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Full text of "Memorie della Accademia delle Scienze di Torino"

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MEMORIE 


1)1,1,1. V 


REALE    ACCADEMIA 


DFXLE  SCIE]\XE 


DI  TORINO 


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SERIE  SECOND A 


DALT.A  STAMPJ:i;i  \  im.a.m: 


MEMORIE 

DELLA    REALE    AGGADEMIA 

D  E  L  L  E     S  C  I E  Hf  Z  E 


Dl    TOULNO 


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MEMORIE 

IIEALE    ACCADEMIA 


DELLE    SGIENZE 

DI   TORINO 


SERIE  SECONDA 

ToMO  VII. 


TORINO 
DALLA    STAMPERIA    REALE 

MDCCCXLV. 


II\DICE 


E,. 


Eiyco  degU  Accademici  Nazionali  e  Stranieri    ....      pag.       vii 


MuT.4ZioiNi  accadute  nel  Corpo  Accademico  dopo  la  pubblicazione 

del  precedente  Volume «    xvni 

DoiNi  fatti  alia  Reale  Accademia  delle  Scienze  di  Torino  dal   i .°  set- 

tembre   i844  sine  al   12  di  giugno    i845 »       xix 

ClASSE  DI  SCIENZE  FISICHE  E  MTEMATICHE 

NoTiziA  STORICA  dei  lavori  della  Classe  delle  Scienze  Fisiche  e  Ma- 
tematiche  nel  corse  dell' anno  i844;  scritta  dall' Accademico 
Professore  Giuseppe  Gene,  Segretario  aggiunto  di  essa  Classe»      xi.v 

Lettera  del  Professore  Chamous^et-  sulla  tempei'atura  media 

di  Sciamberi  • »     \i-vi 

Cenni  suU'rtctV/o  eugenico ;  del  Dottore  Ascanio  Sobrero  »        i.i 

Nota  sui  prodolti   della  decomposizione  deWetere  nitroso 

sotto  riniluenza  del  calore;  dello  slesso  Dott.  Sobrero  »       i.iv 

Suuto    di   una   statistica    inedita   deir  isola    di   Santorino , 

inviata  all'Accademia  dal  Conte  Giuseppe  De  Cigai.la  »       i-vi 


VI 

AIiCROMYCETES  It.vlici  iiovi  Tcl  miuus  cognitj .  Decad.  Ill/  etlV.', 

auclore  Joscplio  De  Notaris pag.  i 

OiistnvATiONS  sill-  les  grcles  toinbccs  cii  i84o  dans  les  Etats  de 
teiTcfcriiic  de  S.M.  le  Roi  de  Sardaigne,d'aprcs  les  lenseignemens 
recueillis  par  la  Commission  Supcrieure  de  Statistique;  par 
M.'  Despine ))       3 1 

Memoire  sur  la  distribution  de  I'electricile  a  la  surface  de   deux 

splicres  conductrices  completemcnt  isolecs;  par  M."  Jean  Plana       ■ji 


VII 

ELENCO 
DEGII  ACCADEMICI  NAZIONAII  E  STRAKIERI 

AL    XII    DI    GI0GNO    MDCCCXLV. 


ACCADEMICI    NAZIONALI. 


Presidente 

Saluzzo,  Conte  Alessandro,  Grande  di  Corona,  Ministro  di  Stato^ 
Luogotenente  Generale,  Cavaliere  dell'Ordine  Supremo  dcUa  Santissiina 
Nunziata,  Cavaliere  di  Gran  Croce  decorato  del  Gran  Cordone  dell'Ordine 
de'Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  Cavaliere  di  Gran  Croce  del  Real  Ordine 
EUenico  del  Salvatore ,  Commendatore  dell'  Ordine  Imperiale  di  Leopoldo 
d'Austi'ia,  Vice-Presidente  della  Regia  Deputazione  sovra  gli  sludi  di 
Storia  patria. 

Vice-Presidente 

Plana,  Barone  Giovanni,  Regio  Astronomo,  Professore  d'Analisi  nella 
Regia  Universita ,  Dii'ettore  Generale  degli  studi  nella  Regia  Accademia 
Militare,  Uno  dei  XL  della  Societa  Italiana  delle  Scienze  residente  in 
Modena,  Commendatore  dell'  Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  Cavaliere 
6  Consigliere  dell'Ordine  Civile  di  Savoia,  Cavaliere  della  Corona  Ferrea 
d' Austria  e  della  Legion  d'Onore  di  Francia. 

Tesoriere 

Peyron,  Abate  Amedco,  Teologo  Collegiato,  Rifoi-matore,  Professore 
di  Lingue  Orientali  nella  Regia  Universita,  Membro  della  Regia  Deputa- 
zione sovra  gli  studi  di  Storia  patria,  Cavaliere  dell'Ordine  de'Ss.  Mau- 
rizio e  Lazzaro ,  Cavaliere  e  Consigliere  dell'Ordine  Civile  di  Savoia. 


f.lASSE  Dl  SCIENZE  FISICHE  E  MATEMATICIIE 


Bl<9.n  f 


r/ojloti  , . 
Dircttvre  lenoO  9  cndmal^ 

AvoGADRo  ui  QuAREGNA ,  Gonle  Ainedco ,  MasU'o  Uditdl'c  nclla  Regia 
Camera  de'Conti,  Professorc  cmerilo  di  Fisica  Sublune  nella  Regia 
Univfisila,  Uno  dei  XL  della  Societn  Italiana  delle  Scienze  residente  in 
Modciia,  Jleinbio  della  Commissioiie  Siiperiore  di  Stalisticii,  Cavaliere 
dell' Online  de' Ss.  Maurizio  e  La2zai-<»>  c  deU'Ordioe  Givile,  «i*  &^wi«. 

Scgrclario     avinU  sijafl  nWaii  bdjocjo 

Carena,  Giacinto,  Professore  di  Filosofia ,  Membro  delb  Reale  Ac* 
eadcinia  di  Agricollura  di  Torino,  Cavaliere  e  Consigltere  dell'  Ordine 
Civile  di  Savoia,  Cavaliere  di  Crooe  in  Ovo  del  Real  Ordine  Ellenico  del 
Salvalore. 

Segretario  Aggiunlo 

Gene,  Dottoie  Giuseppe,  Professore  di  Zoologia  e  Direttore  delMuseo 
Zoologico  della  Regia  University  ,  Uno  dei  XL  della  Sociclu  Italiana 
delle  Scienze  residente  in  Modena,  Vice-Presidente  della  Reale  Acca- 
demia  di  Agricollura  di  Torino,  Cavaliere  dell' Ordine  de'Ss.  Maurizio 
e  Lazzaro,  e  dell'  Ordine  Civile  di  Savoia. 

ACCADEMICI    RESIDENT! 

MiCHELOTTi,  Ignazio ,  Ispettore  generale  nel  Corpo  Reale  degli 
Ingegneri  Civili  c  delle  Minicre ,  Intendentc  generale,  Direttore  dei 
Hcgii  canali,  Uno  dei  XL  della  Societa  Italiana  delle  Scienze  residente 
in  Modena  ,  Membro  della  Reale  Accademia  d' Agricoltura  di  Torino, 
del  Congrcsso  permanente  d'acque  e  sti-ade,  e  del  Regio  Consiglio  degli 
ridili,  Decurionc  della  Citta  di  Torino,  Cavaliere  dell' Ordine  de'Ss. 
Maurizio  e  Lazzaro. 


Plana  ,  Giovanni ,  predetto. 

Carena  ,  Giaciuto  ,  predetto. 

CisA  Di  Gresy  ,  Cavaliere  Tomaso,  Professore  emerito  di  Mecca- 
iiica  nella  Regia  Uuiversiia,  Cavaliere  dell'  Oidine  dei  Santi  Maurizio 
c  Lazzaro. 

Beli.ingf.ri  ,  Dottore  Carlo  Francesco  ,  Medico  della  Real  Corle  e 
Casa ,  Membro  e  Consigliere  del  CoUegio  di  Aledicina  nella  Regia  Uui- 
versiia, Membro  della  Societa  Medico-Chirurgica ,  Medico  Ordiuario  e 
Consulente  dell'  Ospedale  Maggiore  dell'  Ordine  Equestre  de'  Ss.  Man- 
rizio  e  Lazzaro ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Civile  di  Savoia. 

AvoGADRo  DI  QoAREGNA,  Amcdeo ,  predetto. 

CoLLA,  Luigi,  Avvocato  Collegiato,  Membro  della  Reale  Accademia 
di  Agricoltura  di  Torino ,  Cavaliere  dell'Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro. 

Moris,  Dottore  Giuseppe  Giacinto,  Professore  di  Materia  Medica  e  di 
Botanica  nella  Regia  Universita,  Consigliere  nel  Magistrato  del  Proto- 
medicato,  Direttore  del  Regio  Orto  Bolanico,  Membro  della  Reale  Ac- 
cademia di  Agricoltura  di  Torino,  Uno  dei  XL  della  Societa  Italiana  delle 
Scienze  residente  in  Modena ,  Cavaliere  dell'  Ordine  dc'  Ss.  Maurizio 
e  Lazzaro,  Cavaliere  e  Consigliere  dell'  Ordine  Civile  di  Savoia. 

Lavinf,  Giuseppe,  Dottore  Collegiato  in  Filosofia,  Professore  Stra- 
ordinario  di  Cliimica  Medica  e  Farmaceutica  nella  Regia  Universita  , 
Consigliere  Straordinario  nel  Consiglio  Supeiiore  IMilitare  di  Sanila  per 
la  parte  Chimico-Farmaceutica,  Membro  della  Reale  Accademia  di  Agri- 
coltura di  Torino. 

Camu  ,  Gian  Lorenzo,  Dottore  Collegiato  in  Mediciua,  Professore  di 
Chi  mica  gcnerale  nella  Regia  Universita,  Consigliere  nel  Magistrato  del 
Prolomedicalo,  Membro  del  Consiglio  delle  ISIiniere,  e  delta  Reale  Acca- 
demia di  Agricoltura  di  Torino,  Cavaliere  dell'Ordine  de'Ss.  Maurizio 
c  Lazzaro. 

Gene,  Giuseppe,  predetto. 

BoTTo,  Giuseppe  Domenico,  Professore  di  Fisica  nella  Regia  Uni- 
versity di  Torino,  Cavaliere  dell'Ordine  de'Ss.  Maurizio  e  Lazzaro. 

SisMONDA,  Angelo,  Professore  di  Mineralogia  e  Direltore  del  IMuseo 
Miiicralogico  della  Regia  Universita  di  Torino  ,  Membro  della  Reale 
Accademia  d'Agricoltura  e  del  Consiglio  delle  Miniere,  Uno  dei  XL 
della  Societa  Italiana  delle  Scienze  residente  in  Modena,  Cavaliere  dell'Or- 
dine de'Ss.   Maurizio  c  Lazzaro,  e  dell'Ordine  Civile  di  Savoia. 

Serie  II.  Tom.  VII.  9 


McNABREA,  Nobilc  Luigi  FrikMipo,  C;ipilano  nel  Coriio  Rciilc  del  Genio' 
Militare ,  Dottoie  Collcyiato  ili  MatLMiialica ,  Pi'ofcssoi-e  di  Geouietria 
descriuivn  iiella  Regia  Accadeiuia  Mililaro,  Proicssorc  di  Jlcccanica  ap- 
plicala  c  di  coslruzioni  civili  c  militaii  aella  Scuola  d'applicazione  dclle 
Arini  spociali. 

GiULio  ,  Carlo  li^uazio,  Rellore  ,  Profcssorc  di  Meccanica  c  Consi- 
j;licre  dtlla  Classe  di  Matciualica  ncl  CoUegio  di  Scienze  e  Lcllere  della 
Regia  Uiiiversita  di  Torino,  Coiisiglicie  di  S.  M.,  Meinbro  dclla  Realc 
Accadcinia  d'Agrieoltura,  della  Regia  Camera  d' Agiicoltura  c  di  Coin- 
meicio,  e  della  Commissione  Supeiiorc  di  Statistica,  Uiio  dei  XL  della 
Socielj  Ilaliana  dclle  Scienze  residcnle  in  Modena,  Cavaliere  deU'Ordine 
de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro. 

RiBEni,  Alcssandro,  Professoie  di  Operazloui  Chirmgiche  nclla  Rcgia 
I'niversita ,  Chirurgo  di  S.  M.  e  djcUa  Reale  Famiglia,  Chirurgo  Primario 
•Iclle  Guardie  del  Corpo  di  S.  M. ,  e  del  Venerando  Spedale  Maggiore 
ili  S.  Giovanni  Battista,  Consiglierc  n«l  Magislrato,  del  Protomedicato  , 
Pnsidente  del  CoDsiglio  Supciiore  militare  di  Sanilii ,  Vice-Presidente 
della  Sociela  Medico-Cliiiurgica  di  Torino,  Cavaliere  deU'Ordine  de' Ss. 
Maurizio  e  Lazzaro ,  c  deU'Ordine  Civile  di  Savoia. 

MoscA,  Carlo  Bernardo,  Primo  Architetto  di  S.  M.,  Ispettore  di  Prima 
Classe  nel  Corpo  Reale  del  Genio  Civile,  Maggiore  ne'Reali  Esercili, 
Mcnibro  del  Consiglio  degli  Edili,  deUa  Reale  Accademia  delle  Belle 
Arti  di  Torino,  dell'  L  c  R.  Aecademia  delle  Belle  Arli  di  Milano , 
Cavaliere  dell'  Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro ,  Cavaliere  e  Consiglierc 
deir  Ordine  Civile  di  Savoia. 

SisMOXDA,  Eugenio  ,  Dotlore  in  Medicina,  Assisteute  al  Museo  Mine- 
ralogico  dclla  Regia  Universita  degli  studi. 

SoBRERO ,  Ascanio  ,  Dottore  in  Medicina  ed  in  Cliirurgia,  Professore 
di  Cliimica  applirata  alle  Arli  presso  la  Regia  Camera  d'  Agricoltura  e 
di  (^onimerrio ,  Applicalo  alia  Cattedra  di  Cliimica  generale  nella  Regia 
Universiti  degli  studi. 

ACCADEMICI  NAZIONALI  NON   RESIOENTI 

BoRGMS,  Giuseppe  Antonio,  Ingegnere  Civile,  Cavaliere  deU'Ordine 
de' Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  Membro  dell' L  R.  Isliluto  Lombardo,  Pro- 
fessore Ordinario  di  Matematica  appticata  nelL'  L  R.  Universita  di  Pavia. 


VI 

Bertoi-oni  ,  Antonio,  Cavalierc  dell' Ordine  Civile  di  Savoia ,  Pro- 
fessore  di  Botanica  ,  a  Bologna. 

IVlAiiiANiNr,  Stefano,  Cavalierc  dell' Ordine  Civile  di  Savoia,  Pre- 
sidente  della  Sociela  Italiana  delle  Scienze,  Professore  di  Fisica  speri- 
inontale  nella  Ducale  Universita  di  Modena. 

De  Notaris,  Giuseppe,  Cavalicre  dell'  Ordine  Civile  di  Savoia,  Dottorc 
in  Medicina,  Professore  di  Botanica  nella  Regia  Universita  di   Genova. 

MAGistRiNi  ,  Ginmbatista ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Civile  di  Savoia , 
Professore  di  Calcolo  Sublime  nella  Ponlificia  Universita  di  Bologna. 

Pareto  ,  Marobose  Lorenzo  ,  ii  Genova. 

SpiNOf.A  ,  Marchese  Massiniiliauo  ,  a  Genova. 

BiLLiET ,  Monsignor  Alessio  ,  Cavaliere  di  Gran  Crot'e  decoraio  del 
Gran  Cordone  dell'  Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzavo  ,  Avcivescovo  ili 
Sciambcri. 

MossoiTi,  Otlaviano  Fabrizio,  Cavaliere  degli  Ordini  de' Ss.  Maurizio 
e  Lazzaro ,  e  del  Merito  solto  il  titolo  di  S.  Giuseppe  di  Toscana,  Pro- 
fessore di  Fisiea  e  di  Mcccanica  Celeste  ncU'  I.  R.  Universita  di  Pisa. 

Belli,  Dottor  Giuseppe,  Cavaliere  dell' Ordine  de' Ss.  ^laurizio  e 
Lazzaro,  Membro  dell'L  R.  Istituto  Lombardo  di  Milano,  Professore 
di  Fisira  tvell'I.  R.  Universita  di  Pavia. 


XII 

ClASSE  DI  SCIEME  MORAII,  STORICHE  E  PIlOlOfilCnE 


Dirctlorc 

Saui.i  d' Igliano  ,  Conic  Loclovico,  Coiisigliere  cli  Lcgazione,  Coin- 
inissai-io  Generale  de'  Confini ,  Membro  della  Regia  Depulazione  sovra 
"li  sludi  (U  Storia  patria,  Cavaliere  deH'Ordme  de'Ss.  Maurizio  c  Laz- 
zaio,  e.  dell  Online  Civile  di  Savoia. 

Seyretai'io 

Gazzera,  Abate  Costanzo,  Professore  di  Filosofia,  Membro  e  Segrelario 
della  Regia  Deputazione  sovra  gli  sludi  di  Storia  patria,  e  della  Giunta 
d' Anlicliilji  c  Belle  Arli,  Prefelto  della  Biblioteca  della  Regia  Universila, 
Cavaliere  deH'Ordine  de'Ss.  Maurizio  e  Lazzaro ,  e  dell  Ordine  Civile 
di  Savoia. 

ACCADEMiCI    RESIDEKTI 

Saluzzo,  Cavaliere  Cesare,  Luogotenenle  Generale,  Grande  Scudiere, 
Governalore  delle  LL.  AA.  RR.  i  Duchi  di  Savoia  e  di  Genova ,  Ca- 
valiere deir  Ordine  Supremo  della  Santissima  Nunziala ,  Cavaliere  di 
Gran  Croce  decoralo  del  Gran  Cordone  dell' Ordine  de'Ss.  Maurizio  e 
Lazzaro,  Cavaliere  dell'  Ordine  Civile  di  Savoia,  Cavaliere  di  Gran 
Croce  deirOrdine  Reale  di  S.  Stefano  d'Unglieria,  Ispetlore  della  Regia 
Arrademia  Militare,  Presidenie  della  Regia  Depulazione  sovra  gli  sludi 
di  Sloria  patria,  Membro  della  Giunta  d'Anticliita  c  BcUc  Arti,  e  del 
Consiglio  delle  Arti ,  Scgretario-Perpeluo-Direltore  Emerilo  della  Reale 
Accademia  -Albertina  delle  Belle  Arti ,  Decurione  della  Citta  di  Torino. 

Cahf.:«a  ,  Giacinlo  ,  predetto. 


Xllt 


PEYRdN-,  Amcdeo  ,  ptvdelto.lf      1,1 

CoRDERo  de'Conli  di  San  QorKxiNO,  Cavaliere  Giulio,  Membio  della 
Reale  Accademia  di  Agricoltura  di  Torino. 

Gazzera  ,  Costanzo ,  predetlo. 

Manno,  Baronc  Giuseppe,  Presidcntc-Cai5o,  Rcggente  diToganel  Su- 
premo Consiglio  di  Sardegna,  Vice-Presidente  della  Commissione  Superiore 
di  Slatistica,  Membro  della  Rcgia  Deputazione  sovra  gli  studi  di  Storia 
patria,  e  della  Giunta  d'Anlichila  e  Belle  Arti,  Commendatore  dell'Ordine 
Militare  de'Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  Cavaliere  e  Consigliere  dell'Ordine 
Civile  di  Savoia. 

Saoli  d'Igliano,  Lodo vico,  ^reJe«o. 

ScLOPis  DI  Salerano,  Conte  Federigo,  Avvocalo  Generale  di  S.  M. 
prosso  il  Real  Senato  di  Plemonte,  Membro  della  Regia  Deputazione  sovra 
gli  studi  di  Storia  patria,  Cavaliere  deU'Ordine  de'Ss.  Maurizio  e  Lazzaro, 
deir  Ordine  Civile  di  Savoia,  e  dell'Ordine  del  Merito  sotto  il  tilolo  di 
S.  Giuseppe  di  Toscana. 

Baled,  Conte  Cesare ,  Colonnello  ne'Regii  Eserciti ,  Membro  della 
Regia  Deputazione  sovra  gli  studi  di  Storia  patria,  Cavaliere  dell'Ordine 
Civile  di  Savoia. 

CiBRARio,  Nobile  Giovanni  Antonio  Luigi,  Collaterale  nella  Regia  Ca- 
mera de'Conti,  Membro  e  Segretario  della  Regia  Deputazione  sovra  gli 
studi  di  Storia  patria,  Membro  della  Giunta  d' Antichita  e  Belle  Arti, 
Cavaliere  deU'Ordine  de'Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  dell'Ordine  Civile  di 
Savoia ,  Cavaliere  di  Seconda  Classe  dell'  Ordine  Imperiale  di  S.  Stanislao 
di  Russia,  Cavaliere  dell'Ordine  del  Merito  sotto  il  titolo  di  S.  Giuseppe 
di  Toscana,  e  deU'Ordine  Belgico  di  Leopoldo,  fregiato  della  grande 
Medaglia  d'oro  di  Russia  pel  Merito  Scientifico  e  Letterario. 
Saluzzo,  Alessandro,  predetto. 

Law,  Filippo,  Maslro  Uditore  nella  Regia  Camera  de'Conti,  Membro 
del  Consiglio  delle  Miniere,  Cavaliere  dell'Ordine  de'Ss.  Maurizio  e 
Lazzaro. 

Baudi  di  Vesme,  Cavabere  Carlo,  Membro  della  Regia  Deputazione 
sovra  gli  studi  di   Storia  palria. 

Bertolotti,  Davide,  Cavaliere  deU'Ordine  Civile  di  Savoia  e  dell'Or- 
dine Belgico  di  Leopoldo. 

Promis,  Domenico  Casimiro ,  Bibliotecario  di  S.  iSI. ,  Membro  della 
Regia  Deputazione  sovra  gli  studi  di  Storia  patria,  e  della  Regia  Com- 


XIV 

missione  tli  Revisione  de' libri  c  stampe ,  Cavallcre  clell'Ordine  tie' Ss. 
Maurizio  e  Lazzaro. 

Petitti  di  RonETO  ,  Conte  Carlo  Ilarione ,  Consigliere  tli  Stato 
Ordinario,  Commemlatore  tlell'  Online  ile'Ss.  Mauritio  e  Lazzaro,  CaTaliere 
dell' Online  Civile  di  Savoiii.  • 

Provana  DEI,  Sabbione,  Cavaliore  L.  G. ,  Meinbro  della  Regia  t)*pti- 
tazione  sovra  gli  sludi  di  Storia  patria. 

RicoTTi,  Eroole,  Luogotencnte  ncl  Corpo  Reale  del  Genio  Militare, 
Meinbro  della  Regia  Deputazione  sovra  gli  stiidi  di  Storia  patria  ,  Ca- 
valiere  dell'Ordine  Civile  di  Savoia. 

Eaxdi  ,  Avvocato  Giovanni ,  Vice-Ialeiidente  Generale  d'AKteiida , 
Aniministratore  in  secondo  interinale  delle  R«gie  Zecche,  Metnbro  della 
Coimnissione  Superioi-edi  Slatistica,  Cavaliere  deU'Ordine  de'S*.  Maurizio 
e  Lazzaro. 

BoN-CoMPAGKi,  Cayaliere  Carlo,  Senalore,  Sostitnito  Avvocato  Generale 
di  S.  M.  presso  il  Senate  di  Piemonte,  Meinbro  della  Regia  Deputazione 
sovra  gli  studi  di  Storia  patria  e  della  Commissione  Superiore  di  Stati- 
stira,  Decurione  della  Cilta  di  Torino. 

Promis,  Carlo,  Professore  di  Arcliitcttura  Civile  nella  Regia  Uni- 
versita,  Regie  Archeologo,  Membro  della  Regia  Deputazione  sovra  gli 
studi  di  Storia  patria ,  Accademico  d'onore  dell'  Accadeniia  Reale  di 
Belle  Arti. 

Gouresio  ,  Abate  Gaspare,  Dotlore  del  Collegio  di  Scienze  e  Lettere, 
Assistente  alia  Biblioteca  della  Regia  Universita ,  Cavaliere  dell'  Ordine 
Civile  di  Savoia  ,  e  della  Legion  d'  Onore  di  Francia. 

ACCADEMICI   NAZIONALI   NOW   RESIDENTI 


De  Maistre,  Conte  Saverio  ,  Generale  negli  Eserciti  dell' Iinperatore 
di  tutle  le  Russie,  Socio  onorario  della  Reale  Accademia  delle  Belle  Arti 
di  Torino,  Cavaliere  dell'Ordine  Civile  di  Savoia,  a  Pietroburgo. 

Ferrero  della  Marmora,  Conte  Alberto,  Maggior  Generale,  Tsj>et- 
tore  delle  Miniere  di  Sardegna,  Meinbro  della  Commissione  Superiore 
di  Statistica ,  Cavaliere  dell'  Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  del- 
l'Ordine Militate  di  Savoia,  Cavaliere  e  Consigliere  Onorario  dell'Ordine 
Civile  di  Savoia,  Comandante  della  Regia  Scuola  di  Marineria,  in  Genova. 


XV 

Canina  ,  Luigi,  Architetto,  Cavaliere  dell'Ordine  Civile  di  Savoia, 
delta  Legion  d'  Onore  di  Francia,  e  dcU'Ordine  di  Danebrog  di  Danimarca, 
Accadeinico  di  merito  rcsidenle  della  Ponlificla  Accadciiiia  di  S.  Luca  , 
Socio  ordinario  della  Ponlificia  Accademia  di  Archeologia ,  a  Roma. 

Tadini  ,  S.  Em.  il  Cardinale  D.  Placido  Maria,  Carmelitano,  Cava- 
liere di  Gran  Croce  decorato  del  Gran  Gordone  dell'  Ordine  de'Ss.  Mau- 
rizio  c  Lazzaro ,  Arcivescovo  di  Genova. 

Varese  ,  Carlo ,  Dottore  in  Medicina  ,  Cavaliere  dell'  Ordine  Civile 
di  Savoia  ,  a  Voghcra. 

Coppi,  Abate  Antonio,  Membro  della  Pontificia  Accademia  di  Ar- 
cheologia ,  a  Roma. 

Charvaz  ,  Monsignor  Andrea,  Cavaliere  di  Gran  Croce  decorato  del 
Gran  Cordone  dell'  Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro,  Vescovo  di  Pincrolo- 

GroBERTi,  Abate  Vincenzo,  Dottore  Collegiato  nella  Facolti  di  Teo- 
logia  della  Regia  University  di  Toiino ,  Professore  a  Brusselles. 

Calleri,  Giuseppe  Maria,  a  Canton. 


ACCADF.MICT    STRANIERI. 


CL.VSSE   Ol   SCIENZE    FISICIIE   E  MATEMATICIIE 

AragO;  Domenico  Francesco  Giovanni,  Comineiulalorc  delia  Legion 
(I'Onore,  Membro  e  Segretario  deirislituto  di  Francia  per  le  Scienze 
Fisiclie  e  Matemaliche,  Membro  dell'UlTizio  dclle  Longilutlini,  a  Parigi. 

Berzelio,  J.  Jacob,  Commendalore  dell'Ordine  dc'Ss.  Maurizio  e 
Lazzaro  e  della  Legion  d'Onore,  Professore   di  Chimlca,   a    Stoccoloia. 

Di  HuMDOLDT,  Barone  Alcssandro, Commendalore  della  Legion  d'Onore, 
Membro  dell'Istiiuto  di  Francia  e  della  Reale  Accadeniia  delle  Scienze 
di  Berlino. 

Gai'ss,  Consigliere  Carlo  Federifjo,  Direltore  della  Sperola  Astro- 
nomica  e  Professore  nell'  Univei-sita  di  GoUinga. 

Ventcroi.i  ,  Cavaliere  Giuseppe,  Professore  emerilo  nella  Pontificia 
Universita  di  Bologna  ,  Presidente  del  Consiglio  degli  Ispeltori  d'Acqne 
e  Strade,  a  Roma. 

GAY-LussAC,Luigi  Giuseppe,  Pari  di  Francia,  Ulliziale  della  Leyion 
dOnore,  Membro   dell' Istitulo,  a  Parigi. 

Elie  di  Beaumont  ,  Giambatista  Armando  Lodovico  Leonzio,  Inge- 
gnere  in  Capo  delle  Miniere,  Membro  dell'  Islituto,  Professore  di  Sloria 
Naturale  ncl  Collegio  di  Francia,  Ufliziale  della  Legion  d'Ouorc,  Cava- 
liere deir  Ordine  de'  Ss.  Maurizio  e  Lazzaro ,  a  Parigi. 

DucROTAY  Di  Blainvili.e,  Arrigo  Maria ,  Professore  d'Anatomia  coni- 
parativa  ncl  Museo  di  Storia  Naturale,  Membro  ilell'  Istituto  di  Francia, 
Cavaliere  della  Legion  d'Onore  ,  a  Parigi. 

Herschel  ,  Giovanni,  Astronomo,  Membro  della  Sociela  Reale  di 
Londra. 

Brown,   Roberto,  Membro  della  Socicta  Reale  di  Londra. 


XVII 

(JLASSE   DI   SCIENZE  MORM.I,  STOWCIIE  E   FILOLOGICIIE 

Deperet,  Gabriele,  Professore  emcrito,  a  Parigi. 

Mai  ,  S.  Em.  il  Cardinale  Angelo ,  Prefetlo  della  Sacra  Congrega- 
zioiie  dcll'Iiulice,  a  Roma. 

BnuGiEiiE  DI  Barante,  Barone  Amabile  Guglielmo  Prospero,  Grand'Uf- 
liziale  (lella  Legion  d'  Onore,  Membro  deirislituto,  Pari,  e  Ambasciatore 
di  Francia  presso  S.   M.  I'Imperatorc  di  tutle  ie  Russie,  a  Parigi. 

Manzoni  ,  D.  Alessandro,  Accademico  della  Crusca,  a  Milano. 

Savigny  ,  F.  C,  Minislio  della  ginstizia,  gia  Professore  iiella  Regia 
Universita  e  Membro   della  Reale  Accademia  delle  Scienze  di  Berliiio. 

Letronne,  Giovanni  Antonio,  Membro  deiristituto  di  Francia,  Ufliziale 
della  Legion  d'  Onorc,  Conscrvatore  della  Biblioteca  Reale,  a  Parigi. 

Borguesi  ,  Bartoloineo  ,  CavaUere  dell'  0^;4>Q^  ^*^'  Mcvito  di  Prussia, 
PaUizio  della  Repubblica  di  San  Marino,  .'if,;^]/    .^,)  ■< 

Di  HAMMER-PuncsTALi- ,  Baronc  Giuseppe ,  a  Vienna  d' Austria. 

Rosmini-Serbati,  Abate  Antonio,  a  Pallanza. 


:i>l 


Sfhie  1L  Tom.  VIL 


XVIII 

MUTAZIONI 


accadute  nel  Corpo  Accademico  dopo  la  pubblicazione 
del  precedente    J^oliime. 


ELEZIONE  DI  IFFIZIALI 

1'lana,  liaiouc  Giovanni,  conferinato  il  37  febbiaio  i845,  in  atlu- 
nunza  delle  due  Classi,  nella  carica  triennale  di  yice-Presidente  del- 
rAccademia. 

[I'loT  fi  .»■■ 

1/!    r 
Bimabfi' 

NOMINE  "^  '"^ 

GioBERTi,  Abate  Vincenzo,  Dottore  CoUeglato  nella  Facolta  di  Teo- 
logia  della  Regia  Universita  di  Torino  ,  nominate  il  28  novembre  i844 
ad  Accademico  Nazioiialc  non  residente  per  la  Classe  delle  Scienze 
Morali  ,  Storiche  c  Fllologiche.  1. 

Calleri  ,  Giuseppe  Maria ,  nominato  lo  stesso  giorno  ad  Accademico 
Nazionale  non  residente  per  la  medesima  Classe. 

Rosmini-Serbati,  Abate  Anlonio  ,  noininalo  lo  stesso  gioinio  ad  Ac- 
cademico Straniero  per  la  medesima  Classe. 

BRo\v^,  Roberto,  Membro  della  Societa  Reale  di  Londra,  nomiiialo 
il  5  gennaio  1840  ad  Accademico  Straniero  per  la  Classe  delle  Scienze 
Fisiche  e  Mateiuatiche. 


DOIVI 


FATTI 


ALLA    REALE    ACCADEMIA    DELLE    SCIENZE 


DI     TOKIIVO 


DAL   !.">  SETTEMBRE  1814  SINO  *L   12  DI   CIUCNO   1845. 


MJa  Reale  Galleria  di  Torino,  illustrata  da  Roberto  d'Azeglio,  dedicala 
a  S.  M.  il  Re  Carlo  Alberto,  e  pubblicata  dalla  Calcogi-afia  dell'Ac- 
cademia  Alberlina  di  Belle  Arti.  Fasc.  27.°  Torino,  Fontana,  1844, 
'fol.  fig. 

Famiglie  celebri  Italiane.  Duclii  di  Savoia ;  di  Pompeo  Litta.  Parle 
XIII-XIV.  Milauo,  Ferrario,   i844-i845,  fol.  fig. 

Uamayana.  Poema  indiano  di  Valmici,  testo  sanscrito ,  secondo  i  codici 
manoscritti  della  scuola  Gaudana;  per  Gaspare  Gorresio.  Volumi 
primo  e  secondo.  Parigi,  Stamperia  Reale,   i843-i844j  8.° 

Families  hisloriqnes  de  Savoie.  Les  Seigneurs  de  Compey;  par  le  Marcpiis 
Costa  de  Beauregard.  Chambery,  Puthod  ,   i844  ?    i   yo\.,  4-" 

Per  onorare  il  collocamento  nella  insi"ne  Ponlificia  Accademia  Romana 


delle  Belle  Arti ,  denominala  di  S.  Luca . 

sigliere  c  Prinio  Profcssore  di  scultura  Alberto  Tliorwaklsen,  scol 


della  effigic  del  suo  Con- 


in  marmo  dal  Prof.  Cav.  Pielro  Tcnerani;  discorso  Ictto  nel  j^iorno 
23  giugno  1844  tl^l  Prof.  Cav.  Luigi  Canina.  Roma,  dai  tipi  dello 
stesso  Canina,  1844  ;  4° 
Risposte  del  Dott.  Ambrogio  Fusinicri ,  sn  la  rugiada  ,  su  la  scomparsa 
della  neve,  ecc. ,  ad  arlicoli  dci  signori  JMacedonio  Mclloni  cd  An- 
gelo  Bellani  ( Appendice  ai  Bim.  V-VI,  i844  degli  Aiinali  delle 
Scienze  del  Regno  Lombavdo-Veneto) ,  4-° 


S.  M.  IL  Ue 
CARLO    ALBERTO 


11.    .MlNlsTFO 

DEGLI 

\FFABI    ralEP.M 


Cost* 
DK   Beaireoabd 


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D'llioiaitE^-  KiRMvs 


V  vNpriiM.VEi.r:\ 


r«\rno>i 


r.u.M 


I'llRRO 


xs 

Krilisclic  Zeilscliiifl  fiir  Reclitwisscnscliaft  luul  Gesclzgcbung  des  Aus- 
laiules:  lioraus{;ogchi'n  von  Aliltonnaier  uiul  R.  \.  Mohl.  Scchzelmler 
Band.  Diillcs  Heft.  Ikidclhcrj;,  l\rohr,   i844,  8." 

Stalistiquc  roulicre  de  Caen  a  Rouen ;  par  ]M.  De  Caumont.  Caen , 
i8.'(3  ,  8.° 

Leltrc  swr  les  carles  agrononiiqnes,  ct  sur  I'influencc  de  la  nature  du 
sol  sur  les  jiroductions  agricoles;  adressee  a  IMM.  J.  Girardin  et  Alpli. 
Du  Brcud  ,  par  M.  de  Caumont.  Rouen,  Pcrou,   1844;  8." 

Inspection  des  Monumcnls  historiques;  par  ]\I.  De  Caumont.  Caen  , 
Ilardcl,    i844,  8." 

J)e  raelivile  liUerairc  dc  lllalie  ;  Mcmoire  de  M.  Adrieu  Balbi  ,  hi  a 
la  a'"*  Session  du  Congres  scientifiquc  de  France  tenue  a  Strasbourg, 
dans  la  Seance  generate  du  4  octobre  1842  (  Exlrait  de  la  Gazette 
prMh'gice  tie  Milan,   i843,  N.°  247).  8." 

Notice  biograpliique  sur  les  Deparcieux,  oncle  et  neveu;  par  M.  le  B°" 
D'Hombrcs-Firmas.  Alais,  Martin,   1844?  8.° 

Lssai  sur  la  Slatisliqae  generale  de  la  Belgique ;  compose  sur  des  docu- 
ments publics  el  parliculiers,  par  Savier  Heusschling.  Supplement  a 
la  a^""  edition.  Bru.xelles,  Jorcz-Hoeberechls,   i844)  4° 

Ossei-vazioni  crlliche  di  C.  Cavcdoni  sopra  i  Monumenti  antichi  inediti 
di  recente  pubblicati  dal  Cav.  Giuseppe  Micali  (estratle  dal  Tom.  XMI 
dclla  Cotiliiiuazione  dclle  Memorie  tU  religione ,  di  morale  e  di  let- 
leralura).  Modena  ,  ercdi  Soliani  ,   i844?  8.° 

Intorno  a  due  Memorie  del  Cav.  Cibravio  {Delfuso  e  delta  qualita  degli 
schioppi  nellanno   i347  ecc.  —  Dclla  storia  di  Ginevra  e  di  alcune 
Jonti  poco  note  delta  medesinia) ;   di  Gottardo  Calvi  (estr.  dal  fasc. 
11-13  della  Eii'ista  Europea  di  Milano,    i844)j  8." 

Discussion!  sul  progetto  di  legge  del  Governo  francese,  intorno  alia  ri- 
Ibrma  delle  carceri  :  art.  i.°  e  2.°  Riassunlo  della  discussione  gene- 
rale  fatto  dal  sig.  De  Tocquevillc ,  rclatore  ,  (  estr.  dai  fasc.  g." 
e    io.°  della  Ri^'ista  Europea  di  Milano,    i844)-   8.° 

Dei  modi  di  publicita  adoperati  dai  Congressi  italiani  ;  di  Carlo  Porro. 
(Estr.  dal  fasc.  4-°  della  Rivista  Europea  di  Milano,    i844)  >  8." 

Dei  Rezi ,  doU'origine  de' po[)oli  d' Italia,  e  d'una  iscrizionc  Rezio-Etrusca; 
pensieri  di  Beiiedcllo  Conte  Giovanelli.  Trento,  Monaimi ,  '844  >  ' 
vol.  ,  8." 


XXI 


Alterlhiiiiiliclic  EnUlcckungcn  im  SiiiUirol  scit  ilem  Jahrc  i838  :  von 
Bcnicdikt  Grafcn  v.  GiovancUi.  Iiiiisbnick ,    i844)  8."  fig. 

AlterLhiimliche  Enldccknngcu  iin  Siidlirol  im  Jalirc  i838  ,  und  iibcr 
einc  auf  das  alle  tirolischc  Munzwcsen  bcziigliclic  Urkunde  Kaisers 
Heinricli  VII.  Bcschrichen  von  Benedikt  Grafen  v.  GioTanelli.  Inns- 
bruck,  i84<>,  8.°  fig. 

Delia  iirgenza  di  riforraarc  il  jnesenlc  sisiema  delle  quarantene:  disser- 
tazione  di  G.  F.  Banifii.  Milano,  Silvestri ,   i844;  8." 

Di  una  tempesta  c  di  una  Iromba  terrestre,  rela^oni  con  note  intorno 
ad  alcuni  fenomeni  di  nieteorologia ;  del  Dotlore  Antonio  Perego. 
Brescia,  Tipografia  della  Minerva,    i844>  8.°  con  una  carta  topogr. 

Replica  di  Eugenio  Alberi  ad  un  articolo  del  Prof,  (iuglielmo  Libri 
(Journal  des  Savons,  giugno  i844)  relalivo  alia  questione  insorta 
ill  Firenze  circa  i  lavori  di  Galileo  e  di  Renicri  intorno  i  Satelliti 
di  Giove ,  che  si  conservano  nella  1.  e  R.  Biblioteca  Pal^tina  dei 
PittL  Firenze,  i844,  8.° 

Des  canaux  d'an-osage  de  I'ltalie  septcnlrionale  dans  Icurs  rapports  avec 
ceux  du  midi  de  la  France.  Traite  tbeorique  et  pralique  des  irriga- 
tions envisagces  sous  les  divers  points  de  vue  de  la  production  agri- 
cole  ,  de  la  science  hydrauliqiie  et  de  la  legislation;  par  M.  Nadauit 
de  Buffon.  Tom.  III.  Paris ,  Fain  et  Thunot ,  1 844 ,   i  vol.  ,  8.° 

Suirarcliivio  meteoi'ologico  centi'ale  italiano  ,  ragguaglio ,  indirizzato  alia 
sesla  Riunionc  degli  Scienziati  italiani,  di  Mncenzo  Antinori.  Firenze, 
Tip.  Galileiana,   i844  ,  8.° 

Saggio  di  classifieazione  naturale  delle  Ficee;  del  Dolt.  Giovanni  Zanar- 
dini,  aggiunti  nuovi  studii  sopra  I'Androsace  degli  antichi,  con  tavola 
miniala  ed  cnunierazionc  di  tutte  le  specie  scoperte  e  raccolte  dal- 
I'Aulore  in  Dalmazia.  Venezia,  Tasso,   i843,   i  vol.,  4-'' 

SuUe  Corallinee  (Polipai  caliciferi  di  Lamouroux) ;  rivista  del  Dottore 
Giovanni  Zanardini.  Venezia,  Tasso,   i844?  8.° 

Stirpes  ilalicae  rariores  vel  novae,  descriptionibus  iconibusque  illustratae; 
auctore  Vincenlio  e  Dyu.  Cesati.  Accedunt  animadversiones  in  cha- 
racteres  plantarum,  pariter  tabulis  adumbratae.  Fasciculus  tertius. 
IVIediolani ,  Pirola  ,    i844j  ^o\.  mass." 

Polipi  della  famiglia  dei  Tubuiiporiani  finora  osservati  neirAdriatico ; 
Meraoria  del  Prof.  Giuseppe  Menegliini  (  Estr.  dal  Vol.  VI  dei  JSuovi 


Baeuffi 


Perego 


AltERI 


Kadavlt  de  Bcffon 


Aktinori 


Zanardim 


Cesati 


MCNECBIM 


\XII 


Joai 


OSCCLATI 


MojiT»r.>v 


PUSUkM 


B>LPt.v<I.M 


De  l\  r*s\ 


LOHItMl 


saffgi  della  I.  c  R.  Accademia  di  scicnze,  leltere  ed  arti  di  Padova). 

Padova  ,  Sicca,    i84-1  ,  4" 
Osservazioiii  criliclie  spciimcntari  sullaciclo  Valerianico  ;  lii  B.  Jori.  Mi- 

lano  ,  l?orroui  e  Scotli ,   1844?  8.° 
Sagj;io  di  feiiomciii   elcltro-chimici    nclla   riprislinazionc  (IcH'argenlo    da 

diverse  sue  soliizioni  saline  col  mezzo  del  lerro  solo,   cd  accoppiato 

ad  allri  inctalli ;  di  B.  Jori.  Milaiio  ,  Borroni  e  Scotli,   1844,  '^■° 
Note  d'un  viaggio  iiella  Persia  e  iiclle  Indie  orientali  negli    antii    i84i- 

i84a;   di  Gaetano  Osculali.  Monza ,  CorLelta,    i844,  8."  fig. 
Sul  peifezionamento  della  litotomia  uel  Venelo;  cenni  storici  del  Doltore 

Giuseppe  Montagna.  Paruia ,   Cannignani  ,   i844>  8.°  ;iUmO'' 

Notizie  relative  a  tre  specie  d'  insetti  nocivi  all'olivo  il  Phloiotribus  Olae, 

\' Hrlesiuus  adspcrsus  ed  una  specie  di  Coccus-,  del  Dott.  Carlo  Pas- 

scrini.  Firenze  ,  Tipogr.  Galileiana  ,    i843,  8.° 
Isloria  dei  bruci  o  lai"ve  della   Lilhosia   caniola  ,  comunissimi    in  alcuni 

anni  nella  cilta  di  Firenze  ;    del    Dollore    Carlo  Passerini.    Firenze  , 

Tipogr.  Galileiana,   i844  >  8.° 
Alcuni  cenni  slorici   sid    gclso   delle    Filippine ,  in  riguardo   alio  alleva- 

mcnlo  de'  bachi  da  seta,  e  suUa  causa  probabile  del  conlrario  suc- 

cesso  clic  ora  si  ottiene;  Meinoria  del  Marchese  Francesco  Baldassini. 

(  Eslr.  dal  Vol.  II  delle  Memorie  della  Socielh  Jgraria  di  Bologna, 

1843 ).  8." 
Proposizioni  fondamenlali  del  melouo    dillerenziale   dimoslrate    sinlelica- 

mente,  ecc. ,  con  due  appendici  inlorno  ai  melodi  delle  flussioni  del 

Newton  e  delle  derivate;  Memoria  di  Vittorio  De  La  Casa  (estr.  dagli 

Annali  delle    Scienze    del   Regno    Lombaydo-l'cnelo ,   Biiu.    IlI-IV . 

1844  )■  Vicenza  ,  Tremeschin  ,   i844>  4-" 
Risposta  alle  osservazioni  inserite  negli  Annali  delle  Scienze  del    Regno 

Loinbardo-Veneto ,  pubblicate  coi  Bim.  IV  e  V  dellanno  iSSg,  usciti 

in  Venezia  sulla   fine    di    gcnnaio   del    1840  con  alcunc    brcvi  rilles- 

sioni    intorno    al    metodo    primilivo    Leibniziano,   nouclie    al    nuovo 

nietudo  differenziale ;  di  Vittorio  De  La  Casa.  Padova,  Sicca,  i84i,  4° 
Sulle  equazioni  di  lerzo  e  quarto  grado  ;    Memoria    di   Vittorio   De   La 

Casa.  Padova,  Carlallier  e  Sicca,    i84o,  4° 
Hlogi  storici  dei  Socii  defunti  Cavalicri  Domcnico  Morichini,  Aaleriano 

Lnigi  Brcra ,  e  Paolo  iNIascagni ,  scritti  dal  Socio  e  Segretario  Antonio 

Lombardi.  Inseriti  nella  Parle  Fisica  del  Toino  XXIII  delle  Memorie 


XXIII 

dclla  Societa  italiana  dclle  Scienze  rcsidentc  in   Modem.    Modena , 
dai  ti|)i  dclla  1{.  D.  Camera,    i844,  4.°  con  rilralli. 
Lettcre  c    arlicolL   intorno   alia   quiiila    Riunionc    do'  Scienziati    ilaliani  , 
tenuta  in  Lucca  nel  scllcmbre   del    i843;  del  Capitano  consuliort- 
Oreste  Biizi.  Arezzo ,  Bellolti  ,    1844  >  8.° 
Legende  do  Barlaam  et  do  Josapliat;  nolicc  par  Ic  Baron  de  Reiffenberg. 
I"  et  2^^"-  articles    (extr.   du   Tom.   X  dcs  Bulletins  de  V Academic 
hoy  ale  de  Briujcelles).  8.° 
Extraits  de  divers  maiiuscrits    relalifs  li   la    Belgique;    par   le   Baron  dc 
ReilFenbcrg    ( extr.    du    Tom.   \II   des   nulletins   de  la  Commission 
Rojale  d' Histoirc).  8.° 
Nouveaux  extraits  des  manuscrits  relalifs  a  I'histoire    de    Belgitpie  ;  par 
le   Baron   de   Reillcnberg    (extr.  du  Tom.  YIII  des   Bulletins  de  la 
Commission  Rojale  d'Histoire).  8." 
Suite  des  notices  ct  extraits  des  manuscrits  de  la  Bibliotliecpie   Royale. 

—  Turpin.  —  Prise  de  Jerusalem  par  Saladin,  et  Croisade  de  I'Em- 
pereur  Frederic  I"  Barberousse.  —  Itinerairc  de  la  Terre-Sainte  , 
de  Brochart  (addition);  par  le  Baron  dc  Reiirenberg  (extr.  du 
Tom.  XI  des  Bulletins  de  tAcademie  Royale  de  Bruxelles).  8." 

Suite  des  notices  et  extraits  des  manuscrits  de  la  Bibliotheque  Royale. 

—  Diversarum  leclionum  historicarum  et  antiquaram  farrago  de 
Nicolas  du  Fief.  —  Un  mot  sur  les  Stampien;  par  le  Baron  de  Reif- 
fenberg (extr.  du  Tom.  XI  des  Bulletins  de  VAcademie  Royale  de 
Bruxelles).  6° 

Notice  sur  le  Marquis  de  Fortia-d'Urban ;  par  le  Baron  de  Reiffenberg. 
Bruxelles,  Hayez  ,   1844,   i8.° 

Ricerche  storiche  intorno  ai  Trovatori  provenzali  accolti  ed  onorati  nella 
Corte  dei  Marches!  d'Este  nel  secolo  XIII ;  Mcmoria  dell'Abate  Ce- 
lestino  Cavcdoni    ( inserita    nel    Tom.    II   delle  Memorie  delta   Reale 
Accademia    di   sc,    lett. ,   ed    arti  di   Modena).    Modena,  Soliani 
.844,  4-= 

L'Agricoltura,  discorso  popolare  con  note,  ed  epitome  degli  slabili- 
menli  di  bencGccnza  pei  ragazzi  poveri  in  Europa;  del  Nobil  Uomo 
Don  Giuseppe  Sena  Scrra.  Sassari ,  Azzati,   1844,   i   vol.,  8.° 

Storia  letteraria  di  Sardegna  ;  del  Cav.  D.  Giovanni  Siotto-Pintor.  \o\. 
III-IV.  Cagliari,  Timon,   1844,  2   vol.,  8.° 

Elementi    di    chimica    Glosofico-sperimentale ,    compilati    da    Domenico 


Brizi 


De  REIFFEffBERO 


Ca>EDON( 


Sebba  Sekba 


SlOTTO-PlMOR 


Capbia 


iXIV 


Hosu 


Dt  FiLirri 


BmvtisTCR 


CoTtiini 


De  CjlLicrt 


Mamone  Capvia,  con  laggiunla  \(li,  pn  Irattalp    Ji  cj'iwica  prgaiiica. 
i'  tili/ioiie  uiiglioralu  ed  aocre9pi>^t^v,jy,^,^n.^J<ajfli,^f;f^t^^i844, 

I   vol.,  S."  ,   ,,(    ,  Hfi'^'i  ah  'ravolij  t  rtnhloam  e(  oI)  eJoU?  zab  lo-ilfirf 
Mctallurgic  j.ralimip  dM/ttr^M»fr)!bM(ffnqi^-ft,f,I?^,,fep^ps,fpt  j^^ij  re- 
ilmuion  lies  luiiiur^is,  ,:^;rj^iiw^'vi'»J{^,l^v\^8e,ft^M.Wmux,5,  ^tjtURj^^S.  M. 
ic  Roi   CjiAPM,^f,,4wW»?|*m3&i  fi-olJ^^3  TiB"'ftT»lift"^5?S(J"^^ 

i844  »  ^1°      •<>  ii   '|no3   —   .iioJ2fioo2B'i>  xur.'^oj  aoa  ah  ?,r>\Wiiii'j?ii-j 

Cennl  SHI  pwci  »i'a(;qM(%r(4pl%(|^elkDl|oii^»%|Tji^  ^,S.,nQp-Iyii^i,i(eslr. 
dalle  I\'Qlitie  nutltf•^^\^^^i;H'iU  s ulla  Lof /il^ifi^i^,^^^'^lf^^  l)^\U\idno  , 
Beniardoui,  ,i844ur,S^n5i)    ui  •)  ■    y)  'go  aal    im  23onoci,«)/.i 

Die  orgauisalion  ck'v,T*iVol>Hen,>,  flwiS  yU»J'>-''^>  '^-hc^dfl'inA'^efSVpn^fWi  ent- 
wickelt;  nebst  einetf  systc^atj^>(chei:i,lU^ljei^cj!ritj,^JJiR^i^5e^tpi^|>^,Schrie- 
,benEivr.Ai-t«nf,,v,oo  Hermann  Bur»^if^ft,.^^i^-€i|^p^%^U»,,J3|^-lJB, 
■    Reimcr,   i'643 ,   r  vol.  ^  4."  fig.,,  ^^.^v    ^■,i>     li/.il]  YfigilnD  oh  r.loj 

Htuvdbuch  iler  Eutomologic;  von  IIei^inwPijfiwni(?**^ffl[i  ^^I'ffiT/ ^fwd. 
Bcsojule>-e  Enlomologie  ,  Forlsekuug.  Beyli^y,  iM4.>d i .  ]!^(jii§*° 

Calaloghi  ilcgli  uccelli  e  degli  insetli  ilelle  p^ftvi^Gie  di,!jj?\tji0''^a,,if  Ve- 
iiezia  ,  compilali  dal  jNobile  signor  Conle  J^iccolo  Contaijinl^!^gssano, 
B«seggio  ,   1843,   I   vojL,  4-°.:Mi-!r.jd/).   TiJ  hA  .zisriBiPxjhoodl  y.-^.o 

Rapport  fait  pr  MM.  Cordiei',  Poncelet  efc,J^aj]ftft;.sufi5l|,,(n>a^)ijo,e  hy- 
dranlique  a  flolteur  oscillaut ,  de  M.  de  Cftlignjf  (extr.  Ai&  Coniptes 
rvndus  des  Seances  de  VAcadcmie  des  Sci^u^e^  de,^,^titfUt(l^,f^ance, 
Tom.  XIX,  seance  du  7  oclobre  iM^)ftiA-''zoiioiii<iitz"c'J    5,8(131-,./ 

Rapport  fait  par  MM.  Cordier,  Poupelet  .§tQ(3oriplis  5Ur  nn  Memaire  de 
M.  de  Caligny ,  intitule:  Description  d'u!f»«  maciune  bydraulique. 
(Exlr.  des  Comptes  rendus  des  Sdance^iid§uJ^fAc(idemie  d^s.^fiences 
de  I'Jnslitut  de  France,  seance  du   i3  Janvier   f84o)-  4<°'ii'>-irl/! 

Lxtrait  du  rapport  stir  le  concours  pooi' te  ,p>i'iiKfido  Mecaniqite  fonde  par 
M.  de  Montyon  (annee    i8j8),  4-*   x;ibh  iJ)A   ilgyh  oniuU' '    iur 

Rapport  fait  par  uuc  Commission  comp^see -dfe  MM.  Savart-,  tPoBcelet  , 
Seguicr,  Savary  ct  CoiMolis,  rapjiorteur,  siti'  un  Memoire  de  M.  de 
Caiigoy,  ayant  pour  objet  la  descriptt(Wo<L'ane /-machine  d^  son  in- 
vention ,  deslinee  a  clever  de  I'eau  tt  raWe-  des  o.scilUlions  (  exlr. 
des  Comptes  rendus  des  Seances  de  Vjdcadiitruei  duK.  Scmnces  de,  (In- 
siitut  de  France ,  seance  du  20  aont  i838).  4'^  "     '^^t;~omr'i     ' 

Sur  la   ihcorie  des  osciliatious  de  I'cau  dans  les  tuyaux  de  conduite;  par 

j  tiJiljlTl'.\  If.  Oi-'i.: 


Anatolc  de  Caligny  (Exlr.  du  Journal  de  Mathematiques  pures  et 
appliquees ,  de  M.  Liouville).  ^^ 

Calcul  des  efFets  de  la  machine  u  elevcr  de  I'eau,  au  moyen  des  oscil- 
lations, de  I'invenlion  de  M.  de  Caligny;  par  G.  Coriolis  (Exlr.  du 
Journal  de  MaOidmatiques  pures  et  appliquees ,  de  M.  Liouville).  4-° 

Note  sur  le  calcul  des  eflets  de  la  machine  precedcnte  et  les  dispositions 
essentielles  de  scs  tuyaux  d'asccnsion.  —  Coup  d'oeil  historique  sur 
<juelques  machines  a  elever  I'eau;  par  Anatole  de  Caligny  (  Extr. 
du  Journal  de  Mathematiques  pures  et  appliquees ,  de  M.  Liouville).  4-° 

Experiences  sur  les  oscillations  de  I'eau  dans  une  grande  conduite  de 
Paris;  par  Anatole  de  Caligny  (Extr.  da  Journal  dc  Mathe'matiques 
pures  et  appliques,  de  M.  Liouville;  Tom.  VI,   i84i)-  4° 

Mcmoirc  sur  un  belier  hydraulique  a  une  seule  sonpape;  par  M.  Ana- 
tole de  Caligny  (Extr.  des  Annales  des  Mines,  Tom.  XIV,  i838).  8.° 

Jani  Van  der  Hoeven.  Oralio  de  aucta  et  emendata  zoologia  post  Linnaei 
tempora ;  habita  die  viii  mensis  februarii  anni  mdcccxliu  ,  quum 
Magistratum  Academicum  deponeret.  Lugduni  Balavorum,  Luchtmans, 
1843,  8." 

Codex  Theodosianus.  Ad  LIV  librorum  manuscriptorum  el  priorum  edi- 
tionum  fidem  recognovit  et  annotatione  critica  instruxit  Guslavus 
Haenel.  Fasc.  II.  lib.  VI.  tit.  III.  —  Lib.  X  exhibens.  Lipsiae , 
Teubneri ,   iSSg,   i  vol.,  4-° 

Novellae  Constitutiones  imperatorum  Theodosii  II,  Valenliniani  III, 
Maximi ,  Maioriani  ,  Severi  ,  Anthemii.  Ad  XLII  librorum  manu- 
scriptorum et  priorum  editionum  fidem  recognovit  et  annotatione 
critica  instruxit  Gustavus  Haenel.  Proslant  Bonnae ,  apud  Adolphuni 
Marcum  ,   1 844  j    '    ^^^-  >  4-° 

Atti  verbali  della  sezione  di  geologia  ,  mincralogia  e  geografia,  cstratti 
dal  Volume  degli  Atti  della  IV. ^  Riunione  degli  Scicnziati  italiani  , 
ch'cbbe  luogo  in  Padova  nel  settembre  i843.  Padova,  coi  tipi  del 
Semiuario,   i843,  4-° 

Programme  des  prix  proposes  par  la  Societe  Royale  des  Sciences ,  de 
I'Agriculture  et  des  Arts  de  Lille.  Lille,  Leleux,   i844)   '   fog*- >  4-*( 

Memoria  suUa  rabbia  canina,  divisa  in  dieci  capitoli ,  nel  terzo  dei  quali 

si  dimostra ,  coUa  scorta    dei    fatti ,  quali   sieno   le    cause  dello  svi- 

luppo  della  rabbia  primitiva    o   spontanea   negli   animali   del   genere 

canino ;  e  nel  quarto  si  presenta  un  piano  facile  e  sicui'o  per  impedire 

Serie  II.  Tom.  VII.  4 


\\K   DER    UUE\EI< 


UiE>£L 


Ue  Zic>o 


SOC.    R.  DEI.I.E   Sc. 

di  Lilta 


ToFroi.1 


WVI 

lo  svolgiincnto  i\\  qucslo  Icmbiie  vcltno;   tUrella   in^iuripalDnenle    al 
j)opolo  ,  ila  Lui^i  Tollbli.  Bassano  ,  Bascggio  ,    iSSg^    i   \ol.^  8." 

JVuovi   falli  provanli  le  canse  cli  sviltij)i)0  ilclla  robbia  sponlauca  nelcaue, 
osservaiioni  ili  Luigi  Toirolj.  Patlovtii,'  Sicca V'^8l4'^,^8^'Mt;^<l  •""' 

Imporlanza  tloHc  sroperle  fallc    intcAito    la   rabbia'  c«fei(ili])d«li'.Cliiinic6 

Luigi  TolVoli  ;  tli  Giulio  tic  CoUina.  Padova  ,.  SiOf«i,^  I8l4o:yi8l°■ 
Alcuni  jioiisieri  sulla  labbia  caniua  ,  letlera  cU  Luigi  TolVoli  ail  ppoaniico 
Barlolomco  Zanon.  Padova  ,' Sle^aV  i'84e'i"8?3  ionoJ8  liaoniBiwigaH 

Lcllera  tli  Luigi  Tonbli  al  chiariS&  sig;  Botlidr^B'ViJi.I^i.ui  Bisiawwij  Ba- 
scggio, isii  ,  8."  ■    .  -if'   '   ■  V>-^"      ■li.-'"2/ 

^uovi  ciMini  illuslrativi  intorno   gli  studii' suiltf 'geuesi  itlcUa.  rqljl^j  ca- 
niua; fatli  da  Luigi  Tollolt.  Bassano,  Baseggidi',  t»44ii'*i^3yJ9q 
KunnuutTi  Preuve  de  rinsencscence  du  sens  inllnie  de  I'lionTiiic,  ^t'ltjipiiiedtimi  dc 

(Ctte  vmle   a   la  delenninalion  du  dynamiswie  ImnnaiH y  iila'  com 
uai-aison  de  ce  dynainisme  avec  celui  des  aniinaux,  et^^  Fappii^ialion 
des  resuUals    dc    cerlaines  vivisections.  iLecdn*  'tiree&'idul' cohars  dc 
Physiologic  ,  fail  dans  I'annee   i843-i844)  par  'le  Professfttir  Ldrdat . 
Monlpcllior,  Bocliin,    i844j   '   'vol.,  8.°  fig.  '  '■    "'-"^ 

Des  motifs  qui  out  successivement  conduit  M.  le  Professeui?  Lordjil  au 
leiablissemcnt  du  double  dynamisme  chez  I'Uomme ,  et  analyse  de 
rouvri\£;c  de  ce  Professeur  intitule:  PreuVe  dc  I'ins^nescence  du 
sens  intiuic  de  I'homnic ,  etc. ;  par  H.  KiiluiUfthz.  Woatpellicr , 
1 844  )   8."  I   ^JS9VJiOU  JJH   'XM2  siioffldl/', 

Oiiginalile  d'une  reception  doctorale  au  comnfticncement  du  XYlisiciic; 
par  11.  Kiibnhollz  ( Extr.  dc  la  Clinujue  de  MontpelUeV ,  redigce 
par  le  Doct.  Hubert  Rodrigues,  N.°  du  premier  avril   i844)*  ^• 

De  lorganicisme,  c'est-a-dire  du  materialisme  Uiedical,  iil'occasibn  id'iin 
<  ancer  du  cervelet ;  par  H.  Ki'ilinhokz;  Mont|)icllier ,  veure  Ricard  , 

.844,  8." 

Happort  sur  divers  ecrits  de  MM.  Wemaer  ^t  De  JVteyer,  adress^s  a  la 
Societe  de  Medecine  pratique  de  Montpellicr ,  fait  an  nom  d'une 
Commission  par  II.  Kiihnliollz.  Montpellier,   i844j   8°      •  "■''^' 

Des  ecolcs  mcdicalcs  de  Montpellier  ,  de   Paris   et    de  Slrasbom"g;    par 
H.  Kiihnliollz.  Monlpellier,  Martel,  alne,   1844,  8.° 
Bii">i.iTTo  Relazione  del  viaggio  fatto  nella  prim  a  vera  dell 'anno  i838  dalla  Maistu 

del  Re  Federico  Aususto  di  Sassonia  nell'Istria,   Dalmazia  e  Mon- 


xxTri 

tenegro ;  del  Dottorc  Barloloaiuo  Biasoletlo.   Trieste,  Weis  ,   i84i  , 

I   vol.  ,8." 
Nuovo  rioerchc  sulU  StiHittura  del  cistomi,  fatte  da  Guglielmo  Caspar-  gasparrim 

rini.  NapoH,,  PiueaieJlo, ;  i844  j  4-°  fig- 
Eloge  lilstorique  de  Jean-Augustin  Florio ,  Professeur  emerite  de  I'Uni-  no>*rous 

vci-site  de.Xiirm.i-.  pstf-zfttetithi^^.^p^iafous.    Turin,  Cliirio   el  Miiia  , 
>>i'844'>  ffl.'Hofto)"   rn'rjJ  iF>  nioifjl   ,.  f.rr 
Ragioiiamcnli  storici  economico-statistici  e  morali  intorno  all'ospizio  dei  Buifim 

. .     trovatelli  in  Milano  ;  del  Doltoie  P.  Andrea  Buffini.  Parte  1."  Milano, 

Agnelli,   i844  ,    i   vol.  ,  8.° 
La  gi-ippe  ,  la  to$se  ferina,  le  fcbbri   esantematiche  tifoidee,  miliari  c  strambio 

peteccliiali )  ed  allri  moi^ii  epidcmici  ,  la  cui  natura  contagiosa  e 
•  '  tultora  controversa,  investigali  analilicauicnle  nelle  cause,  nella 
III    natura  cd  esaenza  .d^j^Dollor    Giovanni   Strambio.    Milano,   Pirola  , 

I<)I,ui8j(4*>""    VOl«,.&f°,M»rnr, 

Le  vile  de' piu    cclebri  Capitani  e   Soldati  napoletani,  dalla  giornata  di  uatam 

Bitonto  fine  n'  di  nostri ;  scritte  da  Maiiano  d'Ayala.  Napoli ,  stam- 
peria  dcU' Iride  ,    i843  ,    i   vol.,  8." 

Coup  d'oeil  general  et  statistique  sur  la  Melallurgie,  consideree  dans  ses  Viblet 

rapports  avec  Tindusti-ie ,  la  civilisation  et  la  richesse  des  peuples , 
principalcment  en  Europe,  etc.;  par  M.  Theodore  Virlet.  Paris, 
Cosson ,   1837,   I   vol.,  8.° 

Alemoire  sur  un  nouveau  procede  de  carbonisation  dans  les  usincs,  a 
I'aide  de  la  chalcur  perdue  des  hauts-fourneaux  et  foyers  de  forge; 
par  M.  Theodore  Yirlet  ( exfr.  des  Aniiales  des  Mines  ,  Tom.  X  ). 
Paris,  Cosson,   i836,  8.° 

Inlroduzione  alio  studio  della  geologia;  di  Achille  de  Zigno.  Parte  prima.  n.;  Zii;.>n 

Padova,  Sicca,   i843,   i   vol.,  8.° 

Logarithmic  tables,  to  seven  places    of  decimals,  containing  logarithms  .shobtrede 

to  numbers  from  i  to  120,000,  numbers  to  logarithms  from  .0  to 
1 .  00000 ,  logarithmic  sines  and  tangents  to  every  second  of  the  circle, 
with  arguments  in  space  and  time,  and  new  astronomical  and  geo- 
desical  tables;  by  Robert  Shortrede.  Edinburg  ,  Shortrede ,  i844, 
I  vol. ,  8.° 

Compendious  logarithmic  tables,  embracing  logarithms  to  numbers  and 
numbers  to  logarithms ,  with  logarithmic  sines  and  tangents  to  every 


WU-kCK 


Arrnio 
Jt  Bnteta 


MtTILE 


\iLi^  (fratclli) 


Bi;iNuir 


BrnTOioM 


SiMtl 


PITH OR 


five    inimilcs   of  the  quailianl  j    by   Robert   Sho>,lre(le.    Etlinbu^g , 
Shoilietlo  ,   i8{^  8.° 
The  Electrical  Magazine,  coi^d acted,  by  M,,  Clw\j:lfS^^.,,,WalJ»firu¥«I.  I- 

N."  5-7.  Loiulon,  Stewart  and  Murpy,  j844*'845.j.,%noo   2jdixo< 
Per  Ic  nozze  Treves  iKi  Bonfili-Todros  ,  Todros-Trcves  dei  rBonfiU ;   di 
Agosliiio    Sagredp.    Giulio,||Mpz3rivii  AUrallo    da    uu   suo    contenipo-'/' 
raneo  ,  preceduto  da  una  ,nota  stcjp^^  dcircdilore.  Pado\a,  .Crescini , 
1844  -  8."  ;^  ^  Joy  1   .dtdi   ,-nm(«£l>  t2nfi4 

Coinmcntari  dellAtcneo  di  Brescia,  per  I'anno  accademic(Kr.lc&4%jS9'(<teeiA><' 

Tipogr.  dcUa  Minerva,    i844*   '    vol.,  8."  ,...,.',(     i; 

Le  miroir  de  Souabe,  d'apres  le  majnuscrit  frqn,9c*iStde,la  Biinliolhequc 
de  la  ville  de  Berne,  publie  par  G.  A.  Matilc.  Neuchatel,  Petitpierre, 
1843,    I    vol.,   4-°  ;,.     :     .;-'.-:     ^im-<-w>    'r-.     I'li     ,iv;:rii 

Calalogo  dei  colcopteri  della  Lombardia,  compUpto  ,dav  Ci'4teUi  Aalonio 
e  Gio.  Ballista  Villa.  Milano  ,  Bernardoui,   18^^ ,  {esU:.  AMe,  Aoiizie 
naturalt  e  cmU  siiUa  Lombardia  ,.\ol.  I  ).  8.°^i    -.y,-^   j^i     jnBvnj^- 
Catalogo  dei  molluschi  dcUa  Lombardia  ,  compilato  dai  fif^eiU)  AftHSdio 

e  Gio.  Ballisla  \  ilia.  Milano ,  Bernardoni ,    i844j  S.°      ,\^   wVjViv'A 
Note  su  alcuni  inselti  osservati  nel  periodo   dell' ecclisse   deU\8  luglio 
1843;  di  Antonio  Villa.  Milano,  Pirolta  ,   1842,   i6.°  ..jyA^,  Jj;;)[  lo.i^d 
I^  Bhilgavala  Pur;ina,  ou  histoire  poetiquc  de  Krichna;  Iraduit  €t  publie 
par  M.  Eugene  Burnouf.  Tome  II.  Paris,  Imprimerie  Royale,   )844> 
I  fort  vol.,  fol.  .,.,^  evsuH  fil  ab  rroii>qrTr«>i* 

.\ntonii  Bertolonii  Flora  Italica ,  sistens  plantas  in  Italia  et  in  insulis 
oircumslantibus  sponte  nascentes.  Vol.  ^'.  Bononiae  ,  l^^si^js,,  .1,^43, 
I   vol.,  8.°  i-rv')'-  7-}i'y.- 

(^ualche  ricerca  suU'elettro-doralura ;  del  Professore  Francesco  Selrai. 
(  Estr.  dagli  Annali  di  ftsica ,  chimica  e  matemalicJic ,  del  Professore 
Majocclii,  fasc.  43-",  giug'^o  '844)-  8.° 
Samachscliari Collane  d'oro,  come  dono  del  nuovo  anno;  per  Giu- 
seppe Hammer.  In  arabo  e  Icdcsco.  Vienua  ,  i835,  8.°  iocnj-  ■'■ 
II  trifoglin  del  falcone  ,  composto  di  Ire  opere  incdile  sopra  la  falco- 
neria ,  fine:  i .°  jl  libro  del  falcone,  pubblicato  suUa  fede  d'lin 
Codice  deU'Ainbrosiaua  di  Milano.  2.°  L'addottrinamcnlo  del  falcone, 
da  nil  Codice  Greco  dell'  Imp.  Biblioleca  dj  Vienna.  3.°  II  mano- 
scriiio  dcirimperalore  Massimiliano  sopra  la  falconeria,  da  un  Codice 
deir  Imp.  Biblioleca  di  Vienna.  Tradotlo  dal  Turco  e  dal  Greco  in 


XXIX 


TedesM,  e.flill«slralo  con   note   .la   G.   Hammer  Pursstall     Pesth 
i84o,   I   vol.,  8."  b  n, 

Vocahulaiiun.  Coptico-LaiiVium^k  Lalmo-Copticum,e  Peyroni  et  Taltami 
lex.cis   conchm»tti^;(i^^^^rtlifef.''Bei^Hnt;'typi^  Aeadcnilcis,   .844 

Novo  Diccionan.  ^ud'  e-^oU^WBL'hiii^l^ofx^cz. ,  precedulo 
dc  hmfaa  introdbcc;lo  graminatical ,  por  Francisco  Solano  Cons^ncio. 
Paris,  Casimir,   i836,   i  vol.,  4.°  "  <  i') ; 

Monuments  pour-^gnrir  i  I'histoire  des  provrnces  de  Namur,  deHainaut 
et  de  Luxembourg  ,  recueiUis  ct  public's  pour  la  premiere  fois  par 
le  BawrA-de  Reiffenberg.  Tom.  I."  Bruxelles ,  Hayez,  i844    x,  vol 

Rapport  sur  la  troisieme  session  du  congr^s  de  vignerons  francais 
reunce  k  Marseille ,  le  26  aodt  1844,  sur  la  douzieme  session  du 
Congi-^s  scientifique  <Je  France,  ouvert  i  Nimes  le  1."  septembre 
suivant,  et  sur  la  sixietae'  reunion  scientiilque  Ilalienne ,  tenue  k 
Milan  dii  ¥3  au  27  du  meme  mois;  par  M.  Guillory  aine  (extr.  du 
Bulletin  de  la  Societe  industriette  d'J,jgers  et  du  depart,  de  Maine 
'i^-Ltkr^,^^.'*6,  i^."  annde).  Angers,  Cosnier  et  Lachese,  1844,  8° 

Historical  Sketch  of  Pepys'  island  in  the  South  Pacific  ocean,  from  the 
work   on   the  Rio  de  la  Plata ,    by  P.  De  Angelis.    Buenos-Avres 


1842  ,  8.»  fig. 


■|i;'.i 


Descripcion  de  la  nueva  provincia  de  Otuquis  en  Bolivia.  Segunda  edi- 
'bien,  corregida  'y  autnentada  ;  por  Mauriclo  Bach.  Buenos-Ayres  , 
irfrprenta  Argentina,    1843  ,  4.°  con  una  carta  geografica. 

Lettres  archeologiques  sur  Marseille  ;  par  M.  J.  B.  Lautard.  2.'  edition 
Marseille,  Olive,   1844,   i  vol.,  8."        b  oiJ3-j<j  ix/;      •>;:,. 

Paulli    Barbnii    dissertatio    de    eductione    calculorum ,  qui  in   prostatica 
urethrae  regione  concrevere ,  et  de  bilateralis  method!  ad  hos  edu- 
cendos  utilitate  (Acad.  Scient.  trad,  die  17  maii  i838).   Bononiae 
ex  typogr.  Emygdii  ab  Ulmo  ,   i843,  4y^'c-iD  nl    leau; 

Alcune  operazioni  di  tenotomia  e  miotomia,  fatte  e  descritte  dal  Dottore 
Francesco  Sani.  Roma,  Puccinclli ,    1844,  8.°  fig. 

Die  Theogonic  ,  Philosophic  und  Kosmogonie  der  Hindus;  von  dem  Grafen 
M.  Bjornstjerna.  Stockholm,   i843,   i   vol.,  8." 

La  nuova  illuminazione  in  Milano ,  col  ifietodo   per  preparare  il  gas  e 


De  ReiFFENBERO 


CiiLLORY  ainc. 


De  Angelis 


Lactabd 


B*floM 


Sani 


BjonnsTJEHRA 


Caldebiki 


\TX 


HtiriM 


llo>\rot  • 


SOI  I.T 

UiUMlro  JflliGuerra 


Cni'.ii5-L\-S»liK<J 


SCLMI 


Ciiiciit 


per  scrvirsenc.  Ksposto  nir  intelligcnza  di  tulii  con  taiifiTe  e  figure, 
(lal  riiimifo  Isidoro  Calderini.  Milano  ,  Tanihurini,    i6/\/\  ,  8."  lig. 

Mnnuale  eiletlico  ilei  rimcilii  miovi ,  ossia  raccolta  dei  preparati  e  dei 
seniplici  di  reccnte  scopcrli  o  da  poco  tempo  introdotti  in  medicina, 
con  la  suecinta  storia  d'ogni  mcdicainento,  ecc. ;  compilalo  da  Gio- 
vanni Rnspini.  Bergamo,  Mazzolciii ,    i844>   '   vol:,    ia.° 

Le  ver  u  soie  ,  poeme  en  deux  chanls  de  Marc-Jerome  Vida,  Iraduit 
en  vers  francais  ,  avec  le  tcxte  lalin  en  regaixl ,  par  Matlhien  Bo- 
nafoiis.  a."*'  edition.  Paris,  M.""  Veuve  Bonohai'd-Huzard ,  i844;  ''• 
vol.,  8.°  '  ' 

Diclionnaire  Franfais-Barbere  (  dialccte  eerit  ct  parks  >  par'  les  Kabailcs 
de  la  division  d'Alger ) ,  ouvrage  compose  par  ordre  de  M.  le  IMi- 
nislre  de  la  Guerre.  Paris,  imprinierie  Royale,   i844  >    •   "vol.,  4-° 

Rudiments  de  la  languc  Arabe,  de  Thomas  Erpciiius,  tradnils  en  francais, 
accompagnes  de  notes  et  suivis  d'un  supplement  indicpiant  les  diire- 
renccs  entre  le  langage  litteral  et  le  langage  vulgairc;  par' A.  E. 
Hebert.  Paris,  imprimei-ic  Royale,    i844  ?    •    vol.,  8.°  -i,'.!- 

Anuales  de  I'Abbaye  du  Lac-de-Joux  depuis  sa  fondation  jusqU'ii'sa  sup- 
pression en   i536;  par  Fred,  de   Gingins-la-Sarraz.    Lausanne,  Du- 

cloux  ,     1842,     I    vol.,    8.°  iHfliJii    3i    0    IJ7J1    OJOl 

Notice  sur  le  monument  sepulcral  deconverl  a  la  Sarraz,  canton  de  Vaud; 
par  le  Baron  Frederic  de  Gingiiis-la-Sarraz.  ?,.'''-■  edition.  Lausanne, 
Blanchard,    1840  ,8.° 

Traill  de  confederation  concln  entre  Jean  Comte  de  Gruyere  ,  Adricn 
de  Bubenberg  ,  Barlholome,  Baron  de  la  San-a  et  Francois  de  Gin- 
gins,  A\tc  facsimile.  Ann.    i5o4-  Lausanne,  Paclie,   1844,  8.° 

Dcveloppement  de  I'independaiice  du  Haut-Vallais  et  conquele  du  Bas- 
Vallais  ;  etude  retrospective  par  M.  Fi^d.  de  Gingins-la-Sarraz. 

Prot;ramma  di  premii  proposlo  dalla  Societa  di  Agi'icoltura  della  pro- 
vincia  di  Reggio  in  Lombardia.  Reggio  ,   i844  >  4-° 

Iscrizione  pei  solenni  funerali  celebratisi  il  i4  di  gennaio  i845  pel  In 
Ecc.°'°  .Vlarchese  Carlo  Emauuele  Alfieri  di  Sostegno;  del  Cav.  C. 
Gazzera.  Torino,    i845,  fol. 

Societe  pour  le  patronage  des  jeunes  detenus  et  des  jeunes  liberes  du 
departement  de  la  Seine  ,  reconnuc  comme  etablisscment  d-'utilile 
publique  |>ar  ordonnanoe  Royale  du  5  pin  i843.  Assemblee  geueralc 
tenuc  ;i   l'Il6tcl-dc-Villc ,  le    i4  juillet    i844-  Paris,  Henry,   i844,8" 


xxxr 

ModificaiLioni   airojcn.zione   del  fimosi   siiiizesi   impcifella  con   pseudo- 

calaialla  guarila  col  lagiio  dell' iiidi.;   una  inodifuazlone  alia  clieilo- 

plasUa  ;  del  Prof.  Cav,  Alessai.dro  Ribcri   (  est.-,    dal  Giornalc   delle 

saietize   medicke ,  iiiscieolo  di  febbraio   iS/p  ).    Toiino ,   Cassone   e 

Ma.zorali:,,„i842,,8.^,j„,,.r.jrl,.rn  u,^.,  h  crxoia  Binioiv?.  nl  „,- 

Aunalcs  de  la  Clmmbie  Royale  d'Agriciilture  et  de  Coiiiifierce  de  Savoic. 

.ifii)Tom.  a.'""    Chambery  ,  iinpriraerie  du  Gouveri)fn^^nt ,   iMA     i  vol. 

.>tl8.°,ficj.  i  .  ^  \  ' 

Siinto  di  alcuni  Sludi  sull'acido  valcrinuico  e  snl  clorovalerianato  di  feno: 
lettera  iudiiitta  da  Giovamii  Rigliini  al   chiar."'"  DolL    Antonio  Cat- 
»l„tan€o.(esiK.  dalla  BibUoleca  di  farmacia-chimicafU  Mi(anq,  d^c^pibre 
M  i844).  .8/oib-io  -luq  >  ■(,  ,,,„,;.,;f,  „,  gu 

Catalogki  cWlia  daliilioleca  del  fu  Abate  Carlo  Aiitonio  Pulllni.  Torino, 
.    Spejratii  e  Feneio,   i844,  4.° 

Opere  di  Giauibaltisla  Vico  per  la  prima  volta  compiutamente  riunite, 
coa.  tradiuioni  €  commenti ,  da  Francesco  Predari.  Vol    I.  Milano 
Bravella,    ,835,   ,   vol.,8.°  .^^01,,^.' 

Origine  c  Yicende  dei  ziugari,   con   documenti  rntorno  le   speciali  loro 

:/a  propriela  Csiehe  e  morali,  la  loro  religione,  i  loro    usi  e  costumi , 

le  loro  arti  e  le  attuali   loro  condizioni   politiche  e  civili   in  Asia  , 

Africa  ed  Europa  ,  con  un   saggio    di   grammatica   e   di  vocabolario 

•r  .delL'arcuno  loro  linguaggio;  di  Francesco  Predari.  Milano,  Lampato, 

1841,   I   vol.,  8.°  fig. 

Xe.Aniazzoai  rivendicate  alia,  verita  della  storia,  con  un  quadro  del- 
I'origine ,  delle  cosiumanze ,  della  rcligioue  ,  delle  imprese,;  del  de- 
cadiracnto  e  della  tolale  loro  dispcrsione;  avvalorato  con  documenti 
tratti  dalle  tradizioni ,  dagli  storici  e  dai  monumenli  di  scultura, 
pittura  e  numismatica  dellantichita :  di  Francesco  Predari,  Milano  , 
Bravetla,  iSSg,   i   vol.,  8.°  . .,     .  ^  ' 

Della  vita  e  delle  opere  di  Bonaveutura  Cavalieri,  non  clie  dei^titoli 
che  gli  meritarono  il  monumenlo  die  gli  erige  la  patria;  pj?fliii  di 
Francesco  Predari.  Milano,  Redaelli ,  8."    , r^  . ^,^\^,^  .^ ^.^^  '  ^ 

Origiuc  e  progresso  dcllo  studip  delle  lingue  orientali  in  Italia;  Memoria 
di  Francesco  Predari.  Milano,  Lampato,   1842,  fol. 

Dizionario  analitica  di  diritto  e  di  economia  industriale  e  commerciale; 
opera  del  Cav.  Augelo  Melano  di  Portula,  con  appendice  deUe  dif- 
ferenze  tra  il  Codicc  di  commercio  de'  Kegii  Stall  e  cpelli  in  Tigore 


RiBERt 


n.  Camera  d'Acric. 

E   DI   CoMMERnO 

di  Savoia 


Ilicami 


PCLLINI 


Tredari 


MELA^O  PI  PORTCLA 


XXXII 


Lur  >s- 
CaturioMMicRE 


Elicc 


GillEIU 


HCIABD 


Bo!«troi-<i 


VMLttH 


CHIMlltl 


j>resso  allre  iiazionl  il'  Europa.  rartc  3.'  Torii 
1845,  8. 


,  .  fi  fi  ir.  n.  4   .  , 

onno,  stampena  Sociale, 


Dl  Po^sn-Liost 


,,.     1-1.  .''I    ifi,.<c    ,  -'i-.-jii.ii:    ■  I        ■  .iifii'liiH 

Stalislique    du    nersounel  medical^  en   i' ranee   et, dans  queiques  autres 

contrees  do  1  Europe,  avec  une  carte  ncurauve  .au  nombre  des  Me- 

ciecins  compare  a  la  population;  par  Lucas-Cnampionnifire.  Pans, 

Crapelet ,   184^,   '   vol.  ,8.  .   1  ,  1  .  ,  1  1 

Osservazioiii  ed  esperienze  suU'elcttricita.  Lelterti  del  rrof.  Feryin,anHo 

Elice  al  sig.  Gav.   Prof.   Lujgi,  Foppiani.   Genova,  tip.  Soi'do-muti , 
1844,  8."  --^'i..  ■•  ..;.■<•-  u  v..  o.Go  J.;  ouj. 

iiii-Ltiiu.    I'liiiirtUi    lyti.  oJifiUfi'i<|Q2 
Buddhismo  Indico.  Lettera  del  Cav.  Gaspare  Gorresio  ^1  ^av 'Cosjatuo 

Gazzera ,  Se"retario  della  Reale  Accademia  dellc  Scjenze  di  Torino. 

(Estr.  dalla  Gazz.  Piem.  N."  ,3a 'rfe^  i845).  8.°      .,         ..       . 
^       ,  ,  .  1      ',    'I'''',    '„,  '  i'i;!iJ/_ii'    oaiuJoD/Oci,    „ 

Des    haras   domestiques    et   des    haras    de    I  etat   en   r ranee J^    par  J.  13. 

Iluzard.  2.'""  edition.  Paris,  Bouchard-IIuzard  ,   iSio  ,    1  .vol.,  8." 

Jardin  experimental  d  agriculture  cree  a  Saint-Jean-de-Mam'ienne  par  le 

Chev.  Bonafous,  dirice  par  M.  le  Doct.  Mottard.   Tjirin ,  Ctirio  et 

Miiia  ,    1043  ,8.  ,,....,■ 

Jardin  experimental  de  Saint-Jean-de-Maurienne  etabU  par  M.  le   Chev. 

Bonafous ,  et   dirige   par  M.  le   Doct.   Mottard   (extr.'  des  jannales 

de  V Academic   i Agriculture  de   Turin ).   Turin  ,  CKirio   et  Mina  , 

.844,8."  ^       .  '     ^  'v:rt"i 

Seizicme  lettre  a  M.  Matthieu  Bonafous,  sur  la  culture  du  murier  et 
sur  les  educations  de  vers  a  soie  dans  le  de'part.  de  FAvejcfon;  par 
M.  Amans  Carrier,  de  Rodez  (extr.  des  Ann.  de  VAgric.  francaise, 
j844).  8.° 

Education  automnale  de  vers  a  soie.  Concours  auxprix  proposes  par  la 
Socie'te  Royale  d'Agriculture  de  Turin,  par  son  programme  du  .3 
mars  i84i   (extr.  des  Ann.  de  la  Socie'te  sericicole).  8.°  .     '  * 

Thomae  Vallaurii  de  caussis  corruptae  eloquentiae.  Oratlo  nabita  in 
Rcgio  Tauriuensi  Athenaeo  nonis  novembris  an  .  m  .  dccc  .  xxxxnil. 
Taurini ,  ex  ofllcina  Regia ,   i844,  8.°  ^ 

Sloria  scienlifica  ed  artistica  dell'elettrometallurgia  originale  ilaliana,  con 
un  saggio  icorico-pratico  di  elettrometallurgia  piana  e  solida,  e  un'ap- 
pcndice  lessicologica  relaliva  alle  discorse  materie  elettrofisiche,  elet- 
Irochimiclie,  elettrometallurgiche ;  del  Professore  Geminiano  Grimelli. 
Modena  ,  Cappelli;    1844,   i   vol.,  8.°  '  "~  , 

Saggio  storico  intorno  ai  Tempieri   del   Piemonte   e  aegh  altri   stati    ds 


WXIIl 


S.  S.  II.  yi.  il    Re    di   SiuJcgiia;    del   Gav.  Luiei  Fenero  di    Poiisi- 
glioiic.  Gfenova,   i844>   '   vol 


lUltt'FFI 


van  I 


i    nVospetti 

Trcviso  ,  Aiitfieola  ,   i844,>  '<>'•     .,>r,  i         '^ 

Traltalo  di  ^"ediciua  pubblira,  .diviso,  in    tie   parh  :    Meaicm.aMegale  , 

Tolizia  mcdica  ,  Giurisprudenza,  deila  mediciiia  ;    ea   esteso    scconilo 

lo  slatd  artualc  cielle' scienze  'mcdi51ie"e  della  Icgislaziojie  in  liLuro|ia, 


a   I 


scieulifico    di-jMilanb    uct   seUeir.hrc    i844>  P^ssali    iii  ii\ista  dalla 
Cominissione  a  cio  isliiiuta  :,nolilicali  aLpubblrcp  ed  uluslrali  da  an 


■  ^B   ^1ovV'7;TKi    riru;,vnn-la£^  vnta^i'i;;^' .rt'.,^^^^^     '•;.<;   .fj-iu\ijil 
,      lUemhrQ  delm  niedeaima.  Muano,   lurati,   iqflJ.j  4-     •  >  c 

^TGj   aiiit  >i'ai'ui'.-'j!j-(:i-vL.-li)!i:£  i     „;'-;'_:i; 'J  (/'■;','■:  fit;   iGim^irioq/.s  mb'f.' ' 
Tiuocfcwnio  CoDgre^so  scicjililico  di  riancia  leniilosi  nx  iNnnes    nel  scl- 

lemliie   i844>  relazione  del  Dolt.  Cav.  B.  Bcrlify  (ai;l."  eslraUp  dal 

Gioriiqle  delle   scienze  medujie  di  Torino,  anno  Vtll).    Torino, 

■■■niJ,  :»i  .\h    !;■.'  ;iii.u„-  arii'Driiiilii-aJj-fiKaUjjii/'jio  a^-  itin'iSiiii  lexii^J  jub  ;■.■■. 
Mussano  ,   r845,  8."    ,,    ^     ^     ,    .,  .    •  .r  \       a 

Petit^  Co(re  plalosopuicjue  et  moral  ,  expose  sommaire  de  douze  lois  ge- 

rierales,  qui  se  reproduisent  daus  tbutes  les  oeuvres  dc  la  nature  ct 


dans  loules  les  clioses  Immainesj  ejtv souvenirs, de  deux  Congr^s  scien- 
Vifiques  de  France  et  d'ttalie ;  pw  Riaic-Antoine  Jvulien.  Paris,  Lacour 
et  C.%   i844,  8."  ,  . 

Selett  Papyri  in  tlie  hieratic  character,  from  the  coUectious,  pi  the 
British  Museum,  with  prefatory  remarks.  Part  III  ( by  Edwaj;d 
Hawkins ).  Loridon  ,  Wicol..   l844j  lol.  -     .     , ,,      ,       „  ,  .       ^ 

Istoria  do  caiiveuo  dos  prezos  aeslado  na  Torte  de  S.'Juuao  da  barra 


derrola    naval ,   fa 
la  para 
Serie  it.    Tom.  VII, 


nelacao    da    derrola    naval ,    facahhas ,    e    successes    dos    cruzados   que 
parth-ao  do  Escalda  para,  a  , Terra  Sanla   no  anno  de   n8g,    cscrita 


ClllJbMO 


<;1A^ELI.I 


DfETIM 


-IllUEJC 


IIavkos 


SiLVA    L0PF7. 


I  .3 


XVXIV 


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IImim:»i  d 


tir.nnorr 


BoTTiU 


R   r. »>irr.  >  D'Ar.rir.. 

E  01  CoMnriiau 

lit   Torino 


em  laiiiii  {tor  hum  dos  inesiuos  cruzailos;  lUula  n  Iu7,  pelos  dcsvelos  c 
cuiilrtdos  do  Cavalhciro  Coiislancio  Gazzcraj  Secrelaf|io  da  R.  Acadeniia 
dc  Tuiim;  Iradnzlda  c  aiinolada  por  Joao  I^a^^lista  t^a  Silvsj  Lopes. 
Lisboa ,  j844i  •   vol.,  8.'  ,    ,,,.,  ,         ,    ,  ,  ,, 

Ilappoi-l  de  la    coiiiuiissioii   d'ai'chcol9gie  d'Aiii  sur  le^  fouijles   djanti- 
quiies  fi.ites  a  Aix^  en  'i8J(3;  ^j^4,j;^pa^,|.J(ji^f  ^Ai^^itdi^ 


.844, 


4-°  fig. 


u^' 


Sopia  la  genesi  dellc  fcbbri  iiiteimUlepti^  specia,lDn(ente  di  Roma  e  del b 

sua  proviucia  auslralc  ;  ricerchc  critico-aijalitichc  di  Giuseppe  Mmzi. 

Roma,  Salviucci,  i844j.  Pi  vol.  „  8r°      • ,    •<"'  l    ,     •. 

Mt'langes;  par  J.  C.  F.  Ladoucetle.   a.**'  edition.  Paris,  Malteste  ^ef  C.% 

1845,   I   vol.,  8."  ,  . 

Aiialisi  della  vera  (^ort,eccia  di  ^eVjeira  usata  neL  Brasile  contro^le  febbri 

intcnniltenli  :    del    Prof.    Pielro,  Perelli    CMem,   estr.   dacli    Aiwali 

inedico-cliirun'ici ,  anno  VI,  Vol.  XI  ).  Roma,  Puccinelli,,  i845,  8," 

"       '  '■,_'•■   .■•;,'|!i'i;,  r?r,i    .1  '.m' /    i. 

Trattalo  dellc  Attinie  ,  cd  osservazioni  sopra  alcune  jdi  iCSSe  viventi  nci 
contorni  di  Venezia ,  accompagnale  da  21,  t»vple  lilocrafi,£;ae  ;  lette 
aU'Ateneo  Vei^elp  in  varie  tornate,  cominciando  dajl' anno  1 834  , 
dal  socio  ordinario  C"  Niccolo  Conlariui.  Venezia,  Antonelli,  i844> 
I   vol.  ,4°  i  ,  , 

Maria  Jntonia  ,  novello  ffenere  della  famiclia  delle  Leguminose:  descriuo 

'  "      _  "        -(.Mia;n  ^i;^>r,   ^.  r.iii'jiifi-i  i 

ila  Filipno  Parlatore.  Firenze  ,    i844j   4-°  fifi-       t        \    . 

Mcmoire  de  botanique.  Recherches  sur  le  developpement ,  la  struclure 
neiieralc  el  la  classification  des  planta"inees  ct  des,  pJumbaeinecs. 
—  Mcmoire  de  geologie.  De  Torigine  des  , lacs.  —_  f|»es|^s  -pour  ie 
Doctoral ,  presentees  et  soutenues  a  la  Faculte  des, sciences  de  Paris, 
le  3  aoiit  184 4;  par  F.  Marius  Barn^oud.  Paris.  ^QJine^d'eretLan - 
grand  ,    i844  ,   4-°  • 

Parallcle  des  langues  de  I'Europe  et  de;  I'lnde  ,  ou  etud^  des  princi- 
pales  langnes  roaianes  ,  gerinanicjues  ^  slavonne?  et  cclliques ,  coin- 
parees  enlr'elles  ct  a  la  laneue  sanscrile;  vtv  F.  G.  EiclihofT.  Paris, 

inipr.    lloyalc  ,    i836,    i    vol.,   4-°  r   o      v     -r 

.       .     -  .   .  ■      '       •-,  :  •/il'"      -J-     lu      -I,-,        .: 

Osservazioni  filologico-critichc  del  P.  Giacomo,  Botlau,^  sull  opera  mo- 
denia  iucilolata :  j4iuto  alio  scrivere  jjurgato  ,  ecc.i.di  Antonio 
JAssoni ;  picccilule  da  una  disserlazione  sopra  la  lingua  .jitaliana. 
Torino,  Zcccbi  e  Bona,    (845,   i   vol.,   12.° 

Quarla  cs]M)sizionc  d'  induslria,  e  di  belle  arti  al  Real  Valentino  nel  i844- 
Giudizio    della    Rcgia    Camera    di    Agricoltura    e    di    Commercio   di 


x\xv 


"'"Torino,  e  nolizie  sulla  patri.!  induslria  ,  compilale  da  Carlo  Tgnazio 
'wulio,  relator  ctlrikirale.' Torino,  stampcria  Reale ,  i845,   i  vol.,  8." 

Biblioteca  di  commercio  ,  comjiilata  per  ciira  ii  G.  Bursolli.  Anno  I.° 
Tom. 't-lT.  NapoU,  Batelli  c  C.%   1841-1842,  3  vol.,  8.° 

Inlroduclion  Ji  fhisloire  du  Cuddhisine  indien  ;  par  E.  Burnoiif.  Tome  I." 
Paris,  imprimerie  Royale ,    i844j    '   vol.,  4-" 

R'lSposta  al  leina  pul)blicato  dalla  Sociclii  medico  cliirurgica  di  Bologna 
it  giorno  i5  maggio  1842;  Memoria  del  DoUor  Cesarc  Casliglioni , 
gludicata  degna  di  premio.    Bologna,  tipogr.    Governaliva  ,   1844?    ' 

Voi.;'t>^^ 

Compte-rendu  du  congres  scienlificjuc  tenu  a  Strasbourg  (10."  session), 
])ar  M.  JuUien  de  Paris  (cvtr.  du  Recuell  cle  la  Socidle  poljthec- 
mV/«e,-livr.  de  de'cembre   1842).  8."  '     '"'''^    ^-"^      ''"'•"'" 

Efamen  liistorique  et  ci'itique  des  nouvelles  doctrines  medicales  sur  le 
traitement  de  la  syphilis.  Disconrs  prononce  devant  I'Administralion 
de  riTospice  de  I'Antiquaille  de  Lyon,  dans  sa  seance  publique  du 
1."  jnin  1842;  par  L.  P.  Aug.  Gaulliier.  La  Guillotiere ,  Bajat , 
1842,  8.° 

Dissertation  sur  la  question  suivante:  La  femnie  beige  qui  a  epouse  un 
Fi-aiicais  ,  sous  I'eiTipire  de  la  loi  de  i8i6,  peut-elle,  apres  qu'un 
jugemcut  ( rendu  par  un  tribunal  competent )  a  prononce  la  sepa- 
ration de  corps  entre  elle  et  son  mari  ,  lecouvrer  la  qualite  de 
Beige,  et  (Temander,  en  consequence  ,  conlre  son  niari  reste  sujet 
de  la  loi  francaise  ,  la  transformation  de  la  separation  de  corps  en 
divorce,  conformeraent  a  I'art.  3 10  du  Code  Napoleon  qui  regit 
encore  la  Belgique  ?  par  M.  Blondeau.  Paris ,  Fain  et  Thunot , 
1844,  8." 

(luida  aU'analisi  cliimica  qualitaliva ,  opera  scritta  ad  uso  dei  princi- 
pianti  ,  dal  D.  Remigio  Frcsenius ;  con  una  prcfazionc  del  D.  Giusto 
Liebig.  Prima  versione  italiana,  sulla  lerza  cdizione  tedesca  del  i844, 
per  ciira  di  A.  Sobrcro.  Torino,  Zecclii  c  Bona,    1845,    i   vol.,  8.° 

L'Abbazia  di  Chiaravallc  presso  Milano  ,  monumenlo  del  secolo  XII ; 
studio  di  storia  patria  di  Goltardo  Calvi  (  cslr.  dalla  RMSta  Europea 
di  Milano,'  184 4).  8.° 

Delle  socicti  di  mutno  soccorso  csistenti  in  Italia;  rapporto  di  Goltardo 
Calvi  al  sesto  congresso  scientifico  (  eslr.  dalla  Rivista  Europea  di 
Milano,   i844).  8." 


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Notice  sur  la  tIc  ct  les  onvrages  de  M,?,A>,)\P.i<JeACaniloUe;  par  AI.'  Ic 
Pi'of.  A.  lie  la  Rive.  Geneve,  Ramhoz,  l845  (.iircvi^e  la  .B*J//o- 
theque  Uiiivers.  de  Geuwc ,    i844).'   •    vol.^  ^.fjinjltlnunt  ^.^i.   ii^u' 

Aslioiioinioal  oiisenations  miulc  al  \ht  RncloliffiejuQbA^h'ydtoryj^ioQjlford  , 
in  the  year  i84^,;,I>y  Maotiel  J.  Johi\soii,Biadoliffe)obstrVdr.^,iVol/IIl. 
Publislied  by  order  of  the  Radoliflfe  TrHstocs^sOxfotd,  >Baxter^>i'844  > 
I    vol.  ,8.°  >•:■_') 

Sulla  evoluzionc  spontanea  del  ifeto^,osservazioui  ,deiL>iPiro£  Canlo  BiagiBfi.? 
(  Eslr.  i\a\V  fppocrule,  gioniale  di  scienze  mediche  di  Pis^,  j?45)- 8." 

Pei  solenni  fiincrali  del  Cav.  P.  Gianibatisla  Spotorno ;  orarzione' lelta, 
il  d'l  23  inarzo  i844j  "^lla  Cliiesa  propositurak  di  Santa  Maria  MRd^ 
daleiia,  dal  Saccrdote  c  Doll.  Filippo  Poggi.  Gcuova^    iS45>,  8.". 

Lettere  cliimiclic  applicate  aH'agricoltura,  alia  niedicina /^  allftvaEUred  al 
rominercio  ,  di  IM.  Justus  Liebig ;  Iraduzionc,  dall'originale  tfedcsco, 
del  Dotlorc  Carlo  Ornae^4,,,Xoni^Qi,  §pjeinaiji~e.:>Fe»T«tto^j.  i,544'>-'l'i' 
vol.,  8."  nrj  ?j,rnT  .;,h8i-£K8i     olnvofl  '>r;.ofn 

^larilia  di  Dircco ,  lire  di  Tomnaaso  Antonio  Goii^agaj  bvasiliano ;  Ira- 
dollc  dal  portoghese  da  Giovenale  Vegezzi-Ruscalla.  To,i;infl,,,5f.ainp. 
Sociale  degli  artisli ,    i844  >    '    vol.,    1 3.°  |,   ^ 

Naluurkundige  ^'erhandelingeu  van  der  Hollandsclie  iijiaatscJ|^fipj»^JL  der 
Wetenschappen  te  Haarlem.  Tweede  Verzameling,  .^;°,,<^el^,  t,'yStuk. 

Haarlem  ,    1844,  4-°      '^    af;;->ff,'_>    e;.'.    innb  go.ihjbo'iJin  apupiioadt 
L'Arcliiletlura  antica  descrilta  e  dimostrata  coi  monumenti  ,dair,4;i5,chi- 
letlo  Cav.  Luigi  Canina.     Sezione  prima ,  Architetlura.  cgizian^„_  ,1a- 
siicoli   IX ,   X    e   XI.    Roma,   dai    tipi  dello    ste^fo  |Canin^,.  ,i,844  , 


fol. 


fig- 


-t'j'f  go!   -I/I2  o'/jJirifi(|niio-'>  -)luUvd 
Stiidi  critici  sovra  la  storia  d' Italia  a' tempi,  d^l- Re  Ardo^pp;,  .deljCav. 

L.  G.  Provana.  Torino,  stamperia  Reale,,   i844,>   •   vol.,  §.°    ^       , 
Lecons  de  cosmograjihie,  redigees  d'apres  le  programme  de,  l'Uni,versite, 

par  Alexis  Pcrrcy.  Dijon,  Douillier  ,  i838,  i  yol.  ^^  1:?.°  fig. 
Rapport  fait  par  M.  Qiiclclct  sur  un  Memoirc  d(?, ,51-' Alexjs  Perrey,  in- 
titule :  Memoire  sur  les  Ircmblemenls  c]p  ierrie,.  rcsseiitis  en  France 
j^t^eii  Bclgifjue  ,  depuis.l^e^ljV;;.'' .5i^,cle,,jpf<ju'auos  jours  (i 843)  (extr. 
dii  Tr)me  XI  des  Bulletins  de  fJcad.  R.  de  Bruxclles).  8.° 
Nouvelles  rechcrchcs  sur  les  tremblemenls  do  Icrrc  ressenlis  en  Europe 
ef-  d^s  les  parlies  adjaceules  de  TAfrique  el  de  I'Asie,  de  1801  a 
juiu    (843;    par   M.'    Alexis   Perrey    (extr.  des   Comptes  rendus   des 


XXXVIl 


>l  "flfiiHDaf  (MH'^AcaHctiiie  iiesi  Sdfences  de  Vhistitut  dc  France,  s^anec 
oiVbAaS' sript.Mi845).'^4.%so(imR/l   ^  arsnoO   .aviil  ;.  i 

Liste  des  trcmhlemcnts  <l<i  tene  resscnlis  en  iMiro'pe  et  ilans  les  jiarlics 
.  adfjuieutes  de  I'Afrique  et  dc  I'Asie ,  pendant  raiuiee  184^;  par  M/ 
lILAIciis  Perrey^  (eixtr.  des  Comples  rendns  des  seances  de  t /Icjid.  des 
i.\Soicneext.'3e  t'InStitut  deFrtinee  j  Tome  XVIII ,  seance  du  1  i -mars 

!844 ).  4-'" 

Listpi;dfeailtretableraettls   de  tcne   ressenlis  en  Eiu'ope    pendant  I'annee 

.8  1844 'j  r^i^  M.'   Alexis  Perrey   ( extr.   des  Mdnioires   de  VAcad.   de 

ci'Mjanipn^'to    ;onioJoq8  sJeiJedrnBiO  M  .vnJ  joi 

Notice  suw/'lestrem'blCTrients  do  terrc  ressentis  a  Angers  ct  dans  le  de- 

partcnabnt  de  Maine  et  Loire;  par  M/  Alexis  Perrey  (exlr.  du  Bul- 

!g  Hvlimdeia  Societc  induslrielle  d'Aiigcrs).  Angers,  Cosnier  et  Lachese, 

.oizvb^ti  ■fii&fl'gs'io  \iiib  .onoisuhA't! 

fEuvres  de  Laplace. —  Traite  de  mecanique  celeste.  —  Paris,  impri- 

merie  Royale,   i843-i844-  Tomes  I-lII ,  4° 
Aslronbitiie  solairc  d'Hippartpie ,  soumise  a  une  critique  rigouieuse ,  et 
1"ViiA%uity^'Vfeiiidue  h  sa  ve'rite  primordiale;  par  J.  B.  P.  Marcoz.  Paris, 

Crapelet  ,  1828,  i  vol.  ,  8.° 

A^rdn£)iriie  solairc  simplifiee ,  fondee  sur  les  observations  tant  anciennes 

■''  que  du  moyen   :lge,  et  prouvant  I'exclusion  des  variations  seculaires 

iheoriques  introduites  dans    les    calculs    des    lieux  du   soleil.    Paris , 

'"■'C(Sqifelfet,'lSJi'';  r-Vol;',  8." 

Erreiir  d6s  astrononics  et  des  ge'ometres  d'avoir  admis  racceleration  se- 

•'♦oulaire  de  la  lune,  etc.  Paris,  Crapelet,   i833,   i   vol.,  8.° 

Elude  comparative  sur  les  etats-generaux  de  France  et   les   parlemcnts 

'«i'{l'Ahgkterre  V  pai^  MV'A'.'iBdiillee.  Ljjon  ,  Boitel ,  i845,  g."" 

Indovinamento  de' m^zzi  dicui  avra  potulo  valcrsi  Arcliimede   per   far 

''"andar  j)er  terra,  con  la  sola  forza  della  sua  iiiano,  una  grandissima 

nave-<:arica  di  du  peso  enorrfife'l'VK^M.  A.l'feosta.'  Napoli ,  1844,  8." 

Atti  delta'  quinta  riunione  degli  Scienziali  italiani  tehufa   in   Lucca'  nel 

'  settetrbrc  del  i843.  Lucca,  Ginsii,    i844j    '   vol.  ,  4.°  fif;. 
Jlemoires  de  rAcademie  Royale  des  Sciences ,  Belles-Lettres  et  Arts  de 

Lyon.  Tome  I,  livraisons   1-2.  Lyon,  Boitel,    1845,  8.° 
Apercu  de  la  structure  gcologicpie  des  Alpes ;  par  B.  Studer.  2.'""  edition. 
(Kxtr.  des  Nouvelles  excursions  de  M.  Desoy).  Neiicliatel,  Wolfrath, 
1845,  8." 


Or  Sm.\  »>dt 

Minislru  (icU"  istrtiz. 

pubblica 

in  Francia 

L'AMMINISTBAlIOKr. 
DELLA   BlBlIOTFL* 

prBBLir* 
tti  Citimbtt'i 


Bol  l.M  E 


Costa 


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ACCAP.   DI    SciEMf 

di  Liont 


Sti  Di:ii 


C  M'.^  It     lIxillKJI 


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Ctnitrcri 

li«IITIM 

S    M    It  Reoim 
UARIA  CRISTI>A 

BonnrjkKTi: 


Quarta  csposizlone  il' iiulustriii  c  di  belle  arti  stl' Real' Valentmo.  fiiii- 
tlizio  ilcllix  Rcgia  Camera  d'Agi-icoltiu-a  e  di  Cbmmercio  di  Torino, 
e  notizie  sulla  patria  iiidiisliia  rornpiiate  da  Carlo  Tgnazio  Giulio  , 
relator  ceiitrale.  Torino,   Slampcria  Rcalc ,    i845  ,   i   vol.,  8° 

Notii-c  siir  deux  coqtiilles  colombienncs  ,  d\i  genre  BuUrrfusj ^Vit  M.'  H. 
Nyst.  8.°  fig.  "    -^  tf^i^ai   tUJujUJ   .Oi;-;-i     ./I     v     lo  / 

Additions  a  la  Fanne  conchylioldgiqiic 'dc'S  terrains  terfiaire^'dfe''Btigi'Cj'iVe'; 
par  M.'  Nyst  (e\tr.  du  Tom.  IX,  iV"  5  des  Bulletins  de  TAea- 
demie  Royale  de  Bruxelles).''"'" ''   "^ilo-.l  a^b  rcadS  no^uudoaiiosu 

Ohservaiions  des  phenomcnes  periodicpies  ;  par  A.  Quelel'et  (  extr.  du 
Tom.  XVIt  lies  Mcnioirrs  dc  rAcad($mie  Royale  de  Bruxelles).  4-° 

Academic  Royale  des  Sciences  et  belles-lettres  de  Bruxelles.  Instrnclioiis 
pour  Vobservation  des  jdienom^nes  |>^riodiqoes ;  pkf  A.  Quefelet.  4° 

Reclierches  slalistiqucs;  par  A.  Quetelet.  Bruxelles,  Hayei! ,  i844j  ' 
vol.,  4.° 

Annales  dc  I'Observatoire  Royal  de  Bruxelles  ,  publiecs  par  le  Directeur 
A.  Quetelet.  Tome  III.  Bruxelles,  Ilayez ,  i844  ;   '  Vol. ,  4-° 

DcU'urea  :  Memoria  del  Profcssore  Pietro  Perelli  (estr.  dagli  Jnii.  me- 
dico-chirnrgici.  Anno  VI.  Vol.  XI.  N."  3).  Roma,  Puccinelli,  1845, 
;/  fogl. ,  8.° 

Loi  salique ,  ou  recueil  contenant  les  anciennes  redactions  de  celte  loi 
ct  le  levte  connu  sous  le  nom  de  lex  cmendata,  avec  des  notes  ct 
des  dissertations;  par  J.  M.  Pardessiis.  Paris,  Impr.  Royale,  i843, 
I   vol.  ,  4-° 

Opere  di  Maurizio  Bufalini.  Vol.  I.  Parte  2.'  Firenze,  tipogr.  Galileiana, 
1844,   I   vol.,  8.  . 

Anlicbita  dii  liguri  Bebiani  ,  raccolte  e  descritiiti  dar  P.' RaiTaelle  Gar- 
rucci,  della  Compagnia  di  Gesu.  Napoli,  Nobilc,    i845,  8.° 

Sulla  Biblioleca  della  Regia  Universita  di  Cagliari  ;  Memoria  del  Cav. 
Pietro  Martini.  Cagliari,  Timon  ,    i845  ,    i   vol.,  8." 

Sloria  c  dcscrizione  della  R.  Badia  d'Altacomba ,  antico  sepoicro  dei 
Reali  di  Savoia  ,  fondata  da  Amedeo  III ,  rinnovata  da  Carlo  Fet.ice 
e  Maria  Cristina;  del  Cav.  Luigi  Cibrario.  Torino,  Fontana,  i84.'>  , 
3  vol.  ,  fol.  mass.,  fig. 

Calalogo  metodico  dci  Mammiferi  curopei ;  di  Carlo  L.  Principe  Bona- 
parte.  Milano  ,  Pirola  ,    i845  ,   4'° 


xxxix 


Calalogo  mclodico  del  Cijuliiiili  ilEuiopii,  c  rilicvi  sul  ^  ol.  XVII  dtl- 
i,,jri§tO(v|?|  palui-ale  dei  pcsci  del  sig.  ^  alenciejuies  ;  di  Caxip  L-  Prm- 
^,ppe  Bonaparte.  Milano,  Piiola,   1845,  4A„.o  ,.,„,,)|    ..jig^,  ^.j,! 
Specchio  geuerale  dei  sisteiuL  crpetologic.o ,  anfibiologico    cd   itliologico: 

di  Carlo  L.  Priiic.-ipc  Boiiaparle.  Milano  ,  Pirola ,   i845  ,  4-' 
Calculla  Jouru^l  o,f  ^Vt^ral  History;  by  Jolin  M'  Clellaiid,  and  W.  Griflilli. 

Vol.  V.  N.°   17-20.   Calcutta,   1844,  8.°  fig. 
Sulla  Irallura  dcllc  scle  c  sulla  coudizione  dcU'  industria  scrica  ia  P^Cr 

,4Uonlc;  di  Lorenzo  Valeiio.  Torino,  China  e  JMina,    i845  ,  8." 
Untersuchungen  iiber  die  frclien  Walliser  odey  VVValser  in  Granbiinden 

und  Voi'^rlberg.  Mit  einigen  diese  Gebicte  betieiTenden  historiscLen 
.    Erlacntcrungenj,j^ij5[  J,9^(fj)jb,  9e«"S'n'»«nr  .\y»^fl  J  Gwokl',    i844j   ' 
,„Ypl.  ,   8.°  fig,  .„,.,! i\|.    ,     ,,.    . 
Transactions  pf  tb^  Aro.erican  Philosophical  Society,  held  at  Philadelphia, 

for  promoting  useful  kuowlegde.  JN'ew  Series.  "S'ol.  IX,  Part.  I.  Phi- 
ladelphia ,  Young,   1844  J  4-"  fig- 
Proceedings   of  the  American  Philosophical  Socieljj.^  Vol.^^V,  N."  38-;jq, 

Philade Iphia  ,   1 843-1 844  ,  8-°  !  r  -,  'vr^'^i-^ 

Archives  du  Museum  d'liisloire  nalurelle  ,  publics  par   les    Professeurs- 

Administrateurs  .de    cet    etablisscment.    Tom.   Ill,    livr.    4'    Paris  , 

.843,  4-° 

Het  Instituut^.-ofj.TfWslagcu  en  Mededeelingcn,  uitgegeven  door  des  vicr 
klasseu  van  hct  Koninklijk-Nederlaudsche  Instituut  van  Wctenschap- 
^  pen,  Lctterkunde  en  Sclwone  Kunsten,  over  den  Jahrc  i843.  N.°  2-3. 
Amsterdam,  Muller ,    i843-i844,  8.° 

Memprie  di  matematica  e  di  fisiea  della  Societa  italiana  delle  scienze 
residente  in  Modena.  Tomo  XXIII.  Parte  contenente  le  Memorie  di 
fisiea.  Modena,  R.  tipogr.  Camerale  ,   1844,  4-°  fig- 

Memoires  de  I'Academic  Imperiale  des  Sciences  de  Saint-Petersbourg. 
,,.  yi.'""" serie.  Spieuces  raaihemaliqucs, physiques  et  naturelles.  Tom.  y.*, 
premiere  partie  :  Sciences  maihemaiiques  et  physiques;  Tom.  III.', 
livraisons  ^-6;  Tome  IV.',  livraison  i.'  —  Sciences  poliliques  , 
histoire ,  phiiologie;  Tom.  M.',  livraisons  5-6 ;  Tome  VII.'  livrai- 
sons 1-3.  Saint-Pelersbourg  ,  iraprimerie  , de  I'Academie  Imperiale 
des  Sciences,   i843  et  1844,  4.°  fig.  „j^     ^^^^    , 

Ilecueil  des  Actes  de  la  seance  publique   de   I'Acadeniic   Imperiale   des 


M"  CttLnxn 
r  Gbuhtii 


V'«LEi>ro 


BinoMANN 


-Soc.  FiLosOFir\ 

AMEKIr.A^ll 

tti  t-\ludclfia 


Mljeo  di  Stobi* 
natubale 
di  Pariqi 


R.    I«TlTrTO 
TELLE   SciENiE 

di  Amsttrdam 


Societa"  Italian* 

DELLE  Scitjiri; 

di  Afodtiia 


ACCADEVIA 

di  Pitlroturgo 


XI. 


SoilITv'    lUflRIVLE 
DEI    NtTLBtLliTl 


Soritu' LinJiUJH 


Arr»p.    nr."  C( mosi 


R    Arr^n   pi  AcKic. 
i/i  Torino 


SocirT* 

MrDK  o-C.iiiBi;nr,ir  \ 

tfi  Bologna 


Sof  ir.T»' 

HcDico-Cnimiicir  t 

^1  Tvrtmo 

As.iociAiioxr 
Acii«M.\ 


S.-Ilmucs  lie   Saiut-rclcrsljourg,    teimc    Ic   29    duccmbre    i8j3.  Suiiit- 

Petersbourg ,   i844  >  4" 
Diillcliu  iJe  la  Sociulti  Tmperiale  des  Naturalisles  de  Moscou.  Annee  i843. 

Ton..  \VT,  N.°IV.  —  Aniiec   1844,  Tom.  XVII ,  N."  I-III.  Moscou, 

Scuieii  ,   1843-1844,  8."  fig. 
Tlie  traiisaclions  of  the  Linnean  Society  of  London.  Vol.  XIX.  Part.  III. 

London,   i844,  4-"  ^S- 
Lisl  of  llie  Linnean  Society  of  London ,    i844,  4-° 
Proceedings    of  llie    Linnean    Society    of  London.    From  June    i843    to 

June   1 844;  8." 
Programma  di  concorso  aperlo  dalla  Reale  Accadcmia  di    scienze  ,  lel- 

tcrc  cd  arli  di  Modena.  Modena  ,    i845  ,  4-° 
Rapporlo  della  Reale  Accadeniia  di  scienze,  letlere    ed  arli   di  Modena 

intorno    ai    lavori    inviali    pel    concorso    di  premio  slabilito   nel  ])ro- 

gramma  del   3i   dicenibre   1843.  Modena,    i845,  4-" 
Novonnn   Actorum    Acadeniiae    Caesarcae    Leopoldino-Carolinae    naturae 

ruriosorum   voluminis    undevicesimi   supplenicntum   primuni ,  sistens 

F.  J.  F.  Meyenii  observationes   botanicas    in    ilinere  circum    terram 

inslitutas.  Opus  postliumum  ,  sociorum  Academiac  curis  supplclnm. 

Cum  tabulis  XIII.   Vratislaviae  et  Bonnae,   i843,   i   vol.  ,  4-° 
Annali  della  R.  Accademia  d'Agricoltura  di  Torino,  in  continuazione  della 

Raccolta  delie  Memorie  della  R.    Societa    Agraria.    Vol.  3."    Torino, 

Chirio  e  Mina ,    i845  ,  8.° 
Statuti  della  Reale  Accademia  di  Agricoltura  di  Torino.  Torino,  Chirio 

e  ^lina  ,    i  845  ,  8." 
Quesili  proposti  dalla  Reale  Accademia  d'Agricoltura  di  Torino  nell'anno 

1845   sulla   produzione   della  seta.   8.° 
Memorie  della  Societa  ]\Iedico-Cliirurgica  di  Bologna.  Vol.  Ill,  fasc.  5.° ; 

Vol.  IV  ,  fasc.    I."  Bologna  ,    i844-45  ,  4-°  pice. 
Bullettino  delle  Scienze  mediclie  della  Societa  medico-chiriirgica   di  Bo- 
logna. 1  fascicoli  di  maggio    i844  f'd  aprile   i845.  8.° 
Giornale  delle  Scienze  n)cdiche  della  Societa  medico-chirurgica  di  Torino. 

I  fascicoli  di  seltembre    i844  a  maggio    i845.  8.° 
Gazzetla  della  Associazione  Agraria.  Anno  11,  N.°  36-52  ;  anno  III,  N.°  1-24. 

Torino,  Chirio  c  Mina  ,    1 844" '845.   4° 
Gazette  de TAssociation  Agricole.  Annee  II,  N."  36-52;  annee  III,  N."  1-34 

Turin,  Chirio  et  Mina,    i844-i845.   4.° 


XI.I 


Ann 


lali  delle  Scienze  del  Rccno  LoiDbardo-Veneto.   vol.  XIII,  bimestri  \ 


e  VI. 


Vicenza,   i844  >  4-° 


Annates  dps  mines,  pu  Recueil  de  Wemoires  siir  1  exploitation  des  mines, 

i/oaaoR  TIT-i     .'.  ,  JJ/.^  .iu.i  !      ;.,     ,    ■,■  /  r       ,  '    ,-  ,, 

et  sur  les  sciences  et  les  arts  qui   s  y  rapportent ,  rediges  par  M." 

les    ][ngL'uicurs    des    mines.    IV."    serie;    Tome '  V ,  'Livraisohs   2-3; 

Tome    vl,  Livr.  ^-b.  I'aris  ,    i844j  o- 

Comptcs  rendus  liebdomadaircs  des  seances  de  I'Academie  des  Sciences 

de   riiistitut   Rpyal  de' France;   par  iM"*  les  Secretau-es  Perpetuels. 

"  ''fome'i^iX'',"i^°'  9-'27';'  Tome''iX,"N.°'i-2V.  Paris,  i844-i845,  4.° 
Annates  de  la  Societe  Royale  d' H or ticulture  de  Paris.  Livi'aisons  ig5-2o3. 
'     Pans' ""18'' i-  '^i'*''   8^^'   yl'ioH  fill«b  oJi9qc   o?-roofiO')  iL  soiiiiKijjo'i'I 

Bulletin   tie   la    Societe  ^e  GeVcrapliIe'de  Parish  Serie  III,  Toii^fe  I-II. 

■■'VIri^^%4';'8:°""'^'/'^'^^"'^  •'      ■    \-r-  ■■'''  '•^---' 

b    11    I-       'J''''V'     <.     '•'i.'-lf^.'i    I  OS'ioOdO^j       -r,  'III    j-'oyfil     u:—rtV\o\ii4-,^j 

JJulletui  de    la    aociete^  Oeologique   de    In-ance.    i."  sene,    Tome   Al v  , 
feuilles  ^"i-^i-  2.*'  se'rife  .  Tom.  I,  feailles  28-38;  Tome  II,   feuilles 

''■'"'^i&:'ii^^i^^-x^^,  8.»  '""■'^^-'^'  ^^Mno-^ov: 

Biulelin    des   seances    de    I'Academie    Royale    de    Bruxelles.    ToiTie  XI, 

N."  ^-8.  Bruxelles,  Hayez  ,   i844,  8." 
Me'moij*es    couronnes    et    Memoires    des   Savants  etrangers,   publics  par 

I'Academie  Royale  des  sciences  et  belles-lettres  de  Bruxelles.  Tome 
'"'''xVT[V''iW  Bruxelles,  Hayez,   1844,  i  vol.,  4.*% " 

Oiii-(Ol  I    .1(1/       I     -/  -  ,    -^i.TrisTVi     -lifsij    kjIo 


■  om'fol    iD  i;'iJj.uoo).is/i  iJd  i;,mi;ji.j'_ 


ttte'lbn  onhoT  cb  BiuJloongA'i)  biiu' 


oon?T 
tWob  '.ittii,yPj 


Fl'simeri 


.'  I  r  ■  i  > 
.^HMIMiTBtllUNK 
I'ELLE    MlMRKi; 
tti  F rata  ill 


f.TWHrJ'iTinx'! 

IsTlTfXO 

di  Frartiia 


SocieTa' 
p'  Okticoi.tcra 

,  di  Paritji 

Soc.    Di  (lEoiiP.  \riv 
tli  Pafttji 

Sor.    CEOLor.ic* 
(ii  Fi'aiii-ia 


.4cc.*nK.Mi\ 
di  Bruxellfi 


qm'tA*  fti 


ujsiaucl    -Jiji;   yr.oiiiot/i 


. ,.  ioa  ^i  ^^.1    '/T  loV 

u3  ib   cajgimiilo-ooibani  i&JaiooS  ellab  sdoibom  as/iaio'  i;jJa()ij8 

°.8  .2{i8i  sfhqE  Lii  doDJ38».t  i    cngol 

otmoT  ib  eDigiinirio-oafbom  tJaiOcr  ;::  ';.jb  ?fBmo)0 

"8  .2Ji8i   oiggcm  jc  ;  ,  _.    _  ■,■  „'"i    r 
U-  ;  '.?!  JII  otrae  :  t?M  ".Vi  ^IIoaaA  .cne^gAf., 

°.l  .2j\8i-i 

' '-''    III  93jj,'U     :c:-6v'     '"    ■'            •  ^^.^j 

Serie  II.    Tom.  VII.  « 


J'l^ 


SCIEI\ZE 


FISICHE    E    MATEMATICHE 


XLV 

NOTIZIA   STORICA 

dei  lavori  delta  Classe  delle  Scienze  Fisicfie  e  Matematiche 
net  corso  dell'  anno  i844>  scritta  daW Accademico  Prqfessore 
Giuseppe  Gene,  Segretario  Agghinto  di  essa  Classe. 


7  gcnnaio. 

xl  Capitano  Prof.  Menabrea  legge  una  lettera  del  Prof.  Chamousset  di 
Ciamberi ,  il  quale  lo  prega  di  annuiiziare  aH'Accademia  essere  slato 
scelto  il  giorno  12  d'agoslo  per  la  Riunione  in  Ciamberi  della  Societa 
Geologies  di  Francia ,  e  desiderarsi  vivamente  che  i  Geologi  torinesi  e 
d' Italia  lutta  abbiano  ad  onorarla  della  lore  presenza.  Entra  poscia  in 
alcuni  particolari  relalivi  alia  temperalura  di  Ciamberi ,  alio  scopo  di 
dimostrare  che  il  termometro,  di  cui  Monsignor  Billiet  si  servi  per  ot- 
tenerne  la  temperalura  media  dall'anno  1823  al  i825,  non  dava  tem- 
perature Iroppo  forli ,  come  par  sospellarlo  il  P."  Faton  in  una  Me- 
moria  meteorologica  da  lui  niandata  alTAccademia. 

Questa  pai'le  della  lettera  del  Prof.  Chamousset  viene  dal  Presidente 
commessa  all'esame  della  Giunta ,  die  riferi  sulla  anzidette  Memoria  del 
P.'  Faton. 

II  Conte  AvOGADno  legge  la  Memoria  del  Dott.  Ascanio  Sobrero  Sur 
la  rdsine  de  Volivier  et  sur  VoUvile,  gia  stala  favorevolmente  giudicata 
da  una  Giunla  neU'adunanzn  del   19  di  novembre    i843. 

Poscia  I'Avv.  Coi.la  leggc  una  sua  scritlura  intitolata  Gessneriae 
zebrinae  illustratio . 

Sara  stampata  nel  Volume  seguente. 

21  gennalo. 

II  Conte  AvoGADRO  legge  le  osservazioni  meteorologiche  del  P.'  Faton, 


XLVI 

sulle  (iiuili  una  Giunta  fece  rapporlo  neiratUmanza  (Icl  giorno  17  di- 
cenihre  i>.  p.  Esse  soiio  approvate  jicr  la  slainpa  nci  Volunii  accademici. 
Peio,  siiUa  pioposizionc  di  varii  Mcmbii ,  si  stabilisce  die  nella  Notizia 
storira  ,  ove  si  fara  cenno  di  queste  osservazioni  ,  abbiasi  ad  avvertire 
non  csserc  sfiiggita  ne  ai  Cominissari  che  le  ebbcro  in  esame ,  ne  al- 
I'Acc  adciiiia  che  ne  ba  volato  la  stanipa,  1' impcrfozione  dcgU  slromenti 
usati  dal  P.'  Faton,  iinjierfczione ,  che  del  rcslo  e  confcssata  daH'Aiitore 
incdesinio. 

Dopo  cio,  lo  stesso  Contc  Avogadro,  dcpiitato  col  Pi"of.  Botto,  legge 
il  parerc  intorno  al  brano  di  Ictlcra  del  Prof.  CHAMorssET,  che  riguarda 
la  leniperatura  media  di  Ciainberi.  Esso  e  del  tenore  seguenle  : 

«  Le  R''  Pere  Faton  ,  dans  le  Memoire  sur  les  variations  du  baro- 
inetre,  thcrmomctre,  etc.  qu'il  a  ]>resentc  dcrnicrement  a  I'Academie 
Royale  des  Sciences  de  Turin,  parait  soupconner  cpe  le  therinomctre , 
donl  Monscigneur  Billiet  s'est  servi  pour  observer  la  temperature  mo- 
yenne  de  Chambery  pendant  les  4  annees  1S22-1825,  donnait  des  tem- 
peratures trop  fortes.  J'ai  la  certitude  que  ce  thermometre  avait  cte 
verifie,  au  moins  quand  a  la  position  dn  zero;  si  les  resultats ,  obtenus 
par  Monseigneur  Billiet  ,  sont  plus  forts  que  ceux  que  le  R""  P'  Faton 
a  obtenus  lui-meme,  il  faut  I'attribuer  principalement :  i.°  a  ce  que 
la  temperature  moyenne  des  4  anne'es  1822-1825,  pendant  lesquclles 
Jlonscigneur  Billtet  fesait  ses  observations,  parait  avoir  etc  plus  elevee, 
que  la  temperature  moyenne  d'un  grand  nombrc  d'annees : 

La  tempe'rature  moyenne    de    ces    4    anne'es  a    e'te  a 
Paris  de '     1 1",  3 

Tandisque    la  moyenne  d'un  grand  nombre  d'annees 
est  a  Paris  de 1 0°,  8 

Difference -t-  o",  5  ; 

a.°  u  ce  que  la  temperatuie  des  3  annees  1840-1842, 
pendant  lesquelles  le  R**  P"  Faton  a  observe  le  thermometre, 
est  inferieure  a  la  temperature  generale:  ainsi  a  Geneve  la 

temperature  de  ces  trois  annees  a  ete   de 8°j  9" 

La  moyenne  des  27  annees   1826-1842  a  ete  de  .  .  .        9°,  5t 


Difference —  0°,  G 


XLVII 

Ce  qu'il  y  a  dc  rcmarquable ,  c'csl  fju'en  ajoulaiil  cclle  diflcrencc 
o",  6  a  la  moyenne  io°,  4^  oblenue  par  Ic  R''  P'  Faton  ,  la  temperature 
1 1",  06  qui  en  resulte  tliirere  Ires-peu  de  cellc,  a  larjuclle  on  arrive  en 
relranchant  I'exces  o",  5  de  la  temperature  11",  C7  obscrvee  par  Mon- 
seigncur  Bii.i.iet.  On  trou\e  dans  cc  cas   11°,  I'j. 

La  moyenne    dcs    12    anncics    i832-i833  ,  resultant    des  observations 

de  Monscigneur  Billiet  et  de  Monsieur  Ravmokd,  donne  10°,  96,  nombre 

peu  different  des  preccdens.  Dans  mon  Meinoirc  sur  I'elevation  de  Cham- 

bery  au-dessus  de  la  mcr,  j'avais  cru  devoir  ajoulcr  0°,  26  a  ce  nombre. 

Cctte  addition  etait  motivee  sur  ce  que  la  lemperaliu'e  moyenne  dcs  i  2 

annees  i822-i833,  s'est  trouvee   a   Geneve   etre   inferieure  de   0°,  26  a 

la  moyenne  des  44  annees   1796-1839,   telle   qu'elle    a  ete  donnee   par 

]\I.    G.   Maurice    {^Biblioth.    universclle ,  avril ,   i83'j).    Mais  M.   George 

PicoT,  dans  une  Notice  lue  a  la  Societe  de  Physique  et  d'Histoire  na- 

turelle  de  Geneve,    le    20   octobre    1842  ,   a  cru    devoir  faire  plusieurs 

corrections  aux  temperatures  citees  par  M.  Maurice  ,  et   surtout  dimi- 

nuer  de  0°,  5  toutes  les  temperatures  observees  avant    1822    a   Geneve. 

L'addition  de  0°,  26  que  j'avais  faite  a  la  moyenne  des    observations    do 

Monseigneur  Billiet  et   de   M.  Raymond  ,  i-eposaut  sur  les  donnees  de 

M.  G.  Maurice,  que  M.  Picot  vient  de  trouver  fautives,  demeure  sans 

motif:  il  en  resulte  que  la    temperature    de   Chambei'y  est   tres-voisine 

de   1 1",  0  ,  si  Ton  prend  la  moyenne  des  maximum  et  des  minimum  de 

chaque  jour;  et  qu'elle  est  inferieure  a    11°,  o    de    i    ou  2  dixiemes  de 

degres,  si  Ton  prend  la  moyenne  de  toutes  les  heures  du  jour  et  de  la 

nuit  ». 

11  febbralo. 

II  Cav.  Angelo  Sismokda,  deputalo  coi  Professor!  Cakto'  e  Botto,  fa 
relazione  intorno  a  una  Memoria  del  sig.  Celeslino  Rossi  ,  Ingegnere 
metallurgico ,  intitolata  Metallurgie  pratique  du  fcr.  Des  combustibles; 
emploi  du  hois  en  nature  on  prepare ,  substitue  h  tcmploi  du  charbon 
ordinaire.  Questo  lavoro,  sul  quale  Sua  Maesta'  ha  desiderato  il  parere 
dell'Accademia  ,  vien  encomiato  dai  Commissarii ,  i  quali  sono  d'awiso 
che,  divulgato  coUe  stampe  ,  non  potri  a  meno  di  riuscire  utilissimo  a 
coloro  che  si  occupano  della  metallurgia  pratica  del  ferro. 

II  Prof  BoTTO  ,  a  nome  anche  dei  condeputali  Cav.  Carena  e  Prof. 
Cantu',  legge  il    parere    intorno   a    una    domanda    di  privilegio    falta   al 


XLVIlt 

Regio  Governo  tlai  sigiiori  IValclli  De  Fii.ippi,  Ji  Nizza  niaritlima,  nbi- 
tnnti  ill  Milano,  per  la  fabbricazioiic  nci  Rcgii  Slali  cH  cainlele  cli  sevo 
pcirezioimlc  con  un  loro  lueloclo  particolarc. 

K  I  sigiioii  fiatelli  De  Filippi  di  Nizza  a  mare,  scrivono  i  Commissaiii, 
esseiulosi  applicali  iioii  senza  successo  a  pcrfczionure  la  fabbricazioiic  delle 
caiulclc  di  sevo,  ricorroiio  al  R.°Govcrno  rappresciilando  di  avcrc,  merce  i 
loro  rnctodi,  rnggiunlo  lo  scopo  die  proponevasi  la  Societi  d'incoraggia- 
inento  delle  arli  c  dc'incsticri  di  Milauo,  quando  iiello  scorso  aprilc  slabiliva 
il  preniio  d'una  uiedaglia  d'argenlo  a  chi  a\'esse  fovmato  lo  stoppino 
ddle  usttali  candele  di  so,'0  in  maniera ,  die  non  vi  fosse  bisogno  di 
snioccolarle ,  e  un  prciuio  d'una  medaglia  d'oro  al  fabbriccaite  che  avesse 
ntesso  in  conunercio  almeno  due  mila  chilogrammi  di  candele  raffinate 
economiche ,  al  prezzo  di  lire  2.  3o  il  chilogrammo.  Pero  chicdorio  , 
in  cousiderazione  di  quesli  risiiltamenti  c  del  vanlaggio  die  sta  per  dc- 
rivame  al  pubblico,  clic  loro  si  conceda  I'eserdzio  esclusivo  di  qucslo 
nuovo  ramo  d'  industria  e  lo  smercio  privilcgialo  nci  Rcgii  Stati  dclle 
candele  dai  medcsimi  perfezionate ,  ddle  qunli  prcsentaiio  un  saggio , 
eongiunlamente  ;dla  descrizione  dci  loro  nietodi. 

La  Giunta  incaricata  di  riferirc  intorno  all'acccnnata  dimanda,  si 
fece  anzi  taWo  a  verificai'e  cio  che  conlengano  di  assolutx)  le  asserzioni 
dci  poslulaiili  ,  c  a  dcterminare  nel  tempo  stcsso  fra  gU  elenicnti  che 
cosliluiscono  il  pregio  inlrinseco  di  un  luniinare  qualunque,  (pcUi  che 
sono  capaci  di  determinazione  numerica.  Sitralti  elemenli  concernono 
proprianicnle  il  calcolo  della  cosl  detla  facolla  illuininante,  ossia  della 
relaliva  quaulila  di  luce  dispcnsata  ,  la  quale  paragonata  alia  spcsa  cc- 
sliluisce  per  cosi  dire  rcfl'eUo  utile  deirapparccchio  illuminanle. 

Fu  prcsa  pcrlanto  e  pcsata  una  ddle  candele  di  sevo  clie  i  ricor- 
leuli  iudicavano  pei"  Ic  luigliori  fra  quelle  che  prcscularouo.  Se  ne  peso 
siuiiliucnlc  una  di  sevo  ddla  fabbrica  uostrale  dei  fratdli  Lanza  ;  e  fl- 
naliucnle  una  tcrza  sLeavica  della  fabbrica  anzidetla. 

Acccsc  simullaneameDle  Ic  tre  candele  si  sono  lasclale  ardere  per 
quallr'orc  in  uiio  slesso  amblente  c  ad  ima  stessa  temjieratura  (ii°R.), 
smoccolandosi  iratlo  tralto  la  candela  di  sevo  ordinaria  e  puulo  non  tuc- 
candosi  al  luciguolo  dellc  allie  due.  Fu  visto  che,  come  la  steaiica, 
anchc  la  candela  dei  signoii  Dr.  Filippf  non  andava  essenzialmente  sog- 
getta  a  <pielUi  fnliginosa  concrczione  che  diciam  ftingo,  e  di  cui  con- 
viene  ncltare  pii!i  0   men  sovente   il   lucignolo  dclle  candele   usuali :  c\h 


XLIX 


non  ostante  non  e  a  dirsi,  chc  lo  slruggcrsi  progressivo  dello  stoppino 
succcdesse  tp.ivi  cosl  pronto  c  rcgolare  co.nc  nella  candela  stearica ,  e 
tale  da  nou  nuorere  alia  chiarezza  della  fiamnia,  e  alia  forza  dell' ilL 
rninaraento.  Bensi  appariva,  che  un  reale  e  notevole  miglioramciito  eiasi 
oltcnuto  se  si  confionlavano  fra  di  loro  le  due  candcle  di  scvo.  Or  tali 
differenzc,  colle  altre  attinenti  alia  dlversa  natnra  dci  trc  luminari,  influir 
dovevano  ncccssariamcntc  ,  non  che  suirassoluta  ,  sulla  relaliva  facolli 
dlummanle,  come  apparisce  dalle  seguenli  espcricnze  comparative. 

Pisposti  convenientemente  una  scrimaglia  c  dinanzi  a  questa  un  obire 
opaco  parallelogrammico  ,  furon  delerminate  le  distanze  che  ml  nolo 
processo  Runifordiano  corrispondono  alia  egualita  deH'ombre.  Per  le  due 
candele  di  scvo  e  specialmcule  per  la  candela  soggeUa  a  smoccolatura, 
lanzuletta  distanza  corrisponder  dovea  alia  media  dell' intensiti  di  luce 
.lispensata  ,  il  che  si  oltennc  approssimatiTamenle.  Si  troAo,  confron- 
tando  successiTamenle  queste  candele  coUa  slcarica,  che  le  rispetlive 
dislanze  dei  tre  lumi  erano  le  segncnti : 

'•°  ^^■""'l'-"^'  Df   I'^'t-iPP.    rentimetri    ,5o 

2.°  Candela  di  sevo  ordinaria    „  j^^ 

3."  Candela  stearica „  ,g 

Gli  accennati  confronti  furon  fatti  neU' inlenallo  di  tempo  prefisso 
alle  espenenze,  e  per  cui  duro  lo  sperimento.  Trascorso  questo ,  cioe 
dopo  le  quattr'ore  per  cui  i  ire  luminari  si  tenncro  accesi,  si  trovo  che 
quest,  aveano  sofferto  un  vario  consumo,  il  qnale  fu  rispettiramente 
a.  7,8  gram  per  la  candela  stearica,  di  741  per  la  candela  De  Filippi 
e  finalmentc  di  6.8  grani  per  quclla  di  sevo  ordinario. 

Or  qnesti  numeri  moltiplicati  pci  relativi  prezzi  delle  tre  specie  di 
.andele  fissati  a  11.  i.  40  la  libbra  per  quelle  steariche ,  a  o  60  per 
.|uclle  d.  sevo  raffinato,  e  a  o.  5o  per  quelle  di  sevo  ordinario,  danno 
.  segucnt.  prodotti:  1000,20  per  la  candela  stearica,  444  60  per  la 
candela  De  Filippi,  e  309,00  per  la  candela  di  sevo  ordinaria,  pei 
quah  numen  b.sogna  divide.e  rispettivamente  i  quadrati  delle  soprari- 
fer.te  d.stanze  ,  onde  avere  le  facolta  illuminanti  corrispondcnti,  riferite 
a  un  medcs.mocostoindanari:  la  quale  operazione  conduce  ai  sc-uenli 
""men:  3 2,  Sg  candela  stearica;  49,93  candela  De  Fil.pp,  ;  40,60  can- 
dela d,  sevo  ord..,aria  :  i  quaU  numeri  rappresentano  il  reblivo  nie-io 
Seu.e  If.    Tom.  VII.  '     ^ 


t 


(lei  tre  himiiiari ,  non  piciulcnclo  in  consiilerazione  clie  gli  eleinenli  oiidc 
fmono  dedolti.  I  Coniniissarii  osscrvano,  die  il  prczzo  tli  o.  60  la  libbra 
<lt'lle  cauilelc  raflinalc  e  qucUo  a  cui  sarcbbcro  queste  mcsse  in  cominercio 
(lai  signori  De  Fir.ippr,  come,  in  assenza  di  ^ssi'j "liV'^d^ertflrovio  i  loro 
Socii.  "y    -''"J   oriri:-^,:,    -    OS-    :i:-) 

Vi  avrebbc  dunqiie  una  notcTole  c  manifest^  *b'f»Veme^eft"pfti  «oJi*s»f 
inatori  iiciruso  di  si  fatle  candcle  confrontalc  coUe  oandeic  UStlali;  Risivl* 
lerebbe  infalti  dagli  accennati  valori  nuineiiciV't'bei*^  U  ntm 'fnc6»ho30 
juio  Irane,  a  pari  dispendio  ,  dalle  ordinarie  <^nildelei'di  feevo  a  loneoWi 
la  libbra  ina^gior  copia  di  litme  che  dalle  Stearlfb^S  a  24  soldi ;  lina 
ronvenicnza  anrhc  niag"iore  rilroverebbe  ni'H'' 1430^16116  5calndclc)/i)iE 
FiLippi  a  12  soldi,  giacchc  cpiivi  alia  maggior-<ifi«ittai:iii  rplalivaidinliiBt^ 
va  rsngiuiilo  il  vanlaggio  di  una  fiamma  e  di  Uha4<tc&iptV4iaBa',inon 
soggella  air  inconvenienle  del  fungo  al  lucignolo. ''•    >'      ''va-ni  .oninao''. 

Al  ricco  poi  che  cerca  e  paga  ■volentieri  >' olU'c' Uiia  k»«e  ipiik  regOr 
lare  e  perfella  ,  Ic  altre  prerogative  di  puHzia  fr^  di  teleganEa-^^eh©  iSflh 
proprie  della  ccra ,  potran  sempre  convenir<6  lie 'dftndele  stfeaWiche  co- 
inecche  piii  costose.  '  ^  n  Ui  ;.  r  j   jj? 

Concliiudono  pertanto  i  Commissarii,  potei'si  con  sicuressaaf  Uitpub'' 
blica  ntilila  concedere  ai  signori  De  Filippi  il  ptivilegio  per  ciii  oitBB- 
sero  al  Regio  Ministero  ,  d\  fabbricare  cioe  cafidele  raffnttte  di  seaain6n 
soggeUe  a  smoccolatura ,  secondo  il  metodo  da  essi  comiinicatoeaaa-n^a? 

II  Prof.  Gene  legge  un  suo  lavoro  intitolato  Ornitholdgiad'Ia^Sitafe 
additainenta ,  sive  Enumeratio  avium  Himalajrae  quas ,  ab  Eq.  SojiJROLio 
acceptas ,Zoophjlacio  Taurinensi  concessit  Rex  CJROLUSiiL^EBiTUS. 

'f>u3  obias'llsl) 
Poscia  il  Prof.  Cantu',  per  incarico  avuto  dal  sig.  BosjEiK^-^himico 
a  Ciamberi  c  Conispondente  deirAccademia,  espone,  in  via;  di.semplice 
romunicazione ,  e  aslenendosi  da  ogni  osservazione  o  coinineato,  .alcuni 
fatti  riferiti  dal  sig.  Bonjean  nicdesimo,  dai  quali  risulterebbesJaa'i^'xdie 
il  kermes  minerale,  amminislrato  internamenle,  non  vi^neoassatblto  dai 
nostri  organi  e  passa  in  tolalita  nellc  feci;  2."  che  racida'snlfdricD',  sc^lo, 
puo  ba.slare  alia  carbonizzazione  dellc  materie  aniqiali,  iwlleijqnali  si 
cerca  la  prcsenza  di  un  composto  antimoniale.  '^T  'b  haaU 

jmoo  si   .■ 
'•  ■'  inelouj 


LI 

10  marzo. 

.'   ;  I J '.  1 

,  i§i  legge  una  lettera  del  Marchese  Vincenzo  Antinori,  il  quale  irivia 
e  raccomanda  aH'Accademia  alcuni  esemplari  di  una  Circolare  a  stampa, 
con  cui  si  invitano  tutti  gli  Ilaliani  cultori  doUe  scienze  fisiche  a  tras- 
mellere  i  risultati  delle  loro  osservazioni  di  Gsica  atmosferica  e  ten-estre 
all'  I.  R,  Museo  di  fisica  e  sloiia  nalurale  di  Firenze,  il  quale  si  fara 
quind'  innanzi  depositario  di  un  Archivio  meteorologico  ccntrale  italiano, 
siccome  lo  e  di  gia  ,  e  dell'Archivio  generale  delie  Riunioni  scientificiic 
d' Italia  ,  e  deirErbario  ccntrale,  e  della  Raccolta  geologica  e  ininera- 
logica  italiana,  e  li  pubblicliera  di  tempo  in  tempo,  citandone  scrupo- 
losamente  la  provenienza  e  le  persone  che  gli  avranno  comunicati. 

II  Segretario  Aggiunto,  per  incarico  avuto  dal  sig.  Dottore  Ascanio 
SoBRERO  ,  legge  ,  in  via  di  semplice  comunicazione  e  ad  oggetlo  di  prender 
data ,  una  uota  statagli  rimessa  dal  sig.  Doltoie  anzidetto ,  inlitolata 
Ccnni  sidVacido  eugenico.  Essa  e  del  lenore  seguente: 

«  Nel  lavoro  sulla  resina  dell'olivo  ,  e  sull'olivilla  che'  ebbi  Toiiore 
di  presentare  alia  R.  Accademia  delle  Scienze  ,  ho  tenuto  discorso  di 
un  acido  volatile  che  ottenni  sottoponendo  I'olivilla  alia  distillazione  secca, 
e  che  chiamai  acido  pirollivico :  nelle  poche  ricerche  che  ho  avuto  campo 
di  fare  su  questo  nuovo  corpo ,  ho  trovato  che  la  sua  corapcsizione 
espressa  in  centesimi  risulta  di  carbonio  70,  16-69,82;  idrogene  7,  3i  - 
T,  33  ;  ossigene  22,53  -  22,86.  Questa  composizione  affatto  ider.tica  con 
quella  che  il  sig.  Dumas  trovo  nell'acido  eugenico,  congiunta  ad  alcuni 
raralteri  fisici  di  sapore,  di  odore,  molto  vicini  a  quelli  del  delto  acido, 
mi  avrebbe  indotto  a  credere  all'  idenliti  dei  due  corpi ,  se  le  analisi 
dell'acido  eugenico  falle  dai  signori  Ettling  e  Boeckmann  non  avessero 
resa  incerta  la  sua  composizione.  Uno  studio  comparativo  dei  due  acidi 
diveniva  cosa  indispensabilc  per  sciogliere  la  quisllone,  ed  egli  e  a  queslo 
lavoro  che  mi  souo  rivolto  da  qualche  tempo  ,  e  di  cui  mi  occupo  di 
presente. 

Mentre  continuo  siffatte  ricerche  ,  mi  trovo  in  grado  di  partecijiare 
alia  R.  Accademia  alcuni  dei  risidlati  che  ollenni,  i  quali  benche  siano 
per  avere  col  tempo  maggiore  cslensione,  paiomui  tullavia  bastcvolmente 
concludenti  di  per  se,  per  loglicre  in  parte  di  mezzo  le  iucertezze  ,  e 
fissare  la  composizione  dell'acido  eugenico. 

I  garofani  {Caryophilli  aromatici)  contengono,   come   materiali   im- 


l.II 

niediati   natnralinrnic  csisUiili  ,    i."  la  cariofillina,   2.°    racido   cugcniro, 

?, "  uu  olio  esscnzialc  indiirercnU':  qucsli  inatcnali  sono  iiulipcndeuli  rtiiio 

liallallro. 

Dislillamlo  i  garofani  con  acqua ,  si  olticue  la  parte  volatile  com- 
posla  di  acido  cugenico  e  di  olio  iiidiflercntc :  ii  rcsiduo  conliene  ca- 
riolilliiia. 

Tmllaiuio  i  garofani  con  alcool  alia  temperalura  di  5o°  incirca,  ed 
auche  alia  temperalura  ordinaria ,  se  nc  cstraggono  i  Ire  malcriaii  ad 
uu  lcm|io;  dopo  la  crislallizzazionc  dcUa  cariofillina ,  il  licpiido  alcoolicn 
conliene  I'acido  cugenico  c  I'olio  indiircrcnlc. 

II  metodo  j>roposlo  dal  sig.  Dumas  per  prcparare  1'  acido  eugenico , 
non  conduce  a  risultati  soddisfacenti  :  Irattando  i  garofani  con  alcool  , 
o  si  fsporia  tulla  la  cariofillina ,  e  con  essa  si  esportano  pure  I'acido 
eugenico  e  I'olio  indilTerente :  o  non  si  toglie  lutta  la  cariofillina,  ed 
allora  sollomettendo  il  residuo  alia  dislillazionc  con  acqua,  si  ottiene 
nil  olio  volatile  composlo  di  acido  eugenico  c  di  olio  indifferenle.  IIo 
irovalo  qucsto  jjrodotlo  composlo,  in  cento,  di  carLonio  74 j  7-^  -  75j52; 
idrogeuc  8,06-8,02;  ossigenc  17,19-  16,46.  Questa  composizionc  c 
assai  lontana  da  quclla  data  dal  sig.  Dumas  ;  vi  trovai  esislente  I'olio 
indilferente. 

II  miglior  melodo  per  procurarsi  I'acido  eugenico  puro,  consiste , 
secondo  le  niic  osservazioni,  nel  trattare  I'cssenza  dei  garofani  con  una 
soluzione  concentrata  di  potassa  causlica ,  sciogliere  il  sale  ottcnuto  con 
accjua  dislillala ,  lavare  questa  soluzione  con  ctere  solforico,  finclic  qucsto 
non  ne  separa  piii  Iraccia  di  sostanza  oleosa;  decomporre  il  sale  polassico 
con  acido  solfoi-ico  debole ,  lavar  I'acido  eugenico  olleiiuto  con  acqua 
dislillala  ,  scioglicrlo  in  ctere  solforico ,  seccare  questa  soluzione  con 
clorUro  di  calcio  fuso,  e  dislillavla  in  una  corrcntc  di  acido  cai'bonico 
secco. 

L' acido  cost  preparalo ,  c  jnn-ificato  quindi  per  mezzo  d'una  seconda 
distillazione,  c  incoloro  ,  si  conihina  senza  rcsiduo  colla  polassa;  la  so- 
luzione del  sale  polassico  tratlata  con  etcre  non  souiministra  piCi  traccia 
di  olio  indiircrcnlc  :  la  sua  dcnsila  a  -I-9"  c  quale  la  Irovarono  i  signori 
ErTLiwr;  e  Bofxkmann  cioe  1,076.  II  suo  ])uiilo  di  ebuUizionc  e  a  H- 248. 
I'.TTi.isG  c  BoECKMANM  la  IroTarono  a-i-24-5-  La  sua  composizione  espressa 
ill  rentcsimi  e  quale  la  trovarono  i  due  Chimici  ledeschi;  ecco  i  numcri 


Lilt 

chc  mi  furono  soinmiiilstrali  ilall' acitlo  cugenico,  preparato    secondo  il 
mctodo  iDdicato,  cd  in  Ire  operazioni  diflerenti 

Carhonio 72,42  —  72,46  —  72,53     (*) 

Idrogene 7,  23  —     7, 64  —     3,  22 

Ossigcne ao,  35  —  '9, 90  —  20,  25 


100, 00 


Quest' acido  si  coinbina  eoirammoniaca  taiito  per  via  secca,  die  per 
via  urnida:  esso  assorbe  rapidamenle  ramraoniaca  alio  slato  di  gaz  secco 
e  fomia  un  composlo  cristallino :  si  combina  colla  potassa ,  colla  barile, 
colla  calce ,  colla  slronziana ,  coU'ossido  di  piombo ,  e  forse  con  altre 
basi  :  coUe  tre  prime  sommiuistra  dei  sali  crislallini  :  gli  eugenati  sono 
coinposli  assai  instabili  ,  il  sale  ammoniacale  non  si  consei'va  die  in 
un'atraosfera  di  ammoniaca  secca,  ed  a  bassa  tempernlura:  lasciato  al- 
I'aria,  si  decompone  rapidamente  perdendo  tutla  la  base:  lo  stesso  av- 
viene  per  I'azione  dell'acqua  :  ncl  vuolo  questa  decomposizione  si  fa  piu 
rapida.  II  sale  polassico  si  decompone  per  I'azione  delVacqua,  e  non  ne 
rimane  piu  che  I'acido  eugenico :  simili  decomposizioni  piu  o  meno  pronte 
si  ossen'ano  per  gli  altri  coinjjosti  salini.  Ne  risuUa  die  e  assai  difficile 
ollenere  gli  eugenati  puri  quali  si  ricliiedono  per  determinare  I'equiva- 
lenle  deiracido  eugenico ,  e  la  formola  che  ne  esprime  la  composizionc. 
lo  mi  occupo  attualmente  di  queste  ricerclie  ,  augurandomi  di  poteme 
comunicare  tra  poco  i  risultati  alia  R.  Accademia  delle  Scienze  ». 

II  Commendatore  Plana  legge  un  sno  lavoro  intitolato  Memoire  sur 
la  distribution  de  Velectriclte  h  la  surface  de  deux  spheres  conductrices 
oil  contact ,  ou  separees  par  un  inten'alle  quelconque. 


(•)  BoECK,M\II».  ETTLlNn. 

r.arbonio -. . . .    72,C9«  —        79,033 

Idrogene   7,344  —  7,437 

Ossigcne   19,870  —         19,9S0  . 

Vedi  LiESIG  .  Trailc  dc  CUimie  orgar.ique  ,  T.  II.  p.   1C9. 


tnr 

II  Cav.  Dolt.  Bellingehi  legge  egli  pare  un  suo  lavoro  inlilolalo  Del 

peso   assolttto   e  relaik-o  del  visceri    del  pesci ,    con    deduzioni  Jisico- 

p<it(jlogiche. 

,£  »b 

In  quesla  atlunanza  il  Dott.  Luigi  CrTTADitsi ,  Professore  lU  Chirurgia 

e  Prcsidcnte  deU'Accaileinia  d'Arezzo ,    e  nominato   Corrispondente    del- 

I'Aci'ademia.  '■",' 

A  na  )9  anodic 

21  aprile.  'linT    I' 

II  Conte  AvoGADRO,  clie  presiede  Tadunanza,  fa  alia  Classe  il  Iri- 
slissimo  annunzio  della  morte  del  Socio  Cav.  Prof.  Lorenzo  Martini, 
avvenuta  in  quesla  citta  ,  per  colpo  apopletico ,  il  giorno  3  del  corrente 
mese.  Come  prova  deiraffczione  die  lo  stringeva  all'Accademia,  il  Conte 
AvocADRO  rannnenla  il  legalo  di  11.    looo,  ch'egli  fece  in  favore  di  essa. 

Si  leMono  :  i.°  la  Circolare,  con  la  quale  la  Presidenza  generate  della 
VI.'  Riunione  degli  Scienziali  ilaliani  notificando  che  quesla  Riunione 
si  terra  in  Milano  dal  giorno  12  al  37  del  prossimo  venture  mese  di 
scttembre,  invita  i  Dotli  d'  Italia  e  stranieri  a  onorarla  di  toro  presenza; 
a.°  una  lettera  del  Prof.  Santi-Linari ,  il  quale,  in  data  del  i4  marzo 
p.  p.,  annunzia  da  Napoli  die  egli  e  il  Prof.  Palmieri,  immaginando 
una  batteria  niagneto-elellro-tellurica,  giunsero  pei  primi  ad  ottenere  la 
scintilla  d'  induzione  tellurica  ,  piccola  si ,  ma  lampante  ,  decisa  e  visi- 
bilissiina  a  cliiunque. 

II  Segretario  Aggiunto,  per  incarico  avuto  dal  Dolt.  Ascanio  Sobrero, 
legge  in  via  di  semplice  coraunicazione  e  alio  scope  di  prcnder  data , 
la  seguenle  nola  su  i  prodolti  della  decomposizione  delVetere  nitroso 
sotto  Vinflueiizu  del  colore. 

<i  Les  produits  de  la  decomposition  de  I'etlier  nilreux  sous  I'influence 
d'une  haute  temperature  et  sans  le  concours  de  I'air,  ont  ele  etudies  par 
M.  Thenard.  Voici  ce  qu'il  en  dit  dans  son  Traite  (i).  «  Les  gr.  et 
»    demi  d'elher  nilreux  out  donne  5,G3  d"eau  conlenant  mk  peu  d'acide 


(I;  Traits  de  Chim.  clemenl.  DruxclUs,  T    i    p    ISC. 


LV 

)'  cyanhjdrique ,  o,  4o  J'amnooniaque,  o,  Sod'huile,  o,  3o  dc  charbon, 
«  0,75  J'aciiie  carboniquc,  29,90  dc  gaz  formes  dc  bioxydc  d'azote  , 
»  d'azote,  d'hydrogene  carl)one,  el  d'ovydc  de  carboiie;  la  parte  a  etc 
»  de  3, '72  n.  Ces  rcsullats  out  etd  obtenus  en  decomposant  I'ether  ni- 
ireux  dans  un  tube  de  porceloine  cliauire  nu  rouge,  rjuhi-  a 

En  poursuivaut  mcs  recherches  sur  la  produclion  de  I'acide  cya- 
uUydriquc  par  la  rcaclion  de  I'acidc  nitriquc  sur  les  corps  riches  en 
carbone  et  en  hydrogene,  j'ai  ete  conduit  a  reprendre  I'experience  de 
M.  Thenard;  car  il  me  semblait  que  la  proportion  d'acide  cyanhydrique 
produit  dcvait  elrc  considerable^  et  represcnter  vine  grande  partie,  si 
non  la  tolalite,  de  I'azotc  dc  Tacidc  nilrcux.  Je  mcmpresse  d'annnncer 
a  I'Academie  que  les  resultats  ont  etc  conformes  a  ma  prevision : 
33  gi-ammes  d'ether  nitreux  m'onl  fourni  plusieurs  grammes  d  uiie  li- 
quide  si  riche  en  acide  cyanhydrique,  que,  a  la  dose  d'une  goutte,  il 
a  suffi  poiu'  causer  la  mort  a  une  poule.  II  m'a  fallu  me  tenir  sur  mes 
gardes  pour  ne  pas  etre  incommode  par  I'odeur  prussiqne  qui  exhalait 
de  I'appareil  ,  au  moment  ofi  je  I'ai  demonte.  Avec  le  produit  de  ces 
33  grammes  delher  nili'cux  j'ai  prepare  sans  difliculte  du  j)1hs  beau 
bleu  de  prusse  qu'on  puisse  obtenir.  Ces  resultats,  trcs-eloignes  de  ceux 
de  M.  Thenaud  ,  ra'on  conduit  a  etudier  de  nouveau,  et  avec  exactitude, 
les  produils  de  la  decomposition  de  I'ether  nitreux  par  la  chaleur,  et 
je  ferai  connaitre  prochainement  a  I'Academie  les  resultats  de  ces  recher- 
ches qui  ne  sont  encoi'e  que  commencees.  ,      .  , 

Me  trouvant  dans  le  laboraloire  de  I'arsenal,  ou  j'ai  travaille  jusqu'a 
ce  jour,  a  meme  de  suivre  la  preparation  du  fulminate  de  mercure  , 
j'ai  etc  surpris  de  la  quantile  considerable  d'tilher  nitreux  qui  se  pro- 
duit pendant  la  reaction  du  nitrate  acide  de  mercure  et  de  I'alcool. 
Je  crois  qu'on  pourrait  I'utiliser  pour  la  preparation  des  cyanures;  d^eja 
quelques  essais  m'ont  donne  des  resultats  qui  me  font  esperer  que  ce 
moyen  d'utiliser  I'ether  nitreux  ,  meltra  les  fabriquants  de  fulminate  de 
mercure  en  etat  de  realiser  des  benefices  considerables  ;  car  cet  ether 
represenle  une  grande  partie  de  I'alcool  qu'ils  cmployent:  je  pense^qwe 
le  precede  de  laboratoire,  qui  consiste  a  conduire  la  vapeur  d'ether 
dans  im  tube  de  porcelaine  rempli  de  fragments  de  cette  substance  et 
chaufie  au  rouge  ,  et  a  rccevoir  les  produils  dans  une  serie  de  flacons 
remplis  d'une  lessive  caustique  ,  pourra  devenir  facilement  un  precede 
commercial  pour  la  preparation  des  cyanures  n. 


II  Ca\.  Prof  GiL'Lio,  tlepulalo  coi  Cavulieri  iNIonis  e  Sismonda,  la 
n'l.izioiic  intonio  a  una  Stdfis/icu  niauosci'llta  ed  ineditu  dclV  isola  di 
Tliero  (  Stintoriito  ) ,  inviata  airAccaileniia  (LiU'autor  suo,  il  Contc  Doll. 
Giiisepjic  De  Cigam.a.  I  Commissarii  conchiudono  dicendo  che  propor- 
rcbbero  aU'Aocadeuiia  di  jnibblicare  tjucslo  lavoro  ne'  suoi  VolniHi  ,  se 
reslcnsiotu-  Iroppo  gran(!e  di  esso ,  e  principalincnle  la  fnruia  labidare, 
rhe  I'Aulorc  lia  ciedulo  di  dovcrgli  dare ,  noii  ue  li  scoiisigliassero. 
Tultavia ,  per  non  privai"e  il  pnbblico  del  vaiitaggio  di  una  pr«nta,  seb- 
ben  sominaj-ia  cogiiizione  di  questa  bcli'o|)era,  la  Classe  delibera  che  la 
Rciazione  del  Coniuiissarii ,  tiella  quale  trovansi  cotnpeiidiali  1  fall!  j)iu 
importanli  daU'Aulore  riferili ,  vcnga  inserila  leslualiiienle  iu  questa 
Notizia  islorica. 

Essa  e  del  segnente  tenore : 

(<  La  slatislica  particolare  di  una  provincia  raro  i  che  possa  cccitare 
un  vivo  niovimeiito  di  curiosita  ,  o  sia  perche  i  futti  che  la  stalistica 
prende  a  considerare  essendo  de'piCi  cousueti  e  volgari ,  non  colpiscono 
per  dir  cosi  le  menli  noslre,  se  non  con  la  gvandezza  delle  masse  loroi 
o  sia  perche  da'  falli  poco  nninerosi  che  si  poiino  raccoiTe  in  <!os\  ri- 
slretli  confini ,  non  isperiaino  di  poter  ritrarre  ferme  consegnen/,e.  Ma 
quando  una  particolare  provincia  present!  nello  state  suo  civile  o  poli- 
tico, ncl  suo  commcrcio  ,  nclla  sua  induslria  ,  nell'origine,  nella  sloria, 
ne'costumi  dc'suoi  abilanli  un  caratlcre  jiarlicolare  e  tulto  suo  che  da 
ogni  idtra  la  didc'rcnzii :  o  cpiando  essa  ci  sia  incognita  o  poco  nota; 
0  quando  ancora  formi  da  se  come  una  unitii  ed  un  tntto  piccolo  si 
ma  ben  distinto,  come  appunto  avviene  di  un' isola :  allora  la  statistica 
di  una  tale  provincia  actpiisla  agli  occhi  deU'econoniista  e  del  mora- 
lisla  una  itnportanza  ben  altra  che  quella  che  a  prima  vista  parea  do- 
verle  competere.  -  E  tale  ci  sembra  particolarmente  che  sia  1'  isola  di 
Santorino. 

Nata  da  una  antica  eruzione  volcanica  ,  e  da  altre  e  frequenti  eru- 
lioni,  scossa ,  lacerata  ed  accresciula :  passata  per  tante  vicende  di 
guerre  e  di  conquiste  ,  di  gloria  e  di  umiliazione  :  risorta  a'  giorni 
noslri  a  nuova  vita  col  rimanente  della  Grecia  e  chiamata  forse  un'allra 
volta  con  essa  a  gloriosi  destiiii:  fertile  e  popolosa  a  dispelto  dclla  sua 
ariditA :  fiorento ,  fra  ahre  isole  incolle  e  deserte  :  popolata  da  un  genere 
d'uoniini   robusti  ,    ingcgnosi    e   costnmati ,    1' isola    di    Santorino    e  beu 


LVII 

flcgna    in    fatti    Ji    destarc    la    nostra   cuiiosila  ,    e  di  fermaie    la  nostra 
atlcnzionc. 

Nc  la  stalisticu  Santorniolla  poteva  sperarc  un  piu  diligente  indaga- 
lore,  od  uno  sposilore  piii  accurate  del  sig.  Contc  Dott.  De  Cigalla  , 
gia  ben  nolo  per  allri  prcgiali  lavoi-i ,  il  quale  con  tanto  studio  ha  fatto 
larqa  iiiesse  di  falli ,  c  di  que' fat li  n|ipunlo  chc  spargon  piu  luce  sulle 
condizioni  dell'  isola  e  de'  suoi  aliilatori.  Se  si  aggiunga  poi  che  il  ch."'" 
Autore  vivulo  niolti  anni  in  Italia  ,  all'  Italia  voile  scontare  il  debito 
della  sua  gratitudinc  oHVendole  qucsta  sua  opera  stesa  in  lingua  ilaliaiia , 
noi  ci  confidiamo  die  ci  veiiga  pcrdonata  rcsleusioue  chc  aj^biam  data 
alia  presenlc  relazionc. 


L' isola  di  Santorino  emersc  dal  mare,  secondo  Pliuio  (i),  uel  4° 
anno  della  135"'"  Olimpiade  (2):  ma  Erodoto  (3)  ne  fa  menzione  par- 
lando  tli  tempi  assai  piu  rcmoti.  II  primo  suo  nome  di  Calliste  (cioe 
la  Bellissima)  le  si  muto  poi  in  quelle  di  Thera  o  Thira  ch'ella  prese, 
dicono,  da  nn  discendente  di  Cadmo,  e  serbo  fine  al  XIII  secolo  di 
noslr'  Era  ,  chc  con  nunvo  cauibiamento  prcse  a  cliiamarsi  ,  dal  nome 
della  Santa  sua  protcltrice,  Satit' Irene ,  e  per  corruzione  Santeriiii ,  e 
Santorino.  Noi  non  scguireme  I'Autore  ncUa  succinta  narrazione  ch'ei 
fa  dellc  moltiplici  vicende  di  quest' isola,  la  quale,  come  taute  altre  di 
quelle  che  popolano  le  acque  dell' i\j-cipelago,  passata  successivamente 
sotle  il  dominio  dc'Romani,  de'Bizantini ,  de' Saraccni  ,  de' ^'encziani , 
e  de' Turchi  ,  si  uni  finalmente  nel  1821  al  novelle  regno  Ellenice  ,  e 
venne  ascritta  al  Nomo  o  Spartimento  delle  Cicladi:  ne  parlereme  tam- 
poco  delle  medaglie  ,  dcUe  iscrizieni  e  di  altri  avanzi  di  antichita  che 
I'A.  ricorda  o  dcscrive.  Troppo  sovente  scossa  da'  Ircnuioli  prodotti  dal 
volcano  sotto-marino ,  cui  probabilmenle  essa  dee  la  sua  prima  orlgiue: 
ora  accresciuta  di  nuove  spiagge  e  di  nuove  isolette  ,  ora  in  parte  sub- 
bissata  ,  non  e  mcraviglia  che  I' isola  di  Thera,  insicm  col  nome,  abbia 
pure  avuto  a  mular  sovente  I'aspctto,  e  che  la  Bellissima  di  Erodoto, 


NOMI   AMicni. 
-OniGlNE.- 


STORIA. 


ANTICHITA. 


ASPETTO. 


(1)  Lib.  2.  cap.  89. 
(9)  S36  anni  P.  di  C. 
(3)  Lib.  4.  cap.   145. 

Seiue  II.    TuM.   Wl. 


P0S17.IONK. 


rozzi  T.  iontam:. 


CI$Tr.R>'E. 


r.OMKiLR.VZIONK 
DEL  Sl'OLO. 


PORTI. 


ci  sia  da  j)iu  rcccnli  v'laggialoii  (i)  ilescrilla  come  ciiila  da  un'orrida 
corona  ill  sco^li. 

Sorge  Sanloriiio  a  scssaiita  niiglia  a  Irainontana  da  Creta  ,  a  quin- 
dici  miglia  a  meriggio  da  Nio ,  a  quaranta  da  Nasso  (2).  fla  forma  di 
lima  falcata  con  le  corna  ad  occidente:  xmdici  miglia  nella  sua  maggior 
lungliczza  ,  e  Ireulasci  di  perimelro.  La  sua  superficie  e  di  ii4oo  stre- 
iiititii,  equivalcnli  ad  allreUantc  giornate  uostrali  di  terrene  (3),  ossia  a 
4335  ettare,  c  malgrado  Testrema  sua  aridila  essa  e  quasi  tulta  ridotla 
a  coltura,  anclic  nelle  parti  piii  alpeslri.  —  E  ben  possiamo  chiamare 
eslrcma  I'ariditA  di  Saiilorino,  poiclie  non  vi  ha  in  essa  clie  Ire  fontane 
di  acque  j)0lal)ili,  non  Uitlc  jicrciini,  e  niuna  mollo  copiosa ,  c  cinque 
sorgenti  di  acque  minerali  (4)-  Nell'  interna  parte  dell'  isola  havvi  un 
pozzo  solo  assai  profondo  presso  al  borgo  di  Emporio,  ed  alcuni  ve  n'lia 
pure  sul  liltoralc  occidcntale,  scavali,  come  quelle ,  in  terreno  calcare: 
ma  (juelli  clie  in  nuniero  di  quaranta  circa  si  veggono  sul  littorale  a 
settentrlon-ponenle ,  profondl  appena  da  tre  a  (juattro  braccia  ,  non 
danno  che  acque  salmastre  ,  eioe  infette  di  solfalo  di  magnesia  e  di 
altri  sali.  —  E  quindi  gencrale  I'uso  delle  cisterne  si  pubbliche  che 
private  ,  e  frequciiti  sono  quelle  costrutle  a  benefizio  comune  per  lar- 
gizioni  parlicolari. 

Piano  e  basso -verso  oriente,  11  suolo  viene  alzandosi  verso  occidente 
p  rappresenla  come  im  piano  inclinato  qua  e  la,  tagliato  e  corroso  dallo 
scorrcr  delle  acque  piovane.  La  piu  alta  cima  dell' isola  (il  monle  S.  Elia) 
s"  innalza  a  600  metri  sopra  il  livello  del  mare  ;  le  sponde  occidentali 
dappertulto  assai  ripide,  in  alcuni  luoghi  tagliate  a  picco ,  hanno  fino 
a  23o  metri  di  allczza.  —  L'ampio  golfo  di  Santorino  ,  il  quale  sulle 
carle  geografiche  ci    si  rappresenta  come  un  magnifico  porto  naturaie  , 


(1)  Tourneforl  ,  Voyage  du  Levant.  Lett.  0.  Tom.  I.  pag.  311.  — Cio  dee  iolcndersi  dclla  cosla 
occidentalo  dell'  isola :  poichb  verso  Icvanic  la  spiaggia  c  bassa  ,  c  V  aspetto  dell'  isola  assai 
ridenir 

(J)  Long.  53".  34'  all'  E.  di  Parigi  ,  Lai    36''.  36'  N. 

(3)  Secondo  TA.  questo  11400  siremata  equivalgono  in  numero  toudo  a  36  mila  misurc  qua- 
dr»te  veneiiane.  —  Ora  la  misura  quadrata  cssendo  di  400  passi  quadrati,  e  questo  di  arc  0,030171 
ST  or  concbiudc  per  lo  stroma  il  valore  di  are  38, 1107  i  la  giornala  di  Piemonte  e  di  are 
38,0006 

(4)  L'A.  descrive  qucslo  snrgcnti  e  rifcrisce  Ic  analisi  fatic  dal  sig.  Doll.  Landeker  delle  acque 
di  alcuDc  di  osm.  —  Egli  ha  pure  pubblicata  una  Tavola  ylnaiitko-Sinottica  delle  Crittapege  dtlla 
Creda. 


JLIX 


tra  per  questa  disposizion  delle  sponde  ,  per  la  profondita  delle  sue 
acque  ( clic  arriva  a  5oo  mctri)  e  per  le  secche  (i)  che  vi  sono,  riesce 
peiicoloso  alle  iiavi  niaggiori,  e  i  piccoU  na\igli  soli  vi  si  ricettano  in 
otto  luoghi  di  sbarco  detti  ormi,  nelle  isoletle  di  Palea-Cammeni ,  di 
Neo-Canwieni  C  di  Micra  Cammeni  (la  veccltia,  la  iiuo\>a,  e  la  piccola 
bruciata),  ed  in  tre  allri  ormi  sulla  rosla  propria  di  Santorino.  Tiilli 
insieme  quesli  ormi,  piii  o  meno  balluti  da'venli,  non  ponno  ricoverare 
pill  di  TO  navi.  Vero  c  che  lungo  la  spiaggia  di  settentrioii-levante,  e 
d'ostro-levante,  le  acque  poco  alte  e  la  natura  del  fondo  danno  facile 
ancoraggio :  ma  le  navi  non  vi  sono  per  niun  modo  difese  da'  Tcnti. 
Ognun  vede  quali  rie  conseguenze  debba  avere  pel  commercio  dellisola 
questa  mancanza  di  porti  coraotli  c  slcuri. 

Conlrasta  singolarmentc  con  I'aridita  del  suolo  di  Thera^  I'umiditii 
dell'aria:  frecpienti  infatli  vi  sono  le  nebbie ,  principalmente  di  nolle, 
e  quando  spira  il  vento  meridionale ,  ed  abbondanti  le  pioggie  che  soin- 
niano  nell'anno  a  2'^  poUici  e  g  linee  (o"",  ^^Ji),  tultoche  i  giorni  pio- 
vosi  non  eccedano  i  35:  ogni  giorno  di  pioggia  da  dunque  a  Santorino 
sei  volte  piu  acqua  che  a  Parigi  (2).  Questa  cosi  grande  umidita,  quanto 
e  vantaggiosa  aU'agricollura,  altrettanto  riesce  nociva  alia  salute  de'corpi 
uuiani,  come  si  vedra  quando  riferiremo  i  fatti  relativi  alia  statistica 
mediea. 

La  temperatura  di  Santorino  varia  Ira  lo  zero  ed  i  28°  R.  :  raro  e 
perb  che  scenda  al  di  sotlo  di  6° :  la  temperatura  media  si  puo  dunque 
assumere  di  i4°  R-,  ossia  di  18°  C. ,  che  e  qual  si  conviene  a  quella 
latitudine. 

I  venti  piu  fiequeuti  sofliano  da  tramontana ,  e  nella  stale  questi 
sono  men  freddi  che  i  meridionali  ,  perche  i  primi  giungon  suU'  isola 
radendo  la  superficie  tiepida  del  mare ,  i  secondi  dopo  di  aver  lambite 
le  cime  nevose  de'  monti  di  Crcla. 

Aggiungiamo  per  compiere  qucsto  rapido  abbozzo  della  mcteoi'ologia 


CONDIZIO.NE 

MKTr.OROLOGlCA 

-  IMIDITA  - 


TEMPERAIIRA. 


ATNTI. 


METEORE. 


(I)  rc'allra  secca  Don  nolala  sulle  carle  marine  esiste  ad  oslro-poaentc  di  Tcrasia  a  profondita 
variabile  da  2  a  9  melri. 

(3)  loTatti  i  giorni  jiiovosi  e  nevosi  sono  a  Parigi  da  150  alTanno  ,  e  la  quantita  annun  delle 
pioggie  0  neve  c  di  500  niillim.  circa  (Ann.  du  Ttureau  des  Long.  1834).  CiaACUD  giorno  piovoso 
dii  dunque  'i,U  mm.  di  acqua  a  Parigi  ,  c  31, 4C  mm.  a  Santorino. 


TOPOGRAFIA. 


STRVDK. 


rOPOL»7.IO?iE. 


ill  Sanlorino  clic  In  gvagnnola  vi  cade  asfai  rava  ,  e  ciie  sono  all"  in- 
coiilro  frcejucnli  Ic  Iroinhc  cli  mare  a  mcriggio  dcUisola. 

Capo-luogo  deU'isola  c  la  cilta  o  borgo  di  Fi/'il ,  silnalo  in  fondo 
del  golfo  ,  a  ao5  mctri  sopra  il  livello  del  mare,  con  i3oo  abitanti. 
Qui  risicdono  11  Goveriialore ,  il  Vescovo  callolico  ,  c  le  allre  Aulorila 
deir  isola,  iionche  i  Vicc-Cousoli  delle  Nazioiii  slraiiicre.  L'isola  c  divisa 
in  due  eomuni  co'  nomi  di  Thera  e  di  Calliste.  11  primo ,  oltre  a  Fini, 
(oniprendc  i  borghi  o  villaggi  di  Firostcfani ,  Condocori ,  Merevuli , 
f'lirvulo,  Finikiii ,  F.panomeria ,  e  Carterado.  Fanno  parte  del  comune 
di  Calliste  i  borghi  di  Emporio ,  Megcdocorio ,  j4cvotiri ,  Gonia,  P'otona, 
Messaria  e  Pirgo.  Olire  di  questi  quitidici  luoglii  atluahnente  abitati  si 
vcggono  ancora  a  ponente  di  Merevuli  le  rovine  di  Castel  di  Scauro  , 
rapo-luci;o  die  fii  di  tulla  1'  isola,  c  sulla  cima  del  Monte  di  Santo- 
Stefuiio  gli  avanzi  di  una  anlica  cilia,  crcdula  da  alcuni  Oea ,  da  allri, 
e  particolarinente  dal  signor  Raoui.-Rochette  e  dal,  noslro  Autore  , 
Theva.  .  ,.^,,^, 

Non  vi  ha  ncU'  isola  allre  slradc  che  per  bestic  da  soma,  tranne  un 
breve  Iratto  (975"')  di  via  carreggiabilc,  con  pendenze  chc  vanno  fino 
al  ao  per  centinaio  ,  recentemeute  aperta  tra  Fira  ed  il  suo  ormo,  con 
ispesa  di  33  mila  dramme  (i),  (29668  lire  italianc). 

Nel  1700,  quando  Tournefort  approdo  a  Sanlorino,  la  popolazione 
vi  si  conipulava  di  10  mila  anime  (2).  Sccondo  il  censiraenlo  del  184 1 
cssa  e  era  di  13072  distribuita  in  3i34  famiglie  :  ciascuna  famiglia  e 
dunqut-  in  media  di  4,  18  persone  :  qiiesto  valor  medio  e  un  po'  mag- 
giore  da  noi ,  cioe  4>  86  (3).  Quesla  po|)olazione  si  distribuisce  per  0/7- 
gine  nel  modo  seguenle  : 

Santorniotti    1 2967 

EUeni   8 

Stranieri 97 

Totale 13072. 


(I)  AMumo  per  valor  della  dramma  lire  0,896  ,  chc  c  qoelln  che  si  deduce   dalle  Ta\ole  del- 
V  Ann.  du  Bureau  des  LongituUei. 

(ij  Vo)auc  du  Levant.  T.  1.  pag.  331. 

(3)  In/ormaiioDi  stalislicbc  pubbl.  dalla  Comm   sup.  Tom    I.  pag.  53.  Torino,  1839. 


La  distnbuzionc  della  popolazione  per  cuiti  e  qucsla  : 

Cristiani  dclla  Chiesa  grcca 1 2480 

Id.        della  Chiesa  latina    583 


;,  vuio  Totale  .<Ji  ^,jt i3o63. 

Quest!  cinquecento  ottantatre  CattoUci  sono  tutti  stabiliti  nel  comune 
di  Thera. 

Se  la  popolazione  si  vorri  considerare  rispetto  alia  eta  si  avra  il 
fjiiadro  che  segue  : 

Sotto  de'  18  anni    5g8i 

Ti-a  i8  e  65  anni 6986 

Ollre  a'  65  anni    195 

Totale i3i62. 

Finalmente,  rispetto  al  domicilio  fisso  o  no,  la  popolazione  si  puo 
dividere  rosi 

Popolazione  sedenlaria 1 167 1 

Popolaz.  mobile,  cioe  negozianti  e  marinai  .     1 4o  i 

Totale i3o'j2.     (i) 

Confrontando  il  numero  degli  abitanti  di  Santorino  con  la  superficie 
deir  isola ,  si  irova  die  la  popolazione  relativa  e  quivi  di  3o  i  abitanti 
per  chilometro  quadralo,  ossia  di  io3i  per  miglio  quadrato:  risultato, 
(•he ,  quando  fosse  ben  certo ,  sarebbe  maraviglioso ,  se  si  considcra  che 


(1)  Le  differaazo  clio  si  scorgono  tra  qneste  diverse  sommc  (otaii  provcn^ono  forsc  da  qiialchc 
rrrorc  di  scrittura  ncl  manoscrillo.  E  dc|^no  di  osscr\azioDe  clic  a'  tempi  di  Tourneforl  (  ved. 
luco  citalu  )  i  Catlolici  crano  molto  piii  numcrosi  di  qacllo  clie  qui  appaiono,  poicho  formaTano 
la  Icrza  parte  della  popolazione  dell'  isola.  Veggasi  ancfae  qni  sotto  la  nota  (1)  a  pag.  lxm. 


lAIl 

in  (jiicsti  R.   Slati,  per  eseinpio,   l:i    popolazione   rdativa    media    non  e 

che  ill  So  per  cliil-  (puulralo  :  c  nclla  rivicra  stessa  di  Genova  non  oc- 

oedc  i   aSa  ,  nello    Slalo   di   Lucca   i    i35,    nel   Belgio   i   iSa,    che  son 

pure  i  pacsi  piii  popolosi  d'Europa. 

iioMME.NTO  Ecco  oia  (jvialc  e  slalo  dal   i836  al    i84i    inclusive  (6  anni )  il  mo- 

DELi.v  vimenlo  della  popolazione  : 

poroi.vziONE 

Masclii  Fcmmine  Tolalc 

Nascite  (i) i554     —     i4o7     —     2961. 

Moiti 1061      —     1 143     —     2204. 

Matrimonii    »     —  »     —       575. 

Da  qucsta  Tavola  possiam  dedurre  le  conseguenze  seguenti,  cioe: 

i.°  In  Santorino,  come  in  tiUti  i  paesi  d'Europa,  le  nascite  ma- 
schili  eccedono  lo  fcmminili  :  la  ragionc  apparirebbe  qui  di  11  al  10, 
mentre  in  Francia  essa  e  di  16  al  i5,  e  presso  di  noi  di  20  al  19  (2). 
Ma  sarebbe  lemerario  il  voler  statuire  nulla  di  femio  con  un  si  piccol 
numero  di  osservazioni:  infalli  da  un  anno  all'altro  son  si  grand!  gli 
svarii  J  die  nel  i838  tro\iamo  piu  fcmmine  che  maschi  nella  ragione 
di  34  :  33  ,  e  nel  i84i  piu  maschi  che  femmine  nella  ragione  esorbi- 
tante  di  6:5. 

2."  La  somma  dellc  nascite  ne'  sei  anni  supera  di  yS^  quclla  delle 
morli ;  non  se  nc  dee  pero  conchiudere  un  eguale  incremento  nella  po- 
polazione, poichc  il  falto  dee  certamente  attribuirsi  in  buona  parte  alle 
morli  di  Santorniotti  av venule  fuori  di  patria  :  e  veramente  si  vede  da 
una  delle  sopra  riferile  tabelle  che  un  nono  della  popolazione  non  ha 
doniicilio  fisso  nell'  isola. 

3.°  Le  nascite  annuo  stanno  alia  popolazione  come  i  :  26,  49  j  ^ 
dunque  I'eta  media  delle  morti  di  26  anni  e  mezzo  a  un  dipresso. 

4°  Le  morti  annne  stanno  alia  popolazione  come  i  :  35,  Sg  ;  la 
dupata  della  vila  media  dee  diinquc  essere  poco  miiiore  di  35  anni  e 
mezzo  ,  press'a  poco  come  da  noi. 

5.°  II  numero  delle  morti  fcmminili  eccede  quello  delle  morti  ma- 
schili  nella  ragionc  di    i4  :   i3.  Ma  qucsto  eccesso  apparente,   opposto  a 


(1;  EmIdsi  i  DaH-morli. 

(S;  V.  laronnaxioni  sUlisliche  ,  ecc    1843  ,  Tom.  1°  pag   601. 


LXIII 


quello  che  si  osscrva  nellc  nascite  pu6  provcnire  in  parte  da  cio ,  che 
le  aoiiiie  apparlciiendo  tiilte  alia  popolazioiic  sedenlaria,  le  loro  morli 
lulte  avveiigono  ncll'  isola,  c  tutte  son  comprese  ne'  registri  iiccrologici. 

6.°  II  numcro  annuo  de' matrimonii  6  il  137'"''  delia  popolazione: 
quesia  ragione  e  poco  diflcrcnte  da  noi,  cioe  di  un  iS/,™"  circa. 

7.°  II  numero  dellc  nascite  per  ciascun  malrimonio  essendo  5,  i", 
t  nolabihnente  maggiorc  di  fpello  che  si  osserva  in  quesli  Stali,  dove' 
non  oltrepassa  (lermine  medio)  4,  65.  Tuttavia  la  maggior  mortalita  in- 
fanlile  che  regna  in  Santorino,  fa  che  il  numero  dcUe  persone  che  cbm- 
pongono  ciascuna  fnmiglia  sia  maggiore  da  noi  che  in  quell' isola 
(V.  sopra). 

L'eta    delle   morli  in   Santorino  e  stata  osservata   solamente   ne'  tre 
anni   1839-40-41.  Ecco  il  sunto  di  queste  osservazioni. 

MORTI 

Mascbi  Femmine  Totale 

-  280         —       64a 

-  46  —  66 

-  29  —  43 

-  3o  —  41 

-  20  —  35 

-  3o  —  5i 

-  44  —  66 

-  45  -  74 

-  a8  —  36 


Ja  0 

a 

10 

anni 

— 

36a 

»  10 

a 

20 

)) 

— 

20 

»  20 

a 

3o 

» 

— 

i4 

))  3o 

a 

40 

)) 

— 

II 

»  4° 

a 

5o 

)) 

— 

i5 

»  5o 

a 

60 

» 

— 

21 

»  60 

a 

70 

)) 

— 

22 

»  70 

a 

84 

» 

— 

29 

Oltre 

ad 

84 

n 

— 

8 

Somme 

502 

—       55a         —     1054. 

Per  non  istancare  la  pazienza  dell'Accademia  ci  limiteremo  ad  os- 
servar  qui,  che  secondo  cpiesla  Tavok  l'eta  della  meta  delle  raorti  e  di 
men  di  10  anni  per  le  femmine,  cd  asSai  piCi  immatura  ancora  pei 
maschi :  mentre  da  noi  questa  eta  e  di  10  anni  e  due  mesi  pe'maschi, 
e  di   19  anni  e  8  mesi  per  le  femmine. 


TEMPI- ILIMENTO 

r  nnoLE 

DEUI.I    VBITVMI 


1LU.ATT1E 


LXIV 

II  iiniiu'ro  de' nati-morti  lie' sei  anni  1 836-4 1  ^  stato  di  121  ,  cioe 
nil  po'  nieao  di  un  vcntiqiiatlresimo  de'  iiati  in  vila ,  ed  un  po'  niciio 
di  nil  aS"'"  del  totale  dcUc  nascite  :  cio  si  accorda  assai  bene  con  le 
osservazioni  falte  in  altri  liioghi  d' Eiiropa  (1). 

Le  naseile  illegitliinc  non  furono  che  28  in  sei  anni,  rioe  nieno  elic 
un  centesimo  del  numero  totale  delle  nascite  :  esse  formano  tra  noi  il 
.\li"'°,  in  Franoia  il  i/i"'"  delle  nascite,  e  qucsta  osservazionc  confernia 
ill  modo  irrcfragabile  la  tcstimonianza  che  rcnde  I'Autore  della  coslu- 
luatezza  de'  suoi  coinpaesani. 

1  Santorniotti,  e  sperialmente  gli  abitanti  de'  piecoli  villaggi  sono  di 
costiluzione  robusta,  alti  della  persona,  polputi  (specialmenle  le  donne), 
di  carni  brune,  di  capelli  castagni,  di  spirito  vivace:  ma  d' indole  dolei, 
sobrii ,  verecondi,  amanti  del  lavoro,  ospilali,  religiosi,  teneti  della  fa- 
niiglia  c  della  patria,  e  nello  spendere  grctti  piultostoche  economi. 
ilauno  le  abitazioni  scavate  nella  pozzolana  o  costrutte  di  questo  mate- 
liale  ,  generalmente  umidicce  ,  inal  ventilate,  chiuse  a' raggi  del  sole. 
Gli  uomini  vestono  alia  Greca,  le  donne,  salvo  poelie  veccliie,  alia' moda 
Franca:  quelli  e  qucste  assai  sudici  della  persona,  e  le  donne  piii  die 
gli  uomini.  Si  pascono  il  pii\  di  pcsce  salato  e  di  erbaggi ,  di  biscotto 
il'orzo ,  e  d'una  loro  polenta  di  cicercliia.  Le  carni  consumale  neU'anno 
non  dcbbono  eccedere  in  tutta  1' isola  le  225ooo  librc  (2),  ed  -<incoia 
(juesle  carni ,  per  tcstimonianza  di  Tourkefort,  non  vi  si  consuman 
fresche ,  ma  si,  per  la  niassinia  parte,  salate  e  seccate  at  sole. 

Le  malaltie  predominanti  sono  quelle  appunto  che  deggion  risiiltaie 


(r  V.  Jnurnal  ile  I'Ecole  Polilccli.  Tom.  XVI.  pag.  2CJ  c  spg. 

(9)  Da'ia  Tavola  delTA.  si  puo  concliluderc  press'a  poco  come  segue  it  numero  e  il  peso  degk 
aoiinali  macellati  nell*  isola  neirauDti  18il  : 


Numero 


Peso 


Buoi 170    1 

Vilelli 208    [   lilibre       96000 

Monloni  c  capre    839    ) 

Maiali    COO             »         120000 

Caprelli 500            »            7500 


Somma 


923500  . 


LXV 

dairazioae  di  un  clima  caldo  ,  uiiiido  ,  variabile  sopra  corpi  robusli  si, 
ma  sucidi  ,  male  alloggiati ,  mal  iiodrili :  [nil  frequenle  c  piu  mici- 
Uiale  di  tutle  e  la  diairea  estiva  de'  faiiciuUi  miiiori  di  5  anni  ,  la 
quale  principalinenle  inllerisce  dai  iiove  ai  dodici  mcsi  di  eta  ( i ). 
FrequeiUi  pure  soiio  Ic  clorosi,  le  Icucorree ,  le  gaslralgie  ,  le  pterigi 
degli  ocelli ,  le  odontalgic ,  e  quasi  generale  la  carie  de'  dcnti  anche 
lie'  buiiibini  di  |)iiuja  deiuizione :  lie  vi  ba  donna  quasi  clie  non  n'ubbia 
la  bocca  diserta.  Doiuinano  neU'eslale  le  febbri  gastiiche,  ma  laramente 
con  carattere  intciniiltente  come  ncU'altre  isole  dell'Arcipelago :  neH'au- 
tuniio  le  pleuresie  cd  altrc  inalattie  infiaminatorie :  regna  auclie  soveiile 
iieir  isola  il  croup  :  e  per  concliiudere  una  volta  questo  doloroso  cata- 
logo  di  inferuQita ,  non  sou  rai-e  le  malallie  della  cute ,  ne  ignota  la 
lebbra :  anzi  torna  qui  in  acconcio  il  dire  che  liavvi  presso  a  Fira  una 
lebbroseria  in  cui  soiio  ricovcrati  nove  lebbrosi ,  e  cbe  selte  od  otto  altri 
se  ne  coiitano  nell'  isola. 

L'uso  deir  inuesto  vaccine,  portato  a  Santorino  nel  1809,  lentamenle  vaccino. 

vi  si  diffuse  fino  al  1817,  e  non  divenne  generale  se  non  dopo  lo  sta- 
bilimento  del  Governo  Reale.  Furono  vaccinate,  uel  i84i  ,  880  per- 
soue,  fra  le  quali  in  per  la  seconda  volta.  E  quindi  a  sperare  che 
andranno  facendosi  ogni  anno  piii  rare,  o  cesseranno  del  tutto  quelle 
invasioiii  di  vaiuolo  che  sono  state  pur  troppo  frcquenti  finora  :  cosi 
nel  1841  da  mila  persone  ne  furono  assalite,  e  11c  morirono  70.  Per 
ordine  del  Governo  e  stata  pubblicata,  e  distribuita  gratuilainente  al 
popolo  una  istruzione  sul  vaiuolo  e  sul  vaccino,  compilata  dall'A.  be- 
nemerilo  della  statistica  da  cui  veniamo  traeudo  qiieste  notizie. 

Gia  abbiam  detto  ,  che  la  popolazione    di   Santorino    e    divisa    Ira  i  ci  i.ti, 

due  culti  Cattolico,  e  Greco.  Aggiungeremo  era  die  le  due  comunioni 
vivono  in  pcrfetta  pace  ed  armonia  tra  loro  :  che  ciascuna  di  esse  e 
retta  da  un  Vescovo  :  che  vi  ha  nell' isola  58  saccrdoli  Greci,  e  vcn- 
titre  Cattolici  :  che  il  numero  delle  Chiese  c  quale  appare  dal  seguente 
specchio  : 


(I     11  cliuriss.  A.  lia  piihblicala  uiiu  >K  irj^ralia  ill  <]uesla  iri^:htliia. 


Serie  II.    Tom.  VII. 


Chiosr  Grecbe  Latins  ToUU 

Parrocchiali  —  69  —  2  —  "ji 

Conventuali  —  4^  —  2  —  ^3 

Semplici  —  i65  —  12  —  I'j'j 


Soininc  —  274  —  16         —  290  . 

Da  qucsti  numeri  si  conclude  che  i  Greci  hanno  in    Santoriuo  una 

Cliiesa  per  ^55  aliitanti,  ed  un  Sacerdote    per    2i5    abitanti:  menlre   i 

Cattolici   hanno    una   Chiesa    per    36    abitanti    cd    un  Sacerdote    per  25 

abitanti  (i).  Le  principali  case  ed  instituzioni  religiose  dell'  isola  sono: 

Pe'  Greci , 

Un  conveuto  dell'ordine  di  San  Basilio  con  24  Monache,  a  Merevuli, 

Un  couvento  con  i5  Monaci  sul  Monte  di  S.  Elia  ; 

E  pe'  Cattolici  , 

Una  casa  di  Lazzaristi  francesi,  in  Fira  , 

Una  casa  di  Suore  della  Carita ,  ivi , 

Un  convento  con  i5  Domenicane,  ivi, 

Un  capitolo  di  7  Canonici,  ivi. 

isTRizio>e  ^i  sono  nell' isola    I'y    scuole    con   diciannove  maestri    o  maestrc  ,  e 

piBBi.ict  ■jgc)  scolari,  cioe  584  maschi  e  2i5  femmine :  cio  che  da  in  media  una 

scuola  per  ■jGS  abitanti ,  4?  scolari  per  ciascuna  scuola,  ed  uno  scolaro 

o  scolara  per   1 6  abitanti :  ecco  il  quadro  di  queste  scuole  : 

Una  scuola  centrale  di  lingua  latina  con  tre  maestri  e  35 

scolari; 

A    1^-   .     1   Una  scuola  di  lincue  latina  e  francese  diretta   dai   Padri 
A  rira    /  ° 

Lazzaristi ; 
Una  scuola  di  lingua  francese  per  le  fanciulle  diretta  dalle 

Suore  della  carita; 
Tre  scuole  di  leltere  gieclie  in   Firoslefani  ,  ^  urvulo  ed  Acroliri; 
Una  scuola  di  lettere  e  filosofia  greca  in  Pirgo; 
Dieci  scuole  elementari  di  mutuo  insegnamenlo. 


(1^  Quesln  numcro  cosi  graode  di  Sacerduti  Cattolici  nspettit  alia  popolazioac  dello  slessn  ctilto 
pelrekbe  far  soipcttare  che  vi  sia  crrorc  ool  ouveru  di  questa  popolaiioae.  —  V.  sopra  lauota(l) 
alia  pag    Lxi. 


i.xvii 


Noil  vi  liii  ill  Siintorini)  pubhlichc  l)lIjliolcchc,  ik';  raccolle  sciciili- 
ficlic  :  bcnsi  presso  a  private  pcrsone,  iluc  musei  arclieologici  ed  alcunc 
libreric  ,  fra  le  quali  son  dogiic  cli  parlicolar  mcnzione  quelle  de'  PI*. 
I-az/,arisli  ,  c  del  diiar.'""  nosiro  Aulore.  Finalmcntc  pei"  dare  una  piii 
compiula  idea  dello  slalo  dclla  puhhlica  istruzionc  aggiungcremo  aurora 
die  vi  lia  in  Sanlorino  un  avvocato  ,  tre  mcdiri  o  cliirurghi,  sette  (le- 
liotomi ,  diciaiiiinve  levatrici,  uno  sjicziale,  c  qualtro  pitlori  :  e  clie  died 
giovaiii  Santorniotli  stanno  era  compicndo  i  loro  sUidii  fuori  di  patria, 
eioe  tre  in  Alene ,  e  selte  iielle  Univei'sita  di  Parigi  e  di  Pisa. 

Manifalture  graiuH  iion  vi  sono  in  Saiitoriiio  :  gli  abitanti  si  limilano 
all'esei'cizio  de'  mesticri  piu  iiidisi  ensabili:  i  piu  numeiosl ,  dopo  i  ma- 
rinai  c  gli  agricoltori,  sono  i  ir.ulallicri,  i  mugnai  (i),  i  facchini,  e  i 
rivendnglioli :  i  piii  induslriosi,  al  dir  dell'Autore,  sono  i  muratori:  cinque 
fornad  olie  sono  ncll'  isola  producono  annualmente  da  3o  inigliaia  di 
kilo  (2)  di  calcina  (to  mila  eltolitri  circa),  i  quali  pcro  non  baslano  ai 
bisogni.  Le  donne  tessono  buone  tele  bambagine  e  frenelle  di  lana  e  di 
cotone,  e  fanno  calzette  e  berrette  all'ago. 

Giii  abbiam  delto,  die  la  superficie  di  Santorino  cquivalente  a  4335 
ettare  c  quasi  tulta  coUivata:  essa  e  divisii  in  un  nuiiiero  assai  grande 
di  podcrelti  ,  posseduti  da  iio3  proprietarii ,  de' cpiali  162  solamente 
pagano  100  o  piu  dramme  (90  lire  0  piu)  di  imposta:  e  poiche  il  nu- 
mero  ddlc  famiglie  e  in  tulto  3 124,  ne  segue  die  i  due  terzi  della 
popolazione  non  posseggono.  La  terra  e  colli vata  da  1 190  agricoltori  , 
con  iiiolta  cura ,  quantunque  con  metodi  rozzi  ancora,  e  con  istrumenti 
pochi  ed  innperfctti ,  e  forza  e  condiiudere  die  il  lavoro  ostinato  e  la 
diligeiiza  degli  agricollori  suppliscono  alia  imperfezione  de'inczzi,  poi- 
che con  si  scarso  terrilorio  la  numerosa  popolazione  di  Santorino  trova 
ne'  frutli  del  suolo  quasi  tutti  i  mezzi  di  scambio  con  cui  puo  procu- 
rarsi  le  derrate  necessarie  al  suo  sostentamento.  II  prezzo  della  giornata 
di  lavoro  e  di  una  dramma  ( 90  ceiitesimi  circa )  per  gli  nomini ,  e 
varia  da  3o  a  70  lepta  (  da  2'y  a  60  centesimi  )  per  le  donne  e  fan- 
ciuUi  :  i  giorni  di  lavoro  neU'anno  non  sono  piu  di  25o. 


llMDlSTnU. 


AGBlCOLTinA. 


(1)  Vi  sono  78  rauliai  a  vcnto  :  ad  acqua  nissuno. 

(S)  II  chili,  sccondo  le  layole  del  sig.  Gucrin  di  Tliionvillc  ,  insorlc  nolla  Gi'o^riilia  del  Balbc, 
»qaivalc  a  lilri  33, 158. 


Le  colture  principalissime  sono,  quclla  della  vite,  di  cui  si  conoscono 
pill  di  rinrpiaiitii  varicta,  e  quella  dell'orzo,  clie  da,  termine  medio,  il 
setle  per  iino.  INella  Tavola  segucnte  sono  registrali,  e  ridotti  a  inisure 
nostrali  (i),  i  prodotli  principali  di  Santorino  in  quantita  ed  in  valore. 

quantitX  in  misura  valore 

di  Santorino  metrica  Ure  italian* 


Oi'zo 24500  kilo  8124  eltolitri 61 465 

Cicerchia i84o       »  610  »  9232 

Fagiuoli 750       »  249         '>  ^oZi 

^'ino  brusco 5364o  barili 4^867         »  355655 


Vino  santo 235o       »  1922         n       63 168 

Uva  passa 1 1750  sporte  »         »       684.33 

Ficlii 950     kilo  3i5         »       4^56 

Cotone 4o5o  ocche  5 196  chilogr 8629 

Sesamo 25o       »  32i         »       324 


610 

» 

249 

)) 

43867 

» 

1922 

n 

)) 

)) 

3i5 

» 

Totale  lire  italiane 570093. 

In  quesla  somma  i  prodotti  della  Tite  entrano  per  48/255  lire , 
rioe  per  85  /.  nel  centinaio  ;  e  quindi  ben  naturale,  che  il  prezzo  dellc 
vigne  sia  piii  alto  assai  che  quello  de' campi ;  questo  prezzo  varia,  sc- 
condo  la  qualita  delle  vigne  tra  3oo  e  5oo  dramme  per  misura  qiiadrata 
di  terrene  ,  ossia  Ira  2200  e  3700  lire  per  ettara  ,  od  ancora  tra  85o 
e  1400  lire  per  giornata  piemontese. 
j.^,jm^,  Gli  animali  impiegati  nel  lavoro  deU'agricollura,  od  allevati  per  ma- 

60Mr..sTii;i.  cello,    si    veggono    nella    Tavola    seguente,    die    non    contiene    pero    i 


(I)  Per  quetlc  riduziuni  ho  assunto  caa  M'  Culloch  (a  Dictionary  oT  Commerce  etc.  art.  Vonian 

S7 
Islands^,  cbe  il  iariU  veneto  equivalga  a  18  galioas  ioglesi  ,  cioc  a  litri  81,78  ,  c   Vocca   a  -rx   A' 

libbra  logloe  amr-du  -poids  ,  cioe  a  cliilogr.  1 ,  383  j    pet  la  ihamma  e  pel  kiiit  veggansi   le  Dola 
prccedeoti. 


LXIX 

buoi,   il  cui   numero   e  ignoto  ,  ma,   al  dir  dell'Autore ,    assai  piccolo: 

Cavalli N.°     i3 

Muli  »  482 

Asini ))   787 

Pecore »  607 

Capre   «   827 

Maiali »   697  . 

I  tiibuli  diretti  che  gravano  ragricoltura  dell'isola,  e  si  versano  ncl  tribiti. 

tesoro  nazionale  si  scorgono  nel  seguente  quadro ,  che  abbraccia   i  tre 
anni    iSSg,    i84o  e   i84i  : 

1839  1840  1841  Media 

Tribute  prediale  ...  60775'*'- -  66911"'-  5o4oo'''  -  59362*'    -  53i88'"- 
»       sul  bestiame  i25o     -      1783     -     1790     -     1607,6-     t44o 
))        sulle  api.  .  .       3o     -         20     -         20     -         28, 3  -         21 

Somme 62o55     -  68714     -  Saaio     -  60992,9-  54649- 

Confroiitando  la  somma  de' tributi  pel  i84i,  col  valore  de' prodotti 
del  suolo  nello  stesso  anno  troveremo  che  la  prima  somma  equivale  a 
due  ventunesimi,  o  ad  un  po' meno  del  decimo  della  seconda.  Oltre  a 
questi  tributi  nazionali,  ciaschedun  comune  riscuote  il  due  per  centinaio 
sui  prodotli  del  suolo ,  ed  una  somnia  delerminata  per  lo  stipendio  delle 
guardie  campestri.  Finalmenle,  per  non  dover  ritornar  piu  sopra  questo 
argomento  de' tributi  diretti,  inserirem  qui  il  seguente  quadro ,  che  da 
i  valori  medii  di  tre  anni   1 839-4o-4 1  : 

Imposta  sulle  profession!  o  diritlo  di  patente  ....   2876'''"   —  ''"  2576.  89 
Imposta  sugli  edifizii  novellameute  costrutti 1006      —         901.  38 


Somme 3883      —       3478. 27. 


L\\ 


COJtMEr.CIO. 


ESPOBTAZIONE. 


IVrOHTAZtOXE. 


II  comiiicrrio  di  Santorino  inelle  in  giro  aniiualmente  uii  Ciipilale  ili 
un  milione  e  mezzo  circa  tli  ilramine,  ossia  ili  un  milione  Irecenlo  e 
cinquanta  mila  lire  italiaiie  ,  ed  impiegb  nel  i84i  scllantasci  navi,  del 
norto  in  luUo  di  96(2  tonncllale  :  i  ncgozinnti  dell' isola  soiio  87,  i 
marinai  i324-  Queslo  commercio  si  fa  principalmente  con  Odessa  e 
Taganrog  per  resportazione  del  vino  e  riniporlazionc  de' graiii  ,  con 
Sirii  ,  ron  Coslantinopoli  ,  e  con  altri  scali  doll'  impero  ottomano  per 
.r  iiiiporlazione  dcllc  altre  inerci  e  Tnanifalture. 

Solo  prodotto  esporlalo  da  Santorino  puo  dirsi  clie  sia  il  vino  :  la 
(piaiitita  csporlata  montava  nel  1841  a  ^Siao  harili  (Syjgy  ctloliiri )  , 
ma  non  accede,  tcrmine  medio,  i  4^000  o  Soooo  barili  all'anno  (da  3C> 
a  4o  ni'l'"*  etlolilri),  tale  cssendo  il  consumo  che  se  ne  fa   in  Russia. 

L' importazione  abbraccia  una  moltitudiiie  di  grasce  e  di  lavorii,  e 
(uiasi  pub  dirsi  lutto  cio  ch'  e  iipcessario  alia  vita ,  e  fin  le  legne  che 
mancano  nell' isola,  e  vi  si  portano  da  Raclia :  TAiilore  ne  da  un  com- 
piuto  calalogo  in  187  articoli ,  dal  quale  estrarremo  le  poche  cifre  se- 
guenti,  tulte  relative  a  commestibili  imporlati  nel  i84i.  Esse  bastaiio  a 
mostrare  quanlo  sicno  lontani  i  prodotti  deU'agricoltura,  della  caccia  e 
della  pesca  al  sostentamento  diretto  della  popolazione,  la  cui  sussistenza 
tlipende  cosi  in  grandissima  parte  dalla  felicita  della  vendemmia ,  che 
sola  le  somministra  la  mateiia  degli  scambii.  Nella  seguenle  Tavola  di 
importazioni  abbiamo  ridotti  i  pesi  e  le  misure  al  sistema  metrico 
decimale. 

Misure  locali  •  Misure  decimali 


Grano  e  farina .- .  4556o  kilo 

Orzo    9055  11 

Paste 1 1 55  I  ocche 

Biscotto 2927  » 

Riso 1 2534  " 

Miglio 5496  » 

Fave 28077  n 

Piselli,  ceci  e  lenticchie .  . .  10499  " 

Castagne 2990  » 

Nocciuole 1678  » 


—     i65 


ettolilri 


3293 

)) 

1478 

miriagrammi 

375 

» 

i6o4 

» 

703 

» 

3593 

1) 

i344 

» 

382 

» 

ai5 

» 

Misurc  local! 


LXXt 


Misure  decimali 


Mandorle 3898     ocche      —  499  miriagrammi 

Olive 54  '9         »         —  693  » 

Olio  di  olive 3i53         »         —  ^oS  » 

Cacio 333 1         »         —  4^6  » 

Butirro 4^99         »          —  627  n 

Came  salata 3706         »         —  474  » 

Pesci  salati  varii    16371          »          —  2095  » 

Caviale  rosso  e  scuro 12642         »         —  1618  » 

Baccala  ....,,  .^,. 1 25  K  quintali  —  708  n 

Arringhe,  e  ziri 864800  in  numero. 

Ecc.  ecc.  ecc. 

Tutte  le  impoi'tazioni ,  dal  grano  in  fuori  per  cui  vi  ha  una  lariffa 
particolare  ,  sono  soggelte  ad  un  dazio  del  10  per  centinaio:  le  espor- 
tazioni  pagano  il  6  per  centinaio  ,  ma  i  lavorii  nazionali  escon  franchi. 
I  commestibili  importati  pagano  ancora  un  dazio  comunale  del  2  per 
centinaio. 

Gli  uffizii  amministratlvi  e  giudlziali  dell'  isola  sono  i  seguenti : 

1.°  L'Uffizio  del  Governo ,  die  noi  dii'emmo  dell' Intendenza  ; 

2.°  L'  Uffizio  di  sanita  ; 

3.°  L'  Ispczione  del  lazzaretto  ; 

4.°  L' Ispczione  delle  poste; 

5.°  La  Direzione  delle  dogane  ; 

6.°  La  Direzione  del  porto  ; 

j.°  La  Cassa  provinciale  ; 

8.°  Le  Amniinistrazioni  municipali  de' due  Comuni; 

g.°  Due  Tribunali,  o  Giudicature  di  pace,  i  cui  Giudici  e  As 
sessori  fanno  eziandio  uQizio  di  Notai; 

io.°  La  Conservatoria  delle  ipoleche  ,  annessa  all'Uffizio  di  Giu- 
dice  di  Thera. 

II  numero  lotale  de'  pubblici  impicgati  e  di  novanlasei,  cioe  36  im- 
piegati  del  Governo  ,  e  60  impiegati  comunali.  Noi  non  enlreremo  sul 
personalc  di  queste  varic  amministrazioui  ed  uffizii  in  piu  minute  par- 


DAZI. 


AMMIMSTRAZIONE. 


ENTB<TA. 


I'SCITA. 
Sf«t<  futtt  ntlCiiola. 


L1X|I 

ticolarila  ,  che  sarebbcro  (jui  fuor  diluogo^e  vei;riei3?<)|,,eslraenclo  da 
tiuesln  parte  del  lavoro,  di  cui  rendiam  conlo,  alcuni  risullali  piii  atli 
a  dare  un  ihiaro  concetto  dcllo  stato  morale,  sociale ,  .e  ,  comweiGiale 
dcUa  popolazioue  SaiitoniioUa.  Tulli  li  uumeri  clie  verrei^jiOjCilaiulo  si 
riferiscouo  aU'aiino    1 84 1  •  .    •> 

Si  spedirono  neiraniio  142  passaporli,  e  225  licciize  di  portar  armi. 
Appiodarono  neU' isola  mo  iiavi ,  capaci  in  tutlo  di  SgSGy  loniiel- 
latc  ;  di  qiicsle  iiavi,  aoo  sole  provegnenli  dall' estero ,  cioe  4^  '» 
libera  pratica  e  i55  in  contumacia.  Salparono  dall' isola  iiSg  navi  ecu 
3oo6o  lonnellale,  cioc  996  navi  per  poi"li  esleri,  e  i43  per  varii  porii 
del  Regno ,  e  rispetto  alio  stato  sanitario  i  o56  navi  salparono  con  libera 
pratica,  ed  83  in  contumacia.  Fecero  la  loro  cjuarantena  nelle  navi  56 
viaggiatori,  e  nel  lazzaretlo  84 1.  Parlirono  da  Santorino  17 12  lettere  , 
cioe  ia3  lettere  di  particolari ,  e  iSSg  lettere  d'uflizio.  I  dirilti  d' im- 
portazione,  di  esporlazione  ,  di  trasbordo,  d'ancoraggio ,  di  sauitii  ed 
altri  riscossi  dalla  Direzione  delle  dogane  sommarono  ad  87051'''  04. 
L'entrala  e  I'uscita  della  cassa  provinciale  fu  come  segue : 

Tributi,  tasse,  gabelle,  ecq,ioei9nf  •!?<«  <ii"- .1 44426.  48 

Carta  boUata n        83oo.  ^5 

Multe    »           4" •    » 

Doppie  decime  pagate  da' conventi , . .;  _));    j   1750.    » 

Somma »    1 545 17.  23. 

Salarii  diversi dr.  26955.  85 

Riduzioni  di  dritto  Sulla  carta  boUata  .  .  »  2874.    7 

Pension!    »  3oi2.    » 

Spese  d'amminislrazione  della  cassa  ...  »  i53i.  24 

Somma   «     34373.  16. 

Le  cntrate  prcsunlc  de'  due  corauni  di  Thera  e  di  Calliste  per 
i'anno   1842,  secondo  il  Proipologismo  ,  o  Specchio  presuntivo  compilato 


LXXlIt 

ncl  i84i   sommavano  a  dr.  36i34.  94  ■  e  le  spese  prcsuntc  a  dramme 
46644.  80. 

Furono  decise  nellc  due  giudicatm-e   126  cause,  come  si  vede  nello 
specchio  segucnte  : 

Caifse  civili 

Terminate  per  conciliazione ; g 

»  per  scnienza  definitiva 8  >  Somma  ...     85 

per  sentenza  appellabile 68 


» 


( Di  qucsle  68  cause  appellabili  furono 
elTellivamenle  appellate   14  sole). 

Cause  criminali 

Terminate  con  assoluzione 1 8 

»  con  condanna  pecuniaria 12    >  Somma ...     ^o 

»  con  condanna  personale 10 

Totale 1 25. 

Finahuente  gli  Uffiziali  de'  medesimi  Iribunali ,  neila  loro  qualita  di 
Nolai ,  ricevetlero  nel   i84i  gli  alti  seguenti ,  cioe 

hupiisizioni  criminali    20 

Tesiaraenti   22 

Contratti  matrimoniali 52 

Contratti  diversi 5^6 

Iscrizioni  ipotecarie 112 


Totale    t8 


3. 


li  qui  ci  fcriniaiiio ,  ben  pcrsuasi  di  aver  dimostrato  abbaslanza  quanlo 

dicevamo  cominciando,  della  importanza  del  lavoro  del    sig.    Cav.  Dotl. 

De  CicALLA,   del  buon  giudizio  da  lui  manifestato  ncila  scelta    de'faiti, 

Serie  II.    Tom.  VII.  ,„ 


LKXIV 

e  tlflla  cura  c  tliligonza  inipiogule  tla  hii  nel  raccorli  c  neirordiuarli. 
In  (juesti  estratti,  li  siamo  altcmili  alia  csposizioiie  tli  que' soli  falti  , 
rLc  sono  suscellivi  di  csser  ritlolli  ad  espressione  numerica,  cd  a 
cniL'lli  priiicipnlmeiitc  olic  col  froqiieiUe  ripctersi  danno  luogo  a  numeri 
i;i-aiuli  abbaslanza,  pcrche  non  abbiano  sopra  di  ossi  nolabile  influenza 
^li  errori  di  osscrvazionc  ,  e  Ic  accidcntali  variazioni  nella  leggc  tielhi 
ioro  produzioiie.  E  (piiudi  iiiolle  cose  c  mollo  intei'essauli  aJibiara  do- 
vulo  oinnicttoro  inloruo  alia  sloria  poUtica  e  naturale ,  alle  leggi ,  ai 
costunii ,  ;dli;  anlichila  ili  Santorino,  le  quali  se  per  una  parte  avrebber 
rallo£;rala  di  bella  varieta  questa  scrittiira ,  per  allra  parte  si  deb- 
boiio  tencre  per  islranierc  alia  slalistica  propriamente  delta.  Noi  non 
dubitiamo  che  rAccademia  uon  sia  per  far  voti  con  noi;  acciocche  il 
ch."""  A.  si  trovi  in  grado  di  eslendere  ad  altre  parti  della  Grecia  queste 
sue  riccrche,  di  unirle,  di  coordinarle  in  niodo  che  ne  I'isulti  una  buona 
e  compiuta  statistica  di  una  contrada  ,  chiamata  dalla  Provvidenza  a 
goder  finalmcnte  i  frutti  di  ([uella  civilta ,  di  cui  TEuropa  si  riconosce 
ad  Essa  principalmente  debilrice  ». 

II  Cap."  Prof.  Menabrea  legge  un  suo  lavoro  intitolato  Memoire  sur 
les  qiiadratures. 

Sara  stainpata  nel  Volume  seguente. 

11  Prof.  Gene  legge  la  i.'  parte  di  una  sua  Memoria  per  setvire 
alia  sloria  naturale  degli  hsodi. 

12    maggio. 

Lcggesi  una  circolare  slampata ,  indiritta  all'  Ecc."""  Presidente  dai 
signori  Murchison  e  Sabine,  Segretari  generali  dell'Associazionc  Britta- 
nica  pel  progresso  delle  scienze,  con  la  quale  si  notifica  che  TAssocia- 
zionc  suddctta  terra  quest'anno  Ic  sue  adunanze  a  Yoi'k  a  cominciare 
dal  giorno  26  di  setterabre ,  e  vi  si  invitano  i  Membri  dell'Accademia. 

11  Cav.  Angcio  Sismonda,  deputato  col  Cav.  Carena  e  col  Conle 
AvOGADRO,  fa  rclazione  inlorno  a  una  doinanda  di  privilegio  per  la  co- 
sti-uzione   e   I'uso   di    forni   deiii  gazogeni,  fatta  al  Regie   Governo  dal 


LXXV 

sig;  Ignazio  Porro  da   im   lalo  ,  e  dai   sigiiori   Geiivasone   e  FAi.rK  dal- 
I'allro.     '•  ■  '"I'  ■  '"•  i--' -iv    ' 

Tl  metaflo'lti  gcneralc  ,  siil  qnjile  ■  si  fondano  i  c;azogcni,  c  I'appli- 
cazione  di  qucsti  alle  varie  opprazioiii  sidcnirgiche,  non  devono  essere, 
secondo  i  CommissnTii,  0£;getlo  di  jirivilegio  csciusivo  per  alcuno,  es- 
seiido  anzi  a  desidcrarsi  the  vengaiio  uiiiversalmente  conosciuti  e  pra- 
ticali  ',  perclii;  di  grandissima  utdit;\.  Coil  tutto  cio,  siccome  dai  Ricor- 
reiiti  si  acrcnnano  ulcunc  modificazioni  da  loro  immaginate  e  introdotle 
in  codesia  maiiiera  di  fonii ,  cosl  i  Cormnissarii ,  trovando  giuslo  che 
<;ia.souno  abbia  a  tran'C  profitto  dalle  scopertc  del  proprio  ingegno,  sono 
d'awiso  che  si  possa  concedere  11  chiesto  privilegio  al  sig.  Porro  ,  a 
r.oiidiziono  che  produca  iin  regolare  disegno,  dai  quale  risulti  la  novita 
del  suo  me  to  do  .  e  ai  signoi-i  Gervasonb  t  Falck,  con  che  il  loro  gazo- 
geno  sia  tale,  fpiale  e  figurato  in  wna  dcUe  tavole  unite  alia  loro  do- 
manda  ,  e  con  che  i  loro  forni  destinati  a  scarhonizzare  la  ferraccia  e 
a  sraldare  il  fcrro  rispondano  esallamenle  a  quelli  che  sono  rappresentati 
nelle  lavole  anzidctle. 

II  Segrctario  Aggiunlo  legge  la  Notizia  storica  dei  lavori  della  Classe . 
nel  covso  delfaiuio   i843,  da  premetlersi  al  Volume  sesto   della  nuova 
Seine  delle  Meniorie  accademiche. 

2  giugno. 

II  Cav.  Angelo  Sismonda,  dcputalo  col  Cap."  Prof.  Menabrea,  Icgge 
il  parere  intorno  a  una  domanda  di  privilegio  fatla  al  Regio  Governo 
dai  sig.  CiiEVREMONT,  Ingegnere  delle  miniere  del  Belgio,  per  la  costni- 
xione  e  per  I'nso  nei  Regii  Slali  di  forni  parlicolari  destinali  alia  pre- 
parazione  della  calce  e  alia  torrefazionc  delle  soslanze  mineral!  e  del 
gesso. 

II  disegno  del  forno  da  calce  non  scmbra  ai  Conimissarii  olferire  in- 
novazioni  di  lal  genere  e  di  talc  importanza  da  poler  essere  oggetto  di 
privilegio.  Quanlo  ai  fonii  destinali  alia  lorrcfazione  delle  soslanze  mi- 
nerali ,  essi  sono  costnilli  in  due  divei'se  maniere.  Uno  ha  un  solo  fo- 
colare  con  varii  ordini  di  grandi  tubi  o  condotli  ,  rhc  portano  il  fumo 
e  la  fiamma  in  una  specie  di  camera  a  cavila  alloj-nianlc  la  camicia 
eslerna  della  volta  del  forno,  dove    per  mezzo    di    una  porta  praticata 


iiella  parte  superiorc  si  inlroducono  le  sostanze  da  torrefin'si ,  ed  una 
voUa  lorrefiitte  si  cstraggouo  da  aperture  laterali,  situate  poco  sojira 
alia  graticola.  II  sccoudo  foruo  c  munito  di  due  focolari ,  le  di  cui 
fiamme  ,  per  uiezzo  di  varii  ordini  di  tubi ,  pervcngono  in  una  grande 
cavita  coiiica  ceulrale  ,  occupata  dalla  sostanzu  su  cui  si  vuol  far  agire 
il  calorico. 

I  Conimissarii  I'auno  rifletterC ,  chc  la  sola  sperienza  puo  dimostrare 
leconomia  e  il  grado  di  iJlilita  di  queste  due  specie  di  forni  da  scom- 
posizioue;  si  asteugono  quiudi  dal  giudicai'li :  pero ,  vion  essendo  a  loro 
notizia  die  esistauo  nei  Rcgii  Slati  fonii  in  tal  nianiera  costrutti ,  i 
Conimissarii  opinano  chc  si  possa  concedcre  il  chiesto  privilegio  per 
questi  forni  a  torrefazione  con  uno  o  due  focolari ,  quali  sono  rappre- 
sentati  in  due  fogli  die  vanno  uniti  alia  supplica  del  sig.  Cbevremont, 
e  die  i  due  Conimissarii  liiinno  firinato. 

II  Prof.  BoTTo  ,  riferendosi  a  una  recenle  pubblicazione  dei  signori 
Professori  Santi-Linari  e  Palmieri  ,  legge  una  sua  Nota  intitolala : 
Question  (le  priorite  ,  avec  observations  sur  faction  chimique  des  con- 
rants  d induction  magneto-electrique  terrestre.  .' 

Sara  stampata  in  uno  dei  seguenti  Volumi. 

Da  ultimo  il  Prof.  Cantij'  prende  la  parola  per  annunziare  alia  Classe 
rcsistenza  dell'  iodio  con  leggieri  indizii  di  bromo ,  da  lui  riconosciuta 
nell'acqua  del  pozzo  artesiano  della  Scaccavella  presso  Alessandria. 

In  questa  adunanza  sono  nominali  Corrispondentir/ddttiAccademia  i 
signori  ..'.uijii  ! 

Hodgson  (  Brian  Hougton),  Ministi'o  residente  della  Gran  Brettagna 
alia  Corle  di  Nepal j"  ^ -ciiJ  t.ili;  z^aj&O'iq  oiii/Ji^sii  oii«iioj<;C)C  i 

Fai  coner  (  Ugo)  ,  Dottofe  in  Sledioifiaj;'  CireUorecdei  ^itlini  bo- 
lanici  del  Bengal,  a  Calcutta;  'n    .g  j  .''js-mo',    j;   fi    i^ 

;' I  iioGRirriTH  (  Guglielmo)  ,  Dottoi-e  in  Medic ina ,  Direttore  del  giai- 
dino  bolanico  di  Calcutta;  ..j;,:.',if.  Oui,  i^iai.'.   .^.'iir 

Hope  (  Federioo  Guglielmo^  >  <Mini8tro  .skngli^Huio  pMcmbro  ddla 
Societa  Rcale  di  Londra.    Is;  oiitidtJa  .■<it:a-:o1     ■  •   ^  •    odii/j.   = 


I.XXMI 

ituionos    rf.  asnsJeoc  18  g'wgno. 

ill  B-qft/LAVi*i  j)  «jndm*i  »nck!  del  Prof.  Cantu',  legge  il  parere  in- 
loviio  Kr.unn  Memorial  iutitolala  deltEstratU^o  ,  Stata  mandata  allAcca- 
.ilcmia  ilal  sig.  Loreuzo  Ancemn' i  Fnimacisla  in  Voghera. 

Ill  quesla  l)icve  scritlura  I'Aulorc  accenna  d'avcr  ottenuto  con  mezzi 
ihiiiiici  restrallivo  «lal  CvitUiinimniurUimum,  eil  espone  I  idea,  che  qucsta 
sostanza  siftuncprodoUO  dell'ossidazione  della  gomma,  e  che,  a  sua  volla, 
la  goinma  sia  un  prodottoidellfl  tleossidaBione  deiresUatti\o. 
.i   JjjJ    rii   iir.'.l    '.'  ■■-■ 
■:,        -ill  J  (i    9Tjb9t>f!iai  giugoq. 
I  'iT'Onofc  iloup  .  I'lfilo'X))  auh  o  onu  non  fjn(  ' 
In  cjuesta  adunanza  il  Dolt.  Ascanio  Sobrero,  Assistenle  alle  Calledie 
di  Cliiinica  iiella  Rcgia  Univcrsita ,  e  nominate  Membro  nazionale  resi- 
dente  dcirAcoadcmia  per  la  Classe  delle  scienze  fisichc    c  inatemaliche. 

Soiio  poi  elelti  a  Corrispondenli  i  signori 
11,  .     Gardvagliq  Doit.  Saato,  Professore  nell' 1.  R.  Universita  di  Pavia; 
De  CiGALLA  Conte  Giuseppe,  Protomcdico  a  Santorino; 
Baily   Francesco,   Astvononjo    e   Membro  della   Societa    Reale  di 

Londra.  rmulo  ■'    ii'.iOiry:2  r/ 

I. 

24  noverabre. 

.  .iSi  legge  una  lettei-a  dtel,  37  gitigno  ,  con  la  cpale  il  Primo  Segretario 
di  Stato  per  gU  alTari  .^ell'  Intcmo  signilica  a  S.  E.  il  Presidente  essere 
piaciuto  a  Sua  Maesta  di  approvare  ,  in  udienza  del  2.5  dello  stesso 
mese ,  la  noniina  del  Dott.  Ascanio  Sobrero  a  Membro  nazionale  resi- 
denle  dcU'xYccademia  per  la  Classe  delle  scienze  fisiche  e  matematiche. 
'  cKab  aiaabiasi  oil^.aiiM  ,(noJ3aoH  oefiS  )  tfojcaoH 
11  Segrclario  Aggiunto  presenta  alia  Classe  un  piego  sigillato ,  sla(o 
recato  aH'Accademia  il  7  d'ottobre  p.°  p.%  coutenente ,  secondo  che  ri- 
levasi  dalla  soprascritta,  una  Introduzione  alio  studio  deltastroiKimia 
che  dallAutore  mandasi  pel  concorso  ^  aperlo  dallAccademia  con  Pro- 
gramma  del  giorno  8  niaggio  1842,  ai  prcmii  fondali  dal  Conte  Pillet- 
WiLi  Questo  piego  veiTu  conservato  negli  arcluTii  dell'Accademia  fino 
al    i.°  di  luglio   1846,  termine  stabilito  pel  concorso  anzidetto. 

II  Cap."  Prof.  Menabrea  ,  deputato  col  Cav.  Garena  ,  legge  il  parere 


1  wvm 

ititorno  a  una  iluiiiaiula  lii  |)rivilcgio  falla  al  Govcrno  dal  sig.  Ochsnf.r 
o  Comp.'  |ier  1'  iiilroiluzioiie  c.  I'uso  iici  Rc£:;ii  Slali  i\\  iin  niiovo  hril- 
latoio  (la   riso. 

I  Deputali  ,  chc  allrn  volta  cbboro  in  esame  quesia  iloinaiida ,  sulla 
(|iiaU*  ,  per  difclto  di  iiotizic  sullicicnli  ,  non  avevaiio  polulo  prnferire 
i^iudizio  ,  dicluarano  ora ,  chc  in  sof;uilo  a  imovc  spiegazioni  avuic  dai 
Kicorrenti  per  la  via  del  Regio  Ministero,  si  sono  convinti  che,  dei 
j)roposti  mecc-anisini ,  alcuni  seiubraiio  nuovi  ed  altri  perfczioriati ,  e 
(he  il  loro  complesso  oUre  un  sisiema  ingegnoso  rhe  pare  dover  riii- 
seii'c  di  iioii  piccola  titilila  agli  agi'icoltori  piemontcsi.  I  DcpiUati  souo 
(jiiiiidi  di  parerc  che  al  sig.  Ochsner  e  Coinp."  si  possa  coiicedere  il 
chiesto  privilogio ,  a  condizione  che  non  abbia  ad  escludere  I'uso  dcgli 
,dli-i  meccanismi  csistcnli  ,  nu  1'  introduzione  di  qualsiasi  ordigno,  inser- 
viente  alia  brillatura  del  riso,  ma  diverse  da  rjuclli  che  dai  Ricorr«iili 
sono  specilicati. 

II  Prof.  Gene  ripiglia  la  lettiira  della  sua  Memoria  sulla  Storio  na- 
tiiralc  degli  Tssodi. 

8  dicembre. 

II  Prof.  Gene  terniina  n\  quest  adunanza  la  lettura  dclle  sue  osscr- 
vazioni  Sulla  storia  nalurale  degli  Issodi. 

Sara  stainpata  in  uno  dei  segucnti  Voluini. 

22  dicembre. 

II  Prof.  Lavim,  deputalo  col  Prof  Cantu',  legge  il  parere  iulorno  a 
due  Meinorie  del  sig.  Angelini  ,  di  A  oghera ,  iiitilolale  la  i.":  Fatti  per 
■teiiun;  alia  storia  deir  oppio  ;  la  2."  DeU'oUo  dei  semi  di  Evokvmus 
EUKOPAELS.  In  quesl'ullimo  scrilto  i  Commissarii  accennano  le  sci-ucnli 
osservazioni  che  essi  credono  meritevoli  d'essere  ricordate  nella  presenle 
ISotizia  storica. 

LAutore  preparo  I'olio  di  qucsli  .semi  col  contonderli ,  e  col  tiallaili 
coll  alcool.  Facendone  poi  ovaporare  in  una  storia  la  tintura  feltrata  , 
ollenne  un  residuo  ,  in  cui  riconobbe  due  soslanze  ,  che  egli  chiama 
olii     la  prima  flnida  [olio   oleo-silico) ,  chc  al    contatto   deU'aria    si    A* 


i;luliiiosii  {acitlo  oleo-silico);  la  seconila  (acido  silio-margaritico)^  the 
coirazioiie  clclla  potassa  divcnla  peilala  c  solida  (Slear-olio).  L'Autore 
c  ill  fine  d'awiso,  clic  I'olio  di  silio  o  Ei'oiijmus  europacus  L.  abbia 
alcurii  |)unti  di  aiialogia  coll'olio  die  ottiensi  dai  semi  del  ricino  per 
compressione. 

II  IJott.  SoBRKRo  ,  a  nouie  anche  del  Cav.  Giulio  condcpulato  ,  fa 
relazione  inlorDo  a  una  doiiiaiida  di  privilegio  sporia  al  (jovcnio  dal 
sig.  Antonio  Cherasco  per  la  fahbrirazionc!  di  oggelii  in  terra  cotla  se- 
mivetrificata  e  in  terra  verniciata. 

I  Couiniissarii  riconoscono  I' im|)orlan7.a  dcirindiistria,  a  ciii  si  e 
rivolto  il  sig.  Cherasco,  e  lodano  i  prodotti  che  ne  otlieiie,  ina  insieme 
avvertono  che  la  fabbricazione  da  lui  tentata  trovasi  gia  da  qualche 
tempo  csercilala  in  grandc  da  altri  nci  Regii  Stati. 

II  Cav.  Angelo  Sismonda  comincia  la  lellura  di  un  sno  iavoro  inti- 
lolato  Notizie  e  schiavimenti  suUa  costituzione  delle  JlpL  piemontesi. 

II  Cav.  Prof.  BoTTO  principia  egli  pure  a  leggere  una  sua  Memoria 
Stir  les  lois  de  la  chaleur  degagee  par  le  courant  volta'ique  ,  ct  sitr 
celles  qui  regissent  le  de\-eloppement  de  felectricite'  dans  la  pile. 


MICROMYCETES    ITALICI 

NOVI 

VEL    MINUS    COGNITI 


A  O  C  T  O  B  S 


JOSEPHO    DE    NOTARIS 


Exhib.  12  iunii  1842. 


DECAS  TERTIA  (*) 

1.  Stictis  Oleae. 

2.  Excipida  ornata. 

3.  Sphaeria  Lisae. 

4-  Sphaeria  herbariim. 

5.  Hjsierium  dives. 

6.  Leptostroma  hjsterioides ,  graminicolum. 

7.  Phlyctidium  cljpeatum. 

8.  Sphaeronema  elegans. 

9.  Sphaeronema  ferox. 

10.  Mjriocephalum  Iiederaecolum. 

CUPULATI. 

I.  Stictis  Oleae  DNtrs. 

Ad  folia  Oleae  Europeae  marcescentia  in  coUlbus  circa Geimam,  veie  1 842. 

In  utraque  pagina  folioium  Oleae  ad  terram  dejeclorum  et   marce- 

scentium,  praesertim  vero  in  inferiore,  observantiu-  puncla  nigia,  sine 

oidino  sparsa,  diametro  miUimetrum  vix  aequantia,  plerum que  minora. 


•:)  Ui'cailos  l/>  ct  II.1  c\lant  ia  vol    HI."  pay.  55. 

Sehie  II.   Tom.  VII. 


3  MIcnOMYCETES    ITAI.ICI 

Liiitis  oj)e  insj>ecti»,  hacc  jiuncla  pracbent  tuI)Ci'cula  pavva  ,  iliscoidea, 
alio-rusi-esccnlia,  in  sicco  clcjircssa  ,  plana,  vcl  conraviuscula,  humitli- 
tale  acccdeiite  lurgitla,  convexa,  epidermicle  sub  qua  iiiilulanlur  primum 
velata,  ilcin,  hac  stellaliin  vol  quocumque  alio  inodo  rnpla  erurapentia, 
liherata  ,  lac'miisquc  cjusilcm  rcilimila,  vel  penilus  mitla.  Ascomala  e\- 
cipulo  piopio  omniiio  caieiUia,  ceracca,  iirma,  magis  lata  quam  crassa, 
ambilu  et  praecipuc  in  disco  fusccsccnti-nigra ,  cubilia  nigiefacientia  , 
intus  pallida,  ascis  crcbcrrimis  paraphjsibusque  fixis  invicem  stipatis, 
e\  iiilcgro  constilnta.  Ascl  c  basi  cotitracla  clavati ,  obtusi,  primum 
materia  grumosa  ,  veluli  e  guUulis  oleosis,  rcplcti  dein  sporidia  octo, 
varie  disposita  fovcntia  ,  parapliysesque  filiformes,  apice  incrassato  sub- 
clavulalae ,  obscui-c  remotequc  seplalae ,  ascis  perfectis  ,  inanibusque 
angustioribus  intermixtae,  sursum  fusccscentes.  Sporidia  erumpentia,  ob- 
longa,  exlremilatibus  obtusis,  latere  altero  convexiore  subscinilunaria , 
siuiplicia,  pellucida,  colons  lenissime  subcaesii.  Ascotnata  vetustate  ab- 
sumpta  foveolas  nigrcscentes  in  foliorum  superficie  relinquunt. 

Praetcrquamquod  liaec  species  a  Sticlidibus  foliicolis,  v.  gr.  nU'ea  , 
pimcidioide ,  colore  prae  aliis  fusco-atro,  primo  obtutu  dignoscitur,  re- 
cedit  a  congeneribus,  mihi  hucusquc  cognitis,  hymenio  paraphysibus 
instructo ,  more  Stictidis  Lichenum ,  clariss.  Montagnei  ,  de  qua  confer. 
Annal.  Scicnl.  natural,  vol.  V.  tab.    i3.  ic.  3. 

Quoad  fonnam  et  vivcndi  rationem,  analogia  quaedam  inter  Sticti- 
dem  Oleae  et  Sphaeriam  Craterium  DC.  [Phacidium  Craterium  Moug. 
et  Nestl.)  quam  invenies  in  Decade  mea  Micromycetum  II,  sub  n.°  6, 
nee  non  Phacidiiim  Laurocerasi  Desmazierii  (PI.  Crypt,  de  France  n.°  292), 
adest,  sed  in  hisce  speciebus ,  hymenium  cupula  propria,  quamquam 
tenui  ,  aperta,  exceplum  est,  quapropter  Pezizis  arcessendae  sunt,  et 
eo  magis  quod  epidermide  tantum  stellalim  fissa  primitus  teguntur  , 
nee  perithecio  vertice  valvatim  dehiscenle ,  ut  in  genuinis  Phacidiis, 
gaudent. 

Comparari  denique  posset,  Stictis  nostra,  cum  Blennoriis  ob  spoi'i- 
diorum  erumpendi  rationem ,  quae  leviter  observanti  ,  fungillum  inte- 
grum constituere  viderentur,  at  notis  supra  expositis  facile  discriminatur. 
Caelerum  puto,  compluribus  argumentis  alio  loco  traclandis  innixus , 
Blennorias  nonnuUas  nil  aliud  esse  quam  Slictides  quarum  hymenium 
ob  minuticro  praetervisum  est. 


AUCTORE    J.    DE   KOTARIS 


EXPLICATIOICOMS     I. 


I.  Folium  Olcae  exhibeiis  fungillum  uaturali  magnitudine. 

3.  Fragmentutn  folii  cum  ascomalibus  alicjuot  lente  auctis  e  sicco. 

3.  Eadem  humiditate  turgesccnlia ,  a  foveola  ab  ascomate  vetustate  ab- 

sumplo,  excavata. 

4.  Ascouiata  verticallter    secta,   a    latere    visa,  ct  lenle   simplici   valde 

aucta. 

5.  Porliuncula  bymenii  ad  augm.  ijoo  diametr.  ascos  juniores,  perfectos- 

que  sporidigeros,  una  cum  paraplijsibus  ostendens. 

3.    EXCIPULA    ORKATA    DNtBS. 

In  epidermidc  dealbala  trunci  Castaneae  vescae  in  sylvis  prope  Ge- 
uuam,  extra  portam  di  Granarolo,  vera   1842. 

Superficialis,  libera ,  minutissima ,  vix  nudo  oculo  conspicua.  Cupulac 
sessiles ,  subiculo  proprio  omnino  careules ,  sparsae,  sctis  fuscesccnlibus, 
rigidis,  longiusculis  ,  confertis  ,  flexuosis,  iiitricalisque  strigosae ,  in  sicco 
ore  connivenle,  setulisque  marginalibus  invicem  convergcntibus  clausae, 
])atellari-umbilicatae,  globularesve ;  humeclae  apertae,  subhemispliaericae, 
moUes,  disco  cinerascentc ,  deliquescente.  Sporidia  (asci?)  e  pariete  in- 
terna cupularum  orimida ,  primum  pedicelli  ope  adfixa,  simplicia,  sub- 
clavata,  mutica,  paraphysibus  subtilissimis  intermixlis,  matura  libera, 
secedentia  ,  oblonga  ,  oblongove-subclavata  ,  utrinque  oblusa  ,  vix  septis 
Iransversis  obscuris  notata,  pellucida,  virore  lenissimo  suffusa ,  apite 
setulis  quatuor  cruciatim  patenli-divergentibus ,  sporidiis  ipsis  bre- 
vioribus ,  coronata  ,  exlremitate  inferiori ,  pedicello  seliformi  adnato  , 
caudata. 

Planta  perpusilla  at  eodem  tempore  pulcherrima  et  optima  distincla; 
accedit  Excipulae  strigosae  Friesii  (  Syst.  Mycol.  2.  p.  io3  sub  Peziza  , 
ct  Sclerom.  Suec.  n.°  i36),  sed  dimensionc  mulloties  minore ,  spo- 
ridiorumque  structura  ab  liac  et  a  reliquis  generis  prime  obtutu 
diversa. 

Observationes  liac  occasione  in  excipulas  institutae,  me  certiorcm 
fecerunt  hoc  genus  dementis  heterogencis  coiistilutum  esse,  ct  pi'o  vero, 
Excipula  puncdformis   Fries   (Scler.    Suec.    n.°   4^0 ),   lecideola   ejusd. 


^  MICnOMYCF.TES    ITAI.ICl 

1.  c.  ii.°  137,  et  uspnra  quain  habui  a  clariss.  ct  amicissiino  ISIontagne, 
hvmcnio  ascigero  Pczizis  (jnaminaxime  acceilunt,  el  cum  illis  conjungeiulas 
esse  ceiisco.  Hoc  jaindiuliiin  jn-ac  oculis  halmissc  vitlelur  celeb.  Corda  , 
(|ui  in  Icouilnis  Fungorum  I.  p.  24  cmcnclatioiiem  generis  Excipularum 
Friesii  proposuit.  Rcvera  Excipula  ejus  Eryngii  ex  iconc  2C)4  structura 
(pianimaxime  acccdil  nostrae  ornatae.  Character  vero  generis  ab  aculis- 
siuio  Auclorc  hisce  vcrliis  exposilus :  d  Cupula  inimersa  coriacca,  primuni 
»  clausa,  dein  longitudinaliter  dehiscens  et  discoideo-aperta ,  discus  lie- 
i>  tcroijeneus  carnosus  ex  ascis  compositus,  sporis  simplicibus  »  iconi 
ncquacjuani  respondet ,  ibi  enim  perspecta  sporidiorum  prae  hymcnio 
j)roportione  ,  clare  patct  sporidia  ascis  baud  excipi  posse,  ex  eo  quod 
\oUunine  ascos  ipsos  excedunt.  Hinc  Excipula  nostra  et  aflines  in  poste- 
j'uui  ad  dignitatem  generis  attoUendae,  vel  character  generis  denuo  hoc 
modo  corrigcndus.  Cupula  varia,  hymenium  e  sporidiis  simpHcibus  jiri- 
iiium  fixis,  dein  secedentibus  coinpositum. 

De  Phlyctidiis  WaUrothii  vide  infra  observationem  ad  Phlyctidium 
civpeatura. 

EXPLICATIO    ICONIS    II. 

1.  Cupulac  binae,  lenlis  ope  valde  auctae ,  quarum  una  a.  aperta,  altera 
b.  e  sicco  clausa. 

2.  Parlicula  cupulae  e  latere  exteriore  visa,  ad  augra,  4oo  diametr. 

3.  Sporidia  aliquot  perfecta,  ad  augm.    1000  diametr. 

4-  Porliuncula    hymenii,  ad    augm.    idem,  sistens    sporidia  nondum  rite 
evoluta. 

PYRENOMYCETES. 

3.  Sphaeria  Lisae  DNtrs. 

Ad  rauios  emortuos  Berberidis  vidgaris  in  Monte-Cenisio  detexit  Do- 
niinirus  Lisa,  aeslate    i838. 

PulrheiTima  ,  praebet  maculas  atras,  opacas,  lanceolalas,  oblongasve, 
SL-d  utplurimum  lineares  rectas  flexuosasve  ,  a  millimetre  ad  tria  usqnc 
cenlimelra  et  tdtra  cxtensas,  ob  corticis  pallorem  ralde  enitentes.  Peri- 
tliecia  ,  supra  stroma    entophlaeodeum    tcnue  ,  planum,  eflusum,  fuligi- 


AUCTORF,    J.    DE  NOTAHIS  5 

iiosmnqnc  c  corlice  inleriori  oriundtim ,  eistjue  ciiuleriiiide  i-iii.ose  loii- 
gitiulinaliterquc  rupta  in  series  linciucs  sul)j)arallcliis ,  vel  aiervatim 
])rorum|)enlia,  vixque  supra  epitlermiclcm  ipsam  proliibeianlia,  coiiferla 
raespitosa ,  globosa,  vel  ob  mutuam  pressionem  angulata,  cylindraceo- 
pi'ismalica  vel  obovala,  supcrficie  nigulosa  ,  verlice  osliolo  puiictiforini 
impresso,  vel  subpapillaefonni  minulissimo,  seiiio  varic  clilFracto,  iii- 
structa,  in  sicco  collabescendo  umbilicata  magisque  nigosa.  Nucleus  ei- 
iicrasccns  gelatinosus ,  in  sicco  albicans  fere  pulveraccus.  Asci  lineari- 
oblongi ,  utrinque  obliisi,  paraphysibus  sublillimis  obvallati.  Sporiilia 
didyma,  ovala ,  ovalove-oblonga,  cxlreniitaLibus  rolundala,  vix  metlio 
consti'icta,  pallida  luteo-olivacea. 

Pertinet  ad  Sphaerias  cacspitosas. 

A  Sphaeria  Berberidis  cui  aflinis  facile  dilfert  perithceiis  serialini 
eruinpenlibus  eorumcpic  figura  ,  praeprirnis  vero  sporidiis  didymis  , 
quae  in  specie  adducla  pluriseptala  et  fere  duplo  minora  quam  in 
nostra. 

Sphaeria  micrographa  Fries  in  Montagne  Notic.  in  Annal.  Scient. 
natur.    i.  p.  29^  et  Sph.  acqiiilinearis    Schweinitz    (Fries  Syst.    Mycol. 

2.  p.  374)  J  quae  pariter  in  Berberide  proveniunt,  praeterquamquod 
ad  sectionem  Sphaeriai'um  concrescentium  spectant  forma  ostioli ,  in 
hac  globosum  in  ilia  compresso-umbilicatum ,  ab  hac  specie  praeceteris 
dignoscunlur. 

Dico  Dominico  Lisae  Hortulano  H.  R.  Botanici  Taui'inensis,  Indicis  Mu- 
scoruui  agri  Taurinensis  Auctori,  qui  complures  rariores  Mycetes  ex 
alpibus  Pedemontanis  mihi  attulit. 

EXPLICATIO    ICOMS    III. 

I .  Acervula  ali(£U0t  peritheciorum  ,  lenle  simplici  aucla. 

3.  Pehlliecia  alicpiot  a  latere  visa  ,  bina  a.  verticaliler  sccla ,  lentis  ope 

pariter  aucta. 
'.S.  Portio  nuclei,  ad  augm.    i5o  diametr. 

4.  Ascus,  ad  augm.   700  diametr. 

5.  Sporidium,  ad  augm.    looo  diametr. 


MICnOMYCF.TES    ITALICI 


4.    Spiiaeria  heubarum. 


Sphaeria  lierbarum  FniES  Scler.  Suec.  edit.  I.  n."  38,  Secund.  specim. 
ill  Collect,  cl.  DESMAziiiHES ,  non  3   edit,    Desmaz.   PI.  Crypt,  de  France 


cd.  a.  11."  2'j8. 


Sphaeria  Pisi  Sowerb.  Fries  Syst.  Mycol.  2.  p.  SoQ  et  Scler.  Suec. 
I'd.   a.  n."  3a2. 

Frccjiu-ns  iu  raulil)us  plaiitanim  inajonun  cmorluaruin  ex.  gi'.  Scilla 
inarilinia,  Aspliotlclus  ratnosus,  Lcpidium  Iberis  ,  etc. 

Puuclifonnis,  perilliecia  sparsa,  plus  ininusve  inter  se  distantia,  ple- 
rumque  solitaria,  rarissime  per  unuin  allerum\e  contigiia,  vel  invicem 
connala,  fusco-alra,  inoUia,  laevia^  subcarnoso-cellulosa,  subpellucidave, 
e  basi  applanata,  niatrici  laevilcr  adliacrenti  vcl  subimnicrsa,  Iculicidari 
depressa,  margine  obtuso,  ostiolo  promiuulo  brevi,  mammillarl  umbonata, 
siccando  collapsa,  riigosa,  patellaria  ,  epidermide  translucenti  tecta,  in- 
terduin  hac  secedciite  nnda,  libera,  scnio  deinum  vertice  vario  modo 
diliVacta  ,  decedeulia ,  maculas  foveolasque  oibiciilares ,  oblongasve  fu- 
scescentes  in  cubilibus  I'elincjxientia.  Nucleus  ascigerus,  asci  ainpli,  erecti, 
vel  curvato  ascendentes,  oblougi ,  basi  vix  at  non  semper  atlenuata , 
cjuaudocpjc  iino  latiore,  sj>oridia  octo  foventia.  Sporidia  niajuscula  ob- 
longa,  oblongovc-cUiptira,  raulliscptala  sive  plurilocularia,  loculis  sub- 
quadratis  fere  tessulata  ,  limbo  pellucido  cincta ,  luteo-olivacea.  Para- 
physes  obsoletae  vel  nullae. 

Asci  in  liac  jiraesertim  specie  ,  siculi  in  aliis  compluribus,  eviden- 
tissiine  duplici  membrana  componuntur ,  quarum  in  interna  sporidia 
evolvuntur. 

Species  pro  natura  herbarum  quas  aggreditur  summopere  variabilis. 
CoUalis  specimiiiibus  aulhonticis  specierum  hue  relalarum,  nee  non  mil- 
lena  quae  ipse  diversis  temporibus  legi,  mihi  videtui-  discrimina  acutiora 
ad  eas  rite  dislinguendas  baud  adesse.  Differentiae  molis  et  formae  pe- 
ritheciorum  parum  faciunt,  ex  eo  quod  in  codem  specimine  persaepe 
singulae  unicuiqnc  speciei  adscriptae  observantur  et  pendcre  videntur 
vel  ab  aelale,  vel  a  nalura  et  consislentia  matricis,  vel  demum  ab  in- 
dole epidermidis ,  quae  si  facile  et  sponte  secedit,  tunc  perithecia  magis 
regularia  ,  melius  evoluta  et  proiiiinula,  si  e  contra  diutius  persislil  et 
rigescit  tunc  perithecia  magis  depressa ,  saepe  etiam  ligno  basi  profundius 


ArcTonr,  j.   de  KOTAnis  _ 

i.nmersa.  guod  ad  cliirereutias  coloris  atlinct ,  minoris  momenti  sunt  el 
vix  tang,  inerenlur.  Uno  vcrl.o,  idcntitas  slruclurae  aseonun ,  sporidio- 
•  um  ,  penthcciorunK|ue,  do  idcntitate  si.ecierum  dc  quibus  sermo  est 
mc  |jeisuasiim  liabent. 

Lcj;i  Clin  foliis  el  ])edunculis  Caricis  foclidae  specicm  huic  affinera  , 
sed    distinctam    peritheciis   spliaeiicis   neuliquam    i^apillalis,   sporidiisquc 
majonbus  et  multo  magis  scptatis.  Est  mihi  interim  Sphaeriu  macrosporu 
iconenupie  ejus  et  descriplionem  absolutam,  jam  nunc  a  me   exaratan, ' 
suo  loco  exliibebo.  ' 

EXPLICATIO    ICONIS    IV. 

I.  Fiagmentum  scapi   Scillae  maiitimae  cum  perilheciis  nonnullis  lente 
adauctis. 

«.  Pciilhecia  aliquot  ei)idermide  adluic  tecta. 

b.  Alia,  epldermide  dejecta  denudata  madore  turgescentia. 

c.  Eadcm  in  sicco. 

d.  Perithecia  aliquot  velustate  rupla. 

e.  Maculae,  quae  post  lapsum  peritheciorum  in  matrice  remanent. 
3.  Peritheciorum  nonnuUorum  sectiones  verticales. 

3.  Particula  perithecii  ad  augm.   700  diametr. 

4.  Pars  nuclei  ad  augm.  idem. 

5.  Sporidia  ad  augm.    ,000  diametr.;  horum  infcrius  nondum  maturum. 

5.   Hysterium  dives  DNtrs. 

Ad  ramos  dejectos  in  locis  sulFocatis  collium  Taurinensium,  legi  1837 
decedente  autumno. 

Nudo  oculo  sislit  macuias  atras  ,  opacas  ,  amorphas  ,  poUicem  cir- 
citer  latas  ,  quasi  materia  grumoso-atramenlosa  supra  corticem  ramorum 
elFusa.  Perithecia  atro-opaca,  fragilia,  minuta,  primum  epldermide  tecta, 
discreta,  deui  erumpentia,  liberata,  conferta,  stipataque,  lomento  bys- 
smo  late  expanse,  fuligineo-fusco,  e  floccis  rigidiusculis  fragiUimis,  ra- 
mos.s,  mtricatis,  hinc  inde  septatis  contexlo,  insidcntia,  mole  et  figura 
polymorphs,  lineari-oblonga,  lanceolata,  recta,  vel  curvula,  reniformia, 
elliptica,  extremitatibus  roiundatis,  vel  acutiusculis,  subinde  orbicularia 
lace  depressa,  vel  canaliculata  ,  subtilissirae   striulata,  vel   laeviuscula' 


8  MICnOMYCETES    ITAT-ICI 

labiis  ]ilan\nsonlis  arete  eonniventibus  clausa  ,  vix  humiditale  ingruenic 
inviecni  tlimolis ,  riina  aiigusta  icclusa.  Nucleus  albidus  ex  ascis  para- 
plivsibiisque  copiosissimis.  Asei  clongali,  e  basi  angustala  clavati,  obtusi, 
nrimuin  materia  grumosa,  pro  more  veUiti  oleosa,  farcta  ,  matura  octo- 
spora.  Spor'ulia  uuiseptata,  constriclo-clitljina ,  arliculis  dellouleo-ovatis  , 
plus  minusve  aculis,  obtusiusculisve  ,  pallide  flavicanlia.  Paraphyscs  co- 
piosae ,  ascis  plcrumque  loiigiores  tenues ,  flexuosae  ,  inlextae. 

A  pleriscpie  generis  speciebus  turn  forma  sporidioi'um  at  peritheciorum 
cum  Slroinate  byssoideo  facile  dilFert  ;  ab  Hyslerio  graphico  Friesii 
(Syst.  Mycol.  2.  p.  58 1)  iiiterdiun  subiculo  tomcutoso  insidcuti,  quod 
liabeo  a  cl.  Kukze,  nostrum  distinguitur  pcrltheciis  hand  eloiigatis,  nee 
subramosis,  iiec  labiis  prominulis  instructis. 

EXPLICATIO    ICONIS    V. 

1.  Grcx  pcrilheeiorum  complurium  lente   adauctorum   lomentoque   insi- 

deiitiuni. 

2.  Pcrilhccia  nounuUa  verlicaliter  secta,  quorum  a.  a  reliquis  discretum 
cpidennide  rupta  adliuc  cinctum. 

3.  "Filamenta  subiculi  ad  augm.  "joo  diam. 

4.  Porlio  nuclei  ad  idem  augm. 

5.  Asci    bini    ad    augm.    1000    diam.    a.   junior  rudimenta    sporidioi'um 

ostendens  ,  b.  maturus  sporidia  perfecta  fovens. 

6.  Sporidia  aliquot  ab  aseis  liberata  ad  augm.  idem. 

6.  Leptostroma  Hysterioides  var.  graminicolum  DNtrs. 

In  vagiiiis  culmisque  Moliniae  coeruleae.  Legi  in  pascuis  ad  Yer- 
banum  autumno    iSS-y. 

Praebet  maculas  minutas,  sublineares,  atras,  secus  strias  vaginarum 
culmorumque  dispositas ,  longitudine  millimetrum  saepe  aequantes.  Pe- 
rithecia  scutiformia  innata,  atra,  nilidula  ,  sub  microscopio  minutissime 
I'uguloso-punclala ,  pellucida,  secus  slrias  vaginarum  culmorumque  .  di- 
spersa,  semjier  iuter  se  discrcla,  in  vaginis  parallelogrammica,  subquadra- 
tave,  aut  oblonga,  suleo  longiludinali  lalo  ,  parum  profundo  fere  cana- 
liculata  ,  in  culmis  angusliora  ,  elliptico-lanceolata,  lineariave,  angustius 
sulcata;  malura  margineui   versus  circumscissa ,  valvula  vel   opcrculi  ad 


Al'CTORE   J.    DE    NOTARIS  t) 

instar  secedentia,  discximque  palliile  carneum  ,  ceraccum  ,  liiigescens , 
linca  nigra  cii'cuiiiscriiiluin  deriiulantia.  Sporidia  primum  fixa  ,  erccliii- 
scula^  rnatura  seccilenlia,  eloiigalo-fusifonnia ,  curvata ,  siinplicia^  api- 
cibus  acutiusculls  ,  leviter  flavicanlia,  pellucida,  t'ix  septata. 

A  Leplostroinale  hyslerioide  (Fries  Syst.  2.  p.  600  ),  quod  copiosum 
legl  in  Diaiilh.  alrorubenlc  sicco  ad  oras  Verbani ,  inco  sensii  tanlum 
diflert  slalura  pauUulum  minori ,  forma  pcrilliecii  disco  canaliculali 
ct  linearis,  quae  omnia  a  matricis  diversa  natura  certo  cerlius  pendent. 
Species  symmetrica  Iljsterio  herbarum,  varietas  Hysterio  culmigciio, 
quorum  forte  nonnisi  uionstruosilatem  praebent. 

Siictis  valvata  Moktagnei  (Annal.  Scient.  natur.  VI.  p.  337 ),  '"  6'^" 
minibus  pariter  proveniens  vix  hoc  loco  pro  comparalione  cilanda,  slru- 
rtura,  dehiscendi  modo,  lolo  coelo  diversa. 

EXPLICATIO    ICOXIS    VI. 

1 .  Fragmcntum  culmi  vagina  tecti  plnnlulam  natural!  magniludine  exhibcns. 

2.  Fragmcntum   vaginae  iudividua   aliquot  lente  aucla  praebens:  a.    jie- 

I'ilhecio   adhuc   adnato ,   b.   pcrithecio   secedente ,   c.    perithecio    de- 
jecto. 

3.  Fragmcntum  culmi  formam  alteram  perilheciorum  exhibens  ad  augm. 

idem. 
/(.  Scclio  verticalis  duorum  iudividuorum  ante  dehiscentiam. 
5.  Eadem  perithecio  secedente  pariter  ac  praecedentia  lentis  ope  aucia. 
Ct.  Portio  nuclei  ad  augm.   1000  diaroetr. 
7.  Sporidia  matura  ad  augm.  idem. 

7.  Phlvctidium  clypeatum  DNtrs. 

Ad  folia  dejecta,  mai'cescenlia  Cerasorum  in  vineis  collium  supra 
Genuam ,  vere   1842. 

Punctiforme,  nigrum,  hypophyllum  ,  sparsum ,  epidermide  innata 
tectum ,  diametro  dimidium  miUimetrum  vix  aequans.  Sporidochium  len- 
(iculare  ,  margine  acutum,  vertice  umbilicato-umbonulatum,  laeve,  co- 
liaceum,  Icnax,  sub  vitris  augentioribus  obscure  minuteque  grumoso- 
cellulosum ,  fusco-atrum,  centre  sive  parte  qua  papillae  more  extoUilur, 
Serie  II.    Tom.  VII.  b 


lO  MICnOMYCETES    ITAMCI 

substantiae  multo  lenuioris,  pelluciduin ,  lamis  ccllulosuin,  cellulis  cxiguis 
subrotiiiulis ,  quasi  mcrabmna  oi>erculavi  clausum  ,  hac  senio  irrcgula- 
.  ritcr  scissa,  yd  ciicnmcirca  scjuncla,  vel  alio  inodo  falisceiile  dehiscens, 
in  sicco  collapsum,  nigulosuin.  Nucleus  albidus,  tjuasi  amylaceus,  spo- 
ridigerus.  Spoi-idia  parieti  sporidochii  interni  primilus  fixa,  conferta  , 
plus  miiiusvc  alte  pcdiccUata,  juiiiora  clavata,  obtnsa,  diaphana,  malura 
libera  ,  seccdcnlia ,  lincari-oblonga  cuivata  ,  quadri-quinque  septata  , 
pellucida,  exlrcniitalibus  obtusis  ulriuque  setula  subulacfonni  acutissima 
mucronata. 

Cum  uUa  alia  spccierum  mihi  cogtiilanim  comparari  meretur  quam 
cum  PhljctuHo  nitiih  Wai.lrothu  (  F1.  Crypt.  Germ.  2.  p.  4i8)  (Do- 
ihidea  alnea  Fries  Sclcr.  Succ.  n.°  288.  Xyloma  alneum  Pers.)  a  quo 
vero  difiert  Sporidochii  structura ,  sporidiorumque  forma. 

Priusquam  Phlyclidio  celeb.  Wallrothii,  generi  ex  dementis  forte 
uimis  heterogeneis  cotillato,  cum  adsint  plura  hujusmodi,  quae  nucleo 
tantum  sporidigero ,  alia  quae  nucleo  ascigcro  gaudent,  banc  plantam 
subscriberem ,  in  animo  fuit  pro  novi  generis  typo  ofTerendi,  ralione 
revei"a  qua  Sporidochium  deliiscit  sporidiorumque  structura ,  ab  Exci- 
pulis ,  Dolliideis  ,  Perisporiis,  Sphacriis,  caeterisque  valde  abhorret. 
Sed  iterum  perpensis  speciebus  quas  Wallrothius  ad  hoc  genus  reduxit, 
visum  est  Phlyctidia  genus  satis  naturale  constituere  posse  dummodo  ex- 
purgentur  speciebus  nucleo  ascigero  instructis. 

EXPLICATIO    ICOMS    VII. 

1.  Fragmenlum  folii  sistens  plantam  naturali  magnitudine. 

2.  Individua   aliquot   lentis   ope    aucta,    a.    humecta    turgescentia,    b.    c 

sicco. 

3.  Sporidochia  verticaliter  secta  lente  pariter  aucta. 

4.  Pars  superior  Sporidochii  lente  valde   auct.    demonstrans    slructuram 

partis  centralis  Sporidochii  ipsius,  nee  non  modum  quo  dehiscit. 

5.  Sporidia  ad  augment.    1000  diametr.  tina  cum  particula  parietis  Spo- 

ridochii sporidia  nondum  matura  proferentis. 


auctone  j.  de  kotakis  i  i 

8.  Sphaeronema  elegans  DNtrs. 
Perisporium  elegans  Fhies  Scleroniyc.  Suec.  cd.  2.  n.°  4C0. 

Ad  caules  hcrbarum  majorum  emortuanim,  Genuae,  vere   1843- 

Super  caules  hcrbarum  luimi  ilejectarura  observanlur  puncta,  nutlo 
oculo  \isibilia,  eliamsi  iiniuitissima ,  j>cr  plagas  plus  \el  minus  cxtensas 
irregulariter  sj)arsa  ,  creberrima,  coloris  nunc  carnei,  umic  fuscescenlis, 
nunc  ])Cinlus  nigri.  Sporiilocliia  globoso-depressa,  iitplurlmiim  discreta  , 
rarius  contigua  confluentiaque  ,  suinma  epidcrmide  ,  verlici  eoruiulem 
innala,  tecla  ,  caelerum  libera,  slralisque  corlicalibiis  subjeclis  tantum 
afiixa  ,  poro  orbiculari  sat  amplo  perlusa ,  siccilale  collabescendo  coii- 
cava  ,  umbilicata ,  papillala\e ;  juniora  lenuiora  pellucida,  ccUuloso-mem- 
branaeea,  arcolis  valde  irrcgularibus,  subcariiea,  osliolmn  versus  fir- 
miora ,  dein  scnsim  sensimquc  spissiora  fuscesceiilia ,  tandem  nigra. 
Sporidia  cylindi'ica,  oblongave ,  subindcve  lenilcr  curvula,  virore  lenis- 
simo  sufTusa ,  pellucida ,  primilus  libera ,  muco  lenui  tantum  coacta  , 
humidilale  ingruentc  erumpeulia,  nunc  cirrhorum,  nunc  guttulae,  vcl 
globuli  ostioli  insidentis  ad  inslar,  ciiTliis  globulisve  aqua  tectis  cito 
solubilibus. 

Sporidocliia  variant  quamiuaxiuae  magniludine  et  pauUulutn  inter  se 
figura,  orbiculari  nempe  ,  ^vel  oblonga,  forma  globosa  plus  niinusve  de- 
pressa;  dautur  tpiaedam  interdum  osliolis  binis  perlusa. 

Inter  Sporidia  ejecta  pluries  observavi  corpuscula  figurae  praeter 
propter  semilunaris,  sporidiis  ipsis  multoties  majora,  quorum  bina  in 
icone  n.°  5  exliibentur,  at  cum  nou  licuerit  et  in  ipsa  SporidocliioruiH 
cavitate  deprehendcre  dubium  reslat  iitrum  rudimenla  .  ascorum,  vel 
Sporidia  alii  ordinis  exhibeant,  vel  ])lanlae  omnino  exlranea  sinl. 

Id  speciruine  Friesu  superius  adducto ,  epidermis  circa  sporidocliia 
maculas  coloris  dilute  carnei  effusas  profert,  quod  in  raeis  non  observatur, 
caelerum  inter  se  coUata  nullum  essenliale  praestant  discriu.en.  Quantiun 
dili'erat  liacc  species  a  Pcrisporio  disseminalo  ejusdem  auctoris  tnihi  baud 
cogiiito  non  facile  dictu. 

Sphaeria  herbarum  Fries  Scler.  Suec-  ed.  2.  n."  38  ab  hac  specie , 
exceplis  dimcnsionc  quidquam  majori,  colore  saluraliorc  in  nigrum  vcr- 
gcnte  ,  vel  omnino  nigrum,  mea  quidem  sentcntia  baud  diflert,   et    nil 


la  MICROMYCETES    ITALICI 

aliud  est  qxiatn  hujus  status  maxime  aduilus !  Slructura  Sporidocliii  ea- 
dem,  foi-iria  prorsus  eadem ,  eadem  denuo  sporidiorura  figura ,  iragni- 
tudo,  et  color! 

EXPLICATIO   ICONIS   VIII. 

1 .  Sporidocliia  alifjiiot  lentc  aucta ,  a.  e   slcco ,  b.    a  dorse  visum  ,  re- 
lifjua  humidilatc  turgescciilia  sporidiacpie  propellcntia. 

2.  Sporidochia  aiicjuot  verlicaliler  secla    et    a   latere   visaj  lente  pariter 
aucta. 

3.  Fragmentum  Sporidocliii  ad  augm.  4oo  diametr. 
4-  Sporidia  ad  augm.  ■joo  diametr. 

5.  Corpuscula  seniiluiiai'ia  inter  Sporidia  observata  ad  augm.  idem. 

g.  Sphaeronema  ferox  DNtrs. 

Ad  caules  Solaui  aliarumquc  herbarum  emorluarum  in  H.  R.  Bolanico 
Genuensi,  vere   1842. 

Nudo  oculo  in  caulibus  dealbatis  quos  aggreditur,  maculae  taritum 
indeterminalae  conspiciuntur  plus  minusve  fuscescentes ,  pimctis  minu- 
tissimis  nigris  passim  notatae.  Sporidochia  epidermide  'vertice  eorundem 
adnata,  perforataque  tccta,  cetcrum  penitus  libera,  globosa,  depressa, 
globosa  obtuse  conoidea,  pcUucida,  fuscescentia,  tenuia,  sub  microscopio 
celluloso  membranacea,  areolis  amplis  subrotundis  irregularibusve,  circa 
ostiolum  sat  amplum  quod  in  vertice  exhibent,  setulis  rigidulis,  simpli- 
cibus,  pellucidis  ,  plus  minusve  copiosis  tamen  semper  discretis ,  ostioli 
diametrum  acquantibus  supei-anlibusve  ,  erectis ,  palentibus  vel  radian- 
tibus  hirta ,  in  sicco  coUapsa  fusca.  Sporidia  cylindrica  estremitatibus 
obtusa,  longitudine  diametrum  multoties  superantia ,  diaphana  coloris 
perlacei  ,  vix  invicem  conglutinala ,  pulveraceo  erumpentia. 

Variat  pariter  ac  praecedens  Sporidocliiorum  dimensione  ,  paullu- 
lumque  fonna ,  prae  aliis  longitudine  et  directione  setularum  ostiolum 
circumTallantium. 

Ab  omnibus  descriptis  ostiolo  hirlo  prima  fronte  distinguilur. 


AUCTORE    J.    DE  NOTAHIS  1 3 

EXPLICATIO     ICO  MS     IX. 

1 .  SporidocUia  Iciite  aurta  a  latere  visa. 

2.  Particula  pcridiL  ad  augm.   4oo  diam. 

3.  Sporidia  ad  aitgm.  700  diainclr. 

CONIOMVCETES 

Myriocephalum   DNtrs. 

Flocci  erecti  subsimplices ,  tenuissimi,  vis  at  obscui'e  septali ,  lon- 
gitudine  varii,  apice  incrassato  sporidigeri,  basi  invicem  in  tuberculum 
constipati,  muco  coacli ;  sporidia  sphaeroidea ,  simplicia,  floccorum  apice 
inspcrsa,  sessilia,  numerosissima,  fusca,  nucleo  concolori  farcta. 

Fungilli  habitu  Melanconii  vel  Stilbosporae,  pseudostromate  e  floc- 
corum basi  invicem  stipalorum  cortici,  vel  raro  ligno  denudato  innato, 
erumpentes,  demum  cubilia  excedentes ,  humiditale  accedeiite  turgc- 
scenles  gelatinosi,  siccitate  in  tuberculum  comeum  indurati ,  senio  fa- 
tisccntes ,  atro-inquinantes. 

Nomen  a  fivptog  et  xe^k^oj  ob  Sporidia  in  capitula  innumera  collecla. 

10.  Myriocephalum  hederaecolum  DNtrs. 

Ad  sarmenta  Hederae  tenuiora  sicca,  in  collibus  circa  Genuam  fre- 
quens,  legi  primum  hyeme    1842. 

Nudis  oculis  pi-aebet  puncta  prominentia  nigi'a  ,  vel  maculas  nigras 
in  anibitu  dccolorantes,  orbiculares,  oblongas ,  irregularesve ,  sine  lege 
dispositas.  Tubercula  minuta,  compacta,  raillimetro  diametro  utplurimum 
minora ,  primum  basi  cortici  interiori  aflixa  ,  dein  epidermide  ,  e  qua 
erumpunt ,  exclusa,  liberata  ,  forma  pro  aetate  varia  ,  conoidea,  convexa, 
oblongave,  halone  veluti  nebuloso  interdum  cincla  ,  humecta  citissime 
turgescentia  in  pulvinulum  gelalinosum,  fere  tremellosum,  subpellucido- 
punctatum,  senio  eflusa,  fatiscentia.  Pseudostroma  basi  praesertim  conr- 
pactum,  fuscescenti  nigrum,  mucoso-floccosum.  Flocci  numerosissimi, 
onmes  erecti  radiantes,  tenuissimi,  pellucidi,  obscure  remoteque  septali. 


I  '^  MK  RUMYCKIES     ITAI.ICI 

imuo  (Iciiso  collecti,  basi  iiiviccin  conslipali,  simplices  vcl  plerumfjue 
hifurci  apice  incrassato  capilellati.  SporitUa  numerosissiina  globosa  fusca, 
sporidiolo  vcl  si  mavis  nucleo  concolorc  foeta,  liliic  annulo  dilutiorc  fere 
linil)ala ,  a|)icc  floccorum  iiispcrso-capitata ,  glomciula  subrotur.tla  rdi- 
i-icnlia,  pciliccllo  proprio  omiiino  doslilula,  coliacrciilia  laulum. 

Tubercula  pro  aclatc,  ut  superius  moniii,  forma  valde  variant,  certo 
rertius  ab  orlu  hypoplilaeodea,  sed  in  optinie  cvolutis,  ob  dilferentiain 
voliiiiicn  luberciilnruiu  ipsorum  inter  ct  rimulas  epidermidis ,  non  sine 
dilliciillalc  delinilur  ,  nura  sinl  lanlum  epidermidi  aDfixa ,  num  ab  ea 
frimipant. 

(Jenus  in  ordine  Coniomycelum ,  eui  ob  pcnitiorem  structuram  pscu- 
dostromatis ,  si>oridioriunqnc  rcfcrcndiim  esse  nuUus  dubito ,  caeleris 
nobilius:  a  uiucedincis  quibuscum  cliaracteribus  nonnullis  convenit,  floccis 
iiempc  apice  sporidiferis ,  differt  floccorum  ipsorum  tenuitate ,  et  prae- 
cipuc  substantia  mucosa  quae  fleeces  sporidiorumque  capltula  undequaque 
obdueil.  Hoe  intuitu  ]>ropius  accedit  Slilbosporae ,  Pestalotiae,  Aslero- 
sporio,  quae  pari  rationc  pscudostromale  floecoso  gelalinoso  instruunlur, 
sporidiisque  ex  apice  floccorum  oriundis;  sed  Slilbosporae,  Pestalotiae, 
Aslcrosporio ,  sunt  Sporidiii  septata  vel  intus  ccllulosa ,  non  siiuplicia 
nee  in  glomus  collecta.  Binae  pro  vcro  inter  Stilbosporas  enumeranlur 
species,  StiU)osi)ora  nempe  botryospora  Montagne  (Annal.  Scienl.  nalur. 
6.  p.  338.  tab.  18.  ic.  5)  et  Stilbospora  cheirospora  FniES  (  Syst. 
Mvcol.  2.  p.  448)  J  quae  ex  prions  saltern  icone  a  el.  Moktagne  exbi- 
l>ila,  aflinitatem  quam  maximam  cum  Myriocephalo  meo  ostendunt ,  at 
in  liisce  speciebus  quae  forte  inter  se  baud  satis  differunt ,  Sporidia 
quoad  dispositionis  modum  Penicillia  vel  Monilias  aemulantur  ,  dum  in 
Myriocephalo  disposilionem  boli'ytideam  praebent. 

Addendum  insuper  quod  ]\lyrioceplialum  a  generibus  Slilbosporcis 
superius  adductis  etiam  situ  floccorum  dillert,  in  liisce  enim  sub  epi- 
derniide  e  qua  Sporidia  cirrhose  vel  quocumque  alio  modo  y)rofluunl 
i^iynuniiir  ,  dum  e  contra  in  nostro,  uiox  libera  in  lubercidiun  sujira 
rorticeui  consistunt ,  et  si  inter  mucedineas  forma,  disposilio,  orii^o 
.sporidiorum  floccorumque  sufliciunt  ad  genera  distinguenda ,  non  video 
sane  cur  cliaracleres  ejusdem  ordinis  parvi  faciundi  sint,  cum  agilur  de 
ronioinytetibus,  his  ncgleclis  Stilbosporeas  cum  Sporodermeis  commode 
in  unum  roUigere  possumus. 


AUCTOnE   J.    UK    NOTARIS  l5 

CI.    MoNTAGNE   I.   c.   monet  se  primum   Stilbosporam   botryosporam 
pro  novi  generis  typo  habuisse ,  eique  nomen  Thyrsidii  incUdisse. 

EXPLICATIO    ICONIS    X. 

1.  Fragmentum  ramuli  Hederac  helicis  exhibens  fungillum  nalundi  ma- 

gnitudine. 

2.  Tubercula  aliquot  leiile  aucta. 

3.  Tuberculum  verlicalitcr  scctum  et  aqua  madefaclura ,  uiagis  auctuiii. 
4-  Filaiiienla  sporidigera  ad  augm.  ■joo  diametr.,  a.  e  basi  luberculorum 

desutnpta. 
"5.  b.  Capitula  sporidiorum  ad  augm.  idem. 


MICROMYCETES    ITALICI 

NOM 


VEL   MINUS    COGNITI 


A  U  C  T  O  P  E 


JOSEPUO    DE    NOTARIS 


Exhib.  3  julii  fS4S. 


DEGAS  QUARTA 

I.  Peziza  Cenangium. 

3.  Stictis  Panizzei. 

3.  Hjsterium  micrographuin. 

4.  JMicrothjrium  Smilacis. 

5.  Diplodia  poljmorpha. 


6. 

)) 

seriata. 

7- 

» 

mutila. 

8. 

» 

profusa. 

9- 

» 

Taxi. 

1 0. 

n 

Oleae. 

CUPULA  TI. 

I.  Peziza  Cenangium  DNtrs. 

XXabitat  in  ramulis  ad  teiTam  dejectis,  forte  Laricuin,  in  niuutc  Ccnisio. 
Specimina  Icgerunt  D."'  Lisa  et  Bonnaz  ,  aestate    i838. 

llccens  ob  colorem  disci  laelc  flavo-virentem ,  nudo  eliniii  oculo  fa- 
cile conspicua.  Ei-umpciis  vol  corlice  scccdenlc,  libera,  nuda,  milliiwclniin 
Serie  II.  Tom.  VII.  c 


l8  MICnOMYCETES    riAT.KI 

jiliMunujuc  lata  aiil  jiaiillo  ultra,  laiissiine  in  caesjiilulos  paucoruin  in- 
(liviiluoriui)  ,  sallciii  in  S]  iH-iiuiiiibus,  (jiiac  ail  maims  sunl,  coaceivala. 
Ctipiila  i-oriacca  ,  crassiusi-ula ,  li'uav,  vduti  cjiiclenniilc  Icmii  corlicala , 
alabemir.a ,  mux  apcila,  juuioi-  obverse  coiiica  hians,  ilein  scnsini  cli- 
lalala  ,  evplaiialaipie,  subliemls|>hacric'a ,  |)aU'llacforniis,  fij|;uia  admodum 
varia  ,  obloii:;a,  ri'iiifornsis ,  conlala,  subiiiilc  I'liain  liigoiia  vcl  sublobala, 
marline  in  (|iioc-nir.(jiu-  stalu  scnijier  jilus  uiiiiusve  incur\o,  cxlus  uui- 
brino-olivacea ,  iiilus  all/ula  ,  slijiilulo  brevi ,  crassiusculo,  laevi ,  Aisi-o, 
excipulo  breviore,  qtiaiulonue  cxconlrico  pracilila,  in  sicco  minule  ru- 
i;ulosa ,  ilisoo  laclc  fla\o-virons  ,  concaviuscula -vol  plana,  llymcniuin  ce- 
racc\un  excipulo  crassins,  dcuunn  pulvcracco-falisccns.  Asci  clongato- 
<-la\ali  oblusi  ,  parajiliysibus  crebciTimis ,  filifonnibus ,  fasciculalisquc  , 
ascos  subaecjuantibus,  obvallali.  Sporidia  sim|)liria  oblonga,  elliplicave  , 
I'Vtremilatibus  roluiulalis  vel  oblusiusciilis,  pallide  cilrina. 

Variat  (jiiainiiiaxinic  fonna  cupularum,  ut  raro  individua  bina  cjusdem 
dimensionis  el  figurae  in  eodem  ramulo  invenianlur:  in  unico  s]iecimine, 
(ii|iulas  biiias  ,  stipituli  ope   invicem  connatas  observavi. 

Ad  riiialcas  calycinas  special,  cpias  inter,  vi\  cum  Peziza  versifonni 
(Pers.  Icon,  et  descripl.  p.  25.  tab.  VII.  fig.  7)  ob  colorcm  turn  disci 
rum  excipuli  comparanda  ;  a  reliquis  cjusdem  seclionis  vel  forma  vel 
colore  salis  supcnjuc  rcccdil.  Quoad  colorcm,  cvcipuVupic  ,  cpidcrmldc 
propria  quasi  veslili  ,  crasslliem,  ad  Cenaugia  accederc  vidcrclur,  sed 
disco  semper  aperto  ab  iis  stalim  distiiiguilur,  siculi  et  hymenio  para- 
|>liysibus  copiosissimis  inslructo  a  Patellariis,  et  prae  caeleris  a  P.  discolore, 
(MoNi.  el  FniFS  Aniial.  scient.  nalur.  i.  p.  Syo )  quacum  aliunde  plu- 
ribus  momenlis  cor.griiil. 

EXPLICATIO     ICONIS     I. 

I.   Frustulum  raniuli  cxliibciis  plantam   naturali  magnitudine  ;  in  n.   pla- 

gula  decorlicala  ,  cupulas  aliquot  liberas  oslcudcns. 
a.  Cupulae  aliquot  Icnle  auctae. 
3.  f'upulae  a  latere  \isae,  lente  simplici  valde  auclae,  a.  junior,  c.  adulla, 

/>.  binae  slipitis  ope  simul  connalae  ,  vcrlicaliler  scclac. 
'\.   Porlio  liymenii,  ad   augm.    700    diametr.    sub  quo  sporidia    vix  con- 

spicua. 
5.   J'ars  superior  asci  unius,  ad  augm.    1000  diametr.    Sporidia  perfecla 

fovens. 


AUCTORE    J.    DE  NOTAIVIS 


2.    Stictis   Panizzei    DNtrs. 


Ad  folia  dejccla  Olcac  circa  Sanclum  Romulum  (San  Reiiio)  ,  in 
Liguria  occidcntali  legit  Dominus  Franciscus  Panizzi  Phavinaiopola  , 
\ere  1843- 

Sislit  |)\istnlas  parvulas,  crebcrriinas ,  pun cti formes,  coloris  ferine 
epidermidis  ipsius  folioruiii  quibus  iniiascilur,  \cl  ciiicrascenles,  vertice 
rimose  laceralo  ,  discum  fere  pulveraccum  parce  revelaiites.  £|>iplivllii , 
iiiilliiiictro  diamclro  plerumque  minor,  ascoinata  lenticnlari  discoidea, 
basi  mcsopliyllo  inmiersa  ,  cpiderinide  slellaliin«fissa  ,  l;iciniis  (jualiior  \fl 
quintjue  subacqualibus ,  Iriangularibus  ,  irrcgularibusve,  in  sicco  conni- 
ventibus  tecta ,  disco  pallide  cilrina,  subpulverulenta,  madefacta  liirge- 
sccnlia  ,  laciuiis  epidermidis  rechisis  vel  recurvalis,  emergenlia,  pallida, 
mollia  ,  gluten  amylaceum  quasi  aemulanlia  ,  facile  tandcui  solubilia,  fo- 
veolasque  orbiculares  in  matrice  relincjxientia.  Ilymenlum  fungillum  in- 
tegrum constitucns,  omnino  absque  excipuli  vestigio.  Asci  lineari-oblongi 
vix  subclavati,  utrinque  obtusi  ,  subindc  fasciculati ,  inviccmque  coliae- 
rentes,  pallide  flavicantes,  massa  veluti  bulliculosa  ,  loiigitiidiiialilerquc 
striata  farcti ,  paraphysibus  paucis  ,  Cliformiiius  ascis  brevioribus  inlei- 
mixtis.  Sporidia  filiformia  ,  longissima,  flexuosa  vel  varic  conlorla,  api- 
cibus  obtusis,  guttulas  oleosas  (  spovidiola  ?  ),  serialas  foventia,  pallide 
citrina,  anle  ascorum  dehiscentiam  vix  conspicua,  quin  iiEO,  eoiundeni 
mole  et  forma  pcrspeclis  ,  prima  fronte  vix  credercs  ascis  excipi  posse, 
cum  iitplurimum  hos  saepe  longitudine  excedant. 

Hie  iterum  novam  Sticlidis  speciem  ascigero-paraphysiphoram  habe- 
inus,  prouli  in  St.  Olcae  (  cf.  Dec.  III.  n.°  I )  a  qua  characteribiis  va- 
lidissimis  dilfert:  et  i.°  sede  constanter  in  pagina  superiore  folioruui  : 
3."  colore  pallide  citrino  qui  in  ilia  fuscescenli-ater;  3.°  stinictura  mol- 
liori  ascomatum :  4°  dcmum  forma  sporidiorura  sane  singulari ,  in  ulla 
alia  hujusce  generis  specie,  quod  sciam  hucusque  obvia.  Ratione  qua 
epidermis  supra  foliorum  discum  j)roluberal,  turn  modo  quo  laciniatim 
fissa  recluditur,  cum  et  hymenii  in  pulverem  fatiscentis  indole  ,  Stict. 
phacidioidi  (Fries  Syst.  mycol.  2.  p.  198)  potius  analoga  videliu" ;  sed 
species  cilata  liypopliylla  in  foliis  Aibul.  Uvae  ursi  pvovcnit,  colorcque 
albido-caesio  a  nostra  disliugultur.  Caeleruni  discrin'.en  ccrtuni  has  inter 
species  ab  ipso  generis  characlere,  ut  priraitus  conslltulum  est,  facile 


•]0  MICROMYCETES    ITALICl 

.luitur,  \v\  nciiipe  c  defectii  i>araphysunn ,  cpiac  si  in  Sticlide  jiliacl- 
(lioide  pnriter  adcsscnt  ,  aucloii  aculissimo  qui  cam  e  vivo  desci  ipsit 
aufu^evc  iioii  potuisseiit,  vol  c  sporidiis  quae  Sliclidibus  omnibus  Friesii 
(ci".  Syst.  1.  1-.  i>.  193  )  niinula  ,  globosaquc  sunt.  Hue  tandem  praeter- 
proptei-  rodeunt  ea  omnia  quae  de  afVmilale  Sliclidis  Olcae  eum  Pha- 
eidiis  Lauro-cerasi ,  ct  Hederac  in  superioribus  deeadibus  exponere  sategi. 

KXPLICATIO    ICOIVIS    II. 

1.  Asromala  lente  aueta,  a.  e  sicoo  ,  h.  madida. 

a.  Sectio  veilical.  ascomfttum  nonnullorum  ad  augm.  idem. 

3.  Portio  hymenii  ad  augm.  4oo  diamelr. 

4.  Ascus  sporidia  biiia  adimc  fovens  a  relitpiis  sejmictus  ad  augm.  idem. 

5.  Sporidia  ad  augm.   idem. 

PVRENOIlirCETES. 

\ 

3.     HvSTERHIM     MICROGKAPHUM    DNxRS. 

Provenil  in  pagina  superiore  foliorum  Oleae  Europeae  marcesecn- 
lium  ,  plerumque  in  consorlio  Di|)lodi;ie  Olcae.  Genuae  vere   1842. 

Minutifsimum,  sistil  lineolas  vel  puncta  ol)  epidcrmidem  circumcirca 
nigrefaetam  ,  nudo  oculo  aegrius  percipienda ,  vel  laeviter  observanti  pro 
ostiolis  prorumpentibus  Diplodiae  superius  cilatae  sumenda.  Perithecia 
dimidiala  ,  supcrficialia ,  nuda,  adnata,  sine  ordinc  sparsa,  plus  minusve 
inicr  sc  dislantia,  elli|)lica,  oblonga  ,  lineariave  elongata,  leviter  con- 
veva,  recta  varieve  curvata,  subiiide  latere  ramulo  aucta,  opaca,  laevia, 
Icnuia,  subcoriacea ,  rima  longitudinali  dehiscentia,  in  sicco  arete  clausa, 
liiimidilate  ingrucntc  labiis  dimotis  apcrta  ,  dilatata  ,  disco  planiuscido  , 
pallido.  Nucleus  mollis  subgelalinosus ,  ascis  erectis,  oblongis,  oblongo- 
ovatis,  obovatisve,  obtusis,  constans.  Pai-aphyses  nullae.  Sporidia  oblongo- 
iittenuata  sublorosa  ,  extremitalibus  obtusiusculis ,  sporidiola  pleiiimque 
(piatnor  fovcntia,  pallidc  flavicantia. 

Basis  ])eritheeiorum  vel  pars  corundcm  inferior ,  si  revera  adest,  tain 
tenuis  et  cubili  tain  arete  adhaeret,  ul  nullomodo  earn  decernere  po- 
tuerim,  caeterum  elpleraque  Hysteria  foliicola  talem  oslendunt  stnicturam. 


AUCTOBE    J.    DF.  NOTAHIS  2  1 

Ah  aflinibus  sccllonis  Xyloinatuin  Friesii  (Syst.  Mycol.  2.  j).  589) 
ad  qiiam  special,  dislinguitur  liacc  species  vel  minulic,  omiies  eniin  inihi 
notae  nostram  dimensionc  valdc  superaiit,  vel  forma,  vel  macularum 
cxaridaitun  defeclu ,  hinc  vix  cum  ca  comparaiidae  species  foliicolae 
verbi  gr. :  II.  puncliformc,  H.  foliicolum ,  II.  maculaie  ,  caeleraque. 
Quoad  liabitum,  fignram,  dimeiisionem,  acccdit  Aylographo  piiiorum 
DtSMAZiEnii  { PI.  Crypt,  de  France  n.°  294  )  sed  satis  superque  dilFert 
perillieriis  tcnuioribus  vix  subramosis,  nucleo  paraphysibus  destitute  , 
sporidiisfpic. 

Quod  ad  genus  Aylographum  a  clarissima  Anna  Libertia  in  Annal. 
scient.  natural,  vol.  'j.  p.  125  ]iroposilum,  non  video  quibus  characte- 
ribus  acutioribus  ab  Ilyslerio  distingui  possit ,  nolam  e  perilbeciis  ra- 
mosis  valde  fallacem  esse,  ncc  ad  fulcieiidum  genus  sufllcere,  hujusmodi 
exem|)lis  compluribns  comjirobatum  est,  character  signis  adest,  in  stru- 
ctura  j)critheciorum  dimidiatorum  sed  hie  pariler  communis  H.  foliicolo, 
H.   Hederae,  H.  culmigeno  etc. 

Num  hue  reducendum  sit  Aylographum  Hederae  Libertiae  ( peri- 
theciis  amphigenis ,  alris,  sparsis,  elongatis,  subrectis,  simplicibus,  raro 
furcatis  Desmaz.  in  Annal.  scient.  natural,  vol.  i3.  p.  i8g)  in  utraque 
pagina  foliorum  Hederae,  Ilicis,  et  Lauroccrasi  proveniens,  dijudicare 
nequeo. 

EXPLICATIO    ICOMS    III. 

1.  Perithccia  iionnuUa  lenle  aucta :  a.  e  sicco  arete  clausa:  i.  humecla, 

aperta. 

2.  Perithecia  verticallter  secla,  aperta,  ad  augm.  idem. 

3.  Porlio  nuclei  ad  augm.  '700  diametr. 

4-  5.  Ascus,  et  sporidia  ad  augm.   1000  diametr. 

MlCnOTHYRIUM. 

Desmaz.  Crypt. nouvcU. in  Am lal.  scient. natur.  vol.  i5.  p.  137.  tab.  i4-  fig-  i 
et  PI.  Crypt,  de  France  ed.  2.  n.°  492- 

Perilhccium  superficiale,  dimidiatum,  scutifonne,  cclluloso-subfibrosum, 
ceUulis  radianlibus ,  membranaccum  corneumve,  poro  vertice  perforatum : 
asci  fixi,  sporidia  simplicia  septataque  octo  foveules.  D^rns. 


22  MICROMYCETES    ITALICI 

4.    MlCROTHYHIUM     SjIILACIS    DNxRS. 

All  lamos  Smilacis  asperac  et  mauritanicae  cmortuos  in  Sardinia  , 
Ligiiria  frequciis,  lolo  anni  tempore. 

Praebcl  oculo  ineiini  inaculas  puncliformcs  discretas,  plus  minusve 
miinerosas  \el  passim  inviccm  conflueiiles  in  maculas  fere  alrametitosas 
amorplias ,  ramos  unditpc  conspurcanles.  rcrilliccia  suiicrficialia ,  lae- 
viler  adnata,  dimidiate  sculifonnia,  orbicularia,  roarginc  minute  eroso- 
dcnliculata  ;  convexiuscula  \el  inlerdum  deprcssa,  umbilicata  subpatflla- 
riaquc  ,  nigulosa  ,  nigcrrima,  opaca  ,  vcrtice  papiliata  ,  jiorocpie  minu- 
lissimo  pcrtusa ,  discrcla  \cl  hue  iUuc  inviccm  ronnala,  ct  tunc  figura 
admodum  varia ,  coiivexa,  subundulata,  crebre  papiliata,  porisque  biiiis 
pluribusve  perforata,  prouli  e  binis  pluribusquc  iiidividuis  inviccm  con- 
flucntibus  conqiosila.  rcrilhecia  quoad  slrucluram  pcniliorem  crassiu- 
scula,  fere  cornea ,  fragilia,  auibitum  versus  tenuioia ,  pellucida,  cellulis 
picrumque  linearibus,  vel  cuneatis,  e  centro-radiantibus  fere  imbricalis 
contevta.  Nucleus  subgelalinosus,  hyalinus,  ex  ascis  c  basi  \ix  attenuala, 
ovalis ,  obovatisvc  apicc  rolundatis  ,  sporidiis  octo  foctis.  Sporidia  sub- 
bisrrialia  ovala,  siniplicia  ,  pallide  cilrina. 

Quamvis  hie  pulchcrrimus  fungillus  struelura  perithecii  cornei  po- 
lius([uam  membranacei  a  genere  Microthyrio  celeberr.  Desmazierii  ,  hii- 
cusque  monotypo  ,  recedat,  tamen  sejungendum  esse,  ut  primilus  con- 
stitueram  ,  non  censeo.  Ex  eo  quod  penitiori  structura  omnino  congruil 
cum  planta  a  clarissimo  viro  descripta  et  in  collectione  plantarum  Crypto- 
gamicarum  Galliae  edita;  quod  rcstat  unicum  discrimen  e  Sporidiis,  adhuc 
dubium  num  valeat  in  hoc  ordine  ad  distinguenda  genera  nam  persaepe  in 
speciebus  peraOinibus  diversissima  inveniunlur,  prouti  videre  est  in  Sphae- 
riis,  Dothideis,  Ilysteriis  etc.  hinc  malui  characterem  a  cl.  viro  propositum 
paullulum  reformare,  quam  novum  condere  genus.  Paraphyscs  desunt  in 
Mtraquc  specie,  at  haec  organa  lam  pauci  in  praescnli  casu,  faciunda 
esse  existimo ,  quod  si  in  postcrum  novae  ]\Tirrothyrii  species  detege- 
rentur,  nucleo  ascigero-paraphysiplioro  instruclae,  neutiquam  sej)arandas 
e.ssp  paritcr  conteiidcrem. 

Hoc  genus  analogum  esse  Leplothyrio  (Kunze  ]\Iycol.  Heft.  2.  p.  ^9), 
Actinolhyrio  (Kunzf.  I.  c.  p.  81.  tab.  2.  fig.  3),  Sacidio  (Nees  in  Kunze 
1.  c.  p.  64.  tab.  2.  fig.  2)  ct  Leptostromate  (  Fries  Syst.  Mycol.  2.  p.  597  ), 


AUCTOIIE   J.    DE    NOTAniS  33 

unicuique  facile  patet ,  aL  oinnibus  vci'o  apprime  distinguitur  slruclura 
nuclei,  qui  in  cilatis  tantum  Sporidigerus  iicc  ascigeriis. 

EXPLICATIO    ICONIS    IV. 

1.  Fi-uslulum  ramuli  ixliihens  planlam  naturali  magniUidinc. 

2.  Eacdem  leiitc  auclae. 

3.  Pcrilhccium  e  i)liiribns    compositum ,   lento    valdc    auctum,    advcrsus 

luccm  foraininulis  pluribus  pcrtusuin. 
4-  Peritliecia  verlicaliter  secta,  lente  visa. 

5.  Portiunculae  perithecii  ad  augment.  4oo  diametr.  exhibentcs  figuram 

ct  disposilionem  cellularuin  peritliecia  ipsa  coiislituentium. 

6.  Portio  nuclei  ad  augu;.  4oo  diametr. 

DiPLODIA 

Fries  in  lit.  ad  cl.  Montagn.  (cf.  Annal.  scient.  natural,  vol.  i.p.  3o2), 
Desmaz.  Note  sur  les  Cryptog.  1.  c.  torn,  i  o.  p.  3 1 1 ,  et  Plant.  Crypt, 
dc  Franc,  cd.   n."  n.°  288. 

Sporocadus  Couda??  ex  Montagn.  Ess.  lust,  iialurel.  des  Champign.  p.  34. 

Sphacriarum  species  Auctorum. 

Perithecium  spliaeroideum  verlice  ostiolo  papillari  vel  puuctiformi , 
aut  cylindraceo  plus  minusve  cvoluto ,  apertum;  asci  nulli  ,  sporidia 
majuscula  ,  obloiiga,  cUipticave  primum  pedicelli  ope  aflixa,  vel  subscs- 
silia,  dcin  libera  secedentia ,  siuiplicia  ,  2-3-pluriloculai'ia  sporidiolis 
farcta.  DNtrs. 

Peritliecia  simplicia,  discreta,  vel  coiifluciitia ,  slromate  gemiiiio,  in 
speciebus  liucusque  cognitis,  prorsus  nullo,  plerumque,  primilus  saltcni, 
hvpopliloeodca. 

Genus  a  clarissimo  Friesio  in  literis  ad  clariss.  Montagme  1.  c,  liiscc 
verbis  circumscriptum,  asci  ellipdci,  oblougi ,  didjmi ,  spovidils  binis 
referti ,  jam  nunc  reformandum  esse  persensit  clariss.  Desmazieres  in 
Plant.  Cryptogam,  collectione  citata,  revera  sporidia  Diplodiainim  mca 
(piidem  scntentia  asci  iiaud  dici  mereulur,  nee  desunt  species  sporidiis 
luntuni  unilocularibus  instruclac. 


^4  MICROMYCETES    ITALICI 

Sporiilia  si  a  priiiiortUo  acl  maturilatcin  usque  pctletcnlim  sequunlur, 
liacc  notntii  digna  jnacbent.  S|)oriiliuin  iiniunqiiothjuc,  sivc  siiiij)lc\  sive 
roinposituin,  constat  |)iiimiin  sacculo  nieinbraiiarco  ( I'^i)is|)oriuui )  liomo- 
geneo  ,  uniloculari,  tliaphano,  basi  in  pedicelluni  ))liis  miiiusve  evideiitem 
attenuato ,  nuclemn  pallidc  flavidum  ,  grumosuni  fovenlc.  Nucleus  iste 
scnsim  sensimqne  fnsrescil,  inspissalur ,  ut  ita  dicam ,  Iiomogcncus  fit, 
vol  ill  lobos  inacquaK's  exlcndilur,  co  pacto  lit  liiii))us  pelbicidus,  qui 
nucleutn  ipsum  circuindat,  et  exislenliam  episporii  vel  membranae  ex- 
ternae  evidcnlissiinam  facit ,  poslremo  deuiurn  penitus  evanescit ,  et 
sporidia  uiiice  in  endosporio,  vel  ineinbraiia  inlonia  consisterc  vidciitur. 
Oiiae  sive  simplex  exslet ,  sive  in  arlicula  biiia  iiivicem  juncta,  septoque 
e  duobus  faciebus  articulorum  ipsorum  inter  se  coliaerentium  interstincta, 
vel  in  loculainenta  pluria  super  imposita,  Ael  qiiocumque  alio  niodo  di- 
sposita,  abeat,  lamen  semper  tennis,  subdiapliana ,  rigida,  fragilisque, 
sub  pressione  utcunique  laevi  facile  laceranda.  Adluic  dijudicare  nequeo, 
ntrum  cavitas  loeulorum  in  sporidiis  pluri-septalis,  massam  homogeneam 
foveat,  vel  vacua  sit,  vel  deiuum ,  si  articuli  quique  pro  spoiidiolis 
habendi  sint. 

In  cavitale  loeulorum  sporidionim,  siinplieium  vel  didymoruiu,  plu- 
ries  vidi  corpuscula  Sphaerica,  bina,  plurave,  subinde  fere  bulla  aeri- 
Ibrnii  inclusa,  quae  eerto  certius  pro  sporidiolis  consideranda.  Haec  vero 
in  codem  individuo  varia,  et  inter  auxilia  diagnostica  minime  recipi 
posse  saltcin  pro  tempore  censeo. 

Diplodiae  species,  caetcrum,  praeler  characteres  e  structiira  spori- 
dioruin ,  facile  dignoscuntur  figura  perilhecii  et  crescendi  modo,  quin  imo 
dispositionem  specierum ,  hucusque  milii  cognitarum ,  liisce  notis  su- 
perstruo. 

I.  Diplodiae,  perilheciis  cortice  secedenle  tandem  liberis,  denudatis. 

Diplodia  polymorplia. 
Diplodia  seriata. 

II.  Diplodiae,  peritheciis  subtectis,  discretis ,  confluentibusque , 
Diplodia  mutila. 

Diplodia  profusa. 
JIuic  porro  divisioni   reduccndae  sunt  species  sequentes  hue    tanlum 
exempli  gratia  citatae. 

Diplodia  Ilicis  Desmaz.  PI.  Crypt,  ed.   a.-  n.°  288. 
Diplodia  vitieola  Desmaz.  1.  c.  n.°  2S9. 


AUCTORE    J.    DE  NOTARIS  35 

S|)liaeiia  sarmcntorum  Fries  Scler.  Suec.  n.°  a8. 

Sphaeiia  semilecta  Panacis  Fries  1.  c.  n."  3i3. 

S|)liacria  maniinillana  ininor  Fries  1.  c.   ii.°  Sgy. 

SpLaeria  sepincola  Rosai-um  secuiu).  s^jeciiuca  clariss.  Sommer- 
FELT  ab  amiciss.  Aunier  coinmuiiicalo. 
III.  Foliicolae. 

Diplodia  Taxi. 

Diplodia  Olcac. 
Hue  subjungenda:  Sphaena  alrovirens  Visci,  ex  spcciniiiie  a  clariss. 
et  mihi  amioissimo  Prof.  Kunze. 

SpFiaeria  Hederac   Sow.  —  DNihs  Micr.  ilal.  Dcr.  II.  ii."  5.  i<-.  V. 

5.     DlPI.ODIA     POLYMORPllA    DNtRS. 

Sphacria  ta|ihrina   Fries?  Sysl.   IMycol.    2.  p.   464- 

Ad  Lonicerac  cujvisdaiii  rainulos  in  moiitc  Cenisio,  Icgerurit  DD.  Lisa 
et  BoTiNAz,  aestatc   i838. 

In  ramis  praccipuo  dccorlicalis  eminent  liibercula  minula  ,  jiuncti- 
foi'mia,  nigravc  valdc  conspicua.  Pcriihecia  priinitus  tecta,  mcc  corlice 
secedente  tiuda ,  libera,  ligno  candicanle  denudalo,  longiliuUnaliter  ri- 
muloso,  basi  applanata  laeviter  immersa  ,  libera,  sparsa  ,  rarissime  ap- 
proxiniata,  Tel  in  parvas  greges  conferla ,  spliacroidca ,  conicave,  elli- 
ptica  ,  vel  compressiuscula,  rugulosa,  fusco-alra ,  liagilia  ,  teniiia,  sub 
vitro  structui'ae  fere  grumosac,  vertice  ostiolo  minuto  papillacformi ,  vel 
poro  tantum  sat  amplo  pcrlusa,  senio  irregulariler  rupta^  in  sicco  fere 
iminutata.  Nucleus  pallidc-fusccscens  ,  exsiccalione  ronlractus,  fere  eva- 
nescens.  Sporldia  juniora  pediccllo  brevi ,  crasso,  perilliecio  parictibus 
aflixa,  elliptira  subclavatavc,  inatura  secedentia,  ovala,  oblonga,  ellipli- 
cave,  bi-tri-pluriseptala ,  articulis  seplis  transversis  interdum  ramosis 
conjugalis,  c  pallido   fuliginea  ,  pcllucida. 

Pluribus  conveiiit  species  liaec  insignis  cum  Sphaeria  Taphrina  Friesii, 
sed  hac  inihi  baud  visa,  ncc  fructificalione  cognila  earundcin  identitatem 
statuerc  nequeo.  A  Sphaeria  seminuda,  picastra ,  (piae  Taphrinae  ana- 
loga  CK  Friesio  1.  c.  tolo  coelo  diversa ,  ut  a  Spliaoria  Lonicerac  et 
Xylostei  (piac  liic  tantum  citanlur  quia  in  Loniceris  proveniunt. 

Serie  n.    Tom.  VIL  d 


3(5  M!CnOMYCETES    ITAI.ICr 

EXPLICATIO    ICONIS    V. 

I.   rriistuluiii  rainuli  evliibciis  plantain  nalurali  inagnitudine. 
3.  Porilhcc.  ali(juol  leiilis  ope  aiuplificnla. 

3.  I'lTillu'c.  iilicpiot  vcrlicalilcr  sccta  ail  iilein  augm. 

4.  5.    Franinniliun   nuclei  ,  sporiilia  juniora  evhibens  ad  aiigniciil.    1000 

(iian\c(r. 

5.  Sporulia  niatiii-a  ad  augm.    1000  diamelr. 

(>.    DiPLODIA    SERIATA    DNtRS. 

Ad  sarmcnia  sicca  Rubi  fruticosi,  circa  Auguslam  Taurinorum,  Irgi 
nulumno    1837.  Rara. 

Minutissiina  ,  sod  ob  disposilionem  seriatain  etiara  sine  vilri  nuxilio 
i-onspicua ,  sub  (orma  lincolarum  nigrarum  conlinnarum  vcl  inleri-upla- 
vinn ,  dumiiiodo  opidonnide  jam  decussa  sc  prodcat.  Porilhccia  snhar,- 
I'oideo-depressa  ,  basi  applanata  ,  verlice  papillala,  lacvia,  atr'o-opaca  , 
siccando  collapsa,  valde  varia,  vertice  punctifoi'mi  impressa ,  vcl  undji- 
licalo-umbonala  ,  corrugatave ,  aut  compressa,  in  series  lineaics  seciis 
slrias  corlicis  parallclas  disposila,  nunc  airle  conlig\ia  ,  nunc  rcmotiu- 
sciUa,  prituum  transversim  epidenmidem  cpia  arclc  Icgunlur,  vai-ie  i\i- 
ptam  erumpcnlia,  dcmum  nuda,  passim  libera,  osliolo  papillaeformi 
ininutissimo  sed  facile  conspicuo  praeilila.  JNucieus  albicans,  sjioridia 
juniora  pro  more  pedicellala ,  pediccllo  longiludine  vario,  deraum  libera 
sccrdi-iiiia  ,  cili|)lica  ,  oblonga,  ovalave,  unilocularia  margine  pellucido 
cincla  ,  saturate  badio-fuli(;inca.  Sporiilia  rcpclitis  vi«ibus,  vitris  acrlo- 
ribus  inspecia,  vestigia  tlisscpimenti  lueiliani  imperfecti  uiilii  obtulcruiit, 
iinnKpiani   vero   bilocularia   villi. 

Iluic  analoga  quod  ad  peritliecioruin  formam  el  dimensionem  videlur 
.spliacria  coin|)lanata  ,'B.  minor  Fries,  sed  structura  nuclei  valde  dilli'rt ; 
in  hac  enim  adsunt  sporidia  niinulissiuia  c\liuilioidea  I'ere  Perisporii  , 
similliuia  illis  quae  in  S|ili.  herbarum  varietate  ad  Pcrisporium  dissemi- 
natuni  in  praccedeiiti  decade  dubitanler  relala  observavi.  Caclerum  nostra 
ad  raiilicolas  Fhiesii  non   special. 


ALTTOUE    J.    vr.   SOTAniS  o- 

EXPLICATIO    ICO.MS    VI. 

1.  Perilhecia  leiUe    aucta ,  Icon   cxl.ibet    figuran   j.cnthcdorum    .liversa 

aetate,  ncc  uoii  coniiulcin  ilisj)osilionein. 

2.  Perilhecia    epidcrmide    adlmc    lecla,   ad  seclionem    vcrlicalem   visa, 

leiite  j)aiiier  aucta. 

3.  Particula  nuclei  ad  augm.   roo  diamelr. 
4-  Sjjoridia  ad  augm.    looo  diamelr. 

7-   Dipi.oDiA  MUTILA  Fries. 
Fries    et    Montagn.    Amial.    scient.    nalur.    i.    p.    3o2.    tab.    1 3.    fi„     - 
Sphaeria  mutila  Fries  Syst.  Mycol.  2.  p.  4.4,  el  Scler.  Suec.  n."  ,64.  u. 

In  ramis  Populi  nigi-ae  dejeclis,  Genuae  vera   1842. 
Nudo  oculo   observantur   in    ramulis   puncta    nigra   minuta  ph.s  mi- 
nusvc  uumerosa.    Perilhecia    enlophloeodea ,   stromale   nigi-escenle   lenui 
supra  corlicem    inleriorem  ,   veluli   pictura  fuligineo-atra ,    macuJaefonni 
clTuso  passim  confluenle  insidenlia  ,   epidernnde   pri.num  iccta  ,  demum 
hac  longitudinaliter  vel  laciniatim  fissa,  erumpenlia,  sparsa  discreta,  vel 
hinc  Hide  approximala,  sed  tegmiue  epidermico  inter  se  dislincia,  subinde 
etiam  confluentia,  binis,  Iribus,  pluribuscpie ,  simul  epider.nide  cinctis 
sphaeroidca,  conoideave,  atra,  opaca,  rugulosa,  vertice  osliolala,  ostiolo 
papillaeformi  valde  prominulo,  in   sicco    collapsa ,    parum  prominctia  , 
demum  rupla  ,  giumos  amorphos  parce  sislentia.  Nucleus  albidus,  spo- 
ndia  juniora  breviler  pedicellata,  oblonga ,  obovala,  clavalaque,  matura 
libera  septo  Iransverso  mediano  conslriclo-didyma,  arliculis  subrotundis, 
altero  plerumque  minora,  fusco-fuliginea. 

EXPUCATIO    ICOXIS   Ml. 

1.  Perilhecia  lente  aucta. 

3.  Eadem  verticaliter  secla. 

3.  Eadem  a  latere  visa. 

4-  Particula  uuclei  et  sporidia  perfecta,  ad  augm.  4oo  diamelr. 


a8  Jill  noMYCF.Trs  itai.ici 

8.     DlPI.OnlA     PKOFL'SA    DNtrs. 

A<l  virgas  quibns  plaiiliic  sulViili'luiiUu-  in  Ilorlo  Tlolaiiiio  Genuensi, 
%erc   1 8-1  J- 

■Sistit  jnislulas  parvas ,  alras ,  sparsas ,  rainos  iimlique  circiunam- 
bientes  ,  vel  per  plagas  efVusas.  Pcritliecia  cortici  iiilcriori  basi  innato- 
iininersa,  solilaria  slroiiialc  tcmii  cH'iiso  iiisidcntia,  vel  siinul  juncla  gre- 
gariu  ,  cpiikriuiile  varic  rupla  gregalim  cnmipciilia ,  spliacrica ,  i'liseo- 
alra ,  rugulosa ,  opai-a ,  vcrtice  convexa ,  osliolo  pmictiformi  ininimo 
perlusa ,  siccando  corrugata,  vel  vertice  depressa.  Nucleus  albidus.  Spo- 
ridia  juniora  pcdiccUata,  pedicello  longiludinc  vario,  suhiiide  sporidiis 
ipsis  longiorc  ,  demum  libera  ovoidea,  iitrincjue  roluiidala,  luiilocularia, 
fusco-fuliginea  ,  sporidiolis  farcta. 

Priori  aflinis,  turn  structura  jierilliccii,  turn  cruinpendi  modo,  cum 
indole  stromatis  ,  slatini  vero  distinguitur  pcritheciis  inagis  prominulis  , 
ostiolo  puncliformi  imprcsso  perlusis,  spoi'idiisquc  unilocularibus.  Homo- 
iiyma  Sphacria  profusa  Fries  est  plnnta  ab  hac  longe  diversa. 

Cum  hac  specie  in  eadem  malrice,  observavi  fungillum  rubrum  tu- 
bercularioidcum,  codem  ferme  modo  erumpcntem,  vcrosimililcr  pro 
abortu  hujusce  specie  ipsius  habendum ,  cl  tuljei'culariis  illis  adnume- 
raiidum ,  quae  nico  scnsu  nil  aliud  praebent  quam  Sphaerias  inversas. 

EXPLICATIO   ICOIVIS   VHI. 

I.  Poritliecia  nonnuHa  Icnte  aucla. 

3.   Kadem  secla ,  ad  augni.  idem.  , 

3.  Parlicula  nuclei  una  cum  sporidiis  perfcctis,  ad  augm.  4oo  diameir. 

g.  DiPLODiA  Taxi  DNtrs. 

Sjihaeria  Taxi  Sowerb.    cum    ic.    ex    Fries   Observat.    Mycol.    i.    p.   i83. 

Syst.  Mycol.  2.  p.  5oo.   Sclerom.  Suec.  n.°  23.  Duby  Bot.  gall.  p.   ■joS. 

Berrel.  Brit.  Fung.  p.   2'j2. 
Cryptosphaeria  Taii  Grevill.  Scott.  Cryplog.  Fl.   tab.    i3. 

Ad  folia  dejecta  Taxi  baccalae ,  ctiam  in  ramulis  tenuioribus,  Taurini 
in  R.  Horto  Botanico  ,  aut.    i838. 


AUCTORE    J.    DF.    NOTAniS  SCf 

•,7>.  Piincta  miiiulissiii  a  fusccsccnlia  vix  nisi  lentis  ■validac  ope  perci- 
])ieiida  jiraebet.  rerilliecia  liyjiojihloeodca  sine  lege  S|)arsa  ,  rarius  per 
|iaria  ant  luajoi'i  mimero  a()[ii'o\iiii;ila ,  sjiliaerica ,  prinium  epiileniiitle 
oiniiino  Iccta ,  suj)ra  fbliorum  disciim  parum  prominentia ,  hac  demnm 
varie  fissa,  verticem  oblusiiisculum  cxpon-igenlia ,  subastoma,  poro  tan- 
dem aperta  vel  varie  dififracla,  in  sicco  collapsa,  subunibilicata.  Nucleus 
all>idiis  mollis  gelalinosiis  e  sporidiis  pedicello  bre^i  priuuim  afiixis , 
demum  liberis,  lineari-oblongis  ,  apicibus  rotundatis,  septo  uiiico  bilo- 
cularibiis  ,  loculis  aeqnalibns  ,  badio-fuligineis. 

Species  adspectu  siibinde  varia ,  si  perithecia  epidermide  varie  fissa , 
verticc  nt  pro  more  dcnudalo  prominent,  tunc  astoma ,  saltern  ostioli 
vestigium  luimquam  oIFendere  potui ,  si  vero  adversus  epidermideni  te- 
nuaUim  protulicrant ,  tunc  videntur  poro  alliicante  pertusa;  sed  hoc 
pendcl  ab  epidermide  ipsa,  nee  a  genviiao  osliolo.  Ilinc  parvi  facienda 
videntur  quae  de  osliolo  hujusce  speciei  aculissinms  Friesius  monuit  in 
observolionibus  1.  c.  et  eo  magis  quod  in  systemate  haec  omnia  omisit. 
Clariss.  Berkeley  tantum  dicit,  at  lenght  piercing  the  epidermis  hj  a 
pore.  Doleo  valde  quod  ad  manus  non  sit  Icon  Scott.  Crypt.  Florae 
superius  adducta. 

EXPLICATIO     ICONiS     IX. 

1.  Fragment,  folii  exliibens  perithecia  lente  aueta, 

2.  Eadem  verticaliter  secta. 

3.  Sporidia  et  nucleus  ad  augm.  4oo  diametr. 

10.  DiPLOuiA  Oleae  DNtrs. 

Sphaeria  Oleae  DC.  Fl.  fr.  6.  p.  i36.  Fries  Syst.  Mycol.  2.  p.  489- 
DuBY  Bot.  gall.  p.  704.  Bai.s.  et  DNtrs  Enum.  in  Bibl.  ital.  torn.  LXIV. 
n.°  5^  !  Montagn.  Crypt,  nouvcll.  do  France  in  Annal.  scient.  nalur.  i. 
p.  343  (excl.  forte  variet.  b.  et  c).  ]\Ioris  et  DNtrs  Fl.  Capr.  in  Act. 
Acad.   R.   Scient.  Taurin.  Ser.  2.  vol.  2.  p.   ^q-j  ! 

Ad  folia  Oleae  dejecta  passim,  Genuae  ,  Nicaeae  ,  in  Sardinia,  ad 
Larium,  ad  Vei'banum,  tolo  anni  tempore. 

Species  jam  jam  simplici  attactu  dignosccnda,  folia  enim  quae  cam 
alunt  ob  ostiola  rigida   valde   protubcrantla    scaberrima   evadunt.    Nudo 


3o  MICROMVrKTES    ITAI.ICI    AVCTORE    J.   DE   NOTARIS 

oculo  sislit  puiicla  crcbcniiua ,  nigcniiiia,  nunc  in  ulraquc  foliorum 
pagina,  nunc  in  supcriore  vel  inferiove  tanlum.  Perithecia  sparsa  pins 
ininusve  distanlia  ,  liypopliloeodca ,  basi  in  paicncliyniale  foliorum  plus 
minus  alto  iinmcrsa  ,  c  basi  ovala,  subroluiichupie  in  osliolum  conoideo- 
Iruiicntuin  majusculuni  dcsincnlia,  iiilcrduin  ulio  coiislricla  suburceolala, 
cpidermidem  perforanlia  ,  rigida  ,  cornea,  supcrficie  rugulosa,  scabra , 
opaca.  Ostiolum  ■valde  prominciis  ,  quandoque  sulcis  anularibus  e\ara- 
tum,  ore  bi-tri-quadridcnlalum ,  dcnlibus  ovalis,  aculis ,  pellucidisve, 
fragile  facile  decussnm.  Nucleus  albidus  in  sicoo  collapsus.  Sporidia  pri- 
mitus  scssilia ,  matura  libera,  lineari  oblonga,  utrinque  rotuudala,  spo- 
ridiola  qnaluor  fovenlia  pallidc  flavicanlia. 

Diplodiarum  foliicolarum  pulcherrima,  noUs  expositis  a  congencribus 
facillimc  dignoscenda. 

CI.  MoNTAGNE  asserit  se  in  foliis  Nerii  et  riiillyreae  in  Gallia  auslra- 
liori  banc  speciem  invenisse ,  ipse  in  plantis  adductis  numquam  obser- 
vayi  ,  sed  cum  Phillyreae  foliis,  in  Sardiniae  nemoribus,  legi  fungillum 
punctiformem  nigrum,  facie  buic  analogum  sed  valde  diversum  sporidiis 
utrinque  sclula  subulata  caudalis,  ferme  ac  in  Phlyclidio  meo  cl3'pealo : 
in  pro\ima  decade  locum  habebit. 


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,  Yirat/.  .''4  ,/f//f  L^.at/f  i%'n,'nc'.  ^^'A^J.  €/i  ./r  //u//r  /id.  ^ /V^rvr  •  i^w/ /^  i//5! 


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3i 

OBSERVATIONS 

SUR    LES    GRELES    TOMBEES   EN    1840 

DANS  LES  fiTATS  DE  TERREFERME  DE  S.  M.  LE  ROI  DE  SARBAIGNE 

D'APHES  LES  nETtSEIGlVEMENS  RECl'EILLIS 

PAR  LA  COMMISSION  SUPERIEURE  DE  STATISTIQUE 

FAR 

M'    DESPIHE 


Lues  dans  la  seance  du  42  filvrieT  4845  (*) 


\2^oiiAic)e'C<xhoit6  piciiuuiiaitcA 

L/ans  le  iiombre  des  meteores  qui  troublcnt  I'etat  habituel  de  Tatmos- 
phere ,  celui  de  la  grele  est  certainement  I'un  des  plus  redoutes  par  sa 
irequeuce  ct  pai'  le  dommage  qu'il  occasionne  aux  tcrritoires  qui  en  sont 
frappiis. 

Aussi  les  causes  qui  peuvent  donner  lieu  a  sa  formation  occupent 
depuis  longtemps  ratleiiliou  des  Physicieus.  Plusieurs  theories  plus  ou 
iiioius  ingenieuscs  ont  ete  par  cut  miscs  en  avant  pour  en  donner  les- 
plication  ,  sans  qu'ils  aieut  pu  toulefois  reussir  a  eclairer  coinpletement 
CO  point  obscur  de  la  Science  mcteorologique. 


(•)  Voir  dans  la  Notirc  hislnru|ur  des  Iravaiix    di-   la  Classe,  ini|iriiuci'   au  coaimi'ui.iucnt  ia 
Volume  ,  le  rappnvt  des  Comiuissnires  sur  cc  memoirc. 


3a  OBSERVATIONS   S17R    I.ES    Gnfci.ES    ETC. 

L;i  Commission  Supca-ieiirc  de  Stalislicfiic ,  nominee  par  S.  M.  ct 
jircsidec  j>ar  S.  E.  Ic  iMinistrc  dc  llntcncm- ,  nc  pouvait  manquer  de 
lain'  quc-l(|uos  retluMchcs  a  ce  sujcl.  Lcs  rcnscigiiemciis  qu'cllc  a  rccncillis 
el  ({u'ellc  so  propose  de  publicr  siir  les  ^leles  lombccs  eii  i84o  dans 
les  Elals  dc  leri-cfcrme  ne  sont  |ias  sans  iuleret  pour  la  science  et 
peuvent  ,  scion  moi,  aider  ;\  la  solution  dii  prol)lcmc.  J'ai  done  cm 
ulile  d'en  signaler  lcs  juincipaux  rc's\dlals  a  1' Academic  llojale  de  Turin, 
dont  les  iravaut  ont  deja  si  puissaiumeut  contiibue  a  I'avancement  des 
connaissances  physiques. 

Mais  pour  facililcr  la  compaiaison  des  fails  lecucillis  par  la  Com- 
mission avcc  les  dilUrentes  theories  de  la  grclc  publiees  jusqu'a  ce 
jour,  il  me  parait  indis|iensable  de  rappelcr  d'abord  brievemenl  les  opi- 
nions des  divers  Auteui-s.  C'est  pourquoi ,  jc  diviserai  en  trois  jiarlies 
la  presente  notice  :  dans  la  j''"",  je  prcsenlciai  un  appercu  rapitle  des 
syslcnus  par  lesquels  les  Pbysicicns  ont  voulu  evpliqncr  la  production 
dc  la  grcle ;  dans  la  2""%  le  resume  des  resullats  exlraits  des  docu- 
mens  de  la  Commission  Sni>crieure  dc  Slatistique;  enfin  dans  la  3''""', 
les  consequences  qui  me  semblent  pouvoir  etre  deduitcs  de  ces  recherches. 

I'"  PARTIE 


OPIMONS  DES  AUTEUBS  SDH  LA  FORMATION  DE  LA  GBELE 

A-vaiit  VoT.TA,  plusiems  sobitions  avaient  cte  proposees  pour  expliqner 
IDrii^ine  et  le  qrossissement  des  grelons.  Ainsi  Descartes  supposait  les 
nuages  gi-eleux  composes  de  parcellcs  de  neige  ou  de  glace  qui  se  fon- 
dent  a  dcmi,  sc  reunissent  et  doivent  a  la  presence  d'un  vent  froid 
K'ln-  congelation  complete  (i).  Muschenbroeck  pcnsait  que  des  alomes 
fi-igorifupies  rcpandus  dans  I'air  detcrmincnt  la  congelation  des  gouttes 
de  pluie  (2).  IlAMBERCEn  prctcndait  que  la  paitie  snpericure  d'un  nnage 
emperhant  cellc  itiferienre  de  recevoir  les  rayons    du   soleil,  celle-ci    se 


(I)  Trarl.  de  meteor,  rap.  (J. 

(J)  'Escais  dc  physiiiue  ,  T    2    cli.  30. 


1 


PAR    M.    DESPINE  33 

refroiJit  assez  pour  que  les  gouUcs  d'eau  dont  die  est  composec  se 
changent  en  glace  (i).  De  Mairan  ratuibuait  au  passage  dcs  vapeurs 
aqucuses  dans  un  air  agile  (a).  Enfin  Guyton-Morveau  croyait  que  les 
grelons  doiveut  lour  origine  a  revaporalion  d'uiie  portion  dc  I'eau  qui 
envcloppe  les  vesicules  conslituanl  les  images,  et  qu'ils  prcnnent  cnsuile  de 
raccroissement  en  traversant  les  conches  atmosplieriques  inferieures. 

VoLTA,  reeonuaissant  I'insuffisance  de  ces  theories,  tenia  d'expliquer 
le  plienoinenc  par  les  seules  forces  electriques.  En  adinettanl  I'opinion 
dc  GuvTON-MoRVEAU  pour  la  formation  de  remhryon  de  grcle,  il  ajouta 
que  si  deui  nuages  electrises  diversement  venaient  h  se  superposer,  les 
molecules  gelees  subissant  des  attractions  et  des  repulsions  electriques, 
elles  executeraient  du  nuage  inferieur  au  nuage  siqicrieur  un  mouvemcnt 
de  va  et  vient  ou  de  navette  analogue  a  la  danse  electrique  cpii  deter- 
minerait  I'accroisseraent  de  leur  volume  jusqu'a  I'instant  ou  leur  poids 
surmontant  les  forces  electritjues ,  elles  tomberaient  sur  le  sol  (3). 

Cette  derniere  theorie,  toute  ingenieuse  cpi'elle  est,  a  ete  vivenient 
combattue  par  divers  savants,  surtout  par  M"  Arago  et  Beli.ani.  lis  ont 
observe :  que  si  la  formation  des  premiers  rudimens  de  la  grele  etait 
le  resultat  de  Taction  solaire ,  une  grele  qui  tomberait  le  matin  ( comme 
celle  de  juillet  1806  en  Italic)  aiirait  dil  osciller  10  a  12  heures  iMitre 
les  deux  nuages,  temps  pendant  lequel  les  decharges  electriques  eusseut 
altere  mille  fois  Tequilibre  necessaire  a  la  suspension  des  grelons;  que 
Tevaporation  produite  par  cette  action  solaire  rendrait  les  greles  bien 
plus  fre'cpientes  qu'elles  ne  le  sont  en  ete;  que  la  mobilite  et  la  divi- 
sion des  conches  nuageuses  ne  pouvaicnt  produire  le  meme  eifet  que 
des  discpies  metalliques  immobiles,  et  que  le  moiivement  des  grelons 
devrait  cesser,  comme  il  arrive  dans  la  danse  electrique ,  en  substituaut 
une  nappe  d'eau  a  la  plaque  inferieure  ;  que  cc  mouvement  oscillatoire 
des  grelons  n'avait  jamais  ete  appercu;  qu'il  faudrait  une  puissance 
electrique  enorme  pour  soulever  des  grelons  de  demi-livre ;  qu'enfin 
I'ascension  de  ces  grelons,  qui  forment  entre  les  deux  nuages  une  chaine 


(1)  Elenicns  do  physique  Ti."  5J0. 
(S)  Encjclopcdie,  arl.  Grilc  p.  647. 
(3)  Journal  do  plivsiiiuc  ,   1809.  V.  G9. 

Serie  II.    Tom.  ^  II. 


34  OBSERVATIDNS    SIR     I.ES    CnfeLES     KTC. 

lie  loinniiuiication,  devrait  procUiire  des  ilt'charges  eleclriques  (jii'i  nonl 
j>as  lieu  (i). 

La  i|iiesliou  nelant  done  pas  jugiie  resolue,  jilusicurs  Socieles  sa- 
vantcs,  la  Socictc  Agrairc  ile  Turin  en  1820,  la  Sociute  tie  Halle  en 
iSai,  la  Sociele  de  Lausanne  en  1826,  appelerent  de  nouveau  sur  elle 
lattention  dcs  Pliysiciens.  L'Acadeniic  dcs  Sciences  de  Paris  la  mit  elle- 
mcnie  au  eoncours  en  i83o  pour  le  grand  priv  qu'ellc  devail  decerncr 
en  i832  ;  el,  dans  son  programme,  olle  dcmanda  une  theorie  appuyee 
noil  seidenient  sur  des  fails  e'ludics  dans  les  regions  rnemes  ou  se  forme 
lii  grOlf  ,  inais  encore  sur  les  connaissances  physitjues  concernanl  le 
ravonnenienl  de  la  chaleur,  la  lemperatui'c  do  ralmos)>liere  a  difHirenles 
elevalions ,  le  froid  qu'engcndre  Tevaporalion ,  relectricite  etc. ;  elle  exi- 
gea,  de  plus,  que  ccltc  iheorie  evpliquat  la  conslitulion  des  grelons,  leur 
volume  souvcnt  considerable,  les  saisons  de  I'annee  et  les  epoques  du 
jour  oil  le  phenomene  se  produit.  Mais  aucnn  Memoire  n'ayant  ele  juge 
digne  du  prix  ,  la  question  fut  de  nouveau  rcproduite  pour  i834  et  toul 
aussi  iiiutilemenl ,  en  sorlc  qu'elle  fut  alors  definitivement  retiree  du 
eoneours. 

Toulefois  linlerel  qu'avaienl  manifeslu  les  Socieles  savanles  pour 
Irouver  une  explication  de  la  formation  de  la  grele  continua  a  porter 
ses  linils  ;  les  pliysiciens  de  tons  les  pays  s'empresserent  de  signaler  les 
fails  par  eux  recueillis,  el  d'en  deduirc  les  consequences  qu'ils  croyaient 
lendre  a  la  solution  du  probleme.  Je  cilcrai,  parmi  les  plus  remarquables  : 

1"  L'opinion  de  JNP  Denison  Olmsted  de  Newhaven  (  Connecticut ). 
Dans  un  Memoire  sur  les  circonstances  et  les  causes  des  orages  de  gi'ele, 
ce  Professeur,  apres  avoir  rappcle  Tabsence  de  ce  meteore  dans  la  zone 
torride  oii  cependant  les  autrcs  phenomenes  electriques  sont  si  violents, 
croit  devoir  Tatlribuer  a  la  congelation  de  la  vapeur  aqueuse  d'une 
masse  d'air  chaud  et  luunide  par  le  melange  brusque  de  cetle  masse 
avec  un  vent  excessivemcnt  froid  dans  les  hautes  regions  de  latmosphere. 
Dans  ce  cas,  la  vapeur  aqueuse  du  courant  cliaud  sera  congelce  avec 
une  intensite  proportionnelle  a  la  temperature  du  courant  froid,  et  les 
grelons  dcscendront  en  condensant  aulour  d'eux  une  epaisseur  de  glace 


,;i)  Ann.  Jcs  Icngiludcs,  1828    Giorn.  di  fisic.i  til  PaMa  ,  T.   10.  p    3J9. 


PAH    SI.    DESPINE  35 

d'autant  pins  grande  que  la  descente  sera  plus  longue,  et  le  iniiieu  Ira- 
\erse  plus  huinide  (i). 

2°  Celle  de  M'  Ch.  Lecoq  dc  Clermonf. 

Dans  deux  orages  anives  les  28  juillet  el  3  aoul  i835  a  Clermont 
et  sur  Ic  Puy-de-l)6uie,  M'  Lecoq  a  observe,  que  la  grele  avail  en 
lieu  a  la  suite  de  la  superposition  de  deux  couches  de  nuage  poussees 
par  les  deux  vents,  Sud  et  Ouest;  que  les  grelons  ,  une  fois  formes, 
etaicnt  doues  d'une  grande  vitesse  horizontale  et  pousses  par  un  vent 
tres-froi<l ;  qu'ils  avaient  Taspecl  d"un  ellipsoide  donl  les  exlrernitt's  du 
grand  ave  portaient  seules  des  indices  de  prismes  hexagonaux  termines 
par  des  pyramides  a  six  faces  ;  que  leur  noyau  etait  de  gresil  blanc  , 
opaque  et  Chreux,  recouvert  de  plusieurs  couches  de  glace  dautant  plus 
epaisses  el  plus  dures  qu'ellcs  s'approchaienl  de  la  circonference ;  que 
le  nuage  inferieur  qui  semblait  soutenu  par  la  puissance  electrique  du 
nuage  superieur  se  tiouvait  presque  enticremenl  forme  de  gielons  souniis 
a  un  tourbillonnement  remarquable  dans  la  parlie  anterieure  du  nuage; 
que  le  bruit  qui  precedait  la  grele  etait  dii  a  la  vitesse  des  grelons  , 
lesquels  presentaient  lous  un  raouvement  de  rotation  tres-rapide  ;  enfin 
que  I'eau,  provenant  de  la  grele,  contenait  des  chlorhydrales  el  des 
sulfates  (2). 

