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MEMORIE
1)1,1,1. V
REALE ACCADEMIA
DFXLE SCIE]\XE
DI TORINO
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SERIE SECOND A
DALT.A STAMPJ:i;i \ im.a.m:
MEMORIE
DELLA REALE AGGADEMIA
D E L L E S C I E Hf Z E
Dl TOULNO
^.iiocj:3-Jt
MEMORIE
IIEALE ACCADEMIA
DELLE SGIENZE
DI TORINO
SERIE SECONDA
ToMO VII.
TORINO
DALLA STAMPERIA REALE
MDCCCXLV.
II\DICE
E,.
Eiyco degU Accademici Nazionali e Stranieri .... pag. vii
MuT.4ZioiNi accadute nel Corpo Accademico dopo la pubblicazione
del precedente Volume « xvni
DoiNi fatti alia Reale Accademia delle Scienze di Torino dal i .° set-
tembre i844 sine al 12 di giugno i845 » xix
ClASSE DI SCIENZE FISICHE E MTEMATICHE
NoTiziA STORICA dei lavori della Classe delle Scienze Fisiche e Ma-
tematiche nel corse dell' anno i844; scritta dall' Accademico
Professore Giuseppe Gene, Segretario aggiunto di essa Classe» xi.v
Lettera del Professore Chamous^et- sulla tempei'atura media
di Sciamberi • » \i-vi
Cenni suU'rtctV/o eugenico ; del Dottore Ascanio Sobrero » i.i
Nota sui prodolti della decomposizione deWetere nitroso
sotto riniluenza del calore; dello slesso Dott. Sobrero » i.iv
Suuto di una statistica inedita deir isola di Santorino ,
inviata all'Accademia dal Conte Giuseppe De Cigai.la » i-vi
VI
AIiCROMYCETES It.vlici iiovi Tcl miuus cognitj . Decad. Ill/ etlV.',
auclore Joscplio De Notaris pag. i
OiistnvATiONS sill- les grcles toinbccs cii i84o dans les Etats de
teiTcfcriiic de S.M. le Roi de Sardaigne,d'aprcs les lenseignemens
recueillis par la Commission Supcrieure de Statistique; par
M.' Despine )) 3 1
Memoire sur la distribution de I'electricile a la surface de deux
splicres conductrices completemcnt isolecs; par M." Jean Plana ■ji
VII
ELENCO
DEGII ACCADEMICI NAZIONAII E STRAKIERI
AL XII DI GI0GNO MDCCCXLV.
ACCADEMICI NAZIONALI.
Presidente
Saluzzo, Conte Alessandro, Grande di Corona, Ministro di Stato^
Luogotenente Generale, Cavaliere dell'Ordine Supremo dcUa Santissiina
Nunziata, Cavaliere di Gran Croce decorato del Gran Cordone dell'Ordine
de'Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere di Gran Croce del Real Ordine
EUenico del Salvatore , Commendatore dell' Ordine Imperiale di Leopoldo
d'Austi'ia, Vice-Presidente della Regia Deputazione sovra gli sludi di
Storia patria.
Vice-Presidente
Plana, Barone Giovanni, Regio Astronomo, Professore d'Analisi nella
Regia Universita , Dii'ettore Generale degli studi nella Regia Accademia
Militare, Uno dei XL della Societa Italiana delle Scienze residente in
Modena, Commendatore dell' Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere
6 Consigliere dell'Ordine Civile di Savoia, Cavaliere della Corona Ferrea
d' Austria e della Legion d'Onore di Francia.
Tesoriere
Peyron, Abate Amedco, Teologo Collegiato, Rifoi-matore, Professore
di Lingue Orientali nella Regia Universita, Membro della Regia Deputa-
zione sovra gli studi di Storia patria, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Mau-
rizio e Lazzaro , Cavaliere e Consigliere dell'Ordine Civile di Savoia.
f.lASSE Dl SCIENZE FISICHE E MATEMATICIIE
Bl<9.n f
r/ojloti , .
Dircttvre lenoO 9 cndmal^
AvoGADRo ui QuAREGNA , Gonle Ainedco , MasU'o Uditdl'c nclla Regia
Camera de'Conti, Professorc cmerilo di Fisica Sublune nella Regia
Univfisila, Uno dei XL della Societn Italiana delle Scienze residente in
Modciia, Jleinbio della Commissioiie Siiperiore di Stalisticii, Cavaliere
dell' Online de' Ss. Maurizio e La2zai-<»> c deU'Ordioe Givile, «i* &^wi«.
Scgrclario avinU sijafl nWaii bdjocjo
Carena, Giacinto, Professore di Filosofia , Membro delb Reale Ac*
eadcinia di Agricollura di Torino, Cavaliere e Consigltere dell' Ordine
Civile di Savoia, Cavaliere di Crooe in Ovo del Real Ordine Ellenico del
Salvalore.
Segretario Aggiunlo
Gene, Dottoie Giuseppe, Professore di Zoologia e Direttore delMuseo
Zoologico della Regia University , Uno dei XL della Sociclu Italiana
delle Scienze residente in Modena, Vice-Presidente della Reale Acca-
demia di Agricollura di Torino, Cavaliere dell' Ordine de'Ss. Maurizio
e Lazzaro, e dell' Ordine Civile di Savoia.
ACCADEMICI RESIDENT!
MiCHELOTTi, Ignazio , Ispettore generale nel Corpo Reale degli
Ingegneri Civili c delle Minicre , Intendentc generale, Direttore dei
Hcgii canali, Uno dei XL della Societa Italiana delle Scienze residente
in Modena , Membro della Reale Accademia d' Agricoltura di Torino,
del Congrcsso permanente d'acque e sti-ade, e del Regio Consiglio degli
ridili, Decurionc della Citta di Torino, Cavaliere dell' Ordine de'Ss.
Maurizio e Lazzaro.
Plana , Giovanni , predetto.
Carena , Giaciuto , predetto.
CisA Di Gresy , Cavaliere Tomaso, Professore emerito di Mecca-
iiica nella Regia Uuiversiia, Cavaliere dell' Oidine dei Santi Maurizio
c Lazzaro.
Beli.ingf.ri , Dottore Carlo Francesco , Medico della Real Corle e
Casa , Membro e Consigliere del CoUegio di Aledicina nella Regia Uui-
versiia, Membro della Societa Medico-Chirurgica , Medico Ordiuario e
Consulente dell' Ospedale Maggiore dell' Ordine Equestre de' Ss. Man-
rizio e Lazzaro , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia.
AvoGADRo DI QoAREGNA, Amcdeo , predetto.
CoLLA, Luigi, Avvocato Collegiato, Membro della Reale Accademia
di Agricoltura di Torino , Cavaliere dell'Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro.
Moris, Dottore Giuseppe Giacinto, Professore di Materia Medica e di
Botanica nella Regia Universita, Consigliere nel Magistrato del Proto-
medicato, Direttore del Regio Orto Bolanico, Membro della Reale Ac-
cademia di Agricoltura di Torino, Uno dei XL della Societa Italiana delle
Scienze residente in Modena , Cavaliere dell' Ordine dc' Ss. Maurizio
e Lazzaro, Cavaliere e Consigliere dell' Ordine Civile di Savoia.
Lavinf, Giuseppe, Dottore Collegiato in Filosofia, Professore Stra-
ordinario di Cliimica Medica e Farmaceutica nella Regia Universita ,
Consigliere Straordinario nel Consiglio Supeiiore IMilitare di Sanila per
la parte Chimico-Farmaceutica, Membro della Reale Accademia di Agri-
coltura di Torino.
Camu , Gian Lorenzo, Dottore Collegiato in Mediciua, Professore di
Chi mica gcnerale nella Regia Universita, Consigliere nel Magistrato del
Prolomedicalo, Membro del Consiglio delle ISIiniere, e delta Reale Acca-
demia di Agricoltura di Torino, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Maurizio
c Lazzaro.
Gene, Giuseppe, predetto.
BoTTo, Giuseppe Domenico, Professore di Fisica nella Regia Uni-
versity di Torino, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro.
SisMONDA, Angelo, Professore di Mineralogia e Direltore del IMuseo
Miiicralogico della Regia Universita di Torino , Membro della Reale
Accademia d'Agricoltura e del Consiglio delle Miniere, Uno dei XL
della Societa Italiana delle Scienze residente in Modena, Cavaliere dell'Or-
dine de'Ss. Maurizio c Lazzaro, e dell'Ordine Civile di Savoia.
Serie II. Tom. VII. 9
McNABREA, Nobilc Luigi FrikMipo, C;ipilano nel Coriio Rciilc del Genio'
Militare , Dottoie Collcyiato ili MatLMiialica , Pi'ofcssoi-e di Geouietria
descriuivn iiella Regia Accadeiuia Mililaro, Proicssorc di Jlcccanica ap-
plicala c di coslruzioni civili c militaii aella Scuola d'applicazione dclle
Arini spociali.
GiULio , Carlo li^uazio, Rellore , Profcssorc di Meccanica c Consi-
j;licre dtlla Classe di Matciualica ncl CoUegio di Scienze e Lcllere della
Regia Uiiiversita di Torino, Coiisiglicie di S. M., Meinbro dclla Realc
Accadcinia d'Agrieoltura, della Regia Camera d' Agiicoltura c di Coin-
meicio, e della Commissione Supeiiorc di Statistica, Uiio dei XL della
Socielj Ilaliana dclle Scienze residcnle in Modena, Cavaliere deU'Ordine
de' Ss. Maurizio e Lazzaro.
RiBEni, Alcssandro, Professoie di Operazloui Chirmgiche nclla Rcgia
I'niversita , Chirurgo di S. M. e djcUa Reale Famiglia, Chirurgo Primario
•Iclle Guardie del Corpo di S. M. , e del Venerando Spedale Maggiore
ili S. Giovanni Battista, Consiglierc n«l Magislrato, del Protomedicato ,
Pnsidente del CoDsiglio Supciiore militare di Sanilii , Vice-Presidente
della Sociela Medico-Cliiiurgica di Torino, Cavaliere deU'Ordine de' Ss.
Maurizio e Lazzaro , c deU'Ordine Civile di Savoia.
MoscA, Carlo Bernardo, Primo Architetto di S. M., Ispettore di Prima
Classe nel Corpo Reale del Genio Civile, Maggiore ne'Reali Esercili,
Mcnibro del Consiglio degli Edili, deUa Reale Accademia delle Belle
Arti di Torino, dell' L c R. Aecademia delle Belle Arli di Milano ,
Cavaliere dell' Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro , Cavaliere e Consiglierc
deir Ordine Civile di Savoia.
SisMOXDA, Eugenio , Dotlore in Medicina, Assisteute al Museo Mine-
ralogico dclla Regia Universita degli studi.
SoBRERO , Ascanio , Dottore in Medicina ed in Cliirurgia, Professore
di Cliimica applirata alle Arli presso la Regia Camera d' Agricoltura e
di (^onimerrio , Applicalo alia Cattedra di Cliimica generale nella Regia
Universiti degli studi.
ACCADEMICI NAZIONALI NON RESIOENTI
BoRGMS, Giuseppe Antonio, Ingegnere Civile, Cavaliere deU'Ordine
de' Ss. Maurizio e Lazzaro, Membro dell' L R. Isliluto Lombardo, Pro-
fessore Ordinario di Matematica appticata nelL' L R. Universita di Pavia.
VI
Bertoi-oni , Antonio, Cavalierc dell' Ordine Civile di Savoia , Pro-
fessore di Botanica , a Bologna.
IVlAiiiANiNr, Stefano, Cavalierc dell' Ordine Civile di Savoia, Pre-
sidente della Sociela Italiana delle Scienze, Professore di Fisica speri-
inontale nella Ducale Universita di Modena.
De Notaris, Giuseppe, Cavalicre dell' Ordine Civile di Savoia, Dottorc
in Medicina, Professore di Botanica nella Regia Universita di Genova.
MAGistRiNi , Ginmbatista , Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia ,
Professore di Calcolo Sublime nella Ponlificia Universita di Bologna.
Pareto , Marobose Lorenzo , ii Genova.
SpiNOf.A , Marchese Massiniiliauo , a Genova.
BiLLiET , Monsignor Alessio , Cavaliere di Gran Crot'e decoraio del
Gran Cordone dell' Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzavo , Avcivescovo ili
Sciambcri.
MossoiTi, Otlaviano Fabrizio, Cavaliere degli Ordini de' Ss. Maurizio
e Lazzaro , e del Merito solto il titolo di S. Giuseppe di Toscana, Pro-
fessore di Fisiea e di Mcccanica Celeste ncU' I. R. Universita di Pisa.
Belli, Dottor Giuseppe, Cavaliere dell' Ordine de' Ss. ^laurizio e
Lazzaro, Membro dell'L R. Istituto Lombardo di Milano, Professore
di Fisira tvell'I. R. Universita di Pavia.
XII
ClASSE DI SCIEME MORAII, STORICHE E PIlOlOfilCnE
Dirctlorc
Saui.i d' Igliano , Conic Loclovico, Coiisigliere cli Lcgazione, Coin-
inissai-io Generale de' Confini , Membro della Regia Depulazione sovra
"li sludi (U Storia patria, Cavaliere deH'Ordme de'Ss. Maurizio c Laz-
zaio, e. dell Online Civile di Savoia.
Seyretai'io
Gazzera, Abate Costanzo, Professore di Filosofia, Membro e Segrelario
della Regia Deputazione sovra gli sludi di Storia patria, e della Giunta
d' Anlicliilji c Belle Arli, Prefelto della Biblioteca della Regia Universila,
Cavaliere deH'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro , e dell Ordine Civile
di Savoia.
ACCADEMiCI RESIDEKTI
Saluzzo, Cavaliere Cesare, Luogotenenle Generale, Grande Scudiere,
Governalore delle LL. AA. RR. i Duchi di Savoia e di Genova , Ca-
valiere deir Ordine Supremo della Santissima Nunziala , Cavaliere di
Gran Croce decoralo del Gran Cordone dell' Ordine de'Ss. Maurizio e
Lazzaro, Cavaliere dell' Ordine Civile di Savoia, Cavaliere di Gran
Croce deirOrdine Reale di S. Stefano d'Unglieria, Ispetlore della Regia
Arrademia Militare, Presidenie della Regia Depulazione sovra gli sludi
di Sloria patria, Membro della Giunta d'Anticliita c BcUc Arti, e del
Consiglio delle Arti , Scgretario-Perpeluo-Direltore Emerilo della Reale
Accademia -Albertina delle Belle Arti , Decurione della Citta di Torino.
Cahf.:«a , Giacinlo , predetto.
Xllt
PEYRdN-, Amcdeo , ptvdelto.lf 1,1
CoRDERo de'Conli di San QorKxiNO, Cavaliere Giulio, Membio della
Reale Accademia di Agricoltura di Torino.
Gazzera , Costanzo , predetlo.
Manno, Baronc Giuseppe, Presidcntc-Cai5o, Rcggente diToganel Su-
premo Consiglio di Sardegna, Vice-Presidente della Commissione Superiore
di Slatistica, Membro della Rcgia Deputazione sovra gli studi di Storia
patria, e della Giunta d'Anlichila e Belle Arti, Commendatore dell'Ordine
Militare de'Ss. Maurizio e Lazzaro, Cavaliere e Consigliere dell'Ordine
Civile di Savoia.
Saoli d'Igliano, Lodo vico, ^reJe«o.
ScLOPis DI Salerano, Conte Federigo, Avvocalo Generale di S. M.
prosso il Real Senato di Plemonte, Membro della Regia Deputazione sovra
gli studi di Storia patria, Cavaliere deU'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro,
deir Ordine Civile di Savoia, e dell'Ordine del Merito sotto il tilolo di
S. Giuseppe di Toscana.
Baled, Conte Cesare , Colonnello ne'Regii Eserciti , Membro della
Regia Deputazione sovra gli studi di Storia patria, Cavaliere dell'Ordine
Civile di Savoia.
CiBRARio, Nobile Giovanni Antonio Luigi, Collaterale nella Regia Ca-
mera de'Conti, Membro e Segretario della Regia Deputazione sovra gli
studi di Storia patria, Membro della Giunta d' Antichita e Belle Arti,
Cavaliere deU'Ordine de'Ss. Maurizio e Lazzaro, dell'Ordine Civile di
Savoia , Cavaliere di Seconda Classe dell' Ordine Imperiale di S. Stanislao
di Russia, Cavaliere dell'Ordine del Merito sotto il titolo di S. Giuseppe
di Toscana, e deU'Ordine Belgico di Leopoldo, fregiato della grande
Medaglia d'oro di Russia pel Merito Scientifico e Letterario.
Saluzzo, Alessandro, predetto.
Law, Filippo, Maslro Uditore nella Regia Camera de'Conti, Membro
del Consiglio delle Miniere, Cavaliere dell'Ordine de'Ss. Maurizio e
Lazzaro.
Baudi di Vesme, Cavabere Carlo, Membro della Regia Deputazione
sovra gli studi di Storia palria.
Bertolotti, Davide, Cavaliere deU'Ordine Civile di Savoia e dell'Or-
dine Belgico di Leopoldo.
Promis, Domenico Casimiro , Bibliotecario di S. iSI. , Membro della
Regia Deputazione sovra gli studi di Storia patria, e della Regia Com-
XIV
missione tli Revisione de' libri c stampe , Cavallcre clell'Ordine tie' Ss.
Maurizio e Lazzaro.
Petitti di RonETO , Conte Carlo Ilarione , Consigliere tli Stato
Ordinario, Commemlatore tlell' Online ile'Ss. Mauritio e Lazzaro, CaTaliere
dell' Online Civile di Savoiii. •
Provana DEI, Sabbione, Cavaliore L. G. , Meinbro della Regia t)*pti-
tazione sovra gli sludi di Storia patria.
RicoTTi, Eroole, Luogotencnte ncl Corpo Reale del Genio Militare,
Meinbro della Regia Deputazione sovra gli stiidi di Storia patria , Ca-
valiere dell'Ordine Civile di Savoia.
Eaxdi , Avvocato Giovanni , Vice-Ialeiidente Generale d'AKteiida ,
Aniministratore in secondo interinale delle R«gie Zecche, Metnbro della
Coimnissione Superioi-edi Slatistica, Cavaliere deU'Ordine de'S*. Maurizio
e Lazzaro.
BoN-CoMPAGKi, Cayaliere Carlo, Senalore, Sostitnito Avvocato Generale
di S. M. presso il Senate di Piemonte, Meinbro della Regia Deputazione
sovra gli studi di Storia patria e della Commissione Superiore di Stati-
stira, Decurione della Cilta di Torino.
Promis, Carlo, Professore di Arcliitcttura Civile nella Regia Uni-
versita, Regie Archeologo, Membro della Regia Deputazione sovra gli
studi di Storia patria , Accademico d'onore dell' Accadeniia Reale di
Belle Arti.
Gouresio , Abate Gaspare, Dotlore del Collegio di Scienze e Lettere,
Assistente alia Biblioteca della Regia Universita , Cavaliere dell' Ordine
Civile di Savoia , e della Legion d' Onore di Francia.
ACCADEMICI NAZIONALI NOW RESIDENTI
De Maistre, Conte Saverio , Generale negli Eserciti dell' Iinperatore
di tutle le Russie, Socio onorario della Reale Accademia delle Belle Arti
di Torino, Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia, a Pietroburgo.
Ferrero della Marmora, Conte Alberto, Maggior Generale, Tsj>et-
tore delle Miniere di Sardegna, Meinbro della Commissione Superiore
di Statistica , Cavaliere dell' Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro, del-
l'Ordine Militate di Savoia, Cavaliere e Consigliere Onorario dell'Ordine
Civile di Savoia, Comandante della Regia Scuola di Marineria, in Genova.
XV
Canina , Luigi, Architetto, Cavaliere dell'Ordine Civile di Savoia,
delta Legion d' Onore di Francia, e dcU'Ordine di Danebrog di Danimarca,
Accadeinico di merito rcsidenle della Ponlificla Accadciiiia di S. Luca ,
Socio ordinario della Ponlificia Accademia di Archeologia , a Roma.
Tadini , S. Em. il Cardinale D. Placido Maria, Carmelitano, Cava-
liere di Gran Croce decorato del Gran Gordone dell' Ordine de'Ss. Mau-
rizio c Lazzaro , Arcivescovo di Genova.
Varese , Carlo , Dottore in Medicina , Cavaliere dell' Ordine Civile
di Savoia , a Voghcra.
Coppi, Abate Antonio, Membro della Pontificia Accademia di Ar-
cheologia , a Roma.
Charvaz , Monsignor Andrea, Cavaliere di Gran Croce decorato del
Gran Cordone dell' Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro, Vescovo di Pincrolo-
GroBERTi, Abate Vincenzo, Dottore Collegiato nella Facolti di Teo-
logia della Regia University di Toiino , Professore a Brusselles.
Calleri, Giuseppe Maria, a Canton.
ACCADF.MICT STRANIERI.
CL.VSSE Ol SCIENZE FISICIIE E MATEMATICIIE
AragO; Domenico Francesco Giovanni, Comineiulalorc delia Legion
(I'Onore, Membro e Segretario deirislituto di Francia per le Scienze
Fisiclie e Matemaliche, Membro dell'UlTizio dclle Longilutlini, a Parigi.
Berzelio, J. Jacob, Commendalore dell'Ordine dc'Ss. Maurizio e
Lazzaro e della Legion d'Onore, Professore di Chimlca, a Stoccoloia.
Di HuMDOLDT, Barone Alcssandro, Commendalore della Legion d'Onore,
Membro dell'Istiiuto di Francia e della Reale Accadeniia delle Scienze
di Berlino.
Gai'ss, Consigliere Carlo Federifjo, Direltore della Sperola Astro-
nomica e Professore nell' Univei-sita di GoUinga.
Ventcroi.i , Cavaliere Giuseppe, Professore emerilo nella Pontificia
Universita di Bologna , Presidente del Consiglio degli Ispeltori d'Acqne
e Strade, a Roma.
GAY-LussAC,Luigi Giuseppe, Pari di Francia, Ulliziale della Leyion
dOnore, Membro dell' Istitulo, a Parigi.
Elie di Beaumont , Giambatista Armando Lodovico Leonzio, Inge-
gnere in Capo delle Miniere, Membro dell' Islituto, Professore di Sloria
Naturale ncl Collegio di Francia, Ufliziale della Legion d'Ouorc, Cava-
liere deir Ordine de' Ss. Maurizio e Lazzaro , a Parigi.
DucROTAY Di Blainvili.e, Arrigo Maria , Professore d'Anatomia coni-
parativa ncl Museo di Storia Naturale, Membro ilell' Istituto di Francia,
Cavaliere della Legion d'Onore , a Parigi.
Herschel , Giovanni, Astronomo, Membro della Sociela Reale di
Londra.
Brown, Roberto, Membro della Socicta Reale di Londra.
XVII
(JLASSE DI SCIENZE MORM.I, STOWCIIE E FILOLOGICIIE
Deperet, Gabriele, Professore emcrito, a Parigi.
Mai , S. Em. il Cardinale Angelo , Prefetlo della Sacra Congrega-
zioiie dcll'Iiulice, a Roma.
BnuGiEiiE DI Barante, Barone Amabile Guglielmo Prospero, Grand'Uf-
liziale (lella Legion d' Onore, Membro deirislituto, Pari, e Ambasciatore
di Francia presso S. M. I'Imperatorc di tutle ie Russie, a Parigi.
Manzoni , D. Alessandro, Accademico della Crusca, a Milano.
Savigny , F. C, Minislio della ginstizia, gia Professore iiella Regia
Universita e Membro della Reale Accademia delle Scienze di Berliiio.
Letronne, Giovanni Antonio, Membro deiristituto di Francia, Ufliziale
della Legion d' Onorc, Conscrvatore della Biblioteca Reale, a Parigi.
Borguesi , Bartoloineo , CavaUere dell' 0^;4>Q^ ^*^' Mcvito di Prussia,
PaUizio della Repubblica di San Marino, .'if,;^]/ .^,) ■<
Di HAMMER-PuncsTALi- , Baronc Giuseppe , a Vienna d' Austria.
Rosmini-Serbati, Abate Antonio, a Pallanza.
:i>l
Sfhie 1L Tom. VIL
XVIII
MUTAZIONI
accadute nel Corpo Accademico dopo la pubblicazione
del precedente J^oliime.
ELEZIONE DI IFFIZIALI
1'lana, liaiouc Giovanni, conferinato il 37 febbiaio i845, in atlu-
nunza delle due Classi, nella carica triennale di yice-Presidente del-
rAccademia.
[I'loT fi .»■■
1/! r
Bimabfi'
NOMINE "^ '"^
GioBERTi, Abate Vincenzo, Dottore CoUeglato nella Facolta di Teo-
logia della Regia Universita di Torino , nominate il 28 novembre i844
ad Accademico Nazioiialc non residente per la Classe delle Scienze
Morali , Storiche c Fllologiche. 1.
Calleri , Giuseppe Maria , nominato lo stesso giorno ad Accademico
Nazionale non residente per la medesima Classe.
Rosmini-Serbati, Abate Anlonio , noininalo lo stesso gioinio ad Ac-
cademico Straniero per la medesima Classe.
BRo\v^, Roberto, Membro della Societa Reale di Londra, nomiiialo
il 5 gennaio 1840 ad Accademico Straniero per la Classe delle Scienze
Fisiche e Mateiuatiche.
DOIVI
FATTI
ALLA REALE ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DI TOKIIVO
DAL !."> SETTEMBRE 1814 SINO *L 12 DI CIUCNO 1845.
MJa Reale Galleria di Torino, illustrata da Roberto d'Azeglio, dedicala
a S. M. il Re Carlo Alberto, e pubblicata dalla Calcogi-afia dell'Ac-
cademia Alberlina di Belle Arti. Fasc. 27.° Torino, Fontana, 1844,
'fol. fig.
Famiglie celebri Italiane. Duclii di Savoia ; di Pompeo Litta. Parle
XIII-XIV. Milauo, Ferrario, i844-i845, fol. fig.
Uamayana. Poema indiano di Valmici, testo sanscrito , secondo i codici
manoscritti della scuola Gaudana; per Gaspare Gorresio. Volumi
primo e secondo. Parigi, Stamperia Reale, i843-i844j 8.°
Families hisloriqnes de Savoie. Les Seigneurs de Compey; par le Marcpiis
Costa de Beauregard. Chambery, Puthod , i844 ? i yo\., 4-"
Per onorare il collocamento nella insi"ne Ponlificia Accademia Romana
delle Belle Arti , denominala di S. Luca .
sigliere c Prinio Profcssore di scultura Alberto Tliorwaklsen, scol
della effigic del suo Con-
in marmo dal Prof. Cav. Pielro Tcnerani; discorso Ictto nel j^iorno
23 giugno 1844 tl^l Prof. Cav. Luigi Canina. Roma, dai tipi dello
stesso Canina, 1844 ; 4°
Risposte del Dott. Ambrogio Fusinicri , sn la rugiada , su la scomparsa
della neve, ecc. , ad arlicoli dci signori JMacedonio Mclloni cd An-
gelo Bellani ( Appendice ai Bim. V-VI, i844 degli Aiinali delle
Scienze del Regno Lombavdo-Veneto) , 4-°
S. M. IL Ue
CARLO ALBERTO
11. .MlNlsTFO
DEGLI
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Krilisclic Zeilscliiifl fiir Reclitwisscnscliaft luul Gesclzgcbung des Aus-
laiules: lioraus{;ogchi'n von Aliltonnaier uiul R. \. Mohl. Scchzelmler
Band. Diillcs Heft. Ikidclhcrj;, l\rohr, i844, 8."
Stalistiquc roulicre de Caen a Rouen ; par ]M. De Caumont. Caen ,
i8.'(3 , 8.°
Leltrc swr les carles agrononiiqnes, ct sur I'influencc de la nature du
sol sur les jiroductions agricoles; adressee a IMM. J. Girardin et Alpli.
Du Brcud , par M. de Caumont. Rouen, Pcrou, 1844; 8."
Inspection des Monumcnls historiques; par ]\I. De Caumont. Caen ,
Ilardcl, i844, 8."
J)e raelivile liUerairc dc lllalie ; Mcmoire de M. Adrieu Balbi , hi a
la a'"* Session du Congres scientifiquc de France tenue a Strasbourg,
dans la Seance generate du 4 octobre 1842 ( Exlrait de la Gazette
prMh'gice tie Milan, i843, N.° 247). 8."
Notice biograpliique sur les Deparcieux, oncle et neveu; par M. le B°"
D'Hombrcs-Firmas. Alais, Martin, 1844? 8.°
Lssai sur la Slatisliqae generale de la Belgique ; compose sur des docu-
ments publics el parliculiers, par Savier Heusschling. Supplement a
la a^"" edition. Bru.xelles, Jorcz-Hoeberechls, i844) 4°
Ossei-vazioni crlliche di C. Cavcdoni sopra i Monumenti antichi inediti
di recente pubblicati dal Cav. Giuseppe Micali (estratle dal Tom. XMI
dclla Cotiliiiuazione dclle Memorie tU religione , di morale e di let-
leralura). Modena , ercdi Soliani , i844? 8.°
Intorno a due Memorie del Cav. Cibravio {Delfuso e delta qualita degli
schioppi nellanno i347 ecc. — Dclla storia di Ginevra e di alcune
Jonti poco note delta medesinia) ; di Gottardo Calvi (estr. dal fasc.
11-13 della Eii'ista Europea di Milano, i844)j 8."
Discussion! sul progetto di legge del Governo francese, intorno alia ri-
Ibrma delle carceri : art. i.° e 2.° Riassunlo della discussione gene-
rale fatto dal sig. De Tocquevillc , rclatore , ( estr. dai fasc. g."
e io.° della Ri^'ista Europea di Milano, i844)- 8.°
Dei modi di publicita adoperati dai Congressi italiani ; di Carlo Porro.
(Estr. dal fasc. 4-° della Rivista Europea di Milano, i844) > 8."
Dei Rezi , doU'origine de' po[)oli d' Italia, e d'una iscrizionc Rezio-Etrusca;
pensieri di Beiiedcllo Conte Giovanelli. Trento, Monaimi , '844 > '
vol. , 8."
XXI
Alterlhiiiiiliclic EnUlcckungcn im SiiiUirol scit ilem Jahrc i838 : von
Bcnicdikt Grafcn v. GiovancUi. Iiiiisbnick , i844) 8." fig.
AlterLhiimliche Enldccknngcu iin Siidlirol im Jalirc i838 , und iibcr
einc auf das alle tirolischc Munzwcsen bcziigliclic Urkunde Kaisers
Heinricli VII. Bcschrichen von Benedikt Grafen v. GioTanelli. Inns-
bruck, i84<>, 8.° fig.
Delia iirgenza di riforraarc il jnesenlc sisiema delle quarantene: disser-
tazione di G. F. Banifii. Milano, Silvestri , i844; 8."
Di una tempesta c di una Iromba terrestre, rela^oni con note intorno
ad alcuni fenomeni di nieteorologia ; del Dotlore Antonio Perego.
Brescia, Tipografia della Minerva, i844> 8.° con una carta topogr.
Replica di Eugenio Alberi ad un articolo del Prof, (iuglielmo Libri
(Journal des Savons, giugno i844) relalivo alia questione insorta
ill Firenze circa i lavori di Galileo e di Renicri intorno i Satelliti
di Giove , che si conservano nella 1. e R. Biblioteca Pal^tina dei
PittL Firenze, i844, 8.°
Des canaux d'an-osage de I'ltalie septcnlrionale dans Icurs rapports avec
ceux du midi de la France. Traite tbeorique et pralique des irriga-
tions envisagces sous les divers points de vue de la production agri-
cole , de la science hydrauliqiie et de la legislation; par M. Nadauit
de Buffon. Tom. III. Paris , Fain et Thunot , 1 844 , i vol. , 8.°
Suirarcliivio meteoi'ologico centi'ale italiano , ragguaglio , indirizzato alia
sesla Riunionc degli Scienziati italiani, di Mncenzo Antinori. Firenze,
Tip. Galileiana, i844 , 8.°
Saggio di classifieazione naturale delle Ficee; del Dolt. Giovanni Zanar-
dini, aggiunti nuovi studii sopra I'Androsace degli antichi, con tavola
miniala ed cnunierazionc di tutte le specie scoperte e raccolte dal-
I'Aulore in Dalmazia. Venezia, Tasso, i843, i vol., 4-''
SuUe Corallinee (Polipai caliciferi di Lamouroux) ; rivista del Dottore
Giovanni Zanardini. Venezia, Tasso, i844? 8.°
Stirpes ilalicae rariores vel novae, descriptionibus iconibusque illustratae;
auctore Vincenlio e Dyu. Cesati. Accedunt animadversiones in cha-
racteres plantarum, pariter tabulis adumbratae. Fasciculus tertius.
IVIediolani , Pirola , i844j ^o\. mass."
Polipi della famiglia dei Tubuiiporiani finora osservati neirAdriatico ;
Meraoria del Prof. Giuseppe Menegliini ( Estr. dal Vol. VI dei JSuovi
Baeuffi
Perego
AltERI
Kadavlt de Bcffon
Aktinori
Zanardim
Cesati
MCNECBIM
\XII
Joai
OSCCLATI
MojiT»r.>v
PUSUkM
B>LPt.v<I.M
De l\ r*s\
LOHItMl
saffgi della I. c R. Accademia di scicnze, leltere ed arti di Padova).
Padova , Sicca, i84-1 , 4"
Osservazioiii criliclie spciimcntari sullaciclo Valerianico ; lii B. Jori. Mi-
lano , l?orroui e Scotli , 1844? 8.°
Sagj;io di feiiomciii elcltro-chimici nclla riprislinazionc (IcH'argenlo da
diverse sue soliizioni saline col mezzo del lerro solo, cd accoppiato
ad allri inctalli ; di B. Jori. Milaiio , Borroni e Scotli, 1844, '^■°
Note d'un viaggio iiella Persia e iiclle Indie orientali negli antii i84i-
i84a; di Gaetano Osculali. Monza , CorLelta, i844, 8." fig.
Sul peifezionamento della litotomia uel Venelo; cenni storici del Doltore
Giuseppe Montagna. Paruia , Cannignani , i844> 8.° ;iUmO''
Notizie relative a tre specie d' insetti nocivi all'olivo il Phloiotribus Olae,
\' Hrlesiuus adspcrsus ed una specie di Coccus-, del Dott. Carlo Pas-
scrini. Firenze , Tipogr. Galileiana , i843, 8.°
Isloria dei bruci o lai"ve della Lilhosia caniola , comunissimi in alcuni
anni nella cilta di Firenze ; del Dollore Carlo Passerini. Firenze ,
Tipogr. Galileiana, i844 > 8.°
Alcuni cenni slorici sid gclso delle Filippine , in riguardo alio alleva-
mcnlo de' bachi da seta, e suUa causa probabile del conlrario suc-
cesso clic ora si ottiene; Meinoria del Marchese Francesco Baldassini.
( Eslr. dal Vol. II delle Memorie della Socielh Jgraria di Bologna,
1843 ). 8."
Proposizioni fondamenlali del melouo dillerenziale dimoslrate sinlelica-
mente, ecc. , con due appendici inlorno ai melodi delle flussioni del
Newton e delle derivate; Memoria di Vittorio De La Casa (estr. dagli
Annali delle Scienze del Regno Lombaydo-l'cnelo , Biiu. IlI-IV .
1844 )■ Vicenza , Tremeschin , i844> 4-"
Risposta alle osservazioni inserite negli Annali delle Scienze del Regno
Loinbardo-Veneto , pubblicate coi Bim. IV e V dellanno iSSg, usciti
in Venezia sulla fine di gcnnaio del 1840 con alcunc brcvi rilles-
sioni intorno al metodo primilivo Leibniziano, nouclie al nuovo
nietudo differenziale ; di Vittorio De La Casa. Padova, Sicca, i84i, 4°
Sulle equazioni di lerzo e quarto grado ; Memoria di Vittorio De La
Casa. Padova, Carlallier e Sicca, i84o, 4°
Hlogi storici dei Socii defunti Cavalicri Domcnico Morichini, Aaleriano
Lnigi Brcra , e Paolo iNIascagni , scritti dal Socio e Segretario Antonio
Lombardi. Inseriti nella Parle Fisica del Toino XXIII delle Memorie
XXIII
dclla Societa italiana dclle Scienze rcsidentc in Modem. Modena ,
dai ti|)i dclla 1{. D. Camera, i844, 4.° con rilralli.
Lettcre c arlicolL intorno alia quiiila Riunionc do' Scienziati ilaliani ,
tenuta in Lucca nel scllcmbre del i843; del Capitano consuliort-
Oreste Biizi. Arezzo , Bellolti , 1844 > 8.°
Legende do Barlaam et do Josapliat; nolicc par Ic Baron de Reiffenberg.
I" et 2^^"- articles (extr. du Tom. X dcs Bulletins de V Academic
hoy ale de Briujcelles). 8.°
Extraits de divers maiiuscrits relalifs li la Belgique; par le Baron dc
ReilFenbcrg ( extr. du Tom. \II des nulletins de la Commission
Rojale d' Histoirc). 8.°
Nouveaux extraits des manuscrits relalifs a I'histoire de Belgitpie ; par
le Baron de Reillcnberg (extr. du Tom. YIII des Bulletins de la
Commission Rojale d'Histoire). 8."
Suite des notices ct extraits des manuscrits de la Bibliotliecpie Royale.
— Turpin. — Prise de Jerusalem par Saladin, et Croisade de I'Em-
pereur Frederic I" Barberousse. — Itinerairc de la Terre-Sainte ,
de Brochart (addition); par le Baron dc Reiirenberg (extr. du
Tom. XI des Bulletins de tAcademie Royale de Bruxelles). 8."
Suite des notices et extraits des manuscrits de la Bibliotheque Royale.
— Diversarum leclionum historicarum et antiquaram farrago de
Nicolas du Fief. — Un mot sur les Stampien; par le Baron de Reif-
fenberg (extr. du Tom. XI des Bulletins de VAcademie Royale de
Bruxelles). 6°
Notice sur le Marquis de Fortia-d'Urban ; par le Baron de Reiffenberg.
Bruxelles, Hayez , 1844, i8.°
Ricerche storiche intorno ai Trovatori provenzali accolti ed onorati nella
Corte dei Marches! d'Este nel secolo XIII ; Mcmoria dell'Abate Ce-
lestino Cavcdoni ( inserita nel Tom. II delle Memorie delta Reale
Accademia di sc, lett. , ed arti di Modena). Modena, Soliani
.844, 4-=
L'Agricoltura, discorso popolare con note, ed epitome degli slabili-
menli di bencGccnza pei ragazzi poveri in Europa; del Nobil Uomo
Don Giuseppe Sena Scrra. Sassari , Azzati, 1844, i vol., 8.°
Storia letteraria di Sardegna ; del Cav. D. Giovanni Siotto-Pintor. \o\.
III-IV. Cagliari, Timon, 1844, 2 vol., 8.°
Elementi di chimica Glosofico-sperimentale , compilati da Domenico
Brizi
De REIFFEffBERO
Ca>EDON(
Sebba Sekba
SlOTTO-PlMOR
Capbia
iXIV
Hosu
Dt FiLirri
BmvtisTCR
CoTtiini
De CjlLicrt
Mamone Capvia, con laggiunla \(li, pn Irattalp Ji cj'iwica prgaiiica.
i' tili/ioiie uiiglioralu ed aocre9pi>^t^v,jy,^,^n.^J<ajfli,^f;f^t^^i844,
I vol., S." , ,,( , Hfi'^'i ah 'ravolij t rtnhloam e( oI) eJoU? zab lo-ilfirf
Mctallurgic j.ralimip dM/ttr^M»fr)!bM(ffnqi^-ft,f,I?^,,fep^ps,fpt j^^ij re-
ilmuion lies luiiiur^is, ,:^;rj^iiw^'vi'»J{^,l^v\^8e,ft^M.Wmux,5, ^tjtURj^^S. M.
ic Roi CjiAPM,^f,,4wW»?|*m3&i fi-olJ^^3 TiB"'ftT»lift"^5?S(J"^^
i844 » ^1° •<> ii '|no3 — .iioJ2fioo2B'i> xur.'^oj aoa ah ?,r>\Wiiii'j?ii-j
Cennl SHI pwci »i'a(;qM(%r(4pl%(|^elkDl|oii^»%|Tji^ ^,S.,nQp-Iyii^i,i(eslr.
dalle I\'Qlitie nutltf•^^\^^^i;H'iU s ulla Lof /il^ifi^i^,^^^'^lf^^ l)^\U\idno ,
Beniardoui, ,i844ur,S^n5i) ui •) ■ y) 'go aal im 23onoci,«)/.i
Die orgauisalion ck'v,T*iVol>Hen,>, flwiS yU»J'>-''^> '^-hc^dfl'inA'^efSVpn^fWi ent-
wickelt; nebst einetf systc^atj^>(chei:i,lU^ljei^cj!ritj,^JJiR^i^5e^tpi^|>^,Schrie-
,benEivr.Ai-t«nf,,v,oo Hermann Bur»^if^ft,.^^i^-€i|^p^%^U»,,J3|^-lJB,
■ Reimcr, i'643 , r vol. ^ 4." fig.,, ^^.^v ^■,i> li/.il] YfigilnD oh r.loj
Htuvdbuch iler Eutomologic; von IIei^inwPijfiwni(?**^ffl[i ^^I'ffiT/ ^fwd.
Bcsojule>-e Enlomologie , Forlsekuug. Beyli^y, iM4.>d i . ]!^(jii§*°
Calaloghi ilcgli uccelli e degli insetli ilelle p^ftvi^Gie di,!jj?\tji0''^a,,if Ve-
iiezia , compilali dal jNobile signor Conle J^iccolo Contaijinl^!^gssano,
B«seggio , 1843, I vojL, 4-°.:Mi-!r.jd/). TiJ hA .zisriBiPxjhoodl y.-^.o
Rapport fait pr MM. Cordiei', Poncelet efc,J^aj]ftft;.sufi5l|,,(n>a^)ijo,e hy-
dranlique a flolteur oscillaut , de M. de Cftlignjf (extr. Ai& Coniptes
rvndus des Seances de VAcadcmie des Sci^u^e^ de,^,^titfUt(l^,f^ance,
Tom. XIX, seance du 7 oclobre iM^)ftiA-''zoiioiii<iitz"c'J 5,8(131-,./
Rapport fait par MM. Cordier, Poupelet .§tQ(3oriplis 5Ur nn Memaire de
M. de Caligny , intitule: Description d'u!f»« maciune bydraulique.
(Exlr. des Comptes rendus des Sdance^iid§uJ^fAc(idemie d^s.^fiences
de I'Jnslitut de France, seance du i3 Janvier f84o)- 4<°'ii'>-irl/!
Lxtrait du rapport stir le concours pooi' te ,p>i'iiKfido Mecaniqite fonde par
M. de Montyon (annee i8j8), 4-* x;ibh iJ)A ilgyh oniuU' ' iur
Rapport fait par uuc Commission comp^see -dfe MM. Savart-, tPoBcelet ,
Seguicr, Savary ct CoiMolis, rapjiorteur, siti' un Memoire de M. de
Caiigoy, ayant pour objet la descriptt(Wo<L'ane /-machine d^ son in-
vention , deslinee a clever de I'eau tt raWe- des o.scilUlions ( exlr.
des Comptes rendus des Seances de Vjdcadiitruei duK. Scmnces de, (In-
siitut de France , seance du 20 aont i838). 4'^ " '^^t;~omr'i '
Sur la ihcorie des osciliatious de I'cau dans les tuyaux de conduite; par
j tiJiljlTl'.\ If. Oi-'i.:
Anatolc de Caligny (Exlr. du Journal de Mathematiques pures et
appliquees , de M. Liouville). ^^
Calcul des efFets de la machine u elevcr de I'eau, au moyen des oscil-
lations, de I'invenlion de M. de Caligny; par G. Coriolis (Exlr. du
Journal de MaOidmatiques pures et appliquees , de M. Liouville). 4-°
Note sur le calcul des eflets de la machine precedcnte et les dispositions
essentielles de scs tuyaux d'asccnsion. — Coup d'oeil historique sur
<juelques machines a elever I'eau; par Anatole de Caligny ( Extr.
du Journal de Mathematiques pures et appliquees , de M. Liouville). 4-°
Experiences sur les oscillations de I'eau dans une grande conduite de
Paris; par Anatole de Caligny (Extr. da Journal dc Mathe'matiques
pures et appliques, de M. Liouville; Tom. VI, i84i)- 4°
Mcmoirc sur un belier hydraulique a une seule sonpape; par M. Ana-
tole de Caligny (Extr. des Annales des Mines, Tom. XIV, i838). 8.°
Jani Van der Hoeven. Oralio de aucta et emendata zoologia post Linnaei
tempora ; habita die viii mensis februarii anni mdcccxliu , quum
Magistratum Academicum deponeret. Lugduni Balavorum, Luchtmans,
1843, 8."
Codex Theodosianus. Ad LIV librorum manuscriptorum el priorum edi-
tionum fidem recognovit et annotatione critica instruxit Guslavus
Haenel. Fasc. II. lib. VI. tit. III. — Lib. X exhibens. Lipsiae ,
Teubneri , iSSg, i vol., 4-°
Novellae Constitutiones imperatorum Theodosii II, Valenliniani III,
Maximi , Maioriani , Severi , Anthemii. Ad XLII librorum manu-
scriptorum et priorum editionum fidem recognovit et annotatione
critica instruxit Gustavus Haenel. Proslant Bonnae , apud Adolphuni
Marcum , 1 844 j ' ^^^- > 4-°
Atti verbali della sezione di geologia , mincralogia e geografia, cstratti
dal Volume degli Atti della IV. ^ Riunione degli Scicnziati italiani ,
ch'cbbe luogo in Padova nel settembre i843. Padova, coi tipi del
Semiuario, i843, 4-°
Programme des prix proposes par la Societe Royale des Sciences , de
I'Agriculture et des Arts de Lille. Lille, Leleux, i844) ' fog*- > 4-*(
Memoria suUa rabbia canina, divisa in dieci capitoli , nel terzo dei quali
si dimostra , coUa scorta dei fatti , quali sieno le cause dello svi-
luppo della rabbia primitiva o spontanea negli animali del genere
canino ; e nel quarto si presenta un piano facile e sicui'o per impedire
Serie II. Tom. VII. 4
\\K DER UUE\EI<
UiE>£L
Ue Zic>o
SOC. R. DEI.I.E Sc.
di Lilta
ToFroi.1
WVI
lo svolgiincnto i\\ qucslo Icmbiie vcltno; tUrella in^iuripalDnenle al
j)opolo , ila Lui^i Tollbli. Bassano , Bascggio , iSSg^ i \ol.^ 8."
JVuovi falli provanli le canse cli sviltij)i)0 ilclla robbia sponlauca nelcaue,
osservaiioni ili Luigi Toirolj. Patlovtii,' Sicca V'^8l4'^,^8^'Mt;^<l •""'
Imporlanza tloHc sroperle fallc intcAito la rabbia' c«fei(ili])d«li'.Cliiinic6
Luigi TolVoli ; tli Giulio tic CoUina. Padova ,. SiOf«i,^ I8l4o:yi8l°■
Alcuni jioiisieri sulla labbia caniua , letlera cU Luigi TolVoli ail ppoaniico
Barlolomco Zanon. Padova ,' Sle^aV i'84e'i"8?3 ionoJ8 liaoniBiwigaH
Lcllera tli Luigi Tonbli al chiariS& sig; Botlidr^B'ViJi.I^i.ui Bisiawwij Ba-
scggio, isii , 8." ■ . -if' ' ■ V>-^" ■li.-'"2/
^uovi ciMini illuslrativi intorno gli studii' suiltf 'geuesi itlcUa. rqljl^j ca-
niua; fatli da Luigi Tollolt. Bassano, Baseggidi', t»44ii'*i^3yJ9q
KunnuutTi Preuve de rinsencscence du sens inllnie de I'lionTiiic, ^t'ltjipiiiedtimi dc
(Ctte vmle a la delenninalion du dynamiswie ImnnaiH y iila' com
uai-aison de ce dynainisme avec celui des aniinaux, et^^ Fappii^ialion
des resuUals dc cerlaines vivisections. iLecdn* 'tiree&'idul' cohars dc
Physiologic , fail dans I'annee i843-i844) par 'le Professfttir Ldrdat .
Monlpcllior, Bocliin, i844j ' 'vol., 8.° fig. ' '■ "'-"^
Des motifs qui out successivement conduit M. le Professeui? Lordjil au
leiablissemcnt du double dynamisme chez I'Uomme , et analyse de
rouvri\£;c de ce Professeur intitule: PreuVe dc I'ins^nescence du
sens intiuic de I'homnic , etc. ; par H. KiiluiUfthz. Woatpellicr ,
1 844 ) 8." I ^JS9VJiOU JJH 'XM2 siioffldl/',
Oiiginalile d'une reception doctorale au comnfticncement du XYlisiciic;
par 11. Kiibnhollz ( Extr. dc la Clinujue de MontpelUeV , redigce
par le Doct. Hubert Rodrigues, N.° du premier avril i844)* ^•
De lorganicisme, c'est-a-dire du materialisme Uiedical, iil'occasibn id'iin
< ancer du cervelet ; par H. Ki'ilinhokz; Mont|)icllier , veure Ricard ,
.844, 8."
Happort sur divers ecrits de MM. Wemaer ^t De JVteyer, adress^s a la
Societe de Medecine pratique de Montpellicr , fait an nom d'une
Commission par II. Kiihnliollz. Montpellier, i844j 8° • "■''^'
Des ecolcs mcdicalcs de Montpellier , de Paris et de Slrasbom"g; par
H. Kiihnliollz. Monlpellier, Martel, alne, 1844, 8.°
Bii">i.iTTo Relazione del viaggio fatto nella prim a vera dell 'anno i838 dalla Maistu
del Re Federico Aususto di Sassonia nell'Istria, Dalmazia e Mon-
xxTri
tenegro ; del Dottorc Barloloaiuo Biasoletlo. Trieste, Weis , i84i ,
I vol. ,8."
Nuovo rioerchc sulU StiHittura del cistomi, fatte da Guglielmo Caspar- gasparrim
rini. NapoH,, PiueaieJlo, ; i844 j 4-° fig-
Eloge lilstorique de Jean-Augustin Florio , Professeur emerite de I'Uni- no>*rous
vci-site de.Xiirm.i-. pstf-zfttetithi^^.^p^iafous. Turin, Cliirio el Miiia ,
>>i'844'> ffl.'Hofto)" rn'rjJ iF> nioifjl ,. f.rr
Ragioiiamcnli storici economico-statistici e morali intorno all'ospizio dei Buifim
. . trovatelli in Milano ; del Doltoie P. Andrea Buffini. Parte 1." Milano,
Agnelli, i844 , i vol. , 8.°
La gi-ippe , la to$se ferina, le fcbbri esantematiche tifoidee, miliari c strambio
peteccliiali ) ed allri moi^ii epidcmici , la cui natura contagiosa e
• ' tultora controversa, investigali analilicauicnle nelle cause, nella
III natura cd esaenza .d^j^Dollor Giovanni Strambio. Milano, Pirola ,
I<)I,ui8j(4*>"" VOl«,.&f°,M»rnr,
Le vile de' piu cclebri Capitani e Soldati napoletani, dalla giornata di uatam
Bitonto fine n' di nostri ; scritte da Maiiano d'Ayala. Napoli , stam-
peria dcU' Iride , i843 , i vol., 8."
Coup d'oeil general et statistique sur la Melallurgie, consideree dans ses Viblet
rapports avec Tindusti-ie , la civilisation et la richesse des peuples ,
principalcment en Europe, etc.; par M. Theodore Virlet. Paris,
Cosson , 1837, I vol., 8.°
Alemoire sur un nouveau procede de carbonisation dans les usincs, a
I'aide de la chalcur perdue des hauts-fourneaux et foyers de forge;
par M. Theodore Yirlet ( exfr. des Aniiales des Mines , Tom. X ).
Paris, Cosson, i836, 8.°
Inlroduzione alio studio della geologia; di Achille de Zigno. Parte prima. n.; Zii;.>n
Padova, Sicca, i843, i vol., 8.°
Logarithmic tables, to seven places of decimals, containing logarithms .shobtrede
to numbers from i to 120,000, numbers to logarithms from .0 to
1 . 00000 , logarithmic sines and tangents to every second of the circle,
with arguments in space and time, and new astronomical and geo-
desical tables; by Robert Shortrede. Edinburg , Shortrede , i844,
I vol. , 8.°
Compendious logarithmic tables, embracing logarithms to numbers and
numbers to logarithms , with logarithmic sines and tangents to every
WU-kCK
Arrnio
Jt Bnteta
MtTILE
\iLi^ (fratclli)
Bi;iNuir
BrnTOioM
SiMtl
PITH OR
five inimilcs of the quailianl j by Robert Sho>,lre(le. Etlinbu^g ,
Shoilietlo , i8{^ 8.°
The Electrical Magazine, coi^d acted, by M,, Clw\j:lfS^^.,,,WalJ»firu¥«I. I-
N." 5-7. Loiulon, Stewart and Murpy, j844*'845.j.,%noo 2jdixo<
Per Ic nozze Treves iKi Bonfili-Todros , Todros-Trcves dei rBonfiU ; di
Agosliiio Sagredp. Giulio,||Mpz3rivii AUrallo da uu suo contenipo-'/'
raneo , preceduto da una ,nota stcjp^^ dcircdilore. Pado\a, .Crescini ,
1844 - 8." ;^ ^ Joy 1 .dtdi ,-nm(«£l> t2nfi4
Coinmcntari dellAtcneo di Brescia, per I'anno accademic(Kr.lc&4%jS9'(<teeiA><'
Tipogr. dcUa Minerva, i844* ' vol., 8." ,...,.',( i;
Le miroir de Souabe, d'apres le majnuscrit frqn,9c*iStde,la Biinliolhequc
de la ville de Berne, publie par G. A. Matilc. Neuchatel, Petitpierre,
1843, I vol., 4-° ;,. : .;-'.-: ^im-<-w> 'r-. I'li ,iv;:rii
Calalogo dei colcopteri della Lombardia, compUpto ,dav Ci'4teUi Aalonio
e Gio. Ballista Villa. Milano , Bernardoui, 18^^ , {esU:. AMe, Aoiizie
naturalt e cmU siiUa Lombardia ,.\ol. I ). 8.°^i -.y,-^ j^i jnBvnj^-
Catalogo dei molluschi dcUa Lombardia , compilato dai fif^eiU) AftHSdio
e Gio. Ballisla \ ilia. Milano , Bernardoni , i844j S.° ,\^ wVjViv'A
Note su alcuni inselti osservati nel periodo dell' ecclisse deU\8 luglio
1843; di Antonio Villa. Milano, Pirolta , 1842, i6.° ..jyA^, Jj;;)[ lo.i^d
I^ Bhilgavala Pur;ina, ou histoire poetiquc de Krichna; Iraduit €t publie
par M. Eugene Burnouf. Tome II. Paris, Imprimerie Royale, )844>
I fort vol., fol. .,.,^ evsuH fil ab rroii>qrTr«>i*
.\ntonii Bertolonii Flora Italica , sistens plantas in Italia et in insulis
oircumslantibus sponte nascentes. Vol. ^'. Bononiae , l^^si^js,, .1,^43,
I vol., 8.° i-rv')'- 7-}i'y.-
(^ualche ricerca suU'elettro-doralura ; del Professore Francesco Selrai.
( Estr. dagli Annali di ftsica , chimica e matemalicJic , del Professore
Majocclii, fasc. 43-", giug'^o '844)- 8.°
Samachscliari Collane d'oro, come dono del nuovo anno; per Giu-
seppe Hammer. In arabo e Icdcsco. Vienua , i835, 8.° iocnj- ■'■
II trifoglin del falcone , composto di Ire opere incdile sopra la falco-
neria , fine: i .° jl libro del falcone, pubblicato suUa fede d'lin
Codice deU'Ainbrosiaua di Milano. 2.° L'addottrinamcnlo del falcone,
da nil Codice Greco dell' Imp. Biblioleca dj Vienna. 3.° II mano-
scriiio dcirimperalore Massimiliano sopra la falconeria, da un Codice
deir Imp. Biblioleca di Vienna. Tradotlo dal Turco e dal Greco in
XXIX
TedesM, e.flill«slralo con note .la G. Hammer Pursstall Pesth
i84o, I vol., 8." b n,
Vocahulaiiun. Coptico-LaiiVium^k Lalmo-Copticum,e Peyroni et Taltami
lex.cis conchm»tti^;(i^^^^rtlifef.''Bei^Hnt;'typi^ Aeadcnilcis, .844
Novo Diccionan. ^ud' e-^oU^WBL'hiii^l^ofx^cz. , precedulo
dc hmfaa introdbcc;lo graminatical , por Francisco Solano Cons^ncio.
Paris, Casimir, i836, i vol., 4.° " < i') ;
Monuments pour-^gnrir i I'histoire des provrnces de Namur, deHainaut
et de Luxembourg , recueiUis ct public's pour la premiere fois par
le BawrA-de Reiffenberg. Tom. I." Bruxelles , Hayez, i844 x, vol
Rapport sur la troisieme session du congr^s de vignerons francais
reunce k Marseille , le 26 aodt 1844, sur la douzieme session du
Congi-^s scientifique <Je France, ouvert i Nimes le 1." septembre
suivant, et sur la sixietae' reunion scientiilque Ilalienne , tenue k
Milan dii ¥3 au 27 du meme mois; par M. Guillory aine (extr. du
Bulletin de la Societe industriette d'J,jgers et du depart, de Maine
'i^-Ltkr^,^^.'*6, i^." annde). Angers, Cosnier et Lachese, 1844, 8°
Historical Sketch of Pepys' island in the South Pacific ocean, from the
work on the Rio de la Plata , by P. De Angelis. Buenos-Avres
1842 , 8.» fig.
■|i;'.i
Descripcion de la nueva provincia de Otuquis en Bolivia. Segunda edi-
'bien, corregida 'y autnentada ; por Mauriclo Bach. Buenos-Ayres ,
irfrprenta Argentina, 1843 , 4.° con una carta geografica.
Lettres archeologiques sur Marseille ; par M. J. B. Lautard. 2.' edition
Marseille, Olive, 1844, i vol., 8." b oiJ3-j<j ix/; •>;:,.
Paulli Barbnii dissertatio de eductione calculorum , qui in prostatica
urethrae regione concrevere , et de bilateralis method! ad hos edu-
cendos utilitate (Acad. Scient. trad, die 17 maii i838). Bononiae
ex typogr. Emygdii ab Ulmo , i843, 4y^'c-iD nl leau;
Alcune operazioni di tenotomia e miotomia, fatte e descritte dal Dottore
Francesco Sani. Roma, Puccinclli , 1844, 8.° fig.
Die Theogonic , Philosophic und Kosmogonie der Hindus; von dem Grafen
M. Bjornstjerna. Stockholm, i843, i vol., 8."
La nuova illuminazione in Milano , col ifietodo per preparare il gas e
De ReiFFENBERO
CiiLLORY ainc.
De Angelis
Lactabd
B*floM
Sani
BjonnsTJEHRA
Caldebiki
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SOI I.T
UiUMlro JflliGuerra
Cni'.ii5-L\-S»liK<J
SCLMI
Ciiiciit
per scrvirsenc. Ksposto nir intelligcnza di tulii con taiifiTe e figure,
(lal riiimifo Isidoro Calderini. Milano , Tanihurini, i6/\/\ , 8." lig.
Mnnuale eiletlico ilei rimcilii miovi , ossia raccolta dei preparati e dei
seniplici di reccnte scopcrli o da poco tempo introdotti in medicina,
con la suecinta storia d'ogni mcdicainento, ecc. ; compilalo da Gio-
vanni Rnspini. Bergamo, Mazzolciii , i844> ' vol:, ia.°
Le ver u soie , poeme en deux chanls de Marc-Jerome Vida, Iraduit
en vers francais , avec le tcxte lalin en regaixl , par Matlhien Bo-
nafoiis. a."*' edition. Paris, M."" Veuve Bonohai'd-Huzard , i844; ''•
vol., 8.° ' '
Diclionnaire Franfais-Barbere ( dialccte eerit ct parks > par' les Kabailcs
de la division d'Alger ) , ouvrage compose par ordre de M. le IMi-
nislre de la Guerre. Paris, imprinierie Royale, i844 > • "vol., 4-°
Rudiments de la languc Arabe, de Thomas Erpciiius, tradnils en francais,
accompagnes de notes et suivis d'un supplement indicpiant les diire-
renccs entre le langage litteral et le langage vulgairc; par' A. E.
Hebert. Paris, imprimei-ic Royale, i844 ? • vol., 8.° -i,'.!-
Anuales de I'Abbaye du Lac-de-Joux depuis sa fondation jusqU'ii'sa sup-
pression en i536; par Fred, de Gingins-la-Sarraz. Lausanne, Du-
cloux , 1842, I vol., 8.° iHfliJii 3i 0 IJ7J1 OJOl
Notice sur le monument sepulcral deconverl a la Sarraz, canton de Vaud;
par le Baron Frederic de Gingiiis-la-Sarraz. ?,.'''-■ edition. Lausanne,
Blanchard, 1840 ,8.°
Traill de confederation concln entre Jean Comte de Gruyere , Adricn
de Bubenberg , Barlholome, Baron de la San-a et Francois de Gin-
gins, A\tc facsimile. Ann. i5o4- Lausanne, Paclie, 1844, 8.°
Dcveloppement de I'independaiice du Haut-Vallais et conquele du Bas-
Vallais ; etude retrospective par M. Fi^d. de Gingins-la-Sarraz.
Prot;ramma di premii proposlo dalla Societa di Agi'icoltura della pro-
vincia di Reggio in Lombardia. Reggio , i844 > 4-°
Iscrizione pei solenni funerali celebratisi il i4 di gennaio i845 pel In
Ecc.°'° .Vlarchese Carlo Emauuele Alfieri di Sostegno; del Cav. C.
Gazzera. Torino, i845, fol.
Societe pour le patronage des jeunes detenus et des jeunes liberes du
departement de la Seine , reconnuc comme etablisscment d-'utilile
publique |>ar ordonnanoe Royale du 5 pin i843. Assemblee geueralc
tenuc ;i l'Il6tcl-dc-Villc , le i4 juillet i844- Paris, Henry, i844,8"
xxxr
ModificaiLioni airojcn.zione del fimosi siiiizesi impcifella con pseudo-
calaialla guarila col lagiio dell' iiidi.; una inodifuazlone alia clieilo-
plasUa ; del Prof. Cav, Alessai.dro Ribcri ( est.-, dal Giornalc delle
saietize medicke , iiiscieolo di febbraio iS/p ). Toiino , Cassone e
Ma.zorali:,,„i842,,8.^,j„,,.r.jrl,.rn u,^., h crxoia Binioiv?. nl „,-
Aunalcs de la Clmmbie Royale d'Agriciilture et de Coiiiifierce de Savoic.
.ifii)Tom. a.'"" Chambery , iinpriraerie du Gouveri)fn^^nt , iMA i vol.
