i suoi valori |'3'=:_y/y', ,'3"^-yy^J^
ec. , cominciando dai mflj;giori , quelli die daranno per |/^" — ^■^
quantita immaginarie si dovranno escliidere , e non occorrera di
sostituirii ne' coeilicieiiti della R=.o. Inolire soslitueiido i nuuieri
p'-\-i, J, 3, ec. welle equazioui R'=:o , R"=o , ec. ci accorge-
renio ds' valori di [i , pe' quali non si hanno radici immaginarie :
perche se per tali sostiluzioni non troveremo pe' prinii membri
delle precedenti equazioui o due quantita di segno contrario o lo
zero ; allora i valori di j3' , ^" , ec. non apparterraniio a radici im-
maginarie della F(x)-=zo.
Tali sono le principali avvertenze , clie si avranno nel mentre
ehe si f'ara uso del sopra spiegalo metodo , col quale apertamente
si vede , die non una coppia , ma tutte le coppie delle radici im-
maginarie d' una data cquazione numerica si possono determinare.
E chi volesse pigliarsi la pcna di confrontarlo cogli altri metodi
eognili , non ecceltuato quello dato dal sii;. Legendrr nel suo ■S'm^-
pleniento alia teorla de numeri , clie si riduce a trovare per via
Tom. xxxv M
go AT,Tno mrxono ec,
di tentativi i valori tU due iocognite contenute in determinate for-
mole , potrebbe conoscere se piu degli allri sia esalto e spedito ,
il che ci proponeinmo di conseguire. Ma passiamo ad applicare il
detto melodo a qualche csecnpio.
8.
Data r equazione
X* — 8.r' •+■ 25x' — 36j:-4- 2 i = o ^
deterininare i valori delle sue radici immafjinai'ie.
ConlVontando questa equazione colla F(jc) = o , si ha «i = 4 ,
^, = 8, yf,=z25 , ^3 = 36, -Y, = 2i. E per conoscere so abhia
delle radici innnaginarie si sostituisca yT in luogo di j: (art." 3.")^
si avrK la trasformata
2* — i/js'-hgis' — 2463-t-44i = o J
la quale avendo fra i siioi termini solamente mutazioni di segno ,
si puo conchiudere che la proposta equazione ha tulte le sue ra-
dici iramaginarie (art. 3.)
Ora si trovi 1' equazione delle differenze
E perche ciascuno possa verificare i calcoli , die servono a
determinarla , si riportano le formole , per le quali si ricavano i
valori dei cocflicienti , e che sono
a,
1
3
_rts2, — «.!,-«-«. 23— 2,
4
_ o^I—a,l^^a^l,—a,l,-^l,
5
_a,l—n,l,-^ail,—u,I.,^a.l,—
' — ' f
Dl (lEMINIANO POI.UTTI. r)t
dove i valoii tli 2 si olteugono col mezzo delte altre note formole
^ a,u(2,a — i)
-w 3f^(^/*— ' )(3,^— 3 ) (f^--^- 1 ) (;,"•)•
I. i. 3 ,a 2 '
f„— -^,j^_,-l-^,i- _a— //,.s^_j-»-ec. ±IJ.J^=0,
▼aleiido ii segno ■+■ per ji pari , ed il segno — per p. dispari.
Applicando queste formole alia dala equazione , iroveremo
i, = 8, 5,= i4, .fj=2o4, 5, = i486, j-, = 'yo84,
^6^= 26072 , 5,^84688, .s-8^237022 , 5.j=5868o4,
*,„^i259G38, ^,,=2161328, 5,,= ig47i56.
Quindi
:;.=-8, l.=U 2^ = 76, 2^=8, 23=-ii72, 2,=3964;
e finalmenle
a,:= — 8, (7j=3o, rt3= — 44? ''^^ — 71 > a5=i56, a(,= i44-
Oiide r equazione delle differenze risulla
j''-»-8/-t-3or'-H447-'— 7y" — i56;.4-i44 = o.
E cercando col metodo di Budan le radici reaii negative della
precedenle equazione, si trova ^'= — 3 , j'':= — 3, cioe si otlen-
gono due radici reali negative ugnali fra loro. Quindi si ha
ff=B"=.^y 3 = 1,^3205 ...
Ora per trovare i \alori di « si determini V equazione Q^o
( art. 6 ) , e per tale effetto si ponga « iavece di x nell' equa-
zione proposta , si avra
F(«)=a>— 8a'H-25a»— 36«-*-2i ,
C)1 ALTRO METODO EC.
dclla quale funzione presc le successive derivale, si oliieue
F'(«)=4«'— 24«'-»-5o«— 36 ,
F"(ft)=t3«*— 48x-h5o,
F"'(«)=24«— 48.
Onde risulta
Q=4«'— 34«*-t-5o«— 36— (6a— S)|3*=:o.
Si faccia adesso /•=«'-»-/3', e nella precedenle ecpazione s> .
sostituisca J/r — a' in luogo di « , si ricavera la trasformata
/?=i6r'— (Sol3*H-i76)rH-(i28/3'-l-336/3'H-772)r —
64*8'' — 224S' — igGfl^ — 1396=0.
Cio fatto , si cerchino i limiti di i\ L' equazione proposta ci
da il limite superiore ( art. 5. )
r>CVr5-HV'36=8-l- ) ,
e ponendo in delta equazione x= -, si ottiene la trasformata
36 , 35 , 8
ai 2( 21
dalla quale si ricava il limite inferiore
^ / I 21
36-57i •
ai
Ora per determinare i valori di i' corrispondenli alia /3'=-yj
si sostituisca questo valore nella /?=o , e si otterra 1' equazione
i6r^ — 236/''-|- 1096;'- — 1596=0 ,
2 1
nella quale, per essere p'z=—-, p" = 8-+- , si dovranuo so-
BI GEMINIANO POLEITI. p3
• tUuire in canibio ell /• i v.iloii ^ - , i , 2, 3, 8, giacchc jjei
2, /(3 , .
valori comprcsi tra ^ c, -l- lisulta I/, _/j" qiiaiilita imma"inana
( art. precitato.) Facendo lali sostihizioni non solamenlc si irovano
j limili cU /■' conispondente a 0=-^3, ma eziandio gli esalli va-
lori , cioe r'=3 , r[^='j- Quindi risiilta «'= V — -, — =— ,
a '= 1/ ^^^-^^- =-• . Gli siessi valoii si ollengono per 5", perclic si
ha /3"=S'.
Raccogliesi aduiique , die le qualtvo radici dcll'equazione pro-
^z^Y—i 5:tyrr3 , I ._^ - n/ —
posta sono , , od aiichc i,Dzt: 1,70205^ — 1,
a
3,5 rt i,732o5|^ — 1.
9-
Per ultimo osservercmo , the se la proposia equazione F(x)z=o
abbia solamente delle radici immaginarie si polranno determiiiare
i lore valori , abbreviaiido i calcoli dell' esposlo metodo ( art. 6 ).
Infatli allii vece dell' equazione delle dilTerenze si determini, nella
manicra gia nota , la trasformata , die ha per radici le somme delle
radici dell' equazione F {x)=o prese a due a due ; e chiaro, che
avra per radici reali le quantitu 20/ , 2*:" , as:'", ec. , che risultano
sommando assieme a due a due le radici immaginarie a'rt/SynTj
(>.' -^.^'y —\ , ec. Egli e col mezzo appunlo dei valori 2«', 2c<", ec.
che si rende piii facile e spedito il calcolo. Imperocche avendosi
(art. 5) r=«*-»-S% per delerminare i valori di /• cognili quelli
di R , conviene nella Q=zo sostituire \7— li' invece di «, e poscia
ricavare 1' etpiazione /i = o (art. 6); la quale operazione stante
il radicale Yr — li' potra riuscire alcunc volte laboriosa. Ma cono-
C)4 ALTRO METODO EC.
scemlo I valori ili «, allora dallu Qz=o facllmciile si elimiiia la
B ; perclic esseudo B'-:=r — x' , colla sostiluzioue di cjueslo valore
/3' nella Q=:o , lostamente si otliene
i^. = F'(.) -^3 F"(.)M-;j-^F^(.)-Hec.
Sulla quale cquazione operando , come nell' arlicolo G si c detlo
doversi fare sopra la jR:=o , e coUe avverlenze esposte all' arlicolo
7 , si otterranno i valori di r , che la soddisfanuo , e quiiidi i va-
lori di /S dalla formola /3=yr— a' .
E da qui cliiaramente si scorge , che si determinerebbeio
facilmente le radici immaginarie di una data equazione , quando
si polessero trovare i valori di a , od almeno i suoi limiti , senza
ricorrere all' equazione delle somme , it che meriterebbe 1' atten-
/.ione dei Geometri.
95
E S P E R 1 M E N T I
FATTl ALLO SCOPO Dl RITROYARE UN METODO PIU' OPPORTUNO
PER CONSERVARE ALGUNE PREPARAZIONI
ASATOMICHE E PATOI-OGICUE
E VANTAGGI OTTKNUTI.
DC I. PBors*>soRa
FRANCESCO UILDEBRiiJXDT.
Letti neW ntlunanza delli ii tlicembre iSaS.
J.strutlo dair es|jerieiiza , die lo spirilo di vino , fluido , che a
prefercnza d' ogni altro si usa per conservarvi le preparazioni ana-
tomico-patologicho , ollre il notabile cos^ , ha altresl V inconve-
niente di non lieve momenlo , di privare cioe tutti i tessuti ani-
mal! del loro nalurale colore e cousistcnza , volgea gia da liingo
tempo in pensiero di Irovare iin altro fluido , con ciii evitare si
polessc SI r uno , die T altro de' suddetti iuconvenienti. A tale ef-
fetto incominciai nell' anno iSiy a fare alcuni esperimeiiti leiati-
vi , che a bello studio teani celali , ainnche per una serie d' anni
tanto pill Talidamente confermato re venissc il risultaiuenlo , e ri-
luosso cjualiinque dubbio di un durcvole vantaggio.
l)G ESPKlllMRNTI r.C.
I priiicipali lic]uii.li , ilai quali , a inollvo della untiscpUca iori)
virlii si)ei'ava oUeiiere qualclio vaiilap;i;io , e la cui efficacia pcrcio
volli meltere alia prova , fiirouo I' accla cotnunc , I' aceio piroic-
gnoso , le soluzioni cli mercurio sublimato coi-rosh'o , tti ini/ridla
fli soda , di allume , e di iiilro.
Fra i tcssiUi organico-animali , die sci'vir dovevano agli cspe-
rimenti , sceUi precipuamente quelli d" un color vivo , e piii facile
a svanire , di piii delicata e piu composta tessitura , c inaggior-
mente proclivi alia corruzioiie , come il ccrvcllo , i musmli, i pol-
moiii , la uiilza, il fegato , ed i leni , poiche pii\ concliiud<nli cs-
serne dovevauo , in case favorevolc , i loio olTetti. Non ommisi per
altro di lasciare prima per piu giorni animoUire iiell' acqua pma ,
e spesse volte rinnovata , le parti suddcllc , sino a tanto clie li-
berate si fossero da tutto il saiigue.
L' aceto covuine distillalo e diluito con ac([ua punto non cor-
rispose all' intento , menlre Ic prcparazioni in csso conservate, tras-
rorsi appcna due mcsi , diedcro cliiari indizj d' iiicominciala putrc-
I'azione ; ragione per cui come audato a vuolo dichiarar si dovetlc
i' esperimento.
Meno alto ancora moslrossi al divisato scopo 1' aceto pirole-
giioso. Malgrado die colle replicate dislillazioni portato lo avessi
alia perfotta trasparenza c limpidezza dell' acqua ; nullamono dopo
pochi mesi le preparazioni in esso collocate , si coprirono d' una
fuligine scura , per cui affatlo piu non si riconoscevauo, non aven-
do per aliro daloindizio di putrefazione.
Li soluzione di mercurio sublimato corrosii'o , alia dose d'una
raezz' oncia per una jiinta d' acqua, giunse bens'i ad iinpediie per
lo spazio d' alcuai aunt la corruzione ; ma le parti in essa conser-
vate perdettero non solo il loro colore nalurale , ma eziandio la
consistenza , in guisa die sembravano convertite in un tessuto di
colore bigio pallido , pultacoo , di un odore insopportabile. E sic-
come trattavasi iaoUre d' una sostanza al sommo vcuefica , e piut-
DEL mOF. HII.DEBRAKDT. 97
tosto di caro prezzo , deposl tanto pii\ Ul buon grado il penslero
di ulteriori indagini.
Egli e nolo geiioralmente , clie il nniriafo di soda , o sale cn-
mune , e un mezzo assai possente per preservare le canii dalla
putrefaziouc , c che allesa qiicsta sua pi'oprieta vcniie sino dai
tempi di Guglielmo BokEl , nel i347 , impiegalo oviinque per la
confezione della salamoja. Noii corrispose per altro al inio scopo,
se noil (juando la soluzione era perfeltamente satura , e le parli
per quaranla giorni macerate nello spirito di vino diluito. Le pre-
parazioui sottoposte a questo esperimento mantennero sino al giorno
d' oggi ( dal I." marzo 1821 al 3i agosto 1828) il loro colore,
e la tessitura nalurale.
Non minori vantaggi mi ripromisi egualmente dal nitj-o , ed
Ottenni di fatto dei soddisfacenti risultati ; ma solo pero dopo re-
plicati tentalivi , merce de' quali venni in cognizione di quelle pre-
cauzioni , che trascurare non si deggiono , se certo essere si voglia
di un esito favorevole.
Dopo d' aver lasciato per alcuni giorni nell' acqua pura un pezzo
di cervello , di polmone , di fegato , di milza, e di muscolo , 11
collocai tutti in una soluzione di quattr' oncie di nitro in una pinta
d' acqua , e coprii il recipiente con una vescica secondo il co-
stume. Trascorsi alcuni mesi mi trovai costretto di rinovara il
fluido gia divenulo torbido dal sangue , e coperto da uno strato
di mufFa. In questa occasione rinvenni la vescica notabilmente sol-
levata e tesa , e fui preso da stupore per il gagliardo scoppio
allorche in essa feci l' incisione. L' aria sviluppatasi aveva I'odore
del gaz nitroso , ed anche dai pezzi , che estrassi, un simile odore
emanava. II cervello era del tulto ammoHito , e pressoche disciol-
to , per cui fu d' uopo d' esportarlo. Gli altri pezzi ben conser-
▼ati vennero posti nel fluido rinnovato. Appena scorsero altri due
mesi , che a motivo della mufFa rigeneratasi , e dell" imminente
fcoppio della vescica , si doveite nuovamente aprire il vase.
Tom. xxiT N
98 ESFEniMENTI TC.
Con mio cVispiacere tiUli i jiczzi coiuenuti iiella soliuione ofTrlrono
chiari iiidizj d' iuconiiuciata piilrcfazione , e furouo ner conse-
guenza geltati.
Non perdetti percio aticora tulta la speranza d' un Luon ri-
sultato , dirigeudo la mia attenzione a quelle circostanze principal-
mentc , die contribuire ])olcvano alia decomposizione del nitro ,
alio svolgimento del gaz nitroso , cd alia gencrazione della mufla.
Sembrommi , clie la pi-incipale cagione , tanto di questi sfavorevoli
inconvenienti , qiianto della comemporanea decomposizione delle
parti animali in essa soltizione nilrosa conservati fosse riposta nell'
inflasso dell' ai-ia atmosfcrica , j'imasta tra la superficie del liqui-
do , e la vescica , che copriva. Cercai perlanlo , in iin nuovo e-
sperimento d' isolare, per cosi dire la soluzione nitrosa col versarvi
sopra uno slrato d' olio d' ulivo dell' aliezza d' un mezzo pollice
air incirca , e con tale mezzo mi riusci non solo d' impedire to-
talmente lo sviluppo del gaz nitroso , di allontanare il pericolo
della rottura del vaso , e d' interrompere la generazione della muffa
in guisa tale, che dal 28 aprile iSaS (in cui rinnovai il liquido
e r olio alquanto sporco dagli anni addietro ) sino al 3i agosto
1828 , non se ne scorgeva traccia alcuna ; ma di ottenere inoltre
ia pill perfetta conservazione dei pezzi in essa riposti , ad ecce-
zione della soslanza cerebrale. Ritennero i polmoni , il fegalo , il
ciiore , i reni per lo spazio di sette anni il bel naturale loi-o co-
lore , non raeno che l' intaita consistcnza , forma , e tessitura ; ne,
esaminandoli alteutamente , presentano la benche minima traccia
di dcconiposi/ione , o di cattivo oJore. Pare solamente , die nelle
parti sotiomesse ad uu tale esperimento , scemato si fosse il loro
peso specifico , per locche fu d' uopo d' obbligarle per mezzo di
osso di balcna , o di qualche peso in guisa che non venissero a
contatlo collo slralo d' olio.
In quella ocrasione , in cui andoraml fallilo il primo esperi-
mento colla soluzione di nitro , risolsi di sottomettere alia provu
PEL PRor. hildebhandt. qq
I' allumc , dalla cui cjualita stiptica iiiolto vanlaggio ottenere mi
lusinp;ava. Q'.i'mdi presi 3 oncie di alliime criulo puro , lo sciolsi
in una piiila d' ac(|ua , cd in essa coilocai i sopra nienzionati vi-
sccri , presi feceiitemente da iiii cadavere. Scorso un anno, la mufTa
getiRraiasi siiila siiperficie del fluido ini olibligo a rinnovarlo , ini-
pediendovi la nuova generazione mediante un piccolo strato d'olio,
come veniie detio di sopra. Ad eccezioue delta sostanza cerebrale,
che anche in qiiesto esperitnento quasi si spappolu , tulti gli allri
pezzi , cioe polmone , fegato , rene , si conservarono , come tut-
tora si conseiTano nel iniglior state , dopo uno spazio di seite anni,
di modo die senihiano rcccnlemente estiatli dal cadavere. Nel
pezzo di fegato soltanto osservasi un leggiero aramoUimento, senza
pero alterazione alcuna nel colore , o tessuto ; anzi nella supeiTicic
incisa vedesi la stfHttura aciniforme del suo parcncliiina talmente
distinia , clie sembra artificialmente prcparal.i.
Da questi e parecchi altri esperimenti isliluiti parte col desiderate
effetto , e parte andati a vuoto , ne ottenni i segucntt risultamenti :
I.* II sale comune , l' allume , ed a prefercnza il nitro, nelle
lo^o soluzioni saturate hanno la facolta di preservare i tessuti aiii-
mali dalla corruzione.
2° La sostanza cerebrale fii 1' unica sino ad era , che non
puoie essere conservata in queste soluzioni , e quindi ha mestieri
d' essere riposta nello spirito di vino.
3.° Le preparazioni , che si vogliono conservare , deggiono
per alcuni giorni prima essere ainmollite nell' acqua pura , perche
liberare si possano , per qiianto sia possibile , dal sangue in esse
contenuto , e poscia macerate per 3o o ^o giorni nello spirito di
vino diluito.
4° La dose de' succitali sali e quella , che puo essere sciolta
dair acqua sino alia perfetta saturazione , quindi ad un di presso
per una pinta d' acqua si richieggono lo once di sale comune,
3 once d' allume , e ^ in 5 once di nitro.
roo ESPEninreNTi ec.
S." ]*; necessario , rlie quosti s.ili siiiiio posslbilmente nelfo
slato (li purilJi , polverizzati , e sciolii a poco a poco noil' acqua.
La soliizioiu' cleve essere feltrata, afl'mclie diven}»a limp'ulit
6." Immerse le parti in una di queste solnzioni , dopo d'es-
sere state marerale , come al § 3 , ed assicurate indi , nel caso ,
clif fossero diveniite specifioameiile piu Icggieri , o clie lo siano
di loro natiira , come p. e. i polmoni , si versa sulla superficie
doHi soluzione l' olio d' uiivo , per formarne uno strato di mezzo
pnlhce air incirca , ed indi si chiude il vaso con una vescica. La
soluzione del sale comune non di rado resiste alia generazione
della mulli\ , senza lo strato d'olio.
']." Se , trascorso qualchc tempo , il fluido s' intM'bidisce , e
necessario di rinnovarlo. Cio pero non accade clie sul principio.
Successivamente il liquido si conserva limpido per una serie di
anni , come pure incorrotto rimane lo strato d' olio. Le mie pre-
paraiioni , che io conservo nel Gabinetio di Patologia, ed alle quali
ho rinnovato il liquido e 1' olio nel giorao 28 aprile iSaS , ritro-
vansi ancora sotlo la data d' oggi , 3i agosto 1828 , in ottimo sta-
lo , le soluzioni limpidissime , nette , senza traccia di muffa, I'olio
inalterato. Nel caso , clie occorresse di cambiare il fluido , per es-
sere divenuto torbido , si potrebbe adoperare il medesirao , facen-
dolo passare per un feltro.
8.° AtTmche ne le parti conservale , al momento dell' eslra-
zione ( volendo cambiare il liquido ) , ne l' apparato feltralorio ab-
biano a rimanere imbrattati dall' olio , si versi nel vaso che con-
tiene le preparazioni , e che deve essere ripulito , una soluzione
recentemente preparata del medesimo sale , e si empia il vaso in
guisa die il liquido contenutovi strabocchi ; con tale procedere
escirh prima d' ogni allro 1' olio , die trovasi alia superficie.
II primo essenziale vantaggio degli accennati metodi di con-
servare le preparazioni si e , che le parti organico-vitali , le quali
collocate nello spirito di vino sempre divengono pallide e s' indii-
DEL »ROr. HILDEDUANDT. 10 1
rano , poste nelle sudJette soluzioni couservano il loro naturale
colorilo , e la consislenza ; cii'costnnza certamente del massinao ri-
lievo , ove tratlasi di preparazioni anatoiniche , non meno che di
palologichc , onde tauto mcglio distingueie le abenazioni dallo
stato normale-
Dai successivi esperimenti , che sono d' avvlso d' istitutre, po-
trassi delcrminare quanto estender si possa I' uso dei sopra men-
zionati liquidi , aoche per conservare oggelti zoologici , e paiti
vcgclabiii.
II secondo vantaggio consiste nel nofabile risparmio di spesa,
che si rilrae da qiiesti surrogati in confronto dello spirito di vino ;
risparmio tanto piu da calcolarsi ove una tale derrata si .sostiene
ad un prezzo considerabile. La proporzione della spesa nell' impie-
gare le sopra ricordate soluzioni saline , a cjuello dello spirito di
vino e all' incirca come i a 3 , ovvero come i a 4 > per cui si
avrebbe non meno del 60 per 100 di guadagtio. Durante 1' anno
inollre svapora scmpre una parte dello spirito di vino , la quale
deve cssere rimessa ; il che non hassi a temere dalle sopradelte
soluzioni.
Finalmente i suddelti mezzl potranno coiitribuire non solo ad
agevolare notabilmente lo studio della Notomia net mesi della sta-
te , mentre non sempre possono aversi cadaveri freschi ; ma al-
ircsi a guarenlire la salute del professore , dell' iucisore , e degU
scolari intenti agli esercizj atiatnmici.
E bensi vero , che le predette soluzioni saline vennero gia da
alcuni scrittori anatomici acccnnate quali mezzi di conservazione ,
come si vede nel volume 45 del Dictionnaire des Sciences medi^
cales , da cui sembrerebbe insussistente il titolo della novita. Deve
perb riQeltersi : i.° die il principio de'miei esperimenti (nel 1819)
c anteriore alia pubblicazione della delta opera, scguita nel 1820.
3.° Che vi si trovano semplicemenle accennati i nomi dc' sail da
impiegarsij seuza indicare ii metodo della conservazione. 3.° Che
103 ESPEniMENTI EC.
gli stessi sail noQ sono proposti come mezzi di conservazione per-
mnnente , ma piuttosto come amminicoli secondarj per nitre spe-
cie di preparazioni. 4-° Che le soluzioni d' ailii;ne e di nitro si
ad>])ei"eiaiuio infrutHiosamente , se non si separano dull' influenza
dell' aria medianle uno stiato d' olio , il quale metodo ( su cui si
appognin \\ p:ii tirolaril;\ cssenziaie degl' esperimenli , ed il di loro
favorcvol • risiilt.ito ) . per qiianto e a mia cognizione , non trovasi
no nccennato in alcuna opera , nc fiiiora pralicalo in alciino sta-
bltimenio anatomico. Ed e percio che debbo lasciare all' eqiiita di
compelenti ^iiidioi il decidere sulla novlla , come pure siilla uliliti
dei suddelli metodi di conservazione , che per allro non debbono
ritenersi applicabili in ogni caso. Mi chiamerei ben fortunato se
in lE^Ie giiisa ivessi contribuito alcun poco al perfezionamento di
na iateressante ramo di Medicina.
U E L L A
STRUTTURA
r E G L I
EIMISFERI CEREBRAL I.
D«L Peof. LDIGI ROLAJVDO.
Letta il i8 rli gennajo 1829.
IKTRODVZIOIiE
Ijriusto non sembra il rinfacciarc alia Medicina i lenli progress!
senza riflettere, che mancano gl' incoraggiamenti necessarj aU'avan-
zamento di quelle parti , da cui principalmente dipende il perfe-
zionamento dell' arte.
In dense tenebre involta dices! la cagionedi quelle malallie, che
con tanta frequenza a' nostri tempi quai fulmini colpiscono I'uomo
Tegeto e robuslo , e non risparmiano quelli , che sul fior degli
anni ancora si trovano. Si rimprovera a' Medici di non conoscere
la natura di tante afTezioni nervose , che se con egual forza non
minacciano la vita, la rendono pero languida e nojosa, e riera-
piono di ledio 1' esistenza la piu forlunata.
Si osserva infine , che un' egual incertezza regna riguardo agli
effetti di quei mezzi , che alti si credono a procurarne la guari-
gione , ma non vedo che siasi pensato ad animare lo siudio , ed
a Xavorire le ricercbe teudeuti a riscbiarare la struttura di quelle
I04 STRDTTOni. DEGLI EMISFEHl CEREBRAI.T.
parti , in cui t\\ coimine accorilo hanno la loro sedc le pli\ frc-
quenti cai»ioui d; He lualallic pa"! dilllcili a oonoscersi.
Si e iiivei'o abusaio di cost imporlanli e dilTicili stiulj pei" sta-
bilirvi slrane dollrine , ed alFallo ne" loro principj sconnesse , clie
esseudo slate (-onfntate uel lore nascere nou polerono produrre
clie elFetli illusorj sulle menti , die non I'eggono a profondi sludj
sulla iiatura delle cose.
Destinato all' insegnameiito della Medicina praiica ho sentito il
Lisogno di nozioni piu profonde ed esatte sulla nalura degli de-
menti organici , do' tessutl , e sulle funzioni del sisteraa nervoso ,
non iscorgendo altra via onde giunger alfine a dare qualdie appa-
gante ragione de' sintomi del piu gran numero delle malattie. Quanto
ho detto suir organogenesia pub convincere abbastanza , die hassi
ormai la spiegazione ragionaia de' fcnomeni , che puo presenlare
la molccola organica considerata nella sua raaggior sempiicita sino
alia sua trasformazione in organi i piu importanti dell' economia ani-
male. Ed i lavori e le spericnze , che ho pubblicale sul cervello ,
sul cervelletto , sul midoUo allungato e spinale sono stati dai piu
celebri Anatomici e Fisiologi , o confermall , o ricevuti in modo ,
clie ho ragione di credere di non essermi ingannato, ed avere per-
cio contribuito a rischiarare la nalura di siflfalte malatlie.
Avendo veduto apprezzata l' esaltezza delle mie ricerche , e
confutate opinioni , che avevano eccitato molto maggior ruinore ,
non ho lasciato di accennarc (*) i progressi , che in questa parte
si dovevano aspettare da lavori saviamente diretti , e quindi ne e
avvenuto , che riuniti quelli da me intrapresi , mi veggo in grado
di presenlare nozioni molto piu soddisfacenli ed eslese sulla parte
la piu astrusa , che presenll la nalura organica.
Avrei potula molto prima dare una qualche idea delle cose
principal! contenulc in quesla Memoria (**) , ma mi era proposlo
(') Snggi suUa vera slrutUira del cervelio. Seconda Edizionc.
{") Diz. ficriod. di Med. Sag. sulla vera stiuttura del cervello Seconda Edlziooe.
DEI. PROF. ROLANDO. I05
di slabilire maggiormente quella concatenazione di falti e di vi-
cendevoli rapporfi , che deve esistere in tutto cio , che si presenta
per vero. Ad ottcnere sifTatto in lento siifficienti sarebbero state le
osscrvazioni , clie ho fatto sul cervello del feto in tutti i inesi del
suo soggiorno nell' utero ; ma desideiava che quanto verro a sta-
bilire rijjuardo alia struttura del cervello fosse provato nella sua
maggior estensione.
Lasciando a parte le singolarita , che ho potuto scoprire negli
emisferi dei bruti , ed in quelli del felo, sebbene la maggior semplicitii,
che neir organizzazione di questi si ravvisa , mi abbia resa moito
pill facile la via a nuove iadiigini , diro, che da parecchi anni avea
stabilito ( Dizion. period, di Med. marzo 1823. Sez. //, pag. no
e seg.) doversi distinguere diversi strati negli emisferi. Quindi da
fibre separate esser formate le pareti de' ventricoli lateraii , e la
lamina del corpo calloso : e queste non concorx'ere alia formazione
delle circonvoluzioni , che dipendono da fibre di diversa estensione
in modo che le piii corte diano origine alle circonvoluzioni infe-
riori , e da altre piii lunghe siano formate le superiori.
Infinite ricerche ed osscrvazioni anatomiche hanno rischiarato
le mie idee in materia tanto diflicile , eppercio sono ora in grado
di stabilire , che procedendo dall' esterno all' interno si trovano vari
strati di fibre cerebrali , di cui non si era dagli Anatomici sospet-
tato r esistenza.
Per facilitare l' intelllgenza di quanto avro a riferire sulla strnt-
tura degli emisferi diro che sono cssi composti di uno strato esteso
per la Valletta di Silvio , e dalla sottoposta sostanza cinericcia dell'
isola. 2." Di una lamina o strato , che da ori"ine al masaior nu-
niero delle circonvoluzioni delta faccia esterna. 3." Dallo strato for-
mat© dalle fibre de' pedoncoli , da cui nascono i processi enteroi-
dei del loro margine interno. 4-" Da uno strato di fibre , che dai
talami ottici si estendono per le pareti de" ventricoli lateraii , e for-
mano il corpo calloso. 5." Da un apparato di fibre longitudinal!,
e di altre situate Irasversalmente sopra il corpo calloso , che for-
ToM. XXXV O
106 STRUTTURA DF.Gt.I EMISFERI CEUEBRALI.
mano le clrconvoluzioni situate alia facria interna degli emisferi.
6.° Dair aiiparalo di fibre miilollari , chc cosliluisce la volla a tie'
pilastri , e le corna d' ainmone 7." Dei corjii striati esterni. S." Dei
corpi sti'iati interni. Eil a quest! si dovranno aggiungere la com-
messura anleriore , la lamina perforata ed il fascicolo del tubercolo
genicolato esteiDO.
Dei processi enteroidei.
(Ved. Tay. I.)
La stniltura delle «irconvoluzioni o giri cerebrali essendo taiito
diversa da quellu , che fiuora si e insegnato , credo necessario di
doverli considerare separatamente , tanto piu che esiste una gran-
dissima diirerenza fra I'uomo e gli animali a questo riguardo.
I piu esatti Anatomici di comune accordo insegnano essere cosi
incostanti , c poco regolari le circonvoluzioni cerebrali , che si rav-
visa una grande diversila non solo fra i cervelli di diversi soggetti,
ma ancora fra gli emisferi d' uno stesso individuo. Una maggiore
regolarita e stata pero osservata ne' bruli ( Vioq d'azir , Cuvier ,
AIekbl ) e cio provienc dall' esser meno complicata la loro orga-
nizza/.ione.
Le circonvoluzioni degli emisferi , die io , ad imitazione del
Malacarne , chiamero processi enteroidei , essendo molto piu com-
plicate neir uomo , riesce piu difficile il determinarne la figura , e
la vera posizione. Tuttavia sembra questa esser cosa di tanta im-
portanza , che ho creduto dovervi impiegare ogni studio per me-
ylio determinarne la natura.
Mi risulta pertanlo dalle fatte ricerche , che tutti i processi en-
teroidei si possono ridurre a forme e posizioni regolari e determi-
nate. Eppercio mi e riescito di stabilire quali siano le parti in-
terne, con cui hanno piu dirctla relaiioue , ed in qual mode da
questo abbiano la loro origine.
DEL PROF. R0LA:(D0. 10^
Noti sono gli erroii , e le ipotesi , clie negli scorsi anni sono
stall ilivolgali per islabilire massiine e priii(i|)j , che non vanno
d' accordo coUe veriti dimostrate ; eppercii) si richiedevano inGnite
e ben cliiare osservazioiii per confutaili pieuumenle , e stabilire cosa
deb1)asi tener per vero , e piii confonne sia a quanto da valeiiti
AiiatoinicL e stato insegnato ; e le osservazioiii falte sul cervello del
felo soiio quelle specialinente, che possono guidare alia cugnizioue
di qiiesta parte cosi importiinte dell' orgaiiizzazione cerebrale.
Sebbene da Vicq d'azir si ammetta una grande irregolarita nei
processi euteroidei, nulla di meno non lia lasciato d' indicare la co-
stante posizione di alcuni ; ma in seguito queste osservazioni, non
potendo servir di guida agli Analomici, sembrano esser state afiatto
trascurate. Le Gguie poi , che sono state con qualche esallezza
eseguile indicano piiUloslo 1' abilila del diseguatore , che un' in-
dagine a tal fine dirella dall' Analomico.
Fra le anfrattuosila o solchi, che sepai-ano i processi enteroi-
dei uno e slalo priinieramenle osservato e distinto col uome di
scissura del Silvio , poiclie tbiiua una grande separazione fra il lobo
anteriore ed 11 lobo medio degli ernisferi stante cbe si eslende con
direzione obliqua dalla faccia inferiore sino oltre la meta della fac-
cia esterna degli ernisferi.
E stato osservato da molto tempo , che alia superficie della scis-
sura del Silvio csistevano anfraltuesit.\ e circonvoluzioni siiiiili a
quelle , che si scorgono nelle ahrc regioni degli ernisferi ; ma da
I'lEiL e stata primieramenle indicala una disposizione particolare
di quesli processi , die ha distinto col nome d' isola ( Tav. I. 6. 7. )
In qucsla regione i processi enteroidei sono in tal modo disposti,
che partendo a guisa di raggi dalla parte inferiore della Cessura del
Silvio , ed innalzandosi formano un' eminenza quasi triangolare coUa
base in su rivolta.
Cinque sono quesli processi , alcuni d' essi pero snddivisi fanno
si , die sette ed anche nove se ne osservano. Ripiegandosi , si con-
tiiiuano coi margini della scissura, dal che nc avvienc, die anche
108 SlRUrTORA DECLl EMISFERI CEREBRALI.
quest! oflrono una tlisposizione triangolare, ohe corrisponde all'isola,
la quale pero ne ritnane inlieramcute coperta , e da luogo al pro-
cesso , che la circonda. ( Tav. I. i. 2. 3. 4- 5. )
Esaminando qneslo |)rocesso enteroideo si vede ascendere per
il margine posteriore del lobo anteriorc quindi quasi orizzon-
tale si porta indietro sino alia fine delta grande scissura. Da questo
punto, ove fonna 1' angolo posteriore, scorre lungo la parte supe-
viore del lobo di mezzo siuo al suo apice. Insieine all' isoia forma
un flpparato distinto dalle altre circonvoluzioni. E il primo, che si
moslri nel feto , si puo dir che se ne sco|)i"ono le vestigia dal se-
condo mese , ed e formate dallo stralo il piu esterno di fibre mi-
dolhui.
Dalla porzione trasversa del processo , che circonda la valle del
Silvio , s' iniialz;uio quatlro processi pressoche verticali. I due di
mezzo molto piu lunghi sono gia stati da Vicq-d'azir osservati.
( Tav. I. 12. 1 3. \/\. i5. )
Ciascuno de' due processi anteriori piegandosi verso la regione
frontale si conlinua con processi , che suddivisi dope UD breve
tratto danuo luogo ad aitri processi ora circolari , ora duplicati ,
che occupaiio specialmeiile 1' anzidetta regione.
II processo lungo ed il corlo posteriori si continuano con altri,
clie direlti posteriormente formano ie circonvoluzioni , che vanno
al lobo occijiilnle, dietro la scissura di Silvio , mentre una soUo
la gia indicala scone per la faccia esterna del lobo di mezzo
sino al suo apice.
Questo apparato di processi enteroidei molto piu csteso del pre-
cedente viene formato da uuo strato di fibre midollari , che come
si comprende , occupa quasi tutla la faccia esterna degli eraisferi
non arriva pero sino al vertice ossia al loro margine interno, che
\iene occupato da processi, che devono la loro formazione alle fi-
bre dei pedoucoli , le quali devono esser distinte dalle menzionale.
Due processi enteroidei visibili al vertice di ciascun einisfero ,
scorroiio anlcrioimenle e posteriormente ove si confondono con
DEL PROF. ROLANDO. lO.J
quclli gill descilttl nclla rcgione fionlale ed occipilale. Sono questi
<]uasi iutieramente foi-mali da fibre clie ven^'ono da' pedoucoli cc-
rcbiali. Coiivieu dire , che quesli processi nella region fionlale
sono luoUo incgolaii , e quindi si presentano sotto diverse forme,
stante che in queslo luogo insieme si uniscono le fibre dcllo slralo
eslerno, quelle do' pedoncoli, ed altre che vciigono da apparati si-
tiiati nella faccia interna degli emisferi. Nel lobo postcriore essendo
tutte le fibre disposte in lamine molto flessuose danno luogo a pro-
cessi, clie piu diflicilmenle si possono seguilare tanto piii che vi
si aggiungono quelle , che Iianno origine dalla cominessura anlc-
riore , che coUe sue fibre arriva sino ai processi intcrme*liarj
del lobo di mezzo.
Pill regolari sono i processi enteroidei , che si scorgono nella
faccia interna degli emisferi ; e da Vicq-d'azir e stato primiera-
menle notato quello , che si vede sopra il corpo calloso, che dalla
figura si puo notninare processo cristato. Kiflettasi che ne dal dollo
Analomico Francese , ne da altri si c mai pensato , che potesse
aver origine da qualche distinta disposizione di fibre midollari.
( Fig. II. a. a. ) Ne si e fatto alienzione , che principia dalla radice
interna del nervo olfallorio, e passando sopra ed intorno al corpo
calloso, viene alia faccia interna del lobo medio , e finisce a quella
regione , che dal lodato Vicq-d'azir col nome di unciiio e slala de-
signala.
Le circonvoluzioni sopra il dello processo cristato devono pa-
ritnenti esser separatamente considerate , poiche hanno un' origine
ed una disposizione parlicolare , ed essendo formate da fibre tras-
verse , che vengono dalle sirie longiludiuali di Reil , cost processi
delle strie long'Uudinali possono esser chiamati. Si uniscono questi
processi con quelli delle fibre de' pedoncoli per formare il margine
interno degli emisferi. ( Fig. cit. b. b. )
Infine fra i processi enteroidei i piu coslanti devono essere an-
noverati quelli , che sono divisi da quel soico , che riceve il nervo
olfatlorio. Sono qnesti processi formati da fibre dello slralo dei
I 10 STRl'TTVRA. DEGH IMISFERI CERSBRIM.
prftcessi verticali , clie si perdono nella faccia inferiore o regioae
orbilale de' lobi anteriori , e da fibre dell' ai'co cristato.
In seguito a quanto si e delto sui pi'ocessi enleroidei non oc-
coi-re di parlare de' solclii piu o meao cosianti , da cui sono di-
visi. ^Meritano pcro qualclie altenzione alciini solchi del loI)0 po-
sleriore: di questi uno e esterno , e 1' altio interno posio dietro i)
processo cristato. II terzo , die da qiiesto si dirige indietro verso
r apice di questo lobo , si manifesta niollo per tempo nel feto , e
corrisponde alio sperone , die si trova nel corno posleriore dei
veiitricoli lateral!. ( Fig. cit. c. c. ) Non sono questi solchi format!
come la maggior parte degli alfri dal solo innalzamento de' pro-
cessi enleroidei , ma anche da pieglie , in cui vengono comprese
le lamina interne , e da questo nc viene , die si osscrva in alcuni
luoglii del lobo posteriore una disposizione piii complicataj per cui
si ha I'apparenza di una terza sostanza , di cui il Gennari e stato
il primo a favellare.
E stato osservato , che varia e 1' altezza , e la grossezza de'pro-
cessi enleroidei , che piu grossi sono nella regione parietale e tem-
porale , e piu piccoli nella frontale , ed occipitaie.
IMaggiori varieta si osservano riguardo alia loro aliezza , di mo-
do die in alcuni luoghi s' innalzano appena di poche lince , men-
tre nelle vicinanze della scissura del Silvio ne haniio i5 a i6. Po-
chissimo elevate sono quelle dell' isola.
Piu importante pero sara il conoscere in qual niodo vengano
a formarsi quesle circonvoluzioni , che raancano nel felo di quat-
tro 0 cinque mcsi , e che si vedono seinpre sviluppale in ragione
della pill perfella organizzazione.
II sig. TiEDEMANNs (*) , le di cui osservazioai piesenlano la
massima esaltezza , dice, che nel felo di 3 a 4 'i^esi cominciano
a spuntare sottilissimi peli , che rappreseniaiio una slralo vellulalo.
(*) Anatomie du cerveau traduite par A. I. L- Jourdan,
ur.i. i'i\OF. noLANDO. II r
Facile e raccorgcisi die reslremitii di qucstl peli i dl iliversu
natma ilellc libre miilollori , c chc c il rudimenlo piimo della so-
staiizu c'uicriccia. Verso 11 quiiito mcse liiimio gi:\ acquisluto una
linea e mezza di lungliezza , e si puo vedere la loro comiinica-
zione colle fibre , clie paralleic formano le lamine midollari. ^len-
tre s' innalzano quesli villi ad angolo piu o mciio otluso , si scor-
ge , chc le (ibre in qncsio puiUo si dividono in gnisa, che le loro
estremita restano tutte biforcate. (Fig. V. e VI. j.^-. ) Per via d'una
siflatta divisione ne viene che i processi enleroidei sono tulti com-
posti di fibre apparlenenti a lamine disfinie , mcnlre i solclii,c!ic
li dividono , corrispondono al punlo della divisione o biforcazione
delie fibre. Eppercio se si tenta di dividere in due i processi en-
leroidei con facilit.i si separano In due porzioni presso che eguali,
e nel mezzo si osserva scorrere qualche vasellino , che si dirama
per Ift disgiunte lamine , cosa che e slata sorgente di molti errori
sullo sviluppo di queste parti. Piu chiara idea polrassi acquistare di
cosi singolari disposizioui dando un' occhiata alle figure.
In conseguenza di cosi seraplice organizzazione ne viene, che
.«;i possono separare i varj strati delle fibre cerebral!, o prendendo
queste alia loro origine , o parti piu centrali per seguitarle sino
alia periferia , cioe sino alia superficie de' processi , a cui sono di-
relte , o procedendo in seiiso inverso col dividere , come si e ac-
cennato , le circonvoluzioni secondo la direzione della loro lun-
ghezza per discendere sino al centro , ed alia loro origine.
L' accennata biforcazione delle fibre midollari fa si che quando
si vogliono separare le lamine dividendo i solchi od anfrattuosita ,
si provi una forte resistenza mentre la stessa operazione facilinente
succede se si eseguisce nel seaso della direzione della linea me-
diana delle circonvoluzioni.
1 12 STRUTTURA DEGLl EMISFERI C€REBRALI.
Arco olfattorio , e strata della valle del Silvio.
(Fig. V. VI. i. )
Farh meraviglia , che una parte cosi visibile, e tli tanta esten-
sione ,, quale si e quella che io distinguero col nome cli strata
esterno non sia stata dagli Anatomici prima d' ora conosciuta e
descrilta. Era quasi iinpossibile il riescirvi praticando tagli orizzon-
tali , od in qualsivoglia altra direzioiie ; e quando si e cominciato
a seguitare le fibre de' pedoncoli lo slralo esterno e stato consi-
dcralo come una loro produzione.
AUontanando uno dalT allro i lobi anteriore e medio si osserva
die sono tra di loro unili col mezzo di un tratto rotondelto di
una sostanza , clie dalla cinericcia e alquanto diversa , seppure su
questa non s' estendouo i process! dell' isola. Scoprendo col raa-
nico dello scalpello , e raschiando un poco si viene a scoprire un
fascio di fibre , che allungandosl sul lobo anteriore , e sul medio
presentaiio un arco , le di cui estremita molto espanse formano poi
i process! , che si trovano sulla faccia posteriore , ed inferiore del
lobo di mezzo.
Quest' arco , che si potrebbe chiamare olfattorio , perchc con-
corre a formare 1' apparato o nervo olfattorio ('■) ha due in tre li-
nee di larghezza nel suo mezzo , la grossezza e un poco minore ,
ed e appoggiato alia fascia ottica , alia lamina perforata, alia cotn-
messura anteriore , ed al nucleo del corpo striato esterno ; molto
visibile nel felo umano eziandio ne' primi mesi, viene rappresen-
tato ne' quadruped! , da una fascia assai estesa , che occupa tutto
il margine inferiore degl! emisferi.
(*) Si tagli trasvcrsalmratc il ]obo anteriore a cinrfiic o sei linf'c di distanza dalle ra-
dici del nervo olfattorio, c si vcdra come fibre di (jucst'arco , c Uella laniiua dei
prcccs»i vrrlicali concorrauo a formari; 4ue5lo ucrro.
BEL PPOF. ROLANDO. Il3
S' innalzano da quest' arco in un modo insens'ibile due lamine
midoll.iri separate nel mezzo da sottile soslMnza cincriecia, per cui
ho crcduto dovcrle distini^iiere col noine di lamina dclla valle di
Silvio I' esterna , e di lamina de' processi euteroidei verlicali Yin-
ternn. E tale dislinzione la credo necessaria e fondata avvegnache
abhiano una molto diversa estensione , e si distribuiscano a pro-
cess! alDitlo distinti.
Le fibre piii esterne , che s' innalzano dall' arco suddelto a mi-
sura , die si separano dalia lamina , a cui appartengono , vanno
perdendosi ne' processi dell'isola, e siccome a raggi sono le sud-
delte fibre disposte cosi ne segue la disposizione radiata, che pre-
sentano i processi di questa regione.
Giunte pero alia periferia dell' isola si ripiegano su loro stesse
tutt' air intorno della valle , e discendendo per ua certo tratto , (i-
niscono nella parte interna de' processi assai estesi , che questa
valle triangolare circondano. CoUa sua faccia interna questa lamina
SI trova a contatto con uno strato di sostanza cinericcia , ed ove
questa svanisce colla faccia esterna della lamina de' processi ver-
ticali colle di cui fibre esterne concorre a formare i processi men-
zionati.
Strato cinericcio dell' isola.
( Fig. IV. e IX. )
Uno strato di sostanza cinericcia della grossezza d' una a due
linee della larghezza dell'isola divide le due lamine, di cui e com-
posto lo strato superficiale. Questo strato cinericcio e indicato da
VicQ d'azih nella Tav. xxvi , ed anche nella Tav. \ dell' Anato-
mia e Fisiologia del sistenia nervosa , sebbene gli autoii non vi
abbiano fatlo atlenzione , ed altra indicazione abbiano dalo alia la-
mina esterna ^2 , ed interna 38, cio che dimostra abbaslauza , che
non ne hanuo avuto idea vei'una.
Tom. XXXV P
Il4 STROTTCRA DEGLI EMISFERI CEREBRALl.
Strato (lei processi verticalL
( Fig. IV. e V. )
Dall' arco olfattorio pariraeiit' s' innalza la lamina midoUare dei
processi verlicali , e loio appi-ndici. Le sue fibre scorrono para-
ielle a quelle dell' arco tanto riel lobo anleriore {front ale. ) , die
nel medio ( tcmporale ) , ma it mai^gior niimero si espande a guisa
di ventaglio , e su d' una gran porzione degli emisferi. Da questo
ne avviene , che le piu esterne come si e accennato concorrono
a formare il proresso enteroideo , che circonda tutta la valle del
Silvio, altre si portano alia parte inferiore del lobo frontale (are-
teriore ) , e formatio in parte i processi , che i-icevono il nervo oU
faltorio. Le fibre di mezzo innalzandosi si perdono ne' processi vcr-
ticali e loro appendici , che antenormente si proluugano e formano
i processi circolari, mentre quelle, che si dirigono posteriormente,
si disperdono per le circonvoluzipni della regione occipilale.
Sebbene queste fibre in laminetle sottilissime disposte coprano
quasi tulta la fnccia esterna e latcrale degli emisferi, rion arrivano
pero alle due c'rconvoluzioni , che scorrono per il margine inleruo
6 superiore degli emisferi , avvegnache dipendono dalle fibre dei
pedoncoli ; anzi non formano , che in parte quei processi , che dai
due medii verticali si dirigono uno verso la regione frontale , e
r altro verso 1' occipitale. Abb-amo detto, che questa laminae co-
perta dall' esterna e dallo strato di sostanza cinericcia intermedia.
Colla sua faccia interna pero si trova in relazione colla commes-
sura anteriore , col corpo strialo esterno , e coUe fibre de' pedon-
coli , colle quali cost strettamente si uniscono , che sembra esservi
una decttssazione E certo pero , che tutto intorno al corpo strialo
le fibre de' pedoncoli si rivoltauo un poco su quella della lamina
de' processi verticali.
BEL PROF. ROLANDO. llS
Commessura anteriore.
( Fig. VI. VII. VIII. )
Non i possil)ile 1' innoltrarsi dall' esterno all' interno senea esa-
minnre la rommessiira anleriore , che sebbene sia una parte co-
uosciiita e descM-iUa da liiitgo tempo , cio non ostante non sono
Stati sulUcientemente consitleraii i rapporli , cbe colle \icine parti
cssa maiitieiie , ue e stata osservata tutta la sua esteasione.
Scnza dauneggiare parte veruoa , come dice Mekel , si puo
vedere la commessura anteriore separando i lobi anterior! o dal
lalo superioi'e , o dalla base del cervello. Iii q.uesta regione si vede
sotto forma di cordone midoliare della grossezza poc' appresso del
neryo ottico. Trovasi innanzi alle colonne anterior! della volta , e
porlandosi in fuori attraversa il setto lucido , il corpo striate in-
terno , e nel passare sotto le fibre de' pedoncoli da un fascio di
fili midoUari , che con quelle unito va al lobo anteriore. Questo
fascio da lungo tempo e stato da me indicalo ne' bruti come parte
costituente del nervo olfaltorio , ma finora non se ne era fatto men-
. zione nell' uouio , sebbene si veda abbozzato in alcune figure. Da
questo punto la eonimessura anteriore piegata in arco si porta in
dietro , attraversa il corpo striato esterno , eve il suo nucleo gan-
f^iioso si uuisce alia porzione clncriccia piii semplice ; da detta so-
stunza appcua coperla , e quasi in conlatto colla lamina perforata,
e colla fascia oltica scorre posteriormente dietro 1' arco olfattorio,
e sortendo dal corpo striato si dilala , si espande colle sue fibre ,
c forma una lamina , che s' Innoltra fra le fibre de' pedoncoli , e
quelle dello strato esterno. Si estende sul lobo posteriore e sul lobo
medio , ed arriva sino al processo enleroideo inferiore di esso. Nel
felo , e uelle scimie le sue fibre sono visibili ne'lobi suddelli , ma
iieir adulto maggior attenzione si richiede per eseguire sifiatla pre-
parazione.
ii6 stjiuttuha degli emisferi cerebbali.
Non essendo stalo conosciuto dagli Anatomici it fascicolo , chc
dalla coramessiira va al di solto delle fibre, de' pedoncoli in mezzo
alia soslanza cinericcia de' corpi striati nou fa meraviglia, clie non
siasi fatto altenzione a' numerosi filamenti col di cui mezzo trovasi in
relazione con tutte le parli a lei vicine. Dalla porzione anterioie,
che esiste fra i due HiscicoH olfaltoiii non sorte file o fibra vcruna ,
ed c coperia da un neuiilema , che ha rjualche leggiera adesione
col setto lucido Nelle porzioni lalerali si vedono pero sortire fili
midollari sottilissimi , che passando jil di sopra delle radici del
nervo olfaltorio si disperdono per la sostanza cinericcia del corpo
Striato , a misura pero che piii si avvicina al suo niicleo ganglioso^
questi fili si fanno piA grossi , e si imiscono a (juelle linee circo-
lari fatte di sostanza midollare , che in varj strati queslo ganglio
dividono. Col mezzo di fili consimili mantiene inoltre la comines-
«ura stretta relazione coUa fascia otlica inferioripente situala.
Corpo striato esterno.
(Fig. V. VI. 3.9. 10. ir.)
Fra la lamina interna dello strato superficlale , e le fibre dei
pedoncoli si trova il corpo striato esterno che e affatto distiuto
dair interno. A mia notizia Mekel e stato il primo f Manuel d'Anat.
descript. et patholog. ) , che ha fatto qualche attenzione alia diver-
sita , che esiste fra la porzione esterna ed interna , che insieme
costituiscono quella regiofie degli emisferi , che gli antichi chiama-
rono corpo striato. Gli esatti disegnatori delle Tavole del Santo-
RiNi (a) , del Vicq-d'azir {b) , di Gall e Spurzheim (c) hanno ezian-
(a) TaT. III. fig. 111. Tab. srplcmd.
(i) 1>1. XXVI.
(c) H. V. A.
DEL I'ROF. ROLAKDO. 11"
dio indlcato una diversity di struttui'a , ma l' occhio di qiiesti Ana
tomici non ha peiielrato in queslo inlreccio complicatissimo.
Appoggiato ad iufmite licerclie falle sul cervello del feto uma-
no , delle scimie , e di molli quadrupedi , credo necessario di sta-
bilire 1' esisienza di due corpi siriati uno dall' allro alTalto dislinto,.
avvegnache l' interno sia situate nella cavila de' ventricoli lateral!,
e sia diviso e separato dall' altro per via dello strato delle fibre,
che da' talami vanno al corpo calloso , e di quelle , che vengono
da' pedoncoli del cervello.
11 corpo striato esterno deve essere dislinto dall' interno a mo-
tivo che la sua tessitura e alFatto divcrsa , e per non avere nulU
di coinune con esso nel feto umano , ed in molti animali. Ed in-
fatti e un ammasso di soslanza cinericcia , subovato e nicchiato iu
una fossa , che presentano ie fibre de' pedoncoli al di sopra della
fascia ottica. fi coperto all' esterno, come si e detto, dalla lamina
de' processi verticali , e dall' arco olfaltorlo ; notisi, che e alquauto
plu basso del corpo sti'iato interno.
In tulta la sua superficie c per cosi dire formato di sempUce
sostanza cinericcia piu estesa anteriormente , e al di sotto delle fi-
bre de' pedoncoli , e del fascicolo anteriore della commessura ove st
trova a mutuo contalto col corpo striato interno. Togliendo ia delta
sostanza che ha la grossezza di 3,4^5 linee , si scopre nel centre
uu nocciuolo, che ha la tessitura di un ganglio, ed in cui si vedono
tre strati convessi 1' uno all' altro sovrapposti in modo', che il pli^i
piccolo che occupa il cenlro e situato sulla faccia ottica , ha una
figura suboTale , e di colore piu chiaro , e comunica con quella
laminetta stata pochissimo considerata , da Vicq-d'azir pero col
nome di lamiiiu perforata distiota.
Le linee bianchiccie , che dividono i varj strati , sembrano for-
mate da una serie di ganglioli , da cui sortono infiniti fill midol-
lari , che si difibndono per lo strato sovrapposto. Essendo quasi im-
possibile il dame un' idea con parole , ho procurato di presentar-
ue una figura per quaato c possibile esaita.
Il8 STRUTTIIRA DEGLI EMISFERI CEREDRAH.
Le accennatc triplioi sei-ie di ganglioli mantengono slrettissima
comunicazione colla coinmessura anteriore , coll' arco oifaltorio, coUa
discia oliica , colle fibre cle' pecloiicoli , e colla railice esterna <lel
nervo oU'aiiorio. II nucleo ceiitraie , die presenia una lessituia piil
fitta pare contencre raaggior quautith di sostaiiza tnidollarc. Ante-
riormenle si continua colla lamina perforata , e quesla scorre in
avanii fra la fascia otlica la commessura, e la radice esterna del
uervo olt'atlorio ; da varj fill alie vicine parti , ed in ispecie all'
area quadrata , quindi si rislringe , si piega sulla delta commes-
sura , asceiide per la grande scissura , che divide i lobi anterior!,
passa dictro 11 becco del corpo calloso , e si continua colla lamina
chr forma il selto lucido. La lamina perforata e formala da una
sostanza di natura particolare , e sebbene vi si scoprano fili mi-
dnllari , non si pub dire che sia di natura decisamente cinerea o
midollare. Cio die pii\ importa per ora si e il conoscere le rela-
zioni di queste parti , die sono state cosi poco considerate.
Slrato de pedoncoli degU emisferi.
(Fig. VII.)
Infinite sono le ricerche fatte dagli Anatomici (*) tendenti a di-
mostrare la vera origine delle pLramidi anleriori , e de' pedoncoli
cerebrali , ue di comune accordo si e poluto stabilire se abbiano
principio ove si vede il loro incrocciamento , e se questo sia pifi
apparente die vero. L' origine di queste (ascie piramidali essendo
ben divcrsa da quanto e stato delto finora , non fara mcravigiia ,
.se varie e disaccord! sono slate le opinion! di quclii, die d' inda-
gioi COS! delicate e soltili si sono occupali.
Esaminando questi rudimenti nd cervello del feto di Ire mcsi.
(') II sig Ssr.nis ha rili'ov;>lo 1' incioccumeuto su louo ctrvilli.
DEL PROF. ROLANDO. I Ilj
sl pu^ scorgere die una massa dislinta conispondcnle alia coda
del m'ulollo alluugato si inanliene lontana e separata dai cordon!
anterloii del niidollo sp'male. II sig. TiEdemann sembra non aver
fatlo altcnzioiie a questa disposizionc primordiale , nulla di meiio
la cosa si pvio conoscere dalle sue figure. {Aiiat. du cerveau pi. vi.
Jig. I. Paris 1823. )
In questa massa aduiiquc sono contenute le piramidi anlerlort
che poco per Tolta vengono ricevule fra mezzo ai due cordon! an-
terior! del midollo s|)inate scendenli dai talami ottici. Eppercio
I' origine delle piramidi anteriori non c tale come da tutti e da me
Stesso e stata disegnata nelT adulto , ma le sue fibre sotto forma di
laminette un poco espanse partono dai centro del midollo spinalc
ove sono a contatto de' suoi cordoni posteriori , si avanzano oriz-
zontalmente sino al luogo ove esisle 1' apparente incrocciamcnlo.
Quindi sorlono dai mezzo del cordoni anterior! dai quali sono com-
pressi , ed innalzandosi per la faccia anteriore del midollo alluuga-
to , ed in mezzo ai corpi olivali aiTivano sino al margine inferiore
della protuberanza anellare.
Questa disposizionc singolare , che piu volte ho verificato sul
feto, suH'uomo adulto, e su molli animali , da la ragione per cui
quando dalla protuberanza si separano discendendo i fascicoli pi-
ramidali dalle parti situate al di dielro, giunti al punto del sunpo-
slo incrocciamento si trova un intreccio molto difficile a superare,
perche non si e seguilata la direzion« delle fibre, che si piegano
indictro , e verso il centro del midollo spinale.
Lasciando per ora la questione dell' incrocciamento delle fibre
delle piramidi su di cui dovro riiornare per meglio esaminare le
origini od eslremita centi'ali di varie parti , che in questo punto
si trovano insieme aggruppate , proseguiro la descrizione dei fasci-
coli piramidali, mentre passano dietro la fascia midollare, che for-
ma la protuberanza anellare. In questo tratto le fibre delle pira-
midi s' inirecciano in varj modi colle fibre della fascia suddetta, c
con allre posleriormente situate , ed un poco pitl espause sortcha
120 STRUTTURA DEGLI EMISFEHI CEHEBRAI.I.
poscia dal mnrgine snperiore della protuberanza , e prendono il
no me di pedoncoli dcgli emisj'eri.
Da mold Anatornici soito il iiome di pedoncoU c stata com-
presa tutta la mas'ia , die si tiova dietro i fasci piramitlali , ed in
cui esistono porzioni dei fascicoli anteriori del midollo spinalc , dei
fascicoli della commessura posleriore , e delle promincnze bigcmi-
ne , ma io prelendo col nome di yoe^/vicj/Zdesignare soltanto quella
lastra midollare, che ncl sortire dalla protuberanza passa avanti ad
Tino strato di sostanza nerastra. Le fibre dei pedoncoli sono piiit-
tosto dlvprgenti , e lasciano in mezzo uno spazio , chiamato antro
da VIalacarne , in cui, tolto un leggier strato cinericcio, si vedono
i cordon! menzionati. Alia distanza d' iin poHice circa dal margine
Snperiore della protuberanza i pedoncoli sono circondati dalle fa-
scie ottiche , con cui mantengono stretta relizione per via di nu-
merosi fili, che passando da cjuesta a quelle in parlicolar modo
s' intrecciano. Al di sopra delle fascie ottiche s'incurvano all' in-
fuori , e lasciano una cavita subovata, in cui nicchiati stanno i corpi
slriafi eslerni sopradescritti. fntorno al margine del corpo striato
le fdire incurvate dei pedoncoli s' intralciano in modo con quelle
della lamina dello strato esterno, che sembra che aicune di queste
vadano ai processi dei pedoncoli, e fascettini di quesii discendano
nei processi enteroidei inferiori dello straio esterno.
Al disopra delle ftiscie ottiche dilatandosi a guisa di ventaglio
le fibre dei pedoncoli, ne segue , che le anteriori si piegano sulla
commessura anteriore , e sembrano far corpo col suo fascicolo ol-
fatlorio, quindi vanno a formare i processi enteroidei orbicularis
che occupano il mezzo della region frontale. Posleriormcnte le fi-
bre dei pedoncoli si piegano fortemente all' intorno della fascia ot-
tica insieme alio fibre del tubercalo nodoso , e cosl vanno al lobo
occipilale , ed al lobo tcmporale, e si disperdono per le circonvohi-
zioni piu posteriori e piu inferiori , che in queste regioni esistono.
Le fibre di mezzo , superato il corpo striato esterno , vanno
sino al vertice, e finiscono nei processi che si trovano al margiae
superiore degli cmisferi.
DEI. PROP. ROLANDO. ' 121
La lamina mtdoUare dei pedoncoU appena sortita dalla protu-
hernnza passa innanzi alio strato di sostanza iierastra , che la di-
vide dai cordoni anteriori del midollo spinale. Al di .sopra di qiiesta
si Irova nuovamente a contatlo per alcune linee coi cordoni sud-
detti ; quindi passa a lato dei talami ottici , e delle fibre , che ne
sorlono. Lasciando queste ove si piegano per passare alia regione
del corpo calloso , si trova a conlatto colle fibre midollari , che
vengono dal raphe , colle quali forma i processi enteroidei dei mar-
"iiie interno degli emisferi,
Le fibre dei pedoncoli nel luogo ove presentano la nicchia ovale
per il corpo striate esterno , sono piii fitte, sembrano in particolar
modo incrociate, e cio proviene dai numerosi fili nervosi , che dal
nucleo del corpo suddetto con queste si uniscono.
La descrizione che ho presentaio delle fibre dei pedoncoli e
molto diversa da quella, che ho pubblicata nel i8og, da quella
di Gall e Spurztieim , e di Tiedemann avvegnache siasi da tutti
creduto che' le rcgioni laterali degli emisferi fossero formate da fi-
bre dei pedoncoli , mentre , come ho dimostrato , dipendono dalle
lamine dello strato dei processi verticali , e della yalle di Silvio ,
disposizione di cui non si aveva idea veruna. Allora considerava
io stesso le fibre del rorpo calloso come provenienti dai pedonco-
li , perchc sono in guisa particolare insieme intrecciate , e la
tnia opinione e stata confermata dalle osservazioni fatte sul feto dal
sig. Tiedemann. E sebbene Miii. e Gall in seguito abbiano con-
sidcrato queste fibre come distinle , 1' idea pero che ne hanno dato
designandole col nome di sistema conver^ente, non poteva guidare
alia cognizione della vera loro origine e disposizione.
Tubercolo nodosa.
Da tutti gli Anatomici e stato descritto un tubercoletto , che
si vede all' esterno , e sotto all' origine della fascia ottica , ed ^
stato chiamato Tubevcuhim genicntalnm externum, non si e pcr6
Ton. xxKV Q
laa STBUTTCRA DECLl EMISFERI CEREBRALl.
pensato ad esaininare quali siano le rol;i?.ioni , che puo averc coUa
fascia ottica, e colle parti vicine. Da lungo lempo nei quaJrupe-
di , iiel feto e iiell' uouio adulto ho vedulo che da questo luber-
coletto siluato sul margine posleriore dei pedoncoli s' innaUava iin
fascio di fibre , che passando sotto la fascia otlica su questa si pie-
gava come le fibre dei detti pedoncoli , ed insieme si estendevano
per hi regione posteriore ed inferiore degli emisferi ; un fascetiino
di Gbre pero scorre anteriormente dietro alia fascia ottica, ma noa
sembra avere relazione veruna coi talami ottici. Questo tubercolo
copre inoltre un fasceltino , che s' innalza dai testes, e die scone
air indentro , e colle fibre dei pedoncoli si confonde.
Strata del ^orpo ealloso,
(Fig. X.)
Si e detto , che da uno strato esterno bilatninato vlene formata
la faccia laterale degli emisferi , che coperte da questo strato
ascendoiio dal niidoUo allungato le fibre dei pedoncoli , e vanno
sino al vertice. Ora soggiungeremo che in mezzo a questi Strati
destro e sinistro si trova lo strato del corpo ealloso. Sotto questo
nome s' intendeva dagli Anatomic! quello spazio di fibre raidoUari
di forma quadrilatera allungata , che si vede in fondo alia gran
Scissura longitudinale , separando superiormente 1' vmo dall' altro i
due emisferi. ( f^. Fig. x. )
Per ben conoscere quali strette relazioni esistano fi'a i talami
ottici ed il corpo ealloso , conviene tagliar questo nella direzione
della sua linea mediana , ed allontanare i due emisferi 1' uno dall'
altro. Col mezzo di quest' operazione si metlono in vista i ventri-
coU laterali , in cui sono contenuti i corpi slriati interni, i talami
ottici coperti dalla volta a tre pilastri , e dal plesso coroideo. I ta-
lami ottici rappresentaiio due eminenze della figura e grossezza di
un ovo colombiuo , che soao ricevute fi'a lo spazio Irlaugolare Ja-
DEI. PROF. ROLANDO- raS
sciato dalla divergenza delle eslremita posteriori dei corpi striati.
Quasi nello stesso modo ail' angolo di divergenza posteriormente la-
sciata dai talami si adattano ie proniinciue bigemine , sebbene piu
basso situate.
Quesle prominenze , che nel cerveHo posto su di una tavola ,
sembrano esser situate orizzoiitaimente , cosi che i nates siano an-
leriori , ed i testes postei''iori , osservate nel cranio , hanno una
posizione piu verticale , e quelle si rendono percio superior! , e
quesle inferiori , e da queste partono fascicoli di fibre midoilari ,
ehe contribuiscono alia forraazione dello strato dei talami^ e vanno
anche alio strato dei pedoncoli.
La inaniera con cui Reil ha tentato di sciogliere il problema
che si era proposto riguardo ai vicendevoli rappoiti che esistevano
fra Ie fibre dei pedoncoli e quelle del corpo calloso , dimostra che
non aveva potirto scorgere in modo ben distinto Ie fibre di questi
due apparali. Le osservazioni , che ho avuto luogo di fare sul feto
di 1 5 settimane y e nei tempi posteriori quelle intraprese sugli ani-
mali , in cui una maggior semplicita si ravvisa , mi hanno persuaso
che nell' xiomo adulto ancora si potevano seguitare le fibre del
corpo calloso dalia loro origine nei talami , e nei Jiates sino alia
loro reciproca unione nella linea mediana o raphe.
Ho da piu lustri osservato che nei talami ottici esisleva un in-
Ireccio di molte parti strettamente insieme coUegate , e che esigeva
molto pill minute ed esatte ricerche per esser in qualche modo
svolto e conosciuto (Sag. cit. t." edizione). Irifatti nei talami de-
vono esser considerali la taenia semicircolare , i pedoncoli della
ghiandola pineale , fibre nuraerose che vengono dall' interno dei ta-
lami , ed altre che vengono dai nates , di cui le inferiori si portano
per i talami , mentre le superiori formano le radici delle fascie ot-
liche da Rideley , e quindi dai Santorini gia osservate.
E facile lo scorgere che nel feto di i5 , i6 e I'j setlimane, ed
in moUi quadruped! si puo scparare un ammasso di sostanza cine-
riccia, che presenta quasi un guancialetto , posta sulla parte su-
134 STRUTTURA DEGH EMISFERI CEREBRAI,!'.
periore dei talami , e questo si pub , sebbene con mngglore diffi-
coha , eseguire iiel cervollo deU' iioino aihilto. Raschiando qiiesta
soslauza cincriccia dalla faccia convessa dei talami si metlono alio
scopcrto numerose e sotlili Gbre midollari , che vengono dalla fac-
cia interna , e si espandono arrivando alia loro ciiconferenza per
passare sotlo 11 corpo stiiato iiiterno. In questo puiito s' intreccia-
no colle fibre della taenia semicircolare in modo che vengono a
raccogliersi in fascicoli piii dislinli , posteriormente piii grossi ed
anleiionnente piu divisi dalla frapposta sostanza cinericcia. Da queste
iibie si fonna uno strato che viene a contatto dello slrato dei pe-
donroli , ed e con qnesio strettamenle unite a motivo dell' intral-
ciamento prodotto dalle fibre della taenia , cbe molto all' infuori
si estendono.
Lo stralo proveniente dai talami ascende in mezzo alio strato
dei pedoncoli , ed al corpo striate interno sino all' altezza del corpo
calloso , ivi le sue fibre si piegano indenlro lasciando quelle dei
pedoncoli, e si dirigono orizzontalmenle verso la linea mediana,
passano solto il raphe per inconuarsi con quelle del lato opposto,
e fonnare il corpo calloso.
Corpo striato interna.
C Fig. X. )
Le fibre che sortotio a guisa di raggi dal margine esterno dei
talami , mentre s' incontrano colle ascendenli dai pedoncoli for-
mano una lamina midoUare di 4 a 5 iinee di grossezza , che s'in-
nalza fra mezzo ai due corpi striati , poiche I'esterno e appoggiato
suite fibre dei pedoncoli, e Tinterno su quelle, che dai talami
vanno al corpo calloso.
Questo corpo striato e un' eminenza di figin-a piriforme , nc si
distingue soltanto dall' esterno per questa disposizione , ma ezian-
dio per la sua composizione. E se un intreccio di fibre midollari
DEL Tnor. noLANDO. 120
complicatissinao, "una specie cU ganglio forma il nocciuolo del corpy
SUiato eslerno •. nulla di simile si ravvisa iiell' inteino di figura pi-
riforme che c coinposlo di semplice ed omogenea sostanza cine-
rictia , die si tVainmetlc alle Gbre suddette. Qnesta non peneJra clie
raramente sino alle fibre dei pedoncoli , che scorrono csternamenle.
Le osservazioui falle sui loro primordi maggiormenie dimoslrano
esser questi due corpi ail'atto diversi , ne potersi con un solo e
slesso nomc distinguere. Appena comincia ad esser visibile nel feto
umano questo aminasso di cinericcia sostanza, si scorge che forma
uu' eminenza allungata , ed in tal modo a guisa d' arco incurvata
che viene ad abbracciare perfettamente tulto il talamo , e le fibre
che ne sortono ; ne queste fibre hanno comunicazione veruna cot
corpo striate esterno.
Insensibilmente la sua estremita posteriore si accorcia, e s'im-
picciolisce nel feto stesso, dal che ne viene che presenta inline
quella figura piriforme che e stata descritta da lutti gli Anatomici
neir adulto. Fra questo corpo striato ed il talamo si trova la tae-
nia semicircolare , dt oui parleremo insieme ai cordoncini , che
dalle promincnze mammillari s' inaalzano.
Fascio midollare del processo cristato.
(Fig. VIII. 3.)
Fra i processi enteroidei il piu costante , e facile a distinguersi
e quello , che scorre snl corpo calloso da Vicq-d'azir gia stato ac-
cemiato. Necessario io credo il dislinguerlo col nome di processo
cristato , poiche nasconde un apparato singolare o disposizione di
fibre midollari non stata ancora osservala , sebbene facile sia il
metterla in vista eziandio nel cervetli per la loro mollezza meno
atti a cosi delicate ricerche.
Raschiando la sostanza cinerea , che forma il lato interno di
questo processo , si scopre un fascio di fibre midollari , che go-
12t> STRUTTURA DEGLI EMISFERI. CEREBRALI.
dono i' una stessa direzione. Esaminando atlentamcnte questo fa-
scicolo di fibre si |ni6 vedere clie esse si contiDuano colla radice
interna del nervo olfattorio, ove questa s'introdiice nella grande scis-
sura, e forma 1' estremita anteriore del processo cristate. Quindi il
detto fascicolo s' innalza per il lobo anteriore, ed intorno al becco
del corpo calloso: crescono le sue fibre, e se a principio formavano
un fascettino della grossezza di una penna di corvo, giunto sul corpo
calloso si puo dire esser questo grosso come una penna da scri-
vere , e di forma quasi triangolare. Conservando quasi la stessa
grossezza si avanza si no ail' estremita po.steriore del corpo suddet-
to , su questo si picga per formare quel processo che Vicq-d'azir
dice contenere il corno d' ammone , e giunto all' unci/io si risolve
in fibre midoUari , che vanuo all' apice del lobo di mezzo.
Questa fiiscia di fibre midoUari , che con somma facilita si se-
para dalle parti vicine manda continuamente fibre numerosissime,
che dal suo lato superiore si espandono a guisa di cresta che s'in-
natzi tutt' all' intorno del corpo calloso. Formano queste fibre il
detto processo cristato , ed infine quel ['rocesso che gira intorno
al corpo calloso , e va a diffondersi per il processo il piu intern©
del lobo di mezzo.
Apparato fibrosa delle strie longitudinali di Rfal.
( Fig. VIII. e IX. )
Le fibre del fascio che forma il processo cristato non sono
pero a contatto della faccia superiore del corpo calloso , ma in
mezzo a questa ed a quelle si trova uno strato di fibre Irasversali
.sottilissime , che formando un piccolo risalto ai lali della linea me-
diana del corpo calloso , producono quelle linee longitudinali , che
Reil ha chiamato striae longitudinales laterales , e queste lasciando
una depressione lineare frammezzo , danno luogo a quella dispo-
sizione , che Raphe o sutui'a esterna del corpo calloso e stula
nominata.
DEL PROr. ROLANDO". I2'j
Dal margine tlelle sudtlette striae di REil si dirlgono in fuorl
fibre mldollari , clie passano fra mezzo la fibre del corpo calloso ,
jche vengono dai talami , ed il fascio del processo crislato. Quindi
piegate insii ad angolo retto lasciano Ic fibre dei talami , die di-
scendouo menlre scorrono esse fra mezzo alle fibre del processo
cristate , e quelle dei pedoncoli per dilFondersi in qnei processi
siiuati sopra il processo crislato , e che si estendouo sino al mar-
gine superiore degli emisferi.
Se con somma facilita si scoprono le fibre longitudinali del pro-
cesso cristato , c la loro comunicazlone coUa radice interna del
nervo olfattorio nel feto , e nei quadrupedi, non e cosl fecile il ve-
dere in questi le fibre traverse descritte, e sembrano uiancare iu
quelli , in cui non esistono circonvolnzioni.
SeUo lucido.
(Fig. X. I. 2.)
Gli elementi che concorrono alia formazione del setto lucido
sono stati cosi bene considerati dai moderni Anatomici , che poco
si puo aggiungere alia descrizione che ne danno Mekel e Tjede-
MANN tanto riguardo all' adulto , che al feto.
Ho accennalo di sopra che la lamina perforata che si avanza
per la fascia otlica e la commessura anteriore girava indentro per
Li scissura , che divide i due lobi anteriori. Questa unita a qualche
porzione del tuber cinereum si espande in una lamina assai eslesa
che si adalta sul davanti alia concavita dei corpo calloso e poste-
riormente alia convessita delle colonne anteriori della volta. Hanno
le due lamine , che dagU oppositi lati vengono a contatto una fi-
gura falciforme , cosi che la parte piii acuta sara quella , che pro-
IVingar si deve fra la volta ed il corpo calloso. Sono composte di
fibre midollari internamente coperte di sostanza cinericcia, danno
passaggio alia commessura anteriore.
I2)J STRUTTURX DEGLI EMISFERI CEREBRALI.
Non esseiulo le due faccie interne bene a contatto in tiilta la
loro supcrlicie ne nasce una cavili sempre piu grande nel f'eto ,
che iiell' adulto , ed e stata chiamata ventricolo del Sili'io , o del
setto liicido : questo comunica al disopra della coramessura an-
teriore per un' apertura iriangolare col terzo ventricolo , o dei ta-
lami. Come Mf.kel insegna esiste verameiite nn intreccio di fili mi-
dollari fra il setto lucido e le colonne anteriori. Quanto vengo di
dire e appoggiato alle osservazioni fatt6 eziandio sul feto , e sui
quadrnpedi , ma bisogna confessare , che si possono desiderare \x\-
teriori scliiarimenti alliue di metier in piu chiaro aspetto cosi im-
portanii disposizioni.
Volta e coma d ammone.
(Fig. Vir.)
Tin cordoncino mldollare , che viene dal pedoncoli degli emi-
sferi , o si avanza fra qiiesti ed i cordoni anteriori del midollo spi-
nale diretti ai talami , puo a niio parere esser considerato come
1' origine dell' apparato singolare che comprende la volta e le coma
d' ammone.
Giunto il detto fascicolo alle prominenze mammillari («) si di-
vide in quattro cordoncini.
// pill intenio e pii\ sottile s' innalza dalla proniinenza mam-
millare , e per il margine superiore dei talami va ad unirsi al pe-
doncolo della ghiandola pineale piii visibile nell' iiomo , che nei
quadrnpedi , in alcuni dei quali e espanso a guisa di pennello. (i)
It secondo piu grosselto penetra nella sostanza del talarao co-
perto da uno slrato di sostanza cinericcia , e s' innalza sino al
(a) Vicq-d'd'azi» Tab. XXV. f. a.
{hi) Kccbcrchcs sur la mot-Uc (01ong<^c- Mem. de TAcad. dci scicuces. Vul. XXIX.
Saggio sul ccrvcllo. Sccoiula KtHziono.
DEr, PnOF. ROLANDO. 13f)
tubei'colo nodoso anteriore. In questo Iragitto prende un aspetlo di
cans'lio , da cui soi'te- un numero graiide di fill sotlilissimi; ^Iekei.
dice che si cs|)aiide a j^uisa di ventaglio. Un terzo cordoncino dato
dulla prominenza inaminilhire , ma die mi e sembiato sovente ve-
nire dai vicini pedoncoli degli emisferi e quello, nlie innalzandosi
si porta fra mezzo ai corpi slriali intern! , ed ai lalami , ed e co-
nosciulo col nome di taenia s'-mlcircularis , merita qnesto una par-
ticolar attenzione. Non si poteva aver idea un p6 esalta dell' impor-
tanza di questo cordoncino se non esatninando il cervello del fcto
dal secoiido al terzo mese. A q«est' epoca si'scorge che questo fa-
scetto di fibre midollari , a misura che si estende posteriorraente
per il sol<;o menzionato manda sottilissime Cla o fibre che s' in-
trecciano colle fibre che vengono dai tatami , etl in tal modo ven-
gono queste distribuite in fascettini molto piii distinti che nelle al-
Ire parti. Questo intreccio fi-a le fibre della taenia , ed i fascetti
dello strato del talaino sembra estendersi in parte alle fibre dei
pedoncoli , motivo per cui quesii due strati sono tra di loro stret-
tamente congiunti in questa direzione,
E stato osservato da VicQ-D'Azin, e da altri anatomici in se-
guito , che la striscia semicircolare oltrepassa il solco esistente fi'a
i corpi striati ed i talami , e che si perde nel lobo medio. Avendo
io seguitato con moUa attenzione questo cordoncino, mi sono as-
sicurato , che gira ai di sotto dei talami , e quindi paralello al cor-
pus fimbriatum va sino al tubercolo chiamato uncino , ed a questo
si unisce con fibre o fili che occupano il lato opposto di quelle,
che vengono dalla Usterella Jimbriata:
Dalle prominenze mammdlari infine s' innalza un quarto cor-
doncino , il quale s' incurva in faori , e si avanza sino alia com-
messura anteriore. Dietro questa si unisce con quella del lato op-
posto , per cui si fi)rma la colonna anteriore delta volta. In questo
Iragitto sono i due cordoni strettamente uniti colle lamine del setto
lucido, edinternamente per un certo tratto coperti daila sostanza
cinericcia , che forma il suo strato inlerno.
Tom. xxxr R
l3o STRDTTUR\ DEGLI EMISFEKI CEUKBHALI.
Sebbcnc in esscnza si trovi conforme al vero quaiito da Tie-
DEMVNX, c da MekEl vicn riferito, cio non di meno a tal propo-
silo dirb , che i due pilaslri anteriori rendendosi piCi filamentosi ,
si appiattiscono , e formano i lati della volta molto divergenti , e
clie le loro fibre vanno a fonnare quella parte deile colonne po-
sieriori o corna d' ammone , die corpus fimhviatum si chiama , e
che va a (iim-e all' apice AtW uncino.
Non tulle pero le fibre , che vengono dai pilaslri della volla si
consuinano iti quesla lisierclla midoUare , ma mollissime si espaii-
dono sulla sosianza cinericcia nascosta nel corno d' ammone, clie
con obliqua dlrczjone circondano.
Se dalle fibre dei pilaslri sono formati i lati della volta , io
credo, clie le parti di mezzo e la sua coniiessione col corpo cal-
loso vien falla dalle produzioni del sello lucido , clie si eslendono
slno alia base ; e quindi con facilita distiuli strati nella volla si
discoprono.
£ sempre state osservalo , che nella faccia inferlore della volta
esistono fibre trasversali , per cui e stato imposlo a questa regione
il nome di Uva. Si e creduto che il niarginc posteriore di quest'
organo fosse formato dal rivolgimento delle fibre trasversali del corpo
calloso ; ma la disposizione , che ho osservalo in alcuni quadrupe-
di , e nel felo , fa credere esser quesle fibre trasversedi posteriore
formazione , ed alTallo distinte dalle fibre posteriori del corpo cal-
loso. Quests fascio di fibre ti'asversali {Bourrelet di Vicq d'azir )
neir unirsi a quelle delle colonne posteriori si espandono in modo
a circondare la sostanza cinericcia , che ripiegata e rinchiusa slA
nel corno d' ammone. Eppure quesle fibre in tal modo conlorte
preseniano uno strato sottilissimo , in cui le fibre si vedono dis-
posle a spirale.
Tanlo il fascio di fibre trasverse , che quelle delle colonne po-
steriori sono separate nel feto sino ad una certa epoca dai margini
posteriori del corpo calloso e degli cmisferi , ma quando il feto si
avvicina al "j." mese si trovano insieme unite.
BEL PHOF. ROLANnO. l3l
Al di sotfo del fasoio irasvei-so siidiletlo , ed alia dislaiiza di
8 a 10 milliinetri dalla linea inediana spimlnno due cilindri di so-
statiza ciiicriccia , chc ingrossaiidosi si esteiidono in fuori nella di-
rezioiie d,ille coloniic posleiioii della voUa : e coperti dalle fibre
accennate , cioe dalle fibie delle colonne posteriori , e del fascio
trasverso del corpo calloso , fonnaiio la parte centrale del corno
d' ammone. SiiTome pero iin margine rimane scoperio e privo
di Gbi e miduUari , cosi si vede correre nella direzione della liste-
rella delta corpus Jiinhriatuin ua ciUadrelto o striscia iucrespala.
{dentelee di Vicq-d'azir. )
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE
FlGURA I.
Qiiesta figura rappresenta la faccia esterna del desrro emisfero, in
cui i processi enteroidei sono un poco allontanati gli uni dagU
altri nello spogliarli della pia madre , e queslo ad oggetto di
renderli piil visibili e dislinti, onde poterii piu facilmente
seguitare coU'occhio, non esseadosi potiuo fin era , come e
nolo , nulla slabilire di positive a questo riguardo.
Per la slessa ragione sono stati un p6 sollevati i processi
che formano i contorni della Valletta del Silvio di figura trian-
golare , ed in tal modo si vede in parte I'isolaj che presenta
varj processi.
r. a. 3. 4- 5. Processo enteroideo , che circonda la scissura del Sil-
vio. I. Parte anteriore. i. i. Porzione orizzontale. 3. 3. 5. Por-
zione posteriore ed inferiore , che forma il processo enteroi
deo supcriore del lobo mezzano.
Tanlo r isola , che la mcia del processo i. i. 3. 4- 5- c for-
mato dalla lamina o stralo della volta del Silvio.
l3a STRUTTURA DEGLI EMISFERI CEREBRALI.
6. 7. Isola ili forma quasi triangolnre , ed in parte coperta.
6. Puulo ceiilrale <la cui si clirifi;ono in fiiori i processi dis-
posli a gaisa ili raggi. 7. Processi suddetti.
8.9. 10. II. Faccia iiiferiore del lobo anleriore. 8. Solco crocifor-
me , o a guisa di -p assai costanle. 11. Solco, che riceve il
nerve oU'altorio.
12. i3. (4. i5. Processi enteroidei verticali ; i due di mrzzo i3. 14.
sono slati da Vkq d'azir considerati come costanli. Anche
nclle tavole VIll. e IX.. dell' Jnatomie et Physiologic du sy-
sleme nerveux di Gall e Spurzheim sono stati dall' esatto di-
segnalorc rappresentali , ma questi Analoinici noii sembi-ano
avervi fatto attenzione veruna.
13. 16. 17. 18. Processo verticale anteriore , che si continua per il
processo 16, e che forma poi i processi orbicolari I'j. 18. Quesli
processi liilti a giiisa di circolo alle volte non esistono , e si
osserva soltanto una maggior grossezza nella circonvoluzione,
che indica sempre una particolar disposizione di fibre midollapi.
i3. 19. 20. 2t. 22. 23. Processo verlicale secondo mollo piu esieso in.
alto. Si divide in due rami in 19, e son questi conlinuazionc
di questo processo, che in 2 r. 22. 23. formaun processo cii'-
colare prodotto dalle parlicolari disposizioui delle fibre , che
si biforcano. IManca talvolta questo processo, o si Irova in suo
luogo un processo semplice , e soUanto un p6 piii largo , e
depress© nel mezzo.
14.24.25.26. Processo verticale terzo parimenli assai allungato in.
alto. 25. 26. Porzione , che si piega indietl'o , e forma una sua
appeudice.
.i5. 27. 28. 29. Processo verticale quarto o posteriore piii corto degli
altri. 27. 28. 29. Sue appendici.
I numeri 12. a 29. inclusivamente indicano processi, che
sono formati dalla lamina seconda separata nella regione dell'
isola da quella, che forma la scissura o Valletta del Silvio,
-col mezzo di uiio strato di sostanza cinericcia. Come si'Vede,
DF-i. pr.or. r>OLANDO. x6i
questo strato c assai esteso , e co' suoi processi forma quasi
tutta la faccia estcrna dell' emisfero.
a. a. Processo secoiulo del lobo di mezzo , che viene formalo parte
dallo strato del processi verticali , e parte dalle fibre della
commessiira antcriore , che a guisa d' arco si estende poste-
rlormeute , e colle sue fibre va al lobo posteriore e medio.
Ved. Fig. V. c VI.
b. If. Processo terzo semiduplicato fatto dalle cslremit^ delle fibre
che vengono dai pedoiicoli.
c. c. Continuazione dello stesso pi'ocesso , che si estende nella di-
rezione del margine degli emisferi , ed e composto dalle fibre
<lei pedoiicoli, die si estendono per tuilo 1' emisfero.
Nota. Nel lobo di mezzo si possono distitiguere cinque pro-
cessi , tre si vedono all'eslerno , ed il quarto e quinto iw-
sieme lalvolta confusi si vedono dalla parte interna.
FiGURA II.
Emisfero destro separato con un taglio verticale dal Sinistro , c
veduto dal lato interuo.
a. a. Processo euteroideo cristate , che principia dalla radice in-
terna del nervo olfattorio ascende intorno al becco del corpo
calloso , scorre su questo sino alia sua estremita posteriore ,
la circonda , e va per il processo , che copre il corno d'am-
mone lungo il lobo medio.
b. b. Processi delle strie longitudinal! di Reil. Con questo nome
ho distinto qiiesli processi situali al di sopra ed intorno al
processo cristato, perche le fibre che oompongono questi pro-
cess! hanno origine dalle strie suddetle, che scorrono sul corpo
calloso passano sollo il fascio delle fibre longitudinali del pro-
cesso cristato, e vaiino a formare i menzionati processi, che
coufiaaao con quelli falti dalle (ibre dei pedoucolL
1 34 STrvUiTur.A degi.i emisferi ceredrah.
c. c. Solco , che divide il lobo posierlore, e die coriisponde alio
sperone. die si irova nel corno posleriore del ventricolo laterale.
d. d. Prooessi dti lol>o medio , a cui pervengono le fibre dello
strato dei pedoiiroli.
c_f g, Corpo calloso diviso per metJi. e. Becco del siuldetto.
f. Parte snperiore. g. Fascicolo, che si estende per il corno
d' ammoiie. Bdirrelet di Vicq-d'a?ir.
/(. Corpo striato inlerno.
i. Commessura anlcriore.
/,-. Talaino oltico.
/. Gliiamlola pineale col suo pedoncolo.
m. Colonna anleriore della volta , che s' innalza dlelro la commes-
sura anteriore.
n. Nervo otlico.
o, Spazio , in cui esiste una mufua adesione fra i due lalami per
via di sostanza ciuericcia ivi frapposta.
FiGtIRA III.
Happresenta il lato destro ed esterno del cervello , da cui si e tolta
la ineti interna del processo triangolare , che circonda la valle
di Sdvio. In lal modo piii visibile si rende 1' isola co' suoi pro-
cessi disposti a guisa di raggi. L' estremiti del lobo medio e
troncata.
!. I. Margine posteriore del lobo anteriore.
J. 2. Strato o lamina delta valle del Silvio recisa tutt' intorno all'
isola. Dessa e che forma la mela interna del processo , che
circonda questa regione triangolare , forma i process! dell' iso-
la , ed e separata dalla lamina dei processi verticali da uuo
slrato di sostanza cinericcia della grossezza d' una linea.
\. 3. Processi dell' isola disposii a guisa di raggi.
4. Solco piii prolongato , e che si estende sino alia parte inferio-
re , che circonda V arco antero-medio ossia olfaitorio.
IiEL PROF. r.OLANDO. 1 .">.)
5. Rcglone dell' arco antevo-medio , ossia olfaltorio. IvI raschluiulo
St mettono in vista le sue fibre disposte ia arco.
6. Lamina delio strato dei processi vertical! , che forma la parte
superiore del processo enteroideo , che ciixonda la valle del
Silvio.
7. Solco pii o meao regolare, che divide il loho occipitale dal
rcstanle degli emisferi.
^li alli'i Humeri indicano gli stesSuoggctti, che si vcdono
nella figura precedente.
FiGURA IV.
Emlsfero dcstro , da cui sono state levate le elrconvoluzioni radiate
deir isola con alcune lamine fibrose. Si vede inferiormente parte
deir arco olfattorio , od antero-medio , che colle sue fibre si
eslende sul lobo anleriore , e sul lobo di mezzo. Non si pos-
soiio iu questa posizione vedere le sue fibre estese sulla r^-
gione inferiore , od orbitale. PiA sopra vi e lo strato della
valle del Silvio. Meritano pero particolar attenzione alcune fi-
bre disposte ill arco, o corrispondenti al processo, che la della
valle circonda.
1.2.3. Arco antcro-medio , od olfattorio, perchc le sue fibre nel
feto , e negli animali si vedono andare direttainente al nervo
olfattorio. Nell' adulto formano gran parte dei processi, che si
vedono nella regione orbitale , od inferiore del lobo anteriore.
4. Fibre o laminette dello strato della valle del Silvio. Questa re-
gione e raolto gibbosa , perche corrlsponde al corpo striate
eslerno. Nel mezzo si vede uno spazio , in cui, levata la la-
mina raidollare , si vede sotto lo strato ciuericcio, che la di-
vide da quella dei processi verticali.
5. Fibre niidollari disposte in arco , che corrispondono al pro-
cesso , che circonda la valle del Silvio. Si potrebbe credere ,
che quest' arco formasse qualche distinto apparato, ma ho ben
i36 sTRiTTrnA decli emisffhi rF.r.EDnALi.
veilulo clie viene dal modii , con cui Ic lamine biforcnte dl
questo processo , e ilci siijicriori si spiegano. Simile disposi-
zione si vedra in allri luoglu , ed in ispecie nel lobo occipi-
tale per la stessa ragione. Infatti da varii punti di ([uesl'arco
s' Lnnalzano fibi-e direlle ai processi SilFatta disposizione uoii
esisle nel feto , e nemmeno negli anirnali.
6. Luoglii ove le fdire, clie s' innalzano ai processi, sono state recise.
7. Fibre dei processi verticalij e fascicoli dello stralo tlei pro-
cessi suddelti.
8. Vascllini , die passano in mezzo alle lamine, che formano It
circonvoluzioni.
9. BiforcazLone o divisione delle fibre midollari.
Fi&URA v..
Dal destro emisfero e stato levato lo strato delta scissnra del Sil-
Tio , ed inoltre alcune lamine dello strato dei processi verti-
cali , di modo che si ^ messo alio scoperto , ed il corpo cl-
neroo striato esterno , parte della commessura, e meglio I'arco
antero-medio , od oljaltorio.
1. Arco olfaltorio.
2. a. Coramessura anteriore , che sorte da sotto il corpo striato
esterno dietro 1' arco olfattorio , e si espande coUe sue fibre
per il lobo medio, e va sino ai processi secondo e terzo del
lobo suddetto , e si estende alle circonvoluzioni del lobo po-
steriore. Lo spazio compreso fra i. e 2. e intricatlssimo , e
pieno di vasellini.
3. Corpo striato esterno messo alio scoperto per 1' innatzamento
delle lamine dello strato dei processi verticali.
5. Fibre recise dello strato suddetto , che vanno ai processi circo-
lari della regione frontale.
4. Disposizione arciforme di fibre dello stesso strato, che si e^ttn-
dono a due processi.
DEf. rnoF. noLANDO. i3-
6. 5. Lamina dello slrato del pronessi vertical! rivollati in su per
incllere alio scoi)eiio il cor|)o cinereo striato esterno.
6. Fibre , die appartengono arirora alio strato del process! suddelti.
r. Fibre , clie si biforcano per ahbracclare il soico poslo fra due
circonvoluzioiii , a cui le siuldetie si distribuiscono.
E iniporlante cpiesl' osservazioiie , che dimoslra come siano
format! i process! enteroidei, eppercio in iin modo che non
era stato ancora osservato , se si eccettua quanto ho detlo
nelia Metnoria sul cervellello , riguardo alia fig. lo, die si
U'ova nel Vol. XX.IX della Real Accadeiuia delle Scienze.
FiGURA VI.
Si osserva poc'appi'csso la stessa disposizione di fibre della figura
precedente ; ma <jueste appartengono alio slrato di fibre del
pedoncoli. II corpo striato esterno e stato lagliato verticalmente
per metter alio scoperto la tessitura simile a quella di un gan-
glio. In tal modo si e anco messo alio scoperto la commessura
anteriore sino al di la del fascetto, che va verso il lobo anteriore.
1. Residuo di fibre dell' arco olfaltorio; avendo esportate le pii!i
esterne.
2. 3. 4- 5. 6. 7. 8. Commessura anteriore che spunta tra mezzo alle
fibre dei pedoncoli, e passa per il corpo cinereo striato esterno,
in mezzo a questo di !1 fascicolo anteriore. 2. Quindi passa
avanti e a lalo della parte gangliosa del corpo cinereo striato
suddetto , da cui si unisce col mezzo di numerosi fill, che pas-
sano da una parte all' altra. 3. Poco per volta s! risolve in fili
e fibre , che si espandono e si estendono sino al lobo poste-
riore , e per tutto !1 lobo medio , e concorrono a formare i
due process! medii di questo lobo 4- 5. 6.
g. 10. 11. Corpo striato esterno tagliato verticalmente, e nella di-
rezione della sua lunghezza , per rendere visibili ! tre strati ,
che preseutano una disposizione gangliosa.
Tom. xx.\v S
l33 STnUTTURV DEGLI EMISFERI CEHEDnALr.
13. Fibre disposte in <irco appartenenti ad un processo enteroideo
assai prolungato , situato dieiro la srissura del Silvio.
y. Fibre chc si biforcano e si dividono per disli-ibuii'si alle due
circoiivoliizioni viciiie, e che abbracciauo il solco tra mezzo a
quesle situaio.
FlGURA VII.
Emisfero destro tlel cervello vediito per lato , ed a cui si e levaio
la lamina della valle di Silvio , la lamina dei processi verlicali ^
ed il corpo strialo esterno.
a. Protuberanza anellare.
b. Coda del utidollo allungato.
c. Pedoncoli.
d. Fascia ottica , che cii-conda Ic fibre dei pedoncoli.
e. Commessura anteriore troncata , che sorte da mezzo le fibre
dei pedoncoli e da un fascio / che si dirige per il lobo ante-
riore. Questo fascio contribuisce in parte alia formazione del
nervo olfattorio.
g. g. g. Fibre dello stralo dei pedoncoli , che dalle piramidi ante-
riori 6. ascendono per la protuberanza a. formano i pedoncoli
c. , e si espandono per il lobo anteriore , per la regione di
mezzo , e per il lobo posteriore e lobo medio, e formano i pro-
cessi del margine superiore degli emisferi.
h. Fibre che provengono dal tubercolo nodoso, e si estendono per
il marline posteriore dei pedoncoli.
/. Fibre dello. strato dei lalami , che si estendono sul corno d'am-
mone , ma che qui si vedono recise.
k. Fossa occupata dal corpo striato esterno.
I. Corno d'ammone coperto da fibre della colonna posteriore, che
disccndc per il corno inferiore del veutricolo lalerale ossia uella
cavita del lobo medio.
m. Corpus fiinbriatuin o listerella formata dalla colonna posteriore
dfUa volta.
DEL PROK. ROLANDO. iSq
m* EslremiiJi iuferiore del corno d' amtnone.
n. JS'ales.
o. SpiMoiie nnchiuso nella cavita del corno posterlore del vcntrl-
colo lalerale , die ha oiiguic ncl feto da una piej^a dellc pareti,
e coriispondc al solco , clie divide il lobe posteriore dairemiit'ero.
p.p- Lobo medio.
r. Tubercolo nodoso , le di cui fibre si dividono in h.
s. Gliiaitdola pineale.
t. Testes.
u, Soslauza ciueiea interna del talamo oltico.
FiGURA viir.
Emisfei'o destro , vediUo dal lalo Interne , in cui si vede prepa-
rato il fascio di fibre , clie forma il processo cristato.
a. a. a. a. Fascio di fibre midollari , clie formano il processo cri-
stato. Qiicsto fascio ha principio dalla radice interna del nervo
olfattorio , e viene sino al becco del corpo calloso , ivi si aggira
interne alia sua estremita anteriore ; quindi scorre su questo
sino air estremita posteriore. Gira intorno a questa, passa snlia
faccia interna del lobo medio , e forma quella circonvoliuione ,
che corrisponde al corno d' aramone.
f-i. b. b. ProGCSsi formati dalle fibre , che hanno origine dalle striscie
longitudinali di Reil , che trasversalmente scorrono sul corpo
calloso, e piegate in su ad angoio retto, si trovano a contalto
colic fibre , che vengono dallo strato dei pedoncoli.
c. c. c. Corpo calloso , che anteriormeute e assottigliato, posterior-
menle piu grosso.
(1. d. Fascicolo di fibre trasversali , die forma il cosl dclto Botire-
let di VicQ d'.vziu. Questo fascio di fibre deve csser distinto da
quelle, del corpo calloso , poiclic circondano la sostanza cine-
riccia rinchinsa nel corno d'ammone.
e- Porzione di questa soslauza cincriccia distinta C pag- i3i.) col
1^0 STRUTTURA DEGLI EIMJSFEKI CEREBRAU.
nome di margine deiUato {fascia dentata Mekelu. ) Vicq-d'azir,
pi. XXV. fig III. m. m.
f. Listerella inidollure cUinmata corpus fimhriatum , die e fatta da
fibre dellc coloune posteriori della volta a tre j/ilastri.
g. Lamina perforata , che dalla faccia inferiore , ascende suU' in-
terna intoriio alia commessura aiUeriore , e si continua col
h. Selto lucido iutrecciato di fibre inidoilari , che vengon* dalle
colonne aiiteriori , e dalle lamiiie suddelte , e sono in partico-
lar gui-^a disposte.
i. Commessura anlerior.e.
k.k. Colonna anleriore della volta , che passa dletro la commes-
sura anteriore.
1. 1. Giiiandola col suo pedoncolo pineale.
m. Vestigio di adesione mulua fra i lalami otlici col mezzo di so-
stanza cinericcia.
n. Nervo olfattorio.
o. Lobo postenore dell' emisfero dlviso dal solco p.
q. Lobo di mezzo.
FiGURA IX.
Emisferl cerebral! veduti dalla base , da cui si e levato 11 cervel-
letto coUa protuberanza aneliare tagliando i pedoncoli un poco
sopra la protuberanza.
Si e cercato in questa figura di prepn'are le fibre dei varii
strati , ed alcune altre parti per vederne meglio i rapporli
vicendevoli.
Nel lato J.
a. a. Faccia orbitale (Inferiore) del lobo anteriore colle sue cir-
convoluzioni.
b.b.c.c.d. Lamina della valle del Silvio, da cui sono stati levati
i processi dell' isola per vedere come le sue fibre vengono dall'
arco olfattorio b. b. formano la gibbosita corrispondeute all' isola
BEL PROr. nOLANDO. 1,^1
c. , clie ^ cagionata dal sotloposto corpo striato esterno, poslo
piu indentro. Questa lamina forma anleriormente e superior-
mente la meta del processo c.c.d. , che circonda la scissura
0 valle del Silvio ; ed 6 divisa da uno strato sottile di sostanza
cinericcia dalla lamina dei processi verlicali h.
e. Strato di sostanza cinericcia. della grandczza dell' isola , che e
frapposlo alle due lamine menzionate, cioe fra quella della valle
del Silvio , e quella dei processi verlicali. Queslo strato cine-
i-iccio ha la larghezza poc' appresso dell' isola , e la grossezza
di una a due linee nel mezzo , ed e assottigliato ai margini.
e.e. Commessura anleriore , ed arco olfattorio insieme streita-
mente uniti.
f.f-S- g- Strato dei processi verlicali e fibre della commessura eslesa
per il lobo medio f.f. , e piu anc«ra per il lobo posteriore.
h. Fibre dello strato de' processi verlicali , che formano la part©
superiore del processo orizzontale.
i. Nervo olfattorio ricevuto in un solco lasciato da due processi
verlicali. Questo nervo ha tre radici , una esterna, che si porta
verso r arco olfattorio con cui si unisce , una media , che co-
munica col fascicolo anteriore della commessura anteriore (i4)'
Un' allra interna, che si nasconde nella radice , o principio
del processo crislato , e sembra conlinuo colle sue fibre.
l.m, Processi della faccia interna del lobo anteriore. I. Principio
del processo cristato , che gira intorno al becco , ed al glnoc-
chio del corpo calloso.
m* Processo fatto da fibre trasverse delle striscie longitudinali.
n. Becco del corpo calloso assottigliato su di cui si vedono le due
striscie longitiidiiiali di Reil ; in mezzo a queste si vede la dis-
posizione di fibre, che dagli anatomici Raphe e stala chiamata.
o.p. Lamina perforata di Mekel; che viene dal corpo striato esterno,
si volia nella scissura , che divide i due lobi anteriori : passa so-
pra il becco del corpo calloso per espandersi nel sello lucido.
q. Fibre nuraerose , che dalla lamina perforata vengono all' area
quadrata dei nervi ollici.
1.^2 STRUTTURA DEGLI EMISFERI CEREBRALI.
Nel bio B.
a- Fibre del processo cristnlo , die si uniscono con f|ncl!e clello
slraio dei process! verticali per formare il solco , in cui e ri-
ceviilo il iiervo olfnllorio.
b. b. Cnrpo striato iiiUM-iio
c. c. PcJoncoli degli emisferi , e loio fibre, clie separano il corpo
striiito interno b.b- dall' esterno d.
il. Coi po striato esterno posto fi'a lo strato dei pedoncoli , e lo
Strato dei proressi verticali.
e.e.Jf. Arco oUattorio e sue fibre, clie unite con cpcllc deilp
strato dei procesisi verticali formano gran parte degli emisferi ,
ed occiipano il iobo atilcriore medio e posteriore.
g. g. Strito della vallecola del Silvio diviso dal precedente per mezzo
della soslanza ciiicriccia corrispoiideute all' isola.
h Soslanza einericcia suddetta.
i. k. I. Porzione del fascio midollare del processo cristato , clie gi-
rando intorno all' estremita posteriore del corpo calloso, forma
la circonvoluzione del Iobo medio , che corrisponde al corno
cV aminone. Le fibre di questo processo \anno sino all' apice
del Iobo medio.
m. m. m. Processi del Iobo medio , a cul vanno le fibre dei pe-
doncoli.
11. Processi del Iobo posteriore , a cui vanno le fibre dei pe-
doncoli.
O. Corpo cincrlccio , clie viene coperto dalle fibre del fascio tras-
versale della volta , e delle colonne posteriori. II suo margine
scoperto vieii detto lisierella increspata , e si estende sino all'
uncino.
p.q.r. Processo chiamato uncino A& Vicq-d'azir. q. Estremita del
corpus fimbriatnin , clie scorre lungo il corno d'ammone, e
viene all' uncino.
T. Estremiti della taenia semicircolare , che gira intorno al talamo
oltico , ed arriva parimeati sino all' uncino ; e questo lascia uno
DEL piior. r.OLAKDO. 143
spazio , die conduce al conio inferiore del Tentricolo laterale.
s. Taenia semicircolare , che scorre fra mezzo ai talami otlici , ed
i cor^i striati inierni.
t. u. listremita posteriore del corpo calloso , solto cui si trova ua
fascio di fibre midollari u , che la rende pii grossa. Quesle fi-
bre trasverse si esteiulono in gran parte sul corno d' aminone,
e costituiscono il bourrelet di Vicq-d'azir.
X. Volta a tre pilastri , in cui si vedono fili midollari, che hanno
falto dare a questa faccia inferiore il noma di lira.
y. Ghiandola pineale.
I. Prominenze bii^emine inferiori testes , da cni si allontana ua
ftiscicoio 2. per andare ai pedoacoli soito il tubercolo nodoso.
3. Acquedotto del Silvio.
4- Sostanza nera , che divide I pedoacoli degli eraisfen dalle parti
situate al di dictro.
5. Parte posleriore del lalami otlici , da cui sortono le
6. Fascie ottiche , clie vanno a formare l'
•J. Area quadrata , che per quaato pare , risulta da un intreccio
di molte fibre , e fasccttini , che sortono dalle vicine parti.
8. I nervi ottici , che preseutano una scannellatura nella parte in-
feriore. Questi nervi sono piegati in dietro per far vedere la
loro unione coi fili dcUa iaaiina perforata q.
f). Prominenze mammillari, da cui s'innalzano i cordoni midollari
10. chiamali pilastri anteriori della volta, e che passano dietro la
commessura anteriore.
11. Tubercolo nudoso situato sotlo la fascia ottica a lalo del mar-
gine posteriore dei pedoncoli , e copre un fascicolo di fibre ,
che vengiino dai testes. Questo tubercolo cpn un fascio di fi-
bre si estende sotto la fascia ottica sino all' area quadrata , e
con un altro passa Ira la fascia ottica , ed i pedoncoli secondo
la dirczionc delle sue fibre. Questi sono coperti dalla comines-
' sura anteriore i3.
i3. i3. i/j. i5. Commessura anteriore ^ che passa avanli alle colonnc
1^/| STRUTTUaA DECLI EMISFERI CEREBHALI.
anteiiori dcUa volta , da un fascio i4 di fil>i'e mklollarl, die
si avanzano per il lobo anteriore solto le fibre dei pedoncoli.
Qiieslo fascio della coinmessura da radici al nervo olfiillorio.
i5. Parte posteriore della coinmessma anteriore, die si risolve in
fibre, die si espandono per il lobo medio, e per il posteriore
e vanno alle designate circonvoluzioui.
FiGURA X.
Cervello , in cui si e tagllalo lonnitudinalmente il corpo calloso ,
e cpiindi separati iino dull' allro i due emisfcri , come se si vo-
lessero vedcre i venlricoli laterali coi corpi striati interni , la-
lami ollici , ghiandola pincale , prominenze bigemine.
Raschiando la sostanza cinerea dei corpi striati interni si sono
messe alio scoperto le fibre o fascellini midoUari, die si vedono
aver origine dai lalami, ove sono molto piii soltili , e vanno
per il corpo calloso , e formano cosi lo strato piii inlerno ossia
del corpo calloso. Alcune fibre vengono dai nates, e da cjuesle
prominenze sortono fibre, die formano il principio della
fascia ottira.
Nel destro late si vede la lamina perforata , clic si estendc
per il setto lucido pieno di fili midollari tagliato pero insienie
al corpo slrlato interno : la striscia semicircolare nel lato sini-
Slro, le fibre dalle prominenze bigemine superiori , daU'interno
dei talami si estendono per i corpi striati , e vanno a ripie-
garsi nel corpo calloso. Si vedono inoltre le striscie longitudinali
di Reil , die si estendono sul corpo calloso a lato del Puiphe,
e le fibre preparate , die dalle dette striscie vanno ai process!
situati sopra il processo cristalo.
Nel mezzo si vedono la lamina perforata, le prominenze mam-
millari colle colonne anleriori della volta e cordoncino, che va
al tuberculum geniculatum nnierius. La commessura cinerea
dei talami, il lerzo venlricolo, o venlricolo dei talami, e la
jjhiandola pineale.
DEL r-EOF. ROLANDO. l/jS
Nol lato A.
I. I^amiiiii perforata, the viene dalla base, e s' iiiualza per for-
mare il setto hicido.
1. Setto lucido tessuto di fdi midollari sottilissimi , di ciii si vede
soltanto la parte anieriore , essendo esportato ia gran parte
per metier in vista le fibre dei talami oltici.
3. Gorpo slrialo anleriormente coperto daH'auzidetta porzione del
selto liicido.
4-5. Slriscia semicircolare (taenia semicii'cidaris ) di ciii e stato
esportato quel Iratto , che scorre fra il talamo oltico ed il
corpo striate.
Q>.&. Fibre midollari, che sottilissime sortono dalla facoia interna
dei talami , e posteriormente da uu fascicolo , che viene dai
nates. Queste fibre s' intrccciano con filamenti dclla slriscia
semicircolare , e raccolla in fascetlini passano solto i corpi
striati interni , e s' iunalzano per venir a formare il corpo
calloso , ossia la Tolta dei ventricoli laterali.
7. Fascicolo superiormenle situato , che dai nates va a formare le
faccie ottiche.
8. Nates , che danno origine ai due menzionati fascicoli di fibre
midollari.
9. Testes.
10. 1 1. 12. Corpo calloso.
1 3. Fascio di fibre Irasversali ( Bourrelet de Vicq-d'azir) che scor-
re sotto il margine gosteriore del corpo calloso, e si espande
lalcralmente suUe coma d' ammone.
1^. Processo cristato. Si continua anleriormente col pmcesso i5,
che rinchiude la radice interna del nervo olfattorio.
iG. Processo simile al precedenle nel lato sinistro.
17. Porzione anieriore del corpo striato interne.
18.18. Fascetlini di fibre, che dai nates, e dalla faccia interna
dei talami ottici scorrono in fuori , s' intrecciano colle fibre
della slriscia semicircolare , disposizione visibile spccialmeule
Tom. xxxt T
J 46 STRUTTURA DEGM KMISFEHI C.EREBRALI.
nel feto qnntlrimestre : in seguito passano soito il corpo striato
inlerno , s" iunalzano , e vengono a conlalto colla (yccia in-
terna tlcllo slrato dci pciloncoli ; poscia coperti dalle laniine
o striscie longiluilinali di Reil , e dal processo cristato si pie-
gaiio indenti'o , e formano con quelle del lato opposto 6. 6. ,
il corpo calloso ig. if). lo. ii. 12.
30. Striae longitiuUnales Reil , clie si espandono lateralmcnte sul
corpo calloso, e danno le fibre 21. 21., clie formano i pro-
cess! 22. 22. situati sopra il processo cristato.
23. Commessura anteriore.
24. 24- Proininenze mammillari , die danno origine ai cordonciui
direlli al tnbcrciilum gcniculalum cmterius , ed alle colonne
anteriori della volta 25. aS.
2G. Commessura cinericcia dei talami.
2",. Terzo ventricolo , ossia venU-icolo dei talami.
28. Ghiandolu pineale.
39. 29. Fibre della protuberanza anellare.
3o. Valvola di VieussenS.
3 I. Quarto ventricolo.
32. Radici del nervo acastico.
33. Appendice cinereo-midollare del nervo snddetto.
34. Foglie cinericcie del quarto ventricolo.
35. Piramidi posteriori.
36. Covdoni posteriori del midoUo spinale , clie ascendono per la
regione media e superiore del cervelletto.
37. Tubcrcoli cinerlcci del midollo allungato , che dividono i suoi
cordoni anteriori 38 dai posteriori 36.
39. Sostanza cinericcia centrale del midollo spinale , che si conti-
nua supcriormente coi tubercoli anzidetti.
ERRORI.
Pag. no. Lin; ag. Tiedkmakns
') M.^. » ig, qitesta svanisce
i» ii8. » 23. incroci:ianienlo
" III). » 1 5. 24- 27. ill.
» I -29. » 6. cniisferi i'- ijucllo
CORREZIOM.
Let;i^L TiEDEMAKH
» quosta svanisce ,
» incrociaraen^o
id.
ciuisferi ,
qucUb
M^. /'i' ././/,■ Sruv^Z^ .// 7'oruu>. C/ass.,</.- ^\: F's. e M at . 7'om.3^. Tav. / P^ry . l3l.
ra^ K d, I'nrmc. C/ass^ di Fu- c Mat. Tnmii.'l\'vllFaq.lil
■1 I'
1
p-itvyr, ' /<"' ./ft/f S.tctix^ ,/. 7\>rutv ('/^r.!s Jr So Fu . f Ma/^. Turn 3f) 7^at^ III P,x^ /3j.
y,</. in.
««
\\(«f(/ A '^(/It ^''f/izc ■// 7'or//t/^ t'la-ss di <SV F\s f Mtif 7^o//> i) T'/r fV /'/(/ J'lj
/'V /v
K^»v,\.y-^
Acra^/ R'" M/r Sru^nx^ ^, Tor,n>> . CU.s ^, Sr / '„ r J/^/ 7 'on, 2)5. 7'ai- V. Pa^ j3I
yy.v
Aa-aJ /li* deltr Scien^ di Toruw Class aU Sc. Fu e Mai Tom ^5 Tap- VI Hag lil
Fl^. VI
I.:-' ■!>,
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J
1
hau/ R ■ del/e Scienz^ c/i Torino. Cfass. oil Sc. Fts. e Mat. Tom 35 Tav VII. Pa^./3j
^
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1
\AccaJ. R^ c/c//e Scienzc c/i' Torino, Class, di Sc Fis. e Mat 7\„i, ju. Ta, Vllf > a,.. jJi
m'
Acceul. B.'.'. c/e//e Sclen-re di Torino. Class, di Sc F'U. e Mat. Tom. 35. Tav.lX. Paa. l3j
yra. IX.
'•«
\.,-ad. R'f d^//^ Sc^&rUW <// Tar^. Class. di^So. F'u. e- Mat. To/rv. 2>5.. Tuv. X. Pa^. J3l.
J^.y.r.
A
i
^7
ALOVSII COLL A
ILLUSTRATIO.NES ET ICONES RARIORUM STIRPIL'M
QUiE IN EJUS IIORTO RII'ULIS FLOREUANT ANSIS 1827-28,
ADUITA AD HORTUM RIPULENSEM
APl't.MJlCE IV.
Leclae div i% januarii iSqq.
CLARISSIMI VIRI
XVes ita sunt a natiira comparatae , ut Iiom'mes in dies cleficiant ,
Spiritus autem hiunanus proprio impulsu assidue progrediatur ; et
jam jam aelatem allingimus , qua vix ac ne vix cjuidem in scientiis
natiiralibus substantias organicas praesertim respicicntibiis alitjuid
quodammodo deteclis addeie liceat. Quae pauca igitur mihi exhi-
benda supersunt non ea sunt quae absoluiae novitatis cbaracteres
praeseferant : sed hie non sistunt vera botanices ai'cana ; organo-
rum exploratio ac comparalio in stirpibus etsi jam cognitis plus va-
lent ad incremenlum rei herbariae , quam ipsissima herbarum de-
tectio ; illuc conlenduut potissimum descripliones et icones planta-
rum rariorum Ripulis florentium elapsis annis 182^-28: illuc notae,
quibus ad appendiceiii IV locupletandam assiduam operam dedi.
Utinam olia nostra aliquod vel minimum amabili scientiae emo-
lumentum afFeraui ! Turn vero liumaniter a vobis accepta eruiit, uti
peracta accepistis.
I. ■{8 ALOVSII COLI.A
SECTIO I.
Comntcntarium
Comprehendens illustrationes et icones plantarum rariorum ,
qiia» Jloruerunt in Horto Ripuleusl aimis 1827-38.
I.
ElfCALTPTUS PUirERV LENTA.
Ill append. If ad U. Ripul. comraemoravi Encaljpti venustissi-
mam speciem nomine E. cordatae adclilo dubitationis signo, et
nota in qii;\ nonnullas clifTercntias inter lianc ac plantain meana
piiusquain floniisset observaveram ( //. Ripul. app. II. pag. 348 ,
n. 296 et not. i.) Ditissime floruit februario i82'y-28, unde accuralo
cxamini fructificationem subjicere potiii , plantamque comparare
cum cacteris stirpibus ab exiiniis Cjxdolleo et Sprejsgelio
nuperrime descripiis , nee non cum illis , quas siccas possideo ;
inter has laude digna vera E. cordalu L.idill. ab Auclore ipso
Bell iiiDio nostro , cujus mortem lugemus, communicatn , ac ab
ejus filio generoso animo cum aliis permultis rarissimis speci-
minibus nobis largita : licuit cf his enuineratam speciem non
ad E. coi'datam ., ceu jam dubitaveram , sed ad pulvcridenlam
Smithii {Bot. mag. t. 2087) esse referendam : coiifusio provcnit
ex quo haec eadem planta a CI. Loddigesio sub nomine E. cor-
ikitae enumerata fuerit (^Bot. cab. t. 228.) At phrasibus quibus
est insigniia {DC. Pr. III. p. 221. n. ls,o. Spr. syst. II. p. 5or.
n. 1.4.) descriptione ac nova icone snpplendum ccnsui , eo magis
(]Mod Caxdollecs iUam tantnmmodo sircim sine ficte ct finiciu
\idisse ingcntte inore suo faiealiir.
ttLUSTRATlOKtS ET Ir.O^ES rAKIORUM STIIVPIUM 1 40
Descriptio.
Frutex in F. 4-6-pedalis ct ultra, subcaespilosus. /?a(/(j: lignosa,
ramosa , valde fibrosa , brunnea , fibris capillaribus albidis. Ciiuli<i
frinicosus , ei-cclus , laxus , teres , levis , inferne griscus annulis
brimiieis folioniin casu cincliis , superne glauco-pulvernlentus, sub-
ramosus. Rami opposili , divaricali , valdc laxi. Folia decussata ,'
liorizontalia , scssilia , semi-amplexicauUa , cordato-orbiculaia , iiile-
gerrima , apicc brevissime mucronata , glaberrima , glauco-putve-
nilenta s. pulvere albida ulrinciue adspersa , linea teiiuissima ru-
bro-marginata , costata , reticiilato-venosa , subcucullata , coriacea ,
diameiro poUicari , percnnanlia (Tab. I. fig. 4) Floves axillares
versus apiccra ramorum sub-umbellati (fig. 5. 6.) P e dime uli com-
munes Icreles , i-lin-longi, incrassati , saephis 3-raro i-2-flori ;
Pedunculus propUis o. Cdix cupulaeformis, iiUegerriinus ante an-
ihesitn operculatus , (fig. 6 ) pedunculo coinimini dupio longior ,
parle inferiori (tubus Z?C ) persistens , superior! s. operculo ( lim-
bus D'C. ) circulatiiu deciduus.. Operculum simplex , subconicutn ,
ncc haemispliaericum uti in prasi DC. ct Spr. ( fig. 6.), apice acu-
tum , tubain subaequans. Petala o. Filamcnlu numerosissima , li-
bera , versus apicein lubi calyciiii iiiserta eoqiie paulio longlora ,
filiformia, albesceiUia (fig. 5 et i.) Antherae oyatae (fig. i.)0*'a-
riuiu iu basi tubi caiycini euatuni ; Oi'ula ovato-oblonga placentae
seriatim adfixa : s/jhis incrassatus , subulatus , filamentis brevior ;
stigma suij-capitatuin ( fig. a. 3. ) Capsula tubo calycino semi-ad-
nata , 31ocularis (an abortu alterius loculi ? ), 3-valvis, apice de-
liisceus , polyspcrma. Scminu matura non vidi.
Definilio.
» E. operculo simplicl subeonico tubiim subaequante , pcduncu-
■' lis axillaribus brcvlbus sub .1 floris , I'oliis dcrussalis cordato-or-
l5o AI.OYSIl COr.LJV
» hiculalls integerrimis brevissiine mucronatis SubcuciiUalis glmx-
>» co-nulvcrulentis rubroinarginalis. Nob.
E. opercido suh-niutico , pcduncidU Zjloris , foliis oppositis
corduto-orbiculutis sab-cacidlutls puWendentis. Spr. sysl. II. 5oi,
n.° 14.
E. operculo JieinlipJiacrico ? pcduncuUs hvevibus axillaribus ,
floj'ibus Z-capitalis , foliis oppositis o\'alo .ovhicidatls sub-mucrona-
to-cordatis glauco-pidveruleiUis inlegerrimis , rainis tcretibus. DC.
Pr. III. p. aai. n.° ^o.
E. cordata Loddig. Bot. cab. 228, ct H. Ripul. 1. c. non Labill.
Obs. I. Accedit ad E. cordalam ( L^bill. N. IIoll. 2. p. i3 ,
t. 102), sed dilFert operculo longiore sub-conico tubum subae-
fjiumte , nee depresso umbone inucronato , foYiiSque orbiculatis pul-
Tcrulcntis intagerrimis , non cordato-oblongis saepius crenatis vi-
vidibus. E. perfoliata a SteudElio enumerata ex Catal. Noisetii ,
quain slccani possideo ac \iventem v'ldi in H. J. C. Zaldera diversa
non apparct ab E. cordata , nisi foliis longioribus , et valde di-
slanlibus : an igitui" potius ejus varietas spectabilis cultura orla, de
qua nulla menlio penes laudatos auctores?
Obs. II. Vegelalio lenta in planlis junioribus , adultae 8-10 an-
noruin spalio luxuriant ; alabastra adparent Jun.-Jul., nee opercula
decidunt nisi intra sex menses circiter ; paucis inde diebus (lores
perfecte patent. Taleae et propagines rameae difticillime radices
cmitlunl; melius m lUiplicatur ope propaginnm ex caudice nascenlimn.
11.
Cactus Leccuii.
Originena , descriptionem , ac plirasim hujuSce rarissimae no-
vaeque stirpis Iradidi dubitans an ad C. multanguhirem Willd.
pertineret (II. Ripul. p. aS. n.° 17. not. I.) CI. Candolleus nu-
perrime Cacteas perngens ulramque speciem enumeravit, addita
ILLUSTRATI05JES ET ICOSES RAniORUM STIRPIOM l5l
plirasi de C. mullangulari , nostrum autem sine phrasi compin-
geiulo atl calcem ccreorum intei" species hortulanorum vix no-
tas (DC I'r. III. p. /((ii. et 471) I'roptciea ut liac.c inagis bota-
Jiicis iniiotcscat , tliiin nil cxanilae tlescriptioui addencluin pulo .
iconein cxhibeo.
lii.
/inr.M f sritos i.
Brejciue genus a Pet. Tliouar. slatutum ( ijvn. now M<nlascar.
n.° 69.) e nova slirpe cpiam Ferdinandus De Nonom in Insula
Madascariensi detexerat {B. inadascariensis) idem esse ao genus
p^enamle Lam. arbitratur CI. Poihetils etsi speciem Lamarkianani
forlassis dilFei're a planta Thouarsii valde dubitat ( Poir. diet, suppl.
I. p. (3ij8). Protecto in P'enuna folia sunt ovata spathidata inle-
gerrima stibrelusa , racemi tcrnunales laxi, pedunculi elongati nud-
ti/lori ( Lam. Diet. VIII. p. 4^0 et HI. t. r3i.) : planta auleui
Thouarsii folia gerit lanceolata elongata spinosa , pedunculostpe
stdjuinbelliferos axillures, pedicellos breves unijloros : haec inveni-
tur paucis ab liinc annis in commercio pene hortulanos tamquam
nova Theophrastue species ( Tii. scrratu , vel serratifoUa Catal.
Ccls. 1828 p. 4 alibiij. ) forsan ex habitu et foliis quiLus ad 7y/.
americanmu accedere videtur; sed inflorescentia ac nolis gonericis
toto caelo rccedit , praesertim corolla 5-petitla (in Theophrasta
monopelala ) ac iirceoli staminiJ'erL praesentia. Novani stirpem flo-
rentem vidit primus CI. Linbley , et ad Brexiae genus pertinerc
putavit, uli dubitare non sinunt frucliticalionis characleres cum
Brexia madascariensi comparati , eamque Br. serrafam salixtdy'it.
{ Spr. syst. IV. cur. *port. p. g4. n.° 2. bot. reg. 872.): ad quam
autem familiam in ordinc nalurali illud spectet ignore ; an ad Gnt-
tijeras ci Spbengelh opinionc (syst. I. p. 52o. n." 879.) ? Tanluui
affirmare non audeo turn es Cli: Cuoisyi et CANOotLEi silentio in
iSa Al.OYSII COIXA
in Gu'.tiferoruiit analysi (Chois. mem. sur un noiiv. genre dcs Gtif-
tifcrex et sur rarrangem. method, de cctte famille. Paris 1822.
DC. Pr. I. p. 557-564 ) , cum speciosissimi habitus ac fructifica-
lionis causa. Utique perutile negotlum existimo iiovam ex planta
mea lacte vigeute florenteque dcscri|)tionem et icoaem public! juris
facere , ut oraiiis dubitationis umbra evanescat.
Descriptio.
Frulex in calidario 2-3-pedalis. Radix lignosa , ramosn, fibrosa
filamentis capillaribus. Caiilis arboreus , erectus , basi semitere.s
versus apicem subcompressus , glaberrimus , simplex ( an loco na-
lali ramosus ut in Br. inadagascariensi ? ). Folia alterna, ad caulis
basim rcmota versus apicem suliconfcrta ^ paientia , rigida, brevis-
sime pctiolata , lanceolata , elongata s. longit. dodrantall latit. pol-
licarl , margine subundulata , saepius inaequaiiter crenato-spinosa,
rarius subintegerrima ( Tab. III. fig. 8. ) albo-marginata , apice sae-
pius obtusa vel rarius spinoso-mucronata , utrinque glaberrima, su-
pra nilida, iuferne pallidiora , costata , reticulato-ncrvosa, coriacea-,
sempervireutia. Petioll lincares , semiteretes, superne canaliculati ,
scmi-pollicares. Pedunculi axillares , subumbelliferi , compressi, alati,
foliis 2-3-breviores , nutantes , 8-12-flori. Pedicelli lineares , tere-
tes , breves, i-flori. jFstivatio convoluta. Caljx inferus , brevis-
simus , monophyllus , 5-fidus , glaberrimus , laciniis rotundatis pa-
tentibus concavis, persistcns ( Tab. III. fig. i. a. fig. 4- )• Corolla cam-
pauulata 5-petala. Petala regularia , ovalo-oblonga , vix unguiculata,
incrassata , 6 lin. longa , 3-lata , albida , caduca. Stamina 5. pelala
alternanlia ( fig. 2. ) Fdamenta receptaculo staminifero inserta, basi
incrassata, pelalis paullo longiora , albo-viridia. ( fig. 3. a. ) Antherae
oblongae, 2-loculares, interne dehiscentes, flavae. (fig- 3. c. fig. 5. 6.).
Receptaculum staminiferum s. urceoius calyci adhaerens, basi cras-
sus , hinc fimbrialus filis setaceis. ( fig. 3. 6. ) Ovarium superum ,
eonicum , sulcatum. Stylus breyis, erectus , incrassatus, rubicundus.
ILtUSTRATIONES ET ICONES RAMOnOM STIRPIOM l53
Stigma ohtusura , cras^mn , capitato-trigonum ( Gg. 3. d. , ?\s,- 7.).
Fruclum iioii vicli ( Bacca oljloiiga cortice liguoso Grrao , 5-an|»u-
laiis , 5-locularis. Sentiiiu nuiuerosa , ordine triiio receptaculo cen-
tral! aiH'ua ; corcutuin rectum; cotjrledones haemisphaericae in ^e
risperma carnoso : ex Pet. Thou. )
Cluir. gcner. C.tL. brevis 5-Gtlus laciniis rolundaiis persistens.
Cor. 5-petala cainpanulata regularis. Pet. ovalo-olilonga caduca.
FiUH. 5. pelala alternantia urceolo Gmbriato inserta. OvARlVM%w.
perutn conicum. Stigma crassum siibtrigonum. Bacca 5-locular.
Sem. 3-serialia. Perisp. carnosura.
Dejinitio.
» Br. foliis clongalis angulosis inaequaliter crenato-spinosis ob-
» tusis marginatis glaberrimis, pedunculis axiUaribus subumbelliferls
» compressis nutantibus , pedicellis brevibus i-floris ( flores magni
» albidi. ) » Piob.
Br. foliis lanceolatis elongatis rigiJis marginatis spinosis , pe-
dunculis subumbelli/'eris. Lindl. bot. reg. 872, et Spr. syst. Iv'.
cur. port. p. 94. n. 2.
Theophrasta serrata cat. Ccls. 1828. p. 4-
Obs. Phrasis Br. madagascariensis api'.d Spr. (1. c. n. i.) satis
non indicat dififerentias specificas inter banc et Br. spinosam;\i\nc
sequontem substituendam propono.
» Br. foliis ovato-oblongis spathulatis subretusis integerrimis
» glaberrimis , pedunculis terminalibus subracemosis compressis
» erectis , pedicellis elongaiis multifloris (flores parvi ). » Nob.
Br. foliis oblongis retusis integerrimis , casta subtus purpurea,
pedunculis umbelliferis Spr. 1. c. n. a. bot. reg. 780.
Venana madascariensis Lam. ill. gener. vol 2. p. Sg. n. S723.
tab. 1 3 1 .
"V. foliis ovatis retusis glaben^imis , racemis terminalibus laxis.
Poir. diet. Vm. p. 45o. B. et S. syst. V. p. 433.
Tom. XXXV Y
I 3} ALUVSII COLLA.
IV.
Sw.i ELEGAXS
Inter insignes Berlerianas stirpes ineditas dudum emimeravi
Sldain elegantani enatana e seininibus ab auctore lectis in S. RJar-
llia (//. Ripul. p. i2i). n. 5. not. I.); plantain tunc tencllam uti
uierebat illustrare uon potui : at quarto aeiatis suae anno copiosis-
sirae floruit in caliJario , et cpianivis fructus non lulcrit , altauicn
ex caeteris fructiticalionis characteribus , ac seminibus quae servo
innuere fas est opliniani novam spccietn coiistituere , quam descri-
ptione ac icoue Llluslratam Botauicis olFero.
Dcscriptio.
FriUex in calidario 5-G. pedalis et ultra totus dense molliterque
tomentosus. Radix perennis , lignosa , ramosa , fibrosa. Caulis fru-
ticosus, solidus , erectus , laxus, teres, laevis, ramosissirnus. Rami
divaricaii , flexuosi. Folia sparsa , inaequalia , s. majora 3. poll,
longa , 2. lata alterna, minora conferta in avillis prioruin quasi ra-
muli abortientes , omnia horizontalia , petiolata , cordata , subden-
ticulata, acuminata, subtus albidiora, plana , y-nervia , reticulata ,
superne venosa , iiiferne nervosa , perennantia. Pedoli lincares,
subtetragoni , folium aequantcs. Flores in paniculis lerminalibus
compositis laxis foliolosis dispositi. Pedunciili partiales lineares ,
teretes , petiolis 5-6 breviores , i-3-flori ; pcdicelU brevissimi. Ca-
Ijrx simplex, ante anthesim sub 4'^"S'^'l''*tus , Sparlitus, laciniis
ovatis acutis petalis brevioribus (Tab. IV. fig. i. ). Pelala 5 laci-
niis calyciuis alterna , liypogyna , aequalia , per aeslivationem spi-
raliter contorla Iiinc dislincta , sub-unguiculata , cuneiformia , 4"
5-lin. longa , versus apicem 4 ^'f- '^ta , integerriina , vix emargi-
nala , flava (fig. 2.). Stamina numerosissiiiia , liypogyna : yz/rtwe/i'a
ILLDSTRATIONES ET ICONES RARIORCM STIRPIUM i:>>
ill tiibtiin clavalutn longituiline cfilycis coalila , superne libera,
flofcirurniia , (lava ( fii^- 3. 4- ) • «"<'''e/'«e i -locularcs , suliorbicula-
iae, liansversitn deliiscentes. Ovarium ovato-obloiigum , villosum ,
conslaiis carpellis pluribus (8 !o), aciitis , circa axim verticilla-
tis, calyce breviorilius (fig. 5. a.). Stjli in iimiin coaliti longi-
tudine Uil)i slainiimin, flavi (fig. 5. A. ■); stigmata siniplicia 2-3 lau-
luiii \\x dislincla ( fig. 5. c. ) Carpella iiialura trnn vidi Semiim
reiiiformia, minima, nigra, pilis reticulatis subalbidis undlipie ad-
spersa ( fig. 6. 7. ) . Albumen (i) nullum sec. Juss. et DC, caf-
nosum , tciiue, album , intra plicas cotyledonum desceiidcns sec.
Gaertn. (fig. 8.). Embrio magiiitudine semiuis, curvatus , albiis
Definitio.
» S- lomentosa foliis cordatis acuminntis subdenticulatis subtiis
» albidioribus , pedunciilis i-3-floris petiolo muUoties brevioribvis ,
» carpellis S-10 acutis calyce brevioribus(nores paniculati flavi.)i) ^ob.
Obs. Ad Abutiloideas poljcarpas DC ( pr. I. 449 ) perlinere
Tidetur si habitus et carpellorum numerus solummodo inspicialur,
et ideo forsan inter S. hirtam, et mollem coUocanda ( ibid. p. ^10.
n. 147-148); difiert autem a priori pedunculis petiolis breviori-
bus , numcro caFpellorum , iiiflorescentia ; ab altera foliis cordatis,
nPC orbiculatis , ramisque vis tomentosis , non hispidissimis.
Flor. Mart.-Apr. in calid.
(i) Albuminis pracsentiain in nonnuliis Malvaceis jam a Gaxbtre&io dttectam ( fruct. II.
p. 34^ ad 23g. ) , <{uam plurcs praestanlissinii Botanici uulla adjccta ratioiie coDtcudunt ,
bodie cl. Aug. S. Hil&ire admisit in omnibus bujuscc familiae stirpibus examini sub-
jeclis , ita ut pro generali ejus cUaraclere statucndam esse dubitari amplius non possit.
( Cons, du perisfierme dans les Matfets in Bull, des sciences par la Soc. philom. x8ii>.
P- 187 , ncc noa Bull. unit/. Fernss. scienc. natur. iS^S. Janu. p. 7a. )
Id6 AI.OYSII COf.LA
Crocus Impeihti.
Haec ])anler nova species a cl. TEyoREO nuperrime conslituta
( 'Memoria siii Crochi p. lo. et fl. neap, pi'odr. app. 5. p. 4) ct
in //. Ripid. enumerata antcqiiam fruclificalio mihi nola esset
(app. III. p. 33. n. 2 5g. 3) majori indiget illnstratione. En igitur
quae tam in plantn (lorente , cpiain in speciminibus siccis ab opli-
mo amico illo nobis coinmunicalis perscrutari successit.
Descriplio.
Bulhiis oblongus , solidiis , tunicatus , glaber , tunicls fibroso-
costatls , fibris longitudinalibus parallelis. (Tab. V. fig. 6.) Radix
fibrosa. Folia plerumque terna , synanlhia, linearia , subulata , ri-
gida , iiUegerrima , margine revoluta , superne glabra, subtus ca-
naliculo albo tonientosa , flores subaequantia. Spatha i-pliylla ,
univalvis , scariosa, aequaliter striata, i-flora. Corolla {perigonium
Gav) tubulosa ; tubus linearis lymbum subaequans , violaceus ;
faux nuda ; limbus campanulatus 6-partitus; laciniae ovato-oblon-
gae , aequales , violaceae , interiores luiicolores , exteriores lineis
brunneis exaratae. ( fig. i- 4- ) Stamina coroUae inserta, filamen-
tis antheris sagittatis flavis brevioribus. (fig. 4- 5.) Stigmata sidiVai-
nibus breviora , Iruncato-lacera , crocea ( fig. 2. 3. ) Capsula vio-
laceo-sex-slriata. Caetera ut in congeneribus.
Dcfinitio.
« Cr. foliis synanthils flora longioribus ternis subulato-rigidis ,
» canaliciilo tomentosis , spatha i-pliylla i -flora , coroUae tubo fauce
» mido limbum subaequante, stignoatibus truncato-laceris staminibus
ILLUSTHATIONES ET ICONES RARIORUM STIRPIUM '57
« brevioribus , biilbo oblongo fibris verticalibus. » Nob.
Cr. minimus a. italicus , foliis i. \ lin. luti.i , fducc fllamentis-
que plerumque auranliacis , capsula scxstrinta. G.ir Obscrv. ia
Bull. univ. Julio 1827. p. 346?
Cr. foliis linearibus crassis re\'olutis serotinis , spatlia i-valvi
\-Jlora , faucc corollae ( violaccae ) iindn , stigmatibtis IrifuLs trun-
catis stamina superantibus , bulbi tunicis mcmbranaceo-Jilamenlosis.
Spr. Anton, tentatn. p. 2.
Obs. Crocl genus ailmodiim .idhuc obscurum novam illustratlo-
nem merclur ; divisio iu vernos et autumiiales pariim cousona bo-
tanicis Icgibus videlur ; stigmatum forma et mensura cum stamini-
bus comparata caeteiis forsau praestanlior nota. Qiiaedam species,
Cr. vcrnus praesertim, plurimas varietates suppeditant , inlcr qnas
foi'lassis rerensendae nounullae stirpes nuper constilutae : an idem
dicendum de Cr. miiiimo ad quern cl. G.tr refert Cr. Imperati?
an Cr. minimus ipse Cr. verni varietas? Consule laudatas obser-
vationes praestantissimi Parisiensis Botanici , hocce genus monogra-
phia illustranti , quae mox publici juris erit ; nee non Bertol, ( De-
scrizionc dei ZafTaraui italiani. Bologna 1826.)
VI.
MeLALEVCA STrPBELIOIDES.
Nil mirum si venustissima stii-ps haec quamvis liodie fere vul-
garis in hortis nondum inveniatur depicta, neque accurate descri-
pta , id enim non botanicorum socordiae, sed plantae ipsius per-
vicaciae tribuendum. Profecto quindecim annorum spatio flores ex
ilia obtinere non licuit etsi maxima diligentia in oUa culta atque
servata: experiri tandem placuit , an sub dio in frigidario hyeme
tantum tecio flores emisisset , quod feliclter cessit , et supremum
modo ejus ornamentum constituit. CI. SniiTntvs primus de ea men-
lionem fecit ( act. Soc. Linn. vol. III. p. 276 ) addita phrasi, quam,
I 55 ALOYSir COM.A
panels inulatis, transcripscrunt /^/ttfl. , Poiretius , SpREycELius
et iiiipciTiine CjyDOLLEUS ipse, qui laineii fiiteUir plantam siccam
tanlummodo viJisse slue (lore ex H. Bciolinensi (DC. Pr. IIL p. 21 2.
n. I) ) Aiiiabilis igiliir scieiiliae studiosi accuralain descri plionera
ac icouem nostram huinano jucundoque animo exclpiaiit.
Descrifitio.
A-hor iu olla orgialis , sub dio lo-ra-pedalis et ultra. Radix
ligiiosa , rainosissima , fibrosa , grisea. Caulis arborcus , solidissi-
mus , erectus , teres, rimosus, tunicatus , glabcn-imus , ramosissi-
mus , paniculatus , corlice subulbido : cortex hie in planta adulta
iimuraeris , tenulssiinis , irollissimisque tneinbranis sen zonis vesti-
tus apparet totidein tells arachnoideis siraiiibus , rpiae spontaneaS
agiint fissuras in frunco.; si corticis pars nonnuUis tantum stra-
gulis composlta divellitur, pollturn subtillsslmumque praebet papy-
rum aptissioie scripturam recipientem , uti inspicitur in exemplari
quod vobis exliibeo. Rami sparsl , confcrti , teretes , inferne gla-
bri , superne et ad splcas pubescentes , reflexo-pendull ut in salice
babjlonica densissimae utnbellae modo truncum ab apice ad imuni
rlrcunivenientes. Folia alterna , approximata , erecta , rigida , ses-
silla , oblique ovato-oblonga , lanceolata, acuminata, unguicularia, mur
cronato-pungentia , integerrima , glabra , striato-multinervia ( nervi
12- 14- non 7. ut ex JV. et Spr.) , marglne clliis superncie punctis
tenuissitnis nudis oculis inconspicuis adspersa, pereniiantia. (Tab. VI.
fig. I. ) Florcs albidi in spicam cylindricam pubescentein 1-2-polIi-
carem ramulorum apicem versus adnati ac duabus bracteis linearibus
suffulti ( Gg. 6.) Crt(;'jc monopliyllus; ??f/w.? subbaemispliaericus, gla-
ber , bninneus ; linibus 5-dentatus , villosiusculus , viridis, striato-
nervosus, deutibus acutissimis ( fig. 2. ) Petala 5. ovala, dentes calyci-
nos alternantia , brevissima , anthesis tempore caduca. Stamina nu-
merosissima in 5. phalanges petalis oppositas basi tantum cohae-
lentia ( fig. 3. et 6. ) Filamenta calyce triplo longiora ; antherae
ILLUSTRATIONKS ET ICONCS n.Vr.KiRlM SllRPll'M I JQ
incumbenles ( fig. 4- ) Ovarium haemisphaericutn calyci tuljo inclu-
Siim ; stjlus filifonnis stamina subaequans ; stigma obtusum ( fig. 5).
Cajjsula 3-locutaiis , polysperraa. Seinina niioulissima , angulaia.
De/inilio.
« M. ramis reflexo-pendulis glabris superne spicisque pube-
« sccntibus , foliis alternis sessilibus oblique ovalo-oblongis lanceo-
» lalo-acuminalis miicronato-pungentibus glabris denlibusque caly-
)) cinis acutissimis slrialo-muUinerviis , spica cylindrica pubescen-
)) ti. » Nok.
M. stypheloides. Smith. 1. c. : Pf^. sp. III. i43o. jdit. H. Kew.
ed. 2. vol. IV. p. 4ii- Poir. diet, suppl. III. p. 6i8. CollaH. Ri-
pul. p. 87. n. 10.
M. styphelioides. Spr. syst. III. p. 335. n. 6. De. Pr. III. p.
212. n. 9. Floret Jun-Julio.
VII.
SEJUPERrirUM CItlATVM.
Memoratum a fFi LLVESowio lamquam species non descripla
quam legerat Brovssoisetivs ia Tenerifia , additaqne simplicl
phrasi {fV. en. p. 5o8 in notis) a Po/iSfr/o (Diet, suppl. V. p. 5ii)
et Spre.vgelio ( syst. II. p. 4<38. n. 2. ) repetita , majori caret illu-
Stratione , si nonnullas evcipias notas additas a Cjxdolleo de-
promplasque e specimine sicco a laudato Buoussonetio ei com-
municato (DC. Pr. III. p. 411. n. 4- ) Figuram in Bot. mag. t. 1978
equidem eilat cl. Font JiPiEsivs in Cat. H. Paris. 1828. p. 873 ; sed
ilia milii ignola. Descriplionem , et iconem quoque tradidit prae-
stanlissimus DC. , postquam Prodr. vol. III. in lucem prodiderat,
( Memoire sur les families des Crassulacccs p. 38. Tab. X. ) , sed
depromptas ex eodem specimine sicco et partim manco , uii ipse
iCo ALOVSII rOl.LA
fatetur: Uiac plurima aikleiida et conigentla reslant ex obsei'valio-
iiibiis in plantis vivenllbus , ac copiose florentibus in frigidario iio-
stro acslivo tempore.
Descriptio.
Radix pci-cnnis , ramosa , crassiiiscula. Caulis frutesccns , Im-
milis s. vix i-pollicarls, eieclus , teres, glaber , subcarnosiis , ci-
catricibus ex folioiuin casu annulato-exaraius , poilicis crassitie ,
prolifer. Rivni ad apicem caulis circulalim dispositi, Icretiusculi, ad-
scendcntes , laeves , glaberrimi , junlores rubescentes. Folia versus
apicera caulis ranioruinque aula llorescenliain conferlissiiua , hinc
rosacea , infiina dependentia , media horizoutalia , summa erecta ,
omnia sessilia , oblongo-obovala , subspatlmlata , poUicaria , super-
ficie glabra, margine cartilagiiieo-ciliata, apicc acuta cilio longiorc
mucronls ad instar , subtus vix gibba , carnoso viscidula, utrinque
lineis intcrruptis verlicalibus rufescentibus adspersa (i), persisten-
lia. Flares in paniculam ihyrsoideam ex apice ramorum non caulis
enatam dispositi ; panicula haec constat pedunculo-comimmi (2) te-
reti, lineari,loni;issimo,pennae anserinae crassitie, subflaccido, adscen-
dente, tortuoso, foliis iineari-lanceolatis caeterum caulinis similibus
sparslm instructo ; peduticuUs partlalibus linearibus , apicem versus
10-12 divisis, subtortuosis; ^eJ/'fe^^w fdiformibus, i-2-lin. longis. Ca-
Ijx monopliyllus , saepius 7. raro 6-panitus , laciniis oblongis acu-
tis (Tab. VII. fig. i. ) Petala imo calyci inserta tot quot laciniae
calycinae eisque alterna ac triplo-longiora, ovato-oblonga, patentia,
(i) Spcciosissimam Iianc notam silet Cahdoliecs.
(a) Candolleus e^istimaTit speciem banc propojinibus esse deslitutam, ct inter Chronolba
CDumerandam ; •rror provenit ex manco spcciminc ciii decst cerlc vcrus cauiis el folia
caulina : ses feuilles radicates manquent dans mes ecliantillons ; caulis est yix bi-pol-
Ucaris in planlis vivenlibus non sesqulpcdalis uti asscrit cl. Auctor (1. c. p. 3g. ) ;
caulis ab eo desciiplus et pictus est vcrus pcdmiculiis thyrsi , ( ramus ) seu unus ex ra-
mis , ecu constat etiam ex comparatione suae icouis cum noetra.
ILLUSTRATIOSES ET ICONES nAniORUM STIRPIUM iGl
laete flava , ( fig. 2. a , non alba , ut in aucloribus ). Stamina pela-
loniin numero saepius cUiplu (i) alia iis allcnia parum loiigiora alia
opposila breviora (fig. 2. i. ), i[dya ; Jilumenta imo calycis inserts,
libera , filiformia ; aiitherae rcniformes , a-loculares dnplici rima
(lehisceiites (fig. 2. c. ) Plstillain ante antliesin ovato-oblongum con-
Stans ex carpellis tot cjuot petala ( fig. 3. ) , post anlhesiu orbicu-
lalim tiisposilis , in stylum brevem acuminatis , acl )>asim ( siibtus
juxla observationes Cahdollei 1. c. p. 7. ) squamis neclariferis pe-
taloiileis apice denlatis instructis (fig. 4- ) Carpclla matinltate omnino
libera, oblonga , eui'vala, ro.slrata , i-lociilaria , inti'orsum delii-
scentia ( fig. 5. ) « Seininu acl marginem sutui'ae ilehiscentis diiplici
» serie aflixa , numerosa , minulissima , oblonga ( fig. 5. 6. 7.8.);
» ulbuiiteii tenuissitnum carnosiim ; einbrjo teretiuscnlus, rectus,
v albus; cotjledones brevissimae ; radicida cylindrica ad hiliun di-
» recta. ( fig. 9. ) » ex Gaerln.
Definitio.
« S. caiile fi'utescente Immili prolifi^ro, foliis scssilibiis confertis
» oblongo-obovatis subspailiuiatis glal)ris mucronulatis cartilagineo-
)) ciliatis viscidulis interrupte vcslculari-lincatis , panicula tliyrsoi-
» dea ex rarnis foliolosa, pcdunculis partialibus apiccm versus con-
» fcrli-floi'is , petalis 6-7., squamis nectarif'eris dcntatis (flores 11a-
» vi. ) Nob.
« S. caule fi'utescente , foliis obovatis acutis glabris cartilagi-
» neo-ciliatis , cymis confertis (flores albi ). » W. Poir.Spr.ll.ee.
(1) CI. Candolleus ( I. c. p. t) ) ox numero staminum pclalis aeffiuiU Tcl dupln ^ divisio-
nciii statuit inter Crus^ulaceas isostemoiies ct dipLostemnncs^ ac aildit ; ■( cettc regie ne
» jir<Jscntc qii'unc settle exception , c*cst ce qui se passe tlans quclque St'dum , ou Ton
» trouve indillerenitiiout lo. ou 5 titainincs.)) Asserere tamen debeo in honorem verita-
tis ex innumerifc experimonlis iiabitis in floribus ^iventibus banc cxcoptionein aerjue
locum baberc in Scwpen'ivo ciliato , adeoquc incerta ucc onuiino constaus esse potest
laudala distinetio , el ob id solum respuenda videtiir.
Tom. XXXV X
iGa ALOYSII COLLA
S. caiile J~rutescente , foliis caulinis obovatis subspathulatis mu-
cronatis cartUagineo-cUiatis caeterum caiUeque glabris, thjrsi pa-
niciddli raniis apive coti/'erU-Jloi-is , pelalis G-'j (Jloves ex sicco al-
bidi.J DC. 1. c.
VIII.
CoyroLfVLVs retvsus.
Pauca addenda mihi restant jam Iradilae dcsci'iptioni dum flo-
rentcin novissimam pulcherrimamque iiauc stirpem nostram adhuc
noil videram ( //. Ripul. app. III. p. 3i. n. i5. not. 2. ) . Caiilis tunc
erectus, quem in planta adulta volubilem suspicaveram, talis I'eapse
evasit terlio aetatis suae anno, basi lignosus , ramis aeque \olubi-
libus superne instructus. Folia uti in allata dcscriptionc ; glandu-
lae tamen quas observaveram ad apicem inferiorem petiolorum seu
ima parte folii , in adultis fere evanescunt. Pe</«7;f?<7( axillares , so-
litarii , lineares, teretes , petiolos subaequantes. Ca/jx 5-fidus tubo
corollae brevior , bractea basi vix divisa apice a-iida glabra vesti-
tus ( Tab. VIII. fig. I. an bracteae a. in tubum coalitae ? an in
fruclu cum calyce persistenles ? ), laciniae calycinae ovatae , oblii-
sae , glabrae , bracteam superaiites ( fig. 2. ) . Corolla infundibuli-
formis subplicata violacea ; tubus ventricosus longitudine limbi ;
llntbus 5-lobus , patens , lobis late-ovalis ( fig. 3. ) . Stamina 5. sub-
inaequalia corollae tubo breviora ( fig. 3. a. ) ; filamenta filiformia ,
subulala , basi incrassata; antherae subsagittatae (fig. 3. a. el fig. 4-)-
Pistillam staminibus paullo longius tubum non excedens ; ovarium
subrotundum , 4' sulcatum ( fig. 5. «. ) ; stjliis filiformis basi incras-
satus ( fig. 5. b. ) ; stigma 3-fidum ( fig. 5. c. ). Capsulam maluram
non oblinui, sed ex forma ovarii et seminum , quorum nonnulla
adhuc servo ex illis a Bertero Guadalupae leclis , arguere licet
esse 4-locularem , 4- valvem loculis i-spermis. 5c/H/«a uti in citala
descriptione. (fig. 6. 7. 8. )
ILLUSTRATIONES ET ICONES RARIORO.U STIRPIUM l63
Dcfiuilio.
« C. caule fruticoso volubili, foliis late-ovatis margine integei>
» rimis ;ipice retusis nitidis subcarnosis, petiolis 2-glandulosis pe-
rt dunculos avillares solltarios i-floros aequantibus, braclea calycem
» glabriim veslicnte a-fida , corolla infiindibullforiiii , genitabbus
)) incUjsis. » ISob.
Obs. Ek forma stigmalis 2-fii1i, ncc capitato-globosi ad Convol-
vuli potlus quana ad Ifjomeae genus slirps haec referenda. An autem
fnictus sit reapse capsularis , vel baccam exsuccam unilocularcm
tetraspermam conslituat , in quo differentiain inter allata genera po-
suit Gaertserius ( fruct. II. p. 347. t. i34- f. 2. 3. ) asserere non
ausim cum ejus fabricam examini subjicere baud potuerim. Caete-
rum id parura bodie praestare videtur , dum a SPREycELio Ipo.
meae omnes in unum Convolvuli genus fusae fuerunt ( syst. I.
p. 5yo G14. )
IX.
F.4ROB.4E.i TiEMORElSSIS.
Farobaeac genus e ScHR.tyKio ineditum raemoravi tamquani
mihi ignotum , ac binas stirpes enatas e seminibus ab humanissi-
rao Auctore communicatis plirasibus insignivi. Parce tutic florue-
ruut plantac meae , unde , facie tanlum inspecla , parum a Caca-
liis differre arbitratus eram. At positis deraum veris tempore sub
dio nonnullis iadividuis , copiosissimos flores maturaque semina ob-
tinui , ita ut , ad trutinam revocalis fructificationis organis , veros
characteres genericos statuere , speciem adamussim describere , ac
iconem ex vivo exhibere optime mihi successerit.
C/iar. gener. Astbod. simplex polyphyllum foHolis margine ar-
genteo-scariosis apice maculatis basi sub-involucratis. CoROLL. radii
4 foeminei fertiles, ligula patentissima integerrima ; disci numerosaG
lG4 ALOYSII COLLA
hen^inplirotlilac , limbi lacuiiis couuivenlibus. Recept. paleaccum
teuue convexuin. Pjpp. pilosus.
Obs.l. Senccioni iiiagis qiiam Caca^/ae proximuin genus; a prio-
ris tamen stirpibus ratlialis ( Jacobaea ToVRy.J difFert calyce suO-
i>n'olticruto,Tatc squamulis caljculato , radii liirula iniegen'ima ; le-
oeplaculo puleaceo uec niulo. Ilabitii quoque cliversum.
Descriptio,
IXadix pcrcnnis , lamosa , fibrosa. Cauh's caes|)itosi, lii rbacei ,
subinanes , erectiusculi , siibflcxuosi, 5-G. angiilali , glabri , versus
Bpii.-eni subrainosi , 2-3. petiales. Fo/w alterna, suberecla, inleriora
basi in peliolum altenuata superiora sessilia subamplexicaulia acu-
minata, omnia lato-lanceolata i-2-3poll. longa i-lata, inaeqiialiter
dentata , aLuiissima , glabra, costala, pemiinervia, vcnosa. Flores
in coryiiibuni tcrminalera laxum foliolosum disposili ; peditnculi
vaitiales erecli , lineares , foliis bracleiformibus lincari-subulalis hinc
inde adspersi , saeplus 3-5. rarius 1-2-flori; /jcJ/ccZ/t breves, sub-
nudi , apicc tantum squamis foliaceis (ijracleae?) brevissimis fili-
forrr-bus involucri adinslar anthodii basim clngentibus inslrucli. Flo-
res radiati. Anthodium simples, cjlindricuui , diam. i lin. long,
a-lia. , glabrum , pcrsistens , polypliyllum ; yb/io^iZ 10-12. acqualia,
lincaria , margine argenleo-scariosa , disco primum viridia , dein
malurltale fusca , apicc acuta ibique macula atrata picia ( Tab. IX.
fig. 1.2.'). Radii foeminei fertiles 4> sacpius i. imperfectus vel
al)orlivus et tunc sterilis et pappo destitutus ( fig. 4- )> ''^ crucem
disposili : tubus filiformis , ercctus , foliola calycina subacquans, lu-
teolus ( Gg. 4. a. ) : ligula palentissima , lanceolata , integerrima ,
5-nervis , tubo vis longior , flava ( fig. ^.b.)\ stylus iaclusus , stig-
matibus e.vscrlis, brevissimis , arcuatis , ochraceis (fig. ^.c.)\ Flo-
sciiU disci uumerosi , hcrmaphrodili, calyce paullo longiores ; tubus
ut in radiis ; liinbus brevissimus , ventricosus , flavus , 5-fidus, la-
ciniis ereclis conuiveutibus (fig. 6. ) ; filamenta 5. libera inclusa ;
ILLUSTRATIONES ET JcONES RARIOUUM SnUPIUM 1 65
anthcrae oblongac , coalitae , esserlae , atratae ( fig. 6. a. ) ; sljlus
elstii^iiiata inclusa. Rcceptaculum palenceum, Icnue, convexum ( f. 7.).