D'apres  ces  fails  ,  il  a  pense  que  la  grele  se  formait  pendant  les 
vents  d'impulsion  et  non  d'inspiration ;  qu'il  fallait  le  concours  de  deux 
couches  de  nuage  et  de  deux  vents  dilTerens ;  que  I'accroissement  des 
grelons  etait  du  a  ce  que  I'extre'mite  du  nuage  greleux  penetrant  dans 
un  air  chaud  ,  congelait  une  parlie  de  Teau  en  volatilisanl  lautre  ,  el 
formait  des  couches  successives  autour  du  noyau;  que  cette  operation 
se  repetait  plusieurs  fois  ,  le  nuage  greleux  etant  soutenu  par  Taflmile 
electrique  du  nuage  superieur  et  par  la  resistance  de  I'air;  {jue  le  nuage 
inferieui'  augmentant  de  densile  s'eloignait  pen  a  pcu  du  nuage  t'lcc- 
irise ,  et  lorscpe  Taction  de  celui-ci  etait  devenue  presque  nulle  ,  les 
grelons  electrises  de  la  meme  maniere  se  repoussaient  entr'eux  en  pre- 
sentanl  le  tourbillonnemenl  qui  chassait  les  gi-elons  dans  tous  les  sens; 


(I)  Bibl.  i;niv.  dc  Gcni-vo  ,  1830.  \.  ii.  p.  3&1.  —  American  Journal  of  Science,  T.  88.  ittB. 
(4)  Ann.  de  cbimie  el  do  physique,  V.  CI.  p.  SOJ.  fcvrier  183C.  —  Bibl.  Uuiv.  de  GcniiTC,  9"^  S- 
V.  3.  p.  SI7.  juin  1836. 


3(>  ODSERVATrOKS    SUR    LKS    GIIEI.ES    ETC 

mais  que  le  vent  du  Sud  inferieur  rcuiiissait  ceux-ci  on  lour  imprimanl 
la  jneine  iliivction  vers  Ic  IXoril. 

3"  Celle  lie  M'  A.  De-la-Rive  ,  de  Geneve. 

M'  Ue-la-Rive  est  d'avis,  que  la  grele,  au  lieu  de  devoir  direcle- 
nicnt  on  iudirectcoient  son  origine  a  relcclrifite  ,  depend  phUot  de  la 
iiH-iuc  cause  qui  donne  lieu  au  developpeuient  de  cellc-ci(i).  D'apres  cet 
aulein-  ,  la  propagation  de  la  chaleuv  dans  los  cor|>s  elant  toujours  ac- 
i-ompagnce  d'un  diigageinent  d'eleclricite,  une  difference  de  temperature 
cntre  les  divers  points  d'un  corps  en  rompra  I'equilibre  eiectriquc  ua- 
turcl.  Or,  ia  tcnqierature  d'unc  colonnc  d'air  diuiiiniant  dcpuis  le  sol 
jusqu'aux  liniitcs  de  ratinosphere ;  et  cctle  coloinie  recevant  son  etat 
calorifique,  non  des  rayons  solaires  qui  la  traversent,  niais  de  1q  chalcur 
emancc  de  la  tcrre,  clle  doit  sc  trouver  ohargee  d'une'  electricite  posi- 
tive ,  auginentant  de  has  en  liaTit,  tandisque  Telectricite  negative  est 
absorbee  par  la  teiTe.  Si  un  nuage  vienfa  s'interposer  entre  la  colonne, 
la  distribution  de  la  temperature  et  I'etat  electrique  changeront.  La 
chalcur  Icrrestre  sera  renvoyee  vers  la  tcire  ( ce  (pii  occasionne  la 
clialcur  etoiiU'ante  dent  sont  precedes  les  orages),  tandisque  ]a  parlie 
supericure  du  nuage  se  refroidira  dautant  plus  (pie  le  nnage  sera  plus 
epais.  Les  deux  couches  de  nuages  deviendront  par  celte  difference  de 
temperature  electrises  diversement ,  et ,  si  le  vent  les  separe  ,  I'atmos- 
])here  se  trouvera  remplie  de  nuages  animes  d'eleclricite  diffe'rente.  En 
outre  ,  des  que  la  temperature  superieure  sera  assez  basse  pour  cou- 
geler  les  goultes  d'eau  du  nuage  ,  les  gi'elons  se  formeront  et  se  gros- 
siront  ensuite  en  solidifiant  les  vapeurs  qu'ils  traverseront.  Ainsi  la  meme 
cause  tendra  a  favoriser  et  raccumulalion  de  relectricite  «t  la  formation 
de  la  grele. 

4°  Celle  de  M'  I'Abbe  Genevois,  de  Turin. 

Dans  le  second  Congi-es  scientifiipie  italien,  tcnu  a  Turin  en  i84o  , 
ce  jihysicien  a  rcproduit  une  thcorie  qu'il  avait  deju  fait  connaitre  en 
1 834  ^^  1 838  (2).  Scion  lui,  la  grele  scrait  toujours  precedee  du  ton- 
nerre,  et  elle  ne  se  formerait  que  dans  certains  points   des  montagnes, 


(I)  Bibl.  Univ.  de  Geneve  ,  2'  Scrie  ,  V.  3.  p.  938  ,  juin  1836.  Notice  sur  la  formation  de  la 
prclc. 

(9)  Thcorie  de  la  grcic  par  I'Abbo  J.  I'.  Genevois.  Turin  1838.  Atli  della  2.*  Riunione  dcgli 
jcienziali  italiani.  Torino  1841. 


PAH    M.  onspixE  37 

<ju  il  iippcllc  Ics  foyers  de  la  grete,  favorables  a  la  compression  tie  i'air, 
d'oii  elle  serai  I  ciisuilc  transporlec  par  Its  vents  sur  tl'autres  lerritoircs. 
Le  choc  tl'un  ou  tie  plusieurs  coups  tie  foutlrc,  en  comprimant  avec 
■violence  I'air  centre  les  parois  d'nn  col  ,  iin  angle  i-entrant  ou  tout 
autre  obstacle,  lui  senible  suflisanl  pour  en  separer  Ic  caloritpic,  comnie 
il  arrive  dans  le  britpict  ]>neuinatit|ue ,  ct  pour  produire  ,  tjiianJ  lair 
revient  a  sa  premiere  tension  ,  le  froitl  nticessaire  i  la  congelation  dcs 
vapeurs  et  a  la  formation  de  la  grclc.  Ainsi  la  grele  serait  plutot  un 
eilct  mecaniqiie  de  la  loudrc  qu'nn  eilet  electrique,  et  cllc  pourrait 
etre  prevenue  a  I'aide  de  plantations  failes  dans  toutes  les  regions  ou 
se  fonnent  habituellement  les  nuages  greleux ,  lesqucUes  empecheraieut 
la  production  tic  la  foudre,  ou  la  compression  de  I'air  qui  la  suit. 
5"  Ccllc  dc  l\r  Four,NET  ,  de  Lyon. 
Enfin  ,  il;ins  le  9''"'  Congrcs  scicnlifitjue  de  France,  tenu  a  Lyon  en 
septembre  i84ij  M' le  Profcsseur  jFournet  ,  comparaut  les  observations 
par  liii  faitcs  sur  les  brises  tjui  onl  lieu  le  jour  ct  la  nuit  autour  des 
montagncs  (i),  sur  liiiflueiice  (|ue  la  superposition  de  deux  vents,  I'un 
meridional  et  I'autre  septentrional,  apportait  a  la  temperature,  et  sur 
la  distribution  ge'ogi-aphicpie  tics  orages  dans  le  Lyonnais  ,  a  pense  pou- 
voir  en  tletluire  la  cause  de  la  formation  des  grelcs  commc  de  celle  des 
orages.  Scion  lui,  cliaque  cone  montagneux  d'un  chainon  determine, 
pendant  le  jour,  des  brises  ascendantes  le  long  de  scs  flancs  et  par  suite 
des  colonnes  chargees  de  vapeur  qui  forment  des  nuages  parasites  autour 
de  sa  cirae;  si  un  vent  horizontal  pousse  dcs  nuages  transversalement  au 
chainon  ,  ceux-ci  sc  combincnt  avec  les  vapeurs  ascentlantes  et  forment 
une  serie  de  colonnes  plus  chargees  de  vapeurs  vers  les  cones  que  dans 
les  intervalles  qui  les  se'parent.  Un  vent  chaud  tpi  rase  les  deux  versans 
de  la  chaine  ,  produira  Ic  mcmc  cflet  ;  c'cst  le  cas  dii  vent  Sutl-Ouest 
essentiellcment  orageux  cpii  provient  des  regions  tropicales  avec  une  dose 
enorme  tie  vapeurs  atpieuscs  toujours  ]>retes  a  se  contletiser  par  le 
mointlre  refroitlissement;  le  concours  ■du"vent  da  N-ord  inferieur  on  sa- 
ptirieur  y  contribuera  encore  par  la  contlcnsalion  que  sa  temperatnre 
froide  occasionnera,  et  sa  prtisence  simultanec  ilevra  produire  la  deviation 


(I)  Dcs  brises  de  jour  o(  do  nuil  aulour  dcs  nionl3(;ncs.  Ann.  dcs  Sc  de  I'Acad.  dc  Ljon.  V. 3. 
p.  1.  Actes  da  Congrcs  scieutilique  de  France  ,  9°  acssion ,  V.  I.  p.  450. 


38  OBSERVATIOKS    Sin    I.ES    CnftLES    ETC. 

dc  ia  marchc  SuJ-Oucst  des  colonnes  orageuses ,  les  changemens  subils 
de  temperalurc  en  hjvcr,  et  la  formation  ile  la  grele  en  ele.  Ainsi  clans 
le  Lyonnais  dont  I'horizon  occidental  est  borne  par  qualrc  chainons  (Pilat, 
Riverie,  Iseron  et  les  Fayes )  dirigcs  du  Sud-Ouest  au  Nord-Est ,  c'est 
sur  les  communes  siluees  sous  les  bandes  nuageuses  de  chaque  chaiuon 
qucclatent  habilucUement  les  orages  et  qvie  s'exercent  les  ravages  de 
la  grele. 

Telles  sont  les  dilTerenles  manieres  dont  les  physiciens  ont  envisage 
jusqu'a  ce  jour  la  formation  de  la  grele;  leur  enonce  fait  voir  que  le 
probleme  est  loin  encore  d'etre  completemcnt  resolu ,  et  on  doit  1  atlri- 
buer ,  en  partie ,  it  ee  que  les  fails  sur  lesquels  sont  appuye'es  oes 
theories  n'ont  etc  ni  assez  nombreux ,  ni  observes  sur  une  assez  grande 
eclielle  pour  pouvoir  en  de'duire  des  lois  generales  et  independantes  de 
toute  influence  de  localite. 


JJEME       pj^RXlE 


BESrME  DES  RECnERCIlES  FAITES  PAR  LA  COJLMISSION  SUPERIEUBE 

DE   STATISTIQUE 


Oucstiofis  proposees  pa?'  la  Commission. 

La  Commission ,  a  laquelle  le  Gouvernement  a  confie  I'honorable 
mission  de  reunir  tous  les  elemens  proprcs  a  former  la  Stalislique  ge- 
iierale  du  Royaunie,  ne  pouvait  negliger  ceux  qui  se  rapportent  a  son 
etat  mete'orologique. 

Lun  de  ses  membres,  M"^  I'Abbe  Genevois  ,  qui  avait  fait,  comme 
on  la  vu  prc'cedemmcnt,  une  etude  speciale  de  la  grele,  et  qui  desirait 
arriver  a  la  determination  des  points  appeles  par  lui  lesfojers  de  la  grele, 
I'engagea  a  recuciliir,  dans  tout  le  royaume,  des  renseignemens  a  ce  sujet. 
Sur  sa  proposition,  elle  transmit,  par  circulaire  du  2  juillet  i84o,  a  chaque 


PAR    M.     DESPISE  Sq 

Commune  un  etat  a  rcmplir  avant  la  fin  du  mois  de  novembrc.  Get  etat 
comprenait  5  questions  formulees  par  M'  I'Abbe  Genevois,  Icsquelles 
dcmandaicnt  en  substance: 

1°  Si  la  grele  avail  frappe  en  i84o  Ic  territoire  de  la  Gommune, 
et  dans  quel  jour  ? 

a"  Si  elle  avail  auparavant  frapjie  (juelque  territoire  voisin  et  quel 
etait  ce  tenitoire? 

3°  Quelle  direction  avait  suivie  la  grele  avant  d'atleindre  la 
Commune. 

4°  Quelle  direction  elle  avait  suivie,  apres  avoir  frappe  la  Com- 
mune, en  indiquant  meme,  s'il  etait  possible,  la  tolalite  de  la  ligue 
parcourue. 

5"  Enfin,  quels  (ilaient  les  points  d'ou  provenait  ordinairement  la 
grele  qui  frappait  la  Gommune  ? 

A  mesure  que  ces  documens  ont  ete  fournis  par  les  Junles  provin- 
cialcs,  M'  I'Abbe  Genevois  devait  en  faire  le  depouillement ;  mais 
elaiit  tombe  malade,  je  me  suis  charge,  apres  sa  mort,  de  le  supplcer 
dans  ce  travail. 

Documens  transmis  par  les  Communes. 

En  procedant  au  depouillement  de  ces  etats,  dont  le  nombre  sem 
blable  a  celui  des  Gommuncs  du  Royaume  ne  s'elevait  pas  a  moins  de 
3';i2,  j'ai  reconnu  quelques  lacunes  dues  surtout  a  ce  cpie  les  Sindics 
de  differentes  provinces  n'avaient  pas  tous  attendu,  comme  le  prescri- 
vait  la  circulaire ,  la  fin  de  novembre  pour  transmettre  leurs  reponses. 
Ya\  ellet,  d'apres  les  dates  desdits  etats,  on  voit  que: 

GeuK  des  provinces  de  Gasale  et  Voghera  ont  ete  fournis  a  la  fin 
de  juillet ; 

Ceux  de  Nice,  Saluccs,  le  Genevois  et  le  Ghablais  en  aout; 

Geux  de  Suze  ct  Albe  en  aout  ct  seplembre; 

Ceux  de  Mondovl,  Faussigny  et  Tarantaise  en  septembre  et  octobre; 

Geux  de  Aoste,  Savoie  Propre  et  Maurienne  en  septembre,  oc- 
tobre et  noveuibi'e ; 

Enfin  ceux  de  S.  Remo,  Oncglia  ,  Albenga,  Savone,  Genes,  Chia- 
vari,  Leviinle,  Bobbio,  Tortone,  Acqui,  Alexaudric,  Lomelliue,  Novare, 


^O  OBSERVATIONS    SUR    LES    CRtt.ES    ETC. 

Asti,  Colli,  Turin,  Pignerol,  Ivrec,  Verceil,  Biellc,  Pallanza  ct  Ilaule 
Savoie  en  octobrc,  novemlirc  et  tleccinbre; 

En  soi-tc  que  Ics  8  jircniieros  Provinces  n'oiit  pu  signaler  les  grcles 
tombees  jiosteneuremenl  a  aout  ou  septenibre ,  c'cst-u-tlire  depuis  la 
transmission  tic  kins  etats.  Mais  commc  ces  Provinces  y  out  supplee 
jusqu  a  un  certain  point  par  Ics  rcnseignemens  doiincs  sur  les  greles  des 
annees  antcrieurcs,  les  resuUals  gcneraux  cpii  pciiveiit  en  ctre  deduits 
ne  paraissenl  pas  nioiiis  dignes  de  condanre. 

La  Province  dc  Novi  a  fait  iiiie  eireur  plus  grave  dans  son  envoi 
en  transmeLlant  Telat  des  gi-eles  de  i83c),  au  lieu  de  celles  i84o  qui 
lui  etaiciit  deiuandecs.  Mais  comme  elle  nc  signale  dans  toute  ladite, 
annec  qu'une  seulc  grele  (  3o  avril  18,39),  la<pielle  n'a  nieine  frappe 
qu'une  seule  Commune  (  celle  dc  Canlalupo) ,  que  d'ailleurs  il  resulte 
de  ses  documens  qu'elle  est  a-peii-pres  totalement  cxemplc  de  ce  fleau, 
cette  in'cgularile  ne  parait  pas  devoir  influcr  sur  les  rcsultats  generaux 
obtenus  dans  le  Roynume. 

Une  autre  anomalie  doit  encore  etre  signalee  dans  les  rcnseignemens 
transmis.  Elle  conccrne  les  directions  indiquees  pour  la  route  de-  la  grele 
liors  la  Commune,  directions  cpii  souvent  portent  sur  d'autrcs  Communes 
dont  les  tcrritoires ,  d'apres  leur  propre  e'lat,  n'auraieut  aucunement 
ete  atteints.  Cctte  circonstance  m'a  determine  a  ne  considerer  comme 
rcellcment  frappees  de  la  grele  que  les  Communes  dont  la  declaration 
en  signalait  la  cliiife  sur  leur  propre  sol ,  et  a  me  regler  specialement 
sur  cette  dounee  pour  lindicalion  de  la  direction  que  la  grele  avait  suivie. 

Riisultats  extraits  des  documens  fournis. 

En  ayant  egard  aux  circonstances  qui  precedent,  et  en  coordonnaiit 
cntr'eux  les  faits  recucillis  ,  jc  suis  arrive  a  dilTerens  resultats  qui  me 
semblent  dc  nature  a  cclairer  qviclques  points  I'elalifs  a  la  formation  de 
la  grele. 

Conformemcnt  au  mode  adopte  par  la  Commission  Superieure  pour 
ses  publications,  les  greles  tombe'es  en  1840  ont  ete  classees.  Province 
par  Province,  dc  maiiicre  a  groupper  en  un  seul  article  les  Communes 
frappees  le  memc  jour  dans  I'ordre  ou  elles  ont  ete  successivcment  at- 
teintes ,  prenaut  en  cousidciation   leur   position   reciproque ,  les  rensei- 


PAR    M.     DESPINE  4' 

gnemeiis  inoyens  fournis  jiar  les  Communes  et  la  direction  qu'clles  out 
indiquec. 

Mais  comme  il  serall  dilTicile  de  deduirc  un  fait  general  de  rcxameii 
isole  dcs  greles  de  cliaque  Province,  j'ai  cru  ne'cessairc  dc  former  un 
autre  Tableau,  que  doit  aussi  publier  la  Commission,  dans  Icquel  j'ai 
reuni  sous  le  memo  numero  d'ordre  tous  les  orages  airives  le  meme 
jour  dans  les  diflerentes  Provinces ,  avec  les  Communes  frappees  sur 
chacune  d'elles,  ct  la  direction  suivie  par  la  grele. 

L'e.xamen  des  fiiils  cousignes  dans  ce  dernier  tableau  conduit  a\ix 
rcsultats  que  je  vais  signaler: 

1°  Pendant  Tannee  i84o,  et  conforme'ment  au  tableau  de  recapi- 
tulation ci-apres,  880  Communes  ont  ete  frappees  uue  ou  j)lusieurs  fois 
par  la  grcle,  savoir : 

143  dans  les  8  provinces  de  Nice,  San  Remo ,  Oneglia ,  Albenga, 
Savone,  Genes,  Cliiavari  et  Levante  qui  forraent  le  versant 
Mediterraneen ; 

5g2  dans  les  22  provinces  de  Bobblo,  Novi,  Tortone,  Voghera,  Acqui, 
Alexandrie ,  Casal ,  Lomelline ,  Mondovi ,  Albe  ,  Asti ,  Coni , 
Saluces,  Pignerol,  Turin,  Suze,  Aoste  ,  IvTee,Biclle,  Verceil, 
Pallanza  et  Novare,  qui  forment  le  versant  oriental  des  Alpes, 
ou  le  bassin  du  P6  ; 

1 45  dans  les  7  provinces  de  Genevois ,  Chablais ,  Faussigny ,  Savoie 
Propre,  Haute  Savoie,  Tarantaise  et  Maurienne  qui  forment 
le  versant   occidental   des  Alpes ,  ou  le  bassin  du  Rhone ; 


880     ensemble ,   lesquelles  sont  environ  le  tiers  des   37 1 2  Communes 
dont  se  compose  le  territoire  du  Royaume. 


Serie  II.    Toil.  VII. 


4a 


OBSEnVATIONS    SL'R    LES    GREI.ES    ETC. 

IIEr.\PlTUL.itTIOIl. 


KUMimE   DES 

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» 

1 

9 

7 

II 

3 

>■ 

" 

" 

31 

9 

„ 

„ 

, 

9 

lUI 

I.3U 

204 

219 

88 

53 

9 

...    880 

.1 

11 

PAR    M.    DESPINE  43 

3°  Le  nombre  des  jours  dans  lesqucls  la  grcle  a  ete  signalee  s'eleve 


j   129,  dont: 

I 

en 

mars 

qui 

a  frappe 

I 

Commune 

5 

en 

avril 

)) 

9 

» 

18 

en 

mai 

» 

lOI 

» 

30 

en 

juin 

» 

1 36 

» 

27 

en 

juillet 

)» 

264 

n 

25 

en 

aout 

)) 

219 

» 

'9 

en 

septembre 

» 

88 

n 

1 1 

en 

octobre 

» 

53 

» 

3 

en 

novembre 

» 

9 

rt 

139.  880. 

Dans  ces  139  jours,  les  mois  de  mai,  juin,  juillet,  aout  et  sep- 
tembre ont,  comme  on  le  voit,  ete  seuls  frappes  avec  une  certaine  in- 
lensite.  Encore  dans  ceux-ci,  les  mois  de  juillet  et  aoiU  ont-ils  ete  bien 
superieurs  aux  trois  autres ,  tant  pour  le  nombre  des  jours,  que  pour 
celui  des  Communes  atteintes. 

3°  Les  Provinces  qui  ont  ete  le  plus  fortement  maltraite'es ,  sont 

Jours  de  grele  Commnncs  grclees 

1°  Sur  le  littoral :  Genes  qui  a  eu  20  33 

«  Albenga        «  9  ly 

6  28. 

34  69 

24  57 

i5  3i 

i4  32 

1 4  26 

14  38 

11  32 

8  43 

6  43. 


)) 

Oueglia 

» 

2°  Dans  le  bassin 

duPo 

:  Novare 

» 

» 

Turin 

« 

» 

Verceii 

» 

)) 

Lomelline 

n 

» 

Coni 

» 

» 

Bielle 

n 

)) 

Mondovi 

)) 

» 

Asti 

» 

» 

Acqui 

n 

^^  OBSEHVATIOKS    SUR    LES    GRfei.ES    ETC. 

Jours  tie  grclc  CoinmHnps  gri'Iros 

3°Dauslebassiu(.lulllionc:  Savoie  Propre  qui  a  cu    17  4^ 

))  Gencvois  n  i5  33 

»  Faussigny  »  10  i5 


» 


IMaurienue  n  9  3i 


4°  D'apri'S  la  dh'cction  suivic  par  cliaque  colonne  £;rtMeusc ,  on  vnit 
que  pour  Ics  tliirerentcs  Provinces,  elles  ont  rayonne  aulour  de  la  cliaine 
lies  Alpcs  ct  tic  cello  iles  Apcnnins,  de  manierc  a  sc  porter: 

1°  Lc  long  du  littoral,  au  Siul-Ouest ,  au  Sud  et  au  Sud-F.st; 

3°  Dans  lc  bassin  du  P6,  au  Nord-Est  ,  a  I'Est  et  au  Sud-Est. 

3°  Dans  le  bassin  du  Rhone,  au  Nord-Est. 

5°  Leurs  points  de    depart,    indiques   dans   les  etats  foumis   par  les 
Sindics ,    provicnncnt    gencralement   des   sonimitr's    principales    qui    do- 
minent  chaque  Province.  Ainsi  les  points  signales  oragcux  sont: 
r  Dans  le  littoral: 

Pour  Nice,  les  mont.agnes  Baus  de  S.  Jeanet  et  Miaran  en  France, 
et  la  inontagnc  del  Plan  ; 

Pour  San  Rcuio,  Oneglia  et  Albenga  ,  les  n.onts  Bajardo,  Ceppo , 
Breglio  ,  Vesio,  Carpasina  et  Carpona ; 

Pour  Savone,  les  nionts  Camossero,  del  Coletta  et  Begna ; 

Pour  Genes,  les  inoiits  Bocclietla,  Touiby  et  Antola  ; 

Pour  Cluavari  et  Levanlc,  les  monts  Penna,  Bello  et  Giglino; 
C'est-;i-dire  les  plus  hautes  sommites  qui  forment  la  ligne  de  faite 
des  Apemiins ,  depuis  la  frontiere  de  France  juscju'a  I'extremite  orientale 
du  Royaume. 

2°  Dans  lc  bassin  du  P6: 

Pour  Bobbio,  Novi,  Tortone  et  Voghera,  les  monts  Pcnice,  Antola, 
("liiappa  ct  Bocchetta,  soit  les  sommites  de  I'Apennin  qui  les  dominent 
au  Sud-Ouest,  et  quekpiefois  les  montagnes  alpines  situces  a  lOuest ; 

Pour  Mondovi,  Coni,  Saluces,  Albe  et  Acqui,  les  monts  de  I'Argcn- 
liere  ,  le  mont  Viso  et  le  raont  Bracco,  plus  rarement  les  nionlagnes 
situees  au  Nord-Ouest  j 

Pour  Pignerol  et  Suzc,  les  monts  Pragelalo  et  Thaborj 


PAR    M.    DESPINE  ^5 

Pour  Aostc,  les  moiils  au-dcssus  tie  Counnajcur  et  dc  Cogue,  et 
ceiix  do  rOropa  qui  sejiarcut  ccllc  ProNiucc  tlu  Bicllais; 

Pour  Pallanza,  Novare  et  Lomcllinc ,  le  inont  Rose,  et  les  sommiu-s 
qui  s'y  raltacliciit ; 

Pour  Alexanilrie,  Casal,  Asli,  Turin  ,  Ivri'e,  BicUe  et  Verceil,  toutes 
les  hauteurs  cle  la  cliaiiie  qui  s'c'UmuI  du  Tlial)or  au  mont  Rose,  en  sorle 
que  la  direction  du  meteore  a  varic  de  I'Oucsl  au  ISord-Ouest  suivant 
son  point  de  depart. 

3°  Enfin  dans  le  bassin  du  Rhone,  ou  les  orages  provicnnent  ge- 
neralcrtient  du  Sud-Ouest : 

Pour  le  GeneTois,  Ic  Chablais  el  le  Faussigny,  les  montagnes  du 
Colombier  et  autres  du  Jura,  cellcs  des  Bcaugcs,  ilcs  Voirons ,  du  Sa- 
It've  ,  du  Vuache  ,  du  niont  Saxonncx  el  du  inont  JoH  ; 

Pour  la  Savoie  Propre,  la  Haute  Savoie,  la  Mauriennc  et  la  Taran- 
taisc,  les  montagnes  du  departement  de  riserc,  cellc  de  la  Grande 
riiartrousc,  d'AUevard,  du  Galibicr,  des  aiguilles  dAne,  de  la  ^'anoise, 
et  du  Thabor. 

6°  En  comparant  la  direction  sulvie  par  les  colonnes  greleuses,  et 
celle  des  nombreuses  valle'es  qui  sillonnent  le  territoirc  ,  on  remanpie 
que  les  Couiinunes  frappees  se  Irouvent  presque  toutes  dans  les  portions 
de  Aallees  dirigees  du  Sud-Ouest  au  Nord-Est,  c'est-a-dire,  a-peu-pres 
dans  une  direction  inoyennc  aux  deux  axes  de  soulevement  des  Alpes 
oecidentales  et  orieiitales,  taiidisquc,  parmi  celles  dnigees  du  Nord-Ouest 
au  Sud-Est,  soil  dans  le  sens  de  I'axe  du  soulcvcnicnt  du  mont  Viso  , 
ainsi  que  parmi  cellcs  qui  vont  de  I'Ouest  a  I'Est,  il  n'est  presque  pas 
une  seule  Commune  qiii  ait  ete  alteiiite.  Les  provinces  du  Chablais , 
(ienevois,  Faussigny,  Savoie  Propre,  Haute  Savoie,  Tarantaise  et  Mau- 
rienne,  oil  la  direction  Nord-Ouest  au  Sud-Est  se  Irouve  forteinent  des- 
sinee;  et  celles  de  Aosle,  Ivree,  Suze,  Pignerol ,  Saluccs  et  Coni  ou  la 
direction  de  TOuest  a  I'Est  est  la  plus  gencrale ,  en  presenlcnt  des 
excmpies  incontestables. 

■j°  En  n^gligeant  les  greles  qui  ont  sculement  frappe  une  ou  deux 
Communes,  pour  ne  leiiir  compte  que  de  celles  qui  se  sont  fait  sentir 
sur  une  ccrlaine  e'lcnduc ,  les  suivanles  meritent  d'etre  signalecs  : 


4G 


OBSERVATIONS    SUR    LES    GRfei.ES    ETC. 


DATE 


Mai 


Ju'm  ■ . 


10 

13 
15 

i: 

18 
iS 

S7 
58 

S9 

31 

1 


10 

13 
15 
16 

23 


DIRECTION 


nu  N.  an  S 

1)0  10.  a  I'E.  . . . 
Dii  S-0.  au  S-K. 
l>u  iN-0.  au  S-E. 
Uu  S-0.  au  N-E. 


Du  N-0.  au  S-E 

D6  rO-Ji-0.  a  I'E-S-E. 
Du  N-0.  au  S-E 


Du  S-0.  au  S-E. 
Du  SO.  au  >'-E. 


Du  N-O.  au  S-E 

Du  N-0.  au  S-E 

Du  S-0.  au  N-E 

De  1'0-N-O.   a  I'E-S-E. 

Du  N-0.  au  S-E 

Du  N-0.  au  S-E 

Du  S-O.  au  N-E 

Du  N-O.  au  S-E 


PROVINCES 
ET   COJIMUSES   FUArPliES 


Dc  10.  a  I'E 

Du  S-0.  au  N-E.  . 
Du  N-O.  au  S.  E. 


Du  S-0.  au  N-E. 
Dc  10.  i  IE.  . .  . 


Du  NO.  au  S-E. 
Da  S-O.  au  N-E. 


Onojlia  (7)  

Aloxnndric  (1).  Novarc  (1) 

Oncglia   (1) 

Bicllc  (('.).  Vcrccil  (C).  Novarc  (13).  Vogliora  (4). . 

Onoi;lia  (1).   Albcnga  (I).   Genovois  (2).   Savoie 
I'ropre  (4) 

Turin  (4) 

Albc  (1).  Asli  (1).  Turin  (1) 

San  Remo  (3).  Cbiavari  (S).  Levante  (4).   Vcr- 
ccil (1)  

Nice  (1).  Novarc  (2) 

Mauricnnc  (1).  Tarantaise  (1).  Haute  Savoie  ( 1 ). 
Faussigny  (2)    ; . . . 

Coni  (3).  Lomolline  (2) 

Asli  (4).  Turin  (2).  Verceil  (2).  Novarc  (3)  ... 

Savoie  Proprc  (5).  Turin  (1) 

Ivrce  (3).  Chablais  (1) 

Casal  (1).  Novare  (1).  Alcxandrie  (2) 

Coni  (2).  Saluces  (1).  Turin  (1) 

Gcnevois  (2) 

Lcvanlo  (4).  Alcxandrie  (1).  Lomcllinc  (11).  Sa- 
luces (6).  Turin  (1).  Novarc  (2) 

Nice  (2).  Voghcra  (1) 

Turin  (2).  Saluces  (1).  Maurienne  (2) 

Albenga  (2).  Coni    (2).    Mondovi  (4).   Alba    (1). 
Turin  (1).  Novare  (3) 

Savoie  Propre  (2) 

Alba    (2).    Alcxandrie    (I).    Aosle    (4).    Savoie 
Proprc  (1 ) 

Mondovi  (6).  Acqui  (13).  Alba  (4).  Saluces  (2). 
Vcrccil  (1 ) 

Gcnevois  (I).  Mauricnnc  (7).  Taranlaisc  (4)   ... 


NOMBnE 

dcs 


PAR    M.     DE.SPINE 

47 

NOBUaE 

DATE 

UIItECTION 

PROVINCES 

do 

ET  |COMMU?iES    FH^IPPEES 

3 

o 

M 

o 

Jiiin 

24 

Du  S-0    au  IS-E 

Aosic   (1).    Gcnevois  (2).    Cliahlais  (1).    Sa\olc 
I'roprc  (IJ.  Haulc  Savoic  (1)  

5 

6 

„ 

29 

Do  CO.  a  I'E 

Albcn{;a   (1).   Levanlc   (1).   Alcxandrie   (1).    Lo- 

mt'lline  (4).  Gcuuvois  (1) 

5 

8 

Juillcl  .... 

4 

Du  N-0.  au  S-E 

Alexandiic  (2).  Verccil  (4).  Novare  (1) 

3 

7 

" 

5 
9 

Du  N-0.  au  S-E 

Du  N-O.  au  S-E 

2 
2 

4 
10 

Torloiie  (8).  Alba  (2)    

10 

Dc  I'O.  a  I'E 

Bolihio  (1).  Vopliera  (.1).  Lomelline  (2).  Turin  (1). 
No>ure  (2).  Gcnevois  (1) 

C 

16 

- 

11 

Du  S.  au  N 

Voghera  (5) 

1 

5 

" 

12 

Dc  10.  a  I'E 

Vophera  (f.).  Casal  (3).  Lomelline  (1).  Saluces  (1). 
Vcrccil  (1).  Faussigny  (1)  

G 

12 

" 

13 

De  10    a  I'E 

Saluces  (2).  Ac^ui  (3).  Torlnnc  (8).  Alcxandric(6) 
Asli  (1).  Casal  (24).  Turin  (3).  I'allania  (1) . . . 

8 

48 

" 

14 

Du  S-0.  au  y-E 

Du  N-0.  au;S-E 

Genes  (1).  Bobbie  (2).   MondoM  (2).    Nice  (10; 
Saluces  (1) 

5 

16 

" 

15 

Do  ro.  a  I'E 

Kice;(l).  Genes  (1).  Bobbie  (3) 

3 

5 

» 

18 

De  I'O-S-O.   a  I'E-N-E. 

Gcnevois  (3)  

1 

3 

•■ 

19 

Du  S-O.  au  N-E 

Mauricnne  (5).  Tarantaise  (1).  Haute  Saroie  (1) 

3 

7 

„ 

20 

De  10.  a  I'E   

Torlooe(2).  Lomelline  (1).  Asli  (1).  Saluces  (1). 
Vcrccil  (1) 

5 

6 

» 

31 

Du  S.  0.  au  N.  E 

Bicllc  (1).  Faussigny  (1).  Chablais  (U) 

3 

13 

» 

n 

Dc  10.  a  I'E 

Turin  (2).  Biclle  (13).  Novarc  (7)   

3 

22 

„ 

23 

Dc  I'O    a  I'E 

Biclle  (1).  Novare  (2).  Pallanza  (3) 

Ivrcc  (.3).  Bicllc  (,3).  Gcnevois  (1)  

3 

6 

» 

24 

De  10.  a  I'E 

3 

7 

■• 

25 

Du  SO.  au  N-E 

Savoie  Proprc  (3).  Lomelline  (1) 

2 

4 

" 

2G 

Du  N-0.  au  S-E 

Du  S-0.  au  ^-E 

Alba  (1).  Lomelline  (1) 

Bobbio  (9).  Savoie  Propre  (2).  Genevois  (15)  . . . 

5 

21 

" 

27 

Dc  10.  a  IE 

Torlone  (51  Vophcra  (1).  Bielle  (2).  Novare  (1). 
Pallania  (9).  Gcnevois  (,1)   

C 

19 

30 

Du  N-0.  au  S-E 

Ivrcc  (1).  Vcrccil  (3) 

2 

4 

1$ 


OBSEnVATIONS    SlU    I.ES    CHfel.ES    ETC. 


DATE 


JuiUil  . 


Aoiil. 


Septcmbro 


31 


DIRECTION 


6 

7 

S 
9 

to 

14 

15 
16 

17 
20 
S3 

21 

35 

90 

28 

1 

3 

G 


Du  N-0.  au   S-E. 

Do  S-O.  au  N-E. 

Du  N-O.  au  S-E. 

Du  N-0.  au  S-E. 
Du  N-0.  au  S-E. 

Dc  rO.  a  IE.  . . . 

Du  X-0.  au  S-E. 

Da  S-O.  au  M-E. 
Du  N-0.  au  S-E. 
Do  I'O.  a  I'E.  . . . 
Du  S-O.  au  IN-E. 

Du  NO.  au  S-E. 
Du  N-0.  au  S-E. 

De  I'O.  a  IE.  . . . 
De  10.  a  I'E.  . . 
Dc  10.  a  PE.  ... 

Do  10.  a  I'E.  . . 
Du  N-0.  au  S-E, 
Do  rO.  a  I'E.  . . 
De  I'O.  a  I'E.  . . 
Do  10.  a  IE.  .. 
Do  I'O.  a  I'E.  . . 
Do  10.  a  I'E.  . . 


PROVIXCES 
ET   COMMUNES    FRAPPliKS 


Coni  (2).  Asli  (1).  I'itjncrol  (3).  Turin  (I).  Aoste(21. 
Ivree  (5).  Bicllc  (1).  Pallanza  (l).  Novate  (5). 

Nice  (().  Onoglia  (2).  Savoie  Propro  (2).   Mau- 
I'iouoo  (i) 

San  Remo  (i).  AUionKa  (2).  Tiwlonc  (3).  Cuni  (i). 
MomloNi  (I).  Ac(iui[(i).  Vcrccil  (3).  Novarc  (i). 

Alba  (I).  Novarc  (7) 

Alba    (3).    .\sli    (8).    Pigncrol    (1).    Turin    (M). 
Ivree    (1).    Bicllo    (1).    Novaro  (6).    Faussi- 

K"y  (1) 

Albcnga(7).  Genes  (1).  Alba  (5).  Savoie  Propro  (7). 
Maunennc  (2).  Taranlaise  (J) 

Mondovi  (6).    Asli    (21).    Coni    (1).    Turin   (1). 
Bielle  (5).  Vcrceil  (1) 

Gcnovois  (1).  Faussigny  (4).  Savone  (7)........ 

Pigncrol  (2).  Turin  (3) 

Genes  (2).  Voghera  (1) 

Gencvois  (1).  Faussigny  (1).   Savoie  Propre  (7). 
Mauricnne  (9) 

Albcnga  (2).  Lomclline  (1).  Bielle  (5) 

Genes  (1).  Cliiavari  (I).   Lcvanle  (4).   Coni  (2). 
Savoie  Propre  (1) 

Vcrccil  (1).  Faussigny  (3).  Savoie  Propre  (1)  . . . 

Coni  (I).  Pallanza  (3).  Savoie  Propre  (f)   

Savone  (3).   Coni  (6).    Mondovi   (2).   Bielle  (3). 
Novare  (2) 

Aosle  (2).  Bielle  (5).  Vcrccil  (1).  Novaro  (3)  . . . 

Novaro  (10) 

Faussigny  (3)   

Suie  (1).  Savoie  Propre  (1).  Faussigny  (2) 

Novare  (1).  Savoie  Propre  (3).  Mauricnne  (2) . . . 

Genes  (7).  Suze  (1) 

San  Remo  (2).  Oneglia  (12).  Savone(2).  Genes  (3V 
Cbiavari  (C).  Pigncrol  (I)  Turin  (0).  Suzo  (3). 


N'O.XBKI; 


13 


2 
2 

4 
3 

5 
3 
3 

5 
4 
I 
1 

3 
3 

2 


PAR    M.    DESPINE 


49 


DATE 


Scptembre 


Oclobi 


Novembre  . 


DIRECTION 


De  10.  a  I'E 

Uc  10.  a  I'E 

Do  10.  a  I'E.  .'J}r.\ 

De  rO.  a  I'E 

Du  >'-0.  au  S-E.  . . . 

Du  N-0.  au  S-E 

Do  I'O.  a  IE 

Du  y-0.  au  S-E 

Du  ?J-0.  au  S-E 

Du  V-0.  au  S-E. . . . 
Do  10.  a  IE 


PROVIXCES 
ET    COMMUNES    FR.IPPEES 


Cliiavari  (5).  Coni  (I) 

Albcnga  ()).  Savoiic  (I),  llnndov'i  (.T).  Lomol- 
liuc  O't),  Ivrcc  (1).  Verccil  (.1^.  Novaro  (I;. 
Mauricnno  (1) 

Pallanza  (3) 

Genes  (1).  Aoslc  (2)  

Genes  (3).  Pignerol  (IJ.  Turin  (3)   

Lcvanic  (1).  Mondovi  (1) 

Acqui  (16).  Asli  (6).  Turin  (1).   Pallanza  (2    .  . 

Turin  (4) 

Genes  (3).  Lcvanle  (2) 

Aosle  (6).  Ivrcc  (5).  Turin  (1) .". . 

Genes  (3).  Pallanza  (i) 


15 

3 
3 
7 
2 

25 
4 
5 

12 


II  serait  facile  de  multiplier  les  citations  qui  prcrcilenl ;  mais  elles 
suffisent  pour  faire  voir  que ,  quoiqiic  la  direction  de  la  grele  ait  ete 
subordonne'e,  comme  il  a  ete  dit,  dans  chaque  locaiile  au\  ciiaines  de 
nioiitagnes  (fui  Ics  dominent,  cependaiit  toutes  les  ibis  que  ce  metcore 
a  frajipe  le  meme  jour  plusieurs  Provinces  souvent  tres-eloignecs  et 
situecs  sur  les  deux  \ersanls  des  Alpes  et  des  Apennins ,  il  a  prescpie 
constaniinent  suivi  une  ou  plusieurs  lignes  dirigees  ilii  Sutl-Onest  au 
Nord-Est. 

Une  semblable  remarque  fut  deja  faite  par  M'  Tessier  dans  le  rap- 
port qu'il  presenta  en  1790  a  I'Acadeinie  des  Sciences  de  Paris  sur  le 
I'anicux  orage  qui  traversa  la  France,  les  Pays-Bas  cl  riloUande,  orage 
qui  frappa,  dans  sa  course  Sud-Oucst  au  Nord-Esl ,  io3r)  paroisses  et 
occasionna  un  douimage  de  :!4,962,ooo  fr.  Get  orage,  donl  les  greloiis 
pesaient  jusqu'a  deroi-livre,  atlcignil  les  Communes  sur  deux  bandes 
paralleles,  Tunc  de   I'jS   lieucs  de  long  sur  4  tie  large,  et  I'autre  de  200 


Sfrie  II.    Tom.  VII. 


50  OBSEnVATlOKS    sun    LFS    GRfci.ES    ETC. 

lieiRS  tie  longueur  sur  a    sculemeiil   de    hiigcur,   laissaiit   cntr'clles   uiie 
baiulc  large  ile  5  licucs,  ou  il  ne  loinba  que  ile  la  pluie  (i). 

La  uicine  tlircclion  a  e'lc  cgalcuienl  obscrvee  dans  j)lusieurs  autrcs 
oragcs  ,  ciilr'aulrcs  dans  celui  du  2  r  fevrier  1 828  qui  se  fit  senlir  sur 
les  cotes  du  Portugal  et  de  la  France  meridionalc  (a),  ct  dans  celui 
du  1 1)  juln  1 835  a  Ne^'V-bruuvick  (3),  I'un  cl  I'aulre  accoinpagnes  de 
Iroinbes  dont  rcUbt  ful  des  plus  diisaslreux. 

8"  Dans  un  grand  nombre  des  elals  transmis ,  les  Sindics  onl  cru 
devoir  laire  mention  de  la  cause  a  laquellc  sonl  vulgaircmcnt  allribucs 
les  oragcs  dc  greles  dans  Icurs  Communes.  Us  indiquent  loujours  alors, 
pour  motif  determinant ,  le  conlraste  du  vent  du  Noi-d  avec  les  vents 
du  Sud  ou  de  I'Ouest.   Ainsi  ccux  de  : 

Nice,    I'altribuent   au    conlraste    du   vent   du    Nord   avec   Ic   vent 
Sud-Oucsl; 

Levanlc ,  a  celui  du  Nord  avec  le  Sud  ou  le  Sud-Ouest ; 

Novi ,  a  celui  du  Nord  avec  le  Sud  ; 

Lomeiline,  a  celui  du  Nord  et  de  I'Ouest  avec  Ic  Sud-Ouest; 

Coni,  a  celui  de  I'Ouest  (mont  Viso)  avec  le  Sud-Ouest; 

Suze,  a  celui  du  Noi'd  avec  I'Ouest  ou  le  Sud-Ouest; 

Bielle,  a  celui  de  I'Ouest  (  raont   Cervin   ct  mont  Rose)  avec  le 
Sud  ; 

Tortone  ,  a  celui  dc  I'Ouest  avec  FEst; 

Chablais,  a  celui  du  Nord  avec  I'Ouest  et  le  Sud-Ouest; 

I'aussigny,  a  celui  du  Nord  avec  le  Sud. 
Une  semblable  declaration ,  repetee  dans  plusieurs  Provinces  extremes, 
me  parait  donner  a  ce  contrasle  des  deux  vents  une  importance  gene- 
rale  ,  venir  a  I'appui  des  observations  locales  anterieirrement  recueillies 
soit  par  M'  Lecoq  sur  ic  Puy-de-D6me,  soit  par  M"  Fournet  dans  le 
Lyonnais  ,  et  s'titencb'c  a  toutes  les  greles  qui  tombent ,  du  moins  a 
loutes  celles  dont  relict  est  ressenli  i  la  fois  a  de  grandes  distances. 


(1}  Annuairc  do  Bureau  des  Longitudes  I83C.  Molicc  Arago  sur  la  grelc.  Bibl.  Uuir.  de  Gcdctc 
Vol.  37.  p.  t9l. 

[i'l  Bilil.  fniv.  snsdite  Vol.  37.  p.  209. 
(3)  Id.  Vol.  i3    p.  145. 


PAR    M.    DESPINE  5 1 

9°  Parmi  les  aulres  fails  consignc's  dans  Ics  mcmes  documcns,  qiiel- 
ques-uns  mcritent  encore  d'etre  signales.  Ainsi: 

Plusieurs  Provinces  indiqucnt  certains  vents  comme  les  preservant 
de  la  grele  pour  la  porter  sur  d'aulrcs  tcrritoircs  voisins.  Dans  ve 
nombrc  ,  sont  les  vents  Nord-Ouest  qui  cloigncnt  la  gi-cle  dcs  provinces 
de  Saluces  et  de  Pignerol,  ccux  d'Est  et  de  Nord-Ouest  qui  I'eloignent 
de  la  Province  de  Suze ,  ceux  de  Nord-Ouest  qui  preservent  Genes  ct 
San-Rcnio  ,  ceux  dc  Sud-Est  qui  en  font  aulant  pour  Acqui  ,  etc. 

D'aulres  fois,  une  colline ,  un  cone  inontucux  garantissent  une  por- 
tion d'un  territoire,  tantot  en  divisant  la  colonne  de  grele  qui  frappe 
a  droite  et  a  gauche  (Dent  du  chat,  Savoie  propre),  tanlot  en  la  de- 
viant eiiliercment  d'un  autre  cote  (coUine  de  Turin). 

Assez  souvent,  la  colonne  greleuse  dehouche  par  un  col  ou  par  uue 
gorge  (provinces  de  Oneglia,  Albenga,  Bobbio  etc.),  et  des  observations 
signalent  memc  la  presence  de  ce  mcleore  plus  frcquemment  depuis 
qu'on  a  abattu  les  futaies  qui  garnissaient  les  gorges  {  Tarantaise ). 

Un  assez  grand  nombre  des  Communes  uon  frappees  en  1 84o,  sont 
indiques  comme  ne  I'etant  pas  depuis  fort  longtemps.  Toutefois  coinme 
cette  donnee  n'avait  pas  ete  demandee  par  la  Commission  Superieure, 
et  qu'ainsi  elle  n'a  etc  fournie  que  par  quelques  Communes  isolees ,  et 
surabondamment ,  on  ne  peut  en  deduire  aucune  loi  generale. 

Differentes  Communes  ne  sont  frappees  qu'a  de  longs  intervalles  ; 
d'autres  le  sont  tous  les  ansj  d'autres  seulement  apres  2,3,4,5,6  etc. 
annees. 

Les  gi-eles  tombent  assez  fi-eqiiemment  sur  le  sommet  des  monlagnes 
sans  s'etendre  au-dela;  les  provinces  de  Suze,  Aoste,  Maurienne  ,  Ge- 
nevois  ,  Haute  Savoie  et  Tarantaise  en  foumissent  plusieurs  exempies ; 
mais  alors  ces  greles  sont  designees  comme  peu  importantcs,  sans  di- 
rection detenninee,  accompagnees  de  pluic,  et  toujours  restreintes  dans 
un  espace  fort  circonscrit. 

Enfin  c'est  ordinaireraent  dans  lapres-midi  plutot  que  dans  la  ma- 
tinee que  ce  meteore  se  fait  sentir. 


03  OBSERVATIONS    SUR    1.ES    GRfeLES    ETC. 


Ill'"  PARTIE 


OPIMOIV    Sl'R    LA    FORMATION   DE    LA    GRELE 


DEDCITE  DES  FAITS  PRECEDENTS 


Insiiffisancc  dcs  rcnseignemens  ohteniis. 

J'ai  fait  conn.Titre  tlans  la  H°  Partie  les  resullats  principaux  que 
iiiont  fournl  les  documens  transmis  par  les  Commiincs.  II  est  a  regrelter 
que  les  questions  qui  y  out  donue  lieu  aient  ete  specialement  redii;ees 
dans  le  but  systemaliquc  que  s'etait  propose  leur  Auteur  ,  M'  I'Abbe 
Genevois,  c'est-a-dire,  la  determination  de  cc  quil  appelait  les  foyers 
lie  la  grelc ,  et  (pi'elles  n'aient  pas  embrasse  toutes  les  reclierches 
iiropi'es  a  eclairer  les  Physicicns  dans  Te'tude  de  cc  meteoi'e ;  car  quand 
nicinc  les  rcnseignemens  n'auraient  pas  ete  recueillis  par  des  personnes 
auxquellcs  les  connaissances  physiques  fussent  familicres  ,  neammoins  la 
possibilile  de  inettre  les  questions  a  la  portee  de  tous ,  ct  I'examen 
compare  des  differentes  rcponses  oblenues  auraient  procure  des  eclair- 
cissemens  precieux  sur  plusicurs  faits  encore  contesles. 

Ainsi  il  eiit  ete  convenable  de  demander  pour  chaque  localite :  Theurc 
de  I'apparilion  du  nuage  grcleux,  et  ccUe  de  la  chiite  de  la  grcle ;  la 
hauteur  approximative  de  ce  nuage;  les  vents  regnant  avanl  et  apres  ^ 
et  leur  inlensite;  la  durce  du  temps  pendant  laquelle  la  grcle  etait 
tombce;  lelcnduc  et  la  portion  du  territoire  frappti;  si  la  grele  avail 
etc  precedcc  de  lourbillons  et  du  bruit  qui  dccele  ordinairement  son 
approche  ;  quels  etaicnl  la  forme  des  grelons,  leur  grosseur  et  les  ca- 
racteres  qu'ils  avaient  presenles;  en  un  mot,  toutes  les  circonstances 
qui   avaient  accompngiic   la  gi'clc,  afin  de  pouvoir  en  deduire  ,  sur  lous 


PAR    M.    DESPINE  53 

les  poinls  ilu  Royaume,  Ics  relations  de  temps,  do  distance,  de  direction, 
de  forme  ,  dc  grosscur  et  aiitrcs  propres  a  faire  apprtfcier  la  maniere 
doiit  s'etait  reproduit  ce  meleore  Ic  mtine  jour  en  divers  lieux,  ct  sou- 
vent  a  de  tres-grandes  distances. 

Apjilication  des  restillats  obtemis  mix  differentes  theories 
cmises  sur  la  grele. 

A  defaut  de  ces  renseignemens  qu'il  serait,  sans  doute ,  inte'iessant 
et  meme  facile  dc  se  procurer  pour  les  anriecs  a  venir ,  il  me  parait 
toulefois  (pi'en  mcltant  en  regard  Ics  resultats  indiques  dans  la  IT"  Partie 
de  ces  Observations  avec  Ics  dili'ercntes  opinions  des  Plijsiciens  enoncecs 
dans  la  V"  Panic,  on  pent  arrivcr  a  cpielques  conclusions,  lesquclles 
lie  sont  pas  sans  importance  relalivemcnt  au  ]>ius  ou  moins  de  proba- 
bilile  des  theories  presente'es. 

I'^n  eflet  ,  on  a  -vu  qu'aucune  des  hypotheses  anlerieures  a  Volta, 
ii'avait  satisfait  les  Mcteorologistcs ;  que  tout  en  admettant  cjue  IVlectri- 
cit^  jouait  un  role  considerable  dans  le  phenomene  de  la  grele,  la 
theorie  elle-mcme  de  Volta  presentait  dans  son  application  des  difli- 
cultcs  trop  grandes  pour  atlribuer  a  ce  seul  agent,  fpielque  puissant 
qu'il  soit,  la  production  du  meteore. 

La  theorie  proposee  par  I'Abbe  Genevois  ,  dans  laquelle  releclricite 
exercerait  seidemcnt  une  .iction  me'canique,  ne  me  parait  pas  avancer 
davanlage  la  solution  du  probleme.  En  reconnaissant  avec  cc  Physicien 
la  possibilile  dc  la  congelation  de  Teau  par  TclTct  de  la  rarefaction  de 
I'air,  soit  quand  elle  est  traversee  par  un  courant  d'air  precedemment 
tres-comprimc ,  soit  A  la  suite  d'un  violent  coup  de  foudre ,  les  faits 
semblent  d'autant  moins  se  passer  ainsi  dans  la  nature  pendant  le  phe- 
nomene qui  nous  oceupe  que,  d'apres  les  documens  fournis,  la  grele  ue 
provient  pas  des  angles  rentrants  ,  ni  des  anfiactuosiles  des  monlagnes, 
mais  bien  des  sommites  les  plus  elcvees  de  la  chaine  des  Alpes  et  de 
celle  des  Apcnnins ;  qu'cn  outre  Ic  contraste  de  dens  vents  pour  la 
production  de  la  grclc  nc  saurait  etre  revoque  en  doute,  et  que  cette 
action  aurait  bien  moins  d'elfet  dans  ces  angles  rentrants,  que  partout 
aillcnrs.  Cette  theorie  me  semble  done  pecher  par  sa  base  fonda- 
mentale. 


5.(  OBSERVATIOSS    SlU    I.KS    C.Rf;t.FS    FTC. 

L'opinion  tie  M'  le  Profcssenr  De-i.a-Rive  qui  atlriliuc  a  une  cause 
idcnliquc  !e  tleveloppeniciil  dc  rclectricitc  et  la  production  de  la  grele, 
soit  an  rofroidisspmciit  du  a  la  diuii\mlion  de  UMnperalure  de  la  coloiine 
alniosj>lieriquc,  diminution  accidonlcllcincnt  augmciilec  par  linlcrposilion 
des  linages  qui  s'opposcnt  au  rayonnennent  de  la  chalcur  terreslre,  repose 
sur  lui  principe  certain  (i).  Nul  doutc  que  cette  circonstance  ne 
doivc,  d'nne  part,  ainenor  dans  la  rt'gion  snpericurc  du  nuage  un  refroi- 
disscmcnt  propre  a  fiiciliter  la  congelation  dcs  \aj)curs  aqucuses ,  et 
d'autrc  part ,  augmenter  rechauHement  dc  la  region  inferieure ,  en  con- 
tribuant  ainsi  k  la  chaleur  elouirante  qui  se  fait  senlir  avant  les  orages. 
Alais  si  ellc  dtait  le  scul  et  veritable  motif  determinant  de  la  grele,  il 
parait  que  cc  metcore  devrait  se  rcproduire  Ijeaucoup  plus  souvent,  et 
meme  cbacpie  fois  que  I'atmospherc  se  trouvant  chargee  de  nuages  , 
ceux-ci  determineraieut  luie  solution  de  continuile,  dans  le  rayonnemcnt 
leiTCslre ,  en  sorle  qu'il  ne  devrait  presque  pas  y  avoir  un  orage  qui  ne 
fiit  accompagne  de  grele. 

La  theorie  de  M'  le  Professeur  Fournet  sur  la  formation  des  nuages 
a  I'aide  des  brises  de  nioutagnes ,  sur  leur  accumulation  plusou  moins 
grande  en  raison  dc  I'orientalion  dcs  chatnes ,  sur  le  transport  des 
masses  de  vapeurs  par  Ics  vents  Sud-Oucst  qui  vienuent  augmenter  le 
volume  des  nuages,  et  dont  la  i-esolution  en  pluie  ou  en  grele  dans  la 
direction  Nord-Est  peut  elre  de'terminee  par  la  moindre  condensation  , 
surtout  quand  elle  est  facilitee  par  le  concours  du  vent  du  Nord,  repose 
cgalement  sur  des  fails  confirmcs  par  de  nombreuses  observations.  Mais 
cette  theorie  qiii  ne  scmble  considerer  comme  indispensable  que  le  vent 
du  Sud-Ouesl,  si  elle  rend  compte,  d'une  maniere  trcs-satisfaisante,  de 
la  formation  des  pluies,  et  de  Icur  distribution  en  colonnes  plus  ou 
moins  intenses  ,  n'expliquc  toulefois  pas  suflisamment  le  refroidissement 
necessaire  a  la  production  de  la  grele. 

En  admettant  done  les  difTcrenlcs  causes   enoncees   par   les   Savants 


(1)  I'nc  obscrvalion  presentee  !c  li  mars  1842  a  I'Aeadcraio  Unyale  des  Sciences  de  Paris  par 
Mr  BoLssiNGAULT  ,  donnc  uno  nouvcllc  prcuTC  dc  rinflucncc  qu'cxcrco  un  corps  interpose  ,  pour 
inlcrcepter  lo  rayonnemcnt  terreslre.  Au  mois  do  fcvrier  1842 ,  la  lerre  clant  recouTerIc  de  neigc, 
ce  Savant  a  constate  une  dillcrenco  dc  9  dogres  ccntigradcs  enlrc  les  temperatures  inferieure  el 
(upcricure  (  Mooilcur  Univcrscl  du  31  mars  1812  ,  n"  90  ). 


PAH     M.    DESPINE  55 

qui  precedcnl ,  cl  cu  allribuant  h  chacune  cl'cUes  uiie  part  plus  ou 
iiioins  aclive  clans  Ics  circonstanccs  qui  aident  h  la  congelation  dc  I'eau 
en  grele,  clles  no  me  sembleut  cependant  pas  suflisantcs  pour  determiner 
a  elles  seules  le  phenomenc  dont  nous  nous  occupons. 

Action  que  pcuvcnl  avoir  deux  vents  ojrposes, 
dans  la  production  de  la  grele. 

Si  nous  supposons ,  au  contraire ,  avcc  M'  Denison  Olmsted  ct 
M'  Charles  Lecoq,  le  concours  nc'cessaire  de  deux  vents  soufilant  en 
sens  ojiposes,  I'un  de  ces  \ciils  vcuant  du  Sud  ou  de  I'Ouest  charge 
de  vapeurs,  Taulre  venant  du  JN'ord  ou  de  I'Est  sec  et  froid,  la  for- 
mation de  ce  meleore  prescnte  une  explication  facile. 

Adnictlons,  en  clT'et,  que  le  vent  froid  (Nord,  Nord-Est,  Nord- 
Ouest )  souffle  supericureitient,  et  de  manicre  a  raser  les  sommites  des 
nionlagnes.  II  chassera  devant  lui  les  nuagcs  qu'il  renconlrera  aulour 
de  ces  sommitt's,  soil  qu'ils  3'  aient  ele  accumules  des  vallees  par  les 
brises  des  monlagnes  ,  soil  qu'ils  y  aient  ete  amenes  de  plus  loin  ;  et 
ces  images  prescnteront  une  lame  plus  ou  moins  profonde  suivant  I'orien- 
tation  de  la  chainc  montagneuse  (conformement  a  I'opiuion  de  M'  Fournet). 
Le  vent  chaud  (Sud,  Sud-Oucst,  Sud-Est)  qui  soulTlera  infe'rieurement 
en  sens  contraire,  amenera,  de  son  cote,  une  grande  masse  de  vapeurs. 
La  rencontre  du  vent  superieur  tendra  necessairement  a  condenser  celles-ci 
avec  une  intensile  croissant  a  mcsure  fpie  I'une  et  I'autre  auront  plus 
de  Vitesse,  et  a  en  fonner  de  nouveauv  nuages  que  grossiront  de  nou- 
velles  condensations  de  vapcur.  Le  rcfroidisscment  sera  lui-meme  aug- 
niente  par  la  diminution  de  temperature  qu'eprouveront  les  regions 
superieures,  tant  a  cause  dc  I'inlerccption  du  rayonnemeiit  terrestre  due 
a  I'intcrposition  des  couches  nuageuses  tpie  a  cause  du  changcment 
d'etat  eleclricpie  et  de  la  rarefaction  de  I'air  resultant  des  decharges 
electriques  (conformement  a  I'opinion  de  SP  De-la-Rive).  Les  directions 
relatives  de  chacun  des  vents  opposes,  directions  que  devront  d'ailleurs 
modifier  I'orientation  des  vallees  ct  cclle  des  montagnes ,  el  Icur  vitesse 
d'impulsion  y  contribueront  aussi  en  determinant  souvent  des  tourbillous, 
ct  par  suite  des  trombes  reelles  lorsque  ce  contraste  des  vents   se  fera 


56  ODSERVATIONS    Sl'R    LES   r.nf.I.ES    ETC. 

sentir  jusqu'au  bas  tic  la  i  olouiic  alinospheriquc  ,  comme  tcndent  u  le 
confirmer  de  nonibrcux  t'xcinples  (i). 

Tonics  CCS  causes  paraissant  plus  epic  suflisanlcs  pour  aniciicr  la 
congelation  dcs  vapeurs  coiidensecSj  cettc  congclalion  s'operera  a  la 
rencontre  des  deux  couches  nuageuses ,  soit  dcs  deux  vcnls ,  c'est-a-dire 
a  una  hauteur  nioindre  cpie  Ics  sonimites  dcs  Alpes ,  ct  elle  y  forroera 
les  endjryons  de  la  grcle  on  le  grcsil.  La  force  d'impiilsion  du  Tent 
dominant  conibincc  avcc  la  resistance  de  I'air  et  rallraction  elcctrique 
dcs  nuages  ,  retiendront  ensuite  dans  lalinosphcre  los  grelons  formes 
pendant  iin  temps  plus  ou  moins  jirolonge,  mais  que  IM'  Lecoq  a  reconnu 
sur  le  Puy-de-Dome  capable  de  laisser  porter  a  demi-lieue  de  distance 
des  grains  dc  la  grosseur  d'une  noisette  (2). 

Ges  grelons  pourront  done  se  grossir  en  Iravei'sanl  de  nouvelles  cou- 
ches dc  vapeurs  jusqu'au  moment  on  ils  auront  atteint  le  sol  dans  leur 
course  oblique.  Si  les  vents  sont  faibles,  la  grcle  sei-a  d'une  petite  di- 
mension, et  la  surface  frappee  sera  tres-restreinle,  peul-elre  meme  li- 
mitee  aux  sommiles  ou  se  ti-ouve  le  nuage.  S'ils  sont  forts ,  du  moins 
'  le  vent  dominant  ,  la  grcle  sera  plus  etendue,  et  frappera  desdistances 
souvent  fort  eloignees.  Si  la  colonne  greleuse  rencontre  dans  sa  course 
inclinee  un  obstacle  lei  qu'une  aiguille  plus  ou  moins  clevee  qui  lui 
baiTe  le  passage,  cette  colonne  s'aiTetera,  ou  se  divisera ,  ou  se  deviera 
toute  dun  meme  cote  de  I'obstacle.  Si,  au  contrairc,  elle  rencontre 
nne  depression  telle  qu'un  col  ou  une  gorge,  elle  s'y  engoullrera  pour 
se  porter  sur  des  points  plus  eloignes,  en  sorte  c[u'il  pourra  y  avoir 
des  territoires  conslamment  exposes  a  la  grele,  et  d'aulres  conslammenl 
preser\'es,  et  qu'en  general  la  colonne  greleuse  se  developpei'a  davantage 
dans  la  plaine  que  dans  les  pays  de  montagnes.  La  colonne  greleuse  sera 
plus    ou   moins   intense ,   suivaut   que   le   vent  froid  chasscra   devant  lui 


(1)  Bibliolhcqno  UnivcrscUc  dc  GcncTC. 

Trombo  du  II   aoul  1827  siir  le  lac  Lpman  ,  \ol.  36.  p.  MS. 
TromLc  du  22  fcvricr  1828  a  Iljcres,  vol.  31.  p.  109. 
Trombc  du  9  juiii  1830  sur  Ic  lac  dc  Ncufclialcl  ,  \ol.  4i.  p.  18. 
Tromhc  du  19  juiu  1835  a  Nc«brunswirk  ,  2=  Scric  ,  vol.  23.  p    149. 
Mcmoirc  de  Mr  Cli.  Lecoq  .  vol.  3.  p.  235  —  etc.  cic 

(2)  Biblioth.  Uaivers.  de  Geneve.  Memoire  Lecoq  ,  vol.  3.  p.  234. 


PAn    M.    DESPINE  5- 

iine  plus  ou  moins  graiule  quaiUile  de  iiuages.  Elle  pouria  intine  iie 
fiiipper  les  terriloircs  situes  sur  sa  ligne  de  direction  tpie  par  inter- 
vallcs,  ou,  corame  ou  dit  vulgaiieinent ,  par  sauis,  quand  ces  images 
se   trouvcront  a  ccrtaiiic  distance  Ics  uiis  des  auties. 

La  direction  apparcnle  de  la  colonne  grtleusc  sera  generalement 
dans  le  s<mis  du  vent  dominant  {[ui  lui  iinpriinera  son  impulsion.  Neam- 
inoins,  lorsque  Ja  grele  se  fura  senlir  sur  plusieurs  points  tres-eloignes, 
Ic  menie  joui-  el  ii-])eu-pres  dans  le  meaie  temps ,  ce  sera  sur  une 
iiicnie  ligiie  dirigee  du  Sud-Ouesl  an  JVord-Esl ,  c 'est-a-dire  ,  dans  le 
sens  du  vent  chaud  qui  ai)porle  le  i)lus  de  vapeurs  a  condenser.  Par  ce 
motif,  toutes  les  directions  de  cliaines  de  montagnes  en  sens  conlraire, 
et  qui  prcsentcnt  un  obstacle  a  la  marche  du  vent  Sud-Ouest,  se  trou- 
veront  beaucoup  nioins  exposees  que  les  autres  a  elre  battues  par  la 
grele. 

Confirmalion  de  ces  fails 
deduite  des  observations  metdorologiques. 

Les  renseignemens  consignes  dans  la  IP  Parlie  de  ces  Observations 
viennent  tons  a  I'appui  du  raisonnenient  qui  precede  ,  et  seuiblent  en 
confirmer  I'exactitude.  Neammoins ,  pour  ra'assurer  si  les  observations 
meteorologiques  recueillies  a  la  nieme  epoque  pourraient  on  lui  preter 
une  nouvelle  force,  ou  la  combattre,  j'ai  cru  devoir  consulter  celles 
faites  sur  les  vents  qui  out  regne  en  dilFerens  lieux  susceptiblcs  d'cprou- 
ver  jusqu'a  un  certain  point  la  meme  influence  que  les  territoires  frappes 
par  la  grele. 

A  ret  elfet ,  j'ai  choisi  pour  points  de  repere  ,  et  comme  pouvant 
le  mieux  procurer  des  donnees  utiles  a  la  question  ([ui  nous  occupe  , 
les  observations  faites  en    i84o  : 

1°  A  I'Hospice  du  Grand  S'-Bernard,  2491  metres  au-dessus  de  la 
mer,  inserees  dans  la  Bibliothcque  Uuiverselle  de  Geneve. 

2"  A  rObservatoire  de  Geneve,  407  metres  au-dessus  de  la  mer, 
inserees  dans  le  meme  Journal. 

3°  A  I'Academie  Royale  des  Sciences  de  Turin ,  284, 8  metres 
environ  au-dessus  de  la  mer,  extraites  des  registres  de  cette  Societe 
savante. 

Serie  n.  Tom.   VIL  h 


j8  OBSEHVATIONS    Sl'H    I.ES    CKfeLES    ITC. 

4°  A  rUniversite  ile   Genes,   45   mt-ti-es   environ   au-tU'Ssiis   dc    la 
nipi- ,  oxtraites  des  registres  de  cet  filablissemeiil. 

5"  Kiilin  ;i  Nice,   ao  metres  au-dcssus  de  la   mer,  recueillies  par 
M  Hisso. 

J'ai  compare  lesdiles  observations  avcc  les  jours  de  grcic;  puis  j'ai 
dressti  I'etut  suivanl  iiidiqiiant  ,  mois  par  mois,  la  totalite  des  vents  qui 
out  regne  dans  ces  dillcrens  licux,  et  le  rapport  comparatif  de  ces 
vents  avec  ceux  qui  ont  souffle  seulement  pendant  les  jours  de  grele. 


ETAT  COMPARATIF  DBS  VEXTS 

OU!  ONT  mmt  PENDANT  L'ANNEE  1840 

ET  DES  VE\TS  QUI  ONT  SOITFLE  LA  MEME  AXXEE 
PENDANT  LES  JOURS  DE  GIUtLE 


59 


IHOSPICE  Dl  GRAND  S'BERXARD,  GENEVE,  TUUIX,  GENES 

ET  MCE 


bo 


IS  40. 


IVOMBnE    DES   JOURS 

])C)Hht/U  Icsqucls  out  souffle  chaqiic  inois  Ics  vents. 


MOIS 


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IVOMBRE    DES    JOURS    DE   GREL.E 

pciidanl  Icsqjiels  ont  souffle  Ics  vents. 


MOIS 


Janvier 

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Mars 

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Mai 

Jllill 

Jllillct 

A.iul 

Soplcrabic 

Oclobre 

Novfmbre 

Deccmbro 


CALME 

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OUK.sT 

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a  2491  metres  au-dessus  de  la  mer 


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Suite  (lu  MOMBRi:  nES  JOURS 

pendant  Icsqucl:!  onl  soufjlc  chaqiic  mois  les  vents. 


MOIS 


1 

NORD- 

NORD- 

SUD- 

SUD- 

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a  284,  8  nifelrcs  au-dcssus  de  la  mcr 


Jnnvier 

Fcvricr 

Mars 

Avril 

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Juin 

Juillct 

Aout 

Seplembre 

Oclobrc 

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1840.  Suite  (III    nOMBRE    DES    JOURS    DE   CRUISE 

pendant  lesquels  ont  soitfjle  les  vents. 


MOIS 


Janvier 

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Juin 

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Suite  (III    NOMBRE  WES  JOURS 

pendant  lesqiiels  ont  souffle  cliaque  mois  les  vents. 


MOIS 


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iatcrrompucs  en  se[>lembrc ,  par  I'aliseucc  de  leur  Auteur. 


65 


1840.  Suite  (lu  NOniBRE  UES  JOURS  DE  GRKLE 

pendant  lesquels  onl  souffle  les  vcnls. 


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Fcvricr 

Mars 

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Serie  II.    Tom.  VII. 


66 


OBSERVATIONS    SUR    LES    GRfel-ES    ETC. 


R.%.PPORT   COMP^niTIF   DES   YEHTSI 

qui  ont  souffle  toute  Vannce, 
et  de  ceux  qui  ont  souffle  pendatit  Ics  jours  de  grele. 


VENTS 


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Nord-OuesI 

Nord-Est 

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Sud-Est 

Su.l 

Sud-Oucsl 

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42,48 


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jours 
de  gTcle 


59,43 


40, 57 


100 


GENEVE 


toulc 
l^anuce 


13, 53 
1,0G 

44,50 
5,44 
0,40 
2,01 
3,80 

28,45 
0,81 


100 


jours 
de  irrelc 


13,90 
1,5G 

40,32 
4, 24 

0,77 

8,14 

30,24 

0,77 


100 


TURIN 


toulc 
I'annce 


4,44 
17,23 
2G,82 

8,46 

2,90 
11,75 
19,30 

9,10 


lOO 


jours 
de  grc'le 


3,58 
18,57 
33, 04 
10,50 

4,10 
12,10 
11,05 

7,   0 


GfiNES 


toulo 
I'onnce 


11,45 

0,7G 

27,80 

14,01 

3,70 

91,32 

11,64 

8,62 

0,70 


100 


100 


jours 
do  grele 


13,72 

1,32 

10,62 

5,72 

3,39 

32,07 

18,63 

13,98 

0,55 


100 


lllCJ 


liuil 
prfiiiiprs 

iiiuis 
ilu  I'auiK'u 


5,74 

9,02 

14,75 

25,41 

17.  21 

18,03 

0,82 

9,02 


100 


Jours 
dp  grOle 


8,34 
1,04 
10,42 
16,  C6 
23,96 
26,04 
1,04 
12,50 


100 


L'ccamen  de  ces  etats  conduit  aux  remarques  suivantes : 

Au  Grand  Saint- B ernard ,  deux  seuls  vents  souillent  toute  I'annee; 
ce  sont  les  vents  fi'oids  de  Nord-Est,  et  les  vents  chauds  de  Sud-Ouest, 
dans  la  proportion  :  :  57,52  :  42,48-  Pendant  les  jours  de  grele,  ils 
ont  ete  :  :  Sg,  43  :  ^o,  5'j  ,  c'est-a-dire  que  le  vent  septentrional  est 
dcvenu  plus  frequent. 

Genwe  a  presenle  plus  de  variation  dans  la  nature  des  vents,  soit 
pendant  Tannee,  soit  pendant  les  jours  de  gi'ele.  Le  nonibre  des  jours 
ralines  a  ete  le  meme  dans  I'un  et  I'autre  cas,  soil  environ  i4  pour  too; 
niais  le  rapport  des  vents  froids  au\  vents  chauds  a  ete  ;  :  5i,  4o  :  35,  o6 


PAR    M.    DESPINR  67 

pour  lannee,  tandisque  pour  les jours  de  grelc, il  est  dcvcnu  : : 46, 1 2 :  39,92. 
Ce  sent  done  les  rents  mcridionaux  qui  ont  augmeolc. 

Turin  n  a  eu  aucun  jour  caline.  Les  variations  des  vents  sc  sonl  re- 
produites  cnrorc  plus  frequcmincnl  qu'a  Geneve,  el  le  rapport  des 
vents  a  etc  j)our  I'annee  :  :  56, 99  :  43,  o5  ,  et  pour  les  jours  dc 
grele  :  :  G5,  ^5  :  34,  aS  ,  c'est-a-dire ,  (|ue  dans  ce  dernier  cas,  les 
vents  froids  ont  fortemcnt  pris  le  dessus. 

Genes  a  oflert,  a-peu-prcs ,  le  meme   nombre    de   jours   calmes  que 

Geneve,  dans  lannee  et  pendant  les  jours  de  grele  ,  soit   12  a    i4  pour 

cent.  Le  rapport  des  vents  froids  aux  vents  chauds  a   ete  pour  I'annee 

:   ^&,^']    ■   42,28,    et   pour    les   jours   de    grele    :  :  3i,o5   :   65,23. 

Ainsi  les  vents  chauds  ont  augmente  dans  inie  proportion   considerable. 

Enfin,  quoiquc  les  observations  de  Mce  nc  soient  pas  aussi  norn- 
breuses  que  les  preccdentes,  et  qu'ainsi  il  soit  difficile  d'en  tirer  des 
inductions  aussi  positives,  on  voit  neammoins  que  le  rapport  a  ele  pour 
I'annee  :  :  54,92  :  45,  08,  et  pour  les  jours  de  grele  :  :  36,  46  :  73,  54  , 
r'est-a-dire  ,  que  Taugmentalion  des  vents  chauds  a  subi  la  meme  pro- 
gression croissante  qu'^  Genes. 

En  re'sume  le  rapport  des  vents  a  ete  pour  les  diiferens  lieux  d'ob- 
servation : 


Grand  Saint-Bernard 

Geneve 

Turin   ;ii:.'; 

Geaes  . . . . .!'. 

Nice 


CALIIE 

\E\TS 

Anncc 

FROIDS 

Jours 
de  grele 

VEXTS 

CHAL'DS 

Annce 

Jours 
de  yrt'lo 

Annee 

Jours 
de  grele 

.. 

X 

57,52 

59,43 

42,48 

40,57 

13,53 

13,96 

51,40 

46,12 

35,06 

39,92 

" 

» 

56,99 

65,75 

43,05 

34,25 

1 1 ,  45 

13, 7S 

46,  S7 

91,05 

42,28 

65,23 

1          " 

» 

54,92 

36,46 

45,08 

73,54 

L'analogie  qui  existe  entre  le  rapport  des  vents  qui  ont  regne  a 
Geneve,  et  ceux  de  Genes  et  de  Nice  est  frappante.  Cependant  elle  ne 
doit  point  surprendre,  si  Ton  considere  que  la  premiere  de  ces  villes, 
malgre  sa  position  eleve'e  au-dessus  de  la  mer  ( 407  metres) ,  recoit 
presque  sans  obstacle  intermediaire  Taction  des  vents  meridionaux  par 


68  OBSERVATIONS    SL'R    LES    CHfel.ES    ETC. 

la  gianile  voUec  ilu  Rh6uc  et  tic  ses  aflluens,  tandisque  le  Piemont  se 
trouve  ceine  par  la  chaine  dcs  Apennins  ct  par  cclle  cles  Alpcs  ,  les- 
c[uellcs  doivcnt  necessaiicinciit  orrOter  et  modifier  Ics  vents  qui  leii- 
draicut  a  suivrc  la  meme  direction. 

En  comparant  d'ailleurs  le  nombre  des  jours  de  grele  dans  chaque 
region,  on  trouve  qu'ils  se  sont  repartis: 

Savoie        Piemont        Liguric 

Wars  

Avril 

Mai 

Juin 

Juillet 

Aodt 

Septembre   

Octobre 

Novembre 


39  io3  47  , 

c'est-A-dire  que  leur  nombre  a  ete ,  ^-peu-pres ,  le  meme  eu  Ligurie 
que  en  Savoie,  mais  qu'il  est  devenu  bien  plus  considerable  en  Pie- 
mont, ce  qui  paratt  demontrer  I'influence  speciale  des  vents  septen- 
trionaux  sur  la  formation  de  cc  meteore. 

Pendant  les  jours  de  gi-ele ,  surtout  cpiand  il  s'est  agi  de  greles  d'une 
certainc  etendue,  le  vent  regnant  a  la  hauteur  du  Grand  Saint-Bernard 
s'est  trouve  presque  toujours  contraire  a  celui  de  la  contree  grelee. 
C'etait  oi'diiiaireracnt  le  vent  du  Nord  ou  Nord-est  ,  tandisque  le  Sud 
ou  le  Sud-Ouest  se  fesait  sentir  dans  les  regions  inferleures  de  Geneve, 
Turin ,  Nice  et  Genes. 

Enfin  les  orages  de  grele  ont  etc,  i-peu-pres,  constamment  accom- 
pagnes  d'un  changement  de  vent  dans  la  region  infcrieure,  et  c'esl  or- 
dinaircment  le  vent  le  plus  froid  c|ui  a  pris  le  dessus. 


)) 

» 

I 

I 

4 

I 

3 

i5 

6 

II 

18 

4 

tl 

34 

4 

13 

»9 

10 

a 

16 

10 

» 

6 

8 

» 

I 

3 

PAH    M.    DESPINE  Gf) 

Ces  donnees  auraient,  sans  doutc,  besoln  d'etre  constalees  pendant 
j)lusieurs  annees  consccutivcs-  pour  acquerir  tout  le  degrc  de  certitude 
necessaire.  Elles  me  scmblent  toutcfois  deja  suflisantes  pour  qu'il  ne  soit 
pas  permis  de  meconnaltre  d'une  part  I'influence  qui  doit  etre  attribue'e 
au  concours  des  deux  vents,  septentrional  et  meridional,  relativement 
a  la  production  de  la  gicle ,  et  d'autre  part ,  la  formation  de  ce  me- 
teore  a  un  niveau  gencralement  inferieur  a  celui  du  Grand  S'-Bernard 
ou  des  hautcs  Alpes. 

Inutilite  du  paragrelage. 

Je  ne  terminerai  pas  ces  considerations  sans  dire  un  mot  des  para- 
greles.  L'abandon  complet  ou  sont  tombes  ces  appareils  apres  la  grande 
vogue  dont  ils  ont  joui  momentanement,  demontre  assez  qu'ils  n'ont  pas 
rempli  le  but  pour  lequel  ils  avaient  ete  construits.  Mais  il  n'est  peut- 
etre  pas  inutile  de  remarcjuer  que  ce  resultat  aurait  ete  prevu,  si  Ton 
eiit  admis  que  la  grele  etait  specialement  due  au  concours  de  deux  vents, 
et  que  I'electricite  n'y  jouait  pas  le  role  principal.  On  concoit  que  des 
plantations,  faites  sur  les  pentes  des  montagnes,  et  dans  des  gorges, 
peuvent  bien  fixer  les  vapeurs  atmospheriqucs ,  et  prevenir  la  formation 
des  nuages  sur  quelques  points  reputes  orageux,  comme  on  assure  Tavoir 
remarque  en  Tarantaise ;  mais  elles  ne  pourraient  jamais  etre  consi- 
derees  que  comme  un  remede  local  et  accidentel ,  letjuel  d'ailleurs  ne 
reussirait  point  a  empecher  la  formation  de  ce  meteore  dans  tous  les 
cas  oil  il  peut  se  reproduire. 


ualfio  111- 


7» 

HIEHIOIRE 

sun 
LA    DISTRIBUTION    DE    L' ELECTRICITE 

A  LA  SURFACE  DB  DEUX  SPB&RES  CONDUCTRICES  COMPLfiTEIE^T  ISOLEES 
JEAN    PLANA 

w  L'obscrvatioD,  qufliiiirfois  le  hasard,  dt-couvrpnt  let  phtnomeoes ;  la  mtUbode 
»  exiM^riineotalc  It's  difveloppo  pl  di^tcrmiiie  leun  lois  pliybtqui**:  mait  le 
»  dcruicr  myslerc  drg  forces  elt'mPUtaircs  qui  Ics  produiscut  ue  pcul  vlrc 
M  fflU  cu  ^videDcc  que  par  la  puiuauco  de  la  pensve  », 

Discours  de  M.  BioT.  -  \oyez  te  Journal  dit  Swans^  avril  11121. 


Lu  dans  la  seance  ilu  10  mars  1844. 


X-ies  deux  celebres  Memoires  sur  la  distribution  de  lelectricite  a  la 
surface  des  corps  parfaitement  conducteurs,  presentes  par  Poisson  en 
i8i2  et  i8i3  a  1' Academic  des  Sciences  de  Paris,  renferment  le  prin- 
cipe  general  du  verilable  ecjuilibre  eleclrifjue,  qui,  desormais  ,  avec  la 
loi  de  Coulomb  ,  doit  servir  de  base  a  la  solution  de  tous  les  probiemes 
d'electricite  statique,  quelle  que  soit  d'ailleurs  la  cause  qui  retient  I'electri- 
cite  libre  a  la  surface  des  corps  conducteurs.  La  masse  de  la  matiere  elec- 
trique  et  la  figure  qu'elie  affecte  sontles  seuls  elemens  pris  enconside'ralion. 
Peu  importe,  pour  la  solution  du  probleme  qui  nous  occupe,  de  sa- 
voir,  que  la  figure  de  la  couche  electriqpe  est  maintenue  en  equilibre 
par  la  pression  de  I'air,  ou  celle  de  Tether;  ou  par  une  action  particuliere 
de  la  matiere  ponderable  du  corps  conducteur,  d'une  maniere  cpii  nous 
est  inconnuc.  C'cst  ainsi,  par  excmple,  que  pour  calculer  i'attraclion 
d'un  ellipsoVde  liquide,  nous  pouvons,  a  la  rigueur,  nous  passer  de  savoir 
que  la  force  centrifuge,  nee  de  sa  rotation,  est  celle  qui  associee  a\ec 
la  pesanteur  niaintient  la  figure  ellipsoulale  dc  la  masse.  Et  a  I'egard  des 
experiences  par  Icsquelles,  dans  ces  dernicres  aunees,  quelques  Physi- 
ciens  ont  cru  pouvoir  demolir  le  principe  dont  nous  parlons,  je  me 
bornerai  ik  dire  qu'elles  ne  me  paraissent  pas  avoir  necessairemeni  la 
seule  interpretation  qui  leur  a  ete  attribuce.  II  faudrail  elablir  les  equa- 
tions relalivcs  Ji  ces  experiences  daprcs  le  principe  de  Poisson,  et  de- 
montrer  cnsuite  que  les  conditions  ainsi  exprimees  sont  incompatibles 
avec  les  resultats  de  ['observation.  Alors  les  Geometres   seraieut  forces 


•J2  MEMOinE    sun    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.  ri.r.CTnTrnE    ETC. 

(ly  rcnonccr,  en  allciulant  la  dccouvertc  d'un  autre  point  d'appui  ponr 
line  llu-oi'ic  inallieniatHjuc.  Uu  lei  travail  n'ayant  pas  cle  fait,  ni  essaye 
avec  SMccc'S,  epic  je  saclic,  j'ai  repousse  toules  Ics  objections  tVun  autre 
genre,  et  dans  ce  Memoire  j'ai  adopte,  sans  restriction,  la  loi  de  Coulomb 
et  le  principe  dc  requilibre  electrique,  tel  qu'il  a  ete  defini  et  developpe 
par  Poisso?!. 

L'application  qu'il  en  a  faile  au  cas  parliciilier  ou  il  s'agit  de  deux 
spheres  conductrices  electiisees,  miscs  en  contact,  ou  scparees  par  un 
grand  ou  un  petit  inlervalle,  quoique  conduite  avec  une  admirable  ana- 
lyse, est  loin  d'etre,  sous  plus  d'un  rapport,  complete.  Par  un  examen 
approfondi  I'ou  reconnalt  que ,  malgre  le  meritc  incontestable  de  ces 
deux  Memoires  de  Poisson,  la  question  avait  besoin  d'etre  entiercment 
reprise,  soil  pour  conduire  a  son  dernier  lerme  la  solution  sous  forme 
finic  ,  soit  pour  rectifier  plusicurs  resultats  f(ui  ne  sont  pas  une  exacte 
consequence  des  equations  fondamcntales.  En  outre  il  fallait  ofTrir  un 
systeme  dc  formules  susceplibles  d'line  plus  facile  reduction  numerique. 
Mais  c'elait  uu  grand  pas,  celui  d'avoir  soumis  i  1' analyse  alg^brique 
une  des  branches  de  la  physirpic  CKpcrimentale  qui  semblail  se  refuser 
a  toute  deduction  thcorique  rigoureuse.  Si  le  principe  fondamental  pent 
etre  saisi  d'un  coup  d'oeil,  il  y  a,  il  faut  I'avouer,  iine  enonne  distance 
entre  ce  point  de  depart  et  I'ensemble  des  consequences  varices  qu'il 
recele  dans  son  e'nonce  ;  pur ,  simple ,  et  d^gage  de  toute  action  de  la 
matiere  ponderable  sur  la  maticre  constituante  le  fluide  electrique.  Pour 
les  faire  ressortir ,  et  donner  ainsi  raison  de  I'experience  ( ce  qni  doit 
arriver  si  le  principe  est  vrai  en  lui-meme)  il  faut  souvent  employer 
des  artifices  de  calcul  qui  ne  sont  pas  faciles  a  imaginer.  Et  on  trouve 
<lans  les  deux  Memoires  de  Poisson  deja  cites  plusicurs  resultats  pour 
lescjuels  il  faut  s'engager  dans  des  recherclies  d'analyse  detournees  et 
epineuses,  si  Ton  veut  acquerir  des  notions  claires  sur  le  mode  de  leur 
existence. 

Je  sens  que  cela  peut  etre  inutile  pour  la  plupart  des  Physiciens, 
tjui ,  contens  d'avoir  une  idee  du  principe  de  I'equilibre  electrique  et 
des  principales  consequences  cpii  peuvcnt  s'en  dcduire  sans  le  secours 
«le  I'experience,  se  bornent  h  lire  les  deux  prefaces  dc  Poisson,  oi\  ils 
trouvcnt  tout  ce  qui  pent  les  inleresser.  Cette  facilitc,  ofTerte  par  I'auteur 
lui-meme,  cache  en  qnelque  sorte  le  merite  de  la  difliculte  vaincue;  et 
l;i ,  on  il  y  a  une  theorie  profondc  a  admirer,  il  est  penible  de  voir  cpi'on 
puisse  se  faire  illusion,  etcroire  que  I'elfort  du  ge'nie  matheinalique  u'a  eu 


PAH    J.    PLANA  ^3 

d'autie  eflet  que  celui  de  produire  d'une  maniere  savantc  la  simple  confir- 
mation des  experiences  et  des  lois  etabiies  par  Coulomb.  Mais  les  Phy- 
sicicns-Geomelres  conviendront  aisement,  que  la  singularite  de  Tanalysc 
emplojec  par  Poisson  nierile  toute  Icur  atlention.  Et  c'cst  par  unc 
meditation  long-temps  continuee  siir  ce  sujct,  que  j'ai  trouve  les  prin- 
cipaux  rcsultals  dont  je  vais  rendre  compte  dans  ce  preambule.  Pour 
plus  de  clarte  je  dislinguerai  les  trois  cas  qui  peuvent  se  presenter 
lors<pi'on  demande  les  lois  generales  de  la  distribution  de  I'electricite 
entre  deux  spheres. 

Le  premier  est  celui  oii  les  spheres  sont  raises  en  contact:  le  second 
lorsqu'elles  sont  separees  par  un  intervalle  quelconque  :  le  troisicme 
cas  est  celui  ou  les  surfaces  des  deux  spheres  en  presence  sont  separees 
|)ar  un  intervalle  fort  petit  en  couiparaison  de  la  distance  des  deux 
centres.  Ce  troisieme  cas,  quoiqu'il  ne  soit  qu'une  Tariete  du  second, 
exige  un  «leveloppement  special  pour  mettre  en  evidence  les  modifi- 
cations tout-a-fait  remarquables  que  la  circonstance  de  la  petitessc  de 
I'intervalle  fail  subir  aux  formules  generales. 

Afin  de  rattacher  celte  theorie  a  une  autre  deji  connue  j'ai  com- 
mence par  faire  voir  d.nns  le  premier  Chapitre  de  ce  Memoire,  que  les 
formules  |>rimitives  peuvent  ctre  immediatement  derivees  des  formules 
relatives  a  TatlracUon  des  spheroi'des,  donnees  par  Laplace  dans  le 
second  Volume  de  la  Mecanique  Celeste.  Cette  application  est  pei-mise, 
puisque  la  raison  inverse  du  carre  de  la  distance  est  (  comme  pour  la 
matiere  ponderable)  la  loi  de  I'attraction  et  de  la  repulsion  entre  les 
elemens  d'une  masse  de  fluide  electri<[ue. 

Je  uie  suis  attache  a  demonlrer  d'une  maniere  qui  me  parait  nou- 
velle  et  rigoureuse  le  principe  que  Ton  enonce  en  disant :  que  la  dif- 
ference des  repulsions  clectriques  sur  deux  points  places  sur  la  memc 
norinale,  I'lm  tres-pres  de  la  surface  extcricure  et  I'autre  tres-pres  de 
la  surface  interieure,  est  proportionnelle  a  I'epaisseur  de  la  couche  elec- 
trique.  La  demonstration  synlhetique  de  Laplace  ne  peut  ctre  admise 
sans  I'appui  de  plusieurs  developpenieiis  proprcs  a  faire  cesser  les  objec- 
tions que  Ton  pourrait  elever  contre  les  hypotheses  sur  lesquelles  ellc 
se  fonde.  J'ai  ensuite  remarque  que  les  considerations  employees  pour 
demontrer  ce  principe  pouvaient  eclairer  la  theorie  du  plan  (Tcpreuve, 
si  heurciiscment  imagine  par  Coulomb  :  mais  le  INIumoire  etant  deja 
lermine,  jai  consigiie  dans  une  addition  placee  a  la  fin  ce  dtiveloppe- 
ment  ulterieur  des  §§  III  et  IV. 

Serie  II.    Tom.  VII.  K 


w4  MEMOIRE    SUR    I. A    DISTBIDUTION    DE     L'i:r.ECTRICITli    ETC. 

Aprus  avoir  etablt  les  deux  equations  fondamcntales  aux  diUci'ciu-es 
liuics  ct  variables  (jui  cxprimeut  les  condilioiis  de  I'equilibrc  eleetrique 
cnlre  les  deux  spheres,  (piellc  que  soit  la  distance  de  leurs  centres, 
j'ai  commence  le  second  Chapilrc  par  I'integration  de  ces  equations 
pour  le  cas  particulier  ou  les  spheres  sont  iniscs  en  contact.  La  rae- 
thode  que  j'ai  enqjloyee  pour  cela  ,  si  dans  le  fond  elle  est  la  meme 
que  celle  imaginee  par  Poisson,  je  puis  dire  que  je  I'ai  reproduite  ici 
d'une  maniere  uouvelle  el  propre  a  rcndre  plus  facile  et  plus  lumi- 
neuse  la  marche  du  calcul  et  celle  des  transformations  qui  se  succedent. 
Pour  facililer  autant  que  possible  la  comparaison  de  cette  thcorie 
avec  I'obscrvalion  j  ai  reuni  plusieurs  series  convcrgentes  propiTS  a  cal- 
culer  les  epaisseurs  moyennes  et  les  epaisseurs  maximum  dcs  deux 
couches  electriques.  Ces  dernieres  out  lieu,  pendant  le  contact,  aux  deux 
points  qui  lui  sont  diametralement  opposes:  et  les  premieres  succedent 
au  contact ,  lorsque  Ion  scpare  les  deux  spheres  de  maniere  que  chacune 
d'elles,  maintenue  isolee,  puisse  emporter  la  quantite  tolale  d'electricite 
dont  elle  etait  recouverte  et  la  retenir  uniformcment  distribuee. 

On  a  par  la  des  formules  fort  commodes  pour  calculer,  en  fonction  de 
la  quantite  totale  de  rclectricite  primitivement  communiqucc  h  i'une  cl 
a  I'autre  sphere  ,  le  rapport  suivant  lequel  cette  quantite  totale  se  par- 
tage  entre  les  deux  spheres:  ce  qui  peut  etre  utile  pour  varier  les  ex- 
periences sans  etre  gene  dans  le  choix  des  rayons.  J'ai  meme  calcule 
une  jietite  table,  ou  Ton  pourra  prendre  immediatement  ce  rapport, 
lorsque  celui  des  rayons  sera  donne  par  une  fraction  rationnelle  assez 
simple.  Celle  table  placee  vers  la  fin  du  Memoire  (*)  est  precedee  d'unc 
autre  tal)le  qui  rend  Ires-facile  le  calcul  des  epaisseurs  maximum. 

La  loi  de  lepaisseur  variable  de  la  couche  eleetrique  qui  recouvre 
deux  spheres  en  contact  peut  etre  exprimee  par  trois  series  distinctes. 
La  premiere  est  particnlierement  applicable  aux  points  qui  a\oisinent 
ceuv  opjioses  au  point  de  contact.  La  seconde,  au  conlraiie ,  ayant  ex- 
plicitenicnt  la  propricle  dc  dcvenir  iiulle  au  point  de  contact,  oflVe  plus 
d'avantage  pour  exprimer  la  loi  de  cette  epaisseur  aux  environs  de  ce 
point.  Ces  deux  scries  remarquables  sout  loul-a-fait  nouvelles.  Poisson 
avail  seulement  reconnu  I'exislenre  de  la  iroisieme  qui  ,  gcneralement 
parlant,  s'applique  aux  points  de  la  couche  places  entre  les  extremes. 
Au  reste,  on  peut  aussi  exprimer  cette  loi  sous  forme  finie,  par  des 
integrales  definies.  Poisson  avail  trouvc  ic  ]irinri|ie  propre  a  celle  Irans- 

(■;,  Voycz  I;  XXVn,  page  .^-O. 


PAR    J.    PLANA  "5 

formaliou:  mais  la  coinplicalion  de  I'expression  lui  avail  paru  ilcvoir 
rendrc  ce  resultat  llieorujuc  inutile.  Cepcndant  un  examen  altentifm'a 
fait  decouvrir  que  Ton  pouvait  simplificr  considerablcraent  le  resullat 
primilif,  ct  Ton  veira  dans  ce  Memoire,  que  la  formule  est  en  elle- 
incine  fort  remartjuable  el  susceptible  d'etre  evaluee  par  les  (piadraturcs 
avec  plus  de  facilite  qu'on  ne  Taurait  d'abord  cspere. 

Cliaque    lerme   de    la  troisierae    serie   dont  je   vicns   d^' parler  est 
UM  radical  de  la  forme  ^ 

{ /f -^-  B  COS.  6)    '  ; 

0  designant  la  distance  angulaire  du  point  que  Ton  considerc  sur  la 
surface  d'une  des  deux  spheres  au  point  de  contact.  Le  calcul  nume'- 
ritpie  dc  celte  serie  pour  une  valeur  donnee  de  0  est  fort  penible  ;  et 
d'autant  plus  que  Tangle  0  est  plus  petit.  A  I'aide  d'une  equation  tran- 
scendanle  facile  a  former,  on  pent  connailre  a  priori  combien  de  lermes 
on  doit  calculer  pour  avoir  une  approximation  donnee.  Et  ce  nombre 
est,  en  general,  asscz  grand  pour  imprimer  un  sentiment  de  frayeur. 
Par  exemple,  pour  ua  point  place  a  3o°  du  point  de  contact  de  deu.x 
spheres  egales,  il  faut  calculer  au  moins  120  termes  de  la  serie  si  Ton 
veut  que  le  resultat  soit  exact  a  un  millieme  pres.  Ajoutons  a  cela  , 
qu'il  y  a  meme  un  point  oil  la  serie  cesse  d'etre  convergente;  ce  cpi  ar- 
rive aux  environs  du  point  de  contact.  Alors  on  croit  d'abord  pouvoir 
sauver  la  diiBculte  en  mettant  chaque  radical  sous  la  forme 


\j^B  —  B(i  —  cos.O)\~'^  , 


pour  les  developper  ensuite  suivant  les  puissances  enlieres  et  positives 
du  sinus  verse.  Et  c'est  efiectiveraent  ainsi  que  Poisson  a  opere  la 
transformation  au  N."  38  de  son  premier  Memoire.  Mais ,  sans  faire  at- 
tention a  la  nature  intime  de  la  fonction  mi'il  s'agissait  de  developper, 
il  a  borne  le  developpement  de  chaque  radical  aux  tleux  premiers  termes, 
et  rien  n'inditjue  qu'il  ait  remarque,  ni  Timpossibilile  de  la  forme  pre- 
supposee,  ni  la  loi  generale  qui  a  lieu  pour  la  somme  de  tous  ces  de'- 
veloppemens  dont  le  nombre  est  iiiGni.  Cctte  limitation  aux  deux  premiers 
tennes  a  cite  la  cause  radicale  d'une  interpretation  erronee  ,  qui,  pen- 
dant plusieurs  semaines ,  a  tourmentc  mon  imagination.  Voici  en  qiioi 
ellc  consiste. 

Poisson  voyant  que  chacun  dcs  deux  termes  fpi'il  avait  ainsi  calcule 
etait  nul,  s'est  hale  d'cu  tircr  la  consequence  que  I'epaisseur  de  la  couche 


■jS  MEMOIRE    Sl'l\    I. A    IlISTniDUTlON    DE    I.'ei.ECTRICITE    ETC. 

eleclrique  claitileveloppablc  par  iine  serie  dont  le  premier  terme  sigiiifn:nlif 
tlevaitulre  le  proiluit  d'lui  cocftlcient  Jiuinerique  par  le  carre  tie  i  —cos.6. 
El  coinmc,  liicilement,  il  sui'posail  la  serie  Icgilinic  a  Tcganl  do  la  forme, 
cl  iiu'ine  couvergenlc,  il  croyail  avoir  de  la  sorle  demoulre  par  la  llieorie 
le  fail  observe  par  Coulomb;  savoir,  que  I'cpaisscur  de  la  couchc  elcc- 
Irique  elait  prcsque  insensible  jusqu'ii  uuc  assez  grande  dislance  du  poiiil 
de  coiilacl.  Mais,  sans  conlesler  Ic  fail,  on  pouvail  deinonlrer  qu'il  y 
avail  illusion  dans  ccllc  nianierc  de  I'expliquer.  Car,  en  calculant  le 
troisieme  terme  de  la  serie  ,  lequel  a  pour  facteur  le  Carre  du  sinus 
verse,  on  le  trouve  compose  de  plusicurs  quantil^s,  qui  par  une  des- 
truclion  nniluelle  donncnt  un  resullal  cxaotemenl  ind.  De  sorle  que  , 
cu  Iransporlaiil  a  cc  poinl  Targumcnl  de  Poissok,  on  en  conclurait  que 
la  serie  dont  il  s'agit  commence  pour  un  terme  de  I'ordre  du  cube  du 
sinus  verse  ;  ce  qui  semblcrait  devoir  rcndre  encore  plus  lent  raccrois-' 
seinent  de  I'epaisscur  de  la  couclic  depuis  le  jioint  de  contact.  Mais 
cette  consequence  ne  scrait  pas  moins  illusoJre  que  la  precedeme.  Pour 
sen  convaincre  il  n'y  a  qua  calculer  le  quatrieme  lerme  pour  voir  qu'il 
est  egalement  nul.  Et  cela  arrive  aussi  pour  les  lermcs  ultericurs  par 
line  elonnante  combinaison  entre  les  difierentes  quantiles,  qui,  associces 
aux  nombres  Bernoulliens ,  composent  ces  coefiiciens. 

En  lisant  ce  Memoire  Ton  verra  que  la  cause  radicale  de  cette  sin- 
gularite  ticnt  4  ce  que  la  veritable  forme  de  la  serie  par  laquelle  la 
fonction  dont  il  s'agit  est  developpable  ,  doit  contenir  les  puissances 
negatives  et  fractionnaires  du  sinus  verse,  et  non  les  puissances  posi- 
tives: ou  bien,  les  puissances  ne'galives  et  fractionnaires  d'un  binome 
de  la  forme  \-\-p{i — cos.5).  C'est  de  ({uoi  on  peut  avoir  une  idee 
jilus  claire  par  la  simple  inspection  des  equations  (121)  et  (lan)  don- 
nees,  pour  la  premiere  fois,  dans  ce  Memoire.  L'on  rencontre  ici  une 
cspece  de  phe'nomene  d'analyse  semblable  a  celui  que  presenle  la  for- 
mule  propre  a  exprimer  la  temperature  des  couches  de  la  Terre  a  une 
petite  profondeur,  comparalivement  a  son  rayon,  pour  I'epoque  tres- 
eloignce  de  nous,  oil  la  temperature  de  I'espace  traverse  par  le  sysleme 
solaire  clail  a  son  maximum.  Si  Ton  voulail  devcloppcr  cette  fonction 
suivanl  les  puissances  dcscendanles  de  la  profondeur,  on  irouverait  egaux 
a  zero  les  tcrmes  successifs  de  la  serie  (*). 

Cependanl  le  fait  observe  par  Coulomb  etanl  incontestable,  nous  en 
avons  trouve  I'explicalion  dans  noire  serie  (la-j)  qui,  pour  une  distance 

(■)  Voyei  p.  37  du  Supplement  it  \i  Tlicoric  do  U  Chaleur  par  PoissON. 


PAR    J.    Pr.ANA  "': 

angulaii-c  de  lo"  dii  point  de  conturt.  donne  dans  Ic  cas  dcs  s]  licres 
egales,  par  exemplc,  une  inlcnsitc  qui  est  a  peine  la  millieme  parlie 
de  I'inlcnsile  moyenne.  Et  certes,  d'aussi  faibles  intensite's  electriques 
devaient  paraitrc  inscnsiblcs  d'apres  la  inaniere  dont  ellcs  ctaient  ol)- 
servccs  par  Com-OMn. 

J'ai  lerminc  le  second  Chaj)itrc  en  doniiant  les  details  du  cnlcnl  qui 
sent  a  I'appui  de  celte  explication.  Cela  etait  d'autant  plus  necessairc 
qu'il  fallait  faire  voir  qu'il  n'y  a  aucune  similitude  entre  la  veritable 
forniule,  et  la  formule  empirique  par  laquelle  Coulomb  croyait  aussi 
cxpliquer  la  lenteur  du  meme  accroissement  (*). 

Le  troisit'ine  Chnpitre  renferme  la  solution  du  probleme  pour  le  cas 
ou  les  deux  spheres  electrisees  seraient  separees  par  un  intervalle  quel- 
conque.  Ici,  Tintegration  des  deux  equations  de  I'equilibre  electrique  a 
ete  faitc  par  un  precede  tout-a-fait  analogue  a  celui  du  contact.  Un 
esamen  attentif  fait  sur  la  forme  du  resultat  m'a  fourni  des  formules 
nouvelles,  i  la  fois  generales  et  explicites,  propres  a  resoudre  avec  plus 
de  facilite,  par  les  series,  le  cas  parliculier  oii  les  surfaces  des  deux 
spheres  Electrisees  en  presence  sont  a  une  giande  distance ;  ou,  du 
moins,  sont  placees  de  manierc  que  le  rayon  de  la  plus  petite  est  fort 
au-dessous  de  la  distance  de  son  centre  h.  la  surface  de  la  plus  grande. 
Ce  cas  est  le  plus  simple  de  tous,  sous  le  rapport  de  I'expression  ana- 
lytique.  Poisson  I'avait  traite  dans  son  premier  Memoirc;  et  j'ai  perfec- 
tionne  la  solution  qu'il  en  avail  donnee  en  de'couvrant  la  loi  par  la- 
quelle on  forme  les  termes  successifs  de  la  serie  qui  s'y  rapporte.  Ce 
perfcctionnement  rend  manifesto  I'avantage  du  principe  a  I'aide  duquei, 
par  une  simple  permutation  entre  les  lettres,  on  peut  adapter  a  la 
seconde  sphere  les  formules  trouvees  pour  la  premiere.  Ce  principe, 
naturel  a  prevoir,  se  trouve  demon tre  a  priori  dans  le  sisieme  para- 
graphe  de  men  Rlcmoire  ,  tandis  que  Poisson  fa  prcsente  comme  une 
consequence  de  I'integration  deja  cxecutee  (**). 

Les  formules  generales,  dont  je  viens  de  parler,  ont  la  forme  con- 
venable  pour  demontrcr  a  priori  le  fait,  que  I'influence  mutuelle  entre 
deux  spheres  separees  ne  saurait  augmenter  la  masse  algebrique  de 
I'electricite  positive  et  negative  repandue  sur  leurs  surfaces.  Celle  de- 
monstration rapportee  vers  la  fin  du  §  XVIII  a  I'avantage  d'etre  toul-a- 
fail  explicite  ,  et  de  n'avoir  pas  bfesoin  que   Texpression   de    I'epaisseur 

(■)  Voycz  page  455  du  Volume  de  rAcadt'niie  des  Sciences  de  Paris,  pour  Tanncc  1*87, 
(")  Voyez  la  page  71  de  son  premier  Memcire  .  el  les  pages  23  el  94  du  second- 


-8  MKMOinn  srn  i.a  nisrniBUTiON  dE  i.  ici.ectricite  etc. 

eleclrique  soil,  jtre'alablement,  reduite  en  inie  serie  composee  de  termes 
scmblaliles  i  ccuv  dont  Laplace  a  fait  la  base  de  sa  Tlieoiie  de  la 
figure  et  dc  la  Clialeur  de  la  Tcne ,  si  juslement  eslimee  par  les 
Geometres. 

Mais  res  mcmes  formules  generales  subissent  una  modification  retnar-. 
([liable ,  loi-sque  les  surfaces  des  deux  spheres  electrisees  apres  avoir  ete 
mises  d'abord  en  contact  sont  separees  pour  elre  repiacces  a  des  dis- 
tances di verses.  Alors,  la  circonstancc,  que  les  epnisseurs  moycnnes  et 
priuiitives  des  deu.x  couches  cesse  d'etre  arbitraire  donne  lieu  a  des 
formules  nouvcUes  qui  deviennent  la  base  de  I'explication,  comma  de  la 
mesurc ,  des  experiences  faites  par  Coulomb  avec  des  spheres  inegales, 
graduellement  separees  du  contact  pour  etre  amenees  i  une  distance 
telle,  oil  il  voyait  que  releclririte  devicnt  de  nouveau  nulle,  non  sur 
les  deux  spheres  mais  seulement  sur  la  plus  petite  des  deux,  au  point 
nieme  qui  avait  ete  en  contact  avec  la  plus  grande.  La  formation  et  la 
solution  de  le'quation  qui  donne  a  priori  la  distance  enlre  les  surfaces 
ou  ce  phcnomene  a  lieu ,  prescntail  une  difliculte  assez  grande  que  ja 
ne  puis  clairement  indiqucr  ici ;  mais  en  lisant  les  §§  XX,  XXI  et  XXII 
Ton  verra  on  elle  prend  sa  source  et  de  quelle  maniere  elle  a  ete  sur- 
montee.  C'est  un  probleme  qui  avait  echappe  aux  recherches  profondes 
de  Poisson;  car  il  dit,  dans  le  preambule  de  son  second  Memoire:  «  il 
»  parait  difllcile  de  determiner  cette  distance  a  priori,  lorsque  les  rayons 
»  des  deux  spheres  que  Ton  separe  sont  donnes  ».  Toutefois,  afm  d'offrir 
aux  Physiciens  toute  la  facilitc  possible ,  pour  verifier  et  varler  les  expe- 
riences de  ce  genre  que  Coulomb  croyait  «  propres  a  jeter  du  jour  sur 
»  celte  matiere  » ,  j'ai  termine  le  §  XXII  par  une  petite  table  ou  Ton 
pourra  prendre  celte  distance  pour  plusieurs  valeurs  de  la  fraction  qui 
exprime  le  rapport  des  rayons  des  deux  spheres. 

Considerant  ensuite  que  les  series  appliquees  a  la  solution  des  pro- 
blemes  precedens  etaieiit  impuissantes,  lorsque  la  distance  des  surfaces 
devicnt  fort  petite,  et  meme  evanouissante  ,  je  les  ai  transfornie'es  de 
maniere  a  pouvoir,  en  gene'ral ,  exprimer  Tepaisseur  de  la  couche  elec- 
lrique sous  forme  finie  par  des  integrales  definies.  Ce  probleme  avait 
ete  in  abstracto  resolu  par  Poisson  dans  son  second  Memoire ;  mais  il 
Gillait  encore  franchir  une  grande  distance  pour  faire  disparaitre  le  signe 
imaginaire  ct  arriver  aux  formules  nouvcUes  que  Ton  trouvera  dans  le 
§  XXIII  de  ce  Memoire;  on  verra  que  ces  formules  sont  dignes  de  fixer 
I'attcntion  par  la  symetrie,  et  meme  par  la   simplicite   de   leur  forme. 


PAH    J.    PI.AKA  ^n 

Toutefois  elles  deviennenl  incompai-ubleincnt  j)lus  siin])les  a  I'egiinl  des 
({uatrc  points  places  sur  la  ligne  des  centres,  ainsi  tpie  je  le  fais  voir 
dans  le  §  XXIV. 

Je  me  suis  altachc  a  elaborer  ces  dernieres  formulcs,  parcccpie  c'csi 
par  elles  que  j'ai  |)u  dcvelopper  dans  le  (|uatrieme  ct  dernier  Cliapitre 
les  lois  tout-a-failrciuarquables  dc  relectricite  a  la  surface  do  deux  spheres 
conduclriccs  separecs  par  un  petit  intervalle ,  en  considerant ,  pour  les 
points  les  plus  rapproches  et  les  plus  eloigncs,  les  deux  cas  qui  peuvent 
se  presenter:  c'est-a-dirc ,  celui  de  la  separation  qui  precede  le  contact, 
ct  celui  de  la  separation  qui  aurait  lieu  apres  le  contact. 

J'ai  ti-ouvc  pour  le  premier  de  ces  deux  cas  les  formules  de  Poisson, 
abstraction  faite  d'une  correction  qui  mc  paralt  due  a  une  meprise  de 
<alcul  (*).  J'ai  donne  a  ces  formules  une  forme  proprc  a  facilitcr  les 
applications  qu'on  en  voudrait  faire,  comme  on  pent  le  voir  par  les 
equations  (35 1)  ct  la  Table  qui  les  accomjjagne.  Cela  peut  clre  utile 
pour  comparer  la  theorie  avcc  I'obsenation  des  distances,  qui,  avec,  ou 
sans  I'intcrposilion  d'unc  lame  de  ycrre  ou  de  toutc  autre  substance 
isolante  dilfcrcnte  de  I'air  atmospbericpie ,  precedent  immediatement  la 
rupture  de  Fcquilibre  eleclriquc  ct  I'appnrition  de  retincellc. 

Mais  en  considerant  cc  qui  se  passe  apres  le  contact,  I'accord  ipxi 
a  lieu  pour  des  spheres  iiie'gales  entrc  mes  formulcs  et  ceiles  de  Poisson, 
cesse  de  subsister  pour  Ic  cas  particulier  ou  les  deux  spheres  sont  egales 
et  egalement  elcctrisecs.  Ici  en  bornant  d'abord  les  devcloppemens  aux 
lermes  de  la  qualritmc  puissance  dc  la  variable  5  qui  regie  I'approxi- 
mation,  j'ai  ti-ouve  que  la  seric  de  la  forme 

iJ•_^.A'a*^_A-"Jf•_^.etc.  , 

(jui  represente  I'epaisscur  dc  la  couche  electrique,  etait  telle  que  Ion 
avait    A=(),    A'  =  o  ,  tandis  que  Poisson  a  trouve    k=zo  et 

k'=z 


120  .Log.  2 


(iaiis  la  page  io5  de  son  second  Memoirc.  Mais  je  fais  voir  que  cela 
tient  a  xme  erreur  de  calcul  qu'il  a  commise  a  la  page  83.  D'apres  cela 
il  deveuait  necessaire  de  calculer  le  terme  suivant  A"  J',  et  en  execu- 
tant ce  calcul  j'ai  obtcnu  pour  A'"  un  coefficient  numcricpie  negatif.  De 
la  j'ai  conclu  quil  faudra  conccvoir  que,  immediatement  apres  la  se- 
paration de  deux  spheres  egales,   il  y  a,  par  influence,  decomposition 

(•)  Vuyci  les  equations  (321),  (325)  et  U  pajjc  311 


8o  MEMoinE  sun  i.a  distribution  de  l'electrilite  etc. 

d'une  parlie  de  rclectricile  naturelle  ct  aflluence  d'eleclricite  contraire 
vers  les  points  <{ui  etaient  primitiveinent  en  contact;  ce  qui  est  une 
consticjuence  de  la  ihiiorie  ojiposcc  a  cclle  enoncee  par  Poisson  u  la 
page  1 06  de  son  second  Menioire.  Get  exemple  prouve  qu'il  est  par  fois 
difficile  de  lirer  des  niemes  equations  fondamenlales  les  veritables  con- 
st'(picnces  qu'elles  recclent.  Je  puis  en  olTrir  une  nouvelle  preuve  en 
ajoulant  que  dans  le  XXVIP""'  et  dernier  paragraplie  j'obliens,  pour  les 
intcnsitcs  electriques  des  points  les  plus  eloignes  qui  ont  lieu  api'es  le 
contact,  deux  expressions  oii  la  variation  est  logarithmique  et  non  pro- 
porlionnellc  a  la  petite  distance  qui  separe  les  deux  surfaces,  ainsi  que 
Poisson  Tavait  aflirmc  en  fiuissant  son  second  Mcmoirc.  Au  resle  je  ne 
puis  donner  ici  une  idee  exacle  de  tous  les  rcsultats  qui  se  trouvent 
dans  le  dernier  Chapilre  :  on  ne  peut  absolumcnt  en  prendre  connais- 
sance  que  par  une  complete  lecture.  Je  dois  en  dire  aulant  a  I'egard 
de  deux  Notes  placees  a  la  Cn  du  Mcuioire.  La  premiere  oiTre  le  calcul 
des  experiences  faites  par  Coui-omb  avec  plusicurs  spheres  electrisees 
mises  en  contact ,■  desquelles  il  expose  les  de'tails  dans  le  Volume  de 
TAcademie  des  Sciences  de  Paris  pour  I'annce  I'jSS.  La  sccoiide  Note, 
qui  serait  mieux  placee  a  la  tcte  de  ce  Memoire,  conticnt  une  demons- 
tration nouvelle  sur  la  loi  fondamentale  de  la  repulsion  electjique.  J'ai 
\oulu  faire  voir  par  une  analyse,  qui  me  parait  fort  simple,  que  le  seul 
fail  ge'neral  de  Telectricite  Ubve,  loujoui's  amenee  par  couches  disposees 
en  cquilibre  a  la  surface  des  corps  conducteurs,  suflil  pour  demon Ircr 
a  priori,  que  la  loi  de  cetle  force  doit  etre  la  raison  inverse  du  carre 
de  la  distance.  C'est  ainsi  que,  d'apres  les  faits  generaux  qui  s'observent 
dans  les  diflerens  cas  d'equilibre  qui  ont  lieu  sous  Taction  mutuelle  des 
courans  voitaiques,  on  peut,  sans  aucune  mesure  effective,  determiner 
le  signe  et  la  valeur  absolue  des  deux  constantes  qui  entrent  dans  la 
formule  primitive  decouverte  par  Ampere. 

J'espcre  que  les  Geomulres  surmonteront  un  jour  les  difficulles  que 
presente  la  distribution  de  releclricile  a  la  surface  des  corps  conducteurs 
d'une  figure  differente  de  la  spherique.  Peut-etre  on  trouvera  des  for- 
mules,  oi\  la  loi  de  cette  distribution  y  sera  cmpreinte  avec  cette  ad- 
mirable simplicite  qui  preside  souvent  aux  lois  de  la  nature.  La  compli- 
cation est  ordinairemcnt  inhercnte  a  la  limitation,  et  meme  aux  defauls 
des  premieres  conceptions  humaines.  Une  meditation  continuce  et  Lien 
dii-igee  souleve  enCn  le  voile  qui  couvi-ait  les  foi-mes  algebriqucs  qui  ont 
Tavaiitagc  d'etre  a  la  fois  les  plus  simples  et  les  plus  generalcs. 


PAR    J.    PLANA  8 1 

CDAPITUE   PREMIER 

EXPOSITION  DES  lOnMLLES  GEXEn.M.ES. 


§    I- 

£u  cuiprunlanl  Ics  fonnulcs  de  Laplace  sur  I'altraclion  et  la  repulsion 
des  splieroules  peu  clifleiens  dune  splicie ,  il  resulte  du  iheoreme  de- 
montre  dans  la  page  37  du  second  Tolume  de  la  Miicanique  Celeste , 
({ue  raclion  d'uiie  couehe  splicroi'dale  sur  un  point  qui  lui  est  cxlerieur 
sera  nulle,  si  les  rayons  vectcurs  /■"  ct  r'  de  sa  surface  exterieurc  cl 
interieurc  sont  tels  que  Ton  ait; 

(i)...   .  ,•"=«'^.«.a'{r(.,-^-J■'(„^-I■'(,,^-^',,,-^-etc.}  , 

La  difference  /•" — r'  dc  ccs  deux  rayons,  sera 

done,  si  Ion  fait  a — a^b  ;  Ton  aura  ,  en  metlanl  en  evidence  le  fac- 
teur  commun  b ; 


r"  —  r'=b 


,  t-+-ar  (,)H -7 —  r  (j,h -n r 


La  difference  a' — a  etant  dc  Tordre  de  petitesse  de  la  ({uanlite  a  , 

c'esl-a-dire  de  lexcenlricite  du  splieroide.  Ton  peul  ici  fairc  a'=u  dans 

les  teiines  multiplies  par  a,  puisquc  ,  dans  cette  thcoric ,  Ion    neglige 

Serie  n.    Tom.  VII.  i. 


8a  MEMoiRc  sua  la  distribution  de  i.  electricite  etc. 

le  carre  dc  a.    Mors,  en  posant   pour    plus    ile  siinplicitc  ,  ^  =  7'" — r', 

il  viendra  ; 

(3) j=6-»-«Z>|JV.,-»-2J"(3,-H3r(„+4r(„-»-elc.|. 

Telle  est  I'expression  (que  Poisson  oblienl  dans  la  page  24  du  i" 
Memoire)  dc  I'epaisseur  de  la  couche  clectrique  en  equilibrc  sur  la  sur- 
face du  splicroide  ayant  ;•"  pour  Ic  rayon  vecteur  dc  sa  surface  exterieure. 

Je  prtffcrc  cettc  dcuionstralion ,  parceque,  elle  est  une  consequence 
iiniuediate  d'une  theorie  dcja  coiinue. 

La  tnassc  de  cette  couche,  c'est-a-dire  la  fpianlite  d'eleclricile  qu'elle 
conlient,  sera  expriincc  par  la  double  integralc 


a'\Jjy'smQ'.dO'.d(J  ; 


oil  0'  et  (J  designent  les  deux  angles  qui  determinent  Ics  coordonnees 
jjolaircs  d'un  rayon  vecleur  quelconque  corrcspondant  a  I'epaisseur  y'. 
Cette  masse  sera  vilre'e  ou  re'sineuse  suivant  que  le  signe  qui  raffecte 
sera  posilif  ou  ne'gatif.  Mais,  i^\„)  est,  comme  Ton  sait,  une  fonction 
de  ces  deux  angles  telle  que  Ton  a 


rrV\„^sm6'.dS'.do>'=o  ; 


done,  la  masse  de  la  couche  sera  loujours  exprimce  par  ^na"b.  De 
sorle  que,  elle  est  indepciidanle  des  qnantitcs  variables  Y\^^,  ¥'^3^  etc.; 
et  sa  valcur  est  equivalenle  a  celle  d'une  couche  spherique  tres-mince 
qui  aurait  a'  pour  rayon  et  b  pour  epaisseur  constante. 


§   11 


Pour  avoir  la  valeur  dc  7^  relative  a  Taction  de  la  meme  couche 
sur  un  point  cxtericur  place  a  la  distance  x  de  son  centre  de  gravile  ; 
c'est-a-dire,  la  somme  des  molecules  elcctriques  que  contient  la  couche 
divisees  ,  respectivement ,  par  leurs  distances  a  ce  point ,  il  faudra  ap- 
pliqncr  la  formule  (3)  posee  dans  la   page  3o   d\i  second  Volume  dc  la 


PAR    J.    PLANA  83 

Mecanique  Celeste;  ce  qui  revicnt  ik  considcrer  la  couche  coinir.e  la  dif- 
ference de  deux  splieioidcs  dont  les  rayons  vecteurs  de  leurs  surfaces 
sont  r"  et  r'.  D'apres  cette  maniere  de  voir  nous  avons  d'abord 


^=|£<«"--) 


4  na 


et  en  mcttant  en  evidence  le  faclcur  commun  b,  Ton  aura 

a  70" 

+  ^i-7r-(a'-Hrt  'a-+- -»-«    ) — r 


•^(«'--*-«"«-^ -H«'°)^ 


I  I  X 


■  etc. 


Actuellement ,  si  Ion  fait   a'^a    dans  les   Icrines    inultiplit-s    par  « 
Ion  aura 


-4l'"'-p'"-pn,--]{ . 


ce  qui  s'accorde  avec    la    valeur  de    A'   que    Ton  voit  dans  la    page  26 
du  Memoire  deja  cite. 

Pour  avoir  les  trois  composantes  rcclangulaires   de  la  force  »jui  agit 
sur  le  point  detcriniue  par  les  trois  coordonnces  polaircs  x,  5  et  o),  il 


84  MEMOIRF.    sun    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.'elECTRICITE    ETC. 

faudra  deiluire  ile  la  formule  (4)  les  Irois  quanlitcs 

\dx)  '  a:\iio)'  xsmOXduJ- 

Mais  nous  ii'entrerons  pas  dans  le  detail  des  consequences  que  Ion 
|)eut  deduirc  de  la  consideration  de  ces  forces.  Nous  rappelerons  seule- 
ment  que  Ton  tire  de  la  ct  de  Tequalioii  (3)  ,  ajn-cs  avoir  fait  x^i'" 
et  supprimc  Ics  termcs  qui  seraient  multiplies  par  le  carre  de  «; 


(=) -(£)=^"^ 


De  sorte  que  celte  composante  de  la  force  repulsive  dirigee  suivant 
le  rayon  vecleur  /•",  est,  a  la  surface  exterieure  du  spheroi'de,  propor- 
tionnellc  en  chaque  point  a  I'epaisseur  j  de  la  conche.  C'est  d'apres 
cette  propricte  que  Ton  peut,  experimcntalement,  evaluer  le  rapport 
des  cpaisseurs  de  la  couclie  eleclrique  qui  ont  lieu  sur  deux  points  donnes 

de  sa  surface.  Cette  variabilite  du  coeflicient  differentiel  — l-j — I  fait 

un  contrastc  frappant  avec  la  valeur  constanle  que  re9oit  f^  pour  tons 
les  points  de  la  surface.  En  effet,  si  Ton  fait  x  =  a  dans  les  termes 
multiplies  par  «,  la  formule  (4)  donne  d'apres  I'equation  (i); 

^^       4;:a'i   /•"        .        ,       a 


X        a  a-\-o 

«;'cst-a-dire  une  quantite  conslante  egale  a  /^nab ,  en  negligeant  le  carre 
de  b. 

§   III. 

Pour  obtenir  les  deux  valeurs  de  f^  que  Ton  voil  dans  ia  page  35 
du  Memoire  de  Poisson,  il  suffit  de  supprimer  la  partie  due  a  la  sj)licre 
du  rayon  a  dans  les  formules  (3)  et  (4) ,  pose'es  dans  les  pages  3o  et  36 
du  second  Volume  de  la  Mecanique  Celeste.  En  outre,  il  faut  observer 
que  le  facteur  commun  c.a  est  cense  compris  dans  les  fonctions  j-^,  j',, 
j\,  etc.  Alors  Ton  a,  comme  Poisson; 

(6) «-|-j  =  a-+-j„-»-j,-t-7.-+-73H-etc. 


PAR    J.    PLANA  85 

pour  le  rayon  vcclcur  clc  la  surface  exterieure  tic  la  couchej  et 
(7) ^='^""P°"^S-?'.'+"^^'-^'"*"^-^^"'"^'^-j    ' 

pour  les  valeurs  de  f^  (pii  se  rapportent,  ixspectivement,  d  son  action 
sur  un  point  inlcrieur  ou  extcrieur. 

S'il  etait  question  tl'une  couche  ayant 

"H-J  =«-t-7o-+-7.-+-7.-»-/3-+-etc.  , 

a  -+-J-' = a  ^j„'-H.j;-f-j,'+j-3'-»-  etc.  , 

pour  les  rayons  vecteurs  dc  sa  surface  exlerieure  et  inlcneure,  les  meines 
formules  de  la  Mecani(|ue  Celeste,  donneraient 

r^^na  j(J_J„')^-i^(J_J/)H-^(J-,— y.)H-etc.j   , 

^=^j  (j-o-/o')+3^0- -7/)-4-^.(j,-7;)-l-etc.  j   . 

Mais,  en  faisant  s„=jr„— /„' ;  z^=jr,—j,';  z,=j,—jr^;  etc.  I'on 
pourra  considerer  les  fonctions  z„,  z, ,  z,  etc.  corame  assujetties  a  ia 
ineme  forme  et  aux  memes  proprietes  que  ccUes  designees  par  y„,y,, 
y\  ,  etc.  Cost  ce  qui  devient  manifesto  par  la  seule  inspection  de  I'ex- 
pression  generate  de  ces  fonctions  explicitement  dounce  par  Legendre 
dans  la  page  ■jo  du  second  Volume  de  ses  Exercices  de  Calcul  Integral. 
Par  le  rapprochement  des  equations  (G)  et  (j)  il  est  facile  d'en  couclure, 
(jiic  lepaisseur  y  de  la  couche  peut  toujours  etre  determinee  par  la 
fonclion  V  et  son  premier  coefficient  dillerenticl  pris  par  rapport  a  x- 
V.n  elfet ;  en  dilferentiant  par  rapport  ^  x  les  deux  niembres  de  I'equa- 
tion  (■j),  et  multipliant  ensuile  par  2X,  il  est  evident  cpie  Ion  a  lequation 

(I  f^  I  jr  X  OL 


^^— 1    "\J^^  a^^^  a'-i'^  a' 


86  MKMOIRE    SCR    I.A    DISTRIBUTION    DE    l-'EI.ECTRICITt    ETC. 

Done  en  faisant  x  =  a  clans  les  deux  membres  ,  et  designant  par  T 

et    -i—    CO  (lui  dcviennent  les  valcurs  de  f^  et  —. —  pour    cette    valeur 

dx  *  dx    '^ 

parliculierc  de  x,  Ion  a,  en  vertu  de  I'equalion  (G), 

/ \  /  -  dv 

(9) 4'trt.7=r-4-2a^  . 

Si,au  lieu  de  dilTcrenlier  I'equation  (•;)  I'on  dillcrenlie  Tequalion  (8) 
par  rapport  u  x.  Ton  Irouve 

dV  ^Ka'\  a  a  a^ 

^■^'^;^= — TV"-^xJ'^x'^'^^x^^^-^'''- 

dv 
d'ou  Ton  tire,  en  faisant  x=:a  et  nommant  \f  el    ^-   les  valeurs  cor- 
'  dx 

responuantes  ue  y   et  -^   ; 

,     ,  ,  .  dv 

(10) — ^naj-=LV -\-^a-j-    . 

Comme  Ton  a  evidemment  T'=y  ,  il  est  clair  que  le  changement  de 

signe  du  premier  membre  dans  le  passage  de  I'equation  (9)  a  I'equation  (10) 

dv         dv 
doit  deriver  d'une  difference  absolue  entre  les  deux  quantites  -r-  et   -^  ; 

ce  qui  tient  a  la  nature  des  forces  exprimees  par  ces  coeflieiens  differentiels. 

L'equalion  (9)  constitue  un  principe  fondamental  dans  cette  theorie, 
puisque ,  par  son  moyen,  la  I'echerche  de  I'epaisseur  j'  de  la  couche 
est  concenlrt'e  dans  celle  de  la  fonction  f^,  i-elative  a  son  artion  sur 
les  points  qui  lui  seraient  interieurs.  La  masse  de  la  couche  depend 
aussi  de  cette  meme  fonction,  puiscpie  en  faisant  x  =  o  I'ecpiation  (■j) 
donne  a  f^s=^7:a^j„;  c'est-a-dire  la  masse  de  la  couche  d'apres  ce  qui 
a  cte  de'montre  dans  le  premier  §. 

Pour  la  clarte  des  idees,  il  imporle  de  ne  pas  perdre  de  vue,  que 
les  deux  series  (j)  et  (8)  resullent  de  la  meme  inlegrale  definie  deve- 
loppee  de  deux  manieres  differentes,  afin  d'avoir  une  serie  convergente 
proprc  au  calcul  de  la  quanlile  f^',  soil  pour  les  cas  de  x<Ca,  soit 
))our  les  cas  de  x'^a.  L'cxpression  unique  de  f^  est,  en  negligeant  les 
quantites  de  I'ordre  du  carre  de  I'epaisseur  y  de  la  couche ; 


PAR    J.    PLANA 

K  'J  TT 


87 


(«>) 


"="//f 


fsmO'.dO'.du' 


X  X 

a'        a 


ou  y  represente    une    fonction   quelconque    de    0'  et  a'  qui  ne  devienl 
pas  infinie  entre  les  limites  de  I'inlegration,  et 


p  =  cos  0 .  cos  6'-4- sin  0 .  sin  9'.  cos  (w  —  co' )  . 


<//>" 


De  la  Ton  lire  pour  I'exprcssion   unique    de    /"-J-ax-j—    ; 

TT        an 


(•2) ;^^-2a:^  =  a 


Or,  on  ne  peut  remplacer  ce  radical  uni(]ue  et  toujours  positif  par 
des  series  convergentes  sans  observer  que  Ton  a 

"  „        JT  _        x'  j:^  _,  x"  ^ 

^=^W-t--'Pc.)-t-TTPwH--j/'(3,.  •-«--„/'(,)H-etc.  , 


^a  —  lax  .p-\-x 


X 

pour  les  cas  ou  —  ■<  i  ;    et 


a    '  ■      a 


ya  —  2ax.p-i-x'      x 


pour  les  cas  ou    —  >  i .  En  dilFcrentiaut  ces  deux  equations  par  rapport 
a  X  ,  Ton  aura 


-3  =/'(„) -1-3 ^ P(.,-h55P(.)... -<-(  3«-+-  I  )5;  Pw-J-etc. , 


/  X  X  \' 

|iour  loule   valcur  de  x  plus  pclile  que  a ;    et 


83  MUMOiuE  sun  i.a  distribution  de  l  ei.ectivicite  etc. 


I : 


=  -^/'.)-3pP(,)-5^^.)-- (=»«+«)^.^.-ctc. 


\  a    "^       a    ' 

jioiir  toulc  valeur  de  x  plus  cyantle  cjue  a. 

II  est  manifesle  d'ajircs  cela  que ,  ces  deux  valcurs  dolvent  ctre,  on 
£;cneral,  incgalos  et  dc  signe  contraire,  ct  que  pour  distinguer  res  deux 
cas  ,  sans  cxcruler  aucune  iiilegralion,  il  laul  rcniplacer  I'equalion  (la) 
par  Irs  doux  suivaulcs;  savoir 

(.3)    ...    r-«-2x^^.  =  a.7..rr(2«-»-i)(:^)V(,j.ysine'.</9'rfa,'; 

o    o 

(i4)  ...     F-«-2x^=-a.i.rf(2«+i)Q''^'/'(„;.ysin(5'.</eV«': 


oil  le  signe  T.  s'elend  a  Ionics  les  valeui'S  entieres  et  positives  de  n 
depiiis  7J=o  jusqn'i  n  =  O0. 

II  est  clair  d'apres  cela  que,  dans  le  cas  partieulier  de  X'=.a,  le 
second  membre  de  ces  equations  devient  egal  et  de  signe  contraire. 
Et  comme  en  nieme  temps  on  conclut  de  I'equation  (it),  que  les  deux 
valeurs  de  F'  sont  alors  egalcs  et  de  meme  signe,  il  faut  necessairement 

dF 
admettre  que  les  deux  valeui'S    de   j—    sont    inegales.    Ce   que   Ton    de- 

inonlre  ainsi  d'une  maniere  ge'nerale  serait  confirme  par  le  calcul  dans 
tons  les  cas  oii  la  double  integration  du  second  membre  de  I'equalion  (12) 
serait  possible  sans  de'velopper  le  radical.  Alors,  la  double  valeur  de 
I'expression  que  Ton  aurait  serait  inherente  a  la  condition  que  le  ra- 
dical a  toujours  une  valeur  positive  dans  les  elemens  de  I'inte'grale.  Au 
reste ,  en  posant  j''=y(&',  co'),  il  est  possible  de  demontrer,  sans  de- 
velopper  le  radical,  que  la  limite  vers  laquellc  converge  la  double  in- 
tegrale , 


PAR    J.    PLANA  89 


a- 


m 

O  A  ^ 


(-f.> 


smO'.dO'du' 

r—    > 


X 
—  1  —  .p- 


»  mesure  que  la  quanlite    i ,  toujours  positive,  dc'croil  pour  s'ap- 

piocher  de  zero  est  '^-^7:a.J'(6 ,  w);  et  qu'elle  est  egale  a  — ^na/(9,  a) 

lorsque   Ion  prend i    pour  la  quantile  positive   evaiiouissante.    On 

peut  lii-e  dans  le  Chap"  VIII  de  la  Thcorie  de  la  Chaleur  de  Poisson  , 
les  details  de  I'admirable  explication  qu'il  a  donnee  de  ce  paradoxe  de 
Calcul  Integral. 

La  comparaisou  des  equations  (9)  et  (i3)  fournit  I'equation 

(i5) 47r7=i.rf(2w-t-i)/'(„,7'sin$'.rf5'.<fw'  , 


'=''//<" 


a  I'aide  de  laquelle  on  pourrait  determiner,  par  les  quadratures,  les 
difierens  termes  j'^-t-^.-t-^'.-f-^j. . . -4-7,-Hetc.  de  I'epaisseur  j- ,  meme 
dans  les  cas  ou  la  fonction  f  serait  donnee  d'une  maniere  discontinue. 
En  calculant  aiusi,  pour  chaque  valeur  de  n,  un  nombre  2/(-t-i  de 
valeurs  pai'ticulieres  coiTCspondantes  aux  coordonnees  polaires 

e,  (a;     5,,  4),;     5,,  u,;     5„,  «,„; 

censees  connues,  Ton  aurait  le  nombre  suffisant  dequations  qui  est  ne- 
ressaire  pour  determiner  I'expression  generale  de  j„.  Car  Ton  a  d'un  cote 


('6) j„  =  fcliZ.j  IP(„,ysin9'.rf5'../'^'  ; 


T^.//".../. 


et  par  d'autres  considerations,  si  Ton  fait  ju  =  cos$  , 

(i— 3;^=-f-s')~'=i-4-Q(.)Z-+-(?(.)Z*-t-Q(3,z'-t-(?u,3*.  .  .H-Qi„,s"-hetc., 

Ion  a ; 

Serie  II.  Tom.  VII.  m 


go  MEMOIRE    son    t.A    DISTIVIBliTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

J■.=-^^0<?W^-s■»'5(^(0COS«-+-q,Jsmw)!-^'  ; 

J.  =  A^,)  ()(.)-+- sin  0  ( i?(.)  cos «  -»-  C;,,  sin  w)  -^    "^ 
H-sin'6(Z)j,^C0S2(a-|-£'(,)Sin3w) — j^  ; 

^"3=^(3)  Q(3)-l-sinG{^(3)  cosu-h  Cpjsinw)-^ 

-4-  sin*  e  (Z)(3) cos  3  M  -♦-  C(3)  sin  a  u)     .^f 


■  sin'e(i^(3jCos3(i)-l-G(3)Sin3<u)-^^2  ; 


etc. 


oi  y^(,),  5^,)  etc.  sent  autant  de  cocfliciens  inde'termine's. 

Apres   ces  generalites   je    reprends  la   considei'ation    des    deux  equa- 
tions (■j),  (8),  Icsquellcs  etaut  diflerentices  par  rapport  a  x  donnent 

/a'/^\       ^na\  2    a  3  a*  4   a'  1 

En  faisant   x  =  rt,    et   nommant    T  la   premiere    de    ces    >aleurs   de 
—  I  -%—  1 ,  ct  T'  la  seconde ,  nous  aurons 

rj,  /     i  '  2  3  4  ^ 

7=— 4,TJ-jr,^-^j,-»--73-4--j„-»-etc.j   , 

n^i        ,       \  2345  1 

2  =4f  j7o-«-3J.^-57.-^^73-^--74-*-etc.[  , 

pour  les  composantes  de  la  force  que  la  couche  exerce  suivant  le  memc 
rayon  Tecteur  ,  relativement  k  deux  points  electiiques  dout  le  premier 
serait  place  sur  la  surface  interieure  ct  le  second  sur  la  surface  cxterieure. 
Malgre  I'excessive  proximite  des  deux  points  sur  lesquels  ces  forces  agisseni. 


PAR    J.    PLANA  C)l 

ii  y  a  cnlrc  cllcs  nne  difTcrcnce  absolue ,  abstraction  I'aile  clu  signe,  et 
leur  clin'ercncc  est  toujours  fiiiie  ct  proporlionucUc  a  Tepaisscur  _^ ;  car 
I'on  a  , 

y^'— 7'=4t(7„+.j.-t-j.-4-j3-»-etc.)  =  4fJ  • 

C'est  aussi  ce  que  Ton  pouvait  conclnre  immecHatement  des  equa- 
tions (9)  et  (id).  La  demonstration  de  cette  propriele  imporlante  est 
par  la  clablie  pour  dcs  couches  a-peu-pres  sphericpics.  Cepeiulant  quelle 
que  soil  la  figure  d'une  couche  (meiiie  fort  alongee  dans  un  sens  et 
fort  I'Ctrecie  dans  un  autre)  pourvu  qu'elle  soit  homogene,  d'une  tres- 
petite  (ipaisseur,  et  compose'e  de  matiere  douee  d'un  pouvoir  attraclif 
ou  repulsif  en  raison  inTerse  du  carre  de  la  distance,  Ton  peul  de- 
inoutrer  que  la  difierence  dcs  allraclions  qu'elle  exerce  suivant  la  nor- 
male  sur  deux  points  places  sur  la  inenie  normale ;  I'un  a  sa  surface 
interieure  et  I'autre  a  sa  surface  exterieure  est  toujours  proporlionnelle 
au  jiroduit  de  I'epaisseur  de  la  couche  par  la  densite  du  fluide  electrique. 
PoissoN  a  rapporle  dans  son  Memoire  une  demonstration  synthetique 
de  cette  projiosition  qui  lui  avait  e'te  communiquee  par  Laplace  (Vove/. 
p.  3o-34  )•  Mais  on  peut ,  ce  me  semble,  rendre  cette  demonsti-ation 
plus  rigourcuse  en  y  appliquant  les  developpemens  que  je  vais  exposer. 


IV. 


Considerons  d'abord  I'attraction  d'un  segment  spherique  sur  le  point 
de  sa  surface  place  a  son  somraet.  Je  place  Toriginc  des  coordonnees 
X,  J,  z  d'un  point  quelconque  du  segment  a  ce  meme  sommel,  de 
niaiiiere  que  I'axe  des  z  soit  dirige  suivant  la  fleche,  et  les  axes  des  jc 
et  des  J  dans  le  plan  tangent.  Comme  jc  suppose  le  segment  homogene, 
si  Ton  nomme  P  la  composante  de  la  force  attractive  suivant  la  nor- 
male, il  est  clair  que  Ton  a; 


abstraction  faite  du  cocflicient  exterieur  au  signe  inlegi'al  qui  serait  forme 
du  produit  de  la  densite  par  le  nombrc  qui  nicsure   le   pouvoir  atlractif 


9a  MEMOIRE    srn    I.A    mSTBIBUXION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

tie  I'unile  ilc  innsse  a  I'uiiite  de  distance.  L'inlcgrole  indefinie  par  rapport 
a  z  etant 

fix  dj 

si  Ion  iiomme  z'  les  ordoniiees  de  la  surface  convexe  du  segment  et  H 
la  Heche,  nous  aurons  en  integrant  entre  ces  limites; 

CC        dxdj  fC        dxdj 

Actuellenient  ,  si  Ton  fail  x^mcoS9,   ^'^Msiny,    Ion  aura  d'apres  le 
principe  connu  sur  la  transformation  des  inlegrales  doubles; 


r  f  udud<p         rr    ududc^ 


1-^n  integrant  la  seconde  partie  par  rapport  a  u  depuis  m:=o  jusqua 
II  =u',  nous  aurons 

oil  le  rayon  it'  doit  etre  regarde  comme  le  rayon  du  petit  cercle  qui 
sert  de  base  au  segment.  En  nommant  d'  le  rayon  de  la  sphere  ,  et 
.supposant  iK.3',  nous  avons 


H=  0  —  \  '1   —  u     :         z^o  —  \  0   —  u    . 

Done,  en  integrant  par   rapport  a  a  depuis    9  =  0    jusqu'a    9  =  27:,    el 
posant    v:=\  ^" — u,   il  viendra 

d'oii   Ion   tire 

p^3.//(._|/l|')_^4^,j|(o--.)U(,r^./{^consl. 


PAn    J.    PLANA  t)3 

Cette  inlegrale  commence  avec  u:=o  ,  on  bien  v  =  5',  ct  finit  avcc  u^u', 
oubien    i'  =  |/ 5"— «"=')'—// :    done 


ce  qui  ( 


loniie 


(•:) "='^■"{'-1]/^) 


Telle  est  la  fonnule  tpii,  en  supposant  II<^^',  ex])rune  Tattraction  d'un 
segment  splierique  sur  un  point  place  au  soinmet  tie  sa  calotte.  Lorscpie 
le  rayon  5'  de  la  sphere  sera  fort  grand  en  comparaison  dii  double  2H 
de  la  fleche,  il  suffira  de  prendre  P^znH;  ce  cpxi  revient  i  dire  que 
cette  force  est  alors  proporlionnelle  ii  Tepaisseur  du  segment. 

Considerons  maintenant  I'atlraclion  que  Ic  meme  segment  splieriquc 
peut  exercer  sur  le  centre  de  sa  base  que  je  nomme  D.  II  est  facile 
de  voir ,  que 

anu  flu.zdz 


{u'- 


3 


est  I'element  de  cette  force  en  y  comptant  les  ordonnees  z  depuis  le 
point  D.  En  integrant  d'abord  par  rapport  a  u  depuis  h  =  o  jnsqu'a 
11=11,  nous  avons 

anzdz         ir.zdz 

Mais  I't-qnalion 

«"  =  (//-.)  [a.r-(/^-z)S    , 
doniie 

j)arlant,  si   ion  nomme   Q  cette  force,  Ton  a 
'•".n   prt'iiaiit  linlegrale  indefmic  l"on  oblicnt 


g/^  MEMomr.  sun  la  msTniBOTiON  be  i.'electricitk  etc. 

Les  liinitcs  ile  celle  inlei^ialiou  ctant  r  =  o  ct  z  =  IJ,  on  lire  dc  1:\  ; 


„       2-T    IIHiS'—Ilf        2r.IP5'         /iTt         H 


3  •      {(s'—Hf     ^(5'-//)'        3  '(5'—H)' 
ou  bien 

(i8)  ...    Q=2nll'  ' 


En  comparant  cette  formule  avec  la  formnle  (17)  Ton  voit  qu'il  est 
impossible  d' avoir  F:=Q.  Mais,  il  est  vrai  de  dire  cjvie  la  difference  de 

ces  deux  forces  sera  dautant  plus  pclite  que  le  rapport  — ^^r  tie  la  fieche 

au   diametre   de   la  sphere  sera  plus  petit.   En  I'etenant   seulement  les 
trois  premiers  termes,  Ton  a 


('9)  ••• 


<'="<-il/?-?) 


De  sorte  que  Ton  a  Pz=Q  en  negligeant  les   lerraes  multiplies  par  le 
carre  de  I'epaisseur  H. 

En  appliquant  la  formule 

2r.udu.zdz 

(u-i-z'i 

au  calcul  de  I'attraction  exercee  suivant  son  axe  par    un   cylindre  droit 
sur  le  centre  de  sa  base,  Ton  trouvc,  en  nommant  Q'  cette  force; 


(20) Q'  =  2n'^H^.u'-y  n'-i-u"\; 


PAH    J.    PLANA  <■).> 

Oil  H  dcsigne  la  haulcur  clu  cylindre  et  u'  le  rayon  de  sa  base.  En  sup- 
|)osant  le  rayon  «'  tres-gi'and  en  comparaison  de  la  hauteur  //,  il  suflira 
do  prendre  Q'  ='xr.H.  C'est  en  re  sens  que  Ton  doit  entendre  que 
rallraclion  d'un   disquc  est  proporlionnclle  a  son  epaisscur. 

Considerons  maintenant  I'attraclion  d'un  segment  convexe  ayant  une 
fort  petite  flcclie,  appartenant  a  un  corps  quelconque  liouaogcne.  Quelle 
que  soit  la  surface  convexe  de  ce  segment ,  Ton  pourra  represenler  son 
equation  par  s'=://a:*-f-/?j-*,  en  placant  I'axe  des  s  sur  la  direction  de 
la  normale  AD  ,  elevec  au  point  J  de  sa  surface,  qui  est  a  la  fois  I'ori- 
gine  des  coordonnees  et  le  point  attire.  Les  axes  des  x  et  des  jr  sont 
disposecs  sur  le  plan  tangent  au  memo  point  A  suivant  les  sections  rec- 
tangulaires  de  plus  grandc  et  de  moindre  courbure.  Cela  pose.  Ion  aura 
encore  ici,  comme  dans  le  cas  du  segment  spherique ; 


C  C  ududo         rC    ududtp 


H  etant  la  hauteur  AD  du  segment,  mesuree  dans  le  sens  de  la  normale. 
Or,  nous  avons 

partanl 

rr  uducif  rr  ududf 

Done  en  executant  lintegration  indeGnic  par  rapport  a  u,  il  viendra; 
^u{Acos'lp-^-Bs]uf)-^y  1  H-(^cos's-»-5sin'9)*w'j 


p—fd'p.hog. 


y^cos'^j-t-^sin'ip 

—  Id^yu'^H* . 

Les  liuiiles  de  celle  integration  etant  tt  =  o,   u  =  u',  Ion  a 

•Jt-n  OTC 

p  =md^—  IdfV  u"-^ff' 

a  c 

•^Lcos>^gsin>^°»- !  "'U'^os'?-*-^"*"'?)  -*-  )'i-^(./cos"'^-»-i?sin>)VJ. 


g6  yf.MOIRE    SIR    I.A    DSTniDUTlON    DE    l'kI.ECTHICITE    ETC. 

La  valeur  lU-  u'  devaiit  clre  tlelerminec  par  requation 


//=:(./cos>-t-Z?siu'y)w"  , 

qui  a  lieu  pour  tons  les  points  du  contour  de  la  coiirbe  plane  qui  sert 
de  base  au  segment,  nous  pouvons  ecrire 


ou  bien 


/'=.;:^-J«',/Jj/,+^'-;^Log.[^,-H|/7-h^]      . 


La  forfnuie 


donne  la  serie 


/j7=7=L°8-(/^-^^'-^^')' 


/        1/ •  \  I  p'      1 . 3  p'      1 . 3 . 5  u' 


nous  aurons 


done,  en  developpant  le  radical   1/  i -< — j-^. 

De  sorte  que  rexpression  precedente  de  P  donne 


art  I 


^  lK'-^0?-i('-^DC?)-^i^('-*-D©i 


1.3.5 
2.4.6.8 


('■^?)(?)^^'^- 


PAR    J.    PLANA  97 

Mais 


^  =  j///.Vy;/cos>-t-i?siu>  =  yrj^.j/i  — 


'sill  9; 


A 

et  en  nommant  /•',  r"  les  deux  rayons  de  plus  grande  et  de  moindre 
courbure  au  point  attire,  Ton  a  A^ — -,\  i5=: — p, ;  parlant,  si  Ion 
fait  poui'  plus  de  simplicity  ; 


il  viendra 


^  =  |/'— (■— Tjjsiii*?  , 


^         1/^     A 


Ainsi ,  nous  pouvons ,  en  general ,  exprimer  la  force  P  par  cette  serie ; 

•j^  3     ait 

O  9 


■  etc. 


II  est  par  la  clairement  demontre  que,  en  pienaut    Pz=z2t:II,  lou 

,    .  .  3 

neglige  la  puissance   -,  et  non  le  carre  de  I'epaisseur  H  du  segment. 

On  peut  trouver  de  la  mcme  maniere  la  force  Q  que  le  set'ment 
exerce  sur  le  point  D  ou  la  normale  AD  rencontre  sa  base.  F.n  elfet ; 
nous  avons 

r rr  dxdfdz(H—z) 

et  en   integrant  par  rapport  a  z  depuis  :  =  c'  jusqu'a  z-=.H ,  Ion  a 

Q^_  C  C    <l^'h'  {{ dxdy 

Serie  II.    Tom.  VII.  n 


t>8  MEMOIRE    Sl'n    l.A    DISTBIBUTION    DE    l'eLECTRICITE    ETC. 

(I Oil   I  OH   lire 

rrniiudc        Cr         ududrp 

et  com  me 

z' ^(ji cos' <f-i-B sin  fi)u  , 
il  viendra 

.  -  n  n  2udud(f 

^~~J   )'"'  '^^11  ]/M'-+-[/y  — M*(^cos>-t-7?sin»T 

En   integrant    jiar   rapport    a   u  depuis    ?<=o    jiiscpi'a    ii^u',   et  ayant 
egard  a   1  eijuulion 

H  =:{/i  cos'  (j>-^- B Sin  (p)u"^ , 
nous  tiroDS  de  la 

Q=-fu'd^  +  LJdf'^Lo^.(t^^)  ; 

O  O 

et  en  developpant  le  Logarillime 

En  subslituaut  ici   pour  —    sa    valour    precedente ,    c'est-a-dire 
1/  — J* A  y    il  viendra; 

arr  ait 

o  o 

S      ait 


•  etc. 


Le  rapprochement  des  formules  (21)  et  (22)  demontre,  que  Ton  ne 

3 

samait  avoir  P^  —  Q,  sans  negliger  les  termes  de  I'ordre  -  relativement 


PAR    J.    PLANA  99 

a  Tepaisseur  H  du  segment.    De  sorle   que  la  veritable  expression  de  la 
dilFerence  P—Q  est  telle  que  Ton  a  ; 


371 


(33)  ...   p-Q^/^uH-hV ^.(d<f^^'-.^{d^^^ 

e  o 

3       IT 

Cela  pose,  remarquons   que  le  raisonnement   de  Poisson  ,  rapporle 
dans  les  pages  3i  et  32  de  son  Memoire,  revient  a  dire  que  Ton  a 

R  =  S-i-P  ,        et        R'=S'-hQ  ; 

ou  S  et  S'  designent  les  attractions  du  grand  segment  sur  les  points 
qu'il  designe  par  .^  et  a;  c'est-a-dire  sur  ceux  que  nous  avons  designes 
par  j4  el  D. 

Done  nous  avons 

R  —  R'  =  {S—S')-i-(P—Q). 

Or ,  nous  venons  de  prouver  que ,  en  negligeant  la  puissance  -  de 
I'epaisseur,  Ton  a 

P—Q  =  ^n.H  ,         ou  bien         P—Q=.^n.j  , 

en  remplacant  H  par  jr.  Done  nous  avons  I'equalion 

R  —  R'  =  {S—S')'^^7t.y  . 

Quelle  que  soit  I'expression  analytique  de  la  force  S,  Ton  peut  sup- 
poser  S-^F(j,  q);  oil  q  designe  la  distance  du  point  attire  au  centre 
de  gravite  du  grand  segment.  Cette  fonction  des  deux  variables  _^  et  q 
etant  devcloppee  suivant  les  puissances- positives  et  ascendantes  de  j 
donnera  une  serie  de  la  forme 

m  m'  m" 

S=jr~'F,{q)^jr»'F,{q)-hr^F,{q)^etc. 

Done  pour  avoir  la  valeur  de  la  force  S'  que  le  meme  segment  exerce 


I  OO  MEMOIRE    SUR    lA    DlSTRIBl'TION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

sui-  un  point  eloigne  de  tj-hf  de  son  centre  de  gravile,  il  fandra  eciire 
recjiiatioii 

S'  =7"  F,  ( <7  ^^- )  +j  "-  F.(  7  -1-j )  -t-  etc. 

Si  Ton  adiiict  inainlenant  que  les  fonctions  F,(q-^-j),  F^{q-\-j)  etc. 
sont  developpablcs  par  la  serie  de  Taylor,  il  dc\ient  inanifeste  que  le 

premier  terme  de  la  diiTcrence  S—S'  est  au  moins  de  I'ordi-e  n —  , 
'  n 

el  qu'en  consequence  il  est  pcrmis  de  ne'gliger  tout-a-fait  cette  diffe- 
rence, lorscjue  Ton  borne  Tapproximation  aux  (juanliles  du  premier  ordre, 
par  rapport  a  I'epaisseur  de  la  couche.  Alors  Ton  a  I'e'quation 

qu'il  sagissait  de  deinonlrer  sans  faiie  aucune  supposition  graluile,  et  de 
uianiere  a  donner  des  idees  justes  sur  le  mode  de  son  existence. 


§V. 


Les   deux   valeurs   de  F  determinees  par  les   e'quations   (7)   et   (8) 
sont  telles  que,  en  posant 

p'^z^na.iflcosQ ,   sinS.cosu,   sinS.sinu,    -|   , 

et  supposant  connue  la  fonction  9,  Ton  en  conclura  cpe  I'eqiiation  (8) 
revient  a  dire  que  Ton  a 

Lna       <        .       .    />  .    A    .  o-  ] 

F=- .ijjjcosS,   smO.cosw,   smS.smw,   —  >  • 

Loisque  la  figure  de  la  couche  constitue  une  surface  de  I'evolution,  la 
fonction  9  doit  etre  independante  de  Tangle  as,  et  apres  avoir  fait  cos6  =  f/, 
il  suflit  d'ecrire  au  lieu  de  I'equation  (7), 

(24) Fz=^T:a.r?yii,  ^J  ; 

et  au  lieu  de  I'equation  (8) , 


PAR    J.    PLANA 
47:0' 


<==) ^=^<''.^) 


Cela  pose,  remarquoiis  que,  ilans  ce  cas,  par  la  nature  des  fonclions 
J\,y<>)\  etc.,  Ton  a 

j„  =  ^„/>„  ;      y,  =  A,P,;      j\-=A^P^  ;       etc. 

ou  les  coefficiens  A„y  A ,,  A^,  etc.  sont  des  quantites  independantcs  de  n, 
et  P„,  P,  ,  P,,  etc.  des  fonclions  entieres  et  rationnelles  de  fj.  qui 
naissent  du  developpement  de  la  fonction 

r 

(  1  —  2  fji  JT  -f-  a:' )    % 
mis  sous  la  forme 

P„-+-  P,x-^P,  X'  -J-  ^3  or'  -H  etc. 

La  formule  (7)  donne  alors 

(a6) ^=47raj^„P„-l-i.|^,P,-|-^.J*^.P.-f.etc.j   • 

Ainsi ,  il  suflirait  de  connaitre  A„,  A,,  A^  etc.,  puisque,  ceux  designe's 
par  P„,  P,,  P,  etc.  sont  censes  toujours  connus.  Or,  en  considerant  le 
point  pour  lequel  Ton  a  cos 0  =  ix=i  ,  tous  les  coefliciens  P„,  P,,  etc. 
deviennent  egaux  a  I'unite  positive.  Done ,  en  designant  par  Y  la  valeur 
correspondante  de  V,  nous  aurons 

(27) F  =  47;a|.^„-»-^.^^,-f-^.^^,-f.etc.|    . 

II  suit  de  la  que,  en  supposant  connue  d'une  maniere  quelconque  la 
fonction  de  x  designee  par  T,  il  suffu-a  de  la  developper  suivaut  les 
puissances  entieres  et  positives  de  x  pour  en  tirer  la  valeur  des  coef- 
ficiens  A^,  A,,  A^  etc.  Apres  cela,  en  remplacant  dans  ce  developpe- 
ment   A„,  A,,   A,   etc.   par  A^P^,   A, A,,   A^P,  etc.    Ton  formera   la 

valeur  de  la  fonction  y.  Ainsi,  en  designant  pai'T^l— )  ce  que  devient 
la  fonction  9  (  f*  ,  —  j  lorscpie  [i.=  \ ,  Tc 


I  on  aura 


r=4-/(::) 


103  MEMOIRE    SUH    I.A    DISTHIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

C'est  a  Legendre  que  Ton  doit  celte  regie  pour  former  la  fonciion  V. 
(Voyez  Tome  X  des  Savans  Etrangcrs). 

Soil  9'(ft,  —  )  le  cocflicient  dillerentiel  de  la  fonction  9>  I  fx ,   -\  pris 


par  rapport  a  — .    L'ecpiation  (26)  donne 


Done,  en  introduisant  ccs  expressions  dans  I'equation  (9),  il  viendra 

(29) 7  =  ?(P'  ')-+-2?'(f^,   i)  ■ 

En  faisant  successivement  fji:=-+- i  et  /n:= — i  dans  cette  formule,  et 
iiommant  Y'  et  Y  les  epaissexirs  correspondantes  de  la  couche  elec- 
tritpxe,  nous  aurons 

Soit  y  (  —  )  le  coefficient  differentiel  de  yf  —  j  pris  par  rapport  a  —  ; 
uous  avons 

Hi,,)=/(i);  y(_, ,,)=/(_!)  ; 

y'(,,  I )=/'{.)  ;  ?'(-!,  •)=-/'{-' )  ; 

partant 

F'=/(,)-»-2/'(.)  ;  r=/(-i)_2/'(-,)  ; 

ce  qui  revient  a  dire  que  Ton  aura  ces  deux  e'paisseurs  extremes  en 
faisant  x=:t:  1   dans  I'equation 

(3o) j=/(x)-H2/'(ar)  . 

Pour  une  autre  sphere  d'un  rayon  egal  a  b  Ton  aura  de  meme  les 
ecpiations 

(31) ^=4:ri*(^,,  ^), 


^AK    J.    PLANA  lo3 

4716',/  b 


(33) i',  =  4»if(i); 


oil  /^,  est  la  quanlile  analogue  a  /-',  el  p._  =  cos9_  ;  Tangle  0^  elanl  celui 
que  la  ligne  x^  menee  du  meme  point    O ,  attire    ou   repousse   par  les 
deux  spheres  electrisees,  fait  avec  la  ligne  c  qui  joint  leurs  centres. 
La  fonction  F  de  laquelle  Ton  doit   conclure    la   fonction   *    par  la 

regie  precedente  sera  en  general  fort  difierente  de  la  fonction  y  I  —  j?  fl" 

moins  a  I'egard  de  sa  valeur  absolue.  Toutefois,  il  ne   faut   pas  perdre 
de  vue,   qu'en   considerant   raction    simullanee   des    deux  spheres  sur  le 

meme  point  O,  Ion  poun-a  considerer    "I'Ci", ,  -j' j  comme  une  fonction 

des  deux  variaLles  [x  et  x.  En  effet ;  le  triangle  rectiligne  forme  par  les 
droites  x,  x^,  c  tlonne  ces  cqxiations 


=  f 


X    .      .  .  C  —  JT-COS^ 


2cfjix-+-x  ;     sm&^:=  —  sin&;     cos&,^- 


J7,  '  ■  X, 

Et  dans  le  cas  particidier  de  C=o,  Ton  a   c=x-hj:_  ;  ce  qui  donne 

Cela  pose'  il  est  clair  que,  en  designant  par  V  ce  que  devient  la  fonc- 
tion y  relativement  a  Taction  reunie  des  deux  spheres  sur  Ic  mcuie 
point  0  ,  Ton  aura 

si  le  point  O  est  interieur  a  la  premiere  sphere ;  et 

s'il  est  interieur  a  la  seconde. 

En  considerant  le  cas  particulier  duquel  depend  la  solution    du   cas 
general;  c'est-a-dire  celui  ou  le  point    O   serait    sur    la    ligne  c  ou    sur 


io4  MiisioinE  sun  i.a  distribution  de  l'ei.ectricite  etc, 

son  prolongcmciil.  Ion  lirera  de  la  la  consequence  ,  que  I'equilibre  des 
deux  couches  eleclriques  ne  pout  avoir  lieu  sans  avoir  ces  deux  equations 

on  h  el  g  designent  des  quantites  conslantes.   Telles  sont  les  equations 
que  PoissoN  oblient  dans  la  page  4^  de  son  premier  Memoire. 


§  VI. 


L'eliniination  de  la  fonction  F  enlre  ces  deux  equations  est  execntee 
par  PoissoN  d'apres  un  raisonnemcnt  qui    me    parait   obscur.    Pour   ex- 

pliquer  ce  passage,  je  fais  dans  I'equation  (E);   — r —  = ;;  ce  qui 

donne 

_c'  —  b'  —  cx-' 
^~       c—x'         ' 

et  la  transforme  en  celle-ci ; 


a[c — x')       I    ac — ax'    J       ,„/     b     \ 


L'e'qualion  i^A)  devant  se  verifier  par  idejitite,  rien  n'empeche  d'y  subs- 
tituer  x'  au  lieu  de  x ,  et  d'ecrire 


0-F^<^)=" 


Actuellement,  reiimination   de    la   fonction    F  entre  ces    deux  dernieres 
equations  donne  ,  apres  avoir  remplace  x'  par  x  ; 


(C) af(^)  -  -.-^^—/Cr-"^   )  =  h--l^ 

•'  \a/        c — b — cx-^  \c — b — ex/  c  — 


b_ 

X 


Quoique  toutes  les  valeurs  de   x   comjniscs   dans   les   equations   (J) 
et  [B)  soient  rcnfermees  entre  les  limiles  — a  et  -|-«  ,  il  n'est  pas  vrai 


PAn     J      PLANA 


(Ic    (lire,   (lue    les   valeurs   ile   x'   lirues    de    riiciualiuu    — -. — = , 

'■  h  (  —  .r 

soient  aussi  reiifcimecs  entre  les  memes  limiles.  En  faisaiii  x  =  (),  jiar 

exemple,  Ton  a  x'^c ;  c'est-a-(Ure  line  qxianlite  qui  siu'iiasse  •+-«. 

C'est  done  en  s'appuyant  sur  le  priiiciju;  dt;  ridentite,  que  cette  ma- 
niere  d'eliinincr  la  fonction  P  devicnt  lugilime,  meme  en  faisanl  ahs- 
( ruction  de  la  j^raiideur  absoluc  des  limiles  entre  iesquellcs  les  e'quations 
(  •/)  ct  (li)  subsislent ,  physiqucnient  parlanl.  Toulefois  ,  jc  ne  passerai 
pas  Sous  silence,  que  cela  ne  sei'ait  pas  jjennis  dans  les  <as,  ou,  con- 
forinement  a  la  theoric  de  Fourier  ,  I'on  voudrait  substituer  aux  fonc- 
tions  primitives  de  x  d'autrcs  fonclions  en  tcrines  penodiques  qui  cessent 
d'etre  equivalentes  au-dela  des  limiles  donnees. 

C'est  d'apres  Ic  principe  de  I'identite  que  je  vais  elimiiier  de  la  raemc 
inaniere  la  foncliou  J"  el  former  I'equation  qui  determine  la  fonction  F. 

Pour  cola,  je  fais    —^x',  ce  qui  change  I'equation  (B)  en  celle-ci; 

ax'/ix')^bFQ^)=g. 

Mainteuant,  si  Ton  ecrit  ax  au  lieu  de  x  dans  I'equation  (A),  il  viendra 

af{x)M ^F(^—)  =  h  . 

■'  c  —  ax      \c  —  axj 

Cette  equation  devant  avoir  lieu  par  identite,  rien  n'empeche  de  rem- 
placer  x  pai'  x^:  apres  cela,  si  Ton  multiplie  les  deux  membres  par  x' 
roll   aura 


ax  \ 


"'  ^      '       c  —  ax'      \c — ax'/ 
Done,  en  faisanl  I'expression  de  la  difference  g  —  fix',  nous  auroiis 

Cela  pose,  si  Ton  fait 


ex  — a         ,,  ,       ,    ,.  , 

■:^x' ,      e  est-u-dire      x=- 


bx' ''      """ — c  —  bx'' 

Sehie  II.    Tom.  VII. 


lo6  MKMOIRE    SVn    1,A    DISTRIBUTION    DE    I.'Kl.rXTRICITE    ETC. 

Ton  aur;i ,  apres  avoir  ecril  J'  au  lii'ii  dc  x"  : 

,  „     ,  ab'  -,/    be  —  b' .1-    \  ah 

^    '  '       c — rt — cbx      \c — rt — cbxj  c — bx 

En   reiii|)lacaiil   ,»'  par  ax  ,  l"i'(|ualiou  (C)  tlcvient 

.,    ,  ba  ../    ac  —  ax    \       ,  srb 

'    '  .' >    '       c —b — acx"^  \c — b — acxj  c — ax 

Le  rapprochement  de  ces  deux  equations  demontie  que,  apres  avoir 
olxciui  /(a)  .  I'ou  pourra  en  couclure  F{x)  par  une  simple  permutation 
eiilre  \es  lettres.  En  elfet ,  il  est  evident  que  ,  si 

I 

y(x)=fonct:(j:r,  a,  b,  c,  h,  g) 

est  la  fonction  de  x  qui  rend  identique  I'equation  {E),  W  suftira  de  prendre 

i^(a')^foncl:(j",  b  ,  a ,  c ,  g ,  h)  , 

pour  rendre  identique  I'equation  (D). 

Dans  le  cas  particulicr  ou  les  deux  spheres  sont  en  contact ,  Ton  a 
c  =  rt-+-i;  ce  qui  contribue  a  siiuplifier  cctte  regie.  Alors ,  en  faisanl 
a=i  ,  et  posant,  pour  un  moment,  bF{x)^r(x),  les  deux  equations 
(D)  et  (E)  se  changent  en  celles-ci ; 

I  -+-A  —  b. 


■h-bx  ' 


.,  I  /       I-+-A  —  bx      \ 

^■*"^~<''-f-:^  — (i-t-i).r  ^  U-1-2  — ( i -hZ/)xJ  ~"^  "^ 

r,     \ {^ ■/-         1+^  — .r         \_.  gb 

J^-^'        i^2b—(i-^-b)x-^\i-^2b  —  {i-hb)xJ~'       i^h  —  x' 

Si  l"on  fait   //^  -,  la   premiere  de  ces  deux  equations  pent  etre  ecrite 
ainsi  ; 

hb' 


^     >       ,H_2^'_(,^_/y,.r      Vi-t-2//— {h-//)j:/"~'^        H-i'-, 
Done,  en  supposant  que   Ion  ait  trouvci 


PAn    3.    PI-AKA  lO-^ 

/(.r)  =  foiu:t:(x,  b,  //,  g)  , 

I'oii  aura  irninediatemenl   ,  pai'  uii  simple  changcmcnl  tic  Icltres , 

r{x)=bF{x)  =  £oncl:(a.-,  //,  g,  h)  . 

Et  comme,  tlans  lo  cas  tlu  conlacl  des  deux  spheres,  Ton  a  g  ^/i  (*)  ,  si 
Ton  trouve  d'apres  cette  condition 

/(x)  =  fonct:(a:,  b)  , 
Ton  aura 


hF(x)=.ioncV.{x,  j\  ■ 


Cette  regie  fort  simple,  remarquee  aussi  par  Poisson  dans  la  page  ^4 
de  son  premier  Mcmoire,  pent  done  etre  demoiUrec  a  priori  sans  avoir, 
comme  lui,  execulee  I'integration  qui  doiine  les  deux  fonetions  y(jr ). 
F{x).  II  en  est  de  meme  de  la  regie  relative  an  cas  general  que  nous 
venons  de  demontrer  directcmcnt,  et  que  Poisson  a  reconnue  dans  la 
page   24  dc  son  second  TNIemoire  aprcs  avoir  executee  Tintegration. 

Relativement  aux  deux  constantes  designees  par  h  tig  il  faut  d'abord 
observer,  qu'il  sera  demontre  ci-apres,  que  I'expi'ession  <\e  f(x)  est 
necessairement    de  la  forme 

J\x)=.h.j\(x,  a,  b,    c)-^-g.J[{x,  a,  b,  c)  ; 
rj(f   .18  1 
et  que  ,  par  consequent,  celle  de  F(x)  est  telle  que  Ion  a 

Or,  en  faisant  x  =  o,  el  posanty(o)  =  y^,    F(o)z=/i,  i'on  tire  dc  la; 
A  —  h.fXa,  b,  c)-k-g.f,(a,  b,  c)  , 
B=gf,(^,  ">  c)^h.J\{b,  a,  c)  . 


(•)  Pour  s'eu  convaincro,  il  suffit  de  romainiier,  (|u'cti  faisant  cz=a-^b  el  j==  i  ,  I'equation  (£) 
fe  reiUiil  a  a/*(i) — afi^\)zzzh — g -^  ce  qui   cxi'^o  quo  Tnii   ail   ftz=g. 


Io8  MEMOIRE    SUR    I.A    DISTRIBCTION    DE    l/KLECTniCIxi    liTC. 

ISJais.  il'iipi-t-s  cc  qui  a  cli;  ilil  dans  les  §§  III  et  ^'  Ton  pout  regarilei' 
It's  ({uaiitites  ^-a^.^,  ^nb^.B  comme  exprimant,  rcspectivement ,  les 
masses  des  ilciix  eomlics  rk'c-lri([iics  rejiaiulues  sur  les  surfaces  <les  deux 
spliei'es.  Imi  outre  I  ou  sail  (jue  ces  masses,  en  exeluanl  le  cas  du  eon- 
lact  et  celui  d'un  rapprochement  asscz  grand  enli-e  les  surfaces  pour 
determiner  la  dilfusioii  dvi  lluide  electriquc  par  elincellcment,  demeu- 
reiit  les  memcs  avcint  et  apres  rinflueiico  qui  a  cu  lieu  cnlre  I'electri- 
eile  des  deux  spheres.  Uonc  ,  en  supposant  evaluecs  d'uiie  nianiere 
quelconque  les  epaisseurs  A  eX,  B  des  deux  couches  avanl  I'influence, 
Ton  pourra  determiner  par  ces  deux  equations  les  conslantes  h  et  g  en 
fonrtioii  des  donnees  physiques  et  initialcs  de  la  question.  C'est-a-dire 
que   Ion   A,  en  general; 

D.h=.A.f\b,  a.  c)-B,fAa,  A,  c)  , 

D.^  =  B./,(a,  b,  c)-J./Ab,  a,  c)  ; 
en   faisanl,  jiour  plus  tlo  simplicitc; 

D=fAa,  b.  c).J\(b,  a,  c)-J\[a,  b,  c)./Ab,  a,  c)  . 

Jl  etait  important  d'anliciper  cctte  remarque,  afin  de  pouvoir  de'- 
finir ,  des  ce  moment,  avec  olarle  I'idec  que  Ton  doit  attacher  a«x 
constantes  h  et  g-  qui  entrent  dans  les  equations  generales  du  probleme. 

Coumie  Ton  vicnt  de  voir  que  la  dilTercnce  h — g  est  nulle  dans  le 
cas  pariiculier  du  contact.  Ton  doit  presumer,  que  son  expression  ge- 
nerale  prescntera  un  numeraleur  nnl,  ou  bien  un  denoniinateur  infini, 
lorsque  Ton  y  fera  c:=.(i^-b.  D'ajires  cela  il  conviendra,  par  la  suite, 
de  remplacer  h  &l  g  par  les  valeurs  de  h-^g  et  h — g,  afln  d'intro- 
duirc  dans  les  fonctions  qu'il  faudra  develoi>per  le  facteur  h  —  g,  que 
1  on  sait  d'avance  devoir  etre  e'vanouissani  avec  la  distance  entre  les 
surfaces  des  deux  spheres  electrisees. 


PAn    J.    PLANA  joq 

CIIAPITRE    SECOND 


LOIS  DE  LA   DISTRIBUTIOX  DE  LELECTRICITE 
A   LA  SURFACE  DE  DEUX  SPHERES  C0I5DUCTRICES  EX  CONTACT. 


§  VTI. 


Consideroiis  maintenant  d'une  manierc  spe'ciale  le  cas  ou  Ics  deux 
spheres  electrisees  sont  en  contact.  Soil  17=1  ct  r=zi-i-b:  en  faisatit 
en  outre 

7  — X 
I'ecjuatioii  [E)  ilonnera 

(G) /(.r)  _  ^_./(  Vr^\      ^_^ 

[i  —  yx-"  \/3— yj-y 

Nous  pourrions  faire,  des  ce  moment,  g^h  ;  mais  comme  cette  cir- 
constance  nc  facilite  pas  I'integralion  de  I'equation  (G),nous  introduirons 
plus  loin  celte  condition.  D'aprts  la  forme  liueaire  do  cette  etpiation, 
il  est  Evident  qu'cn  ctablissant  separe'ment  les  trois  equations 

(«')•••  /'(-)-^r(^)=o; 

p  —  y^     XiJ—yxJ  y  —  x 

Ion  aura  I'integrale  de  I'equation  (G),  en  prenant  poury"(jr)  la  somme 
/'(x)+J"(x)-^./"'{x). 

Cela  pose;  ronsiderons  I'equation  (G')  et  remarquons  que,  en  posant 


no  MKMOIRE    Svn    I. A    DlSTRIDUllON    DE    I.  ELECTRICITE    ETC. 

Ion  a 

Done  I  equation  (C)  donneia 

A  Ab 

=  0  . 


H—Cx       (B^^  —  Cy)  —  {By  —  C)x 

Or  il  csl  clair    que    I  on    rend   celte  equation  identique    en  prenant 
Ics  loefllciens  B  et  C  tels  que  Ton  ait 

Bp—C-/  =  Bb  ;  B'l  —  C—Cb  ; 

ce  qui  arrive  en  faisant  B=  t ,  C=  i . 

.\insi,  A,  etant  unc  conslantc  arbilraiie,  I  on  satisfait  a  lequation  (C). 
en  faisant 

^lals ,  afin  d'augmenter  autant  que  possible  la  generalite  de  cette  fonction 
de  X  ,  il  ne  faut  pas  regarder  A  comme  une  quantite  absolument  cons- 
tante.  Conforinc'nient  a  iin  principc  fundamental ,  relatif  aux  integrations 
de  ce  genre ,  1  on  doit  remplacer  A  par  nne  fonction  arbitraire  de  x, 
assujetlie  a  la  condition  de  demeurer  invariable  par  le  changement  de  x 


en   -^4- .    Or,  avcc    une    le"ere   attention    I'on    decouvre ,    que   cette 

[i  —  '/x'  °  * 


i  —  yx 
condition  est  remplie  par  toute  fonction  de  cosw  et  sincr,  en  prenant 

■inb 
''-(i^b)(i-x)  ' 

2iT  etant  I'arc  dc  36o°.  Done,  en  ecrivant  P  au  lieu  dc  A,  nous  aurons 


^,         n(cosw,  sinw) 


pour  lintegralc  complete  de  I'cquation  (G )-,  la  function  designee  par  fl 
etant  arbitraire. 


PAn    J.    PLANA  1  I  t 

Passons  maintcnant  ii  rinlegration  de  I'ecpialion  (C).  D'abord  lemar- 
quons  que,  en  y  (axsant /" (x)  =  h(f,(x)  la  qucslion  est  reduite  a  integrer 
I'equation 


^(^)-F^<^)=' 


Pour  cela,  nous  ferons  (p{x)=i-i-bf'{x)  ;  ce  qui  donne 

Actuellenient ,  je  jirends 

et  par  la  substitution  j'obliens 

apres  avoir  fail ,  pour  plus  do  simplicite , 
Si  Ton  fait  ici 

Ton  aura  de  meme 

,„,    > 1  b         „,(  y  —  x\ 

en  faisant 

A"=/3.;t'— y.c'  ;  c"=i-i.k'—d  . 

Rien  n'ompeche  de  continuer    indefiniment  ces  transformations  suc- 
cessives  ,  ce  qui  fournira  cette  suite  reguliere  d'equations ;  savoir 


iia 


MEMOIRE    sun    h\    DISTniBUTIO.N    DE    LELECTRICITE    ETC. 


9  (x)=i-4-6?'(ar)  , 

k"  =  ^.k:—y.c'  , 

k"'=^.k"—y.c", 

k"=^.k"'—y.c"', 


f(-^)=^.,.J,.,v^.-^^y"(-^) 


etc. 


6=7    , 

c'  =y.k  —  c  , 
c"  =  y.k'-c'  , 
d'='i.k"-c"  , 
c"=-i.k"'-c"'   , 


etc.  1       etc. 

et  Ton  aura 

En  eliminant  c'""''  de  I'expression  de  k'-"\  Ton  a 

A-t-)=(P—  , )  a;-- '-f-(/3— 7')A('-"  ; 

et   commc    |3— 1=26;    fi  —  f=z—b\  cela  revient  a   dire,  que,  trois 
coefliciens  consecutifs  sont  lies  par  I'equation 

(34) A-W  — 2AA"-''h-6\A-('-"=o  . 

L'on  trouve  de  la  metne  maniere 

(35) 7cW  =  6'.At"-''-*-AW  : 


PAR    J.    PI.ANA  I  I  3 

tie  sortc  qu'il  suflit  de  cliercher  l'e\|>ressioii  de  k"K  D'apres  la  theoiie 
des  series  recurrentes,  requation  (34)  nous  indique  que  1  ou  a  ce  de- 
veioppemenl,  savoir 

-, 7-:—:=  1  -t-A«-»-^V-f-A"w' -f-^"''M"*'-^-t•lc.  ; 

iiiais,    I — :>hu-\-/'' u  :=(i — f> k-)' ',  jjartanl  nous  avotis  aussi 

I  •4- It 

1 rT-T^(  i-k-u){i  -»-3AM-H36'M'-t-4^'w'-+-elc.)  ; 

I  —  "ibu-^b  u  ^  ' 

d'ou  Ton  tire 

En  substituaiil  cette  valeiu-  de.  A'"'   dans  requaiion  (35)  Ton  Irouvera 

7c"')=(nH-,)6"(,H.Z.)'; 
et  par  consequent 

c("'=(«-»-i)(n-A).i"  . 

De  sorte  que  nous  avons 

b'*' b 

La  fonction  y"(j:)  est  done  telle  que  Ton  a 
/"(a:)  =  h^bhi 


S3 

oil  la  caracleristique   7.  indique,  que  Ton   doit   prendre   la   totalite    des 

teniies  semblables  formes  en  donnant  a  n  toutes  Ics  valeurs  entieres  et 

positives  o^   i ,  2,  3, 00  . 

En    remplacant   m  -+-  i    par   n    Ton    pouiTa    comprendre    le    premier 

termc  k  sous  le  signe  Z  et  ecrire 

O 

^"^''^  =  ^^'U-^n{i-t-b)-n(i^b)a:  ' 

On  pent  integrcr  de  la  mcine  nianiere  I'etpiatioii  (  G'" ). 

Serie  II.    Tom.  VII.  p 


ti4  MKMoinr.  SL'n  r..\  DismiBUTioN  de  i.'ki.ectivicite  etc. 

En  faisniit  A'&hovd  f"'{x)  =  —^Oil>(x) ,  Ion   a 

Soil , 

6{x)  =  — '- i-l><i<'(x)  ; 

'      7 — X 


nous  iuirons 


I  ^         .1/7  —  -^  \ 


apres  avoir  fait 

//'  =  ,3.v-7  :  ^-'  =  7-7- 

Acluellemenl  Ton  f'era 


cc  qui  ilonuera 

eu  posani 

H"  =  !i.fr-y.g'  ;  g'=y.H'-g'. 

lui  coiiiinuanl   ainsi   Ion  formcra  celte  suite  d'equalions  ; 


f{^)=-fjir^jr^^b'r{^)   , 


6"\x)=^j,„l^„^^br{^)  ; 


etc.  : 


PAn    J.    PLANA 


H"=.^.H'—l.g    , 

//"^  =,3. //'"-"—•/.§•(' 
etc. ; 

d'ou  Ton  lire 


g  =7.7—1    , 

g"=-/.ir-g'  , 
g"'='t.ii"-g" , 


g^">=y.H^'-^-g'--\ 
elc.  ; 


f"(x)  =  -g/> 


b' 


H—x^H'—g'x^H"—g"x"  ■  ^ H^  —  g''x 


■4- elc. 


II  est  clair  que  les  equations  (34)  et  (35)  auronl  encore  lieu  clans 
le  cas  actuel ,  apres  avoir  remplace  A  "'  par  /^'°>  et  d"^  par  g^"''.  De  la, 
et  de  la  theorie  ties  series  recurreiites,  il  est  facile  de  conclure  que  Ton  a 

/•"     ,,    ,z=iHu->rWu->rH"u' -4-//""M"+"^-elc.    ; 


N^"'=.{n-hi)yb" 
et   par  consequent 


>W=//■j,_^.;,(,^_/,)j; 


De  sorle  que  Ton  a 

/"'(x)=-gb7. -. ;- 

°(n-Hi)(  J-*-b)—  |i-t-«(  i-t-/')  jo: 
L'integralc  complete  de  I'equalion  (G)  est   done 


Il6  MEMOIRE    sun    LA     DISTRIBUTION    DE    LELECTRICITE    ETC. 

P                      "                                      I 
(//) /U")= \-bhl-, -. j-r ; J— - 


—  bgl 


°  (n-H  i)(  i-t-A)— I  n-n(  n-i) ja- 
il est  inaintenaiil  facile  de  sonimer  ces  deux  suites  infinies  par  des 
iiitegrales  detinies. 

§   VIII. 

Ell  ei!et;  la  forinule 

1 

I       r,  (/"-t-"?)-' 

=z\(it.t  , 

p-k-nq       } 


donne 


1    I       zf,  (/>*»?)-■    r,\ 

I. ■=.i.\at.t  z=\di, 

'-p->rnq        =j  j 

o  a 

ce  qui  revient  a  dire   que  Ton  a 

I 
I  r  ,     ;'— '  /         '/        -i?        3?  \ 
^=.\dt.t         ii^r-t-irt     -i- t     -t-elc.  j   , 


i. — 

ou  bieii 

1 

/)— I 
.t 


Done  en  faisant  p-^b ,   q-=(i-^b)(  i  — x) ,  cette  formule  donnera 


/>  6—  I 


A-HW(   !-*-<!>)  — «(l-H^)^  /  (i+A)(.-.r)    ' 


et  en  y  faisant.  /^  =  (i-+-Z') — x,    9=(  !-+-/;)(  i — x),    ia  memc  for- 
mule donnera 


'  {n+  i)(i-4.6)  — |i-t-n(n-i)|j: 


PAR    J.    PLANA 

I 

/       ,it.t 


En  substituant  ces  valeurs  dans  le  second  memljre  de  1' equation   ( H) , 
nous  aurons 


iH■^ /M=;^W~3^ 


pour  r  integrale  complete  de  I'equalion  (G) ,  sous  forme  finie. 

Independamment  de  rinlegration,  les  deux  equations  (^)  et  (B)  de- 
montrcnt  a  priori  ,  que  dans  le  cas  du  contact  des  deux  spheres  Ton 
doit  avoir  g  =  h,  puisque  ,  en  y  faisant  c  =  a-i-b  et  x^=a  les  deux 
premiers  niembrcs  de  ces  equations  deviennent  idenliqucs.  Done,  en 
posaiit  g=zh ,  la  fonuule  {H')  deviendra 

/r/»v  /v    .  P  Li   fdt.t      '{i—t'     0 


n       i— I  /  I—. 

.    /  dt.t        \\—t 

''I  (iH-t)^.-*) 


II  y  a  une  autre  maniere  de  sommer  les  deux  suites  infinies  que 
Ton  voit  dans  le  second  membre  de  I'equation  (H)  :  elle  est  fondee  sur 
le  principe  que  Ton  a  I'equation 

I       _  2(j  r^  Cdt 

c 

En  elFet;  par  la  theoric  de  riiitcgralion  des  fractions  rationnelles,  il  est 
d'abord  clair  que  Ton  a 

r  t'dt  _      G      CtU F_  C      dt 

J  J^Be^Ct'~G  —  Fj  Ce-^-G       <'  — ^J  Ct'^F  ' 

en  posant  pour  plus  de  siuijilicilc 

G  =  -B^-\  B'—/^AC;  F=-B  —  ~\B'—^AC. 


Il8  m6mOIKE    Sl'R    I.A    DISTIMDUTION    UE    L  lii.ECTniCITE    ETC. 

II  suit  lie  la  que 


l^dt 


Done  eii  prenaiit  ^-4-J?<"-4-Cf*  =  (yu'-+-<7'<')(?i'-4-<')  ,  Ton  a 

c'esl-;"i-<lirc  I'expression  precedente  de  la  fi'aclion  • 

'  ^  p-^-nq 

Par  I'application  ile  ccltc  formule  nous  avons  en  consequence 


o  b-^n{i-^b)—n(\-^b)x 


_2(i-i-b)(i—x)f  t\lt  I i_  . 

—         -       J  //_^( ,  ^bf(  I  —xfe  ■  =  «'-<-  e  ' 

o 

CO  , 

=  (/j-h  i)(H-i)  — j  H-/J(( -(-Z))  j.r 
Done,  en  observant  que  I'on  a 


nous  n\n'nns  ,   apres  avoir  fait  g=h  ; 
(n"')..f(x\=    ^    ^Ji{^—x)^ibh(i-irl'){i—x)  C 

I X        \-\-b X  77  ]l 


e,u         %   I 


Z'"-+-(i-+-Zi)'{.-.r)V  ,«'-»-< 

o 


PAH    J.    PLAWA  1  19 

Mais  Toil  sail  (|uc 

t  %      t  II  I 


11  1  n-h^      2      ant        »"' 

e      —  I 

Done  en  remarquant  que  la  quanlilc 


-Log. 


l,'^{i^hY(i—:rye  I 


deviant  egale  a  zero,  lorsqiie  I'on  y  fall  l=:oc  ,  1  on  trouvera  que  dans 
le  cas  de  g'=/t  Ion  a,  au  lieu  de  I'equalion  (//")  ; 

P         li  hh  bit  ^       /         ,—x\ 

tilt 


'fig      — I  \t(^,^b—x)-i-(i-i-b)(i—x)t  I 

Cette  exjn-ession  dey(a:)  s'accorde  avec  celle  cjne  Poisson  a  trouvee, 

par  un  precede  nioins  simple,  dans  la  page  "j 3   de  sou  second  Memoire. 

Si  I'on  veut  demontrcr   d'une  manicre    expeditivc    I'equation    prece- 

»        t 
denle  (lui  fournit,  sous  forme  finie,  la  valeur  de  la  somrae   J.-i i  , 

il  faul   parlir  de  requation 

I              k       I                   [                    I  / 

cot.  r=. 20  {—, J  -K  7-3 i  H £ ; -H  etc. 

donnee  par  Eui.f.r,  et  remarquer    qu'en   y   remplacant    <p    par   zty  — 1  , 
Ion   a 

et  par  coiisetpient 


laO  MEMOIRK    sun    I.A    niSTnilll'TION    DE    I.  KLECIRICITK    ETC. 


./.. 


e      — I 


Oil  vena  plus  loin  que  re'qiuUion  {IJ")  rsl  preferable  a  I'eciualioii  (//") 
pour  obteiiir,  sous  forme  fuiic,  I'expression  de  la  fonction  y(fx,  x),  de- 
finie  ilaiis  Ic  §  V. 

§IX. 

Je  reprends  uiaintenant  la  consideralion  de  requalion  (//")  ct  job- 
serve  que  le  cocflkient  de  dt  se  j>resente  sous  la  forme  -|-  lorsque  Ion 
y  fait  a?=i.  Mais  en  y  remplacant  les  exponenlielles  par  leurs  deve- 
loppemens,  savoir  ; 

( i+-A)(i— jr)  ,  , ,  ,  .  ^ 

t  =H-(i-t-i)(i— x)Log.<-t-etc.  , 

Ton  voit  aussitot  que  le  temie  affecte  du  signe  integral  devient 

b/i    f,    ''-'       lib'     (i—x)C,    *— T  h         h(i—x) 

-^—jXdt.t T- '-\dt.t      Log.<-»-etc.=— -^-t— ^ — -y{-»-elc. 

i-^b\  i-^b         2     J  "  i-\-b      2(n-6) 

o  o 

Done,  la  formule  (//")  donne 


ft  coniiue  on  sail  d  avance  que  la  valeur  dey(i)  doit  elre  par  sa  na- 
ture finie,  il  en  resulte  que  pour  la  solution  du  probleme  de  physique, 
dont  il  est  ici  question.  Ion  doit  necessairement  prendre  ^=0  ;  ce  qui 
donne 


et  reduit  la  formule  {H")  a  celle-ci ; 

I 

(36) Ax)  =  bh.j——p^^^j^ 


) 


PAR    J.    PLANA  121 

Pour    tirer    tie    cctle    ibnnule    la    valeiir    du    coeflicient    difrerenliel 

(I. fix) 
'•'  ^ — ?=y'(j:)  qui  repond  a  x-^\  ,  j'observe  quVn  dcvclojuiant  d'ahord 

suivant  les  puissances  de   i  —  x  ,  Ion  a 

f{x)=: r\(it.t       <i '-Loa.t-i-cU:/    . 

De  hi  Ion  lire 

f^'^^^^^T-^)]'"'      Log. /+ etc.: 

niais,  en  faisant  jr^i  ,    tous    les    termes   qui    suivenl  le    premier    dans 
cette  suite  infinie  deyiennent  mils  ;  partant  Ton  a 

/'(■)=  j^- 

Nous  avons  vu  daus  le  §  V,  qu'en  designant  par  Y'  I'epaisseur  de 
la  couche  au  point  de  contact,  Ton  a  !"==/'( i)-t- 2/^(1)  :  done  nous 
avons  a  ce  point,  Y'-^o.  C'est  ainsi  que  Ton  demonlre  ,  a  priori,  par 
cette  theorie  le  fait  decouvert  d'abord  pai"  I'experience ,  que  I'epaisseur 
de  la  couche  electrique  doit  etre  nulle  au  point  de  contact  des  deux 
spheres.  Car,  il  est  facile  de  conclure  de  la,  que  le  menie  phenomene 
doit  avoir  lieu  au  point  de  contact  sur  la  seconde  sphere  dont  le  rayon 
est  egal  h  b.  En  eifet ;  si  Ton  fait  a^i  ,  c-^  i-k-b ,  x^i  dans  I'equa- 
tion  {A),  Ton  a y(i) -4-6/^(1  )=:/*.  Done  en  substituant  ici  poury(i) 
sa  valeur  trouvee  plus  haut,  nous  aurons 

La  inenie  equation  {j4),  c'est-a-dire  I'equation 

f{x)^        f         f( 'I \=h 

elant  dilferenliee  par  rapport  a  x  ,  donne 

Serie  II.    Tom.  VII.  o 


122  MEMOinE    SLR     l.A    DISmiBt'TION    DE    1.  tl.l  fTIlU:!!  K    KTC. 

Dmit-  ,  (Ml   faisaiit  a'^i  ,  il  vieuilra 

/'(.)-+-F(.)-hF'(.)  =  o  : 


il'ou   I  oil   tiiT 


^'<0=^t:^  =/'(.). 


Mais,  en  noiniiiant   Z'  Icpaisspur  de  la  <-oiiche  eleclrujuc   snr  la  sphere 
du    rayon    h    au  point  dc  contact,  Ton  a  par  Ics  formulcs  du  t^  ^'  , 

Z'  =  F(i)-^2F'{i)  : 
partant  Z'=:o. 

Au  reste,  cos  valeurs  dc  F(i)  ct  F'(i)  pouvaient  elre  titaJjlies  im- 
inedialement ,  sans  aucun  calcul ,  d'apres  la  regie  de'montree  dans  le 
§  VI  pour  former  la  fonclion  F(x)  en  ayant  celle  de  J(x).  Neanmoins 
la  consequence  est  tcllcnicnt  importante,  qu'il  n'est  pas  inutile  de  1  avoir 
aussi  etablie  de  cette  maniere  directe. 

En  vertu  de  la  regie  que  nous  venons  dc  ciler ,  le  simple  cliange- 

menl  de  f>  en    j-  dans  le  second  membre  de  I'equation  (36)  donne 


(37) h  F{jc)  =  /i 


^_^(..l)(.-.0 

L'equalion  (36)  est  susceptible  de  plusieurs  transformations  qui  onl 
des  avantages  particuliers  :  les  ])lus  simples  sont  celles-ci.  D  abord ,  par 
la  nature  des  limites  de  la  variable  t  Ion  pent  faire  t''^^'=zt!,  et  les 
liniites  de  t'  seront  encore  zero  et  I'unite.  En  operant  ce  changement 
el  ecrivant  ensuite  t  au  lieu  dc  t!  Ton  aura 


(38) 


-^■-O 


PATV    J.    PLANA  I  23 

Par  la  ineme  ralson ,  si   Ton  fait  ici  t'~'^=.t'  Ion  troiivcra 


(39) 


re  (jiii  s'accoicle  avec  I'expression  de  J{jc)  (jue  Poisson  clonne  dans  la 
page  55  de  son  i"  Memoire.  Et,  par  la  regie  du  §  \I  Ion  aura  I'ex- 
pression de  bF(x)  que  Ton  voil  dans  la  meme  page  en   remplacant    b 

par  7-   dans  le  second  membre  de  cette  ecjualion. 

Celte  forme  dey(x)  est   celle  qui  donne  avec  plus  de  simplicite  le 
coeflicient  dilferentiel  y'(jL^').  En  eflet,  Ton  a  immediatement 

I 

A^i         *•*       /<''('rr-'_,~)<<'*''''-''Log/i~) 
(4o).../V)^^-,.^,^\t.).j  ~ ~ -^ 

o 

Done  en  faisanl  x::= —  i  ,  et  reprenant  la  formule  1  =/( — O-t-a/'l — i) 
dt'inoulrec  dans  le  §  V ,  Ton  aura 


(40 


I 


pour  expression  de  I'epaisseur  de  la  couche  electrique  au  point  diame- 
tralment  oppose  a  celui  du  contact. 

En  faisant  x^o  et  posanty(o)^/^,  la  meme  equation  (89)  donne 


_    bh      l<ft{t     --^-i) 


(42) A= 


pour  expression  de  I'epaisseur  constantc  de    la   couche  qui   recouvrirait 
la  surface  dc  la  sphere  dout  le  rayon  est    tigal   a    runite  ,  apres   I'avoir 


I  a4  MKMOIRE    SCR    I. A    niSTBIBtJTION    DE    I.'eI.ECTHICITF.    ETC. 

separee  de  la  seconde  sj>licre  de  inauiere  cjuelle  fiU  entierement  sous- 
traile  a  son  intluencc. 

En  noinmant  ]i  et  Z  les  (jnanlites  analogues  a  celles  designees  par 
A  et    y.   Ion  aura  pour  la  splieri;  du  rayon  b,  d'apres  ia  regie  du  b^  VI; 


(43) 


I 


t 

Au  resle,  si  Ton  fait  a= j  dans  I'equation  (42)  et  a'^- 7=  i  — a 

dans  I'equation  (44)  j  1  on  aui\i  d'apres  la  notation  de  Legendre  ; 

Z'(a)=-C-J-^^<^;i'-'^  ; 

o 
o 

oil  en  faisanl. 


Ton  a 


^'•i='-^^--^ir,-^j-n-^^^<:-  > 


C=  Log.  hyp.-  2  —  j-^  5,5)  —  ^-^g  5(5,  —  — g^5(,)— etc.=o,5772 1566... , 
et ,  en  general , 

'^'^f'—^ijr--      77]; 

De  sorte  que  nous  avons 

(45) ^  =  — //a.!C-t-Z'(a)!   , 

(46) 5=_:^ilif:2)|c-+-z'(i-a)!. 


PAH    J.    PLANA  ia5 

IVIais,    a    et   i — a    etant  tics  qiianliles  plus  pelites  que  I'uriile  Ton  a, 
comme  ion  sail,  cntre  les  fonclions  Z'(a),  Z'(\ — a)   letjualion 

(4?) Z'(a)  — Z'(i— a)  =— 7r.coi.a7t  ; 

partant  nous  avons  (*) 

(48) n=—'^'~^'>  \C-i-n.  cot  an-k-Z'(a)\   . 

En  eiiminant  Z'(a),  les  equations  (45)  et  (48)  donnent 

(49) b^B  —  A=zh.na.col.i — ^j  =  —  /i.na.cot.ar: . 

Pour  reduire  en  nombres  la  valcur  //  a\ec  la  Table  de  Legendbe, 
il  faul  observer  qu'en  verlu  de  I'liquation  geiierale 

r(i-\-p)=pT{p)  , 

Ton  a  ; 

Log.r(i-H/5)  =  Log./>-t-Log.r(/v)  : 
d'oii  Ton   lire 

Z'{i-^p)='--i.Z'{p)  , 

et  par  consequent 

(5o) ^=/j|  I  — Ca  — a.Z'(n-a)}   . 

Celte  equation  subsiste,  en  supposant  que  Log.r(/»  )=Z(y9)  soit 
calcule  comme  logarillime  liyperbolique ;  il  faudra  done  diviser  par  le 
module  0,4242.  ..=01  les  valeurs  de  Z' (p)  deduites  de  la  Table  de 
Legendre,  qui  les  donne  en  logarithmes  tabidaires.  De  sorte  tjue  nous 
avons  pour  le  calcul  arilhmelique  de  A  et  de  H: 

(5i) ^=/^j,_6'a-^^Z'(n.a)j   ; 

(52) ^»'Z;=^^  — A.7:a.cot.(i8o''.a)  ; 

Log.  111  =  9,  63'y'^843  ;       I^°8-  —  =  o,3G22i57;       Log.  <?=9,  7613381   . 

(')  Voyci  pages  -15,  48  el  52  du  second  Volume  des  Ejcercices  tie  Caliui  Inu'grat  Ac  Legendbe. 


I  26  MEMOIRE    sun    I.\    DISTRIBUTION    DE    l'eLECTIIICITE    ETC. 

Les  valeurs  ilc  1'  cl  Z  peuvent  ctre  calculues  avec  !<»  nuiiic  Table 
tie  Legendre.  En  circt,  d'apres  re'quaUoa 

I 

,>-.L„«.r,;.)  P..x>-I-.s.(^) 


,53)...    r=Y!2.(ia)_^"(,-la){  , 


nous  avons  d'abord 

,54,...    .=i<i_Z^jz"(i-ia)-."(>ia)j 

Mais  Ion  a,  en  geneVal, 

(55)...    Z"(p)^Z"(.-p)  =  ^^; 
done  I'on  pent  ecrire 

h.R'\2Z"(^a\ 


^     '  4     1  sin  . —  I 

(  2    J 

A(i-a)'J2Z'Y--i--a') ^ 

(57)...     Z  = ^— r; — ^S        V2       2    y  .  7ra 

^   "  /\Ij        I  cos  .  — 


Ces  deux  equations  donnent 

Lr_    4^.=,U"(ia)^-2Z"(i-Hia)-4^ 
a         (i — a)         1         \2   /  V2      2    /      sm.na 

Done  en  observant  que  Ton  a  en  general  Tequation 


il  viendra 


(58)...    Z"(p)^Z"Q^p)-4Z"(2p)  =  o  ,    {*) 

idra 

(59)...    r-b'Zz=h\2a\Z"(3i)-(J^^)\  ■ 
^  I  \sin.7Tay  \ 

(•)  Voyei  page  53  du  Volume  cile  de  Legendee. 


I'AR    J.    PI.AKA  la^ 

Et  comine 

Z"{p)=^.^Z"{y-^p), 

r 

nous  avons  pour  Ic  calcul  arilhmelique  dc   J''  et  Z  ; 

(60) r=h  I2— I      .    na)  (h-/^.— .z'Y«-+--^  ; 

^     '  j         I  2  sm .  —  I  I  2  m        V        2  / 

(61) b'Z  =  Y—liU  —  (j^^^\—h.  —  Z"U-^a). 

^     '  \        \sin.7:a/  I  111        ^  ' 

Sur  ccia ,  il  faut  observer  qu'apres  avoir  reduit  en  decimales  le 
nombre  p,  il  faudra  poser  Tequalion  pz=q-\-{p — q)  ;  oii  q  designe  les 
milliemes  conlcnus  dans  p.  Ensuilc,  si  Ton  fait  j:=  iooo(^ — q),  Ton 
aura 

(62)  .  .  .    Z'(n-/j)  =  (iooo)^      ,^     .      r 

(3  j;  — 6jr-H2)     ,  , 

g '-^\Z(  n-^)H-etc. 

A'.Z(n-<7)-t-(^—  i)AlZ(i-t-<7)  j 

(63)  .  .  .    Z"(>+;,)  =  (,oooW      (6^^_,8^^,)  ; 

h"^ ^2 ^A\Z(n-7)-Hef.   j 

oil  Ion   a 

A  .Z(n-7)  =  Z(t-4-<7-+-o,ooi)— Z(i-4-7)  , 

A\Z(i  -f-7)  =  A.Z(i  -»-(yf-»-o,  001) — A.Z(i-+-(7)  ' 

etc. 

Pour  la  demonstration  de  ces  formules,  Ton  peut  lire  les  pages  81 
et  82  du  Volume  cite  de  Legendre.  En  les  appliquant ,  il  faudra  avoir 
r'gard  au  signc  qui  afTeclc  Ics  diflerences  A,  A',  etc.,  et  faire  attention 
que  les  seconds  membres  des  ecpiations  (52)  et  (61)  doivent  etre  calcules 
avec  una  approximation  supcrieurc  a  celle  de  j4  et  J",  afin  que  la  mnl- 

....  I  1  .  1.1.. 

tiplication  par    p  et   par   j-^   ne  porte  pas  atleinle  au   degre    d  approxi- 
mation  avec    lequel   Ton   entend   calculer   les    valem'S  de    B    et  de   Z. 


I  aS  MKMoiRK  sun  i.A  DiSTRiBUTiOR   DE  l'electricite  etc. 

Celte  rcmarquc  est  proprc  a  faire  sentir  la  litnitalion  a  laquellc  est 
sujetle  la  Table  Je  Legendre,  et  nous  averlit  qu'elle  Joit  etre  employee 
avec  ciiconspection ,  surtout  a  Tegaicl  de  la  valcur  de  Z. 

Pour  eciirc  les  valeurs  de  A  et  de  B ,  ainsi  que  cclles  de  Y  et  Z, 
sans  y  faiix;  a:=.i  ,  Ton  posera  ees  equations 


m 


(65) B 


(m) 


(67) 


1 

C 

I 

O 

I 


D'apres  ces  formules,  Ton  voit  aussitot,  qu'apres  avoii'  calcule  les 
valeurs  de  J,  B,  K,  Z  pour  «=i  et  pour  une  valeur  donnee  de  b, 
Ion  aura  les  valeurs  corrcspondanles  'A,  It,   Y,  Z  cpii  doivent  avoir  lieu 

pour  fl^j    et  pour  une  valeur  de  b  qui  serait  egale  a   y- ,    en    posant 

les  equations 

J  =  b.B  ;         u  =  b.A  ;         l=b.Z  .,         z=.b.Y. 

II  est  facile  de  dcmonlrer,  a  I'aide  de  ces  formules,  que  les  epais- 
seurs  Y  et  Z  ont  un  rapport  determine  avec  la  quantite  totale  d'elec- 
tricile  repandue  sur  la  surface  des  deux  spheres.  Pin  effet,  cette  quan- 
tite tolale  elanl  designee  par  E  a  pour  expression 

/^na.J-^iiT:b\Bz=E  : 


PAR    J.    PLANA  I  3Q 

done  en  faisanl  AsihA',   B=:)iB',  nous  aurons 


(68) ^^=.-.  .,„..    u, 


E_ 


En  substiluant  cetle   valeur   de   ft   dans  ies  equations   (64) , . .  .  (G-) 
il  viendra 


£A' 


C'i)) '^=irzr^4Tzr—jmTT  , 


,  _  E.bM' 

^''^ ~  iQ>.na{a-irb).D'  ' 

oil  Ion  a  fait  pour  plus  de  simplicite 


t/  I— < 

e 

^'=  F^(r''"^*-i)<~^"^^Log.(i) 
t/  I— <  ■ 

1 

J  I— < 

o 

Ainsi  il  est  clair  que  Ies  valeurs  de  Y  et  Z,  relatives  a  deux  spheres 
donuees,  serout  pi-oportionnelles  a  la  quantitc  totale  £  d'electricite ,  et 
non  i  la  tpanlite  repandue  separement  sur  chacune  des  deux  spheres. 

C'est  a  I'aide  de  I'equation  (68)  c[ue  Ton  determine  la  constanlc  h 
par  la  quantite  E  censee  donnee. 

Seme  II.    Tom.  VII.  r 


l3o  MKMOIRE    SLR    I.A    niSTRIBUTtON    DE    r.F.LECTRICITK    ETC. 

Je  vais  inaintenant  exposer  plusieurs  formules  nou\elles,  cpii  seront  fori 
utiles  pour  le  calciil  numeriquc  iles  qualre  quanlites  A,  B,  Y,  Z,  en 
supposanl  qu'il  doit  litre  fait  sans  Tcmploi  dc  la  Table  de  Legendre; 
oar  il  V  a  des  cas  ou  ces  (juanliles  ne  ppurraicnl  pas  elre  calculces  aver 
certitude,  autrcment  que  jiar  le  moyen  dc  ces  formules.  De  cctte  ma- 
uiere,  rien  ne  nianquora  pour  faciliter,  sous  ce  rapport,  la  comparaison 
de  la  theorie  avec  robscrvation. 

§  X. 

\'.n    rcinplarant    dabord    le    facteur   par    son    dcvelopperaenl 

I -H '-(-/"-<-/'-♦- elc. ,  el  posaiit,    jiour    plus    dc    simplicile  ,   A== -.   , 

lini   trouve 


bh 


I  r  I 


A= -\ --K T-^-=x — r-l-etc.  ■ 


•('-^-i  +  ^-^«*Oi 


liiais   Ion   a 

I  I  I  I  I  I  I  I  _ 

etc.  ; 

pariant  it  est  clair  quo  I'equalion  (42)  doune  la  serie 

,.  A^l  b  b  b  j 

Cest  aussi  ce  que  Ton  aurait  itnmediatement  par  Tequation  (^)  ob- 
tenue  en  finissant  le  §  VII.  Car  en  y  faisant  P-^o  ,  x=o,  g  =  h  , 
Ion  a 

CO  CO 

on  bien 

bh    = 


/(o)  =  - — ^7.;        b 


mats 

h  I 


I 


-=i— A- 


PAR    J.     PLANA  I  3  I 

done  nous  avons 

c'esl-a-(lire  la  serie  precedente. 

L'oii  Irouvcra  de  la  in«5me  maniere 

Cetle  serie  demontre  que  la  valeui"  de  B  augmcnte  a  mcsure  que  b 
diminue ;  inais  cet  accroissement  a  una  liinite  que  Ton  ohlient  eii  faisant 
b^o  :  alors  roii  a 

n         7    ^  '  I  I  I 

B=h    i-Hp-t-^.-f-TiH-^.-t-etc. 
el  coniine  Ton  sail    que  -r    est  la   soinme    de    cette    suite    iiifinie,  nous 

2 

en  concluons,  que  B=h.-^z=h{i,6^^g)  est  la  limite  vers  laquelle  con- 
verge I'epaisseur  de  la  couche  electrique  sur  la  sphere  du  rayon  b,  a 
mesure  que  son  rayon  devient  de  plus  en  plus  petit.  Et  il  est  clair , 
par  la  serie  (73),  que  j4  =  h  est  la  limite  correspoudante  de  i'epaisseur  A 
sur  la  sphere  dont  le  rayon  est  egal  a  I'unite.  Mais  s'il  e'tait  question 
de  calculer,  separementj  la  valeur  de  A  et  celle  de  B,  il  faudrait  em- 
ployer I'ecjuation  (Sa). 

Au  lieu  de  la  serie  (■74)  ori  pourra  aussi  employer  celle-ci  pour  cal- 
culer la  valeur  de  B;  savoir 

b  2b  3b 


6       2\2-hb)       3'(3h-2(5.)      4'(4-»-3Z.)| 
(75)  ...    B= 

/jb 5b 

5'(5-»-46)      6'(6-i-5b)      "^^ 

on  I'obtient,  en  ajoutant  a  la  serie  la  quaiitite  nulle , 


1 33  MEMOIRK    SIR    I. A    DISmiBL'TION    DE    LELECTRICITE    ETC. 

el    it'tluisant    i-nsuili'    .lu   ineinc    denominateur   chaque    couple    de   deux 
lernies  correspondatis. 

Si,  au  lieu  de  developper  le  factcur   Ion  developpe  la   qiiau- 

I, 
tile   exponenlielle  t    '"'■*,  la  formule  (44)  doniie 

77 rrl i tLoc^H — ; 7T'Lo^  -t 57 T-,Log\<-Helc.|  ■ 


H=      '• 


I  -+-/-t-^*-<-<'-4-etc. ) 


Mais  la  forniule 

T 

C  ,        „.  T         .,   /  '  \  1.2.3 Tl 

I  <//./"' L0£-".(  -    )=— --—    , 

O 

doiine 

o  o 

=  (•■2 -3 ")(7^-^^-^3^.-^-^tc.) 

=  (i  -a-S n)S„+,  ; 

parlant  ,  nous  avons 

(76)  ...  J^=x^^\s.-^^,s.-^^.s.,^^A^^^^-\  ■ 

Pour  augmenter  la  convergence  de  cettc  serie,  nous  remplacerons 
5j  par  (5, —  i)-f-i  ;  S^  par  (^3 — i)-(-i;  et  en  general  S\  par 
(S,  —  ')-•-'  •    alors  en  observant  que 


/>  b'  (>■  I 


iH r-»-, 7TT-+-, v^-»-etc..= Y—  =  i-\-b  , 


'-.+^ 


il  vii'itdra  .   I'n   posant  pour  plus  de  simplicilc  ,  k„z=.S„ — 1  ; 

(77)  .  .  .    Z?  =  -^+^^-^;A.+  __^A-34.^^-^A,+  (y:^A,-Hetc.[  , 
ou   Ion  a 


PAn     J.    PLANA 


1 33 


Log.A„ 

A-„ 

Log.A-,, 

9, 8095153 

A-. 

7,6103787 

A-3 

9, 3o54756 

K 

7, 3028487 

^. 

8, 9155224 

A-.,. 

6, 9976387 

A> 

8, 5673529 

^■,. 

6, 6938927 

^6 

8, 2391257 

A-,. 

6, 39 1 0869 

^•, 

7,9216476 

A-.3 
etc. 

6, 0888918 

On  peut  avoir  par  une  serie  analogue  la  valeur  de  ^,  qui  aura  aussi 
ia  propricte  de  donner  jd=.h  ,  lorsque  Ton  y  fait  b^o.  Pour  cela , 
j'observe  que  la  formulc  (42)  pcut  etre  ecrite  ainsi ; 

I  I 

J     (  I— «    )  J       l—t 


done  en  developpant  d'abord  la  quanlite  exponentielle  ^'"^  ,    et    inte- 
grant ensuile  comme  dans  le  cas  precedent,  I'ou  trouvera 

Mais  Ion  a 

I  — u'-i-u^ — u'-^-ii'  —  elc.  =  2  —  u 


I  -f-«  ' 


et  par  consequent 

//  P  I)'  2-t-A      (i-^b) 

I 1 _(_CtC    = -— — — ^    • 

done  la  serie  (79)  est  equivalente  a  celle-ci  ; 


i34  MKMOIllF.    sun    I.A    DISTRIUUTION    DE    l'ei.ECTIUC.ITI:    ETC 

cm  bieii,  en  reniplacant  j  par  a,   a  celle-ci  ; 

'      '  I  -t-y  ' 

J=h\i ^_a'A,-+-a'A,  — a'A,-4-a''A-,  — eic.j   ■ 

I         I  -4-a  J 

Cette  serie  titant  foiinee  de  termes  dont  les  signes  sont  alternatifs 
oirre  plus  d'a vantage  pour  calculer  la  valcur  de  y4.  Mais  il  importe  de 
remarquer,  qu'elle  peut  etre  Iransformee  dans  une  autre  plus  eoiiver- 
gente,  au  nioyen  de  I'equation 

-  —  --cot.a7:= :-+-A-.a'-l-A-  a^-t-Ata^-^-etc.  , 

2        2  I  —  a 

qui  derive  de  1' expression  de  cot.  9  employee  dans  le  §  VIII.  Car  il  est 
evident,  que  par  la  combinaison  de  cette  equation  avec  la  precedente, 
1  on  a 

I    I  3  7T  fl  f 

(80)...   A=hl — I i-f-  —  cot.7ta^-a'A•3-^-a^A-5-+-a'A:,-|-etc.[  . 

^    '  (2      I  — a       2  1 

Maintenant,  si  Ton  divise  les  deux  equations  (76)  et  (79)  et  si  Ton 
developpe  la  fonction  ainsl  obtenue  suivaut  les  puissances  de  — — 7  , 
1  on   irouvcra  un  resultat  de  cette  forme  ; 

ou   Ton  a  ; 

•"  (o)  ^  "J*     j 
■^(3)  =  '^5    » 

etc. 


PAR    J.    PLANA  1 35 

En  niduisanl  ces  coenkicns  en  iiombres  a  I'aide  de  la  Table  que  Legekdbe 
a  donne'e  dans  la  page  65  du  second  Volume  dcs  Excrcices  dc  Calcul 
Integral  ,  Ton  aura 

//(„)=  J, 644934  ; Log.^(„;  =  o,  2i6i485  ; 

//(,,=  I,  202057  ; '^(.)  =  0,0799251   ; 

/r,„=3,  788130  ; /r(,)=  0,5784252  ; 

^(j)=  I,  036928  ; /^(35  =  o,  oi57485  ; 

/r,)  =  3,  o58433  ; ^^)=o,  4854990  ; 

//,:;)  =  4,  388 1 52  ; ^(5j:=  0,6422770  ; 

etc.  etc. 

En  prenant  b^ — ,  les  quatre  premiers  termes  de  cette  serie  suf- 

fisenl  j)our  donner  la  valeiir  de  —  exacte  jusqu'a  la  troisieme  chiffre 
decimalc  inclusivement ,  c'est-a-dire  que  Ton  a 

-j^l  I }\^>  ^44934  "♦"O,  01 202 1  -4-0,  000379-1-0,  00000 1 1 

PoissoN  trouve  i,6343  dans  la  page  63  de  son  premier  Memoire. 
Mais  I'exces  dc  ce  nomhrc  doit  tcnir  a  une  errcur  de  calcul  ;  car 
il  importe    dobserver    que    sa    formule    est    fautive    a    Te'gard  du  lenne 

niultiplie  par j—^  ,  puisque  le  coeflicient  de  ce  terme  est 

et  non  -^^  seulcmcnl. 
■Jo 

En  calculant ,   separement,  les  valeurs  de  yi  tt  B  par  les  series  (77) 

et   (80)    Ion    trouve;    .'/:=o,  9998367 ;    5=1,6240884.    H    sufiit  pour 


i36  MKMoiBE  sun  LA  uisthibutiok  dr  i.'electricite  etc. 

cela    de    negliger    Ics    tfirmes   multiplies   par    /r, ,   A^    etc.    L'oii    a    tlonc 

=  1,1)34354  ;  et  ce  lesultal  est  exact  jusqii'a  la  cinquieme  chillie  de- 

cinialo  inclusivemcnt. 

Si   Ion   voulail  roiUiiincr  plus  loin  la  serie  des  coefliciens  numeriques 
//(„,   Toil  aurait,  d'apios  la  tlieorie  des  series  recurrentes  : 

etc. 

§XI. 

Pour  developper  de  la  meme  maniere  la  formule  (4i),  nous  ferons 
pour  plus  de  simplicite  ; 


ce  (jui  donne 

l> 

£n  develo|>pant  mainlenant  Ic  facleur  et  inlegraut  ensuite  Ton  aura 

^-4(.-H/-r  __^ ^ ^ 

(     {i-k'f    (2—k'y    (3— A-y     *'*''■ 

et  en  subslituant  pour  A  et  A'  leur  valeiu',  il  viendra 


PAH    J.    FLAXA 

r""viT^y  "*"V7+37;/  ~(j:i^'jb) 
(82) r=h{ 


I  3  ^ 

(83)...r=4i"('-+-/-')^i  /■ 

5  7  I 

■^  [(4+5  ^.)  (G-t-5 /.)]•  "^  [(6-1-7 />)( 8-1-7  6)]' "*■  ^''■- ) 

Cello  serie  demonlre,  que  la  valeur  de  V  converge  vers  h  a  niesure 
(|ue  b  diminue.  Effectiveraent,  I'on  a 

o 

(Ion  I'on  tire 


(84) ^=^-*T( 


hb^      fd 


I  —  t 


expression  qui  se  reduit  a  h  lors(pe  b=zo. 

En  developpant  le  facteur  ^*' — 1~  ' ,  nous  avons 

2  A"                     2  A'* 
<*'—<-*'=  3 A' Log. « -I ^Log'.fH Log'.f-Hetc.  ; 


done  en  integrant  il  viendra 


2^'  0     .  -^**  C-     .  4*' 


(85)...  r=A. 


f^i,,    Y''^ 2\i^by^''^ 2'ii-i-bY^'~^ 2''(i-i-by^ 


2(n-An         5is 


5 .  •+■  etc. 


^3»(n-/!))»    ■■ 

En  remplacant  1S3  par  (^S) — i  )-4- i  ^Aj-t- i ;  ^5  par  As-»- 1   etc.;  et 
remarquant  que  requation 

Serie  II.    Tom.  VII.  s 


1 38  .MEMOIRE    son    LA    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE     ETC, 


I  -t-3a'-t-3M*-»-4"'H-etc.  ^- 


doiilir 

a  //  3  A'  _       iG.(iH-/')' 

nous  aurons 

(86) F=/i-        «'*^'<-^^) 


[(3-H/>)(a-t-3A)]' 


II.-   .  o    ,,    -.\_ 

En  divisanl  les  deux  equations  (85)  ct  (79),  el  developpant  ensuite 
j-^                                                     / 
la  fraclioii    — -  suivant  les  imissances  de    r.  Ion  aura  nne    serie   de 

cette  ferine ; 

(87)  ...    -  =  ,^-^— -^G(,,-^-p^G(3,H-^-^^^G,,,-etc.  , 
ou  Ton  a; 

3 

5  5 

G»)'='S'»-t-'S'<,G(,,-4-53G,j,-4-5,G(,,-*.5jG(5)-t-5, G,ft)  ; 

<^.;!=(^-^')'^;-t-5.^,-t-5',G(5,-t-^,G(„-»-5,G-,,-h53G,.-t.5,G;,,  ; 
etc. ; 


PAR  J.  PI.ASA  I  39 

G(,.=:  1, 644934  ; Log.Gi=o,  3i6i485 

G(,)=  I,  8o3o85  ; G(,)  =:o,  aSGotGa 

G(„  =  3,  788130  ; G(^)^o,  578424s 

G,„:=:6,  339430  ; G(-.)—o,  795 1449 

G(6;=  1  I,  196343  ; Gj,^=  I,  04907G3 

G,„=  10,  33995  ; G{„s=  i,oi45i84 

etc.  etc. 

Les  trois  jncmieis  lei'jnes  de  cette  serie  soiit  leiix  qu'on    voii  dans 
la  page  69  ciu  j)remier    Memoire  i\e  Poisson.    En  prenaiit,  comine   lui , 


h 


=  0,01     Ton    obtient    --j  =  i,  onoi6a6.     L'on    aurait    le   noinbre 


1,000166  St,  par  incprise,  l'on  ajontait  le  iroisitmc  lerme  tandis  qu'il 
doit  elre  retranche. 

Soil  Z>=:  1  ,  ce  qui  arrive  lorsque    les  deux  spheres  en    contact  sonl 
egales.  Alors  la  serie  (83)  donne 


r=8h 


et  la  serie  (83)  donne 


1      I 

r''*"5^ 


III        i 

—  -!-+--. ,-+-elc.  5   . 

7       9"  ' 


En  reduisant  en  decinnales  les  huit  preiitiers  tcrmes  de  la  premiere  l'on 
lrou\e 


y=8h, 


o,  1 1 1 1 1 1  -4-0,  002449-4*  0,  ooo5io-t-o,  000(84 


I   -4-0,  0000864-0,  000045  M-o,  000028 -+-0,  000018  ) 
=  8/i(o,  n443i)  =  /»(o, 915438)  . 

Mais  l'on   se   troinperail,   si   Ton   croyait  que  ce  nombre   est  exact 
au-dela    de   la   troisieme   cliillre    decimaie.    En   effet;  si   Ton  reduit  en 


l4o  MKMOIRE    SUR    LA    DISTRinL'TlON    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

uonibres  la  secondc  seiie,  tpii  a  la  propriele  de  donner  des  resullals  al- 
tcinativement  plus  petits  el  plus  grands  que  le  veritable  suivant  que 
Ion  sounnc  un  nombrc  pair  ou  impair  de  lermes  Ton  trouve : 


>iniibrc 
lies  tcrnics 

Soiniuo 

Nombrc 
dcs  termcs 

Sonimc 

a    .  .  . 

4  ... 

6  .  .. 

8  ... 
lO    .  .  . 
12    .  .  . 

.4  ... 

i6  .  .  . 

1          i8  ... 

20    .  .  . 
22    .  .  . 
24    ... 
26    .  .  . 
28    ... 

......  8888889   .  .  . 

.  .  .  0,9084008    .  .  . 
.  .  .  0,9124821    .  .  . 
.  .  .  0,9139548    .  .  . 

••  •  ",  9^46449  ■  •  • 

.  .  .  0,9l5022I    . . . 

. . .  0, 9i525o4  . .  . 
. . .  0,9153989  . . . 
...0,9155009  ... 

•  ••  0,9155739  . . . 
. . .  0,9156280  . . . 

•  ••  0,9156691  .. . 
. . .  0,915701 1  . . . 
. . .  0,9157265  . . . 

...    3  . 
...    5  . 
...    7 
...9 
...  1 1 
...i3 
...  i5 

•••'7 
...  19 

...  21 

...23 
...25 

...27 
...29 

.  .  .0,9288889 
.  .  .  0,9207465 

•  ••  0,9 '83992 
...0,9174150 

•  •  •  0,9169125 
.  . .  0,9166221 

•  •■  0,9164395 
. .  .  0,9163172 
. . .  0,9162314 
...  0,9161688 
...  0,  9r6l2i8 
...  0, 9160856 
. . .  0,9160571 
. . .  0,9160343 

Done  en  prenant  la  moyenne  des  deux  derniers  resultats  Ton  aura 
>  :=/t(o,9i588i4) '■  et  Ton  pourra  regarder  ce  nombre  comine  exact 
jusqua  la  quatrieme  chiffre  deciinale  inclusivement. 

II  y  a  une  autre  manierc  dc  developper  la  quantite  P,  qui  pent 
clre  utile  dans  quelques  circonstances.    En  developpant  d'abord   le  fac- 


tfur  I 


i^b 


1  ,  et  ensuite   le   factcur 


I  —I 


,  la  formule  (4')  donne 


1 

/>  n  r'-H^-'+'- 


•  etc. 


Log.Q- 


■  etc. 


PAR    J.    PLANA  i/j 

b 


oil  I'on  a  fait  pour  plus  de  simplicile,  A=.^ rr 

2(lH-(&) 

II  suit  de  1^  que  I'on  a 


{(7itF-*-(^  -^(si?-^*^'"-] 


■+ 


4     ["    I  I  I  1 

( I  -h^r  M  i-A)'-"*"  (2-A-  )r*"  (3-A)^  "*■  ^**'- J 

etc.  ; 
en  substituant  pour  k  sa  valeur,  et  posant  pour  plus  de  simplicite 

Ton  aura 

(88)  .  .  .     Y=hV\i.7.. S,'-h  2".  3 5;-K a\ 4 ^/-t- a*. 5 S^-^- etc.  j  . 

D'apres  la  regie  du  §  VI,  la  foi-mule  (43)  donnera  les  series  suivantes; 

I  I  I  I 

,\'      (n-2i-)""*"(3H-2Z»)'~(3TW"^(5+4*)'~(5-»-66)*l 
(89)...  Z  =  ^,'  ' 

1  III 

-»-(^^:6if~(^:i:8^"-^(^:i:^'- (9+106)'-*-^**= 
1        3 5 

|(i-4-26)'"*'[(3H-26)(3-<-4/!.)]''^[(5+4Z.)(5->-6^)7l 
(9o)...Z  =  4A(n-6)._ 

7 

r2-»-etc. 


[(7+6^)(7-<-8A)]' 

,  -  y  /i  /'  \„  2.55  3.5,  4.5;  I 


i4a  Mi-MoinE  si'n  i.a  DismiBUxroN  de  l'electricite  etc. 


'b       b  - [{i^^b){Z-^2b)]' 

h        \  2A-,  3/.-.  4A-,  \  . 

{y3)..Z  =  AJ2.253''-+-2'.3Z»5;'-f-2'.4i'5/'-t-2".5A'5,"-^elc.  \  ; 

oi\   Ion   a  fait 

^  „  I  J  I 

''*'■  =(n-2Z.)«"*'(3+4i)""*'(5-t-6/;)""^*^"'- 

Ell  faisaiit  /^  =  ()  dans  ccLlc  ilerniere  serie  Ton  a  iinmediateaient 

j>oiir  la  limite  vers  laqucUe  converge    la   valeur  de   Z   a  mesure  que  b 
diininiie.  Pour  reduire  facileruent  celte  serie  en  nomhres,  il  sufilt  d'ol)- 

server  (ju'elle  est  egale    a   (  i  —  oI'^j'  a'oi'S  Ton  a  d'abord 

Z  =  /<.253  =  A.^(l,202057)=:/j(4,  207199)    . 

Apres  ces  series,  je  reprcnds  la  consideration  de  I'tquation  (42) 
pour  donner  des  foiTnules  Jiiiies ,  propres  au  calcul  numerique  de  la 
quant ite  A  pour  Ics  cas  011  le  rayon  b  sera  donne  rationnelleinent. 

§   XII. 

Snpposons  done,  que  b^=—  est  la  valeur  donnee  de  b,  sous  la  con- 
dition cxpresse  que  m  et  n  soient  deux  nombres  enliers  et  positifs. 
Alors,  eu  faisant  t=:x'"'*'",  la  forinule  (42)  sera  Iransformec  en  celle-ci; 
savoir 

nih    -       ,      ^  ,  ,  fclx.  ■y"'-' 

//= Lo2.(a:""^"— i)-»-w/i  I  

ni-^n      ^^  '  I   I  — 


X" 


PAR    J.    PLANA  143 

Avant  d'aller  plus  loiu  il  faut  distingucr  deux  cas:  celui  oii   m-4-« 
serait  nombre  impair  et  celui  oi\  il  scrail  pair. 
Dans  le  premier  Ton  a 

jc'"—  I  I 


m-i-n  X  —  I 


-»-/?  ; 


et  par  consequent 


^=:^j^--^-^Log.(m-+-ra)-HmA  |  Rdx 


m-i-n 


Done,  en  faisant  m-4-re  =  2/-|-i  ,  nous  aurons 


mh 
■2/-f  I 


(I) ^=::^EifTLog-(=/+0+'«/'J^^:^ 


pourvu  que  Ton  ait  soin  de  retenir  seulement  les  facleurs  reels  du  second 
degre  de   i  — x'^"*". 

Dans  le  second  cas,  nous  avons 


X" 


I I {— i)"       1        .,^, 


I  —  ar^"  m-^n  x  —  i       m-^-n  x-t-i 

partant 

.        mh  ,        .         „, T  mh  ^       /m-i-n\         ,  T^,  , 

o 

Done  en  faisant  m-Ji-n  =  -if  et   m=3^-4-i  ,  Ton  aura  Tequation 


(II)...    ^y  =  'li£|±^)Log.(4/)^/i(2AM-i) 


pourvu  que  Ton  retienne  les  facleurs  reels  du  second  degre  de  i  — x^^ 
a  I'esclusion  de   i  — x^. 


■  44  SIKMOIRE    sen    I.A    DISTRIDUIION    DK    I.'lit.KCTRlCn  E    ETC. 

Pour  iuialyser  completcniciit  ces  deux  cas,  (pxi  les  compremieiit  lous 

en  supposaiu  la  fraction  —  re'iluite  i  sa  plus  simple  expression,  j'observe 

jjuiii  appliipiaut  iii  la  fonnule  donnce  par  Euler  dans  la  page  Ho  ilu 
I"  Aoiume  de  son  Calcul  Integral  Ton  a,  apres  avoir  fait  pour  plus  de 
siniplicile  ; 

amn  ^,_(  ?.  A--4- Qtt 

&=--7- ,  C/      7 ? 

2/-»-i  y 

(1)'.  .  .  A  =  —. —  Loi'.(3/-Hi) p — .Z.cosi9Log.l  asm  I 

3Wi/i     £/;:  irt    \  .    .„ 

-I--7 — ./,( 7 — IsinjO  ; 

( 11 )'.  .  .  ^=L__L  Log.4/-  ^     y  ^    .  Z  cos  t  e  'Log.  [  -^  J 

(2A:-m)A  ^r/r:       trt\  .    .., 
H-^— ^.l(--^Js.n,9'.. 

Cela  pose,  reunanpions  que  Ton  a  ces  deux  formules 

cos  -  —  cos  (  H-  2  t  )  - 

3  2 

sini^-t-sin  2!|'H-sin3<// .  .  . -t-smi(//= ; 

2sia-<i 
2  "^ 

sin(i  -t-2  0- 

1  2 

COS(i-4-COS2l|*-+-COs3(i.  .  .  -♦-C0St(|'  = 1 ; . 

2  .     <l) 

asm- 
2 

En  ditferentiant  par  rapport  u  <//  les  deux  metnbres  de  la  seconde  I'on 
aura 

(1/ 

.      .  ,  cos  ( I  -H  2  0  - 

sinii-H  2sin2i//-+-3sin3t// . . .  -+-/sini<//= 


4  sin  -<i  a  sin- 


II suit  de  la  cpie 


PAH    J.    PLANA  145 


/ 


cos -5  —  coswrr 
2 

•    1  ^ 
2  sin  -  & 
2 


/.cos  {9=: ; 


/-' 


«,'.  .     .„       sin/'9        /   cosmr:            / /"       i  \  cos/mtt 
^/siiw9= =^— -• =— I   --^-7  I ■ 

4  sill  -  sin- 9  ^  ^■^  sin -5 

22  2 

En  substituant  ces  valeurs,  la  foi'mule  (I)'  se  reduira  a  celle-ci; 

/Tvii  J         mil    .  ,     -       .  mnh  /    mn    \ 

(I)" ^=—r Log.2{2A-i)H — -j—^ rcoll— ^; I 

^'  2^-1-1       o     ^ -^         '      2(2/-»-i)       V2/-H1/ 

2mA      i,       / 2mni\^       F  .        i-     1 

7 ./,cosl  — = —  JLoc.  I  sin— 7 — -  I  . 

2y-»-i     ,        \2^t-i/      =L       27 -Hi  J 

Par    (les    reductions   semblables    Ton    trouvera    que    la    formule    (II)' 
donne 

(") ^=^ — ^y-^Log.(4/)^-^ — ir~~    — 7r~ 

—  ^ ..         .  Z  cos  -^ r: — ^Lo"  I  Sin  —p,  I   . 

J  .  f  "    L  2/J 

Remarquons  maintenant  que  la  somme  indiquee   par   la   caracteristique 

/-,  /-.         / 

/!  demeure  la  meme  en  remplacant  J!  par  I!  a  cause  que 


Log.  (^sin  .-0.^  =  Log.  { I )  =  ( 


Done  on  peut  reunir  ces  deux  formules  dans  une  seule ,  et  ecrire  pour 

toutc  valeur  rationnelle  —  de  A  ; 

n 

Serie  II.    Tom.  VH.  t 


1^6  ME.MOIRE    SLR    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.  ELECTRICITE    ETC. 

h.in  r  v-i         h.mr.  f   mn   \ 

(q4) ^  = Loc.  fa  (/»-*-«)] -+-—7 — ; — rCOt.l  — ; — 1 

smh'"'*'^'        2mn.ij^       F   .         in    1 

I.     COS. Lo<;. Ism. I  • 

m^-n     ,  rn-^n       "  L        m-4-Hj 

A  I'aide  de  cetle  fonmile  et  de  la  formule  (5a)  qui  donno 

_       n     ^          Tih.n  /   mr.    \ 

(ip) Bz=—,y4 ; -\COt.f — --  I  , 

Ion  pouna  calculer  separement  les  valeurs  de  J  eV  B ,  en  se  rapjjelanl, 
que  les  lofi;arithines  qui   entrent   dans   I'expression  de  A  sont   hyperbo- 

liques,  et  que  Ion  doit  prendre  pour  -(m-^n)   Ic  nonibre  entiei    im- 

uiediatement  inferieur. 

Ell  subslituant  pour  A  sa  valeur  dans  celle  de  B,  Ion  a 

(96) B=-p^^l.o^.[.{m^n)] ^^cot.r-^) 

^y   '  m(m-^n)      »  l    \  is       o.ni(m-^n)         Xm-^n/ 

ihn      ^'"■*2' "        amTt.i'  V  .         i~    1 

; r     /,     COS. Loc.  Ism. ; — I  . 

m{m-i-n)      ,  nt-^-ii       °  L         m-+-«J 

II  suit  de  la  que  dans  le  cas  fort  simple  de  a=ib^i  ,  Ion   a 

A^B  =  h'Loo.  2  . 

Mais,  pour  ollVir  uu  exeniple  du  calcul  de  ces  fonnules  dans  un  cas 
im  peu  complique ,  nous  prendrons  m^^,  nz=ii.  La  formule  (94) 
donne 

./ = -i^ .  Lot-.  3o -H  ^' ■  cot .  48  ° 

( — sin 6 ".Log. sin  i  2°  —  cos  12".  Log.  sin  24"' 
g  /^  l-»-sin  i8''.Log.sin36°-4-cos24°.Log.sin48° 


1  5  1*1  1       .  . 

I — sin3o".Log. sinGo" — cos 36".  Log. sin  ■72° 

•sin  4  2  ".Log.  sin  84° 


PAH   J.   pr.ASA 
on  m  desi£;ne  Ic  module.  Nons  avons 


,4: 


Log.  sill  12"=  —  o,  682121 1 
Log.  sill  24"  =  —  o,  3906867 
LQg.sin36"  =  —  o,  2307818 
Log.  sin  48"  =  — o^  1289265 
Log.  sin 60"^  —  o,  0624694 
Log. sin  72"  =  —  o,  0217987 
Log.  sin 84"=  —  o,  0028857 


Log.  0,68212 1 1  =9,  8338617 
Log.  o,  3906867  =  9,  59 1 8287 
Log.  0,  280781 3  =9,  8682006 
Log.  o,  i28926.'>  =  9,  1 1 0342 1 
Log.  o,  0624694  =  8,  7906654 
Log.o,  0217937=  8,  3388809 
Log.o,  0028807^  7)  8776168 


—  sin 6°. Log. (sin  12°)  =-f-o,  07 1 80 1 1   ; 

—  cos  1 2°.  Log.  (sin  24°)  =  -t-  o,  882 1 490  ; 
sini8°.Log.(sin36")=  — 0,0718153  ; 
cos 24°. Log. (sin 4 8°)=:  —  0,0117780  ; 

—  sin 3o°.Log.(sin6o)''=:-+- 0,0812345  ; 

—  cos86^Log.(sin72°):=-^-o,  0176817  ; 
sin42°.Log.(sin84'')  =  — 0,0015964  ; 


2rt 


Yg-^  Log.  3o -4-^  cot.  48°  =  0,9069859 -1-0,  8771600  ; 

A  8 

^=  1,28415  —  ^5 (0,8116246)=  I,  28415  —  0,  8826890  ; 

./^=A. (0,90146)  . 
La  formule  (67)  donne 


l4f>  MEMOIHE    SUR    I. A    nlSTniBUTION    DE    L  ELECTniCITE    ETC. 

7?  =  /i—jT- (0,9014*5  —  0,  754320o)=/<(i,  1 1274)  ; 

parlaiil   Ion  u 

—  =  0,  8ioi36   . 

n  ■ 

PoissON  trouve,  clans  la  j>agc  5o  de  son  second  Menioire,  0,8107 
pour  ce  meme  rapport;    en    observant,  que,  d'apres  noire  maniere  de 

A  B 

calculcr,    hi    (juantite    -j;  rcvienl  a  cclle  qu'il  expriine  par  —  .  IMais  cet 

exeniple  ju'ouvc  que  nos  formules  exigent  iin  calcul  plus  facile. 

Cepeiidant,  si  ron  demandait  les  quantiles  A  tt  K  avec  un  degre 
dexactilude  superieur  a  celui  des  milliemcs ,  il  serait  plus  avantageux 
d'einployer  les  formules  (5 1)1  (Sa) ,  (62)  avec  la  Table  de  Legendre. 
Cest  ainsi  qu'ont  etc  calculees  les  valeurs  de  A',  B' ,  Y' ,  Z'.que  Ton 
voit  dans  la  Table  qui  leiinine  ce  Memoire ,  en  observant  que  nous 
avons  fait  y^  =: A ^ ',  Bz=hB',   Y^hY',  Z=zhZ'.  Dans  la  construction 

de  cette  Table  Ion  a  choisi  de  preference  les  fractions  - ,  tt  etc.  pour  b, 

20' 

parceque  la  simplicile  du  rapport  j  entre  les  rayons  des  deux  spheres 

rendra  plus  frequent  I'usage  de  ces  resultals  numeriques. 

Pour  verifier  une  table  des  valeurs  de  A  et  de  B,  calculee  par 
les  formules  precedentes  ,  Ton  pourra  employer  la  relation  suivante. 
Soient  A{b),  A(b'),  A{b")  trois  valeurs  de^^  correspondantes  a  b,  b',b"; 

oil  I'on  a:   b'= --;    ^"=    ""       :  d'apres  les  equations  (45)  ct  (47) 

nous  avons  ces  quati-e  equations  (abstraction  faite  du  facteur  commun  h) ; 

^{Z-)  =  -ajCH-Z'(a)j   ; 


PAR    J.     PLANA  I^Q 

lescpelles  donnenl 

^»^i^|_rip=„.,„.,„_z.(a,-Z.(l+„)*,Z'(,a). 

Or  il  est  demontre,  que 

Z'(a)-»-Z'(^-l-a)— 2Z'(2a)=--'>-Log.2  ;     (•) 
partant  nous  i-\vons 

(97)  ...    ^(i)-|--^//(A')— .^(i")=al2Log.>-»-ntang.n:aj  , 

pour  I'equalion  dc  condition  a  laquelle  devrout  salisfaire  Irois  valeurs 
de  A  que  Ton  aura  calculecs  avec  les  rayons  designes  par  b,  b' ,  b", 
que  nous  supposons  chacun  plus   petit   que   I'unile.    Lorsque   I'on   aura 

i">  I  ;  ce  qui  arrive  si  Ton  prend  i>-o  ,  il  faut  observer  que  Ton   a 

J(b")=:^,BQ-^=b"Qr)'.BQ^ IVoyez  §  IX}  , 

ou  ^(777)  designe  la  valeur  do  B  relative  a  b:^-p;.  Done  en  ayant 
cgard  h  I'equation  (Sa)  il  est  clair  que  Ton  a , 

^(i")=^"j^(^,)-^,cot.-^,j    . 

En  substituant  cclte  valeur  dans  I'equation  precedente,  Ton  aura 

(98)  ...  ^(A)H.-£i^^(i')_-^^(i,)  =  a|aLog.2^-ncol.r:ai, 
pour  I'ecpiation  de  condition  relative  aux  cas  oil  Ton  a  //'>i. 

(")  Vojez  page  155  du  second  Volume  des  Excrciccs  de  Calcul  Inlcgral  de  LECE^DBE. 


i5o  MK.iornic  sun  i.A  distiiidltion  de  l  Ki.tcrr.iciTE  etc. 

Pour  verifier  d'une  maniere  analogue  les  valeurs  de  V  et  ile  Z,  on 
peut  observer,  que  les  equations  (56)  et  (Sg)  donnent,  en  ge'neral , 

(99) r(b)-PZ(b)  =  Y{b")  ; 

et  que ,  si  la  quantite  b"  surpasse  I'unite  ,  Ion  a ,  en  vertu    de  I'equa- 
lion    r(4")=ji;,z(i,)  ; 

(.00)  .  .  .    r{b)-b'Z(b)=^.  zQr)  ■ 


Ces  equations  sont  fort  remarquables  par  elles  memes,  indepen- 
daintnent  de  leur  emploi  pour  la  verification  des  calculs  nnmeriques. 

Avant  de  terminer  ce  §  je  ferai  remarquer,  que  par  le  rapproche- 
ment des  equations  (4^)  et  (94)  Ton  peut  etablir  I'equation  ^n/e 

,  fdt(i—t'—)  n  -       /2to\ 

s.2<7ra.Los|sin(^^jj   , 


•2       Z       COS. 


toutes  les  fois  que  la  quantite  a  pourra  etre  exprimee  rationnellement  par 

le  rapport  =  a.  Le  second  membre  de  cette  e'quation  ne  constitue 

pas  une  fonction  continue  de  a:  mais  il  resulte  de  I'equation  (80),  que 
pour  toule  valeur  de  a  plus  petite  cpie  I'unite  Ton  aura,  par  une  fonc- 
tion continue  et  infinie,  I'equation 

r 

,       ,       Ciltii — f~')  a'  I       71  „       .,       ., 

(102) ...  I  — ! J= . cot.are— a  A-,— a'As— aU-,— etc. 

;       I  —t  I— a       aa      2  , ,  ' 

(I 

Pour  adapter  ces  deux  equations  au  cas  ou  Texposant  de  t  serait  a  au 
lieu  de  a — i  ,  11  faut  observer  que  Ton  a  idenliquemeiU  j 


r  T 

(,o3)...  r^^(i-^')^' ,  fdi{i-t'-) _ 

J       '— '  a     J         •— ^ 


PAR    J.    PLANA  l5l 

ainsi  que  nous  I'avons  deji  dit  plus  haut  pour  former   I'equation  (78). 
II  suit  de  li  et  de  I'equation  (45)  que  Ton  a  pour  loute  valeur  ration- 


uelle  de  a  = 

m-i-n 


(io4)  ...    C-t-Z'(a)  =  — ".cotna  — Log.r— ) 

-+-     /,     coS2t7ra.Log. j  snil II; 

et  |)our  une  valeur  quelconcpie  de   a   plus  petite  que  I'unite  , 


(io5) . . .  6'-HZ'(a)= : cot.a;:— a'A-3 — a*A-;— a*A:,  — etc. 

'  '  1  — a       2a      2  '  ^  1 


§  XIII. 

II  est  mainlenaut  facile  d'evaluer  la  force  repulsive,  ou  attractive, 
que  les  deux  spheres  electrisees  en  contact,  peuvent  exercer  sur  un 
element  superficiel  electrique ,  qui  serait  place  exterieurement  a  leurs 
sui'faces  sur  la  droite  qui  joint  les  centres.  En  effet,  conformement  aux 
principes  generaux  enonces  dans  les  §§  II  et  V,  cetle  force,  que  je 
nomme  B,  sera  exprimee  par 

da:       dx^    ' 
pourvu  cpie  Ton  prenne 

De  la  Ion  tire 

en  regardanty'f  -   1    comme    le  [eoeflicicnt   differcutiel    de    la    fonclion 
J  y  -  I ,  pris  par  rapport  a   - .   Done ,  en  remplacant   x   par   -  ,   et  se 


iSa  MEMOIRE    SLR    I.A    DISTRIBUTION    DE    l'eLECTRICITE    ETC. 

rappclant  que    a  =  — '—j,  les  formules  (Sg)  et   (4o)   donncront  imme- 

dialement ; 

I 

dV _  4-^'  a      Cdt.{t'-'—\)i^' 
ilx      (x — i)*    I  I  — t 

(x-xyj  i—i 

o 

Cela  pose,  si  I'ou  remarque  que,   en  ecrivant,   pour  uu  moment, 
J{x,  b)  au  lieu  de /(x) ,  Ton  a  I'equatlon 

bF{x)=f(x,  i)  , 

Ton  verra  aussilot,  que   /^^^^^/(  —  ,    jj.  Done    en  remplacant  x 

X                         I                                                           ^/^ 
par  -7! ,  et  ^  par  ^  dans  cette  expression  de ^    1  on  aura  celle   de 

—  h— — '-:  cest-a-dire  cnie  Ion  a: 
ilx  ' 


1 

</F_  4-^.a     jdt{t-'—i)F^ 
dx_  ~  (x—bf  I  i_« 


4 

( 


t 

47r/z.a'      /,/<{<-_,)<^T='*Log.('-i') 

^=^-J ^^^^ 


Actuellement,  si  Ton  fait  ; 

a'  = ;      a"'=n ;  a''=^^ -~  \  a''=  n 7, 

X— I  '  X— I  x^  —  b  x_— 6 

Ion  pourra  ecrire 


PAR    J.    PLANA  1 53 


I  1 

lio6)       _'iy^l\^^^-^     \[dt{t^-'—i)       Cdt{t^--'-x)\ 
^       '"'        ,lx       (x—\f']j  i_«  I  i—t         \ 

O  O 

1  I 

-(i^^-    / !W_/ !ii;  ; 

o  o 

I  I 

(.0^)..  -:^-  ■''"^^■"   i  p/< (<-"--.)    (\it{t^'--i)i 
^  ''      'f^~{^-^r  \) — T^^^Tt J — r=7 — S 


(X 


En  ticrivant    ces  iiilegi'ales,   conformemenl   a  la  nolalion    de  Legendre, 
defmie  dans  le  §  IX,    Ton  aura   cette   expression  de  la  force  R;  savoir 

( I  o8)  ^^.  'i  =  ,^^.  j  Z'(a'")-Z'(a")  j  +^^  }z"(a")-Z»(a")  j 

Pour  calculer  les   quantites   Z'(p)   et  Z"{p)  Ton  pourra  employer 
la  Table  de  Legendre,  ou  bien  faire  usage  des  series; 


(109)... 


}Z'(p)=(i-C)-^-  -i^.  - 1 cot.np-p%-p%-p%-etc. 


(..o),..| 

f  Z"  ( p )  =  — i  —  7-^^.  H A 3pA-3—  4;''A:5—  6/j^A-,-etc. 

Serie  II.    Tom.  MI.  u 


ij4  memoire  sud  I. a   distribution  be  l  electricite  etc. 

El   si   Ion    veut   deduire   les   valeurs  de   Z'(p)   de  cellcs   de   y/',  il 
faudra  se  rappeler  que  dapres  les  equations  (45)  et  (5i),  nous  avons 

Z'(p)=-C-~  ;  Z'(.-H/))=--C--'  . 

'  p  '        p  p 

\ 
Cherchons  maintenant  ce  que  devient  la  force  repulsive  R,  relative- 
ment  a    deux   spheres   de   nieme    rayon ,   sur  un   point  e'loigne    de    leur 
surface  d'une  quantitc  donnee  x'-  Ici,  nous  avons 

a^A=i   ;  a  =  -  ;  jr  =  3-f-jr'  ;  x  = — i — x*  ; 


el  par  consequent 


.,         S-Hjt' 


"'. 


a'=-r— i  ;        a"==iH- 


r 


4-*- 2  a:  4 -♦-2  J?' 


1  -t--^ 

a"=  I 


4-t-2x'  4-1-2X 

Mais  lequation  (47)  donne 

Z'(a")=Z'(a-)  — :icot.;:a"= L  — ncot.?ra"4-Z'(n-a")  ; 

Z' (a") = Z'(a"'—  I )  ^  n cot.  7: (a'"—  i ) = ^n^ i-7Tcot.7i(a"'—  1  )4-Z'(a"')  ; 

R   ——I 
et  Tequation  (55)  donne 

^''(^'')  =  sW^-^''(«'')=ii^'- a- -^''(' -^''^" )  ^ 

^''(^')=si^7:;fi^)-^V''-.^ 

Done,  en  substituant  ces  valeurs,  il  viendra 


PAR    J.    PLANA 


r.h 


(3-+-x')^/a""      (a'"— i)'      sm'.;ia"      s.a'.7r(a"'— i) 
Actuellemcnt,  si  I'oii  fait 

*  -3_a"'  '  -I -a"  ' 

et  si  Von  nomnie  A'",  A"  les  valeurs  correspondanles  de  la  quantite  A' 
definie  plus  liaut,  Ton  aura,  d'api'es  Tequation  (So); 

A"'=  I  —  C(a"'—  I )  —  (a'"—  I )  Z'  (a'")  ; 

^"=1— Ca'"— a"Z'(n-a"')  ; 
et  par  consequent 

v/lv  J  "I 

r'  ic"'\ 7' I,  _i_-i>v\ 


Z'(a"')  — Z'(n-a"')='-^ ;P h-jT, r,  • 

'  'a"      a '  —  I      a" —  i      a" 

En  substituant  cette  valeur,  et  observant  que  cot.Ka"= — cot.Tra" 
et  -^na"-^-n{a."' — i ),  Ton  verra,  que  la  valeur  precedente  de  R 
peut  etre  ecrite  ainsi;  savoir 

-♦-■ 1\^  -*•; — r-ZFT't-*-!-^ rr» col.2;i(a'  —  i) 


^n'h 


{"i-^x'Y'  sin\  2 ;:  (a'" —  i ) 
Dans  le  cas  fort  simple  de  ■r's:  i  I'on  a 


1 56  MEMOIRE    SUR    LA    DISTRIBUTION    DE    I.'ELECTRICITt    ETC. 


■3'         a— '-+-(5-         »  — 3  '        "—5'         ^2 


Mais  la  formule  (94)  doiine 
^"'=gLog.i2-».-cot.g-5Cos.3Log|sin.^J-3COS.-3-Log|s.n.3J 

.■/"^:rLog.6-»-7iCOt.^ —  ^cos.-YLog.l  sin.^  I   , 
done  en  n-duisant ,  Ton  a 

«=<^},5-4L06.,-l,-*iz»(.+i)*iz-(.+i){. 
Cela  pose,  si  Ton  lemarque  que  les  equations  (55)  et  (58)  donnent 

Ion   tirera  dc  la  : 

Ks)==^"(0-l'-' 

ou  bien 

36-t-Z"(n-0  =  -|-'H-45-f-5Z"(.+5)  ; 

ce  qui  donne 

Done,  en  substituant  celle  valeur,  il  viendra 


(..3)...    /?=4i^j,8-4Los.2-|7:'-H 


=^"('--0i 


En  nommanl  R'  la  force  repulsive  qui  a  lieu  sur  la  surfare  d'unc 
des  deux  spheres  au  point  oppose  au  point  de  contact,  Ton  a,  d'apres 
la  formule  (60)  , 


PAR    J.    I'l.ANA  I  St 

(..4)...    fi'  =  4;:Ar=47r/..ja_|  +  iZ"(n-^)j    , 
ou  bieii 

Or  nous  aAons; 
4.  Log.  2  =  5,  7725F9  ;  2l-=  i3,  159275  ;  ^=22,20660   ; 

Z"(,  ^A^  ",47^8o5  i,,|.^_:\^^i>999_2 

pailant 
/i  =  — ^  1 18 —  2,  772589 —  1 3,  1 59275 -H 2,  191 16!  =4kA(o,  23663) . 

/<'=^'J36— 2  2,2o66o-t-2,69385J  =  47r/j(o,9i5958)  . 

II  est  remarquable  que  la  valeur  de  R  soit  a-peu-pres  egale  au  quart 
de  R',  comme  si  toule  la  masse  de  la  couche  electrkjue  etait  concentree 
dans  le  centre  de  la  sphere  qui  est  le  plus  rapproche  du  point  repousse. 

Soit,  jr'=z—;  Ton  aura, 

a"'=i-H^;         a"  =  -  ;         f/''^^-  /,'"  =  -■, 

5  10  4  7 

208        ,  iG.u^h  „  32.71-' A 

-.rJi-\ -p — cot.  7  2 


45  '  25  '  1 25. sin'. 7 3" 

Mais  nous  avons 

^'"=0,942365  ;  ^"=0,877593  ; 


V        10/  111 


t58  M^MOinK    SL'R    f.A    DISTRIBUTION    l)E    l.'EI.KCTRiriTE    ETC. 

partaiit 

i6.7:/j        or   o   ON    .    iG.r.h        ,      „,         208      , 
R= g—(o,  357303)  H — p^(2,4oi66)-H-p-.ff/i 

16. -/i,  .       3a. nA,  _„. 

^  =  ^(39, '3709) --^(,4,31759)  ; 

R^^.T:h{o,  869713 — o,  458iG3)=:4.f  A(o,  4i  i55o)  . 

Ce  resultat  difFere  fort  pcu  de  celui  de   -  R'=  4 •7t/i(o,  407092) ,  que 
Ion  aurait  immediatement  par  le  I'apport  inverse  du  carre  de  la  distance. 
Soit  x'^^;  Ton  aura 

a"'=i-».A;         a"=-  ;         b'"=~  ;         b"  =  l; 
14  7  II  5 . 


R  =  \.T.h{ 


.g-H(p'-.o...(,r.3'.34")-(^)'(3i„..„"8..34-)' 

^'"=0,93441;  ^/"=  0,88809; 

Z"( I    I    ^  ^—°>  ^41392  .  Z'/j   I  3\o>  456398  . 

"  V        1 4  ^  m         '  V        7  /  ni         ' 

i?:=4.J:/«  j — o,  23ooi-4-o,  090417-H1,  339285-1-0,  i3i70i  — o,  817381  j  ; 

i?=:4?r/<(o,  5i4oi2)  . 

Ce  resultat  differe  fort  peu  de   -^.fi'  =  4  ^^(o,  5i5i8i )  . 
Soit  x'=i2,  Ton  aura 

a'" — i_i_l  •  a" -  •  h'"  —  1  •  h" -  ■ 

a  -t-t-g  ,  a   _g  ,         ^   -^  '  ^   -5  ' 


PAR    J.    PLANA  l5g 

^'"=0,97641   ;  ^"=0,81629  ; 

i<         i\      0,602818  ,  v>r/^.    .  3 >^_o,  456298  _ 

"^^^3;= — ii^ — '       ^v-^8;— in — ' 

R=:^.Kh\  — o,  352157-1-0,  555555  —  o,  1 12075-t-o,  019053  j  ; 
i?  =  4  .7:/«(o,  1 10.377  )  . 

Ce  resullat  Jiffere  fort  peu  de  -.R'^^.7th[o,  101773)  . 

Voici  maintenaut  quelques  exemples   de   ces  calculs  relatifs   h  deux 
spheres  doiit  le  rayon  est  diirerent. 

Soil   b^  —  ;   x=z :    x=3,   Ton  aura 

2  2         ' 

a '    .  a" -   •  a'" I —    •  a" 2   •  a" — i  _»-  — 

a_j  ,        a  _5  ,        a  —I      ^^  ,        »  — 5  '        ^— '^,5- 
Dapres  cela  la  foimule  (108)  donne 

«=^  H'(-A)-<0|-|^H"(-b)--"G)| 

et  comine  Ton  a  par  les  formides  (47)  et  (55)  ; 
il  vicndra 


sin.-r  sm. 

ID  -i 


.l6o  MF.MOIRK    Sin    LA    DlSTBIBl  TION    DE    l'e(.I:(  TRICITE    KTC. 

9.13:)  I      \         10/  \io/  Vo/      8111.24"       Sin  .36  ^ 


uu  bicu  , 


q.iio)         V         i5/  V         ;>/         4         sin.24°       sill.  36°  I 


Mais  nous  avous 


<-o=^-'^-'"a)^  K-n)='i-^-T-a)  ^ 


partant , 

4rM 


;?  = 


3.25 


En  prenant  dans  la  Table   posee   a   la   fin  tin  Memoire  les  valeurs 
niimeriqucs; 

^^'(7)=  0.94236  ;  /y'(-^)  =  o, 973406  ; 

\        ijj  111  V        5  /  m 

Ton   Ii-Quvcra 

/{  =  iyi^(5,o3838)  +  ^^(23,3o7.4)  =  4«^Ko,434454)  ■ 

3. 2D  g. 120 

A   la  surface  de  la  sphere  oil  jc  =  —  i  ,  Ton  a 

R' =  4 ;: A.  r'  =  4 71/1.(0,97663)   . 

Amsi  il  est  clair  cpie  Ton  a  a  fort  peu-pres  jR=-./J'. 


PAR     J.     PLANA 

Soil 

b 

=  ^;    x=  —  2  ;    x^='l;   I'on 

aura      • 

I 

9  '                        9  ' 

a" =2 
9 

iG. 


I 

a':=  I  H —   . 

9 


•71  col. TTCOt. 

9  9 


D'aprcs  cela  la  fonnulc  (io8)  cloniie 

-^i<-5)-K-5)-^"Q)-^"a)l  ^ 

et  comine  I'on  a  par  Ics  formules  (47)  et  (55)  ; 

^'('-5)-<D=^'Q-<9)- 

9  9 

il  viendra 

J^     1  •'  ^  "^         sin .-       sin  . — 

.      (  9  9 

ou  bien  , 


sm  .-       sin  .  —  \ 

9  9! 


Mais  nous  avons 

Serie  II.    Tom.  VII. 


l6a  MEMOIRE    SUR    LA    niSTRIBUTION     DE    I.'eLECTRICITE    ETC. 

pai'tant , 

/?  =  ^J9.y^'(^)-i8.^'(0+9-t-;Tcot.2o"-;:<ot.4o" 

3^     |(        V        9/  V        9/        2        sin.  JO"      sm'.  4o'| 

En  prenant  flans  la  Table    poscc    a    la   fin  dii  Memoirc  oes   valeurs 
niuntfriques; 


)i  1 1 


■  '^'(p='S  92978  ;  ^'(^)  =  o,98i 

"V        9/  m  '         "  V        9/  in        ' 

Ion   irouvcra 

i?=i|;^'(  4, 59548) -4-^(18,5375) =4  71./;  (0,246488)  ; 

c'est-a-diie    R  =  -.R'  a-peu-prcs. 

Soil    /;  =  -;    .r  =  -;    j:= — i;    Ton  aura 

2  2         ' 

n  =  \;         a"=-  ;         a"'=n--;         a'^  =  ^  ;         a'=i-,- 
■^9  9  9  9 

La  ibrrnule  (108)  donne 

«=^H'(-5)-^'(-i)--a)-KD 

-^i-(-i)-^"(-i>--a)--a)i 

De  li'i  Ion  tire  aisemcnt  ; 


PAR    J.    PI.\NA  1 63 


^       I  Sin  . —      sm .  — ' 

'  9  9 

ou  bieii 


^7th.8 

■4 


3'     \         \        gj  V        9/^   8        sin*.  40"     sin\8o''j 

En  prenant 

^'(|)=0,  75.16   ;  Z"(,^4)  =  M^   5 


Ion  trouvera 

4f/'-4/  rv       47r/j.8 


fl  =  - 


p^ ( 3,  70225) -J- ii^(  7,  73459)  =  4 ;;/..( 0,65497) 


Cette  force  rej^iulsive  sttrpaisse  celle  qvte  nous  avons  trouvee  prece- 
demment,  4'f/'(o,  43445G),  pour  un  point  egalcmeiit  eloigne  ile  la  plus 
grande  sphere,  commc  on  aurait  pu  le  prevoir  par  d'autres  considerations. 

A  la  surface  de  la  sphere  du  rayon  -,  011  Jc= ,   Ton  a 

/?"=4;rAZ'=4nA(i,5626o)  . 

to 

Ainsi,  dans  ce  cas,   le    rapport    ^j,    s'eloigne    considerablement    de    -• 

4 

C'est  de  quoi  Ton  peut  avoir  facilement  une  autre  preuve    par  le  calcul 

de  rexemple  suivant. 

SoitA=-;    x:=3  ;    x= ;    Ton   aura 

2  '  2 

a=-   ;  a"  —  -  ■  a"'-=-f_i=*   •  a"  —  -   •  a'—.        ' 

La  forniule  (108)  donne 


l64  MEMOIRF.    SDR    LA    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

El  commc  la  fonnule  (io4)  tloiine  Z'J-1=  —  C — 2. Log. 2;    et   que 
d'aprcs  les  equations  (47)  et  (55)  Ion  a 

^■('-0=<s)+''''"S=^'('+5)-«+"«"-5' 


.sin  .:^                            Sin.7; 
b                                    6 

il  viendra 

i(  =  <^jz'(,+i)  +  C+aLo6.,- 

-3h 

2 

-^H-0-'— i- 

Mais  nous  avons 

parlaiit 

Si  Ion  observe  niaintenant,  que  la  formiile  {94)  donne 

Ton   en  conclui'a  que 

/J  =  4../.ji-^Log.3-i^^_;,Z"(.-Hi)}. 
En  prenant 


^"(■-^0= 


o, 572621 
m 
cette  formule  donnera 

iJ=4»r.A(o,  2i366i) . 


PAR    }■    PI. AHA  1 6." 

Dc  \i\  nous  concluons,    que    1  euseinl)lc    de  ces   rcsnllals  uuiiicriques 

n'culiaiiie  pas  a  la  consequence,  que  les  forces  repulsives,  calculces  par 

la  fornuile  (io8),  puissent  clre ,  en  general,  consitlerecs  comine   exac- 

tcnicnl  (lecroissanlcs  en  raison  inverse  du  carre  de  la  distance  au  centre 

dc  la  sphere  qui  est  le  plus  rappi't)clie  du  point  repousse.    Car,  mcme 

dans   Ic  cas  parliculier  dcs  deux  spheres  d'egal  rayon ,  il  suflil    de  faire 

.»•'  =  .')    dans    la    formule    (iia)    pour    se    persuader,    que    le  resultat, 

R' 
7?=:.'!  .;rA(o,  00781 1),  differe  sensiblemcnt  de  ^  =  4  •??/'(  o,  025443  )  ; 

c'est-i-dirc  de  celui  fourni  par  la  raison  inverse  du  carre  de  la  distance. 
J'ai  voulu  ajouter  cettc  remarque  afin  d'ecarter  les  illusions  et  einpecher 
d'eriger  en  pi'incipe  ce  qui,  dans  le  fond,  n'elail  qu'une  pure  approxi- 
mation dans  quclques  cas  parliculiers ,  nee  d'une  compensation  singulicre 
enlre  les  parties  |iosilives  et  negatives  qui  concourent  a  la  formation 
du  resultat  definitif. 

§  XIV. 

Parmi  les  difierentes  expressions  (\e  J'(x) ,  sous  forme  finie,  telle 
donnee  par  la  formule  (3g)  paralt  la  plus  facilement  de'veloppable  suivant 
les  puissances  enlieres  et  positives  de  x.  En  dcsignant  par  G^yo:"'  un  tcrme 
quelconque  de  ce  de'veloppement,  il  faudrait,  conformemenl  a  la  regie 
gencrale  de'moutree  dans  le  §  V,  remplacer  ce  terme  par  G^„yP„.x" 
pour  avoir  le  terme  correspondant  dans  le  developpement  de  la  fonction 
^{[J.,  x).  Nous  allons  demontrer,  que,  dans  un  tel  developpement,  les 
coeificiens  G^,),  G(»),  ^ii)}  ^'-c-  seront  exprimes  par  des  suites  infinies , 
lesquelles  sent  susceptibles  d'etre  sommees  algebriquement.  Mais,  pour 
cela ,  la  formule  (Sg)  doit  elre  developpee  d'une  manicre  speciale,  avant 
d'appliquer  a  chaque  tcrme  la  regie  du  §  V.  Par  la  forme  de  la  serie 
ainsi  obtenue  Ton  jugera  sous  quelles  conditions  elle  pent  etre  conver- 
gente.  Cela  pose,  j'observe  d'abord  que  la  formule  (Sg),  en  y  appli- 
quant  la  notation  de  LEGEKDnE ,  revient  a  dire  que 

Done  en  developpant  ces  deux  fonctions  par   la   premiere   des  deux 
series  (109)  Ton   aura 


l66  MEMOIRE    sun    LA    DISTRIBUTION    DE    l'eLECTRICITE    ETC. 

,\  a  a  a  ) 

■' ^   '       I        1 — (i — a)x      i-+-a — X      a  —  (2  —  a)x^ 

H i^(  I— a-4-- ■  1 > <(  I— a-4- I  — ; -4 

1— a|v  I— x/      1 — x|      I — x|\  I — x/      (i— x)  ^ 

H *  I  I— an I  -—. n}  — etc. 

I — a-  V  1 — x/      (i — xyK 

Maintenaiit,  si  Ion    iltivcloiipe    ccs   biuomes    Ton  trouvcra    aisenienl 
qu'cu  faisaiil 

(116)  ...  n(i— a)  =  A-,(i— a)  — />3(i— a)'-«-A-,,(i— a)'— A-5(i— a)'^-»-eic.  ; 

'/ri(i  — a)      , 

^co)=n(i  — a);  ^(•>=~^Z(T:r^— *•  ' 

</'.  n(i  — a)      ,        .,  ,     .,    .      ... 

I'on  a  , 

(,,-)   ...  /(x)  =  /.!i j^ ^H- ^ T^ ^\ 

\  a  A.        a'^c,  a^^(.)         a^^t3)  j 

^''1   1—07^(1— X)'^(l—X)'^(l  —  X)»^'^''^i 

Une  fraction  qiielconque  de  la  forme  ^tant  developpee  sui- 

vant   les   puissances    entieres   et   positives    de    x   donnc,    en   nmltipliant 
chacun  de  ses  tennes  par   i ,  P, ,  /',,  P^  etc.,  respectivement ,    la    serie 

i  1 1  ^Ipx^i-^P^x ^^ZTp^^-n^-etc.  j   , 

p{        p     '         p  p-"  ) 

laquelle  nait,  comme  Ton  sail,  du  developpemcnt  de  la  fonction 


PAR    J.    PLANA  16'^ 

__  1 

Aiiisi  cellc  transformation  est   imrae'diatemcnt   appliquablc   aux  cinq 
premiers  lenries  iicj'(a:),  lorsquc  Ton  vcut  former  la  fonction  ilesignee 

par  'pin,  x).  De  sorte  que,  il  lauclra  remplacer  par 

t 
A'=  I-4-P  x-f-/',x'-»-/'3a:'-t-etc.=(  i  —  2p.jc-i-x^)  ', 

landis  qu'il  faudra  remnlaccr ^r  ,  -, ^  >  clc.    par 

*  '  (i  — x)      (1  — xy 

XW=i-»-2P;r-+-3/^a*-{-4/'3^'^-etc.   ; 

X^'^z=i^ZP^x-i-6P,x'^ioPiX'-\-elc.  ; 


AW=i-+-«PxH — ^  '  P,x-i — ^  '}.         ^  PiX'-i-elc. 

'  2  2.0 

11  suit  de  la  qu'en  posant,  pour  plus  do  simplicite  ; 

Q  =  |i  — 2(1— a)fji.j:-+-(i— a)'x*p^; 

Q'=;|(i-+.a)'— 2(.-Ha)/^.^-Hx  p5; 

Q"=\  ^-i{2-a)ix.xM^-ayx\-''; 
nous  avons 

(118)  ...    <p{{i,  a:)=A.{.i  — Qa-f-Q'a  — Q"a{ 

-4-/t.j^(.,a.Ar^^(,)a'XW-t-^(,)a'A:'^;-f-etc. }  . 

Les  series  A'''',  AT'^',  X^''^  etc.  sont  facilement  sommables  par  les 
cocfliciens  diifercnliels  de  X  pi'is  par  rapport  a  x:  car,  avec  une  legere 
attention,  Ion  recomiait,  que 


l68  MEMOIRE    sua    LA    DISTRIBUTION    DE    l'eLECTRICITE    ETC. 

ctx       3    dx 

„,,,       „      _       dX      „a:'  d'X       x'    d'X 
dx         2    dx       2.3    rtx' 

^  „      ^      ,      ^/X     ^x"  d\X      ,  x'    d'X         x"      d'X 
^       (/x  2    rto:  2.3    dx'       2.3.4   "^ 

etc. 

La  loi  des  coefliciens  nuinericjues  de  AT'"'  est  evidemmenl  la  meme  que 
celle  du  binome  (i-j-i)"~'. 

Or  nous  savous,  d'aprcs  la  fonnulc  (29),  qu'il  faut  faire  x=i  dans 
le  second  meiubrc  de  Tequation 

(l.^il-L,    X)  . 

J=2x     ^j_^ '-t-9(H;  x)  , 

pour  avoir  I'cpaisseur  dc  la  couche  clcctrique  a  la  surface  dc  la  sphere 
du  rayon  egal  a  lunile;  parlant  nous  avons 

(■  ,9) ...  ;=/^_/^.a(Q+2xg)-^/^a((?'+2xg)-A.a((?"-^.2x^') 
^,,a(z+2.g)-H^,,a'(z.')H-2.1^')l 


■  etc. 


pourvu  que  ces  fonclions  de  x  et  de  jx  soient  reduites  a  des  fonctions 
de  n.  seulement ;  c'est-a-dirc  a  Icur  valeur  particuliere  qui  repond  a 
x=  I.  En  faisaiit  x-=:  i,  le  radical  designe  plus  haut  par  P  donne 

('20) P-^2X     -—. !^ '- j: 

(p—apq-ix-^-q  y 
done  1  on  a 


Q 

dO 

dx 

Q 

dO' 
dx 

Q' 

dQ' 
dx 

PAn    J.    PLANA  iGl) 

dx 
i-(.-ar 


3    ' 


(i  — 2(1— a)fx-H(i— aH' 

('-t-a)-i  . 

j(i-H-a)'— 2(n-a)p.H- 1  }' 

4-(2-ar  _ 

j4_4(2_a)^-K(2-a)'r* 
Ll  comme  nous  avons, 

dx  dx  dx 

AT'^'-t-aj:— ; — =A-4-8x-j — I -a:  j— ,-Hx'-p-5    ; 

rf.Y'*^       ^  dX     27    ,rf"X      25    3f/^X      X-   dKX 

</a-  aa^       2       aj:         o       dx         i     r/a*  ' 

AT''— t-2X— ; — =iX-\-i^x  J — 1-23  j:  -7— .-H  ^-x'^— , 
dx  dx  dx        5      ax 

41      d^X     x'  d\Y 
24      a.^^'       12    rtx' 

</.r  '     ax  dx         5  •     ax'       24       "x* 

61      5f/'A^      x'  rf'^A'  . 

120        dx  DO    rtX" 

rfA't-'    „        dx    gq  .rf'x    1.5  ,d'x    295  //♦;*: 

dx  dx        2       rfx  3        dx'        24       rt.x'* 

9    5</"'X        17     .fTA;      _i_    .^ 
"^5"^  ^"^74^"^  r/x'"*"36o''^/x'  ' 
elc.  ; 

Sehie  II.    Tom.  VII. 


I  no  MEMOIRE    sun    I.A    DISTRIBUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

il   vicntlra  ,  eii  faisant  jr^i  ; 


-} =3-7-  -1-2-^-, 

dx  ax         ax 


A'W-«-3X^^=3-^-1-2-i-i    , 


(/a.*  ajc       a    dx       dx' 


rfATt*'         «?^       27  </\Y       25  rfT       1    d'X 
dx        ^dx       2    dj:'       6    dx       6  dx'' 


^,.,  </X(-'  dx        ^(IT     32  f/'A-       4.   d^X        I     r/^r 

dx  dx  dx         6    dx        24   dx^       13   dx' 


rfl't^'        .t^     „_JT      65  rf'I       125  r/'T 

ATW-Haor-T— =15^ — h35  t—* -^- ^ ■ -7— 3 H r--?— » 

</x  </j:  «x         i     dx         24    «x* 


61     </'.r       _^  d^X    . 

I  30  "</x'         60'  dx^    ' 


^,„  rfJfW        ^dx       qq  rf'A'       ii5   J'a'       2q5   dW       q  <^Iy 

t/jT  dx       2     rfx         o     ax         24    dx^       5   ax 

17    </T       _i_  ^^ 
"*"r44"?7P"'~36o'7/x'  ' 
elr.  ; 

oil   -^  ,  -j-4-  clc.  ilt'signent  les  valeurs  que  prennent  ces  cocfliciens  dif- 

fei'entiels  apres  avoir  fait  x  =  1  . 

Dupres  une  formule  connue  de  Lagrakgk  (*),  lu  loi  de  ces  coefliciens 
••St  lelU"  (juc  Ton  a  ; 


(')  ^'"yei  p»gc  9IG  (lu  Vuluiuc  do  I'Acailcmifl  dc  Berlin  pour  I'annce  1719. 


PAn    J.    PLANA  I  -  I 


dX I 

dx  I ,/ J 


d'x_         1.3.5    /       3.2 
dx'~ 


d\x 1.3       /'   3^        I     \ 

1.3.5    /       3.3      1    \ 

<^Y_  I.3.5.7  /       4.3  i__      4.3.3.1  1       \ 

d'x  _      1.3.5.7.9/       5-4       t  5.4.3.2  i      \ 


6.5      I  6.5.4.3 

ii . h 


</'.Y  _  i^3^^5j^^9^i  ^        II    i—F-      i-2(ii.9)'('— ."Tl 


l3         /-I  < 

2T)/   i_^      j  6.5.4.3.3.1 


1.3.3(11.9.7)    (l—IJ.) 


7.6  I  7.6.5.4 


rf'Y_        I  .3.5.7.9.11  .i3]  i3i— fx      i.3(i3.  ii)'(i  — an 


"-^ri— /^        i         7. 6.5. 4-3. 2 


3 : 


i.a.3(i3.ii.9)(i— p.)' 


etc.  ; 

De  sorle  que  nous  avons 


-Y''  -v-aa— 5 —  =  - 
ax 


A^'>-+-  2X ; =• 

tlx 


y-..(i-{i)' 


y~^.(i-,j.Y 


inl  MEMOIRE    SL'R    l.\    DISTRIBUTION    DE    I.'kLECTRICITE    ETC. 

,.   .  dX^''  3         /S  I     \  . 

A    '-4-2X— ; = 3 si I    ) 

A'('-4-ax-T— = 5 "3I5  — — — -I  , 

v(-  rfA''-'_  /189  io5  45       \  . 

^"■*-'^-d^— Tj—^iU^    8(1-^) -^sti-,.)'; ' 

etc. 

Ell    substituant   ces   valeurs  dans  I'expression    preccdcnle  de  j  nous 
aurons ; 

,  //a'(2— a)  ^ /<a'(3-t-a) 

(1 2  i). ..>=/( ^^ '- jH ■ 

ji_2(i  — a)fx-t-(i— a)'}'      l(n-a)'— 2(i-ha)/ui-i-ij"' 

/ta'(4— a) A  a'  \J^,^-^-a^^^■,\ 

j4_4(2_a)^.-H(2-a)'r  r^-i^-H-Y 


_^^  j"^ (,"37      8(1 -/x)  ^  8(1 -f..)V        '"' 


2X1-^)' 

i('-f^)      8(1-,^) 
■  etc. 


/'Sq  'o5  45       \   3 

V32        8(1— u)"^8(i— a)V'*      '"' 


on  les  coefliciens   /^j,),   ^(,)    etc.    pourront   etre   calcules   par   les   series 
suivantes ;  savoir 

^,.,=7.(— i)'-./A,^,(i-ay-   ; 

1 

^ .,  =  I  (-  .  r" .  t  ( /  -H  . )  A-,^.(  I  -  a)'-  ; 


PAn  J.  ri.ANA  1-3 

^,,,  =  7;(-.)-'./(/-t-,)(«-+-2)A-^,(.-ay-   ; 

J 

CO 

^(„  =  I(— ir*.t(/-Hi)(/-»-2)(i-t.3)Av,(i-ar'   ; 
'J 

etc. 

La  seric  (jiic  nous  venous  do  trouver  est  ( comma  ccla  est  declare 
par  sa  forme)  d'autant  niouis  propre  au  calcul  numerique  de  lepais- 
seur  J  de  la  couclic  electriqiie  qu'il  s'agit  d'un  point  plus  rapproche 
du  point  de  contact  ,  piiis(ju'clle  est  ordonnee  suivant  les  puissances 
negatives  et  fractionnaires  de  i — /v=i — cos  9.  Mais  la  tlieorie  de  la 
transcendante  par  laquclle  y (x)  est  exprimee  a  I'aide  de  I'equation  (i  i5), 
olFre  un  moycn  de  parer  a  cct  inconve'nient ,  en  nous  fournissant  un 
autre  developpement  de  la  fonclion  Z'(p)  ordonne  suivant  les  puis- 
sances negatives  de  p.  En  eflet;  ayant  pose  Z(^p)^'LoQ.T {p)  dans  le 
§  IX ,  nous  avons  la  serie  ('■) 

(.2.)...Z(p)=(^/.--JLog./;-/,-H-Log.(2.)-H-^-3^3-+-g^,-clc., 

oil  A',  B' ,  C  etc.  dtisignent  les  nondjres  Bernouilliens ,   laquelle  ctant 
differentiee  par  rapport  a  p ,  donnc 

,     ~.  „!/  %      T  I         A         B  C         u 

(120)  ...    Z  («)  =  Loc.p ^-^--, — ;  —  7. — i-f-o— 5 — etc. 

^       '  ^'  '  ^^      ip      ip        txP        bp''      8p' 

Done,  en  appllquant  cetle  formulc  au  second  memhre  de  I'equa- 
lion  (ii5),  Ton  obticndra 

2(1 — jr)  j  \  I — x/        V     a    y  I 

—  etc. 

(*)  Voyei  page  994  du  premier  Volume  des  Excrciccs  dc  CaUul  lulr^ia!  dt  LtoLMinr. 


174  MEMOIHE    sun    I.A    DISTRIDDTION    DE    t'ELECTRtClXE    ETC. 

Mais, 


-\-f: 


Log.  iH — 7—  =/.  ^(i— ^)' ; 


i—x      o  I      ■       b     )       I  i-h        ^ 
pailant  Ton  peut  ecrire 

,.,  ,     hb    r      (It         hi  b      \ 

{^A)--J{^)=Y^rb-^i,^,^,_^.^-^-^y-,^b-A 

u 

hbd^hYB'  \  ,  rl 

-^ 4 ^  '  )(,H.Z,-x)'.       J^'i 

hMj-i-bYC^  ,.j         1  1 1 

-4- etc. 

Cela  pose,  si  Ton  fait   x^=: j  ,    Ton  a,   pour   toiUe   valeur   iin- 

paire  de  Texposant  ri ; 

(,_^)"  =  _jZ,_(i-Hi)(,_ar,)t", 

et  par  consequent , 

{t—x)"   __         />"  tib"-' {i-i-b)      ?i{n—i)  b"-'{i-i-bY 

(i— x,)''+'~"~(i— x,)"-*-'"*      (i— x,)"  2       ■  (i— x,)"-  "*''''• 

II  suit  de  la,   que  nous  avons 


PAR    J.    PLANA  tn5 


-^3, 


^-(T)v-^ 


5(i''(H-*J       io<5'Xi-Hi?')'       io//(n-/.)' 


/.tc')('-^,)'     ('-».f      (—■'.)'       ('-■ »-.f 

—  etc. 

Mainlenant ,  si  I'on  applique  aux  diflerens  fermes  de  cette  serie  la 
regie  enseignec  pour  dcrivcr  ip(/x,  x)  de  y(j?)  Ton  verra  aussilol  , 
que ,  en  posant 

Tz={b-^tY—i{b-^t)t\).x-^Cx"  ; 

— I 

X  =  (i  —  i\Lx^-\-x^)  ', 

Ton  a  ; 

I 

,      ^.        .         \       b  hb       -.  bb       C   (It 

(r2D)...s(a,  0?)= ; ^A  H j.  I     , — 

^       '    ^v(  '    /      2      2(1-4-;!')     '^  i-^-b   \  y  T 

o 
^63;5^_(.l_3i'( ,  ^A)A7')h-3^( l-H^.)'^,W— ( I  -Hi)'X  J 

bbc  ]       —iob\i-^bfxy'-\-5b{\-^h)''x;''-{i-^-bfx\ 

^^ '-+'^)  I  , _^_^ Y ( I  —  5 P  a-+-  I o  /> '  —  I o P,x' 


hbA' 
2(n-i) 

hbB' 


176  MKMOIHF  SI  n   I. A  nisTninuTiON   nr.  i/klecthicite  etc. 

OH  les  fonctions  X}'\  JT,'^'  etc.  se  deduisent  de  celles  designees  plus 
liaut  par  JiT'"',  Jf'*',  etc.  en  y  remplacanl  x  par  x,  .  Pour  lircr  de  la 
I'epaisseur  j,  conformcmcnt  a  recjualion 

il   faut   observer  que  ron  a 

ft  i[u"en  co))se(juence ,  si  Ion  fait 

'  '  ax 

il  suflira  de  remplacer  .Y/"'  par  t/'""' .  II  est  d'ailleurs  clair  que  le  polynome 

„  n  (n  —  I )  „     1 

I — nP  x-\ — ^^ ' P^x — etc. 

'  2 

tloit   etre  remplace  par  le  poiyiiome 

Q"  =i—ZnP  x-JrS-^ '-P^x'—n-^ '-^ '-PiX'-^elc. 

^  '  2  '2.0 

Le  terme  aflecte  dn  signe  integral  introdiiil  dans  j  le  lermc 


hb    r 


dt\(b-^-ty—t'x'\ 


el  comme  Ion  doit  y  faire  x^t  ,  il  devient  egal  a 
hb 


1 


^    r        dt\b'-i.2bt\ 

■'''J[b'^2bt[^-iJ.)+2{i-ix)ej 


Done  en  appliquant  ici  la  forraule 


J 


PAH    J.     PLANA 

t 


rrrU//  — 5+ ' 


-(/iC.J'-B')}''"      "^  \  A'^B^C 

Ton  trouvera  que  le  lerme  aflecte  du  signe  integral  donne  dans^  cetle 
fonclion  de  \l  ;  savoir 

hh 


{H-Z-)(i-f^.)|  V^Z»'-|-2(r-HZ')(i— ,a) 

■ihb 


Ell  reunissant  ces  parlies  Ton  aura ; 

(,27)...j=---^-— rrL'f'- 


3       2(i-|-i)  yi'_j.2(,+Z.)(,_|a)j6-H)/^'-t-2(i-+-A)(i— ,a){ 

,J^j„,.,_;(,**)»"-(i±*)'|.-3(-.„j 
hba  I  I 


oil  (?!'',  0  "'  etc.  designent  Ics  valeurs  respectives  de  (?'^',  o'''  etc.  apres 
avoir  fait    x-=.\\    ct  T'"',    f/"'',   etc.    les   valeurs   respectives   de    £/'"', 

£/'"'  etc.  apres  avoir  fait  x  =  ^  • 

Serie  II.    Tom.  VII.  i 


178  MEMOIRF.    SUR    I.A    DISTRIDHTION    DE    L  EI.F.CTRICITE    ETC. 

Pour  former  les  expressions  des  coefficiens  t/''',  f/'''  etc. ,  il  faut 
d'abord  observer,  que,  rappliration  de  la  formule  dc  Lagrange  citee 
plus  haul  domic,  en  posant  pour  jilus  dc  simpHcilc  ; 

2(x— ft) 
d^X  ~     f.        ,  ..   vA  4-3    r,  4-3-2.I    „J 

rfx;  '^  ■    ^'    '  \        7  1.2(7.5)     \  ' 

-7— v^ — I  .3.5.7.q(j:. — mV^i,    ji ft  H 7 r^  |   > 

.V'X,        o-  ,  ,6r.3i        6.5 „  .    6.5.4.3  ^.       6.5.4.3.2.1        |. 

(/a-,"  /  J      V    •     f^'     '    f  11  1.2(11.9)  1.2.3(11.9.7)      \ 


g  =  -i.3.5.7.9.....3(x-f.)'X'=< 


etc. 


i3  1 .2(10.  11) 

7.6.5.4.3.2    ^3 
I .2.3( i3. II .9) 


done  en  substituant  ces  coefticiens   diflerentiels    dans   les   formules   pre- 
cedentes,  Ton  aura 

£/:•>  =  (,  _x;)X/  ; 

f/c=A'  — 5x(x— p).Y'-+-2<(x— fA)'X/'(3  — 2fi)  ; 

£/(3  =  .V  —  8a:,  (a- —  ;j. )  .Y ' -+. -^ x/ (.r,  — jti)' ^;  ( 3  —  2  « ) 

-3x/(x-,x)^y'(5-3.2/?)  ; 


PAn     J.    PLANA  1-9 

—  ~x^\a:—^yX,\5—i.2R)-^-x;{x—iJ.yX;> \ 5.7— 5.4.3y{-h4.3 H'[  ; 
£/«  =  X  — i4x,(j:— fji)jr,'-^23x,'(a-— ^)*^/(3  — 2  7?) 

—32j:;(x— |u)^;r,'(5— 3.27?)H-^x/(x— /ji)*;f ,'(5.7— 5.4.3/} -t-4.3fl') 

-|ar.^(a:-fx)'X."(7.9-5.4.7iJ-t-5.4.3ii')  ; 


f/W=X— i7j:.(.r— ^jt)Z'-j.35x;(a:— fx)';5r/(3  — 2/?) 

12 

"8 


-^x/(a:-urZ."(7.9-5.4-7«H-5.4-3/J*) 


8 
I 


^jX,''(x—ij.fX;'{'].g.ii—6.5.'j.gR-h6.5.2.i.']K^—e.54R')  ; 
elc.  ; 
d'oH  I'on  tire  en  remplacant  jR  par  sa  valeur ,  et  reduisant , 

{/•w=;sr/j(.-5x;)-|-fxx(iH.30J   ; 

u<»=x,''\{i—^x;-i-~x^'^-i-!j.x,{-2-i-iU-;)~ij.'x;t^-i-^a;\i 

,     ./3      81     A        ,     ,/'      -^5     ,\ 

L''W=2:;7       -,a*x;(3-|-^x;-i^x*)-Hf>L'x/(2-t-iiox;)    i   ; 


U<-^=X'>- 


l8o  MEMOIRE    SUR    LA    CISTnlBOTlON     DE    l'ei.IXTRICITK    ETC. 

(,r     »   8i5  ^   iq5  .\ 

,  ,/-   «585  .  385  .\ 

,  ,/  20   3375  A    r,  ./7   693  a] 

etc.; 

i)u  l)ien  , 

f/C'=-.YMx-l-i)(.r-.)  ; 

6-w=   A7j(i-l-3.r,)(a--i)-a-,(n-30(i-f;.)j  ; 
f(  I -+-5a-, ) (^•,  —  t  )^-l-x,  ( 2 -H  1 4  j:-;)(  I  — //)  j 

(H-7a:.)(x-i)^-x(3-|-I-.r/-^ar,^)(i-u) 

(i-H9X,)(ar  — iV-H(4.r,-H78jr/— 66x,=  )(i— /^) 

(5    3i5   \     1 


£/-:=   AT' 


PAn    J.    PLANA 


l8l 


(l-t-I  10" 


U'-'^zziX  "V 


-X 


etc. 


.•(5  +  i^x.--2l5,.)(,_„,) 

Ccia  pose  si   I'on  substitue  pour  x^  sa  valeur  j,  et  si  Ion  fait 

pour  plus  lie  siinplicile , 

Ton  aura 

0' 


ir<»'=£/vii:+^; 


.i[,5+(i-»-in(i-,/) 

f(8-Hi)/-''-4-[^-^(n-*r-3(n-i)1(.-py 
h-(i-t-i)[8i-f-3(i-H^r](i-,a') 


■-[35 -+-(H- /-)'](. -f..') 


l8a  MF.MomF.  sun  i.a  distribution  de  i.'electricite  etc. 

/(I  o+ft)6^-4-(  i-+-6)[66-78(  i-4-A)-i(  ■-»-*)■](' -f-)^ 

/'"      "I        _(,_HZ;)[iio-t-2(i-l-A)"](i-i^^) 

+  j_92^_Hl^(,-Hi)'^5(l-+.A)"i(l+A)(.-f.') 

j       4         4  ) 

(n_/A''            I      385      i585,        , ,.      _,        ,>,  1/         3\ 
l-'.^)=U"'^j^J      — T-H — —  (i  -\-bf-i-5{  I  -\-byUi  —fx') 


etc. 


Relativement  aux  quantiles  q'^',  (?<''  etc.,  il  jrnporle  ile  remarquer 
(jue  I'expression  de  q'"'  peut  etre  ecrite  aiiisi ;  savoir 

(,.8)...Q^"'=-3,H/-,-0-^5^^^^=^\/^.-.)-7"^"~''!r"'\^.-O^eU-: 

2  2.0 

et  cela,  a  cause  que  le  j)olynome 

,—i„-^ri-^ — ^^  —  7-^ -k ^-+-etc.  , 

2  '  2 .  i 

tlevient  egale  a  zero  jiour  toute  valeur  entiere  de  n  plus  graude  que 
runile.  Comme  les  coeflicieiis  P,,  P,  etc.  devienncnt  cliacun  egal  a 
ruiiilii  e»  y  faisant  (jl=  i  ,  il  est  clair  tpie  Ion  a 


PAn    J.    PLANA 


i83 


P-i=-{i-!x)  ; 


P.-i=--{i-!^')  ; 


/>,_,=!(,  _^)_£(,_^3)     . 


etc. 


2.4' 


La  forme  ties  fonctions  F''',  F'*',  F'^'  etc.;  q''',  q'^'  etc.  est  main- 
tenant  telle  cju'il  est  facile  de  verifier,  que  la  premiere  ligne  de  la  va- 
leur  de  ^  donnee  par  la  serie  (lay),  ainsi  que  chacun  de  ses  lermes, 
respcctivemcnt  niuitiplie  par  y/',  B',  C  etc.,  dcvient  nul  en  y  faisant 
fA^  I  ,  commc  cela  doit  etre.  Cette  serie  cesserait  d'etre  convergente 
en  s'eloignant  du  point  de  contact;  mais  elle  est  avantageuse  pour  cal- 
culer  I'epaisseur  de  la  couche  e'lectrique  aux  environs  de  ce  point. 
D'apres  cette  propriete  et  la  propriete  analogue  de  la  serie  (121)  il  faut 
regarder  les  series  (121)  et  (12^),  comme  propres  au  calciil  de  I'epaisseur 
electrique  vers  les  extremitcs  opposees  de  la  couche  ;  et  cet  avantage 
suQit  pour  rendre  raison  des  details  dans  lesquels  nous  sommes  entres 
pour  etablir  ces  formules  tout-a-fait  nouvelles  avec  toute  la  clai'te  possible. 

A  I'egard  des  points  intermediaires  il  y  a  une  troisieme  serie  cpii 
s'obtient  immediateuient  a  I'aide  de  la  formule  primitive  (H)  trouvec 
dans  le  §  ^  II.   En  faisant    P=o  ,    et  g-=h  ,   cette  serie  donne 


(129) f{x)  =  hbl 

apres  avoir  fait 


hbl.-, p-  , 

o,  p  —  qx  .    P—I]--^ 


p-=-b-Jt-n{i-irb)  ; 
q  =  n{i-\-b)  ; 


/j'=(rt-t-i)(H-^)  ; 
9'=  I  -1-n(i  -♦-/')  . 


i84  MEMOIRE    sun    lA    DISTRIBUTION    DE    L'lil.ECTniCITE    ETC. 

Done,  en  iijiprujuaiil  a  cliacun  tic  ces  lormes  la  regie  deiiiontree 
clans  Ic  §  V,  nous  aiirons  la  serie  que  Poisson  Irouve  ilaiis  la  page  'y4 
til-  son    i"  Jlcmoire;  e"csl-a-dire 

{i3o) 9(fx,  x)=//A |(i? -/{;)-<-(/? -i?;)-H(/i-«;)^-eic.| , 

oil  I  on  a 

II  suit  tie  la,  et  dcs  formules  (ag)  et  (120),  f]ue  Ton  a 

(,d,)...  j  =  hb2. ^ i 5  — AiZ. 1 1 . 

°    {//—2pq.cose-\-qy  '    (p'"—:ip'q'.cosO-^-q"'f 

En  I'cinplacanl  h  par  j,  9  par  6^;  et  J"  par  bz  cettc  forinule  tloinie 
(i33)...     r  =  r./--  ^ ^^ ,  —  ^.1^ ^-       tl 


^     °    {q"—xq'q.cosQ,-\-qy       *     °    (yy"— 2yD>.cos9.-H/j')' 

pour  expression  de  I'epaisseur  z  de  la  couche  qui  recouvre  la  spliere 
du  rayon  b. 

En  faisant  le  meme  cliangement  tlans.les  formules  (121)  et  (12'j) 
Ton  aura  Ics  valeurs  corrcspondantcs  de  z  ;  mais  nous  nous  dispensons 
d'ecrire  ces  formules  parceque  leur  formation  est  tout-a-fait  evidente. 

Pour  faciliter  le  calcul  arithmetitpie  de  la  formule  (i3i)  nous  ferons 

^y  =  tang(45°-l-n)  ;  ^=  lang.(45"-t-Il')   ; 

cos ^^ cos?. cos  2  n  ;  cos  J'=  cos 6. cos  all'  ; 

tanc.  n  =  7 -. ;-  ;  tang,  n^^  7 p -. r-^  ; 

^        b-i-  2?i{i-i-b)  °         i^_2[l^-«(t-»-/')] 

ce  t[ui   donnc 

_  lib     J  cos(45°-t-n).sin3ri        hb     Z   cos(45°-4-Il').sin  2  II' 

aV'"!'  =  '  •   3  I  -  ■■i\~i'  ="  I    •    3  '  vr 

'  7.snr.-f  '  7.5111  .-?' 


PAH    J.    PLANA  iHr> 

r-.  I"  ►•  .  rr  '^  1  '''      COS(45'-»-n)    ., 

Et  comme  I  equation  tanc.  n=-; donne  (iz=-—. i^J il  est 

^  "  b-h2q  '      yZ  sinll  . 

clair  que  Ton  a 

,  »„,                  ,   "    cosn.sin\n       ,    S   COS n'. sin'. n' 
(lOo)  .  . .  jr  =  n.t.. h.i.. . 

Sin. -c  sin.-f 

2  3  ■ 

Maintenant  j'observe,  que    les    deux    angles    n    el    D'  efant    lies  par 
I'equation 

(i34) tang.(9o'— n')=|-t-tang.(9o"-Il)  , 

Ton  pourrait  developper  Tangle  11'  par  la  serie  connue  (*) ; 
(i35).  .  .  n'  =  n— (/;'-t-sini/-',cos(2n_!//')  — -sinY-sin(4n— 2'/) 

—  :isin'f.cos(6n  — 3i/;')-i-ysin^(;''.siii(8n  — 4'^') 

o  4 

-»-^sin'^f.cos(ion  — 5i//')  — ^sin'(//'.sin(i2lT  — 6(f') 

H-etc.  ; 
ou  Tangle  f  est  determine   par   I'equation    tang.</''=T   • 

Mais,  en  general,  il  conviendra  de  faire  tang.if'  —  -,  et  de  calculer 

Tangle  Fl'  d'apres  I'equation 

„,       sinll.sinii" 
^""g"=sm(Ii^f)- 

Lorsrpie  b  seia  un  nombre  enlier,  si  Ton  fait 

rp b(b-^2Jl) 

■In ~3    > 

\(b-i-nY—2n{b-^-n)cosQ-i-n\' 


(")  Voyci  page  2U  ilu  second  Volume  dcs  Exerciccs  do  Calcul  Integral  do  Legendee. 

Serie  II.    Tom.  VII.  z 


l86  ME.MOIRE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

il  rst  <:laii-  que  Ion  a 

T  —         P—n  .       r    —  P  —'I 

(p'—2pq.cos9-^-q'f  {p"—2f)'q'.cosO-hq"f 

ft  par  conse<juciU 

(.36) j=bh\7..T,,-l.T„.^,\  : 

done  en  faisanl 

tan".  A=-: ;  cos (1/^ cos  5.  cos  3  A  : 


_. COS  A.  sin*.  A 


sin'. -if 


I 
"~6 


Ton  aura    l\=i~  .[/„;  et 


(i37) j  =  /z-AJi^i.£/,„-i.t/,.j 


Si  Ton  veut  savoir  a  priori  combien  de  termes    de  celte  serie    Ton 
doit  calculer  pour  avoir  j-  avec  lui  degre    donne    d'approximation  ,  Ton 

fcra   T„  =  — j- ;  ce  (jui  fournit  I'equation 

nil  bien 

b       \'i       A*  (6 -Han)'.  10 


2^sin'.-i9 


En  prenant  le  logarithinc  tahulaire  des  deux  membres  do  cctte  equa- 
tion ,  uous  aurons 


PAR    J.    PLANA  18- 


(.38)... 


'  =  aX-|-2Log.i  —  6. Log.  2  —  6. Log. sin. -5 


2 


De  la  il  sera  facile  de  tirer  la  valeur  de  n  a  una  unite  pits. 
Soil,  par  exemple  ,  0  =  3o°;  i=i;  X  =  3;  nous  aurons 

3Log.|«(i-»-ra)-H3,  732o5{ — 2Log.(i-H2/i)^4j  19382-1-3,  52202=';,  •;  i584- 

En   prenanl    ^2:=  119    le    premier   membre    de    cetle    equation    devient 
7'7°77^>  et  en  prenaut   7i=i20    il    devient    ■7,72220.    Ainsi   il  fandra 
calculer   1 20  teiines  pour  avoir  la  valeur  de  j'  a  un  millienie  pres. 
En  faisant  5  =  60°;  £=1  ;  >.  =  3,  Ton  a  I'equalion 

3Log.  I  «(i -f-7j)-t-i  I — 2  Log.  (r -f-2«)  =  6  ; 

oil   il  suffit  de   faire   «  =1  44  >   puisque   son    premier   membre    devient 
6,  00187. 

En  faisant  5^go°;  i:=i;  X=3;  Ton  a  I'e'quation 

3Log.  |«(ra-Hi)-(-o,  5 1  — 2Log.(i-4-2w)^5,  09691  , 

ou  en  posant  «  =  26  le  premier  membre  devient  5,  ogiSg. 
En  faisant  9=180°;  b^^i;  X=3;  Ton  a  I'equation 

3 Log:  |n(iH-n)-4-o,  25  |  — 2Log. (i  -4-  2 re)  =  4,  19382  ; 

ou  en  posant  n=i5  le  premier  membre  devient  4j  1^92  et  en  y  fai- 
sant re  =  1 6  il  devient  4j  2669. 

En  posant  5  ^60°;  b  =  2,  X  =  3,  Ton  a  I'equation 

3 Log.  I  ra(2-f-re)-4-4  I  — 2Log.(i -»-n)  =  6-+-4Log.  2=7,  20412  . 

Eu  prenaut  re  =  48,  le  premier  membre  devient  6,7625,  et  en  faisant 
n  =  49  il  devient  7,79744- 


l88  MEMOIRE    SLR    l.A    DISTRIBUTION    DE    I.'elECTRICITE    ETC. 

Coniinc  le  noiubrc  n  ainsi  Irouve  repi'esciilc  un  nuiltiple  de  i-i-b, 
il  fuudra  le  diviser  par  i-t-i  el  doubler  ensuile  le  quotient  pour  avoir 
le  iioiiibre  total  des  tennes  de  la  forme   U„-  qu'il  faudra  calculer. 

Si  Ton  demandait  le  nonibre  des  tertnes  relalif  au  second  membre 
de  la  foriiiule  ( 1 3 1 ) ,  il  faudrait  tirer  la  valeur  de  n  de  I'equation 

/^'  — 7'  _     ' 


{p' —  2pq  .  cos  5 -+-(7')' 


10 


laquelle  etant  traitee  d'une  niauiure  tout-a-fait  analogue  i  la  precedente 
deviendra  equivalentc  a  celle-ci ;  savoir 


joc.<(i-»-6)«f 


-(^3sin.iej    -^^°8!*-^^"('-^*^l| 


3  Log  J  ( I  -1-6 )« [b-{-n(  i  -hb)]  • 
(•39)^  ( 

f=2).-»-  2Log.i  —  6 Log.  2  — 6Log. sin.  — 5 

Les  foi'iuules  (121),  (12'j),  (i33),  et  (137)  que  nous  avons  denioiitrees 
dans  cc  §,  oflfrent,  par  les  series,  une  solution  complete  du  probieme 
concernant  la  loi  de  I'epaisseur  de  la  couche  eleclrique  qui  recouvre  les 
deux  spheres  en  contact.  Cette  solution  deviendra  bcaucoup  plus  inte- 
ressante  en  la  rapprochant  de  celle,  sous  forme  fuiie,  que  nous  allous 
exposer  dans  le  §  suivant. 

En  terminant  ce  §  il  ne  sera  pas  inutile  de  faire  observer ,  cpe  la 
scrie  (i3i)  presentc  un  inconvenient  analogue  a  celui  de  la  serie  (121); 
c"est-;i-dire  que  Ton  oblientj'^  —  00  jjour  6  =  0.  Car,  alors  Ton  a 

-^■=A-t-^^"*"'^)~^''"*"'?^  =  ~T"!'=~  ^  (  i-t-i-Hetc.)  =  -OC  . 


§XV. 


Je  vais  maintenant  exposer  le  calcul  par  lequel  on  tire  de  la  for- 
nuile  (ff'"),  irouvee  dans  le  §  \'III,  I'exprcssion  de  ^(/a,  x)  ainsi  que 
cclle  de  I'epaisseur  de  la  courbe  electrique  sous  forme  finie.  D'apres  Ic 
]>rinripe  demontre    dans   le    §    V,    relativement   a    la    transformation  de 


PAR    J.    PLANA  i8q 

loute  fraction  de  la  foiine  ,  il  faudra  d'abord ,  apres  avoir    fait 

p—qx  ' 

_  ,  ,  h        lib  I 

Pz=.  o ,  reinplaccr  le  premier  termc . ,  par 

2  2        1  ^T"  *^  ^^"  *^ 


bh 


3        2^(i-f-^)'— 2(i-t-6)fia?-j-j:' 


Pour   pouvoir   appliquer   immediatement  le   meme    principc   au    second 
terine,  j'ohscrve  que  Ton  a 

I      -        /         I— ar\       C   dt    /  xt  V 

o 

done,    en    dcvcloppant   Ic    binome  f  i — -.         1      suivant    les    puissances 

enlieres  et  positives  de  x,  ct  uiultipliant  ensuite  chaqne  terme  par   i, 
P,,  P,,  P}  etc.,  respectivement,  Ton  verra  que  le  terme 

bh  ^       /         I — a-\ 

introduit  dans  ^(/J.,  x)  I'integrale  definic 

I 
hb      r  dt 


/ 


H-'^'J  y  (b-ht)'—2t(b-ht}iJ.x-hex-' 

dt 


_  hb    c  _ 
-^^b-jyb^ 


-4-  2^(i  — iJ.x)t-i-(i  —  2fJia-4-a'')f' 


En  appliquanl  au  Iroisleme  et  au  quatrieme  terme  de  y"(a:")  la  foi-niule 
au    _       \CZi V-Tj 

Ton  aura 
2(i^b){,—x)t J/=T V^T 


b'^(i-h/'f(i-xYe~b-i-{i-+-i')(i-x)t\f—,     b—(i-^-b){i—x)ty-,  ' 


I  no  MEMOIRE    Sl'K    I.A    DISTIVIBUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

3(1 -«-&)(»— •r)< 

y=2 ^^^ VEI = 

—  (i^b  —  x)-^-{i-¥-b){i—x)ty—,       (i-i.b—x)—{i-\-b){i—x)ty-^ 

Done,  le  troisieme  terme  de /{x)  inU-oduira  dans  (p{(i,  x)  I'integrale 

o 

el  le  quatrieme  tercne  introduira  linte'grale 

-//V-f       '^^        \  '        --  '  i  ■ 

o 

oil  I'on  a  fait  pour  plus  de  simplicite  ; 

P=b'—{i-^bY(i  —  2iJ.x-hx')e  ; 

Q=26(i-»-A)(i— jaj:)^  ; 

P'={i^b){i-i-b— 2iix)-\-x^— {t-^ by {1—2 [IX -^x')t'  ; 

Q'=  2(1  -+-i)  I  I  —  2fJlX-hx'-+-i(l — fA^)(^    • 

La  sonime  de  ces  quatre  parlies  donne 
{i^o)..<f(jJ.,x)=^h— 


2  2y  b'-i-2b{i [XX)-^1 2lJ.X-hX* 

hb       C  dt 


■J  K^'- 


b' ]  ^  b"jr-2b{i—[J.x)t-if{i—2ixx->^x^)e 


■^^♦^   'J{e"'-i)|v'/^+<?V^     V^-QV^ 


-Aiy' 


CD 

—.r  dt 

"'J(e-'-i 


)IVP'-+-Q'V^    V/"-(?'V^' 


PAH    J.    PLANA  191 

Maintenant,  si  Ton  vcul    faire    disparaitre  les   imaginaircs,   il  suffira 
d'appliquer  ici  la  formule 

V-i      _      y-, Byj 

mais,  la  forme  airectee  du  Symbole  imaginaire  est  preferable  pour  ob- 
tenir  I'cxpression  de  repaisseur  j-  de  la  couche ,  lacpieUe  doit  elre  de- 
terminee  d'aprcs  requation   (29);  c'esl-a-dire  ,  d'apres  Fequatiou 

(La (a,  x) 

ou  Ton  doit  faire  x=  i  aprcs  la  dilTerentialion.  Nous  alloiis  exposer  le 
ralcul  qui  fournit  cette  formule. 

Apres  avoir  fait  x=:i  ,  Ton  trouve 

Q  =  2b(i-i.b){r-ix)t  ; 
F=b'^a(i-i~b)(i—iJ.)\i-{i-^b)t'\   ; 
Qf=2{i^b){:i-i-b)(i—iJ.)t  ; 

§^  =  -abir^b)^C  ; 
dp 


-^  =  2(l-t-i)(2  — 3/i— ifx)< 


dx 
Il  suit  de  la  que,  en  posant , 


Idj  MEMOIRE    sun    r,A    UISTRIBUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

N  =(i-^b)bixt  ; 

M'=—(  I  -,j.-bix)^( .  4-i)*(  I  — M)«'  ; 

N'  —  —  {i-+-b)(2—2ii—b[j.)t  ; 


lou  a 


(l.(P'  —  Q'y^P_   M'—N'\/-i 
Nous  irouvons  de  meme 

Cela   pose    Ton   trouve    sans  difiiculte  que,  en   faisant    pour   plus  de 
simpiicite 

P^2M  =  R    ;  Q-^2N=S   , 

P-i-2M'=R'  ;  Q'-h2N'  =  S'  ; 

Ton  a , 


PAn    /.    Pt.ANA  '■  193 


(i\i)...y=~h- 


ajZ»'-t-2(n-/!>)(i— rjl)!^ 
dt 


hb  r 


■xhb    c 


-26(1— (/)<-»- 2(1  —\t.)C 
tdt.\b\x  —  (1  —ii.)t\ 


-+-2^(1— ,U)<  4- 2  (!—,(/)<'!• 


llbV 1    I  ; {  3   ■ 3'      . 

o 

Kn  appliqiiant  ici   les  ileux  fbrmules 

/  xda:  i(oiA-\-Bx) 

/x\lx  _         2.JB  —  (!^JC—2B')x 

I  r        dx 

1  oil  obtieiit,  apres  les  reductions  qui  se  presentent; 
I  1 

/' dt /'  2tdt\blJ.—  {l—lJ.)t\ 

y b'^2b(i  —ij.)t-^i{t  —!J.)t'  J  ii,'^2b{i—!J.)t^?.(i—ix)e\^ 


b 


»— f^       '— f-   y/ /;'-4-2(r-t-A)(i  — a) 
SEniE  II.    Tom.  VII.  aa 


ta4  MEMOIRE    SUR     l.A    DISTR  tDOTlON    DE    i/f.I.RCTRICITE    ETC. 

Done  en  substituanl  ces  valeurs,  ct  observant  cjue  Ton  a 
/?  =  //  ;  .R'=b(2-^-l>)  , 

Toil  aura 


('43) /=-''-» 


3     (.H-^)(,_^)    )^._^,(,^^)(,_^,)j-: 
hb^ 

,  ,.f  ndt       ..^fn'dt 

-^-hb  I 3 \-hb  I ; : 

o  o 

ou   I'on  a  fait  ponr  plus  de  simplicile 

\[b^2(i^b)ty—,]    [b—2{i^b)ty-,])  ■ 


'"'"~*'~'j      (p'-^Q'y--:Y  {P'-Q'y—,f 

r«'tii»  \aleur  de  _7-  pent  etrc  ecrile  ainsi; 


3  2(l-Hi)  yO'^2(l^b){l—lJ.)\b^yb^-h2(l^b){l—lx)\ 

o 

«u  ll''^:=[/' — p — ' {2-i-b)b  ,  cooome  dans  le  §  precedent. 

Relativement    au    qualricrae    lerme ,   il   faut    observer,   ((u'eu    iaisant 
■j.^  I    I'on   a 

P  =  //  :  0  =  0;  P'  =  b';  Q'  =  o  ; 


PAR    J.     PLANA  1^1 

«•!   par  fonsetjuetit ; 

*^~' j  byi  byi,  \  ■■ 

tt^n'=y-i\^(i-^b)ty-^  —  ^i-i-b)iy-.-,\=o  . 

De  sortc  que  celle  expression  finie  de  repaisscur  de  la  «-ouclie  ele<'- 
tiiquc  a  la  propriete  de  devenir  nuHe  au  poiut  de  contact.  Et  coiiimc 
la  partie  algebrique  est  precisement  la  meme  que  celle  que  I'ou  voit 
datis  le  second  nicmbre  de  I'equation  (127),  il  fiiut  en  conclnre  que 
la  serie  ordonne'e  suivanl  les  nombres  Bemoiilliens  A' ,  B',  C  etc. 
represcnte    le    developpement  dc   I'integrale   defuiie 


cc  qui  est  un  fait  tout-a-fait  digne  d'etre  re  marque'. 

Maintenanl ,  pour  faire  disparaitre  les  quantites  imaginaircs  ,  jc  fais 

P  =  U coso  ;  Q:=f7siu9  ; 

P'=f7'cos^';  Q'=C/'sin<p'  ; 

b  =rcos</<  ;  i{i-frb)tz=Ts\n<h  ; 

i -+-2  =  r'costf-'  ;  2(i-+-^)<  =  r"sin!^'  ; 

cc  qui  doniie 

-3 


rsin(-9_.^) 


3  3 

11=       ^-ri ^=— 3{/&sin.-9  — 2«(i-+-A)ros.-y 


2r'sin(^9'-f) 


2 


2 


3  3     \ 

ri'= ^^ ^  = ^j(<i-»-2)sin.-9'— 3<(i-f-i)cos.-G'>. 


.19<3  MEMOIRK    sin    l.A    IHSTUIBITION    DE    I.'lil.F.f  THICITK    ETC. 

En  a|)|iliquant  ;'i  res  fonctions  les  forinules 


roso=;^  : 


sin.i^=l/l_i 

2  y   ■  2  2 


u 


.-9=5111.-0 1  4  (-OS  .-c —  1  1=  -=. — 3 —  ■ 

;.-5=cos.-ffll  4co3  .-o  —  6  1=    _^.  — 3  -  • 


oil   Irouvera  , 


aViiZiiM_A__    2^(1-1-^)  ,  <^V^i     ^■'     ^^li^±^ 


Pour  rrduire  ulterieuremeiil  ces  IbnnuleSj  j'oLsorve  (jue  I'on  a 
P=b'-^{i-^bfesw\-J  ; 

/-"=//-»-4  :i  •+•/;)  }  I  _( I  -»-/))<'  I  sin*.  ^(3  : 

Q'=4(H-Z;)(2-f-<^)/siii'.^e  ; 
(I'ou   Toil   lire 
/->'-»-()'=/■/'=/;'— ,S//(i  -^/yV/'siii'.-C.cosC-H  iG(i-(-/A*^^sin''. -5 

Dour ,   en   iaisaiit  , 


PAR    J.    PLANA  ,q- 

a 


nous  an  rolls  ;  TJ — . 


A     ' 


J^Q__  bH(A  —  e)  PQ             bH{A  —  e) 

^_^\i..A'^t.(A—e)\^b  2t{i^b) 

b'(i-i-b)R'      12'  2" 

y^.A'^t      \b  2<(i-<-^)/ 

Pour  expriincr  a'une  maniere  analogue  la  valeur  de  11',  remarquons 
que  I'oii   a  ; 

P'-b'i              ^'                   ^^'\  {2+b)bU 

A(,^b)       A    '  ^  —  {i-^b)A    • 
Done  en  posanl 

B={-i^b)^{-x^b){x^b)A  ;  C— {■!->,. b){i^b)  , 


nous  aurons 


t'l   en   faisanl 


A^^A r-f 


->rb^  l{x^b)'    ' 
B'  =  A^ ~  ; 


198  MEMOIRE    SUR    I. A    DISTRIBDTION    DE    l'elECTRICITE    FTC. 

il  vieiidra 

II  suit  de   la  que  si  Tod  fait 


I  0(1   aut'n  > 


P'Q'  Pi{B—Ct')  P'Q'  bH{B—Ce) 


el  par  consecjuenl 


b'(i-^-bfR"       I    ^  ^  \ 

y^A'^l(2-i-b))b-h3       2t{i-hb) 


b\y-r-;ib.R"}  T"  ^     T'" 

De  sorte  que  nous  avons  ; 

(.44) ,.,-j'w^^ 

o 
2{B—Ct')rb-^-2  2t{l-i-b)-l 

I"         I    T"  T'"       J 


B"  L    7"   "^       7^'"       J' 


Nous  aliens  maintenant  exposcr   la    Iransformation    qui    peut  facililer    ie 


calcul  de  ces  deux  integrales.  Soil 


PAR    /.    PLANA  igg 

/r  =  ^«*— a  y^/'.  COS  5 -*- //•  =  «•->- /^M  : 

les  limilcs  de  la  nouvelle  variable  m ,  correspondanles  a  /=:o  et  lz=oo, 
seront  «=i,  u-=.  —  cosO.  II  suit  dc  lu  que,  en  posant 

nuns  aurons 

._A  (  I— »'  \  —_Ta_  (M-»-cose)  '.rrfM 

/?=-. ^—.  ;  r*  =  i?  — <'-^-//=:^(i-H«)  ; 

■i    u-j-cosfl  \  /  ' 

a  -1-  cos  0 
11  suit  (le   la   que   Ton  a 

dt   ayi       {u-k-cosOydu 

TW~~1P~'  Y'{i-^u)\  i—u  ' 

3 
tdt  3  (M-t-C0s5)*f/M 

Cdt^_ yi    y   I  — M.(£<-f-C0s5)'Jj* 

7'/J'~      ^' J'^ ■' 

t'rfi  (i-4-M)y  I — m(m-+-cof9)*</m 

^  '^  A'\   I— cosJ.F* 

I 

rf<    ^2       {u-\-cosQfdu 

I 

TIP  -  -   J,/  ■     „■..  -.TTr 


/^'V  I— cos5.r.|'    I— M 
Maiiitenatu  si  Ton  iait 


E=      '■"-•' 


e^^'—i    ' 


300  MEMOIRE    SUR    lA    DISTRIBUTION    DE    l.'ELECTRIClTt    ETC. 

roil  iioiina  regarder  E  comme  unc  fouclioii  dc  u  ,  et  Ton    aunt    entre 
les  Hmiles    «=i  ;    u-^  —  cosO  ; 

CC 


^_(i-h/')  1  („^cos5)'*.rfK 


2/i     r 


{l-^b)A 


^'^  sin.-e  \  r 


_) I  (w-t- cos  9  )•(■/« 


Pour  Ininsformcr  ile   la  inenie  uiaiiiei'f   la   ronolioii   11',   nous   ieroiis 


Les  liniites  de  la  variable  i  correspondanles  a  /:=<>  el  /  =  (x  seront 


A' 
:=i    et   z=z  —  jp .    II  suit  ile  la  que 


Relativement  a   Z""  Ion  obtient  d'abord 

„,._  (i-^b)B''~AA'{i-^b)—A'-^B'z\J'{i-^b)  —  A(i-^b)-i\ 
^     ~  B'z^A' 

Alais  en  faisant 


PAH    J.    PLANA  30  1 

Ion  a 

{i-\-b)B''^  A  A'  {i  ^b)  —  J'  =  (i  -i.b)B'  (B'—  A')z=H  B'  ; 
A'{i^b)  —  A(i-^b)—i=i  —  {i^b){B'—A')=—H  ; 

partant 

_HB'{i—z)_  11(1— z) 
~    B'z-^-J'    ~  A'     ■ 

Avaiit  d'aller  plus  loin,  reinarquons  que  Ion  a 

A'  J^^'^'-^^'^-V-^^T^^^ 
B'  ,-^.^(,^6) 

el  en  subslituant  pour  A  sa  valeur,  il  viendra 

^,  J4{i-+-A)  — A'J2sin'.-$ 


B 


I  • 


»  I 


6'^4(H_^.)sm.-e 


2 


Done,  en  supposant  que  b  soit  le  rayon  de  la  plus  petite  des  deu\ 
spheres,  Ton  pourra  toujours  etabiir  lequation 

|/4(,_H6)_/!,*.sin.-e 

(•46) sin.^g7=.-—  =4=  ; 

1/  A'^4(,H-^)sin'.-^5 

ce  qui  donnera 

A'  I 

(147) r"'^^  ' — 2  sin*. -75  =  cos  57  ; 

b.y    i-Hsin'.^e 

{148) cos.-sr:^ —  ; 

1/  //-H4(i-^6)sin'.^e 

Serie  II.    Tom.  VII.  bb 


3„3  MEMOIRF.    SI  R    LA     PISTRIBUTION 


DE    I.'eI.KCTRICITE     ETC. 


{'i9) 


p-- 


l/l 


^{i^.b)  —  b\sm.- 


lang.-7W=      ,-  —         |/- 

4  1/    /.»^x/._i./,\s;n\ie^il/ 


.4(  I -».^)sm. -5-4-61/    H-sm.-£ 


Pour 


faciUter  Ic  calcul  mimeriquc  ile  Tangle  zs  ,  Ton  fera 


cos.e 


cos . c : 


V  iH-A  ' 


iang(3  =  -- — p   > 


sin .  —  t 

2 


ce  qui  donnera 

(i5o) 


in.-t5  =  sia£.cosp  . 


sin 


Maintenant  si  Ton  fait 

K'=:s'-»-2Z-cosic-+-  I 
Ton  aura 


t^=—    <'""^'^ 


iJ'= 


B'     y 


3       2-t-COSW 


•COS  ST 


VTT'   (s-4-cosw)    ^V'dz   . 

/, '         -       ''       — 5 


r"=5'('-+-A)(i  -Hz) 

.I'ou   Ion  tire  ; 


yff 


,.      ^(i-z_) 


Z-t-cossr 


^i  2^1  {z -^ COSTS  fdz     . 

tdl dz(z-hcosuY        . 

t 
t'dt  V^         rfzjr7^(z-Hcosg)^  . 


PAn    J.    PLANA  3o3 

<h       _  \~i  ll Z{z-h- COS  ZJ)' 


tdt    tlz(z-^co&zsY 

Cela  [)Ose   si   I'on  fait 


Ton  pourra  rcgarder  £' commc  une  fonclion   rle  ;,  ct  I'on  aura,  (.-iilre 
les  limilcs   z  =  i;    i  =  —  cosw  ; 


(.5.) 


2hJ\C       C      \       2(6-4-2)  (i^b)\{z^cos7sfdz 

r.b{i^b)B'']       \b'Y 


s)  Uz-\-cos.-ssf\'[^zdz 


hA\C         r         2(A-t-2)       (i.4-M(' 

-6(i-4-A)zj'J     j^'|rr:r&  v^/       j  -K' 

hA\C        C    ,\       2(&-t-2)  (i-»-Z.)H^.+-cos.sr)-»^: 

"'■2k6(h-Z')5'J       \B"^T^h{y-^z)'^    y-^H    \       V'Yx-z 

L'equation  (i44)  pent  done  elre  remplacee  jiar  Ics  equations  (i45) 
et  (i5i)  oil  rimpossibilite  d'unc  integration  sous  forme  fuiie  tient  a  la 
prtfsence  des  facleurs  designes  par  E  et  E'.  C'est  ce  qui  deviendra  plus 

manifesle  ,  en  faisant  m=i — 2 cos. -9.1''    dans    le    second    membre    de 

2 

l'equation  (i45),  et   c^i  —  2cos.-5r.vv'    dans   le  second   membre    de 

l'equation  (i5i).  Alors  Ion  trouvera  que,  entre  les  limites 


ao4  MKMOIRE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    I-'elECTRICIT^    ETC. 


i'  =  0    , 


Ton  a  I'equalion 


(,5a) 


CO 

,r  dt.a   _ 


/*  r(  COS,.- Q  —  v'^yiv 


:ihb 

■4 


S 


hb\cot.~e   I  ^ 

i-+-bys\n\6'  j     (v* — 2cos.-0.i''-»- I  ) 

I 

^P^fi-k-  sin',  -e  — COS.  ^O.v^f  COS.  U  —  v^d  ^ 


ih       I 

";Tsin.5'  I 


i  I  — COS.-O  .v"  jfl'*  —  2COS.-6.f'-+-  I   \ 

ou,  f^',  designe  ce  que  devienl  la  fonction  E,  apres  y  avoir  fait 


(.53) 


2K<  = 


nb 


( I  -♦- A  )  sin .  -  5 
2 

et  que,  enlrc  les  liniitcs 


I  — y'.cos.  -5 


COS. -6 —  V 
1 


w=o 


w 


—  |/   C0S.^=7    , 


Ton  a  i'equalion 


PAR    J.    PLANA 


hG     I 


(.54) "■J,:^= 

o 

3 

/^|(«H-a'w*)cos.-Er  — a! !  (  cos.-itf  —  w'  fdw 


I  I  — COS.—  a .w'  jlW"  —  2C0S.— sr.w'-t-  i  I 
fF'\(a-i-ix'w')cos.-  zs  —  «'  J  I  cos.-cr  —  w^  I  w' 


(iw 


HUCOS.  — W      I  f 


Iw''  —  2  COS. -C7.ir^-|- I  I 
JV\{a.  —  a'w*)cos.—  w-j-«'  1 1  cos.  — sr — w'  j  dw 


•COS.-W.TV'  II  \V'' 2  COS.- ST.  W' -I-  I    I 


ou  fV  designe  ce  que  devient  la  fonclion  E',  apres  y  avoir  fait 


(.55) 


2n< 


_  "'f 


I  -\-  sill'.  -  0 


w  . 


et 


( 1  -f-6)  sin.— 5. COS. -w 
^  '  2  2 

(2-t-/>)VT:ir6 

^('i  -t-sin'.  ^s)'. /4(i-t-Z')  — // 


I  W    COS.-CT 


COS.  — W TV 


b. 


=  4  (6-t-  3  )siii.-ar  ; 


I  -J-  sm  .  - 1 
a 


sin.  -c 

2 


ICn  remplacant  uiainlenant  requation  (i44)  P^*"  '*^s  equations  (i52) 
et  (i54),  Ton  aura  I'cxpression  de  I'cpaisscur  do  la  couche  (ilectrique 
sous  une  forme  assez  simple  pour  pouvoir  y  appliquer  avee  facilite  les 
formules  propres  a  revaluation  des  integrales  par  les  (padratures. 


3u6  MHHI0IR1-:    SUR    r.A    DISTRIDUTION    DE    I/KI.ECTR  ICITK    ETC. 

§  XVI. 

rsous  avoiis  trouvii  dans  Ic  §  W\ ,  j)ar  ilcs  [irocticlcs  loul-a-fail  ilis- 
lincts,  trois  series  dillerenles  pour  exprimer  I'epaisseur  de  la  couche 
electriqiie  qui  recouvre  la  surface  des  deux  spheres.  Cliacune  de  ces 
series  a  des  proprietes  parliculieres  tpi  delcrminenl  Ic  clioix  que  Ton 
doit  faire,  lorsqu'il  s'agit  dc  calculcr  ccltc  epaisseur  relalivement  a  un 
point  donne.  Mais  la  serie(i2i),  consideree  sous  un  point  de  vue  pure- 
iiient  aualylique,  met  en  evidence  une  propriete  remarquable  de  la 
fonction  de  /j.  dcsifijnec  par  jj'.  EUe  consiste  en  cela ,  que,  en  regardant 
r  comme  une  fonction  du  binome  i — p.,  il  doit  etre  impossible  dc  la 
developper  suivant  les  puissances  entieres  et  positives  de  ce  meme  bi- 
nome, puisque  nous  la  voyons  effectivement  developpe'e  paries  puissances 
negatives  et  fractionuaircs  de  i — p..  Ainsi,  qucUes  que  soicnl  Ics  trans- 
formations que  Ion  pourrait  faire  subir  a  la  fonction  j-,  Ton  tombera, 
en  derniere  analyse,  sur  un  resultat  completement  illusoire,  si  Ton  en- 
Ireprend  de  la  de'velopper  par  une  serie  de  la  forme 

j  =  M(i—iJ.)-hlM'{i—lJ.y-i-M"{i—[J.f-^-etc. 

Cest  ce  qui  arriverait ,  ]iar  exemple,  si  Ton  voulait  appliquer  cette 
idee  a  la  serie  (i3i),  dont  chaque  terme  est  de  la  forme 


j«-»-(3(,-f.)j 


i'oissoK,  qui  ignorait  I'existence  de  la  propriete  que  je  viens  de 
definir  ainsi  que  celle  des  deux  series  (121)  et  (1217),  a  suppose  tacite- 
menl  la  possibilite  d'un  tel  developpement;  ce  qui  I'a  entraine  a  la  fausse 
coiise([uence  que  j'ai  signalee  dans  le  prcambule  de  ce  Memoire.  Mais 
je  dois  exposer  ici  Ics  principaux  points  du  calcul  qui  demontrent  d'une 
maniere  incontestable  que  Ton  tombe  sur  des  expressions  des  coefliciens 
M,  M',  M"  etc.  telles  que,  api-es  les  reductions,  Ton  a 

M=:o  ,  M'  =  o  ,  M"=iO  ;     indc'finiment. 

Pour  cela  je  reprcnds  I'equation  (i3o)  el  je  remarque  qu'un  terme 
quelconque  X  Aef(x)  etant  de  la  forme 


PAR    J.     PLANA 

X= — 


il  introduil  dans  <f(fJ-,  Jc)  un  tcrmc  qui  pciil  elre  c'crit  ainsi  ; 


l{„=x'^i-h2pqx{i—iJ.)X'\~'' 


Kn  developpanl  cc  binomc  nous  aurons 


1  .2' 


En  prenanl  les  coeffiniens  difierenliels  de  X  par  rapporl  a  x  I'on  oblienl ; 
</^_^y.  d'X  3  d^X  J 

g=2.3.4.<7*jr'  ;         g=3.3.4.5.7'jr'  ;         etc. 


et    conime    I'equation   p — ga:=-p ,  donne 

X 

p I    X 

q  qX  X 

en  posant  X'-^  -j-  ,  il  est  clair  que  Ton  a 


(X  \'" 


mais  nous  avoiis 

d""X 


=  3.3.4.5.6 2m.q"'X""+'  , 


pa  riant  , 

d'-^X 

p"  q"  X""-^'  =  ^ 'A^ ^^^- 

'^     '  1 .  2 . 3 .  .  .  3  /» 

11  suit  de  la  que  le   terme  general  de  /?„  sera 


ao8  memoiuf.  suh   i-a  disthibution  de  i.'F.r.KOTnicnE  etc. 


xy  d""X 


'— 5 I  —  fX  )"■  X"- 1   .X  -I-    V  '    )       -r-r 

( I  .  a  .  3  .  .  .  m)  ( 1 .  a  .  3  .  .  .  2  m)  V         A   /      ax' 

~3"'(i.a.3...m)'      V         A"/  '  dx^' 
En  developpant  le  binome  ,  un  tenne  cjuelconque  du  produit 

ATV  ./""AT 


(xH-|,)" 


sera  cxprime  par 

m  (in  —  I )  ( w  —  2) .  .  .  (w  —  / -♦-  1 )    ,„_,/  A'  \   d^"  X 


1 .  3.3.  . .  f  VA^V    rfjc 


(#.) 


a/;j — 14-1      ^.ni— I 


=  — !^ '-^— i ^- — ^  ( I  .  2  .  3 .  .  .  2  m)  .  n  ""-'.  X ""-'■*■•  .  X 

I  .2.6.  .  .  I  ' 

oil  bien  par 

m(m— i)(m— a).  .  .  (m— t-Hi)      (i  .  2  . 3.  .  .  2/n)       „,_.'d'"—X 
1.2.3. ..I  '1.3.3...3/W  —  i  dx'"'~' 

■im{im — i)(2m — 2)...(2/» — i-4-i)   d'"'~' X  d'.x" 
~  I  .  2  . 3 .  .  .  j  ■  dx""-' '    dx'     ' 

en  observant  que  I'on  a  la  formule  generale 

^=..a.3...)..^\A-^-'  . 
dx^  ' 

Tl  suit  de  la  que,  pour  avoir  la  totalite  des  termes  donnes  par  le  produit 

d""X 


Q^^T^y 


il    faudra    faiic    t  =  o,    i,    2,    3  .  .  . /«    dans    la   formule  precedente  ,   et 
prendre  ensuite  leur  sominc.  Or,  en  appliquant  ici  I'equalion  symbolique 

d".(ui,') /'du       dv\" 

dx-"     ~\dx'*'d^J    ' 


PAR    J.    PLANA  20g 

Ton  reconnaitr.1  iniinedialemcnt,  que  cette  somrnc  est  egale  a 

dx'"' 
De  sorte  que  nous  avoiis  celte  serie  asscz  remarquable  ; 
/.ifi^  n  —  V     ^'i^~l^)  fH^j*}  .  fill— j^  ^^M-r'A^) 

x'ii—^fd'ix'X)         x'ji—ix.)"      d\x"X) 


3'(t.2.3)""     dx'-  2*  (1.2. 3. 4)''     dx' 

Gcla  pose ,  si  I'ou    applique    celte   formule    a    tous  les  termes   de  la 
serie  que  ron  voit  dans  Ic  second  membre  de  I'equatioii  (iSo)  Ton  cotn- 

00 

prendra  que,  pour  avoir  la  sonime    bh.l,.(^fi„  —  R'„)    ainsi  forinee ,  il 

o 

suflira  de  remplacer  X   pary(a:)    dans    I'ticpiation    precedente  ;    ce  qui 
revient  a  dire  que  nous  avons  cette  equation  ;  savoir 

(i5n)...  ffl(pL,  x)=/(.r) ^ —  . —    ,    I    "  H y. 7^. — '    r   , 

\      //      rvr'      I     j\    I  2  ^^.-       ->-    2'(^.3)'  dx' 

_x^{i-^  d'^x^f{x)\ 

2^(l.2.3)''  dx" 

En  differenliant  cette  equation  par  rapport  a   x   el  multipliani  cnsuiu- 
par  IX  ,  Ton  obtient 


ax 


d.(p(u,  x)  d./'ix)      2x(i  — a)  \d\xf(x)  d\xf{x)] 

dx  dx  1  I       dx  dx        \ 

2x^(i—^Y\     dKx'f(x)  d\xj(x) 

"*"     3'(i.2)'     y       dx'       "'"■^       dx' 

2.r^( .  -  f..)^  i  ,  d".x'f(x)   .  ^  d\x'f(x)\ 


2'(j.2.3)'    /  dx''  dx^    .   j 

^x^i—jxY  I     d\x''f{x)  d^x'fjx)  I 

■^2»(l.2.3.4r  j^  rfx«  "^"^  rfx'  j 

—  etc. 
Serie  II.   Tom.  VIJ.  or. 


aiO  MEMOIRE    SlU    I.A    DISTRIBUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

Done  ,  i'epaisseur  7    de  la  rouclie  elecliique  devant  etre  determiuee 

I, .        •                   1.                           1                         '  — f*       •  »  '  /I 
jiar  I  c({uatioii  (29),  Ion  aura,  en  observant  que  =  sin  .-&  ; 

(i58).  .  .    )=/(x)-t-  3.r    -^j      '  —xswx  .-0\Z /^    ' ^2X — T-f- ^J 

^  -^      -^  ^    '  dx  1    \  dx  dx^      ^ 

2     \  ^  d'.x  f{x)  d.x/(x) 


(r.2)'  dx'       ^  dx' 


I 


V     d'.xYjx)        d-.xy(x) 

(..2.3)'  p       dx'       "^""^      dx^ 

^'""'a'^  \     d\x'f(x)  d^.x'/jx) 

"*'(i.2.3.4)'P       dx'       '^^'^      dx" 

—  etc.  ; 

ou  I'on  doit  faire  x=  i  apres  avoir  executees  les  diflerentiations  indiquees. 
Cette  circonstance  ofTre  le  moyen  de  calcnlcr  les  diflercns  termes  de 
cetle  serie  de  la  manierc  que  jc  vais  exjioser. 