.>tl8.°,ficj. i . ^ \ '
Siinto di alcuni Sludi sull'acido valcrinuico e snl clorovalerianato di feno:
lettera iudiiitta da Giovamii Rigliini al chiar."'" DolL Antonio Cat-
»l„tan€o.(esiK. dalla BibUoleca di farmacia-chimicafU Mi(anq, d^c^pibre
M i844). .8/oib-io -luq > ■(, ,,,„,;.,;f, „, gu
Catalogki cWlia daliilioleca del fu Abate Carlo Aiitonio Pulllni. Torino,
. Spejratii e Feneio, i844, 4.°
Opere di Giauibaltisla Vico per la prima volta compiutamente riunite,
coa. tradiuioni € commenti , da Francesco Predari. Vol I. Milano
Bravella, ,835, , vol.,8.° .^^01,,^.'
Origine c Yicende dei ziugari, con documenti rntorno le speciali loro
:/a propriela Csiehe e morali, la loro religione, i loro usi e costumi ,
le loro arti e le attuali loro condizioni politiche e civili in Asia ,
Africa ed Europa , con un saggio di grammatica e di vocabolario
•r .delL'arcuno loro linguaggio; di Francesco Predari. Milano, Lampato,
1841, I vol., 8.° fig.
Xe.Aniazzoai rivendicate alia, verita della storia, con un quadro del-
I'origine , delle cosiumanze , della rcligioue , delle imprese,; del de-
cadiracnto e della tolale loro dispcrsione; avvalorato con documenti
tratti dalle tradizioni , dagli storici e dai monumenli di scultura,
pittura e numismatica dellantichita : di Francesco Predari, Milano ,
Bravetla, iSSg, i vol., 8.° . ., . ^ '
Della vita e delle opere di Bonaveutura Cavalieri, non clie dei^titoli
che gli meritarono il monumenlo die gli erige la patria; pj?fliii di
Francesco Predari. Milano, Redaelli , 8." , r^ . ^,^\^,^ .^ ^.^^ ' ^
Origiuc e progresso dcllo studip delle lingue orientali in Italia; Memoria
di Francesco Predari. Milano, Lampato, 1842, fol.
Dizionario analitica di diritto e di economia industriale e commerciale;
opera del Cav. Augelo Melano di Portula, con appendice deUe dif-
ferenze tra il Codicc di commercio de' Kegii Stall e cpelli in Tigore
RiBERt
n. Camera d'Acric.
E DI CoMMERnO
di Savoia
Ilicami
PCLLINI
Tredari
MELA^O PI PORTCLA
XXXII
Lur >s-
CaturioMMicRE
Elicc
GillEIU
HCIABD
Bo!«troi-<i
VMLttH
CHIMlltl
j>resso allre iiazionl il' Europa. rartc 3.' Torii
1845, 8.
, . fi fi ir. n. 4 . ,
onno, stampena Sociale,
Dl Po^sn-Liost
,,. 1-1. .''I ifi,.<c , -'i-.-jii.ii: ■ I ■ .iifii'liiH
Stalislique du nersounel medical^ en i' ranee et, dans queiques autres
contrees do 1 Europe, avec une carte ncurauve .au nombre des Me-
ciecins compare a la population; par Lucas-Cnampionnifire. Pans,
Crapelet , 184^, ' vol. ,8. . 1 , 1 . , 1 1
Osservazioiii ed esperienze suU'elcttricita. Lelterti del rrof. Feryin,anHo
Elice al sig. Gav. Prof. Lujgi, Foppiani. Genova, tip. Soi'do-muti ,
1844, 8." --^'i.. ■• ..;.■<•- u v.. o.Go J.; ouj.
iiii-Ltiiu. I'liiiirtUi lyti. oJifiUfi'i<|Q2
Buddhismo Indico. Lettera del Cav. Gaspare Gorresio ^1 ^av 'Cosjatuo
Gazzera , Se"retario della Reale Accademia dellc Scjenze di Torino.
(Estr. dalla Gazz. Piem. N." ,3a 'rfe^ i845). 8.° ., .. .
^ , , . 1 ', 'I'''', '„, ' i'i;!iJ/_ii' oaiuJoD/Oci, „
Des haras domestiques et des haras de I etat en r ranee J^ par J. 13.
Iluzard. 2.'"" edition. Paris, Bouchard-IIuzard , iSio , 1 .vol., 8."
Jardin experimental d agriculture cree a Saint-Jean-de-Mam'ienne par le
Chev. Bonafous, dirice par M. le Doct. Mottard. Tjirin , Ctirio et
Miiia , 1043 ,8. ,,....,■
Jardin experimental de Saint-Jean-de-Maurienne etabU par M. le Chev.
Bonafous , et dirige par M. le Doct. Mottard (extr.' des jannales
de V Academic i Agriculture de Turin ). Turin , CKirio et Mina ,
.844,8." ^ . ' ^ 'v:rt"i
Seizicme lettre a M. Matthieu Bonafous, sur la culture du murier et
sur les educations de vers a soie dans le de'part. de FAvejcfon; par
M. Amans Carrier, de Rodez (extr. des Ann. de VAgric. francaise,
j844). 8.°
Education automnale de vers a soie. Concours auxprix proposes par la
Socie'te Royale d'Agriculture de Turin, par son programme du .3
mars i84i (extr. des Ann. de la Socie'te sericicole). 8.° . ' *
Thomae Vallaurii de caussis corruptae eloquentiae. Oratlo nabita in
Rcgio Tauriuensi Athenaeo nonis novembris an . m . dccc . xxxxnil.
Taurini , ex ofllcina Regia , i844, 8.° ^
Sloria scienlifica ed artistica dell'elettrometallurgia originale ilaliana, con
un saggio icorico-pratico di elettrometallurgia piana e solida, e un'ap-
pcndice lessicologica relaliva alle discorse materie elettrofisiche, elet-
Irochimiclie, elettrometallurgiche ; del Professore Geminiano Grimelli.
Modena , Cappelli; 1844, i vol., 8.° ' "~ ,
Saggio storico intorno ai Tempieri del Piemonte e aegh altri stati ds
WXIIl
S. S. II. yi. il Re di SiuJcgiia; del Gav. Luiei Fenero di Poiisi-
glioiic. Gfenova, i844> ' vol
lUltt'FFI
van I
i nVospetti
Trcviso , Aiitfieola , i844,> '<>'• .,>r, i '^
Traltalo di ^"ediciua pubblira, .diviso, in tie parh : Meaicm.aMegale ,
Tolizia mcdica , Giurisprudenza, deila mediciiia ; ea esteso scconilo
lo slatd artualc cielle' scienze 'mcdi51ie"e della Icgislaziojie in liLuro|ia,
a I
scieulifico di-jMilanb uct seUeir.hrc i844> P^ssali iii ii\ista dalla
Cominissione a cio isliiiuta :,nolilicali aLpubblrcp ed uluslrali da an
■ ^B ^1ovV'7;TKi riru;,vnn-la£^ vnta^i'i;;^' .rt'.,^^^^^ '•;.<; .fj-iu\ijil
, lUemhrQ delm niedeaima. Muano, lurati, iqflJ.j 4- • > c
^TGj aiiit >i'ai'ui'.-'j!j-(:i-vL.-li)!i:£ i „;'-;'_:i; 'J (/'■;','■: fit; iGim^irioq/.s mb'f.' '
Tiuocfcwnio CoDgre^so scicjililico di riancia leniilosi nx iNnnes nel scl-
lemliie i844> relazione del Dolt. Cav. B. Bcrlify (ai;l." eslraUp dal
Gioriiqle delle scienze medujie di Torino, anno Vtll). Torino,
■■■niJ, :»i .\h !;■.' ;iii.u„- arii'Driiiilii-aJj-fiKaUjjii/'jio a^- itin'iSiiii lexii^J jub ;■.■■.
Mussano , r845, 8." ,, ^ ^ , ., . • .r \ a
Petit^ Co(re plalosopuicjue et moral , expose sommaire de douze lois ge-
rierales, qui se reproduisent daus tbutes les oeuvres dc la nature ct
dans loules les clioses Immainesj ejtv souvenirs, de deux Congr^s scien-
Vifiques de France et d'ttalie ; pw Riaic-Antoine Jvulien. Paris, Lacour
et C.% i844, 8." , .
Selett Papyri in tlie hieratic character, from the coUectious, pi the
British Museum, with prefatory remarks. Part III ( by Edwaj;d
Hawkins ). Loridon , Wicol.. l844j lol. - . , ,, , „ , . ^
Istoria do caiiveuo dos prezos aeslado na Torte de S.'Juuao da barra
derrola naval , fa
la para
Serie it. Tom. VII,
nelacao da derrola naval , facahhas , e successes dos cruzados que
parth-ao do Escalda para, a , Terra Sanla no anno de n8g, cscrita
ClllJbMO
<;1A^ELI.I
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SiLVA L0PF7.
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XVXIV
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tir.nnorr
BoTTiU
R r. »>irr. > D'Ar.rir..
E 01 CoMnriiau
lit Torino
em laiiiii {tor hum dos inesiuos cruzailos; lUula n Iu7, pelos dcsvelos c
cuiilrtdos do Cavalhciro Coiislancio Gazzcraj Secrelaf|io da R. Acadeniia
dc Tuiim; Iradnzlda c aiinolada por Joao I^a^^lista t^a Silvsj Lopes.
Lisboa , j844i • vol., 8.' , ,,,., , , , , ,,
Ilappoi-l de la coiiiuiissioii d'ai'chcol9gie d'Aiii sur le^ fouijles djanti-
quiies fi.ites a Aix^ en 'i8J(3; ^j^4,j;^pa^,|.J(ji^f ^Ai^^itdi^
.844,
4-° fig.
u^'
Sopia la genesi dellc fcbbri iiiteimUlepti^ specia,lDn(ente di Roma e del b
sua proviucia auslralc ; ricerchc critico-aijalitichc di Giuseppe Mmzi.
Roma, Salviucci, i844j. Pi vol. „ 8r° • , •<"' l , •.
Mt'langes; par J. C. F. Ladoucetle. a.**' edition. Paris, Malteste ^ef C.%
1845, I vol., 8." , .
Aiialisi della vera (^ort,eccia di ^eVjeira usata neL Brasile contro^le febbri
intcnniltenli : del Prof. Pielro, Perelli CMem, estr. dacli Aiwali
inedico-cliirun'ici , anno VI, Vol. XI ). Roma, Puccinelli,, i845, 8,"
" ' '■,_'•■ .■•;,'|!i'i;, r?r,i .1 '.m' / i.
Trattalo dellc Attinie , cd osservazioni sopra alcune jdi iCSSe viventi nci
contorni di Venezia , accompagnale da 21, t»vple lilocrafi,£;ae ; lette
aU'Ateneo Vei^elp in varie tornate, cominciando dajl' anno 1 834 ,
dal socio ordinario C" Niccolo Conlariui. Venezia, Antonelli, i844>
I vol. ,4° i , ,
Maria Jntonia , novello ffenere della famiclia delle Leguminose: descriuo
' " _ " -(.Mia;n ^i;^>r, ^. r.iii'jiifi-i i
ila Filipno Parlatore. Firenze , i844j 4-° fifi- t \ .
Mcmoire de botanique. Recherches sur le developpement , la struclure
neiieralc el la classification des planta"inees ct des, pJumbaeinecs.
— Mcmoire de geologie. De Torigine des , lacs. —_ f|»es|^s -pour ie
Doctoral , presentees et soutenues a la Faculte des, sciences de Paris,
le 3 aoiit 184 4; par F. Marius Barn^oud. Paris. ^QJine^d'eretLan -
grand , i844 , 4-° •
Parallcle des langues de I'Europe et de; I'lnde , ou etud^ des princi-
pales langnes roaianes , gerinanicjues ^ slavonne? et cclliques , coin-
parees enlr'elles ct a la laneue sanscrile; vtv F. G. EiclihofT. Paris,
inipr. lloyalc , i836, i vol., 4-° r o v -r
. . - . . ■ ' •-, : •/il'" -J- lu -I,-, .:
Osservazioni filologico-critichc del P. Giacomo, Botlau,^ sull opera mo-
denia iucilolata : j4iuto alio scrivere jjurgato , ecc.i.di Antonio
JAssoni ; picccilule da una disserlazione sopra la lingua .jitaliana.
Torino, Zcccbi e Bona, (845, i vol., 12.°
Quarla cs]M)sizionc d' induslria, e di belle arti al Real Valentino nel i844-
Giudizio della Rcgia Camera di Agricoltura e di Commercio di
x\xv
"'"Torino, e nolizie sulla patri.! induslria , compilale da Carlo Tgnazio
'wulio, relator ctlrikirale.' Torino, stampcria Reale , i845, i vol., 8."
Biblioteca di commercio , comjiilata per ciira ii G. Bursolli. Anno I.°
Tom. 't-lT. NapoU, Batelli c C.% 1841-1842, 3 vol., 8.°
Inlroduclion Ji fhisloire du Cuddhisine indien ; par E. Burnoiif. Tome I."
Paris, imprimerie Royale , i844j ' vol., 4-"
R'lSposta al leina pul)blicato dalla Sociclii medico cliirurgica di Bologna
it giorno i5 maggio 1842; Memoria del DoUor Cesarc Casliglioni ,
gludicata degna di premio. Bologna, tipogr. Governaliva , 1844? '
Voi.;'t>^^
Compte-rendu du congres scienlificjuc tenu a Strasbourg (10." session),
])ar M. JuUien de Paris (cvtr. du Recuell cle la Socidle poljthec-
mV/«e,-livr. de de'cembre 1842). 8." ' '"'''^ ^-"^ ''"'•"'"
Efamen liistorique et ci'itique des nouvelles doctrines medicales sur le
traitement de la syphilis. Disconrs prononce devant I'Administralion
de riTospice de I'Antiquaille de Lyon, dans sa seance publique du
1." jnin 1842; par L. P. Aug. Gaulliier. La Guillotiere , Bajat ,
1842, 8.°
Dissertation sur la question suivante: La femnie beige qui a epouse un
Fi-aiicais , sous I'eiTipire de la loi de i8i6, peut-elle, apres qu'un
jugemcut ( rendu par un tribunal competent ) a prononce la sepa-
ration de corps entre elle et son mari , lecouvrer la qualite de
Beige, et (Temander, en consequence , conlre son niari reste sujet
de la loi francaise , la transformation de la separation de corps en
divorce, conformeraent a I'art. 3 10 du Code Napoleon qui regit
encore la Belgique ? par M. Blondeau. Paris , Fain et Thunot ,
1844, 8."
(luida aU'analisi cliimica qualitaliva , opera scritta ad uso dei princi-
pianti , dal D. Remigio Frcsenius ; con una prcfazionc del D. Giusto
Liebig. Prima versione italiana, sulla lerza cdizione tedesca del i844,
per ciira di A. Sobrcro. Torino, Zecclii c Bona, 1845, i vol., 8.°
L'Abbazia di Chiaravallc presso Milano , monumenlo del secolo XII ;
studio di storia patria di Goltardo Calvi ( cslr. dalla RMSta Europea
di Milano,' 184 4). 8.°
Delle socicti di mutno soccorso csistenti in Italia; rapporto di Goltardo
Calvi al sesto congresso scientifico ( eslr. dalla Rivista Europea di
Milano, i844). 8."
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Notice sur la tIc ct les onvrages de M,?,A>,)\P.i<JeACaniloUe; par AI.' Ic
Pi'of. A. lie la Rive. Geneve, Ramhoz, l845 (.iircvi^e la .B*J//o-
theque Uiiivers. de Geuwc , i844).' • vol.^ ^.fjinjltlnunt ^.^i. ii^u'
Aslioiioinioal oiisenations miulc al \ht RncloliffiejuQbA^h'ydtoryj^ioQjlford ,
in the year i84^,;,I>y Maotiel J. Johi\soii,Biadoliffe)obstrVdr.^,iVol/IIl.
Publislied by order of the Radoliflfe TrHstocs^sOxfotd, >Baxter^>i'844 >
I vol. ,8.° >•:■_')
Sulla evoluzionc spontanea del ifeto^,osservazioui ,deiL>iPiro£ Canlo BiagiBfi.?
( Eslr. i\a\V fppocrule, gioniale di scienze mediche di Pis^, j?45)- 8."
Pei solenni fiincrali del Cav. P. Gianibatisla Spotorno ; orarzione' lelta,
il d'l 23 inarzo i844j "^lla Cliiesa propositurak di Santa Maria MRd^
daleiia, dal Saccrdote c Doll. Filippo Poggi. Gcuova^ iS45>, 8.".
Lettere cliimiclic applicate aH'agricoltura, alia niedicina /^ allftvaEUred al
rominercio , di IM. Justus Liebig ; Iraduzionc, dall'originale tfedcsco,
del Dotlorc Carlo Ornae^4,,,Xoni^Qi, §pjeinaiji~e.:>Fe»T«tto^j. i,544'>-'l'i'
vol., 8." nrj ?j,rnT .;,h8i-£K8i olnvofl '>r;.ofn
^larilia di Dircco , lire di Tomnaaso Antonio Goii^agaj bvasiliano ; Ira-
dollc dal portoghese da Giovenale Vegezzi-Ruscalla. To,i;infl,,,5f.ainp.
Sociale degli artisli , i844 > ' vol., 1 3.° |, ^
Naluurkundige ^'erhandelingeu van der Hollandsclie iijiaatscJ|^fipj»^JL der
Wetenschappen te Haarlem. Tweede Verzameling, .^;°,,<^el^, t,'yStuk.
Haarlem , 1844, 4-° '^ af;;->ff,'_> e;.'. innb go.ihjbo'iJin apupiioadt
L'Arcliiletlura antica descrilta e dimostrata coi monumenti ,dair,4;i5,chi-
letlo Cav. Luigi Canina. Sezione prima , Architetlura. cgizian^„_ ,1a-
siicoli IX , X e XI. Roma, dai tipi dello ste^fo |Canin^,. ,i,844 ,
fol.
fig-
-t'j'f go! -I/I2 o'/jJirifi(|niio-'> -)luUvd
Stiidi critici sovra la storia d' Italia a' tempi, d^l- Re Ardo^pp;, .deljCav.
L. G. Provana. Torino, stamperia Reale,, i844,> • vol., §.° ^ ,
Lecons de cosmograjihie, redigees d'apres le programme de, l'Uni,versite,
par Alexis Pcrrcy. Dijon, Douillier , i838, i yol. ^^ 1:?.° fig.
Rapport fait par M. Qiiclclct sur un Memoirc d(?, ,51-' Alexjs Perrey, in-
titule : Memoire sur les Ircmblemenls c]p ierrie,. rcsseiitis en France
j^t^eii Bclgifjue , depuis.l^e^ljV;;.'' .5i^,cle,,jpf<ju'auos jours (i 843) (extr.
dii Tr)me XI des Bulletins de fJcad. R. de Bruxclles). 8.°
Nouvelles rechcrchcs sur les tremblemenls do Icrrc ressenlis en Europe
ef- d^s les parlies adjaceules de TAfrique el de I'Asie, de 1801 a
juiu (843; par M.' Alexis Perrey (extr. des Comptes rendus des
XXXVIl
>l "flfiiHDaf (MH'^AcaHctiiie iiesi Sdfences de Vhistitut dc France, s^anec
oiVbAaS' sript.Mi845).'^4.%so(imR/l ^ arsnoO .aviil ;. i
Liste des trcmhlemcnts <l<i tene resscnlis en iMiro'pe et ilans les jiarlics
. adfjuieutes de I'Afrique et dc I'Asie , pendant raiuiee 184^; par M/
lILAIciis Perrey^ (eixtr. des Comples rendns des seances de t /Icjid. des
i.\Soicneext.'3e t'InStitut deFrtinee j Tome XVIII , seance du 1 i -mars
!844 ). 4-'"
Listpi;dfeailtretableraettls de tcne ressenlis en Eiu'ope pendant I'annee
.8 1844 'j r^i^ M.' Alexis Perrey ( extr. des Mdnioires de VAcad. de
ci'Mjanipn^'to ;onioJoq8 sJeiJedrnBiO M .vnJ joi
Notice suw/'lestrem'blCTrients do terrc ressentis a Angers ct dans le de-
partcnabnt de Maine et Loire; par M/ Alexis Perrey (exlr. du Bul-
!g Hvlimdeia Societc induslrielle d'Aiigcrs). Angers, Cosnier et Lachese,
.oizvb^ti ■fii&fl'gs'io \iiib .onoisuhA't!
fEuvres de Laplace. — Traite de mecanique celeste. — Paris, impri-
merie Royale, i843-i844- Tomes I-lII , 4°
Aslronbitiie solairc d'Hippartpie , soumise a une critique rigouieuse , et
1"ViiA%uity^'Vfeiiidue h sa ve'rite primordiale; par J. B. P. Marcoz. Paris,
Crapelet , 1828, i vol. , 8.°
A^rdn£)iriie solairc simplifiee , fondee sur les observations tant anciennes
■'' que du moyen :lge, et prouvant I'exclusion des variations seculaires
iheoriques introduites dans les calculs des lieux du soleil. Paris ,
'"■'C(Sqifelfet,'lSJi''; r-Vol;', 8."
Erreiir d6s astrononics et des ge'ometres d'avoir admis racceleration se-
•'♦oulaire de la lune, etc. Paris, Crapelet, i833, i vol., 8.°
Elude comparative sur les etats-generaux de France et les parlemcnts
'«i'{l'Ahgkterre V pai^ MV'A'.'iBdiillee. Ljjon , Boitel , i845, g.""
Indovinamento de' m^zzi dicui avra potulo valcrsi Arcliimede per far
''"andar j)er terra, con la sola forza della sua iiiano, una grandissima
nave-<:arica di du peso enorrfife'l'VK^M. A.l'feosta.' Napoli , 1844, 8."
Atti delta' quinta riunione degli Scienziali italiani tehufa in Lucca' nel
' settetrbrc del i843. Lucca, Ginsii, i844j ' vol. , 4.° fif;.
Jlemoires de rAcademie Royale des Sciences , Belles-Lettres et Arts de
Lyon. Tome I, livraisons 1-2. Lyon, Boitel, 1845, 8.°
Apercu de la structure gcologicpie des Alpes ; par B. Studer. 2.'"" edition.
(Kxtr. des Nouvelles excursions de M. Desoy). Neiicliatel, Wolfrath,
1845, 8."
Or Sm.\ »>dt
Minislru (icU" istrtiz.
pubblica
in Francia
L'AMMINISTBAlIOKr.
DELLA BlBlIOTFL*
prBBLir*
tti Citimbtt'i
Bol l.M E
Costa
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ACCAP. DI SciEMf
di Liont
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Ctnitrcri
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S M It Reoim
UARIA CRISTI>A
BonnrjkKTi:
Quarta csposizlone il' iiulustriii c di belle arti stl' Real' Valentmo. fiiii-
tlizio ilcllix Rcgia Camera d'Agi-icoltiu-a e di Cbmmercio di Torino,
e notizie sulla patria iiidiisliia rornpiiate da Carlo Tgnazio Giulio ,
relator ceiitrale. Torino, Slampcria Rcalc , i845 , i vol., 8°
Notii-c siir deux coqtiilles colombienncs , d\i genre BuUrrfusj ^Vit M.' H.
Nyst. 8.° fig. " -^ tf^i^ai tUJujUJ .Oi;-;-i ./I v lo /
Additions a la Fanne conchylioldgiqiic 'dc'S terrains terfiaire^'dfe''Btigi'Cj'iVe';
par M.' Nyst (e\tr. du Tom. IX, iV" 5 des Bulletins de TAea-
demie Royale de Bruxelles).''"'" '' "^ilo-.l a^b rcadS no^uudoaiiosu
Ohservaiions des phenomcnes periodicpies ; par A. Quelel'et ( extr. du
Tom. XVIt lies Mcnioirrs dc rAcad($mie Royale de Bruxelles). 4-°
Academic Royale des Sciences et belles-lettres de Bruxelles. Instrnclioiis
pour Vobservation des jdienom^nes |>^riodiqoes ; pkf A. Quefelet. 4°
Reclierches slalistiqucs; par A. Quetelet. Bruxelles, Hayei! , i844j '
vol., 4.°
Annales dc I'Observatoire Royal de Bruxelles , publiecs par le Directeur
A. Quetelet. Tome III. Bruxelles, Ilayez , i844 ; ' Vol. , 4-°
DcU'urea : Memoria del Profcssore Pietro Perelli (estr. dagli Jnii. me-
dico-chirnrgici. Anno VI. Vol. XI. N." 3). Roma, Puccinelli, 1845,
;/ fogl. , 8.°
Loi salique , ou recueil contenant les anciennes redactions de celte loi
ct le levte connu sous le nom de lex cmendata, avec des notes ct
des dissertations; par J. M. Pardessiis. Paris, Impr. Royale, i843,
I vol. , 4-°
Opere di Maurizio Bufalini. Vol. I. Parte 2.' Firenze, tipogr. Galileiana,
1844, I vol., 8. .
Anlicbita dii liguri Bebiani , raccolte e descritiiti dar P.' RaiTaelle Gar-
rucci, della Compagnia di Gesu. Napoli, Nobilc, i845, 8.°
Sulla Biblioleca della Regia Universita di Cagliari ; Memoria del Cav.
Pietro Martini. Cagliari, Timon , i845 , i vol., 8."
Sloria c dcscrizione della R. Badia d'Altacomba , antico sepoicro dei
Reali di Savoia , fondata da Amedeo III , rinnovata da Carlo Fet.ice
e Maria Cristina; del Cav. Luigi Cibrario. Torino, Fontana, i84.'> ,
3 vol. , fol. mass., fig.
Calalogo metodico dci Mammiferi curopei ; di Carlo L. Principe Bona-
parte. Milano , Pirola , i845 , 4'°
xxxix
Calalogo mclodico del Cijuliiiili ilEuiopii, c rilicvi sul ^ ol. XVII dtl-
i,,jri§tO(v|?| palui-ale dei pcsci del sig. ^ alenciejuies ; di Caxip L- Prm-
^,ppe Bonaparte. Milano, Piiola, 1845, 4A„.o ,.,„,,)| ..jig^, ^.j,!
Specchio geuerale dei sisteiuL crpetologic.o , anfibiologico cd itliologico:
di Carlo L. Priiic.-ipc Boiiaparle. Milano , Pirola , i845 , 4-'
Calculla Jouru^l o,f ^Vt^ral History; by Jolin M' Clellaiid, and W. Griflilli.
Vol. V. N.° 17-20. Calcutta, 1844, 8.° fig.
Sulla Irallura dcllc scle c sulla coudizione dcU' industria scrica ia P^Cr
,4Uonlc; di Lorenzo Valeiio. Torino, China e JMina, i845 , 8."
Untersuchungen iiber die frclien Walliser odey VVValser in Granbiinden
und Voi'^rlberg. Mit einigen diese Gebicte betieiTenden historiscLen
. Erlacntcrungenj,j^ij5[ J,9^(fj)jb, 9e«"S'n'»«nr .\y»^fl J Gwokl', i844j '
,„Ypl. , 8.° fig, .„,.,! i\|. , ,,. .
Transactions pf tb^ Aro.erican Philosophical Society, held at Philadelphia,
for promoting useful kuowlegde. JN'ew Series. "S'ol. IX, Part. I. Phi-
ladelphia , Young, 1844 J 4-" fig-
Proceedings of the American Philosophical Socieljj.^ Vol.^^V, N." 38-;jq,
Philade Iphia , 1 843-1 844 , 8-° ! r -, 'vr^'^i-^
Archives du Museum d'liisloire nalurelle , publics par les Professeurs-
Administrateurs .de cet etablisscment. Tom. Ill, livr. 4' Paris ,
.843, 4-°
Het Instituut^.-ofj.TfWslagcu en Mededeelingcn, uitgegeven door des vicr
klasseu van hct Koninklijk-Nederlaudsche Instituut van Wctenschap-
^ pen, Lctterkunde en Sclwone Kunsten, over den Jahrc i843. N.° 2-3.
Amsterdam, Muller , i843-i844, 8.°
Memprie di matematica e di fisiea della Societa italiana delle scienze
residente in Modena. Tomo XXIII. Parte contenente le Memorie di
fisiea. Modena, R. tipogr. Camerale , 1844, 4-° fig-
Memoires de I'Academic Imperiale des Sciences de Saint-Petersbourg.
,,. yi.'""" serie. Spieuces raaihemaliqucs, physiques et naturelles. Tom. y.*,
premiere partie : Sciences maihemaiiques et physiques; Tom. III.',
livraisons ^-6; Tome IV.', livraison i.' — Sciences poliliques ,
histoire , phiiologie; Tom. M.', livraisons 5-6 ; Tome VII.' livrai-
sons 1-3. Saint-Pelersbourg , iraprimerie , de I'Academie Imperiale
des Sciences, i843 et 1844, 4.° fig. „j^ ^^^^ ,
Ilecueil des Actes de la seance publique de I'Acadeniic Imperiale des
M" CttLnxn
r Gbuhtii
V'«LEi>ro
BinoMANN
-Soc. FiLosOFir\
AMEKIr.A^ll
tti t-\ludclfia
Mljeo di Stobi*
natubale
di Pariqi
R. I«TlTrTO
TELLE SciENiE
di Amsttrdam
Societa" Italian*
DELLE Scitjiri;
di Afodtiia
ACCADEVIA
di Pitlroturgo
XI.
SoilITv' lUflRIVLE
DEI NtTLBtLliTl
Soritu' LinJiUJH
Arr»p. nr." C( mosi
R Arr^n pi AcKic.
i/i Torino
SocirT*
MrDK o-C.iiiBi;nr,ir \
tfi Bologna
Sof ir.T»'
HcDico-Cnimiicir t
^1 Tvrtmo
As.iociAiioxr
Acii«M.\
S.-Ilmucs lie Saiut-rclcrsljourg, teimc Ic 29 duccmbre i8j3. Suiiit-
Petersbourg , i844 > 4"
Diillcliu iJe la Sociulti Tmperiale des Naturalisles de Moscou. Annee i843.
Ton.. \VT, N.°IV. — Aniiec 1844, Tom. XVII , N." I-III. Moscou,
Scuieii , 1843-1844, 8." fig.
Tlie traiisaclions of the Linnean Society of London. Vol. XIX. Part. III.
London, i844, 4-" ^S-
Lisl of llie Linnean Society of London , i844, 4-°
Proceedings of llie Linnean Society of London. From June i843 to
June 1 844; 8."
Programma di concorso aperlo dalla Reale Accadcmia di scienze , lel-
tcrc cd arli di Modena. Modena , i845 , 4-°
Rapporlo della Reale Accadeniia di scienze, letlere ed arli di Modena
intorno ai lavori inviali pel concorso di premio slabilito nel ])ro-
gramma del 3i dicenibre 1843. Modena, i845, 4-"
Novonnn Actorum Acadeniiae Caesarcae Leopoldino-Carolinae naturae
ruriosorum voluminis undevicesimi supplenicntum primuni , sistens
F. J. F. Meyenii observationes botanicas in ilinere circum terram
inslitutas. Opus postliumum , sociorum Academiac curis supplclnm.
Cum tabulis XIII. Vratislaviae et Bonnae, i843, i vol. , 4-°
Annali della R. Accademia d'Agricoltura di Torino, in continuazione della
Raccolta delie Memorie della R. Societa Agraria. Vol. 3." Torino,
Chirio e Mina , i845 , 8.°
Statuti della Reale Accademia di Agricoltura di Torino. Torino, Chirio
e ^lina , i 845 , 8."
Quesili proposti dalla Reale Accademia d'Agricoltura di Torino nell'anno
1845 sulla produzione della seta. 8.°
Memorie della Societa ]\Iedico-Cliirurgica di Bologna. Vol. Ill, fasc. 5.° ;
Vol. IV , fasc. I." Bologna , i844-45 , 4-° pice.
Bullettino delle Scienze mediclie della Societa medico-chiriirgica di Bo-
logna. 1 fascicoli di maggio i844 f'd aprile i845. 8.°
Giornale delle Scienze n)cdiche della Societa medico-chirurgica di Torino.
I fascicoli di seltembre i844 a maggio i845. 8.°
Gazzetla della Associazione Agraria. Anno 11, N.° 36-52 ; anno III, N.° 1-24.
Torino, Chirio c Mina , 1 844" '845. 4°
Gazette de TAssociation Agricole. Annee II, N." 36-52; annee III, N." 1-34
Turin, Chirio et Mina, i844-i845. 4.°
XI.I
Ann
lali delle Scienze del Rccno LoiDbardo-Veneto. vol. XIII, bimestri \
e VI.
Vicenza, i844 > 4-°
Annates dps mines, pu Recueil de Wemoires siir 1 exploitation des mines,
i/oaaoR TIT-i .'. , JJ/.^ .iu.i ! ;., , ■,■ / r , ' ,- ,,
et sur les sciences et les arts qui s y rapportent , rediges par M."
les ][ngL'uicurs des mines. IV." serie; Tome ' V , 'Livraisohs 2-3;
Tome vl, Livr. ^-b. I'aris , i844j o-
Comptcs rendus liebdomadaircs des seances de I'Academie des Sciences
de riiistitut Rpyal de' France; par iM"* les Secretau-es Perpetuels.
" ''fome'i^iX'',"i^°' 9-'27';' Tome''iX,"N.°'i-2V. Paris, i844-i845, 4.°
Annates de la Societe Royale d' H or ticulture de Paris. Livi'aisons ig5-2o3.
' Pans' ""18'' i- '^i'*'' 8^^' yl'ioH fill«b oJi9qc o?-roofiO') iL soiiiiKijjo'i'I
Bulletin tie la Societe ^e GeVcrapliIe'de Parish Serie III, Toii^fe I-II.
■■'VIri^^%4';'8:°""'^'/'^'^^"'^ •' ■ \-r- ■■''' '•^---'
b 11 I- 'J''''V' <. '•'i.'-lf^.'i I OS'ioOdO^j -r, 'III j-'oyfil u:—rtV\o\ii4-,^j
JJulletui de la aociete^ Oeologique de In-ance. i." sene, Tome Al v ,
feuilles ^"i-^i- 2.*' se'rife . Tom. I, feailles 28-38; Tome II, feuilles
''■'"'^i&:'ii^^i^^-x^^, 8.» '""■'^^-'^' ^^Mno-^ov:
Biulelin des seances de I'Academie Royale de Bruxelles. ToiTie XI,
N." ^-8. Bruxelles, Hayez , i844, 8."
Me'moij*es couronnes et Memoires des Savants etrangers, publics par
I'Academie Royale des sciences et belles-lettres de Bruxelles. Tome
'"'''xVT[V''iW Bruxelles, Hayez, 1844, i vol., 4.*% "
Oiii-(Ol I .1(1/ I -/ - , -^i.TrisTVi -lifsij kjIo
■ om'fol iD i;'iJj.uoo).is/i iJd i;,mi;ji.j'_
ttte'lbn onhoT cb BiuJloongA'i) biiu'
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Sor. CEOLor.ic*
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di Bruxellfi
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u3 ib cajgimiilo-ooibani i&JaiooS ellab sdoibom as/iaio' i;jJa()ij8
°.8 .2{i8i sfhqE Lii doDJ38».t i cngol
otmoT ib eDigiinirio-oafbom tJaiOcr ;:: ';.jb ?fBmo)0
"8 .2Ji8i oiggcm jc ; , _. _ ■,■ „'"i r
U- ; '.?! JII otrae : t?M ".Vi ^IIoaaA .cne^gAf.,
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' '-'' III 93jj,'U :c:-6v' '" ■' • ^^.^j
Serie II. Tom. VII. «
J'l^
SCIEI\ZE
FISICHE E MATEMATICHE
XLV
NOTIZIA STORICA
dei lavori delta Classe delle Scienze Fisicfie e Matematiche
net corso dell' anno i844> scritta daW Accademico Prqfessore
Giuseppe Gene, Segretario Agghinto di essa Classe.
7 gcnnaio.
xl Capitano Prof. Menabrea legge una lettera del Prof. Chamousset di
Ciamberi , il quale lo prega di annuiiziare aH'Accademia essere slato
scelto il giorno 12 d'agoslo per la Riunione in Ciamberi della Societa
Geologies di Francia , e desiderarsi vivamente che i Geologi torinesi e
d' Italia lutta abbiano ad onorarla della lore presenza. Entra poscia in
alcuni particolari relalivi alia temperalura di Ciamberi , alio scopo di
dimostrare che il termometro, di cui Monsignor Billiet si servi per ot-
tenerne la temperalura media dall'anno 1823 al i825, non dava tem-
perature Iroppo forli , come par sospellarlo il P." Faton in una Me-
moria meteorologica da lui niandata alTAccademia.
Questa pai'le della lettera del Prof. Chamousset viene dal Presidente
commessa all'esame della Giunta , die riferi sulla anzidette Memoria del
P.' Faton.
II Conte AvOGADno legge la Memoria del Dott. Ascanio Sobrero Sur
la rdsine de Volivier et sur VoUvile, gia stala favorevolmente giudicata
da una Giunla neU'adunanzn del 19 di novembre i843.
Poscia I'Avv. Coi.la leggc una sua scritlura intitolata Gessneriae
zebrinae illustratio .
Sara stampata nel Volume seguente.
21 gennalo.
II Conte AvoGADRO legge le osservazioni meteorologiche del P.' Faton,
XLVI
sulle (iiuili una Giunta fece rapporlo neiratUmanza (Icl giorno 17 di-
cenihre i>. p. Esse soiio approvate jicr la slainpa nci Volunii accademici.
Peio, siiUa pioposizionc di varii Mcmbii , si stabilisce die nella Notizia
storira , ove si fara cenno di queste osservazioni , abbiasi ad avvertire
non csserc sfiiggita ne ai Cominissari che le ebbcro in esame , ne al-
I'Acc adciiiia che ne ba volato la stanipa, 1' impcrfozione dcgU slromenti
usati dal P.' Faton, iinjierfczione , che del rcslo e confcssata daH'Aiitore
incdesinio.
Dopo cio, lo stesso Contc Avogadro, dcpiitato col Pi"of. Botto, legge
il parerc intorno al brano di Ictlcra del Prof. CHAMorssET, che riguarda
la leniperatura media di Ciainberi. Esso e del tenore seguenle :
« Le R'' Pere Faton , dans le Memoire sur les variations du baro-
inetre, thcrmomctre, etc. qu'il a ]>resentc dcrnicrement a I'Academie
Royale des Sciences de Turin, parait soupconner cpe le therinomctre ,
donl Monscigneur Billiet s'est servi pour observer la temperature mo-
yenne de Chambery pendant les 4 annees 1S22-1825, donnait des tem-
peratures trop fortes. J'ai la certitude que ce thermometre avait cte
verifie, au moins quand a la position dn zero; si les resultats , obtenus
par Monseigneur Billiet , sont plus forts que ceux que le R"" P' Faton
a obtenus lui-meme, il faut I'attribuer principalement : i.° a ce que
la temperature moyenne des 4 anne'es 1822-1825, pendant lesquclles
Jlonscigneur Billtet fesait ses observations, parait avoir etc plus elevee,
que la temperature moyenne d'un grand nombrc d'annees :
La tempe'rature moyenne de ces 4 anne'es a e'te a
Paris de ' 1 1", 3
Tandisque la moyenne d'un grand nombre d'annees
est a Paris de 1 0°, 8
Difference -t- o", 5 ;
a.° u ce que la temperatuie des 3 annees 1840-1842,
pendant lesquelles le R** P" Faton a observe le thermometre,
est inferieure a la temperature generale: ainsi a Geneve la
temperature de ces trois annees a ete de 8°j 9"
La moyenne des 27 annees 1826-1842 a ete de . . . 9°, 5t
Difference — 0°, G
XLVII
Ce qu'il y a dc rcmarquable , c'csl fju'en ajoulaiil cclle diflcrencc
o", 6 a la moyenne io°, 4^ oblenue par Ic R'' P' Faton , la temperature
1 1", 06 qui en resulte tliirere Ires-peu de cellc, a larjuclle on arrive en
relranchant I'exces o", 5 de la temperature 11", C7 obscrvee par Mon-
seigncur Bii.i.iet. On trou\e dans cc cas 11°, I'j.
La moyenne dcs 12 anncics i832-i833 , resultant des observations
de Monscigneur Billiet et de Monsieur Ravmokd, donne 10°, 96, nombre
peu different des preccdens. Dans mon Meinoirc sur I'elevation de Cham-
bery au-dessus de la mcr, j'avais cru devoir ajoulcr 0°, 26 a ce nombre.
Cctte addition etait motivee sur ce que la lemperaliu'e moyenne dcs i 2
annees i822-i833, s'est trouvee a Geneve etre inferieure de 0°, 26 a
la moyenne des 44 annees 1796-1839, telle qu'elle a ete donnee par
]\I. G. Maurice {^Biblioth. universclle , avril , i83'j). Mais M. George
PicoT, dans une Notice lue a la Societe de Physique et d'Histoire na-
turelle de Geneve, le 20 octobre 1842 , a cru devoir faire plusieurs
corrections aux temperatures citees par M. Maurice , et surtout dimi-
nuer de 0°, 5 toutes les temperatures observees avant 1822 a Geneve.
L'addition de 0°, 26 que j'avais faite a la moyenne des observations do
Monseigneur Billiet et de M. Raymond , i-eposaut sur les donnees de
M. G. Maurice, que M. Picot vient de trouver fautives, demeure sans
motif: il en resulte que la temperature de Chambei'y est tres-voisine
de 1 1", 0 , si Ton prend la moyenne des maximum et des minimum de
chaque jour; et qu'elle est inferieure a 11°, o de i ou 2 dixiemes de
degres, si Ton prend la moyenne de toutes les heures du jour et de la
nuit ».
11 febbralo.
II Cav. Angelo Sismokda, deputalo coi Professor! Cakto' e Botto, fa
relazione intorno a una Memoria del sig. Celeslino Rossi , Ingegnere
metallurgico , intitolata Metallurgie pratique du fcr. Des combustibles;
emploi du hois en nature on prepare , substitue h tcmploi du charbon
ordinaire. Questo lavoro, sul quale Sua Maesta' ha desiderato il parere
dell'Accademia , vien encomiato dai Commissarii , i quali sono d'awiso
che, divulgato coUe stampe , non potri a meno di riuscire utilissimo a
coloro che si occupano della metallurgia pratica del ferro.
II Prof BoTTO , a nome anche dei condeputali Cav. Carena e Prof.
Cantu', legge il parere intorno a una domanda di privilegio falta al
XLVIlt
Regio Governo tlai sigiiori IValclli De Fii.ippi, Ji Nizza niaritlima, nbi-
tnnti ill Milano, per la fabbricazioiic nci Rcgii Slali cH cainlele cli sevo
pcirezioimlc con un loro lueloclo particolarc.
K I sigiioii fiatelli De Filippi di Nizza a mare, scrivono i Commissaiii,
esseiulosi applicali iioii senza successo a pcrfczionure la fabbricazioiic delle
caiulclc di sevo, ricorroiio al R.°Govcrno rappresciilando di avcrc, merce i
loro rnctodi, rnggiunlo lo scopo die proponevasi la Societi d'incoraggia-
inento delle arli c dc'incsticri di Milauo, quando iiello scorso aprilc slabiliva
il preniio d'una uiedaglia d'argenlo a chi a\'esse fovmato lo stoppino
ddle usttali candele di so,'0 in maniera , die non vi fosse bisogno di
snioccolarle , e un prciuio d'una medaglia d'oro al fabbriccaite che avesse
ntesso in conunercio almeno due mila chilogrammi di candele raffinate
economiche , al prezzo di lire 2. 3o il chilogrammo. Pero chicdorio ,
in cousiderazione di quesli risiiltamenti c del vanlaggio die sta per dc-
rivame al pubblico, clic loro si conceda I'eserdzio esclusivo di qucslo
nuovo ramo d' industria e lo smercio privilcgialo nci Rcgii Stati dclle
candele dai medcsimi perfezionate , ddle qunli prcsentaiio un saggio ,
eongiunlamente ;dla descrizione dci loro nietodi.
La Giunta incaricata di riferirc intorno all'acccnnata dimanda, si
fece anzi taWo a verificai'e cio che conlengano di assolutx) le asserzioni
dci poslulaiili , c a dcterminare nel tempo stcsso fra gU elenicnti che
cosliluiscono il pregio inlrinseco di un luniinare qualunque, (pcUi che
sono capaci di determinazione numerica. Sitralti elemenli concernono
proprianicnle il calcolo della cosl detla facolla illuininante, ossia della
relaliva quaulila di luce dispcnsata , la quale paragonata alia spcsa cc-
sliluisce per cosi dire rcfl'eUo utile deirapparccchio illuminanle.
Fu prcsa pcrlanto e pcsata una ddle candele di sevo clie i ricor-
leuli iudicavano pei" Ic luigliori fra quelle che prcscularouo. Se ne peso
siuiiliucnlc una di sevo ddla fabbrica uostrale dei fratdli Lanza ; e fl-
naliucnle una tcrza sLeavica della fabbrica anzidetla.
Acccsc simullaneameDle Ic tre candele si sono lasclale ardere per
quallr'orc in uiio slesso amblente c ad ima stessa temjieratura (ii°R.),
smoccolandosi iratlo tralto la candela di sevo ordinaria e puulo non tuc-
candosi al luciguolo dellc allie due. Fu visto che, come la steaiica,
anchc la candela dei signoii Dr. Filippf non andava essenzialmente sog-
getta a <pielUi fnliginosa concrczione che diciam ftingo, e di cui con-
viene ncltare pii!i 0 men sovente il lucignolo dclle candele usuali : c\h
XLIX
non ostante non e a dirsi, chc lo slruggcrsi progressivo dello stoppino
succcdesse tp.ivi cosl pronto c rcgolare co.nc nella candela stearica , e
tale da nou nuorere alia chiarezza della fiamnia, e alia forza dell' ilL
rninaraento. Bensi appariva, che un reale e notevole miglioramciito eiasi
oltcnuto se si confionlavano fra di loro le due candcle di scvo. Or tali
differenzc, colle altre attinenti alia dlversa natnra dci trc luminari, influir
dovevano ncccssariamcntc , non che suirassoluta , sulla relaliva facolli
dlummanle, come apparisce dalle seguenli espcricnze comparative.
Pisposti convenientemente una scrimaglia c dinanzi a questa un obire
opaco parallelogrammico , furon delerminate le distanze che ml nolo
processo Runifordiano corrispondono alia egualita deH'ombre. Per le due
candele di scvo e specialmcule per la candela soggeUa a smoccolatura,
lanzuletta distanza corrisponder dovea alia media dell' intensiti di luce
.lispensata , il che si oltennc approssimatiTamenle. Si troAo, confron-
tando successiTamenle queste candele coUa slcarica, che le rispetlive
dislanze dei tre lumi erano le segncnti :
'•° ^^■""'l'-"^' Df I'^'t-iPP. rentimetri ,5o
2.° Candela di sevo ordinaria „ j^^
3." Candela stearica „ ,g
Gli accennati confronti furon fatti neU' inlenallo di tempo prefisso
alle espenenze, e per cui duro lo sperimento. Trascorso questo , cioe
dopo le quattr'ore per cui i ire luminari si tenncro accesi, si trovo che
quest, aveano sofferto un vario consumo, il qnale fu rispettiramente
a. 7,8 gram per la candela stearica, di 741 per la candela De Filippi
e finalmentc di 6.8 grani per quclla di sevo ordinario.
Or qnesti numeri moltiplicati pci relativi prezzi delle tre specie di
.andele fissati a 11. i. 40 la libbra per quelle steariche , a o 60 per
.|uclle d. sevo raffinato, e a o. 5o per quelle di sevo ordinario, danno
. segucnt. prodotti: 1000,20 per la candela stearica, 444 60 per la
candela De Filippi, e 309,00 per la candela di sevo ordinaria, pei
quah numen b.sogna divide.e rispettivamente i quadrati delle soprari-
fer.te d.stanze , onde avere le facolta illuminanti corrispondcnti, riferite
a un medcs.mocostoindanari: la quale operazione conduce ai sc-uenli
""men: 3 2, Sg candela stearica; 49,93 candela De Fil.pp, ; 40,60 can-
dela d, sevo ord..,aria : i quaU numeri rappresentano il reblivo nie-io
Seu.e If. Tom. VII. ' ^
t
(lei tre himiiiari , non piciulcnclo in consiilerazione clie gli eleinenli oiidc
fmono dedolti. I Coniniissarii osscrvano, die il prczzo tli o. 60 la libbra
<lt'lle cauilelc raflinalc e qucUo a cui sarcbbcro queste mcsse in cominercio
(lai signori De Fir.ippr, come, in assenza di ^ssi'j "liV'^d^ertflrovio i loro
Socii. "y -''"J oriri:-^,:, - OS- :i:-)
Vi avrebbc dunqiie una notcTole c manifest^ *b'f»Veme^eft"pfti «oJi*s»f
inatori iiciruso di si fatle candcle confrontalc coUe oandeic UStlali; Risivl*
lerebbe infalti dagli accennati valori nuineiiciV't'bei*^ U ntm 'fnc6»ho30
juio Irane, a pari dispendio , dalle ordinarie <^nildelei'di feevo a loneoWi
la libbra ina^gior copia di litme che dalle Stearlfb^S a 24 soldi ; lina
ronvenicnza anrhc niag"iore rilroverebbe ni'H'' 1430^16116 5calndclc)/i)iE
FiLippi a 12 soldi, giacchc cpiivi alia maggior-<ifi«ittai:iii rplalivaidinliiBt^
va rsngiuiilo il vanlaggio di una fiamma e di Uha4<tc&iptV4iaBa',inon
soggella air inconvenienle del fungo al lucignolo. ''• >' ''va-ni .oninao''.
Al ricco poi che cerca e paga ■volentieri >' olU'c' Uiia k»«e ipiik regOr
lare e perfella , Ic altre prerogative di puHzia fr^ di teleganEa-^^eh© iSflh
proprie della ccra , potran sempre convenir<6 lie 'dftndele stfeaWiche co-
inecche piii costose. ' ^ n Ui ;. r j jj?
Concliiudono pertanto i Commissarii, potei'si con sicuressaaf Uitpub''
blica ntilila concedere ai signori De Filippi il ptivilegio per ciii oitBB-
sero al Regio Ministero , d\ fabbricare cioe cafidele raffnttte di seaain6n
soggeUe a smoccolatura , secondo il metodo da essi comiinicatoeaaa-n^a?
II Prof. Gene legge un suo lavoro intitolato Ornitholdgiad'Ia^Sitafe
additainenta , sive Enumeratio avium Himalajrae quas , ab Eq. SojiJROLio
acceptas ,Zoophjlacio Taurinensi concessit Rex CJROLUSiiL^EBiTUS.
'f>u3 obias'llsl)
Poscia il Prof. Cantu', per incarico avuto dal sig. BosjEiK^-^himico
a Ciamberi c Conispondente deirAccademia, espone, in via; di.semplice
romunicazione , e aslenendosi da ogni osservazione o coinineato, .alcuni
fatti riferiti dal sig. Bonjean nicdesimo, dai quali risulterebbesJaa'i^'xdie
il kermes minerale, amminislrato internamenle, non vi^neoassatblto dai
nostri organi e passa in tolalita nellc feci; 2." che racida'snlfdricD', sc^lo,
puo ba.slare alia carbonizzazione dellc materie aniqiali, iwlleijqnali si
cerca la prcsenza di un composto antimoniale. '^T 'b haaU
jmoo si .■
'• ■' inelouj
LI
10 marzo.
.' ; I J '. 1
, i§i legge una lettera del Marchese Vincenzo Antinori, il quale irivia
e raccomanda aH'Accademia alcuni esemplari di una Circolare a stampa,
con cui si invitano tutti gli Ilaliani cultori doUe scienze fisiche a tras-
mellere i risultati delle loro osservazioni di Gsica atmosferica e ten-estre
all' I. R, Museo di fisica e sloiia nalurale di Firenze, il quale si fara
quind' innanzi depositario di un Archivio meteorologico ccntrale italiano,
siccome lo e di gia , e dell'Archivio generale delie Riunioni scientificiic
d' Italia , e deirErbario ccntrale, e della Raccolta geologica e ininera-
logica italiana, e li pubblicliera di tempo in tempo, citandone scrupo-
losamente la provenienza e le persone che gli avranno comunicati.
II Segretario Aggiunto, per incarico avuto dal sig. Dottore Ascanio
SoBRERO , legge , in via di semplice comunicazione e ad oggetlo di prender
data , una uota statagli rimessa dal sig. Doltoie anzidetto , inlitolata
Ccnni sidVacido eugenico. Essa e del lenore seguente:
« Nel lavoro sulla resina dell'olivo , e sull'olivilla che' ebbi Toiiore
di presentare alia R. Accademia delle Scienze , ho tenuto discorso di
un acido volatile che ottenni sottoponendo I'olivilla alia distillazione secca,
e che chiamai acido pirollivico : nelle poche ricerche che ho avuto campo
di fare su questo nuovo corpo , ho trovato che la sua corapcsizione
espressa in centesimi risulta di carbonio 70, 16-69,82; idrogene 7, 3i -
T, 33 ; ossigene 22,53 - 22,86. Questa composizione affatto ider.tica con
quella che il sig. Dumas trovo nell'acido eugenico, congiunta ad alcuni
raralteri fisici di sapore, di odore, molto vicini a quelli del delto acido,
mi avrebbe indotto a credere all' idenliti dei due corpi , se le analisi
dell'acido eugenico falle dai signori Ettling e Boeckmann non avessero
resa incerta la sua composizione. Uno studio comparativo dei due acidi
diveniva cosa indispensabilc per sciogliere la quisllone, ed egli e a queslo
lavoro che mi souo rivolto da qualche tempo , e di cui mi occupo di
presente.
Mentre continuo siffatte ricerche , mi trovo in grado di partecijiare
alia R. Accademia alcuni dei risidlati che ollenni, i quali benche siano
per avere col tempo maggiore cslensione, paiomui tullavia bastcvolmente
concludenti di per se, per loglicre in parte di mezzo le iucertezze , e
fissare la composizione dell'acido eugenico.
I garofani {Caryophilli aromatici) contengono, come materiali im-
l.II
niediati natnralinrnic csisUiili , i." la cariofillina, 2.° racido cugcniro,
?, " uu olio esscnzialc indiirercnU': qucsli inatcnali sono iiulipcndeuli rtiiio
liallallro.
Dislillamlo i garofani con acqua , si olticue la parte volatile com-
posla di acido cugenico e di olio iiidiflercntc : ii rcsiduo conliene ca-
riolilliiia.
Tmllaiuio i garofani con alcool alia temperalura di 5o° incirca, ed
auche alia temperalura ordinaria , se nc cstraggono i Ire malcriaii ad
uu lcm|io; dopo la crislallizzazionc dcUa cariofillina , il licpiido alcoolicn
conliene I'acido cugenico c I'olio indiircrcnlc.
II metodo j>roposlo dal sig. Dumas per prcparare 1' acido eugenico ,
non conduce a risultati soddisfacenti : Irattando i garofani con alcool ,
o si fsporia tulla la cariofillina , e con essa si esportano pure I'acido
eugenico e I'olio indilTerente : o non si toglie lutta la cariofillina, ed
allora sollomettendo il residuo alia dislillazionc con acqua, si ottiene
nil olio volatile composlo di acido eugenico c di olio indifferenle. IIo
irovalo qucsto jjrodotlo composlo, in cento, di carLonio 74 j 7-^ - 75j52;
idrogeuc 8,06-8,02; ossigenc 17,19- 16,46. Questa composizionc c
assai lontana da quclla data dal sig. Dumas ; vi trovai esislente I'olio
indilferente.
II miglior melodo per procurarsi I'acido eugenico puro, consiste ,
secondo le niic osservazioni, nel trattare I'cssenza dei garofani con una
soluzione concentrata di potassa causlica , sciogliere il sale ottcnuto con
accjua dislillala , lavare questa soluzione con ctere solforico, finclic qucsto
non ne separa piii Iraccia di sostanza oleosa; decomporre il sale polassico
con acido solfoi-ico debole , lavar I'acido eugenico olleiiuto con acqua
dislillala , scioglicrlo in ctere solforico , seccare questa soluzione con
clorUro di calcio fuso, e dislillavla in una corrcntc di acido cai'bonico
secco.
L' acido cost preparalo , c jnn-ificato quindi per mezzo d'una seconda
distillazione, c incoloro , si conihina senza rcsiduo colla polassa; la so-
luzione del sale polassico tratlata con etcre non souiministra piCi traccia
di olio indiircrcnlc : la sua dcnsila a -I-9" c quale la Irovarono i signori
ErTLiwr; e Bofxkmann cioe 1,076. II suo ])uiilo di ebuUizionc e a H- 248.
I'.TTi.isG c BoECKMANM la IroTarono a-i-24-5- La sua composizione espressa
ill rentcsimi e quale la trovarono i due Chimici ledeschi; ecco i numcri
Lilt
chc mi furono soinmiiilstrali ilall' acitlo cugenico, preparato secondo il
mctodo iDdicato, cd in Ire operazioni diflerenti
Carhonio 72,42 — 72,46 — 72,53 (*)
Idrogene 7, 23 — 7, 64 — 3, 22
Ossigcne ao, 35 — '9, 90 — 20, 25
100, 00
Quest' acido si coinbina eoirammoniaca taiito per via secca, die per
via urnida: esso assorbe rapidamenle ramraoniaca alio slato di gaz secco
e fomia un composlo cristallino : si combina colla potassa , colla barile,
colla calce , colla slronziana , coU'ossido di piombo , e forse con altre
basi : coUe tre prime sommiuistra dei sali crislallini : gli eugenati sono
coinposli assai instabili , il sale ammoniacale non si consei'va die in
un'atraosfera di ammoniaca secca, ed a bassa tempernlura: lasciato al-
I'aria, si decompone rapidamente perdendo tutla la base: lo stesso av-
viene per I'azione dell'acqua : ncl vuolo questa decomposizione si fa piu
rapida. II sale polassico si decompone per I'azione delVacqua, e non ne
rimane piu che I'acido eugenico : simili decomposizioni piu o meno pronte
si ossen'ano per gli altri coinjjosti salini. Ne risuUa die e assai difficile
ollenere gli eugenati puri quali si ricliiedono per determinare I'equiva-
lenle deiracido eugenico , e la formola che ne esprime la composizionc.
lo mi occupo attualmente di queste ricerclie , augurandomi di poteme
comunicare tra poco i risultati alia R. Accademia delle Scienze ».
II Commendatore Plana legge un sno lavoro intitolato Memoire sur
la distribution de Velectriclte h la surface de deux spheres conductrices
oil contact , ou separees par un inten'alle quelconque.
(•) BoECK,M\II». ETTLlNn.
r.arbonio -. . . . 72,C9« — 79,033
Idrogene 7,344 — 7,437
Ossigcne 19,870 — 19,9S0 .
Vedi LiESIG . Trailc dc CUimie orgar.ique , T. II. p. 1C9.
tnr
II Cav. Dolt. Bellingehi legge egli pare un suo lavoro inlilolalo Del
peso assolttto e relaik-o del visceri del pesci , con deduzioni Jisico-
p<it(jlogiche.
,£ »b
In quesla atlunanza il Dott. Luigi CrTTADitsi , Professore lU Chirurgia
e Prcsidcnte deU'Accaileinia d'Arezzo , e nominato Corrispondente del-
I'Aci'ademia. '■",'
A na )9 anodic
21 aprile. 'linT I'
II Conte AvoGADRO, clie presiede Tadunanza, fa alia Classe il Iri-
slissimo annunzio della morte del Socio Cav. Prof. Lorenzo Martini,
avvenuta in quesla citta , per colpo apopletico , il giorno 3 del corrente
mese. Come prova deiraffczione die lo stringeva all'Accademia, il Conte
AvocADRO rannnenla il legalo di 11. looo, ch'egli fece in favore di essa.
Si leMono : i.° la Circolare, con la quale la Presidenza generate della
VI.' Riunione degli Scienziali ilaliani notificando che quesla Riunione
si terra in Milano dal giorno 12 al 37 del prossimo venture mese di
scttembre, invita i Dotli d' Italia e stranieri a onorarla di toro presenza;
a.° una lettera del Prof. Santi-Linari , il quale, in data del i4 marzo
p. p., annunzia da Napoli die egli e il Prof. Palmieri, immaginando
una batteria niagneto-elellro-tellurica, giunsero pei primi ad ottenere la
scintilla d' induzione tellurica , piccola si , ma lampante , decisa e visi-
bilissiina a cliiunque.
II Segretario Aggiunto, per incarico avuto dal Dolt. Ascanio Sobrero,
legge in via di semplice coraunicazione e alio scope di prcnder data ,
la seguenle nola su i prodolti della decomposizione delVetere nitroso
sotto Vinflueiizu del colore.
<i Les produits de la decomposition de I'etlier nilreux sous I'influence
d'une haute temperature et sans le concours de I'air, ont ele etudies par
M. Thenard. Voici ce qu'il en dit dans son Traite (i). « Les gr. et
» demi d'elher nilreux out donne 5,G3 d"eau conlenant mk peu d'acide
(I; Traits de Chim. clemenl. DruxclUs, T i p ISC.
LV
)' cyanhjdrique , o, 4o J'amnooniaque, o, Sod'huile, o, 3o dc charbon,
« 0,75 J'aciiie carboniquc, 29,90 dc gaz formes dc bioxydc d'azote ,
» d'azote, d'hydrogene carl)one, el d'ovydc de carboiie; la parte a etc
» de 3, '72 n. Ces rcsullats out etd obtenus en decomposant I'ether ni-
ireux dans un tube de porceloine cliauire nu rouge, rjuhi- a
En poursuivaut mcs recherches sur la produclion de I'acide cya-
uUydriquc par la rcaclion de I'acidc nitriquc sur les corps riches en
carbone et en hydrogene, j'ai ete conduit a reprendre I'experience de
M. Thenard; car il me semblait que la proportion d'acide cyanhydrique
produit dcvait elrc considerable^ et represcnter vine grande partie, si
non la tolalite, de I'azotc dc Tacidc nilrcux. Je mcmpresse d'annnncer
a I'Academie que les resultats ont etc conformes a ma prevision :
33 gi-ammes d'ether nitreux m'onl fourni plusieurs grammes d uiie li-
quide si riche en acide cyanhydrique, que, a la dose d'une goutte, il
a suffi poiu' causer la mort a une poule. II m'a fallu me tenir sur mes
gardes pour ne pas etre incommode par I'odeur prussiqne qui exhalait
de I'appareil , au moment ofi je I'ai demonte. Avec le produit de ces
33 grammes delher nili'cux j'ai prepare sans difliculte du j)1hs beau
bleu de prusse qu'on puisse obtenir. Ces resultats, trcs-eloignes de ceux
de M. Thenaud , ra'on conduit a etudier de nouveau, et avec exactitude,
les produils de la decomposition de I'ether nitreux par la chaleur, et
je ferai connaitre prochainement a I'Academie les resultats de ces recher-
ches qui ne sont encoi'e que commencees. , . ,
Me trouvant dans le laboraloire de I'arsenal, ou j'ai travaille jusqu'a
ce jour, a meme de suivre la preparation du fulminate de mercure ,
j'ai etc surpris de la quantile considerable d'tilher nitreux qui se pro-
duit pendant la reaction du nitrate acide de mercure et de I'alcool.