Scinina parva, oblonga, uUiiujue atlcnualii , sliiata, fusca ( fig. 8. 9.).
Pappus sessilis , simplex , pilosus , pUis oculis armatis spiralim coa-
torlis ( fig. 3. a. et 9. a. )
Definitio.
u F. foliis lalo-lanceolalis denliculatis inferioribus in petiehim
)) atleniKitis supcrioriljiis SHbampIe\icanliI)iis acuminatis, bracleis pe-
« tlicellum subaequantibus. » Colla H. Ripul. app. III. p. 36. not. i.
F. nemorensis Schrank in lit.
Obs. -1. Patria ignota ; culla in olla perennat in frigidario , at
parce floret \ sub tlio posita verc hixuriat setl liyeme perit-
Narcissvs VyiCOLOR.
Nova baec exiniii TEyoREi species a cl. Sprengelio probata
solacjue phrasi insignila , caret , ut sciam , amphori illustratione ,
liinc de eadcin iaete llurciitc in liorto meo , et cum speciminibus
ab auclorc ipso e patria luuiKiniter missis comparala , descriptio-
nem ac icouem cxhibere inopportuuum baud dusi.
Descriptio
Radix perennis, fibrosa, crassiuscula , albicans, bulbosa; &m^-
bus ovatus , diamet. pollicari , longit. sesquipollicari , basi planus ,
apice angustattts , tunicatus , tunica externa laevi , glabra , fulva
( Tab. X. fig. 9. ). Folia radicalia, basi vaginantia , erectiuscula, li-
nearia , apice angustata , 4"5-lin. lata , dodrantalia et ultra , inte-
gerrima, plauaj glaucescentia. Scapus atlscendens, compressiusculus,
lG6 ALOYSII COLI.A
linearis, 2-3-liii. laliis , folia subae(jiiiins. SpatJia i-valvis , ovato-
obloiiga , apice acuta, latere deliiscens , pedicellis loiigior , 5'io-
flora (fig. I I ). Fhres umbellali ; pedicelli lougiludine inaequales ,
liiieares, compresslusculi Periiuil/iiii/ii exterius (corolla L. calyx
Jitss. ) liypocraterifoniic , ovario impositum ; Lubui iitiibum subae-
quans ; Uinbiis 6 partitus ; laciniae patcntes , planae , ovato-oblon-
gae , acutinsculae, albescentes, concolores ( lig. lo). Perianthinm
internum ( neclariuin L. corona alior. ) vix exscrtmn , campanu-
l.itutn , plicaliim , apice crcuulalo-laccrum , luleolum (fig. i). Sta-
mina 6. tube iiiscrta ; filumenla distiiicta , allernatini inaequalia s.
3. coronam subaequanlia (fig. i.a.) 3. medietalem tubi paullo su-
peranlia, filiformia , luteola (fig. i. b.)\ cmtherae oblongae , trian-
gulares, flavae (fig. 2). Oi<arium inferuin , ovatum , triangulare
(fig. 3. a.); sfjltis filiformis longitudine staminum longiorum , lu-
teoliis ( fig. 3. Z». ) ; stigma 3-lobam ( fig. 3. c. ). Capsiila 3-Iocularis,
3-valvis , glabra , loculis polyspermis ( fig. l\. 5.). Semina liorizon-
talia per maturitatein erecta , ovala (fig. 4. 6. 7.); albumen &em\ni
conforme , carnosum , duruii) , album ( fig. 8. a. ) ; embryo subcy-
lindricus , utriuque rotuiidato-obtasus , rectus ( fig. 8. b. )
Dc^nitio.
« N. foliis planis linearibus apice angustatis glaucescentibus ,
y* scapo compressiuscuio folia subaequante , spatha pedicellis lon-
» giore raiiltiflora , laciniis coroUae ovato-oblongis acutiusculis con-
)) coloribus coronam campanulatam plicatam crenulatolaceram mul-
T> loties superantibus. » Nob.
N. J'uliis planis glaucescentibus , scapo teretiusculo, spatha mul-
tyiora , laciniis corollae oblongis concoloribus coronam campanu-
latam plicatam laceram 6-plo superantibus. Spr. syst. II. p. 43. n. 10.
ex Tenore.
N. papjrarius Bot. mag. 947- sec. Sweet. H. britan. 1827. p. 4o8.
Obs. AlFinis videtur N. Thzzettae , sed differt foliis latioribus ,
I
ILI.DSTftATIONES ET ICONES r.ARIOnUM STir.PIC.U 1 67
sp<alha ampliore el loiigiore , corollae laciniis prorsus concoloribiis,
corona \alcle breviori nee iiitegcirinia , floril>us detnum iiumero-
sioribus et amplioribiis. Crescit in Insula Caprca ubi primum in-
venla a cl. TiuHORSO. Florel in fr. Feb. -Mart. , sub dio Maj-Jun.
Perenn.
XI.
CASSIA Barreisfieldii.
Inter novis.siinas ac indescriptas Cassiac species dudum a ine
enuAeratas dislinctissimam sedem meretur slirps haec, quatn dixe
ram in bonorem cl. J. C. Barrenfieldio utpoie prinaus qui illam
inveneril in regionibus ]jotany-Bay , ac semina sine nomine prae-
claro SciiRAyiiio raiseiil quae nobis humanissioius bic Pi'ofessor
communicaverat ( //. Ri/)til. app. II. p. 34^. n. i.'> et not 3.).
Flores tunc temporis non viderain , hinc hcibam sohunmodo ac
semina recenserc licueral , caeteris ommissis quae fructilicationem
spectarent ; baec apparuit tandem et imnio copiosissima in adultio-
ribus piantis , ut possim nuinei'is omnibus absolutam descriplionem
ac iconem Botanices sludiosis offerre.
Descriplio,
Frutex in fr. 1-2 pedalis. Radix perennis , fibrosa , ramosa ,
fibris junioribus flavescentibus , adultis nigris lignosis. CauUs fru-
ticosus , erecliusculus, teres, rimosus demum flesuosus, angulatus ,
'scabriuscuUis, corlice fusco, simplex, versus apicem tantum subra-
mosus. Folia alterna , erecta , ovata , approximata , superiora sub-
Hisciculala , 8- 1 o-juga : yf)//o/a palenlia , subsessilia , rigidiuscula ,
lanceolalo-ovata , i-lin. lata 4-5. longa, integcrrima, mucronulata,
superne nitida inferne pallidiora , costa sublus prominula, vix pen-
ninervia , a\enia , plana , persistentia. Petiolus communis linearis,
superne canaliculatus , glaber , basi eglaudulosus , ad iuserlionem
l68 ALOYSII COLLA
stipulis biiiis erectis subulalis i I lin. loiigis vallatus, siiperne intra
singula paria glandula conica apioe fusca instructus. Pedunculi versus
apicem caulis axillares , filiformes , glabri , iiucli, foliis diniidio bi'e-
viorcs , 2-llori ; pcdicelli pedunculis 2-3 breviores, ad dicliotoniiam
bracteis I)iiiis foliaccis horizontalibtis ovatis acutis sufliilli. Floves
iiti in C. Schultesii , scd paullo nwjoies. Legumina brevioi-a , vix
arciiala , ;^labra (Tab. XI. fig. i.). Semina obcordata , semicom-
pressa , glabra , fusc.i. ( Vid, biijus descriptionem quod ad (lores
in II. Rip. app. II. p. 344- not. 3. el legumen app. III. p. ii.
et tab. X. )
Obs. Acccdit ad C. Schultesii , sed diflfert foliorum jugis nume-
rosxOYxhn?., io\\oX\s lajweolato-ovatis plariis , nee Uneavibus re^'olutis ,
slipulis subulatis ac longioribus , glandula inter paria polius conica
quam cjlindrica , demum in universis partibiis magnitudine fere
dupla, excepto legnmine quod brevius, ac glabrum. Consule phrases
a nobis impositas 11. cc.
XII.
HiBiscvs J.icqvisii.
Kinae species enumerantur ab aucloribus sub nomine Ilibisci
prurientif: ; prior a WiLLDElfOWlO absque uUa indicationc ( TV. en.
suppl. p. 49- ) ; baec fortassis eadem est ac ilia quam cilat Stev-
DELiis se se referens ad J.tcquimviH > quin ostendat opus in quo
slirps ilia descripta fuerit , quaraque frustra perquisivi , non om-
missis synonymis , in recenlioribus Botanicorum codiclbus : altera'
a RoxBLRGHio ( catal. Calc. 5r. ), et de hac phrasim liabcmus penes
Cahdollevm et Sprehgelivm ( DC. Pr. I. p. 44^- "• 3o. Spr. syst.
III. p. io5. n. 6'(. ), sed ampliori illustratione caremus etsi ejusdem
Qgura reperitur in Bot. rep. t. 498. sec. Sweet. {\\. britann. p. 5[.
n. i5. ) , quam non vidi. Exislit equidem in heibario liinon spe-
cimen quoddam allato nomine indicatum addita in schedula liac
ILLUSTRATIONES ET ICOKES RAHI0RT-'M STIRPIUM 169
nuda annotatione IF. en. suppl. ; at illiul characteribus noa qua-
drat cum plu-asi Candolleana ita concepla : « caule herbaceo pi-
» loso , foliis longe petiolatis ovatis suhtrilohis sciratis membra-
» naceis glahriusciUis , pedicellis brevissimis , involucello et calyce
» basi pilosiuscidis coroUam aequantibus utrinque 5-partito acumi-
n nato. » Pelioli in citato speciinine sunt foliis dimidio breviores ,
folia scabrUiscula patenti "i-partita, laciaiis lanceolalo-ovatis infimis
sub-bilobis , involucelli calyce triplo-breviores : an reapse ad H.
prurieiilein JFilld. pertineat absolute indicatioriis defectu perpe-
rain quaeritur. Stirps de qua hie sermo enata est Aprili 1827, e
seminibus missis a cl. Tejsoreo sub indicatione Hibiscus prurieris
Jacq.; sed ab iitraque differre sequens descriptio et figura indicabunt:
an eadem planta de qua apud Steudelivm ? an species indescri-
pta ? in primo casu nomen immutandum , ne confuudatur cum H.
pvurienti Roxb. ; in altero novum imponendum ; hinc illam cl.
jAcqviPiio ipsi dicare aptissimum erit.
Descriptio.
Planta in calliario 2-pedalis.. Radix sublignosa , fibrosa , pe-
rennis. Caulis basi sulilignosus , glaber , ereclus , teres , parvi
digiti crassitie , versus apicem ramisque junioribus pilis prurienti-
bus tangenti manui haerentibus obsitus, sub-ramosus. iiawt erccti.
Folia alterna , verticalia , petiolata , cordata, pollicaria, sub-7-loba
S. lobis tribus superioribus evidentissimis , infimis minimis , omni-
bus apice acutis inacqualiter dentalis , utrinque petiolisque pilis al-
bescentibus prurientibus ac haerentibus ut supra adspersa , plana ,
5-7-nervia,reticulato-venosa, membranacea, persistentia. Petioli linea-
res, teretes, foliis parum iongiores, hoi'izontales , in foliis superioribus
erecliusculi. Flares ad apicem caulis ramorunique dispositi. Pedicelli
lineares , teretes , pilosi uti folia, i-i-lin. longi, basi braclcis tribus
difformibus instructi , s. bractea inferior foliacea 5-loba major, la-
terales triplo minores lineares. Involucellum 5-phyllum foliolis li-
ToM. XXXV. Y
1^0 ALOYSII COLLA
lineari-Ianceolatis aculis , apice recurvalis , pilosis, lincis paralellls
longitudiiialibus notalis calyceua subaequantibus , caducis ( Tab. XII.
fig. I. ii. et fig. 2. ) . Calyx monosepalus , pilosus , 5-lobus , lobis
basi dilalalis acuminatis, apice recurvalis, persistcns (fig. i.a. et
6g. 5. a. ) . Petala 5. hypogyna , per aestivationera coavolula (f. lo. )
tlemiim e.xpansa , lobis calycinis alterna , brevi uni^iiiculata , obo-
vata, 7-9-nervia , reticulato-venosa , calyce triple loiigiora, luleola,
basi atrato-picia (fig. 3. et g. ) . Stamina numerosa inaequalia ; fi-
lamenta in Uibum coliimnarem atratum petalis diinidio breviorem
coalita , demiiin libera ; antherae subrotundae rima transversali de-
hiscentes. Ovarium ovatum constans carpellis 5. coalitis ( fig. 4- «• )•
Stjli /j. in unum coaliti columnam staminum subaequantes ( f. 4- b. )
hinc liberi in stigmata simplicia villosa stellata finientes (f. ^. c.) .
Fructus capsularis , ovatus , ad medietatem usque calyce cinctus ,
S'-locularis , 5-valvis , s. carpella 5. basi coalita apice acuta , ex-
terna scabra pilosa , intus qlabra , rima deliiscentia , 3-4-sperma
( fig. 5. i. ) . Semiiia reniformia , compressiuscula , glabra , nigre-
scentia , punctls albidis callosis lente tantum conspicuis adspersa.
(fig.7.8.)
Defimtio.
H. sublignosus piloso-pruriens : folils longe petiolalis cordalis
sub -y-lobis inaequaliler denlatis , pedicellis brevibus, involucello 5-
pliyllo calyceque 5-lobo petalis expansis triplo brevioribus ( flores
luteoli basi alrati ) . Nob.
Ohs. Collocanda stirps haec in sect. IV. inter Ketmias Candollea-
nas ; accedere magis videtur //. niicanti Cav. , quam prurienti RoXB.
dilFert autem a priori foliis 5-']-lobis non 5-arigularibus tantum,
ac involucello S-phjllo nee 6-partito ; ab altero foliorum for-
ma , et pilis , involucello calyceque corolla triplo-brevioribus , non
illam aequarUibus.
illusthatiokes et ICo^BS hariokum stirpium 171
ICONUM EXPLICATIO
Tab. I. Eucalj'ptns pulverulenta.
Fig. I. Stamen adauctura ; Jig. 2. Pistillum longitudinaliter
seclum adauclum ; Ji:f. 3. ejusdem sectio Iransversalis adaucla ;
^g. 4. Folium ; Jig. 5. Floies ; Jig. 6. Alabasira operculata.
Tab. II Cactus Lecchii.
Tab. hi. Brexia spinosa \ ciiciter magnitudinis natiiralls redacla.
( Fig. f. ad 5. magnitudine naturali ) ; fi:;. 1. Flos posiice
visus , a calyx, h petala ; T/g-. 2. idem anlice visus , a pt tala ,
b slamina , c pistilium ; 7/g-. 3. idem calyce et corolla denuda-
tus , a stamina nrceolo inserta , b urceolus , c anllierae , d pi-
stillum ; fig. 4. Calyc denudatus antice visus magnitudine natu-
ral!; y?^. 5. Anthera adaucta antice visa; yZy. G. eadem postice
yXsa \ Jig. '^. Pistillum adauctum;_/7^. 8. Folia subintegra.
Tab. IV. Sida elegans.
Fig. I. Calyx postice y\sw!i \ Jig. a. uniim ex quinque petalis;
Jig. 3. Phalang. staminum ; Jig. 4- pars superior libera unius sta-
minis adaucta ;y?j5'. 5. Pistillum adauclum, a ovarium, i stylus,
c stigmatnm partes distinctae ; y?^. 6. Semina magnitudine wa-
turali ; yZg-. 7. unum ex eisdem multoties adauctum; Ji^'. S. Al-
bumen decorticatum ex Guerlii. \ fig. 9. Embryo denudatus ex
Gaerm.
Tab. v. Crocus Imperati.
Fig. I. Limbus , et pars tubi corollae ; fig. 2. Stylus integer;
fig. 3. ejusdem pars superior adaucta; fig. 4- Corollae sectio ut
appareat staminum inscrtio ; y?^. 5. Stamen adauctum ;7/^. 6.
Bulbus.
Tab. VI. Melaleuca stjphelioides.
Fig. I. Folium ;y?g-. 3. Calyx ;^^. 3. una ex quinque phalan-
1-2 ALOYSII COLLA
gibus staminum. Jig. 4- Stamen unicum ; fig. 5. pistillum. Omnia
tripio adaucta. fig. 6. Flos integer multoties adauctus.
Tab. ^'II. Senipetxivum cUiatum.
Fig. I. Calyx postice visus ; fg. i. duo ex septem petalis
cura quinque ex quatuordecim staminibus ad indicandam eo-
rum inserlionem et proportioiiem ; fig. 3. Pistillum ante an-
lliesin \isum ; fig. 4- idem post anlhesim , a carpella im-
matura , b squamae neclariferae;^/^. 5. unum ex carpellis matu-
x\% \ fig. 6. Semina ; yZj^. '^. eadem lente visa;y/^. 8. iinum eX
eisdem transverse sectum ; fig. 9. ejusdein sectio verticalis cum
silu et figura embryonis ex Gaertii. Omnia adaucta excepia fig. 6.
Tab. VIII. Convolvulus retusus.
Fig. I. Braciea ; y/g-. 2. una ex quinque laciniis calycinis ;
fig. 3. Corolla longitudinaliter secta , a stamina ; fig. 4- unum
ex eisdem adauctum ; y7^. 5. Pistillum adauclum, a ovarium , b
stylus; c stigma ; ^o-. 6. Semen germlnationi proximum ;y?^. 7.
ejusdera sectio transversa ; fig. 8. Embryo denudatus.
Tab. IX. Farobaea nemorensis.
Fig. I. unum ex foliolis calycinis antice visum ; y?^. 2. idem
postice visum ; y?jO-. 3. flos radii cum pappo ; y^o". 4- idem pappo
destiiutus , a tubus, b ligula , c. stigmata; fig. 5. flosculus
disci cum pappo ; fig. 6. idem pappo denudatus , « antherae
coalitae ; fig. 7. receptaculum superne visum ; fig. 8. semina ;
fig. g. unum ex eisdem cum unico pappi pilo ;fig. 10. idem trans-
verse seclum ; fig. ii- ejusdem sectio verticalis. Omnia plus mi-
nusve adaucta, excepta fig. 8.
Tab. X. Narcissus unicolor.
Fig. t. Coronae sectio verticalis, a stamina longiora, b. sta-
mina breviora ; fig. 2. anthera antice et postice visa ; fig 3.
Pistillum, a ovarium, b Stylus, c stigma ; fig. 4- capsula ma-
tura dehiscens ;y?^. 5. eadem transversim secta; y?^. 6. semen;
Tab.l.
-^■/ML M//„tti
/"
3 4
EUCALYPTUS pulvcrulenta.
m
Fal). II
/i//off.
./u^/,r
CaCTU-S Lercliii.
TaL.HE.
'•W*^ i^c/^A', . J,.-^
UTIKXTA spiiiosA.
Tab. IV.
4-
S'IDA
^ 1
y% eleoviiis.
€•»>(; %7 Os ^
rf'i;
^^-;H''"
W.
I
Tab . V.
I--J J
^u,ia>. CROCUS Jiup e r a t i
Tat VI.
^S^AiL PSt//.
3 ; 4
-MELALEUCA stypjielioide S.
Tar..MI,
'h^
b,
WAeeo^^ ^Si^o^. ^.
SEMPKRVIVUM riJialuin
^UH^vJii
\ah\
^c./,/u^ mU/o^./,.^ CONVOLVULUS retusus.
Tab IX.
W? %t^ # f 5 fjo % ji
y*^-^ ^c//o/^/,^ TAROBAEA nemoreiisis.
I^n.
' '-^fJuL ^.//om./,^ NAR C 1 S S U S uu 1 c o] 0 r
TtttXI.
■ .WlUVlJIfk-
■ A4^ni^
CASSIA Barrenfieldii.
Tab XII
3 4
rM^ ^y^^/w. HIBISCUS J^cQxiini
t
ALOTSII COLLA. I7 3
fiS- 7* ®i"^ seciio fransversalis ; ftg. 8. a albumen vertlcaliter
sectiun , b emUryoiiis siius et figura ; y7jg-. 9. bulbiis ; fig. 10.
corolla ; y?^'. 11. spallia. Ouiaia magnitudine natuiali , cxceptis
Hg. 6. 7. 8.
Tad. XI. Cass a Barrenfieldii.
Qnum floris orgaiia non differant ab illis , quae edidi de C.
ScliuUesii , consule Tab. X. append. III. Hie legumina y?^. i.
semina fig. 2.
Tab. XII. Hibiscus Jacquinii.
Fig. I. Calyx b cum invohicello a\fig. 2. umim ex involu-
celli foliolis adaiictum j^?^. Z. unum ex petalis postice visum;
fig. 4- a ovarium , b stylus, c stigmata ; fig. 5. fructus malurus
integer, a calyx persistans, b carpella ; y?g-. 6. unum ex car-
peilis antice visum post dehisceatiam ; 7?g. 7. semina; fig. 8.
eadem adaucta.
SECTIO ALTERA
HORTO RIP U LENS I
APPENDIX QUARTA
X7S
J^om: et rec: sjiioii: Auct: el icon: Suuio Durat: et fructif.
3
Polj'j,: dec: Lfgum:
40 capensis (i) /lufiib.Jiiuc\i:s.cc:S\\'et:U:hr\i:ip:\i3.:=z?=z C. B. S. . F. suf: x. vLr: nond: flor:
41 falcata van minor . . . //''.sp:lY.io53.zz:/^FtW/;&i;n.i i.(: 14. N:Holl:orient:F. suf: i.vir: Febr:-Apr:
A. saligna TVendl: sec: i>j}r: (2)
(1) Acacia capensis. Enuta e sciuiuibus missis Julio 18^7 a fraliibitfi ArniBEr.Ti Tarasconac Hortulanis , qui aflirraarnut ilia rece-
pisse a C B. S. sub ullato nomine , uondum floruit , etsi jam bipoduliis facta. Inter aSS liujuscc generis stirpes a DC descri-
ptas ( Pr. II. 44^'i7^ )■> ^'i^ octo cnumorantur taiufjuain C. 15. S. incolac , puuciorcs in .MiJca australi crcsccuLcs : plauta haec
non videlur ad illas pertinrrc , si-d potius novain , vcl saltern valdc dubiam spcciem conslituere. Fortassis cadcni quaiu memine-
rat cl. S»EBT ( I. c. ) ex Bcrcuellio? hujus opus baud nosco : nostra absque fructiiicalione sequcnles cbaracteres oslendit.
Hadix perrnnis , lignosa , fibrosa. Caulis arborcus , ercctus , subdexuosus , teres, riniosus , subraniosus, cortice fnsco, aculeis
duobus rcctis firniis opposilis slipalarilius 2. lin. longis arniatus. Kanti divcrgcntes. FoUa alterna , petiolata , 2-pinnata , inferiora-
a-ju'^a , suporiora 8-4-)iiga ; pinnae G-8-jusae. PcUolus communis linearis, basi incrassatus , supcrne canaliculatus, glaber, glan-
dula fusca vix consplcua inter pinnas pracdltus. PelioU partiales brevissiiui; proprii subnulH. Foliola opposlla , subsessilia , ova-
lo-oblonga , scilicet a-lin. lunga r-lata , obtusa , basi subobli<iua , utrimpic glaueescenlia , costa subtus proniinula, cnen'ia, pun-
cti« glanduluso-diapbanis leute tantum conspicuis undiquc couspersa. Fructiticationcm desideramus ut dcscriplioui supplere , ac
iconcm praeberc valeanius.
[i) Acacia falcata. Cl. SpitENGELius ( sysl. III. p. i34. n. i3.) confiindit A. salignam Wekdl. (diss. n. 16.) cum A. falcata W.
quam idem auclor dcscripsit in diss. n. II, et pictam dedit t. i4.} sed in bac pb}Uodia prorsus ya/cufrt , evidcuter unincrvia ,
ac penm-veitosa : in salii^na aiitem linearia , sub-cncrvia , auenia.
Utraque species variat , scilicet satigna pbjllodiis latioribus , cl angustissimis ^ falcata pbyllodiis aculis.simi3 , et oblusinscu-
lis , capitatisquc racemosis et subsolitariis , uli observat DC. ( Pr. II. p. 4^0. a. i5. el 4^'- °- 53.); nostra species pbyllodiii
rcfcrt acutissima , ac capitula raccmosa ; insupcr tula plauta valdc minor.
176
Aom: el rcc: synon:
Auct: ct icon:
Stalio.
Durat: et Jructijl
10 ACOTITVM (1)
Poljijiul: trig: Raniinc
1 1 acuniinahiin ^■
A: paniculatuni 8
12 coinuiutaluin .
A: i\'apfllus y .
1 3 decorum.
1 4 eiiuncns -I- ? .
15 galcctonuia . .
A: Theljphonum
16 giacile +
A: roslratiim a. .
I- licbegynum . .
A: paniculatuni .
18 inunctuiu + ? .
19 KocUeanum +
A: iSapctlus S .
50 leucantluiin + ?
2 1 molle +
A paniculalum S
11 paniculatuni
33 paucifloruin \
A: variegatuin a
a 4 pubcsccns \ .
A: internictliuni S
35 rbyncantliuni .
A: varicgalum y
A: roslralum var-.
a6 rostratum
bien:
per; 1.
iJeicA.-ncb:p:46=:vS'e;';H!iw.I.t:i5.y!20.2i. Helvet: . . D.
Ser: \. c. sec:Z)CPr; I. p. 60. n. 9.
Reich:yieh:Z(>.zzildiacon:t.\Q.J.Z.=i )b D.
Ser: sec: DC. 1. c. p. 621. n. 20.
iJc/c/j; sec: 6/)^; 11.622. n.35.= ?z=: Pyienn: . . . D.
Koch: sec: Steud: =?=...? D.
Reich: sec: Spr:\h: 620. n. 1 1 =21^ Eur: meil: . . D.
Reich: sec: Spr: ib.
Reich: sec: DC. I' c. 5c).n. ■]— 1=1 ? D.
DC. 1. c.
DC. 1. c. Sg. n.8:=:5'i';vl.c.M5^i8.ig= mont:Gemm.D.
Lam: sec: Spr: 1. c. 624. n. 27.
Koch: sec: Sleud: =;.'==:....' D.
Reich: aeon: zm ibid: t. \i.f. 1.=: Europ: . . . . D.
Ser: 1. c. sec: DC. 1. c.62. n. 20.
Reich: sec- Sleud: :=.':=...? D.
7Jcic7j;neb:p.43.et47 = '^<''""nuis.I.M5^. i8.i9.=Alp:sa)is.l).
Ser: mus: I. p. 1 45. sec-.DC. 1. c. 6o.n.g.
iam.fl:fr: = 6V;:l.e.(.i5/.20.2i.:= Helvet:. . . . D. id.
Ser:\.c.l.i4o^^^^Clus:hist:n.p.98.f.i- Carniol: Ital: . . D. id.
sec: DC. 1. c. 59. n. 5.
Ser: 1. c. p. i52.::=?zz: . . . ? D. id.
sec: DC. 1. c. 62. n. ig.
Reich: neb: p. 56. = ? = . . . Carniol: Ital: . D. id.
sec: DC. 1. c. 5g. n. 5.
sec: Spr: 1. c. 621. n. aS.
jffernA;sec:Z?C.l.c.59.n.7.ZiS'er.-l.c.M5^i6.i7.= Helvet: D. id.
lU.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
Jun:-Jul:
. id.
. id.
. id.
. id.
. id,
. id.
. id.
. id.
. id.
. id.
id.
id.
id.
id.
id.
(i) Aconitum. Aconitorum ditissiraam copiam b:ibni a M. Bnrdinio sub allatis, aliisrpic nominlbus : at ccrtas (listinctasqiio stirpes
in hoccc polymorjtho gencrc delermiiiare ijiiis audcat post lot tantosc[ac suiiunoruni Botanicoruin laborcs, piacsrilim Reicheh-
BiCHii ( uhcrsichl der gattuitg Aconitum - id. - monographia generis Aconili. ) Serincei {Masee helvctitjue d'histoire nata-
relle) Candollei ( Rcgui vcgclabilis syst. vol. I. - id. Prodr. sysl. nut. vol. I.) SpnE>CELii (sysl. vogct. vol. II.), aliorumquc?
Scriptorcs illos sccutus quod ad Domioa iadicandas credidi cum siguo * stirpes a DC. ct cuxu aitcro ^ ilUs a Spr. iuipiobataf.
A'oni: ct red sjnon/
A
Juct: et icQn:
Statio
177.
Durat! et fntctjfi
10 AcotirrM
2j Sclciclicii +
A: y<ipclliis a .
A: tauricum .
28 SloikiaiiuiH . .
A: paniculatiim y
ar) strictum
A: ^upellus' X ■
3o tlieliphouuiu .
A: Ljcoctonnm y
3i torluosuiii . .
32 vcimstum +
A: Nupellus lili.
33 versicolor f .
A: inlertncdhim S
34 viigaluin +
A: Nupellus » .
35 Vulparia . ;
A: Ljcoctoimm y
36 Zooctouum + ?
32 Al.OE
Hex: monog: Asphod.
28 brcvifolia. (i) •
A: dislans
29 cai'inata (2) .
So obscura (3) . .
pcr^ 2,
Jun:-Jttl:
/?i'it7i.'nel>:35rr/«fijr.iV:3.(.49?= Gennania . , D.
sec: DC. Pr: I. (>2. n. 20.
Retell: inon: 87. (. 12./. 2. 3.
Reich.c\.Spi:'iysl:lL6i2.3^.:=Stork.-p.6().ic:A= Alp:lielv: D.
DC. 1. c. 60. II. 9.
Bernk: z= ReicTi:']. c. t. 17./. 1= Sibir: ....
sec:Z^CI.c.6a.n.2o.et.S/;r;l.c.622.n.33.
iiWc/4.1.c.et5/Jr.l.c.62o.n.i I = ?= Alpib: ....
sec DC. 1. c. 57. n. 2.
fF.e\r.5-]6.=:iSer:mus:t.i5/.2.8.2g=l Sib: sec: Spr:
Rcicli: neb: p. 28 z= ? =: . . . Helvet: . . ,
sec: DC. 1. c. 63. I). 20.
Sir:\.c.l.\ji^But:cab:-]^.\,sec:Sweel:^z: ? . . . ,
sec- DC. 1. c. 61. n. 19.
Scr: 1. c. I. i55 =?= ... HeKet:. . . .
sec: DC. 1. c. 62. n. 20.
Reich:]. c.etSprA.c.6io.n.C)=Jacq:ausir:ii.t.38o=. Alp:
sec: DC. 1. c. 57. n. 2.
Reich: sec: Steud:
Htiw:iraii<i:Lin:nonTV.en.=Bot:reg:l.gg6:= C. B. S. T. vir: jucc: Maj:-Augt
Haw: sj ^t:
?^r.sp:lI.i89=Z'i«.W/A.22.M8/2o ibid T. id id.
//'. en:supp: p. ig.noiiftivv. = .'= ibid T. id id.
D.
id. . .
. . id.
D.
id. , .
. . id.
D.
id. . .
. . id.
D.
id. . .
. . id.
D.
id. . .
. . id.
D.
id. . .
. . id.
D.
id. . .
. . id.
D.
id. . .
. . id.
(1) Aloe brevifnlia. Non confundcnda ciim Aloe brevifolia W. ( on. 384- 9: ) quae est A. prolifera jam enumerata in H. Rip. ( p. 8.
n. 14. ) . All oadcm ac A. distans H*w. syn ? Cons. Spr. (syst. 11. p. 72. n. 53. cl p. -\. a. 87. ), nee non DC. ( Silcc.
p. 81. t. 81. J rnjns iron pntiiis priorcra exbibcre vidctur.
(a) Alne cnrinata. Non .4. carinata DC. ( Suae. p. 69. t. 63 ) eadem ac J. verrucosa ( II. Rip. p 8. n. a3. )
(3) Aloe obscura. Divrrsa ab A. nbscura Ha« . quae est A. picla (DC. siicc. t. 97.^ <"numcrata in H. Rip. (p. 8. n. la. ) , rt
ad giniidijloras cautesceiites ( Sim. ) referenda. A. ob)Cuia W. pcrlinet ad curvijloras.
Tom. xxxt Z
#7*
IC^iit; et rcc: synon:
Auct: rt icon:
Mall a
Durat: el ftuclif:
8;7 Alpi.iia
Mon: monog: Canm
1 calcarata flOiC.-scitam:=:flc(/.7/7.-III.t.i74=^ Coroin: China . C. per: 2. . noiid: llor:
j^: cvrnud Ker: sec: S/)r: syat:!. i^. 11. 10.
Globba erecla Rcit;\. <:. ci R.et S;s\sl:l.3i.n.^.
35 Alvssvji
Tetrad: silicnl: Cruc:
3 luuialc Kit; hung: I. p. 5 zz /i;V/.- /. G z;: Transjlv: . . . D. suf: 2. . . Mai:-Juii:
A: Bcrlolonii Des\-: J „ . ,, or r
, } sec: o/)r;svsl:ll.b5q.u D.
A: iir^ciUcuill Biliol: I ' • ^
3- Amaryllis
Jler: monog: Ifarcii:
J 7 alba? JI: Litlae — 1 = .' T. poi:'>..bulh:nond:noi: (1)
43 Anacyris
Dec: monog: Legiim:
2 indica? (».) ? /t(/i.- InJ: scm; 1829^:=? . . . Iiidiis ? ... . T. suf: 3. . nond: (lor:
Sj ANTlRRqinVM
DiJ: ang: Scroph:
3 montevidjcnse (3) . . . . Murl: mis; ;= .' zz .... Montevideo . . T. suf: 2. vir: Juii:-Sept:
73 Artemisia
8 arborcsccns //'. sp: III. i8jo = io6.i<.; 753zz Ilal: orient. Barbar: F, id. . . . Jun:-Aug:
Ci) Ftoniil cliim hoc npnscuhim sub praelo oral ; vid; drscrliitioncm in fine.
(a) Anagy-rit imtica. Proveuit u seiuinihus hoc nomine notatis et a el , Tehoreo missis: florcntrm non vidi; Lorha diJTcit ;il> A.
Joelida loliulis putius rllipticis ((uani lanccolalia j an //. latiJhUa Tcncriifac incola ? ( //'. en. q^^O- ^C. Pr. II. 99. -2.); k'gu-
mina ubser\'auda.
(3) Autirrluuum moMfvidettse. Ct. Marth's stMuina misit stil) hoe non>inc , qnod incmoratuin non invcni pi'nes anctorcs : plantnlae
satac Aprih iSa^ , in fr. positac serjuoiUi li^cnic, liinc diligf'ntcr siih dio ridUu' in oUa , lactc florucrunl Jun.-Sopt. 1828. ijom-
paratis cum cacteris hujus gonriis stirpitius, (jiias \ivcntes, vel siccas possideo , vidi opliinam novain *pccirni conslitucrc posse ,
quaiu sub eodcm uuuiiae rvtineudaiu duco ad confusionem vitandam si foi'Le jam ub aliis descripta. Acccdit , scilicet inilore-
■ccDlia ad A. majus , scd (Ujtlcrl luciuiLs catycinis acutiiucuUs Ifra-iuriftux , ac floribus o/jpmiiin , coroUisquc prorsns gUibris ;
foliis aut>-in ad A. sirutuin , at in hoc potins Unearia qnain Itinccolata twcta j in nostra i»lanta vi:rc iuitccolata suf'J'alcata: cl
i]uo scqucnti;m ^ibr^^sim luodM pi^otpunaui ^ duju icotiem pracbore daluiu sit.
< A. fuliis tarnis verlicilkiti^vc Uucculalis subfalcalis glabr^s, Qoribtis spicatis oppositis , bciiiiis c:ilyciuis glauduloso-pubosccn-
• libui aculiilsculis , corolla glabra , caulc suUiiUicoiO erccita vcriUi apiccAi viUtwiiisculu ( Horcii. uiagui pnrpuratcentes )» Nob.
»7&
ft^om: ft rec: synoni
.■/ltd: et icon;
Slalio.
DiiraU el /rue I if;
nortul: = .'
;r.sp:W.i89=/i/u'C(/;m<j/.-37.26.27.28.i=: Ind: orient: C.
Gacrtn: fiuct: 1. 3^ 5 := i//. ^7 1 .72=1
iaiiV/.- N:Holl: II. 57 =it.(. 201 = Terra Dicmen . F. suf: 2. . Marl>Maj:
878 Artoropopum R: Br:
Hex: nionoj^: Asphod;
I vcnustuin ?
879 Artocabpus
Munoect inon: Urtic:
I integrifolia ( 1 ) . .
Sitoctiiun cautijlonun .
79 Aster
1 3 argoplijllus
A moicluUas Horlul:
B80 AsTIMClA
7
I coccinea? (2) Horlul: = ? = . . .
881 AsTRAP«> Liiidl:
Monad: icos: Djttnerac:
1 pendulifloia (3) DC. = Bot: reg: t. 691
A: /f'alUchii Ker: 1. c. non Liiidl:
2 viscosa (4) Sweet: H; Brit: p. 58 = ? = . RIadag: scq: Sweel: C.
A: triloba Nob:
T. per: 2. . nond: floi^
Ind: or: Madagasc: C.
arb:
id. .
nond: flori
suf: 2. . nond: flor:
nond: flort
. . id.
(1) Artncarpus inte^ri/hlui. Circa ranssiraam banc stirpem constilc Lam. Diet. III. p. 201. n. 3. ubi illam rite describit sub nomine
J. Jacn ( J.icqniiT dcs IndfS ) , ct distin^uit ab .4. heternjjfiylta n. *2. quae coiifundnntur a //'. 1, c. ct Spr. (syst. Ul. 804. I.)
nulla facta mentionc dc Sitof/iff cauli/lnro Gakbtn. , qnod tameu ad candoni plantain pcrlinct. Vide ctiam quod ad genus Lam.
ill. I, 744- 745- '■' I'l'in. Diet, supp 111. p. i3o.
(3) AHingin coccinea. Missa sub hoc nouiioe a U. Marlorelti , nondum floruit ; in cal. cult a est inodo teiiella , ncc in codicibu^
botanicis notatani inveni.
t (3) Astrapnea pendulijlora, CI. Cahdolled* nuperriine banc stirpem creavit , 'alque descripsil tamquam diversam ab A. IfaUichii
Lindl; ( coll; but: L l5. ) cadi'ni taracn ac A: h'utlicliii K.EB. (I. c. ) Verani A. ff'attichii cullum baud esse in borlis Euro-
pacis pulat insigiiis auctor : elsi planta inea nouflinu floruit, allaincn ad y^. pcndulijloram spt-ctare non dubito inspectis folii*
regulariter serratis ^ slipulis ovato-ublongis rvidenlcr nndulalis ncc ptanis (Cons. DC. Aote sur quelques plantes obsert^ees
en Jli'urs au moi\ tie Janvier 1828 p. 8. Geneve 1828.)
(4) A^trapaea viscosa ?jnllibi invent cnuincratam rarissimara banc stirpem nisi apud Ste^vek I. c. ct in cal. Cels 1828. An revera
disliu.lam speciem constituat , asserere non ausim cum inflorcsccntiam baud noscam ; lota planta minor ac undique viscosa,
quod pauci referl; scd dilTerentia praecipua sislit in foliis quae in A. fVaitichii ct pendulijlora sunt simpliciter </enfa/a , ac vix
apicc acuta \ in nostra reapse triloba lobis valde acumiiiatis : aptius itaque appellanda A. triloba. Uuccine A. palmata NVal&<
cujus semina uupcrrime misit ad me cl. ScuuLTEsirs e Calcutta provcnicnlia .-*
i8o
Norn: el rec: synon:
Juci: et icon:
Stalio
Durat: et Jhictif:
882 A5Tno>mi
Diocc: pent: Tcrebinl:
I graveolcns ? ( 1 ) • • •
85 Atropa
Pent: inoiiog: Solan:
1 biflora
A: erecta ? . . . .
3 procuiiibens . . . .
/4: pliciUa ...
Siiraclui procumbens
Saracha biflora .
BeUtnia procumbens
fV.sp:lV.'j5Q=Jac(/:amer:t.i8\.f.()6zz Cartagen. sylv. C. arb:
uond: flor:
/J.etP.fl:peruv. =:i7'.II.(.i8i/.6= in loc: humid: Peru F. suf: 2. . . Jun:-Jul:
Hornem: no» Zucc- sec; SliuU:
fF.sp.-I.ioi4 = Cai'.-K/).53. (. 72= Peru, Mexico . F. au: suf: 2. tot: aest:
Roth: cat: II. p. 24.
R: et P: I.e. II. p. 43. t. 180./ 6.
R: et P: sec: Spr: sjst: I. 699. l3.
R: et S- sjst: IV. 687. (2)
96 Baxisteru
Dec: trij^: Mulpigh:
5 fulgcns
6 peiiplocaefolia (4) .
B
L: non Lani: (3) z= ? z=: . , . Guadal: Bcrtcro . C. suf: i. sc: nond: flor:
Di'sf: cat: cd: 2. p. 160 = ? = Poitotico OvrU-ro C id id.
(1) Aslronium graveolcns. Planta , qiinm sub allato noiiiiuc: acc'pi noQ videtur ad J. graveolcns pcrtiiicre , foliula cnim 5-G-
jui^a non Z-juga ncc 3-pnllicaria: insuper lota plants acult;nta: ma^is forsan acccdil ad J. fraxiniJoUum Schott. apud Spr.
( Syst. IV. cur. post. p. 4"4' ^Oi ^'^^ "^*-" ^^^ niouliu dc aculfis ; au alia hpccii-'S , vol cliaiu genus divcrsuui? TNoliio, quas ob-
ficnavi in planta nou flurcutc hac sunt ;
CatiUs crcctus , teres, aculeatiis , rimosus , fuscus. liami dicbotouii, apice rubii. Folia allcrna , petiolala , inipari-pinnala , 5-
^-juga. Pcliolus communis cauaUculatus , ruber , acifleis stipularibus sparsistjuc instructus. FtUiola opposita , subscssilia , ova-
to-obljn^a sea 3-4- liu- longa , i i/-i-lata , acutiuscula , basi sububliqua , tcuuissimc seiTulata , glabcrrima , superne viridia
lucida f inferne ( in adultts ) rubcsctutia , ( in junioribus ) viridta , costisque rubris.
(a) Bellifiia procumbens. Belliniac genus ucc quidem nicmoratur a Sph: ditrercntiac tamen a li: et S: detcctac ( I.e. p, LVI.n. 835
in obs: ) aduiitlcndao vidcntur si nou ad novum genus, salleui adpraccedentis scctioucs statucndas ut clarius innotcscat. INcc puto
Atropam procumbcntcm confundcndjui esse cum Harachu bijlora Jl: ut P: uti autuiuat idem Sp: nam bacc valde diircrt caule
rectOj pediiDculis soUtariis ^ trtjlovisve ( umbcllatis in .4: procumbenu ) i, habitus ctiaui divcrsus; consulc iconcs Florae Peniv;
U. pag. 4'^- '• '79- P*"*^ bijlora ^ et p. 43. t. i8o. Ilg. 6. pro procumbcntc j ncc nou Jl: et S: I. c. p. OS17. a. i. et G8y. n. G.
(3) Banistcria Jitl^ens Lam: (Diet; 1. 3G8. Cay: diss: 9. p. ^iS. t. ^63 ) louge diversa : pcrtinet ad B: splendcnLein L. ox Sloan:
( Hill; 'i. I. 1G2. f. 5- ) ) cujus perfcclum spccimju possideo a Bcrtkho k'ctum in Guadalupa ac niis^uui sub nomine B: lu-le-
rophjUae W; ( sp: 11, p. 74'-*-) 4"^*^ *-'st cadem planta. CI; CA^DOLLEUs obscrvat , ma!'-- ajipclljlani hi-lerophj Uam 4pmni liabcat
folia floralia tantum oibiculala »ubsi-ssilia ( Pr; 1. 538. 8.); uolandmn duco specimen uu^liuui folia caulina nTLiic niodo cor-
dalo-lanccobta, uiodo orbiculalu-cordata, summa simplicitcr lanecolata.
(4) Bamslcn'a pcnplocaejhtia a i"o>TAi»E«io cnumciata (I. c. ) nou mcmoratur ami'llus in edil: 3. C;it: 11: P.nis: iSjy.
B
i8r
Sfom: et rec: synoii:
MiCt: et icon:
Stalio
Dnrat: et fruct^.
g8 Basella
Pent: trig: Alript: *
4 rorjifolia /f. sp:I. \5\^zz.Rheed.mal:'^^. t. i^ liul: orient: . . F.D. an: . . Aug:-Sept:
>03 Becoria
JHonoec: polyand: Inc.- s:
9 cucullata /K sp: IV. 4'4 = ' =^ • • • Brasilia. . . . C. suC 2. vir: tot: aestat:
10 liii'tella Link: sec: Spr: II. 625. i6 = ?= ? C. an: suff: (i) . . id.
883 Beslekia
Diilyn: ang: Gesnerieae Rich:
1 serrulata IT.s^-All. iG'j. Jacq:Schoenb:3.t. 120 Ind: occid: . . C. suf: 2. sc: Jun:-Jul:
884 Brassia (an BntsiA)
Pent: dig: ? Fandl: ?
I spiuosa (2) H: Littae ; Z)«monc;Bot:cult:VI.5o8 1 ? . . . . C. suf: i. vir: nond;(lor:
885 Brassica
T<:trad:siUq:crucif:{Brassiceac)
1 incana T<;n;app.I.H:neap:p.5g=C«/).-^«n/)/i.'t.i32=iIns:capr:,neap:sicil:F.D. suf:2.Maj:-Jul;
88 6 BuExiA
Pent: mOHOg: Famil: ?
I spinosa (3) iiW/;.sec:iS;?r;sjst:IV.c. p. 94=ic:nostr:=: Madagasc: C. fi-ut:i. vir: . Nov:-Dec:
Theophrasta scrrata . . . Horlid:
. (i) Begonia hirtella. Planta pygmaca , vix triunciulis , siibcaespitosa. Sata vcrc , floret autumno , ac spontc renascitur ob scminum
casuiu : raro fit suffniticosa , tunc scmpcrtlorens evadit : florcs rosci pan'uli : caetcra iiti in phrasi Spr: \. c.
(a) Brassia sjuiima. Hoc noininc accepi ab //; Littae 1827. pluntulara a Botanicis nou dcscriptam , ut sciam , ct tantum enumcra-
tuni in ('atal: Cat: i8i8. Ccrte atl Brassieae genus R: Bb; hand referenda; hoc c\ orchideis Epitlrndro proxiniis , ilia ad
dycotylcdoneas spectat : an sub alio nomine sistat, nescio , quum florentcm moJo uon viderim in borlo ineo ; specimen adest in
Herb: Bihuli cum fruclu unico , sed dcsunt llores. Mancam quoque descriptiunem habemus penes Dlmokcocrs: I. c. dubiao
plantac , qiiam Braziam , non Brassiam appellat ; cl: auclor ncc flores , ncc fructus obtinucrat ; at ejus descriptio quadrat cum
mea stirpe. Eu cliaractcres ex herba , et speciuiine deprompti :
BtuUx perennis lignosa fibris capillaribns. Cautii i'rulicosus, crectus, subflexuosus , teres, levis , glaber , cortice fusco , spinis
Liais axillaribus inacqualibus scilicet una 3. altera -i. lin. circiter loiigis arniatus. Folia alterna , patentia , brevissime pelio-
lata , ovala , basi integerrima bine sfnulata, apicc "nucronata, sublus sub-albida superne viridia nitida , costata , reliculato-
nervosa , plana, coriacea , pcrsistenlia. fructus solitarius , axillaris, brevissime peduuculatus , bacc»lus (an capsularis !' } ,
orbiculatus , niaguitudiae pisi cumumais , nigcr, caiyce brevissimo 5-partito , stylisquc diiobus lougissimi» arcualis barbatis per-
sisteolibus instructus.
An igilur planta pentandra digyna quae ad Rbamucas lelcratur ?
^3) Brexia. Vid; supr; descript: ct icon; n. 11.
IS3
B
Kom: el rre: synon:
jttttet: el icon
Stalio.
Dural. et /nictift
t2l Broussometu ^
Dioec: tetr: Anient:
3 tiiictoiia Kunlh: syn.l.3')0=:Sloaii:J{!m:t.i58.f.iz:zCumana,'[ii!i<\\: F. aib: . . Ju1>Aug:
sub Mora Jactj: amer. 247- ^f^- ^p- IV. 371.
Miicluria aurantiaca . . . Null; sec; Spr: syst; III. 901.
137 BUOLEJA
Tclr: nionog: Scroph: {Personalae Spr:)
?. nepalensis (i)? . . . . H: Liltae z= ? = Nepal: . . . T. suf: i. . nond: flow
887 BiMcnosi* Juss:
Dec: rnonog: Malpigh:
1 argenlea DC.Prl 587..8=Jac<).fragni:iS6.t.S3^= Caracas . . C. suf: I. . JuD.-Aug:
S: glauca ? Kunt: sec: Spr: sjst: II. 3iQ. 8.
IMalpighia argenlea . . . Jacq: 1. c.
888 Blbcuellia R: Br: (j)
Pent: rnonog; Rub:
I capensis Spr: systl.-j6.'l.c\R:Br:=zBot:reg:i.l66=: C. B. S. . F. suf: 2. . . Maj>Jul:
Lonicera bubalina .... ' JV. sp: I. 989. 19.
■Caepliaelis bubalina . . . Pers: syaops: I. 202.
1 36 Cactus
/cos: rnonog: Cact:
4i fruucatus (3) Link: cn:\l. i.lzrzBot-.reg-.t.GcfGz^ Amer: calid:
sub EpiphjUo Haw: suppl: 85.
sub Cereo Z>C: Pr. lU. 470. n. 67.
Hyemc
(i) Budleja ncpale/isis . Missa ab //; Littat: anno i8a8 , noncUim floruit ; .\<\ Btidlrjap genus rcipse perLincrc facics indic.-it; a cac-
tcris spccicbus a rl: Sprcm^elio ili'scriptis ( syst: I. !^■l^-!^'il,) Jill'crrc suaiiciit scMpicntcs nolae in viventc planla obsciTalae.
Hand sub ^-aj^oni 'iivaricati , fc-rrugiuri : y7>/m brevitcr petiolala , infm-iora ovato-oblonga subintcgorrlraa acutlu»cula , eupe-
riora ovala inaequaliter sinuata sinubus obLuiiis , supra lacvia subtus scabriuscula nervis fcrrugineis.
(1) Burchellia. Genus Lnnicerae L: jam in plura tlivisuui ( Poir: Diet: supp: 11. p. 'il-].) , alias m»ilo subiit sectiones, inter quan
Burchelliae genus statuluin a lI. R: Bnoivsio: hue pirlinent allata species , ct B: parvidora Ll^DI.: Bot: reg: I. 8iji. ; Bull.
iiniv: i8a5. 9. p. 56. ; Sp»: sjst; IV. cur: post: p. 83. ; non Lonicera parvijlora Lam: eadcm ac L: dioica Ait: sec: Sp»:
( sjst: I. 758. 5. )
(3) VcDiututima , et inter omnct siogularlt slirps ob floruiu obli(juitateni ct iullorcscentiae Icnipus bycmalc.
i83
Ifom: et reel: syiton:
Auct: et icon:
Statio
Diiral: et fructif:
14s CiLElVDrLA
Syng: nee: Corymb;
5 cliiysantliemifolia (i) . . . renl;inuh»:i,,.56'.hnerb.deramat:tnT:6z:z C. B. S. . F. suf: 2. »ir: Jul:-Aug:
880 C»LornvLi.iM
Pohand. monog: Guttif:
1 Calaba? (2) fl'.^\y.\\.\ \Go.=Ja(q:anier:iGijJ.i65.z:i Iiuliis . . C. alb: . . nond: flor:
1 52 CiMPAKULA
Pent: monog. Camp:
9 tiacliolioidcs M. B. T\: taiir: I. i5i. = ? = Caucaso . F.-D. per: 2. . Juu:-Aug:
C. ucranka {'i) <S/:": iipiod: i'Si8.j).8.uoiuS/^/;sjst;
1 55 Cappabis
Polyand. monog: Ccp/i:
5 Bieynia '^.sp:!!. i i38.=/flC7;rt//ir;-.iGi .<.io3.= Amer: calid: C. fiut:. . uond: flor:
C. J'urfuracca (4) ^. et P. ser: .S/jr: sjst: II. 377. -g.
800 Card CVS
Syng: aee/u: Cyntir:
1 acaiithoides //.sp:III. i65oz=/af(7.£;i(5?;-.7.?49= E"': mdii: . . D. h'xcn: . . Maj:-Jun:
808 Caryota
Alonoec: polyand: Palm:
2 luitis (5) Zo(/r. cochiu:ed:I.toni.I.p.569.=?= Cocbincli: sjlv: . C. aib: vir: nond: flor.
(1) VEKtES.VTii ilcscripVioni uddcncluni c\ observalioniblis iiostris in pianta laete fructiticantc , pcjunculos esse coiiipressos , ante
antbcsin prorsus erectos , hinc dum Oores inurccscunt scusim sine sensu dccliuantcs , fieri dcmum omnino nutantes^ ac in hoc
statu seiuiiia ft-rro malura , quod uon vidi in cacteris bujusce generis slirpibns quas observarc mibi contigil. Phrases igitur au>
ctoi'um rmeiidandae additis ctiam praeeipuis diflercntiis a Vestekatio nutatis in descriptionc et in phrasi onimissis.
« C: fruclibus radii ferlilibus oi>cordatis ulatis disei cunciformibus coinpressis sterilihus , foliis ctmeatis IjTalo-inciais scabrius-
» culis glauci-i , pcdiuicuhs suhtariis conipressis ereetis deiu nntantibus , caulc fruticuloso ( ilorcs maxiiui supcrue ilavi, infernc
u rubcscenlcs ) . Sob;
C, Joliis oboi'titis sub-ly-ratis scabriusculis , caute stijjrutlcaso credo Vent: 1. e.
C: J'rurlihits ohcordatis conipressis alatis JhUis cimealis lyrato-incisis. Srn: sysl: III. 623. n. 20.
(1) CalopliytlitiH Caliibii. Slirps a Jacijuisio descripta , ac picta ( 1. c. ) cunfusa primum fiiit a H^. (1. c. ) cum specie Linneana ,
qiiam di^crsalll t.inicn diibitavit. Idem celebcrriunis Auctor in upere posteriori (mag; ber: iSll. p. 79- ) > ^^^^ appcllavit C.
apgtalitm indiae orientalis Don Ainericae incolam , ac enuiuciaLin' a cl. Cakdolleo sub nomine C. spurii ( Pr: I. 565. 6. ) ;
ejus icoueni babeuiiis apud Ruled, (nial: \. p. bi. t 3(). ) , et a priori diflV-rt inilorescentia. Ad quam slirpem reapsc perti-
neat planta mea , asseri're hand possum , nam flt)rcs non obtinui,
(3) Campitnuttim ucranicam Spb: (I. c.) ad C. tracketioitlem speelarc idem cl. Auctor agnovit in Sj'sC: ( I. 730. 68.). Consule
Jt. el S. sysl: V. p. lii. n. 100. ct loi.
{\) Capparitlcm J»rjuritt:eiim R. et P., quam Cakdollecs vidit in herb: L.vmb: divcrsara esse pulat a C. Breynia -^ bacc 16. , ilia
12. laulum stamina refert b;isi hispida.
(>) Caryota mitis. Miruju , suinmos rccentiorcs Butanicos hanc clegantinimam Palniam a LounEr.10 descriptam (I. c. ) nullibi enu-
'8.f
Aom: el rec: sjriion.
Aucl: et icotu
Slalio
Darat! et fruclip
lG4 Cassii
Pent: monog: Legum:
26 Canca
C. caracasana ....
C. occicii-iitalis ? . . .
5^ piociimbcns (i) . . .
890 bis Cissr.MixAR
Mon: monog: Scilam:
1 RoNbuiglui
Amonmiii Cassumunar .
Zingibtr Ciusumuiutr .
1-5 Cemtivrei
Syiig: friistr: Cjiuir:
14 inaciocejiliala . . . .
191 CuRVSA>TnEMLM
Syng: supcijh Corjinb.
3 pcipiisilliiin
Coliila pygmaea (2) . .
Cav: descr: pi: i3l. = 7 = . . . Cumana . . . C. suf: 2, vir: Jun:-JuU
Jacq: sec: Spr: syst: II. 338, n, 48.
DC. \\. II 4c)H. II. 98.
//■.sp:lI.j3o,iioii/..cil:l.=C'c>H;ni.A/r(Y; .^U.= Viii;.C^ti(.l:F.D. an: . Aug;-Sppt;
Collu Cassuinun: = Colla ib: ic:
Oct: Taig: Tozu'tti luss.
Roxb: Asiat- res: XL
= lud: oiicut: . . C. per: 2. . Jul:-Aug:
/ir".sp:III. 2298. =5o(;HWg; 1218.=: Iber: Arinen: . D. an: bieiu Scpt:-Oct:
Z,oii;fl:franc:p. i28^/i'./)/.i6^3.= Coisic: Saidin: . D, an:
Pair: Diet: suppl: II. 371. n. i5.
Jun:-Ju1:
meravissc ! Miruiu luitgis oinlssain fiiissc a WlLLUE^owIO , qui sociiiidam eilitionciii Florae cochinchineiLiis anno 1793 Bcrolini cu-
ravil ! Spcciciu taiiien valilc dislinctaro a Caryota urend ct horridn constilucre nemo qui ilhiul viJoitt prima facie dubitare
potest: frondes eniui gerit inerines , sinipliciter pinnalas , foliulis infcrioribus Uncari-lanceulaLis suUiutcgris, superioribus pla-
nis iuacqualitcr praciuorsis. DilTert cliani fructificalionc a C. uveitti ^ teste LoUBEUlOf scilicet bacca 1. non a-spcrma , laevi
nee urenti , periantbii proprii praae/ttia , calyce coininuni nullo praetor spatbam uiliversalem. Hinc pbrascs harnru stirpiiim e-
mcadaiidae , nisi nialis novum genus eoiisLituerc ob allalas diQui-colias in fruclilicalionc ^ quod non audeo , quum illani nou vi-
derim.
« 1 C. urfiis inermis , frondIl>us bipiLUiaiis , fuliolis cnncifomiibus sessilibus apicc oblique-truQcatis ibique profunde prac-
» morsis , bacca a-spcrnia urenti. » .\ob: ( Fi; Zeygl: 369. Jaq: fragin; p. 20. (. la. J^. t Plum: sp: 3. Humph: amb: 1. p. 64.
t. 14. Meed: mal. i. p. i5. t 11. ft', sp. IV. 49^' !■"">: Diet: 1. 633. Hamill: in trans: Lin: j3. p. 4y5. Spr: syst: IL GaJ.
J. ( Hab: in ind: orient: Ins: Molucc: )
u C. mitis inermis , frondibus pinnalis , foliolis subpellolalis iuferioribus lineari-lanceolatis subintegris, supcrioribus cancifor-
« mibus apice oblique-truncatis ibique inacqualitcr pracmorsis , bacca i-sperma lacvi. » Nob: (Lour: Fl: Coclkinc: I. p. 669.
5;o. (Hab: in sylv. Cochinchinae ) .
o 3. C. hnrrida caudicc frondibusque spinosis » . ( lacq: fragm: bot: p. 20. IV. sp. IV. 494- Poir: Diet: supp: II. p. 124.
Spr: syst: II. p. 623. 1. ( Hab: in Caracas ) .
(l) Castia prncumbens L. ed: 1. p. 543. diireii a C. procumbente L. cil: I. p. 38o. , quae est C. pumila Lam: (Diet: I. p.Gao.);
haec glandulosa infira par iufimum Indiam orientalem colit, ilia eglandulosa in America scptentrionali crescil; iu utraque catilu
procumbens.
(3) Chrysanthemum perpusillum. Stirpcm banc reapse pygmaeam primus detcgerat Lasaile in iusidis sanguinariis propc Ajaccio, et
speciraina Fo^TAINE9lo comnninicaverat , ex quibus Loist: cilatani descriplioncm depronipscrat , et iconem imi)erfeclaiu dederat
( L v. ) : modo cl: ct auiicissiiuus iiostet Moku i>ardiniaiu bulauice diligentissiiiie pcrageos abundc cresccntem , el fruclilicaolcm
c
i85
Aoni) cl rec: synoit:
.liirt: el icon
Sinlio
Viu-al: et fructifi
»{)4 CirfER.\ni.\
Syng: iupcijl: Corymb:
8 ccraloplnlla
Senecio tjcojiifoliui . . .
198 ClTBlS
Polyand: ic&sc'Citr:
7 (Ici'uiiKina ?
8 H^slnx
C. auranlhiuin v;ir: Spr: s^yst: 111. 3i^. n. 4-
6 oleacfolia (1) IforliU: ::= .' 3= . . . .
C: buxifulia Puir: Diet: IV. 543. n. 6.
Tenor: z=z ? ■=. Neajplol:
/'o/r.Dkt: V. 1 3 I .scc:iS/)r:syst:IV.c.p.3os.
//'.spilll.i '|?.S.=r/J (n(^/t.2.( 9. }._/3.=: Inil'ia
7>6'.rat li:moiis[):()-.:n/i;iHy;/(.l t.t.28 .' il/id.
China
F.D.
nohd: flor
F. fiut: vir: . Jun:-Jiil:
F. id. . . nonJ: flor:
F. suf; I . vir: nond: (lor
hycme viilit in arenosis mariliinis iiisularuni S. P^tro , Piana , ct Portnscti^n ( Slirji: Sard; fa^c: II. p. 9.-. ) . CI: PoinETirs, qui
pKutlaiu .siccani tautiimmodo prac ocoli^ habuerat e.\ herbariu Funtai»i:»ii ^ in errorein ductus ob oi';;.inorum Icniiitktnni dubi-
tare putuil an ad Cotulae gcuus ussct referenda ( Poir: 1. c.) : at re ditigoiilius pcracta super jilantulas cuius in horto irieo ena-
tasque e scminibus bumauiler a Monisio missis ^ aguoscere potui ad ChrysanOiemum reapse pcrtinere; pappus cnim /*«//»$, an-
thodii squamae uiarginc scaviosae , Uosculi disci subititi'i^ri uoa fjuadrijidi\ biuc accuratiorciu dcscriptiouem Bolanicis praebcre
utile du\i , dum fructificatiunis tempore uovam iconcin dabo ^ qua miuutissima ejus organa patenter inuotescant.
Hadix annua fibrosa filamcntis capillaribus. CauUs modo rcapse nullus, modo subramosus repeirs, et tutu slolonirenrs. Folia
in primo casu onniia radicalia , sen ex caudice siniplici nasceutia , crecta , longe petiulata, piiniatiGda. glabra, subc^rnoi>a, rix
unguicul.iria ; in alteru nomiulla caulina lineaii-lauccolata integerrima , vcl inacquaiitcr fissa , summ;» coulerta et constantcr pin-
nalifida uli radicalia. PeiioU tililbruie», liinc piunas- hiferiores versus subalati a-3-lin. lon^i. Pinnae duae , vel tres, raro plures,
intcgcn'iinac , inferiores plerumque opposilae subaequaUs minulis&imae ovato-oblongae obtusiusculae : supreuia duplo-niajor ubtu-
sissiuia. PcilunctUi nunc solilarii , nunc ex caudice vel ex caulc piures et isti axillaresj omnes foliis ^-S-longiores, pleriunque nudi,
quanduque basi appeniliculali squamis linearibus , filifornies , uniliori. FIok capitatus radiatus iicniisphaericus diamclru i-lin: .-^/i-
th'Klium itubricatum ; squamae glabrae , margine seariosae. Jiectptacutum planum nudum. ComUutat radii 3-5., saepe abortien-
tcs ovalo-oblongae, emarginatae , i/-j-lin: Idngac , a\\K\c \ Jtn&cuU disci numcrosi subiulcgcrriini , ilavi. Stamina , l\. ^niiilli ut
in cactcris spcciebus. Scmiiia nuda , niinutissiuia. Ptirasis haec crit ;
" Chr: tenerrinuun liumile repens stuloniferum vel stibacaule , fuliis petiulatis pitinatilidis el snbintcgris piunis {nlegerriniis
» infcrioribus opposilis ovalo-ubloliijissuprcuia obavala obtusissima, peduiieulis railicalibus axillaribusqucunlHorib longissiniis. oAoi.
Chr: caute pusitlo subramoso , stotonij'ero ^ Jotiis pinnalifidis ^ pinnis votitndaiis itUe^errimii , Jimihus axil(ariljus pedulicu-
latis puduiu-itlif cuutc tniii^iorilnts , si-minihus nudis. Loisl: nolic: 9ur Ics plant: a ajoutcr a la l-"!: de France y. ia8 pi. G. f 3.
Cbr: tenerriiiium htimitc hasi radically ^ Juliis obov'atis nhttisis pintiati/idis , pedunculis eloii^atis. Srn; Mil: III. 5ri3. li.
Oulula pygmaca foliis minimii , lobatO'pinnatifidis , pediinculo unijlvro ; Jlovibus parvulis , caide sub/iutlo repeiite. PoiB:
Diet: 11. p. 371.
Ob: Tota planta in loco natali \ix pollicaris caespitnsa repens stolonifera subrainosa , soluni inidiquc tcgens rare simplex (ex
Moms) cuUa bipollicaris cvatbt plei-uuiipte simplex subacautis ereria , pedunculis sulitariis vel pluribus ex eotlrm caudice.
(1) Citrus olcufJuUa. Missus fuit clegans hie snUi'utex sub nomine C. oleaefoliue ab Hortuluuis a<lbibito , quod noii invenitur penes
Botanieos , nisi tbt'san nomen hoc refereudtnn ad Citrttm sittensem Vixr: mj-rtifoUant a ci. Hisso eoueinnc descriplura ' Riss: Hist:
nat: torn. I. p. 4o*J. n. ^a. ) . Nosli'a plaula rite quaib'at cum descriplionc C. buxifoiiae Pom; species quae a el: Casdolllo inter
Tom. xxxv Aa
a86
G
Kom: el rec: sjnoh-
j^uct: et icon-
Statio
Ditrut: ct frxictif:
too Clebodekdro:*
Dydin: ang: F'ilic:
4 buxifolium (i) Spr: syst: II. ^SS. u. 7. =
sub f'otkameria fV. eii: 658. n. 4-
220 CoRDU
rent: monog: Bor:
Z> inacioplivlla . . .
:!t26 CuRUMl.L*
DUul: dec. Legum:
5 ibi'iica
C. cappadocicti . . ;
■l\o CllOTALlBIA
Diad- dec: Legum:
' 6 tetragona ....
346 Cl'>somia
C. id. . . . Sept:-Oct:
FF.SY\-to-)5zz.Sloan:hisl:l.t.ili- Jamaica . . . C. aib: . tioiid: flor:
. . i'J/..B.il:taui:n.i433=:5orfrti;f.7R9=; GcrmaniCaucas; D. per: 2 . Juii:-Jiil:
^. . Jr. sp: 111. 1 1 32. sec: UC. et Spr:
H.KewxA-.i.iy .i-]\z=iBot:rep:l.^Cj'iz=. Ind: orient: . C. bien: . iiond: flor:
Pent: dig: Aral:
. . /r. sp: I. i355=Lam:iU:l. iSj = C. B. S. . . . F. frut: vir: nond: flor:
2 tliyrsiflora ....
247 CVCAS
Dioec: potyand: Cycad: (2)
2 circiiialis IV.spXS A\'i=:^Rhced:mal:l\\.L\C).'ii^:z Ind: orient: C. arb.- vir; nond; ilor;
891 Cylist.i
Diad: dec: Legum:
1 scariosa /P'spiIII. io68=:jRo.r;co/-o«i .1.^.92^ Corom: montib: C. suf: i. . nond; flor:
dubias enumcratur ( Pr: I. S^o. i5.) efc a Sp: ailntissa I'liit (syst; ill. 3!i:J. 10.). Gallesius antrm , ([urni consiilui , humanitor
monuil in litlcris, in dubio haerere an revora stirps hacc sil admilUuda , immo dtibitat ad genus Citvi forsan non pcrti-
ncrc; cuntrariuni puto c.\ obscivationiljus Poirbtii. At C. decumatuim in hortis Italicis culLam ad vcram Linneanani stirpera
non esse rcfcrendam nxistiinat idem pracdarus vir, sed potlus ad C. aurantii varietatera vuJgo Pnnittm Adami dc qua egregie
disseruit. ( Traiu du Citrus p. i38. n. xxvi. ); vcram drrttnionam esse valde obscurara tradidit ( ibid; 101. n. xKvil. )
(i) CUrodcndvon Ituxifnlium. IManta hoc nomine missa ab H. Liltac non vidctnr differre a CI: inermi ; an ejusdcni varielas ?
(3) Circa Cycajeantm fanuliani consule R. Br; in Ann: sc: natiir: 1826. Jnin: p. 33;>. , nee non Ach: Richard memoire sur les
ConiJ'iies, ct Ui Cjcadies. Pai-is i8j6. id)i p. iS-. I. ■}.!{. •'•'>. ■>(!. rile di'sr-ribil et pingit C. civcinalem iu liorlis Europacis 1 a-
rissijnani.
B
187
Nom: ct rec: sjnon:
.4uc!: ct icon:
Slalio.
Dural: et fructifi
a6i Delpoihium
Poljimd: trij^: Ranunc:
1 3 amarnum
14 ciassifoliiiin ?.....
i5 spuiium ?
D. speciosam
a6l Ur.'iMAATUL'S
Poljg: monocc: Leguni:
C tlillusus
843 Desuodiuh
Diad: dec: Legwn:
3 caiicscciis
sill) Ilcdysaro
a64 Ul.VNTDLS
Dec: dig: Dianlh:
Caryophyll: sileneae DC.
l3 gulticus ....
D. arenarius . .
D. arenarius ? .
D. praecox . .
J), dabliu'f (1) .
t4 ylaiicopUylliis ,
D. arnieria S {->■)
i3 nitidus
Slew:\neA:=:Gmel./I:sibir:^t.'^'^:= Sibiria .
Schrad:icc:Sleud:-Gntel:\.t:.t.-^^-? Sibiria .'
Fiseh: sec: Sleud: z:z 1 . . . . ? . .
M. B. sec: Steud:
D. per: 2.
D. id. .
D. id. .
JuD:-Jul:
. id.
. id.
/>^.sp:IV. 1546=^/1^.1. 307./ 3.= Amci: austi: . . T. suf: 2. . Jul:-Sept:
DC. Pi: II. 328. n. 27. = .' = Carol: Virgin: . T.D. per: 2. . Jun:-Jul:
£.sp: io54-iionM(W=r^r;syst:III.3i3.
DC. Pr: I. 363. 94. = .' = . . Gall: mpntib: aren: D. id id.
DC. syst: et ic: gall; rar.«.4 ' •"<>" L. 7
/..?..>
n. , . > scc:i?y?r;syst:II.38i.76.
Ilorncm: J
HorUil: :!=:?=: ? D. id id.
DC. Pi: I. 355.
A7(;|)l: lar: 2.p,209 = //;/V/;r. igi=: Carpat: alp: . . D. id id.
(1) D. ilubius. Eiiatiis c scininibiu air.cptis stiti iioniim />. iitthii Horn- non ndeliir difTcrre a D. gnllico DC. ctsi cl. auctor syno-
niiiuim tlornciniiiiui ibi noii !vf»;ii , sod sub D. plutntuio ( />C. :. r. n <);. ) . Diversus taiuen a D. arenario L. {iratscrtim
squaiuis calyciiiis .nibmucronatis ncc ohtusis: prior Europam frigidiurrm . alter iiieridionalora colil. Planta inea ab dlraquc dif-
feil niat;nilutliac , -cL caulc inullilloro; an cultiu'ac tribnciidiiiii ? An D praecon's AV: , cui ma^ii^ accedit , varietas ?
(•^) D. tilaucnf/hjlius. Missus cuin praccedcnti sub uuniirie D gluucophyUi ^ &tatim (hibitavi ad />. ^laucuni L. pi-rlinere ( i>. */W-
tuides L. var: sec; DC. 1. c. 3(>i. ii. 65 ct Spr: syst; U. Z~r. n. 3'2. ) ; at quuui llorcutciu porpr^iidi, ad nuUas !>tirpes mihi uo-
t-as illuiii i-L'fcrrc potui , nisi sit varietas -. D. arenarii [DC. I. supr: cit: ) ; ab lioc enini diirtit tanlum (loribus suhsolitariis ^
ioliisquc ac calycibus i^laucesccitfi/ms glabris ucc hirsutis : si stiipcm disliuclaiii format , scdciD Uabcbit inUr Armeniastra bra-r
titcis lanceuutiis acutis ct phrasis hacc crit ;
« D lluribus siibsuliLaiiis , bracteis lincari-lauccolatis aciilL^ , sqpamis calyciui& lanccolato-subulatis tubuin aequantibuSj foliis
■ subulalis caljrcibusquc glabns glauccscculibus. iXob.
i8S
D
I\'om: et rec: synon:
Aiict: et icon:
Static
Dural: et fructif;
1O7
5
379
DiCIT.VLIS
Dydin: angr Scroph:
aurca
fusccscens
media
DoLicnos
Diatt: dec: Legnm:
5 5uhracciiiosus . .• .
Dbvcie>a
Hex: monog: Asph:
feriea var: a. . . . .
D. farief'ata . . . .
Lindl:sec:Spr:\l.-]SS.ti.i 3=Lindl:digi( :t.i3 ■= Giaecia; Asia miii:D. pei:2. Jul:-Aug:
/y. cii: suppl: J). 42. = ? = . Croatia . . . D. id id.
Rotit: sec: Spr: L c. u. 22. = ? = Geniiania occid: D. id id.
fF. sp: III. 1045. = .' — .. . Caitliag: maiit: . C. arb: sc: . nond;nor:
l\oli: (1) =:.'—. .
IloruU:
C. aib: vir: . nond: Dor:
89a Elytbarm Mx:
. Diand: monog: AcaiUh:
» viryata
E. caroUniensis . . .
Jtisticia acatUis B . .
Anonjmos caroUniensis
TitOi/lora caroUniensis ,
Jitsticia si/iuiniosa . .
•^^3 Ertthuvfa Kich-
Pent: monog: Gent:
I aiigustifolia (2) ^Fu/^r. sec:5/3r,sy5t:I. ^79. n.3
E. comprcssa
E. palitdosa
A/x;fl:amer:bot:I. 9=: ibid: 1. 1.
Pits: syn: I. 23.
//'. sp: I. 84. .
lf\ilt: fl: earn: Go
G;Hc/.S.V.I.p.27
Soland: niss: . ,
CaroLiiifer: humid: D. |jev; 2. . . Jun:-Jul:
sec: /}. et S.
spl: 1. p. iSg.
n. 3.
ITiiyit:
Sclirad:
:?= Eur: scpl:prat: D. an:
E. utigiiiosa I\it:
sec:
Spr: I.
Aug;-Scpt:
(l) Dracaena variegata. Cnlitur al> Horlulaiils sub hoc nomine t;imqiuirn nova sjircirs; (lores nou villi, sed ciulc cl foliis noii ilil-
fort a D. ferrca nisi colore s-ingiiinco minus atro , ct mnculis albiclo-viiidibus undatis,
W Erylhraea angmiifoliii. Erythraeae genus a Ricb: staluhnn ( in Pers: synop; I. p. a83. ) , ncc non a R. Bnows: (Nov: Holl: I
p. 4-*'0 • •'**- * Spft: probatuin (I, c. ) plnres Gentiunae et Cltimtiiat^ species comprehcndens , haurl satis adhue deterntinatom,
Slirps nostra provenit c seminibus bumanitor missis a cl: Fischeuio sub nomine E. anguati/oliae quod in didiio nliueiulum
dull J quadrat aulein cum descriplione Spr:
i«9
E
Nom: H rec: s/non: Juct: ct icon: Stalio Ditrat: ct frttctifi
3o8 Erthimum (()
Tetrad: siliq: Cntc:
3 hicracifoUum ff.ap-.lU. 5 n. now DC.=Fl:{Iiin:i.c^iZ=: Gerraan:Dania. D. bien: . . Maj:-Juu;
E. stricture GaarUi: sec: Spr: sysi: 11. <)<>G. i3.
3 I I EuCAtYPTUS
Icos: rnonog' A/jrt:
4 piilverulenta (a) Si/H:bot:ui3Q:t%oS']. — Icinostr:=:. N. IIoll; . . . F. fiut: vir; . Mart:- Apr:
3i3 Eugenia (.3)
Jcos: monog: Mjrt
6 macropliylla Lam: Diet: III. 19G. = ?:;=. . Iml: oiieitt: . . C. id. . . nond: flor:
sub Myrlo Spr: syst: II. 488. u. 68.
sub Jambosa DC. pr: III. 286. r». 4-
3i5 Euphorbia
Dodec: trig: Euph:
17 Kunzii (4).. Marl: iricd: =: ? =: Brasilia? . . F.D. an: . . .Maj:-Jun:
(1) Erysimum. Corrigrndus error typograpbicus in ;ipp; I. //. JUipul: p. i32. ubi numcrus hujiis g-mcris est ^90. , lege 3o3. »'t Hu-
merus spociei loc: i. , lege 1.
(a) Eucal) f'tus puhcrutenta. Corrigendus error typograpliicus in npp: II. //. Bipul: p. Z!\?>. ubi numcrus hujus generis est 296., lege
3ii. liisupcr vid: supr; descripl: ct icon; «j. i.
{^y-Eui^enia Eiti^cniue copiosi^siniiini genus nitper cl: Sprekgelius ademil , oninesque stirpes Myrto conjunxit. CI; Cahdollms aii-
tein uupcnime in elaburatis^imu Myrtaccarum clucubralione , non solum Liuiiaeanuui genus scrvavit , sed innumeris specicbus
illud ditavit, clsi ;ilijs sustulit ad nova genera const itueiida. Quonaiu circuinducunlur aniahilis scicutiae studiosi!
(4) Euphorbia Kunzii. Stirpis hu)u.sci' semina a cl. IVIap-tio sub hoc nomine oblenta , raensc Febniario 1817. in olla sata, planlulas
laele vigentcs cl Juuio Hureutes snppeditaniut. An alibi descripta , vel adhue inedita igntMarc fatemur; reccnliorcs summonuii
Botanicorum codices illani baud enumeranl , nee ulla in ipsis reperitur quae cum nostra nmnino convc-nire vidcatur. Inter E-
snlas umhcUa S-fit/a collucanda ; E. Lath yri s ct terracinue babitu quodamniodo aflinis , licet nobis mox describeudis ab iisdem
plane diversa ; E. ranunctiJoidi Lailars; proxinia viddur, el inter E. calemiulijuliam Delil; ct ((iicrosam fortasse euumeran-
da. Ex. sequcnlibus cbaracteribu^ judicent Botaiiiet quid de ilia censcndum.
iiadix annua , fusifornus , suhramusa. CauUs lierbaccus , erectus , teres, Uevis , glaber ( cpidemiidc tcnuissiina \ircscrnti) ,
pennae gidlinaccau crassitie , palmaris , iufernc subiuci assatus ibique fiu-furaceo-squanuilosus ac lenitcr ruliicundus. Ftilta lufe-
riora oppusita , oblongo-obovuta , emarginaU ; media alterua , ubionga , obtusa, snpcriora distaulia lanceolato-oblonga , mucro-
nulata ^ ouuiia subsessilia , patcnti-dellexa , gbbra, venosa , carnoso-membranacea. Vmbella leiminalis 3-(ida , radiis bifidis di-
vcrgenltbus. Involucrum 3-pbylluin ; fuliola foliis superioribus similia eisque paullo majora , basi dilatato-subcordata , peliolis
brcvissimis iucrassatis. Dractcae foliaccae ^ cordato-oblongac , integerrimae , ultiinac oblusiores murronulatae basi vaginato-am-
plexanles. Flores inter unibeliac , el radionim divisiones solitarii , minuti^simi, breviler pcduneulati. Pcrtanthium 5-lidum ap-
pcndiculis ( petala L ) caruoso-coriaceis squaniae-formibus , seraiclrcularibus inslniclum. Filamenta 5-5 apicc bianthcrifera
CLserta ; antherae ovalo-glohosac , uniloculares , flavcsccntcs. StjH 3. crecli , cxserti , conniventes ; stigmata 3-fida rcvoluta.
Ovarium pcdicellatuiu , imlio iocurvuDi , post anibesiiu crectuiu. Capsula 3-goDa , glabra, Tiridis, anpdis ncntiusculis linea pal-
»9o
IVom: ct ICC; ■•jnoii: Jitcl ct icoru- Slatio Durat; el Jructif:
3iG Evo."<TMrs
Pent: inoiiog: Rhamn:
3 ncpaleusU (i) ZJ«/- H. Pai is: ed: III. p. 33 1 . = .' = INcpnl: . . . . F. suf; t. . nond: florr
F
323 Fict«
Potjg: dioec: Urlic:
i(j aquatics ^/'.sp:IV.i i33.= /i'icPff-m(j/.-37.67.= Ind: orient: humid: C. frut: vir: . nond: (lor.-
\-) feriuginea {i) CcLi:c!Lt:iS2S.-Parmenticiscc:DesJ:=: ? zz ? .... C. id id,
026 pRITILLAIUl
2 pyreiiaica f'V. sp: II. 91. = .' r= . . . . Pyien: Russia I), pen 2 bulb: Apr;-Miij:
/'/•■ MrUagris var: .... scc:/'oiV Dicl:supp:II. p.6-;4- 'nobs:
Fr: racemosa Dot: mag: 952. sec: Sivcet:
027 Flcusii
Oct: iiionog: Onagr:
a aiboiesceiis Sims: = Bot: niag: I. 2620 =r Mexico . . . . F. suf: i . vir: Sept:-Dec:
p. amacna ilortul:
3 gracilis Lindl: zz: Bot: rcg- t. 847- =^ • ibid: . . . . F. suf: 2. vir: Jun:-Jul.-
P. tle'cussalti Sims;hot:maQ: i. 25o-] nou R.elP.
4 ovalb ix. etf.S.p.Sj.^ii; <. 324. /.a :=: Peruv: ucmor: . F. id id.
lidiori notatis. Scmina ovato-comprcssa , dilute-davcsccntia , glabra, lacvla; allnimen albmu farinosuni ; embryo basilalis.
Ex hi^ pbi'ui<iui scquciiU-'lii in'oiioiio.
<( £". iimbL-lIj 3-ti(lu radiis dlvt'i-pciitibus a-fidis , braclcis rordato-oblongis intcgcrrimis imicronvdalis , appendicidis somicir-
i» cuUribu$, foiiii iiifcrloribu^ obloiigo-ovalis einargiiialis mcdiis oblongis obtusis superioribus lauccolato-oblongis mucrouulat.i ,
» capsulis glabris. Sob. »
(i) Efotiymtis nrpatensis. Enumcratur a Gels; (cal: 18-28. p. 6 } ncc non a Fo>-t.4ixe.'5io (1. c.)sitic uUa drscrlplionc nee nota j
alibi non invent ; fruclilicanVcui non vidi ,■ caetcrtiin ab E. cwnjiaeo non videtur dilTciTc , nisi fuliis polius oi'aio , quam ob-
loitgo- laiicrolati^.
(2) Ficus J'en-iiginea, Rarissima slirps bacc in catalogis tanliimnutdu Hoiinlanoi'nm modo allato nomine enunierala , nunc lanien
in rccenlissiino ru^TliNBSii eat; H. Paris: plirabi insignila (Cat; H. Paris; 182Q. p. 'ji2. ) , cum formosioribua /'(W speeirbus
iniUi nutis certal venuslate. Jam facta 3-pedalis in calidario meo , ubi ilbim duubus e\ hiiic annis maxima diligontia eolo ,' non-
duiu rcccptacula gessit ; /b/iVj sunt alterna , pateutia, brt.'viter pcliolata , laneeolato-cuneiformia , inlegerrima , apice acuminata,
uiarginc rcvolula , supcrius vlridia Itniter papillusa , inferius rubiginosa scu villis brcvissiniis feriiigincis Iccta , coslala , ner-
VOS.1 , rcticulatu-venosa , costa media , el uenis utrinque prominulis , iz-j-pcd; longa u-poll; lata , pcrsistenlia. Villi crel->rio-
res longiorrsquc apparent ad costam, nervos , ac versus apicem ramoruin. Proxima videlur F. velutinae Humb; in liac tamcn
folia basi subcordala sec: \V. (Sp; IV. Ui'|i. n. 3|. ), quam notam uou memorat Uu.md; (PI; acq; II. p. .'|6.)j caotcra qua-
^ant , sed fructus perpcudeudi.
»9»
Ifom: <t rec: sjnon:
Auct: et icon:
Statio
/Jural: et fructif:
34' Glu>ioiv>
TrianJ: mon: Iriil:
11 flovibundus fF':Sf:l.2t^=JiKq:ic:rar:2.t.i5/{Z= C. B. S. .
Gl: grandiflortis Andr:iei:: Stcud:e\.Spr:sy%\.:\. \5i.
343 Gledit«chia
Poljg: dioec: Legtim:
3 ferox Dusf: aib: IL p. 24*^- =: ? = . ? . . .
Gl: orientalis Bosc:e\\ib:lialb:scc:DC:Pi:ll4'^g-
Gl: macracanlha {\) . . . . If. aib: noa Desf: ncc Spv:
356 GossTPiiM
: . - i Monad: polyand: 31ah';
3 religiosum ? (2) /f.sp:U1.8o^,=,Qav:difS:6,Li64/-t.=^lDi\: oiienf
F. pcr:i.bulb: Marl:-Apr:
D. »rb: . . nond: flor:
C. frut: I. vir: Aiig:-Sepl=
H
Hgf^ Hebenstreitia
Didyni an§: P'erben:
( Selit^ineac Cliois:^
X tenuifoiia (3) . . . .
Mart: ined: ^ ? z=. C. B. 5. ?
F, per: 2. luQ*: Jim:-Jul:
(1) Gledilscfua macracanlha Desf; ( arb; p. 24G. n. 4- ) <^adcin est ac Gli hurrida W. ( ^p; IV. 109S. ) , quam cl; CA.5DotLBus
cnumcrat sub Gl: sinensi Lam: diversa a Gl: macracanlha W. lauJata a Spd: (I. c. ) tamquuni synoniiua G/: y^rociV , do fjua
nulla nientio apud DC: ; nrque hie tanliim dissentiuiit cl; ilH vin , nam Ca>dollevs assent, rjus patriaai, et le{;uun'n i^olum
esse , iK'c in Gallia adimc (loruisse fatttur Desf.- (1. c. p. 249); Sprescelus vcro Caroiiiiac iiicuLain e&sc , et Icgiunina in
spirani torla gererc Irslatur ; an flurontcin vivam , vei siccaiu c.\ patria vidciit iguoro,
(a) Gossjpium religiosum. Enatiim e scmiuibuti sine uoiuine mifisis a cl: Spifiio frulcsccns cvasit , floriiili|nc 3. anno. Coraparatum
cum cacteris i^llrpibus frulcsct-iitibus accedil ad G. religiosum , at folia in nica plaula glahriuscula , ncc villosa. Species onines
hujus generis incertae , moncnte cJ.- Cahdolleo , et ebaracteribus raancis stabililae ( DC: Pr. I. p. 4 J6. i" N. B. ) , idco ui-
mis pei'iculusuni ex sola allata nola , quae forsan fugax. , novam speciem conslitucre.
(3) liebenslreitia tenuij'olia. Optiinam novain stirpcin furmare arbitramur a cacteris buc usque descriptis diversam praesertim foliis
lenuissiuiis , glabiis , omnibiisqiie integcrmms ; cl: Mahtius semina inisil sub allato nomine, scd p:itriam non indicaWt , ncc
cditani dixit; illam menioratani non video apud cl: Ciioisr in diligenlissima elueubratione Selaginearum. f Memoirr sur la Ja-
mille ties Selaginecs : Genei^e i$23. ) , ubi omnes species C. B. S. incolas esse asserit , et accurate describit. Rctenlo igitur
nomine a Martio iinposito uti roucinno , sic illam dcBniendam propone. ^
« H. foliis linearibus tenuissimis integerrimis caulcque lierbacco glabris , spicis termiualibus siuipliribus , braclcis ovatis acu-
i' miuatU gUbris integcrriuus : {'Uores miuutissimi. J . Nvb:
*9>
Kom: cl rfc: sj'itoit:
H
/iuct: cl icon:
Slatio
Durat: et fruclif:
36S Hedvsabim
Diad: dec: Legum;
8 pctraoum fV. sp: III. 1217. = ? rz: . . . Caucas: pctios; F.D. iicr; 2. . Jun:-Ju):
sub Onobrvrhide Z'C.l'i:II.345.n.io.cli."i/)r.-sjst;lI1.3o3ai.6.
070 llELiAMTarMiM /iH;i*TiasjO ij
Polyand: wonog: Cist: ■- -■.'''
I glauciim Pers•.!iyn:\\.•J8.n./^^.:nCa^>:ic:'i.t.7.6l.^ Hispaii; Ilal: F. suf: 2, vir; Maj:-Jun:
sub Ciilo Cai'.l.c.p.3i./r'isp:II. i2o3.ii.5n.nonZ)e^:
5 viiide Tenor: piodr; p. 3i. zz: ? m . . Sicilia .... F. id. ... i id,
JS3 HlSlSCCS .'lI'.llKi'a V.
24 liliifloius .• • • fr.sTp:l\l.Si^.—Cm\-diss:'i.l.5-].f.i. Lis: Boibon: . . C. suf: i.Tir:' nond: flor:
Mahai'iscus ptmiceus . . . . ^or;' iued: sec: />C.- Pr: I. 446. u. i.
a3 .)acquiiiii (i) Nob: =: Ic: iiostr: = Ind: orient: . . C. bieii: suf: Febi:-Mart:
Sr)5 Hvr£Bi>TiitnA
Dec: nionog: Legum:
I Moringa fF.sp: II 5^6.:= Lam: ill: 1.33-] .^ Iiidiis. jEg}'pt: . C. aib: . . nond: flor:
flloiinga pterigospeniul . . . DC: Pr; II. 47'^' C" Caerln: fiuct:
I
3j9 jAsmRra
— Diandr: monog: Jasm:
i4 lauiifoliuiu lio.vb: ^ Rhecd: mat: G. I. Hi ? zzi ludiis . . . . C. suf: i.vir: nond: flor:
/. anguslifolium ? T'F. sp: I. 37. sec: Spr: syst: I. 3o.
102 Ilex
Tetr: monog: Ramn:
3 cassinoides 2 (2) Z>Mmo/i: bot: cult: VI. 25i. 3= .' =: ? ....*. F. id. .. . Jun:-.Tul:
/. anguslifolia /^'.scc:iSyjr:syst:I.495.n.i4/''»A:cii:scc:6'iref(:
CtJ Ilihiscus Jacquinii. Vid: siipr; dcscript; ct icon; n. XII.
(a) Jlex cassinoides. Planla sul) hoc nomine a mc culta vidctur difforrc ab /. anguslifolia W. ('En; I. p. 175. li. ct S. syst; HI.
489. n. 11.^ cum (jlia confusa a cl; SpRe^c: (\. c.)j folia cnini prorsus elliptica , ncc fincari-lanceolatii ^ intcgerrtma non
(tpicc srrrata , polius opproximata quam disiantia ; hand tanicn cpudral cum dcscriplionc Dt'MONT. ( 1. c. ). Nam planta mca
tola incrmis ; magis accc-dit ad /. Cossint* ^ cuius foilo variclas j diircrl cnini tantunitnodo ftdiis approxinuilis ncrjuc apicc ser-
ratts: notaodum taiiicD ex dcscriptione Lam; (Diet; III. p. i47- J ioWa in ilia adessc ravo argitti-ifiie serrata } iiisupcr liabe-
miu ex Ait; cjui varietatcm foliis lanceolalo-olilongis serralis { H: Kew: cd: a. i. p. 278. I. latijhlia ac), ex quibus iuuuitur,
tandem stirpein quandoquc polymorpbaiu cvudcrc. lutcrea pKnitaui iiustiam iic duUiiicud-ini ducu :
igS
Nom: el rec: synont;
Auct; (t icon!
Slatio
Dural: el fructift
406 IrOM.El
Pent: monog: Con^:
1 3 hcpaticaefolia /f'.sp:I.885.=Bu/•m:/nf/:5o.^2o/.2. Zeylona . .
sub Convolvulo Spr: syst: I. 5g4' n. 6i.
407 IlVH
Triand: inonog: Irid:
10 dicliotoma TV.%^-X.n'io.-=Pall:iv3.app:n.&\X.K.f.-i.^: Dahuria
/. pomeiidiana JTisc/r. sec; Spr: I. 162. n. 3g.
. C. an: . . Jul:-Au2:
D. per: 2. , Maj:-Jun.'
M
460 MALVi
Monad: polyand: Mah:
"8 balsamica /F. sp: III. 78i. = /ac<7:ic:l.<.i4o.= C. B. S.?
9 inareotica i?e/;Y:sec;Z)C.Pr.I 433. n.4o- = ••'= ^g3'pt:
10 spicata I^.i^:\^.■J^^i^.=:Cav:diss:^.\..1o■f.l^. Jamaica ,
896 Mappa Adr: Juss: (i)
Monoec: monad: Euph:
I tanaria Spr: .syst: III. 878. n. 2 Ind:-oneDt:
sub Ricino Auclor:'=:Rumph:amb:Z.t. 111.:^
(67 Medicaco
Diad: dec: Legum:
4 polycarpa /f. en: siippl: 52. = .'=:.. . Gallia merid.
j\J. tipuuluU (i) /f-'.sp:III.i4i4.scc:2?C.Pr;lI.i75.n.32.
F. suf: 2. vir: Jun:-Oct:
F. an: . , Jul:-Sept:
C. suf: 2. vir: Jun:-Aug:
C. suf: I. . Aug:-Sep»:
D. an: . . . Jun:-Jul:
'( /. foliis altcrnis olliplicis lircvissimc pr<tiu)atis intrgcrriniis mticronuljlis supra nitidis subttis pallidioVibus coriaceis scm-
» pcrvircntibus , jx-duiiculis axillai-ibiis l.ilrralibusve brcvibus sub-cor^uibusis pauciUoris. Aob:
(1) Mttppae griius rr«atuiu a CI: .-iiir: Jl'smeu c fcrc ouiDibiis Hicitii speciebus ( txcoplo Ji. communi , noiiniillisqtie aliis, quae
vaiiitaU's putius a Spb; h.ibcutur ) panim llaturalc ; ab hoc cnini Jiireil tantiiui caljce iu masculis 3. non 5-partilo, stamiaibus
3-10 basi raniusis, stylo in fu<-ininis iiitiis pbunosu ; cactcrum habitu non di>linguitur. Species a fuo culla ctsi fruticosa Uoi'ct
intra annniu; an idem dc liicino communi diccuduia secundum obsorvationcni Sprengslii ( Syst: 111. 87S. )? NumquaiD iu cali-
dario inco frntieosus evasit , uli Mappa tanaria.
(a) Mcdicagu policaipa. CI: CA^DOI,l,■. us M<ditagiiieni pnljcarpam et apiculatam candcm esse planlam cxisliinal ( I. c. ) ; conlra-
riuni inlVrre licet ex caulibus in potycarpa subrrrctix non prn.stratis ^ Icginninibus non mo/"s://ie tanluin scd u/it/Z^ue tvidcntiiu-
*;uc muriealis. W, illam non defijiivit elsi diversaui crcdidll ub apiculala j in SpneACELii systeniatc non iuvenitur. Ex Beh-
Tiiiji mcdicaginarum diligenti monograpbo ( Catal: dcs plant: iudig: dcs PyrcDQccs ct du bas Laii^icd: Paris i8'i6. p. »o3. )
Tom. XXXV Bb
r94
M
Iforu: et rec: synon- /ftict: c: icom Siaiiu JJurai: el fiuctif:
483 Metbostdebos
Icos: monog: Rosac:
l3 stiicta (i)? Uorttil. = ? = N. llcU: . . . F. suf: i.\ir; iioiid: llor:
M. linenris ? JV. .sp: II. r)5j.
Callistemon Unearel . . . . DC.Vv\\.\i.>.ij.\\.().^^ScrL.ati:i().t,i\.iQC.Swc<:t.-=.
8c,7 MiMisoi's
Oct: monog: Sapon:
I iiiaciopliylla ?,, Hortul: (2) =r ? = ? C. aib; vir; . ,1iil;-Aii;^
M. iinbiicaria ? /f.sp:lI.326.=Ztiw:///:(.jooy.2.=:
8()8 MouisiA Ga^.
Tetrad: silicul: Cruc:
I liypogaea (3) G<iy in litt: = Cny ic: iiial. zz. Saidiii: Coisic: . D. an: . Mnj:-Jim:
Si>} tiibr.um monanlhos . . . J iw 11; lib: p. fi8.
Erucnria hypogaca .... f'i^-. (\: i:oiS:yi.H.z=iipp:p.j.f.i.=:
Rapiiliuni hj pogaeitm . . . Diibtij But: Gall: I. ji. 54.
M. polycarpa AV, est ^t. detuiculata W. var: -a hrcyisjfina : bi roapse ilisliiictani specicm fonnat , j>lirasis liacc crit;
« M. glabra, caulibus ci'Cclii. subtctragouis , foliolis ol)Ovatis riliisis iK-iilicul.tlis , stipiilis ciliatis , jtejuuculis S-G-ilorls , It'grt-
H fiiinibus cocbk-atis [ilaniusculis luuliqtic imiricatis , spinis cUvori^riilihussuliuncitlalis , soiuinibiis obloiigo-rLMufoi'liiiiius fla\ is! ,Vo6;
.(1) Helms yjfios siricld. In hortis coliliir sub lioc nolninc liolanicis igimlo ; iicc dilTcit a M. liiicuri \V. ( Cullisteniou UC. 1. c.J,
nisi toliis aiigitstioribuii ; at slirpcm liauc a st-iiiiiiibiis ot culttira valde vai'iarc experieiiliu doeuil.
{1) Mimusnjfs macraphj-lia. Karissiinaiu banc slirpom quam iu solo Celsii Calal: ib-ib. p. Sy. euinnnrat:im iiivcni , coinparavi laole
llorcntriii slH »iiie friulu mm desciiplionibus raelcraiuni bujusce generis, nullanKpie dill'cn'ntiaiii dctixi inter illam , ct M. im.
bricariam a i:l; Pom: coucinuc descriptani sub nomine Ititbricai-icie inaximae. - Nattier a gros fvuii ( Diet: iV. p. 4o/|. ). Fi-
giira tamen Lam: (!. e. ) diflcrt a planla inea petiulis pedunculisque loiigiuribus ; hacc niagis conveait pbi-asi ejusdeju stirjiiK
apud W. I. c. et Spr: ( s>sl: II. 508. n. 6.}. Ico Lamarkiana picta c speeiuiiuibus leclis in loco natali , el refercus tanturn
apieera rami , allatae diUerentiac causain fortassis expianat.
. [3} Moiiiin hjpogaea. Enata e seiuinibus lettis a cl; Monisio in Sardiniac pratis , luxuriiiriosi:>sime fluruil , fructiisijuc gessit , ex
ijuibus contesting haesi , an genus distineluni ab Ei'Ufaria Gertn: cousliluerct. Dubitaliouem primus suslulit el; /. Cay insi-
gnis Parisicusis Butani* us , duni coiniler miiil accuralissiniam (t'seriptionem novi generis, quod Iu bonorein laudati Moniiii
merito errxit. Nil appositins quam bic deseriptioncm ipsam cxbibere.
" Calyx crectiusculus, sipalis 1 opposilis basi gibbosis. Pelaln spatbulata , einarginata. Filamenta libera, ecirulula. ('•Ina-
V iluliie hypogynae 4- filiformes , elon„'atae: una inter ovarium el singtilum brevius litamcntnm ; una singula lougiorum fila-
» mentorum pari interposita. Silirula biariiculata; inferior arlienlus deprcssus , polyspcrmus , biloeulaiis , biviilvis, dissepiniciilo
^ membranaeeo , lanreolato , valvis t:irdiu» solubilibus, coriaeeis , nunc navieul.irlbus, nunc acute cariiiatis , superior longe mi-
» nor, OToideus, monosperiniui , indebiscens , in stylum sitbulatum allenualus. 5((f,'n'a capitalum 5«OTi>ia in inferiore artieulo bo-
11 rizontalia vel subpendula , in snpcriiire creeta ; cutylednaes ineumbentes , ovato-oblongae , obtusac , altera utrimque plana,
» Ulinc convexa Hrrha annua , aeaulis. Fitliii mulla , in rosulam cxpansa , inlerrupte pinnalisceta , lyrata , bispiilula , jiilis
» omnibus simplieibus I'edunruli plures , radicales, erecti, unillori , cbracleali , persela antbesi reflexi , ovarium in telra dili-
i> gentn. Srpala petafar/ue flava , deei(lu;i. Siliciila bypogae.i in suinnio denudato pejuiieulo reflexa , hispidula . aitieulo inle-
w riorc 6-ilyfpcrmo. tSemiHa nou nniciiaginns;). . .
Nomi et rrc: synoii:
M
.4ucl: ct icon;
195
Sttilio
Durat: et fructif:
499 Mu«:tRl
Hex: iiionog: Aiph:
1 bohjoides ....
sub Hjitcinilio . ■
3 m.iiitimus ....
sub Ilj acintlio . .
yi//«:tllct:n. I. =Z;o6:(c: I o8.zz:fle</:liI:t.36 1. =:Ital:I'ei-sia F.D. per:2.bulb: Apr:-Maj:
IV. sp: H. 170. n. 12.
Desf: Atl: I. 388. = .' = . . . Numid: . . . F.D. id id,
Pers: sjn; I. 375. n. 9.
N
898 NArEKBERGIl
Sin^: >cgr: Eupatorlac
I triiiervata //'.'^p:IlI.2393.=:5^^.•'ln&7^raf/.■2.^5. Amer: meiid: ,
Flai'eria repanda Spri sjsl: III. 5oo. ex Lag:
8y9 Nepeta
Djdin: gj'inn: Lab:
I graveolens /'7//.Daup:2,366.z=5d;\ic;735.=:(i) Indig: . . . .
N. Nepelella ////: Pedem:34.elt.2.f. i.non Xm;
D, per: 3.
Jul:-Au2:
Jua'.-Jul
tt Obs: I. Anchoniris Candollianis , tribui minimc naturali , acccnsenda est Morisia. DitTert autem ab Anchonio ct Sterig-
» mate herba pilosiuscula noii stcllalo-tomciilosa , starainibus liberis , fructu siliculoso dehiscentc , sLigmalc capitaio non bi-
ll lobo etc. A GoUlhnrhia rccedit silicula sccuiulujn loiigiUidincin dchisceute , articulo inferiorc poly-non-monospcrmo , semi-
» nibiLs in artictihi siiperiore certo crcctis , non in ulr<iquc pendutis, etc.
» Ab ODiiiibus R.ipbaneis facile dignosciliir cotjlcdonibiis planis, non conduplicatis. DifTerl practcrca a liapistro silicula dc-
u pressa ( non cyliufb-.icea aut coniprcssiuscnia ) , et arlictilo inferiorc numquain aborlieatc , poly-non mono-aut aspermo.
« GABriTHRni Erucaria longe eliain a Morisia distat lloi-ibns violaceis glandulis hypogynis obsolctis, silicula tcretiuscula, el co-
il tylcdonibus lougissimis , versus radiculam roplicalis. altero alterj cniciatim incunibentc.
« Habitus deniquc omnino proprius ct uni forte Madiinlae aca uli DC. quam ego non vidi , aequiparandus.
Obs: 1. Novum et insigne hoccc genus di\i in honnreni Jiisephi Hyacinlbi Moris , M. D. iu regio Caraliiano Athenaeo Cll-
■» niccs Prol'essoiis , qui primus in Sardinia signa botanica fi\it, jussu regio insulam longe latcquc peragravit , et stirpium Sar-
11 doarum elenebum dilissimnm edidil. Laus iUi qui obscuram h pC , noslri acvi quasi rcmolaia Thulcn , historiae naturali ie-
> mum viudii'uvit , et I'eracissimis addidit,
VltlCA SPECIES.
« Morisia hypo^aca Gay.
« Sisymbrium mona:itho5, Viv: FI: Libyc. .specim: ( i8a.^| ) p. 68.
» Erucaria lijpogaca. Viv.- FI: Cois: I'rodr: ( i8a/i ) p. 11.; App: ( iSiS ) p. 3. ic: Spbebc. syst: vcgel: II. (i8i5 ) p. 916.
u Moms stirp; SarrI: eli-uch. fase; I. ( 1817 ) p 4-
" liapistrum liypngiieiim. Diuv Bot: Gall: I. ( i8a8 ) p. 5.'(.
« Habitat in luimidiusculis , ad siptcnlrionem inclinatis oollibus circa Bonifacium , ncc alibi in Corsica ( Seraphino in litt: ),
w el in pratis Sartliniae mediae ^Moais). Floret Martio » Aprili. Q
(i) Sepcta graiiuif/ii. Uacc est plaula a el: AiLiomo nostro descripta «t depicta sub nomine N. Nepttellat ( \. c. ) . Jam nota-
19C
N
Xotn: el rec: synon: Aucl: ct icon.- Statlo Durat: et fructlf:
<oo NcsAEA Commers:
Doth-c: monog: Lythrar:
1 salicirolia . . '. H. cl D. uov: gen: 6. p. igi. . W. Hispania . . F. suf: 2. . Aug:-Sept:
suj) Uciniia Link: abb: l)i'i-: 6J. t. 2H.
Ciiioria J/tft'a Fl:iuc\;ic:iiiiil:sct;DC'.l'nill.8().n.i.
0
513 OcTMUM
Djittn: gymn: Lab:
3 7.i-^ laniciiiu (i) Desf: sec: Stciuhl =:?=.. . Ind: orient: . . . T. suf: 2. vir: . Jul:-Aug:
O. gnuLiimum ? f V,sp:\ii. iGo,5 ,=JiiCff:ic: 1 3 .t.^i)5z^
514 0K%OTnER4
Oc(: monog: Onagr:
4 Roinanzovii L€deb■.\nHorn.sup^.}p.^Z3=zDot:re^:t.66'l=:: Aineiibor: D, per: 2.. . Jun:-Jul:
5 1 :> Olka ...
Diand: monog: Jasm:
6 ^landulosa ? {2) . . , . . . Cels: catal: 1828. p. 29 =: ? =: ? F. suf: vir: . noiid: flor;
Tprat \V. 1'' Sp. Ul. 53. u. II in obs; J a N. i\'cpHeUa L. lUvcr.sissiiiuim vitiuri, el forse DO\;im esse liiijiik f;iiirris s|u)(irm,
ViLtxnsii ob^tTVationcs ul coiifirmai-unt ; et nova species sistit in codicibus botanicis. f T'ers; syn: U 11 j 11. i3. Spr: sysl; II.
•"u8 n. M. ) . Allainon an ilia sit cadcm ac .V. aiigustifUia minor , cujus iconciu hubcuius pcnRs BARRELitHUiu f n. 2y3. ic:
"35.^ CPU judicavit I'ersoosics , valde diibito ex cullutiunc laudalac iconis cum AlUouiaua , quamquani utracquc maiit-ae ad
indicandas veras difforenlias a Villarsio dctcclas , scilicet cyniarum forma ^ ct cul^cis superficies; ilia secitiida in iV. graveo-
istiie y racemosa in A'. Nepetella ; haec vilLosa in priori, nuda in altera. Consule insupcr obscrvationcs cl: Gussoe in plant:
rar: p. a3o , uhi insignem varictatem hujuscc slirpis nomine i^labratae in subalpinis monlibus Aprntii dctcctain coiistituit). Uo-
Iciiduni tantnniinndo oximinm auctorem iconcm de ca non praebuisse inter tot tantasque peroplimas, quae boo iiupcrriuiuin
pracclarninqiir npus iUustrant.
(i) Ocrnium Zfj'lnm'rum. An ad O. Zrylanirum Bcrmaku ( Ze|7; i']^, l.?>o. i. i.)idcmac 0. gratissimumlj. vc\ s^ti O. Zeylanicum
Desf; p'Ttincat valde dubito ; immo hatrco an haec spcciein a priori dislinclam constituat , v«'l potius varictalcin illam a Lam:
mcmoratam fDict. I. 38a. n i5. )j nee ab aliis auctoribns , ut sciaiu , cnumeratam. Laiulatat; icont-s Burmami et Jacqcikh
plantani infaro quodamniodo c.xhibcnt ; in individuis viventibus aulcm parvi moinenti diHVreutias nolavt, scilicet in O. ^atis-
sinio folia sunt panllulo majora :ic supcrnc albicliora , spirae post aiitbesim lortgiores.
'a') Olea rjaitdnlosa Culla ab Hortulani<i ij.illicis sub hoc nomine ncscio an a Botanicis descripla vel saltrm cnuinerata fucrit ;
flores hue usqur non obtiuui ; caelpnim srqueiiles OHtcudit cbaractercs. Fvittex in fr: 1-2-pedalis. Caitiis frulicosus , c reel us ,
hasi sub-ancfps demum teres , cortice grisco minutiiisimc glanduloso-punctato, ramosus. Bonn oppositi, subvirgali. Folia op-
noMta f distantia , patcntia , pcliolata, ianccolato-ovala , acumitmla , integeiriraa ^ glabra, nervosa , nervis Iransversaiibus utriii-
qu'' basi glandulosi't , reliculato-vcnosa, papulosa pnnrtis lentc tanlum conspicuis , 2-poll. loiij;a i-lata , plana, pcrsislentia.
Peiioli liniires , 3-.| Hii: lougi , canaliculati An radcu ac O. §UinduliJ'era , cujus pbrasis cxtat peuc* Desi:": iu cat: H: I'ar: edt
3. p. 3yi ? Sod ah ipso ctiam llorcs dcsidcrantur.
Sfom: et rec: synoni
0
Auct: el icon:
Staiio
'97
Durat: et fruclifi
5i9 Oricakou
Djilin: fiymn: Lab:
3 inicrantlmm (i) Horlul: >■=}■=.
901 Ote* 7
I loHgifolia (i) Horlul: ? = ? =
F. per: i. . Jun:-Aug;
F. suf:i.vir: nond: flor:
53 1 Pall^ma
Syiig: sup: Corymb:
2 halimilolia ^F. sp: III. 2260 = Cflf.ic:I.<.6i = M?iic: Peru:
Eiufliti canescens Cav: 1. c. p. 45-
533 Pa.x'batum
Hex- iiiouog: j\'iirc:
5 speciosuiu fF.!>p:U.^^SaUsb:acl:Lond:2.t.ii=.\ad: occid;
goz Pan 1 CUM
Tnaiul: tlig: Gram:
I pliiaiuiii (j) £flm:Dict:IV.686=/ac<7:ec/.-gr<x"i/^i.?=: Indiis
suff: 2.
Juii:-Ju]:
T. per:2.bu]b.- nond:flor:
C. per:2.su£f;2.Sept:-Dec:
543 Pei.abgomi'm (4)
Monad: hrpl: Geran:
Ii5 augustuiii + DC:Vv:\.&-]^.n.\\\z^Andr;ger:c.ic:set:Swetll-=.C^.^. F. suff.i.vir.- Maj:-Sept:
(1) Orn^amtm mtcraiithum. Nomcn liujiiscc stirpis penes Botanicos tiaud uivenio : valde afliuis videlur O. rulgari , cujus forte va-
rictas ; sed diUVrt ft)lii> crcntilalt's ncc iiUe^t'rrimts ang\islioribus siibtus violaceis ad costam villosiusculia , bractcisquc vix ca-
lycibus loM^ioribus. Divcrsa quoque a varictatibus a W. eiiuiucratis fsp; HI i35. n. to. J scilicet ab americaua bracteis fie-
coloribus , ab altera tloribun ritbictmdis , noii albis. Caeteruiu ei phrasi seqiieuti erui potest aii tamquam species distiacta ad-
luittenda.
w O. spicis paniculalis elongatis , bractcis ovatis glabris decoloribus calyces vix supcrantibtis , foliis ovato-oblongis apice au-
gtislatis creiKilalis sublus violaceis ad costas Tillosiuscutis , caule erecto f florib: nibtcundis J . yob:
{pi) Ovca lon^il'tiUa . Genus ntiperriiiie indilum , ac iiiilii prorsus igtioluui .- speciem allato noiuiue inissam colo in F. ubi prospere
vigct ; :i-p''daiis facta nonduni noruit. CfitUem interea refeit arboreum , erectum, semitevetem versus apiccin cunipressiusculum ,
glabrum , subraiiiosuni ; ^o/m opposita , patentia , lanceolativacula 3 poll: louga ^ i-lata, integerriiua , ulriiique glabcrriiua,
nervosa , rcliculato-vcnosa ^ plana , nienibranacea , persisteiitia , basi iu pctiuluiu 3-4-liuearc decurreutia. An eadem ac Ovea
linearis in cat: Cels: i8i8. p. ?() entnuerata ?
Ci) Paniiitm plicatiiin. Non conruniienduiii cinn P. plirato \V fen: io33. n. i3.^ quod cl. Poibetii's f Diet. supp. IV. a84- o. i35.J
ad pttlrni/nUttrn ejusd-.-ni auctons refcrt. Consulr R. et S. syst. U. p. 4^**- "• »<* *'^ *" euienrl p. bS'i.
(^) Palurjjoniuni, Pclargoaii species ouus^ae a Spiieji;. in xj stcmale vegetiibiUuiii hic uolatae cum ^ .
T$§
Pfom; el fee: fjiion:
Aitct: et icon:
Slatio
Dural! et Jhtclif:
ii6bclliilum DC.\.c.G-j^.n.i-^9,zzSweil:Gcr:t.Go= CBS.
P. capitntitm liybr; .... S/>r: syst; III. Gi. n. i52.
ti7 Colvillii + nC.\.c.6-]5.n.}Ho=:Sweft:\c.tM= il>id: .
ii8 crispum m<7ijj DC.\.c.6tj i\.3o5.B=fIerk:ger:l.i3=ihid:
119 (le1|>luiiifoliuin AT. en.- 708 rz .^ =z ibid:
110 fastiiosiim f //. Trenvrs: = 1 zn ? . .
121 grandinocuiii var: ... //. Liltac =:.'=: .' . .
122 hibiscifoliiuii -I- lyivcff: H. biitaii. p. 7<). n. 108..'= ? . ,
123 igncscens /('/7/7e Z>Cl.c.663.n.i36.a=.5>\veeJ.l.c.t,2. C. B. S.
P. fulgidum bjbr; .... Spr: 1. c. 57. n. 101.
1 2.1 Lcgiiani + //. Litlae = ? = ? . ,
125 iiuiltinoiuiu + (1) . . . Sweet: H. britan.- p. 78 . . . . ? . .
126 N. Ansliae + //. LiUae = ? = ?
137 Kadiila bicolor | (2). . H. Litlae zz .' =z ? . .
ia8 reniforrae fF. en; 776 = Dot: inag:t. ^i^l = C. B. S.
129 Royal George -«- (3) . . Ilortuh = ? = ?
i3o sciutillans Z^C 1.C.G63 n.i55=iVecJ.l.c.t.28= ? . .
P. fulgidum vaiv Spr: 1. c. 57. n. 101.
536 1'bylica
Pent: monog: Jlhamn:
4 biixifolia ?F.sp:I.i 1 1 1 =Z?urm.<j/r.7.44/-i= C. B. S.
558 Pbtsalis
Pent: monog: Sol:
5 pubesccns /f'.sp:\.t02i=Feuill:perui':i.p.^.t.tz= Indiis
F. suffM.Tir; Maj.-Sept:
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
F.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
id.
. . id.
. . id.
. . id.
noiid: flor:
Maj:-S(pt:
nond: flor:
Maj:-Sept:
nondi-flor:
Maj:-Sept:
. . id.
id.
id.
id.
id.
F. snff:2.vir: Api:-Sept:
F. anti: . . Jul:-Aug:
(i) PJargonium muUiJlnrum. u P. foliis cordato-oratis obsolete 7-lobis inacqualiter argulo-serratis glabriuscuKa , stipuKs ovatis
« acuminatis , umbcllis S-'j-doris , tiibo iicctarifcro calyrc paiillu longiore f Pcl:»Ia albo-rosca venis saiigiiineis striata J . » Nob:
Vis: Atl Pet{ir^i>nia anisniiplald spcctjus , liiderc virtctur inter P. bttutinam ct //"/ira^H/n , quorum forsan varict as , vrl hybris,
(a) Pelargonium ftaJutit bicolor. Habitus Pclargonii Hadtttas Herit: nou Roth: scd planta bnmiliur ; umbollat^ multillurac glome-
ralae , flores titi in P. Iticolori , paullo tanien niinorrs ,- an ex illis liyhris putius quam sulius HaJulae varictas ?
(3) Pelargonium lioyal George, n P. foliis subcordato-orbicnlatis , crenulalis inaequalibus argute ticiitatis muoronalis glabriusrulix
» plauis 1 stipulis ovatis , uuibcilis 3-5. Iloris , tubo ncrtarifero calycc villosissiuio triple brcviorc ( llore& magiii , priala pur-
» purescenlia venis sai:guiueo nigiicantibus late striata ) . IVob:
Obs: An venustissinia haet* planta Icgitinio nomine tainquam ilistincta species jam fucrit insignita asserrre non au.sim y qua-
propter noinea tanliiji Uorlnlanoruin iiijicavt a.Ulita pbrasi , ex qua praestantiorcf BuUnici noKant quid dc ilia seutiCDdom.
*9a
ffom: et rec: synon;
558 PaTSALis
Ph: edulis (i) • • • •
Ph: peruviana . . .
6 Rotluana [i] . . . .
564 PlI'ER
Diand: trig: Piperac:
10 cuiicilolium . . . .
I I (IccuiiianiMii
la iiiaequaliiulium
P. aromalicum .
tub Pcperonia . . .
13 N. Hispaniae (ij
14 peresi kinololitim .
sub l'f/)Cioiini .
~ i5 pulcliclluui . .
1 6 uiubellutuiu (/U .
569 Pl.\'VTAr.O
Tclr: riioiiog: Plant:
/lucl: et icon: Slalio
Ami bot;uiag:t.io68exSpr:sysl:1.6(j8.n.t().
L. sec: Spr: I. c.
/{. et ^'. systilV. 677. II. 20= ? = ?
f-V.ea: /^•J.n.Gz=Jacq:ic:\l.t.■^\^z:z Caracas
/f.sp: I. i62rz:/<i(?(/./f.II. (.2i5zr Ind: occid:
i'cr.v.syn:1.34 n.H'^i:zFl:pcnn':l.t.i6o= Peru . .
^/'.eii:supp:'iec:A/)r.sy st:1. 1 20.11.20 1 .
R. et P. I. c. p. 3o.
//. Lillac — ? = N. Ilispau: ? .
//'. sp: I. iG; = Jac(j: ic-. II. t. 2 1 2= las: Venezuela
//. et B. nov: gen: I. p. 68.
ir. sp: I. 169 = Bot. ciiU:t.5-\ = Janiaiia
L. non Jacq:^Fl:per:l. t.So.J.i = Indiis .
?, divai'icata
Pt: ineiica ? ('i).
Z((CC.-obs;bol.-cent. I.n.33.=:.' zz: Italia
L. sec- iS/j;-; s.jst: I. 44" "• ^7-
Dural: et fractif.
ami: . . Jul:-Aug:
C. suff:2.vir: , . id.
C. id id.
C. id id.
C. id. .... id.
C. per; 2. . nond; floi:
C. id. . . . Juii:-Ott:
C. suff:2.vir.' nond: flor:
D. per; 2. . AHg;-Sept:
(l) Physalis edulis. Non viiiolur confuiiileiuta cum Ph: editli Cyril; a cl; Balbisio ilt-scri^ita ('Cat; H; T.iur: i8i3J , ct jam a
mc onunuTittj (^ H. Ripul; p. lojj. n. 3. J, qiiuiii auctor nosti-r inliT curassavicam ct tomeiUosani cnllocandaiu esse put.-ix il ;
at laldc dubiiim uti'uin fffrui'iaua ct pubescens candcai stirpcin constitu.mt sec; Spb; ( \.c. ) ; an potius distiDgiieiitlar sec; W.
ex auetoritalc prai-cedciitiuiii Uotaiiicunin) f W. 1. c- 11. 10 et fx. ) . Reapse ill plantis a me cultis fere aulLiin ditlerciitiam
cssciitialeiii dctcxi ^l'(>)i;i in p'^riwiana non sunt intec^errinta ^ nli ex plirasi ff-'. scd saepins crenata ^ quae DOta communis Ph:
ptihesceiui : in liac tamen folia aeutiora ^ fere actliuinata. I'rior tantuia in F. perennat , altera prorsus annua. Cacterum cou-
sulo 71. ct .V, S3»t; IV. p. G;j. 675. u la et i5.
(•1) Physalis Jiu(Uia,ta. De liae stirpe milla mentio c SpnENCELio. Lego tamen in H. et S. (\. c.) illani inveniri apnd Rnth: nov:
sp: mss: snli notnine Ph: villnsae , quae a Spr; synonima traditur Ph: barhittlensi f sysl; I. 697. 11. I'i. ) ; at haec prorsus
di»tiucta praescrlim canle vamosiisimn ramis di^'aricaiis ^ foliis itcutis ^ alii.'^que notis a R. S. appositis ^ syst; IV. p. (176.
D 17. J, quae perf-ete quadrant cnin spcciiuinibus in lierb; Inijusce R. Academiae servatis ex Bmotio. /'A; ^//oda/ia conslan-
Icr rcfert eanlcm siinplicem , vel divhntnmum • folia suhintei^erririia saepius obtusa , vel apice angustata , non reapse acuta.
(3) Piper N Htspaniae. I'rovcnit c.\ H. Littae lioc nomine sub quo eulluni etiam vidi in H. R.Taurin; nee a Botanicis eijumeratiun.
Inter fruticosa foliis ncrvosis basi cord.itis colloc;ni(tnin ; aftinc vidctnr P. unt^uiculalo R. ct P. sed folia lutiora glabra doo /ii-
tida neo subtus ^tattcescentiit ; caulis, petjolique evidenter striari. Phasis baec crit ;
« P. eaule fruticoso petiolisque glabiis striatis , foliis allcrnis subcordatis apice at^cnuatis basi subinaeqaalibiu glabris quin-
V qucDcrviis aveuiis, spicis ereclis solitariis folia subaeqnantibus. A'oft;
Cl) Piper iwibellatitm. Non eonfmidenda nostra slirps cum P. umbellatn Jacq: quod teste Spbe?(Gblio est P. sidaefoUum Li5k; ,
quodqae dilVL-rl a priori praeM;rtini foliis prorsus ac utrinqne i^tiibns non subtus I'ilto^itisculis {Spr: syst; I. 114. n. 1 iti et 117^.
(6) PI: mdica L. a cl. Sri.c^cELio couliisa cum arenaria Kit: ct dii'ariaila Zicc: valdc ab hac dilfeirc ridtlur luiu babitu pior-
80*
lYom: ft reel: tjnon:
5- \ Plcjibaoo
Pent: nionog: Plumb:
5 auriculnta
5^6 PODALYKIV
Dec: nionog. Lcgum:
S stjracifolia
P. calyplrala . . . .
Sophora calyplrata . .
HjrpocalypUis calyptralns
5l)2 PoTBOS
Telr: monog: Aroid:
4 inacropliylla
5 violacea
5g4 Primula
Penl: monog: Lysim:
^ siiaveolfiis
Pr: Columnac . . . .
(JOO PsOBALEA
Diad: dec: Legum:
3 piiiiiata
903 PVTIHGOREA
Oct: tctrag: inc: Scd:
I clejjans (ij
.iucl: cl icon:
JV. sp: I. 838 = ? =
Sialio
lad: orient:
Durat; et fnictif:
T. suf: ».
Jun:-Sept:
DC.V\-Jl.\o'iexS:ms:zBot:mag:l.\5^a^ C. B. S. . F. snfia.vir: . nond: flor:
;/'. sp: II. 5o4?
Relz obs:I. p. 36. ? \ sec:i5C.l.c.
Thb: fl: cap: 568..'
fK. sp:1. 686=:/aC(7.(C: 3.<.6io=: Iiid: occid: . . C. suf: i . vir: Aug:-Oct:
fV.\h:6^5=:Hook:exol:Jl:t.55zzi Jainaic: Poitoric: C. suf: 2. vir: . . id.
Bertol:3Lmaen:-^.^5:=Fl:Neap:\.ll'i'= Italia
Tenor: fl: iNeap: 1. c. p. 54.
. D. per: 2. . Apr:-Maj:
Tr.s^{W\.iiI\'i^zHerm:Uigdb:t.i-^Z^z C. B. S. . . . F. suf: 2. vir: nond: flor:
Ilortid: = ? =
R
618 RBOnODS.>DBO:«
Dec: monog: Rhod:
7 aiboieuin . ,
8 catawbicnse .
Smilli: n^ Bol: rcg: t. 890 =r . Ind; orient: .
Micli:(l.hor:\.f.ijii=l}ol:mag:i6-^i=z Carol: sept:
C. suf: I . vir.- . , id.
T. arb: . . nond: flor:
D. suf: I. vir- Maj.-Jun:
sus naiio , cum prarscl'tim 1.^ Coliis coiisljiitcr iiUf^rrriiiiis , iiiargiiio tanlum ciliatis ncc kit'sutiusculis, "i-i-lott^ioritius subre-
cur\'ii divuticalis ; a.* pctlunculis fulio 3-3-brevioribus , non illutl acqti.Tiilibiis ;- 3." bractcis spicam fcrc tcgciilibus. Consule ,
insupei' /(. ct S. ( 'jst; III. p. i44- »■ "" i <:' P- 'iS. 11. loS. ). ScJ pbrasis Zuccaguiana ijiopta ad iudicaudas diflcTCOtias
praecipuas ; biuc cmcndanda ut se<|iiitur .-
< Pt: caulc heibacco birsuliusculo siibramoso nano , foliis opposilis lincaribus iutcgcirimis divaricatis suhrc-ciinis marginc ci-
» liatis , pcdiinualij axillaribus crcclis foliis bicvioribus , spica orbliul.ita , braclcis foUaccia iuQulis lilicari-laiiccolalls palonti-
» bus suptrioribus brevioribus ovalo-lanccidalis cariuatis opprcssis. » J\'ob:
(1) Pyihti^orea el-:^a:is. Pflhai'oreae duo dislincla genera babciuus ; primuin a LoDBERloslatulum unam tanlum conliiif ns sprrlcm ,
(juod sciain , scilicet P. couhinchincnsis a W. oinissa , ac a posterioribus 15otaiiici.s fide solummudo Lour: eiunneraU uec pi-
tta ( Lour: fl: cochin: I. p. 3. Pair: Diet: supp: IV. p. <w5. S/>r: svst: II. p. 3G1 ) ; allcruiu a Rsfucbsijoo crcclum pro non-
I
ao'i
R
Kom: el rec: synon: And: el icon: Stnlio Diirnl: et fruclif:
G20 Rhus
Pent: trig: Tercb:
•J (jLibi'uin ?F.5p;I. i4-8=/)(7/.e/(/i.(.245/3i4= Amer; bor: . D. aib: . . Jun.-.Aug:
R virittillonini Poir: i o i -^z-
„ , " y } sec: 6/>r;I. q3d. n. 1 1, (i)
R. cUi^ans All: . \ / » \ '
go4 RuMi\
Pent: dig: Unibdl:
1 capeiiiis Link. z=. Boerh: Lugdb: I. t. 63 ^ C. B. S. . , F.D. ao: . . . Jun:-Jul:
Caucalis africana .... Boerh: 1. c. p. 63.
Coniitm ajricanum . . . . IF. sp: I. iSgG.
Ctipnopliyllum ajricanum . Gaertn: et Spr: syst: I. 901.
go5 RiiseLii
Djdin: ang: Scroph:
I inultiQora Spr:%yi\:.\\Ait.exSims:z=.Bolmag:t.iSi9:=, Mexico . T, suf: 1. . Jun:-Septi
s
906 ScfVOLjL
Pent: monog: Lobel:
I Koenigii 7r.s,^:\.^5&zzLam:Hl:t.ii^.f.i-=: Ind: oiient: . . C. sut i. vir. uondt-flor:
Sc: Lobelia Z,/;i.hb. 1
Sc: Taccada Link: > scc:^/;r.sj'st:I. 752. n. 5.
Cerbera salutaris .... Lour: \
65 I SciLLt
Hex: monog: Asph:
5 obtusifolia Poir .-voyiBarb:!! 1 7g=Dc.t/:atMt.86=r: Barbar:Sardin: F. per:2.bulb; Apr:-Maj;
6 uiidulata Ucif: 1. c. p. 3oo =: ibid: I. 88= ibid: (2) . . . F. id. . . . Oct:-Nov:
nullis spccicbns a Lythri genere dcpulsis ( liajin: in journ: phys: 1819. p. 96. DC. Pr: III. p. 81.). Planla quam sub nomine
Pjrlhai^oreae ele^antis acccpi ad Lythravtas ccrtc non pcrtinct : an ad priuium genus , an ejusdenl spt-cies altera? asserert* noQ
possiun J nam tlorentciu non vidi. Cai-terum dL-sL-riptio Lounenii , quod ad folia non omnifiiodo quadrarc vidctur^ in P. cochin-
chinensi sunt subscssilia ovato-lanciolala scrrata uen'is lougitudinalibns rubesccntibus ; in P. eleganti evidenter pcliolata lau-
coolato-oblonga inti'g(*ri*ima vi.\ niargiuc undulata costata pcnnato-nen'osa reticulalo-venosa.
(1) fihus i^labrum cl elei^aiis distinctas spccit's i-onstituunt ex Ait; ( H. Kew: I. p. 365. 36(j. ); Will; eas servavit praeseitira du-
ctus coiisidcralione florum , qui hefnuiphrtiditi in priori , Jioici in altero. CI. Puir: tei'tiam speciem creavit nonuue R. viridi-
jlori a priori diircrenteiu tautnni foliolis sulttomentosis ncc gliibn's , raccniisque herhaceis (Poir: Did: VII. p. 5o4. n. 8. )
SrBENccLius tand'-ni ouniia conjunxit nulla addita ratioue ; an incrito peritiores Botanici dicant.
(a) Scilta obtusijoliu ti unduliUtt. Ilanc , ft prioreni , quas prinio detcxcrant in Barbaria ell: PoiRETiL'S, et Fohtaihesil's , modo
inveuit in Sardinia M-'Bisius nostcr , scilicet Sc: oblusij'oliam in collibus. apricib Calari , et iu iufiuja S. Petri , undulatam
autem iu collibus Sardiuiae australis ( Slirp: Sard: elcnc: fasc: I. p. /(j. ) .
Toil. JUJLY Cc
303
s
Ifom: et rec sj-nam
Auct: el icon:
Statlo.
Durat: et fraclif:
653 SEMrtRTI't-M
Doikc: doiiecag: Sfntpcr^:
8 c'lliatuin (i) ^. en:p.5o8. innot: = !c:noi/r.-= Tcneriffa . .
660 Sipi
Monad: polyand: Mulv;
,4 aurita //'((//.sectDCpr 1.468=£o/.7H«g:.«.7.49''= Bengal:
i5 graveol.ns . , . ... ._ . floa-/;:i-x£)C.l.c.473.n. 181 =?= Ind; oiicnl: .
i6 uliiiifoli* .,..."..". fF.sp:ni.745=Cflv:</iis.I.(.2:/.4= S. Doimiijjo .
go J SisAPis
Ti; trait: silicid: Cruc:
1 auiiculala [i] T)C. pi: I. 218. n. 9 = ? = . ? . . . .
S^UrassUata.. ...... I^u { ,,,, Spr: ^.t.U. c,... u. 5.
2 dissecla (.1) Lag; cat:li.Mati: 1816. J). 20 = ? = Hispania , .
670 ^OPHOBA
Dec. moiiog: Legum:
5 si'ricca Aiulr:i\onNutt:=:Bot:rep:l.^',o-^z C. B. S. ;. .
s»b Podaljria DC.ViiU. 101 n:i=Dol:iiwg:t.i^ii=
sub J/j pocaljpto Thb: sec: DC. I. c.
go8 Staihys
Dydin: g)inn: Lab:
1 ibciira Mnrsch: Fl: Taui: II. 5i = ? = Caucaso .
St: scoidijhlia //'. tiv. sec:i!»/);-.- syst: II. 735.n. 2 [ .
St: scordioidcs ? Poir: Diet: YII. 373. n. 21.
F. suf: 2. succ: Maj:-Jun:
C. suf: 2.
C. an: ?
C. suf: 2.
. Jun:-Jul;
nond: Ooi':
Juu;-Jul:
D. an: . . Aug:-SepU
D. id.
id.
F. tuf: 2. Tir: noud: flon
F. per: 2. . Jun:-Jid:
^1) SairprrvivTnn ciliatttm. VidL- siip- descript: ct icon: n. VU.
(a) Siiiapis auiiculala Slirpem haiic iniprobavit cl. Spb; , uiiam canJcinque esse ac S. Irassir.ala L. , et S. japoiiica Th: decer-
tiens. Dc japonica silco ijuiim nee vivenlcin , nc-c siccara possiileani ; uica planla tamcn proisus non quadrat cum dcscriplione
Tirt»BEBCU (H. jap. p. Ilix. ) . At dc S. brassicata L. , praiUr am loritalom cl. CiKDnLLEl banc a sua aunc;i/a(a ouuiiiuodo
dUlingucntis {DC: I. c. n. 9 el i3. ) , llrniuiu judicium fcrre possum quum earn vlviutcui confiirc niilii liccal cum pitrfcclis-
timo spcciminc prions loco nalall Icclo. Tolo cocio diffninl inter se ; i'. brassicata folia rcfcrt infiriira cl caulina lyrato-pin-
naliliila inacqujliltr dcnt.ila , summa vi\ cordato-ampKxiraidia , siliquas villosas sub-rostralas roslris ariuatis ; in S. auricu-
lata foli» iufcriora sunt vin lyrala , cai^ina aniplixicaulia lauccolala subiutcgia , summa lincaria , omnia liasi patenter auricu-
lala; s'liipiac lacves, cvidenlius rostratac , roslris subercclis. Inter banc , et i'. laei'igalam polius mas.imam video adinilalem.
■{3) Sinapis tlissecia Binas variclates adniillil C*^DOl.LI:cs , siliqnis glahris et hispululis ,3 ( I'roili'.- I. -no. n. 3o. ) ; nostra enala
e scaiiuibus a cl. Uu35oa« cojiunuuicalis ad posttriorcm pcrliuct. YiJ: iusupcr quid dc ca scutiiU idem auclor is plauU rar:
p. aSo.
JVbm: et rec: synoiif
T
/4uct: et icon:
Slatio.
303
Dural: ct fiuclif:
6y8 T*»i:B>.t«omAnt
VeiU: monog: Apoc:
3 cjmosa Tr.%^-X.ii^'3z:iJaC(j:ar]ter:t,\Z\ f.i^ziz Cartbagena . C. sufr i. . Jul;-Sept:
T. coryniboia Uorltil:
gog Thomasia
Ptnt: monog: Sittner:
I solaiiucea Gay diss: p. 26 =: ibid: I. 6 ^ N. Holl: . . . F. suf: 2. vir: Aug:-Oct;
sub Luiiopetalo &ms Bot: mag: t. i4B(>.
Lasiopelalurn Iripliyllum . . Sin: iiou Labitl:
J27 TnirMfETTA
Doilcc: monog: Tiliac:
4 oblongata Link:enuva:%.p.5=DC.h.Gcnev:t.i'^=: N^pal: . . . T. ann: . . Aug:-Sept:
■ Tr: trichocluUa ? (i) . . . DC. sec: Spr. II. 45 1. n, 18,
V
735 Urtici
Monoec: tetr: Urtic:
6 borrida . jff. et 5. pi: aequin:'ll. 4i =: ? = ad fl: mudah . C. suf: 2. . Aug:-Sept:
giO VlTELLABIA ?
7
I pjriCoimis (2) Celt: c»t: 1828. p. 42 = ? = . ? C. suf: ? vir: nond; flor:
X
911 Xf.rotf.5 R Br."
//c.r- trig: June:
1 longifolia R. Br: sec: ^/jr.- sjst: 11. 148. n.i5. Terra Diemen . F. per: 2. . Maj:-Jun:
sub Lomaiidra iu6iW;JSov:Iloll:I.p.9i=i6irf.M 19=:
z
Dioe<: polyand: Cycad:
3 pungeiis /7''.sp:IV.845z::Till:pis: 1 29.1.45=: C. B. S. Affrraustr: C. aib: . . nond: flor:
(1) TriumJeUn oblongata , quam cl. Sprkscelius fiuii trichoclada t'oiifiindlt , longr diflcrt tcstibus ci). Lipckio ( cnum; If. p. 5 ) ct
Cam)()llevj ( Ptutli-: 1. ju-. n. ii. ct u. ), foliis ii-ncrviis iion ^-/itriUi luotltter lantuin hirsutis y uec hirtis ; stipulis bra-
cti'is>iuf vix \iilosis, quas tiulas con^taiiltT vldi in pLiiitis a nic cultis. Au auUm y^ ohlonga Wallik; f FL Nipakn»: p -ii-. J ^
eadcm sit nc '/\ oblongata Likk: duhitat Cakd illeis ; $pr: priorcm atlniitlit titi »prcieiu distiuctuin ( syat: iV.. cuj- p06l:
p. it)u. ) , duni huitc cum trichncladii i-(>iijuiiL;il. I'lai.tjiu W allichii uon vidi uec vivculciu , ucc siccani.
(a) yitHlaria pyrij'nrmis. Gfims bur prorsiis niilu ignotuin nuUibi ciuiiiicratuin vid*'o Di»i in Catal.- Cbl'Ii ( I. c ); planta vix pe-
diiWs facia in calldarin nii*o Hoirs iioiidiini prarhmt , ncc lialjiUi nosccrc possum in qiianain famiHa coUocanda. Cuulis ot ar-
borcus cnxtiis , ttTCJS , Urvis , glabor, torlicr brumico f fntia aUrvnu , urcctiusculu , pctiolata , elliptica 3-polI: longa, i-lata ,
bii»i in peliolinn !»uh-dccuri'(--ulia , luai'^iac iuU-^firiuia , ajticc ^ubcmarginata vil aiula , glahcrrima, supcrue niUda , iufcrne
pallidiora , custata , opposlli-ucrvia , cohta ntTvisque .'>ubtus proniinuli^ , rLticulalo-vcuosa, plana, coriaci'o-incinhranacca , pe-
reutiaalia ; p.-tioltts bi'rvissimu» siMnitiTcs , laovU. fxutliticiiiiouciu dc&idcrfUUUB , uL tpudquam «crU asfccrcrc possiiau» de hoc
•aeUrum rMrissimo , ac cleijauUssuuo ijulict.
2o4
OBSEnVATIO AD Amaryllimm aWam p. 178.
Mis^a sub boc nomine ab boito Litt« anno 1828, floruit Miijo i83o in calid ; ncc //m(jr)7i(Z(jf cliaiacteres
ostcndil; nam coioUa;; Ivnibiis duplex i\-gularh , stani'ina afijualia liiiibo iiiteiuo iiuposila , I'x (iiio ail Pan-
cralii genus lefcieuda ; an eleyaus baec stirps jam I'uei it dcsci ipta valde dubito , biuc sequeulcm piacbeo il-
lustialioneni.
Descriptio.
BrtBCs subrotundus , tunicatus , ciiierco-fuscus. Folia lancrnlata , basi vaginantia, inferiora brevissinia supe-
rioia fere podalia latil. poUicaria , subeiucla noimulla suhlalcata, laete viridia, lucida, apice ob(u<iuscula. Scahi*
anceps 3-.}-lin. latus , ab inio ad spatliaui I'olia suljaequans. Siatuv i-llora , iicibacea, 4-l''o"'' '"'"^'J"''^'' s*^-
foliola duo exleriora oppnsita , quorum uiium corollae tubum subaequans, alterum ejusdem mcdietatem paullo
superans . duo inleriora exterioribus aUerna valde minnra , quorum uiium vix tertiam tubi partem cxcedit ,
ultcrum ovarium tantum subacqiiat. Corolla supera , infuiidibubfonni'; , tubulosa : tubus semilercs , ercctus ,
2. pollic.iris et ultra, ad r.iucem paullo uicra^satus, G-co'italus, vlridi-i : liinOui duplex; rjctcriur [Corolla au-
ctor;) G-partilus , laciniis hinccolatis i-poll. longis 4-1'"- lali< , eiectis, apice tambiu n-flexis , interne albidis-
siniis , externe linea viridiuscula notatis ; interior ( IScctarium vil corona auctor.j cauipanulatus , eiictus, cx-
ti'riori paullo brevior , apice 6-lobus , lobis latis apice lotuiidatis einavginatis ibicpic brevi denticulatis , externe
albidissiums interne a staminum inser!io;ic ad imum lineis 6 vuidibus prominulis nntatus. Filvmunta aecjualia
proprie tubi fauce inserta sod limbo Intcruo arctissiine adiiaercntia , ex qno lineae prommulae nui'igunt, de-
mum inter ejusdem lobos libera , llneari-subulata , introrsum versa , alba ; antherin- vi'r<atiles, 2-locularcs ante
deliisceutiam fllamenta subaequantes , demum marcescentia valde breviores ; ^o//e« ttavum, Ovaricm brevi pedun-
culatum 3-gonum viride , stylus fdiforiuis limbo interioi i paullo brevior albus ; stigma, subcapitatum virid<'. Capsu-
/ani maturau) noil vidi. Flc! suavi<simum cinnamnmi odoreiu redolens aperitin- norte et durat i-4-dierum spatio.
Obs. Stirps collocanda in prima sectione (corona lobata Sin: syst: II. 45; /iVHOie Hehb: in bot: mag: 2683. J
inter P. calalhij'orme et narcissijlorum.
DilTert autem a calathiformi Red: foliis allcrnatim sparsis non dislichis , spatba 4 "O" a-pbylla, tubo co-
rollae &-costalo non Z-gono , laciniis apice glabris nee puberulis , lobis coronae baud barbatis nee reflcxis ,
gcriTiine brevi-pcdunculuto non scssili.
DilTiTt (juoquc a P. narcisufloro Jacq: cx dcscriptione a cl. Schultesio niilii bunianiler conimunirata dum
Vol. VIII systcmatis sub praelo est, foliis scapum subacquantibus non brevioribus, obtusiu^ciilis nee aciilis ,
( moaet tanien ScbcltBsiih in litt: iconem apud Jacquinilm vidisse iu qua folia sunt polius obtusiusctda quanit
acuta ) , laciniis rotuiulatis nee oblongis.
Caetcrum , excepto cliaractcre spntliae constanter i -florae ( quod forsan variat in plantis spontaneis ) , a P.
calatUino Kxb: , calatUiJormi Red: , et narcissijloro Jacq: ( quae conjungere satius esset ) vix differre notis bo-
tanicis planta nostra videtur.
Si speciem distinctaui coustituit , illam dico iu bonorem patris filiorumque Taclubu£ borti Litts soUertissi-
jnorum Rcctorum.
B P. Tagliabue spatba i-flora 4~pbyI1a inaequali berbacea , foliis lanceolatis obtusiusculis , corollae laciniii
X lanceolatis apice rellexis , corona campanul.ita G-loba lobis ereclis rotundatis cniargiuatis denticulatis , sta-
» mioibus introrsum vcrsis ( Flos luagnus albus I'ragraiis J . I\'oO: Habit
30S
I'ROFESSORIS WE
FLORAM PEDEMONTANAM
APPENDIX TERTIA
Cecta die ih martii iS'iy.
1 -ia est rerum naturalium conditio , ut quo naturae studiosorum
in lis perquirendis scrutandisque flagrat aestus et ardor , eo magis
ejus litnites extendi , atque in infinitum ferme crescere videantur.
Hinc niliil mlrum , si post editam meam ad Florain Pedeinoiitanam
Appendicem alteram , muita nova dein a me reperta fuerint , et
nonnulla alia ad trulinam melius revocanda esse ducam, in quibus
vobis sisteiidis , Praeclarissimi Viri , milii in voiis summopere est,
ut lii mei qualescumqne labores vobis accept! , et grati futuri sint,
et sic in publicum meae erga vos observanliae et obsequii habeantur
testimonium.
Quo aulem minoris voluininis evadat haec mea Appendix tertia
ad Floram Pedeniontanam , lectorem monitum cupio me Auctores
tantum indicasse , et phrases omnes quas in Sfrekgelii systemate
Tegetabilium facile consulere quisque potest , data opera silentio
praeleriisse. Vaiete.
lo9 ritoFEssonis ke
DIANDRIA MONOGYNIA
f'EKoytCM alpinae Lins. varietales.
1. \av. J'oUis clliptivo-ovatis acittiuscuUs serratis. Schrad. FL
Germ. I. p. a.S.
f'^. puniila All. F1. Peclem. n. a'yo , tab. 22 , (Ig 5.
Lecta ill alpibus ili Limoiie a Viitorio PnoMts , ct a pracclaro Sarerdote et
Philosophiae Professore Barufki , streiiuis Botanices culloiibus , et oliiii
diligentissiinis meis Plillosopliiae discipulis in Monrcgalciisi Collogio.
A me quoqiie rcpeila fuit in a\^>\U\m cltlla l-^atlt" d' Alti , ci tli Monastero ,
HOC lion in pratis alpiuis di Locaiui prope la Tola et Usel.
2. Yar. Jbliis elHptico-ovatis oblusis sublntegerTimis. Scnv,kD.\. c.
Inveni ia alpe di Monastero die to V Alps Grosso.
3. Var. folUs elliptico-ovatis obtusis integervimis. Schrad. I. c.
T^~. integri/blia. Schrank. F1. Salisb. n. lo.
In alpibus Monregalensibus.
4. Yar.Jbliis infevioribus &ubrotundis , superioribus ovatis. ScicrAd.
I. c.
Rcperi ta alpibus di Ceresofc.
Ilabitii et statura affinis f^. belUdioidi , setl in Imc folia ra-
dicalia congesta , el caulina minora , cuneiformia , ac fere spathu-
tata , pattciora , et numero tantum daorum aut triiim pariutn.
TRIANDRIA MONOGYNIA
MoREA Sisjrinchium Ker. ^
In provincia Monrtgalensi a Vittorio P»omis et Bahuffi.
Diifert praeserlim a coiigencribus laciniis coroUae ccteriori-
bus imbeibibns, fcliis linearUnis canalicnlalis laxis reflexis scapo
mulloties longioribus , et in specimine a me acccpto scapi bini ,
uniQori , allitiidine acf[uales, vix Immum superanles
AD FLORAU PEDtU. 107
SciRPUS j-omanus L.
Niliil viilgaiius hac laevi Scirpi IloloschaeiU varietate.
Eriophorvm capitatum Host-
In alpc di Ceresole dicto il NuvoH.
E. angustifoliuin REiCHAno.
Li alpibus di Ceresole , et speciatiin al yerceltino.
Scjungi minime posse ceiiseo ab E. latifoUo Hofpe , sive E.
poljstacJuon Smith, et Alcioiii ; nam folia inagis canal'iGulala, pe-
diiQculi minus nulantes , glabri , crassiorcs , pappi paullo lonf^iores,
et alia hujiiscemodi minus adliuc constantia speciem propriam mi-
nime constituere valent , seel potius varietatem.
TRIANDRIA DIGYNIA
LoLlVM compositum Thuill. F1. Paris, pag. 62.
Secus Sluruin piope f^enariam. Est var. Lolii pereniiis Lmif. racemo longis-
Hino, iiiferiie composito , spiculis nuinerosis iG-io-floris subaristatis.
TETRANDRIA MONOGYNIA
yisTEROCEPn.tLVS mollis simus Spreng.
Uberi'ime provenit in pi-ovincia Sf^usiemi ad rupes meridiano soli exposita*
di Foresto , circa saccelluiit deila JUadona d' la Cod , et di Monpan-
tcro , etc.
llucusque apud nos minus recta habitus fuit pro Scabiosa
pjrenaica Ai-l. , quae est Astevocephalas lioloaericeus Spr. , el a
quo praesertim diiTert foliis bipinnatifidis , el laciniis lineai'i-filifor-
mibiis. Gaeterum circa has plantas , et praecipue circa Scabiosam
prreu-aicani magna coiifusio apud auciores.
ExtcuM fdifornie VV.
Lecluui a Docture Bertoli junii meose in argillosis kumidiusculis sterilibiM-
que locks delta Pra^Ua di S. Egidio eiiuilo rei^sus GiyoUuo.
aoS PPOFESSOMS HE
Fl lyT.lGiyis lanceoUitae var. spica ajjicc foliosa Poll. Pall. n. iGr.
Rfpcila fuit piopc Venariani, ft secus viaui cuudo versus i Mciio.
Pi. montana Lam.
Legi ahunJe in alpibiis di Ccrcsolc , et spcriatim in alpc dioto il Serrii ;
provenit quoque iu ulpibus SaOaiulicii , teste Dkciadoluo , Syn. hi. Gull.
p. 200.
Ailinis Pi. lanceolatae , a qua praeserlim (liffert scapo terelL
et non angiilaio , piloso , folia iitplurimuin jianiin supei'anle , aut
iis minore , spica subgiobosa , i-aro oblonga , fiisca , et mature se-
mine iiigricaiile. Plurilins tamen notis speciinina a nobis lecta dis-
crepant a PI. montana sub hoc nomine clecerpta in Horto Bota-
nico Taurinensi anno 1823 ; nam praeter staluram elaliorem et
caules plurimos , quae discrimina a feracitate soli vidcnlur repe-
tenda , in hac spicae sunt omnes oblongae , cylindricae , et calyces
dorso apiceque longis albisque pilis onusti. Convenit caelerutn scapo
tereli , hispido , et breviori quam in PI. lanceolata.
PENTANDRIA MONOGYNIA
Pri.mvla pubescetis Jacq.
P. hiisuta ViLL. , Lam. et Dec. non Allionii.
luveni in alplbus di Ceresoie.
Nullo mode convenire possum cum Jacquinio , et cum pTe-
risque reccntioribus Botanices scriploribus , qui banc P. pro spe-
cie distincta a P. hirsiUa All. , sive a P. villosa Jacq. quae est
P. viscosa Lam. et Dec habent ; nam praeter florum numerum va-
rium , folia oblonga , obovata , aut eliiptica , dcntata , aut inlegra,
aliisque similibus characteribus , quibus nihil est inconslantius in
ambabus hisce Priraulis , ne constantem quidem observavi slaminuin
inserlionis silum , et stylorum longitudinem; in plerisque enim meis
speciiniaibus stamina ncque in fundo , neque ia medio tiibo jaccnt.
AD FLORAM PEDEM. 20^
Ati perhibent auclores de liisce Piimulis ; seel versus ejus apicem
siinl inserta , et in ipsis P. piihesceulis incllviduls siyli ad tiibi me-
dium usijue jjcrliiigimt. Quibus omnil)iis perpensis , et coQsideralo
quoque earuin babilu eodem , libenlissiine cl. Loiseleur Deslokg-
CHAMPS opinioncm amplector , qui sub novo et comrauni nomine
/*. alpifiue cas comprehendit in Fl. Gall. edit. 2. p. 1 , p. iGo, in
qua practerea liaec recle Icguntur : u Primula a//)inu variat foliis
» pubescciilibus hirsulis giabrisve , oblongis aul ovalo-rotundatis ,
» dcntalis vel eliam subintegris, scape subnullo aut elongato ,
» multifloi'o uainorove , staminibus slyio nunc brevioribus, nunc
» longioi'ibus. Nulla tamea istarum diflerenliarum nobis adeo nota-
» bllis , et ceria videtur, ut species plures aut eliam varielales di-
» slinclae sat bonis characteribus siiit constituendac. «
CiUPtSLLJ aggregata Willd. enura. Hort. Ber. suppl. i.p. 10.
C. glomerata Balb. Fl. Taur. p. 38 , et Re Fl. quocpie Taur.
\ol. I. pag. 129 non All.
C. caule angulato glabro , foliis caulinis sessilibus dcntalis undu-
latis lanceoiatis , floralibus cordatis , Qoribus a.Killaribus teiminali-
buscpic sessilibus. Wili.d. 1. c.
Fiefiuciis ubique in Pedt/iionlio.
Camp ANVL.t elliptica Kitaib.
C. glomerata All. Fl. Ped. n. f\\i , tab. ^9 , fig. i.
C. birsuta caule simplici anguloso , capitulo terminali , foliis el-
liplicis obiusis , pluiimis peliolatis. Kit. apud Schl'lt. ./Eslr. Fl. 2.
ed. n. 918.
Accepi ex alpibus Monregalensibus.
Jasiose perennis Lam.
J. foliis linearibus sublaevibus plants obtusiusculis. Lam. Enc.
melh. III. pag. 216, et Ulustr. t. 724, f'g- 2.
Lecta a nico Jlscipiilo Poi.lacisi in pago dicto di Borgosesia in valle di
Seiiti, ct liabui quoque ab agro Monrcgalcnsi.
Tom. XXXV Dd
a 10 pnoFCssonis kb
Asseuliri miiiiinc possum cum cl. Sprengef.io , qm J. perenncni
Lam. pro validate lantum J. montauae habet ; nam in hac radix
annua, caules erecli , folia liispida uiidulato-crispa ,- radix vero pe-
rcnnis , caules basi proslrati et repentes , folia laeviuscula et plana
in /. perenni, alque per dccennium culta a cl. Lam. , deintje a
ell. Yiris Rkmer et Schvi.tes. , aeque ac a Dumont-Couuset uuu-
quam naturam suam mutavit.
PENTANDWA DIGYNIA
.yJCuscVT.i major Balh. pin. 219, ct Dec. syu. Fl. Gail. p. 243.
C. europaea Spreng.
Frequenteiii inreni iu alpilius di Ccrcsole.
Licet cl. SpRF.ivr.ELii nomenclaturam in vegetabllibus genera-
tim mlhi in aiiimo sit scqui , ulpole recenlioribus Botaniccs no-
tionibus magis accominodatam, in hujus tamen Cuscutae speciei de-
nominnlione ab eo reccdendum esse opinor, non solum ob anti-
quitateiu nominis C majoris a tanto viro praesertim inditi , uti fuit
celebcrrimus Bauiiinius , sed ex co quod potissimum denoniinaiio-
nes C. europaeae C. epUhymi ad duas C. species disiingiiendas ,
scilicet C. majorcm et C. ininorem Bauh. et Dec. a nonnullis Bo-
taniccs scriptoribus adeo confusae fuerunt , ut ea C. species quae
C. europaea primum appellala fuit , nomine C. epUhymi ab iis in-
dicetur, et vicissim. Linn^us vero et Willdenowius C. majorein
C. europaeae nomine insigniveriiut , et C. minorem slve epithjinum
pro ejusdcm varielate tantum cnuraeraverunt , et cl. nosier Allio-
KiL'S ne pro varietate quidern C. epithjmwn liabuii , quod ab omni-
bus Boiaaices scriptoribus nunc est rcprobaluni , a quibus ambi-
guitalibus declinare ct deilcclerc (juanti sit momenti facile unus-
quisque videt. Caeterum , uli obscrvavi in planta viva, C. majoris
glomeres non solum magnitudine fere duplo excedunt glomeres C.
AD FLOAAM PEDBM. 3 1 1
minor is , ob majorcm floruru niimerum , 12- 15 et ultra, sed etiam
singuli flores sunt majores. Calyces vero corolla climidio hreviores,
quirKjucfuli , infenic albo-virides , in ineilio ct versus apicem dilute
rubri , corollae sessiles, albae , quiiujueGdae iaciniis undulatis cris-
pls ubtusis , stamina ulplui'imum quinqiie , raro quatuor, filatnenta
alba , antherae nigrae , stiyiuata duo , subnigra in rubrum vcrgen-
tia , oblonga , obtusa , semina quatuor , rotunda , st) 11 a basi ia
arcus formam divergentes, dum basi erecti et versus apicem tan-
tuin divergentes in C. tninori , ac denique stamina exserta , quae
inclusa sunt in C. tninori.
C. curopaea Bai.b. F1. Taur. , et Re Florae quoque Taurineusis
est €. minor sive epillijnium.
DECANDRIA DIGYNIA
Saxifraga Sedoidcs Jacq.
Proveuit al Simploii , teste cl. DccisooLno Fl. Fraac. suppl. vol. 6. p. Sig.
DECANDRIA TRIGYNIA
Stellaria viscidu Mahschall a Bicberstein.
Lcgi mtnse majo io sylvis di CoUegno prope Ditriant.
Afiinis S. gramineae ; sed caulis teres villosus , folia subci-
liata , petala calyce longiora , calyces villosi et enervii. In S. vero
g-raminea raules tetragoni glabri , folia niargiue laevia , petala ca-
lycis longiludine , calyces glabri trinervii.
Foliorum forma , et habitu magnam etiam aflinitatera habere
videtur cum S. gliuca Witheringii , quae est S. paliistris Willd.
ct meae Florae Tauriuensis , et praetcrea in hac quoque petala
sunt calyce longiora ; sed caulis paritcr tctragonus laevis, folia mar-
gine laevia, calyces trinervii et laeves.
a.ia PROPEssoRis re
IGOSANDRIA DECA-POLYGYNIA
PoTEXTiLLA T'enai'iensis N.
P. tou pilosa , caulibiis 3-4 ant cllam pluribiis , ailscendcnlibus
subrainosis , nuiltifloris ; foliis 5-7 iialis , iiifeiioribus longe petio-
lalis , versus apicRin scssilibus , subtiis ciiierasceiitibus , foliolis 11-
neari-lauccolatis , profiiiHlc ct grossc dentatis , acuiis , stipulis la-
tiusculis ovato-lanccolalis , plus minusve profiinde seclis, versus api-
ccin plerumque inlegris , floribus paniculaiis , pelalis obcordatis ,
eniai'giiialis , luteis , calycem acquautibus , laciniis calycinis ovato-
oblongis valde hirsnlis. N.