D'apres   I'equation    (38)    trouvee    dans    lo   §    IX  ,    si    Ton    fait    pour 

plus  de  siniplicitc  k= j,  nous  avons  ,  en  gene'ral ; 


'W  =  7^./"' 


el  en  reuiplacant  x"  par 

\i-{i-x)\"={i-ur, 


uous  aurons 


o 

Supposons  le  second    membre    de   cettc    equation  developpe    suivant  les 


PAR    J.    PLANA  a  I  I 

puissances  entieres  et  positives  de  u  ,  ct  soit 

De  li  Ton  tire,  aprcs  .ivoir  fait  xr=i ,  c'esl-a-dire  m  =  o  ; 

— ,i^-n,  +  > =  — (i.2.3...  2m-M)^.,„^.  ; 

el  par  consequent 

11  a  cte  demontre  dans  le  §  IX  cpie  i'on  ay(t)-H2y"'(i)=o;  done 
I'equation  (i58)  donne 

(iSg) 7  =  — (i.2.3)siii*.-9.(^.'— 2^3') 

(1.2. 3. 4-5).,  I...,,         .,,. 

■+-  - — ,        ,.     '  sin".  -  6  (A  I'—  2  ^,") 

(1.2)  2    ^    '  ' 

(1.2.3)'         sin.-e(^,  — 2^,    ) 

-i-etc.   ; 

ou  les  coefliciens   A  I,  Al\  A  I',  A^';  A,,'",  //,"';  etc.   repondent  respec- 
livement  a  w  =  i ;  2 ;  3 ;  etc. 

Pour  former  ces  coefliciens,  j'observe  que,  d'apres  le  theoreme  dc 
MACLAuniN,  nous  avons,  en  executant  Ics  differentiations  indiquees  ct 
faisant  ensuite  u=:o  ; 


A,„  — 


■"  JIW+I  — 


(.^^)(I.2.3...2,»)J    '^'■'       ■dlT^^l^'-''^    -"^"=^1    ' 
o 

(i-h/')(i.2.3...  2/«.+-i)")  ■(fa-'+'f  '    ■   I"— I    \ 


aia  MEMOIRE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.  ELECTRICITE    ETC. 

Done  vn  posanl ,  pour  plus  de  simplicite ; 

<*" —  I  uLog.t 

nous  tiroiis  de  la  i'equalion 


I 

J^/"-*.-^j(.-.)>/i| 


(1.2. 3.  .  .2m^i)(/{^—2A^+,)=hbk\ 

o 

De  sorte  que  Tequation  (iSg)  esl  equivalente  a  celle-ci  ; 

I  I 

-sin'.ie  j  3  rrf^.-*.£[(.  -  u)pq\-Jdt.t-\£^\(i  -u)pq] 


I  r 

o  o 

''''  -2^^  ldt.t-\^,\(:  -uypr}]-2  ldt.t-''.^^[{i  -ufpqi 

(1.2.3)'  (J  J  ) 


■etc. 


Les   deux   fonclions   de   u   designees    par  p   el  q   etant   developpees 
suivant  les  puissances  de  u  ,  I'on  a 

M(ALo2.t)      uikhoa-tV      u^ikTuoa.t)' 
3  2.3  2.3.4 

7=  I «Log.<-+-e/'^,,,(Log.«)'-t-?t''//,,,,(Log.«)^-<-etc.  ; 


PAR     J.     PLANA  9.  I  3 

Oil  la  loi  des  coefliciens  ^^^^,  ^(,),  ^(o  etc.  est  connue,  et  liee  avcc 
relic  des  nombres  Bernoulliens ,  de  manicrc  qu'en  designant  ces  der- 
niers  par  B^,^,  B^i),  Sjj),  etc.  Ion  a 

Toutefois,  il  f'audra  se  rappcler,  que  les  nombres  Bernoulliens  doivint 
eire  pris  avec  le  signe  alteniativcinenl  posilif  et  iiegatif  afin  (jue  relle 
equation  soit  vraie.  Dc  sorte  que  Ton  a  ; 


n    —^    ■       n    —       ^9'    .       »    _7  .       «    _     ^617 

«(.)— fifi '    '^(■"—"173^'    '^c^)— 6 '    '^"='— ~y^ 


ete. 


Maiiitenant,  pour  obtcnir  Ic  tcrine  general  de  la  serie  (iGo),  j'observe 
que,  en  developpant  le  produit  pq  suivant  les  puissances  de  a  par  le 
iheoreme  de  Maclaurin  ,  Ton  a  la  serie 

na  _h,/AM+  if!  /£±1^ ^.  £:P1^ 

'    '  du         1.2      du  1.2.3      du^ 


+  ^/,,«■.^-H^/,.,^^-.^^-^.etc.  ; 

oil  les  coelllciens  difierentiels  sent  censes  avoir  les  valeurs  qu'ils  accjuierent 
apres  avoir  fait  u-==.o.  En  developpant  le  binoine  (i — n)'  sous  la  forme 


.(  —  I 


il 


^-0..-,        t(t— l)(t  — 2)_^,. 


U' III        -t- -u        -  „ 

n  2  .J 

■ '^    ^      '^ ^m'-'  — etc. 

2.3.4 

il  est  clair  que  les  tenncs  multiplies  par  «"  et  par  u-''^'    qui   enlrent 
ilans  le  produit  de  ces  deux  poljTiomes  seront  les  suivans ;  savoir 


(*)  Voyei  sur  co  poiat  unc  Note  c|ue  j'ai  public-e  duns  le  Tome  \\V  (ancienne  Serie)  des  Me- 
■noirei  dc  PAcademie  dc  Turin. 


3l4  MKMOlRi;    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    L  EI.F.CTRICITE    ETC. 

(  — iV/^"  ' 

i(t-i)(t-3)  cV^\pq 

T76  ^"'+''   ./a'+^  ^     ^ 


,-(,_i)(t_a)  d'-^Kpq 

— o —  ^^"  -  *)  "^^  ■'^  ^'''- 

Done  eii  ilesignaiit  le  jireinier  de  ccs  deux  termes    jiar    ( — lyQ.u",   et 
le  second  par  ( — i)' u""*" . Q' ,  I'oii  a; 

/'      (i.a.3...2i-+-i)M,,^-('H-2)(..2.3...3/^.)^,.,.,^^ 


^-'>'-<-i^"^'-'!^r^^-^^^^^ic-^-3---:^^--^oM,.,^:g:^ 


j  2.3.4  ^        1.2.3        \V-^-^-''"^'Wii--'<)-Jl^ 


\ —  etc. 


Si  I'on  observe  maintenaul  que 

^(^)=-.2.3 I' 


qt 

I 


1 


il  deviendra  manifeste  que   Ton  peut  mellre  les  coefficiens  designes  par 
H ,  ^(,),  ^{.)>  etc-  sous  cette  forme;   savoir 


PAR    J.    PLANA 

//   =(t-M)(/-|-2)(t-|-3).  ..(2/-t-i)  ; 


//,„  =  (/M-2)(t-t-2)(/-t-3)...{2/-t-j)   ;   • 

"^'=\  ,.2.3 ^^ j-^J(^-4-4)('-+-5)...(2^^-.)  ; 

etc. 

Le  leiine  general  de  la  serie  (160)  peut  done  etrc  exprime  ainsi; 

1 

siii".-(5    /  ( 

^      \dt  t-"  \h     P'^  -  H  .^      P"! ■\  H    'I—P^-elc 


(.6.)...-t^ 


d    .DO 

Pour   avoir   I'expression    generale    du    coefficient    differentiel   — jx' 
j'observe  que  Ton   a 

d^.pq (l^.p         tlq   tt^-'.p       }.{>.— 1)   d'q    d^-^.p 

du^         '    du^  du'  du^~'  1.2         (//t'  "  dii^—^ 

?.(X-.)().-2)   dig   d>-\p  . 

■^  1.2.3  '  du'-  du^-i~^         ' 

et  comme  les  valeurs  precedenles  de  ya  et  q   en  series  donnent ,  apres 
avoir  fail  u=o  , 

da             I  ^ 
7=1;  V  ^ L.OC.  i  ; 

-^^l  =  i.2.^(,)Log.f  =  5^.)Los.i  ;        7/-?=o  ; 


ai6  MKMOIRE    sun    I.A    DISTRIBUTION    DE    l.'fel,ECTRlCITE    ETC. 

l^'/-=i  .2.3.4 .^W Log*. «  =  /^(3,Log^^  ;  -^  =  0  ; 

'0=,.2.3.4.5.6.//(„Log".«  =  5(„Los".«  ;      '^^-  =  0  ; 
etc.  ; 


da        2      * 

(r_p_         r.Log'.<_A'.Log'.< 
</a'  2.3  3         ' 

,/^yy_  A\Log\<_A^Log\/ 

etc.  ; 

il  est  clair  que  Ton  a 

d^  .pa       ,-,       ^       , 

Cela  pose  ,  a  I'aide  de  la  formule  precedente  ,  Iom  trouve 
G     -^        '   • 


3 


G(,)=-5-— -A-f-5(,)    ; 


^w  =  6-i;'^-^~^'"-4-^  2.3.4     <""^ 


PAB     J.     PLANA 


_         A'       I,,      7.6  „     A=      7.6.5.4  „     A'         „      A- 

G,„  =  3--A'H-VA.,-6-^^H:37r^(^.-4-*-75(s,--;         etc.  ; 

et  en  general  ; 


),-M        2  1.2         *■'■)— I 

.  X(A-.)(>-2)(X-3)^     AX-4 
"*"  1.2.3.4  '''■).— 3 

X(X-.)(X-2)(?-3)()-4)().-5)         AX-f. 
1.2.3.4.5.6  ^''^^5 

AX-8 


^X(X-.)(X-2)....      .0.-,)^^^         ^etc. 


r.2.3....8  "').— 

Remarquons  maintenant ,  que  Ton  a ; 
1 


(.-A-)- 


I 

/■ 

n 

I  I 

J  t/< .  <-*  Log."  t  = ^ .  j  <■// .  r *.  Log."  - '  /  ; 


et  par  consequent 


/■ 


dt.t-''Los..'t: 


(.-A 


M^-<~'Log.^<  =  -^,!_\)» 


1 

idt.t-*LoQ.^t={—i)^. 


1.2.3.4.5 ). 


Serie  IL  Tom.  VH. 


ai8  MEMOiRE  sun  la  distribution  de  1,'electricite  etc. 

De  sorte  que  nous  avons 

„63) ...  j:„.,-.^-iff^(-o>.fi>,.-;;Ll.)>.:-^- 

o 

II  suit  dc  la  que  Ic  tcrme  general  expiime  par  la  formule  (i6i)  devicnl; 

^     (t-<-l)(t-t-3)(t-4-3)//(3)G(..^,3) 

(— i)'.sin".-5      1  ('— ^O^ 


(....3...i)(i-A)- 

(t-H)(£-H3)(t-i-3).  . .  (2t-4-i).g'(;+,)G(,i+,)1 
■^  (i-A-)'- 

En   substituant  pour   H^^^,   H^^^,  H^^,  etc.   leuis  valeurs  et  posant 
pour  plus  de  simpUcite 

„  (i-t-l)(t->-3)(t  +  3) (2t-4-l) 

^w-  1.2.3 i  ' 

cette  formule  sera  equivalente  a  celle-ci ; 

^w -»- -jzir ^"■-^') "^ — ^    ■  (i-A-r  "^" 

.  (4+0  (^'— O'V 
"*"^:3~-(T:::^P^""^' 


(5-KJ)     (t— 3)(/—  l)t^ 

+"       o    /  • ;         m ^c  +  i) 


(-,)-iV,,sin".-ie)  ^•3-4"      ('-'^) 


3 


(,_/t).+.         \  .    (C+f)     (/— 3)(t  — 2)(/— i)f^ 

'      -^rsT^Ts- (T::^^?? ""' 


(.-A) 


PAR    J.    PLANA  a  19 

Comme   i — k:=l)k,  il  est  clair  que  I'equation  {160),  donne 


•) 


.  (4+0  (izUif'r 

■  (5-t-t)     (/— 2)(f—  l)t^ 

!«   I     ■*"  2.3.4  ■        A'A'*»         "*" 


(_i)'iV(,)Sin''.-iS 

(.64)...j=A.Z. ^, ^  ^1        .  (6  +  /)  (,-3)(/.-2)(/-.)/ 

2.3.4.5*  /^-'A'-*-* 


6'+'A- 

A  I'aide  de  celte  formule  et  de  la  formule  (1G2)  Ton  pourra  cal- 
ciiler  aulant  de  termes  que  Ton  voudra  de  cette  serie.  Les  premiers 
lermes  sont  lels  que  Ton  a 

(i65)...  r  =  — 2.3  — ^sm  .-6h — . — ^r— sm'.-S 

•^  02262 

2.3  0^  2  2.3.4  ^  2 

6.7.8.9.IO.II   M^..o  I.  ,  7.8.9. 1  O.I  1.12.13  Af,,,A^       j^ 
2.3.4.5    -"TJ"^'"    2  "*■     2.3.4.5.6    •  i-^  ""    2 

8.0.10 1 5  il/,.,/j  .        i„      q.io.ii 17    Mf.k  .    ,.  1  . 

2.3.4 7        o'  2  2.0.4 o         "  2 

—  etc.  ; 


3  20  MKMOIRE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.  ELECTRICITE    ETC. 

J,.  G^^)       6  ^        _i4  /-  »t>  ^  9   /-■  ^    r" 

^(4)— -7.3-  -•-  ^  t'fs)  -^  yj?,  t'cM  -»-  px«  ^  "'  "^ FA^  *'"'  "*"  ¥J?  ^<"  ' 

G,M       8   ^  27  ,-,  5o   „  55   _  36 


I  '3  2    ^ 

k'~      bk-'    '"^  b'k»  ^'•'^^b'k^  ^""'^i^A:-  '^'■■'^i^/t"     (■" 


^<:)=^ 


etc. 


.    49  r    J.  '^  r    -u    ~   r 


Le  calcul  dc  ces  coefliciens  est  assez  penible.  Comme  il  oiTre  des 
reductions  reinaiquablcs ,  je  vais  lexposer  ici  en  detail.  D'apres  la  for- 
mule  (163)  Ton  a  d'abord; 


G..  =  '.-L 


G(.       1       I  I       I  ,        ,  ^ 


Gf5i I        I  '.     5   ,         ,  ^        r  ,         ,  ^, 


PAH    J.    PLANA  23  1 

G„ 


'(«) , 


A'        9   1-4-0      2      j^  '       1 5  9  '       3o  ' 

%^  =  - • -tr- -•+■  7  ( « -H^ ) -^  ( I -^i  )'-♦-- ( I -t-^r- -  (n-*)' ; 

A"  lOI-HO         2         4  »0  2^  '  20^  ' 

n  U  t    I  -4-6       2       b  '  '        ^  ' 


I        .         "     /  .       7     V  11/  .        »K7       .        1' 


12      I  -HO  2  12  '  8    ^  '  6   ^  ' 


_"(,H.A)7  +  A(,+i), 


jV—ZA---»-('-^*)-7r(i^-^)'-^-('-*-*) --('+*)' 

I         I  I       i3,        ,,      143,        .,,     143,       ,,.1 

r  li4    i-Ho      2       12  '       bo  ^  '        28  '' 

20  ^         '        12  420 

r'  \i5    n-o       2       b^  '00  '        10  ^ 

^('.>) 


aaa  memoire  sur  la  distribution  de  l  electricite  etc. 

•  •  '  5  ,  ,,  QI   ,         .     ;  M     .      143  /  I\', 

r  \\b    i-ifb       1       4  34  12'  ' 

"(■5)_. 

10  13  ^         '       24  4 


'        '         '      4 /       / V      '4 


5a. 


i4o,       , ,,,     3617,       ... 


18    I  -»rb       3        12^  '        3  ^  '  9  ' 

G,,.,       )  2431,        ,,        tio5,         ,,        11747,         ,  vu      V 

.M(,^,^._36^(,^,). 
etc. 

En  developpant  les  puissances  positives  du  binome  i-l-^^  Ton  trouvera; 
b 


G,= 

2(1 

-^b)' 

G,.)_ 

b{b- 

■0  . 

k 

6(i-\- 

■b)   ' 

^(3)_ 

b' 

k'  — 4(i-f-6)  ' 

G,,i  b      /■  I 


Ar"        I  -Hi>V3o       ij         i5         3o     / 

*      I -«-6\     12     3       12   y  ' 


PAR  J.  Pr.ANA 


^m 
k" 


i-*-oV  4^   7   21    21    7    42  y 

**  /  I   '  I   23,,  I ,,   I  , A 
=  —-71 h-b-{ — jO'-i—b'-i ({.*  I  ; 

I  -f-«\l3    2     24     2      12   / 

r'    iH-^V-JO   '5    4s    '5    i5    45    i5    3o  /  ' 


G(„    A- 


l_^;,_^/,-_i2A3_^/,,_6,,   3 


20   2    10     5     10    5    20  / 


''(■o 


1:21, 


A" 


,5   £5^_32^,_56^3_32^,_^32^, 
00   00    II    II    II    II 


_^56^,_^32^,   25^,_^5^, 
II    II    33    bo 


'(,.) 


b' 


5   25,   i3n,, 

12   o     8     "^     o 


b^^ZQb'^~b' 


A-°  — n-i 


.39i'-^-^A'^-^i'^.Ai» 


12 


6qi    i382  ,   20528  ,,   io652,,   24384,  ' 


2730   i3.35    3.5.7.13    21.  i3    i3.35 


^i-':_  ^   )  ,  '3224,   12224    34384,,   io652  , 
A"  —  n-6\"^i3.35    i3.35    i3.35    21. i3 


20528  ,„   i382  ,.„   691 


-r,b'> 


b'°- 


3.5.7.13    i3.35    2730 


b" 


Gi,3)_  b' 


691   691,   4333i.,  4309.3  80891, ^  24858,.] 
420   35     420      14     i4o     ^^ 

80891^,  4309^.  _  43331^,  691^^  ^9'£,.° 
i4o     14     420     35    420 


aa4  MEMOiRE  sun  la  distribution  de  l'electricit6  etc. 

_  2_  '^-U—  M^//_i2^  p^  10144^,     7'Q4y. 
6       3  45  '-^  '5  9 

G,„.         h      )       1806,,      i856,,     7184,,      ioi44,„      4988,.,, 
k'^        I  -f-A  ]  5  5  9  13  1 5 

4433^,.^^^,._^jL^.3 

45  3  lb 

35      345,       i84io,,      5670,,      82757,       23i25,, 

42  24  3  13 

G,,^,        /<"     ]       210261,.      33i25,,      82757,,      5670, „ 
A'*        H-/M  10  3  12  a 

i84iq,  ,      245 ,,,      35  , 
34  2  4 

^  ^  £gff  A-K  i!^6'+  '^f  ^^  b^^  3232064  ^,^ 

5 10     255       5 1       5 1        255 

3849856  ,   4099072    362624    362624 
,   ,    355    "^   255   "^   5i       5i 

'    '   4099^73,,  3849856  ,  2232064,,,   169232.,^ 
255       255       255       5i 

_  4 '024^.3   38936^.^   3617  ^.5 
5i      255     5io 

3617       14468^      21107^,      30982^3      4136777^^^ 
60  i5  3  I  45 

91'^^^l^^     9037861^,     3i33495^^^     903786.^, 

G/j       1  5  3i)  q  3o 

(■7i_     b        ] 

97'284^^     4i36777^,„     30982^,,     21107^,, 
5  45  I  3 

.4468^.,     3617^, 
i5  60 

etc. 


PAR    J.    Pr.ANA 

A  I'aide  Ac.  ccs  valcurs  on  trouve  ; 


Z.(i-h6)/1/,.,  =  < 


^'(.-h6)M(,j=< 


'■(1-5+1-=°) 


i+''G-3-|+'+S=°)-^'t5-S=°) 

(w-;i;=°)-*-Kt-t="') 

,,/  21  4  13  3  \1 

\      i:>       2  6        5        10         / 1 

*^  \        00         0  10  / 


Sehie  II.    Tom.  VII. 


EE 


naG 


MEMOIRF.    SlIR    I. A    DISTRini'TION    PE    I.  EI.F.CTRIClTli    ETC. 

(i-i=°)-KT-f=») 


[_t.6'(8  — 30  —  56  +  78  =  0 

K- 


I       5       64       i85       „        3o5 

7^H-o   -«--7? 33-J--5- 

6       3         3a  3 


=  «) 


,,        ,  >  ,,        /-4-i'( — I-+- lo-f- 16  — i35-+-32-»-78  =  o) 


i-. 


I        4      '  '5        ^       1 85      _^      I  J.J 

^i-H— , 16 h56-4-— ^^-^=0 

a       3        6  2 


4 


,,/       T  5      o      '5      25      5        \ 


,.  w  /'691       6qi        \      ,/i383       i383        \ 

,./      25        -      2o528      4333i        \ 

-^b"\  —  — -hi5h J -^ =0  I 

V   6        io5     210     / 

7     ^ 


,,/   125   ^    io652   43oQ 
V   3         21 


Vio 


i5   , 
160 -f 


125 1   24334   80891 


35 


^=0) 
70    / 


,^/36   _    o     ■  ,   12224   407'6    \ 
_Ki^(^__6o-28o+i4o4  +  -^-^=o; 

■^-\-^^% 1 85 —  160 -»-  i83o 

42   3   5 

13224   80891 
35     70 


p.m  J.  n.AN.i 
'    -   73 


-+-i 


,7  1      '  ^     ' 

__   34334    4309 


35 


»4o4\ 


23' 


'—-^^-•^—72    ,Qr_^  Q      135 

31    i K »85-f-28oH 

_  loCSa   4333  I 


31 


210 


-=:o 


-^*'Q+4-f-6o+.6o-H,5o-i^^l^__:^_,\ 
^       ^  io5    35  ~  y 

V42    10^  6    2I0~V  ' 

\  o  422/ 

-f-*j-x5.f.-3.£|^  =  245-245=oj 

2730    '»^  420     -"  45  ■^2-14- 

)   3o   '60      ,5  -^      -^^ 
93477  —  93477 


-»-iV= 


<•  =  0 

00 

'383     691 


-5 7 --5- -49884- 5679 


'  =  £9777  _  £9777  _ 


as8  MEMOIRE    sua    LA    DISTRIDDTION     DE    I.  lil.ECTRICITE    ETC. 


5     ^5       aoSaS    ,  4333 i 
' '   bb  13   -   3.5.7.13    ''  420 


10144  ■„  8?.757_   5.7   35.5 
1 5       12       b     4 

-is" 

30538  43331  ,,      82757 


_9i33o7      9'^;3o7_^ 
60  60 


aS     -  25     loGSs   ,  43oQ 
_,,_+,o5.-g-H-9. -^7773-49-74- 


I   _  ni^i  23i25      25   „_  25 

]— i5.-i — ^-4-2. =  — 7.-=-H-35. 

I      9       2      '3 

ii!j^_n4329_5.  7184^^3,^5 
3     '   2       2 

162G79   162679 


I   „.  3      32    ,-  3q     24334 
9-3;;-^^-2o-77-I7-^'*'^-8-*-9'T3:35 

,  80801    ^  i856    219261   3     3 

•49- — 7^ i5.—^ H  2. — i^ — = 7.71 

^^  i4o       5       16    10   '  4| 

■b'-' 

1    ,     „  i39   24334    80891 

I— 7.32-Hio5.-r^-t-  ^■.  —7- ^ 

'   '         «     "^    '   20 


,  „_,.  2 1 926 1   1364364— 1364364 

—  3.  i85bH \ — = — ^ — 2  =0 

8  l\o 


I'Aft    J.    PLANA 


4-1-6  56         _  „ 


12234 ' 


-bu 


.      ,     24858        „   i8j6  aSiaS      „   4         /m 

-7.56-+-io5.3g  —  7-^ *-^-  i856-t-23i25l 

12224      i7Gi'y6       176176 


I           32      „„  37           32  _  3o5 
HO-Tp  — 35.-^  — 77. H  105.-7.- 

12         "^    45  10         "     II  o 

12224    ,   80801     ^  7184       82757 

t— 9'  •-■^  Q?— 49- — r^^ — hiD.^^— i-t--"  — ^— ^ 


i3.35 
I   32     37 


: H-^  —  7.—  —7.32-1-35. 

12     0        2  "^ 

\    n  ^2^^n   7^84  .82757 
1866609   1866609 


1 2 

3o5   122241 


60 


60 


I     8   ,_  27     32 


1 1 


io5 .3q 


24384   ,  43oQ   ^  ioi44    5670] 
^     i3.35    ^  i4       i5       2  I 

^-69<=--t-3.^  —  7.27-f-7.32-no5.39— ^^ 


I — 7  . 2_>_  Iol44-^-5679 


201473   201473 


a3o  MF.MoinF.  sun  la   nisTRinuTiON  de   l  electricite  etc. 

23           8       _„  3n           56  _   iSo 

-T  — 9.-=  — 35.-^-H77. h  105.-5^ 

10653   ,  4333i    _  Aq88  '84iqJ 

I— 91. -—49.2^;^ Hi5.^^r-H-  2.-1^1 

'  "^     ai.ia    "^  4^0       i5       24  ■ 

I   33   -  8    37     -^    _  iSg 

.i^_7.4^H.4988+i^ 
'   io4883o   io4883o 

130         120 

I    32   -^  6     32     _  25 

9.7P  — 35.^-H77. h  io5  .-TT^ 

3   ^  45     5   ' '  1 1       o 

20528     ,   6qi    _  4432     245J 
1-9' -3-3777^ -^9- Is--*- '^--p- -^^--f  ' 

-t-i"7=---^--7.6-h7.32  +  35.— 
\   3    5    '     '         3 

20528     6qt   4432    ,f. 
■—5 7-f+-V-^^45 

7i53o   7i53o 


.  — — 5 ^ — =0 

\    00     00 


I        4    or-   3        25      _   5 

9.-=  — 35. 1-77.  ,-o-H  io5  . — 

13   •'  i5     20   ''  33      12 


,      1 382   ,  6qi    r   49    35 
'   -^  i3.35   ^  4^0      3     4 

,   I   ,4    3    25   „_  5   i382 
i=--3.5-7.^-H7.--*.35.^ r 

6qi   ,  ,    35   21880   21880 

—  7  •->--+-  5.49H =— p J, — 

i   '  DO      •'a    t>o      00 


,  .1   I75-+-525 — q — 6qi   700 — 700 

■  b"{=i  -L = ^ -^—-^l — '- — =0 

3o  00 


PAII    J.    Pt.\NA  ai^i 

L'ou  Irouvcrait  tie  mcmc  Mf^^o;  mais  il  est  inutile  de  jmusser 
plus  loin  Ic  calcul  ile  cos  cocflicicns.  Les  rcsultats  obtcnus  dans  cc  § 
sulliseiit  pour  ilcmonlrer,  que  re\plicalion  iheorlque  donnee  par  Poissow 
daus  le  N.°  38  de  son  premier  Mcmoirc,  relalivement  a  la  lenteur  dc 
ra<(  roissement  dc  Tcpaisseur  de  la  couche  clcctrique ,  est  tout-a-fait 
inadmissible.  Mais,  le  fait  e'tant  incontestable,  nous  ferons  retnarquer 
que  notre  serie  {i^'])  peut  en  rendre  raison  d'unc  niaiiiere  Ires-satis- 
faisante.  Car,  en  y  faisanl  par  exemplc  bz=i  ,  et  successivemenl  , 
^  =  cos.'y°.  12' ;    |!>i  =  cos.  10°,    cette  se'rie  donne  ;  pour  fii^n".  12': 

10,  5 —  I,  43173-+-0,  97690  —  o,  04406I 
\=zh{o,  00067 ')   ' 
—  0,001120-4-0,00069  ) 

et  pour  6=10°  ; 

10,  5 —  I,  372969-+-0,  g566i8 —  o,  079626I 
>  =  A(o,  00091 ' )  • 
—  o,  003460 -J- o,  oooSoy  ) 

Or  il  est  clair,  que  d'aussi  faibles  intensites  electriques  devaient  pa- 
rallre  inscnsibles  d'apres  la  raaniere  dont  elles  elaient  observees  par 
Coulomb. 

Quoique  la  serie  ('127)  soit  particulierement  convergente  lorsqne 
Tangle  0  est  d'un  petit  iiombre  de  degres,  cependant  nous  ferons  ob- 
server que,  en  Tarretant  la  ou  la  divergence  commence,  elle  donue 
encore  des  resullats  sensiblement  vi-ais.  Eu  prenant,  par  cxemple,  £z=3o* 
el  b^i  ,  Ton  trouve ,  par  le  calcul  des  quatre  premiers  termes, 

/  =  AI  o,  5  —  o,  788045-4-0,  720666 —  o,  29744'  I  =/i(o,  io5i8)  ; 

resultat  exact  a  un  millicmc  pres. 

Meme  en  prenant  0:=6o°,  et  b=i  ,  Ion  obticnt 

j=A|o,5 — o,  28868-4-0,42264  —  o,  i6352-4-o,  i55ioi  j=//(o, 625540  ' 
c'esl-a-dire    un   resultat  approchant   de    celui    qu'on    obliendrait    par    la 


aSa  MlisiOinE    SI'R    I.A    DISTHIDUTtON    DE    I.'iJLECTniCITE    ETC. 

serie  (iSy).  En  effet  cetlc  scrie  donne 

r=A}t/„— C^,-4-f/.— C/,-hf/,— f/5-«-etc.j   , 
ou  les  \aleurs  numiiriques  des  seize  premiers  termcs  sont  celles-ci : 


L\  =0,269961  ; 
U^  =0,  093568  ; 
U^  =:o,  04607a  ; 
t/j  =0,  027255  ; 
^'.0=0,017998  ; 
i/,.=  o,  012708  ; 
f7„=io,  009462  ; 


U,  =0,  577330 

C/j  :=0,  1 493 10 
Ui  :=0,  063729 

U^  =0,034854 
Z7,  =0,021886 
f/„  =  0,014997 

i/,3=0,  010906 

f7,5=:o,  008257 


Done  en  arrelanl  la  serie  a  U,^  Ton  a  j;':=/i(o,6o34i2),  et  en  Tar- 
relant  a  U,-,  Ton  a  _;^^A(o, 595i56).  Le  premier  resultat  ctant  siipe- 
rie.w,  et  le  second  inferieur  au  veritable,  la  valeur  moyenne ,  c'est-a-dire 

/  =  /t(  0,599284) 

sera   plus   exacte.    J'ai   voulu  rapporter   cet   exemple    de  calcul    afin    de 
mettre  en  evidence  la  lentcur  de  la  convergence  de  la  serie  (137). 


PAR  J.  PLANA  a33 

CHAPITRE    TROISIEME 

LOIS   l>i:  LA    DISTRIllL'TION   DE   L'ELECTRICITE 
ALA    SURFACE    DE    DEUX    SPHERES    CONDUCTRICE8 

SEPAREES  P*B  UN   INTP.BVALLE   QUELCOKQUE 


§  XVII. 


Le  cas  general,    cionl    il   est  ici    question,  pent   elre    resolu    par  ini 
precede  analogue  a  celui  qui  a  ete  employe  dans  les  §§  VII  it  VIII. 
En  divisant  par  a  les  deux  membres  de  I'equalion  (E),  trouvee  dans 

Ik  §  VI,  et  faisant  k=— — -,  nous  avons 


a 


<^'^ ^^''^~r:^7^Kh^)=i~:[:^ 


X 


D"apres   la  I'orme  lineaire  de  cette  equation,  il  est  dair  que  Ton  a 

f(x)=/'{x)-i./"(x)^f"'(x)  , 

pourvu  que  ces  trois  fonctions  soient  detevniinees,   charune  ,  conforme- 
ment  a  ces  trois  equations  ;  savoir 

(«.") /"<-)-.:^/"(S^)  =  .-  ■ 

<=■"> /"W-t^/"'(£fs)=-a-7!^  ■ 

I'our  integrer  la  premiere,  nous  ferons  tl'aljord 

Sr.RiF.  II.    Toi\r.   VIII.  pf 


234  MEMOIRE    sun    I-A    DISTRIBUTION    DE    [.ELECTRlCITfe    ETC. 

h',  p',  7'  etant  trois  coefticiens  conslans  qu'il  faudra  determiner  conve- 
iiablemcnl.  De  li'i  I'on  tire 

/c  — a£\_ 1^ rc—ax\. 

parlant,    requation    (G/)    donnera ,    apres    avoir    supprime    Ic    facleur 
cninniun  h'  ; 

(p(x-) b /c  —  ax\ 

p'—^'x~(^'k  —  -^'c)—{P'c  —  a-/)x''^\l<  —  cx)  ' 

Acluellemcnl,  si  Ton  ftiit 

/3c'-«v'  =  ((3'A--yc)^,  , 

Ell  divisant  par  .3'  les  deux  membres  dc  requalion  precedenle  I'on 
voil  quo  I'inconnue  est  le  rapport  |-, .  II  est  done  permis  de  faire /3':=i. 
Ajires  cela,  si  Ion  fail  — •y'^m,  Ton  a  ces  trois  equations 

('66) f'{x)=j^^,(x), 

(168) c-+-a/«  =  —  OT(A-t-cw)  . 

La  valeur  de  m  etant  detcrtninee  par  cctte  dcrnierc  equation  du 
second  (ies;re ,  Ton  voit  cp'il  y  a  deux  valeurs  de  in  admissiblcs.  En 
d(-siniiaiii   par  /«'  la  seconde ,  nous  aurons  aussi 


Ion  aura 


PAn  J.   PLANA  aj5 

(169) c-^am'  =  —  m'{k^-cnt')  . 

De  sorle  que  Ton  a 

m  m  =  [    ;  m  -^m  = . 

c 

La  question  est  maintenaut  rcdulle  a  rcndre  idenlique  I'tiquaiion  (i(")7), 
en  profitaiil  dcs  facilites  ofFerles  par  les  equations  (168)  et  (rCp).  Pour 
(•ela  ,  jc  prends 

et  j'examine ,  si  I'on  pent  determiner  convcnableraenl  I'exposaiii  //  ti  lis 
quatre  cofflicicns  A ,  B,  A',  B' .  II  est  vrai  tpi'ils  sont  rednctiblcs  a 
irois ;  inais,  pour  plus  dc  syniclrie  ,  je  conserve  relte  forme,  iarpu'llo 
clanl  iutroduilc  dans  Tuquation  (16'^)  ,  donne 


/■  A-^nx\'  _ 
\A'^B'x)  ~'i 


(Ak-irBc)  —  {Ac-JrBa)x     (" 

k-irmc  \(A'k-hB'c)  —  (A'c-i-B'a)xS 

Cela  pose,  pour  faire  disparaitre  x  de  celtc  ecpiation ,  jt-  reniartpic  (pie, 
en  vertu  des  eipialions  (168)  61(169),  ''  suffit  de   prendre 

A=i   ,         B=m  ,         A'z=i  ,         B'^=m  ; 

car  I'on  a  immediatement,  apres  avoir  divise   nar  I ;—  )     ; 

'     '  '         \i-\-inxy 

_       b       /'k-k-mc'Y 
k  ■+■  m  c  \/i  -J-  m'cj 

Pour  tirer  dc   la   la  valcur  dc  n  ,  observons  que,  en   nuiiti pliant   Ic-; 
ileuv  e(juations  (168)  et  {169)  Ton  a 

(A-|-cm)(A-t-cm' )=Z>*  ; 

et  par  consequent  1  on  doit  avoir 

I'e  qui  revienl  a  cure    <jue ,   « =  —  - 


).36  Mii.MOiKi;  sin   i.:v   nisiniut'Tio.N   di:   i.'i:i.i;(;Tnu:;n:   ktc. 

Done   I't'ijualion  (166)  sera  salisiuile,  en   prenanl 


/'(.r)  =  — ^. !/'_-»-'" -^^ 


■  m'x       \  ( I  ■+-tiix)(i  -i-in'  r) 
on   l)!cii, 


(■T") f'(^)  = 


y  I- — (</-(-A).r-4-f.r' 


A'  (-lanl  une  conslante  arbilraire. 

Cf  resullal  coinprend  cclui   troiivp   dans  le  §  ^'II:  car,  en  supposani 
<.-=(/-+-6,    Ton    a    ii-i-k  =  :>.(ii-\-i>)-=ac  ;    et  par  consequenl 


Y~- 


2fa:-4-cj;- 


I  — .r 


Mainlcnanl,  pour  compleler  I'inlegrale  (170),  il  faudra  remplacer // 

par  \inc  fonctiou  de  x  ,  capable  de  ne  point   clian£);er  de  valenr  par  le 

1                  c  —  ax       -,  .  ... 

rliani;ement  de  x  en    -7 .     Mais ,   pour    cet   ob)el ,    je  renvoie    an 

A'  -^  C  X 

second   Memoire  de  Poisson  ;  oil   il   est  aussi   dciriontre,   cjue  ,  pour  re- 
snudre  le  probleme  de  Physique  dont  il  est  ici  question,  il  sufiil  de  faire 
/j'=o  ,  et  par  consequent y'( a: )  =  o    (^'oyez  p.    n\-2:i). 
Pour  integrer  rdquation   (G,"),  nous  ferons 


f"{x)='^oix) 


(■(•  riiii   ilonne 


b  /'c—ax\ 

A-  —  ex    '  \k — ex/ 

Mainlenant  ,  si  nous  faisons  ip(jr)=  i -+-Z<a'(jr)  ,   il  viendra 

,,     ,  I  b  ,/c  —  ax\ 


oil   en   posaut 


^'<-*)=rz^.-^^^"(-^) ' 


I'l  faisaiit  ensuite 

k'  =  k'  —  c'  ;  e'  =  ck—ac  , 


PAH     J.     CI.ANA 


.37 


Ton   aura 

Miiiiilcnaiit  Ion  fera 
tc  (jui  donnera 

apn-s  avoir  fail ,  pour  conserver  la  symetrie , 

k"=:k.k'—C.c'  ;  c"  =  c.k'—a.c'  . 

Kii  continuant  celle  suite  de  transformations  successives,  il  est  clair 
que  Ton  aura  cos  irois  systemes  d'equations;  savoir 


?"V)  =  pr 


-^^bf{x) 


k'  =k.k  — c.c  , 
k"=k.k'  —c.c'  , 
k"'=k.V'—c.c'<  , 
k"^k.k"'—c.c"' 


A<'-=A-.A''— '— c.c'"-'' 
etc.  ; 


etc.  ; 

c'  ^c.k  — a .c  , 
c"=c.k'  —a.c'  , 
c"'z=c.k"  —  a.c"  , 
c"'=c.k"'—a.c"'  , 


c<'— '=c./l-^"-''— a.c'— ''   , 
etc.  ; 


a38  uKMOiRE  sun  i.x  DisriiiB'jTioN  de  i.'ki.eotuicite  etc. 

desquelles  Ton  tire 

A  b'  b'  b' 

Poiu"  determiner  la  loi  de  ces  coefliciens,  ohservons  que  I'on  :i 

A-w  =  A . A'"-"—  c\ A("-')-t- rtc . c  "-"  . 

Mais  nous  avons 

aA''-')=aA.A("-')— ac.c'"-'  ; 

done,  en  ajoutant  ces  deux  dcrnieres  equations,  et  reniarqnant  que 
c'  —  rtA=:i',  il  viendra 

A  (")  ^-  (rt  _  A )  A  ("-'  -+-  /!>  A  (-')  =  o  , 

ou  bien ,  en  changeant  n  en  n-f-a  ; 

(171) A>'+')-»-(d  — A)Af+"-t.A'AW=o  . 

D'apres  la  thcorie  des  series  recurrentes,  les  coefficiens  A,  A',  A"  clc.  , 
doivent ,  en  verlu  de  celle  relation ,  nailre  du  developpement  d'une 
fraction  ralionnelle  donl  le  denoniiuatenr  est  du  second  degre  ;  c'est-a- 
dire  que  Ton  a ; 

^~''  ^     r^-.  =  k-t-k'x-hk"x'-hk"'x'.  .  .  ^-A'")a•"-»-eto. 


I  -h{a — k)x-i-b'x' 
Cela  pose;  soient  y  et  y'  les  deux  valeurs  de  bx  qui  satisfont  a  I'eqiiation 

b 
Si  Ton  fait 

a — k-i-2by  '  a  —  k-i-2by'  ' 

Ton  aurn 

k  —  b'x  N  iV' 

4- 


J-t-(a  —  k)x-^b^x^      bx  —  -/      bx  —  7' 


PAn    J.     PLANA 

a  39 

d'ou  Ton  tire 

A("'=- 

Nb' 

N'b" 

1,,.-.               ^^"- 

N'b"- 

'           -              t 

i-    ■ 

ct  comme 

c.c^— 

)=;t.A("-)_A-w  , 

Ton   a 


c  ' 


ce  qui  donne 


„,-.  yn  (,  J  ^1  +  1  ^^  ^'"+1 


Les  deux  racines  y  et  7'  sont  telles  que  Ton  a 

,                                   ,          («  — *) 
77='   .  7-»-y= r— ' 


done  uous  avons  ; 

■        '=6v'-A=-(a-4-*7)  ; 


b—jk 


7—7         7—7 

A— &/_a-H^y 
7—7        7  —  7 

Ell  substituant  ces  valeurs,  et  rcmarquant  que  Ton  a 

(a-4-i7)(a-|-i7')=a*  — a(a— A:)-t-i"  =  c* 
Ion  trouvera 


A'"-'— ^("-'0:  = 


b'       /   I  I    \      cb'—JC   /\^ i_\ 


3^0  MliMOIRE    Slir\    I, A    DISTUtDUTION    DF.    I,'Et,ECTRIClTE    ETC. 

Acluellcmcnt  ,  si   Ton  fait   -  =  «,    —.  =  «',  Ton  nourra  eciire 

7  7 

;^,„-._^,,„-,_^.^''(«"-^'")-»-(«""'-«'""-)-^^(«'--«'°)  ^ 

«  —  a' 

on  bien 

,,      ,         ,      ,  (a-4-« — cx)c("  —  (rt-4-«' — cx)a'" 


II  suit   (Ic    W  ,  ([lie    I'integrale    de    I'cquation    (G/')   pent    etre    expritnee 
aiiisi  ; 

('7  =  ) /"(•^)  =  ,-I<«-«')-!-(a-H«_c^)«"-(«H-«'-.:x)«"" 

Oil  le    si£;iie    Z   s'etcnd  a    toules   les  valeurs    entieres    et   positives   <le   u 

ilepuis  n^o  jusqu'a  h:=00  . 

Les  ({uantites  «  et  «'  doivent  etre  regardecs  comine  les  deux  racines 
de  ("equation 

(173) y'-»-(a  — A)«-4-i'=o   ; 

de  sorte  que  I'on  a;    v.tx'  =  b',    u-^c/'z=zk — u.  D'oii  I'oii  tire,  en  subs- 
tituant  pour  A-  sa  valeur , 

(17/,) 2fl«  =  (c'— //-«')-<- V^  (c^_i'_a>)'-4a'Z.'  , 

(t76) 2««'=(c— (^-'-a')  — )/  {c'—W—a^Y  —  ^ab'  ; 

ce  qui  demontre  que  les  deux  racines   «  et  c'  sont   toujours    reellcs   et 
positives,  puisque  nous  supposons  c>a-h^. 

Nous   allons    uiainlenant   integrer    de    la    meme    maniere    I'equalion 
(G,'").  En  faisant  d'abord 


Ton 


/"'{a:)  =  -gt^(a:)  , 


h  /c—ax\  I 

<f  (.r)  — ^ .if  I 1= 

A — cx   '  \k — ex/      c  —  a; 


PAR    J.    PI.ANV  241 

Done  en  posant 

c  —  ax  '  \     ' 

ff'  =  k.c  —  c.a  ,  G'=:c.c  —  a. a  ; 

il  vicndra 

Acluellenient,  Ton  fera 


'i''(^)=jjr^Qr^-^f'^"(^)  ; 


ce  (lui  (loimcri! 


•I" 


loiIlK 


r'  y^l  —  ii"-G"x^k—cx^   \k  —  cxj  ' 
ajjiTS  avoir  fait 

n"=k.H'  —  c.G'  ;  G"z=c.H'—u.G'. 

Maintenanl,  si  roii  fait 

H"'=k.H"—c.G";  G"'=zc.H" —  a.G"  ; 


1  on  aura 


?   y^>  —  H'"—G"'x^k  —  cx-^    \k-cxj 


En  continuant  ainsi,  il  est  evident  que  Ton  obtient  cette    suite  decjiia- 
tions  ;  savoir 

r(x)  =  ^„_l^„^-^-bf'(x)  ;  f'{x)  =  ^,„_;_^,„^^br{x)  ; 

etc.  ; 

Serie   II.  Tom.  VII.  gc 


34a 


MEMOmE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    L  Ef.ECTRICITE   ETC. 


//'■=/,.//'— c.G'  , 
H"'=k.H<'—c.G"  , 


etr.   ; 


G' ^c .c  —  (i .(t   , 
G"=r./J'-a.G'  , 

G"'=zc./I"—<i.G"  , 


etc.  ; 


desquelles  Ion  tire 

_       1  b  b' 


■+■ 


b" 


La  loi  de  ces  coefliciens  est  facile  a  trouvei" :  car  Ton  a 


H-elc. 


on  bieii , 


^(«:  ^_(„_/t )//("-) ^i'^("->)  =  o  , 


en  se  rappelant  <[ue  b'' ■=.c^ — ak. 

Cette  equation  coincide  avcc  Tequation  (171)  par  le  simple  change- 
ment  de  //"■    en  A'"',  et  de  n  en  7i-»-a.    II  suit  de  la  que 

j-,—.=c^H'x-^H"x'-^W"x' -f./yMx"-4-etc. 


I  -♦-(« — k^x-ii-b^x^ 

Done,  conformemeut  aux  denominations  preeedentes,  nous  avons 


i-t-(a — A)j:-4-//x*       7  —  7'' I  6  J? — 7       bx — 7''    ' 
et  par  consequent 

-   v_7'-Vv"^'    y^v 


PAH    J.    PLANA  243 

Mais, 

c  c  ' 

partaiil    roii  a  , 

v-v'  Vv"     •/"/    7-7'  vv"^"     v'"*v  ' 

d'oii  I'oii  tiie 

//'"'      Q,..)^._—'--i«"'^'  —  ^""'")-^x/j'{c("  —  u'")-i-ax{«"-*-  —  c^.''-^-) 

i^t  en  observant  que  6'= a  a',  Ion  aura 

//' b"{'j.  —  v!) 

//'"'  —  G'"'j:      (c  —  ax — a'j:)(Z""^' — (c  —  ax  —  ax^a"^' 

Done  la  fonction  y^"'(a:)  est  telle  que  Ion  a 

En  reunissant  Ics  equations  (172)  et  (176)  ,  nous  auions    pour  lin- 
legi'ale  de  Tequation  ( G, )  ; 

/,„-.  /-(-c^  —  ^^ («  —  «')    2   ^>Z 

^    til     "  J^    I  a         '  o'(a-^c(—cx)(/'  —  (a-\-a.'  —  cx)u'" 

.     _ g(«-«')    I  b"- 

a 
Comme 


a  ""  (c — ax  —  x'x)c/:"*" — (c  —  ax — cex)o^"*' 


t—  !L—   '  "1  —  1  — 


si  I'on  fait  pour  plus  de  simplicite ; 

rt-4-a' — ex  „,      (c — ax  —  axYi' 

//= ;  ti  ■=■ 7—^   , 

«-4-K — ex  c — ax  —  rJx 

1  on  pourra  ecrire 

(.78) /(x)=-^A£zifO_i.__v_ 

^   '   '  yv    ^      a(rt-H«  —  car)    =    \—Hj 


,,a" 


6' Y  («  —  «')        I         7" 
a{c — ax—o!x)'  c  '  i—H'Y" 


a44  MEMOIRE    sua    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.'Er.ECTRICITE    ETC. 

D'aprcs  la  regie  demontrec  dans  le  §  M  I'oii  aura  la  fonclion  F(x) 
|iiir  (uie  simple  permutation  cutre  les  lettres  qui  composenty(a).  Cette 

pernmtaliou  iiitroduit    a.j,   «'.t-    au  lieu  de  «  ct  a',    ct    doiine  iinmr- 

diatement  ,  en  employant  I'equalion  (177); 

-AJ(«-«').2.  '^ 


De  sorte  que,  en  posant 

b^-^ao^ — bcx  „, [be — b'x  —  aoi.x)Y 

'       b'-^-aoc — bcx  '  '  be  —  b'x  —  aa'x 

nous  aurons 


a 


-a;. 


•/(»'-«')       I      r 


b    (bc  —  b'x  —  a«'x)    o    i—JJ'f 

Si  Ion  observe  acluellcmcnl,  que  la  quantitc  •/  est  toujours  plus 
petite  que  I'unite,  Ton  accordera  que  les  suites  infinies  dont  le  terme 
general  est 

V" 


\—H'i'" 


sont  necessairenient  convergcntes.  L'on  pout  meme  augmenter  leur  con- 
vergence par  cellc  remarque  fort  simple.  En  s'arrelant  a  une  valour 
donnee  de  n  l'on  aurait  un  degre  d'appioximation  exprime  par  la  fraction 


'"=(0"-  ■ 


niais  la  suite  infinie 


^n  n+i  ..n+i 


a  pour  valeur  approchee 


PAU    J.    Pr.AKA  24.1 

1  —i77'""*"(i  —//y'")(i-+- //•/'" -|-elc.)~'"(i—//7"')(i-t- //•/'"  H-elc.) 
=  TIT^  I '  -^V( '  -//7'"-4-etc.)-4-v'(  <  -///"-f-ctc.)H-/Y  i  -//y--i-etc.)  \  , 

on    l)ieii    ( en  iiepligeatil    clans    le   senoiul    raclcur    Ics    Icnnes    multiplies 
par  V'" ) 

Done  ,  en  inultipliant  Ic  dernier  Icrme  calcule  itar —    Ton  aura 

'        I— V 

une  approximalion  cxacte  juscpj'aux  quantiles  de  I'ortlre  y'"~'  inclusive- 

ment.  Cctte  regie  est  un  pen  plus  exacle  que  cellc  donnee  par  Poisson 

dans  la  page  34  de  son  second  ]\Ie'moire  ou  il  ])rescrit  de  multiplier  le 

dernier  termc  calcule  i)ar  . 

I— V 

§  XVIII, 

Avant  d'aller  plus  loin,  xious  ferons  remarquer ,  que  les  difierens 
termes  qui  composent  le  second  mcmhrc  de  I'equation  (177)  peuvent 
etre  exprimes  ralionnellemenl :  c'est-ii-dire  qu'il  ne  saurait  y  avoir  le 
radical  qui  entre  dans  I'exjjression  des  deux  racines  «  et  a.'.  En  efiet ; 
nous  avons  I'equation 


a  —  x 


■=a"-{-y."-a.'-hcf:-'K'' 


d'ou  Ton  tire  (en  se  rappelant  que  i"  =  ««'):  pour   toutc  \a\eur  pa  ire 
de  n  ; 


:(a"-4-K"')-+-i'(a"-'-|-«''-')-|-i\a"-*-*-a'"->)...  ^l,"(tt'-h«'°)—  b"  ; 


cl  pour  toute  valeur  impaire  de  n ; 
_  ,-  =  (a"  H-«'")  H-  i' (a"-'-H  «''-') ^- b''  («"-'-»- a'""') ...-»-  b"-'  («-«-«'). 


■2^0  MEMOIUE    SLU    LA    DISTHIBUTION    DE    I.  ELECTRICITE    ETC. 

Ue  sorle  ijiie  Ton   pout  ccrire 


.  //'  ^_  7  d"  ('/"-"  -t-  «' "-" )  , 


a  —  K 


-, =  1  b"  (  «"-"  ^  «'"-"  )    , 


suivaiil  t[uc  /(   sera  yix///'  ou  impair. 

n 

a 

Le   sigue    /I    indiquc    que    Ton    <loit    doiincr    a    /    loutes   les   "valeurs 
o ,   1 ,  3 ,  3 -  ,    I't    prciiilrc    la   sominc   ties   terines  ainsi  formes. 

H  —  I 

1 

Et  le  sialic    7.   a  uiie  signification  analogue. 

Cela  pose,  si  Ton  fait  pour  plus  de  simplicite  , 

M=c'  —  b'—a'  ;  iV=:iir  — 4rtV/, 

Ion  aula,  d'apres  les  formules  (174)  et  (lyS)  , 


a^-t-a'p- 


,_(M.-4-VAKH-(i1/,-VN)'' 

Done  en  faisant 

2  £(..;  =  ( .1/  -H  yiv )  "-^  -t-  ( 71/  —  Klv ) "-"  ; 

n  M— I 

nous  aurons;  pour  ii  norahre  pair: 

«  — a'      ~  (2fl)"    ' 

et  poui"  n  nombre  iiD])air  ; 

«— «'         ~  (2rt)" 


PAR    J.    PLANA  247 

De  sorle  que  I'on  a 

suivaiit  que  //  sera  nombre  pair  ou  impair. 
Done  en  posant  pour  plus  de  simplicite  ; 

'-'fill  — 


«(a-t-iz  —  cx)(/" — rt(a-h«'  —  ex)'. 


*"'       a(c — ax — 'j!  x)v."*'  —  a(c — ax  —  'jx)a 


I  on  aura 

(•81) f{x)  =  h\u,„,-glv,„. 

Et  les  formulcs  propres  au  calcul  des  tcrmes  £/,„) ,  ^(„)  seront ;  pour  n 
nombre  pair : 


(0  •  • 


rj ^"(2  a)"- . 

'"'~  P(„)  — rti"(2<^)"-'-+-(a  — fx)2«P'(„_,)  ' 


(c  — rtx)jPt„  — «Z<"(2a)"-|  — aZ»'x.2P',„_,)  ' 
et  pour  n  nombre  impair: 

b"{2a)'-' 


U,n,= 


J  P',.)-^a{,a-cx)\2P,„_„-b"-'{aa)''-'\  ' 


'^  ('■)  ■ 


{c-ax)P\„.,—ab'x\2P^„.,^—b-'{:ia)'-'\ 


En  ecrivant  seulement  les  premiers  tennes  de  J{x),  et  observant 
que  Ton  ;i 

il  \iendra 


\ 


348  MEMOIRE    RL'a    I.\    DISTRIBUTION    DK    l'eLECTRICITE    ETC. 

(<82) /(^^•)  = 


ah 


•■("i'Y 


k 

a 


^"^  P\,^^a{a  —  cx)       P,,)—o,{ab)''A-a(a  —  (x)7.,iP\,^ 


-»-7v 


:L\{abY 


a',  {a  by 


P  ,^—  2\((tby-+-{a  —  cx)2uP\,) 

'(a  by 


^^P',,-^-u(u-rx)\2P^^,-{2aby\ 
2Haby 

-Hetc. 


-sf^' 


c'ub  —  bax(c  —  ax)P\,)  —  ab' 


X 


\ab 


'{c  —  ax)\P,^.—2{ab)^\  —  2ab^xP^,, 

{2aby 

'{c  —  ax)P\,-,  —  ab'x\2P^,^^{2ah)-\ 

{2aby 

'  {c  —  ax)\  P(„  —  2'  {a  by\—2a  b' x  P\,-^ 

{2abY 


■^{c-ax)P\,,-ab'x\2P^,,^{2abY\ 

(2abf 

'*'  {c—ax)\  P(,,)—2'{ab)''  \—2ab'xP\;^ 

-l-ctc.   : 


oil  Ton  a 


PAR   J.    PLANA  a49 

P ' (3,= ;)//-!- 3  ;V,  iV-4-4 a'i^]/ =  4 ^/  ( iV-f-  2 «' b' )  ; 

J'  ^,^=iM,'^^^6M;]V-^-N'-h/^ab'3r^  16 a' b- 
=  8(iV-f-a'&")(iV-»-4a*A*)-Hi6rt*6^  ; 

=  i6/»/ jiV(iV-4-4a*i')-f-3a*i'j   ; 

-i-(2aby{3r-^N)-i-{2abY 

=  32{N-^ab'){N^2ab'){N-h^ab^)  ; 


etc. 


Ell  substituant  ces  valeurs,  et  faisaul  pour  plus  de  simplicite : 

i>/  =  i   ;  M,=]V-i-3ab'  ;  I\Ji  =  M.(N-i-2a'b')  : 

M^=:ia''b'-i-M,'(N-i-ab')  ;  M,  =  3/.  |  .¥/»/ '-t-SaV^' ! 

M,  =  M,'{N-hab'){N^2a'b')-a'-b''  ;  etc  ; 


p„z=M,-i-aM„  ; 

p,=:M,-i-a3I,  ; 
p=M,-\raM,  ; 
p,=:M,-i-a^Mi  ; 
etc.   ; 


fx„  =  /!/,  ■+.//. V„ 
lj.,=iM,^b'M, 
lx,=zM,^b'M^ 

lx,=i\r,-k.b'M, 
(x,  =  M,-^b\}r. 
etc.  ; 


Sehie  II.  Tom.  Ml. 


11 II 


a5o             MEM01HE  sun  la  ihstributiok  de  i-'electricitk  etc. 
Ton  aura 
(«83) J\x)=hJ\(x,  a,  b,  c)-^gf^x,  a,  b,  c)  , 

apres  avoir  fait 

(«84) 

(/(x,«,/,,c)=--.Z.-j^— ^^^^-^, 

ou  il  iinporte  de  remarquer  que  N,  M,,  M^,  M^,  etc.  soiit  dcs  fon<- 
tions  des  trois  letlrcs  a ,  b,  c  qui  demeurent  invariables  par  la  permu- 
tation entr'cUes  des  deux  Jcttrcs  a  et  h.  La  generalite  de  cetle  propriete 
est  demoiilrec  par  la  simple  inspection  de  nos  deux  formules  designees, 
plus  haut,  par  (e')  et  (s").  Apres  avoir  ainsi  determine /^(x),  il  est 
clair  que ,  par  la  regie  dcraontree  dans  le  §  VI ,  nous  en  tirons : 

.(i85) F{x)=zgf,{x,  b,  a,  c)-{-hf,{x,  b,  a,  c) , 

en  posant 

f,^x,b,a,c)  =  -A.^^.-A-J-^\   , 

(•86) { 

f,{x,b,a,c)=~-r.l..- 


b'  o  ' cM^  —  bpi_, X 

II  suit  de  la,  et  des  formules  generales  etablies  vers  la  fin  du  meme  § 
que,  en  introduisant,  au  lieu  des  constantes  arbitraires  h  et  g  les  epais- 
seurs  moyennes  A  et  B,  qui  sont  censees  immediatement  donnees,  nous 
aurons 

(187)...  Df{x)  =  A\^f\b,a,c).f\x,a,b,c)—fXb,a.,c).f^(x,a,b,c)\ 

-»- ^  |/. («;  b,c).f^ (x,  a,  b, c)  — /, {a,  b,  c) ./, {x,a,b,c)\  ; 

( . 88) . . .  DF{x)=  A  \  J\ (b,  a,  c) ./ {x,  b,  a,  c) -/ {b, a,  c) ./, (x,  b,  a,c)\ 

-\-B^^f^(a,b,c).f^ {x,  b,  a,  c)  —f, {a,b,c).f^{x,b,a,c)\   ; 
ou  Ton  a 


(■89) 


PAn    J.    PLANA  25 1 

fM,b,c)=      -^       /,..L_^  ; 

(I  U       o  p^ 

\f,(b,a,c)=      --^-...L_L.    ; 
fit  \  «     S   {ab)'  . 


(190)  ...    D=fXa,b,c).fXb,a,c)—fXa,b,c).f,{b,a,c)  . 

II  est  il'ailleurs  evident  cpie  Ton  a  I'equation 

(191)  .....    b^'f^b,  a,  c)  =afXa,  b,  c)  . 

Alainlenant,  pour  former  les  fonclions  designe'cs  par  <j;(fA,  x),  'f(|(A^,  x^, 
il  laudra,  couforraement   a   la  regie   demonU'ee   dans  le   §  XIV,  rem- 

I 


placer,  dansy(a:)  et  F{x),  chaque  terme  de  la   forme 
radical 


ce  qui  donnera 


(192)  ...    Dfin,  x)  —  A' 


■  B 


(193)  ...    Z?<I.(^.,x,)=/^ 


p  —  qx 

{p^  —  zpq-it.x-^q^x')    *; 

f^b,  a,  c).(pXix,  X,  a,  b,  c 


par  le 


H-5 


\—f,{b,  a,c).(pXn,x,a,b,  c 
;  /(«,  b,  c).(f,(n,  x,a,  b,  c 
\—fXa,b,  c).<pXij.,  X,  a,b,  c 

\  f,{f^,  'iy<:)-'fX[>.,,x,,b,a,c 
\—f,(b,a,c).(f,(iJ.,,x,,  b,a,c 
[      fA'hb,c).^Xli,,x,,b,a,c 


oik  Ton  a 


aSa  MEMOrRE    SUR    la    distribution    DE    LEI.ECTRICITfe    ETC. 

(p' — 2acpiMiC0S  Ox -\-ac^Mi  x'y 


(•94)^ 


*  ^    =   (f^;— 2Ac/i,MiCos(?.jc,-t-6VMVx,y* 


"    °    (c'il//-2rtC^/,/:ji._,cos5x-»-«>*,_,ar")' 


Ell  appliquant  a  ces  equations  les  formules  (29)  et  (120)  I'on  aura 
les  expressions  suivantes  des  clcux  epaisseiirs  electriqucs  j  et  z  qui  onl 
lieu,  respeclivcincnt ,  sur  la  surface  des  deux  sphcx-es  dont  a  el  b  soul 
les  rayons;  savoir 

(195)  . .  .  D.aj:=J/.{b,a,  c)-Bj:(a,  b,  c) 

^AMb,  a,  c).l.  i-^y-(P^-^oM^)        ^ 

°    ( pt—  2 a cpi  MiCosO-^-ac" Hf'  f 

-^.Abf^{b,a,c).L. ; — '-^ '- 1-i-Li 3 

°    (c'M:—2acn,_M:C0%  e^aY,_,y 

^BMa,b,c).l.  ('-^y-IK-^VM.')         ^ 

'    (p^—:iacpiMiCosQ-^ac^M^y 

-BbMa,b,c).l. (abYic^M:-aY^.^ 


«    /„»i^» 


{c'M,^—2aciJ.,_,M,^os8-^a(x'i_,y 


PAn    J.    PLANA  253 

(.96).  .  .  D.bi^BfXa,  b,  c)^AfJ,b,  a,  c) 

-^B/,ia,b,c).l («M'-(M'-^V3i'..)  ^ 

"    (ix;—2bcij.,  31,  cos  0,  -H  b'  c'  M  \) ' 

-¥-Baf,{a,b,c).2. i — ^-^ '■ !^-^=ll -, 

°   (c'M;—2bcM,p,_, cos9,+b'p\_,f 

--AUb,a,c).l. («^)-(^.-^'^'^'.) ^ 

°    {^^—:tbcii,MtCosO,-k-b'c'l\I\f 


-AafAb,a,c).l. ia^yi<^M:-l^p^^_:)         _ 

°   {c^M"—2bcMipt_,cosd,-i-b"p",_,) 


Pour  facililer  la  reduction  en  nombres  de  ces  deux  fonnules,  il  faudra 
avoir  egard  au  principe  expose  en  linissant  le  §  precedent,  et  se  rappekr 
que ,  eii  posant 


I'oi)  a  I'equation 


COS^ssCOSy.  C0S2n    , 


^=tang.(45°-»-n)  ; 


f/{p'—q')  _      H       sin3n.cos(45°-^n) 

(p'  — 2pq  COS 'p-^-q^'f       ^'~'  siu^-? 

Par  le  rapprochement  dcs  deux  ecpalions  (igS)  et  (196) ,  il  est  aise 
de  voir ,  que  la  valeur  de  z  resulte  de  celle  de  j  par  la  simple  per- 
mutation des  deux  lettres  a  et  b,  ainsi  que  celle  de  A  et  B.  Mais , 
cetle  proprictc  doit  etre  employee  avec  circonspeclion  ,  lorscp^ie  Ton 
voudra  conclure  la  seconde  (s)  dc  la  premiere,  apres  avoir  developpee 
celle-ci  suivant  les  puissances  d'une  seule  des  deux  lettics  a  ou  b. 

Dans  les  cas  particnliers  dc  G=o°,  0=:i8o°,  (5,  =  o°,  0_=i8o°; 
les  formules  generales  (igS)  et  (196)  dcvicnnent  plus  simples,  et  Ton 
obtient 


aSJ  .MKMOIRK    SLR    I.A    DISTniBUTION    DE    L  ELECTRICITK    ETC. 

( .98)  .  ,  .  n.ay=.'IJ\{h,  a  ,  e)—Iif,{a,  b,  c) 


S   (,//>)'-^'l/>,±«6-l/,| 
(r//^)'icy>/,-lr«,u,_.( 


.AbfXb,a,c).l. 


o"     j<?J/^:^«p.i_,p 


■Bbf{a,  b,  c).J.r     '  '—— 


(199)  .  .  .  D.bz  =  BJ\  {a,  b,  c)-JJ\{b,  a,  c) 


•  BfXa,b,c).l..       j^_^^^^_j. 


en  observant  que  les  signes  superieurs  se  rapportent  aux  points  ou 
5=:o°,  9,=:o°;  et  les  signes  inferieurs  aux  points  opposes  oi!i  Ton  a 
5=180°;  0,=  i8o°.  En  remplacjant  -pi  et  /iX;  par  leurs  valeurs  prece- 
denles ,  il  viendra  (eu  supposant  M_,  =  o) 


PAn  J.  PLANA  a55 

(200)  . . .  D.ajr=:Af,{b,  a,c)—Bf^{a,  b,  c) 

(201)  ..  .  D .bz=:Bf,(a ,  b ,  c)  —  Af^{b,  a,  c) 

^Bf(a    b    c)  i  W^^^>,+^(/^=^^-)M.} 

-AaJ,[b,  a,  c).i..      J  (^_^^,y  _^^^,y.__p      • 

Telles  sont  les  formules  propres  a  donner  I'expression  de  I'epaisseur 
de  la  couche  eleclrifpie  aux  points  de  la  surface  des  deux  spheres  placees 
sur  la  ligne  qui  joint  lours  centres. 

Les  formules  generales  (igS)  ct  (196)  ont  la  forme  convenable  pour 
demontrer  a  priori  le  fait,  que  I'influence  mutuelle  entre  deux  spheres 
separees  ne  saurait  augmenter  la  masse  analjtiquc  de  releclricile  re- 
pandue  sur  Icurs  surfaces  :  c'cst-i-dire  que  Ton  a  les  equations 

It  It 


356  MEMOIRE    SDR    LA    DJSTRIDUTION    DE    L'^LECTRlCITfe    ETC. 

(juelles  que  soicnt  Ics  valeurs  primitives  dcs  cpaisseurs  nioyennes  A 
et  B  f|iii  avaient  lieu  avanl  raclion  due  au  devcloppenient  de  leur  in- 
fluence. En  eflTct ,  en  appliquant  ici  la  formulc 


(^'--5*)rr/9sin9(^'  — 3^5.cosy-t-/^')  ^=:^  , 


I'ou  obtient  imraediatement ; 

3  71  a*  I  j-siaO</0  = 

0 

hJ^\AfXh,a,c)-Bj\{a,b,c)\^ 

ina'Ai  .,,  "  {aby^      ,  ...  ,  |  (cib)' 

-^^j^(^'  '''  o).l.}-j-^bfAb,  a,  c).Z.^ 


;sin9,6?5,= 


2  71  Z»'  I  2  sir 

0 

A±^]^Bf,{a,b,c)-J/^{b,u,c)\^ 

^nb'B\.,      ,      ,    °   (aby-^'         r,      ,      ^^   [ab)'} 

„.,  "  (aby+-       ...  *  (abyi 


Db 

Done  en  eliminant,  a  I'aide  des  equations  {189),  les  sommes  indi- 
quees  par  le  signe  7.,  et  ayant  egard  a  I'cquation  (191)  j  '  on  verra 
aussilot :  i.°  que  le  coeflicicnt  de  B  dcvient  nul ,  par  identite ,  dans  la 
premiere  de  ees  deux  equations,  et  que  celui  de  A  devient  de  meme 
nul  dans  la  seconde :  3.°  que  le  coeffieient  de  A  se  reduit  a  4^^'  ''""^ 


PAR    J.    PLANA  25-? 

ia  [jremicrc,  el  ccluL  lic  ^  u  4"^'  dans  la  seconde.  Cclte  demonstra- 
tion a  i'avantage  d'etre  toul-i-fait  cxplicite ,  et  de  n'avoir  pas  besoiu 
que  rctprcssion  dc  y  soil  reduilc  en  une  serie  de  termes  de  la  forme 
^„-f-/,-Hjj-t-J'3  elc. ,  semblablcs  i\  ceux  definis  dans  le  III'""  §. 

Si  I'oii  suppose  B^o  avant  I'influence,  Ton  aura  encore  B=() 
pendant  rinfluence,  et  Ton  comprendra  pourquoi  les  deux  quantites 
egidcs  d'eleclriciles  conlraircs  ainsi  developp^es  sur  la  surface  de  la 
spiicre  du  rayon  l>  pourront  se  neutraliser  complutement  en  eloignant  la 
sphere  electrisee.  De  sorle  que  la  nullile  d'aclion  que  prescnlera  main- 
tenant  la  sphere  du  rayon  b  sera  due  a  cette  combinaison,  et  non  a  la 
dissipalion  par  le  sol  dcs  deux  e'lectricites ,  puisque,  par  I'isolement 
parfait  que  nous  admettons  ,  cette  dissipation  est  rendue  impossible. 
C'est  un  de  ces  cas  oil  I'identite  des  effets  n'entraine  pas  lidentite  des 
causes. 

D'apres  la  formule  (196) ,  le  cercle  qui  separe  les  deux  eleclricites 
sur  la  sphere  du  rayon  b  sera  determine  par  la  valeur  particuliere  de  6, 
qui  salisiait  a  I'equation   s  =  o  ;    c'est-a-dire  a  I'equation 

(202) . . .   o=/,{b,a,c)^/,{b,a,c).i.. ^  "^' '-^ j 

"  ( iu/  —  2 6cf/. M. cos 5', -+- b'c'M; Y 

°    {c'M;—2bcMiPi_,  cosQ\-hby,_,f 

oil  9 '_  designe  la  valeur  convenable  de  6^ .  De  sorte  q\»e ,  la  position  de 
ce  cercle  sera  indcpcndante  de  I'intensite  A  de  la  sphere  electrisee :  car, 
il  est  clair,  que  cette  equation  donne  ; 

cos.S', ^fonct:(a,  b ,c)  . 

En  supposant  connu  Tangle  0\,  la  masse  de  I'electricite  de  merne 
nom  qui  se  trouve,  libre,  sur  la  sphere  du  rayon  b  sera  aussi  conniie, 
et  exprimee  par  I'integrale  dcfinie 

«'. 
3RiMssin5,«?5,  . 

o 

Serie  II.    Tom.  VII.  ii 


a58  MEMOIRE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

I'll  substituaiil  pour  z  sa  viilcur   fouinie    par  I'ecpialion  (196),   apres  y 
avoir  iint  /?=o  ,  et  rcniarquant  que  Ion  a  la  formule  geiitirale 

f' 
(A'  —  B')ld!ps\nf(A'—:i/iB.cos^-^B')~^ 

O 

^(A'-B')    \  I  I  I 

AB      '\y(J—By      y  (A'—3^Bcosf'^B')\  ' 

I'nii  trouvera  ; 

6,' 

(ao3)  ...    27:b'fzsnxO,dO=-^-^^f,(b,a,c).{i-cos6;) 

O 

/Ab,a,c).l. -^- 


Mi  II, .  y  [J.-  —  :il>ciJ.,  Ml  cos  e;  -J-  l>'c'  M^l 


^^'■*"  '      .,;  ,7    (aby{c^Mi^-byy_,) 


Mipi_,.  V  c^Mi'—2bcMipi_,cosOl-Jhby,_,] 
L'oii  a  (lone  une  equation  de  la  forme 

2nb^\  zsmO/lQ,:=  J .Foncl:{a ,  b  ,  c)  ; 

o 

rp  qui  diiinonli'c  que  relectrlcile  decompose'e  par  influence  est  propor- 
tionnclle  a  Tintensite  y^,  lorsquc  les  trois  paramelres  a,  b,c  demeurent 
lonstans.  Mais,  pour  deux  spheres  donne'es,  celte  quanlite  varie  avec  la 
distance  c  des  deux  centries,  et  la  loi  de  cetle  variation  est,  comme  Ton 
Toit ,  fort  coinpliquec. 

Pour  rendre  plus  manifesto  la  maniere  dont  les  formules  precedentcs 
soat  fonctions  de  la  distance  c  des  deux  centres,  nous  fci'ons  remarquer, 


PAn  J.  pr.AXA 


qii 


2,'»f 


'en  oi-donnant  Ics  quanlltes  M^,  M„  il/„  etc  j  ;,  ,  „  «  ^tc 
j^o,  M.,  M.  etc.;  suivant  les  puissances  An  t.inome  r°_A._„'L  v/ 
Ion  aura  les  equations  suivantes;  ~ 


M,=      M,  ; 

M,  =  —  a'b'^3f'  ■ 

M~,  =  —  2a^b^M^-\.M^'  ; 

71/5=      3a»(5»i»/-_4a»^>;j/_3^.;j/,  . 


(2o4) 


etc.  ; 


—  5  fl'  /;•  /I/ « -f.  „>  y»/_5  ^_  y(f_«  . 
etc.  ; 


M 


a6o 


(206) 


MEMOIRE    sun    LA    DISTH1BUTI0N    DE    I.  ELECTRICITK    ETC. 

fji,  =      a*  i* H-  3  a*  ft»  M,  —  3  a'  //  M,"  —  4  «■  *'  M,'  ^  />'  M;  -H  Ar    ■ 
etc. 


En  outre,  il  convicndra  d'obsei*ver  que,  en  faisant 


Ion  a 


D 


«.,-f^h 


(207) 


D D'-V-^l—K^]    ' 


\fA(i-,b,c) 


D 


'cD'o~M~  ' 


A[b,a,c)_ a^    "  ^by 

D        ~      cD'o     M,     ' 

L'inspeclion  dc  ccs  formules  dcmontre,  que  dans  les  valeurs  de  / 
et  de  s  les  coefliciens  dc  ^  et  de  i?  seront  des  nombres  abstraits,  c'est- 
a-dire,  indopeudans  de  I'uuite  de  mesure  que  Ton  choisira  pour  evaluer 
les  trois  ligiies  a,  b,  c. 


PAH  J.  i'i.AN;\  aHc 

§  XIX. 

Pour  inieux  fixer  les  idees  sur  les  fornaules  geiierales  (igS)  et(ig6) 

nous  aliens  les  developiicr  dans  deux  cas  distincts:  i."  en  negligeant  (dans 

le  i-esuUat  final)  Ic  cube  dc  b\  3."  en  neglitjeant  les  tenncs  divises  par  c*; 

11  b       a  ,  . 

ce  qui  pourra   scrvir   lorsque   les  rapporls    -  ,    -  ,    seront    de    petites 

fractions,  et  dans  les  cas  oil  les  deux  rayons  seront  forts  petits  com- 
parativeinent  h.  la  distance  c  —  a  —  b  qui  separe  les  smfaces  des  deux 
spheres.  Pour  ccla,  il  sulllt  de  prendre; 

^,       ,       ,        I            b           ab^      a'b' 
f{a,b,C)-=--^— T-H -H ; 

f , .  ,1  a  ba'      b'a^ 

'       b       c^  —  a'       ij.^         n, 

^.       .       . b  b'         ab^ 

r    ,  , a  a'        b(^       b^a"" 

d'ou  Ton  tire  { apres  les  reductions) 

_,_         ab      a^      "'^\...       ^'^'  &a'         . 


I  ab 


D'  c'— a' 

Cela  pose,  si  Ion  remarcpe  que,  dans  le  terme  multiplie  par  a'b^, 
il  est  permis  dc  faire  p,=zc^M,,  et  p^=c*,  fi^z=M,  dans  les  termes 
multiplies  par  b.  Ton  trouvera  cpie,  en  negligeant  la  totalite  des  termes 
multiplies  par  b\  la  formule  (iqS)  donne 

,     Q,  .      Bb'\i       (c'—a')/        2a        .      rt'\-M 


aGa  MEMOinc  son  i.a  distribution  de  i/electricite  etc. 

Maintenant ,  si  Ton  obscne  qwe ,  ineme  en  conscrvant  dans  I'expressioti 
lie  D'  Ics  tcrmes  multiplies  par  b^.  Ton  a 

_,              ab      a  b'      a}b^      ab' 
/>  =  H 1 1 1 , 

[\         [J-,  P-.         C' 

ab      ab'      a'b'      aP      ab' 
M,       M,        Mi       ix„         r* 

I'ou  trouvera,  que  la  formulc    (igG)^    en   y  negligeant  les  termes  qui 
scraienl   uiuiliplirs  par  b^,  donne 

B/        ab      a'b'      a'b'        a'b'\       A  a"         4a'b^ 
iy\        p„        p,  ,u,        c  il7   J       be     ^     f.5 

—  AaH\  — , Th-i-^-ir, —  " — i ■ -^s  I 

\\i^      cWI,'      cM:,      c(i„       vjx^      c"  / 

Baba'  /         ab\,     ,  ,  ^        i»   iv-s 

Babe/         ab\,  ,         ,  „        7>\-l 


+.  :;^^' ( ,u;  -  2  i  c /i^ .  cos  e, -♦- &•  c* )"  ^ 


c 


i-T ^(c  —  aoo.oosS,-t-o  ) 

Aa'c'M;(c'M;  —  2bcM,p„.cos9,'^-b'p„')-'^ 
■Aa'c'bM;(c'M:—:}.bcM,p,.cosQ,-^b'p;)~'' 


Comme  dniis  cctle  equation  Ton  {)Cut  faire 


PAH    J.     PLANA  3(53 

be ___bcM^_bp^___bc__  .  jt I    /'  A'     \ 

^  f/,         fyl/.       f  — a'  '  cM  ~ ^X'^l^ZI^O  ' 

p.        P,         !^        CM,  c^c'  —  a')  ' 

il  PSt  clair  cju'cllc  sc  reduit  a  celle-ci  j 


6c        Z>'c'(c'  — «•) 

Babe/         ab\,  ,  _| 
-pT-y^t-*- jl  J  {C— 2 be.  cose, -hb'c^)   * 


ou  bien  k  celle-ci; 


3=B-»- 


6  c        Z>'c'(t"  — a') 


Bfibuj",  ,  .        _J 

-«-      ^r    (/^o'— 3  6ci:/„.cosg.-f-&V)    ' 

Babe,  ,  ^        , ,_' 
^jj— (c'  — 2ic.cos9,-|-Z>*)    * 

-^ -{c'  —  2bc.cose,-i'b')    '  , 

en  observant  que  Ton  a r^  =  o  ,   et 

c  ^„'      .     u'  I  «• 


H„'      c'/W/      cM,      oil,"      cix,      cp-y 


364  MEMOIRE   SDR    LA    DISTRIBUTION    DE    l'eLECTRICITE    ETC. 

l-.n  snbstituant  pour  — ,  sa  valcur    i ; ; ,  et  rcmarquant  que  I  on  a 


il  viendra 


;  =  fi-t--j ^ -'(C— 2ic.cos(?  -t-i")    * 

be  0  '  ' 

./  .       >^\  ■   -  I  ' cos9.-»--  I  ' 


5«/'  ,•         2'?'        .        h'\- 


— '^l   ' r— >C0S9,-*-— -J 

oil  Ion  a    //„  =  c' — «' . 

Mainleuant,  si  I'on  ilevcloppe  les  deux  derniers  termes,  nous  aurons 

,        X  »      ^a'\i       (c^  —  h')/         2b        ^        b'\A{ 

(.oy)...    .  =  Z?  +  -^-j--^^(.-^^-cos5.-4--)      j 


Telle  est  la  valcur  de  z,  lualhematiqucmenl  exacte  jusqu'aux  quantites 
de  I'ordre  b^  inclusivement.  En  la  comparant  avcc  I'expression  de  y 
donnee  par  la  fomiule  (208)  Ton  voit ,  qu'elle  ne  resulte  pas  de  cette 
deinicrc  par  une  simple  permutation  entrc  les  leltres  ;  ce  qui  confirnie 
la  rcmanpie  faite  ,  sur  ce  ])oint ,  dans  le  §  precedent. 

En  snpprimant  dans  la  derniere  valeur  de  s  les  termes  multiplies 
par  b^,  Ton  aura 

Z=B-h-T ^ '- 3    • 

^"^       b{c'  —  2bc.cosO^-\-b'f 

Or  il  est  manifcste  que  I'on  aurait,  d'un  coup,  cette  meme  expres- 
sion de  z  en  pcrmutant  les  Ictlres  A  ct  B  ainsi  que  a  et  ^  dans  le 
second  memhre  de  I'equation  (208).  Mais  il  etait  necessaire  de  demon- 
trer,  que  cette  derniere  valcur  de  s  n'cst^as  (comme  celle  de  ^)  exacte 
jusqu'aux  quantites  dc  I'ordrc  b^,  inclusivement.  Au  reste ,  si  I'on  y 
lemplace  le  radical 


PAR    J.    PLANA  265 


/  2i  ^  i"V» 


3A       -       3  A*      i5  Z.'      .  . 

nai     iH cos9 .-iH .— cos*.9 ,, 

'  c  '       2  c        2    c  ' 


Ton  aura 


--      3^«*        .       5  ^a'b       i5  ^a'i      ,  . 
.^B r-cos9  -+--.  — 5 .  — r-fos  .0 


ce  qui  s'accorcle  avec  la  valcur  de  2  que  Ton  voit  dans  la  page  88  ilu 
premier  Memoire  cle  Poisson.  On  sail  mainlenant,  par  la  discussion  que 
je  viens  d'cxposer,  que  cc  resultat  est  fautif,  analytiquement  parlant, 
puisque  toules  les  quantites  dun  meme  ordre  n'y  sont  pas  conservees. 
Dans  le  cas  particulier  on  la  spheie  du  rayon  b  est  soumise  (sans 
elre  prealablement  electrisee )  a  I'influence  de  la  sphere  du  rayon  a , 
eleclrisce  ct  isolee ,  Ton  doit  faire  B  =  o.  Alors,  pour  determiner  la 
position  du  cercle  qui  scpare  les  deux  fluides  conti'aires  sur  la  surface 
de  la  sphere  du  rayon  b,  il  faut  etablir  rcfpiation  z:^o,  laquclle,  en 
employant  la  formule  (209)  se  reduit  a  celle-ci ; 


ab        .        b'      /         b'Y 

cos3,-4--  =  {  I 1)  ; 

c  '       c        \         c  J 


d'ou  I'on  tire  en  ne'gligeant  les  termes  multiplies  par  b^\ 


(210) cos9^^.-  • 


Cettc  forraiile  s'accorde  avec  cellc  donne'e  par  Poisson  dans  la  der- 
nicre  ligne  de  la  page  89  ;  mais  cet  accord  cesserait  d'avoir  lieu,  si  Ton 
n'avait  pas  Z?  =  o. 

Les  mcmes  formules  (igS)  et  (rg6),  en  negligeant  les  terraes  qui 
seraient  divises  par  c',  se  reduisent  d'abord  a  celles-ci ; 

Serie  II.    Tom.  VII.  kk 


a66  MEMOiRE  sun  i.a  distribution  de  l'electricite  etc. 

Po 


Daj=^/,(b,a,c)-nf,(a,  b,  c)-B"--j:{a,b,c)-B^f,{a,  b,  c) 


Dbz  =  BJ\(a,  b,  c)  —  AfXh,  a,  c)—A"-^f,{b,  a,  c)—/t^fXb,  a,  c) 

Mais  nous  avons  p^^c'—b';    (j.^z=c''  —  n   :    done  en  ayant   egard  au\ 
equations  (ao'^),  il  viendra 

^i         ab]         Bb'  /        ab\  Bb'  Bb'     Bah' 

Uab       Jab        Bb'  /        fb\}/-        2«       0      a\-l    . 

B  \  ab[         Aa^  (        ab\  Aa?       ^^Aa"      Aba 

^•y'^yJs'^'b^'y'^Mj'^ c{e-a})      cM^    c' 

\Bab      Bab        Aa    C        »b\\  /        ib        .    ,    i'\-i   . 


^-z>' 


PAR    J.    PLANA  267 

.,  I  (ih  ..  .    .  ,    ,.  ,  ,.     , 

Lt  comme   7^-,=  • 7 \,  i'  est  clair  <jue,  en   negligeaiit   la   totalite 

des  termes  ({ui  seraient  divises  jiar  c*,  Ton  a  ; 

,       ,  ,      BW      Bab-      BV(        ia       ^       a'\-\. 

(211) T  =  ^^H 1 i 1  I cos5-(-—  I      ' 

^        '  -^  ac  c'  ac  \  c  c   / 

_      Aa        Aba        Aa  /        2b        .       b'\-i 


Lc  rapprochement  de  ccs  formiiles  avec  celles  designees  par  (208) 
et  (209),  olFi-e  la  veritable  disliiiclion  existcnte  entre  les  deux  cas  que 
nous  venons  d'cxaiuiner. 


§  XX. 

Les  formulas  gene'ralcs  (igS)  et  (196)  subissent  unc  modification 
remarquable  ,  loi'scpic  les  surfaces  des  deux  spheres  electrisees ,  apres 
avoir  ete  mises  d'abord  en  contact  sont  separe'es  pour  etre  replacees  a 
la  meme  distance.  Alors,  lc  rapport  des  deux  epaisseurs  primitives  A 
et  B  cesse  d'etre  ai'bitraire :  il  devient  une  cpantite  ne'cessairement  de- 
terminee  par  les  formules  du  §  IX,  ce  qui  donne  pour  j-  et  s  des  ex- 
pressions de  la  forme,  j-^AP,  z  =  AQ;  ou  P  est  une  fonction  des 
trois  parametres  a,  b,  c  et  do  la  variable  cos9  ;  et  Q  ime  fonction 
semblablc  de  a,  b,  c,  cosC_ .  Je  vais  analyser  ce  qui  se  passe  dans 
cette  circonslance  dans  un  cas  particulier  fort  simple. 

En  faisant  5  =0,  la  formule  (209)  donne 


■,  =  A 


[-(-sn 

i:_f:(,^*)(,_^)- 

<c      Oc\        c/\        c/ 
d'ou  Ton  lire  en  developpanl  et  negligeant  le  cube  de  b  ; 


B 

Zah' 

B 

A 

c' 

'A 

-¥■ 

a" 

irc~ 

Tc 

a68  memoihe  sur  la  distribution  de  l'electricite  etc. 

B       3a'       Sa^b       ']ab^ 


(2l3)...  c  =  ^ 


)      3«//  /?r     /     «'V'll 

(      --c^aV-V-c)     \ 


Supjiosons  inainlenant  ,   cjue  Ics  centres  dcs   deux  spheres  ont    ele 
atuenes  a  la  distance  c ,  aprcs  avoir  ete  electiisees  et  mises  en  contact. 

Alors,  le  rapport  —sera  une  quantity  positive  ct  determinee,  toujours 

comprise  entre  I'unite  et  rT  =  i,6449>  ainsi  que  nous  I'avons  demontre 

dans  le  §  X.  Done ,  la  quuntitu  qui  multiplie  jd  dans  cette  valeur  de  z 
sera  negative  pour  toute  valeiu-  do   c ,    telle  que  Ton  ait 

ce  qui  aura  lieu,  en  general,  a  nnc  petite  distance  du  contact.  De  sorte 

(pe,  a  cette  distance,  sur  la  sphere  du  rayon  />-<a,  il  y  aura  une  elec- 

tricite  contraire  a  celle  qui  a  lieu  sur  la  sphere  du  rayon  a  au  point 

qui  repoud  ii  5:^0.  En  augmenlant  la  distance    c,    la  valeur  negative 

de  z  diminuera,  et  il  y  aura  un  point  ou   Ton  aura   z  =  o,    sans  que 

Ion  ait  en  meme  temps  j'=o. 

Pour  determiner,   au  moins  par  approximation,   cette  valeur  tres- 

remai'quablc  de  la  distance  c ,   il  faudra  resoudre  une   equation  de  la 

.  ,    ^        ,    ,,  a        ,_      I    B 

lorme  ,    o  =  a — x — ?(J^);    ou  Ion  a,  -  =  ^.v;  -.—.^s.z.,  et 


'^ '    '      3   a  3   a  a     A       <-  J 

Done  en  applicpiant  ici  la  se'rie  de  Lagkange,  Ion  aura,  en  negligeant 
le  cube  de  b  ; 


I    d.      -\ 


X  '=a  '^-a  '<p(a)-^.^{a  '9(ar[  ; 


d"ou  Ton  tire 


-=a   '-+--a    ?i(a) r.-a' 


PAR  J.  PLANA  aGg 

En  suljslituant  pour  y(a)  et  pour  a   sa  valeur,  il  viendra 

D'apres  la  serie  (8i),  nous  avons 

/i_     S.a'  S,ab         [S,  +  {S^rYb^  . 

ce  qui  donne 

B       „/■       H'  b      H"  b'\ 

en  posant 

li  suit  de  la,  que  Ton  pcut  fairc  --^z=-^  dans  les  tei-mes  multiplies 

par  —  :  et  alors  Ton  a 
a 

/      rx  '^        1/-  /'^^V'        5    b 


Mais  S,^ —  ,  et 
'      90' 


(HX'—YLyi^  _i  111  *_i  ^  i'    ^r^'Y-' 

done  en  substituanl  telle   valeur ,   et  ordonnant  suivant  les  puissances 


370  MEMOIRC    SUR    LA    DISTRIBUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

tie  -  Ton  trouvera ; 
a 

c     31/^     ij3V^      5      31^  S,\ 
^        '         a         n         a  (     n         b        ano, ) 


_L  ^']79\^^_„.^^lVIr^\^,.i 


I  a   a' J    20  2 

et  pai'  consequent  Ton  a 

12  a'l    20  in    \SJ  \        18/     j 

pour  expression  do  la  distance,  qui  separe  les  sui'faces  des  deux  sphere. 
Coinme  Ion  a 

5,=  i-+-— 3-t-vj-*-etc.=  I,  aoaoSGg  ;  5»=i,644934o  , 

I'on  trouvera ,  en  reduisant  en  nombres  les  coefficiens , 

(218)...   6-  — rt  — ,^  =  ar(o,35o48)-i--{o,69o375)— -  (4,  4oo8o)J  • 

En  applifjuant  cellc  foruiule  a  I'experience  de  Coulomb  ,  citec  pat- 
PoissoN  ;i  la  page  i3  de  son  premier  Menioire,  pour  laquelle  Ton  avail 
0^5,5  ;    b=^i  ,    Ton  obtient 

c  —  a  —  b=ii,  927400-+-0,  G90375  —  o,  800144=  •,  8 1 763  I    . 

5 
Coulomb  avait  trouve    2H =  2,416667;    ce  qui  donne 

2,  416667 —  I,  817631  =0,  599036 
pour  la  difference  entre  I'observation  et  la  theorie.  Ainsi,  cette  diiTcrence 


PAR    J.    PLANA  271 

est  a-|)eu-pres  la  mume    que  Ton  aiirait  sans  tcnir  compte  du  second  et 
du  troisieme  terme  qui    cnUc  dans  la  valeur  dc  c  —  a  —  h.  Mais  il  est 

iinporlaut   de  rcmarquer,  que   I'elimination    de   — ,  de  I'cqualion  (21 4), 

a    influe   sur   la  convergence  dc    I'c'qualion    (217):    car   en  calculant  ce 
meme  exemplc  par  la  formulc  (214),  oii  Ton  a 

;^=',  37999  , 
Ton  trouve 

c — a  —  i=:2,Go93C3  —  0,  16G667  —  0,286927  =  2,  155771   . 

Coulomb  rapporte  dans  la  meme  page  45o  (*)  une  autre  experience, 
oii  il  avail  a  =  5,  5  ;    i=:2  ;    et    c  —  a  —  bz=^.   Notre   formulc  (214), 

en  y  faisant   —  ^i,235io,   donne 

c  —  a  —  hz^Z,  071805  —  o,  333333  —  o,  19756  =  2,  540912  . 

Ainsi ,  il  faudrait  pousser  plus  loin  la  serie  pour  diminuer  ces  differences 
entrc  I'observation  et  la  tlieorie. 

Tandis  que  Ton  a   z  =  o    au  point  oii    C^;:=o,   Ton  a,   en  verlu  de 
cette  meme  equation ,  au  point  diametralement  ojipose , 

-=-!£(-0(-')"-£(-D(-D"l 

.e-.«[,-(,-i-)-]; 

ou  bleu 

Z=2//-(^3-^7-J+^-^.-.(^-J  .  ■ 


(■)  Moiuoirps  dc  rAcidcmic  ilcs  Sciences  dc  Paris  pour  I'annce  1787. 


11T2  ME.MOIRE    SUR    LA    OISTRIDUTION    DE    I.  ELECTRICITE    ETC. 

De  sorte  que  nous  avons  au  point  oil    cosO,  ^ — i   ; 

En  donnant  a  reqxialion  (216)  la  forme 

a         ^1         ^  12. a        \ 

Ton  aura 

<-9> ZWl"(,-.Gf-) 

at  18       ib2       100    |^\         1 8/  J 

D'apres  Ic  calcul  precedent  Ton  a 

G  =  j^  (1,690375)  ,         G'=s2  7rV^(4,4oo8)  ; 

et  par  consequent 

(220)  ...  Z'=:^J3,  28987 --(8,2339  )-H^.(  25, 4435)1  . 

On  voit  done  que ,  sur  la  sj)here  du  rayon  /;,  I'epaisseur  de  la  couche 
electrique  pourra  elrc  deux  fois  et  demi  plus  grande  que  sur  la  sphere 

du  rayon  a,  pourvu  que  Ton    ait   —  ^ — .    Cependant    cetle    epaisseur 

serait  moindre  que  celle  qui  a  lieu  au  jneme  point  pendant  le  contact 

des  deux  spheres:  car  en  prenant  «^i  et  b^  — ,  les   formules  (93) 

et  (79)  donnent 

0,99955  ^   ' 

En  rapprochant  les  equations  (gS)  et  (219)   Ton   en   conclura  que,  en 
negligeant  les  termes  multiplies   par    -,   les   intensile's  Z  et  Z'  qui  se 


PAR    J.    PLANA  3^3 

succedent  sur  le  point  do  la  petite  sphere  oppose  au  contact  sont  cntre 
clles  dans  Ic  rapport  constant 

I'our  savoir  cc  que  devient  la  valcur  ^■'   dc  y,  corrcspondantc    a  5::=o 

.       c       ZVl 
el  ;i  la  valour  de  c  ainsi  deterniiiiec ,  il  sullira  de  faire   -=— ^  dans 

n  n 

la  fonnule  (208)  ,  ce  qui  donnera 


(221) 


f-A 


(■ 


6 


(322) Y 


et  sur  le  point  diainetralemcnt  oppose  Ton  aura 

0'. 

et  en  reduisant  en  nombrcs  il  ■viendra 


(333) y=^(' 1-^,(30,2587))  ; 

(334) r=^(n-^(.,..369))  . 


A  I'aide  de  ces  resultats  numeriques,  il  sera   facile    de  comparer   ccttc 

theoi'ic  avec  I'observalion  dans  les  cas  oh  la  fraction  -    ne    surpassera 

a  ' 

pas  — .    Mais,  lorsque  la  fraction  -  sera  fort  approchante  de^,ilcon- 

viondra  de  remplacer  les  formules   (221)   et  (222)  par   cclles  que  Ton 

B  c       ,      [     . 

oblient  imtnediatemcnt,  sans  relimination  de    -;   et    dc   -  :    c'est-;i-dirc 

A  a 

que  I'on  pi'cudra; 

Seuie  n.    Tom.  VII.  ll 


a'y.^                   ME.MOIRE    SL'R    LA    DISTRIBUTION    BE    l'eLECTRICITE    ETC. 
(233) J  =  ^\   '— -7-- 


A    c     {c — a) 

\  A   c     (c-4-«)    i 

Soil,  par  cxemplc,  rt=i,  ^  =  o:    alors  Ion  a    --^:=  1,25421   ct  la  for- 

inule  (2i4)  doiinc  0=11,69737:    partant  nous  avons    par  ces  dernieres 
forniulcs 

y=//(o, 309.69)  ;  r=^(i, 068744)  • 

Pour  avoir  avcc  plus  tVcxaclitudc  la  valcur  dc  j' ,  il  serait  neces- 
sairc  dc  tenir  conijilc  dcs  Icrmcs  mulliplies  par  P.  Pour  ccla,  il  faudra 
developper  la  formule  (200),  laquelle  donnc,  en  y  negligcant  lous  les 
lernies  multiplies  par  b'' ,  ce  rcsultat  fort  simple;  savoir 

.       ,  A         B    F  (3c— «))         .ab' 

(227) r  =  ^]i V-  — -7 ^    — ^— T 

''  -^  [Ac    {c — a)  )  r* 

.       ab'       /        .  B\ 

-\r  A  -ITT u  I  c-»-3«  — a-T  1  • 

c  (c  —  ayy  A  / 


Do  la  Ton  tire 


y=:/^  jo,  309169  —  o,  0044625 -Ho,  i3o5i2  =  o,  435219  j   . 

La  formule  (220)  cxige  que  Ton  ait  -<-    pour    pouvoir    neglis^er 
los  termes  suivans  de  la  serie.  Mais,  pour  les  valeurs  de   -  comprises 


pntrc  ^  et  ^  il  conviendra  de  s'en  tenir  a  la   valeur   de    Z    beaucoup 

plus  convergente  que   Ton  obtient  en  posant   cos!?_  =  — 1    dans    la  i'or- 
mule  (209);  cc  qui  donne 

(33a) ...  z=/?U^.-ir.^iH-3^^.(--Y.(^^'-"'^'-:i- 

Celte  formule  peut  etre  applifpee  avant  et  apres  le  contact ,  jiarcfque 


PAR    J.    PLANA 


les  valcurs  de   —   ul  c  coiiscrveiit    leur  gencralile  primiiive.    En   y    f'ai- 
sant,  comine  dans  l'cxciTi|)le  precedent, 

"='   ;         '^^^T  '  "^  =  '>2542i  ;  c=i,G9737  ; 

Ion   trouvc, 

Z'=.B\  I  -+-0,6 1 8o I  — o,  091736^  I,  52627  I   ' 

landis  (juc  la  Ibrmule    (220)    donne    un    resultat  cjui  ue  me'rite    aucune 

coiifianie  eil  cgard  a  la  giandcur  du  tcrme  multiplie  par  —  .   Ceia  prouve 

B  c 

setilement  (pie   I'elinunation  de   -^  et  de  -,  i  I'aide  des  equations  (81) 

vx  (216),  a  contribue  a  rendre  moins  convergente  la  serie   forme'e  par 
fcllc  combinaison. 

Je  reprends  la  consideration  de  I'equalion  (227)  pour  cxposer  ici  les 
principaux  points  de  sa  demonstration.  D'abord  Ton  trouvera ,  que  la 
formule  (200)  donne  (en  negligeant   tous   les   termes    multiplies    par   b'' 

et  faisant   7p=i   dans  ccux  multiplies  par  A') ; 

_A\        ab      a'b'      ^      ab'\        BF  (        ab\ 
^  —WV"^  M^"^  M^"^  M^~  M^S'^  acD'V'^Mj 

Aab\         a(a->rc\\\         a{a  —  c)\~V         2ab       'ia'b'\ 
Aab{c-^a)^         aab       3a*i'\ 

Bb^c^a)f^   .  2ab\  .  Bb'  j,   .  ^(^-4-^)0.    .  a(a-c){~'    . 

RelativemenL  a  la  fonctioti   ^,  ,    je    placerai   ici    sa   valeur   developpee 
jusqu'a  la  cinquieme  puissance  de  b  inclusivement;  parceque  ce  resultat 


376  MEMOIRE    SUR    LA    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

nous  sei'u  utile  par  la  suite.  Dapres  la  foruiule  jiosee  dans  le  §  XVIII 
Ion  trouvera  (Vabord ; 

ab      a'b'      a'b'       a"  b'       a'b' 
D  =i-\ 1 h 1 1 

Mv.        /-'•,  P-.  F-3         f^-. 


,   /•       I  r  \       «V/         a'b' 


et  en  substiluant  pour  fji„,  fJi,, ja^  et  M,  leur  valeur,  1  on  verra, 

que; 

a'Z-'      \  c''       i       abH  rt'c»  a'cH^a'—c')! 


il'ou  1  on  tire 

(.29)....   jj,=  '-^rz:^.-^-«'^-,„(,._,.)3 

—  ab"  - 


Cela   pose ,    il   n'y   a   plus  aucune  difiiculle  pour  parvenir  a    Teqiia- 
lion  (227),  apres  avoir  obsen'e  que  Ton  a; 

ab'_         cib_      aj^      «^       «^ 


§  XXI. 

II  est  Hcluelleinent  facile  de  pousser  plus  loin  I'aualjse  du  cas  que  nous 
venous  de  considerer,  ct  meme  de  former  I'equation  generale  de  laquellc 
Ion  doit  tiier  la  valeur  de  C,  telle,  que,  a  la  dislauce  c — a — b  des 
deux  surfaces  spheriques ,  I'intensite  de  la  couche  eiectrique  soit  nulle 
sur  la  sphere  du  plus  petit  rayon  b,  an  point  correspondant  ik  5=o. 
Pour  cela,  il  suflit  d'egaler  a  zero  le  second  membre  de  I'equation  (201), 
pris  avec  les  signes  superieuis.  De  cettc  manieie,   en  ayant  egard  aux 


PAn    J.    PLANA 

cqualions  (307)  Ton  obtiendra  unc  e«u-.ii„„       •  .  ""'^ 

savoi.'  "'"-  ^'i^'-'l'O"  qm  peut  eJre  ecrile  ainsi; 

oulonafa.t,po.u-plusdcsimplici,d; 

^f>c    =      yj/.   -r— 7 . 1  . 

3(6c'      ■ — ' •  ^ ■ \ 


278 


MEMOIRE    sua    LA    UISTRIBUTIO.N    DE    I.  ELECTHICITI;    ETC. 


7)'G'=^i.i 


3f*=      M      = 


Les  fonclions  G,  G', G"  sont,  chacune,  developpables  siiivant 

les  puissances  enlicres  et  positives  de  /;,  sans  qu'il  y  ait  aucun   terme 
independant  dc  l>.    De  sorte  que  Ton  aura; 


G  =in,(rt,  b,  c) 
G"  =  dU,{a,l>,c) 
G"  =  bn,(a,/,,c) 


G'  =bU,{n,  b,c)  ; 
G"'  =  bU^{u,(,,c)  ; 
G'=bn,{a,b,c)  ; 


«"=rf^-5(^-)='".(«''--> 


Maintenaut,  si  Ion  fait    a: 


B 

'ZA  '    c 


-  =  V^.  et 


^1  j  n,(a,  h,  c)-X\,{a,  b,  c)-|-n,(«,  b,c)\    , 

nous  aurons  I'equation 

(23i) o  =  a— xH--9(-,  V7r^  , 

-'-        c 
de  laquclle  Ion  pourra  tirci"  la  valeur  de    x    ■"=-    ordonnee    suivant 

les  puissances  de   - ,    a   Paide   de   la    sei'ie   de   Lagrange  ;   c'est-a-dire 
([ue   1  on  a  ; 

I     b'    d\\  -I  ,/b  ,,_\( 


PAn    J.    PLANA 


279 


et  par  consequent , 

,,33,...    ^=5=-*=(a-^-,)-;ij,^Ia-^(^.K.)j 

—  etc. 

/Ipres  avoir  executees  les  operations  indiquecs  dans  le  second  membie 

de  cette  equation,  il  faiidra  rcmplaccr  a   i)ar    ^-^  j   et  comine   la    ilis- 

tance  c  —  a  —  b  est  cello  qui  a  lieu  apres  le  contact  dcs   deux   spheres 

electrisees,  Ton  pourra  substituer  pour    77-7  sa  valeur  en  seric,  confor- 

inenieut  a  la  formule  (81).  Mais  il  vaudra  niieux  s'abstenir  de  faire  cette 
substitution  parceque  elle  est  niiisible  a  la  convergence  de  la  serie. 

I'-n    supprimant    tous   les    termcs   multiplies    par   -    dans    le    second 

a 

meuibre  de  cette  equation  Ton  aurait 

c  —  a  —  ^  =  rt(a    ' — (   I  . 

La    liraite   vers  laqucUc  converge     a     a  uiesure    que   /;    diniinnc  est 

t;.-^:  done  en  prenant   3^77.7^,    il  viendra 
JO  '  o    u 


ou  bien 

c  —  a—b  =  a{\  1,82378—1)  . 

Ce  resultat  se  rapproche  de  celui  de  Coulomb,  qui  trouvait 

'')  Vuypi  page  151  du  Volume  cili-  pl.is  haul. 


a8o  memoihe  suh  la  disxridution  de  l'electkicite  etc. 

inais  celte   coinpaiaisou   ilemontrc   seulcincnt  la  distance  immense  qu'il 

y  avail  enlrc  la  veritable  etpiation  et  ccUe  etablie  par  Coulomb. 

En  (leveloppant  les  fonctious  G,  G',  etc.  suivant  Ic.s   puissances  dc 

-  jusqu'a  la  ciiiqiiiouie  inclusivcment,  et  faisaut  pour  plus  de  simplicitc, 
/>=j  ,  '{=-)  ''=T7~»  ''°"  obtiendra  les  resuUats  suivans ; 

l>'0'=  —  rp</'(i-hr) 

•'■■(3-<-3'7+57"-t-3<'/) 

U-v'fi-irioq-^'jq"-^  I  2r/'-t-y  ^^  J 

(20  7    »       _    ,       I  I    A 


-/•/;  7    U7-4-/' 


'•/>7 


•/•I   D- 


PAH    J.    PT.ANA 


281 


D'C."  = 


/)'€"'=    , 


y'*^-*- '•'(4+1-7 -+-27')-'"0  +  |'7) 


•''>'9  ^-/'(i-t-'O'  +  ^^rC  1-+-/)  — ^/•-4-r' 


SERtE  II.    Tom.  VII. 


a8a  MEHOIRE    SUR    LA    DISTRIBUTION    DE    I.'kLKCTIUCITK    ETC. 


37■•(>^-'•)•-^-■Y7''•(^-l-'f-y7''■('-^-'• 


■rp'^tj  J —  2(]r'{i  -hr)-{-6qr\i  -hf)-^t]r^ 


. ^,.'_,">.4.  JJ- ,.. -I- 5  r/'r' ( I -f-/)' 


n'G"=      ^(ir) 


3  '      — T 1—   .  >  ■ 
q        O    I  -H  A* ' 

I    ,      2    ,       2r'       7''       r''  /7       5    \ 


^y      2       /•*  5      ;■''  I       r''  2r' 

'    1      3'n-r      3"n-r      3'n-r      ^(n-r) 


-^^VT^Tod-^T'^^^'^O 


PAH    J.    PLANA  28!} 

(     37'-H^7^-t.r"(57'H-77')  ) 

(-<-'•' (47-Hy7'-H77')-f-r'(2H-37H-y7'H-l7^)] 


-♦-/J  7 


II  suit  dc  1;»  que  nous  avons 
D'(G^G'-G"-G '")  =-q\i—D' )-^p Q^^p' Q^^p^Q,^p^Q^^p'Q,  ; 

n'(G^^-G''+G-)  =  l^(i-D')+pQ.'^p^QJ^p'Q,'^p'Q,'^.p'Q^  ; 
I'll  posant  pour  plus  de  simplicitc  ; 
<;>.=  -^7^  — 2r7-H-/"(i-7>)   ; 


384  MEMOIRE    sua    LjV    DISTRIBUTION    DE    I.IXI.f  rRKUTK    ETC. 

—  r(4-*-G7'-t-io7-'-»-i47'-M2(7'^) 

,/  10    ,      28    ,  ,    .       no    A 

r.  ^5   ,  ,   r      55  A 

—  rM  6-4-7-t-io<7^-H  „  (7^-t-2i(7*-t-247'-+-y9''J 

-+-?•*  Tio  — 2/7—  129*— y//'— 79*— 69^— ^9*^ 
r '  /  28  \      '•'^  Z'  1 1       /-  »  .  3^  . 


PAR     J.     PLANA  u8." 


^             6-'       6  i    i-t-7- 

2    ^      ar'  rV7  5           A       i       '' 

i           (jf  9'V3  3'       '/      3i-t-/- 

5       /•'  I         r'            5          ?•*                  2  7" 


-^3*i-H/'       3-(n-r)        3"7^(i-Hr)       7(H-r)  ' 

P(7:ii7)U-^T'^"^^'^'^3'0 


8      r' 


3'n-,-      3(i-t-r)'^3' !-+-/• 

Cela  pose,  afm   d'eliminer  r  de  ces  expressions,  il   faut  observer  que 
Ton  a : 


a8(.)  MiiMOinF.  sun  i.a  distribution  de  l'electricite  etc. 

tl'ou  Ion   lire  en  devcloppaiit ; 


,.—     V       ,      Z^'? 


P^'/' 


-7"      (•-'/')'      ('-'7') 


nJ  ' 


=  9'-4-/j*<7>-f-^»7'' 


.+/•-(  I -r/V*"      (i-7t       ' 


H-7-         (l— </')' 
,.5      ^  fj<'' 


1-Hr      (i— 7'r 

r" //'• 

«H-''~(>— 7')' 

'■'       _      7" 


(H-r)^      (i-7t 


En  substituant   ccs  valeuis  Ion  tronvera 
(J,  =  B,-i-R,'p' 


'  „>  . 


(;V  =  'V',-t-7V//-l-7',>; 


a{ires  avoir  fait ; 


^.  =  -^7 


3         7'      . 
3''  "i-r;*  ' 


R"= 


■~('-7*r 


fi^  =  _2,,_2._l_^ 


3-/       3-1-7'      ('-77 


■'-       3  -{.-7^        3(1-7')'     ' 


7?^  =  _3^^-l4._7!_^_^,.(3=57^Ziiil) 
'        3     1 — «*      '         3(1  —  <7') 


7'('  -<-47'— '47')  . 
3(.-7t 


PAR    J.    I'LANA  :i8t 

-2-4-  lo^-H  147') 


(•-7T  ('-7')' 


<)i''(io-t-4o7-t-38  7' — 2or/'-H35r/') 
3(1-7')* 


'/•=■    ^—  •  T'='a^\  'I  ■         r"--a 

•       3    1-7*'         ^'       3''^3(i— flT'  ■  "3'/ 


^.  .         ''-3*'  ^3(1-7')'  '  •  —3'' "^3 (.-7')" 


7'(5-7+70      '/^(l+'Z  +  ^^O 


3  2(_ 


^'^-      3*^'      ,_^.  (1-7T        ^  («-r) 


r,'= — il 


,  7>(|-4-2  7"-7'-37^-H7"-t-7'') 


7^'(5->-37^7') 


(•—7/ 


Done  en  designant  par   Q^  ,   Q^  ■,    Q^  >   Q'  ce   que  deviennenl    les 
valcurs  precedentes  do    Q,^ ,    Q^ ;    Q/  ,    Q^'  apres  y  avoir   remplace  r 

par  — 1 — ^   Ton  Irouvera,  en  subsliluant  pour  j^t   ^^   valeui-,    les    deux 

equations  suivantes ;  savoir  : 

G''-G'^G'^=- fj^p' - //,>' _ N:p^ - Hlq-  ; 
oil  Ton   a 


a88  MKMOiBE  sun   i.a   distribuiion  de  i.'^i.EcxniciTF:  etc. 


//=(?,H-/?;-9^/?.-fi^.+  ^-— ^,-  , 


'-7        (•-7')" 


'  I  — (/ 


1—7  3    (1—7')' 


//,' =i7«_ Q/_ r."-  Ti  -t-  7'  7^.+-;-^.  ( <?;  +  :^V  ) 

('-7T  3-     (.-7')-' 

II  suit  cle  111,  cjue  apres  avoir  rcmplace  q  par  Y^  dans  I'expressioii 
(les  cocfliciens  //, ,  //,  etc.,  Ion  aura  I'equation 

En  subslituant  celte  valeur  dans  le  second  membre  de  I'equation  (:(33) 
il  viendra ; 


(234) 


PAR    J.    Pf.ANA 

c  —  a  —  l> 


289 


^'  =  (a-=-  ,) 


»-!(„,_«„;)+^^(a-'^,//,) 


2a 


•      2    rfa  j  M       2   ^4  (la    i 


34"f/a 


-3ia-V/,> 


a~^(//5-§//,')-^- ^Ma~' (//.^, -•-//.//,)! 


[-  5 .  ^^  i  a  -"'  ( //,  ^;  -+-  ^3  //;  -+-  //.  /^/ ) 


Z?'    rf. 


I    <i'. 


I  e  ri' 


A  (Ia^)  \       120  f/a* 


—  etc 


Serie  II.    Tom.  VII. 


WN 


?.go  MEMOIRE    SUR    I.A    DISTRIBl'TIOK    DE    L'tLECTRICITE    ETC. 

\^-i    Mais  nous  avons 


fi      .  „  5 


3 


,  =  3a  ;         //.  =  — 5a'  ;        H,=  —  ^a.'; 


//_      -^J      aM4-4-3a)      aM4-'7a-<-7a')  . 


^    ,      ("sa*— 5a*— i5a^) 


3  3  (i — a) 

TiSa*— aoa'—  i5a'— 54a~) 

3(.— a)' 

6a"  — a*— 2a'  — 32a^-t-6a  "-»- i4a^-t-27  a*  j 

3(1— a)* 

It 

2       a^ 


3"('-ar 


i3i      10  ^     (-a*-5a')     (7  a'+ga^+S^a^) 


//,  =  —  -^a*-4-  -j-a  — 


3  "^3  3(i— a)  3(i— a)* 

—  6a'-»-35a'-»-G3a''-t-26a  '  ■+■  1  ioa'-f-5a'  j 
3(.-a)^ 

i9a*-f-26a'-f-3i  a^ — 20  a* -+-20 a'' —  18 a  »  —  100 a'  j 

_____ 

(9  It  i3  iJ  v 

28a*-»-6a*-f-8a'— 6a" — ioa'-t-22a'»-4-i4a'-H27a'H-55a' j 
_____ 

II  a*-t-  i8a~-4-  12a'  —  4a  '  —  18 a' —  20a  '  —  1 1  a' j 

_____  ; 


PAH   I.   rr.WA 


391 


3 


^'-"""-(Tzr^^  ' 


"1  —  Q  a  —  ^ 


3         3(i  — a)' 


-  5     (a' -4-  3  a*-+-  10  a*  j 

C7a'*^6a'-4-6a^— a*— 3  a*  — 5  a') 

3(1— a)' 


C5a'-4-3a*  — aA 

3(1 -a)-  ' 


//'=3a'-a*-^ 


1          1  5a*-HQa'-»-8a^-»-3i  a'  I 
1     7       a        ■  V  / 


3  («- a)  3(i— a)* 

(1  •>  i:\ 

3a*-t-4a'M-  3a"  — 8a*-t-6a*-f-i3a'-»-2ia  »  1 


3(.-a) 


(7  9  M  ^>. 

12  a' -H 10 a* -4-  u  a'-t-3  a'-h4a"'  — 3a*  — 4a-  — 7  a  •  j 

(4a'— a^ -t-3a*-+-a*  H-a'  — aA 


3(1 -a)^ 
Done  en  substituant  ces  valeurs  Ton  trouvera 


(.35)  ....  £ii£z:^=z-'-'  *— z"^;+/.<-^'^^;-»-/:<-e..-.i 

'  a  b  a  a'  a'  W  a' 

ou  Von  a  fait  pour  plus  de  simplicite  : 


aga  mkmoiive  sur  x.h.  distriuution  de  t.  i:i-ecthicite  etc. 

„,_7  a'V:.(4-3a-4-a')       a      . 
4  (i  — a)'  ?-7 

5q   I  I  1861    I      28    .      27    -: 

/.'•  =  ao-H-^a-  +  .aa— 3^a'-ya-+-g?a 

(2i-4-3oVa)  ^  V  ^4        /       V  3         4        ^ 

(>-a)  (I -a)'  (i-a)' 

_(h|^i)_(iz!!L). 

(«-ar  (I -a)'      ' 

5"3t7   ;      1897        1^579 J 

169   .  19973  i        ?   70  , 

54  288  3 

/8279       7^519      \      /_^3oo9      19787       \ 

V."T8 f^^V  ^  V^ls 3~^V 

(i— a)  "*"  (i— a)" 


(1  — a)^  ('—a)* 

(I— a)^  -+-         (1  — a)» 

Si  I'oii  ^nulait  verifier  Ics  cxpressioiis  ties  rleux  coefl'iciens  /-'"  il  J.', 
il  fniidra  iairc  altention  ,  tjiie  ,  par  la  subslilution  immeciiatc  des  coelli- 
ciens  //,,  //,  ,etc.   dans  requatioii  (234),  '^n  obtient  d'abord  ; 


Z-"=-a' 


PAH    J.    PLANA 
3231      I        4t  27      i 

1456^  -T*  ■*-«'' 


8 


10  I o    ,\ 


(i-a) 


3.>_'9j_64^3_.J_5  A 


-a' fa*-*-— a' — Sa^H-^^a* 

249 


(I -a)' 

— 5^a*-t-3a  -4- — -a^ — laa ^a- a*  I 

3  Q  q  2     J 


(i—aY 


— a'H — ra*— i7a'-i--7v-a'-h^a*  — :^a* — ^a'l 
24  'fa  3  3  3     y 


(i-a)' 


9a 


^-j-) 


s  ' 


(I -a) 
/ —      35      i5   1      35        1645         »7999„t      33   .     70 


:i-a) 


293 


(ID    i      5    i       lion    I       211    ,       a33    i      233    'i       i4q   ,      3   ,\ 
ea'H--a'H — ^-^a  -t--/;-a'-H-7r-a'-f--o>-a' 2-a'^ a'  I 
10          2            32              o             o             3o             62/ 


(i-ar 


(.6aU.5a--M9a^H_I^a3^ii747^i_17,,,432:^|__^^,^25^V\ 
V  48  J  'fa  2  40  o  18      / 


(i-a)^ 


(_l73,,_48.^|^8c)2^       4^91,?_ii2,3_M27,v_3  A 
V       '8  16  o  18  3  18  2    / 


(i-a)* 


294  MEMOIRE    SUR    LA    DISTHICUTION    DE    L  ELECTHICITE    ETC. 

V3  3  b  3  0  '8  b  1 8  10       y 

V       b  3  b  9  b  b        / 

et  que  Ton  Iransl'oiinc  ces  expressions  dans  les  precedentes,  beaucoup 
plus  simples,  en  remplacant  les  puissances  entiercs  de  a  par  les  puis- 
sances du  binome   i  —  (i — a),  ct  en  i-eunissant  les  parties  ainsi  formees. 


§  XXII. 

Appliquons  maintenant  I'equation  (235)  a  quelques    cas    |)arUculiers 
afin  de  mieux  decouvrir  la  mai'che  de  la  fonction  dont  le  second  mcmbre 

offre  le  developpemcnt.  Soil  d'abord  a:=.i   et  bz=-^.  Alors  j  le  rapport 

-5  =  1,  39664  sera  celui  des  epaisseurs  electriques  qui  s'etablit  an  contact 

I    fi 

(lis  deux  spheres,  ce  qui  donne    a=  ^.-^  =  0,  46555.    Cela  pose,   Ton 

trouvera 

L'  =  o,  /\656o5  ;  ^.-  =  0,027778  ; 


6 


a 


—  Z'':=o,  o46i44'  j         —■i"'=Oj  0219734  ; 

—  iL"=:o,  01 34774  '-  -;Z"  =  o,  003467   ; 

d'ou  Ion  lire;  c  —  a  —  6^{o,  4o3646)(i  ,  pour  la  distance  a  laquellr 
il  taut  eloigner  les  surfaces  des  deux  spheres,  suivant  la  ligne  des 
centres ,  pour  que  lintensite  electi-ique  soit  de  nouveau  nulle  au  roeme 
point  de  la  plus  petite  des  deux  spheres,  qui,  auparavant,  avait  ete 
mis  en  contact  avec  la  plus  grande.  Ce  resultat  est  fourni,  comme  Ton 
vott,  par  le  calcul  d'une  serie  dont  la  convergence,  depuis  le  troisieme 


PAn  J.  PLANA  agS 

tenne ,  est  manifcsle :  ct  Ton  pent  rcgardcr  la  fraction  o,  4o365  comme 
exacle  a  un  ccnlicme  prcs  au  uioiiis. 

Si  I'on  reinarque  actiiellemcnt,  que  la  formule  (218)  demontre  que 
Ton  doit  avoir    c  —  a — i  =  o,  35o48,  lorsquo  a=i    et  que  le  rapport 

-  devienl  unc  quantite  iiifiniinent  petite ,  Ton  en  conclura  que  la  dis- 
tance ,  dont  il  est  ici  (piestion,  est  plus  graiide  de  cinq  cenliemes  environ 
pour  deux  globes  ayant  Ic  rapport  de  leurs  rayons  exprime  par  la  frac- 
tion Cnie  ^  ,  que  pour  deux  globes  dont  le  meme  rapport  serait  exprime 
par  une  fraction  evanouissantc.  Au  rcste,  les  idees  seront  mieux  fixees 
sur  ce  point,  en  observant  que  si  Ton  prend  rt:=  1  ct  b-^  — ,  Ton  a, 
J'apres  le  calcul  expose  vers  la  fin  du  §  X , 


1,62421  „,    ., 

a  =  -^-ji— =  0,54144  ; 


et  par  consecptent ; 


Z/'  =  o,  35900  ;  ^.—  =  0,00168  ; 


&*  b^ 

—  Z"=o,  oo3o2  ;  -3Z"'=  o,  ooooio-jS 


—  Z"'=o,  oooooob  ;  c — a — A  =  o,357o3 


Cc  resultat    met   en    evidence ,  que    Taccroissement    de    la    distance 

c  —  (/  —  b  est  tres-lent  depuis  -  =  o   ins<(u'i   —■^ —  . 

«  *        fl      99 

Dans  I'experience  citee  au  §  XX  Ton  avait , 


Z»  =  — ;  a  =  o,  459997 


D'apres  cela  ,  nos  formules  donnent 


2;)()  SIEMOIRR    SLR    I.A    DISTRIDUTION    DE    I.'EI.pCTnU.ITE    ETC. 

A'=:i>, /|-.'j/|3o  ;  -T.- =0,  o3o3o3   ; 

—  A"=o.  o53t)og  ;  —, //"  =  (>,  0  3()(j3i)  ; 

—  /.=  11,0  1  "545   ;  —/y"^o,  020000    . 

l"t  coininc,  ici,  Ic  sixicmc  tcnnc  surpasse  Ic  ciiiquicmc,  il  faut  rrgariler 
orlto  seric  commc  line  de  ccUes  que  Lecendue  a  nonimees  cleini- 
convergentes ,  et  s'arrelcr  au  ciiiquicmc  terme;  c'est-i-dire  premlrc 

c — a  —  /;  =  ( 0,40091  a  )a  . 

Done  en  prenant  «  =  G6,  Ion  aura,  en  lignes  du  poucc  francais, 
c  —  a  —  i^26''6,  46,  landis  que  Coulomb  Irouvait  29  lignes.  Mais  il 
est  au  molns  permis  de  doulcr  que  cette  experience  ail  ete  faite  aver 
des  luoyens  capables  de  rcndre  inadmissible  unc  dilTercnce  ,  en  exoes, 
de  Irois  lignes  environ  enlre  Tobservation  et  la  tlieorie.  D'ailleurs ,  si 
Ton  calcule  par  la  formulc  (201)  I'intensite  elcclrique  z  ,  qui  doit  avoir 
lieu  a  la  distance  c  —  a — ^=(0,43939)^,  oi\  Coulomb  voyait  le  pas- 
sage du  negatif  au  positif,  on  la  trouve  positive  et  egale  a  la  vingtieme 
partie  de  rintensitc  moyenuc  yt  qui  se  maiiifeslcrait  a  la  surface  de  la 
plus  grande  sphere.  Ainsi,  il  est  naturel  de  penser,  que  cette  force  etait 
trouvec  nxdie ,  parceque  ,  elle  echappait  par  sa  petitesse  aux  moyens 
t'inployes  pour  la  nicsurcr.  De  sorte  que ,  on  ne  saiirait  lircr  de  la 
aucun  ari^unient  contraire  a  la  llicorle  matliematique  de  ces  plienomenes. 

Pour  rt  =  I    ct    ^  =  0    Ion    obtient    direclement    a   I'aide    de    I'equa- 

tion   (201)  , 

c  —  a — i  =  (o,  36ooo)rt   . 

La  distance  que  nous  trouvons  ainsi  a  priori,  sera  done,  pour  a=r66''' 
et  A  =  a2''*,  de  66.0,  36ooo  =  23''5,  i^S.  Et  Coulomb,  dans  un  cas  fort 
approchant   de    celui-ci ,    ou    il    avait    a:=66''s,    ct    i=:24''^,    trouvai/ 

C— «  —  !?.  =  24 ''5      (*). 


{')  Viijot  page  450  du  Volume  Jo  lAcadcmio  dcs  Sciences  ilc  Paris  pour  I'aoncc  1787. 


PAH    J.    PLANA  397 

Pour  comparer  iivec  j)lus  dc  precision  Ic  resullat  de  cette  experience 
avcc  cclui  (Ic  la   tliuorie,  j'ai  calcule  par  la  formulc  (201)   I'iiUensite  z 

fjui,  pour   a^i    Q\    -= — ,  rupoiul   a 

c  —  a  —  A:=o,  39         ct  a         c  —  a  —  i=o,  4"  • 
J'ai  (rouve  ,   pour  la  premiere,  I'cqualion 

z  =  ij'-//j|(o,  4354.6)- 0,54357)   ; 

el ,  pour  la  seconde ,  TeVpialion 

r  =  ii-'/^^(o,  436059)— 0,441 19  j    . 

Maiutenant,  si  i'on  fait  ici    -^=1,23435,  I'ou  oblicnt  cos  deux  valciu's 

de  signe  contraire;  savoir  z=i — y^(o,  oi683);  s=:/^(o,  26871).  Ainsi, 
il  est  inanifesle  que  la  veritable  valour  de  c  —  a — b  est  comprise  eiitre 
o,  3g  et  o,4'>.  cl  qu'cllc  sc  rapproche  davantagc  de  0,39:  d'apres  cela 
nous  avons  fait  c — a — A  =  a(o,  3g2);  ce  qui  donne  r — a — ^=:25"^,  87 
pour  le  cas  de  rexperience  de  Coulomb.  Mais  il  faut  avouer ,  que  I'ou 
u'a  pas  la  certitude,  cpie  ces  experiences  de  Coulomb  aientete  faites  avec 
la  precision  convenable  pour  etre  comparces,  jusqu'a  ce  point,  aux  resultats 
de  la  theorie. 

Toulcfois,  je  ne  puis  admettre  enliercment  les  doules  cnonces  par 
PbissoN  dans  les  pages  1 3  ct  14  du  preambule  de  son  premier  Me- 
moire,  au  sujet  de  I'expericnce  relative  aux  deux  spheres  dont  les  rayons 
etaient  de  GQ>  et  12  lignes.  Car,  sur  ce  point,  il  est  essentiel  de 
remarquer ,  que  la  distance 


-a  — 6  =  66C^—  i)=23''S  i3 


etaii   calculee   par   Poisson  ,  cu   siipposant   infiniment   petit    le   rapport 

des  deux  rayons :  cc  qui  est  absolument  inadmissible  dans  le  cas  ac- 

b        2 
tuel  oil  -  = — .    Dc   sorle  que,  I'argument  employe  par    Poisson    en 

Serie  H.    Tom.  VII.  00 


2g8  MEMOiRE  sl'h  ia  distribution  vv.  l'i.lecthicite  ltc. 

faveiir  de  son  resullat  perd  toulc  sa  force  des  que  Ton  arrtlc  (comir.c 

il  I'a  fait)  le  calcul  au  seal  premier  terme  de  la  serie. 

Cette  experience  de  Coulomb  ctaiit  fort  iinporlante  sous  le  rapporl 
de  la  coniparaison  entre  la  thcorie  el  I'obsei'vaVion,  j'ai  senti  la  necessite 
df  developiier  an  moins  les  six  premiers  termes  de  la  serie  (aSS)  afin 
d'acquciir  la  certitude ,  que  nialgrc  la  Icnteur  de  la  convergence  de  la 
serie  Ion  pouvait  adopter  avec  confiance  le  resultat  quelle  donne  dans 
un  cas  aussi  defavorable  pour  une  deduction  a  priori.  Et  pour  ecailer 
lous  les  doules ,  il  sufiira  de  dire  que  la  valeur  de  c  —  a  —  (>  ainsi 
trouvee  rend  sensiblement  nul  le  second  membre  de  I'equation  (201), 
ainsi  que  jc  m'en  suis  assure  par  le  calcul.  L'on  a  par  lii  unc  explica- 
tion complete  des  motifs  qui  m'ont  determine  a  pousser  jusqu'a  son 
dci-nier  terme  la  solution  de  I'equalion  (233)  pour  obtenir  le  resultat 
dpfinitif  cxprime  par  Tequalion  (235).  Ce  resullat  ((pie  j'ai  eu  le  soin 
de  verifier  plusieurs  fois)  est  ctonnant  par  sa  simplicite,  si  l'on  veul 
bien  mediter  sur  I'excessive  complication  des  calculs  intermediaircs.  II  est, 
a  mon  avis  ,  d'autant  plus  remarquable  en  ce  qu'il  presente  la  solution 
d'uu  problcme  qui  avail  echappe  aux  recherches  profondes  de  Poisson  : 
car  il  s'exprime  ainsi  en  parlant  de  la  distance  c — a  —  b  dont  il '  est 
ici  question:  «  il  parail  diflicile  de  determiner  cette  distance  a  priori, 
»    lorsque  les  rayons  des  deux  spheres  que  l'on  separe  sont  donncs  ». 

La  serie  (235)  donne  cette  distance,  par  approximation,  merae  dans 
plusieurs  cas  on  elle  devient  divergcnle,  pourvu  que  Ton  ail  I'attenlion 
de  la  terminer  Ih  ou  commence  la  divergence.  C'est  de  quoi  l'on  a  une 
preuve  frappante  en  I'appliquant  au  second  cas  extreme  ;  c'est-a-dire  a 
relui  des  deux  spheres  egales.  Alors  l'on  sail  a  priori  que,  c  —  a — b  =  o, 
est  I'unique  distance  ou  I'intensite  electrique  puisse  etre  nulle.  Or,  en 
appliquant  ici  nos  formules  generales,   il  faut  prendre    a:=i  ,    b  =  i  , 


donne 


L' ^y^i — 1^0,  ■^32050  ;  T^.-  =  o,  166667  ; 

^"  =  i- 8^3  =  °^  55283,  ;        L"'=-|9.-^=.,.54o,  . 

Done  ,  en  rejelant  L'"  et  prenant  seulement  les  trois  premiers  termes, 
I  on   aura 


I'AR    J.     Pr.ANA  299 

c — a  —  b=:o,  ^.TaoS  — 0,  16667  —  °>  55283 1  :=o,  01216  ; 

r'est-a-dire  une  distance  qui  n'est  pas  tres-eloignee  de  la  veritable. 

Au  resle  I'on  comprcndra  mieux  celle  rcmarque  par  Tapplicalioii  sui- 
vante  qui  m'est  suggeree  par  une  autre  experience  efiectivement  faite  par 

CouLOMD.    Soit    a  =  i  ,    b  =  — :    alors  Ton  a 

1 1 

-^=1,07219  ;  a  =  o,357297  . 

De  la  Ton  tire  , 

Z'=o, 67272  ;  -T.-=o,  12121    i  -I Z"=o,  363595  ; 


6 


a 


-,  L"'=  o,  1 46886  ;  ^'  Z"  =  I ,  o546  ; 

done  en  excluant  le  terme  multtplie  par  L",  nous  aurons 

c  —  a — i= 0,67272 —  o,  1 2 121  — o,  36359 -f-o,  146886  =  0,  33486  . 

Maintenant,  pour  prouver  que  cette  valeur  ofTre  au  moins  une  approxi- 
mation, j'ai  calcule  par  la  formule  (201)  I'intensite  z  qui  repond  a 

c  =  a-|- 6 -4-0,  3348  =  2,  0621   , 
et  j'ai  irouve 

37  =  37(i>i977i8)— r,ooo38  ; 

d'oi\  I'on  tire   I  en  prenant  -^=1,072191  , 

3^-1-^(0,39022)  . 

Lc  signc  positif  de  z  nous  indique  que  la  distance  o,  33486  est 
irop  grande  pour  avoir  c:=o  :  mais  en  la  reduisant  a  o,  27  ,  et  refai- 
sant  ensuite  lc  meme  calcul,  j'ai  trouve  I'equalion 

^=^(.,28837)-i,4o56.   ; 

laquellc  dounc  z^ — y^(o,  o333r).   II  suit  dc  la  que  la  distance  c  des 


3oo  MEMornE  sur  i.\  distribution  de  l'electiiicite  etc. 

ili'ux  centres   qui   rctul   ilo  nouveaii   millc  liiilensilc  cleclrique  csl  telle 

que   I'dii   a 

c<«-»-Z*-4-(o,  33486)rt  ;  c>rt-f-6-t-(o,  37)«  : 

en  |>renanl   la  moyeniic  ,  Ion  aurait 

c — a  —  Z'=(o,  303/(1 )«  . 

De  sorlc  que  pour  Ic  cas  do  rt  =  G6"°  el  Z':=48"s  Ton  dcvrait  avoir 
c — a  —  i=:i9''^,96,  ct  won  c — a  —  b=i2^'^'  commc  Coulomb  Ic  dil 
dans  la  page  4^0  cilce  plus  liaut,  Ici  il  y  a  iin  ecarl  sensible  cnlre  la 
llicorie  el  I'observalion ;  mais  il  faudrait  rcpeler  cette  experience  avec 
toutes  les  precautions  qui  sont  necessaires  pour  en  assurer  i'exactitude, 
avant  dc  vouloir  prononccr  qii'elle  a  asscz  dc  force  pour  infirmer  une 
ihcoric  solidemcnt  assise,  et  d'ailleurs  en  harmonic  avec  d'autres  expe- 
riences du  memc  Pliysicien. 

Ces  calcids  doivent  toujonrs  etre  executes  de  maniere  a  pouvoir  ga- 
ranlir  Tcxactilude  du  re'sullat  a    un   ccntieme  pres  au  moins.    Et   a  cet 

egard,  sur  le  calcul  fait  par  Poisson  pour  az=i,  b=^,  c—r-a — ^=0  > 
il  faut  observer  que  notre  forinulc  (201)  donne 

2=5(1,234704)— ^(1,63668)  ; 
I'l   par   consecpicnt    :  =  —  /i/(o,  n8ii)  =  —  5(0,09026),    lorsque   Ton 
prciid    —1=1,25421  ,  qui  est  Ic  rapport  entre  les  intensites   moyennes 
«|ui  s'elablit  au  contact  des  deux  spheres.  Poisson  trouvait 

z  =  — 5(0,  0704)  , 

parceque  il  iva  pas  pousse  assez  loin  le  calcul  de  la  serie  (*). 

A  I'aide  de  requation  (201)  j'ai  fait  un  calcid  semblable  pour  a  =  i, 

r  5  7 

//  =  -;    «=!,    l)=z—;    a  =  i,    l)  =  ~  ,    et    quelques    aulres    cas    ou 


a 


'8 


i'finploi  de  I'etpiation  (235)  n'ctait  pas  admissible.  Je  rcgrette  de  ne 
pouvoir  trouver  place  dans  ce  Meraoire  pour  y  consigner  les  details  des 
ralculs  que  j'ai  executes  sur  cc  point :  Ton  y  verrait  mieux  le  degre  de 
<-onvergence  qui  repond  a  chaque  cas  parliculier.  Mais  voici  du  moins, 
dans  leur  ensemble  les  rcsultals  que  j'ai  Irouves : 

(*)  Voyoi  page  41  de  son  second  Memoire. 


PAH    J.    PLANA 


3o( 


Valour 
'lu   ra]>|>oit 


ilo9  rayxnii 
lies  (Icux  spheres 


zero 
99^ 


I 

8"o 


—  =  O,  0  125 


I 

(To 


i-  =  0,0167 


I 
Jo 


-^  =r  o,  oaSo 


I 

20 


—  =  0,  o5oo 


I 

10 


-  =  O,  I  II  I 


=  Oj  I25o 


=  0,1429 


TT-p  ^  o,  i538 


Valcur  corrcspoudanle 
dc 

c — a  —  b 


pour  remlrc  niillo 

riiitonslU'  (•k>rli'ii|uc 

fiiir  lit  plus  pctile 

dfs  deux   s[dirn'S 


I 

^ 

■i)- 


Valour 
d)i   rappurl 

a 

<1ps  rayonfl 
(los  ileux  splii-rcs 


o, 3 J048 
0, 35703 

0, 35843 

o, 36077 

o, 36499 

o, 37400 

o,  39383 

o, 39546 

Oj  40326 

<■),  40623 

o, 40992 


I 

■575 

I 

5 


=  o, 1818 


0,40091 


o, 39960 


0,39137 


lo 


^  o, 3ooo 


Tr  =  o,  3333 


1 
1 1 


=  o, 3636 


—  =  o,  4000 


5 
i3 


=  o, 46i5 


-  =  o,  5ooo 


3 
5 

5 

8 

1_ 
10 

_8^ 
1 1 


o,  6000 
o,  6250 
o, 7000 


Valcur  correspi.nilaulc 
dc 

c  —  a  —  b 


pour  rcndro  nuiic 

I'luteiisilc  clcclriquc 

8Ur  la  plus  polilc 

ties  deux  spheres 


-^  =  0,1667         o,  4o365         g       1  =  0,8000 


I  =  o,  8750 


q 

-^  =  0,0000 
10     '  '^ 


^ 

« 


o, 36289 
o,  36000 
o, 3g2oo 
o, 4o4i8 
0, 50229 
o,  53 1 01 
o,  49547 
o, 47000 
o, 35700 
o, 3o24i 
o, 2o5oo 
o, 235oo 

o, i85oo 
zero 


3t>2  .MEMOIRE    sun    l-A    DISTRIBUTION    DE    i/eLECTHICITE    ETC. 

Ccttc  pclile  table  est  propre  a  mcttre  en  evidence  la  marche  de  la 
i-ourbo    qui   aurait  -    pour  abscisse  el  c — a  —  0  pour   ordonnee,  depuis 

-=:o  jnsqu'a   -=1.   Ellc  suflit  mome  pour  faire  comiaitre  pour   toute 

valeur  donnee  dc  -  la  valeur  approchee  de  c  —  a  —  b.  Et  si  Ton  voulait 
a  ' ' 

nil    plus    grand    dcgre    d'approximation    Ton   y    parviendrait   ii    I'aide   de 

I'cquation  (201),    en   essayant    deux   valcurs  de    c    capables    de   donner 

pour   -^  deux  valcurs  fort  pelites  et  de  signc  contraire,  afin  de  pouvoir 

prendre  ensuite  la  valeur  moyenne.  S'il  s'agissait  d'experiences  d'unc  extreme 
delicalesse,  ce  scrait  Ic  cas  d'einploycr  la  melliode  des  approximations 
successives  de  Newton  pour  obtcnir  le  degi'e  de  precision  qui  serait 
exige  pour  une  comparaison  lout-a-fait  exacte  enlre  la  valeur  thcorique 
et  la  valeur  observee  de  c — a  —  b. 

Relalivcmeut  aux  valeurs    de   c  —  a  —  b  ,   coiTespondantes  a    des   va- 
lcurs de    -   comprises  entre  -  =  0,9  et  b=z\  ,  leiu-  calcul  devient  plus 

penible:  mais  si  Ton  se  contcnte  d'unc  premiere  approximation,  on 
pouiTa  les  calculer  par  la  foruiulc  fort  simple, 

r  —  a—b-=o,  2o5  —( o,  8  j  o,  20  — J  -  —  o,  8  j^ 0,  9  j8,  25  , 

que  Ton  obtient ,  a  la  maniere  ordinaire,  par  la  consideration  d'un  arc 
parabolique. 

En  general,  lorsque  la  distance  c  —  a  —  b  devient  fort  petite,  et 
memo  evanouissante  ,  les  developpemens  precedens  deviennent  illusoires. 
-Mors,  Ton  ne  saurait  calculer  les  epaisscurs  eleclriques  j'  et  z  a  I'aide 
(les  formules  (igS)  et  (196)  sans  les  transformer  convenablement.  Pour 
operer  cette  importante  transformation  il  est  d'abord  necessaire  d'avoir  , 
sous  forme  finie,  les  expressions  de  j-  et  z;  et  c'est  a  quoi  Ton  parvienl 
par  I'analysc  que  je  vais  exposer  dans  le  §  suivant. 


I'All    J.     PI  A>A  ?)ll!5 


§    XXIK. 


Pour  sommcr  Ics  suites  infinics  quo  I'on  voil  dans  li-  second  menihre 
lie  re(|uation  (178),  il  faiil  d'abord  rciiianjut-r  que  nous  avoiis  celte 
forinule  geueralc  ; 

^  J      _i  I  _  fdtsmitho^.fj) 


I  — /;      '2       Log  p 
Pour  la  demontrer,  je  reprends  rdquation 


Z  nl  II  1 


,  '  {nriy-hinty       2       ant      e'""' —  i    ' 
trouvee  dans  le  §  VIII,  et  j'observe  que  Ton  a 


( 
el  p;ir  consequent 


00 


!-(;r^7^(^=p-rsin(./j)i.e— '* 


Mais  , 

SB 

X  .6-""'-'  = 


I 


i—e-^y  .  e^y—i  ' 


done  en  remplacant  _^  par  3^  (ce  qui  ne  change  pas  les  limitcs)    nous 
aurons 

S  nt  Cdysm^antj) 

t'(;in)'^-(;iO*~"J       e"'J  —  i       ' 

O 

»'c  <[ui  revient  a  dire  que  1  on  a 


1)0  j  MKMOIRE    sua    I.A    DISTRIDUMON    DE    1,  iir.ECTRir.lTE    ETC, 


e-"^'— ,  2      2-t      e-""— I 


Maintenant ,  si  Ton  fait  e^'''=/>,  Ion  aura  rcqualion  (236)  apres  avoir 
remplace  y  par  <  sous  le  sigiie  integral. 

L'application  iinineilialc  ilc  la  fonnulc  (23G)  sujipose    que    la  f[uan- 
tile  p  est  positive,  afin  d'cvilcr  les  quanliles  iniaginaires.    L'inspeclioii 

de  I'equalion  (174)  suflit  pour  tlemontrcr  que  7  =  -    est    toujours    une 

(juanlitc  positive:  inais  Ic  coeflicient  //  pouvant  elre  positif"  ou  iicgalif, 
il  semble,  au  premier  coup  d'oeil,  que  Ics  deux  cas  que  preseiite  la 
somine 

ne  puissent  pas  etre  compiis  dans  une  seule  et  meme  formule.  Cepen- 
dant,  si  Ton  observe  que  I'on  a 

— ^^=^7"-»-//f-l-//'7'"^//'7---^etc.  , 

el  par  consequent 

s         1  .—  /J'/  CO  c 

Ion  en  conclura  que 

-  7"  1  //  //• 


=    .-//7-       .-7       .-7^       1-7 
ce  qui  rcTient  a  diie  que  Ton  a 

-  7"  "        H" 

(^37) ^  •._//...■■  =^ 


.-+-et(-.   ; 


I  —  II  f"     =1—7 


in+1 


Done,  par  la  combinaisou  des  formules  (286)  et   (237)  nous  avons 
I't'tjiiation 


PAH    3.    PLANA  3o5 


/. . -rr-r:  =  - .  /•  //  —  :;^ .  A . 


/)/ ^ .  I  //" sin  I  (  2  n  -+-  I )  <  Lo-.  •/ 1 


/- 


Or  ii  est  farilc  dc  voir  que  Ton  a 

7.//'  =  ,^//-H//'_^clr.=-J—  ; 
i  I  — // 

O  0 

X.  //"sill  I  (  2/j-»-  1  )/o  I  =cos(iJ).Z^"siu(  2nt$) 

09 

apres  avoir  fait,  pour  plus  de  simplicile ,  et  i;onrormemonl    aux    (1<-ihi- 
minations  du  §  XVIII , 

Done  en  appliquant  ici  les  deux  formules  gencrales 

/  -J  \  "     n  ' — 7  cos  9 

(23q) i.,q"cos.na  =  — — ;, 

^     ^'  o    '  ^       I — 27COS9-I-7 

(240) i..n"sm.nq>^ ■ -.  ; 

o    '  ^       I  —  a^cosip-t-^ 

Ion  aura ; 

Serie  II.    Tom.  VII.  rr 


3o6  MEMOIRE    sun    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.'ei.ECTRICITE    ETC. 

dt 


y"         I  I  I     C       d 


Ht' 


f    dt 


sill  (<(})->- //sin  (<^)     } 


on   bien 


(341)...  Z.  ,_^,^,„— -•  ,_//—§■  j  ,_Ht' 


-2(.. 


/^ (j<sin(<^)     . 


Cetle  expression  deviendra  un  peu  plus  simple  en  recrlvaiil  aiiisi; 

o 

rf<sin(<d) 

2(I-H//), 


(e^^'-i)  (i-^/-l-4^sin'(<J) 


li!ii  appliquaiit  cette  formule  a  I'equation  (178)  et  remarquaiil  ijue  I'ou  a; 


—  H^ 


u  —  a. 


n-^ry, ex 


u(c — ax  —  a  jt) 


H-//: 


a -+-  a' -<-  2  ( a  —  ex) 


a-\-u.  —  ex 


.., (cf.-it-y'){c  —  ax) — 2//x 

I  _j_  //  — — J 

a(c  —  ax  —  X  x) 


PAR    J.    PLANA  30" 

I' on   trouvcra  , 

(243) /(x)=l.l-I.    ^    g^      ^ 

^       '  "^  ^    '^      2   fl       a   a(c — ax) 

/<(a  — a')    f J^« 

</(J        J  (a-i-ce — ex)  —  {a-^-ce'  —  cx)t' 

I 
^fj         J  (<7  —  rtx  —  a'x) — (c  —  ax — oix)'/C 

u 

X 

(a — a')l  (a-+-a'-j- 2a — 2cx)j     /  (ltm\(l5) 

II 

CD 

(ci—a')\(c—ax){x-ha')—2b'x'\  /*  ;        ,    ^. 

2gy  'V ■'^  ' J  I  dtsm(to) 

o 

Maintenant,  si  Ton  fait  pour  un  moment 

X,  :=(a-f-«  —  cx){a-\ra' — cx)   ; 

Ar,,^(c  —  ax  —  ax){c — ax  —  a  x)  , 
Ion  aura 

(n-i-a  —  cxy.  |(i— //)'-«-4^sin'(<o^)|=(a  — a')'^-4,Vsin'(«d)  ; 
_(o.  —  a'y{c  —  axy-^/ib'X„sm'(tS) 


lin  faisanl  le  produit  des  deux  facteuis  qui  donnent  les  vale»irs   de 
X^  el  A',,  ,  I'on  trouvera  que,  en  vcrtu  des  eqtiations 


3o8  MEMOIRE   SUR    I. A    DISTRIDUTIOK    DE    t'ELECTRlClTE    ETC. 

aa^b*  ;  a-\-a'z=k — a  ;  ah=:c  — b'  , 

Ton  a 

(244) A'=jr,.=c'-^(c'^-fl'-/o-H.c'x  . 

Done  en  posant  jr,=Ar„=m  , 

Y' z=(a  —  a' )  [« -t- «' -+- 2 a  —  ac.rj  , 
r"=(a— a')[(aH-«')(c— aa:)  — 3A\t]  ; 

et  so  rappclant  que  '/tt=.b  ,  Ton  aura  pour /(a:)  lexpiessioii  suivanti; : 
savoir 

N5) /(^)  =  -.-- 


2   a        2   fl(f  —  ax) 


h(a—a')    C dt 

a§       'j(a-i-a — ex)  —  (a-ha!  —  cx)t' 


lO.  {_ 'It  ^ 

'  I  (c  —  ax — a' X)  —  [c  —  ax — ax)y^t' 


00 

2h  ^,   I  dts\n{t5) 


3£^y„  /      >/ts\n{t$) 


( e"'— I )  I  (5;  — 2.')^ (r— rt a  )'-4-4 i' w sill' (/c^)| 


Eti  evticutant  Ics  deux  premieres  integrations  intlicjuecs ,  Ion  Irou- 
\erail  que  cette  formulc  s'accortle  avcc  cclle  que  I'on  voit  dans  la  paL;e  70 
ilu  serond  Memoirc  do  Poisson.  Au  reslc,  cela  dcvient  nianifesle  en 
observant  que  ces  deux  inlcgrales  deflnies  peuvcnt  elre  evaluees  dans 
lous  Ics  cas  par  la  double  formule 


PAFV    J      PJ.ANA  3oq 

I 

N6) f-^. 

(I 

Sur  cela  il  importe  tl'observei',  que  la  valcur  cle  x  etant  toujouis  <  om- 
prise  entre  -f-i  el  — i ,  les  deux  qiiantites  {a-k-a  —  ex),  (c  —  ax — u') 
seront  toujours  positives.    Eii  effet ,  nous  avons   cf!  <^o(  ^   el 

(247)  ...    c*^i'-j-aA-  =  (a-ha)«-»-2'')  : 
ce  qui  exige  que  roii   ail 

Coinme  nous  supposons  c>a-+-i,  et  par  consequent 
c  — a  — b'^'^aab  , 

il  resulte   de    I'equation    (174)    que  la  quanlile    7  =  -    est    loujours  iii- 

ferieure  ;i  I'unite;  ce  qui  rend   Log.  7  =  5  un  nombre  ucgalij. 

Cela  prouve  aussi,  tpie  la  quanlile  w  =  X_  sera  positive  depuis  ^=0 

«-+-«'            c             ^       '     .•       J       •               a -h  «     . 
]usqu  a    X  = ^  ;    et   negative   depuis    x  = jusqu  a 

a  =  r  . 

Pour  avoir  I'expi'ession  de  F(x)  il  suffit  de  faire  ,  dans  le  second 
membre  de  I'equation  (245) ,  la  permutation  dcniontree  dans  le  i^  ^  I- 
On  obtiendra ,  en  posant 

(248) m'=z(b-t-a  J — cj:  j  f />-4-«<'^  —  cx\ 

=zc 7-(6-»-6 — n)-i-cx    ; 

A' '  =:a(o(-4-«')-H2  6* — 7.bcx  ; 
A', /  =  («•+■  a') (6- — bx")  —  -iabx  ; 


3io 


(249) 


MEMOIRC    sun    [.A    DISTRIDUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 

ha 


F,x)=i.f-' 


26       3' b{c — bx) 

I 

ga  ,.  C d£ ^ 

"~^^"~*  ']  (b'^«a—bcx)  —  {b'-ha.'a  —  bcx)t' 


liay(ot  — 
bT~ 


^  r dt 

"  I  [be — b'x  —  a' ax)  —  (be  —  b^x  —  (xux)yW 


CD 


4m'/!>*sin'.«5l 


~{o^-^)x,: 


dt  sin .  ^  5 


(e""'— i)[(«— «')'(c— ^a-)'-|-4/w'6'sin'.<dl 


En  decomposant  les  deux  derniers  termes  des  expressions  do  /(xj 
el  /^(x)  que  nous  venons  de  trouver  de  maniere  que  les  diviscui'S 
en  X  soient  du  premier  degre  seulement,  et  faisant  ensuile  pour  plus 
de  simplicitc; 


U  =N'{i-e)-^.(l-^-t')yn  ; 
t7'=iv'(i-/o-(n-'/OK^j 

aU"=W-*-2b'N'sm\$t 

c 
afV=c\MT  —  a'W'U" 

fF"  =  {N-hiab'sin\$t)~T; 


W=c^—a-^b'^  ; 

F  z=iW{i—e)-\-{i-\-e)\i^ ; 

W  =W{i  —  y^t')  —  (i-i-yY)yN; 
bW  =  N-h2aWsm'.$t  ; 

bWi=c"M^T  —  b'N'W'  ; 

c^ 

iy''  =  (iV-H4a''&*sin*.5<)-rr  ; 

T  =  (W-^bW){W'—bir)  ; 


PAR    J.    PLANA 

Toil  irouveia  qu'cn  ccrivaiit,  comme  precedemment ; 

f{x)  —  hfXx,  a,  h,  c)-^gf^{x,a,  b,  c)  , 

Ion   a  ; 

I 

(It 


a    'J  (e*"'—  i)  {]\'smOt-i-yi{.y^^i  -cosot  —  lacx.sm^t) 


Li  —  ■iiiv(i  —  i')x 
dt 


_  \j_  f <h 


/    t   X            /-.            /      N             *           '             ^vViV    f                   (It 
35 1 )  ...  f,{x,  a,  b,  c)= . 1 '-^.  I  -. i-TT Yfi— 


2a   c  —  ax 


'N.y^  f'    (fv—  Y'R.y^i)dt.i 

ac         ']{e-''"—i)R{aU"-^R.y^i- 


byH.y—x    f       (fV—    ]v^'-R■V=^)</^sin^f 

■  cT.x) 


byN.y- 


N. yilT    r        (TF-^    T'R.y-x)dt.sxnBt 
ac        '][e''''—i)R(uU"—R.y—->—cT.x)  ' 

O 

(252)  . . .    /  (.r,  0,  a,  c)=— 7 f^r-- 1  == i — ; ttt— 

o 

_y^  C <n 

h  J  {e'''"  —  i){'K' sni^t^yH .y::^^  .cos^t  —  nbc X .sm$t) 

_v^  C <it 


3l3  MKMOIRK    son    I.A    DISTRIBUTION    DF,    t-'fel.ECTRTCIT^    ETC. 

I 

i      fi\  411  \  "  •  ,       "^'/V^'       f  'It^ 

{a53).  .   .    tAx,  0,  a,  C)=: ,  . ; H       '  \    ■  ■  I  — ; ; TTT ~ — 

^        '        •'  ^    »    '    '    /  2^   c—bx         0<i      ]  :ibci^i—ft)—Vx 

O 

CD 

■*"         be       '}  [e^'■•'—l)n{bW"-^n.\-^—cTx) 


Tx) 


MainlenaiU ,  si  I'on  fait  xz=o ,  Ton  Irouvera ,  apres  avoir  fait  clis- 
paraitre  les  quantites  imagiiiaircs  ; 


'1  ('h 


aiV 


'.yiV    r </<sin.c)< 

a        ^(0^"'— i)(iV-»-4rt'f'sin'.oV)  ' 


I 

(^55) fAa,b,  .)  =  _  A^VlJ.  r_J^ 

'  lac      ca  0    \  I  —  y/ 


CO 


'==^> /<*— >=f.-#/f 


CO 


PAn    J.    Pt.ANA  3l3 


^     '■  '    '  ibc       CO  a    ]    I  — 7  I 


laMyH   C  dt.s\n5i 

^        "J  (e'^^'— i)(iV-t-4rt'i'sin'.'} 


t\ 


Celii  pose,  si  Ton  applique  .iiu  (lidcrens  termes  des  equalioiis  (aSo), 
(sfii),  {252)  el  (253)  la  Ibnmile  (120)  pom-  passer  des  equations  (245) 
cl  (249)  a  celles  qui  dcteriiiiiieut  les  ejiaisscurs  j  et  z  ,  Ton  Irouvera  , 
([u'en  faisant 

T'=N's\nSt  +  yi^.yir,.cos5t  ; 
I' I 

(  T' '  —  4 « csin  5t .  T'cosO-i- 4 aVsin'. cJf) '' 

|/r-F'fi.  V^IT  j  \(aU"-hR.y^T  —  c'T'\ 
Ual/"^li.y-,Y—2cT{aU"-^-R.y—,)i:osO-i-c'T'Y 

'nil   t  V  / 


■rill 


1 4  «'c'(  I  — yT )'—  .\iic  ij'  i  I  — '/<' )  cf^so-\-rj"  1^ 


/>— 4A't'(i— <•)' 

3  ' 


7"  = 


4Z»'c'(i— 7'^')'  — ZT' 


|46'c*(t  — 7'^)'— 4<^c(i— 7'«')t;'cos9.-+-(;'»|' 


I'dii  a  ; 

Sehie  II.    Tom.  VII.  q« 


3l4  MEMOIRE    sun    LA    DISTRIBUTION    DE    I.'liLKCTRlCnE    hT<;. 

(a58)  .    ...    iuD.y  =  AfXh,a,c)—BfM,h,c) 

\  AJ\{b,  a,  c)  -BfXa,  h,  c)  \  b(c^-a^) 
"^  1 

{c' 2rtC.C0SC-4-«')* 

CO 

o 

00 

i  1  Ciit.n's'wS 

-h4^.V1v  j  JMb,  <,,c)-BfM,  b,  coj  I  j^-i^Tzr, 

0 

I 

-^  j^/(i,  a,  c)-BUa,  b,  c)  \  (V'dt 

o 

t 

_4lJ^  j^y;(Z,,  a,  c)-Bf,  {«,  i,  c){T"'dt  ; 

o 

(359) 7.bD.z  =  BJ\{a,  b,  c)-AfXb,  a,  c) 

\  BfM,  b,  c)-ylf\b,  a,  c)\a{d-b^) 

■^- 

(c'  —  2ic.cos5, -+-*")* 

CC 

-4  .|/1V  j  BfXa,  b,  c)-AMb,  a,  c)  \\-~^^ 


00 

,       ,/— i,,/.,       ,      >         j^,,  .\Cdt.lfs\n8t 

■/{a.yN  ^B/,(a,  b,  c)  -Af^b,  a,  6-)j  I  ^^^,„,_ 

O 
I 

■^^  \BfM,  b,  c)-AfAb,  a,  c)  \  (r-dt 

0 

I 

-  ^1^'  \BJ\(a,  b,  c)-Al  {b,  a,  c)  \  jr^dt  ; 


p.\n  J.  PLANA  3t5 

Oil  la  signification  dc  la  Icltre  D  est  confonne  i  reqnation  (190),  ct 
les  lettrcs  ti,  IF'  ilcsignciit  cc  que  dcvicnuent  G  et  //'  par  la  j)er- 
mutation  des  deux  letties  a  ct  b  entr'elles ,  apies  avoir  ecrit  0  an 
lieu  de  0. 

Reiativement  auv  trois  iiitegrales 


I 


Jdj  Celt  C      ,lt 

000 

il  fau<ha  se  rappcler  que  Ton  a 

1 

(=60) 1^1^  = 

O 

|_T„„   j___k!Z___(_  '    T        \{c—aY—b' 

W      "='  j  (c-H«r-Z.^i-~8^^°S-j(c-)-«)'-^' 

J 

(^6.) r^= 


> 


nL I L T .„  ! (c-by-u^ 


-7a7;W  \77-rTv-—rA=—oi-'^oa 


I 

{263) 2vr_ii_= 

o 

=-  ^"8-(,^/~;' ^^-,)=-  Log.  ( .^^v;:'^  J 

et  surtout  observer,  dt-s  ce  moment,  que  chacuue  d'elles  est  susceptible 


3l6  MEMOIKE    Sl'H    LA    DISTRIBUTION    DE    I-'elECTHICITK    EIC. 

«lc  croitrc  iiulefmimciU  :i  mesure  que  la  distance  c  —  a  —  h,  qui  separe 
It's  surfaces  ik'S  ilcux  sjiheres,  dcvicnl  plus  pciite.  Cctlc  oirconslauce 
e\ine  un  exaiiicn  special,  soil  tlu  nuiueraleur,  soit  tlu  denominatcur 
oomuuui  D  ,  qui  cnlrc  dans  Tcxprcssion  dc  y  ct  de  z,  pour  \oir,  si, 
eU'ectivemenl,  Ics  intensiles  pcuvcnt  devcnir  infinics  par  Ic  rapproche- 
nifiit  graducl  dcs  deux  spheres  elcctrisccs.  II  sufiit  d'avoir,  ici,  indiquee 
Tcxisleiiee  dc  ee  cas  singulicr  qui  sera  analyse   ci-apres. 

Je  ferai  en  outre  remarqucr  qu'en  posant,  pour  plus  de  simplicite. 


o  o 

o  o 

o  o 


on    aura  ; 


(263)..  laD.y^AfXh,  a,  c)-BfAa,  b,c) 

j  Jb,l\{b,  a,  c)-BbJ,(o,  b,  V)  I  (.•■-«') 

{C  2  tf  C  .  cos  ^  -t-  fi'  )' 

^Af,(l>,  »,  r).ll,(/.,  a,  c,  (l)^AbfAb.,  a,  c).\\Ab,  a,  c,  5) 
-  Bf^ {a,  b,  c) .  II,  (/;,  «,  c,  0 )-  Bbj;  [a,  b,  c) .  W^b,  a,  r,  6 ) ; 


PAR    J.     Pr.ANA  3lT 

(364)..  ^bD.z  =  Bf\a,  b,c)-Jf.Xb,  a,c) 

\  BafM,  b,  c)-AafXa,  b,  c)  \  (c'-b' ) 
(C — aic.cosC  -j-i')' 

-^BJ\{a,  b,  c).\\,{a,  b,  c,  0)-i-Baf,{a,  b,  c).U,{a,  b,  c,  0) 

—  Af^(b,  a,  f).JT,{rt,  b,  c,  0)  —  /laf,{b,  a,  c).UM,  b,  c,0). 

Mainlenant  jiar  Ic  seul  rapprochement  tic  ces  equations  avec  celles 
designees  par  (igS)  et  (19G)  Ton  \oit  aussilol  cjuc,  en  ayant  egaril  aiiv 
equations  (284)  qui  scront  dcfinies  ci-apres,  Ton  a  ; 

(205)...     L.      ^  '/' iJ -^  =  ll,{b,a,c,0)  , 

\p' — 2  acpi  Mfios  G-i-uVJ\J'  i  * 

(^Ob)   ...     i.. ^—^ ^ '-^^^ 5  =  II, (b,  a,c,0)  ; 

'    \c^M,^  —  2ac3fiiJ.i_,cosO-haiJ.\_,\'' 

ct  tleux  autres  equations  scmblablcs  que  Ton  obtient  par  la  permutation 
des  deuv  Icttres  a,  b  dans  les  deux  membres  de  ces  deux  dernieres 
equations. 

Tellcs  sont  les  formulcs  ycnuralcs  qui  expriment ,  sous  forme  reelle 
et  finie  ,  I'intcnsite  clcclriquc  a  la  surface  des  deux  spheres.  Elles  de- 
viennent  illusoircs,  lorsquc  Ton  y  fait  c=a-\-b,  ct  par  consequent  d=o. 
Mais  ce  cas  particidicr,  qui  est  celui  du  contact  des  deux  spheres,  doit 
('trc  traite  a  part,  ainsi  c[nc  nous  I'avons  fait:  autrcmcnt,  il  faul  enlre- 
prendre  plusieurs  transforuialions,  qui,  a  certains  cgards,  augmcntenl 
i.T  difliculle  de  la  question. 

Analytiquemcnt  parlant,  ces  formules  sont  tres-remarcjuables  par  la 
synuilrie  dc  Icur  forme ,  et  murac  par  leur  simplieile :  ce  qui  est  une 
propiic'le  fort  eloigncc  des  idees  dc  Poisson  sur  ce  resultat.  II.  n"a  pas 
cntrepris  de  pousser  jusqu'a  son  dernier  Icrine  la  solution  dc  ce  pro- 
bleme ,  et  laissa  intacte  la  diflicultc  que  presentait  Texecution  d'un  calcul, 
<jui  lui  ])araissait  devoir  conduirc  a  des  exprcs.sions  tres-coinpliqiu'cs. 
(lertes  en  enoncant  cette  pcusce,  dans  la  page  -jf)  de  son  second  Me- 
)ii()ii(  ,  il  nc  prevoyait  pas  que  la  complication  cxislait  seulemcnl  dans 
les  ivpressions  intevmedlaires  et  non  dans  le  resnllat  final. 


3l8  HIEMOIRK    SUft    I.A    DISTRIBUTION    DE    I-'EtECTRICIl  E    ETC. 

%    XXIV. 

Lcs  fonimles  dii  precedent  paragrajihc  sc  iimplificuL  considerablement;, 
lorsqu'oii  les  applique  a  run  ou  a  I'autro  des  quatre  points  places  sur  la 
lii;nc  des  centres.  Alors  Ton  a  cosO  =  rti  ;  cosG,  =:t  i  ;  ce  qui  donne 

[t/q=3«c(i— «')]'   '  [l/:;:2ic(i— 0]'   ' 

[2ac(i— 7'<*):pC/'J  '  [26c  (i  — 7'r)±7T^|  ' 

_  ^ (iV'=t2rtc)sinc?<-<-^.V=n.cos^< 

'^"~'~!(A'zp2rtc)sinJf-4-|/"^.j/-rT.cos^<|'  ' 

Mainleuant,  si  Ton  observe,  que  la  valcur  de  N  pcut  etre  inise  sous 
la  forme 

(267) N  =  [t^c-ay-b'\[{c^ay-b^]  , 

Ton  trouvera  quo  ;i  I'aide  de  ces  deux  dernicres  equations  Ton  obtient, 

<=^«' /^= 

O 

OC  CO 

j_    r  sin^<.(A'-4-A""sin\3^)f/(!    _j_    CdtQ. smSe 
^*  j  (e^^'-i)(A:"zp4acsin\^<y~^"J     e"'- i      ' 

o  o 

g  Cdt.H's'mSt  _   I      r^/££\sm^_ 


c 


s\n  5 1{  N  K""  ^z/j  a' b^K''sin\^t)  fit 
(e"'  — i)(  A'''^=4ac6'sin^r)/)•      ' 


I'An    J.    PLANA 


3i( 


apres  avoir   siibsliliie   j)our    T,    fV,   clc.   leurs  valeurs ,    ol   fail,    pour 
abreger , 


K  =i\'(iV'^6rtc)  ; 
/i:'=(cq:«)'  — //  ; 
K"  =  {c-izay'  —  b'  ; 
K"'=K"K''  —  K  ; 


K" 

K"'  =  K"K"'  : 

K"       A'" 

A'"  =  -  A"  ; 


Si  I'oii  leiuplace  G  ct  IT  par  <;   et  TF,  il  suflira    d'echanger   eiilr'elles 
les  (lcu\  leltres  a  et  b. 

Conlbrineinent  a  ces  clenominalions,  Ton  a 


f yv.-  {\(K"-^yii)-(K"-\l<)t^\dt  . 

u  o 

I  I 

j  ^_j     j(A'-)/lv)-/(A'-4-V-]V)/'r     ' 

o  O 

jioiuvu  que  Ton  ait  ratlenlion  de  se  rappeler  que,  clans  celle  deniierc 
♦'■quation,  ainsi  que  dans  la  precedcnle,  le  signe  ambigu  :t  ne  com- 
porle  que  ileiuc  combinaisons  que  Ton  forme  en  preuant  toujours,  soit 
(Ml  dehors  soit  en  dedans  du  signe  integral  le  signe  supe'rieur,  pour 
ros5  =  -t-i,  et  le  signe  injerieur,  pour  cos  5= — i. 
En  evaluant  ces  iutcgralcs  dcfinies  par  les  formules 


n.p{p—q) 


I 

1        r     dx 


1  1 

r      x'tlar      I  I      r     ilx 


3l'.ii  MEMOiniC    SUR    I. A    DISTRIBUTION    DE    I.'ei.EOTRICITE    KTC. 

Toil  trouvo 


J 


r'.n:     "'-"" 


■a(A"'— iV)  ' 


OH  observant  (juo   l'o<jiialioii  ideiiliquc  ,  K'K" — A'=o  ,  tint  clis[>aiailrc, 
sans  OAcciiler  I'itUegralion,  le  terinc  qui  scrail  aOccle  (In  sigiie  integral 

ilaiis  I'liacune  clc  ci-s  cKi'i'Cssions.   Kl  cominc  '/=  —  ,    il    ost    lacilf  tie- 

voir  (jue,  on   ajaiil  t'gavil  aux  cqnalions   (ly'l).   '-t    ('7-''))   ' ""  •'  ^''^   ''*•'" 
siillal   fort  siinjilc  ,  savoir 


('7o)..v^fr"„<=M=i.|/|;', 


,  I  (I  h  ( (.■ .—  (/ ) 
D'ajiios  I't'cjiialion  •/  =  -,  ct  reqnalion  (aSS)   Ion   pent  ecrirt^ 

o 

Maiiitciianl,  si  i'oii  ileoomposc  los  f'raclions  Q  ct  Q',  dont  la  deli- 
nilion  est  donne'c  par  Ics  ecjuations  (268)  et  (269),  on  trouviMa,  apres 
les  reductions  qui  sc  pi'cscnlent  ; 

(272)  ...     f'L^2l}^^=-K'K".nJ{b,a,c)+^.K"K'\u:'{0,<.,c)  : 
J     e      —I 

O 

CO 


PAR    J.    PLANA  3a  I 

oix  I'on  a  fait ; 

CO 

Tl'(b,  a,  c)  =  \  -, • 

•^   '     '    '     J  (e»«'_,)(A-"q=4acsm.5/)  ' 


(^74) 


00 

,,,,  .        r  (Ita'mot 

Tl"lo,  a,  c)=\ : • 

J  (e"'_,)(A"'=p4«csiu'.oV)" 

o 

00 

rt  I/I  \       f  dts\n§t 

U,  (0 ,  a  ,  c)=l ^   • 

0 

OD 

n."  {b ,  a,  c)  =  f , . '^^^^ -,   . 


II  suit  de  la  et   des  formules    (aGS)    et   (266)   que   I'ou   a  ces    deux 
equations  ;  savoir 

,     ,^,  7   (nl>y^-\{c^a)M<=i=ab'M,_.\_ ^yjt 


■^c^a)K'y^^n\(b,u,c)-ii{cz^a)(cz!=ayK'K''y!^,lV'.{b,a, 


) 


Cola  pose  il  est  clair  que  Ics  formules  generates  (258)  et  (25y)  se 
i-eduisent  dans  le  cas  partieuliei'  dont  il  est  ici  question  a  cellcs-oi ;  oil 
ies  Ictti-es  IT',  K" ,  TC" ,  K^ ,  sunnonlees  d'un  trait  liorizoiUal,  desigucnl 
ce  que  deviennent  K',  K",  K'" ,  K"'  ,  apres  la  pcrmulalion  (li;s  d«ni\ 
leltres  a  et  b:  savoii- 

Serie  if.  Tom.   ^'II.  rr 


3aa  MiiMoiRE  sun  la  distribution  de  i-'ii.ECTnTcrrii  etc. 

(277).  ..^aD.y=  \^f\{b,  a,  c)-BfM>  b, ')!('-  fyf) 

Jf^ib,  a,  c)-BJ\{a,  b,  .OJ  ^-^^^ 

Af,{b,  a,  c)  —n/.{a,  b,  c)\-^j^~y^, 

AfXb,  a,  c)-BfM,  b,  c)\  ^^yX^lI/(^  a,  c) 


(278)..  .2bV.zz= 


Af.{b,a,  c)-B/M  b,  c^J^^\V\b,  a,  c) 


Af^{b,  a,  c)-BfM>  b,  c)\  46.^".KlV  n;  {h,  a,  c) 


AUb,  a,  c)-Bf,{a,b,c)l  ^bK"K".\rNu:{b,  a,  c)  ; 


Bf,(a,  b,  c)-AMb,  a,  c)\L  -j^\ 

BfM.  b,  c)-AfXb,  a,  c.)j  ^^^ 

BfM  b,  c)-Jf,{b,  a,  c)\  .,'"^5-- 

BJ\{a,  b,  c)-Af^{b,  a,c)\  ^  *""-.*"   JI/(«,  h,  a) 

)       \  A' 

BMa,  6,  c)-AUb,a,  A^-H^^^!' (a,  b,c) 
Bf, {a,  b,  c)-AfXb,a,c\lsa K^. yH n\ (a,  b,  c) 


BfM,  b,  c)-AfXb,  a,c)\  l^aK'K"  .\-^\\:\a,  b,  c) 


PAn    J.    PLANA  3^3 

En  ilivisant  ccs  equations  par  ■>.  D  ,  Ton  aura  les  Taleurs  il<-  aj- 
et  bz.  Mais ,  pour  presenter  cc  resiillat  dune  inanierc  plus  explicite , 
il  fauiira  se  rappeler  que,  confornicincni  auv  e'c[uations  (190),  (aS^), 
(a55),  (256),  (257),  (260),  (2G1),  (2(12),  si  I'oM  fait 


\\:<'{a,b,c)={ 


ills\i\  o  I 


(379)  .... 


(e'    —  i)(iV-f.4«V".siii*.(?/)  ' 
(I  t%\n^t 


u:"(b,a,c)={ 

j(e-'_,)(iV-K4a'6'sin'.o"0  ' 

O 

(.8o)....(a,i,c)==.  +  -&Log.[[-£^^]_4A7T.I^^^^^ 

(28.)...^K^c)=,+^^Log.[£^|^:]-4M,viv.n-(^«,.); 

(283) D'  =  ^^{a,h,c).i{b,a,c)~'^^\<^,{a,b,c)\  , 

Ton   a  les  equations; 

/(«,  b,  c)  =  ±<pXa,  b,  c)  ;  /(a,  b,  c)  =  -~^^{a,  b,  c)  : 

J\(b,  a,  c)  =  ±ip,(b,a,c)  ;  _/;(</,  b,  c)  =  —  ~l,(u,  b,  c)  ; 

lesquelles  donnent ; 


2bi 


(284)     .. 


/  fXa,b,c)  _  bf_(a,  b,  c)  . 
2D         ~  D' 

J'A^,",  ^)  _»'P.{^,  (I,  g)  . 

3/^         ~  D' 

\fAa,b,c)_         b' 

fAb,a,c)  "\,  /  .    L       . 
^^ =-^/'^(''.*.0  • 


334  SIF.VOIRE    SI.-R    T.\    DISTRIBUTION    DE    I.'KLr.CTRICni';    ETC. 

Sm-  cela  ,  il  importe  dd  fairc  observer  que  les  (onclions /^(a,  b,  c), 
f,{a,  b,  c)  qui  cntreul  clans  les  forniulcs  prececlentcs ,  lie  scut  pus  ab- 
soluraeiU  iilculiques  avcc  cellcs,  qui,  dans  le  §  XVIII,  out  clc  employees 
pour  etablii-  les  equations  (189).  Mais,  par  le  rapprochement  dcs  equa- 
tions (195),  (196),  (a63),  (264),  et  des  equations  (207),  (284),  il  est 
flair  que  Ton  a 


</-,(«,  *>  c)  =  i-|-I..- 


Pi 


(385) I  .f,(i,rt,c)  =  ,-f.iil^^  , 

De  sorlc  que  les  suites  infinies  qui  composent  le  second  mcmbre  de 
ces  equations  sont,  par  cette  transformation,  sommces  par  dcs  inte- 
grates definies. 

Quoique  les  formulcs  que  nous  venons  dc  trouver  soicnt  aiiisi  ref- 
duites  autant  que  possible  ,  lorsque  Ton  veut  conservcr  la  generalite  a 
Tegard  de  la  distance  qui  scpai'c  les  deux  spheres ,  il  est  absolument 
iieccssaire  de  les  de'vclopper  d'une  maniere  speciale  pour  mettre  en 
evidence  les  lois  remarquables  <pie  presentc  I'etat  elcctriquc  de  deux 
spheres  conductriccs  isolees  dans  leur  rapprochement  indefini  ,  et  leur 
ecartemenl  aprcs  le  contact.    Tel  est  le  but  dii  Chapitre  suivant. 


PAR    J      Pr.AXA  325 

CIIAPITRE   QUATRIKHE 

LOIS   DE   l,.\    DISTRIBLTIOX   DE  fliLECTRICITE 
A    LA    SCUFACE    DE    DEUX    SPHERES    COXDUCTRICES 

SliPAREES   PAR   im   PETIT   nVTERVALLC 


§  XXV. 

La  ju'cmicre  rcmarcpic  que  I'on  doit  faire  pour  iraiter  cetle  quesiioii 
en  niodifiant  convcnablcmeut  Ics  formnles  generalcs  consistc  en  ccia,  que 
la  quanlitii  5  sera  (Vautant  plus  pclilc,  que  les  deux  spliercs  seront  plus 
rappro(:hecs.  Car,  en  faisant  c=rt-4-i-f-A  dans  i'equation  (238)  Ton 
obtient  jjour  5  une  serie  ordonnec  suivant  les  puissances  de  A  ,  dc  la- 
quellc ,  en  retenant  sculement  le  prcuiier  terme ,  il  vicndra 


w ,^-yis!i^.y-K 


l)i'  sorlc  que,  pour  examiner  de  plus  pres  le  cas  particulier  oil  les  deux 
spheres  sont  fort  rapprocliees,  il  est  d'abord  necessaire  de  developper 
suivant  les  puissances  de  S,  les  equations  (280),  (281),  (282),  ct  (283), 
afin  de  pouvoir  ensuite  composer  les  expressions  des  epaisseurs  elec- 
triques  j  et  s. 

Pour  ccla  je  commence  par  observer  que  les  equations  a^-,  a'z=—^b'/, 

Uouvecs  dans  le  §  XYII,  donncnt  «  —  K'  =  b(y~' — 7) :  et  comme  Ton  a 
par  les  series,  en  vertu  de  I'equation  (238); 

■/-'  =  i—$-i--$' ^^'-»-etc.  , 

'  2  2.0 

V  =  1  -H  5  -H  -$'-¥■  -^5^-+-etc.  , 

'  2  2.3 

il  est  clair  que  I'equation    «(«  —  «')  =  ^iv  ,    donne 


SaG  MEMOIRF.    SLR    LA    DISTRIBUTION    DE    LKt^ErTnlClTK    ETC. 

(287) y-^=i—2ab5(i-^8'n)  , 


cii  posanl 


I  0 


n  =  — ;.  H .,    .   r  +  etc. 

2.3      2.3.4-5 


I'our    clevcloppcr    dc    mcmc   la    valcur   tic   c ,  j'obscrvc  que    I'efjua- 
lioii   (2/17)  (lomie 

iVoh   Ion   tire 
(288)...  c-'=(.-<-Z>r.4-.Z>o-(i+3^  +  3^^-f3^^;g^3-fc.c.)  ; 

ab  ab      \  ab       ^^  I 

T^\^—i TT?"  -+-etc.  }   . 


c'—{a^bf\  {a^b) 

Done ,  eu  prenant  la  racine  carree  et  ordonnaiit  sui\ant  les  puissances 
lie  5'  nous  aurons  uuc  scric  dc  cclte  forme 

oil  Ton  a 

I         1         ab 


■^1,)  — 


12     4"(«-+-^)'  ' 


1  I         ab  1       a^b^ 


■360       2f^'  (a-^by"^  2>'  {a-^-b)"  ' 


I  rti  I        a"  A"  5       a^A' 


^=""3.4.5.0.7.8      320 '(wH-Z-f"*^  32  ■{«-♦-/!>)*      64(rt-+-i)'' 
etc. 

Mais ,  pour  plus  dc  siinplicite ,  nous  ferons 

n'=i-f.^(„c}"-f-^(.,(o^')H-etc.  , 
tc  ([ui  donne 

,   „   ,  ,       ab.^'n' 

(28q) c  =  a-+-6-t-— 7 — --t7   • 

^  2{a-+-i') 


PAH    J.     ITANA  ?>2- 

j 

MaintcnaiU,  si  Ton  ronsulere  que  dans  Ic  second  meinl>re  de  I'cfjuii- 

V~l<"  K" 

jiou  (iin)  il  V  a  dcs  Icrnies  uiulllpliL'S  par'  -. ', ..^^  = -.— r;=- ?  <^f  n"e  P^f 
\  III      :  1        1       d .y  li'     0 .y  iy '      *     ' 

\es  series  que  nous  vcnons  de  trouvcr  Ton  a  ;  d'ahord 


et  eiisuilc 

(289) 


y  K"        b''  —  rt'  —  c'^a^c 
^7yli'~   2aZ»(J'(i-Hrio")     ' 

yiv-  _ 


o\VT' 


_  ((<-t-/))[i±  1]  _  V         13 /  _  «jr 

~  Z/o"'(i-f-llo"')  2(i+.ll5')        ■*-2(«-H/;)(H-llo^')   ' 

Ion  en  condura,  que  Ic  cas  ou  Ton  prend  Ic  signc  superieur  des  Icrmes 
ainbigus  nicrile  une  atlenlion  speciale.  Car,  a  raison  de  la  presence  du 

U'lme  — — T-i-T — -  il  V   aura   un  abaissemeut  de   deux  unites   dans  les 
00  ■' 

exposans  des  fonctions  multipliees  par  ce  termc   et    devcloppees  suivant 

les  puissances  de  ^.  En  consequence  ,  il  faudia  conscrver   au  moins  les 

termes  multiplies  par  5'  dans  le  developpcmcnt  des  fonctions  (//^  {a,  b,  c), 

<^,{a,  b,  c)  afin  d'avoir  un  resullat  exact  rclalivcment  aux  deux  premiers 

termes  des  epaisseurs  clectriques  _/  et  s  fournies  par  les  equations  (277) 

et  (278).  D'apres  cclte  consideration ,  et  a  I'aidc  des  etpations 

^°S-  L  \c  +  uf-b^  \=  ' ^'^-  i  {c^uf-b' 

rc'_(«-f-i)n  \      yis 

o  \_c'  —  {a—b)}  °  \c—{u  —  b) 

nous  avons  forme,  en  negiigcant  les  termes  undtiplics  par  ^*,  les  equa- 
tions suivantcs;  savoir 

M=ab(2^0')  ■  M^yii  =  —/iu'b'5(i-i-^S'\  , 

^'=2a(a-i-b)-^ahS'  ;       iV'.V^  =  — a/*./   2(rt-+-/')-+-(4/-'-»-«)\   «  ; 


SaS  MEMOIRE    SDR    LA    DISTRIBUTION    DE    l'ei.ECTRICITE    ETC. 

yy r  . 


Lon.l, ^- T-    =  — 2L0C.2I    I-t-j  )-H2Log.(— J)H--5-—      ,  ,, 

11  suit  dc  la  que  , 

(2Qo)...-^^ — ^.Loc.r '- — >-|= T{Loa.  21  i-f-T-  1  — Loc.(— o)> 

^  ^  '     2ac.B     "  L{c-h«)  —  1^  J      a-+-i  j       '^     \        bj  ^^        'j 

_3   _b 3        ab 

2   a-i-b       2   (a-i-by 


3  '  a-^b  I       , 


-+-  ^  1 1-4-2 Log.  2  —  2Log.  (— ^ 


Cliacuiie  des  inlegrales  qui  eiitrc  dans  le  second  menibrc  des  equations 
(280),  (281),  (282)  s'y  trouvant  multipliee  par  yiv  ,  on  anva  a  consi- 
dt'rer  nn  prodiiit  dc   la  forme 


(302) //=Go.  I  ; 


Or,  cu  faisant    pour  plus  de    simplicite  ,    -  =  j,  el 


PAR    J.    PLANA  329 

Qt  0  0  '  D 

il  est  facile  d'elahlir  requation 


o 

|)ar  laqucUe  Ton  rcconnait  aussitot,  que  la  fouclion  //  est  devcloppable 
suivaiil  Ics    i>uissances    tie   0'.  Do    sorlc  que,    cii    nt'gligcant    les   termes 

multiplies  par  ^*,  il  suflit  ile  piciulre   U^-p  ,  i?  =  o.  Alors  ,  en  tleve- 

G  G 

loppant  —  ,   et  faisant    —  =G'-4-G''c?',  il  viemlia 

//= ( G  -H  G"5')  r —^ 

J  (e"'-i)(i" -+-.") 

O 

o  o 

Maintenant,  si  Ton    remplace;    Cdt    par    <J<  I  (<'-+-£*)  —  £*  >  ,    t''dt   par 
<rf<    (<*-+-£')  — f'r,    ct  si  Ion  a  eganl  a  I'eqiialion 


(•)  Cetle  cqantion  so  dcmontrc  fac'ilemont  en  observant  que  i"un  a 
Cult  ftih.e-^^'        ('    ,       _,,,,  _,-,         _;-,         .      , 

00  O 

I     /  I         I         t  \  '      ~'         ' 

4^   V         3        .)        4  '^        I  n      o        24 

Serie  If,    Tom.  MI.  ss 


33o  MKMOIRE    Sl'R    I. A    DISTRllJI  TION    DE    I.'i.I.ECTRlCITE    ETC. 

Ion  obticntlia  cellc  expression  do  //;  savoir 

u 


G'l 


ou  la  scconilc  inlegralc  est  iinmctlialcnicnt  comnic  par  le  coefficient  dif- 
forenliel  de  la  premiere,  pris  par  i-appoi't  au  paramelre  t.  Et  comme, 
dull  autre  cole  (*),  Ton  a  la  fornuilc 

(—^ ■  =iC— l  +  lLog..  +  i.  p^(^^~'-0  , 

i>  o 

daus  laqucllc  C  reprcsentc  la  transcendaiilc  mimcrique  0,577216 

deja   renconlrtie  dans  Ic  §  IX,  il  est  clair  que  Ton  a; 

CO  « 

r  tdt  __         (l-f-2£)  I       frff.r-'Log.f 

Douc  en  subslituaiit  ccs  valeui'S,  et  remplacant  £  par    tL  ^   \\  viendra 

i.,■^) //=^jc^Log.^-iL^il^!;./Y,_/^)( 

^  2   i  °  q       2p       72       b    i/\         'I  y  \ 

_|j...i_(,G"-G'e;)(..u,e)j 

o 

o 
<•)  Voyei  Ics  pages  I5'1  el  190  <ln  second  Volume  <lcs  Kxcrciees  du  Calcul  Inte^'ral  do  LRGEhDKi. 


PAR    J.    I'l.ANA  33 1 

En  difl'crcnliant  Ics  dcu\  meiubres  tie  celle  equalion  par  rapport  a  /j , 
ct  posuiil 

(2C)4) ir=:Go\   I   ; , 

u 

Ton  Irouvera 

/      ~K  til  G'    I  70'   i'P       2/j'\) 

^P\      P  9  </  V  ^  7/i 


G 

-+ 


Supposoiis  niainleiiant  que  1  on  ait    en  tlevcloppant  /j  ct  r/  les  equations 
/)=^'-f-/3'iJ%    r/=</'-|-|5"o* ;   et  par  consecpient  ^^^,-4-/55",  on    f'ai- 

saiil  "'  =  —, — '— rr  ■  Mors,  en  designant  par  [77]    ct  ])ar    f//']   les   va- 
Iciirs  de  //  et  77',  formees  en  prcnant  p-^p,   (j'^q',  X'ou  aui'a 

(.96) ...  ii=[u^^^k^i/ii^fdJ-' i^o^ti , 

(397) ...  //'=[//']-0-;(r^"-4r='-3,'5'^<) 

^Pi'   \^P      1')] v^"" .y r±:7-^( 


-+ 


33a  MEMOiRE  sin  i..\  distribution  de  l'ei.ectricite  etc. 

Cette  dernierc  formule  tlcvient  ncccssairc  jioiir  clevcloj>per  les  leinirs 
alFectes  ties  inlci;rales  nl'{b,a,c),  ct  n^'{b,a,c),  qui  enlrcnt  dans 
la  \alour  de  r,  loiscjuc  Ion  jnrnd  Ic  signc  infcricur  des  tormcs  aml)igus. 
Tel  est  le  molil'  pour  Icqucl  je  I'ai  jncpaicc  ici  par  auliiipalion. 

Eu  appUquant  la  forniulc  (296)  au  dernier  tcrme  de  requatioii  (38:'), 
pour  lequel  011  a  ; 

I'on  oblicnt  ce  n'sullat  fort  simple;  savoir 

(398)  ...   -4^/V^^n."'(^,«.t)=2<^-'-»-(<^--)-3-  • 

I'our  appliquer  la  meiue  formule  au  dernier  tcrme  de  I'equation  (280), 
il  faut   prendre 

y:»*=4«"Z<Yi-+-^r^  ;  r/'  =  4flV'   ; 


4*  ^„_2    b{ct^l^b'  —  ab) 

a-\-b   '  "~3'  {a  +  bf 


d  oil  I  on  tire  d'abord  ; 

//  =  ?.«/>   ;  (f  ■=.  2  a  (a -tr  b  )   :  fi'z=i^ah   ; 

^</'  //  b  ^       \        b  1        a// 


/5"= 


a-t-i    '  q        a-\-b   ''  '        6rt-l-/'       :^'((/-+-i) 


«-l   ensuile 


PAIV    J.    PLANA  '.Vi^ 

im) -4A'T^- 1".'" («>/''<■)= 

—  I rLoi^.I  i-/rj  )-+-— — 7     i-t-r 7 TVS" 

aH-i       ^V  bj       a-hbf  (>        2(rt-|-Z>)        \ 

*i>:^-l(;!"'-^^-l«0-"''-"-"'>^»K'*0| 

aj)rt's  avoir  fait 
b 


.4'  = 


n{a-^b 


Maiiilennnt,   par    Ic    rapjirocheuiciit   dcs    equalions    (290)   ct    (299)    Ton 
voil  aussilot  que  I'equation  (280)  csl  rcduile  u  ccUc-ci ; 

(3oo) S^.K  *,  c)  =  2a/.{a,  b,  c)  = 


/         0  ab        ^A       0     ba  (a  —  b)    „, 

V         t)       2(a-4-^)      /       3       (rt-+-o)' 


de  laqiielle  Ion   lire  immedialement  <^^(b,a,  c)  par  la  permulatioii  des 
deux  Icllrcs  a  cl  b. 

RelaUvemcnl  a  la  foiiction    (^^(rt,  i,  c)  ,    il  est  evident  que,  par  le 
rapprochement  des  equalions  (282),  (291)  et  (298),  Ton  a; 

(3o.)...  6.(«,  Z.,,f)=(i-H^)J2C-t-Log.|j-4-|-^  . 

En  imdlijdiant  Ics  dcuv  nieinbres  de  relic  equation  jiar 
b    _  b  // 


334  MKMOinE    SL'R    I. A    DISmiBUTION    UE    I.'lil.F.CTIllClTE    ETC. 

nous  aurons  (conformement  aiix  e([uations  (284))   Tcxpression  dc  la  forir- 
tion  /,((t,  b,  c)  ;  cesl-a-ilirc  que  Ton  a; 

(3o2) Jl(u,  b,  c)  = 

l>  \    _^^ 'i!i_-A\     r_uT        (  ^  \\  ''  ^' 

Mais  iioiis  avons 

done,  jiar  la  combinaison  des  equations  (3oo)  et  (3o2)  Ion  feia  dispa- 

railre  a  la  fois  Ics  Icnncs  allectes  de    Log.  — ^,et  cciu  midliplics  jiar  la 

D' 
Iranscendante  numeriquc  C,  c'est-a-dii-c,  qu'cn  posant    D"  = j,  <t 

^        '  i2(a-+-Z>)^       Vt>       2(«-+-/>)  /  b{a-\-bY 

Ton  a  I'equation 

^^*'''^ TTJ  D" 

Et  en  designant  par  F',  B',  B"  ce  que  deviennent  £',  A\  ,4',  ajjies 
la  permutation  des  deux  leltres  «  et  Zi,  Ton   lire  de  la  rcqualion 

.,   ,,  fXb,a,c^^J\{b,a,c)_{B^^B"^') 

Les  ineincs  equations  (3oo)  et  (3o2)   donnent 


iXr.P.\  ,/;(«,  ^,c) —/;(«,  b,c) 

^"  '  '   •'  «*^^'_      _       ^  ab{„—b)E' 

,1     i~  ■> 


m 


I  -H^- 


G       2{a^bf^iQ>a{a-\-b)       0{u-i-bf        i2(a-^-bY 


PAR    J.     Pr.ANA  335 

Ccia  pose,  la  formation  tic  I'equalion  (28a)  ne  preseule  plus  auL-iiiic 
dilTlculle,  ct  Ton  Irouve  ,  cu  iKij^lij^eaut  toujours  ics  Icrmcs  mulliplies 
par  S'  ; 

ou  Ton  a  fait,  pour  plus  tic  siin|jlicili: , 

,,  2(«V/'-f-///i')      I    I  «i  M       ^.  T  4    f 

/•  ^  — .  < >  i'>  C  -J-  Lo"  —  • 

ab(a-^-b)         |t)       2(a-+-^)'jf      ^       ^o^'j 

Ua  —  b){a'E'—l>'F')  ab       |  I      ,       ^        4  I 


'G       2(a-^b] 

Mainleiiant,  afin  d'ccrire  Tcquation  (^'j'])  cVunc  mariiere  plus  expres- 
sive, nous  ferons  d'abord  observer,  que,  d'apres  Ics  equations  (284), 
Ton  a 

J](a,  b,  c)_f^{a,  b,  c)   .  fja,  b,  c)_f,{a,  b,  c)   . 

3/;       ~         D"  '  3Z>        ~         D" 

ensuite,  nous  ferons 

b  c-^a  T  A' " 

' —    zir^  '  '■  —  ^i^r^  »  '■  —  '  —  vtpt?  ' 

cz^a  c^a  0  y^ 


>.'"  =  ().)'- I  )H-^-_—   --^^ 


iJ(cq=«)[(cq=«-H/y)] 


f                   (Itsmot 
n,  (o,  «,  6)=  I : : 

'^    '    >     '     J(e'^^'-i)(A"=i=4ac).'sin'.50 

(3o8)  ... 

ns"(/»,  a,  c)=  I ; : 

sV'    »    ;     J(e^^'— i)(A"':;:4ac).'sin'.J0 


33(>  MEMOiRE  srn  i.a  distribction  de  l'iji.f.(  tricitk  etc. 

ce  (|iii  rovicnt  a  dire,  ([ue,  aprcs  avoir  substituc  pom-  K"  et  if"  leius 

voleuis,  Icqualiou  (a'jy)  est  cquivaleiitc  a  cclle-ci ; 

(3o9).  .  .  a  D".j=^y:'\j[f,{b,  a,  c)^f^{b,a,c)\-B[f,{a,  b,  c)^f,{a,  b,  c)]\ 

^r\jj:{b,a,c)-nj:(<,,b,c)\ 

AK"'      \  [.■f/M,c>,c)-nj\{a,b,c)]n:{b,a,c)\ 

^       (-+-  X  py:(6,  a,  c)-Bj\{a,  b,c)]n^  (b,a,  c)\ 

i  [4/;  (/.,  a,  c) - Bj\ {a,  b,  c)] H." {b,  a,c)\ 

(-)-).X"[^/. (/-,«,  c)-Bf{a,  b,  c)Y\r{b,u,  c) 

Nous  nous  Jisiicuserons  d't'crirc  rexprcssioii  de  bD".z  que  Ton  lire 
de  celle  Ibrinule  par  la  permutalloii  dcs  Icllres  A ,  B;  a,  b,  confor- 
iiiement  i  rdquation  (278). 

IVfais  CCS  formulos  de\icndront  plus  symctriques,  en  pqsant 

(3io) T  {a,b,  c)=/[(a,  b,  c)-»-/(«,  b,  c)  : 

(3.1) r'(«,  b,  c)=J[(a,  b,  c)  -JM,  ^  c)  ; 

el  en  iulroduisanl  Ics  fonctions  T,  T',  dont  I'ccpression  est,  ainsi  qn'on 
vicnt  de  Ic  voir  ,  plus  simple  que  ccUe  des  fonctions  J',  et  /, .  Alors , 
en  faisanl 

(3i3) Q(b,  a,  c)  =  y!'-^--^-y=-\n'(b,a,  c)H-X. 11/(6,  a,  c)\ 

-4  A-"VT|  n"(b,  a,  c)^n'\n,"(b,  a,  c)\; 

(3.3) Q'(Z.,  «,c)=^--^jn,'(i,«,c)-X.n/(/,,^,c)| 

^^K"\li\n:'(b,a,c)-U!'.n^'(b,a,c)\; 

I  on  aura,  pour  determiner  les  epaisscnrs  eleclriques  qui  ont  lieu  sur 
les  quatre  points  des  surfaces  splicriques  places  sur  la  ligne  des  centres, 
ces  dent  licpiations;  savoir 


PAn    J.    PI.AKA  33" 

(3i4) aD".j=      \jr(/>,a,c)  —  Br{a,b,c)^Q{l>,a,c) 

-\JV'{1>,  a,  c)-i-Br'{a,  b,  c)\Q!{b,  a,  c)  ; 

(3i5) hD".z=      \nT(u,b,c)—AT(b,  a,c)\<l(a,b,c) 

-  \  BY' {a,  b,  c)-^Ar(b,  a,  c)\Q!{a,  b,  c)  . 

Parvenu  ;i  cc  point,  il  dcvienl  iieccssaire  tic  separcr  les  deux  cas 
<|ui,  jiiscju'ici,  out  ete  reunis  par  I'ambiguilc  tlu  sigiic  it:.  Toulefois, 
il  est  remarquahle  que  Ton  puisse  ainsi  conduire  I'analyse  de  maniere, 
que  Ics  deux  cas  opposes  soicnt  cxpriuics  par  dcs  formules  ambigues, 
oil  il  y  a  plusieurs  faclcurs  qui  Icurs  sont  coininuiis.  De  sorle  que , 
toute  la  diversile  tombc  uniqucmcnt  sur  la  valcur  diflerente  que  prenneul 
les  deux  fonclions  Q,{^a,  b,  c)  ,  Q! {^a,  b,  c)  ,  suivant  que  Ton  considere 
I'uu  ou  I'autre  point  place  siir  la  ligne  des  centres.  J'ajouterai  encore, 
que  le  calcul  des  deuv  fonctions 

A\:(b,a,c)  —  BT{a,  h,c)  .  AT' (b,  a,  c)-irBT' (a,  b,  c) 

D"  '  ~ly'  ' 

a,  en  outre,  I'avanlage  d'etre  comnuin  aux  formules  generales  (sGS), 
(264)  par  lesqucUes  Ton  determine  les  epaisseurs  (ileclriques  de  la  couche 
relatives  a  un  point  quelconque  de  la  surface  dcs  deux  spliei'es.  Car, 
en  posant 

(3i6) (l{b,a,c,Q)  =  -^-n^{b,a,c,0)-^-l\,{b,a,c,0) 

b{c'  —  a')  . 


3 
3  (c'  —  2  «  c- .  cos  5  -4-  rt' )' 


I 


i„  „  ..      b 


(3i7) Q.'(b,a,  c,  (5)  =  _---n,(i,  a,  c,  5)-H-  \\,{b,  a,  c,  0) 


i 


3(c' —  2ac  .  cos  5  -+-  d' )' 

il  est  evident  que  les  deux   equations    (263)  ,    (2G4)   dcvicnnml    ('(piiva- 
lentes  a  cellcs-ci ;  savoir 

Serie  II.  Tom.  VII.  tt 


r>38  MEMOIRE    SUR    l.A    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

(3i8) aD".r=      \AT(b,a,c)  —  BY{a,b,c)\Q{b,a,c,e) 

—  \AT'{b,a,  c)^BY'{a,b,  c)\Q!{b,  a,  c,  Q)  ; 
(3i9) bD".z=      ^BT{a,b,c)—Ar(b,a,c)\Q(a,b,c,0) 

—  ^Br{a,b,c)-hAr'{b,a,  c)\Q'{a,b,  c,0)  . 

Mais,  pour  pousser  plus  loin  les  diiveloppcmens  donl  il  est  ici  question, 
il  est  indispensable  de  dislingucr  les  deux  cas,  et  nous  commencerons 
par  celui  ou  Ton  preiul  le  sigiic  siipericiir  dans  les  Icrmes  ambigus. 

§  XXVI. 

Expression  des  ^aisseurs  Heclriques  y  et  z 

qui  onl  lieu  sur  les  deux  points  des  surfaces  spheriques  les  plus  rapproches , 

places  sur  la  ligne  des  centres. 

Avant  lout,  je  remarque  que  nous  avons  ici 
1  *  ,  ^         A"  . 

A== =1 -. prO 

c  —  a  2(a-i-/)) 

,., b{c-ha) 2<i-^-b       a(4«-H/^)M 

'■''  ~(c—aY~       b  2b(a-hb)°     ' 

3^^ 2 «      » ( 7 "  —  ^b)  ^, 

o{c—a)(c  —  a-¥-b)  b  6b{ct-\-b)       ' 

et  par  consequent 

/  -      6-^ 'J    • 

r.nsuite  j'observe  que,  en    negligeant    les    termes   mulliplics    par   ^' 
il  suflil  lie  prendre 

'.a-i-b\  4a{a-^b) 


'-»-=-(^)  = 


IMK     J.     IM.A.NA  33C) 


o 

CO 

—  yjj'(b,a,c)—n  n,'{a, /,,  c)\= ^^ —  I  ,,,_^  ; 

o 

A"'5_      2(rt-4-Z>)  ,  y^_ 


ce  qui  iloniie 

,  ,  \  —5   rt       a-t-i  a  26     a(aH-6))  ^  ^, 

'       I    12     6»  b        i2{a-i-b)      a-^-b        bb'     ^ 

Ainsi,  il  est  demontre  par  h'l ,  que  la  valour  acluelle  de  la  fonction 
Q! {b,  a,  c)  est,  au  moins,  de  I'ordre  des  quantiies  multipliees  par  5*. 
De  sorte  qu'il  est  perinis  de  la  negliger  dans  cettc  approximation ,  el 
de  considerer  seulement  la  fonction  Q(b,  a,  c).  Mais  comine,  en  prenanl 
les  signes  superieurs ,  Tequation  (289  *")  donne,  en  negligcant  les  termes 
multiplies  par  5' ; 

b5'       "^1       Sb      "^a-hb 

on  voit  tpi'il  aurait  fallu  tenir  compte  des  termes  multiplies  par  5*  dans 
le  develojipement  de  la  fonction  T{b,a,c),  afm  d'avoir  exactement  les 
lennes  multiplies  par  d*  dans  le  second  mcmhre  des  deux  equations 

(32o) aD"./==\jr(b,a,c)  —  Br(a,b,c)\Q.{b,o,c)  , 

(321) bD".z=^BT(a,  b,c)  —  Ar(b,a,c)\Q.{<,,b,c)  , 

auxquelles  on  pent  ici  reduire  les  formules  generales  (3i4)j  (3i5).  Cda 
pose  il  est  clair  que  la  valeur  actuelle  de  Q{b,  a,  c)  doit  elre  formce 
sans  avoir  egard  au  terme  multiplie  par  — 4A"yTv  ,  et  en  prenant 
seulement 

CO 

^'|n/{6,«,c)-t-xn3'(^«,c)]  =  2j-^^  =  -^  ; 


34o  MEMOIRE    SDR    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.'liLECTRICITE    ETC. 

ce  (jiii  doiine 

a(b,  a,  c)  =  X ^^__^^^^4— ^H-_^  . 

II  suit  dc   la,  ct  dcs  equations  (3o4),  (3o5),  que  nous  avons 
aD'\j—  \  A(B'^B"S')  —  B{^'-h^"0')  j  D.(b,  a,  c)  ; 
bD".z=  j  B{J'-i-J"d')  —  J{B'-i-n"5')  \Q{a,b,c)  ; 

d  oil  Ton  lire 

(322) J  = 

{jn'—BJ')\/iia-^-h)      b  —  a  I      (   ,   /i(JB"  —  B/i")(a-^b), 


D"  abS'    ^    ab   ^a-irb\  ab.D" 


(323) 


(JB'—BJ')\^(a^b)      a  —  b  ,       I      I       MAB"  —  BA"){a^b) 


D"  \     abS'  ab        a-^-b\  ab.D" 

pour  la  valeur,  malhcmatiqucment  exaclc,  des  deux  premiers  tennes  du 
dcveloppeinent  de  _^  ct  z  ordoune  suivant  Ics  jniissances  de  rl 

Mais ,  pour  rendre  ces  formules  plus  immedialcmcnt  comparables 
avec  I'observation ,  il  convicnt  d'en  eliininer  5\  Pour  cela  ,  remarquons 
que  requallon  (289)  doiinc 

2  _  4  (r<  -4-  ^ )         4(fl->-&)    _4(<y->-A)v^(,) 

A  ~ttZ<C'(n-^(,)a*)~'    ab.O'  ab  ' 

on     lz=c  —  a — b  :  ct  en  y  substituant  pour  ^(,)  sa  valour,  nous   aurons 

3  ^(a-i-b)       i'l-i-b)  I 

A  ab'T  '^ab         a-i-b 

Ainsi  il  est  clair  que  les  valeurs  precedcnlcs  de  j  ct  z  soul  (•quivali'iiles 

a  celles-ei ; 

n,/^                   (JB'-BA')\2    .  4Z>-2a)    .   4(///r'-^^")(«-f-/0 
(324)...^=      -^ j_  +  _^_-^.j+ -^-^, , 

_      {JB'—BJ')\2       4a  — 2^1       ^^B"  —  BJ")(a^l>)  . 
(^25)...=—  ^„  ^^-4-     2^^^^     j  ^^^jy, 


PAR    J.     Pr.ANA  3  I  I 

oil  il  sufllra  ile  faire,  conformumciil  iuix  equations  (286)  ct  (So-); 

cii  sc  rappelant  que  I'emploi  de  ccUc  forniule  exige   que  ^ —   soil 

luie  petite  fraction. 

Ce  resultat  Ires-remarquablc  n'est  pas  fort  dinereiil  du  ci-lui  troiive 
par  PoissoN  dans  la  l>agc  89  do  son  second  Mcnioii'L'.  I'our  rcndrc  I'ac- 
cord  parfait  il  faut  d'abord  corrigcr  dans  cello  page  deux  fautes  d'im- 
pression :  c'cst-a-dire  ,  lire  ^l?  —  2«  au  lieu  dc  /^a  —  ab  dans  la  valcur 
de_^',  ct  viceversa  /\a  —  2b  dans  celle  de  z.  En  outre,  il  faut  observer 
(jue  Ic  denoniinatcur  A  de  roissoN  {  duqucl  il  donnc  Ics  deux  jircniiers 
termcs  dans  la  page  102)  dcviendra  egal  a  celui  que  nous  avoiis  designe 
par  D",  en  y  reniplacant  — 2 Log. 5''  jiar  — Log.  c?'.  C'esl,  par  ine- 
prise,  que  Poisson  a  double  a  la  fois  le  logarillune  du  nonil)r(^  2  ct 
celui  dc  (J^. 

On  voit  par  ces  fonnules,  que  leur  premier  ternie  ctant  divise  par 

la  distance   A  qui  separe  les  deux  surfaces  spheriques,  pout  croilrc  in- 

defuiiiuent  a  mesure  que  Ton    diminue   cet   inlcrvalie  ,  ct   qu'il   devient 

infini  au  contact.    Mais  cctle   circonstance  capilale   du   phenonienc  ,    qui 

amene    la    rupture    dc    I'equilibre    et    Tapparilion    dc    retinccllc  ,    n'aura 

pas  lieu,  si  les  epaisscurs  initialcs   yl   cl  B   ctaient  idles  que   Ion  ciit 

AB'  —  B/l'=.o  ,  puisquc  cette  equation  entraine  la  disparition  du  termc 

susceptible  de  croilre  jusqu'a  rinfnii.  Or  cette  equation,  qu'il  est  assez 

diflicile  de  rcaliscr  experinientaleuicnt  sans  Ic  contact,   est    prccisement 

relic  qui  sV'laliiit  necessairement  au  contact  dcs  deux  spheres:  car  nous 

avons  deja  dcmonlre   (Voyez  les    equations    (64)    et    (65))    <pie,,    alors, 

il    y    a   entre    les    cpaisseurs   moycnncs    j-l   et    B   un    rapport    tel    (pie 

A      A'       ^  <     1  .    1  ■        1-  , 

-jT^=-jp  .    Done,  apves  le  contact,  ct  a  la  petite  aistance    A    enlre    les 

deux  surfaces,  les  formulcs  (pi'il  faudra  employer  pour  delcnnincr    les 
inlensitc's  elcctriques  j  et  z  scront  cellcs-ci ; 

^^-'^ ^-  ab.A'D"       — ^^  ' 

^^'^) -^nTTBiy' '' ' 


3|l  MKMOIHK    SL'B     I. A    DIS  IllIIirT  ION     1)1;     I.  Kl.ECl  IlLMTE    ETC. 

abstraclmii  I'aiie  tics  ;iulres  tcrnies  ordoiines  suivnnt  les  nuissanci's  tic  r}* 
«]iii  suivt'iit  ce  premier  ct  jiriiicipal  tcrme. 

Ainsi ,  c'est  ;i  I'aide  de  ces  formules  que  Ion  pourra  determiner  a 
priori  rintensile  dc  I'eleclricile  <jui  aflliic  sur  cliacun  des  deux  points  en 
regard  au  moment  de  la  separation  des  deux  spheres.  El  comme  on  demon- 
trera  ci-apres  que  le  cocHicienl  A'B" — B' A"  est  toujours  posilif,  si  la 
ditVerence  a — b  des  deux  rayons  est  elle-meme  jmsilive,  on  tire  de  lii, 
et  de  ce  que  les  quantites  A' ,  B'  et  D"  sont  evidcmnicnt  positives,  la 
consequence,  que:  «  a  Tinslant  de  la  separation  de  deux  spheres  eon- 
»  ductrices  et  isolees,  I'electricite  qui  afllue  aux  points  par  lesquels  elles 
»  se  touchaient,  est  d'egale  intensite  el  d'espece  diirercnte  :  niais,  toujours, 
»  de  meme  especc  sur  la  plus  grande  et  d'espece  conlraire  sur  la  plus 
»  petite,  relalivement  a  relectricite  totale  dont  A  el  B  expriment,  res- 
»    pectivement,  les  e'paisseurs  moyennes  n. 

Mais  celte  conclusion  n'est  pas  vraie  en  ge'neral:  il  y  a  un  cas  d'e.xcep- 
tion,  soit  a  I'egard  des  dernieres  formules  soil  a  I'egard  dc  la  consequence. 
(]e  cas  est  celui  de  deux  spheres  de  meme  rayon  et  egalement  electiisees. 
Alors  Ton  a  A  =  B,  A'  =  B',  A"=B" ;  et  en  general 

Ar{b,a,c)  =  Br{a,b,  c)  : 

et  comme  il  est  manifeste  que,  dans  cet  etat  d'e'galite,  i'on  a  j=z, 
il  faudra ,   pour  determiner  j-  partir  de  I'equation 

2A  T'{a,  a,  c)    _,,.  . 

7  =  ——-         })„       '.Q(a,a,c)  , 

a  laquelle  se  reduiscnt  les  formules  (3i4)  et  (3i5).  Or  il  est  clair,  par 
les  equations  (3o6)  et  (3o'y),  que  Ic  premier  terme  du  rapport 

rn                X             2^'-+-2C-f.Log.(  ij  ) 
r  [a,  a,  (?) °  V^   / 


D" 


I 


est  egal   a    — ^  ;  du  moins  cela  est  vrai  en  negligeant  dans  cette  valeur 

de  y    la  quantite 

uA'.Q! (a,  a,  c) 


■<!') 


PAR    J.    PLANA  343 

dont  Ic  numerateiir  ( (iej;"i  de  I'orilre  tie  5* )  est  eii    outre    dini'mue  par 
la  grnndeur  dii  deiiominatcur :    done,  puisque  pour  a=:b  ,    nous  avons 


1 


la  (jueslion  consiste  a  determiner  au  moins  le  premier  terme  de  la  fonction 
Q.'(a,a,c),    pour  en  faire  ensuilc  la  substitution  dans  I'equalion 

(329) _^.Q!(a,a,c) 

^'  ■^  Log.  3 

Cela  pose,  voici  toutcs  les  principales  parlies  de  ce  calcul.  D'abord  on 
trouve  que,  dans  le  cas  de  b=a,  Ton  a 

4  192  2c(c  —  a)  12  900 


at  par  consequent 

3  12  120 


(33o) L  =  _i_5'.4.i9.5.  . 


Ensuite  pour  avoir  la  partie  de  Q!(a,a,c)  qui,  conformement  a  la  for- 
mule  (3 1 3),  depend  dcs  integrates  definies  il  faudra  prendre 


:=8-^^; 


4oYiv 
a:" 

=- 

-5* 

-+- 

5» 
48 

).)/>= 

9- 

21 

T 

5' 

. 

X=  I— -7-H 

4  192  4 

Mais  pour  un  motif  qui  sera  explique  ci-apres  je  m'absliens,  pour  un 
moment,  de  conlinucr  de  faire  b  =  a  \  ct  j'observe  que  ayant ,  en 
general  , 

4«g ^1__ -* 

4gcX'_       (4rt'-4-4r//>-t-//)^. 


344  MKMOIRK    SIR    I.A     DISTRIBUTION     DE    I.'ei.F.CTIUCITF.    ETC. 

A" 

c    tdt     /        re     o'*/'\/   _..,.^3„,,,         b^^H^    \ 

O 

oe  OD  CO  cjc 

_{_tdt__      5       f    t'dt  Gi    .    f    <V//  //>^        r    /'>}< 


-5- .  n,' (6,  rt,  C)  =  I    ; HtjO      I    7 O'l  ; 


I 

o 


CO 

_  (4a'-+-4fl&-i-6')  ...  C_^jit_ 


ron  tire  de-la  la  formule 


05 

(33r)...     xl"'(^''''^)-"''(^^'^''")i  =  i^J.-^' 

o 

que  je  ■voulais  etablir  pour  toute  valour  de  a  ct  de  b. 


En  negligeant  5''  I'Dn  a 


00 

(332)  ...  :^\n;'(6,«,.)=J-^(.-^^)(i  +  2o-0 

o 

ex  00 

r  /^/^      ^^  V r  ^^^^^ 

o  o 

el  de  plus  ; 

^^U,"{b,a,c)='^n:{b,a,c)  . 

Done,  dans  le  cas  particulier  de  a=.b  ,  nous  avons 


PAn  J.  PLANA  S.'j;' 

^1    (  L  ^    IL^  ^Y      '  "         \_   "^'     .         '3-0' 

^|iT."(«,«,c')-)./''n/'(«,«,f)J  = 

Z'-L^"     ^'  \/      8-1-^'  o'^=       '         "^"^    o' 

\24      6'.'>.4oy\  4     /         '     90.1(1 

en   observant  que  Ton  a 

OS  'X, 

C     tdt      _    1  C    t^dt     i 

o  o 

Jin  suhsliluanl  Ics  valeius  que  nous  venons  tie  trouver  dans  la  foi- 
mule  (3i3),  I'on  aura  sans  peine 

<rou  I'on  lire 

'  120        VC.480     0.90     90.  i()     i44>' 

'(a,  a,c)=o.o^'-j-(^-ii^ ^')o''  =  o.5'-+-o.o^'. 

'  V  '20  I  30/ 


c'esl-a-dire 


Ce  rcsuUat  inatlendu,  at  pourlaut  veritajjlc,  nous  apprt-nd   (pie  dans 


(•)  La  lormiilc  ^oucrale  pour  L'\alui'r  ccs  inl^^l■ale8  csl  colli'  ci  ; 

X 

Ct""-^'dt        (l.2.3...3;H-t-l)|  I  1  i 

I  :=  ■ -{t-i 1 Heir.  I    . 

Je""'— I  (a;:)'^'"-*'  i  gam*.       3,™+-.  j 

Serie  II.    Tom.  VII.  vv 


346  MEMOIRE    SL'R    LA    DISTRIBUTION    DE    I-'klKCTRICITE    ETC. 

I«'  ciis  lies  spheres  egalcs,  re|iaisseui' ^^  iloiit  il  est  ici   question    isl  an 

moms  (le   I'oidrc  lie  5''  =  4'l  — j  ;    c'cst-;i-dire    tic    I'ortlre    du    cube   ile 

I  inlcrvallc   A  qui  separe   les  ileux  surfaces.  Si  roissoN  a  tiouve,  au  lieu 
de  zero, 

—  il'{a,  a,  c)=. 5 ' , 


130 


dans  la  page  io5  de  son  second  Memoire,  cela  lient  a  une  erreur  d»; 
calcul  qu'il  a  coinmise  dans  la  page  83  en  chcrchant  la  valeur  tie  la 
I'onction  quil  notnme  S'-  En  cUcl,  si  Ton  relient  pour  cctle  conij)a- 
raison  les  integi'ales  dtjfinies  au  lieu  de  leurs  valeui'S  numtiriques,  nous 
avons 

o'(.,,  a,  6-)  =  — —  5'-«--'^ -5' 

'  12  120 

o  o 


ce  qui  revient  a  dire,  que 

—!>'(«,«,  c)  =  o. 


'9 

120 


OD  00 

III       I      6S\  ,,C    tdi        (5     ,     44K,r  t'<'t 

o  o 

X  CO 

If)  .,        35  ^T     tdt  6r  ^    f    e^t 

=-r2o-°^-^6-°j;^^^-T°J.-^^^  • 

o  o 

S'        X' 
Or ,  rii  rapprochant  ce  rtisultat  des  valeurs  de    -p    et   -y,     Irouvees 

par  PoissoN  dans  les  pages  83  et  85  on  voit  que  la  discordance  lombe 
sur  le  coeflicient  de 


PAR    J.    PI.AKA  ^4/ 

o 

<'e  coeilicieul  tloit  cln; ^^  ,  ct  iion   — I  lo — ^"'"^  1= ~  <^f>"'>"<' 

rela  rcsiillc  de  I'exprcssiou  dc  S'  Irouvce  par  I^oissok. 

Pour    plus    lie    clarlc    j'ajoulcrai  que,  sa7is  faire   a=/>,    el   reteuaiit 
sculemcnt  les  lermes  afleclcs  de  I'inlegiale 


■J3 

r  t\it 


i'on  aurall ,  cii   vcrUi  de   recjualioii  (33 1)  el   des  equations 


ces  deox  egalites;  savoir 


-l^\n;{b,a,c)-l.l\l{b,a,c)\.= 

(j^dt_ 


4(«-1-*^)i     «         5 


0^' 


£1    ^a{a-^b)      lb     ^^  f     t'dl 
6  •         b^        ■  a^b'^  ^  e^"'— I    ■ 

o 

De    sorte    que    leui-    somme    introduil    dans    la    valeur    de    la    foncliou 
i2'(6,  a,  c)   les  Irois  termes 

CO  00 

o  o 

1111           Q'(i,  a,  c)    ,     ^ 
et  dans  la  valeur  de —^ — - — -  le  terme 


348  AlEMOIRK    SIR     I, A    IHSTftlBUTION    DE    L  i;r.L(  TRICI  iK    KTC 

00 

^ = T\  20-*-  :r    |0'  I  ; . 

o 

Or  ci-   tcrine  est  celui  qui  devrait  etre  idenlique  aver  Ic  Icrmc  corres- 

S' 
pondaiit  (jiic   Ion  voit   ilans  la  valeui"  tic   -j—,  ile    Poisson    a    la    jiage    83 

I  5 

(It'-ja   rilcc.   Ainsi  ,  an   lieu  ilc   20-+-^=i8 — ^-t-^,    Poisson    a    Ironvr  , 

II               •        o       ^          4"  •  ■  .      1-  , 

iiiii-  mi  calcul  rrrone,    lo — r^ -i r-    ce    qui    revicnl   a    iliic    uiic   l;i 

I'onstante  absolue  -;t-    a  ete  rcmjilacec  par    unc  quanlite   siisccplihle  tie 

varier  avec  le  rapport  tics  rayons    a   ct    b  ties  tinux  suhcres.  Telle  est , 
eiT  detail,  rc\plicalion  tic  celle  singuliere  discordance. 

Le  calcul  que  I'on  vient  d'exposer  demontre  la  neccssilt;  de  consi- 
derer  les  lermes  mulliplit-s  par  ^'',  si  I'on  veut  avoij: ,  au  iiioins ,  le 
premier  termc  signilicatif  dc  I'tipaisseur  j  relative  ii  deux  spheres  tfgalcs 
el  egalcmcnt  tilcclrisecs.  En  executant  en  constifjuence  les  dtiveloppemens 
precedens  de  inaniere  que  le  terme  chercht;  comprennc  toutes  les  parties 
qui  concourent  a  sa  formation  ,  Ton  obtient ,  au  lieu  de  la  valeur  tit: 
il'(a,a,c)  donne  plus  haul,  celle-ci ; 

(333)... iiV,  a,  c)  =  -  ^d'-l--^5* ^  ^' 

'  '  13  130  7.5  13 

■^V        6      33.45/^96-48.480    ^37.35.8.513      / 

V         4*^       i5.i38y\3       iG.yo         7.37.513      / 
tic   lai|uetlc   1  on  tire 


181  3753 


7.5j3       37.35.512       48-6.480       45-32.96 

i2'(„,„,r)  =  '}^  ; 

4o55                337                 1 
— I 1 1 1 

7.27.513      90.16.48      45-138 
e'est-a-dire , 


PAR    J 

.   pr.ANA 

Si'(« 

,a,c): 

II 

j>i 

"128. 

35' 

Dc  sorle 

(|UC 

I'on 

a 

(334) .  .  . 

•   / 

^(. 

1)5* 

J.  1 

(i 

28.13 

5)Los. 

2            270  Lc 

on  hit'ii 

M9 


(335) j  =  -^(o,o5878)(iJ 


Poui-  oiTiii-  plus  (le  facilite  a  ceux  qui  voudraicnl  verifier  rexactilude 
do  cettc  equation,  je  consigne  ici  les  rcsullats  intermediaires;  savoir 


A=    I y-i —  0* 


^^    rV 


4       192  go. 256 


K 


XV— 1=3— :^  5' -H -"9, 


4        192        18.356     ' 

c(c — a)o  12  900  D0.D12 

V"  5  -         19  ^.         181    .,,  4ac  S'        $<• 

2  12     ^128         7.612       '.      K"  16^384 

/iac.r         9 ,,    27  ,,  2K"5    -    a* 


A'"     ~         i6"^t28      '  Va   — "^6~45T3^  ' 

-^    n;  rt,«,c    —  Hj'   a,  «,c-)     =( 5'')—-^       ; 

0  I  '  '     M       \2        24     7240       4    12.42 

-i^}n/(«,  a,  c)  — XOjVrf,  a,  c)\  =  -„-h-r3 7^^*H oJ  q   - — « 

fff    '  '  j\    '     '    /)       ^(3       480.48  27.35.8.012 

A'     „,  I        /  i  I  ^.      'J'\    I         241       c?* 

0      ■   \  '    '    '       24      V6  8/240       120    12.42 

-^^n/ («,  «,  c.)  =  ^H-(-^o--2o-)^-H--^-.^^^^  ; 
^)n."(.,«,c)->.X"iV'(«,«,c)|=-^+-;^->.       '^°"'    - 


35o  MKMOIRE    sun    l.A    DISTHIBUTION    »>E    l.'lil-F-CTRICITK    ETC. 

Cesl  CD  suhsliluant  ces  valeurs  dans  I'cHjualion  (3i3)  que  Ion  a  oblciux 
I'equalion  (333). 

II   suit    tie    l;i    cl  de  ce   que    la   fraction    —    doil    (■lie    dans   la    I'oi- 

niule    (335)    infe'rieure   a    -. ,  que  ccttc  inlensile  elet-lrique    ecliappcrii , 

par  son  excessive  pctilcsse,  a  la  nianicrc  ordinaire  de  la  incsurcr  et 
sera  confondue  avcc  le  zero.  Mais ,  malliemaliqucinenl  parlant,  il  faudia 
concevoir,  que,  immcdialement  apres  la  se'iiaralion  de  deux  S|ilieros 
egales  il  y  a,  par  influence,  decomposition  d'une  partie  do  relcclricile 
naturellc,  et  affluence  d'electrieite  contrairc  vers  les  jioints  qui  (■taieiit 
priniilivemcnt  en  contact ;  ce  qui  est  line  consequence  dc  la  tlieorie 
opposee  a  cclle  enoncee  par  Poisson  dans  la  page   io6  deja  eite'e. 

II  y  aura  done,  commc  dans  Ic  cas  dcs  spheres  inegales,  unc  distance  a 
laquelle  I'electricile  sera  de  nonveau  nullc:  mais  I'etal  tic'gatif  qui  precede 
cetle  distance  etant  insensible ,  ou  du  moins  fort  diflicile  a  observer,  les 
choses  se  passcront  comm€  si  il  n'ayait  aucune  existence ;  et  la  oi'i  Ton 
trouvera  (par  experience)  les  premieres  traces  d'electrieite  de  ineme  signe 
(pie  A ,  I'on  aura  d(iia  de'passe  la  distance  c  des  deux  centi'cs  qui  satis- 
fait  i  I'equation    ii'(«,  a,  c)^o  . 

Celte  equation  (itant  remarquable  par  sa  forme  transcendante  jc  la 
placerai  ici  telle  qu'elle  r<?sulte  des  equations. (288)  et  (3i3):  la  premiere, 
dans  le  cas  de  a^b  ,  donnc 


2  A'" 


yi^  ~ ^ [/  c—  2rt        Ls 


e' 


2             2  2(c— a)"         ^{c—a)     ' 

et  la  seconde,  en  y  faisant  pour  plus  de  simplicite , 

1  , 

-  0 


,—p 


e'    —I 


PAft    J.    PLANA  35  t 


f      C  -J-  2  rt 

(lonne , 


I  , 


e^    -j-e     ''' 


(^3^) «=-i+^-*- 


\  r  dts'mSt  1    f  clts'inSl 

~^'  ij(e"'"— 1)(  I— /j"siii'aO~'^j  (<?'"'— Ol'—'Z'sin'J^ 

O  0 

00  00 

ci  O 

Je  reprends  maintenant  la  consideration  des  equations  (Sa^)  et  (328) 
l)our  donner  des  series  propres  a  faciliter  le  calcul  numeinque  du  coef- 
ficient A' B" — B' A",  oil  la  definition  des  quantites  A"  et  B"  est  doniiee 
par  I'equation  (3o3).  Pour  dcveloppcr  I'integrale  designee  par  E'  j'ob- 

seive  d'abord  qu'en   remplacant  par    i  ■+- ,    Ton  a 

^  *  I  — t  ^  I  — t 

I  I 

rrf..r°-^^Log.0)^  .  ^     /}^.--^^Log.Q 


done ,  en  de'veloppant  I'exponentielle  t    "■*■*  et  integrant  ensuite   chaque 
terme  par  la   formula  donne'e  dans  le  §  X  Ton   aura ,  apres   avoir  fait 

a^— — -t;  k„^S„ — I   ; 

(337) H^k,  —  2.aA;,-t-3.a'A-^  — 4-3^*5-4-5. a*^6  — etc.  ; 

I 


35a  MKMoinE  srii  i.a  distiiidution  de  i.'Ei.ECTniciTE   etc. 

Ainsi,  lequalion  (3o3)  revient  a  diic  que  I'on  a 

^^^' ,2(„_H/,)^""G'(«-H^)'j'"^V«-t-a6/  j 

_  1    b^a  —  b)  \  \_  _         ah         ) 

6"   {a-\-bf  ■     }6        2(a-^b)'  \ 

Si  I'oii  prciul  rt=i  ,  le  calcul  de  la  serie  dusignee  par  //  se  fera  avec 
d'aulaiit  plus  do  facilitti  que  b  sera  une  fraclion  ]>lus  petite.  Mais,  jiar 
la  peniiulation  dcs  letlres  a  el  b ,  que  Ton  doit  faire  pour  conclure  de 
la  la  valeur  de  B''  Ton    perd    uiic   parlie    de  cot   avaiitage  ,  puiscfue    la 

iiouvellc  seric  procede  suivant  les  puissances  de   7  .   Pouf  obvier  a 

cet  inconvenient  je  reinarque,  qu'en  diiveloppant  directeinent  I'exponen- 

tielle   t~"^^  I'on  a  ; 
I 

o 

De   sorte  qu  en  posant   3= j  ,    et 

(340).....    /:/'  =  A-^+2a'A-3^3a"A-,-j-4a'U-5-t.€tc.  , 

I'on  a  cette  seconde  expression  de  A"  \  savoir 

ri,{,\       4i>—  ^'  '    {"-  —  b)       I    b\a—b)        .     .,ji  nb      i 

V  .,   ;...^  _       j^^^^_^^^3      G'la-t-Z/)'      6'(«-+-Z.)^      "^       )6      2{«-+-6)Y 

Done  en  employant  cette  formiile  pour  en  tircr  la  valeur  dc  B"  par  la 
permutation  des  deux  lettres  a  et  b  Ton  aura 

(344--/^''=-TT7^,+^-^^.-^^-feS//''-H«'!^-      "   -^  ■ 


2{a^bf^6'(a-hbf^6'{a-^by       ^       \6      ?.{a-i-b}'\' 
oil  nous  avoDS 

(343) //■'  =  A,-f-2a.A-3-t-3a'.*,H-4a'.A:5-i-etc. 


PAR    J.    PLANA  353 

De  cciie  maniere  le  calcul  dcs  denx   series  H  et   H"  sera  facilile   par 
la  circoiistancc  que  la  diirerencc  de  leurs  tcrmes   tombe    seulement   sur 


le  signe. 


Cela  pose,  a  I'aide   des   deux   equations  (SSg)  et  (343)   Ton  obticnt 
la  suivante : 

(344) \(a^b)[A'BJ-B' A'')  _^„  _ 


a         g        j/i      &'\       B^(  V'\ 


lia—b)^  li' 


■i,a{a-irb){a-irib)^'  A' 


et  par  conse'quent  les  equations  (327)  et  (SaS)  deviennent  eqnivalentes 
i  celles-ci ; 

_      N".A  , 
^~       bD"    ' 
(345) 

A^  ]S".B  . 
B''  bD"    ' 

ou   il  laudra  substituer  pour  bD"  sa  valeur  fournie  par  I'cquatiou  (326). 

Si  Ton  suppose    a'^b ,  les  formules  trouvees  dans    les    ^§  IX  et  X 

B' 
prouvent  que  I'oa  a  toujours  -j,'^  1  '■    d'apres  cela    la    seule    inspection 

de  I'expression  analjtique  de  la  quantite  N"  que  nous  venons  de  trouver 
suffit  pour  mettre  en  evidence  qu'elle  doit  etre  toujours  positive ,  puisque 
chacune  des  trois  parties  qui  la  composent  sont  elles-memes  positives ; 
c'est-a-dire  de  mcme  signe  que  la  difTt'rence  a — b.  Cette  demonstration 
nous  parait  beaucoup  plus  simple  que  celle  donnee  par  Poisson  dans 
le  N.°  (48)  de  son  second  Me'moire. 

Avant  d'aller  plus  loin  je  ferai  reniarquer  que  la  limite  %tns  laquelle 

converge  N"  a   mesure  que  —   diminue  est 


ou  bien 


6a    f  2        0  S 


Skrik  II.    Tom.  VII.  vv 


354  MEMOIRE    SUR    LA    DISTRIBUTION    DE    I.'KLECTniClTE    ETC. 

D'apies  I'equation  (SaC)   le  denominaleur  bD"   converge  vers  la  limite 


3C-t-Log.2-t.Los.(-)j 


tloiic ,  pour  lies  valours  fort  pelites  de    —  il  suffira  de  prendre 
(346) .=■  ^^^"'-'^ 


ou  bien 

(347) J 


C-hLog.2-»-Log.Q)j 


c-^^^iX)  • 


en  posanl    C":=^-»-- Log.  2  =  0,  923789 


Pour  facililer  le  calcul  de  cette  formule  il  convient  de  I'ecrire  avec 

Ton  a 

y/(o,  80774°) 


le  Logaritlimc  tubulaire  :  alors  Ton  a 


o,  8028930 -I- Log.  tab.'"  f  —  j 

(348) {     . 

g(^,  328679) 


o,  8023930-f-Log.tab.''  (  -r   I 


En  applif[uant  notre  formule  a  I'exemple  choisi  par  Poisson,  ou  Ton  a 

A  =  — i;  ,    il    viendra  j  =  A{o,  11875):    c'est-u-dire   que  celte  epaisseur 

est  environ  le  neuvieme  de  I'epaisseur  moyenne  ^  qui  a  lieu  sur  la  plus 
grande  des  deux  spheres. 

Cette  valenr  de  j  nc  s'accorde  pas  avec  celle  que  Poissok  a  doiinee, 
|)Our  le  tneme  objel ,  dans  la  ]iage  io4  dc  son  second  Menioire.  La  dis- 
lonlanre  lient  a  deux  causes:  la  premiere  est  celle  deja  signalee  plus 
haut  relativement  a  son  denominateur  A  :  la  seconde  tient  a  ce  qu'il 
fallait  prendre 


,     /7/^Los.(i)        ^ 


PAR    J.    PLANA  35; 

lui  lluii   ck' 


t_    /J/.Log.( 


(0   , 


6' 

I  2 


O 

•lans  revaluation  de  la  liinile  dc  J'/J" — B' A"  :  efTectivemeiil  iios  for- 
iniiles  (339)  el  (34 1)  demoiitrent,  que  la  liinile  vers  laquelle  convertte  /4" 
est    zero:    el    la    formule    (3^2)    demoiitre    que    la    limite    vers    laquelle 


i-oii verge  B"  est 


h-^h^^^^^-'^^h' 


lo'-squ'on  fail  (;:=i  :  aiiisi  il  y  a  omission,  dans  le  calciil  de   Poisson  , 

d'une  des  deux  parlies,  chacune  egale  a   ^  • 

Le  calcul  arithmelique  des  equations  (345)  deviendra    un    jieu   |il»s 
regulier  en  posant 

C"=2  ml  C-f--Log.2  1  =  0,  8023930  ; 

■(■4)- WT^- 


/^  =  C"'  — Log.  lab 


a     A 


^        3       (a-i-2/)}        \a-i-bj  A'        ' 

I /I       B'      b'\       /a—b\^,.      b'  B'.i 


R='~ 


ce   qui  donne 


A.R 


P4-Log.lab/(^) 
(^49) { 


P-+-Log.tab.'f -^  j 
oil    m  =  module  =  0,  4342 ei    Log.  2m=9, 9388i43  • 


356  MKMOIRE    sua    L.V    DISTRIBUTION    DE    l-'ELECTniCITK    ETC. 

Rieii  nc  deinonlre  inieuv  que  ccs  forinules  la  difiercncc  intime  quil 
V  ii  eiitre  le  cas  ilcs  spheres  inegales  ct  cclui  des  spheres  egales:  dans 
ce  dernier  |\  oyez  hi  fonnulc  (335)1  I'inleusile  varie  rapidemeiit,  etant  pro- 
|)orlioiinclle  an  cube  dc  hi  distance,  tandis  que  pour  Ics  spheres  inegales 
la  varialioii  de  lintensite  elant  Logarilhinique  est  sans  comparaison  plus 
lente.  Ainsi  ces  deux  cas,  quoique  compris  dans  les  iremes  formules  gene- 
rales,  constiluenl  en  realite  deux  varieles  d'un  memc  phenomene  qu'il 
est  essenliel  dc  distinguer  pour  evitcr  toute  confusion,  soil  dans  les 
idees  thcoriques  soit  dans  les  resullals  fournis  par  I'cxperience. 

Pour  faciliter  les  ajiplications  des  deux  formules  (349)  j^  place  ici 
la  table  que  j'ai  calcultie  pour  y  prendre  immcdiatement  Ics  valeurs  des 
trois  nomhrcs  P,  R  et  R'  au  moins  dans  Ics  cas  relalifs  a  des  spheres 

dont  le  rapport   -  des  rayons  est  donne  par  des  fractions  fort  simples. 


h 

It 

1 

F 

R 



I 

3 

I,  i25a3 

0, 33040 

0,37173 

[ 

3 

I, 06526 

0, 42582 

0, 53406 

2 

3 

I, i4384 

0, 1^335 

0, 18938 

I 
4 

I, 01671 

0, 5o374 

0,66343 

3 

4 

1, i4i39 

0,  12336 

0,  i3i38 

I 
5 

0,98091 

0, 55983 

0, 76085 

2 

5 

1,09480 

0, 32743 

0, 39698 

3 
5 

I,  i4o59 

0, 21691 

0, 24234 

PAR  J.  PLANA 

357 

b 

a 

P 

R 

R' 

4 

5 

I,  iS^aG 

0,  09561 

Oj  10043 

1 
6 

0, g556i 

0,58991 

0, 82389 

5 
6 

I, 13289 

0,  07806 

0, 08124 

I 

7 

0,  g3635 

0,61593 

0,87631 

2 

7 

I, 03907 

0, 46934 

0, 6o463 

3 

7 

I, io524 

0, 34454 

0, 4 1 220 

4 

7 

I, 13^63 

0, 23657 

0,  26696 

5 

7 

I, 14371 

0, i5374 

0, 16548 

6 

7 

ij 12947 

0, o5358 

0, 05542 

I 

8 

3 

8 

0,91992 

0, 63087 

0, 90798 

I, 08470 

0, 39440 

0, 48404 

5 

8 

i,i424r 

0, 20019 

0, 32174 

7 
8 

1,  12705 

0, 06389 

0, 06579 

I 
9 

0, 90825 

0, 66808 

0, 97665 

2 

0 

0, 99767 

0, 53128 

0,71247 

1    9 

I,  IIOIO 

0, 33780 

0, 39364 

358 


MEMOIRF.    sun    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.  ELECTKICITE    ETC. 


1   '- 

P 

R 

li' 

5 
9 

1, i3535 

0,  2/i778 

0,  28 1 24 

2 
9 

I, iSgao 

0, 10775 

0,  11 386 

8 
9 

1,  ia57.« 

0, o5o42 

0, o5i88 

I 

10 

0,90234 

0, 65849 

0,97237 

3 

10 

1,04733 

0,  4561 3 

0,58274 

10 

I, 14364 

0,  14237 

0, 15392 

9_ 

10 

I, 12294 

0,04492 

0,04597 

I 
11 

0, 88996 

0, 67765 

1,00917 

2 
1  1 

0, 96752 

0, 57315 

°j  79°94 

3 

1 1 

1,  o3i25 

0,48177 

0, 62557 

1 1 

':.  07996 

0,39918 

0, 49302 

5 
1 1 

I, 1 1345 

0, 32372 

0, 38282 

6 
1 1 

I,  13387 

0, 25502 

0, 29061 

1 
1 1 

''  14299 

0, 19276 

0, 21268 

8 
1 1 

I, 14269 

0, i3652 

0, 14337 

9. 
1 1 

I,  13472 

0,  08723 

0, ogi i5 

<* 

PAIi  J.  I'l.ANA 

359 

h 

a 

P 

R 

R' 

lO 

I  1 

I,  I2l3'7 

0, o4o6i 

0, 04147 

1 
1  ■}. 

0, 88367 

0,68353 

1,02119 

73 

0,87691 

0, 6g2o3 

1,04370 

^ 

0,87185 

0,  69955 

I,  0617G 

I 

0, 86735 

0,69311 

1, 0545 1 

1 

2it 

0, 85 1 38 

0, 73i3o 

1, i338o 

Les  trois  nombres  P,  H  el  //"  qui  ont  ete  calcules  pour  oblenir 
ces  resultats  deviennent  necessaires  pour  avoir  les  valeurs  de  y  et  de  z 
avec  toutc  la  precision  que  comportent  les  formules  (324)  et  (325). 
Car  en  posant 


(35o)  ...    G  — 


P_c"^_Log.  lab/Cn-J)       sm^Ci-hJ) 


A'B' 


il  est  facile   de   voir ,  que   ces  formules  peuvent  etre   raises  sous  cette 
forme  ;   savoir 


J  = 


P+ Log.  lab.- (I) 
P-t-Log.tab.'Y-) 


36o  JufeMOIRE    sun    LA    DISTRIBUTION    DE    l'^LECTRICIT^;    ETC 

et  en  faisant 

_«*       I        a—F       {a—l>\  jj       ^.        I       i*      /a— A 


G'  =  ^^^ 


(«-f-2^)* 


G"  = 


*^'  bQ' 


u(i^b)      3«(rt-+-A)' 


G'  =  ..iL^^ 


G."  = 


g^' bQ' 

b{a-i-b)       3a(a-hb)'  ' 


Ion  verra,  qu'eii  vertu  cles  formules  (33g)  ct  (342)  I'on  peut  ecrire 

G\J{B'-hG'A)—B{J'-hG"A)\   . 
'gtab/(|)j 


J  = 


A  {P-t-Lo£ 


(35.)  .... 


GM(5'-»-G.'A)-i?(^i'^G,"A)! 

z= : ry. 


A|P-HLog.tab."(^-)j 


Ainsi ,  en  calculant  les  Taleurs  de  Q',  QJ;  G,  G',  G"y  G',  G",  & 
1  aide  de  la  table  jilacee  au  fond  de  ce  Memoire  ,  Ton  pourra  evaluer 
les  intensites  ^leclriques  j  et  z  qui  out  lieu  a  une  petite  distance  A  , 
(want  le  contact  des  deux  surfaces  spheriqiics,  quelles  que  soient  Uis 
intensites  primitives  ^  et  ^;  ce  qui  peut  etre  utile  soil  pour  comparer 
les  portions  J'  —  ^4  et  z  —  B  des  electriciles  ainsi  dissimulees,  soit  pour 
comparer  la  theorie  avec  I'observation  des  distances  qui ,  avec ,  ou  sans 
I'interposilion  d'uiie  lame  de  verre  ou  de  toute  autre  substance  isolante 
diiFerente  de  I'air  atmospherique  ,  pre'cedent  immediatement  la  rupture 
lie  1  equilibrc  eleclriqne  ou  I'apparition  de  Tetincelle.  D'ajires  cetle  con- 
sideration ,  qui  me  parait  importante  ,  je  vais  consigner  ici  les  valeurs 
de  G  ,  Q'  et  Q/  que  j'ai  employees  pour  la  construction  de  la  Table 
precedente. 

Mais  auparavant  je  ferai  observer  qu'il  ne  faudrait  pas  avoir  recours 
a  ces  dernieres  formules  pour  le  cas  pai-ticulier  ou  les  deux  spheres 
seraient  egales  et  incgalement  dlectrisees.  Car  les  formules  primitives 
(3a4)  et  (320)  etant  rapprochees  de  I'equation  (33g)  donnent  sponta- 
uement ,  en  y  faisant    a^b; 


FAR  J.  PLANA 


3Gl 


(35.) 


ou  Ton  a 

2111=  0,868589  ; 


C"'-.-Log.lab/(^) 


C"'=C"-»-Log.tab.'3  =  i,  K.3423 
in 


.4.Log.tah/2  =  ">^^98B8. 


Celle  formule,  remarquable  par  sa  simplicite,  rend  plus  sensible  I'aclion 
c|ui  se  developpe  par  influence  ,  et  tleinontre  que ,  ceteris  paribus  ,  la 
rupture  de  l't;quilil)re  entre  dcs  spheres  d'egal  diametre  arrive  ;i  des  dis- 
tances A  de  leurs  surfaces  qui  sont  proportionnelles  aux  rayons  des  spheres. 
Cela  pose  voici  la  Table  propre  a  facililer  le  calcul  des  inlensites 
electriques  exprimees  par  les  equations  (35 1). 


h 

a 

G 

<?' 

q: 

I 
2 

0,  59297 

4, 49020 

0,5 

2129 

I 

3 

0, 37128 

9, 09866 

0,  77093 

2 
3 

0,81 855 

1,95507 

0, 37016 

1 
4 

0, 26614 

16, 26043 

«, 87968 

3 
4 

0,93002 

I, 42032 

0,  0 

63o7 

I 
5 

0, 21096 

25,86881 

0, 93993 

2 
5 

0,45872 

6,  24355 

0, 75629 

3 
5 

0,  72850 

2,42934 

0,3 

5029, 

Serie  II.    Tom.  VII. 


XX 


363  MEMOIRE    sun    LA    DISTRIBUTION    DE    L  Er.ECTKlCITE    ETC. 


h 

a 

G 

Q' 

q: 

4 

5 

0^99574 

1, 17173 

0, 04l02 

I 
6 

0, 16770 

36, 49775 

0,97806 

5 
6 

I, 04020 

0, 99254 

— 0,  1 1276 

I 
7 

0,  i4n4 

49,54110 

I, oo43o 

2 

7 

0, 3io5i 

12,43073 

0,83436 

3 

7 

0, 49680 

5,39814 

o,6336i 

4 

7 

0, 68980 

2,85229 

0,  40080 

5 

7 

0,883x5 

1,62808 

0, 13489 

6 

7 

I, o7i3o 

0, 93556 

— 0,  i65i6 

I 

8 

0, 1 2 176 

64,6i638 

1,00599 

3 

8 

0,  42567 

7, 14195 

0,71259 

5 
8 

0, 76233 

2,  3ooi8 

0, 3o5oi 

7 
8 

1,09400 

0, 89249 

—0,  16474 

I 
9 

0,  10697 

81,64664 

I, o38o3 

2 

9 

0, 23245 

20, 57388 

Oj9 

i36i 

4 
9 

o,5i8i4 

4, 99523 

0,6 

0936 

PAR  J.  PLANA 

363 

b 

a 

G 

<^!' 

c>; 

9 

0, 66829 

3, 04557 

0, 42829 

7 
9 

0,96684 

1,27675 

0, 00576 

8 
9 

1,  I  i()5i 

0,  82173 

—0,  236i8 

I 

1  () 

0, 09821 

1 00, 69038 

1,04951 

3 

10 

0, 32856 

11,26986 

0, 81570 

10 

0, 8633 1 

'.71973 

0, 16296 

lO 

I, 12620 

0,78494 

— 0, 26192 

1 

1 1 

0,  08602 

121, 72080 

1,05875 

1 

1 1 

0, 18499 

30,67716 

0, 96093 

3 
1 1 

0,  29557 

I 3, 65677 

0, 85ioi 

I  I 

0, 4 '066 

7,61 1 10 

0,72877 

_5^ 
1 1 

0, 53 164 

4, 75980 

0,59371 

G 
1 1 

0, 65458 

3,  1 7<599 

0,  44557 

2. 
1 1 

0,77769 

2,1997' 

0, 28408 

8 
1 1 

0, 89978 

1,54929 

— 0, 08935 

I, o2o36 

I , 09 1 63 

— '^«7993 

364 

MEMOIKK    SUR    L\    DISTRIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

h 
ti 

G 

Q' 

q: 

10 
I  1 

I,  (3790 

0,  75547 

—0,38285 

I 
12 

o, 07833 

i44,75o<8 

I, 06637 

73 

0,07189 

169,  78392 

1,07317 

1 

0, 06643 

196,79822 

I, 07816 

I 

i5 

0, 06173 

225,81812 

1, 08285 

1 

■JO 

0, 04559 

4oo, 89007 

1,09895 

Les  valeurs  de  P  et  de  G  etant,  en  outre,  utiles  pour  la  reduction 
eu  nombres  des  forinules  que  nous  allons  exposer  dans  le  §  suivant : 
nous  pensons  que ,  par  le  rapprochement  des  differentes  expressions  al- 
gebriques  des  lois  qui  regissent  ces  phenomenes,  Ton  sentira  mieux 
I'avantage  qu'il  y  a  d'avoir  deja  prepares  le  petit  nombre  des  elemens 
numeriques  qui  sent  indispensables  pour  leur  evaluation. 

§   XXVII. 

Expression  des  epaisseurs  Hedriques  y  et  z 

(jui  onl  lieu  sur  les  deux  points  des  surfaces  spheriqiies  les  plus  eloiynes, 

places  sur  la  ligne  des  centres. 


Pour  trouver  ces  expressions,  il  faut  reprendre  les  liquations  (3i4). 
et  (3 1 5),  et  les  developpcr  en  prenant  le  signe  irifc'rietir  dans  les  tonnes 
ainbigus.  ISous  allons  exe'culer  ce  calcul ,  en  negligeant  les  tenncs  mul- 
tiplies  par    0' ,   el  cu    conservant    ceux   divises   par  la   quantile  variable 


aC-H 


PAR    J.    FI.ANA  365 

Log. I  ^il.  Celte  approximation  sera,  tn  general,  suflisante  pour 


les  pctites  distances  A  qui  separent  les  cleuv  spheres. 
Ici  nous  avons 

K"={c—a—b){c-a-^-b)  =  ^^^^  ; 
'  rt-+-o  ■iu-\-b 


et  les  formules  (3t2)  et  (3i3)  peuvent  etre  reduites  a  celles-ci ; 
i2(*,a,c)  =  X"H-^+^o-jn"(^,«,.)+^n3"(3,«,.)}; 

^Xb,a,c)=         ---^^^^\u:\b,a,c)-^^^^,nrib,a,c)\  . 

Cela  pose ,  par  I'application  de  la  formule  (agS) ,  Ton  trouvera  sans 
difficulte ,  que ,  en  negligeant  dans  le  second  membre  les  termes  mul- 
tiplies par  5',  Ton  a 

tf  .11,  (b,a,c)—    ^g^.^3  _________  I  __ _ 

O 

I 

dt.t"-"-^'-     'Log.^ 
. 

o 

En  substituant  ces  valcurs   et  reduisant ,  Ton    verra   que   les   termes 
lion  atlcctes  du  signe  integral  se  deti'uiscnt ,  et  que  Ton  a 

a'(i,  fl,c)  =  — aF'  ;  (l{b,a,c)=iaY"  ; 

en  faisant ,  pour  plus  de  simplicile  , 


36G  MEMOIRE    SVR    LA    DISTRIBUTION    DE    l'eLECTRICITE    ETC. 

)(r^*-i)Los.(i) 


.,_  b'  idt.t     '(« 

-^u(u^dy  I — 

O 

I 

4«{«-hA)'- / 1— ^ . 

o 

Mais,  en  tliflerentiant  pai-  rapport  au  parametre  k  Ics  deux  membies 
lie  I'equation  connue  de  Euler  ; 

1 

CdtU'-'—t-') 


Ion  obtient 

^  dt(t'- 


f- 


(^*-+f-')Log.(^) 


—  t 


sin'.  nA- 


done  en   faisanl   k=—, t- ,   nous  aurons 

2{a-hb)' 


4«(«  +  irsin'j^-^^j 


'■{a-irb)^ 

Maiutenant ,   d'apres    les    equations    (3o6)    et    (326)    1  on    trouvera  , 
qu' en  faisant ,  conformement  aux  denominations  du  §  precedent : 

,n^(«  +  /.)^' 
P'  =  C"— Log.lab.'Yi-H^J  ;  p: 


i"  +  Lo8.tah/(|) 


P—P'  A'B'G 


b\  ' 


P'  +  Log.tab/(0       /"-HLos.tab.«(|) 


PAn    J.     PI.AKA 

Ion  a  ; 

r'{a,b,t)  b 


367 

1,  b,  c) _  b"  /  \-^p\   . 

D"        ~a\4'-\-b^B'\i-\-,i  )  ' 

/  B'  b'\ 

'{b,a,c)_  a'  (  "*'P-J'-a'  j   . 

D"        —a'A'-hb'B'\       i-i-,7       / 


II  suit  de  li  que  nous  avons 


a 


^,,     ,     ,  /.  \        m.r(a-hb)J'  —  J'B'G 

7P        ~aA'-hb'B'^"^ 


P-t-Log.  tab 


-G) 


^,,.  ,  ,  .        m.-{a^b)B'  —  ^'B'Gi 


D"       ~a'A'-^b^B' 


P^-Log.tab.'Q^ 


D'apres  les  equations  (3o4)   et   (3o3) ,   si  Ton   neglige  les   termes  mul- 
tiplies par    5  *,    Ton  a 

r(a,  b,c)_A  T(b,  a,c)_B' 

D"        ~ D"  '  D"        ~  D"  ' 

Jonc  ,  en  substituant  pour  D"  sa  valeur   donnee    par   I'equation  (326), 
il  viendra 

2.T{a,b,c) A'.G       

D" 


P-HLog.tab.=  (-|) 
2.Y(b,a,c)  B'.G 


D" 


P-^Los,Anh.'(jj 


Maintenant,  si  Ton  sul)sliluc  les  valeurs  que  nous  veuons  de  former 
dans  les  equations  (3i4)  et  {3i5),  Ion  trouvera; 


368  MEMOIRF.    Sl'R    LA    DISTRIBUTION    DE    I.'elECTRICITE    ETC. 


(354) 


(u'^'-i-O-n')    ]        /^+ Log. lab/ ^-^j 

G\{JJ'^nB')V'-i-(JB'—BJ')V"\ 
2JP+Log.tab.'(|)j 


(a^yd'-hb^B')    j        P-<-Log.tab."(^-J| 

2JP+Log.tab.'(|)j 

oil  Z'  et  Z"  desigiient  ce  que  deviennent,  respectivement,  les  fonctions 
y  et  Y"  apres  la  permutation  des  deux  leltres  a  et  b  :  de  sorte  que 
il  faudra  faire  dans  ces  formules; 


-/^uia-^-byj  - 

o 

1 

«'         I  dt.t~~'. 
{a^by-j 


dt.t    >(»+*)  U   «+*— il  Log.T-) 


1— ^ 


(355)  {  4*("-^-;     f  ^^::;j 


+4)  I  <  »+4  _  ,  I  Log.  (  -  ) 


Y"-. 


o 


•4«(«-Hi)-.SuAJ^j' 


Z"  = 


4,(.^,).sin".j^^J 


Or  il  est  manifeste  que  ces  valeurs  de  Y'  et  Z'  sont  les  raemes  que 

Y         Z 

celies  de  -^  ,  et  y   donnees  par  les  equations  (66)  et  (67) ;    en   conse- 
quence ,  Ton  pourra  applif|uer  ici  les  formules  trouvees  dans  les  §§  IX 


PAR    J.    PLANA  liGg 

el  XI  pour  e'valucr  ces  inlegrales  defiuics.  Aiiisi  Ic  cas  dii  contact ,  it 
cclui  lies  spheres  separecs  |iar  xm  jiclil  iiitervalle  depeiul  ties  ineines 
inlegrales  :  ce  qui  est  uii  tie  c-es  rapproclieinens  Ires-  eloigues  cles  iiiecs 
priraordialcs,  et  sculeraent  saisissablc  par  I'analysc  mallieuialique.  Lorsque 

A^o,    le    denotninaleur    P-l-Log.  I  —  j  devient  infini ;  ce    qui  rend 

ces  valeurs  de  y  el  z  idenliques  avec  celles  ie  V  ct  Z  foumies  par  les 
equations  (66)  et  (67) ,  apres  en  avoir  elimine  fi  :i  I'aide  de  lequa- 
tion  (68)  ,  qui  donnc  la  valeur  de  celtc  constanle  en  fonclion  de  la 
quanlile  totale  de  I'eleclricile  repandue  sur  la  surface  dcs  deux  spheres. 
II  sail  de  la,  que  le  principal  lermc  dc  la  valeur  de  ^  et  de  z  que 
nous  venons  de  trouver  demeure  constant,  si  la  soinine  d^A-\-b^B 
demeure  constante  ;  cc  qui  est  un  re'sultat  fort  rcmarquabic ,  (pii  a  ete 
aussi  reconnu  par  Porsson  (*).  Toutefois  il  elait  necessaire  de  pousser 
plus  loin  son  analyse  pour  apprecier  jusqu'a  quel  point  Ton  pouvait 
dire  avec  lui:  «  De  quelqtie  maniere  que  deux  spheres  soient  electrisees 
»  lorsqu'elles  sont  separees  par  un  intcrvallc  inflniment  petit,  et  quoique 
»  elles  nc  se  soient  pas  encore  touchees,  I'intcnsite  de  Telectricile  aux 
))  points  les  plus  eloignes  sur  les  deux  surfaces,  est  la  inenie  que  si 
»   elles  etaient  effectivement  en  contact  ». 

Dans  le  cas  ou  les  deux  spheres  sont    egales   I'on    a    a  =  i;    re   qui 
donne 

a//'  =  i.5'  =  Log.hj-p/2  ;  GA'  =  GB'=2ma  ; 

aF"  =  AZ"=|   ; 
P=C"— Log.tab.'2-t-3may^'=C"'=i,  io3423  ; 

u  V'  =  bZ'=  4,  PK^"'-^"0^°gG)  _;:-        .     r^-^''^°g(0 

o  o 

En  developpant  ( i  — 1)~'  Ton  trouve 


(*)  Voycz  page  110  de  sod  second  Memoire. 

Serie  II.    Tom.  VIL  it 


370  MEMoinc  sun  la  distribution  de  i-  electricitk  etc. 

d'oti   Ion   lire 

«  J'=2  — '-^-j-af  4-1-  4-+-  -V,-l-etc.  )  =  o,9i588  =  <';'  . 

Done,  eu  substituant  ces  valeuis ,  et  faisant 

"'^"  -=o,  66067  =  /3  ;  l^'  =  o,53579=/3'. 


aLog.  tab.'a        >  /      1    '  3 

nous  auroiis 


C'-f-Log. 


>8.-l>.-(|)' 
(336) { 

C"'-»-Los.tab.'(j)' 

ou  la  distinction  entre  les  deux  spheres  consiste  en  cela,  que,  j  aj)- 
partient  a  la  sphere  dont  A  designe  I'intensite  pritaitive  ,  et  z  a  celle 
dont  B  designe  I'intensite  primitive.  Lorsque  les  deux  spheres  sont  d'abord 
electrisees  de  maniere  que  Ton  a  A-^B^o  ,  ces  formules  donnenl 

_  _  2^'A lUTt'.^ 

■~~      ^       C'"-.-Los.tab.(ji)       4C'"-4-4Log.tab.^(^)  ' 

et  comnic 

r:"'=2mC-+-2Log.tab.'-2  , 

Ion  pourra  ecrire  ,  en  Logarithmes  hypcrboUques 

Aie 


y= 


8C-t-8Log.2-»-4Log.(^) 


PAR    J.    PLANA  3'yl 

ce  (jui  s'accorde  avec  la   forinule   U-ouvee    pour   ce  cas   particulicr  par 

POISSON    (*). 

Rcmarquons  niainlcnanl,  que,  apres  le  contact  des  deu\  spheres, 
Ton  a  iieccssaireinent  I'equatioii  j4 B' — BA'  =  o;  et  que  par  consrqtieiit 
les  formules  (353)  et  (354)  se  reduiscnt  a  celles-ci ; 


AT      AGY'  {A'  —  B'f 


y^—T^ 


//'  lA 


(357) 


/'-H  Log.  lab.'  r  -^  J 


Z' 


ce  qui  nous  appreiid,  que  Ic  ruppnrl  de  ocs  deux  inlciisiles  dcmcnre 
ie  meine  que  cclui  qui  s"elal)lit  au  moiiicnt  de  leur  co/ztoti,  quelle  (juc 
soil  la  distance   A  pourvu  qu'elle  soil  fort  pelile. 

L'inspcction  de  ces  formnlcs  demontre  que  la  variation  de  ces  epais- 
seurs,  relativement  a  la  petite  distance  A  qui  separc  les  deux  spheres,  est 

inversemcnt  proportionnelle  a  la  quanlite  /"-t-Log.tab.'l  —  I ,  el  quolle 

n'est  pas  proportionnelle  h  la  distance  A  ,  ainsi  que  Poisson  la  adirme 
en  flnissant  son  second  Memoire.  C'est  une  errcur  qu'il  iinporte  de 
redresser,  pour  demeurer  stncteraent  dans  les  verilables  consequences 
de  la  iheorie,  et  bien  elablir  les  lois  qui  peuvenl  elre  comparees  avec 
I'experience.  II  est  vrai  que  le  troisieme  terme  qui  suivrait  les  deux 
premiers  ,  dont  nous  donnons  ici  I'expi'ession,  serait  proportionnel  a  5*, 
ou  bien  a  la  distance  A  :  mais  ce  Iroisieinc  terme  elant  trcs-petil  en 
comparaison  du  second  ne  saurait  conslituer  la  partie  principale  de  celte 
variation.  U  est  done  permis  de  penser  que  celte  consequence  en-onee 
de  PoissoN  tient  a  ce  qii'il  regardait  en  general  comine  mil  le  second 
terme  des  valeurs  precedcntcs  de  _^  el  s ,  ainsi  que  cela  arrive  pour  le 
cas  particidicr  ou  les  deux  sjihcres  sont  e'gales  a  cause  de  I'egalite  qu'il 
y  a  alors  entre  les  quanlites  A ,  B;  A'  et  B' . 

Toules  les  formules  precedcntcs  dependent  essenlicllcinent  des  quatrc 
iiitcgrales  definies  A' ,  B',  Y'  et  Z' ,  dont  je  vais  donner  une  Table 
qui  stra  souvcnt  fort  utile.  Les  deux  dernieres   sont ,   par  leur  nature , 

(■)  VovoT  page  1 1 1   dc  son  second  Mcnioiie- 


Sat!  MKMOinE  sun  la  distribution  dk  i.'ki.ectkicitk  i:tc. 

telles  qu'ii  est  impossible  de  les  expriuicr  sous  forme  finic  ;i  I'aide  des 
deux  premieres.  Le  rapprochement  des  equalions  (45),  (46),  (53)  ct  (54) 
sudit  pour  demoiUrer  que  Ton  chercherail  euvaiii  une  cqualioii  propre 
a  I'abaissomeiil  des  iranscendaiUes  J  '  el  Z'.  Mais  uii  examen  attentif 
Tail  sur  les  valeurs  inimeriqucs  des  trois  inte^rales  A',  B'  et  Z'  laissc 
entrevoir  qii'il  existe  entr'elles  unc  equation  asscz  simjilc.  Eflcctivement, 
j'ai   irouve  que  ,  en  prcnant 


/;=  1,04765  , 


f/=  I,  23i5o  , 


Ion  avail ,  j)ar  une  approximation  souvent  sufllsanle  ,  I'equalion 


{;) aZ'=/j.aB'  + 


(a-+-3/>y 


-,.aA'  ; 


e'esl  de  (juoi  Ion  peul  avoir  unc  preuve  arithmelique  enjelant  les  yeux 
sur  celte  petite  Table  com[)aralive.  ' 


/> 

II 

aZ' 

aZ' 

par  ta   rormule 

(0 

b 

a 

aZ' 

aZ' 

par  la  formulc 
(0 

I 

0,9159 

'579'59 

"r 
i 

1 

3,0258 

3,0258 

2 

i,5G26 

1,5594 

I 

9 
I 
1 0 

I 

3,1264 

3, i3i  I 

I 

3 

2, 0084 
2,3289 

2,  0081 
2, 33i8 

3,  2 1 1 4 
3,2840 

3, 2i55 
3, 2874 

1   > 
5 

I 

6 

2,  BGcjri 
2, 7559 

2,5704 
2,76.5 

^ 
« 

I 
12 

3,3468 

3,3594 

1! 

73 

3, 4o2o 

3, 4o3i 

I 
7 

2,  9o(ii 

2,9098 

0 

4, 2073 

4, 1864 

PAn    J.    PLANA 


373 


TABL.E   DES    HVT^CRAI^ES 


I  I 

o  u 

I 


4/j 

a-hl'V  '  1 

\ 

/   "  Vi 

J 

'         ^  J 

1  — 

-t 

0 

a 

a//' 

aB' 

aY' 

aZ' 

B' 
A' 

I 

0, 6g3 I 5 

0, 693 1 5 

0,9 1 588 

o,9i588 

I, 00000 

I 
2 

0, 85 161 

0,  98802 

0,97474 

I, 56260 

I, 16017 

3 

0,91257 

1,14455 

0, 99035 

2, 00839 

I, 3542t 

a 
3 

0, 79367 

0, 86706 

0,  95874 

1,24467 

1,09247 

1 
4 

0, 94236 

1,24094 

0,99511 

2, 32895 

1,31702 

3 
4 

0, 76656 

0, 81642 

o,95o34 

J, 15993 

I ,  o65o6 

I 
5 

0,95903 

I, 3o339 

o>997'8 

2, 56g49 

I, 35906 

2 
5 

0, 88809 

1,07673 

0,98547 

1,73751 

I, 21241 

374 


MEMOIRE    SUR    LA    DISTRIBUTION    DE    L  Er.ECTRICITE    ETC. 


b 

a 

a  A' 

aB' 

aY' 

aZ' 

A' 

3 
5 

o,  81G29 

o,9"97 

0, 96628 

1,39407 

1, 11721 

4 
5 

0,  75i  iG 

0, 78900 

0, 94239 

I, 04332 

I, o5o37 

I 

0, 9G954 

I, 35410 

0,99823 

2,75595 

1,39664 

(1 

0,  74o54 

0,  77068 

0,94253 

t,  o85o5 

I, 040G9 

n 
1 

o,97G4i 

1, 38921 

0, 99882 

2,  90G15 

1,42277 

1 

1 

0,92978 

r, 19781 

0, 99326 

2, 18098 

1,28826 

3 

7 

0, 87759 

'.o499'- 

0,98312 

I,  72900 

1, 19635 

4 

7 

0,82624 

0, 93260 

0,97183 

r,  4G409 

1, 12846 

5 

7 

0,77801 

0,83743 

0,  953o5 

r,  20444 

1,07638 

G 
/ 

0, 7333G 

0, 7585 1 

0, g352o 

',o4'99 

1,03429 

I 
8 

0,98111 

I, 4'2oG 

0^99920 

3,02585 

1,43924 

3 

8 

0, 89728 

I, I0I23 

0,98740 

1,87667 

1,22729 

5 
8 

0,80772 

0, 89464 

0, 96350 

I, 3335t 

• 
I, 107G1 

i 

8 

0, 7283G 

0, 75007 

0, 93269 

1,02441 

1,02980 

I 
9 

0,98465 

•,43944 

0, 9994a 

3, 12646 

.,46.87 

3 

9 

0,9518  { 

I,  27645 

0,99633 

2, 47'o5 

1,34104  1 

PAH  J.  PLANA 

3;5 

b 

a 

a  A' 

aW 

'ly 

aZ' 

Ji' 

A' 

4 

9 

0,87178 

1,03476 

0,98175 

1,69302 

I, 18695 

5 
9 

0,83 180 

0,9441 5 

0,97104 

1,45242 

1,  1 3507 

7 
9 

0,75780 

0, 80075 

0,94521 

1,12699 

1, o5668 

8 
9 

0,72431 

0, 74537 

0,93087 

1,01117 

I, 02908 

I 

lo 

0,98724 

1,45782 

0, 99955 

3, 21 145 

.,476^6 

3 

10 

0,92466 

1, i8i33 

«, 99244 

2, 12645 

',27757 

_7_ 

10 

0, 78267 

0,84610 

0,95477 

I, 2340 f 

1 ,  08107 

9. 

10 

0,  72108 

0. 7^799 

0, 92939 

I, 00074 

1,02344 

1 1 

0, 98922 

1,47317 

0, 999^5 

3, 28405 

1,48922 

2 
1  I 

0,96491 

I, 33i57 

0, 99806 

2,66826 

' J  37999 

3 

1 1 

0,93441 

I, 2i333 

0,99420 

2, 23280 

1,29849 

1 
1 1 

0, 90156 

I,  1 1352 

0, 98033 

1,96564 

1, 335 10 

5 
1 1 

0, 86809 

0, 02660 

0, 98086 

1,81280 

1, 18259 

(1 
1 1 

0,83536 

0,95194 

0,97309 

I, 471 38 

1, 13955 

2. 
1 1 

o,8o385 

0,88695 

0, 96321 

1,31676 

1, 10337 

8 

0,77381 

0, 82966 

0, 95147 

1,08888 

1,0-319 

3-G 


MEMOIHF.    Sl'R    I.A    niSTRinUTION    DE    L  ELECTRICITE    ETC. 


a 

I) 
1  I 

a.r 

air 

aV 

aZ' 

ir 

A' 

0,745 1 2 

0, 778G0 

0,94007 

1,08214 

1,04493 

I  o 
1  [ 

0,7.847 

0, 73369 

0,92882 

1,00724 

I, 02118 

I 

I  -2 

0, 99075 

1,49575 

0,99972 

3,34681 

1,50972 

5 

I  3 

0,88196 

I, o5659 

0,98412 

',7^994 

I, i8i56 

12 

0, 82707 

0, 92386 

0, 96809 

1,39096 

1,  12282 

I  I 
I  2 

0, 7i63o 

0, 730 1 5 

0,92213 

0,98566 

1,01932 

75 

0,99203 

'» 49777 

0,99977 

3,40199 

i,5o8i8 

2 

73 

0,97331 

I, 37282 

0, 99830 

2,83447 

1,41009 

3 
i3 

0,  9489G 

I, 26534 

0, 99088 

2,5i6i9 

I,  33341 

4 
i3 

0,92184 

1,17216 

0,99 '97 

2,09811 

1,27154 

5 
i3 

0,  89374 

1,09419 

0, 98666 

i,95i37 

1,22428 

G 
i3 

0, 8G554 

I, 02043 

0, 98023 

1,64834 

I,  17895 

i3 

0,  83790 

0,90759 

0,97284 

1,37538 

1, 14285 

8 
73 

0, 8i25i 

0, 90521 

0,96453 

1,34802 

1,  11411 

9 
i3 

0,79073 

0,33928 

0,95571 

1,18817 

i,o6i4o 

10 

i3 

0,76047 

0,80557 

0,94628 

I, i366i 

1,05917 

PAP.  J.  PLANA 

377 

b 

u 

a  A' 

rt/?' 

aY< 

aZ' 

J' 

1 1 

73 

o, 73G90 

0,  76/,4(i 

0,  93646 

I, 00297 

1,03740 

13 

73 

0,7.447 

«>7-'7'7 

0,92423 

0, g5i58 

1,01777 

1 

71 

0,99302 

I, 50720 

0, 99982 

3, 45o23 

',5,778 

3 
i4 

0,95447 

1,28686 

0, 99665 

2, 4964  I 

I, 3485 1 

5 

•  4 

0, 9o385 

.,.1847 

0,995 '7 

i,93ii4 

.,23744 

9 
•  4 

0, 8oi5G 

0,88282 

0,96147 

i,3o448 

I,  10137 

1 1 

T4 

0,75292 

0,79248 

0,94435 

I,  1 1790 

I, o5253 

i3 

i4 

0,71391 

0,  72464 

0,93095 

1,09750 

1,01644 

I 

75 

0, 99385 

i,5i579 

0,99985 

3, 493o5 

1,52363 

3 

75 

0,97900 

1,40379 

0,99902 

2, 96834 

1,43389 

4 

i5 

0,  93593 

1,  3I2o3 

0,99320 

2, 25778 

1,29498 

7 
i5 

0,  86367 

I, oi6oi 

0,  97973 

r, 65642 

I, 17639 

8 
i5 

< 

0,  83968 

SERIE  II.  To.1 

0,96143 

I.  YII. 

0,97140 

1,49472 

', '4499 

378 

MEMOIRE    Sim    I.A    DISTHIBUTION    DE    l'ELECTRICITE    ETC. 

h 

(I 

a, J' 

ali' 

a  I' 

aZ' 

A' 

1 1 
i5 

i3 

•  4 
i5 

I 
30 

0,77186 

0, 73081 

0,71169 

0, 99640 

0,  82606 
0,7.5417 
0, 72331 
I, 54610 

0,  95060 
0,  93379 
0,  9-.!47  1 

0, 99991 

I,  2853.2 
I, 03199 
1,02714 
3,66106 

I, 07022 
1,03196 
f,oi4g3 

i,55o38 

Cettc  Table  a  ete  calculee  d'apres  les  fonnules  (80),  (77),  (86) 
ct  (92).  II  est  facile  de  calculei-  par  son  moyeu  les  fonnules  (69),  (70), 
doQi)  et  (67).  Mais,  pour  en  rendre  rapplicalion  plus  facile  j'ajouterai 
que  ,  en  posant  requation  E'-^-E"^E ,  el  regardant  E',  E",  comme 
les  quanlites  delectricitc ,  suivaiit  lesquelles  se  partage  entre  deux  spheres 
ronduclriccs  et  isolecs,  iniscs  en  contact,  unc  quantite  donnee  E  d'elec- 
tiicite  qui  leurs  a  ele  communiquce  avant  de  les  inettre  en  contact ; 
Ion  a  : 


Pour  la  sphere  du  rayon  a; £'  = 


Pour  la  sphere  du  rayon  b  ; 


£"  = 


b'  B' 


7  ' 


Les  inlensiles  electriqucs   V  el  Z  qui  se  trouvent  sur  les  points  op- 
poses au  point  de  contact  sont  telles  que  Ton  a  ; 

Maximum  de  I'iutensite  sur  la  sphere  du  rayon  a  ; 

E'      a  V 


r= 


^na^'aJ'  ' 


PAH    J.    PLANA 

Maximum  dc  I'inlensitc  sur  la  sphere  du  rayon  b  ; 

/;"      a  7/ 


379 


Z  = 


\r.b''  aB' 


Voici    la   Tabic    qui    donne ,    pour    les   mcmcs   valeurs    de    — ,  celles  de 


E'     E" 

K  '  E 

1, 

E' 

E" 

b 

E' 

E" 

a 

E 

E 

a 

E 

E 

I 

0, 5oooo 

0, 5oooo 

1 
G 

0, 96266 

0, 03734 

I 
2 

0,77517 

0,3 

2482 

5 
6 

o,58o48 

0, 4'952 

I 
3 

0, 87768 

0, 

223l 

I 

7 

0.97179 

0, 02831 

3 
3 

0,  67315 

0, 32685 

■ 

2 

7 

0, 90485 

0, 09510 

I 

4 

0,92395 

0, 07605 

3 

7 

0,81985 

0, 18044 

3 

4 

0,62535 

0, 37465 

4 

0,73074 

0, 26925 

I 

5 

0,94843 

0, o5i 57 

5 

7 

0, 6455i 

0, 35449 

3 

5 

0,83753 

0, 16246 

6 

7 

0, 56821 

0,43179 

3 

5 

0,71317 

0, 28683 

1 
1 

8 

0,97801 

0, 02198 

\ 

0,  59803 

1 

0, 

40197 

3 

8 

0,85383 

0,14717 

38o 


ME.MOIRE    SUR    LA    DISTRIBUTION    DF,    I-  Kl.ECTRICITE    ETC. 


b 

/•' 

E" 

l> 

E' 

E" 

a 

E 

E 

a 

E 

E 

5 

8 

o, 6g8oo 

0, 30200 

2 
1 1 

0, 95638 

0, 04362 

7 
8 

0,55919 

0,  44*^80 

3 
1 1 

0,91193 

0, 08807 

I 

9 

0,98228 

0,01772 

1 1 

0, 85962 

0,  14037 

3 

9 

0,  93789 

0, 06210 

5 
1 1 

0, 8o364 

0, 19636 

4 

9 

0, 8iooy 

0,  18993 

6 
1 1 

0,74727 

0, 25273 

5 
9 

0,  74o5G 

0, 25944 

2. 
1 1 

0,69117 

0, 30882 

7 
9 

0, 60995 

0,  39004 

8 
1 1 

0,63845 

o,36i54 

8 
9 

0, 52989 

0,47011 

1 1 

0,5884 1 

0, 41157 

1 

10 

0, 98545 

0,01454 

1 0 

1 1 

0, 54233 

0, 45769 

3 
lo 

0, 89687 

0,  io3o3 

r 
12 

0, 98963 

0, 01037 

10 

0,  6537 1 

0, 34628 

_5^ 

12 

0,  82974 

0,  17026 

9_ 

lO 

0, 54675 

0, 45325 

12 

0, 72355 

0, 27644 

I 
1 1 

0, 9S785 

0, 0l2l5 

1 1 
12 

0, 53864 

o,46i35 

PAR    J.     PLANA 


3Sl 


b 

E' 

E" 

b 

£' 

E" 

a 

E 

E 

a 

T 

E 

73 

0,99116 

0, 00884 

3 

•  4 

0,94 '47 

0, 05829 

a 
73 

0,96770 

0, 03229 

5 
14 

0, 86371 

0, 1 3633 

3 
i3 

0, 93370 

0, 06633 

9 

•4 

0,68739 

0, 31287 

4 
1 3" 

0,  89255 

0,  10744 

1 1 

0,  606 r 4 

0, 39386 

5 
i3 

i3 

0, 532g3 

0,46707 

0, 84662 

0, 15337 

'f 

6 
i3 

«j  799-»7 

0,  10072 

I 
i5 

0,99327 

0, 00673 

1 5 

o,975i4  . 

0, oa486 

7 
i3 

0,751.4 

0, 24889 

4 

i5 

0,91 568 

0, 08432 

8 
i3 

0, 70328 

0,29672 

• 

7 
i5 

0, 85524 

0, 14476 

9 
i3 

0, 66282 

0,33718 

8 
i5 

0, 75436 

0, 24563 

lO 

1 3 

0,61473 

0, 38027 

r  I 
75 

0,63470 

0, 36529 

1 1 
73 

0,5^302 

0,  42620 

i3 
i5 

0, 56338 

0, 43668 

12 

73 

0, 53556 

0, 4G444 

lA 

i5 

0, 53075 

0, 46924 

74 

0,99233 

0, 00768 

I 
20 

0,99613 

0, oo385 

383  MEMOinF.  si'n  la  distb:dution  de  L'ELECTniriTK  etc.. 


ADDITIOIV   AIJX   §§   III   ET  IV. 


I>cs  forces  2'  ct  7''  donl  nous  avons  donne  I'expression  vers  la  fin 
(111  §  TTI  jieuvcnl  Olre  ccrili-s  ainsi ;  savoir 

T  =  -J  - (^7„-t- ~J,  -H p\ -H ^73  +  elc  J -H  2 Trj  . 

De  celte  manitM'C  Ton  voit ,  que  cliacunc  de  ccs  deux  forces  pent  etre 
consideree  comme  composee  de  deux  forces  ;  desquelles,  unc  est  due  ii 
rattraclion  ,  ou  a  la  repulsion  ,  du  petit  segment  ayant  jr  pour  fleche , 
conformement  a  la  demonstration  exposee  dans  le  §  IV.  Mais  siir  cela, 
il  imporle  de  fairc  une  distinction  enlre  cc  qui  se  passe  dans  Ic  cas  de 
1  equilibre  elcctrique  d'une  seulc  couche ,  et  ce  qui  se  passe  dans  le 
cas  de  I'equilibre  electrique  entre  plusieurs  couches.  Lorsque  plusieurs 
corps  electrises  sont  en  presence,  et  que  lenr  equilibre  est  etabli  d'une 
maniere  permanente  ,  il  faut  ajouter  aux  forces  precedentcs  la  resul- 
laiitc  due  a  Taction  des  autrcs  couches  qui  couvrent  les  autres  corps. 
Soit  R  la  composantc  ,  suivant  la  norm  ale  /  dc  cette  resultanle  :  elle 
sera  sensiblement  la  nieme  pour  les  points  places  i\  la  surface  de  la 
rouche  exlerieure  ,  et  pour  les  points  places  enlre  les  deux  surfaces  ter- 
minatrices  de  la  meme  couche.  Done  les  valeurs  completes  des  forces 
2'  ct   T'  seront 

2  =/J-l-2  7r(j„-*-^J,-H^j,-+-elc.J— anj-  , 

7''=/{-|-2  7:(j„-(-2/.-4-gJ.-t-etc.J-H2Kj-  . 

Mais,  par  hvjiolliese  ,  Ic  fluide  electrique  est  en  e'quilibre  sur  tout 
point  appartcnant  a  la  couche  que  Ion  considere,  et  place  entre  les 
deux    surfaces    qui    la   terminent .    done    un    lei   etat  exige  que    la  force 


PAR    J.    I'l.ANV  383 

designee  par  T  soil  iinlle:  et  alors  reliminalioii  t!c  R  ciitre  cos  deux 
equations  donne  7*  =  4 'J/-  C'est-a-dire  (juc  la  force  normale  a  la  sur- 
face exlerieure ,  la(|uulle  est  balancce  par  la  prcssioii  de  lair  ou,  peut 
etre ,  par  raction  uieme  de  la  inatiere  du  cor|)S  coiiducteur,  sera  lou- 
jours  exprinice  jiar  l^-j,  el  par  consecpent  proportionnclle  a  I'cpaisscur 
de  la  couclie.  Et  cetle  imporlanle  consequence  aura  lieu  ,  soil  que  la 
couclie  eleclrique  soil  unicpie  ct  en  equilibre  jiar  eile-memt,  ainsi  que 
cela  arrive  dans  le  cas  considere  au  §  II  ;  soil  que  I'equilibre  de  la 
couclie  ait  lieu  sous  Taction  simullanee  des  forces  einanees  des  points 
qui  la  composent ,  et  des  forces  cmanees  des  aulres  couches  qui  sont 
en  sa  presence.  Tel  est  le  niolif  du  succes  de  la  vcrificalion  faite  par 
PoissoN  dans  le  N.°  (20)  de  son  premier  Memoire,  pour  le  cas  de  I'equi- 
libre eleclrique  entre  deux  spheres.  Et  tel  est  aussi  le  motif  qui  juslifie 
Temploi  du  plan  d\<preuve  pour  mesurcr  les  rajjports  des  inlensilJ^s 
eleclriques.  Toutefois  il  iie  sera  pas  inutile  d'analyser  en  pen  de  mots 
cette  methode. 

D'apres  les  formules  que  nous  avons  donnees  au  !^  1\  ,  1  atlrac- 
tion  ou  la  re|>iilsion  exercce  par  un  cylindre  homogeiie  sur  un  point 
place  sur  le  prolongement  de  son  axe  a  line  distance  /5  du  centre  de 
sa  base  ,  sera  exprimee  par 


HJv 


■(--«-p/ 


I 


En  integrant  d'abord  par  rapport  a  s,  Tintegrale  indefinie  sera 

—  2T:udu  ^i'H-(;-f-,3)'|~'-+-Const.  : 
el  comme  elle  doit  coinmcncer  avoc    z  =  o  ,    Ton  a 

Maiutenant  si  Ion  fait  ici  z=zll,  Ton  aura  pour  raltraclion  lolale 


TlS-i  MKMOinE    SL'n     l.V    DISTRIDI'TION    1)F,     I.'KI.F.CTniCITl':    FTC. 

Done  ,  en  designant  par  li  le  rayon  tie  la  base  du   cylinilre ,  il  faucha 
liiirc    itz=ii,    ce  qui  doiiiie 

(^)'  =  2;tJ//-hV/5'-«-u"— )/«'•-•-(//-»- /3)'j    . 

Cette  formula  pent  Otre    consiiltircc    roimnc  uiie  cxlensioii    ile  celle  de- 
signi-e  par  requatioii  (20)  an  §  1\. 

Lorsqne  le  cyliiulre  est  rediiil  a  un  disquc ,  il  laul  regarder  1/ 
romme  quaiUile  fort  grande  en  comparaison  de  //:  et  si  en  outre  /3 
est  une  quautile  du  nieme  ordre  de  pelilesse  que  //,  I'on  pourra  re- 
thiire  celte  valeur  de  Q'  a  Q'  =  2nfl.  Or  en  meltant  un  disque  en 
contact  avec  une  surface  electrisec  et  conduclrice ,  il  y  prcndra  autant 
d'eleclricite  qu'il  en  faut  pour  balancer  la  force  /\nj-  qui  a  lieu  sur 
I'elemenl  louche  de  cette  surface:  en  consequence,  Ton  aura  requation 
.\-j=i-iTiH ,  laquelle  donnc  H-=:ij.  Cela  revicnl  a  dire,  que  Tepais^ 
scur  de  la  couclie  electrique  qui  couvre  les  deux  faces  opposecs  du 
disque,  et  non  I'epaisseur  maleriellc  du  disque,  doit  etrc  double  de 
I'epaisseur  ^  qui  a  lieu  sur  I'elenient  de  la  surface  touche  avec  le  plan 
d\'prein'e.  Telle  est  aussi  la  conclusion  a  lacjuclle  Coulomb  est  parvenu 
dans  un  de  ses  Memoires  (*).  Mais  sa  dcmonstralion  a  un  vice  radical 
duquel  il  faut  {'alfranchir  pour  la  rendre  rigoureuse.  Au  lieu  de  cou- 
siderer  coinine  nous  venons  de  le  faire  un  disque  phjsique  charge  d'elec- 
tricite,  Coulomb  considere  Taclion  d'un  plan  tilcclrique  circulaire  sur  uu 
point  place  sur  la  norniale  elevee  jiar  son  centre  a  la  distance  /5  de 
son  centre.   En  nonimanl  Z  celte  force,  nous  anrous 


Z  = 


^dxdj 


(•r^-l-j'-t-i?")"' 


oil  X  et  J  sotil   les  coorilonnees   d'un  point  quelconque  du  cercle.  De  la 
Ion   lire 

Z=zfi\  d  X  I  • — — -r  ^=  -J-  Const.  [   . 


(')  Voyoz  page  67C  ilu  Volume  ilc  lAcaJcnue  dcs  Sciences  de  Paris  poor  ranncc   1788. 


PAn   J.    PLANA  385 

Soil    x*-H-^'  =  z<''    I'ciiuation    dii    cerclc  :    il   fautlra   intcgrer    ilepuis 
J's: — \  ii!'  —  X*   jiisqu'a  yz=y  u'* — x^  :    cc  qui  donne 

/'       dx  )/  w"— a-* 

"""^y  {x^^p^)^Ti'^Tp ' 

Maintenant,  si  Ton  double  cetle  inlegrale ,  il  viendra 

u'  tt' 

4l3         f      dx r dx 


d'ou  Ton  tire 


Z=37lh ^ 


Et,  en  mullij)liant  celte  valeur  de  Z  par  I'epaisseur  H  du  plan,  c'cst- 
a-dire  par  I'epaisseur  de  la  couche  elcctrique  qui  couvre  le  disque,  I'on 
aura  ,  commc  Coulomb; 

HZ=inH     I ^ 


Or,  en  rapprochant  cette  valeur  de  HZ  de  celle  de  Q'  trouve'e 
plus  haul,  Ton  voit,  que  ces  deux  expressions  ne  peuvent  pas  etre 
idendqucs.  Mais  il  est  vrai  de  dire  que  leur  dillerence  s'evanouit,  sen- 
siblement ,  lorsque  le  rayon  ii!  du  plan  circulaire  devient  fort  grand  en 
comparaison  de  I'epaisseur  H  et  de  la  distance  ^. 

CouLOMD  ne  parait  pas  avoir  remarque  que  rintegi'alion  relative  au 
disque  elait  plus  facile  que  cellc  relative  au /)/««  c/rc«/a//'c :  autrement, 
il  n'aurait  pas  denature  la  question  par  un  artifice  qui  semble  infirmer 
la  demonstration  qu'il  voulait  etablir ,  en  penetrant  par  la  ibeorie  le 
secret  de  son  plan  A'eprem'e. 

Dcs  que  ce  plan   est    eloignc   de   la   surface  electrisee   avec  laquelle 

il  a  ete  mis  en  contact ,  quoique  isole ,  il  ne  peut  pas   retenir   I'elec- 

Iricite  qu'il  a  enlcvee  avec  la  distribution  primilivc.  II  est  evident  que 

Serie  II.    Tom.  VII.  'a 


38G  SIEMOIRE    SL'R    l-\    DISTRIBUTION     DE    l/ELtCTRlCITli    ETC. 

a  cetle  distiibulion  succedera  ccllc  qui  convieiit  a  I'equilibie  de  hi 
louilie  qui  couvie  Ics  deux  fines  du  disque  :  c'esl-a-dire  ,  t[uc  rcpais- 
seur  electrique  y  deviendra  variable  conlbriuement  u  la  fornuile  doiuice 
nar  M.  Biot  a  la  page  277  du  second  Volume  de  son  grand  Traile  do 
Physique  iniblie  eu  1816.  Mais,  comuie  nous  supposons  d'une  fori 
petite  eteiidue  le  disque  employe  pour  plan  d'eprcuve  ,  son  action  sur 
un  autre  petit  disque  electrique  qui  en  est  liloigne  dc  plusicurs  fois  son 
diametre  sera,  sensiblenicnl,  la  menie  que  si  la  couche  y  elait  miifor- 
meuient  dislribuee.  Car  celte  propriele  a  lieu ,  raeme  pour  des  spheres 
electrisces  qui  agissent  sur  un  point  eloigne  de  Icur  centre  ainsi  que 
Ion  peut  mieux  sen  convaincre  par  les  calculs  exjxises  dans  Ic  §  XIII. 
D'apres  celte  consideration  on  ne  doit  pas  craindre  que  les  experiences 
faites  avec  le  plan  d'epreuve  puissent  etre  influencees  par  I'epaisseur 
variable  de  la  couche  electrique  qui  le  couvre. 

INeanmoins  s'il  s'agissait,  non  dun  corps  conducteur  de  figure  quel- 
conque,  mais  d'une  sphere  dont  I'epaisseur  electrique  primitive  serait  F 
et  devenait  j  apres  lui  avoii-  applique  langeuticllement  un  disque  assez 
grand,  Ton  pourrait  par  I'egalite  des  masses  du  fluide  electrique  ctablir 
I'equation 

ou  S  et  S'  designent,  respectivcinent ,  la  surface  de  la  sphere  et  celle 
du  disque.  Cette  equation  mise  sous  la  forme 

est  cellc  qui ,  experimentalement ,  a   ete    verifiec    par  Coulomb    avec  la 
resti-iction  dont  11  park  k  la  page  676  du  Volume  cile  plus  hant. 


PAH   /.    PI-ASA  387 

1\0TE 

s»r   I'i'qualion  (0  domuk  lUim   k   §  XXVU. 


F2n  refle'chissant  sur  Ic  mode  (rcxistence  de  rette  e({nation,  j'ai  pciise 
qu'etle  nous  decouvrc  line  forme  alj^ebriquc,  propre  a  pouvoir  calt-uler 
»"?€c  avanlage  les  evperienccs  faitcs  par  Cooi.omb  avee  plusieurs  globes 
que  l'o»i  met  en  contact  sur  la  mcme  ligne  droite  apres  les  avoir  elec- 
trises. Pour  ccia,  en  considerant  d'abord  le  cas  pins  simple  oii  les  globes 
sont  egaux  il  suffit  d'accorder  :  i ."  que  I'aclion  de  loute  couclie  filec- 
trique  en  equilibre  sur  un  quelcoucpie  des  globes  intermediaires  ,  peut 
etre  caloulee  'Comme  si  toute  sa  masse  etait  conceutrec  dans  le  centre 
meme  du  globe ,  a  I'egard  d'un  point  place  au-dela  des  deux  globes  qui 
le  touchent  :  2.°  que  Taction  des  deux  couches  qui  sont,  I'une  a  droite 
et  I'autre  i  gauche  du  point  de  contact  dont  on  considcre  I'equilibre 
peut  etre  exprimee  par  une  formule  semblable  a  celle  qui  conslitue  le 
second  membre  de  I'equation  (s)  :  3.°  que  la  distribution  du  fluide  elec- 
trique  est  tout^-fait  la  merae  pour  deux  globes  quelconques  equidislans, 
I'un  du  premier  et  I'autre  du  dernier  de  la  file :  4-°  qu'il  suflit  d'ctablir 
I'equilibre  eleclrique  pour  les  points  de  contact  seulement. 

Nous  allons  faire  voir  ,  que  le  calcul  fait  d'apres  ces  hypotheses  sa- 
tisfait  assez  bieii  aux  experiences  de  Coulomd.  D'abord,  considerons  trois 
spheres  egales  :  alors,  I'equilibre  du  point  de  contact  du  second  avee 
le  troisieme  globe  est  exprime  par  I'equation 

P-^M-* —  ^13)— ^(.)    > 

oil  ^(,)  ,  yfi^t),  ^(3)  sont,  respeclivement ,  les  epaisseurs  moyennes  des 
couches  electriques  sur  le  premier  ,  le  second  ,  et  le  troisieme  globe. 
II  suit  de  la  que 


388  MKMOIRE    sun    LA    DISTRIBUTION    DE    i/ei.ECTHICITE    ETC. 

done,  en  substituant  pour  p    et  tj   Icurs  valeuis,   c'est-ik-dire 

p  ^1  ,o.'\']65  ;  qf  =  i,23i5o  , 

Ion  uura 

■^(0=  ij4424-^c.)  • 

Coulomb  a  Irouve,  par  une  moyenne  enlre  vingt  experiences, 
^(,)=  i,34.y/(.,      (*). 

U  y  a  done  dans  celtc  deduction  une  eneur  en  exces  d'un  quinzieme: 
on  pourrait  la  diminuer  en  prcnant  (comine  Coulomb)  p=i  el  qz=zi. 
Mais  alors,  I'accord  du  calcul  a  priori  et  I'observalion  serait  moins  sa- 
tisfaisant  pour  les  cas  de  six  et  de  douze  globes  e'gaux  que  nous  allons 
calculer  successivement.  Pour  celui  de  six  Ton  a,  par  hypothese, 

Ainsi,  les  deux  ecpiations  pour  I'equilibre  du  premier  et  du  second  point 
de  contact,  sont 

3  2  2  2 

;>^,.)-t-<7.^.^(.)=/j^(3,H-<7.2i^(3)-4-5-,v^(,)-H£^.4,)  . 

Or,  en  resolvant  ces  equations,  avec  les  valeurs  prece'dentes  de  /j  el  ^  , 
Ton  trouve 

^(,,  =  i,5o63.^(3,  ;  ^(,)=i,o6i5.^(3,  , 

tnndis  que  Coulomb  a  trou\e  par  experience 

^(.)=  I,  56.^(3)  ;  ^(,)=i,o53.y^,3)     (**). 

La  proxiinite  de  ces  deux  resullals  est  propre  a  dormer  une  idee  favo- 
rable de  la  lormulc  (i).  Poursuivons  celte  recherche  en  considerant  1 3 
"lobes  e"aux:  alors  Ton  aura 


(')  Vo^cz  p:tt;f    118  dii  VoUimc  de  rAcatlemie  dcs  Sciences  do  Paris  pour  Tannec  1*87. 
(■*)  Vf>\ez  pages  020  et  C22  du  Volume  cite  pour  I'auDee  1788. 


PAR    J.     PLANA  389 

et  il  faudra  resoudre  les  cinq  equations  suivantcs  pour  etablir  requiiibre 
cntre  Ics  cinq  points  dc  contact  cpii  se  suivent  sur  la  ligne  qui  joint 
les  centres  des  globes  ;  savoir 


a  2.  2.  2  2. 


w 


2 


3<7   .        2    .         2    .        2 


—  ^(6) 


3  3  3  2  3 

2.         2.         ^    J         ^   J         ^    J 

3  3  3  fir  2ff  2  3 

2       .  2        .  2        . 


'(5) 


2.  2.  2.  2.  ^^_i_^^ 

=  ^ /*(6)  •+- Jl  7 /*  (6) -4- 5-. -«(5)  H- — .  ^W -♦■ -» -^(3) -♦- Yp  ■« W -♦"  73^ -^(i) 

Dc  sorlc  (juc,  si  Ton  fait 

a:=— 'ii  •> — ^  — ^'  Mz=^  K=^  ; 


390  MK.MOIRE    SUR    I,A    DISTRtBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

Ton  a  ces  equations 

-'(7-*'i)=G-^iT0' 

En  les  resolvant  avec  les  precaulions   convenables   pour  avoir   la  certi- 
tude que  le  lesultat  est  exact,  Ton  trouve  ; 

jr^i,635i6  ;  j=i,o8438  ;  3=1,06949  ; 

w=  I,  02700  ;  v=ij  00881   . 


X 


De  la  I'on  tire    -^1,5079.   Ainsi  nous  avons 


PAn  J     n.ANA  Sot 

>#(,,=  1, 635 16.-^(«,  ;  y/(,,=  i,5o79..-/(.,  . 

Cocii.oMD  a  tiouve  par  experience 

^,,,=  1,70.^^,,)  ;  ^^,;  =  1 ,  5o .  ^(.j  , 

conformcmenl  a  ce  qu'il  uoiiS  a  laisse  eciit  dans  la  page  625  du  Volume 
de  I'Acadeinie  des  Sciences  de  Paris  pour  Tannee  1788.  Certes  on  ne 
pouvait  espercr  un  plus  grand  rapprocliemcnt  cnlre  la  llicorie  ct  I'oh- 
servation.  Mais  cet  accord  est  dA ,  en  parlie  ,  a  Tintroduclion  des 
deux  coeflicicns  numericpies  p  et  (j  avee  lesquels  nous  avons  modifiecs 
les  equations  e'tablies  par  Coiilomb  dans  la  page  627  du  Vohime  que  Ton 
vient  de  citer.  Et  aCn  de  conservcr  a  ccs  ccpiations  toulc  la  force  (jui 
leur  est  inhe'rente ,  nous  avons  ■voulu  les  resoudre  avcc  loute  la  rigiilite 
mathemati(|ue,  en  repoussanl  le  mode  d'abbrevialion  employe  par  Coulomb 
pour  cvitcr  la  longueur  de  ce  calcul. 

La  quanlite  qui  demcurc  indelerminee  dans  revaluation  de  ces  rap- 
ports est  censee  connue  par  la  quantite  tolale  E  de  relectricile  com- 
muniquee  .lux  globes  avant  de  les  mettre  en  contact.  Car  dans  le  cas 
de  douze  globes,  par  excmple.  Ton  a  I'equation 

£'  =  87ta'(^(.)-«-^(.)-»--^W-*-^(5)-«-^w)  > 
ou  bien, 

a  etant  le  rayon  des  globes:  ce  qui  revient  a  dire  que  la  valeur  de  /4^t>) 
est  tout-a-fait  determincc. 

L'on  pent  calculcr  d'une  maniere  analogue  les  experiences  de  Coulomb 
relatives  a  des  spheres  egales  mises  en  contact  avee  une  sphere  d'un  plus 
grand  diametre  dc  maniere  que  leurs  centres  soient  sur  la  meme  ligne 
droite.  D'abord,  pour  diux  spheres  egales  miscs  en  contact  avcc  une 
Iroisiemc  d'un  rayon  quadruple  Ton  a  ,  pour  lequilibre  du  premier  et 
du  second  point  de  contact,  les  equations 


9 


^(,;=A'-^W-+-^-^(3)    ;  ^13)  =  '^W-*-        6' 


oil  A(,^  est  I'epaisseur  moyenne  de  leleclricile  sur  le  plus  grand  globe; 


3gl  MEMOIRE    sun    I.A    DlSTRinUTION    DE    L'KLECTRICnK    ETr. 

,■/,,■  rt'Paisseur  inoyenue  sur  Ic  glol)e  qui  lui  est  immetliatemenl  eii 
conlacl;  et  J^^l■  reiiaisscur  inoycnne  sur  Ic  troisicmc  globe  egal  au  second. 
Sur  ccla  il  impoi'te  tVobseryer  que,  pour  des  ^ohts  indgaux ,  il  convient 
de  faire  /^=  •  ct  <y=i.  La  sccondc  de  ces  deux  equations  est  etahlie 
dapves  ce  principe.  II  suit  de  la  que  Ton  a 

^/.,  =  0,57379.^,,,  ;  y/(3,  =  i,46i7.^(,,  . 

Coi'i.oMB  a  trouvc  ,  par  experience,    j^(jj=  a,  54-^(,)  (*)■ 

Pour  le  cas  de  quatre  globes  egaux  mis  en  contact  avec  Ic  globe 
quadruple ,  I'equilibre  electriquc  pour  les  quatre  points  de  contact  (jui 
se  succedent  exige  que  Ton  ait  ccs  quaire  e'quations;  savoir 

2(jr.  a  a 

^W"" g5 P  ^(3)-+-  -3I  ^^(4)-+-  55-^(5)     J 


En   faisant 


^(.)  ^(.1  ^(.)  ^  (■) 


nous  aurons ; 


;;^^-+-5-./-l-3f2+/'«='  ; 


2  2  2(7 

*»™^J V  _l /     ■ 

T 

3  2rt  8 


2rt  2fir«      I 

2rtS  3M  8 

'•^         3*         5*       25 


('}  Vo^cz  pagr  ('3)  du  ^■.ll^lme  ile  TAiaileBiie  des  Sciences  dc  Paris,  pour  Tanne*  1788. 


TAR   J.    PLANA  393 

En  resolvant  ccs  equations  Ton  trouve; 

^='>  73906  ;  j=  I,  04915  ; 

2  =  0,97067  ;  M=o,  55248  ; 

cVou  Ion  tire 

-  =  4^' =  3, 1340  . 

Coulomb  a  trouve,  par  experience,  —  =3,  4"  {*)•   Cela  suffit   pour  de- 

montrer  que  Ics  calculs  faits  d'apres  le  principc  precedent  peuvent,  au 
moins  ])ar  approximation ,  donner  Ics  resultats  de  I'obscrvation  directe. 


IVOTE 

oil,  d'apres  rohservation  du  scid  fait  general  que  Veleciricile 
libre  se  porlc  a  la  surface  des  corps  conducteurs,  on  demontre  a 
priori,  que  la  hi  de  sa  force  repulsive  doil  ctre  celle  de  la  raison 
inverse  du  carre  de  la  distance. 

Soil  dm  la  masse  d'un  element  diflerentiel  d'electricite  positive  ou 
negative,  et  r~"  la  puissance  de  la  distance  qvii  exprime  son  action  sur 
un  point  charge  d'electricite  libre  qui  en  est  a  la  distance  r.  En  de- 
signant  par  x ,  y ,  z  les  coordonnecs  rectangulaires  de  rclement  dm, 
et  nommant  a,  b,  c  les  coordonnees  du  point  attire  ou  repousse,  sui- 
vant  qu'il  possiidera  une  clectricile  de  nom  conlraire  ou  de  meme  nom, 
Ton  a  I'equation 


(")  Voyei  page  C3C  du  Volume  do  1' Academic  des  Sciences  de  Paris  ,  pour  ramiee  1788. 

Serie  II.  Tom.  YII.  'b 


394  ME.MOIRE    SUR    I.A    DISTRIBUTION    DE    I.'eLECTRICITE    ETC. 

El  Toil  sail  (jiio  pour  avoir  les  composanles  de  la  force  lotaic  ,  due  a 
une  masse  doiiiiee  dc  iliiidc  clcctrique ,  qui  d'linc  mauicrc  quelconque 
aurait  acquis  uu  e'lat  d'equilibre,  la  question  consistc  a  avoir  la  <juan- 
lite  V,  telle  que  Ton  ait 


, I        C  dm 


cello  iiUegrale  (ilanl  etendue  a  la  totalile  de  la  masse  agissanle.  Alors, 

les  coelliciens  aux  diirercnces  nartiellcs    — ,—  ,   —rr  ,    —, —    donnent    les 

'  da        (lb        dc 

composaiitcs  iHiclangulaires  de  la  force  qui  sollicite    le    point   delermine 

par    les    coordoniu'cs    a,   b,   c.    Done,   il    esl   impossible    que    cc  point 

demeure    en    equililire    en   Ic    placant   dans   xui    point   quelconquc   d'un 

espace  fini,  si  lexpression  de  p^  ne  resulte  pas  independanle  des  coor- 

donnees  a,  b,  c  qui  dclenninent  la  situation  d'un  point  de  cet  espace. 

Or  il  est  evident  par  soi-mcmc,  que  pour  tout  point  exterieur  a  la  masse 

attirante,  de  maniere  qu'il  ne  soit  pas  entoure  par  elle,  I'equilibre  esl 

impossible;  car,  cela  levient  a  dire  que  ce  point  est  soumis  a  Taction  d'un 

iiouibre  infini  dc  forces ,  qui  loules  sont  dirigecs  vers  la  meine  region 

de  Tespace.  Mais  si  la  masse  attii-antc  est,  dans  sa  configuration,  sem- 

blal)!e  a  une    couclie    fcrniee,    ou   a   une  coucbe    cylindrique  ,  alors  on 

concoit  que  les  points  clectriques  places  dans  I'espace  vide  qui  constitue 

la  cavile'  de  la  coucbe  ,  c'tant  soumis  a  Taction  d'une  infinite  de  forces 

doiit   une    jiartie    esl    dirigec   dans   un   sens  et  une  partie  dans    le   sens 

iontraire ,  il  n'esl  pas,  de  prime  abord,  absurde  dc  dire  que  I'equilibre 

peut  etre  possible.  Mais,  en  analysant  de  plus  pres  ee  qui  se  passe  dans 

ce  cas  on   est  amene  a  couclurc  que  cette  possibiiite    cxige  ,  pour   etre 

realisce,  que  1  exposant  n  soil  (igal  a  2.    Le    raisonnement  qui  conduit 

a  cette  consequence  est  le  suivant.  L'equation 

|iar  des  doubles    diirt'rcntialions   faites    succcssivcmenl   par    rapjiort  aux 
tooiduunecs  constanles  a,  b,  c  doune 


PAU  J.  PLANA  3g5 

'  •/■"-■  _(n'—}i)(.v  —  aY—(n—-.)(j  —  ljY  —  iii—i)(z  —  cY  . 


■"-•  _in'—7i)(r—l'Y—{n—i){x—ay  —  (n—i)(z—c)'' 


d-      ' 


/■"-'  _(,e—ji)(z  —  cy—(n—i)(x  —  aY  —  (n—\)(j  —  l)Y 


d'ou  Ton  lire 


./•.-J-     ^'.-L-     ./■     ' 


6/tt*  <^/6'  dc'-  r"-*-' 

Done  en  mullipliant  par  dm  Ics  deux  membrcs  de  cctte  equation ,  ct 
faisant  ensuite  rintegi-ation,  il  viendra  une  equation  e'quivalente  a  ccUe-ci; 

,,,  d'F      d'V      d'V       .  .C  dm 

EUe  exprime  une  propriete  generale  de  la  fonctjon  V ,  et  il  faudra 
regardcr  comme  incompatible  toule  forme  qui  ne  pourrait  pas  la  veriGer 
par  idcntile.  INIais  on  ne  peut  decouvrir  les  cas  d'exccption  sans  consi- 
derer  separement  deux  cas.  Le  premier  est  celui  oii  le  point  attire  ou 
repousse  est  absolument  en  dehoi's  de  la  masse  agissante:  le  second  est 
celui  oil  le  point  attire  ou  repousse  fait  lui-meme  partie  integrante  de 
la  masse  agissante. 

Dans  le  premier,  aucune  des  valeurs  dc  la  distance  /■  ne  peut  devcnir 

nuUe,  ct  par  conSecjucnt,  aucun  des  elemens  dc  I'integrale  I  'J—  ^  dont 

les  limites  sont  les  menies  que  celles  de  V ,  ne  passe  par  I'infini.  Ricn 
n'empeche  d'aprcs  cela  dc  rcgarder  Tinlegrale  connne  une  fonclion  de 
a,  b ,  c,  et  dc  n,  qui  pour  toute  valeur  de  n  conserve  une  \alcur  finie. 
Mais,  dans  le  second  cas,  la  circonstance  qn'il  y  a  des  valeurs  dc  r, 
susceptibles  dc  devcnir  infinimcnt  petitcs  ct  mcme  nullcs,  exigc  un 
examen  plus  approiondi ,  afin  dc  rendrc  moins  implicite  rcxpression  du 
second  mcmbre  de  I'cquation  (I).  Pour  cela ,  je  concois  une  splierc  de- 
crite   avec  une  rayon   r",    telle    qne    Ic   point  ayant  «,  b,  c  pour  coor- 


SgS  MEMOIKE    sun    LA    DISTRIBUTION    DE    LELECTRICITE    ETC. 

(loniiecs  soil,  non  a  la  surface,  mais  dans  son  inlericur,  ;i  luie  distance 
du  centre  que  jc  designe  par  /•'.  C'est-a-dire  que,  en  noinmant  x' ,y' ,  z' 
Ics  coordonnties  de  la  surface  de  cette  sjilicre ,  ct  « ,  /3  ,  7  cclles  de 
sou  centre  ,  Ton  a ; 

,•"=(«-«)•  +  (/.- /3)'-H(c-7)-  ; 

En  outre,  je  suppose  le  rayon  /■''  asscz  petit  pour  pouvoir,  ineme  dans 
Ic  cas  de  riieterogciieite  de  la  maliere  qui  constilue  la  masse  totale  , 
rcgarder  comine  homogene  la  densite  p  de  cette  sphere.  De  sorte  que, 
si  p  etait  une  fonction  donnee  des  coordonnces  a,  b,  c,  Ton  pourrail 
faire  abstraction  des  vai'iations  de  cette  fonction  dans  toute  I'etendue 
de  celte  sphere. 

Actuellement,  j'imagine  la  masse  totale  a  laquelle  se  rapporte  I'in- 

legrale  I  ^^^^  comme  composee  do  deux  parties,  de  maniere  que 
Ion  ait 


/xTx  r  dm         C    dm         C    dm 


u   sigiie   I 


et  je  regarde  I'integrale  affectee  du   sigiie   I    comme  appaitenanle  a  la 


sphere.     Or ,    en    appliquant    ici    la    formule    generale    pour    evaluer  , 
])ar  les  coordonnees  polaires ,  toute   integrale  de  la  forme 


U 


_  r  dm 

-J  «'-• ' 


Ton  Irouve  que,  pour  une  couche  spherique  homogene  ayaiit  une  epais- 
seur  egale  a  /■" — z"*,  Ton  a,  relalivement  a  un  point  place  dans  sa  cavile, 
a  la  distance  c  de  son  centre ; 

(0 U'= 


PAn    J.    PLANA  397 

Et  en  fuisant    U"^  I     ,^^,  ,  pour  Ic  cas  oi\  le  point  attire  ou  repousse 

est  place  en  dehors  dc  la  couchc  a  la   distance   c'   de  son  centre  ,  Ton 
trouve 

(2) U"  = 

c  (i — «)(3 — n){6 — n)  f  ' 

En  faisant  /"'rso  ,  celte  formule  donne  pour  unc  sphere  entiere  ; 

(3) n   U"z=—. ^^7 rjr"(c'H-/^')--4-,-"(c'-r")-| 

c'(,_„)(2  — «)(3— «)r    ^     '  ^^      '   '      j 


(*)  Eu  faisant  «  =  o  ,  et  n=  —  3  cctlc  formule  demonlre  qnc  ,  dans  ces  denx  cas  ,  I'allraction 
des  spheres  a  lieu  comme  si  toute  leur  masse  clait  conceutrec  dans  le  centre  mt-me.  Car  pour  nr=o 
elle  dnnne 


u 


n^^^pr"'  . 


3  c 

et  pour   71  =  —  3    cllc  donne 


7 —    > 


2  o  5 

d'oii  Ion  tire  en  dilTercntiant  par  rapport  a  c' ; 

clU^_M  _l^^—\r   • 

dc'  ~c"  '  a"  dc'  ~  ' 

.V  elant  la  masse  de  la  sphere.  11  est  clair  qu'une  loi  composec  de  la  somme  dc  deux  lertnes  sem- 
blables  aurait  aussi  la  mcme  proprietc  (  vojez  Tom.  I.  de  la  Mccaniqne  Cclesle  page  143).  Mais 
dans  lo  cas  de  «^. —  3  ,  c'est-a-dire  d'nne  action  muluelle  en  raisun  directc  de  la  distance  ,  on 
demontre  de  plus  que  toute  masse,  quelle  que  soit  sa  forme,  attire  comme  si  la  masse  entiere  elait 
reunie  a  son  centre  de  granite. 

U" 

Ed  posant     J^  ^= ,    la  formule  (3)  donne 

r/F_  ^.r.?  I       (c'H-r")'--(c'-r")'-  ) 

dc'       c'ni-«')(3-«)-  j_(3-n)c'r"[(c'-t-/-")"-"-t-{c'-7-")"-"]i' 

ce  qui  s'accorde  avec  la  formule  (B)  doonec  par  Laplace  dans  la  page  101  du  ciDquieme  Volume  dc 
la  Mccaniquc  Cclcs'c. 


398  MEMOIRE    Sl'R    I.A    DISTIIIBUTION    DE    l'elECTRICITE    ETC. 

Et  en  posant  c  z=r"  dans  cctte  deniiere  formule  Ton  aura  (pourvu  que 
les  cxposans    3  —  n,    3 — n    nc  soient  pas  negalifs); 

/O  U"-         ^''•?  h,"Y-" ^"/^  (^ '•")'"" 

^■'' ^    —(^i—„){-2  —  r>)^       '  (,_„)(3— ;i)(3— ;;)•      r"        ' 

pour  le  cas    on    le    jioint   atlire    serait    place    a    la   surface  meine  do  la 
spill' re. 

Ct'la  pose,  si  Ion  fait  c=zr',  la  foriniilc  (1)  donne 

(5) U'  = 

-Jlf. '1  I  ( ,." _i_ ,.'  Y-' ir"  —  ;■' Y-"  I ^^^  ( ■> I'V— 

-  ? w     ''''w^ Ur"-hr'y-"-{r"-r'y-"-{2>^f-"\    , 

(i — n)(2  —  «)(3 — «)./■  (^  '  ^  '  \       I      \    y 

pour    le    cas    o\x   le   point   attire    est  place  sur  la  surface    interieiu'c  de 
la  couchc. 

Maintenant  si  Ion  remplace  r"  par  7'  dans  la  formule  (4) ,  et  si  , 
apres  ce  changemcnt,  Ton  fait  la  somme  U'-\-lJ"  telle  qu'elle  est 
doiniee  par  les  formules  (4)  et  (5),  cctte  somme  sei'a  preciscmcnt  cgale 

_,^^,  .  De  sorte  que  nous  avons, 
en  reduisant , 

m (.-„)j";^=^.;;!(r"H-r'r"-(r"-rr-"| 

Done,  en  verlu  des  equations  (I),  (II)  et  (III)  nous  avons,  en  ge- 
neral, cette   equation  remarquable  , 

.,.,.       d'F      d^V      d^V      ,  .  f'  dm 


PAI\    J.    PI.A.NA  399 

qui  dolt  loujours  subsislcr  pour  le  cas  oii  Tintcgrale  designee  par  V 
se  rapporte  a  un  point  dc  la  masse  agissante  ,  on  la  dcnslte  y  est  egale 
11  la  foiiclion  do  a,  b ,  c  representee  par  (j. 

Aprcs  avoir  ainsi  etabli  Ics  equations  (I)  ct  (IV)  nous  voyons  d  ahord 
que,  dans  Ic  cas  particulier  dc  n  =  a,  Ton  doit  interpreter  comme  ab- 
solumcnt  nuUe  la  valeur  do  cliacun  dcs  produits 

puisque,  par  leur  nature,  ccs  deux  intc'grales  ne  peuvent  jamais  devenir 
inGnies.  Mais  alors  Ic  second  membra  de  I'equalion  (I)  se  reduit  a  zero, 
et  celui  de  Tcquation  (IV)  sc  reduit  a  la  quaiilile  — 4'^p>  iiidependante 
des  distances  auxiliaircs  i'  et  r" .  Done,  lorsquc  la  loi  de  la  repulsion 
ou  de  I'attraction  est  la  raison  inverse  du  carre  de  la  distance  ,  pour 
tout  point  («,  h,  c)  extcricur  a  la  masse  agissante,  la  foiiclion  /^  doit 
satisfaire  a  Tequalion 

d'V      d^V      d-V 

(^^ lu^^-db^-^-d^^=''  '^ 

et  pour  tout  point  qui  fait  parlie  integi'ante  de  la  masse  agissante  ,  la 
oil  la  densitd  y  est  egale  a  |0  ,  la  fonetioii  V  doit  satisfaire  a  lecjuation 

^^^) ^-^^^^=-4"^- 

Or  il  est  evident  que  celte  derniere  equation  ne  pent  jamais  etre 
satisfaite  en  y  faisant  V'=.constanle  ,  amoins  qu'elle  ne  soit  relative  a 
un  point  ou  la  dcnsitc  p  scrait  nuUe  :  ou ,  en  d'autres  termcs  ,  a  un 
point  exterieur  a  la  masse  attirante.  Mais  alors,  c'est  I'equation  (\  )  qui 
doit  elre  satisfaite;  et  ccUe-ci  peut  I'etre  effectivement  d'une  iiifliiitc 
dc  manicres ,  parmi  lesqucUcs  sc  trouve  aussi  comprise  la  solution 
V-=:.constante.  Done,  une  masse  dont  Ics  molecules  se  repoussent  ou 
sattirent  en  raison  inverse  du  carre  de  la  distance,  pourra  se  constituer 
sous  une  forme  scmblable  a  cellc  d'une  couche,  de  maniere  que  son  action 
soit  nulle  par  rapport  a  tout  point  place  dans  sa  cavile.  Et  eclte  memo 
masse  scrait  dans  uue  agitation  perpetuelle  si  Ton  voulait  la  contraindrc 
il  remplir  un  espaee  d'une  maniere  continue  ,  quelle  que  Alt  d'ailleurs 


4oo  MKMdini:  sua  i.a  DisinibtiTiON  de  i.'Li.ECTniciTE  f.tc. 

la  li'nirc  leriniiiaUke  de  sa  surface.  Toutefois  ce  raisonnement  ne  nronvc 
pas  a  priori  ,  que  pour  uii  corps  coinlucteur  tie  figure  tloniiee,  et  pour 
une  masse  doiniec  dclectricile,  retjuilibrc  ne  soil  possible  que  dune 
srule  manierc,  (pioiquc  cela  soil  vrai  en  nalurc.  Car  on  pourrait  objeclcr 
que  la  condition  exprimee  par  lequation  V -^constaixte ,  pourrait  avoir 
lieu  en  variant  dc  plusieiirs  inaniercs  la  figure  de  la  sui'facc  interieure 
de  la  couche.  Nous  igiiorons  si  la  demonstration  de  cette  verite  phy- 
sique a  ete  trouvee  pom-  un  corps  quelconque:  mais  il  est  certain,  que 
cette  imperfection  ne  porle  aucune  atlcinte  a  la  consequence  que  nous 
voulons  tirer  ici.  Nous  deniandons  seulcment  tpi'ils  nous  soil  accorde 
que  rexpcrience  dcmonlre,  que  les  corps  conducteurs  clecti'ises  ne  don- 
nent  aucim  signe  d'clectricile  par  rappoi't  au  fluide  ncutre  qui  demeure 
dans  leur  inlerieur.  Dc  la  il  faudra  en  conclure :  ou  que  la  masse  de 
fluide  lihre  tjui  conslitue  I'etat  e'lectrique  de  ees  corps  satisfait  a  I'equa- 
tion  (1)  parceqiic  «:^2  :  ou  qu'il  y  a  d'autres  valcurs  de  n  capablcs  de 
satisfaire  a  I'equation  (I),  en  y  faisant  P'^constanle.  Or  eela  est  ab- 
surde,  puisque  le  produit 

(     dm 

se  compose  de  deux  facteurs ,  dont  le  second  ne  pent  jamais  etre  nul 
par  sa  nature.  Et  j)Our  savoir  si  I'cquilibre  serait  possible  avee  une 
valeur  dc  n  dilferente  de  2  sous  la  forme  de  masse  continue  ,  sans  ea- 
vite ,  il  faudrait  loujours  supposer  Vz=:.constante  dans  I'equation  (IV), 
ce  qui   la  reduit  a  celle-ei  ; 

(''-=)J';5;=S-7l"-"+''>--('"-'''"l 

-„_,;;j-„„.i(-'-^-')'--(---'0-i. 

Et  on  conceit  que  cette  equation  etant  susceptible  d'etre  mise  sous  la 
forme  de  VoncV.{a,  b,  c,n)  =  o  ,  ne  pourrait  jamais  avoir  lieu  que  pour 
les  points  appartenans  a  une  surface  Iracce  dans  I'lntericur  de  la  masse 
afiiissante ,  et  non  pour  une  infinite  de  ])oinls  dont  les  trois  coordonnccs 
seraient  indcpcndantes.  De  sorte  que  ,  en  voulant  altribuer  a  n  une  va- 
leur dilferente  de   3 ,  I'ou  tombc  a   la  fois  sur  la  double  impossibilite  de 


PAR    J.    PLANA  4"' 

i'equililji'c  ,  soil  u  I'etat  ilc  couclie ,  soil  a  I'elal  de  masse  conlinuc  qui 
remplirail  Ic  vide  qui  existe  enlrc  les  pores  de  la  maliere  ponderable 
et  coiiductrice.  La  loi  de  Coulomb  csl  done  la  seule  qui  soil  conforme 
aux  phenomenes,  el  le  seul  fail  general  du  Iransporl  de  releclricile 
libra  a  la  surface  des  corjis  conducleurs,  decouvcrl  pur  Beccaria  (*), 
suflit  pour  I'elablir  a  priori,  sans  la  neccssile  d'aucune  mesure  direcle  ("*). 
Celle  loi  est ,  dans  le  fond,  la  seule  qui  soil  striclemcnt  necessaire 
pour  parvenir  aux  formules  donnces  dans  cc  Memoire.  EUes  subsistent 
egalemcnl  dans  I'liypolhesc  d'un  seal,  comme  dans  celle  de  deux  fiuides 
t'lcclriques  distincts.  La  cause  inlrinscque  dcs  phenomenes  j)eut  utre 
dilfe'rente ,  mais  les  formules  qui  roesurent  les  forces  developpees  par 
Taction  electro-stalique  sent  les  memcs.  II  suflil  d'accorder  que  les  ele- 

mens  de  I'integrale    I  —    puissent  elre,  on  tous  posilifs ,  ou  lous  ne- 


gatifs,  ou  en  partie  posilifs  et  en  parlie  negalifs  ,  pour  que  I'equilibre 
eleclrique  soil  possible  dans  loutes  les  difierentes  circonstances  qui  peuvent 
avoii'  lieu.  Apres  cela  ,  Ton  pourra  explitper  ropposilion  des  forces  en 
presence,  soil  avec  riiypolhesc  de  Franklin  modifiee  par  illpiNus,  soil  avec 
riiypolhese  des  deux  electriciles  de  Dufay  concue  avec  lesidees  de  Symmer 
et  de  Coulomb.  Dans  I'une  comme  dans  I'autre,  la  loi  des  intensites  elec- 
Iriqiies  a  la  surface  d'unc  sphere  elcctrisee  par  influence ,  en  vcrlu  de 
Taction  d'une  autre  sphere  d'un  plus  grand  diamelre  ,  sera  conforme  a 
noire  valeur  de  z  fournie  par  I'equatiou  (19G)  apres  y  avoir  fait  Z?  =  o. 
Dans  Tune  comme  dans  Taulre,  le  ccrclc  qui  separe  les  forces  posi- 
tives des  forces  negatives  sera  determine  par  notrc  equation  (aoa). 

Au  restc ,  je  pense  que  pour  acquerir  dcs  notions  evades  sur  les 
deux  hypotheses  dont  je  vlens  de  parler,  on  ne  pent  mieux  faire  que 
de  lire  attentivement  un  excellent  Memoire,  Sur  les  forces  qui  n'gissent 
la  constitution  interieure  des  corps  ,  public  en  iS36  |par  mon  illusive 
ami  M'  O.  F.  Mossottl  La  manierc  ingenieuse  dont  TAuleur  explique 
la  co-existence  de  Tatlraction  et  de  la  repulsion  de  la  matiere  aura  un 
jour  une  grande  influence  sur  les  progres  de  la  philosophic  nalurelle. 


(")  Voyei  les  pages  193  el  19-1  de  I'ouvrage  public  en   il'A   aM>c  le  lilrc  F.lellricismo  artifiriatt. 

{")  On  pout  consallcr  sur  co  memo  poinl  iin  iiilc'iessant  Menioiro  de  M.  Joseph  Bri.i.i,  cclebre 
I'rotesseur  di-  Physique  ii  1  Tniversitc  I.  et  U.  de  Tavic,  public  en  1810  dons  le  Tome  XXII  de 
la  Ciilleolion  intiluli'e  :   Vmiorir  delta  Sovicta  llaliuna  clillc  Srinizr    rniHriilc  in  Modciia. 

Serie  II.    Tom.  VII.  'c 


SCIENZE 

MORALI  STORICIIE  E  FILOLOGICIIE 


MEMORIE 


IIELI.A 


HE  ALE    A CCA DEM I A 

DELLE    SCIENZE 

DI  TORINO 


SEllIE  II.  —  TOM.  VII. 


SCIENZE  MORALI  STORICIIE  E  FILOLOGICHE 


TORINO 

STAMPERIA    REALE 

MDCCCXr.V. 


DTSCOnSI  CRTTICI 

sopn  \ 

LA   CROIVOLOGIA  EGIZIA 

DEL  PnOFESSOBE 

FRAMCES€0  B.%RlJ€.Cin 

DIRETTOBE    DEI,  HfSEO  ECIZIO 


Approvata  nelCadunanza  del  2  maggio  1844 


PREFAZIONE 


i^cgli  ultiiiii  due  secoli ,  dopo  la  pubblicazione  della  Cvonografia  del 
Sinoello  falla  per  cura  del  Goar  (i),  molti  erudlti  prosero  ad  illiistrare 
la  cronologia  cgizia ,  \aleiidosi  specialmente  dei  documeiili  conleuuti 
uella  suddelta  opera.  Ma  chiunque  abbia  sottoposlo  i  loro  scritli  a  di- 
ligente  disamina  ,  facilmcnte  converri  nella  sentenza  del  Volney,  il  quale 
iielle  sue  Ricerche  iiuove  sopra  la  storia  anticu  slampale  nei  primi  anni 
del  sccolo  corrcnle  ,  non  dubitava  di  afTennare,  che  rargomenlo  della 
cronologia  egizia  era  tuttora  avvollo  dalla  stessa  oscuriti  in  rui  I'avea 
Irovalo  r  inglcse  Marsamo  corifeo  dei  succcnnali  illuslratori  (2).  Ne  lo 
slesso  \'olney,  quantunque  si  dcsse  vanto  di  procedere  con  nwtodo  im- 
parziale  cd  alVaUo  diverso  da  quello  tenulo  dagli  altri  in  quesla  Iral- 
lazione ,  si  niostro  poi  crilico  piu  imparziale  o  piu  sollile  allorche  vi  si 
f\\  accinlo  ;  imperocche  nolle  sue  Ricerc/ic  lu  inronlri  lulli  i  difelli  da 
liii  non  scnza  ragionc  notati  ncl  canone  egiziuco  del  Marsamo  (3),  cioe. 


(1)  Goorj^ii  Monaclu  vSjncclli  ,  Clironoprnpliia  Or.  ot  Lai.;  Parisiis  ,  IGj3 

(2)  RocIuTches  uouvellos  sur  rilistoirc  ancicnnc  T.  2,  png.  iS9;  uouvcUc  edition.  Pails.   I8ii. 
(.1;  Marsliami  Canon  Aogyptiacus  etc.  ,  Londini ,  1G7J. 

Sehie  II.  Tcvi.  VII.  I 


a  DiscoRsi  rRiTin  sopha   i.a  cronoi-ogia   ecizia 

petizioiii  di  principii,  giudizii  senza  discussioni ,  decisioni  senza  prove, 
e  vawicituvncnii  senza  amdogie.  Che  sc  ci  farcmo  .n  rinlracoiare  le  ca- 
i;ii)iii ,  |u'r  k-  ([iiali  siaiio  loriiatc  s\  poco  piofiouc  alia  scieii/.a,  let'luru- 
lira/.ioiii  ili  laiili  dolli,  dovraiiiio  a  mio  giiuli/.io  csscrc  considerate  come 
|>rinci|iali  le  tre  segiienli:  i."  la  scarsila,  I'iiicerla  fede,  e  la  frequenle 
rontraddizione  delle  iiolizie  Iramaiidalc  da"li  aiilichi  scrillori  iiitorno 
alia  sliiria  cj»i/.ia;  2.°  la  fallace  nioltiplicila  doi  dociiinciiti  rroiiolo£;icl; 
i-l\c  il  SiiK-cllo  irascrisse  nella  sua  ojiera  senza  vcruii  discernimcnto  ; 
3.'  le  varie  e  sislenialiche  opiiiioni  sopra  1"  indcfinila  cd  indelinibile 
crotioloEjia  della  IVdibia  ,  dalle  (juali  preocrii|iali  i  piii  dci^li  cnidili  , 
volliTo  ad  ogni  modo  snhordinare  a  cjnellc  aiiclic  I  egizia  ,  in  hiogo  di 
traltarla  secondo  i  snoi  proprii  elementi.  Quanlo  alia  prima  delle  j)re- 
ilellc  cagioni,  I'elu  nostra  puo  mcritamente  gloriai'si  di  aver  trovalo  un 
presidio  nuovo  e  valido  ,  si  a  supplirc  in  gran  paric  alia  scarsita  delle 
notizie ,  e  si  ancora  a  portare  un  piu  rctlo  giudizio  suUa  fede  dovuta 
allc  uiedesime.  Imperocche,  merce  I'applicazione  delle  tcoriche  non  meno 
ingegaose  che  vere  dello  CliampoUion  sulle  scritlure  egizie,  alio  studio 
di'i  nionuinenli  faraoiiici  lutlora  csislenti ,  gia  ncllo  spazio  di  jioclii  luslri , 
ie  iiidagiiii  di  poelii  dolli  procacciarono  inollc  c  prcziosc  (Ognizioni  sto- 
riclie  ed  archeologiche;  e  pero  non  e  dubbio,  che  noi  vantaggiati  di 
fpieste  e  delle  altre  gia  prima  possedute  ,  non  siamo  in  grado  di  ten- 
tare  la  ricomposizionc  degU  annali  egizii  con  miglior  successo  che  non 
per  Taddielro.  In  fatti  negli  scritti  dello  CharapoUion,  e  piu  ancora  in 
fjuelli  del  professore  Rosellini  (amendue  rapiti  da  morte  prematura  con 
danno  gravissimo  di  questi  novclli  studi  )  veggonsi  dichiarate  ed  acccr- 
tate  alciine  parli  della  cronologia  cgizia ,  state  sine  allora  in  massima 
oscurila  e  dubbiezza;  Ira  i  frulli  poi  ricavati  dall'  iiitcrprctazione  dei 
monumenti ,  non  e  da  tenere  in  poco  pregio  qiiello  di  avere,  almeno 
geiiericamente ,  comprovata  la  storica  realtik  d'una  molliludine  d'antichi 
re  ,  la  quale  potea  ])arere  molto  sospetta,  finlanloclie  i  loro  iiomi  leg- 
gevansi  uiiieamente  nei  libri  d'  Erodoto  e  di  Diodoro  ,  ovvero  nei 
eontroversi  catalogi  di  Manetone.  Ma  se  i  lavori  dei  due  prelodati  ar- 
cheologi,  per  Timportanza  dei  risullati  sopraslanno  di  gran  lunga  a  lutli 
i  precedenli,  tuttavia  molto  ancora  lasciano  a  dcsidcrare  quanlo  all'im- 
parzialila  de' giudizii  ed  alia  scvcrila  critica ,  due  qtialita  piu  che  niai 
necessAfie  in  silLlta  materia,  non  meno  a  distruggere  gli  antichi  errori, 
elie  a  premunirc  contro  ai  nuovi.  Ne   da  jtoi   che  il  Rosellini  ebbe  dale 


DEL    PnOFESSORn     FRANCESCO    HAHLV  (111.  3 

alle  slainpc  I'csposizionc  del  siio  sislema  croiioloi;iro- (i),  soisc  fiiKua 
nissmi  eruililo  di  polso  a  rij)igliare  cli  |)roj»osilo  cosi  rilevaiilc  ti-alla/.ioii)', 
quaiilunquc  ogni  dl  sia  vciiuto  crescendo  il  corredo  della  sloria  cgizia, 
lanto  con  ulteriori  sco|jCite  di  monumeiili  prima  ignoli ,  quanlo  ( on 
inigliori  interpretazioni  dei  giii  conosriuli.  Maraviglia  poi  iiiollo  inaggiorc 
ella  e  ,  clic  in  tanto  incrcmenlo  dcgli  studi  crilici ,  niiuio  ancora  abbia 
rivolto  laniino  ad  una  profonda  c  se\era  discussione  dei  fonli  della  i  ro- 
nologia  egizia  conservalici  dai  SinccUo ,  a  fine  di  sceverare  gli  spurii 
dagli  aulcnlici ,  c  rivendicare  a  qiicsti  il  grado  di  fede  consenlilo  dai 
priucipii  dell'arte  critica;  discussione,  senza  la  quale  c  impossibilc  li- 
berare  la  delta  cronoiogia  da  quclla  coufusione,  in  clie  la  geltarono  tutii 
coloro  clie  iie  scrissero  prima  degli  splendidi  trovali  dello  Cljampollion 
suUa  natura  delle  scritture  cgizie. 

Per  supplire,  secondo  le  niie  forzc,  ai  difelti  clic  veiaii  sin  qui  ac- 
cennando,  e  per  rinlracciare  a  mio  privalo  auimaeslraoienlo  la  solu- 
zione  d' un  imporlanlissimo  qucsito ,  in  vano  cercala  negli  scritti  gia 
pubblicati ,  io  con  animo  libero  da  ((ualunque  sislema,  e  ben  disposlo 
ad  aminettei-e  quello  che  mi  parrebbc  piii  consciitauco  al  vero  ,  intra- 
presi  nuove  ricerche  ,  il  fruUo  delle  quali  qualunque  ei  sia ,  consegnai 
nei  quattro  seguenti  Discorsi.  Qucsli  condolli  oraniai  al  Icrminc  <-lie 
polei  migliorc  ,  sottopougo  al  giudizio  degli  eruditi ,  aiiinialo  dai  coii- 
siglio  di  persouaggi  non  mcno  aulorevoli  per  dottriua ,  che  benevoli 
verso  di  me  ,  e  portando  quaicbe  fiducia  che  ,  se  il  mio  lavoro  sara 
per  avventura  slimato  insufliciente  a  terminarc  percutoriamente  ctl  in 
ogni  sua  parte  una  controvcrsia  da  si  lungo  leiupo  agitata  ,  non  fia 
peri)  disutile  a  coloro  che  dopo  a  me  vorranno  faria  scopo  a  spcciale 
disamina. 


(P  MnnuiueDti  JcU'Egillo  e  ilclla  ^'ubi3  ,  jiarU  storica  ,  Tom    I  v  11. 


DIS<:ORSI    rniTH.-I     SOPRA    I. A    CRONOLOCIA    EGlZIA 


DISCORSO  I. 