Je crois qu'on pourrait I'utiliser pour la preparation des cyanures; d^eja
quelques essais m'ont donne des resultats qui me font esperer que ce
moyen d'utiliser I'ether nitreux , meltra les fabriquants de fulminate de
mercure en etat de realiser des benefices considerables ; car cet ether
represenle une grande partie de I'alcool qu'ils cmployent: je pense^qwe
le precede de laboratoire, qui consiste a conduire la vapeur d'ether
dans im tube de porcelaine rempli de fragments de cette substance et
chaufie au rouge , et a rccevoir les produils dans une serie de flacons
remplis d'une lessive caustique , pourra devenir facilement un precede
commercial pour la preparation des cyanures n.
II Ca\. Prof GiL'Lio, tlepulalo coi Cavulieri iNIonis e Sismonda, la
n'l.izioiic intonio a una Stdfis/icu niauosci'llta ed ineditu dclV isola di
Tliero ( Stintoriito ) , inviata airAccaileniia (LiU'autor suo, il Contc Doll.
Giiisepjic De Cigam.a. I Commissarii conchiudono dicendo che propor-
rcbbero aU'Aocadeuiia di jnibblicare tjucslo lavoro ne' suoi VolniHi , se
reslcnsiotu- Iroppo gran(!e di esso , e principalincnle la fnruia labidare,
rhe I'Aulorc lia ciedulo di dovcrgli dare , noii ue li scoiisigliassero.
Tultavia , per non privai"e il pnbblico del vaiitaggio di una pr«nta, seb-
ben sominaj-ia cogiiizione di questa bcli'o|)era, la Classe delibera che la
Rciazione del Coniuiissarii , tiella quale trovansi cotnpeiidiali 1 fall! j)iu
importanli daU'Aulore riferili , vcnga inserila leslualiiienle iu questa
Notizia islorica.
Essa e del segnente tenore :
(< La slatislica particolare di una provincia raro i che possa cccitare
un vivo niovimeiito di curiosita , o sia perche i futti che la stalistica
prende a considerare essendo de'piCi cousueti e volgari , non colpiscono
per dir cosi le menli noslre, se non con la gvandezza delle masse loroi
o sia perche da' falli poco nninerosi che si poiino raccoiTe in <!os\ ri-
slretli confini , non isperiaino di poter ritrarre ferme consegnen/,e. Ma
quando una particolare provincia present! nello state suo civile o poli-
tico, ncl suo commcrcio , nclla sua induslria , nell'origine, nella sloria,
ne'costumi dc'suoi abilanli un caratlcre jiarlicolare e tulto suo che da
ogni idtra la didc'rcnzii : o cpiando essa ci sia incognita o poco nota;
0 quando ancora formi da se come una unitii ed un tntto piccolo si
ma ben distinto, come appunto avviene di un' isola : allora la statistica
di una tale provincia actpiisla agli occhi deU'econoniista e del mora-
lisla una itnportanza ben altra che quella che a prima vista parea do-
verle competere. - E tale ci sembra particolarmente che sia 1' isola di
Santorino.
Nata da una antica eruzione volcanica , e da altre e frequenti eru-
lioni, scossa , lacerata ed accresciula : passata per tante vicende di
guerre e di conquiste , di gloria e di umiliazione : risorta a' giorni
noslri a nuova vita col rimanente della Grecia e chiamata forse un'allra
volta con essa a gloriosi destiiii: fertile e popolosa a dispelto dclla sua
ariditA : fiorento , fra ahre isole incolle e deserte : popolata da un genere
d'uoniini robusti , ingcgnosi e costnmati , 1' isola di Santorino e beu
LVII
flcgna in fatti Ji destarc la nostra cuiiosila , e di fermaie la nostra
atlcnzionc.
Nc la stalisticu Santorniolla poteva sperarc un piu diligente indaga-
lore, od uno sposilore piii accurate del sig. Contc Dott. De Cigalla ,
gia ben nolo per allri prcgiali lavoi-i , il quale con tanto studio ha fatto
larqa iiiesse di falli , c di que' fat li n|ipunlo chc spargon piu luce sulle
condizioni dell' isola e de' suoi aliilatori. Se si aggiunga poi che il ch."'"
Autore vivulo niolti anni in Italia , all' Italia voile scontare il debito
della sua gratitudinc oHVendole qucsta sua opera stesa in lingua ilaliaiia ,
noi ci confidiamo die ci veiiga pcrdonata rcsleusioue chc aj^biam data
alia presenlc relazionc.
L' isola di Santorino emersc dal mare, secondo Pliuio (i), uel 4°
anno della 135"'" Olimpiade (2): ma Erodoto (3) ne fa menzione par-
lando tli tempi assai piu rcmoti. II primo suo nome di Calliste (cioe
la Bellissima) le si muto poi in quelle di Thera o Thira ch'ella prese,
dicono, da nn discendente di Cadmo, e serbo fine al XIII secolo di
noslr' Era , chc con nunvo cauibiamento prcse a cliiamarsi , dal nome
della Santa sua protcltrice, Satit' Irene , e per corruzione Santeriiii , e
Santorino. Noi non scguireme I'Autore ncUa succinta narrazione ch'ei
fa dellc moltiplici vicende di quest' isola, la quale, come taute altre di
quelle che popolano le acque dell' i\j-cipelago, passata successivamente
sotle il dominio dc'Romani, de'Bizantini , de' Saraccni , de' ^'encziani ,
e de' Turchi , si uni finalmente nel 1821 al novelle regno Ellenice , e
venne ascritta al Nomo o Spartimento delle Cicladi: ne parlereme tam-
poco delle medaglie , dcUe iscrizieni e di altri avanzi di antichita che
I'A. ricorda o dcscrive. Troppo sovente scossa da' Ircnuioli prodotti dal
volcano sotto-marino , cui probabilmenle essa dee la sua prima orlgiue:
ora accresciuta di nuove spiagge e di nuove isolette , ora in parte sub-
bissata , non e mcraviglia che I' isola di Thera, insicm col nome, abbia
pure avuto a mular sovente I'aspctto, e che la Bellissima di Erodoto,
NOMI AMicni.
-OniGlNE.-
STORIA.
ANTICHITA.
ASPETTO.
(1) Lib. 2. cap. 89.
(9) S36 anni P. di C.
(3) Lib. 4. cap. 145.
Seiue II. TuM. Wl.
P0S17.IONK.
rozzi T. iontam:.
CI$Tr.R>'E.
r.OMKiLR.VZIONK
DEL Sl'OLO.
PORTI.
ci sia da j)iu rcccnli v'laggialoii (i) ilescrilla come ciiila da un'orrida
corona ill sco^li.
Sorge Sanloriiio a scssaiita niiglia a Irainontana da Creta , a quin-
dici miglia a meriggio da Nio , a quaranta da Nasso (2). fla forma di
lima falcata con le corna ad occidente: xmdici miglia nella sua maggior
lungliczza , e Ireulasci di perimelro. La sua superficie e di ii4oo stre-
iiititii, equivalcnli ad allreUantc giornate uostrali di terrene (3), ossia a
4335 ettare, c malgrado Testrema sua aridila essa e quasi tulta ridotla
a coltura, anclic nelle parti piii alpeslri. — E ben possiamo chiamare
eslrcma I'ariditA di Saiilorino, poiclie non vi ha in essa clie Ire fontane
di acque j)0lal)ili, non Uitlc jicrciini, e niuna mollo copiosa , c cinque
sorgenti di acque minerali (4)- Nell' interna parte dell' isola havvi un
pozzo solo assai profondo presso al borgo di Emporio, ed alcuni ve n'lia
pure sul liltoralc occidcntale, scavali, come quelle , in terreno calcare:
ma (juelli clie in nuniero di quaranta circa si veggono sul littorale a
settentrlon-ponenle , profondl appena da tre a (juattro braccia , non
danno che acque salmastre , eioe infette di solfalo di magnesia e di
altri sali. — E quindi gencrale I'uso delle cisterne si pubbliche che
private , e frequciiti sono quelle costrutle a benefizio comune per lar-
gizioni parlicolari.
Piano e basso -verso oriente, 11 suolo viene alzandosi verso occidente
p rappresenla come im piano inclinato qua e la, tagliato e corroso dallo
scorrcr delle acque piovane. La piu alta cima dell' isola (il monle S. Elia)
s" innalza a 600 metri sopra il livello del mare ; le sponde occidentali
dappertulto assai ripide, in alcuni luoghi tagliate a picco , hanno fino
a 23o metri di allczza. — L'ampio golfo di Santorino , il quale sulle
carle geografiche ci si rappresenta come un magnifico porto naturaie ,
(1) Tourneforl , Voyage du Levant. Lett. 0. Tom. I. pag. 311. — Cio dee iolcndersi dclla cosla
occidentalo dell' isola : poichb verso Icvanic la spiaggia c bassa , c V aspetto dell' isola assai
ridenir
(J) Long. 53". 34' all' E. di Parigi , Lai 36''. 36' N.
(3) Secondo TA. questo 11400 siremata equivalgono in numero toudo a 36 mila misurc qua-
dr»te veneiiane. — Ora la misura quadrata cssendo di 400 passi quadrati, e questo di arc 0,030171
ST or concbiudc per lo stroma il valore di are 38, 1107 i la giornala di Piemonte e di are
38,0006
(4) L'A. descrive qucslo snrgcnti e rifcrisce Ic analisi fatic dal sig. Doll. Landeker delle acque
di alcuDc di osm. — Egli ha pure pubblicata una Tavola ylnaiitko-Sinottica delle Crittapege dtlla
Creda.
JLIX
tra per questa disposizion delle sponde , per la profondita delle sue
acque ( clic arriva a 5oo mctri) e per le secche (i) che vi sono, riesce
peiicoloso alle iiavi niaggiori, e i piccoU na\igli soli vi si ricettano in
otto luoghi di sbarco detti ormi, nelle isoletle di Palea-Cammeni , di
Neo-Canwieni C di Micra Cammeni (la veccltia, la iiuo\>a, e la piccola
bruciata), ed in tre allri ormi sulla rosla propria di Santorino. Tiilli
insieme quesli ormi, piii o meno balluti da'venli, non ponno ricoverare
pill di TO navi. Vero c che lungo la spiaggia di settentrioii-levante, e
d'ostro-levante, le acque poco alte e la natura del fondo danno facile
ancoraggio : ma le navi non vi sono per niun modo difese da' Tcnti.
Ognun vede quali rie conseguenze debba avere pel commercio dellisola
questa mancanza di porti coraotli c slcuri.
Conlrasta singolarmentc con I'aridita del suolo di Thera^ I'umiditii
dell'aria: frecpienti infatli vi sono le nebbie , principalmente di nolle,
e quando spira il vento meridionale , ed abbondanti le pioggie che soin-
niano nell'anno a 2'^ poUici e g linee (o"", ^^Ji), tultoche i giorni pio-
vosi non eccedano i 35: ogni giorno di pioggia da dunque a Santorino
sei volte piu acqua che a Parigi (2). Questa cosi grande umidita, quanto
e vantaggiosa aU'agricollura, altrettanto riesce nociva alia salute de'corpi
uuiani, come si vedra quando riferiremo i fatti relativi alia statistica
mediea.
La temperatura di Santorino varia Ira lo zero ed i 28° R. : raro e
perb che scenda al di sotlo di 6° : la temperatura media si puo dunque
assumere di i4° R-, ossia di 18° C. , che e qual si conviene a quella
latitudine.
I venti piu fiequeuti sofliano da tramontana , e nella stale questi
sono men freddi che i meridionali , perche i primi giungon suU' isola
radendo la superficie tiepida del mare , i secondi dopo di aver lambite
le cime nevose de' monti di Crcla.
Aggiungiamo per compiere qucsto rapido abbozzo della mcteoi'ologia
CONDIZIO.NE
MKTr.OROLOGlCA
- IMIDITA -
TEMPERAIIRA.
ATNTI.
METEORE.
(I) rc'allra secca Don nolala sulle carle marine esiste ad oslro-poaentc di Tcrasia a profondita
variabile da 2 a 9 melri.
(3) loTatti i giorni jiiovosi e nevosi sono a Parigi da 150 alTanno , e la quantita annun delle
pioggie 0 neve c di 500 niillim. circa (Ann. du Ttureau des Long. 1834). CiaACUD giorno piovoso
dii dunque 'i,U mm. di acqua a Parigi , c 31, 4C mm. a Santorino.
TOPOGRAFIA.
STRVDK.
rOPOL»7.IO?iE.
ill Sanlorino clic In gvagnnola vi cade asfai rava , e ciie sono all" in-
coiilro frcejucnli Ic Iroinhc cli mare a mcriggio dcUisola.
Capo-luogo deU'isola c la cilta o borgo di Fi/'il , silnalo in fondo
del golfo , a ao5 mctri sopra il livello del mare, con i3oo abitanti.
Qui risicdono 11 Goveriialore , il Vescovo callolico , c le allre Aulorila
deir isola, iionche i Vicc-Cousoli delle Nazioiii slraiiicre. L'isola c divisa
in due eomuni co' nomi di Thera e di Calliste. 11 primo , oltre a Fini,
(oniprendc i borghi o villaggi di Firostcfani , Condocori , Merevuli ,
f'lirvulo, Finikiii , F.panomeria , e Carterado. Fanno parte del comune
di Calliste i borghi di Emporio , Megcdocorio , j4cvotiri , Gonia, P'otona,
Messaria e Pirgo. Olire di questi quitidici luoglii atluahnente abitati si
vcggono ancora a ponente di Merevuli le rovine di Castel di Scauro ,
rapo-luci;o die fii di tulla 1' isola, c sulla cima del Monte di Santo-
Stefuiio gli avanzi di una anlica cilia, crcdula da alcuni Oea , da allri,
e particolarinente dal signor Raoui.-Rochette e dal, noslro Autore ,
Theva. . ,.^,,^,
Non vi ha ncU' isola allre slradc che per bestic da soma, tranne un
breve Iratto (975"') di via carreggiabilc, con pendenze chc vanno fino
al ao per centinaio , recentemeute aperta tra Fira ed il suo ormo, con
ispesa di 33 mila dramme (i), (29668 lire italianc).
Nel 1700, quando Tournefort approdo a Sanlorino, la popolazione
vi si conipulava di 10 mila anime (2). Sccondo il censiraenlo del 184 1
cssa e era di 13072 distribuita in 3i34 famiglie : ciascuna famiglia e
dunqut- in media di 4, 18 persone : qiiesto valor medio e un po' mag-
giore da noi , cioe 4> 86 (3). Quesla po|)olazione si distribuisce per 0/7-
gine nel modo seguenle :
Santorniotti 1 2967
EUeni 8
Stranieri 97
Totale 13072.
(I) AMumo per valor della dramma lire 0,896 , chc c qoelln che si deduce dalle Ta\ole del-
V Ann. du Bureau des LongituUei.
(ij Vo)auc du Levant. T. 1. pag. 331.
(3) In/ormaiioDi stalislicbc pubbl. dalla Comm sup. Tom I. pag. 53. Torino, 1839.
La distnbuzionc della popolazione per cuiti e qucsla :
Cristiani dclla Chiesa grcca 1 2480
Id. della Chiesa latina 583
;, vuio Totale .<Ji ^,jt i3o63.
Quest! cinquecento ottantatre CattoUci sono tutti stabiliti nel comune
di Thera.
Se la popolazione si vorri considerare rispetto alia eta si avra il
fjiiadro che segue :
Sotto de' 18 anni 5g8i
Ti-a i8 e 65 anni 6986
Ollre a' 65 anni 195
Totale i3i62.
Finalmente, rispetto al domicilio fisso o no, la popolazione si puo
dividere rosi
Popolazione sedenlaria 1 167 1
Popolaz. mobile, cioe negozianti e marinai . 1 4o i
Totale i3o'j2. (i)
Confrontando il numero degli abitanti di Santorino con la superficie
deir isola , si irova die la popolazione relativa e quivi di 3o i abitanti
per chilometro quadralo, ossia di io3i per miglio quadrato: risultato,
(•he , quando fosse ben certo , sarebbe maraviglioso , se si considcra che
(1) Le differaazo clio si scorgono tra qneste diverse sommc (otaii provcn^ono forsc da qiialchc
rrrorc di scrittura ncl manoscrillo. E dc|^no di osscr\azioDe clic a' tempi di Tourneforl ( ved.
luco citalu ) i Catlolici crano molto piii numcrosi di qacllo clie qui appaiono, poicho formaTano
la Icrza parte della popolazione dell' isola. Veggasi ancfae qni sotto la nota (1) a pag. lxm.
lAIl
in (jiicsti R. Slati, per eseinpio, l:i popolazione rdativa media non e
che ill So per cliil- (puulralo : c nclla rivicra stessa di Genova non oc-
oedc i aSa , nello Slalo di Lucca i i35, nel Belgio i iSa, che son
pure i pacsi piii popolosi d'Europa.
iioMME.NTO Ecco oia (jvialc e slalo dal i836 al i84i inclusive (6 anni ) il mo-
DELi.v vimenlo della popolazione :
poroi.vziONE
Masclii Fcmmine Tolalc
Nascite (i) i554 — i4o7 — 2961.
Moiti 1061 — 1 143 — 2204.
Matrimonii » — » — 575.
Da qucsta Tavola possiam dedurre le conseguenze seguenti, cioe:
i.° In Santorino, come in tiUti i paesi d'Europa, le nascite ma-
schili eccedono lo fcmminili : la ragionc apparirebbe qui di 11 al 10,
mentre in Francia essa e di 16 al i5, e presso di noi di 20 al 19 (2).
Ma sarebbe lemerario il voler statuire nulla di femio con un si piccol
numero di osservazioni: infalli da un anno all'altro son si grand! gli
svarii J die nel i838 tro\iamo piu fcmmine che maschi nella ragione
di 34 : 33 , e nel i84i piu maschi che femmine nella ragione esorbi-
tante di 6:5.
2." La somma dellc nascite ne' sei anni supera di yS^ quclla delle
morli ; non se nc dee pero conchiudere un eguale incremento nella po-
polazione, poichc il falto dee certamente attribuirsi in buona parte alle
morli di Santorniotti av venule fuori di patria : e veramente si vede da
una delle sopra riferile tabelle che un nono della popolazione non ha
doniicilio fisso nell' isola.
3.° Le nascite annuo stanno alia popolazione come i : 26, 49 j ^
dunque I'eta media delle morti di 26 anni e mezzo a un dipresso.
4° Le morti annne stanno alia popolazione come i : 35, Sg ; la
dupata della vila media dee diinquc essere poco miiiore di 35 anni e
mezzo , press'a poco come da noi.
5.° II numero delle morti fcmminili eccede quello delle morti ma-
schili nella ragionc di i4 : i3. Ma qucsto eccesso apparente, opposto a
(1; EmIdsi i DaH-morli.
(S; V. laronnaxioni sUlisliche , ecc 1843 , Tom. 1° pag 601.
LXIII
quello che si osscrva nellc nascite pu6 provcnire in parte da cio , che
le aoiiiie apparlciiendo tiilte alia popolazioiic sedenlaria, le loro morli
lulte avveiigono ncll' isola, c tutte son comprese ne' registri iiccrologici.
6.° II numcro annuo de' matrimonii 6 il 137'"'' delia popolazione:
quesia ragione e poco diflcrcnte da noi, cioe di un iS/,™" circa.
7.° II numero dellc nascite per ciascun malrimonio essendo 5, i",
t nolabihnente maggiorc di fpello che si osserva in quesli Stali, dove'
non oltrepassa (lermine medio) 4, 65. Tuttavia la maggior mortalita in-
fanlile che regna in Santorino, fa che il numero dcUe persone che cbm-
pongono ciascuna fnmiglia sia maggiore da noi che in quell' isola
(V. sopra).
L'eta delle morli in Santorino e stata osservata solamente ne' tre
anni 1839-40-41. Ecco il sunto di queste osservazioni.
MORTI
Mascbi Femmine Totale
- 280 — 64a
- 46 — 66
- 29 — 43
- 3o — 41
- 20 — 35
- 3o — 5i
- 44 — 66
- 45 - 74
- a8 — 36
Ja 0
a
10
anni
—
36a
» 10
a
20
))
—
20
» 20
a
3o
»
—
i4
)) 3o
a
40
))
—
II
» 4°
a
5o
))
—
i5
» 5o
a
60
»
—
21
» 60
a
70
))
—
22
» 70
a
84
»
—
29
Oltre
ad
84
n
—
8
Somme
502
— 55a — 1054.
Per non istancare la pazienza dell'Accademia ci limiteremo ad os-
servar qui, che secondo cpiesla Tavok l'eta della meta delle raorti e di
men di 10 anni per le femmine, cd asSai piCi immatura ancora pei
maschi : mentre da noi questa eta e di 10 anni e due mesi pe'maschi,
e di 19 anni e 8 mesi per le femmine.
TEMPI- ILIMENTO
r nnoLE
DEUI.I VBITVMI
1LU.ATT1E
LXIV
II iiniiu'ro de' nati-morti lie' sei anni 1 836-4 1 ^ stato di 121 , cioe
nil po' nieao di un vcntiqiiatlresimo de' iiati in vila , ed un po' niciio
di nil aS"'" del totale dcUc nascite : cio si accorda assai bene con le
osservazioni falte in altri liioghi d' Eiiropa (1).
Le naseile illegitliinc non furono che 28 in sei anni, rioe nieno elic
un centesimo del numero totale delle nascite : esse formano tra noi il
.\li"'°, in Franoia il i/i"'" delle nascite, e qucsta osservazionc confernia
ill modo irrcfragabile la tcstimonianza che rcnde I'Autore della coslu-
luatezza de' suoi coinpaesani.
1 Santorniotti, e sperialmente gli abitanti de' piecoli villaggi sono di
costiluzione robusta, alti della persona, polputi (specialmenle le donne),
di carni brune, di capelli castagni, di spirito vivace: ma d' indole dolei,
sobrii , verecondi, amanti del lavoro, ospilali, religiosi, teneti della fa-
niiglia c della patria, e nello spendere grctti piultostoche economi.
ilauno le abitazioni scavate nella pozzolana o costrutte di questo mate-
liale , generalmente umidicce , inal ventilate, chiuse a' raggi del sole.
Gli uomini vestono alia Greca, le donne, salvo poelie veccliie, alia' moda
Franca: quelli e qucste assai sudici della persona, e le donne piii die
gli uomini. Si pascono il pii\ di pcsce salato e di erbaggi , di biscotto
il'orzo , e d'una loro polenta di cicercliia. Le carni consumale neU'anno
non dcbbono eccedere in tutta 1' isola le 225ooo librc (2), ed -<incoia
(juesle carni , per tcstimonianza di Tourkefort, non vi si consuman
fresche , ma si, per la niassinia parte, salate e seccate at sole.
Le malaltie predominanti sono quelle appunto che deggion risiiltaie
(r V. Jnurnal ile I'Ecole Polilccli. Tom. XVI. pag. 2CJ c spg.
(9) Da'ia Tavola delTA. si puo concliluderc press'a poco come segue it numero e il peso degk
aoiinali macellati nell* isola neirauDti 18il :
Numero
Peso
Buoi 170 1
Vilelli 208 [ lilibre 96000
Monloni c capre 839 )
Maiali COO » 120000
Caprelli 500 » 7500
Somma
923500 .
LXV
dairazioae di un clima caldo , uiiiido , variabile sopra corpi robusli si,
ma sucidi , male alloggiati , mal iiodrili : [nil frequenle c piu mici-
Uiale di tutle e la diairea estiva de' faiiciuUi miiiori di 5 anni , la
quale principalinenle inllerisce dai iiove ai dodici mcsi di eta ( i ).
FrequeiUi pure soiio Ic clorosi, le Icucorree , le gaslralgie , le pterigi
degli ocelli , le odontalgic , e quasi generale la carie de' dcnti anche
lie' buiiibini di |)iiuja deiuizione : lie vi ba donna quasi clie non n'ubbia
la bocca diserta. Doiuinano neU'eslale le febbri gastiiche, ma laramente
con carattere intciniiltente come ncU'altre isole dell'Arcipelago : neH'au-
tuniio le pleuresie cd altrc inalattie infiaminatorie : regna auclie soveiile
iieir isola il croup : e per concliiudere una volta questo doloroso cata-
logo di inferuQita , non sou rai-e le malallie della cute , ne ignota la
lebbra : anzi torna qui in acconcio il dire che liavvi presso a Fira una
lebbroseria in cui soiio ricovcrati nove lebbrosi , e cbe selte od otto altri
se ne coiitano nell' isola.
L'uso deir inuesto vaccine, portato a Santorino nel 1809, lentamenle vaccino.
vi si diffuse fino al 1817, e non divenne generale se non dopo lo sta-
bilimento del Governo Reale. Furono vaccinate, uel i84i , 880 per-
soue, fra le quali in per la seconda volta. E quindi a sperare che
andranno facendosi ogni anno piii rare, o cesseranno del tutto quelle
invasioiii di vaiuolo che sono state pur troppo frcquenti finora : cosi
nel 1841 da mila persone ne furono assalite, e 11c morirono 70. Per
ordine del Governo e stata pubblicata, e distribuita gratuilainente al
popolo una istruzione sul vaiuolo e sul vaccino, compilata dall'A. be-
nemerilo della statistica da cui veniamo traeudo qiieste notizie.
Gia abbiam detto , che la popolazione di Santorino e divisa Ira i ci i.ti,
due culti Cattolico, e Greco. Aggiungeremo era die le due comunioni
vivono in pcrfetta pace ed armonia tra loro : che ciascuna di esse e
retta da un Vescovo : che vi ha nell' isola 58 saccrdoli Greci, e vcn-
titre Cattolici : che il numero delle Chiese c quale appare dal seguente
specchio :
(I 11 cliuriss. A. lia piihblicala uiiu >K irj^ralia ill <]uesla iri^:htliia.
Serie II. Tom. VII.
Chiosr Grecbe Latins ToUU
Parrocchiali — 69 — 2 — "ji
Conventuali — 4^ — 2 — ^3
Semplici — i65 — 12 — I'j'j
Soininc — 274 — 16 — 290 .
Da qucsti numeri si conclude che i Greci hanno in Santoriuo una
Cliiesa per ^55 aliitanti, ed un Sacerdote per 2i5 abitanti: menlre i
Cattolici hanno una Chiesa per 36 abitanti cd un Sacerdote per 25
abitanti (i). Le principali case ed instituzioni religiose dell' isola sono:
Pe' Greci ,
Un conveuto dell'ordine di San Basilio con 24 Monache, a Merevuli,
Un couvento con i5 Monaci sul Monte di S. Elia ;
E pe' Cattolici ,
Una casa di Lazzaristi francesi, in Fira ,
Una casa di Suore della Carita , ivi ,
Un convento con i5 Domenicane, ivi,
Un capitolo di 7 Canonici, ivi.
isTRizio>e ^i sono nell' isola I'y scuole con diciannove maestri o maestrc , e
piBBi.ict ■jgc) scolari, cioe 584 maschi e 2i5 femmine : cio che da in media una
scuola per ■jGS abitanti , 4? scolari per ciascuna scuola, ed uno scolaro
o scolara per 1 6 abitanti : ecco il quadro di queste scuole :
Una scuola centrale di lingua latina con tre maestri e 35
scolari;
A 1^- . 1 Una scuola di lincue latina e francese diretta dai Padri
A rira / °
Lazzaristi ;
Una scuola di lingua francese per le fanciulle diretta dalle
Suore della carita;
Tre scuole di leltere gieclie in Firoslefani , ^ urvulo ed Acroliri;
Una scuola di lettere e filosofia greca in Pirgo;
Dieci scuole elementari di mutuo insegnamenlo.
(1^ Quesln numcro cosi graode di Sacerduti Cattolici nspettit alia popolazioac dello slessn ctilto
pelrekbe far soipcttare che vi sia crrorc ool ouveru di questa popolaiioae. — V. sopra lauota(l)
alia pag Lxi.
i.xvii
Noil vi liii ill Siintorini) pubhlichc l)lIjliolcchc, ik'; raccolle sciciili-
ficlic : bcnsi presso a private pcrsone, iluc musei arclieologici ed alcunc
libreric , fra le quali son dogiic cli parlicolar mcnzione quelle de' PI*.
I-az/,arisli , c del diiar.'"" nosiro Aulore. Finalmcntc pei" dare una piii
compiula idea dello slalo dclla puhhlica istruzionc aggiungcremo aurora
die vi lia in Sanlorino un avvocato , tre mcdiri o cliirurghi, sette (le-
liotomi , diciaiiiinve levatrici, uno sjicziale, c qualtro pitlori : e clie died
giovaiii Santorniotli stanno era compicndo i loro sUidii fuori di patria,
eioe tre in Alene , e selte iielle Univei'sita di Parigi e di Pisa.
Manifalture graiuH iion vi sono in Saiitoriiio : gli abitanti si limilano
all'esei'cizio de' mesticri piu iiidisi ensabili: i piu numeiosl , dopo i ma-
rinai c gli agricoltori, sono i ir.ulallicri, i mugnai (i), i facchini, e i
rivendnglioli : i piii induslriosi, al dir dell'Autore, sono i muratori: cinque
fornad olie sono ncll' isola producono annualmente da 3o inigliaia di
kilo (2) di calcina (to mila eltolitri circa), i quali pcro non baslano ai
bisogni. Le donne tessono buone tele bambagine e frenelle di lana e di
cotone, e fanno calzette e berrette all'ago.
Giii abbiam delto, die la superficie di Santorino cquivalente a 4335
ettare c quasi tulta coUivata: essa e divisii in un nuiiiero assai grande
di podcrelti , posseduti da iio3 proprietarii , de' cpiali 162 solamente
pagano 100 o piu dramme (90 lire 0 piu) di imposta: e poiche il nu-
mero ddlc famiglie e in tulto 3 124, ne segue die i due terzi della
popolazione non posseggono. La terra e colli vata da 1 190 agricoltori ,
con iiiolta cura , quantunque con metodi rozzi ancora, e con istrumenti
pochi ed innperfctti , e forza e condiiudere die il lavoro ostinato e la
diligeiiza degli agricollori suppliscono alia imperfezione de'inczzi, poi-
che con si scarso terrilorio la numerosa popolazione di Santorino trova
ne' frutli del suolo quasi tutti i mezzi di scambio con cui puo procu-
rarsi le derrate necessarie al suo sostentamento. II prezzo della giornata
di lavoro e di una dramma ( 90 ceiitesimi circa ) per gli nomini , e
varia da 3o a 70 lepta ( da 2'y a 60 centesimi ) per le donne e fan-
ciuUi : i giorni di lavoro neU'anno non sono piu di 25o.
llMDlSTnU.
AGBlCOLTinA.
(1) Vi sono 78 rauliai a vcnto : ad acqua nissuno.
(S) II chili, sccondo le layole del sig. Gucrin di Tliionvillc , insorlc nolla Gi'o^riilia del Balbc,
»qaivalc a lilri 33, 158.
Le colture principalissime sono, quclla della vite, di cui si conoscono
pill di rinrpiaiitii varicta, e quella dell'orzo, clie da, termine medio, il
setle per iino. INella Tavola segucnte sono registrali, e ridotti a inisure
nostrali (i), i prodotli principali di Santorino in quantita ed in valore.
quantitX in misura valore
di Santorino metrica Ure italian*
Oi'zo 24500 kilo 8124 eltolitri 61 465
Cicerchia i84o » 610 » 9232
Fagiuoli 750 » 249 '> ^oZi
^'ino brusco 5364o barili 4^867 » 355655
Vino santo 235o » 1922 n 63 168
Uva passa 1 1750 sporte » » 684.33
Ficlii 950 kilo 3i5 » 4^56
Cotone 4o5o ocche 5 196 chilogr 8629
Sesamo 25o » 32i » 324
610
»
249
))
43867
»
1922
n
))
))
3i5
»
Totale lire italiane 570093.
In quesla somma i prodotti della Tite entrano per 48/255 lire ,
rioe per 85 /. nel centinaio ; e quindi ben naturale, che il prezzo dellc
vigne sia piii alto assai che quello de' campi ; questo prezzo varia, sc-
condo la qualita delle vigne tra 3oo e 5oo dramme per misura qiiadrata
di terrene , ossia Ira 2200 e 3700 lire per ettara , od ancora tra 85o
e 1400 lire per giornata piemontese.
j.^,jm^, Gli animali impiegati nel lavoro deU'agricollura, od allevati per ma-
60Mr..sTii;i. cello, si veggono nella Tavola seguente, die non contiene pero i
(I) Per quetlc riduziuni ho assunto caa M' Culloch (a Dictionary oT Commerce etc. art. Vonian
S7
Islands^, cbe il iariU veneto equivalga a 18 galioas ioglesi , cioc a litri 81,78 , c Vocca a -rx A'
libbra logloe amr-du -poids , cioe a cliilogr. 1 , 383 j pet la ihamma e pel kiiit veggansi le Dola
prccedeoti.
LXIX
buoi, il cui numero e ignoto , ma, al dir dell'Autore , assai piccolo:
Cavalli N.° i3
Muli » 482
Asini )) 787
Pecore » 607
Capre « 827
Maiali » 697 .
I tiibuli diretti che gravano ragricoltura dell'isola, e si versano ncl tribiti.
tesoro nazionale si scorgono nel seguente quadro , che abbraccia i tre
anni iSSg, i84o e i84i :
1839 1840 1841 Media
Tribute prediale ... 60775'*'- - 66911"'- 5o4oo''' - 59362*' - 53i88'"-
» sul bestiame i25o - 1783 - 1790 - 1607,6- t44o
)) sulle api. . . 3o - 20 - 20 - 28, 3 - 21
Somme 62o55 - 68714 - Saaio - 60992,9- 54649-
Confroiitando la somma de' tributi pel i84i, col valore de' prodotti
del suolo nello stesso anno troveremo che la prima somma equivale a
due ventunesimi, o ad un po' meno del decimo della seconda. Oltre a
questi tributi nazionali, ciaschedun comune riscuote il due per centinaio
sui prodotli del suolo , ed una somnia delerminata per lo stipendio delle
guardie campestri. Finalmenle, per non dover ritornar piu sopra questo
argomento de' tributi diretti, inserirem qui il seguente quadro , che da
i valori medii di tre anni 1 839-4o-4 1 :
Imposta sulle profession! o diritlo di patente .... 2876'''" — ''" 2576. 89
Imposta sugli edifizii novellameute costrutti 1006 — 901. 38
Somme 3883 — 3478. 27.
L\\
COJtMEr.CIO.
ESPOBTAZIONE.
IVrOHTAZtOXE.
II comiiicrrio di Santorino inelle in giro aniiualmente uii Ciipilale ili
un milione e mezzo circa tli ilramine, ossia ili un milione Irecenlo e
cinquanta mila lire italiaiie , ed impiegb nel i84i scllantasci navi, del
norto in luUo di 96(2 tonncllale : i ncgozinnti dell' isola soiio 87, i
marinai i324- Queslo commercio si fa principalmente con Odessa e
Taganrog per resportazione del vino e riniporlazionc de' graiii , con
Sirii , ron Coslantinopoli , e con altri scali doll' impero ottomano per
.r iiiiporlazione dcllc altre inerci e Tnanifalture.
Solo prodotto esporlalo da Santorino puo dirsi clie sia il vino : la
(piaiitita csporlata montava nel 1841 a ^Siao harili (Syjgy ctloliiri ) ,
ma non accede, tcrmine medio, i 4^000 o Soooo barili all'anno (da 3C>
a 4o ni'l'"* etlolilri), tale cssendo il consumo che se ne fa in Russia.
L' importazione abbraccia una moltitudiiie di grasce e di lavorii, e
(uiasi pub dirsi lutto cio ch' e iipcessario alia vita , e fin le legne che
mancano nell' isola, e vi si portano da Raclia : TAiilore ne da un com-
piuto calalogo in 187 articoli , dal quale estrarremo le poche cifre se-
guenti, tulte relative a commestibili imporlati nel i84i. Esse bastaiio a
mostrare quanlo sicno lontani i prodotti deU'agricoltura, della caccia e
della pesca al sostentamento diretto della popolazione, la cui sussistenza
tlipende cosi in grandissima parte dalla felicita della vendemmia , che
sola le somministra la mateiia degli scambii. Nella seguenle Tavola di
importazioni abbiamo ridotti i pesi e le misure al sistema metrico
decimale.
Misure locali • Misure decimali
Grano e farina .- . 4556o kilo
Orzo 9055 11
Paste 1 1 55 I ocche
Biscotto 2927 »
Riso 1 2534 "
Miglio 5496 »
Fave 28077 n
Piselli, ceci e lenticchie . . . 10499 "
Castagne 2990 »
Nocciuole 1678 »
— i65
ettolilri
3293
))
1478
miriagrammi
375
»
i6o4
»
703
»
3593
1)
i344
»
382
»
ai5
»
Misurc local!
LXXt
Misure decimali
Mandorle 3898 ocche — 499 miriagrammi
Olive 54 '9 » — 693 »
Olio di olive 3i53 » — ^oS »
Cacio 333 1 » — 4^6 »
Butirro 4^99 » — 627 n
Came salata 3706 » — 474 »
Pesci salati varii 16371 » — 2095 »
Caviale rosso e scuro 12642 » — 1618 »
Baccala ....,, .^,. 1 25 K quintali — 708 n
Arringhe, e ziri 864800 in numero.
Ecc. ecc. ecc.
Tutte le impoi'tazioni , dal grano in fuori per cui vi ha una lariffa
particolare , sono soggelte ad un dazio del 10 per centinaio: le espor-
tazioni pagano il 6 per centinaio , ma i lavorii nazionali escon franchi.
I commestibili importati pagano ancora un dazio comunale del 2 per
centinaio.
Gli uffizii amministratlvi e giudlziali dell' isola sono i seguenti :
1.° L'Uffizio del Governo , die noi dii'emmo dell' Intendenza ;
2.° L' Uffizio di sanita ;
3.° L' Ispczione del lazzaretto ;
4.° L' Ispczione delle poste;
5.° La Direzione delle dogane ;
6.° La Direzione del porto ;
j.° La Cassa provinciale ;
8.° Le Amniinistrazioni municipali de' due Comuni;
g.° Due Tribunali, o Giudicature di pace, i cui Giudici e As
sessori fanno eziandio uQizio di Notai;
io.° La Conservatoria delle ipoleche , annessa all'Uffizio di Giu-
dice di Thera.
II numero lotale de' pubblici impicgati e di novanlasei, cioe 36 im-
piegati del Governo , e 60 impiegati comunali. Noi non enlreremo sul
personalc di queste varic amministrazioui ed uffizii in piu minute par-
DAZI.
AMMIMSTRAZIONE.
ENTB<TA.
I'SCITA.
Sf«t< futtt ntlCiiola.
L1X|I
ticolarila , che sarebbcro (jui fuor diluogo^e vei;riei3?<)|,,eslraenclo da
tiuesln parte del lavoro, di cui rendiam conlo, alcuni risullali piii atli
a dare un ihiaro concetto dcllo stato morale, sociale , .e , comweiGiale
dcUa popolazioue SaiitoniioUa. Tulli li uumeri clie verrei^jiOjCilaiulo si
riferiscouo aU'aiino 1 84 1 • . •>
Si spedirono neiraniio 142 passaporli, e 225 licciize di portar armi.
Appiodarono neU' isola mo iiavi , capaci in tutlo di SgSGy loniiel-
latc ; di qiicsle iiavi, aoo sole provegnenli dall' estero , cioe 4^ '»
libera pratica e i55 in contumacia. Salparono dall' isola iiSg navi ecu
3oo6o lonnellale, cioc 996 navi per poi"li esleri, e i43 per varii porii
del Regno , e rispetto alio stato sanitario i o56 navi salparono con libera
pratica, ed 83 in contumacia. Fecero la loro cjuarantena nelle navi 56
viaggiatori, e nel lazzaretlo 84 1. Parlirono da Santorino 17 12 lettere ,
cioe ia3 lettere di particolari , e iSSg lettere d'uflizio. I dirilti d' im-
portazione, di esporlazione , di trasbordo, d'ancoraggio , di sauitii ed
altri riscossi dalla Direzione delle dogane sommarono ad 87051''' 04.
L'entrala e I'uscita della cassa provinciale fu come segue :
Tributi, tasse, gabelle, ecq,ioei9nf •!?<« <ii"- .1 44426. 48
Carta boUata n 83oo. ^5
Multe » 4" • »
Doppie decime pagate da' conventi , . .; _)); j 1750. »
Somma » 1 545 17. 23.
Salarii diversi dr. 26955. 85
Riduzioni di dritto Sulla carta boUata . . » 2874. 7
Pension! » 3oi2. »
Spese d'amminislrazione della cassa ... » i53i. 24
Somma « 34373. 16.
Le cntrate prcsunlc de' due corauni di Thera e di Calliste per
i'anno 1842, secondo il Proipologismo , o Specchio presuntivo compilato
LXXlIt
ncl i84i sommavano a dr. 36i34. 94 ■ e le spese prcsuntc a dramme
46644. 80.
Furono decise nellc due giudicatm-e 126 cause, come si vede nello
specchio segucnte :
Caifse civili
Terminate per conciliazione ; g
» per scnienza definitiva 8 > Somma ... 85
per sentenza appellabile 68
»
( Di qucsle 68 cause appellabili furono
elTellivamenle appellate 14 sole).
Cause criminali
Terminate con assoluzione 1 8
» con condanna pecuniaria 12 > Somma ... ^o
» con condanna personale 10
Totale 1 25.
Finahuente gli Uffiziali de' medesimi Iribunali , neila loro qualita di
Nolai , ricevetlero nel i84i gli alti seguenti , cioe
hupiisizioni criminali 20
Tesiaraenti 22
Contratti matrimoniali 52
Contratti diversi 5^6
Iscrizioni ipotecarie 112
Totale t8
3.
li qui ci fcriniaiiio , ben pcrsuasi di aver dimostrato abbaslanza quanlo
dicevamo cominciando, della importanza del lavoro del sig. Cav. Dotl.
De CicALLA, del buon giudizio da lui manifestato ncila scelta de'faiti,
Serie II. Tom. VII. ,„
LKXIV
e tlflla cura c tliligonza inipiogule tla hii nel raccorli c neirordiuarli.
In (juesti estratti, li siamo altcmili alia csposizioiie tli que' soli falti ,
rLc sono suscellivi di csser ritlolli ad espressione numerica, cd a
cniL'lli priiicipnlmeiitc olic col froqiieiUe ripctersi danno luogo a numeri
i;i-aiuli abbaslanza, pcrche non abbiano sopra di ossi nolabile influenza
^li errori di osscrvazionc , e Ic accidcntali variazioni nella leggc tielhi
ioro produzioiie. E (piiudi iiiolle cose c mollo intei'essauli aJibiara do-
vulo oinnicttoro inloruo alia sloria poUtica e naturale , alle leggi , ai
costunii , ;dli; anlichila ili Santorino, le quali se per una parte avrebber
rallo£;rala di bella varieta questa scrittiira , per allra parte si deb-
boiio tencre per islranierc alia slalistica propriamente delta. Noi non
dubitiamo che rAccademia uon sia per far voti con noi; acciocche il
ch.""" A. si trovi in grado di eslendere ad altre parti della Grecia queste
sue riccrche, di unirle, di coordinarle in niodo che ne I'isulti una buona
e compiuta statistica di una contrada , chiamata dalla Provvidenza a
goder finalmcnte i frutti di ([uella civilta , di cui TEuropa si riconosce
ad Essa principalmente debilrice ».
II Cap." Prof. Menabrea legge un suo lavoro intitolato Memoire sur
les qiiadratures.
Sara stainpata nel Volume seguente.
11 Prof. Gene legge la i.' parte di una sua Memoria per setvire
alia sloria naturale degli hsodi.
12 maggio.
Lcggesi una circolare slampata , indiritta all' Ecc.""" Presidente dai
signori Murchison e Sabine, Segretari generali dell'Associazionc Britta-
nica pel progresso delle scienze, con la quale si notifica che TAssocia-
zionc suddctta terra quest'anno Ic sue adunanze a Yoi'k a cominciare
dal giorno 26 di setterabre , e vi si invitano i Membri dell'Accademia.
11 Cav. Angcio Sismonda, deputato col Cav. Carena e col Conle
AvOGADRO, fa rclazione inlorno a una doinanda di privilegio per la co-
sti-uzione e I'uso di forni deiii gazogeni, fatta al Regie Governo dal
LXXV
sig; Ignazio Porro da im lalo , e dai sigiiori Geiivasone e FAi.rK dal-
I'allro. '• ■ '"I' ■ '"• i--' -iv '
Tl metaflo'lti gcneralc , siil qnjile ■ si fondano i c;azogcni, c I'appli-
cazione di qucsti alle varie opprazioiii sidcnirgiche, non devono essere,
secondo i CommissnTii, 0£;getlo di jirivilegio csciusivo per alcuno, es-
seiido anzi a desidcrarsi the vengaiio uiiiversalmente conosciuti e pra-
ticali ', perclii; di grandissima utdit;\. Coil tutto cio, siccome dai Ricor-
reiiti si acrcnnano ulcunc modificazioni da loro immaginate e introdotle
in codesia maiiiera di fonii , cosl i Cormnissarii , trovando giuslo che
<;ia.souno abbia a tran'C profitto dalle scopertc del proprio ingegno, sono
d'awiso che si possa concedere 11 chiesto privilegio al sig. Porro , a
r.oiidiziono che produca iin regolare disegno, dai quale risulti la novita
del suo me to do . e ai signoi-i Gervasonb t Falck, con che il loro gazo-
geno sia tale, fpiale e figurato in wna dcUe tavole unite alia loro do-
manda , e con che i loro forni destinati a scarhonizzare la ferraccia e
a sraldare il fcrro rispondano esallamenle a quelli che sono rappresentati
nelle lavole anzidctle.
II Segrctario Aggiunlo legge la Notizia storica dei lavori della Classe .
nel covso delfaiuio i843, da premetlersi al Volume sesto della nuova
Seine delle Meniorie accademiche.
2 giugno.
II Cav. Angelo Sismonda, dcputalo col Cap." Prof. Menabrea, Icgge
il parere intorno a una domanda di privilegio fatla al Regio Governo
dai sig. CiiEVREMONT, Ingegnere delle miniere del Belgio, per la costni-
xione e per I'nso nei Regii Slali di forni parlicolari destinali alia pre-
parazione della calce e alia torrefazionc delle soslanze mineral! e del
gesso.
II disegno del forno da calce non scmbra ai Conimissarii olferire in-
novazioni di lal genere e di talc importanza da poler essere oggetto di
privilegio. Quanlo ai fonii destinali alia lorrcfazione delle soslanze mi-
nerali , essi sono costnilli in due divei'se maniere. Uno ha un solo fo-
colare con varii ordini di grandi tubi o condotli , rhc portano il fumo
e la fiamma in una specie di camera a cavila alloj-nianlc la camicia
eslerna della volta del forno, dove per mezzo di una porta praticata
iiella parte superiorc si inlroducono le sostanze da torrefin'si , ed una
voUa lorrefiitte si cstraggouo da aperture laterali, situate poco sojira
alia graticola. II sccoudo foruo c munito di due focolari , le di cui
fiamme , per uiezzo di varii ordini di tubi , pervcngono in una grande
cavita coiiica ceulrale , occupata dalla sostanzu su cui si vuol far agire
il calorico.
I Conimissarii I'auno rifletterC , chc la sola sperienza puo dimostrare
leconomia e il grado di iJlilita di queste due specie di forni da scom-
posizioue; si asteugono quiudi dal giudicai'li : pero , vion essendo a loro
notizia die esistauo nei Rcgii Slati fonii in tal nianiera costrutti , i
Conimissarii opinano chc si possa concedcre il chiesto privilegio per
questi forni a torrefazione con uno o due focolari , quali sono rappre-
sentati in due fogli die vanno uniti alia supplica del sig. Cbevremont,
e die i due Conimissarii liiinno firinato.
II Prof. BoTTo , riferendosi a una recenle pubblicazione dei signori
Professori Santi-Linari e Palmieri , legge una sua Nota intitolala :
Question (le priorite , avec observations sur faction chimique des con-
rants d induction magneto-electrique terrestre. .'
Sara stampata in uno dei seguenti Volumi.
Da ultimo il Prof. Cantij' prende la parola per annunziare alia Classe
rcsistenza dell' iodio con leggieri indizii di bromo , da lui riconosciuta
nell'acqua del pozzo artesiano della Scaccavella presso Alessandria.
In questa adunanza sono nominali Corrispondentir/ddttiAccademia i
signori ..'.uijii !
Hodgson ( Brian Hougton), Ministi'o residente della Gran Brettagna
alia Corle di Nepal j" ^ -ciiJ t.ili; z^aj&O'iq oiii/Ji^sii oii«iioj<;C)C i
Fai coner ( Ugo) , Dottofe in Sledioifiaj;' CireUorecdei ^itlini bo-
lanici del Bengal, a Calcutta; 'n .g j .''js-mo', j; fi i^
;' I iioGRirriTH ( Guglielmo) , Dottoi-e in Medic ina , Direttore del giai-
dino bolanico di Calcutta; ..j;,:.',if. Oui, i^iai.'. .^.'iir
Hope ( Federioo Guglielmo^ > <Mini8tro .skngli^Huio pMcmbro ddla
Societa Rcale di Londra. Is; oiitidtJa .■<it:a-:o1 ■ • ^ • odii/j. =
I.XXMI
ituionos rf. asnsJeoc 18 g'wgno.
ill B-qft/LAVi*i j) «jndm*i »nck! del Prof. Cantu', legge il parere in-
loviio Kr.unn Memorial iutitolala deltEstratU^o , Stata mandata allAcca-
.ilcmia ilal sig. Loreuzo Ancemn' i Fnimacisla in Voghera.
Ill quesla l)icve scritlura I'Aulorc accenna d'avcr ottenuto con mezzi
ihiiiiici restrallivo «lal CvitUiinimniurUimum, eil espone I idea, che qucsta
sostanza siftuncprodoUO dell'ossidazione della gomma, e che, a sua volla,
la goinma sia un prodottoidellfl tleossidaBione deiresUatti\o.
.i JjjJ rii iir.'.l '.' ■■-■
■:, -ill J (i 9Tjb9t>f!iai giugoq.
I 'iT'Onofc iloup . I'lfilo'X)) auh o onu non fjn( '
In cjuesta adunanza il Dolt. Ascanio Sobrero, Assistenle alle Calledie
di Cliiinica iiella Rcgia Univcrsita , e nominate Membro nazionale resi-
dente dcirAcoadcmia per la Classe delle scienze fisichc c inatemaliche.
Soiio poi elelti a Corrispondenli i signori
11, . Gardvagliq Doit. Saato, Professore nell' 1. R. Universita di Pavia;
De CiGALLA Conte Giuseppe, Protomcdico a Santorino;
Baily Francesco, Astvononjo e Membro della Societa Reale di
Londra. rmulo ■' ii'.iOiry:2 r/
I.
24 noverabre.
. .iSi legge una lettei-a dtel, 37 gitigno , con la cpale il Primo Segretario
di Stato per gU alTari .^ell' Intcmo signilica a S. E. il Presidente essere
piaciuto a Sua Maesta di approvare , in udienza del 2.5 dello stesso
mese , la noniina del Dott. Ascanio Sobrero a Membro nazionale resi-
denle dcU'xYccademia per la Classe delle scienze fisiche e matematiche.
' cKab aiaabiasi oil^.aiiM ,(noJ3aoH oefiS ) tfojcaoH
11 Segrclario Aggiunto presenta alia Classe un piego sigillato , sla(o
recato aH'Accademia il 7 d'ottobre p.° p.% coutenente , secondo che ri-
levasi dalla soprascritta, una Introduzione alio studio deltastroiKimia
che dallAutore mandasi pel concorso ^ aperlo dallAccademia con Pro-
gramma del giorno 8 niaggio 1842, ai prcmii fondali dal Conte Pillet-
WiLi Questo piego veiTu conservato negli arcluTii dell'Accademia fino
al i.° di luglio 1846, termine stabilito pel concorso anzidetto.
II Cap." Prof. Menabrea , deputato col Cav. Garena , legge il parere
1 wvm
ititorno a una iluiiiaiula lii |)rivilcgio falla al Govcrno dal sig. Ochsnf.r
o Comp.' |ier 1' iiilroiluzioiie c. I'uso iici Rc£:;ii Slali i\\ iin niiovo hril-
latoio (la riso.
I Deputali , chc allrn volta cbboro in esame quesia iloinaiida , sulla
(|iiaU* , per difclto di iiotizic sullicicnli , non avevaiio polulo prnferire
i^iudizio , dicluarano ora , chc in sof;uilo a imovc spiegazioni avuic dai
Kicorrenti per la via del Regio Ministero, si sono convinti che, dei
j)roposti mecc-anisini , alcuni seiubraiio nuovi ed altri perfczioriati , e
(he il loro complesso oUre un sisiema ingegnoso rhe pare dover riii-
seii'c di iioii piccola titilila agli agi'icoltori piemontcsi. I DcpiUati souo
(jiiiiidi di parerc che al sig. Ochsner e Coinp." si possa coiicedere il
chiesto privilogio , a condizione che non abbia ad escludere I'uso dcgli
,dli-i meccanismi csistcnli , nu 1' introduzione di qualsiasi ordigno, inser-
viente alia brillatura del riso, ma diverse da rjuclli che dai Ricorr«iili
sono specilicati.
II Prof. Gene ripiglia la lettiira della sua Memoria sulla Storio na-
tiiralc degli Tssodi.
8 dicembre.
II Prof. Gene terniina n\ quest adunanza la lettura dclle sue osscr-
vazioni Sulla storia nalurale degli Issodi.
Sara stainpata in uno dei segucnti Voluini.
22 dicembre.
II Prof. Lavim, deputalo col Prof Cantu', legge il parere iulorno a
due Meinorie del sig. Angelini , di A oghera , iiitilolale la i.": Fatti per
■teiiun; alia storia deir oppio ; la 2." DeU'oUo dei semi di Evokvmus
EUKOPAELS. In quesl'ullimo scrilto i Commissarii accennano le sci-ucnli
osservazioni che essi credono meritevoli d'essere ricordate nella presenle
ISotizia storica.
LAutore preparo I'olio di qucsli .semi col contonderli , e col tiallaili
coll alcool. Facendone poi ovaporare in una storia la tintura feltrata ,
ollenne un residuo , in cui riconobbe due soslanze , che egli chiama
olii la prima flnida [olio oleo-silico) , chc al contatto deU'aria si A*
i;luliiiosii {acitlo oleo-silico); la seconila (acido silio-margaritico)^ the
coirazioiie clclla potassa divcnla peilala c solida (Slear-olio). L'Autore
c ill fine d'awiso, clic I'olio di silio o Ei'oiijmus europacus L. abbia
alcurii |)unti di aiialogia coll'olio die ottiensi dai semi del ricino per
compressione.
II IJott. SoBRKRo , a nouie anche del Cav. Giulio condcpulato , fa
relazione inlorDo a una doiiiaiida di privilegio sporia al (jovcnio dal
sig. Antonio Cherasco per la fahbrirazionc! di oggelii in terra cotla se-
mivetrificata e in terra verniciata.
I Couiniissarii riconoscono I' im|)orlan7.a dcirindiistria, a ciii si e
rivolto il sig. Cherasco, e lodano i prodotti che ne otlieiie, ina insieme
avvertono che la fabbricazione da lui tentata trovasi gia da qualche
tempo csercilala in grandc da altri nci Regii Stati.
II Cav. Angelo Sismonda comincia la lellura di un sno iavoro inti-
lolato Notizie e schiavimenti suUa costituzione delle JlpL piemontesi.
II Cav. Prof. BoTTO principia egli pure a leggere una sua Memoria
Stir les lois de la chaleur degagee par le courant volta'ique , ct sitr
celles qui regissent le de\-eloppement de felectricite' dans la pile.
MICROMYCETES ITALICI
NOVI
VEL MINUS COGNITI
A O C T O B S
JOSEPHO DE NOTARIS
Exhib. 12 iunii 1842.
DECAS TERTIA (*)
1. Stictis Oleae.
2. Excipida ornata.
3. Sphaeria Lisae.
4- Sphaeria herbariim.
5. Hjsierium dives.
6. Leptostroma hjsterioides , graminicolum.
7. Phlyctidium cljpeatum.
8. Sphaeronema elegans.
9. Sphaeronema ferox.
10. Mjriocephalum Iiederaecolum.
CUPULATI.
I. Stictis Oleae DNtrs.
Ad folia Oleae Europeae marcescentia in coUlbus circa Geimam, veie 1 842.
In utraque pagina folioium Oleae ad terram dejeclorum et marce-
scentium, praesertim vero in inferiore, observantiu- puncla nigia, sine
oidino sparsa, diametro miUimetrum vix aequantia, plerum que minora.
•:) Ui'cailos l/> ct II.1 c\lant ia vol HI." pay. 55.
Sehie II. Tom. VII.
3 MIcnOMYCETES ITAI.ICI
Liiitis oj)e insj>ecti», hacc jiuncla pracbent tuI)Ci'cula pavva , iliscoidea,
alio-rusi-esccnlia, in sicco clcjircssa , plana, vcl conraviuscula, humitli-
tale acccdeiite lurgitla, convexa, epidermicle sub qua iiiilulanlur primum
velata, ilcin, hac stellaliin vol quocumque alio inodo rnpla erurapentia,
liherata , lac'miisquc cjusilcm rcilimila, vel penilus mitla. Ascomala e\-
cipulo piopio omniiio caieiUia, ceracca, iirma, magis lata quam crassa,
ambilu et praecipuc in disco fusccsccnti-nigra , cubilia nigiefacientia ,
intus pallida, ascis crcbcrrimis paraphjsibusque fixis invicem stipatis,
e\ iiilcgro constilnta. Ascl c basi cotitracla clavati , obtusi, primum
materia grumosa , veluli e guUulis oleosis, rcplcti dein sporidia octo,
varie disposita fovcntia , parapliysesque filiformes, apice incrassato sub-
clavulalae , obscui-c remotequc seplalae , ascis perfectis , inanibusque
angustioribus intermixtae, sursum fusccscentes. Sporidia erumpentia, ob-
longa, exlremilatibus obtusis, latere altero convexiore subscinilunaria ,
siuiplicia, pellucida, colons lenissime subcaesii. Ascotnata vetustate ab-
sumpta foveolas nigrcscentes in foliorum superficie relinquunt.
Praetcrquamquod liaec species a Sticlidibus foliicolis, v. gr. nU'ea ,
pimcidioide , colore prae aliis fusco-atro, primo obtutu dignoscitur, re-
cedit a congeneribus, mihi hucusquc cognitis, hymenio paraphysibus
instructo , more Stictidis Lichenum , clariss. Montagnei , de qua confer.
Annal. Scicnl. natural, vol. V. tab. i3. ic. 3.
Quoad fonnam et vivcndi rationem, analogia quaedam inter Sticti-
dem Oleae et Sphaeriam Craterium DC. [Phacidium Craterium Moug.
et Nestl.) quam invenies in Decade mea Micromycetum II, sub n.° 6,
nee non Phacidiiim Laurocerasi Desmazierii (PI. Crypt, de France n.° 292),
adest, sed in hisce speciebus , hymenium cupula propria, quamquam
tenui , aperta, exceplum est, quapropter Pezizis arcessendae sunt, et
eo magis quod epidermide tantum stellalim fissa primitus teguntur ,
nee perithecio vertice valvatim dehiscenle , ut in genuinis Phacidiis,
gaudent.
Comparari denique posset, Stictis nostra, cum Blennoriis ob spoi'i-
diorum erumpendi rationem , quae leviter observanti , fungillum inte-
grum constituere viderentur, at notis supra expositis facile discriminatur.
Caelerum puto, compluribus argumentis alio loco traclandis innixus ,
Blennorias nonnuUas nil aliud esse quam Slictides quarum hymenium
ob minuticro praetervisum est.
AUCTORE J. DE KOTARIS
EXPLICATIOICOMS I.
I. Folium Olcae exhibeiis fungillum uaturali magnitudine.
3. Fragmentutn folii cum ascomalibus alicjuot lente auctis e sicco.
3. Eadem humiditate turgesccnlia , a foveola ab ascomate vetustate ab-
sumplo, excavata.
4. Ascouiata verticallter secta, a latere visa, ct lenle simplici valde
aucta.
5. Porliuncula bymenii ad augm. ijoo diametr. ascos juniores, perfectos-
que sporidigeros, una cum paraplijsibus ostendens.
3. EXCIPULA ORKATA DNtBS.
In epidermidc dealbala trunci Castaneae vescae in sylvis prope Ge-
uuam, extra portam di Granarolo, vera 1842.
Superficialis, libera , minutissima , vix nudo oculo conspicua. Cupulac
sessiles , subiculo proprio omnino careules , sparsae, sctis fuscesccnlibus,
rigidis, longiusculis , confertis , flexuosis, iiitricalisque strigosae , in sicco
ore connivenle, setulisque marginalibus invicem convergcntibus clausae,
])atellari-umbilicatae, globularesve ; humeclae apertae, subhemispliaericae,
moUes, disco cinerascentc , deliquescente. Sporidia (asci?) e pariete in-
terna cupularum orimida , primum pedicelli ope adfixa, simplicia, sub-
clavata, mutica, paraphysibus subtilissimis intermixlis, matura libera,
secedentia , oblonga , oblongove-subclavata , utrinque oblusa , vix septis
Iransversis obscuris notata, pellucida, virore lenissimo suffusa , apite
setulis quatuor cruciatim patenli-divergentibus , sporidiis ipsis bre-
vioribus , coronata , exlremitate inferiori , pedicello seliformi adnato ,
caudata.
Planta perpusilla at eodem tempore pulcherrima et optima distincla;
accedit Excipulae strigosae Friesii ( Syst. Mycol. 2. p. io3 sub Peziza ,
ct Sclerom. Suec. n.° i36), sed dimensionc mulloties minore , spo-
ridiorumque structura ab liac et a reliquis generis prime obtutu
diversa.
Observationes liac occasione in excipulas institutae, me certiorcm
fecerunt hoc genus dementis heterogencis coiistilutum esse, ct pi'o vero,
Excipula puncdformis Fries (Scler. Suec. n.° 4^0 ), lecideola ejusd.