Provenil circa f^cnariam , et specialiiu non piocul ah Allasano ad agro-
rum luargiiics pvopc portuiii &i(/-rtf , ct liujus torrcutis conlluentcm cum
Ccrunda.
Ex phrasi P. Idrtae secundum Decandolle in Piodromo syst.
nat. p. 2. pag. S^S. P. T'cnaricnsis N. recenseri posset pro cjus-
dein varletale , quemadmodum pro vaiietalibus lantum enumeravit
P. rubentem All. , P. aiigustifoliam Dec. , P. d'wersifollam Scr. ,
P. astracmucam Jacq. , P. obscuram Willd. , et P. taciniosam Kit. ;
sed cum opinor has omnes Polcnlillas recte a cl. Sprengelio pro
speciebus distinclis habitas fuisse ob characteres sibi proprios , baud
pariter haereo pro nova specie , aut saltern pro varietate insigni pe-
culiari nomine dignam banc Potentillain quoque proponcrc. Qnam-
maxime accedit ad P. laclniosaiii Kit. , sed ab ea quoque differt
caubbus pluribus adscendentibus, vix ramosis, pelaUs calycem lantum
aequantibus etc. Caeterum minime inficior non facile defiuiri posse
plurium PotciUillavum specificos characteres, idcirco, ut liuec a Bo-
tanices cultoribus melius dijudicari possit, ejusdem figuram e vivo
deproinptam exhibere minime omittam.
MD PLORAM PEOEM. 'at3
DIDYNAMIA GYMNOSPERMIA
Mentha tomentosa Urville.
M. iiicana et imdulata Willd. en.
M. sjh'estris var. foliis lanccolatis acut'is inaeqiiallter dentalls ,
et staininibus corolla loni^ioribus. Dec. F1. Franc, vol. 3. p. 533.
Miiiimc rata .circa Venaruiin , et speciatiiii secus Sturam.
Haec Mentha , cjuae liucusqne a plerisque Botanices scripto-
Jiibus , uti sentio , habita fuit pro 31. sjl\iestri L. , aut saltern pro
ejus varietate , quemadmodiim cl. Decandolle in opere mox citato,
ab ea pracsertim distinguitur slaminibus exsertis , duna haec sunt
corolla breviora in M. sjlveslri Linn. M. undulala (lectaln Ilorto
Botanico Taurinensi anno 1819), perfecte quoque convenit cum
M. sjh'estri meae. Fl. Taur. vol. i. p. 3oo.
Tnr.iivs cxserens Ehrhart,
A'ulgaris in Venariae pratis.
Nepet.i Nepetella L. non Alhonii.
In nipeslribiis Montiscenisii nicridianuntv solem spectanlibus.
DIDYNAMIA ANGIOSPERMIA
Pedicvlaris asplenifolia Floerke.
P. atro-rubens Dec
Provenit in magno S. Dernardi inonte.
P. rostrata Linn. var.
lusignein varietatem P. roslratae inveni in alpibus di Ceresole atque di
Monaslero in valle Laucci pedunculis axillaribus per lolum caulem spar-
' sis , alijuc elongatis , plerumqite folio loiigioribus , cl culycibus subhirsiitis
cl subviiiclibus.
IMcdlum tenet locum inter /'. roslratam Halleri de plant.
3r/f pnorEssenis kr
Helveticis lab. 8 , fig. i , et P. i-oslratam JArQUisii in FI. Auslr.
tab. 3o5 , quai'um icoiies valile sunt disci'cpaiites. Floribus accetlit
ad primam , sed difTert foliis quae caeteroquin conveniunl cum se-
cunda.
Ei'PBRJSiJ ulpina L.\m.
E. tricuspidata Allionii non Linn.
Fic<|uens in nostris al|)ibus , et praesertira in alpibus (U Lanzo.
Valde aCTinis E. Salisburgensis Wii.ldenowii , quae nunc a-
reccntioribus Botanicis pro ejusdetn varietate tanium liabelur , sed
ab ca pracsertitn diirert Iiabitu minori , foliis minus dentatis , et
floribus axillaribus mngis dissilis.
TETRADYNAMIA SILICULOSA
Alyssvm spinosum L.
jlccepi a Binufri ex provinc'ia 3Ionregalcnsi.
DIADELPIIIA DECANDRIA
Onoitis rainosissima Desf.
Detecta a Doiniuo SoffrEji in sabulosis maiitimis prope Nicacam. Vid. Dfic.
Fl. Fiauc. vol. 5. pag. 5i3.
Melilotvs palustris Spreng. et Dec.
TntFOLiuM palustrc Kit.
Communis ad fbssas circa Taurimiiii , et Venarictm.
Miuime convenire possum cum recenlioribns Botanicis et spe-
cialim ctim Sprengelto et Deca^doi.lio , qui hunc Mc/ilotiim pro
frpecie dislincta enumerant ; nam praeter Icgumina monosperma nul-
lum aliud discrimen intercedeie observe inter M. pains trem el M.
offtcitutlem , et quoad legumina refcram non scmel , sed pluries me
AD FLOnAM Pf.DBM. 31 J
Jnvcnissc legiimina monosperma proiniscue una cum legumluibiis
dispcrmis iu vcro M. ojjlciiiall , atc]ue id non solum in eodcm in-
dividuo , sed cliam in eisdem raceuis.
I^RIFOLIUM badluni Schreb.
Tr. spaiUceum Vill. non Lknn. iicijue Alliokii.
I'lequcns in nostiis alpibus, et specinliiii in alpibus lU Ceresole.
^ aide afllne Tr. spadiceo L. , scd vctillum latius , capituli
subrotundi , et non oblonyo-cyliudrici, calycis denies omnes gla-
bi'i , duobus superioribus brevissimis , foliola obovato-oblonga , et
caules piibescentes,
Ge.Mstj tcnuifoUa Lois. Not. p. lOg.
G. rauiibus debilil)us , ramis teretibus strialis erectiusculis , fo-
liis iinearibns unincrviis glabris , floribus racemosis terminalibus ,
Icgumiiiibns glabi-is Lois. I. c.
Delecta a Domino Pebket in Perlcmoitlio piope Ca^'ulii'i.
Credo simplicem varietalem G. tinctoriae Linn. , a cjiia , fa-
tente ipso Loiseleur-Deslo!«gciiamps , vis JifTert , nisi majori omnium
parlium tennitate , et de ipsa alte silct el. Sprengelius , licet cl.
Decandollius earn in Prodromo syst. nat. p. 2. pag. i5o lanquam
speciem dislinctam nobis exhibuerit.
Medicigo denticulata Willd.
Acccpi a Babuffi ex provincia Monregalcnsi.
Difiert tantum a M. apiculata AVii.ld. leguniinibus majoribus,
el spinis longis hamatis , liinc rcctc a cl. Loisei.eur DESLONCsriiAMPS
pro simplici tantum ejusdem varietale liabila fuit , et minime assen-
liri possum ell. Viris Decakdollio et Sprengelio , qui banc quoque
tanquain .speciem distinctam publici fecerunt juris ; nam baud du-
bito assererc Mcdicagiiiem denticulatam omnibus aliis parlibus, nt'i
observavi , praeier niox ailatas, quae satis non sunt ad speciem
constituendam , convenirc cum M. apiculata Willd. , ne excepto
quidem anfractuum numero.
3l6 PnOFESSOBIS RE
iiy. littoralis Roiide.
I'lovenit Nicaeae , teste Loiseleur-Dhslojiccbamps.
Radix longfi , fere simplex. Caules difriisi pioslrali. Foliola'
cuneata sublriangularia , pubcscentia, apice dentata , qiiaiidoque
snbroliinda. Slipulae dentatae. Pedunciili foliis subaequalcs. Flores
3-4 , lulei. Leguinina cylindrica , glabra anfraclibiis qiialernis ap-
proximalis , cxlremitatibus planis, ecbinata aculeis subulatis , sub-
inaequalibus , raris , inlerduin uucinalis , et alias recliwsculis. Flo*
ret Aprili-Majo.
SYNGENESIA EUPATORINA
G?IAPUALIVM cavpathicum Wahlenis.
Ill omnibus noslris alpibus , et spcciatim ahiiuJo Icgi anno elapso in alpi-
biis di Ccresote.
Substituetidum Gn. alpino Allionii, Willden. , Dec, et ple-
roruuique aliortyn auclorum, quod cum sarmentis careat minus re-*
cle ab iis coufusuin full cum Gn. alpino Linn. , quod sarmenla ha-
bet procumbcatia , piovenil Lapponiae , et nunquaiu a me, aut ab
aliis , quoad scio , rcpertum fuit in Pedemonlio.
GNAPH.iLiUM pjramidatuin Willd.
Vidi in heibaiio Domini Giusta, a quo Icctum fuit prope portum ^// iSai'ona.
GyAPUiLiw piisil/um IIanke et Willd.
Gn. caule herbacco simplicissimo , subereclo subtrifloro , foliis li-
nearibus aculis tomentosis , sarmentis procumbentibus. W.
Mibi obviara vcnit prope casas dclla Miissa in valle d' Ala.
Hoc Gn. , quod nunc a recentioribus pro Gn. siipini Vill.
Narietale tantum babetur , pluribus notis ab eodeui diO'crt , ct spe-
I'iatim parvilale , sannentis procumbentibus , caulibus conslanler ,
qaoad observare potui , unifloris , dnm niullidori ct capilati sem-
per sunt in Gn. snpino..
AP rtOIlAM PEDKH. 217
SYNGENESIA. Eadiuta.
ERJGERdf purpureum Ait.
In lapidosis prope semitas ad Valderiwn , ct prope Oialabcrtrand in pro-
viDcia Segusiensi.
An E. Fillarsd BRixAnDi ? Diibito , quia exemplaria omnia a
me accepta ex herbario Ilorl:. Botanici Taurinensis , a Profcssore
Balbis , et a Doraino Giusta sub nomioe E. Villars'ii Bell, ad
E. purpureum Ait. pertinent. In omnibus enim , ut caelcra mittam ,
corollae radii capillaceac disco longiores , et pappi rufcscentes, qui
candidi sunt in E. flllarsii. Vid. Dec. Fl. Gall. p. 279.
Erigeron imifloriun N. non Linn.
Caulibus unifloris, pappis candidis.
Abundc in alpibus di Ceresole^
Ex recentioribus E. uniflorum L. nihil aliud est nisi simplex
varietas E. alpini; ac reapse omnia individua a me, aut a meis
discipulis lecta in Montecenisio , in valle Lancei , in alpibus Afow-
regalejisibus etc. , ant a me accepta aut visa in herltariis plurium
ex nostris Botauicis Pedemontanis banc sententiam conGrmanl; nara
praeter caulem uniflorum nullum aliud discrimen eshibent , et ue
LiNN^i quidem , Sprengelii , Decandollii , aliorumque auctorum
discrimen a majori aathodii htrsutie depromptum admilti licet, nam,
utl propriis observalionibus compertum mihi est , major aut minor
hirsuties in hisce plantis tum in antliodiis , turn in caulibus , aut in
foliis parvi est facieuda , et interdum non in E. unifloro , sed in
E. alpino anlhodium ipsum est magis hirsutum , ac praeterea pro-
miscue has semper plantas legi. Contrarium obscrvavi in specimi-
nibus lectis anno elapso in alpibus di Ccresole. Non solum in omni-
bus caules uniflori sunt , sed, quod praescrtim observalione dignuni
esse puio , pappi sunt candidi , qui semper sunt rufescentes in E~
Tom. x.\.\v Ee
ai8 pnoFESsoiMs re
a/pino , aut in cjusdem varielale unillorae, ull tcstanlur cjuoque au-
clores , iuler quos ipse Decandollius.
JESTER chinensis L.
Hanr plantain, quae a nullo Botanices auctore , quoad scio, edita fuit uti
liuiopae indigcua , ubeirime leperit autuinuali tcmpestate iu moute di
San Carlo in Aronu incus discipultis Cuiodini.
Caules liispidi , folia iaferiora ovata , dentata aut subserrata , su-
periora lanceolata dentata subsessilia, squamae anthodii lauceolatae,
sed planta pusilla , vix decimelri dimidium superans, et caulis siiti-
plicissimus , atque unitlorus , quod non raro etiam accidit in horlis.
An exoticae originis ?
PrRETHRl alpini var. semiflosculis interne et inferne I'ubris ,
floscnlis snperne atio-purpuicis alque laciuiis calycinis pilis albis
dense et iuaequaliter ciliatis.
Reporta anno elapso prope VAssictte a Coraite et Centurioae PettimEbgo.
AcniLLE.i setacea Kitaibelii.
Provenit Albae , ct accepi a pciillustn nostro roltega et amico Bertkro
una cum puncto iuterrogationis : An ab Achillea iMitU-folio diveisa ?
Praecipuis cliaracteribus convenit cum A. setacea Kitaibelii,
niinirum caulis est simplex, viliosus , subincanus , sed ascendens,
et non ercctus , corymbus est quoqne compositus, fastigiatus j squa-
mis margine sphacelatis , folia bipinnatifida , pilosa , laciniis subim-
bricatis erectiusculis lineari-selaceis mucronatis.
SYNGENESIA. Cichoreae.
HiERdclVM glanduliferum IIoppe var. H. alpitn.
Legi in alpe di Cercsole dicto // Scrrii.
Vaiial a //. alpino foliis magis lanceolatis , atque interdum
fere linearibus, foliorum pilis minus numei-osis, sed pariter canis,
et saepe fere glabris. Scapi plciumque apliylli , et ejus pili valde
breviores , iiigii et glandulosi.
AD Fi.onAM PEncw. arg
FIiEnicivnt (il/jiniiin var. miill'iflorum\ ua,. Delpli. 3. p. 104. t. 34-
In alpo pariter di Ccresok ictro il Scrru una cum //. al/nno.
IltERAClVM glabratum IIoppe.
Rcpei'tum fuit in Pedcmonlio , el iu tnontc De^o a cl. Dbca.idollio. Vid
suppl. i\ la Flor. Franc, p. 43J>.
JIOZS'OECIA DICLYNIA
Carex damlUana Sjiith.
C. (Uoica Vir.L. Willd. noa Linn.
Rcpeii primis diobiis jiilii in spongiosis montanis Duxole.ni in provincia Se-
gusicnsi.
Differt a C. dioica L. radice cacsphosa fibrosa , et non re-
peiite stolonifera , ciilrao foliisque scabris et fructibus reciu-vatis ob—
longo-lanceolaiis triquetris.
URTic.t Jtispula Dec. FI. Fran?. Suppl. vol. 6. p. 355. , ct Loi-
SEr.Ei'R DESLO^iGCHAMPs FI. Gall. p. 2. pag. 3i5.
U. caule ereclo ramoso , foliisqfte corclalo-subrotundis oppositis
grosse dentalis , p'lloso-sctaceis , racemis axillaribus ramosis petiole
pallulum longioribus. Flores subherbacaei. Loiseleur Deslonc-
ClIAMPS 1. c.
Acccpi a sollerlissimo naturae indagatore BiHiFFi , qui earn legit ad casas
alpiuni Monrcgalcnsitim , ct spcciatiiu in alpibus dictis Gat^i , Tiu-ra,
Balina etc.
Ilaec U. ejusdeni est habitus ac U. dioica L. , liinc merito
a cl. Sprengemo ad cam refertur, scd praeter cbaracteres enun-
ciates adeo differt pilis praesertim loiigls , albis rudibus etsetaccis
ut pre ejus varietate insigni commemorandam esse puto.
PiKVS Pinaster Ait.
Provenit Nicaeae, teste Dsca.idollio ; Flor. Franc, suppl. p. 135.
120 PnOFESSOIVIS RE
CIIYPTOGAMIA
MUSCI FUOjNDOSI
PaiscvM cnivisetum Dicks.
Accept a iiuo discipiilo TiBAcni , a quo repeitum fuit prope Alham.
GrMHOSTOMVM Tiipcstre Schwagb.
In sjlvis ihdla Mandria.
Hyp.\( J/ populeuin IIED^v.
In alpium AUobrogicarum paluJosis. Vid, Biid, siippl. p. i. pag. 1-29.
ApiDRSA rupestris Hedw.
Iuv£ata a Dejex^i in Subaudia , et in monto Drevenl. Brid. in Mant. p. 206.
ALG^ rmCOIDE/E
CiSTOSiR.t concatcnata Ac.
Fvcvs concatenatus Desf. F1. All. 2. p. ^i?>. tab. aSg.
In niaiis aquis piope Albcngani inia cum sequcntibus sliipibus luaritiniis a
Victoiio Primus et Binvrn.
Haliseris dichotoma Ac.
In iisdem aquis.
ALG.'E FLORID/E
SPBjf.ROCOCCUS vcrruculosus Ac.
Fvcvs vcrruculosus Bertol.
In iisdem aquis.
Amplam descripl'ioncm et oplimain fifrurain de lioc Sph. nos lia-
beinus iu AmaeDilalibiis italicis Ijertolo.m p.'*g. 291. iSou confun-
z'
Al) ri.OBAM PEDF-M. 32 1
dcndiis vero cum F. verrucoio Hudsomi et Ai.monm , qviae alia
c*t stirps , iiimimm Sp/i. coufcrvoides Ac. et F. con/civoiiles L. ;
at(jiie hie atliiulare praestat cl. Aixiomdm sub lilsce disliijclis no-
miiiiiius F. verriicosi Huds. , et F. confervoides L. duas edidisse
species taiKjuain diversas , quae unlcain lantum speciem conslituunt.
BuoDOiiELA Pinastroides Ac.
In iisdem aqub.
LtAGOR.i dislenta Ac.
Ill aquis ilMlcin.
ALGyE CO^■FERVIN/E
Cladostepuus spongiosus Ac.
Fucvs /lirsutus L.
In iisdem aqui';.
OsciLLATOiiii nigra Vauch.
A inco discipulo CistEllaxo in tcria limosa retro ^'cnariae scpulcretuni.
SoLEM.i Bertoloni.
In aquis niaritiinis prope Jlbengam.
MYCETES MYELOMYCETES
Spii.eri i hjpodermia Fries.
I'rope F'enariain supra Evonjrnti Europaci lamoi.
FUNGI
Merilii s pusillus Fr.
Supra Inpides ciica Venariam.
323 rnoFEssonis he
IlToyvM hicolor Albertin et Schweiniz.
In ycnariae sylvis supra Qiierciim pedunculutam,
Peziz.1 Collae N.
P. ciipulae cylindraceae , seu tiibulosae sessiles accumbentes ore
Iiiante aculo , intus albidae , extus flavescentes , subtomeniosac.
Gregaria.
Repeita mcnse novembiis 182J in Albac. collibus ad ligna putrescciitia ab
oculati$simo Berturo , a quo communicata niilii fuit , et earn dicatam
cupio celebpniiiio Juiisconsulto , et Botanico eximio Colla de plantis e\o-
ticis tain beneuioiito in jniblicum sunimae nieae eiga pevillustrcni hunc
Virum existimationis testimonium.
Obs. Est P. Soleniua Dec. aflinis.
FvsdRiuia lateritium Link.
Venariac in horto Domini Boscais ad Priini Cerasi ramos.
a3>5
SUR
LA COMPOSITION DE L'OR NATIF
DU PifiMONT
PAR IE DOCTEUR
VICTOR MICHELOTTl
Lu te lo mai 1829.
J_Jes reclierches que j'ai I'honueur de soumetlie a rAcaderaie ont
un autre but que celui qui a fait lobjet des Memoires des savants
Academiciens , qui ont ecrlt sur Tor natif de notre pays. Leurs
travaux ont ete tres-interessans sui-tout pour la parlie geologique
du Pie'moiit et j'en empruntrai ce qui est relatif a mon objet. *
L'analyse perfeclionnee a conduit a etablir qu'un grand nom-
bre de minerais , qui par leur composition compliquee ne sem-
blaient pas avoir de rapport de composition avec les sels , sent
cependant composes d'apres les lois des proportions definies.
Les melaux nalifs sc presentent bien sonvent combines entr'eux,
mais c'est surtout avec I'argent , que se trouve uni Tor naiif. II y
Voyez JSssai Geographique siiivi d'unc Topographic soutcrrainc mineralogiquc et d'unc Do-
ciniasic det) EtaU de S. M: par M.r Ic ChcvaHer NicOLis db Robii.a5t. Mem dc TAca-
domic Royalc des Sciences dc Turin 1784-5 > Tom. VI dc la Colleclion entiere, p. 191.
Sur le sable aurifere de V Oreo ^ et des environs , par M.r le Comte Calbe , ibid.
Tom. Vll, p. 401.
Ibid. Git'i.10. Tom. XIV , discours prcllDQlnaire pag. ii5.
Ibid, liossi pag. 370.
3^4 ^^^ *-* CCTMPOSITION DE l'oU NATIF DU PIEMONT
a peu de tcinps que M.' Boussingault fit connailre des recherclies
biea intcressaiites sur la compositioa de i'or nalif de rAmerique ,
qui , en resume sont les suivantes :
L'or natif se trouve uni a I'argent en proportions definies d'un
atomc d'argent avec 2. 3. 5. 6. atomes d'or. II regarde Tor comme
rcldmcnt cleclro-negatif de ccs composes, ainsi ils seraient des rtzf-
fures * ; ces composc's ne peuvent pas etre considcrcs coinme des
alliages nalurels dans racception commune de ce mot , c'est a-dire,
comme des produils du feu , car on les trouve dans des substan-
ces qui seraient modifiecs par le feu : p. e. dans le persolfnre de
fer, dans le fer hydrate, le manganese carbonate etc. etc. ; de plus
il s'est assure que, de ces compose's les plus purs avaient vui pe-
santeur specifique inferieure a celle qui correspond aut quaniites
d'or et d'argent , qui entrent dans leur composition , et qui , en les
fondant , ont alors une dcnsite seulement un peu inferieure a la
moyenne de deui me'taux.
Nous avons de l'or natif dans des pyrites auviferes , mais on en
trouve beaucoup plus dans I'etat de pepites dans certains terrains
et sables. On en trouve aussi , quoique rarement , dans le quartz,
et de ces echantillons , il en exisle dans quelqnes-unes de nos
collections ; j'envoie pour tout ce qui regarde cet article aux aii-
teurs que je •viens de citer.
N'ayant pu me procurer de pepites provenantes des mines py-
riieuses , el le procede d'amalgamation qu'on y emploit etant tres-
defectueux '* , j'ai essaye a ce double objet le procede de M.' Bous-
* Annul. (Ic Chini. ct do Pliys. torn. 34 , p. /joS.
** Les Unguis qu'on apporte it la Monnoic sout le prod^it <le la campagne, produit qui est
ie rcsullat des diHerenles exjduitations ; ainsi iis nc scrveut pas a notrc objcl.
Actuellemcnt la qttanttte d'or qu'on apporto a la Monnoic de ccs diffcrentcs exploi-
tations va de 3oo a 4oo ra, francs , nun coiupris cclui qu'on vend aillcurs.
Voy^z aussi sur rexploilatiou et Ic traitcment dc la pyrite auriferc de Val Ansasca
«n I'itfmout , par Mr Di VlLI.E^EuyE , .\nualcs des Mines, i.e scrie , Tom. V, p. i8i.
PAn LF. DOCTF.DH MlCHEr.OXTF. 2 2.^
siNGAi'LT sur (les ecliantilioiis qui in'ont ele renais par TAdmini-
stration de riiiieiicur. *
Cc procoile consisle essenliellemeiU a griller la pyrile , la bro-
yer tres-fine , et cnsuile ii la iaver. Par ce moyen on diminue de
beaiicoiip le poids du mineral Ji trailer ; on le pulverise Ires-facile-
ment , ct on pent le Iaver ; les lava-^es bien menages emportent
To'widc de fer , et laissent pour residu I'or , avec cjuelque molecule
d'oxide eclinppe'e aux lavages; avec I'amalgamation , on la coupel-
lation on a ua prodiiit net. U faut bicn noter que , sur un residu
tres-richc , ces operations ne sont plus dispendieuses.
Nos pyrites sont aussi trcs-variables en produil utile, mais elles
soni bien plus pauvres que celles qu'a trailees JI/ Boussingault,
et il arrive u peine sur quelque hectogramme do mine lavee, gril-
Ice et pulve'rise'e , d'appercevoir apres les lavages quelques tres-pe-
tiles pnillcttes d'or nntif, la plus grande partie de ce metal eiant
en poudre tres-finc *^'.
Une assez beau morceau de pyrite de Macugnaga a ete reduit
en suhlick lave , el la raoyenne de trois essais fails chacun sur un
hectogramme , a ete sur lo.m de schlick , residu grille 6535 , et
ce residu crillc' a donnc d'or **".
° 100,000
Une autre pyrite de la Vallde d'Ansasca. Commune de S. Charles,
endioh Cuni, exploitation dc M.' Albasiko sur Z.\\ de schlick lave
a produit residu grille 2ii. loo grammes dc ce schlick grille , traile
par I'acidc hydrocUlorique a donnc un pelit residu qui cou-
pelle avec du plomi* a produit ^ niilligr. d'or; loo grammes
du memc schlich grille Irailti par les simples lavages soignes , a
• Voyt-'Z yinnal. ties Miites loin. I. p. 3 19. Sur une nuiivcUe mclhodc pour I'essai ct !c trui-
tciucnl dc In pwite auritcrc , par M.r J. D. Boossimcai'lt.
** M.r Ic Chevalier Napioi* rcgardc I'or de ccs pyrites comroe ctant a I'ctat dc mineralisa-
tion ; mais ccltc opioioa n*cst plus soutenablc.
Ibid. Mem. de I'Acad. Dcscripiioa mini^ralo^que des inonlagiies du Canavais, p. 347.
" * £tant FeS '< =3 1 1'|83 , ct /"e => 978 , cc scblicb clail done suflisammcnt pur.
FP
a2() sua i.\ coT^rPosiTioy he i.'on nATif du pikhont
donne un rc'siilu qui pni- la coupellatlou a produil iiii [ inilligr. iVof.
Oil ue pouvait pas s'assurer clu litre de cet or.
Le procede en quRstioii merile snns doiite d'etre essayc sufli-
samhient en grand pour puuvoii- rapprKpicr a nos mines , et pro-
curer ainsi une f;rande economic dans leur Iraileinent melallurgiqne.
Muintenant ccs moj'cns ne m'ayant pas procure de Tor paiilete
pour I'objet de la composilion de lor natif des pyrites , je crois
de pouvoir en deduire qiielque cliose des resultats consignes par
M." Dii Rouu-ANT dans son Nlemoire.
II dit qu'on a trouve I'or de MacUf;naga a 16, h 18 karats;
celui de Sessera a 22 ; celui des sables du torrent Evenson ^ 22 ,
a 23; celui des sables dii Clierf a 23 etc. h I'epoque que notre
savant IMincralogistc e'crivail , il ne pouvait pas se douter de I'im-
porlance de consigner les petites fractions en moins ou en plus dc
ces tiires: ce qui fait qu'on ne peut rien e'tablir de sur sur ces re-
sultats, pour le genre de recherche dont je m'occupe , ttinis on a
Lien des npprochemens aux compositions de 2; 3. 12 aiotnes d'or
sur 1 d'argent, et celui de 23 karats donnerait juslctnentune com-
position de 25 atom^s d'or sur i d'ai'g^nt. Composilion qui n'a pas
de semblables dans Tor de TAmeriqile examine par M.' Boussingault.
Je vais rapporler les resultats de mes analyses, sur les paillettes
d'or natif cju'oh trouve dans les sables et certains terrains de notre pays.
Les trois Jjrcmieres analyses ont ete faites sur de Tor en pail-
lette's treS- fines * apres les avoir soigiieusement s^parefts des petils
grains dc Sable etc.
1 Gramme a ete dissoute compleiemertt dans I'acide hydrochlorb
hitrique; par une pl'Cmierc dccantation , on a sepai'd la chlorure
" D'aprrft ce que l:'s Orpailli-'urs out assure a M. Plvotais Caissicr dc la MouD.iie, I'or en
J^aineUes trcs-fines provicnt des sa\>Ie8 <iu IV) au-dcssous dc Chivassn ; les paillelles de
"jBoyennf grosscur apparlieiinent a la Vallee dc I'Orco, ct a cello du Tcsin les plus grosses-
V\n l.r. DOCTEDK MICHEI^OTTI. 227
d'argent ; en connRiitnuit |)rcs(ju'i'i sicciti; , et en delnyant avcc dc
I'eau , on a separe un Ires petit rcsidii de clilorure , qui autrement
resle en dissolution lani que la dissolution est ties-acide. Le chlo-
rure rcuni , lave et foiidu pcsait 60 milligrammes qui representent
argent 45. 2 *
La precipitiUion ile lor de sa dissolution par le protosnlfale
de fer, donne quelquefois des embarras pour I'amasser tout ensem-
ble et n'en rien prendre : le moyen suivant re'ussit ties-bien. On
cvaporc dans un matras jusqu'a siccile , sans Irop chaufler , on y
verse la solution salunJe et cbaude de protosulfale, et on fait le'-
gcrement bouillir pendant quelque temps. L'or se tronve tout ras-
seinblo au fond, et on pent alors aisement decanter, faire dige-
rer a chaiul avec I'acide hydrochlorique delaye , laver afin de de-
barrasser completement l'or du fer ; par la meine manipulation qu'on
pratique dans le depart , on fait descendre lout Tor dans un creu-
set de porcelaine , et on finit pour le faire rougir et le peser. En
procedant ainsi on a obtenu Ics resultats suivans :
PREMIERE ANALYSE
Or .... milligr. gao. o
Argent 45-2
Malicres etrangeres
en perte .... 34. 8
1000. o en rcduisant en pour 0/0 , en ato-
mes , et en proportions dedui-
tes du uumero des atomes, on a
, Pour 100 p. Mofu. ** Tlicoriquemeixt
Or .... 95. 3i. 22. 9/5. 29
Argent . . 4- 69- i- 4- 71
100. 00.
;!>,44 J'argenl pour o/o Ai; tlilonin'.
" L'atome de l'or iUal a/jSG , cl cclui dc I'arg.Dt 207!.
aaS sun l\ composition nn i/on n.vtif du piit.MONT
DEUXIEME ANALYSE
niemcs paillettes
Or milligr. 922. 00
Argent ^5. 26
Matieres etrangcrcs . . 33. ^4
1000. 00
\*niir 100 p. Aloiu. Thcoriqucmt'iil
Or ... . 9.'). 32 32 95. 29
Argent . . 4- ^^ ' 4-7'
100. 00 100. 00
M.' Bernaudi Verillcateur des essals a la Monnoie eut la com-
plaisance tie faire sur le meme or des essais , suivant le procede
ordinaire dc rinquartatioa , coupellation et de'part ; ses resultals
ont ote assez correspondans aux miens, un d'entr'eu.x a meme doiine
Or milligr. gSo
Argent 4?
Perte 3
1 000
Ce qui pour 100 parties, donnerait
Or 95. 28
Argent 4-72
100. 00
La comljinaison de 22 atomes d'or sur i d'argent paraissant
un pen e.Mraordinaire d'apres les nombreuses analyses faites par
PAR LE DOCTEUIV MICIlELOTTf. 2 2r)
M.' BoussixGAULT, j'ai cru Jcvoir rapporter les trois rcsullats ci-dessiis.
On fit d'aiitres essais sui- unc autre qtialite d'or , qui elait uii
melange dcs paillettes de dilFercnte grosseur , el d'une coiileur un
pen plus pdle. Le poids des plus grosses nc depassait guere celuL
dun decigramme , de facon qu'on a e'te oblige d'en employer plu-
sieurs pour cliaque essai ; mais I'expei-ience prouva que ce melange
contenait dcs paillettes a dilUh-ent titre , dc faron qu'il a fallu se-
parcr de tres-petiles , de moyeuiies , et de grosses ; ces derniures
n'etaicnt que de 4 a 5 mllliaiclres dc longueur. Les Irois essais sui-
vans ont etc faits par le moyen ordinaire des essavenrs, c'est-a dire,
par incpiartatiou avec de I'argent pur, la coupcllation, et le depart
par racide nitrique a i. i5 de dcnsile , le cornet a etc repris par
du nouvel acide a i. 28. Qnclqucfois on fit rebouillir le cornel avec
de I'acide sulfurique , mais le dcclicl ne fut pas sensible.
Pailletles pelites.
Or gr. o. 5oo
A'-gcnt fm '• 5oo J pi^,^], „^.^^ 3 g^,
3. 000
Bouton de retour ... i. 965
Maticres scorifities 35
Cornet lamine '960
Argent d'inquartation . . . i5oo
Or et Argent 4^5
Or en cornet 4'p
Argent 20
Pour 100 p. atom. Tbeorii|iicm»Mjl
Or 95. 70 24 95. 66
Argent . . . . 4- 3o 1 4-34
100. 00 100. 00
33o sun 1A COMPOSITION Df. l/OR NATIf DU Pllt%IONT
Paillettes de mojenne grosseur.
Or . .
Argent
o. 25o
o. ^So
Boulon lie relour .
Malieres scorifiees
1000
997
Plomb
gr. I. 93
Poids du cornet . .
Argent d'iuquartation
Or et Ardent .... 2
997
750
Or en cornet
47
23o
Argent 17
Or
Argent
Pour 100 p.
. 93 I I
. 6. 89
Atom,
i5
I
Thcoriqucmcnt
93. 24
6. 76
100. 00
Desdites Paillettes les plus grosses
Or gr. o. 5oo
Ardent fin ... . 1. 5oo
100. 00
Plomb
gr. 3. 84
Bouton de retour .
2. 000
. iq85
i5
Matieres scorifiees . .
Cornet lamine . . .
Argent d'inquartation
Or en cornet
Argent . . .
1985
i5oo
485
3i
PAR I.E DOCnxT, MICKELOTTT.
Pour luo p. Atom.
Or 93. 60 iG
Argent . . . . 6. /\o i
100. 00
Ayant recu de grosses pepites ile la longueur environ d'un
cent, sur 6 mill, de largeur ; une de cellcs-ci a etc reduite au ju-
ste poids de 800 milligr. , et par I'anaiyse a douue
a3.
Thc'oiirjucmenl,.
93. 65
G. 35
100. 00
Or
Ardent
0
49. o3
Malieres etranucres
3o. 97
800. 00
Pour 100 p.
Alom.
Tht^oiiqiicmcnt
Or 93. 63
16
93. 65
Argent .... 6. 37
I
6. 35
too. 00
100. 00
Les resultats que je viens de rapporter confirment sur notrc
or d'alluvion la composition de I'or natif , mais la composition du
noire est a an titre bien superieur a celui de TAmerique, dans le-
qucl on a 2 , 3, 6 , 8 , 13 , tandis que dans le iiotre d'alluvion
on a i5, 16, 22, 24 alomes d'or sur i d'argent. II rae parait
intcressant de constater cetle meme composition sur Tor en pail-
lettes ou en poudre des pyrites de nos Alpes , car , d'apres le li-
tre donne par M.'' De-Robilant , on aurait des compositions sem-
blablcs a celles de I'or pyriteux des montagnes de I'Amerique , ce
qui donnerait plus de probabilite ;\ I'opinion de ceux qui regar-
dent I'or de nos alluvions comme non provenant de nos montagnes.
Un autre fait restait a constater sur noire or natif, c'etait ce-
232 Sl'n L\ COMPOSITION DE l'oR NATIF PU Pif.MONT
lui de sa pesanteur specifiqiic , avant el aprcs I'avoir foudii. Les
tres-peliles pailletles des trois premiers essais presentalent qncl-
{jue diirieulle, c'est pourquoi j'iiidic{uerai les prccautioiis que j'ai
prises h cot ohjet.
On a clioisi une chacune les pelitos paillettes en sc servant
d'une loupe : une bonleille de Coulladon servit pour I'experience ,
la Iciiiperalure eiaiit a -+-£2 ceiitig. On a pris le poids de I'eau
apres en avoir extralt I'air , par le nioycn de la machine pneuma-
tique ; ensuile on a inlroduil dans la bouleille 4 grammes desdiles
pailleltes , et on a rciterc Taction de la machine pncumnliijue ;
la pesanteur specifique des paillettes est resultee de i^jSoo.
Les meioes pailleltes ont ete fondues en creuset convert , et en
prcnant les memos precautions on a obtenu une pesanteur speci-
fique de 18,59; par la fusion la perle a ete de 6'y miUigr. sur 4ooo,
aiiisi cette augmenlalion de densile ne pent pas s'attribuer a cette cause.
J'ai pris la pesanteur spe'cifique des grosses paillettes analysees
en dernier lieu : la perte par la fusion n'a presque pas ete sensi-
ble puisqu'on a pu le bien nettoyer. Avanl la fusion on a eu iG,8o;
apres la fusion i6,85. Cette constante augmenlalion de densile par
la fusion parait bien prouver que ces composes n'avaient pas
eprouve de fusion lors de leur formation. Les resultats obtenus pnr
M/ BoussiNGAULT sur lout sur lor de I'Amerique , ct ceux que je
viens de rapporler , prouvent que Tor natif examine est un aiw'wre ,
dont les formules extremes conslatees soul de JgAic* a AgAu^''.
233
ESSAI STATISTIQUE
SUR LA MOHTALITE DANS LES ANCIENNES TROUPES
DE S. M. LE ROl DE SARDAIGNE EN TEMPS DE PAIX
ItEDlGC d'aPRSS LES OBSERTATIONS INEDITES RCCUEILLIES
Par M/ LE CoMTE MOROZZO
PA R LE POCTEUR
JEAN-JACQUES BONINO
i.I*ICIEN MEDECIN DES udPlTAUX MILITAinES BT DBS ABMEES ,
UEUBUE DU college UE la, FACCLTE DE MEUeciNB DE l'uMVBRSITE DE TUniN ,
DE LA SOCIETJJ ROVALE ACADEMIQUE DE SAVOIE ,
|>E CELLES DE MEDECINB DE LYOH , DE CBHEVE ET DE LIVOCRHE,
MEDECIH DE LA UAISOH DE S. A. S. MO>SEICHEUR
LE PRINCE DE SAVOIE-CARIGNAN.
Lu le 24 fTi^Ji 18^9.
INTRODUCTION
L\
Essai que j'ai I'honneur tie presenter a I'Academie Royale des
Sciences , est le resultat de 1' analyse raisonnce des observations
statistirjues snr la mortalite dans les anciennes troupes de S. M,
le Roi de Sardaigne en temps de paix, faites avec une precision
bien remarquable pendant un nombre considerable d'annees par
feu M/ le Comle Monozzo , Brigadier dans les armees du Roi ,
Inspecteur general de I'infanterie provinciale etc. En ecrivant
celie dissertation , j'ai du regrelter bien de fois , dans I'interet de
Tom. XXIV Gg
a34 sun la MOHTALITE dans I.ES AsnCNNES TnOUPF.S ETC.
la science , que les circoiisLances iles toinps n'ciient pns permis
ail noble Auteiir ile ilonnci- la dernicre main a roiivra"e sui- cetle
branche Je stalislique mililaire , poui- iequel il avail i-asscinble avec
\m talent bieri rare beaucoup de bons luatcriaii'c. Ce eut etc Ih un
genre de travail d'aiitant plus intcrcssanl , que nous n'avons con-
iiaissance d auciin ecrivaiu traritlimdliquc poliliqiie qui s'en soil occupe.
En me confiant ces manuscrils (a) de son illustre predecesseur
a l;i presidence de TAcadeinie Royale dcs Sciences , S. E. le Comte
Balde ma fait I'lioiineur de me ti'moigner Ic desir de voir reunies
dans un seul cadre les donnces qui out servi de base au\ cal-
culs stalisliques de I'Auteur , aitisi que Ics consequences qu'il en
a tirees , afin que le fruil di^ cos longues et peniblcs observations
lie flit pas cntiereinent perdu pour la science, dont Tobjet [)rinci-
pal est ramelioration de la vie sociale. J'ai done donne tons mcs
soins a cc travail honorable. Mais avant d'entrer dans des details,
jc dois faire preceder qiiel(|(ies cclaircissemens sur la redaction de
Oct essai , aulant pour lie rien retrancher .1 la gloirc de la plume
savante dont je pulilie les ecrits , que pour ne pas lui preter les
erreurs qui poiirraient ecliapper a la mienne.
Depuis 1775 le Comte Monozzo avait entrepris un travail qui,
pour lors , n'avait d'autre but que la formation de tableaux com-
paratifs de la mortalite militaire avec la mortalite de la population
de la ville de Turin (/<). Voyant ensuite dans la plus grande mor-
talite drs ti-oupes une marchc assez constante , et analogue auK
principcs qu'il avait soupconiics , il continua son travail lous les
(a) D^pO!t«fs niaiutonant au\ archives de i'Acaiicmie Itoyale dcs Science* de Turin.
(i) V. yita del CotUc Cart*' L'liiovico Mjruzao scritta dal Coiue Prosjjcro Ualbo, letta in
adunanza pubblica dvlV .-tccadcmia T'ovinc^c di Scienze il due di liiglio del tSto^ stam-
fata net Tomo Xf^ delta Horietri Italitma , pni iicl f^vlumc II delta Binj^-.Tfn medica
Pteinoule«e. Tvrza ediziom: correUa ed accrescittta. 'J\>riitv dalta Slamiici-ia Bianco
1827. Pa.?. 8.
I
PAR fE DOCTECn BOMJNO 233
ans , en se proposant, npres vingl aiiiicics d'observatious , trtii
pulilier le resuliat. Mais l<;s virishitiulos de la I'tierre (pii viiiroiit
tronbler si long temps Ic repos de I'luirope , el les boulevcrsemens
poliliqiies qui en fnrent la suite , ne lui permirent pas de pousser
ses observations au-dcla de •79'- Crjjendant le recueil qu'il
nous en a laisse' , et le conrs assez nuifbrme de la niorlalite aiix
dilU'renles (-poques ou ses observations onl ele I'aites, font pre-
snmer exacts les rcsullats qii'il a obtenus ct les corollaires qu'il
en a tires.
En ciTet , voyant quil lui serait impossible de continuer ses ta-
blean>L au-delii de 179', et d'ailleurs, parlani du principc que,
dans les calculs d'arilhmetiqne politique, le resultat inoyen dune
serie de dix annees pent etre considere comme line demonstra-
tion , lorsque clmque annee en particulier pre'sente les memes pro-
portions (a), le Comtc Wonozzo resuma ses observations en dix
tableaux generaux , dans les quels le mouvement dc la population
militaire embrasse una periode de 17 ans pour I'infanterie d'or-
donnance nationale et etrangere, de i4 ans pour les regimens pro-
vinciaux , et de 12 ans pour la cavalerie. A' ces tableaux est joint
un manuscrit autographe, renfermant les principes d'aritlimctique
politique appliquee a la mortalite naturelle d'une population quel-
conque en general , et en particulier a celle de la population mi-
litaire , ainsi que les bases snr les quclles a etc calcuie'e la vie
moyenne de I'homme soldat , c'est-h-dire pour cet espace de temps
que dare Ic serviee militaire. C'est d"abord sur ces tableaux (peut-
etre un pen Irop mnltipru's, el que, |iar consequent, je me suis
permis de refondre et de rcdiiire a six ) , ensuile sur ce manu-
scrit , qui renferme aussi I'explication de la plus part de ces tableaux,
qu'a ele redigee la premiore partie de cet Essai.
(a) MoBozzo. Sur la inorlaUti! milUairi.' [lOur I'anude 1784- MS.
a36 SUR LA MORTALITY BANS LES' ANCtESNES TnOUPES ETC.
Narratciir fidtle , non seuleincnt j'y ni expose avcc In plus
scrupulctise exactitude la sdrie dcs calculs , et dcs rnisonnemcns
par lesquels I'Auteur parvient a demontrer que, dans celle pc-
riodc de temps , la mortalilc dans nos troupes a exrede de beau-
coup la mortalilL' ordinaire du restant dc la population ; j'.ii en-
core laclic" dc donner a cos raisonnemens et h ces calculs lout
le developpemeut donl leur application aux diHerens aspects de
rintei'cssaut sujet qu'il traitait, me paraissait susceptible. C'est
ainsi que , pour constalcr d'une maniere plus exacle la propor-
tion de la mortalite militaire , je me suis livre a quelques reciier-
ches comparatives sur la marclie de la niorl;ilite dans la ville de
Turin en general , et en particulicr pour la periode de temps clioi-
sie par Ic Couitc IMouozzo ; c'est encore ainsi que , familiarise
par unc etude suivie de ses rapports annuels au Roi, avec les
principes de I'Auteur, j'ai pu donner unc plus grando extension
a ses ide'es , soit par les consc(|uences que j'ai cru pouvoir tirer
des fails rapporlcs par lui , soit en ajoutant a I'explication qu'il
nous a donnce de ses tableaux , d'aulres fails et d'autres obser-
vations , qui peui-etre nc sent pas depourvues d'interet (a).
C'est sur tout la deuxieme parlic de cet Essai qui m'a fourni
I'occasion d'etayer mes raisonnemens dcs connaissances que j'ai
cte a porlce d'acquerlr lant duns les liopitaux mililaircs nationaux
et ctrangers , que j'ai frcquente's pour m'instruirc , que dans ceux
d'Allcmagne , on j'ai servi comme Modeein. Cettc parlie, essentiel-
Icment uiedicale, tralte des causes de la mortalite des troupes, et
des moyens de la prevcnir en temps de paix. Ce que j'en dis
d'apres noire savant Autcur , est tire de ses rapports annuels au
(a) On me pardonncra , j'csjicre , d* avoir rciltj;e cct Essai daus unc languc cjui n'csl pas la
miennc , si on vcut birn fairo altcntiun que les manuscrils du Comte Moiiozzo (|ui out
scrvi dc base a cc travail, t'tai<.-ut c'ciits cu laui^uc fianraisc.
PAH T.r DOCTEUn BONISO 23"^
Roi , ct nolammcnt de colui qui est joint au tnl)Ieau de la mor-
liilile militaire depuis 1775 jnsqu'a t78i inclusivement. Ce rapport,
qui u'einbrasse qu'iine periode de sept ans, et qui a pour litre,
Considerations sur la mortalite militaire, renferme les details sta-
tJ.stiipies , dont le maiiusi-rit que jc viens de ciltjr n'csl qu'iinc nou-
velle edition nucessaircment relondue, puisqtie ccs dct;iils devaieut
s'appliquer a un plus long espacc de temps. II y est aussi fait men-
tion de quclques causes de la mortalite militaire, que I'Auteur finit
par roduire a une scule , c'cst-a dire a I'air vicie des casernes, des
quarticrs et des lioprlaux. Quant aux moyens preservalifs , quoi-
qu'il n'y soil nullemeut question de fumigations acido-muriatiques,
et encore moins de Tcmploi du chlorure de ciiauv, Ics notes que
i'ai relrouvees parmi ses nianuscrils sur la morlalite des prison-
iiiers, ne me permetlent pas de douler que, dans une nouvelle
edition de celte seconde partie de son travail , le Comte Morozzo
n'eAt range ces precedes cliimiques parmi les moyens les plus
e'nergiqnes de dcsinfeclion. Au reste , on ne sera pas ctonne de
voir eel illustre AcaJcinicien regurder I'infection de Tair comme la
cause principale , pour ne pas dire la cause iniique de la grande
mortidile militaire , puisqu'ayant fait des recherclies comparatives
sur la mortalite des detenus dans les prisons civiles de la ville de
Turin , c'est-a-dire dans des endroits oil il v a des causes per-
manentes d'infection atmospheriqne, il reconnut que ces misera-
hles y mouraient annueliement dans la proportion c'norme de 47 t
pour 0/0. {it)
(fl) A' Ki vcrilc Ton nc satirait sc dissiniuler que , s'agissunt do prisons civilcs , la inorlalitJ
qui y a liou, cl doiit les vies de I'air nc sonl pas la seule cause, n'a quo des rapnoils
pai'liels avec Ic but de ce travail. Cepoudant un tel sujet nicrile d'autant plus ici une
atlenliun parlieulicre , que Ic noble Aulcur a cru pouvoir en tirer une inducliou favo-
rable a son opinion sur la cause de la mortalite militaire. D'autre part , considerant
quo jusqu'a ce moment il n'a encore cte rien public cliez uous sur une matic^re d'une
si S"ndc importance, j'ai juje les observations du Comte Monoz/o sur cet objet, digncs
333 sun i.A moutalite daks les anciesnes troupes etc.
Par cet Essai on aura acquis line nouvclle preuve ; i.° que, loin
de seiilir Tliypotliese , coiiime on avail chcrclic a Ic faire croire («),
la stalislique est , au conlraire , bieii proprc a confirmer les prin-
cipes elablis par Teconoiuie poliliqiTC , et ceiix deiliiils ties doclri-
iies physico-cliimiques: 2." que radininistralion, Tcconomie puhlique
flle-nieiiie, ct la mcdecine doivcnl atlendrc de grands secours de
I arilhiueii(jue poliliqne.
Cerles , pour (jue cc travail put acqnerir le degrc de precision
dont il est snsceptihle, et augmenter par la d'une maniere plus
utiles iios coiinaissances sur la niarclie ct Ics causes de la morta-
Ijte , il eut falhi que les observations statisliques fussent accompa-
gnees de bonnes tables meleorologiques , et d' auires tables encore
oil la mortalite' fut distribuee dans un ordre nosologique. Le Comte
I^IoROzzo est convenu lui-meme de leur importance dans son rap-
port au Roi sur la mortalite militaire pour I'annee 1782: mais
d't-tre connucs de ccux qui a Tavenir scraient tcntcs de s'on occuper plus profondement.
Oa en ti'ouvcra done le resume daos I'essai sur la raortaUte dcs detenus dans les prisons
civiles de Turin, au quel je travaillc , et que j'csperc pouvoir achcvcr sous pea de temps.
Par cet cssai , doiu il est pcrinis d'annoncer d'avancc Ic rcsultat general, on aura acquis
la preuve solennclle q\ic , praces aux vues bienvcillanlcs du Gouvernement , et aux soins
uiultipliiis dc- la picuse Coinpaguic a la quelle est conftee radruiiiiatralion dcs prisons ci-
viles dc la Cupilalc , la condition physique dcs detenus y a rccu , ccs dernleres annecs ,
les aiUL'liorations dont clie est susccplildc , en cgard aux localilcs. En elFcl il a etc con-
staje par les registres ofliciels de la Compagnie , que sur imc raoyenne aunucllc dc 3-i8
detenus dont se composait , de iSiij a i8j8 , la' population dcs prisons civiles de Turin,
il n'en est morl dans ces diii anncies, que 124 1 c'est-a-dire, 12 !^p1 par an,ou luoins
de 4 pour 0/0. Ces faits , que I'on nc saurait rcvoquer e» doute , pavlent d'eux-mcines
kien clair, et bien haut. Comparer inaintenant cette mortalite p. e. avec la mortalite
vraiment clTrayantc dc i sur 3 dans le <lep6t de mendicilc , de i sur 6 dans les autres
d<!pdU , cnfin de plus de i sur aS dans toules Ics autres prisons dc Paris, etvousn'hc-
siterez pas a conclure avec moi que , sous ee rapport du moins , Ics prisons civiles de
Turin meritalcnl pcut-itre que 1' Anglais CrBHiiscHiM , qui a revu ccs prisons en iSuG ,
en cut parle d'une niauicre moins desavanlagcuse dans ses Notes , dont il a public la
seconde cililion en 182S.
(a) Moiio2zo. Sur la inorlalitc militaire pour I'aunee 1782. Id. pour I'annee 1788. MSS.
PAR LE DOCTEUn COMXO 22c)
commc il n'a jamais etc qucsllon de sialisiiqne palhologique dans
nos hopitauN civils Ct militaires (a) , ct qn'on n'a commence qu'en
i'j8'7 a tenir Ic ref^islre ties observations meieorologiques a i'Aca-
deinie , TAuleur n'a pn en profiler pour son ouvrage. Enfin pour
complement de cet Essai , et pom* en lirer qnelqiic conclusion pro-
Lable sur la condition acluellc du soldal sous le rapport de la
niortalite , j'ai desire pouvoir me livrer a des recheixlies compa-
ratives sur la mortalile militaire pour la periode de temps qui s^est
ccoulti depuis la derniere organisation de Tarmee , en i8i6iusqu'a
nos jours. Quoique dans ma position privee il fut plus aise dc for-
(n) Paiiiii !c trcs-giaiid iioiubre dc nvirs que j*ai etc obllgi; do parcoiirir pour la redaction
dc \d liiographie medicate du Pivinmit , jc h'cu ;ii rcnconlrc qu'un scul qui traita ex
profcssn d'uii sujt:t au^si inlcrcssant que la statistiqiic no»ulogiquo. Cc livre a pour ti-
ti'c ; Brevis epii^rapJie in tfiia apfntrcl quot nati sinl , qitotque decesserint /iu^ustae
TatU'inorum ah anno i;4'> '^'^ anniun I7.t5, quo morbo interierint , quique morbi iis-
dcnt anm's potissimum grassati sinl. /fccrdunl qtuiedam observatinnes medicae. Auctore
Carsare Antonio Molincbio , Taurinrnsi ^ Phihsi'phiav et Meelicinoc- Dnctore ^ veteris
Ci'llef^ii Socio , nee non Medico Soninri puitpcrum hujus I rOis jubitalo. Lui^ani mdcclvii,
ex Tjrpographia Suprcniae Auctitnialis HfU-eUcai', in Prwjecturis llalicis , cunt pn\'ile-
gio ; dc 72 pag. in 8.Q En i;S»j M. Ic CuuUc Balbe hit a i' Academic . qui en ordonria
riniprcssiuu dans scs volumes ^ dcu?c cssais d^aritliiiicliquc politique , le premier, Sur la
morlaiite extraordinaire de Cannce 1789 , ct Ic si.'cond , Sur I'ordre de la mortalite
dans It's dijjerent's saisons. \j\\ troisicme essai, Delle dit-erxe proporzioni tra la mor-
talitii de* JanciuUi ^ e qttella delle eta superiori ^ lu aussi en 1789, ct un quatricmc ,
Sopra Ic morli subitanee , Ut par le mcme Savant en 1790, furent imprtmci en 18129
avcc des additions dans Ic vid. xxxiv des Merooircs de I* Academic avcc un ciuqulcmc
essai d'arilhnictique nosologique , Sopra il numero de* malati ^ que M. de Balbb avail
aussi deja lu a rAiadtimle en i79i. Ce sont la lc» seuls ouvrages importans d*ariLhmc-
tii|U(f pcditiquo j)ublics jusqu'ici en Pieniont. Kn iS*i Ic proCcKscur Giclio hit a I'Aca-
dviiiic un ineinoirc: i." Sur VniiUte et la manicre dc constater at'ant le i.er t>ende-
miairc an \ , la population dft six departcmrns Sttbalpins : a.'* Dc F inipossibilite mi
Ics Arithmcticiens pntitiques ont etc jusqu^ici de Jatre des estimations sur la poptdati<>n
du Piemoni : ct M. Ic professeur BtMVA un mcmoire, Sur le mouvcment retrograde de
la population de la faille de Turin. Mais comme ccs difTcrens ecriis n*ont pas etc iiii-
primci dans Ics volumes dc IWcadcmic , jc n'ai pu en fairc raon profit dan* la rcdactioa
dc cet E&sai.
2^0 SUR LA MORTALITE DANS LES ANCIENNES TROUPES ETC.
mer que tie satisfaire ce desir , je ne desespere pourtant pas de
pouvoir presenter sous pen a rAcadcmie le rcsuUat de mon tra-
vail comparatif sur cat iule'ressant objet (^/).
(a) S. E. lo IVIinistre de b Guerre ct dc la i\I;uine, qui m'u dcvancc dans cc Iravuil, Mi'ayanl
fait riionncur dc inc douncr cuiinaissancc dii resuilat des rccSi.'icUis slatisti'|uos sur la
morlalitt'miUtairc, faitcs sous scs auspices ptnir Ics annccs 1827 ot i8'i8 , il est flallcur
ct consolant pour nioi dc pouvoir aimonccr ici d'avance que, de nos juurs, la coudition
du soldat a bcaucoup gagnc sous le rapport dc la mortalite; car, a Tcxception du Corps
des Carabiaiers Royaux qui a perdu le plus de monde , et de la Brigade dc Savone ,
CD garuison a Novare , qui a perdu Ic 4 pour 0/0 apparent, la mortalite dans Ics aulres
Corps de troupes PicmonUiscs a ctd , pendant ces deux anuccs , au-dcssous de la mor-
talite ordinaire du restant de la population.
PAR I.E DOCTfiUn BONINO 3^1
PREMIERE PARTIE
CHAPITRE PREMIER
CONSTITUTION DE l'ARMEE DEPUIS 1775
JUSQU'a' I79I INCLUSI VEMENT.
Jr our meltre le lecteur a meme d'apprccler I'exaclitiide des ob-
servations statisti(jues du Comte Morozzo , ainsi que les corollai-
res fjn'il en a tires , et d"y prendre de Tinteret , jetons d'avance
un coup d'oejl sur la constilulion des troupes qui composaieut I'ar-
mee picmontaise a I'lipofjue on I'Auteur a commence ses obser-
vations : j'exposerai ensuite les donnces qui ont servi de base a
ses calculs, qui a la veritii ii'cxigent que les premieres notions
d'arithmeiique politique sur la vie moyenne , et sur la marche de
la mortalitc dans une population quelconque.
Ainsi qu'il a ete dit , M.' de Morozzo a commence ses obser-
vations en Janvier 1775, c'est-;i-dire deux niois aprcs la nouvelle
constitution des troupes. La necessile ou Ton s'est irouvi; de
rccommencer tons les registres des regimens , et Tuniformite que
Ton adopta pour tous les eiats de revue , oni seules pu rendre
facile son entreprise. A' cette e'poque rarmec piemontaise etait com-
posee comme ci-aprcs.
§ I. Itifunterie.
H y avait 1 2 brigades , cliacune de 3 balaillons ; savoir 36 ba-
taillons d'infanterie , et r reyimetit de troupes legeres : ce qui
Tom. XXXV Hh
a.{l SUR I.A MORTAMTE DANS LES AXCIENNES THOUPES ETC.
donnaii un total d'cnviron 20m. hoinmes. Cette infanlerie j>ortait
Ic 110m de regimens irovduimance. Elle ii'elait pas toiUe comj)osce
de soldats iialionaux , oar on y comptait 3 balaillons d'Allemands ,
3 bataillons de Franoais , 3 balaillons de Valaisnns , 3 bataillons
de TJernois , 3 bataillons de Grisons ; total i3 bataillons de soldats
c'trangers , e'est-a-dire Ic tiers environ de rinfanterie.
§ II. Cavuleric.
II y avail 8 regimens de cavalerie , dont 4 'Ic dragons , faisant
environ 2,5oo homines.
§ III. Ser\'ice de t amide.
Ces troupes faisaient le service dans les garnisons des villes el
des forteresses, et fournissaient aussi des detacliemens a la fronliere,
donl le corps des troupes legcres etait particidicrement charge. Le
service de I'infanlerie etait rendu si faligant par les fortes gardes,
ct par le grand nombre d.e sentinelles qu'elle fournissait , que le
soldat n'avait jamais plus de deux nuits de suite a passer dans
son lit. Le service de la cavalerie clait bien moins penible.
§ IV. Casernes et Quartiers.
Ces troupes etaient toujours casernc'es. On leur fournissait une
paillasse , des drajis et une converture ; les marechaux des logis ,
et les sergens majors avaient des malelas : la cavalerie , ci les trou-
pes legeres avaient un manteau. Les quartiers , a I'exception de
ecus des forteresses presqiic tous conslruiis a ncuf, elaient en
general assez mauvais. La cavalerie etait micux partagee sous ce
ra|)port ; elle avail ses grands quartiers dans les villes ouvertes ,
ou da;is les faubourgs , ou elle etait comme a la campagne.
PAR IE bOCTEUn BOMfiO 3 {3
§ V. Ilupitaux militaires.
Quant aux hopitant militaires, ils claicnt aussi presque tons
mauvais. L'econoinie de I'liopital , la nouiriture des malades, el les
rcineilcs c'laieul a la charge du cliiriiigien major, qui percevait en
rtilribulion la paie journaliere du sold.it malade , et deux livres par
au pour ies me'dicamens.
§ ^'I. Exercice.
Le solJat faisait I'exercice pendant les deux saisons ; mais on
exercait les recrues pendant toute I'annee , jusqu'a ce qu'elles fus-
sent dressees.
§ \'I[. Mode de RecriUeinent.
Tous les corps qui n'Jlalcnt composes que de picmonlais ou
de sujets du Roi , etaient recrutcs de voloulaires, c'est-a-dire par
de jeunes-gens qui s'engageaient volontairement pour six ou huit
ans , et qui pour Tordiuaire se rengngeaient ensuile pour le meme
ou pour uii plus long espacc de temps. Les regimens e'trangers
etaient composes, en tres-petite partie , par des soldais avoues de
leur canton ; le reste n'elait qu'un amas d'aventuriers et de deser-
teurs , qui couraient d'un Etat a I'autre.
§ Vin. Regimens provinciaux ■
Independamment de ces corps de troupes, le Roi avait encore
a son service i .{ regimens proi'inciaiix , de 2 baiaillons cliacun ;
4 bataillons de la legion dite des cainpemens , qui se cliangerent
par la suite en Grenadiers royaux , et en Pionniers , el [ bataillon
dartillerie provinciale.
a44 ^^^ ^* MORTALITY; DANS LES ASTCIEXNES TUOUPES ETC.
§ IX. Ld'ce dc ces regimens.
Ces regimens , a la reserve de deux , elaient de levee Chaque
province , seloii la repartition qui en etait faite , fouriiissait h son
rt'j^iinent Goo homines par an. La levee ne se faisait |)as par classe
d'age ; elle tombait sur les fijmilles les plus noinbreuses. A' la ve-
rile , celle inelhode n'est pas sans inconveniens , mais la premiere
a aussi les siens. Pour compleller ces 32 baiailloiis , on levait 4
iiiJividiis sur cliaque i,ioo hommes.
§ X. Exercices des regimens provinciaux.
Ces regimens s'assemblaient tons les ans pendant quinze jours
dans le chef lieu de la province , et ils y etaient exerces , ainsi
que rinfanterie d'ordonnance , matin et soir aux manoeuvres du de-
tiil et de Tensemble. Vers la fin de leur sejour on leur donnait
la revue d'inspection , apres quoi ils etaient congedics, et chacun
allait reprendre chcz soi ses occupations rurales ou mecaniques.
§ XI. Entretien economique de tarmee.
Tons les regimens d'infanterie piemontaise d'ordonnance el pro-
vinciale , rarlillerie ct le corps de la Legion etaient entrelenus dire-
ctement aux frais de lElat ; les rc'gimens etr.nngers , celui de Savoie
infanterie , et la cavalerie , par un contrat particulier , etaient au
compte des capitaincs.
§ XII. Rcjlexions sur ce chapitrc.
II resulte de eel aper^.u , que la composition , I'entretien eco-
jiomiquc cl le mode de recrutement de rarmee n'etaient pas les
?AR LE DOCTEUR DOSISO 7i^5
memes pour tons les corps. Cetlc diirerence , alnsi qn'il est aisc
de Ic prt'voir , devait aussi en prodiiire une cssentiellc dans Teven-
tiialitti de la mortalite , sur tout si I'interet s'en melnit , et si le
mo'le de regime que cet inler^t faisait suivre , etait oppose aux
principes dune saine physique , et d'une bouuc administration.
CHAPITRE II.
DETAILS STATISTIQUES
§ XIII. Principes generaux iTarilhmelique polilique
appliques a la mortalite cTuiie population quelconque.
Les resultats particuliers dcs calculs d'arithmetique politique
sur la mortalite , obtenus par dillerens auieurs en Angleterre , en
Suede, en Hollande, en Prusse , en France, et meme en Ame-
riqne etc. ofTrant , en general, des caracteres de precision et d'uni-
fortnile , le Comte JIokozzo en a conclu que , pour coniiaitre la
marclie ordinaire de la mortalite dans une population quelconque,
il .sullisait de s'en rapporler aux tables de Deparcieux , redigees
pour la seconde fois par Buffo.\ , que Ion pouvait , a la veriic ,
considcrer comnic le resume de toutes les tables connues jusqu a-
lors. Or par les calculs de ce grand Naluralisle , il a ete demonlre:
I." (I Que le quart du genre humain peril, pour ainsi dire,
sans avoir vu la Inmicre , puis(ju'il en meurt prrs du quart dans
les premiers onze mois de la vie , et que dans ce court espace de
temps il en meurl beaucoup plus au-dessous de cinq mois qu'au-
dessus. »
2 ° '( Que le tiers du geni'e humain peril avanl lage de vingt-
trois mois , c'est-a-dire avaiit d'avoir fait usage de ses membres et
de la plus part de ses autres organes. »
a46 sua la MoaT.VLixE dans les \:hciennes troupes etc.
3." « Que la mollic du genre Iminuui [leiit avant I'u^e de
liuil aiis , un inois , »
4.' « Que Ics deux tiers du genre liuuiaiii pcrisscnt avaiit
r.lge de 39 ans ,.....»
5.° « Que les trois quarts du genre liuinuin perisseiit avant
I'agc de 5o aiis , » («).
§ XI v. Termes de la vie dans la population militaire.
Dans la population orJlnalrc 11 n'cst que deux termes de I3
vie , la naissance et la mort : dans la pnpuhuion niilit;iire il en est
Irois , un pour I'entree , et deu\ pour la sortie: car parmi les sol-
dats , les uns nicurent aux regimens, les autres passent aux inva-
lides , pour aller achever leurs vieux jours dans le corps de ce nom.
Les ordonnances militaires avaient fixe Tentree dans la popu-
lation militaire , ou, si Ton veut bien me passer cette expression ,
la naissance des recrues a 18 ans. A' la verite , on recevait par
fois dans les regimens de plus jeunes recrues , tels que les fifres
et les tambours ; mais cette difference etait sufTisamment compen-
see par I'admission des volontaires qui passaient les vingt, et quel-
que fois les vingt-cinq ans.
L'Auteur, d';ipres les renseignemens qu'il s'etait procure, a
regie la sortie de ceux qui passaient aux invalides , a I'age de .')8
ans; mais il a reconnu que sur 100 individus admis aux invalides ,
il nianquait encore quelques niois a I'age moyen pour atteindre les
58 ans. Quant au tres-petit nombre de soldats ou sous-officiers ages
1^1; il rsl J pt-itii- n('ri->5:tirc il'nhsprvi'r quf , jiour bicn appi'i-cier les resiiUals tlc^ calculs tin
Cuiiite Mono/zo, il faul rcmontcr par la penscc a Tcpoqiie ou I'Autcur rccucilljit scs
obsrnations ; car je n'ignore pas que, depuls un demi sit'cle, ramelioratiou du sort de la
cla-sse indigcnle , les habitudes de proprctti , la vaccine etc. , out apportc des cUaiii^enienK
avanta<^cax dans Ics loix de la mortality.
PAH i,E DOCTrrn eonino 247
<le Go ans , que Ton voyait encore [lar fois aux rei;iinens , cclle
<linei"ence t'luit aiissi sullisamment halancee par les invalicles que
loii accortlait i des inilividus hieii inoins ages.
Le Iroisieme Icrtne cle la vie de I'liomme soldat, 011 la seconde
soi'lie dc la populalioa mditaire , est la mortalile iiaUirelle dans
les regimens : mais celle-ci n'y eferce pas son empire comine sur
la population ordinaire , c'est-adire depuis la naissance jusqu'a la
niort ; ellc ne commence qu'h 18 ans, et fiiiit a 58, lermes fites
pour lenlree et la sortie dans les regimens. Ces bases ainsi posees,
voyons comment I'Auteur taclie de leur donner I'exaclilude du calcul.
§ XV. Marche de la morialUe pour I'dge de 18 ct de 58 ans.
Nous avous vu que la moilie du genre humain peril avant I'age
de liuit ans, un inois : or quoique la inarclie de la mortalile,
au-dessus de ce termc , ne soit plus aussi rapide , la question se
reduit a (-valuer avec precision la mortalile que donnent 100
uulividus , ues le meme jour , pour lage de i3 et de 58 ans.
Pour resoudre cc prohleme, le Coinle JIorozzo a cru ne poii-
voir mieux faire quo de comparer entr'elles les tables les plus
e\actes sin- la mortalile de la France , de I'Angleterre , de la Hol-
landc , dc la Suede etc. , pour en tirer le terme moyen de la mor-
talile. II est riisulte de ce parallcle :
1.° Que sur 100 ciifans , nes le mcme jour, 4^ sculement
parvenaient a lage de 18 ans, et que par consequent il ea elait
deja mort 55 avant cet age.
2." Que sur 100 enfans , nes le mcme jour, il n'y en avail
que 20 qui atleignissent leur 58."= annee ; il en manque done 80.
II a cle aise d"en conrlure , que a5 seulcment devaient mourir aux
regimens depuis lage de 18 jusqu'a 58 aiis , ainsi qu'il a cle dit,
premier cl dernier terme de la vie mililaire.
348 Sl'R LA MORTALITE BANS LES ANCIENNES TIVOUPES ETC.
§ XVI. ResuUats cles observations du Comte Petiti sur la marche
de la mortaUte dans la ville de Turin , par ordre d'dge , ana-
logues aux resultats dcs calculs comparutijs du Comte Monozzo.
Malgre runiformite dans la inai'che dc la mortalite que lui
prescntaient ses tables comparees , I'Auteur , aussi savant que mo-
dcste , crut devoir consullci- sur leur exactitude el sur ieur valeur
un de ses amis tres-verse dans les matieres d'economie politique.
Le Comle Petiti, President du Conseil de commerce , et ensuitc
Controlenr general des Finances , voulut bieu lui communiquer les
tables de la mortalite de la ville de Turin, qu'il avail redigiies pour
uue periode de plus de vingt annees. II est resuUe de I'examea
de ces tables , que les proportions obtenues par les calculs com-
paratifs du Comte Morozzo tombaient d'accord avee celles qu'avait
obtenues son ami Ic President Petiti. Rassure de celte maniere sur
I'exactitude de ses tables, il en prit de noivvelles forces pour con-
tinuer avec conGancc son travail.
PAR LE POCTEUR BONINO 249
CIIAPITRE III.
APPLICATION DE CES PRINCIPES D ARITHMETIQUE POLITIQUE ACX CALCUL9
DE LA MORTALITE DANS LA POPULATION MILITAIRE.
§ XVII. Explication de la Table N° I.
C'est aiasi que, d'opres les principes qu'il vcnait d'etablir , \\
calcula pour raniiee 1780 la table comparative N.° I., dans la
cjuelle on voit la proportion de la mortalite qui aurait dii avoir
lieu , si les iiidividus qui composaient la population militaire ,
avaient e'le dissemines dans les villcs et les cainpagnes avec le re-
slant de la pojjulation ordinaire.
La I.'-'" colonne de celte table marqne la force reelle des re-
gimens d'infanterie d'ordonnance, en 1780 («). Cette force se montc
i 19,564 hommea.
La 3.'= colonne indique le nombre de naissances qu'il a fallu
pour donner, a 18 ans , le nombre des vivans dont se compose la
force des regimens. II en a dii naitre 43,477-
La 3."= colonne marque le nombre des individus censes raorts
avant I'age de 18 ans. II s'cleve a 23,912.
Dans la 4-'^ colonne sont notes les hommes morls hors des re-
gimens , aprcs la 58.'^ annee de leur age, et qui sont censes avoir
passe aux iuvalides. lis y sont au nombre de 8,695.
{a) La force recllc des diflcrens corps de troupes a etc tiree des etatsmensuclsde revue. En
additionnant refTectif lies doiuc mois , on avail Ic total do la force reelle annuelle ,
Ic (juel divise par 1:2, c'cst-a-dire par Ic uombrc des roois , dunnait la force moyenne
annuelle de chaquc corps. EnOn en comparant Ic nombre des morts avcc la force reelle,
U en rcsultait la proportion de celle-ci ayec la mortalite.
Tom. xx.w I»
a3o sniv l.v mohtalite dans les anciekses troipcs etc.
La 5.*-' coloune mnrqne le iioinbre iles indiviiiiis qui, dans I'or-
dre naturel , aiiraient ilu inourir euire les i8 et les 53 ans aus
renimens, c'est-i-dire daiis 4'' »"S de service. Cc noinbre devrait
se moiiter a 10,869.
Daiis la 6.'^ colonne on voit la reparlitioii des iiiorls de la co-
lonne preccdeme dans les 4° ans, ou le nombrc cju'il devrail y
en avoir eii cliaque annee : savoir 2'ji.
La 7.'-" colonne marijue le noinbre des morts aus regimens en
1-80 qui est de 885.
La 8."= colonne, que je me suis pcrmis d'ajouter a cette lable ,
indiqiic la proportion de la mortalile de la colonne precedente
avec la force reelle des rei^imens.
La 9.^ colonne marqae I'excedent de la mortalile, qui se monte
a 6j5 hommes nioits de trop , ou en dehors de nos calnils.
Eufi la 10."^ colonne en marque la diminution, quiaetede 11 ,'.
§ XVI IL Explication tie la Table N." IL
La table N." II. coraprend la cavalerie. Elle a e'te redige'e d'apres
les mt'mes principcs , et rcnferrae le aieme nombre de colonnes
que la table precedente. Nous y observons que la mortalite est bien
nioiiulre dans la cavalerie que dans linfanterie d'ordonnance , et
quelle n'y excede que de 2 hommes la mortalite ordinaire.
§ XIX. Obseivaiioiis sur ces deux premieres Tables.
La table N.o.L nous apprend qu'il a f«llu 43,477 naissances
pour donner 19,">64 individus a la population mililaire, et que
CCS 43}477 individus meurent dans les proportions ci-aprcs:
rAn i.E DOCTEur, boniso 2j r
Avant d'rtvoir atteint I'^ge de 18 ans 23,912
Ilors dcs reijiinens , c'cst-a-dire aiix invalides .... 8,6()5
Dans Ics regimens, dc 18 a 58 ans 10,869
Fractions perducs 1
Total 4^5,177
Ouoiqii'au preinici- aljoid , sinloiit s'il s'agit de personues ctran-
geres a ce genre de calculs , on tie soit j)as frappe de celte
grandc moilalite , puisque uii an sur lautic , elle n'exccde pas le
3 i p. 0/0, c'esl-a-dire la perte cpii se fait, a peu de chose prcs,
dans les villes fort peuplees (a) , toutefois si on examine avec urt
(rt) Lcs ucrivaiiis d'uritlimctiiiuc pulitifpic ne sont poiul (i'acxord sur la mcsure inoy^'nnc iini-
versclle de lu moitalilc. Scion Sussmilch , clle est dc i sur 36: Cbome au conlraire est
d\ivis que ccttc evalualion est un peu iaible, ct qu'a present le rapport de i a 3o ap-
liroclierait plus de la verite. D'apris les observations de MM. Vili.eiime et BE^01ST0^ de
Chateacneuf , la inoyennc propoHionnelle pour toutc la France est, a present, de i sur
39, et pour Paris de i sur ii. Au reste , si comme Maithcs ( Essai sur If principe de
la population etc. traduit de I'Aiiglais par Prc'vost. Paris et Geneve, 1S29. Tom. a. p. 23.)
le fait remarquer , cu dincreiis pays el en dlflcrentes situations , la mortalite dc la race
liumaine vnrie entre dcs linlites aussi ecartecs que les rapports de 1 a 2or, et de I a
60, comment pourrait-on , dans un cas particulier, employer avec securile la moyenne,
sans avoir en uicAie temps connaissance des eirconskances oil le pays se trouve place ,
du nombre des villes qu'il renferme, des babitudos du peupic , de la salubrite du cli-
iaat etc. ; counaisi^auce qui , ainsi que le mcme Auteur robsci-vc fort judieicuseraent ,
tend a rendre inutile Ife rapport general ct moycn , en y substituaut eclui qui eouvicul
aux pays dont on s'occupe ?
D'apres ces considerations , et pour conslater d'line manierc plus exactc Ic rapport
de la morlalilc> militaire avec ceile du teste de la population , j'anrai voulu connaitrc
lcs resultals du niuuvemcut de la population et de la mortalite dans les dilltirentes pro-
vinces dti Pieniont , pour pouvoir tircr de Icur rapport cntre les habitans des villes ct
lcs habitans dc Lt campaguc , la moycnnc de la nuirtalite ordinaire. Dans Timpossibi-
litc on jt suis de me procurer les documens necessaires pour resoudn- ce problcme en
gvand, j'ai du borner mes recbercbes au raouvemcnl dc la population de la \'ille dc Tu-
rin ct dc ses faubourgs en general, et en particulier pour la periode dcs 17 ans que le
Comte MoROzzo a cboisie pour tcrme de ses observations. En voici le resultat :
De 1775 a 1791. Population de la ville de Turin; i,5o3,4iS: moycnne annuelle: 88,377. 1/2
Mortalite 6o,o35: 3,53i. 1/2
Proportion dc la mortalite: 3 6/7 p. o;o.
2J3 sua I,.V MORT.VUTE DANS LES ANCIIvNNBS TIVOUPCS ETC.
pen irallcnlloji Ics I'k'mens tlont se compose la population mililai-
re , et la nianicre avec laquciie cellc populalloii se delruil, on ne
nourra a moins que de reconnattre que la mortalite y a ele Ircs-forte.
La proportion dc la mortalitc , d;ins ces 17 aus, a done cle plus forte de 5/14 P- o;o ,
que ccllc adoptee par Ic Coiutc Mouozzo , ce qui diminue d'auLant IV-xccdant dc la loor-
lalitii mititaire calculce par cct Acadcnticien. Toulefois il nc faul pas oublicr^ dans I'csti-
mation de ce resultat , que les tables mortuaires dc la ville de Turin sont grossi^s par
rcuunicrjtion des iudividiis luorts dans Ics li6pvtaux, ct dont un bon nonibre y arrive
des environs dc la Capilale.
Une experience conslante nous faisant voir que la mortaliLu est en raison directc de
rcntasseiucnt des homines dans leurs habitations, j'ai encore chcrche a diicouvrir si,
rclativenicnt a la villc dc Turin, des circonstances opposccs , et les habitudes de pro-
prcle qui , dans Ic cours de ccs dcrnieres annecs , out gencraleinent prevalu dans pres-
que toutcs les villes de TEurope , avaicnt compcnsc , quant a la salubritc , I'clVet per-
nicieux dc I'accroisscnicnt que ces villes ont rer.u. J'ai cm que je pourrai attcindre ce
but y en faisant un triple calcul du rapport de la mortalitc dc la ville dc Turin avec sa
population , i." dc i8oo a i8i3 ; a.** dc i8i4 a '821 ; 3.° cnlin dc 182-2 a i8.iS inclu-
sivcment ; car c'est pre<:isemeut dans ces trols pcriodes de temps que cetie Capitale a
subi Ics plus grandes variations sous Ic rapport dc sou aggrandisscmcnt et de aa popula-
tion. Voici le resultat dc lucs calculs;
Dc 1800 a i8i3. Population dc la villc de Turin: 9G7,S2.'J : moycuuc annuellc : Gq.iSo. i;3
Mortalitc 58,578: 4, '84. 177
Proportion dc la mortalitc 6. 1/19 p. 0/0
La morUilitc , dans la ville de Turin, a ctd bien forte ccs 14 annecs; ct cepen-
dant noa sculcmeut les habitations s*y <5taicnt accrues par la suppression des couvens
etc. , mais il s'y ctait encore opcrec une diminution dc 1-9, '^47 ames dans la nioycnne
. de la population, coraparce a celle de 1775 a 1791. A' quelle cause rapporterons nous
done cet excedant de la mortalitc? A' la roiscru? II n'y aurait peul-ctrc pas de la t^-
meritc a rafllrmer. Aussi la mortalitc a-t-elle toujours etc en augmentant dc 1800 a 1812,
tandis que la pupulatiou qui, eu 1800, etait encore de 76,748 araes , ne sc montail plus,
en 1812, qu'a 66,464.
De j8i4 3 iSai. Population de Ja villc de Turin ; 7o5,352 : raojennc annuellc: 88,169
Mortalitc 3i,i93: 4,o36 5/8
Proportion de la mortalitc: 4- ^7^ P- o/°*
II est a observer que, dans cctte pcriode de temps, la moyenne de la population s'cst
xnaintcnuc, a peu de chose prcs, ^galc a cellc de 1775 a 1791 ; ct cepeiulaiit la morta-
litc a etc plus forte dc 5/7 p. o;o. A' la vcrite, en cvaluanl cette proportion, on doit
Icnir compte des annecs i8i4 et 1817, dout la premiere a etc marquee par Ic passage retro-
grade dc Tarmec frani;aisc, qui encombra nos h6pitaux dc scs nialadcs ct dc scs blesses,
jei la dernicrc par une cpidt^-mie dc typhus pcU'chial. Aussi la mortalitc a-l-cUe etc en
TAR LE DOCTEUR DONINO 253
La force de la cavalerie , celle mcine annee , a ete dc 2,762
liommcs : il en est mort ^o : le rapport de la moilalite a la force
n'a iloiic lile quo de i j p. 0/0 apparent. Neaiimoiiis si , cotnme
on vienl de le fiire a Icj^ard de I'iiifanlerie , on examine la chose
«n pen plus profondetneut , il est aise de voir que eelte propor-
tion , Lien failiie en appaience , est en effet asse^ forte. Voyons
la (alile. II a lallii G. i3g naissances pour donncr 2,762 hommes
a 18 ans; or ceux-ci meurent dans les proportions ci-apres ;
Avant les 18 ans 2,376
Aprcs les 58 ans , c'est-.'i-dire aux invalides . . . 1,227
Dans les regimens , pendant les 4° ^ns de service . i,534
Fractions perdues 2
Total . . . . 6,139
1814 ) de 4)OB2 sur une population dc 84,^30, et -en 1817, dc 5,3oo sur une populatioa
dc 88,570. Jamais , dans la ville de Turin , la mortalite n'a ete si forte, jamais ellc n'en
a approeb<5, si ce n'cst en 1789. Le nombre dfs morts , cctte annec-la , a etc de
4,8.'>3 sur une population "de 92,048: mais on sait qu'cUc fut marquee par un froid
sans cxcniple par son degre et par sa durce , et par une epijeinie dc rougcolcs qui , au
Tapport dc M. Ic Comle Balbe , moissonna a elle sculc 8^5 indivldus.
De 182a a i8a8. Population dc la viUc dc Turin ; 749, 099; nioycnne annuellc : 107,014. 177
MortaUtd 2(i,834: 3,833. 3/7
Proportion dc la mortalite: 3. 7713 p. 070.
Pendant cea sept ann<<es les h,-ibitations, dans la villc dc Turin, augmentant prcsqu'avcc
Ia m^me rapidite que la population, le rapport de la mortalite se rapprochc dc cclui de
1775 a '79*.
Eu6n j^ui voulu connaitre au total la proportion de la mortalite de la villc de Turin
pour la pcriode de« 10 ans qui se sont ecoulcs dc 1819 a 1828: le r«!sultat que j'ai
obtenu mc parait pouvoir ctre cousiderif comme la nic^ure nioycnne generale du rapport
d(- la popul.itioii dc cctte Capit;de avcc sa mortalite. Voici ce resultat:
De 1819 a ]8'a8. Population dc la >illc de Turin: i,oiG,3i8: moycnnc aQiiucUc ; ioi,G3i. 47^
Mortalite 37,249: 3,7'J4- 97'0
Proportion de la mortalite: 3. 8711 p. 070.
3J { sua LA MOHTALITE DANS LES AITCIENNES TROUPRS EIT.
Ce calcul nous demonlre que la mortalite , dans la cavaleiie^
a c'galc celle do la population dus grandes villes , c'est-;\- dire qu'elle
y a atteiut le 3 [ pour o/o. En elli't , au lieu do 4" individus, il
u'en aurait du moinir que 38 y\ dans I'ordre naturel ; il y a done
eu mi excedent de i ,"^ dans la mortalite de la cavalerie. Mais
ceci n'est rien en comparaison de Texccdant de 625 rnoris qu'a
jpre'sente I'infanterie en 1780, qui a la veriie fut Tunc dcs ainiees
les plus menrtrieres. On observe cej)endaiit que , dans la cavale-
rie, deux regimens eurcnt du benefice, le regiment de Picmont
de I homme , cclui de la Heine de 2. Le regiment aut Gardes
eut aussi cette annee-la un benefice de a liomities, n'ayant eu que
17 morts , tandis que selon le calcul il aurait dA en manquer ig.
Quoique le calcul de ceux qui doivent mourir hors des regi-
mens, c'est-a-dire auv invalides , soit aussi exact que les autres,
I'Auteur en doiiiie une explication practique , qui ne perinct plus
de douler de la regularite de ses operalious d'arillnneliquc polilique.
Le regiment aux Gardes en fournit la preuve. II afallu3,i3i nais-
sances pour que la force de ce regiment fut portee a i,4nc)hom-
mes ; or ces 3, i3i nouveaux nes meurent dans I'ordre suivant :
Avant les 18 ans i)722
Apres les 58 ans , hors des regimens 625
Dans les regimens , en ^o ans de service .... 782
Fractious nerdues 2
Total . . . . 3, i3i
Le nombre des individus qui devaient aller acliever leur car-
riere vitale aux invalides , est de 625 : que Ton divise ce nombre
par 4" , c'est-a-dire par le nombre des annees que dnrait le ser-
vice militaire , et on aura pour quotient i5 J. Si Ton y comprend,
comme de raison , quelques ofllciers ou sous-ofliciers qui passaleat
PAR LE DOCTEUR EOSIKO 253
am posies tie commaiulaiit , de in.ijor fie place , trniljiulant etc. ,
i5 ; clait Ic nomine (riiivalides que Ton accoiclait , uu an sur
I'aulre , a cliatjiic biij^aile.
1mi appliqiiaiit le ineme calcul a la cavalerie , on voit qii'il y
devait avoir environ 5 invalidcs par re'giment ; en diet c'elait-ia
le moindre nombre tpie Ton en accordait.
§ XX. Considerations sur la grande mortalitd mililaire.
QiiDJfjue la morlalitc , dans rinfanterie, soil dcja presquc irois
fois plus I'orle que celle d'une autre population quelconque, puis-
que , seion les calculs dc I'Auteur , elle se monte a 9 j p. 0/0, les
consitlerntions suivantes sent bien propres u faire croire qu'elle
excede encore celte proporlion.
En ellet, i." le soldat elant choisi parmi les liommes les mieux
fails, les mieuv conslitues et les plus robustes, il est evident qu'il
aurait dii jouir d'un grand avanlage sous le rapport de la morla-
litc : car si les calculatcurs poliliques ont fait une classe a pari des
I'entiers , des ordres reiigieux etc. , cliez lesquels la mnrciie de la
mortalite est plus lente , pourquoi n'en agirait on pas de meme k
I'egard des mililaires ?
2.° Le Soldat tlevait avoir une laille delermince, qui ne ]iou-
vait ctre moindre de 38 onces, ou de 5 piods i pouce de France
pour I'infanterie, et de 5 pieds 3 pouces pour la cavalerie: or par
le dcnouibrement cpie Ton a fait en France , il a ele demontre que
sur 43 iiidiviilus pris dans la population ordinaire, il n'y en a
que I doiit la taille s'cleve h 5 pieds i pouce : d'ou il resulte que
pour avoir la force de notre iid'anterie , de ic),")64 liommes, il a
fallu recruter sur 939,1)'^ 3 individus , et pour les taillcs plus eic-
vees , sur une population inHniment plus grande.
3." Indepeiulaiiunent de celle laille qui etait de rigueur, le sol-
dat^avaal que d'etre porte sur les roles, etait visitc par le cbiiur-
a5G SUR LA BrOHTALITE DANS LES AKCIENNES TROUPES ETC.
gien a I'elTct dfi constater qu'il n'etait attcint d'aucunc infirmite-
organicjue on liabiluellc : ajoutoz a cela (jue si , malgre celie pre-
caiition, queltjne malaclic chronirjue on contagieuse venait a se ma-
iiilester dans \e cours de Tanne'e sur qiielque individu, I'inspecteur,
sans allendre la revue d'inspeclion , le faisait congedier sur la de-
maiule du comniaiulant dti corps , et votis n'aurez pas de peine a-
convenir qii'un tel cliolx aurait di*t fort diminuer la mortalite de
Tarme'e.
4° Enfin Ton aura encore im motif de s'attendrc a une dlini-
nulion de la mortalite militaire , si ron reflecliit a la grande varia-
tion dans les troupes piemontaises , variation qui avail lieu pres-
qu'entierement entre les j8 et les 26 ans , puisque , ainsi que le
Coiiile MoRozzo s'en est cowvaincu par les etals cathe^oriques des
dilferentes classes de soldats , le nombre des surnumeraires, c'est-
;i-dire des soldals qui n'avaient pas encore accompli trois ans de
service , formait presque la moltic du total de I'armce.
§ XXI. f'ie mojenne de thomme soldat.
En eflfet, si Ton calculait avec I'Auteur {a), la vie moyenne de
riiomme soldat, entre 27 et 28 ans (/j) , dans ce cas, et snr 19,564
liommes dout se composait nofre infanterie , on aurait eu environ
[a] iMoROZzo. Tableau di' la morlnUte miliLaire pour ranncc 178a. MS.
{b) II a ete fait en Krancc cii i-j'}t\ , Ic dcpouiUemcnt du signalrmcnl d'un regiment d'in-
fanlcrie : Tagc moycn s*cst Irouve de 36 ans, 11 mots el la jours. Pareil depnuilleiuent
a iic fait du signalcmcnt d'un rdgimciit dc dragons pris en 17G9: Tage moycn s'est
trouve a6 ans, 6 mois et quelques jours. V. Moheau, Jlecherches sur la population dc
la France , pag. 96. Mai's on doit ohsi'i-ver qu'en France on admcltail les recrues a iG
ans , ce qui fail que I'age moyen lic I'homme soldat y ctait moiiulrc qu'cn Picmoul ,
ou les rccrues, ainsi qu'il a etc dil an § XIV, n'etaicnl adniises qu'a 18 ans. Ccllc dif-
fiirencc, dcvant en produirc une dans le rcsultal du calcul , rend suffisammnit raison
dc la proportion adoptee par le Conite Mono^zo sur la vie moyenne de I'lionimc soldal.
PAR r-E POCTni'R BON'INO 65'J
10,000 indlvidus ages nioins de 22 ans , chcz les quels la proba-
bilile de In vie est bien plus forte que dans rechelle progressive
des ages 'iiis(jii"a 58 ans, que la moilic seule aurait pu parcourir.
Cependant , coiniue dans cc genre de calculs il faut une longue
serie d'observalions pour pouvoir en lirer des consequences exactes
et sures , nous allons examiner la iai>le N." III. qui embrasse une
peiiode de lemps assez considerable,
§ XXII. Obsermiions sur la Table JY." III.
La table N.° III. renferme I'indication de la mortalite de I'in-
fanterie d'ordonnance pour I'j annees. Pendant cet espace de temps
la force moyenne annuelle s'est trouvee de 18,4^0 hommes («) :
le noniiirc des morts a etc de io,'j68,- la mortalite moyenne an-
nuelle a done etc de 644 j ce qui donne le 3 J p. 070 apparent
cliaque annee. Cependant la veritable mortalite militaire a ete cal-
culee a la table N." I. D'apres les bases qui y sont indrqiiees, sur
i8,45o indlvidus, depuis iS jusqu'a 58 ans, il en aurait dii mou-
rir 256 J par an, ce qui donne, pour i ■j ans, 4j35'^ J- or il en est
mort io,n68 ; done rexcedent de la mortalite dans linfanterie d'or-
donnance a etc de 6,412; la mortalite y a done e'te de g i p. 0/0
environ par an.
En considerant ce resultat vraiment afiligeant on voit cpie la
plus forie mortalite a portu sur les r(-gimens etrangers, et sur ce-
lui de Savoie (6). En effet sur une force moyenne annuelle de
(11) J'ai cru inutile dc donacr ici ies tables dc la force annuelle de chaque corps en particu-
licr, puisque ce long et penible travail , au quel le Comte MoBOzzo se livrait tous les
ans, n'avait d'autre but que de lui donner la force uioyeunc de ces corps , telle qu*elle
est iudiquee a la i.re colonnc de la table N. 111.
(4) Le regiment de Savoie etant au coinpte des capitaincs, on siiivail a son e'gard les mcmej
niaximrs de ri<^ueur que pour les regimens clraugers, a rclTct d'cmpecbcr la dtisertioB.
Tom. julxv Kt
aSS snr. i.a mortAi.ite dans i.es AKCiEN^Jts troupes etc.
13,333 Itommes, riiifiriiterie notronitic en a perdu 5^'^ i , en rai-
son cle 3r)8 par an , ce qui ferait le 2 5/6 p. 0/0 apparent cliaque
annee ; lanJis que siir uiie force moyenne Je 6,117 soklats otran-
gers , il cu est moa-t 4>897 , c'est-a-dire 286 par an , ou presque
le 6 p. o?o apparent.
Ea calculant d'apres les bases etablies a la table N.° 1., pour
riiifanterie piemontaisc , si ccs 12, 333 hommes cusseni oie repartis
dans le restant de la population dii pays , il n'en aurait dd monrir
que 1 7 1 par an ; or il en est mort 358 ; il y a done eu un exce'-
dent de 187 morts ; il en est done mort le g. ^ p. o;o reel par an,
Dans I'infanterie tjtrangere, sur une force moyenne de 6,117 hom-
mes, la mortalite annuelle n'aurait d& etre que de 8( :il en a man-
que 286; I'excedent est de 2o5 ; il en est done peri le 12 p. o;o
reel cliaque annee. Or une population quelconque pourrait-elle se
soutenir si elle faisait une perle annuelle de C2 p. 070? Quelle ville
ne sei'ait pas depeuplee, en 17 ans, avec une mortalite si forte? II
faudrait suppo^er qu'il y regnat tous les ans une epide'mie bien
oruelle : et cependant c'elait uue popidation choisie qui faisait une
telle perte !
§ XXlll. Gradation de la mort(dite de tinfanterie
dans Vordre des regimens.
On observe dans cette meine fable que, dans I'infanterie natio-
nale, la mortalite moiiuire a ete en faveur de la Legion des troupes
lugeres. La force moyenne de ce corps, en 17 ans, a ete de i,333
liom nes ; dms cet espace iIb temps il en est mort 263, c'est-a-
dire 2 1 par an, ou le i ^ p. 0/0 apparent. Apres ce corps, le plus
heureuK sous le rappmt de la morialiie a etc celui d'artillerie.
Sur «ae loroe moyemie de 863 bounties , ce corps en a perdu uQt\
en 17 ani , en raison de i5 par an , on de i. ^ p. o;o apparent.
Vieut ensuite le regiment aux Gaides , dout la perle annuelle ne
se a>»Bie qai 2. \ p. o;o etc.
r\n I.E nor.TEOR BOTJIIfO. zSj)
Voici' I'ordro dans le quel on pent disposer ces regifnens d'infan'
tterie d'ordonnaiicc nalioiKile el elraiigere, sous le rappori de la mor-
tal I te : liOmboj'die ■. Sardaigne : La Miarine-: Legion des troupes lege"-
uasc Artillerie ; La Reiiie : Plemont : Gondes; Moiifernat : Saluces:
Aosle .• Cliablais : Leutrum : Clirist : Courlen : R'ochemond'et: Savoie.
§ XXIV. Observations sur la Table N." TV.
GradaUoii de la. mortalUc dans la cavalej^ie par ordi'e de regimens.
Le Comte Morozzo a consigne dans la table N." IV. le resul-
tat de douze annecs d'observations sur la morialiie de la cavale-
rie. Nous y voyons cpie, dans cat espace de temps, la force moyenne
de cette arme a ele de 2,807 hommes , et quil en est mort 619
en dbuze annees , savoir 5i par an: ce qui approclie de bien pres
de a p. 0/0 apparent. En caiculant toiijours d'apres les bases de
lia table N." I. , si ces 2,807 homtnes eussent e'te repartis dans la
population, il en serait mort annuellement 2 r. j , et par consequent
258 en 12 ans ; mais on en a perdu 619; il y a done eu un es-
cedent de 36 1 morts ; ce qui donne le 5. \ p. 0/0 reel par an.
La gradation de la raortalite dans les regimens de cavalerie ,
a ele dans I'ordre suivant : Piemont royal: Dragons de Cliablais:
Savoie cavalerie : Aoste cavalerie : Dragons du Pioi : Dragons de U
Reinc : Chevaux Idgers : Dragons de Pieiaont.
§ XXV. Ohsen'atintis sur la Table N." V.
Mortalite duns les regimens provinciaux.
Qualorze annees d'observations sur la raortalite des regimens
provinciaux ont confirme une vurite reconnue de tout temps des
ecrivains d'arilhmeiique politique , c'est-a-dire que la mortalite doit
etre bien moindre dans une population choisie. En effet, la table
N.° V. nous apprend que la force moyenne des 12 rr<;imens de
levee, a ele de 7,<i3 hommes; qu'il en est mort 849 en i4 ans,
eu raison de Co par an, ou de 6/7 p.- o/p apparent chaque aunee.-
26o SCR LA MOHTAUTE dans LES ANCIE^tnES TnOOPES ETC.
Mais en nppliqnant a ces regimens la melliotle ilu calcul de la
table N." I., on voit que, s'ils n'avaient pas ete clioisis, ces 7,1 i3
individus de 18 a 58 ans , aiiraient di\ faire une pcrle annuelle
de 1)8 \, et , en 14 ans, de i,i583: il n'en a niampie que S\g ,
c'est-;\-dire 60 par an ; il y a done eu un beiiefici' de 533 iiomiiies
en i4 ans, savoir de 38 hommes par an : ce qui donne le 2 p. 0/0
reel de benefice, on line morlalite moindre de 1. [p. o;o que relle
qui a lieu lUns la population ordinaire , que Ics calnilateurs po-
litiques fixent ordtnairement au 3. ^ p. 0/0. Gependant il est per-
niis de croire que le grand benefice, dont jouissaient les regimens
provinciaux sous le rapport de la morlalite, n'etait pas dil uniqne-
ment au choix des individus qui coiaposaient ces regimens, puis-
que I'infanterie d'ordonnance el la cavalerie etanl egalcmenl cboi-
sics , les soldats de ces armes auraient dii jouir des incmes avan-
tages , si des vices physiques, moraux ou politiques n'y eussent
apporle aucun obstacle.
§ XXVI.
Table generale de la gradation de la mortalite apparente et reelle
dans les difplvens corps de troupes Piemonlaises, depuis I'j']^
f'lSfjna I "91 inclushempnt.
Prnpnrtion
I'ropcirlion
leelle
Exfcdrnt
sur lu
Uiuiinulioii
NO MS DES CORPS
on relative
dr K,
luurlalitL-
a \a force
de la
luurtalitc
lirc'e
(1(1 caleul
niortatilf
iialiirt'lle
du puys,
Hxcc
dc la
mortalite
dos
de la table
N." 1.
au 3. i;3
1» c'/o
tnilitaire.
Regimens piovinriau^ .
0. G/7
2.
))
1. Hi
Li'gion ties Uoupes legeies.
1. 1/2
4- 'P
1.
))
Ciivalei'ie
1. 3/4
5. 1/2
2.
))
Ailillerie
I. 3/4
5. 1/2
■»,
»
Gardes
a. 1/2
6. 3/1
3. 1/4
)^
Hi'gimens d'nrdonn. Picnionl.
1. 5/6
9. 1/2
(i.
»
Ki'giiiieiis i'lraiig(;rs .
G.
I '?..
8. 1/2
1)
P.\H LE DOCTEUR DONINO. iGx
CHAPITIIE IV.
BE LA MORTALITE ORDINAIRE ET DE LA MORTALITE MILITAIRE
DA.NS l'oRDRE DES SAISONS
§ XXMI. De la mortalitu oiclinaire duns les differentes saisons.
J'ai cru que pour acliever d'une maniere convenable la pre-
miere parlie do ce travail , il etait necessaire de rechercher si ,
dans I'ordre des saisons , la morialite inililaire suivait la meme
marclie que la mortalite ordinaire et naturelle du restant de la po-
pidalion , on bien si clle s'en (iloignait. Je lirerai mes indiiclions
de I'analyse de la table N.° \'I (a), oil sont consignees les obser-
vations snr la gradation de la mortalile militaire dans I'ordre des mois.
Si , dans les tables que les dilTerens ecrivains d'arithmetique
politi(|uc nous ont donnees , on considere en grand la nnortal.le de
tons les ages a la fois , on voit , dil jM.' le Comte Balbe , que
I'hiver est la saison la ()las meurtricre , que I'cle vient ensuite, et
que les mois d'unc tempei-ature inoderec se trouvent elre les plus
fuvorables. Get ordre de choses parait en efTet le plus naturel. Ce-
pendant, ainsi que lillusire Acadeinicien que je vicns de citer le
fait obseiver , Taction ordinaire des revolutions consfantes de
laiHiee sur I'ordre de la uiorlalite , varie beaucoup selon les dif-
ferentes ('po(jues de la vie. Cette difference est si frappante entre
(rt) Lc Comic M'lnnzzo ii'a point ilonnc il'cxplicalioii dc ccllc tabic , qui, a la viirilc, est
facile a saisir lorsqu'on Cht taiil soil peu iitilic <lans ccs malicrcs. II en est de nu'mc
pour tout ce t[ui suit dc la premiere partic dc cct cssai. Lr manuscrit dont j'ai parM
daus rintroducliou , irallaiit pas plus loiD , a ccsse de me servir dc guide ; cepelidaut
comme les dcvetoppemeus que j*y ajjutc, se rattacUcnt asscz a I'objct dc cct ccrit , j"ai"
ute a croire ({u'cn uc les jugcra pas d^places ici.
JO'a SCR LA MORTALITE DANS LES AJJCIENNES TROUPES ETC.
les eijfans et les^ ages su|3erieiirs , qu'on doil etie ctoniie (lu'ellc
n'aie pas ele aperr.ue aJHcius avant f|ue le Comle Balbe I'eut f.iit
reinari|iier. M.' le President cle I'Academie Royale iles Sciences ,
qui , le premier, a ilisculc ce siijet cltiiis le detail convenable , a
dcinoiUrc par dcs reclicrches exactes et midiipliees , que, de quel-
qtic maniore qu'on s'y prcnne pour presenter la serie de la mor-
talite dans te cours tfe Fannee , I'ete est toujours la premiere sai-
son dans I'oidre de la mortalilc des enfans , et I'hiver la derniere;
tandis que pour les ages superieurs I'ordre dtes saisous est tou-
jours I'e suivant ; hiver , printems, automne et ele (a).
§ XXVin. De la mortalilc milhaire dans tordre dks inoisi
Analyse dc la table N."^ VI.
Ea marche de la mortalite ordinaire que nous venons d'indi-
quer dans lie paragraplie precedent, n'a olFert aucune variation
sensible dans une piiriode de 17 ans , a I'e'gard de la population
inilitaire. L'analyse de la table N.° VI nous apprend que I'ordre
des mois plus ou moins meuririers pour i'infanterie piemontaise ,
a e'te le suivant: Jtinvier : Novembre : FeviMer : Mars: Oclobre :
Avril ; Mai; Septembre : Decembre : Aoiit : Juillet et Juin. On voit
par cette serie, que les mois les plus fi-oids ont etp l«s plus meur-
iriers , tandis que dans les trois mois plus chauds la mortalite a
ele bien moins conside'rable.
(a) Voyez daos les Miimoircs de rAcademie Royale des Sciences de Turin pour les annces
i-go-gi, le be,iu travail deja cite, qui a pour litre: Essais iTavilhrneUque polilique
par Mr le Cumle Balbe. Second Essai. Siir Vordre de la mortalile dans Us diffe-
rentes saisons. Pag. SSg cl suiv La table xiv annexce a ces cssais, renfermant un nom-
bre de plus de 77,000 inorts dans una pdriodc de 23 ans, et la xvii, qui fait parlie
du trobt^me Essa'i; Delle diverse praporzioni Ira la mortalita de^fanciulli e quella delle ■
eta superiori , et qui renfcrrae ub nombre d« 80,000 inorts dans une periode de 24 3"*»
peuvent suiTire sans doule pour fixer a cet i^gard la marclie vi.'riUble de la nature daiw •
notre cLiraat , vt daus aotre uiauierc dc viu'e.
Xa morlalile , dans rinfanterie elrangcre, et dans une periode
■de 1 4 ans , a sni-vi la meme marche que dans I'infanterie naiio-
nale. Voici rordre des mois: Janvier: Novembre: D('ceinl)re : Mars:
fevrier: Ootobre: Scptembre: Avril: Aoiii; Mni: Juillet el Juin.
Les mois les plus froicls y ont aiissl ete les plus meuiirieps, ei les
■plus ciiands les plus salubres.
Doiize annees d'observnlions ont donne le resultat siiivant k
I'egard de la gradation de la inortaliic de la cavaierie dans I'ordi'e
xles mois: Mars: Novembre: Avril: Janvier: Aoikt: Octobre: Mai:
Fevrier: Juin; Decembre: Septembre et Juillet. Si, dans la cavaie-
rie, les mois les plus froids n'ont pas ete les plus Tnenrlriers , on
.pent allrifcner oetle dilFerence a ce que les cavaliers ne soirfTrertt
pas autaiit dn froid : car, outre que les soldats de celte ainne pas-
sent une grande portion de leur temps aux ecuries , et ne four-
iiissaient point de sentinelles sur les rempars , le maateau dont les
cavaliers sont pourvus, les mot a I'abri des premieres impressions
du (Void , et leur est d'un grand secoars dans les hopitaux. D'ail-
leurs , I'exercice jmxrnalier da pansement du clieval contribue aussi
d'uiie maniere elTicace a la conservation du cavalier. Les mois
les plus chauils oat aussi etc les |)tus favorai)les pour la cavaierie.
Le Gomte Morozzo n'a point laisse' de tables sur la mortalite
des regimens provinciaux par ordre de mois : et certes , il lui .-.u-
rait etc bien difllcile de se livrer a de semblables recherches a
I'ef^ard de ces corps de trou|)es , puisque h I'exception de quelques
individus qui mouraient lorsque le regiment etait sous les armes,
les soldats provinciaux achevaient leur can'iere vitale che?.-eux cora-
me le resie de la population. D'aiileurs, ainsi cpie je I'ai di-ja fait re-
marquer , pour que ces recherclies pussent nous eclairer dune
maniere plus utile sur la marche de la mortalite , il serait indis-
pensable qu'elles fus'tent accompagnces de bonnes observations me-
ttiorologiqties et medicates , qui manquaient tout-a-fait a lepoque
dout il s'a^iu
254 ^^^ ^^ MORTALITE DANS LES ANCIENNES T1\0UPES ETC.
§ XXIX. Conclusion de cc chapitre.
Au reste , cjuel-.jues incompletes que soient, ces observations on-
pent au nioins en tirei* ces conclusions genc'rales ; i.° que les
mois les plus froitls sont les plus meurlricrs pour riufanterie, com-
me ils le sont pour la classe la plus miserable de la population :
c'est ainsi que le grand froid qui se fit senlir a la On de 1788,
ct au commencement de 1789, fut marque par une plus forte mor-
talile niilitaire («) ; 2.° que celte cause , dans les circonslances or-
dinaires , n'agit pas de meme sur la cavalerie. Cependant on ob-
serve dans la table N." II. que I'annee 1780 fut la plus raeur-
iriere pour rinfaiilerie qui perdit , cette annee-li , 882 individus,
tandis que, apres 1789, I'an 1784 a ete particulieremenl funeste ,
et 1780 le plus favoriible a la cavalerie. J'ai cherche a decouvrir
la cause de cette grande disf)roportion , mais ii n'en est pas que-
stion dans les tableaux particuliers sur la mortalite militaire, que
le Comte Morozzo pre'sentait tous les ans au Roi.
(a) Lc froiJ cxtl'cinempnt rigourciix qui sc fit senlir * coUs ppoquc , qiioique prcsqiic sant
e\euiplc par son degrt* et par sa diiri-c , n'a pas etc la seule cause de la grande morta-
lite qui eut aussi lieu dans la populatioa de la ville de Turin: les rougeolcs qui out cte
tr^s-nonibreuscs pendant tout rele, y ont aussi beauconp corilribnc , surtout a I'egard
des cufans. V. dans le volume de r;Vcadeinic dcs Sciences que je viens de clter , Tessai
d'arithmelique politique de M.r lc Comte Balbe, 5/*^ la mortalite extraordinaire He Van-
1789. II est perrais de croire que cette derniere cause n'est pas rcsLee tout-a-fait litraa-
jgere a la grande inorlulile des soldats.
FAn LE DOCTEUn SORINO. 365
C II A P I T R E V.
DE LA MOnTAMTE PAR RAPPORT AUX GARNISONS
ET AUX UIFFEREMES PROVINCES DU PIEMONT.
5 XXX. Iiijluence des garnisons sur la morlalite militaire.
Quoique dans ses tableaux annuels, le Comte Morozzo eut soin
J'indiqiier ics villes , les bourgs , et les forteresses ou les diffe'rens
corps *de iroupes e'taient en garuison , je n'ai pas eu lieu d'observer
line legularite coostante dans la 0iarclic de la mortalite par rap-
port aux garnisons. Cepeiidant on y voit qu'en general , la ou les
(juartiers et les liopitaux etaient mauvais, la mortalite etait aussi
plus forte. Tels utaient ceux de Coni , d'Alexandrie , de Tortone ,
et de Novare; tandisqu'a Ivree , a Valence , a Nice en Provence,
a Nice en Moiiferrat , a Pignerol et . i Fcnestrelles , c'est a-dire
dans les villes ouvertes , la inorlalite des soldats An bien moindre.
Quelque fois , en changeant de garnison , les rej^itnens apportent
avec eux la maladie {a) ; cette circonstance est bien propre a de-
router les observateurs sur la veritable influence des garnisons sur
la mortalite militaire. En voici un exemple frappant rapporte par
le Comte Morozzo dans sa table de la mortalite militaire pour I'au-
nee lySa. Le re^iuient bernois de Tscharner venant de Coni, ou
ce regiment avail cu la maladie , arriva en garnison a Turin le
printemps de 1781 ; le regiment aux Gardes y arriva aussi de Pi-
gnerol et de Feaestrelles , ou I'liopital etait resle ferme pendant
(n) La fu'vre ties lii\pitau:L ct des priiiom dc PniscLi , lyphus noiocomial etc. des auteurf .
Tom. sxxv U.
966 «UR UK MOnTAl.JTfe PAffS fcBH AWtBKHBS TROUPES TTC,
hnii jours, Le re'^iineiii ile Tscliarnci- pcrilit , celte onnpe-l^, 103
inilividiis , c'est-^-iUre 83 lioromes an-dclh cje ce (ju'il en nuiHii ilA
perilre dans I'oidre nalurel ; dans le regiment aux Gardes, an con-
traire , il ne mouiut que 1 1 sol Jats , de fnoon cju'il em un bene-
fice de 8 liomnies ; el cepeudant ces deux rei^imens eiaient en gnr-
nison dans la luciue ville.
§ XXXT, Rapport de la mortallte milUaire avec la salubrite
ties di^/lirente' provinces da Picmont.
L'analyse de la table N.° V, , de la morlalile dans les regi-
mens provinciaax , ne pent elre que fort interessante. Ces soldats,
a la reserve de qiiinze jours qu'ils donnaient a la revue , vivani Ji
la campagne ou dans leurs foyers , le total de la mortalile dans
ces corps de troupes nous met a meine de porter, jusqu'h un cer-
tain point , un jugeineiit sur la plus ou moins grande salubrite de
I'air des dilllirentes provinces dn Piemont.
Parmi ces rcgi'oens de levee , celui de Vcrceil a etc le plus
fortement frappe par la morliiliic qui se raoiite a loj hommes ,
dans une periode de \\ ans , en raison ile 7. \ par an, ou de i.J
p. 0/0 apparent ; tandis que , dans tons les autrcs regimens , la
mortalite' moyenne n'a ele que de 6/7 p. 0/0. La forie mortalile
de ce regiment nous fournit done une nouvelle prcnve , que dans
le^ pays oil les rizieres abondent , I'air y est moiiis salubre , et
toujours plus ou moins vicic. Au conlraire , les regimens d'Acqul
ei de Ml ulovi ont soulTert le moins. Certes , une conlree parse-
mee de coUines et de vignolles , et pretant son fiiuu; au^ Appcn-
nins , ne saiirait ollVir qu'un S(-jonr fort agieable el saiulaire Aussi
le regiment d'Aqni naurait-il donnc que 5t:> morls , lors mcmc qu'ou
aurait pousse le calcul a i \ ans , ainsi que cela a cle fail pour les
autres regimens. De meme, le regiment de Mondovi n'a cu que
63 morts en i4 ans, savoir 4 i par an, ce qui revient a \ p. 0/0
cliafpie nnni^e. En crtel I'nir do Monilovi est e»celleni, «urtout dan»
Ics collines fjii'i se raltacheiit A ses liaiites montagnes. Cela ctail si
bien coniiu de nos ai'eux , qn'aulre fois les comtnunautes religieu-
ses du Piemont envoyaient a Mondovi ieurs malades, y reiablir
leur sanlc'.
§ XXXII. Classification de ces provinces
(Tapres I'ovdre de leur salubrite.
Comme on ne saurait douter que \a table dont je viens de
parler , ne presente par approxioialion le rapport de la tnortalile
dans nos differentes provinces, en attendant que Ion s'y occupe
a dresser et a rendre publiques des tables statistiques pour cha-
cune d'ellcs , on pent essuyer de les classer suivant I'ordre de
salubrite lire de ce parallcle. Par ce moyen on aura acquis un
tliermomctre politique , dans lequel le degre de salubrite dc I'air
de la plus part de nos provinces est marque par la mortalile plus
ou inoins grande de Ieurs regimens. Voici I'ordre de cetie classi-
ficaiion : Aqui: Mondovi: Ivree et valle'e d'Aoste: Snse : Gc'nevois:
Turin: Asti.- Mauricnne : Casal: Nice: Pignerol : Verceil.
§ XXXIII. Observations stir ccttc classification.
II est h remarquer que la table dont il s'agit , ne comprend
qne dix regimens provinciaux , et les denx de Suse et d'Aqui qui
etaient les seuls regimens de levee , ceux de Novare , de Tortone ,
et les Grenadiers royaux ayani dii etre exclus de la table, puisque
ces deux premiers regimens , en vertu de leur pritilege , etaient
entierement recrutes de tres-mauvais volontaires , dont on recevait
aussi un bon noinbre dans les Grenadiers royaux. La mortalite ,
dans ces corps de troupes, ayant ete plus forte que dans les au-
a68 sun LA MOnTAl.tTli r\H« LES AXCIENMES TftOUPES ETC.
tres rdgimens provincial^ , il est permis de croire qu'ils partici-
paient cles vices des regimens d'ordonnance.
On nc doit pas oublier non plus que la conscription militaire
altcignail souvent des individus cirangers a une province dont la
population so trouvait insuflisante pour porter son contingent au
^rand complet : c'est pourquoi , et sous ce rapport, la table de la
mortalite des regimens provLnciaux que le Cointe Morozzo nous
a laissee , pourrait bien , a la rigueur , ne pas etre consideree
cointne le resultat suictement isole de la statislique militaire de la
population de chacune de nos provinces , quoiqu'elles concourus-
sent toutes a la levee , a I'exception de celles de Voguere , de Tor-
tone et de Novare , qui en etaieui dispensees par privilege.
PAn LE DOCTEUR noNiNO. 369
DEUXIEME P ARTIE
ClIAPITRE VI.
DES CAUSES DE LA GnANDE MORTAUTE MILITAIRE
EN TEMPS DK PAIX.
E,
in comparant la raortalkc militaire avec celle qui a lieu dans
le restant de la population , on est naturellement porle a recher-
cher les causes de celle grande disproporlion. Les ecrivains d'a-
rithmcli(pie polilique out bien rcconnu qu'il existait une dilFerence
dans la inarche de la mortalilc enire la population de la campa-
gne et celle des villes , a la quelle , jusqu'i un certain point, on
peut assiiniler la population mililaire dans les calculs de la mor-
talit(i : niais celle diffiirence n'excede pas, en ge'neral, le i. p. 0/0,
et nous sommes bien loin de cetle proportion a I'e'gard de plu-
Steurs corps des troupes piemontaises. II doit done y avoir des cau-
ses morbinqucs qui agissent d'une maniere speciale sur cette classe
de la population. Ces causes , dit le Comte Monozzo, ne peuvent
^tre que la maniere dont le soldat est loge dans les quarliers, tcnu
dans les !i6piiaux , on administre dans les regimens. Quant aux au-
tres causes , il ne parait en indiquer quelques-unes que pour les
refuter. II va mcme plus loin , car il finit par declarer son opi-
nion sur la raortalite mililaire , dont il accuse dune maniere pres-
qu'exclusive I'air vicie que le soldat respire dans les quarliers ,
dans les casernes ct dans les liopitaux (a). Cependant I'influcnce
(a) Monuzzo. Considerations sur la lucM'Ulilc mililaire, 5^ ^0) 4^ ^^ suiv. MS.
a-0 sua LA JTonTALITE DANS LIvS AN'CIEXNES TnOCPKS ETC.
de plusieurs aulrcs causes morblfiques sur la sanle da soljat me-
i-ile d'etre appreciee par le Medccin eelairt; et par I'Admiiiistrateur.
Nous allons en examiner Ics principales succinctemeut.
§ XXXIV. De I'ejcercice considere comme cause de maladie.
L'Auteiu- a bien raison de pretendre que Ton ne pent pas com-
parer la faligue du soldat a celle dcs gens de la campagne. Ccux-
ci travaiilent quatorze hcurrs par jour , tandis que I'exercice du
soldat , qui n'avait pas meme lieu tous les jours , ne durait que
deux lieures environ. D'ailleurs, I'exercice est eminemment propre
a conserver la sanle des mililaires. Les gcneraux remains n'igno-
raient pas celle vcirile : Sed rei militaris pcriti , dit \i.(if.crE , pfus
quotidiana armorum exercitia adsanitalem mUitiim jnUnverunt pro-
desse , qnain Medicos Ex quo inlelllgitut' qutuito studio-
sius arinoruin arleni docendus sit semper exercilus , rum ei et la-
boris consui'ludo in castris sanitateni , et in conjlictu po^sil prae-
stare victoriam (a). Aussi observe- 1- on avec plaisir que sur le grand
nombre dc soldats qui, en 1781, f'urent employes aux travaux du
nouveau cliemin de Nice, il ne mourut pas un scul homme pen-
dant les six mois que durcrent ces travaux [b). L'excicice de I'ar-
tilleur est certainement bien plus faligant que celui du soldat d'in-
fanterie ; cepeudant la mortalite a ete bien moindre dans Tartille-
ric que dans le reste de I'armee. Toulefois on ne doit pas nier
que 1'cxc.js de la fatigue , surtout dans les jeuues-gens qui n'y sont
pas encore liabituds , ainsi que quelques manoeuvres de I'exercice
ne concourent a augmenler les maladies , et par consequent la
mortalile dans la population militaire.
(a) VEii«iii'«. De re militari Lib. III. rap. I[.
ib) M'JBPZXO. TubUau iXr. \a iiiorlalilc militaire pour rjniu-c i^8u. MS.
p\n i-E DOCTErn DONrNO. a; I
Le corps d'armee tUi camp de Boulogne, en iPo5, dtait exerce
tons !es mois am graiules matioeiivres. On a observe , ilit Ic DoclRiir
Vaydi, qu'il eiiti'iiit plus ile m:iln(les mix liiJj)itaux clans les rinq
jouivs qui suivaient ces dvoluiions faligaates , que dans les autres
vingt-cinq jours dn mois. L'infliience morbifiqiie des fatigues
de I'exercice , se fait senlir d'nne maniere |)liis forte sur Tinfinte-
rie que siir la cavalcrie el sur I'ariillerie. Le faniassin passe sa vie
dans les alternatives d'une oisivete absolue et dcs plus nules tra-
vanx. On le menage ordinairenient inoins que les autres soldats ,
peiit-etre , dit le mcine auteiir , parce (ju'il coule moins ciier h
^quiper , et qu'il est plus facile a remplaoer. II resulte de toules
ces circonstances reunies, que I'infanterie compte loujours une plus
grande proportion de inalades que les aulres armes. Le cavalier
est constaniment occnpe , el il e|)rouve rarenient de grandes fati-
gues. Dans toutes les circonstnncts oii elle est placee , la ravalerie
a la moitie moins de malades ipie I'infanlerie, et ia raortalite ,
cliez ses malaiies, est anssi moins forte. Dans rartillerie, arine toute
d'elite , on n'adinet que des liommes robustes , et I'ou surveille Icur
conduite avec un soin plus SPrnpuleuK. Oulre ces dispositions phy-
siques et morales , si favorables a la sanle , le canonnier , dans
rinlerienr , est lonjours occM()e , snns etre suicharge de travaux.
Aussi voyons nous tr6s-peu (rartilieurs dans les liopitaus, exceptc
aprcs les batailles. Knfin , .TJoute Tesliinable et'rivain que je viens de
nomraer, et au cpiel j'emprunte ces rellexions (</), les exercices jour-
nidiers donneni encore quelque fois lieu a un abus, (pi'il importe de
Supprim^r. 11 y a des sous-nflicicrs , charges des details de I'instru-
ciion , qui traitent les recrues avec la plus grande durete , non seu-
(d) ^*oy<:* dans Ic vol x\ni du gi-and Dicttannaire ties Sciences medicates I'exccllcnt article
iljgiene milititiie du Doctcur \'ivni , ancicu luiidccin des hopitauk luiliUirca ct del
armtfcSf doDl jc iit'honure d'avuir iii Ic disciple, le coileguc et rami.
WJ-i SCR LA MORTAMTE DANS LES ANCIENNES TRODPES ETC.
lenient en leiu- adressant tie paroles outrageantes, tnais encore en
Ics frappant. Les inallieureut jeuncs-gens , a'msi mallrailes , se de-
gouleat de Iclat mililairc , ct s'ils ne dcsertent pas , ils prcnnent
du chagrin , et couiraclent la nostalgic , a laquelle ils onl d'ail-
leurs plus oil mollis de disposition , ct finisseut par mourir hecll-
ques a lliopital.
§ XXXV. Des senlinelles et du changement
brusque de temperature.
Si , en general , rexercice est plus utile que nnisible a la sant«
du soldat, il n'en est pas de meme du service des senlinelles cpie
pent ctre on muUipliait un peu tiop choz-uous , au point que le
soldat niontail la garde chaque iroisieiue jour («) , ce qui ne man-
qnait pas de ruiner insensiblement sa constiiuiion. Ossen<asi , dit
Omodki , chc la viaggior parte di essi ( des senlinelles) car/o/jo aw-
malati o in altnalith di questo servigio , o appena di ritorno alia
caserina (/-»). Au surplus ces senlinelles qui , dans les froids rigou-
reux , faisaient deux heures de faction sur les rempars des places
et des forteresses , devaient beaucoup soulTrir , surtout en passant
brusquement de la temperature tres-elcvee des corps de garde a
line tcmperalure de vingt degres de difference. Aussi pendant I'hi-
ver beaucoup de soldats sont-ils aitaques a la poilrine , et aiteints
dc fievres catharrales plus ou moins funesles. II faut done couve-
iiir que cette cause a dii exercer une influence bien prononcee sur
la sante du soldat , et par consequent dans la production d'uu ex^
cedent si extraordinaire dans la mortalitc de I'arme'e.
[a) MoRozzo. Considerations sur \a morlaliU' iiiiltlaire § 67. MS.
(t) Omodei. Siitema di polizia mcclico-militarc. Vigcvano 1807. § CXIV.
PAn LE DocTtrn uomko. 273
§ XXXVI. Da libcrtinage.
On nc snnrail iloulcr cjne le libertlnage n'erilre aussi pom*
l)caucoii|) clans les causes qui concourent a augmenler la mortalilc.
Cei'les , (It-piiis que la mnlailie vencrienne a eti; mieux connue,et
que , il'ailleurs , par sa gr.inile dilatation elle a iiifiuiment perdu
de sa force («), elle ne fait plus les ravages qu'elle causait il y a
cent ans dans la sociele'. Aussi le Gotnte Murozzo n'a-t-il pas he-
site a ecrire que , dans vingt-deux ans qu'il a servi dans le regi-
ment aux Gardes, il n'a vu que fort rareinent le soldat perir de
cetle inaladie , grace a la visite liebdomadaire du chirurgien-major
a rellel de constaler , sous ce rapport , Teiat sanitaire de chaque
soldat. II est possible que cet Acadcinicieii nait pas cle trompc
par des rapports inexacts sur cet objct : ccpendant je dois avouer
que les gens de I'art instruits ne partageut nullementsa securile a
cet egard ; car independamment de ce (jue , menie h present , il
meurt bon nombre de vcrolcs dans les liopitaux civils et inilitaires,
dans I'eiat actuel de nos connaissances medicales nous n'avons au-
cun moyen de constaler d'une m.inicre cerlainc la guerison com-
plclc el radicale des miladies syphililiques. Au reste , sans parler
des nianx produils par I'ignorauce et par le defaut de soins , I'exer-
cice de la medecine nous apprend tons les jours combien les pro-
gres que la vtirole a fails, ces derniers siccles , onl aliere le tem-
perament des Europcens ; combien la complication du \irus syphi-
litique , apparente ou cachee , ajoute aus dangers des autres ma-
ladies ; combien enfin le trailement que la verole exige, predispose
(d) Sur Tclal dc b uiabdic vonerieiinc pour la ptiriode de temps dont il s^agit^ voyez Tou-
rrage d'ALLioii ^ qui a pour litre ; Conspectus praesentatteae morborum condiUonis.
■ Aug. Taur. 171)^. I'ag. 4 d *i"T.
Tou. XXXV lilm
\
4^4 ■■'^■'^ ^* MORTAUTE DANS LES ANCIENNES TROUPES ETC.
ceux qui I'ont essuye .\ ressenllr rinfliience de I'action dcs autres
causes morbitiqucs. II iloit done clre permis d'assigner ati liberti-
nage un rang distingue parmi les causes aux quelle est di'te la
grande morlalitc mililairc.
§ XXXVII. De tabus du ■vin.
II en est a-peu^pres de meme de I'ivrognerie. Sans doulc,
le vin fournit une boisson excellente ; mais I'abus que le soldat en
fait, produit en lui une espcce d'etliisie, dont il fiuit par cire ia
viciime , surlout s'il reste qnelque temps a I'hopital; car alors ia
maladie se complique , et prend aisement le caractere de fievre
d'hopilal. Dans les regimens piemonlais, on envoyait ceux qui en
etaient alleints , respirer chez-eux I'air libre de la campaijne, et
il s'y retablissaient presque toujours; mais les soldats etrangers,Ji
I'egard desquels on ne pouvait pas employer ce inoyen, finissaient
par niourir presque lous de maladies chroniques a I'hopilal («).
§ XXXVIII. Des quartiers et des hopitaux militaires
conside're's comme cause de maladie.
Nous avotis vu que les quarti«rs de I'infanterie, a la re'serve
de ceux qui avaient ete construits a neuf dans les places el dans
les forieresscs, etaient en general tres-malsains. II en eiait de meme
des hfipilaux militaires. C'etaient des salles basses , etroites et sans
ventilation , oii Ton entassait les malades , et dont presqu'aucune
n'avait ele construite pour cette destination (l>). Au reste, les quar-
(m) MoRozio. Tableau dc la mortality militaire pour I'anm'c 1781. MS.
(/») A* IVpoque ou M.r Db-Morozzo rccueillait scs observations^ une niaison infectc, dang
1ft <{nr-llc om avaU rr^n des maUdi's pendai/t plus dc cinquantc ans siins avoir jamais cti:
'ii'sinftcttfe, 9£*v!ril d'bdpilal nrililaire a Alcxandrie : la moitalite diminna de beaucoup
ilaus cclle garoisoo aussildl i{uc I'hdpital fut placi! dam It citadellc dc ccttr viDc.
PAH r.E DocTtun bonino 270
tiers metne dc Turin, lioiit lo coiisiruciion, ollvrt^ge dun ilos plus
habilus ingt-iiiours , Ic Gomto Ptnto , ne laissait rien a clesirer sous
le rapport de la saluhrite , etaieiit si remplis de niondc que lair
en devenait iiticessaireineut vicic , au grand dutrimeni de la saule
dcs soldats.
§ XXXIX. Influence, pernicieuse de tair vide
SUV la sante de fhomme.
Dans les endroits ou se rassetnble beaucoup de monde , Fair
est cori'ornpu par la respiration , et par les emanations aniinales.
« Le £»rand amas dhoinmes dans les camps , le quarliers , les I16-
pitau<c ci les prisons , dit Prinole , engendre immediatcment des
fiovres maligiics et pestileulielles , et dans tres peu dc temps des
elFets plus lerribles encore , surtout si I'endroit est ferme sans une
libre circulation de I'air , et par un temps chaud » Lf.ttsom rap-
porte que sur cinquante fievres maligncs qu'il avait observees a
Londres , quaranie-liuit au inoins avaient pris naissance dans des
maisons Irop peuplees : et Zimmermann nous fait remarquer com'
bien est a craindre I'air vicie par la respiration , en nous trarant
i'histoire de I.1 grotte de Calcuite , qui servit de prison au capitaine
HowEi. , et a 14G de ses compagnons. Ces malheureux renferme's
dans le petit espace dc 3^4 p'cds carres , y perii'ent au nombre
de 120 iipres di< heures de eejour (a). Phixgi.e rapporte un fait
non inoins fuueste arrive en i^So k Londres, oii le lord-maire ,
trois juges , et quarante personnes mourureni par reffet d'utie va-
penr eKtreineinent maligne (|ui s'c^leva dans une sallc oil I'on avait
aniene des criminels pour les juger.
{a) V. ZiHHSRHiiKK. Traitu de I'ciciMiricnce en g^Diiral, et en parliculier luLiiw I'art de gu^rir,
traduit dc rallomand p.ir M. LcFCBOKE dc V. D. M. Paris 1817. Paj. 94 '-'' ^^^-
a^G SUR LA MOr.TALITE DANS I.ES ANCIFNNES THOUPES ET C.
S'il etait necessairc Je rapporter encore d'aulres exemples frap
pans de ntiflneiice dtilctcre de I'air vicio siir la snnlt' de I'lioiii-
me, on ponrrait ciicr I'llolel-Dieu dc Paris. Dans cet Lapital , oii
I'on eiitassait jadis jusqu'a six maladcs dans le m<!Mne lit , il inou-
rait plus du cinquieme dcs individus qni y enlraicnt, tandis que
dans les aiurcs hopitaux francais il n'en mourait pas le dixieme.
NeWanno 1793, ecrit M/ le Doctenr Sacchetti , trecento quuranta
francesi prigionieri di giterra furono riiichiusi in una chiesa
iL'lla citth cF^sti; ma prima di carcerarli , il Gowrnatore avea or-
dinato di serrare le Jinestre di delta chiesa ; il medesiino non bado
che vi fossero prima fahhricati i necessarii cessi , non
depulo delle guardie , od allrc persone per esportare le immonJi-
zie del carcere ; /' aria del carcere s' infetto talmente
in pochi giorni , che piii delta mcta di quel bravi soldati fu sor-
presa da una f abb re putrido iien'osa : da quesli la malattia si pro-
pago ai nostri soldati che ai'ei'ano la custodia del carcere, aiine-
dici , ai chirurghi che gli assistevano , ed injine quelV antica citth
e cost distinta repubblica arrischid di essere la vittima di una,
delle pill fiere epidemic (a).
Dans le temps que le celebre Pringle ecrivait , la physique
n'avait pas encore fails les granils pi-ogrcs dans la science des airs,
dont Priestley jeta les fondemens, et aux quels le Comte Morozzo
ne fut point eti-anger. Depuis lors nous avons inventes des instru-
mens pour apprecier les qualites physiques , et mesurer les ditle-
rens degre's de salubrile de I'air ; nous avons soumis a I'experience
I'atmosphere des prisons et des hopitaux , ei nous avons reconnu
qu'elle etait meurtriere : nous avons aussi examine I'air de tons les
endioils oil il y a de grands rassembleineus , lei que celui des
(rt) V. Analisi dvUe /iri/tciftali cai^ioni che rendono matsatii U nostri sftetfuh , ran alcune
osservazioni snpra i mezzi di rimediarvi. Del citiadino rinccnzo Saccuetti Vofito del
CoUegio di Medicina. Torino. Anno Vll. pag. i5.
PAR I.E DOCTEUR BONINO 377
c'jjliscs , des stilles ilc spectacle etc. , et nous avons acquis la ccr-
tilude que Tail- de ces dilU-rens eudroits est aussi plus ou moins
vide. Cerles les grands mandarins de la Chine n'igiiorent pas que
I'air est le remede par excellence pour dcsinfecter Ics salles a man-
ger, et les appartemens, puisqne, airisi que M/ Dr INIoRozzodil ravoir
lu (piclque part , ils font vciiir a grands f'rais de la monlagne des
oulres reiuplis d'air pur , qu'lls font verser a eel eflTet daus lours
appartemens. Si la chimie europeenne porte jamais ses lumieres
jusquW Pi'kin , les grands mandarins seront saus doute dispenses
d'une si forte depense.
§ XL. De I'air vide considcre comme line des causes principales
lie la mortalite militaire.
Les observations de fait que je viens de rapporler, et dont il
aurait ete inutile de multiplier Ic nombre , n'avaient certainement
pas cchappc a Tinvestigatlon de I'illustre savant , qui avail parti-
culierement approfondi ccite branclie de physique etperimentale.
Aussi nous ne devons pas nous etonner si le Comte AIouozzo pa-
rait atlrlbucr , d'une maniere presqu'exclusive , la grande mortalite'
militaire .\ I'air vicie que le soldal respire dans les quartiers , et
dans les hopitaux.
Indepeudamment de ces observations , ses tableaux annuels ve-
naient encore a I'appui de son opinion. En efl'et la table N." IIL
iious fail voir que la mortalile a ete plus forte dans les regimens
etrangers , c'est-a-dire dans des regimens qui , par regime ccono-
mique , et pour cviter la di'seriion , avaient adoptti le sysieme ;
1° d'entasser le plus d'hommes possible dans une chambre, pour
que le sergent piit mieux les garder ; a." de tenir le soldat si long
Icmps enferme dans les quartiers sans lui laisser jamais franchir
les pones dc la villc , que, dans les mois d'hiver, le soldat reslait
ajS sun LA MO!lT\MTE DANS LES ANCIENSES TROUPES ETC.
tliK-Inut hein-es an ([uai'licr oii cinns les chainbres, sans trop pou-
voii- onvi'ir les fenetres a cause de la rigiieur de la saisoii. («).
Si nous continuous <\ etudier la inarclie de la morlaliie rnili-
laire sous ce mcmc point de vuc , nous voyons qu'apics I'liilan-
teric ctraiij»oi'c , les i-t'gimens d'ordonuance pieuionlais sont ccux
qui ont pci-du le plus de soldats. A' la verile , ceux-ci n'etaient
pas tenus si enfomncs aux qnai'tiers ; seuiement ils y etaient irop
eutasses dans les chainbres, la inaxime des bureauv de la solde
ctant aussi d'y entassei" le plus de lits qu'il etait possible.
Le covps d'artilleric , et la cavaierie , a lour tour, presenlent
une inoi'lalile' moindre. L'arlillorie avait un quartier a ellc assez
grand et acre; unc parlie des soldats de ce corps elail eparpillce
dans les dillerentes places, et y jouissait de la liberte do sortirdes
portes de la ville. Au surplus I'arlilleur olait accoutuine aux fatigues
de recolc des maciiines et du canon en plein air , cc qui assitni-
lait jusqu'a un certain point sa nouvelle position a son premier
elat dc paysnn. Les indivitliis de celte arme, souveni exposes de la
sorle a linfliience salulaire d'lnie alraosphere libre et |)ure. ne con-
traclaient pas le germe de la inaladie. Aussi observe-t-on dans le
tableau N." VI , que les mois d'hiver n'ont pas etc les plus meur-
triers pour le corps d'ariillerie, qui, d'ailleurs, ne fonrnissait qu'un
tres-pelit noinbre de scnMnelles.
Quant a la cavaierie, elle avait ses quarlicrs dans les faubourgs
des villes , ou dans des lieuv acre's, et ces quartiers etaient grands.
A' cet avanlage il s'en joignait un autr'e , celui de I'exercice du clie-
val qui , s.^ns nul doute , conlribue beaucoup a la sanle des cava-
liers. Enfin les soldals de cctte arme claicnt souvent eparpille's ,
et jot)issaient des memos avantages que les soldats d'ariillerie.
La legion des troupes leyeres nous fournit une nouvelle preuve.
\a) MoBOZzo. Con9i(l(!ratioiu lur \* inorUliU' milltairg. § 5o. MS.
PAi\ tr. DorxEUR Bosmo 379
que le soldat envoy<; en delaclieincnt , et respiraiit assczsouventun
air libre , jouit d'uiie meillcure saute : aussi de tons les reqimens
d'ordonnance , In lejjion des troupes legeres a-t-elle cte la phis
licureuse sous Ic rapport de la iiiorlalitc.
Enfiii , la iiiorlalile qui, dans les regimens provinciaux, a ele moin-
dre dc i [ p. 0/0 que celle de la population ordinaire , ne prouve
pas seulemcnt que les homines choisis , eparpillus, el respirant un
air pur, doivent jouir , par ces raisons memes, de grands avanta-
ges sous le rapport de la mortalite ; elle fournit encore un argu-
ment assez plausible en faveur de I'opinion du Corate Monozzo
sur Tune des causes principales de la mortalite militaire , selon
reclielle que nous venous de parcourir.
§ XLF. De qiielques ntUres causes propres •
a augmenter la mortalite milUaire.
Les causes de la plus part des maladies qui assiegent I'espece
luimaine , sont le plus souvent si cachees a nos yeux , et si diver-
ses , qu'il y aurait de la temerite i prelendre de les rapporter tou-
les ;\ une mcme origine. On serait done d'autant moins porte a con-
siderer avec le Comte Morozzo I'entassement des soldats dans lours
habitations , et par conseqtient I'air vicie des casernes , des quar-
tiers et des h6pitaux comme la cause presqu'exclusive de la grande
mortalite militaire en temps dc paix , qu'independamment des al-
terations atmosplieriques, plusieurs autres causes y contribuenl evL-
demment, et dans une proportion bien forte. Telles sont, outre le
Hbcrtinage , I'abus da vin , Texces de la fatigue etc., dont je viens
de parlor; i.° la uourriture raauvaise ou insulTisante , surtout en
cas dc diseite ; car on nc dira pas, je crois, que le soldat rece-
vant ses rations en nature , n'epronve pas I'influence de cctte
cause meurtriere ; 2° la mauvaise adiniuistralioa e'conomique des
:i3o sun l\ AtonxAMTi^ d.vns les anciennes troupes etc.
lionitauK («); 3.** IMgc trop leiuh'c ties recnies , Ic corps n'ayanl
pas encore allcint , a 18 ans, Ic tlegre de dcveloppenicul orgmi-
que qui lui est necessairc pour rcsister aiix fatigues flu melier dc
la guerre (i) ; 4'^ riguorancc du soldat , Toisivete des casernes,
Ics jcu\ et Ics rixes qui en sonl la consequence; 5." qneique genre
de punilion arbitrairc , et 6." le chagrin et la nostnlgie qui en de-
rivent , et a la quelle les jeunes recrues , ainsi qu'il a deja ete re-
marqiic , out plus on moins de disposition ; 7.*^ enfin les afTcclions
morales tiranl leur originc dc plusienrs sources etc. Mais conime
il nest pas dans le plan dc cet ouvrage d'entrer dans de plus
longs details a cct cgard , il sufiU d'avoir indique les ]irinripales
dc ecs causes , pour en apprc'cier Tinfluence sur la sanle du sol-
dat , et par consequent sur la morlalile dans eelte classe de po-
pulation.
(rt) Voyci les §^ V et XXXVIU de cct ossai. Cct oidre dc chosca , absolument iiicomfiali-
lile avcc !es vrais iiitrrcls du soldat <t du Gouvcrueincul , vieut d'etre alioli dL-puii cinq
a six ans dans les troupps de S. M Esperons qu'on nc bornera pas la les rcformes de tout
geuL'c que reclame iuipcrleuseiucul le scn'icc sanitaire dc raniiL^c.
(b) L*age propre au scnice niililaire , dans uos climuts, paraiL devoir etre fixe a viiigl ans
accomplis. Lorsqu*on viole celtc regie , ohsenx fort sagcincnt le docleur Vavdi , on
mulliplte Ics victiines, et Ton accroit les depcnses saiift aucfmentcr la force rcellc de Tar-
niee. I'armi ua grand nonibrc d'exemplcs froppans , qui seivirait a prouvor cctle asser-
tion , jc n'en citeiai qu un seul rappoilc par TAuteur priicile , ([ui en fut \". tenioin ocu-
laire. Dans la canipagne d'liiver de i8o5, rariiiec , partie dcs coles de POccan avait
fait line niarche continue dc prcs de quatrecont lieues , pour arriver sur les champs
d'Austerlilz , et elle n'avait presquc pas laisse de raalades sur la route. C'est que le
pins jeuiies soldats etaieut ages de vingt-deux ans, et avaicnt doux ans de se^^'ice. Dans la
campagne dV'le de 1809, rarmee cftntonnee dans les diverses provinces du nord et de I'ouest
de I'Alleniague , avait ime distance bi n moins gi-ande a parcourir. Avant d'arriver a
Vicnnc, elle avait reiupli tous les h^pitaux de ses malades, iudependaminent des blesses
de Ratisbonnc et de Landshut. C*cst que plus dc la innilie des soldats etaient des jcuncs-
gcns au-dcssous dc vingl ans, levcs preinaturement. Ceux qui ont fait ceUe campagne
savcnt que rinfanterie frjn9aise n'agit point avec sa vigucur accoutuini^c, et que la vi-
cloire d: VVi'^^iaiu fut due priucipaliocnt aux ciTorts de rarliUcrle , conipu&ee d'UouUBCs
plus ajes et pUu robu'Stcs.
PAR LE DOCTEUn BONINO. 281
CHAPITRE VII.
DES MOYENS PRESERVATIFS.
Aprcs avoir imlicjuc les causes piinci|)ales clou depend, selon
nous, la graiule morlalilL' militaiie , en temps de paix, il nous re-
ste a proposer les moyens que nous croyons les plus propres a la
prevenir. Nous partageons ces moyeus preservatifs en poliliques ,
mnraus et liygieniques. Les premiers sont du domaine de I'au-
torile superieure. Nous ne nous occuperons que de ceus qui sont
plus parliculierement du ressoit de la Medecine.
^T'XLrT. De Vexercice considcre cornme mojen prcseivatif.
Ainsi qu'on I'a dcja remarque , Pexercice modere eontribue ef-
ficaceinent au bien elre du solclat : aussi faut-il s'en servir comme
dc preservaiif coiitre les maladies qui assiegent ceite classe de la
population. II serait a desirer que , dans la belle saison , Ton fit
sortir les regimens , pom- les employer a la conslruction de re-
tranchemcns , de fosses etc. , ainsi que cela se pratique pour I'ar-
lillerie , et qii'ils y restasseni qtielcpie fois loute la journee , et
qu'ils y fissent leur soiq)e en plein champ. Celte melliode serait
doublerncnt utile pour I'instruction, et pour la sanle du soldat. Quant
a I'ordre de ces promenades , c'est a la discipline miliiaire Ji les
rc'gler J'ajouterai seulement que pendant les grandes cbaleui-s, et
dans les pays ou les eaux sont mauvaises , on pcul recourir d'une
manicrc salutaire a la methode (pie le Comie Mor'>zzo introduisit
avec succes clans le regiment aux Gardes ; c'est de melfre une
pintc de vinaigre dans le seau que Ton licnt dans les charabres :
le soldat essoufle , halelant , allere , trouvera dans cclte ean ainsi
acidulce un rafraichissement assez salubre. Eu AUemagne , a defaut
To.M. XXXV Nn
aSl SLR LA MOHTALirfe DANS LES ANCIESXES TROUFES ETC,
d'eau, jc me trouvai fort blen de la pouilre cle limoiiade art'ificielle,
composee de sucrc et d'acide tarUireux , dont une petite dose, dis-
soule dans la bouclie , eleiiU parfaitement la soif : cclle iiicine pou-
dre melee avec de I'eau , forme utie boisson aussi agreable que
rafr.iicliissante. Cepeudant on ne doit pas perdre de viie cpie I'usage
prolonge des boissons acidui(:es debiiite raclion des organes dige-
stifs , ct dii syslemc raiisculaire , et provoque des sueurs abondan-
les. C'est pourquoi , dans les grandes manoeuvres, et dans les lon-
gues courses , on doit faire distribuer cle preference de I'eau de
vie pendant le repos , et la faire raelanger avec qiiatre fois aulani
d'eau pour desalterer le soldat. L'observailon a demonlre que I'inob-
servance de ces precautions si simples est souvent la cause d un
grand nombre de maladies.
§ XLIII. De la proprete individuelle , et de celle
des quartiers et des hopitaux.
II n'est pas permis de douter de I'influence de la proprete sur
la sante du soldat. Mais il ne suffit pas qu'elle soil individuelle ;
elle doit aussi etre striciement observe'e dans les quartiers et dans
les hopitaux. Loin de se contenter de la proprete exierieure, on doit
faire changer de linge au soldat au moins deus fois par semaine,
€t exiger des entrepreneurs de fournir des draps blancs aux ler-
mes presents. II serait aussi a desirer qu'on blanchil un pen raieux
le linge des quartiers et des hopiiaux, qui est presque loujours sale.
Ne serail-il pas couvenable de faire adopter pour cette besogne la
methode de Berthollet , ou celle des chlorures ? Enfin la propre-
te , sans laquellc tons les autres soins de salubrite sont nuls , de-
vient d'une iiecessite bien plus rigoureuse dans les pays humides,
«t raarecageu.x , tels q\ie sont , chez-nous , le bas-Piemonl, el quel-
ques plages maritimes de la Provence.
Le Comle Morozzo avail aussi raison de pretendre que le soldat
PAR LE DOCTEUn BOKINO. ^85
fit usnge ties Iiuins. Cc cousoil iialululre a clc adoptu dcpuis long-
teinns a l'e;^ard ile la i^arnisoii de Turin. Les soldals romaiiis, et
les russes , doiit on coiinait la conslltiuion robusie , en out lou-
JQurs fait le plus grand usage. Le moment le plus convenable pour
les bains est le matin avant Ic dinei\
Si la propreie individuelie est indispensable , celle des quar-
tiers et des liopitauK est de la plus grancle necessite. On connait
les elFels funestes produils par la pntrefaciion des maiicres anima-
Ics el vegcilales. II est done necessaii-c de faire bal.iyer deux fois ,
mdinc Irois fois par jour, pendant les grandes chaleui's, les cliam-
bres , les corridors , les latrines , les escaliers , ainsi que les cours
des quartiers et des hopitaux. Ces ordures doiveni ctre emportees
lout de suite , et jamais Ton ne doit , sous aucune e\i-use, soulFrir
qu'elles restent dans I'enceiute des habitations, ni meme dans les cours.
§ XLIV. Dangers du traiteinent des vialades
dans les casernes.
L'habile medecia militaire que j'ai deji cile, le docteur Vaydi,
observe forl-judicieusement que de toutes les conditions necessai-
res |>onr avoir des casernes salubres , celle qui est la plus impor-
lante et la plus negligee , est de ne pas peruielire qu'on )' traite
de pretendues maladies liigeres, sous quelque prelexle que ce soit.
D'al>ord n'etant pas possible de dislinguer , le premier jour , le ca-
ractere et la gravite d'une m.iladie , il arrive (pte ce qu'on appelle
si inconsidc'ramment maladie legere , n'est , le plus souvent , tpie
le debul d'une maladie grave. Si on veut trailer dans la chambre
I'hoinme qui en est atteint , comine on nian({ue des moyens neces-
saires , on finit par envoyer le malade a I'liop tnl , le si\icme ou
le Imilieme jour, avec une maladie devenue ties-grave , par le de-
faul des moyens appropries pour la coinbatlre. Et si celte aU'e-
clion est dc nature contagieusc , elle se communique prompicment
384 ^^^ '-^ MOnXALITll; PANS LES ANCIENNES THOUPES ETC.
aux camarades, ce qui pent avoir des consequences funcsles pour
iin regiment. Les chirurgiens des regimens , ^tanl les inspecleurs
lies de la salubritii des casernes, qu'ils visitent lous les jours, doi-
vent done envoyer a i'liupital tout iiomme qu'une maladie quei-
conque met hors dclat dc iaire son service.
§ XL^\ Du renouveltemenl de fail' dans les quarliers
et dtiiis les liornlaux.
L'lin des raoyens les plus efticaces j)our conservor la sanli! du
soldat , est , sans conlredit, ie renouvellement de I'air des lieux qu'il
Iiabitc. Pour facililer ce renouvellement il fnut que la porte el les fe-
iielrcs soienl, autant que possiijle, directement opposccs. On peul en-
core I'obtenir, en obligeant les soldats h ouvrir les fenetres lous les
matins^ el h les tenir ouvcrtes pendant quelques heures, meroe dans les
plus grands froids. On obliendra a-peu-pres Ie meme elFet i." en dis-
posant, dans les chainbres, deux ventouses dans nne direction opposee,
de maniere que I'une soit a la parlie superieure, et I'aulre a la partie
inferieurejl'avantage que Ton en retire, est de pouvoir renouveller I'air
a volonte , ce qu'il est bon dc faire deux ou trois fois par jour, sur tout
Ie matin ; 2 ° en placant des poeles dans les chambres ou il y a
Ie plus de lits , sur tout si ces chambres sont basses el humides ,
car Ie feu etablil un courant d'air , et sert de ventilaleur ;
3.° en n'enlassant pas un tres-grand nombre dc lils dans la
meme cliambre , ou , cc qui revient au meme, en donnani un plus
grand emplacement auK casernes , aux quarliers el aux hopitaus ;
4.° enfin , en tachant de consiruire les quarliers el les liopitaux
sous Ie vent dominant du pays (n) , non au centre des villes, mais
{a) Quoiquc la position, par rapport aux vents, txcrce unc influence marquee sur la salu-
britc des quarliers c* des htiiutaux , comnic les proprictcs des vents varicnt extreme-
PAR T.E DOCTECR DOSrSO. s85
u leur pei'iljiierle , avec dc grandcs cours ouverles parallelcment
aux deux exlrcjiiites , et avec dcs alliies dc grands arbres siir le
devant.
Fort souvent les troupes canlonnces a relroit contractcni le
germe de la maladic , dont on arrete les proj^res eii les faisant
camper. II arrive aussi quelque fois que , dans ini camp meme ,
I'air devienl vicie , et y cause la maladie : pour lors I'unique re-
mede , d'apres les observations de Vegece lui-mcme, est de chan-
ger de position, s'il est possible.
On doit pratiquer les mcmcs precautions a I'cgard des hopi-
taux militaires , qu'd faut multiplier, etant infiniment plus avan-
tageux d'avoir des hupitanx particuliers pour chaque corps , que
denlasser ensemble les malades de loule la garnison. Aussi lisons-
nous dans Pringi.e que , dans la campagne de I'armce anglaise en
Flandre en 1744 > '^^ malades que Ton avait eparpilles dans les
cantonnemens gucrirent presque tous, landis que beaucoup de cent
que Ton avait envoye a I'lii'ipilal general y moururent. Ce que
PniNGLE dit avoir vu en Flandre , j'ai pu le voir bion plus en grand
dans la derniere campagne des francais en Alletnagne. Pendant Tar-
mistice de 181 3, la grande armee avait son quarlier general, ainsi
que ses grands hopitaux a Dresde. Le typhus nosocomial ne tarda
pas a s'y manifester , et a y faire des ravages, tandis que pendant
toute la duree de I'armistice ,. la mortalile n'a pas ele extraordi-
meiit scion la nature lUs luii\ d'oii ils arrivcnt , ou <ju"ils Iravcrseiit , il scrail d'autant
plus diiricilc d'ctablir dcs regies priiciscs sur ce point dc police sanilairc , qu'il y a dcs
vents dont Ic soulflc, aiusi que rabscnce, sont salutaircs ou malfaisans. Le sejour d' Avi-
gnon, par c\cinplc, est extrc'mcincnt incoiniuode a cause d'uu vent <le nord-oucst ( le
Bisui ou Circius dcs aucicns ) qui y souffle dc tcuips a autre dans toutcs les saisons de
rannc'e: mais il le scrait bien d'avantage, si cc vent nc s'y faisait pas sentir. Aussi
PcTiiARQVt a-l-il dil d'Avignon : Jbi cum vento male liiitur , cC sine illo pessime vi-
veretur.
aS5 siir. i.\ MonTALiTE dAns les akciexnes troupes etc.
natre Jans les hopitaut pai'iiciilicrs etablis dans les petiles villes et
dans les villa^^es de Saxe et de Silcsie.
II en fut de meme , chez-nous , de I'liopital militaire de Suse,
dil la Brunetta , vrai tombeau des soldats , qui , an rapport de
I'habile doclcur Gillio, actuelleinent mcdecin en chef de I'armt'e
piemonlaise , aimaient mienx di coiTcre an dubbioso Tt'schio della
loro vita abbandonati alia sola natiira , die di a/ulare a sicu-
ntmente inorire ncgli spedali. E certainente , ajoute le docleur
Sacchf.tti , a qui j'einprunle ces details , il loro tiinore non era
mal fondalo , stante che C ospedale militare di Siisa dello dclla
BruneUa fti uno de' piii micidiali. Basd il dire die dul principio
della guerra sino al fjc^\ quello spedalc non erasi mai lasciato
libero di aiuinalati : piii di i5oo soldali , scttanta iiifcrmieri, motti
birn'i medici , chirurglii , speziali , cappellani erano gi!i stnti vit-
tima di quel male ordinato e mal tenulo spedale : questo era sprov-
I'isto di veiidlatori e'c. (a)
On doit done former des voeux pour qu'on ne sacrifie pas la
sanle des soldats au desir de les loger en grand nombre duns un
petit espace ; Texperience ayant demontre que le developpement
des maladies est en raison directe de la quantite d'individus qiri
babilent le meme lien , sans donte parce que les exhalaisons ani-
mates coiTompent I'air , non en le privant de son oxigene , comme
Oil le croyait autre fois, et comme le croyait aussi le Comte Mo-
nozzo , mais en le cliargeant de gaz delcleres , comme cela a ete
demontre par les chimistes modernes , et particulieretnent par Vas-
salli-Eandi , Gay-Lussac et Thenard.
(a) V. SiCCUtiTi. Oiservauoni «c. Pag. i8 tl 19.
PAR LF. DOCTEUR DOJdNO. SS^
§ XL VI. Mofcn proposd par le Coinie Mop.oz/.o pour obtcnir
I'assainissement das casernes , dcs prisons et des hopitaux.
Voici le moyen que le Comle Morozzo proposaif, en 1784, au
Gonvernemeiu , pour oblenir la purificalion dc I'air ; moyen qu'il
croyait parliculiorement applicable aux casernes , aux prisons et
aux hopitaux , c'est-a-dire aux enJroits oii il y a des causes per-
manenles d'infeclion. « H iie s'agit , ecrivait-il , que d'avoir k por-
tce de ces butimens , un amas d'eau , dc la faire toinbcr d'une
{;rande hauleur dans une trompe , pour se rompre et fournir de
lair , de la m<-me fa9on que Ton pratique pour les sonfflets des
forges et des mines, et avec des tnyaux amovibleson I'introduirait
a volonle dans les salles. En cas que Ton n'ait pas a sa disposi-
tion un courant d'eau , il ne s'agirait que de porter I'eau d'un puits
dans un reservoir place sur le toit de I'edifice , au moyen d'une
ou de plusieurs pompes qni seraient mues par une graode roue ,
ou par tout autre mecanisme pour la faire tomber de la meme fa-
^on , et fournir de I'air : quant aux prisons , je ne doute pas que
I'exercice journalier des prisonniers pour faire raouvoir la roue ,
ne leur filt Ires-salutaire (a), »
§ XLVII. Des fumigations acido-murtatiqiies , et de I'emploi
du chlorure de chaux comine mojea preseivatif ,
et de de'sirifection.
Une des decouvertes les plus interessantes , et les plus imme-
dlalement utiles que la cliim'io ait fait vers la fin du siecle dernier ,
decouTerte dont lapplication aux usages de la medecine a ele cou-
(«) V. Jouioal ik i>bysi<iae, Aout t^^l P»i- ";■
2S8 SL'R I.A MOnT.VLtTE DANS LES ANCIENNES TROUPES ETC.
roiincc tics rostiltals Ics plus avaniagcux, est sans contredit la me-
lliode de desiiifcctei- I'air an moycn dcs vapcurs d'acides miue'raux.
Oa coniiait la proprictc desinfectante du chlore, cl de I'acide nitriquc,
d'aprcs los proctidcs de Guyton de Morveau, et de Smith. Sans
prelendre de faire ici lliislorique de ces deux precedes egalemeni
recoinmandal)les , je rappellerai que le Comic Monozzo fut le pre-
mier » employer, a Turin^ la mclhode du celcbre Cliimisle francais.
II s'aglssait d'une chambre qui n'avait pas plus de six pieds d'ele-
vaiion, dans laquelle uiie feuime etait morie de (levre ataxique, qui
avail cause une grande iTifection. Lair j' fut rendu piufailement
pur en vingt-qnatre heures. Je remarqucrai encore que MM.''* les
professeurs Rossi et Giobert , a Turin , et B. Moycn , a Genes ,
fureat aussi des premiers a appliquer la melliode Guylonienne aux
usages de recoiioniie domestiquc et de la medeciiie , et que M.' PA-
ROLETTi fut le premier a employer, el a recommander le chlore pour
I'assainissement des magnanderie; (ti). Au moyen de ces memes fu-
migations, que j'employai comme preservatif, et comme remede
avec les precautions indiquces aux §§ XLIII et XLIV de cet Essai,
j'ai cie assez heureux pour ne voir jamais , dans une periode de
trois ans , le typhus nosocomial faire de grands ravages dans les
dilferens Iiopitaux militaires francais elahlis , nieme en temps de
guerre , en Allemagne , et confies a mes soins.