SULf  Al'TE^TICITA  DEOLI  AVA^ZI  MANETONIAM  ,  DELLA  VEtCUlA  CRONACA, 
E  DEL  CATALOGO  ATTRIBI'ITO    AD  ERATOSTEISE 


I.  Nci  prinii  secoli  del  cristiaiicsimo  fii  tenuta  in  i^raii  |ircgio  In  storia 
cgizia  slala  scriUa  in  lingua  gi'cca ,  jn'iina  dcllcra  volgare ,  ilall'  egizio 
Maneloue.  A  quclla  Giuseppe  Flavio  nci  libri  contro  ad  Apione  orudito 
egizio  ,  provoca  i  suoi  avvcrsarii  (i);  a  quclla  uiiicainenle  Giulio  Afri- 
i-ano,  scrittorc  ecclcsiastico  del  lerzo  sccolo,  atlinsc  gli  clcinenli  della 
rrouologia  egizia  ,  avendone  ricavato  un  calalogo  tli  re ,  del  quale  si 
valse  poi  nel  seguente  secolo  il  ilotlissimo  Eusebio  di  Cesarea  pel  suo 
canoiic  de'  tempi  (3).  Ma  per  iioslro  danno  ,  j)eri  lopera  Manctoniana 
nel  gravissiino  naufragio  delle  anlichc  lettere ,  e  ci  riniasero  soltantn 
|iochi  squani  rifcriti  da  Giusc])pc,  ed  i  sunti  cronologici  d' Africano  e 
d'Kusebio.  Nero  c  clie  il  Sinccllo  ai  dctli  sunli  aggiunsc  altre  uotizie 
ed  allre  scritLure  derivale  ,  a  suo  credere,  da  Manetone,  ma  tra  breve 
dimoslreri)  quanlo  egli  errasse  non  solaniente  in  cio  ,  ma  eziandio  nel 
giudicare  piu  anlico  del  vero  Manelone,  il  documento  da  lui  riferilo 
per  cronaca  egizia,  e  nel  credere  Eratostene  autore  dun  catalogo  di  re 
Tehani. 

II.  Opposti  giudizii  furono  sovente  falti  intorno  agli  scritli  di  Manelone 
dai  tempi  di  Giuseppe  Scaligero  e  di  Petavio  siiio  addl  prcsenu(3),  e 
lion  lia  guari ,  un  professore  tedcsco  ne  impugno  lotalmcnte  rautenli- 
cjia  ,  parendogli  di  ravvisare  in  essi  prove  non  dubbie,  clic  il  lore  au- 
lore    ne   atlinse  a  fonli    egizii  la  materia    de' suoi   racconli ,  nc   visse    in 


fl)  C.onlra   Apion.   I.    1.  J    U. 

(3)  In  tengn  per  formo,  che  Eusebio  Hellc  slorie  di  ManetoDC  allro  noD  vide  se  non  il  catalogo 
(la  quelle  (le.Huiito  per  I'Africano;  pcroeclic  se  egli  avesso  avuto  Ira  Ic  niani  ii  corpo  di  quelle 
•lorie,  da  esse  intinediataincnle ,  anxiche  da  Giuseppe  Flavio  avrelibe  rtcavalo  il  racconto  »d- 
^li  Ihlslios  die  insert  nella  sua  opera  Vedi  I'edizione  greco-armcuu-lalina  del  CLrouicoo  T.  I  , 
pig.  190. 

^3)  Sci'iger    Can    Isag    I.  S  ,  Pelat    Doclr.  Temp    I.   10    c    17. 


DEt,    PrOI  ESSORK    HVANf.ESCO    DAni'f.nir.  5 

pta  aiilcriorc  a  quclla  ilci  |ii'liiii  Cesari  (i).  E  vcr;imonle  io  iioii  sa|irci 
ill  qual  inoilo  risjioiidcre  allc  sac  j)iu  gia\i  oljbiezioiii,  se  dovessi  ili- 
fendere  qiiali  j>arli  legitlimi  dello  slorico  egizio,  lutli  gli  scritti  ,  clio 
come  tali  furono  riccvuli  dallo  Scaligcio ,  dal  ^'ossio ,  dal  Alaisaiiio, 
dal  Fouriiionl.  ,  c  ,  per  taici'c  di  taiili  allri  ,  dai  due  Cliampoiruiii  f  dal 
Iloselliiii,  o  se  inoslrala  la  iialiira  sjiuria  di  alcuiio  lia  quclli,  cgualii;eiiU' 
spurii  dovessero  essere  dichiarali  tuUi  gli  allri.  Qui  cade  in  accoiicio 
raforismo  delle  anliche  scuole,  distingue  J're(/ucntcr  ,  v  (lerehe  appurito 
fuiora  fu  Irascurata  la  necessaria  disliiizione,  d;igU  uiii  I'u  Icvala  a  rit-ln 
I'aulorili  di  Manelone  ,  e  dagli  allri  iiidcgiiainciUe  conculcata. 

III.  L'aulcnticila  d'uno  scritlo  puo  essere  impiignata  in  due  uiodi ,  cioe  , 
o  ncgando  die  mai  sia  csislilo  Tautorc  di  lui  j)orla  il  nome  ,  ovvero 
(  caso  molto  piu  IVcquenle  )  ,  clic  sia  vcranicnlc  sua  faltura.  Dell'  csi- 
sleuza  d'uiio  storico  egizio  detlo  Mauctone  ,  e  cliiaro  per  molliplice  dnl- 
trina,  fauno  auipia  teslimouiauza  scrittori  ebrci ,  crisliani  e  geutili  dci 
pruni  secoli  del  cristiaiiesiuio  (2)  ,  ondechc  il  dubitarne  sarebbe  del  liiUn 
irragioiicvolc. 

I  priiicipii  dell' arte  crllica  prosi-rivono ,  doversi  tcuerc  in  conlo  di 
scrilli  getniini  tutli  quelli,  che  con  nome  di  ccrto  autore  sono  eitati  da 
scrittori  o  coiitemporauei  o  non  Iroppo  luiilaiii  dall  ela,  in  che  vissc 
I'autorc,  qiialunque  volla  gli  scrilli  slessi  non  forniscaiio  argomcnli  coii- 
Irarli.  Seiondo  quesla  regola  io  soslcngo  doversi  altribuire  a  Manelone 
gU  squarci ,  che  Giuseppe  Flavio  allerina  essere  letleraliuenle  desunti 
dalle  slorie  di  quello  ,  additandone  per  fiuo  il  volume  (3);  imperocclie 
nel  primo  sccolo  dell'era  volgare  ,  qiiando  Giuseppe  invocava  lauiorita 
di  Manelone,  per  comprovarc  colla  leslimunianza  degli  annali  egizii  lau- 
tichita  della  nazione  ebrea ,  contro  agli  erudili  Alessandrini ,  era  per 
rerlo  appresso  quesli  fresca  e  vivente  la  memoria  di  quello  slorico  , 
poiclic  allrimenti  ne  sarebbe  slalo  belTeggialo  Io  scrillore  ebrco  ,  che  a 
lui  cosi  Trancamente  li  provocava.  INloUissimi  frannncnli  di  operc  ben 
piu  anliche  delle  slorie  Maneloniane,  e  cilali  solamenle  da  aulori  piu 
recouli    di    Giuseppe    Flavio  ,   sono    tultavia    riconosciuti   autentici   dalla 


(I)  Hongstembcry  die  niirlicr  Mo-cs  un<!  Apjplcr  clr   ,  Berlin,  I^il. 
*)  VcJi  Gcraidu  Vossio  dc  lusloricis    (;raccis,  1.    1.    ctip.  XIV,  c  Fabriiio  ,  Bibl.  Crarr.  1.  III. 

^3)  Conira  Apion.  1     1.  J   14.   15.  26. 


6  DlSCOnSI    CRITICI    SOPRA    I.A    CHONOI.OGIA    EGIZIA 

inoilerna  critica,  quando  iioii  mostrino  per  validi  indizii,  di  esscvc  sii|i- 
posli.  Ora  tutle  le  obbiezioni  die  allri  poti-ebbe  fare  contro  all  auUn- 
li(il;i  dei  suoccniiali  l)iani  riferiti  d:i  Giuseppe  ,  avrebbero  lult'  al  pii\ 
I'oi'za  a  provare  ,  cbe  (pialrhc  vocabolo  sia  slalo  corrollo  per  igiioraiiz.a 
Oil  inniria  dei  copisti  dellc  sue  opere  ,  o  che  qualche  frase  sia  stata  iii- 
li-usa  nel  tcsto,  da  temcrario  chiosalorc ,  non  pero  inai  dimoslrerebbouo 
osscrne  adullcrina  la  soslanza.  In  fatli  il  lodato  professorc  Ikrlinese  ri- 
pieiule  rauloro,  d' ignoranza  dolla  geografia  cgizia  ,  perchc  nelle  edi- 
zioiii  di  Flavio  loggesi  avere  il  primo  re  degli  Ilykshos  trovalo  nel  Nomo 
Saite  una  citth  posta  alforiente  del  fiume  Bubaslite  (i),  essendo  tjuello 
allocridcute  del  Delta ,  e  qucslo  il  piii  oricntale  di  tutli.  Ma  il  orilico 
Tedesco  avrebbe  luosti-ato  niiglior  seiino  ,  se  iu  luogo  di  deduiTe  da 
qucU'errore  un  indizio  contro  all' autenticita  del  teste,  avesse  a  correg- 
gerlo  adoprato  le  rcgole  suggei'ite  da  quel  ramo  di  critica,  che  ap|)unlo 
dallo  speciale  sue  iiflizio  vien  detta  correttiva;  perocchc  non  gli  sarebbe 
stalo  dillicile  accerlarsi,  che  in  vece  di  Saite  IManetoue  avea  scritto  .Se- 
troite  ,  paragonando  al  testo  di  Giuseppe  qucUo  d'Afiirano  e  d'Eusebio 
appi-esso  il  SinccUo  ,  dove  pnrlando  della  dinastia  dei  Pastoi'i ,  I'uno  e 
1  allro  dicono  situata  nel  Nomo  Setroite  la  cilia  che  cdilicarono  que'  coii- 
quislatori  (a).  Anzi,  che  in  Flavio  stesso  ai  tempi  d  Eusebio  fosse  scritto 
Setroite  e  non  Saite ,  e  manifesto  per  la  Tersione  armena  della  cronaca 
Eusebiana  ,  la  quale ,  rifercndo  lo  squarcio  dello  stoi'ico  ebreo  ,  porta 
scritto  Metraile  ,  corruzione  evidente  del  Setroite  onginale  (3). 

IV.  Uii'allcrazione  assai  piii  grave  della  precedente,  ma  non  avvertila 
dal  prelodato  crilico  ,  io  la  ravviso  nel  bel  principio  dello  squarcio  di  cui 
irattiamo ,  in  quelle  parole  iyivsro  BartXsu;  y'lufv  interpretale  dal  Iradut- 
tore  latino  Regem  oliin  habuimus :  le  quali  indicherebbcro  meglio  un 
cominciaraento  di  monograjia  ,  che  un  brano  di  cronaca  lolto  dal  mezzo 
dun  volume  contenente  una  serie  di  nomi  regii,  ed  indicante  gli  avve- 
uiraenti  seguiti  sotto  a  ciascun  regno.  Ma  oltrecche  in  qualche  edizione 
mancano  le  dette  parole,  siccome  e  notato  dairAvercampo  (4),  che  non 
debbano  altribuirsi  nc  a  INIanelone  ,  ne  a  Giuseppe   stesso  ,  c  maggior- 


(S)  SjQcell.  pag.  61.  62.  cd.  Coar. 

(3)  Eusebii  Cliron.  Grace.  -  Arm.  -  Lat.  ,  T    I   ,  pag.  S2i 

(4)  loscplii  Fl    opp.  vol.  S    pag.  441 


DEI,    PnOFF.SSORF.    inANCF.SCO     r>ARl}CCni.  "7 

iiicuto  coiifermato  dal  nou  Uovaisi  Ic  luedesime  appresso  Eusebio ,  iic 
al  L.  X ,  c.  i3  tU-ll;i  Pic/Hir.  E\-<in^.  ,  iii-  uclla  vcrsione  armciia  i!cl 
Chronicon  (i). 

\'.  I'assciei  sotlo  silcn/.io  uii'altra  obbiezione  falla  dall'Hoiigstcnibcrg , 
siccoinc  di  poco  moinento  ,  se  nel  rispondcrvi  non  Irovassi  una  pro\a 
di  pill  ill  favore  dell' auleiilicila  dello  scritto  impugiialo.  In  projjosilo 
della  voce  llykslios  con  che  furono  denoininali  i  pastori  clie  iiivasero 
rKgillo ,  egli  ossei'va  ,  che  si  inoslro  iinpcrilo  ili  filologia  cgizia ,  c  pero 
noil  dee  essere  creduto  Egizio  ili  nazione  ,  I'aulore  die  spiego  la  detia 
voce  per  re  pastori  togliendo  1' interpretazione  della  sillaba  Hjk  dal  sacro 
dialelto  ,  e  cpiella  di  shos  dal  comune  ;  non  essersi  conservalo  venin 
indizio  di  nn  doppio  dialelto  sacro  e  comune  ;  aver  Manclone  confuso 
la  scriltura  colla  lingua,  inollre  sopra  nissun  monumcnto  non  trovarsi  la 
parola  llyk  col  significato  di  re  o  prigioniero ,  come  era  in  allri  esem- 
plari  inlerprctata. 

Ma  con  pace  dell'  oppositore,  debbo  avvertire  ,  che  lo  studio  dellc 
Iscrizioni  monumentali'  ogni  dl  piu  conferma,  essersi  dai  sacerdoti  egizii 
adoperatc  molte  voci ,  che  a  buou  diritto  possoiio  dirsi  avere  apparte- 
nulo  al  dialelto  sacro  ,  nientre  da  altre  a(Tatlo  diverse  le  troviaino  sur- 
rogate nella  lingua  Coj)ta  ,  la  quale  ogni  ragion  vuole  sia  considcrata 
per  popolare  o  comune  ,  almeno  nei  bassi  tempi  della  nazione  egizia  , 
appresso  a  cui  la  vediamo  adoperata.  Cosi  per  non  dilungarci  dal  tenia 
prcsente,  nei  lesti  copti  e  adoprala  la  prola  OTpo  o  le  sue  aflTini  eppd, 
cppo ,  ppd  ppo ,  per  indicare  Re  ,  ma  nelle  iscrizioni  gcroglifiche  e 
geratiche  dei  monumenti  ,  anche  neU'eta  dei  Tolomei,  il  tilolo  di  Re  e 
espi-esso  il  piu  sovente  colla  voce  OTM,  talvolla  con  &K,  come  ap- 
punto  spicga  Manetone  la  jirima  sillaba  del  vocabolo  Ilyk-shos.  Moslro 
aduuque  pcrizia  archeologica  o  filoiogica  in  dcUa  spicgazione  ,  e  quale 
certaraenle  non  avrebbe  avuto  un  aulore  noti  egizio,  ne  iuiziato  nelle 
scrilture  saccrdotali.  La  voce  shos  e  ineglio  aju,c  ,  fu  certo  della  lingua 
popolare  ,  perocche  nel  significato  di  paslore  i  adoprata  dagli  scritlori 
copti  (a). 

Ne  men  giusla  in  filologia  e  1' interpretazione  data  in  allro  eseinplarc 


(t)  Chron.  Gr.  Aim.  :  T.  I.  ,  pag.  SS3. 
(J)  Pcyron  ,  Lex.  Copl. 


8  ni>-f:op,st  onnirt    sopra  i.a  cnoNoi-ociA  egizia 

alia  stcssa  vooe  ooinjiosta,  lYi  pastofi  prigionieri ,  r\on  pifi  ricorrenclo  al 
(iialctlo  sacro;  poichr  |)ei"  testimonianza  dei  lessici ,  nella  lingua  roinunc 
3I\  lia  vcrainciitc  il  si-^nifioato  di  civgerc ,  legare.  Dissi  in  filologia:  ma 
|)pr  (jnella  nietliocre  perizia  che  posso  avere  acquistata  in  moUi  anni 
d' indagini  monuinentali,  tin  tal  equivoco  noil  efa  da  temerc  nclle  scril 
tnrc  geroglificlie  e  geratiche  dci  tempt  faraonici  ,  ncUc  quali  oltre  alia 
divcrsita  dci  sp"ni  delerniinallvi  secoiido  la  divcrsit;\  dcUc  idoe  volute 
signilicarc  da  uiio  slesso  vocabolo,  I'inizialc  di  Hyk  in  significato  di  i?c 
coniprcndeva  gii  in  se  1'  idea  di  capo  d  modcratore  ,  ne  mai  Sarebbe 
stala  adoprata  a  rappresentave  la  voce  Hyk  o  Hak  nel  senso  di  pri- 
gioniero  o  legato ;  c  pero  io  dnbilo  graveinente  ,  clie  cert'altro  auto- 
gra/'o  citato,  ma  non  ben  dcfinito  da  Giuseppe,  rilcriscasi  alia  stessa 
opera  di  Manetone ,  od  alnieno  al  luogo  che  tralta  del  dominio  dei  Pa- 
stori  in  Egitlo.  '^  ^  ''•'^' 

V"I.  Giuseppe  Flavio  dichiara  aver  tollo  il  sue  raccontb  dal  secondo  lomo 
delle  sloric  manelonianc;  il  calalogo  delie  dinastie  rifcrito  dairAfricano 
f  da  Euscbio,  cila  parlilamenle  ciascuno  dei  tre  tomi  di  Manetone  donde 
erano  stale  cavate  le  dinastie ,  ed  appunto  nel  secondo  trovasi  quella 
dei  Pastori,  i  cui  noini  si  leggono  nel  frammcnto  addotto  dallo  storico 
cbreo ;  prova  questa  della  raedesimezza  dcU'  opera  cui  allinsero  1'  uno 
e  gli  altri ;  e  pero  non  avendo  noi  ragione  alcuna  di  dubitare  dell'  au- 
tenlicita  dello  squarcio  rifcrito  da  Giuseppe  ,  dobbiamo  pure  tra  gli  a- 
vanzi  autcntici  di  Manetone  riporre  la  serie  delle  dinastie  conservataci 
dai  due  lodati  cronologi ,  senza  pero  pretendere  per  della  serie  mag- 
giore  autorita  di  quella  che  apparira  esserle  dovuta  dopo  diligente  e- 
same ,  ed  avuto  riguardo  alle  alterazioni  che  facilmente  poterono  essere 
operate  si  dai  primi  compilatori,  e  si  dai  susseguenti  cojilsli.  In  falti 
nel  catalogo  dell'Africano  pervenuto  a  noi  soltanto  nella  cronografia  del 
Sincello ,  si  scorgono  piii  luoghi  evidentemente  corrotti ,  sicconie  mo- 
strercmo  in  uno  dei  scguenti  discorsi,  che  versera  sull'analisi  delle  dina- 
stie; quanto  poi  spetta  adEusebio,  e  chiaro  aver  egli  soventc  ,  per  fini 
suoi  privali,  mutato  e  mutilato  quel  dell'Africano,  come  a  ragione  glicne 
fa  rimprovero  il  Sincello  (i).  Ma  considcrala  la  sostanza,  e  cerlo  non 
potersi  riferire  ad  altro  aulore,  fuorche  a  Manelone;  ogiii  allra  suppo- 


(1)  Chronogr.  pag.  GS.  03.  71 


BEI.    PROFESSOnK    FnANCESCO    BAnUCCIII.  f) 

sizlone  mostrandosi  anfalto  priva  di  foiulameiito.  In  falti  se  iicl  priino 
secolo  dcll'era  volgarc  corrcvaiio  i)ci-  Ic  maiii  dei  dolti  le  storic  Maiie- 
loniaiie,  e  ne  crano  aU'iiopo  cilali  square! ;  se  ncl  leiv.o  secolo  uno  stiil- 
tore  ccclesiastico  ne  fcce  uso  |)er  la  rronologia  coin|)arata;  se  il  suiilo 
da  questo  a  noi  tramaiidiito  concorda  colle  opiiiioiii  storiche  e  milolo- 
giche  dei  sacerdoti  cgizii  di  (|uella  da,  in  cui  si  |)oiic  ranlorc  di  delte 
storic ,  uegaiiie  laulenlicita  sarebbe  lo  stesso  die  volcr  dislriiggere  ogiii 
storica  cerlczza.  Che  poi  gli  estialti  iiiaiictoiiiaiii  d'Afriraiio  e  d  Eiisebio 
coucordiuo  colle  opinioui  dcgli  Egi:tii,  quali  cc  le  irasmiscro  Erodolo 
e  Diodoro,  e  cosa  agevolissima  a  moslrare.  Ed  in  vero  ^lanelonc  in 
ciina  alle  dinaslie  nmane  poueva  i  I'cgai  dcgli  Dei,  dei  Scaiidei,  e  ilei 
Mani(i);  Erodolo  ammctteva  Dei  di  i.°,  3.°  e  3.°  ordine,  secondo  clic 
udiva  dai  sacerdoti  (2)5  Diodoro,  sccoudo  le  favole  cgizie  enumera^a  i 
regiii  degli  Dei  c  degli  eroi  (3)  ;  in  tutti  c  tre  vediamo  rcgni  di  esseri 
initici  antcriori  ai  inortali.  Mcne  c  priino  re  tanto  in  Mauelone,  qnanto 
ne'  due  grcci  scrillori ;  a  questo  ae  succede  una  moltiludine  |ier  lo 
spazio  di  alcune  migliaia  d'anni,  clie  presso  Manelone,  siccome  scrittore 
di  storia  patria,  e  quindi  piu  accurato,  e  uieglio  amuiaestrato ,  e  divisa 
in  3 1   dinaslie  fuio  a  Dario  ultimo  dei  re  Persiani. 

VII.  Che  piu?  la  serie  delle  dinaslie  ^laneloniane  comprende  uno  spazio 
di  tempo  maggiore  di  molti  secoli  dell'  inlervallo,  che  secondo  il  piu 
largo  compulo  della  cronologia  Liblica  divide  ravveniuienlo  del  diluvio 
universale  dal  principio  dell'era  volgare ;  la  quale  discrepanza  dalla  Bib- 
bia  esclude  qualsiasi  ipotcsi,  che  ad  autore  ebreo  o  crisliano  ilei  primi 
secoli  della  Chiesa  volesse  attribuirne  la  conq>ilazione.  Che  se  verameule 
fu  opera  di  scriltore  egizio  ,  ed  autcriore  all" era  volgarc,  come  iiou  si 
puo  ragioiicvolmente  negarc,  non  occorre  disputare  maggiormcnte  ;  pe- 
rocche  il  uou»e  di  Mauelonc  giunse  a  noi  cosl  uaancanle  d'ogni  iiolizia 
biograllca ,  che  oinai  altio  uon  suona,  se  non  uno  scriltore  egizio  del- 
I'eta  dei  Toloinei. 

Vill.  Qui  m'avvedo  di  avere  innanzi  tempo  tollo  per  dimosliala  un'as- 
serzione,  che  dee  esserc  soggetlo  di  grave  discussionc,  Irattandosi  di  svel- 
lere  dalle  radici   un   crrore   invalso    sin   da    quando   Giuseppe    Scaligcro 


(1)  Syncelli  Chroaogr. ,  pag.  34.  55;  Eiuebii  Cliron.  T.  I,  paj.-.  iOO 
(»)  L.  It,  5  144,  145. 
(3)  L.  1 ,  $  44. 

Serie  II.  Tom.  VII. 


lO  DISCOKSI    cniTICI    SOPRA    LA  CKONOLOCIA    ECIZIA 

jiubhlico  gli  avaiizi  grcci  clell' opera  cronologica  il'Eusebio  ricavali  di 
<ina  c  di  cola,  iiia  pii'i  Sjiccialmcntc  dalla  cronografia  del  SiiiccUo,  inollc 
cose  ilcl  ([iiale  cgli  arbilrarianicnle  spaccio  jici-  Eusel/iaiic' ( i ).  DaU'edizionc 
delli)  Soaligcro  ,  c  iion  allroiule  imparo  il  Vossio  quaiilo  iulonio  a  Ma- 
nctoue  scrlsse  iiella  sua  opera  degli  slorici  greci,  cioe,  chc  fosse  fiovilo 
sotto  il  regno  di  Toloineo  Filailelfo,  cho  fosse  scriba  e  soinino  sacerdolc 
dei  templi  d'Egillo,  c  clic  per  eoniaiido  di  dcllo  re  strivesse  la  storia 
di  sua  iia/.ionc  (a).  Ma  (jueste  nolizie  ,  quando  pure  fosscro  dale  da  Eu- 
sebio,  priuia  di  esserc  amincsse  per  \cre,  vorrebbero  essere  diligenle- 
inente  esainiiiale  ,  c  dalla  iialura  del  docuincnto  dove  sono  contenule  , 
nissuno  asseniiato  crilico  polrebbe  farilmenle  averle  per  tali.  Se  noii 
die  ,  si  puo  francamcntc  allennare  non  trovarsene  il  benclie  nicnoino 
iudizio  nella  vera  cronaca  d'Ensebio,  e  la  loro  fede  riposare  unicameute 
nellautorila  troppo  dtbole  del  Sincello,  il  qu;ile  siccome  ora  mi  aecingo 
a  diiuostrare  ,  non  conlento  di  avere  liferito  nclla  sua  opera,  c  posli 
a  ]>erpetuo  confronto  i  catalogi  Maneloniaiii  d'  Africaiio  e  d'  Eusebio, 
voile  far  dono  ai  suoi  leLlori  d'un  Manetone  ben  diverse  da  quelle  cc- 
uosciuto  per  Giuseppe  Flavio  e  pei  due  lodati  cronologi.  In  fatti  egli 
stesso  ci  avverte  (3),  clie  le  iiidicazioni  cronologiche  sull'Egitlo,  appresso 
Maiielone,  discordano  da  quelle  degli  slorici  ecclesiaslici  (  inlcndi  sopra 
lo  stesso  argomento),  e  quanto  alia  denominazione  ,  e  quanlo  alia  du- 
rala  dei  regiii ;  e  che  non  potendo  da  Manelone  essere  chiarito  solto 
cpial  re  Giuseppe  avcssc  tenulo  principato  in  Egitto ,  e  dopo  lui  Mose 
avesse  condolto  gl'  Israclili  fuori  di  quella  conlrada  ,  reputa  necessario 
Irascegliere  gli  scritti  di  due  dei  pii\  insigni  autori  ( ecclesiaslici  ) ,  cioe 
di  Africano  e  di  Eusebio.  Ma  questi,  come  gia  di  sopra  fu  detto,  uni- 
camente  al  vero  Manetone  si  attenncro  nell'esposizione  della  cronologia 
egizia  ;  dunfpie  e  manifesto,  che  ai  tempi  del  Sincello  correva  sotio  il 
nome  di  Manetone  un'  opera,  od  nn  sunto  di  cronologia  diverse  da 
(piello  ,  die  avea  fornito  ad  Africano  il  catalogo  delle  dinaslie  egizie.  A 
tnrre  poi  qualunqne  dubbio  polcsse  aneora  cio  nullameno  rimanere  ne' 
luiei  letlori,  soccorrono  opportune  le  citazioni,  e  I'use,  che  del  sue  Ma- 


(1)  Vedi  la  prefaiione  aU'edizione  Greca-Armcna-Latina  d'Eusobio  ,  J  V. 
(4)  De  Hislor.  Grate.  I.  1.  c.  XIV. 
(3).  Pai;.  53. 


DEI.  rnoFEssonn   ^nA.^•CESco  baruccui.  i  i 

iiclonc    fece    il  cronografo   Bizantino.    Ecconc    un    insigne   passo   da   ine 
volgarizzalo  con  massima  fedclta  : 

«  Resta  clie  del  principalo  degli  Egizii  poclic  cose  Irasccgliamo  dagli 
n  sciitli  di  Maneto  Sebciiiiila,  il  quale  soUo  Tolomeo  Filadelfo  cssendo 
»  arcisacerdote  dei  tcmpU  degli  idoli  in  Egillo,  dai  cippi  posli  nclla 
»  leria  Seriadica,  scritti,  dice,  in  dialetto  sacro  c  con  IcUcic  gerogra- 
«  ficlic  da  Tot  j)rimo  limie,  ed  interpretali  dope  il  diluvio  dal  dialetlo 
»  sacro  in  ellenica  favclla  con  caralleri  gerogUfici ,  e  consegnati  nei  li- 
»  bri  da  Agatodemone  figliuolo  del  secondo  Ernrie  e  padre  di  Tot  uri 
»  penetrali  dei  Icinpli  d' Egitlo  ,  dichiaro  ad  esso  Filadelfo  re,  secondo 
»   Tolomeo  ,  nel  liliro  di  Soli  scrivendo  lelleralineiite  cosi  : 

i<  Lettera  di  Maneto  Sebennita 
»    a  Toloineo  Filadelfo 

«  Al  re  grande  Tolomeo  Filadelfo  Augusto,  Manetone  arcisacerdote  r 
n  scriba  dei  sacri  pcnelrali  d'Egitto,  di  schiatla  Sebennita,  Eliopolita, 
»  al  Despola  mio  Tolomeo,  salute.  A  noi  convienc  considcrare,  Massirro 
»  Re,  liutc  quelle  cose,  die  a  te  piaccia  sieno  da  noi  esplorate.  Riccr- 
n  cando  tu  delle  cose  clie  sono  per  accadcre  al  mondo,  siccome  uii  or- 
))  dinasti,  saranno  a  te  dichiarate  le  cose  che  io  imparai  dai  libri  sao-i 
»  stati  scritti  dal  Progcnitore  tuo  Trismegisto  Erme.  Vale,  Despota  mio 
»   Re.  )) 

M  Quesle  cose  dell'  interpretazione  dei  libri  scritti  dal  secondo  Erme 
»  egli  dice;  e  dopo  cio  conta  delle  cinque  genti  egiziache  (  divisc  )  in 
n  Irenta  dinaslie,  e  dette  ajjpresso  ai  nnzioiiali  degli  Dei,  dei  Scmidei, 
II  dei  Morti  (  o  Maui )  e  dei  Mortali ,  dei  quali  anchc  Eusebio  di  Pam- 
»   filo  fa  menzione  nella  sua  opera  dei  tempi  diceiido  cosi  .  .  .  »  (i). 

IX.  In  tanio  incremcnto  degli  studi  crilici  di  oii  si  f;loi-ia  fcla  nostra, 
temerei  abusare  della  solTerenza  dei  leltori,  se  impreudessi  un  lungo 
comuieiitario  ,  quale  sarebbc  necessario  a  niostrarc  ad  una  ad  una  le 
stranczze,  e  le  frivole  assurdila  ,  onde  e  tcssulo  il  preambolo  della  let- 
tera a  Tolomeo,  la  quale  quando  e  per  gli  antecedenti ,  e  jnl  liloln  di 


(t)  SjDcell.  pag    40 


13  Disconsi  cniTict  soi'RA  i.v  cronoi-ogia  egizia 

.4ui;uslo  ilalo  a  quel  re,  iion  iiiaiiifestasse  di  essere  parte  spurio  di  lempi 
posteriori  ,  nulla  lia  cli  coniuiie  con  luropera  slorica  cui  dovrebbc  pre- 
cedere  come  dedicaloria.  So  clic  il  llosellini  lolse  \ia  una  grave  difll- 
colla  ,  traduceudo  ra  fii/lovTa  yiyvsa^ai  non  per  le  cose  awenire,  ma  per 
(|uelle  che  awennero  (i);  cih  nulla  nieno,  anche  menandogli  per  huona 
i-olesla  licenza  non  perdouabile  ,  io  non  so  come  sarebbe  garbata  a  Fi- 
ladelfo  una  sloria  d'J'.gitlo  ,  die  fosse  slata  scrilta  moll.i  secoli  prima  che 
sej^uissero  gli  cvenli  ,  dei  qualL  esso  ilcsiderava  accurala  nolizia.  Meglio 
si  appose  il  Letronnc ,  clie  ])arlando  incidenlomeule  di  delta  lettera , 
assert  non  polersi  repularc  anleriore  al  III  secolo  dell' era  volgare,  ed 
essere  slata  supposta  forse  ncUo  stcsso  tempo,  in  oui  fiirono  per  roag- 
t;ior  numero  fabbricali  gli  scrilli  Ernielici ,  nci  quali  sfl\ente  incontrasi 
il  litolo  di  Trismegisto  ignolo  agli  scriltori  anleriori  nll'era  volgare  (2). 
X-  A  noi  bastera  uolare,  i.°  che  il  Sincello  non  ricavo  questo  squarcio 
da  Euscbio  ,  poiche  in  sul  fine  dice ,  che  dclle  dinastie  favolose  degli 
Egizii  che  ei  riferisce  suUa  fede  di  Manetone  ,  fa  anche  menzione  il 
vescovo  di  Cesarean -ma  quand' anche  il  Sincello  non  avesse  fatla  qiiesta 
osservazione ,  ora  che  abbiamo  la  sorte  di  posscdrre  I'intera  opera  d'Eu- 
sebio  nella  \ersione  armena,  nella  quale  inutilmente  cercasi  il  sud- 
delto  squarcio ,  e  accertala  la  falsita  deH'atlribuzione  fatlane  dallo  Sca- 
ligero  (3).  1°  Che  il  INIanelone  del  Sincello  comprendeva  in  3o  dinastie 
i  regni  favolosi  degli  Dei  ,  Semidei  e  Mani,  ed  i  regni  slorici  dei  mor- 
lali,  laddove  ai  soli  tempi  slorici  ed  ai  soli  regni  umani  appartengono 
le  3i  dinastie  di  Manetone  jiresso  Afiicano  ed  Eusebio.  Ne  queslo  e  il 
solo  passo,  donde  rica\isi  la  confusione  recata  alle  dinastie  del  'Tero 
Manetone,  cssendone  altri  ancor  piu  evident!,  come,  dove  il  Sincello 
dice:  «  Manetone  Sebennite  scrivendo  delle  sedici  dinastie,  cioe  di  sctle 
»  Dei  che  mai  non  furono  »  (4);  ed  egli  avrebbe  dovuto  aggiungere 
))er  essere  consentaneo  a  se  stesso,  di  nove  Semidei,  onde  avere  la  somma 
ilelle  indicate  sedici  dinastie  ;  ma  alia  sua  inavverlenza  ,  di  cui  molli 
rscmpi  occorrono  nel  corso  della  sua  laboriosa  compihiziouc,  suppliscc 
poi  il  catalogo  dei  dinasti  divini  e  semidivini ,  che  segue  come  desunlo 


(I)  Jlonuinonli  d'KgiUo,  I'arlo  I.  T.  I.  pay.  V. 

{i^  Letronoe ,  Inscriptioa  Groc<[uc  dc  Roselle,  pog.  30,  Paris,  184t. 

,:i)  In  Graec.  Euscb.  pag.  7. 

(t)P»g    18. 


DEI.    I'UOFESSOIlE    FIlANCESfO    BARUCCHI.  1 3 

(la  Maiielone,  ncl  (juale  ti'ovatisi  gU  anni  di  ciasciin  regno  riJoUi  al 
ilodiccsiino  dtslla  vera  loro  diiraUi  ( i),  secoiulo  uii' inlcr|)retazioiie  mcssa 
ill  campo  da  alcuiii  scritlori  ecolt-siastici ,  ina  ri|Jiovata  dal  Siiicello  (a), 
cioe,  die  liinari  fossero  stali  gli  anni  jjju  anticlii  a|)|.i-esso  t^li  Igizii, 
coUa  quale  miravano  a  coiicHiarc  colla  croiiologia  bdilica  i  indleiiii  e 
le  iiiiriudi  d'aiini  atlrd)uUi  alia  iia/loiic  Egizia  dai  favolusi  siioi  aiinali. 
Che  poi  veramcnle  il  Maiicloiic  del  Siuoello  allro  non  sia,  che  uii' in- 
lerpolazionc  ed  una  sisteinaliea  riduzioiie  deirauleiitico,  fassi  chiaro  da 
UD  altro  Inogo  in  cui  il  cronografo  Bizantino,  dopo  aver  dctto  che  Ma- 
nelonc  era  stalo  ingannato  da  una  cronaca  cgizia,  la  quale  compren- 
deva.  in  36j25  anni  la  durata  dei  i-egni  divini  ed  uinani  (3)  ,  lo  loda 
luttavia,  che  esso  abbia  risU'etlo  dentro  lo  spazio  di  3555  anni  tutto  il 
tempo  regnalo  dalle  trentadinaslie  contenenti  ii3  gcnerazioni  (e  non 
faniiglle  ,  come  tradusse  il  Goar)  (4).  Nolainmo  gia  che  i  calalogi  d"A- 
fricano  e  dEusehio  ai  soli  regni  uinani  assegnano  la  somma  di  3i  di- 
iiaslie;  qui  poi  abbiamo  ad  osservare  ,  che  il  Manetone  SinceHiano  ri- 
duoe  a  sole  qualtordici  le  dinastie  umane  ,  e  la  soinraa  totale  dei  re 
da  Menc  a  Neclancbo,  la  quale  uei  detti  catalog!  e  di  ollre  45o,  in  queslo 
non  ollrepassa  il  nuinero  di  c)'^  (  poiche  di  ii3  gencrazioni  convicn  la- 
sciarne  seltc  agli  Dei  e  nove  ai  Scmidei ). 

XI.  Per  le  cose  sinqui  esposle  io  credo ,  che  non  rimarra  piu  alcun 
dubbio  sulla  nalura  spuria  del  documento  di  cui  trattiamo,  e  sullo  scopo 
del  suo  autorc,  qualunque  ei  sia  slato  ed  in  qualsiasi  sccolo  abbia  vis- 
suto.  Solo  debbo  aggiungere,  che  da  queslo  ricavo  il  Siiicello  quella  lisla 
di  re  egizii  o  meslrei,  come  ci  li  chiama,  incoininciante  da  Meslraiin  , 
supposlo  ciToncaincntc  essere  lo  stesso  che  Meiie,  della  quale,  abbaii- 
donati  AiVicano  ed  Eusebio,  cgli  servesi  continuamente  nella  descrizione 
dei  tempi  dagli  anni  del  mondo  a^-^G  in  cui  pone  il  principio  del  regno 
di  Mestraiin  o  IMenc  (5).  La  qual  cosa  non  avverlila  Cnora,  indusse  il 
Mai'samo    e  la  pii\  parte    dei  cronologi  a  considcrare    la  detta  lista   per 


(I)  Pag.  19. 
(9)  Pag.  18. 

(•■»)  Pag-  51 
(■»)  Pag.  5J. 
(5)  Pag.  91. 


1 4  nisconsi  <:i\iTici  sopra  i.a  cronolocia  ggizia 

catalogo  di  re  del  basso  Egilto,  e  sopra  questo  ed  altri  fondamenti  non 
pii\  saldi ,  fu  edificato  quel  sislema  assurdo  di  dinastie  eontemporaiicf,  die 
laiila  e  si  ]>oco  inerilata  lode  fruUo  all'  crudito  Inglese.  II  Rosellini  la 
giudico  falliira  del  Sinccllo  stesso,  non  esscrc  pcro  spregevoie  ,  allese 
aloune  indicazioni  cronologiclic  (i),  dellc  quali  tiittavia  ben  ])iecolo  e 
il  pregio  ,  g'uista  I'osservazione  di  un  arutissimo  critico  (2).  II  Sincello 
per  verila  non  Indira  apcrlamcnte  a  qual  fonte  abbia  atlinto  cotesto 
calalogo;  ma  slrcoine  per  le  cose  egizie  non  l;i  inenzione  d'alcuii  anlioo 
scrittorc ,  se  noii  di  Manctone  o  vero  o  supposto ,  convien  dire  die 
dairuUimo  Tabbia  ricavato ,  col  cpialc  perfettamentc  concorda  nella  re- 
slrizioiie  dci  tempi.  A  questa  considorazione  da  peso  di  vera  dimoslra- 
zione  ravvertcn/.a  segiienle  posla  dal  cronografo  in  jn'oposilo  del  regno 
d'  Ainosi :  «  Sino  al  4386  il  regno  degli  Egizii  durato  dagli  anni  del 
»  mondo  S'yjG  per  dleci  dinastie  ed  ottanta  sci  re,  dopo  avere  regnalo 
))  siiUa  contrada  INIestrea  ovvero  suH'  Egitlo  Amosi  ,  dal  primo  di  essi 
i>  ^lestraiin  ,  detto  anche  Menc  »  (3).  Iniperocclie  I'asserzioiie  di  dieci 
dinastie  terminate  con  Ainosi  ,  il  quale,  secondo  il  vero  Manctone  ap- 
partennc  alia  XXVI.*  non  piio  altrimenti  conciliarsi  che  col  doeumento, 
il  quale  assegni  Ic  prime  XVI  dinastie  agli  Dei  e  Semidei ,  qual  e  aji- 
jmnto  il  Munetoiic  sejjuito  dal  Sincello. 

XII.  Ora  si  puo  facilmente  intendere,  come  il  Sincello  abbia  crcdulo  die 
Manctone  fosse  stato  indotlo  in  errore  da  quella  cronaca  egizia,  la  (piale 
come  di  sopra  accennainnio,  in  trenta  dinastie  e  ii3  generazioni  com- 
preiuleva  i  tempi  favolosi  e  storici  dell' Egilto;  j)oiche  veraiienle  graii- 
dissima  confonnita  e  tra  questa  ed  il  mentito  Manetone  ,  laddove  nella 
parte  che  piu  importa  alia  crouologia  ,  vale  a  dire  pei  tempi  corsi  da 
Mene  lino  all'  iiivasione  Pcrsiaiia  ,  sommo  e  il  divario  tra  la  medesiiiia 
ed  il  vero  Mancloiie.  Sotto  il  litolo  immeritato  di  vccchia  crottura  fu 
dai  tempi  del  ^larsamo  sino  addi  nostri  citala  dai  croiiologi,  e  sulle 
parole  del  Sincello  creduta  piii  antica  di  Manetone  ;  sebbene  a  giiuli- 
carla    rettamcnte  ,    molti    e   gravissimi    indizii    la   mostrano    uscita    dalta 


(I)  Mon.  Slor.  T.  I,  pag.  (i(i  c  GT. 

(9)  Vetii  Uiol ,  Rechci'chcs  sur  I'annce  vague  dcs  Egyplions  pag.  25  ,  la  nola  coiniinicalagli  dal 
Leironue. 
(3)  Pag.  SIO. 


DEI.    PnOFESSOnE    FnANCESCO    BARUCCni.  1 5 

nieclesima  officiiia,  in  cui  fu  fubbiiuato  il  falso  Manetone,  e  pero  tlegna 
lii  essiMc  iiisicuic  con  (jiieslo  rif^cUala  clal  nuincio  tlci  fonti  cronologici. 
II  Desviguoles  (i)  ebbe   gi:i    per   sosj)eUa   I'arilubila    di  delta   cronaca  , 
noil  cilala  da  vcniu  auloic,  iralloiie  il  Siiicello,  nia  iioii  ccrco  di  sco- 
prire  il  vero  con  piu  atleiita  disaiiiiua,  e  dope  lui  conliiiuarono  a  fame 
uso  gli  eriidili  ,  sccondo   clie  calzasse  al  proposilo    di  ciascuno.    Solo   il 
Lelroniie,  ma    sciiza   enlrare   in   veruna    discussioiie   alia    a  capacilare  i 
lettori ,  la  disse  opera  di  ignoto  aulorc  ebrco  o  crisliaiio,  posteriore  al 
geogiafo    Toloinco,  coinposta   con   inlendimento   di  far   quadrare   il   co- 
tuiuciaineiilo  dei  rcgni  egizii  colla  cronologia  della  Bibbia  (a).  Ed  in  falli 
scorgesi    cliiaramcnLc    iin   laic   scopo,  se   si   cousideri  ,    die    quanlun(jue 
sia  assegnato  lo  spazio  immenso  di  3G535  anni  all'  iiilera  sonima  dcllc 
dinaslic  divine  ed  uiiiane ,  tullavia ,  logliendone  la  diirala  dei  regni  fa- 
volosi  (  dei  qiiali  non  avcano    a  darsi  briga  i  cronologi   biblici  )   die   si 
componc  di  34,30i  (3)  aniii ,  vimangono  pci  rcgni  iitnani  sollanlo  2324 
anui  ,  a  comprendere  i  quali  e  piii  die  sufllcienle  1'  inlervallo  dalo  dalla 
versio:ie  bJilica  dei  setlanla,  Ira  I'cpoca  del  diluvio   e  le  conquisle  d'A- 
Icssandi'o  ,  prima  delle  quali  cessano  le  dinaslic  egizie.  E  poi  nolevole  , 
clie  la  ridiizione  dcllc  dinaslic  e  dei  rcgni  uinaiii  in  queslo  framincnlo 
cronografico  ,  cade  soltanto  siille  prime   quindici  dinaslie   del  vero  Ma- 
nelonc ,  die  qui  sono    rappresentalc    da  quindici    gcnerazioni   delle   del 
ciclo  canicolare ,  e  contenulc  ncllo  spazio  di  44^  anni.  Quanlo  alia  di- 
nastia   XVI   ed   alle   sussegucnli   1' aulorc   segulta   ben   so\ciile    Eusebio  , 
quantunqiic  scnza  veruno  scrupolo  muti    ad  alcune  i  nomi.   Cosi   anche 
il  falso  Manelone  i-eslrinse  a  soli  venlicinque  il  numero  dei  re  anleriori 
air  invasionc  dei  paslori ,  seguitando  pei  tempi  posteriori  i  catalogi  ora 
d'Africano  ed  ora  d'Eusebio  ;  argomcnlo    iraiiifesto,  die   il  vcro   Mane- 
lone servl  di  fondamento  ad  amendue  quegli  spurii  documenti.   Ed  ap- 
jiariscc  ancora  ,  perche  su   quelle   prime   dinaslie   operassero   cosi   arbi- 
iraria  riduzione ,  e  lasciasscro  inlalte  le  siisseguenti;  perocche  gli  scrittori 
ccclesiaslici ,  c    Ira   (juesli   i   due    piu   insigni ,   Afrirano   ed   Eusebio,  a 


(1)  Chronologic  de  ruistoirc  Suinle  ,  T.  II.  pag.  CS9  j  Berlin,  I'SS. 
(S)  Biol ,  Ucchcrchca  ,  loc    cil. 
(3]  Synccll.  pag.  51. 


l6  DISCORSI    CRITICI    SOPRA    LA    CRONOLOGIA    EGIZIA 

cominciare  dall'  invasione  de'  Pastoi-i ,  ovvero  dalla  iiascita  di  Abramo  , 
avcaiio  ooiitiimanicntc  falto  iiso  dcllc  dinastie  Maneloniane  nellc  lisle 
|jaralelle  dolla  cionologia  sacra  c  jtrofana,  laddove  aveano  beiis\  acceii- 
uate  ,  ma  noii  adopralc  nel  loro  com|mto  biblico  le  dinastie  antenori  (i). 

XIII.  GIL  cnuliu  che  inulihnenle  si  atralieaiono  per  detcrminare  il 
sito  della  terra  Seriadica  ,  dove  il  I'also  Manelone  asserisce  clie  fossero 
postc  le  eolonne  scrilte  con  sacri  caralleri  avanli  il  diluvio,  non  furono 
pii\  avventiirali ,  come  ben  s'  intendc  ,  nel  cercare  un  fondamento  sto- 
rico  alia  divisione  clie  la  vecc/iia  cronaca  riferisce  dei  regni  Auriti  , 
Mestrei  ed  Egizii  (2).  Qiianto  a  me  jiorlo  opinione ,  che  qucsle  tre  de- 
nominazioni  lungi  dall'indicare  una  successioiie  di  genie  diverse  nel  pos- 
sesso  dell'Egitto,  sono  un  frivolo  trovalo  dell'aulore  di  delta  cronaca, 
londato  unieamente  sulla  diversita  dei  nomi  dati  in  diversi  tempi  e  da 
diversi  jiopoli  alia  terra  d'Egitlo  (3);  ne  potra  menoinamente  dubitarne, 
chiunqiie  osservi ,  che  lEgilto  c  chiamala  terra  di  Mistraim  o  Mestraim 
dagli  scrillori  ebrei  in  ogni  eta  (4) ;  che  Egitto  e  nome  usato  soltanlo 
dai  Greci,  appresso  i  quali,  in  tempi  antichi  troviamo  la  terra  del  Nilo 
chiamala  anche  Aeria  (5)  con  signifieato  forse  identico  a  quelle  dEgitto, 
cerlamente  analogo  alia  voce  Khjug  con  ciii  gli  Egizii  chiamavano  il 
proprio  paese  (6).  Quindi  non  fu  diflicile  derivare  le  appellazioni  di 
Aurili,  Mestrei ,  ed  Egizii  (■7). 

XIV.  Sperimentato  per  ripetute  prove  il  difetlo  di  critica  del  Sincello 


(1)  Vedi  la  Scconda  Parle  d'Ensebio  ossia  il  Canone.  Chron.  Gr  -Ar. -Lut.,  vol.  11.  pag.  63. 

(2)  Synccll.  pag.  51.  Vedi  il  Goar  nelle  sue  annolaztoni  al  Sincello,  pag.  IG;  Pezron,  L'anli- 
quile  des  Icmps  ,  ch.  XIII;  Perizonii  ,  Origincs  Acgjpt.  36  et  seqq.;  Founncnl  ,  Reflexions  sur 
les  anciens  IVuples  ,  T.  II ,  pag.   lOI  e  segg.  ecc. 

(."t)  V.  Cliampullion  .  L'Egjple  sous  les  Pharaons  ,  T.  I,  ch.  2. 

(4)  losepli.  Klav. ,  Anli(i    lud.  I    I.  C. 

(5)  Aeschyli  ,  Supl.  v.  71  ,  Apollon.  Uliod.  Argon.  IV,  v.  2G7. 

(6)  V.  Pejron  Le\.  Copt    pag.  60. 

(7)  Fa  maraviglia  come  il  signor  Lenormant  ,  al  quale  non  dovrebhero  esserc  ignolc  le  opinioni 
pubblicale  dal  Lclronne,  in  un  libro  slanipalo  nel  1838,  Introduction  a  I'liisloire  de  I'Asio  occi- 
denlale  ,  pag.  S33  ,  creda  sulla  sola  auturita  Mia  fecchiu  cronaca  riferila  dal  Sincello ,  che  gli 
Egizii  portassero  il  nome  di  Meslrei  prima  che  prcndessero  qncllo  di  Chcmi.  Nc  si  moslra  piii 
acute  in  filologia,  quanJo  propone  di  derivare  la  voce  di  Mitsralm  da  JU.ec  [fil  pH  egizio,  che 
secondo  lui  sarebbe  figlio  del  Sole;  poichb  pare  che  in  lingua  egizia  ut(J  indicassc  la  generazione 
dal  canto  di  madre  ,  c  non  patcnia. 


DEI.  PnOFESSOnE  rnANCESCO  BARUCCHf.  I- 

iicll' usare  «lei  documenti  croiiologici  ,  iiiiino  si  inaravigliera ,  die  dal 
iiovero  <legli  aiiteiitici,  insirme  col  falso  Manctone  e  colla  -vecchia  cro- 
naca,  venga  eziaiitlio  cscluso  ,  per  qiieslo  mio  ragionainenlo,  il  prcleso 
calalogo  d'JM'alostene  (i),  che  in  soii\nio  pregio  f"u  aviito  dal  Marsamo 
e  dai  suoi  scguaci,  non  per  ahra  ragione  ,  se  non  perche  parve  sommi- 
nistraPe  una  valida  prova  all'abbraocialo  sislcma  di  contcinporaneita ,  e 
supplire,  nell'cn-onea  loro  opinione,  alio  lisle  di  Maiiclone,  quasi  in 
(jucstc  fossero  slate  diiuenticatc  Ic  prime  dinaslie  Tebane  (2).  Qui  del- 
i'acceiinato  calalogo  non  abbiamo  altro  mallevadorc  se  non  il  Sincello; 
nissuu  aulore  ne  conletnpornnco  ,  ne  pii'i  anlico  di  liii  avendo  mai 
inenlovalo  EralosLene  per  iscritlore  di  sloria  egizia.  Ma  aU'argomento 
iiegalivo ,  che  nel  caso  noslro  c  pure  di  qualche  momcnto,  ed  al  difello 
d'autorilu*  del  Sincello  ,  aggiungonsi  indizii  cosi  gravi  conlro  alia  verita 
del  fatlo  ,  die  non  fa  mesticri  di  veruna  sottigliezza  crilica,  per  rico- 
noscere  ali'allo  privo  d'ogni  caratlere  d'aulenlicila  il  dello  documento. 
Primieramcnle  e  conira  ogni  verosimile  ,  che  Tolomeo  Evcrgele  abbia 
coimncsso  ad  un  gi'«co,  qiiantunque  dotlissimo,  la  cura  di  fi-iigare  iiegli 
ardiivii  egizii  le  vecchie  memorie  ,  dcllc  quali  non  potea  inlenderc  ne 
la  scrittura,  ne  la  lingua,  per  ricavarne  un  calalogo  di  nomi  reali  e 
tradurli  in  lingua  greca ,  come  sulla  fede  d'un  oscuro  Apollodoro  cre- 
dette  il  Sincello  (3).  Se  la  sloria  egizia  era  gia  stata  falla  da  Manelone 
sollo  Filadelfo,  era  inutile  cliiederla  di  nuovo,  e  ridicolo  chiederla  ad 
un  greco  ncl  regno  seguenle  ;  se  poi  il  racconto  su  Manelone,  come 
giJi  vedemmo,  e  falso,  lanlo  pivl  per  lale  dovra  aversi  quello  d' Apollo- 
doro sopra  Eratoslene.  Di  piil ,  come  osservo  retlamente  il  signer  Le- 
normanl  (4)  ,  qiieslo  dello  calalogo  di  re  Tebaiii  altro  non  e  die  una 
serie  inlerrolla  di  re  lolli  qua  e  la  dalle  diverse  dinaslie  di  Manelone, 
forse  fallo  ad  unico  fine  di  accorciare  i  tempi  da  Mene  ai  Paslori,  sic- 
come  fecc  laulorc  della  vecchia  cronaca  e  del  falso  Manelone;  peroc- 
che  il  suo  compilalore  si  manifesta  per  crisliano  o  ebreo  ,  computando 
il  corso  dei  regui  dagli  anni  della  creazione  (5). 


(1)  SjnccU.  pog.  91. 

(3)  Marsliami  Can.  pag.  3. 

(3)  Loc.  cil. 

(4)  Sur  le  cercaeil  do  Mjccrinus  pag.  33.  33. 

(5)  Syoccll.  loc.  cil. 

Serie  II.  Tom.  VII. 


iB  DISr.ORSI    cniTICI    SOPUA    I. A    CHONOI.OC.  l.\    E(;iZ.IA 

XV.  Dalle  cose  tliscorse,  rlsiilta,  chc  degli  scrilti  sin  cpii  esaminali, 
i  soli  avail/.!  di  Manclono  iramaiulalici  da  Giuseppe  Flavio  ,  dall'  Afri- 
cano  e  da  liuschio,  debhono  aversi  |)er  fonli  autcntici,  c  chc  pcio  iia 
le  cagtoni  Ic  quali  fiiiora  impcdiroiio  ^11  cnulili  iiella  Irallazioiic  dclla 
cronologia  egizia ,  iiou  uliima  e  da  ripulare  la  fallace  copia  dti  docu- 
lucnli  soimniuislrali  dal  Sincello.  Esaniineiemo  nel  seguenle  discorso 
1"  autorila  di  qiielli  che  riconosciamo  |)cr  aulentici  ,  onde  giudicare  fiii 
dove  col  loro  presidio  ci  sia  lecilo  di  iiiollraici  nella  illuslrazioue  del 
jiroposto  ai'goinenlo. 


DEL  PROFESSOnE  FRAHCESrO  DARLCCHI. 


DISGORSO  II. 

DELL'AUTORITA  DECLI  SCUITTI  MANETOMAM 
E   DEGLI    ALTRI  FOISTI    DI   CROISOLOGIA    EGIZIA. 


I.  Esclusi  ilal  novero  del  fonli  c\i  cronologia  egizia  gli  scritti,  che  fu- 
rono  chiariti  apocrifi  iiel  preccdeiite  discorso ,  cadono  per  difelto  di 
fondamento  i  sistemi  sopra  quclli  in  tiitto  od  in  gran  parte  edificati 
dai  cronologi,  e  cadono  pure  le  opposizioni  contro  ai  legiltimi  avanzi 
della  sloria  Mancloniana,  che  dai  medesimi  si  dcrivavano  tanto  per  im- 
pugnarne  I'autcnlicila,  quanto  per  indebolirne  I'autorila.  Se  non  che 
parra  forse  a  molli  pin  danneggiata  che  non  giovala  la  causa  di  Alanc- 
tone,  per  averlo  io  spogliato  dei  titoli  di  gran  sacerdote,  di  scriba  dci 
tempii  cgizii,  e  di  regio  sloriografo  ,  per  mezzo  dei  quali  le  sue  islorie 
vennero  raccomandale  dallo  Scaligero  e  da  quanli  dope  queslo  ne  fecero 
uso  per  la  cronologia.  Ma  con  ragioui  assai  pin  valevoli  dei  titoli  men- 
zogneri,  io  confido  di  poter  mostrare,  che  gli  scritti  di  Manetone  pur- 
gati  secondo  le  norme  della  crilii  a  correttiva,  dagli  eiTori  degli  abbre- 
viatori  e  dei  copisti  ,  sono  tuttavia  primario  ed  aulorcvolissimo  presidio 
alia  trattazionc  cronologica.  Ne  troppo  difficile  io  I'cputo  questo  assunto, 
purche  mi  sia  conceduto  d' invocarc  a  favore  di  Manetone,  gli  stessi 
canoni  di  critica,  i  quali  servono  a  stabilire  I'autorita  degli  altri  scrit- 
tori  di  storic  non  contemporanec,  ne  si  voglia  usare  verso  la  nazione 
Egizia  critica  piil  severa ,  che  non  si  suole  verso  la  Greca  ,  la  Roraana 
o  la  Cinese. 

II.  Due  maniere  d'  argomenti  sono  ammessi  dai  crilici ,  per  provare 
I'autoriu'i  di  qualsiasi  storico  docuinento ;  gli  uni  cstrinscci,  fondati  u- 
nicamente  suUa  fama  di  veracita  e  dotlrlna  di  cui  gode  I'autore  appresso 
i  conlcmporanei  od  i  prossimiori  dellela  in  cui  visse;  intrinseci  gli  al- 
tri, cioe  ricavali  dalla  natura  slessa  del  docnmcnlo  in  questione.  Co- 
minciaino  dai  primi:  !\Ianetone  fiori  ccrtamente  sotto  la  dinastia  dei 
Lagidi,  sebbene  c  incerlo  sotto  quale  dei  Tolomei;  nissuno  scriltorc 
pill  antico  di  Giuseppe  Flavio  cilollo  esplicitauiente ;  ma  la  teslimonianza 
di  questo  ,  e  la  natura  del  libro  in  cui  ne  invoca  lautorita,  fanno  palese 


ao  DiscoRsi  tniTif.i  sopra  i.a  r.noNOLOciA  egizia 

die  il  nome  Jello  storico  cgizio  suonava  cluaro  apjnesso  gli  cruditi  Alcs- 
sandrini  ili  qucUa  da.  DallEgitlo  passb  la  sua  fania  nella  Grecia,  e  \i 
si  sparse  iiei  prinii  socoli  del  crislianesinio ,  doude  awciine  poi ,  clie 
ignoranli  ed  impudculi  falsarii  fregiarono  col  noiiic  di  Manclone  parec- 
ciiie  scritture  ,  a  fine  di  renderlc  piii  pregcvoli.  Dal  che  aj)parisce ,  ohe 
se  la  celcbrita  d'un  aiilorc  vale  a  conciliai-  crcdito  alle  sue  opere,  (juesla 
noil  mauco  a  Manetone;  eppero  i  suoi  scrilli  debboiio  venire  accolli 
(iilla  slessa  favorevole  preoccupazionc ,  con  che  vengono  tjuelli  di  aliro 
cpialsiasi  aulore  anlico  di  fania  nou  volgare,  Iranue  che  molivi  intrinseci 
non  ci  pcrsuadano  dol  contrario. 

III.  La  slessa  iorluna  che  a  Manetone  invidio  rouore  d'liua  biogralia 
che  nc  trasmettesse  piii  diffuse  e  parlicolari  nolizie  ai  secoli  avvenire  , 
vieto  pure,  die  ddle  slorie  da  lui  composle  altro  a  iioi  pcrvcnisse,  ec- 
cetto  pochi  frammenii,  ed  aridi  sunti  di  successioiii  di  legni  e  di  uomi 
reali,  donde  e  dilTicilissimo,  per  nou  dire  iinpossibilc  ,  giudicare  si  dei 
|iregi  e  si  dei  difelti  di  quelle,  nella  primiera  loro  condizione  cd  inte- 
grita.  Gil)  nulla  nieno  gli  squarci  conservati  da  Giuseppe  Flavio,  bastano 
a  parer  inio  per  dinioslrare,  che  Manetone  comprendeva  essere  uflizio 
|iriiiiario  dcllo  storico  bandire  dai  suoi  libri  non  solo  la  iimulazione , 
ma  cziandio  la  dissinnilazione.  Imperocche  da  sincero  affelto  alia  verila, 
c  non  da  allra  cagione  egli  fu  mosso  a  raccontare  e  la  terribilc  irru- 
zioiie  ojierala  dai  Paslori  contro  all'Egitto,  regnando  Timao,  e  la  somma 
facilita  con  die  vi  slabilirono  lirannica  dominazione,  e  la  durata  di  quesla 
oltre  a  cinquecento  ainii ,  e  le  lunghe  guerre  intrapresc  contro  agli  slra- 
iiieri  doiniuatori  dai  re  della  Tcbaide  collegatisi  con  quelli,  che  in  altre 
|)arli  d'Egitto  avcano  qualdie  signoria  ,  e  1'  inutilita  dei  conati  di  Tot- 
mosi  per  isnidarli  dalla  forlificala  Avari ,  donde  in  fine  si  partirono 
salve  le  persone  e  gli  avcri  loro ,  in  virtu  dei  palli  stipulati  col  re  te- 
baiio.  Di  tutte  le  cpiali  cose  Manetone  avrebbe  laciuto,  se  non  avesse 
preferito  la  verita  alia  gloria  nazionale ;  e  queslo  solo  tratto  avrebbe 
piir  dovnlo  rendere  piii  circospclli  que'  niodenii  crilici  ,  i  (piali  non 
dubitano  di  inalmenare  c  screditare  qual  nienzognero  e  millantatore  co- 
testo  storico,  senza  die  possano  raenomamente  convalidare  si  grave  ac- 
ousa  con   positivi  argomenli. 

IV.  Venendo  ora  a  quel  die  piu  importa  al  prcseiile  sorgello,  vale 
a  dire  ai  sunti  cronologici  di  Manetone  ,  dope  averne  fallo  diligente  di- 
sainina ,  e  di  avorli   paragonati  cogli   altri   fonti   di  cronologia  egizia  ,  ii.i 


DEI.  pnoiEssonr.  Francesco  baricchi.  ai 

pare  di  aver  prove  suflicienti  a  soslenere,  i .°  che  si  iunga  scric  di  regiii 
in  quelli  coiitenula,  non  fii  altrimcnli  iinmaginata  nc  in  lulto,  lie  in 
parte  da  Manelonc  ,  siccome  giudico  il  Petavio,  c  molli  conliiiuauo  ad 
asseverarlo  anche  addi  noslri  (i);  2.°  che  esso  non  chbe  aituiia  inlcii- 
zione  di  esagerare  nella  sua  opera  I'anlichila  slorica  di  sua  nazione  ; 
3.°  che  il  sislciiia  cronologico  da  hii  aminesso  era  coiisenlauco  alle  me- 
inoric  sacerdotali  conservate  negli  archivi,  donde  egli  professa  di  averc 
dcsunti  i  maleriali  delle  sue  storic;  4°  che  silTalte  incinorie  sacerdotali 
risalivano  a  tempi  anteriori  al  conquisto  d'Egitlo  falto  per  Cambise. 

V.  Per  dimostrare  che  inollo  tempo  innanzi  che  Manetone  scrivesse 
la  sua  sloria,  i  sacerdoli  egizii  aveano  registri,  nei  quali  erano  conle- 
uute  le  succession!  dei  rcgni ,  basta  la  testimoiiiauza  d"  Erodoto ,  che 
narra  cssergli  stati  letli  i  nomi  di  trecento  trenta  re  succcduti  a  Mene, 
Tultimo  de'  quali  e  detlo  Meri  autore  del  lago  omonimo  (2)  ,  cd  ante- 
riore  a  Sesostri.  I  critici  modcrni  convcncono  "cneralnicnlc  che  Erodoto 
e  narratore  fedele  delle  cose  da  so  iidite  o  vcdiite  ;  non  e  duiique  da 
rivocare  in  dubbio  la  realta  del  catalogo ,  dal  quale  asscrisce  essergli 
stati  recitati  i  nomi  dei  suddcUi  re  per  bocca  dei  sacerdoti.  Che  se  ta- 
luno  pur  volesse  un'  autorita  superiore  a  cjuella  dello  storico  greco  ,  a 
costui  citerei  un  papiro  geratico  del  Museo  Torlncse  gia  nolo  agli  eru- 
diti  nell'  egiziana  archeologia ,  e  pid)blicato  dal  dottore  Lepsius  pochi 
mesi  prima  che  egli  intraprendesse  il  suo  viaggio  d'Egitlo  (3).  II  qual 
papiro  scbbene  presentemente  c  ridotto  a  moltissimi  c  ininuli  fraiitunii, 
mostra  tuUavia  di  essere  stato  un  vero  catalogo  cronologico,  e  di  aver 
rontenuto  pixi  d'un  centinaio  di  re  coU' indicazione  degU  anni,  dei  mesi 
e  per  lino  dei  giorni  regiiali  da  ciascuno,  iiirominciando  dai  rcgni  fa- 
volosi  degli  Dei,  e  poneudo  i\Icnc  in  cima  allc  dinaslie  umane  siccome 
face  Manetone,  Diodoro  Siculo,  e  prima  di  quesli  Erodoto  stesso,  se- 
rondo  le  narrazioni  dei  sacerdoti. 

VI.  Coloro  che  sospettaiio  la  sincerila  di  IManetone,  non  possono  al- 
trimcnli avvalorare  il  loro  sospetto ,  sc  non  congetturando  che  sia  stato 
precipuo   scopo  di  quelle    storico  ,  far  vederc  ai  Greci   per  via  di  una 


;i)  Pelav.  do  Doclr.  Tomp.   I.   10,  c.   17. 
,?;  UcroJ.  1.  S  ,  §   100. 

(^)  lo  ignoro  che  qiicslo  lavoro  sia  slalo  mcsso  in  commcrcio  liLiariu.  ma  uc  |>c«8fp|;<>  lo  fliwo 
BQ  rcrlo  aumero  d'cscmplari  vendulimi  daU'Autorc. 


aa  Disronsi  (ritici   sopra  la  cronolooia  egizia 

lunghissima  seine  di  re  ,  che  la  nazione  egizia  portava  sojira  tutte  le 
altre  il  vanto  d'una  reinotlssitna  antichita  (i).  Ma  tal  congetluia  e  alFatto 
priva  di  fondamento,  e  iiiia  mera  ipotcsi  ,  dislrulta  da  veri  falti ,  e 
daU'esame  stesso  delle  lisle  manctonianc ;  pcroci-lic  dei  grcci  scrittori 
ntiche  i  meno  facili  a  prestar  fede  alle  tradizioni  popolari  ,  non  dubi- 
lavano  di  repiitare  anticliissima  non  solo  la  nazione,  ma  anclie  la  civilti 
egizia  ,  siccome  per  tiUti  dee  valere  la  sentenza  d'Aristotele  (2).  La  stessa 
serie  poi  dei  rcgni  egizii  appresso  Manetone  ,  ben  considerata,  ci  per- 
suade ,  che  questi  ,  non  che  voler  esagerare  la  durata  dei  tempi  slorici 
di  sua  nazione  ,  la  ristrinse  per  opposlo  entro  a  confini  piCi  angusli  che 
non  avesse  falto  alcun  altro  scrittore  piil  antico.  Dissi  la  durata  storica, 
per  dislinguere  ,  come  e  ben  necessario ,  Ira  tempi  storici ,  e  mitici  o 
favolosi.  Non  e  mestieri  di  recoudita  erudizionc  per  sapere ,  che  tutti 
i  popoli  del  gentilesimo  usarono  di  riempiere  le  prime  pagine  dei  pro- 
prii  fasti  con  favolosi  racconli  e  millenii  immaginarii,  volendo  ad  ogni 
modo  supplirc  alTignoranza  in  cui  erano  circa  le  prime  e  vere  origini 
del  mondo  e  delluinana  specie.  Queslo  prime  period©  nella  storia  di 
Manetone,  del  pari  che  in  quelle  di  Diodoro,  e  di  Erodoto,  e  nel  pa- 
piro  del  nostro  Museo  poc'anzi  citato,  per  gli  Egizii  vcnne  rapprcsen- 
tato  dai  i-egni  degli  Dei,  e  Semidci  od  Eroi  o  Mani.  Ma  sarebbe  troppo 
severe  ed  ingiusto  crilico  chiunque  dalla  manifesta  falsita  di  que'  regni 
divini  e  semidivini  arguisse  Manetone  indegno  di  fede  anrhc  interne  ai 
tempi  storici.  La  durata  di  questi  dal  regno  di  Mene  sine  al  conquisto 
di  Cambise  seguito  SaS  anni  avanti  I'era  volgare,  die  secondo  il  com- 
pute d'Eredoto  sarebbe  stata  di  circa  1  i,5oo  anni,  si  ricava  dai  cata- 
logi  di  Manetone  di  5ooo  anni ,  pochi  secoli  piu  o  meno  ,  siccome  di- 
mostrereme  nel  seguente  discorso.  Ove  poi  si  ponga  menle,  che  la  somma 
dei  re  indicati  dagli  stessi  catalog!  ascende  a  piu  di  4^0  ccssera  qiia- 
lunque  sospetto  ,  che  Manetone  possa  avere  a  sua  fantasia  moltiplicati  i 
regni  egizii  ,  per  rendere  verisimile  lo  spazio  da  liii  assegnate  alle  di- 
nastie  umane  ;  imperocche  se  egli  non  avesse  preferito  di  attenersi  alle 
memorie  sacerdotali  conservate  negli  archivii  dei  tcmpli  ,  avi'ebbe  poluto 
senza   taccia    di    esageratore    dare   alia   monarchia    egizia   una  durata   di 


(I)  PcUtios  Ioc.  cit. 

(S)  Ari.lol.  Polilic.  VII    5   10 


DF.t,  PHOFESSORE  FHANCESCO  BARUCCHI.  23 

rpindici  mila  anni.  Ne  qui  alcuno  mi  opponga,  che  alle  altcrazioni  ope- 
rate dall  Africano  e  da  Euscl>io  sopra  le  lisle  inaneloniane,  debljasi  at- 
tribuire  cosi  grave  sproporzioiie,  (piale  appnrisce  tra  la  somina  clei  rcgni 
e  quella  degli  anni  tiascorsi  da  Mene  a  Cambise.  Perche  i  due  lodati 
oronologi  lasciaroiio  che  ranlichila  ogizia  si  allargassc  libeiaincnlc  ollre 
ai  coulini  del  sistcma  di  cronologia  biblica  da  loro  abbrarcialo;  il  che 
non  avrcbbero  fallo ,  se  si  fossero  proposlo  di  vidur  ({iiella  a  coiicordia 
con  questa  ,  siccome  fecero  per  la  parte  storica  taiilo  il  /also  Manelone, 
quanto  I'autorc  della  vecchia  cronaca.  V'ba  di  \>\\\;  e  possiamo  aller- 
mare,  che  auche  prima  del  ci-istianesimo  era  opinioiie  consenlita  dagli 
Egizii  pcriti  della  storia  palria  ,  die  da  Mene  alia  dinaslia  dei  Lagidi 
fosse  un  intervallo  approssimativo  di  cinquemila  anni. 

VII.  Questa  mia  asserzione  e  fondala  sopra  due  passi  distinti  di  Dio- 
doro  Siculo ,  che  servono  uno  aH'allro  di  mutua  illustrazionc  ,  e  nella 
spiegazioue  dei  quali  Gnora  incepparono  i  fdologi  per  non  averne  fatlo 
diUgente  coufrouto.  Nel  pritno  (i)  io  storico  dopo  di  aver  detlo  ,  che 
da  principio  ,  secondo  i  mitici  racconli ,  avcano  tenuto  Timperio  d'Egitto 
Dei  ed  Eroi  poco  meno  di  anni  diciolto  mila ,  soggiunge  ,  gli  uouiiui 
avere  regnato  sulla  contrada  medesima,  da  Meride  o  Miride  anni  poco 
ineno  di  cinque  mila  sino  all  olimpiade  i8o."  uella  quale  esso  visilo  I  E- 
gillo,  regnando  Tolomeo  Neo-Dioniso.  Dove  e  cvideiile  la  conuzioi;e 
del  teslo  cii-ca  il  nome  di  ftleride  o  Miride,  in  luogo  del  quale  la  cri- 
lica  correltiva  richiede  assolutamente  che  si  legga  Mene  o  Mena,  ihe 
secondo  Diodoro  stesso,  e  Manetone  ed  Erodoto  e  Ginseppe  Flavio , 
primo  dc'  morlali  tcnne  regno  dopo  dcgli  Dei  e  Semidei.  II  ^  esselingio  nella 
sua  edizionc  di  Diodoro  appose  una  lunga  nola  a  qucslo  luogo,  che  par>c  a 
lui  cd  ai  prccedenti  crilici  corrotto;  ma  avendo  riccvulo  nel  teslo  la  lezione 
inb  ixi/piciSo:  e  trovando  in  alcuni  codici  nianoscrilti  ino  MoiptSog  o  M-j- 
piS^? ,  senti  la  gravczza  della  difiicolla  senza  osare  di  porlarvi  sicnro 
rimedio;  e  perb  infine  si  contenlo  di  proporrc  due  diversi  modi  di  cor- 
rezione  ,  il  secondo  dei  quali  e  appimlo  quelle,  che  io  giudico  cerlis- 
simo  (a).  Infalli  qui  Diodoro  accennando  sommariamenle  alia  durala 
dei  regni  divini  ed  eroici ,  di  poi  a  quella  degli  uomini,  dei  quali  prinio 


(I)  Bibliolh.  1.  I    §  XLIV. 
{V  Vide  Aonol    ad  1     I 


2{  Di<;<;onsi  chitioi  sopra  i.a  cronoi-OCia  egizia 

era  stato  Mene  (i)  ,  sarebbe  assiirdita  che  avessc  scrilto  Meride  ,  il  (jualc 
tioii  vissc  che  luoltissime  goiicrazioni  ajijircsso  a  Menc.  Ne  meno  assiirda 
c  la  lezione  rilcnuta  clal  tcslo  Vcssel'mgiano ,  arzo  ixupid^oq  hr,  ^payh 
).£t'7rovT«  TMv  Tievzantr/jXtuv ,  tradolta  nella  vcrsione  latina  per  quindecim 
fere  millia  annorum  ,  impcrocclie  il  Iprminc  finale  [x.iypi  vfig  iA.cf.zogr,: 
xdt!  6ySor]KO;r,g  oXy,u;rta'Jo;  sujiponc  un  lerminc  iiiiz'iale  dm,  che  iiidirhi 
il  principio  dello  spazio  ivi  espresso.  Ollrccclic  sillatla  lezione  e  in  op- 
posizionc  manifesta  al  secondo  passo  dello  stesso  aulore  ,  sul  quale  io 
dissi  di  sopra ,  essere  fondata  la  mia  asserzioiie.  Nello  slesso  libro  al 
§  LXIX  Diodoro  riferisce,  che  gli  Egizii  adducevauo  in  prova  delta  loro 
eecellenza  nelle  letlere  ,  negli  studi  aslrononiiri  ,  nelle  arli  e  nella  le- 
gislazione,  to  rY,g  AtyijnTOD  nXita  twv  £;rr«xo«'MV  zat  TiTpanttT^^tlioiv  £tmv 
^a7t\eu7ott  T9US  iy^svstg  ;  cioe  che  I'Egitto  per  piil  di  quatlromila  e  sel- 
tecenlo  anni  fosse  stato  governato  da  re  indigcni.  II  senso  del  lesto  c 
chiarissimo  per  chiunqne  non  abbia  la  mcnte  preoceupata;  tultavia  al 
Vesselingio  e  ad  altri  eruditi  parve  che  restringesse  di  Iroppo  1'  inter- 
vallo  dei  regni  umani  ,  e  che  conlraddicesse  alle  cose  contenute  nel 
primo  passo  gia  da  noi  esaminato;  e  pcrb  siccome  allora  crasi  tradotto 
quindici  mila  anni  alC  incirca  ,  cosl  nel  secondo  passo  con  audacia  in- 
credibile,  i  quattromila  e  sellecenlo  anni  furono  nella  traduzione  latina 
inutati  in  quatlro  mila  e  settecento  re  !  Escuipio  manifesto  del  gravis- 
simo  danno  die  agli  studii  slorici  e  filologici  recano  sovente  le  opinioni 
sislematiche.  Qiianto  a  noi ,  ammaestrati  dagli  allrui  errori ,  e  sgombri 
di  qualslasi  preoccupazione ,  troTiamo  in  perfetla  concordanza  i  due  ad- 
dotli  passi,  non  soggetto  a  veruna  conlroversia  il  scnso  dei  medesimi , 
c  pero  crediamo  dimostrato  che  1'  opinione  suU'  anlichita  della  nazione 
egizia  ,  non  solo  appresso  Manetone,  ma  anche  appresso  gli  Egizii  pi  A 
assennati,  al  tempo  dei  Lagidi ,  era  ben  lontana  da  quella  esagerazione 
di  cui  comunemente  viene  incolpata. 

VIII.  Per  le  esposte  considerazioni  io  credo  essermi  appianata  la  via  a 
slabilire,  che  Manetone  non  menfi,  quando  professb  di  scrivere  secondo 
che  trovava  registrato  nelle  memorie  sacerdotal!  (2).  Infalti  se  non  ebbe 
alcun  motivo  di  ingannare  i  suoi  letlori  sul  numero  dei  re;  se  per  op- 


(I)  Ibid.  5  XLV. 

())  Apod  FUt    contra  Ap.  I.  1    J  XIV. 


DEL    PROFESSOKE    FRANCESCO    BARLCCHI.  25 

j)OSto  jiarecchie  dinaslie  cli  qucsli  furono  ila  lui  coinprese  eutro  spazii 
di  tempo  sproporzionatamenle  miiiuri  del  corso  ordinario  dei  rcgni  (i), 
ibrza  e  conveuire,  clic  dagli  aiinali  composli  in  elii  anleriore,  e  da  lui 
consultati,  cgli  fosse  indolto  a  cosi  limitarc  qiicgli  spazii,  dei  quali  nui 
duriaino  fatica  a  renderci  capaci,  ])eiche  nella  presente  condizione  degli 
scritli  Manetoniaui ,  uon  troviamo  alcmia  verisimile  spicgazione  di  quei 
veluslissimi  evenli.  Ma  della  nostra  ignoranza  non  dobbiamo  dar  carico 
allautore  di  quegli  scritti ,  molto  meno  poi  accusarlo  di  menzognero  o 
d'  imposlore  ,  quando  nella  raassinia  parte  degli  avanzi  a  nol  pervenuli , 
vediamo  la  notazione  dei  tempi  procederc  secondo  il  corso  ordinario  della 
vita  umana. 

IX.  Clie  poi  vcramenle  i  sacerdotl  egizii  dell'eta  posteriore  all'inva- 
sione  di  Cambise  ,  conservassero  annall  o  meraorie  storiche  delle  eta 
anteriori ,  e  fatto  chiaro  per  moltiplice  testimonianza  degli  scrittori  greci, 
e  di  Giuseppe  Flavio ,  alia  quale  nissun  valido  argomenlo  possono  op- 
porre  coloro  che  sostengono  contraria  sentenza.  Toccammo  gia  sopra 
del  catalogo  dei  rcgni  mostrato  ad  Erodoto  dai  sacerdoli ,  dai  quali  egli 
ricavo  pure,  die  sino  da  tempi  autichissimi  erano  usi  gli  Egizii  di  no- 
tare  accuratamente  i  tempi ,  e  scrivei-e  gli  anni  (2).  II  Timeo  di  Pla- 
toue,  quautunque  ne'  suoi  racconli  abbia  piu  del  poetico,  che  non  dello 
slorico  ,  tultavia  siccome  ne  anco  le  finzioni  poetiche  sogliono  mancare 
di  qualche  foudamento  veritiero ,  puo  sei-viie  ad  avvalorare  il  mio  as- 
sunto ,  dove  introduce  uno  degli  anziani  sacerdoti  di  Sai  a  conversare 
con  Solone,  intorno  al  primato  degli  Egizii  nella  scienza  storica  dei  tempi 
antichissimi ,  e  gli  pone  in  bocca  tra  molte  allre  le  seguenti  parole  : 
II  Qui  ( apprcsso  gli  Egizii  )  si   conservano   memorie   di   cose   antichis- 

sime Tutte  le  cose  avvenute  appresso  noi,  od  anche  in  altri  luoghi, 

solo  che  ai  nostri  ne  pervenisse  per  udienza  la  notizia ,  sono  registralc 
da  tempi  antichi  e  conservate  nei  nostri  templi  .  .  .  dall'ordinamento  di 
questa  nostra  cilia,  nelle  sacrelettcre  sono  computati  ottomila  anni  ...  ))(3). 
Nelle  quali  puo  bensi  il  lettore  assennalo  ravvisare  la  iattanza  dei  sa- 
cerdoti egizii ,  neir  ampllficare   oltre   misura  la  loro  siorica  erudizione  , 


(1)  1'.  es.  la  Jinaslia  XI  di  IC  re  cnlro  lo  spazio  di  soli  43  anni :  la  XIII  di  60  re  per  184,  o 
453  aoni  ;  la  XIV  di  76  ro  per  184  o  484  aDoi  occ. 
(5)  L    i.  S  CXLV. 
(3)  Tim.  §  V.  0  VI. 

Serie  II.  Tom.  VII.  4 


a6  Disconsi  cniTici  sopnA  i..v  chonologia  ecizia 

ma  dee  pure  ad  im  tempo  riconosccre,  chc  il  filosofo  Ateniese  non  a- 
vrobbe  dato  Inogo  a  rpiesta  finzione  ,  se  nou  fosse  stata  rcsa  verismiilc 
tlalla  lama  allora  vigenle  suiranlicliila  dcgli  aiiiiali  cgizii.  Uiodoro  Siculo 
in  piii  luoglii  accenna  all'esislen/.a  di  st  falli  aniiali  col  nomc  di  mct.- 
ypoc^ai ;  ma  due  merilano  di  esscre  specialmenle  nolali ,  uno  in  cui  egli 
dicliiara  di  passarc  sotlo  silcnzio  i  paradossi  e  Ic  favole  racconlate  a 
preferonza  del  vcro ,  da  Erodolo  c  da  allri  scrittori  delle  cose  egizie , 
f  di  volere  invece  esporre  quelle  conlenute  nei  commentarii  de'  sacer- 
doli  da  lui  con  istudio  esaminale  (i);  e  I'altro  dove  narra,  essere  state 
USD  nci  tempi  antichi ,  che  in  ciascun  giorno  ad  era  dclenninata,  il 
ierograniniale  Icggessc  al  re  nei  libii  sacri  alcuiii  coiisigli  c  falli  di 
uomini  cliiarissimi ,  iitili  ad  essere  rammentali  (2).  Si  puo  ancora  ag- 
giungere  tpicUo  ,  in  cui  esse,  parlando  dei  scpolcri  dei  j)i'imi  re,  afieruia 
suU'autorila  dei  sacerdoti ,  che  negli  annali  sacri  ne  crane  cnumerali 
quaranlasetle  ,  dei  quali  soltanto  diciaselte  crano  riniasli  al  tempo  del 
prime  Tolomeo  ;  e  qweste  cose  nen  essere  racconlate  solamenle  dai  sa- 
cerdoti suUa  fcde  dei  commentavii ,  ma  eziandio  da  molli  greci  clie  re- 
catisi  in  Egillo  ncU'cla  del  detto  Tolomeo ,  ne  aveane  scrilto  la  stoi'ia  (3}. 
Deiranticliila  poi  e  del  conlenute  dei  detti  annali  ci  avverle'  allrove  Dio- 
doro,  ciie  i  sacerdoti  aveano  anagraj'e  nei  libri  sacri  trasmesse  dai  tempi 
anliclii  per  Iradizione  conlinuala,  contenenti  la  nalura^  la  stalura  e  le 
gcste  di  Uitti  i  re  (4)-  Finahnenle  Giuseppe  Flavio  e  anche  teslimonio 
autorevole  dell'  opinione  corrcnle  ai  suoi  lempi,  inlorao  all'esislcnza  di 
annali  egizii  di  remeta  anlichita ,  quando  non  potendo  citar  questi ,  at- 
tesa  la  nalura  della  lingua  in  cui  erano  scrilli ,  ricorre  in  lore  vece  alle 
storie  di  IManetone  dai  medesimi  ricavale  (5). 

X.  Pertanto  I'imane  provato ,  die  nei  tempi  suceeduti  all'  invasione 
di  Cambise  i  sacerdoti  egizii  possedeane  annali  nazienali  stati  scrilti 
innanzi  che  I'Egitto  cadesse  sotlo  il  dominie  degli  stranieri.  Vero  e  , 
che  que' medesimi  sacerdoti  che  se  ne  vantavano  possessori,  specialmenle 


(1)  L    I.  §  LXIX. 
(9)  Ihid.  §  LXX. 

(3)  Ibid.  §  XLVI.  II  Musco  Torinese  possiede  un  papiro  j^cralico  aniichissimo,  nei  quale  vcdeii 
diwgnata  la  piaala  del  sepolcro  di  un  re  dei  piu  iosigni  della  XVllI  o  XIX  dinastia  ,  del  sepolcro 
stesso  chc  fu  scuperto  dai  Belzooi. 

(4)  i  XLIV. 

(5)  Conira  Ap.  I.   1.  \  14. 


DEI.    PROFESSOIIE    FRANCESCO    DAIVICCIII.  3- 

n])prcsso  Erodolo,  nppariscono  poi  grossamente  ignoraiili  della  palria 
sloria  ,  e  jiiu  soinigliiuili  ai  inodenii  ciceroni  ilellc  cliiese  e  del  iiuisei, 
die  non  ad  crudili  ardieologi  o  fjlologi;  rna  come  a|ipuiilo  le  iiierudile 
ciaiice  di  questi  non  nuocono  alia  fama  del  preziosi  cinielii  conservali 
negli  cdifizil  aflidali  alia  loro  custodia,  cosi  rcsisteiiza  degli  annali  c- 
gizii,  della  (piale  abbianio  si  gravi  e  ])ositive  Icstiinoiiianzc,  non  dee  es- 
sere  rivocalu  iu  dubbio  per  eio  solo,  ehe  non  fossero  ben  conosciuli  o 
profondamenle  studiali  dai  neocori  cgizii ,  coi  quali  conversarono  i  greti 
scrillori,  che  si  scarse  cd  incerte  nolizie  ci  trasmisero  intorno  alia  sto- 
ria  degli  anliclii  Faraoni.  La  nazione  cgizia  ,  che  a  luttc  le  alire  del 
genlilesiuio  polea  conlendere  it  jii-imato,  per  anlichita  non  solo  di  poli- 
tica  esislcnza,  ma  eziandio  di  progredita  civilta  ,  ed  apprcsso  la  aiialc 
I'uso  della  scriltura  comparisce  gia  vecchio  nei  piii  vetusti  monuinenti, 
non  sara  forse  credula  degna  di  fede  sopra  un  fallo,  sul  quale  si  am- 
mette  per  buona  la  testimonianza  di  qualsivoglia  allro  popolo  ?  Si  ain- 
metle  sulla  testimonianza  dei  Cinesi  lantichita  e  rautenlirila  degli  an- 
nali abbreviati  da  Confueio  vissuto  nel  sesto  secolo  avanti  I'era  volsare, 
c  si  rigettera  ,  perche  in  causa  pi'opria  ,  quella  dei  sacerdoti  cgizii  , 
quando  ad  avvalorarla  concorrono  moiiumenti  d'ogni  maniera  o  tiitlora 
sussistcnti  nel  suolo  d'Egitto  e  della  Nubia,  o  dissolterrati  dalle  tombe, 
ed  esposti  alia  visla  dei  dotti  e  degli  indotti  nei  musei  d'Europa  ? 

XI.  Alcuui ,  ai  quali  non  talenta  I'autorita  degli  avanzi  Alanetoniani, 
alia  quale  dovrebbero  pure  dar  qualche  peso  ,  ove  ammetlesscro  conu- 
noi ,  che  LI  loro  autore  attinse  ad  antiche  memorie  nazioiiali,  seuza  che 
osino  negare  apcrtamente  che  gll  Egizii  abbiauo  avuto  annali  aulentii-i 
durante  la  potenza  dei  Faraoni,  credono  eliulcrne  le  ronsegucnzc  ,  af- 
fermando  rhe  questi  perirono  irreparabilmento,  nella  terribile  catastrol'c 
ehe  spciise  la  monarchia  e  la  nazionale  iudipendenza  (i).  JIa  nissuiio 
degli  antichi  scrillori  atleslo  queslo  fallo ,  ed  il  contrario  e  pro\ato 
dagli  argomenli  che  noi  sopra  adducemmo  ,  cd  ai  quali  per  maggior- 
menle  jiersuadere  i  nostri  lellori  ,  re[)uliamo  eonveniente  aggiungerne 
uno  che  ci  e  sommiuislralo  da  Diodoro.  Queslo  scriltore ,  che  piu  d'ogni 
altro  ,  da  Mauelone  in  fuori ,  serve  alia  sloria  ed  alia  cronologia  egizia. 


(t)  Lcs  Dynasties  Egyplicnnes  suWaot  Mancllion  ,  considcrees  en  elles-iuemea ,  el  sous  Is  rap- 
port do  la  clironologie  et  do  I'liistoirc  ,  par  M.  dc  Bovct  ancicn  arcbeycque  de  Toulouse  .  preiDitre 
partie  ,  art.  5. 


aS  DISCORSI    cniTlCl    SOPHA    I.A    CRONOLOGIA    EfllZIA 

iiaira  ilie  .\i'laserse  Geo  aveudo  sottomcsso  1'  Egilto  nella  C\'II  olini" 
piade,  distrutte  le  imira  dellc  piu  insigni  ciltii,  spogliali  i  leinpli  delle 
loro  i-irchczze  ,  lie  portb  via  Ic  scrillurc  (  avay/sacac  )  ,  Ic  quali  ])iu  lardi 
Halloa  reiuletle  ai  saccrdoli  egi/.ii ,  pagatoglioiic  il  riscallo  con  una  forlo 
.sonima  di  danaro  (i).  Dunquc  non  erano  perite  nc  per  l' invasionc  di 
Cambise,  ne  per  verun"  altra  catastrofe  anlcriore ;  c  so  furono  riscallale 
a  gran  prezzo,  e  cpiesta  nn'cvidentc  jirova  dclla  grandc  loro  imporlanza. 

\n.  Tornando  ora  al  nostro  soggetto ,  cioe  all'aulorila  di  IMaiielone, 
noi  ei  crediarao  in  dirilto  di  chiedcre  ,  clie  (piesta  non  veiiga  ripulata 
int'eriore  a  qucUa  di  vcrun  altro  scriltore  del  paganesimo,  intorno  ai  falti 
ricavali  da  memorie  anliche  dclla  propria  nazionc.  E  siccomc  I'infaHi- 
hilila  e  privilegio  conceduto  unicanienle  agli  slorici  da  Dio  inspirali  . 
cosi  noi  riproviaino  del  pari  c  coloro  che  stimassero  inconcusso  il  si- 
stema  cronologico  di  Manelone  ,  c  coloro  che  sopra  semplici  congcUurc 
o  deboli  argomcnti  ,  come  il  Marsamo  e  la  piii  parte  dei  cronologi  doj)o 
a  lui ,  si  arrogassero  di  scomporne  le  varie  parli ,  per  ricomporle  poi 
e  riordinarle  a  seconda  delle  particolari  loro  opinioiii.  Oitrc  agli  avanzi 
dcgli  scritti  Manetoniani  possono  utilinente  essere  adoprati  a  qxiesle 
iTonologiclie  ricerche  ((uelli  di  Erodolo  e  di  Diodoro,  i  quali,  se  nella 
loro  qnalita  di  slranicri  allEgitlo,  generalmenle  parlando ,  debbono  ce- 
dere  a  Manctone  egizio  di  nazione  ,  e  slorico  speciale  di  qiiesta,  il  quale 
pote  frugare  negli  archivi  dei  templi ,  e  leggere  co'  suoi  propri  occhi  le 
iscrizioni  dei  monnmenti ,  cio  nulla  meno  in  alcuni  casi  particolari  i 
due  primi  poterono  essere  mcglio  informati  dclla  vcrita ,  siccome  faremo 
vedere  a  suo  luogo.  Anche  i  libri  sacri  degli  Ebrei  contengono  alcune 
|)reziose  notizie  di  storia  e  di  cronologia  egizia  ,  dagli  ultimi  anni  di 
Salomone  sino  ai  re  della  XXVI  dinastia  ,  le  quali  da  una  parte  con- 
fcrmano  la  veraciti  di  Manetone  ,  mentre  dall'  altra  ci  porgono  sicurc 
norma  per  corrcggeix  parecchie  erronee  notazioni  circa  gli  anni  dei 
rcgni  |)articolari  ,  delle  cjuali  piu  che  a  Manetone  vuolsi  dar  carico  ai 
suoi  abbreviatori  o  cojiisti. 

XIII.  La  menzione  dei  libri  sacri  degli  Ebrei  considerali  qual  fonle 
di  cronologia  egizia  ,  mi  conduce  a  toccar  qui  brevemente  di  una  que- 
stione  ,  la  quale  per    non  essere   stata  considerata    sotto  il  suo  vero    a- 


(I)  BibI    Ilisl.  I.  XVI.  S  LI. 


DEI.    PROrESSOIlF,    FnANCKSCO    BARUCCHI.  29 

spello  ,  reco  grave  confusione  ,  aiiziche  aiulo  al  soggelto  dtllc  present! 
mie  investigazioni.  Molli  croiiologi  credtiulo  sciiza  Icgiuime  prove  ,  che 
ii  Mene  rainineiitalo  ndlc  memorie  egi/.ie  Tossc  iino  stcsso  pcrsonaggio 
col  Meslraiin  ilclla  Uilihia ,  senza  al(rhi)enli  tonsidcrare  Ic  ragioni  dclla 
storia  egizia,  cercarono  di  rinchiudcre  la  serie  dei  Faraoni  deiitro  alio 
spazio  pill  o  men  largo  comportato  dal  particolarc  sisteina  di  rronologia 
biblica  si-guito  da  ciascuuo  di  essi,  e  jxt  lal  mode  si  crcdcUero  Iccilo 
di  meller  fuori  di  serie  talc  o  lal'  altra  dclle  diiiaslic  Maneloniaue  ,  in 
|)roporzione  della  maggiore  o  minorc  lungliczza  dello  spazio  predcter- 
miiialo.  II  qiial  processo  a  me  sembra  in  tutlo  conlrario  alle  noriiie 
dclla  biiona  crilica  ,  e  piii  riprovevole  di  quello,  che  negando  a  Mane- 
tone  ogni  autorila,  dichiarassc  incerli  ed  indcfuiibili  i  tempi  cgizii  pre- 
cediiti  al  regno  di  Psammetico.  La  Bibbia  e  certanienlc  siccome  il  piii 
venerando  ,  cosi  il  piu  autorevole  fonte  di  sloria  ,  ma  in  tanta  varieta 
di  sisteiui  cronologici,  che  liitti  si  spacciano  dai  loro  aiitori  per  fondali 
nelle  iiulicazioni  de'  tempi  ricavale  dalla  Bibbia ;  nella  dilFerenza  notevo- 
lissima  di  coteste  indicazioni  tra  I'Ebraico  ed  il  Samaritan©  lesto,  e  la 
versione  greca,  e  tra  i  libri  del  Vecchio  c  del  Nuovo  Testamento;  final- 
mente  neU'indecisionc,  in  cui  la  Chiesa  lascio  sempre  silFatta  contro- 
versia ,  io  non  vcdo  alciina  cerla  mism'a  ,  a  cui  abbiasi  a  ragguagliare 
la  durala  della  nazionc  Egizia,  salvo  che  questa  non  venga  determinata 
da  un  accurato  csame  di  lutti  i  suoi  fonli  slorici.  E  pero  a  questi 
unicamente  attcnendomi ,  lanto  mi  addcntrero  nellantichita  dei  tempi, 
quanto  mel  consenlira  il  risullalo  d'  imparziali  ricerche. 

XIV.  Di  c|uanti  monumenti  flnora  vennero  Irovati  in  Egitto  ed  esa- 
ininati  dagli  archeologi ,  se  si  eccettuino  i  registri  geratici  notati  collanno 
del  regno  di  tale  o  tal  altro  Faraone  ,  e  qualche  stele  funeraria  con 
indicazionc  del  regno  sotto  il  quale  fu  dedicata,  un  solo  puo  dirsi  ve- 
raraente  cronologico  ,  ed  e  il  papiro  del  Museo  Torinese  piii  sopra  da 
noi  citato,  il  quale  fu  composlo  dairignoto  suo  autore  con  inleiidimento 
di  esporre  in  esso  la  serie  dei  regni  si  mitici  e  si  storici.  Gran  tianno 
a  questi  studi ,  che  cosi  poca  sollecitudine  abbiano  preso,  di  mandarcelo 
nel  suo  primiero  stato  dall'Egilto  ,  coloro  ai  quali  tocco  di  provvedere 
alia  conserviizionc  degli  oggetti  componenti  l'  insigne  collczione  del  ca- 
vatiere  Drovetli,  ncl  lungo  viaggio  dalle  ri\c  del  ISilo  sino  a  (juesla  ca- 
pilale.  Ma  a  chiunque  debba  darsi  carico  del  guasto  recato  al  nostio 
papiro  ,  omai  e   inutile  ogni  querela  ,  come  di  poca   ulilita   per  la  (pie- 


3o  Disf:onsi  critici  sopha  i.a  cronoi.ociv   egizia. 

stione  cronolot^ica,  c  per  la  successioiic  ilc'Faraoni,  sono  i  niiseri  fram- 
nienli ,  che  con  |iazicnza  leilesca  si  sludio  di  riconiporrc  ncl  moilo  clu; 
a  lui  parvc  inij^liore  ,  il  professorc  Scyllart  ,  chc  tratto  dalla  faina  di 
dotUi  ooUe/Jone,  vciiiie  a  \isltarla  e  sUiiliarla  fi'a  noi,  nci  priini  aiini  chc 
la  possedevamo.  I  iiomi  reali  chc  aiicora  vi  si  possono  Icggere  ,  tutli 
apparteiigoiio  ai  tempi  antcriori  alia  dinastia  decima  ottava,  c  \'i  si  pos- 
sono rironosccrc  alcuni  ,  che  furono  i-appresenlati  ncUa  tavola  d' Abide, 
V  ncMa  cauRTcUa  di  Karnac.  Oiiileche  non  e  \ana  conccllnra  giudicarlo 
nil  rcgistro  dcllc  piu  aiilichc  ilinastic  ,  e  non  dissiinile  da  quello  donde 
i  sacerdoli  egizii  rccilarono  ad  Erodolo  i  uonii  dei  33o  re  anleriori  a 
Scsostri.  Ciascun  nome  c  preceduto  dal  ranioscello  c  dall'  ape  ,  i  quali 
due  siniboli  neile  iscrizioni  inonumenlali  sogliono  essere  soprapposti  al 
prime  cartcllo  dei  Faraoni,  cui  lo  Champollion  chianio  prenome.  I  due 
simholi  poi  seconde  le  sottili  osservazioni  del  dottore  Lepsius  ,  accen- 
navano  alia  signoria  suU'allo  e  basso  pacse  (i).  E  impossibilc  dcfinire  I'eta 
in  cui  111  scritto  questo  I'arissinio  ,  anzi  nnico  regislro  ;  ma  paragona- 
lane  la  scriltura  a  qnclla  di  allri  papiri  ill  cerla  data  ,  |)are  che  non 
debba  essere  posleriore  alia  XVIII  o  XIX  dinaslia ;  cd  c  ragionevole 
il  supporre  ,  che  in  r|uel  fiorcntc  periodo  succedulo  alia  lunga  domina- 
zione  dei  Pastori ,  gli  Egizii  abbiano  rivolto  lo  sludio  a  I'accogliere  Ic 
sparse  memorie  dclle  precedenti  ela  ,  e  sulla  fede  dei  monumcnli  a- 
vanzali  alia  ferocia  dcvastatrice  di  quei  conqiiislalori,  abbiano  ricomposti 
i  velusti  annali.  Non  si  dec  tuttavia  dissimularc  ,  chc  11  dcllo  papiro 
non  mostraiido  vcruu  caraltere  di  documcnlo  falto  jier  pubblica  aulo- 
rita  ,  non  mcrila  allra  fede  ,  che  quella  dovuta  ad  imo  scrillo  privalo 
ed  anoiiimo  ;  e  che  percio  qualora  nei  avessimo  gi-avi  argoraenti  dcsunti 
da  nionunicnti  jnibljlici  ,  o  da  altro  aulorevole  fonte ,  per  negare  ai 
tempi  anleriori  alia  XVIII  dinaslia  nn  si  gran  nnniero  di  Faraoni  aventi 
esercitato  dominie  sopra  lutto  quanto  I'Egilto  ,  sarebbe  di  poco  ])cso 
la  contraria  testiuionianza  del  succennato  documcnlo. 

XV.  Dissi ,  che  ad  eccezione  di  questo ,  non  furono  finora  trovati 
monumenli  conlcnenti  una  serie  veramcnte  cronologica  di  Faraoni,  quau- 
funque  non  ignori  ,  che  tanlo  i  due  Champollion  ,  quanto  il  Rosellini 
abbiano  per  tale  considerala  la  celebre  tavola  di  Abide ,  designata   so- 


(l)  Aonalcs  do  1' InsI    archcol.  183S  ,  call.  I.,  pag.   113. 


Di;i.  phofessore   francesco  nAKuccni.  3i 

vente  nei  loro  scritli  quando  per  genealogica ,  e  quando  per  cronologioa. 
Iinperocchc  chiunquc  voglia  |)cr  poco  considerare  la  naliira  di  qiieslo 
luonuinenlo ,  dovia  giiuliiarlo  pin  nligioso  die  slorico,  e  inancante  dci 
caratlei'i  iiecessarii  a  qiialsiasi  documenlo  di  cronologia.  Diilalto  nissiina 
iudicazione  di  anni  vi  e  esprcssa ,  la  quale  non  sarehhe  mancaia  ,  se 
crouologieo  ne  fosse  slato  lo  sco]io.  INe  a  quesla  si  voile  siipplire  per 
via  dellc  gencrazioni ,  inodo  incerlissimo  di  conosceie  1  leiiipi  ,  e  pro- 
prio  sollanlo  delle  et£i  per  le  quali  mancano  docuineiiti  scritli:  pcror- 
chu  in  essa  tavola  non  liavvi  alcun  indizio  di  successionc  gcnealogica 
prima  della  dcciinoltava  dinastia ;  anzi  a  breve  disianza  dai  iioini  dei 
primi  re  di  quesla  compariscouo  alcuni ,  i  quali  dcbbono  rifcrirsi  alia 
diaastia  duodeciina,  divisa  dalla  XVIII  per  lo  spazio  almeno  di  cinque- 
cento  anni,  siccome  dimostreremo  a  suo  luogo.  Ne  dissiraile  da  quesla 
e  la  seric  dei  re  rapprescntati  iiella  citala  camera  di  Kariiac;  sono  prin- 
cipi  e  nomi  collocati  uno  a  fianco  dcUaltro  ,  che  poterono  cssere  jer 
SI  falto  modo  rapprescntati  tanto  nell'  ipotesi  che  si  fossero  succednti 
uno  all'altro  nel  regno,  quanto  supponendo  uno  diviso  dallallro  per  lo 
spazio  di  uiolte  generazioni ,  e  quanto  ancora  ,  se  per  avventura  uno 
avesse  regnato  suUa  Tebaide  sola  ,  Tallro  suUa  Memfide  e  suU'Eplano- 
mide.  Cib  solo  si  puo  con  cerlczza  ricavare  ,  che  tutli  i  detti  re  rife- 
risconsi  a  tempi  antei'iori  alia  dedica  del  monumenlo. 

XVI.  Ma  se  I'amor  del  vero  ci  costringe  di  correggere  Iratto  tratio 
le  asserzioni  esagerale  o  poco  fondalc  dei  iiostri  predecessori  in  questi 
iiovelli  studii ,  di  huon  grado  poi  ci  accostiamo  alia  loro  sentenza  quanto 
air  importanza  grande  dei  monuraenli ,  ed  ai  preSidii  che  questi  ci  for- 
niscono  per  la  queslione  dclla  cronologia.  Di  fatto  se  col  solo  paragone 
degli  scritli  a  noi  Iramantlali  dai  Greci  siilT  Egilto  ,  ci  pare  di  jiotcr 
fare  non  leggero  fondamento  al'.a  cronologia,  delle  notizie  di  Manetone, 
queste  poi  paragouate  ai  falli  consegnati  so])ra  gli  anlichi  monumenti , 
ne  ricevono  tanto  maggiore  coiiferma  ,  quanto  che  i  monumenti  non 
vauno  soggetti  allc  alterazioiii  dei  copisli  ,  come  i  libri ,  cd  essemlo 
stati  fatli  ad  ammaestramento  dei  soli  Egizii ,  non  possono  venir  sospellali 
di  volontaria  e  mcdilata  menzogna  nello  scopo  d'iiigannare  glistrauieri  (i). 


(I)  I  due  Charopollion  eit  il  Ko*it'lini  cnn  intcnzinnc  di  av\alurare  I'antcirila  doMe  lislp  .Mar.plo- 
Diaoc  ,  coopcrarono  anzi  a  scrcdilarla  ,  sccondo  il  niio  giudiiio,  proclamando  truppo  K"p'^ernicii!o 
uua  pcrfelta  concordanza  Ira  qucUe  ed  i  moaumcDti  ,  quando  io  TaUi  qiicsta  Doo  c  av^crata   lIi« 


33  nis(i)nsf   (RiTiti  SOPRA  i.a  cuonologia  egizja 

Sebbene  volendo  noi  proceJere  in  queste  ricerche  con  inelodo  atfatto 
impar/.ialc  c  crilioo  ,  anclie  la  teslimonianza  dei  inonumcnti  nazionali  v. 
ijubblici  ,  siano  di  soggello  civile  o  religioso  ,  di  falti  conlemporaiiei  od 
anterioii ,  non  dee  essere  ammessa  per  certa  od  autorevoie ,  prima  di 
averne  diligcntementc  considerato  la  nalura  ,  c  gli  aggiunti  de'  luoghi , 
do'  tempi  c  delle  persone.  Ne  in  tal  materia  e  facile  indicare  una  re- 
gola  generate  die  possa  applieai'si  a  lulli  i  casi  parlicolari ,  diversifican- 
dosi  quest!  per  infinite  maniere.  Ondeche  io  diliijrisco  a  Irattare  piu 
specialmenle  dell'  uso  dei  monumenti  egizii  nei  seguenti  discorsi ,  nei 
cpiali  prendendo  per  base  la  serie  dclle  dinastic  Manetoniane  ,  veiTo 
iiiano  mano  paragonando  con  (jueslc  si  gli  altri  scrittori ,  e  si  i  monu- 
menti die  a  ciascuna  di  esse  avranno  qualche  attinenza. 


piT  uu  Duiucri'  lien  rislrctto  di  dinaslic.  Ma  dimostcata  con  altri  argomenti  I'aulorita  degli  aviaii 
ManeLuniani ,  come  \o  ooufido  aver  I'atlo  ,  ({iiando  qua  c  cola  ai  regni  da  Manclone  re(;istrati  si 
a^i;iunt;a  la  lestimonianza  o  direlta  o  iudircUa  dei  monumenti ,  ne  verra  ma^giormente  ccnfer- 
uiala  la  veracilii  dcllu  slorico  ,  )a  quale  all*  inconiro  potrebbe  t'acilmcnte  essere  rivocata  in  dubbio, 
se  rumv  fecero  i  sullodali  arclieologi  ,  nuD  fusse  I'ondala  snpra  altra  prova  clie  quella  ricavata  dti 
monumenti. 


DEL  PROFESSORE  FRANCESCO  DARICCHI. 


DISGORSO  in. 


SUL  NUMERO  APPHOSSIMATIVO   DEI  HE  EGIZII,  SULLA    DLRATA  UELLO  SI'A/.IO 

COMPRESO  TRA  IL  REGNO  DI  SIE^E    E  QUELLO  DI  CASIBISE  , 

SULLA    SUCCESSIONE    DELLE    DI>ASTIE   MA>ETO.MA>E  , 

E  SULLA  DIVISIO.NE  DEI  RE(;M  EGIZII  PER  DI.NASTIE. 


I.  La  cronologia  egizia  e  fondata  unicamcnte  sopra  la  successione  dei 
regni  e  la  durata  di  ciascuno  di  essi,  siccome  appariscc  dal  conscnso 
degli  scrittori  e  dei  moniimenti.  In  fatti  ne  Eiodoto,  nc  Diodoro,  ne  gli 
scritti  genulni  di  Manetone  additano  altra  via  per  le  ricerche  croiiolo- 
giche;  coloro  poi  fra  gli  eruditi  moderni ,  i  quali  sostennero,  che  gli 
Lgizii  ahbiano  fallo  uso  di  ere  fisse  o  di  grandi  periodi  astronomici ,  pei 
fasti  religiosi  e  civili,  dovettero  ricorrere  od  agli  scritli  apocrifi  di  Ma- 
netone e  della  vecchia  cronaca ,  o  ad  erronea  interpretazione  di  alciini 
passi  di  autorl  dei  priml  secoli  del  cristianesimo,  siccome  fu  gia  dimo- 
strato  dal  Biot  (i).  GoU'anno  del  regno  di  tale  o  tal  altro  re  souo  se- 
gnati  i  registri  geratici,  dei  c£iiali  e  grande  dovizia  nel  Museo  Torinese; 
gli  anni  di  ciascun  regno  troviamo  notati  nel  papiro  cronologico  dello 
stesso  Museo ;  con  simile  annotazione  incominciano  le  iscrizioiii  di  pa- 
recchie  steli  appartenenti  a  diverse  eta,  e  silTatto  uso  antichissiino  fu 
di  poi  conlinuato  sotto  i  Persi  ed  i  Lagidi ,  siccome  e  fatto  manifesto 
da  moltissimi  papiri  tanto  demolici  quanto  greci.  Impero  il  quesifo  piTi 
rilevanle  della  prescnle  trattazione  e  di  sapere ,  se  noi  possiamo  |>cr 
via  d'una  scrie  di  regni  non  interrotta ,  risalire  dal  tempo  hen  nolo, 
in  cui  I'Egitto  cadde  in  potere  di  Carabise,  sino  allela  di  quel  Mene  , 
cui  e  scrittori  e  monumenti  posero  in  cima  ai  re  morlali,  e  che  segna 
il  confine  tra  il  periodo  mitico  e  lo  storico.  La  soluzione  di  silTatto  que- 


(I )  Ucchcrclics  sur  plusiours  poinls  dc   I'-Vslrooomie  Egyptieanc.    —   Rechcrchf  j  sur  I'annce 
vague  des  Egyplicns. 

Serie  II  Tom.  VII.  5 


34  DISCOR.SI    CRITICI    SOPIU    I.A.    CIVX)I)°Oi.OipU  :i^CIZU 

sito  imporU  alia  storia  cg'ixin  ,  ed  insipjuc  alia  sto^'ia  gcnerole  |)ella  ci- 
viltii  pvimiliva  ileU'uinaiiila  :  alia  sloria  cgizja  solto,  (lue  ajSjXflti,  q^ianlo 
<-he  rintracciasi  la  durala  dell' inlcrvallq  onde  sqjys  ,«jd>isi  i,  tUie  leinpiiii 
eslremi  del  pevio(^9,,%-aoivcq^,^,^):fJo  ,^}i^,,])fi^  t^,,:j;\a  j^i  pu,9^iungcrp 
ad  asseguare  uell^'ovdine ,  de'  tempi  il  luogo  ai ,  persor)ngg'i  cd  agli  eve,nli 
dei  (|nali  o  gli  storici  ovvero  i  mo«uu\9(uli.<;i,,tj;i^|W,sevp  n)9|pon^^,,S}|;- 
comc  poi  l^  i,iaziope  Kgjzia  ,  e,  SQn^j^,yye^•J;^p,YJlu^J|^i^o^f^;g  le^ 
cosl  dove  ^i  Siwga...?  stpbiljrq^.cR^  jSijjji|,jjjg9fj)efl^,i,^.^.„cpn()iv^f,i^;pepJp 
slorico  della  inedeslina,  si  j^yKiV.PWej?ft\n''",Sf'"^?fe'?J^Wm^''^}()>%J?'''? 
deirumauo  incivilimento.  ,     ,„,,,    ,„,,,,     ,,, „(,[„;  ,-;,„,   ,j  „on  oMnI  iti.; 

II.  I  geuuiui  avanzi  dclle  $tOf:iie  ^pneloniaii^  ?9f>Pi7o'iRyy  ^P/tMW^^W' 
che  scnza,  ,iHlerf;p?,.im}g ,  fl,i)}„te,njp^,  ^i  ,,(i9robi?e  pp^,^^  oS'WteXftRlS^*M6'/ 
torc  sino  al  regno  di  Mene;  la  loro  aulorita  jfa,^i:pj:^^^j-^t8j||poj^ji^^5^e- 
vole  nel  precedeute  discorso  j  tuttavi?.  U-?ilt{^i4gs,i,,}^  j^efipjipe  ,9j})^^|^ro 
presidio  uiia  cQaU:oversia  da  pUre ,  due  secpli  ,T^^^,f j^\|;^j^^^tatfi ,  ^^^p 
.he    ci  facciaJX)0,.a4  ^spjOrpe,  ^:^inu.laTOfiQ,te  JiJ;j9^^^  ^  K??gWii?')^fi|i^' 

aiinali  faiaoiiici ,,  stiiuo  necessario  Iraltenermi  alquE^nlq  nelJ|a>.(|isc]^5;^iopp 
di  idcune  questioiii  gcnerali ,  dal  varip  scioglijnentp,  dt^'le  qi^^jl^.^ip^flfjje 
eziandio  il  vario  niodo  di  procedere  ncU'analitioa  esposizipr^t;  dcUa  p^iij- 
iiologia  Manetoniana,  In  quesila ,  discussipiae  ip,„|prpi;op9i}g,Q,  ^iifJ^Pir^f,!" 
ooiifronto  i  oa(;dogi  Maneloniani  con  gli  scrilli  d'Erodpto  t^  di,  I^,ip<('pp, 
p  con  le  scrittiirc  dei  monuinenti ,  afiine  d'  l'icava,i|7i<^  ^ia '!  f  W5fi°^* 
prossiinativo  doi  re,;,2.°  la  somma  degli  pnt.de(i;ip^i^jj  ^^^;;jRI(^^(^j^  ^ajj^- 
bi^jj  3."  la  spluziQqe  storica  della  questione-^^ijjlla  .cppj^ppi^j-^n^ij^^p 
successivita  dei  regni  egizii  ;  4.°  roiigine  probal?fl5  ^^Hub'^'uM'®^^?!;^'^)' 
rqgn.  egizii  per  dinastie.  ,  ,,,,,,,„,,     ,^,,,,1,,, 

[11.  Quanto  al  nunicro  dei  re,  il  Rosellini  seguendp  iLmetodo  com- 
paralivo  succennato  ,  ed  esteudendo  il  sue  layoro  sino,  a  Darip  IIJ,,  Q^l  • 
quale  hauuo  fine  le  XXXI  dinastie  di  Manetone,  si  crcdetle  di,^y?^e 
approssimato  il  vero,  deterniinandone  la  somma  jjerSSo  all' incirca.  ,Ma 
due  gravi  errori  corruppero  il  risultato  della  sua  ricercaj  percbe  jiri- 
mieramente  egli  considcrb  come  compiuta  la  serie  dei  re  egizii  rifcrita 
da  Erodolo,  la  cpiale  c  manifeslamente  interrotta  e  nolevolmcnle  difel- 
losa:  in  secondo  luo"o  egli  accorcio  di  circa  due  cenlinaia  la  somma 
risultante  dai  catalogi  Maneloniani.  Quindi  parendo  a  lui  die  egregia- 
mciile  concordassero  nella  predetta  somma  Erodoto  e  Maneloue,  ne  Irasse 
argomenlo  per  concliiuileria  prossiniissima  al  vero,  c   per  i-igcltarc  sit- 


DEL    PnofESSORE    EIVANCESCO    BARDCCHI.  35 

come  trojjpo  discordc  c  poco  autorevolc  1'  indicazione  di  Diodoro,  st- 
condb  ia  quale  gli  Egizii  furono  governati  da  470  re  »:  5  reginc  tiilti 
indigeni  ,  oltre  agli  straniori  (1). 

FV.  Afline  di  poter  giudicare  rettameiite  le  iiotizie  date  da  Erodolo 
intorno'«i  re  egizii ,  e  hecessario  dislingucrc  quelle  desunle  da  docu- 
raenti  scfilli ,  da  altre  altinte  iinicaniciile  ai  lacconli  faltigli  a  viva  voce 
da  coloi'o  coi  quali  conversava.  Alia  prima  classe  appartieiie  il  regisiro 
dal  ^|uale  i  sacerdoti  gli  lessero  i  nomi  di  33o  re  succeduli  a  Mene  , 
e  cK<i  non  scendeva  ollre  al  regtio  di  Meri  (i).  Contro  alia  veiiia  del 
qual  falto  non  si  puo  addurre  verun  argomenlo  positive;  the  anzi  ad 
avvalbrarla  concorrono  cd  il  papiro  cronologico  del  Musco  Torinese  , 
eli  {  catalogi  Manetoniani,  i  quali  pci  tempi  anterior!  alia  dinastia  XVIII 
coritengono'  tiii  liumero  di  re  assai  maggiore,  siccome  fra  poco  dimo- 
slreremo.  Mik  pei  successor!  di  IMeri,  Erodolo  non  cila  piu  alcun  docu- 
mento ,  c  renumerazionc  die  esso  ne  fa,  ove  si  paragoui  colla  serie 
Manetoniana ,  e  colle  iiotizie  date  da  altri  scrittori ,  appariscc  eviden- 
tebiente  scarsa,  e  mancanlc  di  piCl  dccine.  Imperocclic  da  Sesostri  posto 
ihitiiddiataraentc  dopo  a  Meri  (  nientre  secondo  Diodoro  qucsli  sarebbc 
stato  anteriore  a  quello  di  setle  gcnerazioni  )  siiio  a  Psammetico  I  , 
egli  conta  undici  soli  regni ,  quando  piu  di  quarauta  sono  registrati  nei 
catalogi  di  Manetone  avvalorati  dalla  testimonianza  dei  monumenti ,  an- 
che  nella  supposizione,  chc  I'insigne  conquistalore  dello  slorico  greco 
sia  lo  stesso  personaggio  clie  il  Seto  di  Manetone,  capo  della  dinastia  XIX; 
contro  alia  quale  supposizione  militano  gravi  ragioni ,  che  lo  farcbbero 
credere  piu  antico.  Gli  altri  scrittori  greci  che,  o  di  proposito  o  per  in- 
cidenza,  accennarono  all'eta  di  Sesostri ,  tulti  la  fcccro  piu  remota,  chc 
uon  e  appresso  Erodoto,  siccome  gia  dimoslraroiio  il  Pcrizonio  ed  il 
Zoega  (3).  Queste  cose  se  avesse  considerate  il  Professore  Toscano , 
sarebbe  stato  costrclto  di  ammettere  una  somma  non  rainore  di  /joo 
regni  da  Mene  a  Dario  III. 

V.  Ma  il  numero  di  4^0  e  tuttavia  di  molto  inferiore  a  cjuello  chc 
ricavasi  da  un  accurato  confronto  degli  scritti  Manetoniani  con  qucUi 
di  Diodoro.  L'errore   del  Roselliui  nel  riduire    a  356  la  somma   dei  re 


(1)  .Mon.  SI    I.  I.  paR.  98. 

(4)  Ileroilol,  1.  t.  §  100. 

(3)  PerizoDii  Origin.  Aegypt.  c.  XVI  j  Zocga  do  orig.  ct  ns.  obelise,  pag.  GOO,  601. 


36  DISCORSI    CRITICI    SOPRA    LA    C'.RONOLOGIA   EGIZIA. 

tlelle  XXXI  dinastle  (i)  demo  dall'aver  esso  preferito  il  catalogo  d'Eu^ 
scbio  a  qucllo  di  G.  Africaiio,  e  dalT  avere  ancora  in  detto  catalogo 
presa  per  csalta  una  cifra  errata,  apposta  per  sonima  dei  regni  conte- 
iiuti  nel  secondp  tomo  di  Manetone,  la  quale  ciira  in  nissuna  guisa  ri- 
spondc  al  totale  delle  somnie  particolari  atlribuitc  a  ciaschcduna  dina- 
stia  (a).  0])erata  la  nccessaria  correzione  col  mezzo  d'una  semplice  ad- 
dizionc,  anche  stando  al  catalogo  d'Eusebio,  il  numero  dei  re  delle 
XXXI  dinaslic  si  accostcrebbc  a  45o.  Che  poi  secondo  i  principii  di 
Sana  critica  debba  deferirsi  piu  all'autorita  del  catalogo  di  G.  African©, 
clic  a  qucllo  d'Eusebio,  io  credo  sia  per  capacilarsene  Cicilmcnte  chiun- 
(pie  consideri,  clie  il  second©  £u  dcsunto  dal  primo  ,  e  che  percio  in- 
tanto  e  da  seguire,  in  quauto  vi  si  attenne  fedclmcntc.  Ma  uppunto  il 
Sincello ,  il  quale  avea  sotto  gli  occhi  gli  sci'itti  cronologici  di  ambedue^ 
ripreude  Eusebio  di  avei-e  osato  quando  mutilarc  le  dinastie,  e  quando 
scouvolgerne  Tordine,  per  servire  al  proprio  sistema  (3).  E  che  non 
iogiusto  sia  il  rimprovero  ,  pochi  escmpi  bastano  a  provarlo:  la  XXII 
dinaslia,  detta  dei  Bubastiti,  componesi  di  nave  re,  e  dura  120  aani  apr 
presso  I'Africano;  Eusebio  le  assegna  tre  soli  re,  e  49  anni  di  durata; 
i  moaumenti  poi  soiio  favorcvoli  al  priino,  e  mosliano  il  difetto  del 
secondo  (4)-  I  re  Pastori,  secondo  TAfricano  sono  distribuiti  per  trc  suc- 
cessive dinastie,  la  XV,  XVI  e  XVII;  nella  XV  sono  i  sei,  che  Giu* 
seppe  Flavio  citando  iVIanetone  (5)  afferma  essere  slati  i  primi  degli 
Hyk-shos ,  seguili  da  altri  nel  dominio  della  conquistata  contrada,  la 
quale  fu  in  lor  potere  per  5ii  anni;  ma  Eusebio  U  ripone  nella  XVII, 
ne  enumera  quattro  soli,  e  limita  la  durata  del  dominio  degli  Hyk-shos 
a  io3  o  106  anni.  II  Roscllini  riconobbe  che  in  vece  di  (juallro  re 
doveansi  leggcre  sei;  ma  taccio  d'errore  TAfi-icano  che  li  avesse  collo- 
eati  nella  XV ,  e  credette  di  rallTorzare  la  sua  sentenza  coU'  autorita 
d'uno  scoliaste  del  Timeo  di  Platone,  il  quale   citando  Manetone  pone 


(J)  Moo.  SI.  U  I.  psR.  97. 

(4)  Srcondo  il  catalo^'O  Ensobiano  dalla  dinastia  XII  alia  XIX  incluswe,  sooimaado  i  rcgni  di 
riascuna,  rilcvasi  un  totale  di  173  re  noD  compiilali  quei  dclla  XV,  dei  (|uali  Dun  e  iadiralo  il 
Dumero. 

(3)  SynccUi  Chronopr.  pap.  CO. 

(■i)  Roscllini  Mon.  St.  t,  9.  pag.  91-9D;  Lcfmons,  MonumcDS  Epyplicns  porlanl  dcs  legCDdei 
Royales,  pag.  114. 

(5)  Ncll'opera  piu  volte  cilata. 


DFi.  pnorEssonr,  rnAKCF.sro  BAntrf.m.  St 

nella  XVII  dinastia  i  re  Pastori  (i).  Ma  quello  scoliaste  d' inceila  eta, 
e  certameiilc  meno  anlico  d'Eiisebio ,  prese  come  parole  di  Manelone 
stesso,  lo  scritto  Eusebiano,  siccome  appariscc  dal  confronto,  perocche 
lo  copib  alia  leUcra,  scrivendo  quallro  soli  re  in  vece  di  sei ,  ed  aiini 
io3,  come  leggesi  in  qualche  codice  d'Kusebio,  sebbene  non  rispon- 
dente  alia  somma  risultante  dall'  addizione  dei  singoli  regni  (a). 

VL  U  catalogo  dell  Africano  trasmessoii  dal  SinccUo ,  centime  478  re, 
nel  qual  nuraero  non  sono  compresi  quel  della  XIV,  in  luogo  della 
quale  e  una  lacuna  nei  manostrritli  del  croiiografo  Bizantino.  Questa  in 
tutti  i  codici  Eusebiani  conta  76  re,  die  aggiunti  ai  prinii  4'"8  tianno 
la  somma  di  554-  Certamente  nissuno  pub  farsi  mallevadorc,  che  tale 
appuntino  fosse  indicata  dallautografo  dell' Africano,  considerato  quanto 
facilmente  ed  in  quanti  modi  poterono  dai  copisti  essere  alterate  le  ci- 
fre  numeriche  degli  antichi  autori.  Ma  che  siffatte  alterazioni  non  ab- 
biano  di  molto  corrolto  I'originale ,  per  quanto  importa  al  quesito  pre- 
sentc,  in  parte  si  puo  dedurre  dal  confronto  del  catalogo  d'Eusebio,  ed 
in  pai'te  ancora  dalla  notizia  lasciataci  da  Diodoro,  e  piu  sopra  rife- 
rita  (3).  Quesl'ultimo  indicando  il  numero  dei  re  indigeni,  accenna  pure 
gli  Etiopi,  i  Persi  ed  i  Lagidi:  ina  non  fa  alcuna  menzione  dei  Pastori, 
le  tre  dinaslie  dei  quali  nel  catalogo  tlell' Africano  sommano  ad  81.  To- 
gliendo  questi ,  i  tre  Etiopi  della  dinastia  XXV ,  gli  otto  Persi  della 
XXVII  ,  ed  i  tre  parimente  Persi  della  XXXI  dalla  somma  tolale  del 
predetto  catalogo,  rimarranno  gl'indigeni  in  numero  di  4^9,  tal  che  il 
diTario  tra  Manetone  e  Diodoro  sara  solamente  di  sedici  ,  e  pero  da 
considerarsi  di  nissun  rilievo  paragonato  a  si  gran  numero.  La  differenza 
poi  che  notammo  Ira  i  due  scrittori  iniorno  ai  re  Pastori  mentovati 
dall'uno  e  passati  sotto  silcnzio  dall'altro,  non  importa  nulla  quanto  alia 
questioac  cronologica;  perche,  contemporanearaente  alle  dinastic  dei  Pa- 
stori, continnarono  la  serie  dei  Faraoni  altre  dinastie  tebane,  siccome 
dichiareremo  Irattando  di  proposito  questa  materia.  Pcrtanto  riroane  pro- 
vato  dalla  concordanza  di  Diodoro  e  di  Manetone ,  che  da  Mcne  a  C-»m- 
bise  vi  ebbc  in  Egilto  piu  di  quattrocento  e  cimpianta  re ,  senza  com- 
prendere  in  questo  numero  i  Pastori. 


I)  Mon.  St.  I.  I.  pag.  45. 
(})  Ibid. 
(3)  Vedi  il  n.°  HI. 


38  DlSCOnSI    CRITIC!    SOPRA    LA    CUONOLOGIA    EGIZIA 

VII.  Qui  forse  a  taluno  potra  seinbrare ,  che  le  a(Wolte  pfove  baslitio 
si  per  far  veilere  <pial  fosse  I'opiiiionc  dei  sacci'doli  egizii  intornb  alia 
prcseiue  cpiistionc  ,  nia  siaiio  iiisuflicienli  a  porre  fuor  di  dubbio  la  ve- 
rita  stot'ica  della  cosa  ,  a  mono  che  cpiesta  non  venga  comprovala  dalla 
teslimoninnza  di  documenti  e  monumciUi,  che  per  antichita  sieno  ripu- 
tali  piu  aulorevoli  dei  due  incnlOTati  scrittori.  A  qnesla  dilTicoltA  (pinn- 
tuiupiu  io  creda  di  aver  gia  risposto  ncl  precedcnte  discorso,  in  eui 
luoslrai  rautoril;\  di  Manetonc  fondata  suH'esistenza  di  annali  nnleriori 
aU'invasione  di  Cambise  ,  cio  nulla  raeno  affine  di  vicmmeglio  confiilarla, 
e  di  accertare  il  nuinero  approssimativo  dei  re  incavalo  dull'  islitnito 
ooufroiilo ,  soggiungcri)  le  osservazioni  scguenti:  i."  II  regislro  dal  quale 
i  sacerdoti  egizii  lessero  ad  Erodoto  i  nomi  di  33o  re  debbe  essere  te- 
nulo  in  conto  di  storico  documeiito,  perche  non  abbiamo  ragione  aktma 
di  credere,  clic  que'  sacerdoti  lo  avessero  supposto,  unicamentc  per  in- 
ganiiare  Erodoto;  se  lo  prendiamo  per  documenlo  autorevole,  dovrcmo 
ainmettere  per  istorica  I'csistenza  dei  re,  i  cui  nomi  vi  erano  registrati; 
amuiessi  33o  re  anteriori  a  Meri ,  il  quale,  secondo  il  compute  anche 
pill  ristrelto ,  non  puo  essere  vissuto  piu  tardi  del  XVI  secolo  av.  G.  C, 
ina  che  secondo  la  sentenza  piu  probabile  fieri  prima  dell'  invasione  dei 
Pastori,  non  vedo  come  si  possa  ragione volmente  negare  il  numero  ap- 
prossimativo  di  4^o  ^^  Mene  a  Cambise,  riducendosi  la  questione  ad 
una  cintpiantina  in  piu  od  in  meno.  Arrogi  che  i  due  scrittori,  i  quali 
tonfermano  la  soinma  di  4^0,  anche  con  una  di  soli  trecento  avrebbero 
facilmente  potulo  conseguir  fede  alia  somma  degli  anni  assegnati  a  tutti 
que'regni  (i).  2.°  Vero  e  che  il  Rosellini  dai  monumenti  egizii  a  lui 
noti  non  pote  ricavare  piu  di  cento  sessanta  nomi  reali  (2);  ma  pochi 
anni  dopo  la  pubblicazione  dei  due  primi  volumi  della  sua  opera,  il  dottor 
Lepsius  ne  ebbe  raccolto  da  circa  quattrocento,  siccome  egli  stesso  me 
DC  accerto  mentre  stava  esaminando  in  Torino  i  monumenti  del  nostro 
Museo  (3).  Di  fatto  il  Professore  Toscano  in  detta  sua  opera  non  fece 
verun  uso  del  papiro  cronologico  del  Museo  Torinese ,  il  quale  anche 
nel  presente  suo  state  contiene  da  circa  170  nomi  di  re,  pochissimi 
dei  quali  incontransi  tra  quelli  pubbhcati  dal  Rosellini.  Abbiamo  imper- 


(1;  Veii    Discorso  II.  n°  VI. 

(8)  Mon.  Si.  I.  9.  pag.  167-168 

(3)  Vedi  il  lUoniUur  di  Parigi  del  2  dicembrc   184J  suUo  I'articolo  l^ariiUt. 


DEL    PROPESSORE    FHANCKCO    BARt'CCIlI.  3g 

laoto  niiche  dai  mouumeiili  tiitlora  c&isteuli  un  ^aliilo  argomeiilo  per 
confcrware  la  vcrita  si  tlell'  imlicazioiie  soinniaria  Jala  da  Diodoro  ,  e 
sijdelle  lisle Manctoniane-  JSc  alcuii  discielo  critico  ricliiedcra  dopo  Unite 
vicifisitudiui ,  (Jlei  quali  aiulb  soggetlo  I'Egillo,  Cjper  I«  quali  peri  la 
raassiifta  pai-t^.  dei  naoDunacnli,,  clie  i  poclii  sopravaiuati  connpreiidauo 
lttU«.  leiiJnotizle  cronologulie  regislrale  da  Mnnelone  iif-lln  sua  sloria  , 
per  dfir  fedw  alia  medesima;  poichc  sq.  tantu  copia  ci  veauise  sommini- 
s|;??>*t,f|ju,mPMl«mcntia  fe.  critica  nonnatrebbe  pi^'  iriche  lesercitarsi  pw 
sosVQHerc  J'autoriti  del  lodato  s»orico< i  Baslj  aoc«nnart  *ijcbe  ii«atalogi 
Mi*»velo^iaiii  ^ovaiio  couferoaa  nolla  tesliijaoiiiaaza  <ki  iiionumeali  non 
sc(|q|,|>^)if,  l^.di»asli?  XVIII  e  pare«t,lue  delle  scguenli.,  rw  ancora  per 
I^,X^I,,PoP^.;w»pW  re  .de41e,(pEJnie  .wii^  >rala.,a  dwe-tjei.lcmpl  .piM.je- 
HW/.ii.delJftiiStpfi^n^^Bia,  «!>«  g'i  e^'uJiUi  dt:  in«sza  levattua.  lropi>o  facil- 
iHfnlO|  di^gpaa(»,per  fevolosi.'  v>:.o-.  .)  i;'L.rr,..i  -,,(1)  j,;-j  ,.,1,^,' 
1  LiVWr! )  Abl^i^oo  veduip  Erodolo  .  iqak)  i  linform^ta  .  dcjla  aucoessiane ,  1  dei 
rPi,i4?t,MM-i,(ft  Jisapuaetico,;  .passanda^  Qr«t«i^()uesilO(  .degli  anni  corsi  dai 
Kf^VA  dij  MSPS  siwo  aU'invasioiie  di  Cambise  ,  dobbiamo  da  bel  princt- 
pio  dicKiarare  alicno  dalluso  coslaate  degli  Egizii ,  e  lonlauissimo  dai 
yci'o.U  couipato  delle  generazioiii,  dai  quale  il  prqdcWo  slorico  raccolse 
la,sop»a^a,4i  I  i,34o^ii"i  pec  1' intervallo  frapposttr  tra '1  -regno  di  Mene 
«^,;qi)fiyift2dj(  Setone  sacerdole  di.  Vnlcano.r(j).  Imperoccbc  primierameiite, 
a|9Qb^,pQSto  cbe  tutti  quei  re  fcsscro  succcduu  regolarmente  uno  allal- 
t^igB'ivdiriUo  eredilariso  ,  sarebbe  _t«llavia  moUo  iucerto  il  risuUalo  del 
cfi^^tq)^pof&\fi^Qftj,  ,fi_.49^  ^Itei"©  uqlcamenle  qualpra  mancassero  indi- 
cazipni,prOiiiulog\;efe^|)iii  precjsey  aja  gli  Egi/.ii  aveano  annali  0  rogistri 
ii^'quali  erano  scgiiati  non  solo  gli  aunv ,  ma  anche  i  mcsi  e  per  tiho 
i  giorni  (U  i9,i;«c^u  regijQ,\U;particolBi'e  ,  sictOBie  appaiisce  dai  catalog! 
Maii^iwiaiiijgej(<Jgl,jpapiflo,  ,erfluiQlogi«50  delj  ]M«6^<>  .Torinese-  piii  yoUe 
ci^to;  ^^/.i.  ito  s)«^SD  l^roJolo  ncllu  sua  narrazioiie  storica  adduce  alcune 
dale , ,  le  quali  non  polcaiio  csscre  ricavale  dallronde  sc  uon  se  da  an- 
nali, (a),],  tsaminaudo  poi  il  luogo  slcsso ,  dove  lo  slorico  espone  la  du- 
ra^a  .<Jei,f^4'.i'"^"iat^i'i<^'lni**^tft  ricpnosciajno,  come  egli  sopn»  le  uotiKic 
datcgli  sourmnriamente    dai  sacerdoti  ,  ragiouasse   giusta  i  principii  se- 


ll} L.  i   5  145. 

,i)  L.  J.  )  1S7.   HS.   133    137. 


^O  DISCOHSl    CRITICI    SOPIXA    LA    CR0N01.0GIA    EGIZIA 

guiti  ilagli  eriulitl  greci ,  per  la  cronologia  ilei  tempi  mitici  della  loro 
nazione  ,  a  cui  inancavano  annali  storici ,  e  che  pero  iloveano  couten- 
larsi  del  computo  approssimativo  dellc  genera/.ioni.  Di  fatlo  prima  egli 
narra,  clie  i  sacerdoti  egizii  contavano  trecento  quaraut'una  generazione 
dal  primo  re  a  Sctone ,  di  poi  argomenta  egli  stesso  quante  migliaia 
d'anni  fossero  compresi  ncllc  predelte  geiierazioni  (i).  A  torto  adunque 
il  V'olney  attribui  agli  Egizii  rinvenzione  di  rosill'atto  computo  genea- 
logico  (a) ,  qiiando  c  gli  storici  ed  i  monumenti  dimostrano  clie  qiieili 
mai  non  ne  fccero  uso  ,  mentre  per  opposto  fu  sovente  adopralo  dai 
Greci  per  necessilii ,  e  mentre  nel  caso  che  qui  truttiamo,  una  diligciitc 
lettura  conferma,  che  Ijrodoto  applico  il  sistema  greco  alia  croaologia 
egizia.  '•'  .'1101.  vhnaiv.inni  >    ifyni »    ((ihiiiikI.tii!  i 

IX.  Erodolo  confuse  i  regni  coUe  generazioni,  sospinto  a  tale  confu- 
sione  dall'  inverosimile  asserzione  dei  sacerdoti,  che  fossero  stati  allret- 
tanti   sommi    sacerdoti  a  Tebe,    succedutisi    di  padre    in   figUo ,    quanli 
erano  stali  i  re,  il  che  se  prova  Iroppa  credulita  nel  detto  storico,  di- 
mostra  ancora  raaggiormenie   la  mala   fede  di  coloro,  ai  quali   esso   ri- 
correva  per  essere  animaestrato  nella  storia  egizia.  Impertanto  noi  dob- 
biamo  cercare  migliori  fonti  per  attingere  meuo  corrotte  riotizie  intorno 
alia  duftita  dei  tempi  Storici  dellEgitto.  Diodoro  e  IMauetone,  ai  quali 
ci  atlcnemmo  quanto  al  numero  dei  re  ,  si  luostrano  pure  degni  della 
nostra  fede  quanto  alia  soinma  degli  anni ,  colla  quale   circoscrissero  il 
[)eriodo  storico   dei  Faraonl.    II  primo,  dopo  aver  detto,  clie  i  re  inor- 
lali  governarono  I'Egitto  da  Mene  sino  a  Tolomeo  soprannominato  Neo- 
dioniso  (  novello  Bacco),  sotto  il  cui  regno  esso  visilo  quel  paese  nella 
GLXXX    olimpiade  (3),   soggiunge    in   un   altro    luogo  (4)    essere    stato 
TEgilto,  per  lo  spazio    di  oltre    quattromila   settecento  anni    tenuto    da 
re  pel  maggior  numero  indigeni  (5).  Queste  due  indicazioni  insieme  pa- 
ragonate,  mostrano   che  i  sacerdoti   consultati    da  quello   storico   collo- 
cavano  i  principii  del  regno  di  Mene  verso  gli  anni  48oo  avanli  G.  C. , 
e  se  si  consideri ,  che  secondo  tpegli  stessi  sacerdoti  il  numero  dei  re 


(1)  L.  2.  5   142. 

(9)  Rcchcrchcs  nouvcllcs,  t.   2.  pag.  322-32.!. 

(3)  Bibl.  Hist.  1.  1.  (j  44. 

(4)  L.  1.  5  69. 

(.">)  VeJi  il  precodcnle  discorso  n  "Vll. 


DEL    PROFESSOaE     FRANCESCO    BAHL'CCHI.  4  ' 

iiuliineni  soinmava  a  ^']5  ,  c  iinpossiliilc  uon  preslar  loro  fede  qiiaulo 
;illa  soinma  degli  anni ,  la  quale  pare  jiiii  iiicicililiile  per  la  sua  inoiii- 
oila  relalivameutc  ai  mollissirni  ie{;iii  in  cssa  couipiesi,  che  iiou  sospella 
<li  falsila  a  fine  ili  csagerarc  ranlicliita  dclia  nazione  Egizia.  Qui  aiicora 
vcdesi  chiaramenle  che  del  coinpulo  Erodoleo,  Icsle  confutalo,  noii  dob- 
hinmo  dar  carico  al  ccto  ieralico  di  dtUa  iiai^ioiie ,  ina  si  alia  Inioiin 
fede  di  esso  slorico  ed  all'  igiiorauza  dci  snoi  ciceroni.  Ma  Diodoro  tou- 
teulo  di  uii'  iudicazioue  soiniuai'ia ,  peroccbii  non  era  suo  scopo  i)arti- 
colareggiare  la  cronologia  egizia,  non  ci  additb  ui  qual  modo  dalla  serie 
dei  regiii  risullasse  la  predelta  sonitiia  ,  e  «i  smarrireimiio  in  vane  con- 
getture  a  volerlo  riulracciare  ,  se  all' uopo  uon  sovveuisscro  i  catalogi 
Manetoniani.  Quesli  conlenendo  la  successionc  di  XXXI  dinastie  da  Mem- 
a  Dario  III  ,  notano  quando  la  durata  complessiva  di  ciascheduna  ,  e 
quaudo  gli  anni  di  ciascun  re,  onde  componesi  una  dinaslia.  Se  non 
die  I'osservazione  che  sopra  facemnio  (i)  suU'  impossibilila  di  accertaic 
con  precisione  il  nuraero  dei  re,  per  le  diflerenze  che  inconlransi  tm 
calalogo  e  catalogo,  Ira  manoscritto  e  manoscriUo  di  uno  slesso  calalogo, 
debbc  qui  cssere  ripetuta  quauto  alle  cifre  numericlie  degli  anni  ,  it- 
quali  non  f'urono  ineno  alterale  di  quelle  dei  rcgni.  Cio  nulla  meno  con 
uu  diligenle  confronio  dei  varii  tesli,  seguendo  le  norme  suggerile  dalla 
crilica  con'etliva,  e  eoUa  notizia  sommaria  trasiuessa  da  Diodoro  intorno 
alia  durata  totale  dei  regni,  anche  quella  delle  dinaslic  Manetoniane  si 
polra  conseguirc  con  satisfacente  probabilila,  ed  approssimazione  al  vero. 
X.  Dalle  prime  sci  dinastie ,  per  ciascheduna  dellc  quali  il  catalugo 
deir  Africano  enumera  e  chiama  per  nonie  ciaschedun  re ,  rilevasi  la 
soninia  di  i497  '"^"'5  ^^  quale  non  difTerisce  die  di  un  solo  anno  in  meno 
da  quella,  che  e  apposta  nello  stesso  luogo  al  calalogo  d'Euscbio,  tanto 
appresso  il  Siucello  ,  quanto  nella  versione  Armena  di  quelle.  Questa 
somina    divisa  pei  4y  regni    onde    sono  composle   le  dette   sei  dinastie , 

accenna  alia  durata  media  di  anni  3oH — j^  per  ciascuno  di  quei  recni , 

49  I  - 

la  quale   non    ha    nulla    d'  inverisirailc.    Ma   dalla   dinaslia   sctlima   sino 

air  undecinia ,  la  durata  di  ciascuna  e  indicala  soltanto  somroarianicnU', 

come  unicamenle    sommaria   e    I'indicazionc    dei   re    rho   vi    sono   coni- 


(I)  N.'  VI. 

Serie  II.  Tom.   VII. 


4a  Disconsi  ciutici  sopixa  i.a  chonoi.ocia  ecizia 

])resi.  Questi ,  secondo  V  Africano,  sono  in  nuinero  di  i5i,  ed  nggiun- 
tovi  Ammcneme  che  e  jioslo  tra  1'  imdccima  e  Li  duodecima,  setiza  che 
venga  incliiiiso  iu  nessuna  delle  due,  c  di  i5a,  j)ei  quali  i5a  regiii 
e  assegnata  la  durata  di  799  aiini  c  ^o  giorni.  Secondo  Eusebio  i  re 
sarebbero  soUanlo  5o  e  gli  anni  444  ^  giorni  ■yS-  Qualuntjue  poi  delle 
due  somme  si  voglia  preferire  aH'altra,  restcra  luttora  un  divario  gran- 
dissinio  ed  inesplicabilc,  Ira  la  durata  media  dei  regni  delle  sei  prime 
dinaslie  ,  e  quella  delle  cinque  succennate.  Del  che  tenteremo  rendere 
ragione  in  luogo  piii  opportuno;  intaiito  qui  bastcr^  notare,  che  se  i 
cronologi  desiderosi  di  accorciare  oltre  modo  I'anlichita  storica  della  na- 
zione  Kgixia,  avessero  posto  mente  alia  proporzione  con  che  nei  catalog! 
Manetoniani  sla  la  soinma  degli  anni  a  quella  del  regni  in  queste  ed 
in  pill  altre  dinaslie,  avrebbero  facilmente  deposto  ogui  sospetto,  che 
I'aulore  dei  detti  catalogi  avesse  mirato  ad  esagerare  I'ampiezza  del  pe- 
riodo  faraonico.  Quanto  poi  alle  diirerenzc  numcriche  Ira  1' Africano  ed 
Eusebio  ,  osservo  che  quesli  concordano  poi  quasi  del  lullo  nella  somnia 
apposta  in  fine  del  primo  toino ,  che  e  chiuso  dal  regno  di  Ammeneme, 
e  dove  leggo  i  re  delle  XI  prime  dinastie  essere  192;  gli  anni  235o  e 
yo  giorni  secondo  Africano,  e  2  3oo  anni  e  giorni  'yg  secondo  Eusebio  (i). 
XI.  II  secondo  tomo  di  jManetone  incominciantio  dnlla  dinastia  XII 
scendeva  sino  al  fine  della  XIX.  I  re  della  XII  sono  nominati  uno  ad 
uno  dall'Africano;  se  ne  contano  sette,  e  regnarono  160  anni:  Eusebio 
ne  nomina  soltanto  quattro,  accennando  gonericamente  che  la  dinaslia 
fu  conlinuata  nei  loro  posteri ,  ed  al  complesso  di  essa  assegna  34^ 
anni  di  durata.  Dope  quesla  i  catalogi  Miinetoniam'tornanb  ad  indicare 
sominaria mente  i  regni  ed  il  tempo  che  compi-endono  sino  alia  X^ 
secondo  Africano,  e  sino  alia  X^'II  secondo  Eusebio,  il  quale,  come  di 
sopra  notammo  (3),  tras[)Orto  immediatamente  avanti  i  re  della  X\  HI, 
i  re  Pastori  posti  dal  priino  nulla  XVJ  Lfl  XIII  comjirende  60  re  nello 
spazio  di  184  anni  giiisla  I' Africano  ,  e  di  453  giusta  Eusebio;  la  XIV 
che  manca  al  catalogo  del  primo  appresso  il  Sincello  ,  e  di  76  re  in 
Eusebio,  ma  per  la  somma  dcgll  anni  i  codici  variano  da  i84  a  4^4  > 
senzache   abbiamo    alcun    soccorso    a  rintracciare   quale   delle  due   fosse 


(t)  RoMllioi  Mon.  SI.  t.   I.  pag.  36.  37. 

;i)  y."  V. 


Di;i.    PROFESSOKF.    Fi\ANCESCO     BARL'CCHI.  4^ 

scritla  iiell' opera  di  Manetone.  Ma  gli  addolli  esempi  bastano ,  sfiua 
I'he  altri  ne  agg'uiiigiamo,  a  moslrarc  di  ohe  nalura  siano  le  difiicolla 
die  iiicuiilransi  a  voler  deleriniiiare  con  precisioiie  lo  spazio  occiipato 
da  tale  o  laraltra  diiiuslia,  dove  inanclii  I'enuineraKione  e  la  denomiiia- 
zionc  iiulividuale  dei  re  ia  esse  compresi.  Iq  fine  del  secondo  tomo  i 
due  calalogi  sono  di  nuovo  concordi  nella  somma,  <he  c  di  a  121  anni  (1). 
Riinangono  aiicora  le  dodici  ullinie  dinastie,  cioe  la  materia  del  3.'  tomo, 
le  quali  secondo  Africano  sono  inchiusc  in  862  anni,  e  secondo  Euscbio 
in  83 1,  talchu  la  durata  totale  delle  XXXI  dinastie,  per  compulo  ap- 
prossimalivo  verrebbe  estesa  a  cinquemila  e  trecento  anni ;  siccome  poi 
I'ullinia  di  dette  dinastie  fini  verso  il  33o  av.  G.  C.  ,  cosi  il  principio 
del  regno  di  Mene  cadrebbe  nel  secolo  L^'II  avanti  il  coraincianiento 
dell'era  voigare ,  e  nel  LII  avanti  Cambise.  Ammesso  questo  compulo 
la  tiazione  Egizia  avrebbe  avuto  un'  anticliita  storica  m.iggiore  di  olio 
secoli  di  quella  clie  le  atlribuivano  i  sacerdoti  egizii  inlerrogati  da  Dio- 
doro  ;  ma  io  sono  di  parere  ,  die  tale  difFerenza  debbasi  ripctere  piii 
dalle  allerazioni  ondc  furono  corrotti  i  catalogi  Maneloniani,  che  iinn 
dal  teslo  originalc  di  Manetone  stesso ,  did  clie  avro  occasione  di  ren- 
dei-e  ragionc  a  luogo  j)iu  opporluno.  Ad  ogni  modo  si  puo  lenere  come 
risullanlc  dalla  coucordanza  dei  due  predelli  slorici,  die  uegli  annali 
egizii  csistenti  aelleta  dei  Lagidi,  fosse  compulato  uno  spazio  approssima- 
tivo  di  43oo  anni  Ira  'I  cominciamento  delle  dinastie  uraane,  e  I'invasione 
di  Cambise  (  4800  ti-a'l  regno  di  Mene  ed  il  principio  dellera  yolgare  ). 
XII.  Resla  ora  a  traltare  la  (piestioiie  gravissima ,  se  il  sucrennato 
coinputo  debba  da  noi  considerarsi  qual  fondainento  certo  della  crono- 
logia,  ovvero  se  debba  per  opposto  esscrc  ridolto  entro  a  piu  ristretti 
leriiiiiii.  .Ma  prima  di  enti-are  in  materia,  slimo  conveniente  dicliiarare 
(jui  pill  esplicitamente  quello  che  giu  indicai  verso  la  fine  del  secondo 
dlscorso,  cioe,  che  io  intendo  di  esaminare  la  crouologia  egizia  unica- 
mente  secondo  i  dali  dei  siioi  proprii  fonti ,  lasciando  percio  da  parte 
({ualunque  sistema  di  crouologia  biblica,  pcrchc  di  quanti  finora  furouo 
messi  in  campo  dagli  enidili  ,  nissuno  c  certo  ,  ne  immune  da  gravis- 
sime  diQicolta  ,  e  perche  la  Chiesa ,  al  cui  supremo  magisterio  spetta  la 


f)  Nel  Icslo  greco  d'F.usebio   leggcsi  1131  ,  ma  'queslo    orrorc  inanifcslo    c  corrcllo   ilalln  vor- 
sione  armcna. 


44  nisronsi  cniTiri  soi'n\   i  a  r,i\oNoi.o(;rA  rx.\/.iA 

decisioiie  delle  coutroversie  atteneiili  al  dogma  cd  idla  morale,  inai  iion 
s'inti-omisc  a  siMilenziaro  so]ira  vcruno  dei  pi-edelli  sisleroi ,  dei  quali 
un  solo  puo  csscre  vrvo,  irioniro  Intli  per  avvcntiira  possono  rsserc 
frrouei.  Preniessa  (jitesta  dicliiarazioiK',  io  non  did)ilo  di  alVcrmare ,  cho 
iiella  condizione  preseiUe  i]c^\'i  sludi  sopra  i  monuinenti  egizil^  la  cro- 
iiologin  qnale  ricavasi  dai  catalogi  di  Manelone  di'bitamcnle  purgati  dagli 
eiTori  dei  comiiilatori  c  dei  ropislij  sola  e  salisfaccntc  ai  priiicipii  del- 
I  ai'lc  crilioa,  siccome  cjuella  clie  in  gran  ])artc  trovasi  avvalorala  dalla 
lestimonianza  dei  monuinenti ,  c  nmnita  di  siifliciente  prohahilila  iiella 
parle  rimancntc  ,  dove  finora  non  pole  essere  accertata  per  difetlo  di 
moninneiiti.  Impcroccht!  primieramente,  se  ebbero  vera  esistcnza  tutti 
(piei  re,  la  somma  dei  tpudi  di  sopra  raccogliemmo  dai  calalogi  di  Ma- 
nelone, dalla  storia  di  Diodoro,  e  dalTesame  dei  monumenti,  in  quelli 
abbiamo  gii\  una  prova  di  gran  valore,  sebbeue  indirelta,  della  inodc- 
razione  del  compnto  dei  due  predetli  storici,  i  cpiali  condaimato  il  si- 
slema  di  Erodolo,  a  meno  di  ciiiqnemila  anni  reslrinsero  la  durala  dclla 
inonarcbia  egizia  avanli  Cambise;  e  pero  a  buon  diritto  argomentiamo, 
che  abbiano  essi  seguilo  scrupolosamente  I'autorita  degli  annali  nazionali. 
Quanto  poi  alia  leslimonianza  dei  monumenti,  sc  ci  e  dato  di  poter 
dimoslrare,  che  i  re  da  cjucsti  mcntovali  tengano  Tordinc  stcsso  di  suc- 
cessione,  col  quale  sono  disposti  nei  catalogi  di  Manetone;  sc  in  delli 
ratalogi  a  nissuno  di  quel  re  venga  assegnata  una  durala  piii  lunga  di 
quella  accertata  daU'ordinario  corso  della  vita  umana,  coniprovato  I'or- 
dine  di  successionc  vieiic  cziaiulio  posla  in  sicuro  la  cronologia  <li  Ala- 
netone.  Ne  ricbiedesi  che  tale  concordia  sia  in  ogni  parte  dimostrala  , 
ina  solo  che  apparisca  qua  e  cola,  purche  in  ncssun  luogo  siano  indi- 
/ii  contrarii;  imperocche  dei  nionuracnli  storici  dell'  antico  ICgitlo,  es- 
sendo  in  numero  minimo  (pielli  che  pervennero  (ino  alTcta  nostra,  dove 
(juesti  non  sieno  mai  contrarii ,  ed  in  mollissimi  casi  concordino  coU'or- 
dine  seguito  da  Manelone,  con  legittima  induzione  si  argomenla ,  che 
se  un  maggior  numero  di  quelli  csistesse,  maggtormeute  ne  sarebbe  con- 
lenuala  raulorila  dei  catalogi  Manetoniaiii.  Premessa  questa  avverli^n/a 
che  e  suggerila  dai  principii  dell'arte  critica ,  io  mi  laro  a  discorrere 
genericametile  come  la  serie  dei  re  mcntovati  dai  monumenti  proeeua 
di  eonserva  colla  serie  delle  diiiastie  Maneloniane  ;  e  comineiero  dalla 
dinaslia  dei  Bubastiti  che  e  la  XXII,  per  non  dilungnrmi  inulihi.ciile 
riandaudo  le  posteriori;  perocche  un  sinci'onismo  certo  della  storia  egizia 


DET.  pnoiEssonF,    rnANf.Esr.o  DAnrtciir.  /\ri 

e  cleH'cbraica ,  ci  viola  di  porre  il  c;omJnciamento  di  delta  diiiaslin  |>iu 
lardi  ilfl  regno  di  Salonionc,  vale  a  dire  deU'iindecinio  secolo  avanli 
Vera  volgaic.  Da  Sesonclii ,  col  quale  qiiesta  iiiromiiiciasi,  rlic  e  il  Sisak 
della  JUbbia,  risaleiido  sino  al  |ninio  re  dclla  tliiraslia  XN  III  le  lisle 
Mancloniane  cootano  ircnta  e  qiiallro  ve  iiello  spazio  di  circa  800  aiini, 
die  ailditano  una  durata  media  di  aS  aiini  e  mezzo  per  ciaschcdnn  regno. 
Ora  i  monumcnti  ci  foriiiscono  pel  detio  iiilervallo  una  serio  di  re  non 
niinore  ili  quclla  indicala  da  Manclonc.  Pej'lanto  dal  [)aragone  dei  nio- 
noincnti  e  desjli  scritlori  siuino  condotti  a  stabilirc  con  certezza  storica 
il  principio  della  XVIII  diuaslia  verso  rauuo  1800  avanli  I'era  volgare. 
Sin  qui  c  cosi  cvidenle  la  concordia  dei  monumenli  colla  cronologia 
di  Manelonc,  cbe  anchc  gli  criuli(i  i  qnali  leggerinenle  loccarono  qucsli 
sludli,  convengono  con  gli  archeologi  ili  proposito.  Iiilanlo  se  Manelone 
e  comprovalo  verilicro  nel  suo  compute  sino  ai  niille  oltoccnio  auni 
av.  G.  C. ,  nou  sarobbe  troppa  crcdulita  riputarlo  dcgno  di  fede  anclie 
pei  tempi  anteriori,  quando  pure  per  qucsli  fossimo  inleramenle  j  ri- 
vali  del  •soccorso  dei  monumenli.  I  quali  jioi  scbbene  per  le  prime  di- 
ciassette  dinaslie  siauo  mollo  pii!i  rari,  lullavia  sono  aurora  lanli,  e  di 
tnl  nalura  da  persuadere  qualsiasi  disci'cto  crilico  della  scicnza  storica 
e  della  veracila  di  Manelonc. 

XIII.  II  prime  re  della  dinaslia  XVIII  riuni  soUo  nn  solo  scellro  il 
paese  d'Egillo,  gran  parte  del  quale  per  lo  spazio  di  cinquecenlo  anni 
era  stato  occupalo  ilai  Pastori,  secondo  clie  contava  Manctone  ncl  II  librn 
dellc  sue  storie  (1).  Nou  recliera  pero  niaraviglia  clie  in  que'  tempi  <li 
desolauioue  e  di  continue  guei're  ira  i  re  nazionali  e  gli  slrauieri,  non 
sia  stato  erolto  alcun  insigne  monumento  che  Irasireltesse  ai  |)OSteri 
la  memoria  di  que'  calamitosi  evenli.  In  falli  fiitora  gli  archeologi  luui 
ue  riconobbcro  nlcuiio  cbe  apparlenga  veranienle  a  quel  periodo,  al 
<juale  io  riferirei  volcnlieri  Icsisleuza  delle  dinaslie  indigene  XIIJ,  XIV, 
XVI  e  XVII  facendole  contemporanee  delle  Ire  dinaslie  de"  Pastori  ram- 
menlate  dal  catalogo  dell' Africano;  ma  di  cio  tralleremo  di  proposito 
in  altio  discorso.  La  dinaslia  XII  nella  sujiposizione  cbe  sia  divisa  dalla 
XN'lIl  sollanlu  per  lo  spazio  di  cinqucccnto  anni  occnpalo  dai  rC'  Pa- 
slori  (e  si   puo  lorsc  credere  piu  anlica,  ma  non   posleriore),  avrebbe 


(1)  Giuseppe  Flavio  ncit'itpcia  ^ia  piii  voUe  cilata. 


46  niscor.st  rriiTici  sopra  i.a  chonolooia  egizia 

aTuto  termine  verso  gli  aoiii  aSoo  av.  G.  C.  El)bc  selle  re  secondo 
I'Africano,  fra  i  quali  \\  Lacare  o  Labaiijichc  si  fece  cdificarc  il  la- 
bcrinlo  per  siio  sc|iolei'ii,  e,  clie  Ibrsc  lion  e  |)viiito  rlivevso  da  Meri.  A 
qnesta  ilinaslia  ajiparlongOHO  i  luonumeiiti  allribuili  alia  XVII  e  XVI 
tial  Rosellini ,  iiulolto  dalla  falsa  oi)inione,  che  la  tavola  d'Abido  fosse 
genealogica.  Tali  sono  qiielli  rappvcsentuti  nella  tav.  IV.  annessa  al  i.° 
volume  do"  suoi  Momnnnnti  storici  dal  num.  r)o  al  c)\  «,  dei  cpiali  Ire 
portaiio  il  noine  di  Sesortascu,  ma  con  tre  divcrsi  prcnomi,  il  che  in- 
dica  lie  diversi  re  ("go,  c)3>  94))  e  doc  qaello  di  Ameneme,  pnri- 
mente  con  due  distinti .  prenouii  (gi,  92).  L' argomento  che  mi  pare 
convinoevc  d'  erroro  il  Rosellini  ,  e  provare  che  detli  re  appartennero 
alia  dinastia  XII  lo  riciivo  dalla  somiglianza  dei  loro  nomi  con  quclli  di 
detUi  dinastia,  la  quale,  Irovo  in  Manetone  ,  aver  avulo  origine  da  un 
Ammeneme,  e  di  sette  re  ondc  e  composta  ,  duey'cioe  ils'Si''^  'ed  il  6." 
essere  chiaiuati  Ammeneme,  il  i."  Scsoncori  0  Sesincori  ,  ed  il  3."  Se- 
sostri,  nel  quale  ravviso  il  Scsorlasen  i.°  dei  mouumcnti ,  il  cui  pl'e- 
nome  loggei'cbbesi.  al  n."  33  della  tavola  d'Abido,  sc  in  quel  luogo  non 
fosse  interamenle  inancante  (i).  A  queslo  Sesorlasen  apparlengoiio  dm* 
obelisclu  tuttora  osistenli  snl  suolo  egizio,  imo  nel  site  dell'antica  Elio- 
poli,  c  laltro  in  cpiel  di  Croccodilopoli ,  oltre  una  importanlissima  siele 
trovata  nella  Nabia,  dalia  quale  apparisce  che  egU  fu  graft  coryquista- 
tore  e  dominatore  non  solo  di  tutto  VEgitto,  ma  di  gran  tratto  di  paesc 
a  mezzodi  della  conlrada.  E  queste  grandi  imprese,  dcUc  (piali  male 
polreinmo  capacitarci  ,  coUocatone  il  regno  durante  il  dominio  de'  Pa- 
stori,  non  U'ovano  pii\  alcuna  benche  menoma  diflicolta,  dove  siano  ri- 
ferite  a  tempi  anteriori,  siccome  facciam  noi  guidati  dal  catalog©  di 
Manetone.  Abbiarao  adunque  la  testimonianza  di  monunienti  contcmpo- 
ranei  per  la  verita  slorica  di  questa  dinastia,  i  cui  principii  loccaiio 
al  a46o  o  2545  av.  G.  C.  secondo  che  piaccia  ad  altri  attenersi  al  com- 
pute dell'Africano  ovvero  a  quello  dEuscbio. 

XIV.  Avanti  il  regno  d' Ammeneme,  stipite  dei  re  suddctti  ,  le  liste 
di  Manetone  non  offrono  che  il  nome  di  Actoe  Eracleopolila  per  le  ili- 
naslie  frapposte  tra  la  XII  e  VI ,  e  cosi  non  ci  somiuinistrano  veruii 
mezzo  acconcio  a  paragonarli'  ro'  moniimenli   per  tutta  la  loro  durata  ,• 


(I)  V.  RosoMini  Mod.  St.  1.  I ,  i-.i))    IV  i<  K»p.  V,  j  Ci,  1.  Ill  .  purtc  I ,  cap.  II  c  III. 


DEL  PnOPESSORE  I  RANCESrO  BAnrcCHI.  4? 

rhe  e  di  "jSS  anni  c  ^o  giorni  secondo  rAfricano,e  di  soli  4g3  secondo 
Euscbio.  Tntlavin  siccome  d(;lle  prime  sci  abhiaiuo  uii  coinjiiiild  elenco 
ncl  calalogo   dell'  Africano,  cd   il  mimoro    dci  re   in  esse   roinpresi   noii 
supcra  i  49;  comieiic  di  nccessilu  aninieltcre   iin  iiilervallo   Ira   qiicste 
e  la  XII,  al  quale  si  rifcriscano    quella  mollitudine  di  re  dei  quali  ar- 
certainmo  I'esisienza,  c  tihe  non  potrtilihcro  trovar  Inogo  ne  prima,  nc 
appresso.  Portaiito  ponondo  il   termino  delta  XI  dinastia    \crso  £;li   anni 
aSoo  av.  (j.  C.  (  vedi  il  numcro  precedenlc  )  non  polreiuo  coUoeare  il 
principio  della  VII  pii\  tardi  del  SaSo  av.  G.  C.   Reslaiio  i   i497  ^   '49^ 
anni  delle  prime  sei,  che  aggiunli  alia  presente  somina  farebhero  risa- 
lire  il  corainciamento  del  re"no  di  !\Iene  verso  il  4^''0  av.  G.  C.  Ouesle 
prime  sei  dinastie  sono  cosi  parlicolarcggiale  quanto  al  numero,  ai  iiomi 
ed  alia  diirata  dei  regr>i ,  che  la  verila  slorica  delle  metlesime  non  piio 
essere   rivooatu   in'dubbio    da  nissnno  ,  fuorch^    da  coloro,  i  quali   non 
ostanlc  le  prove  addotte   sin  qui  in  favore   di  Manetone  ,   roiitinuasscro 
tutlavia  a  tacoiarlo  d'  inipudcnle  e  graluilo  iinposloi-e.  Impcrocche  a  qual 
pro  si  sarebbe    egli  mai  travagliato   in  supporre    <piarantanoA^e  nouii   di 
re  ,  in  assegnare  a  ciascuno  una  particolare  durala  senza  verun  fonda- 
mento  di  verita  ?  E  porche  mai  se  suppose  i  nomi  e  gli  anni  del  rei^no 
di   qiiesli   piu  antichi,  non   conlinuo    la  stessa  frode   ne  per   le  dinastie 
VII,  VIII,  IX,  X,  XI,  ne  per  le  XIII,  XIV,  XVI,  XVII,  ne   final- 
meote  per'  la  XX,  ddle  quali  soltanto  in  termini  sommarii  indico  il  nu- 
mero dei  regiil  e  degli  anni  regnati  ?  I  snoi  avversarii  dovrebbero  [ture 
considerarc,  che   Se  egli  avesse   scrillo    la  storia   egizia    con  animo  d'in- 
gannaro  i  Grcci  > iiitornd  all'anlichita  di  sua  nazione,  non  avrebbe  avuto 
luestieri  di  rlcorrere  a  cosi  meschino   spediente,  owero   se  %"i   si  foSse 
appiglialo    avrebbe    meglio  incarnato    il  fiuo  disegno ;   e   se    ancora    addi 
nosfri,  in  nieuo   di  venli  anni  di  ricerche  nionumentali,  si  poterono  gia 
raccoglicre  ila  ben  ijuattrocento  nomi  reoli  ,  poca   falica   a  lui  egizio  e 
perito  delle  scritture  nazionali  sarebbe  cosluto  infil/.arne  eon  ordiAe  cro- 
nologico  lanli,  qiianti  bastassero  a  rendcre  probabile  Tintervallo  di  5ooo 
ai\ui  air  incirca ,  die  egli  poneva  tra  Mene  ed  Alessandro  vincilore  dul- 
r  ultimo   Dario.    A  me  per  fermo  ,  la  moderazione    del   suo  compute    a 
petto   di  s\  grande   mollitudine    di  re,    pare   argomento   non   dubbio    di 
veracila  ,  (piand'  anclie  (piosla     non   venisse    corroborala    dall'  aulorevolc 
teslimonianza  dei  niotiunienli,   i   (juali  sebbene  per  Ic  sei  prime  dinastie 
non  sono  cosi  eopiosi  come  per  la  XVIII  e  seguenli ;  tutlavia  non  sono 


48  nsconsi  chirici  sopha    t.A 'tti6^di;6Gi.V' egizia 

alTatlo   mancanli;  impe'fbctifo  ■'e  fe 't«fi\k''d'''AB¥*l^;''eil' 'V''*fVtiili    delhi 
cameretta  di  Karn'dfc  boQ^"4vicl  del  'RhHi^^s:6tff';e'«fe'^^'r!iiWai 'Til'i^Vtifitrdie 
e  If  tonibc  di  qncl  ViWiiKth  ,  c  fi'r^aliiiiiht.^'.if  jiViVii'o''WMib<o^il't  'rf<^VMb 
spo  Toiincse  mostrano  qua  e  cola  nomt  di  rt  appartetikinit'  S(hiti^  V6hni 
dnhl.io  alio  dehfe  (iina^ri'^:'^'^*'"''^'"  3«''fi'l'^"-'  »J«'"8  Jouz '$Ij  iJiioJu* 

XV.  siabiiit^'ii'fesisteiiiii'  aii  i^iA'lfe.W^a/i'  iV'tiH^mrmi  (kid^dhio 

tlt'gli  scriltoii  c  del  irioininldhit",'  siivoTJbc  ip^'i'ri' ibvt^f'HlW'iHIdii^rtWP'in 
adiiuar  ])iove  iiitcse  a  confcnnarc  il  coinpulo  Matittoirititio  ihtbmo  alia 
durkta  dei46ittpi  'siiJrPct  'd'elli  iiiii':lorifc"Eglif^a,^^e^'tfa  'x1vieH^km^r-6i-o>^ 
logl  hdn  si  fossoro  afialicati  a'dflmiy^tth-e  'i''6ra(iie'41?'^di!isfeJ6tffe'' 'Itfbl 
(jiviilb  tanto  dull  Afiicimo;  qaantol  da  feiisebi6  s6titi 'i^S^Vi^trscM^ty  '1^  di- 
naslic  dcsmite  dalla  stona  di  Mancloiie.  Nissinio ,  p^t' p'6tid  fchb'Ma'vfel'- 
salo  tti^^K/stiidii  egizii/i'gnora  esSere  stalsl'diilMi'i'Lrt'dHii'csikjlk  iikiA^'fel, 
e  con  gr&nde  hppai'ito  d'erudVzionc  sostenuta  IMyptiafAiicP  ^'4olto  fi^a 
dubltativa  maiiifcstalii  da  Euscbio  (i),  ciou ,  chfe 'riM  pai4fe''i.Velld 'dina- 
stic  Manoloiiiane  sieno  slate,  contemporanoc  urie  d^lle  "alti^fr,'  ailzfthc 
successive.  Equautuiiqu6  il  lavoro  di  quel  doltissimo  iVi^dfe^  pe'ir  dn'e'tlo 
di  fotidaiiienlo  ndii  pass's  reggcre  a  critica  disiiiiuhi/^c'i&'iiiill'a^niftftcr', 
perclie  lilierava  da  gravissima  diflicolta  i  sisleiivi  di'c^onoio'gih^  livn^CT- 
sale  gencralmeiile  ainmessi ,  vciuie  appvovalo  ,  e  coii  poclK!  iViutaiSoiii 
proelamalo  e  difesb  daulia'mollitudine  di  erudili,  frS  gll'idtn  d'al' Pefei^oii, 
dal  Fourmoiit ,  ed  anclie  dopo  gli  sludi  nibnuincrita'li'dfellb  CliaiTfipoHioh 
<;  del  Rosellini,  ricevulo  come  piu  conforiiie  alia  Terit'a  Stiii-ttia  da'tnife'e'- 
rcii  (a),  c  daU'egregio  nostro  concittadiiio  e  valeute  soriltore,  coiile  Ci- 
sare  Balbo  nella  recentissima  sua  opera  delle  Medit'azloni  Stoi'iWie'lj'S]. 
Se  il  numero,  e  la  ineritata  faina  degli  scrlttori  cbe"stetlero  e'  Slafiiio 
lultora  pel  sistema  delle  dliiastie  coiilemporanec,  b'a'siassfe  a  fai^  tiicerc 
gU  argomenli  validissimi  della  conlraria  senlenza,  anch'io  di  buon  gvado 
mi  sarei  accoslato  a  cosi  illusLre  schiera ;  ma  la'  s'fiYefila  'dfeUa*  "critica 
slorica  impone,  che  uon  il  numero  e  1' aulorita  dei  Seguaci  di  tale  o 
tale  altra  opinione,  ma  si  il  ])CSo  delle  ragioui  o  favorevoli  o  contrarie 
ci  muova  ad  abbracciare  una  mcglio  che  I'allra;  e  nella  qucslionc  i>rc- 


(I)  Chronic.  I.  I,  p.  201. 

(8)  Sella  sua  opera  dclla  Polilica  o  dfl  CuiniDcrcio  di-jjli  ar.liclii  popoli  ,  turn.  VI  ,  dclla  Iradu- 
.lioDC  francese,   Appcndicc  VI. 
(3)  McHil  V  c  XII. 


DEL    PROFESSUAE    FIVA>°CESCO    OARLCCUt.  ^9 

seiite  i  migliori  argouacuti  inilitaiio  in  favorc  dell'  ordinc  di  successiouc 
•  onsfgnalo  uci  calalogi  Maiieloniaui.  A  queslo  si  allcune  lo  Scaligcro  , 
ijuuudo  |)er  la  prima  volu  vcimero  da  lui  pubblicati ;  il  dotlissimo  Pe- 
l^V^Q  aiQo  meglio  ncgar  del  tutlo  fcde  a  Mauctouc,  auzicbe  ainmessa 
I'aulorila  de'  suoi  scritli ,  lurbarne  arbitrariamcule  Ic  iiarli  ner  accouio- 
darlu  al  proprio  sistema;  ed  alio  stesso  parlilo  si  appigliu  il  crilico  l'»- 
rizouio,  giustaineule  iiotaudu,  cbe  se  cpialclie  fedc  fosse  dovula  alio  sto- 
rico  egizio,  couvcn-ebbe  pure  ricevere  le  diiiastie  coU'  ordine  slcsso  ila 
lui  traniaudato  (i).  No  al  Maisanio  prime  aulore  della  prelesa  coiUem- 
porancila  di  quelle  ,  sarebbe  forsc  caduto  in  pensiero  siOatlo  sistema  , 
se  all'analisi  crouologica  avcsse  fallo  picccderc ,  coiue  era  suo  debito  , 
im  cnlico  esame  del  fouti ,  ed  avessc  sceverato  diligeulemeule  gli  au- 
teutici  dagli  spurii.  Imperocclie  egli  stesso  dicbiara  ,  cbe  la  pcima  spe- 
rauza  di  ridurrc  in  buou  ordiitc  la  crouologia  egizla,  fii  iu  lui  destata 
da  quel  catalogo  riferito  dal  Siuccllo ,  cbe  io  uel  primo  di  questi  di- 
scorsi  dimoslrai  dovcrsi  riporre  tra  i  docuinenli  evidcntementc  apocrifi 
del  falso  Mauetone  (2);  iie  mcno  del  succeniialo  catalogo  confessa  es- 
sergli  stale  necessario  a  definirc  rauticbita  della  nazionc  egizia  ,  quello 
attribuito  ad  Eraloslene ,  cbe  ei  cbiama  vcuerandissimo  moiiuiacuto  di 
aulicbila  (3)  ,  e  che  uel  citato  discorso  fu  chiarito  non  meuo  spurio 
del  primo.  Ma  percbe  trascuro  I'esame  crilico  dei  fonti,  egli  si  credetle 
di  potere  dal  confronto  dei  medcsimi  ricavare  con  istorica  cerlezza  la 
primitiva  divisionc  dell'Egitlo  in  quatlro  distinti  regui ,  cioe ,  di  Tcbc  , 
di  Tis,  di  Memli,  e  del  paese  iiiferiore  ,  di  cui  suppose  Eliopoli  citta 
capitale,  prendeudo  da  Eratostene  la  lista  dei  re  Tebaiii ,  da  Manetoiie 
quella  dei  Menifiti  e  dei  Tiniti,  e  dal  Siiicello  ([uella  degli  Eliopolili  (4)- 
A  far  poi  due  diverse  successioni  dei  MemGli  e  dei  Tiniti  del  catalogo 
Manetouiauo ,  gli  parve  sufficiente  argomento  la  diversita  dei  nouii  con 
che  da  Jlaneloue  sono  distinte  le  varie  dinaslie ;  il  quale  argonienlo 
sebbenc  di  per  se  e  privo  d'  ogni  valorc  ,  lutlavia  posta  1"  autenticita 
della  lista  d'Eratosteue  e  della  Sincelliana  ,  ed  ammessa  collautorita  di 
queste  la  conlemporaaeila  di  piu  regni ,  non  gli  si  potrebbe  dar  giave 


(I)  Perizonii  Origin.  Aegypt.  pag.  67.  68. 
(■})  Cannn  Cliron.  paj^.  7. 

(4)  Hag.  18  et  seq. 

Serie  II.  Tom.  VII. 


5o  DISCORSI    (.aiTli:I     SOI'HA    I.V    CRONOl.CXilA     t(.I/.IA 

torlo  di  averue  aumcnlalo  il  uumcro  in  j)roi)orzipne  ,d?i  upmi  divcrsi 
(lie  tiistuiguoiio  line  dalle  altic  Ic  dinaslie  Muiieloiiiane  ;  pcrocchc  nel- 
1  i|>otesi  clie  luUc  le  dctlc  dinaslie  noii  possaup  essere  eonsidei'Hle  per 
successive,  e  formanli  una  sola  seriq  ,,  altro  appigUp  up|>,_riuttane  sX  cro- 
nologo  ,  luorchu  di  collocare  in  una  medesiuia  successionc  quelle  che 
porlaiio  il  noine  d'una  niedcsinia  cilta,  e  di  far  procedere  parallclamente 
(juelle  clic  souo  diversainenle  denomiuate.  Ma  siccoine  ii  sisleina  ^el 
Marsamo  e  di  tutti  i  suoi  segiiaci  e  foudato  sopra  docui^eal|i,,,di,  ^.^lij- 
suna  aiitoi'ila ,  cosi  debbe  roTJnare  per  difello  di  base.  Questa  cpr^^lji- 
sionc  non  poteauo  opporre  ai  suoi  faulori  uc  gli  GliainpoUion ,  ,  ne  il 
noseUlni ,  pcrchc,  come  lulli  gli  altri ,  cssi  pure,  doyp  lorpassc  aecoii- 
cia,  invocavano  V  auloriti  quando  della  \e,cclii(i  G^pjpa9a,,  ,fiu^i?<i9i,,f|pl 
false  Manelone,  c  quando  di  Eratostene;  ma  a^buoj^i,  diritlo  ilpossi^pno 
iioi  in  quc.sli  discorsi,  esscndo  lal  conclusions  uiiiegil|iiji,9|C9fojl^^o,fteJlfe 
rose  ragionalc  da  bcl  principio,  ,,  ,  !,,■    I    d-',   ■yti,H'>->'!i'f 

XVI,  Rigcllali  i  dpcumenli  spurii ,  ed  atteviendocijnpi  uiucapieiiijle  agli 
auienlici,  quesli  concordauo  tutli  in  favorc  della  succpssionc  dcUe  diuaslie, 
siecome  fu  gia  dimoslralo  dal  Rosellini  (i),  al  quale  volenlieri  per  le 
|)rove  generiche  io  riinando  i  miei  leltori;,  per  non  i''n)elere  iuutilme^^le 
quel  che  io  stimo  gia  convenientemente  chiarito  d^,  allrj.  Mfi,,4eJjJjo  ,^v- 
verlire ,  che  uou  in  tutli  i  parlicolari  ip  consentq  coll' archeologp  To- 
srano,  e  specialineutc  iiella  chiusa,  in  cui  egli  moslrasi  scoraggiato  dalle 
ilifflcolUl  e  dalle  dubbiczze  che  alia  sua  mente  affacciaiisi  maggiori  <fogni 
iirgomento  e  di  ogni  proi'u  che  si  adoperasse  a  sviluppar(e  (2).  Infalli, 
se  scrittori  e  fatti  monumentali  ,  come  egli  dice  ,  non  permetlono  in 
i>rruti  modo  die  ncssune  dellc  egiziane  dinastie,  ne  anclie  tra  le  prinie, 
si  possano  considerare  contemporaneamcnte  regnanti,  donde  ixiai  possono 
sorgi're  le  diflicolta  e  le  dubbiezzc  inestricabili?  E  sc  scrittori  e  inoiiu- 
menti  comprovano  la  siiccossione  delle  dinastie  anche  pii  antiche,  per- 
••Im';  mai  darla  cost  facilmente  vinta  agli  avversarii ,  dicliiarando  di  non 
ardirc  ne  alfennare ,  ne  impugnare  quel  che  allri  scrisse ,  cioe ,  che 
dehbano  aversi  per  favolose  le  quindici  prime  dinaslie  ?  Perocche  gli 
s(;riltori  ed  i  monumeiili    clie  ne  confermano   la  successione  ,  di  neces- 


0)  Mon    St.   I    I     pag.  98  o  »eg. 
(3)  Ibiil    pajj    III. 


DEL    PnOFESSORE    FRASCESCO    BARUCCHI.  fit 

siti  iuchiudouo  la  prova  tlcH'csistenza  storica  delle  medcsime  ,  Sfiiza  la 
<Hial(!  sarebbe  iiiulile  ilis[)ularc  sc  siano  state  coiitemporanre  o  sufces- 
sive.  Ma  cgli  procedendo  cosi  timidamente,  dicde  appiglio  ad  altri  iioii 
vcrsati  ncgli  sludi  speciali  dcU'  archeologia  cgizia ,  a  considcrare  coiiu- 
indcfinibile  ,  anzi  dciinitu  in  favore  della  contcmporaneili  ,  la  presenle 
(fucslionc  (i).  lo  Stiino  <pianto  altri  niai  I'aculczza  d'  ingegno  ed  il  rcllo 
scnso  ,  con  cui  il  dottissimo  Heercn  Iralta  la  piii  parte  dei  qucsiti  snlla 
stoi-ia  politica  dellantichila  ;  ma  uon  e  da  far  maraviglia,  so  talvolta  in 
cosi  esiesb  ,  per  non  dire  iminenso  argomento  ,  cgli  non  abbia  scmprc 
la  cognizione  di  tulti  i  fatti  particolari  necessarii  a  rcndeix;  inconcusse 
Ic  induzioni  storiclie,  e  Ic  conclusioni  gcnerali  ;  cd  un  lal  difetto  ap- 
punto  riconosco  nel  sue  lavoro  sulle  origini  della  nazionc  cgizia,  e  sul- 
ranticliiti  della  niedcsima ,  nel  quale  ,  assai  piil  che  Sopra  i  fatti  regi- 
strati  dagli  slorici  o  dai  monuinenti ,  so])ra  ragioni  generirhe  o  semplici 
congetlure  egli  fonda  gi-avissimc  asserzioni.  La  storia  e  fi-utto  di  ricer- 
che  ,  il  quale  non  puo  mai  esscre  contrario  ai  documenti  dondc  e  ri- 
cavata  ;  servirsi  di  qnesti  soltanto  dove  secondino  opinioni  preconcette, 
c  rigettarli  dove  sicno  alle  medesitne  contrarii,  e  corrompere  la  natura 
della  storia,  ed  avviamento  alio  scetticisino.  Le  ragioni  che  egli  adduce 
per  sostenere  la  conlemporancitii  delle  prime  diciassette  dinaslie ,  e  la 
sua  esitanza  a  determinare  in  qual  tempo  abbia  avuto  hiogo  per  la  prima 
volta  la  liunione  dei  divcrsi  stati  sotto  un  solo  sccllro  ,  manifesta  ab- 
bastanza  ,  che  sole  congetture  si  possono  opporre  alia  teslimonianza  po- 
siliva  e  contraria  degli  scrittori  e  dei  monumenli.  Anzi  preoccupato  egli 
daU'opinione  che  la  civilta  egizia  dovesse  la  sua  origine  ad  una  serie  di 
rolonic  sacerdolali  propagalesi  da  inczzodi  verso  scttcntrionc  ,  e  stabili- 
Irici  di  molii  piccoli  stati  indipcndcnti  uno  daU'altro,  credette  di  poter 
invocare  Tautorita  di  Manetone  in  favore  di  (piesta  raoltiplicita  di  stati, 
incntre  per  opposto  I'ordinc  con  cui  questi  dislribui  Ic  dinastie,  fa  ve- 
dere  una  sola  e  conlinuata  successionc  delle  medcsime ,  ecceltuato  il 
tempo  del  dominio  de'  Pastori  (2).  Quindi  cgli  tiene  per  lavoro  sover- 
chio ,  il  confutare  I'opinione  dei  rcgui  successivi  ,  affermando  con  mas- 
sima  asscveranza  ,  che   le    ricerche    di  molti  autori   moderni    aggiunsero 


(I)  Vedi  Ilccrcu  lom.  VI  ,  Appcndire  VI  ,  pap    194  della  Tcrsionc  franccso. 
(»)  Tom.  VI,  pag.  104. 


5a  Disronsi  raiTin   sopra  i.a  cronolocia  .egizia 

giaii  peso  a  (juclla  della  coulcmporaiieui ;  ma  qiuli  sieiio  .quesii  aulori 
inoilenii  ei  iiol  dice  ,  eil  io  V  igiioro.  Fiiialmcnlc  osservo,  (lie  Pgli  coii- 
siiU'ia  conic  forlissimo  soslcgno  deila  cp^ilcinnorancila;  unnpasso  dtlla 
versione  anneiia  d'Eusebio  ,  il  (juaie  ituUaviai  i;  1)ch. :l9t»lai>».idaUi  aH'er- 
iiiaie  quel  che  prctende  leruditoiTedcsco,  e  quando,  j>Ui*eil"airermassc, 
la  sua  aulorilu  in  sillalla  materia  saicbhe  dl  ]ticcolo  momenlo-  M»ii{ 
vescovo  di  Cesarea  dopo  aver  ccicalo  dl  lidiinc  a  pcriodi-  liuftari  ^^ 
auiii  asscgnali  alio  diuaslic  diviuc  ed  agUiCroi  da  ,Mfl«i^loiiie.^p])tt'ch«. jla 
somma  di  qucsti  quadrasse  coUa  s^omma  dellp  gencraiio»i,,nnl«lrtlwivi»ae 
secondo  il  compulo  dclla  Bibhia  grera  da  Uii  scguilo  ;  e  do|>o  aVcii"fl  as- 
serilo  che  la  prima  dinastia  dci  re  (^gi^ii  dovea,  inwiuinciaxsi  dfl,  Mc/^ 
rain  soggiunge  le  scguenli  parole:  u  jCb«  se  di,ij*oi>,f^j,>Ycr^sSji  (pncwa 
»  molto  aumenlala  la  somipa ,  ,4<;i  Jt^wp^j  pq\iT,w>'"i<'ii«lit^lS«Sfca>rfi 'iJiAi- 
»  neulemenle  la  ragioue  :  iinperocchc  ybr^e  sara  .af>vienuto,icl»e  molu  ro 
»  degli  Egizi  siano  slali  contemporaneamente  »  (i),,|La,  qpale  iCOufijide- 
ra?.ioue  d'Eusebio  chiararaente  da  a  divedere,  clie  ^s(^\  dubiteva:  lkensi> 
ma  noo  ayea  alcuna  .tsstimonianza  posiliva  dl  questa  contciiaporaneila; 
iiifalti  la  sua  cronaoa  cspone  come  successive  e  non  coiil«mporaiifie  le 
diuaslic  Manetoniaue.  Tanlo.  u  vcro  che  chiuuquc  applica  OiSeiii  sludi 
sopra  la  stoiia  antica  ,  nou  dee  con tentarsi  della  lettura  d«gU.iScrillori 
moderui,  per  quanlo  grande  sia  la  fama  di  quesU'jr.nsia  :fa  meSbieori  clie 
risalga  ai  fonti  originali  per  polcrne  citare  la  teslirnonianzia  coit  ceittezza, 
e  secondo  il  vero  senso  dci  medesimi.  ,,  li      -   ■  ; 

XVII.  I  fautori  della  conlemporaneita  delle  dinaslie  Mauetoniane  y  c 
(li  una  pill  sti'etta  cronologia  ,  non  polendo  iuvorwc  ftlcun  i  tcstimonio 
slorico  a  difcsa  della  propria  opinione  ,  si  sludiano  di  rCndere  incredi- 
bilc  il  fatto  d'una  monarchia  cgizia ,  che  si  estendcsse  dal  confine  me- 
ridionale  al  settenlrlonale  di  quel  paese  fino  dai,  tewpii  lai  .<piali  irisali- 
rehbero  le  prime  dinastie  di  Manetone  ;  ogni  gi-ande  imperio  essersi 
fonnato  lentamente  per  la  succcssiva  riunione  di  piu  picroli  slali ;  csserc 
rontro  al  verisimile  ,  clie  trecento  e  piti  re  di  diverse  famiglie  siano 
regolarmente  succeduti  uni  agli  altri  per  lunga  scrie  di  secoli ,  come 
darebbero  a  credere  i  racconti  d'Erodoto,  di  Diodoro  e  di  Manetone; 
la  condi/.ionc    della   nazione    egizia   per   que'  tempi    doversi  argomentare 


(i;  f.lirou.  Grapf.  -  Armen.  -  Lai.  I.   I    pag    DOI      S02. 


rEi.  rnopKsohE   rnAicntsro  liXfturcHi.  .'53 

datla'stotna  di  tatte  l«  allrC  anliche  ndzidrii,  Ic  quali  prima  del  XX  se- 

colo  av.  G.  tl.  appariscono  divise'  in  piccoli   principati  (i).    Ma  quesle 

ed  alti-e  simili  ragioni  a  me  nf)Ti  sombfano  cli  lanlo  poso ,  da  dislrnurtcre 

I'aulorilii  dcgli  scriuoi-i  aiilichi  e  dci  moiiumeiiti,  sulla  (pialc  c  foiuUita 

la  succcsslonedelle  dinoslie  egixiie','  clie'  serve  d5  base 'alVa  cronologia. 

Primkromcnte  id  posso  ammeltere  scnza  detraire  aira\itorit:\  dcgli  scril- 

lori  c  dei  irionumenli,  die  da  priiicipio  I'Egitto  siai  stato  diviso  in  molti 

c  piccoli- slati  ;   perrhe   e    Scrillori    e  inoniinicnti   accennano   ad  imj  crio 

inonarchk^o  soltanlo  cortiinridrtdo  il  regno  di  Mene   e  successivainenle  , 

ma  quel  rpgno  donde  lia  pi'itirijno  I'eti  storlca  dclla  nazionc  cgizia,  era 

stntb  prpce<lnlo  da  ini   periodo  mitico  ,  rapprescntalo    e  dagli    scritlori  , 

ei  dal    j)apiro   cronologico   del  Aluseo  Toriiiose  ,  c   da   allri   monunienli , 

coii  regrii  degli  Dei  e  Semidei.  lo  non  ccrcheri  per  ora  se  sotto  il  vclo 

del  mito  sia  nascosta  la  l«ocrazia  ,  od  allra  politira  condizione  dcll'Egitlo 

inVpiel  primilivo    periodo,  ne  qual  diirala   abbia  avuto;  solo   mi   basta 

]>er  la  prescnte  tpiestione  ,  togliere  di  mezzo  un  crrorc  invalso  siiio  dal 

pritni  sccoli  del  crislianesimo ,  cioc,  che  Menc  debba  esserc  considcralo 

come  nn  meilesimo  pei'sonaggio  col  Mczraira  della  Bibbia  ,  e  clic  debba 

porcio  esserc  creduto  prinio  ])adre  dclla  genie  cgizia.  Di  (piesfa  sognala 

identiu\  nissima  prova    ci  forniscoiio  i  libri  sacri,  ed  il  contrario  racco- 

gliesi  daUa  sloi-ia  egizia.  Pertanto  nissuna  ragione  ci  vieta  di  credere, 

che  \soito  il  regno  di  Mene  i  varii  e  piccoli  stati  in  cni  era  per  I'addie- 

iro   diviso   il  paese ,  siano    stati   riunili   in  una    piCi  gi-ande   monarcliia  ; 

poichei  leggt^mo   nel  catalogo    d' Eusebia ,  che  Menc    fccc  chiaro   il  siio 

nome  per  militari  imprese ,  e  condusse  le  sue  scliiere  fuorl  dei  confnii 

del  suo  paese^iFu  dunque  coiiquistalore ,  e  come  tale  pole  formarsi  un 

iinpcrio   di  piu  stati  che    prima    fossero   divisi;  che    poi   la  cupidigia   di 

dominarc   sia  anlichissiraa  ,  ne  abbiamo   una  prova    nel  Nembrod    ram- 

inenlato  dalla  Bibbia  nell'eti   proSsima  del  diluVio  (2}. 

XV  III.  Auimessa  la  succcssionc  dellc' 'dinaslie  quale  e  data  dai  calalogi 
]S(aTietoniani  ,  non  ne  viene  per  consegucnlc  ,  che  dcbbasi  parin:ci:le 
amme.Uerc  ,  essere  scguite  tante  mulazioni  di  dinaslie  scnza  verun  tur- 
bamento  politico,  come  moslra  di   credere  I'Hcercn,  aflinche  per  qucsto 


(  1;  llecrcn  loc.  cit.   Balbo  ,  M;.iliUi2iur.i  sloviclie  t.   1.  Med.  V  c  \U. 
[  i)  Goncs.  r.  X. 


5.\  DiSCOnSI    CRITICI    SOPRA    t.A    CnONOLOGIA    EGIZIA 

fatlo  invcrlsiniile  metla  in  dubbio  1' antccedeutc  (i):  «  Sc  furouo  sur- 
n  cessive  Ic  XMI  prime  tUnastie  ,  ossei^va  iiigegnosanicnle  il  sig.  conti" 
i>  lialbo  ,  die  acceniuino  per  se  ,  implirano  X^'II  rivoluzioni  ,  o  mula- 
»  zioiil,  e  sarebbc  pure  iiii  gran  chc,  sc  fossero  succedule  cpicslc  senza 
»  mai  una  divisione  di  regno  n  (a).  Certamente  cpicsta  difllcoha  e  grave ; 
e  iinpossibilc  rispondorvi  col  mezzo  della  storia,  percbe  troppo  scarse  e 
inaucanti  soiio  Ic  nolizie  traniandalcci  dagli  serlltori  sopra  i  fasti  farao- 
nici.  Senza  i  calalogi  di  iManetonc  ignorereinino  la  divisione  dei  rcgni 
fgizii  per  dinastie  ,  e  i  detti  catalogi  contengono  poco  piu ,  che  mere 
nomenclature  cd  indicazioni  cronologiche  ;  pcro  rimane  campo  libero 
alle  congelturc  iiUorno  aH'ori^iiie  di  sifVatta  divisione,  la  quale  lullavia 
debbe  avere  un  saldo  fondaiueiito  ,  del  che  tratlei'emo  in  appresso.  In- 
tanto  ad  a|)pianare,  per  Fa  questione  puramente  cronologica,  la  difiicolla 
mossa  dair  illustre  autore  delle  Mcditazioni  storiche ,  dalla  ciii  corlese 
liberalita  confido  mi  verra  |)ennesso  di  emeltere  scliicttamente  il  mio 
parere  dissentendo  dal  suo ,  rispondevo  ,  che  se  il  passaggio  da  una  di- 
nastia  all'altra  e  semj>re  una  mutazione  ,  non  implica  pero  una  rivolu- 
zione  ,  ovvei'o  uno  sconvolgimento  politico ,  potendo  lal  passaggio  effet- 
tuarsi  senza  violenta  commozione,  o  per  diritto  ereditai-io  o  per  elezione; 
per  dirilto  ercditario,  quando  spenlo  un  ramo  della  schiatla  regia  e  chia- 
iiialo  un  altro  a  questa  attenente  ;  per  elezione,  seguendo  estinzione  to- 
lale  degli  aventi  dirilto :  I'uno  e  I'altro  caso  pote  aver  luogo  per  le  di- 
nastie egizie.  Dai  catalogi  di  Manetone  impariamo  ,  che  sotto  la  seconda 
dinastia  ,  regnando  Binotri  o  Biofi  ,  fu  fatla  una  legge  ,  in  virtu  della 
quale  anche  le  femmine  potessero  regnare  ,  la  qual  legge  suppone  ancor 
pill  antico  il  diritto  di  successione  pei  maschi ,  come  lo  comprova  il 
fatlo  della  prima  diiiaslia,  nella  quale  e  iiidicata  la  disccndenza  dei  sette 
primi  successori  di  Mene.  Che  poi  talvolla  gli  Egizii  ricorressero  a  regno 
clctlivo,  massime  nei  piii  antichi  tempi,  fu  notato  da  Diodoro  Siculo  (3), 
ed  il  modo  dell'  elezione  ci  e  riferlto  dal  vescovo  Sincsio  (4)  ,  il  quale 
pole  averlo  appreso  da  scritli  piu  antichi  ed  autorevoli ,  che  insieme 
coil   lanli  altri  non  perveiincro  siiio  a   noi.  Del  reslo  che  talvolta  le  mu- 


(I)  Tom    VI,   pag    491. 

(i,  Med.  V,  pag    119. 

(3)  L.  1.  5  XLIII  sul  fine. 

(•1)  Syncsii  oper    pajj.  93  ,  91  ,  95  ,  eil    Lntrtiae   IC12  ,  la   fol. 


DTI.  pnoFEssonE  rnANCEsr.o  uAnvccHi.  5") 

tazioni  ili  diiiastie  siano  slate  operate  violeiitemeute,  cib  nulla  j)rovc- 
rcbbe  coulro  alia  siiecessioiic  dellc  medesiine  ,  come  ilallo  averc  i  I'a- 
stori  dominalo  sojira  gran  parte  deU'Egitto  per  cintpie  secoli ,  iioii  se- 
gue ill  verun  inodo,  clie  dcbbasi  aVe^e  per  sospclta  la  successione  deila 
diuastia  X^TTI ,  il  ciii  capo  eLbe  la  veiUura  di  cacciare  interamente  dal 
paesc  quei  dominatori  straiiieri.  Ed  auche  animcsso,  clic  piii  d'liiia  volla 
sia  stata  divisa  in  piii  regni  la  monarcliia  cgizia  ,  per  intestine  conimo- 
zioni  0  per  altre.,caifse  laciate  dalla  storia  .  ppn.per  cio  verrebbc  ineno 
la  fede  .dovula  al  calalogi  di  Manetonc  quanto  alia  successione  dcUc  di- 
nastie  in  essi  mentovate  ,  potendo  esscre  accaduto  ,  clie  nella  sua  storia 
<ruesto  sc^ittore  facesse  mcnzionc  di  piii  regni  cstranei  alle  detle  dina- 
st^ ,  e  dei  tjuali  non  siasi  date,  pcnsiero  il  pritno  compilalore  dci  ca- 
talogl  ,  perche  nulla  iniportassero  alia  serle  cronologica  se  non  unico  , 
certo  precipuo  scopo  di  tal  compilazione.  lo  ravviso  indizii  oscuri  di 
cventi  straordinarii  e  d'  insollte  mulazioni  di  rcgni  egizii  in  uiollc  dcllc 
dinaslie  axiteriori  alia  ,XVIII ,  nelle  cpiali  iin  numero  grandissimo  di  re 
e  compreso  in ' broissimo  spazlo  di  tempo,  come  a  cagion  d' esempio 
nc^a  XI  in  cul  scdici  re  durano  soltanto  quarantatre  anni ,  nclla  XIIT 
che  conta  sessanta  re  nello  spazio  di  184  anni  secondo  1'  Africano  ,  o 
di  453  secoTido  Eusebio ,  c  nclla  XIV  di  setlantasei  re,  per  i84  o  4^4 
anni  secondo  la  varia  lezione  dei  varii  codici  Eusebiani. 

XIX.  Quanto  aU'obbiezione  contro  alia  rimota  antichita  della  monarcliia 

ecizia  ,  ricavata  dal  confronto  della  storia  delle  altre  nazioni  iiriina  del 

•■>'  -I  ^"v*      .        .....  .  ...  .. 

aooo  av.  G.  C. ,  le  ,quah  appanscono  tutte  in  conaizione  non  di  regui 

e  nazioni  grandi,  ma  tfi  regni  e  genti  piccole  (i),  siami  conceduto  di 

osservare ,  che  le  nostrc  cognizioni    sopra    la  storia  anticlnssima   dell"  u- 

manita  sono  cosi  poca  cosa  a  petto  di  quel  clie  ignoriamo,  per  assoluta 

mancanza   di  docuincnti    contcmporaiun  ,  che  e  prudenle    consiglio  non 

avventurarci  a   troppo  generiche  conclusioni  ,  dove  a  mala  pena  possiamo 

sollevare  una  piccolissima  parte  del  vclo  densissimo,  ondc  sono  avvolli  i 

tempi,  non  diro  solo  gli   anteriori  al   2000   av.  G.  C. ,  ma  anco  i  nieno 

remoti.   La  storia  Mosaica  che  c  il  libro  piii  anlico  ,  al  (p.iale  possiamo 

ricorrere  in  simili  questioni  ,  contiene    bcnsi  n;olte    c  prcziosis.'sime   110- 

tizie  sni  popoli  di  una  parte  dell' Asia  occidentale  ,  e  la  condizione  po- 


ll Balbo  Mrilil.   V    p.ig     110. 


56  DISCORSI    CRITICl    SOPRA    I.\    CRONOLOGIA    EGIZIA 

litica  in  cui  soiio  cssi  rappresciilati ,  quadra  colic  osservazioiu  ilell'  Ilccreii 
*■  ilcU'aulore  tlcUe  ^ledilazioiii  sloriche  ,  lua  da  tjuesta  sola  parte  iioii  si 
|iu6  traric  li'gitlimamciilc  uu'  induzioiie  gciicralissima.  Per  opjosto  se 
iioi  iiilenogliiaino  gli  aiinali  Ciuesi ,  qucsti  ci  mostrano  la  nazioiic  iiiiila 
solto  un  solo  principc  fiiio  dai  tempi  initici ,  e  divisa  in  piCi  stali  verso 
il  fine  del  XII  secolo  av.  G.  C.  Non  possiamo  addurre  alcana  prova 
Iralta  d;dla  storia- Indiana,  perocche  quantunquc  giA  molli  siansi  alTali- 
lali  a  scriverla  ,  questa  riuiane  tiiltora  incerlissima  ed  osciirisslma.  Ne 
piu  cliiare  e  satisfacenli  notizie  abbiaino  degli  Assiri  e  dc'  Babilonesi 
pel  periodo  di  cui  irallasi  prescnleinenlc;  ma  se  qualclie  fedc  si  potcsse 
preslarc  ai  raccouli  degli  storici  greci ,  cd  alle  lisle  Berosiaue ,  sarebbero 
seguite  e  conquiste  e  mutazioni  d'  inn>crii  in  quelle  coutrade  assai  prima 
deU'eli  di  Nino,  clie  secondo  i  piu  degli  scrillori  fu  contemporaneo 
dWbramo.  Del  riinanente,  per  nou  enlrar  qui  in  discussioni  diflicili  ad 
un  tempo  cd  alieue  dal  nostro  argomento,  ci  reslringianio  ad  afl'ermare, 
die  essendo  storicamente  dimostrata  I'esislenza  anlichissima  della  mo- 
narcliia  egizia,  quandanclie  fosse  questa  un'eccezione,  il  chc  neghiamo, 
alia  condizione  generale  delle  nazioni  vissute  in  quel  primo  periodo,  la 
natura  lutla  parlicolarc  del  paese  egizio  basterebbe  a  togliere  ogni  in- 
verisiuiile  a  siii'atta  eccczione.  Iniperocche  chiunque  considera  essere 
rEgilto  una  valle  strclta  uella  massima  parte  della  sua  lunghezza  da  due 
giogaia  di  monli ,  una  a  levante  e  1'  altra  a  poncnte  ,  e  percorsa  uella 
stessa  dirczione  dal  Nilo  ,  senza  il  cui  bencfizio  sarebbe  un'arida  solitu- 
dine  ,  non  avra  difficolta  a  persuadersi  che  (in  dai  primi  tempi  nc'  quali 
ricevelte  dall'Asia  i  suoi  abitalori  possa  essere  stato  riunito  in  un  solo 
regno,  menlre  le  altre  contrade  dell'Asia  piii  aperte,  piu  estese,  divise 
da  monti  ,  da  fiumi  o  da  deserti  ebbero  bisogno  dell' opera  di  piii  se- 
coli  per  divenir  parti  d'un  grande  imperio. 

XX.  Accennai  di  sopra  (  u.°  XVII  circa  il  fine  )  ,  che  1'  autorita  dei 
catalogi  Manetoniani  non  iscapiterebbe  ,  quando  pure  si  potesse  dimo- 
strare  con  istoriche  testimonianze  I'esistenza  di  piii  regni  contemporanei 
e  non  compresi  ncllc  dinastie  dci  detti  catalog!.  La  quale  asserzione  po- 
tendo  a  taluni  parerc  contraria  al  relto  sense,  mi  corre  obbligo  di  fame 
piu  ampia  dicliiarazionc  prima  di  cliiudere  il  presenle  discorso.  lo  di- 
stinguo  la  queslione  sulla  successione  delle  dinastie  Manetoniane  ,  dalla 
(piestione  sulla  successione  dei  re  egizii  ,'  e  non  dubito  di  aJfermare , 
che  se  alcuni  indizii    ricavati    dagli  scrittori  antichi ,  ed  anche  dai  mo- 


"'•'i>Ei'  PROFESSonE  fbaScesco  ftAtvijctrtl.  5- 

mittienii  poSsbhd'  Tiichii-ci  it' fcrtdeifd,  che  talroltai'Egitto  abbia  avulo  pii'i 
rc  conl^rtJ'pbi'ahci^ 'nofi'peWiB' si  (lee  atnmcltrrc  (^ofitemporaneili  di  di- 
haStie  daite  per  sbcccssivc  da- Afanclone.  Per  dimOstrarc  ilmio  assunto, 
al/Msoghb  'd\inh  ebtit^eS^torie;  dai  fnulori  del^opposto  SistciVia ,  la  tjualc , 
speVo;"ttti  Vfeiri"  fadirittfenle  coiisentita  ,'pfetich6  Woppo  vortfoWne  alle  loro 
oj^hloriii'To' ■\'6^H6''tenerc'  per  cosa  certa ,  che  I'Egitlo  prfitia  del  regno 
dV'^ede' f6ss6''dlviS0  in  molli  Slali  o  del  lulto  indipcndenli  uiii  dagli 
«ltri;'V>^fe4*6''«ibri' Icjrtalchc  Soggezi6ne  "Tcrso  nrt  solri,  per  fscmino,  verso 
*a^'|ftt^liti)iat<:i' dl  J^W,  klteSa  la  ■  mdggioi'e  su'a.  atitlchit^,  e  lo  splcndore 
rf^l'tfehipid'd'Aiiittnte  vcnerato  qnal  re  degli  Dei.  "Voglio  :i^i(  oia  credere, 
chfe'^Iine  Ikttbsi  monarca  di  tulla  la  conlrada  ,  lasciassc  gli  altri  prin- 
rfj^-tik's&ttno  al  fiovcrto  diel  suo  stato ,  conientandosi  di  averli  suoi  vas- 
iaHt}"^y"^«'ttitetWnd<y^'l6t^  di'^ti^sttteiltterie  'la  dfgnrta  pritlfcipesca  ai  di- 
kceiideiitT:  ]ie^^'sWc<^'iii6V^e  et-eflildria;  la!c  eoiuessione  troviamo  fatta  dai 
cohqwistatcrt'i  Asialici  ,  dfci  qualt  iron  jiossiaino  suppori'e  Jlene  ne  piu 
ftirttce'l 'He 'rWt^no  •politico.  E  tpiosta  mia  opinione  ditien  poi  tnollo  piu 
verbsiiriHie  /  Se  'insieme  colF  Heei-en  voglitttno  ammetterc  che  i  capi  di 
quei  piccoli  stall  cgizi,  fossero  ad  un  tempo  e  principi  e  sacerdoli.  La 
coSa  quaiido  sl  fosse  continuata  con  tale  andamento  per  iiiolte  getiera- 
liohv ',  TEgltto  avr^bbe  avuto  nha  dinastia  di  monaichl  esercenU  la  pie- 
riCtfea'^el  iie^d'pdtere  daU'nno  aH'adtro  confine  del'paese,  e  nello  stesso 
tempo  pateCdhic'  minori  dinastie  di  rcgoli  o  principi  soggelti  al  gran 
monafca,  il  qwale  percio  non  altriilienli  che  i  re  di  Persia ,  potera  inli- 
tolairsi  re  eUive,  dominatore  dei  doinindtOi^ ,  sign&r-e  del  diademi,  come 
usaroi\o  Ai  farei  Paraoni  sopra  i  monwmenli.  Ora  ,  per  passare  da 
semplici  congetture  a  fatli  storioi ,  dico ,  che  ^lanctonc,  la  Bibbia ,  c 
Strabone'  accenuano  alia  suddetta  divisione  dell'Egilto  in  luolli  princi- 
pal! ,  e  nello  stesso  tempo  alia  primazia  d'un  monarca  sopra  tulti  i  re- 
goli.  Manetone  appresso  Giuseppe  Flavio  naira  (i),  che  mentre  i  Pastori 
dominavano  sopra  una  gran  parlc  del  paese  egizio,  fii  mossa  loro  un'a- 
spra  e  lunga  gucrra  dai  rc  della  Tebaide  c  delle  allre  parti  d'  Egilto  , 
la  quale  essendo  tcnninata  coll'  espiilsione  degli  stranieri  ,  Amosi  o 
Totmosi  Tebano,  diede  principio  alia  grande  c  gloriosa  dinastia  XVIII. 
Isaia,  vatieinando  gi-avissime    calamitii  all'  Egilto,  annunzia   che   sorgera 


(I)  Coatra  Apion.  I.   t.  §  It. 

Serie  II.  To.M.  VII. 


58  DiscoRSi   caiTiri    soprv    i.a  <:no^OLOGlA  tci/.iA 

noiuo    conlia    iioiiio  ,  I'iUa    contra   eiuii  ,  c  regno    conlia    fej^no  (i),  Ic 

<|\iali   ullimo   iiarole  soiio  iiittM'pi'i-lale    nonio  coiilra  iionio    ndla  versioiie 

j^ici-a  ,   apputilo  per  sit^nilii-arc   giicne  iiiU'Sline   Ira   i  varii  ri'f^oli.    Slra- 

hoiie  |)oi,  ])arlaudo    del  laberinlo  ,  adtluce    1' opinione   cU    alcuiii    cgix'ii , 

secoiulo  i  quali,  cosi  slraorclinario  moiiuinciilo  cdificalo  d' ordiiie  d"  un 

anlicliissimo  re  ,  avrcbhc    coiUeiiulo    Unite    aide    I'Cgie  ,    (juaiili    craiio   i 

nomi  (a)  ;  il  die    signilica  ,  chc   in    quel   tenipo    i   varii   no»ii   d'  Egillo 

erano   quasi   altrettanli    priucipali,  e  nome    rcgio  a\oaiio  i  capi   di  cia- 

scuiio  di  essi.  Ma  che  ad  un  tem|>o  a  tulti  soprastasse  un  gran  monarca, 

raccoi'liesi  dall'  csserc  quell'  cdifizio  allribuilo  ad  un  solo  re  ,  e  non  ai 

diversi  regoli ,  i  quali  vi  craiio  poi  coiivocali  in  ccrle  solcnni  ricorrenze. 

A  queste  tre  teslimonianze  cosi  posilive  si  possono  aggiuugcre  allrc,  lo 

quali,  sebbene    mcno    formali ,  non  luancano    allallo  di  peso   a  convali- 

dare  vieppiu  la  nostra  opinione.  Diodoro  narra  chc  alia  doniinazione  del- 

I'eliope  Sabaco  succedelte  un'anarcliia  di  due  anni  (3).  II  tradultorc  latino 

espresse    la  voce  greca    per  magistratuum  suliludo;  ma  io  giudico   ch<; 

Yanarchia  di  cui  ivi  trattasi  ,  significlii  soltanto  niancanza  di  monarca  , 

(ioe  del  faraone  eserccnle   il  supremo   polere    sopra   le  varie   parti   del- 

r  Kgitlo  ,  Ic  quali  erano  governate    ciascuna   da    un  regolo   o   nomarca. 

Jlrodolo  dice  ,  die  dopo   la  morte   di  Setone   gli  Egizii   liberi    da  regio 

iVeuo ,  nou  potcndo  in  nissun  tempo  vivere  senza  re  ,  se  ne  fecero  do- 

dici ,  diviso  tullo  quanlo  il  pacse    in  dodici  parti  (4)  ;  ma    questo   rac- 

oouto  jiaragonalo  con  quello  di  Diodoro  ci  conduce  ad  unaltra  conclu- 

sione.  Diodoro  accenna  a  gravissime  turbazioni  c  stragi  intestine  scguile 

dopo  la  ])artita   del  monarca  ctiope  ,  alle  quali  fu  posto  fine  dai  doJivi 

liiici   massimi,  che  convenuti   in  MeinG  giurarono   solenncmentc   i  j)alti 

di  Concordia ,  e  si  dichiararono    re  della  nazionc.    Io  credo   non   dilun- 

garmi   dal  vero  ,  interpretaiido    che  quella    guerra    inlestina   iion   avessc 

altro  scopo  fuorche  di  definire  colla  fortuna  deirarmi,  a  quale  dei  priii- 

cipali  duci  o  regoli  o  diuasti,  dovessc  toccare  la  dignita  di  gran  re  (  di 

faraone  secondo  il  linguaggio   della  Bibbia  )  lasciata  vacanle    per  la  ri- 

tirala  spontanea  del  monarca  etiope.  In  conferma  di  cio  giova  osservare, 


(I)  Cap.  XIX.  J. 
(31  Slrab.  Googr.  I.  17.  \  37. 
(.1)  Diod    1.   1    5  LXVl. 
(4)  L.  ?.  5  147. 


DEI.    PI\OKESSORE    I  RANCtSCO    BARUCCHI  5y 

(he  i  prossirai  antenati  di  Psammetico  uno  della  dodecarchia  ,  aveai;o 
tfiiuto  |)rim'i[>alo  in  Sai  loro  palria  mentre  rcgnavaiio  gli  cli<>|ji  ,  sic- 
coinc  noil  osciirauieiite  ricavasi  ilal  coiifroiito  di  Maiielone  con  Erodoto. 
DilTatto  nelie  liste  IManetoniane  la  dinaslia  XXVI,  delta  dei  Saiti,  a|iresi 
presso  Africano  col  iioine  di  Slefiiiate,  al  tpiale  succede  Nerepso  o  Nf- 
repso,  a  questo  Necao  ,  dopo  il  quale  romparisce  Psamnietiro  padre  di 
nil  secondo  Necao  ,  cui  egli  morcndo  trasmelte  il  regno.  Secoiido  Ero- 
doto, padre  di  Psammetico  £u  pure  un  Necao,  fatlo  uccidere  dal  do- 
itiiiialore  eliope ,  dal  quale  teniendo  Psammetico  per  la  propria  vita  , 
crasi  allora  rifuggito  ncUa  Siria;  di  poi  quando  lEgitto  fii  riiiiaso  libero 
dalla  domiiiazionc  dello  slraniero,  esse  Psammetico  fu  ricondotlo  in  pa- 
tria  dagli  abitanti  del  nomo  Saite.  La  morte  di  N«cao  ordinala  dal  mo- 
narca  etiope  ,  la  soUcciludine  dci  Saiti  dopo  la  partita  di  questo  a  ri- 
cliiamare  in  |)alria  Psammetico,  il  cpiale  vedesi  figiirare  subito  apprcs.so 
nel  iiumcro  dci  duci  uiassimi  dell'  Egilto  ,  renderehbe  gia  mollo  validu 
la  congettura,  che  il  suo  casato  avesse  eredilario  I'onore  del  principato 
sul  nomo  Saite ,  quando  a  togliere  ogni  dubbio  non  soccorresse  il  calalogo 
di  Manetone  ,  clie  nomina  Psammetico  a  quarto  re  dclla  dinastia  Saite. 
XXI.  Dissi  che  gli  antenati  di  Psannnelico  lennero  principato  in  Sai 
durante  la  dominazione  degli  etiopi,  sebbene  non  ignore  che  nelle  lisle  di 
Manetone ,  Stefinate  primo  re  della  dinastia  XXVI  e  posto  a  successore 
immedialo  dell'  ultimo  di  quei  re.  ISIa  per  conservare  in  questo  luogo 
I'ordine  di  quelle  liste  ,  e  tenere  per  veri  raonarchi  d'  Egilto  i  Ire  iin- 
mediati  predecessori  di  Psammetico,  sarebbe  necessario  rigetlare  la  do- 
decarchia,  di  cui  non  e  fatlo  motto  nelle  medesime  ,  e  negar  ogni  fede 
al  racconto  di  Erodolo  e  Diodoro  inlorno  a  quella,  il  che  non  mi  pare 
oonforme  ai  principii  della  crilica.  Coiicedo  volenlieri  non  potcrsi  fare 
i^ran  fondamento  sopra  molti  particolari  narrati  dai  dclti  due  storici  ; 
ma  quanto  alia  sostanza  del  fatlo  non  posso  rivocarla  in  dubbio,  perche 
cpjando  Erodolo  lo  udi  a  racconlare ,  non  crano  ancora  trascorsi  Ire 
secoU  dacclie  era  seguilo  ;  perche  la  memoria  tli  quello  pole  facilmento 
essere  trasmcssa  non  solo  dagli  Egizii  ,  ma  anche  dai  Greci  ,  ai  quali 
fu  aperto  T  Egilto  da  Psammetico  ;  e  perche  fnialmente  non  lo  trovo 
contraddctlo  da  verun  altro  scriltore  ,  ne  pure  da  ^fanetone  ,  purche 
le  sue  lisle  siauo  rctlamcnlc  iulcrpretate.  Ne  mi  muovono  le  ragioni 
adilollc  in  coutrario  dal  Rosellini  (i),  poiche  le  sono  mere  congelture; 

(i;  Tuiu.  i  Mon.  St.  pag.  125-)iS. 


6o  DISCORSI    CRITICI    SOPRA    I.A    CRONOLOGIA    EGIZIA 

e  ia  sloria  cessa  di  csserc  storia  oguiqualvolta  si  abbandoiiano  Ic  testi- 
monialize positive  [Mir  correr  dietro  a  congclture.  Le  liste  di  Maiietoiic 
taocioiio  si  graiidc  avvenimcnlo  della  dodecarchia ,  perclie  racconlarlo 
uoii  iinpoi'taTa  alia  cronologia,  quaiido  la  durala  di  quella  vcnisse  com- 
piitata  iiel  regno  di  Psaininetico,  al  quale  da  Erodolo  e  da  G.  Africano 
souo  dati  ciiiquanlaqiialtro  aniii ,  spazio  abbastanza  capace  a  coiilenere  i 
quitulioi  aniii  dcUa  doilecarcliia  (i),  nia  poco  vcrisimilc  secoiido  Tela  che 
dovea  avere  quando  divenne  monarca  di  lutto  I'Egillo  ,  eve  s'  iiitendano 
|)niicipiare  da  qiicslo  avveniinento  ;  pcrocclic  noii  abbiamo  alcun  ragio- 
ucvoK'  motivo  di  non  credere  ad  Erodolo  ,  quando  narra  ,  clie  Psainme- 
lico  si  fuggi  fuori  deiriugilto  dopo  la  luorlc  del  padre  ,  che  sleltc  csulc 
lincbu  nou  fu  richiamato  dai  Saiti;  i  quali  aggiunti  dimostrano  che  egli 
dovea  gia  essere  molto  innanzi  nella  vita ,  quando  vinse  gli  undici  coUe- 
glii  del  regno. 

XXII.  Nel  preccdcute  discorso  recammo  gli  argomenti  che  ci  parevano 
acconci  a  stabilire  1'  autoritik  dei  catalogi  Manetoniani  quanto  al  com- 
])lesso  cronologico  in  essi  contenuto  ,  ma  non  fu ,  nu  e  intendimento 
iioslro  difcnderli  come  inconcussi  in  tutti  i  loro  particolari.  Venendo 
al  raso  presente,  nou  sarebbe  forse  troppo  malagcvole  sostenere,  che  i 
tie  primi  re  della  XXVI  dinastia  fossero  successori  degli  eliopi ,  e  che 
alia  morte  del  terzo  fosse  seguita  ranarchia  e  la  dodecarchia  ,  che  Dio- 
doro  riferisce  immcdialamente  dopo  la  ritirata  di  Sabaco,  tanto  j)iu  die 
Erodolo  dopo  la  parlila  di  questo  e  prima  dell'anarchia  pone  il  second© 
regno  del  cieco  d' Anisi  ,  e  quello  di  Seton  sacerdolc  di  Vulcano  (a). 
Ma  cssendo  questo  storico  generalmente  male  informato  dellc  cose  an- 
teriori  a  Psammetico  ,  e  la  sua  narrazione  sopra  Anisi  esscndo  piii  in- 
credibile  che  verisimile  ,  il  regno  poi  di  Setone  dovendo  essere  state 
]>iu  contemporaneo,  che  postcriore  alia  dinastia  dcgli  eliopi,  come  tra 
])oco  vcdrcmo  ,  io  persisto  nella  mia  sentenza  a  far  contemporanci  a 
delta  dinastia  anche  i  tre  priuii  della  XXVI.  Diodoro  Siculo  avea  ap- 
preso  dai  sacerdoti  egizii  che  I'Egilto  ei'a  slato  soggelto  alia  dominazione 
degli  eliopi :  quesli  crano  slali  qualtvo  ,  ma  con  iutervalli  iVapposli  Ira 
luiio  c  I'allro,  U'a  tutli  avcano  regnato  per  lo  spazio  di  poco  men  che  ireula 


(Vi  Diod    I    I.  5  LXVI. 

(i)  lierodnl    I.  i.   (   tiO    141. 


DEL    PnOFESSORE    FIL/VNCESCO    BARICCHI.  Gl 

sei  amii  (i);  la  qtiale  notizia  cos'i  prccisa  in  cose  di  cui  gli  Kgizii  noii 
aveano  alcuii  molivo  di  corroinpere  la  verita  storica  ,  e  da  esscre  teniita 
come  fondiila  sopra  aiilichi  ed  aulorcvoli  docuracnti ,  e  come  lale  pos- 
siamo  sciua  sospello  valercene  per  conchiudere  ,  die  il  ratalogo  di  Ma- 
netone  ,  il  quale  assegna  tre  regni  continui  alia  delta  dinaslia  per  lo 
spazio  di  quaraiit'anni  iion  sia  in  queslo  luoj;o  immune  da  crrorc.  Ma 
se  suppongasi ,  che  i  delli  tre  prinii  re  della  XXVI  aiibiaiio  icnuto  prin- 
cipato  durante  la  domiiiazione  etio])ica ,  solto  la  quale  fu  ucciso  Tullin-.o 
di  essi ,  e  che  gli  anni  assegnati  al  loro  principalo  siano  risultanti  dal- 
r  intervallo  noii  compulalo  nclla  somma  dci  rcgni  ctiopi  ,  in  tal  casn 
resterebbcro  salve  le  ragioni  cronologiche ,  e  Manetone  sarebbe  conci- 
liate con  Diodoro.  Ora  negli  studii  storici  e  sempre  partilo  pivi  sicuro 
conciliare  le  dissidenze  degli  scrillori  ,  clie  ])referire  bruscamente  uno 
all'altro.  Anzi  con  Manclone,  con  Diodoro,  e  coUa  Hibbia  slessa  \icne 
a  conciliarsi  un  I'atto  riferilo  da  Erodoto  ,  ammessa  I'csistenza  ili  prin- 
cipi  0  regoli  egizii  contemporaneamente  al  dominio  dcgli  ctiopi.  La  liibbia 
narra  (2)  ,  che  il  re  Ezechia  assalilo  dalle  armi  di  Sennacherib  re  degli 
Assirii ,  cerco  di  slringere  alleanza  con  Taraca  re  d'  Eliopia  ,  il  quale 
veramenle  mosse  con  un  esercilo  inconlro  all'Assiro.  Taraca  e  apjiunto 
il  nome  del  terzo  re  eliope  nelle  lisle  di  Jlanetone ;  ma  Erodoto  in 
luogo  di  Taraca  racconla  di  Setone,  il  quale  non  c  mcnlovato  presso 
Manetone ,  che  fu  abbandonato  dai  soldali  egizii  in  una  pcricolosissima 
gucrra,  che  ebbe  a  sostenere  coiilro  a  Sennacherib  re  degli  Arabi  e  degli 
Assirii ,  e  che  ando  debilore  della  salvezza  del  suo  regno  ad  un  prodi- 
gio  (3).  11  vero  miracolo  e  raccontato  dalla  Bibbia  ;  la  medesimezza  del 
I'atto  non  puo  essere  rivocata  in  dubbio  ;  ma  il  re  cgizio  di  Erodoto  e 
in  lulto  diverso  dal  re  etiope  ramnicntalo  dalla  Bibbia  ,  e  mal  si  ap- 
pose il  Rosellini  argomentando  daU'idenlita  del  fatto  I'identila  di  Selon 
e  di  Taraca  (4).  La  qualificazioue  di  sacerdole  di  Vulcano  ,  ossia  di 
Ftu,  manifcsta  Scton  esscre  stato  principc  Memfita,  c  nulla  aver  avuto 
di  coinune  coll'  eliope.  Ora  ponendo  che  Taraca  re  dell'  Etiopia  e  su- 
premo dominalore  dell'Egitto  fosse  accompagnalo  in  quella  spedizione  da 


,1,  L   1   5  xuv. 

i)  Rcgum  I.  IV.  XIX.  9.  Isaiac  XXXVII.  9. 
(.1)  Ilcrodot.  I.  8.  5  \\X 
^)  Mod.  St    I.  • ,  cap    Vll  ,  §  4. 


Oa  Disconsi   critici   sopra  i.a  tronoi-ogia  egizia 

Selone  pr'incipe  egi/.io ,  ina  suo  vassallo  ,  ogni  cosu  precede  con  massima 
verisiiniglianza,  cil  c  toUa  via  ogni  contraiUlizioiie  e  coUa  Bibbia  ,  o  colic 
lisle  di  Manelonc  ,  Ic  quail  ramnienlano  solanieiitc  i  gi-andi  monarchi  e 
tacciono  i  regoli ,  ecccltuati  gli  aixlenali  di  Psammctico  ,  ai  quali  la 
gloria  c  la  potenza  dei  nipoti  merito  I'onore  di  essere  registrali  in  ciir.a 
alia  dinastia  ,  di  cui  vcro  fondatore  fu  Psammelico. 

XXIII.  Non  solamcnlc  ]>oi  durante  T  impcrio  dei  Faraoni,ma  ancora 
dopo  che  r  Egitlo    ebbe    pcrduta   la   nazionale   indipendcnza  ,   e   soUo   i 
Lagidi  io   Irovo    indi/ii  dell'  esislenza   di  regoli   o  dinasli.  Infatli  Polibio 
(  XM  ,    ig,   I  ,  ed.  Didot  )  cliiama  dimtsti  degli  Egizii  i  capi  di  una  ri- 
bellione  segnita  sotlo  il  regno  di  Tolomeo  Epifane  ,  soUo    la  quale  de- 
nominazionc  ,  con   ragione    congcltura    il  Letronne  (i)  cssore   additati    i 
governatori    dei   nomi;    ed  e   molto  probabile   clic    la    prudenza   politica 
dei  primi    Toloniei    avesse    lasciato    continuare   »ni'  istiluzione  ,   la    quale 
forse  risaliva  sino  ai  principii  dclla  nazione  egizia.  Che  piu?  ai  tempi  stessi 
di  Strabone  wn'oinbra  della  regin  dignita  onde  in  eta  piil  rimote  erano 
slati  insigniti  1  principi  dei  nomi ,  mi  pare  di  ravvisarla  nel  magistrato 
detto  dal  gcografo,  Esegele  nop'^vpav  a.ii.v.v/iii.ivo^ ,  xat  l/ojv  narpioug  rtjuag, 
xar  iKtixihtoiv  z'm  rri  :i6l£i  ypriii^av  (2).  Alle  teslimouianze  die  siam  ve- 
nuti  finora  adunando  per  dimostrare  la  continuazione  della  divisione  po- 
litica deU'Egitlo  in  parecchi  principati  dai  piil  antichi  tempi  sino  al  do- 
minio  dei  Cesari,  aggiungono  peso  le  osservazioni  falte  da  Erodoto  sopra 
i  divcrsi  istituti ,  usi ,  e  i-ili  religiosi ,  e  sopra  la  diversita  ,  anzi  oppo- 
sizione  di  cullo  divino  tra  i  diversi  nomi  (3),  di  cui  I'autore  delle  Me- 
ditazioni   storiche    si  valse    per   impugnare   la   successione   delle   dinastir 
Matieloniane  (4)  ,  poiche  veramente  accennano  piii  ad  una  primitiva  di- 
visione di  genti  ,  che  ad  una  mera  partizione  govemativa  o  territoriale. 
Ma  avendo  noi  con  positivi  e  storici  argomenti  confermala  I'esistenza  di 
monarchi  universali  deU'Egitto  per  ogni  parte   del  suo  periodo  slonco  , 
siamo  condotti  a  conclusione   alcpianto    diversa    da  quella   del    prclodato 
Autore ,  cioe  ad  ammctterc  due  maniere  di  dinastie  per  I'antico  Egitlo , 
una  di  grandi  monarchi  ,  e  I'altra    di  piccoli  principi  soggetti    ai  primi. 


(t)  Inscription  de  ItoseUe  pag.   i'i. 
(S)  Sirab.  Gcogr.  1.   17  §  IJ. 
(.1)  llcroil.  I.  2.  5  43. 
(4)  Me.1    V,   png    119. 


i)Li.  rnortssonE   rnAN<;LSf:o  iiAnL'(.(.iii.  G.l 

Vero  e  clic  laluiio  tlci  |)niicii)ati  di  secontlo  ortlinc  pole  lalvolla  rie- 
scerc  in  |)otenza  a  tale,  ila  rivalcgniare  colla  iiionanliia  stessa  ,  miiiac- 
ciarla ,  cd  aiicoia  recarsenc  in  inano  le  icdini  ,  privatoiie  I'anlico  ])os- 
scssore.  La  sloria  cd  i  inoniiinenli  loniprovano  queslo  fatlo  ;  poiclu-  c 
gli  scriltori  nou  duhitano  di  paragoiiare  alia  grandezza  Tcbaiia  la  Rlcm- 
fitica ,  considcraiido  1'  una  e  1'  allra  cilia  per  capilali  del  pacse  egizio  , 
ed  i  monumenli  addilando  coslanlcrnciile  I'Egillo  diviso  in  due  parti  , 
dannb  pure  ai  grandi  faraoni  il  tilolo  di  padroni  dei  due  regni,  distin- 
guendo  con  siinboli  e  vocaboli  speciali  il  Tebano  dal  Memfitico.  Ma  in- 
vaiio  da  silFalla  distiiiziouc  allri  vorrebbe  dedurrc  1'  indipendcnza  c  la 
formale  divisione  politica  delle  due  contrade  ,  c  quindi  la  conlempora- 
neila  dclle  diuaslie  IManctoniane  anlcriori  alia  XVIII  (i).  Iinperocche 
(juegli  stessi  monuincnti  che  moslrano  1'  Egitlo  dislinto  in  due  grandi 
parli ,  c  in  due  regni  ,  niostrano  nollo  slesso  tempo,  clic  sopra  tutlc  »• 
due  Ic  parti  ed  i  regni  aveano  doniinio  cpie"  faraoni.  Anzi  tanlo  era 
radicata  appresso  gli  Egizii  la  persuasione  dcll'unila  di  governo  ,  e  dclla 
sua  estensioue  dairuno  aU'altro  confine  dell'Egitto,  non  ostante  la  di- 
visione predelta  in  alto  e  basso ,  che  non  dubitavano  di  afiermare  c 
conseguare  sopra  i  nionumenti,  la  cosa  non  essere  slata  allriinenti  fuio 
dall'eta  initica  dei  regni  divini  (2). 

XXI\.  Dalla  premcssa  discussione  intorno  alia  grande  monarcliia  cd 
ai  principali  minori  d'  Egitto  ,  io  credo  che  possa  meglio  essere  com- 
jjresa  la  divisione  dei  regni  per  dinastie,  fatta  da  Manetone,  sulla  cpialt- 
tacciono  tutli  gli  allri  scrlttori  antichi ,  e  che  un  critico  modemo  in- 
teso  a  screditare  ad  ogni  modo  lo  slorico  egizio  ,  laccio  di  «  arbi tra- 
il ria,  fatta  ad  unico  Gne  di  recidere  i  tempi,  senza  riguardo  alia  seric 
11  delle  diverse  schiatte  rc"nanti ,  ne  ajili  evenli  che  le  innaizarono 
»  o  le  fecero  cadere  ,  ne  alia  durala  di  ciascuna  di  esse ,  ne  alia  di- 
»  seendenza  dei  re  ,  ne  ai  nomi  di  quest!  »  [3).  E  vcramente  se  not 
|>rendianio  il  vocabolo  diruistiu  secondo  il  slgnificalo  dalogli  dall'  uso 
fomune ,  cioe  per  indicare  una  serie  di  principi  di  una  medesima  schiatla, 
e  che  abbiano  regnato  sopra  uno  stesso  paese  ,  diflficilinentc  potremo 
renderci  ragionc  si  di  alcuni  passaggi  da  una  ad  allra   dinastia  inento- 


^1)  Ballio  McJ.   V  Inc.  cil. 

(J)  ilrrudol.  1.  J.  J  144  ,  Dioilir.  I.  §   11.  II  papiro  crono'in^'ico  del  Miisoo  Tonnesi'  »rc. 

(3)  De  BoTct ,  lc9  Dynasties  Egjplienncs  pag.  3P. 


64  r)is(.onsi  cnnici  sopra  la  cronolocia  egizia 

vali  dai  catalogi  di  Manetonc  ,  e  si  ancora  di  trovar  ivi  regislrali  in 
una  sola  dinaslia  jiriiicijii  di  diverso  casalo.  Cos!  |)er  cagion  d'csempio, 
dopo  la  dinaslia  undecima  di  Tebani ,  Iroviaino  rifcrito  il  regno  di  un 
Atnmcneine  ,  il  quale  non  fa  parle  nc  della  prcdetta  ,  ne  della  seguente, 
i-lie  e  pur  di  Tebani  ,  e  di  cui  il  primo  re  e  appuuto  detto  Cgliuolo 
deirAinmencnie  precedente.  II  primo  re  della  XVIII  Amosi  o  Totinosi, 
e  asscrito  figliuolo  di  Misfralotinosi  sue  immcdialo  prcdecessore,  in  Ma- 
nelone  citato  da  Giuseppe  Flavio  (i).  Parimente  figliuolo  di  Airienofi 
tdlimo  della  X^'III,  fu  Ramcsse  Seto  capo  della  XIX.  Per  opposlo  poi 
Araasi  affalto  estranco  per  liguaggio  ai  disccndenli  di  Psammelico  ,  in- 
sieme  con  quesli  o  collocato  nella  dinaslia  XXVI.  Qucsle  diflicolli  in 
parte  furono  lasciate  intatle  dal  RoscUini ,  cd  in  parte  troppo  debol- 
inente  combattutc:  perocche  quanto  ad  Ainasi  egli  non  fece  alcun'altra 
osservazione  se  non  quesla,  clie  «  qunntunque  ei  fosse  ribelie  ;d  j)roprio 
»  re  ,  ricevellc  dall'elezione  del  popolo  autorila  e  diritlo ;  e  quindi  nelle 
»  liste  di  Manelone  comparisce  successore  iinmedialo  cH  Vafris  »  (a). 
Una  ragione  assai  pii\  valiJa  ci  somminislrano  i  nionnmenli ,  che  ri 
fanno  conoscere  ,  aver  Amasi  menato  in  moglie  una  figlia  di  Psamme- 
lico II;  col  quale  matrimonio,  secondo  le  Icggi  egizie ,  egli  pote  essere 
cliiamato  continuatorc  della  dinastia  ,  alia  quale  era  stala  fatale  la  ri- 
bellione  di  lui  verso  di  Aprieo  (3).  Quanto  poi  al  mutamento  di  dinastia 
senza  che  fosse  mutata  la  schiatta  dei  regnanli  ,  parve  all'  archeologo 
Toscano  sufficiente  spiegazione  il  dire  ,  die  Amenofi  I.  (  erroneamenle 
da  lui ,  dopo  Cliampollion ,  creduto  capo  della  dinastia  XVIII )  per 
aver  liberalo  tolalmenle  il  paese  dalla  presenza  degli  Hyk-shos  ,  ben 
fu  degno  di  venir  salutato  capo  di  una  nnova  dinastia ,  quantunque 
fosse  figlio  dell"  ultimo  re  della  dinastia  precedente  (4)-  Ma  condurre 
a  glorioso  fine  imprese  mditari  ,  dilatare  1'  imperio  ,  immortalare  il  suo 
nome  con  fatti  egregi  basta  si  ad  un  principe  per  dar  principio  ad 
un'  era  novella  nel  suo  regno  ;  ma  e  contrario  all'  iiso  comune  di  par- 
lare ,  farlo  percio  stipite  di  nuova  dinastia ,  quando  veramente  e  con- 
tinuata   in   lui   e   ne'  suoi   discendenti    quella   incominciata    dai   suoi  a»i. 


(I)  Contra  Api.m    I.   I    §  U. 
(4    MoQ.  SI.  I.  S,  pag.  lis. 

(3)  Cbaoipolliuu-Fi^eac  ,  rEjjyple.  png,  375. 

(4)  Moo    Si.  L   1  ,  iiag    208. 


DEI.    PROFESSOHE    FRANCESCO    BAUUrCHI.  65 

lo  credo  benissimo  chc  nclla  coiidizione  |  olitica  degli  aiilifhi  Egizii  jjo- 
tcano  accadere  ,  e  clie  iiifatti  |)iii  d' una  volia  aocaddci'o  di  tali  uvve- 
niinenti ,  |)ci  quali  fosse  poslo  lenniiie  ail  una  dinaslia  ,  e  lallo  jjiin- 
cipio  ad  lui'  altra  ,  scnza  die  fosse  uecessaria  mutazione  di  sclnatla 
nei  regnanli.  Ma  la  natura  di  cotali  avveniinenti  non  fu  sinora  conve- 
iievolmcnle  ricercala  ,  nc  sUidiala  ,  pcrolie  ,  a  dir  vero  ,  nella  scarsila 
delle  nolizie  sloriidic  di  que'  tempi  si  |)u6  meglio  congcllui-are  ,  clie 
diinostrare  con  jiosilive  teslimonianze ;  ma  I'liso  delle  coiigelture  sc  mai 
puo  esscre  legitlimo  negli  studi  storici,  allora  e  per  cerlo,  quando  trallasi 
di  ccrcare  la  spiegazionc  di  fatii  graiidi  alteslali  dalla  storia ,  negli  an- 
lecedcnti  e  nei  consegucnlij  anclic  solo  oscuramentc  a  noi  noli.  Ordunqiic, 
atleuendomi  a  queslo  principio,  c  valendoini  delle  osservazioni  sparse  nei 
precedenti  numeri,  io  dico,  die  priucipalmente  pei  tempi  anleriori  alia 
dinastia  XVIII,  il  passaggio  da  una  ad  altra  potea  aver  hiogo  in  una 
niedesinia  schiatla  in  due  opposli  casi  ,  eioe  quaiido  un  dinasta  minorc 
era  innalzato  alia  monarchia  universale  di  tutto  I'Egitto,  riunendo  sul 
suo  capo  le  due  corone  ,  detle  cosi  unite  il  Pischent ,  delle  quali  la 
prima  simboleggiava  il  dorainio  dcU'alto  ,  e  la  seconda  quello  del  basso 
j)acsc ;  poiclie  quello  stesso  vocabolo  ,  il  quale  ci  e  noto  pel  teslo  greco 
della  lapida  di  Rosetta,  disciolto  negli  dementi  die  lo  compongono  ,  al- 
tro  non  e,  a  mio  giudizio,  se  non  se  il  ni-CTM-IjGlIT  ,  ossia  il  regno 
alto  e  basso  ,  e  risponde  compiutamcnle  ai  due  scgiii  del  raiiioscdio  e 
dellape ,  il  vero  signilicato  dei  quali  fu  per  la  prima  voUa  poslo  in  cliiara 
luce  dal  doltore  Lepsius  (i).  L' altro  caso  in  cui  per  opposta  ragione 
dovea  farsi  luogo  a  mutazione  di  dinastia  senza  mulazione  di  legnaggio, 
e  quando  o  per  invasioue  di  straiiicri  ,  o  per  ribdlioue  intestina  avve- 
nisse  ,  die  i  disceiidcnti  del  inonaroa  universale  perdesscro  uno  dei  du<' 
regni ,  e  fossero  ridotti  a  condizioiie  di  diiiasti  minori.  Ora  appunto  io 
Irovo  il  primo  caso  avverato  nella  persona  di  queirAmosi  o  Totmosi  , 
die  quantunque  fosse  figliuolo  di  Misfralotinosi  re  Tcbano  ,  cio  noudi- 
meno  e  fatto  capo  della  dinastia  X^  III.  Dalle  storie  di  Manetone  ,  ap- 
presso  Giuseppe  Flavio  ,  in  i'atli  apparisce  die  ci  fu  I'espulsore  dogli 
Ilyk-shos  ,  per  la  partita  dei  quali  fu  riconosciuto  signore  dell'  alto  c 
basso  regno;  c  possiamo    congetturarc    non   senza    verosimijjiiaiiza ,    die 


(I)  Annalcs  dc  rinstitiit.  Arohcol.  1838  call.  t. 

Serie  II.  Tom.    VII. 


66  Disconsi    CRITICI    SOPRA    I. A    CnONOLOCU    EGIZIA 

(ul  ru;oguizione  avesse  hioi^o  in  modo  solcniic  c  I'cligioso  con  una  nuova 
inaugura/.ionc  in  ISIcinfi  ,  siccoinc  dalla  citata  la|)i(la  iin]iariaini)  cssersi 
praticato  sotlo  i  Lagidi.  Qiiindi  cl  fu  proclamalo  capo  di  nuova  di- 
nastia  ,  perclie  i  suoi  pvcdeccssori  aveano  bensi  potulo  portarc  il  titolo 
di  GTM  ,  ma  no  1'  allro  di  Ijf.T  o  I^eNT  finclio  la  Memfule  era  stala 
in  potoro  dfgli  Hyk-slios.  E  che  sollanlo  da  qucUa  inaugurazione  siano 
slati  ooniputati  gli  aiini  dclla  nuova  dinastia^  rilcvasi  dal  confronio  dei 
catalogi  d'Africano  e  d'Euscljio  ,  coUa  storia  di  Manelone  presso  Giu- 
seppe ,  imperocche  quelli  asscgnano  ad  Amosi  venticincjue  soli  anni  di 
regno  .  menlro  la  cilata  sloria  ail'crma  che  cgli  regno  ancora  vcnticinque 
anni  dnpo  la  cacciala  degli  stranicri ;  dunquc  il  tempo  anteriorc  del  suo 
regno  dovette  essere  assegnalo  alia  dinaslia  precedeute.  Nella  stessa  guisa 
spiegasi  come  il  figliuolo  dell'  ultimo  Araenofi  abbia  dato  principio  alia 
dinastia  XTX ,  pcrche  appunto  Amcnofi  avendo  pcrdulo  il  regno  per 
una  nuova  invasione  di  IlyU-shos  ,  fu  di  fallo  spenla  la  sua  dinastia  ; 
e  cacciali  di  poi  da  Selo  Ramessc  suo  figliuolo  ,  qucsli  fu  inaugurato 
nionarca  ,  c  diede  principio  alia  XIX.  Cosi  ancora  io  rai  capacito  clie 
Aminenemc  I  sia  cscluso  lanto  dalla  dinastia  XT  ,  quanto  dalla  XII,  con- 
siderando  la  prima  come  semjjlicc  dinastia  di  Tebe  ,  e  forse  apjiarlc- 
nente  ad  altra  schiatta  che  non  alia  sua  ;  e  che  Sesincori  suo  figliuolo 
sia  stato  il  primo  ad  essere  ricoiiosciuto  legitlimo  signore  dell'alto  e  basso 
Egitto  ,  innalzatosi  a  tanta  dignilu  suUe  rovinc  dellc  dinastie  Memfitiche , 
siccome  gia  la  III  c  la  IV  di  qucste  eransi  elevate  dopo  le  prime  due, 
Tiniti  d'originc.  Del  rimanente  io  son  lontano  da  sostenere  con  ostina- 
tezza,  che  storicamente  vera  debba  credersi  la  spiegazione  da  me  data 
ai  succcnnati  fatti ,  ma  ella  mi  e  paruta  cost  verisimile ,  che  non  dubitn 
di  ritenerla  ,  finche  altri  dotato  di  piii  aculo  ingcgno  e  di  maggior  coi- 
redo  d'  crudizione  monumentale  non  nic  nc  avra  dato  una  migliore  ; 
iiitanto  basti  1'  avere  accennato  ad  un  quesito  ben  degno  di  essere  al- 
tentamente  esaminato  e  storicamente  dcfinito. 

XXV.  Riepilogando  le  cose  dette  nel  presentc  discorso ,  parmi  di 
aver  sufiicientemente  dimostrato,  i."  che  il  numero  dei  regni  conlenuli 
ni'lle  liste  Manetoniane  si  approssima  all'  indicazione  sommaria  dataiic 
da  Diodoro  ,  ed  e  in  massima  parte  conformato  dai  monumenti :  i."  che 
la  sonima  di  cinque  mila  anni  all'  incirca  adilitata  da  Diodoro  e  dai  ca- 
lalogi  Manetoniani,  per  1'  intervallo  che  divide  il  regno  di  Mcne  dallela 
del   detto  storico  ,  considerala   unicamcnte  sccondo  i  dati  storici   e  mo- 


DEL    PnOfESSOnE    FRANCESCO    BARL'CCHI.  6y 

iiuineiitali  dellKgitlo,  iion  dee  essere  creduta  esagerala  :  3.°  cLe  il  eoii- 
seiiso  degli  slorici  cd  il  tcslunonio  dei  moiiumenli  iion  comijorliiiio  che, 
(la  |)oche  cccezioiii  in  fuori ,  siaiio  inler|)rctale  per  coiiteinporaiiee  le 
(iinastic  dale  per  successive  dai  catalog!  Maneloniani:  4-°  finalmciite  die 
furono  appresso  gli  Egi/.ii  dinaslie  maggiori  e  dinaslie  miiiori  ,  faraoni 
e  regoli  ,  rilemita  la  quale  dislin/.ione,  si  piio  facilmenle  renderc  ragione, 
perche  Manelone  ,  piil  degli  scrittori  greci  versalo  nello  studio  dclla 
storia  egizia  ,  abbia  diviso  per  dinastie  la  serie  ci'onologica  dei  regiii , 
mentre  di  questa  divisione  non  e  falto  alcuu  cenno  da  vcrun  altro  slorico. 


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i  3   .I5Tn   iqMST   .-i 


STUDI  CRITICI 


LA   STOniA    D'lTALIA 

A' TEMPI  DEL   RE   ARDOINO 


DEL     CATALIItS 


L.    G.    PROVANA 


Ageodrim  ei»l ,   ut  noo  i|U0(l  [.lacet  *pltii(tiJiui<|iif   liHrlnr  , 
scd  quod  vrrum  ctt  eiqiiiratur. 

Ml'KtTOKI. 


^pprovata  itcll"  advnanza   del  16   di  maggio   1843. 


PROEMIO 


ixrdoino  marchese  d"  Ivrea  e  re  d'  Italia  ,  uiio  cgli  e  di  quegli  storici 
persoiiaggi ,  de'  (jiiali  porche  pochc  ed  incerte  notizic  soiio  riraaslc  nelle 
slorie  contemporanec  ,  gli  scriltori  de' tempi  scguenti  s  imposscssarono, 
vestendoli  di  quelle  forme  fantasliche  e  capricciose,  clie  lucglio  ad  essi 
tulciitavano  ,  o  piii  lusingavano  le  passioni  delle  eta   loro. 

L'esisleiiza  d'Ardoino  si  raniioda  con  falli  iii]|)orlanti ,  e  iiial  noti  dclla 
sloria  d'ltalia.  11  regno  suo  fii  appunto  in  su  cjucl  couiinciar  del  setolo  XI, 
nel  quale  furouo  fatti  dagl'  Italiani  i  primi  passi  per  la  conquista  de'loro 
inunicipali  diritli  ,  e  le  maggiori  sebben  per<lule  prove,  per  impedire 
rlie  r  Italia  non  ricadesse  sollo  il  dominio  de'  forcslieri  ,  dal  cpiale  af- 
fraiirata  I'avcva   la  morte  dellultimo  degli   Ottoni   della  slirpe  di  Sassoiiiii. 

Non  era  rimasta  aliena  da  simili  movimenli  d'opposizione  i'altra  parte 
d'llalia  posta  fuori  de  limiti  del  regno  e  non  soggdla  alia  siguoriade'  (iret  i. 


•o)  sTUDi  (;niTu:i  sopra  i-a  storia   u  itai.ia  ecc. 

\i\a  ed  accesa  era  In  Roma,  anzl  in  lullo  lo  Slato  Rbmuno,  la  resisteiiza 
alia  potenza  tedesca  che  tre  iinpcralori  avca  teste  dati  all'Occidente,  e  dove 
r  infliieiiza  degli  OUoiii  nelle  nomine  pontificie  aveva  portalo  aliinenlo 
iiovello  alle  tazioni  sorte  fin  da'  tempi  dcU'  occupazione  di  qiiella  eitta 
per  Arnoltb  re  <li  Gennania.  E  comecche  non  sia  state  Ardoino  cagione 
diretta  ili  tali  noveilc  agilazioui  di  Roma  ,  tultavia  se  si  considera  sic- 
come  nclla  lolta  cli'  egli  per  tanti  anni  sostenne  contro  ii  suo  poleiite 
rivale  Arrigo  II ,  egli  trovo  fiiori  del  suo  reame  caldi  aderenti  e  zelanti 
aiiitatori ,  e  come  le  cose  a'suoi  tempi  operate  dagli  Italiani  della  Lom- 
bardia  si  rappiccano  a  quelle  che  allora  accaddcro  in  Roma  ,  I'esistenza 
del  re  Ardoino  piglia  una  slorica  imporlanza  assai  maggiore  ,  che  non 
s"  avesse  di  per  se  quella  di  un  Grande  di  quell' eta,  cui  nessun' allia 
causa  che  la  propria  ambizione  avesse  portato  sul  trono:  e  quale  infatli 
non  ebbe  la  vita  di  lui  scritta  dagli  amplificatori  scicentisti  del  Piciiioiite, 
o  le  memorie  die  di  lui  ci  lasciarono  i  lavoiosi  storici  della  Borgogiia. 

Le  novelle  spacciale  da  costoro  suscitarono  opinioni  contrarie  e  non 
jiieiio  lalse  :  cosi  fra  coloro ,  clie  per  utile  o  per  aadazzo  amaiio  di 
scorgerc  nelle  slorie  i  fatti  a  modo  loro  ,  gli  uiii  si  posero  a  niagnifi- 
carc  le  sue  virtii  ,  ed  il  suo  regno ;  gli  allri  all'  opposlo  a  dcpriniernc 
totalmente  la  memoria ,  ed  a  porre  in  dubbio  se  non  1'  esistenza  d'  Ar- 
doino ,  quella  del  regno  suo  ,  o  la  durala  almeno  di  questo. 

Quanlo  alle  virtu  d' Ardoino  ,  e  come  private  e  come  principe  ,  i  falti 
che  siam  per  narrare  troppo  chiaramcnie  palesano ,  ch'  egli ,  come  la 
maggior  parte  de'Grandi  di  que' tempi  burrascosi,  piii  d'ogni  allra  cosa 
cercava  I'utile  suo  e  la  propria  potenza  :  ma  circa  la  durata  del  regno 
non  e   piii  caso  di  dubilaiTie. 

Troppe  testimonianze  contemporanee  ci  fanno  sicuri  che  appena  pus- 
sato  di  vita  Ottone  III  imperatore ,  un  marchese  d'  Ivrea,  per  nome 
Ardoino,  fu  dalla  Dieta  Italiana  elelto  re:  che  questo  re  ebbe  lunga 
guerra  col  re  di  Germania  successore  di  Ottone  III ,  il  quale  dopo  la 
morte  soltanto  di  lui  ricondusse  1'  Italia  sotto  la  dominazione  tedesca. 

La  durata  del  regno  d' Ardoino  fu  dall' attento  Muratori  segnata  dal- 
I'anno  1002  al  1015.  La  sua  sentenza  appoggiasi  a  molte  testimonianze, 
e   sono :    una    delle    cronichctte    de' re    d' Italia    da    lui   pubblicate    (1): 


(I)  R.  I.  T.  IV.  p.   149,  2."  col.'  —  AunaU  d'  Italia  dal   100-2  al  1015 


DEL    CAVALIERE    L.  G.    PnOVANA.  -"J  t 

varie  carte  delle  donazioiii  falle  dal  re  Ardoiiio  a'  monasleri ,  allc  chiesc, 
a' |>rivali  (1):  le  poclic  nolizie  die  nc  lasciarono  Laudolfo  il  vecchio 
ed  Arnoli'o  ,  storici  iniluncsi  di  quel  niedesimo  secolo :  c  le  copiose  ma- 
Icdizioiii  maiidale  contr'  esso  dagli  slorici  coHlciTi|)oraiiei  della  Germa- 
iiia  (sJ).  Recenterucnte  poi  uua  prova  novella  e  )iiii  liuninosa  vcnne  a 
ronfennare  la  seiilcnza  di  quell' illusive  riniiovalorc  deila  Sloria  Ilaliana. 

Liiiiga  pezza  infatli  io  m  era  dolulo  nieco,  clie  mai  iioii  ini  I'osse  venula 
iVa  le  mani  veruna  moncla  del  re  Ardoino ,  di  quelle  solitc  ad  cssere 
conialc  nclle  nuove  elczioui  dc'  re  d"  Italia  ,  che  pur  uii  pareva  impos- 
sibile  die  durante  il  suo  regno  iiessuna  non  ne  fosse  stala  baltuta.  Ma 
era  dovere  clic  quanlo  era  sfuggilo  a  inc  ,  non  isfuggisse  alie  infalica- 
bili  ricerche  del  cavaliere  G.  di  S.  Quintino  ,  il  quale  con  quella  pro- 
Ibnda  dottrina  sua  per  molli  lavori  specialmenle  numisinatici  a  tulli  ben 
nota ,  prese  particolarmcnle  a  raccoglicre  e  ad  illustrare  le  monele  ita- 
liane  de'  secoli  di  mezzo. 

Egli  si  fu  dope  raoltc  infrultuose  indagini ,  che  flnalmente  ,  siccome 
egli  medcsimo  ne  ragguaglia ,  venne  a  lui  fatto  di  trovame  tre ,  argentee 
(  eoine  solevano  esscrc  le  monelc  in  quel  tempo  )  coniale  nella  zecca 
di  Pavia  ,  per  tipo  diverse,  e  per  la  rarila  lore  preziosissime  (3). 

La  divcrsita  del  tipo  parmi  un  argomento  imponente  sopra  la  durala 
del  regno  d'Ardoino  ;  perciocche  se  questo  regno  fosse  stalo  di  due  soli 
anni ,  siccome   da  taluni    si  vorrebbe  (4)  ,  a  die  quelle   tre  monelc    di 


(J)  Quesli  Documcnti  furono  pubblicaLi  in  yran  paile  diil  Tatii  ,  dal  [\o\rLi.i  c  dal  1)lf.a>'DI, 
p  noi  li  riiirnduciamo  ncirAppendlce. 

(8)  Di  quosti  scriUori  ,  sono  principaii  il  1)itm\ho,  c  I'Apalboi.do  ,  quesli  narralore  {iolla  \ita 
di  Arrigo  1  imperaloro  ,  ijur^li  cruuista  deli'  aono  919  al  lUlS  (  \cdl  rtnxz,  Monum.  Ccrmiinu.t 
/flslorica  T.  V  cl  VI  ) . 

(3)  Lczinni  iiitonio  nd  artjomcjiti  numismatki  di  Giulio  DI  S.  Qui^Ti^o  (  oslr.  del  Tom.  V,  Seric  II 
iIpIIv  Memorin  dclla  It.  Aecadrmia  dcllo  Scicnze  di  Torino,  anu.   1843,  iD-4.°,  p.  4  c  o^K- )- 

(4)  Si  rifcriscono  cosloro  alia  prima  dello  due  Croniclielle  EummcDloTatc,  rhc  dice  cos'i :  "Die 
"  qui  fuit  duminico  ,  et  fuil  XV  die  mens.  febr.  in  civitate  I'apia  ,  inter  basilicam  S.  Miehaeli^ 
»  fuil  coronaltis  Ardoinus  rex  ,  cl  rof;nanlc  annos  duos  ct  nu-nses  duos  »,  Nella  ?/  Cronichotla 
■|uesla  notizia  b  rac(^lio  spiegala:  «  Pusl  ipsius  dceessum  (  Oltonis  III  )  re^navit  Ardoinus  rex  aunos 
»  duos  el  moni^es  duos  rum  dimidio  ».  E  pnco  di  poi  a^giunge;  «  Et  liabet  moi/o  regoalum  IX  ann. 

"■I  dies  IX  ".  Cib  c  a  dire  .  che  quesia  cronica  toglie  dal  regno  d'  Ardoino  Io  spazio  di  temp<» 
passalo  dni  re  Arrigo  in  Italia:  ed  c  ilalTaprile  del  1001  all'aprilc  1005,  e  dal  >'alale  1013  alia 
IVnlecoslc  del  101  i.  Tulto  questo  rid\irrebbe  il  regno  d'Ardoino  ad  anni  19  e  mesi  5  in  circa;  il 
Ml"R\t<iri  non  avendo  I'alla  questa  dcduzione  Io  fa  durare  V,\  anni  e  mesi  10;  e  giustamenle.  [loi- 
che  I'cssero  stalo  il  re  di  Gcrmanta  coronato  re  d'  llaiia  da  uua  fazionc  ,  non  loglieva  ad  Ardoino 
>  propri  diritti ,  (anio  piu  clie  una  parte  del  reauir  seuipre  rimasc  da  esso  possedula. 


•-n  STl  Dl     l.RirU.l    SOVRA    I.A    STORIA    U    ITALIA 

peso  e  di  valore  egiiale  ,  ma  t\\  conio  diverso  ,  e  baltule  tulle  nella 
incdesiina  zecca  .'  ScmUraini  iiivece  nalurale  supposizione  I'awisare  che 
una  di  esse  sia  stala  coniala  iiel  1002,  al  Icmpo  della  coronazione  di 
Ardoino  :  una  seconda  nel  1005,  quaiido  rollo  Tassedio  dal  quale  dopo 
lui  anno  era  cinto  nella  rocca  di  Sparrone  dalla  fazione  che  aveva  in- 
coroualo  Arrigo  sue  rivale,  egli  fece  rilorno  nella  sua  fedele  Pavia:  ed 
una  leraa,  nell'anno  1014,  alloracbe  dopo  la  ritirala  d'Arrigo  in  Ger- 
niania  ,  Ardoino  ebbe  per  la  lerza  volta  ricuperalo  coUa  cilli  di  Pavia 
gran  parle  del  suo  rcame.  Tre  epoche  certamente  imporlanli  per  Ar- 
doino e  per  gl'  Ilaliani ,  eppercio  celebrate  da  esso  con  quelle  Ire  di- 
verse monele  ,  le  quali  io  verro  cercando  di  chiarire  in  quesli  mici  studi. 
Una  sola  di  quesle  monele  porta  sul  rovescio  il  titolo  d'  IMPERATOR 
invece  del  CIVITAS  GLORIOSA  che  si  legge  in  giro  suU'  una  delle 
faccie  nelle  altre  due.  II  cavaliere  di  S.  Quinlino  c  d'  avviso  ,  che  un 
tal  lilolo  non  dcbba  riferirsi  ad  Ardoino  il  cui  nome  col  titolo  di  re 
leggesi  suir  altra  faccia ,  e  che  la  voce  IMPERATOR  non  fosse  quivi 
allra  cosa  che  una  sciocca  imitazione  delle  monele  Otloniane  in  corso 
dopo  pill  d'un  mezzo  secolo  ,  delle  quali  melleva  conlo  (  dic'egU  )  al 
nuovo  re  di  rilenerc  modulo ,  stile  ,  lilolo  ,  peso  e  dispbsizione  delle 
lellere ,  per  procacciare  facile  spaccio  alle  sue.  E  siccome  ,  prosegue 
queslo  scritlore,  le  monele  degli  Olloni  leuevano  laleggenda  IMPERATOR, 
cosi  quesla  voile  Ardoino  ripelula  nelle  sue.  Cos!  il  cavaliere  di  S.  Quin- 
lino. ]Ma  allora  io  chicderei  per  qnal  ragione  le  allre  due  monele  non 
tengano  pure  la  stessa  indicazione  ?  Forse  pei'che  quesla  sia  slata  la  prima 
battuta  da  Ardoino  ?  Non  abbiaino  verun  indizio  di  queslo  :  ond'  e  che 
ci  sara  Iccito  di  supporre  il  conlrario :  ne  conchiuderb  pcrlanlo  che  essa 
fosse  piultosto,  come  gia  dicemmo,  la  lerza,  in  ordiiie,  fra  quelle  mo- 
nele, e  fosse  coniata  nel  1014,  dopo  che  Arrigo  re  di  Germania,  ol- 
tenuta  la  corona  imperiale,  s'alTreUava  di  ripassare  le  Alpi  appena  scam- 
pato  dalla  congiura  scoppiata  in  Roma  al  tempo  della  di  lui  coronazione ; 
e  che  Ardoino  per  far  conlrapposlo  all'emulo  sue,  nel  ripigliare  Pavia 
e  gran  ]iarle  del  suo  reame  ,  ])onesse  sovra  le  sue  monele  il  lilolo  di 
IMPERATOR  ,  che  sollo  quello  di  CAESAR  gli  era  slalo  ,  secondo  si 
ha  dallo  storico  Arnolfo  ,  allribulto  nel   looa  dalla  Dieta  Italiana  (1). 


(1)  «  Ardainos  . . .  Papiac  eligitur,  et  vocntus  Caesar  ab  omnibus  regnum  perambulal  univcrtum  '>• 
(  Arklxpoi  Hislor.Med.  Lib.  I  ,  c.  XIV  ,  R.  1.  T.  IV  ). 


DEL    CAVAMEnE    I..   C.    PHOVANA.  '^3 

L'esislcnza  lU  questc  monctc  pariiii  pcvlanlo  una  ina{;{;ior  piova  ili 
quaiilo  aveva  per  altrc  luslinioniaiize  dicliiaralo  il  Muralori  sopra  il 
regno  d'Arcloino  ;  il  dubilarc  allriiueiili  liulla  clurala  del  di  lui  rcf;uo  e 
cosa  superflua  o  capricciosa. 

Ma  Ardoino  essendo  stato  I'ullimo  re  iiazionale  che  gl'  Itaiiani  oppo- 
nessero  alle  iiivasioiii  de'  priucipi  dclla  Gcrinaiiia  ,  c  la  lolla  di  cui  par- 
luiiiuio  essendo  lerminata  col  tnoni'o  del  re  forestiero  ,  cliiara  si  fa  la 
ragioue  per  cui  inenlre  ahbondano  uella  Germaoia  gli  scritlori  del  re 
Arrigo,  mancaiio  invece  in  Italia  quelli  del  re  Ardoino:  e  chiara  allresi 
la  causa  che  soUelica  laluni  anclie  modernamente,  a  mover  dubhi  sul  ili 
lui  regno. 

Di  I'alto  la  mancanza  di  scriltori  itaiiani  in  quell'  ela  lascio  libero  il 
campo  a  quelli  del  re  Icdesco  di  narrare  le  cose  come  piacque  a  lore. 
IS'e  cerlo  peccarono  di  parzialita  ne  per  gl'  Itaiiani,  ne  pel  re  lore.  Cosi 
il  pill  anlico  fra  cssi ,  quegli  al  quale  come  a  fonle  allinsero  lulli  gli 
aitri ,  Ditmaro ,  storico  contemporaneo  di  quegli  avvenimenli ,  chiama 
ribellione  degl'  Ilaliani ,  resercizio  del  diritto  che  dava  loro  Tanlica  legge 
longobarda  ,  di  eleggere  il  proprio  re  :  ed  usurpatore  sentina  dogni  vi- 
zio  il  Principe  da  cssi  posto  sul  trono  (I).  Imilo  amphCcando  le  esa- 
gerazioni  di  Ditmaro  ,  un  altro  scrittore  sue  coclaneo  ,  Adalboldo  bio- 
grafo  speciale  d' Arrigo  :  e  cosi  fecero  piu  tardi  alli'i  scriltori  della  Ger- 
uiania  ,  come  Vannulista  Sassone  pubbllcalo  daU'Eccardo  ,  il  Cronogvajo 
della  Sassonia  dato  dal  Lcibnizio  (2)  ,  ed  altri  molli  di  quella  nazione. 

Questi  sviarono  dalla  vcrita  gli  scriltori  ilaliani  che  vennero  dopo  , 
diversi  da  que'  lodatori  di  Ardoino  ,  di  cui  iibbiamo  parlato.  I  quali  pi- 
giiando  per  vere  quelle  appassionate  narrazioni ,  cui  iion  se  ne  po(evaiio 


(i;  «  Longobardi  aulom  audilo  Impcratoris  (  Ollon.  HI  )  disccssu  (  dcccssu  )  dc  fuluris  oihil 
'  solliciti ,  aequo  de  dignis  i)ocnitcnllac  frudiljiis  cupidi ,  Uardnigum  (  Ardoinum  )  siLi  io  regcm 
I'  elcgcrunl,  dcstruendi  poeius  gnarum  arlis  ,  quam  regcndin.  (Tdietmabi  Cliron.  Lib.  IV,  n."  34 

apud  PeATZ  ,  Al.  U.  G.  T.  V  )  «  scd  quid  cum  singulis  Tiliis  circumscribero  coDor,  cum  id 

regno  el  populo  apparcat :  quae  turba  iniquilatis  ad  hacc  perpclranda  cum  armavcrit  ».  ( Ibid.  Lib  V, 

n'  16)  I.  Ilardwigus  a  Longobardis    falsa  rex  appcllalus  ■..    (lb.  VI,  n"  37  ).   Per  cbi  poi 

fa  a  Gdauza  colic  ctimologic  do'  norai ,  si  puo  agginngerc  a  lullc  qiieslc  ingiuric  Icdcsche  V  inler- 
pretazioDC  poco  bcnigna  del  uomc  d'Ardoino  o  di  Arlwigo  (  come  appclla  Ditmaro  il  re  ilaliano  ); 
Ardoino  vale  dun  rcggilurc ,  cd  Arlivigo ,  di.ro  e  mollc  (  pRAPronTI ,  della  Stnria  t  condiziont  itl 
Trrnlirw  ,  daWaimo  9j2  a  tullo  il  sccoln  XI ,   p.  207  ). 

(i)  Annal.  Saxo.  ap.  EccaRdu.m  Corp.  Ilisl.  M.  AE  T.  \.  —  Chrooogr.  Saxo.  apud  Leibh.  in 
Acccs.  Hist.  P.  I. 

Serie  II.  Tom.  VII.  lo 


1^4  SlliDl    CKITICI    SOVRA    I.A    STOniA    DITAI-IA    ECC. 

altrc  coiitrappoiTC  tli  scritlori  cli  parle  contrari;\  ,  nc  risulto  una  conr 
gcrie  di  f;iUi  ]ioco  lr;i  se  coorenli  ,  si  chc  la  sloi'ia  cli  qucgU  esordi 
del  sccoio  XI  nc  riinasc  non  solo  come  prima  poco  nota ,  lua  di  pii 
falsata  e  confusa.'i   'jio!-'  .  vi;iiiiri  liiMiuohiifn  tii/jup  oi  .  oniufc'llsli 

Appena  fra  inoderui  scriltori  di  Gcnuniiia  ricordo  \  Comnicntari  sul- 
l'  impero  Romano -Germnriico  del  Jlascovio  ed  il  Corpus  /list.  Gernia- 
nicae  dello  Struvio ;  opcre  pidjblicalc  verso  la  incla  del  secolo  scorso  , 
iielle  quali ,  sia  per  la  spccialita  dell' nrgomcnlo  chc  pel  motodo  con 
lui  sono  condoUe  ,  gli  aulori  non  polcvano  far  allro  <-lie  alFaslcllarc  e 
ripeli're  <pielle  cose  clie  gia  avevano  lascialo  scrilto  i  loro  anticlil  cro- 
nisli.  Si  fa  gran  case  da  doUi  di  ccrta  Disserlazionc  di  Gio.  Davide  Koel- 
ler,  professore  di  storia  ueirAccademia  d'Altdorf,  pubblicala  anch'  cssa 
verso  quel  tenqw.  Questo  lavoro  falto  ncn  si  puo  ncgarc  con  inoUa 
rura  ,  noil  c  con  lulto  oio  socvro  d'crrori  cacionali  tia  falsi  docnnicnli: 
quuidi  siccome  laulore  non  nc  cita  veruno  fra  i  gciinini  die  non  sia 
notissimo ,  1'  opera  sua  ricsce  di  poca  utilitii  per  uno  scrittore  ila- 
liano  (1). 

Ma  fra  i  noslri  meno  anlichi,  primo  ad  esser  irallo  in  crrore  fu  il 
Sigonio  :  die  lacero  di  Gualvano  Fianniia ,  e  di  Filibcrlb  Pingone  , 
quesli  scriltorc  allobrogo  di  nessuna  perizia  per  le  cose  anlcriori  a'  suoi 
tempi  (sec.  XVI),  I'allro  di  dugenl'anni  anleiiorc  al  Sigonio,  e  Slorico 
come  ognun  sa  di  poca  crilica ,  anzi  inipcrtcrrilo  narratore  di  volgari 
dicerie  (2).  ^'ero  c  die  a'  tempi  del  Sigonio  raolli  de'  documenti ,  che 
quiiidi  furono  dal  Tatti ,  dal  Muralori  ,  dal  Giulini,  dal  Ilovelli  e  dn 
allri  strappati  a'  tarli  dcgli  archivi  ,  ancora  giacevano  ignoli :  eppero 
le  narrazioni  sue  ,  comecche  scrittc  con  molta  storica  maestria  ,  per  le 
cose  chc  riguardaiio  alle  guerre  d'  Ardoino  coiitro  Arrigo  di  Baviera  , 
peccaiio  per  anacrouisini  ,  e  per  altre  men  che  sincere  notizie,  c  len- 
gono  poco  merito  oltre  quello  d'  cssere  scrittc  in  bcUissimo  latino  (3). 
(^)iiin(li   ancora  ,  quella  quasiclic  superstiziosa  rcvcrenza  da  lui  profcssata 


(1)  Questo  lavoro  fu  stampato  in  Thcs.  Vissertationum  etc.  del  Mabtini,  T.  11 ,  P.  1  (  novcrob. 
1765).  II  litolo  oe  'e:  Dc  Ardoino  March.  EporcJiae  ,  eleclo  post  Imp.  Oltonem,  el  ab  Henrico  I. 
Aug.  prnfligalo  rege  Italiae.  Dissoitatio  I.  D.  KOELLEB  ccc. 

(2)  rhilibcrli  I'mGONii  Augusta  Taurinorum  —  Taurini  1  vol  fol.  1577.  —  V.  MuB\TORl  Praef 
in  GvALVv^F.l  DE  L*  FUMMA  Matiip.  Florum.  R.  1.  T.  XI.  p.  534. 

(3)  V.  in  yu  llcmici  I.  Imp.  (  BoLI.AND.  T.  Ill  die  XIV  lul. }.  Comment.  I.  B.  SoLtBil  —  V. 
etiam  in  Sicunii  Vc  Jtcgno  llaline  Lib.  cit  ,  nolas  (5)  cl  (7). 


DEI-    CAVAI.IEnF.    I-.    0.    phovana.  ^5 

per  la  maestu  dell'  iinpcro  romano  passato  ne'  Princi|)i  Teulonici,  lo  rese 
intolleranle  verso  Artloiuo  ,  ctl  itif^iusto  verso  gl"  Italiani  del  secolo  XI: 
e  si  dopo  di  avere  sul  principio  del  librO  VIII  lodalo  in  qucsti  raltezza 
dell'aniino  ,  la  quale  rendcndoli  inipazicnli  di  vcderc  passato  ne'  barbari 
il  doppio  onore  della  rcgia  c  della  iinperiale  corona  ,  li  aveva  spinti  a 
riconquistarc  coll' elczione  d'Ardoino  I'milico  iiazionale  dirillo  ,  poeo  di 
poi  parlundo  di  Arrigo  re  di  Gerinauia  (  perclie  questi  conscgul  poi  la 
corona  iinpciiale  )  ammetle  le  pretensioni  gei'tnaniclie,  chinina  aiToganti 
le  mire  d'iU-doino,  scdiziosi  i  desidcri  dcgl  Italiani,  e  conlurbando  tempi, 
fatli  e  persone  fa  plauso  all"  iufedellu  de'  vassalli  del  re  ilaliano  ,  ed  al 
trionfo  del  re  foreslicro  (I). 

Seguirono  piu  o  meno  il  Sigonio  gli  altri  scrittori  piu  moderni ,  e 
reca  meraviglia  siccoine  fra  questi  annoverar  dobbiumo  il  Muratori  ed 
aiichc  ill  parte  il  Giulini  (2)  ,  amcnduc  cosi  valenti  ncUc  cose  di  critica, 
e  scoprilori  di  nuovi  docuinenli ,  clic  chiariscono  fidse  moltc  di  quelle 
censure  germaniclie  ripetule  dal  Sigonio.  Se  non  che  alia  qualita  del 
lavoro  deir  uno  e  dell'  altro  di  que'  valentuomini  ,  la  quale  non  faceva 
loro  abilita  d'addentrarsi  a  conslderare  per  minuto  la  natura  de'  rivolgi- 
mcnli  die  accaddero  in  Italia  a'  Iciiipi  del  re  Ardoino  ,  ne  qual  parte 
vi  avesse  egli  avuta  ,  e  sopra  tutto  poi  all'  andamento  che  allora  tene- 
vano  gli  studi  storici ,  vuolsi  per  avventura  attribuire  questo  difelto. 
Perciocclio  sebbene  il  Muratori  con  tanti  e  quasi  incrcdibili  lavori  abbia 
erello  un  nobile  ed  elerno  iiionunicnlo  alia  coraune  patria  italiana ,  egli 
lasciaiidosi  trasporlare  alia  corrente  dell'  uso  clie  favoriva  gli  studi  mu- 
nicipali  c  genealogici ,  con  singolare  amore  atlese  a  cortecgiare  e  ad 
illustrare  la  faniiglia  degli  Eslcnsi  ;  contenio  poi  ncl  riinanente  alia  st- 
vera  ricerca  de'falti,  egli  li  espose  tali  e  quali  gli  si  avvenivano  ,  senza 
brigarsi  di  soverchio  della  loro  connessione. 

Quanto  al  Giulinij  I'opera  sua  esscndo  una  spcciale  n-.onografia  delle 
antichitu  milanesi  ,  egli  non  parlo  d'Ardoino  die  faccndo  incidcnza  ;  con 
lulto  cio  utili  e  prcziosc  scoperle  furouo  da  lui  falle,  alle  quali  soventi 
volte  ci  rifcriremo. 

Ad  ogni  modo  dalle  accuse  oltremontane  ripetule  dal  Sigonio,  accettate 


(I)  i)e  Regno  IihHm  Lib.  Vlll.  Opcr.  T.  11.  col.    I'l   cl  scg. 

(8)  GiULiM,  Mcmorie  della  Cillii  e  delta  Campaijiia  di  Miiano  ,  ne'  secoli  Basti.  P.  S."  c  3. 


"-()  STUDI    <,I\ni(  I    SOVKA    I.A    STORIA    DITAI.IA  ECC. 

liagli  uni ,  martoriatc  ,  amplificatc  ,  lalsificatc  da  altri  scriltori ,  no  ri- 
sulto  csserc  stalo  Ariloino  non  un  re  Icj^iltimainento  cletto  dalla  Dicta 
]Uliana  sccoiulo  le  aiiliche  leggi  coslilulivc  del  reainc,  il  quale  alia 
testa  delle  sue  Icgioni,  e  come  voleva  la  j)Oca  scicnza  militarc  di  quelVela 
i-onihaiti-  Imiganiente  per  I' indipenJenza  del  regno;  ma  un  pazz.o  .  \\\\ 
enipio  ,  un  forsennato  scnza  Icggc  c  senza  fede  ,  come  piacfjuc  agli  scrit- 
lori  tedesclu  il  a|i|ieUarlo ,  re  di  nome  e  ribelle  al  suo  legittimo  signovc 
il  re  di  Germaniu  (1). 

Questa  mono  die  rclla  o  bencTola  opinione  verso  Ardoino  era  gia 
siirallanientc  arcettata  per  vera  pochi  anni  dopo  il  Sigonio  (2)  ,  die  giusta 
quanlo  abhiamo  dal  Baldessani  nella  sua  ms.  Storia  ccclesiaslica  del  Pie- 
nionte ,  il  cardinale  Fcrrero  abbate  commendatario  del  monaslero  di 
Friitluaria  verso  la  meti  del  secolo  XVII,  non  la  perdono  nemmeno  alio 
Si'heletro  di  lui  ,  die  dopo  1' anno  1015  dormiva  ndla  diiesa  di  quel 
cenobio  :  «  preso  (  die'  egli  )  da  certo  scrupoloso  zelo  ,  rlic  mai  nimio 
»  antecessore  per  tanti  secoli  aveva  senlito  »  apriva  la  tomba ,  e  leva- 
teiie  le  insegne  regali ,  rioe  lo  scettro,  la  corona  c  1  audio,  di  die 
egli  oniava  certa  sua  privata  gallci-ia  ,  faccva  torre  cd  infossare  ncl  nudo 
terreno  quelle  ossa  disturbalc ,  »  acciocdie  (soggiunge)  non  riinanessero 
))  in  nessuna  venerazione  »  (3).  Ne  con  cio  ebbero  pace  ;  pochi  anni 
dopo,  il  conte  Filippo  d'Aglie  (i)  le  faceva  disseppdlire  un'altra  volta  , 
e  rinchiiise  in  una  men  die  semplice  area  di  Icgno,  le  tras[iorlava  nel 
suo  vicino  castello  ,  csempio  piu  assai  della  caducitu  dcgli  onori  lerreni, 
che  non   argomento  d'ambiziose  ricordanze. 

Mancava  che  una  cataslrofe  drammatica  ed  inaltesa  vcnisse  a  coronai-e 


(t)  'f  Quidam  cpiscopicida  Harduinus  nomine  ,  non  rcgn<ibat ,  6cd  vitiis  in  se  rc^nantibus  5ub> 
>'  9cr\iebal  »  (  Adalboldi  yita  f/cttrici  If.  §  15.  ap.  Pertz  Mort.  Germ.  Hist.  T.  VI).  «■  Arduiiiii« 
>•  re\  adulterintis  «  (  ibid.  §  33  )  —  «  Ilardwigus  (  Arduinus  )  nomine  tanlum  rex  »  (  TniF.TMAIu 
Chron.  lib.  VII.  §  17.  ap.  Pebti  T.  V  ). 

(3)  "  Ardoioo  ribelle  dell' imperatore ,  cbe  qual  furia  infernalc  di  mcntc  injpcnersala  ,  guidalu 
u  da  soperba  alterigia  ,  d'ecccssiva  beslialc  ambizione  di  dilatar  i  vanui  del  suo  imperio  ...  per 
>i  il  che  conosciutosi  sacrileffo  ,  omicida ,  e  rco  di  silTattc  eoormith  ecc.  ».  (  CtJS^^•o.  Discomi  Hi- 
jtoricali  supra  i  f^cscnvi  di  f^ercelli  p.   139.  Vercclli ,  1G7G  ,  in-fol.  ). 

(3)  B\LDEs.'ivM  up.  cit.  jircsso  il  C\.sTiCLiONi,  nola  (585)  al  regno  W  Italia  dd  Tesairo  p.  711 
—  Vcdi  pure  il  Temvelli  Biografia  Picmonlcse ,  Dec.  I.  p.  205. 

(4)  Fii.ippo  Conte  n'AcLiE,  marcliese  di  S.  Damiaao  e  di  Uivarolo  ,  ca\alicre  di  graa  emce 
de' Sh.  Manrizio  e  Lazzaro ,  maresciallo  di  campo ,  sovrainlendeule  (Generalissimo  dellc  finaoie  . 
ronsigliere  del  secrclo  ronsiglio  di  slalo  .  jjran  inaslrci  di  Savoia,  cavalierc  dclla  SS.  AnnurciaU 


DEr,    CAVALIERE    L.    C.    PnOVANA.  '^- 


quella  serie  tli  pateliche  scene,  di  clie  Aidoino  c  \ivo  e  moilo  era  stato 
il  prolagonista.  Ni;  qiiesta  vcniic  incno.  E  siccoinc  iion  v'ha,  ch'io  sappia, 
niemoiia  scriUa  tli  (jneslo  curioso  cpisodio  ,  yimlo  a  noi  per  oral  tra- 
dizionc,  non  avviseio  ricsea  imilile  il  liCenrne  cpii  il  fidcle  ratconlo  (I). 

Negli  ultimi  anni  della  sua  vila  il  re  Carlo  Emanuelc  III  (2)  volendn 
provvedere  all' appaiin;iggio  del  siio  figlio  secondogenilo  ,  il  Dura  del 
Ciablese  (3)  ,  s'  iiivoglio  daggiuiigervi  il  soiiiuoso  caslcUo  d  Aglie  rifab- 
bricato  ed  adorno  di  ameni  giardini  dagli  eredi  ed  agiiati  del  detlo  conle 
Filijjpo.  Non  fece  fallo  il  possessore  (4)  di  aderire  al  desiderio  del  suo 
Principe  :  il  caslcUo  fn  venduto  ,  c  con  csso  il  ricco  mobile  ,  e  tulla  la 
su|)pellcllile  quivi  da  lanli  anni  aii'astellata  (Ij).  Di  qucsta  fece  parte  la 
cassella  de'  fossili  avanzi  del  re  Ardoino. 

Ma  la  marchesa  Cristina  contessa  di  Saluzzo-Miolans  (G),  donna  di 
sjiirili  accesi  e  insolFerenli  ,  cui  dispiaceva  non  laiito  di  vedcrsi  priva 
.della  deliziosa  sua  villa  ,  quanto  die  la  signoria  ne  fosse  passala  alia 
Corte  di  Torino  ,  presso  la  quale  non  godeva  di  inollo  fuvore  ,,  ebbt 
per  ingiuria  fatta  a  se  slessa,  cpiella ,  die,  come  a  lei  pareva ,  il  maiiUi 
aveva  commesso  contro  a'  numerosi  feudalari  del  Canavese  ,  cedendo  nella 


(I)  La  trailizioDc  clie  rifevisce  questo  fatto  ,  non  forsc  privo  di  qualclic  curiosita,  puu  rssrre  »la 
me  guarrnlita  sonza  vcruna  csitazionc.  lo  la  Icngo  da  una  onoranda  c  colta  nialrona  ,  chc  per 
rinpeMn  m'aslen^o  di  noniinare,  la  quale  noil' innltrata  eta  di  83  anni  consen'a  una  frescliezza  di 
memoria ,  ed  una  cliiarcz/a  d'  idee  vcramente  invidiubili.  Essa  mi  accerl6  aver  piu  voUc  udito 
questo  racconlo  dalla  Ijocca  del  cavalicro  Giacomo  Valperga  di  Masino,  nl'I)ale  del  Monaslero  di 
S.  Doni(;no  (  [;ia  Frutluaria  ) ,  fralello  del  conle  Carlo  Francesco  ,  cnnteniporaneo  percio  di  quella 
eavalleresca  spedizione/ 

(•2)  negno  dall'anno  17.tO  al  17')3. 

(3)  Rcucdotlo  Maria  Maurizio  Duca  del  Ciablese  nalo  nel  1741  di  Elisaliella  Teresa  Principessa 
di  Lorena  ,  lorza  mof^lic  del  re  C.  E.  III. 

(i)  San  Marlino,  Carlo  Eiuanuelo  Fr.  Giuseppe  marchcse  dWj^Ue,  primo  scudiere  c  frcntiluorao 
di  camera  di  .S.  M. ,  figlio  del  marcliese  di  S.  Germauo. 

^5)  II  caslcllo  d'Aglie  fu  rifabbricato  un'allra  volta  ncl  1*75,  amplialo  su  discgni  del  conic 
Borgaro  dal  Duca  del  Ciablese ,  e  piii  lardi  nuovamenle  arricchilo  dal  re  Carlo  Felice.  Fra  i  di- 
pinli  in  una  delle  sale  vcdonsi  <|uelli  assai  meiliocri  di  Paolo  Ricci  da  Como,  i  quail  rappresen- 
lano  la  coronazionc  di  Ardoino  ,  ed  i  fasli  di  lui  secoudo  le  favolosc  descrizioni  de'  seicenlisli. 
!1  die  non  loglie  ,  cbc  i  ciceroni  non  li  asscriscano  gravemenle  .  che  quelle  piUure  sono  slalc  e- 
spjjuilo  800  anni  fa. 

(G)  II  ranio  della  casa  Saluzzo-Miolans  si  eslinse  in  Crislina  ;  essa  fu  percio  erede  del  ricco 
p.ilrimonio  composlo  dl  niolti  fcudi.  die  voile  di\isi  co' liloli  ne' suoi  Ire  Gglitioli.  Cosi  il  priuio 
vbbc  il  tilolo  di  marchese  di  (iaressio  :  il  sccondo  quelle  di  crate  di  Miolans :  ed  il  lerzo  Ji 
niarcbcse  ('anli}  di  S.  Germann. 


-8  STI'DI    CIVITICI    SOVRA   I.A    STOHIA   d'.tai.ia    ecc. 

t 

veiulita  ik-l  caslcUo  e  quasi  in  soprammcrcato  d'  ocUoso  contralto  ,  le 
spoglie  di  quel  re  ,  die  que'  nobili  palrizi  vaiitavaiio  come  slipite  co- 
inuuc  delle  loro  famigUe. 

Lo  sdegno  die  bolliva  nelle  vene  di  quell' alliera  castellana  era  (.on- 
fortalo  da  un  sentiinento  di  opposta  nalura  ,  il  quale  poetizzando  agli 
(icchi  suoi  le  siranezzc  ddla  sua  iwimaginativa  ,  la  rendeva  sprezzalrice 
d'ogni  crilica  ,  e  indiircrenlc  allc  allrui  diceric.  Picferiva  Crislina ,  fra 
i  niolti  cavalieri  die  la  corteggiavano  ,  il  coute  Cailo  Francesco  Val- 
perga  di  Masino  ,  il  piu  ricco  fra  cpie'  signori  del  Canavese ,  uomo  chc 
alio  spleiidore  de' natali  e  delle  caridie  (I)  accoppiava  quelle  doti  del 
cuore  e  ddla  persona  ,  die  furouo  mai  seinpre  potenli  ausiliarie  presso 
la  pill  bella  mela  ddla  umana  generazioiic. 

Doleva  altamente  al  conte  di  Masino  I'atto  di  non  curanza  usalo  dal 
vendilore  del  casldlo  d'Aglie  verso  i  poveri  avaiizi  d'Ardoino,  ma  non 
potendo  in  virlu  delle  sue  cariche  corligianesclie  niostrarsene  risentilo , 
od  esporsi  ad  un  rifiuto  col  fare  forinale  ridiicsta  della  obbliata  cassetta, 
ddibero  di  lentare  celata  via  per  averla  ad  ogni  mode  nelle  sue  mani. 
Volgevasi  per  queslo  alia  sua  dama :  e  come  quegli  die  molto  bene  ne 
sapeva  l'  indole  altiera  e  corrucciosa,  fatli  scrvire  al  suo  fine  i  femminili 
rancori  di  lei  contro  la  Corte ,  ed  il  dispetto  die  le  aveva  cagionalo  la 
])erdita  del  casldlo  ,  poco  peno  ad  accenderla  nel  desiderio  di  una  ca- 
pricriosa  vendetta. 

Per  una  nolle  filla  d'  inverno  parliva  I'ardenle  mardiesana  da  Masino, 
caslello  del  suo  fedel  cavaliere ,  posto  a  poche  miglia  dalla  citta  d'  Ivrea, 
e  con  una  mano  di  scelti  bravi  Iraeva  inopinalamente  verso  la  rocca 
d'Aglie.  Cola  o  per  sorpresa ,  o  per  impeto  ,  od  in  virtu  deU'antica  si- 
giioria  ,  falle  spalancare  le  porle,  trascorreva  in  un  baiter  d'occliio  per 
le  ben  note  sale  ,  e  trovata  la  fatale  cassetta  ,  con  essa  ripigliava  Irion- 
fante  la  via  di  Masino  ,  lasciando  scornati  ed  altonili  i  guardiani  del 
violato  casldlo.  Forse  quell'  alto  di  femminile  baldanza  non  dispiacque 
in  segrclo  a  chi  I'  avrebbe  potulo  punire  ;  cliecche  ne  sia ,  gcUato  so- 
vr'esso  un  vcio  si  finse  d'ignorarlo. 

Quindi    poi    le   ceneri    d'  Ardoino    rimasero    custodite    nel   castdlo   di 


(I)  Carlo  Fraacesco  Valperga  di  Masino  fu  ambaiciatoro  in  Ispagiia  ed  in  Francia  ,  quindi  Viccri 
in  Sardegna. 


DEL    C AVAL! ERE    I..    C.    PHOVANA.  "C) 

Masino,  dove  i  iioljili  credi  del  oonle  Carlo  Francesco  tengono  a' gionii 
iiostri  ad  onoranza,  che  nella  piii  splcndida  villa  del  Canavesc  abbia  si- 
curo  ri|)OSO  rultimo   re  ilali:ino. 

A  tali  |)eripezie  degiic  piu  assai  de'  tempi  biirrascosi  e  lonlniii  nr'cpiali 
era  vissulo  Ardoino,  die  non  delta  cavallcrrsoa  civilti  de'noslri  iiiiiepiori, 
era  aiidata  sotloposla  •  la  memoria  di  qnesto  re  [»er  le  esai^erazioni  di 
quegli  storici  appassionati  ,  c  de'  loro  poco  ntlcnli  imitalori. 

Per  forma  di  compcnso  altii  scrittori  del  secolo  X\  11 ,  de' rpiali  gia 
nbbiaino  fatto  !)^tarola  ,  stranaroiio  dolla  voiitu  in  oj>pos(a  maniern.  Ap- 
jioggiali  ad  una  cronaca  falsa  (o  per  lo  ineno  a  bello  studio  falsilirala  ) 
del  mouastero  di  Frultuaria  e  ad  un  subbisso  d'  intinnagiiiari  do(  iimeiili , 
I'ostoro  coUaiTiorevolezza  di  quel  secolo  ipcrbolico  ,  edificaroiio  poiripose 
gencalogie  ,  insussislenti  raccouli  ,  favole  sperlicate  :  e  non  rontenli  a 
queslo  ,  subliinarono  il  loro  Ardoino  all "altczza  degli  eroi  dell"  eia  dcH'oro, 
e  de' santi  del  Cielo.  ]\la  lutlo  cio  non  resse  e  non  polo  a  reggere  lun- 
gaineutc  conlro  una  Savia  crilica.  La  data  sola  della  niorle  di  quel  re, 
die  dalle  ricetche  del  Mabillone  abinamo  essere  accaduta  nel  dicembre 
dcH'anno  1015  (I),  basta  a  chi:irir  false  le  celesti  visioni  ad  csso  altri- 
builc  ,  e  supposli  i  portenti  in  suo  favorc  operali  nel  1018:  come  una 
semplice  occliiata  bastu  al  Muratori  per  mostrare  ajjocrifi ,  cerli  di|)louii 
cd  allre  carte  assegnate  al  re  Ardoino   onde  corroborare  codesle  iinzioni. 

Ricordero  jicr  lulli  gli  allri  un  solo  di  ipiesli  falsi  documenli  clic 
serv'i  per  inolli  somiglianli  d'cscniplare  ,  sovra  il  (piale  venne  da  quegli 
scrittori  fondata  la  gcnealogia  di  lui  ,  che  im[)arcnlarono  con  ogni  ma- 
nicra  di  Principi. 

Quest'  c  il  diploma  di  una  ricca  donazione  die  si  suppose  Hitla  da 
Ardoino  nel  giorno  stesso  della  di  lui  ccronaziouc  al  mouasleio  ili  s.  Aui- 
brogio  di  Milauo.  Documeiito  del  quale  parla  il  Muratori  in  certa  sua 
lelli'i'a  di  risposta  a  ipidla  die  (J.  T.  Terraneo  ,  allora  in  cla  di  2!5  anni, 
aveva  a  lui  scrilla  in  lingua  lalina,  inandandogli  con  giovanile  ardinicnlo 
le  sue  copiose  osservazioni  sopra  la  falsila  di  (piel  diploma  (i). 


(I)  Kccrotog.  S.   r>cniijni  Dirhn.  apud  ^I^BlLl.o^  ,  Ann.  O.  S.  B.  T.  IV. 

(i)  Avvisai  cosa  inutile  di  i|ui  puMiiicare  qiicsto  diploma  dicliiaralo  spurio  da)  MiT.  \tobi.  e 
che  si  Icggc  stampato  nel  liliro  (itorinsa  Anhilitas  fttmil  yicccumilum  di  Ccrol.  Birn  :  ma  mi  par^e 
di  fjr  uola  la  IcUcra  di  qupl  Pmlrc  elclla  Sluria  Ituliima  ,  a  qiicgli  clic  nicrili   yn<\  ro' suoi  laiori 


8i)  sTiDi  canici  sovha  i.a  stokia  d  itai.ia  ecc.  , 

111  mezzo  nlle  slrnnezze  tlfclle  opmioni  conti'ntUlillorie  sorlesul  cbiito 
d'Ardoino,  era  cosn  ditlirilo  il  sceTci-are  il  vci-o  dnl  tilso;  m  si  adojMjro 
inn  lion  oltenne  chc  iiu|>cifetlainciitc  loscopo,  Cai lo  Tenivjill ,  altro 
scrillore  Piemonlese  note  nil' Italia  piuMohe;  per  1' ojtere  sue  peril?  in- 
tetnerata  sua  vita,  e  per  le  pic^ostf  iinmojtalii  .'parole  coa  cd«  .  Carlo 
liolta  ne  raceoiilo  la  sorlc  hiiijliQC  (-l).!  Sci'lvcvni  egli  in  t|iieir  epoea 
iraiisitoria  ,  nella  quale  gli  studi'  stoiici  lawdavaoii -iu  Ilalia  rideslando 
ila  quella  nuUitii  ,  o  peggio  che,  iraUitA,  in.  cho  i da;  .gran  tempo  erano 
giaciuti ,  meive  i  soccorei  deli' arte  critiicn  trimessa.iin'onore  in  .tulta 
r  Ilnlia  (iair  inimortale  MuraUiri'i,(>c  nx^'Jutlfia  Sabalpiiiai  daligiii.'imtaai- 
iiiito  Turraueo  {"X)-  (.0  '-^L-iui-ri'j'j  cviibuc  L.'j;Oiiir.Liiii'.«  ii^d 'i 

1(1   /fii   111   iliii6iu(i   o([03el  sJnshiasiq   li  <  oqob  cnriB   u/orn  tw'ifi 
j.,  b  oJi;;;292  'ifil  'xsq  BlJrij?  ^  u^T/l    !■   lyviv.]/.    r,ll/i 

il  tilolo  tli  Patlrf  Hclhi  Sioria  Suiff/^.nn ;'aciSv('ipU<l4  e'14"-'^fcdW5aic  ki<k\  &t<iliii^{icey»  'i\^tii^ 
giovane  iogegiio  ,  c  como  no  inijoviriasse  i,|CuVw}  f^fr'^J  l,'/t  !)Mfi!r>.'I      iiX!;  'li-    ;Ji!       i.ilC' 

Lcllcra  ili  Lod.  Anl.  Mur,vtobi  a  G^  T.,TEnn\NEo(  Dalle  sclicdc  di  G.  T.  fEBRANFO  :  TtitiulnT. 
Cclto-Ligusi.  T.  11.  ah  an.  DCCCCl.  'ml  ah?  ^MXL^' iH'  d'ella  W.^  ffiivcrsita,' vctfi  all'anno  Kill). 