^ MICnOMYCF.TES ITAI.ICl
1. c. ii.° 137, et uspnra quain habui a clariss. ct amicissiino ISIontagne,
hvmcnio ascigero Pczizis (jnaminaxime acceilunt, el cum illis conjungeiulas
esse ceiisco. Hoc jaindiuliiin jn-ac oculis halmissc vitlelur celeb. Corda ,
(|ui in Icouilnis Fungorum I. p. 24 cmcnclatioiiem generis Excipularum
Friesii proposuit. Rcvera Excipula ejus Eryngii ex iconc 2C)4 structura
(pianimaxime acccdil nostrae ornatae. Character vero generis ab aculis-
siuio Auclorc hisce vcrliis exposilus : d Cupula inimersa coriacca, primuni
» clausa, dein longitudinaliter dehiscens et discoideo-aperta , discus lie-
i> tcroijeneus carnosus ex ascis compositus, sporis simplicibus » iconi
ncquacjuani respondet , ibi enim perspecta sporidiorum prae hymcnio
j)roportione , clare patct sporidia ascis baud excipi posse, ex eo quod
\oUunine ascos ipsos excedunt. Hinc Excipula nostra et aflines in poste-
j'uui ad dignitatem generis attoUendae, vel character generis denuo hoc
modo corrigcndus. Cupula varia, hymenium e sporidiis simpHcibus jiri-
iiium fixis, dein secedentibus coinpositum.
De Phlyctidiis WaUrothii vide infra observationem ad Phlyctidium
civpeatura.
EXPLICATIO ICONIS II.
1. Cupulac binae, lenlis ope valde auctae , quarum una a. aperta, altera
b. e sicco clausa.
2. Parlicula cupulae e latere exteriore visa, ad augra, 4oo diametr.
3. Sporidia aliquot perfecta, ad augm. 1000 diametr.
4- Porliuncula hymenii, ad augm. idem, sistens sporidia nondum rite
evoluta.
PYRENOMYCETES.
3. Sphaeria Lisae DNtrs.
Ad rauios emortuos Berberidis vidgaris in Monte-Cenisio detexit Do-
niinirus Lisa, aeslate i838.
PulrheiTima , praebet maculas atras, opacas, lanceolalas, oblongasve,
SL-d utplurimum lineares rectas flexuosasve , a millimetre ad tria usqnc
cenlimelra et tdtra cxtensas, ob corticis pallorem ralde enitentes. Peri-
tliecia , supra stroma entophlaeodeum tcnue , planum, eflusum, fuligi-
AUCTORF, J. DE NOTAHIS 5
iiosmnqnc c corlice inleriori oriundtim , eistjue ciiuleriiiide i-iii.ose loii-
gitiulinaliterquc rupta in series linciucs sul)j)arallcliis , vel aiervatim
])rorum|)enlia, vixque supra epitlermiclcm ipsam proliibeianlia, coiiferla
raespitosa , globosa, vel ob mutuam pressionem angulata, cylindraceo-
pi'ismalica vel obovala, supcrficie nigulosa , verlice osliolo puiictiforini
impresso, vel subpapillaefonni minulissimo, seiiio varic clilFracto, iii-
structa, in sicco collabescendo umbilicata magisque nigosa. Nucleus ei-
iicrasccns gelatinosus , in sicco albicans fere pulveraccus. Asci lineari-
oblongi , utrinque obliisi, paraphysibus sublillimis obvallati. Sporiilia
didyma, ovala , ovalove-oblonga, cxlreniitaLibus rolundala, vix metlio
consti'icta, pallida luteo-olivacea.
Pertinet ad Sphaerias cacspitosas.
A Sphaeria Berberidis cui aflinis facile dilfert perithceiis serialini
eruinpenlibus eorumcpic figura , praeprirnis vero sporidiis didymis ,
quae in specie adducla pluriseptala et fere duplo minora quam in
nostra.
Sphaeria micrographa Fries in Montagne Notic. in Annal. Scient.
natur. i. p. 29^ et Sph. acqiiilinearis Schweinitz (Fries Syst. Mycol.
2. p. 374) J quae pariter in Berberide proveniunt, praeterquamquod
ad sectionem Sphaeriai'um concrescentium spectant forma ostioli , in
hac globosum in ilia compresso-umbilicatum , ab hac specie praeceteris
dignoscunlur.
Dico Dominico Lisae Hortulano H. R. Botanici Taui'inensis, Indicis Mu-
scoruui agri Taurinensis Auctori, qui complures rariores Mycetes ex
alpibus Pedemontanis mihi attulit.
EXPLICATIO ICOMS III.
I . Acervula ali(£U0t peritheciorum , lenle simplici aucla.
3. Pehlliecia alicpiot a latere visa , bina a. verticaliler sccla , lentis ope
pariter aucta.
'.S. Portio nuclei, ad augm. i5o diametr.
4. Ascus, ad augm. 700 diametr.
5. Sporidium, ad augm. looo diametr.
MICnOMYCF.TES ITALICI
4. Spiiaeria heubarum.
Sphaeria lierbarum FniES Scler. Suec. edit. I. n." 38, Secund. specim.
ill Collect, cl. DESMAziiiHES , non 3 edit, Desmaz. PI. Crypt, de France
cd. a. 11." 2'j8.
Sphaeria Pisi Sowerb. Fries Syst. Mycol. 2. p. SoQ et Scler. Suec.
I'd. a. n." 3a2.
Frccjiu-ns iu raulil)us plaiitanim inajonun cmorluaruin ex. gi'. Scilla
inarilinia, Aspliotlclus ratnosus, Lcpidium Iberis , etc.
Puuclifonnis, perilliecia sparsa, plus ininusve inter se distantia, ple-
rumque solitaria, rarissime per unuin allerum\e contigiia, vel invicem
connala, fusco-alra, inoUia, laevia^ subcarnoso-cellulosa, subpellucidave,
e basi applanata, niatrici laevilcr adliacrenti vcl subimnicrsa, Iculicidari
depressa, margine obtuso, ostiolo promiuulo brevi, mammillarl umbonata,
siccando collapsa, riigosa, patellaria , epidermide translucenti tecta, in-
terduin hac secedciite nnda, libera, scnio deinum vertice vario modo
diliVacta , decedeulia , maculas foveolasque oibiciilares , oblongasve fu-
scescentes in cubilibus I'elincjxientia. Nucleus ascigerus, asci ainpli, erecti,
vel curvato ascendentes, oblougi , basi vix at non semper atlenuata ,
cjuaudocpjc iino latiore, sj>oridia octo foventia. Sporidia niajuscula ob-
longa, oblongovc-cUiptira, raulliscptala sive plurilocularia, loculis sub-
quadratis fere tessulata , limbo pellucido cincta , luteo-olivacea. Para-
physes obsoletae vel nullae.
Asci in liac jiraesertim specie , siculi in aliis compluribus, eviden-
tissiine duplici membrana componuntur , quarum in interna sporidia
evolvuntur.
Species pro natura herbarum quas aggreditur summopere variabilis.
CoUalis specimiiiibus aulhonticis specierum hue relalarum, nee non mil-
lena quae ipse diversis temporibus legi, mihi videtui- discrimina acutiora
ad eas rite dislinguendas baud adesse. Differentiae molis et formae pe-
ritheciorum parum faciunt, ex eo quod in codem specimine persaepe
singulae unicuiqnc speciei adscriptae observantur et pendcre videntur
vel ab aelale, vel a nalura et consislentia matricis, vel demum ab in-
dole epidermidis , quae si facile et sponte secedit, tunc perithecia magis
regularia , melius evoluta et proiiiinula, si e contra diutius persislil et
rigescit tunc perithecia magis depressa , saepe etiam ligno basi profundius
ArcTonr, j. de KOTAnis _
i.nmersa. guod ad cliirereutias coloris atlinct , minoris momenti sunt el
vix tang, inerenlur. Uno vcrl.o, idcntitas slruclurae aseonun , sporidio-
• um , penthcciorunK|ue, do idcntitate si.ecierum dc quibus sermo est
mc |jeisuasiim liabent.
Lcj;i Clin foliis el ])edunculis Caricis foclidae specicm huic affinera ,
sed distinctam peritheciis spliaeiicis neuliquam i^apillalis, sporidiisquc
majonbus et multo magis scptatis. Est mihi interim Sphaeriu macrosporu
iconenupie ejus et descriplionem absolutam, jam nunc a me exaratan, '
suo loco exliibebo. '
EXPLICATIO ICONIS IV.
I. Fiagmentum scapi Scillae maiitimae cum perilheciis nonnullis lente
adauctis.
«. Pciilhecia aliquot ei)idermide adluic tecta.
b. Alia, epldermide dejecta denudata madore turgescentia.
c. Eadcm in sicco.
d. Perithecia aliquot velustate rupla.
e. Maculae, quae post lapsum peritheciorum in matrice remanent.
3. Peritheciorum nonnuUorum sectiones verticales.
3. Particula perithecii ad augm. 700 diametr.
4. Pars nuclei ad augm. idem.
5. Sporidia ad augm. ,000 diametr.; horum infcrius nondum maturum.
5. Hysterium dives DNtrs.
Ad ramos dejectos in locis sulFocatis collium Taurinensium, legi 1837
decedente autumno.
Nudo oculo sislit macuias atras , opacas , amorphas , poUicem cir-
citer latas , quasi materia grumoso-atramenlosa supra corticem ramorum
elFusa. Perithecia atro-opaca, fragilia, minuta, primum epldermide tecta,
discreta, deui erumpentia, liberata, conferta, stipataque, lomento bys-
smo late expanse, fuligineo-fusco, e floccis rigidiusculis fragiUimis, ra-
mos.s, mtricatis, hinc inde septatis contexlo, insidcntia, mole et figura
polymorphs, lineari-oblonga, lanceolata, recta, vel curvula, reniformia,
elliptica, extremitatibus roiundatis, vel acutiusculis, subinde orbicularia
lace depressa, vel canaliculata , subtilissirae striulata, vel laeviuscula'
8 MICnOMYCETES ITAT-ICI
labiis ]ilan\nsonlis arete eonniventibus clausa , vix humiditale ingruenic
inviecni tlimolis , riina aiigusta icclusa. Nucleus albidus ex ascis para-
plivsibiisque copiosissimis. Asei clongali, e basi angustala clavati, obtusi,
nrimuin materia grumosa, pro more veUiti oleosa, farcta , matura octo-
spora. Spor'ulia uuiseptata, constriclo-clitljina , arliculis dellouleo-ovatis ,
plus minusve aculis, obtusiusculisve , pallide flavicanlia. Paraphyscs co-
piosae , ascis plcrumque loiigiores tenues , flexuosae , inlextae.
A pleriscpie generis speciebus turn forma sporidioi'um at peritheciorum
cum Slroinate byssoideo facile dilFert ; ab Hyslerio graphico Friesii
(Syst. Mycol. 2. p. 58 1) iiiterdiun subiculo tomcutoso insidcuti, quod
liabeo a cl. Kukze, nostrum distinguitur pcrltheciis hand eloiigatis, nee
subramosis, iiec labiis prominulis instructis.
EXPLICATIO ICONIS V.
1. Grcx pcrilheeiorum complurium lente adauctorum lomentoque insi-
deiitiuni.
2. Pcrilhccia nounuUa verlicaliter secta, quorum a. a reliquis discretum
cpidennide rupta adliuc cinctum.
3. "Filamenta subiculi ad augm. "joo diam.
4. Porlio nuclei ad idem augm.
5. Asci bini ad augm. 1000 diam. a. junior rudimenta sporidioi'um
ostendens , b. maturus sporidia perfecta fovens.
6. Sporidia aliquot ab aseis liberata ad augm. idem.
6. Leptostroma Hysterioides var. graminicolum DNtrs.
In vagiiiis culmisque Moliniae coeruleae. Legi in pascuis ad Yer-
banum autumno iSS-y.
Praebet maculas minutas, sublineares, atras, secus strias vaginarum
culmorumque dispositas , longitudine millimetrum saepe aequantes. Pe-
rithecia scutiformia innata, atra, nilidula , sub microscopio minutissime
I'uguloso-punclala , pellucida, secus slrias vaginarum culmorumque . di-
spersa, semjier iuter se discrcla, in vaginis parallelogrammica, subquadra-
tave, aut oblonga, suleo longiludinali lalo , parum profundo fere cana-
liculata , in culmis angusliora , elliptico-lanceolata, lineariave, angustius
sulcata; malura margineui versus circumscissa , valvula vel opcrculi ad
Al'CTORE J. DE NOTARIS t)
instar secedentia, discximque palliile carneum , ceraccum , liiigescens ,
linca nigra cii'cuiiiscriiiluin deriiulantia. Sporidia primum fixa , erccliii-
scula^ rnatura seccilenlia, eloiigalo-fusifonnia , curvata , siinplicia^ api-
cibus acutiusculls , leviter flavicanlia, pellucida, t'ix septata.
A Leplostroinale hyslerioide (Fries Syst. 2. p. 600 ), quod copiosum
legl in Diaiilh. alrorubenlc sicco ad oras Verbani , inco sensii tanlum
diflert slalura pauUulum minori , forma pcrilliecii disco canaliculali
ct linearis, quae omnia a matricis diversa natura certo cerlius pendent.
Species symmetrica Iljsterio herbarum, varietas Hysterio culmigciio,
quorum forte nonnisi uionstruosilatem praebent.
Siictis valvata Moktagnei (Annal. Scient. natur. VI. p. 337 ), '" 6'^"
minibus pariter proveniens vix hoc loco pro comparalione cilanda, slru-
rtura, dehiscendi modo, lolo coelo diversa.
EXPLICATIO ICOXIS VI.
1 . Fragmcntum culmi vagina tecti plnnlulam natural! magniludine exhibcns.
2. Fragmcntum vaginae iudividua aliquot lente aucla praebens: a. jie-
I'ilhecio adhuc adnato , b. pcrithecio secedente , c. perithecio de-
jecto.
3. Fragmcntum culmi formam alteram perilheciorum exhibens ad augm.
idem.
/(. Scclio verticalis duorum iudividuorum ante dehiscentiam.
5. Eadem perithecio secedente pariter ac praecedentia lentis ope aucia.
Ct. Portio nuclei ad augm. 1000 diaroetr.
7. Sporidia matura ad augm. idem.
7. Phlvctidium clypeatum DNtrs.
Ad folia dejecta, mai'cescenlia Cerasorum in vineis collium supra
Genuam , vere 1842.
Punctiforme, nigrum, hypophyllum , sparsum , epidermide innata
tectum , diametro dimidium miUimetrum vix aequans. Sporidochium len-
(iculare , margine acutum, vertice umbilicato-umbonulatum, laeve, co-
liaceum, Icnax, sub vitris augentioribus obscure minuteque grumoso-
cellulosum , fusco-atrum, centre sive parte qua papillae more extoUilur,
Serie II. Tom. VII. b
lO MICnOMYCETES ITAMCI
substantiae multo lenuioris, pelluciduin , lamis ccllulosuin, cellulis cxiguis
subrotiiiulis , quasi mcrabmna oi>erculavi clausum , hac senio irrcgula-
. ritcr scissa, yd ciicnmcirca scjuncla, vel alio inodo falisceiile dehiscens,
in sicco collapsum, nigulosuin. Nucleus albidus, tjuasi amylaceus, spo-
ridigerus. Spoi-idia parieti sporidochii interni primilus fixa, conferta ,
plus miiiusvc alte pcdiccUata, juiiiora clavata, obtnsa, diaphana, malura
libera , seccdcnlia , lincari-oblonga cuivata , quadri-quinque septata ,
pellucida, exlrcniitalibus obtusis ulriuque setula subulacfonni acutissima
mucronata.
Cum uUa alia spccierum mihi cogtiilanim comparari meretur quam
cum PhljctuHo nitiih Wai.lrothu ( F1. Crypt. Germ. 2. p. 4i8) (Do-
ihidea alnea Fries Sclcr. Succ. n.° 288. Xyloma alneum Pers.) a quo
vero difiert Sporidochii structura , sporidiorumque forma.
Priusquam Phlyclidio celeb. Wallrothii, generi ex dementis forte
uimis heterogeneis cotillato, cum adsint plura hujusmodi, quae nucleo
tantum sporidigero , alia quae nucleo ascigcro gaudent, banc plantam
subscriberem , in animo fuit pro novi generis typo ofTerendi, ralione
revei"a qua Sporidochium deliiscit sporidiorumque structura , ab Exci-
pulis , Dolliideis , Perisporiis, Sphacriis, caeterisque valde abhorret.
Sed iterum perpensis speciebus quas Wallrothius ad hoc genus reduxit,
visum est Phlyctidia genus satis naturale constituere posse dummodo ex-
purgentur speciebus nucleo ascigero instructis.
EXPLICATIO ICOMS VII.
1. Fragmenlum folii sistens plantam naturali magnitudine.
2. Individua aliquot lentis ope aucta, a. humecta turgescentia, b. c
sicco.
3. Sporidochia verticaliter secta lente pariter aucta.
4. Pars superior Sporidochii lente valde auct. demonstrans slructuram
partis centralis Sporidochii ipsius, nee non modum quo dehiscit.
5. Sporidia ad augment. 1000 diametr. tina cum particula parietis Spo-
ridochii sporidia nondum matura proferentis.
auctone j. de kotakis i i
8. Sphaeronema elegans DNtrs.
Perisporium elegans Fhies Scleroniyc. Suec. cd. 2. n.° 4C0.
Ad caules hcrbarum majorum emortuanim, Genuae, vere 1843-
Super caules hcrbarum luimi ilejectarura observanlur puncta, nutlo
oculo \isibilia, eliamsi iiniuitissima , j>cr plagas plus \el minus cxtensas
irregulariter sj)arsa , creberrima, coloris nunc carnei, umic fuscescenlis,
nunc ])Cinlus nigri. Sporiilocliia globoso-depressa, iitplurlmiim discreta ,
rarius contigua confluentiaque , suinma epidcrmide , verlici eoruiulem
innala, tecla , caelerum libera, slralisque corlicalibiis subjeclis tantum
afiixa , poro orbiculari sat amplo perlusa , siccilale collabescendo coii-
cava , umbilicata , papillala\e ; juniora lenuiora pellucida, ccUuloso-mem-
branaeea, arcolis valde irrcgularibus, subcariiea, osliolmn versus fir-
miora , dein scnsim sensimquc spissiora fuscesceiilia , tandem nigra.
Sporidia cylindi'ica, oblongave , subindcve lenilcr curvula, virore lenis-
simo sufTusa , pellucida , primilus libera , muco lenui tantum coacta ,
humidilale ingruentc erumpeulia, nunc cirrhorum, nunc guttulae, vcl
globuli ostioli insidentis ad inslar, ciiTliis globulisve aqua tectis cito
solubilibus.
Sporidocliia variant quamiuaxiuae magniludine et pauUulutn inter se
figura, orbiculari nempe , ^vel oblonga, forma globosa plus niinusve de-
pressa; dautur tpiaedam interdum osliolis binis perlusa.
Inter Sporidia ejecta pluries observavi corpuscula figurae praeter
propter semilunaris, sporidiis ipsis multoties majora, quorum bina in
icone n.° 5 exliibentur, at cum nou licuerit et in ipsa SporidocliioruiH
cavitate deprehendcre dubium reslat iitrum rudimenla . ascorum, vel
Sporidia alii ordinis exhibeant, vel ])lanlae omnino exlranea sinl.
Id speciruine Friesu superius adducto , epidermis circa sporidocliia
maculas coloris dilute carnei effusas profert, quod in raeis non observatur,
caelerum inter se coUata nullum essenliale praestant discriu.en. Quantiun
dili'erat liacc species a Pcrisporio disseminalo ejusdem auctoris tnihi baud
cogiiito non facile dictu.
Sphaeria herbarum Fries Scler. Suec- ed. 2. n." 38 ab hac specie ,
exceplis dimcnsionc quidquam majori, colore saluraliorc in nigrum vcr-
gcnte , vel omnino nigrum, mea quidem sentcntia baud diflert, et nil
la MICROMYCETES ITALICI
aliud est qxiatn hujus status maxime aduilus ! Slructura Sporidocliii ea-
dem, foi-iria prorsus eadem , eadem denuo sporidiorura figura , iragni-
tudo, et color!
EXPLICATIO ICONIS VIII.
1 . Sporidocliia alifjiiot lentc aucta , a. e slcco , b. a dorse visum , re-
lifjua humidilatc turgescciilia sporidiacpie propellcntia.
2. Sporidochia aiicjuot verlicaliler secla et a latere visaj lente pariter
aucta.
3. Fragmentum Sporidocliii ad augm. 4oo diametr.
4- Sporidia ad augm. ■joo diametr.
5. Corpuscula seniiluiiai'ia inter Sporidia observata ad augm. idem.
g. Sphaeronema ferox DNtrs.
Ad caules Solaui aliarumquc herbarum emorluarum in H. R. Bolanico
Genuensi, vere 1842.
Nudo oculo in caulibus dealbatis quos aggreditur, maculae taritum
indeterminalae conspiciuntur plus minusve fuscescentes , pimctis minu-
tissimis nigris passim notatae. Sporidochia epidermide 'vertice eorundem
adnata, perforataque tccta, cetcrum penitus libera, globosa, depressa,
globosa obtuse conoidea, pcUucida, fuscescentia, tenuia, sub microscopio
celluloso membranacea, areolis amplis subrotundis irregularibusve, circa
ostiolum sat amplum quod in vertice exhibent, setulis rigidulis, simpli-
cibus, pellucidis , plus minusve copiosis tamen semper discretis , ostioli
diametrum acquantibus supei-anlibusve , erectis , palentibus vel radian-
tibus hirta , in sicco coUapsa fusca. Sporidia cylindrica estremitatibus
obtusa, longitudine diametrum multoties superantia , diaphana coloris
perlacei , vix invicem conglutinala , pulveraceo erumpentia.
Variat pariter ac praecedens Sporidocliiorum dimensione , paullu-
lumque fonna , prae aliis longitudine et directione setularum ostiolum
circumTallantium.
Ab omnibus descriptis ostiolo hirlo prima fronte distinguilur.
AUCTORE J. DE NOTAHIS 1 3
EXPLICATIO ICO MS IX.
1 . SporidocUia Iciite aurta a latere visa.
2. Particula pcridiL ad augm. 4oo diam.
3. Sporidia ad aitgm. 700 diainclr.
CONIOMVCETES
Myriocephalum DNtrs.
Flocci erecti subsimplices , tenuissimi, vis at obscui'e septali , lon-
gitudine varii, apice incrassato sporidigeri, basi invicem in tuberculum
constipati, muco coacli ; sporidia sphaeroidea , simplicia, floccorum apice
inspcrsa, sessilia, numerosissima, fusca, nucleo concolori farcta.
Fungilli habitu Melanconii vel Stilbosporae, pseudostromate e floc-
corum basi invicem stipalorum cortici, vel raro ligno denudato innato,
erumpentes, demum cubilia excedentes , humiditale accedeiite turgc-
scenles gelatinosi, siccitate in tuberculum comeum indurati , senio fa-
tisccntes , atro-inquinantes.
Nomen a fivptog et xe^k^oj ob Sporidia in capitula innumera collecla.
10. Myriocephalum hederaecolum DNtrs.
Ad sarmenta Hederae tenuiora sicca, in collibus circa Genuam fre-
quens, legi primum hyeme 1842.
Nudis oculis pi-aebet puncta prominentia nigi'a , vel maculas nigras
in anibitu dccolorantes, orbiculares, oblongas , irregularesve , sine lege
dispositas. Tubercula minuta, compacta, raillimetro diametro utplurimum
minora , primum basi cortici interiori aflixa , dein epidermide , e qua
erumpunt , exclusa, liberata , forma pro aetate varia , conoidea, convexa,
oblongave, halone veluti nebuloso interdum cincla , humecta citissime
turgescentia in pulvinulum gelalinosum, fere tremellosum, subpellucido-
punctatum, senio eflusa, fatiscentia. Pseudostroma basi praesertim conr-
pactum, fuscescenti nigrum, mucoso-floccosum. Flocci numerosissimi,
onmes erecti radiantes, tenuissimi, pellucidi, obscure remoteque septali.
I '^ MK RUMYCKIES ITAI.ICI
imuo (Iciiso collecti, basi iiiviccin conslipali, simplices vcl plerumfjue
hifurci apice incrassato capilellati. SporitUa numerosissiina globosa fusca,
sporidiolo vcl si mavis nucleo concolorc foeta, liliic annulo dilutiorc fere
linil)ala , a|)icc floccorum iiispcrso-capitata , glomciula subrotur.tla rdi-
i-icnlia, pciliccllo proprio omiiino doslilula, coliacrciilia laulum.
Tubercula pro aclatc, ut superius moniii, forma valde variant, certo
rertius ab orlu hypoplilaeodea, sed in optinie cvolutis, ob dilferentiain
voliiiiicn luberciilnruiu ipsorum inter ct rimulas epidermidis , non sine
dilliciillalc delinilur , nura sinl lanlum epidermidi aDfixa , num ab ea
frimipant.
(Jenus in ordine Coniomycelum , eui ob pcnitiorem structuram pscu-
dostromatis , si>oridioriunqnc rcfcrcndiim esse nuUus dubito , caeleris
nobilius: a uiucedincis quibuscum cliaracteribus nonnullis convenit, floccis
iiempc apice sporidiferis , differt floccorum ipsorum tenuitate , et prae-
cipuc substantia mucosa quae fleeces sporidiorumque capltula undequaque
obdueil. Hoe intuitu ]>ropius accedit Slilbosporae , Pestalotiae, Aslero-
sporio, quae pari rationc pscudostromale floecoso gelalinoso instruunlur,
sporidiisque ex apice floccorum oriundis; sed Slilbosporae, Pestalotiae,
Aslcrosporio , sunt Sporidiii septata vel intus ccllulosa , non siiuplicia
nee in glomus collecta. Binae pro vcro inter Stilbosporas enumeranlur
species, StiU)osi)ora nempe botryospora Montagne (Annal. Scienl. nalur.
6. p. 338. tab. 18. ic. 5) et Stilbospora cheirospora FniES ( Syst.
Mvcol. 2. p. 448) J quae ex prions saltern icone a el. Moktagne exbi-
l>ila, aflinitatem quam maximam cum Myriocephalo meo ostendunt , at
in liisce speciebus quae forte inter se baud satis differunt , Sporidia
quoad dispositionis modum Penicillia vel Monilias aemulantur , dum in
Myriocephalo disposilionem boli'ytideam praebent.
Addendum insuper quod ]\lyrioceplialum a generibus Slilbosporcis
superius adductis etiam situ floccorum dillert, in liisce enim sub epi-
derniide e qua Sporidia cirrhose vel quocumque alio modo y)rofluunl
i^iynuniiir , dum e contra in nostro, uiox libera in lubercidiun sujira
rorticeui consistunt , et si inter mucedineas forma, disposilio, orii^o
.sporidiorum floccorumque sufliciunt ad genera distinguenda , non video
sane cur cliaracleres ejusdem ordinis parvi faciundi sint, cum agilur de
ronioinytetibus, his ncgleclis Stilbosporeas cum Sporodermeis commode
in unum roUigere possumus.
AUCTOnE J. UK NOTARIS l5
CI. MoNTAGNE I. c. monet se primum Stilbosporam botryosporam
pro novi generis typo habuisse , eique nomen Thyrsidii incUdisse.
EXPLICATIO ICONIS X.
1. Fragmentum ramuli Hederac helicis exhibens fungillum nalundi ma-
gnitudine.
2. Tubercula aliquot leiile aucta.
3. Tuberculum verlicalitcr scctum et aqua madefaclura , uiagis auctuiii.
4- Filaiiienla sporidigera ad augm. ■joo diametr., a. e basi luberculorum
desutnpta.
"5. b. Capitula sporidiorum ad augm. idem.
MICROMYCETES ITALICI
NOM
VEL MINUS COGNITI
A U C T O P E
JOSEPUO DE NOTARIS
Exhib. 3 julii fS4S.
DEGAS QUARTA
I. Peziza Cenangium.
3. Stictis Panizzei.
3. Hjsterium micrographuin.
4. JMicrothjrium Smilacis.
5. Diplodia poljmorpha.
6.
))
seriata.
7-
»
mutila.
8.
»
profusa.
9-
»
Taxi.
1 0.
n
Oleae.
CUPULA TI.
I. Peziza Cenangium DNtrs.
XXabitat in ramulis ad teiTam dejectis, forte Laricuin, in niuutc Ccnisio.
Specimina Icgerunt D."' Lisa et Bonnaz , aestate i838.
llccens ob colorem disci laelc flavo-virentem , nudo eliniii oculo fa-
cile conspicua. Ei-umpciis vol corlice scccdenlc, libera, nuda, milliiwclniin
Serie II. Tom. VII. c
l8 MICnOMYCETES riAT.KI
jiliMunujuc lata aiil jiaiillo ultra, laiissiine in caesjiilulos paucoruin in-
(liviiluoriui) , sallciii in S] iH-iiuiiiibus, (jiiac ail maims sunl, coaceivala.
Ctipiila i-oriacca , crassiusi-ula , li'uav, vduti cjiiclenniilc Icmii corlicala ,
alabemir.a , mux apcila, juuioi- obverse coiiica hians, ilein scnsini cli-
lalala , evplaiialaipie, subliemls|>hacric'a , |)aU'llacforniis, fij|;uia admodum
varia , obloii:;a, ri'iiifornsis , conlala, subiiiilc I'liain liigoiia vcl sublobala,
marline in (|iioc-nir.(jiu- stalu scnijier jilus uiiiiusve incur\o, cxlus uui-
brino-olivacea , iiilus all/ula , slijiilulo brevi , crassiusculo, laevi , Aisi-o,
excipulo breviore, qtiaiulonue cxconlrico pracilila, in sicco minule ru-
i;ulosa , ilisoo laclc fla\o-virons , concaviuscula -vol plana, llymcniuin ce-
racc\un excipulo crassins, dcuunn pulvcracco-falisccns. Asci clongato-
<-la\ali oblusi , parajiliysibus crebciTimis , filifonnibus , fasciculalisquc ,
ascos subaecjuantibus, obvallali. Sporidia sim|)liria oblonga, elliplicave ,
I'Vtremilatibus roluiulalis vel oblusiusciilis, pallide cilrina.
Variat (jiiainiiiaxinic fonna cupularum, ut raro individua bina cjusdem
dimensionis el figurae in eodem ramulo invenianlur: in unico s]iecimine,
(ii|iulas biiias , stipituli ope invicem connatas observavi.
Ad riiialcas calycinas special, cpias inter, vi\ cum Peziza versifonni
(Pers. Icon, et descripl. p. 25. tab. VII. fig. 7) ob colorcm turn disci
rum excipuli comparanda ; a reliquis cjusdem seclionis vel forma vel
colore salis supcnjuc rcccdil. Quoad colorcm, cvcipuVupic , cpidcrmldc
propria quasi veslili , crasslliem, ad Cenaugia accederc vidcrclur, sed
disco semper aperto ab iis stalim distiiiguilur, siculi et hymenio para-
|>liysibus copiosissimis inslructo a Patellariis, et prae caeleris a P. discolore,
(MoNi. el FniFS Aniial. scient. nalur. i. p. Syo ) quacum aliunde plu-
ribus momenlis cor.griiil.
EXPLICATIO ICONIS I.
I. Frustulum raniuli cxliibciis plantam naturali magnitudine ; in n. pla-
gula decorlicala , cupulas aliquot liberas oslcudcns.
a. Cupulae aliquot Icnle auctae.
3. f'upulae a latere \isae, lente simplici valde auclae, a. junior, c. adulla,
/>. binae slipitis ope simul connalae , vcrlicaliler scclac.
'\. Porlio liymenii, ad augm. 700 diametr. sub quo sporidia vix con-
spicua.
5. J'ars superior asci unius, ad augm. 1000 diametr. Sporidia perfecla
fovens.
AUCTORE J. DE NOTAIVIS
2. Stictis Panizzei DNtrs.
Ad folia dejccla Olcac circa Sanclum Romulum (San Reiiio) , in
Liguria occidcntali legit Dominus Franciscus Panizzi Phavinaiopola ,
\ere 1843-
Sislit |)\istnlas parvulas, crebcrriinas , pun cti formes, coloris ferine
epidermidis ipsius folioruiii quibus iniiascilur, \cl ciiicrascenles, vertice
rimose laceralo , discum fere pulveraccum parce revelaiites. £|>iplivllii ,
iiiilliiiictro diamclro plerumque minor, ascoinata lenticnlari discoidea,
basi mcsopliyllo inmiersa , cpiderinide slellaliin«fissa , l;iciniis (jualiior \fl
quintjue subacqualibus , Iriangularibus , irrcgularibusve, in sicco conni-
ventibus tecta , disco pallide cilrina, subpulverulenta, madefacta liirge-
sccnlia , laciuiis epidermidis rechisis vel recurvalis, emergenlia, pallida,
mollia , gluten amylaceum quasi aemulanlia , facile tandcui solubilia, fo-
veolasque orbiculares in matrice relincjxientia. Ilymenlum fungillum in-
tegrum constitucns, omnino absque excipuli vestigio. Asci lineari-oblongi
vix subclavati, utrinque obtusi , subindc fasciculati , inviccmque coliae-
rentes, pallide flavicantes, massa veluti bulliculosa , loiigitiidiiialilerquc
striata farcti , paraphysibus paucis , Cliformiiius ascis brevioribus inlei-
mixtis. Sporidia filiformia , longissima, flexuosa vel varic conlorla, api-
cibus obtusis, guttulas oleosas ( spovidiola ? ), serialas foventia, pallide
citrina, anle ascorum dehiscentiam vix conspicua, quin iiEO, eoiundeni
mole et forma pcrspeclis , prima fronte vix credercs ascis excipi posse,
cum iitplurimum hos saepe longitudine excedant.
Hie iterum novam Sticlidis speciem ascigero-paraphysiphoram habe-
inus, prouli in St. Olcae ( cf. Dec. III. n.° I ) a qua characteribiis va-
lidissimis dilfert: et i.° sede constanter in pagina superiore folioruui :
3." colore pallide citrino qui in ilia fuscescenli-ater; 3.° stinictura mol-
liori ascomatum : 4° dcmum forma sporidiorura sane singulari , in ulla
alia hujusce generis specie, quod sciam hucusque obvia. Ratione qua
epidermis supra foliorum discum j)roluberal, turn modo quo laciniatim
fissa recluditur, cum et hymenii in pulverem fatiscentis indole , Stict.
phacidioidi (Fries Syst. mycol. 2. p. 198) potius analoga videliu" ; sed
species cilata liypopliylla in foliis Aibul. Uvae ursi pvovcnit, colorcque
albido-caesio a nostra disliugultur. Caeleruni discrin'.en ccrtuni has inter
species ab ipso generis characlere, ut priraitus conslltulum est, facile
•]0 MICROMYCETES ITALICl
.luitur, \v\ nciiipe c defectii i>araphysunn , cpiac si in Sticlide jiliacl-
(lioide pnriter adcsscnt , aucloii aculissimo qui cam e vivo desci ipsit
aufu^evc iioii potuisseiit, vol c sporidiis quae Sliclidibus omnibus Friesii
(ci". Syst. 1. 1-. i>. 193 ) niinula , globosaquc sunt. Hue tandem praeter-
proptei- rodeunt ea omnia quae de afVmilale Sliclidis Olcae eum Pha-
eidiis Lauro-cerasi , ct Hederac in superioribus deeadibus exponere sategi.
KXPLICATIO ICOIVIS II.
1. Asromala lente aueta, a. e sicoo , h. madida.
a. Sectio veilical. ascomfttum nonnullorum ad augm. idem.
3. Portio hymenii ad augm. 4oo diamelr.
4. Ascus sporidia biiia adimc fovens a relitpiis sejmictus ad augm. idem.
5. Sporidia ad augm. idem.
PVRENOIlirCETES.
\
3. HvSTERHIM MICROGKAPHUM DNxRS.
Provenil in pagina superiore foliorum Oleae Europeae marcesecn-
lium , plerumque in consorlio Di|)lodi;ie Olcae. Genuae vere 1842.
Minutifsimum, sistil lineolas vel puncta ol) epidcrmidem circumcirca
nigrefaetam , nudo oculo aegrius percipienda , vel laeviter observanti pro
ostiolis prorumpentibus Diplodiae superius cilatae sumenda. Perithecia
dimidiala , supcrficialia , nuda, adnata, sine ordinc sparsa, plus minusve
inicr sc dislantia, elli|)lica, oblonga , lineariave elongata, leviter con-
veva, recta varieve curvata, subiiide latere ramulo aucta, opaca, laevia,
Icnuia, subcoriacea , rima longitudinali dehiscentia, in sicco arete clausa,
liiimidilate ingrucntc labiis dimotis apcrta , dilatata , disco planiuscido ,
pallido. Nucleus mollis subgelalinosus , ascis erectis, oblongis, oblongo-
ovatis, obovatisve, obtusis, constans. Pai-aphyses nullae. Sporidia oblongo-
iittenuata sublorosa , extremitalibus obtusiusculis , sporidiola pleiiimque
(piatnor fovcntia, pallidc flavicantia.
Basis ])eritheeiorum vel pars corundcm inferior , si revera adest, tain
tenuis et cubili tain arete adhaeret, ul nullomodo earn decernere po-
tuerim, caeterum elpleraque Hysteria foliicola talem oslendunt stnicturam.
AUCTOBE J. DF. NOTAHIS 2 1
Ah aflinibus sccllonis Xyloinatuin Friesii (Syst. Mycol. 2. j). 589)
ad qiiam special, dislinguitur liacc species vel minulic, omiies eniin inihi
notae nostram dimensionc valdc superaiit, vel forma, vel macularum
cxaridaitun defeclu , hinc vix cum ca comparaiidae species foliicolae
verbi gr. : II. puncliformc, H. foliicolum , II. maculaie , caeleraque.
Quoad liabitum, fignram, dimeiisionem, acccdit Aylographo piiiorum
DtSMAZiEnii { PI. Crypt, de France n.° 294 ) sed satis superque dilFert
perillieriis tcnuioribus vix subramosis, nucleo paraphysibus destitute ,
sporidiisfpic.
Quod ad genus Aylographum a clarissima Anna Libertia in Annal.
scient. natural, vol. 'j. p. 125 ]iroposilum, non video quibus characte-
ribus acutioribus ab Ilyslerio distingui possit , nolam e perilbeciis ra-
mosis valde fallacem esse, ncc ad fulcieiidum genus sufllcere, hujusmodi
exem|)lis compluribns comjirobatum est, character signis adest, in stru-
ctura j)critheciorum dimidiatorum sed hie pariler communis H. foliicolo,
H. Hederae, H. culmigeno etc.
Num hue reducendum sit Aylographum Hederae Libertiae ( peri-
theciis amphigenis , alris, sparsis, elongatis, subrectis, simplicibus, raro
furcatis Desmaz. in Annal. scient. natural, vol. i3. p. i8g) in utraque
pagina foliorum Hederae, Ilicis, et Lauroccrasi proveniens, dijudicare
nequeo.
EXPLICATIO ICOMS III.
1. Perithccia iionnuUa lenle aucta : a. e sicco arete clausa: i. humecla,
aperta.
2. Perithecia verticallter secla, aperta, ad augm. idem.
3. Porlio nuclei ad augm. '700 diametr.
4- 5. Ascus, et sporidia ad augm. 1000 diametr.
MlCnOTHYRIUM.
Desmaz. Crypt. nouvcU. in Am lal. scient. natur. vol. i5. p. 137. tab. i4- fig- i
et PI. Crypt, de France ed. 2. n.° 492-
Perilhccium superficiale, dimidiatum, scutifonne, cclluloso-subfibrosum,
ceUulis radianlibus , membranaccum corneumve, poro vertice perforatum :
asci fixi, sporidia simplicia septataque octo foveules. D^rns.
22 MICROMYCETES ITALICI
4. MlCROTHYHIUM SjIILACIS DNxRS.
All lamos Smilacis asperac et mauritanicae cmortuos in Sardinia ,
Ligiiria frequciis, lolo anni tempore.
Praebcl oculo ineiini inaculas puncliformcs discretas, plus minusve
miinerosas \el passim inviccm conflueiiles in maculas fere alrametitosas
amorplias , ramos unditpc conspurcanles. rcrilliccia suiicrficialia , lae-
viler adnata, dimidiate sculifonnia, orbicularia, roarginc minute eroso-
dcnliculata ; convexiuscula \el inlerdum deprcssa, umbilicata subpatflla-
riaquc , nigulosa , nigcrrima, opaca , vcrtice papiliata , jiorocpie minu-
lissimo pcrtusa , discrcla \cl hue iUuc inviccm ronnala, ct tunc figura
admodum varia , coiivexa, subundulata, crebre papiliata, porisque biiiis
pluribusve perforata, prouli e binis pluribusquc iiidividuis inviccm con-
flucntibus conqiosila. rcrilhecia quoad slrucluram pcniliorem crassiu-
scula, fere cornea , fragilia, auibitum versus tenuioia , pellucida, cellulis
picrumque linearibus, vel cuneatis, e centro-radiantibus fere imbricalis
contevta. Nucleus subgelalinosus, hyalinus, ex ascis c basi \ix attenuala,
ovalis , obovatisvc apicc rolundatis , sporidiis octo foctis. Sporidia sub-
bisrrialia ovala, siniplicia , pallide cilrina.
Quamvis hie pulchcrrimus fungillus struelura perithecii cornei po-
lius([uam membranacei a genere Microthyrio celeberr. Desmazierii , hii-
cusque monotypo , recedat, tamen sejungendum esse, ut primilus con-
stitueram , non censeo. Ex eo quod penitiori structura omnino congruil
cum planta a clarissimo viro descripta et in collectione plantarum Crypto-
gamicarum Galliae edita; quod rcstat unicum discrimen e Sporidiis, adhuc
dubium num valeat in hoc ordine ad distinguenda genera nam persaepe in
speciebus peraOinibus diversissima inveniunlur, prouti videre est in Sphae-
riis, Dothideis, Ilysteriis etc. hinc malui characterem a cl. viro propositum
paullulum reformare, quam novum condere genus. Paraphyscs desunt in
Mtraquc specie, at haec organa lam pauci in praescnli casu, faciunda
esse existimo , quod si in postcrum novae ]\Tirrothyrii species detege-
rentur, nucleo ascigero-paraphysiplioro instruclae, neutiquam sej)arandas
e.ssp paritcr conteiidcrem.
Hoc genus analogum esse Leplothyrio (Kunze ]\Iycol. Heft. 2. p. ^9),
Actinolhyrio (Kunzf. I. c. p. 81. tab. 2. fig. 3), Sacidio (Nees in Kunze
1. c. p. 64. tab. 2. fig. 2) ct Leptostromate ( Fries Syst. Mycol. 2. p. 597 ),
AUCTOIIE J. DE NOTAniS 33
unicuique facile patet , aL oinnibus vci'o apprime distinguitur slruclura
nuclei, qui in cilatis tantum Sporidigerus iicc ascigeriis.
EXPLICATIO ICONIS IV.
1. Fi-uslulum ramuli ixliihens planlam naturali magniUidinc.
2. Eacdem leiitc auclae.
3. Pcrilhccium e i)liiribns compositum , lento valdc auctum, advcrsus
luccm foraininulis pluribus pcrtusuin.
4- Peritliecia verlicaliter secta, lente visa.
5. Portiunculae perithecii ad augment. 4oo diametr. exhibentcs figuram
ct disposilionem cellularuin peritliecia ipsa coiislituentium.
6. Portio nuclei ad augu;. 4oo diametr.
DiPLODIA
Fries in lit. ad cl. Montagn. (cf. Annal. scient. natural, vol. i.p. 3o2),
Desmaz. Note sur les Cryptog. 1. c. torn, i o. p. 3 1 1 , et Plant. Crypt,
dc Franc, cd. n." n.° 288.
Sporocadus Couda?? ex Montagn. Ess. lust, iialurel. des Champign. p. 34.
Sphacriarum species Auctorum.
Perithecium spliaeroideum verlice ostiolo papillari vel puuctiformi ,
aut cylindraceo plus minusve cvoluto , apertum; asci nulli , sporidia
majuscula , obloiiga, cUipticave primum pedicelli ope aflixa, vel subscs-
silia, dcin libera secedentia , siuiplicia , 2-3-pluriloculai'ia sporidiolis
farcta. DNtrs.
Peritliecia simplicia, discreta, vel coiifluciitia , slromate gemiiiio, in
speciebus liucusque cognitis, prorsus nullo, plerumque, primilus saltcni,
hvpopliloeodca.
Genus a clarissimo Friesio in literis ad clariss. Montagme 1. c, liiscc
verbis circumscriptum, asci ellipdci, oblougi , didjmi , spovidils binis
referti , jam nunc reformandum esse persensit clariss. Desmazieres in
Plant. Cryptogam, collectione citata, revera sporidia Diplodiainim mca
(piidem scntentia asci iiaud dici mereulur, nee desunt species sporidiis
luntuni unilocularibus instruclac.
^4 MICROMYCETES ITALICI
Sporiilia si a priiiiortUo acl maturilatcin usque pctletcnlim sequunlur,
liacc notntii digna jnacbent. S|)oriiliuin iiniunqiiothjuc, sivc siiiij)lc\ sive
roinposituin, constat |)iiimiin sacculo nieinbraiiarco ( I'^i)is|)oriuui ) liomo-
geneo , uniloculari, tliaphano, basi in pedicelluni ))liis miiiusve evideiitem
attenuato , nuclemn pallidc flavidum , grumosuni fovenlc. Nucleus iste
scnsim sensimqne fnsrescil, inspissalur , ut ita dicam , Iiomogcncus fit,
vol ill lobos inacquaK's exlcndilur, co pacto lit liiii))us pelbicidus, qui
nucleutn ipsum circuindat, et exislenliam episporii vel membranae ex-
ternae evidcnlissiinam facit , poslremo deuiurn penitus evanescit , et
sporidia uiiice in endosporio, vel ineinbraiia inlonia consisterc vidciitur.
Oiiae sive simplex exslet , sive in arlicula biiia iiivicem juncta, septoque
e duobus faciebus articulorum ipsorum inter se coliaerentium interstincta,
vel in loculainenta pluria super imposita, Ael qiiocumque alio niodo di-
sposita, abeat, lamen semper tennis, subdiapliana , rigida, fragilisque,
sub pressione utcunique laevi facile laceranda. Adluic dijudicare nequeo,
ntrum cavitas loeulorum in sporidiis pluri-septalis, massam homogeneam
foveat, vel vacua sit, vel deiuum , si articuli quique pro spoiidiolis
habendi sint.
In cavitale loeulorum sporidionim, siinplieium vel didymoruiu, plu-
ries vidi corpuscula Sphaerica, bina, plurave, subinde fere bulla aeri-
Ibrnii inclusa, quae eerto certius pro sporidiolis consideranda. Haec vero
in codem individuo varia, et inter auxilia diagnostica minime recipi
posse saltcin pro tempore censeo.
Diplodiae species, caetcrum, praeler characteres e structiira spori-
dioruin , facile dignoscuntur figura perilhecii et crescendi modo, quin imo
dispositionem specierum , hucusque milii cognitarum , liisce notis su-
perstruo.
I. Diplodiae, perilheciis cortice secedenle tandem liberis, denudatis.
Diplodia polymorplia.
Diplodia seriata.
II. Diplodiae, peritheciis subtectis, discretis , confluentibusque ,
Diplodia mutila.
Diplodia profusa.
JIuic porro divisioni reduccndae sunt species sequentes hue tanlum
exempli gratia citatae.
Diplodia Ilicis Desmaz. PI. Crypt, ed. a.- n.° 288.
Diplodia vitieola Desmaz. 1. c. n.° 2S9.
AUCTORE J. DE NOTARIS 35
S|)liaeiia sarmcntorum Fries Scler. Suec. n.° a8.
Sphaeiia semilecta Panacis Fries 1. c. n." 3i3.
S|)liacria maniinillana ininor Fries 1. c. ii.° Sgy.
SpLaeria sepincola Rosai-um secuiu). s^jeciiuca clariss. Sommer-
FELT ab amiciss. Aunier coinmuiiicalo.
III. Foliicolae.
Diplodia Taxi.
Diplodia Olcac.
Hue subjungenda: Sphaena alrovirens Visci, ex spcciniiiie a clariss.
et mihi amioissimo Prof. Kunze.
SpFiaeria Hederac Sow. — DNihs Micr. ilal. Dcr. II. ii." 5. i<-. V.
5. DlPI.ODIA POLYMORPllA DNtRS.
Sphacria ta|ihrina Fries? Sysl. IMycol. 2. p. 464-
Ad Lonicerac cujvisdaiii rainulos in moiitc Cenisio, Icgerurit DD. Lisa
et BoTiNAz, aestatc i838.
In ramis praccipuo dccorlicalis eminent liibercula minula , jiuncti-
foi'mia, nigravc valdc conspicua. Pcriihecia priinitus tecta, mcc corlice
secedente tiuda , libera, ligno candicanle denudalo, longiliuUnaliter ri-
muloso, basi applanata laeviter immersa , libera, sparsa , rarissime ap-
proxiniata, Tel in parvas greges conferla , spliacroidca , conicave, elli-
ptica , vel compressiuscula, rugulosa, fusco-alra , liagilia , teniiia, sub
vitro structui'ae fere grumosac, vertice ostiolo minuto papillacformi , vel
poro tantum sat amplo pcrlusa, senio irregulariler rupta^ in sicco fere
iminutata. Nucleus pallidc-fusccscens , exsiccalione ronlractus, fere eva-
nescens. Sporldia juniora pediccllo brevi , crasso, perilliecio parictibus
aflixa, elliptira subclavatavc, inatura secedentia, ovala, oblonga, ellipli-
cave, bi-tri-pluriseptala , articulis seplis transversis interdum ramosis
conjugalis, c pallido fuliginea , pcllucida.
Pluribus conveiiit species liaec insignis cum Sphaeria Taphrina Friesii,
sed hac inihi baud visa, ncc fructificalione cognila earundcin identitatem
statuerc nequeo. A Sphaeria seminuda, picastra , (piae Taphrinae ana-
loga CK Friesio 1. c. tolo coelo diversa , ut a Spliaoria Lonicerac et
Xylostei (piac liic tantum citanlur quia in Loniceris proveniunt.
Serie n. Tom. VIL d
3(5 M!CnOMYCETES ITAI.ICr
EXPLICATIO ICONIS V.
I. rriistuluiii rainuli evliibciis plantain nalurali inagnitudine.
3. Porilhcc. ali(juol leiilis ope aiuplificnla.
3. I'lTillu'c. iilicpiot vcrlicalilcr sccta ail iilein augm.
4. 5. Franinniliun nuclei , sporiilia juniora evhibens ad aiigniciil. 1000
(iian\c(r.
5. Sporulia niatiii-a ad augm. 1000 diamelr.
(>. DiPLODIA SERIATA DNtRS.
Ad sarmcnia sicca Rubi fruticosi, circa Auguslam Taurinorum, Irgi
nulumno 1837. Rara.
Minutissiina , sod ob disposilionem seriatain etiara sine vilri nuxilio
i-onspicua , sub (orma lincolarum nigrarum conlinnarum vcl inleri-upla-
vinn , dumiiiodo opidonnide jam decussa sc prodcat. Porilhccia snhar,-
I'oideo-depressa , basi applanata , verlice papillala, lacvia, atr'o-opaca ,
siccando collapsa, valde varia, vertice punctifoi'mi impressa , vcl undji-
licalo-umbonala , corrugatave , aut compressa, in series lineaics seciis
slrias corlicis parallclas disposila, nunc airle conlig\ia , nunc rcmotiu-
sciUa, prituum transversim epidenmidem cpia arclc Icgunlur, vai-ie i\i-
ptam erumpcnlia, dcmum nuda, passim libera, osliolo papillaeformi
ininutissimo sed facile conspicuo praeilila. JNucieus albicans, sjioridia
juniora pro more pedicellala , pediccllo longiludine vario, deraum libera
sccrdi-iiiia , cili|)lica , oblonga, ovalave, unilocularia margine pellucido
cincla , saturate badio-fuli(;inca. Sporiilia rcpclitis vi«ibus, vitris acrlo-
ribus inspecia, vestigia tlisscpimenti lueiliani imperfecti uiilii obtulcruiit,
iinnKpiani vero bilocularia villi.
Iluic analoga quod ad peritliecioruin formam el dimensionem videlur
.spliacria coin|)lanata ,'B. minor Fries, sed structura nuclei valde dilli'rt ;
in hac enim adsunt sporidia niinulissiuia c\liuilioidea I'ere Perisporii ,
similliuia illis quae in S|ili. herbarum varietate ad Pcrisporium dissemi-
natuni in praccedeiiti decade dubitanler relala observavi. Caclerum nostra
ad raiilicolas Fhiesii non special.
ALTTOUE J. vr. SOTAniS o-
EXPLICATIO ICO.MS VI.
1. Perilhecia leiUe aucta , Icon cxl.ibet figuran j.cnthcdorum .liversa
aetate, ncc uoii coniiulcin ilisj)osilionein.
2. Perilhecia epidcrmide adlmc lecla, ad seclionem vcrlicalem visa,
leiite j)aiiier aucta.
3. Particula nuclei ad augm. roo diamelr.
4- Sjjoridia ad augm. looo diamelr.
7- Dipi.oDiA MUTILA Fries.
Fries et Montagn. Amial. scient. nalur. i. p. 3o2. tab. 1 3. fi„ -
Sphaeria mutila Fries Syst. Mycol. 2. p. 4.4, el Scler. Suec. n." ,64. u.
In ramis Populi nigi-ae dejeclis, Genuae vera 1842.
Nudo oculo observantur in ramulis puncta nigra minuta ph.s mi-
nusvc uumerosa. Perilhecia enlophloeodea , stromale nigi-escenle lenui
supra corlicem inleriorem , veluli pictura fuligineo-atra , macuJaefonni
clTuso passim confluenle insidenlia , epidernnde pri.num iccta , demum
hac longitudinaliter vel laciniatim fissa, erumpenlia, sparsa discreta, vel
hinc Hide approximala, sed tegmiue epidermico inter se dislincia, subinde
etiam confluentia, binis, Iribus, pluribuscpie , simul epider.nide cinctis
sphaeroidca, conoideave, atra, opaca, rugulosa, vertice osliolala, ostiolo
papillaeformi valde prominulo, in sicco collapsa , parum prominctia ,
demum rupla , giumos amorphos parce sislentia. Nucleus albidus, spo-
ndia juniora breviler pedicellata, oblonga , obovala, clavalaque, matura
libera septo Iransverso mediano conslriclo-didyma, arliculis subrotundis,
altero plerumque minora, fusco-fuliginea.
EXPUCATIO ICOXIS Ml.
1. Perilhecia lente aucta.
3. Eadem verticaliter secla.
3. Eadem a latere visa.
4- Particula uuclei et sporidia perfecta, ad augm. 4oo diamelr.
a8 Jill noMYCF.Trs itai.ici
8. DlPI.OnlA PKOFL'SA DNtrs.
A<l virgas quibns plaiiliic sulViili'luiiUu- in Ilorlo Tlolaiiiio Genuensi,
%erc 1 8-1 J-
■Sistit jnislulas parvas , alras , sparsas , rainos iimlique circiunam-
bientes , vel per plagas efVusas. Pcritliecia cortici iiilcriori basi innato-
iininersa, solilaria slroiiialc tcmii cH'iiso iiisidcntia, vel siinul juncla gre-
gariu , cpiikriuiile varic rupla gregalim cnmipciilia , spliacrica , i'liseo-
alra , rugulosa , opai-a , vcrtice convexa , osliolo pmictiformi ininimo
perlusa , siccando corrugata, vel vertice depressa. Nucleus albidus. Spo-
ridia juniora pcdiccUata, pedicello longiludinc vario, suhiiide sporidiis
ipsis longiorc , demum libera ovoidea, iitrincjue roluiidala, luiilocularia,
fusco-fuliginea , sporidiolis farcta.
Priori aflinis, turn structura jierilliccii, turn cruinpendi modo, cum
indole stromatis , slatini vero distinguitur pcritheciis inagis prominulis ,
ostiolo puncliformi imprcsso perlusis, spoi'idiisquc unilocularibus. Homo-
iiyma Sphacria profusa Fries est plnnta ab hac longe diversa.
Cum hac specie in eadem malrice, observavi fungillum rubrum tu-
bercularioidcum, codem ferme modo erumpcntem, vcrosimililcr pro
abortu hujusce specie ipsius habendum , cl tuljei'culariis illis adnume-
raiidum , quae nico scnsu nil aliud praebent quam Sphaerias inversas.
EXPLICATIO ICOIVIS VHI.
I. Poritliecia nonnuHa Icnte aucla.
3. Kadem secla , ad augni. idem. ,
3. Parlicula nuclei una cum sporidiis perfcctis, ad augm. 4oo diameir.
g. DiPLODiA Taxi DNtrs.
Sjihaeria Taxi Sowerb. cum ic. ex Fries Observat. Mycol. i. p. i83.
Syst. Mycol. 2. p. 5oo. Sclerom. Suec. n.° 23. Duby Bot. gall. p. ■joS.
Berrel. Brit. Fung. p. 2'j2.
Cryptosphaeria Taii Grevill. Scott. Cryplog. Fl. tab. i3.
Ad folia dejecta Taxi baccalae , ctiam in ramulis tenuioribus, Taurini
in R. Horto Botanico , aut. i838.
AUCTORE J. DF. NOTAniS SCf
•,7>. Piincta miiiulissiii a fusccsccnlia vix nisi lentis ■validac ope perci-
])ieiida jiraebet. rerilliecia liyjiojihloeodca sine lege S|)arsa , rarius per
|iaria ant luajoi'i mimero a()[ii'o\iiii;ila , sjiliaerica , prinium epiileniiitle
oiniiino Iccta , suj)ra fbliorum disciim parum prominentia , hac demnm
varie fissa, verticem oblusiiisculum cxpon-igenlia , subastoma, poro tan-
dem aperta vel varie dififracla, in sicco collapsa, subunibilicata. Nucleus
all>idiis mollis gelalinosiis e sporidiis pedicello bre^i priuuim afiixis ,
demum liberis, lineari-oblongis , apicibus rotundatis, septo uiiico bilo-
cularibiis , loculis aeqnalibns , badio-fuligineis.
Species adspectu siibinde varia , si perithecia epidermide varie fissa ,
verticc nt pro more dcnudalo prominent, tunc astoma , saltern ostioli
vestigium luimquam oIFendere potui , si vero adversus epidermideni te-
nuaUim protulicrant , tunc videntur poro alliicante pertusa; sed hoc
pendcl ab epidermide ipsa, nee a genviiao osliolo. Ilinc parvi facienda
videntur quae de osliolo hujusce speciei aculissinms Friesius monuit in
observolionibus 1. c. et eo magis quod in systemate haec omnia omisit.
Clariss. Berkeley tantum dicit, at lenght piercing the epidermis hj a
pore. Doleo valde quod ad manus non sit Icon Scott. Crypt. Florae
superius adducta.
EXPLICATIO ICONiS IX.
1. Fragment, folii exliibens perithecia lente aueta,
2. Eadem verticaliter secta.
3. Sporidia et nucleus ad augm. 4oo diametr.
10. DiPLOuiA Oleae DNtrs.
Sphaeria Oleae DC. Fl. fr. 6. p. i36. Fries Syst. Mycol. 2. p. 489-
DuBY Bot. gall. p. 704. Bai.s. et DNtrs Enum. in Bibl. ital. torn. LXIV.
n.° 5^ ! Montagn. Crypt, nouvcll. do France in Annal. scient. nalur. i.
p. 343 (excl. forte variet. b. et c). ]\Ioris et DNtrs Fl. Capr. in Act.
Acad. R. Scient. Taurin. Ser. 2. vol. 2. p. ^q-j !
Ad folia Oleae dejecta passim, Genuae , Nicaeae , in Sardinia, ad
Larium, ad Vei'banum, tolo anni tempore.
Species jam jam simplici attactu dignosccnda, folia enim quae cam
alunt ob ostiola rigida valde protubcrantla scaberrima evadunt. Nudo
3o MICROMVrKTES ITAI.ICI AVCTORE J. DE NOTARIS
oculo sislit puiicla crcbcniiua , nigcniiiia, nunc in ulraquc foliorum
pagina, nunc in supcriore vel inferiove tanlum. Perithecia sparsa pins
ininusve distanlia , liypopliloeodca , basi in paicncliyniale foliorum plus
minus alto iinmcrsa , c basi ovala, subroluiichupie in osliolum conoideo-
Iruiicntuin majusculuni dcsincnlia, iiilcrduin ulio coiislricla suburceolala,
cpidermidem perforanlia , rigida , cornea, supcrficie rugulosa, scabra ,
opaca. Ostiolum ■valde prominciis , quandoque sulcis anularibus e\ara-
tum, ore bi-tri-quadridcnlalum , dcnlibus ovalis, aculis , pellucidisve,
fragile facile decussnm. Nucleus albidus in sicoo collapsus. Sporidia pri-
mitus scssilia , matura libera, lineari oblonga, utrinque rotuudala, spo-
ridiola qnaluor fovenlia pallidc flavicanlia.
Diplodiarum foliicolarum pulcherrima, noUs expositis a congencribus
facillimc dignoscenda.
CI. MoNTAGNE asserit se in foliis Nerii et riiillyreae in Gallia auslra-
liori banc speciem invenisse , ipse in plantis adductis numquam obser-
vayi , sed cum Phillyreae foliis, in Sardiniae nemoribus, legi fungillum
punctiformem nigrum, facie buic analogum sed valde diversum sporidiis
utrinque sclula subulata caudalis, ferme ac in Phlyclidio meo cl3'pealo :
in pro\ima decade locum habebit.
iD^c.^'!
, Yirat/. .''4 ,/f//f L^.at/f i%'n,'nc'. ^^'A^J. €/i ./r //u//r /id. ^ /V^rvr • i^w/ /^ i//5!
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3i
OBSERVATIONS
SUR LES GRELES TOMBEES EN 1840
DANS LES fiTATS DE TERREFERME DE S. M. LE ROI DE SARBAIGNE
D'APHES LES nETtSEIGlVEMENS RECl'EILLIS
PAR LA COMMISSION SUPERIEURE DE STATISTIQUE
FAR
M' DESPIHE
Lues dans la seance du 42 filvrieT 4845 (*)
\2^oiiAic)e'C<xhoit6 piciiuuiiaitcA
L/ans le iiombre des meteores qui troublcnt I'etat habituel de Tatmos-
phere , celui de la grele est certainement I'un des plus redoutes par sa
irequeuce ct pai' le dommage qu'il occasionne aux tcrritoires qui en sont
frappiis.
Aussi les causes qui peuvent donner lieu a sa formation occupent
depuis longtemps ratleiiliou des Physicieus. Plusieurs theories plus ou
iiioius ingenieuscs ont ete par cut miscs en avant pour en donner les-
plication , sans qu'ils aieut pu toulefois reussir a eclairer coinpletement
CO point obscur de la Science mcteorologique.
(•) Voir dans la Notirc hislnru|ur des Iravaiix di- la Classe, ini|iriiuci' au coaimi'ui.iucnt ia
Volume , le rappnvt des Comiuissnires sur cc memoirc.
3a OBSERVATIONS S17R I.ES Gnfci.ES ETC.