Cepeudant oil a cru remarquer fpie les vapeurs chloro-niiri-
ques ne pouvaieut etre employes indilferemmi-nt dans les salles oii
it y a des malades , a cause de leur action irrilaiile sur la mu-
(a) Tout rccemmcnt M.v Bonafous s'cst servi, avfc plus d'avautagc encore, du chlovure de
chau\ dans le inline but. Ce savant distingue a aussi dtfnioiitrd , qu'indcpondammcnt de
la propri(itc (Icsijireelaiite , le chlorure de chaux posst'dait encore la facultd de preserver
Ics vers a soic dc la maladie connuc sous Ic noru di: Cidcitinccia La disscrtaliuti de
M. BosAfOLS , Sui ctoruro di caice ad uso di purificur Cai'ia ncllc bif^auift'c. Torino ,
Chirin e Miiui ^ i8-.(8 , a elti traduitc eu francais, et dislribuci; par or4lre du Ministere
de riulericur dans tuu» Ics ateliers du audi ilc la Fraoce uii Too cicvc dcs vers k sole.
PAn LE DocTFun noNiyo 280
eiucnse pulmonaire, et de la irop vive excitation des forces vitales
qui en est la consequence , excitation toi.jours tres-nuisible n I'liom-
me malade. On a remedie , ces dcmie.es annees , a cet inconve-
nient en subsiiiuant au chlore , et a Tacide nitrique , les cMoru-
res en general, et en pariiculier le chlorure de chaux, que De-Mor-
VEAu hn-meme avait dcji propose dans le meme but, et qne les
experiences de plusienrs savans, notammcnt celles de MM- Mas-
VYEn, Labarraque, Chevall.er, PATtw et Pariset vienneni de pla-
cer an premier rang panai les agens les plus energiques , les
plus mnocens et les moins dispendieux de desinfeclion.
§ XLVIII. Necessite de la publication dtune imtruction
sur lemploi reguUer des fumigations gazeitses.
Le plan^e ce travail ne me permet pas d'en.rer dans de plus
Jongs detads sur «n objet aussi interessant d'hygi^ne publique, que
dadleurs on pent lire dans le traite de Guvxo^ oe Morveau , dans
a B.bliotheque Britannique ( Sc. et Arts. vol. ,7.) ou Ton trouve'
les precedes de Sm,t« et de Cru.skank , dans le beau Memoire
du docteur Od.er, enfin dans les Iraites de chimie medicate et
plus particulierement dans celui de Mj Chevallter (a). Les pro-'
pneies desinfectantes de ces fumigations etant prouvees d'une ma-
n.ere ev.dente, il serait convenable que Ion prit Thabilude de des-
infecter de temps a autre les hopilanx, les casernes et les quar-
liers. Ce sera.l encore' une precaution fort s-alufaire, lorsqu'on
change de garnison , que celle de ne pas placer les malades des
nouveaux corps qui arrivent, sans avoir prealablement desinfecte
(«) L'art dc preparer les chlorures de cl.aux. dc soude e. de pot,«e , suivi de da.iU «.
le, moyen, d .pprecer la valeur rdelle de ees prod,.l„ , ,our application aux art. , i'
^ H'W<=nepubhqueelc. par A. CUevallicr. Pari* .8,9, in 8.0
Tom. XXXV
Oo
ago son la mortalite daks les anciennes thoupes etc.
riiopital qu'on leur a destine. EnHii on devrait obliger les mede-
cias et les chinirgiens it recouiii' d'une manlere moins siiperficielle
a ces moyens de desinfeclion , toiites les fois et aussitot qu'ua
symptoine ile typhus viendrait a se manifester daus les liopitaux.
Pour eel effet il serail h desirer tjuW rinslar du Minislere de la
police frau^ais , le Gouveruement fit publier une instruction pour
servir de regie aux persounes preposees a ce service : la depense
n'en seralt pas forte; d'ailleurs on en seraitbien dedommage' par les
avantages que la societe en relirerait.
§ XLIX. Utilild de rutstructioii et du travail pour perfectionner
le moral , et , par consecjiieiit , pour conserver lu sante
du soldat.
Les moyens bygieniques genuraux dont on vicnt ile parler ,
ne rempliront qu'imparfailement le but qu'on se propose , si on
ne met le plus grand soin h. dcvelopper ou a prevenir les hubilu-
des morales , dont I'influence est plus ou moins marquee sur la
sante du soldat. On aime k le dire , les gens de guerre ont de
bonnes qaaliles qui leur sont propres ; mais il y a aussi des de-
fauts auv quels le soldat est plus inclin que les autres citoyens.
Partni les causes actives de la mortalite miiiiaire, nous avons range
Tivrognerie et le liberlinage. II est permis de douter de la possi-
bilite de parvenir a rendre le soldat Icmperant et moins libertin
par des dispositions reglementaires. Remonlez plulot a la source
de ces defauis , et vous la decouvrirez dans I'oisivete des casernes,
et dans I'ignorance du soldat. D'apres ces reflexions , I'instruction
ei le travail sont les moyens qu'on doit employer pour perfection-
ner le moral , et, par consequent , pour conserver la sante' des mi-
litaires. Cette vcrite, annoncce par des amis eclaires de rimmanile ,
a etc sanctionnee par une beureuse experience. « On a vu , a dif-
fc'rentes epoques , dit le docleur Vayw, des colonels fonder, dans
PAR lE DOf.TEUR EONINO SlJ I
leurs regimens , des ecoles de lecture , d'ecrilure , darithmetique
et menae de dessin. Ces dij^nes chefs onl obtenu la plus belle dcs
recompenses ; ils out cu la satisfaction d'attenuer el d'eieiiidre des
vices que des horames irreflechis regardent comme inherens a la
profession des armes. Je me plais i croire , ajoute ce Medecin pliiloso-
plie, que ce louchant exemple ne sera point perdu pour nous. Les
colonels Je I'arinee actnelle , guides par une noble emulation, sui-
▼ ront une route ouvcrle sous dc si favorables auspices , ou plulot
I'auiorile elle-meme regularisera ccs ntiles institutions', et eir fera
jouir les corps de tonfes les armes. La mcthode d^enseignement
mutuel, invente'e en France, et perfectionnec en Anglelerre, per-
mettra d'obteurr , k Ires-peu de frais , de grands et prompts restiN
tats. » Les voeux genereus que mon estimable Confrere forme pour
^eta^Jf'rs.<Iement de ces (Ecoles dans les rtgimens fran^ais, je les for-
me egalement pour notre armee. Dcjai ces vocux onf ele de^ances,
cliez-noux, a I'egard eft qtreFques" re'gimens" d'^lite dotit j^'rnvoque
ici avec satisfaction Tevemple favoi-abfe. Quel'qnc soft Fa *iethode
d'enscignement qu'il plaira au GouTcmenient d'adopter , esperons
que la sngesse dte Tautoriic' sup^rieure ne tardera pas i faire jtjuiv
de ce bienfftit tous les corps de I'armee pietHontaise sans distinelitfn-.
agS SUR I.A MORrAI.ITE DANS LES ANCIE^!(ES TROUPfiS ETC.
RESUME GENERAL
De tout cc qui vicnt d'etre dit dans cet EssaJ , on peut tirer
les conclusions getierales suivantes.
1." La composition, I'entretien economique , le mode d'adini-
nistration ct de recruiemenl de rartnee, n'etant pas les memes pour
tous les corps de troupes , celte diflerence en a du produire uue
essentielle dans revenUialite de la mortalile.
2.° En calculaut la vie moyenne de I'liomme soldat entre 27
et 28 ans , la duree du seryice militaire de 18 a 58 ans , et la
mortalite naturcUe de la population ordinaire a 3. I, et meme a
3- 6/T p. 0/0 , comme il a ete constate a I'egard de la ville de
Turin pour les 17 ans qui se sont (icoulees de i"]"]^ a 1791, on a
pour resultal qu'^ I'exception des regimens provinciaux, tous ces
corps de troupes out eie frappes d'une mortalite plus forte que celle
du reslant de la population , puisque dans cet espace dc temps;
3.° L'infanterie d'ordonnance eirangere a perdu le 1 2 p. 0/0
reel par an;
4.° L' infanlerie d'ordonnance nalionale , le 9. \;
5.° Le regiment aux Gardes , le 6. I,
6.° La cavalerie , le 5. i ;
7.° L'artillerie , le 5. I;
8.0 La legion des troupes lej^eres , le 4- i j
g.° Les regimens provinciaux , le 2.
io.° II a ete constate qu'en gene'ral, lik oii les casernes, les
quartiers et les hopilaus etaient mauvais , la mortalite y fut aussi
plus forte.
P\H I.E DOCTEDR nONIiNO. ai)3
ii.° Les mois les plus froids otil elti les plus meurtriers
pour riufanterie , comme pour la classe la plus miserable de la
populalion , ct les mois les plus cliauds , les plus lavorables.
' 1 2.° Cette cause, i circonstances egales, n'agit pas Je meme
sur la cavalerie.
i3." La mortalite' militaire , en lemps de pais , est le resul-
tat du concours de plusieurs causes morbifiqucs , dout les priuci-
pales sent I'exercice immodere , et les alternatives d'une oisivete
absolue et des plus rudes travaux ; le cbangemeni brusque de letn-
perature ; I'ivrogueric ; le libertinage ; I'insalubriie des casernes ,
des quarliers et des hopitaux ; rinfcclion atmospherique de ces dif-
ferens endroits ; la mauvaise administration ecoiiomique et medi-
cale des hopitaux ; enfin les aireclions de Tame tirant leur origine
de plusieurs sources.
i4-" Les principaux moycns liygieniques, pour conservei la
sante des soldats , sont la fixation de I'age propre au service militaire,
a 20 ans accomplis; Tevercice modere , mais pas trop interrompu,
et les promenatles mililaires ; la proprelc personnelle du soldat,
celle des quarticrs et des liopitaux ; le renouvellement frequent de
lair, et la desinfection de ce fluide au moyen des fumigations
acido-muriatiques , notamment avec le chlorure de chaux ; chez-
Tious , un service saniiaire des hopitaux militaires et de I'armee ,
ctabli sur de raeilleures bases ; enfin le perfeciionnement du mo-
ral de la population militaire au moyen de I'instruction et du travail,
i5.° Par cet Essai on aura encore acquis une nouvelle preuve
que , loin de sentir I'liypothese , comme on avail cherclio a le faire
croire cliez-nous , la slatistique est , au contraire , bien propre a
confirmer les principes etablis par I'economie politique , et ceux
deduits des doctrines physico-cliimiques ; <;nGn , et
i6.° Que I'administration , I'economie publique elle-meme,et
la medecine doiveat atlendre dc grands secours de rarithmelique
politique.
2f){ SUR t.A MOKTALITE DAy.<
LES ANCIENNES THOUPES ETC.
N." 1. Table comparative de la
mortalite
REGIMENS
N ombre
lies vivans a I'agc
de 1 8 ans ,
ou force rccllc
des regiiucns
Piombrc
des ncs rcqiiis
pour donnej- ,
a iS ans ,
la force rcelle
des regiiuciis
Moi-u
avant Us 18 a«s
Moris
aprcs les 58 ans
Gardes ....
',4"9
3,i3t
1,722
626
SavoVe ...
1,390
3,089
.,6g8
617
Mo lifer rat .
1,4 1 2
3,139
1,726
627
Piemont ....
i,3G8
3,0^0
1,672
608
Saluces ....
.,424
3,i65
1,740
. 633 ■'!
1
Aoste ....
i,38i
3,069
1,687
6i3
Artillerie ....
740
i,G58.
9,1,1
: 33l
Royal Allemaiid.
i,4ja
3,227
'»774
645
La Marine .
715
1,590
874
3i8 1
Chablajs ....
''377
3,060
1,683
612
Kalbermalteii .
•'477
3,282
i,8o5
656
Tscbacnec .
,,473
3,275
1,80 r
655
La Reine
675
i,5oo
825
3oo
Grisons ....
979
2,i'77
''•97
435
Sai'daigne .
624
1,387
762
377
Bataillons des Fre-
'9'
gales.
4 5r
958
526
Legion (Ips troupes
544
legpres .
1,224
2,721
';496
!
Fractions [)er(lues .
7- 9^13
g. t;ia
.3. 4;, 2.
7.5/12 ;
ToTAi, tie I'liifant."'^
'9'564- 97 '2
43,477 1712
23,91a. 4/12
8,6q5. 5/12 1
■ ^1
PAR Vt DOCTELR BO.NINO
39;.
'dans riqfanterie piemontaise pour I'annee 1780.
Morts
l*roi)orlion
Moris
Proportion
p. 0/0
ExcedcDt
Dimiuution
djtia Ics 40 i»'>^
(if service , suvoir
antiuelie
dcs luurts
daus
des movts
avcc la Ibrce
dc la
de la
iletHiia 18 ju!tqiru
5b aui
dans les /|o ans
dc scnice
Ics regimens
tttWc
lies rL't^iincns
morLilitc
morlalilc
783
'9
'7
I. 178
»
3
772
•9
227
12. 174
208
»
784
19
74
5. 1/4
55
»
760
19
29
3. 1/8
10
»
79'
'9
53
3. 3;i
34
n
767
'9
100
7- '74
8f
»
4-4
10
'4
I. 677
4
»
806
ao
43
2. 26727
23
»
397
9
17
2. 378
8
)1
765
•9
67
4. 576
48
»
820
20
42
2. 778
22
n
818
30
92
6. 27 1 1
72
»
3-5
9
18
2. 577
9
»
544
i3
53
5. 571 1
40
»
346
8
I. 577
» 7710
3
aSg
5
3
))
2
680
'7
35
2. 1728
8
))
9-4/12
7-9/«2
«
7- 3/1
n
7- 97 '2
1 10,869. 4/ '2
271. 9/12
885
4. 7713
625
II. 9712
j()G
svn I. A. MORTAMTE DANS I.ES AVCIENtfES TROUrES ETC
N." II. Table comparatwe de la mortal ite
REGIMENS
Nonibre
dcs vivuns a Tagc
de 1 8 ans,
ou force reeUc
des regimens
Nonibre
des ncs reqiiis
jtour doiincr ,
a 18 »iis ,
ia foree reellc
des regimens
Morts
avanL les 18 ans
Morts
ajiri-s Ics 58 ans
Dragons du Roi . .
344
764
4^0
iSa
Dragons de Piemoni
357
795
437
I 59
Dragons de la Reine
343
763
419
I 52
Dragons de Chablais
346
770
423
i54
Chevaux le'gers .
35o
779
428
i55
Piemont Royal .
346
770
4*3
1 54,
Savoie cavalerie . .
340
756
4i5
i5i
Aoste cavalerie .
332
738
Jo5
1 47
Fractions perdues .
4- 10/12
4. 7712
6.
9712
3. 1 i;i2
Total de la Caval."*
_ . S
2,762. io;i2
6,139. 7?i2
3.376.
9/1 a
1,227. ' '^'-^
1
lUR LE DOCTEUn nONINO
397
dans la Cai>alerie piemonlaise pour Vannee 1 780.
1
MorU
il;ins Irs \o ans
(If SLivici- , N.ivoir
PruiJuiiiou
aniiiit He
tli\s iiiorts
MoiU
dans
Proportion
p. 0/0
d»s raorls
avfc la iurce
Excedent
de la
Diminution
de la
58 ;ins
(lulls !<■» :'|0 alls
les regimens
rucllo
dcs rcginipns
raortalite
raortalite
•9'
4
I 1
3. j;5
7
»
198
4
6
I. a/3
2
))
190
4
3
» 7/8
«
I
rga
4
3
» 7/1 3
«
2
'94
4
5
I. 3/7
I
»
192
4
4
1. 3/20
»
»
189
4
4
I. 3/17
»
n
184
4
5
I. 6/ro
I
»
4. 1 1712
6. 5/1 a
«
))
»
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1,534. • '/' *
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N.° III. Table generale dc la mortalite dans
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Tlnfanterie pendant i 7 annees ,
jiisquaiL 3 1 decenibi-e 1791.
ANiNEES CI-DESSOUS
TOTAL
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Bun LA M0RTAI-IT12 DAr^S I,ES A^fIE^'^^.« THOITES ETC,
N." IV. Table generale de la mortalild de la
depuis le \" Janvier 1780
I'ORCE
MORTS DANS
REGIMENS
lUHvcnne
. — —
prise sur
\o. ;innrcs
1780
17.S.
1782
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.784
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\ de PiemoiU .
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6
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1 De la Reine .
345
3
6
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1 1
8
[ de Cliablais .
343
2
3
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4
6
Chevaux le'gers .
356
5
5
i5
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S
Piemont Royal .
354
4
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2
2
6
Savoie Cavalerie.
342
4
I
8
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5
Aosle Cavalerie .
344
5
5
3
2
1 1
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2,807
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54
5o
62
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3oc
Cavcderie pendant douze anne'es,
jusqu ail 3 1 decern bre 179*.
LES
ANNEES CI
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TOTAL
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12 annces
MOPvTALITE
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7. 8/12
G
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61
5. 1/12
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5i. 7/12
3b2
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N.° y. Table ge'nerale de la mortalile dans les
depnis le v." Janvier \']']^
REGIMENS
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1 780
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Asii
Pignc'rol
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558
57.
565
586
594
584
586
585
590
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MORTALITE
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J. 2/ 1 4
5. 7/14
G. i/i4
4- 7/ -4
7- 7/14
5. 7/14
G. 2/ 1 4
5. 11/14
I. 12714
I. 6/1 i
GG
Go
84
83
58
G5
849
Go. 9/1 4
So I
^lU I.A MORTAWTB P.VSS UtS A.NriENNES TIVOL'PUS ETC,
]N.° VI. Table gcncrale de la mortalild
(lepuis ijjS Justfud 1791,
MOIS
Janvier
Fe'vrier
.Mars
Avril .
Mai .
Juiii .
JuiUet
Aoui .
Seplem
Octobre .
Novembre
Dccembre
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DEL PASSAGGIO DEI FLUIDI
ALLO STATO DI SOLIDI ORGANICI
FORMAZIONE DEI TESSUTI VEGETABILI ED ANIMA.LI
DEI VASl E DEL CUORE.
Del Pnor. LCIGI ROLANDO.
Letta it 28 tii giit^no l8-2g.
I Je diflicolta a primo aspelto insuperabili , clic ad ogni istante
si alFacciano qiialora si tenta di spiegare i meravigllosi fenomeai
deir organizzazione, e la struUura del diversi tessuti, provengono
dai tanli cainbiamenti cui essi soggiacciono progredeiido dallo stalo
erubriouale sino a cjuel grado di perfezione, a cui devono arrivare.
Non si piio negare clie lavori iinmensi siano slali eseguili sii
qiiesti rami , c clie le noslre cognizioni siano state portate a segno
tale , che sembra poco potersi piii aggiutiyere alle falle ossei'va-
zioni suir organogenesia.
Letknoek , Neiiedaam , Mekguino , Della Torre , Fontana ,
Home , Bauwer , Sprengel , Prevost , Dumas , e tanli altri in
seguilo sotioposto il saiigue dcgli animali , e dell' uoino , a micro-
scoplche osservaziouL si trovaao d' accoido nello siabilire , che c
\
3o8 T)ri. TASSACGIO DEI ri.UlDT T.r..
romposto lii globclli tli varia granclezza uei divcrsi animaR («).
Lo stesso accortlo scorgcsi in parte ligunrilo alio osscrvazioiii tiUle
suUa flbi-a inusciilare , e sngli alui tessuli ilai lodali esalii osser-
vatori delle cose naUu-ali, poichc ila IIoocue , Prochaschv, Veinzel,
Home si aimiiellc oviiiujue una tessitura globuUu-c portala a soinina
evidenza clailc belle osservazioni di Milne Edward, Bouy de SJ Vin-
-CENT , e DUTIIOCHET.
Nulladinicno , scbhcne di i^lohctlini coinposti siano gli umori ,
sebbcne di sfericlie molccole , e globeltini fonnati siano il lessuto
celiulaic , il nuiscolare , il ncrvoso c simili , tuttavia non si 5
ancora spiegalo in qual modo si fonnino i tessuli piii semplici
ed i composli , ne sono state osservate le mutazioui , le meta-
morfosi , per cui passano gli elcinenti organici piii semplici per
arrivare a quel giado di pcrfczione , chc li rende poi atti all' eser-
cizio di funzioui Ic jiiii imjiorl.inli.
Noil essendosi ancora col mezzo d' infinite osservazioni falte
dai pii\ diligent! e celebri osservatori potulo in modo veruno spie-
gare la formazionc del tcssulo cellulare , ne del piii visibile cle-
incnlo di quesio , che e il vnscolarc , non fara meraviglia clie ignoti
siano ancora i procedimcnti di cui si serve la natura per forraare
tessuli pill compost! , quali sono il mnscolare , il nervoso , e simili.
Le osservazioni fiute sugl! embrioni degl! animal! piii perfetti
e deir uomo stesso , hanno gia rischiarato la formazione del cuore ,
(fl) Riguardo alb fisviia dei globolUiii del sangiie pare chc non si accordino le osservazioni
dei lodati Autori. Cid in gran parte provieno dall' esscr itato osservato il globeUino dd
sangtie in tempi divcrsi. Appena cstiaUo dai vaselliui presents la forma globulare , poi-
chi reaUncntc i una sferica vcscichclta. I'oco dopo si dcpriuie nel centro , prcsenta
un punticino , cd osservato con un ingrandlmcnlo di 3ooo diamctri , qnando i: scc-
iJO y allora si osscr\'a sotlo foi-ma di disco depresso in mezzo con margine clcvato.
In appoggio di questa ridcssionc dir6 clic i vasellini, i quali frcschi c picni di umorc
compajo;io turgidclti c ciliiidrici appena la membrana per cui scorrono divenLa sccca ,
,fii trasforniano in canalcLli aperli di sopra , scavati in mezzo , e con margini elcvati.
DEI, TnOF. HOLANDO 3oi^
tIcgTi organi ccrcbruli , e tici polmoni («). Lc reccnli osservazioni
(li Wkbeu sngli ori;:nii s^cretorj coiifcrniaiio qiianto ho dello
siilla formazioiie del caiiale alimonlarc e dci^li organi secretorii ,
che no rcndono I'azloiie piii |)eiTelta. E seitdira die nou vi possa
csscr duI)l)io sulla maniera con cui da relicelle vascolai'i finissime,
die preseiiiaiio V a«polto c gli cilctli di lessiiti spiij^nosi , si svi-
kippauo tiitic le parli del sistemu vascolare. E adurique diiaro die
riiiiane a scoprirsi la formazionc e la priinu origiiic di ([ueste re-
ticelle sottilissime du cui dipeiule V esislenza dei corpi organici
poclii eccelliiaii.
N arj soiio i mezzi di cui mi soiio serviio per eseguii-e cos'i sot-
tili ricerclie , quindi era col microscopio , ma piti soventi con sem-
plici lenti ho esaminati i tessuti vegctabili ed animali sottoposli
allc volte a limglie mncei'azioni ; con si f'aiti jiroccssi si arriva a
separare le luolccole , i globetlini ^ e si niettono a niulo i vasel-
lini capillar!, i fili nervosi , le fibre muscolari , ed in una parola
si decompone cio che con processi contrarj la natura ha formalo,
accozzando insieme in mille modi le molecole ed i globetfmi , di
cui i lessuli organici sono composti.
Avendo sempre avuto in mira di rischiarare la natura dei pro-
cessi morbosi coll' applicazione delle cognizioni analomiche , cosi
prima d' ogni allro ho cliiamalo 1' atlenzione dei Medici sulla grande
imporlanza di conosccre lo stato molecolare degli organi , delle
membrane , dei tessuli , avvegnache dalla mobilita di quesle dipenda
1' incostanza delle operazioni , dei fenomeni , e delle azioni e
reazioni organiche , e Tincerlezza della Medicina , che su quesle
cose c intieramcnle fondata. i'/j)
Laonde seguitando nel proposto esame delle varie c successive
{a) OrgaDOgeilcsia , *: Diziun. pcriodico.
(J>) Sullc cause da cui dipcuje la vita cc. Fireuze 180;.
3lO DEL PASSJlGCIO DEI FLDIOI EC.
forme , clic prendono i corpi viventi , come si pvesRntaiio allor-
(juanili) si prende a considcrare la Iniii^.i scala dcgli esseii orga-
nici o come si possono osservare meiUre dallo stalo di i^enne a
qiiello di embriotie , e di fcio s' iiuial/.;uio , mi c ri(!Scito pai'imenti
di scorgere in qiial iiiodo le molerole org;miclic solto forma di glo-
bclti negli umori possano passar alio slalo di solido , e formare il
primordiale e piu setnplice tessiito da cui dipende la formazioiie
e I' esislenza di liUti gli altri , e funzioni importanlissime per con-
seguenza.
Sotioponendo a ricernlic e ad osservazioni microscopiclie cpiaulo
di organico si presentava ai miei occlii , non ho tardato ad esserc
couvinto clie esistevano esser viveiili lalmente semptici in cui al-
tro non si poteva ravvisare clie piu o meno composli aminassi di
globcllini gli uni cogli altri congiunti. In questo tempo pero di-
stinti Naturalisli avendo instiUiilo osservazioni forse piu eslese ho
veduto clie nelle cose essenziali le niie da queste non flilFerivano.
Soggiungeio chc di soli globettini ho veduto essere formali quei
semplici rudinienii in cui si svolgono visceri , organi , sistemi , ed
appurati nei molusci , nei rettili , nei volatili , e nei raammifevi.
Del Tessuto globulare.
Portando 1' occhio sui primi passi dell' organizzazione s' incon-
trano produzioni naturali , die mentre con un' estrema facilita si
moslrano sotto infinite circosianze , nello stesso modo si vedono
a soomparire- Poco sono state osservate dagli anlichi Naturalisli ,
e dal volgo non ineno che da essi col nome di moire , di mucag-
gini ( Mucores, Bissi ) venivano distinti. Esaminate con maggior at-
tenzione si fatte produzioni dai raoderni Micologi , si e talmente in-
grandito il lore uumero , che se ne sono formate classi ed ordini
numerosi quanto pres^ntauo le altre parti della storia naturale.
Fra le piu semplici si devono certamente annoverare quelle ,
PEC TliOT. r.Ol.ATSOO 3ll
clie col nomc di micodcrmi sono stale designate , avvcgnaclie alUo
non siano clie quelle pclllcole sotlilissime , die con tanta facilita si
manilestano su inolti liqnicli , in cui slanno immerse sostanze ve-
gelabili ed animali , e vi si cccila un leggier movimenlo di fer-
mentazione , o putrefazione. ( Fig. i , e 2. )
Esaininando quesle produzioni altro non si ravvisa , clie una
nnione di globelli o granellini , ciie presentano alle volte appena
omhra di disposizione particolare , ma soventi offrono fili sottilis-
simi tessuli a modo di reticelle. Da quesle pelliceile poi s' in-
nalzano ramoscelli ora semplici or dicliolomi , alia di rui som-
mita sono disposti a raggi Gli sottilissimi di globellini parimenli
format!.
Talvolta pero i fdi suddetti dalla superficie del liquido, in cui
si trovano o dalle pareli dei vasi si diramano per il liquido slesso,
6 presentano in qualche modo radici molto pin sottili formate di
globettini gli uni in fila agli altri disposti e della grossezza di una
settecentesima ad un' ottocenlesima parte del raillimetro.
E lanto fugace 1' esislenza di quesie produzioni , clie c difficile
il poter dire cosa vcruna concernente i mezzi , di cui si possono
servire per mantencrla. E la passeggiera aggregazione di molecole,
da cui quella dipende , deve per certo provenire da quella forza
chiamata di attrazione , clie analoglii effetti produce sui corpi in-
organici.
Fra Ic produzioni , clie si accostano da un lato alle mucedinee,
e per altra parte godono di un' organizzazione piii elevala , viene
quella pianticella elegante. , che col iiome di Batrocospermuin e
stata distinta , ed in ispecie il vioiiiliforme. In questa i globcitini
sono giik ammassati in gran nuraero , ed il tronco ne e intiera-
mente formato , in modo , clie non vi puo esser dubbio , chc da
questa si pass! facilmcnte alle ^rtrodie.
Prima di avanzarsi a conlemplare cose plu coinplicale , faro
osscrvare , che in mezzo a quesle pianlicelle ossia alle piii sem-
3(2 BF.t. PASSAGCiO DEI FU.'IDI EC.
l)lici muccdiitM esislouo vohnci e nuvicclle , ci.1 iillre simili pro--
duziotii di poclii globctliiii compo.Uc , che sicoome si svihippano
in circostanzc consimili , cos\ non moUo iliversa pu6 esserelaloro
organizzazione.
Se la lepra , le urciHnee , le micodermiiU , Ic mitcedinee , le
jiioiii/is , le oscUlurie ( Did. dcs sciences naturelles ) , presentano
aggvegazioni , comhlnazioni di pochi globettini composte , c cei-to
riic sotlo cii-costaiizc non molto diverse si manifestano produzioni,
in cui un cerlo ordine, ed una particolar disposizionc molccolare
si scorge , e cjucste sono stale col nome di /litrodic distinle (I. c. )
Del Tessulo globulo- areolars.
I globettini accennali con tanta frcqncnza si vedono disposti
con ordine particolare e proprlo , che io penso , clie qiicsto motto
influisca sulle forme che si manifestano , allorchc si pioducono es-
scri 0 parti piu complicate.
Perlanio non solo le uiolecolc organiclie prendcmo forme rego-
lari (juando passano dallo staio di fluido a ipiello di solido , ma
una consimile disposizionc ho piu volte osservalo nel sangue stesso
mentre circola ancora per i vasi od appena si trova al contatto-
dell" aria esposio. («)
Se i globettini degli umori e del sangue in ispecie presenlano
con facilita , mentre sono ancora in movimcnto , disposizioni , che
io chiamcro globulo-areoluri {b) ; non fara meraviglia se nei solidi
silfalie disposizioni di globettini s' inconu'ano , e se da questc poi
ne nascono parti pin comjioste , come da lungo tempo ho accennato
neir Analysis adumbrala humani corporis fabricae , etc. , pag. 3 ,
^a) Annalos Jcs scicuccs u:itur. Ittm X. j)l. fio. Mil>"e Env\ABD.
(i) Fig. I. a 0.
DEL PROr. nOl.AMDO 3l3
ove Aico vcsicuhts , sea globiUos a ntolcculis mucosis gigni , quae
siinul juiictae niiincrosissiinas rcfcrunt areolas.
Nei tessiiti di alcune cj-itlogame , nci liclieni p. e. nei fiinghi ,
pui) esser osciira qiiesta ilisposizione globulo-areolare , ma visibile
c po'nnelle ye/c't , nelle chare , nei petali Jei fiori, nelle foglie dei
vegetabili , ed infin nci tessuli dei piii sctnpiici animali per csem-
pio delle idre, deile allinio, dclle meduse, dclle planaric («), dellc
sangnelte , degli inseili , non meno die nei visceri di questi, dei
croslacei , e degii animaii piii perfetli.
1 globcllini adunque degli umori , clic circolano per i vasi, si
disponi;ono facilmenlc in areole. E qneslc sono ora piii, ora meno
semplici , clot' composli di due, tre , qualtro , ed anclie di pin or-
dini di globellini , ed anclie a misura , che le nne alle altre si ac-
coslano , o clie diversi strati di queste gli uni agli altri vengono
ad esseie sovraposti , si forma in lal modo un lessuto cellulare piu
o meno semplice o composlo , in cui le cellule sono formate dai
vani delle areole.
Si fatla apparizione di areolette si osserva in quelle grauula-
zioni da Biciiat state prese in considerazione, e che si vedono alia
superficie delle ulceri e delle ferile , che tendono alia cicatrizza-
zione . e meglio ancora in quelle escrescenze fungose, che devono
esserc disirulte a motivu die molto irrcgolare c il process© da cui
dipende la formazione del lessuio globulare ed areo-vascolare ,
come avri) occasione di meglio dimostrarc. Nelle papille o villo-
sita della lingua, nei villi inteslinali, in cui si fatta disposizione
si ravvisa spceialmciile , si manifestano cangiamenti per cui divevsa
aifalto si rende la loro figura; s' inzuppaiio e iinfiltrano i tessuti
accennati , e questo stato si atiribuiscc con poco fondamento ad
un processo infiammatorio. ,
(a) Ducu. Annal. dcs sciences oaturcllcs. XV. p. iSg.
Tom. XXXV Rr
3l4 DTf. PASSAGGIO DEI TLUtOT KC.
Se la formazione del Icssiilo i^lobulare ed areolare si pub scor-
qcre iielle |)iu senijilici pt'odiizioiii organiche, cjuali sono il saiigue,
Ic miicediiiee , i bissi , le aiUoilie , le conferve , e quindi nei ru-
diinenti primoidiali delle ova del molusci , delle raiie , degli uc-
oelli, non ineno clic nei semi dei vegetabili. Si possono poi col
mezzo deila macerazione rendcre uuovaiuente visibili iiegli organi
e nei visceri piii composti. Quindi il plesso coroideo , Ic membrane
<lel cervello , cervellello , e midollo spinale , i villi intesiinali , il
tessulo polmonale, raacerati per liingo tempo, primieramente in so-
luzioni saline, in liquori aciili , spii'itosi , quindi nell' acqua scm-
plice , insensibilmente si diradano , si risolvono in areoiette e glo-
bellini , lasciano a nudo vascllini di pareli piii fitte composli. Ed
ho spccialmenle osservato ridolle con queslo mezzo le villosila in-
testinali ad uno stato di tessitura , clie non dillerisce da quello die
presenlano naluralmenle i poiipi di Trembiey , ossia le idre, in cai
r organizzazione e ancora cosi poco avanzata , e cosl semplice ,
die senza preparazione maniCestaraente vi si scorge , die sono di
tessulo areolaio composti. TuUo cio dimostra die quesli organic!
elemenli , cioc le areoiette , sono compresse e addensaie in modo
die difl'icile riesce il distingucrle nei visceri i piu composli , ma
die colla macerazione diminuendo questo grado maggiore di ade-
sione , ed allontanandosi le molecole ed i globeliini gli uni dagli
altri si riducono nuovamenle alio stato primiiivo.
La disposizione globulare semplice od areolata altro tuttavia
non puo preseniare die nn tessulo di globeltini , die puo essere
considerato come piu o meno cellulare , ma e difficile il compren-
dere come possa servire alia circoiazione degli umori , alia nulri-
zione ed accrescimento dei corpi organici , a quel continuo cam-
biamenlo di mpteiiali , die in questi si ravvisa , e per cui tanto
si distinguono dagli esseri iiiorganici , o dalle parti , die dopo es-
sersi formate per via d' organico processo delle proprieta organiche
si vedono spogliate.
DEI. rnOF. Ror.ANOo.
Dti Tessuii islobulo-vascolare ed areo-vascolare.
Non esseudo suflicieiili le iiozioni date finora siii globettini , ne
quelle, clie si lianno siilla ilisposizione, clie presentano, onde spie-
giiie fciiomeni piu coinplicali , convicne adunque occuparsi del
inodo , coil CHI pill) iiisensibilmente m;iiiifcstarsi la disposizione va-
scolai-e , die si osserva nei tcssuti piii semplici , e non manca nei
piii composti.
L' osservazione non inlerrolta delle ancennate produzioni natu-
rali , non die di quelle , clie olTrono una stnitt'.ira sempre piii com-
plicata , e molto piii un esame ragionato di quanto successivamente
si oflriva ai miei occhi, mentre io contemplava V insensibile sviluppo
ed ingrandiraento dei rudimenti primordiali , da cui si formano i
sistcmi ed apparali organici del pulcino, mi lianno convinlo , clie
egualmente semplice e meraviglioso e il procedimento, con cui ven-
gono a formarsi tessuti spugnosi , vasi sottilissimi, e reticelle va-
scolari pin o meno complicate.
Le bellissime osservazioni faltc su questa materia dal sig. Torpin
dimostrano che col nome di globtilbie egli ha veduto le areolette,
e qiiindi lia creduto clie da qnesie si formino i piu semplici glo-
beltiui. Con questo pero egli non spiega in qual mode questi si
formino, come nellc varie parli si dcpongano , ne si pub da questo
comprendere come nascano poi vasi e reticelle vascolari sottilissi-
Hie , da cui si formano tante altre parti.
Per qualunque forza vengano ad avvicinarsi quei globettini, di
cui formati sono i corpi organici dal piu semplice al piii composto,
dotati come sono di forma sferica , si troveranno a contatto fra di
loro sohanto per alcuni punti , e di necessiti pertanto rimarranno
fra i globettini piu o raeno streltamente unili , ma non di sovver-
chio coinpressi , rimarranno, dico', vani numerosissimi , ed in ra-
gione della quantita dei globettini insiemc ammonticchiati.
3 if) Dr.I. PASSAGCIO DEI FI.UIDI EC.
Esaininaiulo quesli vaiii lasciati dall' appressamcnlo ilei g!ohet-
lini sudilelli , o ili ahri clie si volessero con arte in tal modo di-
sporre , uno non puo non accorgersi , chc quesli comunicano fra
di loro in niille modi, e clie presenlcranno ({uella tessitura die si
suol chiamarc porosa o spugiiosa , c dellc di cui proprieta devono
percio essere forniii.
Se i globeitini nel venire a nuituo contatto lasciano dei vani
che, insieme per tanli punti comunicando, formano uii tessuto spu-
gnoso , lie segue che le areolelte inenzionalc, formate di piii or-
dini di globettini , saranno eziandio tulle piene di vani affalto per-
meabili e per coiiseguenza spugnose.
^la quesle areolelte gia fonnate nel sanj-ue , clie rapidamenle
si niuove , visibili in tessuli iiifinili e diversi si Irovano pure a con-
tatto ie uiie colic altre e godono di una fi_^ura rolondetta , e se si
vuole, un poco appiatlita ; e quantunque abbiano una grandezza
mollo maggiore , tullavia nell' avvicinarsi devono parimenti lasciare
vuoli pill o ineno sensibili , fra loro comunicanli : e per conse-
nucnza devono dare origine a relicelle vascoliri , che- circonde-
ranno Ic areolelte , e che presenteranno la inedesima tessitura spu-
gnosa o spugiio-vascolare , ma come s' Intende gia molio piu in-
trecciata.
S\ fatti procedimenti sono quelii per cui dai corpi i piii sem
plici si puo andar ad altri pin composii , ma roollissimo ancora
imperfetli , e sono quegli stessi processi organici , che in poche
ore fanno si che soUo 1' occhio dell' osservalore nella lamina spu-
gno-vascolarc. rudimenlo del sislema vascolare del pulcino si acco-
stino i globciiini , si iiniscano in areolelte , e si vedano i vani la-
sciati , in vasellini c relicelle Irasformati , percorsi da pellucido
umore , che rossigno diventa , e piu visibile prima , che viscere
alcuno si manifesli. {Ovf^anogenesia.)
Dair accennata disposizione "dei globettini ne vicne un tessuto
globulo -vascolare di una sottigliczza grandissima se si pensaai vani,
DEI. PROF. ROLANDO Si-
che possono essere lasciati da {,'Iobetlini , che avianno perfino
il diamctro di una cintjuecentesiina ad una sellecenlesima parte di
un miiliinelro, quali sono quelli , clie ho osservato nelle inolTe delle
mucilaggini in molli piccoli animali , ed ispecie nelle ale della
psj'codu e di altri insetti. (a)
Infinilamenle sollili saranno luttavia anclie quel vasell'mi, die sa-
ranno formali da globellini piu gross! , come sono quelli del sangue
deir uomo , e che si possono calcolare ad i/iSo od i/iSo parte di
un milllinetro ; ovvero ad i;3oo o ad i/35o parte di una linea.
Dirii taluno non potervi essere una sufficiente esallczza \n queste
osservazioni , poiclie tanta diversith si ritrova dai varj osscrvatori
relalivamente alia grossezza , die assegnano ai globettini del san-
gue uniano , ed a questo si puo rispondere , che la grossezza dei
globctliiii degli umori c varia ed incoslante come ho avuto hiogo
di conviucermenn con numerosissime osservazioni , e che non solo
pub esser divcrsa secondo il vario stato dell' atmosfera , della sa-
lute deir individuo , ma che col mezzo di alcune soslanze possono
esser ridotti ad un terzo , e forse a meno della loro grossezza , e
cio succede dal conlalto dell' alcoolc , delle sostanzc aslringenii ,
del solfato di chinina e simili. Effelti di tal sorta possono essere
prodotti da pi'ocessi organici non ancora conosciuti , ma che pos-
sono dar luogo a mutazioni in questi tessuli da renderli afTatto di-
versi da quel che crano al principio della loro formazione , come
dimostrero in seguito.
Qnanto si e delto riguardo alia mole incoslante , e varia dei
globettini fara sufficienlemente comprendere , che alle stesse vicis-
situdiiii devono andar soj,'gelti i vani da quesli lasciati ed i vasel-
lini che no rlsultano , cioo i vasellini del tessuto globulare ed areo-
lare ; della qual cosa dovremo trattare separatamente , onde spie-
gare un' infinita di fcnomcni , che si manifeslano nello stato nor-
(a) Tav. VI.
3l8 »FI. VASSAGC.IO DEI M.tjnn T.C.
male , ma con inolto magp;ior frcquenxa ncllo slalo innoi-male a
cagioiic tlei lanti sconcerti a cni sono i corpi vivcnli solioposli,c
«la cui dipcndoiio poi (jnellc mutazioni , che morbosc sogliono esscr
chiamate.
Del Tessulo celhilare.
Un cerlo awicinamento dei globetlini organic! da luogo per ne-
cessila ad un tessuto spugno-vascolare , per cui gli unaori potranno
Irasporlarsi da un punto all' allro di un corpo vivonte, secondo la
prima direzione , die verra loro impressa. !Ma qucsli giobelliiii sono
per lo pill con una tale regolarita disposti, cbe daniio luogo ad
ammassi , od areolette che tra di loro avvicinate devono egnalmente
per la loro forma piii o mono sferica lasciare inlervalli pii\ visi-
bili, pill estesi , e tjuesli saranno (|uei vasellini, clie a motivo delle
infinile anastomosi prescnteranuo rclicclle vascolari molio piii vi-
sibili e disiinie (17).
Si aggiiinga , che in lal modo disposil sono i globettini nelle
areolette , che lasciano facilmente vuoti o vani nel loro mezzo ,
dal che ne deve venire che si avranno numerose cellulelte dagli
intervalli vascolari distinte, e queste disposizioiii saranno eziandio
diverse secondo che le areolette verranno esaminatc fresche e tur-
gide di umori od esicate.
Dair unione pertanlo de' riferiti elemenfi , dei vant cioe lasciaii
dai globettini, dei vasellini retati, delle areolette insieme comuni-
nicanti in mille modi, non che dalla prescnza delle cellulelte, ne
risultera quel tessulo, che ccllulare in tutli i tempi e stalo chia-
inato , sebbene giammai dagli anatomici con sudicienle precisione
sia stata descritta la sua tessitura e la disposizione degli element!,
da cui e formato , dal che ne e avvcnuto che giammai si c potuto
(^) Tat. in. IV.
T)EL PROr. ROLANDO. 3 1 1)
ben bene stabilire quali siano le vie , chc il siero , la liiifi , c gli
umori consimili percorrono ; cppercio da alciini siasi dctlo die
per i vaselliiii sollatilo si difTonilaiio , menlre da allri si e crediilo
clic possrino eziandio di ccllula in cellula esser Irasporlati, senza
pero stabilire la natura dei vasellinl e dulle cellule , e del nsodo
con cui devono per quesle vie pciietrare , e passarc da un puiilo
alTallro dell' essere organico.
Nod occorre di dire , clie una manieia cosi vaga di esprimersi,
clie nozioni cosi incerte su quesii primi e fondameiitaii elemeiiti
di ogiii sorta d' organizzazione non polevano coiulurrc a risulta-
jncuti precisi e conciiiudenti , ne aprire la via a scguilare lo svi-
luppo e la formazione di parli , die si credono piii complicate, c
con maggior ailificio costrultc ; e cpiindt mancando la concalena-
zione , la succcssionc dci fatli era iinpossibile di progredire in ri-
cerch(* di silFalta natura , ne actpiistare quella ccrtezza ddle os-
scrvaxioni , die si vanno facendo , ehe soUanlo da quelle si puo
oltenere. Laonde invano si spererebbe di acqiiistare tali coynizioni
j>rendcndo ad csaminare un qualunque pezzo di lessuto celiulare
di un grosso animate o di uomo adnlto , poiclie , come si e accen-
oato , questo c gia passato per varii stati , che lo rendono ben di-
verso da quello , die comparisce al principio della sua formazione.
Eppercio uopo saia di fare si fiilte indagini nelle critlogame,
suUe tremelle , suUe lenere foglie , sui petali delle fanerogame ,
sulle membranuzze , die iiiviluppano i semi di molte piante, p. e.
su qucili della Nigella , della Lunaria , ddla Coluiea, dell' Iperico
ec. , in cui si vedra la successiva apparizione dei globeltini, dei
reticoli semplici ed areolar!, e si potraiino seguitare le diverse fa-
si , cui vanno queste parli soggclic. Si perfczioneranno poi si falte
idee coll' osservare lo svilnppo dei piccoli inolusci, dei pesci , dei
reitili , ed aliri simili animali , ed in ispecie la formazione delle
membranuzze , la di cui tessitura si ordisce , e solto varii aspeiti
visibile si rende ncl pulcino , die crcsce nell' uovo col mezzo della
3uO DEL PASSAGGIO DEI FLUIDI EC.
covazione. Eil in qiicsli esseri piu pcrfetli si osservera la forma-
zioiie dcllc piccolc arlerie , e soliilissime veae di rosso sangue
ripiene , chc souo dai vasL IraspareiUi alFalto dislinlc.
Dclle iiltimc estremUa delle arterie, e (telle vene.
( Fines aiieriaium , ct vcnarum. )
Nel tessuio cellulare giunto ad, iin certo grade di perfezione ,
nellc membrane eziandio sotlilissime si scoprono vasellini, die evi-
dentemcnte si possono seguitare per un certo Iratto ben bene dai
reticoli vascolari dislinti ed in guisa tale direlti, che noii si puo
a meno di considerarli come vasi arteriosi e venosi.
INotissime sono le dispute, che sono insorle fra quelli , clie tcn-
larono di stabilire le vere terminazioni delle arlerie, e le origini
delle vene. Mentre da ncssuno si niega, che ben soventi le arterie
f'atte sottili , e per cost dire ripiegale , si conlinuino senza inter-
ruzione coUe radici venose di egualc grossezza , ciocche dipende
dalia rctirolaia disposizione vascolare snperiormente spiegata , nou
vi e poi il menomo accordo nnllo stabilire i varj modi , con cui
possono terminare i detli vasi sanyuigni , qualora acquistano una
man^ior soltigliezza , e piu non si vedono di rosso sangue ripieni.
E opinione di valenti Anatomlci , che esisla fra le ultime esii^e-
mita arteriose , e le prime , e piu sottili radici venose un tessuio
spugnoso , in cui si versi il sangue dalle arterie, e si raccolga poi,
e si assorbisca dalle radici delle vene. Sebbene quest' opinione
sia una di quelle , che piu al vero si accostano , luilavia non si
e mai dato un' idea abbaslanza cbiara , e precisa della tessitura
spugnosa , e quindi per difetto di chiarezza non essendo facile il
ben intendere s\ falte cose, ne e avvenuto che una proposizione ,
chc meglio esaminala poleva far strada ad acquistare cogni-
DEL Pnor. ROLANDO. S2l
ztosii pii perfflle riguanlo iilla iialura ciei piu sollili tcssnti , sin
sUita o tiasciirala o leiiula come afl'ulto l|)o(etica.
Allorcjuaiulo mi soiio convinlo in seguilo acl inflnile osscrva-
zioni , clie noii esisteva lessiilo orgaiiico , il quale non fosse (or-
inalo ili reticeile sollilissime , e suscellibili di prendere infinite for-
me, lio nello slcsso Icmpo veduto , die una vera tessitura snimiosa
si aveva iiclla relata disposizioiie , clie ovuiiqiie presentano i vasi
piu soltiii, die circoiulauo le mcnzionate areolelie , ciocche da ra- .
gione delle inGtiile anastomosi , clie si trovano in lulto il sistema
vascolarc.
L' idea die si ha della propriela dei tessuli spugnosi, si polra
moltissiino eslendere prendendo a considerare quanto si c deilo
sulla disposizione globulnre , che si trova piii o meno pronunziata
ill tulte Ic parti. Una tessitura spugnosa mollo semplice si avra dun-
que dai vani lasciali dail' avvicinainento dei globettini , per cui con
facilith possono dilFondersi, e scorrere gIL umori i pin sollili. (a) jNIa
pii\ complicata si fara questa tessitura spugnosa dalle reticeile vasco-
lari, die nasceranno dalle ai-colette di globettini formate, e Ic une
alle altre avvicinate in modo , clie lascino vani o canalini molto u'lii
dislinli, cUe di necessity comunicheranno con Uilli quelli die si
trovano in mezzo alle reticeile da essi formate. Quindi in molte
circostanze si vedono vascllini sortire dai vasi formanti i raargini
delle reticeile, penetrarc nel centro dellc areolelie f;lobulari, ed ivi
subitamente dividersi in numerosi rami, i qnali si continuano per
tiitti' i vani lasciati dai globettini : e di questo ne abbiamu Len
chiari esempj in molte foglie , in molti petali dei fiori , in varj tes-
suli animali , nelle appendici , e nelle ale d' insetti , ma in ispecie
uei polnionl delle rane , e di tulli gli animali , qtiando questi ven-
gono con un poco piu di attenzione ossei'vati.
(a) V. Tav. V. VI. VIII. X.
Ton. XXKV Ss-
Saa BF.I. PASSAGGIO PET FLUTDT EH.
Col inezzo di nor.ioni cosi positive etl esiese si da ragione della
form.Tiione di moke membrane, e s' inicnde come per esse si ve-
dano scorrei'e vasi sangnii»ni , die sembrano terminarsi con estre-
mita assai grosse, dalle quali perb allentamente osservando , si
vedono sortire vasellini niimerosi, sollili , ed invisibili ad occliio
nudo , die fanno poi il tcssiUo pelliicido dclle parti snddeite , e
c'lo facilmente si vede nelle mendirane sierose , e pii ancora uell'
alanloidea dei mammifei-i, e degli uocelii.
Nello slesso modo pero che si dividono le estremith arteriose
per fniire nei canalelti lasciati dai globcttini , cosi da questi mc-
desimi nascono vasi sottilissimi , che insieme si uniscono in mezzo
alle areoletle , e soiio le prime radici venose: e menlre vanno ai
vasi, che le circondano, formano le reiicelle , dalle quali poi sor-
tono vasi piii conspicui , che da lutti sono riconosciuli per vcne
pill o meno distinte dalle arlerie , ed a questo proposito fa 1' os-
servazione del sig. Brechet, da cni ristdta ciie le radici delle vene
delle ossa si mostrano subitainenle molto ingrossale.
Non in tutte le parti dei corjii vivenli si puo sempre osser-
varc una sili'atta semplicita , poii-he per i proccssi organic! sempre
piii si rende complicata la tessitura delle parli ; si moltiplicano gli
strati delle reticelle , sono qnesli slirali in varj sensi , e quasi im-
possibile riesce il vederne T andamento , se ben prcsente non si
conserva la primordiale disposizione degli dementi , da cui hanno
avulo origine.
i)a questo intanto si scorge, che afTIuto ipotetica non era I'idea
di quegli Analomici , che fia le eslremith arteriose , e le radici
venose ammisero nn tcssuto spugnoso , il quale e certamenle il tes-
snto globiilo-vascolnre , die mollo piii spugnoso viene reso dalle
reticelle delle piu soUili estrcmita arteriose e venose, (a)
(«) TaT. XIX. XX.
TIKI. PROF. nOLANDO, 323
Qiianfo si o dcllo ilelle vene si tleve iiilentlere clelle rrtdici dci
yasi liufulici , ma su rjuesti le acociuialc ossiu'va/.ioiii non si pos-
soiio cstcnilcre sc non se con somnia diflicolla: avvegnache necili
animali , in cui quesli soiio visibiii gia mollo e complicata la striit-
tura |iei- via ilei proccssi organic!, die li lianno conilotli ad un
f^rado di maj^gior peiTezioiie , ne lio poluto vedere injezioiii di lin-
falici della solligliczza , die |)rcseulano i capillari , die possono
esser injetiati per le ai'terie o per le vene. Ed infatli sovenli s'iii-
jettano i vasi capiilai'i dei villi inteslinali , ma non mi e riescito
di vedere pieni di mercurio i lore vasellini assorbenti o chiliferi
dire si vogliono , chc lio poi veduto , con allri mezzi , come diro
in luogo piu opportuno.
Mczzi ed ossevwizioni per diniostrare Vcsistenzn dei lessuti
globulo- vascolari ed areo-vascolarl , ed i processi con cui
i vasi , ed altrl ovgani da cpicsti si svolgono.
I piu sempllci lessuli soiio slati in questi illtimi tempi il sog-
getto di osservazioni microscopiclic inleressaniissimc , ed il slgnor
TuRPiN, avendo osservato le areolelle da iioi menzionale formate di
globeltini specialmente visibiii nei peta-li dci (iori, ma poi in lutti
i icssnti vcgeiabili , ed animali, ha slabilito die i globe Iti col
iiomc <li globulinu dislinti SNiluppassero nel proprio seno o centre
allri globeltini , e cosi si formasse il lessnto cclhilare. (</)
II sig. Haspail , cbc con molta csaltezza ha figurato e descritto
il pollinc di varie piaiile , preseula paiimenti idee ingegnosissime
a (juesto viguardo , ed ai globettini conscrvaudo il nome di cellule
gia loro imposto dal Malpighi , attribuisce la propi'ieta di sviliip-
pare allre cellulette, dal che viene aformarsi il tes^uto cellulare. (b)
(rt) Annali's (lu MuM*um.
('>) Meiuoircs d'histoirc naturelle etc. pag. 3o4. Dictionii. id.
334 '"'•'' PASSAGGIO DEI FLUTOI EC,
Quesle prcziose ossnrvazioni nel meiilre die comprovano clie H
tessuto cellulare e formato ili gloheltini o cellulelte, come era slalo
da molii ditnostrato non servono poi a spiegare in qiial modo si
formiiio i vasellini, e le reticelle vascolari piu sottili, eppercib non
sarebbe possibile con tali nozloni dimostrare in qnal modo si for-
mino arterie e '"• . |jur si osservano per il tessuio cellulare
serpeggia.iti , ni; si giiingcrebbe mai a dimostrare il modo, con cui
si puo fare 1' assorbimento , 1' esalazione , e la circolazione degli
iimori nei corpi viventi.
Se uliU sono le riferiie osservazioni , dimostranti che tutti gli
organic! lessuti sono di globeltini composii ; queste pero non sono
sufTicienti a spiegare la tessitura diversa, che nelle varie parti
si svolge , ed era neccssario di esaminare queste cose nei lessuti
dei piu semplici esseri organici , e negli embrioni de' piu compo-
sti per osservare che dal semplice accozzamento di globettini, quali
son quelli che si scorgono scorrere per i vasi di tutti gli anima-
li , ed eziandio delle piante, ne risultano tessuti , che glohulo-
vascolari possono esser chiainali, presentando col mezzo di sifTatla
semplice disposizione un tessuto spugnoso, permeabile ed atto all'
assorbimento ed alia esalazione degli umori.
Insislcndo in osservazioni di tal sorta , si vedra che le anzi-
delte funzioni si eseguiranno con qualche maggior perfezione nei
tessuti formati di areolette insicme accozzate , e da cui , come ab-
biamo dctto , ne nasce il tessuto areo-vnscolare pieno di reticelle
vascolari tra di loro in mille modi comunicanti. E si falta dispo-
sizione presenla specialmente un' idea chiarissima della tessitura
spugnosa tanto atla all' assorbimento ed all' esalazione degli umori,
che sono le funzioni da cui dipende l' esistenza degli esseri viventi
i ^iCi semplici, quali sono le critiogame , le spugne ed altri con-
simili.
E difficile il dire con qual soddisfazione e sorpresa si arrivi a
scoprire questi primi passi dell' organizzazione nei tenei'i embrioni.
T)F.t, pnor. noi.ANDo. 32J
■e specialmcnic nelle loro parti piii diafatic e sottili, (juali sono la
vcscichelia alnntoiclea , la figura venosa , e le sue f'langie assor-
benti ( vnsa Inten IIali-eri ) con artifizio meraviglioso formate, eJ
•ill cui si possono seguitare i process! organic! che clanno liiogo alio
sviluppo ili vasi distinti arteriosi , venosi, linfalici e dulti escretorii.
Se un' attento osservatore pub con tali mezzi esarainare siffatti
process! organici , e scorgere in qual modo la piu semplice tes-
situra i^lohidara od areo-^lobulai-e giunga a quel grado di perfe-
zione , per cui si presentano poi arteric, vene , liiil'itici , ed altri
p!u compost! organici element! , non fara meraviglia , se con arfifl-
ciale analisi potrii eziandio decomporre queste parti formate col
mezzo di una sintesi organica.
La macerazione e quel mezzo , di cui in tutti i tempi si sono
servit! gl! Anatomic! con piu o meno di successo per decomporre
! tessut! , e per via di sifl'atta operazione diretta coUa necessaria
intelligt'nza si possono le piu sottili relicelle spoi^liare del tessuto
globulare , si distruggono questi , e si vede in qual modo siano -for-
mate le fitte pareti dei gross! vasi che poi con facilita si possono
seguitar nei visceri, ove disposizion! presentano sempre diverse c
singolari per servire all'esercizio delle funzioni , cui sono deslinaii.
Ad ottenere preparazion! di tal sorta e necessario di allernare
le macerazioni leneudo i pezzi ora in cpialche liquore, cUe tratliene
Ja troppo celere decomposizione , e qualche tempo dope lasciandoli
immers! nell' acqua eziandio intiepidita. Al primo scopo servono
r alcool , fjli acidi vegetabili e mineral! , ! sal! , ed in ispecie il
solfatd o r acetato di rame , che danno un colore ora pi£i intenso,
ora pill chiaro alle sostanze , sii di cui agiscono, e che mirabil-
mcnte mi lianno servito per distinguere con piu facilita la sostanza
-cinericcia dalla midollare nelle mie ricerche sul cervello.
Alternando queste macerazioni si viene a scoprire, che le pic-
cole arterie e vene , e molto piu i grossi vasi sono format! di re-
ticelle piu addeusale e piu filie , che per le loro pareti scorrono
SaS »KI- PASSAGCrO BEI FIAUDI r.c.
•vasi pill soitili con tessitiu'a spui;ni)sa , e clie cjiiesti sono lerininati
nel moilo indicate dii vaselluii di lessulo gloliulare od areolare com-
posli. Per via di tali procedimeiiti si scoi'gc coine vengliino a prodiirsi
le relicelle lo uno allc altre sovrapposte , e snccessivanientc piii
sempliid , clie coiistituiscono i diversi strati, clie si Irovano nei varii
tessuti , c nelle membi-ane eziandio soilili ; ed in tal inodo si for-
mano pure Ic pseiido-mcmhrane, ed allre simili morljosc prodiizioni.
Tratlando nello stesso inodo i villi della placenta umana , qiielli
della cavalla , dei coiiledoni della vacca , le sollilissiine frangie ,
die neir interna cavita della membrana del tuorlo ne assorbiscono
questa sosianza nutriente , le papille con cui si atlacca alle piante
r Edera arhorea , mi e rieseito di separare tiUlo il Icssuto areo-
lare c globulare , e lasciare intaiie le reticelle vascolari formate
dalle estremita ])iii sottili , arleriose e venose.
Atlentamenle esaminando siflatte preparazioni eziandio esicate,
delle qtiali alciine posso render visibili in ogni occasione , si puo
scorgere , che quanto si e detto dell' assorbimento non era finora
appoggialo ad esatte osservazioni ; che lungi dal vero sono le figure
tlale dal Mascagni dei pori assorbenli iiella Tav. XV ; che mille
volte pill soilili sono le vie inalauti di quello , che abbia con fi-
gure cercato di far palese il sig. Lippi , nella sua opera premiala
dair Islitulo di Francia, (a) e di quello che siano Ic estremita delle
tene , alle quali la proprieta di assorbire c slata pure altribuita.
Le aperte estremita delle reticelle vascolari nale dall' accozza-
mento delle areolette e dei globeltiui , sono quelle , che atte sono
air assorbimento in qualunque luogo questo si cseguisca , ma per
avere un' idea ben chiara di sifltitta fiinzione , megiio che qualun-
que descriiione serviranno le annesse figure.
La tessitura gtobulo-vascolare ed aivo-vascolurd essendo visi-
(») T»Y. Vll. lig. 1. B.
DEL PROF. ROLANDO. ^i"^
hilissimn nei coiitloUi escrclorii di luUe le f;!iianclolc_, si vcrra a
coin|)rcnili're come succeda die injelLiiiilo aria, nicrcurio e siinili
per i ilclti c:iiiali , si rieinpiano sovenli le vcne ed i linfatici, che
per le lore tonaclie serpeggiano , come risulla dagli esalti esperi-
mciili di Mkkei, , che sono staii da Nuck , da Walther e da aUri
inoUo prima eseguiii. (rt)
DitVicile sara il far comprendere con figure e con parole in qual
modo i tessuti globul.ui ed areolari delle eslremiia dei dutii escre-
torii e dei vasi sangiiigni vengano a combiaarsi insieme per dar
liiogo alia secrezione , ed alle allre funzioni dei vasi capillar).
Quiiidi FoHJiANN ha ammesso iin tessulo spugnoso all' eslremiia dei
vasi assorbenli , che altrove abbiam detto esser formalo dalle reli-
celle sottilissiine , che compongoiio le pareti dei vasi. (d) Ma qtieste
pareti sono falte ora da semplice tessuto globtdare , ora da tessuto
areolare , ora da qiiesti e da reiicelle vascolari finissime, le quali
diversita di tessitura devono portarne delle grandissime nelle esa-
lazioni , nelle secrezioni , e consimili altre operazioni.
Chi desidera conoscere quella continua trasraulazione dei "lo-
betli del smgue in tessuti globular! , areolari , ed il passan^io di
questi in tessuti vascolari , e quincK in arterie e vene dislinle per
osservare poscia in qual modo da uno o due vasellini , ossra da
una semplice areolella di sollile reticella vascolare si formi il cuore
non puo meglio riescirvi che con ONScrvazioni ripelute sull' ovo
gallinaoeo.
Non vi ha dubbio , che utilissime sono le ricerche , che sono
Stale I'aitc sugli embrioni dei mammiferi , e quelle instituite sullc
ova di altri volatili e dei retlili. Ma essendo quasi impossibile il
fare su questi ricerche cosi numerose , quali si esigono per otle-
(a) Joannis Friderici Mkel nov.i ojperim(-iita dc finibus »enarum ct vasorum lymrlialico-
nim in ductus ct viscera cxcrcturia. Bcrolini i^-a.
(6) Tav. X. c XII. Ved. Diiiou. period, di Med. N." I.
323 DI"!' PASSAGGIO DEI FLUIBl TC.
ncre silFalto iiilenlo, quinili spcoluliueiile ileli' ovo gi'linacco mi'
sono sorvito per eseguire spdriinciili ed osscrviizloni in si i;iau nii-
mcro die a spiegiii'e cosi iiieravigliose uiclaiuoiCosi lui liauno poscla
coiuloUo.
Ill pill liioghi lio tlello clip la cicalricola dell' ovo galliiiaceo c-
coperla da una meinbranuzz.i fiiii^siuia Irasparenle e graiiellosa,
clic conliene il tiiorlo. I rudiinenli poi , da ctii si svolge I'em-
brione consistono. Primo in una piccola vescicliella del genere delle-
cosi dette serose , da cui si forma Y amnios , ed i comuni iiilegu-
mcnti. 2." In un disco o laminetta di soslanza spugnosa posla al di
sotto di quiiUa , cd e il ruditnento del sistcma vascolare. 3." A questo
cvvi sottoposlo un corpirciuolo di sostanza biancliiccia , chc e il
sacculus vUellarius dell' JLvLi.En , da cui si svolge 1' apparalo ali-
meniare. Col mezzo poi della fecondazione si aggiungc a (juesli-
Ire elemculi pnmordiali il rudimenlo del sistema nervoso soito for-
ma di leggerissimo iralio o virgoletla appena percettibile , clie e
silnalo al dissopra della lamina spugnosa.
In qnal inoilo dai suddeiti rudimenti vengono a formarsi i co-
muni iiUeguinenli, a svilui)parsi il sistema nervoso, il canale ali-
mentare colle sue appendici, in gran parte e stato dimostrato (a).
Quanto ora mi propongo di far palese , lutlo dipende dal suc-
cessivo svolgimento del disco spugnoso o spugno-vascolare ( Bla-
sLoderina di Pander. )
Nell' ovo vergine ( suh-eutaneum Malpighi ) si pub separare
dagU altri rudimenti quesla particella , e per lo piii , sebbene sia
dessa , che da la forma e il colore bianchiccio alia cicalricola , si
vede non di meno composta di granellini o globetlini ora sparsi ,
ora pill o men Ira di loro aderenti. Col mezzo della covazione , o-
del forte calore d' estate si avvicinano i globetlini , e presentano
(a) Organojiuctia. Diiiun. period. Ji Mc«l.
DEL pROK. rolakdo. Sag
mi tessnto relicolato , areo-vascolare , gia figui-alo Ja MALPiGm ,
da Pander, da Prevost et Dumas («) ; ed in questo si vede il
priino passo dell' organizzazione per cui dai gtobetliiii viene a for-
marsi una soUilissima inembrana relata , ossia il piu semplice tes-
sulo vascolarc-, clic prende un considerevoie ingrandimento (/>»),
cna non tnolto progrcdisce per difetto di qtiell' influenza, che eser-
cita quel riuiimento , clie coslituisce il sistenia nervoso.
Nelle ova fecondate pero inollo piu rapido della lamina spir*
gno-vascolare , e passaggio dalla sostanza granellosa- al (essulo re-
ticolato e vascolare. Scorse appena sei in olio ore di covazione
si distingue nel suo centre uno spazio allungato pellucido , e tras-
parente , che lascia dislinguere il soitoposto sacchetto del tumio.
Molto piu visibile si rende quest' «rea pellucida verso le ore 12 ,
e i5, ed olTre una figura piriforme. A quest' epoca , se si guarda
a traverso della luce, vi si distingue una soltilissiina reticella vasco-
lare cou areole assai ristretle in proporzione che si continuano con
quelle dell' area opaen , che la pellucida circonda e rinchiude.
L' area opaca si forma a misura , che nella parte inferiore del
disco spugno-vasoolare , ed in ispecie alia superficie del vasi ar-
teriosi si raccoglie una matei'ia granellosa composta di globeltini risol-
vibili in allri minori. Dall' unione di questi globeltini si forma un
lessuto reticolato , che serve all' assorbimento del tuorlo. Questo
tessuto si esiende al di fuori del vaso terminale, ove finiscono le
artertc e le vene. La lamina spugno-vascolare , ossia il Blastoder-
ma di Pander, figura venosa di IIai.i.er, e dunque fortnata da tre
distinti strati, cine dal venoso siiperioi'e, dall' arterioso che si trova
in mezzo a queslo , ed alio stato granelloso , che forma l' area
opaca in due zone divisa dal vaso terminale, e da cui in gran parte
{a) Ann. dcs Sciences nat, Tom. Xli. Pl> 4^ ''■ '-
(*) Tav. VI. fig, 3o. a.
ToM. XXKV. A Tt
33o ■ DEL PASSAGGIO CEI FLUIDI EC.
sono formate Ic frangie assorbenti , clie nuotano nel tuorlo , e fi-
ccvono le veiie per il loro niai-giiie aJerente , e per il margiiie
libero oiFroao le arterie.
Questi dtversi tessuti cotninciano a distlnguersi dalle ore i6
alle 24; e per 1' a|)parizione del ruditnento del ventricolo sinislro,
piu maiiifeste pariinenli si I'endono le reticelle. Poscia si allungano,
e si dislendono solto (bniia di plessi pampiniformi le arterie, quindi
le vene. Dlsposizioue , che si accosta a quella che si osserva nei
vasi , che foi-mano le nervosiia delle foglie , dei petali , e simili.
A quest' epoca , ed alle ore 3G sino alle ore 4o succedono me-
i-avigliosi cambiamenti nclla lamina spiigno-vascolare , ed in ogni
punlo dalle sottili reticelle si sviluppano ramoscelli arleriosi e ve-
iiosi ; ed e impossibile il descrivere 1' cleganza , e la beilezza dei
vaselliiii , die preseiilano uii ricamo , un lavorlo di tania finezza
da non poiersi imitare dal piu abile pennello.
I vasellini e le reticelle sono poco visibili a principio, perche
contengono soltanto la materia piu fluida del tuorlo, poco per volta
si scorgc che col sangue venoso circola la sostanza graneilosa gial-
lastra, cio che spiega V assorbimemo fatto non gia dalle piccole vene,
cihe per anastoiuosi riccvono il sangue dalle arterie , ma dal tes-
sulo areo-vascolare , che forma l' anzidetta area opaca sulle frangie
assorheiili ( vasa liitea) specialmente disposta.
"Le annesse figure molto mcglio spiegheranno la formazione e
la disposizione dei vasi arteriosi e veuosi, che riconoscono il loro
sviluppo , e la loi'o esisleuza daila forza del cuore , ed in tal
modo si coua|>rende come un tessuto semplicemente globulare ,
insensibilmenle si Irasformi in tessuto spugnoso , reticolato , e da
questo si sviluppino arterie, \ene e linfalici , avendo tutti la slessa
originc.
Crrca le ore i5 di covaztonc ho veduto , come dissi , 1' area
pellucida piena di vasellini a pareti globulari, che forraano reti fitte
oltrcmodo , e che si diradano iusensibilmente. Formansi inl^nlo vasi
DTJI. PROF. ROL/INDO. 33 C
pill di^tinli , ed uno di qnesti prendendo un mnggior accrescimcn-
to , talinentc poco pei* volt;» 9' 'mj^rossa , clie farilrnente si dislin-
ijue da Uitli gli altri
f^enlricolo sinistra.
Per vedere qiieslo vasellino , che e l' orecchieila , e ventricolo
sinislro , fa d' uo|jo d' esainiiiare I' ciiibrione d.illa sua faccia iiife-
riore , ossia petlorale , eil allora si scoi-ge ( alle ore aa ) , che
quelle ne occupa quasi tullo il terzo superiot'e ; sebbene mai si
eslenda sino at c;ipo , e prima di giungervi si divida iu due ra-
raoscelli , che sorio le carolidi.
Alio stMso tempo o poche ore dopo si scorge , che il cuore
porteriormenle si continua con due vasi , ehe si dirigono ai lati ,
e prescniano una specie d' areo. Qnesti pero si risolvono subita-
TBcnte in una relicella mnlto fiita , die a prtncipio forma gran
parte dell' area pellucida. Ir»grossandosi poi forniano le due vene,
che si stendono per la parte anteriore della figura venosa sino all*
incisione cordiforme, che dalla presenza di qneste in parte dipen-
dfi , ed in fatti mancando quesle vene si ristringe la figura venosa
in questa direzione;
Intanto a proporzionc , che cresce il ventricolo sinislro, si rende
piii visibile e flessuoso (ore 26), poscia si splega , e s' inarca :
(ore 2cS. 5o ) Eppercio guardando per di sopra comincia a spun-
tare dal destro lato del feto, ed infaili poco dopo si scoprono le
sue pulsazloni , quantunque pallido ancora sia I' umore , che den-
tro vi scorre. Curvasi magi'iormente in seguilo ( ore 36. 38. ^o. )
dal che ne avviene , che vi si possono distinguere tre porzioni, una
ascendente , che sarJi l' orecchietta , la seconda o di mezzo discen»
dente , ed ascendente di nuovo la lerza , e queste formano il ven-
tricolo sinlstro.
Press' a poco a quest' ora si sono manifestati i vasi arteriosi e
Yenosi , cbe si diramano per la figura venosa, e per il feto, ed il
333 DEr. PASSAGGIO DEI FLUIDI IC.
san^ue in pria rubiginoso , poscia A'l uu be! rosso si lingc (ore /(o)
ner 1' assorbiinenlo dell' ossigeno , cio die e slato con parecchie
csperienze dimosirnto.
Intanlo le due porzioni discendcnte cd ascendente del sinistro
ventricolo seguitano a picgarsi mnggiortnenle ( ore ^2. i^S. 5o. )
formano iin angolo aciilissinio , (jnindi passa l' ascendente sull' al-
li-a , e prescntano una specie di laccio ( ore 54 ) , die si osserva
per liingo tempo , cioc sino a laiito die sia coperto di sostanza
muscolarc. A quest' epoca si rende cziandio visibile il bulbo doll'
aorta, da cai oltre qucslo ramo sortono le acceniiate carotidi.
Risulta dalle osservazioni di IIai.ler , da cui non diireriscono
quelle di Pander , die non si i'- osscrvato vestigio di ventricolo de-
stro prima del quarto giorno. iNc mi ha fatto meraviglia, die prima
di quesio tempo nulla siasi scoperto suU' apparizione di queslo ven-
tricolo, poiclie sollanto dopo averc per cenlinaja di volte ben esa-
rninato con tutta I'altenzione le diverse fasi e trasformazioni , che
subisce il vasellino , che forma le orecdiielte , il sinistro ventri-
colo , ed il bulbo dell' aorta , linalmente ho potuto scorgere, che
circa le ore 58 di covazione sorliva un vasellino pellucido , tras-
parente e soltilissimo dall' orccdiieUa , die traversava il sinistro
A^entricolo , e scmbrava aver fine vicino al bulbo dell' aorta. Dalla
posizione di questo vasellino mi parve poter congetturare , clic
questo fosse il primo rudimenlo del venlricolo deslro; ed infatti
ulleriori osservazioni mi hanno assicurato , che mi era punlo iu-
gannato.
A dii Sara prevennto dd fatto facile sara lo scorgere ( ore 58.
59. 60. 63. (>4. ) , c'lo dair orecrhietta destra , e dal suo lato op-
posto air originc delle vene cave, si diparte un vasellino no;i an-
cora di sangue rosso ri,pieno, come lo sono le altre parti del cuore,
e intti i viciiii vasi.
Questo vasellino trasparentc difficilmcnte a principio siscopre,
ise non si fa attcnzionc , die quasi dircttameute verso il bulb«
DEI, PROF. ROLANDO. 333
rlcU' aorla s innal/.a. Poscia gradatameiile s' incurva (ore G\. 6().
68.), s' itigrossa nel mezzo (Go. G8. (xj. 70. ']■'>■■) ed applicantlosi
ol lato tlesiro del sinislro venlricolo, slreltamenlc vi si uiiisoe a
misura die si deponf^ono luiove fibre muscolari, che I'lmo e 1' al-
tro vciitricolo siringono ed al>bracciano.
Le raginni per cui noii e slato da altri vediito prima del quarlQ
giorno provengono probahilmcHle dall' essei' stato .soinpre rieei'cato
colla persuasione , die da bel principio si dovcsse trovaie iinito al
sinistru venlricolo. Or dnnque trovaiidosi alqnanlo dislanle da que-
sto , deve csser ricercalo alia sua origiiie , cioe annesso alia destra
■oreccliietta , che nn poeo lontano dal venlricolo sinisiro si scorge.
Ravvicinaiidosi tulte queste parti ( ore 80. 84- 91- ) verso il quarto
giorno , vieiie il deslro venlricolo lutlora sotto forma di vaso
turgiiletto ad occtipare il posto , che deve in seguito conservare.
lid infutti soltanlo a quest' epoca c stato veduto sotto forma di tu-
bercolo posio sul sinistro venlricolo da Haller , e da altri in se-
guito. Non e poi stato scoperto innanzi a motivo della piccola quan-
tiia di sanj^'ue , che contiene , region per cui difFicilmente si di-
stingue, trovandosi in mezzo all' orecchietia , ed al sinistro venlri-
colo , die sono di sangue ben rosso turgidi e ripietii.
Pertanto sul finire del quarto giorno si osserva , che il ven-
tricolo destro a guisa di fascia si eslende dall' orecchietia mollo vi-
cina oltre il venlricolo sinislro Poco per volta s' ingrandisce, come
si puo vedere dal quinlo al sesto giorno, in cui occupa la meta
del venlricolo sinistro , rimanetido pero piu corto per qualche
tempo dopo la covazionc.
Jiicurvandosi conlinuamente apparisce il destro venlricolo for-
•mato pziaiidio di due rami ; uiio che comunica coll' oi'ecchietta ,
i' altro ooir arleria polmonale. Quest! due rami pero non formano
mai un angolo cost aculo , come net venlricolo sinislro , ne mai
vengono ud avvicinarsi alfallo , motivo per cui prescntano in uo
33 i DEI- PASSAGGIO Dfil FLTTIDI EC.
ccilo tnoilo la fij^ura delta letiera V , come si osserva in tiilti gli
animali , che di uii cuoie a due ventricoli sono provvediili.
Oltesto poi dipende principalmenle dalla maniera, con cui il
deslro ventricolo viene ad- appoggiarsi al sinistro in guisa, die tro-
vandosi conlro il ramo aorlico ascendeiile i due rami del destro
vestano per seinpre alia base del cuore tra loro piu lonlani , e
forinauo percio un angolo piti aperto.
Delle orccchiette del cuore.
Si e detto di sopra cbe da un tramezzo , che s' innalza dalle
pareli del sacco auiicolare , viene questo diviso in due cavita co-
nosciute sotlo il nonie di orecchietta destra e sinistra. Coinincia
questa divisione a scorgersi alle ore 80. 8a. 8G. 90. («) solto forma
d' una liuea opaca , che si manifesta sulla faccia anteriore e po-
steriore del saoco auricotare. Questa linea e it prime rudimento
delle due vaivoletle semicircolari , che si formano dalla ripiegata
membrana vascolare interna , le quati a misura che crescono , la-
sciano per qualche tempo un' apertura , che sempre pii si rislringe.
Questo e il foro di Botatto , il quale poscia per 1' avvicinamento
del martini delte due valvotette , si cUiude in seguito , e forma
una jierfetta divisione tra le due orecchiette in guisa, che tullo il
sangue , che sbocca nclla destra dovra necessariamente passare per
il destro ventricolo.
Questa divisione si forma poc' appresso al tempo stesso che suc-
cede la formazione del destro ventricolo , e pare clie possa essere
una delle cagioni , per cui non polendo il sangue liberamente pas-
sare dall' una all' altra orecchietta per il ristringimento del foro di
iJolallo , viea coslrelto a SGorrere per il vaselliuo, che poi dila-
taudosi iu ventricolo deslro si trasforma.
[n) tliLLiK. Orcr. anatoiaici argiunenli minor, p. 34o. I'ikdeh paj. Ci.
DEL PROF. ROr.ANDO. 3Jj
Queslo Siicco auricolare , come tlissiino , principia a disliii-
guersi sottu formu cli uii raino ascemluiUe , die foriua un angolo
aculo col (lisceiuleiile ossia auricolare del venti-icolo sinisti'o; ia-
sensibilineiite pero la poslzione di queslo sacco feiide all' orizzoa-
tale , ed a misura die cresce il venlricolo dcstro, e si rneile a lalo
del sinistro , piu ampia diveiita la base del cuore , poiilie vien
fatta dal sacco auricolai-c , die lia ac(j[uislato una posiziouc oriz-
zoiitale. ( ore 86. 90. 96 elc. )
L' origine del sacco auricolare, e del sinistro venlricolo non
meno die la posterior apparizione del destro , le varie Irasforma-
zioni , a ciii vanno quesli sog£;eili , diinostraiio evidentemeiite, die
la prima f'orinazione del cuore e vascolare , non potendosi altrir-
menti spiegare le diverse fasi , die preseiitano separatamente tulte
gtiesle parti per giungere alia forma/.ione di un oigano cosi com-
posto , quale si e il cuore giuiito al suo grado di perfezione. II
primordiaie eiemento delle ofecchielle , e dei ventricoii del cuore
e dunque una semplice areola o niaglia di sollilissima reticelia,ed
jii questa si puo risolvere coiisideramJo nel modo accennalo le de-
scribe parti : e se nel cuoi'e dell' animale adulto con diflicolta si
Tavvisano le traccie della sua prima origine , queslo proviene dall'
essere la sua vera slruttura mascherata e coperta dalle numerose
fibre muscolari , die vi formano densissimi strati , e robusiissime
pareii.
£ molto probabile die sul principio depongansi sulle pareti del
■vasellino, die si trasforma in veutricolo sinistro molecole di so-
Stauzn musfo'.are , poiche non si polrebbero altrimenti spiegare le
sue alterne contrazioni , die non souo visibili , siuclie queslo si
'tkiie nascosto sollo il felicino ; ed unicaniente all' estrema minu-
lezsa di tpeste parti (a) si deve attribuire , se si scorgono le pa-
(a) La sostanzu mu&colaic appariscc a principio sotto forma di molecole , c non gia di tibrc
o fill
33G urL P.4SSAGG10 dei fluidi ec.
reli I'iiilbrzalc di sostatiza miiscolarc soltanto circa alio ore 5o. 56
Go. Dai successivi strati di questa sostanza deposti allorno al si-
nistro ventricolo viene questo ad acquislare una forma quasi glo-
Ijosa , e siccoinc a priacipio solainciilc la porzione iafenore lie ri-
mane coperia , cosi piii soilili riaaangono le due csli'einit;i superiori
del ventricolo, molivo per cui col nome d'w<m< sono slate distinte.
Allorche sotto forma di vaso alquanto piegato comiucia ad ap-
parire il ileslro ventricolo , accostandosi nello slesso tempo al sL<-
nisiro , la sostanza muscolare non si depone soltanto su questo,
ma coprendo tanto 1' nno die I' allro, ne viene die dai numerosi
slrati di fibre muscolari gli uni agli altri savrapposti , acquisti il
cuore la conoscinia forma, clie per tiilto il tempo della vita conserva.
L' esposizione delle successive mutazioni , die si osservaiio nella
formazione del cuore del pulcino , servir possono di base sicura
alia spiegazione di varie question! nate fra gli Anatomici , c Fisio-
logi relativamente alia struttura del cuore degli aniniali e dell'uo-
mo adul(o ; quindi sono esse d' accordo colle osservazioni falie da
MekEl suI cuore dei teneri feti di varj animali ; eppercio da sif-
lalta riunione , e concordanza di fatti verra ad oltenersi , come df-
inostrererao , la massima certezza riguardo a quanto si e linora
esposio. .
Arterie , Vene , e Vasi capillari.
Imperfette ho trovate tutte le descrizioni dei vasi die sortoiro
dal cuore, come sono state date dai varii scrittori , die di qiieste
cose si sono occupati. Di alcuni di questi vasi si parlerh descrivendo
le arterie e le vene , die per la fij^ura venosa si vedono poco per
volta a comparire. Imprendo ora a spiegare il modo, con cui hanno
origine dal cuore.
A principio partono dalla oreccbietta due grossi Ironchi vena-
si , i quali a misura cbe vaano allungandosi si diyidono in varj
DEr, paor. bolasdo. 33^
rntni , de' qiwTi iino o due sijl)itainciite verso H capo nvoUi fur-
muiio le vene auteriori della (ii^iira venosa ; un allro poslerior-
mente dirctto beii presto in due si divide , clic allontanaiidosi tra
di loro vamio ad accostarsi alle due arterie lalerali , ed in coiii-
pagjiia di quesle dirainandosi lormano le due vene laterali della
figura suddetta. Dall' una di quesle e per lo piii dalla deslra suolc
diparlirsi un ramo assai conspicuo , clie drillo scorrendo indietro,
costituisce la vena posteriore della figura venosa. Importante cosa
e poi r osservare die quesle vene si formano piii tardi deile ar-
terie, e che a principio presentano intrecci vascolari , die poi danno
hiogo a tronclii ben dislinli , mentrelie da qualclie temjio prima
ben distinti e formali scorrere si vedono i tronuhi arteriosi : non
poleniJosi qtiesto bene spiegare con parole , rimandero alle figure.
Dalla porzione superiore dell' orecchiella deslra , poiciie 1" in-
fcriore , perdenilosi i vasi della fiqura venosa , in parie sparisce ,
ne esce lateralmcntc un piccolo Ironco , die sul>ilamente dividesi
in due (ore 5o. 53.) sicclie uno incrocciando 1' aorla si porta per
il collo del pulclno . passa innanzi 1' oreccliio , e scorrendo per
la base del cervellello e del cervello , da a tulle quesle parti bel-
lissime raraificazioni. Quesla e la cava superiore , die e continua
colla giugolare deslra non essendovi ancora suclavia visibile. Piii
profondamcnie situala si vede ( ore 68 ) scorrere la giugolare si-
nistra , die dalla inedesima cava superiore ha la sua origine.
L' allro ramo , che nasce dal brevissimo Ironco posteriormente
diretto s' accosta all' aorta, ed innanzi (piesla scorrendo, viene sino
alia cavita della pelvi. Qucslo ironco c la cava inferiore o poste-
riore , ed a principio in fasceltini intrecciati di vasi capillari ben
presto si disperde.
Dal dclto Ironco , origine ddle due cave , sorie pure la vena
ombelicale , die ila vaseUiiii , die formano il fegato , cd arrivando
alia vescica omlK-licale od alanloidea in duo rami divisa forma su
Tom. ."cxxv.
338 DF.T. PASSACCIO DF.I FI.UlDt EC.
qiicsle bellissiine diramazioui , c reti elegantissiine a non polcrsi
con parole descrivere.
Tulte le arlerie, die portano il sangue al feto , ed alia figiira
venosa prima dclla forinazlonc del veutricolo deslro , sortono dal
sinisiro , cioc tlal cosi detto bulbo dell' aorta. Appciia si rende visi -
hile il ciiore clie si scorgono sortire dal siio apice ( ore 2^. 28. 3o. )
due vaselliiii , de' qiiali uno u 1' aorta , I'allro la carotide deslra ,
non vcdcndosi la sinistra ciie molto piu tardi , e con maggior dif-
ficolla.
L' aorta iiUaiUo sorlendo dal ciiore forma un arco , e scorre
poscia lungo il midollo spiuale , ijen presto si vede divisa in due
fili anteriori ( ore 3G. 4o- ) da queste parlono le due arierie late-
rali della tigura veiiosa. Piu lardi uno si avvede , clie si e pro-
lungata quasi sino alia vescicheila alantoidea. Prima pero divides!
in due rami , clie per questa rampicando formano alia sm super-
ficic bcUissime ramificazioni. ContempLmdo quesla vescichelta a
principio meylio die in nessuna altra parte si puo prcnder I'idca
del lessuto globu/are, globulo-vascolare , reticolato , c dclla for-
mazione delle arlerie e delle vene.
Queste Irasformazioni seguitate passo a passo cbiaramente di-
moslrano , die le oreccliiette , i ventricoli , l' aorta , le vene cave,
c gli altri vasi provengono dalla reticella , che si vede nelle lami-
ne deir area pellucida ed opaca , clic in principio olfre una tessi-
tura affaito globulare.
Se dunque le arterie e le vene del felo iinitamcnte ai discen-
denti lessuti capillari sono parti della figura venosa o vascolare ,
ne viene per conseguenza , clie da quesla formasi gran parte del
nuovo animale. Infatli sopra questa trovandosi siluali i priini ru-
dimentl del sistema nervoso , a niisura , die si vanno organizzando
le alti^e parti, pare die da ess.i abbiano la loro origine, e cbc per
cio porzioni di questa membrana si trasforinino nei rudimenti dei
varj organi di cui e composlo il pulcino.
TEi. pnoF. not,A>DO 33^
Queslo viene conferraato dail' osservare , clie a misura die
prende accresLuncMito il feticino semnre i suoi martini sono con-
linui coir yja pellucida , cppercio si vecle clie da questa quelli si
i'onnano ; a questo fine si proJucoiio contiiuiamente nuovi sirati,
che pnma sono scmplicemente globulari , ed in seyuilo si fanno
reticolati e vascolaii , clo che in molle parli si puo coll' occliio
seguilare.
Dico adiinqiie die le pareti del lorace , e dell' abdonie , in cui
posria lante ossa , c cosi diversi nuiscoli si oiganizzano, sono dalla
siiddetta meinbrana o figura vascolare fonnali , scorgendosi il pro-
cesso con cui da questa si producono.
Diversa essendo l' origine dei varj visceri nelle suddelte cavita
conlenuli,dimostrereino allrove di quali elemeiui vengliino questi for-
mati , ed in qual guisa alia loro formazione concorra la inembrana
vascolare ; poiche d' allra parte iion potrebbero venire i vasi nu-
merosi , che si vedono nei polmoni , nel fegato , e nei visceri di
conslmile tessitura forniti.
Da ([uanlo si e detto si puo eonchiudere i.* che il disco o pic-
cola lamina spiignn-x'ciscotare della cicatricola situata tra le mem-
brjine che forinano la vescichelta dell' amnios, ed il sacchetto del
tiiorlo si trasforma insensibiltnente in quella membrana eminente-
mente vascolare, che e stata chiamata y7^Mra 'venosa da Halier;
2.° che questa partirella , in cui si ravvija la pin semplice tessi-
tura globulare, e ailatto dislinta dalla membrana del tuorlo, e che
soltanto in seguilo con essa streitamenle si iinisce; 3.° che c dessa
cioe la lamina spugno-vascolare , che cosiiluisce il rudimento del
sistema vascolare , die esisiendo nella cicatricola iion stata pri-
mieramente fecondata , si deve conchiudere , che preesista ad una
tale operazione , e venga dalla madre somministrata (a) ; 5." che
non puo concepirsi 1' esisienza di verun corpo organico senza che
(a) AualytU aduiubi^la humaui corporis Ctbricac.
2^0 het. PAssAncio vv.i rLCini ec.
vi csisla lii sUniltura glohiilare o globulo-vascolare , die deve es*
sere consulcrata come l;i priinitiva , e la piu seinplice ; cib die di-
mostrano i coi-j/i organici i piu scm|)Hci , qiiali sono le majfe , le
artrodie , le trenielle , le spugne , gli «/cjo/«, die per la loro sirut-
tura si possono considerarc quali scmplici lanaine o disclii spugiio-
vascolai'i sollaiito ingcaiuliii.
Origine , e trasformazione di alcuni tessuti tenuti per inorgaiiici.
Gli umori, die irrigaiio i lessuti , e scorrono le vie dclla cir-
colazione nci corpi vivenli forniscoiio im iiumero piu o mcno graiide
di globcllini , e questi come abbiaino dello visibiii specialiiieiile
iiel sanguc fonuano le vai-ie sostanze , di cui i visccri , e gli organi
5ono coraposli.
Si e veduto in qiial modo i globetlini del sangue formino il les-
siilo globulo vascolare , come da qiiesto fac'ilmente ne venga il tes-
siito areo-vascolare , e le sotiili reticelle , colle quali poscia si coii-
fondono le arterie e le vene le piu sottili.
Appena pero formato il tessuto globulo-vascolare non in tulte
le parti tale si mantiene, e sempre permeabde ai fluidi , ma sog-
giace a particolari Irasforraazioni , per cui prende poscia una na-
tura diversa , e si trasforma in quelle parti, a cui da moiti c slata
negata una natura organica.
Queste parti sono specialmente I'epidermide , le ugne , i peli,
e tant' aitre sostanze, che si hanno dagli animali non meno chc
dai vegetabili.
Sulla natura organica di queste parti si c disputato dagli antichi
non meno che dagli odierni Anatomic!. Condoiti alcuni da conget-
ture, altri da fatti sperimenti , preiendono che non solo vasi, ma
eziandio nervi vi si possano osservare. iNulladinieno Valsalva, Mor-
GAGNi, RuiscHio, Fantoni , Haller , e MiiKEL soslengono non
esser queste parti fornile di vasi , poiche non e loro riescito di
I
DEf. PI\Or. ROLANDO 3^1
farvi pcnctrare Ic injezioui Ic piti soUili, ed anzi Crviskank e lIoM-
soi.T dopo miimlissime inicroscopiclic nsscrvazioni negano perlino
all' epidennidc i pori da Levekof.ciiio gi;i veduti e dimoslrali.
Della-Torre e Fontana col mezzo di osservazioni luicroscopicho
prcteiidono aver scopcrto un numcro iinrncnso di vascUini special-
meate nell' epidermide , ed il 'Mascac.m (a) asserisce poi clic tulle
cjueste parti sono di vaselliiii liiifiUici formate , scbbcnc dalle li-
giite clie egli ne presenta non si possa compreudere qiiali siano
le ragioni che lo spingono a considerare cpiesle ]>aiti formate di
soli linfaiici, piuttosio che di vasi arleriosi e venosi ossia di ca-
piilari sangiiigiii come lo sono tutte le altre.
Quanto ho detto snll' origine dei comuni integumenti tanto di-
Stinla da cpiella delle membrane del canal alimentare serve a pro-
vare , che la cuticola nulla lia che fare colla mucosa della cavila
suddetta. (i). Ma per convincersi dell' origine globulo-vascolare
deir epidermide , bastera l' esaniinaria eziandio alio state di perfe-
zione , a cui suole arrivare, e si vedra , che c formata di g!o-
bettini poc' appresso della grossezza di quelli , che si vedono nel
sangue ; convien dire pero che piuttosto piii piccoli vi si ravvi-
sano; ma cio come facilmenie si comprende, vienc dalla compres-
sioue, e mutuo appressamento a cui soggiacciono. Da questo ne
viene , che se in principio il tessuto globulo-vascolare , che loro
ha dato origine , era permeabile agli umori , per via di una tale
mutazione passa alio stalo di membrana piu fitta e piii densa, che
non permelte piii la circolazione degli umori , e questi soltanto
trapelano per alcunc vie corrispondenti ai vascllini della sottoposta
cute , e che si trovano in numero molto minore di quello , che
sarebbero se i vani lasciati dai globelliui non fossero stali elisi ed
otturati.
(a) Prodroino dclla grandc Alialuniiii. Tav. Ill IV. V. VII.
^b) V. OrgaDogcDcsia. Diziou. period, di Mud.
3.|3 I>I^L PASSAfiGIO DEI FLUIDI EC.
E nolo , die da molii soiio stati ammessi vasellini di sangue
eziandio ripieni nella faccia interna dell' epidermide , ed una sil-
lalln opinione con parlicolar lavoi-o e stata specialmcnte sostcniUa
dal sig.' MoJON , clie ad iin tal (inc ha dato preziose ossei'vazioni
mioroscopichc («).
Oualclie schiarimenlo si ottiene a questo i-iguardo dall' esame
dello ]>utsolelte , c hoitoncini , die soventi spuntano sulla pelle.
E scbbene la sede di queste locali infiammazioni sia nella cnte, e
nei suoi vasellini , tuttavia in qualche modo ne resta intaccato il
corpo mucoso , e la ciitlcola,.e formandosi sotto questo processo
flogistico iiuovi slrali delle' suddctie parti , qttesle per qualclie tem-
po, e vigcnte specialmcnte lo slato infiammatorio , conservano la
disposizione globulo-vascolare , e per i vani ancora esistenli fra i
globettini e le areolette scorrono gli umori , e gli siessi globeltt
di sangue rossigno. Aggiungasi poi clie da una disposizione i;lobu-
lare , simile a quella del corpo mucoso , dipende la formazione
delle false membrane, e loro vasellini osservati sulhi superficie dei
polmoni, quella delle croste, e di consimill altre produzioni , clie da
precedula infiammazione rlconoscono la loro orit^ine.
Su d' un numero infinito di piante , e sulle loro foglie special-
mente spuntano peli , i qnali al microscopio allentamenle esami-
nati rischiarano non poco questo argomento. Ora quest! peli alia
loro base si vedono formati di moiti globicini , die per la loro ag-
gregazione danno luogo ai vani vascolari , per cui possono pene-
trare gli umori , ma poco lungi dalla base suddetta s' impicciolis-
cono per via di un maggior appressamento dei globettini e questi
quasi clisi c compressi piCi non si distiiiguono , e formano cosi
confiisi r apice del pelo. \b)
Non solo alia superficie di molte foglie delta tomentose , sifFatte
(a) Osservazioni sull' epidermide , del :>ii;. I'rof. fi. Mojon.
(4^ Tav. II. 6g. 11
I
DEI. pr.OF. not.ASDO. 343
proiliizionl si scoprono , ma eziaiulio alia superficie del pctali di ,
inolti (iori. Ed in qiicsli i globellini sono alle volte diversamente
disposli e sembraiio servirc alia serrezione di qiialclie umore, al
die sunicicntc sembra una cosi seinplice tessilura , come ailrovc
cerclieri) di spiegare.
Egli t'; ben ciiiai'o , che quesii peli piii scmplici devono esser
distiiui da (piclli die liamio origine da uii bidbo jiroprio e dislinlo,
ill cui esisloiio vasdlini in vario modo disposti. Nulla di meuo e
certo die aiiclie questi vicino al bulbo sono forcuali di giobettini
disposti in modo die possono lasciare dei vani od iulervalli vasco-
lari , die svaniscono e scompajuno insensibdinente per la maggior
adesione , die succede fra loro. Tuttavia se a caj^ione di cause mor-
bose i delli vani vascolari si mantengono pervii alia radice del
pelo , ne viene die questa parte presentera liaccie di manifesla
organizzazione , e dara luogo a vizj , ed alterazioni , die possono
esistere in certe rarisslme malallie , sulla di cui esistenza perfino
si e molto disputato dai IMedici , sebbene la possibilila di silTalii
processi morbosi possa esser dimoslrala da proccssi- nalurali , che
lianno luogo nclla formazione delle piume degli uccelli.
Cio die dicesi dei peli devesi intendere delle ugne , e di altre
simili produzioni lanto degli animali , die de' vegetabili. I peli sem-
plici delle piante , i peli bulbosi , le ugne e varie escrescenze mor-
bose preseiitano il passaggio del lessuto globulo-vascolai'e alio slato
quasi inorganico , cioc a qaello stato , in cui, non essendovi piii
circolazionc d' uinori pel vasdlini compress! ed elisi, non pu6 piii
farsi permutazione veruna di molecole. Queste cose peib ineglio
si vcdono ancora nel seguitare la forraazione delle ossa, ed il pas-
saggio die fanno queste dal tessuto globulo-vascolare , ed arco-vas-
colare alia durezza ossca , die acquislano per deposizione di mo-
lecule e giobettini di parlicolare natura , e da cui poi dipendono
tante allre mutazioni , die espressamente devono esscre esaminate,
seguilaie , e descriile.
344 "EI- PASSACGIO DEI PLUIDl T.C.
Tiiseiisiijlli alTalto eJ inorganiclie s'l inostrano le unj^hie del vo^
lalili, eJ il loro becco. Se si esaminnno pero ncl pulcino tlall' ot-
tavo al duodecimo giorno di covazioiic vi si vede una distiiila ai*-
teria , e vene corrispondeiUi ad un niimcro grandissimo di vasi
capillar! , ctie fanno reticclle sottilissiine , e per cui srorre il
sangue di un bel rosso , come eziandio si osscrva alia sn])erficie
deir animale.
Wa infine niolto [^lu visibili e manifeslc consiiriili trasformazlonl
succedono, e per oosi dire sollo gli occlii dell' osservatorft si eseguis-
cono , se uno si fa ad csaminaie le ale dcgl' inseUi fol mez/o d'un
ingrandimcnlo di 4"^, di 5oo diametri. Se si osservano le ale di (fiielle
piccolissime clTemere, di cpiri calici , icneuinoui , c psjco'lu die
svolazzano sui veti'i delle finestre si vcdraiino formate di un les-
suto globulo-vascolare reliculato , in cni manifeste si scorgono le
vestigia della primordiale disposizionc globulaie: cio si osserva tanto
ill ale, die hanno appena la lungliezza d' un millimefro, die in quelle
pill luiigliette , perclie appartenenti a piii grosse effemere. (a) Non
solo pcro neile ale di questi , ma di molti altri, anzi esaminando
le ale dei coleoptcri , degli emipleri ed ortopteri , ed in ispecie
quelle di alcuni grilli assai comuni la tessitura globulo vascolare e
reticolata inollo ineglio si osserva , specialmcnte quando queste
parti sono ancora tenere e di fresco formate.
Tultavia esaminando le ale raembranose di un gran numero
A' insetli con leuti die ingrossino le cinquania e le sessanta voile
gli oggetli , non si ravvisa in queste la menoma traccia di tessi-
tura vascolare , ed appnjono formate di sollilissime laminc a guisa
di taico inorganico , perciie realmente si elidono i globetliui ,
svaniscono i reticoli vaseolari , ed uno uoii si accorgerebbe che
siano stale formate coll' indicate processo , se non si esaminasse
(•) V. Tar. VL
DEL PROr. nOLAMDO. 345
r ala in quella regione plii vicina al corpo dell' inselto, in cui in
lulli i tempi si scorge manifesta la tessitura globulo-vascolare ,
come si vede nolle allre parti del corpo di cpiesli aiiiinaliicci.
Quanta tendenza vi esisla nelie malecoie organichc a f'ormare
tessuti globiilari mi c parso poter rilevare dallo scorger ciic una
senile mcmbiana lolla dalla superficie di un sangue cos\ detto co-
tcnnoso , prcsentava la tessitura e disposizione die si osscrva nelle
piu sotlili membrane degii esseri vivenli. Soggiungcro di piii, dis-
posizione analoga aver osservato sull' ingelata die ncil' inverno com-
parisce sui vetri delle finestre , ma i globettini da cui questa e
formata, sono pure composli d' idrogeno e d' ossigeno , e forse di
carbonic e d' azoto , c quindi nou fiira meravigliaj se piu niente di
analogo si osscrva nei corpi veramente inorganici.
L' esame pertanlo di quelle parti , a cui viene generalmenfe
negata la natura organica , conduce cziandio a mcglio conoscere
quale sia il mode , con cui si forraino i tessuti organici , e nello
slesso tempo dimostra die possono qucsli soggiacere a mutazioni
tali per cui senibrano godere di una natura alfatto diversa ; e sol-
lawto si puo avere un' idea esatta della loro tessitura ; quando si
considerano al principio della loro formazione, e si seguitano tutte
le trasformazioni , a cui insensibilmente vaiino soggetli , e sifTatte
considerazioni sai-anno di grandissimo vantaggio per acquistare un'
idea delle tante mutazioni , che per via dei processi organici ia
tanlc altre parti succedono.
Tom. xtxv Xx
BEL PASSAGGIO DKI FLUID! EC.
CONCLUSIONI
1." Per conoscere 1' intima natura delle cose iiaturali e neces-
sario di esatninarle dalla loro orij^ine, come lia avverlilo Aristotile.
2." Alcuni elementi riconosciuti atli a formare sostanze orga-
niclie cominciano a premiere la forma globulare , e questi globcl-
lini possono avere il diametro tli una millesima parte cU millime-
tro , come nelle mucedinee , ad una centesima soltanlo, come iicl
sangue delle vane.
3.° I globetlini organici per via del mutuo accozzamenlo fur-
mano pellicole {micodermidi) o tessuti globulari , in cui di ne-
ccssita vi csistono vani o vaselliiii atli a trasporlare gli umori; e
fjucsta disposizione si puo chiamare globulo-vascolare.
4.° Si dispongono i globetlini in areolette d' una cinquantesi-
raa ad una centesima parte di linea ( nel petalo della rosa ) , e
cio si osserva negli «sseri dotati d' un' organizzazione un po' piu
clcvata.
5.° L' accozzamenlo di queste areolette da luogo a vasellini ed
a reticelle , clie unite ai vani lasciati da' globetlini, presentano ve-
ramente il tessuto spugnoso piij manifesto.
6." Le eslremila ancora assai grosse delle arterie e delle vene,
dividendosi in un punto in numerosi vasellini , dimostrano come
questi possano continuarsi con vasi piii sotlili , e formare diversi
tessuti o strati vascolari.
■y." Con queste nozioni si possono spiegare i procedimenti ,
clie danno originc a nuove membrane , ed in ispecie a qiielle , che
nascono per via di pi-ocesso morboso , in cui si puo ravvisare la
tessitura globulo-vascolare.
DEL PnOF. ROLANDO. 3'47
8.0 Da tali nozioni si pub compreiidere come avvenga, cho
per via tli processo organico si formino molli lessuti , a cui pii
tarili si possono negare \c piu disliiite propriela organiche. (^cuti-
cola , iigne e siniili. )
9" Risulia die il tessuto cellulare , rudimenlo fondamentale
di tutti i cor|ii vivenli puo trovarsi in sctnplicc stato globulo-
vascolare ed areo-vascolarc , ed iiifine presenlare queste dispo-
sizioni unite a tessuii di vasi molto piu nianifesli, che si vedono
sotto forma di relicelle , e di piccole estreinila arleriose e venose.
io.° Che le arierie e !« veiie primieramenle si manifeslano
sotto forma di tronchi composti di relicelle ailungale , comesi vede
nelle nervosity delle foglie , e poscia si trasformano in rami arte-
riosi o venosi , come beiiissiino si vede nella vescichetta atantoi-
dea del pulcino.
ii.° Che se un sottilissiino strato globul'are si trasforma in una
relicella vascolare , una ^enr>j3lice maglia di fjuesia puo trasformarsi
in due orecchiette ed in venlricolo- sinistro e destro, e questi in
quella si risolvono. Eppercio da questi falti si oltiene la successiva'
filiazione dei fenomeni gia aniiunziati sulla formazione del- euore ,
delle arierie , e delle vene.
1 2.° Che per non aver avuto idea d't quest€ lessiture, non si
e poluto conoscere lii disposizione degli elemenli, che formano gli
altri tessuti , quale si e il muscolare , il tendiueo, il nervoso , che
da quello sono iuviluppali , e coperti , come dimostrero in altra
occasione.
348 BTT, PASSAGCtO OF-I Fr-UIBl EC,
SPIEGAZIONE DELLE FIGURE
T A V O L A I.
Fig. I. Specie di Bisso o molTa iiata siilla pasia ili fromento ve-
iliilo con iiigraudimento di 5oo diatnelri.
E ibi'inato tiillo di globettini posli gli uni in fila agii altri.
1 globeltini lianno appena il diainetro d' una quarta, eJ anclie
di una sesta parte del glohellino del sangiie , cioe una ciu-
queccnlesima , o novecenlesima parte di njiilimotio.
Fig. 2. b. Altra specie di Bisso nato su foglie di vegctabili slate
lungainente conservate nell' olio d' olivo , alia superficie presen-
lava uii lessuto rcticolato , da cui s' mnalzavano le pianlicelle
qui ligm-ale co' suoi rami disposli a raggi. Altro non si scor-
geva che aggregazione di globcttini eguali ad una terza o quarla
parte del globeitino del sangue , cioe una cinquecentesima od
una seicentesima parte di millimetro.
Fig. 3. Micoilarma ossia pellicola , che si e manlfestata alia super-
ficie dcir acqua , in cui si Irovavano in infusione da molto tempo
pezzettini di fungo ( agaricus edulis ) , ed altre pianticelle crit-
. logaine.
E questo micoderraa formalo di globeltini disposli a piii strati
in un punto a. si vedeva principio di tessulo globulo-vascolare
e reticolo di vasellini.
b. Animaletti infusorii (tun'icelle) , che si agglravano attorno,
e prescntavano un movimento, no forinicolio singolare.
Presenta quesia produzione organica iemplicissima tessuto
globulare , e tessuto reticolalo. Disegnato soito un ingrandi-
mento di 4f^o diametri.
DEL PROF. nOLANDO. 349
Fig. 4- Pezzellino di gordio su di cui dopo niorte si roaiiifeslaroiio
filaiiienli nnicihiginosi comjiosli di iiunicrosi globellini disposri
ill modo a far sottilissimc ramificazioiil rappresenlale sotlo mi
ingiandimciito di 5oo diametri.
Fig. 5. Rclicella di vasellitii di aracnoidea di un fcto olloraeslrc
in ciii si scorgoiio due strati imo all' altro sovrapposto. Con un
ingrandimcnto di 3oo diametri si vedova clie Ic loio lonaclic
crano formate di globetliiii , e che le pareti erano assai grosse,
e piccolo il lumc in propoi/.ioDc.
Qiiindi .si comprende che per I' aggregazioiie di lanli globct-
tini devono le pareti di quesli vasellini essere porosc cd alFatto
spngnose.
Fic. 6. Micoderma i>ini. Pellicola appena visibile , che si e mani-
festata su piccola quantita di vino lascialo esposio all' aria.
Questa semplicissima produzione c formata di globetlini dispo-
sti in fiio , cosi che prima si formano dei bastoncini , in seguito
raraificnzioni tulle globulari: disegnale sotto 1' ingrandimenlo di
4oo diametri.
TAVOLA II.
Fi6. 'J. a. Pezzcttino di gambo deW agaj'icus s/lvalicus , s'l \e(\e re-
ticolato ad areola allungate , ma i fdi che formano la rclicella
sono tutti formati di glubellini.
b. Diversa c la disposizione del icssuto , che si osserva nel
pileo , ove tutti i ylobeltiui formano areolette rolonde. L'ingran-
dimento e di 4oo diametri.
Fig. 8. Strato estcrno della lattuca comune , in cui si vcdono i
reticoli formaii di vasellini tutti incrcspali. Qucsli vasellini sono
formati di globellini , e risultano dai vani delle areolelle , che
in mezzo ai due strati esterni formano il lessuto parenchimatoso.
Questa figura , olire i pori osservati da Malpighi , da Amici
J5o BEL PASSAGCIO DEI FLUIUI EC.
e ila iillri , fa vedere come i vasellini sono disposli nelle nef-
vosUh delle fog!ie. AtienUimenle osservando si scorge, chc queste
ncrvosila sonO' ammassi di vasellini relrcolati , in cni i rcli-
coli sono allnngali , e compressi, e si dividono e suddividono
ill ramoscelli come i vasi artei'iosi e venosi, in modo die le
piii piccole nervosita sono formale di Iro o quattFO areolette al-
lungate insieme piii strettamenle unite. Tiilii qivesti reticoli al-
limgali e ramosi comunicano coi vasellini deile areolette clie
turmaiio il parenchfmn , e coi reticoli detle d«e superficie. In-
grandimenlo di i8o diamctri.
Fig. g. Preparazione di foglia di Befa vulgaris , in cui si vedono
due ncrvosila formate di vasellini rellcolati , le di cui areola
sono pero mollo atlungate , coine in a. a. a>.
Questi reticoli allungali e ristretti in origine non differrvano-
da quello piii sempUce b. b. , clie foi'ina la superficie estern*
o cine detle foglie , e le di cui areole sono jioc'ajipresso ro-
londettc. a- e. Sono areolette formate di globeitini , clie compon-
■gono il tessuto parenchimatoso areolare.
Queste areole di globeitini col lore combaciamento formano-
reticoli vascolari. La grandezza di quesJc areolette globulari e-
di una sessanlesima pane di liaea. Quelle dei petali di rosa di
una centesima parte.
Disesnato sotlo un ingrandimento di 5oo diametri.
Fig. 10. J^ezzeltino d' alga , in cui si rede il' reticolo vascoiare ,
clie presenta areolette quadrilunglie tutte formate di globeitini
che olli'ono nel mezzo una specie di parenchima.
Fig. i I. Un semplice pelo di fojjlia del Pelargonium multifidum.
La sua grossezza reale d di una ottantesima ad una centesima
pane d' una Tinea. E discgnato con un ingrandimento di 4oo~
diaiTieiri , e vi si seoprc \n tal' modo , che la sua superficie e
formata d'a- una reticella finissima, 1' interno sembra formate
da un tessuto globulare , che svanisce verso 1' apice , mentre
DEL pnOF. I10L\:(00. 35 1
clie alia base la pellicella retala si contiuua con quella della
foglia , da cui s'iniialza.
TAVOLA Iir.
Fig. 12. Pezzettino di foylia di HaeiuoracalUs Jla\'a , ia cui si di-
stinguono i tre strati , di cui e composlo , cioe due superfii;iaU
vascolari , ed uno in mezzo parencliiraatoso areolare ; il tullo
disegiLilo sotto un ingrandimento di 180 diametri. Non occorre
di dire , die ho piii volte esaminato questi tessuii solto ingran-
dimento minore , e con lenti semplici di 160, 100, go dia-
metri d' ingrandimento.
a. a. Tessuto reticolalo della superficie esterna a dorso angolato ,
in cui le maglie sono alluiigaie, ed ia mezzo divise da altri va-
sellini , che tendono da un angolo all' altro. Quesle maglie ed
areole allungate hanno una ottantesima parte di linea di gran-
dezza. Soventi in questi punti si vedono pori cutanei.
b. b. Strato di mezzo parencliimatoso composto di solite areoletle
formate da globettini. Queste areolette esicandosi lasciano ve-
dere il tessuto vascolare , che formano. La loro g.i-andezza e di
una cenlocinquantcsima parte di linea. La grossezza de'globet-
lini , che formano queste areolette e d'una seicentcsima ad una
settecentesima parte di linea.
lu alcuni luoghi per via della h)ro figura rotoadelta lasciano
de' piccoli spazj vuoli quasi quadrangolari.
c. c. Tessuto reticolalo superficiale , clie csiste al lato concavo c
scavato , Ic di cui maglie sono quadrilatere allungate , ed hanno
una cinquantesima parte di linea. I vasellini souo eguali ad
una ducentesima parte di linea.
In mezzo a queste maglie quadrilunj^lie csistono vasellini
mollo pill soitili c diretti trasversalmente.
Fig. 1 3. Tessuto di foglia d' iride germanica , in cui si distinguoDO
3j2 pel PASSACGIO DEI FLl'IDI EC.
cinque slrali diversi uno all' alli'O sovrapposlo. Disegnato con
ingrandimenlo di 4°° diametri.
1. Strato siiperficiale fbrmato da vasellini disposll a relicoli mollo
pill allungati , clie iiclla fijjura precedeiite. AgU angoli con cui
venivano a contatlo , si osservavano di lanlo in tanto alcuni
pori culanci. In mezzo a queste reticellc si scorgevaiio vestigia
di areolelte.
a. Strato parenchimatoso falto da areolelte composte da globellini
di color verde.
3. Slrato medio di sostanza biancastra divcrsamente reticolalo , e
che presenta qiialclie analogia colla midolla delle piante. Qtiesto
strato mollo , spugnoso ove la foglia si divide per abbracciare
il tronco, si Irova alia faccia interna e supcrficiale.
4- Aliro strato simile a qnello N." a. , die st;'i in mezzo al pre-
cedente , e a quello , die forma la superficie della foglia op-
posta al N." i.
5. Strato superficiale opposto al N." i., falto da un relrcolo vas-
colare , con maj^lic mollo alltinjjale , nel di cui mezzo si vcde
una laminetta sottilissiina , in cui souo disposti vasellini d' una
sottigliezza grandissima.
Fjg. 1 4- Membrana eslerna della foglia di Sedum falla all' infuori
da vescichette esicale ; internamenle da un reticolo vascolare ,
globuloso , areolato. I vasi eiano tutti formali da globellini , e
qiiesti si vedevano coinpressi , e svanivano nel mezzo delle
arcole, in cui vi craiio pori culanei circondali da globellini,
come si vede in alcune figure colla massima verita disegnale
dal sig. Amici. («) Alcuni sottilissimi vasellini conducono, e questi
pori cutanei.
Qiiesto pezzo e disegnato solto un ingi-andimento di 400 dia-
(a) Mcmorlc UclU Socic-lj luli;iiij.
nri, PROF. Boi.Awno. 353
metri: ncl onmpo del inicioscojiio si vcdevniio sohanto Ire nreole
per volta.
Pio. I*. MumhiMiia estf-rna fii-lla fonlin <lcl c.nlu-i del oairiudo/
ill fiii il icssulo c lulio ureoialo. In </ si vcdoiio le areulelte
dislinle.
T A \' O L A IV.
Per conoscere bene la lessilnra dello foglie e dei petali , con-
vienc isolarne gli eleinenli diversi , rotnc si e faiio; ina (jnesli
alle voile si Irovano- preparaii in modo che 1' arte non polrebbe
giiiiii^erc a qucslo grado di perfezione. Quindi in molte (oglie
d'alberi lanto per via d' insetti , che per la inarerazione iio tro-
valo beii dislinte le diverse reliceile di cui sono coinposte , c
di cui presenio un esempio avendone esaininalo mollissime.
Fig. 1 6. Foglia dl Acer Negundo. Reticella formata ddle divi-
sioni delle nervosita , che abbiamo detto esser formala da fas-
celti di vasellini. Le areole di questa reticella hanno la lar-
ghezza d' una decima ad una duodecima parte di linea-; sono
percib visibili ad occhio luulo. I fiii die circoiidano queste
areole sono tbnnali di clobellini rotondetli, cd alle volte allunnati .
come in a , che presentano un tessuto seinplice globnio-vascolare.
Dalla circonferenza di questi fiii si allungano produzioni verso il
centre dell' areola l>. b. b. e dalle estremita di queste assai grosse
sortono nnmerosi vasellini c. c. c. che danno origine alia reti-
cella , di cui si vedono piene le tie areole situate iu mezzo
a questa figura. Queste reUcelle mollo piii line oH'rono maglie,
che hanno una centesima parte di linea Delia stessa grandezza
sono le areoletle della foglia (resca e del petalo di rosa e di
inolle allre. 1 fiii di queste reliceile miuori sono falti di glo-
bettini come si vede nella figura seguenle. Queste nove areole
di Acer Nc^undo sono disegnate sotio un ingraiidimento di i8o^
Tom. XXXV Yy
354 "P'- PASSACGtO DEI FI.UIDI EC.
tliamctii. Questa relicella piu sollile copre da im lato ( coine
si vecic in d) i fili die circoiidano le areole piu grandi.
Fig. 17. Relicella formata dalle areole clic lianno una centesima
parte di linca presentata con un ingrandimento di 4^*° diame-
tri. I tili o vasellini che circondano cpieste areoletle sono falti
di globellini che hanno una seicentesima , od una scltecentesl-
ma parte di linea. Quesle areolelie sono anche pienc ed occu-
pale da uu Icssuto molto piu fino visibile sollanio a cjuesto in-'
grandiinonto o con lente scinplice d' una decicnacjuiula pnrle
di linea di fuoco. Vi si scorge cjualche vasellino e globfliini
piccolissiuii , clie dauno luogo ad un icssulo globuio-vascolarc.
Fig. 18. Tessuto di pelalo di giglio giallo ( flueincrocidlis Jhvu ) ,
per far vedere in qual inodo sono composli i vasi o nervosita
dei pelaii. Sono quest! falli ii;i areolelie alluugate , clie for-
inano un reticolo a maglic allungaie come si vede in a. a. u.
Qucsli vasi falli a niaglia danno ramoscelli ( come in a b. )
i quali si dividono , e vanno a forrniire i vasellini , che danno
luogo a reticelle piu fine. Quesle reticcUe hanno origine e ri-
cevono gli lunori dai vasellini a. b. Le pareti di questi vasel-
lini sono globulari , e.l il loro cenlro e foruialo di globettini ,
che danno luogo a tessulo globulo-vascolare. Ingrandimento di
400 diamelri.
E importanle 1' o.sservare in questa figura , e nella prece-
denle , come alcuui vasellini si dividono in un momento in molli
e piu sottili , che danno luogo a tcssuli reticolali fioissirni.
Fic iq. Antera di Chelidonlum glaucian in istalo di malurita , e
per quatito mi parve aperta cosi, che si vedeva nel mezzo uno
J sirato papillare con vasellini soUilissimi a. a. Al disolto si sior-
' ceva una relicella b. b. , che occupava il cenlro. iMarginc cio-
vnto c. c Poliine formato di due luoghicciuoli divisi come sono
i pollini di allre pianle. I granellini del polline s' innalzano, c
sortono dalla snpcrficie. W\ parve di scorgcrvi una specie di
secrczionc n;olto seniplico.
DEI. PROF. ROI AtlDO. 355
T A V O L .\ V.
Fig. 20. Lamellelta brancliiale di una Una acqnatica fii eflTemeia ,
ossia organo respiratorin. L' insetlo aveva olto simili braiichiette
per parte , la di cui j^randezza iiatnrale e come in a. , e clie
si presenla con ingrandimento di 400 diametri.
Quest' tnsettuccio, che aveva due linee e mezza di lun^hezza,
mi e stato dalo dal sig. Dupresne as.sistenle al Museo di Sto-
ria Natnrale. Insieme a qiiesto dislinlo sos^getto abbiamo vpdnto
noil' iiisctto scorrere i globellini del sangue piccolissimi e dis-
spnrrinati in nn fluido acqueo.
La te.ssilnra di qiiesta branchietta c areolata e globidare. ^ L
si soorgevano due vasi disiinti , clic si diram;ivaiio pei- Intlo lo
spazio , ma non giiingevaiio siiio alia periferia. Molte estrcmita
di quesli vasi, che supp(7ngo esser arleria e vena brancliiale,
finivano in estremita ingrossale , da cui escivano raseflini molto
pill fini , e piii numerosi di quelle che sarebbe avvciiulo da
una semplice divisione in due.
Fic. 21. LamelJeKa branchiate di allra larva di effemera , ma si-
tiiafa all' estremita d' un tubetlino , che parliva dalla regione
anale. Trc insieme unite di grandezza naturale qui [)resentale
in a. formavano 1' oigano respiralorio di quest insettu ac(pia-
tico, che not e state rrmesso dal srg. Dufui'SRe , ed in cni uni-
tampute a lui cd al Professorc Bonelh abbiamo osservalo la
circolazione del sangue per la cavita abdoininale, per le estrc-
mith e per cjueste appendici. I globellini di queslo c del pre-
cedente poterano averc un' ottava parte de'l sangue umano ,
erano rolondetti , c correvano per le arterie e per le vene por-
lale da un fluido limpidissimo.
Fig. 2 3. Una delle .suddellc laminetle branehiali disegnate con nn
ingrandiincnto di 60 diannctri; si scorgevano iu mezzo due va-
356 DEt, rAssAGGio Dfit FLUini rc.
sellini , clie per im ccrto tiMtto sUivatio co|)orti uno daU'altro,
sctnhra clie uno iloveva esscr un' arleria e l' alli-o una vena.
II tessulo di (|ucsta latninelta era tutto glohulare , etl i vasel-
lini non giuuijevano siiio al margine /'. La latninelta era un po'
guasta in b.
Fig. 23. Estremila d' nn vasellino della branchietla , fig. 22 , prc-
SP.ntato con ingrandimenlo di 4oo diametri per metier sotl' oc-
cliio, come le estreiniiji {c.c.c.) delie arlerie e delle vene
molio grosse ancora, e facilmente visibili finiscono ad un trat-
lo , ed emellono nuinerosi e soltili vasellini , per cui si I'or-
raano le reticelle ed i tessuti vascolari mollo piu fini. Tnllo
qucsto e globuloso, ina non si e disegnaio perche siifatta dis-
posizione si irova in lulti i piccoli vaseilini.
T A \ O L A ^' I.
Fig. 2^. Ala di PsjcoJa veduto in a. , ini^randita del doppio.
Quest' ala presenlava il tessulo il piu fino clie io abbia riscon-
Irato. La sua grandezza reale era di venlilre ciuquantesimi di
linea. Qui e rapprcsenlata con un ingrandimenlo di 200 dia-
metri. or intervalli csislenli fra le nervosiia hanno una ven-
tesima parlc'di linea all' incirca , non essendo lulti perfelta-
menle cguali.
II tessulo reticolato sollilissimo e disegnato sotto un ingran-
dimenlo di 4oo diametri non essendo possibile il farlo piu fino.
Era cpteslo tessulo visibilmenle formalo da globellini che lungo
le nervosiia presenlavano la tessitura vascolare piu disiinla.
Tanlo i globellini , clie le areolelte polevano avcre una sesta
od una sellima parte del diamelro del globetto del sangue
umano. Anclie un' oltava parte i globellini piii piccoli. E percio
air incirca una dnemillesima uinquecentesima parte di linea.
III akra specie di psycoda ho veduto i globellini ancora pLii
piccoli , ma reticelle piu grossetle.
DEI. PROP. ROLANDO. 'SS^
I. Antenna del psycoda tlisegnata con un ingranfliinenlo di cinque'
cenio diametri.
Ho vediUi simili lessuti affatto globular! ia uiolte efFemere ,
ed in ispecie nelle ale della phvyganea.
Esaminato con micromelro ili filo di ragno d' una duemille-
sitna ceniesima parte di liuea , e vcduto con lenti semplici e
col raicroscopio.
FiG. a5. Ala d' un dipiero o piccola mosca , la di cui lunghezza
naturale appena arrivava ad un millimelro e mezzo. DaL vaseU
liiii principali di globeliini coinposti e dirclli nel senso dcUa
lungliczza (iell' ala sortivano vasellini piu piccnli clie fomnavano
una reticella die insensibilmente degenerava in tessuto globu-
lare. Disegnata con ingi'andimento di 80 diainelri.
a. Poi'zione di va>eUiiio vedulo con ingrandimenlo di 4^0 dia-
metri per metier sott' occliio i vasellini , clie sorlono da un
tronco principale , e die formano una reticella , che inseusibil-
mente svanisce e diventa globulare ; seinbra percio quasi inor-
ganico , se nou si esaminasse con stroinenti di un ingrandiinento
tanto considerevole.
b. Tessuto reticolato di ala di culejc ad anlenne molto ra-
mose. Vi si osserva parimenti il passaggio dal tessuto retico-
lato al semplice globiilo-vascolare col mezzo d' ingrandimenlo
di 4')o diainelri.
Fig. a6. Particella di un' ala d' un Culcx con antenna tnollo ra-
mosa , disegnata sotto un ini^randimento di ^00 diametri , in
cui si vede distinlisslmamente il tessuto retalo formaio da va-
sellini, die insensibiluiente si assottigliuno , e prescntano il tes-
suto globulo-vascolare.
Fig. ij. Ala del suddetto culice di grandezza naturale, echepre-
senta la delta tessitura vasculare speciahnenle verso 1' arlico-
laz one.
Siuiili disposizioni e tessilure vascolari si vedoiio in niolti
338 DBL PASSAGOro DEI FLDIDI EC.
altri iiiselti , cioe nelle ale di molli coleopteri , tli diplcri e si-
inili , i di cui vasi soii'i liitli Corinati di gl<)!)eUiiii juii o meiio
Jisnumerosi.
Fi6. 28. Cicatricola dl ovo gnllinacco , sowentaneo , di qrandezza
naturale dopo ore ouaiiliioiii(|ue ili cova/.ionc.
La stess.i cioalrrcola moito iiinraiidita , in cui si vedeta il
Yaso termiiiale , che per alcuiii Iratti era formato da una reli-
cella, mentre in altri era un vaso sem])lice a pare.U glol)u!ari.
Dal vaso terininale pieno di materia di colore ridjiginoso ros-
signo si dirigevano internamente vasellini f? reticelie piii o nieno
visibili , die andavano* ad iinirsi alia reticella deU' area pellu-
cicla sollo di oivi si vedeva il saccliello del tuorlo. Hall.
Era questa cicatricola fonnata da qnaltro Strati a. b. c. d. qui
separati :
d. Membrana del tuorlo. ' '"'
c. Membrana dell' amnio.
b. Membrana vascolare posia sotlo le precedenti.
a. Membrana, cbe non esiste nell' area pellucida, ed a quesl'epoca
c formala di vescichelte composle di globeltini , che poi s'in-
grandiscono , e divenlano quelle laminelte , di cui parlo nella
Tavola IX.
T A V O L A V I T.
fiG. 2r). Estremila posteriorc delta .'Ve^/;^/'/^ (7/owrt;"('(/ disegnala sol-
tamo per diinoslrare cotnc i due vasellini ti. pient di sanguc
rosso -contraendosi conlinn^mente spingono il (Inido per arle-
riuzze situate in mezzo alle laminelte, die si irovano lungo i
fati di quesia sanguella. Consiinili arlerinzze si diramano per il
piede o ventosa di qncsl' animale. Quesli vasellini arieriosi for-
maiio reticelie elegantissimc , die svaniscono , e lasciano vedere
il (essuto areolare ben distinto. Nella ventosa i vasellini sangui-
DKL rr.OF. ROLANDO SSq
^ni per caaso, Icggiere si manifcstano in s\ gran nnmcro che
preseiilano il fonoineno tlell'infi;iminazione. La inol>ililii iti cjnest'
aiiiinalclto mi lia impcdito cii farvi fiiiora osservazioiii piu pi-e-
■ ■ CISC. Del resio la tessitura globiilo-areoliire vi si scopre, come
in molte planarie , e nelle varie specie di nefelidi , e di san-
giiette (d).
Fig. 3o. Iiureccio di vaselliiii che scorioiio per la pane interna
del tuorlo e dclla fignra venosa. Quest' inlreccio e formalo dalla
vena viteilaria , dall'arteria, e da uii tessuto capillare , da ciii
sorlono piccoli tubercoletti provvediul , per quanto pare,di pori
assorbenti destinati ad assorbire il tuorlo. Questo pezzo e preso
da iin pulcino al decimo giorno di covazione ; quindi piii svi-
luppato fpiesto npparato assorbente , ingrandito dodici volte, si
vedra iiello (Igui'c 32. 4^- 43- 41-
Fi<f. 3 1. Pe/.zellino dello stesso intreccio vascolarc preso da un pul-
ojucino al giorno ii) di covazione; a quest' epoca e molto piu
hii grande , e presenta una piegolina ; sitFatte piegoline sono molto
imnierose all' interno della (igura vennsa. Si vede in a. la vena
viteilaria snpcrficialc, in 6. rarlcria, clie per esser molto pro-
-liMbnda piu non si scorge alia snperficie deila figura venosa ; c.
aniisonn le estremita o papille assorbenti piA ingranditc alle figure
43. 44-i 'I- reticolo di vascllini situate fra I'arteria e la vena,
c die presenta la tessitura d' un pizzo , come si e procurato di
metier solt' oocliio. Questo tessulo seinbra formato da vasi c-apil-
lari pii\ direttamente coniunicanti colla vena , die e molto pii
grossa deir ai'teria. Sarcbbe a niio credere un tessulo vasco-
lare-s|nignoso , che ^ incaiicato deirassorbitncnlo. L' arleria
e destinata al manlenimcnto dclle projivieia organiclie della
parte, e con(;orre al compimeiito di qucsin fnnzione.
[a) Acod. R. ik» 8ei«ices Vol. XXV. MonogMffiie in genre Ilirujo. pai'Ir Pr. H. Cahesa
36© DEL PASSAGGIO DF.I FCUIDI EC.
Fig 33. Porzione dello slesso lessuto reiicolato , por dimo.slrare
come i vascllini sono coperli i\\ j;;lol)eiliiii , e veiTuclieile die yli
danno i'aspetto delle foglle del MesenOriarit/iemuin crisiuUmuin.
Fjg. 33. Pezzettino di rene di pulcino ilnpo dbdici giorni di co-
vazione , mollo inj^randito , vednio pcro con leiile .seinplice.
(7. Condotto escreloi-io , die foi-ma poi 1' ui-elcre.
b. I), b. llami del sulilettn comioUa esei-etnrio, che si disiribuis-
cono pel' la Icssituia gloljulare dei tre I'lhi qui- desigu.ili.
c. Vaso sanguis;!!').
Fig. 34. Pezzeltiiii di pia madie del eervellelto di bambino di otto
niesi presenlati con nn Itigrandimenlo di a8o diamelri. I vasi
condiicevnno ad un i-elicolo , 0 d:i (pipsto .si vedevano sortire
estremila ciecbe , die fiiiivnuo iiel tes.suto areo-globuiare. Le
pareti de' vasi erano t'alte di njoljeliini.
Fig. 35. Pia madre , in cui i vasellini i-ossi sono piu dislinii, piti
iij.jeslesi , sebbeue condunaiio nello slesso mode ad un lessuto
relicolalo. Quesio pezzo occn|)ava il dorso di una lamcllelta del
cervellello , ed e vedulo con lenie di So diamelri.
FiG. 36. Pezzo di mesenterio di lepre.
a. Ammassi o piccole glebe di pinguedine falle de' globellini dis-
posti in modo a fonnare il tessuto glohulo orco/ure. .Sebbenc
nel mezzo si osservino Irasparenti , tutiavia osservando ben bene
si vedono globellini legali iusieme da finissimi vasellini.
-\)b, Piccole glebe , in cui i globellini si vedono piii disiinli.
' e. Tessulo di vas'jllini soUilissimi.
TAVOLA VIII.
Fig. 3^. Presenla un villo di placenta umana di 5 mesi , ossiaun'
estremila di quelle radidiette , che si uniscono con produzioni
quasi consimili all' interna faccia dell' utero.
Disegnato sotto un ingrandimenlo di /(O" diamelri. Veduto
DEI. PROF. ROLANDO. 3or
eon leute scm|)lice di una lierimaquinta parte di llnca di fiioco
si Sfoi-j;o un tes.snio vascolare e gloi)idoso in alciini puiiti, re-
I'u.-ol.ito ill allri , ed areoldo alle estremila , che inollre sono
uiollo (uijcrcolnle.
Qijeste radiclielte si abbarhirano allu supeiTicie interna dell'
utero , s' inlrudiicono nclla sua tessitura spugiiosa , e da cui vil-
losilu ezi:initio s' iiiiialzano.
Uii lessMlo cosi spugiioso , die presenta I'idea di tessiUo areo-
lare e glohulare , e cerlaineiile il piu atio a trasrneltere gli
nmori d.illa madre al felo , ed a vicenda.
a. Lo stesso villo iiigruodito due volte aOine di poterlo disegnarc.
b. Villo di grandezza quasi nalurale.
Fig. 38. Villi inlestinali di bambino veduti con ingrandiinento di
4oo diaraetri, manifesta e la tessitura relicolala, c ^lobuioareo-
lai'e. Le estremita dei villi erano piu oscure, che il reslante ,
come lio osservato nei villi di molti animali, allribuisco quesla
diversith di colore ai materiali assorbili , poichc sovenli lio ve-
duto queste parti tiute in g4allo solto fontia di slriscie , che
sembravano indieare le vie dell' assorbimento.
Raixiificazioni , che sembrano indieare esistenza di canaletti
deslinati all' as.«;orbimento. DixLbio ancora rimane , se quesl'as-
sorbitnento si escguisca per boccuccie distiute o per i vani in-
terglobulari. (a)
Fig. 39. Estremila di villo inlestinale sottoposte a lunf^he e diverse
macerazioni , in cui sciogliendosi gli elementi manifesta si rende
la disposizione areoglohulure.
Fig. 4°- Villo intestinale di anaira disegnato dopo cssere slato sec-
cato sopra di un vetro ; 1' ingrandimcnto e di i5oo a 1600 volte.
La sua lungliezza reale e di una quiiila parte di. linea.
a. Due vasellini sanguigni , uno lo credo arierioso , venosol'ai-
(a) DoELLiAcEK. De vasts sanguinais , quae ituunt in %'iUu intetlmorum.
Tom. mv Z.a.
36a Dr.T. passaccio nr.i filidi ec.
tro , vi si scorgevano i globcUini rossi del satigue. Questi due
vasellitii avevano la grossezza d' una centesinaa ad una ceiilo-
vigesimaquitita parte di liiiea.'
b. Rirnoscclli arieriosf e venosi , die s" imboccano e formano rc-
'li licelle fiiiissime. In villi in cui col, mezzo d' acqua bollente iu-
jettata ucU' intesiino vi si e cccitata 1' infiammazione , i vasel-
liai e le relicelle piene di saiigue rosso erano numerosissime ,
- e copvivano quasi tutto il villo.
''c.c. Vasellini molto piu sotlili, die ho soltanto potato veder
bene net villo scccato e fatto Irasparente. Questi erano al nu-
mero di lo a i6 circa per ogni villo, a misura clie si eslen-
devano verso 1' eslremila libera si dividevano in due rami , i
quali si suddividevano , e quindi scomparivano , cosl die non
posso dire, sc questi vasellini, die sembrano le estreniila dei
chiliferi abbiano boccuccie distinle ovvero 1' assorbimento si fac-
cia per nn tessuto globulo-vascolare , die scompare per I'esic-
cazione , ma clie e visibile nel villo fresco, o per la macera-
zione. Questi vasellini alFatto lraspai"enti potevano avere la gros-
sezza di una cinquecentesima ad una sercentesima parte di linea.
Fig. 4'- Iiadiclielta o villo di Edera arborea col di cui mezzo si
attacca questa pianta alia corteccia degli alberi , e per la sua
struttura pare cbe serva all' assorbimento , cio che viene dimo-
stralo dal danno , die ne sollrono gli alberi quando lie sono
eccessivanienle copei'ti. Questa radichelta e qui discgnata sotlo
viii ingrandimenlo di 3oo diainclri. E inticrameiUe tessula di
reticelle vascolari le line alle nitre sovrapposle. I vasellini die
fovmano queste reticelle liaiino una seieenlesima parte di liia'ca
rfi grosse/za , e le areolelU; lasciatc da questi una centotrente-
siina ad una centocinquaiitesima parte di linea.
a. Vasellini piil dislinii , formati di un tessnto pin fitto. E dif-
AeUe 4-1 dire se siano vasi i^soibcnti.
b. Villi soitiHssimi , d»€ spunlano dalla sopciifictc di qn? sic ra-
dichelte.
DEL PHOF. ROLANDO ZQ.'l
T A V 0 L A 1 X.
Fig. 42- Pezzetlino di frangia, che serve all' assoibimenlo del twoilo
dcU'uovo disegnato sotlo ijn iiigianditneuto di 3oo diamelri.
Qucsle frangie sono formate dai vasellini della figiua venosa,
che a quest' epoca (15." giorno di covatura ) si eslcmle oltrc
la meta della membracta vescicolare del tuorlo. Taiito da Hal-
LtR , che da PandER , prima degli otlo giorni c|iicste frangie
sono chiamate 'vasa lutea.
a. Vena , die scorre annessa alia oiembrana del tuorlo.
a. h. Questa meta forma parte della meiubrana , die riuforza
quella del tuorlo.
h. c. Quest' allra meta forma la fraiigia che libera iiuota in mezzo
alia materia del tuorlo. Pertaalo in b. si La il margine adcrpnte
della fraugia , ed iti c.d. \\ margine liUero. ,,
f. c. Arteria , che scorre per il margine libci'o della frangia-
d. d. Merita una parlicolar attenzione qucsto margine libero per
esser composto di cerdiielli o di areolette formate di tjessuto
globulare. (a) ^ „.
E diflicile con parole il descrivere la tessitura di queste fran-
gie assorbenli e coraposte di arterie , tessutg capillare , globu-
lare e di vene. AUe volte il lessuto globulare c cosi denso e
Eito , che uon si possono scoprire i vaseUini. Questo pezzo e
estratto dal cominciamento di una frangia , iu cui inoUo ineglio
si scorgeva il decorso del vasellini sanguigni. Dalle arterie sor-
toiiO rami piti estesi , divisi e suddivisi. Spao piii b^cvi i Iron-
clii , che copcorrouo alia furm.izionc delle \e,^e , chet si yedono
semprc alia superficie del tuorlo. Conserve mojli di questi pezzi
distesi sul vclro , ed alcuni in parte injetlati di rosso.
(.) V. Fig. 40.
364 OEI. P.VSSACniO VV.X FI.UIDI EC.
Fig. 4^- AUro Pezzeitino della sles-ia membraiia del tuorlo covald
per ra jjiorni , soltoposla nl!a macerazione , col <\\ cui mez/.o
si e separato lo straio Cormalo di solo tessulo globulo-vascola-
re , ed i vast iin po' piA grossetli sono rimasti a inido. In que-
Sto pezzo si .vedono le estremith di due sole fran£»ie , al di cui
margine libcro scorrono le arterie, inentre le veiie si esten-
dono per la membrana del tuorlo , e danno ramificazioni al mar-
gine aderente delle fran"ie siiddelte.
1. Arleria, che ha la grossezza d'una ventesima parte di linea,
scorre essa per il raargine libero d'una frangia, die si divide
in due, e die presentano eziundio ciascheduna una piccola arteria
al dello loro margine.
2. 2. Qucste arlerie danno numerosi ratnoscelli, die subitaraenle
si dividono e suddividono per formare la frangia , che pende
dalla faccia interna della membrana del tuorlo. Quesli vasellini
e le reticelle hanno un diametro di una sessantesima ad una
centesima parte di linea.
3. Vena corrispondente , che si divide parimenti in due rami.
4. 4- Tronclii venosi , che sono formati da vasellini , che hanno
una diversa disposizione di quella , che si osserva nei rami
artcriosi.
I rami , che portano il sangue alle vene sono piii semplici ,
piOi corti , e s' inserisoono ad anyolo retto , prendono il sangue
dalla reticella , die lappezza la membrana del titorlo. Di queste
"" due vene I' inferiore e coperta dalla lamina o frangia iiiferiore ,
la snperiore si vede alio sroperto. In quesle preparazioni , die
conservo esicse sul vetro , si vedono cpianto mai bene le estre-
mila delle arlerie comunicanti colle reticelle capillari , da cui
si formano le radici venose , nulla di meno 1' assorbimenio non
sembra farsi da questi vasi assai soltili , ma bensi dallo slraio
-globulo-vascolare , die copre tuUe queste reticelle, e che col
mezzo della raacerazione si scpara , e si dislacca.
DEL pr.OF. ROLANDO. 365
Si veJe die Ic pareli delle arterie 2. 2. sono ancora coperte
di papille di ainmassi di globetiini , die sono inolto piu visi-
bill , (jnando non e disirutlo il lessuto globulo-vascolare , clic
e di color giallo.
Si facci atlenzinne die cpiaiido parlo della membrana del
tuorlo , inteiido di parlare ddia fij^iira venosa , die solto essa
si estende , e die diflidluienle si polrebbe separare. Dal noii
aver distiiili i varii sli'aii , di cui e formata la figiira venosa ,
so|)i-a di cui si estende streltamente connessa la membrana del
tuorlo si sono presi d<'j<li sbagli , die noii poco hanno contri-
buito ad allontanare gli osservatori di queste cose dal retto
senliero.
Fig. 44- Pezzeltino di quello strato globulo-vascolare , die tappezza
dalla parte inferiore ed interna la figura venosa, cioe ie frangie
assorbenti il tuorlo dell' uovo , le arlerie ed i tessuti capillari,
disennaio sollo un insrandimenlo di 800 diametri.
a. a. Globelli simili a quelli die si vedono nel polipo (^Hjdra T. )
simili alle areolelte dei petali dei fiori e delle foglie, die lianiio
la grossezza d' un' ottantesitna ad una centesima parte di linea.
Insieine uniti forraano il tessuto areo-vascolare.
b. b. I vasellini , die risultano della loro unione , si vedono
pieni di sangiie rosso.
c. c. Queste areolelte hanno il diametro di una cinquajtilesima
parte di una linea. Vedute fresdie si vedono composte di glo-
betiini minori insieme ammuccliiati, die hanno il diametro di
uua cinqueceniesima parte di una linea.
d. d. Esaminando le areoletle quaiido i globettini sono un poco
appassiti , e quasi seccati allora si scorge , che da quest! si
forma un tessuto globulo-vascolare , ossia una reticella molto
pill fina ; di modo che possono averc qiiesli vasellini furmali
dal scinplice accozzamento dei globettini la grossezzi di una
seicentesima ad una selleccutesima parte di linea.
3(.iO Dir. PAss.vecio dei fi-uiDi ec.
e. e. Pi'csenla uno di quesli atnaiassi Forinali di globetlini in mezzo
;ii quidi si vede correre mi ramoscello vascolare , che pre-
senta soitilissime rnmiricazioni lasciatc dai vani interglobular!.
Da questo facilmeiite si coinprende come dall' accozzamento
tauto dellc areoletlc, clie dei j^lobeltini , di cui queste si for-
mano , si al)bia un tessuto spngnoso con un'inrinila di vasel-
liai apeiti , cd atti all' assorbimenlo. Quesle boccuccie pero od
estremita aperte dei vasellini capiUari sono cerlamente molto
pill piccole di quello che siasi da alcuni autori immagiuato.
T A V 0 L A X.
Fig. 4^- Cellule od areole polmonali tratte da un polin one di bam-
bino di olto giorni disieso dall' aria introdolta pei bronchi, ed
esicalo. Queste cellule sono disegnate come si vedono nel campo
del microscopio soUo un ingrandimento di /joo diametri.
a. Vasellini di una cenlesima ad una reniocinquanlesiraa parte
di liuea , che formano le relicelle ed arenle corrispondenli alle
cellule polmonali , che possono avere una decimaquinta ad una
vigesiniafiiiinta parte di linea . vedute anche ben bene con lenti
seniplici di vario ingrandimento.
b. Vasellini , che dai raargini vascolari delle cellule si eslendono
verso il centro , ove finiscono con eslremita piuttosto grossette
da cui sorlono allri vasellini numerosi, che formano il reticolo
vascolare finissimo di queste areole.
Lc piii piccole areolelte , i vasellini che le circondano, ed i
globettini hanno la grossezza di una ducenl' otlanlesima ad una
qualtroccntcsima parte di linea.
Tanlo le pareti ilei vasi a. , che quelle del vasi /->. sono for-
mate di globettini. Queste membrane sotliiissinve nel polmone
seccato all' aria, sono piCi spesse , e raQllo spugnose nel polmone
nmido e fresco.
DEL rjVOF. FOLANfnO. 36t
I'lr.. 46. Rieminentlo di cera o simile materia qnalche grossa rami -
ficazione hroncliialc , e sottoposto il pezzo alia mncerazione ,
die tiistrugi;;! la tessitura mcinbrnnosa , eel i reticoli vascolari,
si ottieiie la forma in ccra <lelle cavita bronchial!, e dclle cellette-
polmonali.
Da qiiesta fii»ura , cue preseiila la forma interna rleile ulti-
me cellulette polmonali tli un uomo adulto si niio scorgere clie
u. E un' eslremila broiichiale , la quale in un punto si divide
in numerose vesciche , che si suddividona in cellulette.
b. c. d. c. Queste quatlro lettere corrispondono a quattro ciechi
prolungati dal lubo bronchiale a.
f. g Tra queste due lettere si osservano le aperture di altri tre
ciechi, che si allungavaiio iiello stesso modo, altri tre si vc-
1 devano alia faccia opposla. Sarebbero dieci c/ec/u' , o vesciche ,
che si estcnderebbero da mi' esircmita bronchiale.
Questi ciechi b. c. <l. e.f. g. da tutti i punti delle loro pareti
si prolungano in vescichelie , clic possono essere da trenta a
quaranta per ogni cicco.
La grossezza di queste nllime cellule h. It. h. h. e di una cen-
tesima ad uira cenlocinqiianiesima parte di linea.
£. La superficic pero di queste cellule h. h. , ben esaminala , e
disegnile , e prcsenta globeni od eniiiicnze come quelle , che
si vedono sulle fragole , e queste sono le forme delle ultima
areolctte , che abbiamo detto , figura precedente, avere circa
una (lucent' oltantesima parte di linea di grandezza , come si
vede in /. Allrove ho pailnto del inodo, con cui si formano
queste divisioni o suddi\isioni dalle membrane Tascolari in-
terne, (fl).
Fig. 47- Injetlato un polmone di rana dal sangue fermato iiei
vasi, legando il viscere, nieulrc era disteso d' aria inspirata
(a) V. Oi'ganogoncsia , c scz. XVllI. Diz. period.
368 r>EL PASSAGCIO BEI FLUiai EC.
dair animale, ad oi-chio niulo si vedono vescichcUc aeree in cui
si distiiii^iiono areole del diainctro di uila mezza linea ad una
liuea circoscritie da vasi. Una di qiicsle areole, e quella,cli(r
si vede ingrandila a 4^^ diamctri in cjuesta fii^nra.
Qnesle areole sono circoudafe da vasi, da uno de' quali si
avanza nel mezzo dell' areola un' arteria o vena , die si divide
e suddivide in nnmerosi vasellini , i quali subitaincnte passano
in tessulo reticolato.
a. b Due erano i ti-onciietti vascolari, clie si avanzavano in mezzo
air areola , e cjiiesta conteneva 4o. l\i- areolette minori su 36
o 38. In altre se ne sono osservaie 38 su 5o. Queste areolette
avevano circa una quaranlesima parte di Hnea di larghezza, jioi-
che non sono tulte egnali , e nei vasellini , die le circomlano,
si vedono nell' aniinale vivente scorrere con rapidila i glabeltini
del sangue.
Da qnesto si raccoglie in qual modo finiscano le arteiie , ed
abbiano principio le veiie , ed in un istanle si formino tessuti
niollo pill fuii. («)
Fig. 48. Reticolo vascolare vedulo dalla parte interna , ed iugraa-
diio sino a 200 diamelri. Si vede cbe le pareti del vaso piu
grosso, e quella delle reticelle , non meno che delle areolette,
clic lianno una quarantesima parte di linea , sono tutte formate
di globeltini. Questo reticolo si estende sui grossi vasi , e for-
ma adunqne uno strato da qnesli distinto , e secondario.
Fig. 49- Porzione della stessa reticelia disegnala solto un ingran-
diuiento di 4'^o diametri. La tessitura globulare delle pareti del
vasi e molto piii nianifesta , ed il centro delle areolette , che
lianno la larghezza di una quarantesima parte di linea si vede
occupato da una iViembrana soitilissiina vascolare, in cui si vede
\ii\ MxLPieai. Dt pulmoii. £pist. ). *t IL.
DEI. PROF. I10LA.NDO 36q
pnrimenli un vaso ccntrale , clic noii ammclle pii^ i plobcUini
tli sangue rosso , e die si espande in uu Icssulo j^iobulo-vasco-
lurc inollo piu sottile.
T A VOL A XI.
Tic. 5o. Presenta porzione del pulcino dopo So ore di covazione ,
vediUo per di sotio per inelter in visia il cuore , chc appena
piegalo palesa la sua origine vascoiare.
I . (jiiore ossia vasellino , clie si Irasforma in sacco auricolare ,
e venlricoio sinistro
a. Reticelle vascolari , che si aprono in un vasellino, che uuita-
mente a quello del lalo opposlo vcrsano il sangue nel sacco
auricolare , die si divide j)oi in orecchielta destra e sinistra.
3. Cervello.
4. Midolio spinale coi ganglii a lato.
5. Carotid! , che escono dal ventricolo sinistro; a quest' ora non
c ancora visibile 1' aorta.
Fid. 5 1. Presenta eziandio la parte anleriore di un pulcino, iu cui ,
dopo ore 36 di covazione , si vede 11 cuore maggiormente pie-
gato ; da questo sortono , come nella figura precedente, le due
carotidi , e riceve il sangue da un reticolo, in cui si scoprono
le vestigia del tcssuto areo-vascolare , c la tessitura globulare.
Fig. 52. Cuore di pulcino maggiormente piegato, ed in cui e vi-
sibile r orecchielta , ed il ventricolo sinistro dopo ore 5o di
covatura.
1. Sacco auricolare, ossia orecchietta non ancora divisa.
2. Ventricolo sinistro formalo da un vaso dilatato , e molto piii
piegato.
3. Bulbo deir aorta.
Tom. XXXV Aaa
3^0 PEL PASSAGGIO m FUUDI EC.
Fig. 53. Dopo ore 57 di covazione prescnta il sacco auricolare, il
siiiislro ventricolo cd il ventricolo destro sotto forma dl vasel-
lino sotlilissiino diafano , poiclic iioa contienc sangue rosso.
1. Sacco auricolare. 5. Carolidi.
2. Ventricolo destro. 6. Aorta.
3. Ventricolo sinislro. 7. Vene cave.
4. Bulbo dell'aorla. 8. Vene della figura venosa.
Fig. 54. Dopo ore 63 di covazione si scopre ncU' novo il feticino,
in cui si vede il sacco dellc orecciiielte da cui parte il ventri-
colo destro soUo forma di vasellino piii incurvato e posto sul
ventricolo sinislro.
In questa figura si vede I'estrcmita del canale alimentare ,
clie si prolunga nella vesciclietta allantoidea piccolissima.
I. Sino ad 8 come nella Jigura precedente.
f). Vena cava superiore, e vena cava inferiore.
10. Rami della vena della figura venosa.
II. Arterie omfalo-mesenteriche, chc dall' aorta si diramano per
la figura venosa.
I 2. Vene socio delle arterie suddeite. a. Talami oltici. h. Luogo ;
occiipato dalla ghiandola pineale. (L Emisferi. e. Ganglii.y! Mar-
gini lalerali dell' embrione. g. Estremita posieriore. h. Cocci-
ge. /. Canale intestinale aperto. k. Quesio tubo si vede chiuso ,
ed allungato in modo, che forma un picciuolo che si dilata
nella vcscica alantoidea /.
Fig. 55. Dopo ore 72 di covazione, 1' embrione del pulcino pre-
senta il sacco o cavita comune delle oreccliiette , da cui sorte
il ventricolo destro sotto forma di vasellino piii curvo , piu
ililalato ed esteso sul ventricolo sinistro.
In questa figura si distinguono gli organi cer^brali , c le due
PEL PROF. ROLANDO Z~ t
appendici situate soito il capo clie sono i rndimcnti ilella ma-
scella inferiore slate da IIdtscke e da altrl prese per rudl-
meiili di organi respiratori o branchie.
I numeri e le lettere sono come nella figura precedente.
Fig. 56. Dopo 106 ore di covatura presents il cuore del pulcino
a quest' cpoca quasi intieramenle formato in modo , die si puo
vedere come la cavita dcllc orecchiette , il ventricolo destro
ed il sinistro vengano ad uuirsi insieme per formare il cuore.
I. Oreccliietta dcstra. 2. Orecchietta sinistra.
3. Ventricolo destro. 4- Ventricolo sinistro.
5. Bulho deir aorta, da cui sorle quest' arteria , ele due carotidi.
6. Vena cava divisa in ascendente e discendente.
7. Vene della figura venosa , die insensibiloiente svaniscono.
TAVOLA XII.
Fig. 57.
il. Viescica cerebrale , che prende un maggior ingrandimento , e
forma gli emisferi.
l>. Hudimenti della ghiandola pineale , che soggiacciono a diversi
cambiamenli.
c. Promincnze bigemine , che in proporzione s' impiccioliscono.
(/. Cervelletlo.
e. Foro uditivo csterno , od orecchio.
J'. Quarto ventricolo.
g. Amnios.
h. Piega dell' amnios tagliata per dimostrare come quesla mem-
brana si ripiega per formare l' amnios, ed i comuni integumenti.
3-3 HEI, PASSAGGIO HEl n.riDi EC.
it. Rudimenti della mascella presi da Hdtscke per brancliie ossia
per organi respiratori.
//. Estiemila posteriori.
m. Ektremith del niidollo spinale , ai di cui latl si vedono i gan-
glii intervertebrali.
n. Membrana , clie contiene il tuorlo unita a quella , che forma
r amnios.
o. Lamina vascolare dclla figura venosa , in cui si vedono relicelle
arteriose , c venose.
pp. Lamina granellosa , che coprc le reticelle vascolari , ed in is-
pecie le arteriose della figura venosa.
Nella figura venosa si possono adunque separare tre lamiiiu
0 menjbrane dislinle.
L' inferiore o granellosa p. che serve specialmeute all' assor-
bimento.
La media oo. vascolare , ed in cui si possono distinguere io
strato arteriose dal venoso sovrapposto.
La membrana n. superiore , con cui e unita quella dellamuios.
1. ^'entricolo sinistro. 3. Sacco auricolare.
a. Venlricolo destro. 4- Bulbo dell' aorta da cui sortono.
5. Carotide destra , che s' innalza , e da un ramo cospicuo alle pro-
minenze bigemine , ed altri alia ghiandola pineale, olalamiot-
tici, ed agli emisfcii La carotide sinistra non si vede per cs-
ser pill profonda.
6. Aorta.
•;. ^"ena cava superiore , e vena giugulare , che copre la carotide
in parte , nasce da un tronco comune alia
8. Vena cava inferiore.
y. Vena della figura venosa.
DEL PROF. ROLANDO 3^3
10. Vene lalerali , clic si vedono solto forma di relicellc, che co-
prono le ai'terie laterali a giiisa di strato superiore.
11. Artcrle laterali della figura veiiosa.
13. Arteria, che si estende per la lamina vascolare, c forma la le-
ticelia arteriosa, che si uiiisce alia venosa per formare il vJ>so
terminale.
i3. Vena posteriorc della figura venosa, die si cslcnJc solto forma
di reticella: piii tardi presenia poi un tronco alTatto dislinto
con rami , che finiscono nei capillar).
14. Vena auteriore della figura venosa, che finisce in reticelle, cd
in ispecie nel vaso terminale.
1 5. Vasi arteriosi e venosi dell' area pcllucida, che fanno maglie
pill allungale anteriormente , e piu rotondette verso la parte
posteriorc.
Quando si prende a considerare la disposizione vetata , che
preseiitano molti vasi tanto arteriosi, che venosi non si pub a
mcno di scorgere , che i grossi vasi primieramente si manife-
stano sotto forma di i-eticcllc , e che in seguito un tronco di
questa prende un maggior ingraadimenio , e forma 1' arteria o
la vena.
Le reticelle pcro sono formate dal tessuli areo-vascolari <•
globulo-vascolari , cppercio scguitando questc successive trasfor-
mazioiii si puo scorgere in qual modo dal piii semplice tessuto
globularc si formino tessuti vascolari , reticelle arteriose e ve-
nose , distiiUe artcric o vene , e la cavita delle orecchiette e
dei venlricoli del cuore.
Fig. 58.
i. Figura venosa di grandezza naturalc dopo ore 86 di covazione.
in^ DEI. P.VSSAGGIO DEI FLUIDI EC.
B. Embrione del pulcino separate dalla sua figiua venosa , vcdulo
in gran parte dal lato destro , cd ingrandito sedici volte.
1. Ventricolo sinistro.
2. Biilbo deir aorta, che finisce in una specie di becco. Da cui
escono 1' aorta e le due carolidi, che scorrono profondamente,
e restauo meno visibili
3. Aorta.
4- Arterie laterali della Ggura venosa, che s' incrocciano coUe
vene supeiiormente situate.
5. Carotide destra , che fa un arco per essere 11 enore alquanlo
infuori , cd ancor lontano dalla sua posizione naturale.
■7: II ventricolo destro sotto forma di vaso piu curvo , e piii di-
latato in mezzo.