II  Prima  d'ora  Hon  mi  ba  pormraso  la  miW  p<<('d  e'lnlia'dirispctDdtr^'dll'ellegaiill'sslnio  S6^io  Ik- 
»  t^oo,  clio  mi  Ua  lallo  godcrc  V.  S.  Illuslr^^ima.  Qra  cbc  lesjiirQ  ^||ua)ito ,  sad,disraQQK(  fyjpe 
>  posso  al  mio  doverc,  con  riograziarla  del  comuDicatomi  diploma  del  re  Arduino.  S'e  Ella  aii- 
.)  bastanza  accorla  ,  che  il  ihefleslimo  pos^a  c^Serc  un' iinposliira.  Tatc'iiifjlli  e,  clt ahtttrl  n*  !•  stale 
.1  il  Gulluzzi  milanese ,  fulsario  fajnoso  ,  die  avea  prcso  a  far  disccndere  la  lamif^liu  id  Visoonti 
■'  da  Dcsidcrio  re  dc'  Longobardi,  con  far  venire  da  esso  il  ve. A^dpino^q  da^rdoiao  ci%\  Ws^qixU. 
I  Osser\'i  ijuel  re.x  Vesidvrius  antiquus  avus  7ioster,  die  lielta  maniera  di  parlarc  !  ISoti :  Bfraifjarii 
»  et  Adalhcrti  rerjum  ,  patrui  ttostri :  iulto  Va  a  Icssere  la  itfventala  penoalo^ia  ;  nc  allora  si 
'I  diceya  in  marchionalu  noslio  ,  ma  bens'i  in  p^rc/ia,ni)slra.  Manca  il  git^rpo,  in  ,<)ui  fu  daloil 
»  diploma:  vi  si  dice  bensi  in  die  ini-oronationis  ,  ma  vl  si  dovea  c^primcre,  piii  cbiaramenle  (JUfl 
)'  di  ,  ed  il  Galluzzi  non  lo  sapeva  ;  ollrc  di  che,  f\iicu^  Iiu-nrnnatio7ns  c  ridicolo  :  avrcbbc  dollo 
»  Coronalionis.  Ne  Ugo  marcbesc  di  Toscana  era  alluraC  vivo.  Sappiamo  do,' s.'PfelrA'RitliaBb  . 
»  cb'egli  mor'i  prima  d'Ollone.  Ill  imperatore^,  ed  Ardfino  sol^m^to  dopo.ia.^rte  i^|  Pl^>p« /u 
I'  coronato.  Ne  i  marchcsi  d'Eslc  aveano  per  ancbc  la  dennminnzionc  d*Esle.  Erano  marcbesi  e 
).  furono  poi  ncl  susscgncnle  secolo  solamcnie  cW\arosly  d'  Este.  to  traftificio  iV  r'csfo  ,  che'  di'pra 
u  Don  occorre  per  cooosccro  la  falsila  del  docnmculo  ,  il  ({unje  ,  so.bon  mi  ricordo:, .  fn 'iutrnoo  dal 
)i  Galluzzi  ncirarcbivio  dcllc  monacbo  del  monaslero  uiaggiore    di  Milaup.       ,  .nio  >     ,      .-,      ^ 