L;i Commission Supca-ieiirc de Stalislicfiic , nominee par S. M. ct
jircsidec j>ar S. E. Ic iMinistrc dc llntcncm- , nc pouvait manquer de
lain' quc-l(|uos retluMchcs a ce sujcl. Lcs rcnscigiiemciis qu'cllc a rccncillis
el ({u'ellc so propose de publicr siir les ^leles lombccs eii i84o dans
les Elals dc leri-cfcrme ne sont |ias sans iuleret pour la science et
peuvent , scion moi, aider ;\ la solution dii prol)lcmc. J'ai done cm
ulile d'en signaler lcs juincipaux rc's\dlals a 1' Academic llojale de Turin,
dont les iravaut ont deja si puissaiumeut contiibue a I'avancement des
connaissances physiques.
Mais pour facililcr la compaiaison des fails lecucillis par la Com-
mission avcc les dilUrentes theories de la grclc publiees jusqu'a ce
jour, il me parait indis|iensable de rappelcr d'abord brievemenl les opi-
nions des divers Auteui-s. C'est pourquoi , jc diviserai en trois jiarlies
la presente notice : dans la j''"", je prcsenlciai un appercu rapitle des
syslcnus par lesquels les Pbysicicns ont voulu evpliqncr la production
dc la grcle ; dans la 2""% le resume des resullats exlraits des docu-
mens de la Commission Sni>crieure dc Slatistique; enfin dans la 3''""',
les consequences qui me semblent pouvoir etre deduitcs de ces recherches.
I'" PARTIE
OPIMONS DES AUTEUBS SDH LA FORMATION DE LA GBELE
A-vaiit VoT.TA, plusiems sobitions avaient cte proposees pour expliqner
IDrii^ine et le qrossissement des grelons. Ainsi Descartes supposait les
nuages gi-eleux composes de parcellcs de neige ou de glace qui se fon-
dent a dcmi, sc reunissent et doivent a la presence d'un vent froid
K'ln- congelation complete (i). Muschenbroeck pcnsait que des alomes
fi-igorifupies rcpandus dans I'air detcrmincnt la congelation des gouttes
de pluie (2). IlAMBERCEn prctcndait que la paitie snpericure d'un nnage
emperhant cellc itiferienre de recevoir les rayons du soleil, celle-ci se
(I) Trarl. de meteor, rap. (J.
(J) 'Escais dc physiiiue , T 2 cli. 30.
1
PAR M. DESPINE 33
refroiJit assez pour que les gouUcs d'eau dont die est composec se
changent en glace (i). De Mairan ratuibuait au passage dcs vapeurs
aqucuses dans un air agile (a). Enfin Guyton-Morveau croyait que les
grelons doiveut lour origine a revaporalion d'uiie portion dc I'eau qui
envcloppe les vesicules conslituanl les images, et qu'ils prcnnent cnsuile de
raccroissement en traversant les conches atmosplieriques inferieures.
VoLTA, reeonuaissant I'insuffisance de ces theories, tenia d'expliquer
le plienoinenc par les seules forces electriques. En adinettanl I'opinion
dc GuvTON-MoRVEAU pour la formation de remhryon de grcle, il ajouta
que si deui nuages electrises diversement venaient h se superposer, les
molecules gelees subissant des attractions et des repulsions electriques,
elles executeraient du nuage inferieur au nuage siqicrieur un mouvemcnt
de va et vient ou de navette analogue a la danse electrique cpii deter-
minerait I'accroisseraent de leur volume jusqu'a I'instant ou leur poids
surmontant les forces electritjues , elles tomberaient sur le sol (3).
Cette derniere theorie, toute ingenieuse cpi'elle est, a ete vivenient
combattue par divers savants, surtout par M" Arago et Beli.ani. lis ont
observe : que si la formation des premiers rudimens de la grele etait
le resultat de Taction solaire , une grele qui tomberait le matin ( comme
celle de juillet 1806 en Italic) aiirait dil osciller 10 a 12 heures iMitre
les deux nuages, temps pendant lequel les decharges electriques eusseut
altere mille fois Tequilibre necessaire a la suspension des grelons; que
Tevaporation produite par cette action solaire rendrait les greles bien
plus fre'cpientes qu'elles ne le sont en ete; que la mobilite et la divi-
sion des conches nuageuses ne pouvaicnt produire le meme eifet que
des discpies metalliques immobiles, et que le moiivement des grelons
devrait cesser, comme il arrive dans la danse electrique , en substituaut
une nappe d'eau a la plaque inferieure ; que cc mouvement oscillatoire
des grelons n'avait jamais ete appercu; qu'il faudrait une puissance
electrique enorme pour soulever des grelons de demi-livre ; qu'enfin
I'ascension de ces grelons, qui forment entre les deux nuages une chaine
(1) Elenicns do physique Ti." 5J0.
(S) Encjclopcdie, arl. Grilc p. 647.
(3) Journal do plivsiiiuc , 1809. V. G9.
Serie II. Tom. ^ II.
34 OBSERVATIDNS SIR I.ES CnfeLES KTC.
lie loinniiuiication, devrait procUiire des ilt'charges eleclriques (jii'i nonl
j>as lieu (i).
La i|iiesliou nelant done pas jugiie resolue, jilusicurs Socieles sa-
vantcs, la Socictc Agrairc ile Turin en 1820, la Sociute tie Halle en
iSai, la Sociele de Lausanne en 1826, appelerent de nouveau sur elle
lattention dcs Pliysiciens. L'Acadeniic dcs Sciences de Paris la mit elle-
mcnie au eoncours en i83o pour le grand priv qu'ellc devail decerncr
en i832 ; el, dans son programme, olle dcmanda une theorie appuyee
noil seidenient sur des fails e'ludics dans les regions rnemes ou se forme
lii grOlf , inais encore sur les connaissances physitjues concernanl le
ravonnenienl de la chaleur, la lemperatui'c do ralmos)>liere a difHirenles
elevalions , le froid qu'engcndre Tevaporalion , relectricite etc. ; elle exi-
gea, de plus, que ccltc iheorie evpliquat la conslitulion des grelons, leur
volume souvcnt considerable, les saisons de I'annee et les epoques du
jour oil le phenomene se produit. Mais aucnn Memoire n'ayant ele juge
digne du prix , la question fut de nouveau rcproduite pour i834 et toul
aussi iiiutilemenl , en sorlc qu'elle fut alors definitivement retiree du
eoneours.
Toulefois linlerel qu'avaienl manifeslu les Socieles savanles pour
Irouver une explication de la formation de la grele continua a porter
ses linils ; les pliysiciens de tons les pays s'empresserent de signaler les
fails par eux recueillis, el d'en deduirc les consequences qu'ils croyaient
lendre a la solution du probleme. Je cilcrai, parmi les plus remarquables :
1" L'opinion de JNP Denison Olmsted de Newhaven ( Connecticut ).
Dans un Memoire sur les circonstances et les causes des orages de gi'ele,
ce Professeur, apres avoir rappcle Tabsence de ce meteore dans la zone
torride oii cependant les autrcs phenomenes electriques sont si violents,
croit devoir Tatlribuer a la congelation de la vapeur aqueuse d'une
masse d'air chaud et luunide par le melange brusque de cetle masse
avec un vent excessivemcnt froid dans les hautes regions de latmosphere.
Dans ce cas, la vapeur aqueuse du courant cliaud sera congelce avec
une intensite proportionnelle a la temperature du courant froid, et les
grelons dcscendront en condensant aulour d'eux une epaisseur de glace
,;i) Ann. Jcs Icngiludcs, 1828 Giorn. di fisic.i til PaMa , T. 10. p 3J9.
PAH SI. DESPINE 35
d'autant pins grande que la descente sera plus longue, et le iniiieu Ira-
\erse plus huinide (i).
2° Celle de M' Ch. Lecoq dc Clermonf.
Dans deux orages anives les 28 juillet el 3 aoul i835 a Clermont
et sur Ic Puy-de-l)6uie, M' Lecoq a observe, que la grele avail en
lieu a la suite de la superposition de deux couches de nuage poussees
par les deux vents, Sud et Ouest; que les grelons , une fois formes,
etaicnt doues d'une grande vitesse horizontale et pousses par un vent
tres-froi<l ; qu'ils avaient Taspecl d"un ellipsoide donl les exlrernitt's du
grand ave portaient seules des indices de prismes hexagonaux termines
par des pyramides a six faces ; que leur noyau etait de gresil blanc ,
opaque et Chreux, recouvert de plusieurs couches de glace dautant plus
epaisses el plus dures qu'ellcs s'approchaienl de la circonference ; que
le nuage inferieur qui semblait soutenu par la puissance electrique du
nuage superieur se tiouvait presque enticremenl forme de gielons souniis
a un tourbillonnement remarquable dans la parlie anterieure du nuage;
que le bruit qui precedait la grele etait dii a la vitesse des grelons ,
lesquels presentaient lous un raouvement de rotation tres-rapide ; enfin
que I'eau, provenant de la grele, contenait des chlorhydrales el des
sulfates (2).
D'apres ces fails , il a pense que la grele se formait pendant les
vents d'impulsion et non d'inspiration ; qu'il fallait le concours de deux
couches de nuage et de deux vents dilTerens ; que I'accroissement des
grelons etait du a ce que I'extre'mite du nuage greleux penetrant dans
un air chaud , congelait une parlie de Teau en volatilisanl lautre , el
formait des couches successives autour du noyau; que cette operation
se repetait plusieurs fois , le nuage greleux etant soutenu par Taflmile
electrique du nuage superieur et par la resistance de I'air; {jue le nuage
inferieui' augmentant de densile s'eloignait pen a pcu du nuage t'lcc-
irise , et lorscpe Taction de celui-ci etait devenue presque nulle , les
grelons electrises de la meme maniere se repoussaient entr'eux en pre-
sentanl le tourbillonnemenl qui chassait les gi-elons dans tous les sens;
(I) Bibl. i;niv. dc Gcni-vo , 1830. \. ii. p. 3&1. — American Journal of Science, T. 88. ittB.
(4) Ann. de cbimie el do physique, V. CI. p. SOJ. fcvrier 183C. — Bibl. Uuiv. de GcniiTC, 9"^ S-
V. 3. p. SI7. juin 1836.
3(> ODSERVATrOKS SUR LKS GIIEI.ES ETC
mais que le vent du Sud inferieur rcuiiissait ceux-ci on lour imprimanl
la jneine iliivction vers Ic IXoril.
3" Celle lie M' A. De-la-Rive , de Geneve.
M' Ue-la-Rive est d'avis, que la grele, au lieu de devoir direcle-
nicnt on iudirectcoient son origine a relcclrifite , depend phUot de la
iiH-iuc cause qui donne lieu au developpeuient de cellc-ci(i). D'apres cet
aulein- , la propagation de la chaleuv dans los cor|>s elant toujours ac-
i-ompagnce d'un diigageinent d'eleclricite, une difference de temperature
cntre les divers points d'un corps en rompra I'equilibre eiectriquc ua-
turcl. Or, ia tcnqierature d'unc colonnc d'air diuiiiniant dcpuis le sol
jusqu'aux liniitcs de ratinosphere ; et cctle coloinie recevant son etat
calorifique, non des rayons solaires qui la traversent, niais de 1q chalcur
emancc de la tcrre, clle doit sc trouver ohargee d'une' electricite posi-
tive , auginentant de has en liaTit, tandisque Telectricite negative est
absorbee par la teiTe. Si un nuage vienfa s'interposer entre la colonne,
la distribution de la temperature et I'etat electrique changeront. La
chalcur Icrrestre sera renvoyee vers la tcire ( ce (pii occasionne la
clialcur etoiiU'ante dent sont precedes les orages), tandisque ]a parlie
supericure du nuage se refroidira dautant plus (pie le nnage sera plus
epais. Les deux couches de nuages deviendront par celte difference de
temperature electrises diversement , et , si le vent les separe , I'atmos-
])here se trouvera remplie de nuages animes d'eleclricite diffe'rente. En
outre , des que la temperature superieure sera assez basse pour cou-
geler les goultes d'eau du nuage , les gi'elons se formeront et se gros-
siront ensuite en solidifiant les vapeurs qu'ils traverseront. Ainsi la meme
cause tendra a favoriser et raccumulalion de relectricite «t la formation
de la grele.
4° Celle de M' I'Abbe Genevois, de Turin.
Dans le second Congi-es scientifiipie italien, tcnu a Turin en i84o ,
ce jihysicien a rcproduit une thcorie qu'il avait deju fait connaitre en
1 834 ^^ 1 838 (2). Scion lui, la grele scrait toujours precedee du ton-
nerre, et elle ne se formerait que dans certains points des montagnes,
(I) Bibl. Univ. de Geneve , 2' Scrie , V. 3. p. 938 , juin 1836. Notice sur la formation de la
prclc.
(9) Thcorie de la grcic par I'Abbo J. I'. Genevois. Turin 1838. Atli della 2.* Riunione dcgli
jcienziali italiani. Torino 1841.
PAH M. onspixE 37
<ju il iippcllc Ics foyers de la grete, favorables a la compression tie i'air,
d'oii elle serai I ciisuilc transporlec par Its vents sur tl'autres lerritoircs.
Le choc tl'un ou tie plusieurs coups tie foutlrc, en comprimant avec
■violence I'air centre les parois d'nn col , iin angle i-entrant ou tout
autre obstacle, lui senible suflisanl pour en separer Ic caloritpic, comnie
il arrive dans le britpict ]>neuinatit|ue , ct pour produire , tjiianJ lair
revient a sa premiere tension , le froitl nticessaire i la congelation dcs
vapeurs et a la formation de la grclc. Ainsi la grele serait plutot un
eilct mecaniqiie de la loudrc qu'nn eilet electrique, et cllc pourrait
etre prevenue a I'aide de plantations failes dans toutes les regions ou
se fonnent habituellement les nuages greleux , lesqucUes empecheraieut
la production tic la foudre, ou la compression de I'air qui la suit.
5" Ccllc dc l\r Four,NET , de Lyon.
Enfin , il;ins le 9''"' Congrcs scicnlifitjue de France, tenu a Lyon en
septembre i84ij M' le Profcsseur jFournet , comparaut les observations
par liii faitcs sur les brises tjui onl lieu le jour ct la nuit autour des
montagncs (i), sur liiiflueiice (|ue la superposition de deux vents, I'un
meridional et I'autre septentrional, apportait a la temperature, et sur
la distribution ge'ogi-aphicpie tics orages dans le Lyonnais , a pense pou-
voir en tletluire la cause de la formation des grelcs commc de celle des
orages. Scion lui, cliaque cone montagneux d'un chainon determine,
pendant le jour, des brises ascendantes le long de scs flancs et par suite
des colonnes chargees de vapeur qui forment des nuages parasites autour
de sa cirae; si un vent horizontal pousse dcs nuages transversalement au
chainon , ceux-ci sc combincnt avec les vapeurs ascentlantes et forment
une serie de colonnes plus chargees de vapeurs vers les cones que dans
les intervalles qui les se'parent. Un vent chaud tpi rase les deux versans
de la chaine , produira Ic mcmc cflet ; c'cst le cas dii vent Sutl-Ouest
essentiellcment orageux cpii provient des regions tropicales avec une dose
enorme tie vapeurs atpieuscs toujours ]>retes a se contletiser par le
mointlre refroitlissement; le concours ■du"vent da N-ord inferieur on sa-
ptirieur y contribuera encore par la contlcnsalion que sa temperatnre
froide occasionnera, et sa prtisence simultanec ilevra produire la deviation
(I) Dcs brises de jour o( do nuil aulour dcs nionl3(;ncs. Ann. dcs Sc de I'Acad. dc Ljon. V. 3.
p. 1. Actes da Congrcs scieutilique de France , 9° acssion , V. I. p. 450.
38 OBSERVATIOKS Sin I.ES CnftLES ETC.
dc ia marchc SuJ-Oucst des colonnes orageuses , les changemens subils
de temperalurc en hjvcr, et la formation ile la grele en ele. Ainsi clans
le Lyonnais dont I'horizon occidental est borne par qualrc chainons (Pilat,
Riverie, Iseron et les Fayes ) dirigcs du Sud-Ouest au Nord-Est , c'est
sur les communes siluees sous les bandes nuageuses de chaque chaiuon
qucclatent habilucUement les orages et qvie s'exercent les ravages de
la grele.
Telles sont les dilTerenles manieres dont les physiciens ont envisage
jusqu'a ce jour la formation de la grele; leur enonce fait voir que le
probleme est loin encore d'etre completemcnt resolu , et on doit 1 atlri-
buer , en partie , it ee que les fails sur lesquels sont appuye'es oes
theories n'ont etc ni assez nombreux , ni observes sur une assez grande
eclielle pour pouvoir en de'duire des lois generales et independantes de
toute influence de localite.
JJEME pj^RXlE
BESrME DES RECnERCIlES FAITES PAR LA COJLMISSION SUPERIEUBE
DE STATISTIQUE
Oucstiofis proposees pa?' la Commission.
La Commission , a laquelle le Gouvernement a confie I'honorable
mission de reunir tous les elemens proprcs a former la Stalislique ge-
iierale du Royaunie, ne pouvait negliger ceux qui se rapportent a son
etat mete'orologique.
Lun de ses membres, M"^ I'Abbe Genevois , qui avait fait, comme
on la vu prc'cedemmcnt, une etude speciale de la grele, et qui desirait
arriver a la determination des points appeles par lui lesfojers de la grele,
I'engagea a recuciliir, dans tout le royaume, des renseignemens a ce sujet.
Sur sa proposition, elle transmit, par circulaire du 2 juillet i84o, a chaque
PAR M. DESPISE Sq
Commune un etat a rcmplir avant la fin du mois de novembrc. Get etat
comprenait 5 questions formulees par M' I'Abbe Genevois, Icsquelles
dcmandaicnt en substance:
1° Si la grele avail frappe en i84o Ic territoire de la Gommune,
et dans quel jour ?
a" Si elle avail auparavant frapjie (juelque territoire voisin et quel
etait ce tenitoire?
3° Quelle direction avait suivie la grele avant d'atleindre la
Commune.
4° Quelle direction elle avait suivie, apres avoir frappe la Com-
mune, en indiquant meme, s'il etait possible, la tolalite de la ligue
parcourue.
5" Enfin, quels (ilaient les points d'ou provenait ordinairement la
grele qui frappait la Gommune ?
A mesure que ces documens ont ete fournis par les Junles provin-
cialcs, M' I'Abbe Genevois devait en faire le depouillement ; mais
elaiit tombe malade, je me suis charge, apres sa mort, de le supplcer
dans ce travail.
Documens transmis par les Communes.
En procedant au depouillement de ces etats, dont le nombre sem
blable a celui des Gommuncs du Royaume ne s'elevait pas a moins de
3';i2, j'ai reconnu quelques lacunes dues surtout a ce cpie les Sindics
de differentes provinces n'avaient pas tous attendu, comme le prescri-
vait la circulaire , la fin de novembre pour transmettre leurs reponses.
Ya\ ellet, d'apres les dates desdits etats, on voit que:
GeuK des provinces de Gasale et Voghera ont ete fournis a la fin
de juillet ;
Ceux de Nice, Saluccs, le Genevois et le Ghablais en aout;
Geux de Suze ct Albe en aout ct seplembre;
Ceux de Mondovl, Faussigny et Tarantaise en septembre et octobre;
Geux de Aoste, Savoie Propre et Maurienne en septembre, oc-
tobre et noveuibi'e ;
Enfin ceux de S. Remo, Oncglia , Albenga, Savone, Genes, Chia-
vari, Leviinle, Bobbio, Tortone, Acqui, Alexaudric, Lomelliue, Novare,
^O OBSERVATIONS SUR LES CRtt.ES ETC.
Asti, Colli, Turin, Pignerol, Ivrec, Verceil, Biellc, Pallanza ct Ilaule
Savoie en octobrc, novemlirc et tleccinbre;
En soi-tc que Ics 8 jircniieros Provinces n'oiit pu signaler les grcles
tombees jiosteneuremenl a aout ou septenibre , c'cst-u-tlire depuis la
transmission tic kins etats. Mais commc ces Provinces y out supplee
jusqu a un certain point par Ics rcnseignemens doiincs sur les greles des
annees antcrieurcs, les resuUals gcneraux cpii pciiveiit en ctre deduits
ne paraissenl pas nioiiis dignes de condanre.
La Province dc Novi a fait iiiie eireur plus grave dans son envoi
en transmeLlant Telat des gi-eles de i83c), au lieu de celles i84o qui
lui etaiciit deiuandecs. Mais comme elle nc signale dans toute ladite,
annec qu'une seulc grele ( 3o avril 18,39), la<pielle n'a nieine frappe
qu'une seule Commune ( celle dc Canlalupo) , que d'ailleurs il resulte
de ses documens qu'elle est a-peii-pres totalement cxemplc de ce fleau,
cette in'cgularile ne parait pas devoir influcr sur les rcsultats generaux
obtenus dans le Roynume.
Une autre anomalie doit encore etre signalee dans les rcnseignemens
transmis. Elle conccrne les directions indiquees pour la route de- la grele
liors la Commune, directions cpii souvent portent sur d'autrcs Communes
dont les tcrritoires , d'apres leur propre e'lat, n'auraieut aucunement
ete atteints. Cctte circonstance m'a determine a ne considerer comme
rcellcment frappees de la grele que les Communes dont la declaration
en signalait la cliiife sur leur propre sol , et a me regler specialement
sur cette dounee pour lindicalion de la direction que la grele avait suivie.
Riisultats extraits des documens fournis.
En ayant egard aux circonstances qui precedent, et en coordonnaiit
cntr'eux les faits recucillis , jc suis arrive a dilTerens resultats qui me
semblent dc nature a cclairer qviclques points I'elalifs a la formation de
la grele.
Conformemcnt au mode adopte par la Commission Superieure pour
ses publications, les greles tombe'es en 1840 ont ete classees. Province
par Province, dc maiiicre a groupper en un seul article les Communes
frappees le memc jour dans I'ordre ou elles ont ete successivcment at-
teintes , prenaut en cousidciation leur position reciproque , les rensei-
PAR M. DESPINE 4'
gnemeiis inoyens fournis jiar les Communes et la direction qu'clles out
indiquec.
Mais comme il serall dilTicile de deduirc un fait general de rcxameii
isole dcs greles de cliaque Province, j'ai cru ne'cessairc dc former un
autre Tableau, que doit aussi publier la Commission, dans Icquel j'ai
reuni sous le memo numero d'ordre tous les orages airives le meme
jour dans les diflerentes Provinces , avec les Communes frappees sur
chacune d'elles, ct la direction suivie par la grele.
L'e.xamen des fiiils cousignes dans ce dernier tableau conduit a\ix
rcsultats que je vais signaler:
1° Pendant Tannee i84o, et conforme'ment au tableau de recapi-
tulation ci-apres, 880 Communes ont ete frappees uue ou j)lusieurs fois
par la grcle, savoir :
143 dans les 8 provinces de Nice, San Remo , Oneglia , Albenga,
Savone, Genes, Cliiavari et Levante qui forraent le versant
Mediterraneen ;
5g2 dans les 22 provinces de Bobblo, Novi, Tortone, Voghera, Acqui,
Alexandrie , Casal , Lomelline , Mondovi , Albe , Asti , Coni ,
Saluces, Pignerol, Turin, Suze, Aoste , IvTee,Biclle, Verceil,
Pallanza et Novare, qui forment le versant oriental des Alpes,
ou le bassin du P6 ;
1 45 dans les 7 provinces de Genevois , Chablais , Faussigny , Savoie
Propre, Haute Savoie, Tarantaise et Maurienne qui forment
le versant occidental des Alpes , ou le bassin du Rhone ;
880 ensemble , lesquelles sont environ le tiers des 37 1 2 Communes
dont se compose le territoire du Royaume.
Serie II. Toil. VII.
4a
OBSEnVATIONS SL'R LES GREI.ES ETC.
IIEr.\PlTUL.itTIOIl.
KUMimE DES
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204
219
88
53
9
... 880
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11
PAR M. DESPINE 43
3° Le nombre des jours dans lesqucls la grcle a ete signalee s'eleve
j 129, dont:
I
en
mars
qui
a frappe
I
Commune
5
en
avril
))
9
»
18
en
mai
»
lOI
»
30
en
juin
»
1 36
»
27
en
juillet
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264
n
25
en
aout
))
219
»
'9
en
septembre
»
88
n
1 1
en
octobre
»
53
»
3
en
novembre
»
9
rt
139. 880.
Dans ces 139 jours, les mois de mai, juin, juillet, aout et sep-
tembre ont, comme on le voit, ete seuls frappes avec une certaine in-
lensite. Encore dans ceux-ci, les mois de juillet et aoiU ont-ils ete bien
superieurs aux trois autres , tant pour le nombre des jours, que pour
celui des Communes atteintes.
3° Les Provinces qui ont ete le plus fortement maltraite'es , sont
Jours de grele Commnncs grclees
1° Sur le littoral : Genes qui a eu 20 33
« Albenga « 9 ly
6 28.
34 69
24 57
i5 3i
i4 32
1 4 26
14 38
11 32
8 43
6 43.
))
Oueglia
»
2° Dans le bassin
duPo
: Novare
»
»
Turin
«
»
Verceii
»
))
Lomelline
n
»
Coni
»
»
Bielle
n
))
Mondovi
))
»
Asti
»
»
Acqui
n
^^ OBSEHVATIOKS SUR LES GRfei.ES ETC.
Jours tie grclc CoinmHnps gri'Iros
3°Dauslebassiu(.lulllionc: Savoie Propre qui a cu 17 4^
)) Gencvois n i5 33
» Faussigny » 10 i5
»
IMaurienue n 9 3i
4° D'apri'S la dh'cction suivic par cliaque colonne £;rtMeusc , on vnit
que pour Ics tliirerentcs Provinces, elles ont rayonne aulour de la cliaine
lies Alpcs ct tic cello iles Apcnnins, de manierc a sc porter:
1° Lc long du littoral, au Siul-Ouest , au Sud et au Sud-F.st;
3° Dans lc bassin du P6, au Nord-Est , a I'Est et au Sud-Est.
3° Dans le bassin du Rhone, au Nord-Est.
5° Leurs points de depart, indiques dans les etats foumis par les
Sindics , provicnncnt gencralement des sonimitr's principales qui do-
minent chaque Province. Ainsi les points signales oragcux sont:
r Dans le littoral:
Pour Nice, les mont.agnes Baus de S. Jeanet et Miaran en France,
et la inontagnc del Plan ;
Pour San Rcuio, Oneglia et Albenga , les n.onts Bajardo, Ceppo ,
Breglio , Vesio, Carpasina et Carpona ;
Pour Savone, les nionts Camossero, del Coletta et Begna ;
Pour Genes, les inoiits Bocclietla, Touiby et Antola ;
Pour Cluavari et Levanlc, les monts Penna, Bello et Giglino;
C'est-;i-dire les plus hautes sommites qui forment la ligne de faite
des Apemiins , depuis la frontiere de France juscju'a I'extremite orientale
du Royaume.
2° Dans lc bassin du P6:
Pour Bobbio, Novi, Tortone et Voghera, les monts Pcnice, Antola,
("liiappa ct Bocchetta, soit les sommites de I'Apennin qui les dominent
au Sud-Ouest, et quekpiefois les montagnes alpines situces a lOuest ;
Pour Mondovi, Coni, Saluces, Albe et Acqui, les monts de I'Argcn-
liere , le mont Viso et le raont Bracco, plus rarement les nionlagnes
situees au Nord-Ouest j
Pour Pignerol et Suzc, les monts Pragelalo et Thaborj
PAR M. DESPINE ^5
Pour Aostc, les moiils au-dcssus tie Counnajcur et dc Cogue, et
ceiix do rOropa qui sejiarcut ccllc ProNiucc tlu Bicllais;
Pour Pallanza, Novare et Lomcllinc , le inont Rose, et les sommiu-s
qui s'y raltacliciit ;
Pour Alexanilrie, Casal, Asli, Turin , Ivri'e, BicUe et Verceil, toutes
les hauteurs cle la cliaiiie qui s'c'UmuI du Tlial)or au mont Rose, en sorle
que la direction du meteore a varic de I'Oucsl au ISord-Ouest suivant
son point de depart.
3° Enfin dans le bassin du Rhone, ou les orages provicnnent ge-
neralcrtient du Sud-Ouest :
Pour le GeneTois, Ic Chablais el le Faussigny, les montagnes du
Colombier et autres du Jura, cellcs des Bcaugcs, ilcs Voirons , du Sa-
It've , du Vuache , du niont Saxonncx el du inont JoH ;
Pour la Savoie Propre, la Haute Savoie, la Mauriennc et la Taran-
taisc, les montagnes du departement de riserc, cellc de la Grande
riiartrousc, d'AUevard, du Galibicr, des aiguilles dAne, de la ^'anoise,
et du Thabor.
6° En comparant la direction sulvie par les colonnes greleuses, et
celle des nombreuses valle'es qui sillonnent le territoirc , on remanpie
que les Couiinunes frappees se Irouvent presque toutes dans les portions
de Aallees dirigees du Sud-Ouest au Nord-Est, c'est-a-dire, a-peu-pres
dans une direction inoyennc aux deux axes de soulevement des Alpes
oecidentales et orieiitales, taiidisquc, parmi celles dnigees du Nord-Ouest
au Sud-Est, soil dans le sens de I'axe du soulcvcnicnt du mont Viso ,
ainsi que parmi cellcs qui vont de I'Ouest a I'Est, il n'est presque pas
une seule Commune qiii ait ete alteiiite. Les provinces du Chablais ,
(ienevois, Faussigny, Savoie Propre, Haute Savoie, Tarantaise et Mau-
rienne, oil la direction Nord-Ouest au Sud-Est se Irouve forteinent des-
sinee; et celles de Aosle, Ivree, Suze, Pignerol , Saluccs et Coni ou la
direction de TOuest a I'Est est la plus gencrale , en presenlcnt des
excmpies incontestables.
■j° En n^gligeant les greles qui ont sculement frappe une ou deux
Communes, pour ne leiiir compte que de celles qui se sont fait sentir
sur une ccrlaine e'lcnduc , les suivanles meritent d'etre signalecs :
4G
OBSERVATIONS SUR LES GRfei.ES ETC.
DATE
Mai
Ju'm ■ .
10
13
15
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18
iS
S7
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13
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23
DIRECTION
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1)0 10. a I'E. . . .
Dii S-0. au S-K.
l>u iN-0. au S-E.
Uu S-0. au N-E.
Du N-0. au S-E
D6 rO-Ji-0. a I'E-S-E.
Du N-0. au S-E
Du S-0. au S-E.
Du SO. au >'-E.
Du N-O. au S-E
Du N-0. au S-E
Du S-0. au N-E
De 1'0-N-O. a I'E-S-E.
Du N-0. au S-E
Du N-0. au S-E
Du S-O. au N-E
Du N-O. au S-E
PROVINCES
ET COJIMUSES FUArPliES
Dc 10. a I'E
Du S-0. au N-E. .
Du N-O. au S. E.
Du S-0. au N-E.
Dc 10. i IE. . . .
Du NO. au S-E.
Da S-O. au N-E.
Onojlia (7)
Aloxnndric (1). Novarc (1)
Oncglia (1)
Bicllc (('.). Vcrccil (C). Novarc (13). Vogliora (4). .
Onoi;lia (1). Albcnga (I). Genovois (2). Savoie
I'ropre (4)
Turin (4)
Albc (1). Asli (1). Turin (1)
San Remo (3). Cbiavari (S). Levante (4). Vcr-
ccil (1)
Nice (1). Novarc (2)
Mauricnnc (1). Tarantaise (1). Haute Savoie ( 1 ).
Faussigny (2) ; . . .
Coni (3). Lomolline (2)
Asli (4). Turin (2). Verceil (2). Novarc (3) ...
Savoie Proprc (5). Turin (1)
Ivrce (3). Chablais (1)
Casal (1). Novare (1). Alcxandrie (2)
Coni (2). Saluces (1). Turin (1)
Gcnevois (2)
Lcvanlo (4). Alcxandrie (1). Lomcllinc (11). Sa-
luces (6). Turin (1). Novarc (2)
Nice (2). Voghcra (1)
Turin (2). Saluces (1). Maurienne (2)
Albenga (2). Coni (2). Mondovi (4). Alba (1).
Turin (1). Novare (3)
Savoie Propre (2)
Alba (2). Alcxandrie (I). Aosle (4). Savoie
Proprc (1 )
Mondovi (6). Acqui (13). Alba (4). Saluces (2).
Vcrccil (1 )
Gcnevois (I). Mauricnnc (7). Taranlaisc (4) ...
NOMBnE
dcs
PAR M. DE.SPINE
47
NOBUaE
DATE
UIItECTION
PROVINCES
do
ET |COMMU?iES FH^IPPEES
3
o
M
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Jiiin
24
Du S-0 au IS-E
Aosic (1). Gcnevois (2). Cliahlais (1). Sa\olc
I'roprc (IJ. Haulc Savoic (1)
5
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29
Do CO. a I'E
Albcn{;a (1). Levanlc (1). Alcxandrie (1). Lo-
mt'lline (4). Gcuuvois (1)
5
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4
Du N-0. au S-E
Alexandiic (2). Verccil (4). Novare (1)
3
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5
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Du N-0. au S-E
Du N-O. au S-E
2
2
4
10
Torloiie (8). Alba (2)
10
Dc I'O. a I'E
Bolihio (1). Vopliera (.1). Lomelline (2). Turin (1).
No>ure (2). Gcnevois (1)
C
16
-
11
Du S. au N
Voghera (5)
1
5
"
12
Dc 10. a I'E
Vophera (f.). Casal (3). Lomelline (1). Saluces (1).
Vcrccil (1). Faussigny (1)
G
12
"
13
De 10 a I'E
Saluces (2). Ac^ui (3). Torlnnc (8). Alcxandric(6)
Asli (1). Casal (24). Turin (3). I'allania (1) . . .
8
48
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14
Du S-0. au y-E
Du N-0. au;S-E
Genes (1). Bobbie (2). MondoM (2). Nice (10;
Saluces (1)
5
16
"
15
Do ro. a I'E
Kice;(l). Genes (1). Bobbie (3)
3
5
»
18
De I'O-S-O. a I'E-N-E.
Gcnevois (3)
1
3
•■
19
Du S-O. au N-E
Mauricnne (5). Tarantaise (1). Haute Saroie (1)
3
7
„
20
De 10. a I'E
Torlooe(2). Lomelline (1). Asli (1). Saluces (1).
Vcrccil (1)
5
6
»
31
Du S. 0. au N. E
Bicllc (1). Faussigny (1). Chablais (U)
3
13
»
n
Dc 10. a I'E
Turin (2). Biclle (13). Novarc (7)
3
22
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23
Dc I'O a I'E
Biclle (1). Novare (2). Pallanza (3)
Ivrcc (.3). Bicllc (,3). Gcnevois (1)
3
6
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24
De 10. a I'E
3
7
■•
25
Du SO. au N-E
Savoie Proprc (3). Lomelline (1)
2
4
"
2G
Du N-0. au S-E
Du S-0. au ^-E
Alba (1). Lomelline (1)
Bobbio (9). Savoie Propre (2). Genevois (15) . . .
5
21
"
27
Dc 10. a IE
Torlone (51 Vophcra (1). Bielle (2). Novare (1).
Pallania (9). Gcnevois (,1)
C
19
30
Du N-0. au S-E
Ivrcc (1). Vcrccil (3)
2
4
1$
OBSEnVATIONS SlU I.ES CHfel.ES ETC.
DATE
JuiUil .
Aoiil.
Septcmbro
31
DIRECTION
6
7
S
9
to
14
15
16
17
20
S3
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35
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1
3
G
Du N-0. au S-E.
Do S-O. au N-E.
Du N-O. au S-E.
Du N-0. au S-E.
Du N-0. au S-E.
Dc rO. a IE. . . .
Du X-0. au S-E.
Da S-O. au M-E.
Du N-0. au S-E.
Do I'O. a I'E. . . .
Du S-O. au IN-E.
Du NO. au S-E.
Du N-0. au S-E.
De I'O. a IE. . . .
De 10. a I'E. . .
Dc 10. a PE. ...
Do 10. a I'E. . .
Du N-0. au S-E,
Do rO. a I'E. . .
De I'O. a I'E. . .
Do 10. a IE. ..
Do I'O. a I'E. . .
Do 10. a I'E. . .
PROVIXCES
ET COMMUNES FRAPPliKS
Coni (2). Asli (1). I'itjncrol (3). Turin (I). Aoste(21.
Ivree (5). Bicllc (1). Pallanza (l). Novate (5).
Nice ((). Onoglia (2). Savoie Propro (2). Mau-
I'iouoo (i)
San Remo (i). AUionKa (2). Tiwlonc (3). Cuni (i).
MomloNi (I). Ac(iui[(i). Vcrccil (3). Novarc (i).
Alba (I). Novarc (7)
Alba (3). .\sli (8). Pigncrol (1). Turin (M).
Ivree (1). Bicllo (1). Novaro (6). Faussi-
K"y (1)
Albcnga(7). Genes (1). Alba (5). Savoie Propro (7).
Maunennc (2). Taranlaise (J)
Mondovi (6). Asli (21). Coni (1). Turin (1).
Bielle (5). Vcrceil (1)
Gcnovois (1). Faussigny (4). Savone (7)........
Pigncrol (2). Turin (3)
Genes (2). Voghera (1)
Gencvois (1). Faussigny (1). Savoie Propre (7).
Mauricnne (9)
Albcnga (2). Lomclline (1). Bielle (5)
Genes (1). Cliiavari (I). Lcvanle (4). Coni (2).
Savoie Propre (1)
Vcrccil (1). Faussigny (3). Savoie Propre (1) . . .
Coni (I). Pallanza (3). Savoie Propre (f)
Savone (3). Coni (6). Mondovi (2). Bielle (3).
Novare (2)
Aosle (2). Bielle (5). Vcrccil (1). Novaro (3) . . .
Novaro (10)
Faussigny (3)
Suie (1). Savoie Propre (1). Faussigny (2)
Novare (1). Savoie Propre (3). Mauricnne (2) . . .
Genes (7). Suze (1)
San Remo (2). Oneglia (12). Savone(2). Genes (3V
Cbiavari (C). Pigncrol (I) Turin (0). Suzo (3).
N'O.XBKI;
13
2
2
4
3
5
3
3
5
4
I
1
3
3
2
PAR M. DESPINE
49
DATE
Scptembre
Oclobi
Novembre .
DIRECTION
De 10. a I'E
Uc 10. a I'E
Do 10. a I'E. .'J}r.\
De rO. a I'E
Du >'-0. au S-E. . . .
Du N-0. au S-E
Do I'O. a IE
Du y-0. au S-E
Du ?J-0. au S-E
Du V-0. au S-E. . . .
Do 10. a IE
PROVIXCES
ET COMMUNES FR.IPPEES
Cliiavari (5). Coni (I)
Albcnga ()). Savoiic (I), llnndov'i (.T). Lomol-
liuc O't), Ivrcc (1). Verccil (.1^. Novaro (I;.
Mauricnno (1)
Pallanza (3)
Genes (1). Aoslc (2)
Genes (3). Pignerol (IJ. Turin (3)
Lcvanic (1). Mondovi (1)
Acqui (16). Asli (6). Turin (1). Pallanza (2 . .
Turin (4)
Genes (3). Lcvanle (2)
Aosle (6). Ivrcc (5). Turin (1) .". .
Genes (3). Pallanza (i)
15
3
3
7
2
25
4
5
12
II serait facile de multiplier les citations qui prcrcilenl ; mais elles
suffisent pour faire voir que , quoiqiic la direction de la grele ait ete
subordonne'e, comme il a ete dit, dans chaque locaiile au\ ciiaines de
nioiitagnes (fui Ics dominent, cependaiit toutes les ibis que ce metcore
a frajipe le meme jour plusieurs Provinces souvent tres-eloignecs et
situecs sur les deux \ersanls des Alpes et des Apennins , il a prescpie
constaniinent suivi une ou plusieurs lignes dirigees ilii Sutl-Onest au
Nord-Est.
Une semblable remarque fut deja faite par M' Tessier dans le rap-
port qu'il presenta en 1790 a I'Acadeinie des Sciences de Paris sur le
I'anicux orage qui traversa la France, les Pays-Bas cl riloUande, orage
qui frappa, dans sa course Sud-Oucst au Nord-Esl , io3r) paroisses et
occasionna un douimage de :!4,962,ooo fr. Get orage, donl les greloiis
pesaient jusqu'a deroi-livre, atlcignil les Communes sur deux bandes
paralleles, Tunc de I'jS lieucs de long sur 4 tie large, et I'autre de 200
Sfrie II. Tom. VII.
50 OBSEnVATlOKS sun LFS GRfci.ES ETC.
lieiRS tie longueur sur a sculemeiil de hiigcur, laissaiit cntr'clles uiie
baiulc large ile 5 licucs, ou il ne loinba que ile la pluie (i).
La uicine tlircclion a e'lc cgalcuienl obscrvee dans j)lusieurs autrcs
oragcs , ciilr'aulrcs dans celui du 2 r fevrier 1 828 qui se fit senlir sur
les cotes du Portugal et de la France meridionalc (a), ct dans celui
du 1 1) juln 1 835 a Ne^'V-bruuvick (3), I'un cl I'aulre accoinpagnes de
Iroinbes dont rcUbt ful des plus diisaslreux.
8" Dans un grand nombre des elals transmis , les Sindics onl cru
devoir laire mention de la cause a laquellc sonl vulgaircmcnt allribucs
les oragcs dc greles dans Icurs Communes. Us indiquent loujours alors,
pour motif determinant , le conlraste du vent du Noi-d avec les vents
du Sud ou de I'Ouest. Ainsi ccux de :
Nice, I'altribuent au conlraste du vent du Nord avec Ic vent
Sud-Oucsl;
Levanlc , a celui du Nord avec le Sud ou le Sud-Ouest ;
Novi , a celui du Nord avec le Sud ;
Lomeiline, a celui du Nord et de I'Ouest avec Ic Sud-Ouest;
Coni, a celui de I'Ouest (mont Viso) avec le Sud-Ouest;
Suze, a celui du Noi'd avec I'Ouest ou le Sud-Ouest;
Bielle, a celui de I'Ouest ( raont Cervin ct mont Rose) avec le
Sud ;
Tortone , a celui dc I'Ouest avec FEst;
Chablais, a celui du Nord avec I'Ouest et le Sud-Ouest;
I'aussigny, a celui du Nord avec le Sud.
Une semblable declaration , repetee dans plusieurs Provinces extremes,
me parait donner a ce contrasle des deux vents une importance gene-
rale , venir a I'appui des observations locales anterieirrement recueillies
soit par M' Lecoq sur ic Puy-de-D6me, soit par M" Fournet dans le
Lyonnais , et s'titencb'c a toutes les greles qui tombent , du moins a
loutes celles dont relict est ressenli i la fois a de grandes distances.
(1} Annuairc do Bureau des Longitudes I83C. Molicc Arago sur la grelc. Bibl. Uuir. de Gcdctc
Vol. 37. p. t9l.
[i'l Bilil. fniv. snsdite Vol. 37. p. 209.
(3) Id. Vol. i3 p. 145.
PAR M. DESPINE 5 1
9° Parmi les aulres fails consignc's dans Ics mcmes documcns, qiiel-
ques-uns mcritent encore d'etre signales. Ainsi:
Plusieurs Provinces indiqucnt certains vents comme les preservant
de la grele pour la porter sur d'aulrcs tcrritoircs voisins. Dans ve
nombrc , sont les vents Nord-Ouest qui cloigncnt la gi-cle dcs provinces
de Saluces et de Pignerol, ccux d'Est et de Nord-Ouest qui I'eloignent
de la Province de Suze , ceux de Nord-Ouest qui preservent Genes ct
San-Rcnio , ceux dc Sud-Est qui en font aulant pour Acqui , etc.
D'aulres fois, une colline , un cone inontucux garantissent une por-
tion d'un territoire, tantot en divisant la colonne de grele qui frappe
a droite et a gauche (Dent du chat, Savoie propre), tanlot en la de-
viant eiiliercment d'un autre cote (coUine de Turin).
Assez souvent, la colonne greleuse dehouche par un col ou par uue
gorge (provinces de Oneglia, Albenga, Bobbio etc.), et des observations
signalent memc la presence de ce mcleore plus frcquemment depuis
qu'on a abattu les futaies qui garnissaient les gorges { Tarantaise ).
Un assez grand nombre des Communes uon frappees en 1 84o, sont
indiques comme ne I'etant pas depuis fort longtemps. Toutefois coinme
cette donnee n'avait pas ete demandee par la Commission Superieure,
et qu'ainsi elle n'a etc fournie que par quelques Communes isolees , et
surabondamment , on ne peut en deduire aucune loi generale.
Differentes Communes ne sont frappees qu'a de longs intervalles ;
d'autres le sont tous les ansj d'autres seulement apres 2,3,4,5,6 etc.
annees.
Les gi-eles tombent assez fi-eqiiemment sur le sommet des monlagnes
sans s'etendre au-dela; les provinces de Suze, Aoste, Maurienne , Ge-
nevois , Haute Savoie et Tarantaise en foumissent plusieurs exempies ;
mais alors ces greles sont designees comme peu importantcs, sans di-
rection detenninee, accompagnees de pluic, et toujours restreintes dans
un espace fort circonscrit.
Enfin c'est ordinaireraent dans lapres-midi plutot que dans la ma-
tinee que ce meteore se fait sentir.
03 OBSERVATIONS SUR 1.ES GRfeLES ETC.
Ill'" PARTIE
OPIMOIV Sl'R LA FORMATION DE LA GRELE
DEDCITE DES FAITS PRECEDENTS
Insiiffisancc dcs rcnseignemens ohteniis.
J'ai fait conn.Titre tlans la H° Partie les resullats principaux que
iiiont fournl les documens transmis par les Commiincs. II est a regrelter
que les questions qui y out donue lieu aient ete specialement redii;ees
dans le but systemaliquc que s'etait propose leur Auteur , M' I'Abbe
Genevois, c'est-a-dire, la determination de cc quil appelait les foyers
lie la grelc , et (pi'elles n'aient pas embrasse toutes les reclierches
iiropi'es a eclairer les Physicicns dans Te'tude de cc meteoi'e ; car quand
nicinc les rcnseignemens n'auraient pas ete recueillis par des personnes
auxquellcs les connaissances physiques fussent familicres , neammoins la
possibilile de inettre les questions a la portee de tous , ct I'examen
compare des differentes rcponses oblenues auraient procure des eclair-
cissemens precieux sur plusicurs faits encore contesles.
Ainsi il eiit ete convenable de demander pour chaque localite : Theurc
de I'apparilion du nuage grcleux, et ccUe de la chiite de la grcle ; la
hauteur approximative de ce nuage; les vents regnant avanl et apres ^
et leur inlensite; la durce du temps pendant laquelle la grcle etait
tombce; lelcnduc et la portion du territoire frappti; si la grele avail
etc precedcc de lourbillons et du bruit qui dccele ordinairement son
approche ; quels etaicnl la forme des grelons, leur grosseur et les ca-
racteres qu'ils avaient presenles; en un mot, toutes les circonstances
qui avaient accompngiic la gi'clc, afin de pouvoir en deduire , sur lous
PAR M. DESPINE 53
les poinls ilu Royaume, Ics relations de temps, do distance, de direction,
de forme , dc grosscur et aiitrcs propres a faire apprtfcier la maniere
doiit s'etait reproduit ce meleore Ic mtine jour en divers lieux, ct sou-
vent a de tres-grandes distances.
Apjilication des restillats obtemis mix differentes theories
cmises sur la grele.
A defaut de ces renseignemens qu'il serait, sans doute , inte'iessant
et meme facile dc se procurer pour les anriecs a venir , il me parait
toulefois (pi'en mcltant en regard Ics resultats indiques dans la IT" Partie
de ces Observations avec Ics dili'ercntes opinions des Plijsiciens enoncecs
dans la V" Panic, on pent arrivcr a cpielques conclusions, lesquclles
lie sont pas sans importance relalivemcnt au ]>ius ou moins de proba-
bilile des theories presente'es.
I'^n eflet , on a -vu qu'aucune des hypotheses anlerieures a Volta,
ii'avait satisfait les Mcteorologistcs ; que tout en admettant cjue IVlectri-
cit^ jouait un role considerable dans le phenomene de la grele, la
theorie elle-mcme de Volta presentait dans son application des difli-
cultcs trop grandes pour atlribuer a ce seul agent, fpielque puissant
qu'il soit, la production du meteore.
La theorie proposee par I'Abbe Genevois , dans laquelle releclricite
exercerait seidemcnt une .iction me'canique, ne me parait pas avancer
davanlage la solution du probleme. En reconnaissant avec cc Physicien
la possibilile dc la congelation de Teau par TclTct de la rarefaction de
I'air, soit quand elle est traversee par un courant d'air precedemment
tres-comprimc , soit A la suite d'un violent coup de foudre , les faits
semblent d'autant moins se passer ainsi dans la nature pendant le phe-
nomene qui nous oceupe que, d'apres les documens fournis, la grele ue
provient pas des angles rentrants , ni des anfiactuosiles des monlagnes,
mais bien des sommites les plus elcvees de la chaine des Alpes et de
celle des Apcnnins ; qu'cn outre Ic contraste de dens vents pour la
production de la grclc nc saurait etre revoque en doute, et que cette
action aurait bien moins d'elfet dans ces angles rentrants, que partout
aillcnrs. Cette theorie me semble done pecher par sa base fonda-
mentale.
5.( OBSERVATIOSS SlU I.KS C.Rf;t.FS FTC.
L'opinion tie M' le Profcssenr De-i.a-Rive qui atlriliuc a une cause
idcnliquc !e tleveloppeniciil dc rclectricitc et la production de la grele,
soit an rofroidisspmciit du a la diuii\mlion de UMnperalure de la coloiine
alniosj>lieriquc, diminution accidonlcllcincnt augmciilec par linlcrposilion
des linages qui s'opposcnt au rayonnennent de la chalcur terreslre, repose
sur lui principe certain (i). Nul doutc que cette circonstance ne
doivc, d'nne part, ainenor dans la rt'gion snpericurc du nuage un refroi-
disscmcnt propre a fiiciliter la congelation dcs \aj)curs aqucuses , et
d'autrc part , augmenter rechauHement dc la region inferieure , en con-
tribuant ainsi k la chaleur elouirante qui se fait senlir avant les orages.
Alais si ellc dtait le scul et veritable motif determinant de la grele, il
parait que cc metcore devrait se rcproduire Ijeaucoup plus souvent, et
meme cbacpie fois que I'atmospherc se trouvant chargee de nuages ,
ceux-ci determineraieut luie solution de continuile, dans le rayonnemcnt
leiTCslre , en sorle qu'il ne devrait presque pas y avoir un orage qui ne
fiit accompagne de grele.
La theorie de M' le Professeur Fournet sur la formation des nuages
a I'aide des brises de nioutagnes , sur leur accumulation plusou moins
grande en raison dc I'orientalion dcs chatnes , sur le transport des
masses de vapeurs par Ics vents Sud-Oucst qui vienuent augmenter le
volume des nuages, et dont la i-esolution en pluie ou en grele dans la
direction Nord-Est peut elre de'terminee par la moindre condensation ,
surtout quand elle est facilitee par le concours du vent du Nord, repose
cgalement sur des fails confirmcs par de nombreuses observations. Mais
cette theorie qiii ne scmble considerer comme indispensable que le vent
du Sud-Ouesl, si elle rend compte, d'une maniere trcs-satisfaisante, de
la formation des pluies, et de Icur distribution en colonnes plus ou
moins intenses , n'expliquc toulefois pas suflisamment le refroidissement
necessaire a la production de la grele.
En admettant done les difTcrenlcs causes enoncees par les Savants
(1) I'nc obscrvalion presentee !c li mars 1842 a I'Aeadcraio Unyale des Sciences de Paris par
Mr BoLssiNGAULT , donnc uno nouvcllc prcuTC dc rinflucncc qu'cxcrco un corps interpose , pour
inlcrcepter lo rayonnemcnt terreslre. Au mois do fcvrier 1842 , la lerre clant recouTerIc de neigc,
ce Savant a constate une dillcrenco dc 9 dogres ccntigradcs enlrc les temperatures inferieure el
(upcricure ( Mooilcur Univcrscl du 31 mars 1812 , n" 90 ).
PAH M. DESPINE 55
qui precedcnl , cl cu allribuant h chacune cl'cUes uiie part plus ou
iiioins aclive clans Ics circonstanccs qui aident h la congelation dc I'eau
en grele, clles no me sembleut cependant pas suflisantcs pour determiner
a elles seules le phenomenc dont nous nous occupons.
Action que pcuvcnl avoir deux vents ojrposes,
dans la production de la grele.
Si nous supposons , au contraire , avcc M' Denison Olmsted ct
M' Charles Lecoq, le concours nc'cessaire de deux vents soufilant en
sens ojiposes, I'un de ces \ciils vcuant du Sud ou de I'Ouest charge
de vapeurs, Taulre venant du JN'ord ou de I'Est sec et froid, la for-
mation de ce meleore prescnte une explication facile.
Adnictlons, en clT'et, que le vent froid (Nord, Nord-Est, Nord-
Ouest ) souffle supericureitient, et de manicre a raser les sommites des
nionlagnes. II chassera devant lui les nuagcs qu'il renconlrera aulour
de ces sommitt's, soil qu'ils 3' aient ele accumules des vallees par les
brises des monlagnes , soil qu'ils y aient ete amenes de plus loin ; et
ces images prescnteront une lame plus ou moins profonde suivant I'orien-
tation de la chainc montagneuse (conformement a I'opiuion de M' Fournet).
Le vent chaud (Sud, Sud-Oucst, Sud-Est) qui soulTlera infe'rieurement
en sens contraire, amenera, de son cote, une grande masse de vapeurs.
La rencontre du vent superieur tendra necessairement a condenser celles-ci
avec une intensile croissant a mcsure fpie I'une et I'autre auront plus
de Vitesse, et a en fonner de nouveauv nuages que grossiront de nou-
velles condensations de vapcur. Le rcfroidisscment sera lui-meme aug-
niente par la diminution de temperature qu'eprouveront les regions
superieures, tant a cause dc I'inlerccption du rayonnemeiit terrestre due
a I'intcrposition des couches nuageuses tpie a cause du changcment
d'etat eleclricpie et de la rarefaction de I'air resultant des decharges
electriques (conformement a I'opinion de SP De-la-Rive). Les directions
relatives de chacun des vents opposes, directions que devront d'ailleurs
modifier I'orientation des vallees ct cclle des montagnes , el Icur vitesse
d'impulsion y contribueront aussi en determinant souvent des tourbillous,
ct par suite des trombes reelles lorsque ce contraste des vents se fera
56 ODSERVATIONS Sl'R LES r.nf.I.ES ETC.
sentir jusqu'au bas tic la i olouiic alinospheriquc , comme tcndent u le
confirmer de nonibrcux t'xcinples (i).
Tonics CCS causes paraissant plus epic suflisanlcs pour aniciicr la
congelation dcs vapeurs coiidensecSj cettc congclalion s'operera a la
rencontre des deux couches nuageuses , soit dcs deux vcnls , c'est-a-dire
a una hauteur nioindre cpie Ics sonimites dcs Alpes , ct elle y forroera
les endjryons de la grcle on le grcsil. La force d'impiilsion du Tent
dominant conibincc avcc la resistance de I'air et rallraction elcctrique
dcs nuages , retiendront ensuite dans lalinosphcre los grelons formes
pendant iin temps plus ou moins jirolonge, mais que IM' Lecoq a reconnu
sur le Puy-de-Dome capable de laisser porter a demi-lieue de distance
des grains dc la grosseur d'une noisette (2).
Ges grelons pourront done se grossir en Iravei'sanl de nouvelles cou-
ches dc vapeurs jusqu'au moment on ils auront atteint le sol dans leur
course oblique. Si les vents sont faibles, la grcle sei-a d'une petite di-
mension, et la surface frappee sera tres-restreinle, peul-elre meme li-
mitee aux sommiles ou se ti-ouve le nuage. S'ils sont forts , du moins
' le vent dominant , la grcle sera plus etendue, et frappera desdistances
souvent fort eloignees. Si la colonne greleuse rencontre dans sa course
inclinee un obstacle lei qu'une aiguille plus ou moins clevee qui lui
baiTe le passage, cette colonne s'aiTetera, ou se divisera , ou se deviera
toute dun meme cote de I'obstacle. Si, au contrairc, elle rencontre
nne depression telle qu'un col ou une gorge, elle s'y engoullrera pour
se porter sur des points plus eloignes, en sorte c[u'il pourra y avoir
des territoires conslamment exposes a la grele, et d'aulres conslammenl
preser\'es, et qu'en general la colonne greleuse se developpei'a davantage
dans la plaine que dans les pays de montagnes. La colonne greleuse sera
plus ou moins intense , suivaut que le vent froid chasscra devant lui
(1) Bibliolhcqno UnivcrscUc dc GcncTC.
Trombo du II aoul 1827 siir le lac Lpman , \ol. 36. p. MS.
TromLc du 22 fcvricr 1828 a Iljcres, vol. 31. p. 109.
Trombc du 9 juiii 1830 sur Ic lac dc Ncufclialcl , \ol. 4i. p. 18.
Tromhc du 19 juiu 1835 a Nc«brunswirk , 2= Scric , vol. 23. p 149.
Mcmoirc de Mr Cli. Lecoq . vol. 3. p. 235 — etc. cic
(2) Biblioth. Uaivers. de Geneve. Memoire Lecoq , vol. 3. p. 234.
PAn M. DESPINE 5-
iine plus ou moins graiule quaiUile de iiuages. Elle pouria intine iie
fiiipper les terriloircs situes sur sa ligne de direction tpie par inter-
vallcs, ou, corame ou dit vulgaiieinent , par sauis, quand ces images
se trouvcront a ccrtaiiic distance Ics uiis des auties.
La direction apparcnle de la colonne grtleusc sera generalement
dans le s<mis du vent dominant {[ui lui iinpriinera son impulsion. Neam-
inoins, lorsque Ja grele se fura senlir sur plusieurs points tres-eloignes,
Ic menie joui- el ii-])eu-pres dans le meaie temps , ce sera sur une
iiicnie ligiie dirigee du Sud-Ouesl an JVord-Esl , c 'est-a-dire , dans le
sens du vent chaud qui ai)porle le i)lus de vapeurs a condenser. Par ce
motif, toutes les directions de cliaines de montagnes en sens conlraire,
et qui prcsentcnt un obstacle a la marche du vent Sud-Ouest, se trou-
veront beaucoup nioins exposees que les autres a elre battues par la
grele.
Confirmalion de ces fails
deduite des observations metdorologiques.
Les renseignemens consignes dans la IP Parlie de ces Observations
viennent tons a I'appui du raisonnenient qui precede , et seuiblent en
confirmer I'exactitude. Neammoins , pour ra'assurer si les observations
meteorologiques recueillies a la nieme epoque pourraient on lui preter
une nouvelle force, ou la combattre, j'ai cru devoir consulter celles
faites sur les vents qui out regne en dilFerens lieux susceptiblcs d'cprou-
ver jusqu'a un certain point la meme influence que les territoires frappes
par la grele.
A ret elfet , j'ai choisi pour points de repere , et comme pouvant
le mieux procurer des donnees utiles a la question ([ui nous occupe ,
les observations faites en i84o :
1° A I'Hospice du Grand S'-Bernard, 2491 metres au-dessus de la
mer, inserees dans la Bibliothcque Uuiverselle de Geneve.
2" A rObservatoire de Geneve, 407 metres au-dessus de la mer,
inserees dans le meme Journal.
3° A I'Academie Royale des Sciences de Turin , 284, 8 metres
environ au-dessus de la mer, extraites des registres de cette Societe
savante.
Serie n. Tom. VIL h
j8 OBSEHVATIONS Sl'H I.ES CKfeLES ITC.
4° A rUniversite ile Genes, 45 mt-ti-es environ au-tU'Ssiis dc la
nipi- , oxtraites des registres de cet filablissemeiil.
5" Kiilin ;i Nice, ao metres au-dcssus de la mer, recueillies par
M Hisso.
J'ai compare lesdiles observations avcc les jours de grcic; puis j'ai
dressti I'etut suivanl iiidiqiiant , mois par mois, la totalite des vents qui
out regne dans ces dillcrens licux, et le rapport comparatif de ces
vents avec ceux qui ont souffle seulement pendant les jours de grele.
ETAT COMPARATIF DBS VEXTS
OU! ONT mmt PENDANT L'ANNEE 1840
ET DES VE\TS QUI ONT SOITFLE LA MEME AXXEE
PENDANT LES JOURS DE GIUtLE
59
IHOSPICE Dl GRAND S'BERXARD, GENEVE, TUUIX, GENES
ET MCE
bo
IS 40.
IVOMBnE DES JOURS
])C)Hht/U Icsqucls out souffle chaqiic inois Ics vents.
MOIS
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HOSPICE DU GRAND SAINT-BERNARD
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Suite (III NOMBRE WES JOURS
pendant lesqiiels ont souffle cliaque mois les vents.
MOIS
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Mars
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Mai
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Septembro
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" Los observations de Nice , dues a Mr Risso , n'ont etc failcs (|ue le raaliu a 9 heuros, ct ont cle
iatcrrompucs en se[>lembrc , par I'aliseucc de leur Auteur.
65
1840. Suite (lu NOniBRE UES JOURS DE GRKLE
pendant lesquels onl souffle les vcnls.
Jaavier
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Serie II. Tom. VII.
66
OBSERVATIONS SUR LES GRfel-ES ETC.
R.%.PPORT COMP^niTIF DES YEHTSI
qui ont souffle toute Vannce,
et de ceux qui ont souffle pendatit Ics jours de grele.
VENTS
Calmc
Nord-OuesI
Nord-Est
Est
Sud-Est
Su.l
Sud-Oucsl
Oncst
touts
I'anncc
57,54
42,48
100
jours
de gTcle
59,43
40, 57
100
GENEVE
toulc
l^anuce
13, 53
1,0G
44,50
5,44
0,40
2,01
3,80
28,45
0,81
100
jours
de irrelc
13,90
1,5G
40,32
4, 24
0,77
8,14
30,24
0,77
100
TURIN
toulc
I'annce
4,44
17,23
2G,82
8,46
2,90
11,75
19,30
9,10
lOO
jours
de grc'le
3,58
18,57
33, 04
10,50
4,10
12,10
11,05
7, 0
GfiNES
toulo
I'onnce
11,45
0,7G
27,80
14,01
3,70
91,32
11,64
8,62
0,70
100
100
jours
do grele
13,72
1,32
10,62
5,72
3,39
32,07
18,63
13,98
0,55
100
lllCJ
liuil
prfiiiiprs
iiiuis
ilu I'auiK'u
5,74
9,02
14,75
25,41
17. 21
18,03
0,82
9,02
100
Jours
dp grOle
8,34
1,04
10,42
16, C6
23,96
26,04
1,04
12,50
100
L'ccamen de ces etats conduit aux remarques suivantes :
Au Grand Saint- B ernard , deux seuls vents souillent toute I'annee;
ce sont les vents fi'oids de Nord-Est, et les vents chauds de Sud-Ouest,
dans la proportion : : 57,52 : 42,48- Pendant les jours de grele, ils
ont ete : : Sg, 43 : ^o, 5'j , c'est-a-dire que le vent septentrional est
dcvenu plus frequent.