8. Tronco comune della vena cava.
Q. Vena cava superiore e giugolare deslra , da cui sortono rami ,
che vanno al midollo allungato, al ccrvelletto , ed alle vesci-
chette cerebrali.
E necessario qui di ridetlerc , che molte di queste ramifi-
cazioni , che sembrano escire dalla giogolare , sono rami della
carotide piu profondamente situata. Si dislinguono le arterie
dalle vene osservando 1' embrione col microscopio, ed in vA
modo si vedono scorrere i globettini del sangue per le arterie
del ccrvelletto , ed in ispecie per quella della prominenza bi-
gemina o talamo ottico , gia osservata dallo Spai.lanzani.
to. Artcria della prominenza bigemina , che si divide in rami nu-
merosi cosi visibili , che si distinguono scorrere per essi i glo-
bettini del sangue. In altra occasione dimostrerb con che fa-
cililJl si possano in essa produrre i fenomcni deirinfiammazione.
L' origine di quest' arteria si confonde facilraente col tronco
DEL PnOF. nOI-ANDO S-JD
tlclla vena giogolare , ma un' osscrvazione piu esatla diinosli-M
clie c uii ramo della carolide piil profondamente situala.
11. Vena cava inferiore , clic accompagna 1' aorla.
12. Vena omhelicale visil)ile anclic prima die si veda aprirsi nella
caviiu auricolare vicino al Ironco delle vene cave. Alle volte
questa vena scorre , come tjul si vedc , sino alia vescichetla
ombelicale , ove si divide in due tronclii , che diramaridosi per
le sue pareti vi forma le piu eleganti e sottili reticcile , die
uno si possa immaginare.
1 3. Vaseilini , die sortono dalla vena ombelicale solto forma di re-
licelle sottilissime , die si converlono piu tardi in rami della
vena porta , e formano con produzioni delle membrane intesti-
nali i rudimenti fondamentali della complicata strultura del fe-
galo , do chc ho piii volte osscrvato.
1 4- Tronco comune delle vene laterali della figura venosa.
i5. Vene laterali suddelte intrecciate colle arterie.
1 6. Vacuo allungato coperto dai soli integumenli , ed c il quarto
venU'icolo situat6 dielro il midollo allungato.
17. Cervelletlo.
18. Prominenza bigemina , in cut si vede con una cerfa facilita
correre il sangue di globeltini composto.
ig. Ghiandola pinealc , die soggiace a particolari trasformazioni.
20. Emisferi.
a I. Rudimenti del becco. 22. Cavita nasali.
aS. Ala destra.
a4- Rudimento della coscia e gamba destra.
25. Coccige.
36. Vesciclietta ombelicale , in cui col mezzo di un raaggior in-
.i-jG DEI. PASSAGGIO DEI FLUlDt EC.
granJiinenio ho .vedulo i troaclii arleriosi e venosi ancora for-
inati di reticelie , come le nervosity dei vegctabili,
Le reticelie insensibilmente si diradano , e lasciano luogo ad
un tronco piii grosso e dislinto.
3". Gan^lii del iiervo intercostale.
TAVOLA Xni.
Fig. bg. Ovo di gallina esatninato dope sei glorni di covazioue ,
ed ingraiidito.
Vi si vedeva la figuiM venosa estosa in modo a tappezzare in-
ternamente tiitta la faccia siiperiore della membrana del tuorlo.
Si distinguevano le veiie vitcUarie F. G. superficiali , e le
arlerie , clie correvano piii profondaiiiente. Le estremit.i di que-
sti vasi iiisieme iinile formano la vena terminale.
a.u. Limili della figura venosa^ c residuo di vaso terminale. Si
riQetta , che la figura venosa e la lamina o disco spugno-vas-
colarc ( Blastoderma) , che si estende sotto la membrana del
tuorlo. E le sue arterie e le vcne non serpeggiano per la mem-
brana del tuorlo , ma corrouo al di sotto , ed c per qucsto ,
che vi si possono distinguere tre strati o membrane.
bb. Figura venosa. cc. Area pellucida.
lid. Vescichetta allantoidea , che copre il pulcino chiuso neH'amnios.
I. I. I. Arteria o vena della vescica allantoidea; 1' arteria ('• uii
ramo dell' aorta , ossia il tronco dell' iliaca primitiva. La vena
c r ombelicale , che va al fegato.
3.3. Arterie della figura venosa, che sono rami dell' aorta, epper-
ci6 vere arterie mesenteriche, ossia onfalo-mesenteriche situate
piu inlernamente , perchc i loro rami scorrotio per il margine
libero delle frangie assorbenti.
DEL PROF. nOLANDO. i']']
4.4- Vcne mesenlcriche situate piu superficialoienle , e sono sein-
pre visibili. La loro distribuzione c direzione e mollo diversa
da quella delle arterie.
.'). Una delle vene posteriori della figura venosa. L' anteriore e
giJi scomparsa.
Fig. 6o. Ovo di galllna esaminato dope giorni sette ed ore qiial-
tordici di covazione , con cui si mette piu in chiaro la posizione
del pulcino rinchiuso nell' amnios coperto dalla vescica allantoi-
dea , che si estende su una piti gran porzione del tuorlo , ma
in modo , che si distinguono i vasi della figura venosa da quelli
della vescica suddetta. Sotto il tuorlo si vede la chiara colla
estremita assottigliata , che era la calaza aderente all' interuo
della membrana, che tappezza il guscio intemamente.
a. Amnios col pulcino rinchiuso.
b. Vescica allantoidea co' suoi vasi , che copre 1' amnios , ma
poco il tuorlo.
c. c. Figura venosa, che tappezza internamente la membrana
del tuorlo. d. Tuorlo. e. Chiara. /. Calaza.
TAVOLA XIV.
Fig. 6i. Ovo gallinaceo covato giorni dieci. Nel mezzo si vede il
pulcino contenuto nell'amnios. Si 1' uno che 1' altro sono coperti
dalla vescica ombelicale od allantoidea a. a. a. , che giunge sol-
tanto sino alia meta del tuorlo. Al di sotto si vede la figura
venosa , che scorre sotto la membrana del tuorlo e. e. e. Poscia
it tuorlo contenuto nella sua membrana priva di vasi , e quindi
la chiara.
Dall' orabelico del pulcino sortono le arterie e vene vitellaric
ossia della figura venosa, e le arterie e vene ombelicali.
Tom. xxxv Bbb
S^S PF.L PASSAGGIO DEI FMJIDI EC.
a. a. Vescica allamoidea , die a guisa di berretto copre 1' amnios
'■ e met4 del tuoilo.
b. b. Amnios , die rinchiude il pulcino c. c.
e. e. Tuorlo in cui si vede la figura venosa , che internamente
ne tappezza la mcmbrana.
f.f. Chiara non ancora copeita dalla vescica allantoidea, che piCi
tardi la rinchiude intieramente.
Fig. 62. Ovo di giorni tredici di covazione ingrandito del triplo.
Presenta gli stessi oggetti della figura precedente , ma piii
distinti.
La vescica ombelicale pero e cosi estesa, che contiene non
solo il tuorlo, ma copre eziandio la chiara, e ne lascia una
piccola porzioue fuori dell' apertura , che dopo due o Ire giorni
si chiude.
a. a. Membrana o vescica allantoidea , che a guisa di beretlo co-
pre r amnio col pulcino, il tuorlo, la chiara, e lascia una pic-
cola aperlura, che piii tardi si chiude.
b. b. Amnios , che rinchiude il pulcino.
c. Pulcino , che in d. presenta 1' ombelico perforate, per cui
escono i vasi dell' allantoidea e del tuorlo.
e. e. Tuprlo dell' ovo , che internamente e tappezzato dalla figura
veuosa.
f. Chiara dell' ovo.
I. I. a. 2. Arteria che dall' aorta si estende per la vescica allan-
toidea si divide c suddivide sempre ad angolo retlo.
3. Vena , che In parte seguita le ramificazioni delle arterie.
4- Vene del tuorlo o della figura venosa
5. Le arterie sono piil profondamente situate.
Fja. 2. .'
I-'io. 1.
Fia. 6.
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Fio-.'o.
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Tav II
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J07.
Fie. 69.
. -ii /u..
Fig.6o
Ln^ lit I> f;.,fa
in/ lu
.S^
m
Tav. XIV.
Fia 61.
ria.62.
Tmi^ lit D fa,/^
fc^t^.
I
379
NOTE
SUR QUELQUES FORMULES
EXPOSEES DANS I.E MEMOIKE SUR LE PROBLEMS
DE LA PERTURBATION DES PLANfeTES
PUBLIE DJL^S LE VOL. XXXlll.
Par LE Chev. CISA de GRESY
Lue dans la seance du 28 juin 1829.
X^es remarques interessantes que notre savant Collegue M.' Plana
a publie dans un Memoire insere parmi ceux du second Volume
de la Societe Astronomique dc Londre, sur plusieurs points de la
Mecanique Celeste , ayant provoque une discussion vraiement utile
It la science, M.' Poisson vient de publier sur le meme objet un
savant Memoire qu'il a insere dans le Volume de la Connaissance
des Terns pour I'aanee i83r.
Parmi les forraules contenues dans le Memoire de M/ Poisson,
celles qui expriment les variations du rayon vecteur , et de la lon-
gitude dAe h. Taction immediate de la force perturbatrlce , se de-
duiseut aisement de celles exposees dans le probleme de la per-
turbation ties plane te s , publie dans le Vol. XXXIII des Memoires
de rAcademie de Turin.
Persuade qu'un rapprochement de ces formules obtenues d'ail-
leurs par des methodes tout-a-fait dilTerentes pourrait oflfrir quel-
que interet, je me suis determine a rcdiger celte Note que j'ai
I'honneur de presenter a la Classe , et par laquelle je rae propose
en mcme temps de rectifier un passage dc mon Memoire oii je
me suis apper9u qu' il s'elait glissc quelque inexactitude.
380 NOTE Sl'R QtJELQUES FOnMULES ETC.
I. Soient (/), (i') le rayon vecteur , et la longitude de la pla-
nete au bout d'un temps quelconque , tels qu'ils auraient lieu si
:"i lorigine du tems la force perturbatrice eut cesse tout-a-coup.
Si on designe par (r)-i-S(/-), (i')-<-^(0 leurs valeurs au bout du
ineme intervalle , eu egard a la force perturbatrice qui n'a rcel-
lement pas cesse d'agir , I'on'aura, d'api-es le Memoire de M/ Pois-
soN les deus equations remarquables. (Conn, des Temps pour
i83(. p. 32.)
V, , m' / 2n I i/^Wv
o('')= — ;( fS^'') a —. — )(i— cosw^)
|(cosiM — coswf) (i)
an \ da n — n J
a dJ^'l
aw' sin nt
dJ<-'^
are
are
/2^C0_„>2
da re — I
,^'"
i'(n—n')l—ti'
sm III -^-
T.2
^ '^sin in
iXn-n'y
i^(n—n'y—in'
On suppose ici que I'origine du tems est prise a I'instant d'une
conjonction des deux planetes , et Ton a fait pour abreger
i(n'i — Tit')^u
Ton a neglige aussi les excentricites , et les inclinaisons des pla-
netes , et le signe 2 s'etend k tous les nombres posilifs depuis
i^^ I jusqu'a i=00 .
Daprcs le N.° aS du Memoire sur le probleme de la pertur-
bation des planetes les memes variations sont expi'imees par les
deux equations
PAR LE CHET. CIS A DE GREST.
v/v <''■/ \ dr dr
38 1
s/ \ dv . dv
[0
dans lesquelles il faut supposer
r=a — a£cos(«^-t-£ — w)
Or nous allons voir que ces dernieres equations coincident exa-
clement avec celles de M/ Poisson.
a. D'apres les N.°' 23 et 24 du Memoire nous avons
ni ^ i ana*
2 (/(" — n
ana* r/^''' 3n*a^f''
♦-•rrr^ — -rr. J sin<>*
2 , , dA'-"'^ m'n , ^ ^,,,
S = -5-TO'a'-T- =^a'2yf'''cos«»
i da n — « —
2 , ,dA°^ m'n ,_ .,,,
Nous avons fait pour abreger i{^t — ii^)=il, et le signe 2 s'e-
tend ici Ji toutes les valeurs positives , et negatives de i la seule
valeur j=o exceptee.
Semblablemeut nous tirons du N." 3i les expressions des va-
riations 5/i , 5/ , lesquelles en posant pour abreger
, i«*a/.-/''— nt("'— n)-
f/a | = iV
383 BOTE SUR QUELQUES FORMULES
deviennent
5A=2Mcosf«sin(n<-4-£)— 2i\rsini«cos(n<-4-£_).
d/=2i)/cosj«cos(«fH-£)-t-2i7sintj_«sin(n«-j-£).
D'api-es ces valeurs , et au moyen des equations du N.° 32 qui
expriment la relatioa qui existe entre les variations d/t, 81, et celles
$e J ivi on aura
5£=2i)/cos/«cos(n<-f-£ — «)-t-2iVsini« sin (^^-t-i.— 2) •
$o=-2Mcostii_sin(2.«-+-^ — f ) lNsmiucos('H-^r l—^) ,
partant on aura
car d'apres la notation du Me'moire cite , e„ , *„ , s„ sont ce que
deviennent ^«, J^, ^f lorsqiie t = o.
Dans ces dernieres formules le signe 1 qui precede les coeflfi-
ciens M , N s'e'lend a toutes les valeurs positives et negatives de
?, celle de i = o non exclue.
Maintenant si Ton observe que
dr dr , .
^ = i; ^ = -acos(i.+i--);
-;^ =: — a e sin("<-+- f — •a) ;
du — — — —'
on formera immediatement Tequation
PAR LE chev. cisa de grest 363
J(,.)= Jii^,a*2.rfW( I —cost" )
^ ' n TV ^ -'
lil/cOSJjf COS(n^-t-_f^ — f^ )
— acos('^«-»-£ — £) { -4-IiVsint«sin(«^-+-« — a)
— 2il/cos(£ — o)
2Mcos/«sin(n<-4-£ — o)
— asin(nf-h£ — w) ^ — 2iVsinijfcos(^«-+-j[ — w)
— 2Msin(_f— 2)
laquelle se reduit k la forme tres-simple
5(r)=^^a»2//;')(i— COS/")
— a2M(cosj« — cosn^)
ou bien
J(r) = -^,a'2^t''(i— cos^O
— 2 I ,n^^*-^^''"*"^^ l(cos/«— cosn^) .
Substituons dans cette equation pour M sa valeur, en y fai-
sant soriir du signe ^ les termes relalifs a i=o , nous obtien-
drons celle-ci
-t-m'2< « — «' ^ '^3 [(cosiJi — cos^/)
Cepcndant a cause de a'n* ^ i on pourra donner a cette equa-
tion immediatement la ferine
384 "OTE SCR QUELQUES FORMULES ETC.
II est aise de voir que celtee quatiou coincide exaciemenl avec
celle de M/ Poisson en observant i.° qu'a cause dii facteur m'
les quautites a, « peuvent etre changees en « , n; 2." que dans
cetlc seconde formule le nomlire i doit etre pris positivemcni , et
negativement au lieu que dans la premiere on ne doit prendre i que
positivement.
3. La seconde des equations [i] , en observant que, d'apres
le N.° 23 , on a £0=0 > et posant
dv . , . dv
=-7 = 1 donnera la suivante ,
d{nt)
2 a
I iMcOSJif C0s(n«-t-£ — o)
-t-2sin(2<-|-_f — w) |-t-2iV^sin«»sin(nf-H£ — o)
( — 2 Moos (£—■!»)
i2Mcosi«sln(«<-+-£ — f )
— 2Afsin(e_— w)
laquelle se r^duit k la forme tres-simplc
a a
PAR LE CHEV. CISA DE GRESY 385
Substituons dans cette dernicre pour ;„, n, M, iV les valeurs
Irouvees ci-dessus , en faisaut sortir en dehors du signe 2 qui affecte
le coefficient M le lerme correspondant a «^o , onaura Tequation
^ ' a ( a 2('_^ — '_»_)
to' I 2" a* dA''l Zn^diA'^ i . .
2 ( j(ji — «) da i(^ — 'Lj )
!. y/i ., .V a' dA^'^\
- - ^- - ^ 2 f/a J smi^
-^- -' - 2 rta } sinraf
{'(n — n'V — n»
— wi a' {
m ar {-r- sm«<.
f aa
Or Ton peut e'crire identiquement
m' 3n'a^« m' n'a^''' ,^ "'a^<"
— 2 -77-= TTT = 2 -77= r; 2ffl 2 .7
2 /« 2<" ~ -2rfa>
n(n_H')a{'^('' na^('
iVn — n')' — ra» re — re'
a"*'" ^. ,^I --■'- --
=:- -,lAA''^2ml J a'dA'^
re — n
2
</a
j*( re — n'y — n»
Par ces changemens Tuquaiion precedenie devient
Tom. XXXV Ccc
386
NOTE SDR QUELQUCS FOnMULEft ETC.
*((')= —^ 1 a»-j ^^r^ n«2^(') (
^ ■' a f </a a(« — « ) ^
,^c.)f "^ l_^
3 (/a Vi»(» rt'V — «» ifn — ii'))
a '(" — l)
- -J- — • -, a 2yf* '
2 </j re — ji
_ n> _ 2
~ 2 rfa
lediiisant celte equation a une forme plus simple on aura
^ ^ a f d» 2(» — n ) ■* ' J
• 2;h'2
m' ^ "*a^''> . .
2 t(u — n)
— am sin«^
a'f/^W «a ^ .., „/= — r.-f---r \
- — - ——a S^f'"' 'I 2 " — " 2 r/a I
2 rta n — n' — \ = — t-= — — /
Or a cause que a'«'= i on pourra metlre celte equation sous
la foi-me
PAR LE CHEV. CISA DE GRESY. 387
ami
«^'' a dA^ J sint'u
a'(n — n') j n — n 2 (/a jt^(2 — 'i)* — 'l'
to' ^^Wsinj"
2 aa « — "
=- < , a dyr> n- . ,.,
I
la quelle d'apres les observations du N.° precedent coincide exa-
ctement avec cclle de M/ Poisson comme il s'agissait de fairs voir.
En reunissant les quantites non periodiques des expressions
precedentes , on aurait
(r) H- J (r)= (rt) H r. 2 ^'^ r -7— •
Cependant nous avons d'apres le N.° 25
2to;^w^
3 2.' t^a ''id — 'i.')
d'ou il suit
. . ^ , . I m' d/4 ^'1
(r)-t-J(/-) = a-f--T — -T-
4- Avant de terminer cette Note je prie le lecteur de vouloir
bien avoir egard a la rectification suivante relative au Memoire sur
le probleme de la pertorbatioa des planetes. A la fm da N.° 21
on a dit que dans I'expression / ndt -\. I 5i Ton ne devait point
ajouter de consiantes arbitraires a / ndt puisqu'on y atait d<"'J!'i
388 NOTE SUR QUELQUES FORMULES ETC.
ci» egard par rintroduction de la longitude de I'epoque , ce qui
n'est viai que pour le mouvement cUiplique oi\ les quanliles
« , £ sont conslaules ; en general , puisque le longitude moyennc
/ ndt -\- I Si doil se rcduire simplement u celle de I'c'poque lorsque
tz=o , lintegi-ale I ndt devra ctre prise dc manicre qu'elle soil
nuUe si i:=o .
Cela pose par les memes formules du N." aS qui de'lcrmineiu
la conslante C, Ton determinera egalement la constante C' de
I'equation du N." 22.
rndt=C'-^-ZC&nt^ Zj^andt J'idR)
et Ion irouvera
Dans le N." aS oii il est question de determiner les valeurs
^(r), ^(f) il s'est encore glisse une faute essentielle , Ton a sup-
pose' par inadvertence que Ton avait ctabli superieurement le cas
particulier de
r=a— a^cos^^ — &tc.
au lieu du cas general
r=a — a£cos(|i<-j-f — 5) — etc.
d I-
De la on a conclu que lorsque t=zo on devait avoir ~^ =0,
mais cela n'a lieu en general qu'en y introduisant la constant&
arbitraire C que Ion y avait omise.
D'apres cette rectification les equations (J) du N.° a3 de-
vieudcont
I
PAR I-E CHEV. CISA DE GRESY. 889
r=:a—aeeos ("<•+•£_ — w)
dr dr dr dr . ^, ^
t'=«/-+-^ -+-2 e sin («^-4-£ — 5)
d^ ^ !•/'• . </t' . ^,,
rfe - <^/a d(nt)^ '
Celles qui donnent les variations ^(/■), ^{y) se changeront en
■^f s dr . dr ^ . dr
<'')=d7^'-''^^di''--'^^-^di^°--'''^
d{'^t)\ 2a/
« f ) \ 2a/
Ces quantiles seront ideniiquement nulles lorsque<=o,comine
cela doit elre.
Au reste tons les termes qu'il faudrait ajouter aux corrections
preccdentes d'apres cette nouvelle determination de la constante
C peuvent etre censes compris dans le mouvement elliptique et
donnes par robservation ; dans ce cas il est permis de supposer
C'=^o , et loutes les formules resteront telles qu'on les avait de-
terminees , seulement dans ce cas la quantite £ sera censee aug-
mentee de cette partie constante qui aurait determine la valeur de
la constante arbitraire C.
( V. Le Mdmoire cite de la Connaissance des Terns pour
I'annee 1 83 1 , p. sg. )
1
ADDITION A LA NOTE
SUR LE CALCUL DE LA PARTIE DU COEFFICIENT etc.
( Fojez page 1-76)
PAR M.' PL^NA
X-ies combinaisons que j'ai consiilerees dans ceile Note ne sont
pas les seulcs , qui introduisent dans le developpement de ia fon-
ction cfi? Targument Si^t — 2nt. II y en a d'aulres classes , corame
je vais le faire voir dans un cas particulier , en generalisant les
developpemcns (juc j'ai donnes dans les §§ 3 et 7.
Soit
ii = yj/(°)e' cos (</J H- 3wf — 3w ) -t- M''' e'e' cos ( ;/? -J- 3«i — 2 w— s?' )
-t-M('W"cos(7J-»-3n<— aw'— w)-+-i»/me''cos(//?-+-3«i— 3^')
-f-3f'*V/"cos(//j-t-3«f — w— 2n)-t-MV/cos(//j-t-3/ii— 13'— all);
ou i represcnte un nombre enlier ^ ct p:= n't — nt.
II suit de la , que
!t7I/('''e^sin( ip-^-Znt — Ssr)
-t-(i— i)Mt''eVsin(i/>-»-3«« — 35?— Iff')
■
-(- ( J — 2 ) il/W ee" sin ( tyy -t- 3h^ — 2«' — S7 )
-t-(j — 3)il/'^)e'^sin(«>-H3««— 3sr')
— j f'Jy'- (t — 2) Jv j Tl/We/sin {ip -+-3«i — tr — aH)
— |(j — 1)^1.'— (i—3)oV|3/Weysin(«/j^3n^—!s'— all)
-HJ-y- o/'H — — . or'|e'cos(«/)-»-3nf— 3i3')
-7- o''-f-— T-; or } eecosf /p-Honi — 2sr — w')
rfa ilti )
— r— <^' -I — TT "'" }ee"cosCw-t-3Hf — 2« — ■oJ)
-T- y/-H — j-r tf/- |e'^cos(//j-+-3?i<— J« )
Tom.
du.
till
\n-
cos(ip-h^Tit —
ST
an)
da
oVh-
da
'5,'
i^v
cos(//J-+-3n<—
.s:'_
211);
5XXV
Ddd
Sga ADDITION A LA NOTE SOU LE CALCCL ETC.
dt
/■J/ 1°' e' sin ( j> ■+- 3ra< — 3 57 ) ^-(« — I ) iW < ''e Vsin (<)> ■+- 3«< — 3«( — «(' )
(J— 2)i¥'"'e7'sin(f/?-4-3M«-rtjr— 2n)-«-(/— 3)yl/'^'eYsin(j/j-f-3nf— sr'— an)
^'°e'cosO>-t-3n/ — 35r)^^''Wcos(i)3-t-3«i— 2«— s')
da da
dt \ da ^^ ^ da
.^'"e^>cos(i> -t- 3?if — -c! — 2n ) -f- ^' V/*cos (i> -+- 3ra«— «J'— 2n )
!iilf(°'e'cos(t>-+-3n<— 3«J)-t-(«— i)^^'''eVcos(t>-t-3nZ-- 3^— «')
-f-(t— 2 ) iV/ Wee''cos(j/j-H3n«— GJ— 2w')
-H(i— 3)M(^'e"cos(j>-t-3n«— 3«')
-(t— 3)7j{2V— (i — 2)^t'|MWe7'cos(j>j-J-3M«— ts— 2n)
-(t — 3)nj(f— l).y^''— (i— 3)^i'|M'5'eycos(i>J-4-3?i«— Ei'— 2n)
j ^"■Vr+^'Vie^sin(.i.+3«.-3«)
I da da' j
•' dr-\ Sr }eesin(ip-{-ont — i-e — ■ro ;
( da da' )
j f^'V-4-l^'V! .e-sin'(.>+3«i-a«'-^)
( da da' J
j rfa da' S
>i£'V-|.^^'VLvsIn(./,-t-3«.-^-2n)
. j l^^''''^r+^^''V ! eV sin (y,+ 3««-«'-2n)
Cela pose , si Ton fait
!l=F«cos i {S—i)p-¥-f,\ , Sv:=G^'hin\(5^i)p-t-g, | ;
PAR M. PLAKA 393
et si Ton observe que I'equation ,
(5 — t)(w' — n) — n(j— 3)=(5 — t)n'— an,
donne (5 — i)(n'—n)-~n(i—3)s=—in', en y faisant 5n' — 3« = o;
on trouvera que I'expression precedente de — '- — est reductible
a celle-ci ;
d.Sh__
di
iMe^&\v\{Si^t — 3n^— 3«-4"g'J-f-(j— i)iJ/e"e'sin(57iT — 2nt — 2c? — Ts'-\-g,)
■ ^ < -»-(«■— 2)iWee''sin(57i'/;—27j^—:3—2tf'-+-^^j-4-(i—3)il/e"sin (5m'^— 2«<— 3t3'-+-,?J
(t— 2)il/ey'sin(57i'i— 27i<-'n<— an-h^J-t-Ci— 3)yl/e'7'sin(57zV— 2«^— £3'— 2n-+-^,,)j
(o) (0
iM e'sin(57t7 — 27j< — 3'Gf-+-^^ J-+-(«— i )il/e'e'sin(572'^ — 277^ — 2 s? — '^^''-l-g,,, )
(7 3)77„''') (2) (3) ,
" ^-l-(i— 2)i/ee"sin(5«'<^37i«— «— 2«'-Hg-J-h(7— 3)Me"sin(577'<-277i— S'M'-t-g'J)
(0 (5) I
h7Vl/ey'sin(577'<— 277f — c— 2lH-g-J-h(i— i)^^<^'7'sin(577'^— 2«^— «'— aTI-t-g-^J]
aJ-~e%va{^ii!t — i-nt — 3srF4^J-Ha--5— e'e'sia(5n'<— 2/7< — 2«J — ^-^fi)
in' '-'^ ) </M(^), . -- . , ^- dM% . rfc u * -x '_x_/•^
-F < -HO— _ee''S)in(5/7'«— an^-^ff— 2'a'^-/^,)+a— — e"sin(57i'<--2?7<— ow'-ty^;}
I aa "^ flit
rfM'''' , . ^_ , TT y-N 7M/'^^ . • /- t^ , ^' FT . /-N
-1-«-^e7'sin(077V— 27zr— «— 2n-+-/^^)-i-a— -e'7'sin(07i'«— 277< — c— afl-H/^J
«' ^ekn(57i'^— 27ii— 3cJ-H/;j-+-a' ^'e'e'sin(577'/;— 2nf— 2«— cj'-j^J
. ^'-^)". //'" J^a''^ee"sin (577'«-277^^«-2«'-ty:,)-4-a'^'e"sin (57^7-277^-3 ^'-H/;,)
.a''i;^e/sin(577V— 277i— •=?— 2n+/:j-»-a'S'ysin(577'/— 277^— ^'— an-H/J
(/<i' ' ^ •'"" da'
Maiiilenant , si roii remarque que I'equation 577' — 277 = 0 (lomie
, 277 7'7' 7 3 , "* /'"' __ t ^ L(n' 77 "l
on lirera de la celte formule generale ;
V
3f)4
ADDITION A I,A NOTE SVR LE CALCUL ETC.
5?= Zanfdtf 'hip- dt =
(o)
iMe^ sin ( 5n't — 2nt — 3ns ■+■ g^^ )
+-(/ — 1 ) Me'esm(5»«'« — anf — itn —■si' -^ g ^^ )
-Ai-')'
,(^> a'
(i-^)
{i)„i
/. n. -
p)«'
3' \n ) in'
H-(t — 2)Mee'sin(5«'f — 2wf — •« — 2ro'-t-^,J
-H(j— 3)i»/e"sin(5//^— 2H« — 3is'-f-6-,J
(i)
-H( j — 2 ) M^ey" sin ( 5n't — znt — zs — 211 -f-g-^^ )
-»-(<"— 3)Meysin(57i'i—2?ii—Ej'—2n-»-,i,', J
iMe^ sin ( 5h'< — int — 357-4- §■„, )
-\-{i — I )Me*e'sin(5n'< — 2nt — 21s— w'-t-g-^^^)
-)-(«— 2)Mee"sin(5?iV — 2«i — 20*' — •nJ -«-§■,/,)
(3)
-4-(t— 3)Me"sin(5n'<— 2««— 3«'-+-^^J
(4) ,
-k- i M e 7* sin ( 5n't — 2Jit — ts — 211 -+- g^^, ) ]
(5)
-H(i— I ) Me'y'sin( 5«'<— 2«^— «(' — 2n-+-g'^J
(0)
a ——e' sin C 5/^7 — 2nt — S-ttf -»-/?,)
(■)
1 JIJ'
■a ^e'e'sin(5«'<— 2«<— 2CJ— V+y;^)
(«)
■a -^ee"s'm(5n't — 2nt — c(— 2iii'-|-/^J
da
■a ^e'^sin(5«'<— 2n<— 3«J'-+-/J
M
da
.a^~e'r sin ( 5»7 — ani — «' - sH -♦-/, )
da
' — : — J"- -ZT' \ _- w
PAR M. PLANA Zg5
fl' ^ e' sin ( 5n't ^mt— 3« -^L )
{•)
a' ^e*e'sin(5n'<— 2W<— 2«J— o'M-/J
(>)
rt' -— e e'' sin ( 57i't — 2nt — « — 2<tf' -+-/]), )
(3)
a'^ e"sin(5ra7— 2n«— 3«'^-/:J
a' -; — ev* sin f 5«'< — -iiit — vs — '2!! -+-/' , )
da' ' -""^
(5)
a' ^ e'y' sin ( 5n't — 2nt—a' — 2Yl. -+-/,; )
(o) (o)
Les coefificiens M, a , a'-r- etc. doivent etre calcules a
da da
I'aide des formules suivantes :
, Co) (.)
48.-7- =(26. J — Bo.j'-HSiMi.-t-Cq — 27.f-t-i2.i')«^-i
"» ■> '- ^^ I ' da.
(■) (0
, (0 ._ (i— )
— i6.ii?=(— 9^-3I.t-.3o.t'-l-8t•')Ax'4^(9— 25i-»-i2.tMa-i
(.-.) (i-l)
-31
, (0 (— >)
i6.^=(— 8-H32./— 3oi'^8t')Al'^(8— 23.«-*-i2.t')a^*'
(■-» (—1)
— 48.^=(-6^-29.i— 3o.J'-^8jMil'^(6-2i.«-+-i2.!M«$.
ii-3) (—5)
J96 ADDITION A LA NOTE SUR LE CALCUL ETC.
f, a'M {, . ow';-i' dbi I
(5) (i-2)
^ a'M i ./'-) dbi
— ID . —f. =« J 2lOi-{-IX—-i
III ( i dx
(<■) (0 (<)
,. a' dM , . o -2 . o •i\ dbi , t r ■ -.v ■,d'^b<
m' da ^"^ ^ da ^ ' rfa'
to (')
fc- o \ 3 <^'^i . i d''b!.
-+-(6t— 3)a^-— »-4-a* --" ;
(1) (,-.) (,-.) .
— ID — ,.a—, — z=(oi — i8.i*-t-8j )a-T-»+(— I— i3.j-+-i2.j')(z'— -»
m da ^ dx dx
(•— ) ('■— )
,, a dM , . „ ., 0.3, dbi , . ■ \ . d^bi
10.— , .a _— :^(c)t — i8.t -I-8j )a-r-» -+-C— 1 1 .«-t-i2.j»)«'— — »
m' (/rt ^-^ ' dx ^ ' dx^
(i-i)
+(6._iy_.H-«^-. '
(3) (,-3) (i-3)
,Q a dM .r,. a -1 o-3\ dbi , -j^ , a'oi
III da dx ««
(i-3) (i-3)
I, a' dM
it) a —^
III' da
f, a' dM j ./'-') . , db^ ^ ,d'bl I .
m da I * f/ix r/a" }
— 48fl.rt'^=(26.t — 3o.?-^-8.^■0^.•V(l8--28.^•— 6i'-t-8«>i-^^
Hi' da ■' 1 ^ rtx
{,) (0 (1-0
.(-9-9.+ i2.i'X_.-4.Ctw-2,«^> + « ;^',-
PAR M. PLANA
397
(,-.)
,6. 4-«'?^=(-9-+-3i.<— 3o.j'-i-8t0^i ^-(9-19./— 6t'-H8t»)«— i
m' da ^ "^ J t \J J 'da.
m' da ^ ' 1 \ ^ ' rf«
(—J)
^ da^ da} da.'-
48 . ^ .a'^=(-6-»-29t— 3o.^■*^-8^■')ii'I^(6-1 3j-6i'-^8/> :^i
m' da'
U~3) (1-3) (.--3)
'''' ^ ' da? da.^
da.'
(,_,) (,_,)
(5) (i— 2) (i-i)
ni' da' (a ' ' rfa rfa» ^
Pour eliminer de ces formules les coefliciens differentiels
(0
— T etc , on remar^uera , que d'apres les relations connues enlre
ces fonciioDS de « , on a :
(0
{.) CO
d'b^ bs i
«'-P^= i— I (t-4-t*)— (2t-f-2t*)a'-»-(2 — 3<-4-t0a'
br
-h, l_.a(2/— iX— i-t-3a') ;
SyS
(0
('■)
ADDITION A LA NOTE SUR LE CALCUL ETC.
— (2l-»-3t*M-j')-t-(l+3j-4-13.f'-+-i')«*
S , - - V
~lhT~ (I — r'i'I^-C • — 6'— '5J'-4-j')a*-t-(6— 1 1 ./-4-6/*— t')a'
bV
(.-«'
d'b.
(0
b.
«'
f/«'. (I — a')i
iT"
-+■
(I— «•)'
z(2£— i) j(2+i')_(5-|-2t')«'-t-(iH-j')a'' j ;
{Q,i-ir 1 1 .«'-H6t'-+-J^)— (3-1-i6.t-f.52.t'-+-l6.t'-h4J'y
-+-( 1 4 — 4'-*-i o6.J'-|-4t'-t-6r)a*
— (— 1 3 4-3 3.i-+- 1 oo.t'— 1 6 t'-f 4*'' )"'*■*■ (34— 5ot-t- 35t'— 1 0.t'-*-t^)a'
a.(2t— i)j-(G+6(')H-(22+22J>'-(i8+26/')a»+(5o+io/')«''i.
Cela pose , si Ton fait la substitution de ces valeurs, on trouvei'a
48/i^".(._«^)'=i!;! j (9'-6i'-4-0-<-«Xio-75.--^87r-V) >
' f-«'(39— i53./-»-i8o.J^— 55/')-i-«''(27-io3t+99J'-27i')j
6 /. a(2£-i ) 1 ( 1 7-33/+ 1 3«")-«X47-78j+26/0+«''(38-45i+ 1 3*') | ;
(0
jj^' ^ (._,;l (3i— 4'-<-i0-t-«<36— ii7.t-4-io7(:'— 29/^) i
""' liF '^^~"' ' f |-4-«X-93+275«-22CuV55i^)+«''(8i-i77t+i23t'-27/')l
(i-ii
-ii-bj:_.a{ii-Z) j (i 7-33/+ 1 3«')+5t'(-45+78i-26i0+«<36— 45/-4-1 3/') j ;
a'M
(»)
i6.1ii^.(i— «>y=Z,^
(,-2)
( — 2J'-4-t^)-4-or'(7 5—17 0I-+- 1 2 7 .t'— 2 gt^) )
+«*(- 1 75+4 1 oj-272.jV55j')+-a'(i 4o-256«-(- 1 47*^-37/^) j
(—3)
-^b2_.a (2i-5) \ ( 1 8-33t+ 1 3.i0+<-45+78f-26t')+ «''(35-45/+ 1 3i-) | ;
_/!f
a'Af
!3)
" (i — a')'=^j.
>_3)| t^-4-ft^(i33 — 234«H-i47'^' — 2g.{' )
+«'(-287+558,j-3i8i'+55<^)+«X2io-34o./+i7i.£'-27.t')
.(•'-4)
b±, . a(2i-7) j (ao-33t+ 1 3t0+«' (-47+78t-26t>«'(35-45i+ 1 3f') | ;
PAR M. PLANA 3gQ
I
-«*(27 — i3o . /-4-203. t' — 126. i'-t-27 . i'')
«-> . ( (26.J— 3g.t'-+-I4.t')^-a>(I — II4•^-^-l45•t■'— 42.*') j
- 7'''^^'"^''j^,^*(_i8^-i98.i--i73;t'-t-42.J0-t-AG5--uo.J-+-67.t'— 14'') i '
/ (3.i— 7.i»-f-5.i'— 1^)4-«*(— 45-+-i33.«— i78.t'-(-io6.i'— 24.i')j
„' ,/;!»/''' , (i— Ji-Ha* ( i56 — 5i2 . /-t- 704 . '■' — 4o4 • «'-t-78 • «*)
— iG.— 7.(1-7- ( I -a*)'^^^ S ^ , . , .1 , ., o ix
m (/n . j_j_ir'*( — 129-1- 710 . f —942 . f H- 47" • ' — 00 . J* ;
I' (.*-««(iG2 — 433.^-1- 423. £'— 177. j^-t- 27.1')
I(_r7-»-53.t— 5o .t'-M4. t')H-«(5gr— 199. J-M78./*— 42i^)j
-♦- a* ( — 75 -t- 287 . t — 206 . t' -t- 42 . e'^ )
-♦-«'( 8i — i4i . t-t-78. t'— i4-t')
!(_4i>^4.t5_£>)_j-«'(— i5o-*-43o. 1—397. t'-4-i6o. 1^—24. Z')^
-t- flt'(6oo — i4So . £-*- 1407 . J* — 56o . i'-t- 78 . i' )
+ a'(_63o-+.i8(32.j— 1703. P-t- 624.1'— 80. i^.
-«-«'( 420 — 908 . i -+- 697 . i' — 228 . J' -H 27 . r- )
(.-?) ( (— 36-+-84.i— 6i.i*-t-i4-iO-+-':t'29— 396.i-t-2ii.t'— 42.t')l
■^''T**^^'~^^iH_«.(_,5o-t-588.^--a39./»M-42.t')-Ha*(io5-i76.j^89.t'— i4-tOi'
^ (3f»— j»)M-ft'(— 23r-4-874.j — 672.i*-+-2i4.e* — 24./')
, .,/" [,-j)!H-a*(i358 — 2050. j-f- 2272. P — 7 16.1' H-78.iO
"^ '^''^~y~'^'~ f J-i_a«(_ i547 M-3550.J — 2624.i'-+-778 ./*— 80.^*)
. (-4- a' (840— 1570 . / .4- 1024 ./* —379 . «■'-+- 27 . 2^)
!(— Go+ng.t-72.t'+i4.i')+«*(220-4o5.i+244''-42«^)J
-f.«'(-252+'5oi.l'-272.7"+42.J^) + K*(l4o-2l5./*IOO.i'-l4.«0) '
Tom. x.\xv E^**
4oo
,dM,
ADDITION A LA NOTE SDR LE CALCUL ETC.
(__Q^g.t_^6.t'— 5.4^— t«)-t-a'(3i--8oi-+-36.j'-H46.«'— 34.t*)]
'b±^u[ii-i)
—48 A-«'^( i-«')*=*J.i->-«* ( — 67 -t- 3i8 . 1 — 83 . i»— 176 . t'-H 78 . r)
•a''(93-3i6.t-62.t'+234t'-8o.t*)+a'(-27.j-i-io3.i'-9g.j'+27.j*)j
(17— 7.*— 26.j*-t-i4.t')-f-a*(— 63-t-i9.t-j-84«'— 42-iOj
■ a"(67-t-75.i—i34.>'-4-42.J0+«'(27— 65. t.».54.i-— 14.1^)1
(-i2-2.j + 20.i'-6.f^-j'')+a'(i5+34.i- i29.i'+ioo.j'-24.i'')l
^1 jjf^j (i-iii-t-a' ( i5 — 128 . j-i- 4o2 . i' — 332 .«■'•+• 78 . j'' )
'^•■^r"' X^^'"*'^'"^7 ]4- a' ( 45 -i- 258 . t — 593 . i' -+- 388 . J^ — 80 . r' )
-a' (81 — 258 . j-h 3oo .4' — i5o . e' -¥• 27 . /* )
(20 . i — 37 . i^-t- i4 . t')-J-a»( — 4? — 22.{-4-ii7 . J» — ^2.P )]
.«t(6^i64.j— i67./'-t-43.t')-»-a6(45-»-96.t-i-65.t"— i4.j')| •
(-i2-ii.t+35.i'-7.J^-i')+a'(-5i+282.t-35o.j'+i54.«'-24.«')l
__ ^ a' ,fW/, _, ,,_/'-: 1-+- «^ ( 338 — 91 1 . J -H 1049 • '■' — 488 . t" M- 78 . i> )
■^''■rf;?^' *'^'" 7 j-t-«''(_3i5-+-n96.j— i284.j"-t-542.i' — So.r-)
\-\- «' ( 280 — 652 . £ -+- 55o. t^ — 201 . j' -+- 27 . i'' )
'(_i8-t-5x.t— 48. j'-v- 14./') 4- «'(—• 66— 75. /-t-i5o.j'—42.t')j
-6ji^a(2<-3)
(.-J.
-^j_«(r'.j-5){-t-a' ( — 70 -t-265 . i — 200 . I* -t- 42 . P )
- «'' ( 70 — 1 3 1 . {■ -1- 76 . j' — 1 4 • '' )
(J)
48.— a ___( I -!!(»)'=<> I
m' da ' —
(_ 12-9. /-»-5i .£*-8.jW')+a"(-i58+63i.i-627.j'+2o8.£'-24.r'')j
(i_3}W «'( 926 — 2167 . t-f- i858 . t' — 644 -i^-^ 78 . «" )
- «" ( — io5o 4- 2652 . i — 2 135 . i' -+- 696 . i' — 80 . j' )
.z'(63o— i23o .i-t-853.i" — 252.t'-t-27. J')
(-4o+86.i-59.i'+ 1 4- «■')+«*(-' "-'4o-«-*-i83 .i'-42./';]
ftj.«(at-7){-+- «' ( — 170 -t- 378 . J — 233 . J* -♦- 43 . i^ )
■«'*( io5 — 170 . t -^-87 . t'— i4- «')
(— ,)
PAR M. PLASA 4° I
Voici maintenant rappHcatioa de ces formules aux cas de i=6,
et de t^7 , en negligcant les termes multiplies par y*.
CalciU de $t^ , en faisant dans son expression , i=6.
(3)
-U)
aF=: o,ooo652 ; G=: — 8o",i4i ;
/,=-!». 21'. o"; ^,=-i».9'.7";
/ n' \ '^'
Log- 2 ./(^-^^ ij G=2,3932246(— ):
Log. i ./n = 2,o5o 1 o88 (— ) ;
Log. 6 . ^L_ = 0,8205473 ;
(0
Los- 4 • ^= 1.5572696 ;
(3) (3)
a'^=o,oo8ii ; H =28",966 ;
X,= 3».57'.36"; g,,= 78'. 3'. 20".
Log.-2./(^—i)F= 1,9019397 (— )
,1
i")
Lo". — - . a — - =0,8688810 ;
° ni' da ' ^ '
Lo". — -. a— i-^ i,5o36i45 ( — )
° /«' da. ' "> ^ y
(3)
Log. I/. H =2,83222 12 (— ) .
Log. 5 . — L= 1,45 14625 ( — )
Log. 3. — ip := 1,2059140 ( — )
Log- -^- «'-^ =0,9297063 (— )
TO'
da'
:•)
T «' I dM !T f I
L°S-^-«-:7v =''^74^094
Log.
a
a !1^= 1,6484375
da
dM
Lo£
da!
,dM
(»)
(3)
^°s- :rr- « 77:7 = '^2929407 (-)
TO
^•« -XT = ',7339473 (-)
^rt
(3)
</a
^''S-lv-" -77:7 =^''3977228
rfd'
5?=sin5?('f— 2?ji-4-g-,/-»-o",8295)-t-cos5«'^ — 27Ji;-t-g',^ (J— o",22o5)
-<-sin5?2'«— 2««-l-g-^^,(H-o",3762)-»-cos5«V— 27i?-h5-^^/ — o",iooi)
-j-sinSnV— 27ii-1-//H-o",346i)-Hcos57iV— 2n<-f-/^ ( — o",o637 )
-+-sin57i'i— 27J«+/;^X— 3",6333)^-cos57^V — 277<-»-/^,(-Ho",45o5)'
d'ou ion tire
,Y_/^"o'>88W,o778W,346o-3",6246 sw.r ,
Uo",oo44-.o>978-o",ooi5+o",o3n=-2",249oj""^^"'~^"'''
y-o",oi67+o",368i-o",oo8i+o",25o9 .
"*" { II / II II i^t II t , I II ^«^ I COS(577/-277i ).
V.-o",22o4-o",o207-o",o637+o",4494=+o",7388^ ^ ^
D'apres Ic llieoreme que j'ai donne dans la page 11 de ce
meme Volume, il est clair, que, dans le cas acluel , on a,
5b = — ■^[/j = -l-5",45l .Sin(572'i — 2770— '",791 -cos (57i'.'— 2770-
4o2 ADDITION A LA NOTE SVR LE CALCUL ETC.
Calciil de S^ , en faisant dans son expression , i=']-
(J) (3) {i) (3)
«F=— 0,002783 ; G = i9S",3io; «'// = o,ooi38 ; n=— 29",9i5;
y;,=-,-\2'.6''; ^^,=_.°. to'.48"; A=o; ^ ,.,,=-5» . 4^' . 2
Log. l./(^— 1)^ = 2,8547519; Log— ]./(-^—i) F =2,5991521 ;
. m (3)
Log. 2 ./. 0 = 2,1890628; Log. 2/.// = 2, 1 880 1 82 (— ) .
, (■>> (')
J-og- 7- '-^=0^8252909; Log. 6.^ = 1,4673459 (-);
' If'' f '''
Log. 5. —^- = 1,0261 102 , Log. 4- — ;-:= 1,2828600 ( — ).
( (") ^ f")
Log. — ^ . rt _l_ = o,86io588 L02. — - . a'_- — =0,0147397 ( — }
^ m' da ' ° III' da' >J ^J Vi \ J
Log. ^ . a i^= i,5i43256 (-) Log. 4 • a'^= 1,5753538
^ m da ' ^ ^ " m' da' '
W (2)
^°S- 7;r •" ^ == ''^757542 Log. -.a' — = ,,7470718 (-)
, W (3)
^°S- ^ • « '^= 1,3468907 (-) Log. ~.a'^^= 1,4320697.
^s = sin57t'^ — 2«^-t-g'(, ( — 3",9o62)h-cos5«V — 2?z«H-jg-^, (-j-o",4«»9)
-{-s'mBn't — 2nt-i-g^^^( — o",6466)-Hcos57/i! — 2«<-4-j5-^j,(-+-o",o89o)
-i-s\n5n't — 2nt-i-/ii ( — 1", S']i^)-{- cos 5n't — 2nt-\-J]^(-i- o",20o6 )
-4-sin57i'^ — 2nt -h/,n(-i- 1" j']^^'] )-i-cos5n't — 2nt-i-fi,j (-f-o",o547) ;
d'oii Ton lire
/-3",9o54 — o",6434— i",87ih-i",7357 s . ,. ,
°^- Wo",oo85-+-o",oo88-4-o",oo36 = -4",0633 J'""^^"' '"'^
/ o",o8o4^-o",o643-^.o",o338-^o",4II8 \ fr '
■^ l-+-o",o886-t- o", 20o54.o",o547 = -h o",934i ^"'^^"^ '""^'
5?'=— i^l/if=-»-ii",3o3.sin(5/z'<— 2«0— 2",264.cos(5«7— 2raO-
wi fa
Je donnerai dans le Volume suivant les formides generales , en
fonclion do / , qui ont lieu pour les autres combinaisons, relati-
ves aux valeurs que prcnd la fonction R , lorsqu'on lui donne la
forme consideree dans les §§ 4 > 5 , 6.
D'autres occupations m'empeclient, dans ce moment, de me li-
vrer au travail qu'exige la reduction en nombres d.es formules de
ce genre.
MEMORIE
DELLA CLASSE
DI
SCIENZE MORALI, STORICHE E FILOLOGICHE.
DI Viy DECRUTO *
DI PATRONATO E GLIENTELA
DELLA COLONIA GIVLIA AVGVSTA VSELLIS
k Ul AI.CVNE ALTRE AXTICBIT*
DELLA SARDEGIVA
LEZIONE ACCADEMICA
DEC PRO>-6SsriRE CoSTANZO GazZEKA
Letta nvUe aduna.iza aS ^iu^no € a lugtio i&uy.
MJa Sardegna isola grantlc etl illuslre , e sino dalla pift rimota
antichita cclebrata per la portentosa fertilita delsuolo, e per altri e
non pochi doni dei quali venne dalla natura abbondevolmente for-
nita, non e meno nota per le favolose origini de' primi suoi abi-
lafori , e per le varie colonic Fenicie, Pelasghe , Etrusche , Puni-
che ed EUeniche , che successivamente la popolarono. Non pochi ,
ne volgari moniimenli delta proliingata dimora di qiiesti antichi
popoli rimangotio ivi luttavia, e i rinoinati e misteriosi Noraghi, i
frcquenli idolelli di bronzo , di particolare e strana foggia e tulta
propria di qiiest'isola, le pietre incise, i ruderi ed i nomi residui
delle cilia da essi fondate, Nora, Sulci, Bosa , Cornus, Karali ed
Olbia, ne lo attcstano indiibitalamente. Passata poscia e stabil-
Hiente sotlo il governo di Roma, la quale per piii secoli ne ebbe
la signoria , non potcva non confortnare se siessa in tulto alia
lingua , al cnllo , agli usi , ed alle coslumanze di quel nopolo ge-
neroso e munlfico.
TOMO TXXV. I
a BECRETO DI VATRONATO EC.
Quivi di fallo, piu che altrove, vive c jialenti si Sfor£;ono le vc-
sligic (leiraiilico doniinio , nel patrio idioma , negli abiti , nclle
fogyie , in alcune pratiche domesliche ed agrai-ie rimaste in uso
tia i popolani e gli iiomini di contado. Ivi soiituosi avanzi di tjuclle
magnifiche opere di architettura , teatri , anfilealri, basiliche, 1cm-
pli , poiifi , aqiiedotti ec. , delle quali nessuna deile citla suddile
od amiclie di Roma voleva limaner priva. Ed ivi infine monete ,
idoli , gemme , lapidi e bronzi , belle e venerande reliquie della
reiigione , della coltura e del lusso dei domiiiatori del mondo. Lc
scoperle di queste romaiie aatichita , fatle piii frequenti merce di
alcuni scavi favoreggiali dal Principe , per la costante indcfessa
attivila ed industria di un diligente e dotto indagatore di questi
tesori , e mediante i lavori intrapresi onde riaprire rinlerno tra-
gitto tra le due principali citli dell'isola, non e a dire di quanlo
abbiano arricchite la cronologia , la geografia e lastoria, ed avan-
zati gli siudi della scienza archeologica. La serie dei Consoli ac-
cresciuta e riordinata , scoperti nuo\i Presidi della Sardegna , sta-
bilito il tempo di alcuni fatti ed avvenimenti , fissato il sito e la
distanza di varie importanlt citlk dell'isola , ritrovato il vero nonic
e la -certa esistenza di una colonia Romana ; son questi , e non
tutli, i sussidi che ci sono foniili dalle jiredctte fortunate scoperte,
di alcuna delle quali occorrera di piu parlitamcnle parlare in
questo scrilto.
Non sono molti anni passati , che da una famiglia vera Troglo-
ditica, la quale con molte altre , e da tempo immemoriale, aveva
stabilita la sua dimora in una delle molte caveriie dalle qnali e
tutla perforata la montagna di TuOfa Porfirilico dell'isola di S. An-
tioco , anlica necropoli del Municipio Sulcitano, venne ritrovata
una nuova tomba non niai per lo avanti ricercata , nella quale si
rinvennero alcuni elmi , parecchi gamberuoli, e non poche punle
di freccie c di lancie , lutlo di purissimo rame. Gli elmi , ed i
gamberuoli sono quali si scorgono su varie figure Etrusclie , su
alouni idolelti Sardi anlichissimi e di bronzo, e sulle piu veccliie
Accad.R.^ c/i Torino C/aSj- c/c S'c Afar S'tor.e FJol 'f'om.XXXV Tex y H pay 3
J^Vy.J.
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0BE0N0K'XV/V\2())ieJlXXC<
f^. z.
Fj.2.
f153
*^
DEf. PROF. UAZZERX i
pilture del vasi italioti , pec cui si dobba credere aver essl appar-
teniito ad uii gnerriero delle prime colonic approdale neli'isola della
Saidegiia, Pelasglie, Fenicie o Puniche. Di essi disconono lunga-
meiile , e con scelia erudizione i cliiarissimi Accademici Giuseppe
Giassi, e Cavaliere Fcrrero della Marmora (i).
E nola agli Orienlalisti I'iscrizione Fenicia sco|)erta in una vi-
gna fuori di Pula ( rantica Nora) falta incidere dal dotto P. Hintz,
e sino dall'anno 1774 pubblicata nelle Efemeridi diRoma, con una^
ingegnosa interpretazioue del Professore Giovanni Bernardo Derossi,
Ja quale dice cosi: Scpolcro di Sosimo straniero che (qui) Jisso
la sua tenda nella sua vecchiaia consumata. Percio veramente
viorl J'edele. Leliemano , o Lamano siio Jiglio , Principe straniero,
lo trasporto e depose nelCorto sepolcrale. Siamo assicurati, che il
cavaliere della Marmora si proponga di dare una nuova piii in-
. ticra e piii corretta edizione del testo Fenicio, in uno dei se-
guenti volumi della dotla opera sua suUa Sardegna , e conforme
ad un esaltissimo disegno da lui stesso preso sulla pietra originale.
D:iirislesso Cavaliere ci venue eziandio il disegno del curioso si-
gillo di pietra dura, che in forma di leone, e con lettere Fenicie
diamo disegnalo ( tav. II, Cg. 3).
Interrogalo intorno all'iscrizione il dotto amico e collega Amedeo
Peyron , Professore di lingue Orientali nella R. Universita , ci fa-
Tor\ della lettera seguente , che crediamo ben fatto di pubblicare.
Chiarissimo Collega.
Le qualtro Ictlere incise nel sigillo da lei trasmessomi sono evi-
dentemente Fenicie , cioe f*'^^^ ""'^ dubilo di leggere Nl^y
servitu, culto ; e tal voce si adopera sia nelle cose divine per no-
tare culto religiose, religione , sia nelle relazioni umane per si-
gnificare la servitu, il rispelto, che uno professa ad allro uomo.
In quest'ultimo sense parmi che prender si debba il nostro sigillo,
(1) Mem. .\ccaid. di Toria. toI. 26, p^^g. 107 e ii^
4 DECRETO 01 PATilONATO CU.
poiche non pnre religiosa cosa ; e siccome noi sogltamo inscrivere
sui nostri Awicizia , BLtpetto , f-'erith ec. , cosl sul Fenicto sta ser'
vitic- Dissi , ch'io non Jubitava deHa lezione. La prima, la secon-
da, e la quarta lettera sono cerlissime, la tei'za sola si confonde
talora col resc ; ma , oltreoclie <;|iii par che abbia la forma del da-
leth , non si caverebbe un probabil seiiso per un sigiilo da siD?
iransitus , passttggio. Persislo perlanto uellu servilu, mentre mi do
il pregio di rassegnarle la mia. Souo
a8 giugno 1829
Suo A AT. Peyron.
Ornamento del Museo Archeolof^ico della R. Vniversili sara pur
sempre Tampio e ben conservalo Mosaico, scoperto, lia piu di un
mezzo secolo , nel borgo Stampacc di Cagliari. Fignra Orfeo , il
quale col suono della lira si trae addietro attoniti e stupelaiLi leo-
iii, tigri, cignali, cervi, capre, cavalli, uccelli ed allri animali do-
mestici e selvaggi. Ammirabile n'e il lavorio , maestrevolmenle coiu-
messi 1 piccoli dadi , molliplici, e ben distribuiti i colori; mara-
vigliosamente beilo e il volto dell'Orfeo , gii animali disegnati con
veriti, pieni di vita e di moto , ben inleso I'intiero complesso
della coniposizioiie. Neiralteuiamenie esaminare le parti tutte di
questo prezioso lavoro, mi nasceva forte sospello , non esso , anzi
che di artista Greco 0 Romano, si fosse opera di un nalivo Sardo.
Favoreggiava queslo mio dubbio, lo scorgere, come tra gli ani-
mali che compongono quello strano e maraviglioso corteo , la piu
parte sia d'lndigeni e propri della Sardegna : imperocche e la ca-
pra, e il cervo, e i cani, e il cignale ed il cavallo, che tuiti si
scorgono nel primitive disegno (1), sono, parmi, quali li produce
tultora quell'isola. E pii mi vi fondava la scoperla dell'esser ivi
pure e non dnbbiamente figmato il Mujione , YOphion de'Greci,
che Plinio dice nativo della sola Sardegna , e de' quali credeva
(■) Mtm. Accad. di Torio. ral. i3 , p*g. ii.
■f >t V. '7'c7,^'. /. juao' ■ S .
AccaUemuL R-'t delU Science di Torino. Class r/i li^c.Mor. titor. e F'l/ol . Torn. XXXV. Ta.i^. I. paef. S.
^^mimMmmmmmm<s~-*'f!^m?i^.'»^':'' -■'•*«*****-^'
Btl, PBOt'. GAZZLRA !>
spenta la razza. Invenio apud auctores graeeos, animal cervo mi-
nus , pilo deinum simile quod Ophion vocatur : Sardinia id tan-
tiim ferre soUtam : hoc intcriisse arbitior. Si legginio le descrizioiii,
clie del Mufioue lanno gU scrillori di Zoologia , e si passi (luiiuli
ad esaminar uel mosaico quello svello animaie con lesla, occliio c
muso da montone , coUe orecoliie litte , gambc stese e secclie ,
ugna spaccala e coda corta , col pelo , colle zampe e con il coi po
cerviao , il quale con giaziosa movenza e figuralo ncl punio di
pasceisi di un-d cacfitus oppuntia, e poi si dica se desto iion sia il
MuGone femina. Se non che uii ratteneva da tal pensioro , il veder
ivi pure pinto il leone , animali coiesli, i quali non consia die
iiiai in nessun tempo abbiano allignalo in Sardegna, sebbene in Ca-
j^liari , ove sono tuttavia grandiosi resli di un anfitcatro , non do-
vessero mancare. Che che sia di cio , la vista di queslo piezioso
animaie , e I'esame deU'intiero mosaico , non potra non lornare
accello , e dilettevole a chiunque ami il bello delle arli. Esaminato
dall'abate Andres , ebbe a scrivere , che di quanti mosaici furono
da esso veduti in Roma, o in allre parti, nessuno poteva com-
pelere con questo noslro per la perfezione delle figure (i).
Vn bellissimo e prezioso sarcofago di marmo greco ( tav. I )
venne scoperto, non sono molti anni , in PauUi-Gerrei capo-luogo
del Marchesato di Villa Clara , sito poslo a greco levante dcUa
citta di Cagliari , e non distante, pare, dalla strada militare , che da
questa citta lendeva in verso Olbia. Fallo trasportare a Genova dal
Duca Vivaldi Pascua , lo colloco nel proprio palazzo , c ne faceva
poscia trarre una buona incisione, che distribui cortese ai cul-
tori deU'erudila anlichlti. Simile al sarcofago del museo Pio-Cle-
mcntino illustrato dal Visconti(3), sui suo davanti sono figurati a
(t) Dc quanlos mosa^co& me hi vcoido a las niauos cu Roula y oLras partes , DO bo visto
).>in.iis algitno que pucda ccmpararse con estc per la pcTfLxiuo Af las fifjuras. Cartas fami-
linrcs a su Hcnuauu. Madrid 179J. Tom. V, paj. jo.
(1) Vol. 4 pig. loj. Edu. OlUius. 8.
6 St.CnETO Dl PATRONATO EC.
tiilto ril'ievo Apollo, Minerva, e le iiove Muse ciasctina cogll at-.
tnbutl e simboli , che le sono propri e caratteristtci. Apollo oc-
cupa il mezzo, ed ivi pure, come sulla cassa dl Cipselo, e gnida
quasi e moderatore delle Muse , per cul bene 11 couverebbe ezian-
dio il distico nolo (i)
£ questi il ligllo di Latana , il lungi
Saettaiile Apollo re, cui fan corona
Le Muse, amabil coro , ed ei n'e guida.
A destra ed a sinistra del medesimo, e successivatnente, sono
disposle le nove Muse con quell'ordine stesso col quale sono men-
zlouate da Esiodo (3).
KXeiu t', EvrifjizYi re, ©a'Xeta re, MsX^OjUievw t£,
Tepij/r/opr, t', 'Epxru re, noXu|y.v!a' t\ Oupmin re,
K«XXt'o;irj S'.
Cinque sono a mano manca, e le altre qualtro uuitamenle a
Minerva die le precede , sono situate alia destra.
Lo slato di raccoglimento , e di riposo nel quale e figurata la
prima, colle gambe incrocicchiate, ed avvilupata in un gran man-
to , che scendendo dagli omeri se le stringe elegantemente iutorno
alia persona , ci manifesta la musa della Storia , Clio , la quale
meglio ancora ci si scoprirebbe, se per difctto- del disegno non ne
fosse tolto di sapere se nella mano sinistra tenga il rotolo, che si
scorge nell'altra del Museo Pio-Clementino, 0 se stringa la cetra,
stromento che I'e pure assegnato, Clio dulcissonae cUharae modu-
lamine proinsit. II flauto, o la tromba posta tra le mani della se-
conia competono ad Euterpe, la Dea della Musica. Bella e a
vedere I'ampia tonaca, che slretta da larga e ricca cintura, zona,
con molliplici e bene intese pieghe le scende maestosamente alle
piante. II taglio alio e snello, la mossa nobile e dignilosa non
sconverrebbe alle piii eleganti statue de'bei tempi della Grecia.
(1) Pauaan. Slid. cap. i8. Traduz. del Ciampi vol. ■>■
{%) Theogos. T. 37.
UtL PROr. GAZZF.RA '^
Scguono poi le Muse ilella comica e della tragica poesia. La ma-
scliera comica posta in mano dcllu prima, e I'altra clie le si scorge
figurala a'pietli, ci Ian conoscere Talia, la quale ci sarebbe eziau-
dio indicata dalla maniera tutta propria ondc ornata e vcsiita.
Sola, tra tulte , iia il collo adorno di monile , o ineglio bulla, il
quale pendente da una coUana le sccnde sul petlo. La parte su-
periore della persona, e sino alle anclic, e coperta da una veste an-
gubta e tessuta a foggia di inaglia , e stretto a' lianclii un manto non
le ollrepassa la meta delie gambe : questo e appunto I'abito lea-
trale proprio altresi de' Satiri e de' Sileni, non die deile Baccanli,
chiamato Agreno , ' K-^/pcvov , dai Greci, e n'e pure veslila la Talia
del sarcofago di S. Maria in Aventino. La lunga tonaca , e la so-
vrapposta claraide , clie dipartendo daU'oinero sinistro giunge alle
ginoocliia, lasciando liberi e spalla e braccio dritti, e abito s\ fat-
tamente tragico , che ne indiclierebbe esso solo la Musa della tra-
gedia Melpomene, se piii certi simboli non ne fossero , e la ma-
schera tragica situata sulla colonnetla, e la nodosa clava, che nel
sarcofago Capitolino , e neU'altro di S.Maria in Aventino appoggia
ad un bucranio. 11 plettro o la lira a corna di capro, ci scoprono
la Musa della danza Tersicore, della quale la veste discinia e pure
osservabile per le maniche , clie ritenute da boltoucini non le giun-
gono oltre il gomilo. Facil cosa e il raffigurare le quattro ultime
del lato destro. L'ampio manto nel quale e avvolta dignitosamen-
te , e I'atto di profonda meditazione della prima svelano Erato,
la Musa della filosofia e della sapienza. Polimnia ci e indicnta
dalla lira che le pende dal collo , col di cui suono accompagna
la pantoinimica alia quale presiede. II globo soretto dalla terza la
svela per la divina Vrania , la Musa dcU'astronomia. Ne ci reste-
remo dal ravvisare Calliope neU'ultima , abbenchc per la mancanza
delle mani non ci sia dato di riconoscerne i simboli, che nel sar-
cofago Pio-CIcmentino sono lo stile ed i pugillari.
Apollo coronate d'alloro e nudo , se non quanto un lembo
di manto li cade sulla coscia dii'itla , sostieue con una mano la
S DEORETO DI 1'ATnONA.TO EC.
octra , (Iftlla quale fii ci-ednto iiivontore, e coll'altr.i ne punzerchiii
legp;ermente le corde. Nessuno manca de'suoi altrlbuli , e coinft
sul rovescio di una medaglia di Patara dell'Imperator Gordiano (i)
siru'stra tvipodi iiviixus , cm serpens obvolvituv , pro petUlms cor-
viisetc, dallun lalo i il sacro Iripode, intorno al quale e allortrt
11 serpe Pitone , che spenlo pria da' siioi straii , pass6 poscia ad
esscrne il simbolo ; tal era il Iripode d'oro sostenuto da un dra-
gone di bronzo inviato a Delfo da' Greci vittoriosi a Platea , prr
ciii potd dire Sidonio Appollinare (a) pendet per terefes tripotfas
Epidaurius anguis. Sul tripode e riposta la fatale cortina , e quale
si mira in iin itiedaglione di Anlinoo di Tarso recato dal Buonar-
roti (3), e in figura di globo. No manca il grilFone Delfico , che
1'^ pur compagno neH'Apollo Capitolino. All'opposlo lato ed a' pie<U
suoi e fiijurato il corvo , il quale appunto , al dir di Fornuto, per-
fhe uh ApolUne avis est alienus et impur'Uate et colore , li venne
assegnato per simbolo, in quella guisa stessa , ohe il capro lo c
di Bacco , perche inimico delle viii.
Minerva egidarmata coU'elmo cristato in capo , ed appoggiantesi
all'asta , lienc uno de' piedi sopra iin soppedeano o sgabello , die
quale insegna di dignila e posto eziandio sotto ad iino di quelli
deH'ApoHine. II serpe die si scorge figuraio a' piedi di Minerva fa-
ceva altresi parte dcll'insigne lavoro di Fidia, la Minerva di Par-
tenone (4), o fosse simbolo di Ericlonio, come vuole Pausania , o
ginsla Plutarco significasse doversi dare dei custodi alia vergiriila.
11 foiido del bassorilievo mostra nna tenda, o padiglione rialzata alle
due estreraith , Vaulacn degli anlichi , ed c situaia dietro ad Apoliine
e Minerva per segno di rispetto e riverenza alle presenli divinila.
I calzari di tucte le Muse sono di qnella specie , che per coprirc
(.i) EcUicl Doctrina N. V. vol. 3. p;ig. 5.
(a) Opera. ParUiis ifiSa. pag. 3f)i.
(i) Mcdnglioni pag. 36.
(4) Quatrcmcrc lupitcr OlyinpicD p.>g. aofi T.ib VIII
DEr, PnOF. CiA'/.ZEKA f)
rintiero piecle, I Romani cliiamarono ^/«<ae: le due plume che loro
adornano il capo ricorilano il certame per esse sostenuto nel canto ,
0 contro le sirene, al dire di Pausania (0; " contro le figliuole di
Pierio e d'Erippe cangiate in gazze , come scrive Ovidio (2) , dal
quale uscite viltoriose , in segno di trofeo si coronavano coUe
piumc delle vinte. Otlimo e corretio e il disegno di queste figure,
varia e nnturale la posa e mossa delle medesime , ampio , ricco, e
maoslrevolmente condolto il panneggio , edegno in tutto d'imrnan-
cahile scalpello greco.
Pare die il personn2;gio barbulo , di matura eta , e di grave
coiUrgno , che e figuralo ai due lati del sarcnfago , si debba poter
creilcre coliii al quale venivai deslinato ; che lo scorgerlo ripctuto
dalle due parti , e piii oerte pnrticolarita di volto , e di fisionomia
me lo persuadono , anziclic una figura ideale, un vero ritratto. In
aracndue c seduto sopra uno sgabello ornato di cuscino ; quivi
tjeno un papiro svolto , c pare intento alio studio , cola innalza e
Stende un braccio di tal faita, che lo diresti occupato a declamare.
Le mascliere comica e Iragica, die le sono innanzi, vi paiono
poste qnal emblema sepolcrale, non per indizio della professione
del defunto. Tali sono di certo quelle che si scorgono sovra un
oippo del Museo Veronese (3). La colonna col sovrapposto vaso
cinerario si vede scolta eziandio su di un altro cippo del palazzo
Grimani. Indizio forse di professione letteraria saranno i volumi
che, a loggia di biblioteca , sono situati in alto, e disposli sopra
uno scafTnle.
Sarebbe oconpazione inutile ed oziosa I'andar cercando a chi
s'appartenesse il cosi nobilraente scolpito sarcofago , se ad uomo
Greco , se a Romano o Sardo. Certo che di questi ultimi po-
chi sono , fra gli antichi , i personaggi distinti per lettere , che ci
(1) PaiiKan. lib. 9.
(3) McUmurph. lib. 5.
(3) MifToi Mus. Vrron. XLVII.
ToMO XXXV.
10 BECRETO DI PATRONA.TO EC.
sieno noti , e a' qnali si dovesse poter assegnare. Del solo Tigellio
si e conseivata memoria , cui oltre al lolenlo di dir versi airim-
provviso, edaglialtri mi>rili lelterari , e ad onta degU acri moleggl
del festive Orazio, sara pur sempie di massimo onore I'aver me-
ritata e conservata Tamicizia di Cesare , e di Ottaviano Auguslo.
Non c da ommettere una rara e curiosa tessera di bronze in-
caslrata d'argento, rinvenuta non lungi d'Alghero, e poco nota,
sebbene gia pubblicata dal Bartoli (tav. II. fig. 2) (i): appartenne,
pare , a quel Menodoro , Menas , il quale Prefetto della flotta di
Sesto Pompeo govenio per alcun tempo e in suo nome la Sarde-
degua . essendone procuratore Tiberiano. Tanto s'impara per le
iscrizioni dei due lati Menatis pre/, e Tiberiani proc Tali tessera
si dispensavario, cred'io , ognora die nuovi Presidi entravano ol
governo dell'isola , ed erano inviate nelle citta della provincia , e
distribuite ai principal! personaggi, ai Duumviri, ai Decurioni , ai
Sacerdoti , ai capi militari onde parlecipare rarrivo, e far noti i
nomi dci nuovi governanti. A tal che io le chiamerei tessere
complimentali , Tesserae ojjiciosae.
Di mollo maggior pregio , e di piil grande entita e il Diploma
di Adriano scolpito su due tavolette di bronzo , pel quale si con-
cede I'onorato ritiro dal servizio militare ad un soldalo Sardo, uni-
tamenie al dirltto di cittadinanza e di connubio : venne scoperto
nei dintorni di Tortoli, pubblicato, e con «rudito commentario
illustrate dal Vernazza (2). Ne deduceva egli, oltre alia notizia di
due nuovi Consoli non noti in pria, un nuovo e per lo avanti uon
avverlito canone di critica, per cui le iscrizioni tutte classiarie .di
Ravenna e di Miseno, distinte in semplici e Pretorie , vorranno
essere assegnale a' tempi di maggiore o minore antichita , e stabi-
liva indubitatamente a motive di piJjblica allegrezza , o di fausto
(1) Ara incra c0]giata dagli ant. crisliani , in calcc dci Miracoli. Tor. 17G8 fol.
.('j) Dipleni. d*A<lriaiio. Mem. Accud. Turin. >ul. 23, paj;. 8i.
DEL PKOF. (.AZZEnA II
avvenlmento le generall esenzioni dal militare serv'izio con le one-
Ste inissioni.
Vgualmente preziose io stimo doversi tenere le due belle lapidi
lellei'ale, faltc pubbliche e spiegate dal chiar. cav. Bailie (i) , e
die not crediamo ben fatto di nuovamente pubblicare. La prima
e questa.
L • CORNELIO • QVIR • MARCELLO
L • CORNELI • LAVRI • PATRI ■ iTTTVIR "TI • IVR
DIG • FLAM • AVG • II • PONTIFICI • SACRORVlVf
PVBLTCOR • FACIENDORVM • PATRONO • MV
NICIPl • D • D COOPTATO • ET ■ ADLECTO ■ IN
QYINQVE • DECVRIAS • ET • INTER • SACER
DOTALES • PROV • SARD • OB • MERITA • EIVS
IN • RE • PVBLICA • SVLCITANI • EX • TES
TAMENTO • IPSIVS
Rttrovata tra le rovine deU'antica citta di Sulci , rlcorda uti dl-
stinto personaggio insignito di piu magistrature , innalzato alle piu
eminenti dignita sacei'dotali, e Patrouo di Sulci stessa, che si no-
ma Muuicipio. Prime fia i titoli di onore del Patrono Lucio Cor-
nelio Marcello, e annoverato quello di essere padre di ua Lucio
Coruelio Lauro, L. Cornell. Lauri. Patri, del qual Lauro si tac-
ciono i merili e le cariche. Vsilala e comune formola delle iscri-
zioni antiche romane e quella per cui vicne indicata la discen-
dcnza del personaggio cui era posla Tepigi'afe , rara oltremodo
I'allra indicante di die fosse padre. Che se si ritrovano pure esem-
pli di quest'ultima pratica , sono essi ognora richiesii dalla di-
gnila , dal grado eminente , e dal merito insigne del figliuolo ,
dal menzionare il quale poteva ritornare al padre luslro ed ono-
re. Cosi per non parlare delle iscrizioni poste ai gcnitori de-
gli Iinperatori , o dei Ccsari , pe' qnali la ragione del mentovar*
(i) hciizioua Solcitana UliwL Gcnova iSao. /|ta. Ucui. Ronuna iltust. Torino i8ao '^o.
la DECRETO Dl PATIVONATO EC.
Aiigustl fii;liuoIi c manifesta; noi le£;giamo in Grutero (i) una la-
pida onoiaiia L. EGNATIO. INVILNTO. PATRI. L. EGNA.TI.
POLLION. RVFI. HONORATI. IQVO. P. AB. IMPEUATORIB.
ANTONINO. ET. VERO. AVG elc, un'ahra (2) T. FL. T. F.
CLV. ISIDORO. EQ. ROM. PATRI. DVORVM. EQ. PV15. Due
altre (3) SEXTO. PETRONIO. PROBO. ANICIANAE. DOiMVS.
CVLMINI. PROCONSVLI etc. CONSVLVM. PATRI. Nclla nostra
epigiafe airiiicoutro nulla appare di tulto do, ive si conosce la
ragione per cui dai Sulcitani si dovesse asciivere a tilolo di lode
di Cornelio Marcello Paver gcnerato L. Cornelio Lauro, del quale
non si nota merilo proprio, o si manifesla carica alcuna civile o
militare , dalle quali nascesse speranza che fosse accresciuta ono-
rificenza ai mcriti distinlissimi del loro Patrono. Di falto, nessuna
memoria e rimasta ai posteri dl questo Lauro nelle lapidi, o nella
storia; tuttavia non e da credere, die il noine di Cornelio Lauro si
sia menzionato a caso dai Sulcitani. La lapida e onoraria, e sorregeva
una slatua innalzata nel foro al benemerito Pationo per pubblico
deereto ob rnerita cius in Re Piiblica, onde tutte le frasi e le parole
dello scritto dovevano essere pesaie. lo stimo che quesla formola ,
die cotanto si discosla daU'ueo comune , venisse adoperata dai Sul-
citani nei doppio intento di onorare ilPalrono defunto, ex testa-
mento ipsius , ed i! presentaneo e vivo patrono Lucio Cornelio
Lauro succeduto al padre , o come si diceva , ab origine. Aspetle-
remo die la scoperta di nuove iscrixioni, venga o a distruggere,
o a conferinare questa, qualunque siasi, congetfura. Incerto e il
tempo della iscrizione, ne la forma dei caratteri vale sempre e per
se stessa a detcrminarlo , allora principalixiente , die le lapidi ven-
nero scolpite fuori dell'Italia e di Roma. II oavaliere Bailie la dice
posteriore a Caligola, per la nota ragione dell'esser fatta menzione
(i) Grut. CCCCIV. a.
■ (j) Grut CCCCXI. 3.
(3) Grut. CCCCL. 2. 3.
dellc cinque decurie ADLEGTO. IN. QMNQVE. DECVillAS. Vn Lu-
cio Cornelio Marcello c rammeutato nella seguenle base di Sicilia (i).
• RER
• • • L • CORN^
MARCELLVS - •• • •
PR • PROV • SICILI • • •
PR • PROV • EIVSD • PR
EX • MVLTIS
Vn'ara innalzala alia Dea Cerere col dauaro rlcavalo dalle mul-
te, e suflicienlc indizio per credere die chi la ordinava fosse in
tal grado di snpretna dignita costituito da poter disporre di quella
pecuuia pubblica. Quindi il Lucio Cornelio Marcello eserciva di
certo nella Sicilia una qualche magistralura , che la calriva conser-
vazione della lapida in prio, e quindi fors'anco la poca esaltezza
di clii la ricopiava , non ci lasciano abbaslanza conoscere. II Tor-
retnuzza crede alia pretura o al proconsolato. Forse non era che
la semplice questura, e si dovra supplire quaestor pro praetore
promiciae Siciliae , alia quale lezione non si oppongono gli avanzi
della iscrizione, e la conferma questa di Agrigento , nella quale
i.. Cornelio Marcello e chiarito Queslore pro praetore.
CONCORDIAE • AGRIGENTI
NORVM • SACRVM
RESPVBLICA • LYLYBITANO
RVM • DEDICANTIBVS
M • HATERIO • CANDIDO • PROCOS
ET ■ L • CORNELIO • MARCELLO • Q
PR • PR
Cio pvesuposlo, e dato clie il Lucio Cornelio Marcello dell'Iscri-
zione Sulcitana, si ^ossa credere la stessa persona col MarcelU
(i) TorrciBuiu. Itcriz. Palcru. pag. 3. iicriz. VI.
I.\ BECRETO DI PATRONATO EC.
delle due lapidi Siciliane , rimarra da esaminarc , Se il Questore
della Sicilia , ed il Patrono di Sulci , non possano essere una cosa
stessa col Senalore Gornelio Marcello compreso da Nerone ti-a
i complici del preteso inceslo di Lepida moglie di Cassio (i), il
qua! Marcello fu poscia falto uccidere da Galba nella Spagna. Se
cio fosse, noi avreinmo iii allora Teta carta della lapida di S. Autio-
00, quella del regno degli Iinperatori Nerone a Galba. lo non mi
sotuttavia alFalto persuadere, ne che ii Patrono del Municipio Sul-
citano abbia che fare col Questore della Sicilia , e molto meno
poi, quando pur fossero una stessa persona, che il Gornelio Mar-
cello falto spegnere da Galba, non sia diverso dai Marcelli di Si-
cilia, e della Sardegna. luaperciocche non si sa, in primo luogo,
che il Gornelio Marcello di Galba fosse chiamato Lucio , seconda-
dariamente la lapida di Sulci , tra le cariche delle quali fu proT-
veduto il suo Patrono Marcello , non annovera ne la Queslura, o
Pretura di Sicilia, ue queU'altra che di certo occupava nella Spa-
gna, quando si oppose all'innalzamento di Galba all Impero. Fi-
nalmente la seguente lapida di Gartagena ricorda un Marco Gor-
nelio Marcello , il quale meglio potrebbe essere il meutovato da
Tacito.
M • GORNELIVS • M • F • GAL
MARCELLVS • AVG • QVIN
MVRYM • A • PORTO • TOPILLA
AD ■ TVRRIjM • PROXIMAM
PED GXLVI • ET VLTRA
TVRRIM • P P • XI • D;- D • "F • G
I • Q • P •
Non poclii autori fanno incominciare I'origine del decadinaento ,
e quindi I'intiera distruzione di Sulci , dalla raulta impostale da
(i) Tnhcbantur ut cootcii Vxlcalias Tulliiius, lo Uarcelliis Cornelius Scnatorcs. Tacit.
Ann. lib. 16. 8.
DEL PfiOr. CAZZER*. l5
Cesare, pel soccorso da essa apprcstato alia floUa dl Nasidio (r).
Non posso consentire con essi , sia perch^ la somrna nelln quale
furono inullatt i Sulcitaui non era si grande, per la quale una dovi-
ziosa ciUa dovesse rimanere oppressa; in sccondo luoyo peiclic dulia
iscrizione die discorriamo, di molto posteriore a queiravvenimen-
to , la citta ci appare popolosa e fiorente ; in ultimo perclie ci si
inostra decorata deUambUo onore di Mnnicipio, il quale non si
Sarebbe certo compartiio ad una citta misera , spopolaia ed in ro-
vina. Rinforza il parer inio la preziosissima iscrizione ivi pure
Scoperta, nella quale si parla del ristauro di un tempio di Iside e
Serapide colla sua ara, e decorato di statue ed altri ornamenti, per
cui non ci e dato di persuaderci , che citta di tal falta si dcbba
supporre in istato ili decadimento, e prossima alia sua lotale rovina.
E a credere anzi clie essa si rinforzasse assai per I'arrivo dei
quattro mila libertini relegali nellisola, siccome infelli delle super-
slizioni giudaiche ed egizie , una parte de'quali, e non i piu poveri,
avra Gssata la sua dimora in quella citta, dai cui discendenti sarassi
poscia restaurato il sonluoso edifizio per que' tempi innalzato.
TEMPL • ISIS • ET • SERAP • CVM
SIGNIS • ET • ORNAM • ET • AREA
OB ■ HONOR • M • M • PORC • FELICiS
ET • IMPETRA TI •/• lili • V A • P . I)es
M • PORC -ML- PRIMIGe«iW
MAG • LAR • AVG • Restauravit
Benche rItroTata nell'isola di S. Antioco, e tra le rovlne dcll'an-
tica Sulci, qnesta lapida, invano Terri quindi innanzi cercata in
Sardegna, che dal viaggiatore Norvego, il dotto professore Giaco-
mo Keyser, venne , appena scoperta, acquistata, Irasportata in
Daniraarca , e regalata quindi al chinrissimo Munter , dal quale e
ora posseduta. II cav. della Marmora ebbe tempo di fame cavar
(i) De bcllo Aticano cap. 38.
,l6 DECRETO VI rATllON.VTO EC.
uu gesso, che tengo solt'occhio , e che mi servi per darae uu
csattissinio disegao ndotto (tav. II. fig. i ). ISIS per Isiilis si ri-
trova frequeiile in altre lapidi. AREA ti chiarameute scritto nel
marmo; luttavia io dubito, che lo scalpello sia stato esatto . la
foimola consucla vorrebbe ARA ^ giacche la menzione delVarea in
qucsto sito pare inopportuna , ove e parlato di restauri fatti al
tempio , con rianovazione dei simulacri e delle statue , dell'ara e
di aliri oniatnenti. Ma quesli errori di scalpello anclie nei tempi
ottimi sono freqiienti. II Prctnigenius della quinta linea e iudubi-
lato , nome anzt cotesto comune e famigliare dei servi , e liberti.
La R dell'idtima abbaslauza ci iiidica che dcbba esser snppllta
per Reslauravit.
Non cosi facile mi riusciva di ritrovare 11 vero e geimino seuso
clell^e poche lettere colle quali si teimina la quarta linea dopo
nil. V. A. P; ne benclic lungaraente vi studiassi sopra, e consul-
tassi eziandio uomini sommi in epigrafia, o svolgessi le principali
raccolte delle iscriziotii antiche, non mi attento a credere tuttavia
di avere rluscito a ritrovare la vera lezione. Scorgendo come la
curva della lettera che segue la P, sia Iroppo maggioic di quella
che convenga alle B , PoR, quali si scorgono foiiualc nella iscri-
zione stessa , perche si possa supporrc che si sia voluto espriixiere
o Tuna, o I'altra di esse, noa rimanera piii che la D, alia quale
pare indubitato che si debba asseguare. L'apice residuo della let-
tera seguente, se bene si esamini, per essere uguale a quelli che
terminano superiormente le altre leliere E. I. L. T, non pub non
apprtenerc ad alcuno di qtiesti quattro elementi. Io la credo una
E., dopo la quale rimanendo nella lapida lo spazio per un'altra let-
tera almeuo, della quale non resta alcun vestigio , giudico che fosse
una S. Da questi elementi ne nascarJt DES, cioe DESIGNATI,
ossia QVARTVMVIRORVM AEDILICIA POTESTATE DESI-
GN.VTORVM. Non mancano esempi nelle antiche iscrizioni per
convalidare questa lezione , pe' qnali si rende manifesto, che non
era proprio soltanlo de'Consoli, e de'supremi magistrati della
LEI. PROF. CAZZERA. I^
repubblica , e cleH'impero il notare nelle lapidi, o ne' bronzi la
(lesigiiazione ilella carica , ma si pure de' macslrati minori delle
coloaie e de' municipii , i qualt osteiitavano eziandio sui murrai gli
onori ai quali erano desigaati ; saro coaleato di recaiue due soli.
11 priruo c luarmo di Pompei (i).
M • HOLCONIO • CELERI
D • V • I • D • QVINQ • DESIGNATO
AVGVSTI • SACERDOTI
II secoado e recato daU'Oldelli (2).
C • PETRONIO
C • F - OVF
CRESCENTI
niT • VIR • A P • TTlT • VIR • I • D
DESIGNATO ■ ET • etc.
Questa pare la piu probabile e naturale interpretazione di dette
sigle , analoga e consenlanea alia pratica, ed all'uso dell'epigrafia
antica, e giustificata da esempli sitnili. Due alli-e maniere di spie-
gazione mi si erano presentate, ma che abbandonai poscia, per-
ohe non conformi alia pratica degli antichi. La prima leggeva
QFARTFMFIRI • A ■ POPFLO • DIFJE , o meglio DOM IN A E
ISIDIS. L'aggiuuto di Dominae dato ad Iside, e coufermato da
una lapida Bolognese , ove si iegge distesamente
DOMINAE • ISIDI
YICTRICI (3)
Ma queslo A. POPVLO , invece di AEDILICIA POTESTATE,
era poi una si nuova e recoudita erudizione , che difCciimente iie
(i) lorio plan de Pompei pag. i3G.
(1) Dizion. dcgli uomiai illust. dri Cantone Ticino.
(3) Scliiabsi. Guidu al Miiseo ilclU- AnlicUita Bulogii. iSi^- pag- ii-
Tosio XXXV.
1 8 DECRETO DI VATRONATO EC.
sarebbe riusciio a coiivaliilarla con escmpio aiillro e sincero. Nol
vediaino bciiM iidle Colouie e ue' l\Iunicij)ii, nominati alcuna volta dal
jiopolo i Tribuni : cosl in lapiila Poinpeiana, presso il lorio , Marco
Lucrezio DccLdiauo Rufo e detlo IT. MR. HI. QMNQ. PO.XTIF.
TIUB. MIL. A. POP\ LO etc. , ma iTrT VIRl rarissirnarnenle
o giammai. x\.bbantlonata qnincli di subito , dava Inogo a quesl'allra
forse meno ipotctica, ma che pure credo non si possa difendere
con sinceri monumenti, cioe Till. YIRI. AEDILICIA. POTESTATE.
DO.MINAE. ISIDIS. lucontratosi il Bimard nella seguenle iscrizione
C • n NI\ S MF
UIVIR • A • V • D • I ■ i7viR • NOLAE
TTTIMR • QVINQYENAL
AR • DE • SVO • FACn ND
Tion fu studio che non facesse onde pur cavare un senso proba-
bile alle sigle , forse sbagUate IIIVIR. A. V. D. I , ma invano. IL
dottissimo Guarini (i)dice: si fortasse ex vero accipienda IIIVIR.
A. VOTIS. D. ISIDIS , io non decidero con quanta felicita; so bene,
che principal institute e dovere degli Edili , quello fosse di curare
quanto spettava ai sacri templi , se e vero ^ che a cura aedium
Aedites appellati. Quindi non mi pareva strano , che i due fratelli
della gentc Porcia fossero quavtumvlri colla edilicia potcsta^ e spc-
cialmente incaricati della cura del tempio della Signora Islde, che
pare fosse principale del Municipio Sulcitano. Vguale incombenza
avevano forse nel tempio di Venei'e a'Pompei , i qnallro personaggi,
i noini dei quali furono scritti sopra la maggiore ara del tempio,
c che sono delti IIIIVIRI senza piu.
M • PORCIVS • M • F ■ L • SEXTIVS ■ L • F • CN • CORNELIYS
CN ■ F • A • CORNELIYS • A • F • IIIIVIRI ■ D • D • S • F • LOG (3)
(i) In Sacra Pompeian. Coram. VI. pag. i5.
(a) Bouiicci. Scavi di Pompci.
BEt, FROF. GAZZEAA 'I9
Ma lisciate qneste pin npparcnii, che vere splegazloni, mi parve
aver sola i caiMlteri della certezza, qtiella per cui si leg^e DES ,
Designati i la (pial lezioue , se ben si consideri , e ricliiesta clal
contesto metlesiino della iscrizione. Imperciocche Marco Porcio
Primigoiiio liberlo di Marco e maestro dei lari Augusti , reslauro
il teinpio dlsidc c di Serapide , rifece i simulacri , riiinovo Tara
e gli ornameiiti , non per altro motivo , pare a me , fuorclie per
onorare Marco Porcio Felice , e Marco Porcio Impetrato figliiioli
del suo Patrono , per occasione che dai decurioni di Sulci furono
desigiiali quirtumviri coUa potcsla edilicia , OB. IIONOREM. M.
M. PORC. FELICIS. ET. IMPETRATl Fratrum 1111. V. A. P De-
siguali.
Quivi i due fralelli della gente Porcia , o meglio forse libertini
di quclla illustre fainiglia, sono indicati per M. M. POPiC. FELICIS.
ET. IMPETRATl ^ come i due fratelli della Holconia in iscrizione
de'Pompei, lo sono per M. M. HOLCONl. RVFVS ET. CELER.
II liberto Marco Porcio Primigenio era insignilo del maestrato
dci Lari August! , Magistev Lariim Augasti , il quale sacerdozio
era quasi sempre conferito ai liberti. Instituiti da Augusto iieiranno
■747 di Roma i f^ico Magistri i quali prowedessero alia conser-
Tazione delle are innalzate ai Lari viali in ogni vice di Roma , e
ne celebrassero i sacrifici prescritti ; cio che era in prima insti-
tuito per la sola Roma , si dilTuse tosta per tutlo Timpero , dl
modo che non vi fu poscia cilti , borgo , terra , pago o vico , che
non avesse almeno un'ara consecrala ai Dei Lari, H Maestro ed i
suoi Ministvi. Cotesti Lari poi intanlo si c\i\a.TaAVOx\o Augusti , per-
che primo Augusto ne aveva fatte erigere pubbliche are , e isli-
tnilo il culto pubblico , o fors'anche quia Caesarem Aiigiistum no-
mine sico tutari putahanlHv. .. Nam ex quo Octavianns Augustus tip-
pcllatns est , non modo qui ei succcssere Caesarum nomine Augusti
dicti sunt , sed quiJquid elitim ad cos pert'uieret Augusliun vocari
coeptum : o finalmente perche fossero distinti dai Lari fanaigliarl,
e propri a ciascuna famiglia. E cpiindi gli adetti alia cnra '^■A
M BECRETO DI PATRONATO EC.
medeslml Si dissero Magistri Larum jiugusti, come 11 nostro IVIarco
Primigenio. Se i maestri eraiio piesi fra i liberti , i ministri si to-
glievaiio tra scrvi. Sommamente dovizioso doveva essere il nostro
liberie , se per onornre la nuova magistratura destinata ai figliuoli
del suo patrono aveva impresi a sue spese , e condotti a terminc
1 restauri sontuosi del tempio Sulcitano.
L'altra lapida rinvenuta tra i ruderi deH'antica colonia Turn's
Libj sionis , e non meno della Sulcifana pregevole e feconda d'im-
portanli osservazioni.
te:mplv:m ■ fortvnae
et • bastlicam • cvm
tribvinali et • colw
nis • sex • vetystate
collapsa • restitvit
m • vlpivs • victor
v • e • proc • avg • n
praef • prov • sard
cvrainte ■ l • magnio
FVLVIANO • tRIB ML
CYRATORE • REIPVBL- P •?
Cercando il chiarissirao cav. Bailie di fissare I'eta dell'iscrizione,
e condotto , da dolte investigazioni e da sagaci confronti , a sla-
bilirla ai tempi che seguirono I'anno 340 dell'era volgare , nel
qnal anno, cred'egli , clie la Sardegna incominciasse ad essere
amministrata da' Presidi o Prefetti ; e inclinerebbe anzi a poria
tra gli anni 35o a 355 sotto rimpero di Costanzo. Ma in prinio
luogo consta , che in quella divisione delle provincie fatia da Au-
gusto , la Sardegna venue annoverata tra quelle dieci chiamate
pretorie , per cio appunto , che doveTano essere governate da im
Pretore , Preside, o Prefelto che si voglia nomare (i). Quindi c,
(1) Slrab. Gcograph. lib. XVU. !d fin.
UEF, PROF. OAZZERA. 2 (_
clie sino dai prlml tempi si trovano nomatl i Preslcli e Prefelli
dclla Sarclegna, perchd non occorra di protrarne il tempo sino
dopo I'anTio 34o. Per uUeriore conferma di cio , ci soccon-e liiia
iscrizioiie migliare presa da alciine schedc del letteratissimo Cava-
liere Borelli , ii quale fa per aleuni anni in Sardcgna. La scopriv«
egli sulla piazza di Macomer , luogo posto suU'antica strada mili-
tare e centrale dell'isola tra la colonia Turritai\a e Cagliari. Qnesla
stessa iscrizione fu poi pubblicata con alcune otnmissioni dal ca-
valiere Bailie, in nota ad tm discorso sue Accaderaico (i). Essa,
secoudo la lezione del cavalicre Borelli , dice cosi :
A • TVRRE ■ LVT
IMP • CAESAR • VESPASIANVS • AVG
PONTIFEX • MAXIMVS • TRIB
POT • V • IMP • XIII • P P • COS • V
DESIG • VI • CENSOR . REFECIT
ET • RESTITVIT
SVB • SVBRIO • DEXTRO • PROC • ET
PRAE • SARDINIAE
Ora egli e evidente , oho sotto Vespasiano, cioe nell'auno di
Roma 827, e ^4 dell'era volgarc, i quali anni combinano esatta-
mente colle note croniche della iscrizione, colui al quale era com-
messo il governo della Sardegna si nomava Preside, o Prefetto ,
e con quel litolo medesimo col quale viene distinlo Marco J Ipin
P'ittore della iscrizione di Torres. Questo prefetto e procuratore
di Vespasiano in Sardegna , non e diverse da quel Subrio Destro
tribuno militare, il ([uale, unitamenle a due altri, venne spedito da
Galba , onde cercar modo di tenere o ricondurre neH'obbedienza le
coorti preioriane , clie gi^ avevano incomincialo a tumultuare , e
(a) Nella toUiuic adunauza dclla R. Sscicla Agraria. Ccuova 4 to pag. it.
3i2 DECRETO DI I'ATUOKATO EC.
a dichlnrars'i in favore cU Otlone. Pergunt eliam incastra Praeloria-
noriun Tribuni Ceriiis Scverits , Siibi'ius Dexter, Pomjyeiics Loiiginus,
si iiicipic/is ad/iiic , ct nonduin adulta seditio melioribus coiisUiis
Jlecteretur (i). Di poi per ua'altra imporlantissima iscrizione pure
migliare , cl e clato di poter accertare it precise tempo, nel quale
dal prefetio VIpio Viitore veiiiiero ordinati i restaur! al teiupio
delia Fortuua , e rial/.ate Ic colonne cadute pervetusta, cioe sotto
I'impero di (liulio Filippo. Fu scoperta in un sito nomalo Furla-
drain de Nuracheddus , poco lungi da Pula, e comunicatami dalln
geatilezza dei cavalieri D. Luigi Badle e Alberto Delia Marmora.
IMP • CAESAR
i\Livs • rniLi
PVS • PIVS • FELIX
AVGVSTVS • PONTI
FEX • MAXIM VS ■ T
rJBVNICIAE • POTES
TATIS- PATER PATRI
AE • PROCONSVL • VI
AM • QVAE • A • NORA
DVCIT ■ BITIAE • \E
TVSTATE • CORRVP
TAMRESTITVITCV
RANTE • M • VLPIO
VICTORE • PROG
SVO E • V
Llmperatore Giulio Filippo, assunto aH'impero nel marzo dell'
anno 241, lo tenne sino al luglio del 349- ^^ alcuno di que-
sli cinque anni, vorranno quindi essere asoritte tanto la colonna
migliare di Nora , un'altra di Olbia , che riferiremo , quanio I'iscri-
zione di Porto Torres. Anzi scorgendo che in esse non vien falta
^■) Tacit. Hiiter. lib. I. 3i.
UKL TROF. GAZZERA 20
menzioue che di un solo Augusto; imperciocchc in quella del tCmp'io
dulla Fortuna , Vlpio Viltore c deito Procurator Aiigustl nostri ,
e nou ^ugusloriun nostrorum , e in quelle di Nora e di Terra-
nuova non si parla che del solo Giulio Filippo: vedendo inoltre ,
che in amendue riin|ici-atore e pur chinmato Proconsul , il qua!
lilolo non si prendeva dagli imperaloi-i , fuorche quando erano
fuori di Roma, ed alia testa di qnalclic spcdi/.ione milltare, il che
per rfmperalore Filippo accadde nepli anni 246-/17- Sapendo final-
inenle, che in quesl'uitimo anno slesso r'-47> '^ giovine FilippOj il
quale gia era stato dichiarato Cesare , venne proclamato Augusto ,
e Collega del Padre: a questi due anni saranno percio rislrette le
sopra indicate iscrizioni. Nasceva dubbio , che I'iscrizione Turritana ,
cosi come venne dissotterata, non fosse infiera, e che dopo le due
cifTre P. P. mancasse di alcune linee : ond'e che, coloro i quali
primi la pubblicavano , non si allentassero di dare la spiegazion-
delle due ciffre predette colic quali finisce. II Yernazza, il quale
nella prima edizione di quella lapida , incerto dell'interezza della
medesima, avevaomesse le due sigle. Hinc sigla una et altera sunt
emissae , quibus extvenm inscriptionis tinea Jinitur , lU ne sensuft
earum intenipestwas in conjecturas raptatus videatur ; accerlaff
che nulla mancava alia sua integrita, in una nuova ristampa disse
Singular^iis P. P. munus Flaviani (si legga Fulviani) significalur {•
non Pecunia Publica. E non disse di piii. II Bailie non ne parlo.
L'iscrizione e iniiera. Lo scopo e il sense della medesima non
esigono di piu. Del riraaneute il significato delle due sigle nou
puo essere incerto. Imperciocchc , come dice ottimamenie il cava-
liere Bailie, era incarico speciale dei Curator! della repubblica di
vegliare alladempimento delle opere pubbliche comandate dal prin-
cipe, ed ordinate dal suo procuratore. Tanto quindi incumbeva al
noslro Lucio Magno Fulviano Curatore ch'egli era della repub-
blica Turritana P. P. , cioe Pro Praetore. Del rimanente io stimo ,
che a questo slesso Marco VIpio Vittoie possa apparlenere il fraia-
*neuio del Grutero pubblicato pure dal Bailie.
j4 UECRETO DI PATRONATO EC.
D •• • •
M • \'LP • YIC • • •
SIGNIF • EQ • SI •• •
e del medpsitno si parli nella seguente recata dallo Spon a p. 257
della xMiscellanea.
T • AYR • FELICI
EQ • SING • AVG • TVR
VLPI • VICTORIS
NAT • CANONEFAS
V • A ■ XXVIII • M • II • D ■ X
T AYR • VERAX • VIX
H • AMICO • OPTIMO
Appare da essa, che Marco VIpio Villore, il qual nel frammento
lion e delto che port'insegna , signifer Equitum singulariuin Ait-
gusli: in questa si scorga di gii passato ad essere capo di Turma
iiell'arma stessa , il qnal ulliino grado li avra spianala la via , perche
daU'Iinperaloce Giulio Filippo fosse invialo suo procuratore e prefetto
della Sardegna. Cosl Subrio Destro, Iribuno militare sotlo Galba,
era innalzato alia stesso grado, ed invialo in Sardegna da Vespa-
siano. La lapida migliare vcnne innalzata onde segnare la distanza
che separava la ciu.\ di Nora da quella di Bizia , viam quae a
Nora ducit Bitiae. Non v'ha ormai piii dubbio, che I'antichissima
cilia di Nora non fosse situata nei dinlorni deU'odierna Pula, della
qual cilia si scorgono tuttora , tra non pochi ruderi, le reliquie di
nn aquedolio. L'iscri/.ione di Nuracheddus , e che segnava forse il
)>riiuo niiglio , ne assicura viemaggiormenle della sua siluazione.
Nel sito stesso se ne rinvenne un'alira Ironca , e mal concia dal
lempo, appartenente alio slesso Imperalor Filippo, ma posleriore
di tempo , per esservi pure aienzionato il figliiiol suo col lilolo di
Ccsare, del quale non si parla nellaltra. •
rri. pnor. caz/.kha 'a5
FEL • AVG • P • PATRIAE
PlIOCOS • ET • M • I\L1VS
rUILlPPVS • KOBILIS
SIMVS • CAESAR • PRINCEPS
lYVENTVTIS FILIVS • D
OMINI • KOSTRI • PRIN
AVG • VIA^I • QVAE • DV
CIT • A ■ NORA • BITIAE
^ETVSTATE • CORRV
PTAM • RESTITVERVNT
Disgrazialameiue raanca a tulle e due il nnmei-o delle rniglia ,
per cui iioa ci e dalo di poter determinare la distanza Ira li^duJ
luogl.i. Tolomeo numerando le citta litorali del lato meriJionale dell'
isola per verso Gagliari , le iiomina collordine sei^uente : Ilsjrrrj-
).5V rohs, lr:Xy.o, h:jxy, Xio7,yy:70g, Bioicc huhy, 'Hpc(x).ioj^ Irxr.v ,
mpcc nolt;, Kcjw'sv Xoipto, u-^po-j , cioe Populum oppidum , Su/ci
oppidum cum porta , Peninsula , Bioea partus, llercuUs partus ,
JXara urbs, Cuninm chari'un promantorium. Le ciuh, ed i luo-
ghi inenzionati in (juesto passo da Tolomeo sono tmti noti fuor-
che il BIOIA ).<;.v>. Di faito il Cluverio recalo il passo sumn.en-
lovalo di Tolomeo (,), dice clie nel codice Valicano in luogo di
lUOIA h;j.r,y si le-e lUeiA -i).,- , e credo oltimamenle. Impei^cioc-
che, oltre che cotesta cilia e porlo di Bioia, non ci sono noti per
nessuna a.Uorith di geografo o storico antico , o teslimoniaii da
veruna iscrizione , e cl.iaro poi qnaolo facilmenle si deb!,a poler
scambiare il . nome BJOfA scritlo in caraltere inainscolo cl,e c
(■) Cliiv. Sjr.l. Auliq. pag. .',91,
ToMO X.WV.
a6 BECRETO DI PATRONATO EC.
quello He' cotlici aiUichi, con BIOIA , basliiiulo che tlallo sbadato
sci-itlore o copisla si lasciasse cli pone il puiito, o tagliaic colla
lineela I'O del tlieta , o che per vetusta, o catliva calligrafia del
nianoscritto non pii\ vi comparisse , peiclie la viziata lezione passasse
nei Icsli , e nclle slampe. Ora per le due iscrizioni sara inomu-
tabilmente fcrmata Totliraa lezione del codice Vaticano , la quale
chiara , distinta , antica ed indubitata compare ora per la prima
volta. Dopo cio non riuscira che pift. facile il ritrovare la proba-
bile sltuazione di cotesto porto e citta di Bizia. II castello piipu-
lum era poslo al di la di Sulci , e di riscontro , pare , allestre-
mita seltentrionale dell'isola f/iow.?, se dopo di esso, e discendendo
si rinveniva la citta di Sulci 11 vero c preciso sito del municipio
Sulcitano rimsine incerto , ma non la sua posizione. Imperciocche,
o si voglia siluato sul lido ed in faccia dellisola, o poslo nell'isola
istessa di S. Antioco , siccome pare debbano indicare i molti e
grandiosi ruderi che vi si scorgono , sarebbe ognora o verso il
punto medio orientale dell'isola , di riscontro al lido sardo , o sul
lido stesso meridionale in verso quel sito slesso della Enosis , ove
questa maggiormente si accosla alia terra della Sardegna. Dopo
Sulci , il gcografo Alessaiidrino pone una j)enisola , \ifj<jovr.70i.
Non e senza dillicollu il poler detenninare quale sia la penisola
volula indicare da Toiomeo , che la mancnnza di una carta esatta
dellisola non ce lo lascia scorgere faciimente. Vi sono alcuni cui
placerebbe intendere I'isola stessa di S. Antioco , V Enosis di Pli-
nio , la quale per non essere discosta dalla terra Sarda, die per
la iarghezza di un piccol canale , alia quale e riunita per mezzo
di un pome, credono si debba anzi nomare penisola. Ad altri
meglio aggrada supporre , che per cssa abbia volulo indicare quel
proliing;imento di terra nolo solto il nome di Caput tegulare , o
Capo Teulada. Ma considerando in primo luogo , che cotesti pi-o-
tendimenti di terra nel mare sono ognora, e dallo slesso Toiomeo
chiamati promontori , e non Chersoneso, il che pure pel Capo Teu-
lada verrebbe indicato dalla stessa parola Caput, che vuol essere
DEL PROF. GAIIEIU 2"]
intesa (|uale sinpnimo di fyromoiUorUun: osservaio poscia, che dal
nostro Geogi'afo tra le isole che circondaao la Sardegna nou pare
nomiiinta I'isola di S. Anlioco , o Eiiosis , la quale pure lo ricliiedeva
e per la sua imporlanza , e per la sua estensione relativa ad allre
pii piccole , che vennero da esso scgnale ; lutto cio ne inducerebbc
a credere, che il Chersonesus noii altro sia fuorche I'isola di S. An-
tioco. Che se poi si vorra , che VEnosis di Plinio sia quell'isola stessa
che da Toloineo e delta Pluinb/ti'ia , conformc alia piu comunc opi-
nione ; in allora noa sapremo piii ove slluare il Chersonesus , se
non fosse per aweatura quella piccola lingua di terra che in al-
cune carte c notata poco lungi da Porto Pino. Ad ogni modo la
cilta e porio di Bilia , venendo registrata dopo la penisola , e pri-
ma dcir Hercidis portus ; il porto dErcole essendo a Capo Spar-
tivento , ne segue , che la Bilia sia costrelta Ira quesii due punli
il Chersoneso, e il porto d'Ercole. 11 porlo BoUe , poco dislatile ,
e prima di glungere al Capo Teulada , pare conservi un qualche
resto del nome di Bilia, e la siluazione sua non si oppone, atizi
combina con quella, che per I'ordine eseguito da Tolomeo nel no-
uoinare queste cilia del lato meridionale , le parrobhe toocare. Por-
remmo dnnque noi pure a porlo Botle la situazioiie dell'nnlica e
poco nola eilla di Bilia. Essa doveva esscre fiorente , grande e
doviziosa cilia , Capo di cantonc diremmo noi , se dalla non mcno
possenle , antica, e popolosa citla di Nora si dipirtiva una strada
militare, che per la diritta conduceva inverso alia medesima, e
die slrada appunlo di Bilia si nominava, vutni quae due it a Nora
B-itiae. Se le lapidL migliari , che ci hanno eonservato il nome di
Bitia, ne avesfero pur dati i numeri delle niiglia, che vi erano se-
gnale, non ci sarebbe slalo difficile il determinare la vera dislanza
tra queste due citla, la quale tnltavia non avrebbe potuto passar
di molto quella che si frappone tra il Capo Pula, Nora, e Tallual
porlo BoUe che debbessere di miglia 3o italiane.
Nel silo niedesimo dell'anlica Nora , a Pula, lo stesso chiarissirao
Cav. Alberto Delia Marmora copio esaltamcnie dal sasso, e con la
a8 DECnETO DI PATRONATO EC.
consiicla cortcsia m'invio la seguente importante iscrizione, che si
pubblica ora per la prima voltn.
r AVOMAK ■ M ■ F
VERAR
Q VAE • D0>1 V M • K A R A LIBVS
POPVLO • N0T!I:NSE • I.ONAVIT
M • FAVOMVS • C VLTJSTVS
AVG^'STALTS • PPJ^IVS
AVG • PERPETVVS • D • D
OB AIVNIFlCENTrAAI ■ IN • HON
ORE^[ • FTLl \E • PIENTISSIMAE
lA'NONrSACRVM
n
La casa da Favonia Vera regalata al popolo di Nora, era sita in
Cagliari, Kui'uUbus , il qaal termine quivi indica chiaramente la
cilta noQ i cittadiui di Cagliari. Imperciocche e nolo, die presso
i romani il norae deila Capitale della Sardegna iion era gia Ka~
valis singolare, ma Karalcs nel numero de' piii , la qual denorni-
nazione plurale di molle citta antiche , doveva poter derivare dalla
riunione delle molte sparse abitazioni , borghi, o vici , onde for-
mare un corpo solo , meglio atlo a difendersi dagli inimici , ed a
procurare a tiitti maggiori vaiilaggi. In quanlo a Cagliari noi la
scoraiamo cosi nomata daH'autore del libro De Bello Africano
citato dal La Marmora (i) Caesar, dice, f'^ticae classein consceti^
dit , et post diem IH Carales in Sardiniam pervenit, e poco dopo
prosegue Ante diem III Calend. Quinctilis naves conscendit et a
Caralihus secundum terram provectus ad urbem venit. Si
scorge poi da qiicsla e da alire iscrizioni , che il nome di delta
citta vuol esser scritto coUa h.
Le cariche lutte religiose e sacerdotali di ^larco Favonio Callisto,
(i) Voyage en Sardaigne p«g. 26. not. 1.
DEL PROF. GAZZERl ag
padre della munifica donatrice , soiio indicate cosi AVGVSTALIS.
PRIMVS. AVG. PERPETVVS. D. D. Augicstalis primus, cioe ,
crcil'ln , cnpo del coilo{^io de{»li Augusliili; non si pofendo pii* sup-
poiTO , cite hi lapida di Nora sia dci tempi di 'I'ibeiio , no die Fa-
voiiio CaHislo sia stato il primo Augustale crealo in Nora , allorche
da queirimperatore veniva insliluilo quel sacerdozio. Mcno chiare si
prescnlavano le parole sc^uenli ^m^-'. Pei'petuus. D. D. In prime
luoi><j e manifesto , ciie le sif^le D. D., decrelo decuriottum , si
dehhano riferire nWyliig. Perpetuus, anziche alle seguenli OB.
MVNiriCENTIAM ec. Poiche , in quest'ultimo case, il luogo loro
era non in principio , ma si bene in fine delta frnse. Poi non mi
piacque la spiegazione clie prima si prescntava <Ji Augustalts primus
Angusti perpetuus, che AugustaHs Augusti ^ cosa da non ammeltersi.
Vi fu chi suggeriva, che I'AVG fosse per abbreviazione di AVGVR,
per rni Marco Favoiiio e fosse il primo fra gli Angiistali , ed Aiigu-
rc. Ma perche fosse ammessa una tale interpretazione , ostava pur
sempre il perpetuus che segue, il quale in nessun modo si pno
unire coW Augur. , che I'Augurato era tal sacerdozio quod non
adimitur viventi. Nasceva dubbio se mai neiMunicipii e nelle Co-
lonie cotesto sacerdozio avesse cosi cangiato di natura, che da
perpetuo ch'esso era in Roma fosse diventato temporario nelle pro-
vincie , in quella guisa slessa, che dall'essere nominati dal solo o
Senalo od Imperatore , eran discesi a poter essere eletti dai sempllcl
Decurioni municipali o colonici. Scorgiamo di fatlo , che gli Au-
guri ne' Municipii si noininavano dai Decurioni. Cosi Lucio Ottavio
Rufo d detto AVOVRI EX D. D. CREATO (i): M. DOMITIVS
PRISCVS.... AVGVR D. D. GRATVITVS di una iscrizione Pa-
vese. Ma none da credere , che il riputatissimo sacerdozio deli'Au-
guralo , cui i piu dislinli personaggi della repubblica e dell'im-
pero agognavano , e del quale non erano neppur spogliati colore
(■) Grul. CCCCXLIV.
3o DECRETO ni PATRONATO EC.
che si fossero maccliiuti dei piii iicri luislatli , e cio pei" le ragioui
arrecale da I'lutarco, iion e da peiisare, dissi, die si fosse volulo
COS! defonnare da lenderlo abielto e \olgare , da oiioralo c veue-
rabilc cli'esso era in pria. E cerlo dumjue, clie I'Augiu'alo era
saceiclozio perpetuo ognora , si in Roma die ndle Coloiiie e nui
Municipii, qiiautunque cjuivi gli Augiui fossero elelli dai Decurioui.
Noa voleudo cjuindi credere , che nella iscriz.ioue , con manifesto
pleonasmo , si sia dello Augur. Perpetuus D. D. , quasi die i Decu-
rioni avessero potato concedere cib die ei'a propxno ed inercnle aHa
cosa stessa ; bisognera dire die AVG. sia una replica d'l Juguslatis ,
cioe Augustalis primus , Augustalis perpetuus Decreto Decurioiium ,
forinola soleane, forse, e die si scorge adoperata in altre iscrizioni
per altre caridie. Ma qualunijue fosse la ragione che induccva a
ripetere i Augustalis , non v'ha dubbio , che I'AVG. della lapida
di Nora non vuol esser letto allrimenti , e che Marco Favonio Cal-
listo non ebbe altro in mira fuorche d'indicarc siccome per de-
creto de' Decurioni venisse eletto primo e perpetuo fra gli Augu-
stali. A togliere qualunque dubbiezza ci occorre una lapida dell'
antico Municipio Suelitano in Ispagna (i).
NEPTVNO • AVG
SACRVM
L • IVNIVS • PVTEOLANVS
VIVIR • AVGVSTALIS
IN • MVNICIPIO • SVELITANO
D • D • PRIMVS • ET • PERPETWS
OMNIBVS • HONORIBVS • QVOS
LIBERTINI • GERERE • POTVERVNT
HONORATYS • EP\ LO • DATO • D • S • P • D • D
Lucio Giunio Puleolano e ivi detto , e con maggiore perspicuila,
Seviro Augustale , per decreto de' Decurioni , primo e perpetuo ,
(i) Sfon, MiiCfll. Erud. Autitj pag. 189.
DEL rnor. gA7,zi;i\a.
3i
siccomc, per decrclo dc' Decurioiii, primo e perpctuo Augustale di
Nora si noma Marco Favoitio Callisto. Quesle due qualila d'Augii-
stale primo e perpeluo , die scorgiamo riunite in Favouio , sono
separatamente rammeutalc ne' due seguenli marmi presso Gru-
tero (i). 11 primo uon parla che del Sevirato Augustale perpetiio,
e dice cosl :
L • IVNIO • NOTIIO
VI • VIR
AVG • PERPETVO
CIVliS • SllNGILIENSES
ET • mCOLAE
EX • AERE • CONLATO
Nel secondo si rammehta a titolo di lode di Fausto, I'esser
stato eleito da' Decurioni tra i priini Augustali. E lapida Milanese.
FAVSTVS
VI • VIR • ET • AVGVST
QVI • INTER - PRIMOS
AVGVSTALES
A • DECVRIONIBVS
AVGVSTALIS • FAGTVS • EST
VIRIAE • MAXIMAE
YXORI • CARISSIM
ET • VRSO • LVPO • LEONI
LIBERTIS • FVTVRIS
Queste iscrizioni assicurano la lezione del marmo Norense, la
quale noii poleva dar luogo ad incertezza, che per riDcomoda
forma di ripelizione adoperata dallo scritlore dell'epigrafe. Si con-
ferma per essa , che il Sevirato Augustale era sacerdozio per a
tempo , e die stava in podesta dei Decurioni di renderlo perpetuo,
(i) Grut. CCCCXXVl. CCCCIX.
3a BECRETO DI rATHONATO EC.
come allrcsi ili prescriverne il giado o il posto , dicendone aper-
tamente la hipida milanese , che inier pvimos ^iigustalcs a Decii-
rionibus Aup;uslulis /actus est. E pure osscrvabile cotesla ci)inrafe
per li slrani nomi , e veraoiente ferini dei Liberli fuluri di Fauslo
Orso , Lnpo e Leone. Ma per quanlo siano essi insolili e strani ,
non sopiMvanzano di gran lunga in elegnnz.a e vera proprieta i
nomi dolle Ire scgiieiiti signore , clie sono ricordate in una lapida
recata da Ciriaco Ancouilano, come rilrovala a Tragurio in Dal-
mazia (r).
IVLIAE • LASCIVAE
ET • IVLIAE ■ LVPAE
ANN • XVIII • IVLIA
TANTERA • POS • SOR • ET -TMATER
L'agginnto pientisslmae dato alia figliuola sua da INIarco Favonio
Callisio e voce nioriuaria , e die adoperata nelle epigrafi , ci fa
certi , die la persona pella quale viene usata e defunta.
Sulla bai^c die conliene 1' isci'izione , a' cui lali sono scolpile la
patera cd il simpulo , rimangono evidenlissinie le vestigia de' piedi
della statua che vi era erelta, c che dal padre venne, cred'io,
dedicala al Genlo della niuuifica donatricc della rasa al popolo di
Nora. Imperciocchc io sono di parere che cosi voglia essere iiileso
il luno/ii Sacrum delTepigrafe , e non mai ch'essa lo fosse a Giu-
iione moglie di Giove , e Regina degli Dei , ma si bene alia Giu-
none di Favonia Vera , cioe al Genio di lei , che come c nolo ,
il Genio femineo dogli antichi era dclto Giiinoiic. 11 nome di Fa-
vonia ^'cra , posto nel secondo caso , pare dovcr porre la cosa
fuori d'ogni conlroversia , per cui il senso della epigrafe sia Sa-
crum, lunoni. FmAjniae. M. f. Verae. quae etc. , la qual lezione
c conforme a infinite allre lapidi , nelle quali e ovvio lo scorgcre
dedicate o statue , o busli , o erma alia Giunone di allre donne
(i) In»cript. pro Illyric. Rom. 17/17 *"'■
DEL pnor. (;azzera 3 J
dai loro o marili, o pailri, o uiaclri, o liberli. Cosi in lnpif?a To-
rin«>ie inedila, alia Giuiione di Tullia figliuola di Caio , e moolie
di Vidiisio, venne dedicata un'cima col buslo di lei, dal Libeito
Arreno Fauslo>
IVNONI
TVLLI\E
G • F • VITRASI
FLAMINICIA
IVLIA • AVGVST
L ■ ARIIENVS
L • L • FAVSTVS.
In altra Industriese inedita essa pure , Qiiinto Loliio Eusebete
e Agiuia Prepusa, dedicavano un'ara Ma Giunone della Giulia loro
IVNONI • lYLIAE • ¥
Q • LOLLIVS • EVSEBES • ET
AGVTIA • PREPVSA
Nei dintorni di quel silo mcdesimo , ove nell'anno 1819 si era
scoperto il maimo , che ci conserva la memoria del tempio della
Forluna, si rinvenne, non niollo dope, la seguente base faila in-
nalzaie dal Prefetto Settimio lanuario ad onore deirimperatore
Valerio Liciniauo Licinio (i).
PROVIDENTISSIMO
FORTISSIMOQVE • D • N
VALERIO • LICINJANO
LICINIO • PERFEIVG
AC • SEiMPER • AVG
.... SEPTIMIVS • lA
NVARIVS- VCPRAES
PROV • SARD • DEV
NVMINI • MAIESTATIQ
EIVS
(i) Baillc Iscrii. Rom. cit. pag. 5i.
T0.MO S.\\V.
34 DECKETO DI PATRONATO EC.
AITeruia il Jluiatori (r) , che Licinio, crealo Aiiguslo clal \ec
chio laiperaloie Galerio, si facesse cliiamare col nome cH Gaio
Flavio Galerio Liciniano Licinio, come appare , dic'egli , dalle
iscrizioni , e ilallc medaglie: puo darsi , che alcune poclie volte,
e per piaggiare al suo beiiefaltore Galerio Augnsto , Licinio ado-
perasse i predelli nomi , ma e nel Mezzabarlja cli'egli cita , e nei
Tesori Gruteiiano e dello stesso Muratori , io leggo i nomi suoi
ordinal'! di Valeria Liciniano Licinio, e coiiforme alia lapida di
Torre , la qunl pure , come vedremo , debb'esser stala scritta in
tem[)0 che il vecchio Galerio viveva tuUora. E questa costanle
denominazione vien confermala eziandio , da che il figliuol suo ,
dichlarato Cesare , v«nga nomato ognora Valeria Liciniano Licinio
luniore , indicando cosi la perfelta identita del suo nome con
guello del padre.
Si potrebbe cluedcre perche da Setlimio Geiinaro Preside della
Sardegna , de' cinque August! , tra' quali era diviso I'impero di
Roma , al solo Liciuio , meno anziano degli altri , se ne ecceltuia-
mo Masslmino , volesse innalzata una statua . e lui cliiami nostro
signore , e si dica devoto alia divina maesta dl lui, devotus numini
maicstatique eius. Io penso che cio accadesse poco tempo dopo lo
innalzamento di Licinio aU'impero, e prima deH'anno 3ii, nel quale
moriva Galerio Imperatore. Imperciocche e nolo, che la precipua
ragione che spingeva quell'Augusto a rivestir della porpora I'antico
suo commilitone Licinio , era quella di avere cui afildare la cura
di scacciare da Roma e dall'Italia I'odiato rivale Massenzio. A tal
uopo vennero assegnate in parte a Licinio tutte quelle provincie
deirimpero , che polevano maggiormente favorire I'impresa di op-
primere I'odiato Augusto , rAfFrica , I'Egitto, la Sardegna ec. ; cio
posto si rende manifesta la ragione per cui dal Preside della Sar-
degna , anziche agU altri Augusti suoi compagni allimpcro , fosse
(>) Aiiuali d'ltal. ao. 307.
AaaJf ■ c/, Torino Cias. MScM^rSCor f nU 'Tom YXXV. Ta,. Jl/ioao iS
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o
DEL PnOF. CAZZERA. 35
intratzala la stalua a Licinio, non che dei titoli di signore e della
special devoziorie sua verso di lui , che solo vi a\eva impero.
Queslo aecadeva appunlo in uno dogli anni .■)o8 al 3ir.
Ma comiiiupie pieziose , e feconde di notizie e di osservazioni
ci siano stite le sopraccennale lapidi Sarde , piii pre^iata , di pii
gran valorc , e d'assai ptii prolicun e da credere I'iscrizione di
Patroniito e Glientela , die su tavola di bronzo , otlimatnente con-
servata , venue, non ha i,'uari , ritrovata in Sardegna, ed e inedita
tuttavia. Vado debitore della corlese comunicazione ai due chiaris-
siini e dotti (Jolleghi cav. Badle , e cav. Alberto Delia Marmora,
(tav. III.)
SEX • SVLPICIO • TERTVLLO
QTKNE.OSACERDOTE • COSS
COLONTA • IVLIA • AVGVSTA • VSELLIS • HOSPITI
VM ■ FECIT • CVM • M • ARISTIO ALBINO • ATI
NIANO • EVMQNE • CVM • LIBERIS • POSTERISQ"
SVIS • PATRONVM • COOPTAVERVINT
M ■ ARISTiVS • ALBINNS • aTINIANVS • HOS
PITIVM • FECIT • CVM • POPVLO • COLON • IVLIAE
AVG ■ VSELL ■ LIBEROS • POSTEROSQVE • EO
RVM • IN • FIDEM CLIENTELAMQVE • SVAM
SVORVMQVE • RECEPIT
EGEKVNT • LEGATI
LFABIVS FAVSTVSTlVIR . QQ • SEX-IVNIVSCASST
AN VS • M • ASPRl VS -FELIX- CAN TISTIVS • PET VS • SCRIB
Nobile e preginio monumcnlo e cotcsto, non tanto per le nuove
notizie che in se racchinde, quanto ed altresi per la materia stessn
onde composto , rhe i monnmenti letterati sul bronzo soiio in
plcciol nuraero a fronte degli allri su lapidi e marmi ; e perche
poi le meraorie che vi sono consegnaie , vengono ripntate , e sono
ognora genuine e sincere , e lontane da ogni pericolo di frode ,
la quale non si e ancora sopra di esse esercitaia. Lunga e nume-
36 DECRETO Dl PAinONATO EC.
rosa serie di lavole niet.iUiche contenenli atti , e moniimenti letle-
rati aiilichi , si polrebbe agyinnnpie a quella dataci dal beiifme-
rito De Lama (i), le qnali sfiii);gite alle ingiurie del tempo, alia
barbaric , ed all'avarizia degli uomini , si conservano tutfora ad
ornamento de' precipui Musei (lellEuropa. Ma benclie quesla serie
sia numerosa e inaggiore scnza meno di quella del Lama , poclie
ci sopravanzano tultavia del nnmero sterminato cli'era dissemi-
iialo per tulta 1' ampiezza dell' hripero Romano. Tmperciocche ,
eseliisa aaclie la iuuga serie dei fasti, dei Plebiscili , dei Senatus-
Consuki , dei Diplomi e rescrilli Iinperiali , buona parte de' quali
si scrivea snl rame ; lasciali qiicHi non meno abbondanti , die
comprendevano i decreti de' Decurioni Municipali e Colonici , i
quali non volevano anclie in cio non esser da meno della capitale.
Chi vorra imaginare a qual immenso nnmero dovessero ascendere i
soli esemplari autenlici dei diplomi di congedo dal servizio militare,
e della facolla del connublo , clie con non rara frequenza si concc-
devano dagli Imperatori? Essendo ormai nolo, che non vi era avve-
nimento alcuno ordinario o straordinario die dasse occasione a
fondata letizia o a pubblico gandio , nel quale non si concedesscro
roteste demissioni dal servizio militare (2). Ne questi favori Imperiaii
si concedevano soltanto ad alcuni, o a poco numero di soldali, die
venivano anzi estesi a intieri corpi. CSsi per non parlare die di
quelle, che ci constano per i diplomi esislenli , gli Imperatori Galba
e Vespasiano diedero il congedo, ciascuno, a lutti i veterani di una
leglone. Antonino Pio a quelli di cinque ale e cinque coorli. Gior-
dano III e Filippo licenziarono con onesla missione, il primo dieci
intiere coorti pretorie Gordianc , ed altre dieci pur prelorie Fi-
lippine il secondo. Claudio licenzib tulli i Trierarclti e remlganti
della flolta Misenate, ch'erano sotlo il comando di Tiberio Giulio
(i) Tav. Alim. Vcllciato pag. So.
j^3) Vcrnarzj. Dipl. d'Adriaoo pag. 3j
DEI. PJIOF. GA7.ZE11A 3^
Optalo. Vcspasuino congcdio i velerani della flotta Ilaventiate ,
Domiziauo i Classiarii della flotla d'Egitto, e qiielli della Flavia
Messica ec. Inollre le occasion! di quest! cotigedi si rinnovavano
sovente , e sollo tulii quasi gli Imperalori , e piu voile. lo sono
poscia persuaso, clie non vi fosse alcuno tra i congediati con one-
sla missione , o coUa facolta del connufcio, cui, iiel ritornare alia
patria, non premesse di seco rccare le dnplici tavoleUe metalli-
clie comprovanli I'onore e il premie rice\ulo , o il diritto acqui-
silo. Eppure a non piu di Irenta forse ascende il numcro di questi
diplomi nictallici, che. in tutlo o in parte sono a noi pervenuti.
Se si riquardi poscin alia gi-andissima quanlita di Patroni, clie
nello scoiTCie le raccolle delle epigrafi antiche si scorgono menzio-
nati , e si rioaembri inoltre, che non vi era Provincia , Prefettura,
Colouia, Municipio, non corpo, non collegio, non clientela che non
coniasse una alineno di questi Patroni , per cui il mondo romano
poteva essere coinodamente diviso nelle due class! di Clienti e di
Patroni. Sapendo inoltre, che per ognuno di questi Patroni occor-
revano almeno due tavole di bronzo ; far^ niaraviglia il pensare
come il numero superstite di queste lamine patronali , non oltre-
passi di mollo quello dci diplomi di congedo con onesta missione.
Nel I'endere di puhlilico diritto uno di questi decreti, inedilo
luttora, e scoperto non ha gunri in Sardegna, ho stimato di fare
opera gradita agli archeologi , ed agli amatori deH'epigrafia antica,
col riunire e pubblicare di nuovo , in fine di questo scritto , tutti
que' decreti di Patronato e Clientela, o di semplice ospizio, che
supcrsliti giunseio a mia notizia sino a questo giorno, disposti, per
quanto mi fu dato , secondo I'ordinc de' tempi.
Intieri sono veniisei. II primo e dell'anno di Roma 742, e pre-
■cede I'era volgare di dieci anni. Si Irova nel Museo deirAccade-
mia Corlonese, e fu pubblicato dal Marini , unitamente ad un altro
ivi pui-e conservato dell'anno 760 (i). Segue quello deirisola Baleare
iO Frat. ArviU p.ig. -Si 3.
38 DECRETO DI PATRONATO EC.
Maggiore, illustralo dal Sera-y-Ferragut, e recalo dallo Spaletti (i).
Vengono dopo i quatlro di Silio Aviola ritrovati nel territorio Bre-
sciano : il Trimiligense ed il Temclrano vennero pubhiicali da
Paolo Gagliardi la prima volta neiranno 17241 e quindi con grande
apparato di parole dal MafTei nel 1727: gli altri due, quello d'Apisa
ed il Siagilano dal Grutero (a), Tomasini (3) ec. Quello della
Genlilita di alcune ciU;\ della Spagna , gia posseduto da Lorenzo
Ramires dc Prado, e Irasportato quindi a Roma, ove dal Museo
del Bellori lo copiava il Mabillon (4): il pubblicarono eziandio lo
Spon (5), il Begero (6), ed ultimamente I'OreHi (7). I sei dei
tempi deirimperator Costantino ritrovati snl monte Celio a S. Ste-
fano Rotondo in Roma , e stampati dal Grutero (8) , dal Toma-
sini (9), dal Brecmanno (10) e dal Gori (11). I tre del Museo Al-
bani recall dal Biancliini (12), dal Mairei (i3) e dal Gori (r4)-
II Cluniese spiegato dallo Spaletti (i5). H Ferentinate della GaU
leria di Firenze dal Grutero (i6j, dal Gori (17) e dal Fea (18).
Quelli di Nummia Varia , e del Gollegio de' Fabri e Centonari di
Regio dal Grutero (19) e dall'Oreili (0.0). Uno dei giovani cultori
(1) Tavola ospitalc pag. ia3-
(2) CCCCLXX.
(j) Dc tesseris hospit:
(4) Iter [Ulictim pag. i53.
(5) Miscellan. Erudit. aiiliq. pag. 278.
(6) Thcs. Brandcburg. Vol. 3. pag. 4"-
(■)) Inscript. Latin. Select ampliss. Collectio. Turici 1828. 8.V0 paj. g^".
(8) Thes. inscript. CCCLXU III-IV.
(9) Oper. cit.
(10) Append. Fast. Reland pag. 858:
(11) lascript. Etrur. pag. 200.
(la) Anastas. Bibl. vol. i. Prolcgom. pag. XXYI-VIU
(i3) Veroii. illustr. Part. U. pag. 264.
(i4) Loc. cil. vol. II. p»g. 208,
(i5) Opera cit.
(16) Cl.CCLVI.
(17) Opei;a cil. vol. I. pag. 65.
(18) Framm. Fasti Cons. pag. 9..
(19) CCCCXLII. — cu> CIO.
(30) Opera cit.
DEL rnOF. GA'/ZLRA J<)
del Dio Ercole fii ilato la piiina volta dall'abate Fea (i), e uu
Lunese uitimamente dal cliiarissimo Professore Orioli nel primo
volume degli Aunali dell' Instituto di corrispondenza Archeologica
di noma. In fine il Nauniano illustralo dal Polidori (2), e recato
pure dal Barbacovi (3): Tultimo e il piu moderno e dell'annoSgS,
di Genusia in Apulia , e si pubblica ora per la prima volta, comu-
nicaloci daU'illustre e dolto amico Doll. Gioanni Labus; ai quali , sc
si aggiunga il noslro di Vsellis , avretno la compiula serie di tuni
que' decreti di patroi>ato eke intieri ne sono pervenuti. Abbiamo
creduto in ultimo di non dover ncppure omettere i pochi fram-
menli supersliti , aflinche fosse intieramente soddisfatto al desiderio
di chi ama di avere sott'occliio tutto qnanto rimane di tale argo-
mento. Quindi a suo luogo (n.° IX) si e posto il decreto Pampe-
lonese , sebbeae, cosi come venne pubblicaio dall'Oihenart (4), sia
mulilo e mancanle , ne la medicina arrecatali dallo Spon lo ren-
desse migiiore , il quale tutlavia lo recava nella sua IMiscellanea ,
quasi rappresentasse la lamina originale (6). L'Oilienart la ricavo
dalle scliede di un Subisa Senalore di Pamplona , lo Spon la co-
piava dall'Oihenart , e ne I'uno, ne I'altro videro la tavola. Ond'io
ho giudicato di preferire il teste del primo al non felice restauro
dell'altro. II Muratori (6) reca un'iscrizione, che dice inviata dal
Polidori , ricavata che I'ebbe dalle schede di un Merodi Medico Ta-
rentino : non dice se fosse sul bronzo o sul marmo. A me pare
una parte di decrelo patronalc , li ho quindi dato luogo sotto il
n.° XXVIII. Dal gii piik volte lodato Dotlor Labus mi venne il
piccolo frammento rilrovato non ha molto ne' diniorni di Mila-
no ; e sotto il numero XXIX.
(i) Opera cit. pag. LXX.
(a) Calugcra. Opusc. Vol. VII. pag. 4'7.
(3) Mcmoric di Trcnto pag. 3i e 80.
(4) Notitit utrusquc Vascooiae. Parisiis l638. 4'° t'S- BC-J?-
(5) Miscell. pag. 278.
.(G) MCXVlll - 6.
^O BECRETO DI PATRONATO EC.
La forma della tavola di Vsellis e iin quaJrilungo tenniiialo
nella' sua parte superiofe da un timpano acuminato , ed avenie uii
biico a ciascuuo dei quattro angoli. Quests figma e confoniie a
quella die si soleva dare a tutte le iscrizioni di questa falta. Tal
era la forma della tavola ospitale pubblicata dallo Spaletli. Tale I.i
lamina patrotiale Boccoritana illustrata dal Serra , le tre del Museo
All)ani, le sei del Monte Celio , la Lunese pubblicata dallOi-ioli ,
I'inedita Tarantina ec. La slessa forma avevano pure le lavole
d'ospitalita delle citla gi'eclie, la Maltese , I'Agrigentina , le quattro
Corciresi illusli-atc dal cliiariss. Mustoxidi ec. Lo Spaletti parlando
dci fori predelli dice, ch'essi sevyir polessero per Jart,>L passare dei
cordoncini di lino, o di fdo di raine , o dL altro , per mezzo delle
quali si potessero assicurare i Paironi del coinbaciar che J'ace-
vano le lainine , che presso di loro riieiie\'ano , con quelle , cJic
i Clienti seco portavun via , della realth delle medesime ; perche si
ha da sapere, che due eruno questc lumine ec. (i). Da questo
passo c da tulto il contesto si ricava , die daU'autore furono evi-
dentenienle confuse le tavole di Patronato e Clientcla , con le ta-
vole , o meglio lessere imlicatriei di semplice ospitalita , le quali ,
al dire delT enidilissinio Lalnis (t), non furono, nei piCi anti-
clii tempi, die un fusto di legno , o un aliosso diviso in due
parti , I'una da rimanerc presso colui qiu apud alteram diwrsa-
batur, I'altra presso quegli qui peregrinuni hominem doino reci-
piebat ; quanlunque poi, e col proceder degli anni , si laces-
sero di varie e piu nobili materie , e prcndcssero eziandio forme
diverse. Cot«ste erano le tesscrc die si recavano seco coloro , che
viaggiando, credevano poter abbisognare di far uso del diritlo di
osj/italita; queste quelle che si confrontavano , e di quesla sorta ,
la rammentala nel peiuilo da Plauto: Tesseram - coiijcrre si vis
(i) Dichiarazions di una tavolj ospitale. Roma 1777. 4-^*^ V^"- ^■^*^-
(a) Dcllc tcsscre degli speltacoli Roniani. Dissert, del Moicclli, pubblicata con annoka-
xioni dal Doliore Gio. Labu3. Mdauo 18^7. 8.V0 p.ig. ^r). not. HI.
DEL PROF. CAZZERA. /j t
hotpUalem , eccam altuli : troppo s'avrebbe avuto clie fare col recnr
seco ogriora la grande e pesante tavola , se ogni voUa che occor-
reva cli farsi coiioscere per ospite era mestieri 'li confrontarla ? E
poi come due sole tavole avrebbero baslato, se si contraeva I'ospi-
talita coti lullo nn collegio , con tutli i cittadini d'v.na colonia, o
d'un miinicipio , con tuUi gli ttomini itigenin d'una piovincia '
M. Aristio Albino Aliniano non contrae forse I'ospitalitJi con tutto
il popolo dflla Colonin Vsellis? IJospitium Jecit cum populo Coluiiiae
jtugiistae /■ sel/is. A qual imrneiisa somma non sarebbe cresciuta
la sola spesa dello provvedere tanle tavole di bronzo qiianti erano
i coioni ? Quindi la necessita e I'uso deile tessere. Iraperciocche io
stimo, che le tessere ospitali vtnissero quasi una conseguenza , od
appendice drl Patronato : a talcbe, non appena dal collegio, dalla
cilia o tlaila provincia si era contratla ospilalitu , od elelto un Patrono,
e gli si era recata a casa la tavola del decreto, ch'esso distribuiva,
cred'io , le tessere ai membri del collegio , o agli nomini ingenui
delta citta o provincia, aflinche gioir potessero del diritto del con-
tralto ospizio. Quindi il bisogno di conferire le tessere , non po-
tendo accadere che dal Patrono si conoscessero tutli gli individui
cui la tessera veniva conceduta. Dopo cio non occorre di piii pen-
sare ne ai cordoncini di lino, ne ai fili di ratne, che non era mat
per accadere, che si fosse in caso di porre a coiifronto coleste
tavole , le quali si tenevano anzi appiccale od inchiodale negli atri
o nelle aule delle case dei Patroni ^ onde fossero d'onore ai vi-
TCnti , e di ricordanza alia posterilh. PLACET, si dice nell'inedito
decreto di Taranto, IGITVR HVIC TABVLA AERE INCISVM
PER VIROS PRINCIPALIS OFERRI ET APVT POENATES
DOMVS HVIVS AEDICARI CENSVERVNT. Per uso bensi dei
erordoncini, o del filo di rame, erano i fori posti sulle tavolette
di congedo militare con oncsta missione ; ma ivi le tavole sono
due e piccole , e lo scritto delle faccie interne e ripetuto suite
esteriori perchc non faccia di mestieri di mai aprirle onde conoscer-
nc il conlenuto; quindi le due paginelle si serravano cot cordoncino
ToMO XXIV. 6
ijs DECJETO m PATRO.NATO EC.
0 col Glo tli ramc , e sopra ili «[i\esli si ponevano , pare, 1 slgilli
dei setle teslimoiii, malievadori dell uiiiforiuita della copia da essL
llccnziata col diploma origiuule , alia cuslodia dei quali erano essi
deputali.
Cio che rende ollicmodo pveziosa la scoperta di fjueste tavole di
palronalo aH'ociliio deirarclicoloj;o, si e il irovare in esse scgnato
ogiiora il tempo del decreto , iioii clie il luo-go ed il corpo da cui
proviene. Quaiiio l.i rella e rompiuta serie dei consolati serva a
Diirabilmente slahilire , e ooiiferniaKe la cronologia, seuza la quale
la stoi'ia none piu che una incoerente rel;«ione di falli sconnessi,
che a nulla servono, ognuno il sa. I nomi de'luoghi poi arrirchi-
scono o correggono bene spcsso la geografia, o lasciata imperfetta
dagli scriltori deU'anlichila, o sfigurata dai suoi mal accorli cor-
rettori. Ora dalla nostra tavola si oUengono li\Ui quesli benelizi;
per essa sono invariabilinenle riordiiiali, e corretli i nomi e la
gente dei Consoli dell'anno i58, intorno ai quali incerte e vaglie
rimanevano le sentenze dei fastografi: e ci c dato di poter cono-
scere, oltre al certo nome, la sicura esistenza di unacolonia, suUa
quale , se ne eccetlulamo il Tolomeo, muta era tutta rantichila.
Scorrendo gli sciillori dei fasti, noi vediamo aH'anno gii di
Roma, i58 dell'era volgare , indirati Consoh Tertullo e Sacerdote.
Cosl i fasti Yoigari , gli Ojconienses , ,i Cesarei di Vienna pubbli-
cati dal Noris , e gli altii tulti. Nessuno diede il nome e la fami-
glia di essi. Soli i fasti Fiouentini Medicei, soflo quell'anno, hanno
T£|OTjXoj xat Vilqj.'.'j'ii , il qual Icsto, quautunque evidentemente
mutilo , e per I'ignoranza e supinita de' copisti conotto, tuttavia
fu cagione che da alcuni scriltori, a Tertullo Console di quell'anno,
si desse per collega un Clemente. II Marini (i) mirando a conci-
liare roi Fiorcnliiii gli allri fasti , e col soGcorso di una mal con-
cia iscrizioue di Palestrina , s'induceva a credere, die forse quel
Clemeute fosse un secondo nome del Console Sacerdote , adoperato
(i) Fratclli Arvalli pag. 65j.
I
DEL Pnor. CAZZERA 4^
con preferenza dal fjsli Mcdicei. Quesla opinione conciliatrlce del
tlollo Mariiu nou veniva poscia comprovala per alciin siiicero mo-
niiineato , e riiicsattezza del testo fiorentino e manifesla per la
nostra tavola. Noiv meno dissenzienti si mostravano i fastograft
neUassegnare r nomi a codcsti ConsoH. II Sacerdote si fece suc-
cessivamenle piissare daila gente Licinia alia Claudia , e mcnfre il
Panvinio lo notnava Caio Licinio Saccj'dote , col nome di Tibcrio
Claudio era dislinio da Noris , dal Tillemont, e dal Muralori. In
qiiaiito al Tertidlo, dacche piacqne »I disinvoUo e franro Panvi-
nio , ch'ei fosse cliiiimalo Qiiinto Fla^'io , non ne veiine |)iu spo-
gliato, sino a die, per iin tnarmo Bovillese, fu dato al IMarini di
scoprire il rero nome , e quale ci ccliiarito per la tavola Vsellese.
La lapida di Boville, gia piibblicata dal MaOfei e dal Donati , ma
con notabili lacune e storpialure , ridolta alia, siaccra lezion? dal
Marini , dice cosi (i)
LOCVS • ADSIGN.VTVS • AB • C • DISSINIO • C • F • QTI
CVR \TORK • REIPVBLTC AE ■ BOVILLENSIVM • DED • • •
Villi • KAL- lANVAR ■ SEX- SVLPICIO •TERT^g.LO -CTINE ••
DOTE • COS • CVIVS • OB • DEDIGATJONEM etc.
La caltiva conservazione del mnrmo fu causa che si le^nesse
per iin C il nome del secondo Consile TINEIO SACERDOTE,
che voleva esser letto Q, e si dicesse Caio\n vece di Quinto ,
lezione cotesta, e per tal cagione ammessa dal Marini , il quale si
persuadeva, che il nome del secondo Console fosse Caio Tineio
Sacerdote. Ma pcrclie , come accade,. un errore non va mai solo,
cosl I'aver scambiato in Caio il nome del Console Quinto, fu ca-
gione, che rilrovato un Quinto Tineio Sacerdote , conlenvporanco
del primo , menzionalo in un catalogo di Sacerdoti, inve.ce di ri-
conoscerlo per lo stesso personaggio col Console collega di Tertullo,
(i) FntelU Arralli pag- 654
44 DECnETO DI PATRONATO EC.
clie i lempl mirabilmente lo roiiseiilivano, ei lo tlicesse anz'i fratel
suo. Nipote poi, piu die ligliu. lo del Sacerdote Console deiraiiiio
i58, si dehbe leiiere il Quinto Tineio Sacerdote , die non podw
lapiili ci mosliaiio Console per la seconda volla , in compagnia
deiriirperatore Antoiiino Elaj^abalo nel 219 , tiel quale Sacerdole si
sono certo rinnoxali i nomi <lcll'avolo Console sotto Antonino Pio.
Non e poi a dire, ohe la la|>ida di Boville sia la sola, che ci
abbia conservata nolizia del consolato di Tertnllo e Sacerdole , la
votiva seguenle (i) venne dedicata nel lore consolato.
SOLI ■ INVICTO . DEO
EX. • VOrO • SVSCKPTO
ACCEITA • MTSSIONE
^ HONESTA • EX • INVME
RO • EQ • SING • AVG • P
AELIVS • AMANDVS
D • D • TERTVLLO • ET
SACERDOTE • COS
Alia sola tav«la dl f sellis dovi-assi oramai , e fuori d'oj>ni con-
troversia , la sincera e genuina lezione dei nomi dei Consoli dell'
anno i58 dell'era volgare , cioe Sesto Sulpicio Tevtullo, e Quinto
Tineio, o TENEIO, Sacerdole.
Caio Plinio secondo , il quale fioriva sotto I'impero di Vespa-
siano , nello descrivere laSardegna, alTerma , che quallordici erano
le citta pill cospicue dellisola , delle quali una sola era Colonia
Roman a , Colonia autem una quae vacatur ad Turrini Libjssonis;
ne parlo in mode alcuno della citta nostra di Vsellis. Tolomeo,
all'incontro , vissiilo non molli anni di poi , da il titolo di colonia
ad f^sellis , e tace di Torre. Noi non cercheremo di conciliare
I'apparente coiitraddizione dei due antichi ed illustri scrilloii , ter-
remo anzi per veri ugualmente i lore detti , ammetleiulo clie due
(i) Fabrclli cap. V, pag. Sdc),
di Talto fossct'O ivi le colonie romane , delle quali una sola , e nou la
Stessa era giunla a uotizia tli ciasciiuo clei picfati scritloi'i, qualua-
que ne fosse la cagione. L'esaltezza di Tolomeo e ormai cluarila dal
decrelo uoslro, ue v'e vai^ioue per cui non s'abbia a preslar fede
alio Storico Romano. E coslante ed universal tradizione in Sardegna,
die la Colonia Romana Vsellis fosse cola, ove non lungi da Ales ,
e nel lener dOrislauo, e siluato lultavia il picciol borgo, clic cou-
servato I'antico nome, f sellus vieu dctlo. Ivi, cd a poca dislanza
da f selltcs , e un luogo chiamato Rubias , in cui si mirano sparsi
i rudeii di inolli e grandi fabbricali , e quivi o poco discoslo venne,
dicoiio , scoperlo ii Decreto di patronato die discorriamo. f icl-
his e iuogo medileiianeo , distante 25 a 3o miglia dal mare :
quindi appare I'inganuo di Tolomeo , die lo annoverava tra le
citla poste sul litorale , e Terror di Cluverio e Cellario , che la si-
tuarono qucsti a NeapoUs , il primo ad Orlstano. Che f- sellis
fosse citta cospicua si raccoglie da cib pure, che nei primi tempi
della chiesa ebbe i propri Vescovi, la sede de' quali , per lo sca-
dere della medcsima , venne poscia trasferila ad Ales. INotizia di
gran conto , e che taciuta da Tolomeo , ci e per la prima volla
rivelala dalla nostra lavola , e il dire che la Colonia / ic/lis fosse
denominata Colonia Iiilia Augusta. Cotesto nome ci guida esso
solo a poter rintracciare il tempo al quale si debbe assegnare la
primaria sua deduzione. Imperciocchc sapendosi, che (coloniarnm)
militarium et causae et auciores ct ipsavum praejulgent nomitut {\),
e scorgendo che nel dedurre che si faceva ad f^'sellis la colonia ,
■venne questa chiumata luliu Augusta; abbastanza c'istruisce, che
non ad altri s'abbia a poter ascrivere fuorche ad Oltaviiino Au-
gusto , al qual pure si riferiscono tutte quelle altre colonie , che
in Italia e fuori di essa vanno distiute cello stcsso nome. L'aiquislo
della Sardegna fu sempre giudicata cosa di gran momeolo per Ro-
ma , dalla quale, prima deU'intiero e pacifico dominio dell'Egitlo,
(i) VilUius PuUrcuIus. lib. I. i,'(.
4(> TECnETO DI I'ATnONATO EC.
era ricavato gran parte dal fniinento necessario pel nnlrimento
ilella medesitnu. Quiiidi i luiif^lii e conlinuati sforzi di piu secoli
per j»i'inc;ere al totale e trantjuillo possediineiito dell'i.sola , e quindi
la sollecila cnra posla da Aiigiislo nel liliarla d;dle mani del sun
competitore Sesto Pompeo , alia ol)l>edienza del quale era stata
recata, per cura del I'refello della flotta di lui , il Liberlo Meno-
doro. Non e da credere percio, che iiella dislribiizione dolle terre
falta alle legioiii , dopo die terminata la i^uerra , sopile le discordie
civili , speiiti £;li emuli siioi, e recalosi il mendo sotto il proprio
doiniuio , inteiidcva a rirompcnsarne i servigi, egli polesse lasciare
da parte la Said^gna. Troppo era essa celehrala per la fertdita del
suolo , e troppo viciiia alTIlalia per non lenlare la cupidigia dalle
legionl. Inoltrc s'cbbe cotnune la sorte colla Sicilia di essere slafa
occupala dairinimico nel corse della gnerra servile , e d'esserne
poscia amendue da esso ricuperate ; particolarita cotesta di tanto
rilievo , che dallo stesso Augnsto non veniva poscia dimenticata: Si-
cilinm et Savdininm occiipatas bello servili I'eciperavit (i), doveva
quindi e di necessit,\ correre la stessa fortuna nel ricevere colonic
militari. Ora egli e indubitato pel monumeuto Anciraiio che Au-
gusto Colonias in Africa , Sicilia — utraque Hispania deduxit :
dunque la stessa ventura sara toccata alia Sardegna. Che anzi esa-
minato con qualche maggiore attenzione il luogo citato del inonu-
mento Ancirano, nella lacuna che consegue al nome della Sicilia,
appare manifestamente un resto di altro nome di cui le tre ultime
lettere sono NIA, il quale da alcuni editori che v'aggiunsero un
O, venne riempiulo con Macedonia , da altri con Calcedonia. Ora
a me pare che inopportune siano quivi la Macedonia e Calcedonia,
e che la lacuna siameglio riempiuta con iS'rt/y/t/Jirt. Imperciocche , in
primo luogo, per aver piTi sopra menzionate le due isole I'una dopo
I'alira, indicandone le vicende comuni , pare ch'ivi pure dovessero
^i) MoDum. Aocir, apud Cbisull. tab. 3. dpxtrii.
BEL FROr. GAZZEBA 4?
poter coiisegultarsi : in secondo luogo troppo granJe sarebbe il
salto dallu Sicilia a Calcedonia, o alia Macedonia, per indi da esse
ritornare alle Spai;ne , ijuando naturalissimo e piano quello per cui
dallu Sicilia si passa alia Sardegna per ariivar poscia allc Spagiie ed.
alle Ga'lie. Si legga dunque CoUmias in Africa, Sicilia, Sardinia,
utraijue Ilispania , in Gallia Comata et Gallia ISavbonensi, praeler
praesidia niilituni, dediiai. Cio essendo, noi avremo dunque il tempo
preeiso della deduzioue della nostra coloiiia, la qualila della mede-
sima, che fu militare, e la ragione del novae lulia Augusta , perche
dedotta da Auguslo. lo incliuo a credere, che I'altra colonia della
Sardegna aU l^urrim Libjssonis come la cliiama Plinio , avesse la
stessa origiae , fosse della stessa natura , e si chiamasse essa pure
Colonia lulia Augusta. Non e poi da far caso deU'argomento die
trar si vorrebbe in contrario dal silenzio di Plinio , il quale no-
mandola colonia ad Turriin Libjssonis tace dell allro nome lulia
Augusta. Imperciocche ne queslo nome era ivi assolutamentc ri-
chiesto, ne la nostra colonia di f'sellus venne da Tolomeo distinta
con altro nome che con quello di OuaiXh? nolhg jtoXwi/fa. Forse
accadra , che qualclie marmo o bronzo uscito dalle rovine di Porto
Torres confermi un giorno questa , qualunque siasi, congettura.
Ne mollo forse andrebbe , che dallo stato di scniplice induzio-
ne potremmo passare all'altro di certezza , se meno corixitlo ci
fosse occorso un luogo di antico scrittore non mai per lo avanti ,
ch'io sappia, adoperato. L'Anonimo Ravennate, scrittore o compl-
latore di cinque libri di geografia , troppo piu che non si meriti ,
duramentc trallato dal Tiraboschi per colpe certo non sue , ma
degli inesperti coj)isti, i quali ne hanno orribilmente guasto e cor-
rotto il vero testo , e tale autore , che con profitto si polra pur
sempre consultare da chi intenda a far ricerche intorno aH'antica
geografia. In mezzo a quel caos di nomi barbari e privi di senso,
e nella confusione di ogni cosa , regni , provincie , citta , monti ,
fiumi ec. , ci sono pur conservate tali preziose notizie, che invano
tu cercheresti allrove. Ora quest'aQonimo ucl libro quiuto giunlo a
43 DECUETO DI I'ATRONATO EC.
parlare della Sardogna dice com (i). Sardinia , in qua pluriinas
Jliisse cn'itutes leginiis , ex cjuibus uliqaaatus noinitiare volumiis ,
idest Caralis , Aii^euiur , Sulci, Sarcipavias , NeapoUs, Otiioca ,
Tavvi, Bosa, Aiinuagvas , Cotni, Turru Libi-issoniSj Golonia lulia ^
AdseloTui lic. Lasciaiido ai Sardi la cura di retiificare molli di (luesli
uoini i (juali appaiono evideiitemeiite corrolti , e chiaro die Turris
Librissonis iion e che una storpiatura della Turris Libjssonis di I'li-
nio , la (]ual cilta , per clii incotuincia a contare da Cagliari ri-
montando per verso Porlo Torres , si rltrova appunto siliiala al
di la di Comic, die il codice Vrbinate Vaticano in liiogo iVi Cnnii
delle edizioai , legge rettamenle Conii (a) Tiilla la dilHcolli cade
ora sulle voci che scguono , cioe C'ol.oma luUa. Separate cosi come
si scorgono nel testo stampato da Turris Librissonis o itieglio Li-
bjssonis, rftiincherebbero del nome proprio , del quale nou soiio
ordinariamente die un aggiunlo , ne si saprebbe a quali , fra le
citla della Sardegna, vogliano essere attribuite ; tolla la virgola messa
dagli editori , e riunite al Turrit Libjssonis , vien tolta ogni difli-
colia, e noi avremo in Turris Librssouis Colonia Lulia , la conferma
(i) AnoDim. Kaven. lib. V. ad calccm Pomp. Mclac cj. Gronov. Lugd. Bat. iya. 8.vo
(2) La vera posizioac di qucsla auLichissima cd ora distruUa citta , iiitoruo alia quale
not! 31 ebbc fliiora alcuna stabile , c fondata sciitcnza , pare delilni essere orinni (isf ata
per le osservazioiii , c le scopcrtc del cav. Fcrrero della Marmora, ticorrendo esse nel i8ii
d lido occideutale dell'isola, e giiinto poco luugi da im luogo dctlu Santa CaUnrina di
Piuiiturr i U'a Oristano e Bosa , sc li piescutaroiio davanli agli occbi gli avaiizi di una di-
»lnitla citta , gli imraensi ruderi della quale riempiono iin ampio sito , iion Imigi rial quale
i una tenuta eliiaraala Cainpo Corru. nel dialctto del paese. Sospcttando quiiidi il CavaUerc
e dalia posizioue del luogo , e dal uome Corru , si iiiisc a i'rugarc tia quelle ruviue , ove
i«ono tuttora avanzi di aquidulti di opera rettcolata ^ fondanienti e miira di templi c rli
|ialazzi , marmi lavorati , pczzi di colonnc e di statue , frantumi di vasi e terragltc Hnc ec. ,
cd cbbc la sorte di scoprirc un frajiimento di laslra marmorea sulla quale lesse distinU-
mcnte, ed in buone lettere CUKiNEiN .... Per essa e per alUe aiilicbila tinveuulc iiei
dijltorni di Pitlinurri, fra Ic quiili un piftlestallo tiiHora a sno luogo con isrrizionc alcpi.into
guasia e dei tempi d'Onorio , moltc moiiete puniche d'oro e d'argento, e per i confronli
Fatti dei passi dei gcografi c slorici antichi, che £cccro menziane di C»rnu, i quali tulli
uiirabiliuenlc couvcngoiio col tilo di Campo Cornu , pare nou doversi piii oltrc dubiUre
I'U'ivi Qon fosse situata la ^unica citta di Cornu.