.'  lo  non  lascio  per  ijneslo  di  ringraziaro  V.  S.  lUuslri.ssima  ,  per  la  sua  benigna  iatcnzione  di 
>'  favorirrai.  E  mi  congratulo  poi  seco  per  Pclogante  suo  slile  lalino ,  cd  avendo  fon  cio  conosciiilo 
it  la  felicila  del  suo  tatenlo  ,  sono  ad  esorlarla  ,  cbo  lo  colli>i,  e  seguili  lo  studio  deirervdiiioue 
»  per  dar  poi  que'  bunni  t'rutti  ,  di  cui  la  trovo  capace,  Inlanto  con  assicurarla  di  lutla  la  niia 
»  sliiQii  ,  ed  olTerinni  a'  suoi  ccnni  ,  mi  proleslo  ecc. 
•'  Modena  14  agosto  1737. 

~~~"        ITud.  Ant.  MiH.iTOBi     . 

(1)  BOTT4  ,  Sioria  d'ltalia  dal  i7S9  at  ISt4 ,  T.  II '/"lib.' Xt ,  p.  367  c  seg.  (  Parigi,  Baodry ). 

(2)  .1  Subalpinae  //isloriac  parens.  i>  Cosi  lo  appella  il  VeBNAIIa  neU'epigrafe  poslagli  sulla  tomb* 
Delia  chicsa  di  S    Dalmazzo  di  Torino  .  da  lui  suo  discepolo  cd  amicn. 


nF.r.    (AVALIERE    I..    G.    PROVANA.  8  J 

Discppolo  suo  C.  Tenivelli  prese  con  diligcnlc  biojjiiifiii  ad  illuslrart; 
Ariloino  ,  marclicsc  tl'  Ivrea  e  re  d'  Ilalia  ,  conic  il  <lotlo  maestro  suo 
aveva  illiislnito  I'Adola'ulc  conlessa  di  ToV'nio.  Ma  alieno  ,  come  scri\c 
il  IJolla  ,  dalle  opinion!  poliliche  d'  ollrcmonli  ,  chc  gia  a'  suoi  tempi 
cominciavano  a  pullulare ,  favoriva  per  indole  e  per  abiludine  (juanto 
sapeva  d'opinioni  conlrarie:  si  che  mentre  i  novalori  volcano  proscrilli 
i  tiluli  di  nobillii  c  le  sccpicle  gencalogiche  ,  egli  stiniando  n;cglio  illu- 
strare  il  suo  protagonista ,  acceltava  per  veri  alcuni  fra  que'  spuri  do- 
cumenli  di  cui  parlamnio  chc  nc  magnificavano  la  provenienza  e  n<' 
nobili(aviino  il  casato  :  cosi  scnza  volerlo  s'  allontanu  da  quella  verita 
ch'egli  raldanienlc  andava  cercando  (1). 

Non  molli  anni  dopo  ,  il  presidenle  lacopo  Durandi  in  un  operolla 
sulla  Marca  d'  Ivrea ,  scrilla  per  far  seguito  d'opera  mapgiorc  ,  in  <'on- 
dolto  a  pavlare  del  marchese  Ardoino.  II  che  fece  con  allnllanla  doi- 
Iriiia  chc  criterio.  Reielle  tulle  le  favole  divulgate  da'  suoi  prcdccessori, 
c  chiariti  molti  documenli  che  a  quell'  eta  appartengono ,  con  quclla 
brevita  che  s'addiceva  al  suo  lavoro,  considero  Ardoino  soUo  il  ncio  suo 
aspclto  ,  non  disgiungcndo  le  cose  che  specialmeule  lo  riguaiilano  dagli 
avvenimcnli  che  accaddero  a' suoi  tempi,  quando  per  la  mortc  dellul- 
timo  degl'  imperatori  della  stirpe  d'  Ottone  s'  apri  un  nuovo  campo  in 
Italia  alle  novita  che  que'principi  vi  avevano  ioro  malgrado  provocate  (2). 

Queslo  suo  lavoro  ,  luttoche  brevlssimo ,  e  tanlo  j)iu  progievole  in 
({uanto  che  Taspctto  solto  il  quale  prese  a  considerarc  la  jiarlc  lalta  da 
Ardoino  in  quella  rivoluzione  italiana  ,  o  diamctralnienle  opposto  a  <picllf> 
col  quale  egli  pure  ingannato  da'  precedent!  scriltori  aveva  dipinto  queslo 
re  in  una  prima  opera  sua  (3):  prova  ,  se  alti'a  mai  ,  che  rello  era  it 
giudizio  ili  quel  valoroso  scrittore  ,  e  che  gia  alle  vecchic  I'orinule  ailii- 
lalorie  prese  dalla  Storia  Ilaliana  dopo  la  caduta  di  Firenze,  comincia- 
vano a  sottentrarc  modi  piu  razionali  ,  intendimcnto  piii  gencroso  •• 
S|iassionata  ricerca  del  vcro. 

Qucsta  tendcnza  novella  ,  queslo  pi-ogresso  manifcslansi  niaggiormenti- 
ucUa  dotla  c  bella  Storia  di  Como,  scrilla  da  Giuseppe  Rovelli  coelaneo 


(t)  Tt,M\tLl.i,  Biogrtifia  Picmontcsc  ,  Decade  I.  p.   1*3. 

(3)  DuitAKDI.  II  Piemonle  Cispadano  e  Trantpadano  atilico,   Torino,  3  \o\.  in-i.",    IT"!  ,  1803. 
-  Ucn,^^DI.  Delia  Marci  d'  Urea.  Torino ,  1  vol.  iu-4."'  ,   180-1. 
(3    UuntNDi.  Diir aiilica  vondizione  del  y'ercelltie.  Torino,  I  vol.  in-l",  17C6. 

Serie  II.  To.M.  VII.  11 


8a  STUDi  cRiTici  sovRA  {..V  STonu  d'itama  eoc. 

ilcl  Duraiidi.  L'opera  e  divisa  in  tre  parti  >  e  questc  in  sedici  cj.oche  , 
.i»iii  im  a|)|)oiidicc  ;  narra  le  vicende  dcH  anllca  i:illi'i  di  Como  da'U'inpi 
di  Tiirquinio  Piisco  ic  di  llonia ,  fiao  alia  linnovazione  del  regno  d'l- 
tidia  per  IVapoleoue  inipcralore  (il),  N«Ua  breve ^^e fa z.ionc  lAuloie  di- 
cliiara  qunii  siauo  le  sue  dollritic  in  ThIIo  di  Sloria  :  c  qucslcse.  iion 
vpnsjono  da  osso  ne  pomiiosamente  ,  iic  bclliunciite  dcscrillc  ,  non  difel- 
tuiio  per  liilto  cio  di  prol'oude  e  genQrose  vednlc.  »  I^o  scrivcre  una 
o>  Sloria  (  dice  il  RovelU  )  cgli  noa 'ei  I' esporre  soUanto  una  serie  di 
»  fatli  apparleucnli  a  quelia  naz.ione  ,  provincia  o.cilla,  di  cui  s'  ini- 
n  premie  a  scrk'erla  ,  ma  cgli  c  inollre  un  pcnetrarc  dontro  lo  spirilo 
)i  de'  tatli  uiedcsinii,  e  sccglierii  e  disporli  soUo  quel  jnnilo  di  vista  , 
»  die  inleressano  1'  uonio  e  la  civile  soeiela.  Egli  e  un  svolgere  i  rap- 
»  porli  die  hauuo  gli  avveuimenti  si  niorali  die  fisici ,  alia  fdiciti  ,  o 
»  alia  iniseria  degli  iiomini ,  e  far  conoscere  esatlaincnle  e  in  lulli  i 
n   varii  periodi  de'  tempi ,  lo  slalo  del  popolo ,  die  nc  e  il  soggetto  »  (2). 

Dopo  codeste  sentenze  Tautore  ,  siccome  egli  metfesimo  osserva  ,  non 
poleva  trattenerc  la  sua  storia  duntro  i  Itmitl  die  riguardano  la  sola 
cilia  di  Como,  a  quel  modo  die  fallo  avevano  i  li-e  di  lui  predecessor!, 
Benedello  Giovio  ,  Francesco  Ballarini  cd  il  P.  Tatli.  Eppero  la  estese 
egli  non  solo  a  lutto  il  regno  d'  Italia  ,  del  quale  Como  col  su.0  terrilorio 
faceva  parte,  ma  talvolla  a  lulta  I'inlcra  penisola  iUiUana.  E  queslo 
fece  con  molto  discerniineiUo  ,  non  cntrando  in  inutili  parlicolari ,  ma 
non  tralnsciando  neppurc  que"  fatli  die  collcgar  polCTano  il  suo  speciale 
argouienlo  cogl'  interessi  generali  di  quella. 

Codesta  conuessione  viene  dimostrata  per  eccellenza  nclla  Disserta- 
zione  prcliminare  .  cli'  egli  divise  in  vari  Articoli.  Fra'  qnali  il  primo 
che  locca  della  dominazionc  di  Carlo  Magno ,  e  de'  Carolingi ,  e  quindi 
in  singolarissimo  modo  1'  allro ,  die  ritrae  il  prospetlo  polilico  della 
Lombanlia  da  Ottone  I  fino  alia  successione  di  Arrigo  III  iuiperalore  , 
sono  svoiti  con  isfoggio  di  molta  dottrina  ,  e  con  non  minore  sagacila  , 
e  novita  di  citazioiii.  Dellc  conseguenze  di'  cgli  ileduce  dalle  sue  consi- 
derazioni  sovra  lo  stato    degl' Italiani    sul  cadere    del  secolo  X,  e  so^ra 


(I)  Storia  di  Cnmo  ,  dcscrilla  dal  marclicse  Giuscppp  Hotelli  ,  palrizlu  Comasco  .  dnisa  in  Ire 
pirli,  in  5  vol.  in-4."  Milano  o  Como,   1*89  c  1808. 
(3)  Sluna  di  Como.   P     I    Prcfnz. 


nv.I.    CAVAT.IERE    I..    C.    PROVANA.  83 

le  cause  c-he  agevolaroiio  il  loro  risori^inicnto,  noi  avrcmo  |iiu  voile  oji- 
jjorlunita  tli  far  parola  nel  corso  di  qiicsli  stmli.  Fia  tali  cause  pom- 
a  buoii  dirillo  il  Ilovelli  il  regno  tli  Anloino. 

Era  infatli  impossibil  cosa  ,  chc  sfuggisse  alle  sue  considerazioni  sic- 
come  quel  regno  quasi  misterioso  per  la  spontaneila  rolla  quale  ehlie 
inatteso  pi'iiicipio  ,  per  la  durnla  sua  di  circa  (piallordici  anni  a  fronlc 
di  un  neniico  forcstiero ,  potenle  cd  aiutato  da  una  parte  de  jicrlidi 
vassalli  d'Ardoino,  in  inczzo  a  rnille  diflicolta  di  guerre  interne  cd  c- 
sterne  ,  di  tradimenti ,  di  pcsli,  d'  incendi,  di  careslie,  era  impossibilc 
ripeto  ,  clie  sfuggisse  al  Rovelli  siccomc  qnesto  regno  clic  duro  si  lun- 
gamenle  a  frontc  di  lante  opposixioni,  c  lui  falto  caraltcristico  di  qucl- 
I'eti,  clie  va  connesso  co'  nuovi  bisogni ,  colle  nuovc  tendenzc  chc  in 
quel  punto  senlivano  i  nostri  j'vadri. 

Con  luUo  cio  si  direbbe  ohe  la  novita  deH'aspetlo  con  cui  gli  si  prof- 
feriva  il  pcrsonaggio  d'Ardoino  lanto  diverse  da  qucUo  che  da'  prece- 
denti  scrittori  gli  era  attribuito,  rendesse  dubbioso  I'animo  dcllo  storico 
iH  Como  :  eppero  nel  parlare  dellc  couseguenze  del  di  lui  regno,  ecco 
in  qual  modo  le  avviluppa  di  parole  ambigue  e  quasi  conti'addiltorie  ; 
i(  Ariloino  (  morendo  nel  1015)7^"'  d' inquietarc  la  Lombardia,  e  di 
»  awolgerla  in  discordie  e  guerre  civili ,  ina  non  finirono  le  conseguenze 
»  ne  di  quclla  funesta  rivalith  ,  che  si  risvcglio  tra  Popolo  c  Popolo  , 
»  ne  di  quella  esaltazioue  di  coraggio ,  che  lo  speriinenlo  dellc  pro|)rie 
»  forze  suole  ispirare ,  e  la  quale  animando  alle  piu  ardite  iinprese 
»  (igei'olo  a'  nostri  maggiori  Yacquisto  delUi  libcrth  »   (1). 

A  codeste  conseguenze  ,  in  qualsiasi  modo  le  vcngano  espresse  ,  era 
stato  condolto  il  Rovelli,  per  aver  considcralo  in  modo  piu  largo  c  jiiii 
razionale  i  fatli  di  qucgli  anni.  Avvcgnache  paragonando  lo  stato  in  cui 
Irovavansi  nel  1002  gl' Italiani  alia  morle  d' Ollone  III,  con  quello  in 
che  poi  li  lascio  nel  1015  il  re  Ardoino  ,  egli  pole  ravvisare  siccomc 
le  condizioni  de' tempi  furono  quelle  che  crearono  Ai'doino,  c  come 
la  stessa  natura  indomita  c  ambiziosa  di  questo  principc,  aiuto  lo  svi- 
luppo  di  quelle  novita  che  andavansi  nianifcstando  nclle  risortc  popo- 
lazioiii. 

Siinili  conseguenze  non  avcva  dcdolto  il  Dcnina.  11  quale  nel  trattare 


(1)  Sloria  di  Ccmo  P.  II  ,  Epoca  IX.  Cop.  1.  p.  84 


8)  sTiDi  f.niTif;i  sovnA  i.\  storia  d'itai.ia  f.cc. 

lii  (|ue»lo  oscuro  perioJo  di  sloria  neUopcra  sua  dclle  Bivoluzioni  c/'/- 
/(///«,  sei;ui  riiniluuieiilo  ile'suoi  prcdci'cssori,  c  fonsitle.ro  Anloino  coiiio 
lino  di  que'  Unnli  re  I'hq  ilopo  la  nioile  dj,  Carlo  11  (ji-osso  Hvcvano 
iicciipalo  ooUe  violenae  il.trono  d'  Italia.  EppeK^  teueiulolo  solHuilocoinc 
nil  pazzo  c  come  un  ainbi/.ioso  clie  a  furia  idi  *;i^ggin,;je  ,)D,  vj^;^U|,4!ellc 
sue  ricelic/.zc  aveva  usurjialo  la  corona,  sdqgno  venire  indas^ando  tpialc 
fosse  slala  1' iiillucnza  rcciproca  tra  Ic  viccnil,C,.  gepQi'^l},  deiU,,iialJia  ,ejd 
i  falli  principall  del  regno  di  queslo  priijcipsj ,   r,  ,  iUgyoH  \n  ojiiiflhlw 

Di  ({uesli  ullinii  aiuii  linalmeule  ,  uno  scriUore  TedcsoO:  il  dollor 
Leo  ,  prot'cssore  di  Sloria  nella  cclcbrc  Univcrsila  di  Ilalln,  dolto  conic 
sogliono  essero  i  Icllerali  suoi  conna7,ionali,  publjlicp  colle  stsmpe  una 
Sloria  J' Italia  dalUi  cadula  dell  inipero  roinanq.ginp  ,^Hcnij>i  nostri  , 
dellaUi  da  lui  iicUa  sua  lingua  nativa  ed  <;laboralA,30Vra  uii, piano  af- 
lallo  iiuovo  ,  con  una  riccliczza  di  peregrine  cilazioni  vcranicnte  gcr- 
inanica  ,  e  lale  lia  svergognariie  i  piu  doUi  bibliofili  ilaliaui. 

Lc  cousiderazioni  roUe  quali  egli  collega  le  sue  varmzioni  sono  sen.- 
))re  profonde  e  logic  he  ,  cioe  conformi  ad  uii  dalo  suo  ruodo  di  vedere 
i  falli  cU'cgli  racconla.  Forse  gli  si  polrcbbe  domandare  maggior  toUe- 
ranza  nolle  sentenze  clie  toccano  in  quaiclie  iDodo  le  dollrine  religiose, 
iiclle  quali  egli  si  mosira  iioii  solo  seguace ,  ma  Caldo  difensore  della 
rifonna ,  con  uu  zelo  die  liconla  leuipi  gia  inoUo  lontani.  TuUo  queslo 
lion  loglie  alia  sua  sloria  il  prci^io  d  esserC;  stA(^a,:elaJb<>Vi<ta  con  niolta 
dotlrina.  ■   ; 

La  duiuinazione  de'  Ire  Ottoni  in  Italia  e  saviamenle  medilala  da  esso 
con  una  parzialila  non  di  Iroppo  cccessiva.  Da  quella  deduce. gran  parte 
degli  dementi  clic  ne'  secoli  XIII  e  XIV  diedero  ( siccome  egli  slcsso 
si  esjjriinc  )  alle  rivoluzioni  ilaliane  un  movimento  ed  un  aspclto  spe- 
eiale  (1).  E  siccome  egli  allribuisce  un  lal  risultato  all'essere  stali  ro- 
stielti  i  successor!  degli  Oltoni  sul  trono  d'  Italia  a  seguii-e  il  sistenia 
jiolilico  inesso  in  opera  da  que'  principi  ,  cosl  fu  condotto  a  ragionBif 
il  \rdoiiio  imiiiedialo  successore  di  Oltone  III. 

Kcco  in  qual  guisa  viene  da  esso  considerata  I'elezione  d' Ardoino : 
«  JJopo  la  morte  di  Otlone  III  I'llalia   (  cosl  il  Leo  )  ebbe  anche   una 


( I )  .V(ori<i  degli  Stall  ICnliam  dalla  cadula  dell'  Iinprro  Unmano  fiuo  al  iS40 ,  di  E,  LEO  .  pio- 
foMoro  di  Sloria  all"!  nivcrsilii  di  Hallo  ,  prima  vcrsiuno  dal  Tcdcsco  di  A.  Loi.WE  ed  E  Ai.ir.Ri. 
KircDzc,   \»\i  ,    Lib.  IV     Cap    I  ,  5  III     p.ig.  140. 


DEL    CAVAI.IF.nF,    I..    C.    rn<iVANA.  R5 

»  vollH  IH1  so>Tan<)  di  sua  unzione.  Ma  cailrebhc  in  gi-aiulc  crrore  clii 
I)  lo  volesso  ])aragoniin'  agli  HiHulii  re  ed  anli-re  ,  che  abbinmo  vodulo 
»  suocedci'si  allora  ron  (aula  ntpidila  ,  porlali  scmpie  a  (|iiel  grado  da 
»niia  faisionc.  II  nuovo  monarra  del  ([iiulf  al)l)iain(i  a  parlaix-  sorse  uni- 
M'tekmehW  pter  faltlfc.^ii'o  'frt-opWo  »   (1). 

■  QucslB  senloiiza  sovra  i'elc/.ioive  di  Ardoino,  della  qiialc  ripnrleremo 
nrl  (^apilolo  >  II  cli^picsli  sliidi,  seWjcn  cotilraria  al  ]wvcrc  die  abbiatr.o 
allrilxiito  al  Rovelli ,  e  die  io  pure  professo  so\ra  il  mrdesimo  arso- 
merrtb ,  basl»  s^  cliirttif'el' sicctnrifte  lo  scriltore  Tedcsco  va  ]  er  lo  meno 
d'arcordrt  col  i1ir>sUA  ;  nipl  ravvisare  cOine  cosa  speciale  di  cpicU' cla  I'allo 
di  legillima  iridipciidi'nz.n  rhc  porto  Ardoino  sul  Irono.  Lc  fonsc£;ncn/c 
poi  Hi' pgli' deducedall' influenza  del  regno  di  f[ueslo  princiiic  sovra  lc 
cose  ilaliano  ,  aggiungono  I'anlorevole  teslimouiatiza  di  \ni  iKinio  di  va- 
glia^  c«)tne  irdollor  Leo,  sovra  1'  importanza  stoiica  rhe  vnolsi  atlribnire 
ad  Ardoino :  imporlnnza  o  non  avvcrlita  ,  o  male  avverlita  da"  noslri 
strittovi  prima  del  Rovelli  c  del  Leo, 

Ma  se  cjuesto  -dolto  Professorc  non  i-ieus6  ,  come  il  Denina  ,  ilasso- 
ciare  il  personaggio  d'Ardoino  a'  fatli  storici,  cgli  ando  fuori  via  appel- 
Inndolo  eogli  nnticlii  scritlori  Tedeschi  un  usnrpalore  ,  nn  masnadicro, 
e  col  diix»,  cli'egli  s'aj)piglio  per  disperalo  al  jiarlilo  di  proclamare  se 
sleswo  r&  d' Itafia  jper  isfnggirc  i  mcrilati  gasliglii  :  singolar  ripicgo  al 
cerbo  !  Gli  uoinini  del  medio  cto  non  si  piocavano  di  sovercliia  ]>revi- 
deny.a  :  ne  io  so  qual  liroore  ,  in  qnel  punlo,  potcsse  dcslarc  in  Ar- 
doino un  va  di  Germania ,  non  ancora  eloUo ,  posciaclie  la  potenza  im- 
)>eriale:e  Tcale  (li  Ottonc  III  dopo  tanle  sentenzc  fulminale  coiitresso, 
non  uvcva  fatlo  prova  veruna  di  snidarlo  tlalle  sue  rocolic  d'  Ivrea. 

Quanto  al  litolo  di  masnadiero ,  s'cgli  lo  rii'erisce  a'  n'.odi  barbarici 
con  cui  prima  e  dojio  d'  esser  eleito  re  ,  Ardoino  porlo  la  guerra  a" 
veseovi  del  sue  marchesalo ,  od  a' faulori  de'Tedesehi,  dircnno,  ilie  mollo 
bene  gli  e  dovvito  :  aggiungasi  tuttavia  ,  che  mm  il  solo  Ardoino  ,  ma 
luui  i  principi  di  que'  tempi  comballendo  a  (p:el  modo  ,  tulti  vogliono 
cssere  ap|)ellali  rnasnadicri.  Clie  se  il  nomc  di  masrimfiero  implica  come 
1  aliro  ili  usurptitore  ,  la  qualila  di  ril>clle,  cgli  e  vcro  che  Ardoino  non 
111  lale  nd  cin"cre    la  corona  d'  Italia  dala"li  da'  suoi  Pari.    Perciocche 


(I)  Leo    Ibid.  p.   IM. 


8G  STUDl    CnlTICI    SOVRA    I.A    STOniA    DlTAt.IA    ECC. 

(  sc ,  contro  Tavviso  tli  severi  scrittori  (1),  si  vogliano  per  poco  ;im- 
iiietlere  Ic  pretcse  gcrmaniclie  )  allorafpianilo  Ardoino  fii  elello  re  , 
noil  solo  ne  Arrigo  di  Bavicra,  ne  allro  jiriiicipc  iion  era  succcdiito  nl 
inorlo  Otlone  III  re  ili  Gennania,  ma  i  popoli  di  queslo  reaine  garri- 
vaiio  coll'armi  impngnate  per  la  scelta  di  im  successot-e.  Ad  ogni  buoii 
conlo  coUa  morte  dcirnltimo  Ollone  senza  prole,  era  stato  discioho  il 
pallo  di  soggezionc  corso  tra  gl'  Italiani  e  que'  tre  Pi-iiicipi  della  casa 
di  Sassouia  ,  so  patto  poteva  chiamarsi  I'avere  gl'  Italiani  riconosciulo 
per  loro  re  ognuno  de'  tre  Ottoni  re  di  Germania  ,  ma  dope  sollanto 
fhe  la  Dirta  Ilaliana  lo  aveva  legillimameiite  cletlo  e  proclamato  re 
d'llalia. 

Ne  meglio  raccappezzo  da' cpiali  documenti  il  signor  Leo  abhia  tollo, 
chc  Ariioiuo  mentre  era  marchese  dc' comilali  d' Ivrea ,  ed  in  virlu 
della  potenza  di  Conte  del  sacro  pal:iZ7-o  ,  facesse  ammazzai-e  Pictro  I 
vescovo  di  Vercelli  cd  ardere  il  di  lui  oadavcre  |)er  pmiirlo  di  certe 
usurpazioni  \ere  o  siipposle  (2).  II  grado  di  Gonle  del  sacro  palazzo  ac- 
cresceva  certamente  in  quel  punto  rantorita  e  I'alterigia  del  marchese 
Ardoino ,  ma  noi  vedremo  dal  confronlo  di  alouni  diplomi  di  Otlone  III, 
e  coH'aiuto  di  altri  documenti  ,  siccome  Pietro  fu  ucciso  meiiire  all'uso 
di  quasi  lutti  i  grandi  ecclesiastici  di  quell'  eta  combatteva  contro  le 
genti  d' Ardoino  ,  le  quali  dopo  di  aver  preso  la  citta  davano  I'assalto 
alia  cliiesa  di  Vercelli,  ammazzando,  incendiando,  dilapidando  ,  come 
sogliono  soldatesche  sfrenate. 

Del  riinancnte  qucsle  ossei'vazioni  eh'  io  di  buona  fede  contrappongo 
a  quelle  del  professore  di  Halle ,  non  mirano  punto  ad  assolvere  il 
marchese  d'  Ivrea  da'  molti  suoi  eccessi ,  e  meno  ancora  a  tesserne  il 
panegirico.  Che  scbbcne  io  non  ammetta  in  modo  assoluto  la  sentenza 
dcgli  antichi  cronisti  della  Germania  ,  i  quali  pel  vecchio  ]ieccato  d"a- 
dulazione  stamparono  sul  capo  d' Ardoino  un'  iiigiusla  nota  d'  infamia  , 
io  non  vo  co'  seicenlisli  fantasticando  ineraviglie  sul  conto  suo.  Ardoino 
scompagnato  da'  fatti  slorici  de'  suoi  tempi,  non  e  nulla  per  me,  che 
uno  di  que'  tanli  grandi  d'  Italia  ,  per  lo  piu  ,  come  di  modi  cosi  di 
nalura  elFerata  c  barbarica  .  de'  quali  non  puo  venir  in  pensiero  a  nes- 


(1)  RovELLi.  Slcria  di  Cnmo.  P    li    Diss,  prelim,  art.  9 
(i)  Uo  1    c. 


DEI.    CAVAUEHK    I..  G.    PKiiVANA.  R- 

siino  di  faisi  il  panegiristii.  E  si  sj>ero  che  nel  corso  di  qucsli  studi 
appiiriia  jiiii  d'lina  volla  clic  Ic  inic  iiulaglni  iioii  mi  coudussero  vtrso 
di  lui  a  giudi/.i  o  Iropjio  favorevoli  o  nieiio  <.he  S|)assioiiali.  Kgli  si  lii 
|)eilaiUo  col  fcrnio  iiileiuliuieiito  di  scopiiic  la  verilii  ,  rh"  io  piosi  a 
Tare  iiuovc  ricerc)je  SQvra  Aidoiiio,  govra  le  cose  acciidule  a' suoi  lenipi 
nt>n  solo  iiel  rcaiiic  d'llalia,  ma  in  lulle  le  allic  parli  della  lena  ila- 
liana  ,  iudagaialo  sc  i  faUi  clic  vi  si  opciavoiio ,  si  collegassero  ,  cd  in 
qual  guisa,  cou  quoUi  de  quali  fu  parte  il  rc  Ardoino. 

Poco  mi  soDO  brigato  sia  dclla  provenienza  clxe  delLa  disrendcuza  di 
qucslo  maichcse  d' Ivrea.  II  regno  d' Ilalia  csseiido  a'suoi  lempi  liiiiora 
eletli\o,  egli  non  vi  aveva  iicssun  dirillo  ,  ([uaiid' anclic  l' origine  sua 
fosse  stala  regia  ,  e  che  suo  padre  Dadoue  fosse  nalo  da  Berengario  II 
re  d' Italia  ,  como  ad  uii  dollo  siiritlore  senibro  probajjile  (I),  prima 
rhe  un  documenlo  icceiilcmeule  da  me  Irovalo  in  \  crrclli  uon  venissc 
a  provare  il  coutrario ;  ne  parvc  a  me  ]>olcsse  esserc  slato  un  lilolo 
per  Ardoino  lessere  nipole  di  Berengaiio  II  re  odialo  c  Iradito  da'  pa- 
<lrl  di  qucgli  eleltori  clic  ora  a  lui  poiicvauo  sul  capo  la  corona  d  1- 
lalia.  Quindi  dunque  ogni  ricerca  sopra  i  di  lui  maggiori  ricsciva  per- 
letlameule  eslranea  al  mio  scopo  ,  come  Io  era  pure  e  iroilo  piu  ,  il 
tesscre  un  albcro  gencalogico  de'  di  lui  discendenti. 

Le  minrtte  indagini  da  me  latte  ne'principali  arcbivi  d  Italia  ,  ed  in 
<jueir  immciiso  pelago  delia  bibliotcca  reale  in  Parigi  ,  uou  mi  fiulla- 
rono  dappriina  ,  che  un  solo  documenlo  incdilo  ,  cd  e  un  diploma  ili 
Ardoiuo  di  poca  iuipoFlanza  (2).  Quelli  parimenli  incdili,  die  Io  storico 
(li  Cotno  eimmera  come  esislcnti  nell'  archivio  di  (juella  cilia  ,  od  in 
quelle  deir  isola  Goniacina,  furoiio  invano  da  me  cercali  :  mi  fu  rispo- 
slo  essere  pcrili  uell"  invasione  dc'  Franzesi  del   l*/98. 

Vero  e,  che  da  qocsta  disdella  (  qualunque  ne  sia  sUila  la  vera  <a- 
gionc  )  poco  danno  me  ue  incolse,  perciocclie  la  maggior  parte  di  que" 
do(;umeiili,  i  (juali  non  sono  die  ripelizioni  di  fonnole  beneficiarie,  cs- 
seiido slati  ncUe  mani  del  Rovelli  ,  nulla  di  piu  non  vi  avrci  pi'obabil- 
nicnle  potulo  scopriie  ili  quanlo  egli  stcsso  vi  ha  scopcrto. 

PiTi   lardi  poi  ,    e    doiiodie    il   mio   lavoro  era  (juasi   die    lerminalo  , 


(I)  S.  Qcnrmo.  Lezioni  iutorno  ad  argomcnli  numhmalici  ,  p    9  c  scg. 
{i]  Vcdi  al  Capo  X.  <li  qucsli  Studi  ,  c  nell'Appcndice  al  n."  SC. 


88  sTL'Di  ciUTtci  sovRA  i..\  sroniA  d' itai.ia  ecc. 

ulcuiio  iiicinbraiie  I'urono  Irovatc  negli  ai'clilvi  crtpilolari  di  Vei'ceUi  c 
il'Ivroa;  lU  (jucste  or  ora  parleremo,  c  mcglio  iicUappendice,  clove  uni- 
rcmo  al  testo  ili  esse  alcuiii  scliiarimciUi. 

II  noil  avere  trovato  ne  diploini  ne  allri  scrilti  die  Iraltiiio  di  (|iicsli 
lalti  iiella  bihlioteca  valicaiia ,  iion  era  ragione  baslaiilc  per  polcr  as- 
severare  die  nessuno  noii  ve  no  csistesse ,  posciadie  ognuiio  sa  coti 
([uanle  dillicolta  ,  (piasi  semprc  iiisuperabili  ,  si  oUcnga  d'  aver  fra  le 
inani  alcuiie  ddle  carle,  die  coinpongoiio  quciriinmeiisa  coiigerie :  ma 
11  iioti  averiie  rintraccialo  nessuno  in  qiiella  di  I'arigi  ,  dove  alle  faci- 
lita  dogiii  maiiiera  s'aggiunscro  per  me  ramorevolezza  e  la  longanimila 
ili  qiiegli  scieii/.iati  ,  die  vegliano  alia  coiiservazione  della  biblioleeu 
reale  (I)  ,  mi  valse  se  iioii  altro  di  una  prova  negativa  della  loro  esi- 
slenza,  e  d'uii  plausibile  argomenlo  per  sospellare  che  quanto  siil  conlo 
d'Ardoino  pole  essere  slalo  scritlo  da'conleinporanci,  sia  slato  dislnUto 
o  per  terrore  ila'  vinli  o  per  invidia  dal  viiicitore.  Eppero  lo  sloriio 
Amolfo  ,  il  quale  scriveva  una  cinquanlina  d'  anni  dopo  ,  nel  rendere 
breve  ragguaglio  dclle  geste  del  re  Ardoino  ,  non  adduce  veruii'  altra 
lestimunian/.a  die  iinoral  tradizione  (2).  Come  compenso  di  lale  difli- 
eolla  venucro  ,  sebben  tardi ,  i  documenti  eh'  io  dissi  trovali  nelle  tilta 
di  "\  ercelli  e  d'  Ivrea. 

L  archivio  capilolare  di  ^  ercelli ,  ricdiissimo,  come  ognuno  sa,  di  codici, 
di  di|)loini  e  d'allri  documenti ,  era  stato  piu  volte  visilato  da  valorosi 
paleografi:  qiiesto  fece  (e  me  ne  ineol|)0  )  cli'io  Irascurai  di  recarmivi 
({uand'  era  miglior  tem|io  ,  persuaso  di  non  Irovar  nulla  che  gia  non 
fosse  slalo  veduto  e  raccolto.  Ripeto  ch"  io  me  ne  incolpo  ,  perciocche 
in  cotal  manicra  di  ricerclie  egli  non  si  vuole  mai  fare  a  fidanza  con 
(hi  dice  d'aver  veduto;  quegli  die  fa  indagini  generali  non  suol  brigarsi 
di  minuli  spogli :  e  le  particolari  vogliono  csser  fatle  da  chi  atlende  ad 
uno  speciale  lavoro  ,  e  solo  put)  conoscerc  quello  die  fa  pel  caso  suo 
o    non   fa. 


(I;  >nn  potcDdo  io  qui  ricordare  inJiviilualmcnlc  tulli  que'  dntli  c  cortesi  signori  Conserialon 
delta  biblioloca  reale,  nouiino  il  s;(;nur  di  CuamI'Oli  ion-Figem:  ,  cavaliere  della  Legion  d'Onore 
t  de'  S».  Maurizio  e  Lazzaro  ,  al  quale  io  era  specialmente  raccomaodato  ,  pregandolo  di  gradirc 
I'ulTerta  della  mia  sincera  gratiludine,  per  Ic  sue  iiilinite  genlilczzc  ,  e  per  le  facilila  d'ogni  ma- 
niera  con  cui  si  compiacque  di  ravoririni  nelle  penose  mie  ricerclie. 

(S)  .iSupenori  volumine  Audita  Untwin  ulciimqiie  cxsufllaie  leiilavimus  «  ARSULi'Di  3/frfiW. 
f/itl    Lib    2    c     I.   n    I      T.   IV 


DEL  CAVALTERE  L.  G.  PHOVANA.  89 

ArrivaJo  ailuiicjue  ,colu  in  pessitno  puula,  mentre  da  quel  vcncrando 
Capiliilo  si  alU'rulevn  ad  mi  miovo  ordiiiarut'iilo  dcH' archivio  ,  non  mi 
fu  dalo  di  cscguiivL  quel  iiHiiuto  spoglio  ohe  nllrove  coq  minor  fiducia, 
maiiifon  |)iu  frivUo  eblji  a  fai^e,  e  due,  soli  documenli  mi  si  lasciarono 
iroscriv«re  (4)."<Iaiqu£Sio,  i  canoniot.,4i  VcrcelU  usuvano  la  pieiiez/a 
dc' loi'o  dirilti.     •.  ,,  ,    .,,,    .       ,,. 

Utio  di  quesU;  documealii^  aebbeua.  disoeemlaila  iinpoctanza  per  me, 
vaie  ■  yiueere  alcuni  crrori  volgari  suUa  provcuieaza  d'Ardoino:  Taltro 
ohei  0)1  un'romelia  delta  da  Laoue  voscpvo  di  Veicelli  sul  principio  del 
soeoio  X(,  giova  a  t!Orreg}|;ere  quoili  di  cni  c  picna  la  pubblicaziorie 
faltuiie  dall'Ugliolli  (2).  La  scopcita  di  quelli  d'  Ivrca  fu  fatla  nell'  ul- 
tuno  setloitibve  dal  pavaliet'e  iPeyiiott ,  efu  iiiojiinata ,  poicbe  gli  si  af- 
faooiaroiiooicoU'c  Bgli  alteiulcva  a  maggiori  e  piii4!«iHi(lile  riccrch^.  Ma 
siccomo  luU<j  qucste  carte  d'lvrca  sono  di  tempi  anleriori  al  regno  di 
Ardoino  ,  cosl  riescono  di  mediocre  aiulo  per  coUcgare  i,  falfi  di  lui 
coUe  Vicendc  Italiane.  Tutlavia  la  uai'razionc  di. quelle  cose  municipali, 
non  c  disiilile  ,.se  si  considera  alia  qualitu  dc'  faLli ,  cbc  iu  vaiue, pilti 
d^Itulia  in  quel  tempo  accadevano,  tuUi  tcndcuti  ad  uii  mcdcsimo  scopo, 
sobbene  coil  mezzi  e  rivoluzioni  divei'sc  ,  e  scnza  collcgaiiza  iicssuna 
fra  essi ,  ralTrancamento  cioe  della  rlsorla  popolazione  ,  dalla  tirannide 
defVmaggioi'i  vnssalU.  Ivrca  scgui  rcscmj)io  di  allre  cilia,  c  Ic  gai-e  che 
ell'ebbe  ool  proprio  vcscovo  ,  delle  quali  fu  graii  j)arle  Ardoino ,  riom- 
pi<M>o.  nella  storia  di  qucsto  principe  un  vacuo  occupalQ  ,nellc  narrazioni 
4erseicenti6ti  da<  un  &ubbisso  di  favole.  Ond'  e,  che  per.  qucUo  cbe  a 
lai.  sapparliene  giovano  non  solo  a  cbiarir  di  menzogna  quanto  s'ando 
da  quegU  scrittori  spacciando  sovra  la  civilla  c  la  sanlila  d'Ardoino  , 
ma  a  fame  anzi  mcgUo  couosccrc  1' impeluoso  e  sfrcnalo  cavallcve.  Ed 
avveguaehe  le  cose  che,  vi  sono  narrate  prccedano  immctUatamqnle  la 
ebiamala  tU  Inl  al  Irono  d'  lUilia  ,  cosl  logica  dcduzioue  saaQljbe  slala 
I'avvisarc  die  qucsla  dovcssc  esscre  in  {[ualchc  modo  couiiessa  con  qxie' 
falti,  ed  apparirnc  il  naturalc  risullato.  l^i]iurc ,  non  solo  la  conscgiienza 
non  tiene  qui  colic  premesse  veruna  atlinenza ,  ma  di  pm  vi  si  moslra 


-I  i'*  ' 


(1)  Noo  cessero  per  qneslo  di  rcndcro  le  dovulo  graiic  al  sitnof  cuBpsjiWt  Ofi^iiudcnzi  archi- 
Tula  del  Capllolo  ,  per  Ic  majle  gcniUeizo  a  la^  oontiiarlilp.  .    ?ii(..i4^,raf  3  .<  <j 

(SI  Uooei.Li  ll.  S.  T.  IV.  VcEpi  f'erccU.  ool.  713.  —  Anclio  il  Fl^RBEBtoae  Ua  fiulblicalo  an 
rttraUo  nel  Liliro  fidic  Episioporum  yercell.  Edit.  romaDa. 

Serie  II.  Toil.  VII.  12 


QO  sunt     I.IUTICI     .SO\RA     I. A     STORIA     DITAHA     ECC. 

ill  a|)nrl;»  coulradtlizione.  JVel  Capitolo  \'(II  fji  qucsli,.  sJUuU ,  Iralliuido 
(leir  ino|>in;ila  esallazione  J'Ardoino ,  noi  svolgoreiuo  niaggioiincntc  (jueslo 
ourioso  aulrtgonisino  ,  inarcliio  carftl^lexisiicfl:  'WUh  iiusgwii'i  ^;t\i  yt.njjl' elu 
novella.  ■     :;(  .  (is'jo't  i;l  .0  ojJiiib  li  sij   cm  .5tr|it>nr' 

Dalle  cose  iin  qui  disc-orse  ognuao  vedrii  $i@cjom8;/^|iieptQ;>la,\Qtro  uon 
]>oteva  ogftimai  aggii'ai'si  chc  sovra  que'dttlV  iijcdcsiiBi  ,iel!ui  (ivcano  s«n- 
\ilo  d'argoineiUo  a' |u"coeJouti  scrillori.  Poca  Sj>era)izM  aMiiuqiie  di  ollc- 
iii-re  quelle  scopo  cli'  io  gli  aveva  prefisso,  di  diradar  Ic  Icncbre  divun 
curioso  tratto  di  Storia  Iluliann.  TulUivta  io  noD.:i99„|ieiisp«nforta^  :ttv- 
visaudo  ohe  uiio  serillo  S|)eciale  di  crilica,  dovcndo  j>-ov  riiiliiuscca  sua 
(jualili  adtl(*iiLrarsi  iu  iiiolli  jiiu  [jarticolaii  ,  cl»e  uom;  soiw)  qucUi  iiiiiue- 
sli  da  una  geiicrale  sloria  ,  come  gli  Anuaii  del' Mur«loi'i  ,  o  da  clogi 
hiografici :  e  die  cercaudo  quosti  parlicolari  nel,  paragoiic  de' sincroui 
inoiiuiiienti  appena  acccnnali  da  quell'  illustre  scrillore,  e  non  iuterrogati 
da  <[uc'  l)iogi-ali  lodatori  ,  io  vcirel  pur  sempre  ad  cscguire  un  Livoro 
inleutalo  ed  utile  sc  iion  a  scoprirc  luUo  il  vcro  ,  a  lorre  per  Io  meno 
di  mezzo  molte  inulilila.  Di  queslo  mi  persuase  il  confroiUo  de'  cronisti 
e  de'  pochi  slorici  di  quel  tempo  ,  co'  dij)lomi  imperiali  ,  con  quelli  di 
Ardoino ,  coUe  carle  private  c  pagensi ,  e  colle  altre  poclie  scrillure  clie 
jior  me  si  trovarono ,  confronto  che  pone  in  chiara  evidenza  quale  fosse 
la  vera  causa  della  rivalita  sua  con  Arrigo  di  Germania.  Egli  si  sa  che 
in  un  tempo  in  cui  nuovi  bisogni  e  niiove  tendenze  si  manifcslano  in 
»iua  Popolazione  ,  mia  parte  solo  di  quesla  dapprima  accetla  le  novila, 
quando  la  parte  maggiore ,  sia  per  uso  die  per  proprio  utile  ,  ama  gli 
ordini  antichi  cd  avversa  ogni  mulazione.  Certo  non  la  persona  d'  Ar- 
doino ,  uomo  ambizioso  e  prepotente  ,  doveva  trarre  a  se  per  propria 
virlu  r  amore  degl' Italiani,  e  tanto  meno  in  paragoiie  d'Arrigo  di  Ger- 
mania, che  aveva  fama  di  pio,  di  giusto,  d'osservator  delle  leggi.  Ep- 
pure  fra  gl'  Italiani  che  parteggiarono  per  Arrigo ,  noi  troviamo  i  Grandi, 
gente  coiTotta  e  di  coslumi  cfferali  e  tirannici ,  che  altra  fede  ,  altra 
legge,  altra  patria  non  conoscevano  che  I'utile  loro ,  menlre  alTincontro 
colore  che  tenevano  per  Ardoino  erano  i  secondi  milili  ,  cioe  i  liberi 
uoniini  del  ceto  inferiorc,  quelli,  siccome  vedremo,  che  su' varii  punli 
della  leiTa  italiana  s'armarono  per  difendcre  se  stessi  ed  il  minute  po- 
j)olo  dall'oppressione  de'  principi ,  e  che  in  Ardoino  scorgevano  il  ra|)- 
prescntanle  dell'  independenza  da'  forestieri:  uomini  cui  se  la  corruttela 
del  tempo    c  della  schiavitii    sofTerta  non  avea  resi  ne  virtuosi  ne   inci- 


DKI.    CAVAtlERE    I,.    G.    PBOVANA.  9 1 

viliti ,  pur  qualclic  scintilla  di  virlu  e  di  oivilla  senlivano  in  petto  , 
fjunlclie  rnrili'i  pelhi  roimme  oj)j)rcssione  ,  i|uak'he  pudore  pel  dominio 
forestiero.  La  rivalila  nun  era  dunqiie  Ira  uoino  c  uoino  ,  tra  princijie 
c  principc,  ma  Ira  il  dirillo  c  la  iorza,  tra  1' indepeiidenza  e  la  liran- 
nidc.  Che  so  la  causa  noii  fu  viiita  in  quel  punto,  forsc  in  gran  parte 
j)er  la  eolpa  dcllo  stcsso  inlempcranle  Ardoino  ,  pure  fu  nobile  il  ino- 
vimeiito  e  gcnerosa  lu  resistensui,- grossu  di  splendido  ed  onorato  av- 
venire.  >iil  'nii  'ji   lubi/iiij  ib  .  o»ail:i'ii|   i.  ■ 

Riejiilogando  pertanto  le  <;ose  fni  qui  discorse,  conchiudero  col  dire 
(•he  se  la  mancanza  di  nuovi  doeumenti  ,  che  oggimai  posso  eliiamare 
assohitii  ,  nou  mi  ha  <-onccsso  di  dare  al  mio  lavoro  tpiel  piii  ampio 
sviluppo  eh' io'  mi' ikudava  lipromctlendo  ,  iion  avro  del  tutto  lidlito  al 
mio  seopo,  ove  colla  lunga  e  disgustcsa  mia  falica  io  sia  riuseilo  a  di- 
slrtirre  U'.  favole  che  ingouihravaiio  linnra  I'esislenza  di  quest'  ultimo  re 
d'  Italia,  ed  a  chiarire  in  parte  almeno  i  primordi  della  nuova  \ila  die 
s  apn  in  (|ucgli  attni  agli  Italiani,  sola  e  vera  cagione  dell'  iinialzaniento 
d'Ard^nioi'  oj.ioiluoo  it  oscuzt 
iip    rioo   .    '    I 

.'top  esnsiihs  B'tnido  ai 
1     ;igjl  .r>in£minO  lb  oginA.  noo  auc 


all  lb  nojcT- 


9» 


STUDI    r.nlTICI    SOVRA    LA    STORIA    D  ITALIA    ECC. 


CAPITOLO  PRIMO 


SUtSTO  DBLLB  COSE  ITALIANE  SOTTO  LA   DOMINAZIOINE   DEGI.I  OTTOIVI 


%1-1002. 


AllorcKe  Otlone  I  re  d'l  Gcrmania  sccsc  in  Italia  ncllanno  9GI  conlro 
i  re  Berengario  II  ed  Adalberto,  un  esercilo  di  scssantamila  Ilaliani 
stava  a  campo  presso  le  Chiuse  dell'Adigs  per  difcndere  1'  ingresso  nelle 
proviiicie  del  reamc. 

Quivi  i  capitani ,  grandi  vassalli  del  re  ,  cioe  i  duclii  ,  i  rnarchesi 
ed  i  conli,  signori  delle  varie  cilta  e  provincie  italiaiie,  proteslarono  al 
re  Adalberto ,  siccome  essi  non  farcbbero  resistenza ,  ove  Berengario 
suo  padre  non  rinunciasse  a  lui  la  corona.  Alia  qnal  rosa,  per  gli  uf- 
lizi  di  Willa  sua  moglie  non  avendo  Berengario  acconscntilo ,  Tesercilo 
si  disciolse  ,  ed  Ottone  ebbc  il  regno  d' Italia  (1). 

Questo  solo  fatto  e  bastante  di  per  se  a  dimoslrarc  le  funestc  con- 
dizioni  ,  nelle  qiiali  si  trovava  1'  Italia  alia  nicta  del  sccolo  X. 

In  quel  flultuare  perennc  da  ini  re  nazionalc  ad  un  re  forestiere , 
rui  soggiaciuto  aveva  questo  reame  dopo  la  ?norte  di  Carlo  il  Grosso 
(  888  )  ,  la  potenza  dc'  grandi  vassalli  gia  nominati ,  a'  quali  conviene 
aggiuitgcre  alcuni  \escovi,  e  gli  abbati  de'niaggiori  monasleri  ,  liitli  di- 
siiuli  col  nome  di  Principi  (2),  questa  potenza,  dieo,  s'era  lalla  quasi 


(1)  •<  VolucramuA,  domino  rex,  ul  Papinm  cum  prtucis  pcrgas ,  ct  tno  grnitori  dicilo  ,  quatoniiA 
»  Banlonim  rcgniim  sub  vcsira  dilioiic  rommiUiU,  quia  nos  miuimc   sub  illius   pt^teslalo   amplius 

•  perJuramus.  Si  vobis  comaiillit  rcgnum,  tolis  viribus  pugnamus;  sin  aulcni,  Ilaliac  rcgnum  ex- 
>  tcro  ro<;i  commiLlimus:  quia  sacvitiam  illius,  suaequo   coniugis   omniinodo   suslincrc   ncquimu4. 

•  Sed  dum  lalia  patri  ,  malriqiio  inlimassct ,  paler  vcro  diclis  cius  oblcmpcravit :  malor  namqiio 
»  dido  cius  uuUi)  modo  assensum  dcdit.  Quaproplcr  ad  Clusas  rcvcisus  est,  ct  suis  Coroilil>u« 
»  omnia  propalavit.  At  illi  omncs  irali  sunt ,  prolinusquc  ilium  rcliquerunt  ,  ct  unusquisque  in 
-  suis  urliibus  remansit.  OUo  rex  nam(]uc  sine  impcdimculo    Ilaliam  inlroivit,  al(|uc  Italiac    re- 

•  gnom  obtinuit.  »  {llisl.  Prim:  Loiigiih.  Anon.  Salernilani.  Pars  VII  in  Her.  Hal.  Scr.  T.  II.  p.  S'J9l. 
(i)  •   I'riDcipes  rcgni  ..  (  Ar.^ULPU^  Hiit.  Medial.  Lib.  I.  Cap.   15,  R.  I.  T.  IV). 


DEL    CAVALIERF.    I,.    C.    PHOVAKA.  ^3 

assoluta  ed  indepciulenlc.  Grandissima  gia  era  I'mitorita  loro  per  la  co- 
slitiizioiic  di  Carlo  ISIagiio  ,  awcgnaclic  ollrc  al  possedcre  ii  comando 
delle  soldalesclic  raccollc  ne'  pro|)ri  Coriiilati ,  e  (he  alia  chiamaUi  del 
re  ogiii  vassallo  di  prim'  ordinc  doveva  porlare  in  cainpo,  la  qiialita  di 
eletlori  e  quclla  di  legislatori  di  cui  godevaiio  i  conli  nelle  diele  gcue- 
rali ,  raiuiiiiiiisUa/.ioiic  dcUa  giuslizia  ,  il  nianegf;io  delle  cose  ciTili ,  c 
Gnalmeiile  1'  iuamovibilila  delle  loro  eariclie  ,  dalle  tpiali  fuoriclie  in 
rerti  diflicili  casi ,  e  sempre  diflinili  dalle  leggi  ,  non  polevano  csserc 
riinossi  (1),  mellevano  in  loro  halia  tutto  il  nerho  della  pubblica  forza. 

Temperavano  alquanto  quest'  eccessivo  polere ,  le  caliche  di  regio 
Messo  e  di  Contc  del  sacro  palazzo,  qualita  di  niagislrati  su[)remi,  luno 
per  a  tempo,  I'altro  durevolc ,  a' quali  salivano  le  appellazioni  dalle 
sentcnzc  e  da'  soprusi  de'  conli.  JNIa  le  nomine  a  fjuesti  udizi  eransi  fatte 
piu  rare  in  (juogli  anni  tcinpcslosi  e  j)ieni  di  soniniovimcrili ,  ne'  <juali 
iuultrc  |)er  la  debolezza  di  que'  re  s'andava  accomunando  I'abuso  (  |)iii 
tardi  stanzialo  per  legge),  che  nel  govcrno  dc' comitati  a' padri  succe- 
dessero  i  figliuoli  (2). 

Per  le  quali  cose  piii  e  piii  s'  erano  i  principi  del  regno  ili  avvez- 
zando  a  tcnere  se  stessi  come  signori  assoluti  delle  loro  provincie  , 
eppero  a  non  curare  la  potesta  del  re ,  usando  a  loro  talenlo  ogni 
maniera  di  tirannidi. 

Quale  fosse  in  quel  tempo  lo  stalo  del  popolo ,  non  e  cosa  difficile 
r  iminaginarlo.  La  maggior  parte  giaceva  ne'  varii  gradi  di  quella  srhia- 
vilu ,  trista  eredila  del  uiondo  roinano ,  die  piu  era  rin\igorila  sotto 
I'elTerato  dominio  de'  Longobardi :  e  la  raancanza  delle  muiiicipali  isli- 
tuzioni  (sopratutto  iielia  superior  parte  del  regno,  prima  provincia  slala 
da  que'  barbari  inanomessa),  o  la  prepotenza  de'  Grandi,  che  imjjcdiva 
il  benefizio  di  quelle  die  forse  erano  qua  e  la  rimaste ,  tenevano  i 
poehi  liberi  uouiini  in  una  condizione  ,  se  vale  il  dirlo  ,  peggiore  della 
schiavitu  slessa  ,  cosicche  molti  di  essi  sfiduciati  d'  ogni  salute  ,  per  af- 
francarsi  dalle  vcssazioni  del  fisco  aveano  falto  traflico  ddla  nominale 
loro  liberla  ,  vendendo    sc  stessi    e   le  loro  sostanze   al  servizio    dc'  piu 


(1)  ROVELLI ,  Storia  di  Como  P.  II.  pag.  Mil.  Milano  1794,  inM." 

(J)  CAonradi  I.Jugusti  lex,  in  Her.  Jtal.  T.I.  P.  II.  p.  177.  —  UovtLLl  1.  c.  p.  LXXiii.  —  GiLLLii. 
Ucmorie  delta  ciiUt  e  delta  canipagna  di  Mitutio.  P.   II.  p.  302. 


c4  STUDI    CniTICl    SOVRA    LA    STOIVIA    d' ITALIA    ECC. 

poteiili  monasteri  e  delle  chiese  ,  od  a  quello  degli  slessi  loro  oppres- 
sori  (I).  ''       '    ■ 

In  tanta  bassanza  aduiKjue  stavano  gl' Italiaiii  sul  finire  dl'tjiiel  tempo, 
cioe  iic"li  tilliuii  aniii  di  Berencario  II.  Pessimo  e  lameiilevolissimo  stalo, 
the  gli  storici  di  qiieU'etu  ,  forse  pei'che  scrissero  sotto  la  domina/iom- 
dcgli  Oltoni ,  si  compiacquero  di  riferire  alle  tiraimidi  di  Bcvcng;uio  , 
sebhtMie ,  come  gia  ossei'vava  il  Muralori  (E),  nou  abhiaiio  speciahncnte 
dichiai-nto  <juali  si  fosscro  coteste  liraiinidi,  rcse  quaud'anchc  nccessarie 
dall'insolenza  de'Grandi.     •l«R»i"u  '|>  "i  oJevoir.  o<.i 

In  condizioni  assai  diverse  npparisrono  gl'  Tlaliani  sul  pvincipio  del 
sccolo  XI.  Le  predicazioni  che  aniiniizinvauo  la  line  del  iiiondo  dope 
lanno  milicsiino  avcano  scosso  gli  animi.  II  timore  de'  meritali  easltglii 
spingendo  i  riechi  peccatori  a  ncomprarsi  da'  loro  dclitti  eon  opere  tli 
eristiana  carita,  aveva  rese  pii\  frequcnti  le  manumissioni  degli  scliiavi, 
e  la  possibilila  d'ollenere  la  liherta,  aveva  in  sul  eadere  del  seeolo  pr«^ 
eedenle  acccsi  in  questi  gli  animi  a  eonseguirla.  IMolti  che  prima  torpi- 
vano  nella  schiavitu  ,  svegliandosi  a  nuova  speranza  s'erano  indnstrinti 
di  ottcnere  ,  comperare  ,  carpire  in  qnalche  modo  la  liberie  (;j).  Co.m" 
una  superstiziosa  credenza  aveva  dalo  aiuto  al  vero  spirito  della  legge 
di  Cristo,  la  quale  col  proclamare  sin  da  principio  la  frateriiita  e  [''e- 
guaglianza  degli  uomini  ,  voleva  dislrutla  la  schiavitu.  La  coSa  porti)  i 
suoi    frutli ;  dal    desiderio    della   individuate   liberta ,    gl'  Italiani  (  per  le 


(I)  MtBvTom.  Jnl.  Med.  .-/ci'.  Diss.  67  cl  C8.  —  KovFLLi  1.  c.  art.  I.  c  II.—  <■  Lilicrlas  luiu- 
'    Nocahalur  Episcoporiim  siil>icclun»  osse  impcrio  ».  (P.\Gr,  Critiva  in  j4nii.  Baromi  ad  trti.966). 

(S)  MuRiTOBi.  j4nnali  d^  Italia  ad  an.  flffO.  —  ARN01.FO  sloiico  ilali.ino  assai  veriilico  scrive»» 
verso  la  mcla  del  sccolo  9C(j;uontc  :  "  OJcrant  auteni  cnotpalriotae  rcgem  ficrengariuin  ,  pruplor 
1'  Dimiain  uxoris  lenaciara  ,  qiiam  Willa  diccbatur  ,  cC  suain  ex  parte  saeviliam.  »  (  //i.<t.  Medivi. 
Lib.  I.  c.  6),  le  quali  parole  concordano  col  teslo  dell'.\nouiino  Salernitano  citato  ncUa  nola  (1)  sol 
principio  di  qiioslo  Capitolo.  —  Del  rcslo  la  qnalificazionc  di  tiraono  attrituiila  daj>li  slorici  modemi 
a  BereDgario  fu  stabillta  ancora  sopra  un  errore  assui  curioso  dcll'anianueusc  di  cui  s'cbbc  a  scrviro 
il  Min,\ToRi  per  la  Cronaca  della  JSovalcsa,  ncl  T.  II.  P.  II.  della  sua  raccolla.  Ivi  ne' fr.Tmmenli 
del  Libro  V.  Cap.  V.  col.  232  lei^Resi :  «  Iluitis  lemporibus  quidam  vir  exstitit  clarus  gonere ,  sod 
"  clarior  fide,  nomine  Albertus  marchio,  pater  buius  Borcngarii  ti/raiini.  »  Invece  ili  quesl'ulliroi 
parola,  il  Codice  originate  che  si  coDscrva  in  Torino  nc'  R.  arcbivi  liene:  »  pater  buius  Berengirii, 
»  ut  aiunt.  n  Questo  codice  ,  die  ora  per  le  cure  della  fi.  Deputaziene  snpra  la  Staria  Patria  ,  si  sla 
pubbticaado  ,  ricscira  di  mollo  iatcresse  per  gli  sludiosi  :  esso  fu  ridotto  a  miglior  ordine  ,  ed  a 
piii  retta  leziooe  per  opera  del  signnr  avvocato  Combctti  regio  impiegato  oegli  arcbivi  suddetti. 

(3)  Epittola  Leoms  Stonachi ,  yercellenais  Episc.  ,  apud  I'EBRERiLiM  in  vita  s.  Basebii.  RoinM  , 
p.   IM 


DEI.    IA\  AI.lEUi;    r..    G.    PUOVANA.  1)5 

rawsc  che  poi  si  veilrauiio  )  passajono  jireslo  a  (lucllo  della  libertu  col- 
letliva.  Noi  vcdiemo  nc'  ])nini  iiiiiii  ilopo  il  mille  in  alcuiia  dellc  cilia 
princii^ali  (IcU'  Italia  supcrioie  i  buoiii  uomini ,  cioc  i  liLeii,  gia  esseie 
■A  parle  ilcl.govcriio  delle  pvopric  cose  (1);  in  nitre,  sopialuUo  udlc 
niarilliiue  ,  alVitaucaisi  dalla  sif;noria  de' corili,  far  Iraltati,  couibaltere 
jur  inojuio  coiilo,  (iv  coiilro  i  haibari,  Or  loulro  i  \itiiii,  iisarc  iiisnniiiia 
una  parte  di  <picil'iuiloi:ila,  chc  w.cl  .sioolo  piccedcntc  siava  in  apparcn/.a 
liulle  inatii  del  i'e„,($,4U  ■fi^Vo  , in  .quelle  dc'  priiicipi  del  ixgno.  I\Ia  anclie 
cosloi'o  aveano  provalo  in  cpicgli  anni  mula/.ioni  esseiiaiali.  Una  porzione 
di  quella  loro  sinodata  j>oleii/.a  era  da  cssi  con  i>arte  dil  Icnitoiio  passata 
lie'  (;api  del  elevo  ,  il'  onde  poi  suddividendosi ,  sccudcva  nelle  allrc  classi 
della  popolivtioue.  Ma  se.ia  prepolenza  loro  aveva  con  cio  trovalo  un 
({ualelie  freno  ,  la  corruzione  che,  siccoine  ahbiunio  detlo,  a' tempi  di 
B(Mcngaiio  II  lussureggiava  fra  i  principi,  non  solo  non  era  cessala,  ma 
eoU  accrcscersi  dellc  riccliezze  delle  cliiesc  e  de'  uionasteri ,  non  avea  fatto 
che  esteudersi  dagU  uni  agli  altri.  A'  tempi  de'  «piali  inlraprcudo  lo  studio, 
essa  era  intollcrabile  sopratutlo  ne'  Grandi  cccleslastici  (2).  Le  contumclie 
perUuilo  (he  IVequenti  gli  scrittoi'i  ledeschi  di  (juel  tempo  niandano 
contro  gl  Italian!  ,  non  vogliono  ,  couie  si  usa,  esscre  rileiile  al  popolo 
d' Italia,  appena  appena  siiUe  prime  mosse  del  suo  risorgimento ,  ma  a' 
soli  Grandi  lanto  seeolari  che  ecclesiastici,  per  lo  piu  d'origine  forestiera, 
presso  de'  quali  quelle  mxitazioni  di  signoria  non  ave\ano  falto  altro  che 
suscitare  sdcgni  ed  invidie,  ed  ogni  altra  nianiera  di  basse  e  vergognosc 
passioni.  La  tpial  cosa  io  riferisco  non  per  vano  risentimento  di  orgo- 
glio  nazionalc,  ma  per  amore  di  verita,  avvegnachc  non  solo  ingiuste  , 
ina  nulle  ricscono  quelle  accuse  tedesche  ,  se  si  considera  quale  fosse 
lo  slato  del  popolo  d' Italia  in  quegli  anni,  e  qiianlo  tempo  ci  dovesse 
correre  prima  che  pel  benefizio  di  leggi  migliori  e  di  piii  onoratc  isti- 
tuzioni,  gl'  Italiani  dalla  condizione  di  schiavi  passassero  in  un  grado  di 
(•iviltu  pill  confacente  alia  digiiita  d'  uomini  e  di  crisliani. 

Ma  sebbenc  in  pieda  alia  corruzione,  piu  non  aveano  i  principi  d' I- 
taha  in  quello  spazio  di  tempo  (  961-1002)  rinnovato  la  prova  di  oppone 
alia    dominazione   de'  re  che  aveano  occupato   il  trono   d'  Italia   dopo  la 


(I)  RovELLi.  Sloria  di  Como  ,  V.  II.  p.  LXXII  o  LXXX. 

(1)  Gladbi  ^ixtulplii  //isl.  Lib.  II.  c.  VI ;  ap.  Ducuesae  //iil.  Francer.  T.  IV.  p.  17.  —  ROM^LU 
1.  r.  p.  II    p.  ir. 


g6  STUDI    CRITir.I    SOVRA    LA    STORTA    d' ITALIA    F.CC. 

morte  di  Ottone  I,  quella  di  allri  priiicipi,  tante  voile  messa  in  uso  da' 
Graiuli,  e  die  dopo  la  moiie  di  Curio  il  Grosso,  siccome  scrivc  Liut- 
praiido  ,  f'orinava  la  base  della  polilica  italiaiia  (I). 

Tali  miitay.ioni  occorse  ncllo  spazio  di  (fuaraiil'anni  crano  in  grnn  |iarle 
il  frutto  della  doininazionc  de' Ire  Olloiii  della  stirpc  di  Sassonia ;  frvitto 
ininienso  e  ca£;ione  di  finilto  ma£'i;i<)re,  pcrelii'.  |)rincipio  della  rpiasi  as- 
soliila  indcpeiulenza  delle  Rcpubbliclic  llaliaiie  didla  so£;£;e/.ione  ledesca, 
prodolla  per  una  curiosa  anoinalia  dall'esscre  il  reaine  d' Italia  |>assalo 
in  questo  tempo  da'  principi  ilaliani  iic'  prineipi  della  Germania. 

La  doinina/.ione  impcrialc  degli  Otloni  fii  diniqiie  siio  nialgeado  favo- 
revolc  alia  iiulepeiulciiza  kaliana.  II  caraltcrc  ari'isicato  di  questi  tre 
prineipi ,  sparso  di  un  non  so  che  di  geiieroso,  clie  lempcrava  la  nativa 
lore  barbaric,  e  I'nsata  burbanza  di  cliiuiiqiic  tiene  laforza:  rinimenso 
polerc  di  eui  la  di;:;nila  imperiale  sjiniila  a  qnella  di  re  di  Germania  e 
d'  Italia  £;li  ebbe  inveslili,  e  piii  d'ogni  allra  eosa  la  eostan/.a  loro  nel- 
I'usare  i  ino.li  nicdesiini  per  arrivare  quel  (ine  a  eni  niiravano,  eioe  la 
depressione  dc'  grandi  vassalli,  posero  gli  Otloni  in  gi-:ulo  di  opei-ar  eosc 
clic  invano  avrcbbcro  lenlato  di  fare  jtrineipi  nazionali.  Con  liitto  cio  , 
quantunque  questi  principi  pe'  tempi  loro  assai  colli  nellc  liberali  di- 
scipline, s'  invogliasscro  d'  imitarc  gli  uomini  grandi  dell'  antiehita,  non 
si  dee  tieere  siccome  gran  parte  ebbe  nelle  cose  da  essi  operate  in  I- 
talia ,  piu  elie  un  gencroso  inlcndimento,  la  neccssita  de'  tempi. 

Del  rcsto  la  venalila  e  1'  ingordigia  de'  principi ,  co'  qiiali  Ottone  I 
dovette  esserc  largo  di  ricompense,  ramraonivano  che,  siccome  piii  assai 
all'avarizia  loro  che  non  alle  tirannidi  di  Berengario  da  lui  superato  col 
(radlnicnlo  di  qnelli,  andava  debitorc  del  suo  Irionfo,  cosi  nel  eoncedere 
i  nuovi  onori  pattegginli  o  rieliiesli  da'  traditori,  cgli  dovea  far  opera 
di  levare  a'  principi  d'  Italia  il  niodo  di  rinnovare  a  suo  danno  somi- 
glianli  spergiuri ,  e  coUegarnc  siHattamente  gl'  interessi  con  quelli  della 
sua  potcnza,  clic  nulla  conlro  di  lui  potesscro  quindi  intraprendore  seiiia 
porre  a  rcpentaglio  la   propria   fortuna  (2). 

Cosi  fin  duH'anno  9o2,  nel  restituire  a  Berengario  a  titolo  di  feudo 
il  reamc  dltalia  (  d'ondc  poi  le   pretensioni  tcdesche  )  ,  cgli   creava  suo 


(0  n  Semper  Ualinases  i;ominis  tili  dominU  rnlunt,  quatcnus  allcnim  allcrius  Icrroro  cocrccant.  • 
(LrJTPRAXDI  Anlapodnsis  Lib.  I.  §  37;  ap.  Pi;nTi  Monum.  Germ.  Hislarica  T.  V.  p    284). 
(S)  Leo  /lilt,  d'lialic  ,  IraJucl.  dc  M.  DocuEz ,  T.  I.  Liv.  IV  ,  Ch.  8 


DEL    CAVAMEnE    (..   G.    PROVANA.  9'^ 

arcicapcllano  Atanassc,  gia  arcivcscovo  <1' Aries,  uomo  avaro  e  iiisaziabile, 
e  lo  socconeva  ilarmati  per  imiiossessarlo  deirarcivcscovalo  di  MiUino, 
ma  lo  riinoveva  con  qucsto  ilal  passo  tlelle  Aljii  the  afliilava  aii  Anijjo 
sue  fratello,  e  die  Manassc  come  possessore  dellc  chiese  di  Trento,  <li 
Verona  c  di  Manlova  aveva  lenuto  fiiio  alloia  in  sua  hal'ia  ed  aveva 
apcrlo  a  liii  stcsso  (I).  E  alloraclic  dicci  anni  piu  tardi,  disfalto  intora- 
inenlc  il  medesiino  IJerengario,  e  gia  ciiilo  della  coi-ona  iuipcrialc  lor- 
nava  OUone  in  Lombardia ,  egli  concedcva  a'  principi  che  aveaiio  per 
liii  parleggialo,  nuove  cariclie,  provincie  cd  onori,  ma  molli  Irasporlava 
da  un  luogo  ad  un  altro,  alcuni  arricchcndo  di  niiovi  coinilali,  allri  pri- 
vando  di  parte  dcgli  anliclii  ,  come  mcglio  avvisava  acconciarsi  colla 
propria  di  liii  sicui-ezza  (2). 

Ma  largo  sopratullo  e  miinifico  facevasi  OUoiic  verso  i  grandi  cccle- 
siastlci  ,  i  quali  si  erano  moslrali  primi  ad  abbaiulonarc  Ijcrciigario  ,  c 
ad  accoslarsi  al  re  di  (jcrmania  (3). 

Gia  sollo  la  dominazione  de'  Franclii  era  I'uno  e  I'allro  clcro  cresciiUo 
in  ricchezza  c  in  potenza.  Le  donazioiii  di  caslcila,  di  curli,  di  bencfizi 
fatte  da'  re  o  da'  privali,  aveano  dcslato  di  molle  nuove  relazioni  fra  .il 
clcro  c  i  donatori,  e  tra  quesli  ed  i  conli,  a'  (juali  i  bcni  donali  c  gli 
uomini  che  ne  dipendevano  erano  prima  soltoposti.  Comiuciarono  per- 
tanlo  i  vescovi,  gli  abbati  c  gli  altri  capi  delle  cliicse  a  ricorrere  a' re 
0(1  agli  iiupcralori  per  sottrarrc  le  cose  donate  alle  opposizioni  ed  allc 
molestic  de'  conti  ,  ed  in  cio  la  destrezza  del  clcro  non  fece  fallo.  Ot- 
tenncro  pero  facilmenle  Yesenzione  di  que'  beui  dall'  autorita  de'  vassalli 
nel  cui  terrilorio  erano  situati.  Tali  parli  de'  cotnitati  strappatc  dal  do- 
minio  de'  grandi  vassalli ,  perclie  rcse  immuni  dall'autorita  lore ,  ebbero 
il  noine  di  immunita  (4).  Qucsto  fu  sopralutto  a' tempi  di  Carlo  il  G rosso. 
Sfasciatasi  di  poi  per  la  morte  di  quell'  imperatore  la  vasla  monarchia 
dc'  Carolingi ,  seguirono  in  Italia  gli  agitalissinii  tempi  delle  lotte  tra 
Uei"engario  I  duca  del  Fi'iuU,  e  Guido  duca  diSpolcto,ed  i  uon  mCDO 


(I)  Cfr.  LiUTPR.  Jntapod.  Lib.  V.  c.  2C.  1.  c.  p.  334.  —  CiCLi.M  ad  ann.  9il.  9J2  in  Mem  Ji 
Milano  ,  P.  H.  —  Mcr.vtori  ad  ann.  9SS  ,  55?. 

(5)  MumTOBi  c  GiULiM  ad  ann.  962.  —  DOMNIIOKIS  Fil.  iVatliild.  Lib.  I  c.  1.  U.  I.  T.  V 
p    .149    —  ScuEiDii  Orig.  Guclf.  Lib.  IL  §§  C  cl  7. 

(3;    MURVTOBI    O   GlULIM    1.    C. 

(4)  Vesmb  ficcndc  delta  Proprielh  in  Ilalia,  in  Mcmoric  dclla  R-  Accadcmia  delle  Scieoie  di  To- 
rino ,  T.  XXXIV.  Cnp.  IV.  pag.  399. 

Serie  II.  To.y.  VII.  i3 


g8  sTi'Pi  raiTici  sovra  la  storia  d'itama  ecc. 

ti-isti  sotto  Loiiovico  III,  Roilolfo ,  Ugo  di  Provcnza,  Lotlario  e  Beren- 
Hario  II  ,  iic'  qiiali  i  vescovi  e  gli  iibbati  ile'  piu  insigni  monasteri  ven- 
devauo  i  voti  loro  come  eletlori  del  regno  a'prelendenli  il  Irono  dltalia, 
e  questi  nou  fidlivano  alle  prolFerte ,  largheggiaudo  cogli  eletlori  di  do- 
nazioiii,  d' inununith  c  d'ogui  maniera  di  diritti  legali,  e  quindi  d'inleri 
coinitaii  ( 1 ). 

Queslo  sisleuia  che  arricchiva  il  clero  e  limita\a  I'autoriti  de'conti, 
tanto  piu  doveva  gradire  ad  Oltone  in  quanto  che  come  principe  foi-e- 
stiero  tenendo  cgli  la  sede  del  sue  impero  in  Germania,  era  costrelto 
lasciare  V  Italia  troppo  tempo  in  balla  di  que'  prcpolenti  vassalli.  An- 
cora  per  esso  e"  riparava  all'uso  gia  accennato  dell'  credita  de'  primarii 
beneficii;  perciocche  i  vescovi  e  gli  abbati  investiti  di  queste  nuove  do- 
iiazioni  non  avendo  credi  necessari  ,  poteva  il  sovrano  alia  morle  loro , 
coirintluenza  ch'egli  sapeva  usai'e  nelle  elezioni  ecclcsiasliche  ,  far  ca- 
dere  la  scelta  a  suo  talento,  e  cosl  arricchire  coUe  fatte  donazioui  i 
propri  aderenti  ,  gli  aniici  e  gli  stessi  suoi  congiunti. 

Per  la  qual  cosa  i  diplomi  che  largivano  al  clero  somiglianti  immu- 
uila  ed  esenzioni ,  i'urono  molliplicati  con  una  frequenza  giiindissiina 
sotto  Ottone  I  c  sollo  gli  allri  due  Oltoni  di  lui  successoi'i,  e  Ic  con- 
seguenze  che  ne  derivarouo  rapide  e  fondamenlali.  Ma  se  per  un  lato 
la  regia  autorila  tarpava  in  tal  guisa  I'ali  alia  prepolenza  de'conti,  e 
jie  freiiava  la  sovcrchia  independenza,  essa  cadeva  in  un  male  non  meno 
funesto  air  esercizio  della  propria  potenza.  L'  uso  che  andava  facendo , 
lecito  a'  grandi  vassalli  si  secolari  che  ecclesiaslici ,  di  concedere  a  titolo 
di  beneficio  le  loro  tcnute  a  un  ordine  di  vassalli  secondari ,  ed  a  q\>e- 
sto  dava  lo  slcsso  diritlo  verso  altri  vassalli  infcriori ,  inGevoli  per  modo 
t'autoritu  suprema  suddividendola  in  molti ,  che  alia  fine  essa  p'lix  nou 
pote  reggere  al  popolo  ,  il  quale  s'avvide  d'  esser  egli  il  solo  vero  pos- 
sessore d'  ogni  pubblica  forza  (2). 

Questo  iiUelletluale  progress©  agevolo  nella  popolazione  ilaliana  lo 
sviluppo  di  un  altro  clemento  di  vita  ,  che  da  gran  tempo  andava  ser- 
peudo  negli  animi ,  ma  che  la  feroce  anarchia  del  secolo  X  aveva  tenulo 
attutato  e  sepolto  ,  ed  ecco  quale  e'  si  fosse. 


(1)  MuatTOBi  Ant.  Mtd.  Aevi  T.  VI  passim  ct  col.  39  cl  40. 

(2)  Cfr.  MuBAT.  Am    M  Acn.  T.  IV.  Diss  XLv  pass.  —  Rovelli  St.  di  Como  P.  11.  p.  WiMii- 


DEr.    CAVALIEUE    I,.    C.    PHOVANA.  C)<J 

Le  invasion!  tle'Sai-acini,  che  nel  precetlcnte  sccolo  a\c-ano  [loslo  loro 
stiin/.a  nelln  Pnglia,  nclla  Calabria,  c  sulle  falde  oiieiitali  tltlle  Alpi 
maiiltime  :  le  piu  fcroii  iiivusioni  ilegli  Avari  o  Magiari  od  Uns;ri,clic 
(iir  si  voglianOj  genie  Finnica  o  Scila  (I),  avcvano  trovato  1  llalia  iii- 
cnpace  di  resistenza.  Per  la  lunga  pace  che  aveva  piecedulo  a  qiielli- 
invasioni,  le  antiche  fortificazioni,  oppic  de' Romani  e  de'  Goli  ,  eraiio 
oa<lutc  in  rovina:  rare  jiercio  le  cilia  ciiile  di  mura:  ran  i  castelli  con 
lorri  o  balnardi:  aperli  i  borglii,  le  terre,  i  casali:  esposli  gli  abilalori 
a  chiumjue  si  facesse  ad  assalirli. 

Queslo  aveano  provalo  le  popolazioni  allorchc  quasi  ad  iin  lempo 
con  quelle  invasioni  barbariche  soi-sero  le  conlese  per  la  corona  d'ltalia 
tra  i  duclii  di  Spolelo  e  del  Friuli.  La  sireltezza  de'lem|)i  e  gl'  ininii- 
nenli  pericoli  resero  (  come  sempre  in  casi  soniiglianli  )  liberali  di  jtri- 
vilegi  i  re  d'ltalia  di  quegli  anni;  e  se  prima  la  gelosia  loro  avea  per 
legge  proibito  a'  privali,  anche  possessor!  di  bencfici  e  d'onori,  Tavere 
nel  proprio  territorio  castelli  cinti  di  balnardi  e  niuniti  di  lorrioni  (2), 
allora  il  timore  aveva  mosso  grimperalori  e  re  d' llalia  ed  i  principi  Lon- 
gobardi  pe"  ducati  di  Salenno  e  di  Benevenlo ,  a  concedcre  la  facolla  di 
cingere  di  mura  e  di  baslite  le  citta,  caslella,  borglii,  curli  od  allri  beni 
allodiali,  a  chiunquc  o  per  cariche  o  per  benefici  o  in  allra  guisa  ne  fosse 
possessore  (3).  Questafacolta,  osserva  il  Muratori,  fu  cagione  che  poco  per 
volta  le  cose  d' llalia  cambiassero  d'aspetlo  (i).  Noi  vedremo  come  le 
f'ortezze  rinnovate  in  quel  tempo  giovassero  qnindi  alia  causa  italiana  , 
c  come  tardi  si  penlissero  gl'  imperatori  tedeschi  di  qucstc  facolla  con- 
cedute  da'  loro  predecessor!.  CoUa  possibilita  del  poter  difendere  se  e 
le  cose  sue ,  torno  1'  amore  del  luogo  nal\o ,  e  il  desiderio  vicendevolc 
degli  uomini  d'una  medesima  cilia  o  terra ,  d'  aiularsi  nella  coir.une  di- 
fesa,  desiderio  che  colla  forza  d'associazione  piu  rapid!  a\rebbe  porlato 
i  suo!  fruit! ,  ove  piCi  preslo  fosse  stata  disirutla  T  insolenza  di  colore 
che   si  frapponevauo  al  suo  sviluppo. 

Ad  ogn!  modo  noa  puo  rimaner  dubbio,  che  la  depressione  della  po- 


(1)  CiBBON    I/ist.  ih-    la  decadence  etc.  de  I'Emp.    Romain ,  Psris,   I8U ,  T.  XI.    ch.  LV.    p    48 
pt  suiv. 
(3)  MuBAT.  Am.  M.  Aeo.  Diss.  XXVI.  col.  460. 
,;l)  MUBAT.  Ibid.  col.  465. 
>♦)  MuRtT    Ibid.  col.  464. 


100  sTini  cRfTrci  sovra  la  stoma  n  itai-ta  ecc. 

tenza  <le'  (•oiiti  operalasi  durante  il  doininio  de'tre  Otloni,  non  sia  stala 
la  causa  di  un  fondamniilalc  cainbiamcnlo  nellc  cose  d'llalia  (1).  Lo 
dimostra  evideulcmente  luso  inlrodoUosi  c  gia  stabilito  a'  tempi  dell'ul- 
tiino  di  qucgl' impcratori ,  delle  pubbliclie  adunanze  del  popolo  co'  vas- 
salli  e  co'militi,  cioe  co' iiobili  (2),  nolle  quali  s'agilavaiio,  dibaUc\ano 
e  si  stanziavano  gli  afTari  propri  non  solo  uelle  grandi  citla,  ma  ancora 
nolle  tcrre  c  nolle  ville,  c  vi  si  addiveniva  a  Ir.ittali  ed  a  tiansazioni 
tra  luogo  e  luogo  (3). 

Inoltre  le  nuove  relazioni  di  cui  si  e  fatlo  parola,  insorle  Ira  il  clero, 
il  popolo  cd  i  vassalli  aveano  resi  neccssari  iiuovi  magistral!  e  nuovi 
ufl'izi :  gli  uni  dapprima  csosi  alio  popolazioni ,  lutli  indispensabili  per 
la  lulela  de'  dirilli  acquislali  dalle  cliiesc ,  dalle  corporazioni  d'  uomini 
libori,  e  da  nuovi  ordini  di  vassalli,  e  per  le  novelle  transazioni  cbe  si 
opcravauo.  E  sebbcne  codesle  iniiovazioni  avcssero  luogo  poco  per  volta, 
f  clie  percio  le  crcazioni  di  nuovi  uflici  progredisscro  lenlaniciilc,  lut- 
lavia  sill  fiiiire  del  decirao  secolo  e  sul  cominciare  del  seguenle  alcune 
carle  pubbliclie  fanno  cenno  di  giudici  municipali  col  nome  scmplicc 
di  giudici  ,  vale  a  dire  di  giudici  del  popolo  ,  a  difTcrenza  dogli  allri 
sempre  delti  giudici  del  re,  delV imperatore  o  del  sacro  palazzo  (4). 

Cos!  via  via  le  popolazioni  delle  varic  citla  e  terra  della  superiorc 
Italia  andarono  riacquislando  dalle  mani  del  duplice  ordine  de'  vassalli 
rescrcizio  degli  inlerni  regolamenli,  al  die  tenne  dietro  dove  piu  presto, 
dove  jiiii  tardi  il  possesso  del  politico  governo  (5). 

Ala  mentre  la  e  cosa  evidente ,  che  la  rivoluzione  operalasi  iiella  so- 


(1)  L'osserTazionc  di  qucslo  fatlo  Irovasi  piii  che  csprcssa ,  accoonala  in  qualche  maoina  ilal 
RovELLi  Delia  sua  Storia  di  Como,  P.  II.  p.  Lxvi ,  Lxvii  c  lxmii  ,  stanipala  in  Milano  sul  finiro 
Jel  seculo  scorso  ,  prima  percio  clie  il  profcssore  Leo,  appiicando  all' Italia  la  dotlrina  delle  £jfw- 
zioni  slala  |^ia  svolla  ed  esposla  dairEvcnoBN  verso  le  cilia  di  Allcmagna  (  v.  Vesme  op.  cil. ) , 
non  ne  facosse  ampia  spiegazionc  nella  sua  Storia  rf'  Italia  ,  e  neU'altra  delle  Ficende  della  Cosii- 
tuzione  Longoliarda. 

(i)  Nell'anQo  096  ,  primo  dell'impcro  d'  Oltone  III,  Giovanni  \cscoto  di  Modena  stabiliscc  un 
cnimbio  di  monari  presso  quella  cilia  <■  cum  consensu  et  nolitia  omnium  ciusdrm  F.cclcsiac  Can"i- 
»  nicorom  eiusdem  civitatis  Mililum  ct  Populorum.  ••  (  Mob\t  Antiij.  Med.  Aev.  T.  V.  Diss.  f>.>. 
col.  374). 

(3)  RUVELLI  op.  cil.  P.  U.   p.  LXXXV. 

(4)  P.ovELLi  1.  c.  p.  LXXXV.  —  Charla  an.  999.  Ind.  MIL  an.  II'.  Ollonii  III.  Imp  et  Charia 
an.  (003.  Ind  II  an.  II.  Arduini  regis.  —  Anclie  il  Cronisia  della  ISovalesa  ricprda  tali  giudici. 
V    Chron.  Novell.  Lib.  V. 

(5)  RovELLI   I.    C.    p.    LIXIX. 


DEL    CAVALIERF.    f,.  G.    PROVANA.  lot 

ciela  italiana,  la  quale  fa  tempo  ilalla  ilomiaazione  tU  Otlone  I,  c  fiulto 
del  sistema  dcllc  cscnzioiii  per  cu'i  gli  ahitalori  ilellc  raiiipague  etl  i 
vassalli  ,  (piasi  lulli  tVorigine  loiiiana,  <ol  niez/.o  (kllc  imove  lelazioiii 
furono  associati  allc  corporazioiii  d'  uoinini  iiberi,  per  lo  |)iu  di  stirpe 
gerinanica  (I)  ,  la  c  cosa  non  meno  cliiara,  die  tpicsli  iiiigliurainenti 
essendo  accaduli  grado  a  grado,  di  molto  troppo  dal  Sigonio,  c  da  <piaiiii 
con  esso  opinaroiio  ,  furono  magnifK  iilu  la  ninniliccnza  e  la  libtralila 
di  Oltonc  I,  allribuendo  ad  esso  il  vanto  di  a\cr  dotulo  la  supcriore 
Ilalia  di  municipaii  islituzioni  ,  e  riferendo  a'  temjii  di  lui  la  rinnova- 
zione  de'  consoli  aininali  ,  a'  (piali  piii  tardi  le  Repubbliche  Italianc  ,  a 
imitazione  dcU'antira  Roma  allidarono  il  loro  rcggimenlo.  i3aslantc  gloria 
e  per  Oltonc  I'aver  dato  la  maggiore  spinta  verso  un  niiglior  ordinamento; 
e  le  cscnzioni  da  lui  concedutc  in  gran  copia  o  conferniale,  ne  furono 
il  mezzo  (2).  Molte  altrc  cagioni  qiiindi  ne  alFrcllarono  e  provocarono 
I'effelto.  Delia  quali  una  parte  fii  gia  accennata,  ed  alcune  nirglio  appari- 
ranno  in  appresso. 

Calcarono  Torme  stessc  del  padre  e  dell'avo ,  e  guidali  alia  mcdesima 
con-ente,  i  due  Ottoni  re  di  Germania  clie  tenncro  il  Irono  d'  Ilalia  c 
quello  dellimpero  sneccssivameute  dojio  la  morlc  di  OUone  I.  Le  pa- 
role scritte  dal  monaco  Gerberto  (  papa  Silvcstro  II  )  sulla  tomba  di 
Ottone  II  (3),  ed  i  molti  diplomi  d'esenzione  dali  da  queslo  principe  alle 
cilia  d' Italia,  fanno  fede  siccome  esso  non  meno  di  suo  padre  attese  a 
frenare  1  insolenza  de'  conti.  Ancora  allcsta  la  slessa  cosa ,  e  dimoslra 
a  un  tempo  la  gia  inoderata  tiacotaiiza  de'  grandi  vassalli  alia  morle  di 
queslo  principe,  il  non  esscre  qucUi  lornali  agli  anliclii  abusi  durante 
la  lunga  minorila  di  Ottone  III  gia  riconosciulo  a  re  d' Italia  dalla  Dielii 
generale  adunata  dal  di  lui  padre  in  Verona:  nel  qual  tempo,  oppor- 
tunissimo  a  siiratti  lurbamenti,  essi  non  avrebbero  cessato  d'insolentirc, 
ove  gia  non  fosscro  stall  avvezzi  a  frenare  la  loro  tracotanza ,  o  fatti 
incapaci    di   usarla.  Cinta   poi   la    corona    imperiale ,  moslro    Ollonc    III 


(I)  Leo  l/isioire  <f Italic  Liv.  IV.  Cli.  I.  p.  185. 

(i)  V.  le  cilazioni  proccdcnii. 

(3)  CVIVS  •  An      IMPERIVM      TREMVERE  •  DVCES      TVI.IT      IIOSTIS 

QVE.M      DOMINVM      POl'VLigVE  •  SVVM      ^OVEnE  ■  PAREMEM 
OTTO  ■  DECVS      DIVVM      CAESAR      CUARISSIME      >OBIS 
IMMERITIS      RAPVIT      TE  •  LVX  •  SEPTENA      DECEMBHIS. 

rirniiKRTi  .  Epiinph    Ononis  ,  opuJ  DucBES^E  Uisl.  Frant.  T.  II.   p.  807  ). 


103  STUDi  cniTici  sovha  i.a  sroiuA    n  italia   ecc. 

zelo  noil  ininoi-e  co'  frerjuenli  diploini  d'esenzione  concessi  all'ItHlia  (1). 
Noi  vi'ilremo  nel  scgucnte  Ci»]i'uolo,  traltaiido  de'  primordi  d'  Ardoino 
marcliose  d'lvrea,  come  quest' itnperalore  s' adoperasse  a  punirlo  dello 
aver  porlato  I'ai'mi  contro  il  vescovo  di  Vercelli,  il  quale  adduoendo  o 
protestaiido  lui'antica  esenzione  coneedula  da  Carlo  il  Grosso,  oecnipava 
il  coniitalo  di  qiiella  citta  ,  uno  di  (piclli  conipiH-si  iiclla  Marcn  d'rvrcii. 
Ma  si  vedra  sieooine  verso  Ardoino  gli  uoniinl  liberi  ili  Vercelli  si  ino- 
strarono  auimati  da  spii'iti  assai  diversi  da  quelli  che  solevano  dimoslrare 
per  lo  avanti  le  popolazioni  verso  i  loro  conti.  Awegnache  se  prima 
della  dominazione  ottoiiiana  la  tirannia  de'  priiicipi  ,  grandi  vassalli  del 
reaine ,  faeeva  a  <j\i(d  modo  clic  si  e  detto  rifiiggire  i  j)ochi  liberi  iio- 
iiiini  al  patrocinio  delle  chiese,  qui  all'  incontro  i  Vercellesi  rifnggirono 
ad  Ardoino  per  iscampare  dal  dominio  del  vescovo  ;  indizio  che  gl'Ita- 
liani  giA  avevano  riccvuto  l'  impulso  che  li  traeva  a  un  ordine  novello. 
1  tempi  maluri  faoeano  forza:  le  popolazioni  invogliavansi  di  cose  niiove: 
la  giovenlii  italiana  (  cosi  ricaviamo  da  Adalboldo  scrittore  di  quegli 
anni  (a))  sperava  in  Ardoino,  cosicche  inorlo  Tullimo  degli  Olloiii,  noi 
vedremo  a  lui  volgersi  in  un  baleno  gli  sguardi  non  solo  de"  ]irinoipi 
elellori,  i  quali  pe  loro  fini  chiamarono  quel  marcliese  d  Ivrra  al  troiio 
d'  Italia,  ma  quelli  ancora  di  tutti  gli  uomini  liberi  e  di  (pielli  che  a- 
spiravano  a  liberta. 

Noi  vedremo  come  Ardoino  corrispondesse  a  cotante  speranzc. 


(1)  Vesme,  yicendc  deilt  Proprieik  i«  Itahu  I.  c.  Lib.  3.  c.  7. 

(3)  «  Cum  maioribns  ( Uarduinus )  nihil  tractabat,  cum  iuvenibus  omnia  disponebat.  »  (Adalboldi 
Traieolensis  Episcopi  l^ita  f/cnrki  Imp.  n  °  15  apud  PERT!  Mon.   Germ.  Hist.  T    VI.   p.  621) 


DEL    CAVAI.IEHF.    L.  G.    PBOVANA.  Io3 


CAPITOLO  11. 


ORIGI^'E  E  PRIMI  FATTI  D'  ARDOIKO. 


Loi'igiiie  d'Ardo'mo  e  le  cose  da  esso  operate  prima  ch'egli  fosse  chia- 
mato  al  trono  d' Italia  furono,  come  gia  si  e  detlo,  argoiiiento  di  favo- 
Josi  raccoiili.  Di  quesli  e  cosa  inutile  il  fare  una  rassegna;solo  diro  pertanlo 
della  prima  e  delle  seconde  quanto  ho  potuto  raccapezzare  di  -vero,  o  di 
piu  probabile.  Ne  avro  a  dUungarmi  di  molto,  avvegnaclie  di  que' tempi 
confnsi,  e  inalaiiiente  illustrati  da'  moderni,  poche  niemorie  siano  rimaste 
nelle  anticlic  storie  e  negli  altri  nionumcnli  di  quell' eta.  Tultavia  i  nuovi 
documenli  degli  archivi  capitolari  d'lvrea  e  di  Vercelli  (1),  ci  pongono 
in  grado  di  accennare  una  parte  de'  fatti  di  quel  principe  prepotente  , 
ullatto  ignota  a'  jirecedenti  scriltori:  nia  circa  all'origiiie  della  di  lui  fa- 
iniglia  poco  potrcmo  aggiungere  a  quanto  gia  se  ne  poteva  conoscere, 
ove  noa  sia  di  cliiai-ir  senipre  piil  per  favolosa  quella  che  le  viene  al- 
Iribuita. 

Una  di  queste  carte  (2)  ci  palesa  un  fratello  di  Ardoino  ,  del  quale 
nessuna  rronica  o  d'allra  nianiera  documenlo,  uc  prima  ne  dopo  nou  la 
]mnto  parola.  II  nome  suo  A'  Amedeo  desto  il  peiisiero,  che  nella  fami- 
glia  d' Ardoino  cercar  si  dovesse  il  ceppo  di  quella  degli  Amedei,  che 
dal  finire  del  secolo  XI  in  poi,  si  resero  ilhistri  come  principi  della 
uobil  parte  d'ltalia  appellata  piu  lardi  Piemunte  ,  e  che  percii)  un'ori- 
gine  stessa  fosse  comune  alle  due  famiglie.  Favoriva  questo  supposto  il 
couoscersi  dalle  antiche  storie  siccome  un  altro  Amedeo  nobilUsimo  mi- 
lile  (  cosi  lo  dichiara  Liulprando )  aveva  fiorilo  fra  noi  a'  tempi  del  re 
Berengario  II  (3)  :  che  un  terzo  di  tal  nome  era  sul  cadere  del  secolo  XI 
Conte   del  sacro    palazzo   e  Messo    di   Lamberto   imperatore  (4):  ed    un 


(1)  Vedi  il  Prooniio  ,  e  I'Appeadice  in  fioe. 

(S)  Doc.  n  "  9.  Append. 

(3)  L'UTPBANDi ,  Antapod.  Lib.  V.  §  18  ;  apud  Tertz  M.  G.  H.  T.  V. 

\\)  MURiiTOBI,  AtU.  M.  Att.  Disi.  10.  col.  497,  ed  Ann.  J'llalia  uU  an.  tS7. 


ID  J  STUDI    CRirlCI    SOVRA    LA    STOniA    I)    ITA  I.IA    ECC. 

iiliro  iiiu-orrt  neir  828  Conte  e  Vasso  di  Loclovico  Pio(1),  tla'quali  noii 
leiieva  il  Mtiratori  per  impossihUc  congclUira  jiotcssero  disceiulcre  i  reali 
priiicipi  ili  Savoia:  sia  circgli  avvisassc  cho  UiUi  quegli  Ameilei  scen- 
ilcsscro  ila  iiii  ceppo  comune,  sia  ehc  ad  oginuio  di  essi  si  'potesse  ran- 
nodarc  cgualtneiitc  cjuella  generazioue  di  principi. 

Ma  per  quello  dappriina  ehc  spella  agli  Aniedei  clio  poi  tenneio  il 
Picinoiite,  oggimai  viiolsi  abhandoiiare  e  quesUi  cd  ogiii  altra  (lualsiasi 
congeltiira.  Uu  nuovo  importaiitissimo  docuineiilo  da  n;e  lesle  trovalo 
iieU'archivio  cpiscopale  di  quella  medesiina  cilta  d'lvrea  (2),  polenle 
argomenlo  ri  porge  per  alfennare  che  Uuherlo  II  figlio  di  Aiiiedeo  11, 
e  nipote  d"  Adelaide  conlessa  di  Torino ,  progcnitorc  cerlissiino  dc' Reali 
di  Piemoiile,  sceiidc  per  via  direlta  da  quell'  Otlone  Gugliclino  ,  il  (juale 
dopo  la  cadiita  di  Adalberto  suo  padi-e  dal  trono  d'  Italia  fu  trafiigalo 
bambino  in  Borgogna,  ed  ivi  divenne  conic  di  quella  proviucia  (3). 

Qiiindi  per  cio  ehe  spelta  all'  origine  di  Ardoino  il  Irovarsi  il  iioiiie 
d'Amcdeo  nclla  sua  fainigliaj  ed  in  tulla  quella  scrie  d'anlichi  milili  c 
vassalli  imperiali  da  ine  ricordali ,  con  quegli  altri  ehe  aiicor  si  iiotreb- 
bero  aggiungere  ,  gioverii  forsc  un  giorno  a  dilucidarne  i  prinionli:  per- 
eiocche,  siecome  osserva  il  Muratori  (4),  Aniedeo  era  nbnie  nou  eosi 
eselusivamente  rouiano,  che  di  spesso  non  Irovisi  fra  coloro  die  \ive- 
vano  di  legge  salica  e  tra  i  Franchi.  E  infatli  salico  anch'esso  era  I'A- 
inedeo  fralcllo  d'ArJoino  ,  poiclie  abbianio  dalle  scrillure  conleniporanee 
die  la  famiglia  di  lui  professava  una  lal  legge,  come  la  profcssava  quel- 
Taltro  conte  Amedeo  di  sopra  nominalo,  che  viveva  a'  tempi  di  Lodovico 
Pio.  Ad  ogni  modo  questo  Amedeo  fratello  d'Ardoino  vivente  di  legge  salira, 
giovei-a,  rijieto,  a  luaggiori  sroperle,  ma  quando  solo  qnalrhe  inedila  cai-ta 
■verra  ad  aiulare  questo  dato  novcllo.  Non  e  a  dii'e  con  tutto  cio,che  Ira  la 
iamiglia  d'Ardoino  e  la  famiglia  di  Berengario,  e  piii  direttamenfe  con 
cpiella  de'Conti  di  Torino  non  esislessero  vincoli  di  prossima  parentela.  Di 


(1)  MORVTORI  Ant.  M.  Aci.  T.  II.  Diss.  22.  col.  2G3. 

(2)  Vedi  in  Mem.  dclla  U.  Accad,  di  Torino  T.  V.  Ser.  II.  Notizia  ecc.  di  L.  G.  PllOV^.^■A. 

(3)  Rodulphi  Glabri  Hi.u.  Lib.  Ill  el  II.  apud  DucnE.5NE  H.  F.  T.  IV.  —  II  cavalicrc  Cibbario 
nella  sua  Monarchia  di  Savoia  indovino  quesia  provcnienza  di  LTmberlo  II.  Cod'  e  cosa  inollo  ono- 
rcvole  per  csso  la  confcrma  che  con  questo  Documenlo  ricevono  le  dolle  e  coslanli  sue  in^esti- 
gaiioni.  Vedi  Si.  delta  Man.  di  Savoia  T.  I. 

(4)  ■(  Eqtiidem  cerium  pulo  non  ila  Romanorum  fuisse  propriura  Amedei  nomcn ,  ul  inter  Francos 
»  ct  salicae  legis  proressorcs  numqnam  logalur.  «  (  A.  M   Aei.  T.  II.  col.  263  ). 


DEI-    CAVALIEIIE    L.    C.    PROVANA.  Io5 

quest!  or  ora  riferiremo  qunnlo  tla'  Icgiltiini  liloli  si  vien  deducendo. 
Ma  ri|/ipliaiido  diiiriiii'icala  |>roveiiiciiKa  sua  sallca,  diio  .siccoinc  qiiesia 
|)rovala  sua  qualila,  o  cojiie  Ic;  uoii  iiicuo  rcrte  uosscssioni  allodiali  di 
I'lie  Ardoino  em  ricco  (1),  avrebbcro  poluto  mcttcre  i  suoi  biografi  sei- 
cetitisti  sulla  via  di  supplire  ai  silciizio  dc'  crouisti,  e  d'iiidagare  la  di 
iui  ]jrovci)icn/a ,  ovc  cssi  caldi  d'accrcscci-  luslio  alia  di  lui  fainiglia  , 
trascurala  ogui  allra  cosa  ,  non  avcsseio  preso  a  Qirlo  ad  ogiii  costo  di- 
scendeie  da'precedcnli  marchesi  d'lvrca,  e  da' re  d'llalia,  annovciando 
fra'  di  lui  maggiori  ruiio  c  I'allro  Bercngario,  c  un  supposto  re  Bernardo, 
e  il  re  Desiderio,  e  I'iniperatore  Carlo  Magno:  fabhricaudo  a  qucslo  fine 
o  produreudo  falsi  dofumcnli  ,  clie  lultoia  a'  dl  noslri  si  leggoiio  in  al- 
cuiie  raccoltc. 

Ne  punlo  consiilcj-arono,  che  il  rcainc  d'llalia  essendo  elcllivo,  nes- 
suii  luslro  noil  poteva  per  Ardoino  vanlaggiar  quello  dcUa  concorde 
ciczione  della  Dicta  Italiana:  e  che  sebbene  i  priini  signori  della  Marca 
d'  Ivrea  racrce  de'  tempi  disordinati  sc  ne  fossei-o  da  padre  in  Cglio  tra- 
tnaudalo  il  possesso  ,  cio  non  pnteva  essere  accadulo  a  favore  d'Ardoino, 
il  cui  padre  Dadone,  uinilc  conliccUo  di  tion  so  che  eilti  o  provincia, 
niai  non  riceve  dagli  storici  il  lilolo  di  marchcse  ,  al  quale  a\rcbbe 
BTUto  diritlo  ,  se  egli  avesse  tenulo  la  JMarra  d'  Ivrea  (2).  Ne  nieglio 
s'awidero  siccoinc  nell' innestarc  la  fanaiglia  d'Ardoino  a  quella  del  re 
Bercngario,  andavano  incontro  ad  allrc  diflicolta  ;  avvcgnaclie  non  si 
possa  conciliare  la  prolezione  che  gli  Oltoui ,  al  dire  di  quesli  scrit- 
lori,  avrcbbero  concesso  ad  Ardoino  ne'suoi  aniii  giovanili,  ovc  egli  fosse 
stato  nipote  di  quel  re  Bercngario,  eontro  la  cui  famiglia  essi  si  nio- 
slrarono  raai  semprc  neniiei  implacabili  (3). 

1£  questc  cose  assevcravano  i  noslri  scrlltori  pieraontesi ,  in  un'  eta 
(lie   ricca  ancora  di  legiltimi  documcnli,  con  colpevolc  facilita  aminelteva 


(1)  V.  nipl.  di  Oil.  II  c  di  Arrigo  I  per  la  cliicsa  di  Vcrcclli  in  //.  P.  Mciium.  P.  1.  cliorlar. 
e  qui  ncH'Appcnd.  ;  ne'  qnali  trovansl  enumcrali  i  bcni  di  Ardoioo. —  Leo  Hi»l.  d'llalie  T.  I.  p.  JOJ 

(3)  DuRAWDi  ,  Marca  d'  lirea  Ira  Ic  Jlpi ,  il  Ticino,  I'Amttlont  cd  il  Po.  Tariou  an.  18  llrpub. , 
p.  33.  —  Vcdi  pure  il  placilo  dciraaoo  lOUl  a  pag.  IOC. 

(3)  I-  Olio  Uliis  BcrcDgarii  circumquaquc  dispcrsis.  »  (jVjiKi'i.rni  Mrdiol.  Ili't.  Lib.  I  e  Vll  id  B. 
I.  T.  YV).  —  >cll' UcnEi.li  iLil.  S.  T.  II.  col.  101  si  Icggp  un  diploma  di  Ollone  (  DaL  S.  id. 
Mpl.  an.  363),  col  quale  rgli  dona  a  Guido  vcscovo  di  M'>dcna  c  suo  arcicanccllicrc  i  bcni  di 
Cuido  c  di  Cutrado  liyliuuli  del  re  Ucrcnjj'.irio  II,  posli  in  su  quel  di  Bolcgua  c  di  Mudena.  — 
V.  pure  SiGOMi.u  J)c  Regno  lUiUae  ad  an.  963. 

Serie  II.  To.M.  VII.  1 4 


I  06  STUDI    ClUTICI    SOVHA    I.A    STORIA    d"  ITALIA   ECC. 

come  veri  i  piu  insip'uli  strafalcioui  clie  aiulasscro  Ic  ainjiollosc  narnt- 
zioiii,  tlelizie  d\  quel  sccolo,  uiculrc  liascurava  que' siuccri  tiloli  die 
quiuili  ilopo  diiceul'  anni  agitati  da  guerre  e  da  sconvolgiuienli  anda- 
rono  in  gran  parte  perduli ,  o  con  fatica  veniamo  imo  ad  uno  spigolando. 

Laondc  gli  scriltori  die  venncro  dopo  e  dacclie  Tarte  crilica  fu  r'nnessa 
in  onore ,  difeltaudo  di  sinccri  docunicnti,  furono  coslrcUi  a  fare  ipolesi 
pill  o  ineno  probabili  sovra  la  fauiiglia  dArdoino,  e  sovra  le  principa- 
lissime  sue  imprese,  ondeggiaiido  talvoUa  tra  il  desiderio  di  diie  il  vero 
piobabile,  ed  il  limore  die  Ic  loro  supposizioni  non  gradisscro  a  clii  a- 
vrebbe  voliilo  die  la  storia  si  fosse  picgala  a  secondare  gl'  intcndinienti 
loro  ambiziosi. 

Rimane  pertanlo  tuttora  libero  larringo  a  coloro  die  dcgli  studi  di 
genealogia  specialmenle  si  dilcttano,  il  fare  niaggiori  ricerdie:  die  noi 
per  quella  parte  clic  cio  si  collega  co'  fatti  storici  ,  staremo  content!  a 
riferire  le  opinioni  di  due  valentuouiini  il  Muratori  ed  il  Terraneo ,  i 
(juali  guidali  appunto  dalla  legge  salica,  die  la  famiglia  sua  professava, 
e  dalla  qualila  delle  sue  possession!,  convennero  ncl  collogarlo  colla  fa- 
miglia Arduinica  de' nostri  conti,  anch'essi  di  sallca  generazione,  nia 
dilVerirono  nel  mode  con  cui  presero  ad  ordire  queslo  inncsto. 

II  Muratori  partendo  dalle  espressioni  di  un  placito  di  Pavia  tenuto 
a"  tempi  di  Oltone  III ,  die  cliiamano  il  re  Ardoino  figliuolo  del  conic 
Dadoiie  (I),  ed  appoggiandosi  ad  altra  carta  di  Arrigo  I  impcratore 
pel  monastero  di  Fruttuaria  (2),  lo  annoverb  nel  suo  albero  genealogico 
de'  Conti  di  Torino  come  cugino  di  Manfredi  II  dal  lato  di  padre  (3). 

Parimenti  cugino  del  medesimo  Manfredi  II  conte  di  Torino,  ma  dal 
canto  di  madre,  lo  argomenta  il  Terraneo  da  un  allro  diploma  (4),  di- 
chiarando  a  un  tempo  die  1' Ardoino  crcduto  dal  Muratori  il  re  d'ltalia 


(I)  «  Placitum  Ottonis  comitis  S.  P.  Papiac  habitum  coram  Ottonc  III.  Imp.  an.  iOOi.  »  (MlratoBI 
y4nl.  Esleiisi,  P.  1.  p.  125). 

1i)  "  Teneat  lain  dictus  locus  ( niooaslcrium  Fructuaricnse)  omnia  ilia  praodia,  quae  dedcruni 
f>  Maofredus  marcbio  ot  Bcrla  eius  uxor  ,  ct  frater  ciusdcm  Manfredi  ,  idest  Alricus  cpiscopii^ 
u  ( Astensis  } ,  et  Ardoinus  consobrinus  conim.  »  ( Privil.  Hcnrici  I.  imper.  pro  moQaslerio  Fruclua- 
rieoso  ,  apud  GuiCHENON  BM.  Seliusiana  ,  Cent.  2,  cap.  39). 

;3)  .MijRvTORi  Anlichita  Estcnsi  P.  I.  cap.  XIII.  p.  105. 

(4)  "  Charta  dntationis  moitast.  S.  Justi  Segusini  ab  jjlrico  episcopo  ylslcfisi  factac  ,  wee  non  ah 
V  Odelrn-a  sivc  Magnifrctlo  march,  eiuj  fratrc ,  attjuc  Bcrta  Magrtifredi  cottiutjc.  Dat.  Taurini  dit 
>.  Bona  mtiuii  wlii  Ind.  .\Il  an.  1029.  »  (In  Hut.  P.  il.  T.  I    col.  470). 


DEf,    CAVAHF.riE    I..    G.    PHOVAVA.  10- 

era  iin  allro  ciigino  del  marchcse  Manfredi,  di  quell'  islesso  nome,  e. 
liglio  |>iu'e  <U  nil  Dadoiie  o  Oddone  ,  ed  appoggio  quest'  asscr/ione  ad 
una  carta  di  dolazione  del  iiioiiastero  di  S.  Giiisto  di  Susa^  concessa  da 
quel  Alanfiedi  II  iieiranno  1027.  E  quaiilo  aU'Ardoino  detto  il  W  dal 
Muratori  iieli'albero  gencalogico  sojua  rifeiilo  ,  egli  dicliiara  noii  poler 
essere  quello  clie  fu  marchese  d' Ivrea  e  re  d' Italia,  dal  sapersi  ciresso 
ani;or  vivcva  tra  gli  anni  10IG  e  1020;  mentre  Ardoiiio  re  d' Italia 
inorl  in  Fruttuaria  nel  1015  ,  siccome  a  suo  tempo  vedrcmo  (1 ). 

Fra  queste  due  opinioni  quella  del  Tcrraneo  sembra  dunque  la  jiiii  pro- 
babile;  ad  ogni  inodo  I'origine  e  le  possessioni  allodiali  di  questo  marchese 
d'  Ivrea ,  il  nome  stcsso  d'Ardoino,  il  quale  si  trova  essere  (juello  dell  avolo 
suo  paterno  secondo  il  Muratori,  o  dell' avolo  materno  secondo  I'altro 
scriltorc  ,  formano  bastanti  indizi  per  istabilire  fra  il  marclicse  Ardoino 
ed  1  Conli  di  Torino  la  consanguineila  od  un  prossimo  grado  di  parenlela. 

Ad  Ardoino  furono  altribuili  di  molti  figli ;  consta  per  Icgittimi  do- 
cumenti  die  tre  ne  avesse,  due  maschi  ed  una  femmina;  e  sono:  Ottone 
conic,  ed  Ardicino  od  Avdicione  (  idiotismi  del  nome  d' Ardoino)  prin- 
cipe  ,  marito  che  fu  di  Willa  figliuola  di  Ugo  marchese  di  Toscaiia  (2), 
cd  Ichilda  :  questa  ,  s'  io  iion  erro  ,  maggiore  dc'  fratcUi ,  imperocche 
nciranno  987  gia  era  moghe  di  Corrado  figlio  del  fu  Berengario  II  re 
d'  Italia.  Monsignore  Agostino  Della-Chiesa  avcva  anch'  esse  acceunala 
I'esistenza  di  questa  figlia  del  marchese  Ardoino:  ma  siccome  egli  non 
riferivasi  a  veruna  carta  speciale  in  prova  dclla  sua  asserzione,  e  cilava 
solo  gli  archivi  di  Vercelli,  il  Terraneo  non  gli  presto  fede.  ISIa  questo 
scriltorc  seguiva  in  cio  un  allro  impulso:  che  avendo  egli  preso  a  illu- 
strare  la  famosa  Adelaide  contessa  di  Torino,  smaniava  per  formarle 
una  ricca  famiglia  d'  anlenati:  e  cosl  per  arricchire  di  una  figliuola  di 
j)iu  Ardoino  Glabrione  conte  di  Torino,  bisavolo  d'  Adelaide,  a  ogni 
costo  voile  che  quest'  Ichilda  uascesse  da  quello  (3). 


(1)  Terbaneo,  Adelaide  illustrata.  Torino  1739  P.  1.  p.  187  c  188  c  P.  II.  p.  198. 

;S)  «  Charta  donationis  Ononis  cnmllis  ,  Jrduini  regis  filii,  pro  eeclesia  S.  Syri  Papiensis  annn 
'  1009  ,  Ind.  /'//.»  (Appcndice  n"  36).  «  Tabularium  cannnicor.  Lucemium  «  ap.  FiorcnliDi  (Mabii) 
VrmoriV  delta  contessa  Malilde,  p.  401.  —  Cfr.  TebbaNEO  ,  A'olf  agli  Annali  del  MuBATORI  (  ms. 
ilflla  11.  Univcrsita  di  Torino  ,  T.  ^^.  P.  1.  ). 

(3)  For  uno  di  que'  lauli  idiotismi  clic  si  coinmcltono  dagli  amanuonsi  ,  p  talvolla  pore  d»  chi 
<•  poco  pralico  delle  anticlio  scritluro  ,  quest'  hhilda  di\cnnc  Richilda  presso  il  CniES*,  c  quindi 
prcsso  lulli :  e    questo  perchb  il  nome    di  uua  Richilda  si  legge  in  allrc  carle,    to  allro   curioso 


ro8  STUDi  r.RiTin  sovha  i.a  storia  d'italia  Ere. 

Ora  ogni  duLbio  e  loUo  da  uii  documcnto  appunto  deH'iirchivio  Ver- 
rellcsc  ,  del  quale  avrcino  piu  voile  a  parlare  (1). 

Di  Bcrta  poi,  moglie  di  Ardoiuo,  noininata  in  varii  diplomi,  non  si 
conoscc  la  famiglia :  molli  scritlori  pieinontesi  la  scamhiarono  con  Berla 
figliuola  di  Oberto  II  progenitore  degli  Eslensi,  ma  il  Muratori  dimostro 
che  qiiesta  era  stata  sposala  da  quel  Manfred!  II  conte  di  Torino,  cu- 
gino  di  Ardoino  (2). 

Piullosto  seinbrerebbc  amtncssibile  1'  opinione  di  un  allio  dc'  noslri 
scritlori  pieinontesi,  il  Tcnivelli ,  il  qnalc  prnsa  clie  qucsla  moglie  di 
Ardoino  potessc  cssere  figlia  di  allro  Obcrlo  niarclicsc  di  Toscaiia  nato 
da  Ugo  re  d'  Italia,  e  padre  di  Ugo  niarcliese  pure  di  Toscana.  Quc- 
st'Oberto  essendo  morto  o  ilo  in  esiglio  nel  95i3,  il  di  lui  figlio  Ugo 
avrebbe  potulo  dare  in  isposa  al  marchese  Ardoino  la  propria  sorella  : 
e  questo  parenlado  essore  di  poi  cagione  dell'  altro  tra  il  figlio  d' Ardoino 
e  Willa  figliuola  del  marchese  Ugo  (3). 

Per  ullimo  sappiamo  clie  Ardoino  oltre  ad  Amedeo  nominato  di  sopra, 
ebbe  un  altro  fratello  per  nomc  Viberto,  ed  una  sorella:  questa  appcllata 
Perinza  fu  moglie  di  Roberto  conte  diVolpiano,  ch'cssa  fccc  padre  di 
moUi  Ggli ,  fra  quali  il  cclebi'c  S.  Willclmo  abbate  del  inonastero  Di- 
vionetise  nella  Borgogiia ,  e  fondatoi'C  di  quello  di  Frultuaria  nelle  terre 
patenie  (i).  De'  due  fratelli  non  si  sa  {pale  fosse  il  maggiore ,  forse 
Amedeo,  giacclie  di  Viljcrlo  non  compariscc  il  nome  clie  piu  tardi,  c 
dacche  Ardoino  fu  salilo  sul  Iroiio:  ambi  costanii  zelatori  di  lui,  il 
primo  ucciso  probabilmenle  nelle  civili  commozioni  d'lvrea,  I'allro  fido 
ad  Ardoino  insino  alia  morte  di  questo  re  (5).  Dicesi  clic  Ardoino  pas- 
sasse  la  prima  sua  giovinezza  parte  in  corte  degli  Ottoni,  parte  in  quell i 


erroro  Hi  clii  copio  primo  la  cilala  donazioDC  (  vcdi  la  nola  qui  appressD  )  dicde  a  Gonone  o  Cor- 
rado  ,  figlio  del  re  Bcrcngario  11 ,  il  soprannomc  di  liicius. 

(I)  n  Doiuitio  ijuor.  honor,  in  loco  Carcsianac  facta  ccclcsiac  canon,  ycrccll.  a  Chonrado  ijui  tt 
■  Choiia  filio  (fuond.  Bcrinjnrii  II  rcij'is .,  el  alt  IvIiiUla  filia  j'irdohti  marcliioiils.  Vat.  Eporcia  ann. 
V.  9S7  ,  Ind.  Xy.  .)  (  Vedi  noil'  Append,  il  n."  1  ).  —  CniESA  Agoslino  Grain/,  dc'  Cotiti  d'Jglii  , 
f.  46.  8  ,  in  Tehb.ineo  yldclaidc  illustrata  P.  I.  p.  197. 

(S)  MuBATORi ,  Antichith  Estcnsi  P.  I.  p.  103.  —  KOELLER  «■  Dissertalio  dt  Arduino  Epandutt 
-  march,  etc.  §  XXII.  —  In  TnES.  Disscrlationum  etc.  cdenle  Martini.  T.  II.  P.  I.  p.  192. 

(3)  TEniVELLi ,  Biografia  Picmontcsc.  Decade  I.  pag.  230. 

(4)  UovEBius  ,  Hist.  Rcomensis  moiiaslcrii  p.   121-lCO. 

(5)  "  Placilum  Otionis  comilis   etc.    »  v.  la  nola  (I)  alia  pag.   lOG    —  «  Diplam.  Hcnrici.  I.  imf 
.  pro  eccl.  Screen,  an.  iOU.  ( Hist.  P.  M.  I.  o  n.°  37  nell' Append.  > 


DKI.    CAVAMKRi:    T.,    C.    PnOVANA.  I  OfJ 

(li  Loltario  re  di  Francia,  figliuolo  di  Loclovico  il  Trans-mariuo  (1); 
la  cosa  per  so  poco  imporla:  ma  dove  quest' asserzione  sia  vera,  per 
quello  che  rignarda  "li  Otloui  ,  la  protezionc  usala  da  qucsli  imperalori 
verso  Ardoino  iiiiovo  titolo  ini  porgeicbbe  per  oppormi  a  chi  lo  voUe 
nipote  del  re  Bereiigario  II.  Cirlo  quanio  al  tempo  cio  pole  essere  ; 
avvegiiache  sebbeiie  iiicerlo  sia  queilo  della  iiasrila  dArdoino  ,  sai  eudn 
uoi,  ch'egli  nion  nel  1015,  piu  die  dallVla  o|>pres.so  dalle  faticlie  e  da' 
inalaniu  (2)  ,  potremo  ammellerc  ch'egli  veuisse  al  moudo  negli  ullinii 
tempi  di  Berengario,  e  cosl  Ira  il  955  e  il  9G0,  e  crescesse  al  sue  de- 
stine durante  la  doininazione  de'  principi  di  Sassonia. 

Chccclie  ne  sia  di  cio,  leggcsi  ncUe  /Inticliilh  Italichc.  (3)  ud  placilo 
tenulo  nel  dislrello  di  Brescia  ncll'  anno  990  da  un  Ardoino  contc  del 
sacro  palazzo,  nel  quale  il  Muralori  ,  il  Giidliu  e  il  Durandi  (4)  ravvi- 
sarono  il  nosti'o  Ardoino  :  concordauo  le  note  cronologiclie  ,  poicbe  negli 
anni  segucnli  Ardoino  esscndo  stalo  posto  al  bando  dcll'inipero,  neces- 
sarianientc  (  se  non  prima  )  almeno  ncUanno  1000  perduto  aveva  la 
dignita  di  Conte  del  sacro  palazzo.  E  si  vediamo  da  un  diploma  dl  Ou 
lone  III  deir  anno  1001,  e  da  iin  placilo  tenuto  in  Pa\ia  (5),  siccomc 
nell'anno  1001  giu  era  a  lui  succcdulo  in  tale  dignita  un  conic  Otlone 
iiipote  del  vcscovo  di  Como. 

Al  Terranco  pai've  altrimenti. 

Nell'Ardoino  die  fu  conte  del  sacro  palazzo  nel  996  egll  voile  .scorgere 
il  figlio  di  certa  Anselda  nala  da  (jueU'  allro  Ardoino  dello  Clalrionc 
conle  di  Torino  gia  da  noi  ricordalo,  e  come  a  lui  piarquc  ,  maritata 
a  Gisalberlo  principc  di  Lucembxirgo.  E  siccome  la  dignita  palatina  ei'a 
frequenle   c  quasi   eredilaria   ndla   famiglia   di  Gisalberlo  ,  cosl    ne  de- 


(I)  Compend'w  deU'origine  iTArdoinn.  MS.  della  R.  Camera  dc' f  onli  p.  50. 

(5)  n  Anno  MXV.  Harilovigus  .  .  infirm.ilur  .  .  .  cl  Icrlio  kal.  nov.  obiil.  »  {.Innal.  Sn  apiid 
ECCABD.  Corp.  Hill  M.  Act.  T.  I.  ).  Qucsla  data  della  mortc  d'  Ardoino  c  ditcrsa  acl  nccrol.  di 
S  Bcnignu  Divion  ;  voiii  al  Capilolo  XI  di  e|ucsli  Sludi  Id  Cne.  —  n  CuuTeclus  laborc  ct  morbo  » 
(  Arnuli'UI  Hist.  Med.  Lib.  1  c.  15.  H.  11.  T.  IV.  p.  13  ). 

(3)  —  A,ili>i.  M.  Act.   T.  1.  ni=.s    VII.  col.  383. 

(4)  MUHATOHi ,  V.  la  nola  prcccdonle  ,  od  Aniichila  Eslensi  P.  I.  c.  XIII.  —  CiULiM,  Ucmarit 
di  Milaiio  V.  II.  p.  4;2.  —  I)LKA^nl  Marcn  d' Iirca  p.  52. 

;5;  ononis  III  diploma  pro  Jlimialibus  Ticincnsibus  S.  Mariae  ThcodoLic.  Dat  RaTennac  MI  kal. 
mai  aono  Ml.  Ind.  XIV  opud  MunvTOBI  A.  M.  Act.  col.  S8a.  —  I'lacilum  \cl  laJicalum  Papiac 
tiibilum  ab  Ol'.ono  sacri  palalii  comitc  an.  MI  die  xiv  mcusis  oclbbiis  lod.  \V  apud  Mluitoki 
Jnt.  Ktt.  P.  I.  p.   1J5. 


I  I  o  STUDJ    CRITICI    SOVnA    I.\  STORIA    D  ITALIA    Er:C. 

(lussc,  die  rArcloino  da  lui  creiluto  figUuolo  di  AnseUla  e  di  Gisalberto, 
fosse  il  Conte  del  sacro  palazzo  ,  di  cui  nei  placito  di  Brescia. 

ri  Terraiioo  fonno  tutto  (jucsto  ipotetico  cdificio  avvisando  anch'egli 
col  (jinlini  clic  queslo  Gisalberto  coiile  del  sacro  palazzo  fosse  il  fra- 
tello  della  regiiia  Cuiiegoiula ,  colla  cui  famiglia  amava  d'  innestare  cosi 
i  Conti  di  Torino. 

i\Ia  lulto  cio  Tion  sussisle,  come  si  vedc  considcrando  in  primo  luogo 
siccome  q\iesto  Gisalberto  non  era  per  niente  il  fratello  di  Cunegonda, 
(li  stirpc  regia  e  conte  di  Luccmburgo ,  ma  un  conte  di  Brescia  come 
suo  padre  Lanfranco  ,  e  come  Favolo  Gisalberto  I,  tulli  poi  Conli  del 
sacro  palaz/.o  (I);  in  secondo  luogo,  clie  fra  i  quatlro  Ardoini  nominali 
dal  Torraneo  stesso,  come  viventi  in  cpiel  punlo  in  Italia,  nessiuio  non 
era  nato  da  Gisalberto  (2).  Uno  di  essi  era  1' Ardoiiio  poi  re  d'llalia, 
figlio  del  conte  Dadone:  un  altro  il  figlio  di  lui,  dello  pure  Ardoino 
come  il  padre,  e  per  idiotismo  Ardicino  e  Ardicione:  quiiidi  T Ardoino 
(la  lui  cliiamato  V,  figliuolo  di  Oddone  de'  conti  di  Torino  ,  che  mai 
non  cbbe  il  grado  di  conte  palatino:  e  rultimo  quello  ch'cgli  creo  conte 
del  sacro  palaz/.o,  e  che  suppose  figlio  d'Ansclda  e  di  Gisalberto,  mcn- 
tre  invece  era  nato  da  un  conte  Lanfranco,  come  risulta  da  un  atlo 
di  donazionc  pnbblicalo  dal  Giulini  e  dal  Lupi  (3).  Ma  una  maggiore 
|>rova  che  il  Muratoi'i  e  gli  altri  rettamente  s'apposero  nel  ravvisare  in 
Ardoino  marchese  d'lvrea  il  Conte  del  sacro  palazzo,  ce  la  porge  ,  come 
a  me  scmljra  indubitabile,  un  altro  de'  documenti  teste  ricuperati  in  Ivrea ; 
(piest'e  una  lettera,  la  quale  sebbene  non  tenga  ne  data,  ne  firma,  ne 
allra  indicazione  se  non  se  d' essere  stata  diretta  a'  re  ed  a  principi  di 
(/uel  tempo ,  evidentemente  si  ravvisa  scritta  da  Warmondo  vescovo  d'lvrea 
e  dagli  altri  vescovi  suoi  comprovinciali  (4),  nel  tempo  in  cui  Ardoino 
aveva  invaso  le  possessioni  di  quella  chiesa.  La  data  non  si  puo  con 
precisione  determinare ,  ma  per  le  ragioni  che  accenneremo  di  poi  vuolsi 


(1)  Giulini  Afcm.  di  .Vilim:i  P.  IM.  p.  148.  —  Cfr.  Lupi  Cod.  Dipt.  Berg.  T.  II.  col.  449. 

(2)  Terraneo  ,  Jdcl.  illusir.  V.  1.  p-  209. 

(3)  Giulini  1.  c.  p.  66  c  500.  —  Lupi  Cndex  Diplom.  Bergomcnsis  T.  II.  col.  599.  Fra  i  nolto- 
scrilli  appic  di  queirallo  Irovasi :  «  ylrdoinus  comes,  gennanus  vidcm  Roiendac  /iliac  quondam  Lan' 
u  franci  comitis  »  come  rcca  il  titolo  dolU  carta  mcdcsima.  II  LUPI  poi  slima  che  questa  dona- 
zione  fuise  falta  nell'anDO  1033  e  non  nel  1003,  come  Tollc  il  Giulini;  ma  cio  noD  fa  nulla  pel 
caso  noslro.  Lupi  1.  c.  p.  601. 

(4)  «  Epistota  regibus  regnorumque  Pfincip.  missa.  i»  Append,  n.**  12. 


DEr,    CAVAMERE    L.  G.    PHOVANA.  1  I  I 

assegnare  a'  primi  mesi  dellanno  997.  Couiincia  qucsl'epistola  in  qucsiii 
forma: 

»  A  vol  tulti  reputiamo  esser  nolo  siccome  Ardoino  seJotto  tlallo 
)i  spirito  di  peifidia  abbia  mosso  Ic  armi  delta  ribelUone  contro  la  regia 
»  autoritii ,  ed  usiupalo  con  improvida  clazione  le  inscgnc  di  una  pub- 
»  blica  cavica  a  detriineiito  di  ttitto  il  reame  n  (I). 

()ualc  sara  qiicsla  irnhhlica  carica  clella  quale  W'aimondo  scrive  the 
Ardouio  avcsse  usurpale  le  iuscgne  ?  Non  quella  tli  uiarchese  d'lvrca, 
die  al  cerlo  gia  teiieva ,  e  clie  non  Java  a  lui  autorita  vei-una  fuori 
lie'  suoi  comitali:  non  quella  ili  re  d'lUilia,  die  non  consegui  die  piu 
tardi,  e  die  fu  a  lui  confeiita  dalla  Diela  Italiana  ;  dunque  quella  ;il 
certo  di  Goute  del  sacro  palazzo,  dignita  eccelsa  ancora  in  quel  tempo, 
e  la  inaggiore  sovra  I'altre  tiitlc  ,  poiclie  clii  ne  era  investilo  diveniva 
come  il  vicario  del  re  :  la  cui  auloi"ita  dice  il  Muratori ,  non  solo  cm 
))  cniinente  nclla  corte  imperiale ,  ma  estendevasi  anche  per  tutto  il 
»  regno,  essendo  al  di  lui  tribunate  soUoposU  i  Conti ,  i  Marchesi,  i 
»   Duchi ,  cioe  i  Principi  di  que'  tempi  »   (2). 

^la  perche  la  chiauia  usurpala?  Come  avrebbe  polulo  Ardoino  usurparc 
una  carica  di  tanla  imporlanza,  il  cui  esercizio  per  la  intrinseca  sua 
qualita  dipendeva  dalla  volonti  dell'  imperatore  manifestala  a  lutti  i  prin- 
cipi del  reame?  Forse  meglio  avrebbe  cgli  dello  comperata:  ne  io  ri- 
pugnerei  a  credere  die  le  ricchezze  dArdoiiio  non  gli  avessero  in  <{ue' 
tempi  procaccialo  dalla  cancelleria  imperiale  il  modo  d'oUcnere  dal  gio- 
vine  Ottone,  e  per  esso  nel  tcnpo  della  sua  minorita  da'  tulori  di  lui, 
uu  posto  di  tale  imporlanza.  Al  postulto,  die  cgli  esercitasse  pubblica- 
mente  e  in  legale  mauiera  ruflizio  di  Conle  del  sacro  palazzo,  lo  dimo- 
stra  il  plai-ilo  pubblicato  dal  Muratori ,  tcnuto  da  esso  nel  distrello  di 
Brescia  neH'anno  996,  e  mentre  Oltone  III  si  trovava  potciite  in  Italia 
e  stava  per  pigliarvi  la  corona  imperiale  (3). 


(t)  n  Omnibus  vobis  notum  esse  crcdimus  Ardoioum  perGdiae  spiritu  scduclum  ,  rehellioniA 
»  arma  contra  rcgiam  auctoritatcm  commovisse  ,  ct  publicae  fuuctionis  insignia  ad  lotiiis  rc^ni 
■  dctrimeutum  improvida  elationc  usurpasse  »  I.  c. 

(«)  Anliij.  M.  Aco.  T.  I.  Diss.  VII.  col.  394.  —  Jnnali  <r  Italia  an.  96S. 

(3)  n  Arduiui  Cnmilis  Palatii  seuteutia  in  Placilo  Limitensi  pronunliata,  pro  EpiKopo  Cremonac 
'■  contra  Walpcrtum  ludicem  ,  anno  99G,  XI  kal.  iunias  Ind.  IX.  >>  {Ant.  M.  Ac>\  T.  I.  Diss.  VII 
lol.  1383).  Qucsta  carta  non  ticnc  1'  anno  I  dell'  inipcro  d'Ollonc ,  perclii:  la  coronaiionr  im- 
periale avendo  avulo  luogo  in  Roma  il  di  precedcnle  a  qucllo  in  cui  fu  (eoulo  il  placito  ,  la  no- 


iia  sTUDi  cniTici  sovnA  la  stouia  d  italia  r.cc. 

Gi;\  si  e  detto  ,  che  verso  ranuo  1000  Aitloino  fu  da  Ottone  HI  baii- 
dito  iieir  averc  c  nella  persona  ;  cjncsto  fu  per  V  uccisioiie  di  Pietro  I 
Tcscovo  di  N'cicclli,  clie  a  lui  vciinc  apposla. 

Ma  per  chiarire  queslo  fatto  ,  clic  da  nessiino  dcgli  storici  contein- 
poranei  non  viene  raci-onlato,  c  chc  non  si  puu  inellere  in  dubbio  per- 
chc  aecoiiiiato  lie'  diploiui  d'Oltone,  c  coiifcrmato  da  mio  de'  iiuovi  do- 
cuiiiciili,  e  nccessario  il  farsi  uii  nioinenlo  alle  cose  gii'i  delle. 

Abbiaino  avvertitc  le  iiniUizioiii  oceorsc  iielle  divisioiii  lerriloriali  de' 
comilali;  naturabneiitc  i  coiili  doveano  esscrc  avvcrsi  a  udi  cainljiaineiUi , 
chc  reslringevano  la  loro  aulorita  col  privaili  di  una  parte  del  lerrilorio 
soggelto  jiriiiia  alia  loro  giurisdizione.  Aiicora  \i  repugnavaiio  gli  uomiiii 
liberi,  perclic  non  senza  ragione  tcmevano  le  usurpazioiii  de'  vescovi  :  vi 
repu^navano  gli  scliiavi,  pcrche  col  divenir  scrvl  delle  chiese  andavim 
sotloposli  alia  recenle  legge  Oltouiana  ,  che  li  condaDnava  a  una  jier- 
pclua  servilu  ,  dalla  quale  non  potcvano  allVancarli  i  capi  slcssi  delle 
cltiese  (1):  c  fiiialuicnlc  ,  tie  anche  cotcsti  erano  soddisfatli,  jierocche 
qiianto  piii  andavaiio  oUcncndo  ,  tanlo  piii  s'  accciulcvaiio  di  oltenere. 
Per  le  quali  cause  iiascevano  frc({uciiU  dissensioiii.  Ma  iic'  roiiiilali  mag- 
giori  dove  la  potcnza  de^  conti  era  piu  grande,  a  fatica  pfflevano  i  ve- 
scovi per  mezzo  de'loro  nuovi  ministri  gioire  di  queste  eseiizioni;  qnivi 
perlanlo  le  disseiisioni  riuscivano  talvolta  in  guerre  cilladine. 

Ad  una  lal  causa  vuolsi  senza  dubbio  riferire  la  querela  del  iiiarchese 
Ardoino  con  Pietro  I  vescovo  di  Vercclli,  che  lermino  colla  morte  di 
questo  vescovo.  La  dignitii  comitale,  che  a  titolo  di  una  donazionc  forse 
SBpposta  ^  forse  conrcssa  o  conferinata  da  Carlo  il  Grosso  a  Liutwardo 
vescovo  ili  Vercclli,  ed  arcicanccllicre  di  qiicslo  imperatore  (2),  il  ve- 
scovo Pietro  prelendeva   sopra    Ja  cilia    di  Vercelli,  certamente   per  Je 


lizia  non  nc  poleva  csserc  ginnla  a  Limitc  il  di  91  di  maggio,  cioe  il  d'l  XI  dcllc  calrndc  di  giu- 
gi».  hi  f|iianlo  nl  mancarvi  pure  gli  nniii  del  regno  ,  vedi  le  ragioni  addoUe  dal  Muratobi  airaonu 
one  Aniiitli  il'Ildlia. 

(I)  ff  Nnn  cnim  lircbil  servo  K-^clesiar  Rcr\rlut«  nnquam  cxire  ,  qnom  ncquc  ipsi  prarwdenlrs 
^  ecclostis  potcrani  libertarc  »,  (  In  Icgib.  Oil.  1  el  II.  §  IV.  Vc  strvis  sctliccnti/ius  liberi  —  ap. 
I*EBT1  Af.  G.  II.  T.  II.  Icgum  p.  M  ). 

;S,  Questo  appariscc  dalle  parole  di  un  diploma  di  Ollonelll  otlcnuto  piii  lardi  da  Leone  allro 
*««cnvo  di  Vercelli :  «  lamdudum  quae  dala  sutil  Sancto  Eusebio  confirniavimus,  scilicet  ea  quae 
»  snnt  neccssaria  rt  oiaxime  rjuac  Carolus  Imperator  Liutwardo  Episi'opo,  nut  dedit  aul  reddidit  « 
(OUonu  in  Bifl.pva  Eccl.  t'trcell.  Out  Itomnc  an  999  tion.  mai\  apud  DuRANDi  Marca  i' Lrta  . 
P    1    p    t  It)    Vcdi  nell'.Appcadice  n.  15). 


DEI.    CAVALIF.nE     I..    G.    I'lVOVAXA.  Il3 

luldictro  sof'getta  alia  Marca  il'Ivrea:  i  villaggi,  le  cuiti  e  gli  allri  iio- 
ileri  dipendenli  da  ([iie"  marrlicsi  cd  alloia  t onlraslali ,  foise  i;i;i  ocrn- 
pali  da  I'ietro :  le  niiove  prcti-iisioni  dcM  riero :  »  die  Ic  podeslh  laicfie 
i>  non  avessero  giurisdizione  sown  i  sen-i  e  sugli  uomiiii  delta  chiesun  (I), 
surte  non  scnza  ragionc  per  la  rcceiite  legge  sopra  litata,  i-rano  Iiaslaiitt 
inolivi  pel  potcnte  Ardoino ,  uomo  di  nalura  subita  fd  insolleieiile,  [ler 
lar  prova  di  rilencre  o  di  riaccpiistar  colla  vioKii/.a  qiullo  ( li  vnW  av- 
\isava  esser  suo.  Alia  naliva  superbia  s'arrogeva  la  foraa  die  il  j^rado 
eccelso  di  Coiile  del  sacro  |)alazzo  a  lui  somministrava ;  tuttavia  seppe 
Ardoino  frciiarc  sc  stesso,  ne  mancarc  di  previdenza  trascuiaudo  (inel- 
I'aiulo  clie  Ic  divisioiii  allc  quali  slava  in  j)reda  Vercelli  a  lui  protie- 
rivano. 

Ora  nel  render  conlo  di  qucsti  fatli  e  dcbilo  mio  il  far  osservare 
clie  la  scarsila  de'  documeuli  mi  costrinse  a  ragionariic  piii  [ler  indu- 
zione  che  in  allro  mode  (2)  :  giacche  non  tencniio  allra  giiida  die  al- 
cuiie  rare  barbariche  espressioni  de'  diplomi  imperiali,  ed  un  framniento 
di  un  sinodo  romauo  (3)  ,  egli  si  fu  dal  confront©  di  quesli  pochi  dati 
t  h'  io  ne  dovctti  argomenlare  I'andamcnto. 

Era  la  citti  di  Vercelli  in  quel  punlo  agitata  dalle  fazioni,  e  le  di- 
visioni  ciltadine  parlivano  da  doppia  cagione.  Fin  dall'anno  gijo  la  chiesa 
di  S.  Eusebio  era  lenula  dal  \escovo  Pietro  I ,  il  quale  tomato  da  non 
inolto  tempo   dalla  schiavilu   de' Saracini  (i)  ,  non  solo  gia  s' era    posto 


(I)  DURANDI  Marca  d' Ivrea  P.  I.  p.  56. 

(3)  ZSclParcliivio  arcivesc.  della  citta  di  A'ercciti  a  iiic  con  tanta  longaoiinc  gentilezza  aperto  da 
S.  E.  Mnnsig.  D'Angcnnes  ,  non  trovai  nulla  che  pos^a  cliiariro  qiiesln  falto  dpi  \p5com>  Piolro  . 
nb  che   possa  Icvarc  i  dubhi  sulla  scric  di  que'  vcscovi. 

(3)  Uucumenlo  n.°  13  (  Appcndice  ). 

i)  La  serie  de'  vcscovi  vcrcellesi  e  inoUo  duLbia  per  (jucsli  anni  di  cui  lr.illianio  ;  nelle  cnrie 
rapitolari  vi  sara  di  ccrto  di  die  emendarne  gli  errorl ,  e  si  poira  chiarire  se  (juclla  Corutilutio  df 
ditjnitntihus  daU'UGnEIXi  attribuila  a  <|Ucsto  l*iclr(>  1  neU'anno  990,  porti  la  data  dell' anno  XII 
del  suo  episcopalo  per  I*  lud.  Ill;  non  avendo  io  polulo  fare  cola  le  ricerche  neccssarie.  In*  ade- 
rilo  alia  testimonianza  di  queslo  scritlore  ;  ora  amniellcndo  collTcnEt-Li  che  Pietro  era  gia  vcsco\o 
di  quella  cilia  alincno  ncU'anno  9T5,  dircnio  cli'egli  fu  quel  dcsso,  che  secondo  gli  ann.  d'EpiDANnn 
(/Jer.  Franc.  T.  III.  p.  470  )  fu  fallo  prigionc  c  condollo  in  Soria  da'  Saracini  nel  982  dope  la  \iltoria 
loro  aA\c  Calahric  conlro  Oltonc  II.  II  quale  di  poi  ollcnala  la  libcra/ione  sua  ,  torno  alia  sua  .sede 
di  Vercelli  dove  Irovavasi  nel  095  (  Vcdi  il  placilo  di  Pavia  dell'anno  996  in  //.  P.  M  T.  I  docum 
rLmx  ) ;  nel  gi'irno  -1  di  seltcmbre  dell'anno  990,  it  \cscovo  Pietro  ir  mento\alo  in  una  donazionc 
di  l"go  marchese  (  ibid,  dncum.  r.I.\x\il  )  ;  un  diploma  Gnalmenle  di  Otlone  III  del  di  M  dicerab. 
997  (  //.  P   Mint.  T.  I  doc    CLXxxvii  ) ,  dalo  «  iulerventu  noslri  Gdelissimi  Raginfrcdi  venerabilis 

Serie   II.  Tom.   VII.  J  5 


11^  STUD!    cniTICI    SOVRA    I. A    STOUIA    I)  ITALIA    ECC. 

nell'iiniiuo  di  far  rcsislcnza  al  polciUe  sigiiorc  d'lvrca,  clic  iirclcndcva 
I  iijticro  possesso  dclla  cilta  ,  e  lU  cjuella  paile  del  comilato  per  la  quale 
i  vescovi  di  VeicclU  vaulavano  un'anlica  eseitzione,  ma  aveva  spiiito  il 
suo  zelo  contro  la  corruzione  del  clero,  clie  forse  durante  I'asscnza  sua 
s'era  ingagliardila,  e  contro  ccrli  servi  della  cliicsa  di  S.  Euscbio  slali 
per  lo  avanti  alVrancali ,  ch'egli  di  nuovo  volcva  ridurrc  nella  scliiavilu 
di   prima. 

Per  vero  dire  ,  grande  convien  credere  si  fosse  il  malcostume  nel 
clero  Vercellese.  L'attcslano  vari  diplomi  impcriali  di  qucll'cla  ,  i  qnali 
rieordaudo  molli  preli  ammogliali,  c  molli  ligli  di  prcli  (1),  dimostrano 
siccome  la  gran  lite  sovra  I'incontinenza  del  clero,  chc  nel  secolo  XI 
tanlo  rumore  fecc  in  Lorabardia,  aveva  gii  poste  in  Vercelli  le  sue 
radici  prima  del  caderc  del  secolo  precedcnte.  Quali  si  fosscro  i  rigori 
nsali  dal  vescovo  contro  il  suo  clero,  non  risulta:  ne  se  il  timore  sol- 
tanto  di  essi  bastasse  a  inimicargliclo. 

Quanlo  ai  scrvi  afliancati  di  S.  Eusebio  ,  essi  aveano  oltcnuto  la  li- 
berta  sotto  i  precedcnli  vescovi  ,  e  specialmenle  sotto  il  veseovo  In- 
gone  (2),  sia  die' fosse  stato  elletto  della  picta  o  della  scduzione,  sia 
die  per  danaro ,  per  cambio ,  per  inganno  o  in  allro  modx) ,  avessero 
ottenuli  i  diplomi  die  gli  affrancavano.  Ora  la  gia  citata  legge  d'Ottone 
non  solo  minacciava  di  novella  strvitu  quegli  alTrancati,  ma  toglicva 
ogni  speranza  di  liberta  a  quelli  che  anelavano  d' ottcnerla,  e  ancor 
non  r  aveano    conseguita:  e  ben   si   pub  credere    die   il   vescovo  Pietro 


*•  episcopi  "  diraoslra  che  Pietro  in  quel  Icmpo  era  gia  morto.  Dunque  la  fazione  di  Ardoino  contro 
Vercelli  non  f  u  ,  come  scrisse  1' Ugbelli,  agli  Idi  di  marzo  del  995,  ma  trail  4  di  selterabre  del 
996  ed  il  31  dicembre  997  ,  avverlendo  clic  I'anno  cominclava  il  di  25  di  dicembrc. 

(I)  •>  Audita  dilapidalione  Sancti  Eusebii  ab  uxoratis  antccessoribus  facta.  >>  (Dipl.  Ott.  Ill  pro 
eccl.  Vercell.  Actum  Romac  an.  Domini  M.  Ind.  xiv  Kal.  nov.  Append,  n."  18).  r=  «  Damns  prae- 
.  dia  Giselberti  archidiac.  Vcrcellcnsis similiter damus  praedia  suorum   gencrorum  , 

idcil  Vicilianni  do  Causade,  ct  Nigizonis  de  Uade  etc.  »  (Dipl.  Ott,  III  pro  eccl.  Vercell.  auu. 
999  non    maii  Ind.  XII.  Append.  n.°  15). 

(S)  ..  Dccessil  bic  praesul  V  id.  dec.  ...  anno  vcro  977.  >.  I'gbelli  1.  c.  col.  771.  »  Rogamin 
»  etiam  succesiiorcs  oostros,  el  sub  Dei  limorc  contestamus,  ut  omnia  camhin  illicila  ,  et  semi* 
»  ecclcsiae  illicile  liberalos  ad  prislinum  usum  venire  cogant,  ct  ad  antiquam  scrvitutera  venue 
»  rompellant,  maximo  Ingonis  episcopi  omnia  cambia  franganl,  qui  pro  aduiterio  Sanctam  A^a- 
»  tham  rum  scrvis  ct  anctllis  ,  et  ipsas  mortuorum  scpulturas  ab  ecclesia  alienavil.  "  (Dipl.  Ott.  Ill 
an.  M.  kal    nov.  Ind    XIV;  apud  DiniAKDI  Maria  d' Ima  P.   II.  p.  100.  Append.  n.»  18). 


DEL    CAVALIEIVF.    L.  G.    PAOVANA.  J  I  .I 

£;iii  avessc  posto  mano  a  quella  Icgge  che  favoriva  la  sua  cliiesa,  dallo 
srorgcrsi  chc  alcuni  di  qucj^li   iiiftlici  si  craiio  salvali  colla  fuga  (1). 

E  cerlamente  quello  die  acciulde  non  inolti  aniii  dopo  sotlo  il  ves<ovo 
Leone  giuslifico  la  ioro  aiiliveggeiiza;  da  una  sua  epislola  o  piuUostu 
oinelia  direlta  al  clero  ed  a'  fedeli  della  sua  chicsa  ,  al)h)aino  siccoinc 
i  di|)lomi  di  liherta  slali  per  lo  nddielro  concessi  a  quegl'  infelici,  ftirono 
da  Leone  distrulti,  e  quanti  di  que' fuggiasclii  egli  pole  riavere,  tulli 
riracciati  nella  prima  servil  condizione  (2).  ]Ma  qucsti  rigori  che  il  ve- 
scovo  Leone  uso  contr'  cssi  cjue'  servi  piii  tardi  assistito  da  uii  miovo 
iliploma  imperiale  (3),  Pietro  non  aveva  forse  avuto  tempo  di  adoptrarli. 
Ad  ogni  inodo  colle  ininaccie,  sc  non  allrimenti,  alienava  egli  da  se  -^ 
costoro  ed  i  chierici:  eppero  gli  uni  e  gli  allri  s'accoslarono  alia  parte 
d'Ardoino:  gli  uni  sperando  trovare  in  esso  un  proleltore  per  le  Ioro 
voglie  corrotle ,  gli  altri  un  difensore  della  liberla  conseguita. 

Ordiva  perlanto  il  niarchese  Ardoino  segrete  pratiche  in  Vcrtelli  ro' 
principali  fra'  liberi  uomini  e  del  clero,  con  Gisalberto  arcidiacono  di 
di  S.  Eusebio,  con  Cuniberto  arciprele  ,  con  altro  Gisalberto  ed  Ari- 
maniio,  giudici ,  e  co"  fuoruscili,  gia  schiavi  di  quella  chiesa,  a' quali 
tutti,  seinbra  s'arrogesse  ainpio  seguito  di  malcontenti  (4). 

Con  quest!  raunaticci  e  colle  proprie  sue  raasnade  (o)  mosse  Ardoino 
sid  finire  dell'anno  996  conlro  Vercelli  (G);  inlrodotto  nella  citta  o  per 
assalto  0  per  I'aiuto  degl'  inlemi  suoi  adcrcnli  ,  le  soldalesclie  presero, 
secondo  l' uso  di  guerra  di  que'  tempi,  a  dcsolare  la  terra  col  fuoco, 
col  sangue  e  colle  rapine.  Non  apparisce  in  qual  modo  il  vescovo  Pietro 


(I)  «  Damus  pracdia  suorum  gcnerornm  (Gisalbcrli)  idesl  Vicilianni  de  Causadc ,  cl  Nigizoni»  de 
■>  Rado,  et  parentum  cius  servorum  fugithnrum.  n  (Dipl.  Otl.  III.  an.  999  non.  mail.  Append,  n  **  loV 

(3)  Questa  epislola  del  vescovo  Leone  non  tienc  vertina  data  (  »iccome  per  i»pecial  favore  di 
que'  reverendi  canonici  ho  polulo  vcrilicare  io  slesso  nen'originale  )  io  la  crcdcrci  scrilla  ucl  1004, 
dopo  la  calala  d'Arrij^o  re  di  Gcrmania.  «  Qiios  ct  <|nol  poluimus  in  hac  civilale  Vercellis,  inco- 
>'  ria  rontificura  a  servitio  ccclesiae  Dei,  Descimus  jier    quud  maleficium  ,  et    eaptiosum    laqacom 

libcrtalis  a  iu^o  subtractos cliartis  contra  legem    factis  ,  si  qnac  erant  ,  le);aliter  incisis 

•■  . . .    revocavimus.  »  Episi.  Leonis  Monachi  Episcopi  yercellensii.  —  Vedi  Doc.  n.**  14  dell* Append. 

(3)  Dipl.  ononis  III  pro  eccl.  Vcrcell.  an.  100'),  Ind.  XIV  ( idesl  XIII)  kal.  dov.  (Append,  n  »  18). 

(4)  Vedi  il  piii  vollo  cilalo  dipl.  Oltnnis  III  dal.   an.  999  non.  maii  Ind.  MI.  Append,  n."  15. 

(5)  Masnada  b  voce  cho  caraliio  si^niQcalo.  Dapprima  uomini  di  masnada  appellavaosi  una  qu»- 
lita  di  schiavi  escUusi  come  vili  dalla  milizia  ;  ma  dopo  le  no>ita  inliodollc  dayli  Olloni ,  cssi  fn- 
roiio  accolli  fra  i  vassalli ,  ed  erano  come  quesli  lenuli  al  scr^Uio  dclle  armi.  (Ml'BATOBI  Anh^, 
Mtd.  Atv    T.  I.  dissert.  XIV.  col.  801  ,  SOS). 

(6)  Vedi  la   nota  (4)  alia  pag.   113. 


Il6  STI'Dr    cniTlCI    S0\  RA     I.\    STOntA     n"  ITALIA    ECC. 

vi  i)oiiesse  la  vita  ,  ina  la  e  cosa  i  redihile  ch'egli ,  siocoinc  penso  Ag»- 
sliiio  (leliii  Cliies;i ,  rimanessc  Unmiltuariaiiieiite  con  allri  niolli  invollo 
neirecriiliii  coimiue.  Perciocchu  aveiulo  le  genii  d'Ariloino  ilato  il  sacco 
alia  chiesa  di  S.  Eusebio ,  dove  probabilmenle  Pieiro  sera  rilmllo  per 
farvi  CO  suoi  vassalli  ullinia  resistenza,  i  neniici  \i  ajipiccarouo  il  fiioco, 
ed   il  oadiivere  dclliniolicc   vesrovo   fu  sc])olt()  ed  arso  ntdie  rnviiic.  (I\ 

Quaiito  al  teinpo  in  eui  segui  quesla  lazione  di  N'crrolli,  iion  sa|)rei. 
dire  nulla  di  piu  preciso  oltre  qiiello  die  di  sopia  ho  indicalo;  il  die 
argomeutai  dal  vedere  die  nd  setlcmbrc  del  996  il  vcscovo  I'ietro  e 
iioiniiialo  coine  vivenle  in  una  caiia  di  donazione  di  Ugo  inardicse  , 
inentre  ncl  citato  diploma  di  Otlono  III  dalo  tre  mcsi  piu  tardi ,  cioe 
il   3 1    diceinbre  ggT  gia  vi  si  Irova  noniinalo  il  di  lui  succcssore. 

FriUlo  in  \ero  della  fazionc  di  Vercelli  fU  per  Ardoino  il  provocarvi 
I'dezioue  di  un  nuovo  vcscovo,  il  quale  rilasciando  le  prclcnsioni  (  fon- 
date  o  noil  chellc  fosscro  )  de'  snni  preccssori  sovra  il  comilalo  di  Ver- 
celli ,  riconoscesse  come  conic  il  marchesc  d'  Ivrea  ,  e  reslituissc  a  lui 
le  curti  e  le  terre  occupate, prima  [U'chabile  cagionc  de'liligicon  Pietro  T. 

Nello  squiltinio  fu  vinto  vescovo  Raginfrcdo  gia  arcidiacono  di  S.  Eu- 
sebio ,  il  (piale  se  si  dee  awisare  fosse  con  altri  molti  di  quclla  canonica 
anlico  aderente  del  marchese  Ardoino,  ccrto  pure  dovremo  ad  un  tcm])0 
diiamare  uomo  prudente  e  moderato,  posciache  durante  il  sue  pontificato 
la  citta  si  mantennc  in  pace:  ed  egli  stesso  fattosi  innanzi  nelle  grazie 
d'Ottone  III  ottennc  die  quest' iinperatore  pigliasse  sotto  la  sua  protczione 
e  inundiburdio  i  beni  ed  i  caaonici  della  sua  chiesa  (2)- 

L'esistenza  di  Raginfredo  come  immedialo  successore  di  Pietro  im- 
broglio   il  Durandi  (3)  :    cpperb   scrisse,   die   ad    ogni    inodo    il  vescovo 


(1)  Cfr.  Chibsa  monsignor  A;;oslino:  note  inrdilo  al  dipl.  di  OUodo  111  an.  999  nou.  Diaii  (App. 
n  "  1,1)  in  I.  T.  Terbv.nei  'fuliulmio  Cell.- Ligust.  ras.  deUa  11.  I'nivcrsita  T.  II;  cd  allro  sup  noli' 
presso  il  Tr.MVEU.1 ,  Binijrafui  Piemontesc  Decade  I.  p.  214;  piu  lo  parole  scguonii  del  diploma 
niedcsim»  :  «  Damns  praodia  Ardoiai  tilii  Dadonis,  quia  hostis  puldicns  adiudicatus ,  Episcopiini 
■•  Petrum  VercoUcnsoni  inlcrfccil,  el  inlerfectuni  incendero  non  expa^il  ...  Omnia  prae<lia  Giwil- 
•  bcrli  Arcliidi.iconi  Vercellensis  ,  quia  cnm  essot  de  familia  8.  Euscltii ,  iuflatas  di^iliis  ecclesiap, 
•>  ecclesiara  dominam  suam  aufugil,  eamqnc  cum  Arduino  miserabililer  vastavit.  »  Quesli  fulli,  i 
qaali  ri»ulUno  come  si  vode  dal  diploma  di  Oltone ,  rispondono  bastaotemcnte  ,  per  quel  die  nii 
pare,  aU'asscrzionc  dcllo  storico  Leo  {Hist.  U'llalic  Liv.  IV.  Ch.  II.  p.  303),  il  qualf  scrivc  clip 
Pittro  fu  nmuiitzzntn  da  Ardoino^  per  jioii  so  ijiui/c  pretcsto^  c  in  virtu  dcll'autoritii  di  Conte  rff/ S*.- 
rro  Pittazto. 

(i)  Ve.li  il  dipl.  in  //.  /'.  .1/.  T    I.  ii."  CLXXXVIl.  e  ncll'Appond.  al  n.   13  in. 

(3)  DLRt>Di  ,  Condizione  del  I'erciltesc  p.   134. 


DEI,    CAVAI.IEBK    I..  C.    PBOVANA.  i  fj 

ucciso  da  ArJoino  non  poteva  aver  avulo  altro  iinineclialo  successore 
(lie  Leone,  mentre  qxiesli  e  non  Raginfredo  otlenne  che  Ardoino  fosse 
(lair  imperatore  punito  per  V  uccisione  di  Pielro.  ■Via  il  Durandi  non 
bado  che  Raginfredo  era  stato  arcidiacono  di  ((uella  iliiesa ,  ed  uno  lii' 
faulori  del  marchese  d'lvrea:  salito  quindi  suUa  sedia  episcopale ,  faril- 
mente  si  comprende  ch'  cgU  non  provocasse  la  puni/.ione  d' Ardoino. 

Cliegli  poi  fosse  rcaln)cnle  arcidiacono  di  quel  capilolo,  ollrc  1  atti- 
stazione  deirUghclli  (1),  lo  prova  il  ycdcrsi, die  nienlrc  egli  era  vesco\n 
di  quella  citla  !a  carica  d' arcidiacono  era  tenuta  da  un  Gisalberto  allro 
fautore  di   Ardoino  (2). 


CAPITOLO  III. 

CONTINUAZIONE  DEL  DIEDESIMO  ARGOMENTO. 
FATTI  D'  IVREA. 


Circa  a  questo  tempo  e  mentre  durava  la  pace  in  ^  ercelli  ,  penso 
Bccadessero  i  fatti  d'  Ivrea ,  cioe  le  gare  del  marchese  Ardoino  col  ve- 
scovo  Warmondo.  Di  questi  fatti  ignoti  finora  a  tutti  gli  scritlori  d'Ar- 
doino ,  viene  a  noi  per  la  prima  volta  dato  ragguaglio  da'  nuovi  documenli 
gia  molte  volte  ricordati:  i  quali  comecche  porlino  1' impronla  dell'esage- 
rato  spirito  che  li  dettava ,  eppero  non  si  voglia  con  essi  fare  ciecamenle 
a  fidanza,  riescono  tuttavia  per  noi  preziosissimi  per  la  viva  pittura  che 
ci  olferiscono  delle  agitazioni  dl  que'  tempi  appassionati,  e  jier  la  non  poca 
luce  che  mandano  sovra  la  storia  degli  anni  susseguenti. 

Le  ragioni  per  le  quali  mi  consigliai  che  questi  fatti  d'  Ivrea  acca- 
dessero  dopo  quelli  di  Vercelli  appariranno  nicglio  neUaddurre  ad  una 
ad  una  le  le$limonianze  dc'  nuovi  documenti.  Diro  intanto  alia  rinfusa  , 
••he  il  pontelice  al  quale  ricorse  il  vescovo  Warmondo  contro  Ardoino, 
essendo  Gregorio  V,  il  quale  fu  papa  dal  maggio  in  circa  dell  anno  996 
al   18  febbraio  del  998,  la  conlesa   con  Ardoino  dovette    aver  luogo  in 


,1)  VctlELLi,  llal.  Sacra  T.  IV.  De   Ep.  frrcell. 

(t)  Vcdi  dip).  Ott.  HI  imp.  Dat.  Romac  dod.  maii  an.  999  I.  c. 


Ii8  sTUDi  rnixrci  sovra  la  storu  d  italu  ecc. 

quello  stesso  spazio  ili  tempo.  Ora  abbiamo  veilulo  siccome  quello  tlella 
fazione  cH  Vercelli  fii  pxire  tlolcnniiialo  dalle  ilivcrse  date  de'  docuineiiti 
addotli ,  tra  il  setteiiibre  del  900  cd  il  llnire  di  quell'  anno  medesimo  : 
era  duiique  cosa  ragioncvole  il  credere  clic  Ardoino  dapprima  si  facesse 
a  ridurre  il  veseovo  di  Vercelli,  die  vaiilava  iin"  aiilica  donazione,  e 
quiiidi  goiifiato  da  qnesto  prospero  successo  ,  si  volgesse  conlro  quello 
d'  Ivrea  per  riavcre  quello  ch'egli  chianiava  falto  suo  ,  ed  impedire  clie 
doiiiandasse   Vesenzione. 

Nou  sap|)iamo  di  certo  quale  fosse  la  dissensione  che  arse  tra  il  mar- 
cliese  Ardoino  cd  il  veseovo  Wannondo.  Ma  le  cause  de'  liligi  tra  i 
eonti  ed  i  capi  delle  chiese  gia  da  me  indicate  erano  dovunquc  le  slesse. 
Stavano  per  costoro  i  diritti  per  donazioni  di  prinripi ,  per  giudicati  , 
per  canoniche  penilenze  ,  od  in  altra  guisa,  e  lalvolta  ancora  per  usur- 
pazioni  acquislati:  daH'allro  lato  I'antico  possesso ,  I'uso  e  la  forza  die 
ill  que' tempi  pareggiavano  la  ragione ,  il  grado ,  la  potenza,  anzi  la 
prepotcnza  di  clii  a  nome  del  re  teneva  in  benefizio  uno  o  piii  comi- 
tati,  una  Marca:  e  pero  sc  diflicili  e  accaniti  dovunque  doveano  riuscire 
codesti  liligi ,  a'  quali  non  poteva  provvedere  la  Icgge  iie'  pubblici  pla- 
citi  presieduti  dagli  slessi  couli  e  marchesi ,  e  talvolta  da'  vcscovi  coii- 
tendenti,  quanto  piu  non  crederemo  riiiscissero  tempestosi  e  inconeilia- 
bili  sotto  Ardoino,  che  alia  insolenza  delle  ricchezze  e  del  gi'ado  di  mar- 
chese,  I'altra  aggiungeva  dell'essere  dislributore  della  giustizia  del  i-egno, 
come  Conte  del  sacro  palazzo  ? 

Con  tutlo  cio,  frammezzo  a  tali  sconvolgimenti  pende  incerto  il  giu- 
dizio  nel  cercare  da  cpial  parte  stessero  la  ragione  e  il  diritto.  Gia  noi 
vedemnio  siccome  l'  iusolFerenle  Ardoino  avesse  barbaricamente  attutata 
ogni  resistenza  per  parte  de'veseovi  di  Vercelli:  e  come  avesse  riacqui- 
stati  od  usurpati  a  sua  posta  quelli  ch'egli  chiamava  antichi  suoi  diritti, 
e  che  dichiarava  essere  stati  manomessi  dal  veseovo  Pietro.  Non  sara 
pcrtanto  ch'  io  mi  scosti  dal  vero  avvisando  che  una  causa  non  dissimile 
lo  spingesse  ora  contro  il  veseovo  Warniondo,  e  che  in  pari  modo  s'ac- 
cuigesse  a  trionfarne.  E  per  vero  dire  ,  se  nelle  carte  vescovili  o  capi- 
tolari  d'  Ivrea  verun  indizio  non  apparisce  di  una  qualche  imperiale  o 
regia  donazione  anteriore  agli  Ottoni,  fatta  a'  vcscovi  di  quella  cilta,  di 
my.i  parte  del  comitato  o  di  altra  posscssione  che  fosse  stata  propria 
de'  marchesi   d'  Ivrea  ,    come    appunto    per    Vercelli    solevano   invocare 


DEL    CAVAI.IKBE    I..    G.    PROVANA.  1  iq 

i  suoi  vescovi  (I),  noii  c  cosa  iiiiprobabile  the  ia  cjucl  fraltempo  in  cui 
iicssun  maichcse  fii  |)rc[)oslo  iliigli  Oiioni  al  govcnio  d'lvrca,  ciou  dalla 
raduta  di  Berciigario  II  all' iiuialzamenlo  dArdoiiio,  una  qiiaUlic  curie, 
o  castello,  od  allra  possessione  gia  amicanicnle  liiiula  in  bcncficio  da 
clii  governava  {juclla  Marca ,  fosse  in  qualclie  inodo  vcnula  nclle  rnaiii 
de' vescovi  anleriori  a  Waiinondo  (2);  la  qual  lriisi>osi/.ione  di  signoiia 
Mon  sarebbe  slala  nc  senza  escuipio  in  que'  torbidi  lenipi  ,  iie  dovcva 
esser  riuscita  difficile  negli  anni  precedcnti,  durante  la  lunga  ininorila 
di  OUone  III. 

Ma  in  qual  lenipo  e  da  clii  era  slala  riordinata  la  Marca  d'  Ivroa  .' 
Come  se  ne  Irovava  inveslito  il  marchese  Ardoino  ? 

La  soluzione  di  questi  quesiti  non  si  pub  ollenere  clie  per  via  d  in- 
duzioni:  nulla  non  trovasi  ne  ncgli  anlichi  documcnti  gia  conosciuli  , 
lie  in  quelli  die  ora  per  la  prima  volla  vengono  da  noi  jiubblicali,  die 
valga  a  pienamente  dicliiarare  quesLi  dubbi.  Che  aiizi  la  e  cosa  osscr- 
vabile  siccome  ne'  document!  or  ora  trovati  in  Ivrea,  Ardoino  vi  e  bensi 
evidentemente  considerato  come  capo  o  signore  di  cpiella  citla  e  di  qudia 
Marca,  ma  non  vi  c  nominalo  niai  (  forsc  per  dispregio  )  ne  come  mar- 
chese d'  Ivrea,  e  ne  anche  mai  col  litolo  aslrallo  di  marchese  (3). 

A'  nostri  scriltori  del  1 600  era  slata  lieve  bisogna  il  superare  codesle 
diflicoltu,  col  dire  siccome  gia  accennammo ,  die  da  Dadone  suo  padre, 
da  essi  soli  crealo  marchese  d'  Ivrea ,  avcva  Ardoino  ereditato  quella 
Marca :  il  cjual  Dadone  figlio  (  dicevano  )  del  re  Bercngario  II  ,  1"  avcva 


(I)  Non  ho  poluto  vcrificare  il  fatto  ncU'arcliivio  ropilolare  di  Vprrrlli:  <tn' rspressione  del  di- 
ploma di  OUone  III  dell'anno  999  (non.  mail)  farcbbc  crpdcrc  aH'csislenia  di  lale  diploma,  ed  e 
queata  :  «  lam  diidura  omnia  (|uac  data  sunt  S.  Euseliio  couCnnavinms  elc.  et  maxime  quae  Ca- 
"  rolu«  (  rimperalorc  Carlo  il  Grosso)  Liulwardo  Episcopo  out  dcdil  aul  reddidit,  ilerum  alquo 
«  ilerum  ex  nunc  confirmamus  elc.  Quod  nos  ipsi  imperatoris  Caroli  praecepla  I  e- 
1.  ginius.  11  Ma  quesle  parole  eon  raoUc  allre  di  quel  diploma  rie.scono  mollo  sospelle  ,  pcrclie 
forse  deltale  da  Leone  vescovo  di  Vercclli ,  al  quale  Oltune  concedeva  il  diploma ,  gran  furbo 
rd  ingordo  ingoiatore  di  heni.  (  Vedi  .Append,  n  °  15  ). 

(S)  Avvalorano  quest'  ipolesi  le  parole  del  vescovo  Varmundo  in  una  sua  letlera  a  papa  Grogn- 
rio  V  ,  al  quale  si  lagnava  delle  vessazioni  d'  Ardoino  in  quesia  forma  ■  "  Quod  lania  auctoritalo 
-  recolilis  factum  pudendum  est  sine  racione  routatuni  ;  nos  elenim  lam  obstinalae  suae  mcniii 
1.  fraudibus  condolenles ,  crcbra  conuenlione,  singulari  cxbortacione  ,  sedula  legacionc  et  rAarlarum 
■1  mulliplici  amonkione  ab  huiusmodi  reuocare  pcrfidia  quacsiuimus.  n   ^Doc.  n.   10.  Append.). 

3)  A  mcno  elic  nc'  luogbi  de' documenli  dove  fu  rasliato  %ia  il  nomc  d' Ardoino  vi  fuMC  pure 
uuito  il  titulo  di  marchese. 


lao  STUDI    CRITIC!    SOVHA.    I,A    STOBIA    D  ITALIA    ECC. 

euli  stesso  riciipeiata  yvv  favore  di  Ottone  II  dopo  la  morte  del  re  suo 
iiadre  e  di  Adalberlo  suo  fralello.  Supposizioni  al  lullo  insussistenti 
poiclic  opposte  a  qucUo  chc  risulla  dalle  dichiarazioni  coutemporauee  (1). 

Cosl  ,  come  gia  osservamino  ,  in  iiessnn  documeiito  Dadone  non  \ieiie 
(iiialificalo  mai  coii  altro  lilolo ,  i-he  eon  cjucUo  di  conte:  e  non  che  ri- 
sulti  cli'egli  mai  sia  statu  marciicse  d'  Ivrea  ,  non  apparisce  ne  ariclie 
se  egli  reggessc  un  cpialche  comilato  di  cjuella  IMarca;  <-osi  pure  da  ues- 
suno  storico  non  viene  esso  appellate  figUo  di  quel  re  ,  che  anzi  Arnolfo 
nella  sua  Storia  di  Milano  dice,  die  tre  soli  erano  i  figliuoli  di  Bereii- 
gario,  cioe  Adalberlo  ,  Guido  c  Comado  (2). 

Ma  vince  omii  alira  prova  ohc  Dadone  non  era  figlio  di  Berengario, 
ciuclla  che  ci  si  prolVerisce  dal  documento  gii  citato  dell'anno  987.  Quesia 
carta  data  in  Ivrea  addi  30  d'otlobre  di  queiranno  per  1"  indizione  xv , 
contiene  una  donazione  fatla  a'  canonici  di  S.  Eusebio  da  Ichilda  i\- 
i^liuola  del  niarcliese  Ardoino  ,  in  compagnia  di  suo  niarilo  Corrado  (i- 
gliuolo  del  fare  Berengario  (3),  di  certi  beni  posti  nella  contea.  di  A'cr- 
celli.  La  data  d' Ivrea  portata  da  quclla  cai-ta ,  il  titolo  di  marchese  da- 
tovi  ad  Ardoino ,  e  la  donazione  di  beni  posti  nel  territorio  della  Marca 
d" Ivrea  fattavi  da  Ichilda  sua  figlia,  sono  agli  occhi  del  |)iii  severo  cri- 
tico  indizi  piii  che  bastanti  per  dichiarare  che  nell'anno  987  la  Marca 
il'  Ivrea  era  gia  teiuita  dall'  Ai-doino  figlio  del  conte  Dadone.  Tale  era 
pure  slato  il  giuilizio  porlato  da  monsignore  Della-Chiesa,  c  gia  abbiamo 
i'atto  osservare  siccome  il  parere  contrario  dell'  autore  dclYyidcluiclc  II- 
lastruta  non  fii  appoggiato  ad  altro,  che    al  non  aver   egli  avulo    cono- 


(1)  Cfr.  Chiesa  Lodov. ,  Sloric  del  Piimonlc  p.  37  —  Pliilili.  I'lNOOMt  ,  Jug.  Taur.  p.  49.  — 
Tesaubo  ,  Regno  (I'llatia,  annolaz.  (498).  —  Eeco  come  paila  di  Dadone  padro  di  Ardoino  iiiio 
slorico  del  secolo  scorso  clic  ando  scgucado  i  traviamenti  de'scicenlisli :  n  E^Vi  e  quasi  impossiliile 
"  di  potor  acccrlarc  la  cronologia  di  (jucsli  tempi ,  e  convieue  clie  il  lellore  si  conlcnti  di  sapero. 
»  cht->  Dadone  fu  rinicsso  in  possesso  della  Marca  d'  Ivrea  ,  la  quale  poco  avanli  da  uno  de|;li 
M  Ottoni  Augusli  fu  tolta  a'  snot  maggiori  ,  ucl  clio  tutli  convengono  gli  slorici:  ma  quando  c  da 
o  chi  sia  slalo  rimcsso  non  si  pub  prccisamcnte  sapcre.  Quel  che  e  cerlo  pero  si  e  che  oiu  ae^w 
»  prima  del  98G.  »  (Benvenuti,  Storia  deWanlica  cilia  d' Ii'rea  ms. ,  lib.  3.  c.  6.  p.  108. )  E  prima 
dice  che  Dadone  fu  rimcsso  nel  marcliesalo  da  Adelaide  imperalrice.  TuUo  cio  non  e  appi>(;>.'ia(" 
a  nulla. 

[i]  AKNULPni,  .Vediot.  Hist.  Lib.  I.  c.  VII.  U.  1.  T.  IV. 

(3)  Vedi  in  fine  qucsto  dor.umento  (  Append,  n.  1  )  da  me  altenlaniente  trascritlo  paroln  per 
parola  dalloriginale  csislenle  neU'arcbivio  capilolare  di  Vercelli ,  che  lu  uno  dc'  pochissirai  a  mc 
lasciati  vcdcre. 


DEI.    CAVALIERE    L.  C.    PnO\  ANA.  12C 

scenza  di  quesla  carta  non  esplieilamenle  citata  dal  Cliiesa.  Or  ilaiiqne 
come  crederemo  noi  die  il  marchcse  Ardoiiio  avesse  concesso  la  propria 
ligliuola  in  moglie  a  Corrado  se  quesli  era  suo  zio,  cioc  fratello  di  suo 
padre  Dadone  ?  Clii  iioii  sa  quaiito  fosse  il  rigore  in  que'  tempi  deiit- 
leggi  ccclcsiastiche  circa  i  matrimonii  tra  prossimi  parent!  ?  Da  tutto 
questo  se  iie  deduce  doversi  tralasciare  come  erronea  I'opinionc  chc  fa 
di  Ardoino  un  nipote  del  re  Berengario ,  e  che  rappicca  in  tal  guisa  i 
diritti  di  lui  al  marchesato  d'  Ivrea ,  ma  die  ad  un  tempo  cerU  cosa  e  , 
qualunque  fosse  il  raodo  in  cui  questo  avvenisse,  die  Ardoino  gia  si  stava 
al  possesso  di  qudia  Marca  iiell'anuo  987.  La  qual  deduzione  concorda 
con  quanto  s'  e  detto  sul  principio  di  questo  Capitolo  sovra  il  tempo 
presunto  della  di  lui  nascita:  perciocche  se  neU'anno  987  Ichiida  di  lui 
liglia  gia  era  andata  a  marito  ,  egli  ad  ogiii  modo  doveva  aver  tocclii 
gli  anni  trenlacinque  incirca  dell'  etik  sua  ,  ed  essere  percio  venuto  a  I 
mondo ,  siccome  avvisammo ,  nell'  ultimo  decennio  del  regno  di  Beren- 
gario 11. 

Afa  di  piii  quesla  data  dell' anno  987  favorisce  ancora  le  induzioni , 
die  noi  possiamo  formare  sovra  il  modo  col  quale  Ardoino  giunse  al 
possesso  di  quel  marchesato.  Perciocche  essendo  n ell' anno  984  passato 
di  Tita  Oltone  II,  e  correndo  in  quel  tempo  I'infanzia  e  la  minorita  di 
Oltone  III,  gia  riconosciuto  a  re  di  Germania  e  d' Italia  dalla  Dieta  di 
Verona  (1),  propizio  era  il  punto  ad  un  uonio  audace  e  facoltoso  per 
possession!  e  per  seguilo,  qual  era  Ardoino,  di  ottenere  coUa  forza  del 
denaro,  e  colla  violenza  quella  carica,  della  quale  al  postutto  altri  avrebbe 
fatto  vana  prova  d'  impedire  a  lui  coll'armi  il  possesso  (2). 

E  poichc  naiTano  i  biografi  d'Ardoino,  siccome  egli  era  de'  piii  innanzi 
che  fossero,  in  corte  degli  Ottoni,  certo  che  anche  per  questo  lato  po- 
tremo  avvisare  che  gli  venisse  in  tal  guisa  agevolata  la  via  alle  sue  mire 
ambiziose  ,  dove  le  pai'ole  dell'  epistola  sopracitata  non  ci  avcssero  in- 
sospetlili  die  Ardoino  alibia  coU'oro  ottenuta  tale  cccelsa  dignita  ;  forse 
egli  fn  aiutato  e  dall'una  e  dall'allra  di  queste  cause. 


(I)  Aitnali  d'  Italia  anno  9S3.  —  GlCLini ,  Mcmorie  di  Milano  P.  II.  p.  339. 

(i)  OUooo  HI  per  le  cabalo  di  Leone  vescovo  di  Vercclli  ,  divcnulo  acerbo  nemico  d'Ardoin'>, 
nun  fccc  prova  di  nssalirlo  nclla  sua  Marca :  od  Arrigo  II  re  di  Germania  lo  a.«sedi6  invaoo  du- 
r«nle  un  anno  inlcro  nel  castello  di  Sparrooe.  (  Cbroo.  >ovai.  Lib.  V.  cap.  XXXVII.  .Von.  //.  P. 
T.  V).  * 

Serie  II.  Tom.  VII.  iG 


123  STIDI     CIlITICl     SOVRA     I. A     STOHIA    D   ITALIA     ECC. 

Dal  sin  qui  detto  iioi  ue  polremo  adunque  conchimlcre ,  clic  al  temio 
in  cui  cominciai'ono  le  garc  col  vcscovo  Warmondo  ,  stava  Ardoino  jicr 
lo  meuo  da  una  decina  d'anni  al  posscsso  dcUa  ]\Iarca  d'  Ivrea.  E  quesia 
decina  era  a|i|nnUo  quella  in  cui  scrano  venule  uiaggioniientc  manife- 
stando  le  consegucnze  delle  novila  inlrodotle  dagli  Olloni. 

Generalmenle  nellc  citta  pin  frecpienli  d'nomini  libcri  (buoni  iioniini) 
uiaggiore  era  I'odio  deslalosi  conlro  rarriccliinicnlo  del  clero,  e  inaggiore 
la  resistenza  a' uuovi  niinislri  de' vescovi,  fra'  quali  piu  insospettivano 
degli  awoeali  delle  cliiese  e  de' loro  nuovi  vassalli  perche  prepolenli  (1). 
Dovunque  quelle  mulazioni  erano  sfregiate  col  titolo  di  nuove  foggie  ffi 
governo  (2) ,  cd  in  moUi  luoglii  e  soUo  forme  diverse  ,  queste  cose  a- 
veano  prodotto  risse,  movimenti  di  popolo  ,  sonnnosse,  e  spargimento 
di  sangue.  Due  pensieri  infiammavano  quelle  genii  aniinose:  tulclar  conlro 
il  clero  le   poche  loro  francliigie;  conquistarne  colla  forza  altre  maggiori. 

Cost  assai  prima  di  Yeroelli  s'  era  desta  Milano.  U esemione  della 
citta  e  di  una  parte  del  territorio  (3)  ottenuta  dairarcivescovo  Landolfo 
aveva  fatto  insorgere  (jue'  citladiin  contro  la  niiova  foggia  d'aiitorita  u- 
sata  <la  nobili ,  cioe  da'  vassalli  dell'arcivcscovo.  La  cosa  s'era  composta 
in  pace  dojio  due  ballaglie  vinte  dal  popolo,  per  le  quali  s'  era  venuto 
a  patli,  e  stabililo  i  du'itti  dc'  cittadini  (4). 

Cosi  ancora  prima  deU'anno  99G  in  Cremona  il  vescovo  Olderico  co' 
suoi  vassalli  era  stato  privo  dal  popolo  del  governo  della  citu'i  ,  di  cui 
Otloue  T  gli  aveva  concesso  V esenzione  con  cinque  miglia  di  lerritorio  (6). 
Questa  lite  duro  lungamenle  ,  e  si  rinnovo  piu  aspra  solto  il  vescovo 
Landolfo  successore  di  Olderico,  il  quale,  siccome  scrive  Sicardo  cronista 


(1)  Id  una  carla  di  donaziouc  latla  nciranno  1009  ad  un  nionastcro ,  o  IraUa  dal  Giulim  <lal- 
I'arch.  Ambrosiano  ,  il  donalore  Ildcrado  prescrive  :  n  Volumus  ct  ordinamns  vcl  consfituinius  "I 
"  ia  inonaslorio  Dumquam  sit  Advocalus  vel  Vassallus,  quia  >idclur  nobis  magis  nocrrc 
!■  quani  valere.  »  (Giclini,  Mem.  di  Milano  P.  HI.  p.  500  e  500.  Vedi  pure  le  note  a  talc  docu- 
nieiito  in  Flmagalli  AnlichitH  Longob.  Milanesi  T.  IV.  p.  376  ). 

(3)  Leo,  l^icnijc  della  Coslituzionc  delle  Ciltit  I.ombarde ,  tiaduzionc  del  conle  Balbo. 

(3)  Probabilmcnic  da  Ottonc  11.  —  Cfr.  Leo,  I'icende  dcUa  Coslilu:iorie  delle  Citlh  Lombard t , 
Iradazione  del  conte  B.tLBO  ,  p.  IIG,  e  Giulim  op.  cil.  p.  153. 

(4)  «  Nova  pax  vetera  dissolvit  odia.  Arcliiepisropus  enim  memor  pasloralis  diligenliae ,  Populus 
»  vero  rocordatus  ovilis  obedicntiae,  donanles  praetorila,  foedorali  sunt  pace  perpclua.  »  (  AbmjlI'IIi 
Medial.  Hist.  Lib.  I.  c.  X.  R.  I.  T.  IV  ). 

(5)  Dip!.  Ottonis  III  an.  99G  Olderico  Cremonensi  Kpiscopo  coucessuin.  Act.  Itomae  VI  t.al. 
..  iunii ,   Ind.  IX."  ( UOUEIXI ,  //.  Smra  T.   IV.  rol.  592).  —  Vcdi  Gai.iM  op    cit.  P.  II.  p.  353 


DF.I.    C.VVAI.IF.HE    L.    C.     PUOVANA.  I2I 

V.  vescovo  anch'  esso  di  Cremona,  fu  pure  esso  cacciato  da'  Cremonesi 
perche  pevsecutore  del  popolo  (I).  Fiiialinciile  vestili  mi^liori  costunii . 
(ioe  fattosi  piu  mite  e  pieglievole ,  e  tomato  nella  gnizici  del  popolo 
(per  i  patti  che  furono  coiicordali),  di  nuovo  veniva  accolto  nclla  ciuii 
c  ripigliava  la  sede  (2). 

Ma  ill  Ivrca,  cilia  nclla  quale  non  tiovo  die  i  vescovi  anleriori  a 
VVannondo  avessero  otlenuto  Tesenzioiic  ,  queslc  civili  disscnsioiii  |)iglia- 
vano  ultra  forma:  c  dove  iioi  vedemmo  Milano  e  Cremona  eraersi  tu- 
nmltuariamente  contro  i  vassalli  del  vescovo ,  qui  vediamo  i  cilladini 
seguir  l' impulso  dato  dal  proprio  marchese,  e  farsi  rabhiosamente  in- 
coiitro  a!  capo  di  quella  chiesa  (3). 

Qual  potenle  motivo  li  spingesse  in  tal  guisa  contro  Wai-mondo,  non 
si  conosce:  che  anzi  la  fama  di  santila  di  cui  ne' secoli  posteriori  t;o- 
dette  questo  vescovo  d'lvrea  (i),  non  va  d' accordo  ton  (juci  furori. 
Forse  oltre  quell'ardore  per  I'  indipendcnza,  che  Ic  cilia  italianc  venivan 
nianifeslando,  sentiva  Ivrea  fin  d'allora  quello  zelo  pel  marchese  Ardoiiio 
del  quale  vedremo  maggiori  prove  ne'  seguenti  Capitoli :  e  forse  ancora 
il  timore  di  cadere  solto  la  dominazione  del  clero,  quello  era  olu;  traeva 
i  citladini  a  seguire  Ardoiiio,  nel  quale  dopo  quanlo  egli  aveva  operate 
in  Vercelli  ravvisavano  spiriti  baslanti  per  opporsi  a  quelle  odiate  in- 
novazioni. 

K  quanlo  all'  ambizioso  marchese  d'  Ivrca  non  e  diflicile  a  credei  si 
file  la  coscienza  della  propria  forza  non  lo  slimolasse  a  ripigliare  colla 
violenza  que' beni  ch'  egli  stimava  a  lui  apparlenere,  e  ad  antivenire  cosi 
rcHetto  di  un  qualche  diploma  d'esenziorie  che  il  vescovo  fosse  per  ot- 
tenerc  ,  come  aveano  fatto  allri  molli.  Alia  tesla  perlaiito  de'  suoi  ini- 
liti,    de'  suoi    fedeli    e  famigliari ,    secoiidato    da    una  parte    de"  cilladini 


(I)  «  Temporilms  llunrici  Claudi  ,  rnijclliinus  ciVs  nomine  Landulplius  ,  Creminac  luil    Episco- 
'  pus,  (|ui  nionastorii  S.  Lauicniii  cl  Cromoncnsis  pnpuli  fuil  acprtimus  prrseqimlor    »    SiriRDis 
in  Chron.  R.  I.  T.  VII.  col.  S.'VJ). 
(3)  n  Hum  mo\  alios  induisscl  mores,  ao,  mulassct  vilam,  cl  cum  popiilo  Cremononsi    ridiissrl 
in  gratiam  ,  rcccptus  fuit  in  Episcopum.  »  (  Cavitelli  ,  .4iin.  Crcmon.  p.  30  ). 

(3)  "  Malodicimns  omncs  eiuos  in  cporcia  ciuilalc  habilnnles,  (]nicumqne  Ardoino  ronsilium  do- 
'•  derint  aut  adiutorium.  »  (  Vcdi  ncir.Vppondii-e  il  dncurai^nlo  n.  9  ). 

(4)  Ncirarcliivid  capitolarc  d'  Ivrca  conscr>a.<;i  I'anliio  Riliialc  roirriTwio  rlie  rccilavasi  ad  onorc- 
dol  U.  Varmondo  :  era  niin  c  in  uso. 


I  a/j  STUDi  rniTici  sovra  i.a  stoivia  d  itai.u  eco. 

t"  iVd  vassalli  stessi  di  Warmondo  (1),  iiivadeva  Ardoino  inojmialamenle 
1  lu'tii  della  chicsa  di  Santa  iMaria  Eporediense,  racciava  con  violenza 
il  vescovo  diilla  sua  sede,  cd  occiijiaAa  le  lerre,  Ic  case  e  Ic  allre  pos- 
sessioni  da  quollo  tcmitc.  ]Ne  contcnli  a  (jiieslo  gl'invasori,  secondo  I'uso 
l)afbarico  di  que'  tempi  ,  s'  abbandonavano  a'  solili  modi ,  guaslando  , 
mettcudo  a  fiioco  cd  a  sacco  i  beni  occupati,  e  maltrattando  in  essi  o 
sterminando  gli  schiiwi  cd  i  scrvitori  (2). 

Tali  crano  gli  ceccssi  di  Ardoino  non  al  certo  nflievoliti  nelia  narra- 
zione  del  vescovo  Wannondo  ,  ma  resi  assai  probabili  dalla  tristizia  di 
cpicirctM.  Odasi  adesso  da'  documcnti  medesimi  con  (juali  armi  provve- 
desse  qucsli  alio  difcse. 

L'occupazione  non  era  stata  continua,  ma  le  aggressioni  replicate,  e 
le  vessazioni  perenni;  tutto  (piesto  ci  narra  Wai'mondo  ne'documenti  (3); 
tuttavia  egli  contraddicc  in  qualche  guisa  a  se  stesso ,  ed  attenua  senza 
volerlo  la  forza  delle  sue  lagiianze,  e  renormita  de' bistrattamenti  sofferti, 
col  favellarnc  quasi  al  cospetto  di  Ai'doino  con  tale  veemenza  che  palesa 
la  liberta  sua  ,  e  cosl  fai'  opera  (ma  non  a  torto)  di  concitar  contr'esso 
i  fedeli  della  sua  chiesa.  «  Sappia  la  carita  vostra,  o  fratelli  miei,  (  cosi 
»  in  una  pubblica  allocuzione  )  siccome  iin  certo  tale  per  nome  Ardoino 
»  posponendo  per  consiglio  diabolico  le  cristiane  promesse  falte  nel  bat- 
it  tesimo,  e  la  fede  giurata  a  questa  Santa  Chiesa  Eporediense ,  abban- 
»  doniilo  il  sei"vizio  di  Dio  e  della  Santa  Chiesa ,  voltosi  in  apostasia , 
»  ed  al  dcmonio,  al  quale  ed  alle  cui  opere  aveva  rinunciato,  non  ha 
»  temenza  di  dare  il  guasto  e  depi'edai'e  la  vigna  del  Signore,  cioe  \» 
»  di  lui  Chiesa,  opprimendo  ed  uccidendo  i  poverelli  di  Cristo,  redenti 
»   col  prezioso  suo  sangue,  assiduamente  rapinando  le  loro  sostanze. 

n  Or  dunque  perche  cestui  esser  doveva  figlio  di  questa  Chiesa  a 
»  noi  per  volere  di  Dio  commessa,  ed  invece  si  e  reso  nemico  e  pci- 
)'  secutore  di  quella:  perche  rinato  in  essa  per  I'acqua  e  per  lo  Spirito 
»  Santo  ,  annoverato  fra  gli  adottivi  figliuoli  di  Dio  ,  egli  coll'  imitar 
»  il  demonio  si  dimostro  figlio  di  queslo :  noi  dobbiamo  andar  soileciii 


(1)  ■•  MalcdiciDius  omncs  milKes  tcrram  Sancte  Marie  Epnriensls  lenentcs,  qui cl  ao*i>rr 

reiiam  fidcm  in  orani  ingcnio non  iuuauerinl.  n  (  Uoc.  n.  9  nell'AppenJ.  ). 

(J)  ■<  Cuius  Episcopum   a  sedc  propria    sacpe    iiiolenlcr  cxpulit ,  cuius   scruos  conlnuit,  cuiuj 
ramalon  cxtcrminauil.  »  (  Doc.  n.  C  nell'Apprml.  ). 
(3)  Oocom.  passim. 


DEL    CAVALIEAE    L.    C.    I'ROVASA.  120 

)i  accio  nessuna  delle  pccorelle  nostrc  non  vada  per  la  pastorale  nostra 
»  negligcnza  in  pcrdizione ,  e  non  abbiamo  di  poi  a  render  conto  di 
»  essa  al  Prineipe  de'  Taslori  G.  C.  S.  N.  nel  tremendo  giudizio,  giusta 
»   quanto  egli  stcsso  nc  minaccia. 

)i  Mandammo  a  lui  un  chierico  nostro  con  lettere  ammonitorie  (I), 
»  una  volta ,  due  volte  ed  una  terza,  second©  i  canoni  invitandolo  ad 
»  emendazione  ,  satisfazione  e  pcnitenza ,  c  rimpi'overandolo  con  paterno 
»  alletto.  Ma  esso ,  pur  troppo ,  con  diabolica  ostinazione  disprezzo  gli 
«  avvisinostri  salutari:  che  anzi  durando  nella  sua  prima  malizia,  di 
))  giorno  in  giorno  ruina  nel  pcggio,  e  imitatore  di  Giullano  Tapostala, 
11   goiilio  di  superbia  sdcgiia  di  soddisfare  alia  Chiesa  di  Dio  ! 

»  Contro  di  somiglianti  trasgi'essori  c  violatori  della  santa  legge,  c  di 
»  quella  pace  che  G.  C.  dono  e  lascio  a'suoi  Discepoli,  abbiamo  precctli 
»  divini  ed  apostolici  che  ci  prescrivono  (picUo  s'abbia  per  noi  a  fare 
»  di  costoro.  Perciocche,  dice  il  Signore  nel  "S'angeio:  se  il  tuo  li-atcliO  ecc. 

»  Adempiendo  pertanto  i  precetti  divini  ed  apostolici,  questo  putrido 
»  mcmbro  incapace  di  medicina  troncheremo  dal  corpo  della  Chiesa 
»  col  fcrro  dcU'escomunicazionc  e  di  una  tembile  maledizionc,  accio  le 
»  altre  membra  del  corpo  nostro  da  si  pestifcro  moibo  nou  vengano 
»  awelcnatc  »   (2). 

Fu  di  fatto  immediataraente  bandita  da  Warmondo  la  scomunica  contro 
Ardoino ,  contro  tutti  i  suoi  compUci ,  seguaci ,  uomini ,  fedeli ,  amici  c 
fautori :  e  contr'essi  coloro  che  con  Ardoino  mantenessero  comunanza  (3). 
II  rito  poi  che  osservavasi  in  quel  tempo  ed  in  quelia  chiesa  nel  pro- 
nunciare  tal  maniera  di  scomuniche  ci  vien  descritto  nel  modo  seguente. 
Ogni  volta  che  il  vcscovo  aveva  delibcrato  di  scomunicare  od  anatcma- 
tizare  (4)  un  qualche  infedele  per  manifesti  c  ccrli  dclitti ,  egli,  dopo 
la  lettura  del  Vangelo,  ne  ragguagliava  il  clero  ed  il  popolo,  informan- 


(I)  Vcdi  al  documcnlo  n.  3  una  di  qucsic  IcUere. 

(J)  Append,  doc.  n.  4.  —  Vedi  pure  Formulae  veUrcs  exnrciamontm  et  excommumcationum  .  puli- 
Wicalc  dal  BvLUlio  in  Cupit.  Reijum  Francor.  T.  II.  p.  003. 

(3)  B  Nos  vcro  cundem  (  Ardoinum )  maledictum  cl  aposlalam  cum  universis  complicibus  «ui> 
"•  pt  scquacibas  cl  lioniinibus  ct  lidclilius  cl  ainicis  cl  comniunicaloribus  cl  faulorilios  eius  clc.  « 
(  Doc.  n.  6  ;. 

(4)  n  Excommunicationcm  maiorem  pulo  idem  atquc  anathema  i|Uod  olim  ab  «coin'nii'i'i''l'<"" 
'    timplici  (listinguebaDt.  »  DI'Cance. 


ia6  STL'DI    CniTICl    SOVRA    I.A    STORIA    D  ITAI.IA    ECC. 

tloli  con  una  breve  allocuzione  tlcUa  qualila  de'  delilli  apjiosli  all'  inqui- 
sito  ,  e  della  nccessila  ili  fulminar  coiili' esso  la  scomunica  (i). 

QuiiiiU  il  vcscovo  chcouclalo  da  dodici  sacerdoli ,  che  tenevano  iu 
inaiio  lainpade  accese ,  pronuiiciava  una  luiiga  scrie  di  lerrihili  nialedi- 
zioni  contro  il  reo ,  ad  ognuiia  delle  cjuali  il  coio  rispondcva  FIAT. 
Di  noi  seguiva  la  lonnola  della  scomunica,  e  questa  Icrmiuata,  i  delli 
saceidoli  gellavano  a  terra  le  loro  lanipade,  e  le  conculcavano  co'piedi. 

Conipiulo  il  rilo ,  il  vesco\o  do\cva  spiegarc  questa  foi'UQola  di  sco- 
munica alia  plebe  ,  e  nella  lingua  paiiuta ,  accii)  tuill  comprcndessero 
quanto  terribile  fosse  quella  senlenza  (2)  ,  e  come  da  quel  punto  non 
si  dovcssc  pill  averc  comunanza  veruna  cello  seonmnicato :  e  finalmenle 
come  chiunque  seco  lui  mangiasse  o  bevesse  ,  o  facesse  orazione ,  chi 
lo  abbracciasse  o  venisse  con  csso  a  famigliarc  colloqulo ,  ove  non  fosse 
per  condurlo  a  peuitenza  ed  a  satisfazione ,  rimancsse  colpito  dalla  nie- 
desima  scomunica.  Mandavansi  in  seguilo  leltere  agli  altii  vescovi  (3), 
e  nelle  varie  pievi  ,  imponendo  a'  Parrocehiani  di  anuunciare  in  ogni 
domenica  dopo  la  lellura  del  vangelo  ,  tale  scomunica  alle  popolazioiii 
alle  loro  cure  aflidate  ,  accio  nessuno  per  ignoraiiza  non  facesse  comu- 
nailza  collo  seonmnicato.  Quindi  tale  sentcnza  dovea  esseVe  notifieala 
al  melropolitano  (4). 

Dalla  relazione  di  Warmondo  sembrami  rlsullare  in  egual  modo  e  il 
delitto  di  oppressione  di  cui  rendevasi  colpevole  Ardoino  ,  e  I'esagera- 
zione  in  che  trascorreva  il  vescovo  oppiesso.  Perciocche  tutte  le  accuse 
di  apostasia ,  di  spergiuro ,  di  persecutore  della  Cliiesa  apposte  dal  ve- 
scovo al  suo  nemico,  tutte  riducevansi  in  quella  di  aver  occupali  i  beiii, 
o  parte  de'beui  della  sua  cliiesa.  Quindi  la  libcrta  con  cui  parlava  del 
niarchese  d'lvrea,  e  lo  stesso  atto  di  fulminare  contr' esso  que'  lanti 
anatemi,  dimostrano  die  le  vcssazioni  d'Ardoiiio  non  erano  poi  tali,  che 
lesercizio  della  sua  episcopale  dignila  venisse  a  Warmondo  impedito. 
Delle  quali  cose  Iroveremo  or  ora  una  prova  maggiore. 


(1)  Doc.  II.  4. 

(J)  «  Post  hacc  cps  plcbi  ipsam  cxcomnnmicolioncni    cuuiunihus    ucikis    debet  explicarc 
( ilocumonto  d.  7),  cioc  nella  lintjua  che  si  parlava  comunctneule  in  Ivrca  sut  linire  del  X  secolo. 
Qual  era  questa  lingua,  ciuc  dialcllo  ? 

(3)  Cioc  prohabilmenic  agli  aliri  vescovi  sufTraganei  della  cliiesa  arcivescovile  di  .Milaim. 

(i)  «  Seniori  etiam  eius  ipsa  excommunicalio  debet  uola  fieri.  »  (  Ibid.). 


DEI.    CAVALIEUE    5..  C,    PROVANA.  1  2- 

Ma  I'efiello  ill  qneste  rigorose  censure  non  fu ,  per  quel  clie  appa- 
risce  ,  di  far  ricre;lerc  il  marcliese  Ardoino,  lie  di  ra'.lcntare  le  sue  in- 
cursioni  sovra  i  beiii  iIclUi  cliitsa  (rivrea,  ina  si  piulloslo  tli  reiulcrle 
piii  frequenli  e  piii  crudeli. 

A'  quali  eccessi  con  fiincsta  allcrnativa  conisjtonclcva  il  vcscovo  no- 
vellc  sentenze,  colic  quali  scomunicava  una  scconila  volta  il  marilicse 
Ardoino  ed  i  suoi  (1).  E  per  reuderc  per  avvenlura  piu  solcniic  e  piii 
acerbo  questo  secondo  anatema ,  ollre  le  novelle  malcdizioni  colic  quali 
colpisce  Ardoino  c  i  suoi  seguaci ,  egli  nomina  specialinentc  fra  cpiesti 
nil  Amedco  fratello  d'Ardoino,  cd  un   Ewrardo. 

Di  (jucsto  iiuovo  frulello  del  marcliese  d'  Ivrea  ,  e  gia  da  noi  sulla 
fede  della  stessa  carta  nominato  nelle  paginc  preccdcnti,  iiessuno  slorico 
e  nessun  altro  documento  ne  prima  ne  dope  non  fa  parola  ;  avviserenio 
pertanto  cli'cgli  ponesse  la  vita  in  fpiellc  civili  commozioni  ;  cosi  jiurc 
di  Everardo  qui  noverato  fra'  capi  d'Ardoino,  del  quale  non  mi  fu  dalo 
fiiiora  di  sapere  altro  che  il  nome  (2). 

Questa  seconda  scomunica  c,  s' io  non  erro  ,  qucUa  indicala  da  War- 
inoiido  nella  Icltera  al  poiilefioc  Gregorio  V  ,  imperocche  i  niaggiori 
rigori  del  vescovo  portando  al  colino  il  bestial  furore  d'Ardoino,  la  cliicsa 
d'  Ivrea  cadde  in  uno  spaventoso  abisso  di  mali,  dal  cpiale  Warmondo 
non  aveva  piu  potere  di  soUevarla.  Ricorse  pertanto  a  quel  pontefice 
con  una  calda  c  patetica  lettera  ,  la  quale  ,  scbbene  non  porli  venina 
altra  indicazioiie  se  non  se  d'essere  stata  scritta  al  nome  dcW ndimanza 
de"  vescovi  (  scnza  accennare  di  quali  )  al  Sommo  Pontefice  Gregorio  , 
ajiparisce  cliiaramentc  come  opera  del  vescovo  d"  Ivrea  (3). 

Lo  stile  avviluppato  e  metaforico  di  cpiesto  documonto,  zeppo  di  tras- 
lati  e  dcUe  indispensabili  antitesi  in  uso  a  que'  tempi ,  si  distingue  lul- 
lavia  da  quello  allora  adoperato  da'  notai  nelle  pubbliche  scritlure,  per 
l«    niinore    quantita    d'  idiotismi   e  di    sgrammalicazioni;   nuovo   escmpio 


(1)  «  Undis  eum  corri^ji  putauimus  ,  indc  eum  ciiidcDtius  doscuire  ul  scilis  cnmporimus     fmli- 
iam  eum  sccnndo  analhcmalis  aincolo  innodaoirous.  u  (  Docamento  n.  10 ). 
(3)  bocumento  n.  9. 

(3)  n  LumiDc  inlimae  coDtemplacionis  divinilus  illustrato,  Domno  Grpgorio  PonliCcam  Sdminn: 
I'oelus  Episcopnrum  ,  quid  quid  pracscns  in  Domino  delcclabilp  ,  pl  fulurum  liabel  oplabilf,  cum 
'  scdula  nostraruiu  procum  <lcvotione.  »  (  Hoc.  n.   10). 


13ft  STUDI    CniTlCI    SOVn.V    LA    STOniA    D  ITALIA    ECC. 

die  tiiinostra  siccome  le  poche  cognizioai  lettevai'ie  scampato  neH'muvei- 
suie  iniioranza ,  stavano  sul  cadere  del  secolo  X  nellc  mani  dc' chierici. 
Nu  la  Icllora  manca  darle,  ne  di  qualclie  utile  piaggialura  verso  il 
pontefice,  o  difeila  delle  osagerazioni  <M  che  sempre  soglioiio  abbondare 
scritti  soraiglianti  in  tempi  agitati  e  faziosi:  ma  sino^e  quQStg  sono 
bastaiUemente  oliiare  e  patent! ,  esse  nou  falliscoii.o  puuto ,  anzi  gioyano 
coH'cccesso  de' loro  colori,  al  qnndro  col  quale  vj  si, vHcdeowJuoyere  il 
papa.  :»oii  tiUiiA-  {&) 

II  sunto  della  lettera  e  questo :  neHa, prima  parte  vi  si.jjicorda  al 
pontefice,  essere  egli  state  commesso  per  ispeciale  miserazione  di  Dio  a 
tutelare  la  dh'ina  credith  (ctoe  laCliiesii):  come  riiapevatofe,  ^mq  coh- 
giunto  (I)  al  governo  della  superficle  del  mondo  (  Y  impevo  j.'omaiio ). 
i<  Codesti  due  (  cosi  I'epistola )  che  una  stessa  line»  di  jj^entela  con- 
»  giungc,  che  una  stessa  fedc  conforta ,  ^leggiono  al  tutto  (^entire  ad  uii 
»  modo,  pi'emcditare  a  vicenda  le  stegsercose ,  traiTe  ad^un  medegimo 
»  scope,  e  a  questo  in  non  dissimilc  gwisa  arriyavsfrf  ,(iji)<,(o  [i,, 

Dovere  I'uno  e  I'altro  di  continue  ed  altentameiite.  vegUare  accio  nulla 
non  accada  che  turbar  possa  1'  andameiito  del  moudo  :  nel  quale  se  al- 
c«ma  cosa  si  vada  innalzando ,  od  altra  fuori  del  debilo  abba'ssando ,  tosto 
e  dovere  che  per  I'opera  loro  la  strada  s'appiani  « talcj^e  (  soggiunge  ) 
))  il  vostro  camminare  inofiesamente  proceda,  ed  al  gl'Cgge  che  vi  tien 
))  dietro,  imitabile  succeda  (3). 

»  Doni  pertanto  ascolto  (cosi  conchimle  la  sua  sposizione)  la  pater- 
»  niti  vostra  alle  nostre  lagnanze  :  inondata  delle  lagrime  nostre  cou- 
rt desceuda  a'  gemili  nostri :  ed  a  noi  tutti  provveda  (4). 

n  Considcri  il  capo  uostro  a'lamenti  delle  altre  membra:  si  che  quel 
11  male  che  era  negletto  in  noi  va  serpendo,  di  nascosto  rependo ,  non 
»  giunga  alia  fine   ad  occupai-e   il  capo  ,  e  in  tal  guisa  tutto  il  corpo 


(I)  Grcgorio  V  era  nal»  Ji  Liutgarja  mn^lie  di  OHonc  duca  di  Carinzia  e  marchcse  di  Verona, 
fi^liunla  di  Ollonc  I  imperalorc ,  avolo  palcruo  di  OUoiic  III  allora  imperalore  repnaiile.  Grcm"Hi' 
ed  Otlonc  HI  crano  dui»|uc  fratclli-ciigini. 

{i)  I'  Quos  ctcniin  projiaginis  linca  unit  ct  omnis  coDsolidat  fides ,  dccct  unum  senlirc,  idip«iim 
I  inuicem  pracmedilari ,  idem  saperc  ,  ncc  dispart  clausula  terminare.  »  (  Doc.  n.  10  ). 

(3)  »  Quatenus  ucslcr  incessus  inod'ensc  procedat,  cl  subscqucnli  grcgi  imilandura  sucvtclat  •■ 
(Ivi). 

(4)  '<  Intendat  igilur  patcraitas  Tcstra  I?.menli3  Doslris  pcrl'usa  gcmitibns  Doslris  ,  et  proMdcai 
»  omnibus  nobis.  »  (  Ivi  ) 


DEI,    CAVALIERE    L.    G.    PHOVA.\A.  \  nq 

))   non  ne  abbia  miserabilmente  e  forse  irremedialmente  a  infracidire  (1). 

»  Ma  acciocchi;  sia  noto  qiicllo  che  da  noi  si  cliicde,  (  cosi  nella  nar- 
»  rativa  )  noi  vi  proireriamo  Ardoiiio  cotnc  obbielto  della  nostra  lei^a- 
»  zione.   Ardoino,  il  quale  nulla  in  se  non  ha  di  divino  ,  nulla   di  u- 

))   mano Nulla  di  divino  perocchc    porta  invidia   al   bene  di  tutti  : 

1)  amniazza  pcrfino  gli  stessi  sacerdoii  ,  c  (piasiche  possa  aiTecar  loro 
1)  pena  pii\  veeinenle,  con  inaudita  scTizia  appresta  11  rogo  a'  loro  cadaveri 
»  ecc.  (2).  Nulla  non  tiene  d'umano  poiche  menlre  piu  inferocisce  ,  e 
»  sttibondo  di  sangue,  ama  e  gode  di  versarne  quanlo  pii\  puo  egli  me- 
»  desimo,  e  di  pascerscnc  lo  sguardo  (  il  che  c  aiieno  da  ogni  sensn 
>)  d' umanita  ),  tiene  per  sommo  \anto  l' accendere  in  altrui  lo  stesso 
1)  sue  furore  ecc. 

»  Ma  avrengachc  una  tale  e  tanla  contesa,  come  queila  che  abbraccia 
»  la  causa  di  noi  tutli ,  sia  per  la  lonlaiianza  vostra  (3),  che  per  I'in- 
»  dugiare  del  cristianissimo  nostro  Imperatore,  non  abbia  finora  ottenutd 
»  verun  provvedimento ;  degnisi  la  piela  vostra,  queila  coU'occhio  dello 
))  spiiito  esaminare,  ed  a  noi  tutti  con  paterno  alTelto  in  comune  pro^- 
»  vedere,  accio  premuniti  della  protezione  di  un  tanto  padre ,  possiamo 
1)  una  volta  aiidare  escnti  da'  tradimenti  di  questo  denionio  vestiio  di 
»  forma  umana  »  . 

Prosegue  quindi  con  egual  calore ,  ed  aggiunge  doversi  preferire  la 
salute,  di  tutti  al  vantaggio  ingiusto  di  nn  solo,  che  senza  veruna  onosla 
necessity  od  utile  cagione  e  Tautore  di  tanti  mali. 

<(  Ne  noi  saremmo  ( dic'egli )  scusabili  al  nostro  intemo  giudizio , 
0  ove  alterassimo  la  verita  di  tali  assei-zioni.  Deesi  ad  ogni  modo  anti- 
))   vedere ,  che  non  succeda  maggior  male,  ed  e  vergogna  che  quello  che 

(1)  Si  oR&crvi  al  doppin  slgnificalo  della  voce  caput;  cioe  capo^  signore  ^  perclie  Pontcficr,  n- 
spelto  agli  altri  chierici :  e  capo ,  testa  rispetto  alle  altre  membra  del  corpo  umaoo.  ■•  Aniraail- 
■  ucrtat  Caput  nostrum  mcmbrorum  conqucslum  ,  ne  forte  in  nobis  negleclus  (  nct/lcclum  )  male 
«  (  malum  ) ,  scrpendo  et  latentor  repcndo  preoccupel  caput  ,  el  sic  tolum  miserabililer  aut  fnrsaii 
'  iDremediabilitcr  corpus  labcscat  (  Ihiil.  ). 

(S)  Amplificazione  rctlorica,  che  si  riferisce  alia  morle  di  Pietro  I  vcscovo  di  Vercelli ,  di  cui 
net  Capitolo  preccdenle  ,  prova  novella  die  non  ci  siamn  ingannali  circa  il  tempo  in  rni  accaHderci 
le  tluo  spedi/ionl  d'Arduliio,  in  Vercelli  ed  in  Ivrea. 

(3)  Ciuii  la  lontananza  di  papa  Grcgorio  V  da  Roma,  dondc  net  99C  era  fuggilo  '■  nudum  nui- 
^  nium  rcrum  »  cacciato  da  Crcscenzio  ,  cli'egli  stando  in  I'avia  scomunicu  nel  concilia  lennlovi 
nel  997.  (  Vcdi  Ami.  IlUdeshciiu.  ad  ann.  ,  apud  Pehti  31.  G.  H  T.  V,  el  Lilt.  Greg.  V  tie  Sinndn 
Papiensi  in  Pertz  ,  T.  VI ).  Cio  accrescc  rargomento  ch'  io  fo  sopra  la  dala  di  qnesia  epislola  di 
Warmondo,  cli' io  gindico  posleriorc  al  ritorno  di  Gregnrio  V  in  Rdma,  die  fu  circa  il  ii  febbraii^ 
MS    (  MiBvr.  ad  .inn   1 

SEniE   11.   Tom.   YII.  17 


i3o  STtni  cRiTici  SOVHA   i..\  stcria  ditaiia  f.(.c. 

)i  vol  saiiclc  cssere  stalo  con  taiUa  autoritii  operate,  venga  ora  scnza 
)i  ra^ioiie  imilalo(l).  Perciocclie  clolcnli  iioi  tlella  fraiulolcnta  sua  osti- 
»  nazioiic  nolle  iVe<iuenli  adunanzc  con  sini^olaie  esoi'lazionc,  con  jion- 
»  derata  legazione,  e  colla  moltiplice  ammonizibne  delle  ,carte  cercammo 
i>  rivocarlo  ila  cotanta  perfidia  :  lua  penlic  luoino  ti-isto  si  fa  coirani- 
))  moniilo  peggiore,  noi  avvisammo  coneggcrlo  col/a  prima  scomunka  {'i): 
>i  quinili ,  come  ben  v' e  nolo,  noi  lo.  veilemnio  piu  apeiUuucnle  incru- 
11  delire:  eppeib  lo  annodammo  <:ci\  secondo  vincolo  ddtanatema,  giusla 
»  quanto  dice  il  Profela  ecc.  Considcri  adunquc  la  S.  V.  se  qutgrncln" 
»  cotanto  giustamcnle  y}<  vincolato  debba  era,  inrorretto,  venire  si'in- 
y»  colato:  o  se  quesla  sua  sinncolazioite  dcbba  vincolure  noi  stcssi.  iUla  qual 
»  considerazione  (cosi  Icrraina  la  lunga  cpistola)  G.  C.  eccili  la  mente 
11  Nostra,  e  finalmente  conceda  di  levai-e  l' inopediinento  a  tale  giusla  ccn- 
n  sura  »    (3). 

Questa  leltera,  della  quale  abbiam  creduto  dover  quiriferire  un  sunto 
fedele ,  prova  evidentcmente  che  Grcgorio  V,  uomo  sebben  giovine,  in 
cio  di  pacato  giudizio,  non  approvo  le  vendclle  di  que' vcscovi  ,  e  chc 
ncUa  lite  che  ardcva  tra  il  marchese  d'lvrea  c  Warmoudo,  tutto  il  di- 
ritto  non  istava  forse  dalla  parte  del  vescovo,  scbbene  i  modi  usali  da 
Ardoino  fossero  barbarici  e  oppi-essivi. 

Che  antichi  e  solenni  fossero  i  diritti  del  marchese  d' Ivrea,  lo  dimo- 
slra  ancora  una  clausola  di  un  imperiale  diploma  strappato  pochi  mesi 
piu  tardi,  sotlo  il  pontificato  del  focoso  Silvcstro  II,  dall'avidila  di  Leone 
il  monaco,  vescovo  di  Vercelli  e  successore  di  Raginfrcdo,  al  troppo 
facile  Ottone  III,  clausola  colla  quale  questo  imperalore  in  un' ampia 
donazione  fatla  a  Leone ,  esclude  espressaraenle  le  ragioni  che  aver  po- 
tessc  il  marchese  d'  Ivrea  sovra  le  cose  donate  (4). 

^la  meglio  ancora  aj>parisce  siccome  Gregorio  V,  tuttoche  disappro- 

(Ij  ■>  Et  quod  lanta  auctorilale  recolitis  factum,  pudendum  est  sine  racionc  inutatum. «  ( Iliid  ). 
i^uesto  si  ril'd-iscc  ,  a  parer  mio  ,  alia  scomunica  da  lutti  i  ^escovi  pronuaciata  ,  clienon  vonno 
Hal  papa  confcimata  ,  o  forsc  annullata,  come  meglio  si  vedra  in  appresso. 

(3)  ic  t'ndis  cum  c()rrii;ere  pulavimus.  »  Evidenlemcnic  si^'nifica  la  scomunica  .  ma  non  tro^o 
ccnni)  della  frase  untHs  cnn-irji  in  lal  senso  nel  DuCANGE. 

{'i)  "  Considcret  ipilur  sanctitas  vestra  si  tarn  iuste  innodatus  del>eat  enodari  incoireclus  ,  atil 
1.  til  sua  enodationo  nos  omnes  deceal  innodari.  >-  ( Ivi  in  line  ).  — Senilira  e\iden(e  adumi«e,  ct<i' 
le  due  scomuniclic  liandite  da  Warmondo  non  erano  stale  appro\ato  o  conl'ermale  dal  Pontelice 

(4)  «  Mra  igitur  impli  maicstate  praecipimus  ut  iiuUus  dux ,  nullus  mardilo,  nee  eliani  Y  po- 
»  riensis  raarcbio  etc.  audeat  sera  Verceilensem  Kcclni  aul  prac<licluni  Leoneni  Kpm  elc.  mole- 
u  slarcdisucslirectc.  •'  (Oipl.  Oil   111  pn,  Kid.  Vei  ceil  an  999nnn.  niaii,///j<.  P.flt.'lW.  doc.  CXClll). 


BEI.    CAVALIKRE    L.   C.    PKOVANA.  1 .')  I 

vaiido  gli  eccessi  di  Aiiloino,non  aveva  confermalo  la  senteuza  ili  (|iul 
sinoilo,  da  una  breve  epistola  sua  di  cui  qui  leco  la  lelterale  versioiie. 
«  Gregorio  vescovo  servo  de'  servi  del  Sigiiore  , 

n  ('A  tii  Arcloino)  (1)  cspugnatore  delta  crisliana  fedc  ,  nessuna  Ir- 
»  nedirione,  poiclie  ancora  nessuna  non  ne  meriti. 

>)  Abbiamo  inteso,  c  di  cio  gravemenle  ci  duole,  siccoinc  la  S.  Chiesa 
))  Ipporcdietise  prova  intollcrabili  mall  dalle  luc  vessa/.ioni :  v.  come  cola 
))  dove  riccvcsli  il  lattc  dtUa  dotliina,  a  remedio  deiranima  lua  ,  con 
»  diabolica  gralitudiue  lu  non  innorridisci  di  corrispondere  il  veleno 
»  della  persccuzione,  od  hai  temenza  di  dare  il  guasto  alle  possessioni 
»   di  quella  chiesa. 

))  Pur  troppo  egli  e  cerlo  clie  lu  li  diletli  di  andarc  iniquilii  ad  ini- 
»  quita  aggiungendo ,  a  persuasione  di  colui  che  ti  lia  spinlo  a  dar 
))   priucipio  a  tauto  male. 

»   lo  pai'ler5  dunque  a  te  con  aulorila  aposlolica. 

»  O  ccssa  le  male  opere  incominciale ,  cd  ammenda  quelle  clie  tu  liai 
))  comrnesso,  o  sdppi  che  nella  Pasqua  del  Signore  lu  verrai  dalla  s|>ada 
))   dcU'anatema  infallantemeiite  punilo  n  . 

Quesla  letlera  (come  gli  altri  10  documenti  dellarchivio  capilolarc 
(I'lvrea)  non  porta  veruna  data;  faremo  aduiique  d' indagarla  alia  ine- 
glio.  Dapprima  siamo  cerli  clie  essa  fu  scritta  tra  il  principio  di  maggio 
deiranno  996  ed  il  12  di  fcbbraio  del  999,  tempo  nel  quale  Gregorio  V 
lennc  la  sede  apostolica  (2).  II  non  trovarsi  traccia  fra  i  documenti 
d' Ivrea  dcUa  scomunica  qui  minacciata  da  questo  jiapa  ad  .Vrdoino. 
ini  fa  credere  che  questa  lettera  sia  degli  ultimi  mesi  del  998,  giacchc 
le  vessazioni  di  Ardoino  avendo  durato ,  come  apparisce  ,  assai  tempo, 
se  la  lettera  fosse  stala  scritta  ]>rima  della  pasqua  del  998  ,  la  scoimi- 
nica  pontificia  avrebbe  avuto  luogo. 

Cio  poslo  lie  conchiudo  che  essa  fu  la  conscgueiiza  delle  doglian?.( 
surriferite  di  Warniondo  c  degli  altri  vescovi,  e  che  questc  furono  sportc 
al  ponlcfice  pochi  mesi  prima  in  quel  medesimo  anno  998.  La  qiial 
osservazioiie   s'  accorda    con   (jucllo    die    abbiam    delto  ,   assegnando    alia 


(1)  Spaxio  in  bianco  pel  nomc  di  Ardoino  r.islintn  via  ovidentemculc.  (  Vedi  il  doc.  n.  II    p  le 

nulo  nell'Appcudicc  ).  "  Greg,  eps  scruus  scruoruni  Ilni  ( )  xpi«nac  fidei  expugnalori. 

.'  nullam,  quia  nooduni  mereris  hcnedictioncm  i>. 

,1J  Min.M.   Jmiali  uj  anil. 


1 33  STL'Dl    CRITICI    SOVRA    I.A    STOHIA    d'itAI.IA    FXC. 

fiizioiie  Ui  Ardoino  conlro  Vercelli  gU  ultuni  mesi  deiraiuio  piecedeulc. 

Allroudc  clie  la  pace  si  ricouipouessc  tra  il  uiarchcse  cd  il  vcscovo 
d"  Ivrca,  sia  perche  la  scomuiiica  de' vescovi  coiilr'esso  fosse  irrila,  o 
perclie  fosse  levata  in  seguito  di  qualche  satisfazione  data  da  Ardoino,  me 
lo  fa  credere  il  vedere  che  Warmondo  continuo  pacifico  possessore  della 
sua  chiesa  d'lvrea  ch'egli  teiinc  sino  all'anno  101 1 ,  tempo  duranle  il  quale 
Ardoino  riinase  nou  solo  possessore  della  Marca  d'  Ivrea,  ma  che  innalzalo 
alia  dignita  di  re  d' Italia,  egli  avrebbe  trovalo  modo  di  deporre  Warmondo 
da  quella  sede,  ove  non  si  fosse  ira  di  loi'O  ricoinposta  la  pace.  Coraun- 
ijuc  poi  andasse  tale  bisogna,  ccrlo  e  che  la  vittoria  fu  per  Warmondo, 
giacchc  addi  9  di  luglio  dell'  anno  1 000  egli  otlenue  dall'  imperalore 
Ultonc  111  il  diploma  iV esenzione  tanto  temuto  da  Ardoino,  per  cui  gli 
si  conccdeva  «  tutto  il  distrelto  (  territorio  )  della  citt;«  d'  Ivrea,  e  fuori 
)'   d'essa  per  tre  miglia  in  circuilo  (1). 

Ma  |)rima  di  cio  una  maggiore  tempesla  sovrastava  ad  Ardoino.  Come 
gii  si  c  dctto,  era  a  Raginfredo  vescovo  di  Vex'celli  succeduto  (proba- 
bilmente  ne'  primi  mesi  del  I' anno  999  (2)),  il  famoso  monaco  Leone, 
jiersonagglo  del  quale  e  nola  nella  storia  di  quegli  anni  I'insaziabile  avi- 
dita  delle  ricchezze,  e  la  valente  maestria  nel  deslreggiarsi  per  conseguirle 
fi-a  cabale,  raggiri  ed  intrighi  (3). 

Uno  scrittore  Vercellese  voile  ravvisare  in  questo  vescovo  quel  mo- 
naco Leone  abbatc  in  Roma  del  monastero  de'  Ss.  Bonifazio  ed  Alessio 
sul  montc  Avvenlino  ,  il  quale  ando  nel  99b  legato  in  Francia  di  papa 
Giovanni  XV  al  concilio  di  Reims,  per  decidcrvi  la  lite  tra  il  famoso 
(ierbcrto  (  che  poi  fu  sommo  pontefice  col  nome  di  Silvestro  II  )  od 
Arnulfo,    per    1' arcivescovato   di    quella  citta  (4):    ma  nessun  date  non 


(I)  "  Omncm  ciusdcm  civitatis  districtum  ct  publicam  i'unctionnm ,  atijue  forineccns  circumcirca 
■■  per  Iria  miliaria  elc.  »  (Dipl.  Ott.  III.  Uom.  Imp.  pro  Eccl.  Ipored.  Actum  Papiac  VII  id.  iul. 
aan.  D.  I.  millesimo ,  Ind.  \U.  etc.  Append,  n.  17  }. 

(i)  Ari^omcnto  qiicsia  data  dal  vedere  che  il  diploma  imperiale  sovra  citato  ,  die  dona   al   \e- 
scoTo  I.eonc  i  comitati  di  Vercelli  c  di  Sanl'Agata,  porta   quella    di  Roma  a' 7  di  maggio  999 
es,\\  e  presumibilc  die  Leone  sia  che  come  monaco  abitasse  in  (juella  citta,  o  che  appcna  elello 
vescovo  vi  si  recassc  ,  poiiesse  in  campo  tutti  i  suoi  mane;^gi  per  ottenerc  cjuell'  insigBC  diploma, 
prima  che  il  marchese  Ardoino  nulla  Don  operasse  per  impedirlo. 

(3)  Glabbi  Rod.,  f'ila  S.  ff^illelmi  Uhion.  Abbatis  apud  Bollard,  die  1  ianuar.  §  XI.  —  Chrmi 
Noval.  Lib.  V.  c.  XXXV  novae  edit,  in  //.  P.  M.  T.  V.  —  Epist.  Futhcrli  Canwl.  apud  Ducof  >M 
li.  F.  T.  IV.  p.  193  e  seguenli.  —  Mabillon  ,  Annal.  0.  S.  B.  T.  IV  ad  an.  099  —  MuB»Tom, 
Antii}.  Med.  Aef.  T.  VI.  col.  318.  —  TEBnANEO  ,  Me!.  III.  P.  II.  p.  111. 

(■»)  Riciirni,  f/ist.  Lib    IV.  §  95,  ap.  Pekti  Sf.  C    II   T    V. 


DEI.    CATALIERE    L.   C.    PROVANA.  1 33 

avvalora  fjwest'opinione ,  ote  non  sia  la  possihilitu  quanto  al  tempo:  die 
anzi  Tetkiitlo  noi  clie  il  vescovo  Leone  entrb  j>oi  nelle  grazie  di  Sil- 
veSlro  II,  al  quale  ncl  conciiio  siiddetto  <|ik'1  legato  pontificio  si  era 
inostiato  avverso,  ne  argoraenteremo  the  poco  probabile  sia  1'  ipolesi 
dello  scrittore  di  Vercelli. ''  ""f    ■-. 

Ad  ogni  J««do  certb  e,  che  Leone  vescovo,  fu  monaco,  e  che  neH'aniio 
099  trovavasi  in  Roma,  dove  s'era  procacciato  fmna,  siccoine  scrisse 
Jicnzone  vescovo  d'Alba  ,  di  facondo  parlatore  e  A'efficace  operatorc  (I ). 
Entrato ,  edmnnque  questo  avvenisse,  nelle  giazie  di  Ottone  III  e  del 
iiuovo  pont'eGce  Silvestro  II  successore  di  Gregorio  V,  s'avaccio  egli  , 
appena  eletto  (  forse  pel  patrocinio  loro  )  alia  sede  di  Vercelli ,  di  ot- 
tenere  quell'  insigne  diploma  imperiale  che  gli  coiicedeva  gl'  inteii  co- 
initati  di  "S'^eroelli  e  di  Sant'Agata  con  ogni  pubblica  polesta  e  dominio, 
potente  cd  eflicace  mezzo  di  antivenii-e  e  d'allulai-e  ogni  giurisdizionale 
pretesa  che  aver  potesse  il  marchese  d'lvrea  sovra  di  quelli. 

Ma  cio  non  baslava  aH'astulo  monaco.  Che  mosso  da  un  lalo  dal  ti- 
raore  dell^  Ttndette  del  marchese  d'lvrea,  e  spinto  dalla  setc  d'ingo- 
iarne  le  ampie  ricchezze,  tanto  seppe  egli  operare  serpentando  alle  porte 
dell'aula  inipcriale  e  del  palazzo  pontificio,  adulando,  insistendo ,  ed  esa- 
gerando  i  guasti  sofferti  dalla  sua  chiesa,  apponendo  ancora  ad  Ardoino 
come  nn'personale  misfatto  la  morte  del  vescovo  Piotro,  che  condusse  I'uno 
e  Tallro  di  que'  potenti  a  novelli  rigori.  E  tanto  piii  si  vuol  credere  che 
questi  rigori  Ibssero  I'efFetto  delle  insisteiizc  del  vescovo  Leone,  che  gi:\ 
dalla  morte  di  Pietro  erano  passali  alcnni  anni,  c  mai  nessun  richiamo 
nc  per  parte  del  precedente  pontefice  Gregorio  V,  ne  per  quella  di 
Ottone,  non  era  state  mosso  contro  il  marchese  d'  Ivrea  per  la  fazione 
di  Vercelli,  nclla  quale  quel  vescovo  aveva  perdulo  la  vita,  inentre  ap- 
l)ciia  arrivalo  Leone  alia  caltedra  di  Sant'Eusebio  sorse  contro  il  mar- 
chese Ardoino  questa  nuova  fierissima  persecuzione. 

Comincio  essa  dull'  iiiliuiazione  falta  a  lui  cd  al  suo  figlio  Ardicino 
di  presentarsi  in  llonia  ad  un  sinodo  de'  vcscovi  d'  Italia  da  tenersi  nella 
basilica  di  S.  Pietro  alia  prcsenza  del  papa  c  dell'imperatore,  per  rt n- 


(1)  n  Valdc  potcns  id  scrmone  ,  cfBcax  in  oppre.  »  (  Benzonis  Alb.  Epi  panrg.  Ilcnr.  IV  Imp. 
apud  Menken.  *.  C.  T.  I  ).  —  «  Leo  Vcrccll.  Epus,  vir  lilcris  crudilns  ,  fandi  quoquc  copin  oxor- 
'■  cilalus.  ..  (  Auct.  I'itae  S.  Beruiardi,  io  Script.  R.  B.  I.EIIMTII ,  T.  I.  p.  154  ). 


1 34  STVDi  cniTici  sovnA  i.a  storia   d'italia  ecc. 

tlervi  ronto  de"  iiioiU  ila  Ariloiiio  lenuti  nella  presa  di  Vercelli.  Obbcdi- 
lono  I'lino  e  raltio  alia  cliiuinata,  ma  Taspelto  rigoroso  col  quale  i'urono 
;iccolli  ill  ([ucl  coiiscsso,  la  qualila  dogli  aggravi ,  c  finalniente  la  po- 
tenza  degli  accusatori  spavcularono  tnlnieiUe  il  gioviiie  Ardicino,  die 
iidite  le  accuse,  e  fatlc  le  sue  dilcsc,  non  aspello  il  giorno  della  seii- 
lenza ,  ma  si  trafugo  di  soppiallo  da  Roma  nella  nolle  precedenle  ;  l;i 
qual  fuga  procaccio  a  Leone  due  curli  die  appai-lcnevano  ad  Ardiciuo  , 
c  die  jier  punirlo  fuiouo  da  Ouone  donate  per  iulicro  alia  cliiesa  Ver- 
cellese  (1). 

Tutle  le  prove  da  me  falle  per  rinUacciare  gli  atli  di  questo  sinodo, 
luincipalmcnte  nella  biblioteca  valicana,  ed  in  quella  del  re  in  Parigi, 
eraiio  andate  iallile,  e  gi;i  m'era  forza  riinanermene  malconlenlo  a  quel 
poco  di  tenuo  die  se  ne  fa  nel  diploma  Ottoniano,  quando  mi  si  af- 
faccio  iinpcnsalauienle  un  estratto  di  essi,  fra  i  docuraenli  or  ora  riii- 
vcnuli  in  Ivrea.  Quest'e  la  sentenza  pronunciata  da  quel  sinodo  stesso 
conUo  Ardoino  ;  monumeiito  singolarissimo,  cd  utile  per  la  storia  eccle- 
siaslica  di  que'  tempi ,  del  quale  stanle  la  sua  brevita  ho  creduto  di 
qui  rifcrire  una  fcdele  lettcrale  versione. 

(I  Pcnitenza  d' Ardoino,  imposta  a  lui  in  Roma  nella  chiesa  del  bealo 
»  Pietro  Apostolo  ,  e  da  messere  papa  Silvestro  ,  dall'  augusto  impera- 
»  tore  Ottoiie  III,  e  da'pontefici  d'italia  catolicamente  e  sinodicamenle 
»    j)romulgala. 

»  Sia  nolo  a  tutti ,  siccome  Ardoino  nella  Santa  Sinodo  ha  confessalo 
n  alia  prcsenza  di  mcsser  Silvestro  santissimo  Papa,  e  del  signer  nostro 
n  il  lerzo  Oltone  iniperatore  de'Romani,  ed  in  faccia  a  tulti  i  vescovi 
»  quivi  resident! ,  d'aver  condolto  quegli  uomini  die  ammazzarono  Pietro 
))  ^'escovo  di  Vercelli  ,  e  d'essere  stato  prcsenle  alia  di  lui  morle:  di 
)i  aver  ricondotto  seco  e  ritenuto  quegli  stessi  uomini,  e  conversato  in 
)i   seguilo  ron  essi. 

11  Per  la  qual  cosa  si  e  trovato  (  deliberato)  nella  Santa  Sinodo,  d'iin- 
»  porre  una  non  modica  penitenza  a  lui  pcirlecipc  di  tanto  delitto. 
))  Conciossiache  sebbene  esso  non  abbia  colle  mani  sue  roiiiniesso  qiiesta 
»   scelleragglne,  egli  fu  tuttavia  cagione  della  di  lui  morte,  perche  con- 


(I)  «  Dedimus  Scio  Eusebio  curtem  Sisballanam  ct  GaUinariam  in  integrum,  quae  iustc  per- 
il diilit  Ai'diciuus  fiiius  ArJnini  marchiunis  ijuia  vocatus  ad  rulaliuni  Papac  ut  Icgom  leccniDt  0(>- 
«  clu  anfu^il    .1  (  Dipl.  Olt.  Ill  au    1000  lial.  uov.  lud.  XIV.  Appcncl.  n.  18  ). 


DEL    CAVAI.IERE    I..    C.    PHOVANA.  I  3  J 

n  ilusse  gli  uccisori  :  siccome  Giiula  ,  il  quale  parimeiiti  non  consegiio 
»  il  Signorc  accii)  venissc  crocifisso ,  ma  perche  gli  allri  conclusse,  es- 
»  sendo  pure  slalo  cagione  della  ili  Ini  inorle ,  e  ju-i  |H'lu:imfiitc  ilannato. 
»  In  cio  nonilitneno  Giiula  fii  piii  initc,  ])erciocclic  non  converso  j)oscia 
»   cogli  uccisori  del  Siguore. 

«  Ed  avvcgnachc  abbia  egli  (  Ardoino  )  fatto  <li  cio  pubblica  con- 
»  fessione,  viiole  la  Santa  Sinodo  imporre  a  lui  (piclla  inedesima  peiii- 
))  tenza  ,  chc  gli  verrebbe  assegnala  sc  segretamcnle  avesse  confessato 
»  d'avcre  ucciso  il  Vcscovo  colic  sue  proprie  mani.  Cioe :  che  quindi 
))  poi,  deponga  le  armi:  non  si  cibi  di  came :  non  dia  bacio  a  nessuno, 
1)  ne  uoino  ne  donna:  ne  vesla  di  lino:  e  sc  sara  saiio,  ollre  due  iiolli 
1)  non  rimanga  nello  stesso  luogo :  ne  I'iceva  il  Corpo  del  Signore  sc 
1)  non  se  in  fine  della  sua  vita :  ed  in  tal  luogo  faccia  la  pcnilenza ,  dove 
»  veruno  non  oiFenda  (  «ow  possa  offenderc^  di  quclli  ,  chc  contr'esso 
»  fecei'o  giuramenti. 

n  Ovvero  si  faccia  monaco  immantinenti  »   (1). 

Questa  penitenza  la  quale  era  fra  le  inaggiori ,  che  secondo  le  leggi  ca- 
noniche  s'imponesscro  a'  peccatori ,  ■veniva  a  mettere  Ardoino  in  una  con- 
dizionc  quasi  eguale  a  quella  di  uno  scomunicato  :  ma  siccome  vediamo 
che  esso  dopo  di  essersi  sottomesso  alia  chiamata  del  sinodo ,  conlinuo 
quindi  non  solo  a  trattar  ranni ,  ma  a  vivere  la  stessa  vita  che  gli  al- 
tri  Grandi ;  ed  iiioltre  pochi  anni  dopo  ci  apparisce  coronato  re  d'  Italia; 
cosi  avvisereiuo  che  tal  penitenza  vcnisse  commutata  in  una  ccrta  insi- 
gne  donazionc  fatta  a'  canonici  di  Vercelli  ,  poj>olaniienle  attribuita  ad 
Ardoino  (2) ,  ed  in  qualche  multa  pccuniaria  che  il  vcscovo  Leone  non 
avra  sdegnato  d'accettare ,  aspettando  d'  ingoiarnc  le  rimanenti  ricchezze. 
DilFalti  sempre  piu  raddoppiando  lavarissimo  suozelo,pose  Leone  in 
nioto  le  sue  piu  astute  macchinazioni,  si  che  con  istanze  novclle  ,  con 


(I)  Doc.  11.  13  nellApp. 

(3)  Se  una  testimoniauza  tradizionale  giora  per  avvalorarc  quesia  supposizione ,  adtlurtu  qui'lla 
di  UD  ailiif/lo  che  corrc  di  liocca  in  bocca  fra  le  pcrsone  dolle  ne*  fasti  di  qucila  chicsa ;  qacsfada- 
Hio  appella  /V/i.r  culpa  il  delillo  del  marchcsc  Ardoino,  a  sconlo  del  quale,  cioo  forsc  a  lilolo 
di  comraulazionc  di  quella  lerrihile  canonica  penitenza ,  c^li  dono  a' canonici  della  cliiesa  Vercel- 
lesc  le  posscssioni  di  Caresana  ,  clie  tuttora  sono  da  essi  tenutc ,  c  dellc  quali  una  parte  t;ia  er.i 
loni  stala  attribuita  neH'anno  987  da  Ichilde  Bgliuola  d'esso  marcheso  Ardoino,  c  mOKlic  di  Cor- 
rado  fijjllii  del  re  Bcreiigario  II.  (  Doc.  n.  1   nell'App.  ). 


1 36  STUDI    CRITICI    SOVRA    LA    STOniA    d'iTAI.IA    ECC. 

inaggiori  imposture,  con  piii  peregrine  adulazioiii,  arti  solite  e  sicure, 
eccilando  rodio  e  I'invidia  di  Ottone  contro  la  polenza  di  quell' aninioso 
inarrhcsc,  otlcnnc  contr'esso  nuovi  diploini  a  intendinienlo  di  spegnerlo. 

Per  cssi  fu  Ardoino  dicluarato  episcopicida  ,  raalcdello,  c  neuiico  pub- 
blico  e  (come  pii  d'ogni  cosa  stava  a  cuore  al  vcscoyo  Leone  )  i  bciii 
suoi,  anche  allodiali,  quelli  di  Ardicino  suo  liglio,  o  di  tulti  colore  clie 
aveano  preso  parte  alia  fazionc  di  "Vercelli,  furono  confiscati  a  pro  di 
esse  vescovo  (I). 

Ma  reffelto  di  questl  rigori  non  fu  ne  quale,  sotto  specie  di  pieta 
verso  la  chicsa  di  VercelU,  I'aveva  desidcralo  il  credulo  imperalore,  m: 
({uale  laveva  dipinto  all'avido  Leone  la  smodata  sua  voglia  dipossedere: 
perciocche  a  quel  modo,  che  la  furibonda  violenza  d'Ardoino  contro  linfe- 
lice  vescovo  Pielro,  non  pote  fare  che  il  comitato  di  Vercelli  non  ve- 
nisse  staccato  dalla  Marca  d'lvrea,  e  che  qucsta  citla  non  ottenesse  I'o- 
diata  esenzione  :  cosl  i  diplomi  strappali  contr'esso  dall'avidita  di  Leone, 
non  procacciarono  a  queslo  vescovo  i  l)cni  d'Ardoino,  ne  Impedirono 
al  marchese  d'lvrea  di  rimanerc  temuto  signore  di  quella  Marca,  e  che 
alia  mortc  di  Ottone  III  la  sua  potenza  e  Ic  sue  ricchea/e  lo  sollevas- 
sero  al  trono  d'  Italia. 

Non  e  a  dire  quanto  codesle  mcne,  ed  i  diplomi  ottenuti  dal  monaco 
Leone,  irritassero  1'  impetuoso  Ardoino ,  e  come  stabilissero  tra  di  essi 
una  fatalissima  gara  d'odi ,  di  persecuzioni  e  d'  inestimabili  dannl.  Di 
questi ,  come  sempre,  ma  piii  in  que' barbarici  tempi,  ebbero  i  popoli 
a  soffrirne  la  maggior  parte.  Ma  tra  un  esperlo  maneggialore  di  cabalc 
e  d'intrighi,  ed  un  insofferente  e  furibondo  capilano,  la  lite  doveVa  al 
postutto  esser  vinta  dal  primo  (2).  E  si  lo  fu  essa  alia  perfine,  ma  non 
senza  lungo  combattere,  ne  senza  gloria  per  parte  d'Ardoino.  Percioc- 
che pigliando  proporzioni  maggiori,  ed  avvisando  a  scopo  piii  genero.so, 
(juella  lite,  i  cui  principii  erano  per  lo  pii\  gelosie  d'usurpazioni  reri- 
proche  tra  barbarici  vassalli  ,  trapassando  nel  popolo  mutavasi  poco  a 
poco  per  le  ragioni  accennate  in  allissimo   desiderio  di  nazionale  indc- 


(1)  Vcdi  Dipl.  nn.  999  non.  in.iii  ncM' Appendice  al  n.  15.  —  Dipl.  an.  lOOO  kal.  nov  l»d.  VIII 
(ciue  XIV')  anno  Icrcii  Ott.  regis  XV  (  cioi  XVI  )  Iinpcraloris  veto  V  (  cioe  IV  ).  {  f/iM.  /'  .V 
T.  I.  Doc.  CXCVIII:  Append,  n.  18  ). 

(2)  II  gia  cilato  Beivzone  vescovo  d'Allia  ,  parlando   di  Leone  vescovo  di  Vercelli,  dice:       .Vi 
a  doinom  qui  sc  Regem  dicelal  in  !,'enlibu3,  diadcmalc  privavit.  »  (  Panegiric.  1.  c.  col.  lOJl). 


UEl.     (ASAI.ItKL    I..     (;.     IMIOVAN.V.  13"^ 

jjenileiua.  Ardoino  i)i-inci|>c  di  cllierati  coslunii  quanlo  gli  nhii  de'  suoi 
tempi  fu ,  siccomc  vcdicmo ,  c  quasi  seiiza  saperlo  ,  causa  di  colanla 
mutazionc  ,  nia  allcnilo  in  c[ucl  |)iimo  pimlo  (tulle  scnlen/.c  Olloiiiane 
fu  costicllo  a  rislarsi.  Riscihaiido  perlanlo  a  niiglior  leuipo  Ic  sue  ven- 
dclte,  rili-aevasi  ne' suoi  uioiui  d'lvrea,  dove  gli  auiini  de'suoi  aderenti 
e  la  solidila  dcile  sue  forlezze  lo  I'acevano  sicuro  dall'iia  di  Ollouc. 


CAPITOLO    IV. 

DIVISIOM;  I'OLITICA  DELLITALIA  VEUSI>  il  imu^cipio 
DEL  SECOLO  XI 


I  confini  del  reame  d'  Italia  erano  in  qucsli  anni  i  seguenti :  da  sel- 
teuliione  lo  separavano  dalla  Germania  I'Alpi  di  Trento  ,  c  quclla  re- 
gione  clic  da  Trento  si  svolge  sine  ad  Aquileia.  A  poncnte  I'Alpi  ancora 
lo  confinavano  colle  Gallic:  quindi  da  Nizza  niariltima  lunghesso  il  lido 
Italico  da  mezzodl  toccava  il  Ducalo  Romano ,  racchiudendo  pcrcio  la 
Marca  di  Toscana. 

Dalla  parte  d'oriente  i  confini  sono  diflicili  a  indicare,  perciocchi"  le 
■uosse  de' Greci  11  andavano  variando  (1).  Cerla  cosa  e  che  per  huigo 
tempo  la  'V'enezia,  meno  le  isole,  llstria,  il  ducato  di  Spolelo,  e  quelle 
di  Benevento  appartennero  al  regno  d'llalia  (2),  e  che  ancora  da  esso 
di|)endevano  Ravenna  ,  I'Esarcato  e  la  Pentapoli  (3). 


(I)  MuB\TOBi,  Jnl.  il.  Ac:,  Disscrl.   11.  T.  I.  p.  66. 

(i)  <'  Ccrlc  sub  llaliac  icgibus  per  longa  lempora  pcicxcrtinl  esse  Ilalici  recni,  Uislria  .  Dnci- 
«  lus  Spolelanu.s  ac  Bcl)(!^clllanus.  »  (SIubatoki,  il)  col.  68,  ad  ami  TS."i-031)  —  "In  amhiibu-. 
■•  Ducalilius  nosliis,  Spolelino  atquc  Fiiinano,  scu  infra  iimnes  litics  noslri  ref:ni  Ilalici  ".  (Dip! 
OUouis  II  pru  Moiirio  Cassiii.  Dal  VIII  id  an;;,  ann.  D.  I.  981  Ind.  IX  ;  ap.  Gattola  Hiit.  Mmi 
Cass.  P.  I  ). 

(3)  n  Immo  Exarclialus  ipso  ac  Pentapolis  quae  a  Carolo  Ma^no  .Vdriano  1  tradita  revera  Mden- 
"  tur ,  post  aliqua  tempera  pcndere  ab  Italico  regno  doprchendunlur  ,  iisquc  dunilaxat  e  conces- 
"  siono  Rodulphi  I  Romanorum  regis,  sub  fincm  scculi  XIII.  Ecclcsia  Romana  poliri  el  fmi  mr- 
>•  sus  cocpit.  n  (  MuRAT.  ibid.  col.  C8  ). 

Serif.  II.  Tom.  VII.  i8 


i38  STi'Di  (RiTici  sovnA  i.a  sjonu  d'italia  ec.c. 

Assai  vaslo  pcrtanlo,  siccoine  apparisce,  ne  era  il  Icrrilorio,  tliviso, 
coiDC  ogmin  sa  ,  ila'  re  Franclii  in  coniilali ,  i  cui  principi  a  titolo  be- 
iiefii'lano  eraiio  dolli  conti  ,  e  qucsti  distiiili  in  conti  minovi ,  cioe  di 
nil  sol  coniitalo  ,  cd  in  conti  magffiori ,  cioe  di  pin  comilati,  i  quali 
inollre  avevano  il  tilolo  di  marchesi,  ove  un  cjiialchc  limite  del  regno 
fosse  poslo  sal  lore  territorio:  o  qnello  di  duchi,  lilolo  clie  avevano  o 
manlcnulo  od  nsnrpalo  dopo  la  cadnla  de' Longobardi  (I). 

Si  e  delto  siccomc  il  sislema  delle  escnzioni  aveva  divisi  di  raolli  co- 
mitati  in  nuovi  beneficii  o  secolari  od  ecclesiastici.  Erano  luUavia  ri- 
inasle  come  beneficii  di  prim'ordine  le  Marclie  di  Verona  e  di  Toscana, 
ed  anzi  erano  esse  state  accresciule  di  nuovi  onori  sotlo  gli  Ottoni  . 
restaurata  ed  ampliata  qiiella  d' Ivrea ,  comunque,  siccome  notammo 
nel  Capitolo  precedcnte ,  dopo  i  fatti  di  Vercelli  avesse  inutilmcnte  Ol- 
tone  III  fatto  pi-ova  di  privarne  il  niarchese  Ardoino.  A  codesti  marchesi 
forse  si  polrebbe  aggiungere  il  signore  di  que'  comitati  che  poi  for- 
niarono  il  Piemonle  ,  i  cui  princij)i  dopo  1'  istituzione  del  comilalo  di 
Torino,  e  dopo  Ralberlo  jtriino  conte  a  noi  nolo  (827),  erano  venuti 
crescendo  pianamente  ,  avevano  avulo  il  litolo  di  marchesi ,  ciou  di  conti 
delle  Marche  verso  la  Borgogna ,  e  di  pin  aveano  ancli'essi  dopo  la  do- 
minazione  Sassonica  aggiunle  nuove  provincie  alle  prime. 

Gia  si  e  veduto,  che  la  Marca  di  Verona,  una  delle  piu  importanli 
del  reame ,  era  stata  da  Ottone  I  commessa  ad  Arrigo  duca  di  Baviera 
suo  fralello,  accresciuta  de' comitati  d'Aquileia  e  di  Trento  (2).  Qiiesto 
aveva  Ottone  operato  nel  932 ,  allorache  restiluendo  al  re  Berengario  il 
regno  d'  Italia  a  titolo  di  feudo,  eccettno  qiiesti  terrilorii  da  tal  resli- 
tuzione  per  avere  sempre  libero  1'  ingresso  in  Italia.  Onde  sembra  che 
codesta  separazione  dovette  durare  soltanto  per  quel  decennio  corso  dal 


(1)  Ve'  Conti  ,  Duchi  e  Marchesi  drlV  Italia  Seitentrionah  del  conte  C.  Balbo  in  Mcmoric  AMa 
R.  Accademia  delle  Scicnze  di  Torino,  T.  XXXI.  p.  252-257. 

(2)  «  Marcam  tamen  Veronac  el  Aquitciae  relinuil  Olio  ,  ul  facilior  io  Italiam  si  (juando  arn'a 
)'  exppdirc  necesse  essel ,  paleret  aditus,  camque  I'ralri  ilenrico  Ba\ariac  Duci  coniincndaMl.  . 
(  Mvscovii ,  Comment,  ile  Rebus  Imperii ,  de  Oltonc  Magrio  c.  XV.  p.  39  )  —  Conlin.  UscmoNis  in 
Clirno.  ad  an.  952.  —  Ml'R\t.  an.  952.  —  Lo  sUirico  Leo  dice  invece  :   "  Henri  Due   de  BaNiirc 

)>  rrt?re  d'Ollo oblinl  Vcrono  et  les  terrllotres(|iii  y  etaicnt  annexes,  c'esl-a-dirc  la  Marclte 

)'  de  V^erone  ou  du  Tirol,  qui  Cut  pendant  ({uelquc  temps  unie  ii  la  Bavtere.  w  {I/i.'t.  d'ltalie  Liv.  I\'. 
ch.  1.  p.  187).  —  Ivi  la  nota  (1)  seconda  eolonna  :  <(  La  .Marclie  de  Trenlc  elail  en  j^rande  parlie 
>•  coroposce  du  memo  lerriloire  ,  qui  forir.n  plus  tard  la  Marclre  de  Verone.  » 


DEL    CAVALIERE    L.   G.    PROVANA.  I 'li) 

932  alia  total  caduta  del  re  Berengario.  Ad  ogni  modo  la  Marca  di  \'e- 
rona  fu  tcnula  da  principi  della  faniiglia  stessa  di  Ottone,  ma  di  nuovo 
riunita  ai  reainc  d' Italia:  e  ncgli  ultinii  anni  del  secolo  X  era  occupata 
da  Ottone  duca  dclla  Carinzia,  padre  che  fu  del  ponlifice  Gregorio  \', 
e  nipote  egli  stesso  per  Luilgarde  sua  madre  dell' iini)eratore  Ottone  I  (1). 

La  Marca  di  Toscana  era  tcnuta  dal  conte  Ugo  figliuolo  di  uii  inar- 
chese  Oberto  di  legge  salica  e  di  Willa  nala  da  Bonifazio  marclusc  di 
Spoleto  ('2).  Questo  marchese  Ugo  conte  di  Lucca  iiioriva  lul  1 001  , 
cd  era  ad  un  tempo  marchese  di  Camerino  c  di  Spoleto  ;  una  di  lui 
flgliuola  detta  come  l'  avola  Willa ,  fu  sposa  di  Ardicino  figlio  del  re 
Ardoino  ,  siccome  gii  si  e  dclto  (3).  Dopo  la  morte  di  Ugo  scmbra 
che  per  qualche  tempo  la  Toscana  e  Lucca,  sede  di  quel  uiarchesato, 
non  cadessero  nelle  mani  di  veran  marchese.  Si  argomenta  cotesto  dacchc 
iiellanno  1004  dopo  la  prima  calata  di  Arrigo  ,  i  dcputati  de'  Toscani 
(  non  del  marchese  di  Toscana  )  vennero  a  prolferire  a  questo  re  To- 
maggio  delle  citta  di  questa  Marca,  e  mentre  egli  se  ne  viaggiava  da 
Pavia  per  alia  Germania  (4).  E  serve  pure  di  maggior  argomento  lo 
scorgere,  che  appunto  in  questi  anni  coniinciarono  Lucca  e  Pisa  a  far 
atti  che  accennano  una  qualche  indipendenza.  Di  questi  si  parlera  jiiu 
tardi  (3).  Ad  ogni  modo  credesi  che  nel  1008  fosse  investito  della  Marca 
di  Toscana  o  di  parte  di  essa  un  marchese  Bonifacio  di  legge  ripuaria, 
fratello  d'un  conte  Alberto  od  Adalberto,  e  nipote  del  morto  marchese 
Ugo  (6). 

I  limiti  di  questa   Marca   furono    descritti    dalf  anonimo  Milanese  (7) 


(1)  M\.scov!i  Commcitl.  Lib.  Ill    c.  CXXlll.  p.  92  cl  Lib.  IV.  c.   1.  p.   108. 
(i)  Vcdi  per  Ic  citazioni   de' documeati  ^  Repetti,  Dizionario    Geogr.'Fis.'Stor  .  drltit  Toscana 
T.  II.  p.  834  c  scg. 

(3)  «  Marchionissa  illuslris  Willa  uxor  Ardoini ,  vocati  Ardicionis  ,  filia  b.  m.  I'goDJs  Marchio- 
»  nls.  »  (Ex  Tabul.  Canonic.  Luccnsium  G.  n.°  155  apud  Fiorentiki  p.  404). —  L'go  marchesr 
di  Toscana  mori  in  Roma  dopo  di  aver  salvato  T  imperatore  Ottone  111  dal  furor  popolare  Delia 
sommossa  di  quciranno  stesso  1001.  La  gratiludiue  di  Ottone  fu  talc  clie  nel  ricevere  Tannunzin 
della  morte  di  qucllo,  proruppe  in  queste  parole:  "  Laquctis  conlrilus  est  et  nos  liberati  sumut  •■ 
Cosi  S.  I'ltn  DvMi\NO  (  Lib.  VII.  Episl    \i.  Opiisc.  57). 

(4)  n  Indc  (  llenricus  rex  )  turn  proccdrns  ,  Tuscos  sibi  obviantes  in  cunsorcium  sibi  firmiler 
"  servientiuiu  suscepit.  i>  ( TniETM.vRi  Cbron.  Lib.  VI.  *  7.  Monum.  Grrm.  Hist.  Perti  T  V 
p    807  ). 

(5)  Vedi  al  Capitolo  \  di  questi  Studi. 

(G)  Vcdi  per  i  documenti  ,  Repetti  op.  cit.  T.  II.  p.  835-836 
(7)  Amm.  Mrd    dc  Tabula  Chorog.  M.  Aev.  col    CCI.  R.  I.  T.  X. 


l.'jO  STUDI    CUITICI    SOVnA    I. A    S'lORIA    Ij"  ITALIA    Ef.C. 

CO  tie  lali  ili  nil  Uiaiigolo  ,  la  cui  base  parlendo  dallo  sbocco  ilel  fiiime 
Cecina,  ora  Gcsina,  nel  mare  Tirreno  ,  amlassc  allc  fonli  tlcUa  Macra 
presso  Ponlrcmoli,  cil  il  vciLicc  posassc  a  IVUurgia,  tletla  tla'  moderni 
Citerna  siil  Teveve  ,  vicino  alle  sorgenli  ili  qiieslo  liumc  famoso  (1). 
Ma  ell'c  cosa  sempre  diflicile  ,  sc  jiossibile,  il  seguirc  con  prccisione  i 
limiti  d'una  Marca  qualsivoglia ;  perciocchc  per  la  dala  tlcfinizione  ogni 
Marca  esscndo  Y  aggvcgato  di  varii  coinilali ,  il  sno  tcrriUirio  andnva 
soggctto  a  inoltc  variazioiii ,  sopratullo  ogni  volta  clie  iin  niiovo  mar- 
rhese  succcdendo  al  prcccdcnic ,  ranlico  lenilorio  si  Irovava  accresciulo 
di  que'  coinitati  do'  quali  gi;\  |)rima  era  ])OSSi"ssore  tpieslo  iiuovo  mar- 
cliese ,  o  dimiimito  talvolla  di  quclli  die  o  per  abuso,  o  per  doiiazione 
riteuevano  gli  orcdi  deiraiilico. 

Quest' osservazione  applicala  con  molta  inaeslria  dal  conte  Balbo  ailc 
anticlic  Marche  dell' Ilalia  scltcnlrionale,  nell' operetta  citata  (2),  trova 
qui  una  confcrma  per  ([ucUc  di  Verona  c  di  Toscana  ;  la  prima  delle 
quali  fu  assoggettala  a  lali  vicissitudini  nel  passare  da'  duclii  di  Baviera 
a  ({uelli  di  Cariiizia  :  e  la  seconda  dopo  la  morle  del  marchese  Ugo  , 
nel  qual  tempo  e  prima  di  cadere  nelle  mani  del  sopraddetto  marchese 
Bonifacio  ,  fu  smembrata  dal  re  Arrigo  di  una  qualche  sua  parte  in  fa- 
vore  del  marchese  Tedaldo  conte  di  Modena  e  di  Reggio ,  del  quale  il 
re  Arrigo  voile  con  cio  premiare  la  fede  rotta  ad  Ardoino  (3). 

La  stessa  cosa  debbe  diisi  rispetto  alia  Marca  d'lvrea.  Delia  quale  e 
per  I'importanza  e  per  I'estensione  sua  propria,  e  perche  lenuta  negli 
uUimi  anni  del  secolo  X  dal  marchese  Ardoino ,  io  voiTei  peter  qui 
radunare  notizie  minute  ,  poiche  da  esse  qualche  maggior  lume  ne  po- 
trebbe  sorgere  per  chiarire  i  susseguenti  di  lui  falti.  Ma  alle  difTicollii 
per  i  limiti  s'aggiunge  la  poverta  de'  documenti.  Di  que'  pochi  ehe  ri- 
mangono  fece  erudito  studio  lacopo  Durandi,il  quale  pigliando  le  mossc 
da  quanto  scrissc  sopra  di  cio  I'autore  della  Corografia  d'ltalia  (4),  e 
reietle  con  esso  le  favole  spaeciate  sopra  la  fondazione  di  quesla  Marca, 
raduno  con  di  molto  lavoro  alcune  notizie  che  toccano  della  fondazione 


(1)  Bilur^ia  sla  Ira  Arezio  c  Borgo  S.  Sepolcro  (  yliwu.  Med.  I.  o.  col.  CCVI ). 

(2)  Balbo,  Op    cit.  P.  I.  §  4  e  5  e  P.  II.  passim. 

(3)  Vedi  il  Capilolo  VIII  di  quesli  Sludi. 

(4)  Anm    Medial.  Ae  Tabula  Chorogr.  M,  Aev.  Dissert  n.°  4.5  R.  I.  T.  X.  col.  LXXIX. 


. 


DEL    CAVAI.IERE    I..    (;.    l-nOVANA.  I  ■)  I 

e  ilell'cslcnsione  sua  ,  e  danno  ancora  ragguaglio  ili  varii  fi"a'  comilati  , 
die  la  coinponcvano. 

Alipoggianclosi  so|iralutlo  a  ire  j>reziosi  ilijilomi  im]iciiali  ,  lie'  qiiali 
sono  nominali  moUi  faiilori  di  Ariloino,  sia  ncl  tempo  della  fazione  ^  er- 
eellese  ,  che  dopo  la  sua  coronazione  a  re  d"  Italia  (I),  dalla  posizione 
delle  cilta  o  terra  da  cssi  o  in  propricta  o  in  bencficio  lenute ,  dedusse 
il  Duraiidi  1' esistenza  di  varii  comitati  della  Alarca  d'lvrea.  I  confiui 
poi  ch'egli  iie  assegiia  sono  le  Alpi  ed  i  fiumi  Ticino  ,  Amalonc  e  Po. 
u  II  suo  lato  ineridionale ,  dic'egli ,  comprende  il  paese  clie  giace  iin- 
n  raedialamente  a  levanle  del  contado  proprio  d'  Ivx'ca  ,  cioe  a  dire  la 
»  parte  raeridionale  della  contca  di  Ycrcelli ,  e  tulta  quella  di  Lomello 
)i  in  sine  id  Ticino.  II  lalo  settentrionale  e  segnato  dalle  Alpi  Graie  e 
n  Pennine  »  (2).  Del  confine  suo  con  quella  di  Torino ,  si  parlera  qui 
appresso. 

I  principali  comitati  soggetti  al  marchese  d'lvrea  crano  quelli  di  Aosta, 
d'Ossola ,  di  Staziona,  di  Novara  ,  di  Vercelli ,  di  Sant'Agata  c  di  Lo- 
mello, e  il  ducato  di  S.  Giulio.  A  qiiesti  si  potiebbero  aggiungcre  varii 
altri  comitati  minori,  de'  quali  si  pub  trovar  notizie  nell'  opera  citata 
del  mcdesimo  autore. 

I  comitati  di  Vercelli  e  di  Sant'Agata  erano  stati  specialmente  csen- 
tati  da  Ottone  III  a  favore  di  Leone  vescovo  di  Vercelli,  come  gia  no- 
tammo :  nondimeno  io  li  ho  compresi  nella  Marca  d'Ardoino,  sia  perchc 
prima  ne  faccvano  parte  ,  sia  perche  il  posscsso  ne  fu  a  viccnda  ripreso 
e  perduto  da  esso. 

Nella  stessa  maniera  ho  seguito  il  Durandi  nello  annoverare  quelle 
d' Aosta  fra  i  comitati  di  quella  Marca  ,  scbbene  il  Terraneo  provi  (3) 
che  nell'anno  994  la  citta  d' Aosta  appartenesse  al  reame  della  Borgo- 
gna  Trasiurana.  Ed  eccone  la  ragione. 

Sempre  Aosta  fu  tenuta  per  citta  italiana :  come  tale  1'  occuparono  i 
Longobardi ,  i  quali  nel  dccciiiiio  che  segul  la  iiiorle  ilcl  re  Clefi  (o73- 


(1)  Vpili  (lipl.  di  Ollone  III  per  la  chiesa  di  Vercelli  ne^'li  an.  999-1001  piii  volte  cilali,  e  i 
diplomi  di  Arrigo  1  imperalurc  conlro  i  faulori  d'Ardoino  del  1014. 

(3)  DtBA^Dl  ,  Marca  d"  Ivrca  P.  I.  p.  "JS  e  P.  11.  p.  1. 

(3)  Nell'anno  991  fu  cclebralo  in  Aosla  un  Concilio  (  Concilior.  T.  II.  p.  1003  )  al  quale  sollo- 
scrisse  Co'  vcscovi  di  Tarantasia  e  di  Muriana  cil  allri  della  Borgogna,  ancbc  Anstlmus  Pmiiftx 
Augusiat ,  cogli  anni  di  Hodolfo  III  re  della  Burgogna  Trasiurana.  (  Vedi  il  Tekhareo  Delia  Vu- 
settaziouc  soprn  Aosta  ,  ^.  I.  ms.  della  biblioleca  di  S.  M.  ). 


1 43  STUDI    CRITICI    SOVRA    LA    STORIA    d' ITALIA    ECC. 

58 1  )  furoiio  costrelli  di  cederla  con  quella  di  Sus.i,  a'  Borgognoni,  jier 
comjienso  delle  scorrerie  fatte  da'  loro  duchi  su  quelle  de'  Franchi  (I ). 
Distrulta  la  domiiiazione  Longobarda,  Carlo  Magno  la  rcstitul  all'Italia, 
ergcndola  coUa  sua  valle  in  comilato ,  chc  riuni  al  rcaine  d'  Italia ;  ed 
in  (juel  niodo  clic  sotto  i  Longobardi,  sebbene  posseduta  da' Borgognoni, 
Aosta  col  suo  ten-itorio  era  considerala  corae  parte  del  ducato  d'lvrea, 
cosi  allorachc  assai  piii  tardi  fu  ordinata  la  Marca  d'lvrea,  il  comitato 
d'Aosta  era  pure  tenuto  come  parte  di  quella  Blarca  (2). 

Non  scguiri)  lulte  le  vicissitudini  alle  quali  ando  soggelto  il  comitato 
d'Aosta:  a  me  basta  lo  stabilire ,  che  per  la  positura  sua  geografica,  e 
per  r  importanza  sua  sopra  la  fronliera  d'  Italia ,  tanto  die  duro  la  Marca 
d'lvrea  dovctte  Aosta  fame  parte:  che  anzi  senza  il  possesso  di  questa 
cittii,   che   ticne  il   passo   de' monti   sia    pel  monte  di  Giove   o   Pennino 
(  ora  il  Gran  S.  Bernardo  ),  che  per  le  Alpi  Graie  (  dette  il  minor  S. 
Bernardo  (3)  )  ,  la  ISIarca  d'  Ivrea  perdeva  gran  parte  della  propria  im- 
portanza.    Della  qual  cosa    ben  erano  persuasi   i    signori  di   quella ,  po- 
sciachc   vediamo   chc   Berengai'io  marchese  d'  Ivrea  prepose  Adalberto 
suo  figlio  al  comitato   d'  Aosta  (4).    NuUadimcno    ella  e   co.sa  certa   che 
pii\  volte  Aosta  cadde  nelle  mani  de'  Borgognoni  ,  ed  e  percio  ragione- 
vole    assunlo  il  credere  ,  checche   ne  dica    in  contrario   il  Durandi  (5) , 
che  nelle  guerre  che  il  delto  Bercngario  ed  Adalberto  suo  figlio ,  fatti 
re  d'  Italia  ,  ebbero  a  sostenere  contro  Oltone  I  re  di  Germania,  fosse 
Aosta  siata  invasa  e  ripresa  da' Borgognoni,  e  che  percio  nel  99 i,  sic- 
come  diinoslra  il  Terraneo ,  essa  fosse  posseduta  da  Rodolfo  III  re  della 
Boi'gogna  Trasiurana  ;  ma  non  sarebbe  nemmeno    supposizione   impossi- 
bile  il  credere  che  Ottone  nel  riordinare  la  IMarca  d'  Ivrea  a  favore  di 
Ardoino,  e  prima  che  questi  fosse  creato  Conte  del  sacro  palazzo,  vo- 
lendo,  per   le    ragioni    gia    dette,   render   potcnte    questo    suo   vassallo , 
riavesse  o  per  trattato  o  altrimenti  dal  re  Rodolfo  il  comitato  d'Aosta, 
e  di  nuovo  lo  riunisse  alia  Marca  suddetta. 


(1)  Anon.  Medial,  n."  60,  col.  CXII.  ap   Moratorium  R.  I.  T.  X. 

(9)  "  Qaia  licet  Lon-robardo  tempore  diutissinic  Buri;undionum  iuris  ca  (Augusta)  fuerit,  nil 
»  obstat  <iuin  Alboiuus  vel  Clcplio  Ducatui  huic  E,  (Eporcdicnsi)  urbem  utramquc  (uempe  Eporodiam 
"  et  Auguslam  )  allriliucrint.  >j     (  .4iwii.  Mediot.  ibid.  ). 

(3)  "  Au^Hsla  Praclnria  iu\la  geminas  Alpiuni  fores,  Graias  atque  Penninas.  "  (PUNIUS  lib.  3.  c.  17), 

(1)  Gallia  Christ.  T.  Xll.  col.  485.  —  Desson  Hist,  dcs  Diocises  de.  Savoic,  Prcuves   n  "  CX. 

(5)  Marca  d'lvrea  P.  !1.  p.  4. 


DEI.    CAVALIERE    L.    G.    PnOVANA.  1 43 

Anche  il  dotto  Leo  (I)  compremlc  il  comitato  d'Aosta  ncUa  Marca 
d'  Ivrea  posseduta  da  Aidoino ,  nia  la  di  lui  icslimonianza  in  queslo 
non  Iia  giiari  peso,  giacchc  prcoceupalo  di  Iroppo  della  parciilela  di 
questo  marchcse  colla  famiglia  dc'coiiti  di  Torino ,  i;  forse  iiigannalo  da 
un  false  diploma  del  re  Ardoino  dell'anno  1002  per  la  diiesa  di  S.  Am- 
brogio  di  INIilano  (2),  fece  una  cosa  sola  delle  due  Marclie  di  Torino  c 
d' Ivrea,  in  f;ucl  tempo  ben  dislinle,  e  comprcse  Susa  con  Aosla  nel 
dominio  d' Ardoino,  mentre  la  prima  di  questc  due  cilta  sine  dalla  meti 
di  questo  secolo  decimo  gia  obbediva  a'  conli  di  Torino  (3). 

Ancora  sembra  cli'cgli  connelta  i  legami  di  parenlela  tra  Ardoino  c  i 
conti  di  Torino ,  appoggialo  ad  altro  documento  pure  giudicalo  dub- 
bioso  ,  se  non  apocrifo,  dal  Muratori  (4).  Al  postulto  se  questi  legami 
giovarono  ad  Ardoino,  nel  tempo  che  piu  arse  la  di  lui  contcsa  per  la 
posscssione  del  i-eame  d' Italia  con  Arrigo  II  i-e  di  Germania  ,  egli  si  fu 
in  modo  siffattamentc  cauto ,  dissimulate  e  prudentc  per  la  parte  di 
questo  marchese  Manfredi ,  che  varii  scriltori  awisarono  che  esso  fosse 
assolutamente  nemico  d'  Ardoino  ,  e  ligio  alle  pretese  de'  re  Tcdesclii. 
Ma  parmi  debba  venire  assoluto  da  qucst'ultima  supposizione :  posciachc 
Manfredi  entro  a  parte  della  lega  che  s'ordi  dopo  la  morte  dcUo  stesso 
Arrigo  divenuto  impcratore ,  contro  Corrado  il  Salico.  In  uno  de'  se- 
gucnti  Capitoli  noi  torneremo  sovra  questo  argomento. 

Del  rimanente  la  materiale  separazione  delle  due  Marche  di  Torino 
e  d'lwea,  delle  cpiali ,  siccorae  osservai,  il  dottor  Leo  forma  una  cosa 


(I)  •<  II  clalt  (Ardoino)  plus  puissant  quo  Ics  anciens  Margraves  J' Ivrea  ,  parceque  Olio  lout 
"  en  divisant  Ics  benefices  apres  la  soumission  do  Bcren^ar ,  avail  aeanraoins  laissc  le  Margraviat 
'  au  comte ,  ou  commc  on  I'appolait  alors ,  a  cause  du  voisinage  des  frontiercs  de  Boorpogne  au 
•  Ma^„■ravc  (comic  des  Marches)  de  Suso  (ciob  al  conic  di  Torino).  Ardoin  elait  de  celte  fa- 
"  mille  el  possedait  par  consequent  Ivrea  ,  Aoslc,  Snse  el  loute  la  campagne  environnantc,  la  oil 
■>  I'llalie  se  pord  dans  les  inontagnes  de  la  Sa\oip.  "  (  I.EO ,  //:st.  (C Italic  Liv.  IV.  p.  SOJ )  — 
II  lilnlo  di  marchcse  di  Susa  fu  un  Irovalo  dcgli  scritlori  del  fccolo  XVII  ,  i  qnali  DOD  avevano 
un'  idea  molto  chiara  de'  gradi  di  marchese  c  di  conic  ;  in  seguilo  esso  fu  adopcrato  da  valcnli 
soriltori.  dal!o  ste.sso  Mubatobi  o  dal  Berbetti.  Ma  in  rcalla  Susa  non  fu  mai  nc  il  ccniro  di 
un  marchesato  ,  ne  quello  nemmcno  di  un  comitato.  (  Tebr.^NEO  ,  Adelaide  111.  P.  I.  p.  129). 

■yi)  Vedi  sopra  questo  diploma  la  nota  (2)  alia  pag.  '79  nel  Procmio  di  questi  Studi. 

(3)  Chron.  Noval.  lib.  V.  c.  XX.  XXI.  et  XXII  novae  edit,  in  //.  P.  M.  T.  V. 

(i)  "  Donatio  Ardoini  Italiac  regis  Eccl.  S.  Sjri  I'apicnsis.  Dal.  an.  MXI.  3  Kal.  apr.  Ind.  IX  .. 
Ouesto  documento  pubblicato  dal  GuiCHEKON  in  Bihiiot.  Sebusiana  cent.  S.  p.  218  ,  fu  giudicilo 
dubhio  dal  .Mlemoei  {Annal.  ad  an.  1011),  dal  Terr\neo  in  (  Tabul.  Crllo-Ligust.  ad  aii.  ) ,  r 
falso  dal  Dub\M)i   { lHarca  d' h-ria   p.  58  ),  eppcrcio  non   fu  pubblicato  da  me  oeU'AppcDdice. 


i:j{  STODl    CRITICI    SOVRA    LA    STORIA    I>  ITALIA   ECC. 

sola ,  c  inolto  bene  distinla  dal  Durandi  con  una  linea  die  parliva  dalle 
Alpi  ,  tra  Bidaiigcro  c  Corio,  e  tramezzando  una  vasta  sclva,  clic  lascio 
alia  regionc  il  uomc  di  JValda  (1),  terininava  al  Po  tra  i  villaggi  di 
Deoimo  e  di  Brandizzo  (2). 

Sopra  il  tempo  della  fondazione  della  Marca  d'lvrea  si  scrissero  di 
incite  favolc.  Tralascio  di  confutarle,  rimandando  i  leltori  alia  Disser- 
tazionc  dell'  Anonimo  Milanese  clic  ne  diinostro  1'  insussistcnza  (3)  ,  e 
diro  col  Durandi ,  che  non  v'  ha  indizio  di  questa  Marca  negli  an- 
tichi  scrittori  prima  della  mortc  di  Carlo  il  G  rosso ,  ultimo  de'  re  Ca- 
rolingi.  Primo  lo  storico  Liutprando  fa  parola  di  Anscario,  al  quale  nel- 
I'anno  896  dona  il  titolo  di  marchese,  mentre  ncgli  Annali  Lambeciani 
nel  89i,  ancora  liene  il  semplice  titolo  di  conte  d'lvrea  (4):  bastanle 
prova  per  credere  ch'esso  sia  stalo  il  primo  marchese  d'lvrea ,  in  un 
tempo  in  ciii  una  Marca  da  quelle  parti  diveniva  necessaria  per  essere 
stata  r  Italia  disgiunla  dal  reauie  de' Franchi  (5).  Egli  era  fratello  di 
Guido  duca  di  Spolclo,  I'cmulo  di  Bercngario  I  (6). 

Secondo  l' abuso  gii  notalo  nella  succcssione  de' beneficiati,  ad  An- 
scario  marchese  d'  Ivrea  era  succedulo  Adalberto  suo  figlio ,  marlto  della 
famosa  Ermengarda  figlia  di  Adalberto  II  marchese  di  Toscana:  ed  a 
questo,  Berengai-io  di  lui  figliuolo,  che  poi  fu  re  d'  Italia  (7)  ,  secondo 
di  questo  nome. 

Dopo  la  coronazione  di  Berengarlo  I'esta  interrotta  la  serie  de'  mar- 
chesi  d'lvrea,  ne  veruno  degli  antichi  storici  altro  ne  ricorda  prima  di 
Ardoino,  il  quale,  siccome  abbiamo  detto,  nell'anno  987  gia  stava  al 
j)OSsesso  di  quella  Marca  (8) ,  quantunque  non  vi  avesse,  per  quanto 
risulta  ,  verun  diritto  ereditario. 

(1)  E  nel  dialetto:  Vauda,  dal  Tedesco  fVald  bosco  ,  selva. 

(J)  nuBANDI,  Picmonte  Traspadano  P.  I.,  Marca  di  Torino  p.  138,  c  Marca  d' Ivrea  P.  I.  p.  10-13 

(3)  Anon.  Mcdiol.  Do  tabula  Chorogr.  M.  Aev.  n."  45.  col.  IXXIX.  I.  c. 

(4)  '<  Cumrjuc  (  Arnulfus  Germ,  rex)  Eporegiam  pen*euisset ,  Anscarius  Marchio  islic  aderat , 
..  cuius  cl  liortalu  civilas  rcliellabal.  »  (  LiUTPRANDI  AiiUipod.  Lib.  V.  5  35;  ap.  Pebti  M.G.II 
T.  V.  p.  2(J4.  Cfr.  Ami.  Lambec.  ad  an.  S94.  U.  I.  T.  II.  P.  11.  col.  120  ). 

(5)  Teriianeo  ,  Dissert,  sopra  Ic  nccndu  d'Ansta  §  I.  ms.  cit.  —  Questo  scritlore  dice  che  An- 
scario  era  gia  marchese  d'hrea  nell'annu  894.  {Add.  III.  P.  11.  p.  268). 

(6) "Prior  arma  rapit  iam  Gallicus  bcros   (  cioc  Guido  duca  di  Spoleto  ) 

»  .\erios  ducibus  moutcs  superanlibus  auctus  , 

»  Anscberio  cum  fralre  simui.  »  (  Panvgyricus  Bcrcngarii  Aug.    Lib.  11  ,  vers.  13.  ap.  PERT/. 
M.    G.  II.  T.  \1).  Cfr.  LiuTPB.,  Anlapod.  L.  I.  c.  17;  apud  Perti   M.  G.  H.  T.  V. 

(7)  MtB.vTOBI  ,  aim.  899.  911.  91S.  —  DuR.VNDl  ,  Marca  d'  hrca  P.  I.   p.  48. 

(8)  Vedi  Capit.  HI.  pag.  1-20. 


DEL    CaVaLIERE    L.    C.    PROVANA.  1 1^', 

Con  lullo  cio,  scbbciic  la  Marca  d'lvrea  fosse  a'  teni|ii  d'Ardoino  sv- 
parala  dallii  INIarca  di  Torino ,  nou  c  a  dire  die  S(iii|iri>  la  cosa  fosse 
slata  a  quel  modo:  la  legijc  generalc  dcll\;  ISlanlie  ne  a\eva  nclluna  <; 
neir  allra  nggiiuilL  o  scparali  alcuni  coniilali ,  e  \o.  rivolu/.ioiii  succe- 
dute  in  Ilalia  a'lcinpi  c  dopo  la  morte  di  Hercngario  I,  e  tjuindi  dopo 
la  vittoria  di  Otlonc  I ,  vi  dovcllero  al  ccrlo  conlril)uirc.  Cosi  ,  per 
eseinpio,  da  un  docuinenlo  deU'aniio  9i'.)  abbiamo  clie  Adalberlo  niar- 
chese-  d'lvrea  c  padre  del  inarchese  e  re  Bcrengario  II,  fa  una  donazionc 
al  monaslero  di  Sanl'Andrea  di  Torino,  ncl  quale  egli  stesso  avea  date 
ricovero  a'  monaci  della  Novalcsa  cacciali  da'  Saracini.  La  qual  cosa  in- 
dica  la  signoria  di  lui  in  quella  citta ,  confermata  maggiormenle  dalla 
soscrizione  del  nolaio  (I). 

Era  dunque  il  inarchese  d'lvrea  Adalberlo,  conic  di  Torino,  c  pro- 
babilinentc  di  molti  degli  altri  coinitali,  clic  poi  nc  forinarono  la  Marca. 
Conte  parimenli  di  Torino  pcnsa ,  ne  sciiza  qualclic  fondamento ,  il 
coDle  Balbo,  fosse  Berengario  marchcse  d'lvrea,  figlio  del  precedenle. 
Ma  le  vicissitudini  sue  fccero  quindi  mutare  Ic  sorli  de'  couiilali  Tori- 
nesi ,  cd  anzi,  come  osserva  molto  bene  il  inedesiiiio  scrittore  (2),  nel- 
I'anno  9o0  gia  compariscc  un  nuovo  niarchese  d'originc  salica,  per  nome 
Ardoino  Glabrione ,  il  quale  sembra  gia  fosse  in  quegli  nnni  conle  <li 
Torino  (3),  e  sia  stato  il  primo  conle  di  questa  cilli ,  che  dopo  Adal- 
berlo suddctlo  abbia  avulo  il  titolo  di  marchese.  Adunque  \erso  quel 
lempo  noi  avviseremo  fosse  fondata  la  Marca  di  Torino  (4),  delia  quale 
quindi  sempre  rimasero,  anzi  crebbero  possessori,  i  disccndenli  di  quel 
marchese  Ardoino  Glabrione.  Noi  non  andremo  seguendo  gli  andainenti 


(I)  <i  Adalberlo  niarchcso  Jona  al  monaslero  di  S.  Andrea  di  Torino,  Gonzule  e  S.  Dalniaiio. 
-  Hal.  prid.  l>al.  marl.  Ind.  2.  lingo  gralia  Del  rex  anno  rcj,'ni  eius  Deo  propieio  liic  in  Ilalia  lereio 
(929).  1)  (in  Hist.  P.  Mmmm.  T.  I.  Chartar.  col.  131  ).  Ivi  la  soscrizione  del  nolaio  b  in  qupsli 
lermiai ;  «  Ego  qni  supra  lolianncs  uolarius  Domini  re^is  pro  dala  liccnlia  noslro  AdaU)erlo  comile  ". 

(3)  Dc  Conii,  Duchi  e  Marchesi  dell'  Italia  Settcntrioimle,  del  conlo  Cesarc  Balbo  1.  c.  p.  S77-J80. 

(3)  Cliron.  Noval.  1.  cil. 

(4)  II  Terraneo  cbe  merilamenle  i;  Icnulo  pel  riformatorc  della  scicnza  crilica  nclla  scodvoIi.t 
Gloria  del  Piomonlc  ,  non  seppc  qui  resislerc  nil' aniMzioncella  di  far  piii  anlica  di  una  qnalclu- 
mcli  di  secolo,  cli'e'  ben  sapeva  non  essero,  la  .Marca  di  Torino,  la  cui  fondazionc  allribuiscc  a 
uno  de' Ire  impcralori  Guido  ,  Lamberlo  o  l)erenj;ario  I,  c  cosi  sul  finirc  del  sccolo  IX,  o  siil 
principio  del  X  (  AdcUtiilc  III.  P.  II.  p.  2B9  ),  nirnlrc  egli  ben  sapera  quanto  noi  dat  cronisia 
dolla  Novalesa,  clie  quel  marcbcse  Adalberlo,  il  quale  fece  ceria  donazionc  a'  monaci  di  quel  (r- 
nobio  ,  era  conlo  di  Torino  e  padre  del  re  nercngario  II  ,  (  yedi  Chron.  Noral.  1.  C.  Lib.  V.  cap 
X\I) ,  ciob  Adalberlo  marchese  d'lvrea  figliaolo  del  marchese  Anscario. 

Serie  II.  Tom.  VII.  19 


I  |G  sruni  rniTici  sovnx  i.a  storiA  d'itai.ia  e<:c. 

Jella  polcnza  di  qiiesti  iiuovi  conli,  tic' quali  ininulo  raggiinglio  ci  porge 
Vopcra  pill  volte  cilatu  del  Terraneo,  ma  nolereiiio  di  volo  siccoine  ad 
Ardoino  Glabriouc  succcdeltc  nclla  Marca  di  Toi'iiio  INIaiifredi  I  suo  figlio 
iiellanno  975,  ed  a  questo  nel  1001  Manfredi  II  od  Olderico  Manfredi, 
I'ugiiio  di  Ardoino  marchese  d'  Ivrea. 

I  coinitaU  clie  componevaiio  la  INlarca  di  Manfredi  II  eslendevansi  da 
Torino ,  sede  del  marchese  ,  verso  ponenlc  alle  faldc  del  Moncenisio  c 
del  Monginevra  (1):  verso  tramontana  confinavano  colla  Marca  d'lvrca: 
da  levante  al  mezzogiorno  confinavano  piu  o  meno  co'  comitati  che  for- 
marono  la  IMarca  Aleraraica  ,  racchiudeudo  (juello  d'  Asli ,  per  le  cose 
della  milizia  diiiendcnte  dal  marchese  Manfredi  (2). 

Resta  che  alcuna  cosa  da  noi  si  accenni  sovra  la  Marca  di  Genova  e 
sovra  la  Marca  Aleramica,  quella  che  poi  fu  delta  impropriamenle  del 
Monferralo  ;  di  quesla  e  del  suo  primo  possessore  Aleranio  ,  molte  la- 
vole  furono  spacciate ,  bastantcmcute  state  confutate  e  chiarite.  Una 
dolta  e  I'eccnte  Memoria  del  cavaliere  Gazzera ,  socio  e  scgrctario  per- 
petuo  dcUrt  Reale  Accademia  delle  Scienze  di  Torino,  dilucido  la  suc- 
cessione  de'  marchesi  Aleramici  sino  alia  divisionc  degli  stati  del  mar- 
chese Bonifacio  fra  i  sette  suoi  figli  detli  marchesi  del  Wasto  o  delle 
Langhe.  Quanlo  a'  comitati  che  componevano  sul  principio  del  mille 
la  Marca  Aleramica,  egli  allenendosi  al  cronista  Benvenuto  S.  Giorgio 
assegna  loro  il  territorio  compreso  Ira'  fiumi  Orba  e  Tanaro,  ed  il  lido 
del  mare  Tirreno  ,  cioc  quella  parte  della  Liguria,  che  conosciamo  sotto 
il  nome  di  Riviera  di  Ponente.  Di  questa  Marca  egli  scrive  essere  stato 
marchese  in  quel  tempo  j4nselmo  I ,  figliuolo  del  famoso  Aleramo  (3). 

La  Marca  di  Genova  delta  pure  Marca  della  Liguria  (  come  piu  tardi 
fu  pure  appellata  quella  tenuta  dal  marchese  Bonifacio,  nipote  in  quarto 
grade  del  marchese  Aleramo  )  era  suU'aprirsi  del  secolo  XI  governala 
da  Oberto  II,  uno  de' progenitori  della  casa  d'Este  ,  conle  a  im  tempo 
di  !\Iilano:  e  siccomc  dalle  carte  addotte  dal  Muratori,  e  dallo  Scheidio, 
ahbiamo  die  lautorila  di  Oberto  II  estendevasi   sin  verso  Sarzana  (4), 


(1)  Add.  ill.  P.  II.  p.  2G5. 

(J)  Ibid.  P.  II.  p.  271.  —  MniETTI,  Storia  di  Saluzzo  T.  I.  p.  197. 

(3)  Memorie  della  R.  Accademia  delle  Scienze  di  Torino  T.  XXXVII  p.  47.  62  pt  passim. 

(4)  MlTiATORl,   Am.  Est.    P.  I.    cap.  XV.  —   Scheidii  ,    Origines    Cuelficae,    Lib.  II.    cap.  VII. 
VIII  cl  IX. 


DEI.    CAVALIERE    1..    G.    PROVANA.  1^- 

cosi  jiolreiiio  coiicliiuderc  che  la  Marca  di  Gcnova  comprcndesse  quella 
]):irle  del  lido  ilulico,  che  oia  appeUiaino  Riviera  di  Levante. 

Del  liinauciite  qiianto  all'a|jj)ellazioiie  di  Monfcnato  data  alia  Maira 
di  Aleramo  ,  lenuta,  come  si  e  detto  ,  dal  di  liii  figlio  Anselmo  I,  que- 
st'ap|)clla/,ione,  ripelo  ,  nacque  da  un  Iratlo  non  esleso  di  piccoie  col- 
liiic  posle  a  poca  dislanza  da  Torino,  tra  levante  c  mczzogiorno ,  ml 
luogo  dove  poi  sorse  reremo  de' Can)aldolesi ,  il  qual  piccol  tratto  <li 
territorio  essendo  posseduto  dal  marchese  Aleramo  ,  diede  il  noma  suo 
di  Monle-ferralo  o  Mon-ferrato  a  quell'aggrcgato  di  comitati  Ira  lOrba, 
il  Tanaro  ed  11   lido  del  mare  che  componeva  la   di  lui  Alarca  (t). 

E  qiusli  pochi  cenui  l)aslino  per  la  corografia  della  superiore  Italia. 
Piik  tardi  nel  proseguire  di  quesli  Studi  noleremo  le  variazioni  che  eb- 
l>ero  a  provare  i  territori  dellc  Marclic  da  noi  mentovale  siil  fuiire  del 
secolo  XI,  per  Ic  guerre  die  si  ruppero  Ira  di  loro  nelle  Icrrc  sulialpine 
i  prelendcnti  lercdita  della  famosa  Adelaide  contessa  di  Torino,  figliuola 
del  marchese  Manfredi  II,  fra'  quali  ebbc  la  parte  maggiore  il  marche.se 
Bonifacio  da  noi  sovranominato. 

Molte  citta  della  |)cnisola  ilaliana,  alcmie  delle  quali  comprcsc  nel  ter- 
ritorio del  regno  d'  Italia,  iiorivano  in  quesli  tempi,  c  gia  toccavano  od 
accennavano  alia  grandezza  loro,  come  citta  trafficanti  e  come  Repub- 
blichc. 

Fra  qiieste  Venezia  fuori  del  regno,  gia  godeva  una  cpiasi  piena  inde- 
pendenza  sotto  il  governo  ilc'suoi  Uogi ,  i  quali  se  andavano  destreggian- 
dosi  per  non  inimicarsi  gl' imperatoii  d'Oriente,  che  serbavano  sopra  la 
Repubblica  tin  nominale  alto  dominio ,  e  ne'  ciii  mari  spesso  capitavano 
le  navi  veneziane,  non  meno  avevano  a  petto  di  rifarsi  benevolo  quollo 
d'Occidenle.  E  si  Piclro  Orseolo,  doge  in  quesli  aniii  (2),  dopo  di  a- 
vere  ncUa  citta  sedate  le  civili  discordie,  vinti  gli  Slavi  e  i  Croati,  coii- 
quisUito  alia  Repubblica  Isti'ia  e  Dalmazia,  sanciti  patti  di  commerrio 
co' Musulmani  dell'Asia  e  deU'Africa,  e  colic  cilia  marittimc  dellTtalia, 
seppe  non  solo  rannodarc  con  Oltoue  III  gli  anliclii  arcordi ,  guasti  a" 
tempi  di  Ottone  II ,  ma  rendere    a  quell'  imperatore    cara   e  necessaria 


(1)  DUR\NDI  ,  Marca  di  Torino  cap.  XUI    p.    11.1  i-  sog. 

;jl  Pielro  Orseolo  U  fu  clcllo  Do^o  di  Vcuciia  nel  994  in  cli  di  so\i  30  anni.  (CAron.  Sagorni- 
nitm  rx  rcccns    P.  Zv.i(;;TTi  p.  84  ). 


I /|S  STl'DI    ORITICI    SOVRA    LA    STORI\    d'iTAMA    ECC. 

I'ainicizia  sua  ,  c  questa  volgere  alio  splcnJoic ,  alia  iudepeiulenza  clella 
sua  pallia  (1). 

Fra  le  citta  comprcse  nel  regno,  oltrc  Milano,  Pavia  ,  Conio  c  Ve- 
rona ed  allre  della  superior  Lombardia ,  crano  le  piCl  fiorenti  Luni , 
Lucca,  Pisa,  Firenze ,  Siena  e  Geneva.  l)i  quesle  alcune,  come  Luni 
e  Fircnzc,  giu  illustri  fin  da' lenipi  Romani :  Lucca,  per  I'originc  grera, 
e  pcrche  sede  de' duclii  Longobardi,  c  quindi  dopo  i  re  Carolingi,  de' 
niarchesi  dclla  Toscana  (2).  Ma  piii  di  quesle  erano  cresciute  Genova 
e  Pisa ,  per  le  continue  aggi-essioni  de'  Saracini.  L'obbligo  di  tenere  guar- 
dale  le  loro  mariue  dalle  disccsc  che  vi  faccvano  quc'barbari  annidali  nella 
Sicilia ,  e  nellc  piu  vicinc  isolc  di  Sardegna  e  di  Corsica  ,  i  frequenli 
scontri  che  con  essi  seguivano  I'csero  I'uno  e  raltro  popolo  sperto  nelle 
cose  di  mare:  perciocchc,  siccome  osserva  un  moderno  scrittore,  Ge- 
nova e  Pisa  procedendo  con  ordine  inverso  passarono  dalla  marineria 
di  guerra  a  quclla  del  Iralllco  (3).  Sul  cadcre  del  secolo  X  crano  in 
enlrambe  possenti.  Noi  vcdremo  ne'  primi  anni  del  seguente ,  i  Pisani 
portar  le  arm!  in  Sardegna  coutro  i  IMori,  e  dar  principio  ad  una  guerra 
che  duro  lungamente  conlro  que'  barbari,  contro  Lucca  e  contro  Ge- 
nova, prima  alleata  poi  rivale  di  Pisa  per  gara  di  signoria^ 

E  quest!  fatti,  indizi  di  maggiore  independenza  ,  operavano  queste 
citta  coraunque  soggelle  al  re  d' Italia:  Genova  retta  dal  conte  della- 
Liguria  :  le  altre  comprcse  nella  Toscana  Regale  (4). 

Ma  prima  die  Genova  e  Pisa  fossero  in  grado  di  contendere  tra  di 
loro  per  la  signoria  del  mare  italico,  Amalfi  gia  godeva  il  duplice  be- 
iieficio  della  liberta   interna  ed  esterna. 

Nata  ,  come  ognun  sa  ,  d' umili  principii,  e  suddita  per  assai  tempo 
deglimpcratori  d'Oriente,  da'  cui  Maestri  t/e'  militi  in  Napoli  riceveva 
i  suoi  magistrati,  ando  Amalfi  crescendo  di  forze  si  che  verso  la  mela 
del  IX  secolo   affrancatasi  quasi   da  ogni  sudditanza,  si   elevo   al  vivere 


(1)  i>  Iste  ncmpc  Patriae  commoda  non  modo  id  priscum  consolidandum  rcduxil  statuni,  vcruro 
■I  in  tanlum  renipubl.  auxit ,  ut  suis  (emporibus  Venclia  prac  omnibus  linitimarum  proinciis  df- 
M  core  cl  opulentia  subliraala  diccrclur.  »  {Chron.  Sagor.\\>\A.). — Vodi  Y\UKS\ ,  Memorie  storiclic 
rfc'  yi'ucti  primi  c  sccnndi  T.  VI.  cap.   18.  p.  218. 

(2)  Alton.  Mcdiul.  1.  c.  col.  LXXIII ,  CCl  ct  seq. 

(3)  SacLI  ,  Delia  colonia  de'  Gcnovcsi  in  Galatn  T.  I.  Lib.  I.  p.  8. 

(4)  Anon.  iVcdiol.  1.  c.  col.  CXCVI  cl  CI. 


DEL    CAVALIF.HE    I.,    a.    PROVANA.  I  ^1) 

a  comune  (1).  Rapidamenlc  cpiintli  col  traflico  aumentando  le  sue  ric- 
cliezze  ,  sul  principio  del  sccolo  XI  era  gia  ^itiiita  al  maggior  colino 
della  sua  grandezza.  Lc  iiavi  amalfitaiic  coprivano  il  marc  Tirreiio,  iii- 
tcnte  lc  unc  a  cautclar  le  coslicre  della  piccola  Rcpubhlica  dalla  pre- 
potenza  de'  viclni  c  dalla  discesa  de'  barbari ,  mentre  lc  allre  erano  volte 
a  porlare  gli  avvcnlurosi  suoi  cittadini  a  Iraflicar  colla  Grecia,  coll' Arabia, 
coll'KgiUo  c  coir  India  (2). 

I  principati  Longobardi  deirinferiorc  Italia  slavano  in  un  perenne 
ftultuamento  per  I'alta  signoria  ,  ch'ora  ncgli  impcraloi'i  d'Oricntc,  ora 
in  qncUi  dOccidenle  riconosccvaiio.  Gonciossiaclic  la  sconfitta,  che  ni-1- 
I'anno  983  loccava  Ottone  II  nelle  Calabiic  da' Greci  confedcrati  co'Sa- 
racini,  aveva  rinvigox'ito  alquanto  le  cose  dcU'iiTipcro  d'Orienle.  L'csercilo 
di  Ottone  vi.  era  stato  distrutto,  spenlo  o  falto  prigione  il  ilore  de' suoi 
Grandi ,  ed  cgli  Stcsso  scampato  a  stento  dall'onta  della  prigionia  (3). 

La  rabbia  c  la  vergogna  uccidcvano  Ottone  I'anno  clic  scgui  quella 
battaglia,  e  mentre  allcstiva  un  nuovo  esercito,  col  quale  discgnava  |)or- 
tar  la  guerra  a'  Saracini  in  Sicilia  (4).  Cosi  rimaneva  libero  il  cainpo 
a*  Greci  di  mover  contro  le  antiche  possession!  dell'lmpero  in  (piella 
parte  dell' Italia  inferiore  da  essi  chiamata  Longobardia  ,  ed  a"  barbari 
di  desolarlc  (ij). 

Tuttavla  le  RepMbbliche  di  Napoli  e  di  Gaeta,  sebbenc  esposle  a' 
guasti  degU  Agareni ,  rimasero  nello  stato  loro,  continuando  a  reggersi 
a  coimine  sotto  i  duchi  nominati  dal  popolo  e  confermali  da' greci  im- 
j)eratori.  Capua  ,  Benevento  e  Salerno  erano  tenute  da  Pandolfo  Capo 
di  Ferro  (6). 

Scguiva  la  minorila  di  Ottone  III,  il  quale  ncU'eta  di  quattro  anni 
era  stato  riconosciulo  a  re  di  Germania  e  d'  Italia  dalla  Dicta  gencralc 
adunata  dal  padre  in  Verona  poco  prima  di  passare  di  vita  (6).  Questa 


(I)  G1.VNNONE  ,  Storia  di  NapoU  Lib.  VIl.  cap.  III. 

(J)  GuiiXELMi  ,  ylppul.  Lib.  I  —  Cfr.  BnEKKMVNNi,  De  Repuhl.  Amalph.  Diss.  I.  §  VIll.  in  Thej. 
Anliq.  el  Historiar.  Ilaliac  ,  Cumpaiilac  etc.  GltiKMi  cl  BL^^.^u^M  T.  IX.  P.  IV.  —  Gn^^o.^E  , 
Storia  di  Napoli  I.e.  —  DiMEO  ,  jipparato  cronol. 

(3)  TniETMvBi,  CAron.  Lib.  3.  §  13;  ap.  I'ertz  M.  G.  //.  T.  V.  p.  765.  —  Mubat.  ylm.  9,<« 

C4)  EpiDANNi,  Annates  an.  083.  —  AiiNULPni  Mrdinl  llisl.  Lib.  I.  c.  IX.  \W..  1.  T.  IV.  p  tl 
—  Leojcis  Osl.  Chron.  Cassin.  Afonrll ,  Lib.  II.  c.  IX.  R.  I.  T.  cod.  p.  347. 

(5)  Lupi,  Protospatae  chron.  R.  I.  T.  V.  p.  41. 

(6)  DiMEO  y  Apparato  cronol.  agli  annali  di  Napoli  p.  296. 

(7)  TuiETM\Ri  ,  Chron.  1.  c.  p.  707.  5  1-4. 


100  STl'DI     CRITIC!     SOVRA     LA    STURIA     d'iTAI.IA     ECC. 

miuoritu  e  le  turbolenze  die  sorsero  iiella  Gerinaiiia  per  la  lutela  del 
re  bambino,  conforlarono  Ic  mire  ile'Greci.  E  s'l  dopo  quel  leinjio  t'lano 
cssi  ili  riacquislando  quasi  tuUa  la  Calabria  c  la  Puglia,  cominciando 
da  Ascoli  e  lunghesso  il  lido  Adriatico ,  alia  riserva  di  Siponlo  c  del 
motile  Gargano  unili  al  principalo  di  Benevent.o  (1). 

AlTrancalosi  dipoi  il  giovine  Olloiie  nell'anno  995  dalla  tulela,  luaii- 
dava  a  Costanlinopoli  una  legazionc  j;cr  rhiederc  in  isposa  la  ligliuola 
di  Coslantino  VIII,  il  quale  col  fralcllo  Basilio  II  slava  sul  Uono  d'O- 
rieute:  sia  che  a  cio  fosse  mosso  Ottone  daU'escnipio  del  proprio  j)adre, 
il  quale  aveva  sposato  Teofania  nata  da  Romano  II  dctto  il  giovane ,  o 
che  I'alletlasse  la  speranza  di  riccvere  in  dole  le  provincie  ilalianc  (cnule 
da'  Greei ,  o  per  lo  meno  il  pensiero  di  arrestarne  le  intraprese  c-ou- 
quislc.  Ma  fallirono  al  suo  desiderio  le  pratiche  (2)- 

Perciocclie  alle  riferite  cagioni  di  ridenle  fortuna,  che  per  avvcnlura 
rendevano  piii  duri  al  traltato  i  greci  imperatori ,  s'  andavano  aggiun- 
gendo  le  nuove  speranze  destale  dalle  novita  che  agitavansi  in   Roma. 

Nel  seguente  Cauitolo  e  nel  compiere  col  ducato  romano  questa  ra- 
pida  rassegiia  de' principali  stati  in  che  divisa  era  1' Italia  sul  cadere  del 
decimo  secolo,  locchero  pure  brevemente  delle  cose  che  agllavano  Roma 
in  cjuel  pmito  :  lavoro ,  che  io  noii  avvisero  sia  lontano  dal  soggetlo  di 
questi  Studi ,  ne'  quali  ho  proposto  di  far  passare  sott'  occhi  paralella- 
mente  a  quelli  d'  Ardoino  ,  i  principali  fatti  dulla  sloria  d'  Italia  a'  suoi 
tempi ,  e  die  oltre  al  vantaggio  di  renderci ,  diro  cosi ,  piii  familiari 
gli  uomini  di  quell'eta  ,  condurra  la  nostra  narrazione  sino  alia  morte 
di  Ottone  III ,  eppercio  all' anno  primo  del  regno  d' Ardoino. 


(1)  MURATOBI  ,  Annal.  IOCS.  —  Lupr ,  Prolnsp.  1  c.  an.  083.  —  Mascomi  CommcnI.  de  Ottont  U. 
p.  75. 

(2)  «  lolianaes  I'lacentinus  et  Bcrnwardus  Wirciburgeusis  Episcopi,  Constantinopolim  ex  latere 
»  regis,  ul  sponsam  illi  inde  pctcrcnt ,  dirccti  sunt.  »  (  Annal.  Hildeshcim  ,ip.  Pertz  M.  G.  II. 
T.  V.  ad  ann.  995  ).  u  Quae  (amen  legalio  incertuiu  ijua  de  causa,  optato  efVcclu  caruit.  >•  (Mascomi 
CommcnI.  dc  Ottnne  III.  p.  91  ). 


DF.I.    CAVAI.IERE     I..    O.    PROVANA. 


CAPITOLO   V. 

CONTINUAZIONE  E  FINE  DELLO  STESSO  AUCOMENTO. 

DUC.VTO  nOMA?<0. 

DIGRESSIONE  SOVRA  LE  COSE  DI  ROMA. 


II  ducato  romano,  dopo  i  Carolingi,  era  fonnato,  secondo  la  coro- 
grafia  deH'Anonimo  Milanese  ,  di  una  parte  dclla  Campania ,  d'altrc  due 
delia  Sabina  e  deirUinbria,  e  d'una  porzione  della  Toscana,  alia  quale 
fu  percio  dato  il  norae  di  Tuscia-Romana ,  come  ad  un'allra  quelle  di 
Tuscia-Longobai'dica  perche  possedula  da  duchi  Longobardi  (I),  e  come 
alia  rimancnte ,  quello  di  Tuscia-regalis  perche  compresa  nel  reame 
d' Italia  (2). 

I  limiti  della  Toscana  Romana  colla  Longobarda  facevano  capo  ad 
Orta  sul  Tevere ,  la  dove  questo  fiume  ricevc  le  acque  del  Nari ,  oggi 
la  Nera  ,  e  giil  scendendo  verso  mezzogiomo  toccavano  il  mare  Tirrcno 
alio  sbocco  del  flume  Mai'ta  (3). 

Segnava  il  Tevere  i  limiti  della  Toscana  Romana  e  dclla  Campania  : 
t-osicche  la  parte  occidentale  della  citta  di  Roma,  quella  che  poi  fu  delta 
citta  Leonina,  posta  sulla  destra  sponda  di  quel  fiume,  apparteneva  alia 
prima,  e  la  parte  orientale,  alia  seconda  di  quelle  provincie  (4).  ^  arcato 
il  Tevere  coraprendevasi  nel  ducato  quel  pezzo  del  vecchio  Lazio,  ossia 
della  Campania,  che  si  protende  verso  Capua.  Limite  orientale  suo  era 
I'antico  Liri  poi  Garigliano  ,  famoso  fiume  nel  medio  evo  pe'  Saracini 
ivi  lungo  tempo  slanziali  (5).  Da  settenlrione  I'Aniene  o  Teverone  sc- 
parava  la  Campania  del  ducato,  da  quella  jiorzione  della  Sabina,  die 
pure  gli  apparteneva  (6). 


(I)  Anon.  Mctliol.  Dissert.  Chorogr.  R.  I.  T.  X.  col.  CCVI. 
(»)  Ibid.  col.  CXCVI.  CCXVI.  CCXXIV 

(3)  Ibiil.  col.  CCXXVlll. 

(4)  Ibid.  col.  CCXXIV. 

(5)  Ibid.  col.  CCXXV. 

(6)  Ibid.  col.  CCXXVI. 


IJJ  STUDl    CRITICI    SOVnA    LA    STORIA    D  ITALIA    ECC. 

I  confiiii  della  Sabina  spcttante  al  diicato  roraano  crano ,  a  mezzogiorno 
I'Aniciie  ,  a  ponente  il  Tcvcrc  ,  da  borca  il  Nera:  dove  percio  Nanii 
siiUa  sinistra  spoiuki  di  queslo  flume  apparlcneva  a  Roma,  e  Terni  a 
quel  di  Spolcto  ( I ).  Verso  levante  la  Sabina  Romana  si  estcndeva  poche 
luiglia.  Cosi  Farfa  col  suo  monastcro,  dislanlo  dal  Tcvcre  soli  sei  mila 
passi ,  gia  spcltava  alio  S[)oletano  (2). 

L'ultima  parte  del  ducato  rouiauo  slava  ncU'Umbria,  oltre  la  destra 
sponda  del  Nera :  ma  poco  distaute  ne  era  il  confine,  il  cpiale  non  ol- 
trepassava  guari  Todi  od  Amei-ia  ,  e  partiva  il  ten-itorio  del  ducato  da 
(jucUo  di  Spolcto  verso  seltcntrione  (3). 

Ricpilogando  ora  codcsli  dati  potremo  accennare ,  se  non  descpivere 
con  precisione ,  la  periieria  del  ducato  romano  in  cpiesti  termini :  da 
Orta  al  mare,  dove  il  Alarta  fa  foce ,  quinili  lungo  la  marina  verso  le- 
vante per  Oslia  ,  Lavinio  ,  Ardea ,  Nctluno  ,  cd  Astura :  qui  trovava  le 
terre  gi-eclie  ,  percio  da  Astura  per  le  paludi  Pontine  volgevasi  Ira  le- 
vanlc  c  settcntrionc  verso  Terracina  e  Gaeta ,  delle  quali  citti  la  prima 
era  sul  limite ,  aggregata  al  ducato ,  la  seconda  promessa  a'  papi  da' 
Franchi ,  ma  non  imila  in  quel  tempo  alio  stato  romano  (4).  Dopo  Ter- 
i"acina ,  piegando  di  niiovo  piu  a  levante  ,  i  limiti  comprendevaao  Arce, 
Arpino  ed  Horrca  di  la  del  Melfi  ,  ramo  del  Garigliano ,  il  cui  corso 
chiudeva  fpiesla  parte  orieutale  del  ducato  (5). 

Quivi  presso  slanno  le  sorgenti  deU'Aniene:  e  siccome  Tivoli  sulla  si- 
nistra di  rpieslo  iinme,  e  Narni  sopra  il  Nera  appai'lenevano  al  ducato, 
incntre  Farfa  e  Terni  spettavano  alio  Spoletano ,  cosi  segneremo  il  no- 
stro  Kmile  daU'oriente  al  settentrione  con  una  linea,  che  partendo  dal- 
TAiiiene  presso  Tivoli,  corra  al  Nera  vicino  a  Terni,  e  separi  queste 
citta  nel  modo  asscgnato  (6).  Dallo  stesso  punto  dove  ci  fermammo  col 


(1)  Ibid.  col.  CCXXIX.  —  A' tempi  di  Alliciico  11  patrizio  de' Romani,  Farfa  c  la  Sabiaa  oraii" 
soUo  la  giurisdizione  di  Roma.  MtBAT.  ylnnali  949. 

(2)  Ibid.  col.  CCXXIX. 

(3)  Ibid.  col.  CCXXX. 

(4)  Ibid.  col.  CCXXV.  —  Gacta  in  qneeli  anni  non  apparlencva  al  ducalo  romano :  cssa  si  re^;- 
^eva  a  popolo  ,  ed  crano  consnli  o  dogi  Giovanni  111  c  suo  fi^lio  Giovanni  IV  insiemo  ,  c  quinib 
il  solo  secondo  ncgli  anni  091-IOOi).  (  Dimeo  ,  Jppar.  Cronol.  agli  aim.  di  Napoli ,  p.  22C  ). 

(j)  Anon.  Medial,  col.  CCXXV.  CCXXVI.  —  II  P.  Beretti  ivi ,  dice  clio  sul  finirc   dell' ollavo 
sccolo  Gaela  e  Terracina  «  parebant  Patricio  Siciliac  ». 
(C)  Ibid.  col.  CCXXIX.  CCXXX. 


DEL    CAVALIERE    L.    G.    PHOVA.NA.  1 53 

liiiiiie  sopra  il  Ncra  presso  Terni ,  spingcremo  la  nostra  linea  dtl  con- 
(ine  al  Teverc  sopra  Toili  ncll'Umbiia,  comprciuleiiilo  ml  ducalo,  oltre 
Todi  ,  anche  Amelia ,  e  quiiidi  vciitndo  giu  pel  Tcveie  cliiudcreiiio  la 
periferia  del  ducalo  ad  Orta  donde  siamo  parliti  (I). 

Tali  erano  piil  o  incno  i  limili ,  che  dopo  la  domiiiazioiic  de"  Franchi 
aveva  preso  I'antico  diicato  roinano  isliliiito  da  Longiiio  llsarca  dc"<Jrcci 
verso  la  mela  del  VI  secolo  ,  dopoclic  Ic  invasioni  haihyriL-lic  a>cndo 
squassata  ed  oppressa  la  citti  gii  dominatiice  del  mondo  ,  un  nuovo 
ordiiiaincnto  era  diveuuto  necessaiio  per  qiiclla  parte  d'  Italia  riinasta 
sotto  il  dominio  dcgrimperalori  d  Orieiile  (2). 

Non  e  inio  pensicro ,  ue  s'addice  alia  spccialitu  di  qucsli  Studi  ristretti 
al  corso  di  pochi  anni ,  il  riandare  per  minuto  le  vicissitudini  soHertc 
da  Roma  da  che  la  sede  dell'  impero  era  stala  trasferila  a  Costantinopoli. 
Certo  chi  ne  facesse  lo  studio,  nobile  argomento  e' s'avrchbc  a  Irallare  , 
non  disulile  per  la  storia  del  risorgimciilo  ilaliano ,  al  quale  Roma  del 
medio  evo  diede  forse  la  spinta  raaggiore. 

Tuttavia  nel  render  conto,  giusta  il  sislcma  propostomi,  delle  ron- 
dizioni  di  Roma  ncgli  ultimi  anni  del  regno  di  Ottonc  III ,  mi  sari  con- 
cesso  venire  con  una  rapida  digressionc  considcrando  da  quali  antielic 
cause  tracssero  origine  le  tui-bolenze  che  agitavano  la  citta  in  quel  tempo, 
per  dedurne  quindi  come  tali  movimenti  si  collegassero  con  quelli  che 
ebbero  liiogo  nella  Lombardia ,  e  che  porlarono  al  trono  d'  Italia  il 
marchese  d'lvrea. 

SUNTO  DE'  FATTI  DI  nOMA  DALLA  FEVE  DEL  SECOLO  SESTO 
ALIA  MOHTE  DI  OTTO.NE  lU  IMPEUATORIC. 

Finche  Roma  stelte  sotto  la  dominazione  degl'  imperatori  d'  Orienle , 
il  Capo  della  Chiesa  Romana,  la  quale  possedeva  tcnute  imporlanli  non 
solo   nella    terra-ferma   d' Italia,  ma   nell' isola   ancora    di  Sicilia,    nelU- 


(t)  GiBBOrr  descrive  il  ducalo  romano  in  queslo  modo:  »  Rome  so  Irouvail  roduilr  a  son  anrien 
>  terriloirc  ,  comprcnanl  lo  pays  qui  s'elciid  do  Vilcrbe  a  Torracina ,  ol  do  >'arni  a  rembiiut'liurr 
»  du  Til)rc.  »  (  Hist,  de  la  iltcad.  etc.  Liv.  XLIX.  T.  IX.  p.  323  ).  E  soggiungo  nella  nola  ,n  : 
"  J'ai  iodiquo  Tclenduo  du  Duchd  Romain  d'apri-s  Ics  cartes  ,  el  j'ai  fail  usage  des  carles  d"apre» 
>•  rcxccUonto  dissertation  du  P.  REUt;TTi.  »  Vn  rapi<ln  sj;uardo  sopra  la  carta  geoj;rafica  diuiostia  , 
elio  la  descriziono  del  Gibbon  L-  iucomplcla,  per  non  dir  allro:  il  clio  mi  conTorla  nello  seorgerli 
asMi  diversa  da  quclla  olio  ho  abhozzato. 

(S)  Anon.  Medial.  1.  c.  c<l   CCXVI.  —  Blomdi,  Hist.  Dec.  I.  Lib.  8. 

Si-niE  II.   Tom.   MI.  ai> 


i7>/\  STUDi  cniTici  sovnA  i.a  storia  o'itai-ta  ecc. 

Gallie  ,  c  ncH'Illiria  (I),  faceva  le  veci  tlell'  imperalore  nellc  terre  ro- 
inanc.  Egli  nc  riscuotcva  i  sussidii  per  rescrcilo  ,  vi  raccoglieva  il  fru- 
lueiUo  ilestiiiiilo  al  sollievo  ilcl  popolo  iiclle  caicslie,  usaiulo  iieircscrci- 
/,io  di  qucste  incumbenzc  una  lal  quale  giurisdizione  civile,  non  solo  sopi-a 
i  propri  vassalli  chc  a  tilolo  di  bcueficio  possedevano  i  beiii  deila  Chiesa, 
sopra  i  servi  ed  i  coloiii  chc  li  coUivavaiio ,  ma  sovra  I'allre  class!  an- 
cora  della  popola/ioiie  (2). 

L'autoiiia  supicma  era  benst  presso  I'Esarca  di  Ravenna ,  e  per  de- 
legazione  nel  duca  clie  sedeva  in  Roma  :  ma  la  giurisdizione  civile  e 
criminale  stando  nel  collcgio  consolare  (  composlo  de'  decurioni  che  in 
quel  tempo  eraiio  delli  Consoli  ),  qucsli  col  Capo  della  Chiesa  rilene- 
vano  di  fatlo  presso  di  se  gran  parte  della  pubblica  forza  (3). 

Ma  sul  cadere  del  VI  secolo  1'  ignavia  che  i  despoli  greci  opponevano 
alle  oslililu  cd  alle  vessazionl  d'ogni  maniera  ,  onde  i  Longobardi  gia 
occupatori  della  superiorc  Italia,  afiliggevano  Roma  ,  rinfoi'zarono  la  pon- 
tiQcia  polenza.  Che  raentre  la  cilta  s[)rovvediita  di  difcse,  i)er  le  spesso 
iulerrotte  comunicazioni  con  Ravenna  non  poleva  oltener  dagli  Esarchi 
riparo  e  soecorso  contro  gl'invasori,  ne  il  popolo  afllilto  dalla  jieslilenza 
e  dalla  fame,  sollievo  nella  sua  miseria,  il  ponteGce  divcniva  come  Te- 
slremo  rifugio  contro  que'  mali :  il  quale  e  per  le  lai'gizioni  con  cui  prov- 
vedeva  alia  comune  mancanza ,  per  le  cariche  civili  ond'  era  di  falto 
ed  iu  quell'  abbandono  rivestito,  e  per  la  maesta  del  grado  ccclesia- 
slico ,  rendcvasi  sempre  piii  indepeudente  dagl'  impcralori  di  Coslau- 
tiuopoU  (4). 

AUora  i  voti  del  clero  e  del  popolo  elesscro  papa  un  uomo ,  il  quale 
coUe  virtu  sue  e  colle  opere  giustificb  il  titolo  di  Grande  ,  che  gh  fu 
dalla  storia  concesso,  e  quello  di  sanlo  con  cui  la  Chiesa  lo  venera  siigli 
altari.  Mente  vasla  ,  dottrina  ,  natali  illustri  e  numerose  sostanze  fti- 
rono  le  doti  che  condussero  Gi-egorio  I  dalle  cariche  civili  alle  erclf- 
siastichc,  e  da  qucste,  suo  maigi-ado,  al  |)apato  (5).  Attivo  difensore  tli 


(I)  Cfr.  Gregobii  I.  Epist.  II.  Lib.  1.  —  Sicoi?.  De  Regno  Ilaliae  lib.  1.  col.  5  cl  C.  —  GIBBO^. 
//««.  Je  la  decaJ.  et  de  la  chile  de  VEmp.  Horn.  ,  edit.  GuizOT  ,  1812,  T.  VIIF.  p.  •100  c  seg.  — 
Leo,  Hisl.  d^Italic  ,  Liv.  IL  ch.  3. 

(3)  Leo,  Hist,  d' Italic  p.  87. 

(3)  Leo  ibid.  p.  107. 

(4)  Gibbon  1.  c.  Chap.  XLV.  —  Mcbat.  jlnn.  5S4-S0I. 

(5)  MUBATORI,  An.  590.  —  GiBBOK  1.  c.  T.  VIM.  p.  396-404.  -•   Tr»  Ic  private  \irtu   di  Cr«- 


DEI.    CAVALIERE    I..    G.    PROVANA.  l5i» 

Roina  (I),  zelantc  proiiagatore  dcUa  fedc,  e  consolalore  d'ot^iii  iniseria, 
seppe  il  nuovo  pajia  salvarc  lu  cilia  ilal  furore  longol)arclicr)  ,  t-onchirre 
Ariatii  ,  Donatisti  e  Idolalii  alia  U'gge  d'l  Crislo,  liiiluz/are  l' orgoglio 
lie' tiramii  d'Orierite  (2),  e  versar  sul  popolo  i  IVulli  delle  |)roj)nc  ric- 
chezze  e  degli  estesi  dominii  della  sua  Cliiesa  (3).  Qual  inaraviglia  ner- 
lanto  se  un  uoino  di  tanla  virlu,  cliiamato  alia  jionlificia  ()igiiil:'i  da'voti 
del  popolo,  vide  ridotla  nclle  sue  inaui  gran  parte  dcliaulorila  suprema 
nel  reggiinenlo  di  Roma  ? 

L'eresia  de'  Grcci  iconoclasti  consolido  nell'  oltavo  secolo  la  polenza 
papalc.  I  ponlifii'ali  ili  Gregorio  II  e  di  Gregorio  III  (715-741  )  fa- 
roiio  agilatissimi  iiolla  prima  uicla  di  tjuel  secolo ,  per  le  persecuzioni 
d'ogui  maniera,  e  per  ie  guerre  |)orlate  in  Italia  dall'  iuiperatore  Leone 
Isauro ,  suscilatore  della  sella  novella,  clie  proscriveva  il  culto  dcUe 
sacre  immagiiii.  AUora  il  gia  debole  govcrno  degli  Esarclii  di  Uaveniia 
divenne  al  tullo  impotentc  a  reggere  Roma.  E  sehbcne  ([uesla  col  suo 
ducato  rimanesse    ncUa  nominate  sudditanza.  dcll'impero  d'Orienle,  sino 


gorio  1  mprila  spcciale  cncomio  I'amorc  ch' ei  scnliva  per  Roma  sua  patria  ,  del(]ualc,  failo  pon- 
leficc ,  dicile  iuminose  prove,  e  clic  esso  spingeva  sino  a  non  poter  sofTrirc  cho  un  Romano  si 
servisse  comuncmcntc  d'  allra  lingua  clic  della  lalina  :  eppero  scriveudo  al  patrizio  >'arsete  {Ep.  6S. 
Lib.  11  )  si  scusava  di  non  aver  falto  risposta  ad  una  lellera  di  certa  dama  roniana  ^  rifugiala  in 
Coslaulinopoli ,  col  dire  die  csscndo  essa  nata  lalina  aveva  a  lui  scrilto  in  greco:  «  Domnae  Do- 
'>  miaicac  salutes  meas  dicito  ,  cui  minimc  respond!  ,  quia  cum  sit  latina ,  graecc  mibi  scripsil !  " 
;  Baromi  Arm.  T.  VIII.  p.  70  ). 

(i;  Bakon.  Jnn.  595.  n.  XVI.  —An.  59S.  n.  Vlll.  — ^inn.  603.  n.  XIX.  XX.  XXL  — Fu  accagionain 
(Jregoiio  I  d'aver  distrutto  molti  degli  anticlii  monumenti  di  Roma,  d'averne  mnlilalc  le  slalne  . 
ej  arsa  la  hlblioteca  I'alaltna  ;  <■-  mais  les  teuioii;na;^es  (|ue  nous  avons  de  sa  I'ureur  deslrucli\e  ■J'-nl 
u  incerlains  ,  el  dune  dale  blen  plus  moderne.  »  Cos'i  il  Gibbon  (  I.  c.  T.  VUl.  p.  391  ).  Si  po- 
Irebbc  aggluugerc  a  quesia  Icslimoniania  non  sospclla,  quesl'allra .  Iralla  dagli  srrilli  di  quel 
poutefice  medesimo  ,  il  quale  parlando  della  misera  coudizione  di  Roma,  diceva:  «  Ipsa  auU-iu  , 
»  quae  aliquandu  mundi  doniina  esse  \idebatur  ,  cjualis  remanseril  Roma  conspieimus.  Immensis 
«  duluribus  attrita  ,  desolationc  civium  ,  imprcssionc  boslium,    frequenlia    ruinarum   ........ 

"  abi  enim  senalus,  ubi  iam  populus  ? Quia  enim  senalns   dccsl,  populusqne   interiil 

a  iam  vacua  ardct  Roma.  Quid  autem  ista  de  hominibus  dicimus  ,  cum  ruiois  crebcsccniibiis  ipsa 
•  quoquc  destrui  acdificia  vidimus?  a  (GREG.  I  Homil.  in  Zac/i.  18  apnd  Baromcm  An 
595.  n.  X  el  XI  ). 

(i)  «  Quiesoat  fclicissimis  lemporibus  vestris  univcrsa  Rcspublica redcat  cunclis  in  nlms 

"  propriis  sccura  possessio reformeliir    iam  singulis  sub  iugo  imperii  pii  liberlas  sua 

»  Hoc  namque  inter  rcges  gentium  ( cioij  de'  genlili  ) ,  ct  Rcipublicac  inipcratores  dislat :  quod 
II  reges  gentium  domini  servorum  sunt,  impcratores  vcro  R  e  ip  u  bl  ic.ie  .  d«- 
•I  mini    liberorum.    u  (  S.  GRtGORii  .M.vgm  Ep.  SI  lib.  13). 

^3)  Baron.  Ann.  T.  VUl  ad  an.  i93  n.  LVIII ,  et  passim  de  Cbecorio  I. 


I,"i()  STUD!    cniTICI    SOVRA    I-A    STORIA    d'iTALIA    ECC. 

;il  restrturamcnto  tli  quello  tlOcciileulc  per  Carlo  Magno ,  luUavia  I'ab- 
l>uiulono  in  rui  I'ocUo  del  grcco  impcratore  lasciava  1' interna  ainmini- 
slrazioiic  di  Roma  aliena  dairercsia  ,  o  zclaiile  del  siio  poiileCice ,  coii- 
dusse  il  popolo  del  ducato  romano  a  disdirc  a'  Grcci  il  paganicnlo  de' 
tribuli  (I),  ed  a  nominare  egli  stesso  i  suoi  duclii  solili  ad  esser  uoini- 
nali  daU'imperalorc  (2).  Questatto  d' indcpendcnza  per  parte  del  popolo 
aiido  unito  ad  uii  allro  per  parte  di  Grcgorio  II:  qiicsli ,  secondo  si  lia 
da  Anastaslo  bibliotecario  ,  ininaccialo  dall'Esarca  di  Ravenna  ,  il  quale 
per  poter  oppriinere  Roma  si  era  fatlo  alleato  di  Liulprando  re  de'Lon- 
gobardi ,  ricorsc  per  aiuto  o  per  patrocinio  a  Carlo  IMarlello  maggiordomo 
di  Terigi  IV'  re  di  Francia  ,  eseuipio  seguito  nel  ^4'  ^^  Gregorio  III 
immediato  di  lui  successore  (3). 

Dalle  quali  cose  abbastanza  vcniamo  chiariti  che  la  somma  degli  alFari 
polilici  stava  in  Roma  in  quel  tempo  presso  il  papa,  mentre  parte  del 
reggimento  suo  era  nelle  mani  del  popolo.  E  si  a  quel  inodo  elie  con- 
cordano  gli  storici  nel  riferire  alio  scisma  di  Leone  Isauro  la  principal 
i-.;iusa  della  separazione  dell'Italia  dall' impero  d' Oricnte ,  cosi  parimcnti 
fonvcngono  nel  fur  tempo  dal  pontificalo  di  Gregorio  II  per  istabilire 
il  principio  di  quel  nuovo  reggimento  politico ,  al  quale  ad  onoranza 
della  maesta  latina  fu  dato  piii  particolarmeute  il  nome  di  Repubblica 
llomana. 


tl)  Barokii  ^im.  T.  IX.  an.  72G  n.  XXV. 

(J)  «  Igitnr  protnoti  omncs contra   impcralorls  iussioncm  restitoranl  diccntcs  e(c.  ...    ila 

<•  ut  . . .  spcrnentes  orclinalioncm  cius  (  n.  Pauli  Esarclu  )  sibi  onmcs  ubtquc  in  Ital/a  Duces  clp- 
»  gcrunt,  alquc  sic  do  Ponlificis  ,  deque  sua  inimunilalc  cuncli  studcbant.  «  (  Anastasii  Jiibi 
yUa  Gregnr.  II.  R.  I.  T.  Ul.  p.  1.50.  —  V.  Pagi  Ant.  Crit.  ad  an.  140  n.  VIII). 

(3)  Quoslo  narra  Anaslasio  nella  vita  di  Sicfano  II :  e^li  dice  die  qucsto  ponleOcc  scorgendo 
non  csser  possiliile  1' otlencrc  aiuln  dall' imperaiore  d'Orienff'  contro  Astolfo  re  de' Lonpobardi , 
ricorsc  a  Pipiuo  re  do'  Franclii  :  «  (jueniadmodum  pracdccessores  cius  bealae  memoriae  domnus 
■1  Grcgorius,  ct  Cregnrins  alter,  cl  domnus  Zacharias  bealissimi  Ponlifices,  Carolo  exccllcniissimac 
•1  memoriae  regi  Francorum  direxer<mt.  »  (  Anast.  hibl.  in  vita  Sleph.  II.  1.  c.  p.  107  ).  V.  pure 
I,E  IlE\u  /list,  ilu  has  Enip.  T.  VI.  I>iv.  LXlll.  p.  3GC.  —  MuRAToni ,  Jimali  ad  annos.  —  Gre- 
gorio III  in\i6  a  Carlo  Martello  le  chiavi  della  coufessione  di  S.  Pietro.  (  Baronii  Ann.  DCCXL. 
n.  XIX).  Alie  lelterc  del  pontefice  andava  unilo  il  decreto  de' Romani  col  quale  rigettando  la  do- 
minazione  dell' imperaiore,  si  poncvano  solto  la  di  lui  protezione.  «  Anno  DCCXLI.  Karulus  Prin- 

"•  ccps bis  eodem  anno  legalionem  B.  Greg.  P.  ab  Aposlolica    Sede  dircclam  suscepit  ;  qui 

»  sibi  claves  ven.  sepulcbri  Principis  Aposlol.  Petri Epistolam  quoque   decreto  Romanoruoi 

»  priucipom  sibi  praediclus   praesul  Greg,  miserat,  quod   sese  populus   R.  relicla    Imp  era  tor  is 

•  dominatione     ad    suam    defensionem     ct    invictam    cloraentiam     convcrlcre 

•  Toluisset.  II  {Ann.  Mtkns.  ad  an.  741  ap.  DtcDESNE  R.  F   Scr.  T.  III.  p.  971). 


DEL    CAVAMERF.    L.    C.    PHOVANA.  iS^ 

Ma  non  e  a  dire  con  tulto  cio  ,  clic  qucsto  titolo  di  Repubblica  fosse 
itllora  cosa  nuova ,  o  riamincsso  soUanlo  dacclic  il  tliicalo  romano  avcva 
preso  a  governarsi  da  se.  Talc  c  tanta  cosa  era  slala  la  Rcpiibbltca  di 
Roma ,  che  non  le  frequenli  invasioni ,  non  gl'  inccndi ,  le  jicsli ,  le 
Stragi ,  ie  battiture  d'ogni  nianiera,  non  la  bassanza  in  cui  erano  caduli 
i  cittadini  romani,  craiio  bastali  a  spcgnernc  la  faiiia.  La  inemoria  della 
Romaua  Repubblica  sopraviveva  a  ogiii  cosa ,  c  spaziava  sovra  lanle 
rovine  (1).  Che  pii\  ,  Roma  essendo  diveuula  la  sede  della  Icggc  di 
Cristo  ,  di  quclla  leggc ,  che  associando  le  miserie  presenti  alia  gloria 
passata,  consolava  la  perdila  delle  terrene  e  cadule  cose,  coUa  s[)eranza 
delle  future  ed  etcrne,  i  Capi  di  qucsta  Chicsa  non  d  allri  nomi  erano 
solili  salutare  i  Greci  Augusti,  che  con  qucUi  d'irapcratori  della  crisliana, 
della  santa ,  della  Romana  Repubblica. 

Ma  intorno  all'appellazione  di  Repubblica  Romana  ,  ed  al  diritlo  de' 
Romani  in  quel  tempo  di  onoi-are  con  lal  nome  gli  ordini  co'  quali  pre- 
sero  a  govcrnare  il  ducato ,  odasi  quello  che  ne  scrisse  un  valoroso 
critico  italiano  sul  finirc  dello  scorso  secoio,  uomo  le  cui  osservazioni , 
altrcttanto  dottc  che  scevre  d'ogni  spirito  di  parte  ,  riescono  di  gran- 
dissiino  peso  sopra  tale  argomenlo  :  «  Per  ben  conoscere  le  circostanzc 
»  deirilalia  nel  secoio  YIII  (cosi  il  conte  Carli  (2)),  richiamar  conviene 
»  sino  da'  suoi  pi-incipii  I'originario  e  non  mai  perdulo  diritto  de'  Ro- 
»  mani  di  eleggcre  i  diltalori  e  gl' inipcralori  come  capi  supremi  della 
»  Repubblica.  E  vero  che  Giulio  Ccsare  e  poi  Oltaviano  Augusto  costi- 


(1)  >'ctr  Italia  supcrioro  lo  voci  di  Jlcs-publka  di  Pars-publii:a  ncl  medio  c\o  significavano  il 
fisco ,  ta  camera  regia  o  iraperiale  ,  lo  slcsso  j^'ovcrno  del  ro  o  dcirimpcralore.  {  ^int.  M.  Aew  T.I. 
Dissert.  Will  )  :  ia  Roma  sotto  gl'  imperatori  gcntili  il  senso  della  voce  Respubtica  era  lo  stesso 
che  al  tempo  do' consoli :  ed  allura  per  Respublica  i  papi  accennavano  1' aggregato  dc' Ro- 
mani gia  vcnuti  alia  legge  di  Cristo ,  ciob  la  Cliiesa.  riu  tardi  allorche  la  totalita  dc'  cittadini 
romani  si  fcce  crisliana,  la  parola  Respublica  torno  al  siio  prinio  significato  ;  ma  srMiene  in 
inel  tempo  gl'  individui  che  cttraponevano  la  Uepuhltlica  fossero  i  mi'di'siiiti  di  cui  si  conipi'ne\j 
la  Cliiesa  ,  le  voci  Itcsp.  ed  Ecclesia  tcncvano  due  lien  dislinii  signiCcati.  Molli  sono  gli  esempi 
die  si  possono  addiiirc  ,  ollre  nuelli  accennall  dal  Sismo.xdi.  (  f/isl.  ilcs  llr'p.  llal.  T.  I.  cli.  3  ] : 
COS!  si  leggc  ncl  Cod.  Carol.  Ep.  I'll  ( R.  1.  T.  111.  P.  II)  n  Hcc  unius  ecim  palmi  tertae  spatium 
»  B.  Petro,  Sanctaeque  Dei  Ecclesiac  vol  Reipublicao  Ronianor.  reddere  passus  est. » 
ed  ivi  Ep.  I'lII:   n  ut  si  pracdiclus  Desideriiis loslitiam  scte  Dei  Ecclesiae    suae  Rci- 

•  publicae   Romanor. ,  B.  Petro  proleclori  luo  plenius  restiluere  etc.  »  —  Lo  stesso  poi  aper- 
tamente  dicliiara  il   MuRXToni :    « Discrtis   verbis  Ecclcsiam    Romanaro    a    Rcpnblica   di- 

•  slinguil  Anaslasius.  »  (  Ant.  M.  At\:  T.  I.  col.  989  ). 

[i)  VclU  Aiilichila  lUiUchc  del  conte  C*iii.i  ( tomi  cirque.  Milano  1788-91  ,  in-l."  )  .  T.  III. 
p.  S3S. 


I.")8  STUDl    CRITICI    SOVRA    l.\    STOnlA    d' ITAMA    ECC. 

)i    tuirono  una  monarchia ,  ma  rjuesto  accadde  per  effelto  della  forza  ,  e 
»   colla  forza  i  loro  successori  prctcsero  lU  mantcncre  una  sovraiiita  ere- 
»    ilitai'ia:  ma  la  forza  uon  dava  loro  alcuu  legillimo  diriUo  conlro  qucllo 
»   che  avendo  il  sue  fondameiito  soltanto  nella  costitiizione  del  governo, 
»   rimaueva  semprc  consolidalo  nella  Repubhlica ,  e  che   se  e  stalo  op- 
n   presso  e  avvilito,   iion   percio   si  cstinse  giamiiiai.  lufalti  in  Roma  si 
n   conservo  sempre   il  Senate  (I),   eredc    e    cuslode    di  tutte    le   facolla 
0   ed  aulorit^ ,    delle  quali  1'  antico   sine    dalla   dislrnzione   de'  Tarquinii 
n   fu   rivestito ,  e    col   Prcfello    alia    cilta ,   i   Magislrati   almeno   in   gran 
»   parte  si  manfcnncro  della  citta.  II  perclic  presso  cotcsto  Sciialo  rap- 
X   presentante  la  Repnbljlica  Romana    si  conservo   il  diritto   della  zecca 
))   e  Fuse  d'  acclamare  e  di  riconoscere   gl'  imperatori.  Nolo   e    in   quali 
1)  eccessi  di  violenza  caddero  Giustiniano  11,  Filippico ,  Leone  Isauro  , 
n   e  Costantino  Gopronimo  ;  e  note  e  come  sin  dall'anno  DCCXII  per  atte- 
»   stalo  di  Anaslasio  (  fltu  Constantini  )  ,  e  di  Paulo  Diacono  (^De  Gestis 
«   Longobai'd.  lib.  W  c.  a/j  )  si  slabili  dal  popolo  Romano    ( statuitque 
»   Populus  Romanus  )  di  rifiutare  qualunqiie  decrelo  di  Filippico,  noii 
»   riconoscendolo  piii  ])cr  imperatore  ,  ne  segnar  piu  monela   col  di  liii 
n    nome ;   il  qiiul  decrelo  si  rinnovo  contro  Lcoiie  Isauro,  come  rilevasi 
»   dalle  lettere  di  Gregoi'io  II   papa  ,   riportale    dal  Baronio   e  dal  Pagi 
»   ne^li    anni    DCGXXVI   e  DCCXXX.   Questo    mcdcsimo    Popolo  ,   cioe 
n    qiicstn    Governo    Romano,  falta    lega    con    Liulprando    re    de' Longo- 
1)   bardi  (2)  si  pose  in  armi  contro  Leone  e  Coslantino  ;  creo  de'  Duclii 
»   proprii  nelle  citta  della  Repubhlica  ,  e  sUibill   di  passare  all'  elezione 
»   di  un  nuovo  Imperatore.  Gregorio  II  tuttoche  malcontento  degl'  Impe- 
11    ratori  (  Leone  e  Costantino  )  e  maltrattalo  da  cssi ,  procuro  d'  impe- 
1)   dire  una    talc  elezione,  ma  non    pote    oltenere    pero,  che    i  Roraani 


(I)  Viguit  semper  Senalus  Domcn  et  sub  Exarcbis  et  sub  Fr.iDcis nomine  lenus,  Senatum 

1'  clt\iiiiu9  ,  non  re  non  olficio  :  Scnatum  namquc  cum  polcslale,  ul  ferebant  tempora  ,  Populum 
.1  Homauum  instaurassc  invcnimus  an.  1 143.  «  Le  quali  parole  del  P.  Beretti  (  de  Tabula  Chorogr. 
.V.  y/ei'.  col.  CCXVII  )  spiegano  qucslo  allre  gia  cilalo  di  S.  GREG.  M.  {Homil.  in  Ezech.  n.  18  »p. 

BvnON.  loc.  cil.  n.  XI)  «  L'bi  cnim   Senalus,  ubi  iam    Populus quia    enim    Scnatus   dccst , 

>»  Populus  intcriit.  «  E  cbc  IVspressione  «  Senalus  doest  >i  non  dcbbasi  prendere  in  senso  assolalo, 
ben  lo  dimu.'itra  lo  slcsso  S.  CKEr..  I.  {lipist.  I.  Lib.  IL  an.  003  )  «  Venil  icona  Focac  el  Lcontiae 
>>  Augusloruni  Komam,  el  acclamalum  est  cis  in  Latrranis  ,  el  in  Dasilica  lulii  ab  omni  Cloro , 
»  Senalu    etc.  » . 

{i)  Qucsla  lega  fu  ncl  738.  Vedi  Le  Beau  Ilisl.  du  bus  Emp.  Liv.  LXIIL  Nel  7M  —  Liul- 
prando crasi  collegalo  con  Euticbio  lisarca  di  Ravenna. 


UEL  cAVALir.nr,  i,.  c.   provana.  i5t) 

))  non  si  dichiarasscro  liberi  e  iion  ritornassero  nel  jiien  tlirillo  tlclla 
)i   Rcpiibblica.  « 

In  lal  guisa  stabiliscc  il  coulc  Caili  il  lUrillo  ilc'  Roinaiii.  Ma  sc  vi- 
veva  la  ricortlanza,  non  viveva  che  in  poclii  la  virlii  dell' aiilica  Roma. 
Avvczzi  al  giogo,  peggior  d' ogni  giogo,  degli  straiiieri ,  i  Romani  del 
secolo  VIII,  niiseri  avan/.i  di  tanli  harhari ,  male  eraiio  capaci  di  fjviclLi 
libcrla  di  cui  su  quelle  stesse  rive  del  Tevere  i  raccoglilicci  di  Roinolo 
erano  stali  i  fondatori. 

Dominavano  al  tutto  in  Roma  in  quel  tempo  gli  Otlimati.  La  qualila 
eredilaria  de' Consolari  era  siiccedula  a  qiiella  de' Uecurioni  (I):  niolli 
di  que'  Grandi  nc  erano  possessor!,  e  forinavaiio  un  coUegio  delto  Con- 
solare  (2)  ,  al  quale  spellava  il  reggimento  degli  alTari  del  municipio  , 
ed  il  render  ragione  ncUe  cause  civili  (3).  Gli  allri  individui  delle  fa- 
miglie  consolari ,  non  ancora  provveduti  di  cariche  ,  appellavano  oncsti 
cittadini. 

Come  poi  le  maggiori  tenute  di  beni ,  die  non  erano  propria  della 
Ghiesa  di  Roma,  cosi  le  cariche  principali,  civili,  militari  ed  ecclcsia- 
stiche  erano  possedute  da  (piellc  slcsse  famigl'ic.  Fra  quelle  erano  Ic  dignita 
di  duca  e  di  prefelto;  sebbenc  quella  di  duca,  io  avviserci  die  andando 
avanli  la  si  riducesse  a  cosa  pii\  nominale  ed  onorifica  che  di  fatto  : 
awegnache  se  prima  sotto  i  Greci  il  duca  di  Roma  faceva  le  veci  del- 
I'Esarca  di  Ravenna  ,  dapj)oiche  Roma  e  il  suo  ducalo  s'erano  staccati 
dagl'  imperatori  d'Oriente ,  cd  avcano  ripreso  la  forma  di  RepuUblica  , 
la  dignita  di  Prefetto  erasl  falla  la  maggiore  in  Roma  :  di  qucsta  ve- 
dremo  siccomc  sempre  s'  industriassero  di  essere  insigniti  quelli  fra  gli 
Ottimali  ,  che  pi-esero  a  soverchiare  la  nuova  Repubblica,  sia  clic  giii 
dell'altra  di  senatore  o  di  principe  o  di  console  di  tutti  i  Romani  fossero 
da  prima  fregiati. 

Diritto  del  prefetto  di  Roma,  secondo  ci  nana  uno  scrittore  del  se- 
colo Xir,    era  lo  ainministrarc   la  giustizia  (i)  iicllc  cause  criniinali  ;  a 


(I)  Leo  ,  lllsl.  d'Jtalii^  T.  I.  Lit.  II.  ch.ip.  V. 

(S)  An\stk.s.  liibl.  in  Hist.  Rom.  Pont.  rUa  S.  Hadriani  Papat  ,  R.  I.  T.  III.  P.  I.  p.  181  el  189. 

(3)  Vccli  la  nota  (4). 

(4)  'I  Ex  longo  usu  Pracfcclus  urbU  ab  linpcraloribus  co^oioscitur  invrsliliis  per  gladiiim  conira 
»  mulcractores  urbis  excrlum.  »  (  Geroi  nolcbcrspcrg.  I'racpos.  Episl,  ad  llenr.  Prcsb.  Cardinal. 
•pud  Balcsii  Misccll.  T.  U.  p.  li)7  ).  —  Cfr.  Panciroli  ,  IVolilia  Dignit.  Imperii  Otcid.  c«p.  IV. 


l(!o  STl'DI    CRITIC  I    SOVn.V    I.A    STOniA    d' ITALIA    ECC. 

qucsto  fine  avcva  egli  come  Jigniunli  iilcuiii  uomini  consolari  ,  Iralli  a 
sorte  (I):  e  solto  la  jiropria  (lc|ieiHlcn/.a ,  Ic  corporazioni  o  scholac ; 
queste  Ibrmavaiio  come  una  guarilia  urbana  chc  vcgliava  sovra  Roma  , 
composta  degli  arlieri  c  degli  allri  liberi  cilladini ,  che  Don  apparlene- 
vano  allc  famiglie  degli  Otliniali  :  ed  erano  capitanate  da'  tribuni ,  da' 
maestri  de'niilili,  da' diiclii,  dislinli  col  lilolo  di  Ottimali  delta  Milizia, 
e  presi  nolle  famiglie  consolari. 

A  imitazioue  di  Roma  ,  la  inaggior  ])arte  delle  citta  della  Repubblica 
avevano  somiglianli  corporazioni  militari  rette  da'  consolari.  Distingue 
nonditncno  fra  qucste  lo  storico  Leo,  le  scholae  di  Roma,  nelle  <juali 
egli  crede  fossero  comprcsi  soltanto  i  cittadini  arruolati  come  niiliti  , 
mcnlre  nelle  altre  entravano  pure  tutti  i  cittadini  delle  altre  classi  li- 
bera della  popolazione  (2). 

Potenlissimc  jiertanto  erano  le  famiglie  de'  consolari ,  nelle  cui  mani 
stava  ogni  sorgenle  di  riccliezza  e  di  aulorita:  infinito  il  seguito  di  clienli, 
d'ossequenli  e  di  soggetti  ,  corrotli  gli  uni  ,  e  gli  altri  corruttori,  im- 
mersi  quelli  nel  lusso,  e  tutti  negli  stravizzi ,  menlre  il  minuto  popolo 
languiva  nella  scliiavili\  e  nella  miseria,  sfanialo  a  stento  dalle  largizioni 
del  poutefice  c  de'  nionasleri. 

Moderava  egli  e  vero  la  calamita  di  que'  tempi ,  e  contrastava  alia 
tracotanza  dc'  proceri ,  I'augusta  dignita  della  religione  e  la  tutelare  au- 
lorita del  Capo  della  Chiesa ,  appo  del  quale,  siccome  notammo,  stava 
la  nomina  alle  precipue  cariche  della  Repubblica ,  il  maiieggio  di  una 
parte  delle  cose  interne  ,  e  quello  delle  poliliche  relazioni.  Ma  la  smo- 
data  potenza  di  chi  entrava  al  possesso  delle  cariche,  c  1'  influenza  del- 
I'oro,  Iroppo  spesso  altutavano  questa  doppia  sorgente  di  salvezza. 

Ancora  le  cause  medesime  infievolivano ,  anzi  corrompevano  quelle 
istituzioni  propizie  con  cui,  a  imitazione  dell' anlica  ,  la  nuova  Repub- 
blica aveva  preso  a  tutelare  se  stessa.  Cosi  il  Seuato  (3) ,  cui  spettava 
deliberare  sulle  pubbliche  cose  ,  essendo  composto  di  que'  potentissinii 
uomini  ,   e    le    popolari    adunanze  ,    che   ne    stanziavano    l'  esccuzione  , 


(I)  «  Ex  geoere  Consnlum.  »  (  Pakciboli  ,  I.  c.  p.  14  }. 
(J)  Leo  ,  Uiat.  iTItalie  1.  c.  §  IV. 

l3)  n  Pipino  regi  Fraocorum  Omnis   Scnalus,  atijuo  univcrsa  Populi  gcneralitas.  •  {Cod.  Car. 
P.pist.  36.  R.  I.  T.  ni.  P.  11 ). 


DEL  CAVALIERE  L.  C.  PROVANA.  iGl 

sliuulo  ncUa  dcjiciidcnza  ili  qucsli,  ogni  giiarcnligia  faUjva ,  c  lutlo  scm- 
pre  aiidava  a  capriccio  di  (lutllc  |ioteiiti  famiylie  (I). 

Ogni  volta  pcrtaiito  die  accadeva  V  clezioiic  di  uii  nuovo  jioiittfice  , 
allora  ogni  arlifizio  era  in  molo  :  l'  elezionc  peiideva  da  <  lii  maggiore 
clientela  s'avesse  di  congiuiUi,  d'amici ,  d'ossequenli.  (^)uiiidi  i  contrasti, 
le  garc  e  le  frcqucnti  lisse  iiilesline  :  (juiiidi  le  fa/ioni  rlic  lungaiiifiile 
Icmpestaroiio  Roma,  c  quiiidi  finalMientc  il  preleslo  ue' foieslii  ri  diiiipi- 
gliarsi  nellc  elezioni,  e  lo  spesso  ricorrere  ad  essi ,  de' papi. 

Le  vittorie  de' re  do' Fiaiichi,  I'ipiiio  e  Carlo  Magno ,  annienlarono 
il  regno  de'  Longobardi  in  Italia ,  c  salvarono  Roma  dalle  gucne  che 
vi  porlavano  circa  alia  mela  del  mcdcsiiuo  oltavo  secolo,  Aslolfo  c  De- 
siderio  siio  figlio,  re  di  que' popoli.  Conseguenza  di  (pusli  falli  fu  la 
restaurazioue  dell'  iiupero  irOccidcnlc.  Carlo  Magno  \incilore  di  Dcsi- 
derio  ,  e  gia  fatto  re  d"  Italia,  col  riccvere  nel  iiatale  dcllanno  801  la 
corona  d'inipcratore  de'  Romani  da  papa  Leone  III,  Irasfcri  in  se  stesso 
e  ne'  successivi  imperatori  I'alto  dominio  sopra  Roma,  che  prima  durava 
noininalmcnte  ne'  Greci. 

La  cresc(;nle  polenza  de'  papi  ricevcllc  un  aumento  novello  per  le 
donazioni  dcU'Esarcato  e  della  Pentapoli  faltc  da" re  Franchi  alia  Cbiesa. 
Ma  quesle  donazioni  non  mutarono  la  forma  ilel  regginiento  di  Roma  e 
del  suo  ducato  ,  la  quale  stette  e  duro  lungauiente  (2)  sollo  I'alto  do- 
minio de'  novelli  imperatori  d'Occidente.  Bensi  a'  vizi  di  quel  simula< m 


(1)  Cfr.  Gibbon  op.  cil.  cap.  XLIX.  —  Leo  op.  cil.  lib.  II.  §  IV.  —  BIcinTOBi  ad  an. 

(9)  w  Tuae  dulcissimae  suliliinitali  per  Dei  praeceplionem  cl  Beali  Petri  ,  sanrlam  Dei  Ecclfs'tam 
M  et  aostruiu  Uomanoruiu  Rcipublicao  Populum  cumiuisiiuus  prolegeDtlum.  »  (  EftUt. 
ADRi.tNi  P.  I.  ad  Carnlum  ri-gem  ord.  LIX.  in  Cod.  Car.  R.  I.  T.  III.  p.  II).  —  11  Ml-B.*tobi 
(Jnn.  772-794),  o  M.  De  S.  M.vrc  {Abrilgd  Cliron.  de  FH'ist.  d'llalle  T.  II  nell' Indice  (\oif 
Pupts  ) ,  asscvcrano  ,  die  Adriaiio  I  atibia  da  Carlo  Ma^no  riccvuto  V  assoluto  domiuio  di  Iloiua , 
e  paioDo  ar|j;omcnlarsi  dalle  uionclc  cooiato  coirefligie  (dicono)  di  qucsto  papa:  rar^omento  iioii 
b  coDcludcnte ,  giacclic  anclic  prima  di  Carlo  Magoo  ,  o  nclTanno  Hi  una  nioncta  publilicala  da) 
MuRATOiii  slesso  (  yinl  M.  Acf.  T.  11.  p.  518)  porla  la  iiiedesima  efligie  col  motto,  VICTOUIA 
DNN.  CD.N'On. ,  inlerpielalo  per  «  Couslantinopoli  oQicina  B  (  sccunda  )  »  ( JoiBtBT,  Scimies  dt» 
MedailUi  T.  II.  p.  M  ill  Gibbon  ,  //..<(.  de  la  deead.  etc.  T.  IX.  Ch.  XLIX  p.  355  ).  —  Tulto  queslo 
indica  uu  modo  di  sovranita,  ma  non  Sovranitii  assoluta.  Sccondo  il  Cauli  {  ytiHuh.  Itttl.  IV  III. 
p.  ilJ  )  il  sovrano  dominio  de'  pontefici  sovra  Roma,  comincia  dall'anno  1188,  nel  <iaali>  ilSrnalu 
ed  il  Popolo  Romano  per  aUo  libcro  ban  citnecduto  a  Clementc  111  il  dominio  sopra  la  cilta  di 
lloma.  11  SiSMONDi  (  Hist,  des  Rfyuh.  llal.  T.  I.  chap.  HI  )  non  concede  piii  di  setlania  aniii 
di  vita  alia  ncpuliblica  di  Gregorio  II,  cioe  dallo  scisma  di  Leone  Isauro  a  Carlo  Magno  psm 
dur6  mollo  piu ,  come  si  vedc  dal  documento  citato  dal  CaRU. 

SuniE  II.  Tom.  VII.  21 


lt)3  STUDI    CRITln    SOVRA    LA  STOniA    d' ITALIA    ECC. 

di  costitu/.ione  rgpuhblicaurt  s'agyiiinscro  nuovi  slimoli  d'amhizione  e  di 
domiiiio  iic'  [loiitcfici  c  nuova  alacrita  nclle  fazioni.  Perciocclie  conie 
col  crescerc  della  loro  jiotenza  s'accescro  i  j)aj)i  iiel  desidcrio  di  rcudcria 
sola  ed  assoluta  ,  cosi  s'  avvivo  nelle  fazioni  il  desidcrio  di  collocare 
nella  pajialc  dignita  i  loro  adcrcnti ,  e  Ira  i  faziosi  chc  ncUe  clczioni 
erano  vinli,  lo  zclo  di  resislcre  all'autorita  del  jiapa.  Volgcvansi  quindi 
e  gli  uni  c  gli  allri  agrinijieratori  (1).  L'aiUorila  clic  (jucsli  iisavano  in 
Koina  ei-a  qucUa  del  dominio  supremo  e  direlto  (2):  ad  cssa  pcrlanto 
gli  uni  ricorrevano  come  a  fonlc  di  gi'azia  c  di  potenza,  menlre  gli  al- 
tri  in  essa  poiicvano  fidanza,  per  frcnarc  le  smodatc  voglie  dcgli  avver- 
sari.  Cosi  fiuclio  griinpcralori  rimaiievauo  in  Roma  s'aiidavano  avvicen- 
dando  le  forze  dominate  da  una  forza  maggiore:  parlili  quelli  e  lontani, 
le  cose  ripigliavano  il  solito  andamento,  I'autorita  impei'iale  diveniva  un 
nomc  vano,  e  la  potenza  tornava  a'  faziosi. 

Tali  vizi  della  costituzione  i-epul)l)licana  di  Roma  trovarono  campo 
seinpre  piu  vaslo  quanto  piii  s'  andb  infievolendo  il  governo  imperiale 
de'  successori  di  Carlo  Magiio.  Crel)hero  poi  maggiormente  alloi'che  spenta 
in  Carlo  il  Grosso  la  vasta  monarcliia  dc' Franchi,  Roma  e  f  Italia  fu- 
rono  tempestate  dalle  nuove  guerre  chc  si  ruppcro  i  duchi  di  Spoleto 
e  del  Friuli,  e  dalle  fcroci  invasioni  de' Sai'acini  e  degli  Slavi.  Allora 
lutlo  concorsc  al  generale  corrompimento.  Lo  spesso  mutai'c  di  signoria, 
al  quale  le  popolazioui  sorprese  or  dall'uno  or  dalfallro  de'  compctitori 
andavano  soggette  ;  lo  stnpido  ferrore  da  cui,  (]uasi  a  un  tempo  coU'I- 
talia,  furono  colpite  la  Giillia  e  la  Germania  per  le  nuove  irruzioni  bar- 
bariche,  clie  resero  impossibile  dovuncpie  la  resistcnza;  i  troppi  esempi 
di  rotta  feile,  di  basse  vendctte,  d' impunita  lialdanza,  di  sozzo  guadagno, 
dati  da'  magnati  e  dal  clero ,  avvezzarono  le  popolazioni  italiane  alio 
spergiuro  ,  al  disprcgio  d'ogni  legge  divina  ed  umana. 

In  Roma  tutto  era  scompiglio  e  corruzione.  Minacciata,  taglieggiata  , 
sorpresa   dagl'  infcdeli ,  iiivano   volgevasi   col  desidcrio   a  tpe'  venerandi 


(1)  II  (lirillf)  ill  ricnrrero  o  <li  appellate  all' imperatorc  era  cosa  antica  (  Ro^ELLl,  St.  di  Cemo 
P-.  11.  —  JIURATORI  ,  yliin.  808  ). 

(2)  Dcncilclln  monaco  di  Sant'Anilrea  sul  monte  Soralte  ,  del  quale  il  Pektz  ( Mon.  Germ.  Iliii. 
T.  V)  pubhlico  iin'  incdila  crunaca  ,  scrisse  pure  iin  Lihcllum  de  Impcraloria  poleslale  in  urbe,  gia 
*Uto  pulililicalo  '  in  Caial.  iesiium  verilalis  )  dal  Flaccio  ,  composlo  per  uso  ed  a'  tempi  di  Otlonc  IH. 
(  Vide  Prutrg.  in  PEnxz  1.  c.  p.  695  ). 


DEI,    CAVALIERE    L.   G.    PROVANA.  lG3 

poiilefici  in  alUi  tempi  ilal  impolo  subliinali  ,  i  (jiiali  |>fr  la  caiita  ill 
Dio  da  cui  eraiio  S|)iiili,  or  coUa  piivala,  or  tolla  fcilcsiaslita  iiccuiiia, 
ma  colla  macsta  e  colla  jiolciiza  ilcllc  virlii  loro ,  laiilc  \oUc  avevaiin 
dalle  mura  della  cLttii  minacclata,  rcs|jiiili  i  feroci  Loii'^oijai-di  e<l  i  Greci. 
Altri  ponlefici  e  troppo  da  quelli  divcrsi ,  ora  eraiio  csallali ,  dcjiosii, 
ainmazzali  dalle  capricciosc  fazioiii.  Giiaslo  e  feroce  cadeva  il  secolo 
nono :  piii  guaslo  c  piu  feroce   inslava  il  sigueutc. 

Due  principalissime  erano  codeslc  f.izioni ,  Ic  <jiiali  dope  la  cadula 
de'  Caioliiif;!  erano  ci-csciulc,  o  rinale  dalle  precedeiili;  seguiva  Tuna  la 
parte  di  Guido  duca  di  Spoleto,  la  (pialc  vaiilavasi  rap])resciilare  la  na- 
zioiialiti  roir.ana :  I'altra  era  addetla  alia  parle  ledes<a  ,  c  cosi  ad  Ar- 
nolfo  re  di  Germania  preteiulenle  I'eredita  de'  Carolingi.  , 

Turpe  e  la  sloria  di  Roina  sotlo  rimpcro  di  ([uesle  fazioni:  iinpero, 
che  con  \iolenza  dall'iuia  aH'aUra  Irapassaudo,  ncl  breve  spazio  di  circa 
veiiticiu(]uc  anni  sollevava  sul  soglio  imperiale  ciiupie  jiriiicipi  Ira  iiazioiiali 
e  foreslieri,  e  tredici  succcssivi  ponteCci  sulla  catleiira  di  S.  I'ieti'o  (1). 

Alia  fazione  tedesca  fu  per  lo  piu  ilagli  storici  allribuila  niaggiore 
preponderauza  :  rinforzata  dalla  polcnza  de'  ricclii  Marclicsi  ili  Toscana, 
usiu'po  essa  assai  tempo  in  Roma  un'autorila  (piasi  assolula  ,  lempcrala 
0  contrastata  soltanto,  ogni  volta  die  una  novella  elezione  recava  sul 
scggio  papale  un  eflimero  campionc  della  parte  avversaria.  Del  reslo 
nou  si  piccavano  i  faziosi ,  o  ^di  clctli  da  una  delle  parli,  di  politica  co- 
Stanza  ,  ue  difettavano  i  papi  di  pretest!  per  rompere  la  fade  giurata  ; 
cosi  papa  Formoso  ,  il  quale  ncU'  892  aveva  coronato  imperatore  Lam- 
berto  figliuolo  deU'Auguslo  Guido  (2) ,  invitava  Arnolfo  a  i|uella  corona, 
clie  poi  gli  poneva  sul  capo  ncH'.SOG  (3):  cos'i  pure  SU'laiio  M  dopo 
di  avere  acceltato  1'  Imperatore  Arnolfo  ,  passava  a  parte  Spoletina  ,  e 
rivcriva  come  imperatore  Lamberto  (i). 

Ai  prime   di  questi  pontcfici ,   Formoso ,   riferiscc    il   Maliillone   gran 


(I)  PaGI  Franc.  Breviarium   Hist.  Cliroii.    Crit.  lUmtriora  Pont.  Human,    gcsta  complccUni.  T    M 
—  MUBATOKI  Jnii.  S9S-9/5. 
(J)  Chron.  Casuur.  R.  1.  T.  II.  P.  II.  —  MuBAT.  yln.  89i. 

(3)  Jnn.  Frchcr.  in  conl.  Ann.  Fuld.   ad  ami.  895-80G.  —  Mibat.  Ann.  893. 

(4)  (I  Ex  oJio  forsan  (juod  concepcrat  contra  Furmosum  ,  quo  Arnulplms  Romam  vocalus,  iin|n-- 
•  rialcm  unclioncra  su9cepcrat,if(;«i/iui  ejc  otiiv  <juo  in  Arnutplium  fliujrahat,  in  Formosuni  taeril ...  • 
(  Pagi  Fr.  Bref.  Gat.  Pont.  Rumuit.  T.  U.  p.  142.  —  V.  Ilcrm.  Co.-lTE.  in  CItrun.  ap.  PiSTon.  T.  I 
pag.  959  ). 


|(l.|  STUDI    CniTICI    SOPUA    I. A   STORIA    d"  ITALIA    ECC. 

l>;uU'  (k"  iiiiili  clii;  afilisscro  la  Chiesa  nel  secolo  X  (1).  E  mciilameiitc: 
noil  "ia  ,  sccoiido  a  iiic  pare  ,  per  Ic  ragioiii  sollanto  da  csso  adtlotU; 
di  violata  disciplina  ncU'elezionc  sua,  c  tia  Ic  allre  daU'esscrc  Forinoso 
passato  dalla  Chiesa  di  Porto  a  quella  di  Roma  conlro  il  divielo  de'  ca- 
iioiii ,  die  la  necessita  do' tempi ,  e  rautoriti  della  Chiesa  avcvano  reso 
nidlo  (2)  ,  ma  si  c  principalincutc  «  pcrchc  crcdevasi  (cosi  il  IMahillone), 
»  chegli  eo'  suoi  fuiilori  avcsse  cospirato  conlro  la  salute  della  rcpubblica 
»  c  dcH'impero))  (3),  chiamandoj  a  dis]ictlo  delle  promcsse  fatte  aH'impc- 
ratore  Lambcrlo,  c  con  funesla  innovazione  egli  prime,  un  re  tcdesco 
alia  corona  dell'impero  romano  (4). 

La  fedo  rolla  da  pa])a  Formoso  a  Lambcrto,  cd  il  sangiie  sparso  per 
comando  di  Anioifo  nel  farsi  a  riccverc  la  corona,  aiz/.arono  ])iii  feroci 
le  parti,  c  poscro  in  Roma  Ic  fondainenla  di  quell'odio  contro  la  domi- 
iiazionc  tcdesca  ,  che  tanla  manifest azioue  poi  cbbc  sotto  1'  iinpcro  de' 
Ire  Oltoni,  e  fu  cagione  dcH'innalzamento  d'Ardoino.  IMorto  qucsto  pon- 
tefice,  c  dopo  poclii  mesi  Bonifacio  VI,  la  parte  Spolelina  clcggeva 
Stefano  VI  (5).  Questo  forsennato  prorompendo  contro  la  mcmoria  di 
Formoso ,  ne  strappava  dal  scpolcro  il  cadaverc  ,  die  con  empio  e  ri- 
dicolo  processo  fticeva  condannarc,  dicollai'c,  e  precipitare  nd  Tevere  (6). 

Da  queste  scellerale  pazzie ,  condannate  nel  concilio  romano  di  Gio- 
vanni IX  nciranno  898  ,  nel  quale  ancora  fu  annidlata  Telezione  impe- 
riale  di  Arnolfo  e  conferinata  quella  di  Lamberto  (7),  chiaramentc  ri- 
sulta  quali  umori  per  opera  di  Formoso  covassero  ncgli  animi  di  que' 
faziosi  cittadini ,  umori  che  quindi  riescii'ono,  come  sovente  le  cittadine 
disronlie,  alia  perdita  della  liberta ,  e  resero  la  Repiibblica  di  Gregorio  II 
prcda  di  turpe  signoria. 

Fra  queste  scissure  cominciava  il  secolo  X. 


(0  "  Sivp  is  causa  fuerit,  sou  orcasio.  »  (Mabii.l.  ^ctti  SS.  0.  S.  B.  Sacc.  /'.  in  Prapf.  n.  G  ). 
'X.   «  Ftirmnsiis   autcm  necessilalis  causa  *!c  Porlucnsi  Kcdcsia,  pro  vilac  mcrito,  ad  aposlolicani 
»•  scdcni  proveclus  est.  )>  (  Cnnoji.  3  i'ntnil.  Fivm.  suh  Innri.  I*.  IX  .  ap.  Pac.i  Fv.  1.  r.  p.  1-13  ) 

(3)  «  Contra  Ucipublicac  ct  Imperii  salulcm  cum  suis  fautoriltus  conspirassc  crcdeljalur.  »  (M\- 

BILL    I.   C.  ). 

(4)  REfiiNO,  in  CAron.  ad  an.  S96. 

(5)  CI  T)ranni$  favens  ,  cl  Arnulplium  odicns  ,  »  cos'i  paria  Erm.  Contratto  {Chron.  ad  an  SH'^ 
di  Slcfano  VI;  il  che  significa  ch'cgli  favoriva  Laraberlo  impcralorc,  c  parte  Spolelina,  contro  la 
faziooe  IcJcsca. 

;6)  Paci  Franc.  Breniar.  T.  II.  p.  112  ad  an.  80G. 

(7)  Pagi  Ant.  Crilica  in  Ann.  Bakomi  ml  un.  SOS  n.   1. 


DEI,    CAVAI.IF.RE    I..    C.     PROVAXA.  iGj 

Trionfava  in  qucgli  aiini  parte  Sj»oleliiia ,  la  quale  clopo  la  iiioite  cli 
papa  Forinoso  vaiii  pontefui  aveva  ilato  a  Roma  :  ma  iioii  pos:iva  la 
j)aite  avvcrsaria. 

Nell'anno  904  saliva  sulla  seilia  poiUificia  Sergio  III,  tli  famiglia  e 
parte  Tuscolana ,  cardinal  prelc  ,  il  (piale  giii  lu-iramio  898  a  concor- 
renza  di  (liovanni  IX  la  sua  fa/ioiu;  a\eva  cliiainato  papa.  i\Ia  piii  polenlo 
la  parte  Spoletiiia  che  favoriva  Giovanni  (I),  la  consctrazioiie  di  Sergio 
non  aveva  avuto  luogo  ,  ed  anzi  egli  era  stato  coslretto  co'  suoi  fautori 
aU'esiglio  (2).  E  vi  riraaneva  per  anni  selte  ,  sino  a  che  succeduli  a 
Giovanni  I.X. ,  Bonedelto  IV,  Leone  V  c  Cristoforo,  i  tempi  piu  favo- 
revoli  lo  riportavano  a  Roma,  e  vi  otlcneva  la  tiara  (3). 

L'elezione  di  Sergio  porge  una  maggior  prova  della  versatilita  di  quelle 
fazioni.  Chiamato  a  Roma  da  parte  Spolcliua  clie  in  quel  tempo  vi  do- 
minava ,  e  contraria  alia  sua  ,  cgli  ollcnne  il  papalo  scacciando  I'usur- 
patorc  Cristoforo  ,  il  quale  apparlcncva  alia  fazione  Tuscolana ,  die  era 
quella  di  Sergio.  Strano  e  intricato  inviluppo  di  cozzanti  passioni,  colic 
quali  i  Grandi  di  Roma  sommovevano  quel  popolo,  e  che  noi  lontani 
da  que' tempi  rorrotlissimi,  ed  ignari  degli  usi  e  dcgli  arlifici  che  allor 
dominavano  nolle  famiglie  romane  ,  inalaraente  andiamo  raccapczzando. 
Ad  ogni  modo  a  quella  mohilita  di  combinazioni  aggiungcvasi  in  quel 
punto  un  novello  e  piu  forte  elemento  di  corruzione ,  che  veniva  a  com- 
plicare  ogni  cosa. 

Qucst'era  la  potenza  che  in  Roma  usurpava  e  quindi  tramandava  uella 
sua  famiglia  ,  Teodora  donna  per  nobilta  e  per  riechezze,  quanto  per 
ambizione  e  pe'  suoi  vizi  Gimnsa ;  la  quale  (  come  nella  superiore  Italia 
Ermengarda  figliuola  di  Adalberlo  il  ricco  marchcse   di  Toscana  )  ado- 


;i)  II  MuiWTOBI  {Ann.  S9S  )  dice  clic  qupslo  papa  era  dclla  fajinnc  <li  papa  Foimoso  (  cioe 
dolla  faziono  tcdesca  1 ,  e  oiii  perclit  annulli)  il  proci-sso  fallo  da  Sl<raiio  VI  ci  nlro  di  qucllo  : 
parmi  ch'oijli  coulraddica  a  se  stcsso,  scrivi'udo  poclie  lince  d^po  ,  rlie  Gio\aiiiii  IX  nel  concilio 
di  quciranno  annulli)  l'elezione  imperialc  di  Arnolfo  c  confcrmb  quella  di  l.aniberln.  L'annujlare 
il  proccsso  di  Formoso  era  opera  di  pieta  c  di  giustizia ,  c  il  MimTOBi  ( ivi )  nola  ,  che  Gio%anni 
era  uomo  molto  stiggio  c  pio. 

(i)  u  Pellilur  eleclus  palria  ,  quo  Scrgius  urbe  Romuliduroquc  gregum ,  quidam  (raduolur  ab- 
•  »cti.  ..  (  Frodo\rd.  J)c  Pnnl.  Rom.  U.  I.  T.  III.  V.  II.  Dc  loami.  AY). 

(3)  P\Gi  Kr  Bmiar.  Hist.  CInnn.  Cril.  T.  II.  Dc  Pupa  Sergio  HI.  .  Sergius  inde  redil ,  dudum 
■■  qui  IpL-tus  ad  arcom  —  Culminis,  eiilio  lulerat  rapienio  ropul.=ani.  —  Quo  profugus  laluit  seplem 
»  voKonlibus  annis  —  Ilinc  Populi  remeans  precibus  saciahir  bonorr,  —  Priilcm  di-sii;nalo  ,  quo 
•  nomine  Icrtius  cxil  —  Antisles.  i.  (FRonOABDls  Ve  Paul.  Roman.  R.  I.  T.  111.  P.  II.  col.  30-1. 


|(>(J  STL'DI    CRITICI    SOVRA    LA    STORIA    D  ITALIA    ECC. 

|>eran(lo  in  Roma  al  proprio  esaltamento  le  virili  arti  dl  governo  c  Ic 
(lonncsi-lic  sechizioiii  e  blandizie  ,  vi  si  era  falla  signora  eil  ai-1>ilra  di 
liittc  le  cose  (I). 

Aveva  Tcodora  due  figliuole  da  essa  educate  agli  arlifici,  c  a"  turpi 
amori.  Le  (piali  come  non  eran  per  iadole  infci'iori  alia  madre  ne'  primi, 
COS!  la  vantaggiavano  ne'  second!  per  bellezza  giovanile  (2).  Agli  amori 
pertanlo,  a'  raggiri,  a'  delitti  di  <piestc  donne  famose  vanno  coiuiessi  i 
fatli  di  Roma,  immersa  in  quel  punlo  in  una  slupida  letargia,  che  ren- 
deva  sclnavi  di  sozza  femminilc  lirannide  qucgli  noinini  cosi  acccsi  poco 
prima,  cosi  pronli  a  ini|>ngnar  1' arnii  per  I'araore  di  parte.  JMa  qui 
convienc  avvcrtu'e  elie  sel>i)enc  I'autcnlicila  del  coniplesso  ili  quesli  fatti 
non  deliba  meltersi  in  dubbio  ,  perchu  corroborala  da  mollc  teslimo- 
nianze ,  luttavia  principal  narratore  di  essi  essendo  stato  il  vescovo  Liut- 
prando,  scritton^  dcdilo  agli  Ottoni  I  e  II,  cpjiercio  di  fazione  conlrarla 
a  quella  gia  dominata  da  Teodora  e  dalle  llgliudlc ,  la  narrazione  ne 
giunse  a  noi  gi'ossa  non  solo  ilella  gia  troppa  originale  laidezza,  ma  di 
tutte  le  turi)itudini ,  che  quel  j)ungenle  scritlore  raccolse  a'  suoi  tempi 
su  per  i  trivii  e  per  le  piazze  di  lloma,  conlro  la  spcnta  dciminazione 
di  quelle  potentissime  donne  ,  e  conlro  i  pontefici  da  esse  esallali  (3). 
Diflicil  cosa  pertanto  riesce  lo  sccverare  il  vero  dal  falso :  ne  questo 
avendo  fatto  gli  scrittori  segueuli  piii  vicini  a  Liutj)i'ando  ,  le  esagera- 
zioni  di  lui  furono  aceolle  come  vera  storia.  Se  ne  lagna  il  Muratori, 
ed  argomenlando  da  alcuni  palesi  eiTori  di  quello  slorico,  degli  altri 
che  pub  avere  comtnesso,  stupisce  ehe  il  cardinale  Baronio  I'abbia  preso 
ciecamente  per  guida ,  ed  abbia  mandato  troppo  aspre  e  severe  parole 
contro  Sergio  III  e  Giovanni  IX  (4)  ,  pontefici  de'  tpali  altri  sineroni 
scrittori  non  solo  non  narrano  cotanle  tvirpitudini ,  ma  in  cerlo  modo 
le  contraddicono  ,  vantandone  lo  zclo,  la  dotlrina  e  la  munificenza  per 
la   Cliiesa  e  per  Roma  (5),  e  ad  uuo  de' quali  1' Italia  del  secolo  X  ando 


(1)  «  Tlieodora  scortum  impudens  ...    rninanac  civilalis  non  invirililcr  inonarchiara  obtinebat  ». 
(LlUTPRVKDi ,  Jiilapml.  Lib.  II.  c.  48  apuil  Pertz  M.  G.  If.  T.  V.  p.  297  cl  Lib.  HI.  c.  7.  p.  30-1 ). 

(2)  <c  Quae  duas  babuil  nolas  ;\Iari)liam   alqiic  Theodoram ,  sibi    non   sulum    coacquales,  vcrum 
»  ctiam  Veneris  exercitio  prompliores.  »  (  LiUTPU.  Lib.  II.  c.  48  ), 

(3)  Carli  ,  Jill.  Ilal.  1'.  IV.  p.  70. 

(4)  MuBATORi  ,  Ann.  910-931. 

(5)  «  Summus  erat  I'aslor ,  tunc  leroporis  Uibe   loliannes ,  —   Officio  affalim  clarus ,  sophiaquc 
»  rep'.clus.  1)  (  Jnon.  Panegijr.  Bereiigaiii ,  Lib.  IV.  R.  I.  T.  II.  P.  II.  p.  405  ). 


DEr.    CAVAI.IERE    t..  G.    PnOVANA.  iGt 

ilcbitrice  ilella  dislrutta  potcnza  de'  Sarac'ini  slanziati  dopo  taiUi  aitiii 
sul  Garigliano  (1). 

A  qucslo  S|iirilo  di  parte  adunquc  clic  iiKneva  la  peiiiia  di  Liulpraiulo 
dcesi  atlribuire  I'oscurita  che  coju'e  la  storia  di  Roma  in  quel  cupo  pe- 
riodo  di  tempo.  Vissuto  negli  anni  di  Albcrico  II,  figliuolo  di  ]\Iaro- 
z\A  (2),  ccrto  cgli  iion  potc  ignorare  ne  ilii  fosse  Teodora  madrc  di 
(ruesta ,  ne  coine  e  da  dii  fusse  in  cpiclla  discesa  ipieiraulorita  suprema 
di  cui  fecero  si  slrano  almso  (pjcllc  donnc  impudiclie ,  e  che  quindi 
passb  in  All)erico  ed  in  Giovanni  XII  sue  figlio.  Ncssuna  di  qucsle  no- 
tizic  non  si  euro  di  lasciarci  Liutprando,  che  anzi  col  surrogarvi  quelle 
tante  dicerie  del  voigo  di  Roma  ,  coll'  inlarsiare  nel  suo  racconlo  lanle 
iautili  nequizie  ,  strano  dal  vero ,  e  preoccupo  le  nicnli  degli  scrillori 
ohe  vennero  dope  ,  e  la  storia  ne  fu  seonvolta  e  oscurala. 

Arreca  in  tal  buio  un  po'  di  luce  il  confronlo  degli  scrittori  contem- 
poranei  coUa  pubblica/.ione  di  una  cronaca  iucdila  del  secolo  X,  fallasi 
or  h  poco  in  Germania  daU'inclito  Giorgio  Perlz,  ed  inserita  nel  tomo  V 
della  sua  monumentale  raccolta.  L'autore  fu  un  monaco  del  monte  So- 
ratte  ,  che  visse  a' tempi  di  papa  Giovanni  XII,  e  giunse  fine  a  quelli 
del  console  Crescenzio  (3)  ;  il  quale  racimolo  qua  e  la  ,  cd  ordiiio  a 
modo  di  cronaca  un  monte  di  notizie  non  sempre  tra  di  loro  connesse 
e  concordi,  ma  che  prese  con  criterio  ad  una  a<l  una,possono  talvolla 
aiutare  la  conoscenza  del  vero:  se  non  die  il  scnso  ne  ricsce  non  poco 
confuso,  per  essere  serine  in  un  certo  gua/.zabuglio  di  lingua,  ch'io  non 
so  s  io  debba  chiamare  lalina ,  lanli  ne  sono  gl'  idiolismi  e  Ic  sgramma- 
ticazioni,  priraordi  al  certo  di  quella  lingua  volgare  che  gia  parlavasi  in 
Roma  sul  finire  di  quel  secolo  stesso  (4). 


(1)  LiLTPR.  Antapnd.  Lib.  II.  cap.  49  ad  5i,  ap.  Perti  T.  V.  p.  S97. 
(J)  LiUTPR.  Ibiil.  I.il).  V.  cap.  30.  p.  335. 

(3)  Veili  in  rEm  ,  T.  V.  Proletjon.  in  C/iron.  Ilcneiliili  nmnnr/ii  S.  yintlrcae  in  monte  Svracle. 

(4)  Leggesi  neirEpilafin  ili  papa  Grcgorio  V  roorlo  nel  9'J'J : 

»  Usus  Francisca,  vulgari,  cl  voce  latina, 
>i  Inslituit  pnpulos  cloquio  triplici.  n  (  BaboMO  yin.  999  ). 
Magginr  (cstinionianza  deU'csislcnza  di  nna  lingua  parlata,  o  suria  suvra  la  latioa,  adduce  I'il- 
lustro  FaIjRiei.  (Ilibl.  <le  I'Ecule  des  Charles,  T.  II.  p.  03i  ),  ed  c  ijucsla:  Un  Ilaliaan  per  nomo 
Gonzonc  truvavasi  di  passa^'gio  nel  luonastoro  di  S.  Gallo  andando  in  Germania  nell'anno  960 : 
i»i  conversanilii  cogli  o.<pili  suoi  in  lln^'iia  lalina,  ebbc  a  cadere  in  un  qualrbe  soiecisnio,  di  cui 
furono  fallc  da  que' monaci  ,  c  da  uno  in  partioolaro ,  ntm  pocbo  risale.  I'unio  al  \\\o  il  povcro 
clierico  scrissc  una  lunga  epislula  in  diTesa  della  sua  lalinilii,  .scusando  cun  qucsle  parule  Terrore 
commcsso:    <i  Falso  pulavit   S.  Galli   munaclius    nie  remotum  a  scienli*   gramnialicao   arlis .  licet 


lltS  STl'DI    cnil'ICl    SOVRA    LA    SroRIA     DlTAl.IV    ECC. 

Ora  ell'  e  cosa  osscrvabile  siccome  iicUa  rasscgna  chc  questo  scrillore 
va  fai'Ciulo  dc' principall  jiersonaiigi  ill  Roma  a' Icmpi  tli  Marozia ,  in- 
vaiio  cerchcresli  uiio  df'  la\Ui  vilujiorii  vcrsali  a  picne  iiiani  dallo  sto- 
rico  Liutprando  (e  ripeliiti  pin  lanli  dal  Raionio )  contro  i  ponlefici 
Sergio  III  ,  c  contro  t  due  Giovanni  X  ed  XI. 

Ne  (jiiesto  si  vuolc  altrihuire  a  rcligiosa  osservanza,  chc  il  monaco 
noslro  profcssassc  verso  (pic'  Capi  dcila  Cliicsa,  posciachc  non  aiulo  del 
pari  ratteunlo  ncl  parlave  di  papa  Giovanni  XII,  ne'  cui  tempi  cgli 
sn-iveva  ,  ch'cgli  a  lorto  chiaino  figlio  spmio  d'Alberico  il  giovane,  e 
del  quale  diccva:  non  csscre  slalo  inai  nc'popoll  idolatri ,  nc  il  pin  li- 
bidinoso  uonio  ,   nc  il   pin  forscnnalo  (I). 

Dal  silcn/.io  di  qncsh)  nuovo  cronisla  circa  Sergio  III  e  Giovanni  X 
noi  polreino  adunque  dcdurre  la  conferma  dclla  scnlcnza  del  Muratori 
sopra  le  csagerazioni  di  Liutprando. 

Cosi  di  Sergio  III  contro  del  quale  tanlo  infuria  (pieslo  sciiltore , 
altro  non  dice  il  monaco  del  Sorattc  in  agginnia  a  qiiello  chc  ci  lascia- 
rono  Frodoardo  ,  e  Tautore  dcU'epigrafc  sepolcrale  (2)  ,  sc  non  se  che 
cgli  fu  inunifico  reslauralorc  dclla  Basilica  Laleranense  croUala  a'  suoi 
tempi  dalle  fondanienta  (3). 

Parimenti  va  raltcnuto  verso  di  Giovanni  X ,  ne  maggiormente  ricorda 
la  causa  del  di  lui  esaltamcnlo  al  papalo ,  cosi  lurpe  secondo  Liutprando, 
che  non  ricordo  quella  di  Sergio.  Che  anzi  tralasciato  ogni  allro  fatto 
di  questo  pontcfice,  lutlo  volge  il  suo  zelo  a  narrare  la  distruzione  de' 
Saracini  del  Garigliano  da  esso  operala. 

Curiosi ,  ne  privi  di  un  ([ualchc  pregio  di  novila  sono  i  parlicolari , 
ch'  egli  racconta  di  quesla  nou  iiigloriosa  fazione  capitauata  dal  ponte- 
fice  medesimo ,  i  quali  possono  servire  come  di  coniplcuiento  alia  nar- 
razione  fattane  dagli  altri  scritlori  di  (picl  tcmj^o  (4). 

>i  aliqiiando  rclardcr  ,  nsu  nostrao  viilgaria  linguae  quae  latinilati  vicina  est  » 
il  monaco  del  SoraUi;  non  snpcva  altra  lingua  die  quesla. 

(1)  «  Factns  est  lam  lubricus  sui  corporis  cl  tarn  audaccs  quanlum  nunc  (  f.  non)  in  gcnlilis 
"  populo  solebal  Deri.  »  (  Chron.  Bcncd.  Mou.  n.°  35  p.  717  ). 

(4)  Frodovbdus  ,  dc  Paul.  Rmn.  I.  c.  Epilaf.  Sergii  III.  ap.  Mi'Batori  ,  Ann.  9U, 

(3)  »  Cuius  temporihus  ruina  magna  conculi  in  ecclesia  patriarchio  Latcranensis  Sancti  lolianniti, 
n  (|ui  appellator  Costanliniaua,  a  fundaincnlis  csl  rupta;  ([ui  mox  apostnlicus  Serj^ius  nieliusque 
I)  renovavit  a  fiindamiMitis  ;  (|unnla  donaria  in  oc  palriarcliio  opiulit  in  ipsius  basilice,  a  duobus 
u  lateribus  ante  allare,  in  picture  renovalionis  scriplum  est.  »  [Clirou.  JU'iieit.  Man.  1.  c.  n.  97)  f.  7i3. 

(4)  LllITPR\^Dl  AnUipod.  Lib.  II.  c.  49-55  —  apud  Perti  I.  c.  p.  298.  —  Lto,  Osliimis  in  Chrim. 
Lib.  \.  cap    53.  I.  c. 


BEL    CAVALIEHE    L.  G.    PHOVANA.  l(3n 

Ecco  coinc  si  f;i  a  narrarli. 

Circa  Ireiil'  aniii  prima  ,  dic'egli  ,  die  S«-rgio  III  salisse  al  papalo  , 
alcuni  Saracini ,  gente  quasi  Siciliana  (  cosi  gii  appella  perche  venuli 
ill  Siciiia),  approdali  ail  Ainalli,  iiionilaroiio  la  superiore  Calabria,  c  ven- 
nero  a  pone  la  loro  stanza  sul  Garigliano,  airor/anilovisi  in  rcrla  torn- 
die  pigliava  il  nome  da  (luil  fiume.  Allargalisi  ne'  tenitorii  viclni ,  erano 
aiidali  via  via  coiscggiando  e  poneiido  a  fuoco  e  sangue  la  Campania  , 
la  Sabina  e  le  terrc  di  Cicoli ,  ed  aveaiio  occupatc  le  citia  di  Narni , 
d'Orla  e  di  Ncpi  (1).  Qiiiiidi  pin  mai  non  aveano  tcssale  le  barbaiichr 
loro  iuvasioni ,  cosicdic  a' Icmpi  di  Giovanni  X  lulto  il  lerrilorio  roinaiio 
ne  era  dcsolulo  e  raanomesso. 

Ardeva  percio  il  papa  di  liberate  Roma  e  quelle  provincie  dalle  scor- 
reiie  di  qucsti  ribaldi.  Avuto  sopra  di  cio  coiisiglio  con  Albcrico  il 
vecdiio ,  uiarclicse  di  Cauicrino  ,  delibcrano  diianiare  le  jiopoiazioni  al- 
larmi ,  e  con  qiieste  ,  sorretle  dalle  schiere  clie  quel  luarcliese  a  iiomc 
di  Bereiigario  I  imperatore  aveva  condotto  in  soccorso  del  papa  (2)  , 
assalirc  inopinalamcnle  e  a  un  tempo  solo  i  Saracini  sopra  varii  de' 
punii  da  essi  occupali. 

Cosi  fu  falto  :  i  popoli  di  Rieti  e  della  Sabina  condotti  e  secondali 
da'  ca|)itaiu  longobardi  ,  sorsero  contro  gli  Agareni  di  Trevi  ,  mentrt- 
quelli  di  Ncpi  e  di  Sutri  li  comballevano  nel  campo  a  Baccano,  a  poche 
miglia  da  Roma.  Dovunque  gl' iiifedeli  furono  vinti ,  c  molta  strage  iie 
fu  falla  dalle  invelenite  popolazioni  (3). 

La  rotta  de'  compagni    persuase   gli  altri  Saracini   sparsi  ne'  coniitati 


^1)  »t  Tunc  c\icnml  Aj:;fj.TreDis  f^cns  quasi  Silulo  ,    ct  properanles  voncrnnt  ;ul    Amahis  ,  ft    ic- 

•  picvorunt  Calabria  superiores  ,  vcniontc  ad  lluvium  qui  dicilur  (jarinfjanu  (  Garilianuni ) ,  ap- 
••  prcluMiderunt  turrcs  ,  cl  Ticta  est  curum  liabitalin.  Coporunt  tnta  Campania  ferro,  i^ne  ^Qslaie: 
"  lerrilorio  Ciculano  et  Savinensis,  ct  civitus  Narnioiu'es  ,  ct  civitns  Orlaun,  et  ciiilas  ^'cpiBiDa  . 
"  in  snis  dominiig  rcdacle  sunt.  Propter  lioc  amplius  rex  Francorum  in  Italia  non  regnaxit  usqrr 
■  a  prcscntem  diem.  Re^^navcrunt  Ag<^arenis  in  Homano  regno  anni  Iri^inta  ;  redacla  est  terra  in 
>  solitudiue  et  monasteria  sanctc  sine  laudcs El  in  sumraa  sedis  fancte  apostulice    prcerat 

•  Scrgius  Papa  terlins.  «  (  liened.  Citron.  I.  c.  n.  27.  p.  713  ). 

(J)  MlRvToBl  ,  Jnn.  905.  —  Anon.  Panrj.  licreng.  I.   C.  Lib.  IV. 

(3)  «  Consiliu  inilo  cum  .Mbericus  Marcliioncs  de  Sarracenis.  In  ipso  tempore  e\i%it  .AViprandua 
»  Rcalino,  et  alii  plurcs  Langnbardls  ,  et  yavinrnsi  (  Sabiiienscs  > ,  et  preparaverunt  se  a  pu^na 
»  cum  Sarracenis,  a  mnenie  civitalis  vetustalc  consunipla,  nomine  Tribulana.  u  ((Tre>i?)  PtBTi. ) 
«  Et  cnnilicta  pugna,  intcrccdente  Bcalo  Pciro  Aprstolo,  Sarracenis  inlcrfecli  sunt.  Alia  pngna  esl 
»  facta  inter  >'episinos  et  Sutrinos  cum  Sarracenis  in  campo  dc  Daccaui  ,  multosque  Sarracenos 
'   trucidati  sunt  ct  vulncrali.  »  (  Bemd.  Citron,  ibid.  n.  W  ). 

Slrie  TI.  Tom.  VII.  jn 


I-O  STUDI    CRITICI    SOVRA    LA    STORIA    D  ITALIA    ECC. 

(li  N;irui  ,  di  Cicoli  c  il'Orla  ,  che  imico  inodo  di  provvedere  alia  loro 
sulvezza  era  la  fuga;  pcrcio  fatta  la  massa ,  a  tulla  furia  si  ritrassero 
al  Garigliano,  non  scnza  romperc  i  passi  delle  strade,  per  aver  campo 
d'operare  la  rilirata  ()).  A  qiicslo  appunlo  voleva  ridurli  il  pontefice, 
il  quale  con  Albcrico  non  pcno  ad  inscguirli ,  portando  le  soldalcsche 
sovra  quel  fiume  (2).  Qiiivi  siccomc  abbiamo  da  Leone  Osliensc  e  da 
Liutprando  (3)  ,  non  falll  al  papa  il  soccorso  del  greco  imperatore  e 
dc'  confederati.  Accercliiali  que'  barbari ,  fu  dale  loro  un  gcnei'ale  as- 
sallo  ,  nel  quale  la  resistenza  ed  il  valore  degl'  infeddi  tennero  lunga- 
luenle  contra  l'  impeto  de'  crisliani.  Lo  slrepilo  della  ballaglia  (  cosi  il 
cronista)  s'  udi  sine  da  Benevento  ;  e  i  cilladini  ail'errate  le  armi  tras- 
sero  anch'  cssi  la  dove  pin  ardeva  il  conflitlo.  Alia  fine  la  viltoi'ia  fu 
conqiiuta  pe'  crisliani,  sperpcrato  quel  nido  di  ladroni,  e  luUi  morli  o 
presi  i  Saracini  (4). 

Bella  mostra  di  se  nella  ballaglia  aveva  fatto  il  marchese  Alberieo  , 
il  quale  scagliandosi  come  leone  furioso  in  mezzo  a'  nemici  aveva  avulo 
gran  parte  nella  vitloria.  Eppero  tornato  a  Roma  vincitore  con  papa 
Giovanni ,  vi  fu  accoUo  con  molta  onoranza  dal  ])opolo  (5).  Era  Al- 
berieo giovane  di  bellissimo  aspcllo  (G) :  quindi  non  e  .meraviglia  se 
nella  pompa  del  suo  trionfo  cgli  colpi  d'  amore  una  delle  piu  vaghe 
fanciuUe  romane ,  di   nobilc    e   ricca  famiglia  (7)  ,   figliuola  del  console 


(1)  «  Auilicnics  Sarraceai  qui  crat  in  Narnicnscs  comitalo  ,  OrlucDsc,  ct  qui  crant  in  Oiciili, 
>■  prcparavcrunl  sc  omnes  in  unum  ad  Dux  corum  ,  qui  cral  a  fluvium  Garilianu  ,  iter  bastanles. 
)•  maxime  cognoscentcs,  in  so  ipsis  inLcrilus  evcniret.  w  (^  Betrctl.  Chron.  ibid.). 

(2)  '<  Anexiol)al  cor  loliannis  dccimi  ]»apc  cum  AUtericus  j^ioriosus  marcliioncs,  el  collccla  mul- 
I.  litudo  ostilitcr  vcnerunt  a  fluvium  Garilianum.  »  (  Btricil.  Chron.  ibid.  ). 

(3)  Leo,  Ost.  Chron.  Cass.  Lib.  I.  c.  52.  R.  L  T.  IV.  —  LiLTPBAND.  Antapod.  I.  c.  Lib.  n. 
cap.  51  c  5'2. 

(4)  Cfr.  LiUTPR.  cl  Leo  l.cit.  el  Chron.  Bened.  I.  c.  —  AncUe  il  cronista  Farfense  dice  lo  slcsso : 
i<  Ex  quibus  (  Saracenis  )  in  Garclianis  monlis  summitatcm  ascensis,  nee  unus  superluil ,  qui  n<-n 
)'  ant  f;!adlo  trucidarelur ,  autvi>us  cunLiuuo  non  caporclur.  »  (  Lib.  II.  col.  455.  R.  I  T.  II.  V.  1!) 

(5)  «  Factus  est  Albcrieus  niarcbio  ut  ico  forlissimus  inter  Sarracenos.  Audierunt  Tteneyenluiu 
II  prelium,  cxicrunt  Bcncventum  ,  ct  vcnerunt  ad  tuirem,  cl  preliavcrunl  prelium  magnum;  el 
).  contriti  sunt  Saracenis  a  facie  Rnmanonim;  et  viclorcs  lobonnes  decimus  papa,  el  Albericu* 
II  marcbiones  ,  bonorificc  susceptum  Albcrieus  marcbio  a  Romano  populo.  »  (  Baud.  Chron.  n.  29 
p.  711  1.  c.  ). 

(G)  «  Eral  bisdcm  Albcrieus  marcbio  dangi forme.  »  Ibid. 

(7)  11  Panci^irista  annnimo  di  Boren^ario  I  nel  render  cnnto  drlla  corona/ionc  impcriale  di  qucsin 
re,  paria  di  un  figlio  del  console  Teofilatto  ,  nno  dc' due  [;i(ivoni  depulali  a  fare  aecoglien7a  al 
iiunvo  imperatore  alic  portc  della  basilica  vaticana. 


DEI.    CAVALIERE    L.    C.    PIIOVANA.  I  -  i 

I 

Teol'ilalto ,  dcUa  quale ,  sogi^iungc   il  uostro   monaco  ,   non  accade  diie 
il  name  (I). 

Era  costci  la  famosa  INIarozia  ,  come  a|)parisci!  dalle  cose  clic  vcngono 
dopo.  Narra  infalli  il  nieilesiino  cronisla,  sicroiiie  tlagli  ainori  del  inar- 
chcse  Alljerico  coUa  Ggliuola  di  Teofilalto  (  che  il  IVIuratori  credeltc  nozze 
legillime ,  e  chc  esso  appella  maligna  consnetiuline  (2)  ) ,  nacque  un  fi 
glio  ,  cui  la  madre  in  giazia  deiramante  voile  fosse  posto  il  nome  d'AI- 
heiico  (3),  C  che  qucsli  divcnne  in  seguilo  principc  dl  Koina.  Ora  cgli 
c  nolo  per  molte  testimonianze,  e  fra  le  allre  per  cjuella  di  Liutprando  (4), 
clic  qucsto  principc  nacque  da  Marozia:  la  rcticenza  pertanto  dcllo  scrit- 
tor  del  Soralle  e  al  lutto  curiosa  ,  c  lanto  piii  die  iion  solo  nel  luogo 
sovra  citato,  ma  che  dovunque  iu  seguito  gli  accade  parlare  di  qiiella 
potentissima  donna  ,  semprc  1'  appella  o  la  senatrice ,  o  la  Jigliuola  di 
Tcofdalto,  o  la  madve  di  Alhcrico ,  e  nou  mai  Marozia.  Cliccchc  no 
sia  di  cio  ,  col  palesarci  il  nome  finora  ignoto  del  padre  di  Marozia  (5), 
acccnna  questo  scrittore  alia  cagione  della  di  lei  polenza  comiiiciata  nella 
luadre  Teodora.  Perciocche  ella  e  cosa  ovvia  il  credere,  che  dal  marito 
Teofdallo  o  per  lusinghe  o  per  \iolenza  la  venissc  Teodora  iisurpando , 
e  che  quindi  protetta  da  un  seguito  di  congiuiiti  ,  di  clienli ,  di  proci, 


«  Hie  ctiam  iurencs  ,  nit'ula  rcspergine  creti , 
»  Alter  ApostoUci  nam  frafer ,  consulis  alter 

»  Natus  erat,  pcdilius  defij^unt  oscula  regis.  »    (Panrg.  Bereng.  Lib.  IV.  o    1^5  ) 

La  coronazionn  di  Bcrengario  cbl)C  luogo  ncll'anno  915  o  ncl  916,  cd  in  qucst^uUimo  anno  la  vit- 

loria  del  Garigiiano.  «  Anno  DCCCCXVI  exicrunt  Agareni  de  Garigliano. »  (  Lcpi  ,  Prototp.  Chroti  ). 

Clic  poi  in  qiu'l  tempo    fosse    console    di  Uoma  Teofilalto  ,  Taldiiamo    dal  l.cibuiziu  :     «  Sieuti 

"  glossa  doccl ,   (|uae    uon    addit  quo  nomine    lilius  Tltcopliilacli  Consulis  et  Dncis    uibis    Hcmae 

■.  appcllarctnr.  »  (  Lf.ibnit.  apud  5!rn\ToBi  U.  L  T.  II.  1".  II.  p.  408  ,  nola  (39) ). 

(1)  »  Accepit  una  de  uobilibus  Uomaui  ,   cuius   nomine  supercst,  Tlieopkilacti   filia  ,  Don    qua^i 
u  uxor  sed  in  consuctudinem   malignam.  »  (  Bcned.  Chron.  1.  c.  ). 
(J)  MuBATOBi ,  An.  92/.  —  Beiiccl.  Chron.  vcdi  la  nota  preccdcDle. 
Si  polrcbbe  credere  die  il  Muralori  siasi  apposto  credendo  Alberico  legidimo  marilo   di  Ma- 
rozia ,  dallo  scorgersi  ch'cssa  non  diedc  la  mano  di  sposa  a  Guido  marcliesc  di  Toscana  fin  di'po 
la  mortc  di  quello  ,  accaduta  ncl  925;  forse  il  malrimonio  segui  la  nascila  del  figlio  Albeiico  II. 

(3)  II  Genuit  ex  ea  lilium  ,  ab    amorc  palris  Alberieus  nomen  imposuit.  "  (Chron.  Brnrd.  I.  c.  ). 

(4)  <■  Uabuerat  sane  Marotia  lilium  nomine  Albericum.  quem  ci  Alberico  marcbiunc  ipsa  r<^ 
.  nucral.  »  (  Liutph.  Anlapad.  Lib.  III.  §  44.  1.  c. )  •  Chron.  Farf.  R.  1.  T.  II.  IV  II.  f.  517. 

(5)  II  CuBzio  (  nell'Opcra  De  Sinalu  Rum.  Lib.  IV.  p.  ICl  )  dice  cbe  da  laluni  si  conjrlluru 
csscre  slato  Constanlinus  vn:is  ex  maioribus  Sen>itus  il  marito  di  Teodora  (vedi  A'iT\l.l,  Stnria 
Diplom.  de'  ScniUnri  di  Roma,  T.  I  p.  22  )  :  ma  la  cronaca  del  SoraUe  non  era  ancora  conosrinla 
a'  tempi  del  Curziu. 


1^3  STUDI    CRITICI    SOVRA.     I.\    STORIA    D    ITAI.IA     ECC. 

lollaiiilo  do' vc/./,l  tlelle  figliuole,  de' cjiiali  sapeva  far  mercalo,  giungessc 
;i  consolidarht  in  sc  slessa  e  nclla  propria  fainiglia. 

Erode  della  poleiiza  di  Tcodora  ,  vantaggio  ISlarozia  la  inadrc  nelic 
iniro  ainbiziose  ,  die  spinse  sino  ad  invogliaisi  dolla  corona  iinpcriale. 
A  questa  cogli  atnori,  a  qiiesta  co'dclilli,  e  con  ogni  maniera  d'arlifizi 
tendeva  ;  lutlavia  lungamente  resse  Giovanni  X  alle  violenze  di  IMarozia 
<•  del  niarchese  Alberico.  Alia  fine  venue  fatto  al  papa  di  cacciar  da 
llotna  Alherito,  il  quale  quindi  a  poco  o  per  soininossa  o  per  agguato 
I'll  niorto  (1). 

Allora  fii  (  925-926  )  clie  IMarozia  per  lutelare  la  sua  potenza  oggi- 
niai  vacillante ,  niarilossi  a  Guido  ricco  marchese  di  Toscana  ,  fratcllo 
della  funesLa   lirmcngarda  (2). 

Qui  il  monaco  del  Soralte  nel  rifeiire  i  fatti  di  Marozia  e  di  Guido 
aggiunge  alia  narrazione  di  Liutprando  alcuiii  parlicolari,  pe'  qviali  {se 
facciamo  con  esso  a  fidanza  )  rimarrebhe  appoggiata  ad  una  teslimonianza 
conleniporanea  la  venuta  dcgli  Ungri  allc  porte  di  Roma ,  clie  al  Mu- 
ratori  sembrava  improbabile ,  sebbene  asseriia  da  vari  scrittori ,  per  ve- 
rita  posteriori  a  que'  tempi,  e  I'ipctuta  quindi  dal  Sigonio  (3).  Certo  che 
i  frequenli  anacronisml  commcssi  rla  questo  crouisla  possono  rendere 
sospcUa  I'asscrzionc  sua  ,  ma  se  si  considera  che  la  venuta  di  que'  bar- 
bari  nelle  terre  romanc  fu  al  certo  un  awenimento  di  molta  importanza, 
cgli  si  vuol  credere  cli'cgli  abbia  detto  il  vero  parlando  di  un  fatto  da 
lui  stesso  vcduto  ,  od  occorso  per  lo  meno  in  tempo  a  lui  vicinissimo. 

Era  in  quel  punto  (eos\  il  monaco  Benedetto)  il  popolo  di  Roma  diviso 
in  due  fazioni,  delle  quali  una  teneva  pel  papa,  uomo  splendido  e  d'alto 
core,  r  altra  per  Guido  e  per  IMarozia  contro  il  papa,  a  cagione  di 
Pietro  raaichese,  di  lui  fratello ,  esoso  a' Romani  e  nemico  particolare  di 
Guido. 

Dopo  uno  scontro  tra  le  genti  di  Marozia,  e  quelle  di  Pietro,  quesli 
ebbe  il  bando  da  Roma.  Riparato  nclla  citta  d'Orta,  egli  vi  ergeva  una 
fortez/.a ,  mentre    per    tiar  vendetta  de' Romani,  mandava   invitando  gii 


(I)  MuBiTORi,  Aim.  9S5. 

(S)  MuB\TOBi,  Ann.  925.  —  LiuTPn.  Anlap.  Lib.  III.  cap.   18. 

(;l)  MxKTiN.  Pol.  Cliron.  Rom.  Pont.  R.  G.  S.  Bofcleri  T.  iinico,  p.  3.17.  —  Ptolom.  Luccnsi* 
/fist.  EccL  Lib.  XVII.  cap.  I  el  II.  R.  I.  T.  XI.  —  Platina  ,  yilac  Roman.  Pant.  —  SiGOKIls  , 
De  Regno  Italiae  ,  Lib.  VI.  an.  925.  —  SIia(.\T.  ibid. 


DEL    rAVAMERE    I..    C.    PHO\  ANA.  1-3 

Ungri  a  tlare  il  guasto  a  qucUa  parte  d' Italia  (I).  E  qui  pure  si  badi 
chc  questa  chiamata  degli  Ungri,  allribuita  da  qucgli  scrittori  piii  re- 
ceiili  al  marcliesc  Alliorico ,  vicnc  con  niollo  inaggiore  j>roha1)ililH  in 
quanto  al  tempo  ,  apposta  ilal  nostro  cronista  al  inarcliese  Pietro  fratclio 
del  papa.  Del  resto  si  puo  credere  clie  i  Saraeini  cui  coceva  la  disfattu 
del  Garigiiano,  pigliasscro  parte  ancor  essi  a  quest' irruzione  barbarica: 
ocrlo  in  (pie"  j^iorni  cssi  solcavano  i  mari  vicini  (2).  Ad  ogni  inodo  i 
barbari  dcsolarono  col  iuoro  e  colic  rapine  le  tcrre  di  Rouia  c  della 
vicina  Toscana  ,  d'  onde'  rilraendosi  menarono  schiavi  buon  numero  di 
abitatori  (3). 

Protctto  da  cssi  toruo  in  Roma  il  marclicse  Pietro ,  la  qual  cosa  fcce 
traboccarc  lo  sdegno  de'ciltadini  gia  inveleniti  per  le  soll'erte  dihipida- 
zioni.  Andanli  di  vendetta,  e  sotto  la  guida  di  Marozia  e  di  Guido  in- 
vadoDO  il  palazzo  del  papa  in  Laterano :  ivi  uccidono  il  colpevole  Pietro 
sugli  occhi  stessi  del  fratello  ponlcfice,  rispettando  non  di  meno  la  per- 
sona del  papa.  Cosi  scrive  il  monaco  del  Soi-atle  (i). 

Da  questa  narrazione  difFeriscono  quelle  di  Flodoardo  e  di  Liutprando: 
raecontano  essi  die  mentre  Pietro  cadeva  vittima  di  quel  furore,  Ma- 
rozia faceva  porre  le  mani  sopra  papa  Giovanni ,  il  tpiale  cosi  soslenuto 
j)rigionc ,  lerniinava  i  suoi  giorni  per  violeuza ,  o  come  altri  afferniano 
di  crcpacuore  (Ji). 

Poco  tempo  dopo,  Marozia  rimasta  vedova  di  Guido,  mandava  ad  of- 
fcrire  la  mano  di  sposa  ad  Ugo  di  Borgogna  re  d'  Italia ,  fratello  utcrino 
del  morlo  marito.  Ne  questi  disdiceva  alia  proposta  di  quelle  nozze  in- 
cestuose ,  clie  coUa    signoria    di  Roma ,  fondata    speranza    a   lui    davano 


(l)  Dened.  Chron.  1.  c.  n.  29. 

[i)  u  Anno  937  full  c\cidiiim  Taronli  palralum,  ct  pcrompli  sunt  omnc*  viriliirr  pugnando  : 
»  roliqtii  vcro  di-povlali  sunt  id  Africam.  »  (  Llti  ,  Piolotp.  Citron.  R.  I.  T.  V  ).  —  I\nMiALIio 
Salorn.  (  R.  1.  T.  VII)  rifcrisce  qucsio  fatlo  all'anno  926,  cil  auche  cgli  ne  cliiama  autori  gli 
Ungri,  0  so^giungo:  «  Dcindo  CampaDiam  ingrcssi  ,  «|c.  ■>. 

(3)  BemJ.  C/imn.  ibid. 

(4)  Ibid. 

(5)  ••  lohanncs  r.ipa  cum  a  quadam  pntcnli  Tcmiua,  cognominc  Marocia,  Principalu  privalus  sub 
«  custodia  dclincrclur,  ut  qui.lam  vi,  ut  pliires  aslruunl,  actus  angorc.  di-fungilur. »  (Fi.ODOvRDi, 
Chron.  ap.  1'kkti  T.  V.  ad  an.  939.  p.  378  ).  —  Cfr.  LilTPB.  Jnlajwd.  Lib.  III.  n.  43  1.  c.  — 
Ml'Ratori  ,  Jnn.  920-929. 


|-{  STl'DI    CRITICI    S0\TIA    l.A.    STORIA    D   ITALIA    ECC. 

tli  conscguire  la  corona  imperiale ,  scope  delle  mire  di  lui  c  di  Maro- 
zia  (I). 

Fi-attanto  fin  dall'anno  02i,  in  cui  per  la  morlc  dcirAuguslo  Beren- 
gario  era  ccssata  in  Roma  V  aulorila  imperiale  ,  la  dignita  di  senalriee 
avea  posto  nelle  mani  di  Marozia  la  rocca  di  Sant'  Angelo.  Da  qucsta 
doniinava  sopra  Roma,  reggeva  a  suo  talenlo  le  fazioni,  e  ne' comizi 
ponlificii  faccva  pendcre  Ic  clczioni  a  scconda  dc'  suoi  disegni.  Giii  a 
pajia  Giovanni  X  avea  fallo  succcdcrc  nel  925  Lconc  VI,  ed  a  questo 
dopo  sctte  mcsi,  Slefano  VII,  il  quale  passava  di  vita  nel  931.  Allora 
I'accorta  senalrice  iniialzava  sul  soglio  ponlificio  Giovanni,  iino  de'  suoi 
figli,  che  fu  rundecimo  papa  di  tal  nome.  Questi  clie  da  Ralcrio  vescovo 
di  Verona  contemporaneo,  vien  cliiamato  Pontefice  (V indole  gloriosa  (2), 
fu  anzi  al  tutlo  dedito  ed  obbediente  all'  impcriosa  Marozia  ,  alia  cui 
tirannide ,  scrivc  il  cronista  del  Sorattc  ,  soggiogo  intcramente  Roma(3). 

Ma  mentre  cosi  tutto  pareva  sorridere  a'  voii  di  quclla  donna  ,  cui 
la  propria  potenza ,  la  regale  autorila  del  marito  e  la  dcbolezza  del  fi- 
glio  pontefice  rendevano  omai  ccrta  la  corona  imperiale ,  appressavasi 
invece  1'  ora  in  cui  Roma  Irionfar  doveva  della  lurpe  signoria  fcmmi- 
nile  fondata  da  Teodora ,  c  che  da  poco  mono  di  un  mezzo  sccolo 
I'oppressava  (4). 

Era  nell'  anno  932  venuto  a  Roma  il  re  Ugo  per  celebrare  le  sue 
nozze  con  jNIarozia  ;  accolto  cortesemente  in  castel  Sant' Angelo,  era  non- 
dimcno  stalo    costretto    a  lasciar    di  fuori  i  suoi    Borgogiioni  ,  a'  quali    i 


(1)  LiCTi'B.  Anlapnd.  1.  c.  n.  44.  —  Mdb\tori  ,  Ann.  932. 

(2)  a  Papae  loannis  gloriosac  indolis  »    (   Ratherii    Episl.  III.    ap.   Daciiery    in  Spnilrg.  T.  I. 
p.  373);    forse  Raterio  I'onorava  di  queU'epitelo  ,  a  ca{^ione   dclla  madrc  Marozia  allora  potenlo. 

(3)  «  (loaones  XI)  subiugalus  esl  Uomam  polcstalive  in  manu  fominc  »  {Beticd.  Citron,  n.  30).  — 
LlUTPn\?iDO  {  Aiitiipoil.  1.  c.  n.  44  )  asserisce  fraTicamculc  die  Giovanni  \I  nacqiic  da  papa  Ser- 
gio III.  —  II  MuRATOBI  (  Aniiali  931  )  lo  chiaina  Ggiio  d'  Alberico  il  >occhio,  c  s'  appoggia  a 
Leone  Ost. ,  il  qnalc  manifestamente  confondc  Giovanni  XI  con  Giovanni  XII,  od  Athcrico  il 
vccchio  col  di  lui  Gglio  Alberico  II.  (  C/iron.  Lib.  I.  c.  LXI  ).  Lo  Scheidio  voile  legillimare 
la  Dascila  di  Giovanni  XI  dicondo  cbe  Sergio  III  prima  d'esser  papa  avesse  spt^sato  Alarozia , 
0  qnindi  avesse  falto  divorzio :  ma  ne  queslo  consonlono  le  dale ,  (  giacclie  Marozia  sareblie  slata 
nmanza  di  Alberico  I  in  ela  gia  provella),  ne  lo  consentono  le  nolizie  clio  si  lianno  di  Sergio  III. 
Pare  perlanlo  die  Giovanni  XI  fosse  nalo  dagli  amori  di  Sergio  con  Marozia,  c  volessc  esserc  di 
pncbi  anni  maggiore  del  fralello  Alberico.  Cfr.  Liutpb.  el  Leon.  Ost.  1,  c.  =  PaCI  Fr.  Brcviar. 
T.  II.  p.  IG6.  —  CivccoN.  Filae  Summ.  PP.  T.  I.  p.  204.  —  MiiRAT.  Ann.  931.  —  SrnEiDIl , 
Origin.  Gmlf.  Lib.  II.  cap.  V.  §  C.  T.  I. 

(4)  «  Crimine    dura    lanlo  salagis  regina  vidcri  —  Amittis  nia|^nam   Domino  tu  iudico  Homam.  n 
(  LiLTPB.  1.  c.  lib.  III.  n.  44  ). 


DEI,    CAVAMERK    I..    G.    PHOVANA.  1-5 

Romani  lenncro  le  porte  ilella  rocca.  Disfjuslalo  foise  di  (jucstOj  o  Sj.iiilo 
(lalla  barbarica  sua  allcrigia  ,  jiresc  a  Irallar  con  burbanza  e  roii  di- 
spregio  i  Romani.  Odiava  poi  in  ispecial  uianieia  Aibciico  rigliuoio  di 
Marozia,  sia  die  per  la  popolarita  di  che  quesli  godeva,  egli  stimasse 
iiidugiala  la  sua  coionazione  iniperiale  ,  o  ch'cgli  scoigcssc  in  cpiel  gio- 
viuc  romano  iin  oslacolo  airesaltainciilo  del  proprio  suo  figlio  Loltaiio, 
gii  da  lui  dicliiarato  coUega  al  Irono  d"  Italia  (I). 

Per  la  qual  cosa  deliliero  di  acciecare  Alberico,  e  torre  cosi  davanli 
a  se  (jueir  inipaccio  (2). 

Stava  (piesli  sulle  difcse,  ma  non  percio  tcntava  Ingannarc  il  padri- 
gno  con  atli  di  sommessione  e  di  rispelto.  Che  anzi ,  scrive  Liutprando, 
che  astrelto  un  giorno  a  porgcie  ad  Ugo  la  brocca  deU'acqua  per  Ic 
mani ,  facesse  non  so  qual  cenno  in  di  lui  dispregio.  Iri-ilalo  il  re,  ri- 
poslava  al  figliasUo  una  palmata  sul  vise.  Ratio  come  fulminc  chiamarc 
air  armi  i  suoi  fidi ,  invadere  la  rocca ,  cacciarne  il  re  Borgognone ,  e 
imprigionando  la  propria  madre  troncarc  insicme  la  doppia  tirannide 
di  Marozia  e  del  re  Ugo  ,  fu  per  Alberico  un  colpo  solo  (3). 

Atterrita  Roma  per  la  non  sperata  viltoria,  e  resa  dal  lungo  giogo 
soflerto  incapace  di  reggere  da  per  se  stessa  airinlema  sua  corruzione, 
acclamava  nell'  ebbrezza  della  sua  gioia  il  felice  Alberico  a  capo  dellu 
Repubblica,  innalzandolo  al  grado  di  patvizio  (4).  E  questi  sebbcn  gio- 
vine  di  sedici  annl,  inaluro  di  scnno,  c  il' ereditaria  ambizione ,  per 
meglio  consolidare  1'  otlenuta  potenza  circondava  di  severa  custodia  il 
frntello  ponteficCj  dalla  cui  dcbolczza  1'  impcriosa  Marozia  non  avrebbc 
|)cnato  a  slrappare  un'altra  volta  la  perduta  signoria  per  ridonarla  al 
marllo  (li).  Tratlo  pcrtanlo  a  se   lutto  il  manci-'gio  delle  cose  civili ,  la- 


(I)  MuB*TOBi,  An.  93/. 

(i)  n  Cngitavil  tex  (  Ugo  )  pcssima  ,  ut  oculos  Alhericis  previgni   sui  cnicrcl ,  cl  romanom  rc- 
"  gonm  ill  sua  rcdigerel  polestalis.  »  (  Bcned.  Chron.  I.  e.  p.  715  ). 
^3)  LiCTPRiNni  Aiitap.  1.  c. 

(4)  «  Uoman'i  do  scnalorihus  suis  elcvavcrunt  in  ro^no  Allicricum.  w  (  Fragm.  Hist.  A'ptil.  apud 
l*ITH\EUM  Annat.  I't  Hist.  Frnnvor.  p.  51*7  ).  «  Sembra  da  tuUo  ipiesln  polrrsi  drdiirrc  .  die  I'clc- 
>'  lionc  in  I'alri/io  do'  l\omani  in  niancanza  dcIT  Impcratoro,  fussc  incrcnic  alia  cnstiluzionc,  c 
>•  clio  ppri>  in^iitstanioiilo  sia  slato  date  da^li  scritlori  (  iioii  escluso  neppure  il  MtRATORl  )  ad 
"  AUierioo  il  lilnin  di  Tiranno.  »  (  Cabli  AnI.  Itat.  P.  IV.  p.  "JS  ). 

(5)  M  Missi  Uomcnsis  Kcclesiao  Uoma  rcdi'iiiilcs nuntiaiil  I(dianiioDi    Tapnin  niiuin  Mariap , 

»  qaao  cl  Marocia  diciltir,  sub  custodia  delincri  a  fralrc  suo  nomine  Alberico,  qui  malrem  <|U0- 
!•  que  suam  Marociani  clausam  senabat^  el  Roraam  conlra  lln|;onero  regem  loDebal.  u  (FLODOABDl 
Chron.  ad  an.  932.  apud  Perti  1.  c.  p.  381.  —  Ml  RATORI  cod.  an.  ). 


1^6  STUui  cniTioi  sovnA  la  storia  u'itai.ia  ecc. 

sciuva  Alberico   a  papa  Giovanni  XI  il  solo  governo   dcUe   ecclcsiasli- 
che  (I). 

Qucsl'assoluta  separazione  dclle  due  podcsla  ollenutasi  quasi  inopiiia- 
tamenle  dal  giovine  Alberico  ,  e  clie  sul  flnire  di  quel  medesiino  secolo, 
e  pill  tardi,  costo  a  Roma  torreuti  di  sangue,  non  duro  sino  al  fine  del 
di  lui  principato.  Yi  si  opponevano  le  antichc  consuetudini ,  e  le  leggi 
coslitulive  di  queila  Rcpuliblica  ,  ed  i  dirilli  accpiislali  da'  papi  di  par- 
ticipare  col  senato  c  col  popolo  il  nianeggio  delle  pubblichc  cose.  Cagione 
pertanlo  della  non  ingiusla  gelosia  de'  pontefici ,  esca  ne  pigliavaiio  le 
fazioni  alle  civili  soinmosse. 

TuUavia  in  que'  priiui  tempi  quel  niodo  di  podesla  diUatoria,  di  cui 
era  invesdto  il  nuovo  patrizio,  era  forse  indispensabile  per  salvar  Roma, 
non  solo  finche  durarono  in  vita  Giovanni  XI  e  sua  madre  Marozia  , 
ma  dopo  aiicora  la  morte  loro  (2),  e  sotto  il  pontificato  de' prinii  papi 
succeduti  a  Giovanni,  tempi  assai  dillicili  per  Roma,  sempre  agitata  dalle 
parti,  e  niinacciata  dagli  apparali  di  gucri'a  del  re  Ugo  ,  il  quale  ar- 
deva  di  vendicar  coulr'essa  I'onta  della  propria  cacciata. 

A  qucsti  mali  ovviavano,  col  senno  e  colla  forza  il  princijie  Alberico, 
eoUa  piela,  colla  prudenza  e  colla  santitu  di  vita  i  ponlefici',  die  successi- 
vamente  tennero  la  sede  apostolica  do[>o  la  morte  di  Giovanni  XI,  e  du- 
rante il  dominio  di  quel  patrizio.  I  quali  d'  accordo  con  esso  piglia- 
vano  a  moderare  in  Roma  la  rilassata  disciplina  del  clero,  a  riformare 
i  monasteri  caduti  in  quel  tempo  uella  piu  scliifosa  corruzione  (3) , 
mentre  con  messi  e  con  lettere  s'affaticavano  di  comporre  la  pace  tra 
il  re  Ugo  ed  il  principe  di  Roma  (4)- 

Ma  come  il  sagace  Alberico  colle  sue  nozze  con  Alda  figliuola  del  re 
Ugo  ebbe  alquanto   sedate  l"  ire  di  quel   Borgognone ,  e  liberato   Roma 


(1)  <<  Vi  vacuus,  splcnilorc  carens  ,  modo  sacra  Tniuistrans,  Fraire  a  Patricio  iuris  mo- 
»  dcraminc  raplo.  »  (  Flodoibdi  ,  Dc  Ponl.  Rnm.  R.  I.  T.  III.  )'.  II.  p.  324  ). 

(J)  Pupa  Giovanni  XI  mori  nel  930  (  Mubat.  Jnn.  ) ;  e  Marozia  sua  madrc  verso  il  936  (  ScHEi- 
nius  in  Orig.  Guclf.  T.  I.  Lib.  11.  C.  V.  §  9. 

(3)  CAron.  Farf.  lHon.  Lib.  II.  R.  L  T.  IL  P.  II.  p.  4C9. 

(4)  Qucsti  pontefici  furono :   Leone    VII 936. 

Slcfano  VlII  . . .    939. 

Marino    II 943. 

Agapilo  II 9i0.  (Vcdi  MinAT  et  Mabili,.  Ann.  adannot. 

—  Acta  SS.  0.  S.  B.  T.  IX.  —  rita  S.  OJilonU  ClimiM.  Mb.  Lib.  U.  —  Chron.  Farf.  Mrii  1.  c  — 
Beiied.  Chrvn.  ap.  Pertz  I    c.  n.  33.  p.  710. 


DEj,  r.AVAi.ir.m;  i,.  c.  provaxa.  i-- 

dalle  minaccie  tli  una  guerra  liisaslrosa,  voloulcrosamenle  rinunciava  una 
parlc  ilel  jiroprio  polcrc  in  favorc  del  pajja.  Tale  rinuncia  ,  dclla  quale 
noil  si  puo  i;ou  prccisione  ilelcnninarc  la  data  ,  seljlienc  sia  dimostrata 
dal  falto,  nou  fu  al  ccrto  prima  dclla  morle  di  Marino  II:  uu  Icsto 
del  solito  cronista  ce  uc  fa  sicuri  (1 ).  Ma  non  per  questo  rimanc  dub- 
biosa:  essa  vicne  dimoslrala  dal  coiifronto  di  due  medaglie  argcnlce  co- 
iiiatc  ill  qucgli  anni. 

Queste  medaglie  csistcvano  ncl  rcuseo  Marescolli  di  Roma,  c  si  vedono 
pubblicale  dall'  Argelali  fra  le  monete  d' Italia ,  e  dallo  Scheidio  nclle  sue 
Origini  guelficlie  (2). 

La  prima  di  esse  lieuc  scrilto  in  giro  ALBERICVS,  e  da  una  dell<: 
faccic  ed  in  mezzo ,  cinque  lettcre  disposte  in  mode  di  crocc  ,  che  lor- 

-2 


A 


mano  il  inonogramma  PATRICIVS,  cos\:r   f^  $   (3).  DaH'altra  parte 

qucslu  moneta  reca  un'efligic,  creduta  quclla  di  Alberico  (i),  ornata 
del  solo  secttro  crucialo  ,  coUa  leggcnda  in  giro  di  S  C  S.  PETRVS. 
La  seconda  iiioncta  licnc  invcce  da  uno  de'  lati  le  qualtro  lettere  A  , 
L,  B,  R  che  foi-mano  il  monogramma  ALBERICVS,  e  d' intovno 
S  C  S.  PETRVS  :  dall'  altro  lalo  1'  immagine  di  papa  Agapito  (o)  iu- 
signita  dello  scettro  cruciato  e  dclle  sacrc  chiavi,  c  d' intorno  in  giro 
AGAPITVS  •  PA. 

Dal  confronto  di  questo  due  monctc  parmi  ncn  si  possa  trarre  altra 
conclusionc  se  non  se,  che  la  prima  coU'efligic  d'Alberico,  e  mancante 
delle  sacrc  chiavi  e  del  nomc  del  papa ,  fu  coniata  nel  lempo  in  rui 
Alberico  teneva  in  mano  sua  ogni  civile  podestii:  e  che  la  seconda  ,  la 
quale  col  nomc  e  coll' immagine  di  quel  pontefice,  porta  pure  I'uno  clultri) 
di  que' dislintivi ,  cioc  lo  sccltro  cruciato  e  le  sacre  chiavi,  fu  battula 


(1)  <(  Allicrlcus  princcps  omnium  Bomaoonim  >ullum  nitonlem  sicul  paler  cius,  gramlcvus  villus 
f  cius.  Eral  onim  tcrribilis  uiinis  ,  et  aggrahatum  csl  iiigum  super  Roroancs  ,  ct  io  sancic  fcdip 
•  apostolicc.  Elcclus  Marinus  papa,  non  auJcliat  ailliiigerc  aliquis  Cilro  iussio  Albcrici  ptinrili  ■ 
{Bcned.   Chrnn.  n."  32  p.  716  ). 

[i)  Argelvti  ,  Dc  momtis  Italiac  varior.  Illustr.  yirorum.  Dissert.  I'.  1.  p.  1.  —  SrDEIPl!  Or,g. 
Guelficac,  T.  I.  Lib.  H.  Capit.  V.  §  7  cl  8. 

;3)  Lo  Sr.HEimo  1.  c.  cd  il  Carli  (  ylnlich.  Ital.  P.  IV.  p.  71  )  Icggono  pure  la  parola  PATRI- 
CIVS ,  oomo  formala  ila  quelle  cinque  Iclterc. 

(t)   VlTALI,   Storia  Jiplomal.  de'  Srmil.  di  Rnma  ,  T.  I.   p.   91. 

(5)  lioELEivr,  Dclic.  Xumismat.  T.  HI.  p.  33",  in  ViTAU  op.  cil.  p.  il- 

Serie  II.  Tom.   VH.  J  ^ 


inQ  STUDI    CniTICI    SOVRA     lA    STORIA    d'iTALIA    ECC. 

doj)0  lanno  946,  primo  di  papa  Agapilo  II,  tempo  nel  <pialc  una  por- 
zione  del  rcgi^iincalo  della  Ilepubblica  era  stato  da  Albcrico  ccdulo  o 
restiluilo  a  quel  poiileficc  (I). 

Dopo  un  glorioso  doniinio  di  oltre  vcnl'  anni ,  cessava  Albcrico  nel 
954  il  palriziato  e  la  vita  (2)  ,  spenlo  forse  da  secrcto  vclcno. 

Perciocche  alia  vita  agitata  cd  operosa,  per  cui  Roma  era  stala  salva 
dal  furor  delle  parti  ,  e  dalle  vcndetle  di  lui  nemico  jiolente  cd  ofFeso  (3), 
non  venne  mono  la  ricompensa  del  lradime\ito.  Ordivasi  in  Roma  una 
vasta  eongiura  per  ammazzare  il  patrizio  ,  nella  qiiale  [ligliavano  parte 
non  solo  molti  iVa  i  principali  romani,  nia  le  slcsse  di  lui  sorelle  (4). 
Se  non  chc  alio  appressarsi  del  gioruo  stahililo  per  ucciderlo ,  una  di 
esse  assalita  da  I'imorsi ,  non  pole  rcggcrc  alia  passione  d'  animo  che 
1' angosciava.  Pentita,  palesava  al  patrizio  qual  turbine  gli  sovrastasse : 
e  COS!  sciorinando  a  lui  tutto  I'ordinc  del  tradimento,  faceva  salvo  in 
<piel  punto  il  fratcllo.  I  congiurali  furono  puniti  ,  sccondo  la  barbaric 
del  tempo ,  con  flagelli ,  col  careere  o  coUa  morte  (5). 

Scampato  in  lal  guisa ,  volgeva  Alberico  I'animo  suo  a  preparare  una 
quasi  regale  accoglienza  alia  grcca  sposa,  ch'cgli  avcva  dapprima  nian- 
dato  a  patteggiare  in  corte  d'  Orientc.  Perciocche  o  gia  iu  quell'  anno 
era  passala  di  vita  Alda  sua  moglie,  figliuola  d'Ugo  re  d'ltalia:  ovvero. 


(1)  Del  buon  accordrt  di  papa  Agapito  col  principe  Albcrico  vodl  la  testimomanza  in  yita  h- 
hannis  Gorziensis  Ciienobii  jibb.  cap.  53  ,  ap.  Perti  .')/.  G.  //.  T.  VI.  p.  352. 

(9)  «  Anno  954  Alboricus  Princeps  Romae  obiit.  »  (  Chron.  Ftirf.  in  Prohg.  1.  c.  ). 

(3)  <t  Ad  Albericum  principera  vertamur  arlicaliim .,  el  qiialilor  a  rcgibus  tcrrc  LaD^obardorum 
>'  scu  Trasalpine  nullus  roburc  suis  Icmporibus  in  R»inanc  ijiiibus  non  sunt  injjressi.  n  (  Betml. 
Chron.  n.  34.  1.  c,  ). 

(4)  «  Romani  secundum  consuetndinem  malignam  consiliavrrunt   ut  principcm   occidcrcnt  .... 

»  Ahebat  •f^l(>riosDS  princeps  sororihus  scnalriccs  ,  clamide  (  clam  indc  )  inter  sc  de  morle  fratriii 
■>  sai  Iraclanles.  »  (  Rcned.  Mimailt.  Chron.  §  34.  1.  c.  p.  717  ).  Da  una  donazionc  dell'  anno  944 
falta  dalla  ("ami^lia  Slaroziaua  al  monaslcro  de' Ss.  Andrea  c  Gro|;orio  sul  Clivo  di  Sauro  ,  .sembra 
clie  ana  sola  fosse  la  sorella  carnalc  di  Alberico  ,  per  nonie  Berla.  Egli  avcva  bensi  due  sorolle 
cugine,  Stefanina  o  Alarozia  ,  nale  da  Teodora  sorella  dclla  veccliia  Marozia  ;  qucsle  pure  sono 
nominate  in  lal  donazione,  c  di  esse  avvisu  per  awcnlura  di  far  ccnno  il  cronisla.  (Vcdi  in  Marini 
Papiri  Diplomat,  i  documenli  XXVIII.  p.  39  ,  o  C.  p.  153  ). 

(5)  •(  Tunc  auam  ex  illis  dcrelicio  consilio  ,  quasi  dolcns  ardorc  cordis  eui ,  inlimavit  principi 
•  germane  suo  que  el  qualitcr  turbidineni  accidercnt  in  euro.  Qui  mox  princeps  Albericus  ap- 
»  preensis  super  el  scriptis  episcopis  ,  el  alii  ceteris  giadialorcs  ,  alii  berbcrali  ,  aliis  ^'ladiali  , 
alii  io  carcerem  rclrusi.  »  (  Bcncd.  Chron.  ibid.  ). 


DF.r.    CAVAt.lEnE    I-.    C.    PnOVANA.  I -I) 

se  fiilinm  nt;!  croiiisla ,  costei  era  stata  iion  inoglic ,  ma  concuhiiia  tKl 
patrizio  Albcrico  (I). 

Cliecche  ne  sia  di  cio ,  ail  onoranza  della  regal  fldanzata  allcsliva 
egli  uel  suo  palazzo  un  noljil  corlco  dellc  piii  vaglic  fralle  dame  di 
Roma  c  della  Sabina:  c  di  queste  (juasi  aiicelle  |)rc|iosle  alia  sua  casa, 
ncl  di  delle  sue  nozzc,  ed  alia  incseiiza  de'grcii  amltascialori,  jTCScnlar 
disegnava  1'  imperiale  fauciuUa  (2). 

Ma  aon  giunse  per  esso  il  giorno  aspeltato ;  ({uanto  non  aveano  ol- 
tenuto  i  pugiiali  de' coiiglurari,  roUenne  (ben  si  puo  credere)  il  veleiio. 
Sorpreso  in  ela  vcrde  e  robusta  da  lento  morbo,  comiucio  inaspctlata- 
mente  a  venir  meno.  Senlilosi  morire  ,  coiivocava  con  messi  ^W  Olli- 
mali  della  Repubblica  iiella  basilica  valicaua:  cola  presso  la  Confessione 
di  S.  Piclro  riceveva  da  essi  il  giuramento  che  OUuNiano  suo  figlio  , 
dopo  la  morte  di  papa  Agapito  ,  vcrrcbbe  elello  poiilefice:  jirovveduta 
quindi  di  largo  premio  la  sorella  sua  liberalrice ,  rendcva  V  anima  a 
Dio  (3). 

Tale  e  la  narrazione,  die  ci  lascio  il  cronisla  del  Soratte  sovra  gli 
ultimi  falli  del  patrizio  Albcrico  ,  della  quale  io  non  vorro  entrare  in 
ogni  sua  parte  mallevadore.  Tultavla  osserveremo  siccome  di  molto  pregio 
sono  degnc  Ic  parole  di  lui,  tcstimonio  oculare  delle  cose  cli"  ci  narra: 
parole  non  confermatc  in  tutlo,  cgli  e  il  \ero  ,  ma  ncppure  conlrad- 
dette  da  vcrun  altro  storico.  Al  postulto  ulili  e  curiosi  ricsciranno  pur 
sempre  i  oenni  eh'  egli  ci  addita  sovra  gli  usi  ed  i  costunii  di  quell  eta 
tanto  scura ,  e  pii  Iravisata ,  perciocclie  partendo  essi  da  uno  scrillore 


[i)  L' ira  Jl  parlo  chc  rodova  il  cronisla  del  Snratlc  contro  Git>\anni  XII,  e  1*  ossctpienia  sua 
por  gli  Olliini,  lo  splnscro  a  qnesla  inipruliakilc  accusa  contro  Alila,  non  appoggiala,  cd  anzi  con- 
Uaddetla  dal  mordacc  Liutpbando. 

(2)  «  Gonuil  autom  ex  liis  (cioi>  del  casalo  de'  re  Longobardi)  principom  ex  conculiinam  filiiini. 
"  impo'iuil  eis  nomen  Oclaliianiis  (die  fii  poi  papa  Giovanni  XII  \  Consilio  emit  iniit  ^  AU>rricn» 
»  prlncipes,  ul  de  sanguine  Grocorum  Inipcialorum  sibi  uxore  sociandam.  Transmissus  DcDediclDi 
»  Canipaniani  a  Conslanlinopolim  ul  porficercl  omnia post  liec  co^ilavit  ut  dc   noliilrs 

•  Rnmane  pulclicrrimc  fcmino  in  ancillis  polcstatom  domui  suo  prccssci,  ul  coniuge  sue  Crecornm 

•  gcncro  in  aspcclihus  Grccorum  in  nuptialis  diebus  donaria  conccdere;  cl  sic  adimplclum  est.  >'on 

•  tantum  dc  liuiLis  Rome  sod  oliam  d»  Savineasis.  <■  (  Bencd.  C/iron.  ibid.  ). 

(.1)  IC  Verunilamcn  ad  llialanuim  nuptiis  non  pcncnit Poslhacc   non  multum   lempoi   gl«- 

»  riosus  princeps  languesccrc  cepit.  Qui  (pslinus  ad  ccclcsiam  principis  aposlolorum  docnil,  nnn- 

•  lius  transmissos  per  cunclos  Uomanos  nobiles  ad  so  venire  fecit  ;  el  omnes  proinisorunl  fide  prr 

•  sacramenlum  ,  ul  Oclabianus  filium  suum  post  ninrtrm  Agapiti  papo,  Orlabianus  papa  eligrrcnl. 
»  Ordinate    germane   sue   causa,  el  Octaliiani  lllii  sui,  infia  c  nfessioue  beali  I'ciri  apottoli ,  \il» 

•  Gnivit.  »  (  Bencd    C/iron.  ibid.  ). 


|80  STUDI    CRITICI    SOVnA    LA    STORIA    d'iTAUA    ECC. 

/otico  e  di  ncssuna  immagiuativa  ,  quale  c'  si  mostra  in  quel  suo  scel- 
Icnilo  moilo  tli  sciillo  ,  potrcino  avvisare  fosscro  la  schictta  c  semplice 
esposizioue  di  quanlo  cgli  slcsso  vcdeva  od  udiva  pralicaisi  a'  suoi  Icinpi. 

Morto  appcna  Alberico,  il  di  lui  figlio  Ottaviano,  sebben  cliierico  , 
nigliava  a  reggere  la  llcpubblica  col  lilolo  di  patrizio  :  quindi  poi  pas- 
salo  di  vita  Agapilo  11,  veniva  iimalzato  da' Roniani  al  soniino  poiUifi- 
ralo  (I).  Ill  tal  guisa  oltcnnc  OUaviano  di  riunire  in  so  solo  lautorila 
civile  e  raulorita  ccclcsiastica ,  scope  dellc  mire  di  que'  papi  ,  ma  che 
in  quel  punto  riuscl  fatalc  a  lui  slesso  ed  a  Iloina.  Prese  il  nuo^o  pou- 
lelice  il  nome  di  Giovanni  XII  :  e  crcdcsi  ch'  egli  prime  iiilroducesse 
r  uso  presso  i  papi  di  cambiare  il  nonic,  usando  nclla  qualita  di  pon- 
teficc  il  nome  di  Giovanni ,  cd  in  quella  di  patrizio  e  di  senatore  rite- 
ncndo  I'altro  di  Ottaviano  (2). 

IMa  ben  divcrso  come  principc  dal  Glorioso  ytlberico  (3),  c  come  pon- 
tefice  dagl' imincdlall  suoi  prcccssori ,  non  peno  Giovanni  a  rendersi 
csoso  a' Ilouiaui ,  ed  a'  popoli  vicini.  Giovinc  e  supcibo,  travolto  nella 
piu  pazza  dissolutezza  (4) ,  ben  lungi  dall'  imitar  la  prudenza  di  papa 
Agapito ,  il  quale  rifiutava  nel  9o2  ad  Otlone  I  re  di  Gerinania  1'  in- 
gfcsso  in  Roma  (o) ,  faccvasi  Giovanni  capo  della  coiigiura  de'  principi 
Italian!  contro  il  re  Berengario  II ,  e  mandava  anzi  invitando  lo  stesso 
Oitone  gia  fatlosi  re  d' Italia,  a  riccvcre  in  Roma  la  corona  impcriale  (6). 

li  si  ne  fu  egli  rimunerato  a  misura  del  merilo  :  chc  Ottone  I'anno 
dope  d'essere  stato  da  lui  coronate  inipcratore  de' Romani  (961  ),  lo 
I'accva  condannare  c  deporre  da  un  suo  concilio  adunato  in  Roma  ,  ed 
iii  sua  vcce  faceva  elcggcre  Leone  VIII,  aulipapa  (7). 


(I)  "  Alhcrico  Patricio  Romanurum  liefunclo  ,  filius  cids  Orlavianus,  cnm  osscl  Cloricos  Princi- 
>.  piluiu  (  I'alrlcialum  ,  cos'i  la  varionlc  )  adcplus  est,  <]iiique  posica  Jcfiinito  Agapito,  su(,-k»- 
..  renlibus  sibi  Romanis,  Papa  Urbis  clBcitur.  »  (  Flodoabdi  Chrtm.  ad  an.  954.  ap.  Pi:nTZ,  T.  V. 
p.  403').  —  CvRLI  ,  Jitl.  Jlal.  P.  IV.  p.  7't. 

(8)  MUR^TORI  an.  O.'i'l. 

(3)  Gloyiosus  Princeps    vit-nc  pure    appellate  Alberico   dal    cronisla  <li    Farfa.  (Lib.  II 
p.  469  1.0.) 

(4)  LiCTPB.  llisi.  Ononis  apud  Pebtz  T.  V.  p.  ,340  §  4.  —  «  Faclus  est  ( Octavianns )  tam  lu- 
»  brious  sui  corporis  ,  ct  lam  audaccs  etc.  ».  (  Bencd.  C/iron.  n."  .35  1.  c. ). 

(0)  «  Anno  952  Otto  rex  lepationcm  pro  susccptione  sui  Romani  dirigit,  qua  non  obtcnla  etc  » 
(  Plodoabdi  Annai.  ap.  Pertj.  T.  cil.  p.  401  ). 

(B)  LiOTPB.  llisl.  Ononis  1.  c.  p.  340.  —  Pagi  Fr.  Brcviarittm  Gest.  Rom.  Pent.  T.  II.  p.  178. 
—  MobaTOBI  ,  an.  960. 

(1)  LlDTPE.   I.   C.   —  MUBATOBI   ad  an. 


DEI.    CAVAI.IERE    I..    O.    PnOVANA.  |8| 


CAPITOLO  M. 

r.OMIM.VZKOE  I>EI.I.O  STHSSO  AIIOOMENTO 
FATTI  m  ROMA  SUL  I'l.MllE  DKI,  SKCOLO  X 


La  clii:iuial:i  di  Otlone  1  re  d\  Gcrinauia  al  troiio  iinncriale  porto 
suUa  sede  apostolica  una  seric  tli  pajii  tedesclii  di  patria  c  di  parte  , 
cagione  di  nuove  lurbolcnzc  in  Roma  ,  di  nuoro  zelo  allc  fazioni ,  ar- 
goniento  di  anibizione  negli  uni  ,  c  di  resistc-iiza  ncgli  allri  ,  di  nuove 
inimicizie  tra  i  Romani  ed  i  papi,  e  quiiidi  di  sommosso  e  di  lorrenti 
di  sangnc. 

Special  cagione  di  quesle  inimicizie  era  il  lemporale  dominio  di  cui 
|)er  Ic  anlichc  donazioni  de'  Franclii ,  e  per  le  reccnti  di  Oltone  I,  i 
pa|)i  pretendevano  il  possesso.  Nella  qual  lite  il  dirilto  non  istava  in 
niodo  nssoluto ,  ne  per  Tuna  ne  per  T ultra  parte  (1),  a\-vegnacbe  da' 
llitti  che  abbiamo  accennati  nel  Capilolo  precedenlc  apparisca,  che  se 
per  autico  uso ,  o  ])er  clezione  del  popolo ,  e  per  le  vecchie  e  recenti 
donazioni  ima  gran  parte  della  suprcma  autorita  era  da  lungo  tempo 
vcnuta  nelle  mani  de'  papi,  altra  parte  del  pubblico  reggimcnto  non  ces- 
sava  per  veccbio  diritto  di  essere  in  quelle  del  senate  e  de'  comizi. 

Queste  donazioni  di  cui  fu  largo  Otlone  verso  il  Capo  della  Chiesa 
]iomana,  non  portavano  frulto  piu  vanlaggioso  allaulorila  iniperiale  (2), 
ehe  non  ne  avessero  recato  alia  regia  sua  autoril;i  le  cscnzioni  ronccsse 
a' Capi  del  clerp  nell' Italia  snperiore,  per  deprimere  1' insolente  prepo- 
tenza  de'  conti.  ]Noi  gia  vedemmo    siccomc  frenati  i  principi   nel  reame 


(1)  CaRLI,  Jnlich.  Ital.  P.  III.  Lib.  ni ,  p.  91J. 

(i)  «  Quod  ia  saccula  X  rcgiiuco  trium  OUonum  Impcratorom  aUinct,  fallantnr  egrcgie  qui 
•  (  cam  Lwnizio  Lib.  II  iti  v^ril  XicnS  cap.  3.  ^  8  scq.  et  aliis  scriptorib.  )  arbitronlnr ,  hot  im- 

»  peralores  iura  rcgoi   egrogie  contra  Papas  vindicassc Dilalio   Ponlificum   el   Episcnpomm 

■  sub  Ottonibns,  cl  quod  Episcopi ,  qui  hactoniis  ad  ofBcia  aniica  ,  cl  dignilates  saccnlarcs  »d- 
«  raissi  fucrant^  intcj^is  Icrritorils,  cl  quidom  cmincntiorc  dii^nilatc  ulcrcntiir ,  niaiimum  dotri- 
»  incnlum  atlulil  luribus  rcf^iis,  ct  polcstatcm  Episcopai<*m  ( ac  per  conscquentiam  Papalem  ) 
»  iamdiu  regiae  aomulam  imprudenlcr  auxit.  »  (  /list.  Contcnlionis  inter  Imperium  et  Saeerdotium  , 
in  usum  Auditorii  Thomassiani.  Ilalac  17JS.  p.  iO.  cap.  VI.  ). 


i83  sTLDi  cniTici  sovn.v  i.\  storia  d"  italia  ecc. 

tl'  Ilalia  il  lisorgimento  del  popolo  ponesse  su  quelle  stessc  esenzioni  le 

sue  radici  (I). 

Ma  in  Roma  Ic  condlzioni  nellc  tjuali  trovavansi  gU  oUimali  cd  il  jio- 
jiolo ,  cssendo  al  tullo  di\ersc  da  quelle  in  cui  le  stcsse  due  generazioni 
di  j>crsone  erauo  postc  iiclle  proviiicie  dcU'  Italia  siiperiore  ,  I'aiTicchi- 
mctito  ilel  clcro  scrv\  ad  opprcssarvi  il  popolo ,  a  suscilarvi  scismi  e 
anlipani  ,  a  uialurarvi  i  semi  deila  guerra  tra  il  saccrdozio  e  rimpero, 
e  alia  fmc  a  disfarvi  qucllo  slalo  popolare ,  clie  dopo  I'abljandono  di 
Leone  Isauro  imperatorc  de'Greci,  i  Romani  sotto  gli  auspici  di  Gre- 
gorio  II  avevano  fondalo  (2). 

Se  noa  clie  d'onde  nascevano  codcsli  niali ,  voile  Dio  s'avesse  pur 
argomento  una  nuova  sorgenle  di  beni ;  posciache  col  raircrniarsi  della 
potcnza  papale  in  Italia  essendosi  iiifievolita  1'  aulorila  degl'  imperatori 
ledeschi  ,  s'ando  spianaudo  la  via  alia  liberta  italiana,  dclia  quale  i  suc- 
cesslvi  pontefici  si  feccro  i  promotori,  e  cli'essi  col  farsi  capi  dcUa  lega 
italiana,  quindi  a  due  secoli  conquistarono  sul  potente  Federigo  I. 

Ma  nel  sccolo  di  cui  trattiamo  la  popolazione  romana  amava  la  po- 
tenza  corrultricc  degli  oLtimali,  la  quale  niciitre  coll'oro  a  suo  talcnto 
la  reggeva,  destiamcnte  a  un  tempo  lasciava  ad  essa  il  raancggiarsi  ne' 
comizi  per  le  elezioni  de'  magistrati:  dove  i  nomi  di  prefetti,  di  tribuni , 
di  consoli ,  che  intorno  suonavano  ,  illudevano  i  Roraani  ,  che  parte 
dellantica  potenza  di  nuovo  rcgnasse  col  popolo  nel  foro  di  Roma. 

Certo  non  era  liberta  codesta ,  ne  di  liberta  vera  erano  capaci  i 
guasti  Romani ! 

Tuttavia  disavvezzi  dopo  la  morte  dcU'Augusto  Berengario  (924)  dal 
dominio  imperiale,  abborrivano  quelle  di  Otlone,  princijie  forcsliero , 
dal  quale  era  stato  viluperalo,  confinalo  e  deposto  Renedello  V,  sanio 
e  legittimo  pontefice  (3),  eletto  dal  clero  e  dal  popolo  dopo  la  morte  di 
Giovanni  XII,  ed  intruso  Leone  antipapa  (i).  Tristo  e  pessimo  esempio  era 
questo  dale  da  Otlone  a'  Romani,  e  che  essi  non  penarono  a  seguire. 

(1)  Vodi  i  Capitoli  I  c  II  tli  quesli  Studi. 

(2)  Vodi  il  Capilotu  prcccdantc. 

(3.)  Vcdi  PaCI,  Franc.  Brcviar.  dc  Bencd.  I',  n.  III.  T.  II.  p.  I8i.  —  « Romanorum  pracpotcut 
"  Imperatur  .Vug.  (  OUo  I)  lalcutiorcm  sihi  iu  ClulsUi  Uomiiium  Aposlolicuni ,  nomine  Bcncdi- 
I  cluoi,  qucm  uullus  abi^iuc  Deo  iuJicare  poluit  ,  iuiuste,  ul  spcro,  accusalum  doponi  conscnsit, 
■■  cl  quod  ulioam  non  fecisset  exilio  ad  llamniaburcg  rdigari  picccpit.  »  (  TniETM. ,  Chron. 
Lib.  II.  5  IS.  ap.  I'EBTZ  T.  V.  pag.  752  ]. 

(■1)  Ao.vM  Bremensis  in  Chruii.  Lib.  111.  cap.  C.  ap.  B.vbonium  Ann.  Eccl.  965.  n."  XI. 


DEL  CAVALIERE  L.  C.  PROVANA.  l81 

Morli  infatti  iicl  9G5  1' antipapa  in  Roma,  e  Beneiletlo  V  cstile  iii 
Amburgo ,  avcvaiio  i  Roinani  col  oonsunso  impcrialc  dello  pajia  Gio- 
vanni XIII,  «  il  quale  (  cosi  da  un  anlico  cronisla)  con  aninio  Irojipo 
1)  pii  supcrbo  clie  non  s'  aiUliccva ,  avcnclo  toslo  preso  a  pcrscguire  L 
I)  inaggiori  fra'  Roniani  ,  questi  si  feccro  in  breve  a  lui  neiniri.  I'reso 
»  dal  prefetlo  C  da  certo  RolfiTdo(l)  fu  il  papa  caccialo  ilalLi  cillnje 
»   conGnalo  sollo  custodia  nclla  Campania  »   (2). 

Uopo  dieci  c  piii  mcsi  d'esilio,  e  morlo  Rolfredo,  i  Roinaui  (enieiidu 
la  vendetta  di  Ottone  ,  lichianiaiono  il  pontcGce  (3). 

Ma  la  vendetta  imperialc  non  si  fece  lunganiente  attendcre,  bassa  ed 
atrooe.  Tomato  Ollonc  fiiribondo  a  Roma  ,  «  oltre  a'  consoli  cacciati 
»  dair  Italia ,  ed  a"  tribuni  ammazzati  col  capestro  ,  il  prcfetto  di  Roma 
»  successore  dciraltro  fu  posto  nudo  sopra  un  giunicnto ,  coronate  di 
»  un  otre  ,  c  quindi  l)altulo  con  verglie  condotto  a  ludibrio  per  le  vie, 
»  e  fmabnenlc  caccialo  in  prigione.  II  cadaverc  j)ol  del  prefetlo  antico, 
»   slrappalo  dal  sepolcro  c  fatto  in  pezzi ,  qua  e  lu  disperse  »   (i). 

Cosi  puniva  Ottoue  in  altrui  un  delitlo  simile  al  suo:  quindi  nuove 
cngioni  dell'  odio  de'  Romani  contra  di  lui ,  c  dc'  loro  dissidii  co'  papi 
impcriali. 

Questi  odi  c  questi  dissidii,  irrilati  dal  sangue,  e  dal  dispregio  nel 
quale  il  ponteficc  e  I'imperatore  tenevano  i  magisti'ati  del  popolo ,  erano 


(1)  Dal  Continualoro  (rAnastnsio  si  lia  ,  chc  Rotfrcdo  cd  il  PrpfcUo  crane  una  medcsima  per- 
sona (  vcdi  la  noln  (4)  in  Qn  ili  paj,'.).  >'el  Calatogo  de'  Papi  (  Eccabdi  C.  II.  M.  yla:  T.  II.  col 
1639  )  (]iicslo  I'rcfetto  e  cliiaiualo  Pictro. 

(i)  «  Qui  stalim  maioics  Uonianorum  elalioro  anlmo  rjuam  oporlerel  iusoquilur  ,  quos  in  brCTi 
"»  nemicissiiuos   ol  infostos  polilur.  Nam    ah  urbis  praefeclo,  el  quodam  Rolfredo  comprehcnditur, 

•  ot  nrbo  p\pulsus,  in  Campania  custodiac  mancipatur.  »  {Cont.  RfcmONis  in  Chron.  ip,  PisTO- 
RlUM  n.  G.  T.  I.  p.  Ill  ). 

(3)  «  Tunc  romani  impcratoris  metuenles  advenlum  ,  Holfrcdo  iam  morluo  a  custodia   qua  (c- 

•  Dcbatur  loanncni  Aposlulicum  absolvunt.  »  (  Contin.  llEGIN.  1.  c.  p.  112  ).  —  «  Donee  Rolfredo 
»  occiso  ,  a  loannn  i|Uodam  Cresceulii  liiio  ad  suam  8cdem  rcsliluilur.  »  ;  Herman.  Co^TBACT. 
Chrim.  ap.  PisTOR.  T.  I.  p.  265  ). 

Qucslo  loannes  Crcscciitii  filius  era  il  fanioso  Crcscenzio,  del  quale  mollo  si  Iraltcra  in 
qaeslo  Capilolo,  cd  il  suo  padre  detto  Crcsceotius  a  caballo  marmorco,  e  oomioalo 
in  uu  placilo  romano  dcU'anno  963  (  Pebtz  .V.  G.  //.  T.  IV.  p.  312  ).  Quanlo  al  prcnomo  loan- 
nes dalo  dal  cronisla  al  figlio  di  Crescenzio,  vcdasi  la  ironaia  Sagorniiia.  (  Leggi  qui  al  f."  185 
la  nola  (2)  ). 

(•4)  n  Praclcr  pulsos  Consulcs  ex  Ilalia ,  el  Tribunes  nccalos  suspendio,  I'raefcclum  ipsam  qui 
T  succcsserat  Rutfrcdo  ,  fuisso  nudatum  .  ct  asino  imposilum  ,  ulrsque  rcdimtlum  ad  ludribium 