Genwe a presenle plus de variation dans la nature des vents, soit
pendant Tannee, soit pendant les jours de gi'ele. Le nonibre des jours
ralines a ete le meme dans I'un et I'autre cas, soil environ i4 pour too;
niais le rapport des vents froids au\ vents chauds a ete ; : 5i, 4o : 35, o6
PAR M. DESPINR 67
pour lannee, tandisque pour les jours de grelc, il est dcvcnu : : 46, 1 2 : 39,92.
Ce sent done les rents mcridionaux qui ont augmeolc.
Turin n a eu aucun jour caline. Les variations des vents sc sonl re-
produites cnrorc plus frequcmincnl qu'a Geneve, el le rapport des
vents a etc j)our I'annee : : 56, 99 : 43, o5 , et pour les jours dc
grele : : G5, ^5 : 34, aS , c'est-a-dire , (|ue dans ce dernier cas, les
vents froids ont fortemcnt pris le dessus.
Genes a oflert, a-peu-prcs , le meme nombre de jours calmes que
Geneve, dans lannee et pendant les jours de grele , soit 12 a i4 pour
cent. Le rapport des vents froids aux vents chauds a ete pour I'annee
: ^&,^'] ■ 42,28, et pour les jours de grele : : 3i,o5 : 65,23.
Ainsi les vents chauds ont augmente dans inie proportion considerable.
Enfin, quoiquc les observations de Mce nc soient pas aussi norn-
breuses que les preccdentes, et qu'ainsi il soit difficile d'en tirer des
inductions aussi positives, on voit neammoins que le rapport a ele pour
I'annee : : 54,92 : 45, 08, et pour les jours de grele : : 36, 46 : 73, 54 ,
r'est-a-dire , que Taugmentalion des vents chauds a subi la meme pro-
gression croissante qu'^ Genes.
En re'sume le rapport des vents a ete pour les diiferens lieux d'ob-
servation :
Grand Saint-Bernard
Geneve
Turin ;ii:.';
Geaes . . . . .!'.
Nice
CALIIE
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Anncc
FROIDS
Jours
de grele
VEXTS
CHAL'DS
Annce
Jours
de yrt'lo
Annee
Jours
de grele
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59,43
42,48
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13,53
13,96
51,40
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35,06
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42,28
65,23
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36,46
45,08
73,54
L'analogie qui existe entre le rapport des vents qui ont regne a
Geneve, et ceux de Genes et de Nice est frappante. Cependant elle ne
doit point surprendre, si Ton considere que la premiere de ces villes,
malgre sa position eleve'e au-dessus de la mer ( 407 metres) , recoit
presque sans obstacle intermediaire Taction des vents meridionaux par
68 OBSERVATIONS SL'R LES CHfel.ES ETC.
la gianile voUec ilu Rh6uc et tic ses aflluens, tandisque le Piemont se
trouve ceine par la chaine dcs Apennins ct par cclle cles Alpcs , les-
c[uellcs doivcnt necessaiicinciit orrOter et modifier Ics vents qui leii-
draicut a suivrc la meme direction.
En comparant d'ailleurs le nombre des jours de grele dans chaque
region, on trouve qu'ils se sont repartis:
Savoie Piemont Liguric
Wars
Avril
Mai
Juin
Juillet
Aodt
Septembre
Octobre
Novembre
39 io3 47 ,
c'est-A-dire que leur nombre a ete , ^-peu-pres , le meme eu Ligurie
que en Savoie, mais qu'il est devenu bien plus considerable en Pie-
mont, ce qui paratt demontrer I'influence speciale des vents septen-
trionaux sur la formation de cc meteore.
Pendant les jours de gi-ele , surtout cpiand il s'est agi de greles d'une
certainc etendue, le vent regnant a la hauteur du Grand Saint-Bernard
s'est trouve presque toujours contraire a celui de la contree grelee.
C'etait oi'diiiaireracnt le vent du Nord ou Nord-est , tandisque le Sud
ou le Sud-Ouest se fesait sentir dans les regions inferleures de Geneve,
Turin , Nice et Genes.
Enfin les orages de grele ont etc, i-peu-pres, constamment accom-
pagnes d'un changement de vent dans la region infcrieure, et c'esl or-
dinaircment le vent le plus froid c|ui a pris le dessus.
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PAH M. DESPINE Gf)
Ces donnees auraient, sans doutc, besoln d'etre constalees pendant
j)lusieurs annees consccutivcs- pour acquerir tout le degrc de certitude
necessaire. Elles me scmblent toutcfois deja suflisantes pour qu'il ne soit
pas permis de meconnaltre d'une part I'influence qui doit etre attribue'e
au concours des deux vents, septentrional et meridional, relativement
a la production de la gicle , et d'autre part , la formation de ce me-
teore a un niveau gencralement inferieur a celui du Grand S'-Bernard
ou des hautcs Alpes.
Inutilite du paragrelage.
Je ne terminerai pas ces considerations sans dire un mot des para-
greles. L'abandon complet ou sont tombes ces appareils apres la grande
vogue dont ils ont joui momentanement, demontre assez qu'ils n'ont pas
rempli le but pour lequel ils avaient ete construits. Mais il n'est peut-
etre pas inutile de remarcjuer que ce resultat aurait ete prevu, si Ton
eiit admis que la grele etait specialement due au concours de deux vents,
et que I'electricite n'y jouait pas le role principal. On concoit que des
plantations, faites sur les pentes des montagnes, et dans des gorges,
peuvent bien fixer les vapeurs atmospheriqucs , et prevenir la formation
des nuages sur quelques points reputes orageux, comme on assure Tavoir
remarque en Tarantaise ; mais elles ne pourraient jamais etre consi-
derees que comme un remede local et accidentel , letjuel d'ailleurs ne
reussirait point a empecher la formation de ce meteore dans tous les
cas oil il peut se reproduire.
ualfio 111-
7»
HIEHIOIRE
sun
LA DISTRIBUTION DE L' ELECTRICITE
A LA SURFACE DB DEUX SPB&RES CONDUCTRICES COMPLfiTEIE^T ISOLEES
JEAN PLANA
w L'obscrvatioD, qufliiiirfois le hasard, dt-couvrpnt let phtnomeoes ; la mtUbode
» exiM^riineotalc It's difveloppo pl di^tcrmiiie leun lois pliybtqui**: mait le
» dcruicr myslerc drg forces elt'mPUtaircs qui Ics produiscut ue pcul vlrc
M fflU cu ^videDcc que par la puiuauco de la pensve »,
Discours de M. BioT. - \oyez te Journal dit Swans^ avril 11121.
Lu dans la seance ilu 10 mars 1844.
X-ies deux celebres Memoires sur la distribution de lelectricite a la
surface des corps parfaitement conducteurs, presentes par Poisson en
i8i2 et i8i3 a 1' Academic des Sciences de Paris, renferment le prin-
cipe general du verilable ecjuilibre eleclrifjue, qui, desormais , avec la
loi de Coulomb , doit servir de base a la solution de tous les probiemes
d'electricite statique, quelle que soit d'ailleurs la cause qui retient I'electri-
cite libre a la surface des corps conducteurs. La masse de la matiere elec-
trique et la figure qu'elie affecte sontles seuls elemens pris enconside'ralion.
Peu importe, pour la solution du probleme qui nous occupe, de sa-
voir, que la figure de la couche electriqpe est maintenue en equilibre
par la pression de I'air, ou celle de Tether; ou par une action particuliere
de la matiere ponderable du corps conducteur, d'une maniere cpii nous
est inconnuc. C'cst ainsi, par excmple, que pour calculer i'attraclion
d'un ellipsoVde liquide, nous pouvons, a la rigueur, nous passer de savoir
que la force centrifuge, nee de sa rotation, est celle qui associee a\ec
la pesanteur niaintient la figure ellipsoulale dc la masse. Et a I'egard des
experiences par Icsquelles, dans ces dernicres aunees, quelques Physi-
ciens ont cru pouvoir demolir le principe dont nous parlons, je me
bornerai ik dire qu'elles ne me paraissent pas avoir necessairemeni la
seule interpretation qui leur a ete attribuce. II faudrail elablir les equa-
tions relalivcs Ji ces experiences daprcs le principe de Poisson, et de-
montrer cnsuite que les conditions ainsi exprimees sont incompatibles
avec les resultats de ['observation. Alors les Geometres seraieut forces
•J2 MEMOinE sun I.A DISTRIBUTION DE I. ri.r.CTnTrnE ETC.
(ly rcnonccr, en allciulant la dccouvertc d'un autre point d'appui ponr
line llu-oi'ic inallieniatHjuc. Uu lei travail n'ayant pas cle fait, ni essaye
avec SMccc'S, epic je saclic, j'ai repousse toules Ics objections tVun autre
genre, et dans ce Memoire j'ai adopte, sans restriction, la loi de Coulomb
et le principe dc requilibre electrique, tel qu'il a ete defini et developpe
par Poisso?!.
L'application qu'il en a faile au cas parliciilier ou il s'agit de deux
spheres conductrices electiisees, miscs en contact, ou scparees par un
grand ou un petit inlervalle, quoique conduite avec une admirable ana-
lyse, est loin d'etre, sous plus d'un rapport, complete. Par un examen
approfondi I'ou reconnalt que , malgre le meritc incontestable de ces
deux Memoires de Poisson, la question avait besoin d'etre entiercment
reprise, soil pour conduire a son dernier lerme la solution sous forme
finic , soit pour rectifier plusicurs resultats f(ui ne sont pas une exacte
consequence des equations fondamcntales. En outre il fallait ofTrir un
systeme dc formules susceplibles d'line plus facile reduction numerique.
Mais c'elait uu grand pas, celui d'avoir soumis i 1' analyse alg^brique
une des branches de la physirpic CKpcrimentale qui semblail se refuser
a toute deduction thcorique rigoureuse. Si le principe fondamental pent
etre saisi d'un coup d'oeil, il y a, il faut I'avouer, iine enonne distance
entre ce point de depart et I'ensemble des consequences varices qu'il
recele dans son e'nonce ; pur , simple , et d^gage de toute action de la
matiere ponderable sur la maticre constituante le fluide electrique. Pour
les faire ressortir , et donner ainsi raison de I'experience ( ce qni doit
arriver si le principe est vrai en lui-meme) il faut souvent employer
des artifices de calcul qui ne sont pas faciles a imaginer. Et on trouve
<lans les deux Memoires de Poisson deja cites plusicurs resultats pour
lescjuels il faut s'engager dans des recherclies d'analyse detournees et
epineuses, si Ton veut acquerir des notions claires sur le mode de leur
existence.
Je sens que cela peut etre inutile pour la plupart des Physiciens,
tjui , contens d'avoir une idee du principe de I'equilibre electrique et
des principales consequences cpii peuvcnt s'en dcduire sans le secours
«le I'experience, se bornent h lire les deux prefaces dc Poisson, oi\ ils
trouvcnt tout ce qui pent les inleresser. Cette facilitc, ofTerte par I'auteur
lui-meme, cache en qnelque sorte le merite de la difliculte vaincue; et
l;i , on il y a une theorie profondc a admirer, il est penible de voir cpi'on
puisse se faire illusion, etcroire que I'elfort du ge'nie matheinalique u'a eu
PAH J. PLANA ^3
d'autie eflet que celui de produire d'une maniere savantc la simple confir-
mation des experiences et des lois etabiies par Coulomb. Mais les Phy-
sicicns-Geomelres conviendront aisement, que la singularite de Tanalysc
emplojec par Poisson nierile toute Icur atlention. Et c'cst par unc
meditation long-temps continuee siir ce sujct, que j'ai trouve les prin-
cipaux rcsultals dont je vais rendre compte dans ce preambule. Pour
plus de clarte je dislinguerai les trois cas qui peuvent se presenter
lors<pi'on demande les lois generales de la distribution de I'electricite
entre deux spheres.
Le premier est celui oii les spheres sont raises en contact: le second
lorsqu'elles sont separees par un intervalle quelconque : le troisicme
cas est celui ou les surfaces des deux spheres en presence sont separees
|)ar un intervalle fort petit en couiparaison de la distance des deux
centres. Ce troisieme cas, quoiqu'il ne soit qu'une Tariete du second,
exige un «leveloppement special pour mettre en evidence les modifi-
cations tout-a-fait remarquables que la circonstance de la petitessc de
I'intervalle fail subir aux formules generales.
Afin de rattacher celte theorie a une autre deji connue j'ai com-
mence par faire voir d.nns le premier Chapitre de ce Memoire, que les
formules |>rimitives peuvent ctre immediatement derivees des formules
relatives a TatlracUon des spheroi'des, donnees par Laplace dans le
second Volume de la Mecanique Celeste. Cette application est pei-mise,
puisque la raison inverse du carre de la distance est ( comme pour la
matiere ponderable) la loi de I'attraction et de la repulsion entre les
elemens d'une masse de fluide electri<[ue.
Je uie suis attache a demonlrer d'une maniere qui me parait nou-
velle et rigoureuse le principe que Ton enonce en disant : que la dif-
ference des repulsions clectriques sur deux points places sur la memc
norinale, I'lm tres-pres de la surface extcricure et I'autre tres-pres de
la surface interieure, est proportionnelle a I'epaisseur de la couche elec-
trique. La demonstration synlhetique de Laplace ne peut ctre admise
sans I'appui de plusieurs developpenieiis proprcs a faire cesser les objec-
tions que Ton pourrait elever contre les hypotheses sur lesquelles ellc
se fonde. J'ai ensuite remarque que les considerations employees pour
demontrer ce principe pouvaient eclairer la theorie du plan (Tcpreuve,
si heurciiscment imagine par Coulomb : mais le INIumoire etant deja
lermine, jai consigiie dans une addition placee a la fin ce dtiveloppe-
ment ulterieur des §§ III et IV.
Serie II. Tom. VII. K
w4 MEMOIRE SUR I. A DISTBIDUTION DE L'i:r.ECTRICITli ETC.
Aprus avoir etablt les deux equations fondamcntales aux diUci'ciu-es
liuics ct variables (jui cxprimeut les condilioiis de I'equilibrc eleetrique
cnlre les deux spheres, (piellc que soit la distance de leurs centres,
j'ai commence le second Chapilrc par I'integration de ces equations
pour le cas particulier ou les spheres sont iniscs en contact. La rae-
thode que j'ai enqjloyee pour cela , si dans le fond elle est la meme
que celle imaginee par Poisson, je puis dire que je I'ai reproduite ici
d'une maniere uouvelle el propre a rcndre plus facile et plus lumi-
neuse la marche du calcul et celle des transformations qui se succedent.
Pour facililer autant que possible la comparaison de cette thcorie
avec I'obscrvalion j ai reuni plusieurs series convcrgentes propiTS a cal-
culer les epaisseurs moyennes et les epaisseurs maximum dcs deux
couches electriques. Ces dernieres out lieu, pendant le contact, aux deux
points qui lui sont diametralement opposes: et les premieres succedent
au contact , lorsque Ion scpare les deux spheres de maniere que chacune
d'elles, maintenue isolee, puisse emporter la quantite tolale d'electricite
dont elle etait recouverte et la retenir uniformcment distribuee.
On a par la des formules fort commodes pour calculer, en fonction de
la quantite totale de rclectricite primitivement communiqucc h i'une cl
a I'autre sphere , le rapport suivant lequel cette quantite totale se par-
tage entre les deux spheres: ce qui peut etre utile pour varier les ex-
periences sans etre gene dans le choix des rayons. J'ai meme calcule
une jietite table, ou Ton pourra prendre immediatement ce rapport,
lorsque celui des rayons sera donne par une fraction rationnelle assez
simple. Celle table placee vers la fin du Memoire (*) est precedee d'unc
autre tal)le qui rend Ires-facile le calcul des epaisseurs maximum.
La loi de lepaisseur variable de la couche eleetrique qui recouvre
deux spheres en contact peut etre exprimee par trois series distinctes.
La premiere est particnlierement applicable aux points qui a\oisinent
ceuv opjioses au point de contact. La seconde, au conlraiie , ayant ex-
plicitenicnt la propricle dc dcvenir iiulle au point de contact, oflVe plus
d'avantage pour exprimer la loi de cette epaisseur aux environs de ce
point. Ces deux scries remarquables sout loul-a-fait nouvelles. Poisson
avail seulement reconnu I'exislenre de la iroisieme qui , gcneralement
parlant, s'applique aux points de la couche places entre les extremes.
Au reste, on peut aussi exprimer cette loi sous forme finie, par des
integrales definies. Poisson avail trouvc ic ]irinri|ie propre a celle Irans-
(■;, Voycz I; XXVn, page .^-O.
PAR J. PLANA "5
formaliou: mais la coinplicalion de I'expression lui avail paru ilcvoir
rendrc ce resultat llieorujuc inutile. Cepcndant un examen altentifm'a
fait decouvrir que Ton pouvait simplificr considerablcraent le resullat
primilif, ct Ton veira dans ce Memoire, que la formule est en elle-
incine fort remartjuable el susceptible d'etre evaluee par les (piadraturcs
avec plus de facilite qu'on ne Taurait d'abord cspere.
Cliaque lerme de la troisierae serie dont je vicns d^' parler est
UM radical de la forme ^
{ /f -^- B COS. 6) ' ;
0 designant la distance angulaire du point que Ton considerc sur la
surface d'une des deux spheres au point de contact. Le calcul nume'-
ritpie dc celte serie pour une valeur donnee de 0 est fort penible ; et
d'autant plus que Tangle 0 est plus petit. A I'aide d'une equation tran-
scendanle facile a former, on pent connailre a priori combien de lermes
on doit calculer pour avoir une approximation donnee. Et ce nombre
est, en general, asscz grand pour imprimer un sentiment de frayeur.
Par exemple, pour ua point place a 3o° du point de contact de deu.x
spheres egales, il faut calculer au moins 120 termes de la serie si Ton
veut que le resultat soit exact a un millieme pres. Ajoutons a cela ,
qu'il y a meme un point oil la serie cesse d'etre convergente; ce cpi ar-
rive aux environs du point de contact. Alors on croit d'abord pouvoir
sauver la diiBculte en mettant chaque radical sous la forme
\j^B — B(i — cos.O)\~'^ ,
pour les developper ensuite suivant les puissances enlieres et positives
du sinus verse. Et c'est efiectiveraent ainsi que Poisson a opere la
transformation au N." 38 de son premier Memoire. Mais , sans faire at-
tention a la nature intime de la fonction mi'il s'agissait de developper,
il a borne le developpement de chaque radical aux tleux premiers termes,
et rien n'inditjue qu'il ait remarque, ni Timpossibilile de la forme pre-
supposee, ni la loi generale qui a lieu pour la somme de tous ces de'-
veloppemens dont le nombre est iiiGni. Cctte limitation aux deux premiers
tennes a cite la cause radicale d'une interpretation erronee , qui, pen-
dant plusieurs semaines , a tourmentc mon imagination. Voici en qiioi
ellc consiste.
Poisson voyant que chacun dcs deux termes fpi'il avait ainsi calcule
etait nul, s'est hale d'cu tircr la consequence que I'epaisseur de la couche
■jS MEMOIRE Sl'l\ I. A IlISTniDUTlON DE I.'ei.ECTRICITE ETC.
eleclrique claitileveloppablc par iine serie dont le premier terme sigiiifn:nlif
tlevaitulre le proiluit d'lui cocftlcient Jiuinerique par le carre tie i —cos.6.
El coinmc, liicilement, il sui'posail la serie Icgilinic a Tcganl do la forme,
cl iiu'ine couvergenlc, il croyail avoir de la sorle demoulre par la llieorie
le fail observe par Coulomb; savoir, que I'cpaisscur de la couchc elcc-
Irique elait prcsque insensible jusqu'ii uuc assez grande dislance du poiiil
de coiilacl. Mais, sans conlesler Ic fail, on pouvail deinonlrer qu'il y
avail illusion dans ccllc nianierc de I'expliquer. Car, en calculant le
troisieme terme de la serie , lequel a pour facteur le Carre du sinus
verse, on le trouve compose de plusicurs quantil^s, qui par une des-
truclion nniluelle donncnt un resullal cxaotemenl ind. De sorle que ,
cu Iransporlaiil a cc poinl Targumcnl de Poissok, on en conclurait que
la serie dont il s'agit commence pour un terme de I'ordre du cube du
sinus verse ; ce qui semblcrait devoir rcndre encore plus lent raccrois-'
seinent de I'epaisscur de la couclic depuis le jioint de contact. Mais
cette consequence ne scrait pas moins illusoJre que la precedeme. Pour
sen convaincre il n'y a qua calculer le quatrieme lerme pour voir qu'il
est egalement nul. Et cela arrive aussi pour les lermcs ultericurs par
line elonnante combinaison entre les difierentes quantiles, qui, associces
aux nombres Bernoulliens , composent ces coefiiciens.
En lisant ce Memoire Ton verra que la cause radicale de cette sin-
gularite ticnt 4 ce que la veritable forme de la serie par laquelle la
fonction dont il s'agit est developpable , doit contenir les puissances
negatives et fractionnaires du sinus verse, et non les puissances posi-
tives: ou bien, les puissances ne'galives et fractionnaires d'un binome
de la forme \-\-p{i — cos.5). C'est de ({uoi on peut avoir une idee
jilus claire par la simple inspection des equations (121) et (lan) don-
nees, pour la premiere fois, dans ce Memoire. L'on rencontre ici une
cspece de phe'nomene d'analyse semblable a celui que presenle la for-
mule propre a exprimer la temperature des couches de la Terre a une
petite profondeur, comparalivement a son rayon, pour I'epoque tres-
eloignce de nous, oil la temperature de I'espace traverse par le sysleme
solaire clail a son maximum. Si Ton voulail devcloppcr cette fonction
suivanl les puissances dcscendanles de la profondeur, on irouverait egaux
a zero les tcrmes successifs de la serie (*).
Cependanl le fait observe par Coulomb etanl incontestable, nous en
avons trouve I'explicalion dans noire serie (la-j) qui, pour une distance
(■) Voyei p. 37 du Supplement it \i Tlicoric do U Chaleur par PoissON.
PAR J. Pr.ANA "':
angulaii-c de lo" dii point de conturt. donne dans Ic cas dcs s] licres
egales, par exemplc, une inlcnsitc qui est a peine la millieme parlie
de I'inlcnsile moyenne. Et certes, d'aussi faibles intensite's electriques
devaient paraitrc inscnsiblcs d'apres la inaniere dont ellcs ctaient ol)-
servccs par Com-OMn.
J'ai lerminc le second Chaj)itrc en doniiant les details du cnlcnl qui
sent a I'appui de celte explication. Cela etait d'autant plus necessairc
qu'il fallait faire voir qu'il n'y a aucune similitude entre la veritable
forniule, et la formule empirique par laquelle Coulomb croyait aussi
cxpliquer la lenteur du meme accroissement (*).
Le troisit'ine Chnpitre renferme la solution du probleme pour le cas
ou les deux spheres electrisees seraient separees par un intervalle quel-
conque. Ici, Tintegration des deux equations de I'equilibre electrique a
ete faitc par un precede tout-a-fait analogue a celui du contact. Un
esamen attentif fait sur la forme du resultat m'a fourni des formules
nouvelles, i la fois generales et explicites, propres a resoudre avec plus
de facilite, par les series, le cas parliculier oii les surfaces des deux
spheres Electrisees en presence sont a une giande distance ; ou, du
moins, sont placees de manierc que le rayon de la plus petite est fort
au-dessous de la distance de son centre h. la surface de la plus grande.
Ce cas est le plus simple de tous, sous le rapport de I'expression ana-
lytique. Poisson I'avait traite dans son premier Memoirc; et j'ai perfec-
tionne la solution qu'il en avail donnee en de'couvrant la loi par la-
quelle on forme les termes successifs de la serie qui s'y rapporte. Ce
perfcctionnement rend manifesto I'avantage du principe a I'aide duquei,
par une simple permutation entre les lettres, on peut adapter a la
seconde sphere les formules trouvees pour la premiere. Ce principe,
naturel a prevoir, se trouve demon tre a priori dans le sisieme para-
graphe de men Rlcmoire , tandis que Poisson fa prcsente comme une
consequence de I'integration deja cxecutee (**).
Les formules generales, dont je viens de parler, ont la forme con-
venable pour demontrcr a priori le fait, que I'influence mutuelle entre
deux spheres separees ne saurait augmenter la masse algebrique de
I'electricite positive et negative repandue sur leurs surfaces. Celle de-
monstration rapportee vers la fin du § XVIII a I'avantage d'etre toul-a-
fail explicite , et de n'avoir pas bfesoin que Texpression de I'epaisseur
(■) Voycz page 455 du Volume de rAcadt'niie des Sciences de Paris, pour Tanncc 1*87,
(") Voyez la page 71 de son premier Memcire . el les pages 23 el 94 du second-
-8 MKMOinn srn i.a nisrniBUTiON dE i. ici.ectricite etc.
eleclrique soil, jtre'alablement, reduite en inie serie composee de termes
scmblaliles i ccuv dont Laplace a fait la base de sa Tlieoiie de la
figure et dc la Clialeur de la Tcne , si juslement eslimee par les
Geometres.
Mais res mcmes formules generales subissent una modification retnar-.
([liable , loi-sque les surfaces des deux spheres electrisees apres avoir ete
mises d'abord en contact sont separees pour elre repiacces a des dis-
tances di verses. Alors, la circonstancc, que les epnisseurs moycnnes et
priuiitives des deu.x couches cesse d'etre arbitraire donne lieu a des
formules nouvcUes qui deviennent la base de I'explication, comma de la
mesurc , des experiences faites par Coulomb avec des spheres inegales,
graduellement separees du contact pour etre amenees i une distance
telle, oil il voyait que releclririte devicnt de nouveau nulle, non sur
les deux spheres mais seulement sur la plus petite des deux, au point
nieme qui avait ete en contact avec la plus grande. La formation et la
solution de le'quation qui donne a priori la distance enlre les surfaces
ou ce phcnomene a lieu , prescntail une difliculte assez grande que ja
ne puis clairement indiqucr ici ; mais en lisant les §§ XX, XXI et XXII
Ton verra on elle prend sa source et de quelle maniere elle a ete sur-
montee. C'est un probleme qui avait echappe aux recherches profondes
de Poisson; car il dit, dans le preambule de son second Memoire: « il
» parait difllcile de determiner cette distance a priori, lorsque les rayons
» des deux spheres que Ton separe sont donnes ». Toutefois, afm d'offrir
aux Physiciens toute la facilitc possible , pour verifier et varler les expe-
riences de ce genre que Coulomb croyait « propres a jeter du jour sur
» celte matiere » , j'ai termine le § XXII par une petite table ou Ton
pourra prendre celte distance pour plusieurs valeurs de la fraction qui
exprime le rapport des rayons des deux spheres.
Considerant ensuite que les series appliquees a la solution des pro-
blemes precedens etaieiit impuissantes, lorsque la distance des surfaces
devicnt fort petite, et meme evanouissante , je les ai transfornie'es de
maniere a pouvoir, en gene'ral , exprimer Tepaisseur de la couche elec-
lrique sous forme finie par des integrales definies. Ce probleme avait
ete in abstracto resolu par Poisson dans son second Memoire ; mais il
Gillait encore franchir une grande distance pour faire disparaitre le signe
imaginaire ct arriver aux formules nouvcUes que Ton trouvera dans le
§ XXIII de ce Memoire; on verra que ces formules sont dignes de fixer
I'attcntion par la symetrie, et meme par la simplicite de leur forme.
PAH J. PI.AKA ^n
Toutefois elles deviennenl incompai-ubleincnt j)lus siin])les a I'egiinl des
({uatrc points places sur la ligne des centres, ainsi tpie je le fais voir
dans le § XXIV.
Je me suis altachc a elaborer ces dernieres formulcs, parcccpie c'csi
par elles que j'ai |)u dcvelopper dans le (|uatrieme ct dernier Cliapitre
les lois tout-a-failrciuarquables dc relectricite a la surface do deux spheres
conduclriccs separecs par un petit intervalle , en considerant , pour les
points les plus rapproches et les plus eloigncs, les deux cas qui peuvent
se presenter: c'est-a-dirc , celui de la separation qui precede le contact,
ct celui de la separation qui aurait lieu apres le contact.
J'ai ti-ouvc pour le premier de ces deux cas les formules de Poisson,
abstraction faite d'une correction qui mc paralt due a une meprise de
<alcul (*). J'ai donne a ces formules une forme proprc a facilitcr les
applications qu'on en voudrait faire, comme on pent le voir par les
equations (35 1) ct la Table qui les accomjjagne. Cela peut clre utile
pour comparer la theorie avcc I'obsenation des distances, qui, avec, ou
sans I'intcrposilion d'unc lame de ycrre ou de toutc autre substance
isolante dilfcrcnte de I'air atmospbericpie , precedent immediatement la
rupture de Fcquilibre eleclriquc ct I'appnrition de retincellc.
Mais en considerant cc qui se passe apres le contact, I'accord ipxi
a lieu pour des spheres iiie'gales entrc mes formulcs et ceiles de Poisson,
cesse de subsister pour Ic cas particulier ou les deux spheres sont egales
et egalement elcctrisecs. Ici en bornant d'abord les devcloppemens aux
lermes de la qualritmc puissance dc la variable 5 qui regie I'approxi-
mation, j'ai ti-ouve que la seric de la forme
iJ•_^.A'a*^_A-"Jf•_^.etc. ,
(jui represente I'epaisscur dc la couche electrique, etait telle que Ion
avait A=(), A' = o , tandis que Poisson a trouve k=zo et
k'=z
120 .Log. 2
(iaiis la page io5 de son second Memoirc. Mais je fais voir que cela
tient a xme erreur de calcul qu'il a commise a la page 83. D'apres cela
il deveuait necessaire de calculer le terme suivant A" J', et en execu-
tant ce calcul j'ai obtcnu pour A'" un coefficient numcricpie negatif. De
la j'ai conclu quil faudra conccvoir que, immediatement apres la se-
paration de deux spheres egales, il y a, par influence, decomposition
(•) Vuyci les equations (321), (325) et U pajjc 311
8o MEMoinE sun i.a distribution de l'electrilite etc.
d'une parlie de rclectricile naturelle ct aflluence d'eleclricite contraire
vers les points <{ui etaient primitiveinent en contact; ce qui est une
consticjuence de la ihiiorie ojiposcc a cclle enoncee par Poisson u la
page 1 06 de son second Menioire. Get exemple prouve qu'il est par fois
difficile de lirer des niemes equations fondamenlales les veritables con-
st'(picnces qu'elles recclent. Je puis en olTrir une nouvelle preuve en
ajoulant que dans le XXVIP""' et dernier paragraplie j'obliens, pour les
intcnsitcs electriques des points les plus eloignes qui ont lieu api'es le
contact, deux expressions oii la variation est logarithmique et non pro-
porlionnellc a la petite distance qui separe les deux surfaces, ainsi que
Poisson Tavait aflirmc en fiuissant son second Mcmoirc. Au resle je ne
puis donner ici une idee exacle de tous les rcsultats qui se trouvent
dans le dernier Chapilre : on ne peut absolumcnt en prendre connais-
sance que par une complete lecture. Je dois en dire aulant a I'egard
de deux Notes placees a la Cn du Mcuioire. La premiere oiTre le calcul
des experiences faites par Coui-omb avec plusicurs spheres electrisees
mises en contact ,■ desquelles il expose les de'tails dans le Volume de
TAcademie des Sciences de Paris pour I'annce I'jSS. La sccoiide Note,
qui serait mieux placee a la tcte de ce Memoire, conticnt une demons-
tration nouvelle sur la loi fondamentale de la repulsion electjique. J'ai
\oulu faire voir par une analyse, qui me parait fort simple, que le seul
fail ge'neral de Telectricite Ubve, loujoui's amenee par couches disposees
en cquilibre a la surface des corps conducteurs, suflil pour demon Ircr
a priori, que la loi de cetle force doit etre la raison inverse du carre
de la distance. C'est ainsi que, d'apres les faits generaux qui s'observent
dans les diflerens cas d'equilibre qui ont lieu sous Taction mutuelle des
courans voitaiques, on peut, sans aucune mesure effective, determiner
le signe et la valeur absolue des deux constantes qui entrent dans la
formule primitive decouverte par Ampere.
J'espcre que les Geomulres surmonteront un jour les difficulles que
presente la distribution de releclricile a la surface des corps conducteurs
d'une figure differente de la spherique. Peut-etre on trouvera des for-
mules, oi\ la loi de cette distribution y sera cmpreinte avec cette ad-
mirable simplicite qui preside souvent aux lois de la nature. La compli-
cation est ordinairemcnt inhercnte a la limitation, et meme aux defauls
des premieres conceptions humaines. Une meditation continuce et Lien
dii-igee souleve enCn le voile qui couvi-ait les foi-mes algebriqucs qui ont
Tavaiitagc d'etre a la fois les plus simples et les plus generalcs.
PAR J. PLANA 8 1
CDAPITUE PREMIER
EXPOSITION DES lOnMLLES GEXEn.M.ES.
§ I-
£u cuiprunlanl Ics fonnulcs de Laplace sur I'altraclion et la repulsion
des splieroules peu clifleiens dune splicie , il resulte du iheoreme de-
montre dans la page 37 du second Tolume de la Miicanique Celeste ,
({ue raclion d'uiie couehe splicroi'dale sur un point qui lui est cxlerieur
sera nulle, si les rayons vectcurs /■" ct r' de sa surface exterieurc cl
interieurc sont tels que Ton ait;
(i)... . ,•"=«'^.«.a'{r(.,-^-J■'(„^-I■'(,,^-^',,,-^-etc.} ,
La difference /•" — r' dc ccs deux rayons, sera
done, si Ion fait a — a^b ; Ton aura , en metlanl en evidence le fac-
teur commun b ;
r" — r'=b
, t-+-ar (,)H -7 — r (j,h -n r
La difference a' — a etant dc Tordre de petitesse de la ({uanlite a ,
c'esl-a-dire de lexcenlricite du splieroide. Ton peul ici fairc a'=u dans
les teiines multiplies par a, puisquc , dans cette thcoric , Ion neglige
Serie n. Tom. VII. i.
8a MEMoiRc sua la distribution de i. electricite etc.
le carre dc a. Mors, en posant pour plus ile siinplicitc , ^ = 7'" — r',
il viendra ;
(3) j=6-»-«Z>|JV.,-»-2J"(3,-H3r(„+4r(„-»-elc.|.
Telle est I'expression (que Poisson oblienl dans la page 24 du i"
Memoire) dc I'epaisseur de la couche clectrique en equilibrc sur la sur-
face du splicroide ayant ;•" pour Ic rayon vecteur dc sa surface exterieure.
Je prtffcrc cettc dcuionstralion , parceque, elle est une consequence
iiniuediate d'une theorie dcja coiinue.
La tnassc de cette couche, c'est-a-dire la fpianlite d'eleclricile qu'elle
conlient, sera expriincc par la double integralc
a'\Jjy'smQ'.dO'.d(J ;
oil 0' et (J designent les deux angles qui determinent Ics coordonnees
jjolaircs d'un rayon vecleur quelconque corrcspondant a I'epaisseur y'.
Cette masse sera vilre'e ou re'sineuse suivant que le signe qui raffecte
sera posilif ou ne'gatif. Mais, i^\„) est, comme Ton sait, une fonction
de ces deux angles telle que Ton a
rrV\„^sm6'.dS'.do>'=o ;
done, la masse de la couche sera loujours exprimce par ^na"b. De
sorle que, elle est indepciidanle des qnantitcs variables Y\^^, ¥'^3^ etc.;
et sa valcur est equivalenle a celle d'une couche spherique tres-mince
qui aurait a' pour rayon et b pour epaisseur constante.
§ 11
Pour avoir la valeur dc 7^ relative a Taction de la meme couche
sur un point cxtericur place a la distance x de son centre de gravile ;
c'est-a-dire, la somme des molecules elcctriques que contient la couche
divisees , respectivement , par leurs distances a ce point , il faudra ap-
pliqncr la formule (3) posee dans la page 3o d\i second Volume dc la
PAR J. PLANA 83
Mecanique Celeste; ce qui revicnt ik considcrer la couche coinir.e la dif-
ference de deux splieioidcs dont les rayons vecteurs de leurs surfaces
sont r" et r'. D'apres cette maniere de voir nous avons d'abord
^=|£<«"--)
4 na
et en mcttant en evidence le faclcur commun b, Ton aura
a 70"
+ ^i-7r-(a'-Hrt 'a-+- -»-« ) — r
•^(«'--*-«"«-^ -H«'°)^
I I X
■ etc.
Actuellement , si Ion fait a'^a dans les Icrines inultiplit-s par «
Ion aura
-4l'"'-p'"-pn,--]{ .
ce qui s'accorde avec la valeur de A' que Ton voit dans la page 26
du Memoire deja cite.
Pour avoir les trois composantes rcclangulaires de la force »jui agit
sur le point detcriniue par les trois coordonnces polaircs x, 5 et o), il
84 MEMOIRF. sun I.A DISTRIBUTION DE I.'elECTRICITE ETC.
faudra deiluire ile la formule (4) les Irois quanlitcs
\dx) ' a:\iio)' xsmOXduJ-
Mais nous ii'entrerons pas dans le detail des consequences que Ion
|)eut deduirc de la consideration de ces forces. Nous rappelerons seule-
ment que Ton tire de la ct de Tequalioii (3) , ajn-cs avoir fait x^i'"
et supprimc Ics termcs qui seraient multiplies par le carre de «;
(=) -(£)=^"^
De sorte que celte composante de la force repulsive dirigee suivant
le rayon vecleur /•", est, a la surface exterieure du spheroi'de, propor-
tionnellc en chaque point a I'epaisseur j de la conche. C'est d'apres
cette propricte que Ton peut, experimcntalement, evaluer le rapport
des cpaisseurs de la couclie eleclrique qui ont lieu sur deux points donnes
de sa surface. Cette variabilite du coeflicient differentiel — l-j — I fait
un contrastc frappant avec la valeur constanle que re9oit f^ pour tons
les points de la surface. En effet, si Ton fait x = a dans les termes
multiplies par «, la formule (4) donne d'apres I'equation (i);
^^ 4;:a'i /•" . , a
X a a-\-o
«;'cst-a-dire une quantite conslante egale a /^nab , en negligeant le carre
de b.
§ III.
Pour obtenir les deux valeurs de f^ que Ton voil dans ia page 35
du Memoire de Poisson, il suffit de supprimer la partie due a la sj)licre
du rayon a dans les formules (3) et (4) , pose'es dans les pages 3o et 36
du second Volume de la Mecanique Celeste. En outre, il faut observer
que le facteur commun c.a est cense compris dans les fonctions j-^, j',,
j\, etc. Alors Ton a, comme Poisson;
(6) «-|-j = a-+-j„-»-j,-t-7.-+-73H-etc.
PAR J. PLANA 85
pour le rayon vcclcur clc la surface exterieure tic la couchej et
(7) ^='^""P°"^S-?'.'+"^^'-^'"*"^-^^"'"^'^-j '
pour les valeurs de f^ (pii se rapportent, ixspectivement, d son action
sur un point inlcrieur ou extcrieur.
S'il etait question tl'une couche ayant
"H-J =«-t-7o-+-7.-+-7.-»-/3-+-etc. ,
a -+-J-' = a ^j„'-H.j;-f-j,'+j-3'-»- etc. ,
pour les rayons vecteurs dc sa surface exlerieure et inlcneure, les meines
formules de la Mecani(|ue Celeste, donneraient
r^^na j(J_J„')^-i^(J_J/)H-^(J-,— y.)H-etc.j ,
^=^j (j-o-/o')+3^0- -7/)-4-^.(j,-7;)-l-etc. j .
Mais, en faisant s„=jr„— /„' ; z^=jr,—j,'; z,=j,—jr^; etc. I'on
pourra considerer les fonctions z„, z, , z, etc. corame assujetties a ia
ineme forme et aux memes proprietes que ccUes designees par y„,y,,
y\ , etc. Cost ce qui devient manifesto par la seule inspection de I'ex-
pression generate de ces fonctions explicitement dounce par Legendre
dans la page ■jo du second Volume de ses Exercices de Calcul Integral.
Par le rapprochement des equations (G) et (j) il est facile d'en couclure,
(jiic lepaisseur y de la couche peut toujours etre determinee par la
fonclion V et son premier coefficient dillerenticl pris par rapport a x-
V.n elfet ; en dilferentiant par rapport ^ x les deux niembres de I'equa-
tion (■j), et multipliant ensuile par 2X, il est evident cpie Ion a lequation
(I f^ I jr X OL
^^— 1 "\J^^ a^^^ a'-i'^ a'
86 MKMOIRE SCR I.A DISTRIBUTION DE l-'EI.ECTRICITt ETC.
Done en faisant x = a clans les deux membres , et designant par T
et -i— CO (lui dcviennent les valcurs de f^ et —. — pour cette valeur
dx * dx '^
parliculierc de x, Ion a, en vertu de I'equalion (G),
/ \ / - dv
(9) 4'trt.7=r-4-2a^ .
Si,au lieu de dilTcrenlier I'equation (•;) I'on dillcrenlie Tequalion (8)
par rapport u x. Ton Irouve
dV ^Ka'\ a a a^
^■^'^;^= — TV"-^xJ'^x'^'^^x^^^-^'''-
dv
d'ou Ton tire, en faisant x=:a et nommant \f el ^- les valeurs cor-
' dx
responuantes ue y et -^ ;
, , , . dv
(10) — ^naj-=LV -\-^a-j- .
Comme Ton a evidemment T'=y , il est clair que le changement de
signe du premier membre dans le passage de I'equation (9) a I'equation (10)
dv dv
doit deriver d'une difference absolue entre les deux quantites -r- et -^ ;
ce qui tient a la nature des forces exprimees par ces coeflieiens differentiels.
L'equalion (9) constitue un principe fondamental dans cette theorie,
puisque , par son moyen, la I'echerche de I'epaisseur j' de la couche
est concenlrt'e dans celle de la fonction f^, i-elative a son artion sur
les points qui lui seraient interieurs. La masse de la couche depend
aussi de cette meme fonction, puiscpie en faisant x = o I'ecpiation (■j)
donne a f^s=^7:a^j„; c'est-a-dire la masse de la couche d'apres ce qui
a cte de'montre dans le premier §.
Pour la clarte des idees, il imporle de ne pas perdre de vue, que
les deux series (j) et (8) resullent de la meme inlegrale definie deve-
loppee de deux manieres differentes, afin d'avoir une serie convergente
proprc au calcul de la quanlile f^', soil pour les cas de x<Ca, soit
))our les cas de x'^a. L'cxpression unique de f^ est, en negligeant les
quantites de I'ordre du carre de I'epaisseur y de la couche ;
PAR J. PLANA
K 'J TT
87
(«>)
"="//f
fsmO'.dO'.du'
X X
a' a
ou y represente une fonction quelconque de 0' et a' qui ne devienl
pas infinie entre les limites de I'inlegration, et
p = cos 0 . cos 6'-4- sin 0 . sin 9'. cos (w — co' ) .
<//>"
De la Ton lire pour I'exprcssion unique de /"-J-ax-j— ;
TT an
(•2) ;^^-2a:^ = a
Or, on ne peut remplacer ce radical uni(]ue et toujours positif par
des series convergentes sans observer que Ton a
" „ JT _ x' j:^ _, x" ^
^=^W-t--'Pc.)-t-TTPwH--j/'(3,. •-«--„/'(,)H-etc. ,
^a — lax .p-\-x
X
pour les cas ou — ■< i ; et
a ' ■ a
ya — 2ax.p-i-x' x
pour les cas ou — > i . En dilFcrentiaut ces deux equations par rapport
a X , Ton aura
-3 =/'(„) -1-3 ^ P(.,-h55P(.)... -<-( 3«-+- I )5; Pw-J-etc. ,
/ X X \'
|iour loule valcur de x plus pclile que a ; et
83 MUMOiuE sun i.a distribution de l ei.ectivicite etc.
I :
= -^/'.)-3pP(,)-5^^.)-- (=»«+«)^.^.-ctc.
\ a "^ a '
jioiir toulc valeur de x plus cyantle cjue a.
II est manifesle d'ajircs cela que , ces deux valcurs dolvent ctre, on
£;cneral, incgalos et dc signe contraire, ct que pour distinguer res deux
cas , sans cxcruler aucune iiilegralion, il laul rcniplacer I'equalion (la)
par Irs doux suivaulcs; savoir
(.3) ... r-«-2x^^. = a.7..rr(2«-»-i)(:^)V(,j.ysine'.</9'rfa,';
o o
(i4) ... F-«-2x^=-a.i.rf(2«+i)Q''^'/'(„;.ysin(5'.</eV«':
oil le signe T. s'elend a Ionics les valeui'S entieres et positives de n
depiiis 7J=o jusqn'i n = O0.
II est clair d'apres cela que, dans le cas partieulier de X'=.a, le
second membre de ces equations devient egal et de signe contraire.
Et comme en nieme temps on conclut de I'equation (it), que les deux
valeurs de F' sont alors egalcs et de meme signe, il faut necessairement
dF
admettre que les deux valeui'S de j— sont inegales. Ce que Ton de-
inonlre ainsi d'une maniere ge'nerale serait confirme par le calcul dans
tons les cas oii la double integration du second membre de I'equalion (12)
serait possible sans de'velopper le radical. Alors, la double valeur de
I'expression que Ton aurait serait inherente a la condition que le ra-
dical a toujours une valeur positive dans les elemens de I'inte'grale. Au
reste , en posant j''=y(&', co'), il est possible de demontrer, sans de-
velopper le radical, que la limite vers laquellc converge la double in-
tegrale ,
PAR J. PLANA 89
a-
m
O A ^
(-f.>
smO'.dO'du'
r— >
X
— 1 — .p-
» mesure que la quanlite i , toujours positive, dc'croil pour s'ap-
piocher de zero est '^-^7:a.J'(6 , w); et qu'elle est egale a — ^na/(9, a)
lorsque Ion prend i pour la quantile positive evaiiouissante. On
peut lii-e dans le Chap" VIII de la Thcorie de la Chaleur de Poisson ,
les details de I'admirable explication qu'il a donnee de ce paradoxe de
Calcul Integral.
La comparaisou des equations (9) et (i3) fournit I'equation
(i5) 47r7=i.rf(2w-t-i)/'(„,7'sin$'.rf5'.<fw' ,
'=''//<"
a I'aide de laquelle on pourrait determiner, par les quadratures, les
difierens termes j'^-t-^.-t-^'.-f-^j. . . -4-7,-Hetc. de I'epaisseur j- , meme
dans les cas ou la fonction f serait donnee d'une maniere discontinue.
En calculant aiusi, pour chaque valeur de n, un nombre 2/(-t-i de
valeurs pai'ticulieres coiTCspondantes aux coordonnees polaires
e, (a; 5,, 4),; 5,, u,; 5„, «,„;
censees connues, Ton aurait le nombre suffisant dequations qui est ne-
ressaire pour determiner I'expression generale de j„. Car Ton a d'un cote
('6) j„ = fcliZ.j IP(„,ysin9'.rf5'../'^' ;
T^.//".../.
et par d'autres considerations, si Ton fait ju = cos$ ,
(i— 3;^=-f-s')~'=i-4-Q(.)Z-+-(?(.)Z*-t-Q(3,z'-t-(?u,3*. . .H-Qi„,s"-hetc.,
Ion a ;
Serie II. Tom. VII. m
go MEMOIRE son t.A DISTIVIBliTION DE L ELECTRICITE ETC.
J■.=-^^0<?W^-s■»'5(^(0COS«-+-q,Jsmw)!-^' ;
J. = A^,) ()(.)-+- sin 0 ( i?(.) cos « -»- C;,, sin w) -^ "^
H-sin'6(Z)j,^C0S2(a-|-£'(,)Sin3w) — j^ ;
^"3=^(3) Q(3)-l-sinG{^(3) cosu-h Cpjsinw)-^
-4- sin* e (Z)(3) cos 3 M -♦- C(3) sin a u) .^f
■ sin'e(i^(3jCos3(i)-l-G(3)Sin3<u)-^^2 ;
etc.
oi y^(,), 5^,) etc. sent autant de cocfliciens inde'termine's.
Apres ces generalites je reprends la considei'ation des deux equa-
tions (■j), (8), Icsquellcs etaut diflerentices par rapport a x donnent
/a'/^\ ^na\ 2 a 3 a* 4 a' 1
En faisant x = rt, et nommant T la premiere de ces >aleurs de
— I -%— 1 , ct T' la seconde , nous aurons
rj, / i ' 2 3 4 ^
7=— 4,TJ-jr,^-^j,-»--73-4--j„-»-etc.j ,
n^i , \ 2345 1
2 =4f j7o-«-3J.^-57.-^^73-^--74-*-etc.[ ,
pour les composantes de la force que la couche exerce suivant le memc
rayon Tecteur , relativement k deux points electiiques dout le premier
serait place sur la surface interieure ct le second sur la surface cxterieure.
Malgre I'excessive proximite des deux points sur lesquels ces forces agisseni.
PAR J. PLANA C)l
ii y a cnlrc cllcs nne difTcrcnce absolue , abstraction I'aile clu signe, et
leur clin'ercncc est toujours fiiiie ct proporlionucUc a Tepaisscur _^ ; car
I'on a ,
y^'— 7'=4t(7„+.j.-t-j.-4-j3-»-etc.) = 4fJ •
C'est aussi ce que Ton pouvait conclnre immecHatement des equa-
tions (9) et (id). La demonstration de cette propriele imporlante est
par la clablie pour dcs couches a-peu-pres sphericpics. Cepeiulant quelle
que soil la figure d'une couche (meiiie fort alongee dans un sens et
fort I'Ctrecie dans un autre) pourvu qu'elle soit homogene, d'une tres-
petite (ipaisseur, et compose'e de matiere douee d'un pouvoir attraclif
ou repulsif en raison inTerse du carre de la distance, Ton peul de-
inoutrer que la difierence dcs allraclions qu'elle exerce suivant la nor-
male sur deux points places sur la inenie normale ; I'un a sa surface
interieure et I'autre a sa surface exterieure est toujours proporlionnelle
au jiroduit de I'epaisseur de la couche par la densite du fluide electrique.
PoissoN a rapporle dans son Memoire une demonstration synthetique
de cette projiosition qui lui avait e'te communiquee par Laplace (Vove/.
p. 3o-34 )• Mais on peut , ce me semble, rendre cette demonsti-ation
plus rigourcuse en y appliquant les developpemens que je vais exposer.
IV.
Considerons d'abord I'attraction d'un segment spherique sur le point
de sa surface place a son somraet. Je place Toriginc des coordonnees
X, J, z d'un point quelconque du segment a ce meme sommel, de
niaiiiere que I'axe des z soit dirige suivant la fleche, et les axes des jc
et des J dans le plan tangent. Comme jc suppose le segment homogene,
si Ton nomme P la composante de la force attractive suivant la nor-
male, il est clair que Ton a;
abstraction faite du cocflicient exterieur au signe inlegi'al qui serait forme
du produit de la densite par le nombrc qui nicsure le pouvoir atlractif
9a MEMOIRE srn I.A mSTBIBUXION DE L ELECTRICITE ETC.
tie I'unile ilc innsse a I'uiiite de distance. L'inlcgrole indefinie par rapport
a z etant
fix dj
si Ion iiomme z' les ordoniiees de la surface convexe du segment et H
la Heche, nous aurons en integrant entre ces limites;
CC dxdj fC dxdj
Actuellenient , si Ton fail x^mcoS9, ^'^Msiny, Ion aura d'apres le
principe connu sur la transformation des inlegrales doubles;
r f udud<p rr ududc^
1-^n integrant la seconde partie par rapport a u depuis m:=o jusqua
II =u', nous aurons
oil le rayon it' doit etre regarde comme le rayon du petit cercle qui
sert de base au segment. En nommant d' le rayon de la sphere , et
.supposant iK.3', nous avons
H= 0 — \ '1 — u : z^o — \ 0 — u .
Done, en integrant par rapport a a depuis 9 = 0 jusqu'a 9 = 27:, el
posant v:=\ ^" — u, il viendra
d'oii Ion tire
p^3.//(._|/l|')_^4^,j|(o--.)U(,r^./{^consl.
PAn J. PLANA t)3
Cette inlegrale commence avec u:=o , on bien v = 5', ct finit avcc u^u',
oubien i' = |/ 5"— «"=')'—// : done
ce qui (
loniie
(•:) "='^■"{'-1]/^)
Telle est la fonnule tpii, en supposant II<^^', ex])rune Tattraction d'un
segment splierique sur un point place au soinmet tie sa calotte. Lorscpie
le rayon 5' de la sphere sera fort grand en comparaison dii double 2H
de la fleche, il suffira de prendre P^znH; ce cpxi revient i dire que
cette force est alors proporlionnelle ii Tepaisseur du segment.
Considerons maintenant I'atlraclion que Ic meme segment splieriquc
peut exercer sur le centre de sa base que je nomme D. II est facile
de voir , que
anu flu.zdz
{u'-
3
est I'element de cette force en y comptant les ordonnees z depuis le
point D. En integrant d'abord par rapport a u depuis h = o jnsqu'a
11=11, nous avons
anzdz ir.zdz
Mais I't-qnalion
«" = (//-.) [a.r-(/^-z)S ,
doniie
j)arlant, si ion nomme Q cette force, Ton a
'•".n prt'iiaiit linlegrale indefmic l"on oblicnt
g/^ MEMomr. sun la msTniBOTiON be i.'electricitk etc.
Les liinitcs ile celle inlei^ialiou ctant r = o ct z = IJ, on lire dc 1:\ ;
„ 2-T IIHiS'—Ilf 2r.IP5' /iTt H
3 • {(s'—Hf ^(5'-//)' 3 '(5'—H)'
ou bien
(i8) ... Q=2nll' '
En comparant cette formule avec la formnle (17) Ton voit qu'il est
impossible d' avoir F:=Q. Mais, il est vrai de dire cjvie la difference de
ces deux forces sera dautant plus pclite que le rapport — ^^r tie la fieche
au diametre de la sphere sera plus petit. En I'etenant seulement les
trois premiers termes, Ton a
('9) •••
<'="<-il/?-?)
De sorte que Ton a Pz=Q en negligeant les lerraes multiplies par le
carre de I'epaisseur H.
En appliquant la formule
2r.udu.zdz
(u-i-z'i
au calcul de I'attraction exercee suivant son axe par un cylindre droit
sur le centre de sa base, Ton trouvc, en nommant Q' cette force;
(20) Q' = 2n'^H^.u'-y n'-i-u"\;
PAH J. PLANA <■).>
Oil H dcsigne la haulcur clu cylindre et u' le rayon de sa base. En sup-
|)osant le rayon «' tres-gi'and en comparaison de la hauteur //, il suflira
do prendre Q' ='xr.H. C'est en re sens que Ton doit entendre que
rallraclion d'un disquc est proporlionnclle a son epaisscur.
Considerons maintenant I'attraclion d'un segment convexe ayant une
fort petite flcclie, appartenant a un corps quelconque liouaogcne. Quelle
que soit la surface convexe de ce segment , Ton pourra represenler son
equation par s'=://a:*-f-/?j-*, en placant I'axe des s sur la direction de
la normale AD , elevec au point J de sa surface, qui est a la fois I'ori-
gine des coordonnees et le point attire. Les axes des x et des jr sont
disposecs sur le plan tangent au memo point A suivant les sections rec-
tangulaires de plus grandc et de moindre courbure. Cela pose. Ion aura
encore ici, comme dans le cas du segment spherique ;
C C ududo rC ududtp
H etant la hauteur AD du segment, mesuree dans le sens de la normale.
Or, nous avons
partanl
rr uducif rr ududf
Done en executant lintegration indeGnic par rapport a u, il viendra;
^u{Acos'lp-^-Bs]uf)-^y 1 H-(^cos's-»-5sin'9)*w'j
p—fd'p.hog.
y^cos'^j-t-^sin'ip
— Id^yu'^H* .
Les liuiiles de celle integration etant tt = o, u = u', Ion a
•Jt-n OTC
p =md^— IdfV u"-^ff'
a c
•^Lcos>^gsin>^°»- ! "'U'^os'?-*-^"*"'?) -*- )'i-^(./cos"'^-»-i?sin>)VJ.
g6 yf.MOIRE SIR I.A DSTniDUTlON DE l'kI.ECTHICITE ETC.
La valeur lU- u' devaiit clre tlelerminec par requation
//=:(./cos>-t-Z?siu'y)w" ,
qui a lieu pour tons les points du contour de la coiirbe plane qui sert
de base au segment, nous pouvons ecrire
ou bien
/'=.;:^-J«',/Jj/,+^'-;^Log.[^,-H|/7-h^] .
La forfnuie
donne la serie
/j7=7=L°8-(/^-^^'-^^')'
/ 1/ • \ I p' 1 . 3 p' 1 . 3 . 5 u'
nous aurons
done, en developpant le radical 1/ i -< — j-^.
De sorte que rexpression precedente de P donne
art I
^ lK'-^0?-i('-^DC?)-^i^('-*-D©i
1.3.5
2.4.6.8
('■^?)(?)^^'^-
PAR J. PLANA 97
Mais
^ = j///.Vy;/cos>-t-i?siu> = yrj^.j/i —
'sill 9;
A
et en nommant /•', r" les deux rayons de plus grande et de moindre
courbure au point attire, Ton a A^ — -,\ i5=: — p, ; parlant, si Ion
fait poui' plus de simplicity ;
il viendra
^ = |/'— (■— Tjjsiii*? ,
^ 1/^ A
Ainsi , nous pouvons , en general , exprimer la force P par cette serie ;
•j^ 3 ait
O 9
■ etc.
II est par la clairement demontre que, en pienaut Pz=z2t:II, lou
, . . 3
neglige la puissance -, et non le carre de I'epaisseur H du segment.
On peut trouver de la mcme maniere la force Q que le set'ment
exerce sur le point D ou la normale AD rencontre sa base. F.n elfet ;
nous avons
r rr dxdfdz(H—z)
et en integrant par rapport a z depuis : = c' jusqu'a z-=.H , Ion a
Q^_ C C <l^'h' {{ dxdy
Serie II. Tom. VII. n
t>8 MEMOIRE Sl'n l.A DISTBIBUTION DE l'eLECTRICITE ETC.
(I Oil I OH lire
rrniiudc Cr ududrp
et com me
z' ^(ji cos' <f-i-B sin fi)u ,
il viendra
. - n n 2udud(f
^~~J )'"' '^^11 ]/M'-+-[/y — M*(^cos>-t-7?sin»T
En integrant jiar rapport a u depuis ?<=o jiiscpi'a ii^u', et ayant
egard a 1 eijuulion
H =:{/i cos' (j>-^- B Sin (p)u"^ ,
nous tiroDS de la
Q=-fu'd^ + LJdf'^Lo^.(t^^) ;
O O
et en developpant le Logarillime
En subslituaut ici pour — sa valour precedente , c'est-a-dire
1/ — J* A y il viendra;
arr ait
o o
S ait
• etc.
Le rapprochement des formules (21) et (22) demontre, que Ton ne
3
samait avoir P^ — Q, sans negliger les termes de I'ordre - relativement
PAR J. PLANA 99
a Tepaisseur H du segment. De sorle que la veritable expression de la
dilFerence P—Q est telle que Ton a ;
371
(33) ... p-Q^/^uH-hV ^.(d<f^^'-.^{d^^^
e o
3 IT
Cela pose, remarquons que le raisonnement de Poisson , rapporle
dans les pages 3i et 32 de son Memoire, revient a dire que Ton a
R = S-i-P , et R'=S'-hQ ;
ou S et S' designent les attractions du grand segment sur les points
qu'il designe par .^ et a; c'est-a-dire sur ceux que nous avons designes
par j4 el D.
Done nous avons
R — R' = {S—S')-i-(P—Q).
Or , nous venons de prouver que , en negligeant la puissance - de
I'epaisseur, Ton a
P—Q = ^n.H , ou bien P—Q=.^n.j ,
en remplacant H par jr. Done nous avons I'equalion
R — R' = {S—S')'^^7t.y .
Quelle que soit I'expression analytique de la force S, Ton peut sup-
poser S-^F(j, q); oil q designe la distance du point attire au centre
de gravite du grand segment. Cette fonction des deux variables _^ et q
etant devcloppee suivant les puissances- positives et ascendantes de j
donnera une serie de la forme
m m' m"
S=jr~'F,{q)^jr»'F,{q)-hr^F,{q)^etc.
Done pour avoir la valeur de la force S' que le meme segment exerce
I OO MEMOIRE SUR lA DlSTRIBl'TION DE l'elECTRICITE ETC.
sui- un point eloigne de tj-hf de son centre de gravile, il fandra eciire
recjiiatioii
S' =7" F, ( <7 ^^- ) +j "- F.( 7 -1-j ) -t- etc.
Si Ton adiiict inainlenant que les fonctions F,(q-^-j), F^{q-\-j) etc.
sont developpablcs par la serie de Taylor, il dc\ient inanifeste que le
premier terme de la diiTcrence S—S' est au moins de I'ordi-e n — ,
' n
el qu'en consequence il est pcrmis de ne'gliger tout-a-fait cette diffe-
rence, lorscjue Ton borne Tapproximation aux (juanliles du premier ordre,
par rapport a I'epaisseur de la couche. Alors Ton a I'e'quation
qu'il sagissait de deinonlrer sans faiie aucune supposition graluile, et de
uianiere a donner des idees justes sur le mode de son existence.
§V.
Les deux valeurs de F determinees par les e'quations (7) et (8)
sont telles que, en posant
p'^z^na.iflcosQ , sinS.cosu, sinS.sinu, -| ,
et supposant connue la fonction 9, Ton en conclura cpe I'eqiiation (8)
revient a dire que Ton a
Lna < . . /> . A . o- ]
F=- .ijjjcosS, smO.cosw, smS.smw, — > •
Loisque la figure de la couche constitue une surface de I'evolution, la
fonction 9 doit etre independante de Tangle as, et apres avoir fait cos6 = f/,
il suflit d'ecrire au lieu de I'equation (7),
(24) Fz=^T:a.r?yii, ^J ;
et au lieu de I'equation (8) ,
PAR J. PLANA
47:0'
<==) ^=^<''.^)
Cela pose, remarquoiis que, ilans ce cas, par la nature des fonclions
J\,y<>)\ etc., Ton a
j„ = ^„/>„ ; y, = A,P,; j\-=A^P^ ; etc.
ou les coefficiens A„y A ,, A^, etc. sont des quantites independantcs de n,
et P„, P, , P,, etc. des fonclions entieres et rationnelles de fj. qui
naissent du developpement de la fonction
r
( 1 — 2 fji JT -f- a:' ) %
mis sous la forme
P„-+- P,x-^P, X' -J- ^3 or' -H etc.
La formule (7) donne alors
(a6) ^=47raj^„P„-l-i.|^,P,-|-^.J*^.P.-f.etc.j •
Ainsi , il suflirait de connaitre A„, A,, A^ etc., puisque, ceux designe's
par P„, P,, P, etc. sont censes toujours connus. Or, en considerant le
point pour lequel Ton a cos 0 = ix=i , tous les coefliciens P„, P,, etc.
deviennent egaux a I'unite positive. Done , en designant par Y la valeur
correspondante de V, nous aurons
(27) F = 47;a|.^„-»-^.^^,-f-^.^^,-f.etc.| .