DEL PROF. CAZZERA - /JC)
del teslo di Plinio con il sopra piu d'll/clia, che ad esso aggiunge
iTiaggiore perspinuitJi , e sarebbe confermata eziandio la congettura
da noi piu sopra iiidicata , per cui la colonin Pliniana vorrebbe
essere cliiamala Coloniu lului Aui^usta Turris Lihjssojus. Che se
si voglia pure conservata la iezione della stampa, ed ammcsso
I'aggiunto come principale, in allora rinunziando alia speranza di
aver il nonie coloniro di 7\irris , seorgeremo anzi menzionata
un'altra volla la nostra f^seUis , ed indicatn sotto il seroplice nome
di Coloniu Iwia. Cotesto nome, concordando con quello della no-
stra tavola , fii cagioue che da nessuno di coloro che scrissero in-
torno alia Sardegna venisse adoperalo , ai qiiali sino alia scoperla
della iscrizione di f^sellus , non poteva esser note che per esso
Tenisse indicata la colonia Vsellis. Che che sia di lutlo cio e certo
almeno , che i primordi della colonia Turritana si debbono fissare
ad un tempo d'assai piu rimoto del Pliniano , cui s'attribuivano.
A questo tempo, a un di presso , io stimo che fosse aperla la
strada militare rammentata nella lapida migliare di Vespasiano , la
quale tanto era piu anlica , che fu d'uopo anzi che sotto I'impero
di lui venisse rifatta e restiluila. Tn quel tempo stesso vennero
certo innalzate il tempio della Forluna coUa basilica , quello di
l£sculapio Augusto , non che tutie le altre magnifiche opera, pon-
, te, aqiiidotto , terme ec. delle quali parlano le iscrizioni , e ri-
niangono i rnd'eri (i), se ai tempi di Filippo Augusto erano gia
talmente guaste per rantichitu , vetustate collapsa , da meritnre
che dal Prefetto Vlpio Vittore venissero soccorse di essenziali ri-
stauri .
(i) 1 motli e vistosi ruderi dcUa romana colonia Turris Libyssonis vcnncro con somma
riira cd iiitelligenza csaminati , ncl uiaggio doll'ora scorso anno 1829, da S. A. S. il Prin-
cipe di Caripiiano, il quale tra pli imporUntissimi oggelti di ogni ramo c nalura , che net
viagi^io impreso per Tisula ^ ricbiamavano ia pcrspicacc altcDzione di Lui ; non ditncnticava
qiu'Ui i-ziandio , cbe ri&giiardauo alia crudita auLicliita , i i[iiaU non curali dul volj^u e djgU
indntti , sono pure i soli e fcdeli testimoni della numcrosa popolazlonc , c della civilta c
KuagnificcDza degli antichi abitatori dcU'it>ola.
TOMO XWV. ly
5o BECr.ETO pi BATROKATO EC.
Quantumpte la posiliua ilella cilia cli Vsellis fo<!sc meclitorra-
nea , non era tale pei 6 , die iioii dovesse poter oirrire alciini
patent! vantag^i , se dai roraani sngacissimi , ed ollre ogni credeie
oculati in liillo che s'a])parteneva ai loro inleressi , ed alle mire
loro poliliche e c\\ governo , venne pur scella per fondarvi una
colonia militare. Non ultimo era quelio del sito suo centrale , ed
in mezzo, si pu6 dire, dell'isola. dal qiude i coloni posii quasi a
perenne sentinella vegliavano sulle monluose popolazioni dell'in-
terno, non mai 1>ene sollomesse , e potevano , second© ropportu-
nita , correre al soccorso di-lle citta principal araiclie « confede-
x'ale Cagliari, Nora, Bitta , Sulci, Torre, Olbia ec. verso le qiiali
dovevano partire, come tanli raggi, alcuiii tronchi di strade militari.
E certo almeno , a malgrado che dagli iiinerari non ne sia fatla
menzione, che una grande slrada militure, partendo da Porlo Torres
ed innoltrandosi pel centro , coiuluceva per la piu breve al Mu-
nicipio Caralitano , colle quali due citta la colonia Vsellis pveva
facile ed immediata corrispondenza. Tanlo c'insegiiano le belle iscii-
zioni di alcune poche e residue colonne mii(liari, delle quali da
uoa molti anni si e pnr incominciato a tener conto. L'iscrizionc
di V-espasiano piu sopra recata , e ritrovata a Macomer , I'antica
Macopsisa , luogo posto in mezzo tra' Cagliari e Porto Torres ,
alia distanza di 56 miglia da quest'ultiraa citta, ci scopre il vero
corso della strada centrale antica , la quale partendo da Torre , e
passando per il sito chiamato Scala di Ciocca , s'incamminava verso
Macomer, tenendo a un di presso il corso medesimo di quel la ,
che per munificeaza regale venne aperla, non ha guari, tra Cagliari
C Sassari.
A Scala di Ciocca, appunto un miglio distantc dalla rittu di
Sassari verso I'interno dell'isola, si scoperse un'altra colonna mi-
gliare , che trasferita a Sassari venne situata neU'atrlo deir\niver-
sila. Segna la distanza di sedici miglia da Torre, ji Tf RUE XI^I ,
e sebbene assai guasfa dal tempo e dalle ingiurie delle siagioni,
si debbe poter facilmente restaurare cosl :
DEL PRO F. C.VZZERA 5l
A • TVRRE • XVI
m? • nero • clamUus ■ DIVI
CLAVDI • F • GERMANICI
caeSARIS -^ ■ ti- CAESARIS
flMg! • pron • DIVI • aiig . ABN
caeskr • AVG • GERMANIC
p ■ m ■ trih ■ pO TEST • XTTTT
imp • Xill ■ cos ■ V ' p ■ p
I
Se le cinVe che segnano il numero della tribunizia potest^ fu-
rono esattameate copiate, ci porterebbero all'anno 820 di Roma,
sessantasetie dell'era volgare , anno della quatlordicesima potesta
tribunizia di Nerone. Vna lapida di Luni recata dal jNIuratori (i),
e dal Gori (2), unitaoaente alia tredicesima potesta tribunizia ,
segna I'uudecima acclamazione imperatoria. Ora per la colonna
migliare di Giocca , nel corsa poco piu di un anno, queste accla-
mazioni si sarebbero accresciute di due. Ne. sark molto difficile
I'assegparne la causa probabile. £l noto, che in queU'anno 67 eb-
bero principio le imprese' guerriere di Vespasiano contro i giudei
soUevati, sui quali, da quel generale, venne espugnata la fortezza
di lotapat con la strage dl olire quaranta mila. ebrei ; e da Tito
suo figliuolo si riportarono contro i medesimi alcune vittorie essen-
ziali. Quindi le due nuove acclamazioni imperalorie da Nerone
aggiunte alia undecima che segnava I'anno precedente.
Vn altra immancabile e certo indizio del continuato corso ed
indirizzo di quella strada , I'abbiamo nella seguente, sopra ogni
credere, preziosa pietra migliare, pur essa pubblicata dal bene-
merito c%valicre Bailie , e ritrovata a Fordongianos.
(ij N. T. Ins. CCXXVll. 4.
») lascrip. Etrur. T. a , pag 46-
5:2 DECRETO DI PATHONATO EC.
MP- LX Willi
liMP • CAKS • VI • AKMILIO • AEMIL
lANO • PIO • FELiC • INVICTO ■ AVG
PONT • MAX- TRIE • POTP • P- PROCOS
VIAM QV\E DVCITA KAR- IVkR
CVRANT M- (ALI'VHNIO CAELIANO
PRAE SVO
Quivi e chiaramente indicato il rorso della strada da Capliari a
ione, la quale iion si puo £;ia siipporre falta ora, e per la pri-
ma volta , die limperalore Emiliano non ravrehhe poluto per la
corla durata del suo rej^iio , ma restaurata soltanio. Imperciocche
quesla medesima via, £»ii sino dai tempi dill' Imperalor Vespa-
Siano , e per cura del Pretelio Snbiio Destro resliluita e rifalla ,
ci e indizio del suo essere molto piu antica , e contemporanea ,
cred'io , alia deduzione della colonia solto Auguslo.
Sommamente cara , e in grandissimo conlo e poi anche da te-
nere questa iscrizione dellanno 253, la quale e ci conserva me-
moria dell'oscuro ed effimevo regno di tre mesi dell' Imperalorc
Marco Emilio Emiliano, e ci instruisce come nel brevissimo spa-
zio di tempo , die da esso venne retto limpero , I'autorila sua
non si estendesse solo nella Sardegna , ma vi fosse cosi solida-
mente radicata ed efticace, da polervi compiere opere pubbliche,
quali sono il riattamento della pubblica strada ordinate dal Prefetto
e Procurator suo Marco Calpurnio Cdiano. Per essa si e pure in
grado di poter definire la coniroversia inlonio al vero norae di
questo Imperatore , die dalla niaggior parte degli scrittori chia-
mato col noma di Marco Giulio Emiliano , dal solo Aurelio Vit-
tore era detto , e con verita , Marco Emilio Emiliano, la qual
ultima seiUeiiza e ora posta fuori d'ogni dubbio dal marmo di
Fordongianos.
Dallo stesso luogo ci viene eziandio la segnenfe non meno della
precedenle importaate e rara. E aeU'atrto della Regia Vniversiti
\
DKi, rnor. gazzera 5j
tli Cagliari , e fu resa pubhlica e supplita nella pi'ima linea ed in
alcune altre poche lettere dal lodato cav. Bailie.
Imp • M • Aurelio • Caro
PIO • FEL • mVicto
cT • M • AVRELIO • CArmo
wOB • CAES • PRINC • IVB
ET ■ M • AVRELIO
NVMERIANO
7Z0BILISSIM0 ■ CAES
cVRANTE M • ELIO VITALE
VP • PRAES • PROVmCIAE
SARDLMAE
II tUolo di nobilissimi Cesari , ch'ivi portano i due figlluoU
ilell' linperator Caro , rivestito della porpora imperiale neU'agosto
deH'atino 283 , titolo da essi conservato per tutto il rimanente di
queH'anno , e per alcnni mesi del seguente , c'induce a credere ,
che I'iscrizione sia stata posta sul principio appunto deU'anno 283,
se vogliamo iasciar tempo , che da Roma giungesse in Sardegna
la notizia del iiuovo regno , e quello onde fosse ultimato il lavoro
per essa indicato , non si potendo protrarre di vanlaggio, che nei
primi mesi di quest'ullimo , furono essi pubblicati Augusti ^ e dal
Padre fatli compagni all'lmpero. S'impara iiioltre per esso , che il
vero nome del secondo fjgliuolo di Caro fu Marco Aurelio NumC'
riano , conforme alle moncte pubblicate dal Mezzabarba , e non
giJi Numerin , come pare dicano alcuni marmi presso il ISIura-
tori (i). Del Prcfetto Marco Calpurnio Celiano , non m'e occorso
di ritrovare menzione in altri marmi , 0 ne' scrlttori anlichi. Vn
(i) Thcsaur. pag. 2.'>6 , n. 7. 467 , n. 5.
54 DECRETO DI PATRONATO EC.
frainincnto di Nimes recato dal Grulero (i), conserva il nome di
iia JI. Elio Vitale, die la mancanza d'ogni lilolo c'impedisce di
poter sapcre se apparlenga al PrcfeUo dell'Imperalor Caro.
Per le arrecate iscrizioni delle colonne mr'Hari , ci fu dato di .
poter segnare il vero corso della gran strada centrale, non ricordata
dagli ilinerari, da Torre a ScaLi di Ciocca , da Scala di Ciocca a
I^Iacomer . da Alacomer a Fordongianos, ed ora, grazie ad un altro
frammento d'iscrizione pur migliare, dalla quale ci e ricordato im
risarcimento falto solto Timpero di Setlimio Severe, possiaino coiiti-
iiuarle sino a Monaslir, ove si riiiverine, poche miglia distante da
Cagliari. La inancanza del numero delle miglia, su non poche colon-
ne, ci toglie il potere di dare la giusla lunghezza dell'inliero suo
corso. Tutlavia scorgendo, che la lapida dell'Iroperalor Emiliano , ,
parla della strada, che da Cagliari tende a Torre, A. KAR. TFRR,
che si rinvenne a Fordongianos , e che segna -jg miglia ; sarJi ma-
nifesto , che questa. distanza di Fordongianos, vuol essere iutesa
da Cagliari , e non da Porto Torres. AU'incontro., le due colonne
migliari , quella di Nerone. ritrovata a Scala di Ciocca , e I'altra
di Yespasiano a Macomer ci daiino, unitamente, al vero suo corso
le dislanze , la prima di i6 , e 1' ultima di 56 miglia da Torre,
A. TP'RRE Lf^'I. Noi abbiam quindi una lunghezza di ^g miglia
SuHa strada, che incominciando da Cagliari tendeva verso la colo-
nia di Torre , ed un'altra di 56 su quella , che partendo da Torre
volgeva in verso Cagliari. Qtteste giungevano sino a Macomer,
sino. a Fordongianos le altre; e lutte due formauo una distanza di
1.35 miglie roraane. Perche sia compiuta I'intiera lunghezza di
questa straila centrale , non mauca ora piu , che di avere in mi-
glia romane la distanza tra Fordongianos e Macomer, che nessun
antico raonumento ci ha conservata: la quale, quando venga ag-
giunta alle i35 delle colonne migljari, ci dara la desiderata lo-
tale lunghezza dello spazio frapposto tra la colonia ad Turrim
(■) Grut. DCCCLV. 4.
i
MEL PROF. GAZZER.V oo
Xibyssonis , eel il Municipio Karulitano. La distanza tra' predelli due
luoghi di Maconner e Fordotigianos nonpare irinore di 12 ir.iglia
pieiuonlesi. II ragt^uaylio Ira (juesle e Ic auliclie niii^lia vouianc,
vieiie fissato dal dotto lacopo Durandi , nella proporzione di 4S0
al 800, cioe come 3 al 5 (i); qu'mdi la di quesle miglia ne vai'-
ranno 20 romane , che sara ia vera distanza tra i due luoghi sud-
detii. Agf^iuiigeiulo ora alle i35 miglia, le 20 otlenute , avremo
la lungliezza della strada centrale predetta in miglia i55 anlichc.
Se c vero poi , clic la distanza tra Porto Torres e Cagliari , a uu
dipresso, sia di miglia piemontesi 90, ragguagliaiidole alle ro-
mane nella surrifeiita proporzione, daranno la somma di i5o ,
con una semplice diflerenza di cinque miglia. Quesia diversila, la
quale vuol essere considerata come piccolissima , e per nulla con-
traria all'esattezza dei due computi, verra o tolta afTatto o dimi-
nuila , ognora die ci sava dato di peter ottenere I'esatta distanza
trQ Macomcr e Fordongianos da una parte , e la frapposia tia Ca-
gliari e Porto Torres. Noi abbiamo scelte quelle , clie di mezzo
allincerlezza , ed alle contraddizioni , ci sono parute discostarsi
mcno daUa verita.
Ma poiche siamo suU'esaminare le misure itiiierarie, segnate sullc
lapidi migliari , che pur sono cotanto ulili al riscliiarimento dellun-
tica geografia della Sardegna , la quale , piii che ogni altra, abbi-
SDgna dell'opra di qualclie valente, che con profondi sludi, e dotte
ricerche ne rischiari le tenebi-e delle qnali e ingombra tultora ;
ci sia lecito d'intertcnerci per alcuni istanti ad esaminarne un'altra
scoperta alia distanza di due miglia da Terranova, e copiata dal
oavaliere Dolla Marmora , che la divulge poscia nel giornale di
Cagliari , mancante pero d'un'inliera linea. L'esemplare die pub-
blidiiamo e compile, e cooforme in tulto ailoriginale. ^La lapida
e un granilo.
(i) Durandi. Notitia deU'»ntico PicmOBtf Tr»»p»d»no , o M.ttci di Torino. Torino Jo»3.
4. to i.ag. 97.
56 DECRETO DI PATRONATO EC.
MP- CIXX
IMP • CAES
AR • IVUVS
PHILIPPVS
FEUX • AVG • PONT
MAX • TRIB • POT
P • P ■ PRO . • VIAM ■ QVAE
DVCIT • A • KARALI
OLVIAE • VETVSTATE
CORRVPTAM- HESflTVIT
CVRANTE • M • VLPIO
VICTORE • PROG • SVO
E • V
NeH'attentamente esaminare cotesta , per molti capi , impoi'tantis-
sima lapida, non poteva a meno di noii rimaner subilo somma-
mente stupito dalla non ordinaria forma coUa quale venivano no-
tati i numeri delle miglia ivi espressi , e co' qiiali viene segnata la
distanza sua dalla citia di Cugliari. Le disuguaglianze e le scabro-
sita del granito noii avendo permesso che fosse chiaramenle deter-
minata la natura , e forma della cifra , die segue il numcro delle
cenlinaia , non ci fu dato quindi di esaltamente conoscere se la
distanzu segnata , e quale appare , s'avesse a sommare in miglia
cento diecinove, ovvero a cento settanla, e quale pare esser ri-
chiesto dalla coslante pralica degli antichi. Esposlo il dubhio al
chiarissimo cav. Alberto Della Marmora , affinche col nuovamenle
esaminare la pietra , cercasse modo di sciogliere la diflicoltu , con
lettera di Cagliari 27 settembre 1828 rispondeva. :=In quanto alia
L o alia / le diro , che conoscendo bene lutla I'importanza della
dilferenza fra qucste due leltere , ho usate tutte le diligenze pos-
^ibili : i miei occhi mi haniio fatto vedere una sola /, mentre che
11 ragionamento faceva leggere una Z. r= 11 ragionamento del quale
parla leruditissimo Cavaliere ; era quello che viene suggerilo dalla
D)'L PROF. GAZZEUA 5'J
costante pratica degli antichi, presso i quali il nuineio diecinove
era segnalo per Willi, o per XIX, difliciltiienlc pci- XVIV ,
rarissiinainentc , e forse mai, per IXX : ma fjuando pur si lilro-
vasseio esempli , cl>e a uiuno e dato di presciiver leggi al capric-
cio , noil mi posso persualere , che cjucsti si debbaiio liiivenire
su lapidi deslinate a segnare ai rozzi viandanti le disianze, le quali
volevano essere scrille con chiarezza , e senza pompa di ricerca-
lezza o di erudizione. Noii e quindi invano , che la ragione sug-
geriva al Cavaliere doversi anzi leggere L , e conforuie al metodo
oi-dinario di segnare le cillie niimericlie : la qual ieaione parebbe
da ritenere allora eziandio , che per la peri'elta conservazioiie del
mnruio , non potcsse nasccr dulibio iiitorno alia vera sua forma.
Imperciocclie 6 nolo quanto f;icilmeiite le due cillVe Z e / venis-
sero scambiate dagli antichi nelle iscrizioni scolpite fiioii d'ltalia ,
e iu quelle singolarmente, che s'incidevauo su tavole di bronzo ,
nelle quali , qualunque ne fosse la ragione , la forma delle Icttere
e ognora d'assai piu rozza , ineguale , ed accoslantesi al corsivo ,
per cni la letiera Z e bene spesso scrilta, o senza, o con si piccolo
pedale , da non essere distinla dalla /, il che pure si scorge adope-
rato nella lapida del tcmpio d Iside a Sulci , nclla quale I'estreniita
della leltera L e s\ poco protratta da poter essere, e facilmente,
confusa con la /. Ma cio che dovra togliere ogni uUeriore inccrtezza,
e il sito stesso ove la colonna venne scoperta, a due miglia di di-
stanza prima di giungei-e a Terranuova, borgo posto sul golfo di
tal norae, e in faccia dell'isola Tavolara, ove la costante Iradizione
de' Sardi vuole sitnata la cclebre citla di Olbia , dimora un tempo
dei Presidi della Sardegna , la qual tradizione e ora allrcsi, e
mirabilmente confermata dalla l:q>(da die discorriamo. Di fallo
paria essa della ristaurazione, o del riattameuto di una slrada iiii-
litare, che con un curso di cento settanta miglia conduce da Ca-
gliari ad Olbia , viani qiute ducit a Kavali Oh'iae. Noi sappiamo
d'allra parte, e per I'itinerario d'Antonino, die una stiada [ui*
militare parteiulo da Olbia , e con opposto corso, volgendo inverso
ToMO -xxw. S
bZ DECRETO PI PAxnONATO EC.
Cagliari percorreva una distanza non'certo diversa dalla prima,
la quale, giusta i vari tesli , vien posia tra le cento sellantailiie ,
e cento sellania(|ualli'o rniglia Qiiiiuli e , che se a norma deU'itl-
nerario d'Aulonino col dipai'tire da Olbia , e camminare lo spazio,
a un dipresso , di cento seltantadue miglia , si giuiigeva a Caf^liari ,
e se la lapida migliaria scoperta a Terranuova segnava una di-
stanza di cento settanta miglia dalla si.essa citli , ne consegue neces-
sariamente die la ciita d'Olhia voglia esser cercata in quesii din-
torni appunto di Terranuova , e conlbrme alia tradizionc. La qnal
positura di Olbia , e le ritrovale dislanze , mivabilniente si socco-
rono c rinforzano a vicenda , di modo cbe per esse sia accerfata
la lezione per noi sospettata delle cento settanta , invece delle cento
diecinove miglia della lapida Olbiese , e retlificati in qiiesta stessa
quanlita i nuineri incerti e fallaci deiritinerario predetto Antoninia-
no. N'n nuovo e decisivo argoniento della giustezza delle anzidette
inisure , per noi si raccoglie dalla presentanea distanza tra Terra-
nuova e Cagliari , che viene stimata di i36 a i4o miglia ilalianc
attuali. Ora il ragguaglio tra le miglia italiane e le antiche romane
da' geografi si computa come 4 al 5. Dunque le 1 36 miglia italiane
ne produrranno 170 romane. La qual ultima somma , per nulla
diDPerente da quella assegnata dalla lupida migliare di Terranuova,
le comparte anzi una nuova, certa e non sperata conferma.
Antica costumanza e da rimontare ai primordi stessi di Roma
e quella dei Patronati e delle Clientele, la quale tanto e lontano ,
che coll'andar del tempo diminuisse o venissc meno , che crebJje
anzi a dismisura, e giunse a tanto , che non le sole colonic o i
municipii ebbero per solenne di soltopor se slesse alia Clientela dei
piu possenti cittadini di Roma, ma non vi fu poscia alcun corpo,
collegio, o sodalizio, che non volesse avere il suo Patrono. Ne di
un solo si conientavano , che nrescei>do col tempo o il bisngno ,
o I'adulazione , ne accrebbero oltremodo il numero , e non si re-
starono eziandio , che non lo estendessero alle donne med«sime
^otenli 0 prepotenti. Di tal modo , che fu poscia ascritto a tilolo
DEI- PnOF. GAZZERA Sc)
di lode quel ritrovarsi , clic alcun faceva , per solo ed unico Pa-
trono di c<>S])lcua citta , o di ricca ed estesa provincia. Cosi Ci-
cerone ascrive a somino oner suo I'essere stato elelto unico Pa-
trono dcU'opulenta cilti di Capua , se iintun Palronum adoptasset.
Tro|)iJO son noti i doveri leciproci de' Patroni e de' Clienli perche
si debbiino ripetere , c si sa pure come quelli non cessassero sem-
pre pin- la raorte del Patrouo , e come per dirilto ereditario pas-
sassero ne' (i.^liuoli e ne' nipoti , i quali erano detii poscia Patroni
ab origine , o giusta una bellissima iscrizione presso Fabretli (i),
Patroni io/ige a maioribus originates.
L'eiezione del Patrono portava ognora con se il conlratto d'ospi-
talil:'« , sia che quest'atto di reciproca comunioiie fosse espresso
nel decreto palronale , come accadev^ il piu spesso , e si scorge
indicato colle formole Hospitiuni fecit , Hospitium amicitiamque fece-
runt , Tesseram Jiospitalem cum eo fccerunt , sia che vi fosse omesso:
cosi benche nel decreto con cui la Sacra Curia Ferenlinate no--
mina Tito Pomponio Basso Patrono del INIunicipio , non si facesse
espressa menzione di ospizio , tuttavi<T e detto in fine , die esse
sia altresi pregato di permetlere die venga posta nella casa sua
la tavola ospitale, portante incise le parole del decreto. Tabula
hospitali incisa hoc decreto in domo sua posifa permittat. Ove e
da notare, die il nome slesso di lavola 05/«V«/e indica abbaslanza,
che non v'era Palronato senza ospitaiila. Ma non e a dire poi , die
non si potesse conlrarre ospitalita die Ira Clienti e Patroni, o die
il diritto d'ospizio inducesse eziandio, c necessariamente, il palro-
nato. Imperciocdie desso avea luogo tra uguali non solo , ma tra
citta e citta , tra popolo e popolo , senza che percio una parte
pretendessc d'arrogarsi il dirillo di superiorita, o di protezione so-
pra I'altra. Cosi (vedi n.° VIII) la famiglia Desoncoriun in Ispa-
gna , e la famiglia Tridianoruni lutle e due della discendenza Zoe-
laruni , neH'anno di Roma 780, a-j deU'era crisliana, rinnovarono
(i) C»p. 5, n. a86, pag. 398.
Go EECnETO Dl I'ATKONATO EC.
*ra loro I'antica e veccliia os|)ilalila , clie pel corso del tempo , o
per eUl'lto degli avvciiimenli era passata in dimeulicanza, e qiiesta
coinunloue di leciproci iillizi diiiava poscia colanlo , che cento e
venticinque anni di poi ammellevano a jiarlecipare dello stesso he-
nefizio alcuui iudividui dellc geuli /A'o/^/^o/7<ot, f'isaligorum , Ca-
brudgruigoruin , ap|)arlenenti , cred'io, alia medesima discendenza.
Bisogna dire che presso i gieci , ed alloiclie si reg^evano tiil-
tavia colle pioprie leggi , cotesla instituziooe del Patronalo, cli'era
pur cosi frecpiente , estesa, e moltiplicata per lutto il romano im-
jiero , non fosse col.'i uc ricevuta , ne praticala , non mi costando
d aver giammai mcoiitrata menzione di Palroni e Clienli in quel
senso , che (juesti termini avevano in Roma, sia iie iibri, che nelle
raccolle delle antiche greche iscrizioni. Me cib deve recar mera-
viglia; imperciocchc in una regione divisa in pii\ governi , I'istretti
tutti in angusti confini , retti ognuno da otlime leggi , e corrobo-
rati da csimi e benefici instituti , i quali vegliavano soileciti sulle
fortune , e sul ben essere di tutti e singoli i ciltadini : in tal re-
gione diventavano inuliii il Paironaio ed i Patroni, non v'essendo
cagione veruna, che dovesse indurre ad instiluirli, o a deside-
rarli ; non la sovvercliia lontananza delle citta capital!, ne la pre-
potente voracila dei Proconsoli e dei Pretori.
AU'incontro il diritto d'ospizio , oltre all'essere d'afilichisslma
origine nelia Grecia , era eziandio la piu frequente , la ])iu desi-
derata, e la piii bella ricompensa, che le libere citta di quella
classica terra potessero ofFerite a que' stranleri dai quali fossero
slate beneficate con servigi segnalatl , sia coile armi in loro difesa,
die col consiglio nelle importanti deliberazioni , o col danaro nelle
angustie del pubblico erario. Questo iiobile premio era tanlo piu
atnbUo , e so|)ra ogni allro , in quanlo che per esso , e col solo
falto (\c\ pubblico ospizio , venivano ad acqiiislare il diriuo di citta ,
e ad aver parte a lutii que' comodi, onori, e segni di benevolenza ,
ch^ dalle inedesime erano agli ospili Hberalmente corapartiti (i).
(i) Mann. Oxon. in ujij'liuI. jmg. gi. In jijciiUtsmatc Dclioruui.
BEL I'ROF. GAZZEHA. Ol
Tali erano p. e. il diritto d'abltarc nei pubblici alberglii, quello di
sedere ai S|)ettacolL coi principali ciltadini, d'assislere ai sacrifizi ed
ai pubblici praii/.i, di pailei:ipare ai doni publ)lici , I'ingresso nel
Seuato ed ai pubblici consigli , e 1 aulorila di acquistar terre o lati-
fundi (i). E cotesto dirilto di j)ul)blico ospizio, siccome il patronale
fra rouiani , passava eziaiidio ai posteri di colui , clic n'era stato
graziato. DifTallo , Caliia invialo d'Alenc a Sparta, cosi incominciava
la sua aringa : uontini Laccdemoni , U diritto dospile pubblico da
voi , lion io soltanio, ma tavo mio, tenendolo dal padre, il tras-
mise alia nostra fainigUa (2): ed e indicalo eziandio dai decreti : //
Scnato e popolo di Delio concede il pubblico ospizio a Clenodemo
Si/nio figliuolo di Leboto ed a posleri suoi (3).
La iiomina di pubblico ospite in favore di Lucio e Marco fratelli
Ciceroni, che il Senalo Siracusano, onde rimerilare i benefizi e la
iiola benemerenza del romano oralore verso la lore cilia , voile
falta ncllistante stesso , clie i due fralelli uscivano dalla Curia , e
la non rilardata consegna del decreto scolpito su lavola di rame ,
viene , con grande compiacenza , e qua! cosa sommamente onori-
Cca per essi , narrata nella sesta delie Verrine (4)
Ollre alle non poche tessere greche , die ricordano la privata
ospilalila Ira famiglia e famiglia , quali sono , Ira le allre , quella
d'avorio ritrovata a Lilibeo, dala dal Paciaudi (5) ed illusirata dallo
Schiavo (6) , e laltra Borgiana sul rame , pubblicata ecu erudito
commenlario dal Siebenkees (7) : riinangono ancora vari preziosis-
simi decreti originali , pe' quali alcune citlli greche fanno partecipi
del pubblico ospizio distinti personaggi in benemerenza de' ricevuti
(1) Sicbcnkccs exposit. tab. Hospital. Komae ijSg ^Xo pag. a3-4.
(i) Scnuf. Ellen, lib. IV.
(3) Mann. Oxon loc. ct pag. cit.
(4) Oeccniunt statim priiuuin ut cum fratrc Hospitium publico ficrct .... id non modo
tunc scripseruut , Tcruia ctiain in acre incisum nobis tradidcruDt.
(j) Dialrib. q. Grace Anaglyph, etc. pag. IX. in not.
(0) Torrcinuiia. Iscriz. di Palermo pag. 3-3.
(/) Opera cital.
6s DECRETO DI PATRONATO EC.
benefizi. Sono essi pure su lainine di rame, eti hanno la stessa forma
aciimiiinta , pro|)ria dei ilecreli I'atronali , ai ([Uali rassoinigl'iaiio
eziandio , pel motlo con cui sono dislese le fonnole cbe vi sono
adoperate, salva tultavia la naliira , e I'iiulole drile due lingiie. Di
tal faita sono i qualiro Gorciresi pubblicati , tradotii , ed illustrali
dal chi.irissimo amico nostro cav. Andrea Mustoxidi (r). II Maltese
gia fallo pnbblico da molli, ed ullimainente da Monsignor Bies (2).
L'Agrigentino date dal Gualtieri (3) , dal Torreniuzza (4) e dal
Biagi (1) : ed il Delio recato nei marmi d'Oxford (6).
Accio si possa meglio conoscere I'analogia e la diversila di que-
Sti decreti o^pilali greci , con i latini di Patronato e Clienteia , re-
cheremo i due seguenti. II prime pid semplice , e giusta la tradu-
zione del cliiarissimo Mustoxidi. Le forniole delTalli'D si aecostano
maggiormente alle adoperate^ nei decreti Fatronali. La Iraduzione
italiausi ^ di M. Bres.
DECRETO DEI GORCIRESI.
Pavve alia Radunanza, che Ospite sia della citth del Corciresi
Filistione figUo di Teodoi'o Locrese, esso e i suoi discendenti , e
che abbiano di terra e di casa possesso , e gli altri onori , quanti
ngli allri ospiti pubblici e benefaltori si sono decretati. E qucsto
diritto di Ospitalita , iiiciso che sia in rame , si appenda dove ai
Presidenti del Consiglio , ed ai Difensori parrh bene. Il Tesoriera
poi dia la spesa occorsa.
Filistione di Teodoro Locrese.
(1) Illustraz. Corciresi vol. I. pag. i83 c scg. Vcdi ptiic Monum. anticbi iocditi an. I78f>
pag. LXVIIl.
(a) Malta Antica illmlr. Rom. 1816. 4-to pag. igS.
(3) Presso Burman. Hist. Si«il. vol. 6. col. 899.
(4) InscripUoD. Sicil. Class. Vlli. n. i.
(fi) De Dccret. Athenieus. pag. 334-5
(G) Jlaxmora OxoD. in append, pag. 91,
DEL PROF. GAKZERi 63
DECRETO MELITENSE.
Per puhhllca ospitulUh e henevolenza verso Deinefrio figUo di
Dioiloto Siracusano c suoi lUscendenti , essendo Sommo Saver-
dote Iceta figlio (flceta , Arconti Dcereo e Cratete.
Parvc spediente al Senato e Popolo Maltese, giacclie Demelrio
figlio di Diodoto Siracusano dimostrossi in ogni tempo nostro ben
affetto , e at pubblici nostri inter essi, ed a ciascun dei Gittadini fa
sovente cagione di vantaggio. Con felice auspicio abbiamo delibe-
rato cite sia Demetrio figlio di Diodoto Siracutano iin ospitc , e un
benemerito del popolo Maltese , e i suoi discendenti , a cagione di
sua virtu e della benevolenza che mostro mai sempr-e al nostro
popolo , e che questo decreto di Ospitalith sia scritto in due tavole
di bronzo e diasene una a Demetrio figUo di Diodoto Siracusano.
Coteste tavole di Patronato si possono poi dividere in due classi
distinle : nella prima vogliono essere annoverate quelle clie com-
prendono I'intiero e testuale decreto passato nella Curia, nel Colle-
gio 0 nella Scnola per la nomina del Palrono. NeU'altra classe sono
da porre tulte quelle, che non danno che il sunto dell atto di no-
mina, alle quali e quasi sempre iinita la menzione dell'assenso pre-
slato daH'elello Patrono, il qual assenso manca ognora nelle prime.
Queste poi divideremo in due pure: alia prima appartengono tutle
quelle che al semplice decreto di nomina del Patrono , uniscono
I'altro eziandio deH'oflTerire la tavola ospitale: e ne rimangono sei.
NeU'altra le reslanli , il decreto delle quali e unicamente indiritto
al proporre, che al gia eletto Patrono venga inviato un esemplare
di nomina inciso sopra tavola di bronzo. lam prideni Patrono per
duplomum a numero N. cooptatus nunc tabulam aereain patro-
natus ei ojferri utmerito et honore pro meritis innotescat (XIX).
Tanto negli uni, che negli altri di questi decreti patronali si scor-
gono rigorosamente osservate lutte le norme , e adoperate quelle
formole, che prescrilte dalle leggi , non si potevano ometlere senza
^'VrT
64 DECRETO Dl PATHONATO EC.
detrarre alia legluiinita deH'aUo. Quiiidi soiio scgnati i Consoli
ileirauno , nolati 11 giorno , )l mose, eil il liiogo clella convoca-
zione ilella Sana Curia, o del Collegio, se Curia, se Teni|jio ,
se Scnola , se Triclinio : i iiomi dei Duumviri , Quartwnviri iuri-
dicundo , del Prelore drlla Colonia , del Municipio o della Pre-
fellura, dei Maestri o t\t Questori dei Collegia o AgWa Sciiola ai
qiiiili s|)ellava 11 dii'itto di coiivocare. Si rcglslravano poscla i nomi
di coloro, die o primi autori , o principali favoreggialorl della pro-
posta , e assistevano alio stendere del decrelo , ed amavano di
essere parlicolarmente menzioiiali , il clie si faceva coUa forriioUv
Scribundo adj'ucrunt. Segulvano quiiidi i nomi di quelli die prlmi
avevano parlato in favore , dicendosi referentibus ipsis verba facta
stmt, se dessi erano- o i duumviri, o i maestri, o i cpiestori , o
alcuni poclii soltanto: oppnre quod uniwrsu verba fecerunt , o
universorwn consensu verba sunt facta , se il par^re era unanime
e conforme. Esposfa quindi per essi ai Decurioni, o ai sod del
sodallzio 11 merito del proposto Patrono , ed i vantaggi die pote-
vano ridondare ad utlllta comune per la nomina di esse, verba
facta sunt de cooptando Patixino N. N. honorato et explendido
viro quod tutela , familiariiate , ct industria sua singulos univer-
iosque tuealur , et foveat; si passava a deliberare intonio alia pro-
posta , e fatlone squittinlo se no iudicava la natura colla nola for-
mda Q. D. E. R. F. P. D. E. R. I. C. I parlicolaii poi del par-
tito vinto venivano esposti con queste e simili parole. Salubri
Consilio tani honesta relatione qudestoribus et magistris College
nostri f.ictam, et singuli et universi senlinius , et ideo excnsandam
potius honesto vivo N. N. huius tardae cogitationis noslrae neces-
sitate, petendumque ab eo libenler siiscipiat Collegi nostri palronal
honoreni (XII): oppure se noii si fosse tratlato, die deirofTerta
della tavola , placet . . . universo populo Einpurii Naunitani Ta-
hulam aereani incisam ci offerri debere quo gratius digne ono-
reni sibi conlutum . . . Libenti aniino suscipiat ( XXV ).
Nelle allre aU'incop.lro non e esposlo clic il lalto della contralta
DEL I'ROF. GAZZEnA €5
ospitalilSi , e dcUa nomina del Patrono nella persona di lui , de'
suoi figliuoli , e de' poster! suoi, Vien quiiidi nolalo il suo asseiiso
pel quale accettata rospitalili e contento di prendere sotlo la sal-
vaguardia e clientela sua e de' suoi , il popolo deila colouia o del
municipio, i membri del collegio o del sodalizio, non clie i figliuoli
ed i posteri lore. Di questa sorta , oltre alia nostra di Vseliis ,
sono le quattro di Silvio jiviola (IVaVII), le due Corionesi di L.
Domizio Ahenobarbo , e di Cuio Anfustio Macrino {i) , e le sei di
QuiiUo Arradio F'alerio Proculo (XXI a XXVI), la Boccorilana di
M. Auilio Ferno (II) ec. : le prime rappresentavano le tavole ori-
ginali degli atti duumviralici o dei collegi , e queste i-imanevano ncl
pubblico tabulario della colonia. Quell'altre sono il modello delle
desiinate al Patrono , in casa del quale erano recate con certa
solennit^ , e per mezzo di due o piu Legaii a cio spezialmenle scelti.
E quesl'atto deU'ofTerire la tabclla al Patrono era creduto di tanto
rilievo , che formava bene spesso esso solo, e come dicemmo, lo
scopo di una decurionale o coUegiale deliberazione.
La tavola d'Vsellis , come che non contenga fuorche un sunto
del decreto passato nella curia della colonia per la nomina del
Patrono M. Aristio Albino Atiniano , appartiene a quest' ultima
specie. In quello erano di certo specificate le doti deUaDimo , ed
i meriti che lo raccomandavano alia benevoleuza della colonia. Ma
quesli per distivF.entura non sono replicati nella iscrizione. Non
ci e occorso d'altronde di rinvenire altra o memoria o menzione
di cotesto Marco Aristio Albino Atiniano. Tuttavia non dubitiamo,
ch'ei non fosse personaggio d'alto afiare, se venivano ad esso affi-
dali gl'interessi plii cari della colonia; ed e tanto piu da pensare
fosse egli uomo possente e di credilo , in quanto non ci si pre-
senta rivestilo d'alcuna carica o magistratura civile o militare, per
cui e da dire , che il credito di lui , posto unicamente nel nome
0 nelle riccliezze, fosse titolo sufiiciente perche la colonia dovesse
(i) Mai-ini. Fratelli Arvali pag. 783.
TOMO XiXV.
6C DECRETO DI PATRONATO EC.
iiou venir defraudata di alcuno fra gli utUi e vantaggi, che da
SI fatta nomina doveva poter sperare. Dall'esser nomato Aii-
niano , si e diriUo di credere, che Atinio Albino, noma Suo pri-
miero , adottalo per un Marco Arislio , passasse a far parte della
fainiglia di quest'uUimo , per cui , giusta il prescritto di lali ado-
zioni, cangiando la desinenaa del nome sua prime, fosse detto
Miirco Aristio Alijino Atiniano. Cio che distingue esseuzialmeule
quesli sutiti dagli atti decurionali o sodalicii di nomina , e lesser
ognora in essi indicato il consenso dell'eletto, e la menzione della
verb.dc passata stipuiazione tra gFiaviati della curia o del coUcgio,
ed il Pauono , al quale era prevenlivamente richicsta, per la fu-
Inra validita del decreto. Gondizione necessaria di ogni stipuiazio-
ne e, cb'essa tanto prometta quanto e indicato nella proposla, e
nulla piii , e cosi appunto si scorge osservato nella tavola nostra.
La colonia Giulia Augusta Vsellis contrasse ospilalita con Marco
Aristio Albino Atiniano , e nomino suo Patrono esso , i suoi figli ,
ed i posteri suoi : e Marco Aristio Albino Atiniano, dice d'aver
conlrntto ospizio col popolo della colonia Giulia Augusta Vsellis, e
ricevuto nella fede e nella clientela sua , e de'suoi , esso popolo ,
i figli, ed i posteri di esso. Inoltre , come ho pifi sopra notato,
il contratto d'ospizio o precedeva I'atto di nomina , ed era men-
zionato nel decreio scrilto nella tavola, o vi era sottinleso. Que-
sto era il prescritto delle leggi , e questo era I'uso. Ma e il co-
mando e I'uso erano pure alcune Gate o dimenticati o violati ,
o sia cio accaduto per trascuratezza e poca diligenza, o per I'in-
ticra ignoranza dell'ordinato dalle leggi. Nella tavola Boccoritana
pubblicata dal Dottor Serra y-Ferragut (i), per esempio, e si omelte
di ricordare il preceduto vincolo d'ospitalita , la qual cosa gli e
comune con altri , e nella menzione della passata stipuiazione si
promette oltre a quanto era stato richiesto nella proposta. II Se-
nato e popolo Boccoritano dell'isola Ballejire maggiore, eleggePatrono
(i) Sjialletti. Tayob Otpitale pag. lai
Bti. fhop. gazzera 67
M. Atilio Verno : e questi obblij^a loro la sua feile, e qiiella de'
suoi : ond'e , clie i suoi, cioe i figliuoli e posleri di ISlarco Atilio
Verno non potevano o dovevaiio essere obbligati per qiiesla sli-
pulazione de! padre o avo , la quale altri non doveva poter co-
strinqere fuorclie il nominalo nella domanda. Alcune -volte, allin-
coniro, occorre che si prometta meno di quello che si domanda.
Nella tavola fatta incidere dal Senalo e popolo delle cilia Stipen-
diarie , Pago Gurzenses in AfTrica, pel loro Patrono Lucio Domi-
zio Alienobarbo e dello, die lo avevano nominalo euin el poslereis
eius, silfi posterisque suis : ed il Patrono risponde, che eos poste-
rosqiie eorurn in fidein cUentelamque suain recepit. A tal che ,
coH'omettere il suorumque , liberava i ftgli e discendenti dall'ob-
bligo del palronalo ab origine. La stessa dimenlicanza o volontaria
omissionc si trova in quella spedita dal Senalo e popolo Siagitano
al loro Patrono Caio Silio Aviola , mancando pure il suorumque
nella menzione della passata stipulazione.
La parola Egerunt propriissima , e parlicolarmente adoperala in
quesla specie di contralti , indica, a parer mio , come lutto I'af-
fare si traltasse per via di Legali , i quali inlendevano ogni cosa
col Palrono , o dalla sua bocca raccogllevano I'assenso o stipula-
zione della domanda ; volesse o no accettare il Palronalo della
colonia per se , pe' figli e per gli eredi suoi , la quale s'intendeva
consentita per la sola parola Accetlo dal raedesimo pronunziata. Ri-
ferivano essi quindi ogni cosa al Consiglio Colonico o Collegiale , il
quale ne ordinava la Irascrizione ne'pubblici regislri, e lincisione
su duplicc tavola di bronzo. I Legali erano scelli ognora tra i piA
dislinli personaggi della cilia , sia per nnaggiormente onorare il
Palrono, che per non aver ad incorrere il rimprovero gii da Au-
gusto indirilto ad alcune cilia libere e confederate, le quali, coll'aver
spediio per Legali persone di schialta Libertina, erano slate ca-
gione che dal rigoroso Augusto fossero spogliati deU'onore, in pria
ad essi comparlito, di sedere neU'orchcstra in teatro. I Legali
erano invlali a spese della provincia, colonia, municipio 0 sodalizio.
68 DECRETO DI PAXnONATO EC.
che eleggeva 11 Pationo. Accadeva non di rado, che i Legati s'assu
messero il carico di supplire essi stessi alia non piccola spesa
dtlla legazione , ed in allora non si mancava di notarc cjuesla loro
generosita. Gosi tra i litoli d'onore di Lucio Voconio Rufib, figliuo*
lo di Lucio, si annovera quello eziandio della missione gratuita.
Ob caiisas utilitatcsque publicas apud ordin. ampliss. fideliter et
constanter dejeiisas , Icgatione qua gratuita Rom. pro R. P. sui
fructus est (i). I cittadini del Municipio Tito Aelio Adriano Augu-
sto Civilitano, avendosi eletto per Patrono Quinto Arradio Rufino
Valerio I'roculo , in qiutm vein Gratuitain Legationeoa «wc'eyt)erM«<:
i due Duoviri, i due Edili, alcuni Decurioni , et unis'ersi/s ordo ,
cioe , come io credo , a proprle spese private , non dell'erario
della Sacra Curia (XXIII).
La legazione dalla colonia Vsellis inviata al Patrono sue Albino
Atiniano debbc dirsi sommamente onorevole, e scelta tra piii di-
slinti personaggi della colonia : un duumviro, e tre Decurioni^
Io non so bene se il SCRIB con che termina la lamina Vsellese,
debba esser letto SCRTBEBAT, per cui Caio Antistio Peto voglia
esser creduto colui che distese il decreto inciso sulla tavola ; ov-
vero , e piu probabilmente SCRIBA , a talche queH'ultimo Decu-
rione fosse adetto alia legazione colonica inviata al Patrono coU'in-
carico di far le parli di Segretario. £ cevto almanco, che in nes-
suno dcgli abbastanza numerosi decreti Patronali e di Ospilalita ,
che per noi si pubblicano, sia parlato d\ scviba , il quale si scorge
ora , e per la prima volta, menzionato in questo nostro di Vsellis.
La forma del carattere simile a quello di quasi tutte le tavole di
qnesta specie , non esige alcuna distinta osservazione : csso e quasi
scmpre meschino, con lettere disuguali, e tendenti al corsivo, come
si puo scorgere 'in fine (tav. III). Non mancano che poche let-
tere alia sua integrita , le quali si ponno tutte supplire , se si ec-
cettui la lacuna della penultima linea dopo FABIVS. Non e ben
(i) Glut. CDLXXXIX.
DEL PROF. GAZZER.V Qq
eerto s'ivi manchi il nome del padre di Fsibio, per cui un solo
sia ii Duumviro, o se pure asconda il nome del secondo, p. e. ,
Cuius, a tal che , invece di L. FABIN'S Z. Filius FAVSTVS
DuuniK'ir Quinqueiinalis , s'aljbia a leggere L. FABIN S. c FAVSTVS
Ilviri Quinquennales. lo son di parere cbe la lacuna voglia essere
riempiuta coi uoine del padre di Fabio , e non con quello di un
ahro Duumviro. Iiuperciocclie, nel caso opposto, noi avremmo i Ire
decurioui, ciascuuo con i tre suoi nomi , Sesto Giunio Cassiano ,
Marco Asprio Felice, Gaio Antislio Peto , segno cerlo di loro in-
genuitu, della quale potreaiino grandemente dubitare riguardo ai
due supposli duumviri, ai quali non fossero dali clie due soli
nomi , il die avrebbe ^d aversi per una non credibile assurditu.
La mia congettura e pure conl'ermata da una lettera recente del
cavaliere Delia Marmora , il quale inlerrogalo da me intorno alia
predetta lacuna , rispose z= In quanto alle letlere della penultima
linea , che precedono Faustus , non ci vedo che un principio di
L , ma Ira questa L e VF di Faustus , v'l e lo spazio di un'altra
lettera clie e iuvisibile, esseudo ossidata e corrosa la lamina in
quel sito. =: Se due dunque sono le lettere maucanti tra Fabius
6 Fauslus , la prima delle quali un L, non v'ha dubbio , che la
seconda non fosse un F, cioe Luci Filius, ed uuo solo quindi
ed indubilatamente , il duumviro quinquenale scgnato nella tavola.
La dettatura dello scrilio e per ogni maniera semplice , cor-
relta, e priva di que' barbarismi od arcaismi che piii tardi riusci-
vano a deturpare il volto pudico deiringenua e purgala laliuita.
Buon numero di essi si scorgono di giii adoperati nel decreto
dellemporio Nauniano dell'anno 3i2 , nel quale occorrono le voci
Ded, Tabulad, Aeread, Balevio , Boccs , Bolontatem , Quot, Opla-
tus , Puplice. Ne migiiore c la lalinlta e I'ortografia del seguente
decreto del SgS di Genusia , citti situata giJi nell'estrema Peucezia
verso Taranto , oggi Ginosa (i). L^ lamina originate si conserva
nel Regio Museo di Napoli.
(i) RoinauclU Aulic. Topogiaf. del Rfg. di iNjp. Vol. a. jug. i;i. l^.^o
ye BECRETO DI PATRONATO EC.
lELIA.
POST • CONSS • DD . NN • ARCADiT • ET • ONORlI
AVGG • Ci K • \PRI • qENVSLVE
REFERENTIBVS • VAL • FOUTSNATO • ET • AVR
SILVANO • QQ • VERVA • FAOTA • SVNT • DE • GOOPTAN
AO • PATRONO FL SVCESSO • HORNATO • ET • EX
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MILIARITATE • ET • induSTM
A • SVA • Sir,VLOS • VmBERSOS
QVE • TVEATVS ■ ET • FOBEAT • ?2LA
GET • IQITVR • HVIC • TABVLA • A
ERE • INGISVM • PER • VIROS • PRINCIPALIS
OFtRRI • ET • APVT • POENATES • DOMV
HVIVS • AEDIGARl ■ GENSVERVNT.
Ivi il greco episema e per il numero sei, cioe sexto kalendas
aprills , giusta la sentenza de' piu dotti ed accuiati Archeologi , le
ragioai de'quali, unitamente alle proprie, si possono leggere presso
il cliiarissimo Labus ([); a tal die, non senza maraviglia, mi fu
dato di leggere il seguente passo deU'erudilissimo Fea (2) : Sopra
questo segno (del greco episema) discorre moUo Adriano Relando
nella prefazioiie ( dei fasti ) , ed inclina a credere die vaglia per
il numero'Vl, mi pare piv probabile che sia per V. I solecismi , e
le lettere greclie in veoe delle laline , accusano la decadenza della
lingua del Lazio , la quale piii presto che non allrove doveva ac-
cadere nella Magna Grecia , ove non fu mai popolare.
Due soli luoghi parevano tuttavia meno conformi alia semplice
andatura di uno scritto breve e conciso : il primo e I'uso della
(i) Moiiuni. Epig»r. Ci'istkui. di S. Anibrogio. Mil. iS^. fol. pag. aa.
(a) Fraranenti di fasti Consol. Rom. 1830. Tol. ]>.i;. C.
DEI. PROF. GAZZERA ^I
figura sintesl o sinesi per cui uu noine collellivo posilione singu-
lare , intellectu plurale , come dice Carisio , si scorge regj^ere il
•verbo nel nuinero dei piii, Culonia f^sellis ... Palroniim coopta-
verunt : il secondo consiste in cio , die irivece di aver detto euni
liberos posterosque suos , a norma della piii natural costruzione ,
dicesse con meno semplice coslrutlo cumquc cum Ubeiis poste-
risqiie suis. Ma oltreche quest! non sono tali nei che possano dar
luogo a fondata critica, io stimo chc cio si sia molto ragionevolmente
faito dal giudizioso scritlore , e per togliere i'uniformita che ne sa-
rebbe necessariamente derivata dalla obbligata ripetizione delle
formolc , le quali senza I'avvertenza adoperata , avrebbero dovuto
ricorrere con ugual suono nelia seconda parte ove e detto, liberos
posterosque eorum , ed il verbo e adoperato nel numero del meno,
in fidein Clientelamque suain suorumque reccpit.
Le considerazioni di non lieve argoinento , e di qualche utllita
per I'increraento di quelle scienze , che formano il precipuo in-
tento di questa Classe , le quali ci vennero fornite dal solo esame
del raro broiizo di Vsellis , e di alcuue altre poche antichita della
Sardegna , abbastanza dimostrano qual maggior copia se ne debba
poter sperare da chi abbia il tempo e I'opportunita di esaminarne
un piu gran numero , che sappiamo trovarsi nell'isola stessa. Cou-
ildiamo anzi , che quel poco che per noi si e detto, valga ad ec-
citare in alcuno degli svegliati ingegni nativi dell'isola , il desiderio
di raccogliere , non solo , e ridurre in un corpo tutti gli antichi
monumeuti di essa , ma di renderli pubblici eziandio , e con eru-
dito coiumentario illustrarli a beneOzio comuue, ed a luslro ed or-
nameaio della Fatria.
APPENDICE
Seiie flei Decreli di Pationalo e Clicntela, o di semplice
Ospitalila, chc giungevano a mia nolizia sino a questo
gioriio 1 5 raaizo mdcccxxx.
I.
Anni di Roma 74^' Slarini Arvali
Prima dcllV'ia volgaic 12. pag. 78a.
P ■ SVLPICIO • QVIRINO • C • VALGIO • COS
SENATVS POPVLVSQVE CIVITATIVM STIPENDIARIORVM
PAGO GVRZENSES HOSPITIVM ■ FECERVNT • QVOM L • DOMITIO
CN F L N AHENOBARBO • PRO • COS • EVMQVE ■ ET • POSTEREIS (*)
EIVS SIBI POSTERISQVE SVEIS • PATRONVM COPTAVERVNT
ISQVE EOS POSTEROSQVE EORVM IN FIDEM • CLIENTELAM
Q\-E SVAM • RECEPIT
FACIVNDVM COERAVERVTNT AM.MICAR MILCH ATOIN IS P
CYNASYN • BONCAR AZZRVBALIS ■ F AETHOGVRSENSIS
MVTHVNBAL • SAPHOiNlS F CVI NAS VZITENSIS.
(*) Ho slimalo di doTcr omoUcrt il sic per Oifni voUa clie ncl tcsto occorrcra crrore di sens©
o di scritlura , supplcndo ad csso col ricopiaro i decrcti con la maggior possibilc diligCDza ,
dall*autoi'e iudicato a lato di ciascuno.
ToMo xxxy. 10
74
II.
Anni tli Koma 75().
Era vol". 6.
SpnIlcUi. Tavola
Ospttale pag. ij3.
M • AEMILIO • LEPTDO • L • ARVNT
cos
R ' MAIS
EX • raSVLA • BALIARIVM MAIORE SENATVS
POPVLVSQVE ■ BOCi.HORlTANVS M ATILIVM
M F GAL VERNVM • PATRON VM ■ COOPTA
VERVNT.
M • ATILIVS • M F GAL ■ VERN\'S SENATVM
POPVLVMQVE BOCCHORITANVM IN FIDEM
CLIENTELAMQVE SVAM SVORVMQVE RECEPIT
EGERVNT
Q • CAECILrvS • QVINCTVS
C • VALERIVS • INCESTA
PRAETORES
75
III.
Anni di Roma 760. Harini Arvali
Er» >ulij. 7. pag. 78},
LICINTO • NERVA • SILIANO • COS
CIVITAS • GVRZENSIS EX • AFRICA
HOSPIIIVM FECIT • CVM ■ C AVFVS
TIO ■ C F GAL MACRINO PRAEF
FABR EVMQVE • LIBEROS • POSTE
ROSQVE EIVS SlBl • LIBERIS
POSTERISQVE • SVIS • PATRO
NVM • COOPTAVERVNT
C • AVFVSTIVS • C ■ F ■ GAL • MAORI
NVS ■ PRAEF • FABR ■ GVRZENSIC
EX • AFRICA ■ 1PS05 • LIBEROS • POS
TEROSQVE • EORVM IN ■ FIDEM
CLIENTELAMQVE • SVAM ■ SVO
RVMQVE • RECEPIT
EGERVNT • LEGATE
HERENNIVS MAXIMVS RVSTICI • F
SEMPROMVS • QVARTVS lAFIS
76
IV.
•Anni di Roma jGJ. Cval. CCCCLXX.
Era volg. lo.
L • SILL A NO • FLAM • MART
C ■ VEF.LEO TVTORE • COS
PRID NON DECEMB •
CIVITAS APISA • MAIVS • HOSPITIVM
FECIT ■ CVM . C SILIO C F FAB
AVIOLA TRIB MILIT LEG • iTT
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LIBEROSQVE POSTEROSQVE
EIVS • SIBI LIBERIS ■ POSTERISQVE
SVIS PATRONVM • COOPTAVERVNT
C ■ SILIVS C F FAB AVIOLA • TRIB
MILIT • LEG m • AVG PRAEF FABR
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EORVM • SIBI LIBERIS POSTERISQVE
SVIS IN riDEM CLIENTELAMQVE
RECEPIT
EGERVNT
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H-VSDRVBAL HANISONIS
BANNOGABALI
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SAEPO CHANAEBO
LEGATI.
1 1
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MARTIALI
C • VELLEO • TVTORE • COS
NON • DECEMBR
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HOSPITIVM FECERVNT CVM C SILIO
C F ■ AVIOLA • TRIB MIL • LEG ■ UT • AVG
PRAEFECTO FABR ■ EV5IQVE
POSTEROSQVE EIVS • SIBI
POSTERISQVE • SVIS • PATRONVM
COOPTAVERVNT
C • SILIVS C F FAB • AVIOLA
EOS POSTEROSQVE EORVM
IN ■ FIDEM • CLIENTELAMQVE • SVAM
RECEPIT
AGENTE CELERE • IMILCHONIS
CVILISAE . F • SYFETE
78
VI.
Aniil di Roma 780. Gagliardi. Parerc
Ei» vol;;. J7. r»S- »3<>-
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PISONE
III ■ WON • FEBR
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CIVITAS TIIEIMETRA • EX • AFRICA • HOSriTIVM
FECIT ■ CVM • C • SILIO • C F . FAB ■ AVIOLA • EVM
LIBEROS ■ I'OSTEROSQVE ■ EIVS • SIBI • LIBERIS
POSIERISQVE • SVIS I'ATRONVM • COOPTAVE
RVNT
C • SILIVS C F • FAB • AVIOL.\ • CIVITATEM • THEME
TRENSEM LIBEROS POSTEROSQVE ■ EORVJI
SIBI ■ LIBERIS ■ P0STERISQVE ■ SVIS • IN • FIDEM
CLIENTELAMQVE SVAM ■ RECEl'IT
EGERVNT
BANNO HIMILIS • F
AZDRVBAL • BAISILLECIS • F • SVFES
IDDIBAL ■ BOSiHARlS ■ F
LEG
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M • CRASSO . FRVGI
L • PISONE. COS
SENATVS ■ POPVLVSQVE ■ THIMILI
GENSIS • HOSPITIVM • FECERVHT
C • SILIO • C F • FAB • AVIOLA • PRAEF FABP.
EVMQVE • LIBEROS ■ POSTEROSQVE
EORVM • SlBl • LIBERIS P0STERISQ\4E
SVIS • PATRONVM COOPTAVERVNT.
C • Sa.IVS • AVIOLA • PRAEF ■ FABR • THIMILI
LIGENS ■ VNIVERSOS ■ SIBI ■ LIBERIS • POST
TERISQVE ■ SVIS • SVORVMQVE ■ IN FIDEJI
CLIENTELAMQVE • SVAM • SVORVMQVE
RECEPIT EGERVNT. LEGATI
AZRVBAL • SVFES • ANKOBALIS ■ F • AGDIBIL
BONCARTH • IDDIBALIS • F • RISVIL
• • NNO • AZRVBALIS ■ F • XVCEIARZO
• ■ • I ■ AMMICARIS • F AGDIBIL
L • BALITHONIS F • SIRNI
8o
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Ei-.i vol;;, 2;. vol. 3. pag. /hi.
M • LTCINIO • CRASSO
L • CALPVRNIO • PISONE • COS
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0ENTIL1TAS • DESOISXORVM EX GENTE ■ ZOELAR\TM
ET GENTILITAS ■ TRIDIANORVM • EX ■ GEN IE • IDEM
Z0EL.4RVJI • HOSPITIVM • VETVSTVM ANTIQVOM
RENOVAVERVNT • ETQVE • OMNES • ALIS • ALIVM ■ IN FI
DEM • CLIENTELAMQVE SVAM • SVORVMQVE LIBERO
RVM • POSTERORVMQVE • RECEPERVNT ■ EGERVNT
ARAVSABIE ■ CAENI • ET • TVRAIVS • CLOVTI • DOCIVS ■ FLAISI
4MGILO CLOVTI BODECIVS • BVRRALI FLAESVS ■ CLVTAMI
PER ■ ABIENYM • PEINTIlT MAGISTRATVJI • ZOELARVM
ACTVM ■ CVRVNDA
Di Roma 906.
E. V. 131.
CLABRIONE • ET • HOMVLLO • COS • V IdVS ■ IVLIAS
IDEM GENTILITAS • DESONCORVM ■ ET • GENTILITAS
TRIDIAVORVM IN • EAiNDEM • CLIENTELAM ■ EADEM
FOEDERA RFCEPERVNT • EX GENTE • AVOLGIGORVM
SEMPRONIVM PERPETVVM ORNIACVIM • ET ■ EX • GENTE
VISALIGORVM ■ ANTONIVM ARQVIVM ■ ET ■ EX GENTE
CABRVAGENIGORVM ■ FLAVIVM FRONTONEM ZOELAS
EGERVNT
L DOMITIVS SILO ■ ET
L • FLAVIVS • SEVERVS
ASTVRICAE
IX.
Anni <li Ronu 8io. /v.,
Er» Yolg. 5,. °''""''"- '^•""- ""•'"^-
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GAESIO • MARTIALE ■ COS • viu
IDVS DECEiMBRIS ClVfTAS • PO
PEIONENSIVS HOSPITIVM • i^NOVA
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IN • FINE • ANNI • PRIMI ■ lANVM
PRIM • UNO
HBERIS • POSTERISQVE • EIS • LI
BERIS ■ POSTERISQVE • SVIS
EGERVWT • LEG • SEX
POPEIVS ■ NEPOS SERGIVS • CRES
SCENS
Spo,r NERONE • CLAVDIO • CAESARB
Imscell. p. 2"8.
AVG • GER a
CAESIO • ftURTIALE • COS
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IDVS DECEMBRIS • CIVITAS • PQM
PEIONENSIS HOSPITIVM RENOVA
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PROIIANO
IN • FINE ■ ANNI PRIMIANVM
LIBERIS ■ POSTERISQ • SVIS
EGERVNT • LEG SEX
POMPEIVS • NEPOS SERGIVS CRES
CENS
TOMO XXXV.
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Er* Tolg. loi.? Cons. pag. g.
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L • ARRVNTIO • STELL V
L • IVLIO • MARINO
JJIII K NOV
M ACILIVS PLACIDVS L • PETRONtVS FRONTO
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CVRt ■ SCRIBViNDO ADFVERVNT • A SEt;iARJiV-S • MAE
CIANVS T MVNNIVS NOMANLINVS
QVOD • ViNlVERSl V ■ F T ■ POMPONIVM ■ B\SSVM • CLARIS
SIMVJI VIRVJI ■ DEJIAINDATAM ■ SIBl • CVRAM • AB
INDVLGENTISSIMO IMP • CAESARE ■ NERVA • TRAIAMO
AVGVSTO ■ GEHJIANICO ■ QVA ■ AETERNITATI ■ ITALIAE
SVAE • PROSPEXIT SECVNDVM LIBERALITATEM • EIVS
ITA ■ ORDINARI VT OMNIS ■ AETAS ■ CVRAE • EIVS MERITO
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NOSTRO QDERFPDERIC.
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IMITTl AD T POMPOINIVM ■ BASSVM • CLARISSI
MVM VIRVM QVI AB EG IMPETRENT IN CLIEM
TELAM AMPL19SIMAE • DOMVS • SVAE • MVINT
CIPIVTH NOSTRVM . RECIPERE DIGNETVR
PATRONVMQVE • SE ■ COOPTARI TABVLA
HOSPITALI INCISA HOC DECRETO • IN • DOMO
SVA • POSITA PERMITTAT CESSVERE
EGERVNT • LEGATI
A ■ CAECILIS A ■ F QVIRINALIS ET
QVIRINALIS F.
AD • AVG AD AVG
TEM • C P TEM • C • P
83
XI.
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£r;i vul^. ijS.
SEX • SVLPICIO ■ TERTVLLO
Q ■ TENE:0 • SACEUDOTE • COSS
COLONIA IVLIA ■ AVGVSTA • VSELLIS ■ HOSPITI
VJI • FECIT • CVM ■ M ARISTIO ALBINO ATI
NIAKO • EVM • CVM LIBERIS • I'OSTERISQ
SVIS PATRONVM COOPTAVERVINT
M • ARISTIVS • ALBINVS ATINIANVS • HOS
PITIVM FECIT CVM • POPNLO COLON IVLIAE
AVG • VSELL • LIBEROS POSTEROSQVX • EO
RVM IN FIDEM CLIENTELAMQVE • SVAM
SVORVMQVE • RECEPIT.
EGERVNT • LEGATI
L • FABIVS • L ■ FAVSTVS U • VIR ■ QQ • SEX • IVNIVS CASSI
ANVS • M • ASPRIVS FELIX • C • AXflSTlVS PETVS ■ SCRIB
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IMP • CAES • M • AVRELIO
ANTONTNO • AVG • PIO
FELICE YI • M • PETRONIO • SEPTIMI
ANO COSS
X • CAL • APRIL IN TEMPLO • COLLEGI • FABRVM
ET
CENTONARIORVM • REGIENSIV>I
Q\OD • REFERENTIB P • SAENIO ■ MARCELLING ET
C • AVFIDIO
DIALOGO QVESTORIB ■ V F
IV SILIVM IVLIANVM VIRVM • ET VITA • ET ■ MO
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ET • LIBERALEM • OPORTERE COLLEGI • NOSTRI
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PATRONAL HONOREM • TABVLAMQ AEREAM CVM IN
SCR1PTI0N"E ■ HVrVS • DECRE • • N DOMO • EIYS PONI
CENSYERVNT.
XIII.
Anni Ji Koma g^j. Spallctti.
Era yolg. aaa. fTavvla OspieaU.
IMP • CAES • M • AVR • SE^^RO • ALEX^iNDRO
COS EIDIB ■ APRILIBVS
CONCIUVM • CONVBNTVS • CLVNIEN
G • JURIVM PVDKNTEM ■ CORNELIA
NVM LEG • LEG • C • V PATRONVM
SIBI • LIBERIS • POSTERISQVE SVIS
COOPTAVIT ■ OB • MVLTA • ET EGREGIA
ErvS • IN SINGVLOS ■ VMIVIRSOS
QVE • MERITA PER • LEGATVM
VAL • MARCELLVM
CLVNIENSEH
86
XIVl
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Era volg. a^a.
Q • VKTTIO • ATTICO • ET
C • ASINIO • PRAETEXTATO COS
PRIU • IDIVS • APRIL
I'ELTVINI VESTINIS IN CVRIA AVG ORDINEM
HABENTIB • T AVIDl ACCO RESTITVTO • ET ■ BLASKi
NATALE AEDD "(^^ ■ SCRIBVNDO ADFVERVNT
QVOD VNIVERSI ■ VERBA • FEflERVJNT
NVMMIAM VARIAM C F SACERD VENERIS FELICIS
EA ADFEGTIONE • ADQ • PRONO • ANIMO CIRCA N0!>
AGERE • COEPISSE I'RO • INSTITVTO ■ BENIVOLEN
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EGERVNT ■ VT ■ MERITO DEBEAT EX CONSENSV
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C • F SACEKDOri • VENERIS • FELICIS PRO • SPLENDO
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DEFENSOSQVE PR-AESTET . TABVLAMQ ■ AENEAM
HVIVS UECRETI N VERBA • CONTINENTEM • OFFER
RI • Et ■ PER AVIDIANVM RESTITVTVM ET
NATALEM "Qij ITEM NVMISSENVM CRE
SCENTEM ET • FL PRISCVM PRIMORES
CRD N • VIROS CENSVERE,
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Era Tolg. aaS. Arch. pag. 179.
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qvfse n perpet • coll n sieos i'at
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plenos • ergo cv • it • l ■ cot ■ procvlvs vir splen • ■ • vi
rati c spl civitatis ■ ■ • ■ ynens • homo simpl vitae vnde cre
dims grandi cv • • lo replerl ■ nvm n si • evm nobis • patron
cooptems qfric placere • cvnctis • vniversisq tam
salvbri • relationi ■ magistror • nostr • conse^tiri praesertim
cvm sit et dignitate • accvimvlat • et honore • fascivm repletvs
vnde satis abvndeq gratvlari possit n n si evm • nob patr adsv
bl\ms • petbndvmq • de benignites ■ et • sbenivolentia vt eo anim
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HVIVS DECRETI • N SCRIPTVK\ ADFIGI PRAECIPIAT VBINAM IVS
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Profejsorc ScUiassi. *
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Anni (li Roma lOIQ, Fca. Framm. Cons,
Eia >olg. G. pag. LXII.
IMPP • LIGINIO • VALERIANO
AYG • llir • LIGINIO • GALLIENO • AVG • Til
COS IDIBVS ■ MARTIS
QVOD • COEPTVM STVDI IVY£NVM
CVLTORVM ■ DEI • HERCVUS MAIORES
RETVLERVNT ■ PATRONVM • COOPTANDVM
PLVS ■ SPERAMVS • BENEflCIA • VBERIORA
POSSE • CONSEQVITVRVS CVIVS • IN PR^^ETE
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O ■ COOPTAMVS RVTILIVM • VIATOREM PA
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TIUANVM C V ■ ET • EGNATIVM • SATTIANVM C • V
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•NVM • ATTIC • ET MAIORES EORVM
89
XVII.
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Era volg. aGo. Aoastas. Bibl CXXVII.
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VERNAM VASSIDENVM ■ FAVOREM CASIDIVM IVSTISSIMVM SA
TRIVM VERECVNDVM STATIVM ■ VXLOCEil • VETVRI CELERINVM.
TOMO IliXV. 13
90
Will.
Amii di Horon loij. Blinehliil, Annit. Bihl. loin. 9,
Ef» volg. ado. Ain>«u.), jmg. CXXVl.
P • CORNELTO • SAECVLARE • IT- ET • C IVNIO • DONA
TO ■ IT- COS nil • WON DEC
OSTRE IN MVNICIPIO COLL CENTON ■ CVM • SCHOLA SVA ■ FREQVEN
TES SCRIBVNDO • ADFVISSENT • IBIQVE • REFEREKTE • L ■ VESSIDIO • FOR
TVNATO ■ QQ VNIVERSORV • CONSENSV • VERBA • SVNT • FACTA
QV.^TO • AMORE QVANTAQVE MYNIFICIENTLV M n" 1N" CARENVS • VIBI
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REMVNERANDAM • EIVS ADFECTIOINEM • QVEREBE • REMEDIA
DEBERE ■ SED • PRAECIPVVM • AQVE LAVDABILEM • COMMVNIS ■ VOTl
REPERTVM CONSILIVM VT CORETIVM ■ VICTORJNVM • AD • GENVS • AE
IVS ET HO^ORES • PERTINEINTEM • VEL • AC • OBBLATIONE • MVNEREMVS
ET PATROiSVM AEVM • lAMDVDVM • LECTVJl • PVBLICA • TESTIFICATIO
NE MANIFESTETVR • IGITVR • SI CVNCTIS • VIDETVR • TABVLAM • AEREAM
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IDEOQVE QRQFRDE- AEA • R V I ■ CENSVERVNT
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TVJI • CORNELIVM TERTIVM • QQ PVBLILIVM • MAXIMIINVM
AVRELIVM VRSINVM VALERIVM • IVSTVJVI
COCCEIVM • MERCVRIALEM • ANTISTIVM • MAXIMVM
OCTAVIVM CLEMENTEM • PETROMVM • FELICEM
VESSIDIVM • FILOQVIRIVM • OCTAVIVM • TAV
RVM • SATRENV • SVPERVM • VESSIDIVBI VERECVWDV
STATIVM FAVSTVM LEGATOS,
I
91
Anni di Rom* ioi4- Bianchini. Anait. BiU. torn, 3.
Era volg. jGi Append, pug. CXXYI.
IMP • GALLIENO • AVG • IlII • ET • VOLVSIANO • COS
XV K.\L SEPTEMBKES
SENTINI IN TRICLITVI DOMVS • CC NVMEBVM HABENTl
BVS • SEQVELL.\ ■ ElVSDEM COLLEGI • IBl REFERENTIBVS CASIDIO
SEVERO PATRE • N N ET ■ HELDIO PEREGRINO ■ PARENTE ■ CVM • SIT
OPORTVTNVM CREBRIS BENEFICUS ET AOFECTIONEJI AMORIS
trg.K • N ■ IN • EXIBENIIBVS ADSISTERE • ET • MVNIFICENTIA
mTOR\T« SICVT • OPORTVNITAS TESTIMONIVM • PERHIBERET
rtMVNERARE IGITVR • SI • CVNCTIS VIDETVR CORETIVM • FVSCVM
SPLENDIDVM • DECVRIONEM P.\.TRIAE N • SED ET PATRONum ■ TRIVM
COLL PRINCIPALIVM ET VESIA MARTINAM CONIVGEM • EIVS
PATRONAM SED ET COUETIV ■ SADlN\Trt FILIVM • EORVM • lAMPRIDEM
PATRONOS PER DVPLOMVM • A INVMERO N COOPTATOS • NYTXC TABVLAM
AEREAIM PATRON.\TVS EIS OFFERRI • VT MERITO HONORE PRO MERl
TIS • INNOTESCAT QFPDERICC
QVOD IN PR.VETERITVftl CORETI FVSCI ■ PATRONI VPSIAESIAE M.VRTCSE
PATRONE ET CORETI SABINl FILI • EOR\'M • ERGA AMORE BENEFICIA PR.\ES
TITA • SCVSCEPERIMVS NV^C ■ ETIAM • IN • FVTVRVM • KON ■ DISSIMILLA. • QVAE
NNTSC SENTIMVS PERPETVO • EX DO:^™ • EORVM PROCESS\ RA P.\RI ADFEC
TIONEM SPERAMVS ADQ\'E IDEO COXSENTIRE BEL.^TIONl • EB • VV CASIDI
SEVERl PATR[S I^ N ET HELBI PEREGRINI • FARENTIS ET ■ AD REMVNERANDAM
EORVM BENEVOLENTIA • QVO LAVTIVS ■ ADQVE PVLCHRIVS DIGNE ■ HONOREM
SIBI OBLATVM • SVSCIPERE ■ DIGNETVR • DECRETVM ■ ET IN ■ TABVLA AEREA
PERSci?kPTVM EISQVE ET A NOBIS • PROFECT\'M • EST LEGATOSQVE
FIERI • PLACVITQVE HA\C • TABVLAM • DIGNE ■ PROSEQVI
SATRIVS ■ ACILIVS ■ SATRIVS • CLEMENS
V'OESIDENVS MAGELLINVS • VASSIDENVS \BRINVS
CASIDIVS • SEVERVS AELDIVS PRIMVS HELDIVS • PEREGRINVS
BRITTIVS MAXIMVS AELIVS • HONOR.\TVS • PROLVIVS ■ HILARINTS • AETRIVS
TERMINALIS . GAVIVS FELICISSIMVS S.\TRIVS I.\NVARIVS • CASIDIVS • ROMV
LVS AETRIVS VER>A SATRIVS VPSVS.
9*
Ann! d! Romi ttf)^. Grut. CCCLXII.
Em vol^. 3a I.
POPVLONII
DD • NN • CRISPO • ET • CONSTANTINO • IVN • NOBB
CAESS • ITERVM- IV • IDVS • MART ■ CONSS
COLOM • COLONIAI • CONCORDIAE • VLPIAE • TRAIANAE
AVGVSTAE • FRVGIFERAE • UADRVMtTlNAE
Q • ARADIVM • VALERIVM • PROCVLVM • V • C • PRAESIDEM
PROVINCUE • BYLACENAE • LIBEROS • POSTEROSQVE • EIVS
SIBI • LIBERIS • POSTERISQVE ■ SVIS • PATRONVM • COOPTA
VERVNT • Q • ARADIVS • VALERIVS • PROCVLVS • V • C • PRAESES
PROVING • VAL • BYZACEN • COLONIS • COLONIAE • CON
CORDIAE • VLPIAE • TRAUNAE • AVGVSTAE • FRVGIFERAE
HADRVMETINAE • LIBEROS POSTEROSQVE ■ EORVM • IN • FI
DEM • CLIENTELAMQVE • SVAM • LIBERORVM
POSTERORVMQVE ■ SVORVM • RECEPIT
93
Anoi di Koma 1074. GiiH. CCCLXill.
Eru vo\^. 331.
DD • NN • CRISPO • ET • CONSTANTINO • NOBILA • CAESS • IT • COS
V • IDVS • APR
DECVTxIONES • ET • COAONI • COAOMAE • AEAIAE • AV
GVSTAE • MERCVRIAAIS • THAEKIT • CVM • QVIN
TO • ARADIO • VAAERIO • PROCVAO • V • C • PRAESID
PROVLNC • VAA • h\lAC ■ HOSPITIVM • CAIENTE
AAMQVE • FECISSENT • ET • SIBI • AIBERISQVE • SVIS
POSTERISQVE • EORVM • COOPTASSENT • QVINTVS
ARADIVS • VAA • PROCVAVS • V • C • PRAES • PROVIN • VAA
BYZAC • A • DECVRIONIBVS • ET ■ COAONIS • COA • AEAIAE • AVG
MERC • THAENIT • HOSPITIO • CAIENTEAAQVE
SCVSCEPISSET • AIBERISQVE , SVIS • POSTERIS
QVE ■ EORVM • IN • QVAM • REM • AEGATOS • IRE
DIXERVNT • VNIVERSOS • ORDINIS VIROS
CENSEINTIBVS • CVNCTIS • AGEMIBVS
CVRIAM • Q • VAAERIO ■ MARVAAO • ET • C • HOR
TEiSSiO • CONCIAIO • DVOVTRIS.
54
Annl cli Aoma 1C74, Grut. CCCLXIIt.
Era Tolg' 321.
FELICITER
DD • NN • CRISPO • ET • CONSTAN
TINO • NOHB • CAESS • II • COSS
X • KAL • MAI
QVOD • Q • ARADIVM • VAL • PROCVLVM
V • C • PUAESIDEM • PROV • VAL • BYZAC
FAVSTIANENSES • PATRONVM • COOP
TARENT • CVM • LIBEKIS • POSTERISQVE
EIVS • SIBI • LIBERIS • POSTERISQVE
SVIS • TESSERAM • HOSPITALEM
CVM • EG • FECERVNT • VTI • SE ■ IN FIDEM
ATQVE • CLIENTELAM • VEL • SVAM
VEL • POSTERORVM • SVORVM *
RECIPERET • ATQVE • ITA • IN • HAG
RE • SPLENDIDISSIMVS ■ ORDO
EIUSDEM • CIVITATIS • FAVSTI
ANENSIS • LEGATIONEM • PRtt
SECVTVS • EST
95
Win.
Annt ill Bntnii 107^ Orul CCCLXIt
Km tulu, 3a I,
VALERIO PROCVLO • V • C
PRAESU)! • PROVINCIAE • VAA • BVZAC
POPVLONlI
I
DD • NN • CRISPO • ET • CONSTANTINO • IVNIORE
NOBIAISSIMIS CAESS COSS • IIII • KAL • SEP
MVNICIPES • MVINICIPI ■ T • AEAI • HADRIAN! • AVG • CRT
AITAM • Q • ARADl\ M ■ RVFLNVM • VAAERIVM • PROCVAVM
C • V ■ AIBEROS ■ POSTEROSQVE • EIVS • SIBI • AIBERIS • POSTE
RISQVE • SVIS • PATRONVM • COQPTAVERVNT • TESSERAM
QVE ■ HOSPITAAEM • CVM • EO • FECERVTVT
Q • ARADIVS • RVFINVS • VAAERIVS • PROCVAVS • AIBERI
POSTERIQVE • EIVS • MVMCIPES • MV.MCIPII • T • AEAI • HA
DRIAiM • AVG • CIVIAITAKI • AIBEROS ■ POSTEROSQVE • EORVM
IN • FIDEM • CAIEIXTEAAMQ • SVAM • RECEPERVM • LN" • QVAM
REM • GRATVITAM • AEGATIONEM • SCVSCEPERVNT
INSTEIVS • RENATVS • ET • APOAAONIVS • CAAAEKTIVS
DVOVIRI • T • AEAIVS • NICOGLNVS • ET • AEAIVS • FAVSTI
NVS • AEDIAES • A • AELIVS • OPTATIANVS • CAIMMARIA
NVS • FAAVIVS • SECVNUINVS • DOMITIVS • OPTATIANVS
AEMILIVS • NENIGOMVS • AEMILIVS • T • TBACIVS • STA
TILIVS • SECVMDIAiWS • FA • P • P • ET • VMBERSVS • ORDO.
96
XXIT.
Anni di Roma 1074. Gori. Inaeript. Etr.
£ia Yolg' 3^1. Tom. 2. p. auo.
DD • NN • CRISPO • ET • CONSTANTINO
IVNIORE • NOBILISSIMIS • CAESS • IT • COSS
m • NON • EX • •• L • ORDO ■ M DIDI
TANORVM HOSPITJVM • AMICITIAMQVE
FECIT • CVM ■ Q ARADIO • VAL • PROCV
LO V • C • ET IPSVM ■ LIBEROS • POSTEROSQVE
EIVS • SIBl • LIBERIS • POSTERiSQVE • SVIS
PATRONVM • COOPTAVIT
Q ARADIVS • VAL • PROCVLVS • V C PRAE
SES • PP • HOSPITIVM ■ AMICITIAM
QVE • FECIT CVM ■ ORDINE M • DIDI
TANORVM • IPSOS LIBEROS • POSTEROS
QVE • EORVM • SIBI • LIBERISQVE ■ SVIS
IM • FIDEM • GLIENTELAMQVE SVAM
POSTERORVMQVE • SVORVM • RECEPIT
AGENTE ■ ORDINE.
07
XXV.
Ann! di Rom. 1075. g,^^ CCCLXIV.
Era volg. in.
B - B
PETRONIO • PROBIANO • ET • ANICIO • IVLIANO ■ COSS
PRID • KALENDA-S • APRILES
COLONI • COLONIAE ■ AELIAE HADRI,\NVS ■ AVG
ZAMAE ■ REGIAE
Q ARADIVM VALERIVM • PROCVLVM ■ IPSVM
LIBEROS P05TER0SQVE ■ EIVS • SIBI • LIBERIS POSTE
RISQVE SVIS PATRONVM COOPTAVERVNT
Q ARADIVS VALERIVS • PROCVLVS • COLONOS
COLONIAE HADRIANAE • AVG ■ ZAMAE • REG ■ IPSOS LI
BEROS • POSTEROSQ EORVM SIBI • LIBERIS • POSTERIS
QVE SVIS ■ IN • CLIENTELAM • RECEPIT EGERVNT
C • MVCIVS • BRVTIAPrVS • FAVSTINVS AIsTOXlASVS • VE • FLAM
AVG • P • P • AVG • CVR R • P • ET • C • CAMELLIVS • AFRIC.ViNVS FABIA
NVS HONORATVS VE • FL AVG • P P P ET • C ■ IVLIVS • SERVATVS TER
TVLLIANVS • VE FL • AVG • P P ITEM FLAVIVS • THEODORVS TH.\XLVS
VEFLAVG P P ET C MVCIVS PROBVS FELIX RVFINVSVE FL AVG P P P SPS
ET M NASIDIVS • SATVRVS SABINI ABiVS ■ NOVEAN\S VE FL AVG P P AVG ET P C AVI
VS RENATVS ftUIOR DONATIANVS • VE FL AVG ■ P P ET C BOCIVS CASSIANVS
SECVNDINVS VE FL AVG P P ET P IVLIVS CATINIVS HONORATIANVS VE FL AVG
P ■ P AED ET ■ C BLOSSIVS IVJSIANVS ORONTINVS • VE FL AVG P P AED DESIG.
l3
98
X\TI.
Annl di Roni« ingij. Policlori in CHlogtuA.
Era volg. 341. Opuscoii vol. 7. jiag. 4ii.
ANTONIO • MARCELT.TNO
ET ■ PETRONIO • PROBING • COSS
ll • NONAS MAIAS
SVCCLAMANTE POPVLOD • EMI'VKII • NAV
NAE • DED OFFERENDA TABVLAD • AEREAD
INCISA • PATRONATVS M • SAL BALERIO VlRO
SPLENDIDO CVI • lAMDVDVM SECVNDVM • BOCES ■ EIVS
DEM POPVLI ET BOLVNTATEM • ONOR ■ PATRONATVS
OBLATVS • EST
QDERFPDERIC CVM DEVOTVS • POPVLVS
lAMPRlDEM M • SAL • BALERIO PVPLICE ■ ONOREM
PATRONATVS OPTVLERIT CVIVS IMMENSA ■ BENE
FICIA SEMPER • NON ■ TANTVM . IN • MVNICIPES • BERVIVI
ETIAM IN NOS • IPSOS • CONTVLERIT EMPVRIVM QVO
QVE • NOSTRVM • ITA • SEMPER • DILEXERIT • VT VBICVMQ
RES • EXEGIT • TVTOS • DEFENSOSQVE PRAESTITE
RIT PROPTER QVOT NECESSE EST • EVM REMVNERA
RI • OPORTERE • PLACET ITAQVE VNIVERSO • POPV
LO • EMPVRll NAVNITANl • TABVLAM AEREAM INCI
SAM • EI OFFERRI DEBERE • QVO GRATIVS DIGNE ONO
REM SIBI • CONLATVM A DEVOTISSIMO • POPVLOD ■ EM
PVRII NOSTRI LIBENTI • ANIMO SVSCIPIAT.
CENSVENTIBVS GN IVLIO MEMIO PRAETORE G
IVL SECVNDO ■ CL GEM AFRODISIO • D
99
WYII.
Anui di Roma itiiS. Inedito.
Era Tolg. 3^5.
lELIA.
POST • CONSS • DD • NN • ARCADlI • ET • ONORlI
AVG • C| • K APR! • qENVSIAE
REFERENTIBVS ■ VAL • FORTVNATO • ET ■ AYR
SILVANO • QQ • YERVA • FAOTA • SVNT • DE • COOPTAN
AO PATRONO • FL • SVCESSO • HORNATO • ET • EX
PLENDIDO • VIRO • QVOD • TuteLA • FA
MILIARITATE • ET • induSTM
A • SVA • SiqVLOS • V«t-BERSOS
QVE • TVEATVS ■ ET ■ FOBEAT • J^tLA
GET • IQITVR • JIVIC TABVLA • A
ERE • INCISVM • PER ■ VIROS ■ PRINCIPALIS
OFERRI ■ ET • APVT • POENATES • DOMV
UVIVS • AEDICARI • CENSVERVNT.
100
XXTIII.
Mural, p, MCXVII. 6.
C • AVFIDIVM • ATTICVM ■ IPSVM • POSTEROSQVE ■ SVOS
ET • Q • VETTIVM • ATTICVM • IPSVM • POSTEROSQVE • SVOS
COLON I • COL • TARENT
SIBI • LIBERIS • POSTERISQVE • EORVM
SVFFRAG • ORD
PATRONOS • COOPTAVERVNT
XXIX.
Frammento di Decreto inviatouiL dal Dotior Gio. Labus
• • • AABERE • DIGNETVR • VT • QVIS • • •
tabulaM ■ AEREAM • PATROCINALEM • S ■ •
C • V • QVEM • PONENDAE • ET • LO
100 bis
II chiarissimo archeologo Cliampollion-Figeac ncl terzo estralto
del mio lavoro dato nel quaderno di luglio i33o del bulletin des
sciences historiqucs etc. de MS Ferussac, ripubblico un Decrelo
di Patronato , ch'era sfuggito alia mia diligenza, sebbene gia da
molti annl fosse stampato nel 49 volume delle memorie dell'^c-
cademia delle iscrizioni e belle lettere di Parigl.
La lentezza delta stampa del volume, fa si cli'io possa aggiun-
gerlo agli altri. Esso nella seric cronologica, a paver mio, va posto
dopo il n.° VIII, giacche io lo credo emanato in uno dei tre ul-
timi consolati di CAIO CESARE CALIGOLA, tra gli anni 39-41
dell'era volgare.
C POMPONIV
HOSPITIVM TESSERAI .
SENATV • POPVLOQVE • CVR .
EIVS ■ STVDIO • BENEFICIEIS.
PREIVATIMQVE • C • POMPOI
EIVS • PATRONVM • SIBEI • PO
QVOM • HOSPITALE ■ TESSER/
HIMILCONIS • F • ZENTVC . . .
SVFETES • MVTIIVNILIM • HI .
MILCATONIS • F • BARIC • H .
AMMICARIS • F • ZECENOR .
AMMICARIS • F • LILVA • MI .
ACT • A • D • VI • K • MAI • C • CAESAR
lOI
CONSIDERAZlOiM
WTOBXO
ALLA RISTAURAZIONE DELLE SCIENZE DI STATO
seguita in Italia circa la meth del Secolo XFI.
DI S. E. iL SiG. CoNTE Gian-Francesco Galeani Napione
Dl COCCONATO
-hrite nelU adunanze de' 27 aprile e 14 dicemb. i8a6 , 8/ctibr. e 5 uprile 1827.
INTRODUZIONE
Che per benigno favore del Cielo corrano talvolta secoJi tran-
quilli, e per quanto la natma dell'uomo il comport! , felici; laddove
in altri tempi sembri, clie Iddio sdegnato, abbia soltanto a cuore
il castigo, non la prosperita de'Popoli, e questa una verita notis-
sima per la Storia , e che si e fatta a tutti nella Eta nostra, per
propria esperienza manifesta. Quale fosse la condizione dell'Itaiia,
e di tutta la colta Europa, prima die volgesse al suo lermine lo
scorso Secolo e cosa troppo recente ; ed il confronlo dei sofTerti
mail negli anni posteriori , per cui dir possiamo di aver sopravis-
suto a noi medesimi, e di cui tante sono tuttora, le triste conse-
guenze, che iie rimangono , fanno si che viva e presente si con-
servi , da coloro, che vissero in quella quiete antica , la rimem-
branza del passato bene , imprimendone altamente I'idea.
Tanto pii amaro e cocenle si fa poi questo pensiero in chi
riflette , che piu di ducento anni erano passati , dacche slabililo
erasi quell'ordine di cose, dal quale era nata quella tranquillila e
quella coltura; e che, scorrendo tutta la Storia tanto antica quanio
moderna, si lungo periodo non s'incontra, in cui gli uomini abbiano
J03 IXTRODUZIOXE
vissuto tanto loatani clalla barbaric e d.illa ferocia. Che se ir»
queslo notabilo tralto iVi tempo non mancaroiio guerre , nou mis-
fatti , non abiisi , non sciagiue private e pubbliche , proilotte o
dalla malvagitu degli uoinini o dall'ira del Cielo in punizione di
essa ; se in principio del Secolo Sesiodecimo regnavano ancora vizj
brutali, e se poscia in appresso colla corruzione de'costumi, s'in-
sinuo refleminalezza , I'inerzia, I'invidia, e I'adulazione , tiitti i
dolcl e pericolosi vizj in una parola, delle anime abbiette, e delle
nazioni viclne alia decadenza ; tale si c pur Iroppo la condizione
delle cose umane , non mai stabili , non mai perfette. A chi volge
peraliro lo sguardo a' passati evenimenti , riuscir dee fenomeno
mai seinpre memorabile il corso di due secoli interim meno infelici
di lulli cjuelli che li hanno preceduti : che per tali sembrar do-
vranno , agli occhi di tutti coloro , che lodio concepito contro il
Sislema Politico e Morale di questi due uliimi secoli, non ha resi
troppo parziali delle antiche piii riinale Nazioni feroci, o clie nelic
pubbliche calamita non han gittato i fondamenti della propria gran-
dezza.
Pregio Sara degll Scriitorl , die verranno dopo parecchie eta il
paragonare la Sloria dc^;li anni, che corsero diilla nieta del Secolo
XVI sino agli ultimi anni del XVIII , colla Storia de' secoli che
verranno. Noi non possiamo confrontarla con altri , fuorche cogli
antecedenti. Polranno gli Siorici delle Eta avvenire chiarirsi col
falto , se gli uomini , e le Nazioni , capaci sieno di pervenire a
quella perfezione squisita, di cui soltili ragionatori con si magnifi-
che parole , e splendide promesse ne prescntarono I'idea. Uflicio
degli Siorici de' tempi nostri si e lo esporre fedelmente i fatti della
passata Storia , invesligarne i motivi , non gia presagir la futura.
Restringendo adunque il discorso a cercar le ragioni di cio che
Ju , non a specular i mezzl per recar ad effetto cio che pensano
alcuni che esser potrebbe, le cagioni principalissime, secondo che
io slimo , 'per le quali una tranquilhta si lunga e si costante nel
sovradescritto Periodo di tempo si c godula , di cui non si Irova
INTUODUZIONE I o3
csernpio nella Storia , furono ; la riforma dc' costumi operala dal
Concilio Generale della Chiesa Caltolica adunalosi in Ti'ento ; le
Negoziazioni Politiche diffuse in tutti i Govenii di Europa falte
staliili e perpetue ; c per ullimo lo studio dei Classici Greci e La-
lini , e delle lelteie pii\ ainene congiuiuo colla pratica dcgli allari,
e con una savia instiluzione morale , e colla soda Dolliina dclle
Discipline severe.
I fatti slessi , e sopratutto la Storia della Vita di parecclii
grand'uomini, die lllalia produsse nel secolo XVI, appieuo di-
mostrano (juanto abbiano essi contribuilo a spargere e conservar
ill vigore qiiello spirito , que' sentimenli di vimauita , quella col-
tura, clie rese le Nazioni di Europa diverse tanto da quelle die
erano prima, e cio sebbene i miscredenli si facciano beffe degli
StHbilimenli Religiosi promulgali dal Concilio ; perplessi rimangano
alcuni Politic! nel determinare , se sia stato maggior il danno, chc
non il vanlaggio delle negoziazioni perpetue ; ed ai buoni sien ve-
nutc in sospelto le Icttere per I'uso abbominevole , die ne banno
fatto i malvagi.
Ma se la Storia Civile e Letteraria del secolo X\T non manco
di valorosi Scrittori , lo stesso dir non si puo di quella delle Scienze
di Stato , massimamente in questi ultimi anni , tuttoche la dislanza
de' tempi ci abbia coUocali nel sito , in cui , quasi dal suo punto
di vista , possiamo meglio ravvisare gli oggetli , e distinguerli , e
vederli nel lore vero lume , il die far non poteano gli Scrittori
contemporanci. Non mancarono Storici originali all'Italia di con-
sumata Prudenza, die tramandarono a' Posteri i successi della eta
loro con tale vanto d'ingegno e di eloquenza, che si possono senza
tema di errare paragonar agli antiehi ; e tanto pia a buona ra-
gione dappoiche , al pari de' piii celebri tra' Greci e Latini , non
semplici uomini di Leltere furono dessi , ma Personaggt ne' go-
verni , ne' maneggi Politici ed anche nella condotta delle armi
lungamcnte esercitati. Basti il ricordare un Guicciardini , un Se-
gretario Fiorentino , un Paruta , un Davila , un Bentivoglio.
I04 lATRODUZIOiNE
Coloi-0 peraltro che rivolsero a' nosiri tempi ranimo ad illuslrnre
la Storia del Secolo XVI , e segnatamente la Storia Letteraria ,
nobilissima , e piincipale parte di cui sono le Scienze di Stato ,
furono heiisi Critici diligenti e colli Scrittori , ma che facevano
professione soltanto di Lettere , non di Governo , se ne togliamo
il solo Doge Marco Foscarini , rullimo de' Veneziani. Da cib ne
venne, clie piu si e studiata a' di nostil la Storia de' Poeti , che
non quella de' Ministri delta medesima eta ; piu la Storia delle
Accademie e delle Letterarie controversie , che non quella delle
Negoziazioiii , degli Ordini di Governo , degli Instituti Militari ,
delta Pubblica Economia, delta Navigazione, del Commercio. Una
fiilsa idea ne nacque pure , die il vanto dell'Italia in quel secolo
sia tulto riposlo ne' fiori delle arti piii belle, in suo seno risorte,
quando che la vera gloria dell'Italia, si e di aver in quell'Epoca
cangiati i costumi dell'Europa , rendendola, di semibarbara^ ch'Ella
era tutlora , e scabra di ruggine Vandalica , colta, umann c gen-
tile , quale, dope piti di due secoli I'abbiamo veduta, rivolgendo
bensi, eziandio a questo fine grandioso e sublime gli Studj delto
Lettere , e delle Arti stesse figurative.
Grandiosa pertanto e sublime del pari , e di vantaggio inesti-
mabile sarebbe I'impresa di chi si facesse a dettare I'lstoria delle
Scienze di Governo nel Secolo XVI. Ma per poter percorrere uii
si vasto campo converrebbe , che si ritrovassero in un solo uomo
raccolti tanti pregj che troppo di rado il Gielo ad un solo com-
parte ; profonda dottrina , acuto ingegno , erudizione vasta e re-
eondita , lungo uso di affari rilevanti di diverso genere , congiunto
con probita e prudenza consumata, e con non ordinaria facondia;
ed oltre a cio goder potesse di un ozio letterario, corredato di
tulti que' presidj di cui saprebbe soltanto prevalersi chi ne raanca,
raentre chi ne abbonda non ne fa uso veruno ; e pacatezza d'ani-
mo con gagliardia di corpo ancora vegeto e robusto. IMentre for-
mcremo voli perchc sorga un ingegno preclaro capace di tanto ,
reslingercmo il nostro lavoro, proporzionalo alle proprie forzc in
1NTR0DU2I0NE I 0 J
inolto piii ungustl cotifuii ; e ci l)astera di raccogliere ed accen-
narc alciine delle principali iiotizie , dalle quali risulta , die la
vera Ristaurazione delie Srienze di Slato , e della saua Polilica ,
segui Ira la ineta ed d fine del secolo XVI in Italia, e per opera
degli luliaui.
CAPO I.
La Toscana.
Rivolgeremo prima di lullo lo sguardo a quella Conlrada , che
fii la culla d'ogiii bella ed utile Disciplina. Non solamente clii vede
ia Toscana al giorno d'oggi abitata da genti si colte e genlili ,
iontanissime dalle armi, e che abborriscono il sangne, ma eziandio
chi considera ed ammira i momimenli, die ci rimangono delle
Belle Arti del Secolo di Cosimo De-Medici Primo Gran-Duca, non
puo immaginarsi quale e quanta fosse peranco la ferocia di que'
Popoli sotlo il Regno di Lui , massimamente nei primi anni di
esso. Spiando addenlro nella Sloria di quelle Provincie si scorge
quaiito diversi dall'atluale ne fossero i coslumi , e Tindole; e reca
meraviglia come quel Principe, tra tante armi, e nimicizie ,, e
sedizioni , e congiure abbia potuto pensare a favorir le Lettere e
le Belle Arti , seyuendo il bel genio della sua Fami^dia, anzi ser-
\cndosi di queslo per ammansare e render colta quella Nazione ,
a que' tempi si iudomila e veiidicaiiva, cosicche a buona ragione
venne cognominato I'Augusto in piccolo della Toscana.
So che da alcuni Scrittori si ditrerisce I'Epoca del pacato e savio
governo dei Gran-Duchi al Regno del Gran-Duca Ferdinando ; e
che inoltre si rinfaccia a Cosimo I'uccisione dell'Almeni, e le con-
fische e le sanguinarie Leggi conlro i fuorusciti , e le vendette
prese contro di essi ne' primi anni della nuova sua Dominazione.
Ma ognun sa, che non solo Alessandro fu uccisore di Clito e qnello
che e piu di Pai-raenione, non giu come lAlmeni famigliari infedeli,
■ ToMO XXXV. 1 4
.io6 ■r.wo T.
ma uno rnmico , I'allro il pIl^ n;raiulfi de' suoi Cnpitani; e che lu
sicsso Aui5u>lo , nou ostante il suo lungo e pacifico Rei^no , iioti
polfu mai lavarsi del sangne sparso nelle prosci'izioni del Triutn-
viralo, che gli api'i la strada all fmpero ; per lasciar da parte, rhc
il dirozzatorc di'Ua Mosfovia Pietro detto il Grande tolse di vita
il proprio Figlio , e di propria mniio fncea bnlzar colla Sfinjilarra
le teste de' siidditi supi , oiuleclie barbaro diraostravasi qnellisiesso,
che s'ingegnava di fare spogliar la barbaric a' suoi Popoli. Qiiegli
uomini straordinarii che sorgono nc'conlini della Barbaric e delta
Coltnra , quanliuupie rivolgoiio i loro pensieri a procur.ir d'intro-
dnrre piu doici costumi, cio non ostante partecipano tiitlora della
ferocia dei tempi in cui nacquero , e<l iinpiegano poscia quello
stesso vigor d'animo , quello stesso coraggio e fermezza per opcrar
il bene, di cui ne' primi loro anni , e ncl boUor della gioventii si
erano valsi per far il male.
Quanto false c perniciose fossero le opinioni che dotninavano in
piincipio del secolo XVI in fetto di Scienze di Slato non fa d'uopo
di accennarlo. Bastano a pienamente convincerne ogni uomo savio
V. Noif aiiT.iosio cd oucsto Ic Opcrc del Iroppo celebre Segretario Fiorentino. E
del Bolero. ' "^ "^ l . ll-
per quanto si apparliene alia abboininevole sete, che in quelli uo-
mini, e tra i Grandi in ispecie, ardeva della vendetta , un solo
ancddoio , ma per le circostauze , e per le persone che ebbero
parte nel fiuto , e piu che sufficieatc a diniosii-ar la perversitli di
que' tempi.
Narra adunque il Giovio , che qnando il Duca di Urbino Fran-
cesco Maria della Rovere nell'anno i5ii ammazzo coUe proprie
mani il Cardinale di Pavia Alidosio in Ravenna, per vendetta delle
iflgiurie da Lui ricevute , fece dopo , secondo I'uso di que' tempi,
una Imprcsa, quasiche quell'Omicidio Sacrilego fosse un'azione noa
solamenle lodevole, ma gloriosa; e quello, che e piu notabile si e
che il colto Autor del Corlegiano I'elegante Conle Baldassar Casli-
dii'iV°impJl°f S'ione non solo intervcnne col Duca, come segue a narrare il Gio-
^"7".ir'' vio, alia morte del detto Cardinale, ma iuvenlb I'impresa, che fu
roscANA 10-
un Leone lainpaiUe di color iiatmale , con im Breve, clie dicea:
Non ileest gcneruso in pectore virtus: quasiche alio di genero-
sita virliiosa fosse il levar la vita colle proprie mani ad alcuno , ^
per isfogar un atroce vendetla.
Ora facendo riloriio al Graii-Duca Cosimo , ed alia Contrada ,
di cui , dopo I'atrocc faito di Lorenzino De-Medici uccisore del Duca
Alessandro , gli era loccalo di avere il governo , vediatno quali ne
fossero i cosiuini , quale il ritralto di cssa. Qiiesto io penso di do-
Terlo ricavare da ScriUori o nati fuori della Toscana , od in ispecie
di quelli , de' quali abbiamo Mcmorie scritle con iutendimenlo ,
che restar dovessero ne' segreli archivii tra le domesticlie pareti
della famiglia , od in Lettere private confidate alia cauta custodia
di amici discreti , scritti tutti non guasti dall'odio , ne dalla adu-
lazione , per non averne CHgione gli aiUori loro.
Tale fu il celebre Vescovo di Amelia Anton Maria Graziaoi ,
che lascio dopo di s6 presso la sua fainiglia manoscritte le Me-
morie de' tempi suoi , in un con quelle del suo Casalo. Avendo
Egli vissulo in Toscana neyli anni suoi giovanili in quel periodo
di tempo, in cui il Gran Duca Cosimo si consolido nello Stato, ed
avendo quindi , gia maturo di anni, compilate quelle Memorie da
serbarsi inedite (come in fatli, se non se due secoll dopo di Lui
vidcro la luce per opera del P. Lagomarsini ) goder pote la esse
di quella felicita rara , lodata da Tacito , di polar pcnsar cio che
volesse, e di poter liberamente consegnar alle carte cio che pen-
sasse; ed essendo Egli , come dal tenor di lulta la sua vita si fa
manifesto, Prelato esemplare, Personaggio versatissimo nelle cose
di Stato , e nella pratica delle Corti , come quello che era stato
prima Segretario del celebre Cardinale Gianfrancesco Commendone,
e quindi Nunzio del Papa presso la Repubblica di Venezia , Go-
verno a que' tempi ri|)ulatissimo, ebbe in tutto il corso del viver
suo i mezzi di chiarirsi della verita degli avvenimenti seguiti in
que' tempi in Toscana, e tutto il campo, diro di piii, la virtu,,
di sinceramente descriverii , e di saviamenle giudicarne.
I08 CAPO T,
Sin che duio la lorbiilo e sanji^uinnrin dominazione della Rcpub-
blii-n Fiorenliiia , I'odio tin le Pnrii , o sia tra le lUver.se fazioni
flello Faniii^lie poicnti, una fu delle aiti perverse per mezzo tlrlle
qu.ili i Fioieiiiini si maiileneviino in signoria nellc Citta siuldile
ed alleate. lira detto volgare tra' Fiorenlini , die lener si dovesse
Arezzo colle Fortezze , e Pistoia colle Parti ; e si fallo scellerato
islromenlo di doininazione era posto in o|)era in altre Citta, e se-
gnalaineute in Borgo di S. -Sepilcro, patria del Graziani , dicendo
Egli che in nessun liiogo inferociva maggiormente quel morbo come
in Pistoia appnnto, ed in delta sua patria. Siecomc poi tioppo ma-
lagevol cosa e lo sradicar abusi inveterali , diiravano anrora (jiielle
sciapiuate fazioni ed intestine discordie, ne' primi aiini del Regno
del Duca Cosimo, in Borgo di S. Sepolcro ; qucsli odj e quesli
rancori passavano da' vecchi ai giovaui , ed il Graziani attcsta che
1 giovani venivano incitati dagli uomini di eta avanzata; anzi fa
singolar menzione d'nn facoltoso e potente Cittadiiio attempato
assai, e quello che e piii ripntato di acuto ingegno , ed, a gran
torto , asseiinalo da' suoi , il quale era usato sovente di fare adii-
nanza di giovani nelle sue case , e stimolavali e gli infiammava ,
non solo a prendere, tosto che si presentasse il destro , memora-
bile vendetta de' neinici loro , ma insegnava ad essi inganni ed ar-
tiQcii , che mpstrava dovei* riuscire piu sicuri ed efficaci delle armi
stesse , qualora se ne fossero snpuli prevalere. Dicevasi inoltre ,
oriiun. De SBcondo chc asaivuii/e il Graziani, che queU'iniquo vecchio avesse
"l^ls^s^vlT'c'' '"slituito un contributo , una Cassa , a dir cosl , per soitener le
spese delle private vendette.
Notabile peraliro si e una particoiarit.-i accennata in tal propo-
sllo dal Graziani , che lidonda in lode del Gran-Duca Cosimo e
del suo governo. Narra adunque il Vescovo di Amelia che avendo
quel Savio Principe inviato a Boigo S. Sepolcro un Presidio mi-
litare per conlenere i tnmultuanti Cittadini e per sedarne le in-
testine sanguinose discordie , si levarono quesii a rumore , quasi
recandosi a vergogna , che una Citta abitata da gente armigera
p«5. 104. 105.
TOSCANA 100)
avesse bisogno della forza allrui per esserc guardata. Ma il mo-
tivo tli si colpevole tuinulto non era giii perchu iiitcuilessero lU
ribellarsi da Cosimo ^ c dalla Signoria Di;i-i\Iedici, ma per I'odio
concepito coiilro alciini Gittadltii loro, i cjiiali, come piii amici del
viver tranqiiillo , aveano ollenuti giusti favori in Firenze. Dove
degno di particolarc coiisiderazione e cib die soggiunge lo slesso
Graziani , die le Citta di Toscana nienle aveano piii a caro di
quello, die il dominie in Fiieiize fosse slalo tollo dalle mani dei
Repubhlicani , da' quaii bcu si ricordavano con quale arrogarza ,
e con quanta avarizia fossero stati governafi, solilo destine delle
Citta signoreggiale da Repubblirhe , specialmenle dalle Repubbli-
olic popolari. Di fatto, partiti die fiirono i soldati stranieri, cesso
il tuinulto in Borgo S. Sepolcro, e si gridava per tutto il nomc
di Cosimo e Dei- Medici augurando loro ogni bene.
Reca poi meraviglia in veio , ed e cosa lontana affaito da'no-
Stri costumi , massimaniente quali erano prima degli ultimi scon-
volgimenti , il veder, gia inoltrato il Secolo XVI, Gentiluomini di
nobil sangue, e die aveano gradi distinti nella milizia, far lor vita
attorniati da sglierri e da facinorosi, e commetter misfatti ed xicci-
sioni , non altrimenti die si faccia da' ribaldi i piu scellerati , e
da' piik vili assassini. Lo stesso Graziani, in quelle sue Memorie
destinate a conservarsi iiiedite tra le Carte private della sua Fa-
miglia , di parecdii de' suoi congiunti tenne registro, die tal vita
infame menavano, che tutti capitarono male; e tra essi di uno in
ispecie fatto strozzare meritnmenle da' Magistrati Veneti in un con
Lodovico Orsini udcisore della infelice Vittoria Accoramboni il di
cui funesto caso viene dal Graziani descritto.
A Cosimo Primo Gran-Duca di Toscana era torcato adunque di
ammansare un Popolo cosi feroce , colle Citta pieiie di disiordie,
di risse , di ucoisioni , e, quello che c p'A, travaglialo Egli slesso
di coniinuo da insidie e da congiure per toglierli la vita, come
era intervenuto al Duca Alessandro sno anlecessore. Tra Ic qiiali
insidie ordite coutro di Lui una assai singolare viene raccontata
1 I • CAPO I.
(lal Bianlome, vecrhio Scrillor Francese di parlicolaii Meinoiie ,
cd e clie usaiido di butlarsi in Anio a niiolo dallallo di iiii ijonte
(trastnllo che da a divcdcre quanto piii dura vita menassoio i
Principi nel secolo XVI), pianlali si eiano nioUi acuti spiedi iiel
fondo del fiiime nel sito ove solevasi Egli giltare , allinche da se
medesiino si trafiggesse. Del resto i fuoniscili crano in grandissimo
iiumeio , ed a bandiere spiegate gli miioveano aperta guerra , fa-
voriti dai Re di Francia , ed alimentali coUe ricchezze , e larga-
jTiente sovveiiuti mediante il credilo , la forza di iiomiai di alio
afTare del pulito loro , e guidali da famosi ed esperti Capilani ,
come il ct.lebre Strozzi, Marcsciallo di Francia.
. Di cfuest'idtimo sappiamo da Giovanni Soranzo Ambasciator della
Signoria di N'^enezia presso quella Corle , clie era in grande slalo,
Beiaiiorw Ji onorato e stimato assai da que' Monarchi. La Recina Catterina Dc-
K°".'ol° m'r. ^ledici Consorte del Re Enrico II. (della quale lo Strozzi era Cu-
rai.uo'.5!.8. gnio Germano), il favorl sempre quanto le fu possibile , dice ii
Soranzo, siccome fa anche tutti gli altri fuorusciti, moslrando gran-
dissimo desiderio , che il Re facesse in vantaggio loro I'impresa di
Firenze; cd altrove lo stesso Soranzo asserisce clie il Re di Fraa-
eia teneva malissima volonla contro il Duca Cosimo ; e rispetlo a
Catterina De Medici si spiega il Soranzo ne' precisi seguenti ter-
mini. '(La Regina anco si mostra verso S. E. (vale a dire il Duca
«' Cosimo) quanto piu puo contraria, et, non essendo il Duca del
t! proprio suo Colonnello (i), da ogni favore a' fuorusciti , dimo-
(i Strando desiderio che la Patria sua riloi-ni in liberla. »
Ecco qual era la condizione della Contrada, che quel Principe
dovea rendere colta e tranquilla , ecco quali ue erano gli ostacoli,
che altri avrcbbe creduti insuperabili; neinici intcrni ed eslerni
da cui dovea guardarsi , e contro cui dovea coinbatlere. Ma da
(i) Vale a (lire di Rami divcrsi dalU Faraiglia De-Medici. Calterina Dc-Mcdici Regina di
Francia era Figlia di Lorenzo Dc-Mudici Duca di Urbino ; cd iJ Gran Duca Cosimo Figlio
di GioTSDai Dc-Mcdici dcllo delle Bande Were.
TOSCANiL I I I
nemici suoi e del Principe trasse il Duca Cosimo, siccome si rac-
coglie dal medcsiino Anton-Maria Graziani , uonio cosl sa\io c
sincerOf e che non avea motivo alcutio di lodarlo e tanlo mcno
di adulailo in una Scriltura piivnta dcslinata a rimaner incdila ,
trasse, io dico, materia e raezzi onde consolidaisi cello Slato , e
Siabilire la sua dominazione , e questo si fa guadagnandosi colla
cleinenza , e colla faciliia del perdono , soggiunge il Graziani, gli
aniini de' soggetti , che si e il vincolo piu saldo della Sovianita.
Quale e la Famiglia nobile Fiorcntina , che non avesse macchi-
nato contro Cosimo ? a' quali se non avesse perdonato non avrebbc cnn.n. l<-
avulo a chi comandare. Lo slesso socaiunge E"U doversi dire dei Minwo.Lib.iK.
Popoli del suo domiiiio ; e questa massima di far uso in consimili
casi dclla Clemenza, la conferma il Yescovo di Amelia con antichi
e moderni esempii, e segnatamente con il celebre conslglio di Li-
\\a , di quell'Ulisse in ispoglie femminili , dato ad Augusto nella
Congiura di Cinna.
A qu€Ste tesuBionianze tlella moderazione e della sa>iezza del
Governo del Duca Cosimo , con cui gitio i fondamenti della feli-
cita della Toscana , ricavate da un'Autore, e da un'Opera della
quality sopradivisata , molte allre aggiunger si potrebbono di Scrit-
lori di grido , e contemporanei eziandio , non solo in discolpa ma
in encomio di quel Priiuo Gran-Duca. Ci bastera di allegarne due
Sole di autori non Toscani , « che non aveano motivo nessuno di
tradir la veritu , uno de' quail contemporaneo, I'altro vicinissimo
a' tempi del Regno del Duca Cosimo, e quello che e piii Fran-
cese , e per conseguente, per le ragioni detle sopra , da doversi
supporre pii propenso al partito de' fuorusciti , che non alia do-
minazione del Duca Cosimo.
Plena dellc lodi di quel Primo Gran-Duca di Toscana e una letlera
di Ippolito Ghizzola Bresciano scritta da Roma nell'anno i56o (i),
(i) V. Letlcrc dc' I'rincipi lib. III. a carle ai6. Vcnczia i58i. Circa Ic qiialila d*Ii'polilo
Cbizzola V. Foutaaini, e Ic uotc di Apostolo Zcao a quelU Bib). Ton. II. pa;. 447'
I I J CAPO I.
ed iiiserita nella famosa Raccolta dcllc Lellere cle'Principi. Tocca
in essa il Cliizzola delle beiiefiche iutenzioni, che si supponeva di
aver mosso Cusimo a recarsi in Ixoma , per conferir col Papa in-
toi'no al modo di conservar la pace tra Spagna e Friin<;ia ; tnan-
Iciier la riputazione , e sopratulto la confidenza e laniore fra i
Potenlali d'ltalia, procurer la concordia nolle cose della Religione,
incainmiaar limprcsa contro gl'Infedcli, trattar rimportantissimo
accordo tra i Principi d'ltalia affinche i malfattori non fossero si-
curi in aloun luogo, trattar della conformita delle Monete dei varj
Stali qiiaiito al giusto loro valore , trattar dell'universale assicura-
mento dci Ponti e delle Slrade (i), e fmalmenie di naolti altri
coUdi magiiaiiiini disegni e pensieri per la gloria, per I'esaltazione,
e \)cv la cnnservazione della Cristianila , dell'ltalia, e della Chiesa;
delle quali intenaioni sue accenna il Chizzola doversene far con-
gettura, del sapersi che Egli in tutte le cose sue moslra quesla
generosita di animo , e ne ragiona spesso ; e sopratulto vedendosi
quanto sia venulo indefessameute procuraudo di melteilo in opera
nel proprio State.
Reca quiiidi 11 Cliizzola quel savlo detto di IVIarc'Antonio Picco-
loniini Gcntiluomo Sanese principalissimo, che, nellalto di far ri-
vei«;nza al Gran-Duca Cosimo ne' primi giorni che Siena venne
in poter di Lui , disse liberamente, che, se la peggior nuova che
polessc ricevnrc era clie la patria sua fosse uscita dalla solita sua
luaniera di vivere , la migliore all'incontro era stata quella , che ,
dovendo venire sotto il potere allrui, fosse venuta sotto quello del
Duca Cosimo ; detto che piacque sommamente al Duca , che si
compiaceva aU'opportunita di ripeterlo.
(i) Grandiosissirao Progetto avca concepilo il Gran-Duca Cosimo I. di unire it Marc Adria-
tico col Mare di Toscana , con incalculabilc vanl^iggio del Comracrcio sognalamente di?ila
Toscana , c dc avca ifliJata I'iucumbcnza al cclcbre Matcmatioo Ignaiiu Danii, jirogcllo
cnc non cbbc rHctto attesa la raortc di esso Ouca Cosimo. V. Cantini I'ita di Cosimo I.
pag. 480. V. Pelli, Saggio Istorico della Jieal Gallcria di Firenzc citato dal FrrniigUoU
BtU'Elogio di lgna;uo Dull f^ermiglioli Opuscoii Tom. II. pag. laij-
TOSCANA Il3
Dopo tulte queste considerazioni , presaglsce il Chizzola , che
quello Slalo not» correa piii pericolo di iiuove lurbolenze ; e clic,
se inentre il Duca era quasi fanciullo quanto al nascimento dello
Slalo, e inciilre i faoniscili si erano inostiati coiitro di Lui, e tra
cssi tanii graii Cardinali , Capitaiii e CiUadiiii , con tanti denari ,
con tanle genii , e con tanle vie , di tanlo appoggio di Priiicipi
giandissimi , ed allora in Forluna felicissima, e ripulazione; quando
Siena poteva dare inollo diverse coiUiappeso alia bilancia, e cib
non oslanle ogni disegno lore c uscito in contrario , essi si sono
tutli dileguati, c Cosimo c venule ogni A\ crescendo di bene in
meglio ; se la cosa era andala cosi, quale elleboro, esclama il Chizzo- u a,;i. m. ^,^,
la, avrebbe poluto guarir sin d'allora, chi avesse volulo dire, che
i Fiorentini fossero per agognare, non che sperare o tenlar cosa
contro di Lui, giunlo al pii\ alio segno in forze, inParenladi, in
omicizie, in ricchezzc , in opinione poderosissimo ? Allronde poie-
vano vedere dalle loro Storie, e da' loro vccclii medesimi iidir ri-
cordare, come quella Cilia, mentre era vivuta sotlo quella forma,
che essi chiamavano Repubblica , non era stata mai dieci anni '"n
pace senza inleslinc dissensioni e lurbolenze. Nel presagire ^^ "'-
tura felicila della Toscana non s'inganno al cerlo il sav'-> Autore
di quella lettera, che merila di esser tulla letla e meditala allcn-
tamenle. La Sloria posteriore d'interi secoli, dimoslra quanlo grande
sia stato I'accorgimenlo , e la dottrina dellc vere e sane massime
della Prudeuza Civile , di cui era dolalo chi la dello.
Non diversamcnle , delle condizioni deU'antica Repubblica di Fi-
renze , e del nuovo Principalo del Duca Cosimo , ne ragiono lo
Scriltor Francese di cui e detto sopra, voolio dire Giovanni Bo- boiUo. Rcpub.
. . Lib. II. p. 2.y4,
dino , il ^lontesquicu del secolo XVI. Quesli senza esitazione ve- tyuo iSjJ.
runa asserisce , che una Repubblica quale si era Firenze agitata ,
e, come dice Egli, ulccrata da tanle sedizioni e ribellioni era nc-
cessario che venisse nelle mani di un tal Medico , che riduces-
se sul buon sentiero un Popolo sfrenalo , che avea ordile mille
congiurc coniro di Lui , Personaggio alU'onde il quale si era
To.MO XXXV. 1 5
Il4 CAFO I.
acqiiisloto il nome cli uno de' \nh saggi , e pu\ Tirtuosi Principl
de' j^ionii suoi.
A buona ragione adunque Cosimo De Medici, Primo Gran-Dnca,
•venue detlo da talmio TAugusto della roscana; e piu I'orlunato di
Aiigu^ilo , perclie eblie per Siiccessore, non un Tilierio , ma bensi,
dopo il breve Regno del Gian-Diica Francesco, I'aliro Figlinolo di
Lui Ferdinanilo, il quale non avrebbe poluto render Felice il siio
Slalo , se uon glieiie avesse preparati i mezzi il siio Genilore. Che
se Augusto non pole fondare una vera xVIonarcliia, ma un Governo
flulluante , cadulo troppo sovente in mano di abbominevoli e cru-
deli usurpatori , ben iliversa fu la Serie dei Sovrani della Poscana,
Padi'i de' loro Popoli , maulenitori della pace , fautori delle Lettere
e delle Belle Arii; la Storia de'quili rende delizioso, per gli animi
ben formati , lo studio dei successi di quella Conlrada, come fa
orrore quella deU'anlica eslinta Repubblica Fiorentina , delle Cilia
sottoposte al dominie di essa.
Per quanlo si apparliene al nostro assunto, conchiuderemo, che
il Gran-Duca Cosimo I. riguaidar si dee come uno di coloro che
Hiagg^ormente contribuirono alia rislaurazione delle Scienze di Stato
in Italia, ed alia felicita de' Popoli , e cio non tanto colle parole,
ma efficacetnenle, e cosiaulemenle coi magnanimi suoi falli.
CA.PO II.
Corte di Roma.
Quanto si e detto del Toscano Governo dicasi pure della Corte
di Roma (intendo parlar della Corte, non della indefettibile Cat-
tedra di S. Pietro); quanto diversi non ne furono i costumi e la
coudotla Politica di essa, nel principio , da quelli del line del Se-
colo XVI? Alio slesso modo , che diversa fu la Polilica Fiorentina
a' tempi del troppo celebre Segretario, da quella di Cosimo, Primo
iGi'aa-Duca_, negli ultimi anni del sue governo, e sollo Ferdiaando I,
CORTE ni ROM\ I t5
successorc di Lui , cosi con qiiali diverse roassime non reggevasi ,
e qiKinlo diversi noii fiirouo i coslunii di Roma sotlo i Poulilicali
di Alessandro VI, e dcllo stesso Leon X , da quell't in cui, aduna-
tosi il Coiicilio, c dopo la pubblic;izioiie de'suoi Decreti, vediamo
segiiirsi , e lumiiiosamente dominarc in quella Corle sollo i Sommi
PonteGci Pio IV e Pio V? a' tempi de' quali si dee dire, senza
timor di andai- enato, chc la vera Cliiesa di Dio urtata e lacerata
dalle iiovitii periiiciose dcgli iUcrodossi , corresse e migliorb i vi-
ziosi costumi , e la Politica viziosa della Corle. Per quanto si ap-
parliene al Diritto Pubblrco di Europa, era aiicora iu queU'Epoca
gencralmente adotlata e seguita ropinione e I'idca di un Corpo
Politico formate da tutti i Polenlati, e dalle Nazioni lutte della Cri-
stianita, i di cui Capi fossero il Papa e I'lmperator Romano. Idea
vasla e sublime, die incontrato avea I'approvazione 'non solo di
un Poeta uomo di Stato del Parlito Impcriale quale fu I'Alii^hieri,
ma eziandio , dopo interi secoli, di un Filosofo famoso, sebben Pro-
lestante, de"li ultimi tempi, voclio dire il Leibnizio. Dai Papi inol- oe ucn.°M„.
tre credcvasi, chc fossero stall instituiti gli Elettorati ; ed a ques-'O „''|;^' °'j^";^
sistema di cose, se diritlamente si riguarda, e tenuta I'Europf* di
quel Dirilto Pubblico, chc erasi consolidato nella Pace di Veslfa-
lia , in cui tanta parte ebbe Fabio Chigi Nunzio a que' Congressi
della Sania Sede.
Ad ogni modo si fatta Dottrlna domlnava allora in Italia , ed
era anche seguita in Germania, qualunque esser potessero le qui-
stioni , circa i diritti ed i limiti della podesta di questi due Capi
della Cristiana Repubblica. Di fatto non solo Carlo V. cerco di
esser coronato Imperatore dal Romano PonteGce, benche sia stato
I'ullimo, restringendosi i Successori di Lui ad intitolarsi .Impera-
tori Eletti ; ma posteriormente a Carlo V. non vi ripugnavano ,
oltre alia meta del secolo XVI gli stessi Principi Protestanti della
Germania. Singolare in questo proposito si e un aneddoto riferita
dal Graziani riguardante la Cortc di Berlino, che riuscir dee cu-
rioso ancho posta !a cch^brit;\ a cui c pervenuto qucllo Stnlo, el
iiG CAPO ir.
il grado di potenza a cui I'innnlzaroiio nell'et;'i nostra due Monar-
clii accorii, c di vigoroso caraltere dftlali , I'uiio succeduto all'alU'o.
A' le ii|ii della Legr)zione del Cominenddne in Gennaiiia era E\et-
tore di Braiidebui-go il iMaicliese Gioailiino, ii quale gia siii d'al-
lora su|iera\a ili riccliez/.e e di ri|iuta7,iniie di gran Innga gli altri
Princi|)i duila Gerniatiia. TiUtoilie Lulcrano Egli fosse, accolse
coi'leseinenlL' il Niinzio del Sonnno Poniefice, con eui compiace-
vasi di ragionare, iisandosi allora .iielle negoziazioni cogli Slranieri
la Lingua Lalina , intesa, e tollcial)ilinenle pailata anrlie dalla leg-
giadra gente nelle Corli, godendo glllaliani, eziandio in questo ,
d'una decisa snperiorita, potevano trattai- colle persona di alto
affare delle cose piii gravi senza dover far uso di lingue straniere,
spesso mal conosciule , e sempre mal pronunriate. OtteTine I'Elet-
tore, che il Commendone si traitenesse alcuni giorni alia sua Corle,
e passava ore intere a conversare con Lui , pigliandone non poco
diletto , dacche bel dicitore era il Commendone , ed avea «n dl-
scorso dignitoso ad un tempo ed insinuante, e di varle e pere-
grine dottrine mii-ahilmente condito.
l>v molti parllcolari mostrava il Marchese di Brandeburgo di
porlar vlspetto al Papa; e quello clie e piii singolnre in cosa che
riguardava specialmente il Diritlo Pubblico della Germania. Che
nc sia il vero , essendosi messi in campo varj discorsi in una mat-
tina alia tavola di quel Principe, dove trovavasi il Commendone,
disse uno de' Cortigiani il quale ivi pur era, che I'lmperio avea
accresciuta gran dignita al Pa|)alo : al che avendo replicalo il Com-
mendone , che anzi dal Papalo avea ricevuta tutta la sua I'lmpe-
rio , e specialmente TEletlor di Brandeburgo, il IMaixhese allora,
scopertosi in alia di rispelto il capo , confermo il detlo del Nunzio
crai. Da Scfipi. l^onuGcio coH dirc : queslo io pure non niego. Hoc ego nan i/if-
rom.]\. f^s.it. Jtteor. lanlo era peranco radieato quesloj tsistema ui runuuco
Diritto Ira gU stessi Proiestanti.
Che se il Marchese di Brandeburgo piii renilenle si mostio a
riunirsi alia Chiesa di Roma , che non a rlconoscer la parte , die
CORTE DI ROMA 1 1 7
potea avere avuto il Papa nella Costituzione (lellltnpero Crerma-
nico, i molivi clie allega il Coinmendoiie di tale ripu^^nanza erano
i rispelti umaiii , ed i riguardi , die avea fjutiri.leUoie verso i
suoi : die del reslo noii sarebbe riiiscito dillicile il Irarlo dall cr-
rore. Ma i Principi di Germania di que' tempi , sofjgiunge il Gra-
ziani , noii avendo cocnizione veruna delle cose e de' coslumi sira-
nieri, si al)l)aiidoiiavano tolalmeiite ai Consiglicri loro, per I'Drdi-
iiario Giureconsuiti.
Del i-imanente rjiianto quell'ordine di Dii-itto PHbblico, dlrb cosi,
Convenzionaie deU'Europa , a tenor di cui i Poiilefici lanlo iiiflui-
vano nelle delibtrazioni de' Polentati della Ciislianita , abbia con-
tribuilo ad inciviliria , ed a poi- argine ad una seconda barbaric,
die minacciava di nuovo di addensarsi sopra le sue pifi belle e
piu (loride contrade , c queslo un beneficio in massima pane ot-
tenulosi per opera della Politica dc' Sommi Ponlefici medesimi.
Dopo le invasioni de' Barbari Scttentrionali distruUori dell Impero
Romano , qiiiiuii ainmansatisi a poco a poco , e che gia abbrac-
ciata aveano la Ileligione ed i costiuni de' Popoli soggiogati , aspeltai"
si doveano mali e sciagure oltremodo piu gravi dal fanalisnip re-
Jigioso e guerriero de' Saraccni , e specialmente dei Turchi , piu
barbari e feroci dei Saraceni. Prima la Siria , posda rAfirica,
quindi gran parte della Spagna , e la Sardegna , e la Sicilia ed
alcuiie Coste eziandio dell' Italia erano passate sotto il giogo dcgli
Arabi Dominatori. Quindi i Turclii dopo di aver distrutio 1 Impero
dOriente , come i Barbari Setlentrionali mille anni prima 1 Occi-
dentale, ed invase vaste Provincie di Europa minacciavano la Ger-
mania e ritalia ; ne e tanto antica la memoria dell'assedio posto
dagli Otlomani a Vienna. Ora chi siasi piu eflicacemenle e costan-
temente adoperato per allontanar un si terribile flagello, aniniando
i Principi della Cristianita a stringer leghe e promovendo le Cro-
ciate, dal secolo XI in poi, furono senza dubbio i Sommi lontcfici.
So che varj sono i giudirj die si recarono inlorno alle Cro-
ciate , lodate da alcuni Scriltori , ancorchc di Setle divise dalla
1 1 8 CAPO ir.
Cliiesa Cnttolica ; ed altromle hiasimate da uomitii savj , eel anchc
Persoii;»gi»i ili (-liiesa ripuiati assai. II falto sla peraltro, clic se si
riflelte alia difcsa, piii giiisto iiori potea essere I'oggetto di ([uellc
fainose spedizioni , cpialunque lie sieno stati i difetii dclla esecu-
cuzione ; c die ad esse altribuir si dee in gran parte I'ampliata
sfera delle cognizioni ne' Popoli dell'Eui'opa , e ravviainento che
diedero alia (-olliira in essi^ ed ii nuovo e miglioi' ordine delle cose
ne' Regni e Dominj tutti; dappoiclie, al Mille in poi , Epoca della
Prima Crociala, si fissa il risorgimento comunemente dell'Italia, e,
per mezzo di essa, grado a grade il risoi'gimento delle altre Nazioni.
Ora il sopraccennato Sistema di Diritto Pubblico Convenzionale,
clie duro piii di cinquecento anni , in vigor di cui ilPapa, come
Principe Temporale (non mai pero in qualita di Capo della Chiesa)
era riguardata come uuo dei due Capi della Cristiana Repubblica,
cadde a terra , come osservo il Leibnizio medesimo , dopo che per
somma svenlura tanli Popoli , ne' prlmi anni appunto del Secolo
XVI , si levarono dalla obbedienza della Chiesa Romana. Cio non
ostante ne riinanevano ancora , neU'Epoca presa da noi special-
mer-te in disamina, vale a dire circa la meta di quel Secolo, nella
Germania siessa, le rimembranze come abbiamo veduto ; e senza
quella fatale separazione, tale Sistema di Dirilto Pubblico , con-
giunto che si fosse co'progressi de'lumi, colla umanita, colla col-
tiira, e sopratutto col miglioramento de'costumi, frutti amplissimi
per manteuer la Pace, e per la comune Difesa, avrebbe non man-
cato di produrre in avvenire. Una prova manifesta ne porge Li
* vnic" .^' I'^g* > anche dopo tale separazione promossa dal Santo Pontefice
'■'"iSf Pio V, che ncU'anno i5ni riportb la famosa Vittoria di Lepanto
GosuntiuopoU in ■• 111
Tom If. contro la formidabilc flotta Turchesca , ultima delle glone clella
■''"'opro"'" Marineria Iialiana, poiche in essa concorsero tutti i Principi d'lla-
lia, e segnatamente eziandio il nostro Duca Emanucle riliberto
eollj sue galero guidatc da Andrea Provana Amniiraglio diSavoia;
vittoria, che scbb^nc Generalissimo deU'Ai-mala Cristiana f«ss3
D. Giovanni d' Austria , agli Italiani piintipalmcnie aitribuir si dee.
die tcinlo si segnalarono sotlo il comando di Jlarc'Anlonio Colon-
na , e di quel vecchio animoso di Sebastiano Veniero.
Ad ogiii luodo ; se dallEuropa tolalmeiile dipartcndosi dal sopra-
scriilo Sistoma di Dirillo Piibl)lico , c se coi nuovi Ordini Polilici,
e colie aileanze Ira i piu grand! Potentali , anchc di Religione di-
versa, ad esso sosliliiiio, si possa piu agevolmcnle oltenere il fine
di manlcner la Pace , difciidere la Crisliaiiita , reprimere i Sedi-
ziosi, e conservare linlcrna tranquillilu ; se , in una parola, tolal-
mente dipartendosene I'Curopa sia per essere piu felice , lo dcci-
deranno le generazioiii avveiiire.
I Soinini Ponlefici , considerali anclie seniplicenicnte come Prin-
cipi Teniporali , die dopo la promulgazione del Concilio salirono
sulla Caltedra di S. Pielro , furono , e non possono a meno, per
massima del pari di Stato, che Religiosa, di essere amici della
Pace , e Promotori di essa tra' Cristiani. Lo stesso Pic V, che era
slalo I'anima della Lcga contro i Turclii , adoperavasi in lutli i
modi per mantener la Pace tra'Principi Cristiani; e, quelle die e piu,
quantunque nemico inesorabile della Eresia , tuttavia in occasiopfi
delle turbolenze insoi-le nelle Fiandre per cagione delle novita in /atto
di Religione contro la vera ci-edenza fu aulore di moderati Consigli.
Ognun sa, die essendosi sparsi in quella florida , e per lo este-
sissimo Commercio (limosa Conlrada dagli Stranieri traflicanti i
semi delle false perniciose Doltriue de' Novatori , si tento dal Car-
dinal di Gronvela di stabilirvi , contro le Leggi tl*l Paese , Tln-
quisizione Spagnuola. II raalcontento che ne nacque, ed i sospetli
interni nel cuore de' Fiamminglii , clie si volesse del tulto abollre
Pantica loro forma di Governo, non tardarono a scoppiar fuori. Si
comiiu-io ad innovare nelle cose della Reli£;ione, tale essendo scm-
pre stata I'Arte di tutli i Sediziosi , come deplorabili recenti esempj
il comprovano , ed il mezzo pur troppo pii\ proprio per far sol-
levar i Popoli , e spinger la mollitudine dove place. Tollo il freno
della Religione non li lia cosa , die il volgo non osi d'lnlrapren-
dere, purche trovi da si faccia Capo, ed al utialfare lo sUasciui.
120 CAPO Ir.
Si presenlo allora la famosa Supjilica alia Governalrice Duolicss*
tli Piirma ; e ii m allrimenti che clato si fosse iiclle troiribe , la
piel)e armala in o£»iii Cilia , arrogatasi la liberta di coscicnza (ma
liberla ohe uoii si coiicedeva , e non si concede mai da' rivoltosi a
chi professa Tantica vera dotlrina ) comincio ad imperversare cogli
incciuli , e colle loviiie principalinente delle Chiese. Allora fu che
Filippo II. Re di Spagua prese lo sconsigliato partito di richia-
mare da quel Governo Marglierila d' Austria Duchessa di Parma ,
c di spedir nelle Fiaiidre I'orgoglioso e sanguinario Duca di Alva
con mi poderoso esercilo di Spagnuoli e di Tedesclu, uomo tanto
pid falale, in cpianto die sccondando le sue passioni, davasi falsa-
mente a credere di virtuosamente operare.
Ora, in (jue' pericolosi frangenti, il Santo e savio Pontcfice Plo V
persuadeva caldamente il Re Filippo a recarsi in persona in Fian-
dra, per sedare gli aniini de' Popoli traviati per inganno scellerato
de'inalvagi, aliegando , die la presenza, e la Jlaesta del Sovrano
avrebbe prodotlo rnigiior frutto , die non la forza delle armi , e
Vaperta guerra. Di questo salutare Consiglio , che per mala ven-
lura non venne seguito da quel Monarca , ne consta autentica-
menle , essendosi dalo il carico al Commendone nell'anno 1567 di
stendere I'lslruzione intorno a quel particolare da spedirsi al Nun-
zlo Aposlolico in Ispagna, raro Monumento della Polilica illumi-
nata di quel Santo Pontefice , ed eziandio della saviezza di chi
v.Gr.iian. Dc cbbc a stcndcre I'lsiruzione pubblicata dal Lagomarsini. Dove e
Miiier>a. T. II. [la noUrsi , che noncia, come Giudice Ira il Sovrano ed i Sudditi
pas- >9S' °
suoi, intendeaPio V d'ingerirsi in quell'afiarre (diiitto che erronea--
racntc al giorno d'oggi peranco da taluno si pretendc compelere-
al Capo della Chiesa ) ma bensi unicamente proponendo un salu-
tare Consiglio qual Padre amorevole , ben lungi dal recare Sentenza
qual Giudice , e tanlo meno di comandare qual Signor Supremo.
La lega poi de' Principi in Italia e principalmente de' Veneziani
e del Re di Spagna contro gli Infedeli , che riporto la soprac-
cennala caemorabile Villoria JXavale di Lepanto , fu di tal fatta ;,
CORTE DI nOMA 131
unicamente opera di Pio V, die dopo dl Lui si disciolse , e nessun
frutto pi'odusse , osservando saviamenle I'elegante e genuino Scril-
tore della Gucrra di Cipro Monsignor Graziani , clie alia profcs-
sione dichiarata die facea Pio V, di segiiirc piuUoslo le massime
della Ciisliaua Priidenza , die non gli arlificj sottili di una PolL-
tica asliiia, attribuir si dee la plena confidenza die si avea a' suoi
delli , I'autorita , e lo essei'si in Lui solo ridolla la somina delle
cose sia per istringere la Lega, sia per dirigernc Ic opcrazioni (i).
Intanto col migliorarsi, e raddolcirsi i coslumi , col divenlar gli
uomini piii colli ed instruili , e sopratullo cogli sludj delle Sucre
Lettere e della Sana Morale , nuova forma prendevano in Corie di
Roma le Scienze di Stalo ; e con miglioii e troppo diveisi principj
da tjuelli seguiti nei primi anni dello stesso Secolo, si governavano
i Ministri nei raaneggi e nel ridurne in pratica le massime. La
Vila del sopraccennato^Nunzio, poi Cardinale Commeudone, deUala
dal Graziani , e che il savio Prelato Francese ed eleganle Scrit-
tore in cjuella lingua^Flechier, tradiisse dall'originale Latino, ne e
una luminosa prova. Gii, prima del Commendone, il Datario Glii-
berii avea dato a divedere come si possono congiungere la probila
pill specchiata, e le Religiose virlii colla Prudenza Civile, ondeclie,
ridoltosi nel fine de' suoi giorni al suo^Vescovalo di Yerona , co-
tanlo esemplare fu il suo tenor difvita, tanto savi i suoi stabili- H^irui
menu, che venne quasi tollo per modello dal graude ristauralore
de' buoni costumi il Santo Arcivescovo di Milano Carlo Borromeo.
E quest'ultimo grand uomo : (che tale il chiamero , sebbcn presso
cerl'uni il Titolo di Santo sembri incompatibile ^col titolo di uomo
grande ) nel tempo in cui, come Nipote di Pio IV, avea la sopra
(i) « Hiuc Odes Dictis , bine auctoriU« cl jiingendo focJeri , gorciidlsqiic rebus laulum
n in uno Pondus. »• Gratian. Dr Belto Crpr. Lil>. IV. pag. 355. Romac iG'i4-
Vno dc' principali articoH del graiidioso Progclto furmato ncgli uUiini anni del Wvcr suo
da Enrico IV, di slriDgere una Coiifcdcrazione di lulti i Potcntati d'Europa , consistcva nel
trovar niudo d'impcgnar i Principi Protcstanti a riconosccr il Papa come il priino Principe
della Criitianita , quanta al Teniporalc , cd a rcndcrgli in t;ilc qualila lutto il rispello.
V. Perrfixe Hisloire tlu lioy I/enrjr le Gram/ pag. 385. Parit iG6i.
ToMo x.\xv. iG
Vul. VII. P.l-
p. 253 c p. »''4
I fa CAPO II.
iiitencleiiza drgli alliiri tanto della Cliiesa , come di Slalo , die ri-
gnartlavimo luilera Cristianita , iioti contribui raeno alia riCorma
dci (leiiravali coslumi, come promolore della f^rand'opera del Coii-
cilio Generale, die come Miiiistro alia ristaurazione della Scienza
di Slalo. *
Popo anlerioro , e quasi conteinporaneo di Lui fii I'altro celebre
Cardinale llegiiialdo Polo , nato in Iiigliiltevra , ma uomo Italiano
.1 ncn'i'iXi pik. per avere in Italia , e da uomini Italian! ricevula la Lelteraria e Mo-
Oilura 1765. ....
I'ale inslituzione. Questi ebbe il vanto di essere tra' primi a scoprire
il voleno della scnndalosa iuiqua Politica, di cui il Segretario Fio-
renlino avca troppo fedelniente ed al vivo espresso il ritratto , e
primo forse a combatierne vitloriosamenle le massime perverse.
Merita pure speciale ricordanza un altro contemporaneo del Ghi-
berti , voglio dire il Vescovo di Bajusa Lodovico de'Conii di Ca-
nossa , le negoziazioni del quale otlennero amplissimi encomj dal
iBoderno Autore Inglese della Vita di Leone X Giiglielmo Roscoe,
come dirette al bene universale della CristianitiV
Grande mulazione verso il bene, iiel mode di pensare e di ope-
rare, segni adunqne in Italia circa la meth del Secolo XVI. La Po-
V. r.i .gio doi ''''<^''' IMaciiiavellica , acerbamente rimproverata dagli Oltramontani
PirimXii all'Itnlia, f u , come si diinostro altrove , di inolto anteriore al Ma-
li...•.; T 1 ' '
cliiavclli, ed era, a' tempi di Lui, professata in Francia, in Ispa-
gna , in Inghilterra ed in tutfe le Corti d'Europa , ed erasi per-
slno nella Corte di Roma dagli Stranieri scandalosamente intro-
dotta ; ma dalla Corte Romana medesima nacque il contraveleno ;
e la vera Scienza di Stato , che e tanto come dire , la prudenza
Civile , ramo principale e nobilissimo della Virtfi della Prudenza ,
scampala dalle braccia , e libernta dai vincoli in cui la tenevano
sirella Ic sfrenate passioni de' malvagi , per opera del mentovati
^'alcntuomini fece que' progress! maggiori , die compatibili sono
colla inferma , e limitata natura degli uomini. Degno e poi di sin-
polar considcrazione , clie dalla Scuola in ispccie del Santo Car-
dinal di S. Prasede uscirono parecclii uomini di Stato , di alcuno
ilusiri T. 1.
CORTE DI ROMA ' ' ^3
de' qiiali accadera di fare in apjiresso onorevole menzione , e clie
questi virtuosi pefsonaj^j^i aimninisli-aroiio i:;li afTari , e sostemiei'o
iin|>ie}^lii rilevanli in iia Secolo in cui la GoiLc di Roma laiita iiigc-
reiiza avca aucofa nellc negoziazioni, che riguardavano la Ciistia-
nita tiilla.
Non m'o ignolo , clie, nicntre alcuni sono di avviso , die gli uo-
mini di Ghiesa , lanlo per rispctto della probita , e del conoscl-
menlo del ciiore deiriiomo, qiianlo per rabiludinc alio Studio , ed
alle serie applicazioni, sieno i piu proprj ad csercitar le funzioii'. di
Ministro ; altri airincontro tengono , clie gli Ecclesiastici debbaiio
reslringersi alle cose Religiose ; ed al pid loilerano, die ne' soli Do-
miuii e Stati di cui il Somino Pontefice e Sovrano Teinporale , ua
iiomo di Chiesa possa essere eziandio uomo di Stato. Mostrano
questi ultimi di darsi a credere , clie incompatibili sieno le qualita
di buono Ecclesiastico con quelle di avveduto Minislro , nel clic
fare temo clie tratli sieno in errore da una falsa idea, clie si sono
foi-nialo in mente della Poiitica, die confondono coH'astuzia colla
doppiezza Machiavellica, quandocbe la vera, sana e la sola per
gli uomini vanlaggiosa Scienza di Stato , la Prudenza Civile in una
parola , ben luiigi dall'esscre ua vizio, c una rara virlii , e liglia
predilelta non mai nemica della sana Morale. Per la qual cosa non
e diverso il caso di un uonio di Chiesa Ministro di Stalo nella
Corle Pontificia , di quello che sia in qualunque altra Corte della
Crisiianita , se pur riesce a questi ultimi di sapcrsi prescrvare dai
vizj delle Corli profane , come il seppe fine poco prima eziandio
deU'epoca di cui ragioniamo, il disiuteressato aitivissimo Cardinale
Ximenes. Che se a' tempi del medeslmo un Volsei in Inghilterra,
ed alcuni altri gran Prelati in altre Contrade , ed in et"i piu a noi
vicine , biasimevoli oltremodo furono nella lori) condotta , questi
furono vizj particolarl delle persone, e non gia inerenii alia na-
lura delta cosa.
Tra" Minislri di Stato Ecclesiastici nellc Corti di Principi, ine-
rita special menzione il nostro Piemontese Cardinal Dal-Pozzo
OiUiitii. Storia
tifl Gian Dui'ato
Tom. V. p. lyl .
V. Doriui
4pI PositfNino
I.T I CAPO ir.
ArcivcscoYO diPisn, principnle Ministro tlel Graii-Duca di Toscana
FcrJinando I. DifitUo, esseiulo Egli niaucato d\ vila , ebbe a scii-
vere il siio Sovrano al siio Ambasciatore in Roma m ([uesti pre-
cis! teiinini «c inoito un uonio tli vita iiinocente, e <li grandissi-
« nia iiilogrilii e valore , e a No! ha fatto in tulti i coiui sempre
« grandis^inio aiiito e servizio coUa sua singolare prudeuza e <lot-
« trina , e ce ue dispiace infinilamente. i> Ed il doltissimo Gesuita
Possevitio non fii (picgli , chc jnimo fece conoscere alia coUa Eu-
ropa lo stato , le foi ze , le condizioni del vaslissimo Impeio della
liussia ? Non f« Egli il mediaiore della pace ira il Re di Polonia
e quel Czar verso il due del Secolo XVI; tpiando il Czar si ri-
volse al Papa, per oUenere die il Re di Polonia cessasse dalle
oslilita , lanto diveiso era lo stato politico d'Europa, quaiido la
Polonia sapea adoperar le sue foize , e la Russia non conosceva
ancora le sue ?
Famosissimi poi faiono in Francia, come ognnn sa, t due Car-
dinali Richelieu e Mazzarino. Non parlero del Richelieu attivissimo
lllinistro del buono ma debole Re Luigi XllI, ma Ministro prepo-
tenle e vendicativo. Rispetto pcro al Mazzarino, qualunque biasi-
rao dar si voglia a Lui in moiti particolari, negar non si puo ,
che abbia preparali i bei giorni del brillante e splendido regno
del fastoso Luii,'i XIV, segnatamente, con aver aperto la straJa
al Ministero del Colbert , di quel Colbert , che tanto poi favori le
Lellere, e promosse in quella ampia Contrada I'lndustria e le
Belle Arti ; e , quello che piu importa , con aver il Mazzarino idealo
v.Bjm.ei. c fondato quello Siabilimenlo da cui riconoscer si dee la nomina
IK dc Uuiiuet. * . ,. •
di qac' tanli iasigni Prelati che illuslrarono la Chiesa di Francia
sotto Luigi XIV prenominato. Basti accennar di veto un Bossuet,
iin Fenelon , un Flechier, unUezio, un De-Marca, per non par-
lare dc"U Scriltori celcbri che rischiararono la Sioria della Chiesa
come un Tillemont , un Fleury , e dcgli Oralori Sacri di prime
grido , che con robusla eloquenza esposero dal pergamo le Ve-
rity Evangeliche , frutti quesli prodotti indirellamente dagli stndj
COllTE Dl ROAIA 12'
migliorl proraossi da Vescovi savj eel iUuminati, di ciii, ia coiise-
guenza di quello Slabiliineido del Gardinyl Mazzarino, erasi pie-
cedentemente falta la scella ; e iion Iralascieremo dl osservare ,
clie uoti solamciilc educaziouc Romana uvea riccvulo il Mazzarino,
ma a' seivigj della Goi'te Romana avea EgU iucominciato la sua
Polilica carrieia.
Del reslo , riiornando da (|iiesla breve e per avventuiu iion inu-
tile di^'iessioiie al piincipale noslio argoincuto, degno di special
catisideiazlone si o, chc da' Nuiizj PonliGcj, e da' priinarj Ministri
dci Papi , non fii, Ira Ic altrc parli della Scienza di Stalo, trascu-
rala quclla di cui con tanto calore , sehbea con poco o nessuu
pubblico vanlaggio , si trallo dilFusamente da moltissimi Sciittori
de' giorni nostri , vale a dire rEconomia Polilica. La notlzia e la
dcscrizionc delle forze degli Stall , cosa che con voce nuova chla-
raasl a! presenle Statislica , sebbene antlchlssima, daccbe Tacito nc
fa menzloDC , fortnava anche I'oggetlo de' peiislerl del Nunzj Pon-
llficj che recavansi nolle Corti Straniere; e piu dl un cenno se ne
Incontra nella Relazlone delle Necozlazloni del Commendone, tut- craiisn. ue
^ Srripl. invila
lochc lo scope suo prlnclpale fossero gll affarl che risguardauo la ■"""■•''- 1' "■
Religlone.
Alio slesso modo veiso il fine del Secolo medesimo XVI, il savio
nostro Prelato Plemonlese Giovanni Bolero Inviato dalla Congre-
gazione della Propaganda a riconcscerc In lutta Eurojxi lo slato
della Religlone, non trascuro , per la connesslone che hanno le
cose Ira dl loro , nelle sue Relazlonl Unlversall ( Libro pregevole
avuio riguardo a que' tempi ) dl descrivere le forze di ciascunO
State e Contrada da Lui nelle lunghe peregrliiazlonl sue percorsa.
Tanto antlco era poi In Italia I'uso, che I gran Prelatl s'lngegnas-
sero dl procurarsl d'indagare si fatte nolizie, le pii\ esatte che si
potesse , che la Descrizione della Popolazlone, delle Entrate, delle
Spese dl uno Stato , la pli\ antica forse che si abbia , si e quella .^v,^''"";,,',;^
di lutte le Gitta e Tei-re dello Stato della Cliiesa or^inata nell'ail- vaa'di AsncoU
S XIX. 1- XX.
no iS'ji dal Cardinale Anglico, dl cul altrove si t: fatla tnenzioiM!; Tom.l'i."rio..
4* lacilu.
I30 CAKO ir.
tlove pure si e osservalo , clie si futlo lavoro (come esser do-
vrcbbe il suo uniro oggelto) era per loi'iiii' lumi ,ai Sovrani ed ai
Miiiislri, c non giiv per clur puscolo alia curiosiu't iiidiscreta degli
oziusi.
Quaiido la Corte di Roma, circa alia metu del SecoloXVI, era
ancora il ceiUro delle Negoziazioni dellc Corli di Europa , nacquc
pure cola Tiiso degli Awisi Poliiici. Ciii li dellava , secondo che
x^Jilrfi ulilirc scrive Adriauo I'olili, eratio soltanio poclii Sejjretarj di Principi ,
la Tra,iu..'><a ed Uomiiii di Stalo per servizio de' proprj Padroni, ed amici gran-
di ; e, ristrctli a qucst'iiso , ed in questi liuiiti, non si puo negare
che vantaggiosissima fosse una si falla pralica. Se la moltiplica-
zione poi clie se ne fece airinliniio , pubblicandoli colle stampe ,
e se la giornaliera ed incessante lettura che si fa di essi da ogni
specie di persone , in vece di attendere ai proprj doveri , non ca-
gioni gravi pregiudicj , e noa possa conlribuire eziaiidio a turbare
la pubblica tranquillita , ne rechino giudicio le persone assennale.
La cosa era ottiina in se , ed in ogni caso , qualora al presente
riesca daijuosa, siiccederebbe in cio, come in tutto il rimanenle,
non esservi nulla di pcggiore, che I'abuso delle cose otlime.
Ad ogni modo , che i Prelati della Corte di Roma abbiano prin-
cipalmente conlrlbuito alia rislaurazione della Scicnza di Stato nel
periodo di tempo, che corse dalla raeta sin verso al fine del Se-
colo WI, congiungendo le massimc della saua jNIorale con quelle
della Sana Polilica , non pare che si possa porre in dubbio ; ne
poteva interveuiie diversameale dopo la Riforma introdotta dul
Concilio , e la niigliorazion de' costumi.
La piudenza Civile, come qiiella dice una\irlu, noii puo, se-
condo che si c delto, andar disgiunta dalla Prudenza cousiderata
come virtu Ilcligiosa , e massimamente quando si tralti di affari di
sommo rilievo. Che ne sia il vcro , in lulli i Consiglj di Stalo de'
Sovrani della Crlsliauita furoiio ognora annoverati alcuni de' priii-
cipali Prelati della Coutrada; ne questo intervento li distoglie,
come si daaao a credere certuni , dalle piii essenziali incumbenze
»;0!\'rK DI ROMA li'^
loro; clie anzi, atlesa la necessnria connessione, clie hanno tra di
esse !e cose di Stato con qnclle della Chiesa, ne forma una dclle
piii rilevanti. Altrondc non trallasi in ogni giorno, di stringcre al-
leanze, della Pace, o della Giierra; ne in ogni giorno Irattar si
dovrcijbe di pi-omulgar nuove Leggi , nuovi Instituii, miovi Slalii-
limenti ; e I'ingerenza dellc Pcrsone di Chiesa negli alFari grandi
di Governo deve restringersi ad una antivedenza generale di con-
siglio, e non di operaziono. Un grnn Prelato, non oppresso dalla
giornaliera continua spedizione di uiinuti alTari, clie impiccioliscono
I'animo , non perde, come perder non devono i gran Ministri, quel
vigore , quella forza magnanima , quclla vastita d'idee , quel fuoco
luminoso e benefioo, che dee spargere il calore, e dare il molo e
la vita ad una Nazione. Percio , dice il Savio Fenclon , quelll
che spediscono maggior numero di afFari , sono quclli appunlo die
hanno la minor parte del Governo , sono nulla pii\ che operaj
suballerni. 11 vero Uomo di Stato si o colni , che , mentre Egli
nulla csegviisce , fa si, che ogni cosa si eseguisca (i).
Conchiudasi adunque , che, siccome i punti piii sostanziali della
Scienza di Stato mettono capo , e sono intimamente congiunli coUe
inassime della Morale Religiosa , percio non si devono dalle Con-
suite di Stato escludere i Prelati virtuosi ed illuminati; e che quesii
per I'appunto iicUa Corte di Roma, dopo la meta del Secolo XVI,
granderaente contribuirono alia ristaurazione della Scienza mede-
sima. Se Prelati imbevuli dei priiicipj della Religione verace aves ■
sero parte nelle Consulte per ovviare ai mali, che dalla eccessiva
popolazione ne derivano , saprebbono proporre spedienii migliori
di qnelli accennati dal Mallhus, o per dir meglio proporne alcuno",
dacclie veruno, se si riguarda bene, non ne propone qiie.'lo In-
glese Scrittore. E se I'orgoglioso e violento Marchese di Louvois
(i) 11 Ccu» qui UiiViiiUciil , qui cjpsdicnt, cl qui font plus Jcs alTairi'S , sont ccux qui
B gouvcrncut Ics inoias ; iU no sunt que Ics ouvricrs ^iiballcrncs. Lc vr.ii Gcnic qui cou-
« Juit I'EUI est cclui , qui in- faisant ricn , fait lout faiic. » TeUmaq. Liv. XX.
laS CAPO n.
in occasionc delta rivocazione deirEditto di Nantes, avessc consul-
w A"'!!;!, tato il savio e dottissimo Vescovo di Meaux , certamente in allro
iBodo, e con mnggior frutlo si sarebbe ottenuto lo scopo di pur-
gar la Francia da coloro , che , non mcno rispelto alia Religione
Cattolica allora doininante , che al Governo Monarchico, si moslra-
vano , ed oi;iiora si erauo dimostrali avversi.