t  circaoiductum  fuissc,  virgis  cocsum ,  carccri  dcuium  IradilunL  Cadaver  vero  Rolfrcdi  Praefecti 


I.S)  ST(  Dl    CRITICI    SOVn.V    I.A    .iTORIA    d' ITALIA    ECCi 

louforlali  ancora  da  novella  cagioiic,  si  clic  alia  mortc  di  Ottoiic  I  roin- 
[icvauo  in  imovi  dclitti. 

Sai>inano  i  lloinani  quale  turpc  accof^limcnto  avcssc  jirovato  in  Co- 
slanlinopoli  Liulpraiulo  (I),  legato  di  Ollonc  a  Niccforo  Foca  iniperalorc, 
e  come  quesli  avesse  riniproverato  ad  Oltonc  le  stragi  di  Roma ,  e  il 
non  permettere  che  quella  citta  vivesse  libera  e  indcpendente  (2).  Pa- 
role altrcltanU)  fallaci  ncUa  bocca  del  grcco  imperatorc  ,  che  lusinghe- 
voli  pe'  Romani ,  dclle  quali  prcsso  di  loro  non  ando  pcrdula  la  me- 
niiiria. 

Fra  il  sobbollire  di  questi  sdegni ,  che  la  temenza  di  Otlonc  teneva 
in  frciio,  passarono  gli  iiltimi  anni  della  vila  di  qucsto  imperatore,  i 
quali  furono  pur  gli  ulliini  del  pontefice  Giovanni  XIII ,  posciache 
Otlone  pochi  mesi  a  Ini  sopravvissc. 

Ma  morto  nel  maggio  dell' anno  973,  OttoncI ,  la  giovinezza  di  Ot- 
tone  II  ,  gia  associato  dal  padre  all'  impero  (3)  ,  e  le  guerre  rotte  in 
Gcrmania,  confortarono  le  speranze  di  parte  Spoletina,  la  quale  negli 
anni  preccdcnli  s'era  venuta  pianamente  ingrossando  di  tulti  coloro  che 
ardevano  di  sottrarre  Roma  dal  giogo  dc'  principi  tedeschi ,  come  i 
padri    loro  I'avevano  sottratta  da  quello  do'  re  borgognoni. 

Capo  di  costoro  era  Crcscenzio,  uomo  come  per  natali,  per  ricchezza 
e  per  avvenenza  di  persona  ,  cos\  pc'  suoi  fiitti,  e  pel  miserando  suo 
line   fainoso  (4). 


n  a  scpulcliro  cxtractum  in  Jiversa  loca  distractum  ac  ilissipalutn.  Talia  sunt  passi  Roniaui  in 
'»  I'onlilii'ein  peitlitcUcs.  w  (  Coutiii.  .tnastasii  ap.  Baronii'M  ad  aim.  966  n.  II  ).  —  "Olio  Impc- 
'»  ralor  Italicas  ilcrum  invnsil  provinoias  ,  Uomnmquc  vcniens,  iniurias  Domini  Papac  graviter  in 
>'  autotibus  sceleris  ,  partim  cxiliis,  parlim  patibulis,  Tariisquc  poeiiis  el  abomlDatiinibus  imli- 
»  cavil.  »  (  licrm.  CoNTR.  in  Citron.  I.  c.  p.  9G5  ).  —  t^cggio  ancora  si  !ia  dal  Corttin.  Heginfnu 
(  1.  oil.  p.  US.  )  II  Anno  Dominic.  J.  967.  Impcralor  Romae  natalcm  Domini  colebravil,  ct  oxccpio 
»  Praefeclo  urbis ,  i|«i  aufugcral,  XIII  ex  maioribiig  Romanorum  ,  qui  aulhorcs  cxpulhionis  Do- 
»  mini  loaniiis  Papao  vidcbantur  ,  suRpcndio  intorire  iussil.  » 

(1)  "  PiiJio  non.  iunii  Conslantinopolim  vcnimus  et  ad  conlumcliam  vcslram  (  Ollonis  soil. )  lui- 
■I  pitcr  siisccpli  ,  gravilcr,  lurpitcrquo  suraus  traclali  (  Legatio  Liuttr,  R.  I.  T.  II.  p.    iTO  ). 

(3)  «  Romanorum  alios  gbidio,  alius  suspondio  intercmit ,  oculis   alios  privavil ,  exilic  alio9  r4'- 

1  legavit si  vcro  amiciliam   dcsidcralis Romam    libcram    csso    Dominus    tnui 

t  permiltat.  »  (  Legatio  ut  supra  I.  c.  ). 

(3)  M.vscovil  Comment,  dc  OUonibu.f  p.  57.  —  MtRATuRi,  nnn.  973. 

(4)  "  Pulcher  in  aspcctu  DomUins  Cresccnlius  et  Dux , 
n  Inclyla  progenies  ,  quam  pepcrlt  sobolem. 


DEr.    CWAMERE    L.  G.    PHOVANA.  1 85 

Sciive  II  Sigouio  cU'ct^li  avesse  per  pallia  Noiuento  ,  citta  JcUa  Sa- 
biua ,  ed  Ermaiino  CoiilnUto,  die  fosse  figlio  ili  Teoclora  (t);  tjuesle 
iudicazioui  fecero  credere  cli'egli  appartencsse  al  casato  di  cjuclle  pes- 
sime  leinmiue  gia  siguorc  di  Roma  ,  Ira  le  quali  era  comiiue  il  norm- 
di  Tcodora  (2).  Coiiforta  quest.'  opinione  aucora,  la  possessione  dclla 
rocca  di  Sant'  Angelo  ,  della  quale  gia  abbiain  veduto  come  Marczia 
fosse  signora,  e  che  venula  forse  per  eredita  nolle  mani  di  Cresccii/.io, 
j>rese  poi  il  acme  di  rocca  o  torre  di  Crescenzio ,  e  riinase  dopo  la 
inorte  di  qucslo  console  in  quelle  di  altro  sue  figlio,  die  fii  prcfello 
di  Roma  ,  siccomc  vedremo  (3). 

Molli  furono  in  quegli  anni  in  Roma  i  Cresceuzii ,  come  si  puo  vc- 
dere  nella  crouaca  di  Farfa,  il  clie  aggiunse  confusioac  nel  ricercare  i 
falli  di  questo  console;  tuUavia  questo  seuibra  dovcrsi  aumellerc,  cioc 
che  il  Crescenzio  che  vien  cliianialo  figlio  di  Teodora  aljbia  avulo  iier 
padre  an  altro  Crescenzio  dctto  per  soprannome  Dal  Cavallo  Marmovco , 
c  che  la  madre  di  lui  fosse  nipotc  di  queU'altra  Teodora  sorella  che  fu 
della  seuatrice  Marozia.  Di  piu  che  qucslo  console  cbbe  due  mogli  , 
Teodora  la  prima  (4)  e  Stefania  la  seconda:  qucsta  fauiosa  per  bcllczza. 
cagionc  a  lei  d'atroci  sventurc  (5). 

Ad  ogni  raodo  numerosa  ed  illustre  fu  nella  storia  del  secolo  XI  la 
slirpe  de'  Crescenzii ,  ed  a'  tempi  del  cardinale   Baronio  ancora  iie  du- 


<>  ?<ani  forluna  sun!!  conrerlit  lasibas  annos, 
»  Et  dcdit  cxlrcmuin  finis  lial>ere  tclrum.  n 
{Ex  Epitaph.  Cwscentii^  Romae  ( quondam  J  ad  portam  jiureliam:  ap.  Daroml'M  ann.  906.  n.°  X). 

(1)  SiGOiMUS  Dc  Regno  Italiae  Lib.  VII.  col.  458.  —  Ilcrinan.  Contracti  Chron.  ap.  PisTOBii'M 
1.  c.  p.  H\G.  Nella  Cronac.i  Vcncta  Sagornina  (  la  quale  (cnuina  al  1088  )  al  nomo  di  Cresceozin 
vienc  aggiunlo  il  prenome  di  Giovanni,  como  j;li  al(ril>niscc  pure  Erinanno  Conlrallo:  qnindi 
poi  qucslo  pronomo  vcdesi  fretpicnle  no'  discenileuli  ticl  console  Crcscciuio  presso  -^li  sluriri  'li 
Rama.  {Chron.  t\nel.  loanni  Sagohnino  Iribulum ,  Vend.,  1"65,  p.  93.  —  UerDiaii.  CoNTBACT.  I.  c). 

(3)  Dal  Baromo  si  rlcordano  due  altri  Crcsccnzi  coetanci  di  qucslo ,  illustri  amcoduc  ,  unit 
do' quali  in  una  vcccliia  sua  cpigrafo  sepolcralc  vicn  dello:  «  loannc  palrc  Tlicodoraquc  malrc 
u  uitesccDs.  »  Per  qucslo  quell'anaalista  suppose  pure  fosse  figlio  di  Teodora  e  di  papa  Giovanni  \. 
(  y/H/l.  Ecct.  ].  c.  ). 

(3)  Nel  t2CJ  il  Caslcl  Sanl'Angolo  ancora  appcllavasi:  CasuUum  Crtscenlii  (  Mabill.  Muiati  lial. 
T.  II.  Oi-rfo  roman.  XII.  p.  915). 

(1)  «  Item  pracdiclus  Oclavianus  (  CI.  losepli ) ,  et  Rogala  uxor  cius  pro  anima  Crcsccntii  (;eni- 
a  loris  cius  ct  Tlicodorae  genitricis  Rogalae  et  loannls  Palricii  Rumanorum  ,  ;;crmaoi  illiusrtc. 
(  Chron.  Farf.  Lib.  II.  I.  c.  col.  516  ). 

(5)  /'ilii  Mcinwercii  Episc.  apud  Leib.mTZ  R.  B.  T.  I.  Csp.  X.  p.  521. 

Serie  II.  Tom.  VII.  i.\ 


l8(j  STl'DI    cniTICI    SOVRA    LA    STORIA    I)' ITAI.IA    ECC. 

rava  in  Roma  la  liuniglia  (I )  ,  ilalla  quale  \ciiiic  lU  poi  quella  ile"  Gae- 
taui  (2). 

Ma  la  storia  tli  qucslc  rivoluzioni  ill  Roma  iicgli  ulliuii  aiiiii  ilcl  se- 
colo  X  ,  dcUe  qiiali  I'u  gran  parte  Crcscenzio  ,  e  lutta\ia  poco  cliiani. 
II  inoilo  coiiciso  e  riseiTato  con  cui  tali  falli  furouo,  jiiii  die  uarrali, 
aci'cnuaU  dagli  scritlori  conlcmporanei  ,  sia  che  per  ispirilo  ill  pai-ti- , 
per  limore  ,  o  che  per  solilo  anclaz/.o,  i  cronisli  in  lal  guisa  scrivcssero, 
lasciu  il  cainpo  libero  alle  inlerpretazioni.  E  si  ilacclie  fii  consolidala 
la  ponlificia  potcnza  ,  gli  scriltoii  romani  da  nn  lato  ,  c  gli  scritlon  op- 
lioucnll  dallallro  ,  falsarono  ed  oscurarono  la  verita. 

Senza  esserc  prcsuuluoso  darrivaila ,  penso  cli'unico  mezzo  di  meno 
slranare  da  quella,  debb'essere  un  novello  studio  ,  cd  un  paragone  sin- 
cere) degli  anliclii  scriltori  ,  i  (juali  in  mezzo  alio  spirilo  di  sella,  c  coUe 
accennate  relicenzc  ,  pur  ci  dipinsero  gli  uomini  de'  tempi  loro,  vestiti 
delle  passioni  di  quell' eta,  e  iion  travisati  con  quelle  de' tempi  da  essi 
lontani ,  che  iucousidcralamente  furono  loro  attrihuite  da'  raodcrni. 

Colla  scoria  perlanto  di  quegli  scritlori,  testimoni  quasi  oculari ,  di 
quellela ,  e  coU'aiuto  de'  iioslri  crilici  io  vcrrb  di  volo  invcstigando  co- 
dcsti  fatti ,  degni  per  se  stessi  di  cssere  couosciuti ,  perche  al  dir  del 
Sigonio  (3) ,  foi-ieri  di  quelli  che  prepararono  la  liberta  italiana ,  e 
perche  ,  gia  rossei-vamino ,  per  la  prossiniita  degli  anni  entrano  nel  pe- 
riodo  di  tempo  propostomi  per  argomunlo  di  questi  Studi. 

Ripiglio  la  narrazione. 

Era  a  Giovanni  XIII,  morto  iiel  972,  succeduto  tre  mesi  dope,  papa 
Benedetto  VI  (4)  romano  ,  e  di  fazione  Tuscolana  ,  come  solcvano  essere 
i  poiitefiei  elelli  sotto  riiifluciiza  imperiale,e  come  ben  si  pno  argomen- 
lare  pur  fosse  Benedetto,  dall'approvazione  che  il  vecchio  Ottone,  presso 
a  morlc,  dava  alia  sua  nomina.  Poco  duro  questo  infelice  pontefice. 

Scorsi  alcuni  mesi  dopo  la  morte  di  Ouone,  narra  un  antico  cronista 
che  M  Benedetto  papa ,  acciisato  da'  Romani  c  da  Crcsccnzio  figlio  di 
»   Teodora ,  sostenuto  prigione  in  Castel  Sant'Angelo,  i\i  \ien  strango- 


(1)  Baborio  I.  c. 

(J)  Crescimbem,  Dell'  Islnria  ili  Santa  Maria  in  Cosmcdin.  Lib    V.  c.  3.  p.  210 

(3)  SiCOMUS  ,  Dc  Regno  llaliae  ,  Lib.  A'lL  col.  449  A 

(4)  MllBATOKI  ad  an.  972.  —  PaGI,  Critica  ad  an 


DEI.    CAVALIFIXK     I..    C.    PnOVANA.  I R- 

u  lalo  :  e  lui  vivente,  Bonifacio  figlio  ili  Ferniccio  (  dclto  FrancoQC  ), 
))   ordinalo  papa  »   (I). 

Qui  fia  i^li  accusalori  ili  papa  Benedetto  compariscc  |)er  la  prima 
volta  quel  Crescenzio  teste  da  noi  noniinato  ,  scnza  chc  si  conosra  m'- 
([uali  si  fosscro  Ic  qtierele  de'  Ilomani  contro  di  quel  ponteficc  ,  iir  se 
la  morle  sua  fosse  ojicra  di  Crescciizio. 

Tnloiiiiiieo  da  Lucca  iiella  sua  Storia  Ecclesiastica  dice  apertamente, 
che  Benedetto  fu  stmngolalo  per  couiando  di  Crescenzio  ,  c  die  la  ca- 
gione  ne  dovelt'cssere  o  di  punire  la  di  lui  tirannide,  o  di  trarre  ven- 
detta di  una  qualchc  privata  ingiuria.  Ma  questo  scritlore  del  XIV  sr- 
cojo  non  e  Uile  da  mcrilar  fedc  alia  cieca  per  le  cose  lontane  da'  suoi 
tempi  (2). 

Tuttavia  quanto  a  quelle  di  chc  poteva  esscre  stalo  accagionato  Be- 
nedetto ,  forse  egli  in  parte  s'apposc.  Probabihncnte  fpiella  stessa  impa- 
zienza  di  signoria  clie  viene  i-iinproverata  da  uno  scrillorc  di  qucU'cla  a 
Giovanni  XIII  ,  animava  pur  anclie  Benedetto  IV  (3),  e  per  questo  fu 
da'  Romani  di  parte  Spolctina  incriminato,  c  sostenuto  in  Castel  Sant'An- 
gclo. 

Dcllo  private  ingiui'ic  nessuno  scrittore  non  fa  parola  (4). 

Anche  Amalrico  ,  uno  dc'  biograll  pontificii ,  accusa  Crescenzio  della 
inorte  di  quel  papa  (5);  Amalrico  visse  assai  lontano  da  que' tempi  (6). 
AU'incontro  Pandolfo  Pisano  ,  il  quale    fiori  verso  il  IMS  (7),  I'autorc 


(1)  »  Anno  974  Romao  Bcncdictns  Papa  a  Bomanis  criminalus,  ct  Crcsccniio,  Thecdurac  filio, 
>.  in  CaslcUo  Saudi  Angcli  cuslodia  niancipalus  ,  iliiijuo  sirangulatur  ,  el  eo  \iTcn(c  ,  Bciiiifacius 
..  Fcrriitii  Clius  ,  Papa  onlinalur.  >>  (  Ilorni.  Contbat.  ap.  PiSTOB.  T.  I.  p.  20.6  ). 

(4)  ProLOM.  Luccnsis,  Hist.  Eccl.  Lib.  XVUI.  cap.  S5.  R.  I.  T.  XI.  cr.l.  lUiS.  —  McbaToki  , 
iliid.  in  Pracfat.  p.  745. 

(3)  Vcdi  la  nola  [i)  alia  ]m^     183 

(4)  Lo  .storico  Ll-O  (  Lit.  IV.  ch.  II.  p.  198  )  dice  clic  nn  odio  privalo  di  Inmiclia    mossc  Cre- 
sceniio  coniro   Benedetto    VI.  Sc  I'asscrzione   sua  nnn  poggia  sovra    un  qualilic   allro  scrillorc 
ell' io  non  connseo,  la  tcslimoniania    di  Tolomoo  da  Lucca  non  mi  par  liaslanlc    per  por^i  fedc. 

(5)  IC  Dcinda  Bencdictus  ipso  dc  inandalo  Ccncii  TliCddorac  lilius,  vitdcnicr  fuil  ibi  inlorfeclas 
..  alque  slran},Tilalus.  »  (  Amalriccs  Augcrius  iu  Fita  Bened.  /'I.  ap.  Mi.nvToni  R.  I.  T.  111.  P.  II 
ci>l.  3;'>2  ).  Nel  tosto  d'AM.MBico  puldilicalo  dall'EcCABDO ,  Corp.  Hist.  M.  Ao.  T.  II.  col.  1718, 
le^'f;esi  la  variaulc  chc  segue:  "  Dcindo  Bencdictus  ipse  de  maudato  Thi<id»rici  lilii  sui  \iolonliT 
'•  I'uil  inlerfeclus  etc.  >». 

(C.)  Scciin.l.i  il  MuBVTORi    ciucslo  scrillfiro   di-l  secolo   XIV  non  mrrila  fode    nclle  ccse    rlii-  ri- 
K'uardann  i  ponlefici  aiiteriori  ad  Inuoocnzo  HI  (  Wi'^.)  (  R.  I    T.  Ill    P.  II.  in  I'rarf.  p.    l 
1,7)  I'itne  Rom.  Pont.  R.  1.  T.  III.  P.  II.  p.  271  Icrgo. 


1 88  STUDI    CRITICI    SOVRA    I.A    STOniA    n' ITAI.IA    TCC. 

del  Catalogo  dc  Papi,  che  comlussc  it  siio  luvoro  sino  all' anno  104f) 
incirca  (I),  e  Gcrbcrlo  ,  chc  fu  j>oi  papa  tol  nome  (U  Silvestro  II  nel 
099  (2),  tutti  e  Ire  aiilcriori  i.U  moUo  ;>d  Aniali-ico,  scrivono  rlic  quel 
poutelice  fu  amniazzalo  per  opera  di  Bonifazio  antipapa  (3).  Allronde 
parmi  che  venga  assoluto  Crcscenzio  da  (jueslo  enorme  assassinio ,  dal 
vcdorsi  clic,  citato  al  placito  tciiutosi  poi  da  Ollone  III  impcratorc  in 
l?onia  nel  99G  per  render  ragione  de'  suoi  porlaincnii  verso  Giovanni  X^', 
i\(>n  ebbe  egU  a  pui'garsi   di  tale  accusazioiie  (4). 

Ma  in  breve  si  stauearono  i  Romani  de'  delitti  dell'usurpalore  Bonifacio. 

Era  in  <[uel  tempo  in  Roma  im  nobile  ciltadino  per  iiomo  Bcne- 
dello  (u),  ligliuolo  di  Davide,  iiipote  o  discendcnle  del  glorioso  principe 
Alberieo ,  nella  cui  famiglia  era  passato  il  comitato  di  Tuscolo  (6).  Po- 
tenlissirao  percio  Benedetto ,  il  quale  alia  testa  dcUa  fazione  impcriale 
non  lascio  posa  alio  sccllcrato  Boiiifazio  finchu  non  I'ebbe  cacciaio  in 
fiiga  (7).  Abbandonava  egli  infalli  Roma  e  1' Italia  dojio  un  mese  ,  ma 
Hon  senza  aver  prima  spogliato  la  basilica  valicana  de'  suoi  tesori,  co' 
quali  trafugavasi  in  Costantinopoli  (8).  Immedialamcntc  dopo  segui  I'e- 
letione    di  Dono  II   di    parte  Tuscolana   (9),  e  quindi   nel    975,  quclla 


(1)  Ecc\RD.  in  Moiiil.  T.  II.  np.  til.  n.  XI. 

(S)  «  Succedit  Uomae  in  Ponlificalu,  horrcntlum  monstrnm  Boncfaclus,  cnnc!os  morloles  ucquilia 
>■  snperans  ,  etiam  prioris  Pontiiicis  sanguine  cruentus.  «  (  Gebbebti  ,  ^cta  ConciUi  Remtnsis  ap. 
I'ERTi  Mon.  G.  //.  T.  V.  n.  28.  p.  672  ).  S'avverlisca  cho  qui  Gcrbcrlo  parla  di  papa  Giovan- 
ni XIV  pure  ammazzalo  da  Itonifazio  ,  o  cho  per  cio  quelle  parole  «  prioris  Ponlificis  »  si  riferi- 
scono  a  Benedetto  VI.  —  Vcdi  la  nota  (1)  alia  pag.  191. 

(3)  <t  Benedlctus  VI  ...  comprehensus  est  a  quodain  (jencio  ,  Tlieodorae  filio  ,  ct  in  Castellum 
>■  Sancii  Angeli  rotrusus,  ibiquc  slrangulatus  propter  Boniracium  Diaconum,  quem  miserunl  vi- 
M  venle  co  Papa,  ii  (  Ex  Cod.  falic.  auclore,  ul  oredilur,  P^^^uL^^o  Pisano,  apud  Mi'I\.\toi\.  B.  I. 
T.  111.  P.  II.  p.  332  ).  «  loannes  II  (  corr.  Bencdiclus  VI  "i  nalionc  Komanus  ex  palrc  Ilildebrando. 
»  sodit  an.  I  m.  6,  et  de  cousilio  ^laliracii  (  pro  Btmifacii)  slrangulatus  est  in  CasloUo  Sancti 
'.  Angi'li.  »  {Ex  Catalog.  Papar.  ap.  Eccabd.  1.  c.  col.  1640). 

(4)  Annalisla  Saxo.  ap.  Eccabd.  op.  cit.  T.  I.  col.  363. 

(5)  Ex  Catalog.  Paparum  ap.  EcCARD.  T.  II.  1.  c. 

(6)  VlTALI ,  Stor.  Diplom.  de'  Senatori  di  Roma ,  P.  I.  p.  23  presso  SiSMONDI ,  llistoire  des  Iti- 
pabliqucs  Italiennes  T.  I.  Chap.  III.  p.  158. 

(7)  «  Ilic  primus  repulil  Franconis  spnrca  superbi 
>i  Culmina  ,  qui  invasit  Sedis  Aposlolicae.  » 

(  In  Epitaph.  Bened.  f^II  ap.  Babonium  ad  an.  9S4  ). 

(8)  Babon.  A,m.  Eccl.  975,  n.  1. 

(9)  .Mariano  ScoTO  in  Chron.  ap.  PiSTOBina  T.  I.  p.  617.  —  Cotefb.  yUerb.  in  Chron.  apod 
PlSTOBIUM  T.  II.  p.  373.  —  VVebneb.  BoLI.EWI^K  in  Fasvic.  Temp.  ibid.  p.  53,5.  —  Pagiu.s  Fr. 
in  Brcnar.  T.  n.  p.  194.  —  In  una  cronaca  ms.  (  copia  )  da  me  Tcdnla  Bella  biblioleca  dell'Istiluto 
in  Parigi  (  segnata  198  4.°  )  ,  il  cui  titolo  c:  •<  Ckronic.  siye  Qist.  rerum  notabil.  Romae,  scripta 


DEL    CAVAT.lEnE    I..  C.    PnOVANA.  1 81) 

<lel  raedesimo  Bencdelto  ,  chc  fu  il  sellimo  del  suo  nome  (1).  S'inganno 
pertanto  il  Sigonio  iicllo  scriverc  ,  the  dopo  la  morlc  di  Benedetto  \  I 
i  Roinani  a  loro  talento  presero  ad  eleggere  i  pontefici  senza  curarsi 
dcH'approvazione  imperialc  (2).  La  cosa  fu  anzi  all'opposto.  Avvegnache 
dopo  la  morte  di  Dono,  Ollone  II  iion  avendo  potulo  vincere  la  ripu- 
guaiiza  di  S.  IMaiolo  al)l)ate  di  Cluiii  ,  riregli  desi<ierava  far  papa  (3)  , 
inaiulo  pe' suoi  mcssi  diecndo  a'  Romani,  fosse  elelto  un  papa  di  parte 
Tuscolana  (4):  tpiindi  elcggevasi  Benedcllo  VII.  Che  aiizi  il  Sigoiiio 
contraddicc  a  se  stesso,  coiifcssando  poche  liiiee  dopo,  che  questo  pon- 
tefice  sorrelto  dalla  esterna  polenza  di  Ottone,  e  da  quclla  della  do- 
incslica  fazione ,  col  cacciare  di  molli  tra  gli  avversari  in  prigione  , 
temie  in  freno  il  tumulto ,  chc  oggimai  minacciava  (5). 

Convcrrerao  cio  non  ostante  con  questo  scrillore  nol  dire,  che  Cre- 
scenzio  dimostro  maggior  animo  che  consiglio  ncllo  s]iingere  i  Romani 
dopo  la  morte  di  Ottone  il  veccliio,  a  conquistare  la  liUerta.  Facil  cosa 
era  l'  antivedcre  che  la  memoria  del  sangue  sparso  a'  tempi  di  Gio- 
vanni XIII  avrcbbe  fatto  ruinare  i  Romani  in  maggiori  dclitti,  e  collir- 
ritar  gli  odi ,  rinvigorito  la  fazione  imperiale  ,  avvezza  da  lungo  tempo 
a  soprusi  cd  al  polerc ,  e  ccrta  alia  fine  dciraiuto  dcU  imperalorc  no- 
vello.  DlQicile  o  impossibilc  1'  intento. 

Ma  gli  stimoli  dell'  ambizione ,  la  nobilla  dello  scopo ,  c  lo  stesso 
modo  di  vita  fortunosa  di  un  Grande  Romano ,  non  lasciavano  in  Crc- 
scenzio  liiogo  a  consiglio.  Signorc  assoluto  nel  suo  palazzo,  che  muni- 
vano  lorri  e  propugnacoli ,  circondato  da  un  folto  stuolo  di  clienti  c 
di  schiavi,  I'ottimatc  romano  soleva  passar  per  diletto  da'tripudii  delle 
ecne,  delle  caccie,  delle  lascivie,  al  guerreggiare  fazioso  su  per  i  trivii 


•  per  lo.  Pelrum    Scriniorium   cl  Nol.  pabl.  ;  hoc  an.  Domioi  MCCCL   inchoaU  etc.  »  ,  Icggni : 
n  Mattliaci  nobilfs  ct  illiislrcs  sunt,  qui  cliain  iliciiiilar    P.ipcnses,  sivc  Paparossci  ,  ol   nubilpj 

»  Romaoi  ,  qui  habitabant  in  rc^'ionc   Translibcrina  :  cl  ex  istorum  familia  sunl  :  Papa  Donos  II, 

"  ct  Papa  Innoccns  II. 
(1)  Pagids  Ant    in  Critica  ad  an.  97.5.  —  McBMORI  nrf  an, 
(i)  (c  Romani  ncglcdi  proximo  Lconis  dccrclo  ,  Pontificcs ,  qnos  libido  lulil  rursiu  fine  Impe- 

>■  ratoris  aucloritalc  creavorunt.  n  (De  Regno  lial.  Lib.  VII.  col.  419). 

(3)  Sykus  in  yUa  Sancti  tVaioli  Abb.  Cluniac.  Lib.  HI.  cap.  8.  apnd  Maiill.  Ada  SS.  0.  S.  B. 
Saec.  y.  T.  IX.  p.  8011. 

(4)  PaGI  in  Crilk.  —  BaBON.  ad  an.  975.  n.  III. 

(5)  SiCOHIDS  ,  I.  c. 


11)0  sTVDi  cniTrci  sovn\  i.a  stohi.v  d  it\t.ia   f.oc. 

«■  per  le  jiiazzc  tli  Rorriii ,  tlove,  j>iii  c\u'.  I'ai-tc  e  la  pruclenza,  la  froile, 
la  ralihia  cd  il  numcro  ilc' comhattciili  ilcciilevaiio  Ic  liti  ciltadine  (1). 

Spinto  ila  queslc  passioni  era  il  polinitc  Crcscciizio  entralo  nella  dif- 
ficile impresa:  ina  viiilo  ilalla  faziono  coulraria ,  oedcva  per  allora  alia 
ina!:;£;ior  forza;  c  sia  clic  cgli  csiilasse  da  Roma,  o  riparasse  uella  sua 
fortezza  di  Sanl'Angclo  ,  nessimo  scriltore  noii  fa  jiiii  parola  di  lui  fiuo 
a"  tempi  di  jiajia  Giovanni  X^'  (  983-090  ). 

Neir  anno  083  a  Benedetto  VII  succedeva  Giovanni  XTV,  gia  detlo 
Picli'o,  vescovo  di  Pavia  ed  arcicancellicre  di  Ollonc  II  (2):  celebrata 
in  queH'anno  la  solenne  dieta  di  Verona  (3),  rimperalore  \enne  a  Roma 
c  vi  colloco  lui  stesso  con  gran  pompa  il  nuovo  ponlcfice  sulla  sede 
papalc  (i). 

Poclii  giorni  dopo  passava  Oltonc  II  di  vita.  Come  la  notizia  di  lal 
moi-te  e  di  quella  di  papa  Benedetto  VII,  fu  glunta  in  Costantinopoli  , 
Bonifacio  antipapa ,  cola  [in  dal   091  riparalo,  s'affreltava  per  a  Roma. 

Quivi  coU'oro  derubato  in  S.  Pietro  rannodati  gli  anliclii  adercnti , 
s'  impossessava  dell'  infelice  Giovanni  XIV  ,  ch'  ei  faceva  miseramente 
perirc  in  Castel  Sant'Angelo  di  stento  o  di  veleno  (3). 

I'er  toglicre  quindi  ogni  speranza  agli  junici  del  papa  ,  nc  esponcva 
lo  strazialo  cadavere  (  miserando  speltacolo!  )  sullc  mura   del  Castello  , 


(I)  I.iiilpr.inJo  vcscnvo  di  Cromon.i  c  Ipgalo  ili  Ollonc  I  o  II  a  Costanlinopoli  fa  nna  iloscri/iunc 
assai  miinila  <!ol  mndo  Hi  \ita  di  (iiovnimi  XU  ,  la  i|uale  siccome  osscrva  il  Lko  ( //^^•^  (Vltalir 
Liv.  III.  cli.  3  )  dec  servire  di  norma  pcryiudicare  quale  fosse  in  };cncrale  la  vila  dc"  Grandi  ncl 
secolo  X.  (  Vcdi  LiUTrn.  HUt.  Lib.  VI.  U.  I.  T.  II  ).        _ 

{i)  MuHvToni,  Jiin.  9S3  c  9Sf.  —  Dipt.  Oil  II.  pro  Mnrio  f'ulliirn.  Aclum  Cnpuaa  an.  9S3  II 
id.  now  Ltd.  Xl.  ADEr.BEBTi  Ciinctl.  ad  viccm  Petri  Episc.  (Papicns.)  ct  .Arcliicancclt.  ap.  JUK-vtohi 
R.  I.  T.  1.  P.  II.  p.  4fri. 

(3)  Vcdi  il  Capitolo  IV  di  qucsli  Sludi. 

(4)  «  Anno  083.  Inig^ilaquc  ad  Placilum  Vcronao  etc.  Postliaec  Romam  rcversn'i,  Aposlolicum 

»  digno  cum  lionorc  Sclae  Rom.  pracfccit  Eccl.  His  omnibus  pcraclis spiritum   aslris  in- 

»  seruit.  »  (  Chroiwgr.  Saxo.  ap.  Leidkitz.  in  Access.  Hist.  p.  196  ). 

(5)  II  Romae  loanncs  XIV,  qui  cl  Polrus  ,  P.ipiac  prius  Episcopus,  Papa  scdit  menses  VIII  ,  cuni- 
'  que  Bonifacius,  Verrucii  f . ,  prius  rclc^alo  Bcncdielo,  (  leggo  :  piius  iclei^'ato  a  Bencdiclo  (  /7/\ 
u  TCili  la  nola  (t)  alia  png.  189)  male  ordinalus ,  de  Cunslanlim  poll  qiio  fwgerat  ,  rcvrrsvs  . 
»  comprcbcndil ,  et  in  Castcllum  Sancli  Angcli  reloi^aliim  fame,  ct  ut  pcrliibcnl,  ltixica\it,  ciusque 
»  scdem  invasit.  (  llcrm.  Co>TR  in  Clinir.  apiid  Pisxoii.  T.  I.  p.  2G7  ).  Sod  hie  cliam  fupaljls  , 
»  cl  iu  roaf^na  syn  )do  damnalus  post  obitum  di^i  Oltonis  Romam  rcdit,  insijj;ncra  virum  apostoli- 
»  cam  I'etrum  ,  Papicns.  Eccl.  prius  aniislili  in  ,  ibila  .Sacr.nnicnlr.rvm  fide,  ah  arcc  urbis  dciicit  . 
»  dcponit,  squallore  carccris  olTcclum  pcrimil.  •>  (  Geebebti  ,  Arui  Concilii  Remensi.^  I.  c.  n.  48. 
p    G^i). 


DEL    CAVALIEIVE    L.    G.    PUOVAXA.  lyi 

e  cos'i  iiujuiimlo  ilel  saiigue  tli  tlue  jtoiilefiii  ,  invadeva  una  scconila  volla 
la  setlia  aposlolK'a  (I). 

Quesli  falli  accadevauo  iicl  \)8i  ,  uove  .  incsi  ilopo  relczioiic  tli  Gio- 
vanni XIV  (2). 

Ma  non  lungamcnle  godctte  15onifa/.io  di  (jueslo  miovo  delillo.  Sul 
|ii'inci|>io  iluiraiiiio  scgiienle  (3)  moriva  egii  iiiopinalainciilo,  c  gli  slcssi 
suoi  aderenti  irrilali  da  tantc  scelleraggiui,  sf'ogavano  la  rahhia  ioro 
coulra  il  di  lui  cadavcrc  ,  baltciulolo,  traliggendolo  e  trascinandolo  per 
le  vie  di  Roma,  fino  prcsso  alia  statua  di  Marco  Anrelio  ;  ivi  Tahban- 
doiiavano  insepollo  (i). 

Alcuiii  anlii'hi  cronisli  fanno  a  Honifacio  antipapa  succcdere  un  Gio- 
vanni di  Roherto  (ii).  Ma  sia  che  relezione  non  fosse  canonica ,  o  the 
cgli  fosse  elello  soltanto  e  non  consecrato,  csso  non  c  dalla  Chicsa  no- 
veralo  fia  i  papi.  Non  ne  fa  parola  il  Rarouio  ,  forse  pciclie  il  codicc 
aulico  de'  Romani  ponlcfici  al  quale  si  rlfeiisce ,  e  la  cronaca  d'Er- 
manno  Contralto  ,  dopo  Bonifacio  antipapa  coUocano  immedialamenlc 
un  altio  Giovanni  figlio  di  Leone  i>rete  (G).  Ad  ogni  modo  colore  che 
lo  coniprenilono  fra  i  papi ,  gli  alliibuiscono  quatlro  soli  raesi  di  sede, 
dopo  i  quali  e  prima  del  fiuiie  di  dicembre  deU'anno  983  gia  era  stato 
eletlo  e  consecrato  il  uuovo  papa  col  nome  di  Giovanni  XV  (7). 

Scrive  il  cardinale  Baronio  ( ma  senza  indicare  da  cpiali  titoli  lo  ri- 
cavi )  ,  che  scbbene  dopo  fclezione  di  questo  poutefice  avcssero  posalo 
i  sellatori  di  Bonifacio,  un  niiovo  tiranno  sorgeva  in  Roma.  uQucsl'era, 
n  dic'egli ,  Crescenzio  ,  il  quale  in  quel  tempo  col  titolo  di  console  im- 
I)  possessavasi  di  Caslel  Sant'Angelo,  c  quindi  pigliava  ad  infeslare  Gio- 
»  vanni  papa;  qucsti  spavenlato  per  quello  chei-a  accadulo  al  suo  jtc- 
»  deccssore  Giovanni  XIV,  i>iparava  in  Toscana,  d' onde  richicdeva  il 
»  giovine  Oltone  III  d'aiulo.    Ma  i  Romani,  proscguc  quell' aunalista  , 


(1)  Ex  f^et.  Cod.  Romanor.  Pont,  apnd  BaROML'M  ad  an.  9Si.  a.  II. 
(i)  McRATOni  Ann.  9S4. 

(3)  MUBATOBI  Ann.  9S5. 

(4)  «  Et  in  tantum  eum  odio  halxicriint  sui  ,  nl  posl  raorlcm   caoilprcnl    cum   ol  lanccis  vuloe- 
»  rarcnt  etc.  n  (  Ex  fd.  Cod.  Rom.  Pont.  ap.  Babomi'm  I.  c.  n.  Ill  \ 

j[5)  Marianus  ScoTUS   in  Chronic,  ap.  Pistobil-.m  T.  I.  a  J  ao.  986.  p.  C47.  —  Gotefh.    f'Utrb 
Chron.  P.  XX  ap.  cumd.  T.  II.  p.  371.  —  Anti<i.  Calal.  P.  R.  »p.  PaCI  Cril.  ad  an.  985 

(6)  PaCI  ,  Critica  ad  an.  9Si.  n.  II. 

(7)  MCR.iT.  j4nn.  9SS. 


Il)a  STUDI    CRITICI    SOVn.l    I,A    STORIA    D   ITALIA    ECC. 

»  inemori  dc'  passati  gastighi  ,  a'aUVettavaiio  di  richiamarlo  in  Roma  , 
>i  ove  oiiorevoIiiKMilc  aocoglicndolo  gli  si  sottomcllcvaiio.  Quiiidi  poi  la 
»  Cliicsa  Roinana  riinaiieva  ti'an<iiiilla.  »  Fin  qui  il  Baronio  (1).  Qucsli 
fatti  uairano  pure  Giovanni  Stella,  ed  il  Ciaconio,  i  ijuali  li  tolsero  da 
Amalrico  Augeiio  (2)  scrittorc,  come  si  c  detlo  ,  di  poca  fcde  per  If 
cose  antiche ,  c  da  un  raccoglitorc  tedesco  del  secolo  XV  (3).  Sulla  I'edo 
del  Baronio  li  lifoiisce  il  Muralori  all'  anno  987  ,  il  Sigonio  all'  anno 
993  ,  ma  con  manifesto  eiroi-e  ,  poiche  gli  atti  del  concilio  di  Reims 
dell'anno  991  ci  mostrano  Crescenzio  gi;i  capo  della  Romana  Rcpubblica 
sul  cadero  del  989,  e  sid  priiicipio  dell'anno  segucnlc(i).  Del  rcsto  iii- 
flora  e  magnifica  il  Sigonio  la  sua  narrazione  ,  diccndo  che  Roma  in 
quel  leinpo,  anzi  1' Italia  tutta  traeva  a  liberlii :  che  per  cssere  Cre- 
scenzio uomo  d'animo  altissimo  e  insoHcrentc  del  giogo  dcgli  stranicri , 
presso  dc' quali  scorgcva  oggimai  passare,  come  per  diritto  d'eredita, 
la  corona  dell'  impcro  Romano ,  ardcsse  non  tanlo  di  ridonare  a  Roma 
la  liberla  antica  ,  quanto  di  conquistar  per  se  stcsso  c  per  gl'  italiani 
priricipi  la  dignila  imperiale :  che  spinti  a  questo  i  Romaiii  ,  e  ri- 
chieslo  papa  Giovanni  d'  aiuto,  questi,  sia  che  mosso  da  carita  verso 
la  Repubblica,  o  da  propensionc  pel  re  gcrmauico  ,  a  lui'  disdicesse: 
che  irato  percio  Crescenzio  cacciasse  da  Roma  il  pontefice ,  ma  poscia 
per  temenza  di  Ottone  lo  richiamasse ,  ed  a  lui  col  senato  si  sotto- 
mettesse  (5). 

llellc  quali  cose  alcunc  sono  vere,  ma  le  piii  contraddette  da' fatti , 
soiio  akresi  contrarie  all'indole  di  que' tempi. 

Cerlo ,  che  in  quegli  anni  ua'aurora  di  vita  novella  sorgeva  per  gli 
Italiani.  Gia  noi  vedemmo  (G)  come  sotto  Ottone  III,  Milano,  Cremona, 
Vercelli  ed  altre  fra  le  maggiori  citta  del  reame  d'  Italia  ,  accennas- 
sero  a  liberta ,  e  parte  ne  andassero  conquistando  sovra  la  depressa 
sigiioria  de' conli.  In  Roma,  guasta  Repubblica  d'ottimati,  il  popolo 
Iraeva  a  liberta,  e  conquistava  il  servaggio.  Ma  il  sangue  vcrsato  sotto 


(I)  Jnn.  Eccl.  OSS.  n.  IV. 

ii)  Amvi.ricus  Aug.  in  f^ila  loan.  Xri  ( X^ )  ap.  Mcratori  R.  I.  T.  HI.  P.  U.  p.  334. 

(3)  WER.-5ER.  RoLLF.wiNK.  in  Fascic.  Tempor.  ap.  PisTOB.  if.  G.  T.  II.  p.  536. 

(i)  Aclii  Concilii  Remensis  ap.  Pertz  Motium.  G.  H.  T.  V.  I.  c. 

(5)  SiGOtllos,  Dc  Regno  llaliac  Lib.  VH.  458. 

(6)  Vcdi  Capilolo  II  di  qucsli  Stuiii ,  passim. 


DEr.    CAVAI.IF.nE    I..    G.     PnOVANA.  U).'t 

i  ledeschi  impcralor'i ,  e  I'asuorc  ili  parte  vi  avcvano  reso  abhomiiievole 
a'  piu  il  tloiniiiio  foreslicro  ,  csoso  il  iioinc  <1  imperatorc.  Ditlicil  cosa 
aduiKjuc  il  conseguii'vi  ila  uii  Gi'aiide  1'  iin|)crialc  corona ,  piu  difliciU' 
ancora,  conseguita  ,  il  couservarla  da  clii  non  avessc  come  gli  Oltoni 
iiireslcrna  forza  da  opporre  a'  greci  impcratori  ,  cui  Ic  rccciiti  viltnric 
e  le  scguile  con(£uiste  ricoiifortavaiio  a  maggiori  speraiize.  Non  la  lii- 
gnili'i  iniperiale  era  percio  lo  scopo  a  mi  iiiirava  in  Roina  clii  pervc- 
iiiva  al  grade  di  palrizio  e  di  console ;  usato  scopo  bciisi  e  bastante 
per  I'ainbizione  d'un  oUiniate  romano,  era  I'alFrancare  la  Repul)l)lica  da' 
Ibresticri ,  e  separare  dalla  ecclesiaslica  autorita  la  temporalc  sigiioria 
di  Roma,  e  quella  lasciala  al  ponlcficc,  questa  rilencre  e  usarc  iiitcra 
col  I'avore  del  popolo.  Cosi  Alberico  cacciati  i  liorgoguoni  lavca  per 
oltre  a  vent'aani  (  932-954  )  tenula  in  sua  mano  ora  con  autorita  dit- 
tatoria,  ora  con  quella  di  patrlzio  e  di  console  di  lutti  i  Romani.  A 
qiicsto  erano  rivolli  i  voti  de'  Romani  solto  i  due  Giovanni  XII  e  XIII, 
t;  che  a  questo  ancora  accennasse,  anzi  qucslo  oltenesse  il  console  Ci-e- 
scenzio,  a'  tempi  di  Giovanni  XV,  I'attesta  Romualdo  Saleraitano  (1)  col 
dire  che  i  capi  de'  Romaui  s'  appropriavano  in  quegli  anni  la  signoria 
di   Roma. 

Ma  sc  non  a  torto  era  da'  Romani  disdetta  I'assoluta  potenza  a  (|ue 
pontefici  di  parte  tedesca,  i  quali  mal  sopportavano  i  magistrati  del])opolo, 
non  a  torlo  del  pari  pretendevano  i  Capi  della  Chiesa  una  parte  di 
(pjcli'autorita ,  che  con  coniune  vautaggio  tanti  cgrcgi  pontefici  aveano 
lenuta  ne'  secoli  Irascorsi.  E  come  non  si  ristavano  i  rettori  di  quella 
Kepubblica  dallo  impigliarsi  nelle  faccende  di  Chiesa,  od  incagliando  la 
liberta  a' pontefici  ,  o  dislurbando  resercizio  dell'autorita  loro  (i),  cosi 
non  conscnlivano  di  jjuon  animo  a  tal  divisione  di  potcre  i  pontefici 
sorrelli  dall'  aulorilu  degli  Augusti  Tedeschi.  Perenni  j^ercio  1'  ire  e  i 
dissidii 

Ad  ogni   inodo,  sia  che  papa  Giovanni  XV  s'accouciasyc  dclla  signoria 


(1)  «  Uomani  Capitanei  Patriciatus  sibi  lyranoidem  Tcndicaveniul.  »  (  Romiialdi  Saloin.  Chron. 
V    VII    R.  I  a,l  an    DCCCCXC.  pnR.  104}    —  II  MUBATOKI  an.  9S7  dice:  ■■   I'aurpataDu  al  fapj 

il  (lominio  temporalc  di  Koina  u. 

(•i)  i<  Rogii  ac  nostri  legali  Romani  profucti,  ol opistolas  I*ontiGci  porrcxcruul,  cl  al)  u"  ludii^uc 
-  suscepli  sunt.  Scil  ul  crcdimus  ,  qnia  Crosccntio  nulla  mnuuseula  obluliTunI ,  per  Iriduum  a 
'»  palalio  snclusi  ,  nullo  arroplo  rosponso  rcdicrunl.  (  Acta  Concil  Rcmtin  ap.  B,\no?c  Ann  99?. 
XXIV  ) 

Serik  II.  Toji.   VII.  25 


194  STl'DI    CRITIC!    SOVHA    I.A    STORIA    d"  ITAl.IA  ECC. 

<U  Cvesceniio  ,  o  clie  Iva  1'  uiio  e  1'  allro  scguissc  nn  patto  per  cm  la 
leinpoiale  autoriti  rimaiicsse  partita  tra  di  loro  ,  certa  cosa  c  die  Roma 
solto  il  doiniuio  di  (jucl  console,  e  durante  la  massiraa  parte  di  quel 
pontificalo ,  stctle  bastanteinentc  in  pace.  Lo  asscriscono  lAnualisla  Ec- 
elesiaslico  stesso  ,  ed  il  Sigonio,  e  lo  coni'crmano  la  inahcanza  di  con- 
trarie  lestimoniaiize  ,  c  I'epigrafc  sepolcrale  di  Ci*esceazio  (I). 

Mono  ccrla  e  la  cagioiic  che  anicnduc  quegli  scritlori  assegnano  a 
(juesta  pace,  cioe  die  dopo  il  ritorno  di  (iiovanni  dalla  Toscana,  dove 
(  dicouo  cssi )  per  le  molestie  dci  Romani  aveva  riparalo  ,  qucsti  cd  il 
console  si  fossero  ad  csso  umiliati  e  solloinessi.  Duhbia  assai  e  questa 
fuga  in  Toscana  ,  clie  da  veruno  degli  antidii  rronisti  iion  e  allestata, 
e  la  temen/.a  di  Ottone  fcce  probabiluiente  chiamar  souunessiono  di  Cre- 
scenzio  il  patto  die  passo  tra  esso  e  il  pontcfice. 

Ma  se  ando  eri-ato  il  Sigonio  nello  attribuire  all'  anibizionc  di  Gre- 
scenzio  Giii  inaggioii  die  non  capivano  nclla  mcnte  di  mi  Grande  di 
Roma,  di  jncno  non  si  lasciaiono  trasporlarc  alia  loro  immaginaliva , 
due  modei'iii  nobilissimi  scritlori  ,  do'  qiiali  uno  toIIc  scorgere  in  quel 
console  un  Bruto  novello  pronto  a  otferire  se  stesso,  noii  die  i  ligli,  in 
olocausto  alia  patria  (2):  I'altro  un  gcneroso  ciltadino  cui  scaldava  il 
j>elto  il  desiderio  di  ricondurre  in  Roma  i  be'  tempi  dcllanlica  Repnb- 
blica  (3). 

Male  s'accordano  quesli  elevatissimi  sensi  colla  taccia  d'avarizia  fatta 
a  Crescenzio  da  due  scrittori  di  que'  tempi ,  taccia  del  rimanentu  assai 
comune  ne'  Graiidl  di  quel  sccolo  (4),  e  da   oui   non  ando  immune   lo 


'   (I)  n  Qui  tenuil  (olani  feliciter  ordinc  Iloraanj  , 

)'  Uis  latcbris  legitur  pauper  ct  cxipuus. 

•)  Pulchcr  in  aspoctu  Dominus  Cresccnlius  ot  Dux, 

»  Inclyta  progenies  quam  peperit  sobolem. 

»  Tempore  sub  cuius  valuit  TibcriDaque  lellns 

»  lus  ad  Aposlolici  valde  quieta  stetil  , 

»  Scd  forluna  clc. 
(  ap.  BaKOMOM  ann.  996  a.  X  ). 
(9)  Gibbon  ,  ftisl.  dt  la  Dicad.  de  VEmpire  li.  T.  IX.  pag.  400  (  edit,  dc  Guiior  }. 

(3)  SisMONDi  ,  l/{sl.  des  RipM.  Ilcil.  T.  I.  ch.  3.  p.  159. 

(4)  «  Erat  etiim    quidam    Cresccnlius  Romanonira   civis  pracpotcns ,  qui  (  ut  illoruni   mos  est  ) 
>■  quanio  onerosior  pecuniae  ,  lantum   pronius  servil   avariliac.  »  (  Glab.  Rodulphi ,   //i.tl.  lib.  I 
rap,  IV    —  jiita  Ctnic    Rcmcns.  vedi  nola  (1)  alia  pag.  tOi  ). 


DEI.    CAVALIERF.    I..  C.    PROVANA.  If)J 

stesso  j)onlcfico  GiovanDi/XV  (4),  scIiJione  il  Baionio  s'alTaliclii  d'assol- 
vernelo  ,  rigeltandola  inluTamcnte  sovra  Cresceuzio  (2). 

I'er  <[iiest;>  igiiobile  selc  dcU'oro,  e  per  la  nui'ii'ior  scle  dt  assoluia 
signoriu  turbufasi  iiuovaniente  la  jiace  di  Uoiiia. 

Ncir  anno  995  ,  idlimo  della  vita  di  Giovanni  ,  usciva  di  minoi-ita 
Ottonc  IIL  Parve  pertmito  a  quel  pontctice,  ed  alia  fazionc  Tuscolana 
propi/io  il  tempo  per  richiedere  Ollonc  d'aiulo  contro  i  ])oleiili  Spo- 
letiiit. 

Per  la  qual  cosa  i  legati  pontifici  col  conscnso  di  tiUli  i  Roinani 
(  cosi  il  cronista  d'  Ildclslicim  )  lo  venivano  iiivitando  alia  corona/.ione 
iinpeviale  (3).  Scendcva  dilTaUi  Otlone  III  nella  pi-imavera  deiranno  se- 
guentc  ,  e  celcbrala  la  fesUviti  di  Pasqiia  in  Pavia ,  pigliava  possesso 
del  reamc  d'  Italia  ,  tpiindi  passava  a  porrc  il  campo  presso  Uavenna  (4). 

Ma  quivi  nuovi  incssi  de'magnati  roniani  lo  ragguagliavaiio  della  morte 
di  papa  Giovanni,  chiedendo  gli  piacesse  afiVcttare  a  Roma  la  sua  venuta, 
ed  iutaiito  indicate  un  siiocessorc  al  morto  ponlcfice. 

Ottonc,  cui  stava  a  pelto  di  consegnire  la  corona  impcriale  ,  nc  vo- 
leva  pcrcio  ,  che  fi'a  il  cozzare  delle  fazioni  di  Roma  venissc  eletto  un 
|)apa  a  lui  conlrarlo  ,  «  mandava  loro  Brunonc  clierico,  suo  cappellano 
»  e  congiunto  (o),  uomo  dolto  nelle  secolari  discipline,  d"  alia  indole, 
»  ma  di  assai  fcrvida  giovinezza.  Questi  peiclie  piactpic  al  re,  fu  elctlo 
»  da'  Maggiori,  poi  da  Willigiso  arcivescovo  di  Magonza ,  e  dal  vescovo 
»  Adclbaldo,  suo  collega,  coudolto  a  Roma,  dove  onorcvolmcnte  accollo 
)i   da'  Romaiii ,   fu  dai   vcscovi    a   tal    uopo  depulali  ,    promulgalo   jioii- 


(l)  «(  Intorca  csimius  ALbo. . . ,    Roronm  proficiscilur sane  non  qiialem  voliiit,aut  qiinlcm 

<*  debuil,  Scdis  Apostolicao  PontiGccm  nomine  loanncm  invcnit,  ncmpo  tiirpis  lucri  cupidum,  el 
•  in  nninibus  8uis  actibus  venalem  roperil.  »  (  AiMOiACS  in  yita  Saiuti  ylObonis  Fhriactnsis  Abb. 
cap.  XI.  ap.  DioufSNF.  T.  W .  p.  1J9  )  "  Isle  exosos  babuit  c'.ericos,  prnplpr  <hiimI  el  clerici  euni 
",  odio  habuerunl.  El  roerilo  quia  omnia  ,  quae  babere  el  acfpiircre  poleral,  parenlibus  suis  di^lri- 
.  buebat.  .1  (  Ex  Coil.  Italic.  ,  aucl.  ,  nl  crcdilur  ,  P;^^D.  Pisano  ap.  .MtBvTOBi  U.  I.  T.  III.  P.  II. 
col.  335  ). 

(S)  B\nOMI  aim.  99i    n.  XXIV. 

(3)  "  Logali  cUam  Aposlolicac  Sedis  cum  unanimilale  Uomannrum  alque  I.i.nKobardorum,  neijrni 
-  Romam  invitaot.  »  {Jim.  IlJelsheim.  ap.  Leibn.  R.  B.  T.  L  p.  *?0  ad  an.  995  \  —  Mamoxm 
Comment,  p.  91. 

(I)  Cliioiiogr.  Saxo.  in  ylcctss.  Hist.  I.eibmtii  aJ  an.  996.  p.  905. 

(5)  Era  Rrunone  figlio  di  Ollonc,  duca  della  Carinzia  c  niarchesc  di  Verona  ,  c  di  Linlf.arde  U- 
Rlia  di  Ollone  I  impcralore.  (  V.  lo  Slemnia  di  GbeC.  V.  in  MiEVTOEI  A  St  .Yriv  Disserl.  M.V 
col.  741 ). 


ic^6  sTUDi  cRiTici  sovRA  i.A  stohia  ii'itama  Err. 

»  teficc  »  (I).  Qiiindi  circa  lui  mese  dopo  ,  Otlone  entrato  con  res'io 
a|>|>aralo  in  Roma,  riccvclle  tlal  nuovo  papa,  detto  Grcgorio  V,  la  co- 
rona iniperialc  (2). 

Quesla  coronazionc  di  due  princijii  germanici  non  i^i'adl  per  ccrlo  a 
tulli  i  Romani  (3)  ,  e  sebbene  pli  sciitlori  todeschi  pailino  di  comime 
i^iubllo  e  di  universale  concordia  (4)  ,  la  cosa  dovette  andare  molto  al- 
li-inicnti ,  poichc  rnppc  fra  breve   in  apci-lo  scisuia. 

Iinperocchc  conviene  avvcrtiro ,  chc  i  rronisli  di  quel  lempo  per  lo  piu 
Te<lesclii  o  di  patria  o  di  parle,  in  quesli  oscuri  falti  di  Roma  attri- 
buiscono  airiiniversaliti  de'  Romani  (jucllo  che  era  soltanto  opinione  o 
falto  di  parte  Tuscolana.  Cos\  in  quest'  elezionc  di  Grci^orio  V  narrano 
cir  cgli  fii  nominate  unanimamcnte  non  solo  da' voti  del  clei'o,  ma  an- 
cora  da  cpielli  del  popolo  ,  da'  quali  conviene  dcdurrc  per  certo  i  voti 
de'molti  adercnti  di  Crescenzio ,  mentre  all'ojjposto  il  Sigonio  afl'erma, 
che  Oltonc  di  projiria  aulorila  fece  crear  papa  Brunone  suo  congiunto, 
ed  auzi  slo  per  dire  scusa  in  qualclie  mode  I'elezione,  die  poi  segui,  di 
Giovauui  Filagato ,  dicendo  chc  Grcgorio  V  veniva  accusato  da'  Romani 
d'essere  stato  cletto  dal  solo  Ottonc  senza  il  consenso  del  popolo  (5). 

Certamcntc  non  lasciano  dubbio  sovra  la  validila  dell'elezione  di  Grc- 
gorio Ic  tanle  Icstimoiiianze  dcgli  stoi'ici,  de' quali  al  tempo  del  Sigonio, 
in  parle  almeno,  stavano  I'opere  sepolte,  c  la  testimonianza  della  Chiesa 
cattolica ,  la  quale  a  quel  modo  che  non  ebbe  per  canonica  I'elezione 


(1)  «  llunc  quia  rciji  placuil  a  Maioribus  cleclum  ,  Magunlinus  Archiopiscopas  Willigitus  et 
u  suus  coUcga  Adolbaldus  Episcopus  adduxcrunt  Uomam.  Proiudc  a  Komanis  honorificc  acccptum 
••  cl«.  u  (  A'lfa  S.  Adalberti  Rag.  Ep.  apud  Pagium  Crilica  an.  996.  n.  3  ). 

(i)  MURATORI  ail  an.  99G. 

(3)  n  Quam  disparcm  tarn  fuisse  aoimoram  habilum  crcdibllc  csl ,  spectantium  Germanum  Prin- 
»■  cipem  a  Papa  Germauo  ,  et  neccssUudiDc  coniuncio,  auguslalibus  insi^Dibiis  t-xorbari  ?  Nam  ut 
"  multi  qui  bene  Caesari  cupcrenl ,  co  flrmiorera  I'Mfc  Principalum  ominiili  fuorini  ,  non  dubito 
»•  alios,  c  Romanis  maxime  doluissc  ,  amisso  dudum  impcrio  ,  iiim  ct  sacordolii  apiccm  a<l  Tran*- 
■i  alpinus  defcrri.  »  (  JUscovii  Comment,  de  Otton.  III.  p.  93  ). 

(4)  «  Ilex  inUalia  iam  pasitus,  rumorc  incitatus,  praemissvs  quibusdam  Principibus,  publico  con- 
••  sensu  el  eleclione  fecit  ordinari  Apostolicuni  suum  nepotcm  Bruuonem  ,  Ottonis  filium.  qui 
•'  Marciiam  Verunens.  scrvabat,  iraposilo  nomine  Grcyorii.  »  {Annal.  Saxo.  ap.  EccARD.  T.  I.  ad 
an.  996  ).  «  Nepolein  suum  Brunouem  virum  valdc  pracclarum  non  solum  Cleri ,  scd  et  omnium 
»  Romanorum  unan'uni  voto  civium,  Pontiiiccm  electum  snbrogari  pio  conscnsit.  »  (  Chron.  Saxo. 
ap.  Leibmtz  I.  c.  p.  293  ). 

(5)  «  Olio  naurpalo  iure,  Brunonem  Saxonem  propinqunm  suum,  Ponlificem  declaravit  »  (  De 
Regno  Italiae  Lib.  Vll.  col.  460  ).  «  Credo  Grcf^orium  criminatt ,  quod  ab  ono  Ottono  sine  populi 
"  suffra^iis    esset  inirusus  ,  nee  liberis  sane  comitiis  desi(,iialus.  »  (  Ibid.  col.  'l64  ) 


Dl-I.    CAVAt.ir.nE    I..   C     PAOVIVNA.  IC|- 


di  Leone  Mil  ,  opposlo  da  OUonc  I  a  Giovanni  XII ,  o  tjiiimli  a  Be- 
iiedcllo  V  ,  cnmuiujue  fosse  il  primo  tli  essi  ilegno  di  talc  diguilii ,  in- 
degnissiino  il  secondo,  c  rultiiiio  elrtlo  dti'  Roniani  a  dispello  di  (|iieiriin- 
peralore  ,  cosi  pure  avrcblie  rigcUata  la  noinina  di  Grcgorio  \,  ove 
non  valida.  Ma  die  la  tciuenza  di  Ollone  III ,  il  quale  stava  con  ut) 
esercito  sulla  via  di  Roma ,  iiclla  clcziooe  del  poDtedce  spingesse  gli 
uni,  c  gli  allri  ralleuesse  ,  e  che  quindi  inolli  de' Roiii;ini  dallora,  giu- 
dicasscro  poi  non  IJieri  i  cotnizi  in  cui  Grcgorio  era  slalo  elcllo,  fredo 
che  nessuuo  non  sara  per  disdirlo. 

Crescenzio  intanto  mentre  questc  cose  si  passavano  in  Roma,  stava- 
sene  prohaljilincntc  rinchiuso  in  Castel  Sant'Angelo,  d'onde  cliclaineule 
osservaudo  que"  I'alli  ,  ciie  dapprima  per  la  vicinan/a  ,  (piindi  per  la 
prcsenza  dOUoue,  non  aveva  poluto  impcdirc ,  aspellava  il  benefizio  del 
tempo  ,  od  il  ritorno  dell'  imperatore  nclla  Germania.  La  qual  cosa  si 
puo  facilineiite  argomentare  da"  lalli  che  accaddero  appresso. 

Ma  Otlonc  appena  coronato  inq)cralorc  avcndo  prcso  ad  usarc  in  Itoina 
I'autorita  sovraua  iwlla  guisa  stcssa  che  i  siiui  maggiori ,  aiXanb  un  pla- 
cito  ed  intimo  a  Crescenzio  di  presenlarvisi.  Le  querela  a  lui  apposlc 
furono  (  cosi  il  cronista  )  per  le  ingiurie  con  cui  di  spesso  aveva  lacc- 
rato  Giovanni  XV  (I). 

Quali  fossero  cjueste  ingiurie ,  Ic  ([uali  non  impedirono  uu  a  (pitl 
pontefice  di  governare  per  circa  anui  XI  laChiesa,  ne  a  Roma,  come 
nola  il  Baronio  (2)  ,  di  godere  in  quel  tempo  la  pace  ,  non  vicne  lii- 
chiarato.  Probabilmcnte  non  daltro  trattavasi  die  ddic  csagerate  prc- 
lese  di  signoria,  Ic  quali  erano  le  solite  cagioni  delle  inimicizie  de"  Pon- 
lefici  co' inagistrati  del  popolo ,  per  cui,  secondo  i  citati  scritlori  piil 
recenti ,  Crescenzio  avea  costretto  Giovanni  XV  a  fuggirc  in  Toscana  (3). 
Ad  ogni  inodo  come  Crescenzio  male  si  sbrigasse  dellaccusa,  lo  dimo- 


(I)  'cAnii.  996.  Olio  Roinam  vcnions  in  Asccnsionc  Clirisli  ,  i|uac  lunc  oral  Xll  l.al.  iiinii  ,  anno 
"  actalis  suae  XV,  Ucgni  aulcra  XIII.  Iiid.  VIII  ab  cndcm  (Grogorio  V)  undioncm  pprccpil  Ini- 
"  porialem ,  ct  advocatus  Ecclesiac  Sancli  Pelri  ctGcitur:  ct  poslhacc  imperiam  illuil ,  raaiorum 
')  suuruiQ  more  f^uberoavit,  aetatcm  suam  moribas  ,  induslriaquo  viDcens  ;  habiloque  cam  RomaDis 
"  placito,  quendam  Crosccniium,  quia  priorem  Papam  Iniiiriis  sacpe  laccraverat ,  cxilio  stataii 
■'  dcportari  ,  scd  ad  preccs  novi  Aposlolici ,  omnia  illi  romisil.  "  (  ytim.  5a.ro.  ap.  EccvRD  T.  I 
col.  3C3  ). 

(3)  ytnn.  Evcl.  OSS.  ir. 

(3)  Amah.  Auger,  ap.  EccARD.  T.  II.  col.  I'SO.  —  Ptolom.  Lnccnsis  ,  lliit  Ectl.  Lib  XVII 
c    XXXI    ap.  Mlbatori  IV.  I.  T.  XI.  col.  I04G. 


•  (■)S  STL'DI    CRITICI    SOVnA    T,A    STOUIA    d'  ITALIA 

stra  la  senlcjiza  per  ciii  Otloiic  lo  coudnuno  nell'esilio.  Se  iion  che  il 
nuovo  poiitefice  inlcrponendo  Je  sue  jireghiero  verso  I'iinpei'alorc  gei- 
nianico ,  ogni  cosa  vciine  al  console  coiidoiiala.  In  tid  guisa  nvvisnvano 
Gregorio  e  OUone  allulare  Tire  dclle  fnzioni:  nin  invano.  Non  cnsi  tosio 
inoveva  Ottonc  da  Roma  per  la  Gerninnia  ,  die  parte  Spolclina  ripi- 
gliava  I'aidire.  Qualun([uc  si  fossero  le  coiuliiioni  irapostc  a  Crescenzio 
nel  condonargli  la  peiia  del  bando,  e  nel  lascjarlo  console  in  Roma, 
ne  cgli  si  brigo  dosscrvarle  ,  ne  il  papa  si  piegi)  a  solFerire,  ch' csso, 
come  per  lo  addictro ,  vi  usassc  I'aulorilii  sua.  Ma  la  potenza  die  ern 
nolle  niani  de'  Spoletini,  costriuse  il  ponlefice  a  fnggire  da  Roma,  ondc 
sprovvediito,  riparo  in  Pavia.  Allora  si  fii  die  laccialo  Gregorio  V  di 
esscrc  stato  clelto  invalidamentc  da  non  liberi  coiiiizi,,,,si  deliberb  4'eleg- 
gcre  un  alU'o  papa.  .'.^  ...  Mi.vn  v)  i.  ■|>r,., 

Giungeva  appunto  allora  da  Costantinopoli  in  Roma  Giovanni  Filagato, 
nrcivcsrovo  di  Piaoonza ,  uno  degli  ainbasciatori  inandali  nel  995  da 
Ouone  per  traltarvi  dun  suo  parcntado  con  una  greca  pi-incipessa  (1). 
I  casi  di  coslui,  slrano  escmpio  della  volubiliia  dclle  mnane  vicende, 
a  noi  niio  novello  ne  porgono  della  corruzione  de'  Grandi  di  (piel  tempo, 
e  sopralullo  tiegli  crclesiastici. 

Nato  a  Rossaiio  in  Calabria,  di  padre  grcco  c  di  servil  condizione  , 
pvesentavasi  Filagato  a' tempi  di  Otlone  II  alia  corte  impcriale  in  abito 
di  povcrello.  Ivi  per  le  cure,  forse  troppo  pietose  (2),  dell' imperatrice 
Tcofaiiia  ,  greca  com'esso ,  veniva  accoito  e  nudrito.  Astulo  ,  ca-villoso, 
ed  ipocrita ,  coll'andare  del  leinpo  facevasi  innanzi  nella  grazia  di  Olloue, 
e  tan  to  il  circonveniva,  che  dal  grado  di  segretario,  saliva  fra  i  primi 
ddlaula  imperiale,  e  da  cappellano  di  Teofania  ,  abbate  del  ricco  ii\o- 
nastcro  di  Nonanlnla.  ]\Iorlo  Oltone  II  volgeva  I'arli  sue  a  jiiaggiare 
coloro  prcsso  de'  quali  slava  la  cura  del  bambino  Ottonc  III ,  e  fra  le 
agilazioni  di  quell' infanzia,  Teofania  lo  faceva  eleggere  vcscovo  di  Pia- 
cenza,  cacciando  da  qncUa  sede  quegli  che  merilamcnle  prima  di  lui 
vi  era  stato  chiamato.  Ne  a  cio  contenlo  I'amljizioso  Calalircse,  ottencva 
da  papa  Giovanni  XV,  che  la  sede  Piacenlina  fosse  crelta  in  arcivc- 
scovato  (3).  Mandato  ,  come  si  e  detto  ,  ambasciatore  a  CostantinopoR, 

^1)  C/ironoip:  Sitxn.  ap    Leiriv.  1.  c    p.  207.  an.  'Ml. 
(3)  S.  Petki  D^.^I.  Epht.  2  ad  Cadalolm. 

(3)  B\Ro:».  Jim    99(i.  n    XV.  —  Chrnnngr.  Snxo.  ap.  Li'iBN.  1.  c.  on.  997.  pag.  207.  —  AbkUL- 
liil  Mtiliul.  IlUt.  Lib.  1.  c.  II.  R.  I.  T.  IV.  p.  11.  —  MlBAT.  An.  9S2-9S9. 


DEL    CAVAl.ir.nF.    I..  C.    rnO^ANA.  K;.) 

ju'csto  s'awide  rastulo  Giovanni,  siccomc  la  corte  greca,  per  iii  \ittoi-ia 
del  982,  era  ben  piil  disposla  a  proscguirc  Ic  sue  rompiistc  in  Imlia  , 
die  non  fosse  a  Irallar  tli  noz/,e  colT  impenilorc  germanico.  ^'ullo  Ta- 
nimo  a  inaggiore  disegno,  oomiiicio  le  occulte  juatiche  per  rirontliiiiv 
in  suo  pro,  solto  il  dominio  de' grcci  iinpcralori,  Koina  clie  i)i'giniai 
sapcva  stanca  della  signoria  tedesca  (1).  Forse  fin  (hi  Coslinilinopoli 
aveva  principio  il  trattalo  die  scgui  tra  Filag;Uo  c  Crcstcnzio  ,  del  «iualo 
la  scde  ponlificia  dovcva  pel  primo  riiiscire  la  riconipeiisa,  conie  il 
grado  supveino  nella  Kepiil>hlica  di  Roma  ,  soUo  lallo  dominio  de"  greci 
imjieratori ,  pel  console  Crescenzio  la  eondizione. 

(jinnto  [>ertanto  in  Roma  dopoclic  papa  Gregorio  V  ne  era  fuggilo, 
ei'a  Filagalo  toslamcnte  ])er  consiglio  di  Cresecnzio  elctto  j  oiileiie<'. 
(hiindi  il  console  mostrando  a|)erlamcMlc  il  viso  ad  Ottonc,  caccia\a  in 
prigione  gli  allri  legati  di  hii ,  lornnli  da  Coslanlinopoli ,  e  quolli  die 
Gi'cgorio  V  niandava  a  Roina(2),  menlrc  accoglieva  a  gi-andc  onoranza 
gli  anibasoialori  greci ,  gia  forse  inlinli  dclla  conginra  (3). 

Come  la  nolizia  di  questi  fatti  accadiiti  ncl  ninggio  di  qudT  anno 
997  (i),  fn  ginnla  a  Gregorio  V,  s'airrellava  cgli  d'  adunare  in  Pavia 
un  concilio,  ncl  quale  nianilavasi  Tanalema  conlro  Crescenzio  e  contro 
Filagato  (o).  I  quali  ben  sapendo  siccome  Oltone  impaccialo  in  niio\a 
gnerra  conlro  gli  Slavi ,  non  polrclibe  cosi  losto  scendcve  coU'esercilo 
dalla  Gcrmania,  avevano  tidanza,  die  il  soccorso  de'Greci  Augusti  non 
sarebbe  per  fallir  loro  ,  e  die  Roma  gia  sarebbe  condotla  nella  signoria 
di  (judli,  prima  die  1' armi  tedesche  dappresso  non  la  ininacciasscro. 
!\la  comccclie  per  ben  otlo  mcsi  durasse  I'indugio  d'Ottonc  (G),  sia  die 
le  pratiche  co' Greci  fossero  slate  troppo  alia  cieca  condotte  da  Cre- 
scenzio, e  dal  suo  papa,  o  die  le  nuove  guerre  co'  Bnlgari  iinpedissero 


(1)  «  Do  quo  dictum  est,  quod  Ruuiaoi  Jccus  Impeiii  aslutc  in  Oraccos  IraDsrcrrc  lontassci    » 
(AR^L■LP^l  Medial.  Jlisl.  1.  c.  ). 

(2)  Mlbat.  An.  998.  —  Chronogr.  5u.ro.  I.  c.  —  DiTMARUS  in  C/iron.  I.  c.  Lib.  JY.  p.  35i. 

(3)  «  II  est  probable   quo   Ics  Ambassadours   Grecs  trcmpoicnt  dans  cc  complol.  »    (  LE  Beau  , 
Hist,  da  Jias  Umpire,  Liv.  LXXVI.  p.  50J  ).  —  Mun.iT.  I.  c. 

(4)  Taci  Ant.  Critica  ann.  997.  n.  X. 

(5)  Ann.  IlUdcshcim   997    I.  c.    p.  'lil.  —  Mia  Concil.   Titin.   ap.  Pebii  Monum.  U.  G.  T.  V. 
p.  C9i.  n.  G. 

(8)  Di/;/.  On.  111.  Imp.  pro  Eccl.  ymxlL  Dal.  Papiat  U  nl  XI  kal.  inn.  an.  997.  Ini.  XI  (X) 
in  //.  P.  Monum.  T.  L  col.  315. 


3()()  STIDI    CllITlCl    SOVHA     I..V    STOUtV    D  ITAl.H     EC.C. 

a  Basilio  c  Costantino ,  imperalori ,  ili  mandar  allra  nrmata  ni;  iiiari 
il'Italia ,  ia  fede  greca  falH  a  Crcscenzio ,  e  raiiUo  S[)erato  non  giunse. 
E  intanto  Ottonc  vcndicata  coirarmi  la  sommossa  gcnnanica  ,  gia  nel 
diccmbre  di  ([lu-U'  anno  medosiino  era  sceso  coll'  escrcito  in  Ilaliit ,  c 
handila  1'  osle  italiana  ,  movcva  niinaccioso  da  Ravenna  per  a  Roma , 
dove  con  papa  Gregorio  giungeva  sul  cader  del  febhraio  (1).  SproTve- 
(liiti  d"ogni  maniera  di  difcndcrc  la  citta  contro  le  f'orze  impenali,  lan- 
tipapa  C'\  il  console  avvisarono  scainpare  dall'  ira  d'  Oltonc  ,  il  pritiio 
ti-aCiigandosi  Iravcslilo  ,  c  Crescen/.io  cliiudendosi  co'  snoi  fidi  f'ra  le 
mnra  di  (Pastel  Sant'  Angelo  giudicatc  in  quel  tempo  insuperahili  (2). 
Ala  come  a  Filagato  non  valse  il  fuggire ,  conciossiache  preso  da'  Ro- 
niani  di  parte  tedesca,  fii  cru<lclmcnle  nuuilalo,  acciecalo  e  sosteinito 
prigione,  cosi  poco  a  Crcscenzio  giovo  il  ripavo  di  tpielle  mura  ,  delle 
quali  se  non  I'armi,  trionfo  il  tradimenlo.  S.  Nilo,  greco  come  Filagato, 
abhate  di  un  monastero  posto  su'  monti  presso  Gaeta,  compreso  d'or- 
rorc  per  I'atroce  Irattamento  fatto  a  quelle  sciagin-ato  sue  nazionale  , 
portavasi  infermo  c  decrepito  (  oltrepassava  gli  anni  novanla),  per  un 
tempo  inclementc  in  Roma,  alia  presenza  di  Ottone  e  di  Gregorio, 
cliicdendo  per  amore  di  Dio  ,  meree  per  V  infelice  Filiigato ,  e  doman- 
dando  la  mal  viva  persona  di  hii  clic  I'nno  e  I'allro  di  essi  avea  tenuto 
sul  fonle  baltesimale  (3). 

Gia  cedeva  1'  imperatore  alle  supplicazioni  del  santo  vecchio,  nia  il 
papa  Icdesco  non  cedeva  (i).  L'  orrihile  strazio  di  quel  malangurnlo 
aiilipapa  ancora  non  appngava  la  barbaric  di  que'  tempi,  die  al  sangue 
voleva  aggiunti  gli  scherni  e  i  vituperi.  Fatto  addurre  alia  pivsenza  sua 
Tarcivescovo  Filagato,  gli  fece  Gregorio  strappare  gli  abiti  sacerdotali, 
e  postolo  accavallalo  al  rovescio  sur  un  giumento  ,  voile  fosse  condotto 
per  le  vie  di  Roma  fra  gli  schiamazzi  della  concilala  plebaglia  (51).  Al- 


(1)  Vcili  per  lo  diilc  i  diplouii  iu   MuRATORi  ann.  !)9II. 

(2)  C/ironogr.  Saxo.  I.  c.  ad  mm.  99S.  p.   208. 

(3)  Ai:la  S.  iViti  Aeguimni  .ip.  BiBO.N.  mi.  906.  a.  XV.  XVI  el  XVII, 

(1)  '■  Tunc  Imp.  modicum  lacrimatus    (  ncquc  enim  icvcra  tola  rps  oius  consilii>   pcr^iclii   i'>l 
•t  respondit  B.  Nilo:  Pracslo  sumus  ut  omnia   <|uao  \idcnlur  sanclil.iti    hir.c    pcrliciaiitus,  si  enim 
••  tu  e\audias  pclitioncm  noslram  ,  et  dipu.iberis  arcijtori'  mouastcrium    iii  civilaU*  ,  quodcnnnjuc 

.1  vnlueris,  el  esse  mdiiscum  sompilcrno   Icmporo  Et  iam  accepisscl  B.  Nilus  condilifnciit 

.*  sludens  ,  ul  quam  petcl)al  graliam ,  oI)tincrel.  tied  duvus  iilc  Papa    non  conlenliis  mails  .  qiia*^ 
»  a'llvprsus  praediotum  Pbllagatum  patraver.".t  etc.  »  (^ylcta  S.  JVili ,  ui  sup.  n.  XVHI  ) 

(3)  Iliid.  n.  XVIII.  el  S.  1*    Damia.m  Ep.  S  ad  Cad.»locm. 


nEt.    CAVAt.IERE    L.    C.    PROVANA.  20  1 

lora  ristettc  S.  Nilo  Julia  sua  iloinaiula  ,  ma  nel  ritiarsi  di  niiovo  nel 
suo  monaslcro,  inlimo  al  papa  cil  all' imperatore  l'  ira  del  Cielo  (I). 

Puiiilo  in  talc  ellurata  uiaiiicra  Taiilipapa  (jiovanni  ,  piu  diflicilu  irii- 
presa  c  pii  imporlante  era  per  Otlone  il  trionfarc  di  Crcs<  cnzio,  il  qiiidi- 
e  pe' molti  adcrenli  ihe  tencva  denlro  e  fuori  di  Roma,  e  perche  inu- 
nito  da' propugnaroli  di  Caslel  Saiit'Angelo,  minacciava  di  far  Imiga  e 
forse  noil  siipcrahilc  resistenza.  Ma  nolle  et;\  corroUc  faciliiienle  allarlc 
cd  alia  foi-za  si  supplisce  cogl'  inganni  e  co'  tradimenti. 

Al  postiUlo  la  fine  di  Crcscenzio  viene  raccontata  in  diverse  modo 
da  varii  sciiltori  di  quel  leuipo,  secondoclic  sono  o  tedeschi,  od  addelti 
a  quclla  parte,  o  ilaliaui. 

Narrano  i  priiiii ,  clie  dopo  alcuui  giorni  di  strellissimo  assedio,  la 
fortezza  nella  quale  si  difendeva  il  console,  c  die  allora  prese  il  nome 
di  Torre  di  Crescenzio,  fu  vinta  con  niacchine  e  per  assalto,  e  che  il 
console  con  dodici  de'  suoi  \i  fu  preso,  prccipilato  dalla  cima  e  quindi 
impiccato  (2). 

iNIa  sccondo  gli  storici  d'  Italia  la  cosa  passo  altrimcnti ,  c  con  poca 
gloria  di  Ottonc  e  di  papa  Grogorio. 

Conciossiachc  dopo  ripeluli  assalti ,  durando  tuttavia  la  resistenza  , 
Ottonc  mandava  a  Crescenzio  un  suo  messo  per  nome  Tamno ,  il  quale 
veniva  protestandogli  sotlo  la  fede  del  gini'amento  iniperiale  I'impunita, 
ovc  s'arrendessc.  Preso  in  lal  guisa  sollo  la  fede  di  un  patto,  non  ar- 
rossivano  1' imperatore  cd  il  pajia  di  inandarlo  a  morte  (3).  Ed  accio 
mcglio  fossero  palesi  a  Roma  e  il  supplizio  di  Crescenzio  e  la  rotla  fede, 
gli  fu  mozzato  il  capo  suUa  velta  del  clivo  di  Cinna,  che  sta  di  conlro 


(1)  Jcla  S.  Kiti  I.  c. 

(J)  TniETMvRus  in  Cliroii.  LIU.  IV.  5  21  ap.  Pertz  I.  0.  —  Roduliilii  Clabbi  ,  .Von.  CJun.  Hist. 
Lib.  I.  c.  IV. 

(3)  »  Ita  illo  (  Crcsc.  )  adnilcnie  Papa  ,  quasi  rcns  maicslalis,  capilnlom  .<cnlrnliain  suliiit.  » 
(  S.  Pr.TnLs  Dam.  in  Fita  S.  Itomualdi  cap.  23.  p.  21C).  —  AiofLPn.  Mcitwl.  Ilisl.  Lib.  L  c.  S. 
1.  c.  —  n  Intcrfectas  csl  Crcsccnlius  coracs  ,  iiissu  Otlonis  et  Grcgorii  P«pae,  qni  nimis  ilistri- 
«  etc  placita  infra  Romam  exorcebant.  »  (  IIUGO  Farfensis,  De  immirnttitme  rentm  Jtfonaslerii  sui 

ap.  Mabill.  y/n«.  T.  IV.  p.  1 17  ct  700 ).  —  "  Impcralor Crcsconlium moranirnio  dc- 

m  coptum  coopit ,  ct  mox  quasi  reus  maiostatis  capitc  nbtnincavit.  »  (  Lfo  Ost.  in  Chfon.  Ca$s- 
Moiiastcrii  Lili.  IL  cap.  XVHl  ).  —  n  Egrcssus  inJc  Crcsccnlius,  conira  Odcm  daLim  capitis  .... 
w  cum  Juoilorim  aliis  focdissimo  suspcndii  suppticio  csl  alTcclus  ;  quae  res  maxiniam  clari.«simn 
»  Uttnnis  nomini,  pcrfidiac  nolam  innssil.  »  (SiGoN.  Dc  Rcjii.  Iljl.  Lib.  VII.  ano.  907  ).  —  D.\lio:<. 
Ann.  996.  n.  IX  . 

Serie   II.   To.M.   VII.  26 


3(13  STIDI    CniTICl    SOYUA    l.A    STOKIA    D   ITALIA    FCC. 

al  V.ilicaiio,  c  il  cadiivcie  ajiposo  per  i  jiicili.  Al  qual  luogo  fu  ;illora 
tlalo  da' Tt'iU'Schi  il  iiome  ili  Monte  Guitdio,c  ila'  Roniaui  (jucUo  di  Monte 
Mala,  iiomc  che  luiigamentc  liLcnne  (1),  e  del  quale  rimauc  uu  qiial- 
rlie  indlzlo  nclla  denominazione  di  Monte  Mario  con  cui  vjcne  a'  giorui 
iiostri  aiipcllato.  La  spoglia  di  lui  fu  da  ali-inii  snoi  fidi  sottralta:  quindi 
(;landcsliuamciite  sejiolla  ucUa  chicsa  di  S.  raucrazia,  fuoi'i  le;,mvii'a 
presso  la  porta  Aurcliana  ,  fu  onorata  di  pielosa  ias(  vizione  (2)i-jr  '^---i  > 

Cosi  finiva  Cresccnzio,  uoino  del  quale  foi'se  .i^lcuui  scrillori  arveb- 
bcro  nieglio  rispeltala  la  fama,  ove  Tallezza  dcirinlciilo  sue  di  rcudev 
libera  Roma  dal  giogo  foreslicro,  iioii  fosse  in  lui  slala  conlaininala  da 
modi  corroUi  e  da  passioni  indegne  di  clii  vorrejibe  farsi  liberalorc  di 
an  popolo.  Ala  \  ela  guasla  in  cui  \isse  Crescenzio  ,  «  che  in  qualche 
inodo  lo  assolve  ,  nou  fecc  a  lui  trovar  grazia  ])rc.sso  qucgli  scrillori  , 
e  I'amor  di  setta  lo  irasfornib  pressp  ajicwpi  iiUri.4"j.P'i'Ci:9e,,de|).'aftM(;a 
Roma.  -f.   ..'v-v.-^-nlr-q    f')n    filnc  i>   ,  cnnrvfiX 

La  inorte  di  Crescenzio  fu  celebrata  da  Oltone  come  una  in^igne  yitr 
toria;  questo  apparisce  da  un  diploma  da  lui  concesso  al  monastero  di 
Einsidlen  nella  Svizzcra,  il  quale  porta  la  singolare  nota:  «  Dato  iu  Roma 
»  il  3  dellc  calende  di  maggio  ,  giorno  in  cui  fu  suppUziato  Cresceu- 
)>   zio  »    (3). 

Ma  coUa  morte  di  quel  console  non  cessarono  le  fazioni  di  Roma. 
Grande  era  slata  la  di  lui  potcuza  ,  infinito  e  cresccntc  il  numero  degli 
aderenli  ,  i  quail  piCi  volte  rinnovarono  conlro  di  Ottorie  "e"  cbntro  i  di 
lui  successori  le  stesse  soinmosse.  E  nessuna  cosa  a  parer  mio,  meglio 
dimostra  fpial  fosse  I'autorita  del  nome  di  <(uello  (4)  ,  quanto  il  vcdere 
clic  Oltone,  forse  coslretto,  lasciava  prci'cllo  di  Ron;a  Giovanni  fi- 
gliuolo  del  console    da  lui  ainmazzato  (b)  ;  la  qual  cosa  rinvigorl   i  mali 


(1)  Chron.  Rcj.  S.  Panlalcnnis  p.  897.  —  NiBBV,  Itliicr.  di  Roma,  T.  II.  p.  672. 
(i)  L'cpigrafo  scpolcralo  di  Cresccaiio  che  ora  piu  uon  csisic  in  Roma  ,  Tu  pnbblicala  (l.il  B»- 
ROXto  ncgli  Ann.  Eccl.  an.  99C.  n.  X. 

(3)  »  Dal.  IU.  kal.  maii  ann.  Dominicac  Incarnaliimis  998  Iiid.  M ,  anno  tcrlii  OU.  legnarlij 
•'  XV,  imperii  secundo.  Actum  Uomac  quando  Crescentius  dtcoUatus  iusptnsus  futt.  a  (  M\BI1.1.. 
Am.  Ben.  T.  IV.  p.  117). 

(4)  «  El  pro  eo  (Cresc. )  planctus  roagnus  faclns  csl  (  Romac. ) »  (Adem.\bi,  //u/a/-JU^.Hb- ^II. 
S  31  ap.  Pebtz  M    G.  U.  T.  VI.  p.  130.  .    .,.  .i^,j..r-i 

(5)  Chron.  Faif.  ap.  Mlratori  R.  1.  T.  11.  P.  11.  p.  505.  —  Leo  ,  Hist,  d'llal.  T.  I.  Lit.  IV, 
p.  SO-1.  Qucslo  Bcrillorc  dice  che  OUouc  111  si  la.scio  porsuadcre  dalU  blandiiic  di  Stefauia  vcduia 
di  Crescenzio  ocl  far  prcfcUo  di  Roma  Cio\aaai  di  lei  ri);lio.  Osservo   che  Giovanni  era  gia  pr«- 


DPr.  cAv.vt.iEnE  r..  c.   provaxa.  aciii 

uinori  iieHe  due  fazioui.  Cost  uil'mia  lii  esse  venne  aUribuila  la  nioito 
di  papa  Gfegorio  V  ,  arcaduta  I'anno  sp-^uentu  (099)  (I),  come  all'al- 
tra  1'  indegiio  U-altamcnlo  fatto  a  Stcfaiiia  vedova  di  Crescenzio,  la  qaalc 
jM-ima  di  passare  agli  aniori  iinperiafi,  fix  data  in  balla  alia  lascivia  de' 
Tedeschl '(8>^'J2  *''"  '' 

FrattunW,  pef  "bjiera  miovanicntc  di  Oltone  ,  succedcva  al  defuiito 
Grogorio  V  il  fainoso  monaco  Gerberto  detto  Silvcslro  II  (3),  iicl  (juale 
perche  A  Idi  affFezionatissiino  e  pratico  delle  cose  di  Roma,  Ottone  [>o- 
neva  inWra  1ft  sua  fiducin. 

Questo  pontefice  fu  certauiciitc  uno  dc"pii\  dotli  uomiiii  deU'eta  sua  (i>. 
Nalo  ill  AWeriiia  da  uiiiili  geiiitori ,  la  nalura  sua  mutabilc  e  insoffe- 
I'ente  lo  'fecei  passare  per  di  moiti  gradi  prima  di  giungere  al  papato. 
Fii  successivamente  monaco  in  Francia  e  in  Ispagna,  pubblico  Icttore 
di  buone  lettero  in  Reims,  cpiindi  arcivcscovo  di  quesla  citta,  poi  di 
Ravenna,  d' onde  pel  patrocinio  di  OUonc  III  suo  discepolo ,  sali  in 
Roma  pontefice  (5).  Merito  suo  singolarissimo  fu  quello  d'aver  ridestato 
in  Fraiicia  «  in  Italia  i  bnoni  sludi  tpiasi  perduti ,  specialmente  i  ma- 
lematici.  Molte  sono  le  di  liii  opere  in  varie  discipline  (fi) ,  che  fanno 
testimonianza  dcUa  saa  dotlrina,  la  quale  in  que'  tempi  di  tenebre  e, 
di  barbaric  gli  fi'uttava  la  taccia  di  negromante.  La  verita  che  terse  la 
failiiA  sua  d&  questa  vecchia  calunnia  dell' ignoranza  (7),  non  lo  libero 

fl.i   I   OTJiro;   *)   fjfTi;  ^ 

itoM4,'««ivcntO'<)W  flailrd  ,  come  appari<ice  <lal  confrontn  Hi  un  giiidicnlo  dell'sDn.  996  Inil  \I  >lrl 
9  d'aprili-  (  Chron.  Farf.  I.  c.  p.  505),  ocl  i|imle  e  eottnscriUo ,  col  <li|ilou>a  siijdello  Jclla  nr.(a 
(1).  Quiodi  clift  so  la  vodova  di  Crcsccn/io  fussc  slala  ta  madro  di  (iioaiioi  prcfello  ,  dillicil- 
mcnlo  lo  sue  bellezze  sarcbbero  aacora  stale  tali  da  far  impaizari  quel  (;io\iiie  iniperalorc  ;  Cn- 
sceoziu  avova  avulo  uoa  prima  mo-j^lic  per  oontc  Tcodora,  da  cui  piu  prohabilineule  era  ncle  Gio- 
»anni  il  pn^fctlu  di  Roma,  di  cui  si  paria  ,  il  quale  dopo  la  niorte  di  Ollonc  HI,  fu  fatto  palritin 
dc'  Rntnatri  (  vedi  la  nota  (3)  aHa  pap.  18i,  c  f/irnn.  Fnrf  col.  552  ,  D  )  —  II  P.  Berelti  nclli 
sua  Ciiriijrujla  '  col.  CCXMII  )  nomiiia  uu  oilra  oioglio  di  Crescenzio  cliicniala  Ciio- anna,  ma  rrrdo 
per  isbaglio. 

(1)  M.\si;o\ti  Comm.  Je  Ottone  III.  paj.  97  nola  (1).  —  f^ila  iftiincenii  Episc.  Padtrbon    spud 
LEiBniTZ.  U    U.  T.  I.  p.  5J0.  —  MinvTORI  aim.  999. 

(5)  n  Stephania  uxor  Crescentii  traditur  adullcranda  Teulouibus  »  (ArMiPiii  .VerfiVf.  Hiii. 
Lib    I.  c.  tJ.  p    II  ). 

(.1)    MlJRVTOBI     1.    C. 

I  1)  •(  florbsrlus  vir  magni  inctcnii  ,  ac  miri  eloquii  ,  quo  lota  Gallia   ac  si  luccrna  ardrutc    ti- 
lirabunda  rcfulsil.  »  (  Kiciierii  f/isl.  Lib.  IV.  apud  PEBir.  .V.  G    II.  TV). 
(J)  Mabili,.  Ann.  Ben.  T.  III.  p.  569  et  seq.  Cni  ,  cl  T    IV.  p    88.    101.   Ml  etc 

(6)  Apud  I'nziCM  Thesaurus  .Intdocl.  P.  11.  T.  Ill 

{^)  MvRAToni  arm.    iVOS.    —  BOETir.?  De  Consal.  Philosoph    pro?a  IV 


ao4  STUnl    C.HITICI    SOVUA    I.A    STOIUA    I)  ITALIA    ECC. 

iluir  accusa  d' ambizioiie  (4).  Fu  nonilimcno  Silveslro  pio  e  modcrato 
pontcfifc,  il  i[uale  dilcse  con  giiislizia  i  diiitti  delle  cliicse  e  devcscovi, 
soli  deposilari  in  que'  Icmpi  delle  reliqiiio  deUanlica  sapicnza. 

Coinposte  coU'elezione  di  papa  Silveslro,  sotto  mendace  apparenza  di 
calina,  le  rose  di  Roma,  muoveva  Ottone  per  alia  Germania  con  nu- 
mcroso  S0i;uilo  di  priiu-ipi  e  di  cai-dinali  nclia  priniavcra  dcU'nnno  inil- 
icsiuio  (2).  Ma  gli  uinori  iiujuieli  delle  fa/.ioni  soliboUivano.  Poco  sono 
nole  le  viceude  di  Roma  dm-anlc  la  di  lui  assenza  :  ma  la  nolizia  data 
da  San  Pier  Damiano ,  die  papa  Silveslro  portava  1'  assedio  a  Ccsena  , 
0  la  uccisione  del  capilauo  dell'  imperalore  fatla  in  quel  tempo  da'Tivo- 
lesi,  zelaloii  dclla  parlc  di  Crescenzio,  dimostrano  clie  sempre  vivevano 
uelle  terre  romane  gli  spiriti  destali  da  quel  console  (3). 

Poco  durava  I'assenza  di  OUone.  Nel  di  d'  Ognissanti  dell'  anno  me- 
dcslmo  gia  trovavasi  iix  Roma  (i),  dove  il  ricliiamavano  novelle  ist.inze 
di  papa  Silveslro  ,  e  dove  ardeva  egli  slcsso  di  ricondursi  per  compiei'vi 
i  maggiori  disegni ,  che  da  gran  tempo  mcditava  sopra  Roma. 

Fu  iafalti  fama ,  ch'egli  avesse  in  ammo  di  restaurare  l'  antico  imperio 


(1)  Art  dc  vcnficr  Ics  dales,  T.  III.  P.  1.  T-  325. 

(J)  TniETMAR.  Chj-nn.  Lib.  IV.  §  28. 

(3)  S.  Petki  I)\Mi\Ni  A'/la  S.  Mauri,  cap.  III. 

(i)  J)ij>l.  Oil.  Ill  pro  Kelt,  f'crccll.  Datum  Romae  kal.  noe.  anno  Domini  Incarnalionis  M.  hid. 
XII^.  (  Appcnil.  n.  18  c  19  ).  —  Foiso  a  qucslo  tempo  tuoI  riferirsi  una  IclU-ra  Ji  papa  SiKcsIro  II 
ad  Oltonc  III  roccnlcmcnlo  puhhlicata  per  la  prima  valla  nolle  Note  alia  vita  di  ijuesto  pontcfice 
dal  signer  UocK ,  la  quale  come  intercssantc  per  la  storia  <]i  que'  tempi ,  parmi  <li  qui  ripclere. 
Qucsta  lettcra  e  forso  una  di  quelle  di  cui  si  fa  cenno  nella  Prefazione  alia  Storia  del  nionacu 
UlCHERO  ,  puhblicala  dal  Prni?.  (T.  V.  M.  G.  II.  p.  567.  —  Vcdl  pure  Ilistoirc  du  Pajie  Sili-estre  II 
M  de  son  sl'erlc,  par  C.  T.  UocK. ;  Iraduite  de  rAllemand  par  I'iVblio    AxiNGEB  p.  303.  nota  (27)  ). 

■1  Sjlveslcr  Ep.  scrvus  servorum  Del  dilcclo  siio  Olloiii  (;aisr.ri  semper  Auf;  ,  imperii  docus  el 
i»  iosupcr  aplicam  benedictionem.  ^lulla  vubis  per  Grej^orium  Tusculanum,  ob  vcslram  cautclam 
11  dcmandavi ,  <|uae  fama  volans  pertulil.  Scd  (piae  nttbis  apud  Ortam  inter  sacra  missariim  so- 
il Icmaia  pcrvencrunt,  non  lovilcr  accipienda  ccnsco.  Ui  namque  qui  servilin  nosiro  niliil  prac- 
>i  bucruat,  seditionem  el  tumultum  in  Ecclcsia  cxcilavcrunt  contra  cos  ,  qui  romana  nobis  munu- 
11  scula  offcrebaut,  olTcrriquc  deberc  ab  aliis  acclamabanf.  Inferbuit  acrior  ira  quod  (juaedam  pau- 
11  percula  contra  suum  ludiccm  apud  nos  con(|uaeri  ausa  est,  quasi  ilia  conquacslio  ad  in^idiam 
"  Comitis  esset  facta.  Itaquc  inter  sancta  sanctorum  districtis  p;ladiis  inter  liostinm  frcmcntiani 
»  gladios  urbe  cicessimus.  Prima  quae  debuerunt  nobis  esse  liospilia  in  advcnlu  nostro  cum  pridio 
»  essent  stantia  disparuerunt.  Sccunda  tales  exilus  liabuerunt.  Scd  do  his  alias.  Hoc  non  solum 
11  nunc  si  non  propter  nos  saltcm  propter  vos  vcslrosq.  prccor  utque  nostri  iuris  in  Sabino  a  qni- 
11  baslibet  dctincnte  (*)  per  vcstrura  nostrumq.  Ici^atum  in  nostrum  dominium  revoconlur,  ul  in- 
11  dif^entiam  rcrum  suuimuvcat  praesens  copia  frucluum.  I>ala  prid.  id.  iun.  (an.  M.?)  Per  omnia 
»  honor.  ». 

{*)  Stmhra  the  ti  debba  l(r/<jerc  la  frasc  a  qiieito  niodo  ■  [irccor  ul  (Hiao  noslri  iuris  in  Snbino  UetiDCnliir. 


DEI.    CAVAMERE    I,.    0.    Pr.O\  ANA.  2l  5 

romano  ,  e  tli  trasporliirne  in  Roma  novellamcnte  la  sede  (I ).  A  c io 
volgcva  egli  i  suoi  pciisieri  j)cr  imluralc  desiilerio  di  gloria,  e  per  gio- 
vaiiile  vaghezza  di  onorare  se  slesso  col  fasLo  e  colla  |)oin|ia  de'prisclii 
impcralori  romani,  clie  la  ruvidezza  geimanica  avcva  luimlito.  (liit  inoltc 
uovili  aveva  egli  introdolle,  chc  agli  uni  gradivano  ,  agli  allri  dispia- 
cevano.  Queste  gl' inimicavano  i  suoi  priiicipi  ilclla  Gcriiiania,  avvezzi 
a  p\h  sempl'ici  modi,  e  ncraici  d'ogiii  insolita  usaiiza.  Ordivasi  pcrlanto 
contr'  esso  una  congiura  da'  conti  ,  da'  duclii  e  da  iroUi  vescovi  dclla 
Germania  ,  i  qnali  richicdevano  d'aiiito  Anigo,  figliuolo  d'  Arrit^o  ii 
Rissoso  duca  dclla  Bavlera  ,  qucgli  che  fi-a  breve  \cdremo  successorc 
di  Otlonc  ed  emulo  del  re  Ardoino.  Ma  Arrigo  si  manlenne  in  fedc  , 
e  la  morLe  di  Ouone  III  venne  presto  a  troncarc  i  Oli  della  congiura, 
e  de'  magnifici  disegni  di  qucsto  imjjeratore  (2). 

Inlanlo  sul  priiicipiare  dell'anno  1001  aveva  Ouone  mandate  le  mac- 
chine  da  gucrra  contro  i  Tivolesi  ribelli,  ed  uccisori  di  Romolino  suo 
ca])itano.  Era  la  cltta  ben  munita,  e  inutili  erano  slati  gli  assalti  e  le 
fatiche  per  espugnarla.  Venuto  egli  stesso  in  campo ,  gia  s'agitava  di 
levariic  con  vcrgogna  I'assedio,  quando  introdolti  iu  Tivoli  il  papa  ed 
il  vescovo  BcnAvardo  ,  maestro  c  consiglicro  di  Ottone,  i  Tivolesi  si  la- 
sciarono  condurre  ad  umiliarsi  e  ad  arrendersi  a  discrezione.  Tenuto 
quivi  un  placito ,  1'  imperatore  vi  dclibera  di  perdonare  non  che  a'  cil- 
tadini ,  alle  raura  ancora  di  Tivoli ,  che  la  fazionc  de'  Tuscolani  voleva 
distrutte  (3).  Questo  dispiacque  a' Tuscolani,  i  quali  rannodatisi  questa 
volta  cogli  allri  Romani  della  fazione  nemica  a'  Tedeschi,  ridestarono 
in  Roma  contro  di  Ottone  una  gencrale  sommossa. 

Sprangatc  le  portc  della  citta,  e  asserragllate  le  vie,  traevano  gl'  insorli, 
parte  ad  assediarc  Ottone  nel  palazzo  di  ]\Ionle,  parte  a  far  impeto  contro 
i  capitani  e  i  militi  tedeschi  sparj/igliali  per  Roma  (4).  Ogni  scampo  pa- 


(I)  Mascomi,  Comment,  de  Otlnn.  III.  p.   105  cl  passim  ap.  Script,  coacvns. 
(i)  Anml.  Sax.  ap.  Eccard.  T.  II.  ann.  (000  et  4001.  col.  374.  375  c  376. 

(3)  MUR\TOBi  ann.  1001.  —  T.\kgmari    preslivl.     Ti/a  Brrwardi  F.p.  ap.  LEnniTZ   R.   B    T.  I 
cap.  XXIII. 

(4)  «  Romani  deniqun  inilipiic  fcrcnlos  Tiluirlinos  ciiiii  Impcrolorc  paratos.  urbi  qnoquc  »uap 
>>  porta«  scris  tnuniiint ,  vias  ob.«lruunt,  libcro  cnlranili  vol  cxcundi  facullas  nr^atur.  »  (  Ta^gmabi 
Prcsb.  1.  c.  Cap.  XXIV).  ■<  Uomani  ...  contra  cum  (Oil.)  conspirani,  ct  aliquot  militum  cius 
u  pcrcmptis  ,  cum  in  I'alalio  obsiJcnl.  )■  (  Sigeb.  Gcmbl.  ap.  Pi.stobii'M  T.  I.  p.  895  ).  Varii  di- 
plomi  di  Ottone  III  di  que'  tempi  tcngono  la  data  di  «  Uomae  in  Palatio  Montis.  •>  ( tcorretto  poi 


2ii6  STCOI    CRITICI    SOVr.A    I.A    STORIA    d' ITAt-IA    ECC. 

reva  tolto:  poiche  nc  i  Teilesclu  sparsi  |jer  le  campagiie  ,  pblevano  iiclla 
uitti  introilursi ,  ne  uscire  gli  assalili.  A  far  tesla  ai  sollevali  non  craiio 
i-he  i  palatini,  a'  qiiali  stava  coinmessa  la  guardia  del  priiicipe.  Di  qnesti 
si  faceva  capo  il  vescovo  Bernwardo ,  il  quale  dopo  aver  celebrate  le 
sacrc  oerimonie  ,  e  brandita  I'asta  impeiiale,  movcva  animoso  corilro  i 
Roinaiii,  mentre  Arrigo  duca  di  Baviera  cd  Ugo  niarclicse  di  Toscana, 
lattisi  in  mezzo  ad  essi,  coa  mansucte  parole  c  con  simiilutc  proir.esse 
procuraTano  sedar  I'ire,  confortando  i  tumultuauti  a  ccssar  I'armi  ed 
a  recai'st  pacifici  al  palazzo  im])eriale  (I).         uiof^ib  i  un  i,ioJ  .o. 

V  accoiTcvano  infalti  ncl  matliiio  del  "iorno  sciniente',  'e3  Ottoue 
salilo  sovr'una  torre,  alluso  dcgll  anticlii  impcralori,  pigliava  ad  arrin- 
garli:  rimproveravanli  d'aver  dato  di  piglio  aU'armi,  uccisi  i  suoi  fami- 
gllari ,  posto  I'asscdio  a  lui  ncl  proprio  palazzo,  fatto  prova  di  Cacciarlo 
da  Roma:  tutlo  cio  ,  diccva,  per  rimiuierarlo  do' bencfizi  da  esso  rire- 
vuti  ,  dcU'amore  di  padre,  clic  sovra  ogiii  altra  citti  dcirimpero  sno  , 
a  Roma  portava  ,  dello  averne  ampliata  la  gloria,  e  recatonc  il  iiome 
la  dove  mai  da'  loro  maggiori  non  era  stato  posto  il  picde.  I  Romaui 
aver  egli  anteposto  a' Sassoni  ed  a'Tedeschi,  e  per  qucsto  avere  con- 
citato  contro  di  se  1'  invidia  c  I'odio  di  tutti  i  Germaui.  Oggimai  esser 
ben  noli,  e  cogli  occhi  suoi  prdpri  numerare  in  quel  punto  i  capi  ri- 
belii.  Ma  non  s' aflidassero,  che  i  pochi  tristi  a  lui  nemici  potessero 
contaminar  coH'cscmpio  i  molli  fedeli  per  cui  era  uscito  vincitore  della 
sominossa  (2).  Queste  parole  dclte  dall'  impcratore,  se  facciamo  a  iulanza 
col  biogralb  di  S.  Beruwardo,  commovevano  que' coucitati  fiuo  alle  la- 
grimc,  i  quali  cosi  compunti  promettevano  ammeuda ,  e  manomessi  due 
de'  capi,  battuti,  nudi  e  semivivi  li  trascinavano  a' piedi  di  Ottotie  (3). 
JIa  non  per  qucsto  aQidavasi  Otlone  a  queU'apparcnza  di  pace.  No- 
velle  insidie  tese  a  lui  da  un  suo  familiarissimo,  per  nome  Gregorio(4), 


dagli  amaaueosi  iu  Palatio  Monaslcrii ).  Ella  a  Jun<|Ua  aaturalc  supposizionc ,  chc  OlluDO  faress* 
la  sua  solita  rcsiJenza  in  «  Palalio  Montis  >.. 

(I)  Tanom.  Presbji.  I.  c.  —  Cfr.  Sigeb.  1.  c. 

(3)  «  lalerim  piissimiis  Impcralor  lurrim  quandam  ascendons  3<\  illos  coucionabalar  direns  cic  >-. 
(  Taucmari  Prcsb.  in  f'/di  Uenmnirdi  Ep.  1.  c.  cap.  25    p.  453  ). 

(3)  ■■llac  orationc  Iiiipris  ad  llclus  usque  compuucti  satislaclioncm  promittunt,  duo9cnrripiunt«tc.  • 
C  Tawgm.  I.  c.  ), 

(43  Forse  quest'era  quel  Grcgorio  contc  Tuscolono  ,  di  cm  nclla  lellira  di  GcrborUi  Vedi  1»  nola 
(4)  alia  pag.  30-1. 


DEL    CAVAI.IEUE    I..    C.    PnOV.VNA-  iO- 

t 

lo  chiarlvano  chc  Ira  csso  e  i  Romani  era  spacciala  ogni  Ctliicia.  Scaii.- 
pavaiic  a  sU'iilo  per  opera  de' tliic  anziilLlli ,  Uyo  tli  Tosraria  ed  Anigo 
tli  Baviera,  Uafiigaiulosi  coa  papa  SilvcsUo  per  una  ilclle  porlc  di  Uoraa. 
Quiodi  pigliava  la  via  di  Ravenna  (I).  Agitato  a  un  tempo  dall'ira.^ 
da'rimorsi  per  la  fede  spergiurata  a  CresccuKio,  menlre  mandava  di- 
ceudo  a'  suoi  Gerniani  rlie  nuovi  annati  provvcdcssero  per  i>ioinbar 
sovra  Roma  {i),  cgli  recavasi  compuulo,  a  piedi  nudi,  da  Roma  al  monlc 
Gargano  a  piaagere  il  suo  peccato:  quiudi  si  ritraeva  nel  mooastero  di 
Classc.  Cola  Ira  i  digiuni,  i  ciliei  e  il  salmcggiare  passava  I'intcra  (jua- 
resimn  di  qucUanuo,  aspcttando  I'ora  di  vendicarsi,  e  inlanto  promel- 
teva  a  S.  Romualdo  abbale,  in  penitcnza  del  suo  spergiuro,  di  veslii-si 
monaco  ogni  volla  chc  avessc  punita  Roma  rihcUe,  e  trionfante  fosse  entralo 
in  Ravenna  (3).  In  lal  guisa  associavansi  in  quell'  eta  i  sensi  di  picta  rcll- 
giosa  con  quelli  di  ambizione  e  di  vendetta.  Le  quali  cose  narrate  da 
S.  Pier  Damiano  dimoslrano  siccome  a'  tempi  di  questo  scritlorc,  cioe 
verso  la  meta  del  secolo  segucntc ,  la  memoria  di  Crcsceazio  era  in 
Italia  tullora  compiauta  e  onorala.  Che  anzi  e  cosa  osservabile,  siccome 
nel  parlare  della  morte  di  quel  console,  Pier  Damiano  cardinale  zelao- 
tissimo  della  Chiesa  Romana  sta  conlenlo  a  dire  die :  Crescenzio  scnatorc 
aveva  incorso  r  indeguazione  del  re  (4),  senza  incolparlo  ne  della  ele- 
zioiie  dell'anlipapa  Filagalo,  che  altrove  egli  riprova  (o),  ne  delle  allre 
cose  di  cui  gli  furono  si  larghi  accusalori  i  cronisli  tedeschi  (C):  indizio 
forsc  clie  il  iiome  di  Crescenzio  popolarissimo  tutlora,  fiiceva  forza  sul- 

— . '   ■'.       'ijiil  lini'v 

(I)  TniETM.  CAfVMi.  Lib.  IV. 

(9)  S\ii)i.n<  Gemblat.  \.  c  ad  an.  1002.  —  Takgm.  Prcsb.  /'i7a  Bcrtiieardi  Ep.  ap.  Leibmti  n.  B. 
■r.  I,  cap    38. 
(V,  n  Ijiic  autcm  rex  (cioe  Otlnnc  111  )  ex  eodom  crimine  (  cioe  la  mancala  fcdc  a  f.rescenrioj 

>  bcato  viro  (  Romualdo  )conressus  pocnitcnliae  causa  nndis  podibus  ee  romana  nrbo  pro),Tcdieas. 
■  sir  usque  in  Garganum  Montum  ad  S.  Michaclis  pcrrexil  Ecclesiam.  Tor  ti.lam  cliam  qoadra- 
•■  gcsioum  in  Classensi  monasterio    B.  Apollinaris ,  pancis  sibi  adliaorentibus  mansit  ,  ubi  ieiuoio 

>  ot  psalmodiae  proul  valcbat  inlcntus,    ciiicirt  ad  cirncm    indulus  aurala  de^pi-r  purpuia   trge- 
'•  batur.  .)  (  S.  P.  Oamuni  /-'iM  S .  Beriiwanli  c.  XXV.  oper.  T.  11.  p.  21G  ).  —  ..  Ilumualdus  . . 
»  ut  rex  Munacbus  fierct  insistero  ycbemonlius  cocpil.  At  illc  facturum  sc  quidem,  quod   cii(jf- 

batur  asseruit,  si  lamcn  prius  Romam  quae  sibi  rebeilabal  impcterct ,  ct  ea  dc%icta ,  A&vcDpom 
-  cum  victoria  rrmcarcL  •  (  S.  P    Dim.oii  ibid.  c.  XXX.  p.  919).  ii:  ..ii 

(4)  11  Crcsccniius  Senator  Horn.  iDdignalionem  regis  incurrens.  »  (  S.  Petri  Damum  ,  I'ila  S. 
RomuaUi  c.  XXV.  p.  SIC). 

C5)  S.  Petbi  Damuni  Ep.  XXI.  Lib.  I.  ad  CtnALOi  m  op.  T.  111.  p.  29. 

(C)  Lard.  son.  Lib.  II.  c.  18  et  19.  —  SlctB.  GemLl.  ad  an.  1002.  -  Chron  rtg.  S.  Pantha- 
Jemis    —  Adalb    f'ita  Htnrici  Imp.  —  Ann    Qucdtinbunj.  an.   IOCS. 


21)8  STL'OI    CRITICI    SOvn.V    I.A    STORTA    d'iTAI.IA    EtO. 

laniirto  tli  ([iiello  scriltore,  il  quale  non  coudannava  in  qiiello  I'intenfli- 
iiienlo  politico.  Gia  si  sa  chc  S.  Pier  Damiano  non  era  tli  fazionc  iinpcrialc. 

Conlusc  assai  sono  io  ilatc  di  quesli  ulliini  falli  della  \lla  di  OUoiie. 
Cosi ,  per  csempio,  il  IMuralori  sembra  pendere  ad  assegnarc  la  data 
della  sonimossa  roniana  di  cui  i)arlainino,  poslerlorinenle  alia  quare- 
siina  del  1 00 1  ;  poi  di  nuovo  ne  dubita.  Dal  teste  di  S.  Pier  Damiano 
da  noi  addollo  apparisce  clie  fit  anteriore  (I ).  Certa  cosa  e  chc  nel  Na- 
tale  dell'anno  1001,  Oltone  trovavasi  in  Todi,  dove  con  papa  Silveslro 
celebix)  add!  iG  di  dicenibrc  un  concilio  di  molli  vescovi  (2).  Da  Todi 
rceatosi  a  Palerno  ,  passava  dopo  poclii  giorni  di  vita  (3). 

La  niorte  sua  fu  altribuila  da  aleuni  scrittcri  di  Gennnnia  a  caso 
forluilo  di  inalattia  (4),  nia  da  altri  molti,  specialinente  italiani ,  testi- 
moni  meno  di  quclli,  sospetti  di  falsita  in  questo  fatto,  a  veleno  datogii 
da  Stelania  la  vedova  di  Crescenzio.  Poco  d'accordo  sul  modo,  novella- 
rono  ancli'essi  a  loro  posta,  diccndo  gli  uni  chc  Stefaiiia  esscndo  stata 
sposala ,  e  poi  ripudiala  da  Ottonc,  gli  alti'i,  die  essendnsi  indotta  ad 
ainoreggiare  con  esso  per  la  speranza  di  regnare,  e  (juindi  crcdcndosi 
abbandonata  allorache  Otloue  si  rcco  in  Germania,  si  ccudusse  ad 
ammazzarlo  (5). 

Ma  r  insussistenza  di  tali  raeconti  palesemente  si  inanifesta,  conside- 
rando  aUa  poca  probabilita,  clie  Ottone  si  consigliasse  di  far  moglie  sua 
ed  imperatrice  colei  oh' esso  avea  falto  svillaneggiare  dalla  soldalescaj 
ne  maggiormente  e  crcdiliilc,  che  Slcfania  potessc  dopo  di  cio  nutrire 
colale  sloita  speranza,  tanlo  jiiii  chc  una  nunva  e  piii  magnilica  ainbasce- 
ria  aveva  Ottone  mandalo  a  patleggiare  per  esso  nella  corte  irOpicnle  una 
sposa  (G).  Pill  conformc   alia   corruzione   di   quell' ela  ,  cla   piu   assai   di 

(1)  Mlrvt.  Ann.   1001.  —  Vcili  la  nola  (6)  alia  pag.  207. 

(2)  CIr.  Ann.  Ildesk.  ap.  PERTi  T.  V.  ml  an.  lOOi  cl  JIuRVT.  Ann.  1001  in  line.  —  TaKGMARO 
nclla  yita  di  S.  Beriiwaritn  (  Pf.rtz  ,  T.  V.  §  3C  )  dice:  n  Anno  Sinj^ulaiis  nalivilalis  I).  N.  1.  C 
u  millcstmo  sccundo,  InJ.  XV.  Apostollcus  cum  luiperalorc  Tudertiiiae  n.Tlnle  llomini  crlebravif, 
»  ul)i  ID  fostivitalc  S.  loli.  E\an!;.  (  27  dcccmbr.  )  cuncilium  Cdadunahir. »  L'anno  iliiiupic  era 
cominciato   add'i    25  diccmhre. 

(3)  Ann.  Ildesh.  — ibid.  RuPEBT.  Tiiitziensis  ,  I'ita  S.  Ilerihcrli ,  cap.  2.  §  XI.  —  Auclor  I'ilai 
S.  Afeinwercii   apud  LEiBPiiTi  T.  I.  R.  B.  510. 

(4)  TniETMiRi,  C/iron.  Lib  IV.  c.  30  ap.  Pertz  M.  G.  II.  T.  V.  p.  782  —  Tancm.  Presb.  I.  c.  J  37. 

(5)  "  Crcsconlii  uxor  spc  impcrandi  Impcralorcm  ail  suum  illcxoral  aninrcni,  sod  cum  dolcret 
»  repalriaatem  ,  ct  niipliis  se  fruslrari ,  missn  clam  vcncno  ilium  lufccil.  »  (  Reinerls  in  Vita 
S.  irolbodonis  §  1\.  ap.  Struvium  Corp.  Hist.  (h-rm.  I.  310). 

(C)  Mascovu  Comment,  ad  an.  —  Qncsia  Ic^azionc  di  Ollone  male  s'accorda  colla  promcsss  di 
\c»lirsi  monaco  ,  fatta  da  lui  a  S.  Romualdo.  Vcdi  la  nota  (G)  pa^.  207. 


DK(.    CVVAMERE    L.  li.    PROVANA.  3i)ij 

sanguc  cbe  noii  d'umoii,  cgli  c  il  credere  elic  la  vedova  di  Crescenzio, 
donna  sujierba  per  grado  c  per  elcganle  bellezza,  a  vcndcUa  djl  tra- 
dilo  consortc  e  della  propria  conlaniinazionc,  non  s'adoulasse  dcgli  a- 
inori  d' Ottonc  per  aver  eainpo  di  spegnerlo  (I). 

Fu  da' corligiani  leiiuUi  nascosla  la  niorlc  deUiraperalorc,  lanlo  che 
i  Tedesclii  (jiia  e  la  dispersi  nc'  dintonii  di  Roma,  non  fiirono  raccolti. 
1  quali  aNA-ialisi  coUa  spoglia  di  lui  verso  la  Gcrniania,  cbbcro  per  sella 
giorni  conlinui  a  coinballere  conlro  le  soUevalc  popolazioni;  ne  Irovarono 
posa  finche  non  furouo  giunti  in  ^'crona  (2).  E  qui  nuovamenle  po- 
tremo  osservare  quale  gia  fosse  rellbUo  prodoUo  sovra  gl"  Ilaliani  dalle 
novilii  introdolte  dagli  Ottoni  nel  governo  delle  provincie  del  reaiue  , 
dove  le  popolazioni  dal  basso  slato  in  cui  le  trovatnnio  verso  la  ireta 
del  secolo  X,  erano  in  questo  cominciarc  del  scgwenle,  sorte  a  segno  di 
inanifcstarc  co'  fatli  Todio  loro,  comune  co'  Romani,  pel  dominio  slraniero. 

Fraltanto  la  punizione  di  Crescenzio  e  dcirautipapa  Giovanni,  e  le 
diniostrazioni  che  Ottone  III  era  ilo  faceudo  di  radiinare  un  nuovo  e- 
sercito  nell' Italia  inferiore,  aveano  mutalo  gli  animi  diBasilio  c  di  Co- 
stantino  imperalori  d'Orienle.  Fatto  piii  maluro  consiglio,  aveano  essi 
a<lerito  alia  proposta  di  nozze  recata  da  Arnolfo  II  areivescovo  di  Mi- 
lano,  splendido  legato  di  Ottone,  e  gia  Arnolfo  coUa  Cdanzata  printi- 
pessa  era  di  CostantinnpoH  parlito  coluio  di  donalivi  c  donorificenze. 

Mentre  la  nave  sua  slava  per  porre  nel  porlo  di  Bari,  Ottone  ren- 
deva  fanima  a  Dio  sul  fiore  degli  anni  (3). 


(I)  Fra  gli  scrillori  iialiaai  Landulfo  seniorc  (  l/istnr.  Lib.  11.  cap.  XIX.  R  I.  T.  IV)  riuno>a 
a  prpposito  ili  Otionc  c  di  Slcfania  la  favola  di  Dcinnira  c  di  ?vcsso  ccniniiro.  Ma  LEONE  OsliiDS)' 
(  Citron  Cassin.  Monrii  Lib.  II.  c.  24  ibid. )  dice  apcrlamenle:  «  Inipcralor  luorluus  est  ad  oppiiluoi 
>  quod  nuDCupalur  Paleroum ,  non  longe  a  civilalc  quae  dicilur  Castcllaoa,  ab  Dxore  ut  ferliir 
"  C.rcsci'ntii  seualuris  ,  quem  supcrlus  al>  illo  retuHiuHS  dccollalum  ,  qua  impudice  abuU'batur  , 
»  polioiialus.  »  —  Fra  gli  scrillori  Tcdcscbi  LvMBtnxo  aulorc  dclla  nin  di  S.  Eribcrtti  arci\e- 
scovo  di  Colfinia  ,  verso  il  lODO  ,  C  UurEBTO  Tuilicnsc  alcuni  anni  dopo  ,  narrano  che  Ollonc  caddr 
uclle  insidic  di  ccrla  Irisla  fcnimina  ,  dclla  quale  cgli  avc\a  fallo  dicnilarc  il  marito  Cresceniio , 
suo  ribello  ;  e  die  scldicne  ainmoiiilo  piii  \oltc  dall' areivescovo  Eriberlo ,  non  a\cndo  da  MSa 
volulo  astcncrsi,  mori  avvclenalo  ,  nicnlrc  domiiva  (  f'iia  Ihiib.  Col.  Arch.,  aucUtrt  L\MBEnTo  , 
ap.  Peuti  T.  VI.  §  7 ).  Lo  slesso  cose  narra  un  anonimo  del  secolo  XIl ,  strlplor  yitac  Afeimi'trcn 
Padcrbruiut.  Kpisc.  n.  X  ap.  Leibnitium  U.  B.  T.  II. 

(S)  TniETMARi  Chron.  Lib.  IV.  §  31  ap.  Pebtz  1.  c. 

(3)  LAADL'i.pni  senior.  Hist.  Lib.  II.  c.  18.  1.  c.  —  Arrulfoi  Hiilar.  Lib.  I.  cap.  XIII  il  MV 
ibid.  —  Leo  OsU  Chron.  Cass.  Monrii  Lib.  3.  c.  31.  ibid. 


Serie  II.  Tom.  VII.  27 


3  10  STl'DI    t.RITlCI    SOVRA    I.A    STOaiA    D  ITALIA    ECC. 

IcrtO'J    (OUSZaGllgB.' 

:  o'loazeyoig  ^onc' 

cAPiTOLo  vir  ^7'^^' '  •= 

:iV   ID   911 

ELEZIONE  D'ARDOINO  A  RE  D'ITA|4A, , 

SUE  VITTORIE  ALLE  ClULSE  DELL'  ADIOE 

•;   j...---']^-   ,. 


V'euliquaUro  soli  S'iorni  dono  1^  inortG;  di  Ottone,  Ardoitio  marchese 
d"  Ivrea  veniva  inopinatamentc  chiamato  re  d' Italia  dalla  Diela  generale 
del  reame  convcuula  in  Pavia  ,  c  quivi  addi  15  di  fcbl)raio ,  nella  niat;- 
gior  basilica  di  S.  Micliele  solcuueiiieule  mco|i'OUfilo^:l). 

Questa  subita  esallazioiie  di  uu  princijpe ,  chq,  L  siivcroni  documenli 
ci  mostrano  negli  ullimi  auni  della  vi^a  di  ciuell' imperatoi'e ,  posto  come 
pubblico  nemico  al  baiido  dull'  impero,  e  condannato  iielle  piu  severe 
canoiiiclie  pcnitenzc,  desta  in  sidle  prime  il  pensiero  che  di  un  altro 
Aidoiao  si  tralti,  e  non  di  cpicUo  del  (|uale  narrammo  le  prepotenze.  Ma 
confronlando  i  testi  di  Arnolfo  e  di  Landolfo  seniore,  soli  storici  ila- 
liani  di  cpiegli  anni  che  accennino  quest'  elezione,  con  quelli  di  Dltmaro, 
di  Adalboldo  e  di  altri  scrittori  coevi  della  Germania,  cade  ogni  dubbio, 
e  r  identita  della  persona  d' Ardoino^ re^  d'ltalia  con  quella  del  marchese 
d"  Ivrea  colpilo  da  quelle  senteuze,  risuUa  evidenlissima  (2). 

Deir  aiiomalia,  o  diro  meglio  della  conlraddizione  che  spicca  nel  ve- 
dcre  ia  un  momento  riuniti  i  sulTragi  di  tutta  la  Dicta  Italiana  per  chia- 
luarc  al  Irono  un  principe  bistrattalo  e  vilipeso  a  quel  modo,  gia  si  e 
da  noi  fatto  parola  :  aggiuugeremo  ancora  che  se  si  considera  in  quali 
condizioni  fossero  posti  in  quel  punto  gl'Italiani ,  quali  necessita,  quali 


\1)  Chron.  Rajum  Italtac ,  apud  MbRMORi  K.  I    T    IV.  p    149 

(J;  Cfr.  Arkulphi  McJiol.  Hut  Lib.  I.  cap.  XIV  —  Iandclpui  Senior  AMwl  Hist  Lib  II. 
cap.  XIX.  —  TniETM.iBi  Chron  Lib.  IV.  §  31,  apud  Pfbtz  M  G.  H.  T.  V.  —  Adaldoldi  ,  /'i/a 
Htinrici  Imp  J  15,  PtKTZ  T.  VI  clc.  Le  parole  di  ipiesl'ullirao  scriltorc  sono  piu  dclPaltre  csplicilr 
e  cliiare  :  "  Quidam  cpiscopicida  Ilarduious  nomine  »  (  cosi  cbiama  Arduino,  apponondogli  I'uc- 
ci>ione  di  Piclro  I  vcscovo  di  Vercelli  )  n  nnn  regnabat,  sed  viliis  in  se  regnanlibus  subsenicbal 
"  in  Italia.  Audita  enim  mortc  Imperatoris  Otionis,  Langobardi  surdi  el  cocci,  el  dc  futuro  ooa 
J    providi ,  hunc  cicgeruol,  cl  ad  pocnitenliam  feslinanlcs ,  in  rcgem  sibi  coronaverunt  >> 


nr.1.  r.AVAf.iERK   i..   n.   provana.  ■•  i  i 

passioni  li  Iravagliasscro,  corac  le  cose  operate  da  Aivloiiio  per  fini  ili 
priviita  ainbizionc,  giovassero  a  conscguir  qinlio  scopo  a  qui  miravano 
U;  risorgeiili  popolazioni,  ogiii  anoinalia  vieiie  iiieiio,  ogni  ronliaddizioiie 
svanisce,  e  rdczione  di  (picsto  principe  licio ,  potentc  c  animoso  ap- 
pai-isce  come  un  naturale  e  facile  risultato  della  successione  de'  fatti. 

Conciossiaclie  qualanquc  fosse,  slata  ropcrosila  do' nciniri  d'Ardoino 
prcsso  r  impcialorc,  qualuncjuc  la  gelosia  di  queslo  priniipc  coniio  il 
siio  ribelle  vassallo ,  le  senlenze  iinpcriali  die  lo  rondannaviino  nello 
avere  ,  nel  grado  e  nella  persona,  erano  rimaste  senza  eflello  ,  od  ap- 
peiia  alcuno  iie  avcan  prodotto  confiscando  a  pro  di  Leone  vesrovo  di 
Vcrcclli  qualclie  parte  di  epic'  comilati ,  dc'  quali  esso  avcva  teste  otte- 
nulo  1  esenzione  dal  troppo  facile  iiiipcratorc ,  qualclie  parte  dico  ,  die 
si  trovava  piu  lonlana  dalla  sede  d'Ardoino;  ma  ne  questa  sede,  cioe 
Ivrca,  citla  bcu  miinita  dall'arte  e  dalla  natura,  ne  le  allre  casldla  che 
guardavan  le  valli  dcirampio  suo  territorio,  noii  erano  passale  nolle  mani 
degl'  imperial! ,  ne  le  ricchezze  che  lo  avevano  reso  il  piu  polcnte  fia 
i  grandi  Tassalli  del  regno  ,  avevano  cessato  d'appartencrgli. 

Ne  un  efTctto  maggiore  trovo  io  avessero  prodotlo  le  condannazioni 
ecclesiastiche  per  cui  dapprima  Warmondo  vescovo  divrea  con  tutto  il 
ceto  devescoi'i  circonvicini  (I)  I'avcva  iteratamente  scomunicalo,  e  quindi 
il  sinodo  roinano  lo  condannava  ad  esulare  ramingo,  od  a  vestire  I'abilo 
inonacale  (2):  avvegnaclie  ne  egli  abbandono  giammai  la  sua  sede,  ne 
rautorita  sua  od  i  numerosi  suoi  aderenti  vcunero  meiio  nel  suo  mardiesato. 
Forse  uoi  ci  siamo  apposli  ,  dicendo  die  le  sue  ricchezze,  ddle  quali 
mai  non  venue  spogliato,  gli  donassero  mode  di  ricoinperarsi  con  pie 
largizioni  da  ogni  sinodal  penitenza  (3).  Quanlo  agli  anatcmi  di  War- 
mondo avviseremo  fossero  tolti  ,  e  die  iVrdoino  tornassc  in  pace  con 
esso,  allorachc  questo  vescovo  ebbe  ottenuto  nellanno  1000  dal  mede- 
siiiio  Ottone  la  sospirala  esenzione  per  una  parte  del  territorio  d'Tvrea  (4): 
sia  perche  fra  le  carte  recentemenle  Irovale,  Icggesi  dopo  la  forraola 
;ldla  scomuuica  quella  pure  ddle  ricoiiciliazioni  (5)  ,  sia  perche,  slccome 


»1)  A|i|icnilicc  n."  10. 

(2)  Appciidico  n."  13. 

(3)  VcHi  la  nola  (J)  alia  pag.   135. 
(li  .Append,  n  "  t7. 

(.il  ■'  Qiialiler  Episcnpus  rcconcilicl ,  tcI  rccipial  cxcommuoicatam  »  (  Append.  il.°  8  ) 


3  12  sTuni  cuiTir.i  sovnA   i.a  STOniA   n  itai.ia  tec. 

gia  osscrvammo,  qiiesto  vescovo  ritcnne  In  ciiicsu  iV  Ivrea  fiuo  alia  morle 
sua,  ilo,)Oclie  il  luarchosc  Ariloino  salilo  siil  Irono  avrebbo  avuto  modo 
tli  torgliciie  il  posscsso. 

Dicliiararono  il  Sigonio  etl  il  Muratori  quest' inopinata  elezione  d'Ar- 
tloino  dicemlo  ,  die  un  nobilc  pensiero  di  nnzioiialc  orgoglio  fo8Sc  quello 
die  avesse  spiiilo  i  Grandi  del  ivgno  a  lal  scelui  impvovvisa  di  un  priii- 
oijie  ilaliano,  piiiiia  die  uon  si  i-ideslassero  ollrcmonli  in  qucgli  die 
verrebbe  cletlo  re  ddla  Germania  le  anlidic  jirctcse  sovra  P Italia,  e 
sovra  il  soglio  impciiale  ,  ed  in  tal  guisa  gl'Ilaliaiii  vcnissero  a  riacqiii- 
stare  I'una  e  l'  allra  corona  ,  die  dn])poi  quaranl'  anni  erano  divonule 
<ome  il  retaggio  della  Casa  di  Sassonia  (I).  Ma  per  Aero  dire  come  inai 
ci  conduiTemo  noi  a  credere  capaci  di  si  alti  sensi  que'  principi  detlori, 
in  gran  parte  d'originc  barbarica,  caldi  tutli  del  solo  utile  loro  privato, 
f  die  fia  breve  noi  vedicino  vendere  vilmente  al  nuovo  re  ddla  Ger- 
mania i  loro   voti,  e  la  fede  giurala  al  re  Ardoino  ? 

In  altra  guisa  scorse  a  sua  posta  uno  scrittore  piii  moderno  la  chia- 
mata  d' Ardoino  al  trono.  «  L'ardito  prindpe  ( dice  lo  storico  Leo  )  confi- 
»  dente  nclla  sua  forza,  nella  solidila  dclle  sue  castdla,  c  nd  suo  iiume- 
»  roso  parentado,  si  dii'endeva  ancoi'a  contro  le  arnii  iinperiali,  quando 
»  Ottone  III  mori.  Questa  morte  inaspcttata  lo  determino  a  farsi  pro- 
>i  clamare  egli  stesso  re  d'ltalia  per  liberarsi  in  modo  definitive  dal  li- 
»  more  d'ogni  casligo.  Ebbe  prestanicnte  compri  molli  vescovi  (2)  eon 
»  I'oro  0  con  le  promessc,  talche  agli  altri  prelati  di  Lombardia  fu  nje- 
»  stieri  il  fare  altrettanto  .  .  .  Arduino,  assicuratosi  il  favore  dci  piii  au- 
»  lorevoli,  convoco  una  dieta  in  Pavia,  die  lo  acclamo  re  d'ltalia.  La 
»  maggior  jiarle  dci  vescovi  piu  prossioii  al  marchesato  d' Ivrea,  die 
>i  coiioscevano  il  brutalc  animo  suo,  gli  si  crano  per  vero  levati  conlro, 
»  e  se  allora  cederono  alia  forza,  noi  fecero  die  per  aspettare  I'opportuDo 
»  memento  in  cui  un  sovrano  tedesco  venisse  a  speiimentai'e  le  sue  ra- 
)'   gioni  1)   (3). 


(1)  Sioomcs  ,  De  Regno  Itatiae,  Lib.  Vlll.  col.  471.  —  Mcbat.  ^mal.  1009. 

(9)  1  vescovi  od  i  maggiori  al)l>ali  crana  grandi  vassalli  del  regno  ,  cppercib  elcUori  nella  llieta 
lUliaoa  (RovELli  P.  II.  Dissert,  prelim.,  Arlic.  1  c  II ). 

(3)  Leo,  Sloria  ilctjli  Slali  Ildlimi  etc.  Lib,  IV.  eap.  2.  §  IV.  —  Le  ragioni  che  qui  invoca  il  I) 
Leo  Don  erano  appo(;giale  ad  allro  clic  alia  furza  malcriale:  le  le^:gi  longubardiclic  e  TraDclie  cho 
in  qael  piiulo  rcggcvauo  I'ltalia  Don  sancivano  qacste  ragioni.    Meglio  dnoquc  cbc  ragioni  esse  deb- 


DFi.  CAVAt.Enr;   i..  o.  rr.ovAXA.  2i3 

A  quesle  senteiize  dello  storico  Leo  parmi  di  poter  ris|:oiiclere ,  chc 
flii  iiessun  Rontcinporanco  ilociiiiienlo  non  risultn ,  clie  iiegli  uUiini  aiini 
(li'lla  villi  ill  Olloiic  ,  c  dopo  le  liaiidile  senlciize,  Ardoiiio  vcnisse  as- 
salilo  iiella  sua  Marca.  Oltone  assalito  egli  slcsso,  e  dalle  fazioni  in  Roma, 
e  dagli  Slavi  in  Germania  ,  non  aveva  avulo  uc  agio ,  ne  modo  di  farsi 
iiicontro  a  <picsto  suo  animoso  vassallo  per  coslriiigeilo  all"  ohhedienza, 
cppeio  non  allriinenti  laveva  comhallnto  cUc  con  poco  polculi  diplomi. 
Oud'e  die  comuncpic  possa  parerc  strano  che  Aidoino  dopo  tanle  scn- 
lenze  conservasse  c  la  dignila  di  inarchcse  ,  e  la  inaggior  parte  delle 
sue  toiinte  c  delle  sue  riccliezze,  egli  e  evidenle  chc  ncssiina  fatica  non 
iivcva  durato  per  sostenere  rautorit;\  sua,  e  la  sua  polenza  nclla  Jlarca 
d' Ivrea ,  dove  munilo  dalle  sue  castella,  non  si  dava  altro  pensicro  chc 
di  aspettare  il  bcneficio  del  tempo.  Largo  infalti  ed  inatleso  gli  si  prof- 
feri  cpieslo  bencfizio  per  la  mortc  del  gioviiic  Oltone  nel  1 002  ,  ed  io 
non  so  raccapezzare  come  piil  chc  I'ambi/.ionc  che  lo  dominava ,  il  ti- 
morc  dc'  meritali  castighi  dovesse  consigliarc  lo  sbandcggiato  Ardoino 
di  farsi  re  !  S'  egli  aveva  forza  bastante  per  procacciare  la  propria  ele- 
zione ,  come  si  trovava  egli  condoUo  a  provocarla  per  isfuggire  questi 
castighi  ? 

Quindi  che  Ardoino  con  denari  e  con  patti  comprasse  i  voti  d'alcuni 


bono  esscro  appellate  prctese,  c<l  crano,  die  ogni  re  di  Germania  acqnistasse  coll'alto  dcll'eleiioDe 
sua  al  rcamp  ijcrnidnico,  il  rcamc  ancora  d' Italia.  Quesle  prelese  sono  comballalc  villoriosameDte 
dairautore  della  Sloria  di  Ciimo  (  RovELLI ,  Sloiia  di  Gmto  P.  II.  Disscrl  prelim.  ,  art.  i",  p.  LXX 
o  segucnti);  ecco  qui  il  sunto  delle  ragioui  addotlo  da  (|uesto  scrillore:  11  regno  d'  Italia  ( dic'egli ) 
era  oleltivo :  lo  prelese  ycrraaniLlic  non  asserivauo  gia  die  Ic  anlidie  le;,'gi  non  avesscro  lasciato 
agl'  Itillani  il  diritto  di  cleggerc  il  proprio  re  nella  Uiela  gcnerale  del  regno ,  ma  si ,  che  da 
elctlivo  il  trono  d'  Italia  fosse  divenulo  ercditario  no'  re  della  Germania  ,  dacdie  Derengario  I 
c  Bercngaiio  11  I'  avevano  riccvulo  in  beneGoio ,  qucgli  da  Arnolfo  ,  quesli  da  Oltone  I  re 
della  Germania.  Cosi  da  due  falti  parziali  operati  da  due  ro  d'  Italia ,  i  quali  non  polcvano 
senza  il  consenso  delta  Diela  allenarc  una  tale  prcrogatira  della  naziono ,  Togliono  eui  dedurra 
un  fundamenlale  assioma  iliretlamcnle  opposlo  allc  leg^i  coslilulivc  longnliardichc  e  Tranche  che 
formavauo  it  puhiilico  tliritlo  del  reame  ilaliano.  >;a  non  avoa  stimalo  che  una  tal  ^ariazioDo 
losse  legalmenle  staliilila  ,  il  re  di  Gormnnia  Oltone  I,  giacclio  egli  avc\a  vnluto  otteoere  dalla 
libera  eleziono  dc' principi  ilaliani  quella  slessa  corona  d' Italia,  die  Arnolfo  a\eva  coiicednio  in 
bencfizio  a  Berengarin  I ,  e  cli'egli  niedesimo  aveva  similmenle  rcstituito  nel  951  a  Bcrcngario  II. 
In  virtu  di  somiglianti  olezioni  ollenncro  il  rcame  d' Italia  Oltone  II  cd  Oltime  III,  c  succcssiva- 
mcnte  Arrigo  I  (  detto  il  II  da' Tedcschi  ),  Corrado  il  Salico  cd  allri  molli  della  najione  germa- 
nica ;  prova  irrefragabile  clie  rimase  sempro  in  vigore  I'  antica  Icggo  longobardica ,  staoiiala 
da  Carlo  Magno,  c  piii  particolarmcnlc  da  Carlo  il  Calvo  ,  che  nessuno  non  polesse  c.«»»re  lenato 
per  legillimo  re  d'  Italia  ,  ove  non  vcnisse  cletio  dalla  libera  Diela  Ilaliana.  (  Vcdi  ItovELii  I.  c. 
0  Dissert.  I.  p.  1  ). 


•u  4  STUDi  caiTici  sovRV  f.\  SToniA  d'itai.ia  F.r.r. 

i^iamli  ecclesiastici ,  fondata  presunzione  ne  forinano  i  vari  diplomi  dello 
tioiiiizioni  fatle  a  molli  di  essi  appena  fu  salilo  siil  Irniio.  Ma  quanto 
questo  stor'u'o  asserisce  circa  i  Tcscovi  elcllori,  e  sopvaltiillo  circa  (picili 
confiuauli  della  Marca  d'  Ivrea ,  UUto  vien  contraddetto  da  Adalboldo 
scriltore  conteinporaneo  e  tedcsco  ,  la  cni  testinionianza  nou  vcrr.'i  ri- 
ciisala  dal  doltor  Leo.  Dice  cgli  in  priino  luogo ,  chc  nella  Dicta  di 
Pavia  i  niu  caldi  e  piii  zclanli  proniotori  dcirde/.ione  d'Ardoino  furono 
i  vescovi  (I):  qualuiKpic  pcrtanto  fosscro  Ic  cause  di  qucsta  caldczza  e 
<li  queslo  zclo,  essi  non  cedettero ,  come  scrive  il  dotlor  heo,  allajbrza, 
ove  d'altra  foiza ,  d'altra  violcnza  si  tralti ,  che  di  qiiclla  de'  donalivi. 
Tnollre  nel  nominare  qwclli  fra  i  prdali  d' Italia  clie  primi  si  spcrgiu- 
rarono  ad  Ardaino  in  fiivore  del  nuovo  re  di  Gcniiania,  lo  scrittore  Adal- 
boldo non  comprende  nc  il  vcscoto  d'  Ivrca ,  chc  piill  degU  altri  (  e  non. 
a  torto  )  era  state  avverso  ad  Ardoiiio  pi-ima  della  clczione  sua ,  ne  altri 
de'  vescovi  circoiivicini ,  toito  Leone  di  Vercelli ,  antico  c  costante  ne- 
mico  di   Ardoino  (2). 

Quanto  agli  altri  Grandi  che  lo  nominarono ,  egli  e  evidente  clic  il 
raarchese  d'  Ivrca ,  sia  per  le  riccliezze  sue  dalle  tpiali  piover  potevana 
i  guiderdoui  su  quegli  avarissimi  principi  ,  sia  per  1'  antica  dignita  di 
Conte  del  sacro  palazzo ,  che  essi  erano  stati  avvezzi  a  riverire,  non 
poca  influenza  usar  dovette  nella  Dieta  nel  maneggio  de'  loro  sufTragi. 
Ma  il  dottor  Leo  segui  sopra  di  cib  la  versione  di  Landolfo  seniore  , 
il  <piale  scrive  che  pochi  fia  essi  consentirono  ad  Ardoino,  ed  anzi  che 
ticllo  squillino,  il  jartilo  fu  viuto  ])er  esso  quasi  di  furto  (3).  Questo 
vuol  dire  ch'  egli  non  fu  elctlo  a  picni  voli  :  e  sia  pure  :  esso  aduno 
pur  sempre  voli  bastanti  per  esserc  eletto.  Del  rcslo  Landolfo  era  di 
parte  contraria  ad  Ardoino  ,  ed  al  dire  del  Muratori  e  del  Giulini  esso 
c  scrittore  di  poca  fede  ,  e  che  sovcnti  volte  favoleggia.  Ma  le  parole 
di    Arnolfo  ,  storico    di   ben    altra    faina  (i) ,    sono   molto   piii  esplicite. 


(1)  1.  Episcopos  i|ui  in  cleclinnc  illius  prac  cclcris  aesluanlcs  el  siticntcs  fuorunl  clc.  ■ 
(  Ad\lb.  I''ila  lleinr.  Imp.  ^   15  1.  c.  ). 

(4)  AovLBOLDis  iliul.  sul  fine  del   §. 

(3)  "  Inlerca  Aidoinus  nubilis  cl  marcliio  alias  Inciiplos  in  anrii  ,  sed  s<  iialia  parens,  armis 
»  pradens  ,  in^'eaio((iie  ignarus  ,  paucis  conse  n  I  iciitibws  Italiae  I' ri  mat  i  bus  ,  OUonc 
"  iam  mortiio    quasi    furtim    in  rcgem  snriexiral.  »  (  Lakd.  Sen.  I.  c  ). 

(i)  "  Duo  tamen  prae  LAKDULPno,  scriploreni  hunc  (AnNULPnLM)  niagis  commendant ;  allcrum 
u  csl  Lasdilpiii    opus  fabulis ,  anacroni'iiiis  ,  etc.  non  carcre :  qunm    contra  ABRCLPnus  illorum. 


DEL    CAVAHEIVE    I..    C.    PIIOVAXA.  a  I !» 

Nana  egli  mfatli,  cbc  tutli  i  voti  s'accordarouo  non  solo  per  elrggerc 
Ardoiao  a  re  d' Italia  ,  ina  per  salularlo  Ccsare,  cim-  Unpcialorc  pre- 
sufito :  e  quiiidi  clic  esse  prese  a  visilare  luUo  il  icaiuc,  usaiido  do- 
vuiujue  L'autorilu  regia  (I).  Vei-o  e  the  la  dissideiiza  di  quesli  scriUori 
conlempoiauei ,  sopra  T  elezione  del  marcliese  d'lviea,  fccc  credexe  a 
lalunl  clie  lautorila  del  nuovo  re  fosse  rislrctla  soltanlo  alle  provincit' 
piu  occidentali  del  regno,  ma  un  diploma  di  liii  clie  produnenio  pii'i 
lardi,  serve  di  prova  alia  narr;i/.iouc  d'Aruolfo  (2). 

Al  postulto  quesle  opiiiioiii  del  professore  di  liidla  sono  la  coiise- 
gucnza  dcirallra,  da  liii  posia  per  base,  cioe  elic  Ardoino  sorse  unica- 
ineule  per  falto  suo  proprio  (3).  Uiiicameiile  do  cerlo.  rcrciocclie  s«- 
si  coiisidera  alia  rapidila  con  cui  Ardoino  giuiise  al  Irono,  sc  si  baila 
siccome  in  mono  tempo  chc  un  mcse ,  fra  cpiclie  diOlcolla  di  dislanze 
e  di  passaggi ,  la  notizia  inaspctlata  dolla  morle  di  Ottonc  HI  dovelli 
(la  Roma  giungere  ad  Ardoino  in  Ivrea  ,  c  quesli  adiinare  i  suoi  lidi 
nella  sua  Marca ,  spiccarsi  da  que' gioghi,  scendere  improvviso  a  Pavia; 
(juivi  convocati  i  suoi  Paii  da  tulte  le  proviueic  del  legno ,  vincere 
i  dissidcnti ,  carcggiare  con  lusinglie  e  con  doni  gll  aderenli,  accattarsi 
irisotuiua  i  neccssari  sulFragi  della  Dicta,  farsi  gradire,  eleggere  e  co- 
ronare :  sc ,  dico ,  a  tutto  questo  si  bada ,  non  sembra  clie  il  tempo 
bastasse  a  tante  cose,  c  siamo  nccessariamente  condotti  a  pensare  che 
una  causa  piu  potente  c  piu  grande  abbia  in  qualclic  singolar  modo 
favorito  il  gia  sbandeggialo  Ardoino  ,  cd  abbia  vinlo  gli  oslacoli  clie  si 
frapponevano  alle  sue  mire  ambiziose. 

Per  verita  gettando  lo  sguaixlo  sovra  gli  avvenimenli  che  andaroiio 
uniti  a  quest' inopiuata  elezione  ,  noi  vedremo,  che  un  fatlo  domina  in 
ipiel  tempo  ogni  altro  fatlo,  c  vautaggia  per  la  sua  importanza  nella 
scella  di  un  re,  ogni  raggiro ,  ogni  arte,  ogni  virtu,  che  per  le  allre 
cariche  sue  ,  per  le  sue  stcrminale  ricchezzc  usar  potesse  sovra  gli  altri 
prineipi   il   marchese   d' Ivrea.   Quest'  e   la    volonla    fernia,   direlta  ,    r-   gia 


"  leiDporuoi  gesta  salis  accurate  exliibeal  etc.  *  (  Mlrat.  Pfiief.  io  //*>/.  Antuipitt  II.  1.  T.  IV.  cfr. 
ciusd.  Praef,  in  L.iNDiapni  Scninr.  Hist.  T.  cod.  —  ClCLINi ,  Mem.  ili  Milano ,  I'.  III.  p.  91  •  M ) 

^1)  «  1°uiic  Ariluiiius  i|iiiilam  iioliilis  I|>porej;iao  marcliio  a  Langohartlis  I'apiac  eli|;ilur,  cl  «<>caius 
»  Caesar  ab  omnibus  re^uuui  pcrambulat  ulli^c^su^l  ^  rcKio  iurc  cuncla  poiliaclans  '  ;  AfiAL'LFlli 
l.ib.  I.  c    XIV  1.  c.  ). 

;S)  Docnm    n."  S6  noU'Appcnd. 

(3)  Leo  I.  c    sul  priucipio  del  Capitolo  II. 


2K)  STUOI   CniTICI    SOVIVA    L.\    STon/ V    d'itai.ia    ecc. 

yiganlcsca,  manifcstatasi  nella  giovine  popolazioiie  ilallann,  d' affrancarsi 
(lalla  domiiiazioiic  gcrinanira  ,  sotto  la  cui  onil)ra  i  £;rniuli  vassaiU  del 
legno,  c  sovra  gli  allri  gli  ccclcsiastiei,  I'opprcssnvano.  CiOiiciossiache  per 
una  di  quelle  tantc  contraddizioiii  di  che  sono  picne '  le  stori&  "dt  t|ucgU 
aiini,  rairicchimciito  del  clero  che  Ic  <?«!M^^o«^  Oltoniaiie  avevano  jwo- 
doUo ,  e  che  fii  causa  pii\  tardi  dell' emaucipazione  ilnliana ,  avcva  in 
stdle  prime  servito  ad  oppriraere  in  altra  guisa  il  popolo ,  il  cpude  jier- 
lanlo  avversava  questa  nuova  foggia  di  goveruo,  c  la  doniiiiazione  f(er- 
nianica  che  ne  era  stata  la  causa. 

Di  qnesl'avvcrsionc,  di  qnest'ai'dcnza  conlro  il  doininio  straiiicro,  solenne 
e  spontanea  inanifcstazionc  aveva  dato  teste  la  gioventii  italiaua  assalcndo 
ml  inseguendo  tumultuariamente  da  Roma  insino  a  Verona  i  Tedesehi 
die  recavano  in  Germania  gli  avanzi  del  giovine  imperalore  morlo , 
come  si  e  dello  ,  in  Palerno  (1).  Ma  gi:\  in  allri  tempi,  e  prima  ari- 
cora  dclla  calata  di  Oltone  I,  le  crudclta  commesse  da  Arnolfo,  hastardo 
deir  imperatore  Carloraanno,  e  prlmo  fra  i  re  di  Germania  che  usur- 
passe  la  corona  dell'  Italia  e  dell'  impero  (2),  avevano  deslo  conlro  la 
signoria  germanica  I'odio  come  di  Roma  ,  cost  di  tulle  le  citta  del  reame 
italiano. 

Favorito  da  quest'  odio  e  forse  dalla  propria  virti!i  Bcrengario  I  duca 
del  Friuli,  principe  italiano  (3),  restitiii\a  nella  persona  Siia  alia  sua  pa- 
tria  I'una  e  I'altra  corona  :  spento  poi  dalla  perfidia  di  alcuni  suoi  fa- 
migliai'i ,  un  luiigo  intervallo  lascio  vacanlc  1'  impero.  Ma  nel  frattempo 
pereiuie  argomcnto  a  quelle  fiamme  porgeva  la  signoria  de'  principi  pro- 
venzali  e  borgognoni  chiamati  daU'incoslanza  degli  elettoii  al  trono  d'l- 
lalia.  Noi  gia  vedemmo  come  il  re  Ugo,  uno  di  essi,  fosse  cacciato 
ignominiosamente  da  Roma  dagli  ammutinati  cittadini  (4). 


(I)  «  Tuao  Iristis  Inrba  dilccti  senioris  corpus  comitata ,  magnas  bcllornin  asperilalcs  VII  dies 
n  continue  pcrpcssa  est,  ntillaquc  sccurilalis  ccrtiludo  ab  boslibus  couccssa  est,  itisi  turn  duro- 
»  laxal ,  quando  ad  Bcrnam  (  f^eronnm  Mun.vT.  )  pcrvouiunl  civilalem  >'  (  THinTMABI  Chrnrt.  lib 
IV.  §  31  1.  c.  ).  —  Cfr.  Adalboi.d.  Flla  Hdnilci  Imp.  §  3.  1.  c. 

(9)  Nel  Concilio  Uomano  tcnuto  da  Papa  Giovanni  IX  noli'anno  898,  Pcloziono  iniporiide  di 
ArnolTo  vcnne  annullata  (  Pagi  Franc.  Ihci'iar.  geslor.  I'mil    Romaiior.    T.  II.  ]>.  1-12  ). 

(3)  JIuBAT.  j4nn.  SSS.  —  <i  Ilalus  Princeps  excrcilus  annis  "  cosi  I'appclla  TAnonimo  Panegi- 
rista  Lib.  I.  vers.  23.  apud  Pektz  71/.  G.  //.  T.  VI  ;  c  ijuindi  il  nicdesimo  al  Lib.  II.  vers.  34  : 
•  Quiquc  Berengariu  reguum  concessit  avitum  ». 

(4)  Vedi  Capilolo  V. 


DEI.    CAVAblERF.    I..    C.    PROVAWA.  Jin 

Finalmcntc  altri  ilue  piiiicipi  uazionali  conscguiNaiio  la  corona  tlllalia, 
Bercngaiio  II ,  re  forsc  piu  sveiilurato  clie  colpevole,  eil  Adalberto  suo 
figlio  associate  al  trono  dal  padre.  Quesli  fu  viva  iuimagiue  deH'odio  e 
della  resistenza  contro  roccupazione  Icdesca.  Imperciocche  la  villa  de' 
Graiuli  d'  Italia  che  avcva  vciiduto  il  regno  ad  Ottoue  I ,  iioii  fece  pi<;- 
gare  il  gencroso  Adalbcrlo.  Privo  di  provincie  e  d'armati,  ridollo  a  pochi 
fedeli ,  ed  a  quo'  racco^jlilicci  che  Tore  suo  e  Ic  vessazioni  con  cui  i 
Tedeschi  insoleutivano  contro  le  popolazioni ,  a  lui  procacciavano  ,  ri- 
gettava  qucsto  re  ogni  proposla  di  soiumessione  c  di  concordia  col  re 
forestiero:  ne  a  cio  coutento,  coiraccendere  la  gucrra  qua  e  la  su  vaxi 
punti  del  regno ,  dalle  fronlierc  delle  Gallic  al  Tevere ,  e  dal  Lido  Ita- 
lico  all'xVlpi  Graie,  noii  solo  dicde,  Unche  gli  duri»  la\lta,danni  e  mo- 
Icstie  agli  occupatori  della  sua  palria,  ma  aizzo  e  vivo  uiaiiteune  I'odio 
contro  al  loro  domiuio.  Cos!  appcna  coronato  Ouone  I  a  impcratore 
de'  Romani,  portavasi  Adalberto  a  Roma ,  e  favorito  dal  ponteUce  som- 
moveva  quel  popolo  contro  l'  imperatore  novello. 

Ivi  una  di  quelle  fazioni  terribili,  che  quella  cilta  travagliavano,  as- 
sociando  I'ira  sua  di  parte  a  quella  che  seco  portava  Adalberto ,  aggiunse 
esca  alle  propria  sue  fiamme.  Gii  noi  vedemmo  siccome,  spenti  poi  il 
glorioso  Adalberto  ed  Ottone  I,  durasse  in  Roma  sotto  il  regno  degli 
altri  due  Ottoni ,  l'  opposizione  al  dominio  stranicro ,  e  come  sotto  i 
papi  tedeschi  vieppiii  s' infervorassero  i  Romani  in  quell' odio  (1),  che 
mai  ne  per  supplizi ,  ne  per  isconfitte  ,  ne  per  la  morle  stessa  di  Ot- 
tone III ,  piu  non  posava.  Nudrita  pertauto  in  esso,  era  ne'  primi  anni 
del  secolo  XI  la  gencrazione  italiana  cresciuta  a  vita  novella.  Da  niovi- 
menti  accaduti  nelle  varie  citta  d'  Italia  durante  il  regno  del  secondo 
Otlone,  e  la  minorita  del  terzo,  specialmente  da' fatti  occorsi  in  VercelU 
negli  ultimi  anni  del  secolo  X ,  noi  vedemmo  siccome  dovunque  il  de- 
siderio  della  individuate  liberla,  a  dispetto  delle  nuove  Icggi  Ottoniane 
a  pro  del  servaggio  (2),  avesse  fatlo  sccmare  il  numero  dcgli  schiavi  •. 
Ardoino,  cui  nella  guerra  ch'  e' mosse  per  privali  suoi  fini  a  Pielro  ve- 
scovo  di  Vercelli,  la  propizia  fortuna  aveva  nel  996  reso  capo  di  quelli 
fra  gli  schiavi  della  chiesa  Vercellese   che  avevano   ottenuto  la    librrtii , 


(1)  Carli  ,  Aniich.  Iialiche,  P.  IV.  p.  33  ,  e  passim  nolle  pagine  precedeoti. 
(S)  Pebti,  Moiium.  G.  II.  (  Logum  ). 

Serif.  II.  Tom.  VII. 


3l8  STUDI    CRITiCl    SOVRA    I. A    STOIUA    I)"|TAI.IA    ErC. 

nel  sortir  vincitore  tli  quellii  lolUi,  nvca  conscgiiito  il  favore  di  tiitli 
colore  chc  anolavaao  fiu'si  liberi,  e  die  uella  uulepeiulenza  ilalla  ilomi- 
uazioiic  gcnnaiiica,  c  nulla  elexioiic  tli  un  re  italtano  scorgcvano  un  mezzo 
di  ottener  quello  scope.  Non  e  quindi  strnna  cosa,i!cbe'  stipato,  direi 
COS! ,  da  qucsto  favor  popolare,  reggesse  dappriiua  /li-doino  contro  I'ira 
d'Ottoiie  III:  clic  aU'ombra  delle  sue  foilozze,  c  difeSo  dnllo  rupi  della 
sua  Marca  d' Ivrea  ,  sfidasse  la  potenza  di  qucll'Auguslo  imjiUcalo  in  piii 
gravi  bisogne ,  e  mal  gradilo  a' principi  ed  alle  popolazioniiidTtaliaiy  e 
cosl  si  facesse  bclFe  delle  senteiize ,  che  l'a\iditi  del  tcscovo  Leone  avcr\-a 
slrappalo  alio  inveleiiito  imperatore.  Ne  punlo  sara  pin  diflicik  ad  ain- 
inetlcrsi  che  dopo  la  morte  di  Ollone,  Ardoino,  il  quale  di  certo  eia 
men  semplice  uomo  che  non  avvisarono  (  al  dire  del  crouisfaLatidolfd) 
i  principi  d' Italia  (i),  rappatlumatosi  con  Warmondo  e  cogli  altri  ve- 
scovi  che  lo  avevano  scomunicato,  potcsse  in  un  balcno  cingcre  il  pa|)0 
di  (piella  corona  alia  quale  la  giovane  popolazionc  italiana  cou  concorde 
desiderio  lo  veniva  appcllando.  oJlsqsh  inoisBnsago   Unup  od 

Rettamente  pcrlanto  argomcnto   lo  storico  Leo  (2),  che  Telezione  ikh* 
Ardoiuo  fosse  un  fatlo  speciale  di  queU'eta,  e  non  la  conscguenza  dcllri' 
solita  incostanza  de' grandi  vassalli  del  regno,  chc  tanti  principi  or  iiaj 
zionali   or  forcstieri    aveva   fatto  succedere    sul    Irono   d'  Italia.'  Ma  riow 
|)arimenti  felice  fu  I'altra  deduzione  di  quello  sci-iltore,  cioe  chc  Ai'dojoo 
[>ev  JiiUo  siio  proprio  ,  e  non  per  opera  di  una  parte  della  popolazioiiei:. 
venisse  esaltato  a  quel  grado.  Le  cose  fin  tpii  discorse  dimostrano  aperK 
taniente  1' opposto.    Non  mai    la  potenza   del  marchesfe  d' Ivrea  a^rebbe 
bastalo  a  fargli  conseguire  i  voli  di  tutti  gli  clettoi'i  (3)  ,  ove  egli  non 
avesse  avuto  per  se  i  secondi  militi ,  cioe  Tordine  secondo  de'vassalli  (4), 
che  abbracciava    una  gran  .parte  della    libera  popolazionc.    Egli  si  vuol 
dunque  necessariamente   conchiudere,  che  cdstoro  i  (tpiali   gia  >  aTcvano 
preso  I'armi  conlro  i  grandi  vassalli   (5),  li  costrinsero  ad  eleggcre  ■  Aiv 


(I)  L\M>CLpni  Senior.  Ilt$t.  I.  c.  —  AH'incnnlro  Screidio  (in  Oriij.  Guclf.  Lib.  II.  c.  8.  5  '  ) 
dice  (I'Ardoino  :  «  .\rdainus  ex  marcliionibus  Scguslcnsibus  (  metti  Taurinensibus  )  nrlus  ,  Priuccp* 
"  potens  ,  et  virlnle  ingcnioque  eminens  ». 

(S)  Sloiiii  degli  Slali  Italitmi  Lib.  IV,  Cap.  I.  §  III.  Vcdi  la  Prefazione  di  quosli  Sludi 

(3)  ABNIXPHI  ,  Hist.  Lib.  I.  c.  XIV  1.  c. 

(4)  »  Secnndos  vero  wiiites  pcnc  omncs  in  poriurii  crimen  cocf^isso.  u  (  Docnm.  d'  Ivrea  n.^9 
nell'  Append.  ). 

(.j)  Vrdi  al  Capito'o  111  di  ({uesli  Sludi. 


DEL    CASAIIEHE    I..    G.    PHOVANA.  i  I  q 

iloiiio,  c  die  i  Giaiuli  si  cousolarono  tli  qucsta  violenza,  colle  avarc  S|)e- 
raiize  poste  iiel  priiieipc  clic  forzatameiite  nppcllavano  al  tiono. 

Coiisidurota  in  tiil  guisa  I'  ciczioiie  cl'  Ardoino  vieiic  cliiarita  come  il 
natuiale  eH'cllo  della  coiidiEioue  de' tempi;  peiciocclic  iion  era  egli  per 
gl' Italiaiu  nc  il  sognato  erode  del  irono  de'Berciignri,  ne  il  sanlo  ed 
iiicivilito  principe  iavoleggiato  da'  noslri  seiccnlisli,  ina  qucgli  Ijensi  nel 
(jualc  pel'  le  prove  gia  t'ulte,  la  risorgenle  popola/ioiic  italiana  idolecgiava 
la  propria  indcpeadeiiza  ,  voto  comuuey  e  firuUo  di  una  vcrace  rivoiu- 
zione,  quella  ciocj  clie  iion  pel  capriccio  di  una  fazione,  o  per  la  con- 
giura  di  alcuiii  potenli  si  opera,  ina  clie  una  comunanza  di  hiso^ni  e 
di  tendenze  genera  spontanea  e  indoniabilo  ncgli  aiiinii  dc'  niolti.  E  clic 
tale  si  fosse  quella  avvemUa  negl'  Ilaliani,  ben  lo  dimoslra  la  cadula 
stessa  del  re  Ardoino,  occorsa  non  senza  sua  gloria  dopo  dodici  anni 
di  lotta,  la  qual  caduta  non  impedl  agl'  Ilaliani  I'arrivare  a  (juello  scopo 
a  eui  Iraevano,  cioe  airatlrancamento  de'  loro  Coniuni. 

Le  quali  osscrvazioui  rispetto  alia  popolariti^  di  Ardoino  sono  tanlo 
pii^  ainmisslbili,  in  quanto  clie,  siccome  abbiamo  acccnnalo  colla  scorta 
di  uno  scrittore  contemporaneo,  I'elezione  sua  fu  subilo  riconosciota  da 
tutle  le  provincie  del  regno  (I). 

A  queslo  tempo  ragion  vuole  che  da  noi  si  riferisea  una  delle  ti-e  mo- 
nete  coniate  sotto  il  regno  d' Ardoino  (2),  die  il  cavaliere  di  S.  Quinlino 
ci  ha  fatto  conoscere,  sebbcne  veruna  di  esse  non  porti  ne  data,  ne 
allra  precisa  indiciizionc  del  punto  in  eui  fu  battuta  (3).  Troppo  la  e  cosa 
evidente  siccome  star  doveva  a  petto  al  nuovo  re  di  far  uso,  appena 
eletto,  del  diritto  regale  di  battere  moneta,  per  dichiarare  a  tutto  il  reanie 
I'eccelsa  digiiita  da  lui   conseguita. 

Diede  quindi  principio  al  suo  regno  col  lai'ghcggiare  ,  secondo  I  uso 
accomunalo  dagli  Oltoni ,  di  donazioni  e  di  privilegi  verso  i  Grandi  di 
Chiesa  ,  i  quali  piii  degli  altri  principi  erano  stati  raldi  e  zelanti  della 
di  lui  elezionc  (4).  Da  vari  diplomi ,  clic  tuttora  riniangono,  concessi  da 


(I)  "  Rpgnuni  pcrambulal  universum  ,  rei;io  iure  cuncta  perlrac(ans.  u  (  Abkllphi  Hiti.  l.ih.  I 
c«p.  XIV  ). 
(3)  YeJi  il  Prnemio  di  qiicsti  Studi  sul  principio. 

(3)  Lciitini  iiilonw  ad  argomenti  numismatici   di  Giulio  Di   S.  QUIWTWO    (  Meoioric    drill   Hfiiir 
Accademi.i  dellc  Srienzc  di  Torino,  an.   1813,  T.  V.  Scrie  II.  ). 

(4)  Adalboldi  .  ^'iUl  Henrici  Imp.  §  15.  ap.  Pertz  M.  G.  H.  T.  VI. 


aao  STUDI    CRITIC!    SOVBA    I.A    STORIA    D  ITALIA    ECC. 

Ardoiuo  in  qucsti  primi  tempi  del  suo  regno  (1),  siamo  chiariti  di  due 
|)unti  essenziali  per  le  cose  clie  quindi  scj^uirooo:  cioe  in  primo  luogo 
de"  patli  ch'erano ,  siccome  si  puo  argomenlare,  seguili  tra  esso  ed  i 
graudi  ecclesiastic!  per  averne  favorcvoli  i  voli,  e  dcHa  insaziabile  avi- 
dita  loro ,  per  la  quale  tion  con^tentl  alle  donazioni  d'Ardoino>  fra  breve 
si  rivolscro  a  patteggiai'C  nuovi  accordi  col  le  di  Geiinjinia.  Quindi , 
die  i  pi'incipi  laici  ,  verso  dc'  quali  non  risulta  die  Ai'doino  fosse  largo 
di  nuovi  onori,  tiasscro  probabilmenle  da  questo  un  molivo  per  acco- 
starsi  anch'essi  al  re  sopraddctto  ,  delusi  per  avvcntura  nelle  speranze 
(•once|>ite  di  poler  govcrnare  il  re  Ardoino  a  loro  talento.  ;■■    ■'.■_. ::p 

Ma  sopra  gli  altri  grandi  ccclesiaslici  premeva  ad  Ardoino  3i  vkti^ 
dersi  benevolo  Arnolfo  arcivescovo  di  Milano.  II  quale  salito  poclii  anni 
l)riina  (2)  pel  favoi'e  di  Ottone  III  all'arcivescovato  di  quella  citti,  era 
uoino  per  indole  e  per  proprio  intercsse  afTezionatissimo  alia  parte  te- 
desca.  Tornato,  come  gia  si  e  detto,  dalla  legazione  alia  corte  d'Oriente, 
erasi  Arnolfo  ti-altenuto  in  Roma  dopo  la  morte  dl  Ottone,  si  die  al  suo 
arrivo  in  Milano ,  Ardoino  era  gii  salito  sul  trono  (3).  La  potenza  di 
lul  e  la  dimostrata  parzialita  per  gli  Ottoni,  davano  di  raolto  pensiero 
al  nuovo  re  italiano  ,  ond'  e  die  appena  fii  egli  informato  del  ritorno 
deU'arcivescovo,  si  fece  ad  incontrarlo  per  via,  adoperandosi  con  modi 
e  con  profFerte  di  fai'selo  amico  (4).  Ancora  un'altra  cagione  moveva 
Ardoino  a  cotali  dimostrazioni.  Era  illustre  privilegio  fra  i  molti  di  cui 
godevano  gli  aicivescovi  di  Milano  ,  quello  di  coronare  i  re  d'  Italia. 
Sopra  ogni  cosa  pertanto  Star  doveva  £i  petto  al  re  Ardoino  di  veder 
confermata  col  consenso  dell' arcivescovo  Arnolfo  la  coronazione  sua,  ese- 
guita  airinsa|)ula  c  durante  I'asscnza  di  quello,  da  un  altro  vescovo. 

Dissimulo  I'anirao  suo  quell' astuto  arcivescovo,  coiTispondendo  buone 
parole  alle  cortesie  d' Ardoino  (5) ,  e  intanto  non  impedi  ( forse  perche 


(IJ  I  Diplomi  (]' Ardoiuo  chc  ho  potuto  raccogliorc  soDo  stati  pubblicati  nelVAppendice. 
(i)  UCHELLi,  Ilal.  Sdcra,  T.  IV.  col.  99. 

(3)  «  Arniilphiis  Arctiiop.  quo  tempore  Ardoinns crcatus  fuit  rex,  nondum  a  legationc 

>.  Constanlinopalilana    redicrat.  »  (  Mem.  Basil.  Jmbr.  p.  232  ).  —  Cfr.  CM.cni  llisl.    Lib.  VI.  p. 
lit  ,  et  I.\:i(DUi,i'ni  Seoior.  Hist.  Lib    IL  I.  c.  p.  80. 

(4)  »  Cognilo  iam  dicli  Pracsulis  reditu  (  Ardoinus  )  occurrit  ei  in  itinere  obvius  ,  securitale 
"  quanta  valuit ,  sibi  ilium  applicare  procurans.  i>  (  AnNULpni  Hist.  Lib.  1.  c.  XIV.  I.  c.  )  «  Cum 
>•  .\rnulphufi  Arcbiep.  Conslantinopoli  rediisset,  nnllo  non  oflicii  genere  cum  sibi  conciliare  Ar- 
»  duinus  studuit.  »  (  Trist.  C  vT.r.Hi  1.  c.  ). 

(5)  Gu-XIM  ,  -W  m.  sutlo  Stalo  di  Milano  P.  III.  p.  23-21 


DEL    CAVAHERE    L.    G.    PROVAKA.  33  1 

non  pole  impedirlo)  chc  Milano  riconosccsse  la  potlesla  del  re  iiovcllo- 
Un  documento  dell'  arcliivio  caiulolare  di  Saul'  Anil}io<;io  ,  citalo  dallo 
storico  Giullni ,  dimosUa  clie  nel  corso  di  queU"  anno  1 002  le  |ml>hliche 
carte  erano  in  qiiella  citli  segnatc  col  nome  del  re  Ardoino  (I),  la 
qual  cosa  distrugge  la  favola  spacciata  da  Landolfo  11  vccthio  ,  e  ripc- 
tuta  da  quasi  tnlti  gli  scritlori  posteriori,  clie  larcivescovo  appeiia  ginnto 
ill  Milano  convocasse  una  Dicta  in  Roncaglin  ,  nclla  quale  rigcltata  le- 
le-iione  di  Ardoino  facessc  cliiamare  re  d'  Italia  Ai  ri"o  re  di  Gcrma- 
nia  (2).  II  semphce  confronto  delle  date  basta  ancora  a  chiarir  faba 
quest'asserzione  ,  perciocche  Arrigo  di  Baviera  non  fu  innalzato  al  trono 
della  Gcrmania ,  chc  varl  niesi  dopo  il  rilorno  d'Arnolfo,  siccouie  fra 
breve  verra  dimostralo. 

Quanto  poi  al  privilegio  di  coronare  i  re  d'  Italia ,  ella  e  cosa  no- 
lissima  ,  che  gli  arcivescovi  di  Milano  fin  da'  tempi  di  Carlo  Magno  nc 
erano  investiti,  sia  che  la  coronazione  avesse  luogo  in  Milano,  in  Monza, 
od  in  Pavia.  Che  assente  rarcivescovo ,  queslo  privilegio  passasse  allab- 
bate  di  Sant'Ambrogio  ,  se  in  Milano,  all'  arciprete  del  Capitolo  se  la 
coronazione  facevasi  in  Monza,  apparisce  egualmente  dalle  storiche  te- 
stimonianze  addotte  dal  Muralori ,  e  che  sarebbe  cosa  vana  di  qui  ri- 
petere  (3).  Circa  a  Pavia  sebbene  manchino  somiglianti  prove ,  ragion 
vuole  si  creda  che  nell'assenza  deU'arcivescovo  di  Milano  un  tal  diritto 
spettasse  al  vcscovo  di  quella  citta  (4)  :  e  Tristano  Calchi  sembra  ac- 
cennare  tal  cosa  per  la  coronazione  d'  Ardoino  ,  diccndo  ,  che  Guido 
vescovo  fu  in  quel  tempo  arricchito  dal  nuovo  re  di  amplissime  dona- 
zioni:  il  che  poi  pienaraenle  dichiara  lo  scrittore  della  Papia  Sacra  (5). 


(1)  «  Pormula  falla  fra  i  dodici  Proti  Decumani,  cnstodi  cd  ofliciali  della  Basilica  di  Sanl'  Am- 
..  brogio,  ed  un  ccrlo  prctc  Piolro  del  luogo  d'Abiatc  ,  assislito  da  un  dclcgato  dcU'  Arcivoscovo 
•.  Arnolfo.  Vat.  Mcd'wl.  Arduinus  gratia  Dei  rex  ,  anno  regni  eius  primo ,  terliodecimo  kal.  lulius  . 
"  Indict,  quinta  decima.  »  (  GiULiNi  ivi  ). 

(S)  LiNDOLFO  Sen.  /list.  Lib.  II.  c.  19.  I.  c.  p.  8J.  Quesl'aMcrzione  fu  acccllala,  come  di  do- 
vcro,  dagli  Slorici  Todeschi  piii  moderni  ;  fra  c|UC8li  il  Mascomo  (  Comment,  de  rebus  Imper.  Ro- 
man. Germ,  de  Henrico  I  Imp.  )  melle  nclla  locca  dell"  orcivescovo  Arnolfo  qucstc  parole  dcllc 
nella  supposla  Dieta:  «  Pro:iimum  lihorlati  esse  Germane  Principi  parcrc !  »  Abbiamo  dal  GirUM 
(  Mem.  Isi.  di  Milano  P.  III.  p.  489  )  chc  la  prima  Diela  no'  prati  di  Roncaglia  fu  probabilmenle 
quella  tenula  da  Arrigo  II  iropcralore  ncll'anno  1055. 

(3)  MtR.VTORi ,  De  Corona  I'crrea  in  T.  II.  Anccdot. 

(4)  .(  Mitra  coronabal  lua,  quondam  Papia  regcs.  »  (  Papia  Sacra  p.  80.  P.  1  ). 

(5)  «  Ingonlia  praedia  Papiensi  Ecclesiao  donavil  (Ardoinus),  cnios  lum  PraescJ  CniJo  nnncu- 


23.1  STUUI    CRIl'lCI    SOVHA     1..V    STORIA    D  IIALIA    EC.C. 

Mil  chc  per  decrelo  di  S.  Gregorio  Maguo ,  I'arcivescovo  tU  Milauo  uclla 
vacan/a  ilcl  Irono  d'llalia,  fosse  j)rivilogialo  di  eleggcre  co' suoi  siillra- 
ganei,  cjuindici  giorni  dopo  la  morle  del  re  (irecedeule  ,  e  d  incoronare 
clii  pii\  gli  piacesse  a  re  d' Italia,  questo  e  ,uu  sogno,  chc  il  Sigonio 
appoggiato  a  lion  so  clie  Annali  ms.  (  in  dialelto  milauese,  eppeixiu  noik 
anliclu)  ando  spacciando ,  ripelulo  da  molli  scrillori  inilancsi ,  e  disdelto 
da  altri  niolli  uon  milanesi ,  e  i'ra  questi  dall' annalisla  Le-Cointe  ,  il 
quale  non  dubitu  di  chianiar  fillizio  un  tul  privilcgio  (1 ).  Altrondu  ove 
pure  una  qualclie  costiluzione  favorevole  agli  arcivescoyi  di  Miiaiio  fosse 
stata  bandila  da"  pontefici  per  I'elezione  de'  re  d'llalia,  quesla  non  sa- 
rcbbc  slala  opera  di  Gregorio  I,  a'cui  tempi  i  Loiigobardi,  per  lo  piii 
Ariani  di  fede ,  sigiioreggiavano  gran  parte  dell' Italia ,  ina  piuttosto  di 
Gregorio  V  (2)  ,  il  quale ,  come  papa  ledesco  e  falto  pontefice  da  Ot- 
tone  III,  avrcbbe  cosl  inteso  agevolare  la  via  alle  pretensioni  germaniche. 
Ed  egli  e  a  dire,  cio  amuiesso,  che  la  Dieta  Italiana  non  accelto  una 
si  importante  innovazione,  per  cui  sarebbe  rimasta,  .priva  di  uno  de' 
suoi  pill  splcadidi  diritti,  a  quel  niodo  niedesimo ,  die  la  Dieta  Germa- 
nica  non  voile  perderc  il  suo  nell'elezione  di  Arrigo  il  Santo  ,  il  quale 
sebbene  pretendesse  ottenere  il  trono  della  Germania  per  dirilto  di  sue- 
cessione,  non  fu  da  quella  riconosciuto  (ino  a  che  non  ebbe  favorevoli 
i  voti  di  tutti  i  popoli  di  quel  reame  (3).  oarniJCfiJaoD  &  S'toizi  .'.r.ams 
Del  resto  quesla  incerta  costiluzione  di  Gregorio  V  ,  i  cui  atti  souo. 
pcrduti ,  cd  alia  quale  si  rappicca  da  taluni  la  favola  de'  setle  elcllori 
dellimpero  ,  non  avrebbe  lascialo  al  meti'opolitano  milauese  altro  pri- 
vilcgio se  non  quello  di  coronare  il  re  eletto ,  il  quale  doveva  essere 
per  gl'  Italiani  quegli  medesimo  ,  che  la  Dieta  di  Germania  aveva  eletto 
per  proprio  re  ,  e  cosl  per  presunlo  imperatore  (4)  ;  costiluzione  con- 


»  pabatur  «  (Trisl.  CvLcm  //ist.  Lib.  VI.  p.  121 ).  —  Vide  ctiam  Gaudentii  Menilac,  Ve  (iallnrum 
Cisatp.  aulii/uilaU  p.  95.  —  Flavu  Papia  Sacra  P.  I.  p.  53. 

(1)  a  At  ubi  legilar  hoc  privilegium? fictilia  profecta  sunt etc.  »  (  Cointii   .-Inn 

Keel.  Franc,  an.  774  ). 

(i)  Casticliodi  ,  Note  al  Regno  d'  Italia  J'Em.  Tesai  BO  ,  nola  (506). 

(3)  n  llenricus  ad  rcgoum  ,  quamvis  familiae  iure  sihi  debcri  conlenderel  obtineiiduiu  ,  siuf^u- 
>.  lorum  populorum  saffragia  colligcre  opus  habuit.  »  (  Mascovii  Comment.  Lib.  IV  de  Heiir  II 
p.  113). 

(4)  CastiCLIONI,  Note  al  Regno  d'  Italia  ,  nola  (535). 


DEr.    CAVAI-IERf.    I..    C.    pnoVAlVA.  2  3^ 

traria  al  dirilto  delle  gcnri,  eppcrcio  im[)ossibile,  o,  come  si  e  iletlo  , 
iioii  acceltala  ,  nc  mcssn   in  hso  in   <|ii(;'  tempi  (1). 

Hen  pill  probabilmentc  pcrtanto  il  diritto  tii  piesieilere  alia  Diela  tli  ,1 

Pavia,  per  I'ele/.ione  del  re  d' Italia  ,  e  tpiello  di  coronnre  I'eletlo,  po- 
terano  pretendere  gli  arcivcscdvl  di  Milano,  dalt' essere  stata  la  prima 
Dieta  Ttaliana  tcimta  nell'anno  870,  do|)o  la  morte  di  Lodoviro  II  iin- 
peratorc,  da  Anspcrto  aroivescovo  di  rpiclia  eilla  ,  il  (puile  co'  vcsrovi  , 
abliati ,  e  cdnti  e  cogli  allri  ottimati  d'  Italia  coiiTenuli  in  Pavia ,  chiamo 
al  troMO  d'ltalia  1' impcratore  Carlo  il  Calvo  (2),  sia  che  con  cpieiratto 
avessero  inteso  cpie' principi  di  rimetlcre  i;l'Italiani  nell'anlico  diritio  di 
eleggeie  i  propri  re  ,  che  forse  sotto  la  dominazioiie  de'  Carolingi  piu 
non  usaTano  se  non  concorrendo  alle  Diete  generali  delte  i  Cawpi  di 
Marzo  della  monarchia  de'  Franchi ,  o  sia  die  in  tal  quisa  avvisassc 
I'arcivescovo  Ansperto  impossessarsi  di  iin  nnovo  diritto  nel  presiedcre  la 
Dieta  degli  clettori. 

Al  postutto  adunque  avrebbe  potuto  lagnarsi  1"  areivescovo  Amolfo , 
che  la  Dieta  Ttaliana  fosse  stata  convocata  c  presieduta  da  altri  che  da 
lui ,  la  elezione  fatta  ad  insaputa  sua  e  la  coronazione  del  nuovo  re 
escguita  da  nn  altro  vescovo,  come  giustamente  poteva  la  Dieta  Ttaliana 
invocare  la  necessity  de'  tempi ,  e  1'  assenza  deli'  areivescovo ,  mandate 
ambasciatore  a  Costantinopoli ;  ne  altro  che  (piesto  significavano  per 
avventura  le  dimostrazioni,  colle  (piali  invano  cercava  Ardoino  di  ren- 
dersi  benevolo  lo  stesso  areivescovo. 

Checche  ne  sia ,  se  quindi  a  poco  Amolfo  si  volse  a  favoi-ire  il  nuovo 
re  di  Germania  ,•  tid  a  procacciarsl  aderenti  per  accoglierlo  in  Italia  , 
ben  piii  possenle  cagione  a  cio  lo  spinse  ,  che  non  si  fosse  fpiclla  di 
im'  olfesa  giiuisdizione ,  che  non  poteva  distrurre  i  drilli  della  Dieta. 
Perciocche  gli  spessi  conflitti ,  e  le  dissensioni  che  sorgevano  Ira  gli  ar- 
civescovi  di  Milano  ed  i  hnonl  uomini  di  questa  citta  per  1'  csercizio 
deirautorila  comitale  ,  rendendo  ad  Arnolfo  neressario  I'appoggio  di  un 
re,  i:ui  prcmesse    di  serbargliene   il  possesso ,  cgli  era    dal  proprio   in- 


(I)  CvBI.i,  AnlUh.  Ilal.  I'.  IV.  p.  31. 

(S)  «  >o»  quidom    Anspcrliis  ,  cum  omnibus   Episcopi!!  ,  Abhalibus  ,  Comilibus  ac  rcliqnis  ,  <|ui 

•  nobiscum  CDiivonorunl  Ualici  ro^ni  Oplimales Nos  unanimilor  tos  (  Caroli'  Au|^ate  ) 

■  prolectarem  ,  ilominum  ac  (Icfensorpm  omnium  nostrum  ,  el  Ilalici  rcgni  rrijcm  cligimus  etc.  ■ 
(  Mia  Concil.  Ticin.  an.  S77.  R.  I.  T.  II.  P.  II.  pag.   150}: 


32.^  STL'Dl    f.niTICl    SOVIIA    I.A    STORIA    d'iTALIA    ECC. 

tcresse  comlotlo  a  far  salire  sul  trono  d'  Italia  un  re  cU  Germania ,  il 
quale  per  avere  la  sua  scile  oltremonli ,  lasciasse  maggior  campo  alia 
cU  lui  ambizioiie,  e  non  scendessc,  die  iuvocato,  a  favo;i'irlo  nelle  nc- 
cessita  sue  conlro  i  ciltailiui:  mentre  un  vc  italiano,  accetto  come  Ar- 
doino  alia  risorgentc  popolazioiie  ,  e  die  aveva  dali  saggi  dcU'aiiimo  suo 
contro  le  esagerate  preleusioni  de'  Capi  delle  Chiese ,  poco  poteya  gra- 
dire  al  suo  desiderio. 

Ma  nientre  larcivescovo  di  Milano  covava  in  segreto  il  suo  mal  animo 
verso  Ardoino ,  volgendo  le  perfide  sue  speranze  al  future  re  della  Ger- 
mania ,  questo  rearae  stava  in  prcda  alle  civili  discordie  per  la  scelta 
di  un  successore  al  morto  Oltone  III. 

Molti  erano  i  pretendenli.  Fra  i  maggiori,  Arrigo  di  Baviera,  Oltone 
duca  della  Cai'inzia  e  marchese  di  Verona,  Ermanno  duca  di  AHemagna 
e  d'  Alsazia  ,  Teoderico  della  Lotaringia ,  ed  Eccardo  iparchese  della 
Turingia  (I). 

Vanlavano  origine  regia  ,  Arrigo  ed  Ottone  discendenti ,  quegli  pel 
padre  e  pell'avolo  ,  questi  per  la  madre  Luitgarda  figliuola  di  Oltone  I 
imperatore,  da  Arrigo  I'Aucupe  primo  re  della  Gennania,  della  linea 
Sassonica  (2) ;  fia  gU  altri ,  ampiezza  di  dominio  il  duca  Eruianno ,  e 
parentela  co'  re  della  Borgogna ,  prodezza  in  guerra  (  singolar  pregio 
presso  i  Germani )  e  numerose  vittorie,  il  marchese  della  Turingia  (3); 
tutli  dovizia  di  beni  ,  lungo  seguito  d' amici  c  di  congiunti,  si  die  tur- 
bati  parleggiavano  i  popoli,  incerli  pendevano  i  primati  del  regno. 

Ma  pill  d'ogni  altro  fra  i  pretendenli  metteva  Arrigo  fidanza  ne'  ti- 
toli,  die  lo  chiamavano  al  trono.  Figlio  d'altro  Arrigo,  detto  il  Rissoso, 
duca  della  Baviera ,  quegli  die  a'  tempi  degli  Ottoni  II  e  III  aveva 
turbato  il  reame ,  e  di  Gisla  nata  da  Con-ado  re  della  Borgogna  (4) , 
godeva  An-igo  di  ben  altra  fama  ,  che  il  padre.  Cresciuto  ( secondo  la 
scienza  d'allora  )  a'  buoni  studi  da  Wolfango  vescovo  di  Ratisbona  (o), 
aveva  egli  nome  di  pio  e  di  saggio  :  a  questo  pregio  altro  aggiungevane 


;i)  Thietmari,  Cliron.  Lib.  V.  ap.  Pebtz  T.  V.  nn.  1.  2  et  seq.  —  Adalbold.  I.  c.  n.  5.  —  rHa 
Mtiiiwtrcii  Epiic.  Padcrb.  cap.  XI.  ap.  Leibnitz  n.  B.  T  I.  p.  511.  —  Struvii  ,  Corp.  Hist.  Germ. 
T.  1.  De  Hem-   //.  5  9.  —  M.vscovii  Comm.  Je  Henr.  11.  Lib.  IV.  pag.  108-109. 

(S5  Stbuvii  I.  c.    —  Mascovii  I.  c. 

(3)  Thietmabi  Chron.  Lih.V.  nn.  2  et  4.  —  Mascovii  I.  c. 

(4)  .Ma.scovii  1.  c. 

(5)  Tbietm.  Chron.  Lib.  V  in  Protogo  I.  c    —  BaboN.  ^nnal.  1002  a.  VII. 


DEt.    CAVAMKUK    L.    G.    PROVANA.  aa.'i 

posseiite  a  coiiciliargli  favore  ,  qiiello  diro  d\  aver  goveninla  paoifica- 
ineiilc  U  Bavifi-a  ,  iK-ucfico  verso  le  Chiese  ,  maiilenilore  severe  delle 
leggi  ( I ).  Atteimavaiio,  e  il  vcro,  qiicste  doti  d'Arrigo,  una  gracile  salute, 
pe' mall  ereditari  da' quali  di  firquenle  aiidava  egli  ass;ili(o  (i) ,  ue  si 
rislavano  gU  avTersari  di  predicarlo  per  questo  incapace  del  regno,  e 
(li  renderlo  spregievolc  alia  Germaiiia  (3):  ma  Tarle  ond'cra  il  giovane 
Anigo  provvedulo  ,  soppcriva  al  danno  die  glieiie  poleva  incogliere. 
C(is\  fill  da  pi-mcipio,  per  avei-e  lui  pegno  del  troiio,  iinpossessavasi 
delle  insegue  imperiali,  ch'egU  con  bla\idizie  ,  con  promesse  o  colla  vio- 
Icn/.a  otteneva  da' proccri  del  regno,  toniati  d' Italia  acconipagnando  le 
Sjioglie  di  Oltone  III  (4),  cost  coirarlc  ancora  viiireva  Otfnne  di  Ve- 
rona ,  il  quale  preso  a'  modi  osseqniosi  d'Airigo  ,  scand>iava  la  parte  di 
l>relendentc  a  quella  di  prime  fra  i  di  lui  zelalori  (5). 

Con  tUlto  (:\h  luiiga  ed  accanita  proH'eiivasi  la  lolta  fra  i  pretendenli. 
Impossibile  in  lanlo  subbuglio  radunaie  in  Dicta  gcneralc  i  Grandi  del 
regno ,  i  quali  qua  e  la ,  a  seconda  del  loro  partcggiare  ,  convenivano 
in  privati  cotnizn  ,  fennenlo  alia  guerra  cittadina  gia  rolla  in  qualrlie 
provincia  (G). 

Co:i)e  d' ogni  cosa  Irionfasse  l' avventurosissiino  Arrir;o,  come  eletlo 
dalla  di  lui  lazione,  veuisse  corouato  da'  suoi  in  rdagonza  ,  come  morlo 
Eccardo  il  piii  animoso  de'  suoi  avversari ,  gli  allri  e'  conducesse  a  inau- 


(1)  I'  Is  tunc  tcmporis  dncatum  in  BaTaricnri  regno  (eneljal,  pnpulum    pacifice  rrgcbat 

'  leges  ct  rcligiones  magnitioabat.  Tandeiu  sic  in  iliicatii  vixil ,  <juod  omnibus  placuit ,  at  Ac  (Ju- 
"  calu  transtlucorctur  aJ  rcgiium  elc.  »  (  Adalboldi  ,  l^'ita  Ili-uriti  //.  ap.  1*liitz  T.  VI.  n.  1  ). 
—  Cfr.  yUa  Mciiiwercii  1.  c.  el  Tbietmabi  Cliron.  Lib.  V.  n.  8.  I.  c. 

(3)  «  Colioaoi  iniirmilat«m  ab  anteccssoribus  sais  sibi  ingcnilara ,  gravissioic  palitur.  »  ( .Ao.VLt. 
u.  41  ).  —  Cfr.  .iim.  HiUsh.  ap.  Peru  T.  V.  ad  ana.  1013.  —  Caesar.  Kwnbcrg.  ap.  Stbcvuh 
I.  c.  p.  320. 

(3)  <i  Maxima    pars  Piocorura  ,  qui  his  inlerfucrunt    cxcqoiis  (  ncmpc  Ononis  III  )    Ilcrimannn 

•  duci  auxiliura  pnimittunt  ad  rcgnum  arquirondnm  ,  cl  tacndum  ,  tieinricum  mcnlionles  ad  hoc 

■  non  esse  idonenm  pniplcr  niullas  causaruni  qualitalcs.  "  (  TniET.«.  Chron.  Lib.  IV.  I.  c.  n.  ;U  ). 
(i)  <i  ynos  (  I'rnccrcs  )  singulatim    ut    se   in  dominuni  sibi   ol  regcm  eligorc  voloisscnt ,  mulUs 

■  proDiissionibus  liorlalur  ;  et  t-orpus  iraporaloris   cum   apparatii  iiupi-riali  ,  lancca    dunitaxat  ex- 
'  crpla ,  quam    Heribertus   Arcliiprosnl   clam  prcmiUons,  sunm  sunipsit   in  potcslalcm.    Arrliicpi- 

scopus  autem  cnslodia  parumpcr  dclcntus  clc.  »  (  TniETMABls  in  Chi  on.  IV.  I.  c.  p.  T8J.  n.  31 ). 

(5)  «  Cum  post  mortem  Ccsaris  iuro  consanptiinilalis  et  actalis,  \irliiliimquc  maluriUilc  ab 
'  Ueinrico  tunc  duco  in  rogcin   cligcrclur , eumdcm  primus  per  iuternuncii>s  ,  ac  per  sr 

•  ipsum  ,  quasi  ad  banc  apliorcm  sibi  prcposuit ,  fideliterquo  Bcnipcr  adiuvil.  •  (  Thiltm.  CArnn. 
Lib.  v.  n    IG.  1.  c.  ). 

(6)  Masco\.  I.  c. 

Serie  II.  Tom.  VII.  aq 


3aG  STUDI    f.RITlCl    SOVI\A    I.A    STOllIA    DlTAr.lA    tfX. 

i»urarlo  iicl  seltcmbrc  d'\  quell' anno  1002  in  Aquisgrana  ,  ikhi  c  fallo 
uiio  ili  raccontarlo  (I).  A  me  bastera  (  eil  era  pur  troppo  necessario  ) 
(jueslo  rapiclo  sguarilo  su'  priini  falti  d'l  iin  principc,  Ic  ciii  susscgwenti 
aesle  ,  OKsiinai  lioverenio  conncsse  con  tiucllc  die  siain  per  descrivere, 

O  CO  -I  '    i)     i  LJ  L'Lu 

avvesnachc  Jestinalo  dal  Cicio   a  riilcslare  novellc  tcAipeslc  in"^  lUma , 

alia  quale  per  I'opera  spccialincntc  di  Amolfo  arcivoscyVo   di  Milano  il 

convitava  1'  infaniia  dc'  princini  del  reamc  (2).  - 

Appcna   iuGitli   rdezioiic   di  Arrii-o  \i  fu  nola,  tiiHe  le  sozze  vojdie 

t>  le  vili  passioni  della  maggior  parte  de'  Grandi  vi  si  i,"ideslaronp.   v  ei'o 

<''  che  Ardoino  fse  diam  fede  agli  scrittori  tedcschi)  co',suoi  modi  con- 

rorrcva    ad   inasprirc    conlro  di  se  raniiuo    loro.    Avuto  non  so  che  .di- 

verbio  col  vescovo  di  Brescia  ,  narra  Adalboldo,  die  alFerralolo  pe'  ca- 

pelli  in  teri-a  lo    stramazzassc  (3),   mostrando   con  ques^  ^tto   d.  e^sere 

iiouu)   per  i|.'a  subito   e  tracotanle.   Ma  quest' ecccsso   ( se  vi^'o,  poiche 

11011  ('•.  riferilo  da  vcrun  Ilaliano,  ma  solo  da  quello  e  da  allri  scrittori 

ledesdii )  quest' eccesso ,  ripeto,  non  basta   al  certo  a  scolnare    i  priii- 

cipi  d' Italia,  che  anzi  puo  parere  strano,  che  il  Muratoi'i  lo  ammetta 

quasi  come   una  loro   discolpa,  mcntre  Arnolfo  slorico  di  qyicl   secolo, 

Tlaliano,  e  molto  in  grade  di  conoscere  il  vero,  scrisSe  apertamenle,  che 

lavari/.ia  fu  «uella  che  sninse   i  principi  del  reame  a  invilare    il  re  te- 
^  '  '         '  1         ■'    --  W'  ^''^  cvc/jjf,  I. 

desco  al  Irono   d'  Italia  (i).    Checche    ne   sia   di    questo  latto   contro  il 

.  .■-■'\   ;••■■';>  >. '■■v-'  ■    ;£'' 

vescovo  di  Bi'escia ,  di  cui  forse   a  torto  viene  tacciato   Ardoino ,  ceria 

cosa  e  die  cgli  era  uoino  di  caraltere  impetuoso,  e  ben   lo  dimoslrano 

le  sue  divercenzc   avulc  co'  vescovi  del  suo  mai'chesato.  il  niodo  slesso 

con  cui  ottenne  la  corona  ,  e  gli  iillcriori  suoi  fatti  che  siam  per  nar- 

rare.  Che  se  l'  impetuoso  carattere  giovo  lalvolta  al  re  italiano  per  an- 

livc'iiire,  colla  ra])idita   de' suoi  movimenti ,  le  miene  e  gli  apparati  de' 

suoi   avversari  J  molto  piu  spesso  dovettc  riuscii-gli  falale,,  sia  col  disgu- 


(ly  Tbietmvbi  ,  Clirun.  Lib.  V.  n.  12.  p.  TJfl  I  c.  —  La  solonnc  inauRiirazionr  d' Ariifjo  a  re 
Hi  Ocrmaiua  obbe  luogo  aJdi  8  di  setlcmbre  auii  1002:  quella  di  Ardoino  are  d' Italia  era  s(ala 
05e};uila  il   15  di  fcbbraio  dcU'anno  mcdcsimo. 

(9)  Ca.sTIGLIOSi  ,  Note  al  Regno  iV  Italia  di  Em.  Tesauro,  p.  605  (  nola  534  ). 

(3)  «  Quadain  uamque  die  Episcopum  Brixiensem  ad  se  venieatem,  et  nescio  ijuid  raliocman 
"  voleDtem,  ul  coepit  ci  ratlocinatio  displlcerc,  per  capillos  arripuit ,  el  liumo  tonus  quasi  babul- 
»  cum  vilissimum  deiccit.  »  (  Adalboldi  ,  Vita  S.  Hatr,  n.  15.  I.  c.  ). 

(•i)  "  Principes  rc(;ni  fraudulcnler    incedentcs Uenrico  lalenler  favcbani  ,  avariliai'    lurra 

I.  scclanlcs   ..  (  ABM  Lrui  //isi.  Lib.  1.  c.  15.  L  c.  ). 


DEI.    rAVAI.IKRF.    L.    C.    PROVANA.  32^ 

Stare  i  suoi  aclorcnti ,  die  col  suscitare  a  lui  nemici  ncllc  InquieUile  po- 
jjolazioni ,  c  servir  ili  prclesto  aH'avaiizia  dc' principi  suoi  vassalli,  per 
vendere  la  lore  feile  al  re  fores  tiero. 

Ma  fra  questi  vassalli,  i  piii  caldi  parlcggiatori  di  Anigo  ,  furono  i 
vescovi ,  i  rjuali  (  c  in  cio  lucglio  ajipariscc  (pianlo  fosse  la  roiTiizione 
dc'  Grandi ,  soprallutto  di  Cliicsa  in  quel  tempo  )  come  prlmi  e  pin  ac- 
ccsi  eransi  niunifestati  neU'elezione  d'Ardoino,  cosi  primi  e  piu  acccsi 
si  profTerivano  a  tradirlo  (I). 

Tuttavia  non  tutli  osarono  moslrare  sfacciatamcnte  il  viso  al  re  d  I- 
talia,  clie  anzi  alcuni  pochi  soli  dapprima  si  dichiararono  aperli  di  lui 
nemici:  questi  fiirono  rarcivescovo  di  Ravemia,  ed  i  vescovi  di  Modena, 
di  Verona  e  di  Vercelli :  gli  altri  die  segrclamcnte  parteggiavano  per 
Arrigo  erano  I'arcivescovo  di  Milano,  i  vescovi  di  Cremona,  di  Brescia, 
di  Pavia  6  di  Corao  (2),  fra  i  quali  i  due  ullinii  erano  stati  piii  spe- 
eialniente  beneCcati  dal  i-c  Ardoino.  Scgreto  e  cauto  animatorc  di  qxicsta 
congiui-a  era  1' arcivescovo  Arnolfo  (3):  aperto  e  capo  Tietbaldo  ,  cioe 
Tedaldo  marchese  di  Modena,  lavolo  della  contessa  iSIatilde  (i) :  guida- 
tore  e  maneggiatoi'e  Leone  vescovo  di  Veixelli ,  antico  e  infeslissimo 
nemico  d'Ardoino  (5). 

Cominciarono  pertanto  costoro  or  con  messi ,  or  con  Icltcre  a  volgersi 
al  nuovo  re  della  Germania,  richiedendolo  con  ipocrilo  zelo  di  soccorso 
per  V  oppressa  patvia,  e  pregandolo  ,  ove  impaccialo  in  altre  bisogne 
non  potessc  scendere  egU  stesso  in  Italia,  fosse  contento  mandare  alcuno 


(1)  Abalboi.di  ,  t''iui  ffcnrici  1.  c. 

(S)  «  Quaproiilcr  iiu'idam  pro  coronalioac  cius  pocnilonlia  ducli ,  rpgi    Henrico  alii  legates  alii 

"  lileras  IransmilUiiil In  volunlalc   huiusmoji    aliqui    manirnsti  ,   alii    eranl  occuKi.    Tie- 

.  loldus  namquc  Marchio ,  cl  Arcliicpiscopus  Ravcnnas ,  ct  Episcopus  Mulincniin  ,  Vcroncnsis  et 
■  Vercellcnsis  ,  aperle  in  regis  Ucnrici  Cdolitate  mancbant.  Arcliicpiscopus  autcm  MediolancDsis 
>>  et  Episcopi  Cremonensis ,  I'laccntiuns  ,  Papieusis ,  Drixicnsis  ,  Comcnsis ,  quod  volcbant ,  maoi- 
I  Testahant.  "  (  Adalb.  f^ila  S.  Hcnr.  J   15.   I.  c.  ). 

(3)  FlOBEKTIKI  ,  ,Vrm.  di  jValitilc  ,  p.  8. 

(4)  Mansi  ,  nola  (a),  pag.  12  al  Fiorentini  ,  ifemorie  delta  Conltssa  Slalildt. 

(5)  «  Nostra  quidem  sub  aclatc ,  fuissct  gemma  I'raesulum 

u  I.eo  illc  Vorcellensis  ,  ornnDS  lotum  saeculum 

i>  Ardoinum  qui  sc  rogom  diccbat  in  genlibus  , 

1)  Diadematc  priTa\il.  »  (Bemosis  pstudo-Episc.  Alb.  paiw jyr.  rilhm  Urnr  III 
Imp    cap    30,  Lib.  IV.  ap.  MENKEt«iUM  R.  G.  S    T.  I.  col.  .1050  ). 


238  STUDI    caiTlCI    SOVRA    I.A    STOHIA    l)"lTAMA    ECC. 

lU;"  suoi  prinnipi  a  coinbatterc   Ardoino,  coiUro  il  quale  essi  [iin-  si  fa- 
rebbcro  armali  (I). 

Non  falli  il  re  di  Germanla  alia  proposla:  ma  sia  che  impacciato  in 
uiaggiorc  l)isoi:!;iia  giudicasse  di  poco  momcnto  (piesla  che  a  lui  swscilava 
Ardoiiio ,  ovvero  clic  di  molto  confulassc  iiel  soccorso  promcsso  da' 
priucipi  d' Italia,  sdcgiiava  di  recarsi  igli  slesso  a  ^illccrc  s\  licve  o?ta- 
colo ,  c  commelteva  ad  Ottoiie  duca  di  Cariiizia,  e  marchese  di  Veronn 
di  condurre  le  .sue  stpiadre  a  punir  quel  ribelle  ,  occupalore  di  quel 
tmni)  d' Tlalia ,  ciregli  consulerava  couu!  suo  (2). 

Dal  suo  cauto  Ardoino  nou  f'u  laido  allc  difesq. , Conosciuli  i  prower 
tliuieuli  degli  avversari ,  ed  inteso  come  aU'arrivo  de' tedeschi,  s'alTret- 
terebbero  in  loro  soccorso  Tedaldo  marchese  di  Modeiia,  Federigo  ar- 
civescovo  di  Ravcuna,  e  gli  aliri  congiurali  Ilaliani  nominall  di  sopra  (3), 
delibei-6  d'impedire  ad  ogni  modo  la  congiunzione  de'  due  cscvciti. 

Con  quella  celerilJk  pertanlo,  di  cui  gia  aveva  dalo  speriraenlo,  move 
egli  daH'osle  sua  raduuata  in  Pavia  (4)  ,  e  con  buona  mano  di  fedeli  , 
vola  ad  occupaie  Verona ,  e  ad  assalire  le  Chiuse  dell'  Adige  ,  Icnute 
dal  vescovo.  Queste  come  lampo  espugnate,  recavasi  ncUe  piaiiure  di 
Ti'cnlo  dove,  per  un  falso  avviso,  sperava  gia  fosse  giunto  il  nemico : 
lion  trovatolo,  tornava  coUa  celerita  stessa  iie'campi  di  Verona,  ponendo 
gli  alloggiamenti  in  un  castellnzzo  per  fcslcggi.'irvi  la  Solchiiiru  del  Na- 
talc  (ij).  Nel  frattempo  giuugeva  il  duca  Ottone  (  e  con  esso  alcuni  al- 


(1)  "  Alii  Ic^atos ,  alii  litoraa  Iransmillunt,  ut  terrac  oncii  gravissirao  subiaccnti  subvcniat  elf.  ■• 
(  Adxlboldi  I.  c.  ). 

(2)  Stkumi  ,  Corp.  Hist.  Germ.  T.  I.  Dc  Hairko  II.  §  VI.  —  GlULiNI ,  Mem.  ili  Miluiw  ,  P.  lU 
p.  94.  "Tandem  a  rcgc  Olio  dux  Carontanorum,  qui  eliam  Veronensem  Comilatum  lenclial,  ad 
>.  pelilionom  Longobanlorum  explcndam  cligilur,  el  cum  paucis  propter  fiducinni  supcrins  nomi- 
"  natoriim  ,  in  Ilaliam  dirigitur.  »  (  Adalb.  I.  c.  §  16). 

(3)  I    Ilunc  ( Olloncm )  ex   parte   regis    venieiilem,    Archicpiscopumquc    Ra^cnDae    Fritlicricuni 

..  cum  -Slarcliiono  Tliiedolfo  ,  ceteristjue  regis  fulelibus  ei  ad  auxilium  occurrentem ,  Ilarlwigus 

»  cum  comperircl.  «  (  Thietmaros  in  Climn.  Lib.  V.  1.  c.  n.  1C.  p.  798  ). 

(4)  ci  Ea  re  cognila  .\rdoinus  ,  qui  ingenlem  ex  omni  Lunibardia  I'apiac  mililum  niarium  coe- 
>.  gcral  sine  mora  sc  so  ad  .Mpos  obiecit.  »  (  Sigomus  Dc  linjim  Jtaliae  ,  Lib.  VUI.  Oper  T.  II 
col.  473  ).  Ma  il  Sigonio  sbaglia  narrando  queste  cose  all'anno  1003.  Vcdi  il  Muratori  j4nn.  ad 
ana.  tOOl ,  c  nola  (5)  al  SiGDNIO. 

(5)  <i  Uacc  Ilardoinus  pracsciens  Vcronam  cum  maxima  multiludinc  venire  fcslina^il,  ut  ct  ibi 
I.  Ilalicis  in  adiuloriura  Tcolonicorum  festinanlibus  ,  viara  inlcrciperct ,  et  Clusas  ,   quae  ab  Epi- 

"  scopo  Voroncnsi  ser>nbanlur,  cxpuguaret ;  quod   et  fecit Tcotonicis  non  invcutis  se  in 

"  Campaniam  Veronensem  roJuxit  .  ibitjue  in  ([uodam  caslellulo  Tialivitalcni  Domini  celcbravil.  « 

',  Adai.b    I.  c    f^  IC  el    17  ). 


DEI,    CAVAI.IEKE    I..  C.    PnoVANA.  2  2i) 

iri  princijji  della  Germania  )  contliiceiulo  scco  Ic  hamlc  ledeschu  iicIIp 
golc  (li  <iii(llc  Alpi  die  I"  Italia  tlalla  Cariiizia  e  dalla  liavit-ra  dividoiio. 
Ivi  [)uic  con  alcuiii  altii  convcnivaiio  i  Cartnlani,  e  i  Fiiulesi.  I  (pali 
tutli  venuti  costeggiando  Ic  rive  della  Brenia,  poncvano  il  caiii[to  allt- 
Irtlde  di  certo  montc,  detto  Ungarico,  distante  una  mezza  giomata  dal  luogo 
oocujiato  da  Ardoino  (1).  Ma  il  caiiitano  d'  Anigo  udcndo  come  il  re 
italiano  avussc  ridoUo  in  sua  mano  Verona,  c  coir.c  Ic  Cliiiise  fossero 
da  hii  State  Vinte,  e  di  fresco  munite,  spero  ottcncre  per  negoziaii  il 
passo  dcUc  stiette  dell'  Adige ,  clie  dall'  armi  d'Aidoino  gli  era  tenuto. 
Maiulava  pcrlanto  a  lui  dicendo  pc'  suoi  Icgati,  gli  piacesse  dire  libera 
la  *'ia  a"  Tcdeschi ,  e  venire  cgll  medesinio  con  essi  loro  a  congiun- 
gcrsi  (2)1  la  (pial  cosa  valeva  quanto  il  dire  ad  Ardoino  ,  clie  ricono- 
scesse  per  suo  rfe  U  re  di  Germania.  Rispose  Ardoino  a  questa  strana 
auibasciala  col  dire  agli  inviati  tcdeschi,  si  contcntassero  per  (piella  notte 
di  albergarc  nel  suo  campo ,  clie  alia  domane  riceverebhcro  quella  ri- 
sposta,  clie  dal  consiglio  dc'  suoi  fedcli  verrebbe  stanziata. 

Custoditi  dalle  guardie  d'Ardoino,  sostcttcro  tranquilli  i  messi  di  Ot- 
tonc  ,  bnonaincntc  di  nulla  non  avvedendosi :  ma  il  re  ilaliano  sirando 
pel  campo,  spcsc  la  nolle  a  preparare  cd  a  confortarc  i  suoi  alia  Iiat- 

(1)  ADiLBOLDI   Cl  ThI£TM.    11.    CC. 

{i)  «  Interim  Tcotonici  iuxta  moDtcm  qucmdanij  qui  Ungarios  (  nescio  qua  de  caasa )  voca(u#- 
»•  pcrvcnientcs ,  d  Hardninum  iam  Clusas  occupassc  scicntes ,  ipsi  Ilarduioo  Ic^atos  suos  tran»- 
M  raittunt,  ol  ul  aut  cis  cedal,  donee  Iranseant,  aut  sihi  cedentibus  vcniat,  rogant.  »  (  Advlb.  §  17  ). 
—  Questo  monlo  pure  appelialo  da  Dilmaiu  I'ngaricus  ,  aveva  forso  pi^liatn  i)  nomo  dagli  Inj^ri 
a'  tempi  di  Ueren^Miio  I  iinpcialore ,  stanziali  in  que'  conlorni ,  la  qual  cosa  ignora\ano  ^li  scrii- 
Inri  <^ermanici.  Sovra  la  positura  geo^rafica  di  queslo  monte ,  ccco  quanto  nc  pensa  il  dolto  si- 
gner FrapI'ORTi  ,  autore  di  una  carta  lopo^rafica  ilelle  anticlie  provincic  Vcnete  ,  da  me  fatlo  ri- 
chie<Ierc  del  suu  avviso  dal  P.  Bresci.vm  della  Coinpa^nia  di  Gesii :  «  lo  bo  semprc  ritenuto  ,  che 
»  il  luonte  L'ngaiicu  esser  devc  una  dcUe  vctle  della  catena  Vicenlina,  ad  uecidcnle  dv' due  paui 
••  chc  consenaoo  ancor  Iraccia  del  nomo,  dieendosi  Tuno  l'0ng;1ra,  e  Tallro  I'Ongara.   Sic- 

-  coino  pcro  to  non  ho  mai  potulo  retliBcaro  questa  supposizinne,  parlando  co'  nionlaDari  di 
"  cola,  cos'i  ho  crcduto  bono  ^  trovandomi  in  Padova,  farnc  cenno  al  dotlo  storico   ed  antiquarto 

-  Lodovico  Menin.  Quesli,  scarlabellati  e  consultati  gliscritti  di  alcuni,  nt-n  so  se  crunisti  u  dolli, 
'■  od  usservazioni  sue  propric ,  mi  csposc  la  sua  opiniono  :  essere  il  monlo  I'ngarico  immiuenle 
"  al  luopo  di  Val  di  Brenia  ilello  Campo  Vilale  ,  non  Uingi  da  Fontaniva.  w  (  Lcticra  del  signor 
FrapPORti  al  P.  BREiciAM  ).  Questa  definizioue  vn  d'aceordo  con  quello  che  si  lep^'c  nella  cro- 
naca  di  Andrea  Dvndolo  (Lib.  PC.  cap.  I.  I'arle  39.  R.I.  T.  \II  ).  "  Adversus  qiiem  (  Ardoinum) 
"  Henricus  rex  Otlonem    l)ucem  cum    exercitu   in   Italiam    mittit  :  inter   quos    iuxta    Alpes    in 

campo  qui  Vilalis  dicilur  helium  peraclum  est.  »  Del  qual  parere  He)  vnloroso  Tirolese  , 
c  delle  per  me  cortcsi  parole  >  con  cui  le  accompagna  ,  rendo  a  lui,  ed  airesimiu  P-  Brescmm 
quelle  mag^iori  grazie  ch'  io  so  c  posso. 


:i.lO  STtJDI    CRITICI    SOVnA    I.A    STOniA    n  ITALIA    ECO. 

taglia.  S|)unlala  appena  I'alba  ,  c  i  Icgali  vcucnilo  a  lui  per  la  risposta, 
trovano  gl'Ilaliani  annali  e  pronli  a  couthallerc.  Maravigliali  ilomaiidaiio 
Ardoiuo,  che  cosa  significlii  quell' appaialo:  a'quali,  moUeggiaudo,  cgli 
diceva  ,  che  la  risposla  sarcbbe  per  avvenliira  recala  al  duca  Oltonc  a 
un  tempo  solo,  e  da  essi  e  da  (picgli  armali:  intauto  se  ne  ajidasscro 
pure  ecu  Dio ;  levato  quiudi  subiUimente  il  campo ,  moveva  coniro  i 
Tcutouici  (1). 

Qui  e  curiosa  1'  ira  colla  quale  gli  anliclu  scrittori  germanici  irrom- 
pono  contro  Ardoiuo,  chiamando  co'  piii  scellerati  nomi  di  tradimcnto 
e  di  fi'ode  il  ben  lecito  slratageinma  usato  da  csso  ,  accio  i  iegali  non 
s'  avvedesscro  del  suo  proposilo  d'  aUVoularc  il  nemico  ;  (fuasi  che  i 
primi  violatori  delle  fronticre  nou  fossero  stati  i  Tedcschi,  ed  egli  non 
fosse  I'assalilo  ,  e  che  percio  gli  si  polesse  apporrc  d'  essere ,  contro  le 
consuetudiiii  di  guerra  allora  in  uso  ,  inopinato  aggressore  (2).  Con  co- 
deste  contumelie  intendevano  forse  que'cronisti..di  scolpare' il  capitano 
di  Enrico  della  sua  militare  imperizia.  ■— ,    i-rr.;f -jn 

Giunse  ditratto  Ardoino  verso  la  meti  del  giorno  alle  falde  del  monte, 
dove  lo  sprovveduto  Otlone  teneva  i  suoi  qua  e  la  disseininati ,  allri 
foraggiando  per  il  paese,  allri  alia  guardia  delle  vie  che  nxcttcvano  al 
campo.  Tutlavia  al  primo  comparirc  de'  feritori  italiaui,  i  tedeschi  alia 
nieglio  s'afTretlarono  alle  difese,  cosicche  se  gagliardo  fu  I'impeto,  osti- 
iiata  fu  pure  la  resistenza,  e  grave  la  perdila  da  ambc  le  parli.  Dopo 
un  accanito  combattere ,  la  fuga  di  uno  de'  principi  venuti  col  duca 
Otlone,  dccisc  la  sorte  della  giomata.  Perciocche  il  re  ricondoUe  le  sue 
genii  a  nuovo  assallo,  sperpero  l'  oste  teutonica  indebolita  e  sfidiiciata 
per  quella  fuga ,  ne  si  rislette  dal  fame  strage  e  dallo  iuseguire  i  poclii 


(I)  AD4LBOLDI  I.  c.  §  17.  —  Thietm.  Cliion.  Lib.  V.  n.  15.  I.  c.  p.  798. 

{i}  Em  (Jiffalto  leotita  per  cosa  rca  in  que' tempi  I'assalir  il  nemico  «  non  pracmissa  dilTidatione-  ■> 
Questa  iniiitar  consucludine  fu  poi  ferma  con  legge  di  Federi^'o  I.  (  ^Iurat.  j4nt.  A/.  Ae.  T.  II. 
Diss.  20.  col.  331  ).  Ma  qui  non  era  caso  di  cio  per  Ardoino  ,  traltaudosi  di  ributtaro  il  noinico 
da'  limili  Kia  invasi  del  sua  reame. 

II  llarduiuus  audita  legatione,  se  sc  in  fraadem  deccptionis  convcrlcns  ait:  nobiacum  noctc  mu- 
tt tteatis  etc.  Die  lucentc  lej^ati  venicntes  ad  accipiendiini  rosponsum  ,  Langobardus  onines  lori- 
u  catos  et  ad  praelium  paratos  videnl ;  quid  hoc  signiiioet ,  llarduinum  intcrroganl.  Die  consilium 
u  iniquilalis  evomens  ait  etc.  »  (  Adalb.  1.  c.  )  —  «  Hiis  pctilis ,  c\  profunda  callidilato  animi 
»  Uartwigus  rcspondit  etc.  »  (TniETM.  1.  c. )  Vedi  pure  YAiin.  Sa-isone  ap.  Eccaed.  T.  1.  an.  100?. 


UEL    rAVAMEHE    I..    C.     moVAKA.  -j3  I 

riniiisti ,  fmche  non  li  ehbe  del  tiitto  rcspinli  fuori  de'vonflui  d' Italia  (1). 

II  luogo  dclla  ItaUafjIia ,  dello  daj^li  slorici  di  Gcriiianiu  il  Monte  Un- 
gurico,  viene  da  Aruolfo  storico  noslro  di  c|iul  secolo  apjiellato  il  Cumpo 
di  Fabbrica  o  delta  Fabbrica  (2),  la  qual  disparita  d  aj.pillazione  non 
iniplica  conliaddizione;  oonciossiachc  naturalissiina  cosasia,  che  Tappel- 
lazionc  tedesca  sia  nala  dal  noinc  del  naslcllo  norupato  dalle  squadn- 
di  Ouone,  come  quella  dcilo  scritlorc  ilaliano,  dal  luogo  occupalo  dagli 
Mliani  (3).     "3"  nwirfj  ri)  tjjfis  ifa  airtn*  nlln-i  r  ,r  i 

Qltanto  al  numcro  de'  combattciiti  dalle  due  jiarti ,  noii  si  puo  rac- 
rogliciT  nulla  di  cerio.  SaHalicano  gU  scriltori  d'Arrigo  ili  far  compa- 
rire  piccolo  I'esercito  ledcsco,  e  slrcpitoso  (juello  del  re  Ardoino,  per 
diininuire  cosl  I'onta  della  disfatta  con  taiila  ingenuity .  espressa  dal  ve- 
scovo  Ditmaro  (4).  Solite  ipcrboli  numcriche  degli  scrittoji  di  parte,  in 
lultc  le  eta  cd  in  lulti  i  pacsi. 

Secondo  la  legge  militarc  longobardica,  ogni  principc  in  caso  di  guena 
era  tenuto  condurre  con  sc  dal  suo  comilato  un  certo  numero  d'  ar- 
inatt  (5);  difficilmenle  perlanlo  ammetteremo  che  le  squadre  de' due 
prlncipi  venuti  in  Italia  col  diica  Ouone,  aggiunte  a  quelle  d'esso  duca, 
ed  alle  altre  mandate  dalla  Carinzia  e  dal  Frioli,  somuiassero  a  soli 
cinquecento  uouiini,  come  scrive  Adalboldo  (6).  Quanlo  ad  Ardoino,  lo 
stesso  scritlorc   nc   chiama   1'  csercito   doppio   di  quello  di  Oltone   (7) ; 

>!/(>     IC'     ftrj, 

(l)'«  lade  (Ardoinus)  promoTcns  cxercitum   media  die  ad  L'ogaricum  montem  pervenit 

>'  Fit  congrcssio  ,  fit  pu^'na  ,  fit  cocdcs  ex  utraque  parte  f;ra\issima,  et  pcne  Tcotonicorum  , 
'  i|uamvis  paucissimorum,  cssct  victoria,  si  non  inipciiirel  Ottnnis  fralris  Rej^enslmr^onsis  episcopi 
■'  fuj;».  Ilia  enim  fiigicntc  ,  Tcotonicorum  acies  niinbilnr  ,  ct  itcruni  a  uullis  conprewa  devin- 
"  citur.  "  (Advlb.  §  17  ).  —  "Turn  vero  ex  ma^na  parte  niiililata  proli  pudor!  cocdilur  cl  victoria* 
»  honore  privatur  ,  sed  non  sine  maximo  llarliKij^i  detrimento.  »  (  Tiiietm.  I.  c.  )  —  "  qnam- 
•  plurcs  stravit  ,  caeteros  extra  lines  regni  fui;avit.  »  (  Arm  Li'UI  }list.  \.  15.  1.  c.  ). 

(5)  "1  Occurril  viriliter  Ardoinus  in  campo  Fahricae.  »  (  Arm  I.PUI  I.  c.  ). 

(3)  Esisto  sui  Colli  Euganei  non  lungi  dalla  Crenta  una  villa,  attualmenlc  cliiamata  Faktoca, 
posscduta  dalla  famiglia  de'  conti  Ourini  di  Milano. 

(4)  «  I'roh  pador  ;  (  Thietm.  1.  c.  ). 

(5)  MlbaT.  a.  M.  yie.  Dissert.  9G.  T.  II.  —  RovELLI,  Slnr.  di  Como ,  P.  II.  p.  3?. 

(6)  .1  De  Tcotonicis  vero  vix  erant  quingenti.  «  (  Ad*lb.  1.  c.  ).  —  L'  Editorc  dclla  Vita  di 
Arrigo  v  pure  del  nostro  avvi.su  sul  numcro  degli  armati  ,  Quae  itlie  lamijuam  dcsuo.  i/uamni  non 
maijni  momcnli  auctor  adiecil  (ex.  (jr.  §  17.  numerus  ulriuique  cxt-rcilus)  nibleHioris  rite  fidei  mi'Ai 
liilrnlur.  (  G.  Wait!  in  Prohg.  ad  I'it.  Ilrinr.  lAif.  ,  auct.  AdaLBOLDO  ,  ap.  Pebti  I.  c*  T.  VI. 
p    G80j. 

(,1)  "  Exercitus  autcm  illc  cxislimabatnr  1015  esse  virorum.  >•  (  Aoalb.  ibid.  ).  AdalMdui  hot 
numeros  apud  Tfiicimarum  haud  invenit.  (  Ivi.  nclla  DOta  (47)  ). 


aSa  sTLDt  cniTici  sovra  i.a  stohia  d'itai.ia  ecc. 

sfoggio  anche  questo  di  parole,  ma  in  opposlo  significato,  e  che  cU  poca 
liilucia  va  incrilevoU;  ,  sc  si  consiilcra  siccome  dovetlc  riuscire  malage- 
vole  ad  Ariloino  in  mezzo  a  tanti  priiicipi  Iraditori,  o  di  duldiia  fede, 
il  I'accogliere  I'  ostc  ilaliana  :  e  che  ad  ogiii  inodo  colle  poche  legioni 
adunate,  gli  era  forza  guardarsi  alio  Spalle  da'congiiu'ali,  leucre  ^e^ona, 
afForzarc  le  Chiuse,  e- rondjallere  i  ncmici  sui  liiuili  del  regno. 

Afa  la  rolta  dcUe  geiiti  teuloniche  persuase  Arrigo  di  Gennania,  che 
la  sua  veiiula  noii  ftra  del  pari  desiderata  dal  popolo  d'  Italia ,  (luanlo 
daU'avarizia  dc'  priocipi.  Tmpacciato  nelle  sue  guerre  transalpine,  riman- 
dava  a  nuglior  tempo  il  fare  le  sue  vendcttc,  Tolgendo  intanto  I'arte  sua 
a  tciilar  con  promessc  e  con  donativi  cjuegli  altri  vassalli  d'Ardoino  ,  la 
tui  fede  gia  gi;i  tentennava  (1). 


(l)  V.  ill  L'CHELLi  (  //.  .SV/i'.  T.  U.  in  Epii.  I'arm.  )  il  diploma  da  ArrigA  11 '  i<e  di  -  Germaoia 
concesso  a  Sigefrido  vcscovo  di  P.irraa ;  i<  iuttTvcutii  uoslri  lidelis  Thcuhaldi  Marchionis,  u  cioo 
il  marclicsc  Tcdaldo  soprauominalo,  avoln  Jclla  Contessa  Matilde.  In  queslo  diploma  die  conlieno 
la  donazionc  della  ricca  Bad'ia  di  Nonanlola  al  deUo  Sigefrido  ,  Icggesi  qucst'csprcssionc  :  "  Qua- 
>'  tcnus  (  Sigcl'ridus  )  firuiatus  iu  fide  ,  acriler  dcscrvirel  uobls.  »  a  Cosi  il  4>aon.  re.Avii^o  (  sono 
»  parole  del  Mcratori  ^»n.  /()05  )  noD  avcva  allora  scrupolo  a  guada^Diirsi  de'paili^aoi  in  Italia. 
»  faccndo  il  lihoralc  co'bcni  ancora  delle  Chiese.  » 
Le  note  del  dipluma  sono  Ic  seguenli :  v  '-'■  ^'■^''■^'-  '    CUflOOj' 

«  Dat.  U  kal.  martii    aun.  Inc.   Domini    Mill.  lod.  I.    aoaq  veto  Dmsioj.; jHtnn^j  rqgis  ^pf))]^. 
»  Actum  >'ovicomai;i    >  •  , 


.1  o'lffiov  laq  rica./ 
ogaai  oLaaoiS  9  \oici.-.: 

!23'I  o  ,  ! 


DEI.    CVVAMERE    t-.    G.    PROVANA.  Jj  ' 


«:APn,oL<)  VIII. 


inOiUAZIOM:  DEL  MU^IASTHRO  Dl  FBLTTUAIUA. 
AIIRIGO  II  «!■:  Itl  GUUMAMA  SCK.NOS  IS  ITALIA. 
TUADI.MKMO  1)1  VMRO.NA      It\(:i':M>IO   DI    I'AVIA. 

(  i(i(xuin(»i ;,. 


La  viLtorta  ilelle  Fahbi-iclie  fnitlu  all'  lUilia  alcuni  inesi  ^\\  pace.  Cluiiu- 
li  spendesse  il  re  Ardoitio  e  con  quali  provvcdimeiiti  ordiiiasse  ie  difese 
<otilio  le  future  aggressioni  del  re  di  Gcrmania,  da  nessuno  degli  sto- 
rici  viene  riferito. 

!Ma  da'  sili  ch'  egli  occupava  verso  le  frontiere  allora  clie  re  Arrig« 
per  la  seconda  volta  si  fece  ad  assalirlo,  si  pub  argomeiilare  cbe,  se- 
condo  la  poca  perizia  delle  cose  militari  in  quel  tempo,  Ardoiuo  hadi) 
soltanto  ad  occupare  validaineute  la  valle  dell'  Adige  ,  solito  passo  de' 
barbari  per  venire  in  Italia  ,  cominciando  nellc  vicinanze  della  citla  di 
Trento ,  e  facendo  lungo  le  gole  e  gli  anfratti  della  valle,  novcUe  chiiLse 
c  bastite  ,  o  restaurando  le  antiche  cbe  gia  esistevano,  e  da  lui,  siccoine 
vedemmo  ,  superate.  Ma  trascuro  di  guardarsi  da  lergo,  dove  per  la 
via  lungo  il  Hume  Brenta  ,  che  trae  la  sua  origine  dalle  Alpi  noriche , 
poteva  il  nemico  recarsi  dalla  Garinzia.  E  cio  torno  a  suo  danno,  sic- 
come  or  ora  raccouteremo. 

Intanto  consenteudo  all'uso  ed  alia  necessita  de"  tem]ii,  spendeva  Ar- 
iloino  Tore  in  far  donazioni  a  varii  principi  d" Italia,  i  quali  o  s'erano 
dimostrati  a  lui  iavorcvoli,  o  temeva  non  fossero  per  abbandonarlo ,  cd 
.(  quelli  ancora  che  meglio  avevano  saputo  coprire  la  fede  vacillaute  : 
de'  quali  tutti  avvisava  egli  di  contenere  I'avarizia  coH'csca  di  mnggior 
guiderdonc. 

Gosi  oltre  alle  donazioni  gia  fatte  al  vescovo  di  Gomo  nciranno  pre- 
ledente,  del  comitato  di  Bellinzona,  delle  Ghiuse,  del  Ponlc  e  del  co- 
Serif.  II.  Tom.  VII.  3<. 


a34  sTi;i)i  cttiTici  sovha  i.a  stcmjia-  d'ittalia  ecc. 

initato  dj  Cbiavenua  (\),  (U  van  dazi,  privikgi  jO  cooiftrmc^ijin  nuovo 
(Itploma  coiiccsse  il  re  Ardoino  in  qucst'anno  1003i:».|fiJ*'oro  |di  iquel 
vcsi-ovo  (2),  al  quale  egli  aveva  iiioluc:  cousoi'^<it,oiiiil;;j]}sadoidi,4J'Qicaii- 
i-elliere  del  i«gao  che  esso -tcnevni.BottQuOHobei  IIi.jiiI)e*eCc»c(ch«Si-.nan 
tratteiuici-o  quel  Grande  did  falsargli  a  pro  dol.reidi  Qerinania  )|»  ffda 

Allri  diploiui  per  ,lo  cluesc,  pel  «lei"o,  po' Bnoivwloiiidilawefl^iH' i\m!I- 
relli,  di  Modenn  spiocava  Ai'douioi  in  xpieiristcsSol  tftHJipo'I(3)jife»'daU< 
date  miuogo  ck'esiii  tengOQO.jiisi/iscorgo;  chbi  tn>  tall>anao(,ilnotl<iOSlM)l^ 
il  tradimeiilo  di  vnri^  principi  gia,aportameiilte|piiflsatt/iHUa  parte.  dliAi'- 
iis;o,  lencva  Aidoino  tultora  sotto  la  mano  suoi>  giftni  pactei  deli  negao  , 
rli'ci^li  si  veco  a  visLtare,  sia  pcrijckidcrvi  ragi^iw , /«hpnj)«r  Jisoaprire 
come  fosscro  a  lui  favovevali  gli  ahiitii  della  i,isoi^erltc  ipopolajjiooet;  iAru- 
cora  in  qucst'anno  1003  ,  .sotlO  gli:  auspioi  di)iAiddiiio;ed^Uairt:giiiii 
15crta  sua  inoglie,  davasi  principio  al  monhslero  di  ;Frw;tlunriaiy  la  cui 
i'oudazionc  gia  da  alcuni  awni  era  stiata  istanzihta^j.pejviOpeniriri  ;S.  -Gu- 
glielmo  abbalc  Divioueuse ;,  da  tre  ,di:  liii  fitatelli  nGotofiwdo ,  Nilarilo  « 
Koberlo,  figruioli  di  Roberto  Gonte, di  "Volpiario  in  Canavflselyaecdi.Ii**'- 
finza,  sorella  del  re  Aidoino  (i).  •  i'.l'   i;'        >  '  -nil '   .■:.fioJ\-r,j  ;• 

Lh  fondazione  di  un  inonastcro  insigneijiafdalsub'tiasceffCiiarfiiieipor 
sautita,  co$i.  per  ricchcBze  ,  per  fondi  e  per  privilegi ,  era,  ih  -qnc'ctcujpi 
agitali  da  inille  tempeste  ,  un' opera  non  Solo'  di  picta  'religlosa  ,-.  ma  di 
carita,  come  ora  si  dlrebbe,  umanilaria.  Perciocche  lasciando  da  p-arte 
ciuanto  sappartiene  ad  una  piu  severa  disciplina  .inouastica,:  (quivi  da 
SjiGugUelmo  introdotta ,  all' esercizic  della  earlta  vetrso  i  pov«rellH  e 
ilcU'ospitalita  vereo  tutti,  al  che  provvidcro  dnpprima  i  fondatdri  ,  poi 
Ik  ricchezzc  d' Ardoino  c  quelle  d'  Ottone  Gugiielmo  duca  di  iBoi^gogna  , 
suo  congiunlo ,  lasciato  ancora  oh'  ivi  secondo  la  scienza  del  tempo  at- 
Icudevasi  da' moriacT  alia  ediicazione  de' fancTulli  (5)  ,  fu  il  miovo  ce- 
uobio  illustrato,  per  I'assoluta  indcpcndenza  da  ogiii  cslcrna  dominaziom- 
quivi  in  ispecial  mode  accertata,  la  quale  reiidendone  pii\  sicura  i'^sistefiza, 

/.     .;«  V   .Y   .ill.I    II.  '  V 
iriM[|.Ji.i.(f  i'J       : " 
•»«  i  ^  fTiiimnq  f* .  , 
■fOAiiponH'.  niimerl  93.  91  e  25.  i/ifj  -  'i...^.i  .- 

(^  Arch.  S.  Eufimiac  Je  Insula,  np.  Rovelli,  Sforia'oi  Cotio'/P.  ".  p.  79. 
P^Por  qupsl'ullimo  diploma  vcdi  SiGONio  ,    Dc  Regno  Ilal.  t.ib.\\ti.  col.  4^1:^e'per  ^li  allri 
yi'k'tHst.  Pair.  ifmi.  T.  I.  c  I'Append.  ad  an. 
(4)  Maiili.ok  ,  Ann.  O.  S.  B.  T.  IV.  p.  164. 
tS)  S:  ff^thdmi  Vieion.   Abb.  Opera  a  Dr  Lems  colUila     Atic.  Taar.    1797,  p    173  c  «(■«. 


>,>n  AiJin.  cAViAiLiEiih  i .  u.  vruvana.  -joa 

lie  titte  |iiu  flmiiito  e  piii  tianquillo  il  sogf^iorno  a  chiunque  veiii\u  i «  r- 
tuiitlo  |);U'^'e'penitoiijt;i.     - 

4^ud4u'buv^ 'iuratti  ,  die  ognt  fbiulaloi'>c  di  uii  iiuovo  ccnobio  poiieva 
iirt'^assibui-&»ie'4»'libtila  ciolfoiula  ucl  osso  asscguato,  per  tulclarlo  coiitm 
lo' j)r«j)(«0fW5» 'oke  i  Gratitli  si  sccolavi,  die  ecclesiaslici  usavaiio  coiilro 
soiriigliaiitT"islituziolti,  cia  jiiu  die  altiovc  opiioituna  pel  uioiiastcio  «li 
FruWiaiiai  I'enciodcbe  una  parte  cle"  beni  del  nuovo  ccnobio  esscncln 
luistliSiaUai diocosi  cU  :1k'eredli  i  a  ragioiie  Icnvevaiio  i  foiulatori,  che  Leou<- 
il  4iionaio>|vee«>>K>i.iR  qiteUa  cittii  „  non  meno  avverso  a  S.  Guglirliim 
che^iii  ifeiAi'<loii)oi(1),  nou  venisse  a  tribolarc  L  miovi  rcnobiti,  iiiiiiai- 
cian^loxtl' iisurjiare  il  possesso  del  moiuistcio  I'ruUuiiiiiiise ,  come  gi;'i 
sHi-aJi»(hiidlrjatp  di  .^i«',!sbho  alu-i  prelesti,  per  quelli  di  Lucedio  e 
dii'fircniiilyi)eai)«?iilalidiiesa  vescovile  d'lvrca  (2). 

'  Del  rimanoirteillaiuoKe  dellu  liberli  e  della  indeiiciideii/.a  die  in  quef;li 
artirt  JB  ItaUa  divcniva  il  desidoiio  c  lo  snopo  del  inajj;t^ior  iiuuiero,  e 
del'qutil6,  S(i  bdn;sio5Bs6iva,  si  tix>\a  q\ia  e  la  riinproiila  ne'documeiili 
ilelle  souiali  tmiisazioni  di  quoireta  ,  ap]iarisce  iidlc  parole  deU'atlo  d'i- 
sliluzione.  Qiiesl'e  I'atto  delto  aliora  Giuilicato  o  Icf^til  testamento  ,  pel 
quale  Roberto  ,  I'ultimo  dc' so\ranoiiiiiiati  fratelli  di  S.  (juglii'lmo ,  di- 
v^iruito  p^r  ia  moiiacazioiie  ileg)i  alti'i,  solo  ercde  del  piiigue  palrimonin 
palemo  ,  voile  che  ii  foudo  di  Fruttuam,  da  esso  con  altri  beni  asse- 
gii4it<)  al  nooTO  cenobioj  rimaiiesse  piciiamcnle  immune  e  libero  da  ogiii 
e^isoopf»le,^:  monacale  -  o :  secolare  soggezione,  u  alliiiclie  (  cosi  s'esprime 
a  )()ll9at<itt)0[)f  qad'fondo  che^ida' predetti  fratelli  passa  nella  possessioiic 
tixjli;  Did)>i)noh  J  venga  soUo  vei'un  pretesto  a  perdcre  la  diguila  della 
»w.{i|!i]gBaj4idilant)0il>  lUwl'la.:sua  »m(3};J  jj     u  >>  )<    >    . 

i''i)iifi  !(    rit   ,  ( .'. )   il.riJiUil   j|i    -Jiti'.' 

'0  ttn^M  Rod.  T;ta  .9.  WiH.  Bitiomims  AH.  c.  XI.  n.  48.     '•:  :    '"(  •■'m...j';m 
;i)  »Lmiiliom ,  op.  cit   T.  jy.  p.  j3t-l41.,r-,Mi;a.vTO»(,,,4^j^^»„jr.;>?,  3f»j  —  C7.io». 
.V..<(/.  Lib.  V.  cap.  XXXV.  Hist.  P.  M.  T.  V.  ^ 

{3)  «  Jjt  posli]uain  a  prufalorum  rralrum  posscssioDO  transircl  in  Domini  pns.crssinnrin  ,  nullu- 
■  iiiodo  primam  cl  antiqiiam  perdercl  lilicrtatis  di^ilalem.  ii  (  Docum.  C(^\L1\'  in  Ilisl  P.  Mon. 
r.  I.  col.  -115).  —  Forso  mi  si  opporra  clic  somiglianti  formolc  osscnansi  in  allro  monacali  isli- 
tuzioni,  e  c!»e  la  parola  libcrta  non  suona  allro  oho  immunila  del  fonJn:  non  poro  mi  ricrcdo: 
pare  a  me  ili  scorgcre  <]iii  una  ccria  spccialc  affcllazionc  nclla  formola  ilL-llallu,  consimilc  alTaltn 
cd  analoga  alio  slato  Jcgli  animi  in  quel  punlo.  «  Verumlainen  i|uoniam  sin^-ula  loca  in  quil>u< 
'•  cura  nostra  vigilabal  so  gaudcbant  ct  gaudcnt  habere  proprium  p.>.«sc«orem  cl  Jcfensorcm  H 
"  bic  de  quo  fil  specialis  mcolio  quia  tjratia  libertatis  nullum  vidcbutur  htibcrc  proUitorcm  lied 
'  diversi  indo  contendcrent  non  causa  religionis  tcI  pictalis  scd  causa  (Taritiac  ol  dilalandi   do- 


a36  sriiii  ciurir.i  sovha  i.a  sioma  u'italia  vat.. 

La  liberla  jiertanlo  ilel  x^euobio  Finittuaricnse  fu  per  Ijil  wiodoy  *c<ierr 
lata,  t;h"ct;li  (iivemic  in  quel  tempo  di  disscnsioni  c  di  guerre  ,  un  ri- 
rujj;io  per  luUi  senza  distiiiiioiic  di  parte:  singolar  pregio  clie  jMest^jJo 
lece  salire  in  faraa ,  c  die  accrebbe  iu  brevo  le  sue  riochezac,  Cwi -^ 
dal  re  Ardoino  riceveva  donazioui  e  pi'ivilcgi  (1),  altrettanti  negU  ann* 
sci^ucnli  nc  riceveva  da  Arrigo  re  di  Gcrmauia  (2)  :  cosl  ancora  allora- 
elie  lo  slesso  re  Arrigo  ciuto  gia  della  coroua  iniperiale  s'  iinpadroniya 
del  tutto  del  reame  d' Ardoino,  il  monastero  di  Fnilluaria  poslo,s«U«^-la 
special  protezione,  c  couic  aliora  appellavasi  sotto  il  micndibwdio  d'^Ar- 
rigo  imperatore  ,  oll'riva  alio  stanco  Ardoino  un  asilo  di  calma  e  di  si- 
c-urezza :  quindi  poco  apprcsso,  a  lui  ed  alia  reina  Berta  toiiiba  onorata. 

Un  antico  documcnto  pubblicato  scorrettamente  da  inougigiior  Della- 
Cliiesa ,  dal  Mabillonc  e  da  alU'i  (3) ,  ed  cstratto  dalla  crbnaca  Frut- 
tuariensc  (4),  sembra  fosse  dcstinato  a  perpetuai'e  sul  inarmo  la  tlata 

\ — -im^, 

"  miuii  (iesudnlum  esl  nosiro  sliulro  ut  ilefaidcrctur  cl  e.onstilutfttur  iit  propria  liberliih.  »  ^  I>6cr. 
tXXLIV  sup.  cil.  ).  Del  roslo  si  parai^^oniuo  <|ucstc  parolo  con  quelle  ilcU'eiiigrafe  puliblicala  qui, 
pag.  scg.  uola  (1).  Aggiungnsi  fra'  priviloxi  di  i|Ucslo  monaslero  i]uello  d'csscrc  cs(5nlc  tlal  paga- 
mcnto  dcllo  dccinio  ,  o  da  Oi;ni  altra  iuiposiziono  ,  sia  laicalc  die  ccclesiaslica  ,  come  apparisco  da 
iiii.i  Rolla  di  Ginvanni  XVIIl  S.  P.  dala  noil' anno  100G.  (  V.  Terkakeo,  Noli-  agli  Aim.  (Id  Mc- 
BATORi ,  ms.  dclla  R.  Univcisila,  T.  VI.  1'.  U  ).  •  ./j-"    ■.     • 

fl)  Esislc  un  diploma  del  re  Aiduino  pel  mouastero  di  Frulluaria ,  dato  V  kal.  fobr.  an.  D.  I. 
^IV,  slampalo  ncl  Liltro ,  Rtujioni  ddla  S.  Scdc  sopva  Ui  Builia  di  Fruttuaria:  manca  in  oeso  Tln- 
ili/ioae,  c  per  tjucslit  e  per  eerie  sue  espressinni  fu  giudicalo  falso,  o  per  lo  ineno  dulibio  da  molli 
l'aleo|;rati:  io  lo  crederei  piuUo^to  guasto  ,  o  come  si  suol  dire  interpolalo  di  giuntc  o  cambia- 
iiit-nli ,  coiue  lo  fu  I'aiUica  cronica  di  l<'ruttuaria.  Fra  le  alire  espressioni  ctic  lo  fecevo  bandirc, 
le^gosi  qaesta:  totius  Itatuie  ttatinnis.,  chc  fii  giudieata  precoce  uelrindicare  la  nazionalita  ilaliana. 
Opporrci  a  questa  sentenza  lo  seguenti  parole  (ratio  da  uu  documento  pubblicalo  dal  Lin 
(  (lod.  dipl.  Bcrgom.  T.  II.  col.  393)  dell'amio  991:  ludioiic  ctus  Italiae.  \  (pieslo  aggiungerci , 
<-lie  Ardoino  esscndo  in  iiuel  punlo  qucgli  a  cui  %olgevansi  le  speranzc  d' iudepcndenza  de^'T  Ila- 
liani,  ed  egli  slesso  aeccnnando  alia  eornna  imperiale,  uon  i?  niara\iglia  die  ncl  suo  diploma  egli 
uivoeasse  la  salulc  della  nazlvtic  italitwtt.  Ad  tigni  buon  conto  cerlo  si  puo  credere,  die  Arduino 
III  quel  tempo  iavorissc  il  nuovo  ccnobio  non  solo,  come  fece ,  co' suoi  tesori ,  ma  allrCM  eo' 
solili  digilomi  regali.  Per  queslo  ragioni  ,  io  mi  eonsigliai  d'amniellore  per  legiltimo  il  diploma,  e 
1.1  publdicai  ncli' Appcudiec  al  n.  31,  av^c^lendo  lullavia,  clic  forsc  I'u  interpoluto  di  qualclic 
aggiunta. 

(i;  //ijj.  P.  .)/.  T.  I.  Docnmenii  CCXI  c  CCLV,  c  nell'Append.  il  n.  32. 

(3)  Ab  Ecclesia  Clirotiol.  Hist.  Cap.  XXVIl.  —  M/vBlLLo^  ,  Ami.  0.  A.  B.  T.  IV.  p  lui.  — 
Valer.  CaStigliom  ,  Nnte  al  llcijno  d' Italia  dii  Tesaubo  ,  nola  (547). 

(4)  Quesla  crouaca  e  smarrita.  Quella  di  cui  in  rari  arcliivi  dellc  famiglio  patrizic  del  C;ina\ese, 
e  neU'arRliivio  della  IV.  Camera  de'  Conli  si  couscrvauo  oopio  ,  non  c  die  una  favolu.sa  congerie 
ill  laisi  dali  ,  messa  in  eampo  od  immaginata  fnrsc  il;i  Ktlilicilo  PiM'.o.M.  scrilloic  del  secoio  XA'I. 
I  r.i  le  altre  favole  \\  si  leggc  ,  die  S    Gug!ielmo  DiM-jucrsc  era  Cjliu   del  re  .\rd"ino:   si  ia  dal 


(li  questa  istitu/.ione.  Noi  (pii  lo  ri[)etiamo  nclle  note,  corrcggcndone 
sul  t-esto  dato  tlal  Tcrrnneo  ,  gli  nrori  occorsi  nclle  prcrcdenli  puhiili- 
cazioni  (1).  l)u  csso  appaiisoe  clie  till  ibiulazioiic ,  e  per  la  solcnnita  con 
mi  vcnne  eseguita,  c  per  ie  comlizioni  in  elie  lrova\asi  1' Italia  tlopo  la 
viltorin  d'Ardoino ,  si  collegnva  colle  cose  poHtiche.  Qucsto  sctnbra  ac- 
cennalo ,  se  non  all  rimenti ,  dn'  versi  7.°  ed  8.° ,  il  n\\  scriso  Ictteralc 
dice,  che  il  re  Ardoino  oggiujai  fermo  sid  trono  ,  Rrgna  nelt Esperia  , 
tende  versa  Fudtisonia.  Si  sa,  che  come  per  I'Espcria  inlcndono  gli  an- 
lichi  geografi  I'ltalia  settentrionale,  cosi  per  I'Ausonia  Tltalia  di  mezzo  , 
cioc  Roma  dove  coronaATansi  gV  imperatori.  Evidentcmente  sta  cspressa 
in  questo  verso  la  speranza  che  allora  nulrivano  gl'Italiani,  che  Ardoino, 
quel  re  che  rappresentava  in  quel  tempo  I'italica  indepcndenza,  fosse 
per  conseguire  la  corona  imperialc.  Egli  non  fu  dunque  per  crrore , 
come  voile  sospettare  11  Giulini  (2) ,  che  lo  storico  Amolfo  scrissc  sic- 
come  Ardoino  nella  Dicta  di  Pavia  del  1002,  non  solo  era  state  eletto 
re  d'  Italia ,  ma  salutato  Ccsarc  da  tulti  (3),  cioe  a  dire  destinato  all'im- 
pero ,  posciache  da  questo  epigraJico  monumento  chiarissima  dimostra- 
zione  abbiamo,  che  tali  crano  Ic  speranze  dcgl' Italiani ,  e  che  a  quel 
fine  mirato  avea  Telezionc  del  re  Ardoino.  Ma  per  usarc  uncspressione 
fhe  s'incontra  di  frequenlc  ne'  documenli  di  quegli  anni  ,  allro  esige- 
\'ano  i  peccali   degli   Italiam. 


iiLvKito  die  il  padic  di  S.  Guglielmo  era  Ilulicrto  conte  di  Vulpianu  ,  c  hi  uiadre  una  ^orclla   di 
Arilninri  ilclla  rcrinza  ccc. 

I  (t  Si  quis  Frucluariac  mavult  praenoscore  4|iiando 

»  Cucuobii  cuepluiu  rite  fuissct  opus: 
»  Millcsinius  sublirais  rrat  tuDC  lerlius  annii^ 

)'  Partus  ^iTginci  principis  actherci : 
"  Martii  septeuae  (  seu  Intlicljo  prima  )  calendac 

>'  Tcnipus  vcl  cursuiu  auilin  suum  pera^uut 
.1  Ilex  Ardoinus  sceplii  modoraminc  fissus 

1)   Rcqnat  in  ffi-fpn'i^^  ti'ndit  in  ^usoniam. 
»  Adiuvat  ipse  locum  Duminus ,  quern  munerc  dotal. 

')  Kelius  CdMsuluit  fralribus  assiduis, 
1  Pracsul  Ollaliiaiius,    '  quod  iurc  dicando  sacravit , 
»  Abbas  NViUclmus  eonslruil  hoc  Domino.  » 
^  TtBBiKEO,  /V<./<  mjli  Ann.  del  MlHATOni,  T.  VI.  P.  I.  ad  an.  1003,  ms    didla  U.    I'nitritila  V 
^i)_Gim.l.M  ,  fl/rm.  iti  Milcwo,  P.  III.  p.  2i. 

(3)  "Tunc    quidam  Ardoinus  ,  nobilis    Ipporejjiac   Marcliio ,  a  Lnngobnrdu  Papiar   ilij;ilur    <l 
vocatus,  Cocfar  ab  omuibus  etc.  »  (  AHM  i.i'iii ,  McJ'ol.  /Hit.  Lib.  I.  c.  XIV.  I.  c.  }. 


a38  STini  cn^r<ci"S6vn\  i.a  sroirtX- li' iTki.rA  Err. 

^*La  iiolizia  tlclla  villoria'trAftloiJib  let-ait^itniln  dbp(o  iin'rfiese'ofl'i'c.^ri^o 
in  :\Iafsli-irlil  {TrairHimi  ad  Mosamy.  \\  quale  SeBherte',' d<ftheUVrt«''Hi 
sno  storico  (1),  I'ltdisst;  con  t^rave  <?onI'oi;Ko  ,  liitta*<4a''hb  rtlAyMt^  *df^ 
savie/za  I'anmmzio,  ripoiuiiAo  allaiiVciilfc  iV^ll'ailliMo  ll'  fl^tAtfcrib  lU  f-Arn^ 
vnuktlai  Ma  "j^Wb  'i^ist^^c6''rti«<' il  M^e  ■ridri'l'tid6id6Si6^(5).'RiaVirtta(ii".v 
<;elel)rala  la  Pasqna  in  Qui(l'ilciilim-£;,  vi  ft'ccod;lievi»  crVii'^rt'iVtlfeirte'  tfissirtift'*' 
la/.ioiic  Ottoiie  iiiarcliesc  ilr Vorona,  sno  lajiitatio  'riella"j)tHlul<»' fjkzib^ 
foiitro  Ariloino,  otl  Eriiesio,  figlio  Ji  Liutpoldo  inrtrclteie'll'AttiilriAy-glft}^ 
aiuli'csso  avcva  malanieiile'comhattulo'  in  quclla  butlagliA.  iCttsl^i-tJj'fjmA 
jiilivi  e  fcrili ,  iioii  solo  crano  tla  Arrigo  uiiiHuamente  accolli/  itJiJ-.bbhsolhli 
I'd  oiiorali  di  iiovcUi  dojii  (3).  La  (pial  benignita  di  irtodi,  deUatfr'a-'hii'dh 
una  fine  cd  anlivfggontc  ])olilica,  canforme  alia  Hali#a  su«i  dissiimilWtt 'e 
soaltra,  sebhenc'iioiv  dlsloglicsse  il  princiiK;' ETiiestb'/i^WJvailfe  '3i  Mmbi^l^ 
loggici-a ,  dal  rnosirarsi  in  suUc  in'ime  ingralo  ad  AiTigo^  Hrai'iviglibfeti''- 
nienle  giovo  a  quesio  re  pe' fini  a*  quali  lendeva :  beri  divei-sb  iin  quefrVo 
<lal  focoso  Aidoino,  il  quale  troppo  fidando  liella  propi'i*  vlrlu,  c  nclla 
|iropria  sua  s|)nda  pter  la:difesa  della  giustissima  sUa  bausfi i'lttfehtoSe  av- 
visava  vincere  il  mal  lalcnto  de' suoi  principi  ,  spandtilid*  s'o'ti'' <'Ss*-a 
piene  inaiii  i  benelici,  iion  sapcva  vincere  se  stesso  jnodierihdo"PJn9[>«- 
tuoSa  nfttura,  die  scinprc  gli  suscitava  novelli  nc«nici."M'l  JJ''l  anoiniij' 

Duravano  nondimeiio  in  Germania  le  ttirbolenze  bWe*  irtfe\'*yr<()' tftittc- 
nulo  Ari'igo  dal  tentare  una  seconda  discesa  in  Ilalia,  sciMpr^  -qteiVi 
aspeUato  ed  iuvocalo  dagii  spergiuri  vassalli  del  re  ArdoinO''(i).''' •  '■'•' 

Eriinsi  nuovamente  ribella'ii  al  re  di  Germania  due  jiilnfijJi  ^nofeitt'r;' 
Boleslao,  cioe,  dtica  di  Polonia,  ed  Arrigo  di  Suinfuri  bortfee  di  i*drf'!SO 
(Jaalt'ebiriitRti  dell?  BaViera,'  d^Wir  quale  govertiata  la •  Miareaf M^5-)[ "^>*A 

(|i0lj  Ol'jdil  •1322a  1)    02'JJ:)ijlr.ub    0\ir:.L       l    ,ul/3J/])    / '' 

(I)  *  Dfin  Traipclum .';..  ■Us  praclio  nostrorum  male   pngnalo   ibi  ccrtom  coniprril.    Kt 

j>  i|uia  omse  <|uucl  acquit  corrigi ,  leDilur  pali^olia,  quamvis  gravitcr  lamen  sapicoler  autliia  ^'u- 
i  slulit  incommoda.  »  (  Tbietm.  Chrim.  Lib.  V.  §  17.  ap.  Pertz,  T.  V.  p.  798). 

\i]  "  Inde  Leedium  (tiegt).  . .  >eiiien«,  ibi  colics  passione  admodum  gravalur.  »  (  Thietm.  ibid.  ). 

(3)  «  Ibi  (  Qiii<ilinbur|^ )  cliam  Ollonera  Duccm  ct  ErDcstum  a  praclio  male  puj^nato  rcxcrlcn- 
.■  lc«  ,  repiis  dmis  bouural  ,  palcrni»(|uc  adminicnlis  consolalur.  »  (  TniETM.  C/iron.  Lib  V:  5  !!• 
|i.  799).  —  •'  Ollnncm  quoquc  el  Eincslionem  tunc  sibi  obviam  ab  Ilalicu  praeliu  vcnicnIPs,  pro 
I*  valnerum  siisci'plione  ,  pro  nccessariae  fugae  confusioue  ,  doiiis  rcgiis  honorat ,  ol  dcbila  con- 
■I  solalione  rcleval.  ..  (  Ad.vlboi.di  ,  /'ila  llcnrici ,  §  22.  p.  689.  ap.  I'ERTZ  ,  T.  VL  —  Aimalisia 
Snno  ap.  Er.CABD.  T.  L  ad  an.  400g).  ' 

(J)  Ann.  IlJtshcim  1004.  ap.  I'EIITZ ,  T.  V. 

(«)  MjiSohJ^ii  CommtnuVib.  IT.  Cop.  ■¥!.  p.  tl3.  ojjiifdojOf 


cosLOiiX)  s'evario  ,uuivi  ,\an  altri  priitcipi  „  .^pme  lirncsto  figlio  di  Liul- 
poU^.  ili  ,cui  tcs^i■  isi  e  fifUo  ceniio,  c  lo  slcsso  fralcUo  «lcl  ic  Anif^o, 
AvM"9<^y  4»C  l>oi  fu  vp^covoi  OiAMijsl^uigo  (I).  Tracya  il  malconleulo 
•UtAjTf^  4»  SvJMfiirt,  clalJ'a(Te»^.,i||,i-c,,ri^|^t«o  ijj  <,^ie,a  JUu,  meritcvolt 
(,tU9fiVft,),;Pfr  scnigi^U  iihipaAo  AdW  ilav,iera,  dtll^i  quale  o^W  sospcl- 
laV(^,,ygi||QSj5e,4iMi'i  ^•(U*-"*  (  coinc  iwi  fccc  )  uu  Anigo  tli  Lucrmburgo,  fra- 
lcUoi,/l\eU!l>i'lrPg«>'F»itC«f\c^oi)ilM.  AsseiUlviuio  liniufilo  c  Bniuoiie.,  sia  jier 
gelosigi;flliji)/ij>i(J>-ispe»Q;,qW(lV9)  ihlffiiijcllJif;  clivX-uccmbiirgo,  sia  pcichi 
aggiiaU(ft;-i»P4)a»iikti:i^li(  ^3olcsl:v>:  animulpre  tli.qucsla  coiigiuia  (2), 

JJ.at  jBJ^ggipr; |€av$i>  ,  sivcQinq  V? Jicnio ,  era  inosso  JUilislao.  Dallo  slo- 
ijtq,PUiiift*A'ft  ,y>i9ne  queslp  Uuca  ,<iiiipcjiii>t»  lomjiaguo  c  tjuasi  collega  di 
Ai^l9iinOi0<)(,  J^nSQI^Tf^  .fJi  <IVes^  ,«»J>lwllaiione  roinposeio  il  Baroniu  cd 
ilCa^lig^iqma/Sfi'itlore  l>'«"no"''CSe  del  §ecolo  XVII,  un'allennza  fra  Bo- 
leslaoi.^,-jl,,;rft  d,'.It^lia  (4).  Per  verila  a  chi  considtri  quali  fosscro  in 
quel  tPTOpftvla.WEW'Siei'.za;  tlelle  vjcij  e  le  diUicolla  dc' jiassi  dcUe  Al|>i  , 
soprattultpifia  *hii^rriegBi(  ip  xs^so'iW  a|>Grta  gucrra,  siccome  erano  I'ltalia 
c  la  j(/crrnf»nia  j-npu  scrabrera  chc  quesla  su{>|iusi^ioiie  possa  ayere  pro- 
babile  foodaoiento.  Checclio  nc  fo?se,  lo  storico  Ditinaro  uon  fa  piii  al- 
Ua  parolai  di  'luesta  iminaginata  alleanza.  I'arini  j)crUnlo  vogiia  esserc 
opinione  piii  iogica  (1  credere,  che  con  quelle  parole  non  avvisassc  lo  sto- 
rico tcdpscodir  altro,-se  non  s^,  die  Boleslao  era  per  la  Germania,  come 
Ardoino  per  I'ltatia,  «ft  ribelle  verso  il  re  Arrigo  ,  i  cui  sup[>osli  di- 
rilti  sul  i^am«, (i'ltalia  coslituiyano,  secondo  Dilniaro,  il  re  Aidoiiio  in 
istato«,<d^  Tibte>Uion^i^f£qit)e^en,2a  dubbio  in  virli^  dcUa  coslituzionc  ger- 
ntanica  Li>  era'<Colestax>.  Cpnciossiache  c  da  sapersi,  clie  essendo  morlo 
Vlodomiro,  duca  idella  Boemia,  Boleslao  per  deiiaro,  per  fallaci  proroesse 
c  per  astuzia,  erasi  iinpossessalo  di  Praga,  capilale  di  quella  provincia  (5). 
Al  (piale  ,  re  Arrigo'  desideroso  d'esscr  libero  d'ogiii  alira  briga  per  po- 
lar piii  preslo  avacciarsi  al  conqiiisto  d' Italia,  aveva  mandato  dicendo, 
pe'  snoi  legftti,  ehe  ove  volesse  col  J'arsi  sua  milite  (6)  riconoscere   da 

(,1)  Adalbqldi  ,  ystn  Hiairki  II  Imyeral.  §  Si.  1.  c.  p.  C89. 

(i)  MaSCOyii  ,  Comment,  dt  rch.  Imperii  Kom.-Grrm,  Lib.  IV.  p    MS. 

(3)  «  Huius  (  nulisUvi  )  conipar  ct  (|uati  colk'ga  Ilartwigus  a  Langol>ar(lis  falao  rex  appellaliu.  » 
(  Tbietm.  Lib.  VI.  §  57.  p.  833  ). 

(4)  Castigliom  ,  Nalc  al  Regno  if  Italia  del  Te.iavRO,  annoUuione  (57 1)- 

(5)  Adalboldi  ,  yila  Ihniiii ,  §  S3.  1.  c.  p.  689. 

(6)  Come  si  Icgge  d' Arrigo   di  Luccmburgo    <■  Mililc  luimct,  gcocrixjuc  Ueorico  XM    111.    apr. 


3^0  STIDI    cniTItl    SOVRA    LA    STORIA    d' ITALIA    ECC. 

lui  secouJo  I'aiilico  ius  gerinamco  in  hcneficio  la  terra  occupata,  sarcbbe 
ej^U  pronto  a  coiiceilcrp,liclrt :  ovc  uo,  gU  si  opyioirebbc  coll'iirmi  (1). 

Punto  lion  avcva  Lailalo  alia  benigna  proUoila  il  iluca  Molcslao  il  quale, 
gucrriero  ambisioso  ,  avvisava  a  maggiori  conquiste.  Accouciatosi  per- 
tanto  co'  principi  sopratUlctli ,  atlcsc  a  difeudcrc  sc  stcsso  ilall'  arini  <li 
Arrigo ,  il  quale  raccoUo  un  valiilo  csercito  mosse  tosto  contr'  esso  e 
coiitro  gli  alui  principi  sollevali  (2). 

Questa  spedizioue  germanica  duio  dal  mese  di  ngosto  di  quell'  anno 
1003  lino  al  priucipio  di  marzo  del  scguenle  (3).       v )  lOfii-^u/-.  -i-i-/ 

^'on  dillicil  bisogna  fu  pel  re  il  distrunc  le  genii  di  Arrigo  di  Suin- 
liirt ,  dare  il  guaslo  alle  sue  terre  c  iinpossessaisi  de'  di  lui  caslelli.  In 
una  di  queste  fazioiii  fu  preso  il  giovane  Ernesto ,  uno  dc'  congiurati , 
il  quale  daiinalo  nel  capo  pel  tradiraento  ,  fu  toslo  da  Ax'rigo  rimesso 
in  grazia  (4)  ;  laic  longaniinilu  coudusse  Brunonc  fratello  del  re,  a  rau- 
iniliarsi  per  ollcncrc  perdono ;  e  questo  pariinenti  ottenne  piii  lardi 
Arrigo  di  Suinliii'l:  ma  la  Baviera  cb'egli  anxbiva,  fu  dala  al  fratello  di 
Cunegonda  (o).   i.,;,).,^  .  --.ij  h  oi, 

Altia  cosa  era  ilvincere  Boleslao,  principe  bellicose,  potente,  e  di 
spiriti  assai.  maggiori.  II  quale  iin  da  priucipio  per  islurbar  dagli  alleati 
Ic  forze  del  re,  spinle.aveva  le  sue  squadre  insino  all'Elba:  e  varcato 
il  liume  a  Strela,  dava  il  sacco  alia  provincia ,  e  ae  ritorna-va  con  tre 
niila   prigioni  (G). 

Mosse  Arrigo  conlr'esso ,  sperando  in  breve  costringere,  come,  gli  al- 
ui, anche  questo  principe  ribelle,  e  ributtarlo  dalle  provincie  occupate. 
iMa  Taria  gia  piu  mite  della  vicina  primavera ,  stnilte  aveiido  le  nevi, 
e  queste  allagato  il  suolo  ,  dovette  Arrigo  star  contento  ad  indugiare  a 
miglior   tempo    1'  imprcsa  ;  lasciata   percio    parte   delle   sue   squadre   nd 


u  cum  omDium  laude  praescntium  ,  cumque  hasla  signifera  clc.  «  (  Thietm.  Chrun  l.ili.  VI.  ((  t 
I.e.). 

(I)  '<  >'uncios  ad  Bolislaum  misit ,  mandans  ci  si  terrain  nupcr  a  sc  occupatam  dc  aua  i^iatia  , 
>•  ut  ius  aotiquum  poscit  ,  relincre  ,  sibique  in  omnibus  Gdcliler  vellcl  servire  ,  se  eius  Toluntatt 
)■  in  hiis  asseulirc ,  sin  alias,  sc  armis  illi  vellc  contraire.  >»  (TaiETM.  Chron.  Lib.  V.  §  19  '  ^'■ 
p.  799  ). 

(J)  Tbietm.  ibid.  §  20. 

(.1)  TniETM.  Lib.  V,  cl  VI.  p.  800-805    1.  c. 

(4)  TniETM.  5  21.  Lib.  V. 

(5)  TniET.M.  VI.  §  2. 

(6)  TniETM.  V.  §  22 


DF.t.    (VVAMERE    I..    C.    PKOVAN;».  3^1 

nlcuni  cohli  suoi  fedeli ,  per  iinpedir  Bolcslao  tial  far  ulteriori  daniii 
alia  Sftssonin  ,  pgli  di  iiial  animo  lorse  a  Merselnirgo  (I). 

Go;n|iT)sle  alia  inoglio  in  tal  {^uisa  <|uestc  f^uen-c  genranichc  ,  fe  Ar- 
rigo  volse  del  tullo  1' itnpaziciile  pensiero  all'  iin|)re.sa  iialiaiia;  ton  tuUci 
ci6  iron  fiarendogli  av«re  ad  iiicoiitrar  ]>rosj)cro  il  viapgio  ,  ovc  prima 
non  f,ic«ssc  le  sae  oraEioui  a  S.  Muurizio,  recavasi  a  Alagdcburno.  Quindi 
sciollo  il  volo  ,  per  la  Tiuiiigia  e  per  la  Francia  Orieiilale  sccndeva  a 
RatisbiMWi,  il'ondc,  teoutovi  uii  soleone  pkicito  il  21  di  mar/.o,  move\a 
verso  Augusla  (2). 

Coli  accorrevano  a  Ini  voloiitari  per  la  guerra  d' Italia  i  Lotarinni  , 
i  Franchi  e  gli  Alemanni  :  ed  egli  nccouiialnla  la  rcgina  Cnnegonda  , 
jMjrlav^  il-  cmnpo  a  Thingau  presso  Keirplen,  dove  esser  dovcva  il  ge- 
iierale  comegiio  di  'tatta  I'oste  geriiianiea  (3). 

Coil  qUesta  tracva  toslo  direttainentc  per  a  Trcnto  ,  stipcrando  nou 
setiz;i  gravi  fatidic  delle  sue  genti ,  le  aspcriu'i  inonluose  dell'Alpi  Ue- 
r.eii«-,  dove  le  route  strade  per  una  rcgione  sterile  c  selvosa  rendcvano 
iliflieile  il  passo.  In  quella  (ilia  rijiosuva  le  sue  sehicre,  e  cclcbrava  il 
<li  tlcUe   Palme,  che  in  /jueiranuo   1004  cadeva  addi  <»   d'a[irile  (i). 

Fratlatilo  il  re  Anloiiio,  iidito  rarrivo  in  Trenlo  del  neinieo,  niaiula\a 
da  Verona  nuovi  rinfbrri  e  fidi  capitani  alle  Clinise ,  menlrVgli  conccn- 
trava  il  tiervo  dclle  sue  legioni  uc' camjn  Veronesi ,  campi  falali  ,  doM- 
tante  volte  fiuono  combaltute  le  sorti  dell' Italia  ,  pieno  di  speranza 
lion  solo  <li  fiiF  resistcnza,  ipa  di  preparar  nuova  rolta  al  re  foresliero  (o). 

Conobbe  losto  re  Arrigo  essere  o  insuperabilc  o  diflicile  assai,  sen7ji 
gnive  sua  jierdila,  il  passo  delle  Chiuse  dellAdige.  Tornato  dunqiic  in- 


(1)  TaiETM.  VI.  S  2. 

(i)'TuiETM.  ib'ul.  5"3rprS0j. 

(3)  Adalboldi  ,  f^ila  Ucnrki  ,  §  32.  I.  c. 

(I)  TniETM.  Lib,  VI,  §  4.  p,  8fl5.  —  «  Indc  promovcns  cicrciliicn  per  Inca  siciilia  ,  per  moo- 
»  tana  aspcra ,  per  silvas  spatiosas ,  per  vias  lubricas ,  nd  Tridcniiiiam  ctvitatem  pcrvonit.  Ibi  in 
"  die  Palm  arum  ,  (|ua  oportuil  celebrilalo  saos  diurnarc  fecit,  »  (  Adilboldi  5  33    I.  c  ). 

(5)  <i  E:c  ariverso  Arduiuus  fidcns  viribus  ,  ucc  minus  armis  iostruclus  ,  nou  (antaro  dcTcDdftc 
•  ([unnlum  super  enm  (  Ilcnrienm  )  paratus  insurgere,  occurrit  illi  Veron.ie.  i>  (  Armtpui,  //iw 
Mcdinl.  Lib,  1,  c,  16,  R,  I,  T.  IV  ),  —  u  Quern  advcntalem  Hardwipus  rex  prescicns ,  ac  niullum 
"  cxpavescens  ,  ad  municiuncs  supra  mcmnratas  nnnlios  probalos  misit  i>  (  Advlboi-Do  dice  J  33: 
«  quos  sibi  fidclissimos  cxistimabat ,  custudes  Irausmisil ).  Ipse  aulcm  enlleclis  a^iminibas  in  Vr- 
"  ronens'i  planicic  cnnsidens  .  sperabal  praescntia  praeteritis  prosperilalibus  forsilau  rcspondrr.v 
(  TniETM.  L  c.  5  4  ).  —  E  osscrvabilc  in  queslo  passo  il  conlrapposlo  in  eui  lo  seiillorr  nicllc 
il  suppusto  lerrore  d'Ardoinu  colla  speraoza  della  viUoria. 

Seuik  II.  Tom.  VII.  i'.i 


a.'c?  STLDl    cniTICI    SOVRA    I.A    STORIA    D  ITALIA    ECC. 

iliflio,  faccva  consiglio  co'suoi,  se  nicglio  fosse  coll' aiulo  tic' Caviulii 
lenlar  altre  Cliiuse  assai  da  (luesle  lontanc ,  Ic  quali  alio  shocco  di  val 
(li  Sola^iiu,  o  val  Sugaua,  diiVndcvaiio  il  passo  della  Caiiiiir.ia  in  .val  di 
Brenla.  Qucslc ,  siccome  acccniinmmo ,  aveva  Aidoino  munilo  meno 
validaineiUc  ,  sia  per  \ioca  militiue  jicrizia,  sia  jieichv:  la  vi?»  |da  cjuclla 
jiaite,  sliclla,  dillicilc  c  insolila,  iioii  paieva  al  cc  italiano  potessc  csscrc 
prosa  daircsercilo  iicinico  (1). 

Delibcralo  il  paililo ,  spcdi  Arrigo  un  suo  cappeliano  per  nome  Elmi- 
gcro,  a  sollccilare  e  ad  ainmouiic  i  Carinzii,  i  quali  obbedienti ,  falle 
due  soliierc  di  pedoni ,  una  ne  niandavano  la  mallina  seguente  prima 
<leirall)a  ad  oi'cupar  ccrto  monlc  poslo  a  cavalicro  delle  Chiusc  Icnulc 
dat;!'  llaliani  sopra  la  Brcnta ,  e  coU'altra  chetamenle  moveano  di  Iroutc 
vt'iso  Ic  Cliiusc.  Sorla  I'alba  e  udilo  il  scgnale  couvciiutp  <;pUa  pi-ima 
scliiera  ,  urlo  iniprovvisa  la  scconda  conli'o  i  difonsori  di  quelle  Cliiuse: 
nel  puulo  mcdcsiiuo  gli  altri  die  Icncvauo  il  montc,  ruinando  prccipi- 
losamente  alle  spallc  dcgl'  Italiani ,  qucsli  si  trovai'ono  fra  due  assalli 
nil  un  colpo. 

{'oinuiKjue  virUiosa  fosse  la  resislcnza  ,  incvitabilc  e  lolalc  csser  do- 
veva  c  fu  la  sconGtla  degli  Aidoinici  :  nioUi  slcvminali  ncirassallo  ,  al- 
tri rovesciati  nclla  Brenla  sotloposla,  i  rinianenti  cacciali  in  roUa  prc- 
i:ipilosa  (2). 

He  Arrigo  iutcso  il  prospero  fatlo ,  die  gli  apriva  1' adito  in  Jlalia, 
lasciate  le  salmc.ric,  con  uu  drappello  di  scclli  satellili  s' afFi'ettava  per 
la  Carinzia  alia  Brenta  ,  sovra  la  cui  sponda  sinistra  poneva  gli  allog- 
giamenti  per  passarvi  la  sellimana  sanla  e  le  solennita  della  Pasqua  (3)- 

II  di  ig  d'aprile  niandava  ,  per  mezzo  del  ctmle  Palalino,  un  bando 
aU'esercito  per  cui  promcUeva  ricompense  a  chiunque  fosse  per  com- 
battere  virilmenlc  ,  e  minacriava  pena  del  capo  a  clii  abbandonasse    le 


(I,  Advlb,  I'Ua  llcnrki,  I.  c.  §  34.  p.  G91.  —  Cfr.  CULI  ,  Sluria  di  I'crona  ,  T.  U.  p.  416. 

(i]  "  Carcntniii  rrj^iis  mandalis  ubcdiunl  ,  ct  llclinigcro  snadcntc  ,  id  iluas  tiirruas  divijunlar  ; 
»  una  HDlc  solis  orlura,  nmissis  cijuis,  latcnlcr  Cliisis  supcrposllum  monlem  occupat,  altera  lucogccDle 
)>  iani  die  ,  si^jno  ab  liis  qui  io  muntc  erant  audilo ,  ad  Clusas  cxpugnandas  fostinat.  Cusludcs  nihil 
w  dp  his  qui  in  monlom  occupaveraiit ,  scicDtcs,  ad  rcsistcndum  Clu.«tis  inipu^nanlibus  acccdunt. 
'■  Hcpcnto  in  mnulc  lalciilcs  c\iliunt  ^  Ctusastjuc  dorcDdcnlibus  ,  a  dorso  inTcstc  superveniant. 
i'  <:u9lodes  so  deceptuii  esse  pcrcipicutcs ,  alii  in  fugam  miscrunt  ,  alii  in  pracripitiuDi  ,  alii  in 
"  Hrentam  aquam  subcnrrcntem.  »  (  Adalb.  I,  c.  §  34.  p.  C91.  —  Cfr.  Thietm.  C/iron.  VI.  J  4. 
p.  8o3  ). 

(.1)  TuitTM    ibid.  —  La  I'asqua  fu  iu  i|ui'llanno  il   IG  aprile 


DKt.    CAVALILRE    L.    O.    PIVOVASA.  S^."? 

armi  (1).  Singohu-  hando  tlic  il  ro  pulihlicava  sclcgisoso  ,  ri(  ordando 
come  per  la  turpc  fiiga  di  parlt;  dolle  sue  scliit-rc  ,  la  liattaglia  prere- 
•lente  era  slata  da  Otlone  pcrdiita.  ()uindt  riportava  il  cainpo  suH'allra 
sjjonda  del  fiume  ,  mandaiido  esploralori  in  cerca  del  iieii.iio  (■>'. 

Ma  sebbcii  perdate  le  Chiuse ,  iion  diflidava  lullora  il  re  Ardoiim 
della  resistenza.  Perclie  con  fondameiilo  speiar  potcva  ,  die  Ic  liesclif 
sue  logioui  auiinassaie  in  Vciona,  lrionicrcbl)ero  di  (juille  del  re  tede- 
sco  ,  stanchc  dal  luiigo  caunnino  e  da'  palili  disagi.  Disponevasi  penio 
con  tutto  ranimo  a  coiitrastare  al  nemico  il  possesso  di  cpiclla  ciiu'i ,  e 
nieditava  una  scconda  rolta  dcgli  aggressori.  ISIa  I'  avarizia  dc'  jiriiiripi 
d'  Italia  non  s'acconciava  di  nuove  hattaglic.  Fin  da  qiiaiido  nel  ^alaU• 
di  ({ueH'anno  medesimo  stava  il  re  Arrigo  in  Palitlii  (3\  vari  di  cssi  eraiio 
ii  lui  accorsi ,  sotlo  la  guida  del  vecchio  vescovo  di  Verona  ,  il  quale 
dopo  d'esserc  state  da  Ardoino  cacciato  dalle  Chiuse  dell' Adige,  era  ve- 
nuto  pien  di  spavcnto  ad  appialtarsi  presso  il  re  in  (icnnania  (4).  Coslord 
oficrivano  ad  Arrigo  pregliiere  c  doni  accio  allretlasse  la  sua  calata  in 
Italia.  Ancora  circa  a  questo  teni|)0  a  lui  giungeva  Tadone ,  legato  ili 
Tcdaldo,  marcliese  di  iModcua,  e  di  Leone  vescovo  di  'Scrcelli,  il  quale 
per  non  dare  sospelto  ad  Ardoino,  avcva  percorso ,  pedestre  andiascia- 
tore,  la  lunga  via,  fra  inillc  stenli  ed  infiniti  pericoli,  apportatore  delle 
supplicazioni  di  fj[ue'  tradilori  (5).  Ora  ragion  vuolc  si  creda  die  da  lutti 
costoro,  e  specialmentc  dal  legato  di  que'  due  principi,  capi  come  si  e 
delto  de'  congiurati  italiani,  fosse  apcrto  ad  Arrigo,  c  con  csso  concer- 
talo  I'accordo,  che  dovcva  mettere  in  mano  sua  la  citla  di  Verona,  lia- 
stante  prova  ne  sono  le  cose  accadute  di  poi,  e  le  ricompense  che  gran 
parte  dc' principi  italiani,  e  sopra  gli  altri  il  inarchcse  Trduldo  ,  e  pin 


^l)-.u  RciJalaliuo  comili  pracccpit,  ut  per  bannum  rcptalc  c^ercilui  loli  fuga  inlcrminarclut ; 
"  addoret  eliam,  ul  si  ijuis  fugcre  pracsunicrcl,  plcctoniliim  sc  c.ipitali  scnlcntia  scirot.  »  (  AniLt. 
I.  b.  p.  692.  —  Thietm.  a^giungc:  «  resislcnlibus  virilitcr  proinillilur  solalio  fulura.  •  I.  c.  p.  8<X> ). 

{V)  Adu.b.  il)id. 

(S)  Forso  Polilcti  nol  docato  di  Brunswich  -  Ildcsheim.  (  Vcdi  TehjiakEO  ,  .Volt  agli  Anm.  Hcl 
MtlBATORI  ml  aim.   lOOS  ms.  cil.  ). 

(4)  «  An.  1004.  Rox  naliviUilcm  Domini  I'alidi  mansit;  illo  ad  eum  Eprscopus  Vcroiion»is  »r 
■.  alii  i^nidam  Priiuorcs  llalici  rfgni  vencrunl  cum  rcgiis  munorilius.  »  (  yiim.  lldesheim  »p.  Pebti. 
T.  V.  p.  99.  Cfr.  C*nM  ,  Sloria  di  l^crotia  ,  1.  c.  —  BlU«COLi.i|i  ,  Aolizie  Jclla  Chitsu  dt  I'trono, 
T/  I.  p.   »8S  ). 

(5)  IC  De  Tadono  vcro  ,  qui  fuit  pcdcstcr  Icgalus  Marckioois  etc.  »  (  Demo  ia  /'j/ifjinro  Urn- 
rici  ly.  ap.  MencilESidm  ,  1\.  G    T.  I.  I.  c.  ). 


^44  STUDI    CRITICI    SOVnA    I.A   STOKIA     1)' ITALIA    V. 

lai'di  il  vescovo  suiinouiinalo,  coH'aiubuscialore  Tailoiie ,  ripoiiitvono  dal 
re  vincitore.'hplii)  ii'j^i-  u  i  ipnuj)  <! 

Avvisare  polremo  pcrlanto  ,  rimanessc  lerma  Ira  il  re  Arrigo  ed  i 
priiicipi ,  chc  appcua  I'esercito  tciitoulco  avrcbbe  supcralo  le  Cliiusc  , 
e  si  trovercbl)e  ili  fronle  a  <piello  del  re  Ardoino  ne'  piani  veronesi , 
(juelli  fra  i  principi  d"  Italia,  i  quali  fino  a  quel  tempo  non  a\evano 
osato  nianifestarsi  nemici  del  I'c  italiaiio,  soioglu'rebbcro  reserrito,  cou- 
i5cdaiulo  ciascimo  cpiclle  scliicrc  die,  secondo  la  li'ggc  loiigobarda,  era 
slato  costretto  da  Ardoino  di  condurre  al  campo  a  Verona. 

Questo  fu  fatto.  Sceso  Arrigo  in  quelle  pianure,  gia  i  due  cseiTili 
stavano  in  facoia  ,  gia  il  re  Ardoino  stava  per  dare  il  segno  dclla  bal- 
taglia  ,  clie  iiupazienli  atlcndcvano  que'  soldali  itabani ,  che  avevano 
irtonfato  due  anni  prima  alle  Chinsc,  allorche  la  raaggior  parle.tle'  ca- 
pitani  fatto  rinallcso  comando  dclla  rilirata  alle  proprie  legioni ,  posero 
iu  iscoinpigUo  lesercito  d' Ardoino  (I).  In  tal  guisa  svanivauo  le  uobili 
sperauze  del  re  ilaliauo ,  il  <[ualc  scorgendo  oggimai  iuipossibilt*  ogui 
resislenza ,  ju'ovvide  alia  proprki  salvezza,  rilraendosi  colle  j)oeli<5  s.cbiero 
riuiaste  fedeli  ne' suoi  coraitati  d'lvrca.  ■:    -.^-j.j;  iioii  uiui  ., 

Cosl  ad  un  turpe  accordo  e  ad  uu  piii  lurpe  tradimeOtoi  de'  Grattdi 
ilel  regno,  non  alia  virtu  ilelie  proprie  legioni  od  a  pw  liciza  <l'  animo 
delle  legioni  avversarie,  ando  debilore  il  re  geriuauieo  ilella  viltoria,  .c 
<lella  corona  d' Italia.  ;.   ?    J- / 

Tutto  andava  a  seconda  d' Arrigo,  principe  lia  wolti  aUri-  ovventuro- 
sissiuio.  Menti'C  una  parte  de'  suoi  capitaui  [iigliava>no  ad  inseguire  il  r<: 
Ardoino  ,  e  lo  cingeano  d'assedio  nella  rocca  di  Sjian'one  (2),  Verona, 
sjtalancate  le  sue  porte,  accoglieva  il  vincilore  colle  usate  acclaniazioiii. 
Quivi  concorrevano  a  lui  il  marchese  Tedaldo  e  Bonifazio  suo  liglio  , 
cogli  altri  principi  coxigiurati  ,  lieti  tutti  di  veder  fmalmente  appagali 
f[ue'  voti ,  che  lunga  pezza  avcano  nieditali  e  tenuti  riascosti  ,  cioe  di 
ricondurre  1'  Italia  sotto  la  doniinazione  tedesca  (3). 


(I)  «  Sed  (Icceplus  perGJia  Principura,  maiori  militnm  parte  deslituitur.  »  (  ABNLXi'iiI  //:sl.  /Wr,- 
Jiol,  \.  c. ).  "  Interna  ((ua  ralione  noscio  ,  Lan^obariluruni  iiaanimiUs  scitujf^ilnr  ,  el  ad  resislOD- 
>.  dnm  discordcs,  omiios  ad  propria  rcdiro  fflstiuaiil.  "  (  Ad/vlb.  I.  c.  §  'Mi.  p.  692  ). 

(i)  Otron.  Somlic.  Lib.  V.  cap.  XXXVII.  //.  P.  M.  T.  V. 

(.1^  »  Iluic  occurriint  dill  expcctato  ,  Thiediddus  Kfarcliio  cum  praedictis  .iiixiiialnrtbiitt.  gniidrns 
II  Icmpus  advoaisse  ,  quo  secrotum  bonac  voluntatis  sibi  licerct  huio  apcriic.  «  (TniiTM.  Clnvn. 
VI    5  5.  p.  80C  ). 


UK!.  (WAi.iKnr.    I..  <;.   rnoVA.iA.  a^j 

Allora  fu  che  coininclurono  a  piovere  Ic  ricompense  patluite  da'GiaTidi. 
Fra  (juesli  ollennc  il  marchcsc  Tcilalclo  vari  ilirilli  eil  allotli  in  ptu  con- 
liadc  del  regno,  cd  una  parte  dcUa  Mana  di  Tosrana  (I):  ancora  fu 
ipiesto  martUi-sc  premialo  iiclla  persona  del  suo  legato  Tadoiie  ,  lesti 
ricordato,  al  quale  dono  Arrigo  il  grado  di  suo  canccllierc,  e  in  benc- 
fiEio  la  signoria  del  Lago  di  Garda:  inoltre  ad  un  suo  figlio  dctto,  coire 
il  ]>atbc,  Tailone,  comuicUCTa  in  parte  il  govcrno  della  cilta,  priva  in 
(jucl  tempo  del  suo  conte  (2)  ,  ed  a  Giovanni  altro  suo  figlio  tlonava 
uu  vescovato  il  quale  secondo  taluni  fu  quello  di  Verona  (3). 

Poco  dnro  tl  soggiorno  del  re  germanico  nella  citla  occupata.  Ardeva 
cgli  di  sentirsi  oggimai  sul  capo  rpiclla  eoroiia  d'  Italia  ,  la  quale  sel)- 
hene  pretendesse  avere  per  dirilto  conseguita  quando  venne  elcllo  a  re 
di  Germania  (4)  ,  pure  ben  sapeva  non  esser  sua  finche  non  gli  fosse 
dalla  {)icta  di  i'avia  solenncmente  concessa. 

I'arliva  perlanto  Anigo  ,  slipalo  da'  suoi  Grandi  italiani  e  tedescbi 
}i€r  Brescia  ,  dove  accoglicvaulo  Adalberouc  vescovo  di  quella  citta  e 
Fcderigo  arcivescovo  di  Raveima  ,  solo  forse  fra  i  vcscovi  del  regno  , 
che  mai  non  avesse  riconosciuto  Ardoino  coine  re  d' Italia.  A  Bergamo 
ricevcva  la  fedc  di  Aniolfo  arciTescovo  di  Milano:  finalmente  giungeva 
a  Pavia.  Cola  altra  caterva  cii  uiagnati  aspcttavalo,  e  fra  le  grida  e  gli 
ap|)lausi  guidavalo  alia  chiesa  di  S.  Michele,  ove  acdamato  re  d' Italia 
da  qucgli  elcttori  uiedcsimi  che  poro  fa  aveano  acclamato  Ardoino,  fu 
il  gioriio    seguenlc    15  di  maggio  con  grandissiuia   pompa    coronato   da 


(I; ClIiLi,  Sltiria  di  I'eima,  X.  II.  p.  M\. 

(■2)(;i)ulc  di  Veriiiia,  aDii  maiclicse  ,  era  queU' OUiaic  ijuia  ilclla  Carinzia ,  pailrc  die  fu  Ji 
•  "ircjiuri"  V,  il  quale  Jopo  la  balla^-lia  pcrdula  I'anno  prcccilonic,  ripari),  como  abbiaroo  mmIuIo  , 
ill  itermania  ,  c  vi  inon  circa  qacslo  Icinpo.  La  .Marca  di  Vomna  fu  qaindi  dala  col  ducalo  delU 
Cariniia  a  Corrado  (ralcllo  del  mcdesimo  Ott"nc.  (  Vedi  Caiili  .  Swrin  di  t'ervna  ,  1.  c.  ). 

;;<)  II  De  Tadone  vevg  qui  tuit  propter  melum  Ardoini  pcdcslcr  Icgalus  .Marcbioois  Tcodaldi  al- 
•  que  Kpiscopi  Lconis  ,  quid  fecit  vcncraliilis  dementia  ma(5ni  Ucnrici  Imperaloria?  Ccric  uni  fi- 
■  Uo  cius  dcdit  Vcronac  Episcnpalum :  allcri  Comilalum:  pair!  Tcro  Gardam  ct  totum  Benacum." 
(Besidms,  Albais.  Piciido  -Ejilsioy.  Paneg.  Ilmriii  1^.  Imper.  fragm.  Lib  L  (bis)  c.  XVI.  *p. 
I.UDCtriG.,  Htl.  Ills.  T.  IX.  p.  iiO  ).  —  Si  «rcdo  die  qucslo  Giu\anui  figlio  di  Tailonc,  fallo  ve- 
scovo da  Arrigo,  divenisee  poi  vescovo  di  Veroiia  ,  c  sia  quello  di  la!  Dome,  die  IIguelu  mellc 
per  successore  del  vescovo  Ildebrando  ,  il  quale  ej;''  sle^su  «"  succedulo  »d  Obcrto  sopranomi- 
nalo,  nola  (i),  pag.  243.  —  (  Cfr.  CiBU,  Si.  lii  ftrotui  I.  c.  p,  4«.  —  U^.v^r.oLl.'«l ,  Ut'  h'ucon 
di  t^trmia,  Uissorl.  I.  T.  I.  p.  l&l  ). 

(4)  GiULiKi  ,  Mem.  di  AJiimo  ,  P.  111.  p    30 


a'j()  STiDi  cuiTici  sovR\  t.v  sToni.v.  n'lT.vr.iv  ecc. 

AnioUb  arcivescovo  sopraddctlo,  fra  una  folia  imincnsa  di  popolo  accorso 

da  tulle  Ic  parti  del  regno  (I).  '■(  "'^^^'  ^';'''" 

Qucsla  soloiinila  tcnniiio  coll' ocridio  di  moltc  ini^liai^'  iPTt'siuani  , 
f  coir  incendio  di  una  gran  parte  di'lla  ciltii  di  l\i\in.  1  due  storici  te- 
(leschi  Ditmaro  e  Adalboldo ,  cli'io  vo'  scguendo  in  qucstc  nan'azioni  , 
(iiiamano  cagioiie  di  quests  sventiira  I'ebbrezza  di  alciuii  cittadini,  che 
facendoli  Irascorrcro  in  rissa  colle  genii  di  Arrigo  ,  sroppii  quiiidi  fra 
le  tenehre  della  nolle  in  niiscrahile  incendio.  Se  fu  I'ebbrezza,  ccrta- 
mente  (  diee  il  Muralori  )  si  credera  da  noi  fosse  piiittosto  ebbrezza  le- 
desca  ,  solito  cccesso  delle  soldatesclie  dopo  il  Irionfo.  Ma'  da  Artiolfo 
storico  italiauo  di  quel  nicdcsimo  sccolo,  non  si  fa  menzione  d'cbbrezza. 
Serive  eyli  in  podie  parole  e  slando  su'  generali^  che:  ((  vemito  re  Arrigo 
»  in  Pa\ia  ,  non  cssendoglisi  questa  cilta  quanto  e'  voleva  assoggellala , 
n  tuUa  la  slerniluo  col  fuoco  »  (2).  Un  altro  serittore  ledesco,  pnbbli- 
rato  dal  Lcibnizio,  conferma  le  parole  d'Arnolfo,  e  le  aecrescc  con  una 
notabile  circostanza ,  la  quale  ruollo  s'  accorda  colla  barbane  di  que' 
tempi :  «  Arrigo ,  die'egli ,  venuto  in  Italia  comando  che  molte  migliaia 
>i  di  ribelli  fossero  slerminali  col  ferro,  per  vendicare  I'ingiuria  da  que' 
»  inedcsinii  Romani  (cosi  eliiama  gl' Italiani)  recata  a'Teutonici  qualehe 
»  leinpo  prima,  n  cioe  per  vendetta  della  battaglia  vinla  dagli  Italiani 
nell'anno  1002  ,  che  Arrigo  teneva  per  atto  di  ribellione.  Quindi  aggiuiige: 
«  arsi  ancora  tutti  gli  edifizi  di  Pavia,  che  Tillustre  inaestria  degli  antielii 
11   aveva  cola  innalzali  »   (3). 

Ora  paragonando,  siccome  e  uffizio  di  questi  Studi ,  le  parole  di  questi 
due  scrillori  con  quanto  serive  piii  a  lungo  di  un  tal  falto  il  biografo 
del  re  Arrigo  ,  forse  ne  trarremo  qualehe  maggior  lume.  Ecco  come 
comincia  lettci'almcnte  Adalboldo  la  sua  narrazionc. 


(I)  AdaLboldus  §  3C.  I.  c.  —  Tbietm.  §  5.  p.  806.  —  Chron.  Regum  Itatiae  ap.  Mubatobi  .■ina.H. 
T.  II.  p.  JOI-305.  —  Eiusdcm  ,  Ann.  d'llat.  ml  ami.   t004. 

(3)  y>  Veoieas  vero  Papiam,  r^uum  non  ad  volum  sibi  obtemperassct ,  uoo  totam  ooDcromavit 
»  incendio.  »  (  .Vrkui.pdi  ,  Hist.  Mi.il.  Lib.  I.  c.  16.  1.  c. ). 

(3)  <f  Post  liaec  per  Frani-iani  in  Italiam  vcnicns  ,  sanctum  Pasclia  ibi  aclurus  ,  sed  adompto 
»  gandio  ,  multa  milia  rchcllium  iussil  inlcrire  gladin  ,  ob  ulcisccndam  iniuriam  ab  ei«- 
»  dem  Romanis  Thentouicis  illatam,  omnibus  simul  aedificiis  Papiae  cxustis ,  quae 
»  velerum  construxerat  induslria  illuslris.  »  ( Chronogr.  Saxo  ad  mm.  1004.  ap.  LeibniTi  in  At- 
tetsionibus  Hist.  T.  I.  p.  218.  —  Cfr.  Ann.  Quedlinhurg.  ad  ann.  1004.  ab  auctorc  coevo  conscrnit. 
ap.  PtBTi  op.  cit.  T.  V.  p.  79  ). 


nri.  r.AVAi.TF.nF.  i,.  c.  provana.  a^- 

»  Sul  caderc  del  gionio  slesso  (della  coroiiazionc  d'Arrigo),  il  diavolo 
0  invido  della  jiacc,  neinico  (itlla  cniicordia,  cd  aiizi  fervido  seiiiiiialoir 
»  di  discordia  ,  ccc.  col  veleiio  dcircldaczza  indusse  L  cilladiiii,  dopo  daU- 
»  le  man'i,  promcssa  la  fcdc  ,  fatti  i  giiirainenli ,  c  scnza  aver  soflcrlo 
»  olTesa  vcruaa ,  ad  insorgcre  coiilio  la  niacsla  rcgia.  IVr  (jueslo  con- 
>i  siglicro  daiiuo  di  ingHo  airarmi  ,  per  qiuslo  sominoviloie  s'aizzaiio  , 
»  |ier  qucslo  vai/ilaiio  corrouo  al  jialazzo  ed  occiipnuo  le  inura  della  cilia. 
»  Anoora  frammischiavansi  cerli  isUgaU)ii,  i  quali  turbolcnli  per  istiuto, 
n  avrcbbero  preferito  a  loro  talenlo  soUo  Ardoiiio  aiidar  vagando  fra  le 
1)  lapinc ,  chc  non  sotto  Arrigo  csser  posli  al  frcno  dclle  lcgi;i  e  della 
»  giuslizia.  Scoppia  iiuo  sUepilo,  s'iiiiialza  un  frasluoiio,  toslo  iidllo  nel 
I'  palazjo  ;  jpa  pcrche  nissuno  non  polcva  immaginarc  roleslo  dopo  la 
)>  ledc  data  in  quelle  slesso  gionio,  non  cosi  presto  se  no  comprese  la 
»  causa.  Comaiida  il  re  si  esplori.  Gli  si  reca,  chc  la  citia  e  in  furore, 
»  clie  la  plebc  sinaniosa  va  iuipazzando.  Per  la  speranza  di  tornaria  in 
»  calina ,  rai-civescovo  ili  Colonia,  clie  stava  presso  il  re,  si  fccc  alia 
»  finestra  coininciando  a  domandare  della  cagione  di  tanto  infuriare : 
»  nia  una  pioggia  di  sassi  c  di  sactle  appena  gli  lascio  terminare  le  sue 
»  parole.  Troppo  bolliva  ranimosila  do'  Longobardi  ,  e  questa  pigliava 
»,/^fi  ar^r  contumace  dalla  ricordanza  della  batUiglia  vinta  contro  il 
»   duca  Ottonc  »   (1).  Ti.-"., 

Gosi  Adalboldoj  e  cosl  pure  Ditmaro,  del  <piale  il  primo  per  lo  ])iii  non 
fa  che  am[)lificare  la  narrazione  (2).  Tullavia  (jueslo  aggiungc  Ditmaro: 
che  avendo  il  re  domandato  quale  fosse  la  cagione  di  tanlo  slrepilo  , 
gli  era  stato  risposto;  «  i  popolani  infiainmali  da  subito  furore,  ed  ani- 
«  mati  da  servil  prcsunzione  aver  dalo  priiicipio  a  queslo  moviniento  , 
»  gli  altri  tiUtl  csscrsi  uniti  a  cosloro,  a  danno  e  disdoro  di  lui «  (3)  : 
il  che  vale  :  che  il  movimcnto  era  cominciato  per  opera  del  popolo , 
il  quale  spinlo  da^em/«  baldanza  aveva  poslo  mano  allc  armi:  e  che  tutti 
gli  altri  Ilaliani  accorsi  in  Pavia  s'erano  unili  al  popolo,  a  danno  e  a 
disdoro  d'Arrigo,  per  favorire  Ardoino  (i). 


(1)  ADAUBOLDI  ,  S  37.  ibid.  p.  f)91  C93. 

(2)  Tdietm.  ,  VI.  5  G.  p.  800. 

(3)  u  Plcbeios  t'ururc  subilaneo  inOammatos,  cl  scr^ili  |iraesuiDplioDC  aouiialrfi ,  banc  coimnoliciwm 
'  primitus  iacepissoi  cactcros  ijuoque  oinnes  in  delrimcotuiu  sui  vcl  tletlccu  cpovcoisse.  » 
(  TuiETM.ibid.  ). 

(4^  Questa  parzialila   del  popolo   per  Ardoino   alKcvoliKc ,  c  pone  ncl  *cro  loro  aiprUo  Ic  ac- 


2  I  1  sTiDi   LixiTini  sovnA   la  sTor.ii  u  itai.ia  v.c.c. 

Tullo  queslo  <i  chiarlsce  il  passo  oscuro  ilcllo  slorico  AniolFo  ,  e  1  hI- 
Iro  del  cronografo  Sassonc  da  me  riferiti  (1)  ;  perciocche  evulcnlciiiciilc 
la  cosa  fu  a  qiicslo  modo  :  ic  Anigo  vemUo  in  Pavia,  vcdcndo  che  la 
]>o|>ola7.ionc  italiana  ancora  teneva  con  Ardoino  suo  emuVo ,  e  clieiii 
virtu  della  jiassala  villoria  avcva  poslo  niano  airaimi  ,  sclcgiiiato,  la  slev- 
inino  col  fciTo  c  col  fuoco.  ' 

Non  fu  per  avventura  alieiio  da  (jucslo  uioviincnlo  Tl  ve  Ardoiho,  il 
(luale  inctlendo  a  profillo  il  tempo  che  corse  tra  il  InuHirenlo  di  ve- 
rona,  c  I'ingresso  di  Arrigo  in  Pavia,  da  circa  il  20  di  aprile  at  'IIS  di 
maggio,  l\Uloclie  assediato  dagli  Enriciani  nella  forlezza  di' Spiii'rone  , 
s'adopero  a  prcparare  scgrelamenlc  qucsla  sommossa  per  mezzo  de'  sxKii 
fedeli.  Costoro  vo  ravvisaiido  in  qucgli  stigatori ,  accennali  dalle  storico 
Adalboldo  (2),  i  quali  ricordando  agl' Italiani  la  rcft<a 'data  ttel  1002 
alle  genti  d' Arrigo,  e  jicrsuadcndoli  polernc  ripbrla?e  nuova  'viitoria  , 
gli  aiz/.aroiio  a  levarsi  hd  arme.  12  sebbeiie  da  nessuino  dcgti  stprici  noii 
venga  nominato  Ardoino  come  partecipe  di  qiiesto  nioto ,  tutlavi.Vparmi 
doversi  tenere  per  tale,  considerando  siccome  hon  seriz'*rte',';'ne  8(2nza 
jiresumibilc  rinscita  fu  la  cosa  ordinata  e  condoUa  dagU'cVni^sari  di 
Ardoino.  Perciocche  corrispondendo  queslo  re  al  tradimento  a  lui  f;rtlo 
da'  soli  Grandi  del  regno,  una  vendetta  condotta  dal  solo  popoto,  voile 
che  lo  scoppio  dcir  insorgimento  non  avesse  luogo  '  se  n()n  ^se"' ddpoclu- 
il  re  Arrigo  accolto  ,  fcstcggialo  c  coronato  da' priiicipi' m  1*avia,  e  di 
nulla  non  dubitando,  avrebbe  acquarticralc  Ic  sue  Icgioni,  secondo  I'uso, 
fuori  delle  mura  (3) ,  e  sarebbe  rimasto  nella  citli  c6r(  poclie  girardie 
teutonlche  quasi  indifcso  ,  c  percib  piii  probabilmente  bppresso  dalla 
popolazione  Icvata  a  stormo.  Certamenle  se  non  ci'a  1'  infiu'iare'  del- 
r  incendio  die  ralleiito  la  celerita  del  movimcnto  ,  e  che,  lasciando  il 
tempo  alle  legioni  teutoniche  accampate  ne'dintorni,  di  radunarst,-  e-d'en- 
trarc  nella  citta  ,  diede  alia  fine  ad  AiTigo  vinta  la  battaglia  ,  tpiesti  e 


rose  delle  rapine  c  d'altri  disordini ,  clic,  al  dir  degli  scrillori  Icdcsohf,  commoUcva  o  lasciav* 
commetterc  il  re  Arduino  in  llalia  ,  quasi  clic  simili  i'alli  nnn  arcadcsscrn  aDcbe  alirove. 

fi)  Vedi  Ic  note  (2)  e  (3)  alia  pag.  240. 

(9)  "  Quiilam  oliani  inlcreranl  iHjlj'i/afurcs  ,  qui  per  propriam  conscleoliain  lurbidi ,  suli.Oarduluo 
»  tsalebaDt  clc.  »  (  Adalb.  I.  c.  ). 

(3)  «  Krant  cuim  Tculnnici  parlini  cum  cquis ,  parlim  per  lioypi'.ia  ,  partim  per  caslcJJa  ill' 
»  comitalui  finUima  »  (  Ad\lb.  §  38.  p.  G93  ). 


nri.  cATAMEnE  i..  o.  rnovAWA.  a.ji) 

tulli  i  Grandi  olic  avevaiio  tiatlilo  la  causa  d'ArJoino  sarcbljoro   riniasii 
seii7.a  verun  duhhio  ojiiircssi  o  nriiiioni. 

Del  resto,  sia  die  (jiu-sla  soininossa  fosse  oj)era  d'Ardoino,  od  iino 
S|)Oiilaiieo  movimeiilo  della  popolazlone  italiaua  ,  se  nc  dovra  pur  seui- 
|irc  argoincniaro  di'l  |)ro£;rcs.so  gia  fatlo  dal  |iO|)olo  (V  Italia  vciso  laniorf 
(IcUa  iiuK^pciulcnza  ,  die  iiudiito,  come  si  e  deHo,  sollo  11  rcaiio  Av-W 
Ottoni  dalle  istituzioni  die  favorivauo  ii  clero,  cd  irritato  dalle  vessa- 
7,ioin  dc' Tcdesclu,  era  venuto  sempre  crescendo,  j)cr  riporlare  nd  scrolci 
scgucnte  luiniiioso  Irionfo. 

Come  gia  si  e  dcUo  ,  uarra  Adalboldo  die  i  coiigiurali  si  divistro  in 
due  coloiine,  uiia  delle  cjuali  si  porlo  sulle  mura  di  ciiita  per  difcndcrii- 
daU'assallo  ,  che  i  nemici  dissemiiiali  al  di  fuori  non  avrebbero  piiiaio 
a  iiitraprciidcnie ,  menlre  Taltra  Irassc  furiosamcntc  ronlro  il  regio  pa- 
lazxo.  Fu  (pii  vigoroso  I'assallo  c  iiou  dissiinile  la  rcsisleiiza  die  vi  op- 
posero  le  guardie  ,  sebbeu  cpieste,  per  laragionc  delta  di  sopra,  fossero 
poclie.  Infurialo  il  re,  chiedeva  le  arini,  e  gia  prcparavasi  ad  usciri; 
conlro  gli  aggicssori.  Ma  I.ribeilo  arcivcscovo  di  (](doiiia,  e  quelli  tulli 
cfie  saviiimente  pensavano  (  cosi  biionamciile  Adalboldo  )  s"  opposero  a 
ogiii  modo  a  qucsta  ddibcrazionc,  ben  sapendo  ,  siccomc  pcrduto  il  re, 
ogni  salvezza  degli  altri  era  spacciata  (I). 

Lo  strcpilo  sempre  cresccnte  diiaino  verso  il  palazzo  i  poclii  Tede- 
sclii  sparsi  per  la  cilta  ,  i  quali  sebben  giunti  alia  rinfusa ,  pur  fecern 
([ualche  resistenza  a'  sollevati.  Ma  la  notle  gia  densa,  era  agli  Enriciani- 
fuiiestissima  :  perciocche  esseudo  cglino  accorsi  disordinali  e  inaspella- 
tamente,  mancavano  d'armi  per  difcndersi,  e  per  opporre  a  quelle  die 
baleslravano  gl"  Ilaliani,  e  che  facevano  loro  un  danno  incsliinabile.  L'lir- 
genza ,  dice  Adalboldo,  diede  improvviso  consiglio:  per  diradere  le  le- 


(1)  <<  At  ColonipDsis  Arch'icpiscopus  toto  quo  polcrat  nisu  ,  cum  his,  qui  sanae  menlit  trrtnt . 
»  rcgcin  retincbat ,  scicns  quia  capito  perdilo,  nulla  spes  cvasionis  supcrcssct  io  mcmbrit.  • 
(  Adalb.  1.  c.  §  38  ).  —  L'cditorc  di  quoslo  biografo  (  il  signor  G.  Waiti  )  prclcnde  che  qnetla 
uscita  dclibcrata  dal  re,  fu  un  sogno  di  Adalboldo.  ci  Uacc  sibi  Advlboldls  excogilavit;  >.  e  qoe- 
slo  percbe  Ditmaro  non  nc  parla.  Sembra,  che  sebbcne  Adalboldo  per  lo  piii  non  faccia  che  %f- 
guire  I'altro  scrittoro,  non  ij  cosa  iinpossibilc  clio  alcuna  cosa  di  piii  polcsse  inscrirc  nolla  sua  nar- 
raiionc,  nota  a  lui  c  non  a  Ditmaro.  Del  rcslo  la  cosa  i;  piu  che  credibile,  e  »i  puo  lencr  (fir 
in  qacslo  ad  ano  scritlore  como  Adalboldo  ,  dotlo  dal  mcdcsimo  Editorc :  ■  \ir  sai  lempori* 
•  sammus,  qui  ah  Henrico  in  rebus  publicis  non  raro  est  adhibilus.  »  (  Vedi  G.  Waiti  Pratf. 
•iJ  l'it,im  Ilcnrki  II.  Impcrat.  ap.  Perti  1.  c.  p.  080,  cd  ivi  la  nota  ^Jt"  p.  (i03  ). 

Sfrie  II.  Tom.  VII.  3a 


aV)  sTVDi  cnirini  sovr,\  i.\  SToarA  v  itama  ecc. 

iiebre  oiulc  jirovveilcrc  a  talc  iiiumaii/a,  s'ajipicca  da' Tcdcsclii  il  fuoco 

ad  alcuiie  case  A'iciuc.  (luesto  fecc  lallciiUvx'e  I'as^allo  del  palazzo  (1). 

Intaulo  quelle  fra  Ic  legioni  germanichc,  qlie  erano  accjuai;ticralc,  di 
fiiori  ne' luoglii  j)iii  vicini  alia  citta,  udito  il  fi'agorc,  alFi-cltavansi  cq^U'o 
le  imu'a  ,  dove,  couii-  si  e  dello,  una  parte  della  jioiiolazionc  era  pronta 
a  far  ivsisleuza.  Assal'itori  ed  assalili  coinballerouo  virilmcnte.  E  gia  era 
suio  ributlalo  un  prinio  assalto.  Ma  la  morle  incoutratavi  da  Giselberto 
iVatello  della  regina  Cuncgonda ,  giovaue  valoroso  c  molto  axyo  a'  Teii- 
toiiiei,  spiiilo  avciido  gli  auiici  di  (piello  a  fame  vendetta,  fu  con  huono 
uiaggior  impeto  rinnovata  la  prova ;  alia  line  dal  nxaggioi",  nurpefo  di 
neinici  clie  non  cessavano  di  sopraggiungcre ,  sot>?!i  supert^te  le.  in«i;a. 
(iOSi  fu  aperlo  radito  nclla  citta  ad  una  parte  delje  schievcigi^'mani- 
•■lie  (2) ,  le  quali  con  grandissima  furiu  inossero  in  socrorso  del  re 
as.sedialo.  QuivL  duro  iiilera  la  noltc  la  haltaglia,  in  pari  TT\odp  ac'ccsa , 
iu  pari  mode  dubhiosa,  si  chc  era  I'una,  ora  I'altra  pai'tc  ^e'  cQiotiat- 
lenli,  gareggiando  d'audacia  e  di  furore,  pin  volte  crcdetto  afierrai;  la 
viltoria  (3).  Era  una  casa  o  palazzo  di  cui  i  Tedcschi  aveano  fatto  iin 
uiodo  di  quarliere  o  di  rifugio,  solo  luogo  ncl  quale  spossali  .^lalla,  fa- 
lica  lidvolta  ricoveravansi  in  salvo:  I'assalgono  a  lore  post^.g^^j^^apo 
gl'Italiani:  questa  in  breve  s' accendc  ,  mii>accia  e,,9^jJe,^f]ejgn,;tolta 
cosi  a"  ucinici  ogiii  speranza  di  scanipo.  Non  si  smarriscono  tiUtavia  co- 
storo,  clie  anzi  il  disperato  caso  rendc  i  Teutonici  piii  auin^9j;\,.5i.^resi- 
•siere  (i),  come  pin  incita  gl'Italiani  a  proseguir  la  vittqriafjojii    r,;i 

Ma  fattasi  I'alba ,  le  cose  cainbiavano  d'aspclto.  GliAlemanflj^.i  quali 
per  essere  a  quartierc  assai  lungi  dalla  cilta ,  piii  tardi  degli  altr^ .  aveano 
inleso  della  somniossa,  giungevano  ora  infuriando  a  pie  dcj)^,,n(ii,>,ra.,  :e 
queste,  unitisi  a' Lotaringi  ed  a'Franchi,  I'olle  e  superate,  in  piarte  doUa 
citta  lontana  dal  luogo  della  battaglia,  eppercio  ineno  folta  di  difensori, 
trasscro  iinpetuosi  al  reale  palazzo  (5).  Quivi  ricomiiicio  piu  feroce  la 
miscliia  cogl'Italiani:  ma  alia  fine  questi  sopraffatti  dal  numero   de' nc- 


(I)  '!  Taadcm  noctis  densaotur  tencbrao,  ct  lapidum  ac  sagiltarum  iacula  Teutonicis  fiont  io- 
!•  fesliMima.  rs'ecessitas  rapit  consilium .  ct  ad  providcnda  iacula  cilissime  facit  iuccndium.  » 
{  Ao*l».  I.  c.  5  38.  —  Cfr.  Tdiktm.  Cliron.  §  6.  I    c.  p    806.   T.  V   V 

(1)  Tbietm.  Cliron.  I.  c.  —  Ab\li!    1    c 

(3)  \o\Lt.  I.  c.  5  39. 

(4)  TniETM.  et  Adalb.  I.  c.  J  4U. 

(ij   TllltTM     Ol    .\t)VIB     I.    c. 


DEI.    f.AVAI.ll.Ki:    I..    C.    PnOVASA.  ail 

mici ,  geute  seuipre  creseeule ,  fresca  c  ri|)osala ,  furono  costreui  <li 
leilcre ,  ripaiando  ncllc  case  all'  iulonio.  Ne  [lercio  ressaroiio  ili  roiii- 
iialtcre.  Dalle  linestn-  ,  da'  tctli  ,  ilullc  toni  |)iovevario  sovia  i  nemi<  i 
ncmbi  di  saette  c  di  sassi  chc  a  molti  rccavan  la  niorlc.  Allora  In  olii" 
per  comando  di  Anigo  (come  ahbiaino  da'  citali  scrittori,  Arnolfo  ed  il 
oronista  Sassone  )  fii  rinnovalo  1"  incendio  die  distrusse  in  gran  i>arl<- 
r  infeKce  J'avia  (1).  Era  quesla  litta  ricia  di  molli  sonluosi  cdilici,  «,Tiuii 
quivi  ,  coine  dice  il  cronisia  ,  dalla  indiisliia  degli  anticlii  ,  n;a  Ic  ras«- 
jiopolane  c  quelle  de'  jneno  agiali  ciltadtni  eraao  copcrle  di  naglia.  Non 
e  a  dire  aduncpc  con  cpanla  facilita,  c  come  rapido  s' appiccasse  e  si 
propagasse  1' incendio  (2).  rndicibile  ,  scrivc  Ditmaro  ,  fii  la  slrage  falta 
degli  Tlaliani  (3).  Perirono  a  migliaia  domic  ,  vecchi ,  fanciuHi ,  armali 
e  disarmati.  Molti  arsi  nelle  case,  molti  trucidati  nel  sotlrarsi  chc  ten- 
tavano  dal  fiuno  ,  dal  fuoco  ,  dalle  cadeiili  rovinc.  Duro  lungaineiile  il 
macello  :  la  rabhia  de'  Tcutonici  diflicilmcnle  sazia  ,  cesso  solo  quando 
cess5  Irt  rcsistenza  (  il  die  e  argomento  maggiore  delia  quantity  nnmc- 
rosa  de'  raorli ) ,  e  per  passare  dal  sangue  al  bouiiio. 

Signoi'cggiavano  intanto  le  finminc  clie  sempre  altizzale  dalla  vendetta 
de' ■vincitori ,  oi'amai  minacciavano  d'annicnlare  gli  avanzi  di  quclla  citla 
iin  di  famosa.  Allora  (  dice  Adalboldo  )  il  re  comincio  a  piegar  I'aniiDO 
dal  rigore,  e  comando  si  ccssasse,  ma  non  potendo  sopportare  il  fetore 
che  csalava  dall'  incendio,  usci  dalla  citti  riparando  in  una  bastita  del 
Nirino  monaster©  di  S.  Pictro  in  Cielo  d'  oro.  Ma  nel  Irafugarsi  dal 
regio  palazzo  ,  scrivono  taluni ,  die  precipitandosi  da  mi  muro  si  discoii- 
oiasse  una  coscia ,  e  quindi  poi  rancando  nel  camminarc,  gli  si  poncsse 
il  soprannome  di  zoppo  (4).  Scguirono  il  re  i  cilladini  scainpati  daU'ec- 
cidio,  e  fit  loro  concesso  ilperdouo:   »  ma,  dice  csprossainenlc  il  c;ro- 


(\)  1  Interim  Alemanni  cum  Francis  ct  Liulliarirnsibiis  (andcm  liacc  mala  ri-sricnlibu.<  frarli'i 
'  inlranles  miiris,  in  tanlum  concives  pcrsccuti  sunt ,  ul  e  municionc  domiium  suarura  OPC  unu« 
"  cgiciii  prcsumcrot.  Uarum  sumitatc  liii  nosUos  iaculis  gravanlcs  immissis  ,  iurrndio  pcrir- 
"  runt    illalo.  »  (  TniETM.  §  6.  p.  807) 

(J)  MUBATOKI  ,  Am.  M.  Ac.  T.  II.  Diss.  XXI.  p.  107. 

(3)  »  Difficile  osl  cai(|aam  ad  onarranduin  ,  quanta  ibidem  slragcs  diversis  efficitor  modl»  - 
(  TBIETM.  I.  c.  —  V.  cliam  Ctironogr.  Sax.  ap.  Leibmti  1.  c.  ad  an.   lOtH  ). 

(41  «  Sunt  qui  scribunt  Ilcnricum  regcm  ante  accpptam  bcncdiclionem  (  I'apac  )  in  Ilalica  c»- 

pedilionc  caplum  ab  bostibus,  scd  illusisso  capicnlibus,  ul  ci  aroc  qua  Icnon-lur  dojilicns,  co»am 
.  laescrit ,  nude  per  rcliquum  Icmpus  claudicavit.  (  IvIIa>tiii  ,  Suxcuia  ,  Lib.  IV.  c  34  ). 


333  STUDI    CRITICI    SOVnA    I.A    STORIA    D  ITALIA    ECC. 

)>  uisla  ,   facil  cosa    u    il  perdonare   dopo    die   il  castigo    vanlaggio    la 
>.    colpa  ))  (t). 

laonidi  tutta  1'  Italia  all'  alrocc  punizionc  di  Pavia  ,  c  da  lultc  Ic 
j)arti  del  regno  le  genti  impauntc  s'aHbllaroiio  nc'  prati  di  Pontelungo 
al  placito  ivi  adunato  da  Arrigo  (2).  Ma  il  re,  clie  ben  sapeva  quale 
j)Olosse  esscrc  la  sua  siourez/.a  in  me/.zo  ad  una  jwpolazione  barbara- 
nicntc  manomcssa,  falte  le  sue  preghierc  iii  Sanl' Auibrogio  di  Milano, 
prese  dopo  il  23  di  niaggio  la  via  dcUa  Germania,  lasciando  poco  con- 
tenti  della  sua  diparlcnza  i  principi  del  regno  che  aveano  rotlo  la  fede 
al  re  Ardoino. 

;j}r)})nav   ■  ' 

3if-thr,vtJ\  r.rt?.  r.liof)    . 

(I;  «  Sed  inn  incendio  Dimiam  invalcsceate  ,  res.  a  rigidUalc  mentis  sane  flcctitar  ,  suis<p]c  ul 
»  a  ccplo  dcsistant  pietato  motus  imperal.  Quos  vix  compescens  ,  <liutiu5c|uc  concromalionis  foe- 
"  toroin  ferro  non  valens  ,  ail  miinitimicularn  fiuaiulain  (juao  Sancli  Pelrl  ('ella  auroa  vocatur  ,  se 
>•  oonlulit.  Civcs  aatcm  vix  rcspirantcs  icgcm  sequaular  .  c. . .  Fit  cis  rcmissio,  lit  cis  uiduljjentia. 
>•  Se^  facilis  est  indulgentia  pastquam  culpam  excedit  poena !  •>  (  Ad  \LB.  §  40.  p.  G93.  t-  Cfr. 
TniETM.  §  6  ).  —  /«  Cocto  aiirco  non  in  CcHa  aurea  ,  come  nola  PA.  dclla  Papia  Sucra.  —  Questo 
niunastero  slava  allora  fnori  dcllc  mura  ncl  Inogo  dove  poi  Tu  costrulla  la  cittadella.  {I'lipia  Sam;', 
P.  1.  p.  77;.  I        ' 

(i)  n  Pontelungo  luogo  poslo  Ira  Pavia  e  Milano.  »  (GiuUKi,  Afem.  di  Mil.  V.  111.  p  31  ) 
»  Fnrle  oppidum  Spoiilc ,  in  agro  Novarcsiac  Papiaeque  vicino.  u  (VUST.  in  nola  ^93)  ap.  Pert;. , 
T.  V.  in  Chron.  Trietm.  p.  807).  '     '      ''  '       '- 


DEL    CAVALIEUE    I..    C.    PHOVANA.  a53 


oigguJfic? 


-nubJa.  CAPITOLO  IX. 

HICERCHE  SOVHA  I  FATTl  DEI,  RE  ARDrn>0  DOI>f»  I,'  l>CE>DIO  Dl  PAVIA 
OBERTO  II  MARCHESE   DELLA  LIUL'RIA. 

rroo  03oq  obnf.i'.>?j  I  (  ioo4-iuio  ). 

■Ijai  si  0.' 

La  vendetta  del  re  di  Germania  noii  aveva  miralo  soltanlo  a  |>unir( 
Pavia  della  sua  devozione  pel  re  Ardoino,  o  a  lavar  I'ortla  della  disfalla 
Idtcata  nel  1 002  dalle  squadre  tedesche  alle  Chiusc  dell'Adige.  Essa  era 
volta  a  maggiore  disegno. 

Iniperciocclic  non  I  soli  Pavesi  agli  occhi  d'Arrigo  erano  stall  colpe- 
voU  della  sommossa ,  ma  con  essi  tutli  gU  altri  Italiani ,  che  la  solen- 
niti  della  coronazione  frequenti  aveva  raccolto  in  qiiella  citla,  i  quali 
secondando  il  runiore  sorto  nella  popolazione,  avcvano  rabbiosatnente 
coinbatlulo  siccome  vcdemmo  contro  Ic  genii  d'Arrigo,  e  condoUo  <jue- 
slo  re  con  tutta  parte  tedesca  a  quasi  estrema  rovina  (I). 

CoU'enormiti  del  castigo  (2)  aveva  cgli  adunque  avulo  in  animo  di 
alierrire  I'ltalia  iulera  ad  un  punto,  e  d'arainonirla  della  qualila  ilellc 
sui;  vendetle ,  ove  si  consigliasse  di  rouipcre  in  iiovelle  soinmosse.  Ma 
se  fu  graiidc  lo  spavento  che  invase  gl' Italiani,  non  fu  meno  grandt- 
i'orrore  die  suscito  ne'  Tcdesclii  la  barbarie  di  qucH'ccccsso,  che  seuza 
vei-uii  vanlaggio  di  lui  che  lo  comandava,  aveva  in  poche  ore  disfalto 
uuillustre  cilia,  arsi  tuUi  i  suoi  monuraenli,  sparse  le  sue  vie  di  mi- 
gliaia  di  cadaveri.  Tutli  gli  scrittori  di  Germania  lamentano  in  quel 
tempo  la  sorle  deU'infelice  Pavia  (3). 


(11  «  Plebeios  furore  suMtanco  inflammnlos hanc  commolionf m  primila*  incofpis$c.  cac- 

>'  leros  quoi{Uc  oranes  in  delrimeiUiim  siii  ucl  dcdccus  connenissc.  t>  (  TniF.TM.  I.  r.  VI  cl 
C  ;.  —  Scd  spc  siihlal.i  rcfiigii  ,  mapis  animui  oorura  acccndiliir  ,  ct  ad  conurcdicodum  ilcruni 
"   ITALIS  fenicntius  incilatur.  »  (  Ad.vlb.  nta  Heinrki^  \.  c.  \  40). 

;i)  "  CVLPAM  EXCKOIT  I'OE.NA.  ..  (  Adai.b.  1.  c.  ). 

yVj  "  DifTicilo  csl  cuiqiiam  ad  cnarranJum  .  quanta  iliidcm  slragrs  diucrsis  olBcilur  tnodit.  • 
(  TlliETM.  ibid.  ).  —  ■(  Ferro  cl  flamma  slraijcm  ciuium  miscrabilcm  rjciunl.  •  (  Ad*i  •.  ibid.  ). 
—  '  nrbclliuiD  multa  milia  iussit  iotcriincrc  gladio,  omoibas  timut  acdiriciii  Papiae   «xii- 


■Tiit\  STi'ui  nitrici  sovn\  la  stori.v  d  itat.ia  ecc. 

Ill  lali  eccossi  ,  abbiam  ilctto,  era  cailulo  il  ro  Arrigo  scnza  verun 
suo  vautaggio  :  aiiz,!,  dir  dovevamo  ,  con  grave  siio  d;inno.  Avvcgnache 
(|uesta  ,  conic  scmprc  ogni  vcmlclta  polilica  raHVeddando  lo  zelo  de'  suoi 
adercnti,  ed  irritando  qucUo  degli  avvcrsari,  a|)crse  ad  Ardoino  tina  via 
di  risorgimento,  e  dlkuigo  dal  re  tcdesco  per  altii  dieci  aimi  qiiella  co- 
rona imperiale  nlia  (piale  anelava,  c  clie  wiia  noTClla  souimossa  de'  Ro- 
inani  indasse  poi  Bcucdctlo  VIII  a  pone  sul  di  liii  capo  ncl  101  i.  E 
tomcclie  lo  storico  Ariiolfo  lasciasse  scritto  ,  che  la  confidcnza  degl'  Ila- 
liani  in  Arrigo  pcriva  bensi  nelle  fiaminc  di  Pavia ,  ma  che  la  potenza 
ili  Ini  lie  era  sorla  sovra  il  Icrrore  piii  grande,  i  fatll  che  coUa  scorta 
di  <p»cslo  scritlore  noi  vcrremo  raccontando,  contraddicono  all' ultima 
parte  delta  di  Tui  sciUenza  (I). 

FraUnnto  sc  la  temeuza  dell"  ira  d'Arrigo  frenava  pci*  un  late  il  na- 
tural dcsiderio  dcKl'Italiaiii  (VallVancarsi  da  una  dominazione  che  da  tanti 
anni  avversava ,  e  che  trascorreva  in  ootali  eU'eratezze  ,  I'esempio  della 
fede  rotla  al  re  Ardoino  in  Verona  li  spingeva  dallaltro  a  raeditar  ta- 
cilamcnte  le  lori  vendettc.  Eppero  sebbenc  dopo  I'cccidio  di  Pavia  le 
citli\  italiane  avcssero  mandato  i  loro  legati  a  giurar  fede  ed  omaggio 
al  re  vincilore,  mentrc  con  promesse  e  con  istatichi  Ic  attei'Hle  popo- 
lazioni  vicine  s'industriavano  di  placarne  lo  sdegno  (2),  non  cosl  tosto 
ebbe  Arrigo  rivalicato  colle  sue  genti  leAlpi,  che  una  ricca  parte  delle 
provincie  del  regno ,  ricordando  i  primi  giuramenti ,  tornava  sotto  la 
signoria  del  re  Ardoino. 

Ora  giunte  a  qucsto  seguo  Ic  noslre  narrazioni  Irovano  |)iu  fitte  le 
tenebrc  che  ingombrano  gli  esordi  del  secolo  XI.  Imperciocche  dopo  la 
partenza  del   re  Arngo  e  per  iiisino  al  tempo  del  di  lui  ritorno  in  Italia 


.1  stis,  quae  uelorum  instruxorat  injustria  illuslris.  «  (  ^nnal.  QuttUmburg.  ap. 
I'EnTZ  T.  V.  an.  1001).  «  iDceudium  miscrabile  ciuilatis  Papiac.  »  {Ann.  lliUlcsheim.  ibid.  lOO-t  \ 
—  «  Miserandum  Papiac  inccadium.  »  (  Lambebti  Ann,  ibid.  eod.  an.  )  —  Vide  eliam  C/ironn^f. 
S»x.  el  Annalist.  S\x.  ap.  Leibnitz  in  Access.  I.  c.  cl  ap.  Eccard.  op.  cil    T.  I.  cic. 

(I)  ■<  Omnis  inhiirruit    Italia  simile    pcrtimesccns.    Ab  hinc    illius  cxinanita  confidenri.i  ,    hiiiuv 
o  ^  Henrici  )  picvaluil  ubiquc  pulcnlia.  »  (  .'Vrnulph.  Ilisl.  Med.  Lib.  I.   10.  ). 

{ij  a  Domlla  CTfio  Papia,  tola  conculitur  Italia,  ac  indi(;cnac  oinncs  ad  rogem  non  iu»il.iti  cnii- 
u  Ounnt ,  el  por  nninia  praccoplis  eius  ol)bodiunl.  Ciuilatcs  cliam  ad  (jiias  rex  nondiiin  ucoeral  . 
i>  obsides  ultro  Iransiiiilliinl  ,  Gdcniquc  dcbilaoi  per  sacramenla  promiUunt.  Ilis  explelis  ,  rex  io 
»  qucndara  locam,  (|ui  P.tns  longiis  unc.Tlur,  uenil ;  ibique  Lanf;'ibardoruin  innumcrabilis  multitude 
»  accesnit ,  sescqiic  ad  obsequendum  per  omnia  regiae  maiestali  subiccit.  »  (  Adaib.  iuid.  'j  41 
.—  Cfr  TniETM.  I.  oil    VI.  7. 


DEI,    CAVALIEKE    I-    C.    PHOV.VNA.  a55 

nel  lOli,  1' iiniioilaiilissimo  aiulo  dcgli  striltori  Icclcsclii  ci  vicii  incno: 
fid  avveng^clit-  (  coinc  ben  si  puo  credere)  1' universale  spavcnlo  abbia 
jjure  imposto  silenzio  a' noslri  cronisli  ilaliani,  noi  ci  vciliamo  rondoltt 
in  qucsti  SUidi  a  riferire  quelle  rare  uoli/ie  cbe  souo  sparse  qua  c  la 
negli  allri  inonumcnli  coiUetnporanei,  le  quali  piii  per  analogia  che  in 
altro  uiodo,  a  inteudiinenlo  del  vcro,  sarcmo  roslrc-lli  d' interprelare. 
TulUivia  pocbc  parole  dello  storico  Aruolfo,  solo  lia  gl'  lluiiaui  di  <iuel- 
relii,  che  aacora  ardisca  nominarc  Ardoiuo ,  bastano  a  pore  i  sulla  via 
per  indngarc  a  qual  partito  s'appigliassc  questo  re  dopo  il  ritomo  del 
suo  rivale  olU'emouli. 

«  Ardoino  ,  dic'egli  ,  restaurale  alquanlo  Ic  projirie  foi-zc  ,  prese  a 
o  f[uel  modo  ch' e'  pole  a  vendicarsi  de' principi  traditori  »  (I).  Qual 
inodo  di  veudctta  poi  cgli  usasse ,  non  ce  lo  dice  Amolfo  ,  e  noi  lo 
vcrremo  cercando. 

Intanlo  nou  dubito  d'asseverare ,  che  appcna  libere  le  fumaDti  rovine 
di  Pjivia  dalla  presenza  dcgl'  invasori ,  questa  cilia  s'aflrello  di  accogliere 
Anloino ,  dal  quale  polcva  altcndero  qualchc  risarciuicnto  alia  lenipesla 
sollerla.  Che  aiizi  uno  scrillore  del  secolo  XV  ,  il  quale  per  la  prossi- 
niila  della  sua  Vigevano  con  Pavia,  pole  raccorre  sopi-a  di  cio  nascosle 
noli/.ie  ,  .e  Jxadizioni  sebbene  anliquate  degne  di  (]ua!(lic  fede,  allri- 
buisce  appunlo  a  questo  re  il  rcstauramcnlo  faltosi  di  quella  cilia  incen- 
diata,  la  quale  ben  si  sa  come  fra  breve  risorse  splcndida  e  bella  (2). 

Dalle  nole  cronolosiche  di  certo  documento  dalo  in  I'avia  ncil"  anno 
1008,  pel  quale  il  conte  Ollone,  Cglio  del  re  Aidoino,  fa  una  dona- 
zione  alia  chicsa  di  S.  Siro,  risulta  che  in  quell' anno  Pavia  obbcdiva 
come    per  lo  avauti   al  re  italiano  (3);  c  siccomc    non  v'ha  indizio    che 


(I)  n  Verumlamen  rcassumtis  ^Dlorim  viribus  ,  Arduinus  iuxia    posse  ullioncm   cicrcel   in  p*r- 

fidos.  1.  (  ABNULpm  Ihsl.  Lib.  I.  c.  XVI ). 

,3)  l^cr.RAMO  ne'  Curti  vi-veva  verso  la  mela  ilcl  secoio  XV :  raccolsc  lo  memorie  c  i  docamenti 
piii  rari  do'  tempi  andali,  sopra  Vigevano  sua  patria,  c  lascii>  un  ms.  assai  prejiicvole,  intilolalo 
Se  Memoiia  percal ,  ilol  quale  non  rimanf;ono  che  alriini  frammenli  in  (^Tan  parte  corrosi  ,  con- 
■•crvali  ncU'arcbivio  della  cilia  di  Vigevano.  (  V.  in  Mem.  Slor.  delta  Cilta  c  CcnUido  di  figtmno, 
opera  di  P.  G.  niFFiGN\iNDi  ,  p.   12  e  37  }.  _ 

3)  Lo  note  cronul.  di  qucslo  documento  sono:  a  In  nomine  Dei  el  Salual.  ntri  1.  C.  Ardoiniu 

dioina   Iribuenic  gr.  piissimus  ret ,  an.  regni    eins  prnpilio   seplimo   Ind.  VII.    —    Actum    apad 

Papiam   in  palalio  iuila  ccci7n  scT  Michaelis  fol.  »    (  GuicnE>ON  ,  Bikl.  Scbut.  c.  XXV.  cent,  I 
▼«di  nell'Append.  al  n.  35  ).  —  E  dubbio  se  cio  fosse  negli  allimi  <iJat!ro  meii  Jell' anno  1008. 
n  B«'dac  primi  del  1009  (  MimvT    nnn.    I0OS  \ 


aj6  STi'ni   CRiTrci  sovn.v   i.\  stoutv   d'ttama  r.c.c. 

i-io  lion  avessc  avuto  luogo  anche  prima  di  tpicU'  anno  ,  cos'i  potreiiio 
iivvisare  ,  che  que'  manomessi  riltadini  tornassero  alia  devozione  d'Ar- 
doiiio  iiu  dal  inaggio  o  dal  giiigiio  dol  lOOi,  e  losloclir  la  loro  cillu 
I'll  sgoinhra  dagli  0|>pressori.  In  tal  guisa  la  jicnsarono  pure  il  Muralori 
I'd  il  Giulini ,  due  valorosi  critic! ,  le  cui  slorichc  ojiinioni  oquivalgond 
([nasi  seinpre  allc  tcstimoiiianze  de' pii\  siiireri  docmnenli  (1). 

TiiUavia  io  vo  sospcUando  olie  il  rilorno  drl  re  Ardoino  nclla  sua 
tedele  Pavia  ,  nou  avesse  luogo  prima  dclT  aprile  dclF  anno  lOOii,  av- 
vengache  I'asscdio  del  castcllo  di  Sparrone  ,  nel  quale  ragion  vuole  die 
([uesto  re  avesse  riparato  dopo  il  falto  di  ^'crona  ,  cssendo  stato  levalo 
(l.igli  Enriciani  sollanlo  dope  un  anno  d'  iiiutili  prove  |)er  coslringei-e 
cpiclla  forlezza  (2),  egli  non  fu  lihero  d'usi'irnc  prima  del  tcm])o  sovra 
indieato.  DilTatti  vedremo  ,  che  le  ])rime  mosse  di  lui  per  punire  i 
principi  ribelli ,  furono  neU'aprile  deH'aiino    lOOii. 

All'ira  si  fu  ,  siccome  io  vo  argoraentando,  che  Ardoino  fece  coniare 
in  Pavia  la  seeonda  di  quelle  monete  di  cui  si  e  pa)'lato  ,  colla  quale 
il  re  italiano  voile  dai-e  pubhlica  dimostrazioiic  delta  sua  restaurala  si- 
gnoria  (3). 

Ala  ollre  Pavia,  ci-odelte  il  Giulini ,  che  anche  Milano  neH'anno  1008 
coir  arcivescovo  Arnolfo  riconoscesse  cclatameiUc  Ardoino  per  suo  re , 
quantunque  le  pubbliche  carte  vi  fossero  intitolate  al  re  Arrigo.  Se  tal 
cosa  si  ammelte  per  quell'anno  ,  non  so  vedere  come  non  si  jiotrebbe 
opinare  che  auche  prima  Milano  fosse  tornata  alia  devozione  d'Ardoino , 
e  lostoche  essa  fii  libera  dalla  presenza  de'  Tedeschi. 

Cos!  pure  avviseremo  che  molte  altre  citlu  italianc ,  contro  le  quali 
non  apparisce  che  il  re  Ardoino  si  movesse  coll'  armi ,  ju'alirassero  Io 
slesso,  favoreggiando  segretamente  ad  onta  de'  propri  Conti,  la  parte 
d'Ardoino ,  mcutre  palcsemente  segnavano  gli  atti  pubblici  cogli  anni 
e  col  nome  del  re  germanico.  Ne  I'asserzione  del  Giulini  verso  Milano 
manca  di  probabile  fondamento;  abbiamo  infalli  dallo  storico  Arnolfo, 
siccome  fra  i  fedeli  del  re  Ardoino  ,  che  dopo  il  falto  di  Pavia  erano 
stall  dagli  Enriciani  perseguitati ,  vi  fosse  pure  Pietro  vcscovo  d'Asti  , 
il    quale    rifuggitosi    in  Milano   presso    1'  arcivescovo ,    vi   aveva   trovato 


(1)  MURAT.  1.  c. ,  GlDUNI  ,  Sfem.  di  Milano,  P.  III.  pag.   57. 
(4)  Chron.  Noval  Lib.  V.  c.  37.  .V.  H.  P.  T.  V. 
(3)  Vedi  nel  Procmio  le  pag.  7i  e  seg. 


,  ,PCL    CAVAIpIEUE    1..    C.    PEOViSA.  tij- 

])roU;iioue  eil  ;isilo  riposnto  c  s>uuro,  clic  jjiu  uou  abhamloiio  finchi- 
visit'.  ,CUc  iuoluc  sclcgualo  quel  LoUenle  jurivcscovo ,  jicrLiocche  il  n- 
ArrigQ  ^etizail  Jiiui  conscuso  nvcva  t,lalo  il  vcscovalo  clAsli,  sulli-aya- 
iiep  lU  quel  tli  MUano  e  vecantf  per  In  paccuila  del  rescovo  I'ietro  . 
ad  AU'ko  iliiUJlo  ili  ^riiiifitili  II  coiilc  di  Tiuiun,  jioco  si  euro  di  di>- 
£;ustare  il  re  di  Gcvmaiua  coUaduuarc  irn  coiiuilio  in  Alilaiio,  ncl  quaU- 
i'ulmipu,  di  .Scomunica.  il  vescovp  intiusp  ilal  ihj  Anigo,  c  non  «'oiitciiU> 
a  (juQSto,  porto  le  sue  schieic  couUo  Asli,  mcUciulo,  so.oudo  liiso 
baibaiico  di  quellcli  ,  a  fuoco  c  a  sanync  la  |iinviiicia ,  c  siringeiido 
la  cilia  di  assedio,  fiuclic  1'  uuo  e  1  ulUu  di  que  Hatelli,  cioc  AU-ico  e 
MaufieiU  npu  fUrouo  ridoUi 'ad  ,i^uiil|firsi  a  lui ,  cd  a  satisfai-e  con  pub- 
bdica.  peaitenza  in  iMilano  alloiresa  di  lui  giuiisdirioue.  Allora  solo  con- 
rt'sse  ad  AUico  r  uivesliluni  della  uliiesji  dAsli ,  die  il  vcscovo  I'ietro 
probabilinciite  poco  si  curava  di  viliigliarc  (I). 

.  iBA£tteTa,|que$.t(»  fatto  a  chlaiire  di  falsiu'i  l' asserzionc  di  varii  slori«  i 
mwlerm,  e  tra  gU  altri  dql  Sigonio  (2),  i  quali  appoggiandosi  a  (iunl- 
vaiio  Fi.imma  scrittore  del  sccolo  decimn  quarlu  ,  e  pei-  Ic  cose  piii  aii- 
ticlic  nairalore  di  favole  (3)  ,  racconlauo  che  la  cilia  ili  Milano  col  suo 

lenrito^'io  iu  rin  quegli  annv  messa  a  faoco  e  sangue  da  Ardoino:  assei- 
/.ipue  ^smealita  altresi  dal  sdenzio  dello  sloiico  Ainollo,  il  quale  viveva 
ill  quel  sccolo  ,  e  che  scrivcndo  appositaiuciitc  delle  viceiulc  di  Milano. 
ijHrLo,  uo^i  avrebhe  Iralasciatu  tli  iai'iie  parola.  JNc  rcciu"  dcve  meravigUa 
4  tVadoi"^  che  rarcive3Cova,AcHolfQ,  il  quale  pocUi  anui  pmna  era  slalo 
|iriiii-ipal  fondamento  della  ^enuta.  del  re  Arrigo  in  Italia,  niacclunando 

0  piirlcggiando  |>er  esso  in  scgretn  ,  mentre  iu  apparenza  lasciava  flm 
Milano  ol)bedisse  al  re  Ardoino,  ora,  inulando  sislema,  favorissc  c  par- 
It'ggiasse  per  questo  re,  iji^  secreto ,,  ma  cpuseutendo  cbe  in  Milauo.  le 
puhblicUe  carte  fossero  intitolale  al  re  Arrigo.  Generalmente  solo  sistcina 
politico  de' Grandi  di  quellcta,  era  il  non  avcrnc  ncssuno  oltrc  quello 
ilel  projjiio  utile  :  epjjeri)  sia  che  lollcso  suq  diiillo  giurisilizionaic    |icr 

1  ulezione  dl  AUico  parcsse  aH'arcivescovo  bastante  motivo  del  suo  cani- 
biatnento  di  parte,  o  che  la  dolcezza  dell' occupazione  germamca  poco 
gli  avcsse  gradito,  possiamo  argomcntare  che  rctlanicntc  si  sia  apposlo 

(ij  ABNLLpni ,  Mciliol.  Ilitl.  Lib.  I.  c.  18  ot  19.  —  Cfr.  TEBaAKEO,  AdtUtiHc  UlmlraUi .   P    U. 
p.  5S  0  soj^.  I   I    . 

(5)  SiGOjiius  ,  Dc  Rajnn  Ii.iUm  ,  Lili.  V1H.  col.  -178  ct  passim  in  pracccil. 
^3)  VcJi  la  prcfaziunc  del  Jltn  \tobi  al  Slaiiip.  Florum  GualraDoi  DE  la  Fi.*mh.*  p.  533.  R.  1.  T.  XI. 

Serie  II.  To.M.  VII.  33 


238  STUDI    CRITir.I    SOVnV    I.\   STOniA    d"  ITALIA    Etc. 

il  Giulini  diceiido,  chc  in  quel  jninto,  e  mcnirc  Arrigo  lonlano,  andava 
ili  giorno  in  giorno  ri^jcrdciiJo  quell  aiiloritii  chc  tli  nuoyo  acquistava 
Aidoino,  I'asUilo  arcivcscovo  si  volgcssc  allii  piu"lc  di  qneslo  rc,  |u4i'pgli 
aveva  dapprlma  tradilo.  Maggiori  p^Jve  di  questp,  swp  proficderi^  WA  3^" 
durreino  andando  innanzl.  Del  vcslo  qiicsto  facvl  sislema,  in  aiinoiua  cpUa 
corruzionc  di  que' lenijii,  si  vedni  adopcralo  da  alui  di  que' priuginn;  ne 
lorse  andieiuo  linigi  dal  vcro,  cicdcndo  chc  in  parte  alraeno  fosje  ancoia 
seguilo  dal  conle  di  Torino.  Cerl,Q  fa  specie  il  vetlerc;  pte  qwestp/pi;ln9^p9, 
vassallo  di  Ardoino  ,  cugino  o  in  allro  niodo  suo  congiunlo ,  non  niai 
sia  ricoidato  nc  fra'  fedcli ,  no  fra'  ribclli  di  lui ,  no  fia  cplprpichc  I'abt- 
l>andonaroao  pciUdanienle  a  Veroaa,  o  die  apertaiuente,  tj^eyaijp  pel 
re  Arrigo,  AUroade  per  la  legge  militare  del  regno,  «ss^ndo  qvkestp  cpnte 
tenuto  di  condurre  in  campo  cogli  altri  principi  Ic  sue  ms^i^dc,,  f^lla 
chiainala  di  Ardoino  suo  re,  Tcsserc  riiuasto  iu  qucl^a  loUa J(ieulfale , 
non  poteva  cssci-e  slate  eircllo  chc  o  di  ribellionc,,o  di  spcpialc;  coin^iulo 
avuto  dallo  slcssp  Ardoino,  il  quale  fors?  ^y^va.in  tal^i^a  >;o|i^|o  ql^e 
il  passo  delle  Alpi  fosse  dalla  parte  di  Susa  da  Manfredi  custotlilo ,  per 
niaiiteiiersi  in  ogni  e\cnlo  con  cio  libcro  scmjirc  I'adilo  dajlej  s,i,ic  foi'- 
tczze  d'  Ivrea  nelle  terre  governatc  dal  coiite,  dovCj  §iccoiP|^  .^icifunno, 
egli  possedeva  di  molte  teuute.  Sianc  di  cio  comosi  vuole,  ilnnsfticggiarsi 
del  conic  di  Torino  fu  tale,  che  nientre  Ariigo  dopo  il  suo  riloruo  in 
Oermania  lo  chiauiava  suo  fedcle  ,  ed  elcggeva  s\io  fratcUo  a  vtscoyo 
d'Asli ,  Ardoino  non  percio  lo  faccva  seguo  dcllc  ycndctJLe  qj\^  .H?^)'^ 
contro  gli  alui  |inucipi  traditori,  ,x'f  s-iBihlqh  ib  ohahizob  loq  o  ,  i|' 

Queste  vendette  coniinciarono  appcna  ebbe  egli  poluto  ammassarc 
anni  ed  armati.  E  cpii  convicn  badare  che  posscssoi-e  della  Marca  d'lvrea, 
dalla  quale  mai  ne  le  sentenze  di  Ottone  III,  ne  le  armi  di  Anigo  non 
lo  poterono  svellere  ,  aveva  il  re  ilaliano  nn  iierbo  assai  possenlc  di 
gucrrier  ifedeli,  co' quali  a  tutta  prova  poteva  accingersi  ad  iinprese 
novelle.  Che  s'io  non  teme^si  di  acci'cscer  noia  a  ehi  sari  per  Icggere 
in  questi  Studi ,  potrei  facilmente  formar  la  rasscgna  de'  capiu-ini  dAr- 
tloino  in  quella  provincia  (  cioe  de' couti  della  Marca  d'lvrea)  e  di  al- 
cuiie  allrc  vicine,  die  si  mantennero  fedeli  alia  causa  ilaliana,  guidalo 
da  un  diploma  dcll'annu  1014,  fulminalo  da  Arrigo  gia  coronato  iin- 
])eratore  eontro  gli  aderenti  del  re  Ardoino  (1).  Cosa  non  priva  di  qualche 

(1)  A'cdi  ncH'Appcnd    <|dcsIo  diploma  al  n    37. 


T>Er.  cavaueue   l.  c.  phovaxa.  aStj 

curiositi  sarebbe  il  ravvisarvi  fia'  condaunati  come  libilli  al  re  tcilesco, 
i  principali  atitori  A'  illastri  fmniglic  di  VercelU  ,  iV  Ivrea  ,  di  Lomello, 
del  Moufcnato  ,  del  Caiiavesc,  c  d'allre  tcne  siibalpiuc,  c  lo  scorger\i 
aitcorti  fi'a' punili  da  Ai-rigo,  vai-ii  di  cjOc' niedcsinii  conli,  o  i  figli  loi-o, 
(  taitta  e  la  vh-lii  delle  condannazioni  ncl  boUir  dclle  parti!)  gii  slati 
rondanriali  da  Ottonc  III  per  la  fazioiic  di  Vurcelli  da  noi  raci  ontala  (1). 
Argmiiento  in'  c  avviso  di  tjualche  )icso  coiiti-o  quigli  scritlori  die  di- 
pinsero  Avdoino  come  un  mostro  di  vizi  e  di  scclleraggini  ,  e  in  odi« 
percii  a  tutti  (  qiiantanqiic ,  siccome  abbiamo  vedulo  iiegii  scriitoii  ger- 
matiici  iSleSSi ,  gl'  Italiani  adunati  in  I'avia  ncl  lOOi  prcfcrissero  la 
feivitic  solto  il  guasto  Ardoino ,  a  cpiella  elic  i  Tudeschi  cliiamano  Uhertu 
sotto  un  ro  germariico  (i)  ),  e  contro  tpiegli  altri  i  cpiali  calunniarono 
i  popoli  subalpini ,  dicendo  non  aver  cssi  mai  nulla  opcralo  in  pro  delia 
patria  coinune  per  salvarne  la  nazionalila  c  difcndcrla  dal  doniinio  l)ar- 
barico  (3).  Ad  ogni  niodo  da  tjucsto  e  da  altri  somiglianti  diplomi  dali 
da  Amgo  in  qucH'anno  per  punire  i  fedeli  del  re  italiano  ,  risulla  pur 
S(iinpi'e  (;he  grande  si  rifcce  il  scguito  d'Ardoiuo  nel  novennio  di  regno 
che  corse  dopo  l'  incendio  di  Pavia  (i). 

Colle  Sfliiere  aduncpie  raccolte  no' suoi  comitati  d'lvrea,  e  con  quelle 
fornite  da  Pavia  e  dalle  allre  citti  tornate  alia  de.vozione  sua,  prese 
Ardbiho  a  riconquistare  il  sue  regno  ne'  primi  mesi  deiranno  1 005  ,  o 
sopi'attutto  ,  secondo  I'andazzo  de'  tempi,  a  vendicarsi  de' principi  tra- 
ditori.  Ma  ben  antiveggendo  siccome  il  re  Arrigo  o  ricliicslo  da'  prin- 
cipi ,  0  per  desiderio  di  ripigliare  I'ltalia,  sarebbe  per  ricondurvisi  cou 
an  piu  poderoso  cscrcito  ,  contro  il  cptale  rinfedella  de'  grandi  vassalli 
del  regno  I'iinpcdiva  di  raccorne  uuo  suflicienle  per  combalterlo  in  cani- 
pidc  giornata  ,  non  volsc  Ardoino  come  ncl  1002  il  pcnsiero  ad  avvrn- 
tiirare  ■  di  inuovo  la  sorte  sua,  ritentando  un'  altra  volta  'Verona  e  le 
Cliinse  dell'  Adige  ,  inutile  prova  avendo  i  traditori  da  lergo.  Ma  cam- 
hiando  ad  un  trallo  sislema,  delibcro  di  f:u-  ccntro  di  dipartcnza  dcllc 


(1)  Vedi  Capiloln  U. 

(S)  «  Proiimuin  libcrlati  esse  Gcrmano  Principi  parcre!  »  (  Mascovii,  Coir,mtnL  dc  Henr  II. 
S  Vl). 

(3)  naUM  ,  VEuropc  flu  moijcn  ligc  ,  T.  III.  Cli.  V. 

(4)  It  Egli  e  facile  cd  insicmc  giusto  ,  dice  il  MtRATORi ,  I'  imina}(lDarc  chi-  dura»«  molUi  la 
i>  gnerra  Ira  Ardoino  e  i|uc'  della  sua  faiiono  da  una  paric  ,  c  Ic  cilia  aderenti  al  te  Arrigo  dal- 
..  I'allra.  »  (  Annali  lOIS  ). 


:>Gi>  srini  oniTici  sovn.v  i.a  sioria  d'itaija  f.cc. 

su«'  guencsclie  cspeclizioni  ,  le  casldla  tl'  Ivrea  e  le  provincie  all'  in- 
tovno,  ilovo  st'inpre  rilcneva  uii  iiodo  irannati,  c  sapcva  poler  riparan- 
ill  caso  cl  nvvcrsa  I'orluna  ,  e  da  quelle  porlarsi  colle  sue  stpiadrt:  acl 
iiileslare  I'osle  nemica,  ove  di  nuovo  Arrigo  scendesse  dall'  Aljii,  ed 
iiiUmto  a  manoinelterc  le  lorin  dc' principi  lihclii,  quuslc  ripigliando , 
miaslando,  saccomanando,  sci-oiuio  I'uso  di  (pieH'cta  ,  porlaiuio  insomina 
a  oostoro  quel  inodo  di  giierra,  ehe  piii  tardi  lii  detlo  in  Italia  gucrra 
querriata,  e  die  ora  si  chiaina  gueiTn  di  paitigiaiii :  singolar  inodo  iii- 
vei*0  di  riconquistare  il  suo  regno,  e   di  rifavsi  bencvoli  io  popolazioni' 

La  uinncanz.a  di  positive  uotizie  sovra  qiu'gli  ayveninienli  reiide  eosa 
i'lipossibile  il  seguire  con  qualclie  precisione  le  mosse  d'  Ardoino  in 
(|ue$ta  maniera  di  gucrrcggiare  mutabilc  ed  nvvcnlurosa. ,  per  tui  un 
£;iorno  riusciva  vincitore  c  alia  domane  perdenle  :  era  una  citta  occu- 
pava  sopra  i  netnici ,  clie  poro  dopo  abliandonava:  e  Udvolta  in  un  luogo 
}>erdeva  e  guadagnava  in  uii  alti'o.  Quindi  fra  I'alli'e  niolte,  la  cagione 
per  cui  mentre  sappiamo  che  il  regno  suo  duro  per  insino  al  scttcmbre 
del  1014,  nou  si  puo,  come  osserva  il  Muratori  (1),  dcterminare  quali 
rilla  lornasscro  alia  di  lui  obbedienza,  oltrc  quelle,  come  Pavia  e  Mi- 
lano  pill  vicine  alia  Marca  d' Ivrea.  Tullavia  colla  scorta  di  alcune  carle 
pai^eusi  noi  verremo  forse  trovando  qualche  indizio  delle  principali  di 
lui  incursioni. 

Conciossiache  la  maggior  parte  de'  principi  italiani  die  avcano  abbrac- 
ciala  la  causa  d'Arrigo,  trovandosi  per  la  lontanaiiza  di  queslo  re  esposti 
alle  veudetle  di  Ardoino,  alloraehe  le  apparizioni  di  lui  si  faccvano  piii 
ininacciose ,  s'alTretlavano  ,  forse  coslretti  da'  fautori  d'Ardoino  ,  di  fare 
(lie  s' intralasciasscro  gli  anni  del  re  gernianico  ,  soliti  a  porsi  nelle 
pidibliclie  carle,  dopo  l' anno  1004,  e  clie  queste  si  segnasscro  cogli 
anni  solo  deU'era  cristiana ,  pensando  in  lal  guisa  non  disgiistarc  il  re 
loutano  ,  e  non  oifcudere  il  re  vicino  e  miiiaccioso  (2).  Di  questa  qua- 
lila   soiio  alcune  carle  riferitc  dal  Lupi  nel  suo  Codice  Diploinatico;  urui 


{I)   MURATOBI  ,   yjiin.   d'  Italia. 

{i)  «  Cum  coDscqiiontcs  nicmbraaac  consignatac  fueriat  fore  uinoi'S  anjtis  Ucnrici  regis  ,  liaec 
■>  v«r"i  (  vcili  la  nola  sc^uenlc  \\)  )  auno  Incarnatiunis ,  vulgari  scil.  sou  a  ilie  Nalalis  ,  aut  kal. 
»'  laQunrii  Herivato  ,  cl  cum  Borf^nmi  prdCul  (iubio  ^  acccptus  i'ucrit  supcriori  anno  rox  UcnricuR. 
'•  Iiinc  si^DiUcari  possL^t ,  quod  illo  absente  Ardoiuus  vires  rcsuincret.  Idcitquc  Bergnmales  nc  il- 
i-  lum  olTeniicrcnt  umisissc  Cliarlas  Ueunci  OQOjiue  el  annis  tnscriberc.  >>  (  Luri  Ct*tl.  Viptopi.  Her- 
gomat.  T    II.   p.  4'i2  ). 


DEI.    CAVALIEnE    r..    C.    PROVANA.  2(3 1 

<ii  esse  del  mcsc  cli  aprile  dcU'iinno  lOO.'i  tiene  gli  anni  soltanlo  tleU'iii- 
caniazioiic  ,  ud  uti'tillta  clcll'aiiiio  inedL'sinio,  ma  del  iiiese  di  diccmbre  , 
pmta  gli  aniii  del  re  Arrigo  (I),  Similinetile  altrc  carle  degU  aniii  lOOC 
e  1007  tengono  gli  anni  d' Arrigo:  altia  dell' aimo  1008  iiel  incse  di 
inarzo,  j»qrta  gli  aniii  solo  di  (1.  C. :  ed  una  quarUi  del  mese  di  giugno, 
gli  anni  di  niioro  di  Ai'rigo. 

Quest' allernaliva  ,  che  si  rinno\a  iielle  carle  pariinenli  jjii\ale  del- 
I'anno  1010,  piil  non  si  ossei'va  negli  anni  seguenli  ( >). 

Per  cjueste  cousiderazioni  vo  io  sospetlaiido ,  siccome  sembra  accen- 
iiarc  il  dotlo  Lupi,  che  Ic  prime  scorrerie  d'Ardoiiio,  poco  dopo  il  sii«> 
ritorno  in  Pavia,  si  porlassero  conlro  Brescia:  c  cosl  vcrremo  argoniin- 
tindt)  che  questa  forse  occupassc  o  taglieggiasse  ncl  rimancnte  dellaniio 
1005  sino  al  dicembre,  in  cui  o  cacciato  d.igli  Knriciani,  o  vollosi  ad 
altra  impresa  ,  15rescia  era  da  lui  abbandonata ;  che  ([uiiidi  nuovameiiU 
vi  si  conducessc  colic  sue  masnadc  nel  niarzo  del  1008,  e  la  leness«- 
fino  al  giugno  dell'anuo  mcdesimo  ,  e  finalmentc  per  lultima  volta  cor- 
ressc  ie  terre  brcsciane  verso  il  mese  di  magglo  dell'anno  1010,  e  gia 
nel  marzo  Sussegucute  le  avesse  sgoinbcrate.  Tale  niossa  d'Ardoino  con- 
lro le  terre  brcsciane  serve  altresi  di  novello  argomento  pur  credere 
che  Milano  c  segretamente  il  suo  arcivescovo  Arnolfo  seguissero  la  parte 
del  re  Ardoino ,  il  quale  diflicilmente  avrebbe  potuto  porlare  le  sue 
masnadc  insino  a  Brescia,  ove  non  fosse  stato  ccrto  di  non  aver  nemici 
allc  spalle. 

Capo  de'  principi  italiani  avrersi  al  re  Ardoino,  ed  anima  de'  congiu- 
rali  era  slate,  come  piii  volte  abbiam  delto  ,  il  marchese  Tedaldo  conte 
(ii  Modena  e  Reggio  :  conlr'esso  ardeva  di  ccrto  Ardoino  di  vendetta  , 
onde  se  vale  la  conghiettura  da  noi  sulle  traccie  del  Lupi  stabilita  per 
Hrescia  ,  avviseremo  pur  anche  in  simil  modo  che  Ardoino  in  quell"  anno 
1 005  s'alTreltasse  contro  Modena  ,  scorgendo  noi  da  una  confemia  di 
certi  beni  fatta  da  Guarino  vescovo  di  quella  citta  ,  che  tiene  sollanlo 
gli  anni  di  G.  C,  siccouic   nellc  publdiche  carle  si  tralasciavano  in  quel 


1)  «  Convenlio  inler  privalos   (  an.  100 J  ).  In  nomine  IKimini.  anno  ab  Incarnatiunc  D.  N.  I.  C. 
inllleDo  qtiinto  ,  mcnsc  aprilis  Ind.  tcrlia.  »  —  <■   Donalio  i|uurundain  ilt  Cascinalc  (  an.   lOOi  ). 
In  nomine  Uimini  Dei  Elcrni.  Ilenricus  gr.  l)ci  rci,  anno  rexni  eins  liic  iu  Italia  iccondo  mente 
(iecemhris  Ind.  IV  ». 
(S)  Vedi  in  Ll'PI  I.  c.  le  carlo  dalla  pagino  443  a  i.M  c  scg. 


a6a  STUDI    CRITICI    SOVRA    LK    STORIA    d"  ITALIA  ECC. 

punto  gli  auni  ilel  re  Avrigo  ,  per  ccrto  soliti  a  scgnarsi  nelle  citti*  te- 
mite  tla  quel  marchose  (I).  ,. 

Aiichc  Novara  cicilercino  fosse  parimenti  dalle  gentiitiiliarte-inVesftla 
neH'anno  1007:  e  lo  accennano  tlue  carte  di  Piet^o  III '  tieiscbvb ,' Viiia 
del  1006  colla  data  deiranno  terzo  di  Arrigo  ,  I'altra'  der  400T  ieilza 
la  regia  invocazionc  (-2).  NeU'aniio  1010  le  pnhbliche  carte  Invbrrtvatio 
di  miovo  il  nome  del  re  Arrigo :  onde  crcderemo  clic  NoVani  ,  doTe  il 
vescovo  Pictro,  teuerissiino  de' priucipi  gcrmanici ,  godeva  d' litl' lirti'pia 
esenzione  (3)  ,  avessc  allora  abbandonalo  la  pai^t^  ' d'  Ai'ddfitrb",'  i''per 
([iiesto  fosse  jioi  da  lui  pid  Inrdi  assediata  c  mahorrtessa. 

Ma  i  docuincnti  d'Asti  dopo  I'dczione  del  vescovo  Alrico  fralcUo  di 
Manfredi  II,  e  qiicUi  del  comitate  di  Torino  ()ortavano  semprfe  il  tiome 
di  Arrigo,  eppure  non  vi  e  traccia  clie  dalla  proSsima! "Tvi^i'  ATdditio 
vi  portasse  lariui  sue:  per  certo  che  il  destrcggiarsi  delibbiite^dtTrbt- 
rino  aiulava  d'accordo  con  Aidoino.  '       .•!•■■'■''''''      '    •' 

Ma  curiose  sopra  Taltre  sono  alcuiie  carte  Ravennati  dell'amio  1009, 
rifcrite  in  un  antico  catalogo  ms.  della  badia  di  Pdmposa  (4)  ,  dalle 
»[uali  si  puo  sospettare  che  anche  le  terre  di  Ravenna ,  e  forsc  la  citta 
stessa  fossero  corse  dal  re  italiano.  Era  Ravenna  al  tempo  dell'elezione 
d'Ardoino  a  re  d' Italia  (  1002),  tcnuta  con  diritto  d' esenzione  da  Fe- 
derigo  suo  arcivescovo  ,  uomo  afFezionatissimo  a  parte  tedesca.  Entralo 
lino  de'pritni  nella  congiura  maneggiata  nel  1002  dal  marchcse  Tedaldo 
con  Leone  vescovo  di  Vercelli,  ed  Arnolfo  arcivescovo  di  IMilano,  van- 
tavasi  Federigo  di  non  aver  mai  riconosciuto  per  suo  re  Ardoino.  Ep- 
pero  scrive  di  lui  Adalboldo  ,  che  nel  farsi  incontro  ad  Arrigo  quaTido 
nel   lOOi  se  ne  vcniva  trionfante  da  Verona,   «  esso  aveva  dato  al  sun 


(1)  1  Guariaiis  £|>us  Mutincnsis  monrio  S.  Petri  confirmal  oblata  olc.  Aclum  anno  Dominicao 
»  locarnalionis  MV.  Ind.  3.  (  jinl.  M.  Ae.  T.  V.  col.  661  ). 

(J)  1."  Ini'cslituru  lU'ellaria  falla  da  Pictro  III  vescovo  di  Novara  etc.  «  Anno  rcRUi  Domini  An- 
»  rici  regis  ic  in  Itatia  ,  Deo  propicio  l«rcia  ,  duodecimo  die  monsis  iulii ,  ind.  IV.  Actum  infra 
»  Castro  Insutae  quae  dicitur  Saiicti  Iulii.  »  2."  Pictro  III  vescovo  di  yoair.t  nccrcscc  la  dotazionr 
del  canonici  di  Scin  Gaudenzio.  ti  Actum  est  anno  Dominicac  Incarnatinni.s  MVII.  Ind.  IV.  in  die 
»  sanolo  Epiplianiac.  ,,  ( .»/(.«.  //.  P.  T.  I.  Doc.  CCX  e  CCXII  ). 

(3)  Era  stata  concessa  da  Ottone  1  con  tro  mi^lia  di  territorio.  (  Vesme  ,  ficenJe  dcUc  propricta 
ill  Italia ,  p.  874  ), 

(■t)  Copia  di  <|nesln  catalogo  fu  a  me  fayorila  dalla  gentilezza  del  dutto  coDtc  MoRBlo,  aulora 
della  pregiala  Sloriu  dc'  Municipi  Italiani. 


DEL    CAVAWE^E    I..    C.    PROVAMA.  3G3 

)i  stgfiore  Ic  main  iioii  coiitamiaale  tlal  doniiiiio  ailuUcrino  »  (1),  Che 
qucsto  significlu  elic  Ravenna  noii  a\essu  liconosciulo  Artlo'mo  come  re 
d;^la,li*,di)J|,|OOi  nl  lOQi,  non  lo  coiiscatc  lo  slorico  Aruolfo,  il  quale 
n^rra  ,9)>p  l^tl(;{le  ciuii  (|c,l  i^pf^nje  Iqayeyano  acccUalo  eoiue  re:  ccrlo 
chc  dal  JOOi,  rioe  clo|)o  il  tracVimonlo  tli  Vcioiia,  lino  al  1009,  le  imb- 
bUciic  ,f^Vlc  crapo  Vv  Jlaviiiina  sogtiatc  col  uoiiie  il'Anigo,  sebliene  gia 
fossp  ^01"^''  I'aVcivfiSiCqvp  F*j(.lcj.igOj_ctl  a  lui  siiciciluto  Ailelberlo  usur- 
l.al,(we  fli,  qucllA«,|5^e  (^„  „rioB  ir|i:Hih.|  M. 

Dal  uovcmbre  j4cl  IQOO  al  tlicembre  dclVanno  1 010  \<\i\  non  vi  si  sc- 
gnavano  chc  gli  ajjiw  del  j)ontclicc  ,  come  si  vcde  iiellc  addollc  carle 
Porapo^iaffC  ,  f^i,!^  qpj)  qucsta  special  nota:  u  ancoia  non  abbian;o  imjie- 
>t,  ^'.^tpre  j(p,  J^jia,;,^^  .qon  questa  forjnola  non  vcnivano  olFese  Ic  prelen- 
sioiVl  lip  ^^^'I'/lixftjii^Ai  ^*^''^  '*l*^"o  dc' conipelitori  al  Irono  d"  Italia,  ed  a 
quello  tlptr  iinpet^o;,  JJn' ultra  carta  del  mcdesimo  archivio  di  Pomposa 
del  13  dicembre  1010  raostra  di  nuo\o  il  nome  d'Arrigo  segnato  ncUc 
pubblichp,li!»\^appDi:  e ^qui  pii  ,noi»i  si  legge  la  iioU  surriferiia  sulla 
inancanza  dcU"  luaperatore  ,  scbbenc  tiillavia  fosse  vacantc  I'iinpero. 

I'cr  Ic  qiV'li  cq^p  ,  anclic  qui  avrenio  un  iudiz^io  clic  Ic  scorrerie  di 
Ardoiflq  4opci^^9Y9:  ic  t^crrc  Ilavennati  nel  corso  dellanno   lOIO  (3). 

(jlojjjI^O^^^'^i'j^p^i^  9^^,,cpnliO  Leone  sue  vescovo  ,  ravvcrsario  il  piii 
aiuipp,  ^d  il  p^u.aidcnle  d'Ardoino  ,  fu  piii  laida,  ma  piii  feroce  la  di 
li^\l,TiI^3iflcJI,tA,.ij  PI  questa  si  parlcra  a  suo  luogo.  Aggiungercmo  inianlo 
cli,^^sejf^j|j^pi}i^e(49  per  legittimo  il  diploma  del  re  Ardoino  pel  mona- 
steip  ^^ij^^f^ij^tujafi*,,, del  quale  $i  |i   fatlo  pai'ola   al  Capitolo  VIII  (4), 

,.iii:iHi  nui'j'i,* — ' 

(I)  II  vUmIW  ncl  |ironicUorc  la  fcdc  a  qtip^li  chc  )<li  conredrTa  una  lonula  qualsiasi  in  brnt- 
liiio,  poneva  Ic   maiii    sue   io  quelle    Jel  suo  signore ,  c  cosi  pure    facc\aDu  i  couli    \etio    il  rr : 
•<  post  manus  n«>liis  «latns  n . 
(S)  Jnnali   HW4-tO/4. 

(3)  Vcili  nola  (i)  alia  pag    2G3.  —  Carle  del  moDasloro  di  Pmnposa  ; 
l.''C«nce.s»f9  iosmphyt.  fundi  Asturae  elc.  faola  a  D.  Gcrliardo  I),  et  Abb.  S.  Matiac  in  XrDod 
lie.  —  AcUini  Ravcnnae  lO'^.  Andrcae  Not.   Anno  Domini  loannis  {  XVm  )  Tapae  ,  VII  (  1009), 
IrupcrakuTcm   in    Italia  in    nondum    babcmus,  die  39  oclob.  Ind.  VII.  (  R.  I.  3  ]. 

2.'  Pari  concessiono  eolla  slessa  data  ,  nia  del  2  novembrc  ecc.  —  Da  qurila  apparisce  chc 
papa  Giovanni  XVUl  vissc  fin  verso  il  fine  doll'anno  1(HI9  ,  e  ebc  VJrt  dt  rcrificr  Irs  Jalrt  sbaglia 
nel  mellgrc  I'eteziouo  di  Sergio  IV  successoro  di  (iiovanni  XVIll  Ira  il  17  Kiu(;no,  cd  il  il  »(.ii»lo. 
:!.'  Uonalio  uuius  Longarii  Salinarum  in  lerrilnrio  Comiacll  etc  in  ruudamrulo  voralo  I'apa- 
liaiio,  all  nlroqiie  latere  Poniposiae  etc.  Actum  r<iniiiicli,  rog.  Ia>piein<>  ^ol.  Aiinn  Dumioi  Sergii 
P  II  ,  Ilenrici  renis  IX,  die  13  d.cembris  hul.  IX  (  A  fl*!!  C  ).  Ancbe  il  JUno\Biso  JiuU.  Cas$. 
Mnrii  T.  II.  p.iiiS)  rcea  una  carta  di  Ravenna  del  IIXK) ,  colla  noia:  "  inipcranlc  ncminc  -  . 
i4^  Vedi  Append,  n.  31  ,  e  C.ipil    VIll.  pag.  230    nola  (I). 


aO-i  STi-Di  caiTici  sova\  i.a  storiv   d'hai.ia  Efc. 

la  ilata  dl  VerceUi  dell'anno  lOOii,  chc  csso  porla,  poUvbLe  far  credere 
chc  Ardoino  avcsse  otlenuto  in  quell'  anno  fiiita  ol)l)cdicnza  da  Leone 
vescovo  di  quella  citta,  della  quale  avcva  questi  otlenulo  il  comilato  du 
Oltone  III:  c  dico  fiiila  obbedicnza,  poiehe  Leone  non  cesso'd'essere  n 
lui  nemico.  Ad  ogni  modo  qiialuiiquc  ne  fosse  la  cagione,  vcdremo  a  suo 
tempo  quale  fosse  la  punizione  data  al  vescovo  dal  tradito  Ardoinp. 

rrocedeudo  uello  stesso  modo,  si  polrcbbero  prolungare  quesle  iu- 
dicazioni  sulle  scorrei'ie  d'Ardoiu.Oj,  .pia,  con  ppcp  IViUtc^.  j       ^^,   . 

Cerlamenle  tenui  soiio  tali  coiiiellnve:  ma  Iraltandosi  di  tempi  oscu- 
rissimi  per  la  mancauza  di  scriltori,  coevi  ,  tempi  falsali  aiicora  da'  fa- 
volosi  raoconti  de'  moderni,  non  mi  e  paruto  dovcrle  del  tulto  intrala- 
sciare ,  avvegnache  slabilite  soj)ra  1' autorita  dello  storico  .  Arnolfo ,  e 
perclie  confornii  alle  eoiidizioni  nolle  quali  era  poslo  Ardoino.   ,     . 

Resta  a  chiarirc  quello  che  si  facessero  in  questo  temp,o  Genoya,  e 
le  eitta  della  Toscana  accrcaale  al  rciino  d' Italia.  Gcneralmente  le  citta 
poste  lungo  la  marina  sul  lido  ilalico,  fatte^  ^poine  gii  si  e  deltpj  ,ardi- 
mentose  per  la  vita  pin  arrisicata  e  piii  gonercsa  delle  gen^i  di  mare  , 
volgevano  sopra  le  altrc  del  regno  le  voglie  loro  a' pensieri  iji  libcrla 
e  d' independenza.  Poco  quindi  si  curavano  clie  Ardoino  od  Ariigct  fosse 
il  vincitore  in  una  lotta  dalla  quale  le  si  trovavano  lontana, pei- jposi- 
tura  geografica  ,  ed  iadifferenti  come  quelle  che  gl'intcressi  loro  yolti 
alle  cose  di  mare,  da  ogni  altra  cosa  sviavanlc  che  riguarcla^sc.  rinlerno 
state  del  rcame.  Ond'e  che  in  molte,  ne  I'uno  ne  lallrg  Don.ncono- 
scevano  per  re  d' Italia  (1).  Avvezze  ad  una  ereditaria  r^yer,efi,za  yergo 
limpero  romano,  onoravano  il  nome  d' imperatorc  come  ccntro  diina 
potenza  d'  onde  le  minori  partivano  ,  semprc  nondimcno  cercnndo  di 
soltrarsi  dalf  obbedicnza  ogni  volta  che  ne  restassero  inceppali  i  rina- 
scenli  dirilli  che  andavano  di  gionio  in  giorno  riccnquistando.  E  si 
I'autorita  de'  marcliesi  e  de'  conti  vi  si  era  falta  di  gran  lunga  minoie 
che  non  ncgli  altri  comitati  del  regno  ,  non  solo  per  le  esenzioni  coii- 
cedute  negli  anni  addietro  dagli  Ottoni  alle  chiese,  quanto  pcrche  qnclla 
octal  forma  di  vivere  a  comuue  chc  andava  sorgendo  in  molte  citta 
italiane ,  quivi  molto  pii\  presto  ordinavasi  mei'ce  le  socit^la  di  liberi 
iioinini  ,  dcUe  (piali    Gcnova  fra    le  altre   ci  dimostra   I'anlica  esistcnza, 


(I)  «  Alors  Ardoutn  ot  llcnri    se  disputaient  I'Empirc ,  ct  en  plusioiirs  CDtiroits  uu  nc  recoD- 
11  naissait  ni  I'uu  di  I'aulre    »  (  /irt  tie  verifier  les  dales  ,  T.  VII.  p    310,  edit,  iii-8."  ). 


DEI.    CAVAI.ltnE    I.,   C.    I'UOVANA.  a(»5« 

per  una  coufcnna  di  privllcgi  oltcnuta  ila  una  di  esse  a'  tcmjii  di  Beren- 
{•ario  II  c  d'Adalhcrlo  (1).  Perhujualcosa  parte  dellc  puhldichc  faccende 
essendo  quivi  dibatlula  nelle  popolaii  riunioiii ,  1"  auloriu'i  do"  coiiti  \\ 
era  o  poco  ciiraUi,  od  era  costrella  uuiforiuarsi  c  icdcic  a  quclla  del 
inaggior  nuiucro. 

Tuttavia,  seljben  prodotla  da  cause  diverse,  una  corauiiauza  csisteva 
Ira  (jueste  citta  uiarillime  o  viciiic  alia  marina,  c  le  allre  dclli'  parii 
piu  interne  del  regno;  era  questa  la  rivalllu  luanifi'Slatasi  in  qucsti  tempi, 
delle  varie  citta  italiane  fra  di  loro,  prodotla  nelle  prime  da  gare  com- 
nierciali,  o  dalle  eonlcstazioui  pe'  limiti  colle  citta  finilimc,  c  nelle  al- 
lre, sorta  o  conforlata  dal  gareggiare  de'  due  prctendenti  il  trono  ita- 
liane, e  da  quel  uiodo  di  guerra  clic  abbiaino  acccnnato  ;  guerre  d'otii 
e  di  vendette,  fomento  d'ire  sempre  mai  rinascenti ,  per  le  quali  gl'Ita- 
liaiii  costretti  o  per  olTcsa  o  in  difesa  a  star  di  conlinuo  in  sullarmi, 
si  rcsero  in  qucsle  j)rodi  e  valenli  ,  uia  si  volsero  a  brutlarsi  fra  lore 
di  fraterno  sangue ,  prima  ancora  che  la  nazionalita  italinna  avesse  una 
ferma  esislenza.  Nel  Capilolo  segucute  noi  tomercmo  piu  parlicolarmente 
sovra  qucsto  argoinenlo. 

Ma  Genova  durante  il  novcnnlo  del  sccondo  regno  d'Ardoino,  scgnava 
sempre  gli  annl  del  re  Arrigo ,  mentre  Pisa  piu  lontana  dal  cenlro  del 
legno  nou  scgnava  die  gli  anni  del  Redcnlore  (2).  So  da  cio  sc  ne 
deblia  dcdurrc,  che  Genova  parteggiasse  pe' foreslierl ,  io  non  lo  saprci 
dire.  Avviserei  piullosto  che  non  ravvisando  cssa  un  utile  a  scguirc  piu 
I'uno  che  I'altro  de'  competilori  del  trono ,  lasciasse  che  il  suo  inarrhese 


;i)  ci  CimBrnialio  prlviloniorum  babi(atoril>DS  in  civilalc  laniicnsi  a  Boronpirio  pl  AJalLt-rln 
"  Italian  rci^ibus  conccssa  anno  DCCCCLVIII.  XV  Val.  au^.  Iml.  I.  »  (  Ni>licts  el  Kjlraiti  Jci  JUS 
lie  la  Bihliollnijuc  du  Itni  de  France  eu.  T.  XI.  p.  2  ct  3.  VeJi  Corf.  lurium  ,  Lib.  I.  Japlic.  ). 

o  Bercngarius  el  Adalbcilus,  divina  faucnlc  clcmcnlia,  rcge.'s.  Deed  rcgalcm  cxcclli-nliam,  uUolit 
"  saorum  etc.  Idcirco  omnium  sole  Dei  ccclesie  noslronimque  etc.  noveril  universitas.  r|ualiter  in- 
»  lervcntu  ac  pelilionc  llcbonis  nlri  dilccti  fidclis,  per  huius  prccepli  pa^inam ,  secundum  consut- 
■•  tudincm  illorum  ,  conlirmamus  ct  corroboramus  oniuibus  nostris  Cdclibus  el  habitatoribus  in  ci- 
"  vitate  lanucnsi,  cnnrlas  res  cl  proprielales  illorum  ,  sea  libellarias  el  precarias  ,  el  omnia  quae 
..  socundum  con.suelndineni  illorum  teneni ,  aliciiio  lilulo  vel  modulo  scriplinnis  arquiMcrunl ,  tel 

-  que  illis  Cl  parte  palris  et  malris  adveneruut;  omnia  cl  e\  omnibus,  el  intra  cl  e\lra  ciiilalem. 
.  in  inlc(,Tuni  cis  confirmamus  pli-uiusque  corroboramus,  una  cum  terri.i,  \incis,  pralis  cic.  I'rc- 

-  cipienles  ilaquc  iubcmus  ut  nullus  Dux  ,  Marcliio  ,  Comes  etc.  sed  liceal  eis  paciGcc  et  quicle 
•  yivcrc  ,  ac  nostra  fulii  proceptali  confirmalionc  ,  omnium  lioroinum  reniota  conlradilione  vfl 
.■  diminorationc.   Si  quis  i^ilur  huius  noslrae  etc.  .\ctum  Tapi.ne  in  Dei  nomine  feliciter.   • 

(8)  Hht.  P.  Monum    T.  I.  —  MuBATORi ,  Jnt.  Ilal.  M.  At    T.  III.  col.   lOTI. 

SuRiE  II.  Tom.  VII.  -"^i 


aGfi  STuni  cniTici  sovii\  i..\  storia  d'itai.ia  t.c.c. 

facesse  iulitolare  gli  atli  pubblici  col  noine  cli  im  re,  ch'essa  non  voleva 
inimJcarsi ,  come  pii!i  vicino  che  I'altro  a  consegnirc  la  coroua  deU'im- 
j)erio.  Ma  il  non  ravvisare  nessun  indizio,  die  Ardoino  uello  scorrcre  Ic 
provincie  del  regno  si  facesse  contro  Genova  per  coslringcrla  a  ricono- 
scere  r  autorila  sua ,  come  verso  di  molte  altre  citla  del  regno  italico 
rra  ito  facendo  ,  mi  di  sospelto  che  come  I'iircivescovo  Arnolfo  ia  Mi- 
lano,  e  come  fece  in  Torino  il  marchesc  Manfredi,  cosi  in  Gcno\a  il 
siio  marchesc  si  adopcrassc  di  non  fare  insospetlii'q  j3Li;rigo ,  mentre  di 
segreto  teneva  pel  re  italiano.  ,'>       . 

Era  conte  della  Marca  di  Genova,  ed  in  parte  ancora  di  quella  di 
Milano ,  Obcrto  II,  detlo  dal  Muratori  il  progenitorc  degli  Estensi ,  il 
pill  potente ,  il  piii  acccso  ed  il  piu  costaiite  fra  gli  adcrenli  del  i"c 
Ardoino.  Scendeva  egli  in  retta  linea  dagli  anlichi  marchesi  della  To- 
scana  (1),  ed  era  figliuolo  di  Oherto  I  principe  potentissimo  del  se- 
oolo  X  ,  marchesc  com'  esso  della  Liguria  ,  cpiegli  che  nclla  conginra 
ordita  da  papa  Giovanni  XII  con  Gualberto  arcivescovo  di  IMilano  c  con 
Gualdo  vescoYO  di  Como,  era  stato  principal  cagione  della  cadiita  de'  re 
Cerengario  II  ed  Adalberto  ,  c  che  il  dominio  dell'  Italia  passassc  nelle 
mani  de'  principi  tedcschi  (2). 

lien  divprso  dal  padre,  iiifiummatosi  Oberto  II  nell'opposto  desiderio 
di  riconrjuistarc  all' Italia  I'independenza  pei'duta ,  adoperava  ogni  sua 
polenza  per  escludcre  dalT  Italia  i  principi  germaniei:  eppero  accosta- 
tosi  alia  parte  del  re  Ardoino  ,  questa  aiuto  ,  cpiesla  promosse,  e  que5,ta 
lino  all'ultimo  ,  in  ogni  modo  sostenne  e  difese.  A  quesio  scopo  volgeva 
Ic  immense  ricchezze  da  lui  possedute  nelle  provincie  di  Toscana  ,  di 
Lunigiana  e  di  Loinbardia:  a  questo  I'opera  indirizzava  della  numerosa 
sua  famiglia,  ed  il  seguito  infinito,  che  a  lui  procacciavano  il  grado  di 
marcliese  della  Liguna,  e  la  carica  di  Conte  del  sacro  palazzo  in  Pavia, 
la  ipiale  assoggettava  alia  di  lui  giurisdizione  non  solo  quella  capilale 
del  regno  ,  ma  varie  altre  fra  le  cittu  longobarde  (3). 


(I)  MUEKT.  ylnn.  972  ,  cd  Am.  Est.  P.  I.  C.  XV. 

(J;  'I  I.cgati  ab  Apuslolica  Sedc  vcniunt ,  loaones  diaconus  cl  Aio  scrlniarius  vocaotcs  rcgem 
*>  ad  defeDdcoJam  llalinni  el  Romanam  Rcmpublicam  a  tyrannido  Bercngarii  elc.  »  (  Chron. 
Rf.gihoji.  Lib.  11.  ad  an.  900  ,  ap.  Plstorium  R.  G.  S.  T.  I.  p.  108  ). 

(3)  MUEAT.  Ant.  F.sl.  P.  I.  Cap.  Xlll,  cd  ^/ina/i  /O/;.  —  Cfr.  Sciieidii  ,  Oriij  Gu.lficac  ,  Lib  II 
cap.  VIII.  j  9,  el  cip    IX  pa.ssiiu :  vid«  cliaui  ibid.   Tab.  Gencal.  p.  212. 


UKi.  (.'.vvAi.iLni:  I.,  o.   phovana.  a(j- 

Ma  |)oco  ci  train<mdaroiio  Ic  storiu  di  que'  tciniii ,  sovra  le  cose  ope- 
rate  da  Obeito  II  e  da'suoi,  a  favore  U'Ardoiiio:  sia  che  di  tal  nian- 
lanZa  s'abbia  a  cagioiiare  rcdjicili  del  tempo,  o  sia  die,  sicconie  a  ijiii 
huon  dhilto  avviscrciiio,  mancliino  scinprc  gli  scriltori  agli  ()|>prcssi.  Ad 
ogni  mode,  di  lui  c  della  sua  (amiglia  ci  accadcia  di  ragionarc  di  iiuo>o  , 
e  ne  riferiremo  gli  ullimi  falli  nell'  addnn-e  ic  sculeiize  di  Anigo  impe- 
ratori',  colle  quali  |)uni  lo  zelo  di  cosloro  coniro  il  doiiiiuio  foreslieio, 
y.elo  del  quale  cio  nondiuieno  ,  morto  gii  Obcrlo  II,  novcllc  prove  fu- 
rono  dale  coiilro  Corrailo  il  Salico ,  da'  principi  suoi  eredi  c  coiigiunli. 

Avevia  Oberto  numerosi  figli ,  fra'  quali  uua  fanriulla  per  uoine  Beita, 
moglic  die  fu  del  mardiese  Maufredi  II  coule  di  Toriuo.  Dal  qual  pa- 
reiilado  conlratlo  nclFanno  1010  (1),  ciou  dopo  il  risoiqinieiUo  del  re 
Ardoino  ,  foiulamcuto  maggiore  no  Iraggo  a  confemiaruii  iiella  ( redenza 
elic  il  (•onto  di  Torino  favorisse  in  segrelo  quel  re,  inentre  apertamente 
egli  mostrava  di  aderire  al  re  tedesco. 

Pcrciocche  dalla  seutenza  di  Arrigo  dell'anno  101  i,  colla  quale  priva 
il  uiarchese  Oberlo  e  vari  suoi  congiunli  ddlc  loro  copiose  sostanze  , 
argoincnlar  possiamo,  siccome  dopo  il  falto  di  Verona  del  1004,questo 
inarchese  s'era  infinlo  accostarsi  al  re  Arrigo,  e  lo  aveva  cogli  allri  elel- 
tori  chiamato  al  trono  d' Italia,  moslrandosi  ad  esso  alVezionato  e  fcdele  , 
inciitrc  di  celato  co'  suoi ,  e  d'  accordo  forsc  col  re  Ardoino  riparalo 
ne'.suoi  comilati  d'lvi-ea  ,  sccondava  o  promoveva  la  soinmossa  di  Pavia; 
modi  codesti,  couformi  al  sistema  d'ingauni  e  di  dojipiczze  allora  in  use, 
degni  di  tempi  barbari  e  corrotli ,  c  di  que' principi,  a  vicenda  tradili 
e  tradilori  (2). 

Ora  sembrera  cosa  difficile  che  il  marchese  Oberlo ,  principe  di  tp- 
nace  proposito,  ed  acccsissimo  pel  trionfo  del  re  Ardoino,  si  fosse  con- 
siglialo  di  concedere  Berta  sua  figlia  in  is[iosa  al  contc  di  Torino,  ove 
([uesli  nou  fosse  stato  tacitamenlc  inlcso  con  esso  a  favore  di  Ardoino, 
e  fosse  invece  zelatore  de'  principi  germanici. 

Del  resto  se  I'antivcggenza  di  Manfredi  fece  ch'egli  s'  industriasse  di 


(1)  Terhaweo,  Adel.  III.  P.  II.  p.  57. 

ii)  It  Poslqnam  nos  in  rcgcm  ct  imperatorcm  clcgorunl ,  cl  post  manin  n"lws  clatas  ,  cl  sacra- 
'  menta  nobis  facia,  cum  Dei  noslroquo  ininiico  Arduino  rognum  nnslruni  in>asis»c  etc.  ■•  (  Di/>l. 
fUnrici  Imp.  an.  Dom.  Inc.  MXIV.  Ind.  XII.  etc.  Actum  SoUga.  io  Hut.  P.  Men  T.  I  doc  CCXXXVIII 
col.  405  ,  e  noU'Appcnd.  n.  3G  ). 


aG8  sTUDi  cntTiri  sovra  i.a  stoma  d'italia  ecc. 

non  insospctlire  Amgo,  ch'oramai  scorgeva  accenn.ire  alia  corona  ini- 
periale ,  egli  ben  dimostro  die  scopo  del  suo  desidcrio  era  1'  escludere 
dal  Irono  d'  Ilalia  i  principi  germanici ,  col  collcgarsi  ch'  ci  fece  alcuni 
amn  dojio,  e  inorto  Arrigo  imperatore  ,  con  quelH  fra  gl'  Itallani  che 
s'opposero  aH'clexione  di  Corrado  il  Salico  (I).  A  imitazioiie  di  lui,  ma 
incno  pnidente  ,  il  niarchese  Oberlo  voile  o  lascio  chc  Gcnova  rimanesse 
ill  apparenza  almcno,  nella  dcvozione  del  re  germanico  ,  mcnlre  egli 
co'  suoi  ordiva  Ic  fila  di  quella  congiura  clic  scopjno  in  Roma  nel  101  i 
a\  tempo  dclla  coronazione  imperiale  di  Arrigo  :  congiura  coUa  quale 
disegnava  opprimerc  a  un  colpo  tulta  la  fazione  tedesca ,  ma  che  poco 
manco  non  recasse  rullimo  sterminio  a  lui  ed  a  tutta  la  sua  famiglia. 


(t)  Terkakeo  ,  op.  cil.  p.  II.  p.  10". 


DEL    CAVALIERE    L.  C.    PHOVANA. 


CAPITOLO  X. 


CONDIZIOM  DELLE  CIITA  DELLA  TOSCANA  REGALE 

CARE  TRA  PISA   E  I.L'CCA.    COSK  DI  ROMA. 

ClOVArSM  FIGLIUOLO  DEL  CO>SOLE  CRESCE>ZIO  VI  E  CREATO  PATRIZiU 

STATO  DELLE    FAZIOPil   SOTTO   UE.'SEDETTO   VIII  S.    P. 

(  999-1014  ). 


a6t) 


Ma  vediamo  j)iu  part'icolarmente  lo  stato  della  Toscana.  Gia  si  e  detlo 
siccome  menlre  Ardoino,  cedcndo  all' iinj)etuosa  natura ,  sfogava  I'ira  sua 
turibonda  sovra  le  innocenti  popolazioiii  ilalianc  per  far  vendetta  del  tra- 
dimento  de'principi,  le  citta  principali  della  Toscana  regale  lontane  da 
cjuesti  furori ,  s'andavano  pianamente  avviando  anch'csse,  come  Genova, 
ad  ordlni  migliori.  Quesle  citta  noi  gia  indicammo  cssere  nove:  Luni , 
Pisa,  Lucca,  Volterra,  Siena,  Pisloia,  Fircnze,  Arezzo  c  Cluusi,  com- 
prese  nell'area  di  un  triangolo,  del  quale  i  tre  punti  posavano:  uno  al 
<!onfluente  del  fiume  Cecina  col  mare  Tirrcno,  I'aUro  alle  sorgenti  della 
Macra  presso  Pontremoli ,  ed  il  terzo  a  Biturgia  sul  Tevere  (I). 

Opino  uno  scrittore  moderno  (2),  che  i  vcscovi  o  conti  della  Tosi  ana 
non  fossero  couvenuli  a' comizi  di  Pavia  dell' anno  1002,  ne"  quali  fii 
eletto  Ardoino  a  re  d'  Italia  ,  e|)per6  che  Taatorita  di  lui  mai  non  s'e- 
stcndesse  insino  a  qiiclla  Marca.  Ignoro  sopra  quali  allri  titoli  possu 
essere  fondala  quesla  senlcnza  ,  alia  quale  s'oppone,  ollrc  al  teslo  dello 
storico  Arnolfo,  in  cui  vien  detto  che  Ardoino  appena  eletto  re,  ><  \isitu 
»    I'intero  reame,  e  vi  usa  dovunque  la  regia  aulorila  »  (3),  I'esistenza 


(I)  Vedi  il  Capitolo  IV.  paj;.  140. 

(5)  Vesme  ,  f'iccnde  dellc  ProprulU  In  Italia  ,  f  9"t! ,  in  Mem.  ittUn  K  Mitadrmia  rfc/Zt  Satntt 
J,  Torhio,  T.  XXXIX. 

(3)  <i  Regnum  perambalat  uaiM-rsuni ,  rci;iii  lure  cuoila  pcrUacUint.  ■•  (  AnKtLrBi ,  Mid  llt>i 
Lib    I    c   XIV  ) 


a^O  STl'DI    CR^TICI    SOVHA    I. A    STORIA    D  ITALIA    F.C.r.. 

uiicora  tli  lui  diploma  concesso  da  qiiesto  re  neiranno  primo  del  suo  regno 
al  monastcro  di  S.  Salvatore  di  Lucca,  documento  fmoia  inedilo,  e  da 
me  dalloriginalc  tratlo  alia  luce  (I). 

Certainenle  nou  crcderci,  die  Ardoino  dopo  il  1004  volgcsse  inai 
raniiuo  a  spingere  le  sue  scorrcrie  per  insiiio  alle  cilta  di-lla  Toscana 
per  ridurle  di  uuovo  alia  sua  dcvozione,  douo  che  esse  avevano  aderito 
ad  Arrigo  nel  lOOi,  spavcnlate  daU'circralo  slcrmiiiio  di  Pavia ,  ed  ave- 
vano niau<lato  i  loro  depulati  al  re  vincitorc  gia  avvialo  per  alia  sua 
Gennaaia  (2);  ecu  tulto  cio  dopo  quell' anno  in  varie  dellc  principal! 
citti  della  Marca  di  Toscana  piii  non  segnavansi  gli  anni  di  Arrigo 
iielle  pubbliche  carte.  ji,  i.li, 

Ma  sopra  i  priinordi  della  liberl;i  nclle  cilia  di  questa  Marra  ,  trala- 
scieiemo  quello  che  s'  apparlienc  alle  minori ,  le  quali  assai  pin  lardi 
s'ordinarono  al  vivere  a  comune  ,  e  che  facihnente  invase,  come  Pistoia, 
dal  furor  delle  parti ,  vennero  quindi  in  preda  delle  cilta  vicine.  Alcuni 
ceuni  segnei'emo  sovra  le  altre. 

Fra  queste  Luui  antichissima  c  fiorente  fino  da' tempi  romani ,  mise- 
ramente  illustre  altresi  per  le  raolte  volte  che  fu  presa  e  .guasta  da' 
harbari  ,  era  in  quel  punlo  in  prospera  fortuna  ,  ed  avviata  ad  ordini 
niigliori  ,  secondo  che  si  puo  argomentare  dal  fiorenlc  traffico ,  che  i 
suoi  cittadini  facevano  pel  mare  Tiireno.  Fa  nondimeno  pochi  ainii 
appresso  (  an.  1016  )  novellamente  preda  de'  Saracini ,  come  si  ha  da 
Dilmaro  (3)  ,  ed  il  suo  vescovo  cacciato  da  que'  barbari  che  vi  po- 
sero  stanza ,  ma  non  la  disfeccro.  La  rovina  totale  di  Luni  fu  assai 
pill  tardi.  Nel  1185  fu  concessa  da  Federigo  I  impcratorc  c  nomina- 
tamente  col  territorio  suburbano  ,  col  circo  ,  co'  sobborghi ,  co'  fossati , 
colla  piazza,  che  slava  tra  il  muro  della  cilta   ed  il  mare,  a  Pietro  suo 


(1)  Prifil.  Arii.  regis  monialibws  S.  Sahatoris  de  Luca  enmessum,  A7  kul.  sept.  Ind.  /2,  art.  iOOS^ 
prima  rcgni.  Aitum  Papiae.  Queslo  dipt,  e  cilalo  dal  FloBENTiNi,  Mem.  di  Mai.  p.  9.  Vcdi  I'Ap- 
p«adico  al  n.  36. 

(3)  ((  Indc  ( llcnrious )  Cbromo  pervcnieDS  ,  PcDtecosten  sanclam  pia  animi  dcvotiono  celcbravit. 
>i  Inde  discedcDli  Tusci  ei  occurrunt,  ot  manus  per  ordiacm  sioguli  icddunt,  »  (  ADALBOLDt, 
A'l/a  Henrici  If  Imp.  §  41.  I.  c.  ).  Chromo  dcllo  daH'Aiin.  Sassone  ,  e  dal  ciiinista  DlTMARO 
Urommo,  e  un  idiotismo  gcrmanico  di  Crema ,  secondo  s'ha  dall'Annol.  di  Ditmaro  /.  .V.  Lappenbcrg, 
nola  (94):  «  Grommo  urbs  Crema  ul  \idolur.  »  (  Pebti  ,  1.  c.  T.  V.  p.  807  ). 

(3)  n  Id  Longnbardia  Saraccni  navigio  vcnienles  Lunam  civilalem  fugalo  pastore  invaduDt,  el 
»  i'lim  potentia  ac  sccuritato  fines  illius  regionis  inhabitant,  ct  uxoribus  incolarum  abiilnntnr  '» 
(Tbietn.  Chron.  Lib.  VU.  5  31.   1.  c    p.  850). 


DEI.    CAVALIERE    I..    C.     PnOVANA.  2- ( 

4 

vc3Coyo  (I).  Pi-ova  evidente,  chc  la  totale  ilistruzionc  di  Liini  fii  di 
mollo  piu  reccnte  ,  chc  non  viene  asscrilo  »la  inolli  scritlori ,  i  quali 
vogUono  chc  Sai-ziuia ,  citla  posta  suUa  siiiisLra  S|>ou<ln  del  (iumc  Macra 
a  poca  distanza  da  Luiii  ,  fosse  edificata  dopo  die  <piesta  fu  dlstrutta. 
Queslc  citli  durarono  insieme  per  oltie  a  tre  scroll  (s!) ,  cd  il  caslello 
di  Sarzana  viene  gia  ricordato  in  una  carta  di  Otloiie  I  del  963  presso 
rUghelli  (3). 

Sc  si  fa  a  fidanza  con  Giovanni  Villani,  Fiieiize  in  (piesli  lempi  gia 
sarebbe  stata  munita  di  slaluti  e  di  consoli.  Parve  assai  pi-cccce  la  iio- 
tizia  al  Muratori  (4).  Ad  ogni  mode  quel  cronista  scrive  chc  ^isfalta 
Fiesole  nciranno  1010  da' Fiorentini ,  gli  a1)italori  di  quclla  fiiroiio  ac- 
lolli  in  Firenze  ,  dove  due  consoli  ed  un  senate  di  cento  i  itladini  for- 
iiiai'ono  la  signoria  che  ressc  i  due  popoli  oramai  fatti  un  popolo  solo  (5). 
Accolse  tanto  piii  per  vera  questa  nanazione  il  Sigonio  (6),  in  quanlo 
chc  il  MachiavcUi  anch'  esso  dice  siccome  «  nel  mille  dieci ,  il  di  di 
"  S.  Romolo  ,  giorno  solenne  a'FiesoIani,  i  Fiorentini  presero  e  disfe- 
)>  cero  Fiesole  ;  il  che  (  soggiunge  )  fecero  o  con  il  consenso  degl'  im- 
»  pcratoi'i ,  od  in  quel  tempo  ,  chc  dalla  morte  dciruno  alia  creazionc 
1)  deiraltro  ,  ciascuno  piii  libero  riinaneva  »  (7).  Parole  dalle  (piali  il 
Sigonio  avrcbbc  potulo  scorgcre,  die  qucsto  profondo  scrittore  non  a- 
veva  volulo  assegnare  precisamente  aU'aniio  1 0 1 0  (  che  forse  per  reve- 
renza  sollaulo  dcgli  anlichi  cronisti  notava  )  I'ordinarsi  de' Fiorentini  al 
vivere  libero  ,  c  la  fazione  loro  contro  Fiesole  ,  ma  a  qucllo  spazio  di 
tempo  corso  tra  la  uiorle  di  Otlonc  III  e  I'esaltazione  di  Arngo  I  al 
trono  imperlale  (  anni  1002-1014).  Eppero  sebbene  seguendo  il  Mura- 
tori ,  io  non  voglia  acccltare  rigorosamenle  T  opinione  del  Villani  circa 
i  consoli,  e  gli  statuli  conquistati  da'  Fiorentini  nell'anno  1010,  tultavia 
ilalle  parole  del  .MachiavcUi  parnii  di  veder  coiifermalo  verso  i  Fioren- 


(I)  «  Homiaalim  ciuitatem  Lunensem  cum  fossatis  ,  ct  suburliiis  etc.  cl  platcam  <]0P  est  inter 
•  nturum  ciuitatis  ot  marc,  cdiftcium  qnod  Circiihim  aocatur  aul  Areoa,  etc,  >•  {^DifL  Fridtr.  /. 
Ual.  an.  HSJ  apud  Ugiif-LLI  /(.  Sac.  T.  1.  col.  819. 

(i)  jinoa.  Med.  Oc  Tabula  Clwrogr.  M.  M.  col.  CCII. 

(3)  Ital.  Sacra  ,  T.  I.  col.  836. 

;l)  Aimali  J' Italia   1010. 

,5)  hloric  tli  Cio.  Vii.I.\M  ,  Lib.  IV.  Cap  V  t  VI.  ap.  Mlb»T.  Ft.  I.  T.  XIII.  —  llicoROtno 
.MiLESPiNi ,  D.:ll'  ht.  Fiurcat.  Cap.  LIV.  LV.  ap.  Mll\*T.  i\.  1.  T.  Vlll.  col.  918,  919. 

{6)  SiGOMO  ,  De  Regit.  Ital.  ad  an.   1010.  Lib.  VIII. 

,"^  D.IU  htoiU  Fiorcnihic  di  .\tc.  M.icauvELU,  Lib.  II    cdii.  lU-S."  del  1813,  T.  I.  Opcre,  f. !». 


a7  ?  sri-'Df  CRiTicr  sjvra  lv  stoma  d  itah.v  ecc. 

tiiii  qitcUo  die  sono  veiuilo  finora  argomenlando  tla'  falti  ,  cioe  clie  le 
popolazloni  italiaiie  ,  spccialinente  nelia  confusione  de'  tempi  che  veii- 
iiero  tlopo  la  morte  ili  Ottone  III  ,  cominoiarono  a  gctlar  le  l)asi  ili 
quelia  iiulependenza ,  clie  poi  coinpiulamenlc  conseguiroiio   piu  lardi. 

Ma  se  la  vacanza  deHimpcro,  e  se  le  guerre  tra  Ardoiiio  ed  Anigo 
erano  state  favorevoli  a'  Fiorentini  per  ismuovere  il  giogo  de'loro  conti, 
ed  iiitraprendere  una  vita  novella  ,  non  minorc  vantaggio  avevauo  esse 
I'Ccato  a'  Pisani  ed  a'  Lucchcsi. 

Pisa  e  Lucca,  illustri  citta  per  1'  antica  origine  ,  che  la  prima  da" 
rireci,_e  I'altra  ripeteva  da' Romani  (I) ,  erano  in  quesii  anni  salile  in 
inoila  poteiiza.  I  navigli  pisani,  rlie  non  solo,  siccoine  gia  notammo  (2), 
dileiidevano  Ic  costiere  dalle  invasioni  de'  Saraciui ,  ma  gareggiavano 
nel  traflico  con  quelli  de'  Genovesi ,  degli  Amalfitani  e  de'  Veneti ,  re- 
I'avano  ncl  porto  di  Pisa  le  ricchezze  adunale  sul  mare  nelle  incursiuni 
loro  avveiiturose.  II  movimenlo,  clie  un  tal  inodo  di  vita  avcva  impresso 
iiclla  popolazione  ,  era  venuto  viemmaggiormente  crescendo  col  succe- 
dersi  degli  anni ,  e  le  combinazioni  nale  da  nuovi  interessi ,  avevano 
suscitato  novelle  forme  nell'ordinamento  delle  pubbliche  cose:  forme, 
le  quali  nella  frequeiiza  delle  incursioni  barbariche  ,  e  nello  estendersi 
del  loro  traflico  durante  la  vacanza  dell'  impero  s'  erano  rese  natural- 
mente  piii  indipcndenti ,  posciache  per  alcuni  anni  nessun  nunvo  mar- 
fhese  non  ero  stato  surrogato  ad  Ugo  marcliese  di  Toscana ,  morlo 
pochi  mesi  prima  di  Ottone  III  (3).  Pisa,  cos\  I'Anouimo  Milanese,  nel 
secolo  XI  crebbe  e  si  fece  piu  celebre  ,  che  non  fosse  ne'  tempi  ante- 
riori  (4) ,  e  scnza  dubbio  di  questo  accrescimento  e  del  suo  lusti-o  ando 
debitrice  a' passi  gia  fatti  verso  la  libertii ,  e  nel  commercio  :  Tuno  r 
I'altra  possenii  motori  di  civilta  nella  vita  di  un  popolo. 

Lucca  per  altra  via  era  salila  in  fiore  (in  da'precedenti  secoli  del  medio 
evo.  Divenuta  la  sede  de'duchi  longobardi  (5),  lo  fu  parimenti  de'marchesi, 
dopoche  da' successor!  di  Carlo  Alagno  la  Toscana  fu  ridotta  in  Marca  (6). 


(t)  Cell\b1i  ,  Gcographia  jintiijua ,  Lib.  II.  p.  5'0-571. 

(J)  Vedi  Capilolo  IV.  pag.  148. 

(3)  Vedi  ibid.  pag.  139.  ^ 

(J)  yin.  lUeJiol.  De  Tabul.  Chorogr.  col.  CCIII. 

(5)  FiOREHTlM  (  Mansi  ) ,  Mem.    delta    Contessa  Matilde    (  passim  )     —  Anon    .Vcdiol     J  96.  col 

cxcvni,  ci  col.  CCIII 

(6)  Anon.  Mediol.  col.  CXCIX. 


uni.    CAVALIF.nE    I..  C.    PROVANA.  a-3 


L'esislciixii  til  nil  lOf^io  o  im|i('ii;ile  jialazzo  <l(ntro  le  mura  di  Lucca  e<l 
i  fic(|ueiiti  i>laclli,  die  alia  prescnza  de' cluchi,  niardiosi  c  conti  \i  ce- 
lebravauo  i  inessl  dcTI' iinperatbre  o  del. re,  diinoslraiio,  the  non  solo 
«|uesta  cittci  era  teniila  cdiiiii'^'riiicipalc  fra  le  ahrc  di  qiiella  provincia, 
ma  clie  ftcfiiientc  di  a!)il;ilori,  c  ncca  di  sostanze,  i  sovfani  d'llaiia  n«" 
curavaiio  parllcolanncnle  il  govcnio,  coll' impedirc  per  infzzo  di  que' 
loro  iniiiislri,  cW  I'avarizia  de'corttl  non  manometlcssc  gli  avcii  de'cit- 
tijdiiil ,  a  tutela  de' cjuali  csistcvano  fin  da' tempi  longohardi  nclla  citlA, 
gli  scahiui  o  giudici  nomiiiati  dal  jiopolo  (1).  Oucstc  cose  crano  senza 
dubbio  olcnienli  di  lijjcrla,  c  non  c  a  dire  clic  d^.po  la  morle  di  Ot- 
toiie  lir,'  e'  nienire  boUivano  le  ire  tra  gli  Ardoinki  e  gli  llnriciani  , 
Lucca  non  abBia  dovulo  conquistare  anch'  essa  una  f[nalilic  maggiore 
inJejichdertza  sii'  propri  cnnli ,  c  non  li  abbia  condotti  a  secondare  le 
novelle  sue  tendenze. 

Indizio  diun  grade  qunlsiasi  di  liberla  gia  conseguilo  da  questi  po- 
poli ,  sono  le  cu'erie  '  rolte  in  qiiesti  anni  tra  i  Iiiicdiesi  ed  i  I'isani. 
Frimo  c  sccllcralo  esempio ,  iroppo  spesso  segulto,  di  guerre  fraternc 
tra  Jiie  popoll  dclla  palriu  italiana  ,  ma  cui  pure  doiilnamo  altrihuire 
in ' crari  ^parte  rmci^emeiitb  piffe's'd  In  secuito  da'popoli  d'ltalia  nell' i 


I'crari  parte  1  ihci-eaieiitb  piffe'sd  In  secuito  da'popoli  d'ltalia  nell' arte 

;Ri-)l2s' olhrf  ?,^  j,n!.:J    ;       •.  °       .        '    '  ,  ,     ^„ 

nella  guerra ,  e  16  onoratc  imprese  ua  essi  operate  liel  secolo  XII. 
iWr.M  ^■>?S)-l   0(f!,'i'j,.i  .^-  '  "  i  i,  ,. 

iVon  e  cosa  credinile ,  Clie  nclla  mancanza  dcccnnata  di  un  recsilore 

supremo  della  ]^larca  Toscana  ,  i  conli  clic  tencvano  il  govcnio  di  Lucca 

e  Ui  Insa.  cTi  nupna  vp"lia  piirliSfeSero  parte  in  fjuclle  cuferre.  Un  antica 

,'     '.:>'wiv1il7,uiimx'i;./.yP      1°      ',        '    .  ...  1       I         ?  ,. 

Icgge  del  c,odice  t+arouno  taceVa  l)ensi  abihta   ad  ogni  conie   ili  mover 

r  armi  per  difeoidei-e  il  proprlo  lerritorio  dalle  incursion!   de' barbari  . 

ma  nqu  mai  di  cliiavnare  all'armi  il  poiiolo  per  assalirc  i  ricini  (2\    II 
■  ■.iy."in<:u.,  .  :  ,,.     .      .    ,  .;.       ,.  ...  .  . 

lion    irovarsi    poi  nominato    veruno  di    questi  conli   come   capitano   ni 

quelle  fazioni,  dim()stra  che  ne  anche  per  abnso,  o  per  zelo  di  privala 

loro  aiiibizione  ,  questc    guerre  rompevansi ,   ma   per  cagioni   del  tullo 

eslrancc  da  essi,  c  nelle  quali  od  i  conli  non  s'  iinpigliavano,  od  crano 

loro  malgrado  costrclti    a  impigliarsi    pel  conto  dclle  popolazioni.   Eti- 

tlenteinenle    pertanlo  noi  venghiarao   a  cliiarirci ,  che  gii  nelle  cose    di 

guerra  quelle  citta  avcvano  sopra  i  loro  rcggitori  conseguilo  un'autorilj, 


(1)  FiOHENTiNi,  op.  cil.  Lil).  ni.  p.  453-454.  —  Jnon.  Meiial   col.  CXCIX.  CCIII. 

t»)  FiOBENTisi,  1.  c.  Lib.  III.  p.  434.  —  Leg.  Longob.  Lib.  II.  lit.  5S.  'j  3  cl  Lib.  III.  til    13 

Serie  II.  To.M.  VII.  35 


aT4  sTUDi  cniTrci  sovra  i.a  storia  d'  italia  ecc. 

una  notenza  ,  una  matcriale  qualsiasi  forza  ,  pci"  cui  a  loro  lalcnto  i 
ciltailini  potevano  ailunarsi ,  armarsi  e  slanziarc  la  gucrra ,  irrompere 
uc'  lerrilori  giudicati  ncmici,  compoxTc  Iregue,  paci,  accordi,  alleanze. 
Alle  quali  cose ,  clie  gran  parte  sono  del  Tivere  a  coiniine ,  sc  aggiun- 
gasi  il  d'ailto  clie  ah  antico  tenevano,  di  cleggcre  i  propri  giudici  (1), 
coucliiudcremo  chc  sc  Lncca  c  Pisa  non  crano  tuttavia  Icgalnicnte  co- 
slituilc  in  forma  di  Rcpnbblica  ,  mollo  innanzi  crano  gia  corse  nel  pos- 
sesso  del  viver  libero.  Prima  nondimeno  chc  Lucca  giungessc  all'apice 
de'  suoi  Yoli  ,  provar  dovcva  e  la  tiraniiide  di  Bonifacio  marchese  della 
Toscana  ncl  1 028  ,  padre  clie  fii  dclla  contcssa  ISIalilde ,  e  la  lunga  do- 
minazione  di  <|uesla  donna  famosa. 

Assegna,  e  il  vero,  il  Fiorentini  una  special  causa  airarmaraento  de' 
Lucclicsi  ;  aderiva  di  nuovo  in  qucgli  anni  (  1002-1003)  la  cilia  di 
Lucca  al  re  Ardoiiio:  trovavansi  pcrcio  i  cilladini  armati  per  farsi  cogli 
altri  Ilaliani  contro  a'  Tedeschi,  che  aecennavano  di  scendere  in  Italia: 
nia  invece  di  recarsi  in  Lombardia  al  convegno  deH'osle  italiana ,  prc- 
leslando  le  minaccie  de'  Saraciui  volgcvano  contro  Pisa  I'armi  impu- 
gnate  (2).  Cio  pure  in  tal  caso  doveva  esser  vero  per  i  Pisani.  Ma  chi 
noa  vede  che  il  rifiuto  di  i-ecarsi  la  dove  la  legge  militare  del  regno 
appellavali,  era  un  atto  di  non  poca  indepcndenza  per  parte  di  que' 
popoli ,  al  quale  tcneva  diclro  il  secondo,  di  portar  I'armi  dove  spinge- 
vanli  gli  odi  chc  conlro  i  -vicini  senlivano  ? 

Non  si  sa  d' onde  fossero  nati  questi  odi,  che  laceravano  Pisani  e 
Lucchesi  ,  popoli  per  vicinanza  ,  per  cielo  ,  per  lingua  e  per  leggi  so- 
miglianti  fra  loro.  Ma  sia  che  fossero  eifetto  di  una  natural  gclosia,  la 
quale  preslo  s'acccnde  tra  due  citta  ,  di  cui  Tuna  come  Lucca  era  in 
ispecial  modo  scmpre  stata  dagl'  imperatoi'i  e  da'  re  d'  Ilalia  privilegiata 
e  distinta ,  sia  che  per  vecchi  soprusi  che  I'un  popolo  contro  dell'  al- 
tro  avesse  usalo  nascessero,  esca  novella  all'odio  antico  in  questi  anni 
arrogevasi  ,  pel  segreto  accordo  che  dicevasi  aver  fatlo  i  Pisani  co'  Sa- 
racini ,  occupatori  dell'isole  di  Sardegna  e  di  Corsica,  d'onde  di  coii- 
tinuo  infestavano  le  marine  loscanc  ,  accordo  col  quale,  actio  fosse  la- 
sciata  in  pace   la   parte   pisana  della   spiaggia  ,   eraiio    que'  barbari   non 


(t)  FlOBENTINI,  I.  c.   Wt. 

(V)  FiOBEKTlM  .   ni  Lib.  I.  p.  9. 


DP.r.    CAVALIERE    L.    G.    PHOVAXA.  2-5 

solo  da'  Pisani  cornportati ,  ina  aiicora  scgiclainciite  soccorsi  ncll'eslra- 
zione  di  Luona  qnauliti  d'olio  su  qiu-l  dc'  Lurchesi. 

Rifacevansi  cosloro  dal  daiino ,  coll'iirtj)osscssarsi  in  qiii;!  di  Pisa  di 
allrettanta  quantita  dclla  dcrrata  medesima  :  «  non  volerc,  dicc?ano  ,  in 
»  verun  raodo  coinportare,  clie  le  lore  sostanzc  vcnisscio  ncllc  inani  , 
))  cd  in  vanlaggio  dcgl'  iiifedeli.  n  ^la  i  Pisani  vcndicavano  questa  ra- 
j)ina  ,  prcdando  sul  Icnitorio  iicmico  alUc  nierci  a' Lucclicsi,  i  qiiali 
per  allora  ristavansi ,  aspcttando  I'Dra  di  maggiorc  vendetta. 

Fratlanto  Pisa,  ciii  non  meltcva  conto  in  qnel  tempo  di  proseguirc 
qucste  risse  co'  vlcini ,  avviso  toglierc  di  mezzo  ogni  pictesto  d'  iniuii- 
cizia  con  essi ,  movendo  I'arnii  conlro  a'  Sararini  (I).  Alia  (jual  cosa  di 
tanto  miglior  animo  si  confortava  quel  popolo,  clie  se  diam  fedc  al  Si- 
gonio  ed  alia  cionaca  sarda  (2),  le  fiequenti  calate  clie  que'  baibari ,  si- 
gnori  di  Cagliari  (3),  ftcevano  lungo  il  lido  ilalico,  C  le  calamita  (  delli- 
quali  Pisa  aveva  toccato  gran  parte  )  clie  da  qucili  crano  portalc  sino  alia 
spiaggia  romana,  avendo  inosso  il  pontefice  Giovanni  XVIII  a  bandire 
che  fosse  lecilo  di  possederc  le  isole  di  Sardegna  e  di  Corsica  a  quelio 
fra  i  popoli  cristiani  chc  fosse  pei'  cacciarnc  qnegl'  infedeli  ,  erano  i 
Pisani  tanlo  per  ambizione,  clie  per  proprio  loro  utile  stiniolati  a  tcn- 
larne  I'impresa  (4).  In  tal  guisa  proflcrivasi  a'  Lucchesi  propizio  il  tempo 
delle  loro  vendette.  Ejipcrb  entrati  improvvisl  ncl  contado  di  Pisa ,  vi 
rovinarono  chiostri  e  chiese ,  mettendo  a  sacco  tutto  il  tcrrilorio  insino 
a  Papiniana.  Udivano  I'infausta  notizia  i  Pisani ,  nientre  giii  rolli  i  Sa- 
racini ,  miravano  a  maggiori  progress!  ,  onde  coslretti  affrellandosi  al 
porto  ,  perdevano  il  frutlo  della  loro  viltoria.  Ma  veruno  neppure  non 
lie  raccoglievano  dall'incursionc  loro  i  Lucclicsi,  jicicioccliu  gli  avvtr- 
sari  infuriali  pel  gxiasto  soll'erto  ncl  loro  territorio,  daiido  rabbiosamenl»- 
a  quelli  addosso  ,  li  rompevauo  nella  giornala  d'Acqualunga. 

Non  per  questo  si  ristavano  i  vinti ,  i  quali  nuovaiucnte  fattisi  assa- 
litori  ,  e  nuovamcnte  infuriando  ncl  guaslare  le  Icrre  de'  Pisani  ,  una 
seconda  rolla  toccavano  a  Ripafralla  (o). 


(1)  FlORERTmi  ,  I.  c.  p.  9. 

(2)  Farae  I.  F.  Ve  rebus  Sardois  ci  rcccns.  V.  Ancius  ex  S.  P.  (  Car«li  1838  ). 

(3)  Brcfiar.  Pisanae  Hist,  ad  an.   1003  ap.  MUBATOBI  R.  I.    T.  W.  col.   IG' . 

(4)  SiGONIDS  ,  Dc  Regno  Ital.  Lib.  VIII.  col.  475.  —  Farab  ,  De  rcbiu  Sordois  ,  p.  86. 

(5)  Cfr.  FiORENT.  1.  c.  —  Brcviar.  Pisan.  llisl.  1.  c.  ad  an.   101)1. 


2n6  Sri'DI    CRITICI    SOVIXA    I..\  STORIA    I)"  ITALIA    ECC. 

Cos!  per  vile  prelesto  di  laclroneccL,  Ic  antichc  ire  con  em]ii;i  gucrra 
sfo£;;\vano  iluc  popoli  fratelii,  scMiza  ■NaiUaggio  nc  tlell'uno  nij  tlcU'allro  , 
auzi  con  rctiprofo  ilaiino,  e  ail  ulilc  sollaulo  ilcl  comunc  neinico.  Coii- 
ciossiache  mentre  le  schiere  pisane  lungi  dalla  cilia  Irascorrcvano  con- 
tro  le  genii  luccliesi,  i  Saraciiii  colto  il  punlo  opportune,  scentlevano 
a  Pisa,  e  qucsla  niiseranicnte  ilcprcilavano  ,  oil  ocoupavano. 

La  pcrilila  Je"  Luccliesi  a  Ripafralla  ,  chc  per  ailora  poncva  fine  alia 
gucrra  tra  i  due  popoli,  vicne  dal  Sigonio  c  da!  cronista  di  Sardegna 
assegnala  all'anno  400b:  nellc  antiche  cronaclie  di  Pisa,  all'anno  1004, 
e  la  caduta  di  Pisa  in  mano  de' Maomctlaiii ,  all'anno  scgucnle  lOOii. 
Cosi  pure  G.  M.  Fiorentini,  il  (pialc  da  anliclie  inedite  scrillurc  lolsc 
codeste  mcmorie,  seguito  di  mala  voglia  dal  Muratori,  poco  disposto  a 
lener  fede  a  chi  narra  tali  prodezze  dc'Pisani  in  quel  tempo,  in  cui 
non  gli  pareva  ])olcssc  quel  popolo  csser  salito  in  lanto  grado  d'inde- 
]>eudcuza  da  poterlc  opcrarc.  Ma  troppe  sono  le  tcslimonianzc  clie  le 
comprovano.  Clio  oltre  alle  due  ci'onache  anticliissime  di  Pisa,  dal  Mu- 
ratori stesso  pubblicale  (1),  le  auliche  mcmorie  dcirarchivio  capilolare 
di  Lucca,  ed  allra  cronaca  ms.  gia  posscduta  dal  Fiorenliui,  in  cgual 
niodo  le  atteslauo. 

Questi  falli  accadevano  menlre ,  siccome  narrammo ,  altri  barbari 
guidati  da  Arrigo  re  tli  Gerniania,  dall'Alpi  Norichc  erano  jiur  scesi  in 
Italia  (1004-1005),  ed  arsa  Pavia  ne  ripartivano.  Cosl  ncUc  due  estre- 
mita  del  suo  regno  provava  l' Italia  il  tristo  cffetto  dcUe  gia  comincialc 
intestine  discordie.  Perlaqualcosa ,  soggiunge  il  Fiorentini  (2),  indebolilo 
il  re  Ardoino,  non  potendo  «  somministrare  aiuti  bastevoli  per  opporsi 
»  all'impeto  do'Saracini,  furono  i  Pisani  ridotli  a  soslener  da  se  soli  il 
»  peso  dcUa  gucrra  rotta  cogl'  iufedcli.  «  Tuttavia  non  si  smarrirono , 
giaccbe  come  dalle  ripelute  testimonialize  insulta,  i  Pisani  nell'anno  se- 
guentc  (100G)  cacciarono  i  barbari  dalla  citta  loro,  ed  iaseguendoli  colic 
loro  navi,  insigne  vittoria  ne  riportarono  presso  lleggio  di  Calabria  (3). 

Ma  gii  odi  tra  i  Pisani  ed  i  Luccliesi  attulati  dopo  la  perdita  falta 
da  costoro  (  ncl    lOOi),  prorompevano  quindi  in  guerre  piu  fcroci  clie 


(I)  T    VI.  R.  I.  col.  107  cl  1C7. 
(J)  Afcm.  rfi  M.il.  p.  30. 

(3)  n  Anno  1006.  Pisani  deTiceruat  Saiaceno»  ad  nhcgium,  die  SS.  X\sii.  »  (  Vadi  Fiotcalisi, 
Mem.  rfi  ilatilile.  Lib.  I.  p.  U  ). 


DEt    CAVALrEllE    I..  G.    PKOVANA.  2-7 

mai ,  ilcUe  qiiali  sarebbe  eslranea  ilal  inio  islituto  la  naiTazione.  Qiicsto 
solo  a  inc  ])n'in(:v;i  ili  far  osscrvarc,  tlic  tali  i^iierre  coiidotlc  ila' I'isaiii 
a  un  tem[io  (roU'allrc  cli'essi  cbbero  a  cohnncUcre  coiilro  Mhsl-Uo  re 
de'  Saracini  ne'  inari  tlclla  Sardegna  per  la  conquisla  di  ijucsl'  isola  ,  e 
con  quelle  chc  ruppero  co'  Genovesi  prima  alli:ili  loro  ,  (piindi  rivali  , 
per  la  posscssioiie  <li  qiiclla,  dimostrriiio  a  (pial  t;radi>  di  polciiza  e  di 
liberlu  gia  fossero  salili  qiicsli  popoli  sul  priiicipiaie  di  <jiieslo  incde- 
simo  secolo  Xl.  Ma  di  cih  piii  ampiaincnle  Iraltercino,  piaccndo  a  Dio, 
in  altro  lavoro. 

Rivolgeremo  ora  le  nostre  invesligazioni  allc  cose  di  Roma,  dove  le 
solite  tml)oleiizc  preparavano  coiresaltamcnlo  d'Arrigo  al  Irouo  iinjienale, 
rullimo  colpo  alia  gia  crollante  domina/.ione  del  re  Ardoino.  Gia  noi 
vedcinmo  siccome  dopo  il  supplizio  di  Grescenzio  la  fazionc  avTersa  a' 
Tedeschi ,  dcUa  quale  egli  era  stalo  capo,  couliimo  ud  csscre  posscnte 
noTi  solo  in  Roma  ,  ma  ncUe  proviiicie  romane,  c  die  costrello  da  questa 
potenza,  Ottone  III  aveva  dovulo  sopj)orlare  die  Giovanni  flgliuolo  del 
Iradilo  e  morto  suo  iiemico,  conservassc  il  gi-ado  di  prefetto  della  cilia, 
cW'egli  giu  tencva,  vivenlc  il  padre  (I).  Passato  appcna  di  vila  queH'im- 
I'cratore,  e  libera  la  cilia  dalle  Icgioni  gennaniclie,  lo  stesso  Giovanni 
vi  fii  snbilo  innalzato  al  grado  di  patrizio  (2),  eccelsa  dignila  die  van- 
taggiava  qiicUa  di  console,  cd  alia  quale  sollanlo  meiilre  vacanle  era  lim- 
pero,  vciiiva  lalvolta  innalzato  il  Capo  della  Rcpubblioa  (3).  Quesli  diede 
la  sua  carica  di  prefetto  ad  lui  suo  congiunlo  liglio  di  Jienedello  conic 
della  Sabina,  e  di  Teodoranda  di  lui  sorclla,  al  quale  ad  onoranza  del- 
I'avolo  era  stato  poslo  il  uome  di  Grescenzio.  Giovanni  altro  Cgliuolo  di 
Teodoranda  vicn  nominato  duca  c  marchcsc  ,  litoli  solili  a  darsi  a  chi 
reggeva  il  ducalo  di  Sj)olelo,  e  la  ^larca  di  Camcrino  (4). 

Ollrc  quesle  clezioni  ,  allestano  pure  la  rinvigorila  polcnza  di  quella 
fazione,  le  nomine  de'  due  ponlefici  die  scguirono  ,  dopo  1«  niorle  di 
Silveslro  II,  dall'anno  1003  al  1009,  i  quali,  al  dire  del  Baronio  (5), 
cbbero   preso    il    nome   di   Giovanni  ,  pcrchc   porlalo    da    altri    pontcfici 


(t)  Ve<li  il  C.ipilolo  VI  di  qncsli  Sludi. 

(S)  (<  Morluo  voro  Imporalorc,  lulianncs  Crcfcfniii  Olius,  ordinalDl  ert  ralriciol.  (Chron.  Farf. 
n.  I.   T.  II.  P.  II.  col.  552.  D. 

(3)  Cahli  ,  Jiilich.  Ilal.  V.  IV.  p.  C8  e  scgnei'li. 

(4)  Chron.  Farf.  col.  509.  510.  —  McR.^T.  Ann.   40lt 

(5)  B^RONII  ,  Ann.  Eid.   1003,  a    X. 


3^8  sTfDi  caiTicr  sovra   i.a  sroni.v  d'itai.ia  f.cc. 

eletli  ilalla  slessa  fazionc  ,  e  tra  gli  allri  da  quciriiifelice  Giovanni  Fi- 
lagato,  clic  a'  Iciiijii  ilcl  console  Crcscenzio  avcva  occupalo  la  scde  apo- 
stolica.  Ma  ncH'anno  1000  la  fazionc  letlesca  ripigliava  il  soprawento: 
i  papi  Sergio  IV  e  Benedetto  VIII  vengoiio  da  Dilmaro  appcllali  con- 
solulatori  delta  potcnza  germanica  (I).  Roma  era  dunque  piii  clie  niai 
divisa  dalle  parli:  infinite  Ic  gare,  le  gclosic,  gli  odi,  chc  pvoronipcvano 
ne'soliti  conflilti,  c  spargcvano  di  nuovo  sanguc  citUulino  Ic  vie  di  quclla 
citti\,  afllitla  inoltrc  in  tpicl  pnnto  da  micidialc  peslilcnza  (2);  delle  quali 
cose  rende  fra  gli  allri  tcstimonianza  Sergio  IV ,  clie  fu  terzo  succes- 
sorc  di  Silveslro  II,  neU'cpigrafe  da  esso  posfa  sulla  loniha  di  (pieslo 
ponteficc  chc  ieggesi  tullora  in  S.  Giovanni  Laterano  (3).  ]\Ia  il  cozzare 
dcllc  due  fazioni  fu  favorevolc  alia  potcnza  di  quesli  ponlcfici.  Bene- 
detto VIII  rullimo  di  cssi  (cost  scrive  Ditmaro  )  leneva  in  Roma  molta 
maggiore  aulorila  ,  clic  mai  ncssuno  dc' snoi  anteccssori  non  vi  avesse 
per  lo  passato  Icnuta  (i).  E  questo  si  comprende  facilmcnte,  percioccbe 
fra  quel  subbuglio  delle  fazioni  che  agitavano  Roma  ,  il  papa  da  qual- 
sivoglia  di  esse  venisse  cletto,  dovcva  necessariamente,  anche  pel  pro- 
prio  SHO  bene,  far  la  parte  di  conciliatore :  I'autorila  sua  pertaiito  era 
ncutrale  fra  I'agilarsi  delle  passioni,  e  ad  essa  ricorrere  doveva  il  po- 
polo  di  Roma;  la  certezza  poi  dell'aiuto  del  re  di  Germania,  che  que' 
pontelici  non  ccssavano  d'invitare  alia  corona  imperiale  (Ij),  conforlando 
la  loro  opposizionc  contro  i  Cresccnzi ,  tencva  in  frcno  qncsli  capi  di 
parte,  e  li  rendcva  piii  arrcndevoli  e  piii  cauli  nellesercizio  di  quell'au- 
torita  che  tuttora  scrbavano. 

Ma  il  patrizio  Giovanni ,  per  quanto  si  puo  argomentarc  dalle  scarse 
parole,  che  di  Ini  lasciarono  gli  scritlori  del  tempo,  era  ben  liingi  dal 
possedere  nessuna  delle  doli  che  osservammo  in  AUtcrico  palnzio,  e 
nel  console  Crescenzio:  non   la  prudenza  del  primo,  non  la  vigoria    del 


(I)  «  Succcdebant ,  Sergiiis  .  qui  Tocabatur  Bucca-porci,  atquc  Bencdictus ,  aniln)  pracclari,  cl 
»  consolidatores    noslri.  u  (  TniETM.  Chran.  Liv.  VI.  n.  61  ). 

(S)  Baronii  Ann.   1004. 

(3)  o Morlc  sui   (  Sylvestri  II ) 

n  Obriguil  ronndus  ;  discussa  paco  triumphus 
»  Ecclcsiae  nutans  ,  dcdidicil  requiem.  » 
(  Sergii  W.  S.  P.  Epigraph,  in  Sijifeslr.  //.Ext.  Romae  in  Basil.  Latcrancnsi  ). 

( t)  "  Qui  (  Benpd.  VIII  )  tunc  prae  cactcris  anlecessoribus  suis  niaximc  duminabatur.  »  (Tnirr. 
CAroB.  Lib.  VI.  1.  c.  §  Gl  ). 

(5)  Babohio  ,  Ann.  4009.  n.  III. 


DFX    CAVALIERE    I-.  C.    PROVANA.  2-n 

secondo  erano  in  lui  ilisccsc.  Contcnto  a  niaccliiiiarc  in  segreto  co'suoi, 
per  impcilirc  o  ililiingavc  alincno  la  vemila  del  ic  Anigo  in  Roma,  non 
solo  non  aidiva,  a  imita/.ioiie  di  Crescxnzio  suo  padre,  inostiaisi  aperlo 
nemico  di  questo  re,  ma  con  doni  e  con  promcssc  nc  andava  invotando 
il  patrocinio,  e  gli  tnl)ulava  puijljlita  onoianza  (1). 

Ainava  egli  con  singolar  predikv.ione  <pie' due  suoi  congiunli  (2),  de' 
quali  uno  avcva  lallo  prefelto  ,  I'altro  diica:  e  cosloro  allombra  della 
protezlone  del  palrizio,  c  secondo  I'uso  de' magnali  romaui  ,  facevano 
d'ogni  maniora  prepotenzc,  come  si  puo  giudicarc  dalle  usiirpazioni  da 
essi  faltc  di  alcuui  beni  del  monastcio  di  Farfa  (3).  Sia  dunquc  che  il 
patrizio  Giovanni  aiutasse  o  lollerassc  colali  nsurpazioni  e  colali  vio- 
lenzc,  Homo  nioslravasi  da  nessun  generoso  spirito  aiiimalo,  nella  resi- 
slenza  cli'egli  caulaniente  andava  movendo  eonlro  la  coronazione  impe- 
riale  del  re  Arrigo. 

TuUavia  col  favore  della  fazionc  Spolelina  cgli  si  mantennc  capo  della 
Repuiiblica  Romana  sino  alia  morte  sua  ,  seguita  circa  il  1012  poco  prima 
dellelezionc  di  Benedello  VIII  a  sommo  ])onlefice  (i). 

Non  scnza  conlrasli  otler-ne  Bencdcllo  ne'  comizi  roinani  la  dignita 
sua,  nc'  quali  ebbc  a  conconente  un  certo  Gregorio:  alia  fine  Benedetto 
prevalse  (5). 

(1)  «  Is  ,  (  lolian,  Crosc.  f.  )  raunoribua  siils  et  promissinnil)u9  phalcrntls  rc^em  a  Deo  cnn*ti- 
II  tatum  in  palam  sacpe  lionorlGcavil,  scti  linporaloriac  dij^nilatls  fasligium  hiinr  nsccndoic  mullum 
»  timuit ,  oniniinoilisquo  id  prohibcrc  clam  tcQiplavil.  >>  (  TlIiETM.  C/iron.  1.  c.  Lib.  VII.  J  SI  ). 
Fra  i  donativi ,  mandati  dal  patiizio  Giovanni  Crcscciizin  a1  re  Arrigo^  riconla  Dituabo  ( ivi  ), 
an'ampollclta  di  ccrlo  olio  clio  piamenlo  crcdcvano  scalurilo  dal  pa\inicnto  delta  rliicsa:  «  in  arc« 
■  Komuloa-  n  Ma,  dice  DiTMARO:  »  quia  oleum  nunc  pro  niiscricnrdia  ponitur ,  ul  rat  illud: 
-  Oleum  de  cnpitv  luo  nmt  dfficict  ^  nunc  pro  adulacioiie,  ul  line  est;  Ottum  peccatoris  n(tu  im- 
'  pinguct  caput  mcum  j  in  Uoc  signo  clemcnliam  rcctoris  nustri  liabundanlem  et  illius  Patricii  la- 
»  sciviam  latonliMU  perpcndo.  )> 

(9)  «  lohanncs  Crescenlii  tilins  ordinahis  est  Patricius  .  qui  Iidiannem  et  Crescentium  filiotprae- 

•  dicli  Comitis   ( Beoedicti )    uli   dileclos   cnnsaDguiDeus    amare    caepil.    '    (  Chron.  Farf.    Lib.  II 
1.  c.  col.  55S  D). 

(3)  Chron.  Farf.  ibid. 

(4)  <i  Patricio  qtioquo  mortuo ,  ordinatus  est  Bencdictus  b.  ra.  Papa.  •»  (  Chron.  Farf.  I.  c. 
eol.  553  B  ). 

(5)  n  Papa  Bcnediclus  Gregorio  qundam  in  eleclione  praevaluit.  »  (  TniETM  Chron.  Lib.  VI.  J  61. 
i  e.  ).  Papa  Benrdello  era  figlio  i!i  Gregorio  conic  Tuscolano  (  Pagi  Fr.  in  Bret.  Getl.  P.  R.  T.  II. 
p.  S31  ),  il  quale  per  a^Tenlura  fu  quel  raedisimo,  clic  suscilo  turaulti  in  Rnma  a' tempi  di  papa 
Silrestro  II  c  di  Ollone  III  :  di  lui  cosi  scrivo  Uitmabk  (  Lib.  IV.  5  30.   T.  V.    I.  c.  anno  1001  ). 

•  Poslhaec  Gregtirius  qui  Caesari  valdc  oliarus  eral ,  dolo  cum  capere  nisus  ,  orcullaa  lendebal 
"  insidias.  )i  Forse  il  padre  di  Benedetto  VllI  c  iiucllo  slesso  Gregorio  conic  Tuscolano,  di  cui  ti 
parla  iu  uoa  letlera  di  papa  Silveslro  II  airimperalore  Ollono  III.  ;  Vcdi  llotl  (4)  alia  pag.  804). 


aSo  sTi:ni  cRiTici  sovra  i.\  stoma  d'itai.ia  r.cc. 

Nessiin  cronisiei  ilel  tempo  ,  oUre  Ditmaro,  parla  tlcUo  scisma  chc  ne 
iiacquo,  nia  prt-slo  atliitato;  un  altro  scnttorc  assai  ])ii\  rccciitc  ne  scrive 
questc  poclic  parole:  «  sorse  (  in  ([tiel  (muto)  uno  scisina  nella  Cliiesa, 
1)  tra  papa  Benedetto  VIII  cd  un  allro  inlinso:  ma  (juimli  licnedelto 
»    lo  supero  caccianJo  dl  nuovo  Tintruso  »    (1). 

Narra  pertanto  il  Baronio  (piesto  falto  ncl  nioilo  sc^uenlc,  cilamlo 
la  relazione  ili  DUmai-o:  «  papa  JJencclcllo  prevalsc  ncll'clezione  ail  un 
»  certo  Gregorio  :  percio  questi  ncl  A\  del  Nalale  giunse  nl  re  (  Ar- 
))  rigo  )  in  Palitlii  con  tntto  I'apparato  aposlolico,  raanifcstando  a  tulti 
n  con  lamenti  la  sua  espuisione.  II  re  tolse  sopra  di  se  la  cestui  croce, 
»  e  dicendogli  d'astcnersi  da  ogni  altra  cura  sopra  di  cio,  gli  promise 
»  che  venendo  a  lloma,  egli  diffmirebl)e  con  ogni  dlligenza  cpiesta  cosa 
»   secondo  I'uso  romano  »   (2). 

Cos\  Ditniaro  e  da  esso  il  Baronio.  Dalle  quali  parole  pare  piuttosto, 
che  lanlipapa  Gregorio,  c  non  il  ponlcfice  Benedetto  fosse  quegli  che 
si  reco  al  re  in  Palilhi.  In  lal  guisa  giudico  pure  il  coramentatore  BoUan- 
dista  (3)  ,  eui  sembro  che  il  pronome  questi  ncUa  relazione  di  Ditmaro 
dovesse  riferirsi  alTultimo  ivi  nominate,  cioe  a  Gregorio  aniipapa. 

Ma  il  Baronio  forse  indotto  dal  teslo  del  primo  cronista  sopracilato  (4), 
lascio  sottintenderc,  che  Gregorio  antipapa  era  bensi  neU'elczione  stato 
vinto  da  Benedetto  VIII,  ma  che  nuovamente  insorlo,  costrinse  il  papa 
a  fuggire  in  Gerinania  (o). 

Ad  ogni  modo  la  risposla  di  re  Arrigo  pare  moUo  piu  coiiformc  alia 
nalura  scallra  e  posata    di    lui ,  considcrandola  come   data   all'  antipapa: 


(1)  «  Scbisma  XIII  Ecclesiac  fuit  inlcr  Bonediclum  VIU,  ct  qucmdam  alium  inlrnsuni :  scd  post 
■I  Bcni'fliclus  ablinuit,  cicclo  I'/rrum  iiilruso.  »  (Wern.  Rollewink  in  I'asck.  tcmpnrum  np.  PiSTO- 
RIUM  S.  U.  G.  T.  11.  pag.  538  ). 

(2)  «  >'amquo  Papa  BencJiclus  Gregorio  qiiodara  ia  cicclione  prac\aluit.  Ob  hoc  i^lt  ad  ISati- 
>'  vitalcm  Dominicani  ad  rcgcra  in  Palilhi  vcnit  cum  orani  paralu  aposlolico  ,  cxptilsionem  suain 
•>  omnibus  lamcnlaiido  innolcsccns.  lluius  cruccm  rex  ia  suam  suscepil  custodiam  ,  el  a  caeteris 
u  abslinere  prccepil ,  promitlcns  sibi ,  cum  ipse  illuc  veniret ,  liacc  secundum  morem  RoroaDum 
>.  diligeater  llnlri.  >■  (  TniETM.  Citron.  Lib.  VI.  §  61.  p.  835.  —  Baronii  Annal.  JO/2,  a.  VI). 

(3)  "  Mon  de  Boned.  VIII  scd  <lc  cuiusdam  anlipapae  Gregorii  advenhi,  agi  liic  a  DiT.M  \no  videlur.  u 
(  I.  B.  Soi.EBin.s  in  Motiit.  ml  I'ilam  S.  Ikiirici  Imp.,  Boi.land.    T.  III.  lulii  ilie  XIV.  p.  "39  ). 

(4)  Vcdi  la  nola  M).  Forse  ancora  cio  gli  fcccro  credere  le  parole  di  Ditmaro  (ivi);  i<  huiiic 
»  CTQCcm  rex  in  suam  suscepil  cusltidiam,  >»  c  (juellc  ,  sopraccilnle  (  nola  (I)  )  ekvto  iteruui 
intruso  ;  ad  ogni  modo  la  dicliiarazione  del  Baronio  non  c  soddisfacente. 

(5)  n  Quomodo  aulem  ad  roslilucndum  ipsum  Papam  Boned,  in  scdcm  suam,  idem  rci  Romam 
•  le  contuleril,  dicomus  an.  scquenti.  »  (Baronio,  .ditn.  iOI2  ,  1.  c   ). 


DEI.  civai-ieue    l.  g.  provana.  a8i 

pcrciocche  noii  volcndo  il  re,  clie  egli  prosi'guissc  a  lurbarc  la  Chiesa  colic 
sue  pretcnsioiii ,  gl' impose  di  asleiicrsi  da  ogui  altia  prova  per  olteiiere 
il  suo  intento,  promettcndogli  che  veiieiido  a  Roma  egli  aggiuslercbbc 
le  cose  sccondo  la  legge  romana,  il  che  voleva  dire ,  secondo  Airigo , 
lion  permetlcndo  cliVgli  invadesse  la  sede  apostolica,  e  sccondo  I'intesi- 
Gregorio  ,  che  Anigo  I'aiulerebbe  a  ripigliarc  la  sede. 

Ma  la  spiegazione  data  dal  Baronio  prevalsc :  ladolto  cogli  allri  scrit- 
tori  aiiche  il  Muratori,  osservando  tultavia  non  csserc  ben  noto  conic 
lornasse  Dcnedetto  in  Roma.  Carlo  egli  era  in  Roma  cd  al  posscsso 
della  dignila  ponlillcia,  allorchc  Arrigo  nel  101  i  vi  si  reco  jjcr  la  co- 
ronazione  imperiale:  la  teslimonianza  del  Glubro  ce  ne  fa  sicuri  col 
dirci  che  il  papa  si  fece  iuconlro  ad  Arrigo  (1). 

Non  coinprendo  I' interprela/.ioiic  clie  da  il  cardinalc  Baronio  al  teslo 
di  Dllmaro:  taiito  piii  che  scgucndo  la  riinanente  rclazione  del  cronista 
tedcsco,  tutto  divicne  piano  e  inlcUigibilc,  ove  s'amnietla  rinterprcla- 
zione  del  Bollandista.  Prosegue  Ditmaro  in  quesla  fonna  c  dice :  «  Giunsc 
il  tempo  desidcralo  ,  c  re  Arrigo  ricevulo  a  soiiiiiia  onoraiizu  da  papa 
»  Benedetto  nella  citth  di  Rotnolo ,  doi'e  meglio  che  i  utoi  predccessuri 
»  questi  doininava ,  nierito  d'  essere  fatto  avvocalo  di  S.  Pictro  »  col 
riinanente  che    narra  la  coronnzione  ad  imperatore  de"  Romani  (2). 

Tulto  questo  e  persiiio  la  inaggior  jiolenza  acquislala  dal  papa,  prova, 
mi  scndjra  ,  che  Benedetto  ^  III  non  abbandono  Roma  ,  c  che  1'  an- 
tipapa  vcdendo  d'essere  slato  da  Arrigo  ad  arte  lusingalo,  depose  ogni 
speranza,  e  ando  forse  a  nascondere  in  qualche  monastero  le  sue  scon- 
sigliale  pretesc.  Quanto  al  leslo  del  cronista  dal  cpiale  sembra  die  il 
Baronio  dcducessc  la  sua  opinione ,  Jioii  panni  tloverscnc  far  conto  , 
essendo  egli  troppo  vissuto  lontauo  da  quo'  tempi,  per  fare  autorita  coUe 
sue  parole  (3). 

Roma  intanto  per  le  cure  del  nuovo  poiitcfice  andava  scdando  le  sue 
agilazioni.  Nato  in  Tuscolo  da  Gregorio  conte  Tuscolano  ,  lencva  egli 
dal  canto  suo  la  fazione   in   quel  [junto    piii    potcnlc    di  Roma,   sopra- 


(I)  Gl\BRI  Rod.  Ilisl.  Lili.  I.  in  line. 

(S)  n  .\ilvcnit  oplali  Icrapoiis  aocclcralio  ,  ct  roi  IIcnricu.>  a  Papa  Bcnolicln  ,  qui  tunc  frac 
»  caeUris  aiitecessorilius  suis  niaximc  dumhiahntur ,  mcnse  fcbruario  in  urbc  lUioiuIca  cnm  iorfla- 
»  bili  Iionnre  snsclpiUir,  cl  aiU'-toatiis  S,  Pelri  meruit  Deri  cic.  »  (  Thietm.  I.  c. ). 

(3)  Wcrnero  UoLLEHiMw  citato  nella  nola  (I)  allapag.  i79  vis«o  nel  sccolo  XV.  f  »p  risTOim  m 

n.  G.  s.  T.  n ). 

Serie  II.  Tom.  VII.  3(i 


aSa  sTi'Di  cniTici  sovixa  i.a  stohia  d  italia  Ecr. 

lutto  tlaochc  per  la  morle  ilel  palvizio  Giovanni,  parte  Spolelina  avera 
pei'ilulo  il  suo  capilano.  Questa  mortc,  e  la  potenza  acquislala,  dicilero 
agio  a  Benedetto  di  far  elcggerc  a  capo  della  Repubblica  iin  suo  fra- 
tello,  per  noma  Romano,  uomo  d'alto  scmio,  clie  dal  cronista  di  Farfa 
viene  circa  a  qiicsto  tempo  appellalo  console,  duca  e  senatore  di  tutli 
i  Romani  (I).  Quanto  alia  carica  di  patrizio,  non  ue  poteva  esser  caso 
in  quel  punto,  essendo  imrainente  la  coronazionc  dell'  iinperalore.  Del 
reslo  I'accortezza  di  papa  Benedetto  VIII  era  bastanto  per  impedirne  al 
nuovo  capo  della  Repubblica,  tuttoclie  suo  fiatello,  il  conseguimento  , 
perciocchu  do|)0  la  rinnovazione  dell'  impcro  d'  Occidente  per  Carlo 
Magno,  i  papi  od  assumevano  o  prelendevano  la  dignila  di  patrizio,  te- 
nuta  prima  da  quel  re  (2).  La  qual  prelensionc  mentre  spiega  la  ci- 
vile potesta  grado  a  grado  acquistala  da'  ponlcfici  ,  spiega  allresi  gran 
parte  dclle  commozioni  insorte  per  gara  di  signoria  Ira  essi  ed  i  capi 
della  Romana  Repubblica. 

Era  la  vcnuta  d'Arrigo  sommamente  desiderata  dal  pontefice,  e  dalla 
fazione  in  quel  punto  trionfante.  Ardeva  anch'cgli  di  sentirsi  nn  buon 
tratlo  sul  capo  quella  corona  imperiale,  anibito  trionfo  de'  I'e  di  Ger- 
inania,  dacche  Ottone  il  vecchio  ne  aveva  il  prime  oltenuto  I'onorc.  Ma 
le  coudizioni  in  cui  Cno  a  quel  tempo  sera  Irovata  posla  la  Germania 
per  la  nuova  gucrra  mossa  da  Bolcslao,  i  molli  nemiei  di  Arrigo  che  in 
Roma  s'affaticavano  d'impedirgliene  il  conseguimento,  avcaiio  a  lui  falto 
dllungare  il  tempo  della  sua  scesa  in  Italia,  dove  si  puo  credere  fosse 
])ure  invocato  da'  Grandi  del  I'eame,  travagliati  nel  mode  clie  si  e  detto, 
dalle  scorrerie  del  re  Ardoino. 

Ma  sul  finire  dell' anno  1013,  assestate  colla  pace  ferma  col  duca 
Boleslao  le  cose  germaniche,  ed  attutate  dalla  potenza  di  papa  Benedetto 
le  opposizioni  clic  suscitavano  nella  cilta  i  ncmici  della  dominazione 
germanica ,  deliberb  Arrigo  d'  inlraprendere  il  viaggio  di  Roma. 

Addi  21  settembrc  di  quell'anno  moveva  egli  pcrtanto  dalla  Sassonia, 
e  per  laBaviei-a,  e  per  la  Svevia  in  compagnia  della  regina  Cunegonda 
s'avviava  verso  1' Italia,  seguito  da  numeroso  esercilo;  nel  Natalc  gia  era 
giunto  in  Pavia  (3). 

(I)  Chron.  Farf.  1.  c.  col.  524  D. 
(J)  CvtiLi ,  Ml.  It.it.  P.  111.  p.  954. 

(3)  TuiETM.  Chrnn.  Lib.  VI.  §  56.  1.  c.  —  Annal.  I/ildeiheim  an.  fOI4.  »p.  PtRTi,  T.  V.  — 
jinnai.  QucUiinhurg.  an.    lOtS  ,  ibid. 


DKI.    CA.VALIERE    L.   C.    PROVANA.  a8^ 


■>tM    nil 

CAIMTOLO   XI. 

(:<>i\OTvi^'o:*i!;  "yMi'i-niAi.t:  i)i  aiihigo  ui:  ni  cf.iimama 

SDMSIOSSA  IN  ROMA  Dl-STATA  DAGH  ESTK.NSI  IN  lAVOlli;  DAIIOIUMI. 

atnUcjj^Yi^  Patti  di  qcesto  re,  e  sua  moute  i.\  i  ulttlahia 

( 101  t-iui5 ;. 


L'ingresso  del  re  di  Germania  in  Pavia  parificamcnle  cseguito,  senza 
resistenza  per  parte  della  popolazione,  c  dellc  soldatesche  d'Ardoino , 
oi  fa  credere  die  questo  re,  fedclc  al  sistema  da  lui  preso  di  schivare  ogtii 
campale  ballaglia  coll'  emulo  suo  Iroppo  di  lui  pii  potcnte ,  e  di  re- 
stringersi  a  quel  modo  di  combattere  awenturoso  di  ciii  parlammo  ne' 
precedenti  Cnpitoli ,  s'affretto  di  riparare  rollc  sue  genii  nel  centro  delle 
sue  possessioni  d'lvrea,  lasciaiido  die  i  Pavesi  con  finla  gioia  accogljes- 
scro  Arrigo  nelle  rcstaurate  loro  mura. 

Fin  da  tpiando  Ardoino ,  allora  marchese ,  era  stato  sentenziato  da 
Otione  III  (999-1000),  ovvero  ( siccome  \uole  monsignor  Della-Chiesa) 
da  quel  tempo  in  cui  Arrigo  nuovamente  cletto  a  re  di  Germania  ac- 
<:enuava  a  un'invasione  del  reamc  d'ltalia  ( 1002),  aveva  Aidoino  prov- 
veduto  alia  difesa  della  sua  Marca,  rifacendo  le  antiche  baslite  cadute 
in  rovina  sotto  la  dominazione  dogli  Oltoni,  e  nuove  caslella  innalzando 
a  tutela  delle  valli,  die  da  poncnte  nel  cuore  de'suoi  comitati  dall'Alpi 
niettevano,  e  delle  altre  die  da  levanlc  i  Gumi  Oreo  e  Soana  giu  verso 
il  Po  vengono  solcando. 

II  paese  montuoso  cd  alpestre  favoriva  cotali  prowcdimcnli ;  gia  noi 
vedemrao  Sparrone  uno  de' castelli  da  Ardoino  costrulli  verso  limhoc- 
caturu  appunto  di  que'primi  fiumi,  resistere  agli  Eiiriciani,  e  stancare 
dopo  un  anno  gli  sforzi  iuvano  adoperati  per  superarlo  (I).  Cosi  inoltre 
crgeva  Caslcl-Tcllaro  verso  la  Taranlasia ,  e  la  Torre  Feraiida  che  fa- 
ceva  la  guardia  al  guado  del  Soana :  forse  fu  allrcs'i  opera  sua  il  munire 


(1)  Vedi  il  Capitolo  VIII  di  qnesti  Stodi. 


284  STIDI    cniTIOI    SOVnA    I.A    STORIA    d'iTALIA    ECC. 

Tantico  c  forte  caslello  di  Perlica  tagliato  ncUa  rape  tlella  vallc  snpc- 
riore  iVi  Soaiia  ,  del  quale  Pielro  Azario  ci  »l;i  uella  sua  cronaca  curiosa 
descrizioue  ,  come  lo  fu  il  fondare  la  rocca  allora  forlissima  d'  Ivrea 
suUe  roviiic  dell'anliro  castello  ,  sede  de' jiriuii  marchesi  (1). 

Ancora  molte  altrc  crano  Ic  baslite  ,  le  torri,  le  casleUa ,  comprese 
nella  Marca  d' Ivrea,  le  (pinli  rendevano  in  que' tempi  diflicilc  ad  un 
esercito  nemico  V  impossessarsi  fli  quel  paese  ,  die  aveva  servito  di  ri- 
fugio  ad  Ardoino  conlro  I'ii'a  d'Oltoue  III,  c  clic  uon  niiuore  riparo  a 
lui  proinctteva  contro  quella  di  Arrigo. 

Tultavia  appena  ebbe  cgli  inteso  siccome  re  Arrigo  ci'a  sccso  dalle 
Alpi,  e  salTrcttava  per  a  Roma  alia  coroiiazione  imperiale,  sia  che  pel 
dolore  ad  un  Iratto  venissero  mono  in  esso  gli  anliclii  spirili  ,  o  die 
slauco  di  quella  vita  agitata  e  faticosa  di  veuturicro  ,  e  forse  persuaso 
clic  il  vano  espcriinento  falto  da'  suoi  iiemici  contro  la  validila  delle 
sue  forlczzc  fosse  per  indurre  il  re  gcrmanico  ad  accettare  proposlc  di 
sommessionc  e  d'accordo,  deliberava  Ardoino,  non  senza  dolorosa  litu- 
baiiza,  mandare  all'emulo  suo  legati  apportatori  di  larghe  profTerle. 

Recavano  costoro  per  parte  sua,  e  per  quella  di  Ottoue  e  d'Ardiciiio 
suoi  figli,  I'olTerta  di  rinunciare  Yolontainamente  alia  corona  d  Italia , 
ove  piacesse  al  I'c  Arrigo  coaccder  loro  un  comitato  ,  del  quale  il  cro- 
nista  Dilmaro  tace  il  nome ,  ma  che  altro  non  puo  cssere  che  il  comi- 
tato ,  cioe  la  Marca  d' Ivrea.  Troppo  larghe  proirerte  erano  quesle,  rd 
indegne  di  un  re  non  mai  stato  fino  a  quel  piinlo  siiperato  in  battaglia 
da  lui  che  le  uuiva,  le  quali  ben  dimostrano  come  la  veniUa  del  re 
Arrigo  in  Tlalia  per  ricevervi  la  corona  imperiale  promessa  dal  pontelice, 
avesse  fatto  cadcre  d'animo  il  poco  prima  furibondo  Ardoino. 

Ma  non  gi'adivano  questi  patti  a' consiglieri  d' Arrigo,  i  quah  memori 
delle  percosse  ricevute  da  Ardoino ,  dal  1 003  in  poi ,  temevano  no- 
velle  tempeste  tostoche  il  re  ger.tianico  avrebbe  rivalicato  i  monli,  ove 
quegli  conservasse  la  possessione  della  sua  Marca  d' Ivrea.  Cedendo  per- 
tanto  alle  loro  istanze ,  re  Arrigo  sdegnosamente  rimandava  i  legati ,  e 
proseguiva  il  trionfale  cammino  verso  Pavia. 


(I)  Cbiesa  A;;oslino  ,  Corona  R.  di  Samia ,  P.  U.  p.  452.  476.  —  DDRM\m ,  Marca  d'hrca,  P.  II. 
p.  B.  —  P.  Ai\mi  ,  l)c  Bcllo  Camipiciaim  ,  ci)l.  432.  R.  I.  T.  XVI.  —  Delia  tlocca  d'  Ivrea  ri- 
labbricata  tla  Arjoinn,  appena  rimang;ono  alcunc  vesligia  DOj^li  ardii  e  nelle  pareti  di  parecchie 
case  innaUate  suvra  quel  roasso  die  sla  a  cavaliero  del  bcllissimo  scao  furmato  dalla  Dora  ,  c 
costeggiato  dalla  nnova  strada  Uslii  tcrm'inata. 


DEL    CAVAUERE    L.    G.    PROVANA.  285 

Fra  hrcve  nol  vcilrcino  siccoinc  an  lain  rilmto  licoiiforUiiido  i  sopiti 
spirili  tlcl  re  italiaiio,  cailJc  a  ilaiino  sojtiatlutlo  di  que  inalaugujati 
consiglieri.  Cosi  Dilinaro  (I).  Dalla  quale  osscrvnzioiie  vcniaino  a  coiio- 
scei'c  che  fra  questi  consiglieri  del  re  Arriyo  eraiio  i  vc.sco\i  di  \  trcelli, 
di  Novara  c  di  Como ,  posriaclio  su  di  essi  scoppiaroiio  in  is|>ecial  modo 
Tullitnc  vendelte  ilel  Iradilo  Ardoino. 

Dopo  breve  soggiomo  in  Pa\ia  moveva  1'  iiiipay.icnic  Arrigo  iK:r  a 
Ravenna  :  ivi  collocava  un  suo  fralello  Arnoldo  sidb  sedia  arcivescovilc, 
usurpata  ,  come  si  e  detto ,  da  un  cerlo  Adalbirlo  (2).  Qiiindi  s'alFrel- 
tava  verso  Roma,  dove  giuiigeva  addi    i4  di  Icbbraio  (  lUli). 

La  coroiiazionc  iinperiale  del  re  Arrigo  e  della  regina  Cuncgonda  e 
brevemente  descritla  dagli  storici  di  Cerinania  in  qucsta  forma-. 

Kacevasi  inconlro  alia  regal  comiliva,  fuori  le  porle  di  Roma  in  gran 
puinpa  il  ponlefice  Benedetto  ^  III  coUa  popolazione  della  cilta,  la  cpiaie 
scbbcn  discorde  we'  suoi  votl  verso  Timperalorc  prcsuulo  ,  tultavia  , 
coniera  forza,  sccondo  I'uso,  urlava,  sibiamazzava ,  a[)|)laudiva,  lodando 
a  fielo  il  novello  suo  signore  (:J). 

Quindi  accompagnato  da  dodici  senatori  colle  niazze ,  de'  quali  sci 
coil  barba  prolissa,  e  gli  altri  sei  raso  il  mento  ,  forsc  in  segno  di  sog- 
gezione  ,  entrava  nella  citta  il  felicissimo  Arrigo ,  inentre  il  pontcCce 
anlivcnivalo  sulla  soglia  della  Basilica  Vaticana.  Quivi  domandavalo  se 
fosse  dcliberato  di  farsi  (ido  patrono  e  difensore  della   Cliiesa  Romana, 


il)  Tbietm.  Chron.  Lib.  VI.  5  57.  1.  c. 
(S)  Annul.  Saxo  ap.  Eccardum  T.  I.  ao.  MXIV. 

(3)  «  Ivit  obviain  tola  civitas  ;  licet  dissuno  toIo  lamcn  ut  par  crat  tao  domiDo  daiit  laotluiu 
»  praeconia,  cxtoUcnlcs  ad  sidcra,  »  (  Annal.  Quedlinbwg.  an.  1014,  ap.  Pekti  M.  G.  II.  T.  V  ). 
Tbietm.  Citron,  l.ib.  VI  in  fino,  cl  VH.  §  I  1.  c.  Cfr.  Cunni  Rnd.  Lib.  I  in  One,  ap.  DccnES!«E 
R.  F  T.  IV.  —  Epidanno  monaco  di  .S.  Gallo  (  ap.  Ducnr.sME  U,  F.  IM.  p.  477  )  sciitst  d'  Enrico . 
!<■  Ilcinricli  in  Italiam ,  Icclu  c|ii>ic|uc  milite,  Itomam , 
>i  Acgrc  spcclatus  ffrliir,  Cacsarqnc  croalur.  » 
Piu  coDCOrdi  o  piii  spontancc  ,  narra  I'Anonimo  Valcsiano,  fosscro  !c  lodi,  chc  circa  un  iccolo 
prima  tributara  il  popolo  romano  a  Bercngario  I  principe  ilaliaoo,  vrnuto  conic  Arrigo  a  Uoma, 
per  riccvervi  la  corona  impcrialo  ; 

« Sonat  ecco  Sabnra  i^pcr  Siibnra,  ijuartifre  t  trihii  urbana  di  Roma) 

»  Vocibus  elalis  popiili :  prnpcrnle   faventcsl 

»  Rex  vcnit,   Ausoniis    dndiim   expcclalus   ab   oris! 

» Eral  omnibus  artbtr 

I)  Ccrnere  pracscnleni ,  ciipinnt    qu  c  m   saecula  rcKcm.  • 
{  Anon    Panegyr.  Berengarii  Aug.  Lib    IV.  vers.   105-107,    ct  138-139  ap.  Pejiti,   T.  VI 


a86  STUDI    CRITIC!    SOVBA    I.A    STORIA    d'iTAMA    ECC. 

fedele  a  lui  poulcfice,  ed  a'snoi  succcssori.  AUe  cjuali  richieste  avendo 
il  i-e  con  divota  prolesla  assentito  ,  vcnne  iiitrodotlo  nella  liasilica,  dove 
col  solito  rito  riccvette  la  sacra  unzionc,  e  la  sospiiala  imiieriale  corona. 
Voile  Arrlgo  che  TalU'a  corona ,  cioe  quella  del  regno,  fosse  come  vote 
appesa  all'altare  del  princii)e  degli  AposloU  (1),  cd  il  papa  cornspose 
a  quosto  dono  j>rescnlaudo  il  novello  iiuperalorc  di  iin  prczioso  orna- 
nieulo,  la  cui  descrizione  conscrvataci  dal  Glabro  seinprc  piCi  ci  dichiara 