II suit de la que, en supposant connue d'une maniere quelconque la
fonction de x designee par T, il suffu-a de la developper suivaut les
puissances entieres et positives de x pour en tirer la valeur des coef-
ficiens A^, A,, A^ etc. Apres cela, en remplacant dans ce developpe-
ment A„, A,, A, etc. par A^P^, A, A,, A^P, etc. Ton formera la
valeur de la fonction y. Ainsi, en designant pai'T^l— ) ce que devient
la fonction 9 ( f* , — j lorscpie [i.= \ , Tc
I on aura
r=4-/(::)
103 MEMOIRE SUH I.A DISTHIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
C'est a Legendre que Ton doit celte regie pour former la fonciion V.
(Voyez Tome X des Savans Etrangcrs).
Soil 9'(ft, — ) le cocflicient dillerentiel de la fonction 9> I fx , -\ pris
par rapport a — . L'ecpiation (26) donne
Done, en introduisant ccs expressions dans I'equation (9), il viendra
(29) 7 = ?(P' ')-+-2?'(f^, i) ■
En faisant successivement fji:=-+- i et /n:= — i dans cette formule, et
iiommant Y' et Y les epaissexirs correspondantes de la couche elec-
tritpxe, nous aurons
Soit y ( — ) le coefficient differentiel de yf — j pris par rapport a — ;
uous avons
Hi,,)=/(i); y(_, ,,)=/(_!) ;
y'(,, I )=/'{.) ; ?'(-!, •)=-/'{-' ) ;
partant
F'=/(,)-»-2/'(.) ; r=/(-i)_2/'(-,) ;
ce qui revient a dire que Ton aura ces deux e'paisseurs extremes en
faisant x=:t: 1 dans I'equation
(3o) j=/(x)-H2/'(ar) .
Pour une autre sphere d'un rayon egal a b Ton aura de meme les
ecpiations
(31) ^=4:ri*(^,, ^),
^AK J. PLANA lo3
4716',/ b
(33) i', = 4»if(i);
oil /^, est la quanlile analogue a /-', el p._ = cos9_ ; Tangle 0^ elanl celui
que la ligne x^ menee du meme point O , attire ou repousse par les
deux spheres electrisees, fait avec la ligne c qui joint leurs centres.
La fonction F de laquelle Ton doit conclure la fonction * par la
regie precedente sera en general fort difierente de la fonction y I — j? fl"
moins a I'egard de sa valeur absolue. Toutefois, il ne faut pas perdre
de vue, qu'en considerant raction simullanee des deux spheres sur le
meme point O, Ion poun-a considerer "I'Ci", , -j' j comme une fonction
des deux variaLles [x et x. En effet ; le triangle rectiligne forme par les
droites x, x^, c tlonne ces cqxiations
= f
X . . . C — JT-COS^
2cfjix-+-x ; sm&^:= — sin&; cos&,^-
J7, ' ■ X,
Et dans le cas particidier de C=o, Ton a c=x-hj:_ ; ce qui donne
Cela pose' il est clair que, en designant par V ce que devient la fonc-
tion y relativement a Taction reunie des deux spheres sur Ic mcuie
point 0 , Ton aura
si le point O est interieur a la premiere sphere ; et
s'il est interieur a la seconde.
En considerant le cas particulier duquel depend la solution du cas
general; c'est-a-dire celui ou le point O serait sur la ligne c ou sur
io4 MiisioinE sun i.a distribution de l'ei.ectricite etc,
son prolongcmciil. Ion lirera de la la consequence , que I'equilibre des
deux couches eleclriques ne pout avoir lieu sans avoir ces deux equations
on h el g designent des quantites conslantes. Telles sont les equations
que PoissoN oblient dans la page 4^ de son premier Memoire.
§ VI.
L'eliniination de la fonction F enlre ces deux equations est execntee
par PoissoN d'apres un raisonnemcnt qui me parait obscur. Pour ex-
pliquer ce passage, je fais dans I'equation (E); — r — = ;; ce qui
donne
_c' — b' — cx-'
^~ c—x' '
et la transforme en celle-ci ;
a[c — x') I ac — ax' J ,„/ b \
L'e'qualion i^A) devant se verifier par idejitite, rien n'empeche d'y subs-
tituer x' au lieu de x , et d'ecrire
0-F^<^)="
Actuellement, reiimination de la fonction F entre ces deux dernieres
equations donne , apres avoir remplace x' par x ;
(C) af(^) - -.-^^—/Cr-"^ ) = h--l^
•' \a/ c — b — cx-^ \c — b — ex/ c —
b_
X
Quoique toutes les valeurs de x comjniscs dans les equations (J)
et [B) soient rcnfermees entre les limiles — a et -|-« , il n'est pas vrai
PAn J PLANA
(Ic (lire, (lue les valeurs ile x' lirues de riiciualiuu — -. — = ,
'■ h ( — .r
soient aussi reiifcimecs entre les memes limiles. En faisaiii x = (), jiar
exemple, Ton a x'^c ; c'est-a-(Ure line qxianlite qui siu'iiasse •+-«.
C'est done en s'appuyant sur le priiiciju; dt; ridentite, que cette ma-
niere d'eliinincr la fonction P devicnt lugilime, meme en faisanl ahs-
( ruction de la j^raiideur absoluc des limiles entre iesquellcs les e'quations
( •/) ct (li) subsislent , physiqucnient parlanl. Toulefois , jc ne passerai
pas Sous silence, que cela ne sei'ait pas jjennis dans les <as, ou, con-
forinement a la theoric de Fourier , I'on voudrait substituer aux fonc-
tions primitives de x d'autrcs fonclions en tcrines penodiques qui cessent
d'etre equivalentes au-dela des limiles donnees.
C'est d'apres Ic principe de I'identite que je vais elimiiier de la raemc
inaniere la foncliou J" el former I'equation qui determine la fonction F.
Pour cola, je fais —^x', ce qui change I'equation (B) en celle-ci;
ax'/ix')^bFQ^)=g.
Mainteuant, si Ton ecrit ax au lieu de x dans I'equation (A), il viendra
af{x)M ^F(^—) = h .
■' c — ax \c — axj
Cette equation devant avoir lieu par identite, rien n'empeche de rem-
placer x pai' x^: apres cela, si Ton multiplie les deux membres par x'
roll aura
ax \
"' ^ ' c — ax' \c — ax'/
Done, en faisanl I'expression de la difference g — fix', nous auroiis
Cela pose, si Ton fait
ex — a ,, , , ,. ,
■:^x' , e est-u-dire x=-
bx' '' """ — c — bx''
Sehie II. Tom. VII.
lo6 MKMOIRE SVn 1,A DISTRIBUTION DE I.'Kl.rXTRICITE ETC.
Ton aur;i , apres avoir ecril J' au lii'ii dc x" :
, „ , ab' -,/ be — b' .1- \ ah
^ ' ' c — rt — cbx \c — rt — cbxj c — bx
En reiii|)lacaiil ,»' par ax , l"i'(|ualiou (C) tlcvient
., , ba ../ ac — ax \ , srb
' ' .' > ' c —b — acx"^ \c — b — acxj c — ax
Le rapprochement de ces deux equations demontie que, apres avoir
olxciui /(a) . I'ou pourra en couclure F{x) par une simple permutation
eiilre \es lettres. En elfet , il est evident que , si
I
y(x)=fonct:(j:r, a, b, c, h, g)
est la fonction de x qui rend identique I'equation {E), W suftira de prendre
i^(a')^foncl:(j", b , a , c , g , h) ,
pour rendre identique I'equation (D).
Dans le cas particulicr ou les deux spheres sont en contact , Ton a
c = rt-+-i; ce qui contribue a siiuplifier cctte regie. Alors , en faisanl
a=i , et posant, pour un moment, bF{x)^r(x), les deux equations
(D) et (E) se changent en celles-ci ;
I -+-A — b.
■h-bx '
., I / I-+-A — bx \
^■*"^~<''-f-:^ — (i-t-i).r ^ U-1-2 — ( i -hZ/)xJ ~"^ "^
r, \ {^ ■/- 1+^ — .r \_. gb
J^-^' i^2b—(i-^-b)x-^\i-^2b — {i-hb)xJ~' i^h — x'
Si l"on fait //^ -, la premiere de ces deux equations pent etre ecrite
ainsi ;
hb'
^ > ,H_2^'_(,^_/y,.r Vi-t-2//— {h-//)j:/"~'^ H-i'-,
Done, en supposant que Ion ait trouvci
PAn 3. PI-AKA lO-^
/(.r) = foiu:t:(x, b, //, g) ,
I'oii aura irninediatemenl , pai' uii simple changcmcnl tic Icltres ,
r{x)=bF{x) = £oncl:(a.-, //, g, h) .
Et comme, tlans lo cas tlu conlacl des deux spheres, Ton a g ^/i (*) , si
Ton trouve d'apres cette condition
/(x) = fonct:(a:, b) ,
Ton aura
hF(x)=.ioncV.{x, j\ ■
Cette regie fort simple, remarquee aussi par Poisson dans la page ^4
de son premier Mcmoire, pent done etre demoiUrec a priori sans avoir,
comme lui, execulee I'integration qui doiine les deux fonetions y(jr ).
F{x). II en est de meme de la regie relative an cas general que nous
venons de demontrer directcmcnt, et que Poisson a reconnue dans la
page 24 dc son second TNIemoire aprcs avoir executee Tintegration.
Relativement aux deux constantes designees par h tig il faut d'abord
observer, qu'il sera demontre ci-apres, que I'expi'ession <\e f(x) est
necessairement de la forme
J\x)=.h.j\(x, a, b, c)-^-g.J[{x, a, b, c) ;
rj(f .18 1
et que , par consequent, celle de F(x) est telle que Ion a
Or, en faisant x = o, el posanty(o) = y^, F(o)z=/i, i'on tire dc la;
A — h.fXa, b, c)-k-g.f,(a, b, c) ,
B=gf,(^, "> c)^h.J\{b, a, c) .
(•) Pour s'eu convaincro, il suffit de romainiier, (|u'cti faisant cz=a-^b el j== i , I'equation (£)
fe reiUiil a a/*(i) — afi^\)zzzh — g -^ ce qui cxi'^o quo Tnii ail ftz=g.
Io8 MEMOIRE SUR I.A DISTRIBCTION DE l/KLECTniCIxi liTC.
ISJais. il'iipi-t-s cc qui a cli; ilil dans les §§ III et ^' Ton pout regarilei'
It's ({uaiitites ^-a^.^, ^nb^.B comme exprimant, rcspectivement , les
masses des ilciix eomlics rk'c-lri([iics rejiaiulues sur les surfaces <les deux
spliei'es. Imi outre I ou sail (jue ces masses, en exeluanl le cas du eon-
lact et celui d'un rapprochement asscz grand enli-e les surfaces pour
determiner la dilfusioii dvi lluide electriquc par elincellcment, demeu-
reiit les memcs avcint et apres rinflueiico qui a cu lieu cnlre I'electri-
eile des deux spheres. Uonc , en supposant evaluecs d'uiie nianiere
quelconque les epaisseurs A eX, B des deux couches avanl I'influence,
Ton pourra determiner par ces deux equations les conslantes h et g en
fonrtioii des donnees physiques et initialcs de la question. C'est-a-dire
que Ion A, en general;
D.h=.A.f\b, a. c)-B,fAa, A, c) ,
D.^ = B./,(a, b, c)-J./Ab, a, c) ;
en faisanl, jiour plus tlo simplicitc;
D=fAa, b. c).J\(b, a, c)-J\[a, b, c)./Ab, a, c) .
Jl etait important d'anliciper cctte remarque, afin de pouvoir de'-
finir , des ce moment, avec olarle I'idec que Ton doit attacher a«x
constantes h et g- qui entrent dans les equations generales du probleme.
Coumie Ton vicnt de voir que la dilTercnce h — g est nulle dans le
cas pariiculier du contact. Ton doit presumer, que son expression ge-
nerale prescntera un numeraleur nnl, ou bien un denoniinateur infini,
lorsque Ton y fera c:=.(i^-b. D'ajires cela il conviendra, par la suite,
de remplacer h &l g par les valeurs de h-^g et h — g, afln d'intro-
duirc dans les fonctions qu'il faudra develoi>per le facteur h — g, que
1 on sait d'avance devoir etre e'vanouissani avec la distance entre les
surfaces des deux spheres electrisees.
PAn J. PLANA joq
CIIAPITRE SECOND
LOIS DE LA DISTRIBUTIOX DE LELECTRICITE
A LA SURFACE DE DEUX SPHERES C0I5DUCTRICES EX CONTACT.
§ VTI.
Consideroiis maintenant d'une manierc spe'ciale le cas ou Ics deux
spheres electrisees sont en contact. Soil 17=1 ct r=zi-i-b: en faisatit
en outre
7 — X
I'ecjuatioii [E) ilonnera
(G) /(.r) _ ^_./( Vr^\ ^_^
[i — yx-" \/3— yj-y
Nous pourrions faire, des ce moment, g^h ; mais comme cette cir-
constance nc facilite pas I'integralion de I'equation (G),nous introduirons
plus loin celte condition. D'aprts la forme liueaire do cette etpiation,
il est Evident qu'cn ctablissant separe'ment les trois equations
(«')••• /'(-)-^r(^)=o;
p — y^ XiJ—yxJ y — x
Ion aura I'integrale de I'equation (G), en prenant poury"(jr) la somme
/'(x)+J"(x)-^./"'{x).
Cela pose; ronsiderons I'equation (G') et remarquons que, en posant
no MKMOIRE Svn I. A DlSTRIDUllON DE I. ELECTRICITE ETC.
Ion a
Done I equation (C) donneia
A Ab
= 0 .
H—Cx (B^^ — Cy) — {By — C)x
Or il csl clair que I on rend celte equation identique en prenant
Ics loefllciens B et C tels que Ton ait
Bp—C-/ = Bb ; B'l — C—Cb ;
ce qui arrive en faisant B= t , C= i .
.\insi, A, etant unc conslantc arbilraiie, I on satisfait a lequation (C).
en faisant
^lals , afin d'augmenter autant que possible la generalite de cette fonction
de X , il ne faut pas regarder A comme une quantite absolument cons-
tante. Conforinc'nient a iin principc fundamental , relatif aux integrations
de ce genre , 1 on doit remplacer A par nne fonction arbitraire de x,
assujetlie a la condition de demeurer invariable par le changement de x
en -^4- . Or, avcc une le"ere attention I'on decouvre , que cette
[i — '/x' ° *
i — yx
condition est remplie par toute fonction de cosw et sincr, en prenant
■inb
''-(i^b)(i-x) '
2iT etant I'arc dc 36o°. Done, en ecrivant P au lieu dc A, nous aurons
^, n(cosw, sinw)
pour lintegralc complete de I'cquation (G )-, la function designee par fl
etant arbitraire.
PAn J. PLANA 1 I t
Passons maintcnant ii rinlegration de I'ecpialion (C). D'abord lemar-
quons que, en y (axsant /" (x) = h(f,(x) la qucslion est reduite a integrer
I'equation
^(^)-F^<^)='
Pour cela, nous ferons (p{x)=i-i-bf'{x) ; ce qui donne
Actuellenient , je jirends
et par la substitution j'obliens
apres avoir fail , pour plus do simplicite ,
Si Ton fait ici
Ton aura de meme
,„, > 1 b „,( y — x\
en faisant
A"=/3.;t'— y.c' ; c"=i-i.k'—d .
Rien n'ompeche de continuer indefiniment ces transformations suc-
cessives , ce qui fournira cette suite reguliere d'equations ; savoir
iia
MEMOIRE sun h\ DISTniBUTIO.N DE LELECTRICITE ETC.
9 (x)=i-4-6?'(ar) ,
k" = ^.k:—y.c' ,
k"'=^.k"—y.c",
k"=^.k"'—y.c"',
f(-^)=^.,.J,.,v^.-^^y"(-^)
etc.
6=7 ,
c' =y.k — c ,
c" = y.k'-c' ,
d'='i.k"-c" ,
c"=-i.k"'-c"' ,
etc. 1 etc.
et Ton aura
En eliminant c'""'' de I'expression de k'-"\ Ton a
A-t-)=(P— , ) a;-- '-f-(/3— 7')A('-" ;
et commc |3— 1=26; fi — f=z—b\ cela revient a dire, que, trois
coefliciens consecutifs sont lies par I'equation
(34) A-W — 2AA"-''h-6\A-('-"=o .
L'on trouve de la metne maniere
(35) 7cW = 6'.At"-''-*-AW :
PAR J. PI.ANA I I 3
tie sortc qu'il suflit de cliercher l'e\|>ressioii de k"K D'apres la theoiie
des series recurrentes, requation (34) nous indique que 1 ou a ce de-
veioppemenl, savoir
-, 7-:—:= 1 -t-A«-»-^V-f-A"w' -f-^"''M"*'-^-t•lc. ;
iiiais, I — :>hu-\-/'' u :=(i — f> k-)' ', jjartanl nous avotis aussi
I •4- It
1 rT-T^( i-k-u){i -»-3AM-H36'M'-t-4^'w'-+-elc.) ;
I — "ibu-^b u ^ '
d'ou Ton tire
En substituaiil cette valeiu- de. A'"' dans requaiion (35) Ton Irouvera
7c"')=(nH-,)6"(,H.Z.)';
et par consequent
c("'=(«-»-i)(n-A).i" .
De sorte que nous avons
b'*' b
La fonction y"(j:) est done telle que Ton a
/"(a:) = h^bhi
S3
oil la caracleristique 7. indique, que Ton doit prendre la totalite des
teniies semblables formes en donnant a n toutes Ics valeurs entieres et
positives o^ i , 2, 3, 00 .
En remplacant m -+- i par n Ton pouiTa comprendre le premier
termc k sous le signe Z et ecrire
O
^"^''^ = ^^'U-^n{i-t-b)-n(i^b)a: '
On pent integrcr de la mcine nianiere I'etpiatioii ( G'" ).
Serie II. Tom. VII. p
ti4 MKMoinr. SL'n r..\ DismiBUTioN de i.'ki.ectivicite etc.
En faisniit A'&hovd f"'{x) = —^Oil>(x) , Ion a
Soil ,
6{x) = — '- i-l><i<'(x) ;
' 7 — X
nous iuirons
I ^ .1/7 — -^ \
apres avoir fait
//' = ,3.v-7 : ^-' = 7-7-
Acluellemenl Ton f'era
cc qui ilonuera
eu posani
H" = !i.fr-y.g' ; g'=y.H'-g'.
lui coiiiinuanl ainsi Ion formcra celte suite d'equalions ;
f{^)=-fjir^jr^^b'r{^) ,
6"\x)=^j,„l^„^^br{^) ;
etc. :
PAn J. PLANA
H"=.^.H'—l.g ,
//"^ =,3. //'"-"—•/.§•('
etc. ;
d'ou Ton lire
g =7.7—1 ,
g"=-/.ir-g' ,
g"'='t.ii"-g" ,
g^">=y.H^'-^-g'--\
elc. ;
f"(x) = -g/>
b'
H—x^H'—g'x^H"—g"x" ■ ^ H^ — g''x
■4- elc.
II est clair que les equations (34) et (35) auronl encore lieu clans
le cas actuel , apres avoir remplace A "' par /^'°> et d"^ par g^"''. De la,
et de la theorie ties series recurreiites, il est facile de conclure que Ton a
/•" ,, ,z=iHu->rWu->rH"u' -4-//""M"+"^-elc. ;
N^"'=.{n-hi)yb"
et par consequent
>W=//■j,_^.;,(,^_/,)j;
De sorle que Ton a
/"'(x)=-gb7. -. ;-
°(n-Hi)( J-*-b)— |i-t-«( i-t-/') jo:
L'integralc complete de I'equalion (G) est done
Il6 MEMOIRE sun LA DISTRIBUTION DE LELECTRICITE ETC.
P " I
(//) /U")= \-bhl-, -. j-r ; J— -
— bgl
° (n-H i)( i-t-A)— I n-n( n-i) ja-
il est inaintenaiil facile de sonimer ces deux suites infinies par des
iiitegrales detinies.
§ VIII.
Ell ei!et; la forinule
1
I r, (/"-t-"?)-'
=z\(it.t ,
p-k-nq }
donne
1 I zf, (/>*»?)-■ r,\
I. ■=.i.\at.t z=\di,
'-p->rnq =j j
o a
ce qui revient a dire que Ton a
I
I r , ;'— ' / '/ -i? 3? \
^=.\dt.t ii^r-t-irt -i- t -t-elc. j ,
i. —
ou bieii
1
/)— I
.t
Done en faisant p-^b , q-=(i-^b)( i — x) , cette formule donnera
/> 6— I
A-HW( !-*-<!>) — «(l-H^)^ / (i+A)(.-.r) '
et en y faisant. /^ = (i-+-Z') — x, 9=( !-+-/;)( i — x), ia memc for-
mule donnera
' {n+ i)(i-4.6) — |i-t-n(n-i)|j:
PAR J. PLANA
I
/ ,it.t
En substituant ces valeurs dans le second memljre de 1' equation ( H) ,
nous aurons
iH■^ /M=;^W~3^
pour r integrale complete de I'equalion (G) , sous forme finie.
Independamment de rinlegration, les deux equations (^) et (B) de-
montrcnt a priori , que dans le cas du contact des deux spheres Ton
doit avoir g = h, puisque , en y faisant c = a-i-b et x^=a les deux
premiers niembrcs de ces equations deviennent idenliqucs. Done, en
posaiit g=zh , la fonuule {H') deviendra
/r/»v /v . P Li fdt.t '{i—t' 0
n i— I / I—.
. / dt.t \\—t
''I (iH-t)^.-*)
II y a une autre maniere de sommer les deux suites infinies que
Ton voit dans le second membre de I'equation (H) : elle est fondee sur
le principe que Ton a I'equation
I _ 2(j r^ Cdt
c
En elFet; par la theoric de riiitcgralion des fractions rationnelles, il est
d'abord clair que Ton a
r t'dt _ G CtU F_ C dt
J J^Be^Ct'~G — Fj Ce-^-G <' — ^J Ct'^F '
en posant pour plus de siuijilicilc
G = -B^-\ B'—/^AC; F=-B — ~\B'—^AC.
Il8 m6mOIKE Sl'R I.A DISTIMDUTION UE L lii.ECTniCITE ETC.
II suit lie la que
l^dt
Done eii prenaiit ^-4-J?<"-4-Cf* = (yu'-+-<7'<')(?i'-4-<') , Ton a
c'esl-;"i-<lirc I'expression precedente de la fi'aclion •
' ^ p-^-nq
Par I'application ile ccltc formule nous avons en consequence
o b-^n{i-^b)—n(\-^b)x
_2(i-i-b)(i—x)f t\lt I i_ .
— - J //_^( , ^bf( I —xfe ■ = «'-<- e '
o
CO ,
= (/j-h i)(H-i) — j H-/J(( -(-Z)) j.r
Done, en observant que I'on a
nous n\n'nns , apres avoir fait g=h ;
(n"')..f(x\= ^ ^Ji{^—x)^ibh(i-irl'){i—x) C
I X \-\-b X 77 ]l
e,u % I
Z'"-+-(i-+-Zi)'{.-.r)V ,«'-»-<
o
PAH J. PLAWA 1 19
Mais Toil sail (|uc
t % t II I
11 1 n-h^ 2 ant »"'
e — I
Done en remarquant que la quanlilc
-Log.
l,'^{i^hY(i—:rye I
deviant egale a zero, lorsqiie I'on y fall l=:oc , 1 on trouvera que dans
le cas de g'=/t Ion a, au lieu de I'equalion (//") ;
P li hh bit ^ / ,—x\
tilt
'fig — I \t(^,^b—x)-i-(i-i-b)(i—x)t I
Cette exjn-ession dey(a:) s'accorde avec celle cjne Poisson a trouvee,
par un precede nioins simple, dans la page "j 3 de sou second Memoire.
Si I'on veut demontrcr d'une manicre expeditivc I'equation prece-
» t
denle (lui fournit, sous forme finie, la valeur de la somrae J.-i i ,
il faul parlir de requation
I k I [ I /
cot. r=. 20 {—, J -K 7-3 i H £ ; -H etc.
donnee par Eui.f.r, et remarquer qu'en y remplacant <p par zty — 1 ,
Ion a
et par coiisetpient
laO MEMOIRK sun I.A niSTnilll'TION DE I. KLECIRICITK ETC.
./..
e — I
Oil vena plus loin que re'qiuUion {IJ") rsl preferable a I'eciualioii (//")
pour obteiiir, sous forme fuiic, I'expression de la fonction y(fx, x), de-
finie ilaiis Ic § V.
§IX.
Je reprends uiaintenant la consideralion de requalion (//") ct job-
serve que le cocflkient de dt se j>resente sous la forme -|- lorsque Ion
y fait a?=i. Mais en y remplacant les exponenlielles par leurs deve-
loppemens, savoir ;
( i+-A)(i— jr) , , , , . ^
t =H-(i-t-i)(i— x)Log.<-t-etc. ,
Ton voit aussitot que le temie affecte du signe integral devient
b/i f, ''-' lib' (i—x)C, *— T h h(i—x)
-^—jXdt.t T- '-\dt.t Log.<-»-etc.=— -^-t— ^ — -y{-»-elc.
i-^b\ i-^b 2 J " i-\-b 2(n-6)
o o
Done, la formule (//") donne
ft coniiue on sail d avance que la valeur dey(i) doit elre par sa na-
ture finie, il en resulte que pour la solution du probleme de physique,
dont il est ici question. Ion doit necessairement prendre ^=0 ; ce qui
donne
et reduit la formule {H") a celle-ci ;
I
(36) Ax) = bh.j——p^^^j^
)
PAR J. PLANA 121
Pour tirer tie cctle ibnnule la valeiir du coeflicient difrerenliel
(I. fix)
'•' ^ — ?=y'(j:) qui repond a x-^\ , j'observe quVn dcvclojuiant d'ahord
suivant les puissances de i — x , Ion a
f{x)=: r\(it.t <i '-Loa.t-i-cU:/ .
De hi Ion lire
f^'^^^^^T-^)]'"' Log. /+ etc.:
niais, en faisant jr^i , tous les termes qui suivenl le premier dans
cette suite infinie deyiennent mils ; partant Ton a
/'(■)= j^-
Nous avons vu daus le § V, qu'en designant par Y' I'epaisseur de
la couche au point de contact, Ton a !"==/'( i)-t- 2/^(1) : done nous
avons a ce point, Y'-^o. C'est ainsi que Ton demonlre , a priori, par
cette theorie le fait decouvert d'abord pai" I'experience , que I'epaisseur
de la couche electrique doit etre nulle au point de contact des deux
spheres. Car, il est facile de conclure de la, que le menie phenomene
doit avoir lieu au point de contact sur la seconde sphere dont le rayon
est egal h b. En eifet ; si Ton fait a^i , c-^ i-k-b , x^i dans I'equa-
tion {A), Ton a y(i) -4-6/^(1 )=:/*. Done en substituant ici poury(i)
sa valeur trouvee plus haut, nous aurons
La inenie equation {j4), c'est-a-dire I'equation
f{x)^ f f( 'I \=h
elant dilferenliee par rapport a x , donne
Serie II. Tom. VII. o
122 MEMOinE SLR l.A DISmiBt'TION DE 1. tl.l fTIlU:!! K KTC.
Dmit- , (Ml faisaiit a'^i , il vieuilra
/'(.)-+-F(.)-hF'(.) = o :
il'ou I oil tiiT
^'<0=^t:^ =/'(.).
Mais, en noiniiiant Z' Icpaisspur de la <-oiiche eleclrujuc snr la sphere
du rayon h au point dc contact, Ton a par Ics formulcs du t^ ^' ,
Z' = F(i)-^2F'{i) :
partant Z'=:o.
Au reste, cos valeurs dc F(i) ct F'(i) pouvaient elre titaJjlies im-
inedialement , sans aucun calcul , d'apres la regie de'montree dans le
§ VI pour former la fonclion F(x) en ayant celle de J(x). Neanmoins
la consequence est tcllcnicnt importante, qu'il n'est pas inutile de 1 avoir
aussi etablie de cette maniere directe.
En vertu de la regie que nous venons dc ciler , le simple cliange-
menl de f> en j- dans le second membre de I'equation (36) donne
(37) h F{jc) = /i
^_^(..l)(.-.0
L'equalion (36) est susceptible de plusieurs transformations qui onl
des avantages particuliers : les ])lus simples sont celles-ci. D abord , par
la nature des limites de la variable t Ion pent faire t''^^'=zt!, et les
liniites de t' seront encore zero et I'unite. En operant ce changement
el ecrivant ensuite t au lieu dc t! Ton aura
(38)
-^■-O
PATV J. PLANA I 23
Par la ineme ralson , si Ton fait ici t'~'^=.t' Ion troiivcra
(39)
re (jiii s'accoicle avec I'expression de J{jc) (jue Poisson clonne dans la
page 55 de son i" Memoire. Et, par la regie du § \I Ion aura I'ex-
pression de bF(x) que Ton voil dans la meme page en remplacant b
par 7- dans le second membre de cette ecjualion.
Celte forme dey(x) est celle qui donne avec plus de simplicite le
coeflicient dilferentiel y'(jL^'). En eflet, Ton a immediatement
I
A^i *•* /<''('rr-'_,~)<<'*''''-''Log/i~)
(4o).../V)^^-,.^,^\t.).j ~ ~ -^
o
Done en faisanl x::= — i , et reprenant la formule 1 =/( — O-t-a/'l — i)
dt'inoulrec dans le § V , Ton aura
(40
I
pour expression de I'epaisseur de la couche electrique au point diame-
tralment oppose a celui du contact.
En faisant x^o et posanty(o)^/^, la meme equation (89) donne
_ bh l<ft{t --^-i)
(42) A=
pour expression de I'epaisseur constantc de la couche qui recouvrirait
la surface dc la sphere dout le rayon est tigal a runite , apres I'avoir
I a4 MKMOIRE SCR I. A niSTBIBtJTION DE I.'eI.ECTHICITF. ETC.
separee de la seconde sj>licre de inauiere cjuelle fiU entierement sous-
traile a son intluencc.
En noinmant ]i et Z les (jnanlites analogues a celles designees par
A et y. Ion aura pour la splieri; du rayon b, d'apres ia regie du b^ VI;
(43)
I
t
Au resle, si Ton fait a= j dans I'equation (42) et a'^- 7= i — a
dans I'equation (44) j 1 on aui\i d'apres la notation de Legendre ;
Z'(a)=-C-J-^^<^;i'-'^ ;
o
o
oil en faisanl.
Ton a
^'•i='-^^--^ir,-^j-n-^^^<:- >
C= Log. hyp.- 2 — j-^ 5,5) — ^-^g 5(5, — — g^5(,)— etc.=o,5772 1566... ,
et , en general ,
'^'^f'—^ijr-- 77];
De sorte que nous avons
(45) ^ = — //a.!C-t-Z'(a)! ,
(46) 5=_:^ilif:2)|c-+-z'(i-a)!.
PAH J. PLANA ia5
IVIais, a et i — a etant tics qiianliles plus pelites que I'uriile Ton a,
comme ion sail, cntre les fonclions Z'(a), Z'(\ — a) letjualion
(4?) Z'(a) — Z'(i— a) =— 7r.coi.a7t ;
partant nous avons (*)
(48) n=—'^'~^'> \C-i-n. cot an-k-Z'(a)\ .
En eiiminant Z'(a), les equations (45) et (48) donnent
(49) b^B — A=zh.na.col.i — ^j = — /i.na.cot.ar: .
Pour reduire en nombres la valcur // a\ec la Table de Legendbe,
il faul observer qu'en verlu de I'liquation geiierale
r(i-\-p)=pT{p) ,
Ton a ;
Log.r(i-H/5) = Log./>-t-Log.r(/v) :
d'oii Ton lire
Z'{i-^p)='--i.Z'{p) ,
et par consequent
(5o) ^=/j| I — Ca — a.Z'(n-a)} .
Celte equation subsiste, en supposant que Log.r(/» )=Z(y9) soit
calcule comme logarillime liyperbolique ; il faudra done diviser par le
module 0,4242. ..=01 les valeurs de Z' (p) deduites de la Table de
Legendre, qui les donne en logarithmes tabidaires. De sorte tjue nous
avons pour le calcul arilhmelique de A et de H:
(5i) ^=/^j,_6'a-^^Z'(n.a)j ;
(52) ^»'Z;=^^ — A.7:a.cot.(i8o''.a) ;
Log. 111 = 9, 63'y'^843 ; I^°8- — = o,3G22i57; Log. <?=9, 7613381 .
(') Voyci pages -15, 48 el 52 du second Volume des Ejcercices tie Caliui Inu'grat Ac Legendbe.
I 26 MEMOIRE sun I.\ DISTRIBUTION DE l'eLECTIIICITE ETC.
Les valeurs ilc 1' cl Z peuvent ctre calculues avec !<» nuiiic Table
tie Legendre. En circt, d'apres re'quaUoa
I
,>-.L„«.r,;.) P..x>-I-.s.(^)
,53)... r=Y!2.(ia)_^"(,-la){ ,
nous avons d'abord
,54,... .=i<i_Z^jz"(i-ia)-."(>ia)j
Mais Ion a, en geneVal,
(55)... Z"(p)^Z"(.-p) = ^^;
done I'on pent ecrire
h.R'\2Z"(^a\
^ ' 4 1 sin . — I
( 2 J
A(i-a)'J2Z'Y--i--a') ^
(57)... Z = ^— r; — ^S V2 2 y . 7ra
^ " /\Ij I cos . —
Ces deux equations donnent
Lr_ 4^.=,U"(ia)^-2Z"(i-Hia)-4^
a (i — a) 1 \2 / V2 2 / sm.na
Done en observant que Ton a en general Tequation
il viendra
(58)... Z"(p)^Z"Q^p)-4Z"(2p) = o , {*)
idra
(59)... r-b'Zz=h\2a\Z"(3i)-(J^^)\ ■
^ I \sin.7Tay \
(•) Voyei page 53 du Volume cile de Legendee.
I'AR J. PI.AKA la^
Et comine
Z"{p)=^.^Z"{y-^p),
r
nous avons pour Ic calcul arilhmelique dc J'' et Z ;
(60) r=h I2— I . na) (h-/^.— .z'Y«-+--^ ;
^ ' j I 2 sm . — I I 2 m V 2 /
(61) b'Z = Y—liU — (j^^^\—h. — Z"U-^a).
^ ' \ \sin.7:a/ I 111 ^ '
Sur ccia , il faut observer qu'apres avoir reduit en decimales le
nombre p, il faudra poser Tequalion pz=q-\-{p — q) ; oii q designe les
milliemes conlcnus dans p. Ensuilc, si Ton fait j:= iooo(^ — q), Ton
aura
(62) . . . Z'(n-/j) = (iooo)^ ,^ . r
(3 j; — 6jr-H2) , ,
g '-^\Z( n-^)H-etc.
A'.Z(n-<7)-t-(^— i)AlZ(i-t-<7) j
(63) . . . Z"(>+;,) = (,oooW (6^^_,8^^,) ;
h"^ ^2 ^A\Z(n-7)-Hef. j
oil Ion a
A .Z(n-7) = Z(t-4-<7-+-o,ooi)— Z(i-4-7) ,
A\Z(i -f-7) = A.Z(i -»-(yf-»-o, 001) — A.Z(i-+-(7) '
etc.
Pour la demonstration de ces formules, Ton peut lire les pages 81
et 82 du Volume cite de Legendre. En les appliquant , il faudra avoir
r'gard au signc qui afTeclc Ics diflerences A, A', etc., et faire attention
que les seconds membres des ecpiations (52) et (61) doivent etre calcules
avec una approximation supcrieurc a celle de j4 et J", afin que la mnl-
.... I 1 . 1.1..
tiplication par p et par j-^ ne porte pas atleinle au degre d approxi-
mation avec lequel Ton entend calculer les valem'S de B et de Z.
I aS MKMoiRK sun i.A DiSTRiBUTiOR DE l'electricite etc.
Celte rcmarquc est proprc a faire sentir la litnitalion a laquellc est
sujetle la Table Je Legendre, et nous averlit qu'elle Joit etre employee
avec ciiconspection , surtout a Tegaicl de la valcur de Z.
Pour eciirc les valeurs de A et de B , ainsi que cclles de Y et Z,
sans y faiix; a:=.i , Ton posera ees equations
m
(65) B
(m)
(67)
1
C
I
O
I
D'apres ces formules, Ton voit aussitot, qu'apres avoii' calcule les
valeurs de J, B, K, Z pour «=i et pour une valeur donnee de b,
Ion aura les valeurs corrcspondanles 'A, It, Y, Z cpii doivent avoir lieu
pour fl^j et pour une valeur de b qui serait egale a y- , en posant
les equations
J = b.B ; u = b.A ; l=b.Z ., z=.b.Y.
II est facile de dcmonlrer, a I'aide de ces formules, que les epais-
seurs Y et Z ont un rapport determine avec la quantite totale d'elec-
tricile repandue sur la surface des deux spheres. Pin effet, cette quan-
tite tolale elanl designee par E a pour expression
/^na.J-^iiT:b\Bz=E :
PAR J. PLANA I 3Q
done en faisanl AsihA', B=:)iB', nous aurons
(68) ^^=.-. .,„.. u,
E_
En substiluant cetle valeur de ft dans ies equations (64) , . . . (G-)
il viendra
£A'
C'i)) '^=irzr^4Tzr—jmTT ,
, _ E.bM'
^''^ ~ iQ>.na{a-irb).D' '
oil Ion a fait pour plus de simplicite
t/ I— <
e
^'= F^(r''"^*-i)<~^"^^Log.(i)
t/ I— < ■
1
J I— <
o
Ainsi il est clair que Ies valeurs de Y et Z, relatives a deux spheres
donuees, serout pi-oportionnelles a la quantitc totale £ d'electricite , et
non i la tpanlite repandue separement sur chacune des deux spheres.
C'est a I'aide de I'equation (68) c[ue Ton determine la constanlc h
par la quantite E censee donnee.
Seme II. Tom. VII. r
l3o MKMOIRE SLR I.A niSTRIBUTtON DE r.F.LECTRICITK ETC.
Je vais inaintenant exposer plusieurs formules nou\elles, cpii seront fori
utiles pour le calciil numeriquc iles qualre quanlites A, B, Y, Z, en
supposanl qu'il doit litre fait sans Tcmploi dc la Table de Legendre;
oar il V a des cas ou ces (juanliles ne ppurraicnl pas elre calculces aver
certitude, autrcment que jiar le moyen dc ces formules. De cctte ma-
uiere, rien ne nianquora pour faciliter, sous ce rapport, la comparaison
de la theorie avec robscrvation.
§ X.
\'.n rcinplarant dabord le facteur par son dcvelopperaenl
I -H '-(-/"-<-/'-♦- elc. , el posaiit, jiour plus dc simplicile , A== -. ,
lini trouve
bh
I r I
A= -\ --K T-^-=x — r-l-etc. ■
•('-^-i + ^-^«*Oi
liiais Ion a
I I I I I I I I _
etc. ;
pariant it est clair quo I'equalion (42) doune la serie
,. A^l b b b j
Cest aussi ce que Ton aurait itnmediatement par Tequation (^) ob-
tenue en finissant le § VII. Car en y faisant P-^o , x=o, g = h ,
Ion a
CO CO
on bien
bh =
/(o) = - — ^7.; b
mats
h I
I
-=i— A-
PAR J. PLANA I 3 I
done nous avons
c'esl-a-(lire la serie precedente.
L'oii Irouvcra de la in«5me maniere
Cetle serie demontre que la valeui" de B augmcnte a mcsure que b
diminue ; inais cet accroissement a una liinite que Ton ohlient eii faisant
b^o : alors roii a
n 7 ^ ' I I I
B=h i-Hp-t-^.-f-TiH-^.-t-etc.
el coniine Ton sail que -r est la soinme de cette suite iiifinie, nous
2
en concluons, que B=h.-^z=h{i,6^^g) est la limite vers laquelle con-
verge I'epaisseur de la couche electrique sur la sphere du rayon b, a
mesure que son rayon devient de plus en plus petit. Et il est clair ,
par la serie (73), que j4 = h est la limite correspoudante de i'epaisseur A
sur la sphere dont le rayon est egal a I'unite. Mais s'il e'tait question
de calculer, separementj la valeur de A et celle de B, il faudrait em-
ployer I'ecjuation (Sa).
Au lieu de la serie (■74) ori pourra aussi employer celle-ci pour cal-
culer la valeur de B; savoir
b 2b 3b
6 2\2-hb) 3'(3h-2(5.) 4'(4-»-3Z.)|
(75) ... B=
/jb 5b
5'(5-»-46) 6'(6-i-5b) "^^
on I'obtient, en ajoutant a la serie la quaiitite nulle ,
1 33 MEMOIRK SIR I. A DISmiBL'TION DE LELECTRICITE ETC.
el it'tluisant i-nsuili' .lu ineinc denominateur chaque couple de deux
lernies correspondatis.
Si, au lieu de developper le factcur Ion developpe la qiiau-
I,
tile exponenlielle t '"'■*, la formule (44) doniie
77 rrl i tLoc^H — ; 7T'Lo^ -t 57 T-,Log\<-Helc.| ■
H= '•
I -+-/-t-^*-<-<'-4-etc. )
Mais la forniule
T
C , „. T ., / ' \ 1.2.3 Tl
I <//./"' L0£-".( - )=— --— ,
O
doiine
o o
= (•■2 -3 ")(7^-^^-^3^.-^-^tc.)
= (i -a-S n)S„+, ;
parlant , nous avons
(76) ... J^=x^^\s.-^^,s.-^^.s.,^^A^^^^-\ ■
Pour augmenter la convergence de cettc serie, nous remplacerons
5j par (5, — i)-f-i ; S^ par (^3 — i)-(-i; et en general S\ par
(S, — ')-•-' • alors en observant que
/> b' (>■ I
iH r-»-, 7TT-+-, v^-»-etc..= Y— = i-\-b ,
'-.+^
il vii'itdra . I'n posant pour plus de simplicilc , k„z=.S„ — 1 ;
(77) . . . Z? = -^+^^-^;A.+ __^A-34.^^-^A,+ (y:^A,-Hetc.[ ,
ou Ion a
PAn J. PLANA
1 33
Log.A„
A-„
Log.A-,,
9, 8095153
A-.
7,6103787
A-3
9, 3o54756
K
7, 3028487
^.
8, 9155224
A-.,.
6, 9976387
A>
8, 5673529
^■,.
6, 6938927
^6
8, 2391257
A-,.
6, 39 1 0869
^•,
7,9216476
A-.3
etc.
6, 0888918
On peut avoir par une serie analogue la valeur de ^, qui aura aussi
ia propricte de donner jd=.h , lorsque Ton y fait b^o. Pour cela ,
j'observe que la formulc (42) pcut etre ecrite ainsi ;
I I
J ( I— « ) J l—t
done en developpant d'abord la quanlite exponentielle ^'"^ , et inte-
grant ensuile comme dans le cas precedent, I'ou trouvera
Mais Ion a
I — u'-i-u^ — u'-^-ii' — elc. = 2 — u
I -f-« '
et par consequent
// P I)' 2-t-A (i-^b)
I 1 _(_CtC = -— — — ^ •
done la serie (79) est equivalente a celle-ci ;
i34 MKMOIllF. sun I.A DISTRIUUTION DE l'ei.ECTIUC.ITI: ETC
cm bieii, en reniplacant j par a, a celle-ci ;
' ' I -t-y '
J=h\i ^_a'A,-+-a'A, — a'A,-4-a''A-, — eic.j ■
I I -4-a J
Cette serie titant foiinee de termes dont les signes sont alternatifs
oirre plus d'a vantage pour calculer la valcur de y4. Mais il importe de
remarquer, qu'elle peut etre Iransformee dans une autre plus eoiiver-
gente, au nioyen de I'equation
- — --cot.a7:= :-+-A-.a'-l-A- a^-t-Ata^-^-etc. ,
2 2 I — a
qui derive de 1' expression de cot. 9 employee dans le § VIII. Car il est
evident, que par la combinaison de cette equation avec la precedente,
1 on a
I I 3 7T fl f
(80)... A=hl — I i-f- — cot.7ta^-a'A•3-^-a^A-5-+-a'A:,-|-etc.[ .
^ ' (2 I — a 2 1
Maintenant, si Ton divise les deux equations (76) et (79) et si Ton
developpe la fonction ainsl obtenue suivaut les puissances de — — 7 ,
1 on irouvcra un resultat de cette forme ;
ou Ton a ;
•" (o) ^ "J* j
■^(3) = '^5 »
etc.
PAR J. PLANA 1 35
En niduisanl ces coenkicns en iiombres a I'aide de la Table que Legekdbe
a donne'e dans la page 65 du second Volume dcs Excrcices dc Calcul
Integral , Ton aura
//(„)= J, 644934 ; Log.^(„; = o, 2i6i485 ;
//(,,= I, 202057 ; '^(.) = 0,0799251 ;
/r,„=3, 788130 ; /r(,)= 0,5784252 ;
^(j)= I, 036928 ; /^(35 = o, oi57485 ;
/r,) = 3, o58433 ; ^^)=o, 4854990 ;
//,:;) = 4, 388 1 52 ; ^(5j:= 0,6422770 ;
etc. etc.
En prenant b^ — , les quatre premiers termes de cette serie suf-
fisenl j)our donner la valeiir de — exacte jusqu'a la troisieme chiffre
decimalc inclusivement , c'est-a-dire que Ton a
-j^l I }\^> ^44934 "♦"O, 01 202 1 -4-0, 000379-1-0, 00000 1 1
PoissoN trouve i,6343 dans la page 63 de son premier Memoire.
Mais I'exces dc ce nomhrc doit tcnir a une errcur de calcul ; car
il importe dobserver que sa formule est fautive a Te'gard du lenne
niultiplie par j—^ , puisque le coeflicient de ce terme est
et non -^^ seulcmcnl.
■Jo
En calculant , separement, les valeurs de yi tt B par les series (77)
et (80) Ion trouve; .'/:=o, 9998367 ; 5=1,6240884. H sufiit pour
i36 MKMoiBE sun LA uisthibutiok dr i.'electricite etc.
cela de negliger Ics tfirmes multiplies par /r, , A^ etc. L'oii a tlonc
= 1,1)34354 ; et ce lesultal est exact jusqii'a la cinquieme chillie de-
cinialo inclusivemcnt.
Si Ion voulail roiUiiincr plus loin la serie des coefliciens numeriques
//(„, Toil aurait, d'apios la tlieorie des series recurrentes :
etc.
§XI.
Pour developper de la meme maniere la formule (4i), nous ferons
pour plus de simplicite ;
ce (jui donne
l>
£n develo|>pant mainlenant Ic facleur et inlegraut ensuite Ton aura
^-4(.-H/-r __^ ^ ^
( {i-k'f (2—k'y (3— A-y *'*''■
et en subslituant pour A et A' leur valeiu', il viendra
PAH J. FLAXA
r""viT^y "*"V7+37;/ ~(j:i^'jb)
(82) r=h{
I 3 ^
(83)...r=4i"('-+-/-')^i /■
5 7 I
■^ [(4+5 ^.) (G-t-5 /.)]• "^ [(6-1-7 />)( 8-1-7 6)]' "*■ ^''■- )
Cello serie demonlre, que la valeur de V converge vers h a niesure
(|ue b diminue. Effectiveraent, I'on a
o
(Ion I'on tire
(84) ^=^-*T(
hb^ fd
I — t
expression qui se reduit a h lors(pe b=zo.
En developpant le facteur ^*' — 1~ ' , nous avons
2 A" 2 A'*
<*'—<-*'= 3 A' Log. « -I ^Log'.fH Log'.f-Hetc. ;
done en integrant il viendra
2^' 0 . -^** C- . 4*'
(85)... r=A.
f^i,, Y''^ 2\i^by^''^ 2'ii-i-bY^'~^ 2''(i-i-by^
2(n-An 5is
5 . •+■ etc.
^3»(n-/!))» ■■
En remplacant 1S3 par (^S) — i )-4- i ^Aj-t- i ; ^5 par As-»- 1 etc.; et
remarquant que requation
Serie II. Tom. VII. s
1 38 .MEMOIRE son LA DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC,
I -t-3a'-t-3M*-»-4"'H-etc. ^-
doiilir
a // 3 A' _ iG.(iH-/')'
nous aurons
(86) F=/i- «'*^'<-^^)
[(3-H/>)(a-t-3A)]'
II.- . o ,, -.\_
En divisanl les deux equations (85) ct (79), el developpant ensuite
j-^ /
la fraclioii — - suivant les imissances de r. Ion aura nne serie de
cette ferine ;
(87) ... - = ,^-^— -^G(,,-^-p^G(3,H-^-^^^G,,,-etc. ,
ou Ton a;
3
5 5
G»)'='S'»-t-'S'<,G(,,-4-53G,j,-4-5,G(,,-*.5jG(5)-t-5, G,ft) ;
<^.;!=(^-^')'^;-t-5.^,-t-5',G(5,-t-^,G(„-»-5,G-,,-h53G,.-t.5,G;,, ;
etc. ;
PAR J. PI.ASA I 39
G(,.=: 1, 644934 ; Log.Gi=o, 3i6i485
G(,)= I, 8o3o85 ; G(,) =:o, aSGotGa
G(„ = 3, 788130 ; G(^)^o, 578424s
G,„:=:6, 339430 ; G(-.)—o, 795 1449
G(6;= 1 I, 196343 ; Gj,^= I, 04907G3
G,„= 10, 33995 ; G{„s= i,oi45i84
etc. etc.
Les trois jncmieis lei'jnes de cette serie soiit leiix qu'on voii dans
la page 69 ciu j)remier Memoire i\e Poisson. En prenaiit, comine lui ,
h
= 0,01 Ton obtient --j = i, onoi6a6. L'on aurait le noinbre
1,000166 St, par incprise, l'on ajontait le iroisitmc lerme tandis qu'il
doit elre retranche.
Soil Z>=: 1 , ce qui arrive lorsque les deux spheres en contact sonl
egales. Alors la serie (83) donne
r=8h
et la serie (83) donne
1 I
r''*"5^
III i
— -!-+--. ,-+-elc. 5 .
7 9" '
En reduisant en decinnales les huit preiitiers tcrmes de la premiere l'on
lrou\e
y=8h,
o, 1 1 1 1 1 1 -4-0, 002449-4* 0, ooo5io-t-o, 000(84
I -4-0, 0000864-0, 000045 M-o, 000028 -+-0, 000018 )
= 8/i(o, n443i) = /»(o, 915438) .
Mais l'on se troinperail, si Ton croyait que ce nombre est exact
au-dela de la troisieme cliillre decimaie. En effet; si Ton reduit en
l4o MKMOIRE SUR LA DISTRinL'TlON DE l'elECTRICITE ETC.
uonibres la secondc seiie, tpii a la propriele de donner des resullals al-
tcinativement plus petits el plus grands que le veritable suivant que
Ion sounnc un nombrc pair ou impair de lermes Ton trouve :
>iniibrc
lies tcrnics
Soiniuo
Nombrc
dcs termcs
Sonimc
a . . .
4 ...
6 . ..
8 ...
lO . . .
12 . . .
.4 ...
i6 . . .
1 i8 ...
20 . . .
22 . . .
24 ...
26 . . .
28 ...
...... 8888889 . . .
. . . 0,9084008 . . .
. . . 0,9124821 . . .
. . . 0,9139548 . . .
•• • ", 9^46449 ■ • •
. . . 0,9l5022I . . .
. . . 0, 9i525o4 . . .
. . . 0,9153989 . . .
...0,9155009 ...
• •• 0,9155739 . . .
. . . 0,9156280 . . .
• •• 0,9156691 .. .
. . . 0,915701 1 . . .
. . . 0,9157265 . . .
... 3 .
... 5 .
... 7
...9
... 1 1
...i3
... i5
•••'7
... 19
... 21
...23
...25
...27
...29
. . .0,9288889
. . . 0,9207465
• •• 0,9 '83992
...0,9174150
• • • 0,9169125
. . . 0,9166221
• •■ 0,9164395
. . . 0,9163172
. . . 0,9162314
... 0,9161688
... 0, 9r6l2i8
... 0, 9160856
. . . 0,9160571
. . . 0,9160343
Done en prenant la moyenne des deux derniers resultats Ton aura
> :=/t(o,9i588i4) '■ et Ton pourra regarder ce nombre comine exact
jusqua la quatrieme chiffre deciinale inclusivement.
II y a une autre manierc dc developper la quantite P, qui pent
clre utile dans quelques circonstances. En developpant d'abord le fac-
tfur I
i^b
1 , et ensuite le factcur
I —I
, la formule (4') donne
1
/> n r'-H^-'+'-
• etc.
Log.Q-
■ etc.
PAR J. PLANA i/j
b
oil I'on a fait pour plus de simplicile, A=.^ rr
2(lH-(&)
II suit de 1^ que I'on a
{(7itF-*-(^ -^(si?-^*^'"-]
■+
4 [" I I I 1
( I -h^r M i-A)'-"*" (2-A- )r*" (3-A)^ "*■ ^**'- J
etc. ;
en substituant pour k sa valeur, et posant pour plus de simplicite
Ton aura
(88) . . . Y=hV\i.7.. S,'-h 2". 3 5;-K a\ 4 ^/-t- a*. 5 S^-^- etc. j .
D'apres la regie du § VI, la foi-mule (43) donnera les series suivantes;
I I I I
,\' (n-2i-)""*"(3H-2Z»)'~(3TW"^(5+4*)'~(5-»-66)*l
(89)... Z = ^,' '
1 III
-»-(^^:6if~(^:i:8^"-^(^:i:^'- (9+106)'-*-^**=
1 3 5
|(i-4-26)'"*'[(3H-26)(3-<-4/!.)]''^[(5+4Z.)(5->-6^)7l
(9o)...Z = 4A(n-6)._
7
r2-»-etc.
[(7+6^)(7-<-8A)]'
, - y /i /' \„ 2.55 3.5, 4.5; I
i4a Mi-MoinE si'n i.a DismiBUxroN de l'electricite etc.
'b b - [{i^^b){Z-^2b)]'
h \ 2A-, 3/.-. 4A-, \ .
{y3)..Z = AJ2.253''-+-2'.3Z»5;'-f-2'.4i'5/'-t-2".5A'5,"-^elc. \ ;
oi\ Ion a fait
^ „ I J I
''*'■ =(n-2Z.)«"*'(3+4i)""*'(5-t-6/;)""^*^"'-
Ell faisaiit /^ = () dans ccLlc ilerniere serie Ton a iinmediateaient
j>oiir la limite vers laqucUe converge la valeur de Z a mesure que b
diininiie. Pour reduire facileruent celte serie en nomhres, il sufilt d'ol)-
server (ju'elle est egale a ( i — oI'^j' a'oi'S Ton a d'abord
Z = /<.253 = A.^(l,202057)=:/j(4, 207199) .
Apres ces series, je reprcnds la consideration de I'tquation (42)
pour donner des foiTnules Jiiiies , propres au calcul numerique de la
quant ite A pour Ics cas 011 le rayon b sera donne rationnelleinent.
§ XII.
Snpposons done, que b^=— est la valeur donnee de b, sous la con-
dition cxpresse que m et n soient deux nombres enliers et positifs.
Alors, eu faisant t=:x'"'*'", la forinule (42) sera Iransformec en celle-ci;
savoir
nih - , ^ , , fclx. ■y"'-'
//= Lo2.(a:""^"— i)-»-w/i I
ni-^n ^^ ' I I —
X"
PAR J. PLANA 143
Avant d'aller plus loiu il faut distingucr deux cas: celui oii m-4-«
serait nombre impair et celui oi\ il scrail pair.
Dans le premier Ton a
jc'"— I I
m-i-n X — I
-»-/? ;
et par consequent
^=:^j^--^-^Log.(m-+-ra)-HmA | Rdx
m-i-n
Done, en faisant m-4-re = 2/-|-i , nous aurons
mh
■2/-f I
(I) ^=::^EifTLog-(=/+0+'«/'J^^:^
pourvu que Ton ait soin de retenir seulement les facleurs reels du second
degre de i — x'^"*".
Dans le second cas, nous avons
X"
I I {— i)" 1 .,^,
I — ar^" m-^n x — i m-^-n x-t-i
partant
. mh , . „, T mh ^ /m-i-n\ , T^, ,
o
Done en faisant m-Ji-n = -if et m=3^-4-i , Ton aura Tequation
(II)... ^y = 'li£|±^)Log.(4/)^/i(2AM-i)
pourvu que Ton retienne les facleurs reels du second degre de i — x^^
a I'esclusion de i — x^.
■ 44 SIKMOIRE sen I.A DISTRIDUIION DK I.'lit.KCTRlCn E ETC.
Pour iuialyser completcniciit ces deux cas, (pxi les compremieiit lous
en supposaiu la fraction — re'iluite i sa plus simple expression, j'observe
jjuiii appliipiaut iii la fonnule donnce par Euler dans la page Ho ilu
I" Aoiume de son Calcul Integral Ton a, apres avoir fait pour plus de
siniplicile ;
amn ^,_( ?. A--4- Qtt
&=--7- , C/ 7 ?
2/-»-i y
(1)'. . . A = —. — Loi'.(3/-Hi) p — .Z.cosi9Log.l asm I
3Wi/i £/;: irt \ . .„
-I--7 — ./,( 7 — IsinjO ;
( 11 )'. . . ^=L__L Log.4/- ^ y ^ . Z cos t e 'Log. [ -^ J
(2A:-m)A ^r/r: trt\ . ..,
H-^— ^.l(--^Js.n,9'..
Cela pose, reunanpions que Ton a ces deux formules
cos - — cos ( H- 2 t ) -
3 2
sini^-t-sin 2!|'H-sin3<// . . . -t-smi(//= ;
2sia-<i
2 "^
sin(i -t-2 0-
1 2
COS(i-4-COS2l|*-+-COs3(i. . . -♦-C0St(|' = 1 ; .
2 . <l)
asm-
2
En ditferentiant par rapport u <// les deux metnbres de la seconde I'on
aura
(1/
. . , cos ( I -H 2 0 -
sinii-H 2sin2i//-+-3sin3t// . . . -+-/sini<//=
4 sin -<i a sin-
II suit de la cpie
PAH J. PLANA 145
/
cos -5 — coswrr
2
• 1 ^
2 sin - &
2
/.cos {9=: ;
/-'
«,'. . .„ sin/'9 / cosmr: / /" i \ cos/mtt
^/siiw9= =^— -• =— I --^-7 I ■
4 sill - sin- 9 ^ ^■^ sin -5
22 2
En substituant ces valeurs, la foi'mule (I)' se reduira a celle-ci;
/Tvii J mil . , - . mnh / mn \
(I)" ^=—r Log.2{2A-i)H — -j—^ rcoll— ^; I
^' 2^-1-1 o ^ -^ ' 2(2/-»-i) V2/-H1/
2mA i, / 2mni\^ F . i- 1
7 ./,cosl — = — JLoc. I sin— 7 — - I .
2y-»-i , \2^t-i/ =L 27 -Hi J
Par (les reductions semblables Ton trouvera que la formule (II)'
donne
(") ^=^ — ^y-^Log.(4/)^-^ — ir~~ — 7r~
— ^ .. . Z cos -^ r: — ^Lo" I Sin —p, I .
J . f " L 2/J
Remarquons maintenant que la somme indiquee par la caracteristique
/-, /-. /
/! demeure la meme en remplacant J! par I! a cause que
Log. (^sin .-0.^ = Log. { I ) = (
Done on peut reunir ces deux formules dans une seule , et ecrire pour
toutc valeur rationnelle — de A ;
n
Serie II. Tom. VH. t
1^6 ME.MOIRE SLR I.A DISTRIBUTION DE I. ELECTRICITE ETC.
h.in r v-i h.mr. f mn \
(q4) ^ = Loc. fa (/»-*-«)] -+-—7 — ; — rCOt.l — ; — 1
smh'"'*'^' 2mn.ij^ F . in 1
I. COS. Lo<;. Ism. I •
m^-n , rn-^n " L m-4-Hj
A I'aide de cetle fonmile et de la formule (5a) qui donno
_ n ^ Tih.n / mr. \
(ip) Bz=—,y4 ; -\COt.f — -- I ,
Ion pouna calculer separement les valeurs de J eV B , en se rapjjelanl,
que les lofi;arithines qui entrent dans I'expression de A sont hyperbo-
liques, et que Ion doit prendre pour -(m-^n) Ic nonibre entiei im-
uiediatement inferieur.
Ell subslituant pour A sa valeur dans celle de B, Ion a
(96) B=-p^^l.o^.[.{m^n)] ^^cot.r-^)
^y ' m(m-^n) » l \ is o.ni(m-^n) Xm-^n/
ihn ^'"■*2' " amTt.i' V . i~ 1
; r /, COS. Loc. Ism. ; — I .
m{m-i-n) , nt-^-ii ° L m-+-«J
II suit de la que dans le cas fort simple de a=ib^i , Ion a
A^B = h'Loo. 2 .
Mais, pour ollVir uu exeniple du calcul de ces fonnules dans un cas
im peu complique , nous prendrons m^^, nz=ii. La formule (94)
donne
./ = -i^ . Lot-. 3o -H ^' ■ cot . 48 °
( — sin 6 ".Log. sin i 2° — cos 12". Log. sin 24"'
g /^ l-»-sin i8''.Log.sin36°-4-cos24°.Log.sin48°
1 5 1*1 1 . .
I — sin3o".Log. sinGo" — cos 36". Log. sin ■72°
•sin 4 2 ".Log. sin 84°
PAH J. pr.ASA
on m desi£;ne Ic module. Nons avons
,4:
Log. sill 12"= — o, 682121 1
Log. sill 24" = — o, 3906867
LQg.sin36" = — o, 2307818
Log. sin 48" = — o^ 1289265
Log. sin 60"^ — o, 0624694
Log. sin 72" = — o, 0217987
Log. sin 84"= — o, 0028857
Log. 0,68212 1 1 =9, 8338617
Log. o, 3906867 = 9, 59 1 8287
Log. 0, 280781 3 =9, 8682006
Log. o, i28926.'> = 9, 1 1 0342 1
Log. o, 0624694 = 8, 7906654
Log.o, 0217937= 8, 3388809
Log.o, 0028807^ 7) 8776168
— sin 6°. Log. (sin 12°) =-f-o, 07 1 80 1 1 ;
— cos 1 2°. Log. (sin 24°) = -t- o, 882 1 490 ;
sini8°.Log.(sin36")= — 0,0718153 ;
cos 24°. Log. (sin 4 8°)=: — 0,0117780 ;
— sin 3o°.Log.(sin6o)''=:-+- 0,0812345 ;
— cos86^Log.(sin72°):=-^-o, 0176817 ;
sin42°.Log.(sin84'') = — 0,0015964 ;
2rt
Yg-^ Log. 3o -4-^ cot. 48° = 0,9069859 -1-0, 8771600 ;
A 8
^= 1,28415 — ^5 (0,8116246)= I, 28415 — 0, 8826890 ;
./^=A. (0,90146) .