CAPO III.
f^enezia.
A lulii coloro, che haniio una giusla idea della condixionc delle
Repubbliclie Italiane ( forma di Governo colla quale , durante i
Secoli di mezzo , e sino innoltralo il Secolo XVI , tante Cilia si
ressero , e segnatamente quella di Firenze , di cui si e detto di
sopra), Repubbliche tutte piene di Sette , di dissensioni , di disor-
dini, e di Tirannidi, strano sembrar dovra , che ad una Repub-
blica Italiana , a' giorni nostri piu ancora dalle morbidezzc, e dalla
corruzione interna , die non dalla violenza di straordinarj eveni-
menli distrnlla , attribuir si debba in gran parte la gloria della
Ristaurazione delle Scicnze di Stato seguita intorno alia meta del
Secolo XVI.
Questo vanto peraltro , senza dubbio nessuno , allribuir si dee
all'antica Repubblica di Venezia ; e gli antichi Ordini della mede-
siraa , degui per questo rispelto di lode , precedetlero di gran
lunga anche I'Epoca di cui ragioniamo , e, sebbene spenta, me-
I'itar devono serle considerazioni degli uomini di Governo. Che se
la Storia , e la Costituzione della Repubblica di Atene formo I'og-
gelto di opere elaboratissime non solo di un Sigonio , e di tanti
dolti Anliquarj , e segnatamente dell'eleganle moderno Scrittore
del Viaggio di Anacarsi, ma eziandio di chi sotlo I'aspetto Politico
e Filosofico prese a penetrare addentro negli Instituli di quell'an-
tico Governo , come fece I'lnglese Scrittore Guglielmo Young, a
VENKZIA 129
\>W buona ragione rivolgnr si (lel)bono gli sguardi di chi alten-
de agli Stmlj dclle cose di Governo , a considerar le massime
colle quali per lo corso di tanli Secoli venue rcUa la ^'enela Ile-
pubblica.
Si fattc parlicolarila, traltandosi dinnoStato, che ebbe si hmga
vita , e che abbiamo veduto noi medcsimi ancora sussistcre , mollo
pill agevolmente Ic possiamo ricavare da lil>ri dettati a' giorni no-
sU'i , ciie non da quelle clie con fatica, e con pari sicurezza si
ricavano dagli anliclii Scritlori Greci e Latiiii , e dalle laboriose
ed erudite Disseitazioni degli Antiqiiarj intorno alia Repubblica di
Atcne. Di falto , non solo dagli Sciiltori Stranieri Oltramontani ,
prima e dopo la raduta di Venezia venncro deltate Opeie e Storie
di quella (limosa Conlrada, non pero sempre iraparziali ed esalte ;
ma in Venezia, poclii anni sono, si pubblico TOpcra Postuma del
Patrizio Sebastiano CroHa inlitolata: Memorie Storico-Ck'ili sopra
il Go^'eriio dc Teiieziaiu , da lui compilata dopo la cadula della
Repubblica; e qaello che e piu, che venne daU'Editore dcdicata KWn^lZi'iiii.
al Governatore Generate Anstriaco delle Provincie Venele il Conte
di Goess , come argomemto gratisslmo (sono parole precise della
Dedicatoria) a S. E. per lo zelo deWonor di Venezia.
Ad ogni modo poi io intendo ragionar di quella Repubblica nci
buoni tempi, in quellEpoca, in ciii , non solo i Principi d'ltalia si
ascrivevano a vanto lo essere annoverali Ira' Veneti Patrizj, ma
lo slesso Re di Fiancia Enrico III riceve come dono gradito v. nruu sioti.
roflertagli Nobilla Veiieta ; non gia di queU'Epoca recentissima ,
in cui il Re Luigi XVIII voile cancellar il suo nome dal Libro cj^ui^dd?;
d'Oro. Dove e da notarsi, (cosa degna di particolar considerazione) ''"" '
che nel Secolo XVI, ben lungi dal pretendersi , come fanno i mo-
derni novalori , che una sola esser possa la perfelta forma di Go-
verno (e lale a parer loro si c quello che chiamano Governo Co-
stitnzionale) i Repubblicani stessi aveano giusle e vantaggiose idee
di Governo Monarchico perfetto; ed i Monarchi non temevano ,
anzi apprezzavano i saggi Instituli dei Governi di Repubblica ;
ToMO xixv. J 7
i3o CAPO iir.
cosa die si manlfesta in tutte le Relazioni Politiche di quella elk,
ed anche di tempi nolabilraente posleriori.
Che lie sia il vero, oltre allallegaio esempio del Re di Francia
di cui si e toccato lesle , moiti altri Sovrani si fatevano prej^io di
maniener buona e viva corrispondenza con Venezia , come tra gii
altri specialmente il nostro Rigenerator del Piemoiile il Duna Ema-
nuel Filiberto ; ne aveano dilFicolla di adottainc in diversi parti-
colari, alcuni de' savj Oidini di Governo. Quanta fosse la riputa-
zione, in cui, presso tutte le Corti era salita cpiella Repubblica, ed
in cui mantenevasi tutlora, gia innoltralo il Secolo segnenle XVII,
♦. N.ni nulla il da piu palesemente a divedere , cKe lo essere stata srelta
""elguailli""' per Mediatrice ne' Con-'ressi per lo Truttato di Vestfalia. Traitato
Bill, du TraiK ' ^ '
*ev«.pu.i«. che formb per tanii anni la base del Diritto PubbHro di Europa(i).
D'altra parte poi , a dimostrare quale giusta idea avesscro que'
prudenii Repubblicani del Governo Monarcliico , baslera allegare
quel delio del gravissimo loro Senatore e celebre Storico Paolo
Paruta , conservatosi nella insif,'ne sua Opera della Perfezione della
Vita Politica , dove dice a chiare note : che lo Stato Begin , e
quello degli Ottlmali vanno quasi del pari. Non parlo delle Re-
pubbliche Dcraocraticbe , perche o tali soltanto di Nome, domi-
nate da Fazioni , e da Capi-Popolo raggiratori della Plebe ; o ri-
strelte a cosi piccolo e povero Paese, ed in si picciol numero, che
non possono fornir insegnamenti e massime generali di Prudenza
(i) Ecco qiial vanlag^ioso concetto si avcssc peranco della saviezza del Governo di Ve-
nezia, dagli Uomini di Stato in Francia dopo la mcla del Secolo XN'll, e gia rej»nando
Luigi XIV. Monaigiior di Percfixe Arcivescovo di Parigi , stato Precettore di quel Monarca
nella sua oieritanientc lodata Sloria del Re Emico il Grande , vale a dire Enrico IV, dopo
di aver narrate le trattative della pace , a mcdiasione di esse Munarca , concliiusa tra il Re
di Spagna e le Provincie Unite della Olanda , e quanto in cncomio di Lui vennc dctto in
quella occa&ione dal Doge in pien Senato airAinhasciatore di Francia, tcrmina con questc
memorabili parole « Elogc d'aiilant plus beau , et plus glorieux qu'on pent dire avec verite ,
• que Vcuisc a t«ujours etc le -tiege de la sagesse Politique, ct que les t'loges que partcnt
" de ce Sinai sont comine aulaut d'Oracles. u Pereftxc Hist, du Roy £iir!c le Grand
pag. 303. Paris 167a.
VENEZIA iJl
Civile a' sensati uominl di Stato. Tale e I'avviso dello siesso Paolo
Parula , il quale assci-isce , che fjuella Repnbblica, clic e in mano ibij.",.". » >»•
di tuUa una molliluiline , benclie in essa sia alcuiia parte di virtu,
non puo in ciascuno di tanto numero ritrovarsi un tal grado di
perfezionc come fa in pochi. Chi volesse intertenersi nello inda-
gare la forma, una volta si celebrc, del Governo diVenczia, puo
consullare que' molti Scrittori clie ne trattarono, di cui tenne re-
gisiro il Doge Foscarini nella insigne Opera sua della Storia dclla
Veneta Letteratuia ; osserveremo soltanto , che tra' piii lodati dal
Foscarini sono due Prelati , il Cardinal Gasparo Contarini , ed il
noslro Abate di S. Michele della Cliiusa Giovanui Botero.
Del rimanente, oio che ridonda a maggior gloria deiraulica Ve-
neta Repubblica, si c, die da essa uscirono i primi lumi, in essa
si fecero i primi passi, die tanto giovarono alia Ristaurazione delle
Scienze di Stato. La siluazione Geografica delle Isolette, dove da
prima ebbe la sua cuna , la nalura , le occupazioni de' suoi primi
abitatori , fece si, che in esse si conservarono le reliquie dell'an-
tica civilizzazione d'ltalia , cosa che si ravvisa in molti particolari,
nell'uso, a cagion d'esempio, de' Cognomi gentilizj, e nella cura
sopratiutto di preservarsi, il piu che poterono, liberi dalla domi-
nazione straniera, e dagli inconvenienti del Governo Feudalc, che
violentemente congiunlo colle popolari Fazioni tanti disastri cagio-
no , e tanto sangue fece versare nelle Repubbliche Lombarde de'
tempi di mezzo.
Tra' primi passi poi decisivi , che di tanto tempo precedeilero
la Ristaurazione delle Scienze di Stato, nell'Epoca che abbiamo
prcso principalinente in disamina, vale a dire circa la meta del
Secolo XVI, il piu rilevanle si fu la giusta idea, e lo stabilimenlo
della vera e perfelta Sovranita in Venezia. I varj dementi , che
riuniti , e concentrali eminentemente ed indipendentemenle, in una
persona delerminata, od in un Corpo Sovrano , costituiscono la
perfetta Sovranith, andarono in tulte le Coutrade ne' Secoli di
mezzo, e specialmeute in Italia, lungameute disgiunli e dispersi ;
D
iSa CAPO itr.
e coloro die si irovavano al possesso di uno di quest! istromenli
del potere Sovrano , iu quclla Anarcliia , e Caos Polit'iLO , dii-ei
cosi , s'ingegnaviino a vicemla colla forza o colla asUizia di spo-
gliai-ne que' Corpi o persone clie erano iiiveslili di altri di s\ i'atti
elemeuti. Quitidi , in ([uel periodo di tempo , taiiti sorsero gli usur-
patori neile Ilaliane Repubbliclie , tante furouo la Fazioiii e tanle
le inutazioni di Governo.
La Veneta Repubblica puressa, ne' tempi aniichissimi e prossimi
alia fondazione sua, ando flnlUiando Ira I'arbitrario Polere dci Oogi,
e le iasnrrezioiii della Plebe ; ond'e, clie piu d'uiio di que' piinii
Reggitori dello Stalo capitaroiio male ; ed i ttunuiti , e le fazioui
ia quell'oscura anticliissima epoca, come confessano gli Storici Ve-
neli, furono ficquenii assai. Ma la Veneta Repubblica fu la prima,
cui rinsci , nou ostante alcune agitazioni , di riuiiire in un cenlro,
e congiungei-e tutte le parti e le membra della Sovranita, mediante
il serrar, come si disse, del Consiglio sin dal fine del Secolo XIII,
e rintroduzione del Governo dcgli Otlimati , clie riceve poscia la
sua perfe/.ione cnllo slabilimento del Consiglio dei Dieci , freno
indispensabile cor»lro la licenza de' Nobili , clie traviassero, e Pal-
ladio della tranquiUita pnbblica per mantener I'autorila del Corpo
Sovrano, conlro le raaccliinazioni , la corruzione, i vizi ed i de-
lilti di Stato , in cui cader polesse taluno di qnelli che il cotn-
ponevano
Del resto qnesto stabilimento, non meno clie qnello dei lanti
Tribanali e Magistrati , di cui tesse rainulo e lungo Gatalogo nella
sua Opera Posiuma il menlovato Veneto Patrizio Sebasliano Croita,
e cbe ne i-ende, agli occlii di chi non ha |)otulo vedere in atli-
viti quella forma di Governo , iniralcialo ed oscuro il complesso,
questi t:uui Magislrati, io dico , con tanto diverse incumbcnze in
diversi tempi , ad essi commesse , e specialmenle quelle atlldale al
sopr iccennato Consiglio di Uieci, in nulla oU'endevano nc diniiiiui-
vani* rautor»l!» Suprema e la Sovranilk del Maggior Consiglio, die
tulli i poleri iu se eininentemeule riuuiva. Da esso Consiglio, non
I
vc^EZ^A. »33
altrimenli clie da uii assoluto Monarca, clie conferisca ;ul un Su-
premo Ma<;istrato laulorila di dccidcie dclla vita e della moi'le ,
dipcndcva il concedcre , lo aiimcnl;ire od il modifuare l.i i^iurisdi-
zioiic a ciascurio di que' Coipi Ui Icgiili ; e di lallo , alio slesso
Consijjlio dei Dieci piu di una votla , sebbeuc cou iinprovido di-
visamento, si Iratto di sccmare I'aulorita. Clie se la macchinala ri-
forma di quel priiK-ipalissiiuo Mai^islralo Tcniic, con forza di valide
ia"ioni , sin daU'aiino 1628, da Eallista Nalii coinbattula ed ini- s,„i smri.
... Lib. VII. (.. 3j7.
pedita , e quasi a' nosld ultiini tempi , dal Foscarini poi Doge delta c ««
Republdica , iion si puo negaie , che I'odio coucepilo conlio quel
eravissimo Mauislralo dalla tuiba de' Nobili maleontenti , abi)ia
coiiUibuilo noa poco alia corruzioue, ed alia lolal roviua in Hue
dello Slalo.
Due allri ordini uliiissimi de' Veneziani , e degni d'esserc imilati
in tuui i G )verui , precedeitero di gran lunga la Rjstaurazione
dclle Scieuze di Stalo. 11 |)rimo si fu I'uiricio inlrodollosi , come
si pensa da taluno, sin daU'anuo i2o4> di un ConsuUore Pubblico,
la Seric de' quali Consultori , coinpilata coUa sua solila diligenza
da Aposlolo Zeuo, e accennata dal Foscarini. L'altro instiluto sum"l'L
It' • PI • ■ • 11 Lt'lliTat . Vcuex.
^ uiente opportuno per inrigere con proiitlo le negozuizioni colie ,,.:;, cd in nou.
Potenze Eslere , si era quello che incaricava gli Ambascialori, ri-
tornali dalle Corti Strariiere , di riferir in Coiisiglio I'operato , e
di fare uu rilralto Politico in j^enerale degli Stati dove aveano I'i-
sieduto. Di s'l fatlo bellordiiie , da il vanto il Foscarini alia sua ^°"^- f ^^,f • '**
Patria , couie in pratica sin dal Secolo XIII ; e ben a ragione
quell'uomo grande gliene da lode ; perciocclie le Relazioni degli
Arabasciatori Veneti, massimamente quelle deltale dope il principio
del Secolo XVI, sono di gran lume per la Sloria (e la Relazione
della Corte nostra, dcttata dal Foscarini, ne e una convincente
prova) e I'uso di ([uella ora spenta Repubblica dovrebbe venir
imitato da tuiti i Govei'iii. In conformita di esso, uomini maturi ,
clie aveano fatlo sludio in gioventii delle Siienze Morali e Polili-
che, (dacclie ne' buoui tempi di quella Repubblica, i cui ordini
l3.t CAPO III.
antichi di Governo meritano di esser metlitati, come e delio , al
jtari di (|ueHi di Aiene e di Sparta, stiidinvano essi, sccondo die
Hcnwn°'p,i3i. ce no informa ii sopracilalo N. U. Sebasliaiio Crotla , la Polilica,
la Filosofia Morale, e TEloqucnza sotto la disciplina di dolti e
sperimentali Professori dell' Ordine Patrizio nella Biblioteca di
S. ISIarco), e die quitidi gia aveano esercitate Magistralure in Pa-
tria , onde conoscevano le massime della Scienza di Governo in
genere , e ne aveano irnparata in pralica I'applicazione, venivano,
senza intcrrompere la carriera de' loro Impieghi in Patria, inviali
a risiedere lemporariainenlc presso le Corti Straniere. Dovendo
poi fare gli Anibascialori, nel tornar dalle Corti , le Relazioni loro
in Consiglio , ne seguiva , die tutti i Patrizj che in esso interve-
nivano, erano appieno informali degl'interessi delle Potenze Estere,
e delle forze loro, e della natura degli uomini, de' Principi e de'
Ministri, onde delibeiare con plena cogiiizione di causa negll alFari
occorrenti e vertenze coUe Corti Straniere , ed escrcitare Amba-'
scierie coi liimi e cognizioni necessarie , ogni qual volta a simile
incarico venissero destinati.
Pill instruttive, bo detto teste, che doveano riuscire le Relazioni
degli Ambasciatori Veneti dettate nel Secolo, e specialmente verso
• la meta del Secolo XVI. La ragione si e , percbe non tanto in
quel tempo erasi piii ampliata la sfera delle umane cognizioni ,
quanto perche, essendosi migliorato il costume, la Scienza di Stato
si spoglio di quelle massime perverse per cui era tenuta incom-
patibile (come da taluni ancora falsamente si tiene), colla probita.
II piu volte lodato Foscarini , parlando delle Storie di Paolo Pa-
ruta, dice, che fu allora, che si conobbe piu chiaro chemai, po-
tersi nelle Storie maneggiare la vera e sana Ragione di Stato
senza olfendere I'onesta e la Religione. Lo stesso che dicesi delle
Storie di quel savissimo Procurator di S. Marco, dicasi pure
siJu«"pi'}3». rispetto a' suoi Discorsi Politici : Deus in hoc genere sumnins lo
chiama il Crenio presso il Foscarini. E di fatto que'Discorsi dovreb-
bono aver fama maggiore che non quelli del Segretario Fiorenlino,
TENEZU l35
Se la prudcnza e la virti\ ottencssero presso gli uomini gli elogj,
che ingiuslamente usurpali vengoiio dalla malignila e (laU'astuzia.
Dai ragionainenti avuti dai Veneti Ambasciatori , ineiitre crano in
Treiilo per nootivo del Coticilio , ragionarnenli a cui assistevano
parecclii giovaiii Palrizj, die facevauo loro cortegi,'io, e descrilti
ne' libri detlo stesso Parula, die iniitolo /?e//<z pevfezione della Fila
Civile, bcti si coin|)ieiide quali fossero le massime della vera e
Sana Polilica, professate allora da que' Snvj personaggj, che lanto
contribuirono alia Rislaura/.ione della Scienza di Siato.
Alia Ristaurazione di s\ fiitta Scienza non poco vi contribiii
eziandio la fainosa Uiiiversita di Padova, di cui cura si giande
pigliavasi dalla Veneta Repubblica. Uomini dollissimi , ed in gran-
de estimazione (nel die soslanzialcneiile consiste it vero frulio
sperabile dalla islruzion pubblica) , ne erano i Professori , ed i
Yeneti Patrizj aspiravano con tale ardore ed impegno ad olle-
nere Gatledie , cUe il Governo credette di dovervi imporre ua
freno per impedire, che di tutte non s'impadroiiissero (i). Con
essi Professori viveano e conversavano famigliarmenle i personaggi
pill grandi che in Padova si trovavano; ed a Padova concorrevano
giovani di alto lignaggio, non solo di tiitta Italia, ma eziandio di
Ollreinonti ; e fra gli altri a quello studio si recarono in principio
del Secolo XV[ siu dalt' Inshillerra il celebre Recinaldo Polo, vph,iip<Lir.
" ~ _ of Cod. Polo .
congiunto di pareutado con quel Monarchi , poi Cardinale, ed in
fine dello stesso Secolo, dalla Savoja Francesco di Sales, che per
Sanlita di costiinii , e per li suoi scritti y)u6 chiatnarsi 1 Epiietlo del
Cristianesimo, tanto superiore all'antico, quanto i lumi sopranaturali
vincono le sennplici forze della natura; e dalla Francia quell'insigne
fautor delle Lettere e de'Letterati Nicolo Peirescio. Del resto Pa- v.viedePcittsc.
dova, non solo era studio celebratissimo per li Giovani sia Italiani,
(i) AUicvi (iella Univprsita di Padova furono trc rinomali Professori chiamati a Torino
a'lcinpi dc'Padri nostri , il DoUor ViUliaoo Donali, I'Abatc Ptiini , e rAotiquario Giu-
tcppc Bai'toU.
i36 c.kvo HI.
che Stranicri , ma inol(re ricetto agli uomini Scienziati di critlo ,
die vi cercavano sollievo ermlito dalla ti-avagliala vita tie' neqozj
di Stalo , e vi si riducevano quasi in porlo , a goder ozio Lette-
rario. Lungo soggionio vi fece il Bembo , come ogmm sa, dopo di
essere slato Segretario di Papa Leone X; poscia vi passo quasi
I'intera sua vita il celebre Patrizio Genovese Vincenzo Pinelli il
Pomponio Atlico dell'Italia , come il Peirescio il fu delta Francia.
Circa a' tempi poi di cui ragioniamo , vale a dire poco prima
deU'anno i56o ; trovavasi in Padova , e vi faceva soggiorno il ce-
lebre Luigi Cornaro cognominato dalla "Vita Sobria , per aver sag-
giameute preferiio una lunghissima vita , condita da tutti i piacevi
deiranimo , ad uno dc' placeri corporei piii abietti. Abitava il Cor-
naro an elegante Palazzo con deliziosi giardlni ; ivi splendida-
menle Ei vivea, tenuto in gi-an cento da tutle le persone per na-
scita o per ingegno disiinte. Non vi era casa piii frequcntata ; e
tutti gli nnimi si conciliava quell'amabile veccliio , scbbene nou
fosse persona di molte leftere , coUa moderazione , coUa giovalita,
e con varj ed accorti ragionamenti. Noi osscryeremo soltanto , die
Luigi Cornaro , in un con allri rarissimi pregj , ebbe pur quello
di contribuire a gittare i fondamenti di quella savia Scienza Poli-
tica del giusto arnica e dell'onestOj nata in Italia, e che dall'Italia
anche in altre Regioni si diffuse.
Tra gli uomini di Stato adoperati negli afifari grandi , ed estir-
patori coll'opera e cogli scritti della perversa Ragion di Stato che
dorainava in principio del Secolo XVI, tengono distinto luogo il
Cardinale Gianfrancesco Commendone, ed il suo Discepolo, e Se-
gretario poscia, Nunzio in Venezia e Vescovo di Amelia Monsi •
gnor Anton-Maria Graziani. Ora il Cornaro , non solamente del
Commendone si puo chiamare Padre e Maestro , qual altro So-
crate rispetto a Senofonte, spingendolo da Padova, dove trovavasi
a studio, a recarsl in Roma, ma cziandio indiriltamenle del Gra-
cniun. De viu zoni. Ad ogui modo avendo il Cornaro iuieso discorrere il Com-
"■ 'Wd.'"" ' mendonc, quando fu di ritorno in Padova da Roma, con tanla
Lil*. I. Cjp. IV. ^ ^
VENEIIA 1 37
nvvedutezza ed intelligenza, esclamo, 0 dover riuscir il Commen-
done uomo sommo in Roma , o non aver EgU pratica nessuna del
Mondo. iNIentre il Graziani Iraltenevasi ancora in Padova , ed il
Coinmeiidone , salllo in alta fama , era gia nel corso delle sue Le-
gazioni in servigio della Santa Sede , udiva spesso il Cornaro ram-
mentare tali particolarita', di ninna cosa magijiorinente vantandosi,
co!nc di aver pei'saaso il Commendonc a lecarsi in Corle di Roma.
*
CAPO IV.
Gcnova.
Dopo essercl traltenuli alquanlo inlorno alio Arli di Governo
de' Veneziani anticlii nella epoca della Ristaurazione delle Scienze
di Slalo, rivolger si dovrebbe natiualmente il discorso agli anlichi
Genovesi , valorosi e formidabili emuli di Venezia ne' Secoli di
mezzo. Le imprese di mare di quelle due Repnbbliclie, i viaggi e
le scoperte loro , vincono quanto siasi operalo in mare da' Roma-
ni ; ed in qncsto particolare , come in parecclu altri troppo iuop-
portuno , per non dire inglusto , si e il confronto clie si fa dell Ita-
lia antica colla moderna dopo il Milie ; da cerli Scrillori special-
menlc Stranieri, compassionando lo slato della moderaa, in un
modo, clie diventa disprezzo.
Vero e, die rispelto a Geneva, piii tardi essendosi in essa sfa-
biliia I'Aristocrazia , e le fazioni avendo dominalo ed agitato quella
Repubblica durante quasi I'intero Secolo XVI, Ira i Fregosi e gli
Adorni, ed altre polcnli famiglie , sin clie per calmarle eflicacc
mente si adopero il celebre Andrea Doria (quello stesso grand'uo-
mo, chc per poco corse pericolo di perdere la vita e lo Stalo, se
il Conle Luigi Fieschi non sommergevasi casualmcnte in mare) in
mezzo a tante si frequenti perturbazioni , impossibilc era die si
pensasse a perfezionar Parte di un paciCco e ben ordinate Governo.
Ma la virtu e PaccorgimeulOj che non poteva trovare fondamento
ToMo ixxv. 18
1 38 CAPO ir.
stabile, no ajulo nel Govenio, fece si, die circa a que' tempi ap-
punto, i Parlicolaii si adopei-assero per acquistar riccliezzc , e si
segnalassero ncl fiiine uso in opere di magnilicenza, e di magui-
licenza diretta al puhbiico vantaggio.
II Saggio Iristiiiitore de' Principi de' tempi snoi nella Scienza di
Governo, il nostro Giovanni Botero, die scriveva intorno appunlo
al fine del Secolo XVI, osserva che esistevano allora in Ilaiia due
Repul)I)liclie floridissime Venezia e Geneva; e soggiunge, die Ve-
Botfro. nczia avaiizava di gran lunga Geneva, e di Slato, e di crandezza.
Lib. I. p.£. 33. La ragioue die Egli ne aiiega sic, perclie i Vcneziani, aliendendo
alia mercanzia i-eale , si erano arriccliiti mediocivmente in pailico-
lare , ma infinitainente in comune. AH'incontio iGeiiovesi, iinpie-
gandosi afTatlo in camhj, aveano anicdiite , dice il Bolero, le fa-
colla particolari, ina iiiipoveiito estrein nnente le enlraie puhhlidie.
II die sostanzialmente si riduce a dire, die i parliculari si pren-
deano magj,'ior pensiero delle cose propne , die non il Governo
delle pubblidie. Aggiungasi , die raiigiisiia del Territorio , in si
gran parte sterile, della Republilica di Geneva non poteva som-
minislrare gran copia di prodotli natnrali da fame sinercio; e die
la professione d'iinpiegare i proprj capitali ne' cambj , e assai piii
imlipendeiile di qnella di possessore di lerreni, e meno soggelta
alle fazioni e rivoluzioni del Governo. Del rimaneiite e cosa no-
tabile , die qiiesla diversith , tra la Coslituzione , a dir cosi , Eco-
nomica di Genova da qnella di Venezia , venne pnre avvertila dal
Santo Vescovo di Gin'evra conteniporaneo dell'Abate di S. Michel
Della Chinsa, dove asserisce die la ricchezza de' Particolari si op-
poneva a qnella del Pubblico in Genova, dove in Venezia non
erano cosi ricclii i particolari (i).
(i) '1 11 y a en Italic deux NobK;s Bcpuliliqiics Venise el Genes. A Vcnisc Ics particulicrs
ft nc sunt pas si richfs qa'a Genes. La richesse des Parliculi^rs cmpcclic ci-IIc dn Public, n
Letlere di S. Francesco di Sales. Lett, XLl. in data dei aa Novembre ilioj. Parii^i 1708.
Tom, I. pag, 121.
cr.NOTA i3g
AIFhIIo conforme in soslanza al gimlicio di que' due virtuosi e
pi-udenti nostri Prelali si e qr.ello del modcrno rinomato Siorico
Iiiglese Robertson (r) , onde ne'CiUadini privati , come si c cletto,
convieii cercare le virtuose azioni ed i generosi sentimeiiti , jioiclie
neU'epoca in cui segui in Italia la Ristaurazione dcUe Scieuze di
Stale , il Governo , agitato dalle fazioni , mal potca rivolger il
pensiero a perfezionar Parte di reggere i popoli , e renderli felici.
Quello clie non esegui il Governo , venne , rnassimainente in pro-
gresso di tempo , recalo ad eirelto cd esteso da parecchi facollosi
Gittadini , clie alia inngiiificeiiza si dimostrarono mai sempre propensi.
Lascio stare, che sin dai tempi del Boccaccio i Genovesi, come ^"■'"^r^,"''"
Eidice, erano usali di nobilmeiite veslire , clie tanti sono i son-
tuosi e splendidi Palazzi clie sorgono in Genova , clie taluno ,
avuto riguardo al modo in cui sono aiFullali, giunse a cliiamav
quella superba citta nn magazziuo di Palazzi , lascio slare le taiile
opere pie riccamente dotate ; ma quelle, die propriamente cliiamar
si possono opere pubbliche in cui i particolari lianno preso a far
le parti del Governo , quelle opere clie da Cicerone sono senza
esitazione veruna riguardate come opere appartcnenli alia virtu
della magnificenza , quante non sono, di cui Genova e debilrice,
non al Governo antico, ma a' pareechj de' suoi piii doviziosi Gitta-
dini zelanli del pubblico bene / Tali sono Templi sontuosissimi ,
strade costrutte lungo precipilosi torrenti , ponti di meravigliosa
costruzione , e vadasi diceiido consimili opere di magniQcenza del
•1 (i) Never was there a contrast more striking, than between the internal administration
n of the two rival Republics of Vcnise and Genoa. In the former , Gouvcrnement was con-
» duistcl with Steady systematic prudence ; in Uic latter was consi»tcnt in nothing , out a
« foudncbS for novelity , and a propension to change. The one enjoyed pei-prtuel calm ;
« the other was agitated with ail tlic storms , and vicissitudes of faction. The increase of
It wealth , rhich Huwed in the Genoa from the cxcrciou of his merchants , did not contra-
« balances the defects in his political Constitution, and, in the more prosperos State, we
It may discern , the appcrance of syntoms wich forebo ded a diminution of opulence and
« power. I) Robertson Ancient India yag. lai.
1.^0 C.KVO IV.
pari dispendioslssima, che ili pubblico costante eil universale
Opera parimenli di privati f'u nc' suoi principj qiiello Slabili-
mento mei-canlilc , die in progresso divenne si i'ainoso , vale a dire
il Banco di S. Giorj^io , die eccilb giuslattienle le tneravit^lie del
Segretario Fiorentiiio , e die divenne il modello delle Compa£;nie
di Goinmercio delle piu possenti Nazioni Navigalriri deH'iiuropa.
Che se poi il Governo di Genova , piu debole e men ricco di
S. Giorgio, prese il dnnnoso partito di assegnare e redere al nie-
desimo per entrata il dominio di Slati , e segnataincnte della Cor-
sica in isconto dei debili da esso conlralti verso S. (iinrgio; della
Corsica non mai soggiogata , non mai libera, die tra gr.ncendi e
le stragi , diversa afTatto da Intte le altre contrade dell Eiiropa in-
civilita , form i niezzi di rendere piu allivi , come gia ncH'aiitica
Repubblica Romana , gl'islromenli piu violenii /ddia dominazione ,
questo nou fu difetto de' pariicol-iri , clie le ricdiezze loi-o aveanO
confidato a quel Banco , ma bensi conlrassegno manifesto , e coa-
fessione della debolezza del Governo , onde ne venue il moslruoso
risuUato di una Sociela di iMercal.mti divcnula Sovi-ana con pre-
giudicio iucalcolabile de' sndditi , e della inlera umanila , dacclie
divenne esempio peiniciosissirao , come si e vedulo in pralica, per
quelle Nazioni possenli , die lo imilarono.
Di fatio , sebbene i piii famosi Iraflicanii (come i De ^ledici ,
divenuti Sovrani) possano giugnere a reggere saviamente i I'opoli ,
cio si verifica sollanto net caso , die si reslringa ad iin solo la
Sovranita ; ma la Sovranita divenuta propriela , non gia di un solo,
ma di una Socicta Mercantile, non puo aver altro scopo , ne altro
oggelto delle sue operazioni se non se il gnadagno , e percio non
puo riguardare i sudditi fuorche sollo I'aspello di un capo di en-
trata , riducendoli pressodie alia condizione di schiavi. Mentre per-
tanto non si puo a me no di dare la dovuta lode a' particolari in-
Stitutori di quello un giorno famosissimo slabilimcnlo ; d'allra parte
tulti i savj Polilici , non polrauno egualmente encomiare i Capi di
OEXOY/V f4''
quel Governo , die si ridiissero a segno di tra<;formare la Repub-
blica loro in S. Giorgio. Coiu-hiiulcremo pertatilo , die le singolari
circostanze in cui Irovossi Genova nellepoca della Ristaurazione
delle Scienze di Slato , e la condizione di quel Governo erano
tali , che non ost;inle la viriu , riiigej^tio de' suoi Cittadini e I'alti-
vilji dc' medeslini non si trovo in grado di contribuire a quella
gratide e benefica rautazione dl cose , die a que' leinpi sej,'ui ia
Italia , come vi conlribuirono gii altri Slati di cui si e sin qui ra-
giouato J ed in ispecie i'aatica Repubblica di Veuezia.
CAro V.
M llano, e NapolL
Quello die abbiam creduto di dover dire di Genova si puo ad uri
dipresso iioiare, c si verifica in parlc, rispetto a quelli Stati d llnlia,
che verso la meta delSecoloXVl trovavansi ridoUi a condizione di
.Proviiicia , come il Ducato di Milano, ed il Regno di Napoli ; se
non die, senza die vi avesse parte lo Straniero Governo, in Milano
quelluomo gratide che, come si e osservato piii sopra, taiito con-
Iribui al miglioramento del costumi , tanto del pari, e si eflicace-
menle si adopero per introdurre, spargere e radicare altamente le
massime di una Sana Politica , che si puo senza tcma di errore
allerinare, che a Lui in gran parte attribuir si dee la grand'opera
della Ristaurazione delle Scienze di Stato. Intendo parlare delTim-
mortale Arcivescovo di ^lilano Carlo Borromeo , di cui gii si e
ragionato in proposito della Corle di Roma , ma di cui non si puo
a meno di far parola iu proposito di Milano. Questi sinche resto
in Roma presso lo Zio , il Sommo Pontefice Pio IV, alio siesso
tempo in cui dava calore alia ultimazione del Concilio , ed alia Ri-
forma del depravati costumi , poneva pure studio nelle cose di
Stato dacclic si gran parte de' piii gravi aiFari veniva a Lui afiidata,
ed in uua ela in cui la Corte di Rouia avea ancora laula ingercnza
t^3 CAPO iv.
in tuttc le Corti Jella Cristianit;i, ma con viste, con niassime, con
priiicipj troppo diversi da quelli seguUi da' Miiiislri die aveano
vissulo ne' primi anni di quel Secolo. Egli , come gia si e piu sopra
accennato , si era pro|30Slo per esetnplare il famoso Datario Ghi-
berti a tale, di lenerlo in conto di modello nclla amminislrazione
dclla vasta sua Dioccsi, dacche il Gliiberti, da Roma ridotlosi a
Verona di cui era Vescovo, non ad altro rivolse i pensieri se noii
se a farvi fiorir i buoni coslumi.
Intanlo con quanta sollecitudine avesse rivolto ranlmo il Santo
Cardinale Carlo Lorromeo agli studj elie riguardavano le materie
di Stato, e la pratica, e la spcdizione de' Negozj de' tempi suoi,
si vuole argomcntare dalla iiisigne e pre/.iosa Raccolta delle Lettere
de' Principi a' Principi dal Ruscelli ideata , e dedicata da Lui a
S. Carlo, Raccolta in cui tanle Lettere si Irovano inserite del so-
praccennato Gliiberti, di Lodovico Vescovo di Rapisa lodatissimo,
come si e detto , dall'Inglese Scriltore della ^ ita di Leon X,
e di quelli allri molti Negoziatori, che ci presentano al vivo il
ritratto dcUe Corti di allora , e la mutazione in meglio del Siste- •
ma Politico , per opera principalmente degl'Italiani. II periodo di
tempo, die comprende quella Raccolta, die, secondo I'osserva-
zione deU'esatto Apostolo Zeno, oltrepassa piu di venti anni un
intero Secolo , e Secolo in cui nacque il Diritto Pubblico di Eu-
ropa, scouvolto soltanto in questi ultimi tempi, i preclari uomini,
che dettarono si gran parte di quelle Lettere , il ravvisarsi in esse
gl'interessi delle Corti, ed i secreti ordigni de' maneggi , attesa la
minor gelosia, che si avea allora nel renderne pubblici iCarteggi,
fanno si , che quella Raccolta pubblicata la prima volta sotto gli
auspicj di S. Carlo si puo considerare come la pii!i antica e forse
la piu instruttiva Scuola delle Scienze di Stato.
Che se si stimo di ripubblicare il Carteggio del Macchiavelli ai
giorni nostri , e replicate edizioni se ne fecero, e piu di una Tra-
duzione in lingua Francese se ne diede in luce, uiolto piu lode-
Tole iropresa sarebbe quella diriprodurre le Lettere de' Principi ai
MILASO E NAPOLI 145
Principi, od almeno una scella delle pii lilevanli , e cio non tanlo
a motivo ilella molto maggiore importanza de'riegozj di cui Iratlaiio,
che quelli non furono , che ebbe a ni;>neggiiii'e il Segrelario Fio-
rentinu, e tiella molto maggiore eslensioiie de' tempi c de' Paesi ,
ma a motivo inollie (cio die iiifiiiitaineiile e piii da pregiarsi) per
le sane massiine di prudenza Civile, cbe , generalmente parlando,
in esse si rinvengono. Lascio stare, che la dellalura loro, in
ischiella , ed anclie elegante lingua Itaiiaua , servirebbe a disingan-
nar coloro li'u' Oiplomalici , clie erroneanienle si daniio a credere,
come troppo geuiali, che sono delle cose oltremonlane , che slen-
der non si possano Dispacci in altra lingua ftiorchc nella lingua
Franccse. Chi paria , scrive e legge di conlinuo Llbri e Foglj Fran-
cesi , e troppo iliflloile, die non pensi parimenii secondo Ic mas-
sime Francesi , o per meglio dire, di alcuna di quelle Scite in
cui e divisa cjuella vivacissima Nazione , mai sempre in ogni cosa
alio esiigerare propensa , e divenli un Fraucese in Italia. Ad ogni
modo, I'essere useita queirAiitica Raccolta coi ftivori del Santo
Arcivescovo di Mdano , c una evidente riprova, che a Lui i^radiii ,
e da Lui collivali erano gli studj , che diremmo al presente Di-
plomatici, e die avea Egli preso la miglior via per acquistare la
perfella cognizione della pratica de' Negozj.
Quando, come allora , non da ogni classe di persone (ed anche
dalla genie niinuta, e persin dalle donne) delle cose di Stato si
ragionava , ma quasi esclusivamente dalle p«rsone gravi e di alto
allijre , la necessaria islruzione a' Segretarj loro, ed a' giovani di
buona aspcUaliva, che formavano la loro Corte , privatamente si
dava da essi medesimi , ne disdegnavano quegli illuslri Personaggi
di far I'unicio di I'receltori molto piu proficui dei Caltedratici.
Cos\ pratico il celcbre Cardinal Coiumeudone con Anto^iio ISIaria
Graziani; ed un consimile splendido ed instrutiivo ammaestramento
ricevettero dal Santo Cardinale Carlo Borromeo quelli, che ne com-
Ponevano la Corte, essendo usciti dalla Casa di Lui, come ac- *"■»> p"-"">^
' ' agll Av\<Tliiiirull
ceana il Muralori, tanli insigni Prelali, Ira' quali Monsignor Cesare c.''«r""s,Suo.
V. Elogio
del Hoteru,
^<t AnuitUzioui.
I 44 CAPO V.
Speziano, Nunzio alle Corti di Spagna e di '^'ienna, poscia Vescovo
(li Novara , ed Autore di quegli Avvertimenti, pubblicati da esso
Muralori , die coiileiigono, in un colla piii pura Morale, tanle
massimc deUa piu sana , sicura, e proficua Prudenza Civile, ilet-
lati con pi'ofonda conoscenza degli uoinini , c consumata sperienza
iicgli alFari , e con nobile franchezza. Ne basti in prova uno di
A».ertimtino cssl dovc dicc cosi: « Non e perduta la semente dccli uoraini savi ,
» e buoui per lo Governo. La colpa clie cjnesti non si adoperino
u e dalla parte di chi ha da eleggerli , cssendo quesli o nializiosi ,
« 0 ignoranli.
Dalli slessi famigliari disoorsi del Santo Arci vescovo di IMilano,
attinse, scuza dubbio nessuno, il suo giovane Segretario, il ripu-
talissimo Scrittore di cose di Stato, il noslro Giovanni Bolero, la
dottrina esposta nell'Opera della Ragion di Siato, e negll Opuscoli
Politic! , del cbe si c ragionato altrovc difTiisamente. In quesla
conforinita, in uno Slato di Provincia, cjual era il Ducalo di Mi-
lano, Tin solo uomo grande, animate da quel verace amore della
Umanita che la Religione inspira, tanto contribui alia Ristaura-
zione delle Scienze di Stato.
Una egual soitte non tocco ad un'altra regione d'llalia, alia
stessa condizione ridotia di Provincia, voglio dire al Regno di Na-
poli, Contrada di svcgliati ingegni feracissima. Non mancarono ,
cio non oslanle, a quel Regno Scriltori in tali uialeric, tra' quali
lion voglio tralasciar ii dare un cenno del Sanmarco, Autore della
dotta e savia Opera della MiUazione degli Stati, tanto pii!i, perclie
di SI falto pregevolissimo Scriltore non trovo die abbia fatto men-
zione il diligentissimo Tiraboschi.
Otlavio Sanmarco, Gcnliluomo Napolitano, vissc in fine dd Se-
colo XVI, .e nel principio del segueiite. II sao Libro venne pub-
blicato nell'anno 1629 in Torino ed in Venezia , non essendosi
potato, da chi in questi ultimi anni il riprodussc , chiarirsene ,
quale tra queste edizioni di uno slesso anno sia stala la prima.
Poco riievaDle si e queslo punto di crudizione Idljliografica j non
Tvllr MtiUxioji
dc Itcgiii
d. OMjvio
S^nmjrco-
M11..UU itaS.
WIT.ANO E NAPOI.I X 4^
cosi quello cTindagar la cagione per cui in lanta copia di vicerche
e Ui consiclerazioni sopra i libii raii , non siasi tla vciuno fatlo
parola di un si pregevole Sciiitore , e die nemmeno ne il Fonta-
nini, ne lo Zeno, ne i'llaim ne abbiano regislrato il Titolo. Tale
pcrallro si e il deslino delle ojiere d'iiigrgno , oserei dii'e, lutle,
in cui si fti professione di massime di una sana e giudiciosa Po-
lilica , dacclie non si sa dai pin , ed anclie da clii non c malva-
gi'o , formarsi una giusta idea delta Scienza Polilica , confondendola
coU'astuzia , e colia fraudolenza. Questa fu la cagione per cui il
IJolei-o , tuttochc celcberrimo nella Ela sua , cadde in dimenti-
canza , e per cui il Sanuiarco non levo nemmeno rumore mentre
Ei visse , e neppiir nel suo Secolo.
A moslrar peraltro il valore di Lui bastino le segiienti osscr-
vazioni. II troppo celebre Segretario Fiorenlino dopo di aver pre-
messo , clie tre sono le forme semplici di Governo , il jMonarchico,
quello degli Ottimati , ed il Popolarc, die, corrompendosi , fanno
luogo alle Ire viziose , die ad esse corrispoiidouo , cioe la Tiran-
nide , la 01i},'arcliia , e la Licenziosa doininazione della Plebe ,
avendo d'altro lalo riguardo , alle turbolenze frequenti della To-
scann , cbe da si gran tempo , e forse piu die mai , e con mag-
gior furore imperversavand a' suoi giorni , ed alia instabillta dei
Govenii , clie non pi^liarono consislenza in tulla Italia se non se
verso la mela del Secolo X^'I , concliiude imperturbabilmente in
precisi termini u die tutti i delli modi sono pesliferi per la bre-
« vita della vita, die c ne' Ire buoni , e per la malignila , die e MarKDiKor..
« ne' ire rei. »
Ma se al Segretario Fiorenlino venne ofTuscata la vista, tuttoche
aculissima, dalla torbida e tenebrosa almosfera de' tempi suoi net
gindicnr delle mutazioni degli Stall, il Sanmarco, in prinripio del
Secolo susscgnente , piu savio sebben men rinomato Scriltore, con
divcrso e piu proliciio intenlo prcse a trattar di proposito delle
mulazioni degli Stali, vale a dire con quello di premunirle , invi-
lalo eziandio dalla maggiore slabilita de' Principati, i di cui Sovraiii
ToMO sxw. 19
l46 CAPO V.
non aveano piu blsogno come Principl nuovi , ne'piiml anni del
Secolo XVI, di consolidarsi nello Stato; ma bensi giiardarsi m
avvenire da tulto cio clic intorhidar potea quella tranquillita , clie
si era da parccchi amii incominciato a godere.
A diuQoslrai" sempre piu il valore del Sanmarco , non mi diliui-
gliero a divisare le cagioni della decadenz;> , e dalle mutazioiii di
Stato da Lui accennalc, clie sono a un dipresso le mcdcsime di
quelle rdcvate dal Bielfcid , e da altri moiierni Politic! , e moUo
prima di essi dal sopranominalo Botero. Molto pii\ nolabile si e
I'aver il Sanmarco, sin da' suoi tempi, saputo addilarne una, che
non potea aver sotio gli oc'clij , e de' funeslissimi elFetti di cui sia-
nio slati a' nostri giorni pur troppo teslitrionj. Usavasi ancora ai
tempi del Sanmarco , dopo conchiusa pace tra Potenze giierreg-
gianti , di licenziar la Milizia , nc erasi ancora introdolta Tusanza
di mantener numcrosa Soldatesca continiianienle in piedi durante
il tempo di pace. Cio non ostante seppe il Safmnarco vedere, che
istromei.'to terribile di pericolose muiazioni di Governo potea som-
ministrar a'sediziosi un numero grande di soldati mercenarj (e per
mcrcenarj, si vogliono riguardare tutti i soldati, clie campano la
vita del loro semplice soldo) non possedendo Palrimonio , non
avendo Fauiiglia , e non facendo altra professione se non quella
delle armi.
Vcro e, clic tale considerazione puo essere slata suggerita al
Sanmarco dalla Storia Romana , e segnatamente dai successi del
Basso Impero ; ma il saper cavare documenli di buon Governo
dalla cognizione delle antiche Storie , non e dato se non se a co-
loro , che sanno fame studio, e che non si danno a credere, co-
me presontuosamente certuni fanno, che basli la perizia e la pra-
tica delle cose presenti (i). Sc il Sammarco avesse rivolto I'occhio
(l) « Sogliono dire gli uoniini pnnk-nli, c non a caso , nu iinnicritamrnlc , clif chi viiole
ft YCiicrf rjucllo , che ha da cssrrc , consider! quello che u stato; pcrchc tutte le cose dil
!• Moudo in ogni Iciupo hanno U loro riscoiitro con gli auticbi Iciniii. 11 che iiasco, jH-rch^
MII.ANO E NAl-OI.I I '(7
unicamente a' siiccessi della sua eta, non polea supporre, clie Sol-
dati Stipemllali potessero rivolger le armi coniro i loro Sovrani
per canniar la forma di Govcnio; Egli die avca avuto iiinanzi agli
ocelli i troppo fi-eqiienti ammutinainentt degli Eserciti di Spagna
in Fiandra , dove gli ammuliiiamenli si restringevano in tempo di
gncrra contro rihelli a vivcre a discrezione nel Paese, senza mac-
chinar conU'o il Goveriio, e senza nemmeno far causa comune coi
sollcvali Fiaminglii.
CAPO VI.
Piemonte.
Dopo di aver tocralo della ristaiirazione delle Scienze di Stato
nel Dncalo di iSliiano , e nel Regno di Napoli , Goverui, nell'epoca
di cui si tratta , ridotti a condizione di Provincia, mi rivolgoro a
ragioiiarne ahjuanlo , considerando <pianto ahhia conlribuito a si
fatta Ristanrazione uno de' piCi antichi e stabili Governi d'ltalia ,
voglio dir quello del nostro Piemonte, mediante i favori non solo
d.i' Reaii Sovrani impartiti a si fatti stiulj , ma inoltre colle bene-
(iclie loro e giuste niassime di sana Politica inesse in pratica. Che
anzi dir si puo , die non giii ristanrazione , ma bensl cbntinua-
zione di una reita , ed incorrolta foggia di Governo sia slalo sem-
pre il Sistema Politico costantemente serbato da' nostri Politic!.
Ben lun"i dallessersi inlroiloila la Polilica Maccliiavellica nelia
Corle loro, vittima bensi di cpiella perversa Ragion di Stato fu
nel tempo in cui essa dominava lo svcnturato Duca Carlo III,
cognominalo a bnon diritto il Ruono , come vittima pure il fu-
rorio in diversi tempi , anclic non rimoti , altri nostri Sovrani.
« osscDdo quelle operate clagli uoniini , elu- luiino , ed rbbero semprc le medcsimc pag-
f( sioni , convicDc di Dccej^ita cbe Ic sortiscauo it medcsimo cfictto. » Muchiav. Disconi
Lib. 111. Di»c. XLIII. •
1^8 cwo HI.
Quanto savio , altroiule e beuefico fu il govenio ilel EVuca Ame-
deo VIII sin dal principio del Secolo XV ? Quaiito vaiiiaggioso
non fu il munecsio tie' Traitati ilirelli alia Pace d'llalia a metlia-
diazione di lui conchiusa: onde per tulli qucsli rispetli venne qua-
lificalo inerltaraente il PaciGco? E tanto tempo dopo il Duca Ema-
nuele Filibcrto, sebbene coiraura di una si memorabilc Viltoria
da Lui riportala negli nnni suoi giovanili, die gli frullb la rcsti-
tuzione degli Slati ingiustamentc usurpati al Padre , ed iiivilato
fosse a guerreggiare , del clie non gli mancarono le oo.casioni , ri-
niincio magnaniinamente per bene dc' suoi Popoli , alia gloria di
Principe gnerriero , tiilto rivolgciulosi alle arli di pace, e divenue
il rigeneralore del Piemonte , come ho accennato altro^e (i). Ne
voile Egli con facile e servile imitazione pigliar per modello fjli
J ^K'H'Ih",. iiislituti , le massime , il Sistema di Govern© delle iMonarcliie piii
. 6" o 1 io. pQgggfjjj de' tempi suoi, ma bensi s'inceKiio di iuviijorire , am-
V- D.li.i Mlli/ii ' ' ' '^ " ^
' '*'"" .Moutai. pliare , e migliorare eziandio con prudente accorgimento gli insti-
tuti de' savj suoi Predecessor!. Che se il Successore di Lui Carlo
Emanuele I. fu costretto troppo sovente ad impugnar le armi nel
lungo corso del Iravagliato suo Regno per saivare i suoi Slati dalle
invasion! e dalla dominazione dei troppo formidabili Potentati, clie
gli atlorniavano , lascio non pertanto il Duca Emanuel Filiberto
al Figlio , il genio ben nato di coltlvare e mantener in Gore le
Scienze di Stato , ond'c, clie qualora s'intondesse di fare il para-
gone tra quel iiostro anlico Sovrano cd il Gran Duca di Toscana
Cosimo I. sopi-a lodato, paragone toccato dal Denina, si pub senza
tema di errore alTermare, che il Duca Emanuele Filiberto non
solo ne emulo la gloria , raa in molti parlicolari il vinse e superb.
E quanto al Duca Carlo Emanuele I , quesli non contento di
aver cliiainato alia sua Corte e grandemenle favorito, il gia prima
(i) f'ila del Conte di Camerano Tom. Ill, fialiani Itlustri. Qiirsta parte non si era
volulo pcrracltere clic si stampa&sc ncgli ultiini tcuijii della dominuxiuuc Fiaiiccsc , uon
ottaiilc la (^Dto rantata Liberia dcUa Slampa
Segielarlo ilcl Saiilo Arcivcsco\o di Milano, e Scritlore in materia
di Sana Polilica a que' tempi celebratissimo Giovanni Bolero, Abate
di S. Micliele dclla Cliiusa, nominandolo e dcstinandolo Preceltore
de' Prinripi Figliuoli suoi , qucllo clie anche piii importa , e chc
dimostra con (luanla cura ponesse studio , ancorclie iinmerso in
tanti pensieri di Governo , alia Teorica della Scienza di Stale , si
€ lo attendervi die facea di proposito , facendosi comentare i libri
Polilici di Aristoiiie dal Bolero medesimo , diccndo il Marini con
giusla, ma singolarissima lode di entranibi nel Panegirico di Carlo
Emanuele I.
« E qiianlo scrisse il vercliio di Stagira
« Da s\ faconda lingua esposto ammira.
Dal Botero perallro e dalla pubblicazione seguita neU'anno i58g
dell Opera sua Della Ragion di Slato , in tulle le Corti di allora , e
segnatamenle in quelia di Spagna ripulatissima , non ebbe principio
lo Sludio diro cosi Teorico delle Scicnze concernenti il Governo,
e la rislaurazione di esse in Piemonle , mediante opere per siste-
ma contraric alia Polilica, che dicesi Machiavellica, e clie piii a
buona ragione dir dovrebbesi oltramontana. Basli lo acccnnare ,
che il prelodato Duca Emanuel Filtberto divide col Santo Cardinal
Borromeo, il vanto che la rinomata Raccolla delle Lettere de' Prin-
cipi di cui c deito sopra , venisse sotto gli auspicj di Lui in luce ,
esscmlo la secouda Parle di esse Lettere sin dall'anno i5^5 al
glorioso suo nome dedicata. E ne' principj del Regno del Figlio
di Lui Carlo Emanuele I , essendosi per intern rislampata si fatta
Raccolta (edizione quesia la migliore e la piii pregevole , siccome
quelia in cui le Lettere, secondo la esatla Cronologia vennero
riordinate c disposte) la prima Parte di essa nuova edizione dellan-
no i5So, venne a quel giovane Principe parimente dedicata.
Regnando il Duca Carlo Emanuele T, si pubblico pure colle
stampe in Torino (e forse fu la prima edizione) TOpera del dotlo
Nftpolitano Della unttazione degU Sliili. Florivano adunquc tra noi
si lulti studj a que' tempi, e tauta era la sicurezza^ e ia coufidenza
l5o CAPO Tl.
che i Sovran! aveano ne' Sudditi loro , clie non si Icmeva , che si
I'ulli libri andassero per le maul di tuui , e clie si Iraltasse di
cerli diliciiti argoinent.i , come era per I'appunto cjiu.llo dclla viu-
tazione dcgli Stuli. Del reslo erano intiiuamcnle persuasi que' due
nosiri gran Priiicipi , clie Tunico mezzo per isradicare le false e
dannose opinioni generalnienfe diffuse si era quclio , non solamente
di permellere , ma di favorire rinsegnamciilo di massiuie sane di-
rettamente aJ esse contraric , come si fece in modo vitlorioso dal
Bolero.
Tanto poi era a que' tempi quasi ingenito ne'Piemontesi il pro-
fessare , sia negli scritti clie in pratica , le dottrine di una saiia
Polilica , clie anclie fuori di Patria ne propagarono le massime.
Bastiuo in prova due iiouiini insigni , I'Arcivescovo di Pisa Dal
I'ozzo, tli cui si e gia toccato piusopra, Ministro iniegerrimo del
Gran-Duca di Toscana, e Carlo Pascale Gentiluoino di Cuiieo e
Magistrate Francese , adoperato da que' Monarclii in piu di una
Legazione , e clie scrisse e dedico al Gran-Cancellierc di quel
Regno, il dolto suo Trattalo , DeU'Ambascialor in Lingua Lalina,
che fu tra' jivimi in quellargomento, e cerlamente ii primo dcttalo
secondo i principj di quella buona fede e sincerila di cui sempre
si vanlo la Corle nostra , lontana da que' raggiri , da quella dop-
piezza , astuzia e sospclli , die cerluni falsamente si danno a cre-
dere, clie anima sieno deile Negoziazioni , condotta serbala da piii
valenti Ministri nostri presso le Corti straniere , del che ne fece
iie7Mf'^l'"io. lestimonianza in Vienna, non molti anni ancora or sono passati ,
Oprrc Puslume . . i/-i i*/-i i -i 11 nr '/n *i I
Tom. II. p. 6j scrivendo al Conte di Lanale , il celebre Metastasio (i), il qual
\itiiui .;!)5. Jisse pur cosi bene in uno de' suoi Drarami , clie! . . .
» Chi scmpie inganni aspetla
« Alletta ad ingannar.
V. I.r);>lu<
Can'li Pjicluli
Rulliiiiiugi
(1) Id qucsta Icttcra, clic racrit.i di csser Ictta tuUa e considprala , anima il Metastasio il
Conte di Cannlc , Ministro riputalissimo dclla Corte nostra presso quella di Vienna, a com-
batterc iu iscritto lo Scrittor I'Vaucese Pequet , e dimuslra, che un Ministro fraudoleuto &
t :j (
CAPO VII.
Stud] delle Scienze di Stato tiel Secolo XVI.
Credesi comunemeiUc dai piii , che prima di Grozio non si col-
iivasscro j^li Stiulj del Diiillo Pitbblii-O , e delle Scienze di Slato;
ma scbbene il siii qui delto possa gia sembrai* bastante a disin-
gannar chi cosi pensnsse , liUtavia giovera lo aggiiigncre alcune ri-
flessioni. E primierarncnte, quanto al Diritto Pubblico , da S. Tom-
inaso , e da Egidio Colomia , sino al nostro Pieinontese Crisloforo
Giavelli (i), vissuto ia priiicipio del Secolo XVI, qnanti noa det-
tarono Trattati, tutloche, secondo il metodo degli Scolastici , arido,
digiutio , inelegante ? Di parecchi di qnesii lo stessio dotlissitno
Grozio , chc nc avea formato iniglior concetto di qncllo in cui lo
tengono gli svogliati begli ingegni modern! , e segnatamente di
S. Tommaso , frequenteinente ne face uso allegandone rautorita.
E a vero dire , qiianlunque per cio clie si apparlieiie alia Teorica
di qucgli Studj, ciie al presente si chiamano di Diritto Pubblico,
nel Secolo XVI agli aatichl Maestri soltanto si avcsse riguardo, e
segnatamente regnasse nelle Scuole la FilosoGa Aristotelica, ed an-
corche le sotligliez/.e Dialetticlie e ^[etafisiche dello Stagirita sieno
a buona ragione cadtite in discredito ; lo stesso dir si dee delle
Scienze INIorali e Politiche.
La Morale Peripatelica , non solo dal nostro Tesauro venne dot-
tamente esposta, ma dopo di Lui elcgantemente dal colto Francesco
dannoso at stio Principe, agli aCTari, t-it a :>e stesso, aiUiirli^ qucstu vizio almeno non si
profossasse cosi conutncmcnle c scnza vcrgogna , e concliiiidc dicendo: e una specie di vo~
strti ffot'cre instruirc il Pubblico . . . di una u bella I'eritii di cui tanti anni lo convincele
colVopera.
(i) It Traltato del Giavelli intitolato; Phil>>sophia Ci^'itis Christiana vcnnc sLimpato in
Vciie/.ia neiraiino i5:jo, c dallUniprcssore Amvabenc dcdicata al Flglio del Doge allora
rcgujDtc Pielro Lando. La dottriiia del Giavelli, in diversi punli rilevantissima , mcritcrcbbe
di vcnir breveniente csposla , ed illustrata in uno stile piu collo, e coi debiti confroiiti co*
piii lipntati e savj Scrittori modcroi di cose di Stato.
iSa CAPO vir.
Maria ZatioUi , e uon sono ancora passaii molti annl , clie la Po-
litica di Aristotile use! al pubblico in Francia tradotta in quella
lingua , e con assai dilTuso comento illustrala. Che se qualche Gen-
liliiomo e Cortigiano nel Sccolo , e nell'epoca di cui ragioniamo ,
sebben non addollriuato , intendea di rendersi pratico di cose di
Governo , non avea dilTicolta di pigliar in niano il Trattato De /?e-
giminc Princtpum , sci'itlo nella maniera degli Scobisliei , ma con
principi di Sana ISIoralc da Egidio Colonna sin dal Secolo XIII.
Cosi Impariamo , che non temea di suggerir loro il sensato Cara-
lier Gerosoliinitano Sabba Castiglionc in que' sitoi Ricordi che spi-
rano aurci costumi in un con tnlla la bonarietk , e schieUezza
Loinbai'da.
Per quanto poi piii specialmenle si apparliene alle parti della
Polilica , che raeglio cliiameremo Pmidenza Civile , il Botero me-
desimo prevenne i piu savj divisamenti di quella Parte che venne
poscia chiamata Economia Pubblica ; ed il Davanznti eziandio in
poche carte discusse i piii i-ilevanti punti della astrusa e lanto
perseguitala materia della Monetazione , fissandone le piu sane e
sincere massime fondamentali.
Airacume degli Scolastici , dopo rimesse in fiore !e Buone Let-
tere , ed ampiamente diffaso il Buon Gusto nel Secolo XVI, si
riuni I'eleganza e rerudizione , e nello esporre , clie facevasi dalle
Cattedre , a foggia di Comento, la Politica di Arislotele, si abban-
dono la S[)inosa e rozza maniera degli Scolastici. Certamente il
coltissimo ed infclice Bonifacio, nimico quanto allri mai delle assur-
dila di quella Scuola , come chiarainente risulta da una delle let-
tere sue , nel leggere clie faceva in Geneva quel Trattato dello
Stagirita si sara piuttosto ingegnato di accostarsi alia precisione
elegante dcll'origiii.de, clie non al modo tenuto dagli Arabici anti-
clii Coramentatori ; come con inaggior facondia, ne csponeva po-
scia , come e detto sopra , la Dottrina il Botero a viva voce ragio-
nandone in Corte col Dnca Carlo Emanuelc I. Del rimanente
questi ragionamenli intorno alle cose di GovernOj quando uscivano
STUDJ nr.LLE SCIENZE DI STATO Io3
dalla bocca di persone adcloUrinate, e che alia Scienza coiigiunta
aveano I'esperienza ed una lunga pratica degli afiari e delle Corli ,
quanto non dovevano riuscire iiislrullivi? Sebbeiie a ilir vero lanto
doveano esserc piu vanlaggiosi qiiaiulo profeiili da iiomini di spec-
cliiala probilJi quale era ilBotero, e Iroppo diversi da colore, die
sponevano le ii)ique massiine contenule nel Libro del Principe del
Segretario Fiorentino al i;iovane Re di Francia Carlo IX, second©
che narra nt-lie sue Storie il Davila.
Circa la nieta del Secolo XVI, le Corti de'Principi, e de' Gran
Personagf;i in Italia , e segnatamente in Roma le case de' Prelali
grandi foniiti di Doitrina, e adoperali ne' maneggi di maggior ri-
lievo prcsso le slraniere Polenze rigiiardar si polevano come Ac-
cadetnie di uomini di Stato , essendovl in esse Gcnliluomini di
fresca ela , che congiungevano gli Studj Politici colla pratica dei
ncgo/.j. Tali erano le case de' Cardinali Contarini e Farnese, tale
qnella del Datario Gio. Matleo Ghibcrti , tale quella sopratutto
del pill volte lodalo Santo Cardinal Carlo Borromeo, clie seppe
unire la santita de' piu severi costumi cogli Studj delle Scicnze di
Governo , col maneggio degli allari piu grandi riguardanti I'lntera
Crislianila, e tale pur quella del Cardinal Reginaldo Polo, che
sel)ben nato Inglese con.-iilerar si |)a6 come Italiano; essendo stato
no' piinii suoi anni nudrito in Italia allievo dclla Universita di Pa-
dova , ed avendo presi Italiani costumi si conformo anche in questo
all'uso della Corte di Roma di que' tempi. Di fatto tra' suoi Fami-
gliari trovavansi trc uomini che rueritano distinta lode, per la pra-
tica de' Necozi Monsicnor Becatelli Bolo"ncse, Luici Priuli Nobile v piniip, ure
Veneto, e I'Abate di S. Solutore Vincenzo Parpaglia Gentiluomo
nostro Piemontese. Ne diverse erano allora le Corti degli Amha-
sciatori Veneli ; cosi troviamo , che il celebre Storico c Procurator
di S. Marco Paolo Paruta , adoperato prima dalla Repubblira in v. 7.<.nr.. viu di
rilevanli Negozia/.ioni, fu in giovanile eta coU'Ambasciatore Suriano
alia Corte di V'ienna.
All'Iialia adunque allribuir si dee rintroduzione di quella pratica
TOMO iXXV. 20
i54 ■ r:'^ro v"-
lodata , itin coiicedendone ad alui il vanlo dal Politico Pnissiano
Bielleld di dcslinar al sejjuilo di spcriinenlati Aiiibascialorl giovani
Genllluomi gia sulVicienteinente addoUrinati iicllc Scienze leoriclie
ii,*.''pa'ili.,. ^' Slato , ed informati del Sistema del Governo in cui son uati ,
T. 11. Ch.1,1. M. , , . ....-, . . 11 1
\i i per ailaeslrarsi sotto quesU insigni iMaestn iii qnella allrcUaiilo
splendida chc difliciie carriera. Lo studio delle Scienze di Slato
veniva ristretlo iu tal giiisa ai poclii cui toccai" dee col tempo di
comandare , e non iraprovvidameute reso comune ai nioili , che
devono iibjjidire. J3i cpiale natiira poi fosse Tinse^namenlo d'insli-
lutori autorevoli cotanto ; in cpial mode si diportassei'O cpiesli co-
gli allievi loro , e di qiiali doli gia dovessero esser foriiiti , pci'
meritar di essere auiraessi nelle loro Corti, ed amioverati tra' fa-
migliari loro, sono cose tntte , die in tanta distanza di tempo, e
mutazion di studj e di costuini , riesce dilFicile assai il poler chia-
rire , c minutainenle divisarc. Cio noa perlanto, se da un caso ,
di cui per buona sorte si sono conservate le particoiariti, si puo
trarre qualclie lume, e far ragiotie di qnello , clie gencralmenle
parlando inlervenisse , questo specchio , a dir cosi , quesla forma
di siugolare insLruzioiie la vediamo cliiaramente espressa iu quella
che riceve dal piu volte lodato , e sempre da lodarsi Cardinal
^. y.,. ^ Commcndonc il suo giovane Segretario , e quindi Vescovo di Ame-
Dpdw'"'Ki.'iM. lia , Nunzio prima della Santa Sede presso la RepnbMica Veneta,
Poniir.SrripIurib.
pa-, .ij. e Segretario di Papa Sisto V, Monsi^nore Anton-Maria Graziani.
Quanto all'Instltutore notar si dee, die Commendone uomo era
di aurei costumi , nudrito nella Uoiversita di Padova dclla Clas-
sica Letteratnra, a' suoi tempi sopramodo in fiore, secoiido, die
si c gia loccato sopra. Venuto in Gorte di Roma , e conosciuto dal
Pontefice Giulio Ilf. per alcuni eleganli Poelici componimenti ,
animalolo a congiunijere agli ameni gli studj severi, lo avea quindi
spedito nelle Fiandre , in Ingliillerra , ed in Portogallo , ne'(piali
viaggi furouo da Lui impicgati gli nllimi cinque ainii del Pontifi-
cato di Ginlio III. Dal Successoie di Lui Paolo IV venne desti-
nalo poscia Nunzio a Carlo V Imperalore, dopo di averlo nominalo
I. VI.
STUD.I PFM-F SriEflZF. DI STATO '-JJ
Vescovo di ZniUe e CeHalonia ; ne avcuclo poluto far residenza ,„.y^!^-,„
... Lili. I. Cl|>. >
presso quel Monarra , a cagion ilella guerra insorta Ira I Impera-
tore e Papa Paolo IV; riloniato in Roma fu niaiulaio alle Corti
Ti.ilime, e spcciilmenle presso il Senate Venelo per indurlo a
Slrrii^fM- lena col Papa.
Ma per.le male arti del Cardinal Caraffa Nipote del Papa, non
cl)he fclice e«ilo quella Nogoziazione , e rovesciatane a torto la colpa
sul Gotnmeiidoiie per li cattivi nOicj di esso Cardinale, non si
cnro , tie cerco il Coinmendone di discolparsene; anzi trovandosi
sciolto (lai carielii pubblici , ed in ozio inaspelialo, ripiglio con ar-
dore i suoi studj intermessi ; da uomo g'-ande non lasciandosi ab-
ballcie dalla avversila , e cavandone fiuUo , prese di condurre a
lernrne un'Opera riguardante il Diritlo Pubblico inlorno alllmpero
Romano trasffi ito a' Prinripi dclla Germania Ne scrivea gia tgli,
iincorclic fornito fosse a dovizia d'itigcgno, e di nalurale elo(|uenza,
lidandosi uella faoilila d'imaginare speciose leorie ; e di esporle
con islile seducenle. Piii severo, e pii!i sicuro era il gnslo della
ela di Lui. Per gillar sodi fondainenli dcll'Opera sua , stava assi-
diiitmenie nella Uil)lioteca 'N'atirana , rivolgendo abbandonali Codici
polverosi, Inlle spiando le antiche Memorie per Iraire dalle te-
neljre cjuanlo gli abbisognava. Pressoche un iniero anno passo irt
qiiesti onorati ed ulili sUulj , ingegnandosi in qiiesta gnisa di gio-
vare alia Corte di Roma, nel tempo slcsso clic riceveva ingiuria
da chi la govcrnava.
Si disponeva Kgli intanto di trasferirsi al suo Vescovalo di Zante
e Ceifalonia, (piandecco, ciie Papa Paolo IV mori, piuttosto die
non di veccliiaja ( benclie gia pervennto airottantesimo lerzo anno
del viver suo) di silcgno e di disgusio , per a\cre si Inngamente
ignorali , e si tardi pnniti i misfatti dei Caralla suoi ]Ni|)oli. Eletto
Sommo Pontedce Giovan Angelo De-Medici Milanese, die assunse
il noine di Pio IV; questi non solo concedette , die un allro ve-
nisse deslinalo Vescovo di Zaiile, c ne rimise al Coniniendone la
Stella , ina in tale occasione si estese esso Papa Pio uelle lodi di'
\. CastiplionP-
Lorlrguiuo 1.
V . GnlUni
Pr Brllo Cyprio.
HoLuae lOa^.
i56 CAPO VII.
Lui, soi;ginngeiiiloj clie un uoino di tal falla Jovcvasi ritenei" in
Koina per acloperavlo ncgli alFai-i , clie riguardavano riutcra Cri-
Slianita; cd in (juest'Epoca appunlo del maggior favore di un Pre-
lato ripuialissimo, clie alia probita congiungeva la coltura di Let-
tere, oognizioni ScieiUificlie delle materie di Stato, e praiica delle '
Corti , mentrc aprivasi avanti a Lui una luininosa carriera di ri-
levantissime Legazioni, medianlc il concetto grande , che ne avca
forniato il Sommo Pontefice, in quest'appunto forlunaiissima epoca,
io dico , il Gi-aziani divennc famigltare , e Segrelario, e discepolo,
direi cosi, del Commendone; ed il Conimendone, mentre a graa
passi s'incamminava alia piu splcndide Dignita, suo inslitutore.
Quautunque gia fosse il Graziaui oltre al ventesimo anno per-
venulo, e secoudo ruse di quella cla , in cui si volea dal Gasti-
glione, che i Cortegiani medcsimi fossero non solo nelle Laline let-
tere, ma eziandio nelle Greche suflTicientemente versati, non usan-
dosi allora di leggere i Classici se non se iiei fonli , il Commen-
done medesimo di suo Signore fatlo Maestro lo inizio nelle piii
i-econdite parti della Filosofia Platonica, ed i Libri Moral! , e la
Rettorica, e sopratutto la Polilica gli espose di Aristotele, nelle
quali facolla avendolo instrutto, seco nelle Ainbascerie sue in qua-
lity di Segrelario presso I'lmperatore , il Re di Polonia ed altri
Principi il condussc. Di queste particolaritri lutte ce nc porge ac-
certata notlzla il nipote di Lui Carlo Graziani neU'indiiizzar che
fa al Cardinale Francesco Barberini la Storia della Gueri-a di Ci-
pro deilo Zio , die in Roma parecchi anni dopo la m-orte deH'Au-
lore si pubblico.
N: la sposizione de' Libri Politici, che a viva voce facevasi al
Scgretario dal Commendone, si vuol credere , che fosse quella di
un Calledratico e Critico Commeniatore, ma di un uomo di Stato,
che congiungeva alia doltrina di uomo di Leltere quella di un
Negoziatore gia adoperato in alTari di Goveruo nelle Straniere
Corti , c la cognizione di quelle parti di cui gli antidii non ernno
suflicienti ed abl)astanza sicuri Maestri , come segnalamenle nella
STUDJ DET.LE SCIE.tr.K 1)1 STATO
IJ"
Polilica F.conomia , di cui ignaro uoii era linstitutor del Graziani
come si e acceimato piu sopra. In quel torno appiinto , e prima
di recarsi in Germania il Commendone , dopo di aver conosciulo
il Graziani pei' giovane di grandc ingcgno e d'indole virtuosa, c
gia ollfe ncgli studj migliori , cominciu a valersene in negozj di
rilievo , e pi'ocuio d'inlrodurlo nella famigliarita e corrispoudenza
co' Personaggi di maggior valore sia per doUrina, die pei- de-
stre/./.a ne' maueggi die crano in Roma , di un Jacopo Sadoleto
celebratissimo, di un Toleto die fu poi Cardinale,'che benclie Spa-
gnuo|o, contribui iu tempi posteriori alia riconciiiazione del Re
Enrico IV colla Santa Cliiesa, dellelegante e doUo Giulio Tog-
giani , di un Annibal Caro , uomo di grandissima esperienza in
Corte di Roma, die presagito avea il Cardinalato a piii di uuo ,
e die io presagiva al Commendone incdesimo.
In modo a un dipresso conforme a qiiello lenuto dal Commen-
done deesi credere clie fossero ammaeslrali i giovani Segretarj e
Corligiani a viva voce , e dai Patrizj \ eneti di cui si c ragionato
sopra, e dai gran Prelati, come dal Sanio Cardinal Borromeo ;
ed ammaestramenti consimili di sana Poliiica e da credere chc ri-
cevuto avesse alia Corte del Cardinal Reginaldo Polo, quel ^ in-
cenzo Parpaglia Abate di S. Solutore, die fu poscia Ambascialor
presso la Santa Sede dcU'immortal uostro Duca Emanuel Filiberto.
Questa usanza di tener ragionamenlo ddle Scienze di Stato tra
Personaggi grandi , e segnatamenle tra quelli clie adoperali veni-
vano in isplendide Legazioni per istruzione in ispecie de' giovani
lore fami,:;liari di nascita dislinta, era cosi universalmente slabilita,
die gli Ambasciatori ed i Padri medesimi adunati per il Coucilio
Generate in Trento vi davano opera nc'gioini in cui erano for-
zati , aitese le dilazioni dc' Novatori a restar inoperosi. Cosi tro-
viamo, die i giovani Patrizj Veneti, che erano nella Corte deU'Am-
basciator di ({uella Repubblica al Concilio, furono ascollatori dei
discorsi di que' savj e dotli Prclaii ^ eneti, die fornirono materia a
quel scnsalo Libro del Paruta tlella Perjcziouc delta F'Ua Voliticu;
T. Cj,.. II.
Corto dl Roma*
V. Cotnpendio
della Vili
dri ('rj/iaiii
ne' ProU'g'jmcni
iA Liigoiiiar»t
allt- Lcttrrc
pag. W&T-
V. CUieia
Cronolo^ia
de Prrlali
PiciDoatcii'
Pjruta
Pcrfei. ViU
Polit. pag. 7.
Vcueija t^v
D-? Di^i'it-ntc
hci|mbli>'.ie
SoctclLilis jil
Bcti;il()tini i'ohmi
CardliinliNII.
Ctvmouae tj56
De Rrbii» sum.
i.a>. I.
i53 CAPO \ir.
uomiiii del rcsto di s\ cliiara fama die a lodar loi'o , baslava il
nominarli , dice il Panila inedesimo. In iino intervallo pariinenle
di o/.io involontario di que'Pudri, il collissiino Marco Antonio Fla-
minio iniianzi ai Legati stessi ;d Concilio col celehre iiostro Ve-
Scovo di Alba Monsignor Girolamo Yida dispiUo in un delizioso
qiaidino intorno alia iinportanza del Piibblii-o Governo, ossia della
Civile Soeietii , di cui detlo poscia il Vida , (piasi per supplire ai
Libri De Republica di Cicerone , die credevnnsi allora lolalmenle
perdiUi , rO|)cra sua elegante, col Tilolo sopraccennalo, indiriz-
zandola al Cardinal Polo , uno dei Legati , del quale il Flaminio
eia Famigliare.
Tanio era giudicala proficua una si (aita pralica, die la Irovia-
mo slabilita anche tra alcuni Ambasciatori slranieri in ispecie in
FiMiicia , dopo die il Re Francesco I. avea lanto deiivato iiel suo
Regno dcgli usi , delle Scienxe, e ddle Arti Italiane. Baslera uu
solo ma solenne esempio. Paolo di Foif , signer grande ed Arci-
vescovo di Tolosa , destinato Ambasciatore a Roma dal Re di Fran-
cia , avea al seguito suo una scelta e uumerosa brlgala di giovani
Gentiluomini , tra" tpuili Giacomo Atiguslo di Thou, die fii poscia
Storico SI rinomato. A questi spiegava Egli slesso i Sommarj del
Digesto del Ciijaccio , di cui era slato il F&ix discepolo ; cd aller-
nalivamente col suo Scgretario il fl'Ossat poi Cardinale , alcnno dei
Libri di Arislotile , il Trattato della Sfera di Alcssandro Piccolo-
mini ; tanto sevcra era a que' tempi la dollriiia de' gran signori e
della genlc leggiadra , ed in tanio crediio gli Scienziati Italiani.
Ad ogni modo verso, e poco dopo la mela del Sccolo XVI con-
corscro alia ristaurazione della vera Scienza di Slato in un colla
riforma de' costumi , lo studio de' Classici Greci e Latini , i Libri,
die a ronfutazioiie della falsa e perfida Politica Madiiavdiica, d'ori-
gine straiiicra all' Italia , se ne scrissero , c le islruzioni falte a
viva voce da savj e consumali uomini di Stato e persone di grande
afTnre a' giovani ftmigliari c Segretarj loro , il piu vantaggioso per
avventura d'ogni allro insegnamento. II sensalo Scritlor Franccsc
STUnJ DEt.[.E SCIF.NZF. DI STATO l5()
De-Real si lagna chc iioii vi fosse in quel ilcgoo ne Accademia
PoUlica , ne Gabinetto , com'Ei cliiama, di Stato , ne Caltedra di
Diiitto Piil)l)lico , ne Professori di Diritto dclle Gcnti , ne Regola-
menlo nessiuio stabile, per insegnare a' buoni e scelli soggetti
quelle cof:;nizionl che si ricercano per gli Impicglii di Governo (i).
Ora , posto il sin qui divisalo, si puo allermare essersi in Italia,
ormai tre Sucoli or sono pnssati , recato ad elFctto , dai nosiri uo-
inini di Stato il desiderio del sig. De-Real non mai estguilosi iu
Francia. Non igiioro clie da tante anche savie e moderate persone
si esagerano i mali , die diconsi prodoiti dagli stndj conceriienli
il Diritto Piibblico, e la Politica. Ma non puo in vcruna maniera
sostenersi , die la Scienza Politica , di cui non csistono ne Jlae-
slri , ne Discepoli , abbia cagionati i mali , die pur troppo deri-
vatio dalla niancanza di savj auimaestratiienti. Dec dirsi bensi, che
gravissiini disastri ha partorito la trascuralczza d'insegnarla a do-
vere a clii dee saperia , e la ignoranza superba di clii presume di
sapere le Scienze di Stato , senza averne prima coa buoni e sani
principj fatto lo studio indispensabile. Alio stesso modo, che non e
da farsi meraviglia , che molti sieno gli Empirici in quelle Con-
trade dove non vi ha studio fondato e sistematiro di Arte ^Icdica,
cosi dir si puo che lo stesso succeda in molti Slati dellEuropa
moderna in falto di Scienze di Governo, non troppo diversi , rispetto
a qiiesto, di quello che sieno I'Asia e I'AlTrica , in ordine alia
Medicina. La cosa non andava cosi nel Secolo XVI , e ncU'epoca
di cui si e ragionalo ndle Corti d'ltalia; ne vi si sarebbe potuto
rimproverare la mancanza di si fatto insegnamento , come fece ,
non molti anni or sono passati , il mentovato De-Real al floridis-
simo Regno di Francia. Se vi fossero stati sin dal tempo in cui Egli
scrivea , vale a dire poco prima della meta dello scorso Secolo ,
(i) Dc Real. Science du Gouvcrnemettt. Desc. prelimin. pag. XIX. V. Lc idee, in qucste
p:irlicolarc , del Re Enrico IV c lc Meraorie di Sully, e quello cbe ne dice jiute ViUori*
Siri : Mt-ni. recondite. Tom. I. Introduz. pai^. -mj. Bonco ifi-G.
lOa ckvo Tii. STVn^ deli.e scienze di stato
quegli stabirmienli in Francia da quel savio Sciillore accennati ,
e se gli nomini dcslinali a sosteneie i piCi ragguardevoli caiichi
Pubblici fossero stall ammaestrati secondo Ic massime di iin Ros-
siiet, ed inoltre di que' lanti Magistrati di chiarissimo grido, die
inculcavano principalmenlc quella massima solenne qnello che vuole
il Re lo vuole la leg^c(i); cojiie sacra riguardata dai Lamoignon,
dai D'Aguesseau, ne il Montesquieu, ne tanli allri Scriitori avreb-
beio abbracciato, e si sarebbeio afiiiticati per introdurre in Fran-
cia la Costituzione d'lnghiiterra , e tanto meno avrebbero preso
piede le strane opinioni del Cinico di Ginevra.
Da si fatti Scrittori principalmente ne nacquero quelle opinioni,
e si diffusero ampiamentc die ogtuui sa, e quegli strepitosi eveni-
meuti ne seguirono , che hanno scossa ed agitano ancora TEui'Dpa
tulta e le rimote Contrade del Nuovo mondo , di cui ragionar
potra spassionatamenlc la tarda Posterita.
(i) HenaiiU. ,i/jrc^e de tHistoirc tie France ncIPanno \iji\. '< Si vcuU Ic Roi, si veiiU la
K Loix. Jc doix dire a ccttc occasion que, come Nous ne recounoisons en France d*autr&
« Souvrain que le Roi, c'est son autorite qui fait Ics Loix, qui vcut le Roi, si veul U
" Loix. Aiusi CCS Etals Geoeraux du Royaume , ii'ont que la voix dc la IlemoiUrance.
i6.
DESCRIZIONE
SPIEGAZIONE DI TRE IDOLETTI DI BRONZO
niTROVATI IN SARDECNA.
DEL CAV. ALBERTO FERRERO DELLA MARMOR.V
# MACGIOnC DI FANTEBU^ MBHBRO ^U» ElESlDE^Te DELLl I\. ACCADEUIA Dt TORtHO
Letia nt'iraduiuiiiza delU 14 gennaio i83o.
Fra vari monumenli antichi , die di mano in mano furono sco-
pei'li, e si vanno scnoprendo tuUodi nell'isola di Saidegna, meritano
'' senza dul)l)io singolar attcnzione , certi idoledi di bronzo, foggiali
aifatto gros>olariatDente, i quali formauo, a parer mio, il piii pre-
gevole oriiameiito del Museo Ai-cheologico di Cagliari (i).
Quanlunqtie ({iiesto Regio Museo sia anche dovizioso di molli
oggplti ragguardevuli , fra' qnali non poclii allri idoletti del me-
dcsimo metallo, ma di origiiie certamenlc romana , e forse pure
alciini di oi'igine greca , i |)iiini haiino tali proprie qualita , che
vengoiio da lutti i cuiiosi risguardati degni di particotare esame,
e riputati cose di remotissima origine. Di fatto una bizzarra e ri-
• dicola coinposizione, ed un grossolano e barbarissimo lavoro, co-
slituiscoiio i veri distintivi di codesti bronzi ; soiio essi in gran
parte intieri, ed assai bene conservati , e formauo una numerosa
(1) Qursli idolotli il;i mc tli»egnati in proporeiunata scal.i, vorraDiio tutli pubblicati qiianto
prima iiel qiiarlo voluinir del luio yia^f^in in Sardegna , desUiiato alia descrizionc dcUe an-
licLiita ili <|uc'irisulj , die ora sto preparaudo.
TOMO XXXV. a I
ris^ I.
l6a DFSCBIZIONE
sciie dl statuette, una p'lu strana dcirnltra, 1e qual! pel mezzo di
cerli loro allribuli possono essere fra loro ravvifin;ilp.
Questa coiisiderazione m'indusse specialmenic a dispj»naili lutti
indistintamente, persuaso clie , appartenenilo cssi, come credo, ad
una religione sola, ed a religione poco nota, romissione di iin
idoletto dii me forse riputalo di poco momenlo, avreljhe precisa-
mente polulo togliere ad un osservatoie piii esperlo ii mezzo di
un felice confionto , o di qualche dotta scoperia.
Treutadue idolelli compongono la suddetta raccolta; venticinqne
sono inlieramenle inediti, selte soltanto furono gia illustrati da ua
celubre lellerato Danese il sig. Miiiiler Vescovo di Zelaiid (i), in una
leltera diretta al sig. Creuzer; cio nondimeno penso di riprodurU
nel mio lavoro , in primo iuogo , perclie mi fo un pregio di far co-
noscere a quelle persone , cui la lingua tedesca iion e faniigliaie,
ii lavoro del cliiarissimo Autore sopra qneglidoli; in secondo
poi , perclie essendo quesli riuniti agli allri , coi qiiali hanno,
come gia dissi , molti punti d'analogia , dal loro confronto ne
pub emergerc la conferma di alcune ipoiesi, le quali possono per
esso venir raodificate, cd anche dislrutte afFallo.
Cio premesso , passiamo ora a traltare dei tre idoli intorno ai
quali s'aggira il prcsenle scritto. Uiio di essi essendo gia slalo de-
scritlo dat sig. ISIiinler, esporro nci piu brevi termini possibili le
idee del dollo Vescovo sn di esso, facendo poi successivamente
menzione degli altri due, die credo si debbano assegnare alia mc-
desiraa divinita.
La figura rappresentata dal n." i della nostra lavola viene indi-
cala dal sig. Miinler (2) come una dea Astarte ; (i si fa conosce- ■
« re, dice egli, (pag. 16 e seg.) dalle corna del capo, e dalle
« mammelle della parte infcriore del suo corpo : le corna non
u spuntano dalla froute ma piutlosto dalla sommitii del capo, come
(i) D. Fricdrich Miinstcrs Send^cbreiben . . . ubcr cinigc. SarcUsquc Idolc. Kopenn.igcn i8q2.
(3) Loco lit. pag. 16.
nl TRE IDOLETTI 1 63
« le vediamo in molle statue egizie d'Iside, coUa sola difierenza
« clie in (jiielle sembrano far parte del capo (36). Si vede sopra
(t il viso duiriinmagine sarda una specie di cullia (kttgel) frasia-
« gliata, la quale , per quanto appare , forma un pezzo solo col
u mantello die discendc sul dorso della divinita; ma il tulto
« c cosi grossolanamente eseguito , <;he ci6 non si pno chiara-
« mente riconoscere. Le sue mani sono incrociccliiale sulla parte
u inferiore del corpo, e sembrano piuttosto zampe d'aniinalc, die
<■<■ mani di persona umana: il capo^ colla bocca molto aperta, dalla
« quale sembra uscire la lingua, non e gia capo di uomo, nia bcnsi
V di animale, assomigliando ranggiormente ad una testa di lupo ,
« o di cane. Se quel viso apparlenya poi al corpo , o se sia una
« maschera, la cosa non e cos\ facile a decidere.
c< Non conosciamo certamente nellantidiita un'Aslarte di quesla
« forma , possiarao luttavia credere d'avere in quel bionzo una
« dea della Natura grossolanamente abbozzata. Le mammolle ci
« rappresentano I'Efesina Artemisia: hanno quindi i Sardi avutc
)) alcune relazioni coll'Asia Minore? Siamo per crederlo , giarche
« i Focei si stabilirono in Marsigliu i^Messalia), ed in Alevia (Alalia)
« sulle coste della Corsica; cib posto questa figura potrebb essere
« un'imitazione di una dea della Nntura di tfeso AyffcTij^.
« Le dieci mammellc ddia parte inferiore delcoipo, concordano
u perfetiamente colla testa di animale; la cagna o la lupa ne hanno
(I ordinariamente lo stesso nuinero, e per eccezione qualclie volla
« olio, oppure sette. Se la testa fosse quella di un bue, o di una
« vacca avremmo allora molte Isidi egizie cosi fatte: la favola A'lo,
« cio die sappiamo d'Iside rappresentata anclie dai greci colla
(36) Vcdiisi I'opora rcccntfmcntc pubblicaLi dal sig. Hirtj;. Abh;rniUuug iibcr die BUdiing
iiber der Agyptisch'; UoUhciten. J 4^ > 44 > ' '"^ tavolc IV ag, XI 71. ( .W B. In questo
squarcio di trniiuzi'mc dcHa dissertazione del sig. JiJunter , si sono conservati i numeri
stessi deilc note di quetVopcrctta).
j$^ DESCRIZIOSE
(( testa di hue (37) , non che la tesllinonlanza dl una gemma suUa
(( quale si veile incisa una coii'^iraile fij^ura (38), tiitte qiieste rose,
(( polrebbero toi^licrci d'iuipaccio; ma per ora abltiamn sollanlo le
« coma a mezza luna , ed il ci^po a f'accia di cane o lupo.
(( Come quest'animale sia poi stale surrogato al hue, conosciuto
M e venerate presso gl'Indiani , gli Egizi ed i Fenici, oppure alia
« nutrice vacca, non mi senlo cnpace di spiegario ; giacciic temo
« di essere troppo eiudito , volendo dare un'idole sardo airastrono-
« mia egtzia; d'altronde poi, non sono incase di esporre una mi-
te gliore interpretazione; giudicale era voi dalle fignre milologiche
» degli antichi popoli , se la mia opinione pessa aver hiogo , o se
« ad allro debba rivolgermi. Voi stesso, caro amico (■'), mi avete
« inscnata la strada eol vnstro prime volume dei Sinibitluk $ -^G6.
i< Sirio, cliiamato Sol his dagli Egizi; era per quel popolo la Stella
« della felicila d'ogni anno , perclic si riguardava qual foiicra
« delle escresccnze del Ndo , e la sua appariziene nel solstizio
« d'estate dope le funzioni ed i rili sacri, era presa per Torosco-
(( po di lulto I'anno.
« Ma fjuesla costellazione era, al dire di Plutarco, e di Teene
(I di Smirne, consacrata ad /«(/e (3y) ; poiche presso gli Egizi tutti
(I i pianeti, e tutte le costellazioni erano consecrate ad un gran
i( dio, e nulla era piii naturale che credessere la dea della Natura
« in relazione con (|uclla profelizzanle costellazione; la qual dea
« della Natura era IsUe presso gli Egizi , e da essa aspetlavano la
« benedizione di tutte le lore ricolle: di fatto fu essa rappresenlata
« piu tardi sulle raonete di Alessandria soltn il nome di ETTIINIA.
M Inoltre si legge ancora sopra i gieroglilJci di Nisa: io sono
(3;) Joh. LjJus dc nlcrl^ibui pag. 78. Muntcr Rclig. dcr Karlhager pag. 08 , noU aJ.
Gcnra XIV, 5.
(38) Lippcrts DaclylioUicca. n. 8O4 , 8C5.
(*) Ancrtasi che il sig. Muntcr scrivc all'amico suo U sig. Creuicr.
(39) Plutarc. dc Isidc el Osirido cap. 11. Thco. Smirnacus in schoUis Aral! Phacnoracna
cd. Ozon. p. 21, presso Jablonscky Paiilh. jEgJ'pt. II. p. 36.
DI TRK IDOI.ETTl lG5
(I qnellu cite mi trovo nella Stella del cane ; ed il cane , secondo
« Teone di Arato, era consacrato ad hide. Le rclH/.ioni fia hide
« e Sothls divcnnero quindi cosi slreltc , che spcsso non si mise
« fra di loro diirerenza veriina ; vediamo diHiltn prcsso Dumnsio
« in PItolio , die gli Egizi adoravano Yi/r/e sotto 11 noine d\ Sothisj
« che questa identlGcazione abhia aviilo liiogo molto tempo dopo ,
« lo asserisce pure Zoega appoi:;i;iato sulla teslimoniunza di Orapol-
(i line (4o) 1.1, c. 3. Jabionscki c il solo aiilore rLc abl>ia seinpre
« fatta ditrerenza fi'a Sotliis ed hide. Sc dobljiamo credere al vec-
« chic astrologo Teofdb, gli antichi Egizi incominciavano il lore
« anno .all'apparir di Sirio (4i)- La riunione A' hide coX Solids di-
« vienc allora piu naturale ancora. La medesima riunione o pro-
« vata eziandio da varie pitture geroglifiche di niumie, dclle quali
(( posseggo un'originale ; si vede sul petto delta mamia una figura
u sulla quale sta la gi:\ indicata cuQia (kugelj; ma le coma della
« luna mancano.
« Spipgasi adunque abbastanza clie la dea egizia della Naiura ,
« e la feuicia Aslarle avessero stretta relazione fra di loro , dalia
« testa di cane che ha il nostro idolo Sardo. E quanlo poi a cio
« che la religione egizia non fosse straniera alle isole del medi-
« terraneo, e che fosse coiiosciula a IMalta, a Gaulos (Gozzo)
« Cossura , e perfino sulle cosle orientali della Sicilia , I' ho gik
*< spicgaio allrove {\'i). Ma come avranno mai i Cartaginesi, tanto
« gelosi del loro monopolio commerciale, perraesso agli Egizi di
« starsene in quellisola ? Egli e da supporre, che i Sard! abbiano
« cib preso in parte dagli Etruschi , prima che i Carlaginesi in-
i( terrompessero le relazioni che esistevano fra le dne nazioni. Da
t< Cartagine siessa sara stata difficilraente prest-ritta la forma della
(4©) Dc Obebfic. orig. ft USD p. 4^^-
(40 J:iblonscki II, p. 5i.
(4^) Spurcn AgJ'ptischcr Rcligionsbcgriflc in Sicilicn. u. dcnbcnacbbarten Islrn : iu den
anliquarischon Abhandlungro. ^ 149.
lG6 DESCniZIONE
« cleaSnrda, poiche, quanlunque precisamcntc non si sappla come
« quella divinila fosse rappresenlnla riei lempi piu reinoli, non
« s'ifijnora pero , che auierioruienle alia prima i'uerra ptuiica, eel alia
« signoria deCnrlai^iiiesi in Saril'-gna, aveva essa forma umana, ad
« eccezione ilolle corna di vacca , ed atlesa la grande accuratezEa
« colla quale gli anticlii popoli conservavano le loro vetusle ima-
« gini, non mi sembra cosa probabile, dacclie I'arle seppe produrre
« figure d'animali , e figure umane , clie la Cartaginese Astarte
« abbia perdule le forme sue essenziali : con questo pero , asse-
« risco voleniieri , che quanto dissi sinora e soUanto la prima spie-
« gazione di quella curiosa imagine, e che sulo puo servirs finche
« non se ne sia rilrovata un'altra raigliore. »
Spero che le brame del sig. ISliinter saranno in parte appagate
colla pubblicazione dei seguenti due idoletti, del quali passiamo a
dare la descrizione.
Fig. 11. La stalueKa del n.° II, nella grandezza, nella positura , e spe-
cialmente nelle parti inferiori del corpo , ha la massima analogia
colla precedente ; se ne scosta con tuito cio notabilmenle nel vollo,
il quale a nialgrado della somma imperizia delfabbro, e della bar-
bara sua csecuzione si riconosce chiaramente per volto umano. In
questo , come nell'idolo del sig. Miinter, le corna sembrano fisse
al capuccio, ossia cuilia , dalla quale souo iigualmente ricoperti il
capo e la nucca ; ma se le corna di questo noslro idoletto sorgendo
dal capo, e non dalla fronte , cori'ispondono, per la loro posizione,
a quelle dell'altro , non possono pero essere loro paragonate; poi-
che, nella mia statuetia non sembrami scorgere forma di raezza-
luna, la quale si osserva manifeslamenle nellc due piccole corna
che spuntano dagli omeri della nostra divinita.
Una sola mammella campeggia sul nudo petto del nostro idolo ,
mentre sei poppe di varie grandezze sono sparse irregolarmente
sulla parte inferiore del corpo di esso , il quale termina in guisa
di cono rovcsciato: le braccia sono pure incrocicchiate , e non pre-
Dl TBE IDOLETTI 167
sentano nella loro posizione e nel lavoio diflcrenza vernna da quelle
del n." I.
La base clie serve di pieJestallo , di forma oljlonc,a , vediila dl
faccia ha una certa apparenza di navicella, per Ic due acute cstrc-
mili volte aU'insii ; la diviiiita nou sorge sola dal cemro di codesta
base , ma vienc fianclief,'giata da altre tre figure le quali sembrano
farle corona, ed alludono certamente alia medesima. Due di qiieste
sono dalla parte sinistra, ed una sola alia deslra; la piu vicina e
una specie di cono , o piramide , la quale s'innalza di circa un
poUice fra la statuelta di mezzo, e la figura deU'eslrema sinistra; die
sia poi qucsia ultima una rappresenlazione di rij:,'ura umana dalle
spalle in su, non si pub al certo mettere in dubbio, malgrado la
pessima sua esecuzione ; un berretto di forma conica , ch'io chia-
merei frigio , copre il capo di questa informe divinila , e ne co- ■-
Slituisce il solo atiributo riconoscibile ; allestremita opposta, ciou
al laio destro , una testa di animale col muso un tantino aculo, e
rivolto airinsi\ , e con alcnni segni di denli canini , sembra fare
simmetria colla lesta d'uomo del lato sinistro , con la dilVerenza pero,
die fpiesl'ullima s'alFaccia all'osservalore, mentre la testa d'animale
si vede di fianco , e sembra rivolta alia figura principale.
A quale animale possa appartenere questo capo ferino , la cosa
no.n e cosi facile a decidere , il confronto solo die ne faremo fra
poco con una consimile figura del n.° 3 , e col capo stesso del
n." I, potra darci (jualclie lume , e metterci sulla via dellinter-
pietazionc la piii probabile.
II capo della principale figura del n.° 3 e ricoperlo col medesimo Fig. Ill-
cai)nccio, o vogliasi dn-e cuflia, die abbiamo vedulo negli altri tlue
idoletti sovradescritti , ed c il solo atlri!)uto die sia loro veramente
comune ; le corna poi di questa, did'eriscono essenzialmente da
quelle delle altre due figure , i." nella loro posizione piii vicina
della fronte , 2.° nella loro forma , non ravvisandosi piii in esse
una mezza luna, ma bensi , due cornetta di animale, forse di gio-
venca? II sue viso , indubitatameate iimano, ha, nella folta barba
lG8 DRSCRIZIONE
clie gli penile dal tnento , un segno non equivoco di virillta (e),
mentre due uberlose mainmelle di donna , il venire , e tullo il
busio , non lascinno dubbio sul sesso femniinile di codesta strana
figura , cui si puo a buon dirilto altribuire il nome di donna
cornigcra a faccia inrile.
Nella parte superiore del corpo , e fra le spalle si SRorgono tre
rilievi , intagliati a foggia di ventaglio , i quali potrebbero credersi
indicare tre alette come di faifalla ; le gambe malamenle fatte ,
sono allargate, ed i piedi terminano in forma conica, senza segno
veruno di divisione, ossia d'indicazione delle dila.
Le braccia, non piu incrociccliiate come nclle figure precedent!
n." I c II, sono invece aperie e pendenli , ed hanno qucsto di
particoiare , che prive afiatlo delle mani , terminano ambedue ,
quella di destra in una faccia umana, posta in una specie di disco,
e quella di sinistra in un capo di animate orecchiuto , probabil-
inente quello di un gatio.
Due teste , una d'animale , e I'altra di uomo fiancheggiano pa-
rimenle la nostra divinita , e quantunque sia impossibile di noa
riconoscervi la riproduzioiie di quelle da noi osservate nel n.* II ,
hanno, nondimeno, fra di loro nolevoli discrepanze. In primo luo-
go, la figura a faccia d'animale, e quella a faccia umana dei due
num. I e II trovasi in situazione opposia , cioe quella di destra a
sinistra, c quella di sinistra a destra della figura principale; in
secondo luogo I'animale none qui rivolto all'idolo, ma verso I'os-
servatoYe ; in lerzo luogo il muso di questo animate sembra piu
allungato, non ha segno veruno di denti canini , ed avrebbe una
cerla apparenza di grugno di porco , o di cingliialc, se non vl
mancasse un distinlivo essenziale , quello della zanna semicircolare,
la quale dovrebbe spuntare fuori dalle labbra; e finalmente, la figura
(i) Vcdasi >i»ccialincntL- Ic stituc egizic , ed in particoiare, quelle clje rapprescntano le
aninic ; ipiclle di sesso inascUilc sono scinplicimculc Uistinle dalle allre , da un:k pigcola
tarbetta sollo del nieolu.
Di Tr.E IDOLETTI 1C9
nniana tlel noslro n.* Ill non c ricoperia dal berrelto fi isio , nui
senabra rindiiusa in un disco analogo a qucHo della figuia supe-
riore. Uti ineilesiino disco (o forse anchc un'aureola) circouda la
lesta deli'uniiiiale del incdesimo n.° III.
La base poi die rogge liille qiieste figure , quantuncpe un taii-
tino rivolta ad una delle sue estreinilu , inanca alTatto di (|uclie
punle ricurve chc vedonsi nel numero preccdenle , e non presenta
pill la nicdesima apparenza di navicella: la sua parle postcrioie
lermina con quattro punte , ossia ilenli |)iraniiduli , i quaii apparen-
temenle dovevano servire a conficcare il lullo nelle pareli di qualclie
muro.
Se Irj gli altiibuli osservali nei nostri tre idolclli , alcuni di
essi seuibrano inostrare dellc graudi discrepanze , la maggior pane
pero , sono cosi simili , od alincno corrispondenli fra di loro, clie
la cognazione , per non dire 1 ideiilila di una diviiiila coU'allra si
mostra ad evidenza ; cosi i musi di catie, o di qu:d si voglia aiii-
male , e la specie di cuflia, o capuccio tondo, sono comuni a UiUo
e Ire le figure ugualmente coriiigere , benelie provvisle di corua
assai dissiinili ; gli allri attrlbuti laterali dellc due figure II e III ,
sono riferibili al raedesimo simbulo ; e le parli inferiori dei due
n. I e II , tuUe cariche di ritiammelle , sono idenliche in anibcdue.
Da tulle quante le conformila qui so|)ia indicate dei Ire itloleUi
fra di loro , ne risulla , per nalurale conseguenza , che sc la figura
u.° I, bcttche prU'u di I'iso iintano , e di coma boi'uie , fu dal doUo
Danese riconosciula per un'.Vslarte , le altre due debbono con piu
ragione indicare la suddelta divinila. rrocureremo di provarlo nie-
glio qui appresso.
Le pill antiche nozioni sulla dca Astarte, una delie principal!
divinila dei Fenici , e dei Carlaginesi , le ricaviamo dalla Sacra
Srriltura , ove vienc chiamala j4staroth ed Astoreth, ed era consi-
derata come dea di Sidone (i); chiamavasi pure y/5toro/A Carnatm,
(i) Reg XXlll, i3, 14 cd allri passi.
ToM'j xxxv. 2a
I'O
DESCRIZIOKE
o p'lu seinpllcemente Cunittiin , uome , clie significatiJo Coma ia
lingua fenicia J seiiibra alluilere al principale atliibuto ilella dea ,
il quale consisteva iu un paio di corna , od una mezza luna sulla
froiite (i). Non son rari nelle sacre carle i passi relativi a codesta
divinita, ora chiamata ylsluvtc ed ora Baaltis (2), il qual ultimo
era nonie feraminiiio di Baal (Sigiiore); ed era riguard;ita come
Rcgina del Clelo nello slesso modo con cui Baal ne era riguar-
dato come 'ARc\ e questo Baal, sendo preso pel Sole, i\x Astavte
adorata come Luna (3).
La Rcgina del Cielo (4) , Signora del Cielo faceva parte essen-
zialc della milizia del Cielo (5) , percio Manasse avendo ripicno il
tcmpio di Gerusalenime di altari dedicnli alia mii.izia del cielo :
ct ercxit altavia uuiversac Militiae Coeli in duobus at fits templi
Domini (G), gl'iuterpreti credono che avesse sacnficato alia dea
Astarle (7).
Fu questa specialmenle adorata come dea della Natura , o per
megllo dire, come il principio della natura che concepisce e pro-
duce , e sotto questo aspetto era , al dire del sig. Miiiiler (8) ,
identica coW [side degli Egizi , il Mitva dei Babiloni , la Veneve
di Pafo , la Diana d'Efeso e della Tauride, VAnaide dei Per-
sian! e colla Giunone di Same, di Malta, e di Lacinia ec , lulte
divinita , le quali , solto vari nomi e vari emblemi , mutabili a
norma delle circostanze di tempo e di luogo, corrispondevano in
(i) Calmel diet, de la Bibl. p. 245, voce Astarte.
(») Scldcn dc diis Syris y. 246; Miinler Kelig. dcr Rart. p. 62; Creuzcr Rclig. dc I'ant.
trad, dc Gliigniaut 1829. T. 2. pag. 24-44*
(3) Mem. dc I'abbe Mignot sur Ics Plicaicicus. Acad, dcs luscript. ct Belles Lettrcs.
T. XXXIV, p. 26.
(4) Mclclicll Hascnmain vuol dire Jiegina del Cielo. (Calmel. Cooimeiit. ad Jereui. VH. c. 18.]
(5) Calmel dit. de la blhle : voce Astarle.
(6) Reg. XXI. 5. ibid. XXlll. c. 4. 5.
(7) Calmel. Coiinucnt. sopra i passi qui sopra.
(8) Muuler. Rclig. der kaii. p. (il
1)1 THE IDOLETTI I7I
sostanza alia Dea Celesta dei Fenici , ossia alia nostra Astarte , cd
BWUfania dei Greci.
j4starte , fu da molti autori confusa con Atergate , delta ancora
Dagone , e piii coraunemente Derceto ; (juesta dea era special-
mente venerata in Ascalomie , ed ivi figurata mela donna, e mela
pesce : una simile metamorfosi alludeva all'influcnza ad essa allri-
buiia sulle acque dopo la sua apoleosi , per cui il suo soggior-
no era fissato nella luna ; indi ne nacque forse la coiifusione di
queila deita coirAstarte (i) posla pariinente dai Fenici nella luna.
Dell'analogia di questo pianeta coWjlstarte , ne abbiamo nole-
voli testimonianze. Luciano nel suo trattato della Dea Siria dice :
Astartcm lunam esse opiiior (■?.). Erodiano descrivendo la statua
<Iella dea Celeste dcgli Africani, si spiega piii cliiaramente : /lanc
(afri) Uraniam noininant , Phaenices vero /htroarchem et Lunam
esse affirm int (3).
I titoli di Regin.'t del Cielo , e Signora del Cielo dali in Fe-
nicia ad Astarte , sono al dire dei migliori interpreti, riferibili alia
lutia ; e poiclie era opinione coinune presso i popoli anlicbi , e
specialmente presso i Fenici , che I'astro notturno presiedesse alia
generazioiie ed al mitrimento deqii uomini, ilegli animali, e dcllc
pianle , non deve recar mcraviglia se la sede di Astarte , consi-
derala qual dea della Natura , venisse fissata nella Luna.
Dislinguendo era nella Luna /tstarte , \ due altributi di gene-
ratrice , e nutrice , potretno forse spieg:ire quelle apparent! confu-
sioiii die rendono cosi dilVnile la siiioiiimia della nostra fenici.-t
divinita. Come polere generatore aliivo , essa si lega naturalmcnte
^i) Abbd Maillot, Miim. dc I'acaiL dcs inscript. ct b.-llos Ictt. I. XXXVl. pag. 70-71;
SeUlcn dc Uiis Syria p. a6a c scg. Creazcr Rd. dc I'ant. loc. cil. vol. a. trad, ct not. del
sig. Guigiiiaut p. 26- J7, 3j, 40.
(1) Dc Dea Syria. Vol. IX, edit. bip. p. 87.
(3) Hcrodiamis lib. V. Vcggasi pure Tbcodorct. .ad Jercm. XLIV, 17. Calmrt , comment,
vol. V. p. 4,'|. ScldcD , de Dii» Syris pay. 344. Guigoiaut , rilig. dc I'aut. loco cit. yol. II ,
pag. aO, DOta 3.
I -a Drsrnizinr.F.
co\ Jallo , \\ ili cui ruUo, iileiUioo iiclla Fenlcia, !n 'F£;ifto, nella
Grecia, ncirF.triiria nostra, cil in allri liiOi»hi doirEiiro|)a meiitlio-
uale , steiidevasi sino al di la ilel naiigo. Non rccliera ailimqne nie-
ravi"lia il veilere il Linsxamo de"riniliani , "li nttril>uli consiniili della
dea Mililta di Bal>iloMia , gli Ennrii dei Pelasgi , ed i moslruosi
falli del innpio di Atcrgate in Iera|)nli , riprodursi in Biblo alia
fesla di Adone , niarilo di Astarie , cd idciililicarsi colla stessa dea
in Pafo (i), e forse anclie in Cartagine (2) ed in Malta (3), sotto
la forma di nn sasso conico (4)- S. Girolamo traduce la voce; Aslavte
con quelle di Priapo(5), I'abate Mignot crede clie la parolaya//o
proveiiga dalla voce fenicia pliallon, la quale, secondo Ini , vor-
rebbe dire cosa secreta, cosa tutscostn (6).
Come potere generatore passive, Asiarte era ora T'eucre , ed
ova Ginnone ; in qnalita di sposa di Adone era consider.ila qual
T'encre , c le donzelle di Fenicia, di Carlagine, e di Cipro do-
vevano prostituirsi una volla prima del malrimonio , ed olTerire ad
Astarte il prodolto di queiriiifame connnerzio (y). \^ Aslarle di
(i) Tacit. Hist. II. 3. Miintci- Rcl. J.r kart. p. (i;.
(a) Crcuzrr loc. cit. vol, -2, p. •23.'), <• Giugiu;*iil iUiJ. nota i. dclla mrtlt-.^ima pa^^ina ovc
fa mcuziouc dclla scoperta falta ilal IMatioior*^ Humbert ucUc roviuc di Carlagiac di una gran
pictra conica. Hamaker p. :*;.
(3) II sig. Duca dr BekiiiuUam , littcralo , c dollo signorc ioglcje, ncl rilorno da un suo
viaggio fatlo in Malta iicl j8j8, avcndorai , con soajma gcnlilczza, comuuicato un suo discgno
di un iL-nipiu di qucU*i£.ula crcdnto ft'nicio , ncl quale avcva i'alto cscguirc dei uuovi scavi, osscr-
vai cUe ncl detto teuipio ed accanto alTaltari' , tiovasi luttora in picdi cd intatta una pictra
conica, cou alcuni ornamcnti incisi, i rjuali non paiono per6 caratteri di scritlura. Qucsto
sasso uii fecc subito vcuir in niculc la pielia conica di Cipro rammcntata da Tacito : sareb-
l)e , con qucsta scoperta , avvalorala in parte la congettnra di Monsig. Brcss , il quale crc-
dette esseni in Malta un tcinpio dedicato a'd .Islnrit;. Hress. Malta antica illuslrata pag. i '|3.
Piftre cuuiche di siniil fug^cia Turono pur anclie d.i [ne osservate ncUa parte centrab; della
SarJcgpa, verranno dcscrittc e figuralc fra breve tempo uell'opcra chc sto prcparanilo suUe
anticbita di quell'isula.
(4) Qucsto sasso si cbiama £lin»fi'tnln. Seldcn loc. cit. p. 223.
(i) Uieruniiu. 3. Keg'. XV, 13 , c 2. da pars i5, i6.
(G) Mem. dc r.\c;«l. dcs inscript. et belles UU. T. XXXI, p. i/,!.
{-) Abate Maillot, Mem. sur les I'benicicns. Mem. dcs in.-cripl. ct belles Ictt. T. XXXVIU,
ni TRr. inni.F.TTi 173
Pafo , Ji cui abLlam fullo cenno qui sopra , era pirimentc co-
iiosciuta solto 11 notne di Penere oJ yfj'rodile. Cicerone la chiama
In <iiiitiiu f'enrrc: (jiintht /'cii/ts Sirid , tjvoqae conccpta ; quae
Astarte vocal ur , quain Ailonlili nnpsisac. Iradituin est (1).
. Siccome Crono , risgnarilnto (jnal marito di Ailarle (j), si col-
locava da alciini ponoli nel pianeta di Satiirno , cosi /Istarte sua
sposa era posia in qiiello <li / a/icre (3) , e per simile ragionc ,
esscndo Crono Baal (Sii»nore), preso tal volla pel dio Glow,
/tsluiic allora divenula Baallis (Signora) fu assimilula a Giunone ;
dilFalli Sanl'Agoslino la considcra come lale (4).
Non seinpre le qualila allive e passive dol potere generatore
della Celeste tlea delta Natura si fignravano scp;irataineiile; in ai-
cuiie sue iinmagini venivano qneste riunile: indi I'linione dei due
sessi nidla T'enere AfroilUc di Cipro (5), rapprcsenlata con forme
femmlnili e barbula: indi (sccondo alcuni autori) la rinnione della
dea Luna col dio Liino in un'immagine ermafrodilica (6) , indi
fmalmente qnei rili misleriosi celebrati in onore della T'enere Luna ,
nei q'lali gli uomini in ahilo feniminile, e le donne in ahilo vi-
rile , sacrillcavano alia dca , perclic riputavasi mascliio e femmina
ad un tempo (7).
p. 67. Vera |uirr ill F('nici;i uirjUiM u>aii/a <:on:^iii)iI(' ; Ic iliiniir n^iii anno airc|>oca dflla
ftsta (li Adonc dovcvano lagUanr )a loro cliiuma , o rtMliincre qiicsto tributo cou uu sucrilizio
fli alliM iialuiM ill onoro del Dio. Crcuzur loc. cit. vol. U} p. 4*^-
(i) Ciciro, Do Nat. Dioriini lili. III.
(2) Maillul loc. cit. T. XXX\l, p. Gg.
(3) Ibiil.
(/|) August, qn. !(> ill Jutlic. ; Cahin't diction, dc la Bible , voce AiUivtc ji. 245; SeldcD
dc Dii.i Syriis p. -jSg.
(."») Macrob. Saturiul. Ill, cap. 8. Seidell, de Diis S^Tis p. 239. Creuzer loc. cit. vol. U,
pag. 8J. Jliinler Rel. der kart. 2. da edict, p. -2.
(fi) JIacrob. loc. eil. Spurt, in Caracalla. SeMen , de Diis Syris loc. cit. Abate Fontcneau,
Mem. dc PAcad. dcs inscript. rt belles leU. T. XXXIV, p. 85. Plutaic. de Isidc et Osiride
cap. IV, n. Seiulira pure suirieienteniente priivato dal sip. Cliaiiipulliun, die presso gli Egizi,
cd i popoli deirindia, la Ulna venisse adorata come divillita vil'ile. Palitbeoil Eg}ptien,
f.isc. G, art. Ponh , Pitult ^ Av/ie dieu Lltltus.
{'j) Pbylocori, fragm. edit. Siebcli.s p. 19 el scg. Creuzer lo«. tit. vol, II, pag. 85, Cui-
(;niaul ibid, uotu 2.
1*4 DESCRIZIO^E
Come nulrice poi ; Whtarte nostra , si lega cos\ naturalmenle
colla Diana Efesina , carica di mammelle , ed in certi casi , coila
dea Cibele , coronata di spiche, o di torre meriata , clic credo cosa
iiuiiile lo recariic ulleriori prove.
Passando poscia dalla Fenicia all'Egilto , cercheremo di dimo"!lrare
clic , se i lavori, e le scoperte dei dotti i qiiali con tanla falica, e
tanto applaiiso vanno ogni giorno diradando le dense lenebre die
coprivano le cose egizie , limitano di molto qnella singolare quan-
tita di simboli , altribuiti sin ora alia sola hide; e se pare era
suflicientemente provato , che la Luna presso gli Egizi venisse ado-
rala come diviniia vii'ile, e non avesse che fare colla dea Iside(i),
non si polra nondimeno negare, che in moiti riti, in molli atlri-
buti , ed anche in moIti punti della ieggenda di questa celebre di-
vinitJi egizia , noa si ritrovi grande affiniia coila fenicia Astarte.
Aslarte presso i Fenici , ed i Cartaginesi , come I'abbiamo detfo
qui sopra , era venerata qual dea della Natura , e della Genera-
zioiief Iside era considerata in ligitto qual terra o natura sublu-
nare , in generale, ed in sense piii ristretto , come il suolo dell'E-
gitto inondalo dal Nilo ; il priiicipio fecondante universale , la dea
della Generazione, e della Produzione (2).
II nome dCOsiride in Egitto voleva dire Signore della terra ,
corrispondente a quelle di Baal, di Adone (Adenai) signore, in
lingua fenicia; il nome A^ Iside, per simile ragione . corrispondeva
a quello di signora o padrona , madre o niUrice (3). Ora que-
sti tre ultirni nomi furono , come si e gia vedulo, parimente im-
posti a\V /dslarle-Baaltis (signora) moglie di A done , sXVAstarte-
(i) ChampollioQ le jciine. Panlhcou Egypticn loc. ciL. Vcdasi poi su qnesto mcilesimo pro-
posito. Creuzer loc. cil. Vol. I, parte 11, nuta 3 del sig. Guigniaut, netia quale queslo dotto
autorc ^ di parcrc , che il dio LuiioEgizio, come pure il Tckaridra Iiidiano, possano csserc
anche riputati eimafrodiU , assumeudo a viceuda le qualita di inascliio e di feimnina-
(j) Guigniaut loc. cit. vol. I , p.irt. II . pag. 806.
(3) IbiU. f ag. 8uj . aota a.
1)1 TRE IDOLETTI I'j5
Jfvodile o Venere ; sAV Jstarte-Nutrice carica di mammellc, idcn-
lica coW/irlcndsia.
I priiicipali nttributi tlella dea Astarlc sono, le corna di bue o
di vacca, od il capo di rjuesto aniaiale , distintivo sovrano secondo
il Sanconiatone ("i) e Porfirio (2) ; parimente vediaino neila storia
d'/»i(/c' , clie Oro indispeliito contro la madre per la libertu con-
cessa al viiito tiranno Tijonc , slruppogli il diadeina , al quale e.s-
scndo stato siirrogalo uii capo di vacca coUe sue corna , queslo
divenne poscia il parlicolare distintivo della dea hide (3).
Se dagli atU'ibuii passiamo poi ai riti, Iroveretno clie la festa
del TJuinunuz, ossia di Adonc , conosciiila in Egiuo , e persiiio
presso gli cbrei (4) , combina Iroppo naluralmente con quella d'C>«-
lide per poter dubitare dclla loro comune origine (5). Biblo, ciua
di Fenicia, e sede di Astuvle ^ A\ Adone , era il luogo della prin-
cipale scena di quel celebre dramma simbolico religiose , il quale
presso gli Egizi , ed i Feiiici non aveva diiFerenza veruna se non
che negli accessor! ; quesle discrepanze erano prodotle da cause
locali.
hide ritrova in Bihlo il cadavere d'Osiride , recatovi dal mare
in una iiavicella di papiro ((5) : ogni anno giungeva parimente
dallEgitto per mare , e nella medesima citia di Biblo quel famoso
capo misiico , fatlo di papiro , il quale conieneva uua lettera che
(i) Acad, dcs inscript. T. XXXVl, pag. 36.
(a) Porpliir. Calmct , ConiitirHt. sopra Isaia vol. VI, p. ^5i " Jstartes Capiti sua tarn-
<funm rcgni insi^nem tauri caput imposuit. » EuSL-b. praepar. Evang. lib. 1 , cap. X. II sig.
jbalc Maillot crcde dcdurrc Puriginc di qucsto siiiibulu di sovrauita, nolla testa di 6ue , dalla
[Lirola cbraica Alouph od Jtuph, la qiial vuol dire Tore, c signilica nel tempo stcsso Priri'
cipe y CapOy Condottiero. Mem. de TAcad. dcs inscript. ct belles lett. t. XXXVI, p. 60.
(3) Creu7.er loc. eit. vol. I , parte I , pag. 3()3 , e specialinente la nota \, del Ub. Ill , del
sig. Guigdiaut p. ^11.
(,'1) Ezecbietl. VIII, 14. Selden de Diis SjTis Syntagra. II, cap. XI, p. 33i.
(5) .\bbc Foiiteneau. Mem. de I'Acad. des iuscript. el belles lett. t. V, pag. G;. Crcuzcr
loc. cit. vol. II , p. i^1.
(6) Creuzer loc. cit. Tol. I , p. 3gi j vol. II , p. i.
I'-G uEScnizioNE
annunziiiva la risurrezione di ^/./o«e (i): ccssavano allora i pi;iiili ,
csiiccedeva ralle^ria. Quesli pianti , e qucsl'allegria avevano pure
luogo in ligilto (2) per la morte e risunezioiie d'Osiride , c si
rilcrivano ad /side in Egitto , ed a Aslurtc in Fenicia.
Osirule in Ei^iUo rappresentava il Nilo , il quale all'epoca del
solstizto d'estate cresceva e fertilizzava la terra; Adoitc in Fenicia
figurava pariinente uii fiume (j) , le di cui acque diventavaiio ros-
seggianti in un'epoca periodica dcHanno: cosi lo vediaino rafligurato
in pareccliie monete , e specialmenle in una monela Cesarca di^
I'alestina coniala in onore di Giulia Domna, nella quale si vede il
fiuine ^Jo;(e ai piedi d'\ Astarte {^). (^'. fig. g nella nostra tavola).
Codesta analogia delle due divinilu , era da gran tempo cono-
sciuta , ed i popoli di Biblo , al dire di Luciano (3), riconosce-
vano Osiride , ed Adone come un dio solo. Secondo Stefano di
Bisanzio, dice Creuzer (6) , i popoli di Cipro adoravano Osiride^
sollo il nome di Adone , e secondo Suida , quelli di Alessandria
veneravano le due diviniia nella medesima immagiue. Ausonio Gnal-
menlc fa un cousimile paragone :
Ogjrgia me Bachum vocat ,
Osjriin yEgrptns piitat ,
Misi Phananl nominant ,
Djonisiuin Indi esclamant ,
Roma sacra Ubertum ,
Arabica gens Adoneum (7).
(i) Lucian dc Dci Syr. ibid. pag. 89-90.
(2) Per aver raapgiori particolari sul confronto delle festc d' Adone c d'Osii'ide , veggasi
Creuzer loc. cil. vol 11, lib. IV, p. /^1-^G.
(3) Lucian de Dea Syr. ibid. p. 90-91.
(4) Vaillant. Num. vol Colon, p. 19.
(5) Lueian loc. cit. p. 89. Creuzer loc. cit. vol. II, p. tf\.
(6) Creuicr loc. cit.
(7) Ausoniul cpig. 3o; veggasi ancora Brcss. Malta aniica illuslrata pag. iiB-tl^. Abbe
Fontcneau, Acad. dc» inscript. et belles Ictt. torn. V, p. 6-]- Abbe Miguot ibid. torn. XXXI.
p. i4a-i43. Abbe Maillot ibid. t. XXXVIII. p. 5;. Munter Rel. dcr karl. p. 63.
DI TI\K IDOI.ETTI J 77
Ammetlelido le sudilette antilo^ie fra gli altril)uli iVO.ti/i,/e c ili
Jilouc, e quelli A'Iside e d'Jsturle, non inlciulo pero volcimi giovare
della conosccnza die ora abhiaino delle cose egizie , per spicgare
cou minor falica , c dilllcolta i riti , le opinioni religiose, e le ce-
remoiiie sacre dei Feaici ; sono anzi persuaso, clie le religioai del
popoli Egizi e Fcnici , dehbaiio essore alFatto distinte una dall'al-
tra ; se prcsentano alciine voile vari punti di connessione, saranno
quesli da noi coiisiderati come fi nlli di agnazione , ossia di origine
comune remola , e di discendenza pnrallela , e non come efTclti
di figliazione , ossia di provenienza progressiva di una religione
ull'allra.
PpemeSBe quesle , forse Iroppo lunghe ma indispensabili nolizie,
vcrreino aU'applieazione delle medesime ai nostri tre idoletti , in
ciascuno dei quali credo non duhbiamenle ravvisare la medesima
divinitu Fenicia , cioe Aslurto rcgimi del Ciclo , dea dellu Naluva ,
e moglie di Adone. \\ capiiccio , o cuflla, comune ad ognqno di
essi , e sicuramente un distinlivo essenziale, destinato forse a co-
prire soltanto il capo ; poiclie non v'e indizio veruno die possa
legarsi col supposlo manlello , die il sig. IMuiUer crede di aver
ravvisato nella sua copia ; ma die non esiste cerlamente nel hronzo
originaie (i). Era questo probabilmente una specie divelo, e forse
non scendeva oltre il mento.
Glie Asliirle fosse velata, ce lo insej^na il medesime sig. Miinlev
ncUa dol(i>sima sua dissertazione sulia Religione dei Carlaginesi ,
ove a pag. tiij fa menzione di un ricchissimo velo di Giunone La-
cina , iuvoiato nel suo tcmpio slesso , e regalato da Alkisleno di
(■i) Siccomc Ic figure dfi seUc idoli Sariii illiistrati dal sig. Muntcr, non sono stale di-
lognale dajjli originali , lua bensi su copir fallc di crcla, rccalcgli dairispl;) daj niio uniicp
il iig. Profossorc Ivcyscr di Cristiania , c probabile cbe il ginvanc artoticc Sardo , qiiando
ipodclla Ic sue cqpie di crvta, siaai in qucsti) scartato up lunliuu dal suo qiodcllu; cd ccco
certamcnte la causa per cui i disrgni uuili alia dissertazione del sig. Miinter niostrano alcune
picciolc dilTcrcnic, coufroulali coi broutij uia delibu uundiuicao ascerire, clic quesle diQc-
rrnze sono niinulissiinc.
TOMO X.\XV. 23
1-8 DESCRIZIONE
Sibari , a Dionisio priino , liranno di Siracnsa , 11 qinle lo ven-
ileile ai CaiHagincsi per 120 taleiiti ; rjiiesli poi lo posero sul capo
deWa loro j4slarle , la quale non era clie una medesima divinila colla
Giunone. II secoiido velo e quelle di cui fa iricnzioue Triliellio
Poltione , nel riferire Taneddotlo dell' imperatore Cclso , il quale
neU'anno scltanlesimo della sua eia , essendo slalo tleito imperatore
i«i Africa, fu riveslito del velo dclla dea di Carlat;iiie, in nian-
canza dfUimperiale paludamento (i) (queslo fatto accadde nel lenipo
dell'iinperalore tiallieno ).
XJnyJstdfte velata , parimente riportata dal Miinfer , I'ahbiamo
ancora nell'opera di Mons. i5ress , Malta anlira illustvata p. 169,
tav. I, n. I , 2 , 3; e finalmente riteremo , fra le altre la ninnela
di Vaillaut Colon, p. 354 , della Colonia Giulia Aujiusla Bcrito in
Fenicia , sulla quale la dea Astavte e figurata col iiifuln sul ca|)0,
e due alelte pendenti ai due lati , le quali credo dovere indirare
un velo corto , malamenle eseguito (ved. fig. « della nostra lavola).
Non saprei , a d:r il vero , cosa sia queirattributo posto snl capo
del nostro n.° 2 ; una mezza luna ? non lo credo , poiclie , invece
di esscre concavo nel mezzo , presenta in quella parte un jilitvo
angolarc , mcno prominente delle due punte lateral! ; potrebbcro
qneste due punte indicare due nascenti cornelta di giovenca , le
quali sappiamo costituire uno degli attributi A'Aslarte ; un altro
attribute di questa e parimente il tutulo , ossia una specie di mo-
dio o cono rovescialo, ma la parte superiore ne deve essere plana,
e non cosi si vede nella nostra slatuelta.
Se quegl' intagli dovessero significare i merli di una torre ,
avremmo parimente un allro distinlivo della nostra dea, rappre-
sentata in varie monele con torre merlala sul capo (2). (vedasi
(1) Historiac aiig. Scrlplorcs, edit. ScUrcvclii , in Cclso. Muutcr loc. cit. p. 69. nota 36.
p. 73. nota 44-
(i) Calmct diet, dc la Bible , voce Aitarte. Vaillanl , Monumcnta acrea iuijicrat. iu Colon.
et Muoirip. p. 353.
DI TRE IDOLETTI '79
fig b della nostra tavola). E fmalmente , potrebbero (liieste Ire
puntioellc angolari , figiirare la parte superiore di una siclla , e
riferirsi allora a quclla Stella caciula da! cielo , la qu;ilc , al dive
di Sauconiatone, Astavte consacro in Tiro (i); oppure quella slclla
di cui fa menzione il profela Amos {\. 2G), qiiando rimproveia ai
figli d'lsraello , di avere seco loro porlati nel deseito, il tabcrna-
colo del loro dio M)loch , le immagini dei lore idoli , e la slcUa
del loro dio : « et portasti labernacidani Molock vcslvi , et inia-
ginem idotoruin , Sidus del vestri quae fccisd vobis.n
II viso della persona , quantunque di cattivo disegno , si fa co-
noscere per viso uinano ; se non e viso di donna , sara , per lo
ineno (juello di un giovane iniberbe ; le due punte che gli sorgono
fuori dagli omeri , sono indubilatamcnte le due eslremita di una
mezza luna , e siaoio indotti a credei'lo ; i." dalla loro forma fal-
cata , la quale ad altro non pub riferirsi , 2.° perche abbinmo vari
esempi di mty/.za Iniia posta dietro delle spalle di un dio di gio-
vanile apparenza , e sempre sbarbato ; era questo il dio Luiio ,
adorato in inolte citta dell'Asia Minore , ed anchc in alcune dell'A-
frica (i); il suo dislinlivo principale era una rnezza luna posta
ordinariamentc sidle spalle, e qualcbe volta sulla fronte , ma spc-
cialinente sulle spalle , ed il suo capo veniva poi spesso ricoperto
(1) Sanchoniat. ap. Etiseb. p. 34- OrcU. ap. Crcuzcr loc. cit. vol. II. p. aC.
(q) Vfilasi ira le allrc mont-le quelle descrittc dal sig. MioDnct di
Anliochiu di Pii>idia. Vol. MI, p. 496- u. a^.
Laodiera di Libano. Vol. V, p. Bo^. n. 147* '49-
^ysa di Oaria. Vol. Ill, p. 36j. n. 34i, 3Gi , 368, 377, 383, 384, ^o^-
Sarde di Lidia. Vol. IV, p. i3o. n. ^38, 767, 769.
Sinadc di Frigia. Vol. IV, p. 368. n. ggo, 991.
Julia di Frigia. Vol. IV, pag. 3 10. n, 6G0, GG3.
Juliopoli di Bitinia. Vol. II, p. 44^- °- '^t 19^-
Ancira di Galazia. Vol. IV, p. 378. n. a3.
Comaiia di PoiUc. Vol. II, p. 3.5o. n. iii.
Sagal.isso di Pisidia. Vol. Ill, p. 5i3. n. iiy, lai.
Esbus di Ai..bia. Vol. V, p. 583. n. 39.
Sebaslc di Galazia, Vol. IV, p. 397. n. 1421 i5a.
I So DESCKIZIOKE
(la un berrello fiigio (i). (vedaosi le figure c, d , e tlella nostra
tavola ").
Que^to dio Luno cliiamavasi pure Dio Mcse , norne clie si vede
Scritto in piu monete , e specialmeiite in (pielie di Anliocliia di Pi-
sidia , ove il dio Luno e figuralo col berrctto frii^io , e la mezza
lima posla dielro aile S|»alle (ved. fig. d della nostra tavola ) , ed
in aicune di esse si legge MIIN ■ APK103 (inese Arche.o) (2) :
alcune volte, oltre la mezza luna eravi una Stella, rome si osserva
nelle monete di Laodicea del Libano ( M'.onnet vol. V, |)ag. 3o^.
11. 147, «48) , ed in (jiielle di Carrhae in Mesopotamia (3) (vedasi
fig. f della nostra tavola ).
II dio Luno era parimente conosciufo solto il nome di dio Far'
tiace , ed aveva gran fuma e grande impero nel regno di Poiilo ,
cosicclie i re di quella provincia nsavano di vincolare il loro pii\
Sacrosaiito giuramento col nome di tjnelU divinila (4). Delia grande
aflinita del dio Licno colla nostra Aslarle ne abbiarao mnlie pro-
ve , ed esattissimu ci sembri il paragone fatlone dal sig. Creu-'
zer (5) colla Venore-Aj'rmlile , la quale abbiaino vediilo rappros-
simarsi , ed identificarsi colla nostra dea Aslarte. L'idenlita della
dea Lima col dio Luno, ci conduce (da qiianto si e detio qui
sopra) ad uri l-avvicinamertto assai nalurale di quella divinith coll*
Astnrte.
Questo ravvicinamenlo lo troviamo parimente espresso in una
moneta di Cornelia Salonina moglie di Gallieno , coniata in Be-
rito di Fenicia , sulla quale vedesi, da un lalD la principessa cogli
(i) Nellc monclc tii Cjrrline in McsopoUmiii, il dio Luno Don o fii^iiMto coi bcrretto frigio.
Mionnct vol. V, p. 5t)3. Vcdusi pure pai;. jtjtf. n. 33 dc! incdrsimo voliimi-. Pcllcriii rec. IF.
pi. LXXXV. n. 2fl.
(2) Abbe Bclhiy ; Dissertation sur Irs monnoios dc Philodore Rcine du Pont. Acad. dc«
Inscript. ct belles Ictl. vol XXIV, p. 85 j cd il meiesiiiio aulorc , Bur Its Jnonnoies At S>;-
baste. Ibid. vol. XXXV, p. 649.
(3) Vaillant. Colon, p. [^1,
(4) Stab. XII, p. 557. Creuzcr loc. cit. vol. II, p. 83, e nolo 3; p. R/j , 85.
(5) Creuzcr loc. cit. p. 85.
n THE IDOLETTI l8l
altri1)uti del dio Litno , cioe colla mezza luna dlelro alle spalle ,
colla fronte cinta da un diadeina fatlo in modo da poleisi iriim-
biare con due cornelta appena nale di animale liovino ; e did lalo
opposto jistitvle con torre merlata sul cnpo, e col baslonc (scipio)
terminato in forma di croce, posa il piede sopra Vacrosfoglio {i),
ossia prora di nave; ( ved. la fig. b, c dolla nostra tavola).
La Slella colla mo/.za luna , oppure colic coma di vacca , sono
slmboli corauni al dio Luno (2), ad Aslavlc (3), ed anche ad hide-
Athov (/,).
Rilornando ora alia nostra fig. IT , vcdrcmo in essa mvl Astartc ,
coi'li attribuli del dio Lano\ oppure un dio Liino con qtielli di
Astarle ; dilfercnza alVatto nulla nel noslro caso ; io pendeiei per
quesl'ultiina opinione , a moiivo delTanalogia dimosti'ata dalla Sta-
tiietta n.° III , nella f|ualc ravviso i caralleri riuniti dci due scssi,
cioe il carattere inaschile , nella parte superiore, e quello di fem-
mina nella parte inferioi'e del corpo ; la mancanza del carattere
maschile, cioe del'a barba , viene compensata nel n.° II, coH'avere
quest.! statuelta in petto non due, ma una maramella .sola.
Questa bizzarra anomalia , non e certamenle opera del caso , ne
dell'itnpcrizia dell'artefice ; io la considero come un carattere ne-
gative femminino, equivalenle forse a quello positive maschile della
burba , espresso nell'allro bronze; e ne avremo probabilmente una
prova , mettendo la nostra statuetta in confronto colle immagini di
quelle cclebri guerriere armate di scuri , e di scudi fatti a mczza
luna, le quali , al dire dei poeli , sirappavansi una mammella , c
sotlnponevano la loro prole femminina alia medesima mulilazione.
Le AinaKoni iinimamiiiie , fondatrlci del tempio d'Efeso, dcdicato
nlla dea Artemisia (5) , seml)rano al signor Ci-euzcr avere strelta
(1) Vaillunt loc. cil. p. a45.
(1) Mionnot vol. V, p 307, cc.
(3) Ved;isi qui sopra.
(4) Crciizrr loc. cit. vol. iKllo Tavole iSa.'i, p. iJS , t.nV. 53, fig. i54 a
(5) Gia si i dimostruU altrovc I'alJiuiU dcUa dca Aitartc QoVC Artemisia.
iSl DESCKIZIOKK
relazionc col siiperstizioso cullo pralicato, ancoi'a oggidi aWa Luna,
iici luoglii clie fiirort la culia di quelle rinomatc donne, cioe sulle
sponde del Mar nero , e nelle vicinanze del Caucaso , ove I'astro
nolliinio e tuttora adorato , e cliiainato i)/a:rt in lingua Circassa (i).
Se vediaino, col deito sig. Creuzer, iiella mulilazione delle Ama-
zoni una tal quale analogia coa cerli rili comuiiissimi ncll'an-
lichila , nei quali , uomini c donne faccvano reciproco baialto
delle lore vesti , in onore delle divinila androgine , possiamo cre-
dere , chc la parlicolarila della noslra Astufte di avere una mam-
mella sola in mezzo al petlo , ne coslituisca il caratlere ermafro-
ditico, e venga con cio bastanteraente spiegalo.
. Un distinlivo non equivoco del potere generatore atlivo della
nostra dea della Natura, si scorge senza dubbio in quel cono o in
quella piraniide, clie sorge dalla base al fianco sinislro della pria-
cipale statuetla : possiamo ravvisare in esso , sia il yiWo consecrato
ad Adone in Biblo (a), e ad Osiride in Egitto (i); sia una ripiodu-
zione di quella pietra conica della quale facemmo cenno allrove ,
figura simbolica della dea Aslavte in Cipro, e forse anche in Car-
tagine , ed in Malta. L'unione di qneslo simbolo coUa nostra dlvi-
uila imberbe e carica di mammelle , dalla cintola in giu , prova
sufiicientemenle che Tartefice diviso darlc un preciso corattere di
ermafrodilismo , e riunire in essa gli attributi di generatrice attiva
e passiva , e di nutrice , quegli appunto che competono alia dea
Astartc.
La mezza statuetta a faccia umana , posta a lato del suddelto
cono , si potrebbe al primo aspelto credere il dio Liino stesso ,
ossia il dio /a/-nace , il quale, come gia dicemmo, ritroviamo figu-
rate in tante monete col berretto fiigio ; ma siccome questo distin-
livo non e sufTiciente per caratterizzare detta divinita , efligiata in
(l) Creuzer loc. cit. vol. II, p. 87, 91
(a) Crcuicr loc. cit. vol. U , p. 55.
(31 Ibid. vol. I, p. Sg-i.
CI TRE IDOI.ETTI l83
alcune altre raonete scnza quel bcnrUo ; mcntrc rlic il simbolo
essenzialu e seinpre lit mezza liinn ; creilerei uoii dovernii iraltcnere
in qiiRSla opiiilone, t;iiilo piu che , tla c|iianlo lio piii sopra iiuliciilo
esse nlo COS! assai proba!)ile , die la parte supefiore tlol corpo
della nostra .slatuetla pi'incipiile clel>ba iiitlicare il (lio Liino , sa-
rebbe alLtlo inutile una simile riproiluxione del niedcsinio pcr-
Sonaf»qio.
10 considcro il suddetto capo umano , come allusivo a quel ri-
nomaio capo di Adona , marito di Astarte , di cui giJi parlainino
altrove , il qnal capo , filto secondo alcuni , di papii-o , partiva
0f,'ni anno per mare dall'Egitto , e giungeva in selte t;iorni in Bc-
blo , cilia di Fenicia, all'arrivo del quale ai lameiili , ed ai pianti,
succedevana i canli e I'allegria per la risurrezione di Adone.
11 berretto conico , poi , non deve presenlarci gran dilTicolta ,
poiclie Adone, detto in lingua fenicia y/(/o««i' (Signore), era sulla
terra il poler sovrano, ed i re di quelle contrade, e special-
meiite quel dell'Asia occidentale , usavano quasi generalmeute la
mitra ; e questa non era allro, iiisonima, die un berretto conico;
avvcrlasi clie qiiella del nostro bronzo , lia nel basso due intagli
orizzontali e [laralleli , i quali potrebbero benissimo iiidicare nn
diadetna orient de, fatto a fascia, posto sulla mitra in segno di
niaggior potenza.
Potrebbe essere clie queslo berretto fosse qnello di un d/'o Po-
tentc (dio Cabiro), e si riferisse percio alia dotlrina seciela dei
Fenici, la quale, secondo il dotlo Boetinger « consisteva nell'ado-
» razione spirituale del Sole e della Luna , siniboli del principio ge-
« neralore , e del principio pai-loriente della natura, cliiamati Ca-
« biri , cioe dei Grandi , dei Polenti :... qucsti Cabiri furono dap-
« piima rappresentati assai seinpliccmente sotlo le forme di due
« colonne su ciascuiia delle quali stava una Stella, e queste co-
(( lonne (o sassi couici) cangiaronsi poscia in berretli conici (i). »
(i) C- A. Boetinger. Mccn lur Kunstio) tliulogic etc. Drcsde cl Lcypsic i8a6i Rcvuc Ger-
l8.| 0ESCR1ZIONE
Sollo due divei-si aspetii , puo essere risguardata la mezza fii^ma
che si vede al lalo o^iposto , cioc come cingliiale , o come cane,
e per qnaluiujue di cjuesti due animali si voglia propejidere , po-
tremo sempre dare la mcdcsiraa inlerpi'etazione alia figiua n.° 11.
Se grugno di porco o di cingliiale , avrcmo in allora il cingliiale
del Libano (i), il quale uccide Jdone ncl fior di sua cla, cio chc,
secondo i Fcnici , allude al corso delle slagioni ; Jdone ossia il
Sole, ucciso did cingliiale, ossia inverno (2), risorgerebbe ogni
anno alia festa del Thamninz , ossia al solstizio d'estale; ma la
inancanza della zaiina ricurva, e prominente, principale caratterc
del cinj^liiale , ed allre lagioni clie espoiremo qui appresso , c'in-
ducono a considerare quella fuccia come muso ili cane.
In questo modo ci conformiamo airinlerpietazione ds^la piu sopra
dal sig. Miiiiler alb fig. n." I. 11 cane, a parer mio, c il simbolo
di Sirio, ossia della costellazione del Ca«e, posto qui per indicare
Tepoca della festa di Jdone, cioe I'enlrata del sole nel solstizio
d'estate ; poiclie qiicUa festa celebravasi in Fenicla verso il Cnir
di giugno, e siccome tutlo quel dramnia non era die una semplice
allegoria del corso del Sole , e della sua enlraia nella canicola , c
cosa assai nalurale , che il simbolo della Stella caratteristica di
quest'epoca importante dell'anno solare , venisse personificalo c
iiosto in evidenza nel nostro monumenfo.
Credo inutile di provare , cbe la Stella del Cane fosse conosciuta
da' Fenici , essendo cosa a tutli nota , i ." che quel jiopoli furono
uUe nazioni occidentali maestri della scriltura , dell'astronomia , e
della navigazione; 2.° poi , cbe Sirio, e precisamenle quella Stella,
la quale nel Qrinauienlo , fa maggior mostra dj se , sia per la vi-
vacila de' suoi fuochi , sia pel suo diametro.
iiianiquc t. Ill, n. i J. p. i!\-. Molli aiilori, ragionarono su itoi Cabiri , notciemo fra li
Jlri, il sig. Ailiilfo Piclct. Bibliot. UnivcrsiUc de Gcniivi). Tom. XXIV, p. io5, 217, 3J9-
Scbelling, Sullc divinita di Sainotracoia. Stiitgard i8i5 ec.
(2) Vcdasi fra gli altii ;(Utori Crcuzcr loc. cit. \ol. 11, p. I\--
.'3) Ibid. p. 3o.
^ DI THE inOI.ETTl l85
Se iiivece ill spiegore il noslvo broiizo per via ilella rcligione del
Fenici, lo vorremo con qnella {lell'Iigilto, avremo il Sotfiis o Sirio,
siella canicolare : foriera questa (lell'esciesocnza del Nilo, serviva
tli oroscopo ai preti ei;izi , i qnali osservavaiio I'alz.ir di quest'a-
Stro , fra le due coriia di una Gazzeila (i), c profeti/.zavano siilla
fuuira ricolla ; oppure avremo VAiiubi a lesta di cane (o di cia-
callo) compiigno A" hide nella ricerca dello sposo (a), e yiiardiano
fedelc del corpo di OsiriJa (3). In quest" uliitno case vi sarebbe
nella religione dei Fenici, un cane guardiano del corpo di y/Jone,
corrispondente aWAiiubi egizio, guardiano di qiiello di Osiride.
Cbnsiderando come navicella la base daiia quale seinbrano emcr-
gere quesle figiii-e simboiiche , si polreblie credere allusira al'
viagi»io di mare falto ogni anno dalla testa mistica di papiro di
cni |iarlammo pii\ sopra; potrcbbc ugualmenle alludcre alia na-
vicella di papiro, clie servi ad hile , e ad Anubi per scorrere
le sette foci del iN'ilo alia ricerca dei ([uindici brani del corpo
A'Osiride , i qiiali furono tuili rinvenuli , ad eccezione di un solo
membro divorato dai pesci, cui venne sostiluilo un simulacro fatlo
di legno di siconaoro {\). Questo simulacro sarebbe parimente figu-
rato nel nostro gruppo da cpicl cone gia descritto altrovc. Volendo
poi dare un'interprelazione astronomica al nostro bronze, la iiavi-
• cdla 0 hari sarebbe, come in varie scene figurate nei monumenti
egizi (5), il simbolo del corso degli astri neU'oceano celeste;
aggiungcremo Gualmente, ehe Plutarco nel auo Iratlato d' hide ed
(i) Crcuzcr loc. cit. vol. 1, piig. 43(>--'|/iii "^'l'* '^> P- ^"'^ *^ ^*^!?-
{■i) Ibid. vol. I, pag. 391.
(3) Bl.<itr)i;ird. Mem. dc PAcad. des inscript, ct bcUcs leU. torn. IX, p. 3i-
(4) Cvcuifr loc. cil. vol. I, p. 39a.
(5) CtuiupoUiun PoiitUeoii Eg>'plicn, pUnches i\h^ e i^*^^ coUe loro risf»eUiv<^ illustrftzioni;-
La tuvola i^^, la quale i^econdo riuterprrlaziouc d<!l cUiarissimo Autorc ^ £ allusiva .iiraUar
lU'Ua luiia, ci Ta vcilere PllOil (il diu Lunu) sojiilo iii una navicclln , circoudalo da vari
aUritiiiti , iiiciitre due Oiiiocefali , o Scimic cou lesta di Cane , sono rivolli verso il dio, in
alto di adurazioiie. Siccome questa scena cgizia sara forse per qualche persona uq soggctto
lU paragono col nostro monumento, cosi ini fo lecito di ricordarc quanlo diau a p. 177.
ToMO XXXV. 34
I'86 BKSCRIZIOKE
Osiride , fa camminare in barca il Sole e la Luna, alluJewJo nd
tempo stesso alle qualita gcneralive e nutritive (i).
L'intcrprelazione teste esposla {lella figura n.° II, ci renderu
sommameiile agcvole quella clie proponlamo della segueiite figura
n.° III, nella quale ci pare riconoscere il medesimo lema di rito
fenicio, allusivo ad Astarle , ed Adone., quantnnque espresso con
qualche diversita ed amp'iGcazione.
Le due piccole corna di giovenca, Ic quali sorgono dalla fronte
della divinita principale, il soliio cappuccio, ossia velo, che le
cuopre il capo, ed il viso virile con folia barba , posto sopra un
corpo luuano di sesso feinminino, sono quesli i caratteri pi-incipali
della .nostra slatuetta , coi quali si riconosce piii cliiaramente che
negli idoli precedentetnente descritti \\y\Astarte ermafroditica.
II confronlo dei due gruppi n.° II e III, ci fa vedere nelle tesle
di uomo e di animalc emergenti dalla base, ai fiaiiclii della nostra
dea, una riproduzione dei medesimi simboli di Adone e di Sirio,
dei quali credemmo aver data una ragionevole spiegazione qui so-
pra; la mancanza del berretlo frigio nella testa a faccia umana ,
cui va sostituita una specie di aureola, o disco, aitribiito cornune
ad ambedue le mezze figure ; lungi dal distruggere la spiegazione
qui sopra proposla , le da anzi maggior peso.
II disco, essendo qui il distintivo caratteristico di un corpo ce-
leste, vedo nel capo a faccia umana, cui esso va unito, la figura
di lui altro dio Adone (Signore) ma di un Adone celeste, il Sole,
(Signore del cielo) incarnato in Adone (2\ Per consimile ragione
il muso di cane circondato da un altro disco , deve vieppiu indi-
care la costellazione di Sirio , Stella canicolare.
DiQicile certamenle riescirebbe , senza il soccorso delle cose egi-
zie , I'inlerpretazione di quelle due teste, die si veggono com-
(i) « Ancbe del Sole, e rtplla Luna, dicono chc non fjnno i! loro ptTprliio giro in coc-
« chio, ina in barc.i , volcndo significare la gcnnrariuno o niitri/.ionc di cspi per ruiuidila.x
Plul. 'if ts'iAc ct Osinic, can. IV, pa", i- , trad, di Ciampi i.Sj3.
(5) Sulrincninaiionc del Sole in Adone , vcggasi «p( cialnioiili' il sig Crcuzcr loc. cit.
Tol, II , pag. 5o-5i.
Dl IRE inOLETTl 187
pariie aU'estiemita ilelle due braccia dclla nostra Jsturte ; ed
in quesle leste ravviso, non solo I'equivalente , ma bensi , come
gi^ dissi , un'ampliaiione del raedcsimo altiibulo , il quale nolle
figure I e II viene espresso colla mezza luna.
II capo di gailo tulto iotieto, ed il viso iimano poslo in un pic-
colo disco , ambedue rivolti verso la faccia di ^s/rtr^e , e ivon slrelti
gia nei pugiii della dea , ma formaudo con essa un corpo solo ,
fanno , a parcr inio , ingegiiosamente allusione ai due perl?di piiiici-
pali del corso della luiia, cioe alia luna crescente, ed al plenilunio.
II gatto dcdicato alia dea Bubaste figlia d'Iside , e sorella di
Oro , era Iciuito in somuno onore nella cilia di Dubasle in Egilto^
ove vc'iiva veiieralo qual imiita^ine dclla dea sulla terra, cpper-
cio , vivo, era nudrilo con molta cura , e morlo , era imbalsamato
e sepolto coa gran ponipa e cordoglio (1). La dea Bubaste poi ,
essendo presso gli Egizi , non solo I'equivalente della Diana dei
Greci (2), ma allrcsi la luna, e specialiaenle la luna nuova (3),
(finzione la quale coucorda pienamente con quanto disscro gli
anliclii inlorno aU'occhia del galto , ed alia fecondila di qnesto ani-
male rclalivamente alia luna cui veniva dedicalo (J) ) possiamo
vedere nel capo di gatto della nostra statuelta un'allusione chiara
alia luna nuova; mentre la faccia umaua unita al piccolo disco, e
siluata al lato opposto , non puo esseCe allro die il simbolo del
plenilunio.
(1) Blancbard. Mi'iuuircs dcs anim. respeclis en Egypte. Mem. do I'AcacL des inscript. efr
belles IctU-es. T. IX, p. 3o.
(a) X.Apollo vero iEgyptiace Hoi-us dicitur , Ceres autem Itis j Diaiia vcro Bubaitis. »
Herod, lib. II, c. 1^7. Jabloiiski Panth. ^gypt. vol. II, p. Gi.
(3) Bubaslis dtait la nouvellc liinc , Isis la plcinc luoe , et Ncphtliis li Tune l<Sn<brcuse :
GuigDiaul cclaii-cissemeot sur Creuzer. Vol. i.er, a.dc purlie, pag. 90?.
(4) «' Col gaUu ( rappre.'ientano ) la lima, a motive delta iJ)co^tan^a dtUa indole naiurale di
• quello, noUivago, c molto piolinco ; dicesi infalti , clic la prima volta partorisee un gallinu
• 80I0, poi due, Ire, qualU'o , cinque , e cosi facciiduue seuipre uno di piu biiio a »eU€ ut
« uoa volta , da partorirue in tullo venl'oUo, quanti 90U0 i giorpi tuuari : ma queslu aara piul-
M loslo una favola ; il vcro si c , che Ic pupiile dcgli occhi 8uoi comparijcouo piii picDC , c
• piu aperte iiel plenilunio, e piii piccolc e mcDO' lucide a luua olanic. » I'lui. do Iftidft st^
Usij'ide cap. VI, traduz. del Ciaropi p. 6g.
1 88 DESCRIZIONE
Avremo aJunque nella Aslarte w." Ill, non solo I'eqnivalento
(lella inczza luna , ma le due priiicipali fasi di quest'aslro , beii
carallerizzalc , e riunite in una Ggura sola, co'ne le vediamo riunite
in parecclu moaumenli egizi , nci quali la mezza luna ed il disco
inliero del medesimo pianela vengono posti uno sopia deiraltro (i).
La base die soncgge liitte queste figure , nou ci da indizio di
navicella , eppercio di nioviiuento ; ma polrebbe qucslo essere in-
dicate dalla disposizione dalle gambe della dea , la quale pare in
atto di caDiruinare, e specialmente dalle tre alette clie vedonsi nella
parte posleriore del dorso della medesima , allusive probabiluiente
al soggiorno aereo , ossia celeste, di tutle queste divinita, od asti'i.
Uua particolarita , Corse non opera del caso , e quella di ve-
tlcrc il simbolo della luna nascente posto diretiamenle sopra quello
di Sirio : sappiamo di fatti , die gli Egizi principiavano il loro
anno agrario colia luna nuova pin prossiraa alTalzar del Sirio, cioe
colla pill vicina del solstizio d'estale (2). Poi'firio dice, die il no-
vihinio, cd il comparire di Sirio segnavano per quel popoli (gU
Egizi) il priiici|)io della creazione dell'universo (3).
11 ravvicinaniento die si vede dal lato opposto del simbolo del
plenilunio con quello del sole ncl solstizio d'eslate, cioe nella sua
maggior possanza, e parimente degno di osservazione. Le punte
del medesimo metallo ddla parte posteriore della base, adopravansi
apparentemente per conficcare I'idolo nel mnro, o dietro delle
pone, come lo indica il Piofela Ezecliicllo: Ecce ob aquilone por-
tne altaris , Idoliiui Zeli (4) in ipso inlro lu Ezech. ^'III, 5.
Ci pare daver ora sivfficientemente dimostrato , che i tre bronzi
(1) Cliainiiollion , l*;uilln'oii F.';\i»lirn fij;. 6, 7, 8 dclln tavoln i!^a vA allro.
(a) Cvcmer loc. cit vol. I , |miU' II , pag. 801.
• (3) Ibid. p. .^38.
(4) Q:"*slo dio dflla GHosia , al (lire lici inigliori intci'prrli, ern ./iiiortc iicciso li.il cin-
ghiali' |irr gclo.qu di Marie; il niciU-sinio ]ii-ofi:l:i E/.ccliii'llo c'iuducp pura 0 cindfrlo : n El
« introtluxU. me per ostitim porttte dnnnts tt<jniiiu\ quod rcspii-icbat ad aqnilonom , el ccce
■• iW mulit'rcs sedebanl plnngciUcs Adonidem. » [Th/tmmuz] Ej.PcIi. VIll. i/J- t'" passo del
j^rorcU Isiiia allude p.iriiiieiilc all'iiiui.i di Aiimc pOito iliclro dv'lla jfoi'ta del t. mpio. « I'oft
DI IT.E IDOl.r.TTI l8i)
qui sopra ilescrilli rapprescnlano la fenicia Astarlc dca ilelln N.tiirii,
e die due di cssi , cio6 quclli n." H e \\\ , liatino ili pid i caral-
teri dislinii di ermafi'oditisnio , od alludoiio all'entrala del sole nel
solslizio d'eslate , ossia in un scnso niii rnislico , alia risurrezioitc
tli A lion c.
Non entreremo ora io disamitta per sapere sc qucsle staluetle ,
ed i riti religiosi dei qnali sono esse i simboli, sieno pervciiuti in
Sardcgiia direttamfiile dai Fcnic-i , oppiire di seconda niano dai
Cartnginesi ; ci riscrviamo di traltare siuiile quistionc dopo la de-
scriziiitie die fra breve tempo speriamo di fare di vari altri mo-
nunenli riputati fenici, rinvcnuti nella medesima isola; osserve-
reino sollanlo di passo die alcnne iscrizioiii (i), ed armature di
bronzo (2), vari cditizi , fi-a quali polremo forse meHere i conici
Nuraglii (3), come pure alcuiii usi ancora couservaii nel paese, c
finalinente le testimoiiianze ic piu rispellal)ili degli antichi aulori,
concorrono a provare die la sede dei Fenici in Sardegna fu eslesa
e lunga abbastanza per esercitare una notevole influenza sui rili
reli^'iosi , e sopra i cnslumi dei popoli die cola abitavano.
nostitim , et retro pnstem poslitui ntemnrialr tttiini ct jit.tLa me disrt^ierui^ti ct suscrftUti
■M aduUeriiint.-it Imuu LVU^ 8. Qiic>to ;iduUt-rio e probubilinentc allusivu alia prostilu/ionc
dcilr doune ill oiiorc di j^Uone, di cui si parlo piu sujira, sccglicvasi, a parrr niio , ■ la.porta
di traiuoiitaiia per colloearc Tidulo , c per piangere Adonc , os>ia Thamimiz, ro{;li occlii fissi
verso il \ord ^ pcrch^ il moule Libano^ ovc fu ucciso Adoue, si ritrova appuirto in qiiella
direzioiie , guardaiidolo da Gcrusaleinmo.