quel  misto  d'osscquio  e  di  superiorita,  col  quale  i  poulcfici  accogiicvano 
i  principi  da  cssi  chiamali  all'oiiorc  dell'  inipero  romano.  Era  quosto  un 
poiuo  d'oro  adoruo  di  gcmmc  da'  quallro  punli ,  il  quale  porlava  supcrior- 
ineule  una  crocc  pariinenti  d'oro.  »  Esso  rapprcsciitava,  cosl  il  Glabro, 
»  quesla  nostra  luolc  mondana ,  cui  si  suole  attribuirc  una  certa  forma 
»  rotonda :  e  mirando  in  quel  globo  il  principe  del  terreslrc  impero 
»  doveva  ricordarsi  non  aver  cgli  allrimenli  ad  impcrare  cd  a  combal- 
»  tere  nel  mondo ,  sc  non  se  in  uiodo  da  mcrilarc  la  protczione  di  cjuel 
»  vessillo  vivifico  della  crocc  che  ivi  primeggiava.  Nella  varieta  poi  delle 
»  geiuine  di  cui  brillava  il  poino  d'oro,  rapprcsenlavansi  le  virtCi  molte 
»  die  adornar  dovevauo  quegli  che  era  giunlo  all'apice  dell'  i^periale 
)>  potenza.  »  .  'm  r!7<»  i-r 

AiTigo  accctlava  devotamente  col  dono  I'ammonimento  del  donatwe, 
e  inandava  a  presentare  di  quel  gioicllo  il  monastero  di  Cluni  (2).  Chiu- 
deva  q\iindi  la  solennita  del  giorno  una  lauta  cena,  imbandila  dal  papa 
in  Laterano  all'imperatore  novello,  ed  alia  imperalrice  Cuncgonda  (3). 

Ma  le  coronazioni  di  Arrigo  non  crano  di  lieto  augin'io;  come  in  Pa- 
via  nella  coronazionc  sua  a  re  d' Italia,  cosl  in  Roma  corse  a  rivi  il 
sangue  neUiuiperiale  esalta'.nento  di  Arrigo. 

Otto  soli  giorni  dopo  quelle  della  sacra  solennita  erano  trascorsi,  che 
una  grave  commozione  destavasi  sul  ponte  del  Tevere  tra  i  Roniani  ed 
i  Tcdeschi ,  per  la  quale  dall'una  e  daU'altra  parte  molti  cadevano  uc- 
cisi;  autori  di  questa  crano  trc  fratelli  Hug,  Hecil  ed  Ilecelin,  Lom- 
bardi.  Cosi  il  solito  Ditmaro,  11  quale  aUro  non  soggiunge  nc  sulla  ca- 
gione,  ne  sulla  qualita  di  tal  raovimento  (4). 


(1)  TuiET.M.  Chnn.  1.  c.  —  Cfr.  Spuilcj.  Ihmii.num,  cilcnle  A.  Maio,  S.  R.  E.  Card. ,  T   VI.  p   938. 
•  Qualili-r  Rom.  Imp.  dcbcal  coronari.  i>  (  Romac  ,  iu  8.°,  an.  MDCCCXLI  ). 
(3;  GUBRI  Rod.  iliid.  Lib.  I. 
(3)  TniKTM.  Chrnn.  Lib.  Vll.  ibid. 
(■I)  TlULTM.  Oiron    Lib.  VII.  •;  I   I.  c.  p.  836. 


BEL    CAVAI.IF.nE    I..  C.    PnOVANA.  287 

Lc  circostanze  dl  tempo  e  di  personc  ,  clic  ap])artcngono  a  qiiesto 
fatto,  mi  parvero  meritarc  qiialche  sludio  sovr'esso.  Altri  giiidicherA  s'io 
mi  sia  bene  apposto. 

In  lino  de'  Capiloli  procedcnti  mi  Tcnne  noniiiialo  fra'  piu  accesi  ade- 
rcnti  del  re  italiano,  un  Oberto  TI  ilella  famiglia  Eslcnsc,  marchcsc  in' 
cpiesti  lcm|)i  tlcUa  Li^uria,  conte  di  IVIilano,  cd  insi(Mnc  del  sacro  Palazzo 
in  Pavia.  Erano  i  sopraddelli  fialclli  LoiigolKirdi,  ricordali  da  Diliiiaro, 
tre  de'cinepte  figliuoli  di  csso  marcliese  Oberlo  (1),  dc'  qiiali  quel  cioiiistu 
va  sWrpiatido  i  nomi  all'uso  ledesco.  Cosi  senza  dubbio  scrisse  Flug  per 
Ugo  od  Ugone:  Ilecil,  di-Uo  pure  Azili,  ])er  >^«onc,  conlialto  di  Adal- 
bcrfo  (2)  ,  ed  Ilecilin  diminutivo  di  Ilecil  cioc  yldulbcrto  minore  (3). 
Coirtc  costoro  fosscro  figlinoli  del  marrliese  Oberlo  II,  io  non  slaro  ad 
addurne  le  proTC,  die  ognuno  puo  riscontrarc  ni;"  documciUi  pubbiicati 
dallo  Soheidio  nelle  sue  Origini  Gtieljic/ie  (4).  Accresce  il  valore  di  qiiesUi 
opinione  ,  I'essere  pure  stata  espressa  daHaltenlo  Lcibnizio  (5). 

C\b  posto,  francamcnte  noi  ne  potrcmo  dedurre,  che  la  sommossa  di 
cui  Dilmaro  fa  capi  questi  tre  figliuoli  del  marchese  Oberlo,  rannoda- 
vasi  ad  un  maggior  movimenlo  coiitro  la  domiiiazionc  germanica,  che 
si  aiidava  inedilando  iu  Lombardia  dal  re  Ardoiuo  aiulato  da  queU'Obcrlo 
medesimo. 

L'esistenza  di  questa  pralica  viene  irrcfragabilmcnte  dimostrala  da' 
fatti  che  seguirono  ,  sebbeiie  invano  se  nc  cerclii  una  circostanziala  de- 
scrizione  ne'  cronisli  contemporanei.  La  funcsta  riuscita  clicllcbbe  baslo 
al  certo  per  far  tacere  gli  scriltori  italiani :  e  quaiito  a  quelli  di  Ger- 
mania,  ben  si  puo  credere,  che  essi  una  gran  parte  ignorassero  di  qiiesli 
lontani  avvenimenli  ;  il  solo  Ditniarn  nc  traUe£;gia  qua  e  la  (pialche 
lenno  (6).  Da  quel  poco  pertanlo   ch'egli   ne    lascib    scritto ,  e  da  allre 


(l)  ScnEiDii  Orig.  Guclf.  Lib.  11.  Cap.  I\. 

(3]  «  Dum  ia  Uoi  nomine  Comitalu  Viccntino  in  loco  elc.  in  iudicio  adossci  dominut  fob.  Pa- 

-  Iriarcha  ,  et  Ori ,  qui  ol  Walpolus  comes  ,  missus  domini  Oltonis  rcpis  ,  et  Adcllcrtiu  ,  qui  tt 

-  Jzili  etc.  »  (  JUn.VTORI  ,  Ant.  Est.  P.  I.  p.  1S8  ). 

(3)  ScnEiDii  I.  c.  5  10. 

(4)  Sr.nF.inii  ibid.  §  3.  7  pt  10. 

(5)  Nclla  Prcfaziono  alia  Sioria  d'AnMOLFO  da  Inl  pubblirala  nel  Tom.  Ill   p.  96.  Brrum  Brumiwic 

(6)  Fra  gli  scriltori  gormanici,  Adalboldo,  conlomp  iranco  di  Arripo  I ,  lasi-id  impcrfclla  aU'anno 
toot  la  Vila  di  qucsto  prinripc:  c  V.liitmliila  Sdxo  cd  il  Chronnyraphits  non  foccro  ibo  ripclrrc  I* 
parole  di  DiTMinO:  punto  non  parla  di  qucslo  I'Annalisla  d'llildesboim  Fra  pi' llaliani  ror\i  ni 
I^rinOLFO  seniore  ,  n4  Arnolfo  ,  ne  lampoco  il  Cronista  del  Houlc  Casino  non  ne  fanoo  parol* 


a83  STl'Ol    CniTICI    SOVRA     la    STOIUA     n'lTAT.I.V    ECO. 

sincrone  tcstiinoni.inze,  noi  verrcino  alia  incglio  iiuloviiiando  randamenlo 
di  queslo  fatto  iinportaiUe  ,  non  avvcrtilo  no  dal  Sigonio,  ne  dal  Mu- 
ratori ,  c  rlic  dicliiara  a  cjualc  scopo  tcudessc  lo  zclo  die  le  popolazioiii 
italiane  inostravauo  per  Ardoino. 

Seniplice  apparisce  essere  stato  il  piano  do'  confedcrali  itaiiani:  dcslarc 
in  Roma  per  mezzo  de'  trc  fi^ruudi  d'Ohcrto  wii  tumulto  coiilro  i  Tede- 
selii ,  stimolaiido  le  ire  di  cjucirantica  fazioiie  clie  sotto  il  console  Cre- 
scenzio  tanlc  prove  avea  dato  dell'  avversionc  sua  conlro  gli  Olloni,  c 
con  essa  assalire  cd  0[)primeve  runpcratore  novello ,  nicntre  Ardoino , 
Olierlo  c  gli  altri  confedcrali,  iiellc  iiiterue  provincie  del  reamc,  prepa- 
rerebbero  le  arini  per  assalire  di  frotilc  i  fiiggiasclii  d'Arrigo,  e  tagliar 
loro  lo  scampo  dcH'Alpi  ])pr  alia  Germaiiia. 

Ccrlameiile  il  cronista  Ditniaro  non  racconta  chc  rjuestd  fos^e  il  piano 
degl'Iudiaiii ,  ma  che ,  secondo  ogni  pii\  probabile  congliieiltira/Jalc  ad 
ogiii  mode  esser  volesse  il  loro  disegno,  lo  dimostrano  e  la  somniossa 
clie  appmilo  fti  destata  in  Roma  da' Ire  fratelli  Estcnsi ,  6  le  sentenze 
falminate  dall' imperatore,  appena  tornato  in  Gcrmania,  contro  di  essi, 
contro  Oberto  loro  paJre  ed  i  loro  fralelli,  e  contro  altri  Itaiiani  rhe 
con  Ai-doino  im'asero  di  niiovo  il  renine  (1).  Noi  vedrcmo  iiifatli,  clie 
scbbene,  fallila  la  sommossa  di  Roma,  il  movimenlo  condjinalo  in  Lom- 
baroTO  pill  non  [lotcsse  aver  liiogo  ,  non  percio  Ardolno  cogli  Estcnsi, 
si  Iratlcnne  dal  fare  xin'uitima  prova  di  restaurare  le  cose  sue,  appena 
parlilo  r  imperatore  ,  prova  per  cui  gran  parle  dcUe  till;\  ilaliai^e  tcr- 
navano  alia  sua  obbcdicnza.  ■''-■.•    v   . 


(I)  Vcdi  ijucsli  ilocLimcnli  ncU'Appcud.  n.°  3G  c  segueoli:  lasenlenza  bandlta  conlro  gli  Estcnsi 
ticn«  nclla  sua  sposizioiie  (jucslc  pjru)c  :  »  Nolum  esso  vulamus  univcrsis  sanctao  Dei  Kcctesiae 
»  fidclibus  ,'l.'bcrluin  comitcm  filium  Illldcprandi ,  Othertnm  marchioncm  cl  fiiius  cius  elc. 
K  poslqnain  nus  tu  re^cm  ct  Impcratorcm  clo<^criuit ,  post  manus  nobis  dalas,  et  sncrnmenla 
j>  nobis  facta,  cum  Dei  nostroquc  iniiuico  Ardoino  rci^nunt  nrtsdum  iiivasissc  etc.  »  Qui  I'  duu- 
quc  chiaramenlo  indicata  la  Icvata  in  armi  del  re  Ardoino,  cseguila  da  Ini  appena  etibc  Arrijjo 
liiccato  it  suolo  della  Gcrmania  ,  come  ci  narra  Ditmarcj  :  <c  reversus  est  ab  Italia  Caesar  ,  cl 
>#  Uartwigus  ob  boc  aiiuiodum  gavisus  >'ercellenscm  invasll  cl\itatcm  etc.  »  {C/iro/i.  I'll.  3.  I.  c. }: 
ora  qucsta  levr.ta  in  aimi ,  die  lu  rultiiua  d' Ardoino  ,  fu  altresi  la  sola  cb'cgli  tipcrassc  dopo  la 
ooroaazinnc  imperiale  di  Arrigo :  )a  coopcrazione  degli  Estcnsi  a  quesia  nuova  spedizione  del  re 
italiano  e  dunquc  cvidcnlissima  ,  come  c  pure  cvidenlissimo  cbe  il  liiogo  di  Solega  d'ondc  fu 
baodila  la  senlenza  non  puo  csscre  nc  il  villag(;in  di  lal  numc  pusto  sul  Gumc  Ollio  prcsso  Cre- 
mona, come  voile  lo  Scheidiu  {Oriij.  Cuelf.  T.  I.  Lib.  11.  c.  VIII.  §  3),  c  prima  di  Ini  Tri- 
tlano  Calco  { llUt.  Mci.  Lib.  A'l),  nc  I'allro  sul  Trlvigiajio ,  no  verun  allro  villaggio  d' Ilalia  , 
ma  SI  piutlusto  cbe  it  nomc  di  Sulega  c  uu  idiott^mo  gennano-Iatino  di  Sol^cn  nel  Eurico,  u 
di  Sulsed   Delia  bassa  Cariuzia,  come  avTcrti  il  I)l.IiA>^Di  (  Ccndiz.  dd  f'crccttese  ,  p.  199). 


PF.I.    CAVAI.IERK    L.    O.    PnOVANA.  a8<) 

Dopo  ill  <-io  elhi  e  natural  cosa  il  cicilcrc  the  il  nuincro  ileyli  B<le- 

reuli   alia  coiifoilt  razione  iioii  fosse  rislrcUo  u  (jiulli  soli  noiiiiiiali  iicllr 

seiilciixe  da  noi  iiuUcale;  ad  essi ,  e  ccrlo  fia' piu  ztlaiili  ackiir  dovillero 

i  iniseri  avanzi  de'  Pavcsi,  la  oui  cilia  favoriln  mai  sempre  da  Ardoiiio. 

ainpia  cagirmc  aveva  d'avversare    la  doiiiiiia/.ioiic    d' Arrigo :  niicora    \>tv 

le  ragioiii  aluove  gia  addolte  (1),  potremo  ai;'^iuiij;frc  a{;li  allri,  Alan- 

liiuli  IL  jnarclicse  c  conto  ili  Torino  ,  cd  Alrico  siio  frali  Ho  vcscoto  di 

Asli  ,  ainhi    congluiili    d'  Ardoino   e   degli    Eslcnsi  ,  c  (piogli   allri  iiioltl 

Ira"  {)rincijii  del  regno  ,  clic  piu  tiinidi  o  piu  avveiliili  non  osarono  nu>- 

slrarc  ardilaincnte  il  vise  al  neiuico  ,  ma  chc  cerlanicntc  slavnno  »S|>el- 

laiulo  in  segrcto  rulfelto  dcU'  insorgimcnlo  roniano ,  ]>ronti  n  Icvar  rarmi 

ogni  volta  die  parte  iinperiale  rinianesse  opprcssa  in  Hon. a,  od  a  piapgiare 

vigliacranieutc  (come  fecero  )  il  re  Icdcsco,  ove  tpiesti  sorlissc  vincilorc. 

A  codesli,    come  verra    in    cliiaro   fra   breve,   uniremo   ancora   Arnolfo 

arcivescovo  di  Milano ,  jiotentissimo  ed  aslulissinio  principe  ,  cui   cerUi 

I'acovano  scguilo  molli    dc'  vcscovi    suoi  suH'raganci,  co'  conli    da  lui   d'l- 

pendenti  ,  cd  altri  ancora  fra' graiidi  \assalU  del  regno,  clie  o  nel  lOOi 

avevano,  come  Arnolfo,  chiauiuto  Arrigo  in  Italia,  o  clie  iicl  lOOi  s'eraiio 

ad  Ardoino  spcrgiurali  in  Verona:  perciocche  ben  si  \uol   iredere  cbe 

cosloro,  molli  de"  quali  iicirultimo  dccennio  di  regno  avevano  sperimeii- 

talo  le  vendelle  d'Ardoino  ,  ora,  sia  per  la  teinenza  delle  nuove  incur- 

sioni  ch'egli  non  cesserebbe   di  fare ,  appena  Arrigo  avrebbe  rilocco   il 

suolo   della  Germania  ,  sia   perche  disgustali   dell'  occupazione   ledescn  , 

col  conscntire  a  questo   movimenlo    avessero   impctrato   dal  re  Ardoino 

il  perdono  degli  anlichi  spergiuri,  e  forse,  come  solcvano ,  palteggiaio 

con  esso  avare  ricompense.  Le  quali  cose  noi  polremo  ragionevolmenU- 

argomcntare,  avvegnachc  dalle  incursioni  eseguile   non  niollo  dojio  dal 

re  Ardoino,  appaiisca  quali  fossero  le  cilia  clie  avevano  disdello  al  mo- 

viuiento  idcalo.  Cosi  possiamo  andar  cerli  clie  ne  Vcrcclli,  iic  Novara  , 

ne  Coino    non  aderirono   alia   chiamala,  posciache    conlr"  esse    vcdreisio 

piombarc    piii    furibonda  la   vendetta  di    lui,   che   per   allre    anlicbe    e 

nuove  olfese,  i  vescovi  di  quelle  eilt^  avevano  altresi  provocate. 

Finalmenlc  «n  maggior  numcro  di  zelalori  noi  Irovcrcmo  in  que' i<.'- 
condimilili,  che  da'  docunienli  divrea  (2)  ci  vcngoiio  indicali  conic  Iralli 


(1)  Vo.li  il  Capilolo  IX  di  qaesli  Sladi ,  sul  fine. 
(4)  Append    n.  12. 

Serie  11.  Tom.  VII.  iJ; 


31-yo  STIJOI    CRITICl    SOVHA    t..\    STORIA    D  ITAMA    ECC. 

tla  Ardoino  alia  sua  parlc ,  i  qiiali  formavano  qiicU' ordine  sccondo  di 
vassalli ,  die  noi  vodcmnio  ucllc  varic  cilta  italiatic  avri'c  gia  preso 
Tarnn  contro  i  Grandi  del  reame.  Ora  da  qiicslo  sccondo  ordinc  tin 
leiv.o  no  dipcndeva  (■!),  s\  die  qiiesti  due  vcnivaiio  a  compoiTc  una 
niassa  compatia  di  genti  d'arme,  die  comprendcva  la  maggior  parte 
degli  uomini  lihcri  del  medio  cd  ultimo  celo  della  popolazione. 

iilstesissima  pcrlanlo  e  frequenle  di  capitani  c  di  soldalcsdic,  argo- 
inentar  potremo  fosse  la  confcderazione  italiana  ,  animosa  ma  non  te- 
meraria  I'inipresa;  conciossiache  a^-^isar  ben  potcvasi  die  Boma  corriva 
alio  sommosse ,  e  ncmica  alia  domiiiazione  genuanica ,  non  fallircbLc 
allopporlunita  di  soUevarsi,  ove  un  capo  Ic  si  protTcrissc  (ne  qucsto  capo 
niancava)  atto  a  condnvre  que'  riottosi  avan/.i  di  tanti  tumulli,  c  die 
volonterosc  brandirebhero  Tarmi  Ic  citta  confederate,  dove  all'orrore 
riniaslo  imprcsso  contro  Arrigo  dopo  I'eccidio  deirinfelice  Pavia  (2), 
nnovi  argonienli  d'odio  e  di  vendcita  s'crano  aggiunti ,  pe'  danni  recenti 
••  continui,  sparsi  dalle  masnade  tedeschc  venute  con  cssd  per  la  coro- 
iiazione  inipcriale.  .^.  m.-   .   <.  i 

Imperciocclie  egli  e  nolo  sicconie  ogni  volla  die  i  re  di  Germattla 
si'cndevano  dall'Aipi  per  la  corona  del  regno  o  deU'impero,  poco  fidando 
essl  (ne  a  torto)  nelle  legioni,  die  secondo  la  legge  longobardica  i  conti 
italiani  crano  tenuli  di  prov\edere  ,  mai  non  venivano  in  Italia  die 
stipali  dalle  legioni  germanidie.  Erano  quesle  composte  d'alcuni  volon- 
tari,  ma  per  lo  piu  d'aomini  astretli,  per  a  tempo  sollanto,  al  serVizio 
di  guerra  ,  capitanati  da  que'  conti  medesimi  die  avevano  sbvr'essi-''bfe- 
neficiario  doniinio:  gente  eiferala  die  non  valicava  le  Alpi  che  diSpet- 
losa  e  j)cr  forza,  cui  non  moderava  vcruna  severa  disciplina  ,  e  die 
pcrcio  con  delilti  d'ogni  maniera  manomelteva  le  indifese  popolazioni  (3). 

Quanto  esecrati  esser  dovessero  gli  ospiti  cosifFatti  condotti  da  Arrigo 
in  Italia,  ell'e  cosa  piii  che  facile  a  immaginarsi:  da  Ditmaro  po'i  ab- 
blamo  in  qual  guisa  s'ingegnasscro  i  manomessi,  lii  far  loro  sconlare  a 
oaro  prezzo  i  quolidiani  soprusi  (4). 


;i;  ROVE1.L1  ,  Sloria  di  Como ,  P.  II.  pag    LXXVII. 

(3)  n  OmnU  iohorruil  Italia  ,  simile  pcrlimoscens.  Ab  liioc  illius  exioaQita  coo&denlia.  i>   (  Ar- 
N^Lrai ,  /fist.  I.  XVI ). 

;3)  Gibbon,  Hist,  dc  la  Dicad    tic.  de  VEmp    R    T.  IX    Ch    XLIX. 
(4>  TaiETJi.  Chton.  VU.  3.   1.  c. 


nF.i.  cwAUERi:  L.  G.  rnovANA.  atji 

r*o|)olo  ,  soUlali  e  ca|>il.uii  eruiio  cluiujiie  iiiiiiarcccliiali,  lutlo  |iL-iiilev:i 
(lall'csito  dcUa  souuiiossa  romaiia.  Sco|i|)iij  <jucsla  infalli ,  come  nana 
iJilinaro  ,  I'otlavo  gioriio  dojjo  la  coroua/.ioiic  ilAnigo  ,  lie  senza  con- 
•)iglio  fu  scello  il  |jonle  sul  Tevcrc  per  dar  principio  al  ruo>iniviilo  (I). 
Soige,  coiiic  ogiiiuio  sa  ,  queslo  poiilc  prcsso  la  poila  di  Cuslel  S. 
Aiigelo  ,  dello  allora  la  lone  di  Crcscciuio ,  forlczza  da  luiigo  tempo 
Iciiuta  dalla  famiglia  del  console  famoso,  clie  le  avca  dalo  il  sue  iiome  (2\ 
ediii  que'glorai  occupata  dal  prcfello  di  Roma,  di  iioinc  come  I'avulo, 
Cresceiizio  ,  e  da  Giovaaiii  suo  fialcllo,  nianliese  di  Cau.ciiiio,  nipuli 
aineudue,  conic  gia  si  c  dello,  di  tpicl  Giovanni  jalii/io,  inoilo  lim 
auui  prima  (3). 

Ne  I'uno,  uc  Vallro  di  qucsli  due  principi  roniani  iion  e  nomiiialii 
ila  Ditmaro  come  parlccipc  della  soininossa,  ma  da  nii  placilo  tenulosi 
dal  poulefice  BenedeUo  "VIIl  in  Farfa,  pochi  mesi  dopo,  ricavasi  die 
cosloro  esscndo  uomiui  polcnlUsinii  nella  citta ,  per  opera  loro,  e  forse 
(  cosi  il  Mabillonc )  per  loro  consiglio,  s'era  deslata  quclla  commozionc 
tra  i  Romani  c  i  Tcdcsclii  (i).  La  coopcrazionc  adniKjuc  di  quella  fa- 
zioue ,  di  cui  Cresceuzio  e  Giovanni  crauo  capi,  ali'impresa  elic  medi- 
tavasi  in  Lombardia  da  Ardoino  e  dagli  altn  Eslcnsi ,  e  cvidcutissima- 
Roma  adcriva  al  movimcnto  italiano.  Scatenaronsi  lire,  gli  odi  anliclii 
lungainentc  compressi  si  riaccescro ,  si  die  la  zufi'a  s'appicco  vigorosa 
Ira'  Romani  e  gl' Imperially  c  mollo  sangue  ijuinci  c  qnindi  in  snlle  piiine 
fu  sparso ;  cosi  Ditmaro.  Come  di  poi  si  rallenlasse  la  miseliia  ,  e  (juale 
fosse  la  parte  perdente,  Ditmaro  non  si  fecc  a  narrarlo.  w  Da  ullinn) 
»   (  soggiunge  egli  )  la  nolle  scparo  i  combatlenli  »   (ii). 


(1)  n  Magna  oritur  commocio  in  pontc  Tibcrino.  «  (  TniETM.  VH.  I  ). 

(2)  C*BLI,  Aiillc/iilii  llaiUlie,  V.  IV,  pag.  21. 

(3)  Erano  costoru  nati  da  Tcodcrauda  fi(;liuula  del  console  Crcsccnzio ,  uccito  ■  Iradimcnlo  d« 
Oltono  III,  e  sorella  di  Giovanni  palrizio  di  Homa  (  Vcdi  qucslo  Capilolo  nelle  paj;  prcccdenli  ) 

(4;  Mabillon.  yiiiiiul.  O.  S.  B.  T.  IV.  Lib.  LIII.  5  CXIV.  cl  Pladlum  Fuifcnte  ,  documenlo 
n.  XXXIl  ibid.  p.  701. 

(5)  1  In  oclava  vero  die  (  dopo  la  coronaiiono  impcrialc  )  inlet  Ronianos  cl  oostratct  migni 
"  oritur  commocio  in  ponle  Tibcrino  ,  cl  ulrimquc  mulli  corrucrunl ,  notlc  cos  ad  nllimum  di- 
»  rimeute.  «  (  Thietm.  Chron.  Lib.  VII.  §  1.  Pebti  I.  c.  )  —  L'no  scrillorc  uiodcrua  del  quale 
non  mi  ricorda  il  nomc,  \uole  chc  in  quclla  sommossa  fosscro  peidcnti  i  Tcdctchi ,  c  quindi 
fossero  rcspinii  da  Roma:  qucslo  non  puo  cssere  ,  percioccbi:  vincilori  i  Uouiani ,  I' impcralote 
sarcbbo  slalo  o  preso  o  caccialo  in  fuga  ,  o  quindi  la  le\ala  in  armi  d' Arduiutf  c  dc' confederal! 
J<  Lombardia  avrebbc  avuto  luogo  immaaliucali. 


a,)3  STUD!    CRITICI    SOVRA.    I.A    STOMA    D  ITALIA    ECO. 

Ma  un'nltra  causa  igiiota  a  quel  cponista  fu  quclla  clie  atlnto  il  mo- 
vime.nto,  cui  ben  lungi  d-A  ccssare,  le  sopravvcgnciill  leaebrc  dcUa 
notte  avrobl>ei-o  cloTuto  aiiitarc,  c  rcndorc  ]>c' cittaclini  lanto  j)iii  faro- 
revole ,  in  quanto  che  era  Taso  che  il  nerbo  pi-incipalc  tWle  legioni  fo- 
restiere  antlasse  a  ([uai'liere  ne'  dinlorni  ili  Roma,  dove  noii  riniaacvano 
di  esse  ,  che  Ic  guardio  necossnric  per  la  tutcia  del  palaz/,0;  iniperialc. 
Questa  causa  coiiviene  indoviiiarla:  tultavia  1' iiuliiziooe  sovxn  la  qxiale 
s'appoggia,  paimi,  s'io  non  erro,  possontej  ed  e  questia  C' la  vteinanzit 
dclla  fortcrza  de'Grescenzi  ch'esser  doveva  argotnenlo  di  -villoria,  fn  al 
conlrario  cagionc  dclla  svcnlata  intraprcsa.  Perciocche  iion  solo  le  porte 
di  quel  castello  nou  s' apersero  a  Icuiiio  per  fornirc  di  miovi  soccorsi 
gli  Estensi  che  combattcvano  sul  ponle,  allorclu';  essi  trovarono  mag- 
giore  ,  clic  iion  credevano ,  la  resislOiiKft ,  ma  anzi  o  s'  aprirono  solo 
per  ricoverare  i  due  Crescciizi  parlecipi  dclla  soinniossn ,  o  furono 
lenutc  a' figliuoli  d'Oberlo,  allorche  costoro  priyi  di  soccorso,  vedendo 
spacciata  ogni  sperania  ,  cercarono  in  quelle  iino  scampo.  Questo  non 
pub  esser  ilo  altriineiiti,  giacchc  Diluiaro  nel  raccontare  siccome  de' 
U'c  giovani  Estensi  un  solo  (Adalberto)  si  salvo  colla  fuga,  e  gli  altri 
due  furono  mandati  prigioni  in  Germania ,  pwnto  non  ricorda  che  nes- 
suno  de' capi  romani  fosse  colto  con  essi  (I).  Di  pid  i  due  Grescenzi 
continuarono  a  braveggiare,  come  prima,  per  Roma,  sospelll  ma  non 
inquisiti  d'esserc  intinli  nella  congiura.  Questo  ci  viene  indicate  dal  pla- 
cito  di  Farfa  tenuto  in  quell' anno  addi  due  d'agosto,  tempo  nel  quale 
uno  di  essi  era  in  lite  co'  inonaci  Farfensi  (2).  iztHy  .«8ijno  en 

Potremo  adunque  dedurne  ,  senza  timore  d'andare  crrati ,  che  i  due 
piincipi  romani  associati  al  tumulto,  progenie  indegna  dcUanimoso  Cre- 
scenzio,  falsarono  la  fede  a' figli  d'Oberto ,  vilmente  abbandonandoli  nel 


(1)  «  Ex  qaibas  uoiis  in  hiis  partibas  cvasit ,  sccniKhis  aatem  ad  Fnldo  deductns  est,  in  Ivican- 
"  slcne  aulem  castello  tortius  din  scnatur.  »  (  Tiiietm.  1.  c.  ).  Sovra  il  tempo  in  cui  fu  falta  qncsta 
callura  do'  figliuoli  il'Obcrlo  ragiona  a  lungo  il  Muhatoei  {j-int.  Esi.  I'  J.  Cap.  XIV)  senza 
uoQchiudcr  nulla.  Piu  csplicito  senibra  il  suo  parcrc  ncgli  Annali  (  MXIV  ),  circa  rimmodiato  im- 
pri{;ianamcnto  di  due  di  essi,  dopo  supcrato  il  tumnlto.  Dal  teste  di  Ditmaro  mi  pare  cvidentc 
cho  la  cattnra  fu  immediata,  c  non  badorcmo  alio  favolc  che  narra  su  di  cio  GnaWano  Fiamma. 
Quanta  al  crnnisla  dolla  Novalcsa ,  il  quale,  parlando  d'Arrigo,  dice:  ic  Marchioncs  autcm  Ilalici 
-  sua  callidilate  capicns  ct  in  cuslodia  poncns  »  (  Lib.  V.  c.  XVXVII  novae  edit.),  cgli  c  chiaru 
uh'es^o  racronla  sommariamontc  siccome  moiti  furono  i  Tnarcliesi  italiani  sostennti  prigioni  dai- 
r  imperatorc  ,  ma  non  asscgna  vcrun  tempo  precise  alia  loro  cattura. 

{i)  Vedi  il  docnmonto  Farfcuse  in  Mabilloi*  ,  T.  IV.  I.  c. 


DEI.    CAVAIJERE    L.    G.    PROVANA.  2n3 

bolloro  dclla  zuffa ,  e  clie  per  questo  il  tiimtillo  fu  nttutato  c  conipresso. 
Al  contrario  die  i  lie  IValelli  Eslciisi  virilinenlc  roinhalK'sseio ,  lo  rli- 
inostraiio  Ic  pnni/.ioiii  ligorose  ad  essi  iiilliuc  ditUiinpenitore:  duno  di 
essi  poi,  dtitto  da  Ditinaro,  Eccelino  (chc  vale  Adakburlo  minore),  e  delU- 
prove  dii  esso  f'attc  in  <piestn  fa/innc  lomniia  ,  spptial  ciicomio  se  nc 
legge  ncll'  epilafio  poslo  sulla  di  lui  toiuba  iiclla  ciilesa  di  Casliglionc 
(  presso  borgo  S.  Donino  c  Busscto  ).  Ma  lo  slile  niiipolloso  c  goiifio  di 
tal  momimeiito  ne  ammoniscc  dcllo  esogcrazioni  die  vi  sono  cspresse. 
InfaUi  do|vo  di  aver  lodato  il  valore  e  la  piela  di  ipieslo  Adalbcrlo,  no"n 
coiitenlo  lo  scrittorc  n  paragonare  Ic  ceneri  del  suo  croe  a  nuellc  di 
Eltore  ydl  iusto  di  lui  al  busto  di  Achille ,  cd  il  capo  al  capo  di  Cc- 
iarff,' soggiungp,  die  per  la  Vlrlii  d' Adalbcrlo,  i  barbari,  cioe  i  Tedesclii, 
farono  in  quel  puiito  cacciati  da  Roma.  II  che  opponcndosi  allc  sloridie 
lestimonianzc  di  quegli  anni ,  iion  puo  pigliarsi  die  in  senso  ijierbolico: 
avvef;T»ache  sebbeue  I'impcratore  Arrigo  giudicassc  beiisi  prudeiitc  con- 
sigHo  il  ricondnrre  le  soe  legioni  da  Roma,  irhtata  da  quella  occtipa7.iune, 
la  sua  «on  fu  ne  rolta,  ne  fuga  ,  sicconie  vcdrcmo.  Basleru  dnnque  il 
dire  coU'cpigi-afisla,  che  non  si  fu  per  gli  Eslcusi,  clic  la  fa^ionc  roinana 
non'  fosse  corouala  di  compiuto  trionfo  (1). 

Svanitc  in  tal  gnisa  le  concepite  spcranzc,  gli  aderenti  di  Ardoino  in 
Loinbardia  pii\  non  si  mosscro;  che  anzi  niolli  fi-a'  Grandi  avvisando 
forse  ingaiinare  il  sollcrtc  imperatore,  c  mcglio  inorpcUare  i  loro  passati 
portamenti ,  ostentarono  piu  vili  somnicssioni,  c  zelo  piii  acceso  jier  la 
sua  causa.  Cosl  mentre  il  re  Ardoino  fra  le  rocchc  d'lvrea  andava  nic- 
dilando  altro  mode  di  riaccendere  la  guerra,  e  di  rifarc  le  cose  sue. 
que'  vassalli  del  regno  si  facovano  inrontro  ad  Arrigo  reduce  da  Roma, 
[>ostulando  iiuovi  fevori,  ed  Oberto  lEslense  ,  forse  d'accordo  con  Ar- 
doino, s'accingcva  ad  accogliere  limpcralorc  in  Pavia  (2). 

Ma  quanto  agli  altri  fcdeli  d' Ardoino  era  assoluta  necessita,  ch'egli 
^le  frenassc  lo  zelo  intempeslivo ,  c  lo  serbasse  a  tentar  prove  novdle 
dopo  la  partenza  del  suo  rivale,  ch'egli  prevedeva  dovcr  essere  prossima. 
Pochi  giorni  infatti  dopo  attutata  la  somniossa,  parliva  limperalore  da 
Roma,  dove  per  certo  sapeva  non  essere  per  lui  sicura  una  pifi  lunga 


(I)  Vedi  Sansovino,  Oi-ig.  ,hUe  fami(jl,e  lllustri .  p  3S0,  c  I'Appcndict  D.  (41).  —  Cfr.  SroriDii , 
Orig.  Guelf  ,  T.  I.  lib.  9,  cap.  IX,  §5  10  ct  10. 
(5)  Antith.   Eaten.   I.  c. 


2q4  STUni   cnrrici   S0VR\  r.A  STOni\  d'itai.ia  Err. 

tlimora  (I).  jMa  sul  j>uiilo  ili  loniare  iiellc  uroviiicie  supcriori  del  reanw, 
\oli-ii(lo  provveilcre  alle  ililesc,  eil  allerrir  coU'esenipio  quclli, fru  i  con- 
ijiurati  loiiibaiiU ,  the  ove  il  luovimculo  avesse  avijlo  tlivciso  visul|ato, 
sapeva  csser  pronli  a  levair  raijiii,.  fierce  A rrigo  pigliar  per  islaticlii  vaiii 
llaliaiii  accorsi  in  Rou.a,  ed  allri  soslcnere  piigioui,  conic  sospctli  d'aviir 
avulo  maiio  iioUa  congiiira;  cosloro  aflidava  cgU  iu  guardia,,a'il,QHiaiii. 
Ma  appena  cbbe  egli  locco  ii  suolo  della  Germania,  lutfi  fu^'Otu;k,.posti  in 
liberla:  ed  essi  nou  penaiono  ad  acgorrei'e  in  Loinbaidia  t^, pigUai- parte 
alia  guerra  clic  iiuovamente  \i  ruppc  Aidoiuo  ,  siecomo  vedrcnio  (i). 
Dal  chc  inaggior  argomcuto  uoi  deduncino,  sovia  la  pailet'ipazioriLe  di 
Roma  al  inovimento  italiauo ,  e  sovra  la  popolarila  di  questo  uel  regno. 

Fratlanto  le  dale  di  vaii  diplonai  imperiali  dimostrano  che  Aprigo 
spese  jiressoclie  due  mcsi  a  \isilare  Ic  cilia  della  Toscana,  e  quelle  di 
Ravenna  e  di  Piaeenza,  sla  per  r alle rui are  o  ricompiare  counuovidoni 
la  fede  \acillanle,  de' grandi  vassalli  in  quelle  provincie,  sia.per  ispiarvi 
gli  audamenli  de' suoi  avversari  (3) ;  per  la  Pasqua  poi,  cadula  in  quel- 
Tauno  addi  25  d'aprile  ,  gli  slorici  di  Gcrniauia  ce  lo  mostrano  giunto 
in   Pavia  (i). 

Quivi  assisleva  ad  un  placilo  lenutovi  addi  7  di  inaggio 'da  QUoii,^ 
conle  delsacro  palazzo,  al  quale  inlervenne  allresl  il  marchese  Oberto  (5). 
Perciocche  sebbeiie  dopo  il  falto  di  Roma  dovesse  Arrigo  aver  per  so- 
spello  il  padre  di  quegli  Estensi,  ch'cgli  aveva  leste  falti  pi-igioni,  tul- 
lavia  da  quel  soUerle  ed  astuto  principe  che  mai  sempre  moslrossi,  co- 
nobbe  non  essere  prudenle  consiglio  il  fare  viso  severe  al  marchese 
Oberto,  vassallo  di  estesa  polenza,  e  di  seguito  infinito ,  ed  appunto 
meiitr'egli  si  Irovava    in  quelle    slesse  provincie   nellc  quali  Oberto    le- 


(I)  "  Paucos  ibi  (  Uomac  )  hahens  dies,  pnblica  re,  ut  pnlabal  bene  disposila accclerat 

»  iter  ;id  patriam.  »  {j4nn.  Qticdtimb.  ad  an.  ap.  Perti,  T.  V  ).  —  «  Inter  quos  (cioc  CrcsccDzio 
»  c  GiovaDDi  sun  fratello)  niotio  facta  est  et  inter  Unnianos  el  imperatoris  plebem,  el  earn  le^^ero 

»  quam  imporalor  facere  proposucrat   adiniplerc    non  polerat cl  retrn  .se  dum  iraperator 

»  reTerlerelor  etc.  »  (Plaiilum  Farfcnsr  ap.  M,\billois  ,  y/wB.  O.  S.  B  T.  IV.  Append.  32.  fol.'W  . 
—  Cfr.  yinii.  Uddi-sh.  ad  on.  i0i4  ap.  Plrti  op.  cit.  T.  V.  La  sunimossa  romana  e.ssend<i  .scop- 
piala  in  octava  cfir  dopo  la  coronazionc,  che  fu  addi  14  di  febbraio  ,  l.i  parlenza  d'Arrit;o  dovette 
seguire  aegli  ultinn  giorni  di  quel  mese. 

{i)  ••  MuUi  aulcm  obsides  et  alii ,  nomanorum  custodiac  traditi ,  imperalorc  rcdcunle  callide 
»  fugaro  iniernot,  violantcs  pacem,  et  belli  mrsus  consilia  captantes.n  (  Anmil.  Quedtimb.  I.  c. ). 

(.1)  MOKAT.  J/in.  HU4. 

(4)  y^/mn/.  llildesh    1.  c    cl  TiiiETM    Chron.  Lib.  VIL  n    3 

(5)  MCR*T.  Ann.  I    c. 


DEI.    CAVAT.IEnE    I,.    C.    PHOVANA.  3«i5 

ucva,  Oil  aveva  per  lo  meno  ttnuto,  spcciale  signoria.  Cosi  pure  avvisc- 
lemo  clic  la  speranzu  di  noii  osserc  nl  liilto  s(opeito,  c  p'lu  <li  tulid 
••he  la  coscienza  dclla  propria  forza,  in  una  cilia  in  .sinj;olar  irioilo  nc- 
inica  di  quell' imperalorc ,  facessero  animo  atl  Obeilo  lu-l  proireriisi  li- 
.solutamcntc  al  suo  cospetto.  Chccche  iic  fosse  amcnduc  rpicsli  prin- 
cipi  tlissimulal'ono  Taninio  Inro  :  e  riponcntlo  in  rnore  lo  silcpno  ron- 
lepito,  (jiicsti  i)Cr  la  prigionia  do' suoi  figli,  (picgli  per  I'ingiuria  iltlla 
soinmossk ,  rimandarono  a  miglior  tempo  resegiiiir.enio  dc"  loro  discgni 
Ma  intatiW  qnaluntpie  ne  fosse  la  cagione,  la  carica  di  Conic  del  sacm 
palazio  era  da  Ohcrto  passata  ncl  conic  Ouone'.  rhe  noi  yedcnimo  in 
<|uc"  giorni  averc  presieduto  al  placito  di  Pavia. 

Ad  ogni  tnodo  clW  mal  sicuro  si  scnlisse  Arrigo  in  queste  supcriori 
parti  "del  regno,  lo  dimostra  il  breve  soggiorno  ch'egli  vi  fccc,  priiria 
di  ^assai'e  in  Gcrmaiiia.  Un'alU'a  osserva/ionc  ancora  confcrina  una  t.iif 
credonza,  cd  c  che  in  quel  colanto  sfoggio  di  nuove  donazioni  e  di  [iri- 
vilcgi  da  Itii  colicessi  dopo  la  sua  coronazione  imperiale ,  nessun  diploma 
non  consti  aver  egli  concesso  alia  chiesa  di  Milano,  cd  apprna  uno  oe 
concedessc  al  monastcro  di  S.  Solutorc  in  Pavia  ,  mcnlrc  a  larglie  maiii 
gli  a^veva  profusi  allc  cliiese  della  Toscana:  c  cosi  pnre  lo  scorgcrsi 
che  I'arc'ivcsdOVO  di'  TNIilano  Arnolfo,  come  il  maggiore  fra  i  grandi  vas- 
salH  del  regno,  lioti  convenisse  al  placito  di  Pavia,  mcntrc  v'accorse 
I'arcivescovo  di  Ravenna  (1),  serve  di  ]irova  novella  di  quanlo  gia  si 
e  notato ,  cioc  che  Milano  aderiva  ad  Ardoino,  e  die  I'arcivescovo  Ar- 
iiolfb,  i!  qiijile'"pur  era  slato  de'primi  a  favorire  Arrigo  contro  Ardoino, 
era  enlrato  a  parte  della  confederazione  italiana,  e  parlcggiava  in  ([in  1 
punto  contro  il  dominio  tcdcsco. 

Tardava  pertanto  ad  Anigo  di  rivalicarc  que'  monli,  che  poco  era 
niancato  non  avesse  a  mai  piii  rivedere.  Eppero  dopo  di  aver  alia 
meglio,  siccome  avvisava^  provveduto  alia  pubhiica  pace,  o,  come  scrivc 
Dilmaro  «  dopo  di  averc  co'  modi  suoi  longanimi  raflcrniate  ie  inenli 
»    instabili  dcgli  Italiani  «   (2),  partiva  egli  da  Pavia.  II  di  ai    di  qucllo 


I)  Vcili  il  placito  Icnulo  in  P.iMa  addi  ■;  di  maggio  1014,  prcsso  Mi-batori  ,  .•/»<    Fit.    1'    1 

r     XIV 

3)  ■  Instabilcm  Longobardoriim  menlom,  cHrilalf  canclis  cxliibiti  Graia«il.  .•  (  Tnimt    CAroir. 
lib    Vn    3  y   -   II  monaco  di  S   Galln  srrivc  m-suol  ^nnali  [  DirntsM    R    F   III.  ■♦TT  ) 
«  Composilis  robiis,  vilnt  acslim.il ,  inde  ruersus 
»  Ipsios  cl  Icrrae  pupiiliis  mox  deficit  a  sc    •• 


agC  STt'Di  cniTrci  sovr\   i.a  .STOnr\  u'itai.u    ecc. 

stesso  niaj;gio  uii  suo  diploma  cc  lo  fa  vedcre  in  Verona  ,  ed  un  allro 
ili  ([uallro  gionii  ilojio,  in  Liciana  (I);  rinalincntc  nella  Pentccosle  gii 
si  trovava  in  Ijanibcrga  (2). 

Di  qucsla  ben  augui-ata  sua  impazienza  di  frapporre  le  Alpi  Ira  esso 
cd  nn  paesc,  che  avversava  lui  c  quelle  sfrcnale  legioiii  ch'cgli  seco 
porlava  ,  un'ingcnua  prolcsla  ne  lascio  il  vcscovo  Dilniaro  in  qnesta 
rorma:  «  L'lmpcralore,  dic'egli,  con  molla  felicilaj  e  pari  gloria,  supe- 
»  rate  Ic  diQicoItu  alpine,  arriva  nelle  serene  noslre  regioni:  perciocclie 
n  il  ciclo  d' Italia,  ed  i  costumi  degli  abilalori  punlo  nou  concordano 
)i  colla  natura  nostra.  Molte  sono  ])nr  Iroppo  nella  Bomngita  c  nclUi 
»  Lombardia  Ic  insidic:  lieve  la  carilu  die  vi  si  usa  cogli  ospili,  c 
»  quanto  costoro  doniandano  ,  tulto  a  care  prezzo  loro  si  vende,  e  con 
»  frode ,  c  molti  ancora  nc  muoiono  allossicali  »  (3).  Ma  qui  il  cronisin 
('he  Iralta  con  tanta  severila  gl'Italiani,  cd  il  riclo  d'llalia,  inollo  si  giiarda 
dal  dire,  che  i  Tedeschi  vi  erano  venuti  non  invilati  dal  j)opolo,  e  dal 
confessare  quali  fosscro  i  modi  usati  ilagli  os[)ili  foreslieri,  che  provo- 
cavano  tali  rappresaglie  da'  mahnenali  nostri  padri! 

Quanto  poi  alio  difficoltii  alpine  supci-ate  da  Arrigo  coii  gloria ,  non 
saprci  immaginare  che  lo  scviltore  iulcnda  parlare  d'allro  che  di  aggres- 
sion! fatte  forse  dalle  popolazioni  irritate,  sovra  le  froiilierc  del  regno, 
delle  quali  I'impcralore  trionfasse  gloriosamenle.  Perciocche  qiiali  allrc 
difficolta  avrebbe  egli  supcrato  con  gloria  sua[k)l 

Del  rimanenle  ncH'  addolto  testo  dello  scritlore  germanico  a])parisce 
la  couferma  di  quanto  si  e  detto  sovra  il  niovimenlo  italiano  in  favore 
d'  Ardoino ,  che   doveva  cominciare  in  Roma  ,  e  propagarsi  nelle   altre 


(1)  Mim\T.  Ann.   iOI4.  —  Uciana  f.  Licnz  ncl  Tirolo  ? 

(9)  Ji,nul.  midi'sh.  I.  c. 

(3;  n  llic  (Hcnricus)  cum  ma\ima  prosperitate  cl  gloria  Alpinas  supcral  dilTicullalcs,  ac  ni>- 

•  sirae  rpgionls  aiiiit  sercnitales  ,  quia  aiiris  huius  cl   liabilalorura  qiialitalcs   noslris  non   concor- 
»  dant  partilius.  Mullae  sunt  prnh  dolor!  in  Romania   atquo  in  Longobardia   iniidiae;  eon- 

•  ctis  hue  adrcnicnlibus  cxigua  palct  caritas ;  orauc  quod  ibi  bospilcs  cxigunl,  vcnalc  est,  cl  hoc 
»  cum  dido,  muUii|iic  loxico  bic  pcrounl  adbiliito.  n  (  TniF.TM.  1.  c.  ). 

(■i)  Neli'anno  1050  I'  impcraloro  Arrifjo  cuncossc  un  diploma  ad  Eduarilo  vpscovo  di  Trcnlo  prr 
rimunrrarlo  dc'  sorvigi  a  lui  rcsi  in  (jucijU  stcs.ti  lunghi  (  FnAPPOBTi ,  Delia  St.  e  dctla  Tnpografia 
ttei  Trtntino ^  p.  277  ):  io  non  bo  vcdiito  qucslo  ducunicnto  ,  e  n<in  saprci  dire  so  i  scrTigi  rcsi 
dal  vcscovo  si  rirci'iscano  a  qucslo  fallo:  ccrlo  c  clic  1' iniporali>ro  dopo  I'anno  101 1  Don  cbbp  pivi 
a  ripassarc  In  Alpi  prima  dul  1032,  anno  ncl  quale  vcnne  in  Italia  o  vinso  i  Saracini  ed  i  Crcci 
cba  iDreslavano  la  Calabria. 


DEL    CAVALlEnF.    I,.    G.    PROVANA.  at)" 

proviiicie  ilell' Italia  supcriore,  e  c!ic  la  Romagiia  e  la  Lombardia  erano 
pill  ileH'alin!  acccsc  contro  gli  occupalori  iritnlia.  EJ  appunto  perchr 
<;ra  nola  all'iinperalorc  questa  ilisposizioiic  ilcgli  aiiimi  italiaiii ,  noi  lo 
vgdeimno  aJtieUaie  la  sua  parlenza  ila  Roma,  e  quiiidl  Jalla  Lombardia, 
inenti'*  ayeva  proltingato  il  suo  soggiorno  iiicUa  Toscana  ,eJ  in  altre  citta 
men  sospellc  ,  moiliplicando  in  «jucstc  i  doni  cd  i  privllcgi,  per  iinpe- 
dire  che  da  auellc  due  \iciiie  provineic  niaggi,ormeulc  non  si  propagasse 
I'inceudio  (\\  ir  -^  , 

,  jV^^  pel  porre  il  piede  nella  sua  Gcrmaiiia  ben  sapeva  Timperatcre 
cpial  fomite  di  liir])olciize  avesse  lascialo  dl  tjua  da'moiili,  dove  quel 
savip  pi'iucipe  antivedeva  che  il  re  Ardoino  nou  penei'ebbe  a  risorgere, 
aiulato  da  moiti  di  que'  grandi  niedcsimi  che  erano  stali  traditori  di 
qucslo  re  in  suo  favore,  ed  ora  erano  appareccluall  d'abLandonare  no- 
vellamenVe  la  causa  sua  per  quella  del  re  ilaliano. 

Non  cosl  tosto  iiifatli  scp[>e  Ardoino  ,  siccome  I'emulo  suo  aveva  sii- 
pcrato  le  Alpi,  che  .unito  ad  Oberto  ed  agli  altr'i  suoi  fedeli,  scendeva 
pieno  d'ira  c  di  novelle  speranze  giJi  ne' piani  lombardi  (2). 

Palese  saggio  di  colali  speranze  manifestava  qucslo  re  agl'  Italian!  , 
ponendo  suUe  nuove  moiiete  ch' egli  batteva,  siccome  io  vo  argomen- 
tando ,  appcna  giunto  in  I'avia  (3)  il  titolo  d'IMPERATOR,  al  quale 


(1)  Fra  i  Jiplbmi  conccssi  da  Arrigo  in  qucslo  suo  rilorno  in  Germania  e  ilcgno  di  particolarc 
osscrrpziiinc  quello  cliVgli  conccssc  a  ricliicsta  di  Aldermano  ■\escovo  di  Savona  suo  fedeic  ^  a(;li 
uomini  dctli  in  quel  documcnlo  mngginri  c  »i>biti  rcsidcnli  ne!  castcllo  di  Savona ,  col  quale  dona 
e  cuulerma  loio ,  omnes  res  et  proprictutes  a  iitrjo  maris  us([ue  ml  ttc.  et  vUlas  lihcHarias  etc.  ijuar 
hubcrf  solUi  suiil ^  etc.  imponendo  inollre,  ut  in  his  prescriplis  confiiiiis  caslcllu  non  hedificentur,  ne- 
quc  alitjua.  superimpositu  a  marehionibus  vel  a  suis  t-omitibus  vel  vicecomitihus  praedictis  hominilvf 
fiat,  scilifct  de  fudro ,  de  adprchensionc  hominum  vel  saltu  domuntm.  Erano  dun<]iic  in  quella  cilia 
como  in  Mitano  cd  in  Genova  anticlie  societa  d'uoniiui  libcri ,  c  qucsla  di  Savuna  >olcva  Arrigo 
in  ispccial  modo  favorirc  ,  per  far  conlrapposlo  alia  pulcnza  dc'  grandi  vassalli  (  Hist.  Pat.  .Van. 
T.  I.  docum.  CCXXXVII.  col.  404  ). 
,   (S)  "  Ilcrum  supcrliire  cepit.  (  TniETM.  Cliron.  VII.  3  ). 

(3)  L' impcralorc  Arrigo  il  di  21  maggio  slava  a  Lienz  uel  Tirolo:  la  discesa  d'.Vrdoino  in  Lom- 
bardia fu  dunquo  probaliilmcutc  nogU  ullirai  giorni  di  quel  mesc  ,  cd  a  que'  giorui  decs!  pure 
assognare  la  dala  della  Icrza  di  quelle  raonelc  baltule  da  Ardoino.  Ma  al  prcqiosiln  di  qucslo  itii 
si  conceda  a  lilolo,  so  cosi  place,  di  nuvclla  ipnlesi  clie  prima  d' ora  mm  mi  si  olTeri^a  a!  pen- 
•iero,  il  dire  clic  qucsla  nioncla  cbc  licne  il  liloln  d'lMl'KR.VTltU,  polrcbbc  pur  csscrc  la  prima 
dcllc  Ire,  clic  fece  coniarc  il  re  Ardoino,  come  sospello  il  cavalicrc  di  S.  Qiiinlino ,  ma  ad  ogni  modo 
il  litolo  d' imperatorc  non  vi  fu  posto  nc  per  isbaglio,  ne  per  imitazinnc  dcllc  aniiclic  monelc 
Otioniane ,  ma  bcnsi  perclic ,  secnndo  ci  narra  lo  slorieo  Ab«oi.fo  { I.  an  ),  la  Dicla  Ualiana  aven- 
dolo  salulalo  CES.MIE  eiuando  lo  iunalzo  al  Irono,  c  Cunsidcraodu  cgli  sc  sicsso  come  impcralore 

Sf.rie  II.  Tom.  VII.  38 


a,-)8  sTini  raiTici  sovra  l.v  STonu  d'itai.ta  r.c.c. 

la  Diet;!  Italiana  lo  avcva  nel  1002  inaugurate,  tilolo  ch'cgli  lien  sapeva 
dovc.r  riuscire  grato  a  liUli  colore   chc  avvcrsavano  la  (loniinazione   te- 
desca,  c  ch'egli  avrisava  con  quella  sua  levala  in  armi,  e  mcrct-  dellc 
sue  aderenzc  denlro  Boma,  polcrc  yiolcntcmenlc  cpnscguire. 
Quindi  scnza  dimora  dava  cgli  di  mano  alle  armi. 
Prima  a  provare  il  furore  del  re  Ardoino  fu  la  citta  di  Vercelli.  |Se 
era  vescovo,  tuttora,  il  monaco  Leone  ,  conlro   il  (juale   era  queslo   re 
aninialo  di  sempi-c  maggior  dcsiderio  di  vendicarsi,  posciachc  alle  vccchio 
ingiuric  dello  avere  slrappalo  dal  Iroppo  facile  Ottone  III,  cjuellc  taiile 
sentenze  che  gli  assegnavano   il  comitato   di   quella   citla  j  jcjif  lantica- 
mente  facca  parte  dcUa  Maroa  d'Tvrca,  s'aggiungcvano  \c  iiovclle ,  piii 
acerbe  ancora.  Perciocclic  non  solo  sapeva  csscre  stato  Leone  fra  iprimi, 
ehe  contro  di  lui  avevano  invocato  la  venuta  d'Arrigo  fin  dairanno  |002^ 
ma  ancora  gli  era  nolo  essersi  cpiel  vescovo  mostrato  fra' piu  caldijani- 
inatori  della  congiura  contr'esso,  c  del  lifinto  dc' patli  da  lui  pi-oposti  ad 
Arrigo,  mentre  calalo  dall' Alpi  moveva  per  la  corona  impcrialc  verso 
Roma.  Se  dal  1004  al  1014  Tercelli ,  come  tante' altre  citta   itaiianCj 
sia  stata  da  Ardoino    taglieggiala ,  o  manomessa ,  nessun  documento   da 
me  vcduto,  me  ne  fa  fcde.  Difficile  tuttavia  egli  e  a  crcdersi  cUe  ijue- 
slo  re  per  tanti  anni  ne  lasciasse  in  pace  il  vescovo,  suo  capitiile  ne- 
mii:o.    Forse  un  qualclic  accordo  fu  fermo    tra  cssi,  osservato   con  pari 
fede  in  tjue'primi  anni,  pieni  del  resto  per  Ardoino  di  tante  altre  cure  (1). 
Ad  ogni  niddo  ipicsla   volta   inopinala    al  cerlo  fu  I'  aggressione    del  re 
rontro  Vercelli,  posciache  lascio  scrillo  Ditmaro,  che  il  vescovo  Leone 
appcna  si  pole  salvare    coUa  fuga  (2).   Piu  tardi ,  tna  ne|ranno   tnede- 
simo  1014,  cpiesla  presa  di  Vercelli,  e  quesla  fuga  frutlarono  all'avi- 
dissimo   vescovo  Leone  un  liimoso  diploma  da  Anigo,  col  <pale  gli  as- 
segiio  i  beni  di  Wiherlo  fralcllo  del  le  Ardoino,  e  qucUi  de'  figiiuoli  di 


prFMint"  ,  pose  nclla  prima  sua  moncia  il  tilolo  sudJcllo.  Tullo  queslo  non  loglie  la  prnbalnlita 
dcllc  cougcUure  da  me  csprcssc  sovra  Ic  dale  dcllc  allrc  due  moiii'lc  ,  cioc  il  rilorno  del  re  Ar- 
doino in  I'avia  ncH'anno  1005,  c  la  novella  sua  venula  in  quosla  cilia  sul  One  di  mnggio  dcl- 
l'aniii>  1014. 

(1)  Avvalora  qnesia  npinionc  il  diploma  del  re  Ardoino  pel  monaslerc.  di  Frulluaria,  colla  data 
Ji '/^ercelli ,  e  delPanno  1005.  (Vcdi  Append,  n.  31  ). 

(J)  n  Scdalis  tumuUibns  univcrsis  ,  revcrsus  est  ab  Italia  cesar  ;  el  llartwigiis  ob  hoc  admo- 
■■  dam  pa\isns,  Vercellensem  inNasil  civitalem,  Leone  eiusdem  eiiisct-po  vix  cfliitjicntc. »  (TiiiITM. 
Chron.  Lib    VIL  §  3.  1.  c.  ). 


DKI.    CAVAI.IEllE    I..    G.    PHOVASA.  ac)C) 

Roberlo  da  Voli)iaiio  d'l  hit  cognato,  e  til  oltre  a  cciiquaranta  adereiiti 
(li  (jucUo.  In  qucslo.  diplouia  nianca  ,  come  in  molti  allri  tli  Arrito  , 
il  rtioi'iio  del  mese,  e  (torta  lu  dala  di  Solega  ,  come  qucllo  fuliiiinato 
dallo  slesso  iinperatore  conlro  gli  Estcnsi(l).  Ora  siccomc  Ardoiiio  li- 
leiuie  Vercelli  siiio  quasi  airuUiino  dc'  suoi  giorni,  possiaino  ragioiu'- 
volineulc  argoinentare,  die  Leone  ricorrcsse  ad  Arrigo,  o  forse  csuluiido 
si  facesse  a  Irovarlo  in  Germanla ,  c  cola  da  quel  potentc  parlatore 
cliei^ll  era,  ed  eflicace  operalore  (2),  di|>ingendo  all' iiiipcralore  con  na- 
tetici  colori  la  jn'opria  cacciata  ,  Ic  dila|)ida/,ioni  comnicssc  ilalle  nias- 
nadi'd' Ardoiiio  in  Vercelli,  e  T  aiuto  chc  il  marchcse  Obeilo  e  gli 
altri  Estensi  avean  dato  a  quel  re ,  oUenesse  non  solo  queslo  dij)lonia 
a  lui  favorevole,  uia  I'altro  gia  delto  ,  coutro  que' principi ,  ed  uii  lerzo 
ne  provocassc  a  favorc  di  Pielro  vescovo  di  Novara  per  rifarlo  da'  dainii 
recall  da  Ardoino,  de' quali  or  ora  parleremo  (3). 

La  felice  occupazione  di  Vercelli  vieppiu  conforlo  le  speranze  d' Ar- 
doino. I  soccorsi  di  gente  chc  dal  marchese  della  Liguria,  e  dalle  cilia, 
die  le  vessazioni  germaniche  avevauo  fatto  lornare  alia  devozione  sua, 
gli  erano  dati,  la  fedelta  ed  il  valore  de'  capitani  subalpini,  risvegliarouo 
le  perdutc  speranze  di  riprendere  I'intiero  reame:  eppero  abbandoiiando 
i  inodi  di  venturiero  co' quali,  siccome  abbiam  deUo ,  si  hingo  lempo 
gucrrcgglato  aveva  negli  anni  preccdeuli,  dclibcro  di  rccare  guerra  for- 
mate alle  altre  i  cui  principi  aveano  primi  dato  1'  esempio  del  tradi- 
menlo ,  nello  accogliere  rcinulo  suo  appcna  sceso  dall'Alpi,  sperando 
I  olla  punizione  di  quelli  iutimorire  gli  allri,  c  conduili  a  darsi  a  lui  a 
patti  0  a  total  dedizione. 

Cosl  dopo  di  avere  provveduto  ^'ercelli  di  difcnsori ,  e  munita  la  citta 
delle  opportune  bastite,  volgeva  Ardoino  le  sue  bamle  all' assedio  Ji 
Novara  (4). 


(I)  In  Ifisl.  Pair.  Men.  T.  I.  Hoc.  CCXXXVllI  ,  c<l  Append,  numpri  3C-3T. 

(S;  »  yalde  patens  in  scrmone  —  Efficax  in  nperc  —  Sapicnliac  vcsliliis  —  Scpliformi  poilcre ;  — 
<  Pro  ecclcsiis  pugnavil  —  Animo  el  curporc.  »  (  Benio  Alb.  Episc.  in  Paneg.  f/enrici  ly.  apud 
Menckekium,  U.  G.  T.  I,  col.  lOSl  ). 

(3)  Uipl.  Ji  .Vrtigo  imporaloro  Jell' an.  1011  conlro  ArJoino ,  in  favoro  Jella  cliicsa  di  Movara. 
(  ApponJ.  n.  38). 

(4)  It  Omncm  qiiorpic  lianc  civiUlom  comprolicndens,  ilcrnm  supcrljirc  cnopit.  ■•  (  TniEXM.  Chron. 
VII.  5  3  1.  c.  p.  837  ).  "  ArJ  limis  iusli  posse  ultioncni  cxcrcct  in  pcrfiJos.  Si<|uiJeni  postoa 
»  Vcrccllensiuni  urbcm  coepil,  >\variaiu  obsedil.  »  (  AttKULrui ,  Iliit.  iJcJ.  Lib.  I.  c.  XVI). 


3oo  sTi'Di  cniTici  sovnA  la  SToniA  d'italia  zee. 

Or  qui  di  nuovo  mi  tocca  lamcntare  la  inanraiiz.a  dcgli  scriltori ,  rhc 
ili  (jucstc  gueiTC  estreinc,  mosse  da  Ardoino  per  riii(lo[)ciidcnza  dcll'I- 
lalia,  abbiano  dato  csteso  raggnaglio.  Fra  gl' Ilaliani  U  solo  Arnolfo  nc 
fa  cermo  ,  nia  nulla  piii  clie  cenuo:  pare  clic  qucslo  scritlorc  ailrcltan- 
dosi  di  giungcre  colle  sue  sloi-ic  a'  tempi  da  lui  vcdnli ,  trascurassc  di 
addciilrarsi  a  narrare  quello  clie  era  accadulo  poclii  anni  prima,  c  cLe 
come  cgli  stesso  osserva ,  aveva  udito  raccontare  (1 ) ,  sbrigaudosene  /-on 
ilire  clie  I'avarizia  de'  principi  era  stala  la  cagione  de'  niali  d'italia  (2). 

Ma  di  qucsfa  fazione  contro  Novara  accciinata  da  questo  storico  , 
della  quale  ora  vorremmo  dare  contezza,  ncssun  altro  aulico  storito 
ragiona ;  qualchc  notizia  nondimeno  se  ne  ricava  dal  diploma  soprac- 
cennato,  coucesso  da  Arrigo  a  Pietro  vcscovo  di  quclla  citta  ,  il  quale 
noil  trasaudo  di  ricorrere  ancli'esso  a  quell' imperatorc ,  forse  a  un  tempo 
col  vescovo  Leone.  Non  sciiza  una  qualche  satisfazioiie  trovai  in  qucsto 
documeuto  la  conferma  delle  induzioni  tratte  da  me  dalle  carte  pagensi  (3), 
suUe  scorrcrie  falle  da  Ardoino  circa  gli  anni  1007-1008  su  quel  di 
Novara,  induzioni  allc  quali  fu  pure  condolto  il  Giulini  fondato  su  altri 
titoli  (4)  ,  e  die  j>er  analogia  conferinano  le  altre,  sovra  le  rimaneiiti 
scorrerie  da  noi  raccontate.  Dice  infatti  1'  imj)eratore  nella  parte  descrit- 
tiva  di  quel  documento,  siccome:  «  Pielro  suo  fc<lele,  venerabile  ve- 
»  scovo  della  santa  cliiesa  di  Novara ,  a  cagione  della  fedeltii  sua  ebbe 
»  a  solFrire  di  molti  mail,  cioe:  sele,  fame,  ealdo  c  freddo:  e  come 
»  inseguito  da'  nemici  ebbe  a  fuggire,  e  a  valicare  a  pie'  nudi^  colli  e 
)i  rupi  scoscese.  »  Tutto  cio  al  tempo  di  quelle  prime  incursioni ,  come 
apparisce  da  (juesto  die  segue:  «  di  piii  anche  or  ora  (cioe  nel  1014 
»  data  del  documento  )  molti  danni  ricevetlc  da  Ardoino ,  il  quale  dava 
»  il  guasto  al  territorio.  Imperciocche  le  chiese  sue  furono  depredate , 
»  Ic  bastite  dislrutle,  ruinate  le  case,  taglialc  le  vigne ,  scorlicale  le 
n  pianle:  e  iiioltre  le  pievi  e  le  curti  da  Ai'doino  concesse  in  bencficio 
»   a'  nemici  del  vescovo  »    (5). 


(1)  "  Superior!  vol.  audita  tantom  utcnniqnc  cxsufllarc  tcntaTimns :  nunc  aolem  ea  <|uao  ip>i 
Tideodo  cognnvimus  ,  ex  aliundauli  croctarc  tladcamua. »  (  Arnulpbi  IJisi.  Lib.  II.  cap.  I.  ibid.  ). 
(5)  Aemci.PDI  ,  Lib.  I.  c.  XV.  ' 

(3)  Vedi  il  Capilcio  VIII. 

(4)  GiDLim,  jUem.  di  Milano  ,  P.  III.  p.  94. 

(5)  Append,  n.  38. 


DEL    CAVAI.IF.nr,    I..    C.     PnOVAXA.  3i>l 

Quest!  falti,  Irisli,  ma  solile  consegucnzc  tU  uu  asscdio,  ilicliiarano 
i  modi  l>ai'biii'ici  con  cul  gucrrcggiava  rolltso  Ardoiuo:  uiodi,  altrondc, 
usati  in  que'  tempi  da  tiilli,  cd  aiiclie  dallo  slesso  An'igo  (I).  Da'quali  si 
pub  dcdurre  die  non  solo  il  cojilado,  lua  la  cilia  slcssa  Ji  Kovara  cadde 
in  mano  degli  assedianti,  come  lo  jtrova  puie  la  nuova  fuga  del  vescovo, 
per  cui  anch'csso  si  reco  in  Gtfi-maiiia  a  siipplicare  rimperalore  (2).  Olte- 
iieva  infalli  dal  liberale  Anigo  il  comitalo  dOssola,  c  la  lesliluzioiie 
della  Picvc  di  Trecalc,  c  dclla  Curie  di  Gravclloiia,  con  lutli  i  dirilli 
regali  soliti  a  couccdersi  in  somiglianli  occasioni ,  accib ,  dice  Arrigo 
nel  diploma:  «  accib  gli  allri  nostri  fedeli ,  queslo  conoscendo,  scmpre 
»  piu  si  rulfeniiino  nella  loro  fedelta  verso  di  noi  »  (3\  Perciocclie  la 
fedclta  de'  Graiidi  d'llalia  era  ridolta  ad  oro,  e  fedella  chianiavano  il 
falsare  i  prirai  giiiramcnlL 

udJa  Novara  cadeva  Ardoino  sopra  Como.  Ampia  cagionc  di  riscnli- 
m'eiilo  aveva  deslalo  nel  re  Tingraliludine  di  Pielro  vescovo  di  questa 
ciltii ,  il  quale  confenualo  da  lui  nel  grado  cccelso  di  arcicancellicre 
del  regiM),  od  arricchito  di  molti  onori ,  era  pur  slalo  fla'primi  a  vol- 
gersi  ad  Arrigo,  e  ad  invitarlo  al  Irono  d'llalia  (i). 

Ma  Pielro  nioriva  nel  lOOi,  prima  del  risorgimenlo  d' Ardoino ,  che 
buoii  per  lui.  Gli  era  succedulo  Everardo  tedesco ,  ed  a  queslo  nel 
1010  Alberico  cappellano  del  re  Arrigo,  il  quale  era  tuttora  tcscovo 
nel  1 01 4  (5).  Como  adun(jue  per  opera  del  vescoTO  parlesjgiava  per 
Arrigo:  con  tuUo  cib  siccome  non  dif'eltava  neppnre  di  adcrenli  d'Ar- 
doino  (6),  cosl  stava  a  cuore  a  queslo  re  di  riordinarvi  1' autorila  sua. 
Di  questi  zelatori  d' Ardoino  faono  prova  allri  diplomi  di  Arrigo  ,  dali 
nel  lOlo,  i  quali  conGscano  a  pro  del  monastero  di  Sanl'Abboudio  in 
Como,  e  del  vescovo  Alberico,  certi  beiii  di  Alberlo  da  Parma,  di  Gui- 
berlo  e  Sigibcrlo  suoi  figliuoli,  e  quelli  di  Berengario  ed  Ugo  figliuoli 
di  un  conte  Sigifredo,  tutti  chiamali  ribelli  daU'imperatore  (7).  Ma  I'oc- 


(1)  Annal.   Quedlinburg.  an.   i0l3 ,  apnd  PERTt,  M.  G.  II.  T    V, 
(S)  GlULiM,  Mem.  di  Mil  mo,  V.  III.  p.  95. 

(3)  II  Ut  alii  ooslri    Uilclcj  hoc   cognosccutcs ,  Dostrae    Gdclitali   amplius  slabiliaolar.  »   (,  DipL 
llcnrici  in  Append    n.  38  ). 

(4)  V.  ne'  Capiloli  prcccdcnti. 

(5)  Ro-vELLi,  S(or.  di  Como,  Ep.  IX.  capo  II.  pag.  99  e  «eg. 

(6)  no\ELLi,  ibid.  p.  83. 

(7)  Append,  nn.  39  e  40. 


joj  sTuci   ciiiTici  sovn.i  i.A  STuuiA  d'itai.ia  Err. 

ciipa/.iuiic  Ji  Coiuo  per  I'aniii  del  re  Arcloino  non  fu  che  iromentanca : 
nel  sellciiibre  di  quell'  niino  uieJesimo  Ic  carte  comasche  portano  di 
iiuovo  gli  auni  dell" iinpcratore  (I).  Allre  cure  ed  altxe  espcdizioui  me- 
(litava  Ardoiao  ,  c  da  Aniolfo  slorico  sappiaiiio  chc  ollre  VcrccUi,  No- 
vara  c  Couio,  allri  Inoglii  a  lui  coutrari  provaroiio  Ic  sue  vcndelle  (2). 
Quali  fosscro  qucstc  ciltu  o  tcrre  iion  risulla,  ma  forse  non  andrciiio 
luugi  dal  vcro ,  sujiponendo  die  contro  tpielle  possedute  dal  ricoo  Bo- 
iiifario  uiarchese,  figliuolo  di  Tedaldo  ,  egli  niovesso  le  sue  legioui. 

(^ui  iiotereuio  uovellauienle  V  insussistouza  della  nolizia,  olie  suUa  fede 
di  Gualvano  Fiainma  fu  spacciata  dal  Sigouio,  e  ripctuta  da  iiiohi  scrit- 
lori ,  sovra  i  guasti  recati  da  Ardoino  a  quel  di  Milano  in  queslo  tempo, 
ragione  die  I'uroiio  ,  secondo  essi,  dcll'ultima  di  lui  caduta  (3).  Nolizia 
fluarlla  falsa  dal  ]\Iuralori  (4),  e  die  il  (jiuliiii  mi  somministra  il  mode 
di  dimostrare  falsissima. 

Gia  siaiuo  veuuti  qua  e  la  aiiaotando  siccorae  dopo  I'inccndio  di  Pavia, 
Arnolfo  arcivescovo  di  Milano  disgusUito  andi'egli  come  gi'an  parte  degli 
Itaiiaiii  dalla  liarbarie  dellatlo,  lasciava  bcnsl  per  timore  di  Arrigo,  clic 
le  pubbliclie  carte  di  qucsta  citla  -venissero  intitolate  al  re  gennanico, 
lua  die  in  segrelo  egli  stcsso  co'  Milanesi  pendeva  pel  re  italiano  (5J. 
liifatli  quest'  arcivescovo  da  nessuno  degli  storici  viene  ricordato  fra 
i  Grandi  d'ltalia  chc  si  fecero  ad  incontrare  il  re  Arrigo  quaiido  sceu- 
deva  dall'Alpi  nel  1013  per  ricevere  limperiale  corona,  ne,  come  gia 
si  e  falto  osscrvare,  quando  tornava  dalla  coronazione  imperialc,  dopo 
la  sventata  sommossa  di  Roma.  Certamente  il  caulo  Arnolfo  non  si 
mostrava  aperto  nemico  dell  imperalore ,  ma  jiersuaso  che  appena  a- 
vrebbe  questi  ripassato  le  Alpi ,  sarebbe  Ardoino  per  trovare  nelle  po- 
polazioni  malincnate  dall'occupazione  tedesca,  novello  appoggio,  e  certo 
inodo  di  ripigliare  I'autorita  sua,  govcrnavasi  in  guisa  di  non  insospettire 
Arrigo:  ma  d'accordo  col  re  italiano  disponeva  inlanto  chetameiite  gli 
anlmi  de'  Milanesi  a  secondarlo.  Forse  non  era  di  cio  ignaro  I'impera- 
tore  Arrigo  (G)  ,  ina  non  volendo    o  non  potendo   contro   esso  Tarcive- 


(I      RONELLI,  1.   C     p.   83. 

(1)  «  Mullaquc  alia  ilemnlilus  csl  loca  sibi  coutraria.  »  (ARNITPBI  ,  Mvil.  Hut  Lib.  I.  c.XVI.  1.  c  '. 

(3,  SiCONio,  De  llrgiio  lud.  Lib.  VIII.  col.  478. 

(\,  Jntiali  iV  Inliu  1013. 

(5,  Veai  CafilLlo  VIII. 

(6,  GiCLi.-«i  ,  Mem    di  Milano  ,  P.  Ill    p    93 


DEL    CAVAT.IF.TIE    I..    G.    PROVANA.  3o3 

scovo  mostrarsi  irrllatn,  per  la  icineii/.a  ili  suscilarc  in  qucUa  vasta  cilia 
tumuUi  die  iion  sarehbcro  per  riuscirc  die  noccvoli  alia  siia  potenza , 
stava  coiilciilo  a  tcnere  in  sogij;c/ionc  Milano  colla  presenza  di  freqncnti 
inessi  rcgi,  i  quuli,  come  si  vuol  crcilerc,  lo  ragguagliavaiio  di  quclio  vi  ac- 
cadeva.  Ncl  clic  apparisce  sem]irc  piu  cpiarito  alia  pnulen/.a  sappsse  Arrigo 
far  concorJarc  i  provvedimenti  di  una  fine  politica  (1).  Questi  provvedi- 
inenli  provano  duiique  clic  poco  biiona  armonia  passasse  tra  il  rn  Arriyo 
e  rarcivescovo  Aniolfo  in  quogli  anni.  Ma  prova  maggiore  del  disaccordo 
loro  nel  1014,  deduce  anch'esso  il  Giulini  dal  non  iscorgere  inlervenulo 
questo  areivescovo  al  placito  tenulo  in  Pavia  alia  prcsenza  di  Arrigo 
imperatorc  in  tal  anno,  mentre  vi  fu  prcscnic  I'arcivescovo  di  Ra\cnna , 
clu;  incno  titoll  aveva  per  cpicsto  (2).  Similmeiite  ancora  tal  cosa  deduce 
lo  stesso  serittore  dalla  donazione  fatta  in  quell'anno  medcsinio  da  An-igo 
a  Pietro  vescovo  di  Novara  (3)  della  Pieve  di  Trecate,  la  quale  era  propria 
dolla  chiesa  di  Milano  per  done  fattoglicne  da  Con-ado  inarchese,  uno  de' 
Ire  figliuoli  del  re  Bercngario  II  (4),  donazione  fatta  forse  da  quellirnpcra- 
tore  a  Pietro>  per  punire  I'arcivescovo  della  sua  parzialila  per  Ardoino. 

Finalinente  supera  ogni  altra  prova  dell'accordo  sogrclo  clie  passava 
lia  d  re  Ardoino  e  I'arcivescovo,  lo  scorgersi  clie  in  un  diploma  dil- 
I'anno  MXI\  ncl  mesa  di  luglio,  qucst'arcivescovo  non  conta  piu  gli  anni 
di  Arrigo,  soliti  a  notarsi  da  esso  sino  al  tempo  dcirultima  parlenza  dell' im- 
peratorc, ma  queHi  soli  dell'era  crisliana  e  del  proprio  suo  pontificato  (5). 

Stabilita  in  tal  .guisa  la  tucita  aderenza  di  (pieslo  areivescovo  alia 
])arle  d' Ardoino,  maggior  peso  acquista,  per  arguire  di  falsila  la  noiizia 
data  dal  Fjiamma  e  quindi  ilid  Sigonio ,  rargonicnlo  tratto  dal  sileiizio  delio 
stopic9  !  Ai'iiolfo  suUa  supposta  aggressione  di  Milano  per  parte  del  re 
Ardoino  ,  il  quale  non  avcndo  nessiui  molivo  di  disgusto  ne  verso  quella 
citta ,  ne  verso  il  suo  areivescovo,  ne  verso  il  suo  conic,  ove  Iratlo  da 
barbarico  furore  fosse  caduto  in  quell' eccesso  ,  lo  storico   suddetlo   non 


^t)  U  GiL'LiNl  nomina  Anestasius  qui  et  jjmiso  ^  o<l  Atitlanlua,  rome  mcsKi  rr^'i  di  Arrigo  negli 
anni  1009-1010.  (Mm,  di  Mil.  P.  HI.  p.  Ib-ll). 

(2;  OiULiNi ,  I.  c.  p.  92-03. 

{3}  Append,  n.  38. 

(4)  GiDtmi,  I.  c,  p.  96. 

(5^  n  Anno  Dominirno  Inc.  millesimo  qunrtodcctmn,  Ptintifica'.us  Domni  ArDulphi  Archipi  scptiroo 
"  dccimo.  moose  I  alio  ,  lod.  duudeciina.  »  (C/iarIa  Sfoiirii  S.  Mariat  in  l',ute  prcsso  il  GiCLIM, 
1    c.  p    99  1. 


3:'.  j  STt'DI    CRITir.I    SOVR.V    LA    STOMA     u' ITALIA    T.r.r. 

solo  l'iivrol)l)c  lasciato  scritto,  come  narro  ilelle  aggressioni  ili  Vercclli, 
<li  Novara  c  ili  Como,  ma  di  certo  non  avrchhc  chiamato  col  clovuto 
nome  tli  pcrjldi,  siccome  fece,  i  IraiUlori  ilcl  re  Ardoiiio.  Or  dunque  , 
signorc  di  una  ricca  parlc  del  ri'aine,  cd  alia  testa  di  uumerose  legioni, 
non  j>iu  come  iicl  1 002  giiidate  da  priiici|)i  traditori ,  ma  da  cjue'  capi- 
tani,  rhe  la  senten/.a  gia  citata  deirimperatore  Arrigo  ci  dimostra  fino 
aU'cstreino  fedeli  al  re  italiano,  aiutato  da  princiiu  Estensi  nemici  im- 
jilacabili  dclla  dominaziono  tcdesca ,  e  da  molli  Ilaliani  de'  f|uaii  altrc 
sentenze  d'Arrigo  ci  danno  ragguaglio,  I'atto  amico  del  posseule  arcive- 
scovo  Arnolfo,  scorgeva  Ardoino  ad  una  ad  una  le  cilta  del  sua  regno 
tornare  alia  devozione  sua,  mentre  allopposto  I'cmulo  Arrigo  andava  di 
giorno  in  gioriio  perdciulo  prcsso  gl'Italiani  quel  prestigio  d'autorili  die 
il  grade  imperiale  gli  aveva  procacciato. 

Ma  il  Cielo  aveva  segnato  il  terminc  de'  trionfl  d' Ardoino. 

Quali  cause  mutassero  la  sua  fortuna,  come  in  un  baleno  perdesse 
il  frutto  de'  suoi  trinnfi  ,  da  nessuiio  degli  slovici  contemporanei  vienc 
bastantemente  spiegalo.  Lc  poche  notizie  clie  ci  tramandarono,  involl*' 
di  reticenze,  e  male  d'accordo  tra  lor6,  non  bastano  a  cliiarire  tpiesta 
catastrofc,  strana  ed  inatlesa  ,  come  ogni  altro  fatto  dell'infelicc  Ardoino. 
Faremo  dunque  sovra  di  cio  qualche  ricerca. 

La  relazione  del  cronista  germanico  e  questa:  «  Ardoino  (dice  Dil- 
»  maro  )  re  soltanto  di  nome,  perduta  la  eitta  diVercelli,  ch'egli,  cac- 
))  ciatone  il  vescovo  Leone,  aveva  a  luiigo  (1)  ingiuslamente  lenula , 
1)  cade  ainmalato  :  e  percio  radendosi  la  barba  (2)  ,  si  fa  monaco  ,  e 
«  morto  il  terzo  di  delle  calende  di  novembre,  viene  sepollo  nel  mona- 
>i  stero  »  (3). 

Le  stesse  cose  e  colle  medesiinc  parole  narra  pare  I'Annalisla  Sas- 
sone  (4). 

Tra  gl'  Italiani  il  solo  storico  Arnolfo  dopo  di  avere  enumerate  le 
nuove   conipiistc    del    re    Ardoino ,    ne    narra    brevemente   la   cailula    in 


(I)  A  lungn,  cioc  clal  principio  di  giugno  al  scllcmbre  di  qocU'annn  1014  (  vcdi  le  nnlc  (3) 
alia  pag.  J96  e  (1)  alia  pag    308. 

(J)  Allora  tutli  porlavaiio  la  liarba  ,  menu  i  nionaci. 

(3)  n  llardwigiis  ,  nomino  (.-intuni  rex,  pcrdita  urlip  Vcrccllonsi  ,  quam  diu  cxpulso  Lconc  ppi - 
•  scopo  iniuste  posscdil ,  infirniatur  ,  pi  radcns  liarbam  moaaclius  est  clTcclus  ,  tcrriaqiic  Valcodas 
u  novcmbris  obiit,  scpultus  in  monaslcrio.  u  (TniETM.  Clirntt.  (an.  1014-1015)  Lib.  VII     17.  1  c). 

(4)  Aimai.  Saxo  uii  ann.  apud  Eccvrdum,  Corpus  Hut.  M.  Ac.  T.  I. 


DEI.    CAVALIKRi:     L.    G.    PROVANA.  3o5 

quesUi  ibrina:  «  Da  ultimo,  spossato  dalla  fatica  e  dalla  malattia,  j)riv(i 
»  del  regno,  si  contciita  del  solo  monastcro  dcUo  Fruttcria  (FriiUiiaiia): 
»  quivi  deposlc  Ic  iusegiie  rcali  so\ra  lallare,  c  vestito  I'abilo  di  povcro, 
»  more  in  pace  a  suo  tempo  «   (I). 

Queste  due  narrazioni  vaa  d'accordo  soltanto  nel  dire  the  Aidoino 
cadde  infei'mo  e  moii  in  un  monastero:  ma  nc  in  quella  d'Ariiolf'o  si 
parlii  dclia  peidita  di  Vcrcelli,  die  il  cronisla  gernianiro  ei  prescnta  cpiasi 
come  la  causa  della  caduta  d'Ardoiiio,  ne  (juesto  srrittorc  fa  motto  delia 
linuncia  del  re  italiano,  die  Aruolfp  ci  \iene  indicando,  col  dire  die 
esse  si  riservo  il  solo  monastero  di  Fruttuaiia  ,  e  che  vi  depose  ej^li 
slesso  volontariamcnte  nella  cliiesa  Ic  regie  divise. 

Che  Arnolfo,  scritlore  milancsc  ,  il  quale  una  treiitina  d'anni  dopo 
qiiesti  falti,  scriveva  su  di  essi  le  ancor  fresche  tradizioni  popolari  (2) , 
fosse  meglio  iiiforniato  che  non  Ditmaro  scritlore  tedcsco,  lontano  ed 
appassionato,  non  puo  esscr  dubbio:  inollrc  in  quella  stessa  guisa  che 
qnesto  storico  s'inganno  nellasscgnarc  al  tciv,o  di  delle  calcnde  di  no- 
vembre  la  morte  del  re  Ardoino,  die  dal  Necrologio  Divionense  abbiamu 
essere  occorsa  il  dicianno-vesimo  di  quelle  di  gennaio  (3),  potremo  pur 
dubitare  di'egli  abbia  prcso  abbagli  ncl  rimancnte. 

Tuttavia  mi  trattiene  dal  rigcttare  del  tulto  la  versione  di  Ditmaro  sopra 
Vercelli ,  la  testimonianza  di  un  allro  scrittore,  per  verita  posleriore  ad 
esso  di  una  sessanlina  d'anni,  ma  informatissimo.  Questi ,  gia  da  noi 
piii  volte  citato,  e  Benzonc  pseudo-vescovo  d'Alba,  pancgirista  sperticato 
e  stomaclievole  d' Arrigo  III  iniperalore,  c  di  quanti  a'  suoi  tempi  se- 
£»uivano,  od  aveano  per  lo  avunli  seguilo  la  parte  tedcsca,  il  fpale  nd 
ricordare  le  lodi  di  Leone  vescovo  <li  Vercelli ,  dice  fia  I'nilre  <-ose  die 
csso  ave>^a  private  Ardoino  della  corona  (I). 


(1)  X  Ad  aU'imam  laborc  confcctas  cl  mnrbo  ,  privatus  regno,  solo  conlcnlus  est  monaslerio  , 
w  nomiac  Fructcria,  ibiquc  dcpositis  Tegallbas  super  aitarc ,  sumtoqne  babitu  paupcre ,  suo  iloi- 
u  itiivil  in  tempore.  »  (  AntsiiLPUi ,  llisi.  I.  c.  Lib.  I.  c.  XVI  ). 

(i)  »  Supcriori  Tolumino  audita  lantnm  ulcumquv  cxsudlarc  tcntaviinu.s    »  (Ibid.  Lib    II.  c.  I  ). 

(3)  Apud  Mabii.lon  ,  Ann.  O.  S.  B.  T.  IV.  p.  i  i".  Per  quanto  poco  importaDlo  sia  ipiesla  no- 
tizia  sovra  il  di  preciso  della  morte  di  Ardoino,  potremo  credere  cho  meglio  di  Ditmaro  nc  lof^e 
informalo  cbi  la  registro  ncl  necrologio  del  monastcro  di  Dijon  ,  dove  sta\a  abbate  S.  Guj;lir!mo 
6gliuolo  di  Pcrinza  sorella  del  re  Arduiuo. 

(t)  »  ^iostra  quidcm  sub  aclatc  —  Fuissel  gemma  pracsulum  —  Leo  ille  Vercellrnsis  —  Ornan< 

lotum  sacculum  —  la  quo  fratrcs  mirabaotur  —    U(  vultus   ad  speculum.  —    Valde  polons  iu 

Sehif.  II.  Tom.  VII.  3o 


3o6  STUDI    CRITICI    SOVRA    I.A    STORI.V    d'iTAI.IA    F.CC. 

Leone  in  al  ccrlo  il  jiiii  costantc  cd  acerbo  uemico  tli  qucslo  re,  e 
pill  volte  ahbianio  avuto  luogo  di  ricordarc  Ic  Ciil);ilc  cd  i  ragglri  da 
lui  posti  in  canipo  per  ingoiarnc  Ic  possessioni,  jn-inia  dclla  roronazlone 
d'Ardoino,  c  quiudi  le  conginre  delle  quali  fu  sempre  il  piu  animoso 
promo  tore :  ma  come  in  isjiccial  modo  fosse  cagione  dclla  caduta  d'Ar- 
doino, ne  Benzone,  nc  allro  scrittorc  non  lo  lascio  scrilto,  e  ci  convieue 
indovinarlo.  ,,,,   ,,^|,.,~ 

Era  coslui  uomo  d'alto  afl'are  ,  di  ranlto  scgniLo,  c  di  non  mitioreau- 
toritu  prcsso  i  Grandi  suoi  pari;  potentissinio  poi  per  le  iufinile  dona- 
zioni  ottenutc  c  per  le  rapinale  soslanzc,  come  da  vari  suoi  conlempor 
ranei  raccolscro  il  IMabillone  c  il  Muralori  (1).  Non  sara  duncpie  rosa 
ronlraria  a  quesli  dali,  il  dcdurre  chc  menlrc  Ardoiuo  slava  inlenlp.a 
gueneggiare,  cd  a  riprcndere  coUa  forza  le  sue  cilia  del  I'came,  iL  ><}- 
scovo  Leone  trovassc  modo  di  ordirc  nclla  cilia  di  Vercelli,  oecvipa,lt» 
dalle  genii  d'Ardoino,  una  qualclic  scgrela  Irama,  o  coll'inlrodursi  egli 
•slesso  di  celato  nella  cilli,  o  per  mezzo  de'propri  adcrenli,  e  clie  colloro 
suo  ,  colle  sue  promessc,  per  sorpresa ,  per  violcnza  o  per  tradiuienlo 
facesse  ricadere  quella  citta  nelle  mani  dcgrinipcriali. 

Ammessa  colla  scoria  di  Benzone  la  pcrdita  di  ^'^ercelli,  la  quale  seb- 
bene  non  espressa  da  Arnolfo,  si  puo  tcuere  come  indicata  da  qucslo 
slorico,  la  dove  dice  clie  Ardoino  restb  privo  del  regno,  la  rimancnte 
relazione  di  lui  diviene  cliiara  e  naluralissima,  piu  die  non  sia  quella 
del  cronisla  Dilmaro.  ..  - 

Pcrciocche  egli  e  evideute  che  Ardoino  irrilato  pel  tradimenlo  che 
gli  faceva  perdere  Vercelli,  ed  oppresso,  come  dice  Arnolfo,  dalle  con- 
tinue faliche,  cadcndo  ammalalo ,  fu  costreUo  cessar  dal  conibatlere. 
J'cr  questo  scorali  i  suoi,  e  rlnfraucali  gli  avvcrsari,  tulte  le  conquisle 
da  lui  fatte,  ricaddero  nelle  mani  de'  Iraditori  (2),  con  prestezza  eguale 
a  quella  con  cui  egli  le  aveva  teste  eseguite.  Faltosi  allora  recare,  amnia- 
lato,  al  suo  monastero  di  Fruttuaria,  delibero  di  cederc  con  volontaria 


«  srrmone  —  Edicax  in  opere ,  —  Saptcnliac  Testitos  —  Scpliformi  podcre  —  Pro  ecclcsiis  pu- 

•  goavit  —  Animo  ct  corporc.  —  Ardoinura  qui  sc  rcgcm  —  Diccbat  in  gcDtibus  —  Dia- 

•  dcmate   privavit  —  Sparronistis  flcDtibus.  «  (Bekzonis  Albcns.  Eji.  Piincg  rithmic.  Ilenr.  111. 
Imp  ,  ap.  Mewkemi  M  R.  G.  S.  T.  I.  col.   1021   ). 

(I)  Vcdi  i  Capilnli  11  c  HI  di  quesli  Studi. 

(4)  Perfidi  sono  ctiinmali  da  Arnolfo  i  grandi  vassalli  del  regno  ,  tantc  voile  fpcrgiuri :  v  ArJoiuui 
>  iuxU  posse  uUioDem  cicrccl  in  perfidos.  n  (  Loc.  cit.). 


DEr,    CAVlI-lERE    L.   G.    PROVANA.  3o7 

riminzia  i  siioi  clinlti  a  qiiella  corona  d'  Ilalia,  che  il  male  clie  lo  gravava 
imped'ivagli  ili  conscrrarc  coirarrni.  Dcpostc  percio  le  insegne  regali  sovra 
I'altdrc  ilella  sua  chicsa,  rifiulo  il  regno,  c  vest\  I'aljito  di  S.  Benedetto. 
Tutto  qncsto  c,  se  cosl  si  vuole,  un'  amplificazione  dclle  poche  parole 
di' Arnolfo,  ma  cssa  c  talmente  conforine  alia  ragione  de' falti,  ed  alia 
Condizione  di  que' tempi,  ch'io  non  pcnso  possa  venire  contraddcita  in 
verun  niodo,  o  giiidicata  ipolclica. 

Cosi  duntpie  finiva  Ardoino. 
''Qui  di  iiuovo  gli  scrittori  seicentisti,  ripigliando  le  solite  iperboli , 
favoleggiarono  a  piacer  lore  sovra  la  santita  e  sovra  le  virtu  d' Ardoino, 
del  quale  (per  aver  campo  maggiore  a  narrarnc  i  iniracoli)  prolunga- 
rouo  la  vita  nel  monastcro,  sino  all'anno  1018,  quando  e  cosa  notissima, 
ch'essa,  siccome  vcdemmo,  non  oltrepasso  il  14  di  diccmbre  del  1015. 
Tatlavia  non  fu  tanto  breve  la  penitenza  imposla  a  sc  stesso  da  quell'in- 
felice,  posciache  la  rinuncia  ebbe  luogo  nel  seltembre  dell'anno  prece- 
dente,  siccome  ricaviam  dal  Giulini  (1). 

Forse  oltre  al  pensiero  di  servire  all'andazzo  de' tempi ,  vestendo  mo- 
ribondo  la  tonaca  monacalc,  corse  in  mente  ad  Ardoino  la  sentenza  del 
concilio  romano  che  lo  condannava  a  farsi  monaco  per  I'uccisione  appo- 
stagli  di  Pietro  vcscovo  di  Vercelli  (2)  ,  e  voile  attutare  i  propri  ri- 
morsi  passando  penilcute  gli  ullimi  suoi  giorni. 


(1)  Vedi  la  nota  (1)  alia  pag.  307. 
(9)  Append,  n.  13. 


3o8  STl'Dl    CRITICI    SOVHA    la    STORIA    d'  ITALIA    ECC. 


CAPITOLO   XII. 

CO?iSEGUE!SZE  DELLA  MOUTE  D'AKDOINO. 

VENDETTE    DE'  TEDESCIU.    PRIGIOME  ,   CONFISCIIE ,   ESIGLI. 

ORIGIISE  DELLORDI.NE  DEGLI  IJMILIATI  E  BREVE  SUNTO 

DELLA  STORIA  LORO. 


Ma  appena  fu  nota  la  malattia  c  la  rinuncia  del  i"e  Ardoino,  nou  fu 
tardo  I'arcivescovo  di  Milano  a  provvedere  alle  cose  sue,  per  modo  che 
non  gli  si  potesse  dall' imperatoi'e  coglierc  cagione  de'modi  tenuti.  verso 
il  di  lui  rivale.  Diffatto  Ic  carte  milanesi  che,  come  si  edetto,  piu  non 
segnavano  in  luglio  gli  anni  di  AiTigo,  nello  avvicinarsi  del  settembre , 
tempo  nel  quale  si  puo  supporre  accaduto  rammalamento  di  Ardoino  , 
di  nuovo  recano  gli  anni  di  quell' impcratore  (1).  Pur  non  coutento  a 
questo,  I'arcivescovo  Arnolfo  volendo  a  un  tempo  rendersi  merilevole 
presso  Arrigo  ,  e  arriccliire  so  stesso  procacciando  novelli  accpiisli  alia 
sua  chiesa,  raccoltc  alcune  sue  masnade,  corse  ad  invadere  i  heni  di 
Berengario  c  d'Ugone  figliuoli  di  Sigcfredo  conle  di  Seprio ,  dichiarati 
ribelli  dall'  imperatore  come  aderenti  d'  Ai-doino  (2).  Dalle  rpiali  cose 
novclle  prove  ahbiamo  dcll'aderenza  di  quest' arcivescovo  e  de' Milanosi 
alia  causa  d'Ardoino  ne'  tempi  antcriori  al  settembre  di  queU'anno. 

Questa  novella  mulazione  di  parte  era  certamcnte  indicata  dalla  po- 
lilica  air  arcivescovo  Arnolfo ,  tuttavia  la  facilitii  con  cui  vi  si  abban- 
donava,  novellamentc  ci  palesa  quale  e  quanta  esscr  dovesse  la  rorru- 
zione  de'  Grandi  in  quell'eta  ,  la  quale  comj)ortava  che  non  solo  i  prin- 
cipi  secolari,  ma  gli  ecclesiasticl  ancora,  e  fra  questi  quelli  che  gode- 
vano  fama  di  piil  riputati  in  fatto  di  dottrina  e  di  zelo,  cadessero  in  ec- 
cessi  cotanto  slomachevoli  di  versalilila  c  davarizia,  e  quanta  (juindi 
dovesse  essere  la  forza  dellesempio  ncUe  soggctte  popolazioni. 


(1)  GiuiiNi  1,  c.  p.  103 

,2;  GiLLIfii  I    c    p    110-111-112 


DEL    CAVAMERE    I,.  G.    PROVANA.  3 Of) 

Ma  oggimai  era  giunto  il  tempo  delle  vcndettc  icdesche:  le  proscri- 
zioni,  le  conGsche  non  fallirono  aU'avarizia  de' priiicipi,  che  si  erano 
mostrati,  o  prima  o  poi,  favorcvoli  airiiiiperalore  germanico,  e  che  spe- 
ravano  ricco  boltino  su'  bciii  do'  coiulaniiali. 

A  qucsto  tempo,  cioe  verso  il  scltcnibrc  dcH' anno  1014  (1),  deono 
riferirsi  le  senteuze  di  Arrigo,  gia  da  me  ricordate  piu  volte,  cd  i  di- 
plorai  dati  in  queiranno  medcsimo  a  favore  di  Leone  vcscovo  di  Ver- 
oelli,  e  di  Pietro  vescovo  di  Novara  conlvo  i  congiunti  ed  i  molti  Sub- 
alpini  seguaci  del  re  italiano  :  ancora  a  queslo  tempo  riferiremo  la  cat- 
tura  di  que'  marchesi  longobardi,  cioe  Italiani  che  sono  rammentati  dal 
cronista  Novaliciensc  (2),  fra'  quail  alcuni  sono  noniinati  dallo  storico 
Arnolfo,  cioe:  Ugo,  Azzo ,  Adalbcrto  cd  Opizone  (3);  Ire  di  essi  gia 
chiariti  come  autori  della  sonnnossa  romana  da  noi  rccitata. 

Ma  conviea  badare  circa  la  presa  di  questi  marchesi ,  che  Arnolfo 
ne  favella  soltanlo  sommariamenle  ed  alia  riufusa,  quasiclic  gli  Estensi 
fossero  stati  presi  tutti  ad  un  colpo  quando  la  cosa  ando  allrimenli.  In 
fatti  abbiam  vcduto  in  Ditinaro  siccoine  due  di  quelli  nominali  da  Ar- 
nolfo, cioe  Azzo  od  AUone,  ed  Adalbert©,  erano  stati  sostenuti  prigioni 
dopo  spenta  la  sommossa  di  Ronia,  ed  uno  si  era  salvato  coila  fuga  (4): 
ragion  vuole  adunque  se  nc  conchiuda ,  die  caduto  Ardoino,  gli  altri 
Kstcnsi  fossero  colli  negli  agguati  che  tese  loro  rimpcratorc  (5),  e  cosi 
fosse  compiuta  I'importantc  cattura  de' pin  zelanti  ed  acoesi  nemici  della 
dominazione  gemianica. 

I'resi  cosloro  e  morto  Ardoino,  la  mancanza  di  un  capo  dison'iino  ilel 
tullo  resercito  degli  Italiani ,  nc  fu  difficile  allc  genii  di  Arrigo  congiuntc 
co'  principi  che  aveano  tradito  la  causa  italiana  ,  di  sperpcrarlo.  Questa 
rotta  j>ort6  il  terrore  in  Uilte  le  provincie,  mcuiori  ili  <jual  peso  fossero 
le  vcndettc  dcU' imperatorc.  Tutto  il  rcame  fu  prcso  di  grandissimo  spa- 
vento  ,  perciocche,  scxnve  Arnolfo,  la  persecuzione   fu  lale,  die  cliiunque 


(I)  GiULiNi  I.  c.  p.  tOG-107-108. 

(»)  Chnn.  Aovalic.  Lib.  V.  cap.  XXXVll  id  //.  P.  Monum.  T.  V. 

(3)  «  Qoalilcr  (  Ilcnricus  )  Marcliioncs  lUlinp  qaaluor  r^oncm  ,  Aionrni  .  Adelbcrliioi  rl  Opi- 
I'  zonem  caplionc  una  constrinxcril.  »  (  .\B>ci  rn    Lib    1.  c.  XVni  ). 

(41  TniETM.  Cliron.  1.  c. 

(5)  (I  Marcbiones  aulcm  llalici  ro^i  call  i  il  il.itc  5ua  cupicns  et  in  custtulia  poncns  etr  « 
(  Chron.  Soval    Lib.  \  .  io  line  ). 


3i(>  sTUDi  cnmci  sovixi  la  srontA  d'italia  zee. 

fosse  dllarlto  d'aver  parteggiato  pel  re  italiano,  era  costretlo  a  fnggif-'e, 
0(1   a   far  ilcdizionc  (I). 

La  ininizionc  del  marcliesc  Ohcrto  c  dcgU  altri  individui  della  sua 
famiglia  avcva  necessariamentc  tralto  con  se  quella  de'  Milatiesi  e  de' 
Liguri  dipendcnt'i  da  quel  riccliissinio  principe  (2),  c  sel)l)ene  s,\\  Estensi 
fossero  losto  riammessi  iieila  grazia  d'Arrigo,  e  ridonali  di  una  pai'le 
de'  loro  beni  (3) ,  tullavia  non  si  vuol  credefe  che  lo  stesso  favore  ot- 
tenessero  gli  altri  condannati  Insnhri ,  a'quali,  siccoine  Stiam  per  nki^ 
rare,  toccarono  bea  altre  sorli  prima  di  rivederc  il  ciclo  d'Tlalia.  A 
codesti  ronvieiic  aggiungerc  moili  cilladiiii  di  Coino ,  spccialmcnte  da 
Tristaiio  Calchi  noininati  come  parteggiatori  d'Ardoino  ,  e  per  qiieslo 
dairimperatore  puniti  coH'csilio  e  colla  confisca  (4).  Ne  andremo  errati, 
in'  e  avviso  ,  arrogendo  ancora  al  niiinero  di  tanli  tapinelli ,  cpie'  niolti 
popolaiii  subalpiiii  che  seguilavano  que'  cenquaranta  capitani  del  re  Ar- 
doino  nominati  nel  diploma  dato  da  Arrigo  ia  quell'anno  alia  chiesa  di 
Vercelli,  da  noi  sopra  indicato  (5):  come  pure  i  numerosi  aderenti  che 
Ardoino  leneva  nella  tormentata  Pavia,  e  nella  citla  di  Milano,  e  que- 
gli  altri  infmili  che  ccrtamente  a  lui  avevano  mandato  quelle  altre  citti 
del  reame,  contro  le  quali  non  si  sa  ch'egli  avesse  negli  anni  addielro 
volto  le  sue  vendette. 

Ora  dunquc  dalla  qualilu  e  dal  numero  di  queste  sentenze,  dall'uni- 
versale  terrore  delle  vendette  d' Arrigo,  che  al  dir  d'Arnolfo  si  sparse 
per  tutta  1' Italia,  novella  prova  trarrerao  del  seguito  avuto  da  Ardoino, 
e  della  popoiarita  della  causa  che  esso  rappresenlava. 

Ma  le  fazioni  di  guen-a  allora  operate,  i  fatti  di  disperato  valore  , 
di  onorata  baldanza,  di  generosa  resisteuza  ,  co' quali  gl'  Italiani  s'op- 
posero  all'impeto  del  re  forestiero  ,  non  fui'ono  rcgistrati  dalla  Storia , 
e  rimarranno  mai  scmjire  ignorati ,  ma  certi.  Quella  stessa  material  forza 
che  rese  inutili  que'  virtuosi  conati,  costrinse  pure  al  silenzio  gli  scrit- 
tori  de'  vinli. 


(I)  «  Id  fortiludlne  cius  omnis  terra  conlremuil ,  usqwe  aJco  ut  si  qui  rppcrli  fucrinl  Ardoini 
favisse  parlibus,  aul  fugcront ,  aul  dcditionem  faccrcnt.  »  (  ARNULrn.  I.  c.  Lib.  I.  c.  XVIII  ). 
(J)  TiEABOSCHi ,  Hamiliator.  f^etera  Moii.  T.  I.  Dissert.  I.  §  XIII.  p.   16  ). 

(3)  MumT.  Jnl.  Est.  I.  c. 

(4)  «  Caelcriquc  rcbcllionis  popularcs,  in  quibus  non  pauci,  Medinlano,  Comoqnc  oriundi  fucie, 
in  Germaniam  rclogantor.  >>  (  Trist.  C/iLcni,  f/iit.  Medial.  Lib.  VI.  p.  122  ). 

(h)  Append,  n.  37. 


DEr,    CAVAr.IF.nE    I..    C.    PnOVANA.  3m 

Ma  se  le  vocl  dl  proscrizioiic  c  tlcsi'^rm  suonano  dure  cd  acerbc  a' 
^iorni  noslri ,  nc'  quidl  i  |iu|)oli  incivilili  fuciliucnte  si  [>iegano  ad  ac- 
co{^lici"C  con  uinniii  c  pictosi  modi  chiunquc  jicr  Ic  poliliclie  cominozioni 
spiuto  dalla  palria  va  lapiiiaiidu  pci'  Ifrrc  lonlaiic,  ina  dove  Ic  arli,  le 
scicnz-Cj  ia  mcrcalura  aproiio  vaslo  campo  aU'iiigcgno  dcUuomo,  come 
pii\  dure  e  piu  acerbc  suoiiar  noa  dovellero  in  que'rozzi  tempi  a  que- 
grinfelici,  coiifiiiali  sovra  incognilc  tcrre,  dove  il  i;onic  d'llaliano,  iioi 
vedenmio  in  DiUaaro  in  cpial  conlo  fosse  leiiuto  ,  dove  alia  nativa  ru- 
sticKczza  dcgli  ospili ,  lodio  aggiungendosi,  che  la  qualilu  di  ribcUi 
deU'impcralore  suscilava  conlr'essi ,  erano  gl"  indigcni  slranali  dall'escr- 
cizio  di  quelle  ospitali  virtu  clie  Tacilo  asscgna  a'  |>opoli  delta  Gerniania! 
Cola.  Ia  maucauza  degU  ospizi,  universale  in  qucUcta,  dovetle  splngere 
di  continue  qucgli  csuli  ad  aver  ricorso  a'  monaslcri,  frequenli  nclla 
(jermania,  solilo  rifugio  in  allora  de' viaggiatorl  e  degl' infelici,  a' quail 
tulli  il  sublime  islilulo  di  S.  Cenedelto  comandava  di  jjrovvedere. 

Forse  cosl  nasceva  in  que'  proscritli  il  primo  pensiero  di  riunirsi  an- 
ch'cssi  sotto  una  Icgge  scvera,  santa  e  laboriosa,  la  quale  accomunando 
fra  loro  ogni  disagio  ed  ogni  conforto,  coia  vincolo  novello  di  rcligione 
gli  uni  agli  altri  aslringesse ,  e  li  cousolassc  a  vicenda.  A  questo  picloEO 
pensiero  univasi  quel  desiderio  di  rivedere  la  patria,  sempre  intense  in 
chiunque  ne  e  forzatamcnte  lonbtno  ,  inlensissiino  poi  in  quegli  esuli , 
c-Ue  sospeltati  di  meditar  nuove  sommossc,  erano  condannati  a  non  piu 
rivederla  (t). 

Deliberavano  pcrtanto  d'abbracciare  un  inodo  di  vila  modcslo  e  pio, 
il  quale  mentre  li  verrebbe  a  porre  in  grado  di  sopperirc  col  lavoro  a' 
loro  bisogni,  torrcbbe  pur  anche  di  inezzo  ogni  sospello,  che  aver  po- 
lesse  rimpcralorc  sovra  i  loro  ullcriori  disegui  ,  c  forse  lo  piegherebbe 
un  giorno  a  conceder  ad  essi  il  sospiralo  ritorno  alia  palria. 

Deposti  in  prima  gli  abiti  di  lusso,  cd  ogni  allro  prezioso  urnamenlo> 
presero  i  conGuati  un  veslire  conformc  all'  umilta  di  vita  che  abbrac- 
ciar  divisavano.  Una  lunga  tonaca  di  panno  grossolano    e  di  colore   ci- 


(1)  MoUo  si  c  disputato  fra' doUi  sovra  la  ilata  dclla  XondaiioDO  doU'ordiDO  degli  ljmili«ti, 
ehe  altri  a*  tempi  di  Corrado  il  Salico,  altri  a  (|iicl1i  di  Tcderi^o  nart>arossa  \o\\c  allribuire.  Pioi 
tegaimmo  il  Tirabuschi,  il  qoalc  pro\6  irrcrra^aMluicnle  colla  tcsliiuuuiair/a  di  mulli  documenli , 
<-bo  cssa  cbbc  luogo  nel  M\1V.  (  Tir\b05cqi  ,  Humiiintorum  FcicTa  Monumcnla  ,  3  vol.  \a-4  ; 
MUtmo.  nC6  ,  T.  I,  Dissert.  I.  pag.  1-J5  ;. 


3j3  studi  civiTicr  sovRA  LA  SToniA  d'itai-ia  ecc. 

ncrizio,  slietta  da  una  fune  attorno  a'  fianchi,  cd  un  berictlaccio  del  me- 
dcsiino  drappo,  tagliato  in  forma  di  lungo  cono,  clie  giii  ])icgato  cadeva 
sii  I'uno  de' fianchi,  formaA'a  tullo  il  corredo  della  persona  (1). 

Erano  pari  i  cosliinii  all'  iiniile  vcslirc.  Propouimcnto  lore ,  tuttavia 
noil  logalo  con  voli ,  era  colVainto  di  Dio  ciistodivc  luinilth  del  cuore 
c  la  mansuetiidine  rfe'  costunii  ("2).  Peri)  emendati  volonlcrosamenle  i 
•  orrolti  modi ,  convenivano  in  pietosi  collofpiii ,  mostrando  colle  parole , 
cogli  atli,  colic  abiludini ,  I'limile  desidcrio  chc  enstodivano  nel  cuore. 

Sprei^iando  quindi ,  come  ogni  vizio  ,  cosl  tutti  gli  agi ,  c  le  reliqnie 
(li  quelle  dolcczzc  cui  prima  molti  di  essi  erano  stati  avvezzi ,  stavano 
i-ontenli  ad  im  mediocre  vitto,  c  questo  colle  lor  mani  laTorando  ,  so- 
])ratltitto  ne' lanifici ,  si  procacciavano :  col  soprappiu  soccorre'vano  a' 
poverelli. 

Davano  a  codesta  pietosa  associazione  il  nome  di  Convegno  o  Par- 
lamento  (3),  nonii  I'uno  e  I'altro  appropriati:  perciocche  sebbene  ognuno 
di  quegli  esuli  se  nc  vivesse  da  se,  o  coUa  famiglia,  o  colla  moglie  nel 
sue  privato  abituro ,  solcva  ognidi  co'  suoi  convenire  in  luogo  a  cio 
deputato,  dove  co' fratelli  d'csiglio  attendeva  a' la\ori,  a'colloqiiii,  alle 
pregliiere  cd  alle  allre  opere  sovradescritte.  E  tutto  cio  farevano  con 
tutta  semplicita  di  modi ,  e  con  purezza  di  mente ,  ma  con  acceso  ir- 
removibile  iatendimenlo  di  ottenere  il  Kitorno  in  Italia:  ed  aflinclie  piii 
salda ,  piu  immediata  mai  sempre  rimancsse  questa  proposla  ,  avevano 
fermo  tra  di  loro,  che  negli  spessi  colloquii  dovessero  ogni  volla  con- 
I'ortarsi  a  vicenda  ne'  loro  proponimenti ,  colla  speranza  di  rivedere  la 
patria  (i). 

Queste  cose  ordinavano  que'  proscritli  nel  MXVII  ,  dopo  tre  anni 
passati  fra  gli  stenti  e  il  crepacuore,  romeando  di  curte  in  curie,  di 
citla  in  cilta,  di  monastcro  in  monaslcro.  La  nuDTa  -vita  di  questi  con- 
linali,  cosi  spontaneamenle  raodesta,  seniplice  ed  ubbielta,  scevra  iiensi 


(l)r.rr  l/umilial.  I'd.  Mon.  T.  I.  Diss.  I.  'j  XX.  p  21.  —  Tnsl.  OAiriii,  l/ist  MeJinUm  , 
l.ib.  VI.  p.  123. 

(3)  x  Uumilitalom  cordis  ,  o(  inansupludincin  io  moriLus  iuvanic  Dominn  custodire  »  (  In  Lcgib 
f/umiliat.  ap.  TiRAfiOScni  op.  cit.  T.  I.  p.  01  ). 

f3)  «  nine  acilcs  huiusmodi  Convonia  ant  Parlatoria  l>ar1>ari$  Tocabulis  appcUatac.  " 
(  TlB*B.  I.  c.  T.  I.  p.  27  ). 

(-1)  «  Esto  qood  darctor  facnltas  ad  propria  rcdeundi  ■>  (  Bossil  Citron  ap.  TlRAB  I.  c.  T  I. 
p.  44  ).  - 


DEL    CAVALIEUE    I..    G.    PnOVANA.  3j3 

(i'ogni  mondano  conforto,  ma  serena  per  virlii,  e  lU  lavori  e  di  sne- 
ranzc  ricolina ,  cominosse  alfinc  gU  animi  ncl  pojiolo;  si  chc  la  pietA 
per  cssi  siiono,  schheu  tarda,  in  tutli  i  cuori,  coine  Ic  lodi  ne  corsero 
di  bocca  in  bocca.  E  queslc  giunsero  neU'aula  impcriale  (1).  Udivale 
Arrigo,  il  quale  delibcrando  chiarirsi  cogU  occlii  propri,  se  vcrc  e  pure, 
(>  se  simulate  o  torbide  fossero  quelle  virtil,  ciie  a' eodcsli  suoi  nemici 
attribuivansi,  comando  si  conducessero  alia  presenza  sua.  Ma  come  ne 
ebbc  veduto  I'abito  dimesso,  il  mesto  contegno  c  rumiltu  de'modi,  cosi 
disse  loro  meravigliando :  «  Veiiite  pure  a  mc,  Umiliati  carissimi;  vi 
»  siete  voi  fatti  veramente  religiosi,  come  lo  acccnna  I'abito  che  veslile?» 
Ed  essi  a  lui:  «  Voi  lo  Tcdcte,  o  Signore!  »  Allora,  segue  il  cronista  , 
concessc  loro  di  ricoiulursi  in  palria  (2). 

Dalla  parola  Umiliati  dctta  dall'imperatorc,  non  gla  per  vczzo  o  per 
consolare  que' tapinelli  dalle  penc  patite  ,  come  voile  il  Tirabosclii,  ma 
si  piuttosto  per  rinfacciar  loro  I'antica  baldanza,  come  noto  uno  scrittore 
franzese  (3) ,  da  quella  parola  altri  potrebbe  dcdurne,  che  fin  da  cpe' 
primi  tempi  i  profughi  del  Convcgno  avessero  preso  il  nome  d'Umiliati. 
Ma  cib  non  e;  codesta  appcUazione  non  fu  data  loro  cbc  assai  piu  tardi, 
e  dopoche  essi  cbbero  pigliato  rcgole  e  forme  di  congregazlone  mona- 
slica ,  che  allora  non  professavano  (4).  Tristano  Calco  poi  ci  porge  una 
maggior  prova  di  questo,  col  direi  siccome  tornati  finalmeate  in  patria, 
ebbero  da' Milanesi  in  prima  il  nome  di  Berrett(ini,  dal  lungo  bcrrctto 
che  usavano:  c  che  quindi  la  costanza  de' loro  propouimcuti ,  che  li  rcn- 


\i)  Tiist.  (;\Lcui  I.  o. 

{%)  «  Cum  hoc  Imperator  scosisset ,  ad  sc  cum  liobita  snmpto  illos  vocat,  ct  admirans  inquit 
»  acccdito  cliarissiml  llumiliali  :  cu  rcli^ioiii  dodili  cstis  ul  raoustral  liahilus  vcstcr  ?    Cai  re- 
'I  sponilcrunl  ;  Sicut  vides  Imperator!  —  El  lunc  Patriam  concessit,  u    (  Chron.  Ordin.  Humilia- 
tonim  ,  apud  TiBABOSCDi  op.  cil.  T.  III.  p    23u  ). 

(3)  Hist,  dcs  Ordres  religkux ,  ea  huit  volumes,  par  lo  P.  11.  Elliot,  cordelier,  T.  W.  Cha- 
pilre  XIX  ,  ap.  Tirib.  iliid.  p.  10  e  12.  —  Vuolsi  tuUavia  aj,'Kiungcre  quello  clio  Marco  Uossio 
nclla  sua  Cronaca  deWOrdine  deijli  L'mHiati  narra  esscre  stale  dcllo  dall' iraperaloro  Arrif;o  ailor- 
chc  coDccsso  a  qucgli  esuli  il  ritorao  in  llalia:  «  Simulatum  atquc  condilionc  velatum  votum  hoc 
»  debet  esse  (ait  imperator):  corto  crcdiderim  si  liberum  vobis   ad  Lares   proprios  darelnr  iter, 

»  animnm   vcstesquo    mularelis.    At  illi  ( acguo    il  croaista) c  contra   dixcrunt:  Serenissimc 

»  Imperator,  ill  ut  vidisti,  slat  nostra  senlentia;  quia  licet  bomines  rallantur,  ipse  Deus  falli  non 

'■  potest.  Imperator  igilur cicvata  manu  super  illorum   capita,  signoquc   crucis  facto:    Ite  , 

u  quo  vuUis,  inquit,  vere    llumiliati  etc.  »  (  Tia\B.  ibid.  )■ 

(4)  TiK*B.  op.  cit.  Diss.  U.  5  XXVI. 

Serie  II.  Tom.  VII.  4^ 


■■»i4  siTDi  r.niTir.r  sovha  t..\  sioria  ditai.ia  rcc. 

•levii  siiKli  coiilro  ogiii  maniera  cl'assalll  tleila  siiperbia,  merilo  loro  piu 

tjjrdi  I'altro  nome  d^Uniiliati  (I). 

Tali  furono  Ic  sorli  de'  eonfmali  Italiani ,  talc  I'originc  di  nun  societa 
religiosa,  clic  vuol  csscrc  dairallic  distinla  oiidc  piu  lardi  fii  iiiondala 
r  Italia,  pe' frulli  ch'cUa  produsse  propagando  esempi  di  cristiaua  carita 
e  di  credenza  sinccra  ,  dottrine  di  civiltfi  c  di  progresso  ,  inseguando 
allc  popolazioni  arti  utili  e  liherali,  sorgcnli  clic  furono  di  riccliezza  e 
diiulependciiza  alio  Ilaliane  Repubbliclic. 

Cosi  quello  scope ,  che  slava  in  cima  d'ogni  loro  desiderio  agli  esuli 
Insubri  fondatori  del  Convegno  ,  quell' indcpcndenza  per  cui  avevano  essi 
iuvano  vcrsato  il  sanguc  sotto  Ardoino,  c  finalnicnle  incoiilrato  I'esilii), 
diveniva  pii\  lardi,  coiropcra  dc' loro  successori,  la  ricompcnsa  dcUa  picla 
e  del  lavoro. 

Ma  la  sorte  delle  iimane  islituzioni  c  circoscritta,  e  tende  coU'andarc 
degli  annl  a  corruzionc  e  roviiia.  Toccliero  brevemente  di  quelia  dcgli 
Umiliati. 

Favorirono  dapprima  i  tempi  agitati  ima  pietosa  istitnzionc,  che  apinva 
un  asilo  di  pace  a'  tormentati  seguaci  del  re  Ardoino,  ed  a  cliiunque 
fosse  battulo  dalle  svcnture:  dove  qiiindi  non  legato  da' voti  che  lo  di- 
stogliessero  dagli  uflici  di  ciltadiiio  ,  di  inarito  c  di  padre,  I'uonio  del 
medio  evo  avvczzo  ad  una  vita  opcrosa,  Irovava  nelle  manuali  faliche 
un' immagine  dell' agitazione  passala,  cd  una  salutare  cspiazione  delle 
proprie  colpe. 

C.rthht  pcrtanto  c  fiori  per  piu  d' un  secolo  quell' utile  Convegno, 
seguendo  semprc  Ic  primitive  sue  leggi  che  punto  non  scntivano  di 
chiostro.  Lo  zelo  quiiidi  di  maggior  perfezione,  e  la  tendenza  monacale 
di  quelle  eta  indiisscro  nuove  forme.  Nel  1130  s'aggiunse  al  primo  eeto, 
tpicllo  de' frateUi  claustrali,  e  poco  poi  verso  il  H  40  I'altro  dc' saccr- 
doti  (2):  cos'i  fu  mulata  la  prima  istituzione  ,  non  dirb  se  in  bene  od 
ill  male.  Certo ,  clie  non  molto  tempo  dopo  ,  e  mentre  sedeva  sommo 
ponteficc  Innooenzo  III  (1198-1216)  furono  i  Ire  ceti  accusati  come 
turboleiUi  ,  in(juicli   e  divisi  tra  di  loro,  e  come  intinti   d'alcima    delle 


(1)  Trial.  CvLcui  I.e.  —  «  Solum  anno  MCCXl  in  Girarili  Cardiualis  Icjjali  lilcris  ad  llumiliatos 
••  dalis  XII  kal.  maias  ,  nomiiialnr  Rcli;jia  quae  Iluiuilia  t  o  r  u  m  appcllatur.  »  (  TuiAB.  I.  c. 
Dissert.  11     J  XXVI  ). 

(i)  TiB*B.  1.  c.  Diss.  II.  §5  XXn.  XXIII.  XXIV  cl  XXXIII. 


DEI.    CAVAI.IERE    I..    C.    PROVANA.  3l5 

cresie  dc'Cattari,  ile'Patcrini,  o  dc'Poveri  di  Lionc  (1).  Allora  soltanlo, 
cinendati  gli  errori  introdottisi,  un  codice  di  statuti  formato  sovra  le  di- 
verse leggi ,  die  loro  aveano  servilo  di  regola,  fu  dal  papa  approvato, 
rouic  furoDO  approval!  i  Ire  Ordini  ne'  quali  era  slato  diviso  il  Cnn- 
vegiio   (2). 

Fondamento  priacipalissimo  deirisliluto  era,  che  gli  Uiniliali  tainpar 
dovcssero  coU'opera  dclle  proprie  mani,  specialmcntc  coll' industria  de' 
lanifici  (3):  fatlisi  perlanto  sperti ,  c  ri|)utallssimi  iieirarle  della  iaim  , 
incslimabili  furono  i  vantaggi  che  in  que' fervidi  tempi  nc  colsero  i  Ck- 
muni  d' Italia.  Moltc  case  d'Uiiiiliali  furono  foiulatc  in  tutta  la  penisola 
italiana ,  e  dalle  sloric  di  Firenze  e  note  siccome  ad  una  di  esse  ando 
questa  citta  dchitricc  che  I'artc  della  laua  vi  si  propagasse,  e  niolto  fon- 
damento divcnissc  della  ricchezza  e  della  potcnza  di  quella  Repubblica  (4). 

E  beali  que'  FraliccUi ,  se  contenti  alia  semplicila  primitiva,  mai  non 
avessero  trascurato  la  laboriosa  induslria  loro,  per  impigliarsi  ne'  naon- 
dani  negozi  !  Ma  come  ebbcro  proso  a  badare  a'  banchi ,  a'  pedaggi , 
com'ebbero  volto  Ic  cure  allallrc  pubbliclie  incumbcnze,  che  loro  erano 
state  a  titolo  di  premio  atlribuite ,  come  si  vidcro  dalle  citli  italiane 
onorati  d'esenzioni,  di  privilcgi ;  il  desidcrio  di  godere  delle  adunate 
ricchezzc  non  solo  fecc  loro  abbandonare  I'arte  antica  c  bencGca ,  ni;« 
traboccoUi  in  un  mare  di  slravizi,  di  disordini  ,  di  dclilti,  c  Gualmento 
in  totale  rovina. 

Invano  a  porre  un  qualchc  freno  alia  crescente  baldanza  ,  ed  allc 
loro  gia  inveterate  brulturc,  ilopo  la  mela  del  sccolo  XVI  aflidava  Pio  IV' 
S.  P.  il  prolcttoralo  deUOrdine  a  Carlo  I3orromco,  cardiiiale  di  S.  Chiesa 
ed  arcivescovo  di  llilano,  il  quale  dapprima  con  miti  esortazioni ,  p«i 
con  scveri  provvedimenti  pigliava  a  ricondurrc  a  miglior  via  fjuegl'  in- 
tlegni  successor!  degli  esuli  Italiaiii  (fi). 


(1)  llii.l.  Diss.  III.  5  III.  —  GiOUNi  ,  3lcm.  di  Milano  ,  I'.   VII.  p,  i5. 

(2)  Ibid.  Diss.  III.  §  VI. 

(3)  it  Kos  itai]ue  atlcnilentcs  quod  ipsi  Fratrcs  ad  occlcsiam  S.  Dnnali  ad  Turrim  . . .  exercere 
»  Don  pussinl  coinmudo  arlein  su.ira  ,  videlicet  lanificium  ,  to\orc  pnniius  ,  ac  vcnderc  ,  ac  alia 
ij  uperari,  ex  qiiilius  possciit  percipcrc  alimcnta ,  cum  dc  I  alio  re  maiiuuiii  suarum  \ivanl 
u  Dun  polenlos  elcemosinas ,  scd  danles  eas  indigcntibus  alHuenlcrj  pro  en  quod  elc.  »  (  K/>i<r 
loanitis  EjiT  I'lurentiiti ,  ,T  i.l.  sepl.  Ind.  IX,  an.   I3jl ,  apud  L'onEi..  lUtl.  Sacr.  T.  III.  col.   Hi). 

(4)  TmvB.  I.  c.  T.  II.  Diss.  VII.  Pars  all.  §5  LXX.  LXXI  el  seq. 

(5)  Ibid.  T.  I.  Diss.  Vlll.  55  V.  VI  el  Vll. 


3i6  STDDi  cniTici  SOVR.V  LA  STouiA  d'italia  ecc. 

Ma  come  non  le  preghiere  eJ  i  consigli,  cosi  non  fruttarono  i  rigoi-i 
«lel  sauto  vescovo  aircinenclazione  cU  que'  tristi.  Avvezzi  i  prcposli  ilel- 
rOrJine  ail  uii  moilo  di  vita  al  tulto  profaiio  e  libcro,  c  imbaltlanzili 
per  quelle  riccliezze,  che  a  loro  lalcnto  mancggiavano  c  profondevano, 
poco  dappriina  curarono  quella  tenipesta  clie  loro  sovrastava,  c  che  av- 
visavano  fosse  per  disperdcrsi  in  vane  minaccie.  Ma  posciache  ebbero 
roiiosciuto  come  insislesse  lo  zelo  del  Borromeo  ,  e  come  quesli  ad  ogui 
modo  avesse  fermo  di  vinccrc  la  loro  protervia  ,  pensarono  a  torre  di 
mezzo  quegli  ch  essi  credcvano  sola  cagione  degli  insollti  rigoi'i:  I'assas- 
siiiio  del  cardiiialc  Borromeo  fu  risoluto  (I). 

Scampava  cgli  quasi  per  portento  dal  piombo  micidiale  clic  uno  dc' 
fralelli  Umiliali  scagliaTali  nel  suo  ])rivato  oratorio :  ed  abbcnclie  la  ca- 
rita  del  sauto,  prelato  s  adoperasse  di  salvarc  il  sicario,  e  gli  allri  frati- 
celli  a  parte  della  congiura,  sette  di  essi  furono  secondo  le  leggi  coii- 
dannali  chi  nel  capo,  clii  al  remo,  e  chi  alle  career!  (2).         33  ^080^: 

Allora  papa  Pio  V  (  13G6-I572)  con  lettere  dell' anno  1571  aboli 
lotalmente  I'Ordine  degli  Umiliati  (3). 


(I)  Ibid.  §  X. 

(s)  Ibid.  55  xm  c  XIV. 

(3)  lb.  §  XV.  —  In  varic  cilia  di  qacsla  snperioic  Italia  >  rimasla  memoria  dell'Ordine  doi;li 
Umiliali  in  qucUo  Conipa^nic  di  donne,  che  vanno  al  soyuito  dcllc  varic  CoDfralernito  de'Balluti; 
lull  Compagnio  appcllansi  ancUe  oygidi  dcUe  Umilialc ,  e  lo  donne  clic  no  fanno  parlo:  le  Danu 
cost  dctte  DcWCmilta;  il  lar^^o  cappuccio  ,  cd  il  Tcstilo  di  canovaccio,  di  colore  quasi  ccDerizui 
clie  W  avvilnppa  ,  ricordaun  il  lozzo  abito,  che  veslivano  i  fondatori  del  Conyegno.' 


DEL    CAVALIERE    T,.    G.    I'ROVANA. 


COMCiLUSIOaiE 


Nell'anno  1019,  quarto  clopo  la  morte  del  re  Ardoino,  tornavano  i 
proscritti  Italiani  a  rivedere  la  patiia. 

Libero  Arrigo  daUe  cure  che  la  presenza  di  un  rivale  tcmuto  ed  ani- 
moso ,  ccnlro  di  tutti  coloro  che  odiavano  la  dominazione  germanica , 
a  lui  procacciava,  aveva  egli  scnza  sospetli  polulo  concedere  il  sospirato 
ritomo  a  quegl' infclici ,  de'quali  il  dimesso  \cslirc,  le  foggic  penitenti 
ed  i  benefici  modi  potevano  bensi  destare  negli  Italiani  sentimenti  di 
pieta  e  di  rammarico,  non  piii  confortare  nel  regno  movimenti  di  po- 
polo  somiglianli  a'  passati. 

Tuttavia  le  condizioni  del  regno  d' Italia  erano  piii  che  mai  agitate. 
Perduta  appena  nala  la  speranza  d'  independenza ,  che  aveva  posto  la 
corona  sul  capo  ad  un  principc  it:diano,  e  larmi  fra  le  niani  dclla  po- 
]>olazione  d' Italia,  queste  sole  rimancvano  al  popolo,  caldo  oggiinai  nel 
desiderio  di  inaueggiarle  per  conscguire  la  pienezza  di  que'  municipali 
diritti ,  de'  quali  una  parte  gia  era  stata  o  conquislata  od  oltcnuta  da 
esso  in  quegli  anni,  e  per  far  vendetta  delle  querele  nate  nelle  citta 
tra  loro,  o  per  gelosie  di  conCni,  o  nel  parteggiarc  per  T  uno  o  per 
I'altro  de'  re  contendenti.  Fomento  a  quest' ire  avca  dato  Ardoino,  spin- 
gendo  Italiani  contro  Italiani  al  tempo  delle  sue  guerre  a>"\enturose , 
ed  aveva  awalorato  I'altro  desiderio  la  gara  di  lui  coll' emulo  Airigo 
nello  arricchirc  i  grandi  ecclesiaslici  a  danno  de'conti,  cagione,  gia 
I'abbiamo  dclto,  di  una  totale  mutazione  nel  reggimento  delle  cilia  e- 
sentate  ,  le  tpiali  gia  in  qvicsti  anni  avcano  conf[uistato  sopra  i  novelli 
loro  reggitori  una  parti-  almeno  de"  dirilli  regali  ,  che  per  le  libei-alita 
di  questi  re,  sovrallullo  1 1  Arrigo,  erano  \t-nnti  quasi  lutti  nelle  mani 
de'  Grandi  di  Chiesa. 


3liS  STUDI    CRITICI    SOVRA    L\    STORIA    d'iTALIA    ECC. 

Liano  dunquc  iTnniincnli  novcllc  collisioiii  tra  le  citl;\  italiane,  o  tra 
le  |io|>olazioiii  tli  esse,  ccl  i  prineipi  loro.  D\  niolli  cseiin)i  cli  qucsli  mo- 
vimcnli  gia  noi  abbiamo  avuto  camjto  ill  ossei'vare  iic'  Capiloli  prece- 
dcnti,  ina  piii  frequeiiti  e  piu  gravi  si  trovcranno  rinnovali  a'  tempi  cli 
Corrado  il  Salico  succcssore  di  Arrigo  ,  cd  a  quclli  di  Arrigo  il  Nero  , 
linclie  solto  Arrigo  IV  furono  soverchiali  dalla  gran  lilc  che  sorse  tra 
il  sacerdozio  c  riinpero.  Espressive  e  pietose  lagnanzc  di  tali  collisioni, 
e  deirire  che  boilivaiio  fra  gl'Ilaliani,  negli  ultiini  anni  del  regno  di 
Arrigo  I ,  abbiaino  ncl  frainmenlo  di  im  discorso  dotto  al  popolo  di 
Milano  da  Uberto,  abbute  di  noii  so  quale  luouastero,  per  cui  riinpi'o- 
veraiulolo  de'suoi  portamenti  contro  i  po[)oli  di  Cremona,  di  Pavia  e 
di  Novara,  simbolcggiava  gli  odi  maggiori,  e  non  mai  bene  spenti,  che 
lempestarono  lutle  Ic  citta  italiane ,  e  pifi  rinvigorirono  a'  tempi  de' 
Giielli  e  de' Gliibeliini :  «  La  mano  tua  (  dieevagli  )  sta  contro  tutti ,  e 
»  le  mani  di  tutti ,  o  Milano ,  stanno  contro  di  le !  Oh  quando  mai , 
))  quando  verra  quel  giorno,  in  cui  Pavia  a  Milano,  Crema  dira  a  Cre- 
»   mona:  il  popolo  tuo  e  popolo  mio,  la  tua  citta  e  la  citta  mia!  «   (1). 

jSIa  i  voti  del  generoso  oratore  furono  in  gran  parte  infruttuosi! 

Non  e  per  ora  assunto  mio  il  proseguire  queste  storiche  indagini,  che 
io  deliberai  di  condurre  soltanto  sino  al  termine  della  lotta  degl'  Ilaliani 
a"  tempi  del  re  Ardoino,  per  la  loro  independenza ;  tuttavia  il  sistema  da 
me  tenuto  fniora,  douiandache  nel  dar  termine  a  questo  lavoro  io  mi  faccia 
a  considerare  quale  fosse  in  quel  punto  la  condizione  delle  provincie  ita- 
liane poste  nella  piu  orientale  estremita  della  pcnisola  ,  accennando  breve- 
meute  i  principii  di  qne'rivolgimenti  che  quindi  sottrassero  que'popoli  dal 
giogo  degli  avvilili  Cesari  d'Orientc,c  dalle  in\asioni  de' Saracini,  ma 
spensero  a  uii  tempo  quelle  reliquic  di  viver  libero,  che  qua  e  la  s'erano 
fra  essi  conservate,  e   piu  neU'isola  di  Sicilia  ,  dove  la  dominazione  dc 


(1)  "  Td  sup|)l,intare  quaeris  Crcmoncnscm ,  subvertcrc  Papicnscni ,  dclcre  Novaiienscm.  Miiniis 

■•  (ua  contra  omnes  ,  cl  maims  oinriium  confra  tc O  quamlo  crit  ilia  ilios,  nt  ilical.  Vajjiciisis 

•  Mediolancnsi :  I'opiiliis  luus  Populiis  mcus!  Cremensis  Ciemcincnsi:  (;ivi|:\s  Ina  ('.i\  lias  mca  !  ■■ 
(  Sermo  Domiii  iBinri  yciierahilii  Abbalis ,  ex  ins.  CoJ.  Anil>ros.  Bibl.  sub  lit.  Q  n."  283  in  fol., 
»f  Ml-RAT.  A.  It.  .1/  Ac.  T.  IV.  Diss.  XLV  ).  —  II  CiULiNi  {Mem  di  Mil.  T.  V)  pt-njc  a 
creilcrc  clio  quests  iliscnrsn  fosse  scrillo  sul  principiarc  del  sccolo  XII,  ma  il  Mnralori,  die  ne 
pabblicava  lui  priino  iin  braon,  dal  lesto  ms.  della  Bibliotcca  Ambrcsiana  ,  a\*Tis6  si  debba  asse- 
gnarc  all'aano  1U3U. 


DEL  CAVALIEHE  L.  G.  PnOVANA.  SlQ 

Saraciai   s'  era  diinostrata    piu   piiuleiilc    clic   non    quclla  de'  Grcci  (1). 

G\h  in  uuo  tie'  precedenti  Capiloli  (2)  ahbiaino  riferito  siccorae  nc' 
priini  anni  dopo  il  inillc  i  Greci  iinljaldan/.ili  per  Ic  vitloric  oUenulc 
sovra  rimperalore  Ollone  II,  aveaiio  lidoUo  di  miovo  in  loro  baLi 
quasi  tiilla  la  Piiglia,  da  Ascoli  luughcsso  il  lido  Adrialico,  meno  Sv- 
ponto  ed  il  inoiilc  Gargaiio,  occiipali  da'  Saraeini,  e  come  parimenli 
era  in  loro  polcri:  lornala  la  maggior  parte  delia  Calabria  (3).  E  queste 
conquiste  rcso  avendo  pin  temulo  il  nomu  de' greci  iraperatori  in  quelle 
regioni ,  avvezze  per  ic  avanti  a  reggcrsi  (piasi  a  loro  talento  sotlo  il 
governo  de'  propri  magislrali,  Napoli,  Amalfi,  Gacta  e  Sorrento  di  nuovo 
ne  rivcrivauo  forzalanicnte  Talta  signoria  (4). 

Ma  tcmendo  i  principi  grcci,  clic  dagli  impcralori  d'Occidenle  novellc 
prove  non  venissero  conlr'  essi  intrapresc ,  e  slimolali  dalle  insidie  de' 
Saraciui ,  pensarono  non  solo  a  muiiire  quesle  loro  conqnisle  di  baslitc 
e  di  presidii,  ma  vi  pre|iosero  ancora  un  nuovo  loro  niinislrOj  del  quale 
fermarono  la  scde  nella  citla  di  Bari.  Lo  chianiarono  col  nome  di  Ca- 
tapano:  e  la  sua  carica,  siccome  il  greco  vocabolo  significa,  lo  rendeva 
primo  sopra  tutti,  c  dava  a  lui  pienissima  balia  nel  reggimento  di  quelle 
provincic  (5).  E  si  non  penarono  codesti  Catapani  a  usarc  ogni  maniera 
di  vessazioni  e  di  Lirannidi ,  per  niodo  clie  non  solo  alienai'ono  da  se, 
c  dagli  imperatori  die  li  rnandavano,  gli  aniini  di  que' popoli ,  ma  gli 
inasprirono  a  segno  di  condurli  a  scoppiare  in  aperta  sommossa. 

Melo,  gencroso  ciUadino  di  Bari,  levo  il  vcssillo  dcirindei)endenza , 
c  piCi  volte  condiissc  i  sollcvali  alia  viltoria  (G).  Assediuto  nella  sua 
citla,  c  tradilo ,  trafngavasi  e  rannodava  I'esercito.  Associavansi  ad  esse 
alcuui  pellegrini  JNormanni  lornali  di  Terra  sanla,  jnimi  fra  que' set- 
tentrionali   guerrieri    die   ponessero   sidle   spiaggie    della   Campania,   ivi 


( 1 )  SCROFM*! ,  Bominmione  degli  stranieri  in  Sicilia  ( passim  ). 
(3)  Vedi  Capilolo  IV  in  (inc. 

(3)  GuNNONE  1.  c.  T.  I.  p.  495. 

(4)  GlANNONE  I.  c.  p.    193. 

(5)  II  QiinJ  Kalapan  Graeci  nns  iiixia  dicimus  omnr. 
u  Qiiisquiii  apuil  Uanaos  vice  fungitur  kuius  honoris, 
»  Disposilor  populi ,  paral  oninc  qufid  cxpcdil  illi, 

i<  Et  iii^la  ipiod  cuiqtic  dari  decct  OmDc  miaislral  ». 
(  Guill.  Appuli  ,  De  Reb.  Norm.  Lib.  1.  R.  I.  T.  V  ). 

(6)  LEO  Osl.   Cliron.  Cass.  Hon.  Lib.  II.  cap.  XXXVII.  B.  I.  Tom.  IV.  p.  36»,  el  seq 


33«  STUDI    CRITIC!    SOVR.V    LA    STORIA    d'  ITALIA 

chiamati  dal  Cielo  come  foricri  cli  maggiori  destini.  La  fama  dell'alle 
impi-esc  operate  da'  guerrieri  di  Nonnandia  nella  Spagna,  nolle  Gallic, 
e  ncll'  Anglia  fece  accogliere  costoro  come  potent!  c  quasi  invincibili 
avisiliari :  e  si  novelle  vitloric  coronaroiio  gli  sforzi  di  INIelo,  il  quale 
rapido  come  lainpo  ruppc  in  piil  sconlri  il  nemico,  e  libcro  la  Pugiiu 
dalla  presenza  de' Greci  (1). 

Ma  noa  a  lungo  gli  arrise  la  fortuna.  SoprafTatto  e  sperpcrato  il  suo 
esei'cito  da  nuovi  e  magqiori  rinforzi  vcnuti  da  Coslanlinopoli,  vide  Melo 
tornare  in  mano  de'  ncinici  le  sue  conqulstc,  con  rapidila  pari  a  quella 
eon  cui  egli  stesso  le  opei'ava  dapprima.  Sdegnoso,  correva  oltre  I'Alpi 
a  soUecitare  d'aiuto  Arrigo  imperatore  d'Occidente  (2). 

Le  vittorie  de'  Greci  spavcntarono  Benedetto  YIII ,  il  quale  sebbene 
pontefice  d' alii  spirili ,  come  qiicgli  che  in  questi  anni  (1017)  coUo 
armare  i  Genovesi  ed  i  Pisani  contro  i  Saracini  possessor!  della  citta 
di  Luni  (3)  era  stato  cagione  di  segnalata  vittoria  (4),  a  buon  diritto 
temeva  ,  che  ove  i  greci  imperatori  si  venissero  irapossessando  di  Roma, 
e  piu  dilatassero  le  loro  conqiiislc,  le  novila  religiose  die  avcano  mac- 
chiato  Costantinopoli  non  fossero  per  turbare  la  Cliiesa  Romana ,  ed 
iiioltre  non  venisse  a  qucsta  da'  greci  imperatoi'i  impedito  il  possesso 
delle  donazioni  fatte  da'  re  Franchi ,  e  che  per  accordo  cogli  imperatori 
d'Occidente ,  dappoi  due  secoli  essa  riteneva  (5). 

E  tanto  piii  a  buon  diritto  temcYa  il  papa  gravi  danni  da'  progressi 
de'  Greci,  dacchc  Pandolfo  II  principe  di  Capua  ,  i  cui  confini  tocca- 
vano  il  tcrritorio  dcUa  Rc|nibl)lica  Romana  ,  avendo  fatto  sommessione 
del  suo  principato  airiuipcratorc  Basilio,  piu  imminenti  ei'ano  i  pcincoli 
che  sovrastavano  a  Roma  di  ricadere  sotto  il  dorainio  dell'Oricnte. 

Per  la  qual  cosa  nell'  anno  1 020  passava  Benedetto  in  Germania  a 
pregare  Arrigo  di  soccorso  (C)  ,  il  quale  gia  scosso  dalle  istanzc  di  ]\Ielo, 
inaggiormente  confortavasi  ad  assalire  i  Greci,  pel  timore  che  impos- 
sessandosi  costoro  nuovamente  di  Roma,  il  reame  d' Italia  con  tanta  fe- 


(1)  Guill.  Appuli  ,  llUl.  Poema  ,  Lib.  I.  vers.  24  1.  c. 

'i)  Hist,  dc  Li  Normant  etc.  par  Aime  (  Ainatus)  moine  du  Mont  Cassin ,  publ.  pour  la  premiere 
Ton  par  M.  Champollion-Figevc  ,  Paris  1835  in-S."",  Liv.  I.  Ch.  XXXIV.  —  Leo  Osl.  1.  c. 
(.'()  Vedi  il  Capitolo  IX  di  qucsli  Studi. 

(4)  Cfr.  TniETM.  VII.  §  31  ,  Sigon    De  Regno  It.  VIII.  475  ,  e  Mdbat.  ann.  iOiS. 
(a)  LE-Be.vu  ,  Hist,  du  Das  Empire ,  Liv.  LXXVII. 
(6)  Chron.  Hildishcim  ad  an.  tOI9  ap.  Pebtz. 


DEI,    r.AVAMKRE    I..   G.    PHOVANA.  3  i  I 

licitA  conquistalo  sopra  il  re  Ardoino ,  non  fosse  per  isfuggire  tlalla  ilo- 
minazionc  germanica  tlalla  quale  avvcrsava  (I). 

Riipida  c  \t\h  tiellc  allre  gloriosa  lii  |:er  Arrigo  qucsl'uUitna  sua  ca- 
lala  in  Italia.  Sccsovi  verso  il  iNalale  clcUanno  1021  ,  a  mezzo  I'agoslo 
giii  tornava  trionfante  in  Gcrmania  (2). 

II  breve  spazio  ili  olio  mcsi  era  a  lui  haslato  per  riclurre  novella- 
incnle  sotlo  il  sue  dominio  lulta  cjuella  parte  d" Italia,  clie  i  Grcci  avcaiio 
ripreso.  Cosi  Benevcnto ,  Capua,  Troia  (  novella  citlii  a  onor  dell'antira 
edificata  in  questi  anni )  ,  cosi  Salerno  c  Napoli  (3)  passavano  dail  alta 
signoria  deU'Oriente  a  qxiella  dellOccidenle.  Ma  quelle  infclici  e  scoii- 
([uassalc  provincie  non  furono  salve  per  qucslo ,  ne  dalle  aggressioni 
de'  Saracini ,  ne  dal  furor  dellc  parti  clie  vi  nianlcnevano  i  Greci. 

In  cotal  guisa  adunque  Ic  due  piii  lonlane  regioni  della  penisola  ila- 
liana  crano  in  quel  punto  immerse  nelle  agilazioni  c  negli  scompigli  , 
che  sempre  mcna  con  se  uno  stalo  di  cose  Iransitorio,  e  poco  conforme 
a' sanli  principii  del  giusto,ed  allc  nccessita  de' popoli.  Ma  le  mutazioni 
allc  quali  volgevano  I'una  e  I'altra  erano  di  gran  lunga  diverse:  che 
mentre  Ic  citta  dell'Italia  sellcntrionaie  accennavano  ad-ordini  niigliori, 
le  altre  accennavano  ad  un  giogo  novello.  Tuttavia  se  tolgasi  la  Repub- 
blica  d'Anialfi  in  quegli  anni  ancora  libera  e  potente  ,  qualuntjue  fos- 
sero  le  reliquie  di  viver  libero  ,  di  che  goder  potcssero  le  altre  cilia  di 
fpiella  porzione  d' Italia ,  I'csscre  finalmcnte  liberate  dalle  percnni  an- 
gustie  clie  loro  procacciavano  i  Saracini  da  un  lato,  ed  i  Greci  Catapani 
dall'allro  ,  dovclte  se  noti  consolarle  deila  perdita  dclla  liberta,  rendere 
ad  esse  men  grave  quel  giogo  che  loro  era  venuto  mnturando  farrivo  tli 
que'primi  Normaiini,  i  quali  col  sangue  loro  posero  le  fondamenta  di 
una  vasta  e  polente  monarchia,  che  coUego  colla  Sicilia  lutle  quelle 
meridionali  provincie  dapprima  in  niolle  parti  disperse,  e  formi)  un  solo 
popolo  italiano  di  lante  popolazioni  nemiche  Ira  di  loro ,  cd  a  tanti  in- 
quieli  reggilori  soltoposle. 


(1)  II  His  omnibus  augustao  mcmoriao  Imp.  Ilcinricus  auJilis,  Gracconim  scilicet  invasionrm 
»  etc.,  repulans  amissa  .Vpulia  ac  I'rincipalu,  Roroam  quoquc  ni  malurarcl ,  ac  per  lioc  Ilaliam 
»  tolara  ccnsequonlcr  silii ,  cl  in  proximo  amillrndam  etc.  »  (  LEO  Ost.  I.  c.  cap.  39  ). 

(2)  Cfr.  llerm.  Co^TE^rTl,  Chron.  ap.  PiSTORICM  ,  T.  I.  ad  on.  iCtl.  —  Oironn^r.  Saxo  in 
access.  Hist.  Leibmtzii  T.  I.  ad  an.   1002.  —  jicia  Ss.  Bollandi  die  14  iulii. 

(3)  II  Troiam  ,  Capnam  ,  S.ilcrnum,  Xoapnlim  ,  urbos  Imperii  sui  ad  Graecos  dcficienlcs  ad  dc- 
»  ditioDcm  coegit.  «  (  .Inn.  Epidasm  ap.  GOLPAST.  T.  1.  P.  I.  ). 

Serie  II.  Tom.  VII.  4i 


APPENDICE 


3a5 

AWERTENU 


JtXo  riunilo  in  tjiiesl'A|>j)cndicc  lutli  i  DocumciUi,  editi  cd  inediti  , 
clie  appartengono  a\  regno  d'Ardoino,  ma,  qualunque  ne  sia  stala  la  ca- 
gione,  pochi  piii  lui  fu  dato  d'aggiungeme  a  quelli  che  Ic  diligeiili  ri- 
cerche  del  P.  Talti,  del  Muratori  e  d'alciini  allri  avevano  raccolto. 

G'\k  da  me  si  e  toccato  delle  cause,  che  in  tanto  correre  di  tempo 
distrussero  qucgli  altri  iiiolli  die  certamente  esislcvano.  Parecchi  non 
di  meno  giacciouo  tutlora  scpoUi  in  Archivi  piiLblici  e  privati,  do\'unque 
od  un  sospettoso  dirillo  di  propriela,  o  non  so  qual  allro  piu  grelto 
sentimento,  resisle  aile  istanze  dcgli  studios! ,  che  con  lunghc  c  fastidiose 
ricerchc  radunano  gli  elemenli  deU'antica  Sloria  Ilaiiana. 

Fra  gl'inediti,  undici  furono  trovali,  come  gia  si  e  detto,  dal  Cav. 
Peyron  (i)  in  due  Codici  dell'Archivio  Capilolare  d'lvrea,  e  sono  tutti 
relativi  alle  contese  d'Ardoino  marchese  d'lvrea  con  Warmundo  vescovo 
di  quella  chiesa,  e  percio  anteriori  all'dezionc  di  quel  principe  a  re 
d'llalia.  Di  questi  non  accade  di  far  parola,  giacclie  cgli  stesso  nc  resc 
conto  in  iin  sue  apposito  scritto  (2).  Aggiungerb  soltanto,  che  recatomi 


(I)  OgnuDO  di  cssi  sara  dislioto  in  margioc  colic  due  sigic  A.  P. 

(i)  Kotizia  deWArchivio  del  Ret.  Capitoh  d'lcrea,  del  Cai:  jimedeo  Peyron  (Torino  1843  (tamp, 
rcalei 


3a6 

io  pure  ad  Ivrea  per  polere  aver  copia  di  quanlo  il  Cav.  Peyroji  aveva 
Irovalo  concerncnte  ad  Ardoiao,  m'accorsi  che  quelle  ragioni  medesime 
di  cautela  che  avevano  falto  riporre  que' Documenti  denlro  i  due  Codici, 
a' tempi  del  re  Ardoino,  consigliarono  ancora  clii  li  nascose  d'interven- 
lirne  I'ordiiie  cronologico.  Eppero  nel  pubblicarli  per  la  prima  volta  , 
col  gradimento  di  clii  ii  scoperse,  in  quest' Ajjpendice,  io  cercai  d'indo- 
vinarne  le  date,  che  mancano  nelle  carte  originali,  e  li  disposi  alia  me- 
glio  sccondo  le  medesime.  Tultavia  io  voUi  serbar  traccia  dell'ordine  che 
Icngono  quclli  del  Codice  in  fol.",  apponendo  a  ciascuno  di  essi  uii  nu- 
mcro  in  cifre  roraane  corrispondenle  al  numcro  ordinale,  che  esso  serba 
nel  Codice.  Per  questo,  il  Documento  che  sta  solo  ncU'altro,  noii  tiene 
nessuna  cifra  romana. 

Ancora  altri  tre  se  ne  leggono  qui  fra  grinediti,  e  sono  i  numeri  1, 
1 7  e  26 :  il  primo  favoritomi  dal  signor  Canonico  De'  Gaiidenzi  Archi- 
vista  del  ven.^"  Capitolo  di  Vercelli,  il  secondo  dall'esimio  Monsignor 
D.  Luigi  Moreno  Vescovo  d'lvrea ,  il  terzo  da  me  trascritto  dalla  carta 
originalc  in  Lucca.  Delia  loro  storica  importanza  gia  si  e  per  me  ra- 
gionato  nel  corso  di  quesli  STVDI;  del  resto  tanto  a  questi  ultirai  Do- 
cumenli,  come  agli  altri  dell'Archivio  Capitolare  d'lvrea,  e  generalmente 
a  tulti  quelli  fra  i  rimanenti,  che  piu  parvero  abbisognarne ,  ho  aggiunto 
in  pie  di  pagina  alcune  note. 


L.  G.  PnovANA. 


DOCUHIEIMTI 


N.  I.  Donatio  facia  Eccl.   Canon.   Vcrcell.    a  Clioniailo  qui  et 

Ei  origin,  in  Cliona,  fiHo  quond.  Rcicngarii  n  rc{,'is,  ct  kliilda  (ilia 

Ec'c'i'vcrccii  Ardoini  marcbionis,  ingalibns,  quonnnd.  bononini  in 

All.  987.  'oco  Caresanac. 


Incdito. 
L    G.   v. 


Anno  incarn/  domini  niTi  iim  xpi  nogentcsinio  ocliiagcsinio  scptimo 
sec.  cal.  oclubcr  ind.  XV.  canonica  s.  cusubit  cccl.'  ubi  ipso  coiporc 
reqiiiescit  in  ciuilalc  cpiscopio  ucrcellcnsis  eccl.' 

Naus  corado  qui  ct  cona  marcliio  f.  bone  mcmoric  bcrengarlus  c7  dP 
rex  &  vhilda  filia  ardoiui  item  j'/wc  marchlo  iugaiibus  qui  profes.<ii  sumus 
nos  ipsi  iugaiibus  ambo  ex  nacionc  nTra  legem  uiucrc  salicha  ipso  namq: 
iugale  meo  mihi  conscnticntc  ct  subter  confirinantc  oflerlores  et  dona- 

tores  ipsa  canonica  pp  diximus  quisquis  in  Sanctis  ac  in  uenerabilibus 
locis  dc  suis  aliquit  coiilulcris  rebus  iusta  octoris(l)  uoccm  in  oc  seculo 
cenluplum  accipiad  ct  quod  melius  est  uitam  possidcbitis  elerna-'  ideo- 
que  naus  coram  supra  corado  marchio  &  ^bilda  iugaiibus  donamus  post 
mcum  coru''  supra  corado  marchio  decessura  in  cadcm  canonica  OC 
EST  cortcm  unam  domui  collilem  cum  caslro  inibi  constnicio  cum  te- 
nimen  ct  fossato  circumdatum  cum  casis  massarlliis  et  omnibus  rebus 
siuc  capella  unam  foris  codem  castro  que  est  edificata  in  honorem  sr."' 
simonis  et  iuda  cum  omnibus  rebus  ad  easdem  cortem  &  castro  seu 
eapclla  pcrtincntium  molcndinis  aqucduetibus  in  marcoda  ct  amporio 
seu  ripatis  et  piscacionibus  in  tluminis  pauo  et  in  sicilba  cum  portum 
iinii"^  que  in  ipsa  sicita  percurrit  el  dc  arobabus  ripas  applicare  debcrc 
ad  iuiis  noslris  qiic  supra  iugaiibus  quam  habere  uisi  sumus  in  loco  et 
fiindo  carcsiana  uel  in  eis  territoriis  predictam  cortem  domui   coltilem 


(1)  Ociuris  per  auclorit ,  come  JVaus  per  Abi,  iodiiio  di  ouionalita  fraDcnc   Del 
notaio. 


328 

<le  coslro  inibi  conslnicto  cum  tcnimen  cl  fossaUim  circumdatum  est 
per  monsura  iusta  pcrlicas  iugeales  (1)  sex  do  casis  scdiminlbiis  el  uiiieis 
cl  areis  in  inligrum  itiri.i  iiosiri  scii  area  predicla  capoUa  foris  codeni 
caslro  siiiil  p  niensura  iusla  iuges  ccnliim.  ilc  tciris  arabilis  sunl  per 
raensura-'  iuges  duocenli  dc  pratis  et  gerbis  sunl  p  niensura  iuges  Irts- 
centi  de  siluis  maioribus  sine  minoribus  seu  frascbalis  sunl  iuges  qua- 
luorccnli  el  si  ainplius  de  noslro  coruni  supra  iugalibus  plus  inucntum 
fucril  que  ad  ipsani  corlem  et  caslro  seu  capcila  in  predielo  loco  carc- 
siana  quani  ut  supra  niensuraliler  peranc  carlam  oft'ersionis  a  parte  iani 
dicle  canonica  persistat  polestalem  propi'ielario  iurc  ul  dictum  est  lam 
predicla  corte  domui  coltile^  el  caslro  inibi  constructo  sou  capella  inibi 
edifieala  cum  molendinis  piscacionibus  seu  ripaticis  atquc  portu-^  unu^ 
in  predielo  lluuio  sieila  slue  sediminibus  lerris  uineis  pratis  pascuis  siluis 
ac  slallareis  riuis  rupinis  ac  palulibus  collis  el  incollis  diuisis  cl  indiuisis 
una  cu-'  finibus  tcrrainis  accessionibus  el  usibus  aquarum  aquaruniq. 
ductibus  cum  omnium  iurc  ac  iacentiis  et  pertincnliis  earum  rerum  per 
locas  el  uocabulas  tpic  ad  ipsa''  corlc'  et  caslro  seu  capella  plineni 
oia  in  inlegru-'  que  autem  ista-^  corte^  domui  collile^  cum  caslro 
inibi  conslruclo  seu  capella  foris  code-'  caslro  edifieala  siuc  casis  mas- 
sariciis  cl  ofiius  rebus  molendinis  et  piseaeionis  seu  porlum  unum  et 
omnibus  rebus  ad  easdem  corlem  pertinji  iuris  niris  quern  supra  iu- 
galibus in  eodem  loco  caresiana  super  nominalo  vma  cum  accessionibus 
el  ingrcssoriis  earum  seu  ciim  superioribus  el  inferioribus  earu"^  rerir' 
qualilcr  supra  mensuratiler  in  integrum  ab  ac  die  in  cadem  canonica 
stV  euscbii  dictam  corlem  domui  collilem  cum  caslro  inibi  conslruclo 
seu  capella  inibi  edifieala  cum  omnibus  rebus  ad  cas  perlinenr  donarc 
et  offerrc  uid.!or  in  co  u  ordinc  sicut  suljter  legitur  ita  ut  faciant 
exindc  canonicis  qui  ibidem  cotidic  et  node  deo  deseruierinl  ad  eoru"' 
uso  et  sumtus  de  iam  dicla  corlem  et  caslro  sou  capella  cum  casis  et 
omnibus  rebus  ad  eas  ptinenlibus  seu  fruges  ct  redilum  alq.  ccnsum 
quod  exinde  rslcrit  quiquil  uolucrint  post  decessum  meura  prcdiclus 
eona  niarcliio  pro  anima  nostra  et  heredum  ac  proberedumq:  nostrorum 
conlradiciune  uel  repelicionc .  insuper  naus  corum  siipra  corado  marcbio 
et  jliilda  iugalibus  a  parte  ij  sa  canonica  S.  eusebii  iusa  lege  niTa  saliha 
exinde  legitimam  facimus  tradicionem  et  uesliluram  per  cultcUu^  festu- 
cu'  nolatu'  uuanlboncm  cl  uuasonem  icrre  seu  ramu-'  arbcris  ct  nos 
exinde  foris  cxpulli  uuarpiuimus  el  aborilo  fccimus  a  parte  ipsa  canonica 
babendu'  relinquimus.  si  quis  uero  quod  fuluru'  esse  non  credimus 
si  naus  ipsi  corado  marchio  ct  jbilda  iugalibus  quod  absimus  aut  uUus 
dc  credibus  ac  proercdibus  nostris  seu  quislibet  nostra  opositas  pcrsonas 
contra  anc  carta^  offersionis  ire  quandoque  lemlaucril  aut  earn  |«  couis 
s;eniiim  infrangere  qucsieril  lunc  inferamus  pars  ipsa  canonica  contra 
cpinm  exinde  litem  inlulerimus  mulla  quoil  est  pena  auro  oblimo  uncias 


(1)  Vcl  iugtaliat. 


cenli  aigcnti  (jondcras  duccnti  cl  quod  rcpetcriraus  cl  uindicare  non 
iialeamus.  sed  prcscns  anc  carUiu  oflt'isiunis  dioturnis  tcmporibus  (irniH 
ix-rtnaiicad  alq.  psislat  inconiuilsa  cum  slilnilacione  siibnixa :  nam  si  for- 
sitans  ipsis  canonicis  de  iisdcm  corlc-^  cl  casiro  scu  capella  sou  omnibus 
rebus  cl  (Vugcs  scu  reditu-'  alque  ccnsu"'  quod  cxindc  csicrit  inquic- 
taUis  non  fucrinl  cl  cas  qui  coin-'  ordinc  babcrc  non  pemiiscrinl  sicul 
supra  Icgilur  lunc  uolo  cl  slaluo  ul  dcucnia  ipsa  corlc"'  cl  castro  scu 
cnpclla  cum  caxis  cum  omnibus  rebus  ad  cas  pcrlincns  in  potcstatem 
de  propinquioribus  parcntibus  meis  qui  tunc  Icmporibus  apparuciil  )'t 
landiu  in  coru"'  potcsUile^  coitem  ipsa''  pci-sislad  quoadusquc  illi  ciic- 
ncrint  potcstalc  ul  supra  Icgilur.  nam  si  a  ncminc  pcrsonas  ipsis  ca- 
nonicis cxindc  inqiiietalos  non  fucrinl  lunc  ab  ca  iam  diclam  cortcni 
el  casiro  scu  capella  ciun  caxis  cl  omnibus  rebus  sicul  supra  Icgilur  in 
CB  protc.sla  ul  supra  Icgilur  per  mcrcedem  anime  nosire  cl  facian  cximlc 
ipsis  canonicis  cl  corum  usu  cl  sumlu  ul  disi  pro  animac  nostrc  raercc- 
de"'.  anc  cnim  cartam  olTcrsionis  el  bcrgamcla  cum  alramenlaiio  de 
terra  cleuauerunl  me  pagina"'  uuifrcdus  nolarius  cl  index  sacri  palacii 
Iradedi  el  scribcrc  rogaueruiil  in  qua  subtus  coniirmas  Icstibus  ip.  ob- 
tulit  roborandu''  . 

Actum  in  ciuUate  eporeia  felic. 

■}-  Sign.  man.  Sup.  cur.ulo  marchio  qui  anc  carlam  oflersionis  fieri 
rogaui  cl  propter  infcrmitalc  sua  mcnimc  scribcrc  ualuil.  cl  rclicla  est. 

+  Sign.  man.  Sup.  jchilda  qui  anc  cartam  offcrsioni  fieri  rogaui  et 
rclicla  est. 

tt+  Sign.  man.  Tedaldi  el  gauxomus  seu  maifredus  ua.<!salli  isloruni 
iugalibus  lege  uiucnlcs  romana  testes 

•ff  Sign.  man.  aymino  cl  erraino  scu  salicus  uassalli  islorum  mar- 
liioni  testes 

Ego  qui  supra  uuifrcdus  nolarius  cl  iudcx  sacri  palacii  scriptor  uius 
carte  ofTersionis  post  Iradita  complcui  et  dedi  (1). 


(1)  Oi  qaosto  documcDto  e  dell'allro  sogoalo  ool  D.  14,  to  debitorc  alvoD.  Capitolu 
di  Vcrct'lli. 

T^cHn  anticlie  copic  di  questo  prinio  docnmonlo,  da  oic  Tpdutp  id  Vcrcelli ,  fn  ag- 
giunta  t.i  lellora  R  sul  principio  del  nninc  dolla  doiialricc  ICIIll.nA:  divrniila  in  tal 
guia.i  lUCIlILDA,  il  suo  nomo  fn  ripodito  in  quesla  nuova  forma  da  Tristano  Calco 
(HisU  Medial,  lib.  n.  p.  HS.),  dal  CuiESA  CAgost.)  [Gemalogiadc'  conti  d'yiglir  fol.46. 
b  ms.  dclla  JUbliot.  del  Re),  c  Sulla  fedo  del  CniEs*,  dal  Tf.bbaneo  {Jdelnide  Itlu- 
iiraUi,  P.  I.  p.  f97.).  Una  maggiorc  slorpiatura  sotfri  il  nome  del  donaluro  COItlLVDO, 
il  notaio  uomo  franzcso,  sul  principio  deila  caria  avcn<Io  scrillu  i\aus  O^rrado  mxece 
di  /Vos  Corrado,  gli  nmanucn.ti  pusleriuri  chc  ne  prcscro  copia  per  uso  del  Capiloln, 
non  sapcndo  capiro  qnclla  voce  A'nuj  scrilla  alia  franzcsc  per  .Vo{,  s'afTalicarono  Unto 
che  lessoro  Ritius  o  Ricius :  c  cos'i  aggiunsoro  il  pronumc  di  Ritius  al  donatore 
Corrado,  il  qoalo  in  (uUc  le  copic  da  mo  Todutc  semprc  %ieD  dclto  Bitiut  Corrado. 

Serif.  II.  Tom.  VII.  4a 


\.  2. 

MuRtToni 
Ant     in.    arv 
t.  I.  diss   til. 
lol    383. 


33  O 

Ardoini  Comitis  Palafii  scnlcntia  in  Placito  Limitonsi 
pioniinfiata  pro  Episcopo  Crenionae  contra  Walpertum 
iiidicem. 


Diiiii  ill  Dei  nomine  locus  ubi  dicitur,  Limite,  luiliciaria  Biisiense,  in 
prata  propiio  Episcopio  ipsius  Scc  Brisicnsis  Ecclnc,  per  data  liccntia  do- 
mini  Adolbcrli  Episcopi  ipsius  Episcopio,  in  iudicio  rcsidobal  Ardoinu.'i 
Comes  Palalii ,  jusliliam  faciendam  ac  dcliberandam  ,  residenlibus  cum 
CO  Riprandus  comes,  Adclbcrlus,  Geprando,  Rainaldus,  Pctrus,  Sigc- 
fridus,  Gansclnuis,  Alfrcdus,  Sicbardus,  Walfrcdus,  cl  Nozo  Indices  Sacri 
Palacii,  cl  rcliqui  plures.  Ibiquc  eorum  ucnicns  praescntiam  Rozo  Auoca- 
tus  Episcopio  SCO  Cremonensis  Eccl^,  nee  non  et  ex  alia  parte  Walpcrtus 
Index,  allcrcationes  &c. 

Onidcm  et  ego  Adclbertus  Nolarius  Sacri  Palatii  ex  jussione  praefaclo 
domes  Palacii  ct  ludicum,  amraonicione  scrips!,  Anno  Incarn.  D.  N.  1.  ('. 
uccccvcvi.  undccimo  kalendas  junias ,  Ind."  ix. 

ARDOINVS  Comes  Palacii  subscripsi. 
Adelbcrtvis  Index  Sacri  Palacii  interfui. 
Rcginaldus  ludcx  S.  P.  interfui. 
Pctrns  ludex  S.  P.  inlcrfui. 
Sigcfrcdus  Index  S.  P.  interfui. 
Ganselmus  ludcx  S.  P.  inlerfni. 
Walfrcdus  ludex  S.  P.  interfui. 


Nel  tod.  n.  m 

Kx  cull  meni- 
braii.  ID  t'ol. 
arcliiv.  capit, 
EccI  Epored. 
I'Uititulus:  Li- 
ber leronimi 
ronlra  loiii- 
utjnum. 

.Vn   DOT-S  (?). 

A   1'. 

Inc. ill'.  ;»). 


Epistola  canonica  (     (1)     )  anatliematizaturo  direcla. 


W.\RMVNDvs  DEI  auxiliantc  gratia  hnrailis  cpiscopus  et  eoepiscoporuin 
coetus  unanimis.  Arduino  dignam  si  placet  in  domino  uocationcm  cum 
salulis  integritate.  Quum  preler  quam  tibi  licitum  esset  arroganliae  spi- 
ritu  tumuisse  et  insuper  ecclesiastica  iura  crebra  el  intollcrabili  uoxa- 
tione  acritcr  commouissc  cognouimus  comraonitorias  tuae  tcmerilati 
litei-as  dignura  duxiraus  dirigendas.  qualinus  cocptorum  nesaniac  furo- 
rem  ab  aniiiio  penilus  resccando  digno  pocnilcntia<!  fructn  matris  ec- 
clesiae  membris  non  ul  predo  insaniens  sed  ut  iidelis  atblela  deseruiens 


(I)  Spazio  io  bianco,  dondc  fu  rastialo  il  nomc  ARDVINO. 

[i)  .HancaDo  in  luUi  quesli  dncumcnli  d'lvrea  le  note  cronologiche :  iicl  capilolo 
lerio  di  quesli  sliidi  ho  dicbiaralo  le  raKioni  per  le  quali  argoincntai  dovcrsi  as5«- 
gnarc  Ic  dale  .ii;li  anni  iodicali  in  ciascino  di  o*si  in  marline 


33 1 
asciibi  &  aggregari  dignissimc  merearis.  hoc  luac  ulilllati  fxlioitaiulo 
(•omrailtiinus.  lioc  p^lcino  alTcciu  persuadomlo  consulere  &  consuleiKlo 
prrsuadere  iiistaiula  quoquc  prcciim  tlcccrnimiis . 

Nosliae  igilur  ammonilioiii  olUuialac  amis  inlenlioncm  accomoda  & 
obsliiialac  incnlis  duriciam  condignac  salisfaccioni  cxcolcndo  subiicilo! 
qualinus  diuina  Lercdilas  j  pporcdicnsis  ccclesiac  luac  opprcssionis  de- 
uaslalionc  diulius  allrila!  tanti  laboris  fincm  inuoniat.  &  proprii  pastoiis 
diu  dosidei-abilc  solatium  quasi  capliuilalc  doposila  &  libertale  copla 
asscquatur  &  Icncat .  Quod  si  pnicUr  quam  crcdimus  noslrac  uocalioni 
leluclari  el  luae  saluli  conaris  icsislcre  (  (1)  )  ab  ecclesiae  siiiu  cli- 
minaiidum  &  anatbonialis  uinculo  le  ccrlissimc  sapias  innodanduni  legis 
enim  dccrclo  slalulum  esse  compcrimus !  ut  qui  aliena  inuadit  non  cxeal 
impunitus. 


.\.  i.  Qiialitcr  cxcommunicari  infidcles  episcopus  deheaf. 

Ncl  cod.  a.  I. 
An.  997-8  (.'). 

^  P  Episcopus  cum  evcomrounicarc  uel  analhcmatizarc  aliquem  infidcleni 

Inedito         P*^**  cerlis  &  maniTestis    sccleribus    disposiium    babet!    post    leclionem 
euangelii  clerum  &  plebem  ita  debet  alloqui. 

Nouerit  karitas  ucslra  fratrcs  mei  quod  quidam  uir  nomine  arduinus 
diabolo  suadcnlc  postponens  Xpiana'^  promissioncm  quam  in  baptismate 
profcssus  est  alque  sacramentum  quod  buic  ecclesiae  sanclae  dci  \ppo- 
rcdiensi  promisit  relicio  dei  sanctaeque  accclesiae  seiuicio  post  aposta- 
siam  conucrsus  post  salbana  cui  abrenunciauil  &  omnibus  operibus  eius  . 
uincam  xp  idcst  accclcsiam  eius  deuastare  el  depredarc  non  pcrtime- 
scil.  Pauperes  xJTi  quos  prccioso  sanguine  suo  rcdemil  uiolcntcr  oppri- 
mens  el  inlerficiens  el  bona  eorum  diripiens.  prcdas  ucro  &  rapinas 
assidue  excrcel  undc  quia  fdius  buius  noslrae  ecclesiae  cui  domino 
auclorc  piesLdemus  dubucral  esse  scd  diabolo  suggcrontc  eius  boslis  & 
persecutor  cffcclus  est  quia  in  ca  per  aquam  el  spiritum  sanctum  re- 
nalus  est  cl  inler  adoptiuos  fdios  dei  annumeratus  quamuis  modo  filius 
diaboli  sit  immitando  diabolum .  nos  solliciti  esse  debcmus  ne  per  ne- 
glegcntiam  pastoralem  ali(|uam  do  ouibus  nostris  depercat .  pro  qua  in 
ireraendo  iudicio  ante  principem  pastorum  dominum  nostrum  ilicsum 
xj^  compcllaiuus  rcddere.  iuxta  quod  ipse  lerribilitcr  nobis  cominalur 
dicens.  si  non  adnunciauerls  iniquo  iniquilatcm  suam!  sanguincm    eius 


(I)  Spazio  in  bianco,  como  sopra,  dondo  fu  (oltn  i|  nomc  d'Arduino 


333 

dc  raanu  lua  rcquiiiira  .  misimus  ad  cum  prcsblterum  nostrum  el  lit- 
tiTus  commonitoi'ias.  semcl  ct  itcrum  alqiie  tercio  imiitantcs  cum  ca- 
nonico  ad  cmondalioncm  &  salisfaclionem  &  pocnilenliam!  corripicntcs 
oum  palerno  affcclu .  sed  ipse  pro  dolor  diabolo  cor  eius  indurante . 
monita  salularin  sprouit  &  in  cepla  malicia  pcrseucrans  de  die  in  diem 
in  peius  ruit .  &  iuliani  aposlatae  immilalor  ccclesiac  dei  quale  sil  su- 
perbiae  inflalus  salisfaccre  dcdignaUir.  De  talibus  itaque  Iransgressoribus 
&  sanctac  rcligionis  pacisque  quam  XpIIi  suis  discipulis  dedit  alque  re- 
liquil.  uiolatoribus  prcccpta  dominica  &  apostolica  liabcmus  quibus  in- 
Ibnuamur .  quod  dc  huiusmodi  prcuaricatoribus  agere  nos  oporteat . 
ail  onim  dominus  in  euangelio.  si  pcccaueril  in  to  fratcr  tuus  corripc 
eum .  fralrcs  in  imo  quocjuo  nostrum  peccat  qui  in  sanctam  accclesiani 
pcccat.  si  cnim  sancta  accclesia  unum  corpus  est  cuius  corporis  caput 
xjis  est  singuli  aulem  sumus  alter  allerius  membra.  &  compatilur  ununi 
niembrum  conipaciunlur  omnia  membra!  proculdubio  in  nos  peccat  qui 
membra  nostra  lacdit.  lubet  ergo  domimis  ul  fratcr  idest  xpianus  qui- 
libel  in  nos  pcccans  primo  secrete  corripialur .  deinde  cum  testibus  re- 
darguatur.  Nouissime  in  conuentu  aecelcsiae  publico  conucniatur.  Quo<l 
si  has  tres  ammoniciones  &  plas  correptiones  contempnil !  &  satisfacerc 
despicit  post  baee  sit  libi  inquit  slcut  betnicus  idest  genlilis  atque  pa- 
ganus.  ut  non  iam  pro  Xplano  sed  pro  pagano  habealur.  Et  in  alio  loco, 
ilominus  niembrum  quod  a  sua  compage  resoluilur  &  a  iunctura  cari- 
tatis  dissociatur!  el  omnc  corpus  quod  scandalizat  dominus  abscidi  el 
proiici  iubcl  diccns .  si  oculus  manus  nel  pes  tuus  scandalizat  te  erue 
eum  ct  proiice  abs  te.  Et  apostolus  auferle  inquit  malum  ex  nobis.  Et 
item,  infidelis  si  disccdit  discedat.  Et  alio  loco.  Rapaces  a  regno  dei 
oxcludil  dicens.  neque  rapaces  regnum  dei  possidebunt.  Et  alibi,  si 
quis  fratcr  nominalur  et  est  fornicator  aut  bomicida  aut  adulter  aut 
rapax  cum  huiuscemodi  ncc  cibum  sumere  licet.  Et  iohannes  electUR 
pre  ceteris  Xpl  discipulus  lalem  nefarium  liominera  salutare  prohibet 
dicens.  Non  ei  aue  dixcris.  Neque  eum  in  domum  receperis.  Qui  cnim 
auc  dicit  communicat  operibus  eius  malignis.  Dominica  itaque  atque 
apostolica  precepta  adimplentes!  mcmbrum  putridum  &  insanabile  quod 
metlicinam  non  recipit.  ferro  excommunicationis  et  dirae  roaledictionis 
a  corpore  aecclesiae  abscidamus.  ne  tarn  pestifero  morbo  reliqua  mem- 
bra corporis  ueluti  mortilero  ucneno  inliciantur  (1). 


(1)  ViJ.  inter  formalas  exorcismorum  ct  excommunicationnni  vcteres  apud  Baluhum 
{Capitular,  rrrj,  Francnr.  I.  2.  cop.  xii    rol.  C(i3  ) 


333 
N-  '>■  Incipit  excommunicatio. 

ISel  cod.  n  ii 

Aa  997-8  {?).         ,    •.  •  •  . 

Igilur  quia  monita  nostra  ct    crcbras    cxortationcs    contempsit    i|uia 

tercio  secundum  doniinicum  prcccplum  uocatus    ad    cmi-ndalioncra    el 

Inedilo         pocnilentiam  ticnirc  di-spcxil.  &  culpam  suam    nccdura    cognouit.    nee 

confessus  est.  &  adluic  coepta    malitia    pcrseucrall    indurante    diaLolo 

eor  eius.  &  iuxla  quod  ajiostolus  (licit  secundum  duriciam  suam  el  cor 

impcnitens  thcsaurizat  sibi  iram  in  die  irae. 

I'eniat  mors  super  ilium  et  desccndal  in  infcrnum  uiuons.  Flat 

Conuerlalur  ad  uesperum .  &  famen  paciatur  lit  canis  &  circum 
eat  ciuitates.  FImI 

Fiat  mensa  illius  coram  ipso  in  laqueum .  &  in  rctribulionc  ol 
in  scandalum.  Fiat 

Obscurcnlur  oculi  eius  ne  uidcant!  &  dorsum  ipsius  semper  in- 
cuniet  dominus .  Fiat 

EfTundat  x^  super  euro  iraro  suam  &  furor  irae  suae  comprehen- 
dat  cum.  Fiat 

Fiat  habitatio  illius  dvserta  ct  in  tabcrnaculis  eius  non  sit  qui 
inhabitet.  Fiat 

Apponat  dominus  iniquitatem  super  iniquitatcro  illius  el  non 
intret  in  justitiam  suam.  Fiat 

Delealur  do  libro  uiucnlium  ct  cum  iustis  non  scribatur.  Fiat 

Ihi  x^  dominus  ponat  ilium  ut  rotam  et  sicut  stipulam  ante  fa- 
ciem  uenti .  Fiat 

Sicut  i^nis  comburcns  siluam!  sicut  flarama  comburcns  montes! 
ita  pcrscquatur  ilium  in  tempeslatem  suam!  ct  in  ira  sua  contur- 
bet  cum.  Fiat 

Erubcscat  ct  conturbelur  in  scculum  seculi  &  confundatur  et 
pereat.  Fiat 

Reddat  illi  dominus  iniquitatem  ipsius,  &  in  malicia  eius  disper- 
dat  eum!  disperdal  ilium  dominus  deus  noster.  Fiat 

Cum  iudicalur  exeat  condempnatus  et  oratio  eius  Gat  in  pec- 
catura .  Fiat 

Fiant  filii  eius  orfani  ct  uxor  eius  uidua .  Fiat 

Memo  ."iit  illi  adiulor  nee  sit  qui  roiscrcatur  in  uita  sua  pupil- 
lis  suis.  Fial 

Fiat  contra  dominum  semper!  ct  dispcreat  de  terra  raoraoria 
eius!  pro  eo  quod  non  est  rccordatus  faccrc  misericordiani .  Fiat 

Dilexit  malcdictioncm .  ucniat  ci.  noluit  iH'ncdictionem  eloii- 
getur  ah  ipso  .  F'a' 


334 

>'.  (j.  Nos  ueii)  cunilom  (    (1)     )  maledictum  el  apostatam  cum    uiiiucrsis 

..  ,      .  complicibus  suis  &  scqviacibvis  &  liominiljus  &   fulolilnis    &    aniicis    & 

>cl  cod  n.iii.  1  . 

roninniiiicaloribiis  &  faiitnriuiis  suis  iudlcio  <U'i  oninipotcnlis  palris  & 
Ad.  097-8  (?)      .....    „        .   .  .    ,,    ,  ,   .  ...  .  •  ,     . 

Iilii  &  spii'ilus  sancli  &  bcalae  dci    gcnilricis    mariai;    cuius    ccclcsiam 

'^  inuadit   cuius  episcopum  a  sede  propria  socpc  uiolcnier  cxpulil!    cuius 

liic.liio  seruos  coulriuit!  cuius  famuios  cxlerminauit !  &  gloriosissinii  peiri  apo- 
slolorum  principis.  &  omnium  sanclorum  ncc  non  &  noslrac  racdio- 
crilalis  auctorilalc  &  polcslatc  nobis  diuinitus  collala  ligandi  &  sol- 
ucndi.  in  coeio  &  in  terra  &  prcciosi  corporis  &  sanguinis  domini  pcr- 
ccplione  &  a  socielale  omnium  Xpiaimnim  separamus  cxcommvuiicamus  & 
a  liminibus  sancle  matris  accclcsiac  in  coclo  &  in  terra  excludimus  &  ex- 
communicatura  &  anatliematizalum  esse  decernimus!  &  dampnalum  cum 
diabolo&  angelis  cius  &  omnibus  reprobis  in  ignc  aelerno  iudicamus.  Sit- 
(|ue  anathema  mnranallia  &  cum  iuda  xjiT  Iradilorc  ncc  non  &  annanla  & 
saphjra.  in  die  iudicii  relribulionem  accipial  &  in  sccundo  domini  ad- 
uentu  pereat .  ila  ul  nullus  xplaims  ei  auc  dical  aul  cum  osculari  presumat. 
nullus  presbitcr  cum  eo  missam  celcbrarc  audeat.  uel  sacrosanctum 
corpus  &  sanguinem  domini  tradere. 

Nemo  ci  iungatur  in  coiisorlio  ncquc  in  aiiquo  ncgocio.  El  si  quis 
ei  se  sociaucrit  &  communica\ieril  eius  operibus  malignis  nouerit  sc 
simili  pcrcussum  analhemate.  nisi  forle  a  diaboli  laqueis  rcsipiscat  & 
ad  cmcndationem  &  poeniienliam  redeat  &  ecclesiac  dei  quam  laesit 
satisfaciat  —  El  respondcant  omnes  tcrcio  AMEN  .  AMEN  .  AMEN  . 
aul  FIAT  .  FIAT  .  FIAT  . 


^.  7.  Qualiter  cxcomniiinicetur  exconimunicandus  (2). 

Nol  cod.  n.  IV. 

Debent  autem  duodecim  sacerdotes  episcopum  circumstarc  &  luccrnas 
Inrtliio.  ardentes  in  manibus  tencre  quas  in  conclusione  analbcmatis  *4r  cxcom- 
inunicalionis  proiccre  dcbcnl  in  lerram  el  pedibtis  conculcarc.  Post  baec 
cpiscopus  plebL  ipsam  cxcommunicalionem  contnumibus  iicrbis  (3)  debet 
cxplicarc  ut  omnes  intelligant  quam  lerribililer  dampnatus  sit.  El  ul 
nouerint  quod  ab  ilia  hora  in  reliquura  non  pro  xpiano  scd  pro  pagano 
liabendus  sit.  El  qui  illi  quasi  Xpiano  communicaueril!  aul  cum  eo  man- 
ducaueril  aul  biberit !  aul  cum  osculatus  fucril  !  uel  cum  co  colloquium 
familiare  habucril!  nisi  loitc  ad  salisfacioneni  cl  poeniienliam  e\im  pro- 
uocare  .«.tudueril!  aul  simul  cum  co  oraucril  proculdubio    similiter    sil 


(I)  Spazin  in  bianco  pel  oomc  d'Ardoino  come  al  n.  ^,  al  n.  4  ccc. 
(3)  Vcd.  in  Bali;iio  I.  c.  col.  006. 
(.'))  Ctoe  Del  dialclto  volgarc  in  Ivrea. 


335 

rxromiiiuiiicatus.  cicindi:  cpislolac  prcsbilcris  per  parrocliias  mittantur 
eontinentes  modiim  cxcommunicationis  in  quibus  iubcalur  ut  dominicis 
dicbus  post  li'clioncm  oiuiangclli  plebibus  sibi  coniniissis  adnuncicnt 
ipsani  cxcommimicationcm  ut  no  qiiis  per  ignorantiam  communicct  cx- 
comnitinicato .  Opoitcl  cliani  ut  aliis  opiscopis  ipsa  excommunicatio  ma- 
nifeslctur.  I'rccipil  cniin  toiclanum  concilium  ut  inuiccni  mox  scripta 
pcrcurrant  per  omncs  prouinciac  episcopos  quoscumque  adire  potucrini 
ut  excommunicatus  audiat.  Scniori  etiam  cius  ipsa  cxcommunicatio 
debet  nota  fieri . 


N.  8. 

Nel  cod.  II    \ 

A  P 

loedilo. 
Stesoa  ilali 


Qualiter  episcopus  reconcilict  vel  recipial 
excommunicatiiin. 


Cum  aliquis  excommunicatus  uel  anathematizatus  penitentia  ductus 
ueniani  postulat  &  cmendationcni  promitlit !  episcopus  qui  cum  excom- 
municauit  ante  ianuas  ccclosiac  uenirc  debet  ct  duodeeiin  presbilcri 
cum  t'O  qui  eum  bine  inde  circumdarc  debenl.  Ubi  eliam  adessc  de- 
bent  ilii  quibus  iniuriam  ticl  dampnum  illatum  est.  &  ibi  secundum 
leges  diuinas  et  humanas  oportct  dampnum  commissum  emendari .  Aut 
si  iam  emendatum  est  eodem  icslimonio  comprobari .  Deindc  interroget 
episco])us  si  poenitcntiam  iuxta  quod  canones  prccipiunt  perpelratis 
sceleribiis  susciperc  uelil.  &  si  ille  terrae  prostratus  ueniam  postulat. 
culpam  confitetur!  pcnitcnliam  imploiall  dc  futuris  caulclam  spondel! 
tunc  episcopus  apprehcnsa  ei  manu  dextera!  eum  in  ecclesia  introdiicat 
et  ei  communionem  et  socictaicm  rcddal.  Postbac  secundum  moduni 
cidpac  pcnitcnliam  ei  iniungat  el  litlcras  per  parroecliias  dirigat  .  ut 
omnes  nouerint  eum  in  socictatc  Xpiana  receptum  .  Aliis  etiara  episcopis 
lioc  notum  faciat. 


N.  9. 

ILx.  cod.  meni- 
brao.  in  8." 
arclliv.  capit 
cporcd.  Ecj:)  , 
cui  lit. :  Lilin 
Benedictiouuni 
etc. 

An.  997-8  (?). 

A.  !• 

Inedilo 


.\llociitio  episcopi  ipporcdicnsis  ad  plebem, 
contra  Ardoiniim  et  Amcdeuiii  fratrem   ciiis. 


Oomperiat  ucslrao  dileclionis  fratcrnitas  proximi  &  conserui  iwi  in 
propalulum  inlollerabilia  mala  nos  bactcnus  perpessos  fuisse  iniuste  ab 
osoribus  sanctac  ilei  ecclesiac  et  pracdonibus  quae  nobis  a  xpo  re- 
demplore  nostro  ad  regcndum  atquc  gidiemandum  eollata  est  per  no- 
slri  senioris  imperatoris  concessionem .  quam  colidic  mullis  oprobriis 
biceratam  aspicicntcs  interni  animi  dolore  affccimur  &  quod  nollem  no- 
slrae  ccclesiae  rebelles  cogor  sub  anatbematis  uinculo  innecti .  Exurgat 


33G 

ilominiis  &  dissipcnliir  inimici  eius  &  fugianl  qui  conculcaiit  ct  ilissi- 
piinl  ccclosiain  cius .  sicul  <lc(ii"it  fumiis  dcliciant.  sioul  iluil  cora  a 
fiicie  ignis,  sic  pisroinl  lales  seelesli  a  facio  xjiT.  Proinde  noslri  otlioii 
annis  eos  cimfoilicnli's.  Maloiiicimus  omnes  mitites  Icrrain  sanctac  marlac 
iporiensis  tenentos  qui  anloiiio  (1)  et  ameilco  conscilium  et  adiutorium 
per  aliquod  ingcniuni  di'dcrint  &  nos  per  rcclam  fidcni  in  onini  iiigenio 
Mie  possibilitat's  non  iunaucrint  donee  nobiseum  quamcumquc  fineni 
liaboant  el  donium  reddanl.  similiter  ct  omnes  uastantcs  el  milites  de- 
predantes  families  et  seruos  sanclae  mariae  ct  super  terrara  eius  se- 
dentes  similiter  maledicimus  ardoinum  ct  amedeum  fratreni  eius  prc- 
dones  et  ccclcsiam  dei  uastantcs  el  euvarihim  eum  omni  corum  substan- 
cia  hac  perinde  maledicimus  omnes  eiues  in  eporcria  ciuitale  habilantcs 
(piicumque  ardoino  el  amedeo  conscilium  dctlcrint  aut  adiutorium  .  ile- 
rum  (2)  anatbemalizamus  prediclos  omnes  superiores  a  domino  patre  & 
tilio  el  spirilu  sancto.  &  cum  iuda  Iradilore  necnon  cum  dallian  & 
abiron  quos  uiuos  inlernus  absorbuit  dampnandi  sint.  malcdidi  sint  in 
ciuitate.  lualedieti  in  agro.  malcdidi  sint  lacultates.  &  reliquiae  corum. 
Hialedictus  fruclus  ucnlris  el  fruclus  lerre  corum .  armcnla  &  cuncla 
illorum  animalia.  nialcdicti  ingredicnles .  el,  cgrcdicnles  ubique.  mittat 
dominus  famem  esuricm  cl  increpacioncm  in  omnia  opera  corum.  donee 
eonterat  &  perdat  uelocitcr  propter  adinueneiones  corum  pcssimas. 
adiungat  dominus  ci  pcslilenciam  donee  consumentur.  &  malcdidi  sunt 
omnes  qui  cis  conscilium  ailiulorium  &  conloquium  dedcrint .  nisi  pro 
sanctac  dei  ecclcsiae  ulilitate.  &  noslro  profectu.  malcdidi  sunt  uigi- 
lantes.  ambulanlcs  .  dormicnles  &  quiesccntcs.  Percuciat  eos  dominus 
egcstate.  febri.  frigore.  ardore.  cslu.  et  rubigine .  donee  percant .  Ira- 
dal  eos  corrucntes  semper  ante  hostes  suos.  Percuciat  cos  dominus  ul- 
cere aegypti.  &  parte  corporis,  scabie  quoque  &  rubigine.  ita  ut  cu- 
lari  nequeant.  Percuciat  amencia.  cccitate  ac  furore  mentis,  omni  tem- 
pore.  lilii  corum  in  proximo  orfani,  &  uxores  fiant  uiduae.  Dominus 
ineus  pone  illos  ut  rolam  el  sicut  stipulam  ante  faciem  uenli.  sicul 
ignis  qui  comburit  siluam  &  sicut  flamma  comburens  monies,  ita  per- 
sequeris  illos  in  tempestate  tua .  &  in  ira  tua  turbabis  eos.  imple  facies 
eorum  ignominia  el  qucrant  nomen  luum  domine.  Erubescant  &  con- 
turbenlur  et  confundanlur  &  percant.  Omnes  isle  maledidioncs.  a  piania 
pedis  usque  ad  ucrtieem  capitis  in  gyrum  constringant  cos.  nisi  rcsi- 
piscant  &  ad  sinum  matris  ecclesiae  satisfaciendo  redeant .  proplerca 
tola  huius  ecclesiae  plebs  dieat.  fiat.  fiat.  amen. 


(I)  Quesio  documcDto  che  coDtiene  iante  rnalcdizioni  coiilro  Ariloino  cssoodo  slatd 
ripo^lo ,  snlo,  Del  codico  in  8.**  die  porla  per  lilolo;  Li6cr  Hi:nrdictionum  per  toriun 
anni  circiUum^  Don  arcadcva  di  caDCCllarvi  il  uomc  d'Ariloino,  ^iacchb  il  titulo  del 
librn  nlloolanava  ogni  sospelto. 

{i)  Qacsia  parmi  essere  la  rormola  dclla  seconda  scomniiiea  bandila  conlro  Ardoiim 
c  contro  i  suoi  raiilori,  fra'  qiiali  nomina  j4medco  fralello  d" Ardoino,  ed  iin  EMrardtt, 
persDDaggio  ignnio ,  non  nominati  nella  prccedenlc  scomuntca,  documenti  n.  5  o  0. 


337 
N.  10.      Quat  rimuniac  coeliis  opiscoporum  ad  Grogoriiiin  \ .  s.  p. 
npIco.)  n«.  contra  Ardoinuui. 


Ad.  998  {_'). 

A.  P. 

Inediln 


Lumine  intimac  cantcinplacionis  diuiiiilus  illuslrato.  tlomno  tjn-j^oiio 
pontificum  sumino.  Coctus  cpiscDporum  quiequid  praesuns  in  <iomiiio 
(IcIccLibilo  &  fulunim  lialjcl  opiabllo  cum  sediila  noslrarum  piKuni 
dcuolione.  deed  nos  cum  digna  graciarum  aclionc  simper  in  domino 
gloriari  qui  nos  lanUi  .suae  miseralionis  largitale  uoluil  refoucri  iit  <  l 
mundi  area  et  diuina  liereditas  alleiulris  succcssihus  muniretur.  ucslra 
namquc  scu  impciialis  sublimilas  quod  praecipuum  patel  diuinc  ammo- 
nicionis  crudila  mjsteriis  nuuquam  dissolucndis  concclitur  ncxibus  nee 
uoto  dissentit  ncc  disparalur  cfl'cclu.  Quos  clenim  propaginis  lines  unit 
el  omnis  consoli<lal  lidcs  decel  unum  senlire  idipsura  inuicem  preme- 
dilari  idem  sapere  nee  dispari  clausula  Icrniinare.  el  lioc  tutum  secun- 
dum ihesum  xjHu.  quum  igilur  aiteiuler  apex  allerulro  cumulalur  dispo- 
silu  conuenit  uos  utriusque  indaginis  uiam  redo  considei-are  intuitu  & 
conlinua  discussione  gressu  mentis  pcrcuri-cre  ut  si  forte  quippiam  su- 
pcruocaneum  lumet  aul  secus  ac  debet  de|)rimitur  ucslra  opera  eom- 
planescat  quatiuus  uesler  incessus  incdense  procedal  d  subsequent! 
gregi  imiUindnm  sueeedal .  inlendal  igitur  palernilas  ueslra  lamcnlis 
nostris  condescendat  gemitibus  noslris  perfusa  iacrimis  roslris.  el  pro- 
uideat  onniibus  nobis,  aaimaduerlat  capud  nostnim  mcmbrorum  con- 
questuin  ne  forte  in  nobis  neglectus  male  serpcndo  el  lalenter  reptndo 
preoccupel  caput  cl  sic  lotuni  miscrabililcr  aul  forsan  inremediabililer 
corpus  tabcscat.  enimucro  neglegcntibus  usualiler  duriora  eonlingnnt 
eoque  eos  tenacius  aflligunl.  ct  securilas  fclicitatis  noucreac  is  (1;  re- 
diuiua  solacia  interdicil.  ul  igitur  sil  notum  quod  pelimus. 

.\rdoinum  rem  nostrac  lugationis  inducimus  ai-doinuni  nibil  in  sc  di- 
uinum  nichil  liumanura  babcntcm  se  atrociler  Irucidanlcni  omnium  neci 
mbiantcm.  et  quod  dictu  est  bnrrendum  aniniae  cinielis  inlerilum 
loniminanlem.  nicliil  habel  <liuinum  quia  omnium  saluli  inuidel  ipsos 
quoquc  domini  saccrdolcs  beslialiler  trucidant  (2)  &  quasi  poena  ci> 
ueemenlior  possil  infcrri  inaudita  senilia  poslca  ipsi  cadaueri  parat  ineen- 
dium  .  Et  ut  hoc  ([uam  sil  ddcslal)ile  possilis  cognoscere!  neduni  poe- 
nitudinc  qucral  commissa  dclcrgere  cunelos  pcne  eiusdeni  profeuionls 
superstitcs  codem  satagil  fine  consumcrc.  nicbil  habel  humanum  quia 
dum  feralilcr  seuial  bominumque  sanguine  silihnndus  ipse  perfundi 
gaudeat  et  pasci  quod  ab  bumanilale  aiienum  crediuir  sibi  uidelur  «d 
suramam  proficcre  si  sue  qq :  (lagicio  alios  possil  deperdere  liabel 
tamen  quod  utinam  non  haberet  et  hoc  diabolicum  quia  cum  sua   nc- 


(1)  Laogo  gnaalo. 
(J)  Forso  tiiicidat. 

Serie  II.  Tom.  VII.  43 


N     11. 

>ieUod.n  VIII 

An.  998  (?) 

A.  I> 

Inedilo. 

338 

quicia  cl  aliorum  ilelcilclur  lla<;iliis  millius  sciiiinarain]  opiiiicl  |ioiiiilii- 
(liiiis.  Quiiin  igilur  tanla  et  talis  ut  pole  qui  omnium  noslrum  cau^as 
jici'iuMulil  ill  ui'Slii  absentia  (1)  noslro  xpianissimu  domino  impcratore  ob 
id  dilVcrcntc  nichil  dclibcracionis  promcruit  conlenlio!  di{;nclur  pictas 
nostra  oculo  animac  cam  disculerc  ct  omnibus  nobis  palcrno  afffctu  in 
commune  consulcrc  I  ul  lanli  paiiis  tuicione  premuniti  sub  specie  lio- 
intnis  latentis  diaboli  iicrsutias  ualeamus  deuitarc  indempncs.  minim 
I'liim  nimisqnc  paucndum  nidclur  nulli  ulili  instanti  nullo  oncslo  co- 
i^enle  nihil  prouectns  rcquo  iicndicante.  unius  prccio  omnium  nostrum 
animaruni  lucra  drpcrdi  elusquc  commodo  aotornas  nobis  infclicilalrs 
iniTcari.  tolcrabilius  item  est  unum  merito  suae  ncquiciae  intcrire  quam 
cunclos  altcrius  culpa  animaducitcndi  facinoris  pocnas  subire  ncque 
enim  inlerno  iudicio  picscnlabiraur  incxcusabiles  si  tantc  assercionis 
•■xliterimus  pcrucrsores.  quicquid  enini  fulurum  est  pircaueri  debet  nc 
male  flat,  cl  quod  tanla  auetorilale  iccolitis  factum  pudendum  est  sine 
lacionu  mutatum.  nos  denim  tam  obstinatac  suae  nierilis  (2)  fiandibiis 
i-ondolentes  crcbra  conuenlione  singulari  cxiiortationc  scdula  legacionc 
el  earlarum  mulliplici  anionieione  ab  huismodi  reuocari  perfidia  qucsi- 
uimus.  scd  quia  mahis  sepe  ammonicione  fit  peior  undis  eum  eorrigi 
pulauinuis  indc  eum  cuidcnlius  deseuire  ut  scitis  comperinnis.  Undc 
jam  cum  secundo  anatUcmatis  uinculo  innodauimus.  iuxla  illud  prophe- 
lieum  ills  populum  de  lerra  egypti  liberans  secundo  cos  qui  non  cre- 
didei-unl  perdidil.  Considercl  igitur  sanctitas  u7a  si  tam  iustc  innodatus 
deljcal  cnodari  incorrectus  aut  si  sua  cnodationc  nos  omT  dcccat  in- 
iiodari .  ad  quam  considerationem  ucstram  mentem  cxcitet  Xpo  et  ila 
equitatis  censuram  quod  impedil  expedirc  conccdat  qualinus  in  exlremo 
examine  pro  nostra  rcdcmplione  misericordiae  uieem  nobis  iudex  re- 
|iendal  placatus.  Ihi  xjTs  diTs  nF.  qui  uiuit  et  rcgnat. 


Epistola  Gregorii  P.  V.  Ardoino  directa. 


Gregorius  cpiscopus  seruus  seruorum  dei  (     (o)  ). 

Xpianac  fidci  cxpugnatori  nullam  quia  nondum  mereris  benedictioncm. 


(IJ  Quosle  parole  in  vestri  abstnliu  mi  fanno  credere  chc  la  lettcra  sta  stata  Mcritia 
dnpo  il  ritorno  di  Gregorio  V  in  Roma  (chc  fu  prima  del  di  WW  dellc  calcnde  di 
marzo  del  998),  dondc  era  slato  caccialo  dal  console  Crcscenzio  I'anno  precedcnlc 
Da  quoslo  docamcnto  risulla  clie  non  all'anno  1001  come  scrissc  rUOBELLi  (Hal. 
Sacra  t.  IV,  col.  1066.),  ebbe  principio  Tcpiscopalo  di  Warniundo,  ma  assai  prima, 
giacclii;  Gregorio  V  mori  il  di  13  geunaio  999  (Mlhat.  Annali ). 

(?)  Pro  mentis. 

(."?)  Spajio  pel  nome  d' Ardoino,  slato  lollo  come  Bopra. 


339 
Audiuimns  unde  grauiter  dolcmus  sarictam  yporcdiensem  ecclcsiam  tua 
ucxatione  intollcrabilin  dnmna  incuiierc !  ct  undo  doclrinae  lac  a<l 
animac;  tuac  rcincdium  susccpisli .'  tliabolica  rocompensalionc  poisccu- 
tioiiis  tosxicum  porrigcrc  non  pciliorrescis .  cuiictaque  eius  inccndiJK 
dciiastarc  non  perlimcscis.  cerium  cnim  habcmus  qm  cuius  instinclu 
tanlum  malum  cocpisli.  eiusdcni  pcrsuasione  iniquitati  iniqullatcm  super 
addorc  dclectaris .  Aposlolica  ij^iUir  auctorilale  le  alloquar.  aul  male 
incoepta  dimittu  &  quae  peccasli  emcnda .  aul  procul  dubio  sapias  ic 
in  pasclia  domini  analhcraatis  gladio  fci'iendum. 


N.  12.  Epistola  rcgibus  rcgnorumque  principibus  missa  (I). 

Jielcod  n.vii. 

An.  998 1?).         Omnibus  uobis  notum  esse  credimus  (      (2)      )  pcrfidiae  spirilu  se- 
A-P-  duclum  rebellionis  arma  contra  rcgiam  dignitatem  commouisse  et  pu- 

Iricdilo.  blicae  functionis  insignia  ad  totius  regni  detrimentum  sibi  improuida 
elationc  usurpasse.  diuinam  autem  bacreditatem  eiusdemque  cultores 
ac  prcuisores  episeopos  crcbra  cl  impia  uexalione  concussisse  atque  a 
propriis  ciuitatibus  expidisse .  secuuihs  uero  mililcs  pene  omues  in 
periurii  crimen  alfociter  coegisse  (3).  bis  mullisquo  aliis  cxigentibus  lla- 
gitiis  ab  accclcsiae  sinu  quam  non  ul  fdius  coiuil  scd  ul  boslis  inuasit 
subegit  atque  diripuit.  domni  uero  pape  cetisura  cunctorumque  coipi- 
scoporum  assenciontc  cognitione  cxpulsum  alquc  anatbematis  ucii)err 
proslratum  ct  conquassatum  cognoscite.  Admodum  quippc  inboncstum 
esse  sajiilis  prelatis    subiectos    inobedicnlcs    proterucs    aut    lesislcntes 


(1)  Quosla  epistola  sombra  esscrc  una  di  qtiollo  clip,  S(*ron<lo  il  concitio  i]i  Toledo 
ed  i  capilolari  di  Carlo  Manno  (ved.  Baluzicm  1.  c.  col.  666.)  ogni  vescnvo  era  Ic- 
nulo  di  serivcro  a^li  altri  vescovi,  ed  al  sigiioic  direlto,  di  colui,  che  era  stato  pooo 
prima  da  lui  scomunicaln,  per  parlecipar  loro  la  handila  scumuutca.  La  data  di  questo 
duoumcnlo  dee  ad  ogni  roodo  esserc  posleriore  di  i[ualclie  giorno  o  niesc,  di  (|iiclla 
deU'epistola  dirella  ail  Ardoino  da  papa  Grcgorio  V  (Doc.  n.  II),  giacchfe  le  parole 
liomni  pnpc  rensura  paioDO  riferirsi  alle  niinacrie  di  sciniunica  elic  quel  PonteCce 
ave%a  I'alto  in  quell'epislcila  al  Mareliese  d'lvrea,  ovc  ncn  cessassc  le  ^ae  vefsazinni- 

(2)  Solito  spa/io  pel  nome  d'Ardoino. 

(3)  II  Lirri  (  cod.  Bcrgom.  lili.  iv.  col.  58^.  I.  3. )  parlando  delta  sallo>'aiione  de' 
Valrassori,  cioo  Ac''  iccomli  mititi  conlro  i  maggiori  Va?;salli  in  Milano,  dice;  «  an 
»  antcm  etiam  in  aliis  Langobardiae  cHilatibus  lumullun  liuinsmrdi ,  et  enn«piratio 
i.  o\orla  fnoril,  liquido  non  constat,  u  Egli  b  cvidenle  die  lo  parole  aopracilale  ba- 
stano  a  dimostrare  clio  la  gucrra  Ira  i  Grandi  Vassalli  ed  i  Secctidi  Mititi  non  era 
rolla  solamenle  in  Milano,  c  chc  a  qucsia  guerra  de%c.si  riferire  I'aver  poliilo  il  re 
Ardoino  reggero  cosi  lungamenle  contro  il  suo  polenle  ri^a!c  Germanico.  pel  quale 
parteggiava  il  matigior  numero  dc'  Grandi  Vassalli  del  regno,  meotrc  esii  fondu<se 
secunjos  miliUs  jkiic  omncj;  a  lenero  per  esua. 


34o 

exislcrc  aut  corum  ofiitia  suis  usiLus  inclinarc .  Caueat  igilur  ucstri  no- 
bilitas  anirai  &  prudcnler  aduerlat  talibus  nequitiis  mancipatum .  tante- 
quf  aucloritalis  scntcntia  perciissum  non  ill  hospilcm  suscipcre  soil  a 
ucslri  socictalc  ill  inimiciim  rcpcUerc  !  atquc  a  nobis  pocnilus  aucrteic 
rui  ipsaiii  quoquc  ecclrsiam  scnlitis  aducrsam.  oporlcl  onim  cum  mor- 
bum  fcrro  sccari  &  cauicrio  pcruri  qui  aliis  mcdicamiiiibus  non  polesi 
curari.  Vos  igitur  quibus  regnonim  moderamina  diuinitus  sunt  conlra- 
dita  iicl  qui  sub  domini  disciplina  csiis  consliluli  sic  uos  cxbibcle  ul  <>t 
uoslri  polestas  semper  ad  meliora  prouchalur  uestrumque  ministcriuni 
iiullatenus  uitupcrelur.  qui  ciiini  ea  quae  svnodali  aucloritalc  slaluunlur 
infiingeie  conanlur  animae  suae  hosles  proculdubio  comprobanlur . 


N    15       Poeniteiicia  ardoini  romae  in  ecclcsia  beati  petri  apostoli 
Nil  cod  11  X        ^''  u"I'Osila  &  a  dompno  papa  siluestro  et  augusto  im- 
peratore  tercio  ottone  et  a  pontificibus  italiae  catholice 
&  synotlice  edicta. 


An.  999  (?) 

A   1' 

InediliK 


^olum  sil  omnibus  quod  ardoinus  (1)  in  sancta  s;)nodo  professu*  est 
coram  domno  silueslro  sanclissinio  el  domno  nlTo  Icrcio  oUone  romanoruni 
impcratore  augusto.  &  coram  omnibus  cpiscopis  i))l  residenlibus  sc  con- 
duxissc  iilos  boinincs  qui  inlerfc cerunl  pclrum  uercellensem  episcopuni. 
ft  cius  neci  inlcrfuissc.  el  cosdem  homines  sccum  reduxisse  el  reli- 
iiuisse.  el  cum  illis  poslea  conuersatum  esse,  ideoque  inuentum  est  in 
sancta  synodo  ei  tanli  criminis  parlicipi  non  modicam  imponere  poe- 
nilenciani.  quia  quamuis  ipse  boo  manibus  non  pcrpclrarel  scelus.  lamen 
causa  eius  niorlis  cxlilil.  quia  inlerfectorcs  conduxil.  siculi  el  iudas  qui 
non  CO  roodo  Iradidil  dominura  ul  crucifigcrclur  I  scd  quia  alios  conduxil 
causa  eius  niorlis  simib  modo  existcns  in  pcrpeluum  dampnalus  est.  in 
hoc  lamcn  iudas  niilius  fecit  quia  non  poslea  cum  intcrfecloribus  domini 
conucrsalus  tsl.  ideoque  quia  publice  confcssus  csl .  candem  poenilen- 
ciam  uult  ci  sancta  svnodus  imponere  quae  ei  daretur  si  secrcto  con- 
fiterclur  manu  sua  cpisccpum  inlcrfecissc .  Videlicet  ul  deinceps  arma 
deponat.carnem  non  manducet.  neraini  uirorum  aut  mulieruro  osoulum 
donet.  nee  lincum  ueslimenluni  indual.    et  si  sanus  I'uerit    ultr.i    duas 


(I)  Grcgorio  V  mori  addi  12  di  fclbraio  del  999.  c  Gcrberto  cioii  Silvolro  II  lu 
flello  S.  P.  il  di  2  d'aprilc  doirannri  raedesimo  {/hi  de  ririf.  Its  ilales).  Otlcnc  IH 
alia  cni  prtsunza  In  tfni'lo  iiui-slu  sinodale  giudiz'm,  rimosc  in  Uonia  dal  principi.> 
dell'auno  999  Ocio  alia  priniavcra  deiranno  scgucnlc,  c  non  vi  rilornn  prima 
dpirOj^nissnnli    Ln  dala  dunqnc  di  qiiesia  srulrnzn  c  presnniibiliDcDte  bene  aiaegoata 

ill    .Mil..    'I'l"! 


34. 
noctcs  in  uno  loco  non  morelur.  ncc  corpus  ilomini  accipiat  nisi  in 
exitu  uilac.  et  in  co  loco  :i^;il  pcnilenti;iin  ul)i  ncniincni  toruni  loiliit 
qui  sacramenta  conira  cum  (ccci-unl.  aut  pracscns  monaclius  cfliciatur. 


I.  1.  col   315 

An   997. 


N.  15.'"'     Ottonis  III  Imp.  diijloma  quo  canonicos  veicellensis  E<- 
Ex  II  p.  Dion        clesiae  omncsque  corum  posscssioncs  sub  suae  dcfeii- 

sionis  ac  tuilionis  iMundiburdium  rccii»it,   datum    in- 

lerventu  Ragiufrcdi  ei»iscopi. 

In  nomine  s^  &c.  Ouo  diuina  faucntc  dementia  Romatwrum  Impe- 
ralor  aiigusUis.  Dccct  impcratorcm  ccclcsias  Dei  semper  recuperare  ul 
inde  a  Deo  digna  ualcat  mcrcedc  rcmuncrari .  qua  propter  ORinium 
scte  Dei  ecclio  nostrorumq.  fideliiim  presenlium  uidelicct  ac  futiironim 
noucrit  imiucrsitatis  industria  qualiler  nos  intenicntu  tiostri  pdelissimi 
Rnginfredi  venerabUis  cpiscopi  ac  pro  Dei  amore  noslrcque  remedio 
anime  cunctos  canonicos  sJIJ  ucrcellensis  eccllJ  cum  omni  Taroilia  el 
possessionc  omnibiisque  rebus  mobilibus  ucl  immobilibus  ad  sFTi  Eusebii 
canonicam  iuste  et  Icgaliter  pcrtinenlibus  cum  jilcbibus  Diislria  ci  fa- 
saliglo  omnibusquc  carum  pcrlineneiis  cum  portubus  Sanii  et  Sicide 
cum  curtibus  Carisiana  atqiie  Duuali  et  Montanario  el  omnibus  eanini 
perlincnciis  et  cum  omni  integritale  ad  prcfalam  Sancli  Eiisebii  cano- 
nicam perlinenlc  siih  nosire  tlefevsiniiis  ct  luiliouis  mtnidlburdium  re- 
ccpinius.  Qnarc  nostra  imperiali  iubcnius  polenlia  ul  nullus  dux  aul 
episcopus  roarcbio  uel  comes  nulluscpie  noslro  irapcrio  subditus  magne 
aut  paruc  persone  prenominalos  sHi  Eusebii  canonicos  de  omnibus  que 
supra  dcscripsimus  scu  que  ad  corum  canonicam  iure  pcrlinerc  noscun- 
lur  inquictare  raoleslarc  uel  (iisucslirc  sine  Icgali  aucloriUile  presumal. 
si  quis  autcro  liuius  niri  raundiburdii  uiolator  exlilcril  sciat  se  coropo- 
silurum  auri  pnrissimi  libras  centum  medielatem  kamcre  nirr  cl  mn- 
dictaiem  prefalis  ScTi  Eusebii  cannuicis.  Quo<l  ut  uerius  crcdalur  &o. 

Heriberlus  canccllarius  uice  Petri  Cumani  Episcopi  recognouil. 

Data  II  kaiend.  ianuariian.  D.  1.  uccccxcvii  Indict,  xi.aiino  ^lulemtercii 
Ononis  regnantis  xiiii  imperii  autcm  sccundo.  Actum  Papie  io  pal.iliu 
fel.   Amen. 


34-.. 
N.  li.  Epistola  Leonis  epi  Vcrcellensis  (1). 


Ex  codice 
nuiu.    cxxiiv 
TiiembT.  in4.** 


mcmbT.  in 4.         |j,  nomine  domini  Leo  ens  seruus  eusebii. 

Kceles.    capil.  ^  ...  ,      . 

vorccll.  ,    cui        Mulliludo  populi .  copia  mililum.  dccens  froquenlia  clenconi-'.  gloria 

't.'liifw'-'''^''    ^*^  ^^  exaltalio  cccliie  dP.  sed  emergil  imporlabilis  paupcrtas.  &  graue 

dispendiu-^  domui  dr.  quod  serui  ecclesiaru-^  aliquib;  diuitiis  inflali  [a). 

colluunt  contra  sues  doitiinos.  ct  j>  ncglectu^  prioru-'.  a    iugo  scrui- 

tulis  in  libcrlalis  nobililalem  transcunt.  cl  ipsa'  ecclam  ex  cuius  questu 

dilali  7.  ct  ul  esse   poluit   quanlu""    ad    eoru-'    iudiciu-'    libcrlali.    in 

derisu  et  despeclu  habent;  itaq;  fit.  ut  (2)  cccir  df  cessamus  de  officiis 

niMs  dicere.  ipsis  clia-'  quod  flentcs  dicimus  architeclis    careat;    mon- 

sinim  quamuis  iT  inaudiluni.  sed  babylonicu-'.  domu-'  dT  a  laicis  di- 

tata-'  et  ab  ipsis  rectoiibus.  immo  7i<laloribus  paiiperpala-'  terris  tlie- 

sauris.  et  seruis  spoliala-^;  Conueniat  ergo  domus  dT  (b).    el  nouo  et 

exquisite  genere  mortis  (c)  illos  perdamus .  qui  peccata  populi  mandu- 

cant.  et  qui  eiemosinas  uendunt.  &  infrontati  ab  eccir  tlicsauru-'  ccclTe 

lollunt;  hoc  cu-'  dolorc  uidentcs.  quos  et  quot  potuimus  in  hac   ciui- 

tale  uercellis.  incuria  ponlificu'  a  scruitio  cccia^  dT  nescimus  p  quod 

inaleficu'  et  capliosu-'  laqueu''  libertatis  {d)  a  longo  sublractos  fsentia 

iudicu'.  ciuiu'.  aflluenlia  residente  militu'.    appositis    euangeliis.    et 

libris  legu-^.  cartis  contra  leges  faclis.    si  quae    erant    legalit-^    incisis 

nobilif  acclamante  populo  rcuocauimus.  quosda-'  etia-'  nullis  cartarum 

colluuiis  infectos  (e).  sed  lanlu-^  longo  tempore  stullitia  prcdcccssoru' 

nostroru-'  qui  (Ts  ncglegcnlcs  dicli  sunt  non    inquisitos.    ad    pristinu-' 

seruiliu"^  reduximus. 


(I)  Qacslo  prcgicvolissimo  ilocnmento  fu,  per  quanio  a  me  pare,  indubilalamontc 
scriltn  nc'  primi  anni  del  secolo  xi  (forse  nel  1004  dopo  la  prima  calata  di  Arrij^o 
re  di  Germania);  esso  fu  pubblicato  una  prima  volta  in  Roma  nel  lCO-2  da  Gio.  Slef. 
Febrehio  nel  libro  ZJe  vita  et  gcstis  S.  Eusebii  /'crccU.  cpiscnpi,  e  di  nuo\o  daU'L'Gni  LLI 
Del  t.  IV. /(<]/.  Sacrae  col.  773;  ma  quesle  due  pubblicazioni  esscndo  greniile  d'er- 
rori,  stimai  giovevole  cosa  il  Irascriverlo  nuovamente  con  oj^ni  diligenza  dall'origi- 
nale,  e  qui  stamparlo.  Queste  che  seguono ,  segnate  colic  Iclterc  ct,  b,  c  ecc.  Bono 
le  annolazioni  cbn  cui  lo  illustra  il  Fereerio  op.  cit. 

(n)  Dinliis  inflati  (idesl)  «  facli  libcri  inquinaut  nobilca  et  ipsam  Ecclcsiam  ». 

(3)  Forse  si  dove  leggere  in  ecclesia. 

(6)  Conveniat  errjo  domus  D7^ :  <i  convenianl  in  unum  qui  sunt  verc  ex  domo  Domini'). 

((■)  Et  novo  et  exquisito  gcnerc  mortis:  n  fors.\n  intclligeudum  per  civilem  mortem, 
u  qua  ex  Itbertatc  rediganlur  iterum  in  servilulem  ». 

((/)  Per  quod  malcficum  et  captiosum  laqueum  libertatis:  «  quia  isli  servi  suo  iudicio 
M  se  pulabant  iam  liberos,  et  hac  fraude  decipiebant  praesules  a. 

(*■)  Chartarum  coltuviis  infectos:  «  quibus  cliartls  quasi  privilegiis  libertatis  utebao- 
»  Inr;  quae  erat  colluvies  ad  inquinandos  vcre  nobiles    '. 


343 

N.  lo.      Otlonis  ul  Imj).  diploma  Leoni  epo  vcrcellcnsis  Ecclesiac 
Dal  DtBANiii  concessum  an.  99'.). 

Picm.lraspad- 
p    118. 

An.  <)0n  In  nomine  etc.  Olio  v\c.   imper.ilor   aupistus.    lam    <lii(lum    omnia, 

quae  (lata  sunt  Sanclo  Euscliio  confiimavimus,  sciiicot  ea  quae  sunt 
iieccssaria  (1),  cl  maxime  (piae  C.arolus  impt-rator  Liutvardo  cpiscopo 
aut  (leJit,  aut  reddidit,  ilcrum  atquc  ilcrum  ex  nunc  conHrmamus,  el 
successores  nostros  idem  agere  rogamus;  quod  uos  i;».?»  t'mperaloris  Ca- 
voli  praecepta  legiiniis,  cl  lillerur.  in  Ecclesia  Sancli  Eiisrbi'i  a  tempore 
Caroll  super  allare  sancli  loliannis  scriplae  lesllmoniiim  doniint  et  ad 
verilalem  recognoscenilam  fiilem  legeutilnis  faciiinl^  idcst  tlicloncum  el 
districtum  suarum  plebiuni ,  el  super  sua  hal)ilaiilium,  aquam  de  Sieida, 
aquam  de  Sarvo,  aquam  de  Helevo  cum  utrisque  ripis  a  loco  ubi  na- 
scunlur,  usque  in  I'adum.  aquam  de  Pado  cum  duabus  ripis  a  Lionna  (2) 
usque  IMcbem  Martori,  aquam  de  Duria  cum  ulris(|uc  ripis  a  Pelragrossa 
usque  Vcrrncham.  Confirmamiis  Matascam  (3),  Firminianam,  Scstignum, 
Carisianam  cum  utraquc  ripa.  Bugellam  (1)  cum  omnibus  suis  appen- 
diciis  Galianicum,  F'onderanum,  Mulinariam,  Anduruum,  Causades , 
inontem  (5)  Cisidolam,  Pedrono  Blaliiii,  Bcdulium,  el  Clavatiam.  C^an- 
dele  et  Clcvoli,  quia  Berengarius  el  .\dalbertus  regcs,  (jiiorum  propric- 
tas  fuerunt,  eldedenuil,  et  Trevcrem,  et  districtum  per  lotum  Bugel- 
lensc,  el  Calamago  (6)  Badigada,  Badigadella,  Trcbledo,  et  Oreo,  Vallem 
CIcdi,  ct  Vualda  (7).  Damus  omnia  praedia  Ardoini  fdii  Dadonis,  quia 
hosiis  jniblicus  adiudicalus  episeopnm  Petrum  Vercellcnscro  interfccit , 
et  interfectum  incendcre  non  expavit;  et  praedia  eorum,  (jui  exploratis 
armis,  et  ipsis  manibus  liiiic  crudelitali  inlerfucrunl,  idest  iilionim  Ru- 
perli  (8)  de  Casale,  Goslini,  et  Ajmini  de  Liburno,  Albcrti  cl  Cribaldi 
do  Vuglano.  Damus  praedia  illorura  qui  cum  armis  ecclcsiam  S.  Eusebii 
vastaverunt,  idest  Olrici  de  Bajna  (9),  Rodorardi  de  Sandiliano,  Andrici 
de  Magnanigulo  servi  S.  Eusebii,  Albcrici  et  ^  ilielmi  de  Saluciola,  Astulfi 
et  fratnim  ejus  de  Quaidinclio  (10),  Ugonis  de  Palestre,  Stepbani  de 
Chivolo  (11),  Aderaari  de  Gamboladc,  Ugonis  (12)  de  Ciriago.  Aldonis 


(I)  Scd  ca  quae  snat  nccessariora. 
(i)  a  Limua. 
(3)  Mand.TsUim 

(I)  Biccolla. 

(6)  Monies  Tissioclas,  rodio-Blatioum ,  Bedolium  ct  Clai-asiam,  Caudellc  ct  Clcvoli. 

(6)  Et  Cla^asiura. 

(7)  Rada(;ada,  Madagadella,  Trililcdo,  Arco,  Vallr,  Dade,  Vualda. 

(tf )  Tcperli  de  Casale ,  Gulliai  cl  Armini  de  Livorno  ,  Alberli  et  Aeribaldi  de  Viglaoo. 

(9)  Olrici  de  Itena. 

(10)  Do  Valdcngo. 

(II)  De  Clivolo. 

(13)  logODIS. 


344 

»le  Lcuriana,  Ysac  el  fr.ilris  ejus.  Condrinamus  Sulj^iain  cum  Silva  Salsa. 
caslcllum  Viclimuli  (1),  mercalum  et  dislrictura  Plcbis  Sanlae  Aglialae. 
ct  cuilis  do  Asciliano  (2),  ol  in  Tionciano  el  in  allero  Tronciano,  et 
per  tolam  campaniam  el  caslcllum  Quirini.  Danius  praedia  Agadi  suli- 
diaconi  in  Sancla  Agallia,  (ioslini ,  l.onstancii ,  (iiiidoiils,  Gurardi  (3), 
Amizonis  fralris  Gunlerii.  Confirmanius  Sanclam  Mariam  in  Oliade  (4), 
quae  dicilur  Monasteriolum  cum  sua  perlinenlia,  cum  Bornade,  ct  Gri- 
gnascho,  et  dislricto  \'allis  Sicidac,  ct  bcrimannos  de  Navola  (5),  et 
de  Casaliglo,  cl  Sylvam  Rovaxindam.  Danuis  Galliiiaiiam  cum  dislriclu, 
et  omnia  pracdia  Gisclberti  archiiliac<mi  Vercellcnsis,  el  hoc  iuste  , 
quia  cum  essct  de  familia  S.  Eusebii  intlalus  divieiis  ecclcsiac ,  eccle- 
siam  dominam  suam  fugit,  camque  cum  Ardoino  miserabiliter  vaslavit. 
Similiter  ei  damns  pracdia  suorum  generorum  (6),  idcsl  Vicilianni  (7) 
de  Causade,  et  Nigizonis  de  Rade,  ct  parentum  ejus  servorum  fugilivo- 
rum,  idesl  Liprandi,  el  Ilcrmanni  fratrum,  ct  Gysclbcrli  iudicis;  distri- 
clum  ct  theloneum  in  Rade,  Gbislarincho,  Arbori,  Grcgi,  Albano,  Con- 
flencia.  OJonincum  cum  districlu  reddimus,  et  ccclesiam  Saudi  Salva- 
loris  ultra  Padum,  sicut  Carolus  Augustus  fecit.  Confirmamus  (8)  Monteni 
Pedoglcliim  et  Crosulcs,  cl  dislriclum  in  Palaciolo,  Gorzano,  Livagi, 
Gabiano,  Cantavenna  ,  Carderisi,  Uliaco,  Malionc,  Arelii,  Medulae,  Her- 
bara.  Confirmamus  dislriclum  Sancli  Evaxii  a  Pado  us([uc  in  Sturam  , 
in  Fraxaneto,  Pasciliano,  Ticinesse,  Sarmalia,  el  Sanclo  Georgio.et  in 
Ozano  (0)  ultra  tria  miUiaria,  praedia  Arderici  de  Montcronc  (10),  Miloni.s 
Je  Salerana,  Tbedixii  de  Lavagna,  Disonis  de  Goagazia  (11),  Hermann! 
iudicis,  Grasevcrli  de  Ciriscido,  el  fralnim  ejus;  Ccito,  Cavalli,  caslcl- 
lum sancti  Angeli  in  lacu  majore,  ubbaliam  tic  Aro)ui  confmnamus , 
sietU  praeceplum  Caroli  teslahtr.  Cerretura,  Vulpara  (12),  Casanova,  cur- 
ticellam  in  Breraide  confirmamus.  quia  propria   fuerunt    Albuini   servi 


(1)  Conlirinamas  Salsiam  cum  Sylva  Salsa,  caslcllum  Vicinilj. 

(2)  De  Cisiliaiio. 

(3)  Godonis,  Sooandi. 

(4)  Moliade. 

(5)  Dc  Cravola. 

(6)  Gcrmanorum. 

(7)  Mulmiauum  dc  Caasadc  ct  Cogizouis  de  Rade,  el  praedia  paronluiri  cius  ser- 
iiorum  fugiliuorum,  idesl  Lipraixli ,  el  llermani  IValruni ,  Cliisleiubci'li  iudicis;  <li- 
sirictum  ct  Ihcloneum  in  Rade,  Ghislarcu^o,  Albano,  Conflcncia,  et  Odoniciim  cum 
dislricla. 

(8)  CoDfirmamas  monlem  LeJorietaa,  et  Bra^ulcs,  ct  dlslrictum  in  Palazulu, 
Corsano,  Liviari,  Gabiano,  CantaveDa,  Carderisi,  Villala,  Maglionc,  iVzelli,  MedoU- 
llerbara. 

(9)  Et  .Moraao  ,  ct  nltra, 

(10)  Albcrti  do  Monccrooe. 

(11)  Disoni.s  da  CroTUia. 

(12)  Milpala. 


S.  Euseliii  de  plebc  Bugcllii.  Coitcm  Torcclli  (I)  confirroaroiis,  sioiii 
Lipr.imliis  rex  donavil.  Oorlcm  (lanavam  rcddimiis,  siciit  Liulovlnis  ini- 
pfi-alor  donavit.  Damns  aulcin  S.  Eiim-Mo  omnia  pracdia  (^unihcrti  (2) 
archipracsbyleri,  et  hoc  iusle  et  rationabililcr,  quia  omnia  quae  de 
bonis  ecclesiac  exicrunl,  iudicio  ecclesiac  el  scculi  ad  ccclesiam,  cujus 
fueruni,  pcrlinubual.  (^onlirmamus  S.  Eusebio  abbatiam  do  l,n<ijo,  si- 
culi  Carolus  augusUis,  et  divae  memoriae  gcnilor  nosier  fecerunl.  Gin- 
lirmamus  S.  Michacli  de  Luccjo  banc  perlinenciam  qiiam  Horlum  S.  Mi- 
chaelis  vocamus,  idest  a  Monl«  Regis  usque  Aquam  Nigram,  sicnt 
curril  Ampori  (3),  el  usque  Fossalum  Axinarium.  el  sicul  (4)  erclcsia 
S.  Mariae  a  Ponle,  el  Sluia  curril  sublus  BroiUim  Velus.  Connrmamn.s 
Aleram  usque  Gardinam  (o) ,  cl  us(|ue  Ronc\imsicum ,  el  a  lerra  Moi- 
liiorum  (6),  sicul  Ampori  lend,  usque  in  capul  Montis  Salacessc  (7\ 
el  usque  in  Pa<lum.  Con(irniamiis  Camassa  Nigra  (8),  cl  tolum  Ver- 
sade  usque  in  Ampori,  et  tolura  Andolium  intra  Duriam  ct  Padum  cum 
Zebedasco.  Conlirmamus  S.  Michaeli  de  Lucejo  sicul  Lotarius  angtisliis 
donavit,  quando  corpus  S.  Januarii  ibi  collocavil,  corlem  Quadiadulam 
cum  dislriclu  hcrimanorum,  et  ihelonco,  et  aquam  Padi  a  portu  Cievasi 
cum  ulrisque  ripis  usque  ad  ("ilorum  (9)  ubi  velus  Duria  inlral  in 
Padum,  et  a  Cloro  (10)  usque  Midine  ct  Marinica.  Silvam  de  Lucejo,  el 
Cuzuningum  (11),  ct  Silvam  Palazolascam  confirmamiis  S.  Eiiscbio,  sicul 
ab  antiquis  semper  pcrtinuil.  Conlirmamus  Romanianuni,  el  Aurimia- 
num  (12),  sicul  Carolus  augnstus  donavil  et  conlirmavit.  Si  quis  aulem 
Sanctam  Vercelicnsem  ecciesiara  disvestiveril,  aul  molestiam  inluleril , 
coraponat  mille  libras  auri  puri,  raedietaiem  Camerae  nostrac,  el  Sanclo 
Eusebio  alteram.  Quod  ut  crcdalur,  ct  conservelur,  hoc  pracceplum 
manu  nostra  flrraavirous,  ct  amore  Leonis  Episcopi,  qui  nobis  fidelissi- 
mus  amicus  (13)  est,  aiireo  sigillo  noslro  jussimus  insigniri. 

Signum  Domni  Oltonis  gloriosissimi  Romanorum  Impcraloris  Augusli. 

Heribcrtus  Cancellarius  Vice  Petri  Cumani  Episcopi,  ct  Archicancel- 
larii  recognovit. 


(I)  Manca  sopra  Cerretum,  e  qui  dopo  Biujetta  o   Bipclta^    legge&i:    ot    Cerrclum 
Torsclli  confirmamus. 

(i)  Gimbcrli. 

(3)  Dopo  Ampori  Icggosi :  et  luqae  Solarium- Arsaai,  ct  asqae  ci< 

f4)  Et  sicut  csl  ccclcsia. 

(5)  Confirmamus  iVlberam,  atqnc  Gardinam 

(€)  ^lonctuorum. 

(7)  Balascso. 

(8)  Tamasaniga. 

(9)  Ad  Mcrum. 

(10)  Et  a  Dnria  asquc  Ranci  lum  ot  Slarincia  Silua  de  Lurpdio 

(II)  Et  Runcum-sicrtim  ct  Cjsam  Ugonis  el  Silvam  Palatolastam. 

(tS)  Confirmamus  sTTo  Easeh'to ,  sicut  ab   antiqnis    semper  pcriinDit .   namMiiDum 
ADgumaoum,  sicnt  Carolus  Aug.  etc. 

(13)  Qui  nobis  fidci  Icslimonio  aureus  est,  anre*  sigillo  etc 

StniE  II.  Tom.  VII.  44 


346 

D-.Uu-'  nonis  Maji  Anno  Dbminicac  Incarnationts  nongenlcsirao  11011:1- 
gesimo  nono,  Indiclionc  diiodccima ,  Anno  Tertii  Ollonis  Regis  Ouinlo- 
decimo,  Impcratoris  tcrtio  (1). 

Aclum  Roniae  felicitcr  (2). 


>.  ic.  Uiptoma  Oltonis  iii  Imperatoris,  riuo  ecclesiae  vercellensi 
ii.si  p  mon  omncs  praedcccssoruiu  suonim  donatioiirs  conliinial. 
, iiariaram I  I        Sefiiiitur  Svlvcstri  II  S.  T.  bulla   coniinnationis  quoad 

p.;H>  n.c.xciii  1  ^ 

(dacnp.sincr        comitatuui  Sauctac  Agatliae. 

Jeir  arcliivio 
■ietia  catledr. 
<li  \orcelli)  j^^  noin."  S.''  ct  Ind.  Tr.  Ouo  divina  favcnle  clcmi-ntia  Romanoruni 

An.  990.        invictissimus  Iran.  Ana;.    Notum  sit  omnilius    Dei    culloribiis    et    nnslii 

ilir  7  ninii  .  ,  T    •    ■  •  •  •  .■      • 

Imperii  iulclilius  quod  pro  rcspeclu  divmi  amoris,  cl  pro  pclilionc  optimi 

liugonis  nostri  illustiui  niarchionis  siipplicante  domno  papa  Silueslio  «■( 
intercedentc  heriberto  noslro  dilectissirao  cancellario  conccssiraus  Leoni 
noslro  e.^,  sueque  sGte  ucrccUcnsi  Ecclesiae  ubi  Sctui  Eusebius  requie- 
scit  lolain  ciuilatoin  uercelienseni  in  integrum  cum  omni  publica  po- 
icslalc  i«  peipcluum  more  preccssorum  alquc  pre;lecessoriim  noslrorum. 
Et  ut  constanliara  fidetis  nostri  constantcr  remunerarcmus  ut  eetcri 
promptiorcs  ad  obsequium  nostrum  consurgSi.  Liberalitas  nostri  imperii 
pro  dei  ct  scH  Eusebii  amore  donauil  predicto  leoni  e]w  omnibusq.  suc- 
ccssoribus  suis  in  4ipctuum  lotum  comilalura  uerccUcnsem  in  integrum 
cum  omnibus  publicis  pcrtinentiis  et  totuni  comilalum  quern  dicunt 
■  sl^  agatlic  in  ^ipetuum  cum  omnibus  castcUis  uillis  piscationibus  ucna- 
lionibus  siluis  pratis  pascuis  aquis  aquarumue  decursibus  el  cum  omni- 
bus publicis  pertinentiis  cum  mercatis  cum  omnibus  teloneis  et  cum 
omnibus  publicis  functionibus  ut  remota  omnium  bominum  oroni  con- 
Irarietatc  tam  Ico  sSte  ucrcellcnsis  sedis  ef^^  quam  omncs  sui  succcs- 
sores  ad  honorem  dei  omnipotentis  et  ad  reuerentiam  ScTi  Eusebii  ma- 
gnifici  episcopi  inuicti  contra  heresiarchas  militis  et  in  ciuitate  uercellensi 


(I)  Secando. 

(S)  Quctlo  diploma  fii  pubblicalo  dairUcnELLi  (It.  S.  I.  iv.  col.  172.),  dal  Mlbatoivi 
(Anl.  m.  ae.  I.  vi.  col.  317.),  e  dal  DDBA^DI  (Piomonic  Traspadano  ,  Alpi  Graio  e 
Pennine  p.  148.";  io  vi  a^'giunsi  in  pic  di  patina  Ic  \arianti  addolle  dal  Terbaneo 
(Tabular,  ccllo-ligust.  pari.  9.,  ms.  dolla  R.  llniversilii).  II  GiliLiM  cd  il  DuRANri 
credono,  die  sia  pcrclii;  Pavidila  del  vescovo  Leone  avessc  ingannalo  la  Gducia  di 
Ollnne  III,  o  cbe  altrimenli  la  cosa  accadesse,  alcune  giunte  siano  stale  falle  al 
Hiplnma:  cio  farcbbc  credere  soprallutto,  il  vcdeic  che;  «  la  Badia  di  Arena  sicu- 
■■  ranientft  fr>ndata  nel  secolo  decimo,  e  non  mollo  prima  del  finire  di  esse,  vogliasi 
1.  dnnala  da  Carlo  il  Crosso  a  Liutardo  vescoTo  di  Vercelli  nel  secolo  nono  »  (Guu.iNi 
Mrm.   f/etta  citia  etc.   di  Milnno^  part.  9.   p.   461.). 


iiiliis  cl  foris  el  in  tolo  dominatii  iiercellensi  inlus  et  foris  et  in  loto 
comit;ilu  sluo  agallic  et  in  omnibus  t-orum  pcrlinentiis  libcriin  luibi-al 
polivstatem  placilum  tcnc-ntii  Icyom  omncm  Ticicndi  omnom  publicum 
itonoiom  publicam  poteslatem  omniam  publicam  actionem  el  omnem 
publicam  reelililionem  babcmli  exigendi  et  secundum  propriam  noiun- 
tatem  et  polcstatem  iudicandi,  ct  omnem  poteslatem,  et  onine  domi- 
nium publicum  quod  ad  nos  pcrtinuil  in  polcslalem  ct  in  (hmiininiiim 
Hcie  uercell."  ecclesie  ct  Iconis  nostri  cpiscopi  el  omnium  sibi  succes- 
soruin  dedimus  largiti  sunius  ct  oranino  concessimus  in  ppetuum  Nostra 
igilur  imperiali  maicstatc  precipimus  uL  nullus  dux  nullus  marcliio,  iirr 
etUim  yporieitsis  marchio  nullus  comes  nullus  uicccomes,  nullus  archie- 
piscopus  nullus  episcopus  nullaque  nostri  Imperii  magna  aut  pania  per- 
sona atilliis  italiciis  nullitsque  teiilonicus  audcat  sanclam  ucrcellenscm 
ecolesiain  aut  praedictuni  Leoncm  episcopum  aut  aliquem  eius  succcs- 
sorera  de  comilatu  uercellensi  et  de  comilalu  sancle  agatlic  aut  dc  ali- 
qua  eorum  perlinenlia  inquiclarc  molestare  disucstire  aut  ullum  placilum 
ibi  tcnere  aut  ullum  districtum  ibi  baberc  aut  ullam  publicam  exactio- 
nem  ullo  ingenio  ibi  cxigere  aut  mercatum  aut  teloneuni  ibi  quererc. 
El  si  aliquis  aliquod  scriptum  dc  mercatis  aut  teloneis  ad  comitatuni 
uerccllcnsem  et  ad  coaiilalum  sancle  agalhe  pcrlinentihus  ostenderit 
sit  inane  sit  uacuum  nuUius  unquam  aucloritatis  uel  (irmitatis  haben- 
dum .  Sed  liceat  lam  leoni  episcopo  quam  successoiibus  eius  omnibus 
ad  honorem  Dei  el  sancli  Euscbii  omncm  liberam  poteslatem  baberc 
in  pcrpetuum  el  in  ciuilate  et  in  toto  comilatu  uercellensi  cl  in  loto 
comilalu  sancle  Agalhe  el  in  omnibus  comm  pcrlinentiis  iil  libcre  cl 
secure  permancnte  Dei  ecclesia  prospcrelur  nostrum  imperiuni  Irium- 
phel  corona  noslrae  militic  propagetiir  poteutSa  Poptili  Romani  et  resli- 
tualur  rcspiihlica  ul  in  huius  mundi  hospilio  honcslc  uiucrc  de  huius 
uite  carcere  honeslius  auolare  et  cum  Domino  honestissime  mcreamur 
regnare.  Si  quis  autem  contra  hoc  nostrum  prcceplum  per  aliquod  in- 
gcniura  ire  prcsumpserit  componal  mille  libras  auri  camere  nostrc  mc- 
dielalem  el  sancle  uercellensi  Ecclesie  alteram.  Quod  ul  oranino  credatur 
et  in  eternura  conscruclur  manu  nostra  firmauimus  in  elcrnum  Deo 
adiutore  uictura  ct  Iribus  sigillis  prccepimiis  inslgniri  quia  amor  sancle 
Trinitalis  pro  qua  pugnauit  sanctus  Euscbius  ad  hoc  nos  liaxil  ut  suam 
Ecclesiam  suumque  successorcm  lanto  cl  tali  honorc  donarcmus.  Qui 
hoc  prcceplum  scruaiierit  sancla  Trinltas  cum  bcnedicel 

Qui  aulcm  fueril  transgressor ,  sancta  Trinitas  cum  maledicct  el  inter 
hercticos  damnabil. 

Signum  domni  Ononis  gloriosml  Romanor'  Imp.  Aug. 

(Monograrama) 

Heriberlus  canccllarius  ad  uiccm  Petri  e^Ti  el  archicancellarii  recognovil. 
Data  non.  raaii  an.  dom.  incarnationis  dccccxcix  ind.  xti.   an.    tcrtii 
Ononis  regis  xv.  imperatoris  in.  Actum  Romac  felic.  Amen. 


MS 

MHn-nKB?)  Conlinnalio  Sylvcslii  ii  i>.  P. 


In  iiom .  trinitatis  iniliuiduae  et  aelernae  Silucslcr  papa  scnius  scr- 
iioru^  Dei.  Clarcal  cunclis  ad  presens  in  uita  tlcgenlibiis  et  in  posle- 
nim  nasciluris  (pioJ  lionorabili  inlcruenlii  el  digna  pclitiouc  noslri  filii 
doinni  Ononis  piissimi  imperaloris  per  noslrc  auclorilalis  priuilegium 
aHirmaiiimiis  Sctc  agatlic  comitalum  cum  omnibus  publicis  pcrlincntiis 
el  omnibus  castcllis  uillis  jiiscalionibus  ucnationibus  raercalis  teloneis 
el  omni  exaclione  in  integrum  ab  bine  in  ppeluura  permanerc  et  im- 
nuilabiiiter  persistere  sub  ditione  scic  xiercellcnsis  Ecclesie  quem  pro 
amore  Dei  ct  sancti  confessoris  Eusebii  qui  inibi  requiescit  suroma 
eiusdem  pie  memorie  dntnni  Oltonis  imp.  (1)  liberalitas  omnino  conces- 
sit eo  pacto  ut  nemo  uiuentium  impcrator  aut  rcx  marcbio  scu  comes 
nullus  italicus  nuUusque  teutonicus  aut  aliqua  quecumque  persona  qtia- 
iibet  temcritate  aut  ingenii  molimine  audeat  suprafate  basilicc  ullam 
contrarietatem  aut  molestiam  quandoque  inferre.  At  si  quis  forte  lempta- 
ueril  tantc  imperiali  donationi  contraire  et  nostre  huiusce  affirmationis 
transgressor  sanctam  Dei  Ecclesiam  turbarc  ccrtauerit  confusus  ab  eo 
omnipotente  deo  el  abieclus  proculque  fugalus  ab  omni  socielate  fide- 
lium  malcdictus  a  uirginc  uirginum  ct  a  raichaclc  Summo  arcbangelo- 
rum  et  a  bcalo  clauigcro  pelro  principe  aposlolorum  et  a  ceteris  ordi- 
iiibus  sanctorum  sit  anathema  maranatha  ct  ueniant  super  eum  omnes 
nialedictiones  que  in  utriusque  testament!  uolumine  leguntur  ct  fcriat 
eum  omnis  Ecclesia  que  quaqua  uersum  per  orbera  disfusa  fidem  sancte 
apostoiice  scdis  respicit  irailatur  et  inuiolabililer  credit  ut  in  peccatis 
luanducct  ct  bibat  in  eisdem  dormiat  iocetur  scdcat  stet  semperque 
uersclur  et  suum  uiuere  sit  mors  que  fine  careat  et  omni  remedio 
egeat  donee  sepc  dicte  sancte  Ecclesie  et  prouisori  eius  sua  in  integrum 
restiluantur.  Ut  aulem  hec  nostre  auctoritalis  confirmatlo  nostris  sue- 
cessorumque  nostrorura  per  tempora  labenlia  temporibus  irrefragabiliter 
persistere  ualeat  more  nostro  earn  subscribere  et  de  bulla  nostra  ius- 
sinius  sigillarc. 


(I)  Le  parole  tiusdem  pie  memrmc  farebbero  credere  ciie  questa  bolla  di  ronifrina 
sia  alata  cnocessa  dal  PoDlefice  Silvestro  n  dopo  la  mnrtc  di  OUodc  jii.  Cii'  pusin  la 
sua  data  vorrcbbo  assejjnarsi  Ira  il  23  di  ^onDaio  delTanno  ICXIS,  piorno  deila  morte 
di  quesl'lnipcratorc.  cd  il  di  II  loaggio  101)3  io  cui  segui  quella  di  Silveslro  ii  K 
SI  badi  che  il  diploma  d'Ollonc  essendo  slato  tratlo  da  copia  siocrona,  c  cosa  pro- 
babile  che  io  essa  sia  poi  stata  aggiuota  piii  tardi  la  conferma  del  PoDtelice.  Tali 
Inscriiioni  utavano  assai. 


L.  G    I'r 


N.  17.  Di]tloina  Otlonis  in  Romnnonim  Imp.  [no  Ecclcsia 

An  HKX)  viinorccliciisi. 

nal.    Ml.    1.1 

julii  Inil   \iil 

Act.Papiat* 

Inedito.  '"  "    *    ^''  '"''•  ''"'"•  ^^'^  ^*^'  S*"-  '•"?•  Romanor.  et   si-mpcr   auj;. 

Quia  Ecclcsiaslicis  institiitis  proficimus  merilo  Eccleslasticis  profcclibim 
insistimus.  (iunclis  igilur  Deo  nobisq.  nunc  ct  ini|io.stci'um  niilit.intibuji 
palual,  Nos  pro  animac  noslrac  futura  rccorapcnsalioiio ,  ct  llcnribcrli 
Mn  dilccti  fulelis,  cl  saac  Colonicnsis  Ecclcsiac  Arcbicp-'  pclitorla  in- 
icnienlione  juxla  nostra-'  conccssionis  pracmissam  auctoritatcm  Ipor*-- 
gieiisi  Ecclcsiae  omncm  ciusdem  ("luilatis  dislriclum  ct  publicam  fun- 
ctioncni,  atque  foriii  sceus  circumcirca  pcrtria  miliaria  prafscnlispagiM;ir 
xurcis  liltcris  dccoratac  toslimonii ,  cl  aucloiitate  coiicrssi.ssc .  corid- 
borassc ,  cl  firniilcr  babcndum  slatuisse  cum  curtc  una  Romano  dicla 
.sub  tiUilo  acquisilionis  pcrlineiilc  ct  altera  Florano  nominata  cum  omni- 
bus carum  pcrtinentiis  cl  familiis  scu  capislralicis,  co  uidclicct  ordinc. 
qualcnus  Varimondus  pracscns  cjusdcm  Ecclcsiac  prouisor,  ct  cuncli 
pro  tempore  ibi  locandi  pracdiclum  districuira  cum  jam  diclis  curlibus 
ct  publicis  funcionibus,  carumqiic  ]ierlincntiis,  cl  adiaccntiis,  \iabcant 
tencanl,  firmiler(j.  possidcant,  babeanlq.  liccntiam  Icgali  scu  diicllari 
definitione  emissuras  cor.lcntioncs  dirimerc,  nostra  nostrorumquc  suc- 
cessorum ,  ct  totius  dignitatis  scu  officii  boroinum  contradictione  re- 
roota.  Si  quis  igitur  buius  noslrac  corroboralionis  staluto  contrairc 
tcmplaueril  centum  talentorum  reus  cxislat,  mediclatcm  nobis,  cl  abani 
mcdietalcm  cidem  Ecclcsiac  pcrsolucndonim .  Et  utucriuscrcdaluraureo 
.sigillo  iussimus  insigniri . 

Signura  (  )  D.  Ononis  inuictissimi   impcratoris  ct  semper 

augusli .  Henricus  canccllarius  ulcc  Petri  Cumani  EJTi  cognouit  —  Dat. 
vil  id.  julii  an.  d''  Incarn.  millcsinio,  Ind.*^  xul .  an.  tcrcii  OUonis  regis 
XVI.  et  imp.  v.  Actum  Papiae  cum  continuatione  fclicitalis.  Amen  l)co 
gratias  (1). 


(I)  I^  Hole  cronoln^irhc  confermano  la  li'gittifflilli  <li  qucsUi  Jnciinicnln  favorilo  a 
me  dal  non  meno  gonlilfl  clic  erudito  Monsi^^ntiro  P.  I.ul;.;i  Mnrooo  Vcsr<ivo  dclla 
citla  d'Krea;  giacrlu":  nrlPanno  1000  rorrova  appiinln  Tlnd.  xiit,  romp  corrpva  Tanno 
^  dc!rinipor.->  d'Otlonp;  qiianlo  af;Ii  anai  del  rpgnn  d(n rt'liliosi  logfcro  il  xviii  0  non 
il  XM,  ma  freipicnli  csempi  addotli  dal  Muratobi  (  in  Uppcip  \cd.  annali  ad  ann. 
toon  p  1001)  dimosliano  die  0  piii  d'una  era  I'epoca  del  regno,  clip  sindicata  dp° 
diplomi  imperial'i  d'Ollonp  III,  o  clip  I'imperiiia  de' rancellieri  cadeva  sovra  di  rio 
in  freqncDti  sbagli.  Del  reslo  quesia  copia  del  sec<do  xiii  merila  fede  ha&tanle  nplla 
roaocanza  del  diploma  ori|.:inale.  clie  forsp  piii  tardi  si  poira  Tinlraeriare.  nel  pro- 
iieguirsi  I'ordinamcnlo  ileirarrhivio  \e.«coviIp  d'lvroa,  ciii  per  enra  del  l\pv,  Vescovo 
«i  fta  altvialmentc  provvedendo.  Aggiungasi  aneora  per  la  validila  di  c»sn,  rhp  dal 
MargabiNO  (Dollar.  Cass.  I.  i.  conslil.  G8.)  aMiiamn  che  di  fallo  Otlnne  III  addi  fi 
di  loglio  slava  in  Pavia.  onde  cgli  polcva    mollo    bene   ancnra    trovar?i    in    qnella 


"  Suprascript.privilc{;i\im  slvc  roscriptiim  a  forniiilarlT  libro  vulgo  I'ro- 
11  lliocollo  q.'"  D.  iNolarii  Ronavenlurini  do  Manilla  charactcre  aiiliquo 
"  scripio,  et  in  lioc  EitFT  Eporeil.  Arcbivio  scrvalo  sub  n."  14.  mo<l(» 
n  quo  supra  ppTIa  maim  iidclilcr  cxtiaxi,  dcbileque  collalum  concordarc 
»  rcperi,  Ego  Jos.  Andreas  RONCO  publ.  reg.  a\icl.  not.  Curiacq .  EpisciTi 
»  Eporcdr  Canccllarius,  nccnon  praedicli  arcbivii  Pracfcctus  l)ic  in  fid. 
»  manual,  subscriplus,  apposilo  eliani  cjusd.  Curiae  consuclo  sigillo.  Dat. 
»   Epor.  die  vii.  scpl.  1774.  » 

»    Solloscrillo  Ronco  Cancell.  c  Arcliivista.  » 


\.  18.      ononis  III  diploma  quo  ccclesiae  verccllensi  omnia  j)raP(Iia 
OoiMon  iiisi.        Ardoini  marciiionis,  atque  Ardicini  lilii  cius,  nee  uon 
privilegia  alia  coiicedit. 


In  nom.'^  &c. 


I'  I  1  rol.MS. 
n.  c.xr.\w. 

DlBARni 

iiil'icm  Ir.isp.  .  ./..it 

p. 99  Olio  &c.  Romanor  Imp.  augustus.  Notum  sit  uniucrsis  noslns  fidtlibu.< 

An.  1000  fp'ia  pro  diuino  amore  el  pro  leonis  niTI  Ep  petilione  audita  dihipida- 
J.e  1  ii"v.  tione  sancti  Euscbii  ab  uxoralis  anteccssoribus  facta  concessimus  sancle 
uereellensi  Ecclcsiac  ut  in  castello  sTTc  agathc  aut  in  burgo  cius  aut 
pcrquinquc  milliaria  in  introilu  nullus  unqiiam  bominum  placitum  teneat 
aut  fodrum  coUigat  aut  albergarias  facial  publicas  aul  uUam  publicam 
exactionem  cxigal  nisi  uercellcnsis  EjnTs  aut  cius  missus  in  tola  Cam- 
pania nullus  lliclonia  capiat  nullus  mcrcala  babeat  publica  nisi  uereel- 
lensi Ecclcsia  dcdimus  uereellensi  Ecclcsiae  andurnuro  mulinariam  pon- 
derana-'  motem  ct  fidolam  (1)  Galianicum  cum  omnibus  suls  pertinentiis 
dedimus  Scio  Eusebio  omnia  praedia  maledicti  ardoini  fdii  dadonis  quia 
eius  episcopum  interfccit  et  incendit  Roueredum  Riuarolum  Riuaruptam 
reddiraus  canauam    rodiliteguara    (2)   dedimus  sparono   castcllum   uallc 


citta  il  Ji  VII  degl'idi  di  quel  mcse,  cioe  addi  9  di  luglio,  data  di  quoslo  diploma. 

Alia  lista  pcrlanto  dclle  cscn7:ioni  concesse  dagli  Oltoni  allc  cilia  d'llalia,  dalari 
dal  Cav.  Vesme  (  I'icende  della  proprieta  in  Italia,  lib.  Hi.  cap.  vii.  )  convicne  ag- 
giangerc  quclla  die  col  presente  diploma  di  Oltone  III  oUennc  nell'anno  1000  la 
citta  d'lvrca. 

Nolisi  ancora  chc  questo  diploma  fu  anterlore  a  qucUi  conccssi  da  Oltone  III  a 
Leone  Vescovo  di  Vercolli  ncU'anno  rocdcsimo,  cioe  nell'anno  10(K),  ma  addi  1."  di 
novembre,  dali  in  Roma. 

Per  altimo  si  badi  die  Bonaventurino  da  Mantova  scrittore  del  Prolocollo,  d'onde 
ho  estralto  questo  documento,  fu  nolaio  dolla  curia  vescovile  d'lvrea  a'  tempi  del 
Vescovo  Alberto  Gonzaga  manlovano,  cioi  tra  gli  anni  1^88  e   1322. 

(1)  Monlem  Cisidcdam  (Dun.). 

(2)  El  Rordililegnam  (ib.). 


35  c 

suanam  ualle  origanam  fontancdum  Barsan  Suanam  et  omnia  prcdia 
ai'doini  ubicumquc  iaccnt  cum  omnibus  iicrtiiiciiciis  ili'dimus  Sciui  Eu- 
subio  corlem  Sisbalianam  el  Giitinanim  in  inlcj^rum  <|u»-  iuslc  pcrdidit 
ardicinus  (1)  (ilius  ardoini  marcbionis  i)uia  uocatus  ad  paiacium  papae  (2) 

lU  legem  fcccrunl  noclu  aufugil  cl  ipsam presenciam  (3;   nuHiiis 

reuerenciae  habuil  confu-mamus  ct  redimus  sciu  Cusebio  omnc  forvsluni 
de  loceio  cl  lotam  siUiam  Ruuaxiiidam  Cotifirmamus  scio  Eusebio  mona- 
steriura  de  laucciu  cum  omnibus  suis  pcrlinonciis  ct  cunlirmamus  omnia 
praeccpla  cidcm  sclc  Ecclae  a  noslris  predcccssoribus  facia  staluimus 
quoquc  ul  omnes  (ilii  ucl  fdie  clericorum  cl  I'amiba  ;4)  s^i  Euscbii  in 
seruatione  Ecclae  rcraancant  neque  libcris  malris  si  clerico  suo  adhc- 
sil  (5)  liiis  qui  nati  fucrini  prosinl  uolumus  (C)  rogamus  cliam  succes- 
sores  noslros  sub  (7)  Dei  timore  conleslamur  ut  omnia  cambia  illicila 
cl  seruds  Ecclae  illicitc  libcralos  ad  prislinum  ussum  uenirc  coganl  el 
ad  anliquaro  scruilulcm  uenire  compcllant  maximc  Ingonis  cpiscopi 
omnia  cambia  frangant  qui  pro  adultcrio  sanclam  agalbain  cum  seruis 
ancillis  et  ipsam  mortuorum  sepidluras  ab  Ecclcsia  alicnauil  monasU'- 
rium  Sell  Slepbani  annullauil  (|uia  caballiacam  per  cambium  diabolicum 
ei  abstulit  Lauccium  monastcrium  dispcrdidil  quia  alice  8,  ab  co  alic- 
nauil ipsara  ciuitatem  ucrceliensem  ita  publice  (juod  nee  terras  neque 
seruos  ibi  esse  pcrmixil  (9).  Omnia  quae  supcrius  dicta  sunt  et  caua- 
lialara  aliccm  el  Sctam  agalbam  el  omnia  corum  pcrtinencia  si^a  uercell." 
Eoclesia  babeat  teneal  cl  in  perpcluum  proprielalem  diuldidet.  si  quis 
uero  ullam  molcsliara  de  biis  omnibus  Episcopis  Ecclcsie  uerccllensi 
feccrit  millc  libras  iusli  auri  componat  ucrcellcnsi  Ecciesie  medielalera 
ei  et  nobis  alteram,  ct  hoc  prcceplum  in  sua  mancat  flrmitatc  quod 
ut  credatur  cl  conser^'ctur  manu  nostra  hoc  firmauimus  ct  nostro  si- 
gillo  prcccpimus  insigniri. 

Signum  domni  Ottonis  inuiclissimi  augusti. 

(Monogramma) 

licnertus  canzellarius  uice  pclri  cumani  cpiscopi  recugnoui 
Data  kal.  nou.  anno  dom.  inc.  indie,  vni.  anno  tcrcii  Ottonis    regis 
XV  (10)  imperii  uoro  quinto.  Actum  Uumae  in  palaciu  monasterio  fel.  amen. 


(I)  Ardiscinus  (Dun.). 

(9)  Papalc  (ili.l- 

(3)  Lt  ipsam  pape  proscnciam  (ih.). 

('!)  Et  filiac  Clonioiitis  ox  familia  ScTl  Enspbii  (ib.). 

(5)  Liliori  matris  si  clerico  aerro  adhaesit  (ib.). 

(6)  Volnmns  . 

(7)  Noslros  ei  sub  (ib). 

(8)  A  lilp  (ib.). 

(9)  Promiiil  (ib  ) 

(10)  Datum  kal.  nou.  anno  Domini  M.  indict,  xiv. ,  ao    lertii  Otloois  regis    ivii.  , 
imp    npro  v.  ,  Act.  Romae  id  palacio  Montis,  fel.  (ib  ). 


3:' J 

N.   :'>.  Diploma  Oltonis  in  Impcraloris  quo  ccclcsiae  veicellonsi 

i)..i M..n  Hisi.  pracccdentes  donationes  conllrmat,    totiimque    aurum 

V  CTclnf  .piod  iuveiiitiir  ot  olaborafur  infra  vcrcellensem    opi- 

\n  mm  scoiuituia  ot  veicellonsem  comitalum  al<|no  phira  alia 


no>omi.r         privijogia  concedit. 


Ill  nomino  &.  Otto  &  Imperalor  aug. 

[Solum  sit  omnibus  nostiis  fulelibus  Leonera  nostrum  E|Tiim  noslrani 
sunpliccm  cxorasse  clemenciam  ul  suuni  cpiscopaluni  pro  Dei  araoro 
et  ScTi  cusel)ii  el  pro  sua  lautlabili  fidelitalc  ita  noslris  publicis  robus 
tlonaremus  et  dalis  ita  confirmarcmus  ul  sHa  Ecelesia  omni  parte 
libera  nullis  ferialur  aduersitatibus  sad  secura  Deo  sancto  cuseliio ,  nobis 
el  presenli  I.eoni  Ej^  ciusque  successoribus  seruial.  banc  iuslissima-' 
jK>slulacionem  audientes  omnem  forestum  quod  est  inter  baonaiu  el 
sturam  et  omnem  forestum  publicum  a  strata  roncarolii  usque  in  bao- 
nam  et  usque  in  monaslerium  scTi  micbaelis  in  loceio  et  usque  in  cur-- 
tern  sulriara  dcdimus  et  confirmauimus  Scio  Eusebio  Lconi  Epo  suisq. 
successoribus  omnibus  ut  secure  tcncat  et  quod  uellit  facial  tantum  ad 
ulilitalem  ecclcsic  dedimus  et  confirmauimus  sEio  eusebio  omnem  aquam 
publican)  et  ripas  publicas  cum  molendinis  porlubus  uenacionibus  el 
piscacionibus  ab  illo  loco  ubi  Sicida  flumen  intral  in  padum  usq.  in 
porlum  de  gabiano.  dedinnisi  et  confirmauimus  sancto  eusebio  in  ppc- 
luum  omnrs  insulas  piscationes  uenationes  et  ubi  aucs  capiunlur  a  bal- 
zola  usq.  ad  s.Tom  cuaxium  el  usq.  ad  carisianam.  dedimus  et  con- 
firmauimus sao  eusebio  corlcm  Firminianam  in  integrum  et  cortem 
eleuoli  in  integrum  el  corlem  monlem  in  inlcgrum  ct  corlcm  candele 
in  integrum  cum  seruis  ancillis  pratis  pascuis  uenacionibus  molcndinis 
siluis  teloneis  ct  cum  omnibus  ad  easdcm  corles  ex  omni  parte  omnino 
pcrtinentibus  ut  lam  Leo  Episcopus  quamque  sui  succcssores  secure 
ipiiele  leneant  ordinenl  el  ut  uolucrunl  iudicent.  Dedimus  et  confirma- 
uimus sancto  Eusebio  ct  sUui  michaeli  in  lauceio  cortem  quadradula  et 
cortem  turbam  el  corlem  triueri  cum  seruis  ancillis  siluis  piscacionibus 
uenationibus  pralis  pascuis  portubus  et  cum  omnibus  ex  omni  parte 
ex  tolo  ad  casdem  coitcs  pertinenlibus  dedimus  ct  uolumus  ut  in  etcr- 
num  sanclus  eusebius  habeat  et  leo  e^s  omncsq.  sui  succcssores  cum 
omni  pace  ad  proprictatem  .  radiganda  et  corlem  gcniziaslo  cum 
omnibus  seruis  ancillis  pralis  pascuis  aldionibus  siluis  monlibus  el  pla- 
nicie  uillis  et  omnibus  casis  ct  cum  omnibus  rebus  mobilibus  et  immo- 
bilibus  ad  eandem  cortem  pertinenlibus.  Dedimus  et  confirmauimus 
s^  Eusebio  corlem  cauconada  el  corlem  sulziani  in  inlcgrum  cum 
seiTiis  ancillis  aMionibus  pratis  pascuis  siluis  uenacionibus  molendinis 
aquis  el  cum  omnibus  rebus  ad  easdem  corles  pertinenlibus.  Dc<limus 
et  confirmauimus  sZTo  Eusebio  Ires  mansos  in  carazona  undo  mel  pu- 
blicum rcddi  solet  ct  quicquid    dc    publico   ibi    habuimus   cum    scruis 


cisls  pralis  pascuis  et  cum  omnibus  rubus  ad  cosdem  roantos  perlint-n- 
til)iis.  Dcilimus  cl  conlirmauinius  s^ul  EuM:bio  omnt;  qiuxl  <lc  Tiiihlicn 
haliuimus  hi  i|uiriiiu  ct  in  castt-llo  ct  in  iiillis  ct  sihiis  pmlis  p'.i&ciiih 
ripis  niontibiis  alpibus  ucnacionibus  piscacionibus  semis  ancillis  aldio- 
nibus  molciulinis  niiicis  uinctis  cl  aqucductibus  ct  cum  omniliiiK  i|uc 
iiiKlunni  a  parte  publlca  ail  i'and(Mii  curleni  pcrtiiiuciiint .  I)i-diiiius  ft 
■  onlirniauimus  Sclij  Euscl)io  omiiciu  anpiam  do  sicida  a  fitio  inliT  !;a- 
linai'iam  ct  roraaniami^  iiscpio  <bim  ipsa  aqua  sicii'.a  intral  in  padum 
ct  molcndinis  portubus  ripis  piscacionibus  ucnacionibus  pantcriis  et  cum 
oainibus  que  in  ipso  ilumiue  supra  et  infra  cs£  onmi  parte  fieri  possunt. 
Dedimiis  el  conlirmauiiuus  siuH  Euseliio  tolam  acpiaui  de  saruo  <le  .\n- 
doriii  usque  dura  inlral  in  padum  cum  niolcnilinis  piscacionibus  por- 
tul>us  et  cum  omnibus  que  ad  pul)licuni  pertiuuerunl.  Dcdimus  et  con- 
lirmauirous  SoIo  Euscbio  ut  cum  onmi  poleslatc  babeat  et  leneal  ile 
ledua  usq.  in  padum  piscaciones  uenationcs  mob^ndinos  panterc  ut  nulbis 
iniltcrc  aiideat  nauim  ad  piseandum  ant  rcle  ad  piscandimi  aut  pan- 
tore  sine  iussionc  uerccliensis  episcr.  Dodimus  et  confirmauimus  ScT. 
Euscbio  totum  forestum  morlibanum  in  integrum  ut  nulbis  boniinmn 
audeat  ibi  ullam  ucnacioncm  faccre  sine  uoluntate  et  iussione  uercel- 
lonsis  episcr.  Dedimus  ct  conlirmauimus  ScTu  Euscbio  et  Lconi  nosiro 
fidelissimo  episco"  suisq .  omnibus  successoribus  in  ppduum  totum  au- 
rum  quod  inucnilur  ct  ebdioratur  infra  ucrcellenscm  cpiscopalum  «t 
uercelienscm  corailatum  et  infra  comitalum  sTiw  agathae  et  infra  iura 
I't  infra  pcrlinentias  ScTi  micbaelis  in  laureio  el  infra  alias  terras  ad 
episcopatum  ucrcellensera  cl  ad  comilutum  pcrlinenles.  Voluniusenim 
ut  sicul  in  noslram  camerani  aurum  solitum  reddiorat  ita  dcinceps  in 
aolcrnura  in  kamcra  sal  Eusebii  deferalur  ut  noslra  memoria  non  de- 
ticial  ibi  ct  quod  auro  uitani  eterna '  acquiranius .  precipiraus  igitur 
ut  nullus  dux  marcbio  comes  uicecoracs  nullus  archic|nsco|)US  cpisoopus 
nullaque  parua  aut  magna  persona  Sctuin  cuscbium  aut  leonem  nsirum 
episcojium  ucl  suos  successorcs  do  omnibus  istis  disuestire  inquieUire 
molcsl.irc  presumal  sod  liccal  tiim  leoni  quamq.  eius  successoribus  ail 
bonorem  Dei  ct  ScTi  Eusebii  ad  nostrum  seruleiuni  suamquc  ulilitalem 
omnia  que  suprascripta  sunt  quieto  paeilice  cum  omni  potesUite  babere 
tencre  el  facerc  ct  iudicare  quicquid  propria  deci-euerit  uoluntas  saluo 
Dei  rcspcctu  omnium  bominum  eonlrarietatc  remota.  Si  quis  auiem 
iiostris  aut  futuris  temporibus  diabolico  ductus  spiritu  SoTaS  Ecclcsiam 
uerccUcusem  leonem  episcopum  aut  suos  successores  in  aliqvo  de  bis 
omnibus  que  suprascripta  simt  aliquo  ingenio  disuesliro  aul  ulla  rarione 
inquiclare  ucl  fatigare  aliquando  presumpscrit  componat  mille  libras 
auri  mediilalem  nostrac  camerc  et  uerccllensi  occlcsie  alteram  cl  pre- 
ceplum  llrmum  perraancal  Quod  ul  uerius  crcdalur  et  diligentius  ob- 
seruclur  manu  ])ro|)na  connnnauimus  et  nosiro  sigillo  ul  in  eternuni 
uiuat  ucrissimc  iussinius  insigniri. 

Signum  dorani  otlonis  glorilm  Romanonim  imp.  aug. 
(Monognmmn' 
SiniK   If.   Tom.   M\.  .'P 


354 

Heribertus  cancellarius  ad  uice-'  petri  episcopi  rccognouit. 

Datura  kal.  nou.  an.  dom.  incar.  indict,  xini  an.  tcrcii  Ottonis  re- 
gnantis  xv.  (1)  imperii  uero  v.  Actum  Roniac  in  palacio  monasterio  (2) 
feliciter  amen. 


N.  20.      Ottonis  nl  praeceptum  per  quod  Leoni  Epo  vercellensi, 
MimT.  Ant.       ciusq. Eccl."® (liias curtesClavasiametBcdoliiimelargitur. 

in.    ac%\   t.  V. 
Diss.  LXVii. 

In  nom.'^  s^  &  indiv.""^  &c.   Olto  tertius  secundum  voluntaiem  Icsu 
)"i8  Clirisii  Romanor.  Imperator  Aug.,  Sanctarumquc  Ecclesiar.  fidelissimus 

dilatator.  Notum  sit  (idelibus  ntns  qualiter  intcrventu  el  pelilione  Ugonis 
raarchionis  nosiri  dilectissimi  fidclis,  dedimus  s^  Eu.scbio  cui  domnus 
Leo  Epus  pracessc  videlur  duas  cortcs  juris  nlTI  Clavasiam  el  Bcdoliuni 
in  integrum  cum  omnibus  lerris  raassaritiis  &c.  ut  lam  Leo  EjIUi  quain  ' 
omncs  sui  successores  habeant  &e.  salva  tamcn  Dei  revcrenlia,  et  honorc 
s^e  Ecclesiae  &c. 

Dat.  XV  cal.  fcbruar.  Ann.  D.""  Incarn.  millcsimo  priino,  regni  \ero 
domni  tertii  Ottonis  xvi.  Imperii  vero  v.,  Ind.*  xiv. 

Actum  Romae  in  Palatio  fel.  Amen. 


.>.  21.      Privilegium  Arduini  regis  Italiae,  Monacliis  Cassinensibiis 
(Kx  coucciao  S.''  Salvatoris  Papiae  conccssiim. 

inslr.coraitum 
Valpcr:riae) 

Kxiai  in  Bull  jn  nomine  S.'^""  ct  Individuae  Trinitatis.  Arduinus  rex  divina  pro\i- 
■  M»iii-.abim)  dente  dementia  secundum  voluntaiem  Dei  Salvatoris,  nostriq.  libenito- 
i  ic.inst  71.    ris;  Quidquid  confirmalionis  et  proprietatis  ad  Ecclcsiarum   Dei,    .San- 

nbi  ilocst  quo-  i»t  ■»  .ii-i 

qu.-  indictio-    clorumque  suorum  cxallalionem   proebucrimus ,    id    nobis    ad    aelernae 

nil  noia        beatiludinis  bravium,  et  sccularis  vitae  profeclum  esse  profuUiruni  ve- 

Sa.  lOOi       lissirac  crediraus.  Igitur  omnium  sanctae  Dei  Ecclesiae  fidelium  ,  nostro- 

rumq.  praesentium,  scilicet  ac  fulurorum  agnosc;il  universitas,  qualiter 

nos  propter  Dei  omnipolentis  amorem ,  et  ob  remcdium  animae  nostrae. 

parentumque  noslrorum  rogante  domino  Andrea  Ven.  Abbale,  seu  Cae- 

nnbio  ad  honorem  S.  Salvatoris,  baud    procul    a    moenibus   Tieinensis 


.III'  -Jd  rcl>r. 


(1)  xvil  (Dob.  I.  c). 

(J)  Montis  {ib  ).  —  Queslo  diploma  fu   pubblicato    dal    Di)R»M)i    (  Alpi    Grare    e 
Pi'nniDe  pag    Ml  ") ,  ma  coropendialo,  e  per  tpianln  sembra  Ofsai  scorrcllo. 


35") 
urUis  funil.itft,  per  hoc.  n;)siriini  regale  pi-aeceplum ,  prout  iiistc,et  !<•- 
giilitcr  valeiniis ,  cnn(iriii:>imis,  qiieiniiilinodiim  a  tcrlio  Ollionc  prae- 
ceplali  auctoritatc  confirmala  sum  omnia  <|uac  ciilcm  ven.  loco  donata 
collala  el  oblata  sunt  tam  lart^illuo  dono  bonac  memoriae  (laminae 
Adeleidac  Iraperalricis  quam  ctiam  ali<jua  inscriptione  cliartarum  alic- 
riim  iiominum.  cum  caslvllis  villis  ciirlibus  cappellis  oratoriis  niansis 
eampis  vlncis  pralis  pascuis  siluis  montii>us  uallibus  planieiebus  aquis 
aqiiarumque  dec\irsibus,  piscationibus,  molendinis^  terris  cultis  ct  in- 
cultis  ripi«  poKubus  Kcnis  ancillis  aldionibus  aldianis  venim  etiam 
euin  omnibus,  de  quibus  von.  Coenobium  iiisle  invcstitumni  habct 
vel  halmil  ex  ea  die  qua  serenissima  quondam  memoral;i  Adeleida  mi  - 
nachos  ibi  consliluit.  confirmamns  ([uidem  el  firmissima  traditione 
largimiir  cidem  monastcrio  S.  Salvatoris  monastcrium  S.  Anastasii  cum 
onjiii  s\n  pertincniia  una  cum  curtc  Ollana  (1),  Monticelli  Erboria 
Barsihilia  Frisinaria  (2)  Rivum  Cervinum  terram  de  pclro  Albcsatio 
lerram  quam  lentiil  Lintaldus  cum  manzo  de  Belinzuna  Tulianum  Ca- 
storianum  Caucomate  Vergimini  Gebcrlascum  cum  distrielu  duoruni 
milliarium  in  circuitu  Viridarium  prope  Palatinam  porlam  ,  el  S.  losilam 
cum  (S)  omnibus  perlinentiis  suis  el  adiacenliis  lam  infra  civitalem  Ti- 
cinensem  quam  extra  praUim  rcgium;  insuper  monastcrium  S.  Dei  Ge- 
nilricis  Mariae  in  loco  Pomposa  dicto  constructum  el  omnia  quae  in 
(".omaclo  eidcm  raonaslerio  pertinent  infra  caslrum  seu  extra  tam  in 
Rcda ,  quam  in  Quinta  Corva  Cer^'ino  Figariolo  (4) ,  Zonzadega  Zon- 
zano  Scminiano  et  omnes  Salinas  ct  ollveta  vel  omnia ,  quae  ad  iam 
dictum  monastcrium  S.  Dei  Genitricis  Mariae,  vel  ad  alia  loca  omnia 
quae  ('.oenobio  S.  Salvatoris  D.  N.  I.  Cliristi  pcrtincrc  videntur  tam  ibi 
quam  in  caeteris  aliis  locis  uccnon  el  Arraentaria  et  Blondi  cum  per- 
linentiis ineffabilibus  illi  in  proprium  corroboramus.  Praccipientcs  ilaquc 
iubemus  ul  nullus  Episcopus,  Dus,  Marcbio,  Comes,  Vicecomes,  Ga- 
staldius ,  nullaque  regni  nostri  persona  magna  parvaque  de  rebus  mo- 
bilibus  sivc  immobilibus  sive  de  qualibel  terra  devcstire  idem  niona- 
slerium  sine  legali  iudicio  praesumat.  Sancimus  insuper,  el  hac  no!^lra 
regali  aucloritate  concedimus,  ul  si  conligeril,  quod  soepe  eontingit 
quatenus  Abbas  praenominali  monasterii  buius  lucis  habilaculuni  dese- 
rat  liceat  monachis  ex  sinu  eiusdem  Ecclesiae  quern  meliorcm  vide- 
rint  eligcre  in  patrcm  omnium  Episcoponmi  vel  omnium  morlalium 
contradictionc  rcmola  nee  fas  sit  alicui  monaclio  ex  alio  nionaslerio 
ad  id  iransitum  facere  sine  voluntate  monachorum  ibi  Deo  servienlium 
in  perpetuum .  Si  qwis  autem  huius  nostrac  promulgatae  aucloriialis 
el  praecepti  violator  extitcrit  sive  praedicto   S.  Salvatoris  minorationrni 


0)  Olona.    , 

(S)  Herbaria,  Basiligntia,  Frixionaria. 

(d)  S.  loanais  silom  cum. 

(4)  Quiata  terra  Coruioa  Tignriolo. 


356 

facert-  aul  in  castcUis  villis  vol  in  quibuslibct  locis  cius  ;iribcrj,'arc 
placitum,  sine  eiusdcm  Coenobii  Abbatis  iussionc  ullatcnus  tenerc  aut 
aliquam  angariara  publicam  functioncm  aut  teloncuni  cxtorqucrc,  aul 
tollcre  vol  monaclius  de  aliqua  re  pracsuinpserit  moleslaro,  soiat  so 
ooinposilunim  auri  cocli  libras  mille  mcilictalcm  caniorac  noslrar  ac 
nie«liclalcm  Abbati  eiusdcm  monaslcrii  qui  pro  tempore  fucril  ot  in- 
super  quod  ei  dcterius  est  cum  luda  traditorc  Domini  Salvatoris  nostri 
in  oaiiis  nomine  iam  dictum  Monastcrium  conslructum  est  acternis  do- 
pntabitur  incondiis.  Ut  autem  verius  credatur  hoc  praeceptum  nostra 
auctoritale  pci-actum  praosentom  paginam  roanu  propria  ct  nt  infra 
loborantcs  sigilio  noslro  iussiraus  insigniri. 

B.  S  Signura  D.  Arduini  regis  invictissimi 

Gunibcrtus  Cancellarius  vice  Petri  Cumani  Episcopi  Archicancellarii 
recognovit. 

Dat.  X.  kal.  martli,  Anno  Dominicac  Incarnalionis  1002.  Anno  D.  Ar- 
duini regis  primo.  Actum  in  Papiensi  palatio  felicitcr.  Amen  (]). 


\.  22.       Privilegium  Arduini  regis  Andreac  Laiidcnsis  ojiiscopo, 
In rniicciaDM  eiusiiuc  succcssoiibus  concessum. 


in>itnim  p.  17 
.\ri    llX)i. 


In  nom.*  &c. 

Arduinus  gratia  Dei  rex.  Si  quis  succursu  pavipcrum,  ot  subuentione 

Ecclesiarum  sacris,  et  honorabiUbus  locis erogaueril,  procul  du- 

bio  (2)  ccntuphim  accipiet,  et  quod  maximum  est  ultam  aelernara  pos- 
sidebit.  idcoque  omnibus  sanctae  Dei  Ecclesiae,  noslrisque  fidelibus 
praescnlibus  scilicet,  alque  futuris  notum  esse  uolunuis  tenore  praosen- 
lium,  Bertam  uidclicet  dilcotissimam  coniugem  nostram  adiisse  clemen- 
tiam  deprccantera,  quatenus  ob  amorem  Dei,  et  nostrarum  pariler  re- 
ilemplioncm  animarum ,  (.j)  nostrorumque  parentum.  filiorum,  per  no- 
stri praesenlis  paginam  concedereraus  Episcopalui  I.aiiflcnsi,  ubi  Andreas 
uenerabilis    Episcopus    pracsulatur,    omncm    reditum    a\n-i   (4)   quod    in 

amne  lovalur in  toto  dominio  (5)  Castellorum  Canaiiesi ,   et  Gal- 

gagnani.  qyi  redditus  pertinere  uidentur  Camerae   nostrae.  Nos  .niitem 


(I)  I-'orif^inalo  di  queslo  documento  csistc  in  Milanu  iietrarch.  diplomatico  (scaff. 
n  9.  lav.  n  93.)  e  tionp  I'lnd.  XA',  che  manca  in  MaroariIVO,  la  quale  cnrrispnndc 
perfettamcntp  coiPanno  1002. 

(9)  I'rocul  duluo a  l)co,  ct  qnod  maximum  etc.    (ap     lI<;nF.i.i,i  II.  .S    I    it. 

col    6f>I.) 

(3)  Noalrurumqiic filivruro,  per  nosiri  Pr«*copli  paginam  etc.  (ib  ). 

(4)  Quod  in  arano  Icvatur  elc.  (ib  ). 

(5)  Ca^tellnrnni  Caveoaci ,  cl  cic.  (ib.). 


357 

paupcrlalcm  praeratac  Ecclcsiac  Lnudcnsis  in  (1)   aui;umcntuin 

consiilcnintcs ,  iiisl;io  pratlibiilac  llerlac  n-ginau  <lulcissiraaf  coniii-;!!. 
picctis,  alipiu  uolunlales.  I'cr  banc  noslri  praeccpli  pasinam  proul  iusU- 

hoc in  siipraciictis  ripis    Icuatur   per   tola   conlinia  piacdicloruni 

('.aslfllonim  cum  omni  districtionc.  onlinatione,  ilcftnsionc  (k-  nosli-a  (i. 
rogia  ajiclorilalc  Episccpaliii  l.aiulcnsi  concrdinms,  donanius,  ct  pro 
ai'tiTnis  Icniporibiis  bal)c-n(ltin]  largimiir.  Cnnclorum  if{;iim,  uniniumqui' 

honiinum  (3)  conlradiclionc  lomola Si  quis   contra    banc    noslri 

pracccpti  donationem  insurscre,  alque  contrancnire  tcntaucrit  actcrnac 
se  gebennae  uinculo  astiingatur,  aut  si  uiolaueril  mancnsscs  mille  mv- 
dictatem  Camcrac  suae  (4),  el  medictalcm  praediclae  Eccltsiac  Laudcnsl 

''cbitae et  ut  hoc  nostrum  pracceplura  scriberc.  nostroque  sigillo 

iussiniiis  insigniri. 

Signum  R.  S.  Arduini  Ser.™'  el  Invicl.""'  regis,  ego  Eribcrtus  (^an- 
ocllariiis  uice  Petri  (^umani  Episcopi,  el  Arc\iicanrcliarii  reeognoui.  Dat. 
&c.  in  palalio  Episcopatus  Laudensis.  Anno  Incarnalioiiis  l)oni."  Mil.  bid." 
XV.  «n.  d.°'  Arduini  ser.  regis  regnanle  prime. 


N.  2-3. 

Dagli  Annali 
sacr.dclla  Ch 
di    Como   del 

P.TATTl(Mil. 

1683,  3  v(. I.  Id 

4."  )    Decade 

seconda   (.    i. 

p.  blT 

ExtatiDl.diul 
cpisc.  ISovoc. 

An.    1003 
die  95  marl 


Arduini  Italiac  reg:is  diploma  quo  Petro  Cuniano  ciiistopo, 
casliuin  Bcrizonae  {Bclinzona)  cum  omiiilms  pubiicis 
ledditibus  concedit. 

In  nom.'  s."'""  el  indiv.  Trinitalis 

Arduinus  Divina  fauenle  dementia  rex.  ^otum  sit  omnibus  fidebbui 
nostris,  quia  interventu  Bertae  reginae  nostrae  dilectae  coniugis,  pro 
Diuino  rcspcclu,  el  pro  salute  nostra,  el  profiagatione  regni ,  el  pni 
rcinedio  aniinae  nostrae  decbmus  in  integrum,  el  in  perpetuuni  Sanclo 
Abondio  oninem  illam  partem  de  caslro  Brizona,  quae  ad  iioslram  pu- 
blicam  pcrlinuil,  lam  inlus,  quam  foris,  cum  omnibus  appendiriis  suis. 
cum  mercalis,  teloneis,  scruis,  el  ancillis,  aldionis,  ct  aldiabus,  cum 
omnibus  publicis  redditibus,  et  functionibus,  cum  ipsa  quoque  porta, 
quae  publico  usui  baclenus  deseruiuit,  ul  libcre,  secure,  el  (piicle,  pa- 
cificc  cum  orani  poteslate.  Et  Pclrus  Cumanus  Episcopus  pro  iiitegritatc 
suae  fidei ,  el  purilatc  seruitii,  cl  omncs  sui  successorcs  Iial>e3nt,  te- 
neant,  et  quicquid  iioiuntas  coram  dccreucrit,  ad  cullum   Diuinum  Ta- 


( I )  In  anpuncntnin oonaideraDlet  juxU  pnclibttae  Bcrtac  rrginac  dulcusimai' 

coQiugis  prccoB  alque  ToloDlales ,  per  lianr  eU. 
(S)  Regia Laadensi  conccdiiuus  etc. 

(3)  Conlradiclionc Si  quis  etc. 

(4)  f '  nostrae 


N. 

2i. 

■hid. 

p  819. 

Ki  eotl.  tabni. 

An. 

1(105 

.lie  SJ 

inarlii. 

ciant.  Quia  prjcJictuiii  castrum  Berizona  cum  omnibus,  quae  ad  illud 
aut  intus,  aut  foris  pcrlinuerunt,  a  noslro  iurc,  el  dominio,  cl  ab  omiii 
publica  rcpclitione  in  ius  ct  dominium  S.  Abondii  omnino  ti-ansfundi- 
mus,  dodimus,  dona\iimus  ul  absque  publico  respeclu,  ct  sine  onini 
ulla  inqni(.'l;\tione  publica,  omnia  supra.scripla  pcrlinenlia  cum  sciuis, 
et  ancillis  iam  tcneant,  iudicent  ct  ordincnl,  sicut  caelcra  loca,  quae 
ante  centum  annos  Ecclesin  S."  Abondii  acquisiuit,  ct  tcnuit.  Deeet  eiiini 
regno  nostro,  ct  incrcmentum  dc  biis,  quae  Dcus  dedit,  Deo  dare;  et 
ci  honorcm  retiibuerc,  qui  gratis  houorat,  et  a  quo  omnis  honor  pro- 
cedit.  Quod  ergo  Deo  dannis,  de  suo  est,  et  quod  cius  Sanctis  confe- 
rimus,  Dei  dono,  ot  sanctorum  precibus  rccepimus.  Honorcraus  ergo 
sanctos,  ditcmtis  loca  sanctorum ,  ut  ipsos  apud  Dcum  adiutores  habea- 
mus,  et  intcrccssores.  Per  hoc  enim  predeccssorcs  nosli'i  multum  Deo 
placuerunt.  Per  hoc  cl  nos  speramus,  el  uilae  salulcm,  el  rcgni  .nigu- 
mentum,  et  pacis,  piospcritalisquc  honoreui .  lubcmus  igilur.  ul  nullus 
Dux,  Marchio,  Comes,  Vicecomes ,  nullus  Latinus ,  nullus  Teuionicus. 
nulla  regni  nostri  magna,  uel  parua  persona  deinceps  de  praediclo  casiro 
Bcrizona,  aut  de  aliqua  eius  pcrlinenlia,  aut  intus,  aut  foris  ullo  tem- 
pore per  aliquod  ingrnium  sc  intromittere  audeat,  nee  unquam  Eccle- 
siam  sancli  Abondii  disucslirc  praesumat,  aut  Pctnim  nostrum  fidclissi- 
mum  Episcopum  Cumanum  aut  ullum  eius  successorem  inde  inquietarc, 
molestare,  aut  per  ullum  placitum  fatigare  contendat,  et  prae.sumat.  Si 
quis  aulem  fecerit,  millc  libras  coctissimi  auri  componat  mcdictatem 
nobis,  ct  S.  Abondio  alteram.  El  hoc  praeceplum  omnibus  lemporibus 
in  sua  maneat  firmilale.  Quod  ul  credalur  uerius,  conseruclur  diligen- 
tius,  hoc  praeceplum  scribi  iussimus,  manu  nostra  firmavimus,  et  no- 
stro sigillo  insigniri  praecepimus.  m;^ii>  J'T  -iJ-hlro  joi  iiii...,;i/ri  3  : 
Signum  Domni  Arduini  serenissimiet  iMvictissi'mi  regiis 

Cobertus  Canzellarius  vice  Petri  Cumani  Episcopi,  el  Arcbicanzellarii 
recognovit. 

Dat.  octavo  kal.  aprilis  Anno  Dominicae  Incarnationis  millesimo  sc- 
cundo  Ind.  v.  Anno  vero  Domni  Arduini  regis  regnante  primo  actum 
castro  Montigio .  feliciier  Amen . 


Privilegiuin  Ardoini  regis  quo  clero  Comensis  ecciesiae 
Clusas  et  Pontem  et  coiuitatulum  do  Clavenna  conJirmat. 


In  nom."  S."  et  Indiu."  Trinitatis 

Arduinus  Divina  fauente  dementia  rex.  Si  Sanctis,  ac  uenerabitibus 
Christo  dicatis  locis,  Dcoquc  seruientibus  nostrae  scrcnitalis  munus  con- 
ferimus,  per  quod  eorum  religio  sublimatur,  procul  dubio  eredinuis 
aput  omnipolcntem  Dominum  undique  remunerari .  Quapropter  omnium 


35y 

sanctac  Dei  Ecclesiae  ridclium,  nostrorumquc ,  pracscnlium  scilicet,  ac 
I'ulurorum  conipcrial  iiuUistri:i,  qiioniuiii  Derla  rc{;ina  nostra  dilccta 
coniux,  iioslri(iuu  rogni  consors,  pictalis  nostrae  ccliiitudincni  pcliil,  iit 
pro  scnapitcrni  rctribuloris  ainorc ,  cl  salute  animae  nostrac,  omnium- 
ijue  parcnlum  nostrorum  sanclae  Cumanau  Ecclc&iau  },'if},'i,  tarn  tie  (iii-- 
<linc,  quainquu  omnium  saccnioliim  cunclonim,  ncl  ticricoriini,  cui 
fautore  domino  I'clrus  ucncramlus  I'oiitifcx  piaci'&se  uidctiir,  (Juslis,  el 
Ponlom,  el  comitaliilum  iuris  nustri  do  tlavonna,  cum  omni  rcdditu . 
ct  exhibilionc,  ct  distiiclione,  quae  usque  modo  ad  partem  Kcipublicac 
inde  cxigi,  cl  exirc  solcbat,  doinccps  perpelualiliT  possidendum  con- 
firmare,  conccderc  di^naiemur.  Ouonim  quia  latam  prospcxinius  po- 
stulalioncm,  eorum  precibus  libunlur  acquicuimus,  conci-denles ,  alqiK: 
confirmanles  iam  dicto  sanctac  CAimanuc  Ecclesiae  gregi ,  tam  dc  (Sar- 
dine, quamquc  omnibus  sacerdolibus ,  pracfatas  Clusas,  ct  Ponlein,  ct 
comitaluliim  de  C.lavcnna,  cum  omni  reddilu,  cl  cxliibilionc,  cl  distri- 
ctionc,  cum  omnibus,  quae  ad  publicum  cxindc  sului  possuni,  omnia 
in  integrum  conocdimus,  ct  pcrdonamus ,  alqne  cunlirmamus  cii'em 
sanctac  Cumanae  Ecclesiae  grcgi,  tam  de  cardine,  quanique  omnibus 
sacerdolibus,  sicut  hactenus  iuris  rcgni  nostri  uisa  sunt.  Eo  uidclicct 
ordine,  ul  suprataxalus  Grcx  sanctac  Cumanae  Ecclesiae,  caeteriquc  suc- 
cessores  sui  poteslatem  babeant,  eas  Clusas,  ct  I'onlcm,  ct  comitatulum 
tenerc  possidcre,  seu  quicquam  ex  redibitionibus,  uel  censum  facere 
uoluerini  ad  laxdcm,  ct  bonoi-em  Dei,  el  sancti  Abondii  confcssoris  pcr- 
petualiter  faciendum  ex  nostra  plenissima  auctoritalc.  lubcntes  ergo 
sanctimus,  ul  nostris  ac  futuris  tcmporibus  nullus  Dux,  Comes,  aut 
quislibet  Reipublicae  Procurator,  ncque  alia  qua  (1)  magna ,  paruaquc  per- 
sona cuiuscumque  ordinis,  aut  dignitatis,  ex  practaxalis  Clusis,  ac  prae- 
libato  Ponte,  Comitatulum,  censum  ex  biis  aliquod  subtrabcre,  vcl  mi- 
nutionem  facere  quoque  tempore  pi-acsumal.  Scd  liceat  praedicto  Gregi 
sanctac  Cumanae  Ecclesiae,  tam  de  Cardine,  quamquc  aliis  sacenlolibus, 
qui  pro  tempore  fuerinl,  iam  falas  Clusas,  ct  I'ontem,  ct  (k)milatulum 
in  integrum  ad  suorum  usum  quiele,  ct  paciiice  possidcre,  rcniota  omni 
publica  excubia,  vcl  totius  polestalis  inquictudine.  Si  vero  quod  mininie 
credimus,  contra  huius  nostri  pracccpti  statuta  quisquc  tememrius  cx- 
titerit,  sciat  se  compositurum  auri  purissimi  libras  centum,  roedietalcm 
palatiu  nostro,  cl  mcdictatcm  pracfato  Gregi  sanclae  Cumanae  Ecclesiae. 
Ouod  ul  uerius  credatur,  ct  diligentius  ab  omnibus  observctur,  munn 
propria  aunotalum  sigilli  nostri  iiupressionc  iussiraus  sigillari. 

Sigiium  Domni  Arduini  inuictissimi,  ac  scrcnissimi  regis. 

Cunibcrtus  Cancellarius  uicc  Petri  E|)iscopi ,  cl  Archicanccllarii  re- 
cognouil. 

Dal.  octavo  kal.  april.  an.  Dominicac  Incarnalionis  millesimo  secundu 
Indictione  quiiiUulLcima.  Anno  ucro  domini  Arduini  terenissimi  legis 
regnante  primo.  Actum  Caslro  Montigio.  feliciicr. 

(I)  r.'  aliqua. 


3(;.,. 

N.  *io.  Kiiisilein  Aicluiiii  roj^is  diploma  Pctro  Comensi  cpiscoixt 
ibui  (.  !»ii  conccssuiii ,  quo  pracdeccssorum  Iinpcratorum  atqur 
K,  ..,.,1  ini.ui        Repmn  privilcgia  Comensi  ecclesiae  elargita  confirmat. 


An     UMi 
ilif  i.'i  marl. 


In  nom."-"  S.'""  cl  Indiv.'"  Trinitiilis. 

Anluinus  diiiinn  faiicnte  clonienlia   rox.  Cre<liraiis    Deo   oninipotcnti 
esse  acceplum,  aniitiaoquo  saliiti  in  praescnti,  ct  in  futuro  magnum  esse 
snbsiilium,  si  loca  upncrabilia,  scruoruinq.   Dei  cocnubia  sub  nostr.i  pio 
aflfoclu  rclincrc  decreveiinius  potcslato,  et  quibus  Icmporalera  polestas 
pracbcl  tranquillilalcm,  non  ilubitanins  mcrilis,  ac  prccibus  eorum  sem- 
pilcrnam  nos  posse  conscqui  r<>licitatem.  Ideoque  omnium  sanclao   Dei 
Ecclesiae  fidclium,   nostrorumque    praescntium    scilicel,    cl    futuronim 
rognoscat  dcuola  relii;io,  quia  uir  uencrabilis  Pelrus  sanclac  Coracnsis 
Keclosiae  Praesul ,  sercnitalis  nostrae  subliniitatcm  adicns,  innolnit  pio- 
lati  noslrae,  qiioraodo  diviac  memoriae  Karolus  Magnus,  alque  Christia- 
nissimus  Imfierator,  sen  etiam.et   Ludouicus    gloiiosissimus    Aiiguslus, 
necnon  Lolbarius  Caesar,  fdiiisque  iiiius  Ludouicus  Irapcrator,  Karolits 
iloiTique  et  Rerengarius  rogcs,  dccessores  noslri  candem    sanclara    Co- 
nn'iisem  Ecclosiam,  ct  reclorcs  ipsius  una  cum  Clero,  ct   rebus  ad  so 
iusle,  et  Icgaliter  perlincnlilnis  ob  amorcm  Dei,  ct  rcucrcntiam  Beatis- 
sinii  Abondii  confessoris  Christi,  qui  ibidem  ueneranler  humalo  corpojc 
rcquicscit,  svd)  |)Icnissima  defensione  atquc  imraunitalls  luicione  afl'eclii 
denolo  relinuissenl,  unde,  ct  sacris  noslris  obtutibus  uciissimas  auclo- 
ritatcs  imrainiilatum  prae<lictorum  pracdecessorum  nostrorum  Impcrato- 
luni,  alque  Regum,  in  quibus  continebatur,  quaiiter  sub  sua  defensione 
eamdem  constituerant  Ecclesiam,  alque  singidas  quacriraonias  studio  inde 
siistulerant.diucrsasque  inquieludines  conccdcndo  submoucranl,  uidelicet 
concedendo  cum  eunctis  bominibus  eiiisdem  sanclae  Ecclesiae  ab  omni 
publico  obsequio,  uel  publica  functione  esse  immuncs.  Scd  quia  contra 
praefatas  aucloritates  reg\im ,  alque    imperatorum    usque    modo    pane 
ipsius  Ecclesiae  de  conccssa  publica  functione,  uel  redibilionc,   ct    de 
leloneo  mercati  Luani,  seu  Cumani  per  hebdomadas  aliquid  ad  publi- 
I'uni  exigebauir,  petiit  pielalem  nostram  ,  ut  ct  publicam    funclioncm 
ad  partem  telonei,  sicut  oiira  a  parte  publica  conccderemus,  ut  exacla 
fuit,  sicut  ct  dcinceps  sub  omni  integritate  praefatac  Ecclesiae  pcrpe- 
lualitcr  habendim,  quod  et  fccimus.  Nam  ct  pracdicta  pracdeccssorujn 
nostrorum  praccepta  ,  nostra  auctoritato  confirmauimus,  seu  ctiam  pi- 
scarias  cum  ripa  Laci  Cumis ,  et  Mezole,  uel  quiquid  ibi    de  comitatu 
l.euco  fuit  aliquando,  vel  fluniinum,  seu  ctiam  Abbatiam  sanclae  Mariae. 
quae  dicifur  monastcrium  uctus  quod  Lolbarius.  et  Ludovirus  impera- 
lores  delegaverunt,  confirmantes  firmas,  et  stabiles  eidem  Ecclesiae  per- 
manere  sanctimus.  Prccipienles  ergo  iubcmus,  alque  per  hoc  nostrum 
regale  praeceptum  inlerdicimus  ut  nullus  ludex  publicus,  uel  quislibet 
iuditiariap  potestatis  minister,  tarn  supciioris.  quam  ini'erioris  gradus  , 


Ml 
ill  Monasteria,  Scuodocbiu,  Ecclcsias  bupiisiualcs ,  scu  rcliquas  Ecclesius, 
Curies,  loca  ,  vol  agios,  Drolluin  cum  aruiia,  niacnia  civilatis,  scu  liii.t 
I.aci  Cuniis,  cl  Mezol^c,  i|ui('(|(iid  ihi  do  coiuilatu  Leuco  pcrtinuit,  seu 
et  fluminum  ,  et  liltorcas  posscssionus  oicuioralae  Ecclesiac,  quas  mo- 
derno  Icmporc  cum  quibuslibct  pagis,  uel  torriloriis  infra  ditioneiii 
rcgni  austi'i  iuslc,  cl  li'galilcr  possidcl,  ucl  quae  deinceps  in  iure,  cl 
poleslale  praeiibatae  Ecclesiac  Diuiiia  picliis  uolucrit  augeri,  :iut  causa.s 
iudiciario  more  audicndiis,  ucl  Ircda  exigenda,  aul  menlioiies  (1),  ucl 
paralas  raoiendas,  aul  ruleiussores  lollcudos,  aul  bomines  ipsius  Ecclesiac 
Um  iiigciiuos,  qiiani,  cl  seruus  dislringendos,  ncc  ullam  rcdibiliuiieiii 
de  liiis  usque  modo,  quae  ad  parlcm  publicam  exigcbalur,  aul  inlicita.s 
occasiones  requii-cndas,  noslris,  cl  futuris  tcnipuiibus  ingrcdi  audcat. 
nee  aiiquid  easdciii  auelorilatcs  qiiippiani  rcpclitionis  inferre  pracsumat; 
ncc  cisdem  lioniinibus  pi-acTatae  Eeclcsiae,  quod  nus  cidciu  uencrabili 
Episeopo  concedimus,  uiio  in  Icmpore  pro  qiiaiibet  funclione,  aul  re- 
dibilionis  exaclione,  ucl  excubia  publiea  inolcslare  audcat,  ncc  aiiquid 
dc  hiis,  quae  supra  meniuravinuis  ,  abslralicre,  uel  diminutioaciu  faccic 
aliquu  lempore  piaesuinal.  Nam  cl  rebus,  unde  muniinina  pcnlita  ,  ucl 
ercmala  fucrunt ,  sine  alicuius  molcstalione  pcrliemnilcr  habere  sUlui- 
mus,  Cl  Aduocatum  ipsius  Eeclcsiae  nullus  ludex  publiciis  distringat 
sine  Ejiiscopo  aul  eius  Misso,  el  suos  liberos,  sivc  scruos  nullus  Mini- 
slrorum  noslrorum  publiciis  banniscal  exlra  suani  parocliiani  ad  facicn- 
dam  iusliliam.  Habcantque  ipsi  liberi  bumincs  raeundiam  ,  cuiuscumque 
sint  natione  Qdeiussores ,  cl  sacraraenlales  ,  seu  lesles  esse  secundum 
suam  legem,  et  contradare,  clad  parlcm  ipsius  Eeclcsiae  inquisilioneni 
facerc  posse,  et  liceal  mcraoralo  pracsuli,  suisquc  succcssoribiis,  res 
pracdiclae  Eeclcsiae  suae  cum  omnibus  fredis  conccssis  ,  cl  rebus,  ucl 
bominibus  ad  se  iuslc  aspicicnlibus  Uuii  liberis,  quam  cl  seruis  suis  sub 
munitatis  defenslone  noslrae  quiele  possiderc.  Quicumque  autem  hoc 
nostrum  pracceptum  in  aliquo  uiolaucril,  centum  libras  auri  com|K)nct. 
mcdictalem  palatio  nostro,  et  mcdiclalem  iam  dictae  Eeclcsiae.  Ul  autcni 
ueriiis  credatur,  el  diligcnlius  ab  omnibus  obseruclur,  manus  propriae 
inscri|ilionis  signo  roboialum  anuli  nostri  impressionc  iussimus  sigillari. 

Signum  (  )  Dorani  Arduini  serenissimi,  ct  invietissimi  regis. 

Cunibcrtus  Canzcllarius  uicc  Petri  Cumani  Episcopi,  el  Archicanzrl- 
larii  recognovi. 

Data  viil .  kal.  April,  an.  Dom.  Incarnaiionis  millesimo  secunHo. 
Indict,  quintadecima;  anno  uero  domiiii  Arduini  regis  rcgnante  prime. 
Actum  Castro  Montigio  fclicitcr.  Amen. 


(I)  I'-  mansiooes. 


Skuie  II.  Tom.  VII.  46 


363 

N.  'i().       Privilegiuiii  concessum  Monialibus  S.  lustinae  de  Luca 
E^  ab  Ardoino  Rcge. 

roil  l.ucaiK) 
Bern  Barom 
rum  ch    orij;- 

rollaio  fii  nomine  Sanclae  el  Indhildiiae  Trinitatis .  Ardointis  diuina  faiienlv 
All.  UH)i  dementia  re.v.  Oi)iiii(u»  fdrlliim  Sanclae  Dei  Ecclesiac  noslrorutnqnr 
In^dilii  presentium  scilicet  el  fulurorum  noiterit  Uniuersitas  Berlam  nostrum  di- 
leclissimam  Conju/fem  nostre  Celsiludtnis  exorasse  clemenliam  qnatenus 
pro  Dei  amore ,  aninmrnmque  noslrarnm  remedio  Adel)'ergam  Ahhatissum 
cum  Monaclmhus  in  Jtlonaslerio  Domini  et  Salnalnris  qui  dicilur  Pri- 
sfiiino  nouni  milit;inli|jus  in  xtsxun  et  sumplnm  In  Flexo  Manenles  quin- 
que^  in  Temi>aniano  uiiiuii;  in  TaiTC  quinque  el  Sundrium  unum;  in 
Caslat/nolo  manentes  oclo  cum  domnicalo  Salinas  onirics  que  aJ  ipsuni 
|HTtinent  Monasteiiuiu  Cafagio  domnicalo.  In  Fle.xo  terras  el  uineos 
linn  omnibus  que  ad  ipsnm  perlmel  MoiMslerium ,  ct  alias  pccias  dc 
terra  que  sunt  proiic  Flc.vum,  ct  Oliuetum  quod  ibi  pcitinet .  In  pro- 
pulio  nianenlem  unum;  tii  Xebiilo  petias  de  uineis  duas^a  Cuprugnano 
manentes  tres;  in  Saftudo  manentes  qtiinquc  et  imam  peciam  dc  iiinca 
ol  \imiin  Sudrium  doninicaliini.  In  Fraca  mancnles  qii;(tiior.  \n  Piscia 
manentes  decern  cum  lerrin  et  vineis  domnicalis.  In  Rotta  Ecclesiam 
unam  cum  massariciis  tribus  et  cum  tcrris  ct  uineis  domniealis.  In  Pa- 
f^anico  Manenlcm  unum,  petias  dc  prato  tres  in  loco  qui  dicilur  Pe- 
tronaco,  el  alias  petias  de  pralo  qiialvor;  in  Tassignario  Massarium 
unimi.  In  Pctrosnano  massarios  quatuor;  in  Pulieiano  massarium  unum; 
sorlcm  unam  in  Massa;  in  Quiesa  Massaiiiim  iinum  ..  A massa- 
rium itnum  per  noslri  precepti  paginam  donare  coiicedere  confirmare  el 
corroborare  dignaremur.  Cuius  peticionibus  aurcs  aceomodantes  pro 
Dei  amore  an'imarumquc  noslrarum  remedio  prenominatis  Slonialibus  in 
prefalo  Monaslerio  Dm  Salvaloris  quod  Prisciano  dicilur  pro  tempore 
Dm  mililanlibus  in  >isum  et  sumplum  in  Flexo  manentes  quinque;  in 
T<"mpania»io  nnum^  in  Tuife  quinque  et  in  Sundrium  unum^  in  Casta- 
gnolo  manentes  oclo  cum  domnicalo  Salinas  omnes  que  ad  ipsum  per- 
tinet  Monastcrium  Cafagio  domnicalo  in  Flexo  terras  et  vineas  in  Fle.vo 
rum  omnibiis  que  ad  ipsum  perlincl  Itloiiaslerium ,  et  alias  petias  de 
terra  que  sunt  prope  Flexo,  et  Oliuetum  quod  ibi  perlinet  de  pelnieio 
manenlcm  unum  in  uacuia  petias  de  uinea  duas  a  Capragnano  manentes 
Ires;  in  Saltudo  ]tIansos  quinque  et  unam  peliam  de  vi'nea,  et  unimi 
Sundrium  domnieatum  in  I'-paca  manentes  quatuor;  in  Piscia  mancnles 
\  i-nni  Icrris  et  uineis  domniealis;  in  Holla  Ecclesiam  unam  cum  mas-' 
snriis  Iribus  et  cum  terris  tl  uineis  domnicalis;  in  Paganico  nianenlem 
iinuni  pecias  dc  pralo  tres.  in  loco  qui  dicilur  Pelronacco,  et  alius 
petias  de  Prato  quatuor.  In  Tassignano  nm.^sai'iKm  unum.  In  Polro- 
giiano  masarios  quatuor;  in  Pulieiano  massarium  unum,  sortcm  unam 
ill  Massa.  in  Quiesa  massarium  unum;  a  Caprile  tnassarium  unum 
pronl  juste  el  legnlilcr  possumus  per  Iioc  nostrum  preceptum  donamus, 
eoncedimus,  conliriiiamus  et  corroboramus  una  cum  casis,  sediminibus. 


363 

/ciTii,  iitneis,  /iivi<is,  jHistitris,  montibus  ,  uallibus,  aqtiii,  (i</uarun)(|uc- 
dcciirsibus,  molciulinis,  piicatiunibiis,  scrvis  cl  ancillis,  aldis  cl  aldiahus 
omnibus  rebus  mubilibus  cl  immobilibus  cum  omnibus  ml  i>reiinminatam 
Abbatissam  pcrtinentibus  in  inleynim .  liisujicr  cliam  conccdiiiius  ft 
confiimamus  per  banc  noslri  [irecepli  pa^inam  alque  inuiolabib  au- 
ctorilate  nl  quandocumiuc  ^Ibbatissnm  de  ipso  Vonastcrio  ex  bac  luce 
migravcrit,  qiialcm  dif;niorein  ac  meliorcm  nobisquc  (ideltrn  inlor  se 
ipsa  oongrcgalio  cligcro  uoluerll  Jbbiilissam,  licentiam  habeant  eligenili 
ac  faciendi  Abbatissam  ca  scibccl  ralionc  qualenus  Monacbc  in  jam  dido 
Monjslerlo  pro  tempore  Deo  mili7«»i(es  jn-o  nobis  alijiif  snccessorttm  nostra- 
rum  Dom7i  misericordiam  exorarc  ualcanl.  I'n-cipienlcs  ilaquc  jubcmus 
ut  nulUis  Dux,  Marcbio,  Arcbiepiscopus,  Episcopiis,  Comes,  Vicecomes, 
ucl  abqucm  Repii  noslri  nwgna  paniaque  persona  p-edicto  Monuslerlo 
dc  jam  nominatis  rebus  disuestirc  ,  inquiclarc,  ucl  diminoraro  auileat. 

Si  quis  aulem  buius  noslri y'loUilor  exiileril ,    sciat    se    comimsi- 

tunun  auri  optimi  librns  centum:  medietatcni  Karaerc  noslie,  et  me- 
diclalcra  Abbatisse  atque  Monacbabvis  in  supradiclo  Monastoio  Dm  mi- 
litantibtis.  Quod  ttl  uerius  credtUur  diligenliusipie  ab  omnibus  obscruetiir 
manibus  propriis  subtcr  firmauimus  ct  sigiUi  nostri  impressione  inferitis 
eum  sigillari  jussimus 


Signum  Domini  Ardoini  ^ 


M 


regis 

(Locus  sigilli  cerei  deperditi) 


Cunibertus  Cancellarius  uice  Petri  Cumani  Episcopi  et  Arcbicancel- 
larii  recognouit 

Acta  XI  hah  scttembris  anno  Dominice  Incantalionis  Mill,  ii:  Indict. 
Til:  Anno  vero  Domini  Ardoini  Regis  Primo.  Actum  Papiac  in  Dei  no- 
mine feliciter  Amen  (1). 


(I)  Qaeslo  documcDlo  finora  iocdito,  vicn  ricordalo  dal  FioBENTiM  (Afrmone  Jctia 
Contessa  Malitde ,  cdh.  del  M*NSI  lib.  v.  p.  9.):  ojso  c  prcijicYulc  porclic  icrvc  di 
rii^posla  a  coloro,  i  qaali  prelescro  clic  Ardoino  non  oslcndessc  la  sua  potroza  regale 
lino  alia  Toscana.  lo  nc  cbbi  dapprima  copia  dall'ori(,'inalc,  per  meuo  del  Conic  Sai\di 
(Ii  Lucca,  die  corrispose  genlilmenle  alia  ricUiesta ,  ch"io  gliene  faee\a  porgere  nel 
1838  dal  Marchese  Felice  di  S.  Tom.maso,  piovane  di  mollc  speranie  del  quale  nra 
raramcnliamo  luUi  con  dolorc  la  perdila.  Nel  IS-IO  lornando  io  da  Roma  uc  presi 
ropia  novella  nell'archivio  del  monaslero  di  Sania  Giuslina  ne'Ser>i,  di  I.urca.  Ma 
I'una  c  I'allra  copia  erano  assai  mancbe  ,  perocclie  I'originale  e  in  pcssimo  slalo. 
Kinalmcnto  dal  sijjnor  I'rof.  Abbale  Bi.M,  Bibliolecario  della  cilia  di  Lucca,  io  ne 
cbbi  una  imova  copia  nieno  imporfctta,  c  ch'cjjli  eslrasso  dal  Codicc  ms.  l.urana 
del  Baeoni  ,  compilalo  prima  della  mcla  del  secolo  scorso ,  nel  qnal  Icnipo  coDTieD 
credere  cbc  i  caratleri  del  documcnto  fossero  meno  scassali  c  guasti. 

La  parte  di  qaeslo  documcnto  ettoipala  in  ieltcrc  corsivc  i:  IratU  da  qucslo  C«dice 


364 
.N.  ti".      Donatio  Arduini  Regis    Cuniberto    Ecclesiae    vcrcellensis 
iiaiiarciiiv  ,<.        Piaeiiosilo ,  attjuc  Regis  Cancellario,    Curtis   Desianac 
u';'";.'.!::;;.       se..  Uccianae. 

13;,inMnii.  II 

r  I  I  u  crvii 

••..I  .v>()  jj^  nomine  Sanciac  ct  Intliuiiiuac  Trinilatis.  HarJoinus  .....   rniscri- 

.\ii  iiKiv       cordia  Ri-x Fidcliura  pcticionthus  adscnsum  praobcmiis  deuociorcs 

«!0S  fore  noslrac  fidclitalis  obscquio  minime Idciico  noucrit  omnium 

tidelium  sanciac  Dei  Ecclosie  nostrorumque  praoscntinm  ac  fuUirornm 
nouoril  solerlia  qualiler  intcnicnlu  ac  pelicionc  Berlac  dilccti.ssiraac 
consorlis  rcgni  noslri  per  hoc  nostrum  praeceptum  prout  iusto  ct  le- 
f;alilcr  possumus  confirmando  corroboramus  ct  confirmamus  Cuniberto 
Verccllensis  Ecclesiae  preposito  atqiie  noslri  cancellario  eurtcra  Desia- 
nam  sibi  iure  proprietario  perlinentem  cum  Castro  ct  Capclla  ibidem 
consistenlc  uua  cum  mansis  terris  uincis  pratis  pascuis  siluis  molendinis 
aquis  aquarum  decursibus  piscariis  omnibusque  que  dici  vcl  nominari 
possunt  ad  ipsam  Corlcm  aspicientibus  in  integrum  ucrum  etiam  con- 
cedimus  atquc  donamus  ipsi  prefato  Cuniberto  omnc  publicum  deslri- 
clum  mercata  Telloneum  atquc  Sagumum  curaturas  onincmquc  publi- 
can! redibicioncm  quam  infra  Dcsianam  uillam  pars  publira  exigcre  aut 
spcrare  potuerat ,  aut  dcflbiis  iuxla  ipsam  uillam  usque  ad  unum  mil- 
liarium  in  circuilu  do  Comilatu  ucrcellcnsi  haetenus  pcrtincnlem .  sta- 
luentcs  omncs  querelas  et  intencioncs  omnium  bomintira  in  ipsa  uil!;i 
degentium  et  liabitantium  ul  ipse  Cunibcrtus  noslri  Canccllarius  suique 
heredos  aut  cuicumque  ipse  dederit  noslri  cxistcntcs  missi  ita  deffiniant 

legaliter Comilis  palalii  ibi  adcssct    presentia.    Predictum    igitur 

dislrictum  oranemque  publicam  functioncm  Desianc  villc  sicul  superius 

I'icimus praefati  Ctmibcrti  ius  et  dominium  oranino    fransfundi- 

Mius  atquc  delegamus  ul  ipse  suique  beredcs  ucl   quibuscumque 

aut  (irmilerque  possideant  iure  perpetuo  atqre  onuiium  liominum  ron- 
tradictionc  remota.  Precipicnles  igitur  rcgali  iubcmus  potcsta 


del  B4BON1:  il  rimanenle  in  caratteri  soliti,  si  lepRC  tnUora  ncH'originali'  I.*  «ot« 
cronologicho  concordano  con  quelle  clie  ci  da  il  FlORENTINi  (loc.  oil.) 

Multi  aUri  cunsioiill  diplomi  fiirouo  cei'tamente  concessi  da  Ardoino  in  qucll'uono 
i(f)i  ma  o  soiio  perduli ,  o  giacciono  luUavi.i  scpolli  in  ([unlclie  arcliivio  piibLlico 
o  privaln.  Cosi  ollre  i  molli  rlio  cila  il  RovELLi  (passim)  nella  sua  floria  rli  Ccnii, 
come  esistenli  DcirarchiTio  di  Sanl'Enferaia  dell'Isola,  nnleverao  qncllo  chr  riccrda 
il  SiGONio  {Dc  regno  halitic  lib.  Mil  col.  4^1.)  dato  da  Ardoino  a'  canooicidi  Modcna, 
.*e  pure  aoo  fu  conccsso  ncl  11*03,  del  quale  non  feci  ncmmeno  pruva  di  aver  copia. 

Anchi?  le  carle  puliMiclic  inlitulavansi  dovunqiie  ad  Ardoino  re,  in  qnclPanno  in 
iullo  il  rcamc;  fra  I'allrc  una  carla  di  Milano,  citala  dal  (lioliNI  (Mem  di  Mil. 
P.  .1.  p  ^.)  porta:  yfnhiriui  gr.  D.  rex ^  anno  regni  eius  primo^  tertiodccimo  kal. 
Julias,  tnd.  quinlailrnma:  allra  di  Placenza  no  rcca  il  Campi  (  sloria  cccl.  di  l*la- 
rpoia  I.  t.  p.  497.)  del  roesc  di  giugno ,  slesso  anno:  allra  ancora  Icggcsi  ncU'arcli 
eapilolarc  d'A.nli  al  n.  15  del  21  ni3i![;io  1032,  Jctum  in  Loco  PMici,  cioc  Piobesi, 
Inrra  preis^  Torino,  la  quale  dlmoslra  chc  rel  ccmilalo  di  Torino,  I'autorila  regia 
di  .Ardoino  era  riconosriula. 


365 

Archicpiscopus  Ei.iscopus  Dux  Marchio  Comes  Vicccomcs  nnlhiqtip 

irHni  noslri  mapna  paiuaque  persona  iamdiclum  Cunibtrl.im  prcposiluiii 

suosque  licredos  ucl  cos  qiiibus  .le <lc  prelihatc  uillc  .lislricto  Tclo- 

nco  curatura  Segumo  uol  <lo  omnibus nari  (1)  possum  ad  noslrc 

regie  polestatis  hire  pcrlininlibus  uMpie  ad  unum  milliarium  in  circuilu 

inquielare  molestare  tcI  .lisueslirc  presuniat jgitur   huius    noslri 

precepti  slatulum  aiiquando  iufringcrc  aul fueril   sciat  sc  com- 

posilurum  auri  oplinii  libras  mille  me.liclalera  eamere  noslrc  et  me- 
dictatcm  lam  dicto  Cuniberlo  preposito   et   noslri    Cancellario   eius<iue 

'"■ 0"<«1  "'  "Cius  credalur  .liligentiusque  ab  omnibus  obsenielur 

raanu  propria  prescntem  paginam  conlirmantes  sigilli  noslri  impressione 
inferius  iussimus  sigillari. 

Signum  Domini  Hardoini  serenissimi  [monogramma  et  inuiclissimi 
regis  (siV/iV/o)  (2). 

Episcopi  ct  Arcbicancellarii  recognouil. 


N.  28.       Ardoini  Italiac  Regis   concrssio  Tlieodeveilo    Iporediensi 
Ei  coiiciia...       Diacono,  pro  iuribus  vallis  Clivitanac. 

instrum 
OD.  Comiluin 
V'alperjjiap  Je 

Maxin.i  In  nomine  Sanctae  ct  Individuac  Trinitatis. 

An  IOO:i    M  Arduinns  diuina   fiiucnlc  gratia  inuictissimus  rex.  Si  aileuntibus  digne 

poslulala  largimur  praccipue  eonuenit  ut  noslrac  dileclissiraae  coniugis 
Bertae  poslulationibus  (3)aeclinemus.  Ouocirca  omnium  fidelium  sanctae 
Dei  Ecclesiac  nostrorumque  praescntium  et  futurorum  nouerit  industria. 
qualiler  inleruenlu  dictae  nostrae  amatissimae  eoniugis  Bertae,  el  Petri 
Pontificis  Curaani,  noslrique  praeslanlissimi  fulelis  Teudeuirlo  (4)  sanctae 
Iporiensis  Eeclesiae  diacono  conecdimus  ct  donamus  Cuitem  de  Oreo  (5} 
quae  olim  Curtis  Regia  nominabatur  nunc  vcro  ab  loci  (6)  incolis  sancti 
Georgii  casiru^  appellatur  in  comilatu  uidelicet    Iporiensi    Reiarescn- 

sem  (7),  ct  uallem  ctiara  supra  niontem  quae  clan'iis  dicitur  (8) 

eidem    Tcdeuerlo    leuitac    simibtcr    largimur  ,    cum    omnibus    illarum 


(I)  f.e  wominari 

(J)  Mancano  m>lla  ropia  aulcniica  di  ijuesla  carta  (R.  areti.)  le  note  cronolu^icbr 
>«ila  pubblicaziiioc  fallaiip  dal  (iiirntNorf  (Itibl.  Srbns.  cent.  u.  cap.  xi.)  dopo  Ir 
firnic  lc(;gcsi:   «  Daliini  anno  liiraraaliflnis  linmioicac  1(X)3.  » 

(3)  Libonlisslinr  acrliiiemur  (  If.  P.  M.  lom.   1.  col.  356.). 

f4)  Tedcuorln  (ib.). 

(5)  De  Oreo  pluriiiin  quae  (ib  ). 

(6)  IIIIqs  iurnlis  (ib.). 
(1)  ReiacrnlrrD  (ib.). 

(8)  Qunp  cliois  dicitur ("'  )■ 


36G 

p'rliiicnl'iis,  ct  a;liacciUiis,  scilicet  (1)  caslcllis  plurimis  ,  capellis,  uiliis, 

monlibus,  alpibus,  uallil)iis pasculs,  siliiis,  aslasscriis  (2) ,  casta- 

lu-lis ,  ripis,  nipinis,  paludibiis,  atpiis,  aquariimque  dccuisibus,  ler- 
miiiis,  accession ibiis,  forcslri  (o)  in  prae;iicto  comitalu  coiisistenlibus, 

nee  non  etiam illis  AUlionibus  (4),  el  Aldianis,  omnibiisque  re- 

busquc,  rebus  mobiiibiis ,  el  immobilibus  in  inlegnim.  Insuper  Iribui- 
mus  supradicto  Lcvilac  Tcodcvcrii  (5)  omnem   disiricUini,    mcrcatum , 

teloneiim  ,  cuslatiiram  (6) rcdditionibus  (7)  ad  camdem   cortem  , 

et  (8)  ad  praefalam  valle-^  pcrlincnlibus ,  cl  do  nostro  iure  ac  dominio 
in  ciiis  ius  et  dominium  transfundimus,  ac  dclcgamus:  eo  uidclicet  cui 

dedcrit  vcl  (9) animus  eorum  decrcvcrit    voluntas    faciendi    sine 

pubiica  molcstacionc  ac  omni  conliadictione,  vel  faligacione  funditus 
remota .  Si  quis  contra  banc  cartam  concossionis,  ac  donationis  uiolator 
exlitcrit,  aul  frangcrc  tcniauerit,  scial  se  compositurum  auri  cocti  libras 
ducenlas  (10),  nicdiclalein  Camerac  nostrae,  ct  medietatem  Tcdeucrto 
Icultac,  ucl  qui  Cbai-luiac  dederil .  Quod  ut  ucrius  crcdatur,  diligen- 
tius  (11)  ab  omnibus  scrvclur,  manu  propria  roboranlcs  sigilli  nostri 
impresslone  fieri  iussimus. 

Signum  Dm  Arduini  Scr.""  et  Iniuct.""'  regis. 

Cunibcrtus  uice  Petri  Cumani  (12)  Arcliicancellarii  recognouit,  fet 
scripsit  anno  Doni."=  Incarnationis  mil  (13).  Actum  Papiac  in  Ticinensi 
palatio  feliciter  Amen. 

{monogramma)  (14). 


(I)  Cum  (11.  P.  M.). 

(J)  Aslallareis  (II.  P.  M.). 

(3)  I'oreslibus  (ut  s). 

(4)  (Giiaslo  nell'Ucn.  Cno  allc  Crme  1.  c.)  illis  Aliliones  et  aldiancs  omnibusqnc 
rebus  mobilibus  et  immobilibus  io  integrum.  Insuper  (II.  P.  M). 

(5)  Tcdeuerlo  (II.  P.  M). 

(6)  Cnraluram  (II.  P.  M). 

(7)  Reddibilionibus  (II.  P.  M.). 

(8)  Vcl  a  J  pracfalas  ^alles  (II.  P.  M.). 

(9)  Dodcrit  aut  proprictarii  iurip  inde  cartam  fecerit  habeant  Icncanl  &rmilcr(]ue 
jiossideant,  silqne  cis  facultas  ucndcndi  lenendi  pro  anima  iudicandi  donandi  vel  ani- 
mus eorum  etc.  (H.  P.  ^I.). 

(10)  Duccnli  (il.  P.  M). 

(II)  Diligontiusque  ab  omnibus  (d)seruclur  (II.  P.  M). 
(I J)  Episcopi  (11.  P.  M.). 

()3)  Indict,  prima  anno  vero  domni  Arduini  regis  inuictissimi  regnanlis  primo 
(sccuodo)  (Lcn.  et  II.  P.  SI.). 

(14)  Di  qucst'anno  1003  un  nuovo  diploma  dato  da!  Re  Ardoino,  nnta  il  Rovf.i.li 
(St.  di  Como  part.  2.  p.  '79.),  csislcntc  nel  f;ia  citato  arcbiyio  di  Sant'Eufemia  dol- 
risola  Allro  ancora  ne  rita  (ibid.  p.  Lxxxv.)  dello  stcsso  anno  ,  nieiise  decintbt . 
Ind.  i.  Dal.  in  Vrbc  Cumana.  Da  una  carta  privata  (nellarfh.  Capit.  d'Asti  ,  lurn 
Capituli  lib.  1.  n.  12.)  \rdiamo  cbe  Asti  riconosccva  scmprc  come  re  Ardoino.  In 
altra  deirarch.  diplomatico  di  Mitano  leggesi;  In  nom.  V.   Dei  et   Siti^'M   niri  I.  Cft.^ 


3(i7 

N.  29.  Odelricus  Cremoncnsis  Episcopus  in  phicito  Cremonensi 

MuAAT  ab  Adelclmo,  (|ui  et  Azo,  inisso  Arduini  rc^'is,  impelrat 

ill  col  965  Baiimim  rcgiuin,  pro  tutela  (luaiuindain  terrariiiii  sui 

An  1001  Episcopatus. 


Uum  in  Dei  nomine,  ciuitatc  Cremona,  in  laubia  maiore  domus  cpi- 
scopii  ipsius  ciuitatis,  per  data  liccnlia  domtii  Odelrlci  eplscopi  in  iu- 
dicio  rcsidcret  Adelelmus  qui  et  Aio,  Missus  domni  .irduini  reijis , 
tingulorura  omnium  iustilius  faciendus  ac  di-libcrandas,  rcsidcntibus 
cum  eo  Adclberlus,  Andreas,  lolianncs,  item  Adelberlus,  Dominicus, 
iudices  Sacri  Palacii,  Aniizo,  Anlericus,  \\'albeilus ,  Bonizo,  tt  icliqui 
piurcs.  Ibiquc  eoi-um  uenicns  prescncia  Rolcuidus  Auocatus  ipsius  epi- 
scopio  rctulil:  Abeo  el  leueo  ad  parte  iVmi  dido  episcopio    proprielalcvt 

lielias  duo de  terra,  quas  esse  uidculur  prima  in  loco  Plciiiiuijo. 

hoc  est  pro  meusura  iusia  iujias  decvm  el  oclo.  Cocrcl  ci  ad  seras,  a 
niauc ,  a  meridic  Saitcli  Silueslri.  Secuuda  in  loco  Lanilacisca,  rl  per 
nieusura  iusta  iugias  sedecim.  Coerel  ei  a  mane  iii'a  communis  Sancte 
Marie .  Tercia  ibi  prope  est  per  tnettsura  iusla  iuqias  sex .  Coerel  ei  da 
tre.v  paries  terra  ipsius  episeopio.   (Juarla  est  in  Miilidelh  pro  mensura 

iusta  iuijias  quin Covrel  ei  da  omnes  paries  lerra  eidem  episcopio. 

Quinta  in  Dardi  Casale  est  per  mensura  iusla  iujias  quadraijinta . 
Coeret  ei  da  omnes  partes  prenominalo  episcopio.  Sexia  in  i''isidaneUi, 
est  per  mensura  iusta  iuqias  trex .  Coeret  ei  da  duabus  parlibus  prefalo 
episcopio.  Seplima  in  codent  loco  ibi  prope  est  per  mevsurit  iusla  iuqias 
iluas .  Coerel  ei  da  duabus  parlibus  cidcni  episcopio.  Octatia  ibi  non 
mnlto  longe  est  per  mensura  iusla  iuqias  seplem.  Coerel  ci  da  duabus 
parlibus  iam  ilicto  episcopio.  Nona  in  eodem  loco,  que  est  per  tnensura 
iusla  iujias  se.t.  Coerel  ci  ad  sera  Sancle  Marie.  Dccima  in  silua 
lionella  et  est  per  mensura  iusla  iuqias  sex.  Coerit  ei  da  duabus  par- 
libus eidem  rcclesic .  Undccima  ibi  uon  loiiqe,  que  est  per  mensura  iusla 
iuqcs  nouem.  Coeret  da  duabus  parlibus  prefacle  ecclesie.  Duodecima 
in  Faliximaqo,  et  est  pro  mensura  iusta  iuges  oclo.  Coeret  ei  tut  sera 
prefacle  ecclesie  ,  sibique  alii  .tun I  in  is  omnibus  coerentes.  El  si  quis- 
libet  OHIO  exinde  aliquit  dicere  uoll ,  juualus  .turn  cum  co  da  parte  iam 
dicli  episcopii  indc  ad  racionem  slandum.  ac  liqilime  fnicndo.  Et  quod 
plus  est,  quero,  ul  uos  domuus  .Jdclelmus  Missus  jrro  Dei   amore,    el 


legnaiile  J."  nuZ  Aritoiims  in  Italia  anno  sccumlo  mcme  fthruarius  Jnd.  1.'  (dmrcLbc 
dir  I.-")  Actum  in  loco  Montanicii.  Allra  cnria  Ji'll'arcli.  sudilcllo  ddla  Calledralc 
d'Asli,  porta  qucslc  nolo;  Ariloinus  gr.  JK  rex  an.  rttjni  rius  Deo  prcpilio  secundo 
(1003),  sec."  die  mensis  apr.  Ind.  l.»  Actum  in  toco  fi'ante  fel.  In  allra  dcllo  stcsso 
archivio  leggosi;  Ardoinus  gr.  D.  rex  dr.  un.  secundo,  sexto  die  mensis  madii  Ind  5  ■ 
iitum  in  Castro  ^ovo  (jui  dicitur  Sup.  Belbo. 


3C8 

uiiime  Avduit.l  riijis  mctceihm,  Baniiiim  da  pars  reiji  mitUilis ,  ul  >iiillii.\ 
OHIO  de  itfi'diclis  rebus  prfitumiiinto  rplscoiilo  sine  leijali  iiidlcio  disiie- 
slire  uudi-ad.  Cum  'use  Auocaliis  tjililor  rclulisscl,  Uinc  ipse  Ailelclmus 
|>i-o  Doi  aniure  cl  aninie  Doinni  regi  Uninuim  da  parte  eitis  misil  in  m«n- 
cosos  aitri  miUe,  ul  luillus  onio  picnoniinato  cpiscopio  tie  prediclas 
ptlias  lie  terra  sine  lei;ali  iuilieio  ileueslii-e  audeail.  Qui  uero  fecerit 
prcUiclos  niille  mancosos  se  coniposilurus  agnoscat,  mcilietate  parti 
camerc  domni  regis,  el  niedielalem  parli  eiusdeni  cpiscopio.  Et  anc 
ii<>licia  pro  securilatc. 

Ego  Adam  not.  S.  P.  ad  iu.ssione  prefalo  Misso,  cl  iuditum  amoni- 
eioiiis  scrips! .  Factum  est  lioe  anno  regni  domni  Arduini  regis.  Deo 
propieio  tercio,  v.  kalend.  marcii,  indict,  sccunda. 

Adelelmus  Missus  subscrijisi. 
Atlellx-rtus  iuilex  sacri  Palalii  iiilerfitit. 
Andreas  iudex  sacri  Palalii  inter j'tiil. 
loliannes  iudex  sacri  Pal.itii  iitterfiiit . 
Dominicus  iudex  sacri  Palalii  interftti . 


N.  oO.       Aidoiiii  regis  privilegitiin,  quo  nonmilla  mansa  Cdnliiiiial 
D..iroii;;.naic        .Mbctiro,  viilac  Gassingo  habitatori. 

h  arch  ijicort. 
ni'!  I.  (  If.  P. 
Men.  n.c<;\ni. 

col.  357.  1,1  nomine  sanclc  el  indiuiilue  Irinilalis  Ardoinus  diuina  fauente  ele- 

.*n  KW-t  mentis  Rex .  Si  petilionibus  noslrorum  li.lelium  assensum  prebuimus 
die  s:  lel.r  promtiorcs  cos  esse  in  nostra  obsequia  minime  tilubamus.  Quocirea 
omnium  fidciium  noslrorum  tam  presentium  quam  futurorum  nouerit 
industria .  Eo  quod  interuenlu  ac  pelicione  noslre  dileclissime  coniugis 
hertae  Albericus  uillae  Gassingo  habilator  nostram  adiit  cxcellcnliam 
suppliei  prece  deposcens.  qualenus  quedam  mansa  in  Gassingo  mansa 
Iria.  in  polinglo  man.sa  duo.  in  facnnollio  xil.  in  sarmacia  quae  dicilur 
euraeia  terra  arabills  cum  pascuis  et  omnibus  rebus  cidera  pertinentibus 
in  lidrimo  mansa  Iria.  in  ciriaco  mansa  Iria  cum  molcndino.  in  groso 
mansa  vi.  cum  seruis  et  ancillis.  pratis.  pascuis.  siiuis.  cullis.  et  in- 
cullis.  ripis.  rupinis.  aquis.  aquarurat|ueductibus.  el  omnibus  predictis 
mansis  pertinentibus  noslrae  confirmalionis  praecepto  confirmare  el 
corroborarc  dignaremur.  Cuius  pelitionem  iustam  ducentes  amore  no- 
slrae prediclae  coniugis  suprascripta  mansa  in  integrum  cum  omnibus 
perlinenliis  et  adiaccntiis  suis  mobilibus.  cl  immobilibus.  rebus  quae 
<liei  uel  nominari  possunl.  uidelicct  cum  seruis  el  ancillis.  casalinis  . 
ortis.  uineis.  eampis.  pratis.  cullis.  ct  incultis.  siluIs  stcllarcis.  pascuis. 
uenalionibus.  aquis.  aquarumipie  duclibus.  molendinis.  paludibus.  pi- 
scatiunibus.  et  omnibus  rebus  quae  ad  cadem  mansa  pcrtinere  uidentur 


ad  predicti  Albcrici  suisquc  cro.lum  ant  cui  ipse  ilederit  ius  dominium 
et  potcslatcm  coiifirmamus.  corrolioramiis.  concedimus.  ft  hirizimur. 
proiil  iustc  el  legalitcr  possumus.  Eo  uidelicct  oidine  ut  nullus  dux 
archiepiscopus.  raarcliio.  comes,  uicccomes.  sculdacius.  gastaklus.  uel 
allipiis  publico  rci  exactor,  magna  paruaque  noslri  regni  persona .  pre- 
libatuni  albcricum  aut  eredes  cius  umquam  disuestire  inquietarc  uel 
moleslare  presumat.  Et  si  inuentus  fueiil  qui  contra  lioc  nostrum  con- 
firmalionis  prceeplum  faeerc  leniplaueril  centum  libras  auri  oplimi  com- 
poncre  cogalur  medietalem  nostrac  camerae  et  mcdietalem  sepc  nomi- 
nato  albcrico  aul  eredibus  cius  quos  inquielaueril.  El  ul  uerius  credaUir 
diligenliusque  ab  omnibus  obseruelur.  maiiu  propria  subler  confirman- 
tes  sigiili  noslri  irapressionc  iussimus  annotare . 

Sigiium  domni  Ardoini  sercnissimi  el  inuiclissimi  regis. 
{monogramma  e  sigillo) 
Golel'rcdus  Cancellarius  ct  sancte    Mediuianensis    Ecclesiao    prcsbili-r 
presciuit. 

Dala  lertio  kal.  marcias  anno  dominicae  incarnationis  millesimo  quarto  . 
anno  ue»o  domni  Ardoini  regnanlis  quarto,  {ciok  lertio)  (1). 


N.  31.  Ardoini  Regis  diploma  pro  rructtiariensi  S.  Beni};iii 

Ex  Tabuiario  monastcrio. 

Tebbanei 

t.   II.     p.  LXX. 

clap.DEl.E\i.s  .        ^ 

iaTitaS.WIII.         In  nomine  Sanctae  et  Indiuiduac  Trinitalis.    Ardoinus    diuina  ordi- 

P  ixxv.        nanle  prouidenlia  Rex .  Sanctorum  Patrum  dccrctis  canonica  auctoritate 

An,  1005.       lulti  et  experimenlo  mundanac  legis  inslruimur  ut  publice  (2)  regni  et 

sanclarum  Ecclesiarum  causas  acqua  lance ,  et  iuslo  examine  pcnsemus, 

quae  duo  maxime  bona  inter  se  uario  sunt  ordiiie  dislincta,  ita  L-iraen 

sibi  ad  inuicem  coniuncta  Dei  dispositione  sunt    3)  coniiexa  ut  si  alte- 


(1)  Dal  Luri  (Cod.  Bcrgom.  t.  ii.  p.  439.)  abbiamo  una  carta  priTata  con  qnette 
note:  Ardoinus  gr.  D.  rex  an.  regni  eius  tertio  (lOO-l)  mense  gcnoaritu  Ind.  3.»  Actum 
Bergamo.  Allra  ivi  del  mcse  Ji  mano.  Act.  Pcrgamo. 

Ancbc  in  su  qucllo  d'Asli  lo  carte  intitolavansi  ad  Ardoioo  ncl  mnrzo  di  qacst'aDno, 
come  da  nuova  carta  dell'arcli.  Capitolarc  n.  xl:    Ardoinus    Dei  gr.   rex  etc.  Peinu 

Astensis  lipus  permutat  Geribaldo  f.  quondam  Ametoni   petias    d potitas    in    loco 

et  fundo  Caliano  etc.  Invece  dal  P.  BvccuiNI  {Storiu  del  monastero  di  Potirome,  App. 
p.  30.)  abbiamo  una  donaziunn  del  marcbesc  Bonifacio  (  padre  dolla  conlcssa 
Matilde)  data  nek  mesc  alesso  di  marzo  o  die  gia  porta  :  Uenricus  gr.  D.  rex ,  anno 
regni  eius  Deo  propitio  hie  in  Italia  primo  Ind.  8.^  Att.  Mantuae:  c  noUsi  cho  Arri^o 
re  di  Germania  noQ  fu  cletlo  a  re  d'ltalia  chc  il  d'l  1-i  di  quel  mcse. 

(2)  Publici  (Valcriano  Casti|:lionc  aniiot.  M7  al  Tcsauro  3.°  regno  d'ltalia  p  679.) 

(3)  Anncxa  ct  conuexa  (V.  C   come  sopra). 

Serie  II.  Tom.  VII.  47 


370 

iiini  pcital  allcrum  jn:u'cipitiiini  pali  iioii  sit  anil)i};uum.  ^olK^it  (1) 
ouiuium  sanclae  Dei  Kcclfsiac  fiilciiiim  iiciiclictqiic  (2)  pracscmiiin)  sci- 
licet el  futiirorum  soloitia  Bcrtam  ilileclam  coiiiiigcm  noslram,  noslri- 
que  regni  cousoitem  iioslrac  cclsilmlinis  adiissu  clenienliam,  iil  pro 
lemoilio  iiostrao  eiusipio  aniiuao,  alquo  omnium  uosliorum  expialioTio 
criniinuiu  Abbatiam  in  lionorciii  saiiolao  Dei  {^cniliicis  sciiipcr  vir^inis 
Mariae,  quam  Abbas  Willifhinis  uenoiabiblcr  afdilicaro  desiilerat  cum 
omnibus  ailiacenliis  cl  perlincnliis,  quae  nunc  liabel  locus  ipse  ubi 
aeilificanda  est,  et  quae  Deo  uolenle  in  futurum  sunt  conferenda,  no- 
stra auctorilate  conlirmarcmus,  el  regali  tiigore  conoborarcmus.  Nos 
ueio  tanlam  (3)  laulae  nostro  amori  conr.exac  reginae,  dignamque  nou 
liaruipcudentes  dileclionem  ac  praedicti  Abbalis  stqiplicalioncm,  uosiri- 
qtie  status,  et  toliiis  Ilaliac  ualionis  salittcm,  per  hoc  praeseus  prae- 
ecptum,  et  huius  nostrae  aucloritatis  confirmationem,  futuram  in  loco, 
qui  ab  incolis  appellalur  Frucluaria  in  comilatu  Iporiensi  inter  duos 
lluuios,  quorum  uniis  Oreo,  el  alter  dicilur  Amalon  Abbaliam  in  ho- 
iiore  bealae  Uirginis  Mariae  suprascripli  (4)  Abbatis  construcndam  de- 
volione  cum  adiacenliis  el  perlinentiis  suis,  quae  ipsi  loco  perlinenl , 
uel  quae  in  postcrum  uolcnlc  Deo  a  nobis,  uel  ab  ipsa  regi^ii,  siue  a 
quibuscumquc  legitime  condonanda  sunt  fidelibus,  cum  seruis  et  ancil- 
lis,  aldionibus  cl  aldianibus,  cum  casis,  curlibus,  caslris,  ecclcsiis, 
capcUis,  edificiis,  campis,  uineis,  pratis,  pascuis,  syluis,  slallariis,  sal- 
tibus,  piscalionibus,  molendinis,  aquis,  aquarumque  decursibus  (5), 
monlibus,  uallibus,  planiliebus,  el  omnibus,  quae  dici  uel  nominari 
verbis,  cl  Uteris  comprebendi  possunl,  confumamus,  et  corroboramus. 
Ea  uidcliccl  ralionc  ut  ipse  Willclmus  Ablias  Christ!  opitulanle  gralia, 
piaeque  eius  castae  (6)  matris  incomparabilibus  mcritis  bine  (7)  sit  di- 
spensalor  cl  reelor,  quatenus  ab  eo,  diuiua  clemcnlia,  sanclae  rcligio- 
nis  conslituanlur,  el  ordinentur  fralres,  qui  secundum  regularem  nor- 
niara  Deo  scrvicnles,  ad  noslram,  omniumque  fidelium  uiuorum,  cl 
dcfunclorum  salutcm  supplices  effundanl  preccs.  Qui  (8)  morle  prac- 
ueutus  id  si  iniplerc  ncquiueril,  per  qualcmcumque  eiusdem  religionls 
uirum  eoeplum  tarn  bonum  concediraus  perficere  ,  quo  nullo  modo  de- 
sinf ,  qui  secundu"^  Beati  Benedicti  rcgulam  iam  praediclo  in  loco  Fni- 


(1^  iRilur  (V.  C). 

(9)  Manca  (V.  C). 

(3;  Tanlo  amorc  nostrae  connciae  retinae  dipnam  semper  impendentcs  dileclio- 
nem  ad  praedicti  Alilialis  piam  supplicationem  (  Scrilli  di  Roma  contra  la  lorle  Ji 
Savoia  per  Vaibazia  di  S.  Itcjiigno.  DocumctUi  n.   1.), 

(4)  Sancli  Bcncdicli  Albatis  {Scr.  di  Roma,  comt  lopra). 

(5)  Ductibus  (Scr.  di  R.) 

(6)  Sanctac  (ib.). 

(7)  Fidclis  (ib.). 

(8)  Qui  cum  morto  pracuentus  id  adimplerc  (ib.). 


cluaria  Deo  mililcnt  (1)  Abbatis  impcrio.  Hoc  aiitcin  iii  securius,  et 
libcrius  fiat,  scclusa  uiniiiiim  clericorum ,  laycoriimque  polcslalc  pcr- 
poliio  (2) ,  et  ut  simoniaca  luieresis  ucl  ab  ipso  procul  pellatiir  loco  per 
liuius  Praccepti  nosti-i  contradiciinus  auctoritatcm  omncm  donationis 
uel  ambitiusac  praelalionis  occasionem  undc  quasi  sub  obtentu  ccclu- 
siaslici  ordinis  pluriiiia  uidenlur  destructa  nionastcria .  Idcoquf  consu- 
leiido  polius,  quaiii  imporaiulo,  cl  inipiclati,  <iiiac  socpe  (3)  sub  specie 
lit  piclalis,  diuino  clypco  munilus  ubuiando  taiu  sub  (4)  huius  Prae- 
cepti  regaletn  aucloritalcm ,  quam  per  tromendum,  quod  mullo  amplius 
limcnilum  est  (5),  cxaniinis  condicimus,  conlestamurque  iudiciuni,  ul 
nullus  cliam  Imperalor,  aut  Rex,  Dux,  E|iiscopus ,  Marchio,  (^omcs  . 
Vicecoraes,  ludex,  ludicialis  (6),  magna,  paiuacjuc  persona  Ecclcsiastici 
vcl  niundani  Oflicii  aliquam  vim ,  vel  molustiam ,  ausu  ncfario  iam  diclu 
Abbati ,  vcl  succcssoribus  cius  (7)  dc  aliquibus  rebus  uel  ordinationibus 
et  perlinentiis  iam  noroinati  loci  praesumant  infcrre,  uel  ab  eodem 
Monaslerio,  ct  cius  Abbale  ,  Monachis,  el  familia,  aut  uillanis  ail  ipsum 
locum  pertinentibus  bannum,  vel  aliquam  condictiotiem  rcquirere.  (^uius 
Monm  Abbas,  cum  de  boc  mundo  migraverit ,  <niem  ipse  uiuens  cum 
timore  Dei  designaucrit,  et  fralres  elegerinl,  suscepto  ab  Antcccssore, 
uel  si  ipse  defunctus  fucrit  a  principali  Altari  (8)  rcgiminis  baculo,  di- 
gnissirac  loco  praeeedenti  (9)  subrogetur,  et  ordinelur,  ul  (10)  ubicum- 
que,  et  a  quocumque  sibi  placuerit,  etiam  (11)  si  necesse  est.  sine 
uUius  contradiclione  ab  exlero  consecretur  Episcopo.  Omnibus  igilur 
patet  (12),  quod  nulli  mortali ,  non  ipsis  etiam  noslris  succcssoribus. 
Imperatoribus  uideliccl ,  ac  Regibus  dc  praefato  monaslerio  eiusque  per- 
linentiis uel  in  dominatione,  uel  in  ordinatione  super  Abbalcm  vcl  rao- 
nachos  ibi  dcgenles  aliam  aliquam  relinquimus  polestalcm :  sed  omnes 
sint  adiulores  eorum,  et  loci  (15)  in  bono,  el  quauis  in  raerccdis  re- 
Iributione  .  Qui  hoc  fecerint,  consorles  efficianlur  nostri ,  et  qui  dele- 
utTint  deleanlur  (14)  cl  qui  de  libro  uilae  anatliemalis  iaculo  divina 
ultione  percussi .  Si  quis  aulem    hoc    nostrum    I'raeceplura    infringere 


(1)  Vel  Abbalis  militent  imperio  (ib). 

(2)  Perpclua  (ib.)- 

(3)  Manca  (ib.). 

(4)  Per  (ib ). 

(5)  Uivini  (ib). 

(6)  Manca  (ib.). 

(7)  Manca  (il>.). 

(8)  Alliori  (ib.). 

(9)  Pracccdcnlis  (ib.). 

(10)  El  (ib). 

(11)  Mancano  lo  parolo  scgnale  (ib.). 
(IJ)  Paleal  (ib.). 

(13)  Hoc  in  bona  quamvi5  in. 
(|■1^  Manca  (ib.). 


072 

lontauerit,  scial  sc  compositiiruni  mille  libras  auri,  mcdietaten)  Camorac 
noslrae,  et  mcdielalfni  Abbali  ipsiiis  loci,  cui  injuria  lata  fuerit.  (11* 

Signum  (2)  Domini  Anloyni  Scr.™'  ct  Inv.""'  regis 

Cuniborliis  (>anccllarius  vice  Petri  Cumaiii  EJTi  cl  Archican.  rccognouii. 

Datum  ((uinto  kai.  febr.  anno  Dominice  Incarnationis  miliesimo 
quinio  (5)  anno  vcro  Domini  Anloini  Scren.°"  Regis  (4)  rcgnante 
anno  lerlio.  (quarto?). 

Actum  Vercellis  fclicilcr.  Aracn.  (5). 


\.  52.        Diploma  Honrici  ii  regis  pro  Fructuaricnsi  monasterio. 

l)al  M    II    I- 
lom.  t-  |>.  %2. 

n  rcii  i„  notaine  S.'°  et  Indiv.  Trin. 

(origin     dell  n        •  i-    .         r  ^         % 

urcii.dirorif)  Henncus  diuma  lauente  dementia  rex.  Omnibus  sancte  Dei  Eccl.*^ 
.An.  1006  lidelibus.  presentibus  scilicet  ct  futuris.  Nolum  sit  qualilcr  ticnerabiiis 
Jie  31  auj;  abbas  Wiilolmus  nostram  adiit  ciemcntiam  liumiil.""'  poslidans  (pialiiius 
nionast.'"  fructuaria  dictum  in  lionore  Sciac  mariac  sanclique  bonigni 
martyris  constructum  ac  <ledicatum  sub  nfTiTc  tuilionis  miindihurdium 
susciperemus.  praeccptaliq.  pagina  nlra  confirniaremus.  Cuius  regains 
pios  cognoscenles.  iam  dictu-^  raontrium  sub  nostrac  dcfcnsionis  manum 
recepimus  ac  nostra  auctoritate  prout  firmissime  potuimus  corrobora- 
uimus .  Cum  cortc  eliam  obiani  dicta  quam  berta  jilia  luimedei  (6)  loco 
antcdicto  proprietauit  ct  aecelesia  in  eadem  cortc  sita  cum  omni  utili- 
tale  eidem  corti  et  accclesie  adhercnte.  ncc  non  cum  oibus  moniTio  fru- 
cluario  dicto  appendcnlibus.  tam  quesilis  quam  inquirendis .  datis  uel 
dandis.  uiis  iniiiis.  exilibus  et  reditibus  arcis  aedificiis  terris  cultis  el 
incullis  mancipiis  utriusqiic  sexus  aldionibus  uel  aldiabus  uineis  uinetis 
aquis  pi.scationibus  molendinis  pratis  pascuis  siue  compascuis  seu  oibiu 


(1)  &c.  (ib.). 

(2)  Mancano  Ic  Ormp  di  Ardoino  c  di  Canibcrto  (ib.). 
(.3)  Quarto  (in  collcclanca  saepc  cil.). 

(4)  Regis  socundo  (Scr.  di  R.  e  nclla  collectanea). 

(5)  Qucslo  diploma  Icpjjesi  pure  slampalo  ncl  torn.  2.  part.  2.  Itaginni  dill/i  s.-in'a 
Side  anpra  la  badia  di  Frulluaria.  Se|;uc  la  licilla  di  Papa  GioraDni  x\  iii  a  favore  dclli) 
9le»9o  monaslcro,  iv  non.  decern!/.  lOOO.  Colla  data  di  ([uest'aoDo  1005  c  del  mesc 
di  niarzu,  ho  vcdiito  in  Milano  (arch,  diplcm.  scalT.  n.  1.  taT.  n.  4.)  ana  carta  di 
donazione  a  favore  del  monastero  di  Sanl'Ambropio;  facia  per  loannem  fil  <;ucm! . 
toannis:  maoc-a  in  cssa  rinvocazionc  del  Re:  pcrocche  Arrij;o  era  assente  dallltalin, 
cd  Ardoian  stando  per  r;pi.;liarc  il  potere,  I'.Arcivescovo  Arnolfo  per  non  iDiroicnrsi 
ni-  t'«nn  DC  laltro,  non  voleva  die  ncllc  carlo  milanesi  s'inTocasse  nessunn. 

(ti)  Chi  era  quesla  RERTJtA  /i/iu  IIAMEDEI .'  Era  forsc  egli  suo  padre  ijueli' 
AMEDEVS  fralello  d  Ardoino,  Dominate  ncl  Documcnio  n.  9.  morlo,  come  aospel- 
tammu  nella  gnerra  d'lvrca  mossa  da  Ardoino  al  \cscovo  W'armondo.' 


373 

que  dici  ucl  scribi  qucunt  q\io  quolibct  modo  utilitalibus.  Praecipicnti's 
igitur  ut  nullus  <lux  archicpiscopus  cpiscopus  raarchio  comes  uicccoroes. 
sculdatio.  };:>stal<lio  castcllantis.  scu  aliqiia  magna  uel  parua  persona 
eundem  prescriptum  abl)atcm  suosq.  succcssores  ilc  preTatiu-  ceelesiae 
rebus  a  Gwnlliardo  {\)  taiirincnsis  accclesiae  arcliiiliacono  iu<iiei;ili  lege 
quod  iudicahis  appellant  traditis  ct  addicatis  inquicUirc  molestare  uel  di- 
sueslirc  presumat.  Si  quis  ergo  Imius  praccepli  paginamuioiare  tcmpla- 
uerit  sciat  sc  composiluium  auri  excoeli  libras  centum  medietatem  ca- 
merae  nostrac  ct  medietatem  prelibato  abbati  suisque  qui  tunc  lemporis 
erunl  succcssoribus.  Quod  ut  uerius  crcdatur  dilif;cntius(iue  ab  omnibus 
obseruetur  banc  cartam  indc  conscriptam  manu  propria  roborantes,  si- 
gilliquc  nostri  imprcssione  insigniri  iussimus. 

Signum  domni  Ileinriei  {motwgr.)  regis  inuict.""  eberbardus  canrel- 
larius  uice  uuillinti  arcbicapellani  recognoui  {siijUlo) 

Data  il.  kal.  sept.  An.  ab  incarn.''  domini v.  Anno  uero  domni 

Heinrici  secundi  regni  v.  Actum  aquisgrani  fcl.'  aincn. 


N.  32.'"' 

Ex  Tabolann 

Celto-Lig.l.T 

Terbakf.i 

Ms.  t.  S 

An.   1007 


Henrici  regis  praeceptum  quo  Ecclesiac  Verccllcnsi  cintem 


rcKiam,  vallcm  Cliui  ct  alia  concedit. 


In  nomine  sao  et  indiuid.  Trinitalis.  Henricus  Dei  gr.  rex.  Nolum 
sit  omnibus  Cortem  regiam  quae  dicilur  Orlo  el  uallem  Cliui  et  omnia 
eius  perlinenlia  saneto  Euscbio  donauimus  in  perpeluum  secundum 
praeceptum  domini  Karuli  imperaloris  tempore  Liuluardi  tpiscopi  con- 
ccssum quod  bene  credidiraus  et  melius  feeiraus  quia  ipsum  prae- 
ceptum manibus  propriis  tenuimus  oculis  uidimus Dei  gralia  le- 

gimus,  et  praeceptum  eliam  legimus  de  ualle  Cliui  a  seniore  nostro 
Otlone  imperatorc  saneto  Eusebio  eoncessura .  Damus  et  reddimus  Scio 
Eu.scbio  Cortem  Romanianum  in  integrum  iuxta  donum  Karuli  impera- 
toris  et  Sestcgnum  (2)  BedoII\im  Clauasam  Pedrorum  Causade  in  inte- 
grum monlem  Ruslimoli  (o).  Si  quis  de  his  omnino  Vereellensem  ee- 
clesiam  disuestieril  uel  molcstaucril  mille  libras  auri  componcl  medie- 
tatem nobis  et  ecelesiae  alteram,  et  ecclesia  sua  rclineat  in  perpeluura . 
Quod  ut  credatur  et  conscruetur  (4)  hoc  praeceptum  manvi  nostra  fir- 
mauimus  ct  iussimus  sigillari . 


Signum  ( 


)  Domini  Heinrici  regis  inuietissimi 


fl)  V    Uisl.  P.  M.  tnm.  i.  Doc.  n.  ccxLi\.  col.  4X4- 
(9)  F.»  Soslcgnnra  (Ttnn.). 
(.1)  F.'  Victumuli  (Tebb.). 
(4)  F.»  obseruelur  (Tebb.). 


374 


Hcberardus  canccll.  uice  archicanccllarii  rccognoiiit. 

Anno  Domin.  Incarn.  mvii  Ind.'  v  Anno  Jomini  Hcinrici  regis  v. 

Actum  Radaspone  (1). 


iN.  53. 

R4Li.*n»Stor. 
ilolla  cinosadi 
S  Gio.  Doinn. 
I  H4  li-rgo  : 
ap  RuBOLiNi: 
Nolij.  apparl. 
allaSt  dil'avia 
l.xii  i   p  300. 

An.   1007 
ill  lino  (:■) 


Diploma  Widi  Papicnsis  cpiscopi  canonicis 
S.  loannis  Doinnaruni  concessum. 


In  nova.'  S.  el  Ind.  Trinitatis.  Wide  S.'"  Ticinensis  EccI .  EJHis 
Calholicis  uniucrsls  clirislianae  fidci  profcssionem  habenlibus  tam  pre- 

scntibus  quam  fuluris  conspiralioncni ,  ac fideliiim  tam    clerico- 

rum  quam  laicorum  dignara  comracmoralionc  ct  insligalionc 

aliunde S.  lobannis  Baplislae  quae  dicitur  Doninar.    Liberam  et 

absolulam  esse  ab  omni  oncre cxceptisque  tempore Cano- 

nicam  salutarc animae  noslrae   praediclisque    fidclium    animabus 

instigantibus  remota  omni   et    roboralione    seu    res 

omnes  eidera  Ecclesiae cum  omnibus  casdem  res  quae  mode 

illas  quas  praefata  Ecclesia  suum uel  delinuit  quam  illos  quae  per 

benefieium  vel  alio  modo ab  uniuersa  nostra seu  fodro  Al- 

bergariis inuestitura  subrogatione    praeler    treS    sollcmnitates    in 

anno  transitibus uel  Canonieos  eiusd.™ terlia et  Beati 

loannis  Euangelistae non  posthac  nulla  uia et  ingenio  Ec- 

clesias,  domos,  uiles,  terras,  siiuas,  prala  Eccl.""^  S."'    lo.    que    modo 

liabet  et  liabitura  et  adquisilura  est in  Benefieium  uel  libello  seu 

quolibet    alio  modo clericis    praedietae    Eccl.^"    tam    presentibus 

quam  futuris  fructum ncque fodrum   censum,    fictum    aut 

per  nos  seu  per  noslros  homines  ablaturos nostrum  gastal- 

dionem  eoruni  uillis  aul  lerris  imposituros   aliquos    vel    aliquam 


(I J  Queslo  DocumeDto  puhblicato  (a  quel  chc  senibra  scorretlainonlo  )  dal  solo 
Ferrer  lO  (  De  vita  ct  gcst.  S.  EusebH  ren-cU.  episcapi,  Romae  1602  Zaiictti,  p.  358.) 
incrilava  d'cssere  qui  ripulililicalo  come  novella  prova  dciravidila  di  Leone  vescovo 
di  Vercelli.  Le  nole  cronoloj^iclie  concordano ,  e  la  data  di  Kalishona  supplisce  alia 
indicazione  del  p[iorno  che  quasi  sompro  si  desidera  no'  diplomi  d'Arri[;o  II  re  di  Ger- 
raanialDfatti  aveado  noi  dagli  Anuali  di  Quedliniliurg  (ap.  Pertz,  M.  G.  II.  t.  v.  an.  1007), 
chc  Arrigo  celcbro  in  quella  cilia  la  pasqna  di  queiranno,  die  caddc  il  G  d'aprilc,  e 
cbe  egli  >i  si  fcrmu  poclii  giorni,  cgli  e  cbiaro  clie  queslo  diploma  \uol  essere  slato 
spedito  nella  prima  decina  di  quel  mcse.  Sembra  inoltre  die  quesla  donazione  non 
abbia  avulo  uo  inlcro  efTello,  giaccbe  la  Corle  Rogia  per  esenipio,  qui  donala  alia 
«biesa  di  Vercelli ,  Irovasi  noverala  fra'  beni  donali  al  mimaslero  di  FruUuaria  nd- 
Tanno  1019  da  Ollon-Gugliclmo  figlio  del  fuAdalbcrlo  re  d'llalia  (II. P.M.  1. 1.  col.  458). 
In  quel  tempo  i  beni  di  OKon-Guglielmo  erano  fur.se  lultora  solln  Tungliie  del  6sco, 
eppero  Lconc  faccva  d'ingoiarnc  la  parte  sua,e  ad  Arrigopococosta\adicoDcedcrgliene. 


(lationeiii  vol  condilioncm cl  quae  Iiactcnus    te    Canonica    inoi  <• 

secular! inclioatiir,  cl  Dei  iiicrilo  el  diiiina  liili-ni  EcclLsi;;<'  coii- 

slittiiiniis  et  conlirmaniiis  iit  in  ck'ctioiie  sil  i^loiicoruiii,  (|ui  pro  tem- 
pore pniciliclac  Ecclfsiae cum  aliipiis  coioiiii  a  saeculu  migruucril 

qui  suporcrint  aliuui  cli^anl  qui  Deo  (li(;iie  soruiaiit,  ct    Ecclesiiie.    Si 

quid  dc  suis dodcrint  Eccl."  sulummodo  proficuo  aul  in  viuendis 

pracdiis  aul  in  rcslaurandis  tbesauris  quILius  olim  dilissinia  nobilitcr 
fidsit  aut  in  nianifcsta  utilitalo  Ei-cl/'-'  opcrat  rcniulo  ornni  uciiuniia- 
tionis  et  diuisionis  negolio.  Quoil  i|uanl()  aniorc  el  dtiiollonf  cliaiiliilis 

dc  (idcliuni  tamcn  auiilius  intiniamus.  Temiwribiis  flenim  iioslris 

Ofta  sediiione  inter  Regent  lleurictim  et  seiUs  ^Intislitem  dimi'caiite  Sa- 
.YOtiia   Uiigaria  et  Stietiia  utiiiiersaqiie  Italia  fame  ct  hellorum    fvemitu 

fere  pessumdata Christiaiii.s  tlestruclio  itmlaiitis  Ite(i!s  coacli  siimus 

cl  tbesauros  Ecclesiarum  et  Ecelesias  Scnaloiibus  (1)  miserabilitcr  sub- ■ 
dere.  Quapropler  dolcnlcs  Canonici  piaefalae  Eccl."  nostrosque  inlo- 
lerabilcs  labores  inluenles,  noslram  bumiiiter  et  ndeliter  dcprccati  pic- 
latcra  ut  pro  remcdio  aiH  noslrae  cl  anlecessorum  succcssoruniue  no- 
slrorum  scu  cliam  parciilum  conccdiinus  ei  pracdiclam  Eccicsiam  foe- 
neralurum  aduncis  manibiis  eripcre  el  libiTlali  rcstiluere  ebgcnlcspolius 
cliam  lioiicslius  Ze  inopiam  sub  libcrlalc  loiterarc  quam  focncraloruni 
auaritiac  in  abundantia  subiacere.  Eorum  igilur  iuslis  pctilionibus  no- 
slrorumq.  fidciium  consiliis  ad(|uiesccnlcs  oTii  supradicla  conccdimus , 
largimur  tribuinius  cum  fodris,  dislridis,  albcrgariis  leloncis  omniq. 
censu  et  ficlu,  rcddilibus  sou  ali(|uibus  praeslationibus.  (^ura  tcrris , 
silvis,  aquis,  aquarumq.  dccursibus ,  molcndinis,  piscalionibus,  pratis , 
cultis  el  incultis  ralionibus  quae  ad  utililatcm  Eccl."  uel  clcricorutn 
pcrlincre  uidcnlur  nibil  indc  potestali  nostrac  pcnilus  rescruaulcs  pracler 
nupramcnioralos  praeccplos  tcr  in  ano  illud  praccipuc  ex  lulo  animi  al- 
fcctu  inferenlcs  ut  ncqiie  nobis,  neq.  nostris  succcssorilms  aliqua  po- 
Icstas  quauis  callidilalc  tribualur  pracdiclam  Eccl.""  uniucrsasq.  terras 
et  bona  racmoralae  Ecciac  ex  tolo  vel  ex  parte  ucndere  vel  eommutare 
aut  inuasarc  uel  inueslire  uel  libellarc,  >iel  aliquo  modo  inlromiltcre 
clerici  tamen  praeCalae  Eccinc  et  in  sacris  oi'dinibus  et  cuslodicndis 
synodis  nobis  noslrisq.  succcssoribus  secundum  sanctorum  P.itnmi  insli- 
tula  subiaccant  ad  banc  aiil'"  <lccreli  nostri  corroborandam  paginam 
iure  iurando  firmauimus  ut  nulla  ratioe"  uel  mcditatioi'  ali<|uo  tempore 
uiolari  possil  uel  a  nobis  uel  aliquo  succcssorc  noslro,  it  ut  diligcntius 
Pt  Hrmius  poenam  quae  est  niult;i,  posuimus  auri  uideliccl  libras  centum 


(I)  Lcggi  fcntratoribus  come  a  lin  20.  —  !c  parole  inslanlU  regis  si  rifcrisriT.g  al 
rt-  Arrigo  nominalo  ili  snpra :  e  siccoine  una  sola  volla  tulla  I'oslo  Tcdcsca  qui  ri- 
corJala,  porlo  la  gucrra  a  ra\ia,  cosi  ne  segue  clic  lulli  i  danni  i|ui  laiuentali  d(l 
Te»co\o  Cuido,  e  I'csserc  quella  <liiesa  caduta  nelle  niani  dc[;li  usurai,  furono  la 
ronsrgucnza  dell'issere  slala  quella  cilia  incssa  a  fuoco  cd  a  sangue  da  Arrigo,  che 
In  .il  tempo  della  sua  corouazionc  a  re  d'llalia  nell'aprile  dellanno  lOOf. 


;irgcnti  lotidcm  ponderis.  Dccreto  ucro  niro  semper  in  suo  consistente 
robore  cum  defensione  el  aininiculo  papiensis  populi.  Si  quis  uero  buius 
clocrcli  nl?i  quod  minime  crcdimus  conloinplor  :uil  uiolalor  (exlilcrit) 
fxisleril  doiuinus  aiit  miles,  seruus  am  IiIht,  consiliarius  aul  i'amiliaris, 
ex  parte  Omnip.  Dei  el  S.>'  lo.  B;ipu3  sancliq.  lo.  Evang.'^"  in  quorum 
honore  Ecclesia  esl  conslrucia  el  ex  parte  sancli  Syri ,  el  oiTim  SS."™  el 
Piae  Dei  Genilricis  Mariac  noslraq.,  cum  hula  Domini  Iraditore  in 
aelerna  gebena  ignis  analemalizelur  cum  Dallian  et  Abiron  repulelur, 
omnesq.  malediclioM  quae  sunt  seplem  in  novo  et   uetcri   testamenlo 

super  caput  eius  eternaliler  dexendant  et  anathema  in hie  et  in 

pptuu^  Amen .  (1). 


N.  oi.      Donatio  acqueducti  in  territorio  Ravennati  per  Honestum 
lA.MiBGABiM       Consulem  facta  monasterio  Sanctae  Mariae  in  Palatiolo. 

Itullar.  cassia. 

(.  i.  const.  74. 

p.  68. 

.  In  nom.*  Patris  &c.  anno  Deo  propilio  pontificatus  D.°'  loannis  S.  P. 

die  8  ianuar      et  universalis  Papae  in  AplTca  sacrat.™  B.  Petri  ApIT  D.°'    sede  ,  sexto, 

IMPERANTE  NEMINE  (2),  die  oclava  mensis  januarii  Ind."^  seplima  Ra- 

vennae.  Duae  Sctao  el  meritae  et   tor    beatiss.""    semperq.    virginis    Dei 

genitrieis  Mariae  que  vocatur  in  Palatiolo  in  qua  Deo  protegentc  loannes 

vcn.  prcsbiter  el  Abbas  ipsius  regulae  esse  videtur.  Ego  Honestus  Arim: 

fiiius  quondam  Honesti  Ducis  praes.  praes.  &c.  Qua  dere  dielus  Honestus 

Consul  fdius  quondam  Honesti  Ducis  donator  &c. 

Petrus  Tabellio  buius  civil.  Ravennac  scriptor  huius  cartulae  &c.  com- 

plevi  &c. 


N.  .3o.  Donatio  Othonis  Comitis,  Arduini  Italiae  Regis  fiiii, 

EiD.hi.sciius.  Ecclesiae  S.  Syri  Papiensis. 

rent.  ^.  cap  3. 


Ad. 
10tl«-IOOO. 


In  nom.'  Dei  el  Salval.  &c.  Ardoinus  divina  tribuente  gratia  piissimus 
rex  anno  regni  eius  propilio  seplimo  Ind.'  vil.  Nos  Olho  Comes  fdius 


(1)  Veil,  in  ROBOLIM  op.  cil.  t.  S.  p.  91.  e  p.  301.  e  so;;,  nola  (MM),  ic  ragioiii 
per  cui  as.^egna  agli  ultimi  rocsi  detPanDO  1007  la  data  di  qucsto  ducumcnto. 

(2)  Una  carta  della  liadia  di  Pomposa  porla  <[ucslo  nolo  cronolopiclie:  «  jictuvt 
).  Rai-ennae  An.  D.">  tnannis  (xMli)  Papm  die  29  oil.  1ml.  Ml  (1009),  IMl'ERATOHEJI 
.  IN  ITALIA  NONDVM  IIABEMVS.  »  Un'altra  dcH'anno  segucntc  ticnc:  Actum  C- 
macli  An.  D.-   Sergii  Pupae  2.»,  UENniCI  REGIS  9.'',  </i.    13  dccembrit. 


377 

vlusd.  seren.""  tlui  el  Mielucml.""  palris  mci  dm  Ardoiiii  ngis.  i|i«o 
iKimq.  <ln<>  palre  mco  mihi  coriscnlicntc  nlq.  jiil)ditc  qui  prolossus  sum 
ex  iKicione  mea  lege  tiiiierc  salica  pracs."'  pracs.""  ilico.  quisqiiis  in  San- 
ctis &c.  ideoq.  me  qui  supra  Otlio  comes  douo  a  prcscnli  die  inrrascripte 
cccli^  S.  Syri  cjTi  papicnsis  ct  marlyris  ubi  ucnorabilis  ct  rcuerondus 
dili  R.  (1)  praeesse  uidclur  Ej^  ad  usum  canonicurum  ibi  Deo  famu- 
lantiimi  pro  anima  mca ,  aiUeccssoruui  cl  parcnlum  ineoruin  merucdf 
Oes  ill;is  res  quas  liaberc  uisus  sum  inter  Ticinum  ct  Granolonuni  ipiac 
sunt  jugcra  terrae  arabilis  centum  septuaginta  quinque  per  mensuram 

secundum  quod  olim  illustris  princcps  (IJ"s  Ardicinus  dilect.""  fratcr 

el  ego  qui  supra  Otho  comes  fecimus  cartulam  in  su|)rascr.'  Ecclcsia 
ad  usu-'  predictor."  canonicor."'  cum  oibus  honoribus  cl  redditibus 
alq.  districtis  ipsis  rebus  oibus  per  aliqucm  modum  pertincntibus  omnia 
cum  oibus.  Quas  autem  res  Ocs  juris  mr  supradiotas  una  cum  accessio- 
nibus  et  ingressibus  &c.  dono  ct  offero  alq.  confirmo  pro  anima  mea  et 
antecessorum  et  parentum  meorum  mercedc  ita  ut  faciant  ab  hac  die 
uen.  dus  R.  Epus  ct  canonici  pracd."^  Ecclac  aut  corum  successores 
qqir  uolucrinl  sine  omni  mea  uel  meorum  succcssorum  contradic.'-  Et 
quidcra  spondeo  alq.  [iromillo  mibi,  ({ui  supra  Otho  comes   una    cum 

meis  hcrcdibus  aduersus  nos  qui  supra  D .  R.  Ejius   et  aduersus    

in  dicta  EcclaT supradictam  offersionem  qualitcr  supra  legitur  ab 

oibus  hominibus  uarcntare  quod  si Tactum  uel  scrlplum  est  con - 

seruare  promitto.  banc  enim  cartam  ofifersionis  donalionis  et  conces- 
sionis  paginc  Ruitpertus  sacri  Palatii  scriptor  Iradidit  el  scribere  ro- 
j;auit  ex  praecepto  seren."'  dm  Ardoini  regis  metuend.""  geniloris  mei 
quam  subter  confirmaui  testibus  obtuli  roiioraudam.  Actum  ap.  Papiam 
in  palatio  juxla  Ecclesiam  scTi  Micbaelis  fel. 

Signum  manibus  dni  Ardoini  seren.™'  ac  inuictiss'  regis,  alq.  Othonis 
Comilis  ejus  fdii  qui  banc  cartam  offcrsionis  rogauit,  el  ipse  dJi  Ar- 
doinus  rex  eidem  lilio  suo  concessit  ut  supra. 

Signa  manuum  Bereitgarii  comilis  et  Jt^iberti  Comilis  lest.  (2). 

Et  haec  carta  fuil  tradita  in  manu  dS  raagistri  Adelmari  Archidia- 
coni  a  parte  supradictae  Eccl."  et  tunc  crat  D .  Canonicus  .\lcherius  et 
D.  Amizo,  et  D.  Boso  et  D.  Fulcherius  ct  D.  Domengus  ct  alii  quam 
plures. 

Ego  qui  s.*  Ruitpertus  not.  S.  P.  scriptor  buius  cartulae  offcrsionis 
praedictum  compleui  et  tradidi. 


(1)  Forsp  R.VYNAI.nVS  V.  Tciiflli  Hal.  S.  T.  I    cl.   1088. 
(3)  Berengario  e  Vibcrlo  sono  Domioali  come  ribelli  nelle  sonlenzo  date  da  Airigo  1 
Imp.  nell'aD.  uxv.  Doc.  n.  39  e  40. 


Serie  II.  Tom.  VII.  48 


An    lOII. 


378 

N.  36.  llenrici  i  Inipcraloris  sontentia,  contra  Vbertiim  comileni, 
II  !•  M..num  (iiium  Alilcpiaiuli ,  Otbcrtum  marcliioncm  ct  filios  eiiis, 
iT^crxxivm        «^'  Albcrtuni  nei)otem,  Ardoini  regis  fautorcs. 

Mi  B*Tom 

Anl.  tUilcusi  ..... 

[.art  i.p  to*         In  nom.*-  s.  ct  indiuiduae  tnn . 

Henricu.'!  fauenlc  diuina  clemcnlla  Romanor.  impcr.  .-lUg.  Nolum  esse 
iiolumus  uniuorsis  sac  del  ccclcsiae  fidolibus  Vbcrtum  comilcm  filiuni 
alilopr.indi  olbcrUmi  marehioncin  ct  filios  eius  ct  alberlum  nopotem 
illius  poslqiiam  nos  in  rcgcm  ct  iitipcralorcm  clegcrunt  ct  post  manii.s 
nobis  ilalas  et  sacramcnla  nol>is  (acta  cum  <lci  noslro(iuc  inimico  Ai- 
duino  regnuin  nostrum  inuasissc  rapinas  prcdas  ir.isialioncs  ubiquc  Ic- 
cissc  et  quod  sine  luctu  non  est  dicendum  Icrritoria  ct  pcrtinciitia 
omnium  ecclcsiarum  miscrabiliter  bonis  omnibus  expoliasse  magnus 
dolor  nimius  luctus  inaiulita  intus  ct  foris  desolatio.  si  ergo  ita  destru- 
ctis  ccclesiis  snbucnitur  (|uod  dco  placebit  nulli  bonorum  displicendum 
crit  consilioq.  ergo  cum  amicis  dci  babito  scrutala  et  inucnla  est  lex 
longobardor.™  quae  ita  iubcl.  Si  quis  contra  animum  regis  cogitaueril 
aut  consilialus  fucrit  animae  suae  incurrat  pcriculum  et  res  illius  in- 
fiscenlur.  Secundum  igitur  legem  corum  nostra  propterca  sunt  oii  bona 
ipsorum  quia  manifcstum  est  ipsos  contra  nos  iton  solum  cogilasse  aul 
consiliatos  fitisse  sed  elinm  austis  tiefarios  et  conatus  imimros  opere 
r.xerciiisse  ct  piiblice  bella  contra  nos  preparasse.  Quia  ergo  legibus 
eorum  nostra  sunt  bona  ipsorum  Ecclae  scTi  Syri  episc'  Ticinensis  quam 
ipsi  in  suis  pcrtincntiis  igne  et  rapiiiis  ueliemenler  deuastauerunl  de 
pracdiis  eorum  partem  dare  uoluraus  ut  sic  uel  in  aliquo  recompensa- 
tionc  facta  lolc-rabilius  illata  ualeal  substinere  dispcndia  donee  dco  do- 
nante  coramodac  sibi  succrcscant  maiora .  iuste  igitur  ct  Icgalitcr  damns 
sibi  de  rebus  Vberti  fdii  Hitdeprandi  eastellum  de  cerreto  et  uulparia 
cum  omnibus  eorum  adiacenliis  ad  iugcra  tria  millia  cum  suo  toto  di- 
strictu  de  rebus  Vberti  et  Tiliorum  eius  et  Albert!  nepotis  ipsius  mar- 
cbionis  quidquid  babuissc  uisi  sunt  in  scadraniino  prope  castrum  dc 
Balbiano  ct  in  territorio  scii  martini  in  strata  et  in  casale  ad  iugcra 
quingenla  qualenus  eccla"  beatmi  confessoris  domini  Syri  et  pastor  qui 
per  tempora  ibi  fucrit  omnia  que  supra  nominala  sunt  cum  suis  pcrti- 
ncntiis aquis  scilicet  aquarumi|UC  dccursibus  ripis  molendinis  piscalio- 
uibus  terris  eullis  el  incuUis  uadis  ucnationibus  stalariis  seruis  et  an- 
cillis  capcUis  montibus  ct  ualibus  rupibus  et  pratis  mercalis  et  dislri- 
ctibus  et  cum  oibus  que  nominari  possunt  in  aeternum  iure  proprietario 
habeat  atq.  disponat  nostra  nostrorumq.  succcssorum  et  omnium  liomi- 
nuni  conlradiclione  et  niolcstatione  et  diminoralionc  remola.  (lonccdi- 
mus  insupcr  s.  Syro  patrono  noslro  dislrictum  dc  Setema  (1)  ad  miliaria 
octo  in  omni  parte  in  ciicuitu  sicut  ad  noslram  partem   pertincre    ui- 


(1)  De  Seccma  (Aot.  Est.  p.  109.  P    1). 


379 

dctur  pro  p«ce  el  quiclc  ipsius  Eccl^  ct  rcmeJio  ct  salute  aniniae  no- 
slrac  nosliorumq.  successor."-  rcgum  ct  inipcralor."' .  Si  quis  igilur 
contra  hoc  nostrum  prcccplum  in  ctcrnum  dco  propitio  ualiturum  ire 
tcmptaucrit  ct  ccclesiam  boali  Syri  ucl  pastoreni  suum  disucstirc  uel 
in  aliquo  molcstarc  dc  prcJictis  rebus  presumpserit  coraponat  millc  li- 
bras  auri  purissimi  inedietatem  sac  Tieincnsis  ecclae  ct  camerac  nostrac 
alteram  medictatcm.  Quod  ul  ucrius  credatnr  ct  ab  omnibus  inuiola- 
bilitcr  eonseruclur  hoc  proceptu-^  manu  nlTa  firmauimus  ct  niro  sigillo 
insigniri  prccipiraus. 

Signum  dui  Honrici  {moiiogr.)  inuict."'   Imp.  Aug. 

Hcnricus  canccll.  uicc  Coradi  E^,  ct  Archicapell.'  recognouil 

Factum  a.  incar.  dom."'  mxuiI.  ind.  duodccima  an.  ucro  dm  Hcnrlci 
Imp.  augusti  rcgni  xnl.  imperii  ucro  primo.  Actum  Soiega . 

Inlerfuer.  testes  isto  prccopto  dumnus  Kan.  Arcbidiaconus  el  Lance- 
lagus  do  Buccaria  Canonicus  papiensis  vt  Gaiferius  Isimbardus. 


N.  37. 

UalMuu.il  l> 
t.i.n  ixx\xix. 

i>.  WW 
(  dalrori^'in.  , 
.irch.  vcrcell  ) 

Id  DUBA^ni 
.\dI.  cond.  del 
Verc.   p.   12G 

loTabul. 

Terrakei 

ad  an 

An.  101 1. 


Henrici  i  Iinpcratoris  sententia ,  qua  ccclesiae  Vercellensi 
compUua  praedia  Ardoini  regis  fautoruin  attribuit,  et 
alia  bona  restituit. 


In  nom.*  s."  el  indiuid.  trinilatis.  Hcnricus  diuina  fau .  clem .  Roroa- 
norum  impcr.  aug.  Notum  sit  omnibus,  quod  nos  donauimus,  imo  red- 
didimus  s.  Eusebio  uerccllensi  monastcrium  (I)  de  coliadcs,  Bornadcm, 
monaslcriolum  cum  casteilo  Grignasco,  cum  terra,  et  districtu  uallis 
Sicidac,  sicul  Ricardus  (2),  el  uxor  cius  Waldrada  tenuerunl.  Dcdimus 
karon  (o)  fontanarum  (4),  rcddimus  caualli  ccrro  (5),  sulziam  (6)  con- 


(1)  Mnnasltrium  dc  Cotiades.  Ncl  diploma  di  Ollone  III  dalo  in  Roma  il  7  di  ma|;);ia 
999  puhblicalo  dal  DL•R^^DI  (Picmonlc  trasp.  Alpi  Gr^ic  c  IVnninc  p.  Ii8.)  Ieg|;csi: 
Sam-tarn  Mariuiu  in  OUade  quu^  dicitur  Monastvriolum.  Aochc  Del  Tabul.  pari.  ii.  del 
TEBBANro,  nolla  parte  .'ilampata  a  p.  30  e  3G  ,  lei;(;c9i  in  Oliadc :  cosi  pure  leggo  il 
COSANO  (serie  dcllc  di>naz.  p.  355.):  Iciione,  dice  il  Dlbamdi  (AuI.  condiz.  del  Vcrcell 
p.  129.)  mi^liore  di  (|uella  del  Mlhatobi  clic  puliblicb  pure  (Anl.  m.  acv.  t.  w. 
col.  318.)  il  dorumenlo  OUoniano. 

[i)  Ricardus  et  uxor  cius  yaldrada.  Di  Ricardu  Conlo,  e  di  Valdrada  sua  moglie 
si  fa  Dienzinne  in  Rasilieapeiri  Nov,  sacra  p.  318.,  in  AuI.  n>.  ae\.  t.  in.  rol.  741. 
an.  908.,  c  Del  dipl.  di  Cnrradn  Imp.  an.  I0i8.  per  la  cliicsa  di  Novara,  in  Uasilicap. 
p.  359.  (DUBANDI  Anl.  cond.  del  Verc.  p.  130.). 

(3)  Eliam  (Tebbasf.o  Tab.  ms.   I.  ii.). 

(4)  Fonlanelum  (Teb.  ib.). 

(5)  I)i  Cerro  si  Fa  menzione  nel  diploma  di  Comdo  sopraciUlo  dell'iono  lOiS. 

(6)  Salugiam  (Teb.  ib.). 


liriuauinuis  treuentino  (1).  tiediraus  ei  oliuolum,  dc  kalendustra  (2^ 
mcdietatciii  confirmauinuis ,  quia  eius  crat  dono  amizonis ,  alteram  mc- 
dictalcm  ilonauimus,  quia  lege  italica  (3)  ad  nostrum  ius  deuenit. 
Dumus  etiam  omnm  ijuae  papiae  atit  in  lota  italia  habuerunl  Damux 
omnia  praodia  Odonis  de  Grignnsco  (4),  et  ntpotum  «ius  Ingczonis , 
Rainaldi ,  ct  Gczonis  dc  Radc ,  Riglozonis  el  (ilionim  eius  dc  ar- 
liori  (5),  Vgonis,  ct  Widonis  dc  calpignano,  Auguberli  (G)  de  Melelo, 
et  nepotis  eius  (7)  Armanni,  Ugonis  de  Brinade  (8),  Aldonis  dc  Au- 
rello,  Aldonis  de  Ccrcsanc,  Curtii,  Aschcrii,  ct  Reiilfi  dc  Mortara, 
Aschcri,  el  Walonis  dc  Mortara,  Amilongi,  et  fralrum  eius  dc  Castello 
nouo,  fdiorum  Arihaldi  dc  Cocio,  Mainfrcdi  dc  Ponzana  (9),  Auiberti 
de  Stirpiaua  (10),  Robcrti  de  Carisio,  LiupUci  (11)  iudicis,  ct  gcncri  eius 
Bruningi,  el  lilior'"  eius,  Armanni  iliaconi,  ct  fdior"  eius,  Arlcbaldi 
Remedii,  Landrici,  filior'"  Gisalberti  iudicis,  Willielmi  Nigri,  Azonis  de 
Pezana,  Azonis  de  Sala ,  fdior'"  Vidonis  de  Balzola,  fdior""  Girardi  de 
Morano,  Flolcucrti  de  Alise  (12),  Ansigisi  fdii  Liuzonis  (13)  Efi.  Vbcrti 
iudicis  de  Sporcia  (14),  Tealdi  Alonis,  ct  Arnaldi  Olrici,  et  fralrum  eius 
Wilchcranii,  Sigifrcdi,  el  Alchcri  de  Falara  (15),  lohannis  de  Gondezonc, 
Milonis  dc  Iporcia,  Bonfdii  dc  Solario  (16),  Verimpcrli  Milonis  de  Salu- 
zula,  Vnfrcdi  de  Tontano  (17)  Roderardi,  et  Walmundi  Olrici  dc  Lama  (18), 
\tonis  et  Angilmanni  (19),  filiorum  Aslulfi,  ct  Odonis,  et  Adam  de 
Waldingo,  Aimonis  de  Waldingo,  Berardi  de  Monte  ,  Mainardi  de  Aue- 


M)  RcTcnlino  (Ter.  ib  ). 
;i)  Fralenduslrj  (Ter.  ib.). 

(.1)  Lejc  italica.  u  Arriba  prcnde  qui  la  Icggo  italica  nell'istcsso  senso  ncl  quale  verso 
il  Uac  del  diploma  prendc  qiiclla  do'  Longobaidi,  cioc  si  serve  di  una  parte  dolla 
legge  Giulia  MnicsUitis  per  aggiudicare  al  fisco  i  licni  de'  ribclli ;  nominando  Tlmp. 
1  beni  de'  ribclli  chc  furono  dcvolnti  al  suo  fisco  lege  italica,  c'indica  che  i  medesimi 
vivcvano  secondo  Ic  Icggi  romane,  e  cosi  li  distingue  da  quolli  chc  erano  addetii  alle 
leggi  longobarde  secondo  to  quali  parimenti  li  giudica.  )>  (DnR.  I.  c). 

(4)  Ghergnasco  (Ter.  ib  ). 

(5)  Arborio  (Ter.  ib.). 

(6)  Angaalbcrti  (Ter.  ib.), 

(7)  Eius  filii  (Ter.  ib.).  , 

(8)  Urnadc  (Ter.  ib.). 
(0)  Pezana  (Ter.  ib.). 
(10)  Stuppiana  (Ter.  ib.). 
(Il>  l.upr.indi  (Ter.  ib.). 
(12)  f  •  Alice  (Ter.  ib.). 

(Lt)  S'  Ugonis  Tcl  Ingonis  (Teb.  ib.). 

(14)  Iporoia  (Ter.  ib.). 

(15)  el  Allierl  de  Salara  (Ter.  ib.). 

(16)  Bonfilii  dc  Solcrie.  La  Tamiglia  de  Solerio  6ori  poscia  in  hrca. 
(17)'Troniano  (Teb.  ib.). 

(18)  Baioa  (Ter.  ib). 

(19)  Indeloiari  (Ter.  ib). 


38 1 

gna  (1),  All>erici  Clcrici  filii  Hcmerici  dc  Salizola,  \VillIclmi  <lc  Sali- 
zola,  Roilerardi  filii  Hani  (2),  ct  Opcrti  filii  Azonis  dc  f.asalc,  Vgoiiis 
df  Palostrc,  Adam  vicccomilis,  Uibalili  dc  Suno,  Baldoli  dc  Casale. 
Dcdimus  pracdia  IVtberli  (o)  filii  Dadoni.i  in  Ccprionc  (4)  Cancursc  (5), 
I'ertuso,  Agamio,  Plumhia,  el  uiilciimqiic  IiaLuit  in  Italia.  r>odinius 
pracdia  Girardi  (6),  ct  fralrum  cius,  liliorum  Ilohcrti  dc  Vidpiano  (7), 
Aimini  Willclmi,  ct  Ozonis  dc  Liuurno,  GosUini  (8)  et  Glrnrdi  Confrcdi 
dc  Liuurno  Lcuurni,  filii  prcsbitcri  Liuzonis,  Asmundi  cl  Bcrizonis  fi- 
liorum  Berardi,  Ingizonis  fratris  Isaac,  Gribaldi  (9)  clcrici,  ct  Albcrti  , 
filiorum  (10)  prcsbitcri  Dclimbcrli,  (iliorum  Rocoiiis,  ct  Gr-ascucrli  dc 
Scaramanno,  Ebonis  dc  Butano,  Uodcradi  ct  Aimonis  <lc  Vliaco,  Azi- 
perti  ct  Sindiconis  dc  Auaringo,  aldonis,  ct  fratrum  cius  dc  Sualingo, 
Sigimani  dc  Monte,  Algonis  (11),  filiorum  Tedili,  filii  Alberici  dc  Mon- 
tcrone,  Ebonis,  ct  filiorum  cius  dc  Firminiana,  Ogcrii  dc  Plaiolcs  , 
Rodulfi  de  canalcs,  Saliconis  i\e  Conflcntia,  Sigifrcdi,  ct  Ingclbcrli  dc 
Trcdino(12),  Tebaldi,  ct  Widonis  fratrum  dc  Plazo,  Ingonis  de  Ariaco, 
aldonis,  et  filii  eius,  Bcnnonis  dc  Lciirano  (lo),  Aimonis  dc  C.ampale. 

Albert!  de Eimcrici  dc  Torccllo,  filiorum  Armanni  iudicis  dc  ScTu 

Euasio,  Folcadi  de  Casale  (14)  Rogcrii  de  suu  Saluatorc,  ct  filiastrorum 


(1)  Qaarcgna  (Ter.  ib.). 
(8)  Alani  (Ter.  ib.). 

(3)  fVibcrti  filii  Dadonis.  Qncslo  Wibcrto  era  dnnque  fralcUo  di  Arduioo ,  ^iacchc 
i]ucslo  re  era  pur  liglio  di  l>adoDe;  di  lui  si  la  mcDzionc  in  un  Diicito  tcDuto  in 
Havia  da  Ollono  Conic  del  .'lacro  Talazzo,  pre.sieduto  da  Ollonc  Imp.  I  anno  1001 
a'  14  d'ollobrc  (  Mun.  Ant.  Est.  pari.  1.  )  al  quale  assi.itettc  fra  |;li  altri  priniali 
ff^ihi'Ttus  Comes  filius  b.  m.  Dadonis  itemij.  Comitis.  Si  osservi  die  quivi  Ihidone  vien 
detto  Cojite  c  non  Marcln-sc.  Ma  nel  prescnte  dijiloina  Arrifjo  nrn  dii  piii  il  titoto  di 
Conte  aWibcrto,  pcrche  ribelle.  rarimcnti  il  medesioio  Wibcrto  c  soltoscrillo  al  decrelo 
di  fondazionc  del  monnslcro  di  S.  Giuslu  di  Susa  (M.  U.  1*.  Tom.  i.  u.  (Clxwii.',. 
ma  il  GuicilEno:^  ed  altri  lo  scambiarono  malanicnte  con  I'mbcrlo  Conic  di  Savoia  (dal 
DUR.VKDI  I.  c.   p.    131.). 

(4)  Cerriane  (Ter.  ib.). 

(5)  Canaucsc  (Ter.  ib.). 

(G)  Forsc  si  deve  Icppcre  Nitardi. 

(7)  Filiorum  Roberti  de  I'ulpiano.  Erano  ijuattro:  5.  Cvglulmo^  Abbatc  del  mona- 
stero  Divionensc,  Golifredo,  A'ilardo  e  Robcrlo  nali  da  Roberto  da  Volpiano  e 
da  Porinia  sorclla  del  re  Ardoino  (Cfr.  H.  P.  M.  Tom.  i.  Doc.  ccxLiv.  ,  el  CLAB. 
Rod.  in  vila  S.  Willclmi  Divion.  Abb.  cap.  i.  ix.  ccc). 

(8)  Aimonis,  Roscllini ,  Girardi.  Confrcdi  dc  LivorDO  (Ter.  ib  ). 

(9)  Girbaldi. 

(10)  Filii  (Ter.  ib.  . 

(11)  Aldonis. 

(IJ)  Cercdono  (Ter.  ib.). 

(13)  Lcnzano  (Ter.  ib.). 

(M)  1  De  Casale.  Adanqnc  S.  Evajio  c  Caiialc  CDino  allora  dno  looghidittinli :  bcnsi 
»  unironsi  poscia  in  un  sulu.  1  luo^lii  rammenlati  dal  diploma  in  quesla  parte  »odo 
»  di  la  dal  Po,  cioc :  Piozzo,  Lavriano,  Drasasco,  Torccllo,  Casale.  S  Salvalorr  , 
'  Brosolo,  Cercsolo  etc.  (DoR.  I.  c). 


583 

fills,  MainfrcJl  ilo  Brosilo,  Br.iscuerti  de  Ccresido,  el  fralres  (1)  Aldo- 
iiis,  astulfi  aribaldi,  el  Vbcrti  ,  Mainrredi  de  Coce  Birardi  de  Wu- 
lingo,  Rozonis,  cl  Ugonis  de  Monliclo  (2),  conslanlii  de  Palazolo,  el 
filior'"  eiiis ,  Atib.ddi  de  Caualiaca  omnia  prcdia  Tusliardi  (3) ,  el 
^^■aidc^adc  el  Viberti,  filii  Dadonis,  el  omnium  islorum  hominum, 
quorum  nomina  hie  scripla  conlinenlur,  loj^e  (4)  Longobardorum  noslra 
sunt  propria,  quia  isti ,  poslqiiani  nobis  pdelilalem  iurauernnt,  corona 
Reijni  loulmbardic! ,  et  iliademate  Imperii  tiobis  iain  altributa,  Artloino 
Reiiiii  nostri  intiasori  iiincti ,  omnia  uastauernut ,  et  maximc  Eusebianam 
EcolS^  miserabilitcr  afllixcrunt,  ideo  quod  quia  legibus  perdiderunl , 
legibus  noslra  sunt,  et  quia  legibus  noslra  sunt  legibus  Scio  Eusebio 
oia  in  ppeluura  damus.  Quicumq.  aul""  sctm  vercellensem  Eccl"  de  his 
oibiis  disucstiuerit,  ucl  inquielaueril,  componat  kamere  nITe  mille  libras 
auri,  el  s^To  Eusebio  alteram.  Quod  ul  crcdatur,  el  conseruclur  lioc 
prcceptum,  manu  nostra  firmauimus,  el  sigillo  noslro  iussiraus  insigniri. 

Signum  domini  Hcnrici  inuiclissimi ,  et  gloriosissirai  serenissimi  im- 
peratoris  augusli. 

(o)  Iricus  cancellarius  nice  Heberardi  episcopi,  el  archicancel- 

larii  recognouil. 

Anno  Domini  Incarnalionis  mxiiiI.  indiclione  xil.  anno  ucro  Regni 
domni  Henrici  Imperaloris  Aug.  xnl.  Imperii  uero  i.  Actum  Folega  (6) 
felicilcr  amen. 


j^    5g  Eiusdcm  Hcnrici  i  Iniperatoris  diploma  quo  Petro  Nova- 
riensi  episcono  quendam  comitatulum  vallis  Ausuiae , 

Car  a  Basiii-  iieciion    plebcin    Trecate  ,    et    curtem   Giavalona    pro 

"' p'sia  "'  daninorum  recompensatione  concedit. 

f  1  ex  iGBELl,. 

Ital.  sacra  iv. 

col.  TOO.  In  nom.*^  S."  el  Ind.""^  Trin.  Henr.  diu.  ord.  clem.  Rom.  Imp.  Aug. 

An.  I014.  Dum  fidilium  petitionibus  nostrae  Imp.''  celsitudinis  assensum  prae- 


(1)  Fralrnm  (Ter.  ib.}. 
(J)  Monlido  (Teb.  ib.). 

(3)  Ricardi  (Teb.  ib.).  V.  la  nota  (J)  pa^.  379. 

(4)  "  Lege  Longobardorum.  I  ribelli  qui  dcscritii  vivcvano  dnnque  .secondo  la  legRe 
»  loDgobarda  a  norma  di  cui  sono  punili  colla  confisca  (Leg.  Rnlharis  1.  3.  4.  l\er. 
»  Ilal.  I.  I.  Pari.  Ii.  p.  1.  2.).  Scmbra  pero,  die  da  quosli  si  dcliba  ccccttuare 
»  Wibcrto  fiplio  di  Dadonc,  porcioccho  OUono  figliuolo  del  re  Ardoino  fralello  di  csso 
>  Wiberto  ,  nclla  surrennala  carta  dcll'anno  1009  per  la  caltcdrale  di  Pavia  si  pro- 
u  fcssa  di  vivere  secnndo  la  legge  ilalica,  cioe  Romana  (Dl'B,  I.  c). 

(5)  Oldcricu.i  (Teb.  ib.> 

(6)  Solcga  (Teb.  ib.). 


383 
buei'imus ,  cos  nostro  seniilio  promtiorcs,  ac  dcuotiorcs  esse  niinirae  <lu- 
hitanius.  Quiiproplcr  cuiiclonim  Eccl."  calliolicac  fiJcllura,  noslroniinq. 
tam  pracwiitiuni  quam  futurorum  solcrlia  ncopioscal,  I'llruni  \i-ri. 
Virum  S.»'  Novar."  Ecclcsiae  Epum.  nost.umq.  fiJcltm,  qui  n,r.,t  fi,U- 
lilatis  causa  mulla  sustiiiuil ,  fameii  uulelieet,  .silim,  ncs/its,  H  friipisi 
el  insuiier  i/laciosas  rupes ,  cnllisque  sails  aspeios  nudis  pidibus,  ).«r- 
srqueullbus  utimkis  fiiyinido  suieiauil ;  qui  vtiam  uuuc  yriuscniialitfi 
mulla  damua  Arduivo  druoslanle  reci-pil;  nam  Ikclisiac  illius  suni  d<  - 
predalae,  easha  disrupla.  domus  euevsac,  uineae  iiicisae,  urbores  de- 
tmlicalac;  iusuper  plebvs  ipsius,  il  curies  ab  Arduino  pro  benrpciu. 
suisq.  inimicis  dalae  sunt:  nostram  iniperialcni  adiissc  txctllLnli.im  , 
quatenus  pro  sui  laboris  recompcnsatione  (1),  cl  suorum  damnorum  re- 
sUuratione,  quondam  Comilatulum  qui  in  Vallc  Ausula  infra  ipsius  Epi- 
scopalus  Parocliiam  adiacere  dignoscilur,  pracdictae  Eccl."  INovaricnsi 
cum  omnibus  functionibus,  quae  dc  ipso  comitatulo  publicae  paiti  per- 
tinent conccdercmus.  Nee  non  cliam  dcprccalus  csl  nos,  ut  quamdani 
plebem  sui  Episcopalus,  quam  oiim  malo  ordinc,  cl  Iniusla  i-ilione  sua 
l<erdidil  Ecclcsia,  q\iae  sita  est  in  villa  quae  nominalur  Trecule,  non 
adeo  procul  a  Civilatc;  Curlcm  quoqic  quae  Gravalona  dicilur  quon- 
dam ipsius  Episcopi  conlinenlcni ,  scd  quae  nunc  iniuste  penasa  esse 
dignoscitur,  suae  Ecclcsiae  reslilueicmus.  Itaque  dignura  est  ul  sui  la- 
boris praenominatus  pracsul  retribulioncm  a  nobis  suscipiat.  Et  quo- 
niam  iuslum  est  ul  supranominata  Plobs,  atq.  Cors  iam  dicta  suo  re- 
stituatur  Episcopalui .  et  ut  alii  noslri  (idelcs  boc  cognoscentcs  nostrae 
fidelitati  amplius  stabiliantur  eius  prccibus  annuentcs  iam  dictum  Comi- 
tatulum  a  nostro  iure  in  eius  Ecclcsiae  potcsUitcm  omnino  tninsfundimus, 
et  pcrdonamus,  et  pracfalam  PIcbem,  atq.  Cortcm  per  boc  nostrae  au- 
•  loritatis  praeccptum  iam  supradictae  Novaricnsi  Ecclcsiae  reddimus  el 
roncedlmus,  cum  omni  districlu,  el  teloneis,  ac  piscalionibus  quae  in 
flumine  Toxo  sunt,  in  illis  scilicet  bcis,  ubi  ipsa  Ecclcsia  en  utraquc 
fluminis  tenet  parte  et  cum  renatioiiibus,  scu  omnibus  rebus,  quae  ad 
publicam  partem  ex  eodem  comilatulu  exigi  possunt  cum  capcllis,  domo 
cultili  (2)  massariliis,  casis,  sediminibus,  campis,  pr.itis,  vincis  ,  pascuis, 
silvis,  stalariis,  saletis,  i)ahidibus,  aquis,  aqu.irum  dctursibus,  inolcn- 
dinis,  piscalionibus,  cullis,  el  incullis,  divisis,  cl  indivisis,  tcrrainis 
concessionis ,  piscariis,  campariciis,  aiiisque  universis  rolhibiliunibus  , 
cum  servis,  el  ancillis,  aldianibus,  et  aldianis  ulrius(|.  scxus.  cum  omni- 
bus ,  quae  dici  vel  vocari  possunt  ad  iam  diclam  plcbcm ,  vel  eorlcm 
pcitincntibus  vol  respicionlibus.  Nccnon  et  porlum  <lc  Bcstimo  eidem 
plebi  pcrtincnlcm,  quom  gloriosissimus  a%-unculi;s  nosier  Otto  maior 
supradictae  sedi  per  praeccptum  concessit:  ila  ul  nullus  marcbio,  comes, 
vicecomes,  sculdalius  eius,  scu   quaelibcl    magna,   parvaquc    persona, 


^1)  CumpcDsatiouc  ^Lgu  ;. 

(2)  Domo,  curlili,  (L'CH.  I.  IV.). 


384 

liomines  lam  dicti  comitatus,  seu  picbis,  vel  cortis,  audcal  distringere, 
;i\il  infra  ipsiim  comilalum  aliqiiiil  pracsumaiil  (1)  cxigcrc,  vcl  paratas 
f.icerc,  ncc  uUas  rcdliibitioncs  acqu'rere.  Scil  liceal  memorato  prac- 
siili,  suisq.  succcssoi-ibus ,  iam  saopcJiclum  comilalum,  cum  supradicta 
plebc,  vcl  cone  tcnere,  el  omncs  homines  ipsius  comilalus,  sive  ipsius 
plebis.  seu  corlis  per  se,  vcl  suum  lejjalum  dislringcre,  sicul  el  per 
nos,  vel  noslrum  missum  dislringendi  essent ,  el  omnia  quae  de  ipso 
comllalu  ad  publicara  parlem  perlinenl,  vel  indc  cxigi  possunt;  el  prae- 
taxatam  plebem  dc  Trecate,  atq.  corlem  dc  Gravalona  cum  omnibus 
suis  appendiliis,  vel  perlincnliis  habcat,  tcneat,  firmilcrq.  possideat, 
tarn  ipse  quam  successorcs  illius  qui  Deo  favenle  dispositionem  ipsius 
sedis,  el  calhedram  suscepluii  sunl,  onini  noslro  nosUorumq.  succes- 
sorum  regum,  el  imperalorura  omni  hominum  conlradiclione,  vcl  di- 
minutione  remota.  Si  quis  igilur  hoc  noslrae  conccssionis,  el  confir- 
inalionis  praeceptum  nefaric,  ausu  Icmerario  violare  pracsumpseril , 
cenlum  libras  auri  oplimi  coraponere  cogalur,  medielalem  palalio  no- 
slro, el  medielalem  Novariensis  Ecclae  eiusq.  reclori  qui  pro  tempore 
inibi  habetur.  El  hoc  ul  verius  credalur,  diligenliusq.  ab  omnibus  ob- 
servctur,  manu  propria  sublcr  confirmanles,  sigilli  nostri  impressione 
iussimus  insigniri . 

Signum  D.  Uenrici  Ser."'   el  Inuict.""'   Imp.  Aug. 

Dat.  a.  Incarn.  Dominicae  millesimo  decimo  quarlo,  Ind."^  duodecima 
Anno  Tcro  regni  D.  Henrici  Imp.  Aug.  xiil.,  Imperii  primo.  Aclum 
Trucuianae  feliciler  Amen. 


N.  50.      Alteriim  Heinrici  I  Imperatoris  diploma,  quo  monasterio 
T«TTi  ^'  AlJiiri^ii  nonnulla  bona  traditAlhcrti  Parmensis,at(iue 

Annaii   Sacri        Wibcfti  ct  SiETeficdi  lilioium  eius. 

ciplla   ciltii  di  ^ 

Coino  turn.  II. 
p.  M7. 

An  lOij.  Heinricus  Diuino  nulu  Impcrator  Aug. 

Si  sanclis,  ac  ucnerabilibus  locis  &c.  Deed  enim  el  imperio  noslro  est 
incrementum  Deo  rclribuere,  el  ei  honorem  impendere  de  his,  quae 
ipse  dedit,  qui  grails  bonoral,  el  a  quo  omnis  honor  procedit  &c.  Quo- 
eirca  omnibus  Dei ,  iioslrisque  fidelibus  praesenlibus,  el  fuluris  nolum 
esse  uolumua,  quod  nos  pro  rcmedio  animae  noslrae,  et  nostri  imperii 
sublimilatc  donamus,  alquc  concedimus  Sclae  Cumanae  ecclesiae  Mona- 
sterii  S.  Abundii,  sili  non  longc  foris  ab  Urbe,  cui  pracesl  domnus 
Albericus  uenerab.  cpiscopus  omnem  porlionem  Icrrae  ALBERTI  Par- 
mensis  filiorumquc  eius  scilicet  WIBERTI  el  SlGEFREDl,  quam  bacte- 


(1)  Pnesnmat  (UcB.). 


38r. 

n\i6  habere  uisi  sum  in  Valleiellina  in  loco  ubi  dicitur  Talaniotr.i .  ml. 
in  iiliqiio  loco  in  <.;<il<iii  \i.illo,  <nioriini  hiiircililas  el  propiicla!.  fuit 
Scd  quia  in  uos  offeitdenles  cotilra  uostriim  imperitim  IraclniierHUI .  rt 
l>erturi  alijite  ret  in  tioslritin  mtiiesliUem  c.vtiteruitt ,  iurc  ac  legalitcr 
omnia,  quae  habucruiil,  ail  nosliam  partem  publicc  dcuenerunl .  Meriio 
ergo  sua  omnia  pcrdunt,  qui  se  ipsos  gratis  per.rKlcrunl,  ilum  liilctii 
•  lehilam  non  seruantes  in  nostra  fuiclitnte  minimc  perniansei-unt;  ideo- 
que  ilignura  el  iustum,  ac  Deo  cl  nostris  lidelilnis  placitum.  insuper 
liigihus  apjirobatum  perspicienles,  lihenter  domimns,  atipie  conc<■di^nl^ 
iam  dicto  monasterio  S.  Abundii  quicquid  liabuerunt  siiin-a  mfmorali 
Iteriuri  in  praedicU)  loco  Talauiona,  aul  alicubi  in  pracnuminata  ualle. 
tarn  in  nionlibus,  quim  in  planis,  in  terris  cullis  ,  el  incultis  .  in  pa- 
scuis,  siluis,  uineiis,  in  seruis  quoque  &c.  cl  omnibus  quae  adinic  dici 
el  nominari  pussuiil,  de  iain  dicta  pcrlincnlia .  quae  ad  pulilicuni  soUii 
pos!<unl,  omnino  in  inlcgruni  largimur,  alque  a  nostro  iure,  ct  donnnio, 
in  ius,  et  dominium  ct  proprictaten)  pracl'ati  coenobii  transfundinius  , 
el  delcgamus,  sicul  usque  niodo  praclibalis  rets  peilinere  uis.i  suni . 
Eo  uidclicct  ordine  ul  Abbas,  <|ui  nunc  praccsl,  oninesque  sui  succes- 
sorcs,  qui  ibidem  pro  tempore  fuerinl,  potestalcm  babcant  pracdicia 
omnia  illorum,  quae  sunt  in  iam  dicta  ualle,  tcncrc ,  possiderc,  com- 
niutare,  uel  quicquid  uoluerinl  faccre  ad  laudem,  ct  honorcm  omni- 
polenlis  Dei,  ct  S.  Abundii,  ct  communcm  fratrura  suslentalionrin. 
el  utilitalem  ex  nostra  plenissima  aucloritale  .  lubcntcs  igitur  saneti- 
mus  ut  &c.  si  uero  quod  minimc  credimus  contra  huius  noslri  praccepli 
slaluta  quisquam  temerarius  uiolator  cxlilerit,  componat  auri  probatis- 
sirai  libras  centum  medictatem  nostrac  parti,  ct  mcdictatcm  praescnli 
Abbati ,  uel  suis  successoribus .  Quod  ul  ucrius  crcdalur  &c. 

Signum  •{•  Domni  Heinrici  glorios.  alque  inuicl.  impcraloris  semper 
Aug. 

Heinricus  Parroensis  cpiscopus  el  cancellarius,  uice  Eucrardi  episcupi. 
et  Archicancell.  recognouit. 

Data  lui.  non.  oclobr.  Anno  D."  Inc.  mxy.  Ind.'  xiv.  regni  urro 
Domini  Heinrici  imp.'"augusli  xnii.  imperii  autcm  ii.  Actum  Mercsburg 
f'elic.  Amen. 


-^    jn        I'iiviiegium  Heinrici  I  Imp.  quo  Alhrrico  (jtiinanoEiiiscojHi 
villam  Barzanorum  conccdit,  tmnc  fuit  nronrietas  Pr- 

Tatti 

Annaii   Sacri        lengaiii  ct  UfTonls  rebelliiim. 


(letla   cilia   di 

Cnmn   titm   ii. 

p    «3J 


■fS"'  "    '^'-    ^ry'- 


Henricus  superna  dementia  Romanorum  Impcrator  Aug.  Si  peticio- 

.Vn.  liila.        „i(,us  nostrorum  fidelium,  nobisquc  dcbile  famulantium  aurcs    nostrac 

piclatis  inclinauerimus,  promptiorcs  cos  fore  in  niTTi  scniitio  non   du- 

liitnmus.  Uninersitalem  igitur  omnium  nobis  obsequienlium .    praesen- 

Serik  II.  To.«.  VII.  49 


386 

tium  scilicet  cl  fuUironim  ncqiuicjiiam  latere  uolumiis,  tjiiod  Alb«-ric>i» 
sciao  Cumanae  cccl.'"  uenorabilis,  cl  nosier  ilileelus  cpiscopus,  nostrae 
piciatis  cclsiliuliiicm  adiil,  supplicilcr  poslulans,  ul  pro  scmpilerni  rc- 
tribuloris  ainorc,  cl  salute  aniraac  noslrac,  ciusque  collate  ct   confe- 
rcndo  seruilio,  nostroq.  imperio    subllmando,    eidcm    sanclac    roatrici 
eccl."  ad  bonorem  Dei  Goiiilrieis  et  Virsinis  Mariae  dicatae,  quamdam 
Ciirlcm  cum  oibas  suis  pertincneiis,  quae  diciliir  Villa  Barzaiioru-^  quae 
fuit  liacrcdilas  el  propriclas  fdiorum  comitis  SKilFKEUI,  BKUENGAHll 
ET  VGOMS  conccdcre  el  donare  dignaremur.  Quorum  ijuoiiiam  iti  nos 
uimis  offendenles  contra  iioslriim  iinperiiim  male  tractaiieriint,  el  pvriuri, 
alquc  rci  in  uo.ilram  nuiieslalem  piibllcc  extileninl,  jure  ct  Icgaliter  non 
solum  liacc,  scd  cl  omnia  quae  babuerunt  ad  nostrum  publicum  deue- 
nerunl,  unde  sua  omnia  mcrito  perdunl,  qui  sc  ipsos  gratis   perdidc- 
runt ,  dum  fidei  debila  obliuexenlcs  in  nostra  fidelitate  minimc    dura- 
runt,  et  nostra  iiiimico  turantcs  adliaeseiiDit ,  Hanc  ergo  postulacioneni 
dignam  el  ratam  prospicientes  el  ullo    modo    ncgarc    ualenles,    ipsiiis 
prccibus  libentcr  acquieuimus.  Concedentes  alque  confirmantes   eidcm 
Cumano  uenerabili,  cl  dilccto  episcopo,  omnibusquc  suis  succcssoribus 
supradictam  Curtem  ViUam  Barzanorum  nominalam  cum  oibus  suis  ap- 
penditiis,  cum  oibiis  rcdditibus  cl  exhibitionibus,  impcnsionibus  et  fun- 
ctionibus,  cum  scruis  &c.  et  cum  oibui  quae  adbuc  dici,  uti  nominari 
possum,  ad  candcm  Curtem  pcrlinentibus,  atquc  omnino  in  integrum 
largimur,  ct  a  niro  jure  ct  dominio  in  ins,  et  dominium,  et   proprie- 
talem  praefalae  Sctae  eccl."=  transfundimus  cl  dclegamus,  ul  qui   nunc 
praccst  cpiscopus,  omnesque  sui  succcssorcs   potestalem    habcanl    iam 
dictam  Curtem  cum  oibus  quae  ad  cam  ptinenl,  lencrc,  possidcre,  com- 
mutare  sicut  haclcnus  praelibatis  periaris  uisa  sunt  pcrtincre,  et    ipsi 
heredilates  possidcrunt .  Et  facienl  idem  cpiscopi  de  cadcm    Curte    et 
Oibus,  que  inde  solui  possuul,  quicquid  sibi  placucril  ad  laudem  el  ho- 
norem  Dei,  et  Scio  Mariae  ex  nostra    plcnissinia    aucloritalc.    lubcntcs 
ergo  &c.  si  ucro  quod  minimc  credimus  contra   bnins  nostri  praccepli 
staluta  &c.  sciat  se  ccrlissime  compositurum  auri  libras  millc,  unam  par- 
tem Camcrae  nostrae,  alteram  pracnominato  episcopo  &c.  Et  ut  lioc  ue- 
rius  credalur  &c. 

Sign.  •{•  Domni  Heinrici  glories.,  atquc  inuict.  imp.  semper  Aug. 

Hcinricus  Parmcnsis  Epui,  el  canzellar.  uice  Eucrardi  cpisc.  cl  Ar- 
rliicanzcll.  rccognouit. 

Data  quarto  non.  oclobr.  an.  D."  Inc.  mw.  Ind.'  xiv.,  rcgni  ucro 
D.°'  Heinrici  Imp.  Aug.  xiv,  Imperii  aulcm  eius  n.  Act.  MeresLurg 
fel .  amen . 


N.   II. 

Ap 

SVNSOMXO 

Kamigl.  III. 
p.  380. 


<;tr. 

<»"S 
litm. 
.ap. 


Scneinii 

Guell. 

I.  Iil>.i. 

IX.    «    Hi. 


38- 
Epitaphium    Adalbcrti    iuniuris,    Oberti    ii    Atoslinoruiii 
principum  satoris,  (ilii,  iu  ccclcsia  monastcrii    Casti- 
lionensis  posilmn  (I). 


IIECTOREOS  CINRRES  KT  ACIIILI.IS  RVSTA  SVPEHW 
(;.\ES\REVMQVE  CAl'VT  I>.\R10  HOC  SVB  MARMORE  TECTVM 
CERNERE  NE  DVBITES.  PIETATE  ALBERTVS  ET  ARMIS 
INCLITVS  AVSONIAE  QVONDAM  SF'ES  FIDA  CARINAE 
gVO  DVCE  ROMNLEVS  CYRNVS  (2)  SVBIECTA  TRUMPHIS 
BARBARA  GENS  ITALAQVE  PROCVL  DISPELLITVR  VRBE. 
MARCHIO  DVX  LATH  SACER  AEDIS  CONDITOR  HVIVS 
HAC  TVMVLATVR  IIVMO.  MELIOR  PARS  AETHERE  GAVDET. 

OBIIT    ANNO   SAL.    MXSXIV.    DIE    VI    UNVAR  . 


(1)  II  muoastero  di  Casliglionc  ,  posto  su  quel  di  Parma  fra  Boigu  S.  ituniuu  c 
Dosselo. 

(2)  Ecco  s'iii  non  m'inganno  il  scnso  di  niicsta  frase  UOMVLEVS  CII\>VS,  QVO 
IlVCE,  BARBAI\.\  GENS  (cioe  i  Saiacini  oppressor!  delle  isole  di  Corsica  c  di  Sar- 
dcgna  ,  cd  i  Tedesclii  occiipaloii  di  Uoiua  )  SVIIIKCTA  ijl  TIUV.MrillS  ,  <;i 
DISPELLITVR  PROCVL  VRBE  ITALA .  —  E^li  i;  nolo  sicconie  noil  anno  1017  i 
Pisani  cd  i  Genovcsi  alia  ctiiamala  di  Papa  Benedetto  VUI  trioufaruno  do*  Sararini , 
in  Corsica  cd  in  Sardegna.  Quel  ROMVLF.VS  CIRSV.S.  c  laltro  litolo  di  UVX  I..\T1I. 
dati  ad  Adalbcrto  daU'epi^'raCsIa ,  mi  fannn  credere  clic  esso  come  Capilano  Romano 
(  Romulcus)  abbia  avuto  parte  in  quella  ^illoria.  c  veoissc  percio  dai  Romaoi  iosi- 
gnilo  del  grado  di  DV.K  LATH.  Dallo  Sciikiuiu  poi  (Orij;.  Guelf  I.e.)  abbiamo  air- 
come  quellaltre  parole:  ITALAQVE  PROCVL  niSPEI.I.ITVR  VRBE  acccnnano  !• 
parte  avula  dallo  stesso  Adalbcrto  nclla  sommossa  Romana  del  1U14,  conlro  i  Tede- 
•ebi.  (V.  il  cap.  ix  di  qucsli  Studi  p.  ii6  a  99.%  e  teg.) 


389 
PARERE  BELLA  GJIJNTA  ACCADEMICA 

INTORNO  AGLI  SCRITTl    INVIATI    AL   CONCOnSO    Dl    PREMIO    StX  SECIENTE   QUESITO 

Quali  furono  Ic  cause  per  le  quali  la  Rcpubblica  (TAtcne  andb  da  Peride 
in  poi  dccadendo ,  sinch'e  vennc  in  polere  dc^  liomani?  e  quale  iiifluenzn 
ehbc  essa  sul  decadimcnto  dclla  Grccia  e  parlicolarmente  di  Sparta  ? 

II  decadimcnto  dci  Romaiii  fu  nello  scorso  sccolo  I'argomento  d' un 
celebre  libro,  il  quale,  a  malgrado  del  posteriori  trovati ,  dura  ancora 
come  moniimento  di  <j\ieU'acuta  sagacita,  che  sa,  entro  ristrello  ma  ricctp 
quadro,  condeiisare  fatli,  idee,  geiieralita  e  parlicolari  osseiTazioni .  a 
fine  di  porre  in  cliiara  luce  un  altissimo  soggctto.  II  decadimcnto  dAtcnr 
dall'etii  di  Periclc  in  poi,  e  la  sua  influenza  sul  decadimcnto  dclla  Grecia, 
e  singolarmente  di  Sparta,  fu  il  tema,  che  I'Accadcmia  nostra  delle  Scicnze, 
sin  dal  i5  maggio  1843,  propose  ai  dotti,  invitandoli  ad  emulare  il  gran 
IVfontcsquieu.  Sette  disscrtazioni  furono  presentate ;  tal  numero  dimostra 
quanto  I'argomento  riuscisse  gradito,  ma  il  loro  merito  e  vario. 

La  Dissertazione  n.°  i,  che  porta  per  epigrafe  Omnia  miitanlur  et  nos 
mutamur  cum  ipsis.  Omnia  tempos  edax  depascitur ,  omnia  carpit.  Omnia 
sede  movet ,  nee  sinit  esse  diu,  fu  dettata  da  chi  avendo  Ictlo  di  \ol<> 
e  franteso  un  compendio  della  sloria  greca,  vanamente  spero  di  risol- 
vere  tin  alto  problema. 

La  Dissertazione  n."  3  ,  distinta  K«e  tTtiv  0  tojouts?  J«p.o?  «fv«).o*/«K  r«v 
ij.o'jcupyi^i&v  TYi  Tupayvt'oj  Arist.  pol.  4)  svela  una  profonda  cognizione  degli 
ordini  politici,  c  molta  filosofia  nel  dedurre  dai  fatti  le  loro  conscguenzc 
morali.  Ma  i  fatti,  oltre  all'essere  incompleli  ,  sono  talora  od  inesalli,  o 
falsi.  Cosi  tre  Icggi  sono  attribuite  a  Solone,  le  quali  ebbero  nn'originc 
assai  posteriore ;  del  che  I'Autore  sarebbesi  avvcduto,  sc  avesso  stmprc 
riscontrate  nei  fonti  le  citazioni,  che  incontro  nei  libri  dc'crilici.  Quindi 
awenne  pure,  che  qualche  passo  di  Demostcne  prove  appunto  il  con- 
trario ,  se  esso  si  legga  nella  sua  intcgriti  originale.  L'Aulore  dillgcnte 
nell'enumerare  le  cause  interne  ed  csternc,  che  trassero  la  Grctia  in 
rovina  ,  anziche  esporlc  sconnessc  ,  avrebbe  potuto  viunirle  sollo  pochc , 
ma  generali  feconde  di  elfetti.  L'Egemonia  e  una  di  quesle.  II  lavoro , 
considerato  come  un  primo  getto  ,  onora  I'Autore. 

Nella  Dissertazione  n.°  3,  fregiafa  del  moito  Reriim  cngnosccr-f  cnitsas ; 
si  osscrva  un  movimcnto  di  dicitiira  ,  una  vivacita  d'iniHgini,  ed  una  vi- 
hrazione  di  concetti,  che,  ove  sia  temperata ,  consola  la  freddezza  della 
critica,  ma  smodata  fa  danno  al  vero,  ed  offende  il  gusto.  Le  frasi  Pe- 
ricle  respinse  il  Rinaldo  /Iteniese  dalla  palestra  di  M'lrle  alia  seUa  in- 


3c)o 

ctiitiitd  ,  ed  anclie  la  corona  (lell'eloqu<inza  niessa  dalle  FilippicJie  siil  capo 
fii  Demostene  tfamutossi  incipresso  sul  capo  della patria,  cd  allre  lali  assai 
frerjueiiti  mostrauo  un  gusto  privo  di  delicatezza,  non  clie  una  finla  pas- 
sioue  per  a  tempo  assunta.  In  altre  si  scnle  tutto  lo  sforzo  dei  conlrasti 
luboriosamente  cercati,  seppur  i  due  disparalissimi  opposli  non  vi  si  Ixit- 
lano  davanti  slrananiente  aj>paiati ,  Rafaello  ciabattino ,  c  Michelangelo 
ffarzone  da  muratore.  Questa  via  riconduce  al  secento,  e  mena  alia  rti- 
iliita  (run  Angclo.  QiicU'autore,  die  dopo  liingo  confronto  di  tesli  c  di  falti 
abhia  riconosciiilo  crilicamente  il  vero  posilivo,  c  dopo  profonda  inedi- 
tazione  sia  risalilo  dai  fatti  alle  idee  generatrici,  cestui  rispettivo  cnuncia 
la  veritii  circoscritla  ne' limiti  studiosamente  trovati ,  od  anche  la  sola 
proliahiliia  secondo  i  varii  suoi  gradi;  venendo  poi  nel  camjio  della  ge- 
neralllu  fdosofica  uuovamenle  proccde  guardingo ,  pcrche  con  una  menle 
coraprensiva  vede  ancora  tulti  i  particolari,  donde  emerse  I' idea  generale. 
Le  sue  parole  sono  appropriate ,  anzirhe  esageralrici ;  il  sue  stile  cam- 
liiina  con  un  aiidauieiito  soleniie  ,  ammette  bensi  le  grazie  ,  ma  quelle 
sole  die  spontance  ornano  Targomciito,  senza  o  moslrare  I'artifizio  dello 
scritlorc,  o  divagar  le  meiiti  dei   leltori. 

Lo  slile  doclamalorio,  seljbene  contaminalo  da  alcuni  costrnlli  faliiti, 
regna  nclla  Dissertazioue  n.°  4;  contrassegnata  w  Quid  Pandioniue  resUuit, 
nisi  nomen  Athenae  ?  Ovid.  Le  rettoriclie  italiane,  restringendosi  ad  in- 
segnare  la  sola  arte  di  far  arringhe,  avvezzano  i  giovani  al  solo  stile  di 
dedamazione;  donde  avvieiie  ,  die  nei  temi  di  critica,  e  persino  nelle 
epistole,  lo  stile,  quando  non  e  al  tutto  Irascurato,  incede  magnifico 
sui  irampoli  della  rettorica.  Se  I'Autore  avesse  meglio  distinto  i  tempi 
e  le  instituzionij  se  con  miglior  ordine  avesse  collegati  gli  efietti  colle 
cause,  il  bello  sarebbe  nato  spontaneo  dal  buono,  senza  andarlo  a  cer- 
care  nello  stile  |)resonluoso.  Pareccliie  nuove  proposizioni  si  ravvisano  in 
questo  lavoro ,  dellc  quali  dovremmo  dar  lode  all'Autore ,  seppure  fos- 
scro  con  opporluni  argonrtenti  provate;  ma,  siccome  egli  non  cita  mai 
alcun  testo  antico,  perb  ci  mancano  i  mezzi  per  rifare  con  lui  ill  avoro  , 
e  per  apprezzarne  giuslaiiiente  le  parti  nuove. 

rs'ella  Dissertazioue  n.°  5 ,  Cuncta  tentavi  insapientia,  le  prime  tren- 
lacinque  pagine  oirrouo  un  accurato  compendio  della  Storia  di  Tucidide, 
die  onora  I'Aulore  come  scriltorc.  Ma  codesto  sommario  e  inopportuno 
in  una  scrittura,  die  si  indirizz^  a  dotti.  Impero  clie  i  fatti  non  stret- 
tamente  coUegiti  coH'assunto  si  dovevano  accennare  con  parole  generi- 
die,  e  gli  altri,  die  loccavanj  I'argoinento,  si  dovevano  con  piii  mi- 
nuta  relrtzione  iiidag.irc.  Al  compendio  couseguitano    le  cause  del  deca- 


39 « 

(liincnto  d'Alene.  Moltc  stanno  con  |.oco  orcline  atldensalC;  che  avi-en:iiio 
volulo  vcdere  svolle  nel  loro  progresso.  Propciiso  a  dcclannarc  I' Anion; 
tnlora  trascura  l' esaltczza  ilci  fatli,  c  lal  allra  esagrra  i  vizii.  L'anpen- 
ilici;  ,  ill  cui  iratla  del  decadiincnto  di  Sparta  c  iusufliciciile. 

Per  rispondere  al  tenia  proposto  era  iiccessaria  una  \asla  crudizioiir , 
una  sagace  critica  iiell' appiczzaria  ,  ed  un  giudizio  politico  e  lilosofico 
sugli  ordini  pubblici  c  sui  loro  fondamciiti.  In  tulte  ipicsle  Ire  |)aili 
rAiitore  della  sesta  Disserla/.ionc  fregiata  dei  vcrsi  Tcdi  Solon,  tit  cut 
fit  ViUil  pianta ,  Che,  s'e  malculta,  mal  frutto  produce,  si  mostra  va- 
leiilc  per  quanto  glielo  acconsenlivano  i  suoi  mezzi  privati,  che  erano 
al({iiaiito  rislrelti  in  fatto  di  libri  crilici  modenii.  Imperoccliu  Ci^li  noii 
posscdeva  le  opere  del  Boeckh,  del  Midler ,  dcUo  Scliomann,  del  Wacli- 
smutli  (i)  ,  dei  dolli  illustratori  di  Tucidide,  e  di  Senofoiite,  e  di  ir.olti 
altri  Tedeschi  ed  Ollandesi,  i  tpiali  dctlarono  o  monograGc  compiiile  , 
o  irattali  gciierali  sugli  ordini  politici,  ainiiiiiiistrativi,  e  giudiziarii  della 
(irecia.  Eppiire,  a  inalgr.ado  di  tali  difelli ,  cgli  con  uiolta  i.crspicacia 
dichiaro  il  cclebre  passo  di  Pollucc  sul  censo  di  Solone;  tutta\ia  la  spie- 
ga^iione  del  Boeckh  meritava  d'esseie  esaminata ,  ed  oltie  al  ccnso  di 
Solone  dovcvasi  toccarc  delle  inodiGcazioni  fattevi  da  Euclide,  e  da  Nau- 
sinico.  Parimcnte  egli  con  molto  seiino  prese  a  considerare  il  coiiiniercio 
dAtenc,  e  la  forza  dclia  sua  marineria  mercantile;  ma  dai  libri  men- 
tovati  avrebbe  potato  ricavarc  niiovi  lumi.  Dubitiamo  poi,  clic,  ollrc  al 
lesto  grcco  di  Pollucc,  egli  difettasse  di  quello  delle  Vite  di  IMutarco; 
giacche  parlando  dcllc  doti  Ateniesi,  chci  dice  abolite  da  Solone,  cilu 
la  versionc  del  Pompei  al  lutto  incsatta,  per  non  dir  eiTonea.  Sprovvc- 
dulo  di  moltc  f'onti  d'erudizioiie  I'Aulore  tuttavia  compose  la  piii  pngiala 
IVallc  Dissertazioni ,  che  ci  furono  preseutatc.  Ma  siccorac  la  sua  scrit- 
lura  non  corrispoudc  a  quell'  altezza ,  a  cui  oggidl  si  trova  sollevala  in 
Europa  la  scicnza,  merce  le  indagiiii  di  molti  crilici;  peru  rAccademia, 
mentre  loda  I'ingcgno  e  fa  onorevole  menzione  del  lavoro,  non  crede  di 
doverlo  coronare. 

L'  Autore  della  settima  Dissertazione ,  che  porta  in  fronle  il  versi> 
Felix  qui  potuit  j'crum  cognoscere  causas ,  forsc  ristucco  dal  seniir 
ognora  proclamare  il  progresso,  accagiono  questo  del  decadinuiito  d'A- 
tene.   Ma  se   Atenc  pcii  ,   perclie  |)rogrcdcndo  s|iinsc  la   dcir.ocrazia   sino 

(1)  Racckh,  Economie  PolUiqui  des  Athcuiciis;  Mullcr  the  Dorians  translated  by  Tufnt't ;  Scliomann 
de  ComitiU  Athcniatsiuin ,  oJ  aiichc  ytntiiptitatrs  luris  Publici  Graecorum  ;  Wacbsniulh  /irlttnnth* 
Ailerthumer  ;  Gccl  llistoria  Critica  Sopfiislaruni ;  Tilm;iaa  Gricchischt  StaatsirrfuiiuHgrn ;  llrrmaDU 
Grie^h.  Staatt  alterthumer ;  Clarissc  f'tta  Perictit :  Trorop  de  Pcricte  ctt. 


alia  liianniile  ,  Spuria  cadde ,  perclie  lenace  de'  suoi  ordini  anlichi  li- 
cuso  di  progredire  e  di  riscontrarsi  colla  qualitu  de'  luiovi  Icmpi.  Ep- 
pcro  il  progi-esso  puo  bcnsl  citarsi  come  un  carallcie  disliiilivo  della 
slirpe  Joiiica;  ma  non  prendciido  forma  di  vizio  o  di  virlu  sc  uou  dal 
sue  eccesso  ,  ovvcro  dal  difelto,  non  puo  dirsi  causa  di  rovina  o  di  Go- 
rimciito.  Le  altre  idee  generali  dcU'Autorc  lasciaiio  desiderare  applica- 
zioni  speciali  aU'argomealo  ,  die  restringano  e  diano  il  giusto  mode  d' in- 
fluenza alle  varie  cause.  Impcrocche  fralle  cagioui,  die  trussero  a  rovina 
Roma  e  la  Grecia,  parccchie  sono  le  medesime  ,  come  i  vizii  delle  na- 
/ioiii  tornaiio  scin])rc  gli  slessi;  ma  il  grado  loro,  i  coiilrasli  ,  il  modo 
di  manifestazione  ,  ed  altri  parlicolari  diverslficandosi ,  e  nccessario  1<> 
sceudere  allc  spczialiu'i  ,  clie  danno  il  pioprio  colore  a  ciascuua  nazioiic 
uei  varii  suoi  periodi.  A  lal  fine  mal  risponde  lo  stile  dcclamalorio  fa- 
cilmente  esageralore  ,  che  mira  a  colpire  anziche  a  persuadere  i  lettori. 

Da  ullimo  parlando  iu  gcnerale  delle  dolte  Dissertazioni  Ilaliane,  giova 
ricordare  il  segueiite  passo  di  Cicerone:  T'etercs  omncm  omnium  rerum, 
i/uae  ad  mores  hominum,  quae  ad  viiain,  quae  ad  virtutcm,  quae  ad 
rentpiibllcam  perlinebant ,  coguitionem  et  scientiam  cum  dicendi  ratione 
iungebant;  postea',  dissociatis  a  Socrate  disertis  et  doctis  ,  et  deinceps 
a  Socralicis  item  omnibus,  philosophi  eloquentiam  despexerunt,  oratores 
sapientiam  (i).  Tal  separazione  dura  tutlavia  in  molti  scrittori  italiani. 
Gli  oralori,  casti  per  lingua,  musicali  nci  periodi,  briosi  per  ingegno, 
difetuno  della  nccessai'ia  sapienza;  e  gli  scrillori  di  fdosofici  argomenti, 
trascurati  neU'eloquio,  inamabili  per  lo  slile  ,  e  sdcgnosi  d'ogni  grazia  , 
sprezzano  relocjuciiza  didascalica. 

L'Accademia  sperando,  die  o  qiialcuno  dei  concorrenti  vorra  purgare  ed 
ampliare  il  sue  lavoro,  od  altri  dotli  sieno  per  enlrarc  ncUa  lizza,  prolunga 
il  (oncorso,  lasciaudolo  aperto  sino  all'ultimo  giorno  di  marzo  del  1846. 

Lo  toDcluiiom  del  Pjrere  foroog  upprovslc  lialli  ClaiM  nells  sun  adaoaDia  del  17  pcnoaio  lOIB. 


(r  CiceroDC  lie  Omt    III.   10 


l^onte  Saldzzo  Presidcnte 
(",av.  Gazzeha  Segrelarw 
Barotie  Manno 
Conic  Saui.i 
(lav.  Bertoi.otti 

CaV.    BONCOMPAGNI 


Cav.  Pevro.n  lielaloir. 


Giiinle   c  prineipali    correzioni   agli   Slutli    critici 
sovra  la  Storia  d'ltalia  ai  tempi  del  Re  Anioino. 


393 


Pag.   73.  nota   (1)  aggiungi  in  fine   Cfr.  la  nota  (3)  pag.  397. 
»      76.  lin.     5  indipenden  za  del 
regno ; 
»  33  egU  e  vero 
»  3 1  non  c  nulla 
n    18  difficolth 
»    1 3  biograjici:  e  che 

cercando 
»   2^  facendo , 
»     5  protestando 
18  vedremo 
16  dopo  la  \oce  pa - 
rola  si  ponga  in 
nota: 


85. 
86. 
88. 
90. 

98. 

103. 

ivi 
io3. 


I) 

» 


Icggi: 

independenza  del  regno , 

» 

egli  e  il  vero 

» 

non  e  altri 

» 

dijffhUa 

» 

biografici ,  col  cercare 

» 

togli  la  viigola 

» 

pretestando 

» 

vediamo 

io5.  nola  (i)   Ott.  II. 

1 06.  Aggiungasi   alia    nola  (i) 


»      Vedi  qui  la giunta  alia  pn- 

gina   137. 
.)      Ott.  HI. 
11   name    di  Pa  done   (  c/te   e   lo 
siesso  che  Ditto  )  pare  realmcnte  d'origine  gallica ;  nel poima 
di   «  Ennoldo   Nigello  »   parlasi  di  un  giovine   di  tal  nomc 
il  quale  nelV  invasione  de'  Saracini  nelle  Gallic  sul  principio 
dclCKIII  secolo  ,  prese  le  arnii ,  e  si  porta  pazzaniente  con 
pochi   compagni   contro    un    castcllo    da   essi  occupato   nclla 
diocesi  di  Rhodez  ncl  quale  que'  barbari  a^'evano  imprigionalo 
sua    madre.    Forse   gli   antenati    di    Ardoino ,    senza   dubbio 
franzesi ,   vogliono  csser  cercati  in  quellu  parte  delle  Gallic, 
e  probabilmente    uno  di  cssi  trovavasi  fra   que'  5oo  franzesi 
venuti  con   Guido  ed  Anscario  in  Italia  ,  dopo  la  moitc  del- 
f  imperatore  Carlo  il  Grosso.  (  Erm.  Nigelli  ,  Poeina  in  Pert/. 
INI.  G.  II.  T.   II.   p.  4G6.  Reinaid  ,   i(  Invasions  des  SaiTaziiis 
»    en  France  elc.  »   p.   2.\.  Paris,    i83r>,   i    vol.  in-S."  ). 
Serie  II.  Tom.  VII.  5o 


394 

Piii^.  u)C).  till.     9  (/  cJd  a\rebbe  Icsgi-     «  coloro  che  wrebbero 


\\\       »    1 1    lolgasi  urringo 


» 


»         ivi      ))  permit,  lolgausi  le  parole:  da  iin  altro  diploma 
»      \o-j.      »      2  ed  appoggio  'eggi:     ed  uppoggia 

»        ivi       »    10  Vorigine  »      forigine  Jr-anzesc 

»      i()8.       »      4  Veili  qui  la  giunla  alia  pag.    i2t.  liu.    i3. 
»      III.       »      I   anno  997  'eggi :  anno  998 

1 1 5.      »      4  della    nola    (2) 

maleficium  »      malcficum 

I  iG.      »      6  della    nola     (i) 

inflatas  n      inflalus 

(23.      ))    26  ilopo  le  parole  rt/^/'Z  wo/<t  aggiungi:  e  ccwie  di  fatti  eglL 

oltenne  neiranno  1000  (  «."  17  j4ppend.  ). 
12'j.  »  1 3  Dopo  la  voce  yOrt/'o/rt  poiigasi  quesla  nota:  Nel  diploma 
di  Arrigo  re  pel  monastero  di  Fruttaaria  delV  anno 
3//^7(Appeiid.  n.°32)  viene  nominata  BERTAFILIA 
HAMEDEI:  questo  AMEDEO  non  potrebb'egli  esserc 
il  fvalello  di  Ardoino  qui  ricordato  ? 
16  e  a  questo  l^ggi-  ^d  a  questo. 

16  proivcdimento ;  n      prowedimenlo  , 

3  dopo  la  parola  osdnazionc  si  ponga  una  virgola. 
6  dopo    toil    raetli:    la  durata  delV  episcoputo   di  fVar- 
mondo  e  ignota  (  vedi  qui  la  giunta  alia  pag.  237  ). 
1 4  questa  l^ggi-  quella. 

143.   Alia  nola  (i)  s'aggiiinga  in  fine:  Siccorne  la  versionc  italiana 
della  Storia  di  Leo  era  in  corso  di  stampa ,  io  dowtti 
taholUi  far   uso  della    versione  franzese   quantunque 
zeppa  di  errori. 
(48.     »    16  entrambe  l^^ggi-  entrambi 

1 7 1.. Dopo  la  nota  (5)  aggiungasi:  Del  resto  il  cronista  del  Monte 
Soratte  dice  che  Marozia  era  figlia  di  2'eofilatto,  ma 
non  gill  die  quesli  fosse  marito  di  Teodora:  Liutprando 
scrive  che  Marozia  e  sua  sorella  erano  figliuole  naturali 
di  quella,  ed  il  Curzio  che  Teodora  era  moglie  di  Co- 
stanlino  Senatore ;  per  metter  daccordo  tutti  quesli  scrit- 
tori  si  pud  credere  adunque  ,  che  la  madre  di  Marozia 
avesse  per  marito  Costantino,  e  per  amante  Teofilatlu , 


« 

128. 

)> 

n 

129. 

» 

» 

i3o. 

» 

)i 

l32. 

)> 

)) 

.36. 

1) 

» 

.43. 

Alh 

//  die  noil  i;  iiii/>ossibile    tiattandosi  tli  que'  lenipi  turpi ,  r 
corroui. 

Pag.  17S.  I'm.   2  c  3  stuto  .  .  ■  cci/uto 

o  rcstiluiln  'egg':  slata  .  .  .  ceiluta  a   restitiiitn 

»         ivi      »    4  (lella  nola  (4)  Sauro         »       Scauro 

»  180.  Aggiungi  alia  nota(3):  Gli  scriltori  motlenii .  non  eccelluatn 
tie  anche  il  Muratori ,  chiamatio  ALBERICO  II  tirannc  cd 
opprcssore  di  Roma  ,  lonrndogll  sr^'ern  coiito  dclle  priwite 
sue  colpc  ,  c  non  valiilando  Vuomo  pubblicn  che  saL'd  quclla 
citth.  dal  furore  delle  parti,  dalla  dominazionc  di  Marozia 
e  daW occupazione  de'  Bori^ogtioni.  yf'  passi  gia  da  me  citati 
dc  varii  scrittori  coevi ,  che  rendono  testimonianza  delta  po- 
Utica  virtu  del  patrizio  /ILJiERICO,  aggiiuigasi  lu  segitentr 
epigrafe  sepolcrale  trovata  dal  Galletti,  e  da  csso  pubblicata 
nel  suo  libra  del  PRIM  ICE  RO  (  Roma  ,  1 776,  m-4.' .  p.  83 
(raro))  eretta  ad  un  fanciullo  disccndcnte  di  quel  principr , 
per  la  quale  appariscc  pure,  che  i  pontefici  Benedetto  Fill, 
e  Gioanni  XIX  discendei'ano  anch'essi  da  /4LBERIC0. 

AVREA  PROGENIES  LATET  HIC  VOCITATA  lOHS 

FLETV  DIGNA  GRAVI  FLORE  TENELLA  RVDI. 

GREGORIO  PATRI  FVIT  ET  DILECTIO  AlATHl 

ATQVE  NEPOS  INIAGM  PRINCIPIS  ALBERICI 

CO]\BIISERE  TIBI  GE.MTOR  GEMTHISQVE  GJ:NIS[ 

HVNC  TV  SUE  TVO  SVSCIPIAS  GREMIO 

NATVS  XIII."  KL.  NOV.  DENOS  VIXIT 

DIES  DECESSIT  V.  KLEAS  bE  ANNO  Ali  INCARNATTONE 

mi  IXXX  L\DIG  XTIII 

PONTIFICATV  lOlIIS  XVIIIl  PATRVI  SVT. 

//  poiUefice  Gioanni  XIX  qui  nomiiuito  ,  fralello  di  Bcne- 
dtttlo  J  III  suo  predccessore ,  sedette  dall'agoslo  dell' anno 
MXXIIll  sino  alia  fine  di  maggio  del  MXXXIII  (  «  Art  de 
n  verifier  les  dates  »  ) ;  r  indizione  XI III  corrisponde  alVanno 
MXXX  secondo  lo  stile  pisano.  Dove  si  dee  badare  die  la  let- 
ter a  I  che  precede  Ic  tre  X  nelf  indicazione  delCanno,  significa 
assolutamenle  il  niigliaio  ;  noi  ne  dedurrcmo  adiniqnc  che  nel- 


1) 

189. 

n 

190. 

» 

196. 

» 

ivi 

» 

204. 

396 

I'ltniio  MXXX,  cioe  circa  tre  quarti  di  secolo  dopo  la  movie  di 
ALBERICO ,  la  inemoria  di  lui  era  tiUiora  vii>a  ed  onorata. 
Pag.  187.  lin.    3   tolgausi  le  parole:  per  la  prima  volta 

»      I   tlcUa  nota  (a)  neglecti     leggi :  neglecto  1 

1)    1 5  Jin  dal  99  J.  »    fin  dal  974- 

I)    13  iinani mamente  »      unauimemenle 

»      I   dclla  nota  ( i )  JVilligitus       »      IFilligisus 
si  corregga  la  nota  (*)    in  questo  modo:  sembra  chc  lafrase 
voglia  esscr  letla  in  questa  guisa  :   «  precor   ut  que  nostri 
n  iuris  in  Sabino  a  qiiibuslibet  detinentiir.  » 
))      2o5.  lin.     I   della  nota  (4)  urbi       leggi:     iirbis 
Pag.  207.  lin.     G  della  nota  (3)invece  di  S.  Bernwardi  metti:  S.Romualdi 
»      208.     »     i3  di  quelli,  sospetli  si  tolga  la  virgola 
)i      222.  nota(i)   ujictitia  profecla,     metti     vjiciitia  profeclo 
n      325.  lin.    I'j  fermento  'eggi:    fomento 

»      327.     n       5  quanta  fosse  »       quanta  fosse 

»      2  29.     »     lie  venire  »      o  venire 

»  237.  Aggiungansi  dopo  la  nota  (*)  queste  parole:  L'Ughelli  melte 
Ottaviano  vescovo  d'  Ivrea  alt  anno  loix ,  ma  si  appoggia 
ad  un  documento  giudicato  inammessibile  (  qui  pag.  i43  , 
nota  (4)  )  ."  tuttavia  non  risulla  cfi  egli  possedesse  quellu 
chiesa  prima  di  quel  tempo.  Nel  ioo3  egli  era  forse  vescovo 
in  altro  luogo.  Tra  If^armondo  ed  Ottaviano  non  ho  trovatu 
altro  vescovo  d  Ivrea. 
n      242.  lin.     6  nota  (2)  alii  in  leggi:  alii  se  in 

»      249.  lin.  ult.  diradere  n     diradare 

.»     374.      »    1 3  togli  le  parole:  di  nuovo 

»      386.    Aggiungasi  alia  nota(3); /^eA'."  v  Ordo  priscus  Rom.  ad  curonat. 
))   Imp.,  ex  Cod.  Cincii  Camerarii ,  in  SpicUeg.  Bom.  A.  Mail 
»   T.  VI.  » 
»      291.    Aggiungi   alia   nota  (4)  :    Vedi  la   citazione    del  placito  nel  la 

nota  (i)  pag.  394  qui  appresso. 
»     3 1 5.  lin.    17  volto  'eggi:  volte 

»       ivi      »     1 9  privilegi ;  »     privilegi , 

»     36a  In  tnargine  sotto  la  parola  Inedito  si  metta:  L.  G.  Pr. 


397 


IIVDICE 


AGLI    STIDI    CMITICI    SO\RA    LA    STOIIf*    I>  ITALIA 
Al    TEMPI    DKL    RE    ARDOINO 


» 


PROEMIO pag.     fx) 

Capitolo         I.  Sunto  delle  cose  ilaliane  solto  la  ilominazioiic  ilei;li 

Ottoni  (  961-1002  )    ,)      go 

»  II.   Origine  e  primi  fatli  di  Ardoino    1,    io3 

»        III.  Continuazionedelmedesitno  argomento.  Fattid'Ivrea»    117 
TV.  Divisione  polilica  dellllalia  verso  il  principio  del  se- 

colo  XI »    1 3-y 

V.  Conlinuazione  e  fine  dello  stesso  argomento.  Ducato 

Romano.  Digrcssione  sovra  le  cose  di  Roma  ...»    i5i 
VI.  Conlinuazione  dello  stesso  argomento.  Fatti  di  Roma 

sill  finire  del  secolo  X u    181 

VII.  Elezione   d'Ardoino  a   re  d' Italia.    Sue  vittorie  alle 

Chiuse  dell'Adige  (  1002  )    »   310 

VIII.  Fondazione  del  monastero   di  Fruttuaria.   Arrigo  II 
re  di  Germania  sccndc    in  Italia.  Tradimcnto  di 

Verona.  Incendio  di  Pavia  (  ioo3-ioo4  ) »    a33 

IX.  Ricei'che  sovra  i  fatti  del  re  Ardoino  do]>o  T incendio 
di  Pavia.  Oberlo  II  marchese  della  Liguria  (  1004- 

I  o  I  o  ) »    353 

X.  Condizioni  della  citti  della  Toscana  regale.  Gare  tra 
Pisa  e  Lucca.  Cose  di  Roma.  Giovanni  figliuolo 
del  console  Crescenzio  vi  e  creato  Palrizio.  Stato 
delle  fazioni  sotto  Benedetto  VIII.  S.  P.  ( ggg- 
1014) »   2(J9 


398 

Capitoi-0  XI.  Coronazionc  iiiipcriale  ili  Arrii^o  re  lU  Gennania. 
Sommossa  in  Roma  destafa  dagli  Estcnsi  in  favore 
di  Ardoino.  Ultimi  fatli  di  questo  re,  e  sua  morle 

ia  Fiutluaria  (ioi4-ioi5) pag.   283 

»  XII.  Consegiienzo  dclla  morle  d' Ardoino.  Vendetlc  dc'Tc- 
deschi.  Prigioiiie,  confische ,  csigli.  Origine  del- 
rOrdine  degli  Umiliati ,  e  breve  sunto  della  storia 

loro ))    3o8 

CONCLUSIONE »    3  r  7 

Appendice »   323 

Giunte  e  principali  correzioni »    SgS 


399 

INDICE 


CLASSE  DELLE  SCIENZE  MORALI ,  STORICHE  E  FILOLOf.ICUE 


Uiscorsi  Crilici    sopra  la  Cronologia  Egizia;  ilel    Professorc   Fran- 
cesco Barucchi  ,  Direttore  del  ISIusco  Egizio pag.        i 

Studi  Critici  sovra  la  Stoiia  d' Italia  a' tempi   tlel  re  Ardoino;    del 
Cavaliere  L.  G.  Provana   »     66 

Parerc  della  Giunta  Accademica  intonio  agli  scrilti  inviali  iil  <  on- 
corso  di  premio  ecc ; »   ^89 


t'.°   Si  Slamjii: 
Conle  ALESSANDRO  di  SALLZZO  presidente 


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