(i) Una lapidu fouicia i-ilrovata jn Pula viciuo dellc ru^iue doU'antica citta diNora, illu-
slrata dai sig. Abate Derostii , ElTeiueridi Ictlorarit' di Kotna , aiilio 1774- Ci riscrviamo di
dame un piu esatto disegno. CitereiiHi parinu'iili uu sigilio ila noi posscduto , ritrovato iiclle
roviiie di Sulci:) , ed ora faUo di piibblica ragiune dat cbiari»sijno CoHcga sig. Ab. Gazzcra.
Accad. Reale dellc Seieiizr di Torino. Tom. XXXV, pag. 3.
('i) Veda&i una nostra uinuoria rui \'a Uliita una dottissinia Dissertazione AA ebiari^siroo
Coltega sig. Giuseppe Grassi. Mem. deirAcca'd. dellc Scicnzc di Torino. Tom. XXV, p. 107
r seguenti.
(3) Ci risen iamo di pubblicarc fra poco nioltc ossen'azioni sui deUi Nuraghi, dei quali
fecero gia cciino piu porsoni" , e fra gli altri , il Padre Slcfanini , in una mcmoria chc ha
(icr lilob: iln yelmbitt Strli line Liitilibiis ; il iliiaris.'iinio Collega sig. Cavaliere Mannii ,
nella sua pregevole Storia ddla Sardegna , vol. Vlt, pag. 11 c seguenti; il iig. Petit Uadtl,
in una letlcra iliielli al sii'. Gosseliu , i8a6 ; il sig. Miuiaul ec. cc.
190
SPIE<lAZIO]\E
ilelle nionele inserile nella (jui unifa tavola , ricavatc diiU'opera di-
^'aillallt: Numismata aiirca Imperatovutn in Colon, et Municipiis^
a. Capo di j4sl(irle tululata, di Berito , citta di Fenicia. Vail. p. 345.
b. Aslarle tutulata, col bastone in foi-ma di croce , e col piede
sopra racrosioglio; di Berilo. V. p. 245.
(.'. Cornelia Salonina,. inoglie diGallicno^ coi dislintivi del dio Luno^
Berito. V. p. 245.
d. Moneta di Septimio Severo-, coniata in Antiochia di Pisidia ;
rapprescnta il dio Luna in piedi , col berretlo frigio sul capo,
e la luna cresceote dielro deyli omeri. Vail. p. 4-
e. Moneta di Carrliae in Mesopotamia, coniata in onore di Cara-
calla e di Geta; si vede nna Stella sopia una luna nascenle ,
altributi del dio YiUno tenulo in somma venerazione nella cilta
di Carrliae. V. p. 3o.
f. Moneta di Carrliae ; si vede il capo di Caracalla cogli attributi
del dio Luno. V. p. 3o.
g. Moneta di Giulia Domna , coniata in Cesarea di Palestina ; si
vede Venere , ossia Aslarie , la quale tiene in mano il capo
mistico di papiro , a' suoi piedi emerge la Cgura del fiume
Adone. V. p. 19.
SB. Lc trc Jlatucltc sarde sono discgnate dai bionzi oiiginsiU , e ridutti al 1/4 del DatoraU.
Y'^>0<!^J<^>t^ <// c^-:^--/^>/^- ^y-^rry- e- ry^/,'.! 7,'i/// 3,J /!i,jf. //jn
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' l//'^^f .Artf^v ,/f&i* • ttit-rVMirnr r/i>^i*ii t^i ^rpnli
«9'
PENSIERI SULL'ISTINTO
TANTO NEGLI ANIMALI CUE NELL'LOMO;
DEL PROFESSORE GIACINTO CARENA
Letii neltadunanza ilel 11 tli aprile i83o.
Nel regislrare, che io feci, il seguente caso, avvenulo di recente,
ia mcnte trascorse , quasi direi senza la mia Tolonta , in questi
pensamenti sopra I'lslinto, taiilo neiruomo die negli animali.
In una casa in Torino, si teneva un certo nuinero di galline,
nodrile come c uso in citla, coi trituini dclla mensa , e della cu-
cina ; ed esse ben rispondendo alle cure del padrone e della fan-
tesca , andavan f.icendo rcgolatamente le loro uova in un nido
entro un paniere , posto per terra in un de' canti della cucina.
Cotesle uova eran si presto toUe che fatte : non pero mai si toc-
cava I'endice die vi si lasciava, come e usp, pei" segno del nido,
C per aileltamento alle galline perchc la e non altrove le uova
loro deponessero.
'Le galline, nel giorno, eran libere di andar frugacchiando per
la casa , e talora scendevano a razzolare in una vicina solitaria
corte. La sera si ritraevano nella stia che loro serviva di poliajo.
Ma una di esse, a vece di entrar coUe allre nella slia, o di ap-
pollnjarsi snllc traverse di una scranna , soleva andarsi ad acco-
vacciare nel nido; e cib faceva spesso anche di giorno , nei fre-
quenti intervalli del riposo e della digeslione.
Qui pero c da notarsi che la gallina non chiocciava ne punto ne
poco, anzi faceva I'uovo suo fi-equentemente come le altre, e come
esse, schiamazzava ogni volta die'l faceva, insomma non era covatic-
cia. Oude quel la propensione alio starsi rannicchiata, precede va da
Cya PENSIEKI ST'Ll. ISFINTO
allra caj^ione, e questn era [iroI)ahiiinenle nn^ certa ilcbolezza
(li'llc j»anil)c , rentlula in;ii»i^iore ila una eccessiva gi'assczza : infalli
la nalliiia noir tarilo mollo a cessare dal far le uova , e mori jioi
ili Polisari'iii.
Ora avvenne clie quel frequeiile soprastare aU'encllcc , fecc lo
Stesso elFclto die un'assiclua covatnra fallo avi'ebl)e , vale a dire
die il genne si animo , c un hd giorno il nasccnle pulcino co-
inincio a beccare il gnscio , e uscinie fiioi'a.
Appena la (iiila rliiocria seiiii sutlo di se qtieirinsolito dimcnio,
e udi il pigolare del iiato pulcino, e vide qneHa sirana trasforma-
zione deUuova , cssa lie fu sbigotlita talmenle, clie, stridendo ,
si face tosto a gettarsi fuora del paiiiere e fuggire, non seiiza vol-
gersi indietro per vedere se cio che I'aveva lanlo sgomentata, per
avveiitura nou la inseguisse. ' '
La nou prevediUa nascila di quel pulcino fece beta la fantesca,
clie tolse ad allevailo in disparte ; ina la galliiia per lullo quel:
giorno non entro |)iii net paniere , e nel vagare die essa faceva'
per la stanza, evitava di accostarvisi , o il fiiceva con nnolta cau-
tela , allungando ben bene il collo , e torcendo il capo, e guatando'
nel paijifire , se ancor vi fosse I'abborrilo pollastreHo; lie ripiglio-
efisa I'nso di aodare ad accovacciarsi in quel nido , se non dopo-
alcuni giorni, cioe quando il trascorso tempo , o I'ebbe rassicu,-
rata contro il temuto danuo , ovvero la nicmoria di esso lie ebbe
lid lutlo cancdlata.
Ora- si sa die- tl fenomeno ddlo scliiudioiento dclle uova, anche.
quando si appresenta la ])rima volta alia chioocia , non sembra
esserle inaspellato . ed essa, con modi chc quasi si direbbero iii-
gegnosi,. concorrc anzi al nascluiento dc'pulcini, e di questi sera-
bra svisceratatncnte dileltarsi. Per lo c»ntrai;io nel narralo caso>
la gallina, non coYatlccia , ebbcnc fievo sbigottlnaento, e provonne
Dtaiiifesta avversione.
Seuza volcr qui cnlrare nell'arcana materia delllstiuto, potremo
iiuiilarci ad osscrvare che llavversione della gallina per rinaspcltala-
DEL PROFESSOHE CARENA 1C)3
prole ; e I'apparente aOetto della chioccia pei frutti della sua co-
valura , soiio elFetli del qnali ia diiFerenza e unicamente prodolta
dalla divei'sila della ootidi^ione in- ciii I'lina e I'liltra si Irovano.
La galliiia non covaliccia nou lia alUo scopo fuori quello della sua
sussistenza , e della sua sicurezza : essa dutique non puo ammet-
l«re altri aflelli , estranei alia presente sua natura;: le cure che
essa donate avcsse all'ignoto pollaslrino, sarebbero efletli senza
ca"ione.
Per lo contrario la chioccia cbe la provvida Natura dispone agli
ufTicj della inateraita , trovasi in una nuova condizione di vita ,
accompagnata e quasi formata da una nuova sorla di bisogni , al
quali essa debbe irresistibilinente soddi^are , bisogni che durano
sino al tertnine della educazione del pulcini ; per soddisfare a
quest! bisogni, tirtti suoi , essa da principio fa di se copia , poi
se ne aslicne quando si dispone a covare : alia covatura essa at-
tende con una assiduila che quasi direbbesi ostinazione: il bisogno
stesso degli alioaenti cede al maggior bisogno di star sulle uova :
Pastinenza dal cibo , e la conseguente macilenza del suo corpo ,
sono cfTetti di a mo re , ma di amor di se stessa. II dilettamento
delle uova:, pol dei pulcini-, non ha se non I'apparenza di afTcllo-
matcrno: esfo e una pura (ilanzia, qualldo non si voglia cbinmare
necessita. Pure , c le uova insensibili , e gli animati pulcini , co-
vali , nodriti , prolelli , accarezzali , convien pur dire che siano
amati da qualcuno: ilsono, ma dalla araantissima natura. Essa sola
{a gli animali minislri irresislibiU deila protezione e delle cure che
esige la vegnente generazione, per quells disposizione che in essi
induce , dalla (juale derivano necessariauienle que' tanti sorpren-
denti elFelti ch'uom non si stanra dallammirare , e nc' quali gli
par proprio' vedere squisilezza di sentlre e sublimita di intendi-
mento ; ne s'inganna : che, e sentimento squisito , e intendimento
sommo e perfetlo trovnnsi nella economia e nelle azioni degli ani-
mali , cioc trovansi in Dio che cos'i li ha formati.
Ne in allra manieras'ha, cred'io, a giudicare della pretesa fede
ToMo xsiv. a5
ig4 PF.NSIF.Rt SUI.I.'lSTINTO
coiiju2;ale dei colonihi e delle lojtorelle, del compagnevole abilare
della rondinolla coiruomo . e del secnro nidificar di essa nella casa,
e talora nella stessa camera di lui , della vaiitata fedclta del cane
verso il suo padrone, della luda't« pazienza e della ulile sohrtetk
deH'asino , e simili.
E quanlo al cane , se noi cliiamamo "amirizia onelle continue
non simulate carczze clie egli la al suo padrone , e amore quel
Don peter stare lonlano da lui , e fedelta quel difenderlo che egli
fa nella roba e nella persona, qual nome daremo a quell'esporre
per lui la propria vita, al lasciarsi talora morir di fame in snlla
tomba dell'estinto padrone ? Qnesle quality giuugerebbero nel cane
sine aU'eroisrao , e cio sarebbe evideniemente un provare troppo
mh che non si vorrebbe.
E come mai questa del cane si potra rliiamare vera fedelta, se
inella intera specie non havvi forse un solo esempio del suo con-
trario , I'infedelta ?
Se e vero, cio die dottissimi Naturalist! atfermano, -che la specie
intera e passata a viver coll'uemo in istato di domesticila, cio dun-
que vuol dire die I'intera specie non era fatta per viver da se in
libeiti ; altrimente o non tutti gli individui avrebber lasciato lo
Stato selvaggio, o raolti da graii pezea vi avrebber fatlo ritorno al
primo trovarsi in favorevoli condizioni. Pure il cane, abbandonalo
a se in isole remote e sclvagge , riprese bensi un poco di selvali-
chezza , ma ne csso , ne la sua diseendenza, non diventarono mai
ne lupi, ne sciacalli, dalle quali due specie alcuni voglion provc-
nuto il cane domestico.
In fine una specie, o razza, che dir si vo-^lia, la quale intera
si sotton»ette irrevocabilmente all'uomo; i cui individui obbediscono
tenacissimamcnte ctsscnno al proprio padi-one, anche quando e in-
discreto , barbaro e tiranno , non puo essere se non una razza
nata a schiaviiu , nella qnale vano sarebbe il cercare quallta affet-
tuose e libere , quali sono 'I'amieiMia e In feddth. M» nel cane, e
in altri animali , sono certe qualila che producono m iK)i gli stessi
Dr.l, PBOFf.SSORF, CAItEKA I y^
ffffetti clic Ic qnalitu niorall produrrehbero, c allora, con iiii er-
rore quasi volonlario, nun del noslro intellelto , ma del cuor no-
Mro, iiui li; teninino come vere (jnalitn morali clie siaii nei bruti;
le quali, a dii- vcro, talinente alle libti'e doli dell'uomo si asso-
migliano , die dinicibnente iino puo Iraltencrsi dal fame paragoiie,
quanliinquc le prime, niancando propriamcntc di liberlu e di vera
voloi)li"i , si lioviuo ilalle seconde pur iinmenso traito separate.
E grandissiino |)ore e lo spaiio tra i bruti e I'umana specie,
se si rag£^uai-da alle qualil^ die airinlelletlo piii pvopriamcute si
riferiscono. Egli c verissimo die molti animali pei^cepiscoiK) , ram-
nnentano, paragotiano, e liraiio conseguenze, cioO forinano dei veri
giudizii. Egli c vero aiires'i, che un certo grado di perfeltibilila
non manca , se non alia specie, ahueno agti iudividui ;- ognun sa
che il veccliio cage da caccia e piil' sagace e piii esperto che non
il cane iiovdlo : meno astute sono le volpi die vivono in solitarie
comrade, ove esse non lianiio, coine le nostre , a paventare con-
tinuamenle gli agguali delluomo, o gli assalti di piepotenli ani-
nwli divoratori: viaggiatori che i primi stamparouo orme uman©
m isole disabitate uarrano concordi la fidanza di animali, auche
de' pill limidi, quasi a senxbtar dimeslk-hezza ; ma appena Tuomo
& loro provare la- superiorita sua nell'arte del nuocere , che losta
cominci:icio ad addotti-inarsi anch'essi , e pcovvedere alia loro li-
berty e allai loroYita, or col difendersl , op col rimpiaUarsi , or
eol fuggire.
Ma tutto clo negli anrmali si eseguisce entro limiti assai ristrelli,
poco variaiiti da uii individuo aU'allro, non mai superabili dalla
specie intera , e sempre gli stessi nelle successive generazioni. !•
qiiali liinili , quand'auche I'umana fantasia non si faccia ad allar-
gare di troppo , offrono ancora un vaslo campo alia nostra ammi-
Fazione; la quale, in certo modo, e plu giusta e piu vera rispetto
atlc azioni dei bruti , che non alle operaziwii delTuniana specie ,
perche in quelle tulto e opera ddlaNatura, cioe di Dio , in que-
ste mista coa I'opera di Dio e qpella delluomo, di neressita meno
igG PENSIEHl sl'll'istinto
perfcltn. Pei'ciocclie la natura non ha voluto soUrarre totalmente
I'tiomo d;u inoti dell'Istinto , cioe dalle azioni coinamlate dalla Na-
tura stessa , ed infallantemeiite direlte ad iin delerminnlo scopo ;
ma piacque ad essa di dare cerfe leggi all'iiomo , come il maestro
da al fanciullo versi rotti , o frasi travolte, per lasciare a lui il
merito o il demerito della buona o della mala collocozrione delle
parole posposte ; cosl la madre che iiella prima infanzia porta
di peso il bambino , falto queslo alquanto piu robusto , il liene
sollalzato colle guide , lasciandogli tuUavia la liberta delle gam-
be , e appena reggendone con mano leggiera i passi incerti.
Ma il fanciullo , cui riesce bene la ricostruzione del periodo , o
I'accozzamenio dei versi , e'l 'bambino che appena divczzato va mo-
vendo da se alcuni passi sulle vacillanli piante, si credon essi aver
falte di ben grandi cose, ignari del molto di p(i4.<li cui essi, fatli
adulti , saranno capaci im tempo E quando questo tempo e giun-
to , I'uomo rifiettendo alle sue e alle altrui intelletluali e morali
facolla , se per una parte non puo non riputarsi fanciullo e bam-
bino , rispetto a una natura ancor piu divina che la sua none,
egli dall'altra parte non puo a meno di compiaccrsi deil'immensa
superioriia sua sopra il rimanente degli esseri animatl.
Ma questa superiorita, e il grade di essa formano appunto uno
scoglio contro il quale non pochi ragionaiori vennero ad urlare.
Gli uni, voiendo pur misurare il grado deli'Intendimenlo col grado
di eccellenza delle azioni le quali un Inlendimento fanno presu-
porre, e troppo confidando nella legije di continuila, fermarono
-come un coroilario di essa, die la spiritualita vada gradalamente
scemando dall'uomo ai bnili piu perfetti , e da questi ai meno
jierfetti , cosi che in questa scala, come nel nastro del Padre Ca-
stelli, niuna linea discerner si possa di una vera separazione.
Altri , paventando le consegnenze di questa insensibile gradazione
che suppone la spiritualita da per tutto , e il principio di essa in
nessnn luogo, immagiuarono che le azioni dciruomo e quelle dei bruti
abbiano una ragione aifatto diversa , eppercio non siano da soltoporsi
VT.1. PllOlT.SSORE CARENA I g^
a niuna comune misiirn ; per essi tullo e materia e necessiia
nelle azioni del bruto, tutto spirituality e liberti in cjueile dell'uo-
nio ; ponendo cosi ti-a questo e tutti gli aliri aniiuali iino spazio
tanlo grande quanto e qnollo rlie la materia dallo spirilo disgiunge.
La lilosoHa noii islelte gnari tempo contenta a (piesta maniera
di ragionare , contro la quale sursero infatit insolnbili difficolt^.
lo penso che per ailra miglior via s'abbia a giungere alia riso-
luzione di queslo intricato probiema. E primieramcnte e da dirsi
come le azioni tutle degli esseri animati si possouo in queste Ire
Categoric distribuire. ' A i- ■
Azioni cFIstinto , quelle cioe die iton sono comandate dalla Vo-
lonta , ne regolate dalla Attenzione , e noii sono il risultamento di
veruna precedcnte esperienza ; queste azioni sono limitate alia con-
servazione deiriudividuo , e a quclla della specie. Di queste azioni
Istintive abbiamo un esempio nella palpcbra olie rapidamente si
chiude a dil'esa dell'occhio : nel capo die istantaneamente si ri-
muove per iscansare un colpo : nel braccio che ratto si stende per
ricondurre nella base il centre di gravita del corpo che improvvi-
samenle vacilla: nel corrcr la prima volta che fan no i pulcini sotto
kt chioccia, a ceria voce stridula di lei, e da essi non pia udita,
e simili.
Nella seconda calegoria sono da porsi le Azioni (TAbito , quelle
cioe le quali , per I'eiretto di assiduo escrcizio , si giunge ad ese-
guire, senza sforzo , con pochissima attenzione, e seiiza la rimem-
branza degli atti intellettuali da cui quelle azioni doveltero di ne-
cessity essere accompagnate le prime volte ; di questa sorta e, per
esemp'o , lo scorrer velocissimo , e quasi non pensato , delle dita
sulla tastiera di uno stromento , mentre I'occhio bada alio note, e
I'orecchio percepisce , discerne e gusta i suoni ; altro esempio se
ne ha nella rapidity coh la quale legge e scrive colui che vi c lun-
gamenle avvezzo; e simili altre azioni che si fanno con tanta pre-
stezza e cou tale facilita che quasi direbbcsi non abbisognar esse
della attenzione.
*J)5 IfEWSIERI STJLl'iSTINTO
La terza categoiia e quellii dellc azioni Uberamentc volule , e
|>eiis.il!tiijente esegiiile , coh accoiiipngiiainento delta Rifles sione ,
cioe coll'idea e del voleile , c dell'escguirlc.
In lutti gli aaiinali s'r li'ovano le axLoni deUa prima categoria ,
ossia le isliiUh'e ; in alcunt di essi, i p\ii snscetlivt di educazionc,
si osseivano pine quelle di abito ; rumaiia specie sola riimisce in
se luUe e tre le indicate inanierc di azioni , ma quelle della lerza
foi'maaa un privilegio Uttlo siio proprio ; e I'aver taluni credulo
sltraMienlu , pai-mi provenga d'at falso modulo da- essi tolto a ati>
sui'a dclle azioni. Conciossiache il criterio che debbe regolare I'oi^
dine degli csseri auimati , rispello alia eccellenza loio relativa ,
Bon del>be fondai'si sul paragone- delle varie azioni, atlribncndo
pill d'ltitcndimento a quegli animali , le cuia^.ioui sembrano piut-
ingegnose , quando quesle slano puramente istintive , altrimeule le
api , i)ci- la loro naonarcliia etetliva ndle sole feminine, per la.
geometrica fabbrica delle esagone cellelte dci loro tavi, per la pe-
riodica ttccisione dej aiaschvec. , s'avrebbero a dire dotate dimagr
gior iugegno che non il cane od il cavallo , o altri cons^imill ani-
mali , ne' quali e pur evidente la noaggioranza dello Intendimento*
Egll e nolo Infatti^ clie le azioni isliativ.e s«n, poclre neir'uomo in-
civilito, pill numerose nel selvaggio; poi cpescono- di numero negli
animali inferiori , si cbe molliissime son© , e tulle slupende , in
quelli deile classi ijidme , le q.tuiU pec altra parte sono evidente-
loeote le |>iu sti^pide.
La qwtle osseevsassLftoe, (che staimd* o«a: sni generali mi- pare
\ei;issLaia , e da ninno contrasbata) dimostra che I'lstintf) e dato alia
sjjecie per siq^piire ai difulto d'lngegoo negii Individui : cbe queslo
t' oella ragiane iuvevsai tJi quelle; cppercioi tiel paragone^ ohe altri vo-
glia fare fi-ai le- varie azionii degli aniinali per dedurne la riapektlTai'
loro. ecccllttiiza , s'Uaniio da eseliidbue Le aizioioi istintive, siccome
q.uellech*, maravigliosametile einfaHantemente tcn<iendo alio scopo
generale della Cieazione e della Conservazione degli esseri , uon
^jossono noil aver origine da nna ragione perfcttis&ima; ma quesla
DEI, fnoFESSOnE CAnESA !()()
■rngione e in Dio , in cni UUle le cose si muovoiio , e snrehbe
Stollezza il ccrcarla n"i hrali , die tantn non nc lia Tuonio stesso.
Meno inconcliiuiienle sarebbe il parai»one, se esso si facesse fra
quelle azioni die abbiaino chiamate azioiti <rj-ibito ; tna di qncsto
paragone i risullameiUi riuscirel>bero di poca iitilita, perclie ri-
stretti a imppo piccol nutnero di specie le cjuali di quesla soila
d'azioiii sono suscetlive.
II Naturalista Filosnfo per arrivarC'a qiiesin dislribuzione di cui
ora si rai^iona , prende ana strad.i sirurissima , quella delta interna
Sirutlnra , strada nial nota agli antichi , e cbe le future genera-
zioni potranno aliar^are cd appianAre , abbandonare non mai ,
■sotto peua di ricadere nell'antica viziosa distribuzione degli esseri
animali.
Ma al Filosofo Mctafisico e Aloralista questa nalurale dislribn-
zione degli esseri aniniati non basia; e^li vuole circoscrivcre entro
sicuri limiti la Liberia , la Spiritualita , 1' Tmmoftalitn , e hannovi
alcuni i (juali, per non isbngliarla , pensarono di lirare una linea
di separazione tra ruomo e i ritnancnti animali; cio e evidente-
tnente un oltrepassare di molto lo scopo che si avea in mira :
questa separazione e inoerta ed inginsta, e lascia libero campo ad
obbiezioni di risoluzione. troppo dilFicile e forse iinpossibile.
Or io penso die la linea di separazione, anzicbe tirarla tra
ruomo e i riraanenti animali , s'abbia a condurre , per dir cosi ,
nell'uoiTio stesso, si che essa scpari quel mollo che in esso si trova
d'animale , da quel poco, ma preziosissimo , che forma I'essenza
sua vera, rioe la Iriplice facolla ddla A'olonii , della Attenzione e
tlella Rifles<lone. Dotata di questa Iriplice facolla, I'timana specie
sola gode del privilegio imparagonabile di una perfettibilita inde-
iinita , che gli individui possono ac(juislare , Irasmeltere ad altri,
e quindi alia specie intera, nelle successive generazioni.
Tutlavia sari scmpre vero che, medrtando snlle azioni umane
non si puo a meno di scorgere imperfezione, debolezza, vani-
ta , e qualcosa di peggio , abiieno da quel canto pei' cui I'uomo
aOU PENSICni SULLISTINTO
e assoliito aulore delle azioni sue, e vero arlefice, talora inesperlo-
e scoiisigliato, della terreua sua Pulicila; ladtlove nelle azioni degli
animali, quantunque rislrelle eiitro limili assni |)iii angusli, ogui'
cosa e perfeUa e divina, perche ogni cosa- tends infallantemente »I
divino scopo della Cieazione e della Conservaaione di questo gran
Tutto die si suol. cliiamare Universo ; il quale e si mctodico , si
maraviglioso , si maestrevole , si divino , che niuna monle , se non
xnal Sana , puo- crederlo fabbrica4o a chius'occhi dal caso.
Queste riflessioni , per poco die elleno siaii verc , dimoslrano
con quanio poco di ragione taluni credano, o almeno dicano, che
Id studio della ualura e producitore di materialism©, e d'cmpietado.
301
LEZIONE
INTORNO
AD UN DIPLOMA DI DEMISSIONE MILITARE
DELL'IMPERATORE NERVA
ntTROVATO in SARDEGICA
DEL CAV. D. LODOVICO BAiLLE
Letta nelV aiiunanza Jeili G gennajo l83l,
J-L Regio Museo diCagliarl ha ricevuto non ha guar! un prezioso
iloiio dalla gentil cortesia del Sacerdote Giovanni Maria Cucca
Cappellano Maggiore della Chiesa di S. Efisio, nel di cui animo
ha nobihncnte trionfato I'amore della patria sulle lusinghe dinte-
resse coUe quali fii tentato di ofTrii'lo ad Archeologi stranieri. E
desso una delle due tavolette di bronzo contenente il congedo mi-
litarc dairimpciatore Nerva dato a Tunila di Cares soldato di fan-
teria nella seconda corapagnia mista di Liguri e di Cursori , una
dellc due che erano allora di guarnigione in Sardegna sotto il co-
mando di Tibcrio Claudio Servilio Gemino ; ed e fortunatamente
(juella nella di cui facciata esterna tutto intiero si riportava il te-
nore della concessione originale.
Ncl pubblicare per la prima volta quesio interessante monu-
menio avrei desiderato di illustrarlo in modo da renderne gradita
la lettura. Ma dope che il Baronc Giuseppe Vernazza mio vene-
rate, ed amoroso maestro commentando un simile congedo (i) ha
(i) Diploiiii d'Adriano spicgato dal B. Vcrnatia. Accad. di Tor. Tom. a3, pag. 83, 4 I"
ToMo xsxv. 36
303 -DIPLOMA MILITARE DI KEUVA
mietuto qiianlo appartener pQteva aU'argomento delle oneste mis-
sioni militari con si diligcnte cura, clie ncppure una splca, cred'io,
possa esserle caJuta ili niano , mi reputero assai fortunato se polio
coglierc qualclie graiicllo rimasto inosservato in quel campo, onde
noil presentare ai mlei leitori del lulto svcslita cjuesta pregevole
tavoletta di bronzo. ( lavole 5 e 6 in fine).
Leggest in essa quaiito in appresso :
I
nella parte intei-na
nella parte esterna
1 Iinperator Nen>a Caesar Au-
gustus Pontifex maxi-
3 mus tribunitia potestate con-
sul. , . I. Pater- Patriae
3 Peditibus et equiLibus qui
militant in
4 Cohortibus duabus pjima
gemina Sardorum
5 et Cursorum et secwvla ge-
mina Ligurum et . . .
6 sorum quae sunt in Sar-
di
^ dio Servilio Gemino qui
qui ....
8 na plurave stipcndiu mer
9 misso honesta rnissione ....
j'itis stipen
I o diis quorum nomina sub . . .
ripta sunt
1 Imperator Nerva Caesar Au-
gustus Pontifex
2 maximus tribunitia Potestate
Consul secundum Paler
Patriae
3 Peditibus et equitibus qui
militant
4 in Cohortibus duabus prima
gemina Sardo
5 rum et Cursorum et secunda
gemina Ligu-
6 Tncm et Cursorum quae sunt
in Sardi
7 nia sub Tiber io Claudio Ser-
vilio Gemino
8 qui quina et vicena plurava
stipen
9 dia meruerunt item dimisso
hones
10 (a rnissione emeriti stipen-
diis quo-
Tav. V
0
(
lMP.NfRN^C^H.VM\^M6VSTV5P0NTlrEy
hAAyiMV5TR»BVNIcP0T£5TATC05 IJ I? P
A INCOhoPvTiBxKs-DVKBV^/ GEtAiNMARoc
/ I^KArTcVRSoPvVMITll 6FM1NKL1GV
KVMrrcvRs opovf a/v q:^a£ svn 1 1 n j-arbI
Q^IQ:^/J^sJ/^,fr^;lCfMAPl\^K^^/f^sTIPfN
D I AMI PvVERV N r I T f AA B I AA KS S 0 hoNO
TAM'^SlOKrrEAAEWTlS ^TiPENDlU OVO
R\/MlV0AMM/vS\'B^<^P-IPTMVNT IP^IJ
ir B IKl ^ P o.?TrKI .V Q:\f I Fo PCvf M CIV / T/\
T^MPtmr FTCOMN/RIVM CVMVXO
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P.I B V S OVA .S TVNf C h KRV l5 5 E fvT CVN\
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Tav. VI
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iKi tV/K ^^'tiVA<.
i^/*iN
<
.,i«.
// /)„
Interior
T-ruirlr/ ?t f»U^
DEL CAVAr.IERE BAILLE 2o3
nella parte interna nella parte esterna
It ipsis Ubcris postevis que eo. ii rum nomina subscripta sunt ,
rum civi ipsis
1 2 tatem dedit et conubium cum 1 2 liberis posterisque eorum ci-
uxori vita-
i3 bus quas tunc habuissent i3 tern dedit et conubium cum
cum est ci uxo-
i4 rUius quas tunc habuissent
cum
1 5 est civitas iis data, ant si
qui caeli-
16 bes assent cum iis quas po-
stea duxis
1 7 seritduntaxatsingulisingulas
i9 . S'^tte diem sextuin idus
.O^(obi-es
19 Tiberio Catio
tone
20 . . . alpurn
rco Consulibus
21 cohortis secundae geminae
et Cursorum
22 cui aest
23 Titus Flav gnus
a 4 Tunilae .... Filio Cares
23 Descriptum et
um ex tabula ae-
26 nea quae fix e
in muro post
27 templum div .... ineiyam
204 DIPLOMA MILITAHE DI NEBVA
La sua forma , qiicUa dei caralteii , il luogo dove fu Irovafa ,
cioc ncl tcrritorio di Dorgali , tutto combina per non dubiiare
dcU'autenticita di tal documcato ; dei quali disse gia Eckel (i),
cli e ab lis per fraiulem imitandis hactemts iwproba ars absUimit.
^ uolsi pero avvertire, se mai a qualclie schizzinoso grammallco
argomeulo di falsita parer potesse la discordanza del dimisso ho-
ncsta missione col ritnanenle tenore del Diploma , die tutto e in
plurale , che non in quest'unico monumento tal discordanza si
iiota , ma si trova ancora nel Congedo di Domiziano al fante Ve-
iieto (2).
Derivo tal errore, a parer mlo, dall'imperizia di clii incise iielle
tavolette di bronzo la copia degli originali diplomi di Domiziano
e di Nerva , clie voile restringere il primo al solo Veneto , ed al
solo Tunica il secondo.
Questa tavolette contenenti i congedi militari non sono veri Di-
plomi ma copie autenticamente estratte , e collazionate colli Diplo-
mi originali, Descriptum et I'ecognitum , nelle quali copie, in vece
di soscrivervi i molti nomi (3) die leggeansi negli originali , qno-
rum notnlna sitbscripta sunt , vi si ponea quel solo di colui , die
voleva per se siffatto docuraento.
I Diplomi originali afliggeansi in Roma or in uno , or in altro
luogo a pubblica notizia. Quello di Claudio (4) fu aflisso in Capi-
tolio Aedis Fidei Populi Romani parte dexteriore. II primo di
Galba (5) in Capitolio in ara gentis Juliae : il secondo in Capitolio
(i) Sillogc I. num. iiG.
(2) AvcnJo il citato Baronc Vernazza riiinito insicmc tutti i congedi militari tino al 1817.
scoperii, mi servii-6 di questa raccolta come la piu compita allorclie mi occorrcra di citur-
sU. Quello di Domiziano al fante Veneto i il N. VIII
(3) Si ha una pruova dclla moltipllcita di qucsti nomi ncl Diploma di Vcspasiano .t
Platone figliuol di Veneto ( Vernazza N. V. ) il di cui nome era scritto in tabula prima
(dunquc per lo racno ve i>'cra una sccohda) pagina sccunda (e vuol dire o che conlinuava
la scrittura al di dietro, 0 ch'cra scritta la tavola a doppia colonna ) loco quadiagcsimo
quarto,
(4) Vernazza N. I.
^5) iTi N. II.
DEL CAVALIEBE BAJLLE 2o5
ciil aram (i). II seguentc di ^'espasiano (2) in CapUoUo in podio
arae gentis Juliiie : Tallro clello slesso Imperadore (3) in CapitoUo
ad aram gentis Juliae de foras in podio sinisteriore. II pi"inao dl
Domiziano (4) in CapitoUo post tropea ad Aedem fidei Popnli Ko-
inani. Dal terzo di Domiziano in apprcsso sino ai Filippi , ed a
Gordiano (5) , fra i quali c pure il nostro , leggesi Roniae in
micro post Templnm Divi Augiisti ad Minervam.
E pur simile alTatto il tenore di questo Diploma di Nerva a
quelle degli altri che fmora sono conosciuli , dei quali dope il
Marini (G) ne ha riprodollo la scrie il Vernazza nella citata sua
opera. Anzi veduta la conforraita dello stile , e delle frasi cancelle-
resche facil cosa saru di supplire alcune delle lacune , che la spsz-
zatura della nostra tavolelta lascia nella sua leggcnda, dove aj)-
punto mancano alcuni pezzi. Cosi fosse caduta la mancanza in
parte meno interessante , che tutta intiera sarebbesi potuta resti-
tuire ali'antica sua lezione ! Ma si franse ivi appunlo doTe cade-
vano i nomi proprii dei Consoli , del condotlicro della seconda
compagnia dei Liguri e Cursori , e del padre di Tunila ; ne puo
arrischiarsi un imaginario supplemento ad un nome proprio perduto.
Tuttavolta, valendomi de' frammenti che \i si scorgono , non
esito di stabilire che un nuovo consolato viene a scuoprirsi del
quale non si ha tultora memoria nei fasti, II prenome, e nome, del
primo era certamente Tiberio Catio , ed il cognome terminava in
T0NE (forse Capitone). Del secondo si ravvisano le due punte
della leltera M , con cui cominciava il prenome : leggesi chiara-
mente il nome di Calptirnio : ed il cognome ha la sua desineuza
in CO. Sarcbb'egli il Marco Calpurnio Luperco Cgliuol di Marco
(1) Vcrnniza N. III. Forsc manca i^enlU Juliae.
(u) Ivi N. IV.
(3) \n N. V.
(4) Ivi N. VI.
(5) Ivi N. VIII. X. XI. XII. XIV. XVI. XVU. XVUi. XIX c XX.
(6) Fratelli Arrali.
2oG DIPLOMA MILITARE DI NERVA
(li cui si fi» menzionc in una iscrizione pubblicata dal Grulero (i)?
La lacuna del bronzo viene esattaraente riempila Icggendovi M ■
CALPURNIO • M • F • LUPERCO.
Disperato c il snppleinento del cognome di Tito Flavio , chc
presiedeva la seconda compagnia dei Liguri e Cursori , ed assai
[)iii quello del padre di Tunila , non rimanendo una sola Ictlera
ilel suo nome, clie ci serva di guida ad alcuna conghieltura.
Le ultime linee, clie contengono I'autentico confronto di questa
copia coU'originale si suppliscono senza la menoma csilazionc cosi:
Descfiptum et recognitum ex tabula aenea, quae fixa est Romae
in niuro post templum Divi Augusli ad Minervam.
Facil cosa e di stabilire I'anno al quale queslo Diploma appar-
tieae. Nerva ascese al seggio imperiale di Roma dopo che fn trn-
cidato Domiziano nel giorno i3 di setiembre dcU'anno gG dcU'era
\'olgai'e. In quell'anno era Nerva col titolo di Consul secundum ,
perche nel 90 fu nominato per la seconda volta Console , e quello
era pur Tanno primo della sua podesta Tribunizia ; le quali ap-
punto sono le note cronologiehe chc porta il congedo militare. Ne
j)otrebbe appartenere al seguenle anno 97 , poicbe in quell'anno
fu Nerva per la terza volta nominato Console , ed ebbe per Col-
lega Lucio Virginio Rufo , Console anch'egli per la terza volta ,
al quale , siccome mori nell'incominciar dell'anno , furono poi so-
stituiti altri Consoli, e fra essi Cornelio Tacito (2).
La vera data dunque di questo Congedo Militare accordato da
Nerva a Tunila fu il giorno 10 d'ottobre dell'anno 96.
Or in quesl'anno trovansi segnati Consoli nei Fasti Gajo Anti-
stio Yetere , e Gajo Manlio "Valente ; perlocche i Consoli del no-
stro Diploma debbonsi credere Consoli surrogati ai prinii nelle
Calende di Luglio dello stesso anno 96.
Noto gia il Vernazza , che due solevano essere le occasioni nelle
(0 T. CCCLXXXIII. I.
(2} Pliu. jua. cpist. lib. a.
DEI, CAVALIERE EAILLE 307
quali gli Impcralori accordavano i congedi militari , ciou od in
seguito a qualclie villoria od allro argomenlo inlcressanle di pub-
blica esultanza , o in circoslanza che le strellczze dell'crario con-
sigliavano qualclie riforma nelle spose. Ambc si combinano nel Di-
ploma di Nerva.
Sappiamo da Svctonio (i) che Domiziano si vide costretio negli
ultimi tempi del suo governo a restringere le spese alia quali non
poteva piu rerario far fronte. Nerva che nell'ascendere al trono
voUc colla dolcezza rimarginare le piaghe , ond'era csulcerato il
romaiio impero dal mal governo del suo predecessore , conobbe
uon solameate la ueccssitii dei risparmii , ma ben anche la con-
venienza di soccorrere il popolo colle sue largizioni. Questo se-
condo oggetio esigeva tempo per prepararne i mczzi ; e par che
non abbia neppur tardalo di procurarscli, perche nello slesso anno
del suo governo abbianio un congiario da lui dalo (2), e di lui
pur si ha I'alira PLEBEl • ROMANAE • FRUMExNTO • CONSTl-
TUTO: le quali beneficenze e probabile che gli abbiano |)rocurato
dal Senato la medaglia collepigraie ROiMA RENASCENS (3). Quel
primo poteva piCi prontameilte eseguirsi dando subilo di mano a
riformare le numcrose armate romane.
E ci indurremo facilmcnte a credere , che i congedi accordati
da Nerva alle due Coorti che presidiavano la Sardegna fossero daii
spontaneamenle , e per sagyio provvedimento economico , sc si
vorra riflettere che dalli i3 settombre , dope del quale giorno co-
mincio Nerva a regnare , alii 10 deU'immcdialo otlobre , che e
la data del Diploma, scorsero appcna 27 giorni , nel breve pc-
riodo dei quali mancava quasi il tempo necessario a poter giun-
gere in Sardegna la nolizia dell'occorsa mutazione di governo , e
di la arrivare a Roma le suppliche dl quelli che implorassero I'oue-.
sta loro missione dal nuovo Imperadorc.
(i) In Domitiano C. I'i.
(») Vaillant Num. pracst. Tom. I. p. 45. Ed. Rom. i;^'' 'n 4 Mcdiobaib. in Ncm.
(3) Vcdi i cit. aut.
ao8 DrPLOMA militare di nerva
Si combina pure , come dissi , la fausta occaslone dell'innalza-
luento di Nerva al trono imperiale , nella quale furono sempre
soliti i nuovi regnanli di segnalarue I'epoca con molte beneficenze;
essendo certameote una non piccola pei soldati la dispensa da ul-
tcriore servizio , e la concessione del dritto di cittadinanza , che
ad essi , alle loro mogli , ai figli , ed alia loro posterita liberal-
mente accordavasi.
Tuuila, al quale Nerva accordo il congedo dal sei'vizio mililare
aveva gia compito i veniicinque anni , che doveva aver servito per
essere onestamenle congedalo. Qui quina et vicena stipendia me-
I'lierunt dice il diploma di Nerva : lo stesso numero d'anni si nota
iiel precedente di Domiziano (i) : eguale e pure in quelle di An-
tonino Pio e Lucio Vero (2). I due di Galba non ne segnano al-
cuno , 6 neppur quelli dei due Filippi , e di Gordiano. II solo di
Vespasiano parla di vent'anni (3).
Costantc e poi il termine di ventlsei anni per li congedi dal
servizio di mare. Questo periodo di tempo si trova uniformemente
segnato nel seconda diploma di Vespasiano (4), nei due di Domi-
ziano (5) , in qaello di Trajano (6) , ' nei due d'Adriauo (7) , ed
in quello d'Antonino Pio (8). II solo diploma di Filippo (9) parla
di ventotto anni di servizio.
E questo maggior numero d'anni richiesto nel servizio dimare,
dimostrando il minor conto in cui era tenuto , spiega a parer mio
il perche si desiderasse di passare dalla marina alle truppe di terra
chiamate da Livio honoratior militia.
Dope del nome del soldato solea porsi nei congedi quello del
padre , indi la patria. Gia dissi, che raancando intcramente nella
nostra tavoletia qaello del padre non poteva essere in alcun raodo
(1) Vernazza num. VIII. (6) Ivi num. IX.
(a. Ivi num. XIV. (:) Ivi num. X. e XI.
(%) Iri num. IV. (8) Ivi num. XIII.
(4) Ivi num. V. (9) Ivi num. XIX.
(5) Ivi num. VI. e VII.
BEL CAVALIERE BAILLK 20C)
supplito. Cares dunque segna la patria di Tunila , e deve rifcrirsi
a qualche citta o villaggio allora esistente in questo regno. Circa
quell'cpoca ci dice Tolomeo (i), che eranvi in Sardegna lia i po-
poli diversi ivi conosciuti Curenses et Canusilanu Avvertendoci
Gluverio (2) nel trattare di quest! popoli da Tolomeo menzionati
iiella Sardegna , die ab urbihus aut aliorum locorum propriis ac
primilms vocabulis cuncta ista formata esse cerium est , sommi-
nistrandone poco dope gli esempi , et Cornensiuni quUlem opiduin
Jtiit Corniis , Aesaronensium Aesaro, Liquidoiienciuin Liquido ,
come poco prima nolo pei TibulatU , quorum opidum ei ( cioe a
Tolomeo ) mcmoratur Tibula , iion si reude temeraria la conghiet-
tura che csistesse in allora in Sardegna qualche citta o villaggio
denomiaato Cares.
II nosUo Fara (3) ripetc I'origine dei Carensi dl Sai'degna dai
Cares populi minorem Asiani inter Ljciam et Joniam incolentes ,
qui ct Leleges teste Herodoto dicebantur : mare obtinuerunt anno
324' (dalla creazione del mondo) ut tradit Eusebiiis , unde in
Sardinia iinperasse creduntur , cum ab iisdeiu aliquae ci<^U.ates con-
ditae , ci Carenses populi , ut rejert Tolomeus , in ea reperiantur.
E fra queste cilia noa e iaverosimile che una siasene da que' po-
poli fabbricata col nome di Cares.
Ne'manoscrilli del Canonico Nurra, che per amorevole diligen-
za , e liberal cortesia del fu Gaetano Marini Prefello della Vaii-
cana possiedo , evvi la scheda seguenle « Accept a domino Manur-
rita inter Opidum Posada el Tcrranova (quae cliam vacatur Cir-
ritas) esse opidum dinttum spcctans ad Episcopatum Civitaien ,
quod vacatur Caresi, ac de praesenti conservari namen in Bene-
ficio simplici, quod vacatur de Caresi, ej usque Beneficii terrilo-
rium fere se extendere usque ad Posadne opidum. Porra praedi-
(1) Gcogiapli. 1. 3. c. J. tab. 6. Europac.
(a) Sardinia anliqua.
(3) Dc reb. Sard. I. i. in Cares.
ToMO xxsv. 37
aia DIPLOMA MILITAHE DI NERVA
ctum opiiluin Cures tribiis fere milUaribus a Utore maris clislare
antianat. Nurra congliiettura clie possa essere il Faniim Carisc
mcnzionato nell'Iiiaerario cU Aiilonino. l\I;i s'inganna a partilo ,
poichc il Fanum CurisL era dopo il porlo di Liquidone venendo
a Cagliari , e par probabile clie quel porlo fosse quelio dcH'Oglia-
stra , come lo dimostra Cluverio.
Del villaggio o citla di Carcsl s'ebbe aotizia precedenlemenle
al Nurra da Vidal (i), e ne fa pur menzionc Fara nella sua Co-
I'ografia (2) manoscritta.
Resta che alcuni ccnni io soggiunga sulle due compagnie di
Fanti , nel Diploma di Nerva menzionate. Dico compagnie diFanti,
poiche ad esse si applica propriamente parlando la parola Cohor-
tes. Le compagnie di Cavalleria propriamente venivauo denominate
Turmae.
Erano due le compagnie che sotto Domiziano , e quindi a prin-
cipio del governo di Nerva presidiavano la Sardegna ; ambe ge-
ininae , ossiano miste : la prima di Sardi e di Cursori , la seconda
di Liguri e di Cursori.
D'una coortc di Sardi si fa menzione in una iscrizionc pubbli-
cata dal Muratori (3).
D • M
G • ARRIO • LAETO
MILITI • CORTIS
SARDO • VIXIT
AN • XVIII • MENSI
III • DIE • XIII
ANTONIA • lANVAR
MATER • FILIO ■ PIO
F.
(i) Aim. Sard. torn, "i, p. 33.
(i) Cap. ult.
(3) N. T. DCCLXXXIV. 3. nota I'autorc cosh Extra Calarim in vinea Patium Socic
talis Jem : misit Josvph Dani J. C. Tamincnsis.
DEL CAVAMEIIE BAlLLE 2 I t
Che vi fosse in Sardegna pii d'uiia compagnia di Sardi si ri-
le va da altra iscrizione riportata dallo stesso Muratori (i).
D • M
IVLIO • VENVSTO
MIL • con • I • SARDO ....
MILITAVIT • AN
MENSIB • nil
VIXIT • ANN • XKXV
AVENAT
F • B • M.
La compagnia clie in questa laplda dicesi prima richiama per
lo meno I'idca di una seconda. E I'esistenza d'entrambe in Sarde-
gna , e senza designazione di patria ne di Leto , ne di Venuslo
dimostra die quelle coorti erano di presidio in questo regno , e
che ambi quel millti erano di nazlone Sardi.
Di due Compagnie di Liguri ci ha pur serbato memoiia Grule-
ro, anch'esse col titolo di prima (2) e di seconda (3).
Sta tutta la difficolta nella voce CVRSORVM , della quale spe-
ciahnente ai tempi di Nerva , nei quali era nella sua purita la
lingua lalina , non si Irova alcun monumento che tale appellazione
riferisca alia milizia armata.
Che siasi scritto forse Cursorwn in vece di Corsorum ? Vera
in Sardegna una compagnia di Corsi mista con altra delle citta di
Barbagia in Sardegna. Tanto si rilcva dalla seguente iscrizione (4).
(i) NT. DCCCXXll. 1. QiK'sla pure c coU.i scgucntc uola; QiUiii in Sancti ^'icolai Xca-
poUtanorum : niUit Joseph Daiti J. C. Ttuwinemis.
(a) MCLX. 3.
(3) CCCLXXXVIl. 6.
('l) Gori Doniaiiae VI. 3y.
Muratori N. T. DCCCXXV. 4- ^ questa Iscrizione Ta U Muratori la scgucule nota.
Qiiid siiit Cifitales Barbariac in Sardinia vtreor ne quiiquam'^ nobis nunc indicare possit.
313 DIPLOMA MILlTAnE Dl NERVA
SEX • IVLIVS • SEX • F • POL • RVFVS
EVOCATYS • DIVI • AVGVSTI • PRAE
FECTVS • I • COHORTIS • CORSORVM
ET • CIVITATVM • BARBARIAE • IN
SARDINIA.
Ma , olirccche non par verosimilc die per taritc volte sla acca-
tlulo nella copia del Diploma di Nerva ua errore clio non poteva
trovarsi neU'originale , a parlare propiiamente non evvi autoriia
d'alcun classico latino , die ci conforti a leggere Carsovum per
Corsorum ; benche non manchi fra i greci scriltori Procopio (i),
die ripetutamenlc scv'isse Kovp<7r/.-n , Ciirsica per Corsica, non mai
pero imitato da alcua latino.
Diceva poc'anzi die parlando dei Cursori non vi e chi gli rife-
risca ad uffizio militare , ma sibbene a quelli destinati al corso
pubblico , il quale sebbene stabilito sin dai tempi d'Augusto fnon
mancando neppure indizio , che Cesare ancora avesse il suo corso
pubblico (2) J non prese pero una ordinata e regolar forma die nei
Ptinius I. yn. c. 3. celcherrimos in Sardinia Populorum Jlianscs, Bataros , Corsos. Aunt
f}io Uarbarutc scribcnduin baUu-iac? An apiid Pliniunt pro Balai-i Jitevint Barbavi ? Q»i;i-
luurjuc Legale arrebbc faciliiiente risposto aH'insigiic autorc coUa leggc 3. § 3. del Cojicc
ili Giustiniano ncl titolo dc Off. Pracf. Pract. Afi'icac : ivi. In Sardinia autem jubemns du--
cein ordinari, et euin juxUt mtmtes^ id/t Bttrbaricae genles viflentur sedere*^ habcntes milites
pro cusiodia locorum (fiuintos ct ibi tiui magnitudo prtwiderit. Qucsto iiorae di Darbariani ,
r Barba^ia conlinuo fra noi sino al iircsente , ed analogamcuto a talc noracnclatura dissc
Dantu ( Purg. c. i3 )
» Cbc la Barkagia di Sardigna assai
» NcUe feininc sue i piCi pudica,
» Che la Barbagia in dove io la lasciai.
Tutlj gli anion patrii c gli scriltori della Storia Sarda hanuo parlato dcllc Barbagle <-
dL-i Barbaraciai. AaSai scnsatanienlc nc discorrc il Mattel (Sard. Sacr. p. 4* \l- ^ '-22) ri-
purlando Ic sottoscrizioiii di Uiovaoni, c di Pietro , ognuii dc' quali s'iutitoiu Episcopw
BiU'bariae.
(i) Gothic, rcr. lib. IV.
(a) Dc Bell. Gall. lib. 3. scrivc di sc stcsso Nisi muicii da I'ictoria Cacsaris per di'po-
silos equites essent atinti.
DEL CAVALIEnE BAltLE 2l3
Icmiii sussegucnti , come lo dimostiano le inolle leggl del Codice
Teodosiano c Giuslinianeo (i). Ed assai male converrebbe ai tempi
di Nerva 11 frammischiare fra i soldati Sardi , ed i Ligiiri colesli
Cutsori per formarnc due coorli , sessi non appartengono hi qual-
che modo alio stato mililare.
Alia classc del Cursori del piibblico coi'so ha voluto riferire Gini-
tero I'iscrizione da lui pubblicata di Zibi Preposio dei Cursori (2).
SEP ■ AVG • LIB • ZIBI
PRAEP • CVRSORVM
EIVS • SE • VIVO • FECER • ET • FIL.
POSTERISQ • SVIS • ET • LIBER
LIBERTABVSQ • POSTERISQ
EORVM.
Che i corpi militari avessero i lore Cursori, pu6 liidurci ragio-
neTolmente a crederlo I'autorlta di Svetonio riguardo alia marina.
Classiarios vero , dic'egli , quiab Ilostiact PuteoUs Romum pedibus
per vias commeant , petentes constitui aliqiud sibL calciaru nomi-
ne, quasi parum esset sine responso abegisse , jussit post haec
excalceatos cursitare , ct ex eo ila cursitant.
Puo quindi darsi bcnissimo , che siccome le flotte , cosl pure
la milizia terreslre avcsse i suoi Cursori per le comuuicazloni fra
i diversi posti, e per la facile circolazioue degli ordini dei Co-
mandantl fra li diversi corpi al lore comando solloposti. IMa che
quesli e quelli faccssero, in qualita di soldati, parte de' corpi a
di cui servizio erauo addetti , non saprei determinarmi facilmentc
a crederlo.
(i) Ntrll'uno c ncH'aUro ne'titoli dc Ctirsti publico.
(3) D. C. i5. Cursnrcs sett vercdarii ( dice Giutcro ) (t Pracfecto Praetorio hue alr/uc illuc
cmsu ptiblico miuebaiiUtr , iuxunquc habcbant pritepoaitum. Vsi sunt hii non tantum equis M
rhedU , sed navigiU quoque et dromonibus per Jlumina lacus et sinus ut observat Sirmondus
ad Sidon. I. I. ep. x.
(3) lu Vcspasiano c. 8.
ai4 DIPLOMA MILITARE DI KERTA
Sarehbe a parer mio ineno azzardosa conghietlura il supporre,
cite sotto noinc di Cursori siasi volula intenderc una truppa le^'is
annatuvae (i); agile quindi al corso, e ad inquietare il nemico
« olla celeriia deile sue evoluzioiii , colia rapidita delle sue sor-
prese , colla facile scorreria pei campi, e sulle monlagne, per at-
laccarc il nemico di ffonte , dai fianchi , c anche da tergo , impe-
dendogli la rilirata. I nostri corpi militari presso di noi couosciuti
col nome di Cacciatori , in. Francia con quello di FoUigeurs , in
Ispagna di Guerrillas polrebbero somministrarci un'idea di cio che
vo immaginando ad inlelligenza della parola Cursori.
S'accordano tutti gli scritlori dclla lingua latina in derivare la
voce cursor da curs us , e quesia da currere , e sebbene siasi ap-
plicata specialinente ad cspritnerc il portatore delle letlere, o cor-
riere , Tabellarius , geueralmente solto uome di cursor s' intende
qui currit.
Nei tempi di decadimento delle lingue latina e greca e carlo
che col nome di Cursori venivano indicali qui aciem in praeliis
auteccdunt (s). Appo li scriitori greci , dice io stesso aulore (3) ,
die sotto il nome di Cursori s'intendevano levis armaturae equi-
tes , qui ante acies discurrebant , wide izpo-K-Xaaxai , et 7rpmiJ.0(}^a.t ,
(ippellali\ e conferma questa spiegazione di tal voce colla autorita
delle Glossae Baiilicae , di Leone (4) , e di Mauricio (5).
(i) Delia railizia Ict'is ivmaturae si fa mcnzione in una iscrizionc riportata dal Muratoii
N. T. DCCCLXXV. 9- Delia classe di questa inilizia crano i Vcliti , milites lefts armaturae
niitlis ^ aut exiguis z'cstibiis tecli, itt expediliores essent , qui ftmdti lantum, aut missilibus
pitgnabant , pvaeliumtjuc aiispicaOantur. Tale ii la succinta idea de' Vclili che ne dn il Fac-
ciolaU alia parola yetites.
{■1) Du Change Gloss, ad script, med. et infim. Latinitatis nella voce Cursor. Lo stosso
auiorc ncl Gloss, ad script, med. ct inQm. Graccitatis alia voce Mvpcop ^^^ '*'* taclicis i
Tauture a cui si appoggia , e presso cui in quel sense dice di trovarla usata cap. !\. ^ ao ,
o cap. 5. § 4/- Altri ne cita il Meursio nel suo Glossario.
(3) Nel Glossario ad script, med. ct inCm. Graccitatis alia voce xovpCOfi£g.
(4) In taclicis c. 4- § ao , c. 7. n. 30. 4o- 4'- 4^' 43 > «• '2. § a;. 3S. 78. io3. 103, e
c. 18. § 6. 7. 145. 149. 154.
(5) L. I. Stratag. c. 3. L. 2. c. 3 c c. 5.
DEI, cAVAUinE baVlle ai5
Ed ecco gia una traccia non dubbia di Cursor! appartcnenti alia
milizia armata. Sia ch'cssi fossero di fanteria come i nostri Cac-
ciatori , o di cavalleria come i Cuvalleggieri , si applica benissimo
il lore nome alle due coorti che presidiavano la Sardegna al tempo
di Ncrva , le quali di fauteria e di cavalleria esser doveano com-
poste , poiche il Diploma comincia facendo menzione d'enlrambe.
peditibas at et/uitiOus qui militant in cohorlibus diiabus
f/uae sunt in Sardinia. Ed ecco una traccia gia sicura d'essersi
applicata cpella voce alia milizia armata, ed a quella die poneasi
in prima riga di fronle al ncmico, quale era appunto il destino
dei Velili ne' tempi piu r'cmoti (i).
Una migliore e piili antica traccia ci somminislra la seguente
iscrizioue (2)
M • BAEBIVS • Q • F • STEL • FVSCVLYS
CVRSOll • LEG • yI! • AVG • CLAYD • FID
MAVORTIO • PACIFERO • SIG • DED
nella quale veramente parlasi dun Cursore Legionario , e clie scui-
bra uon piu un Corriere , ma uno dei membri della legione
ivi menzionata : Cutsov legionis , dice Gudio , is est qui graecis
rt6oz).z7T/;s dicitur , qui fugiti>,'os persequebantiir ; hujus aliquoties
meminit Leo in Tacticis.
Chi sa se Zibi Preposto dei Cursor! nella sopra riportata iscri-
i^ione non debba piu propriametite appartenere a questi militi no-
minati Cursori '/ Anche i Cursori veri militari avevano il loro Pre-
posto , chiamato in greco W^'st-.v/.'j^i^z'j^ (3).
Lascio che altri di me pid versato nelle romane antichila for-
mi di questa mia conghietiura quel miglior giudizio che creda ,
(i) £■( uU ad coiijeclum tcU veinum est iijfio Jato velitcs desiliunt. Liv. I. 36.
(j) Gudiua XXXVll. 4.
(3) Du Change Gloss, mcd. ct iafun. Grace alb voce jTfOiTOXOVfeof,
3l6 DIPLOMA MIUTARE DI NEHVA.
])ionto a soscrivermi a qualunque pii'i adeguata splegazlonc ilella
voce cursor , die sia per prcsentarmisi.
Queste tlue coorli miste di Sardi e di Cursori , di Liguri e di
Cursori erano solto it comando di Tiberio Claudio Servilio Gemino.
Qual fosse il parlicolai' comandante della prima non apparisce , c
della secouJa si sa circra Tito Flavio , del di ciii cognomc appenu
ne rimanc la desincnza in GNVS.
Da questo iiuovo iiUeressanle monumento monlre la Sarda Sloiia
viene ad acquistare la certezza , clie neiranno gC) dell'Era volgaic
presidiavano la Saidegiia due coorti miste , la prima di Sardi o di
Cursori , e la secoiida di Liguri e di Cursori sotto il comando di
Tiberio Claudio Servilio Gemino , e die un'antica citla esisteva col
nome di Cares , vengono per la tcrza volta i Fasti Consolari ad
accrescersi d'un nuovo Consolato non finora conosciuto per mezzo
di monument! in qucst'isola scopcrti : la prima nel Diploma d'Adrin-
no illustrato dal Barone Vernazza ; la seconda nclla tavola d'Ospi-
talita della Colonia d'Usellus spiegata dal Professore Gazzera (i) ;
la terza nel Diploma di Nerva , die ho il piacere di pubblicare ,
il quale sebbene c il ventesimo secondo che siasi fiuora scoperto ,
viene ad esserc il nono nell'ordine di cronologia , se mai verra
tempo di ristamparsi tulti insieme , siccome hanno fatto il Marini ed
il Vernazza , perche i leggitori abbiano soit'occluo I'intiera serie
di essi Congedi militari.
(i) D'uD Dccrcto (U Patronato e CUcutda dcUa Colonia GiuUa Au^uit» UwlUs, Toriou
i83o. iii 4 to
NOTIZIA
DI ALCUNI KOOVr
DIPLOmi imPERIALI DI CO^GEDO MILIT ARE
E RlCERCtlE INTOHNO AL COSSOLATO-
DI TIBERIO CATIO FRONTONE
DEL PROFESSORE COSTANZO GAZZERA
LetLi ncll* aiiuiiariza -j- i^ennajo l83l.'
II Diploma deU'iinperalore Nerva ritrovaio in Sai-degua , e che
ci si fa nolo ora pei" la prima volta , e ne fu con dotta illustia-
zione presentato dall'Accademico non rcsidente Cay. Bailie , nou e
inferiore di pregio ad alcuno di quegli altri tulli clie gia si coao-
scevano ; e sebbene nou nc sia pervenuta che una sola delle due
pagine, ond'era composto, non dobbiamo tuttavia di troppo lameu-
tare tale perdita , che in quella che il caso ne ha conservata , nulla
o ben poco manca di quanto importa di sapei'e di tali monument!.
II nome e i titoli dell'Impcratore dal quale emano: quali e quanti
siano i corpl militari che furono graziail , da chi comandali , dove
stanziassero, il nome e la patria del soldato che ne traeya copia,
e finalmente i nomi dei consoli sotto de' quali ebbe luogo il con-
gedo militare. E somma sventura, che ove nel bionzo sono scrilti
i nomi dei due consoli, ivl appunto , piii che in nissun altio luoi;o,
avesse a soffrire gli oltraggi del tempo , e che non ne rimanesseio
quindi che tronchi ed impcrfctti. Quanto sopiavanza c tuttavia
TOMO SXXT. 28
3ri8 DIPLOMI IMPERIAL! EC.
sullkienic , a chi bene l''esamiui , a dare se non assolula cerlezza , a
lornire aluieno soggetto di probabile conj^ettura , e tale da poter
venir a capo di pone lermine ad un'antica ed assai discussa
roiili'oversia, alia quale parteciparono i piu valeuti fastografi, senza
die mai , sino a questo gloruo , per mancanza di sicuri monu-
menii , fosse data speranza di poter essere deGnita.
E nostro Inlendimeuto di risxihiaracc , per quanto le deboli forze
il perraettono , cotesto punto di crilica consolare , e con tanto
maggior anirao ed impegno, in quanto rimane intaito nel dotto la-
voro del collega nostro. Esso e tuttavia , od io m'inganno, il piu
iinporlantc di queslo miovo diploma, e dal quale possa tornare
profilto alia storia , alia non mai abbastanza schiarita serie dei con-
soli , cd a tuita la fastografla. Ne ci6 solo , che prevalutomi dell'op-
jiortunita di questa nuova scoperta , e della gentilezza senza pari
di un dotto amico, che mi permise di fame conoscere un altro im-
portanlissimo , e ignoto tuttora ; ho risoluto di raccogliere , riu-
nire , e render pubblici in calce a queste pagine , e come appen-
dice allopera del Vernazza , tutti que' diplomi Imperiali o che non
furono noti al medesimo, o che si scoprirono e pubblicarono dopo
la stampa del kvoro di lui.
Pochissimi sono gli esempferi di questi diplomi militari, i quail
per rispetto al gran numero che se ne doveva spedire , sono a noi
pervenuti ; che dal soldato gregario al tribuno , non v'era alcuno
forse, cui nel far ritomo alia patria non premesse di aver seco il
tcstimonio aitlentico dei diritti acquistati col lungo ed onesto ser-
vire , qtrello della eittadinanza romana , del connubio c legitlimita
delta prole. Non piu di ventuno erano quelli , che inlieri od imper-
fetti, vennero raccohi dal Vernazza in marzo 1817(1); ma gia in
allora se n'erano pubblicati alcuni altri, che, colpa de' tempi , non
erano giunti a notizia di lai. Due di Traiano degli anni lo/fe 106
(i) Dii'l (l'.\Jrbuo. Accad. di Torino rcj. a3, pag. 83.
■DtJ. PBOF. CAZZERA 219
avcva fatti pubblici colla stainpa Samuele Lysons cuslode degli ar-
cliivi della Torre di Londra , in un libro'sontuosamcnle l)cllo, iati-
to]vilo RcUcjuiae-JBritannico-Iiomanae, e slampato nell'anno i8i3(i).
II primo a farli conoscere aU'Italia 'fu 11 chiarissimo DoltorLabus,
che da un apogvafo venuto da Parigi , li pubblico in iiota alle pa-
gine 33-35 deU'enulilo suo commoalario suli'yira di Hainburgo.
Nella terza parte dello stesso primo fvolume dell'opera , il Lysons
ne lindica uu allro di Adriano in favore di certi ^fetteifam , i quali
avevano scrvito in Britannia in quattro A\& e i>ew<M«n Coorti sotto
il coinando del legato I^ractorius Nepos , c che dice di aver co-
municato alia societi degli Antiquari di Londra, 'n6 si sa se mai
venisse pubblicalo (2). Vn <parlo ineditoeA ignot« mi venue cor-
tesemcnte comunicato dairincomparabile DoltorLabus, e del quale
diamo il disegno (V. tav. in fine) proso suUa tavola originale ritrovata
a Peregova in Vngheria , e nella stessa dimensione e forma delle
lettere. E di Antonino Pio, e ci fa conoscere due nuovi consoli.
Due altri ci souo forniti dal Giornale Arcadico (3) :e comprendono
amenduc il privilcgio di Romano connubio concdduto alle coorli
pretorie dagli Imperatori Marco Aurelio Antonino , eLucioVero,
(i) Lond. T. Bcnslcy i8i3. 3 vol. fol. max.
(>) Fragments of two tahlati containing a decree of Hadrian in favor of certain veterans
who hadserred in Britain in four alae and Twenty-one cohorts under Praetorius.yepos.
Non ha dubbio che il Lysons noa abbia malamcutc lc£io il nomc 6d Lcgfito dclla Brcttagna
nomicato ncl diploma, il qutlc dcvc csscrc di cerlo, non gia Praclorius Nepos, ma si tene
AVLVS PLATORIVS NEPOS, noio amico deirimpcratorc Adriano, c del quale parla una
bcll.i Iscri^ionc Aquilcicse, pubblicata dal DoLlor Labus , (Ant. monum. Brcsciaui pag. 35),
c quijidi dal Borghcsi, (Giorn. Arcadico, aprilc i8a4 I'^S- 74"^) *^ quale ultimo ci da pure
intiera c corrctta una lapida Rnmana , in cui i fatta meniionc del Cgliuol suo , curakorc
del Tcvcrc , AVLO PLATORIO NIPOTE CALPVRNIANO. Da questi due marmi si fa
■naniTeslo , che il nome del Legalo dclla Brcltagna fosse Plalorius c non gia Plaelorius ,
come si £ creduto c scriUo quasi scmpre. La lapida Aquileiesc e ossenrabile non tanlo per
la lunga cnumcrazionc di tutte le carichc , dcUe quali Platorio fu rivestilo , clic per I'altra
dci nove noini di cui fa poropa , cioii Aula, Platorio, Nepote , Aponio, Italico, Mandiano,
Caio , Licinio , PolUonc.
(3) Luglio 1837. pag. ;j, Fcbhr. i823. pag. 2S0.
3 20 DIPLOMI IMPERIAII EC.
e da Setliniio Severo e CaracalUu Vn frommento di diploma degli
linpeiatori Diocieziano e Massimiano ha fatto di pubblico diritto
rillusUe Guarini ne' suoi novelli monumenli Eclanesi (i); ai quali
lulii aggiungendo oi'a questo di Nei'va e qualche altro , die sen-
tiamo essere posseduto da uo erudito Archeologo , il nuruerb dei
diplomi superslili non potra , die a stenlo , arrivare alia somma
di 3o. Tuttavia la piu gran parte venne o scopcrla , o fatta pub-
hlica in questi ultimi lempi , il die torna a tutta lode dell'eta no-
stra, la quale col teaei'li in quel gran pregio , che pur si meri-
tano , face rivolgere verso d'essi le cure degli amatori dell'antir
chitrt, per cui si poterono preservare dalla certa distruzione , cui
per la natura stessa della materia sull:t quale sono incisi, erano
infallautemente condannati. Solo ci rimane a far voti , che questi
lutiora inediti cimelli vengano fatti di pubblica ragione , che non
lo richiede soltanto I'interesse della scienza , quanto e molto piu
il timore, che col cadere in mani di persone idiote non vengano
nuovamente a perire. rXl
Quantunque la sola lamina che rimane del , nuovo ed inedito di-
ploma, sia essa pure frammentata, ne rimane tanta parte, che
coiraiuto dello scritto delle due faccie si possa riuscire a restiluirlo
quasi intieramente cosi : "''i' V. i A V" • 0 ■ >- . •
(i) Napoi. i8a4- 4-to r^s 'S-
DEL riVOF. GAZZERA 23 1
Imp ■ Caes • divi • HadRlAN • F • DIVI • TRAIANI
parthici ■ n ■ divi • iieRVAE • PRON • T • AELIVS
hadrianm ■ anfONINVS • AVG • PIVS • PONT
max ■ trib • pot • riti • IMP • II • COS ■ Jul • P • P
equit ■ et ■ pedit • qvl • MIL • IN • ALIS • III • QVAK
appel ■ I • vlp ■ aquitaN ■ ET • GALL •_ET • PANN
ef f hisp ■ et- 1- vlpia • cONT • ET • COH • XII • I • VLP
pann ' (x>- et • i • vlp- bat • oo • ET • I • FL • \'LP • HISP • oo
et • 1 • vlp • pelrianor • AELA • oo • ET • I • AVG • NER
c • r ' et ■ t ■ vlpia ■ BRITT • oo ■ ET • I • IIISPAN
et ' I ■ iusitan ■ et • 11 ■ HISP • SGVT • ET • I • CY
ren ■ et • it ' alpiN • ET • VI • THRAC • ET • SVNT
in • aegjp ■ et ■ in ■ Cjj'EN • SVB • MACRINIO
avUo ■ praef • qui^Q ■ ET • VIGINT • STIPEND
EMERIT • DIMIS • HONEST • MISS QVOR
NOMIN • SVBSCRIPT • SVNT ■ CIVIT ROMAN
QVI • EOR • NON • HABER • DEBIT • ET • CONVB • GVJI
VXOR • QVAS • TVNC • HABVIS • CVM • EST
CIVIT ■ IS • DAT • AVT • CVM • IS • QVAS • POST
DVX • DVMTAXAT • SINGVLIS
A • D • V • K • OCTOBRIS
SEX • CALPVRNIO • AGRICOLA
T^ • CLAVDIO . IVLIANO COS
COH • I • VLPIA • BRITTON • oo • CVI • PRAEST
L • NONNIVS • BASSVS • PICEN
EX • PEDITE
LVONERCO • MOLACI • F • BRITT
DESCRIPT • ET • RECOGNIT • ,EX • TABVLA • AER
: . QVAE • FIXl • EST • ROMAE • IN • MVR POST
TEMPL • DIVI • AVG • AD • MINERVAM.
E certo in primo luogo che YHadriani filius , ed il Piouipote di
Nerva non possa essere altri fuorche Antonino Pio , del quale
aaa diplomi impehiali ec.
i-iinane parte del nome eziandio. La difUcolth conslstc nello stabilire
I'anno cui si debba ascrlvere , il quale sarebbe piano , se come
rimangono dislinti i nomi dei consoli Sasto C<ilpurnio Jgricola ,
e Tiherio Claudio Giuliano , cosi fosse note dai fasti , in qual
anno furono investiti della trabea consolaie. Ma intoinio al loro
consolato e jwi'fetto silenzio nei fasti e negli autori , onde non cL
e dalo per essi di poter delcrminare la vera elJi del diploma. Le
note croniche che rimangono Iinperator itcruin, Consul Quaytum, ^
pare dovessero poter bastare a delepmiiisrla , e bastano di fatto
quasi senapre per gli allri Ini[ieralori , "ma non sono di gran lunga
suflicienti per Antonino Pio , sapendosi, che a cominciare dall'anno
145 sino alia sua morte nel 161, cioe per lo spazio continue di 17
anni, Antonino segno costantemenle ia secotida acclamazione impe-
ratoria, Imperator II , ed il quarto Consolato, Consul IIII. II solo
numero della potesta tribunizia ce lo poteva iudicare, ed esso manca.
Due altri diplomi di Antonino sono conosciutl : il primo segna I'oi-
tava potesti tribunizia, unitamente alia scconda acclamazione im-
peratoria , ed al quarto consolato, e manca del nome dei consoli ,
e della data del giorno. L'aliro ha la data del giorno 3 di novem-
bre , essendo consoli Caio Giulio Stazio Sevei'o , e Tito Giunio
Severo , e contandosi da Antonino la decima settima potesta tribu-
nizia ; ed e quindi dell'anno i54. II noslro porta la data del 27
di settembre , ed 1 consoli sono diversi dai surriferiti : onde non
essendo probabile che ai 2G di settembre fossero consoli j4gvicola
e Giuliano , Severo e Severo nel terzo giorno del novembre , con-
verrsk dire che il nostro diploma non si debba poter assegnare alia
stessa occasione. lo inclino a crederlo dell'auno i45, e supplisco
quindi tribimiiiae potestatis Fill , e lo credo emanato uell'anno
slcsso, e conteraporaneamente aU'altro in favorc della flotla pretoria
Misenate comandata da Valerio Peto : e con tanta maggior fiducia ,
quanto che in quell'anno, essendo entrati consoli Antonino Pio
per la quarta volta , e Marco Aui-elio per la seconda , si sono di
certo sostituiti altri consoli dopo il primo nundiao , tra quali ia
DEL PROF. CAZZEnA 223
seltembre erano Scsto Calpurnio Agricola e Tiberio Claudio Giu-
liano. Questi consoll compaiono ora per la prima volta. II piimo
non e gia tliverso , cred'io , dal Calpurnio Agricola Legato d'Augu-
sio nella Brettagna. Narra Capitolino , come nci primi giorni dell'im-
pero di Marco Aurelio e Lucio Vero , sorgessero voci e limori di
gnerra , e soggiunge iniminebat etiam Britanniciim belliim, e quindi
subilo adversiis Britunjiot quidem Culpuritiiis yigvicola missus est;
e convien dire che le cose li succedessero prosperamente, giacche
poco dopo vediarao preso il titolo di Britannico da Marco Aurelio.
II Camden poi (i) ci ha conservata una lapida ritrovata in Inghil-
terra , nella quale e fatta menzione del Legato Calpurnio Agricola,
ed e la seguente :
DEAE • SVRI
AE • SVB • CALP
VRNIO • AGR
ICOLA • LEG • AVG
CLEMENS • PRAEF
III • A • lOR
Se non ci vcnne fatto di ritrovare notizie del certo consolato
di Tiberio Claudio Giuliano , non ne mancano tuttavia onde ricono-
scerc cui attribuirlo. Nelle opere di Cornelio Frontone dovute alia
solerle industria e felicita del chiarissimo mousignor Mai , sono due
lettere , e I'indicazione di alcune altre scritte ad un Claudio Giu-
liano (2). lo non dabito dal crederlo una sola cosa col console
Tiberio Claudio Giuliano. t vero che nel conlesto delle due let-
tere Frontone lo chiama col nome di Naucelio, mi Naitcelli c»ris-
sime , quantunque I'indirizzo delle metlestnae, siceome I'indicazione
(1) BiiUnnij. Lond. 1607. ful. pag. 6C0.
(») Pag. a63. »8i. 191.
3a4 DIPLOMI MILITARI EC.
delle alti'e che mancano, sia Claudio luUano soltanlo. CIu joii fa
sospettare che il Naucelio non sia che nome appellativo aclope-
rato tra amici , O quanto meno un quarto nome , del quale uou
si tenne conto nel diploma , c che sono frequeiitemcate tralasciali,
del che occorrono frequenii eserapi nelle iscrizioni » nei libri* .X)i
fatto il Giuliano di Frontone era esperimeutato uomo di guerra,
e gia amministrava , ed era per amministrare una pvovincia cum
exerciUo : Quo tempore lu proviiicium cum exevcilu administrares.
Era dunque uomo consolare , ai ^juali soli d'ordinario era dato
I'amministrarc provincie cum exercitu : la qual cosa accresce la
probabile idenlitii col collcga di Agricola.
II chiarissimo Borgliesi , neU'erudilissimo articolo sul nuovo di-
gest© pubblicalo da M/ Mai (i), ne fornisce di che poter fondare
una probabile genealogia del nosiro console. Rammenta esso per
primo un Claudio Giuliano che aveva comandata la flotta di Mi-
seno , e che fu fatto uccidcre da Vitellio. Da esso nacque furse il
ClaiuUo Giuliano Prefetto dell'Annona sotto I'impero di Adriano ,
noto dalle pergamene Vaticane (2) , . il quale certaraente fu padre
del nostro Tiberio Claudio Giuliano Naucelio console surrogato
dell'anno i4j- Figliuolo del console vorra dirsi il Claudio Giuliano
prefetto dell'annona sotto Seitimio Severo, per la salute del qual
Giuliano, ai 20 di gennaio dell'anno 20-iiji il s^cerdote Tiberio Clau-
dio Bulblllo fi-atello forse , o, uno de' figliuoli suoi , aveva dedicata
un'ara al Dio Sole (3). Vllimo e il Claudio Giuliano console sur-
rogato dell'anno 237 , che uon puo non essere figliuolo del pre-
cedente. Di nessuno di questi Claudi Giuliani e indicato il nome',
se si eccettui il collega di Agricola ; supponendo col Borghesi che
il prefetto dell'annona di Settimio Severo sia una sola cosa col
patrono dei Cauusini di una lapida del Fabretti (4), allora il suo
(1) Gioru. Arcad. aprilc iSa4-
(«) lur. ant. lustin. rcliq. cd. Mai pag. 67.
(3) Grut. 3i, 6. 3i3, G.
(4) Pag. 598, 9.
DEL PROF. CAEZERA 325
nome sarebbe Appio. Non coDSta che alouiio degli altn fosse chia- 1
mato 2\hevio\ rcsta pcrcio die il tiloletlo tli Tiberio Claudio Fle-
gonte liberto , che ii dice tli Tiberio Claudio Giuliano (i), a nes-
suno si debba poter assegnare fuorche al Console coUega di Cal-
purnio Agricola.
UIS • MANIB
Tl • CLAVDI
PIl^^EGONTIS
TI • CLAVDI • IVLIANI
Liberto dello slesso c pur da! credere il Tiberio Claiufto Giu-
liano medico clinico di una legiouc, ricordato dalla seguenle la-
pida presso Raineslo (3).
D • U
TI CLAVDIVS • IVLIANVS
• MEDIGVS • CLINICVS • COH • IIII
PR • FECIT • VIVOS • SIBI • ET
TVLLIAE . EPIGONE • CONIVGI
LIBERTIS ■• LIBERTABVSQ
CLAVDIIS • POSTERISQVE
EORVM
II • M • H • N S.
11 non piccol numero di coorti e di ale che sono rammentate
iu qucslo diploma, che peri nomi da cui sono distiate, appaiono
formate tulte d'ausiii.iri , e quello anche maggiore che si legge nei
due di Traiano degli anni io4 e 106, e in alcuni altri pure tra i pub-
blicati dal Vernazza, considerati con accurato paragone dci Classic! e
(.1) Gioru. ArcaJ. .ii>r. i8a4- F'6- "i .
(j) Class. TI, Vll.
ToMo XXXV. 29
2 26 DIPLOMI IMPERIAM EC.
delle lapidi , potrcbbero per tiWentara aprir la -via ad nh genere di
stoiia, non ancor forse teniato , della milizia romana , per quanto
principalmente s'appartienc agli ausiliari, Soci, e confederati, che
I'indole di questo scritto non" coodjiorta. CI liin'iteremo ad osservare
per ora, die ai tempi di ciii parUamO , '11 iMiheH'^ai qrlista"idi'-f
lizia ausiliarla fosse si fiutaftienla (iresciut'd''^"ftlyitij')Ucata , che ie
lion giangeva a i-agginngere'i"i69 a rs/g^agl!l£lk^fe ,"di poc6 cerlO ii
discostava ' da quello deUa Wfi^% i-oftibina(.' Qiiali furieste conse-
guenze siano dertvate alPimp'^i'o 'BFltWd pfer tili improTidi ordi-
namenti, lo dice la stbila. Dhi Soli e* ^V)tlii 8ifil6tiai militari residui,
dai quali vaimo pure esclusi i g'A'eln' dJ Is^pHc'e' connubio , e gir
aliri conceduti alle flotte, ci'^! 'fafttfcl'^ryte' Wtffe a cejito & cliedi
coorti ■ '^^ ' ^Mi*mm^'i!ke ^^'^auSKak: W'i^Wmram^'e}'m\ ^-il-
strelto ' dlie 'tsteso' (fi'^IWpptf^^ RfifJeMcyh#"flfa"tf "i!Jbidnb'''ikdicate
che per due t|Uelle "cTie ie^na'llb \k jftMte'df 'tf'f)el'mWcVb''ivi Vfe-^
gistrato , le altre nelle qualt 'feupfera riiniti^.^'Djigli stessi ne sono
altresi rammentati "i'ribiihfi'di trisntd'fe'^i{i"^blp6li tttrersi, cioe fflspa-
n i , A still -l , Bdeidsii , 'F'cif-duHr, ' ''P^alcldHe's y ^'Britbdfau^istani , ' -Cal*
led , Celdbcri,'^'Jrvaci,''P'eiiiitiis ,' ' Fdy66Ae^,'^^ erano spagriiloli J
poscia -LitsUai^ , ^ Grf?//"/' LififdiUl^'^Jej'^iM'^l Montani , AlpM ;
Liguri\ Sdrdir\t^(^v^''i')^iiW;\MWv^, m>rim, Cnsernl , ami
nmiefadi'EriitB/'ey»ek^sW^^Ieum'}'^^kxSim''i'Ft^sei^m
lima GermaiiiaV^i^^^,-'^/SUb^i?,"'?^^S<?//^' i TfUci ' ed 15k-
toni. II nnovo diplotnS^iH'^A'itdfllkb' ac^fti^di'dViuinero delle coorti
delle nazioni g].V-nota','^^'-'fi'ft^i^mi§y^"dP'i18flni tiomi onb'rifl^,
de'quirti ^M^^tibeed^^.ayft n^^f yi§i"jPirf<^o^htt(^nite; Ctfsi^ alb
cooru; 1: M^>««^V'"g^^'^'^^^''W'flfpJt^'3'' ^^Ti'^^^^'* > '^m'^^
gianti i-^f.toli di Flavii^^P^iS'd,mh^ilP:'m''i?Wi^vihrki^'Wi^^^^
deiranno- loQ, /"^ivM^ U^HU^iTM J^cH'^tolvW* , 'di^ cett6%b- >b'i/^
tiuem, 'siccbtflfr o$'>i^irAmt 'k cKiytil^8ii^'^d#alfe"fre^^b^earildiin
t-^-^'-ai • ALA ' AVG ■ OB f ^riRT\rTEHI • -APi>£t>L ATA^^
I • O • M • PRO • SALVTE • IMP • M • ANTONIN • GORDIANI
ALA • AVG • GORDLYN ■ OB ■ TIRTYTEM • APEELLt^TA;
DEL PROF. CAZZERA 227
la II. Ilispanorum Scutatorum si legge ora per la piima volta, se
pui- n'e sicura ia lezioue.
La pvf parte del supplcmcolL.del .diploma , quelli clic ragguar-
dano alle ale ed ^Ue poaiti , sono ideali , clie uoq e possibile
riuJovinare quali esse si fossero , fuori d'alcuni poclii luoglii
dov'esso era pid^^fjemciit,^ indicalo. Xiyi/iX^i della uoua linea,
ultime parole, fkl n9n^p,p|^r,^i^a qpji^rle, suggcriva al cbiarissimo
Labus di doy^rb Ri^ppHrcp^f ~^e^/'/(««o/'Mm ylelanensium. Iniper-
ciocche, dic'egli (i), ^e vi fwono ale PetT'ianc e .coord di Iturci
perclic twn.si pofin supporre die avesse le sue pure VJrabicL
EUuh ? Nella . line^ feg^ente, U SMpplemeuio di coorte. I. Vlpui
BriUoniim 7M(7^ri(j;,)9J'a,xiqhicsto dallo stesso diploma, che il no-
stro esemplare appartenne ad un milite della coorte stessa. Per
causa della teruainazione iu EN coa cui fiuisce il nome della pro-
viacia nclla quale sianziavano le ale e le coorti che furono gra-
ziate coU'oncsla misaione., il Labus ^inclinava a supplire et sunt in
Aegyplo etinCjren:, la probabilila del supplemenlo noii ne forma
la certezza , tuttavia i^on credo si possa meglio supplire: provincie
quelle esseazialissime , e clie non tranquille per que' tempi, esige-
vaao ua numeroso pi^pji^iJiq, ^L'^/'/ffigi:i^,clieNs'era pur prescntata
non aveva in fav(^r,s^ uguale probabilita. II oome di Macriuio
col quale e cliiamatp Jl, pPjefetto ,,.,sotlo del quale eran poste le ale
e le coorli , cui venn^ ^iju^ejuto il fa^ore dellonesta demissione, ci
ricordajfacilmenle il|l^I^qcifli^yiD!^icPi prefetlo del pretorip di Marco
Aurelio al quale, uccjiso nella guerra marcomannica, fece innalzare
trc statue (2). Nulla pf;(:f quiadi a cbe gi possa credere suo aitinente
o padre 0 fraiello, e ;^i deb,|i^ ^suppjlijie ^,(^6, Macrinio A\<Hq piaefeclo.
.,iill prefetto della prip9.iCfl^0(i\l^e\vyj^pi^,miUiaria. dei briUoni Lipcio
Nonio Basso, moa j(;j,,(?„j|;j(il^ pp^^,A,\^un | 0^^191,. monumeuto. Esso
debb' esse^e, ,^qi,;4fi^bdWfiJft4fi?^^|i| . 4^ M^ <^«'» ■ '5'«'^''^ Libcnde
> . ... — -^ Uili t \ ni ( I .lUii .ibif^i I « Jji III
(0 Sua IcUcra. '' ■' ' " ''' ' ' '' I ■ ' '' '
(J) Dio«. CttJi. hist. wsJ Ti79i ; 1 1 , 1 1 . / / KjTIO.j
3 23 DIPLOMI IJIPERUI.l EC.
Nonio Basso fratello Arvale sotto Vespasiano , del quale parla il
!\I;ilini (i).
Di nou miuor pregio e pure il diploma pubblicato dal giornale
arcadico , ricavalo da un'operetta del sii;. Ravlzza siampata in
Chieti nell'anno i8a^ (2). Se c vero die i supplemenli sieno fa-
lica del chiarissimo Barlolomeo Boi'ghcsl , come ^ pure indicalo
dallo esteiisorc di queiratticolo , il quale assicura d'avenie avuta
copia esso stesso e da molti anni ; avteinmo desiderato die invece
di replicarla (la tavolella) <7£<a^e (hanno datct i tipi di Chieti,
si fosse anzi paragonata con Tonginal lavoro del Borghesi , e da-
taci conforme ad esso, del die nou siamo certi. Ad ogni modo
dobbiamo esser grati e al Rnwizza. ;«d nU^arcadico per averla in
quaiunque modo pubblicata. 1 Noi'alprimo ' scorrere queirinsigne
monumento eravamo venuli nella senlenza, ch'esso, anziche al pri-
HQO anno dcU'impero dei fratelli Marco Aurelio e Lucio \ ero ,
i6i dell'era volgare, potcsse meglio conyenire all'anno 167 , nel
quai auno correva la XXI potesta tribunizia di Marco Aurelio
unitameulc al terzo consolato dei due Augnsti. Imperciocche era
*u allora gloriosamenle terminata la gucrra partica. I due Imper^-
tori avevano fatto trionfalmente il loro.iugresso in Roma, e si era
)ier essi distrrbuito U quarto congiario. L osseovar poscia segnato
per uno de! consoli jimlio Crf.f«iJ , pel quale si era felicemente
goyernata quclla guerra , aggiungeva peso alia nostra opinione ;
ch'io iuolinava. a considerare quel consolato quale ricompensa con-
ceduta dal priaclpe al pi'ode 1 e viltoriiaso' gucrrtero. Ma altce c
pill ponderate ragloni mi fecet'o couconjere roH'autore del supple-
incmo. In primo luogo nel diploma noni ki tratta di ricompensa
data a pedoni,^o a cavalieri .di alcuna diquelle ale, coorli 0 le-
gion! die si erano distintein qiiclla giie»T»5 .mfa disempli'ce privi-
Icgio alle milizie sedcntarie di Roia»ai;. qualisoHo \& cooiMpretorle
(1) Arvali pag. i53.
(a) Gioi-n. Arca<l. luglio 1817. pag. ;3 c scg. "
DEL PHOF. GAZZERA 32t)
eil urbane. Per quelle sarebbe slata ricompensa dei scrvij^i pie-
stali, per quesle si voile anzi cons'ulerare come ara ili Iranquillita
ed ubbidlenza futura , e alle quali meglio conveniva nei primordi
ileirimpero , onde rendersele favoi'evoli e propizie. Inollrc gia in
quei primi giorni dciriinpero dei nuovi Augiisli era imminenle
ed instante la gucrra parlica, ond'c ragionevole il credere , che
i due Cesari i quali gia prima di ascendere il soglio, c sul prin-
cipiarc deH'anno aTCvano assunto il consolato , lo deponessero
quindi e di buon grado, dope il prime nundino, per riveslirnc
e reudersi ognor piu accelto e devoto Avidio Cassio , al quale
doveva esserc aflldato tutto il peso e ronore di quella gueira diili-
cile e perigliosa. Ostava per ultimo aU'iadicato cambiamenio lo scor-
gerc, come il cinque di maggio di quellanno stesso 1G7, al quale
pareva si potesse nssegnare il diploma , ante diem III nonas mai,
fossero consoli iion gii Avidio Cassio, e Celso Planciano , che lo
erano di certo il giorno sei ante diem pridie nonas mai, ma Den-
ligUano e Pallante , se bene si sono lelii i loro nomi nel diploma
recato dal Weszprcmio (i).
Dell altro console collega di Avidio Cassio, non ci soccorre alcuna
certa notizia. Tra i molti Celsi rlcordati dagli autori e dalle lapidi
none coss^ facile il poter determiinare cui debba essere assegnato il
consolato dell'anno iGi. S'accresce la difficollu dalla mancanza del
nome della gente alia qu;Je appai-tenne il nostro Celso Plancuaia.
Imperciocche Celso :e anzi cognome che (u comune a molti rami delle
famiglie Giulia, Maria ^Valeria ec. II nome Planciano li venne preso
o per via di adozione o della madre. Sparziano nella vita d'Adriano
dice: Cum judicai'et , flladrianusj iti consilio habuit non amicos suos
ant comites solum, Jed jurisconsuUos et praecipue luiiiim Cclsian,
Salvium lulianum, Neratium Priscum aliosque. £ nolo come i due
ultimi giungessero aU'onore tlei' fasci : non e da credere che non
fosse impartito lo stesso onorc a Celso , il quale lo avrcbbe ricevulo
(1) Vcrnajza. AccaJcmia di Torind, Vol ii',''p»%. ttfi-'-. ''
33o DIPr,OMI IMI'EKIALI EC.
(la Marco Aurelio , clie nel corso del suo impeiio si corapiacque
di ricompensare tulli i meriti, se potessimo credere clie collega di
Avidio Cassio fosse il giureconsulto Giulio Celso consigliere di
Adriauo. Prefelto dcU'ala F aiinonior urn Tain plana , cui appqrteaae
il soldato del diploma di Traiauo deirauno^^p4« ^\ V|n Caio^ J^.ar
lerio Celso: cLi era prefelto di un'ala uei primi anni di Traiano,
j)otcva esser giunto allonorc dpi fasci solto Marco Aurelio. Ma
iiou c da far giaii caso sopra una semplice idcntita di cognome,
che per se stesso , e $e!3;z^ y»,x\v)f^ del fOome della gcnte, e di
nessun valore. ;(.jijp , oiO^/ oiDuJ 3 oJJoinA o nl/; ,i ->,.r-,
Se bene si considerino le ibrmole e le espressioni di questo diplo-
ma, e si csaminino inoltre la qualila e natura della concessione che
vi e coatenuta,, si fara manifesto, come :»pn, tutti cotesli diplomi si
debbono credere spediti per seguilo di corjgedo militarc o diricevuta
onesta demissione , ma , die ve ne sono alquijinli, i quali vogliono
esserc posti in una classe distinta,,,,q^uelli cipe,, p?>i quali griroperatori
volendo ricompensare il, valor^ie la (edeUR di ^^cuni corpi militari,
non concedono gia loro il congedo, al quale non avevano diritto che
dopo an determinato numei'o di stipendi, clie per lo piu ascendeva
a venticinque. 1^4 il solo privilegio del connubio cum singulis et
primis Hxoribus,,\^e,ffon rimporlaTitissinio, diritto che etiamsi pere-
grini juris, irt.mait'i/noiUp sua juji^ei\i^t^f.^ih nulla ostante i figliuoli
siano riconosciuU per yeriijitts^dipi roqiainL, yna lal concessione non
dispensava tjuindi i gi'aa^i^ti dal. leonti^^are il servizio militare per
oilener poscia, ed a svwi,^wpftfl,V9n?;5i^ d^fl^i^sione. II formolario
di quest'ultiijoa specie di diplppai cQunMM?i''iP>'|discosiava alcuu poco
da quello degli altri. Jmperciocfihe in questi , non si dichiaravano
che i nomi di que' solifj^o^^Ji^^jYfit^''^"' deile legioni, delle coorti,
delle ale e delle flotl^-^ jf,,,gwl^ ,|d9po,f^y)^K raggiunto il uumero
degli slipcndi indicati nel diploma , ed esser stall licenziati dal
servizio militare con one^lo congcdo , venivano graziati del diritto
di cilia, di quello del connubio, e della legitlimazione della prole.
In quelli all'incontro si registravano i nomi dl tutti i milili di uno
DEL PROF. CAZZEHA 23 I
0 pill cor|ji militaii , ai qtiali tulli era conceduto, non gia ToDorata
cleiiiissione , il chc non sarcbbe stalo privllegio , ma dissoluzione
ilcU'inllero corpo , ma il solo diritto di connubio , e la legittinia-
zione della prole. La fornlola de' primi era p. e. EquUibtis et pe-
dttibuif qui mUitavetttnt ift' dti^ et cohoftibus . . . . quinis et vicenis
plUfibusve sli/Jendiis 'kijietMs , 'dirjilssis ftdtiesta mis stone , civilutem
Romanam itedit ef' cortii5£w/rt Wt. Per'gH' altri homina militum qui
miUtaverunt In cofi(>hcbiisf'!'J'."/i]ut pie e:6 fortitcr militia functi sunt
jUs tribaimzts ■^ottubl.'^Wi q\iest\(H\mk classe "Sono, oltre al sopra
mentovalo di Marco Aurelio e Lucio Vero , quello di Sellimio Se-
vero c Caracalla delPanfio' io8 (i) , I'alirb di'Odrdiano dell'anno
343 (a),-U te'rzodfel 'dti^'FiRfipi 'deir anno 248 (3). II primo e in
fevofyfitflleci^'daloVri' ilteWHatiC e cinqnte'ttr'baiie, per quanto pare,
e 'gU alfrl' 'lire-^dtto trtliti'^n favore di died coorti pie vindici pre-
Idrtatt^: L'6' Sbotgert'^dJ ' come ncl concedere la facolta del con-
linbib al soldati deneicooiHi pretoriane non sia fatta veruna men-
zldfiii'dclla romatia clltaditianza , che tih'v'ero*«5onnubio non po-
te'vi esserc fuorcli^ h'^ persone che godevano il pieno gius de' Qiii-
riti, lascia credere' 'die? 0 gii fossero state ammesse al diritto di
citti, o meglib forslf'/''<l;ft^ h'on Vt'^liiln'dtlfeVa a fai pitte di quel
corpo sceUo' e'poty«W''tlff'fe^Tljfejft'l"*fet(f *?ltaldirt6''^ai Tloma, o
riotf-' n'aveifeS 'dit6riafb"'s^)eSiarfi^lWw?i»^ aaP^VI^bl^^; Qdihdi in
vtrta 'deVdipl6riia'ei-&''i^rd''fe«h fii'^yUf^'ai'iiafeFfe^yiW^^ qUalunqrie
donna anche di "stii^ficToW^tiyra'/ie'rtza 'l:/li^'c)tb r^cai^sti pregiudizio
at TitiMilttiri,' i^^afi"^^ fe^'Wand'Wb^titf'^teokreiSenati da due
chtadiiii romkrr.^ Q\ife^o''^iy^8 iH^4^'^ itiHJti^gi'iiJati inassai
migll6r condiztonc 'di"4a^na"in^t}a¥0'^li¥«i(i iitJfttdiHtii stessi di
Roma, lie'quali nMa ■Vi^-dVit'^(i6hrftlb*^(!f^ii^j iSfeJ'noh se quando
s'amvana'ccfn'doaneH-da/Ai^.MBi^li ^^ji^i-cio >cV^o ilbn s'eslendeVjl
ihJj ijiuiuojil ijcja iSEED b'j , f.molijiL Ion liEOihAi ji..>jiji:2 i';^sw
(i) Qior»i Arc»4.(ft^i»n(iBj»iMi,J23,yiri,, :jjo.^oidunnoo bb oilsup ib ,
(a) Vcrnarzn. Dipl. d'Adriin. dipl. nam. rt. — --^ i— -; T^fl -n 'I
(3) la Du'l. num. ao. " , '
aSa" DIPLOMI IMPERIAL! EC.
ollie alia prima moglie. Jus tribidinus coniibi dunitaxat cum sin-
gulis et pviinis uxoribus. E questa a me pare savia cccczione. Im-
percioccUe omle il privilegio possa conServare tal nome, non Jebbe
passar in legge essostcsso, la (juale dovra quiadi riprendere lutlo
il vigore dopo die sari cessata I'azione di quello , il quale fa.
d'uopo clie sia breve anzi che no. Ma clo non sarebbe acca-
duio qualora la legittimazionc delle raogli e figli si fosse estesa
ollie alia prima, per la quale potevano esserc delle ragioni di pru-
denza , cUe non dovcvano piu poter esistere per le seconde , le
quali volevano esser prese, come da tutti gli altri cittadini romani,
tra le aventi gius di citta.
A. quesla medesiraa specie di diplomi connubiali , io giudico
dcbba venir assegnato il frammento pubblicato dal chiarissimo Gua-
rini. Me ne accerta la formola , con la quale, dopo i titoli impe-
rial!, aveva principio il diploma : Nomina militum qui militaverunt ,
clie c; quella con cui incominciano pur sempre i connubiali. II
frammento e queslo
. . . . M V MED • AEG . . .
M • AVR • VAL • MAXIMIAN • GERM ....
SARM • V • ARM • II • MED • M • AR « M . . . .
. . . VAL • CONSTANTI • V • FE . . . G • VAL • MAX • C
. . R • MARM • CARM • V • AR • M • MED • M . . .
N . . IN . . MILIT • QVI • MILITAVER . . .
Esso e il pill recente tra i noti siaora , ed appartiene agl'impe^
ralori Diocleziano e Massimiano. In mancanza d'ogni indizio cro-
nologico , non e cosa si facile lo stabilirne la data precisa. Tuttavia
i titoli fastosi clie rimangono d!i Gevmaiiico , Sarmatico, Annenico,
Mesopotamico , Medico , Egiziaco , Marmarico , Caramanico ec.
jiaragonati con quelli che precedono il prezioso editlo di Stralo-
nicea (i), ai quali sono onninamente conform!, indicano una quasi
(r) Giorn. ArcaJ. gca. 1S27 pag. 53.
DEL V&OF. CAZZBRAI3 3^
idenlili di tempo ia amendue. E se quesl'ultinao, dal chtarissimo
Borgliesi , e assegnato ad uno del dae aniii 3oo-i ; non molto ad
essi posteriore , io avviso, che si dcbba credere il diploma di ro-
mano connubio. Osservando anzi come Inlti i connubiali che ci
sono noti , appartengono alle' coorti pretorianc ed urbane, e che
iu nessun' di essi sia fatt'a menzione di onesla demissione , della
f|uale gli altri sono neccssaria conseguenXa, non credo ch'Cssi deb-
baiio poter sempre cadcre nella regol'a Vernazziana dell'opporlu-
uit:i di fausto cvento di pace'd'di tribnfo , nelle quali era cosa
giusta clic si coricedesscro grazitre privifegi ai tnflrti e vcteraiii
del corpi die avevano contribuito aita vittoria. To quihdi , ])iu che
ai tempo del trionfo degli Ercnlei , amerei assegnarlo a queilo non
mollo jiostcriore, ncl qua'lc i'dne itngiisti risolnti di 'depon-e la
porpora imperiale , amarono di gralificare' innailzi tratlo la milizia'
preloriana per ii Ittngo e fedet servizio prdSlatO' allfe lor» auguste
persone , cioc verso t'atino 3o5. """ '
Ma di qnalancpie spezie o natura essi siafrid, notl v'e alcuno
di quesii diplomi dal quale non venga fruttuoso increraento alia
scienza , e die non serTa eziandio a rischiarare iin qiialche punto
osciiro o controverso di una data regione , o di tin luogo o fatto
particolare. Quindi oltre alle moUe nuovo e belle notizie che ci
sono fornite dairimportanlissirno diploma di Traiana dcU'aDno io4,
pubblicato dal Lysons ^ ; up* parte dclle quali furono indicate dal
Labus (i) e dal Borgliesi (2), allra, non ccrto a quelle inferiore, ne
somminlstra a noi Pietriofitffsi , a' qttali h Inscghal'o il certo tempo
del secondo consolatd^del'ttd^trOpaesano Qtunto'Glizio Alilio Agri-
cola , notatb gi;i da iuia liipida torinese (3), ma pur contestato e
di tempo ihcerto. Da Tissa c dal diploma npparc manifestamcnte ,
come il valor suo, ed i servigi per esso prestati ncUa prima guerra
fi^^^^ 4f Si',',°i','"'8° P'l!' ^4- ^S. Marmo di C. Ingenuo pag. 48 « 4g-
(2) Giorn. Arcad. ottobrc 1890 , pag. S8.
(3) Marmora. Taurin. Tol. a, pag. sg. '
TOMO 3XXV. 3o
a34 BIPLOMI IMPEniALI EC.
dttcica , ilella quale, per la pi-ossimili della provlncia ciii era pre-
side , la Pannonia , ebbe di cerlo a sostenere i primi urli , ii me-
lilrtsseio I'onore di molli doni mililari , quello di accoinpagnare
i iiiiperalore Traiano nel suo triorifo , e I'altro nnclie maggiore di
essergli sunogalo console nel secondo nundino di queU'anno stesso,
e di aver per collega quel Manio{i) Lah'erio Massimo, che dipor-
tatosi esso pure con valenzia nella slessa guerra , ebbe la ventura
d impadronirsi della sorella stessa di Decebalo. Accertali ora, e per
c(uesta lavola , del giusto tempo del secondo consolato di Quinlo
Glizio, rimarra pur sempre' incerto quello del primo suo, che nou
bene ci consta se*l conseguisse sotto I'impero di Tito , di Domi-
ziano , o nel corto imperio dell'ottimo Nerva. Vn breve esame della
seguente iscrizione nostra, la piu antica tra quelle dcUe quali dalla
colonia Giulia Augusta de'Taurini veniva onorato rillustre suo con-
cittadino, ci porra in grado di poteilo determinarc con qualche
meno incerta probabilita. Ci aiuteremo a supplirla dei commenti
del Macaneo a Sesto Aurelio Viitore (2) nei quali molto negligen-
temenle riferisce il principio di una lapida in onore del nostro
Glizio da esso letla in Torino, la quale mirabilmente concorda col
fiaoimento della superstite. I supplement! sono del Macaneo.
jui:' oJr.>. '-yi^'et^ 'i:i "
( I ) Manio , dice la tavola del Ljsons che' abBiamo bolt'bccHio , c non Marco come fii
staiupato siuora. ' ' i '
(a) Taiirin. MCCCCCVUI. Silv-i- 8.» Cart.. 0. III. rqcjo; aWurf m antiquo paiielc etc.
DEIL VROF. GAZZERA sSS
Q ■ glUio • p • FIL • STEL
atilio • aGRICOLAE
cos • yivlRO • EPVLON
legato • PRO • PRAETOR
imp ■ NERVAE • CAES • AVG
/;;OVIiNGIAE ■ BELGICAE
LEGAT • LEG • VI • FERRATAE
LEG • CITERIORIS • HISP.iN
PRAETORI • AEDIlI • CV . . .
Q • dIvI • VESPASLIN
LEG • ITALIC • XI
IVDIC -ST....
ROM..j»,^,,
Le cariche , delle quali Glizio Agricola era rivcslito allorche fu
posta lalapida, souo ramraentate con ordine inverso, incominciando
cioe dallultima e piu elerata dignity , il consolalo , per indi di-
scendere alle minori sino oltre al tempi di Vespasiano , dal quale
pare venisse iniziato agli onori. E quindi manifeslo, che la la-
pida fu scritta durante Timpcrio , e viventc Nerva. Imperciocche
non fatta menzione di Domiziano , che non si sarebbe potato in
tempo di Nerva , per essere stato chiarito pubblico nemico dal
senato , e dato il titolo di divo a "Vespasiano defunto, si paria di
Nerva come di prlncipc vivo ; c per esser I'ultirao menzionato , e
chiaro che ad esso Si debbono rifcrire la piu parte degli onori ivi
espressi , il settenvirato degli epuloni , la legazione belgica , ed il
consolato. Tanto c cio vero, che nella lapida postci'iore, a Nerva
c dato il titolo di divo, e si aggiungono le cariche < gli onori che
merito di poi , e solto Traiano suo succcssore , cioe i sodalizi
Augustale e Claudiale , la legazione pannonica , e i doni militari ,
le coronc murale , vallare , classica , aurea ; quatlro asie pure ,
quattro vcssilli , e per ultimo il sccondo consolato.
^36 Dm.09U IMVERULIiBC.
Q ■ glilio ■ p • F < STEL Jll ' ', •
atUio ■ aGRICOLAE • COS-~Tl
r//VIRO • EPVLONVM • SODALI
AVGVSTALl • CLAVDIAU • LEGAT • PROPll
BIP • NERViViE • CAES • TRAUN ' AVG • GER • DACld
PROVING • PANNt)?^ • DONATO • AB • EODEM
BELLO • DACIGO • DONiS • MILITARIRVS • CORONA
JIVRALI • VALLARl • CLASSIC • AVREA ■ HAST
PVRlS • nil 'VEXILLIS • mi • LEGATO • PROPR
PROVING • BBLGIC • DIvI • NERVAE • LE . . .
LEG • ~i • FtRRAT • LEG • HISPAN
PRAETORl
Dl . . . . (0
E tla credere percio , che il svio prlmo consolato cadesse ap-
puiito ill uno dei nundlai di qnel primo anno della clevazione di
Narva all'impero, uel quale farono in ispccial modo ricompensati
,] Vu'aitra isciLion- ij faitcnente 4 queslo egregio pci-sonaggio , unitamcntc ad nlcunc
nltic, i tiseita jioclii giorni soni ^4 W^rzo i83i ) da uno scaro poco dislantc dalla porta
Vnlalina, era di Palazzo. Essa indica pure U socondo consolato , c ripctc iu parte quanto
>i Icgge nclla preceduale , Iralasciando per6 alcuiic cose incno iinportanti , quali sono i 60-
dalizi, c indicando Ic allrc eon alcune varicta. La qualita del sasso, la forma dslle lelterc
»• del laroro injicando lo stcsso temipo , ci fatiiio ccHi clic furono poste ad uno stcsso nio-
IVuncAtu innalxalQ a qucdbo aostro ooncitiadiiio pr«s«o la porta Palatina.
• ■ ; TEL
.... AGRICOLAE • COS • U
.... OEPVLON • LEG ■ PROPR
• • • TTRAIANICAESAVG GER
.... OVINCIAE ■ PANNONIAE
.... ODEM ■ DOmS • MILITARIB
I • VEXILLIS • nil CORONA
'".'.».•..' . A • MVRALI • CORONA
NA • AVREA ■ LEG ■ PROPR
AE • DIVI • NERVAE
. • RRATAE • LEG
lOR • PR
BEL PBor. GAzztiu aSrj
i meriti di que' personaggi , che disliiiti per virlu civile o valore
inilitarc, coll'esscrsi serbati immiini dall'adulazione sotto Dotnizianu,
non che avessero ricevuto prcmio condegno alle loro onorate fa-
tiche e illustri imprese , ne avevano con islento sfuggita rinvidia. '
Non ci e nolo chi ne fosse il collega , ma si debbe certo cercare
tra quelli, die con incertczza di tempo, si sa pure essere siati
cousoli suO'cUi sotlo Ncrva, e vengono alia rindisa regislrali nci
fasti.
A queslo tempo medesimo, e a questi consolati si debbono asse-
gnare i due consoli mcntovali rel diploma imperiale pubblicato dal
cav. Bailie (append. n.° i ). La dala di esso ante diem sexCum icltcs
octobris , e le note cronologiche che accompagnano il nome dell'Im-
peratore Nerva Pontifex maximus , tribunicia potestate , consul ie-
cundum, pater patriae, indicanoad evidenza, die la concessione di
romana cittadinanza e di connubio, in sequela ddla ottenuta onesta
demissione dal servizio militare venne segnata in que'pochi mesi,
che a cominciare dalla morte di Domiziano accaduta il i3 di set-
tembre dell'anno 96 dell'era volgare , si slendono al primo di gen-
naio dell'anno seguente 97, nel qual giorno Nerva assunse il terzo
consolato, cioe il dicci di ottobre di quell'anno slesso, non piu di
27 giorni dopo la sua proclamazione airimpcrio.
Ora i fasti consolari di quest'anno 96 dell'era volgare , 84g di
Roma , ci danno per consoli ordlnari Caio Fulvio Valcnle , e
Caio Antlstio f^elere. Tullavia se e vero che Domiziano Conm-
latus omnes pene titulo tenus gessit , nee quemquam ultra
kalendas mad , plures ad idus usque janitarias (i) , convcrra dire
che essi si debbano credere anzi consoli sufTelti che non ordinari.
Ad ogni modo non c ben certo se allorche accade la morle di Domi-
ziano, questi consoli fosscro tuttora in carica. Di tanlo ne assicura
Eutropio ove dice , Vetera ct Valente consulibus Respublica ad
(■) Sretonius. Dumit. cap. i3.
a38 " DIPLOMI UILITARI EC.
prosperrimum stalwn I'ediit, bonis principibus , ingenti felicitate ,
commissa, Domitiano enim exitiali tjramio Nerva successit etc. (^i)\
iVonde appare che Nerva siicceclesse a Domiziano essendo consoli f^e-
ieve c Valenlc. Nondlmeno, pel crouico di Cassiodoro, si ha luogo a
fortementc dubitarc, clie tanto dai fasti, quaato da Eutropio siansi
indicati i consoli entrati ne' primi nundini , anziche quelli che vi
furono surrogati nei segixenti. Imperciocche giunto all'anno 96, e
registrali per consoli di quell'anno TvaianoMS , etFronto, soggiunge
Ids consulibus Domitianus occisus est. Ora benche tale indicazione
di consoli sia manifestamente sbagliata, per quanto s'appartiene a
Traiano , che non poteva essere console in quell'anno , e molto
ineno per la quarta volta , tiittavia in mezzo aU'errorc v'ha luogo a
scorgei'e conservato un residuo di esatta notizia tolta da sincera
fonte, dalla quale si puo per lo meno sospettare, che al momento
della uccisione di Domiziano fosse in esercizio un console per
nome Frontone , il che non e a credere quanto concordi con clo
che siaino per dire.
Le poche lettere che rimangono dei nomi dei due consoli se-
gnati nel diploma , se non oflVono bastante mezzo onde poterli re-
stituire in ogni loro parte , non sono tali pero da cui non si abbia
fondata speranza di poterne cavare alcuiie notizie non del tutto
iuutili per il progresso della critica consolare
TI • CATION ;':'.t/.^.''. TONE
iLPVRN!^..'^"'''C0' 'Cos
II cav. Bailie legge il primo Tiberio Catio forse Capitone, « del
secondo, dice, si ravvisano le due puBt6 della lettera M con cui
« cominciava il prenome, leggesl chiai'^mente il nome di Calpurnio ,
« ed il cognome ha la sua desinenza in CO : sarebb'egli ,
M continua, il Marco Calpurnio Luperco figliuolo di Marco, di cui
(j) Eutroji. BrCY. lil). 8. cap. i.
DEL PROF. 6AZZERA sSq
« si fa menzione in una iscrizione pubblicata dal Grultero? La
(I lacuna del bronzo viene esattamente rieropita Icggendosi M ■ CAL-
« PVllNIO • M • F • LM'EllCO. » Un poco sopra aveva dello ,
« valendomi dei rrammenti clie vi si scorgono , nou esilo di sta-
ll bilire clie uu nuovo consolato viene a scuoprirsi , del quale noa
« si ha tutlora memoria ne' fasti. »
lo penso che non uno, ma due siano i consoli nuovi, e che ne
dell'uno, ne dcU'altro si sia conservata chiaia cd esplicita memoria
nei fasti. E quanto al piimo io leggo fidalameute il suo nome cosi:
Tiberio Caiio Fronlone , c ravviso in esso quel Calio Frontone
parecchic volte menzionato nelle lelterc di Plinio , del quale ci fu
da Dione conservato un detto pieno di coraggio c di saviezzaj ed il
cui nome fu cagione di un'antica iie ancora lerrainata quistione Ha
i faslografi.
Di fatto, racconta Dione, come morto Domiziano , non pochi di
que' malaugurali, i quali servcndo alia nequitosa e f'eroce indole del
principe , con delazioni e con calunnie avevano cagionata la morte
o I'esilio di moiti , cd otlimaii , ed illustri citladini venisscio con-
dannali e puniti. Ma come avvieae , che lapplicazione di un ne-
cessario rimedio produca spesse Gate un nuovo male , accade , al
dir di Plinio , che molti prevalutisi deU'opportuiiila , e sotto ma-
schera del pubblico bene accusassero al principe, e quali o com-
plici o fautori , dclle nefande opcre di Domiziano facessero punire i
propri benchc innoccnti nemici (i). Ne nasceva quindi garbuglio e
non lieve confusione e tumuUo , noa vi essendo alcuno che potesse
crcdersi sicuro dalle trame di que' malvagi , quod onuies ah omnibus
accusareniur. In lal frangentc Fertur Fronto Consul dixisse. Esser
gran male I'avcrc un imperaloie sotto cui non si possa nulla ope-
rare, ma peggio assai I'aTerne uuo il quale permetla a lutti di
tulto fare. Malum quidern esse Lnperatovem habere, sub quo rwiiUni
(i) Pro sc quisque uiimicos suos, duinUxat minores , incomtiti) turbidoque claiaui'C po
sVubycrant eirnul ct oiquosscraut. I'Uu. lib. IX, cpisl. XIII.
a4o DIPLOMI IMPERUM EC.
liceat quicquam faceve ; sed multo peius esse quum omnia liceat
omnibus (i). Tali cose, di cni parlano e Dionc e Plinio , accadc-
vano in que' primi giorni clie succedei'ono airuccisione di Domi-
ziano , primis diebtis I'edditae libertaUs , e in qucsli giorni stessi
era duncjwe console un Fronlone, Fronto Consul, del quale non
|)nrlano i fasti.
Caio Plinio in varie delle sue lettere , le quali paiono dover es-
serc state scritte o sotto I'imperio slesso di Nerva, o nci primi
tempi di Traiano , parla assai volte di un Frontone , che ebbe e
compagno e competitore in molti giudizi, e che loda ognora per
inolta c mirabile gravita ed eloquenza ; e questo Frontone e appunto
cljiamato col nome gcntilizio di Catio. Respondit FRONTO CATIVS
.... vir movendarum lucrimarum peritissimiis . . . Dixit pro Mario
rursus FRONTO INSIGNITER (2). Postero die egerunt
Tilius HomuUus et FRONTO MIRIFICE (3). Respondit FRONTO
CATIVS GRAVITER et FIRME (/,): e sebbene in nessuno di
(pie' passi lo dica 0 console o consolarc , contuttocio appare dal
conlesto ch'esso era eminente personaggio e di somma autorita.
Anzi nella seconda causa di Vareno (5) ci si presenta qual prin-
cipe e difonsore del scnato, e quale conveniva ad nonio di tnnta
eloquenza c consolarc, cui per cio appunto, negli importantissimi
alTari , competeva il diritto di opinare fra i primi , e di vegliare
•lUa dignitJl ed all'onore dell'ordine amplissimo. Non vi sarh quindi
orinai piii dubbio che il Catio Frontone di Plinio, personaggio di-
stinto per sapienza e per gi'avita di giudizi , non si debba cre-
dere lo stcsso con il Frontone di Dione console nei primordi
deirimperatore Nerva. Ora tutte le surriferite cose mirabilmente
s'addictmo al primo console del nuovo diploma. Qucsti e console
(0 Dion. hUl. Iil>. LXVm. pag. ui8.
(1) Plin. lib. 11. cp. XI.
(3) Id. lib. IV. cp. IX.
(4) Id. lib. VI. ep. XIII.
(5) Id. lib. VI. ep. XIII.
DEL PnOr. CAZZERA 2^1
vcniiselle gioini dopo lassunzionc di Nerva all'Imperio , c della
fauaiglia Catia , e Ji lal coqnome, che e in tntto conscnlauco alle
poclie letleie cUe I'cstano del suo cognome .... TONE , cioe Finn-
totie. Si legga pur dunqiwj con sicurczza it nome del primo con-
sole ZViey^tQ Catio Frontoiie,
Abbenchc poi pel testo di Dione , o meglio di Zinilino fosse-
uoto , che un Froutoue si ritiovava console in quel primo salire di
Nerva allimperio : k tultavia tla maravigliare come H suo nome
(la nessim fastograf* venisse registrato tra i codsoII snrrogati dit
qucUaun© cfy~ Nora o a dire pero , cbe la memoria del coilsolator
di un Frontone fosse affatto spenta, olie ne rimase anzi menzione ,
da noi gia piu; sopra indicata ; ma perclic (atta fuor di tcmproi e
di luogo , e perehc registrata col solo eognome , comanc a nkotti ,
ingenero degli equivoci. assai , e Ri cagione di noiii moi bene dxA\\'^
nite (pieslioni. L!Almeloveen , tra gli otto consoli suflelti da esso
registrati pell'anao 97 (800), nm\o\evn \\n Mtircus CoriiclUis Froitto,
il f]iialei c poacia ascoidta Irai gli orditiari. deiranno 100, in compa-
gnia deU'imperatore Trainao', cousolii amendue per la terzaTolta. Per
quest' anno stesso I'anoaimo Cuspiuiano nota Traiamts III, Frontinus.
I fasti d'klacio Trauino III et Ponlino. Gli Oxonienses latini final-
mente rc^^trano Traianus at Froitto pell'anno 9G (S.jig). Lo scor--
gere. annoTcralo trai x consoli: snfTctti di alcuni di questi anni un>
Frontone , al. quale non e assegnato ne tempo certo , ne certo col-
lega , che ora si vuole console una sol volta, ed ora si accerta
aver rotti Ifiisci per Ire; da. questi obiamato Marco Giulio, Marco
Goiinelio da quelli , date dugli uni. per collega all'Lnperator NeiTa,
associato dagli allri al' terao consolato <lii Traiano : questa stessa
iluttuazione ed. iacertezza, ci e indizio , per lo mcno , dcU'essersi
conservata sicui^ memoria del consoUto di un Frontone per questi
tempi. L'incertezza poi, e la confusione di tempo e di laogo, non
debbe parcre cosa si fattamente slrana, cHo non possa trovmxj fa-
rile e soddisfaciente soluzione , in cio cite b oramai note-, oome
regnando Ncrva e Traiano , i coUegi del consoli sono in tal modo
ToMO XXXV. 3o
a43 DIPLOMI IMPERtALI EC.
disordinali e confusi, chc non si sappia ove collocare quelii slessi
personaggi intorno al cul consolato non accade verun dubbio.
Quanto poi s'appailiene alia titubantc incertezza in cui sono posti
gli scrittori dei fasti intorno alia persona del Fronlone console ai
tempi di Nciva, deriva, od io' m'inganno, da due cause. La prima,
da che pii\ del nostro Catio Frontone fosse poscia, e tra non po-
chi anni sasseguiti , celebre e rinomalo il sommo oratore , e capo
di una nuova scuola di eloquenza , Marco Cornelio Fronlone ,
maestro degl'imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero, per cui do-
vette facilmente accadere, che Tuno fosse coU'altro confuso, ed al
Catio Frontone meno nolo, di leggieri fosse sostituito il piii fami-
£»erato Marco Cornelio, che cosi viene quasi sempre nominato il
Frontone console di quest! anni. L'altra causa di tale o scambio
o turbamento va ricercata nella somiglianza o poca diversita che
corre tra i due cognomi Frontino e Frontone , nomi di due chia-
rissimi personaggi , contemporanei e consoli amendue , ma Fron-
tino scrittbre di grido e piii noto d'assai. Molto facile cosa era, che
ne' codici , e dai copisti si scambiassero i nomi, ed al men nolo
Frontone fosse surrogato il piii chiaro Frontino , o viceversa. Non
occorre qui di pensare, che' il Tiberio Catio Frontone die scor-
giamo console ne' primi gl'orni redditae Ubertatis , cioe ai dieci di
ottobre deU'anuo^gS ,' 6 "6^isoIe'^ per li prima volta, ne sia , no
possa essere il medesimtf'petsohaggio, die quattro anni di poi si
dice collega del terzo c'onsblalo di Traiano, Console esso stesso la
terza volta. lo incliuo a'credere che ivi al Frontone si debba sur-
rogare" Sfeii^'Giulio FrontMo ,' 'c^^ ^i?i pi'imEf^'di quell'anno aveva
relti i fascl", persoriag^io inolt're amaty' assai, stlmato e favbrito
da Traiano,'" designate da Nerva'per curatore dellc acque della
citta, canca di grande importanza, e non conferita mai che a uo-
mini consolari , e quel che e piii poi ji fletto* due volte console da
Marziale bis Frontino Consul (i). ' •
(i) Marl. Ub. 10. XLVIU. *"-'^ ^-i ""2 J"-'-- ' "" •
DEL PaOF. GAZZEItA ^4^
Da qiiaato si e per iioi sin qui ilisputalo ne clevc poter nascere
per consegueaza, che nou v'abbia ormai piu dubbio che un Fron-
tone non sia stato coasoie nci priuiordi di Nerva , e clie non sia
il aomiaato da Dione , ed il rammentato nelle lettere diPliuio: ma
die non si debba o possa dire ugiialmente che questo stesso sia il
console , il quale solto iiome di Frontone Console III vicne date
per collega del terzo consolalo di Traiano nell'anno lOo, conforme
alia nuova sentenza. del Noris abbraciala dal Pagi (i), e si vilto-
riosamenle comballuta dal Moigagni (a). II Panvinio, all'errore
del Noris e del Pagi , aggiunse qucU'altro di credere che il col-
lega di Traiano fosse non tauto nn Frontone, ma coufondendo in
uno e il Frontone di Dione, e il Callo Frontone di Plinio ne fa
una soli> cosa col Marco Cornelio Frontone rammentato da Capi-
tolino e da Macrobio.
Non pocbi sono i Fronloni de' quali si ha raenzione per le siorie
e per le lapidi , e vissuti si puo dir tutti nello stesso periodo di
tempo.. Di un Eternio Frontone amico diTilo, e da alcuni creduto
suo liberlo, e comandante di due legioni alessandrine nella guerra
giudaica , parla Giujeppe Flavio (3). Vn Giulio Frontone tribuno
militare deU'esercito di Ottone , e rammentato da Tacito (4)' Vna
iscrizione, presso Grutero (5)y ci ricprda Marco Giulio Frontone
figliuolo di Marco , e curatore delle strade presso Traiano ; Scsto
Ottavio Frontone comandante solto Domiziano della flotta Flavia
Messiea, e Giulio Frontone comandante della pretoria di Miseno
solto Adriand, ci si fanno conoscere da due diplomi di quest! Im-
peratori (G). Aggiungendo ora a' predetti il Tiberio Catio nostro ,
avremo sei Fronloni , i quali distlnti ciascuno per onori e per
autorita potevano essere vivi tutti, e in Roma , nel tempo del quale
(i) Critic, iu Annal. B;iroD. vol. I.
(a) Epistol. ad Polen. in vita Frontini.
(3) Dc bell. lud. lib. V. cap. 4.
1 4) Histor. lib. UL
(5) CIC. I.
[6) Vcfuazia. Dipl. d' Adrian, Dipl. num. VH, X ; ' " ^ "'"''■'-
a44 DIPLOMI IMPERULl EC.
lagiouiamo. Tutlavia sempre clie io torno a leggcre quelle pai'ole
colle cjuali da Marziale, conlemporaneo del nostro Tiberio Calio ,
si loda il Fronloiie cui indirizza il suo carme (i) Clarwn miUtiac ,
Ffouto, togaeque clecus , io noti so trovar altro peisonaggio di
quella eia, al quale meglio possano convenire, quauto al nosti'O con-
sole, peisonaggio eminente , ed elevato dal proprio merito a quel
supremo grado d'onore cui fosse permesso ad uomo privalo di per-
venirc , disiinto nella milizia, c predicalo i'ornamenlo ed il decoro
dellii toga. Chi non iscorge in quella pitlura il ritratto anziche di
lui IriLuno, o prefelto di legione , di comandante di flotta , o cu-
curatore delle strade , quello di un console , che alia fermczza di
carattere , ed al coraggio civile aggiunse la lode di grave ed elo-
quento oratore, non indcgno rivale e competitore degli eloquentis-
simi Caio Plinio Second©, e Cornelio Tacito, i quali ebbero pure
comune con esso I'onore del consolato ? II contegno suo d'indipen-
denle ferrpezza , quale appare dalla i-isposta ranimentata da Dione,
la grave « dignitosa eloquenza della quale c'informa Plinio , ne
svellano, a non ingannarci, il decoro della toga, Togaeque dccus,
di Marziale. Che se limprese sue militari non ci sono conle ugual-
mente , si possonoi fecilmente imaginare, solo che si pensi , come
nou vi ftsse console cui non appartenesse il comando degli eser-
chi, o non toecasse la dignilh proconsolare, e non ambisse I'onore
di aver disimpegnata qwalche onorata fazione militare. E questa
lode di cliiai'ezza militare, Clanim militiae , meglio ancova sarebbe
acquisl»lt» al nostro. Catio Frontone , se ne fosse dato di poterlo
pFOva¥6 »»*ope di quello seritfeo de Acie- Homerica menzionalo da
Eti?n<5, c da essio ascritto ad nn Fi'ontone, uomo consolare e vi-
vente a'' gioi'nv suoi : tie instrttendis co/iiis' juxta Homcri prae-
sCriptuin scriptores habemiis Slrutoctem, ITermiam, et FR(JNTO-
KEM qui nostra aetate vivit 'virum domulavem (2),
(i) Lib. I. 56.
(3) Aeltan. dc laitruendii copiis c;>p I.
DEL PROF. GAZZERl' a/{o
II cliiarissiino monsignor Mai, clie nella eJizione milanese degli
scrilli Frontoniani I'aveva giudicato lavoro non lanto di un Fron-
lone , ma del Marco Coinelio Fronlone macslrb di Marco Auiclio;
nella romana e posteriot'e debbe aver cambialo di senlimento ,
conciosiache tra le opera del Frontone non piu annoveri il libro
f/e /icic Ilomerica , e nel passo citato d'Eliano creda siasi scrilto
Frontone in vece di Frontino (i). To non conosco le nuove ra-
i^ioni che possano aver indotto queU'eruditissimo personaggio a
questo cambiamento, che di certo saranno gravissime , e non ul-
tima forse , rimposslbilita di poter mantenere in favor del suo
Marco Cornelio Fronlone al quale voleva attribuita I'opera , un
primo consolalo , se si doveVa poter chiamare uomo consolare da
Eliano scrittore sotto I'imperio d'Adriano, al quale Imperatore de-
dicava il suo libro. Ora che per la scoperla del nosiro Tiberio
Catio , console sotto Nerva, siamo liberati da quell'obbligo , po-
tremo lasciare intatto il lesto di Eliano, e leggere Frontone come
sinora si e fatlo. Imperciocche se e vero , come i indubitato , e si
h provato dallo slesso monsignor Mai, che Frontino, Tautore dei
sti%tagemmi, morisse sotto il regno di TraianO, vedendo da cpicsli
conferito a Plinio il giovine I'augurato gia ptisSeduto da FroVitino ,
sacerdozid ch» ttOn adimilur viventi (2^); ne consegtte- che quello
stesso personaggio non si possa dir vivo e uomo Consorarc in tempo
di Adriano , Frontonern qui nostra aetate v'mt , virum consula-
rent. Qaivi adunque si parla di un Frontort^. Rimane ora da in-
dagare a quaVe dei tanti Frontoni soVr* irtdJcali si debba piii ve-
rosinailmertt* altribuir& I'opera do Aeie ffoiiierfca. Motisignor Mai
neU'inleiUo di vol«rH« fare autore il suo Marco Frotitone , ben
s'awide che gl'inCdtlibeVa di dirtnostt'ar« fnnanfei Iratto", cbtri^ gi.\
sotto riafpeiSo di Adriano gU pdWSse eoitt^Ditfe'ri^ il titol'o' di uomo
fO Frdhld' mc qui apiid" Acljanum de instV. cbpiis cap. I. dicilur scripsisse de .Irii ll'i-
merica, tine dubio error est pro FRONTINO. Fronton, opcr. Rt)*! iB^S' p«g. XXX'l.
(i) Plin. lib. IV, cp. 8, Lib. X, cp. 8.
246 DIPLOMI IMPEHIAT,! F.C.
consolare. S'acciuse quindi coraggiosameute airiiiipiesa : e certo si
pergama dextra defendi posscnt, hac dej'ensa J'ldssent. Ma ostaiio
pur sempre a chc si possa dimoslrare , e rnulorila di Ausonio (i),
che non parla die di ua solo coiisolato, e la lapida Pesarese, die
iiidicandone due per Aufidio„,yiUorino (2), ua solo ne assegna a
Coruclio Fronionc. E per veviLij se bene si coiisiJerino i passi
delle leltere di Frontouc, di ,Aploniuo Pio , e di iMarc'Aurelio ,
iiellc quali e parlalo del ^MO^.|Coasplalo ,, si verra in certa senten-
za, die non mai prima del ,/;oT;3pla,ljP, , lidl'anno i^Z sia egli stato
elevalo alt'onore de' fasci. JN^oa credo poi che si possa trarre in
contrario I'autorita di Aulo Gellio , cola dove racconta com'esso ,
in coinpagnia del filosofo Favorino, visitassero Cornelio Frontone
nomo consolare. Imperciqcclie, in primp luogo, dubbio e Uittora il
certo tempo della morteji Favorino, ne si sa bene se accadesse
negli ultimi anni di Adriano , 0 sotto gli Antonini. Inokre si pu6
credere die la visita avesse luogo sotto Adriano, ed allorche Fron-
tone non era ancora fuorclie celebre grammatico ed eloquente ora-
torc ; ma e assai probabilc altresl , die Gellio nello scrivere le
sue notti Attidie molti anni appresso , ed allorche Frontone era
fatto consolare, aggiungesse all'iiiomo della vecchia conversazione,
il nuovo, onoriGco, e presentaneo titplo di uomo consolare. Restera
dunque che Eliano cL parli no,a gia di l\|arco Cornelio Fi-ontone,
che non poteva dirsi consolare sotto Adriano , ma di altro Fron-
tone intorno al cui consolalo pon rimanga dubbio, per que' tempi,
ne io saprei ritrpvarne altro cui^iii del coqsole Tiberio Calio Fron-
tone possa appartenere un tpl pnore. Personaggio dislinto per di-,
gnita, colto ed oloquente oratore, e per quanto appare dalle lettere
di Plinio verde tuttora , e tale d'aver potuto prolungare I'eta sua
sino iaoUrato I'imperio di Adriano. Arroge che non occorre altri
di tai npme, il quale clarum milidae, togaeque decus fosse inoltre
(i) Aus. in Gral, Aclionc p. 714.
(») Oliv. Icschf. Piiaur. Cg.
DEI- PROF. GAZZERA 347
consolarc a' tempi di Adriano ; ch'io non saprei ammeltere per
console quel Marco Claudio Frontone fattoci nolo per I'iscrizlone
recata da monsij^nor IMai (i), e cavata dai manoscritli Ligoriani :
iscrizione che nessuno vide mai , e che basta leggere, perche sia
riconosciula per un centone di moke altre e vera insieme accoz-
zate, con I'aggiunta di alcuni mostri di pui^a invehzione , giusta
I'usato da quel mercatante di anlichita (a).
La roltura della tavola ha rfecato dantio ahche^'faiaggiore al nome
del secondo , che non a quelle del primo cbnSole. L'esallezza del
disegno della tavola non lascia dubb'io che'^'nori si debba leggere
Marco o Manio Culpurnio. Del cognonrie' non rimangono fuorche
le due ultime lettere CO. II cavaliere Bailie fnclincrebbe a leggere
LVPERCO , e a scorgere in esse (\\i(^ Marco'^Calpwmio Luperco
figliaolo di Marco, del quale parla unaMapida spagnuola pubbli-
cata dal Grutero. Ma le due lettere residue CO possono essere
ultime di non pochi altri cognomi che non Ai~ Liiperco. Ne ci
consta , oltrc a cio, di verun disiinto personaggio di quell'ela no-
minato Calpurnio Luperco, che, o menzionato dagli Storici, o ri-
cordato dalle iscrizioni si sappia o possa essere stato rivestito della
trabea consolare. Non e certo da {jcnsaire "fit Calpurnio Crasso
Frugi , che congiuroi ctfntro Traiano ,'^'che'1 iioiii?'n^^ tOrriSpon-
dono, Tid e noto che fosse mai console. Milto mfe'Ao' pdi al Mbrco
Calpurnio Luperco della lapida Saguhtina. ImpercioccKe, o sia che
quella inscrizione si debba credere mortuaria, o supporrc onora-
ria , e cosa indubitata ch'essa fu poSta iflj^ nn4"Matalia figRiidla di
Cncio ad un uom» defnnto , del quale '^riJ '^liuiS'^ii'ate tiitite le
cariche da esso soSlenute In vita , I'edilith', 'il dilmvlfaio "ed il pOn-
lificato. E egli credibile che si sia dimenticato dlndicare ft 'con-
solato, sommo degli irtioln ctti pbssfei giungerc^il lirivSiio, (jiiimtlo
{i) Front. Ep. Rom. pag. XXII.
(i) Vcd. Esamc delU isciii. di L'Anlidio ferocc di Aa. tfcjgtf ^tt. Olivicri , iiV brtUi.
Inscrip. Lat. JCcU. Tol I- paj <»• "' " " ' "''^ '^' ^'
u/\S OPLOUI IMPEIUALl EC.
ue fosse slato ouoralo iu vita ? Del i-inianente, chi noii vcJe cUe
tutiL que' tiloli sono unicamcHle municipal! ? Qualunque sia stato
il console collega cli Tiberio Calio , non vorri certo cssei'e ccr-
cato ill questo raartno di; Murvietlro.
lo incltaava a lee^s/Rve. Galfjunnio flucco , sapendo coflije uh laV
cqgnouie aoji Ibsse inusilalo presso la getile C^ipui'nia. Vn Cuio
Cal.jjurnio Flacco e ramiocntato in lapida Tariacon<^se presso, Gi'u-.
tei'o (r), e di altti si ti,ov;^ menzione prc^sp gli aiitori anticlii.
3tpji coupscendo tut^v.ia verua Cqlpuinip Flacco al quale , per
(jjHe' tuinpi , pptessi? (jomp.el^ve il cpnsolalo , mi rivolsl alia vasta,
(l.oUi'iiia archeologica del cliiarissimo Labus , ed es§o non tai'do ad
iiulicai:mi quel Cidpuvnio I^lufco , al quale Divus Ilacb'iunus dij/h-
rcndam affcusationeif^ a(U^lt^i;ii rescripsit (a). Di. falto, soggiunsg/
t-Aji </t 35 a 4p «ww" era cmif.sQle suiirogatq iiell'ottobre 8i\q , potcva
hcnissimo essere sendtore ed in vita ventl o trent'anni dopo (3).
Se questa fpriunata congettura ha puniO; dt verita , che di certo
ne ha molLissima , I due consplji SHi'ppgati, del diploma di Nerva,
vorranno esscie scnaa meno !pAe/«? Qa(,iQ Ffontone , e Mnrco.
Calpurnin Flacco.
Le duQ cooi'ti 4' fanti, ^ cavallierL di puesidio in Sardegnaj aHe
qilfili e \n^\jn^/i il pesccitto imperi^je spno deixc Prima Gemiiia
Cuv.sorum et Sardorwip , et secunda Gemina Ligurum et Caivorunii,
Al priipo leggere i nomi di queste coorli sorgeva il.dubhio non fprse
])er eiTor,e di scrittura fosse, delto CMr^JO/vw^j invece di,Corsoriun,
])ev cui lei due cpoi'ti fo&sqro miste di Sardi e di, Qftrsi, diiLjgud
e di Qipys'i. llanto piii pareva poi, che pe^r la papola, Citrsormn si
fosse dovuto poter credere indicate un popolo, an^iche una foggia
di milizia , ch'essa e riunita cplle altj^ due Sardomm , Ligu- .
mm per la particella copulaliva et cipe Savdorum et Cursoruin , >
(0 CCCLXXXI. I.
(i) Digest. LXXXYU, tit. IX, lib. 8.
(3) Sui Icttera.
DEL paoF. GAzzenA 349
Ligurwn et Cursorum, di tal modo, che come per queste e indicala
la patria di essi , cosi lo fosse ugnalmeute per quclla di Cursorumi
Onde e dopo cio', auUa di piu semplice qnanto il correggere CuV'
sorum in Corsorian , e troncare cosi , c di un sol punto , ogni dub-
biezza e diOicoltu. lo non mi faro certo il campione delta lezione
della tavola di bronzo, ben sapendo quaiito spesso si debbano de-
plorare sbagli ed errori anch& dl maggior momenlo. Diro tultavia
come I'errore , se sara giudicato tale, vi e chiaramente, e per ben
cinque volte , ripetuto suUe due facce della tavola : che non consta
clie mai negli autori antichi , 0 nelle lapidi si sia scritto Ciirsi per
Corsi , Ciu'sica per Corsica, ove anzi, e sempre, sono nominate
le coorti Corsorum tanto della Corsica propria , quanto quelle
dei Corsi ch'erano ab antiquo slabiliti in Surdegna. L'errore di
scrittura c tanto meno da sospettare, che non si tratta gia di una
iscrizionc qualunque municipale o mortuaria fatta per uso di per-
sone private , 0 scritta con negligenza 0 in luoghi distant! da Ro-
ma; ma riguarda anzi un atto uscito daila canccUeria imperiale ,
alto solenne , e di tal fatta per cui un erroi-e di scrittura si po-
trebbe supporre accaduto in tutt'altro luogo , che nella nomencla-
tnra del corpo militare al quale il favore del principe era conce-
dulo , I'originale del qual atto era inoltre gelosamente conservato,
e in luogo distinto, in miiro post templum divi Augusti ad Mi-
nervam , e la copia del quale veniva ccrtificata conforme ad
esso per setle lestimoni , che ne' diplomi intieri sono sempre se-
gnati. In tali iscrizioui un errore essenziale e quindi sempre assai
meno da credere che in qualunque altra. Che se si voglia che
lo sbaglio sia prodotto dalla diversita della pronunzia, per cui chi
deitava pronunziasse per V cio che voleva essere scritto per O ;
la cosa e di certo possibile ; ma come mai in tanli monumenti
scritli ne' quali e parlato della Corsica e d\;' suoi abitauti , non
s'e mai trovato altri che pronunziasse divcrsamente , e che questo
solo sia colui che scrisse o che dclto I'estratio del diploma di
Nerva? E quanto al supporre non esser possibile che si sian voluli
ToMO XXXV. , 33
3J0 DIPLOMI IMFERIALI EC.
riunire insiemc , e per la particella congiuntiva et , due nomi
(lisparati , cjuali sono qnelll di un popolo o di una nazione , con
uu alti'o indicante una partlcolar ibggia di milizia ; ccrto che una
cosi falta unione non si trova moUo frequenle ; tuttavia io non
oserei dire ehe fosse senzu esetnpio. £l noto che le coorti s'intito-
lavano non dalle nazioni soltanto , dalle quali erano scelti i sol-
dali/ ma si pure da qualclie cpiieto onorifico, o dalla qualita
e forma dell'arma ofFensiva o difensiva della quale facevano uso.
Abbiamo quindi le coorli SciUatorum , Sagittariorum^, F^olunta-
riorum , e le ale Contariorum , Classianae ec. .■ perche non si
sara potuto formare una coorte , gemina singolarmente, col pren-
dere una parte del soldati da una coorte composta di militi di una
sola nazione, e scegliere I'altra da un'ala di cavalieri armati d'asta,
Contariorum ? Cio che pare non sia , o possa essere impossibile alia
ragione , venne di certo eseguito e messo in pratica , e ne sara
sempre una prova il nostro diploma. Di fatto, il privilegio e con-
ceduto ai pedoni , e ai cavalieri delle due coorti peditibus et equi-
tilncs qui militant in cohortibus duabus. Ora e nolo come nei
tempi imperiali le coorti d'ordinario fossero composte di fanti e di
cavalli, o meglio, come ad ogui coorte originariamente formata da
soli fanti , fosse poscia aggiunto un determinate numero di cavalli,
che non e quasi mai menzioue di coorte, ove non si scorga pure
indicata I'esistenza di cavalli. Cosi presso Tacito (2) Batavorum et
Caniionejatium cohortes intumuere statim superbia fevo-
ciaque augeri equitum numerum postulabant. AU'in-
contro, alle coorti equitatac o equestres , che con tal nome si tro-
vano indicate alcune coorti , era sempre congiunto un buon nu-
mero di fanti. Cosi in Plinio (3), Accio Aquila e detto Centurione
di una coorte equestre. In fine, tanto c pur manifesto dal testo
(1) Hijt. ub. rv. 19.
WEp. X,6. X, .07.
DEL PROF. CIZZERA 331
di qiiesto nostro , e da uti altro diploma di Doiiiiziano (i) ove c
detto Peditibus et Eqiutibus , scbbene non si parii ivi clic di sole
coorti. Cio posto , siccome io scorgo nei Sardi e nci Liguri, i pe-
doni ed il principal nerbo delle coorti peditatae , cosi nei Cur-
sorum si dovranno scorgere i cavalli die \i erano annessi , cioe
Eqiiites cursores , i quali saranno stati specialmente distinli nei
diploma, perche in numero uguale ai pedoni , che per tal ragione
presero forso il nome di coorti I. e 11. gem'ine. E tanto era
(juindi il dire Co/iors Sardoruin et Cursoruni , quanto chi dicesse
<:onceduto il privilegio non alle sole coorti dei nativi Sardi , o
di quelli della Liguria , ma ai cavalieri Gursori altresi , i quali
senza essere sceiti da una parlicolare e data regione, vi erano
pure uniti e facevano parte di quelle coorti stesse.
Ne del tutto supposta od arbitraria si debbe credere quesi'ui-
tima osservazione , che possiamo compi'ovarla cello stesso diploma.
Imperciocchc , se e vero che il soldato Tiinila fosse Sardo di na-
zione, come pare che lo indichi il nome del \\xosp Cares , che gU
fu patria , il sito dove venne ritrovalo , e lo prova il cavaliere
]5aille (2) : scorgendo com'esso non appartenga alia coorte dei
Sardi , ma si bene all'altra , cohorte secunda gemina Ligurum ct
Cursorum ; ed in questa non potendo far parte della prima meta
Ligurum, che non era uomo della Liguria, come neppure dell'altra
raetu, se si vogliano veder dei Coi'si in luogo de' Cursori; ne verra
di conseguenza , che in prime luogo si debba mantenere la lezione
della tavola , e che il Tunila facesse parte di quella meti delle
due coorti Cursorum , per le quali i soldati erano sceiti dalle altre
coorti , senza che si facesse caso della nazione cui potesscro ap-
partenere. Peccato che nella tavola manchi intiero il pezzetto che
indicava la natura della milizia di Tunila, che di certo vi era segnata
(1) Vernaii*. Append, num. VIII.
(*) Diplom. dcU'Imp. NerT> f»6- toQ-
303 DIPLOMI IMI'EHIALI EC.
come c manifesto dallo spazio tra le due linee , maggiore che
nou e quello fiapposto tra le altre ? che in allora la quest ione
aviebbe avuto certo e piu facile scioglimento. Ad ogui modo se la
cosa non fosse, come ci pare che debba esscre , illusorio resterebbe
il testo del diploma , nel quale coU'annunziare conceduto il diritto
di cittadino e del connubio ai fanti e cavalieri delle due coorti
Slate licenziate con onesto congedo , fosse vero che nelle coorti
non entravano cavalli , o se cntrando non fossero pure e specifi-
catamente menzionati.
"Sgg't
j53
APPEl^DICE
DIPLOMI IMPERIALI
e frammenti di quegli altri che, dopo i pubblicati dal B. f^ERXJZZ.i ,
ci sono noti sino a questo dl i5 di aprile iuocccxxxi.
pagma uiteraa
Imperator Nervj Caesar Au-
gustus , pontifex maximus ,
tribunicia potestate , consul
secundum, pater patriae
Peditibus et equitibus , qui mi-
litant in cohorlibiis duabus ,
prima gcniina Sardorum et
CursoruTH , et sccunda gemi-
na Ligurum et Cursorum
quae sunt in Sardi dio
Servilio Gemino , qui qui ....
na plurave slipendia nier ....
misso honesta missione
j'itis stipendiis, quorum nomi-
na sub . . rifita sunt; ipsis, li-
bcris , posterisque eorum, civi-
tateni dedit et conubium cum
uxoribus quas tunc habuis-
sent cum est ci
I.
pagina esterna
Imperator IS ERr J Caesar Augustus,
pontifex maximus , tribunicia po-
testate , consul secundum , pater
patriae
Peditibus et equitibus qui militant
in cohortibus duabus prima gemi-
na Sardorum et Cursorum, et se-
cunda gemtna Ligurum et Cur-
sorum, quae sunt in Sardinia sub
Tiberio Claudio Servilio Gemino,
qui nuina et vicena, plurave sti-
pendia meruerunt ; item dimisso
honesta missione emeritis stipen-
diis; quorum nomina subscripta
su/U, ipsis liber is posterisque eo-
rum , civitatem dedit et conubium
cum uxoribus quas tunc habuis-
sent cum est civitas iis data ; aut,
si qui caelibes essent, cum iis quas
postea duxissent , duntaxat siii-
guli singulas.
Ante diem sextum idus octobris
Tiberio Catio .... tone . . . alpur-
n CO cojisulibus.
Co/torle secunda gemin. . et Curso-
rum cui .... aestTilus Flav ... gnus.
Tunilac Filio Cares.
Descriptum et um ex tabula
aenea quae fix ... e in muro post
templum div inervam.
254
II.
Esterna prima i-eintegiata con I'interna prima.
Impcrator Caesar, Divi Nervae filius , Nerva Traianus , Augu-
slits , Germaniciis , Dacicus , pontlfex maximus , tvibitnicia
potestale septimum , impcrator quartum , consul quintitm, piUcr
pati'iae , ( i )
Equitibus ct pcdltibus qui militant in alis quatuor (^i) , et coliorlibus
decern et una , quae appellanlur prima lliracum , et prima
Pannoniorum Tampiana , et secunda (3) Gallorum Sebouaiia ,
et Hispanorum Vettonum civium romanoruni , et prima Hispa-
norum , et prima Kalcionum milliaria , et prima Alpinorum ,
et prima Morinorum , et prima Cugernorum , et prima Baeta-
siorum , et prima Tungrorum milliaria , et secunda Thracum ,
et tertia Bracaraugustanoruni , et tertia (4) Lingonum , el
quarta Delmatarum : et sunt in Britannia sub Lucia Neralio
Mai'cello : qui qulna et njicena , plurave stipendia meruerunt ;
quorum nomina subscripta sunt; ipsis, liberis, posterisque eorum ,
civitatem dedit et conubium (5) cum uxoribus quas tunc ha-
buissent cum est cis'itas iis data ; aut si qui caelibes essent ,
cum iis quas postea duxissent , dumtaxat singuH singulas
Ante diem decimum quartum kalendas februarias. Manio Ldberio
Maximo iierum , Quinto Glitio Atilio Agricola iterum , consu-
libus (6)
(0 Interior IMP ■ UII • P P • COS Yl.
(2) Interior quattuor.
(3) Interior non luihet secunda.
(4) Interior quarta.
(5) Interior conbium.
(6) Interior Co.
a55
Alae primae Pannoniorum Tampianae cut praest Cuius Valerius
Celsus.
Decurioni Reburro , Severi filio , Hispano.
Descriptuni el recognitum ex tabula aeneae] (i) quae fixa est
Romae (2) in niuro post templum clivi Augusti ad Minervam.
Q. Potnpei Homeri C. Vettieni Modesti
C. Papi Eusebetis P. Atini Hedojuci
T. Flai'i Secundi Ti. Claudi Menandri
P. Cauli Vitalis.
(1) Interior acnea.
(i) Interior dcsunt icliqua.
a56
III.
Eslerna prima.
IMP • CAESAR • DIVI ■ NERVAE • F • NERVA • TRAIANw^y
AVGVSTVS • GERMANIC DACICVS PONTIF • MAxi
MVS • TRIBVNIC POTEST • Villi • IMP • IIII COS V V p
EQVITIBVS • ET • PEDITIBVS • QVI ■ MILITANT IN • A
LIS DVABVS • ET • COHORTIBVS • DECEM ET • VNA QV
AE APPELLAJSTTVR • T TVNGRORVM • ET CLASSI
ANA C ■ R • ET r CELTIBERORVM • ET • X • HISPANO
RVM ■ ET F • FRISIANOrww • ET f NERVIORVM
et ■ 11 VASCONVM C • R ET ■ . . . . ORVM ET
I • flSTVRVIM • ET • / • PANN0NI0to»j ■ et ■ sunt
in
IV.
Esterna prima reintegrata coll'interna prima.
Imp ■ Cues ■ divi ■ HadRlAN ■ F • DIVI TRAIANI
parth ■ nep ■ divi ■ weRVAE • PRON ■ T • AELIVS
fnulrianus ■ flWitONINVS ■ AVG • PIVS • POiNT
max ■ trib ■ pot ■ vn, IMP . n . cqs • I„I • p • p
cq.nt ■ et ■ pedit ■ qvi ■ MIL • IN • ALIS ■ iTT ■ QVAE
nppel • I ■ 'vlp ■ aquita^ ■ ET .• GALL • ET • PANN
et ■ I ■ hisp- et- 1- -vlp • cONT ET • COH • Xil • 1 ■ VLP
pann ■ <X)-et ■ i ■ vlp ■ bat • (Xi • ET -"l • FL ■ VLP ■ IIISP • oo
'■t- I- vlp ■ petrianor ■ AELA • oo • ET ■ T • AVG • NER
cr-eti- vlpla ^BRITT • c» ■ ET • I • HISPAN
et ■ I ■ lusUan et ■ II ■ HISP ■ SCVT • ET • I • CY
ren ■ et ■ ii ■ alpiH ET • Vl • THRAC • ET • SVNT
in ■ aegjrp ■ et ■ in ■ tyrEN ■ SVB • MACRINIO
amo ■ praef ■ quiNQ ■ ET ■ VIGINT ■ STIP
EMERIT • DiMISS • HONEST MISS QVOR
NOMIN • SVBSCRIPT • SVNT ■ CIVIT • ROMAN
QVI • EOR • NON • HABER • DEBIT • ET • CONVB • CVM
VXOR • QVAS TVNC • HABVIS • CVM • EST
CIVIT • IS • DATA • AVT ■ CVM • IS • QVAS POST
DVX • DVMTAXAT SINGVLIS
A D • V • K • OCTOBRIS
SEX CALPVRNIO • AGRICOLA
TI • CLAVDIO • IVLIANO Qos
COH ■ I • VLPIA • BRITTON • oo • CVI ■ PRAEST
L • NONNIVS ■ BASSVS • PICEN
EX • PEDITE
LVONERCO • MOLACI • F • BRITT
DESCRIPT • ET RECOGNIT • EX • TABVL • AER
QVAE FIXA • EST • ROMAE • IN • MVR POST
TEMPL • DIVI • AVG • AD • MINERVAM.
TOMO XXXV. ,,
258
m
Imp ■ M • Aurelius • Antojiinus . Aug
Pontif • Max • trib • pot ■ xr ■ cos ■ in • et
[nip • Caes • L • Aurelius • Verus ■ Aug
ttibunic • potest • Cos ■ ii • divi
Antonini ■ PU • f ■ divi ■ HaDriA.m • NEPO
tes ■ divi ■ Traiani ■ PaRTHICI • PRONEPO
tcs • divi • Nervae ■ ABNEPOTES
Nomina ■ militum ■ qui • MILITAVERVNT
in ■ cohortibus ■ praelOmS, ■ DECEM ■ I • II
III ■ ly r yj- rii • riii • /X • X ■ ET • VRBANIS
quinque ■ X ■ XI • XII • xiil • XIV • SVBIECIMVS (i)
qui ■ fortiter • et ■ PIE • MILITIA • FVN
cti ■ sunt ■ ius ■ tribuimuS • CONVBI • DVINITAXAT
cum ■ singulis ■ et ■ prlMlS ■ VXORIB\"S
ut ■ etiamsi ■ peregrim • IVRIS • FEMINAS
in ■ matrimonio ■ suo ■ IVNXERINT • PROIN
de' liberos ■ tollaJUT • AG ■ SI • EX ■ DVOBVS
civibus ■ romanis • NATOS
a • D ■ PR NON • MAI
CELSO • PLANCIANO
m-IDIO • CASSIO • QOS
coH • X • URB
F • ARN • APPOLLONIANO • TEATE
descripT • ET • RECOGNIT • EX • TABVLA AER
quae -fixa- esl ■ ROM • IN • MVRO • POST • TEMPL
divi ■ AVG • AD • MINERVAM.
(ij Piis viiidicibus?
VI.
Eslerna prima reintegrata con I'lnterna prima.
Iinperator Caesar, divi Marci Jntonini Pii , GermaJiici, Sariihiiifi
filiuSf divi Commodi Jratev , divi Antonini Pii nepos , divi At/riniii
pi-onepos, divi Traiani Partluci abnepos , divi Nervae adnepos ( i ),
Lucius Septimius Severus Pius , 'Pertinax , Augustus , Ar<ihi-
cus , Adiabenicus , Parlicus , Maximus , ponlifex maximas ,
tribunicia potestate decimum sextum , imperator niidciimum ,
consul tertium , pater patriae.
Imperator Caesar , Lucii Septimii Severi Pii, Pertitiacis , Aui^usii ,
Arabici, Adiabcnici, Parthici, Maximi fdius , divi Marci Aiilo-
nini Pii, Germanici , Sarmatici nepos, divi Antonini proiirpos,
divi Hadriani abnepos, divi Traiani Partluci, et divi Nervae
adnepos.
Marcus AurelUus Antoninus Pius , Augustus , tribunicia potestate
undecimum, imperator iterum , consul tertium.
Nomina militum qui militaverunt in cohortibus Praetoris decent;
prima, secunda, tenia, quarta, qulnta, sexta, septima, oclava,
nona , dccima; piis vindicibus : qui pie et fortitcr mililia fundi
sunl; ius tribuinius conubi, dumlaxat singidis et primis uxoribus ,
ut etiam si peregrini in matrimonio suo iunxerint (2)
tollant, ac si ex duobus civibus natos.
(i) Exterior pos.
(a) Interior iuxcriut.
260
VII.
. . . M V 'MED • AEG ....
M • AVR • VAL •- MAXIMIAN • GERM ....
SARM • V • ARM • II • MED • M • AR M .
. . . VAL • CONST ANTI V • FI G VAL MAX
. . R ■ INIARM CARM • V AR M MED • M
N . . IN • MILIT QVI • MILITAVER . . . .
. I • AVF
il PPR
. ANDI FFI
. . . Ill • PPP
I
AVVISO AL LEGATORE
Nella parte delle Scienze Fisiche e Matematiche
Le Tavole I a X, notale col n.° di pagina i3i , pongansi dopo
la pag. 146.
Le Tavole I a XII, senza numero di pagina, pongansi dopo la
pag. 174.
Le Tavole I a XIV, notate col n." di pagina 307, si pongano dopo
la pagina 378.
JSella parte delle Scienze Morali, Storiche e FUologiche
Tar. I a III , notale rispcltlvamente coi numeri di pagina 5,3,
35, si pongano tutte e tre con I'ordine anzidetto, dopo la pa-
gina 100 bis.
Tav. V e VI, notate col n.° di pagina aoa, si pongano dopo la
pagina 21 6.
Tav. VII, notata col n." di pagina 202, si ponga dopo la pag. 260.
'..Vx j'v^o^o^"^ o OiWs';o>?u ^\^n•^o■
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