La formule (67) donne
l4f> MEMOIHE SUR I. A nlSTniBUTION DE L ELECTniCITE ETC.
7? = /i—jT- (0,9014*5 — 0, 754320o)=/<(i, 1 1274) ;
parlaiil Ion u
— = 0, 8ioi36 .
n ■
PoissON trouve, clans la j>agc 5o de son second Menioire, 0,8107
pour ce meme rapport; en observant, que, d'apres noire maniere de
A B
calculcr, hi (juantite -j; rcvienl a cclle qu'il expriine par — . IMais cet
exeniple ju'ouvc que nos formules exigent iin calcul plus facile.
Cepeiidant, si ron demandait les quantiles A tt K avec un degre
dexactilude superieur a celui des milliemcs , il serait plus avantageux
d'einployer les formules (5 1)1 (Sa) , (62) avec la Table de Legendre.
Cest ainsi qu'ont etc calculees les valeurs de A', B' , Y' , Z'.que Ton
voit dans la Table qui leiinine ce Memoire , en observant que nous
avons fait y^ =: A ^ ', Bz=hB', Y^hY', Z=zhZ'. Dans la construction
de cette Table Ion a choisi de preference les fractions - , tt etc. pour b,
20'
parceque la simplicile du rapport j entre les rayons des deux spheres
rendra plus frequent I'usage de ces resultals numeriques.
Pour verifier une table des valeurs de A et de B, calculee par
les formules precedentes , Ton pourra employer la relation suivante.
Soient A{b), A(b'), A{b") trois valeurs de^^ correspondantes a b, b',b";
oil I'on a: b'= --; ^"= "" : d'apres les equations (45) ct (47)
nous avons ces quati-e equations (abstraction faite du facteur commun h) ;
^{Z-) = -ajCH-Z'(a)j ;
PAR J. PLANA I^Q
lescpelles donnenl
^»^i^|_rip=„.,„.,„_z.(a,-Z.(l+„)*,Z'(,a).
Or il est demontre, que
Z'(a)-»-Z'(^-l-a)— 2Z'(2a)=--'>-Log.2 ; (•)
partant nous i-\vons
(97) ... ^(i)-|--^//(A')— .^(i")=al2Log.>-»-ntang.n:aj ,
pour I'equalion dc condition a laquelle devrout salisfaire Irois valeurs
de A que Ton aura calculecs avec les rayons designes par b, b' , b",
que nous supposons chacun plus petit que I'unile. Lorsque I'on aura
i"> I ; ce qui arrive si Ton prend i>-o , il faut observer que Ton a
J(b")=:^,BQ-^=b"Qr)'.BQ^ IVoyez § IX} ,
ou ^(777) designe la valeur do B relative a b:^-p;. Done en ayant
cgard h I'equation (Sa) il est clair que Ton a ,
^(i")=^"j^(^,)-^,cot.-^,j .
En substituant cclte valeur dans I'equation precedente, Ton aura
(98) ... ^(A)H.-£i^^(i')_-^^(i,) = a|aLog.2^-ncol.r:ai,
pour I'ecpiation de condition relative aux cas oil Ton a //'>i.
(") Vojez page 155 du second Volume des Excrciccs de Calcul Inlcgral de LECE^DBE.
i5o MK.iornic sun i.A distiiidltion de l Ki.tcrr.iciTE etc.
Pour verifier d'une maniere analogue les valeurs de V et ile Z, on
peut observer, que les equations (56) et (Sg) donnent, en ge'neral ,
(99) r(b)-PZ(b) = Y{b") ;
et que , si la quantite b" surpasse I'unite , Ion a , en vertu de I'equa-
lion r(4")=ji;,z(i,) ;
(.00) . . . r{b)-b'Z(b)=^. zQr) ■
Ces equations sont fort remarquables par elles memes, indepen-
daintnent de leur emploi pour la verification des calculs nnmeriques.
Avant de terminer ce § je ferai remarquer, que par le rapproche-
ment des equations (4^) et (94) Ton peut etablir I'equation ^n/e
, fdt(i—t'—) n - /2to\
s.2<7ra.Los|sin(^^jj ,
•2 Z COS.
toutes les fois que la quantite a pourra etre exprimee rationnellement par
le rapport = a. Le second membre de cette e'quation ne constitue
pas une fonction continue de a: mais il resulte de I'equation (80), que
pour toule valeur de a plus petite cpie I'unite Ton aura, par une fonc-
tion continue et infinie, I'equation
r
, , Ciltii — f~') a' I 71 „ ., .,
(102) ... I — ! J= . cot.are— a A-,— a'As— aU-,— etc.
; I —t I— a aa 2 , , '
(I
Pour adapter ces deux equations au cas ou Texposant de t serait a au
lieu de a — i , 11 faut observer que Ton a idenliquemeiU j
r T
(,o3)... r^^(i-^')^' , fdi{i-t'-) _
J '— ' a J •— ^
PAR J. PLANA l5l
ainsi que nous I'avons deji dit plus haut pour former I'equation (78).
II suit de li et de I'equation (45) que Ton a pour loute valeur ration-
uelle de a =
m-i-n
(io4) ... C-t-Z'(a) = — ".cotna — Log.r— )
-+- /, coS2t7ra.Log. j snil II;
et |)our une valeur quelconcpie de a plus petite que I'unite ,
(io5) . . . 6'-HZ'(a)= : cot.a;:— a'A-3 — a*A-;— a*A:, — etc.
' ' 1 — a 2a 2 ' ^ 1
§ XIII.
II est mainlenaut facile d'evaluer la force repulsive, ou attractive,
que les deux spheres electrisees en contact, peuvent exercer sur un
element superficiel electrique , qui serait place exterieurement a leurs
sui'faces sur la droite qui joint les centres. En effet, conformement aux
principes generaux enonces dans les §§ II et V, cetle force, que je
nomme B, sera exprimee par
da: dx^ '
pourvu cpie Ton prenne
De la Ion tire
en regardanty'f - 1 comme le [eoeflicicnt differcutiel de la fonclion
J y - I , pris par rapport a - . Done , en remplacant x par - , et se
iSa MEMOIRE SLR I.A DISTRIBUTION DE l'eLECTRICITE ETC.
rappclant que a = — '—j, les formules (Sg) et (4o) donncront imme-
dialement ;
I
dV _ 4-^' a Cdt.{t'-'—\)i^'
ilx (x — i)* I I — t
(x-xyj i—i
o
Cela pose, si I'ou remarque que, en ecrivant, pour uu moment,
J{x, b) au lieu de /(x) , Ton a I'equatlon
bF{x)=f(x, i) ,
Ton verra aussilot, que /^^^^^/( — , jj. Done en remplacant x
X I ^/^
par -7! , et ^ par ^ dans cette expression de ^ 1 on aura celle de
— h— — '-: cest-a-dire cnie Ion a:
ilx '
1
</F_ 4-^.a jdt{t-'—i)F^
dx_ ~ (x—bf I i_«
4
(
t
47r/z.a' /,/<{<-_,)<^T='*Log.('-i')
^=^-J ^^^^
Actuellement, si Ton fait ;
a' = ; a"'=n ; a''=^^ -~ \ a''= n 7,
X— I ' X— I x^ — b x_— 6
Ion pourra ecrire
PAR J. PLANA 1 53
I 1
lio6) _'iy^l\^^^-^ \[dt{t^-'—i) Cdt{t^--'-x)\
^ '"' ,lx (x—\f']j i_« I i—t \
O O
1 I
-(i^^- / !W_/ !ii; ;
o o
I I
(.0^).. -:^- ■''"^^■" i p/< (<-"--.) (\it{t^'--i)i
^ '' 'f^~{^-^r \) — T^^^Tt J — r=7 — S
(X
En ticrivant ces iiilegi'ales, conformemenl a la nolalion de Legendre,
defmie dans le § IX, Ton aura cette expression de la force R; savoir
( I o8) ^^. 'i = ,^^. j Z'(a'")-Z'(a") j +^^ }z"(a")-Z»(a") j
Pour calculer les quantites Z'(p) et Z"{p) Ton pourra employer
la Table de Legendre, ou bien faire usage des series;
(109)...
}Z'(p)=(i-C)-^- -i^. - 1 cot.np-p%-p%-p%-etc.
(..o),..|
f Z" ( p ) = — i — 7-^^. H A 3pA-3— 4;''A:5— 6/j^A-,-etc.
Serie II. Tom. MI. u
ij4 memoire sud I. a distribution be l electricite etc.
El si Ion veut deduire les valeurs de Z'(p) de cellcs de y/', il
faudra se rappeler que dapres les equations (45) et (5i), nous avons
Z'(p)=-C-~ ; Z'(.-H/))=--C--' .
' p ' p p
\
Cherchons maintenant ce que devient la force repulsive R, relative-
ment a deux spheres de nieme rayon , sur un point e'loigne de leur
surface d'une quantitc donnee x'- Ici, nous avons
a^A=i ; a = - ; jr = 3-f-jr' ; x = — i — x* ;
el par consequent
., S-Hjt'
"'.
a'=-r— i ; a"==iH-
r
4-*- 2 a: 4 -♦-2 J?'
1 -t--^
a"= I
4-t-2x' 4-1-2X
Mais lequation (47) donne
Z'(a")=Z'(a-) — :icot.;:a"= L — ncot.?ra"4-Z'(n-a") ;
Z' (a") = Z'(a"'— I ) ^ n cot. 7: (a'"— i ) = ^n^ i-7Tcot.7i(a"'— 1 )4-Z'(a"') ;
R ——I
et Tequation (55) donne
^''(^'') = sW^-^''(«'')=ii^'- a- -^''(' -^''^" ) ^
^''(^')=si^7:;fi^)-^V''-.^
Done, en substituant ces valeurs, il viendra
PAR J. PLANA
r.h
(3-+-x')^/a"" (a'"— i)' sm'.;ia" s.a'.7r(a"'— i)
Actuellemcnt, si I'oii fait
* -3_a"' ' -I -a" '
et si Von nomnie A'", A" les valeurs correspondanles de la quantite A'
definie plus liaut, Ton aura, d'api'es Tequation (So);
A"'= I — C(a"'— I ) — (a'"— I ) Z' (a'") ;
^"=1— Ca'"— a"Z'(n-a"') ;
et par consequent
v/lv J "I
r' ic"'\ 7' I, _i_-i>v\
Z'(a"') — Z'(n-a"')='-^ ;P h-jT, r, •
' 'a" a ' — I a" — i a"
En substituant cette valeur, et observant que cot.Ka"= — cot.Tra"
et -^na"-^-n{a."' — i ), Ton verra, que la valeur precedente de R
peut etre ecrite ainsi; savoir
-♦-■ 1\^ -*•; — r-ZFT't-*-!-^ rr» col.2;i(a' — i)
^n'h
{"i-^x'Y' sin\ 2 ;: (a'" — i )
Dans le cas fort simple de ■r's: i I'on a
1 56 MEMOIRE SUR LA DISTRIBUTION DE I.'ELECTRICITt ETC.
■3' a— '-+-(5- » — 3 ' "—5' ^2
Mais la formule (94) doiine
^"'=gLog.i2-».-cot.g-5Cos.3Log|sin.^J-3COS.-3-Log|s.n.3J
.■/"^:rLog.6-»-7iCOt.^ — ^cos.-YLog.l sin.^ I ,
done en n-duisant , Ton a
«=<^},5-4L06.,-l,-*iz»(.+i)*iz-(.+i){.
Cela pose, si Ton lemarque que les equations (55) et (58) donnent
Ion tirera dc la :
Ks)==^"(0-l'-'
ou bien
36-t-Z"(n-0 = -|-'H-45-f-5Z"(.+5) ;
ce qui donne
Done, en substituant celle valeur, il viendra
(..3)... /?=4i^j,8-4Los.2-|7:'-H
=^"('--0i
En nommanl R' la force repulsive qui a lieu sur la surfare d'unc
des deux spheres au point oppose au point de contact, Ton a, d'apres
la formule (60) ,
PAR J. I'l.ANA I St
(..4)... fi' = 4;:Ar=47r/..ja_| + iZ"(n-^)j ,
ou bieii
Or nous aAons;
4. Log. 2 = 5, 7725F9 ; 2l-= i3, 159275 ; ^=22,20660 ;
Z"(, ^A^ ",47^8o5 i,,|.^_:\^^i>999_2
pailant
/i = — ^ 1 18 — 2, 772589 — 1 3, 1 59275 -H 2, 191 16! =4kA(o, 23663) .
/<'=^'J36— 2 2,2o66o-t-2,69385J = 47r/j(o,9i5958) .
II est remarquable que la valeur de R soit a-peu-pres egale au quart
de R', comme si toule la masse de la couche electrkjue etait concentree
dans le centre de la sphere qui est le plus rapproche du point repousse.
Soit, jr'=z—; Ton aura,
a"'=i-H^; a" = - ; f/''^^- /,'" = -■,
5 10 4 7
208 , iG.u^h „ 32.71-' A
-.rJi-\ -p — cot. 7 2
45 ' 25 ' 1 25. sin'. 7 3"
Mais nous avons
^'"=0,942365 ; ^"=0,877593 ;
V 10/ 111
t58 M^MOinK SL'R f.A DISTRIBUTION l)E l.'EI.KCTRiriTE ETC.
partaiit
i6.7:/j or o ON . iG.r.h , „, 208 ,
R= g—(o, 357303) H — p^(2,4oi66)-H-p-.ff/i
16. -/i, . 3a. nA, _„.
^ = ^(39, '3709) --^(,4,31759) ;
R^^.T:h{o, 869713 — o, 458iG3)=:4.f A(o, 4i i55o) .
Ce resultat difFere fort pcu de celui de - R'= 4 •7t/i(o, 407092) , que
Ion aurait immediatement par le I'apport inverse du carre de la distance.
Soit x'^^; Ton aura
a"'=i-».A; a"=- ; b'"=~ ; b" = l;
14 7 II 5 .
R = \.T.h{
.g-H(p'-.o...(,r.3'.34")-(^)'(3i„..„"8..34-)'
^'"=0,93441; ^/"= 0,88809;
Z"( I I ^ ^—°> ^41392 . Z'/j I 3\o> 456398 .
" V 1 4 ^ m ' V 7 / ni '
i?:=4.J:/« j — o, 23ooi-4-o, 090417-H1, 339285-1-0, i3i70i — o, 817381 j ;
i?=:4?r/<(o, 5i4oi2) .
Ce resultat differe fort peu de -^.fi' = 4 ^^(o, 5i5i8i ) .
Soit x'=i2, Ton aura
a'" — i_i_l • a" - • h'" — 1 • h" - ■
a -t-t-g , a _g , ^ -^ ' ^ -5 '
PAR J. PLANA l5g
^'"=0,97641 ; ^"=0,81629 ;
i< i\ 0,602818 , v>r/^. . 3 >^_o, 456298 _
"^^^3;= — ii^ — ' ^v-^8;— in — '
R=:^.Kh\ — o, 352157-1-0, 555555 — o, 1 12075-t-o, 019053 j ;
i? = 4 .7:/«(o, 1 10.377 ) .
Ce resullat Jiffere fort peu de -.R'^^.7th[o, 101773) .
Voici maintenaut quelques exemples de ces calculs relatifs h deux
spheres doiit le rayon est diirerent.
Soil b^ — ; x=z : x=3, Ton aura
2 2 '
a ' . a" - • a'" I — • a" 2 • a" — i _»- —
a_j , a _5 , a —I ^^ , » — 5 ' ^— '^,5-
Dapres cela la foimule (108) donne
«=^ H'(-A)-<0|-|^H"(-b)--"G)|
et comine Ton a par les formides (47) et (55) ;
il vicndra
sin.-r sm.
ID -i
.l6o MF.MOIRK Sin LA DlSTBIBl TION DE l'e(.I:( TRICITE KTC.
9.13:) I \ 10/ \io/ Vo/ 8111.24" Sin .36 ^
uu bicu ,
q.iio) V i5/ V ;>/ 4 sin.24° sill. 36° I
Mais nous avous
<-o=^-'^-'"a)^ K-n)='i-^-T-a) ^
partant ,
4rM
;? =
3.25
En prenant dans la Table posee a la fin tin Memoire les valeurs
niimeriqucs;
^^'(7)= 0.94236 ; /y'(-^) = o, 973406 ;
\ ijj 111 V 5 / m
Ton Ii-Quvcra
/{ = iyi^(5,o3838) + ^^(23,3o7.4) = 4«^Ko,434454) ■
3. 2D g. 120
A la surface de la sphere oil jc = — i , Ton a
R' = 4 ;: A. r' = 4 71/1.(0,97663) .
Amsi il est clair cpie Ton a a fort peu-pres jR=-./J'.
PAR J. PLANA
Soil
b
= ^; x= — 2 ; x^='l; I'on
aura •
I
9 ' 9 '
a" =2
9
iG.
I
a':= I H — .
9
•71 col. TTCOt.
9 9
D'aprcs cela la fonnulc (io8) cloniie
-^i<-5)-K-5)-^"Q)-^"a)l ^
et comine I'on a par Ics formules (47) et (55) ;
^'('-5)-<D=^'Q-<9)-
9 9
il viendra
J^ 1 •' ^ "^ sin .- sin . —
. ( 9 9
ou bien ,
sm .- sin . — \
9 9!
Mais nous avons
Serie II. Tom. VII.
l6a MEMOIRE SUR LA niSTRIBUTION DE I.'eLECTRICITE ETC.
pai'tant ,
/? = ^J9.y^'(^)-i8.^'(0+9-t-;Tcot.2o"-;:<ot.4o"
3^ |( V 9/ V 9/ 2 sin. JO" sm'. 4o'|
En prenant flans la Table poscc a la fin dii Memoirc oes valeurs
niuntfriques;
)i 1 1
■ '^'(p='S 92978 ; ^'(^) = o,98i
"V 9/ m ' " V 9/ in '
Ion irouvcra
i?=i|;^'( 4, 59548) -4-^(18,5375) =4 71./; (0,246488) ;
c'est-a-diie R = -.R' a-peu-prcs.
Soil /; = -; .r = -; j:= — i; Ton aura
2 2 '
n = \; a"=- ; a"'=n--; a'^ = ^ ; a'=i-,-
■^9 9 9 9
La ibrrnule (108) donne
«=^H'(-5)-^'(-i)--a)-KD
-^i-(-i)-^"(-i>--a)--a)i
De li'i Ion tire aisemcnt ;
PAR J. PI.\NA 1 63
^ I Sin . — sm . — '
' 9 9
ou bieii
^7th.8
■4
3' \ \ gj V 9/^ 8 sin*. 40" sin\8o''j
En prenant
^'(|)=0, 75.16 ; Z"(,^4) = M^ 5
Ion trouvera
4f/'-4/ rv 47r/j.8
fl = -
p^ ( 3, 70225) -J- ii^( 7, 73459) = 4 ;;/..( 0,65497)
Cette force rej^iulsive sttrpaisse celle qvte nous avons trouvee prece-
demment, 4'f/'(o, 43445G), pour un point egalcmeiit eloigne ile la plus
grande sphere, commc on aurait pu le prevoir par d'autres considerations.
A la surface de la sphere du rayon -, 011 Jc= , Ton a
/?"=4;rAZ'=4nA(i,5626o) .
to
Ainsi, dans ce cas, le rapport ^j, s'eloigne considerablement de -•
4
C'est de quoi Ton peut avoir facilement une autre preuve par le calcul
de rexemple suivant.
SoitA=-; x:=3 ; x= ; Ton aura
2 ' 2
a=- ; a" — - ■ a"'-=-f_i=* • a" — - • a'—. '
La forniule (108) donne
l64 MEMOIRF. SDR LA DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
El commc la fonnule (io4) tloiine Z'J-1= — C — 2. Log. 2; et que
d'aprcs les equations (47) et (55) Ion a
^■('-0=<s)+''''"S=^'('+5)-«+"«"-5'
.sin .:^ Sin.7;
b 6
il viendra
i( = <^jz'(,+i) + C+aLo6.,-
-3h
2
-^H-0-'— i-
Mais nous avons
parlaiit
Si Ion observe niaintenant, que la formiile {94) donne
Ton en conclui'a que
/J = 4../.ji-^Log.3-i^^_;,Z"(.-Hi)}.
En prenant
^"(■-^0=
o, 572621
m
cette formule donnera
iJ=4»r.A(o, 2i366i) .
PAR }■ PI. AHA 1 6."
Dc \i\ nous concluons, que 1 euseinl)lc de ces rcsnllals uuiiicriques
n'culiaiiie pas a la consequence, que les forces repulsives, calculces par
la fornuile (io8), puissent clre , en general, consitlerecs comine exac-
tcnicnl (lecroissanlcs en raison inverse du carre de la distance au centre
dc la sphere qui est le plus rappi't)clie du point repousse. Car, mcme
dans Ic cas parliculier dcs deux spheres d'egal rayon , il suflil de faire
.»•' = .') dans la formule (iia) pour se persuader, que le resultat,
R'
7?=:.'! .;rA(o, 00781 1), differe sensiblemcnt de ^ = 4 •??/'( o, 025443 ) ;
c'est-i-dirc de celui fourni par la raison inverse du carre de la distance.
J'ai voulu ajouter cettc remarque afin d'ecarter les illusions et einpecher
d'eriger en pi'incipe ce qui, dans le fond, n'elail qu'une pure approxi-
mation dans quclques cas parliculiers , nee d'une compensation singulicre
enlre les parties |iosilives et negatives qui concourent a la formation
du resultat definitif.
§ XIV.
Parmi les difierentes expressions (\e J'(x) , sous forme finie, telle
donnee par la formule (3g) paralt la plus facilement de'veloppable suivant
les puissances enlieres et positives de x. En dcsignant par G^yo:"' un tcrme
quelconque de ce de'veloppement, il faudrait, conformemenl a la regie
gencrale de'moutree dans le § V, remplacer ce terme par G^„yP„.x"
pour avoir le terme correspondant dans le developpement de la fonction
^{[J., x). Nous allons demontrer, que, dans un tel developpement, les
coeificiens G^,), G(»), ^ii)} ^'-c- seront exprimes par des suites infinies ,
lesquelles sent susceptibles d'etre sommees algebriquement. Mais, pour
cela , la formule (Sg) doit elre developpee d'une manicre speciale, avant
d'appliquer a chaque tcrme la regie du § V. Par la forme de la serie
ainsi obtenue Ton jugera sous quelles conditions elle pent etre conver-
gente. Cela pose, j'observe d'abord que la formule (Sg), en y appli-
quant la notation de LEGEKDnE , revient a dire que
Done en developpant ces deux fonctions par la premiere des deux
series (109) Ton aura
l66 MEMOIRE sun LA DISTRIBUTION DE l'eLECTRICITE ETC.
,\ a a a )
■' ^ ' I 1 — (i — a)x i-+-a — X a — (2 — a)x^
H i^( I— a-4-- ■ 1 > <( I— a-4- I — ; -4
1— a|v I— x/ 1 — x| I — x|\ I — x/ (i— x) ^
H * I I— an I -—. n} — etc.
I — a- V 1 — x/ (i — xyK
Maintenaiit, si Ion iltivcloiipe ccs biuomes Ton trouvcra aisenienl
qu'cu faisaiil
(116) ... n(i— a) = A-,(i— a) — />3(i— a)'-«-A-,,(i— a)'— A-5(i— a)'^-»-eic. ;
'/ri(i — a) ,
^co)=n(i — a); ^(•>=~^Z(T:r^— *• '
</'. n(i — a) , ., , ., . ...
I'on a ,
(,,-) ... /(x) = /.!i j^ ^H- ^ T^ ^\
\ a A. a'^c, a^^(.) a^^t3) j
^''1 1—07^(1— X)'^(l—X)'^(l — X)»^'^''^i
Une fraction qiielconque de la forme ^tant developpee sui-
vant les puissances entieres et positives de x donnc, en nmltipliant
chacun de ses tennes par i , P, , /',, P^ etc., respectivement , la serie
i 1 1 ^Ipx^i-^P^x ^^ZTp^^-n^-etc. j ,
p{ p ' p p-" )
laquelle nait, comme Ton sail, du developpemcnt de la fonction
PAR J. PLANA 16'^
__ 1
Aiiisi cellc transformation est imrae'diatemcnt appliquablc aux cinq
premiers lenries iicj'(a:), lorsquc Ton vcut former la fonction ilesignee
par 'pin, x). De sorte que, il lauclra remplacer par
t
A'= I-4-P x-f-/',x'-»-/'3a:'-t-etc.=( i — 2p.jc-i-x^) ',
landis qu'il faudra remnlaccr ^r , -, ^ > clc. par
* ' (i — x) (1 — xy
XW=i-»-2P;r-+-3/^a*-{-4/'3^'^-etc. ;
X^'^z=i^ZP^x-i-6P,x'^ioPiX'-\-elc. ;
AW=i-+-«PxH — ^ ' P,x-i — ^ '}. ^ PiX'-i-elc.
' 2 2.0
11 suit de la qu'en posant, pour plus do simplicite ;
Q = |i — 2(1— a)fji.j:-+-(i— a)'x*p^;
Q'=;|(i-+.a)'— 2(.-Ha)/^.^-Hx p5;
Q"=\ ^-i{2-a)ix.xM^-ayx\-'';
nous avons
(118) ... <p{{i, a:)=A.{.i — Qa-f-Q'a — Q"a{
-4-/t.j^(.,a.Ar^^(,)a'XW-t-^(,)a'A:'^;-f-etc. } .
Les series A'''', AT'^', X^''^ etc. sont facilement sommables par les
cocfliciens diifercnliels de X pi'is par rapport a x: car, avec une legere
attention, Ion recomiait, que
l68 MEMOIRE sua LA DISTRIBUTION DE l'eLECTRICITE ETC.
ctx 3 dx
„,,, „ _ dX „a:' d'X x' d'X
dx 2 dx 2.3 rtx'
^ „ ^ , ^/X ^x" d\X , x' d'X x" d'X
^ (/x 2 rto: 2.3 dx' 2.3.4 "^
etc.
La loi des coefliciens nuinericjues de AT'"' est evidemmenl la meme que
celle du binome (i-j-i)"~'.
Or nous savous, d'aprcs la fonnulc (29), qu'il faut faire x=i dans
le second meiubrc de Tequation
(l.^il-L, X) .
J=2x ^j_^ '-t-9(H; x) ,
pour avoir I'cpaisseur dc la couche clcctrique a la surface dc la sphere
du rayon egal a lunile; parlant nous avons
(■ ,9) ... ;=/^_/^.a(Q+2xg)-^/^a((?'+2xg)-A.a((?"-^.2x^')
^,,a(z+2.g)-H^,,a'(z.')H-2.1^')l
■ etc.
pourvu que ces fonclions de x et de jx soient reduites a des fonctions
de n. seulement ; c'est-a-dirc a Icur valeur particuliere qui repond a
x= I. En faisaiit x-=: i, le radical designe plus haut par P donne
('20) P-^2X -—. !^ '- j:
(p—apq-ix-^-q y
done 1 on a
Q
dO
dx
Q
dO'
dx
Q'
dQ'
dx
PAn J. PLANA iGl)
dx
i-(.-ar
3 '
(i — 2(1— a)fx-H(i— aH'
('-t-a)-i .
j(i-H-a)'— 2(n-a)p.H- 1 }'
4-(2-ar _
j4_4(2_a)^-K(2-a)'r*
Ll comme nous avons,
dx dx dx
AT'^'-t-aj:— ; — =A-4-8x-j — I -a: j— ,-Hx'-p-5 ;
rf.Y'*^ ^ dX 27 ,rf"X 25 3f/^X X- dKX
</a- aa^ 2 aj: o dx i r/a* '
AT''— t-2X— ; — =iX-\-i^x J — 1-23 j: -7— .-H ^-x'^— ,
dx dx dx 5 ax
41 d^X x' d\Y
24 a.^^' 12 rtx'
</.r ' ax dx 5 • ax' 24 "x*
61 5f/'A^ x' rf'^A' .
120 dx DO rtX"
rfA't-' „ dx gq .rf'x 1.5 ,d'x 295 //♦;*:
dx dx 2 rfx 3 dx' 24 rt.x'*
9 5</"'X 17 .fTA; _i_ .^
"^5"^ ^"^74^"^ r/x'"*"36o''^/x' '
elc. ;
Sehie II. Tom. VII.
I no MEMOIRE sun I.A DISTRIBUTION DE L ELECTRICITE ETC.
il vicntlra , eii faisant jr^i ;
-} =3-7- -1-2-^-,
dx ax ax
A'W-«-3X^^=3-^-1-2-i-i ,
(/a.* ajc a dx dx'
rfATt*' «?^ 27 </\Y 25 rfT 1 d'X
dx ^dx 2 dj:' 6 dx 6 dx''
^,., </X(-' dx ^(IT 32 f/'A- 4. d^X I r/^r
dx dx dx 6 dx 24 dx^ 13 dx'
rfl't^' .t^ „_JT 65 rf'I 125 r/'T
ATW-Haor-T— =15^ — h35 t—* -^- ^ ■ -7— 3 H r--?— »
</x </j: «x i dx 24 «x*
61 </'.r _^ d^X .
I 30 "</x' 60' dx^ '
^,„ rfJfW ^dx qq rf'A' ii5 J'a' 2q5 dW q <^Iy
t/jT dx 2 rfx o ax 24 dx^ 5 ax
17 </T _i_ ^^
"*"r44"?7P"'~36o'7/x' '
elr. ;
oil -^ , -j-4- clc. ilt'signent les valeurs que prennent ces cocfliciens dif-
fei'entiels apres avoir fait x = 1 .
Dupres une formule connue de Lagrakgk (*), lu loi de ces coefliciens
••St lelU" (juc Ton a ;
(') ^'"yei p»gc 9IG (lu Vuluiuc do I'Acailcmifl dc Berlin pour I'annce 1719.
PAn J. PLANA I - I
dX I
dx I ,/ J
d'x_ 1.3.5 / 3.2
dx'~
d\x 1.3 /' 3^ I \
1.3.5 / 3.3 1 \
<^Y_ I.3.5.7 / 4.3 i__ 4.3.3.1 1 \
d'x _ 1.3.5.7.9/ 5-4 t 5.4.3.2 i \
6.5 I 6.5.4.3
ii . h
</'.Y _ i^3^^5j^^9^i ^ II i—F- i-2(ii.9)'('— ."Tl
l3 /-I <
2T)/ i_^ j 6.5.4.3.3.1
1.3.3(11.9.7) (l—IJ.)
7.6 I 7.6.5.4
rf'Y_ I .3.5.7.9.11 .i3] i3i— fx i.3(i3. ii)'(i — an
"-^ri— /^ i 7. 6.5. 4-3. 2
3 :
i.a.3(i3.ii.9)(i— p.)'
etc. ;
De sorle que nous avons
-Y'' -v-aa— 5 — = -
ax
A^'>-+- 2X ; =•
tlx
y-..(i-{i)'
y~^.(i-,j.Y
inl MEMOIRE SL'R l.\ DISTRIBUTION DE I.'kLECTRICITE ETC.
,. . dX^'' 3 /S I \ .
A '-4-2X— ; = 3 si I )
A'('-4-ax-T— = 5 "3I5 — — — -I ,
v(- rfA''-'_ /189 io5 45 \ .
^"■*-'^-d^— Tj—^iU^ 8(1-^) -^sti-,.)'; '
etc.
Ell substituant ces valeurs dans I'expression preccdcnle de j nous
aurons ;
, //a'(2— a) ^ /<a'(3-t-a)
(1 2 i). ..>=/( ^^ '- jH ■
ji_2(i — a)fx-t-(i— a)'}' l(n-a)'— 2(i-ha)/ui-i-ij"'
/ta'(4— a) A a' \J^,^-^-a^^^■,\
j4_4(2_a)^.-H(2-a)'r r^-i^-H-Y
_^^ j"^ (,"37 8(1 -/x) ^ 8(1 -f..)V '"'
2X1-^)'
i('-f^) 8(1-,^)
■ etc.
/'Sq 'o5 45 \ 3
V32 8(1— u)"^8(i— a)V'* '"'
on les coefliciens /^j,), ^(,) etc. pourront etre calcules par les series
suivantes ; savoir
^,.,=7.(— i)'-./A,^,(i-ay- ;
1
^ ., = I (- . r" . t ( / -H . ) A-,^.( I - a)'- ;
PAn J. ri.ANA 1-3
^,,, = 7;(-.)-'./(/-t-,)(«-+-2)A-^,(.-ay- ;
J
CO
^(„ = I(— ir*.t(/-Hi)(/-»-2)(i-t.3)Av,(i-ar' ;
'J
etc.
La seric (jiic nous venous do trouver est ( comma ccla est declare
par sa forme) d'autant niouis propre au calcul numerique de lepais-
seur J de la couclic electriqiie qu'il s'agit d'un point plus rapproche
du point de contact , piiis(ju'clle est ordonnee suivant les puissances
negatives et fractionnaires de i — /v=i — cos 9. Mais la tlieorie de la
transcendante par laquclle y (x) est exprimee a I'aide de I'equation (i i5),
olFre un moycn de parer a cct inconve'nient , en nous fournissant un
autre developpement de la fonclion Z'(p) ordonne suivant les puis-
sances negatives de p. En eflet; ayant pose Z(^p)^'LoQ.T {p) dans le
§ IX , nous avons la serie ('■)
(.2.)...Z(p)=(^/.--JLog./;-/,-H-Log.(2.)-H-^-3^3-+-g^,-clc.,
oil A', B' , C etc. dtisignent les nondjres Bernouilliens , laquelle ctant
differentiee par rapport a p , donnc
, ~. „!/ % T I A B C u
(120) ... Z («) = Loc.p ^-^--, — ; — 7. — i-f-o— 5 — etc.
^ ' ^' ' ^^ ip ip txP bp'' 8p'
Done, en appllquant cetle formulc au second memhre de I'equa-
lion (ii5), Ton obticndra
2(1 — jr) j \ I — x/ V a y I
— etc.
(*) Voyei page 994 du premier Volume des Excrciccs dc CaUul lulr^ia! dt LtoLMinr.
174 MEMOIHE sun I.A DISTRIDDTION DE t'ELECTRtClXE ETC.
Mais,
-\-f:
Log. iH — 7— =/. ^(i— ^)' ;
i—x o I ■ b ) I i-h ^
pailant Ton peut ecrire
,., , hb r (It hi b \
{^A)--J{^)=Y^rb-^i,^,^,_^.^-^-^y-,^b-A
u
hbd^hYB' \ , rl
-^ 4 ^ ' )(,H.Z,-x)'. J^'i
hMj-i-bYC^ ,.j 1 1 1
-4- etc.
Cela pose, si Ton fait x^=: j , Ton a, pour toiUe valeur iin-
paire de Texposant ri ;
(,_^)" = _jZ,_(i-Hi)(,_ar,)t",
et par consequent ,
{t—x)" __ />" tib"-' {i-i-b) ?i{n—i) b"-'{i-i-bY
(i— x,)''+'~"~(i— x,)"-*-'"* (i— x,)" 2 ■ (i— x,)"- "*''''•
II suit de la, que nous avons
PAR J. PLANA tn5
-^3,
^-(T)v-^
5(i''(H-*J io<5'Xi-Hi?')' io//(n-/.)'
/.tc')('-^,)' ('-».f (—■'.)' ('-■ »-.f
— etc.
Mainlenant , si I'on applique aux diflerens fermes de cette serie la
regie enseignec pour dcrivcr ip(/x, x) de y(j?) Ton verra aussilol ,
que , en posant
Tz={b-^tY—i{b-^t)t\).x-^Cx" ;
— I
X = (i — i\Lx^-\-x^) ',
Ton a ;
I
, ^. . \ b hb -. bb C (It
(r2D)...s(a, 0?)= ; ^A H j. I , —
^ ' ^v( ' / 2 2(1-4-;!') '^ i-^-b \ y T
o
^63;5^_(.l_3i'( , ^A)A7')h-3^( l-H^.)'^,W— ( I -Hi)'X J
bbc ] —iob\i-^bfxy'-\-5b{\-^h)''x;''-{i-^-bfx\
^^ '-+'^) I , _^_^ Y ( I — 5 P a-+- I o /> ' — I o P,x'
hbA'
2(n-i)
hbB'
176 MKMOIHF SI n I. A nisTninuTiON nr. i/klecthicite etc.
OH les fonctions X}'\ JT,'^' etc. se deduisent de celles designees plus
liaut par JiT'"', Jf'*', etc. en y remplacanl x par x, . Pour lircr de la
I'epaisseur j, conformcmcnt a recjualion
il faut observer que ron a
ft i[u"en co))se(juence , si Ion fait
' ' ax
il suflira de remplacer .Y/"' par t/'""' . II est d'ailleurs clair que le polynome
„ n (n — I ) „ 1
I — nP x-\ — ^^ ' P^x — etc.
' 2
tloit etre remplace par le poiyiiome
Q" =i—ZnP x-JrS-^ '-P^x'—n-^ '-^ '-PiX'-^elc.
^ ' 2 '2.0
Le terme aflecte dn signe integral introdiiil dans j le lermc
hb r
dt\(b-^-ty—t'x'\
el comme Ion doit y faire x^t , il devient egal a
hb
1
^ r dt\b'-i.2bt\
■'''J[b'^2bt[^-iJ.)+2{i-ix)ej
Done en appliquant ici la forraule
J
PAH J. PLANA
t
rrrU// — 5+ '
-(/iC.J'-B')}''" "^ \ A'^B^C
Ton trouvera que le lerme aflecte du signe integral donne dans^ cetle
fonclion de \l ; savoir
hh
{H-Z-)(i-f^.)| V^Z»'-|-2(r-HZ')(i— ,a)
■ihb
Ell reunissant ces parlies Ton aura ;
(,27)...j=---^-— rrL'f'-
3 2(i-|-i) yi'_j.2(,+Z.)(,_|a)j6-H)/^'-t-2(i-+-A)(i— ,a){
,J^j„,.,_;(,**)»"-(i±*)'|.-3(-.„j
hba I I
oil (?!'', 0 "' etc. designent Ics valeurs respectives de (?'^', o''' etc. apres
avoir fait x-=.\\ ct T'"', f/"'', etc. les valeurs respectives de £/'"',
£/'"' etc. apres avoir fait x = ^ •
Serie II. Tom. VII. i
178 MEMOIRF. SUR I.A DISTRIDHTION DE L EI.F.CTRICITE ETC.
Pour former les expressions des coefficiens t/''', f/''' etc. , il faut
d'abord observer, que, rappliration de la formule dc Lagrange citee
plus haul domic, en posant pour jilus dc simpHcilc ;
2(x— ft)
d^X ~ f. , .. vA 4-3 r, 4-3-2.I „J
rfx; '^ ■ ^' ' \ 7 1.2(7.5) \ '
-7— v^ — I .3.5.7.q(j:. — mV^i, ji ft H 7 r^ | >
.V'X, o- , ,6r.3i 6.5 „ . 6.5.4.3 ^. 6.5.4.3.2.1 |.
(/a-," / J V • f^' ' f 11 1.2(11.9) 1.2.3(11.9.7) \
g = -i.3.5.7.9.....3(x-f.)'X'=<
etc.
i3 1 .2(10. 11)
7.6.5.4.3.2 ^3
I .2.3( i3. II .9)
done en substituant ces coefticiens diflerentiels dans les formules pre-
cedentes, Ton aura
£/:•> = (, _x;)X/ ;
f/c=A' — 5x(x— p).Y'-+-2<(x— fA)'X/'(3 — 2fi) ;
£/(3 = .V — 8a:, (a- — ;j. ) .Y ' -+. -^ x/ (.r, — jti)' ^; ( 3 — 2 « )
-3x/(x-,x)^y'(5-3.2/?) ;
PAn J. PLANA 1-9
— ~x^\a:—^yX,\5—i.2R)-^-x;{x—iJ.yX;> \ 5.7— 5.4.3y{-h4.3 H'[ ;
£/« = X — i4x,(j:— fji)jr,'-^23x,'(a-— ^)*^/(3 — 2 7?)
—32j:;(x— |u)^;r,'(5— 3.27?)H-^x/(x— /ji)*;f ,'(5.7— 5.4.3/} -t-4.3fl')
-|ar.^(a:-fx)'X."(7.9-5.4.7iJ-t-5.4.3ii') ;
f/W=X— i7j:.(.r— ^jt)Z'-j.35x;(a:— fx)';5r/(3 — 2/?)
12
"8
-^x/(a:-urZ."(7.9-5.4-7«H-5.4-3/J*)
8
I
^jX,''(x—ij.fX;'{'].g.ii—6.5.'j.gR-h6.5.2.i.']K^—e.54R') ;
elc. ;
d'oH I'on tire en remplacant jR par sa valeur , et reduisant ,
{/•w=;sr/j(.-5x;)-|-fxx(iH.30J ;
u<»=x,''\{i—^x;-i-~x^'^-i-!j.x,{-2-i-iU-;)~ij.'x;t^-i-^a;\i
, ./3 81 A , ,/' -^5 ,\
L''W=2:;7 -,a*x;(3-|-^x;-i^x*)-Hf>L'x/(2-t-iiox;) i ;
U<-^=X'>-
l8o MEMOIRE SUR LA CISTnlBOTlON DE l'ei.IXTRICITK ETC.
(,r » 8i5 ^ iq5 .\
, ,/- «585 . 385 .\
, ,/ 20 3375 A r, ./7 693 a]
etc.;
i)u l)ien ,
f/C'=-.YMx-l-i)(.r-.) ;
6-w= A7j(i-l-3.r,)(a--i)-a-,(n-30(i-f;.)j ;
f( I -+-5a-, ) (^•, — t )^-l-x, ( 2 -H 1 4 j:-;)( I — //) j
(H-7a:.)(x-i)^-x(3-|-I-.r/-^ar,^)(i-u)
(i-H9X,)(ar — iV-H(4.r,-H78jr/— 66x,= )(i— /^)
(5 3i5 \ 1
£/-:= AT'
PAn J. PLANA
l8l
(l-t-I 10"
U'-'^zziX "V
-X
etc.
.•(5 + i^x.--2l5,.)(,_„,)
Ccia pose si I'on substitue pour x^ sa valeur j, et si Ion fait
pour plus lie siinplicile ,
Ton aura
0'
ir<»'=£/vii:+^;
.i[,5+(i-»-in(i-,/)
f(8-Hi)/-''-4-[^-^(n-*r-3(n-i)1(.-py
h-(i-t-i)[8i-f-3(i-H^r](i-,a')
■-[35 -+-(H- /-)'](. -f..')
l8a MF.MomF. sun i.a distribution de i.'electricite etc.
/(I o+ft)6^-4-( i-+-6)[66-78( i-4-A)-i( ■-»-*)■](' -f-)^
/'" "I _(,_HZ;)[iio-t-2(i-l-A)"](i-i^^)
+ j_92^_Hl^(,-Hi)'^5(l-+.A)"i(l+A)(.-f.')
j 4 4 )
(n_/A'' I 385 i585, , ,. _, ,>, 1/ 3\
l-'.^)=U"'^j^J — T-H — — (i -\-bf-i-5{ I -\-byUi —fx')
etc.
Relativement aux quantiles q'^', (?<'' etc., il jrnporle ile remarquer
(jue I'expression de q'"' peut etre ecrite aiiisi ; savoir
(,.8)...Q^"'=-3,H/-,-0-^5^^^^=^\/^.-.)-7"^"~''!r"'\^.-O^eU-:
2 2.0
et cela, a cause que le j)olynome
,—i„-^ri-^ — ^^ — 7-^ -k ^-+-etc. ,
2 ' 2 . i
tlevient egale a zero jiour toute valeur entiere de n plus graude que
runile. Comme les coeflicieiis P,, P, etc. devienncnt cliacun egal a
ruiiilii e» y faisant (jl= i , il est clair tpie Ion a
PAn J. PLANA
i83
P-i=-{i-!x) ;
P.-i=--{i-!^') ;
/>,_,=!(, _^)_£(,_^3) .
etc.
2.4'
La forme ties fonctions F''', F'*', F'^' etc.; q''', q'^' etc. est main-
tenant telle cju'il est facile de verifier, que la premiere ligne de la va-
leur de ^ donnee par la serie (lay), ainsi que chacun de ses lermes,
respcctivemcnt niuitiplie par y/', B', C etc., dcvient nul en y faisant
fA^ I , commc cela doit etre. Cette serie cesserait d'etre convergente
en s'eloignant du point de contact; mais elle est avantageuse pour cal-
culer I'epaisseur de la couche e'lectrique aux environs de ce point.
D'apres cette propriete et la propriete analogue de la serie (121) il faut
regarder les series (121) et (12^), comme propres au calciil de I'epaisseur
electrique vers les extremitcs opposees de la couche ; et cet avantage
suQit pour rendre raison des details dans lesquels nous sommes entres
pour etablir ces formules tout-a-fait nouvelles avec toute la clai'te possible.
A I'egard des points intermediaires il y a une troisieme serie cpii
s'obtient immediateuient a I'aide de la formule primitive (H) trouvec
dans le § ^ II. En faisant P=o , et g-=h , cette serie donne
(129) f{x) = hbl
apres avoir fait
hbl.-, p- ,
o, p — qx . P—I]--^
p-=-b-Jt-n{i-irb) ;
q = n{i-\-b) ;
/j'=(rt-t-i)(H-^) ;
9'= I -1-n(i -♦-/') .
i84 MEMOIRE sun lA DISTRIBUTION DE L'lil.ECTniCITE ETC.
Done, en iijiprujuaiil a cliacun tic ces lormes la regie deiiiontree
clans Ic § V, nous aiirons la serie que Poisson Irouve ilaiis la page 'y4
til- son i" Jlcmoire; e"csl-a-dire
{i3o) 9(fx, x)=//A |(i? -/{;)-<-(/? -i?;)-H(/i-«;)^-eic.| ,
oil I on a
II suit tie la, et dcs formules (ag) et (120), f]ue Ton a
(,d,)... j = hb2. ^ i 5 — AiZ. 1 1 .
° {//—2pq.cose-\-qy ' (p'"—:ip'q'.cosO-^-q"'f
En I'cinplacanl h par j, 9 par 6^; et J" par bz cettc forinule tloinie
(i33)... r = r./-- ^ ^^ , — ^.1^ ^- tl
^ ° {q"—xq'q.cosQ,-\-qy * ° (yy"— 2yD>.cos9.-H/j')'
pour expression de I'epaisseur z de la couche qui recouvre la spliere
du rayon b.
En faisant le meme cliangement tlans.les formules (121) et (12'j)
Ton aura Ics valeurs corrcspondantcs de z ; mais nous nous dispensons
d'ecrire ces formules parceque leur formation est tout-a-fait evidente.
Pour faciliter le calcul arithmetitpie de la formule (i3i) nous ferons
^y = tang(45°-l-n) ; ^= lang.(45"-t-Il') ;
cos ^^ cos?. cos 2 n ; cos J'= cos 6. cos all' ;
tanc. n = 7 -. ;- ; tang, n^^ 7 p -. r-^ ;
^ b-i- 2?i{i-i-b) ° i^_2[l^-«(t-»-/')]
ce t[ui donnc
_ lib J cos(45°-t-n).sin3ri hb Z cos(45°-4-Il').sin 2 II'
aV'"!' = ' • 3 I - ■■i\~i' =" I • 3 ' vr
' 7.snr.-f ' 7.5111 .-?'
PAH J. PLANA iHr>
r-. I" ►• . rr '^ 1 ''' COS(45'-»-n) .,
Et comme I equation tanc. n=-; donne (iz=-—. i^J il est
^ " b-h2q ' yZ sinll .
clair que Ton a
, »„, , " cosn.sin\n , S COS n'. sin'. n'
(lOo) . . . jr = n.t.. h.i.. .
Sin. -c sin.-f
2 3 ■
Maintenant j'observe, que les deux angles n el D' efant lies par
I'equation
(i34) tang.(9o'— n')=|-t-tang.(9o"-Il) ,
Ton pourrait developper Tangle 11' par la serie connue (*) ;
(i35). . . n' = n— (/;'-t-sini/-',cos(2n_!//') — -sinY-sin(4n— 2'/)
— :isin'f.cos(6n — 3i/;')-i-ysin^(;''.siii(8n — 4'^')
o 4
-»-^sin'^f.cos(ion — 5i//') — ^sin'(//'.sin(i2lT — 6(f')
H-etc. ;
ou Tangle f est determine par I'equation tang.</''=T •
Mais, en general, il conviendra de faire tang.if' — -, et de calculer
Tangle Fl' d'apres I'equation
„, sinll.sinii"
^""g"=sm(Ii^f)-
Lorsrpie b seia un nombre enlier, si Ton fait
rp b(b-^2Jl)
■In ~3 >
\(b-i-nY—2n{b-^-n)cosQ-i-n\'
(") Voyci page 2U ilu second Volume dcs Exerciccs do Calcul Integral do Legendee.
Serie II. Tom. VII. z
l86 ME.MOIRE SUR I.A DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
il rst <:laii- que Ion a
T — P—n . r — P —'I
(p'—2pq.cos9-^-q'f {p"—2f)'q'.cosO-hq"f
ft par conse<juciU
(.36) j=bh\7..T,,-l.T„.^,\ :
done en faisanl
tan". A=-: ; cos (1/^ cos 5. cos 3 A :
_. COS A. sin*. A
sin'. -if
I
"~6
Ton aura l\=i~ .[/„; et
(i37) j = /z-AJi^i.£/,„-i.t/,.j
Si Ton veut savoir a priori combien de termes de celte serie Ton
doit calculer pour avoir j- avec lui degre donne d'approximation , Ton
fcra T„ = — j- ; ce (jui fournit I'equation
nil bien
b \'i A* (6 -Han)'. 10
2^sin'.-i9
En prenant le logarithinc tahulaire des deux membres do cctte equa-
tion , uous aurons
PAR J. PLANA 18-
(.38)...
' = aX-|-2Log.i — 6. Log. 2 — 6. Log. sin. -5
2
De la il sera facile de tirer la valeur de n a una unite pits.
Soil, par exemple , 0 = 3o°; i=i; X = 3; nous aurons
3Log.|«(i-»-ra)-H3, 732o5{ — 2Log.(i-H2/i)^4j 19382-1-3, 52202=';, •; i584-
En prenanl ^2:= 119 le premier membre de cetle equation devient
7'7°77^> et en prenaut 7i=i20 il devient ■7,72220. Ainsi il fandra
calculer 1 20 teiines pour avoir la valeur de j' a un millienie pres.
En faisant 5 = 60°; £=1 ; >. = 3, Ton a I'equalion
3Log. I «(i -f-7j)-t-i I — 2 Log. (r -f-2«) = 6 ;
oil il suffit de faire « =1 44 > puisque son premier membre devient
6, 00187.
En faisant 5^go°; i:=i; X=3; Ton a I'e'quation
3Log. |«(ra-Hi)-(-o, 5 1 — 2Log.(i-4-2w)^5, 09691 ,
ou en posant « = 26 le premier membre devient 5, ogiSg.
En faisant 9=180°; b^^i; X=3; Ton a I'equation
3 Log: |n(iH-n)-4-o, 25 | — 2Log. (i -4- 2 re) = 4, 19382 ;
ou en posant n=i5 le premier membre devient 4j 1^92 et en y fai-
sant re = 1 6 il devient 4j 2669.
En posant 5 ^60°; b = 2, X = 3, Ton a I'equation
3 Log. I ra(2-f-re)-4-4 I — 2Log.(i -»-n) = 6-+-4Log. 2=7, 20412 .
Eu prenaut re = 48, le premier membre devient 6,7625, et en faisant
n = 49 il devient 7,79744-
l88 MEMOIRE SLR l.A DISTRIBUTION DE I.'elECTRICITE ETC.
Coniinc le noiubrc n ainsi Irouve repi'esciilc un nuiltiple de i-i-b,
il fuudra le diviser par i-t-i el doubler ensuile le quotient pour avoir
le iioiiibre total des tennes de la forme U„- qu'il faudra calculer.
Si Ton demandait le nonibre des tertnes relalif au second membre
de la foriiiule ( 1 3 1 ) , il faudrait tirer la valeur de n de I'equation
/^' — 7' _ '
{p' — 2pq . cos 5 -+-(7')'
10
laquelle etant traitee d'une niauiure tout-a-fait analogue i la precedente
deviendra equivalentc a celle-ci ; savoir
joc.<(i-»-6)«f
-(^3sin.iej -^^°8!*-^^"('-^*^l|
3 Log J ( I -1-6 )« [b-{-n( i -hb)] •
(•39)^ (
f=2).-»- 2Log.i — 6 Log. 2 — 6Log. sin. — 5
Les foi'iuules (121), (12'j), (i33), et (137) que nous avons denioiitrees
dans cc §, oflfrent, par les series, une solution complete du probieme
concernant la loi de I'epaisseur de la couche eleclrique qui recouvre les
deux spheres en contact. Cette solution deviendra bcaucoup plus inte-
ressante en la rapprochant de celle, sous forme fuiie, que nous allous
exposer dans le § suivant.
En terminant ce § il ne sera pas inutile de faire observer , cpe la
scrie (i3i) presentc un inconvenient analogue a celui de la serie (121);
c"est-;i-dire que Ton oblientj'^ — 00 jjour 6 = 0. Car, alors Ton a
-^■=A-t-^^"*"'^)~^''"*"'?^ = ~T"!'=~ ^ ( i-t-i-Hetc.) = -OC .
§XV.
Je vais maintenant exposer le calcul par lequel on tire de la for-
nuile (ff'"), irouvee dans le § \'III, I'exprcssion de ^(/a, x) ainsi que
cclle de I'epaisseur de la courbe electrique sous forme finie. D'apres Ic
]>rinripe demontre dans le § V, relativement a la transformation de
PAR J. PLANA i8q
loute fraction de la foiine , il faudra d'abord , apres avoir fait
p—qx '
_ , , h lib I
Pz=. o , reinplaccr le premier termc . , par
2 2 1 ^T" *^ ^^" *^
bh
3 2^(i-f-^)'— 2(i-t-6)fia?-j-j:'
Pour pouvoir appliquer immediatement le meme principc au second
terine, j'ohscrve que Ton a
I - / I— ar\ C dt / xt V
o
done, en dcvcloppant Ic binome f i — -. 1 suivant les puissances
enlieres et positives de x, ct uiultipliant ensuite chaqne terme par i,
P,, P,, P} etc., respectivement, Ton verra que le terme
bh ^ / I — a-\
introduit dans ^(/J., x) I'integrale definic
I
hb r dt
/
H-'^'J y (b-ht)'—2t(b-ht}iJ.x-hex-'
dt
_ hb c _
-^^b-jyb^
-4- 2^(i — iJ.x)t-i-(i — 2fJia-4-a'')f'
En appliquanl au Iroisleme et au quatrieme terme de y"(a:") la foi-niule
au _ \CZi V-Tj
Ton aura
2(i^b){,—x)t J/=T V^T
b'^(i-h/'f(i-xYe~b-i-{i-+-i')(i-x)t\f—, b—(i-^-b){i—x)ty-, '
I no MEMOIRE Sl'K I.A DISTIVIBUTION DE L ELECTRICITE ETC.
3(1 -«-&)(»— •r)<
y=2 ^^^ VEI =
— (i^b — x)-^-{i-¥-b){i—x)ty—, (i-i.b—x)—{i-\-b){i—x)ty-^
Done, le troisieme terme de /{x) inU-oduira dans (p{(i, x) I'integrale
o
el le quatrieme tercne introduira linte'grale
-//V-f '^^ \ ' -- ' i ■
o
oil I'on a fait pour plus de simplicite ;
P=b'—{i-^bY(i — 2iJ.x-hx')e ;
Q=26(i-»-A)(i— jaj:)^ ;
P'={i^b){i-i-b— 2iix)-\-x^— {t-^ by {1—2 [IX -^x')t' ;
Q'= 2(1 -+-i) I I — 2fJlX-hx'-+-i(l — fA^)(^ •
La sonime de ces quatre parlies donne
{i^o)..<f(jJ.,x)=^h—
2 2y b'-i-2b{i [XX)-^1 2lJ.X-hX*
hb C dt
■J K^'-
b' ] ^ b"jr-2b{i—[J.x)t-if{i—2ixx->^x^)e
■^^♦^ 'J{e"'-i)|v'/^+<?V^ V^-QV^
-Aiy'
CD
—.r dt
"'J(e-'-i
)IVP'-+-Q'V^ V/"-(?'V^'
PAH J. PLANA 191
Maintenant, si Ton vcul faire disparaitre les imaginaircs, il suffira
d'appliquer ici la formule
V-i _ y-, Byj
mais, la forme airectee du Symbole imaginaire est preferable pour ob-
tenir I'cxpression de repaisseur j- de la couche , lacpieUe doit elre de-
terminee d'aprcs requation (29); c'esl-a-dire , d'apres Fequatiou
(La (a, x)
ou Ton doit faire x= i aprcs la dilTerentialion. Nous alloiis exposer le
ralcul qui fournit cette formule.
Apres avoir fait x=:i , Ton trouve
Q = 2b(i-i.b){r-ix)t ;
F=b'^a(i-i~b)(i—iJ.)\i-{i-^b)t'\ ;
Qf=2{i^b){:i-i-b)(i—iJ.)t ;
§^ = -abir^b)^C ;
dp
-^ = 2(l-t-i)(2 — 3/i— ifx)<
dx
Il suit de la que, en posant ,
Idj MEMOIRE sun r,A UISTRIBUTION DE L ELECTRICITE ETC.
N =(i-^b)bixt ;
M'=—( I -,j.-bix)^( . 4-i)*( I — M)«' ;
N' — — {i-+-b)(2—2ii—b[j.)t ;
lou a
(l.(P' — Q'y^P_ M'—N'\/-i
Nous irouvons de meme
Cela pose Ton trouve sans difiiculte que, en faisant pour plus de
simpiicite
P^2M = R ; Q-^2N=S ,
P-i-2M'=R' ; Q'-h2N' = S' ;
Ton a ,
PAn /. Pt.ANA '■ 193
(i\i)...y=~h-
ajZ»'-t-2(n-/!>)(i— rjl)!^
dt
hb r
■xhb c
-26(1— (/)<-»- 2(1 —\t.)C
tdt.\b\x — (1 —ii.)t\
-+-2^(1— ,U)< 4- 2 (!—,(/)<'!•
llbV 1 I ; { 3 ■ 3' .
o
Kn appliqiiant ici les ileux fbrmules
/ xda: i(oiA-\-Bx)
/x\lx _ 2.JB — (!^JC—2B')x
I r dx
1 oil obtieiit, apres les reductions qui se presentent;
I 1
/' dt /' 2tdt\blJ.— {l—lJ.)t\
y b'^2b(i —ij.)t-^i{t —!J.)t' J ii,'^2b{i—!J.)t^?.(i—ix)e\^
b
»— f^ '— f- y/ /;'-4-2(r-t-A)(i — a)
SEniE II. Tom. VII. aa
ta4 MEMOIRE SUR l.A DISTR tDOTlON DE i/f.I.RCTRICITE ETC.
Done en substituanl ces valeurs, ct observant cjue Ton a
/? = // ; .R'=b(2-^-l>) ,
Toil aura
('43) /=-''-»
3 (.H-^)(,_^) )^._^,(,^^)(,_^,)j-:
hb^
, ,.f ndt ..^fn'dt
-^-hb I 3 \-hb I ; :
o o
ou I'on a fait ponr plus de simplicile
\[b^2(i^b)ty—,] [b—2{i^b)ty-,]) ■
'"'"~*'~'j (p'-^Q'y--:Y {P'-Q'y—,f
r«'tii» \aleur de _7- pent etrc ecrile ainsi;
3 2(l-Hi) yO'^2(l^b){l—lJ.)\b^yb^-h2(l^b){l—lx)\
o
«u ll''^:=[/' — p — ' {2-i-b)b , cooome dans le § precedent.
Relativement au qualricrae lerme , il faut observer, ((u'eu iaisant
■j.^ I I'on a
P = // : 0 = 0; P' = b'; Q' = o ;
PAR J. PLANA 1^1
«•! par fonsetjuetit ;
*^~' j byi byi, \ ■■
tt^n'=y-i\^(i-^b)ty-^ — ^i-i-b)iy-.-,\=o .
De sortc que celle expression finie de repaisscur de la «-ouclie ele<'-
tiiquc a la propriete de devenir nuHe au poiut de contact. Et coiiimc
la partie algebrique est precisement la meme que celle que I'ou voit
datis le second nicmbre de I'equation (127), il fiiut en conclnre que
la serie ordonne'e suivanl les nombres Bemoiilliens A' , B', C etc.
represcnte le developpement dc I'integrale defuiie
cc qui est un fait tout-a-fait digne d'etre re marque'.
Maintenanl , pour faire disparaitre les quantites imaginaircs , jc fais
P = U coso ; Q:=f7siu9 ;
P'=f7'cos^'; Q'=C/'sin<p' ;
b =rcos</< ; i{i-frb)tz=Ts\n<h ;
i -+-2 = r'costf-' ; 2(i-+-^)< = r"sin!^' ;
cc qui doniie
-3
rsin(-9_.^)
3 3
11= ^-ri ^=— 3{/&sin.-9 — 2«(i-+-A)ros.-y
2r'sin(^9'-f)
2
2
3 3 \
ri'= ^^ ^ = ^j(<i-»-2)sin.-9'— 3<(i-f-i)cos.-G'>.
.19<3 MEMOIRK sin l.A IHSTUIBITION DE I.'lil.F.f THICITK ETC.
En a|)|iliquant ;'i res fonctions les forinules
roso=;^ :
sin.i^=l/l_i
2 y ■ 2 2
u
.-9=5111.-0 1 4 (-OS .-c — 1 1= -=. — 3 — ■
;.-5=cos.-ffll 4co3 .-o — 6 1= _^. — 3 - •
oil Irouvera ,
aViiZiiM_A__ 2^(1-1-^) , <^V^i ^■' ^^li^±^
Pour rrduire ulterieuremeiil ces IbnnuleSj j'oLsorve (jue I'on a
P=b'-^{i-^bfesw\-J ;
/-"=//-»-4 :i •+•/;) } I _( I -»-/))<' I sin*. ^(3 :
Q'=4(H-Z;)(2-f-<^)/siii'.^e ;
(I'ou Toil lire
/->'-»-()'=/■/'=/;'— ,S//(i -^/yV/'siii'.-C.cosC-H iG(i-(-/A*^^sin''. -5
Dour , en iaisaiit ,
PAR J. PLANA ,q-
a
nous an rolls ; TJ — .
A '
J^Q__ bH(A — e) PQ bH{A — e)
^_^\i..A'^t.(A—e)\^b 2t{i^b)
b'(i-i-b)R' 12' 2"
y^.A'^t \b 2<(i-<-^)/
Pour expriincr a'une maniere analogue la valeur de 11', remarquons
que I'oii a ;
P'-b'i ^' ^^'\ {2+b)bU
A(,^b) A ' ^ — {i-^b)A •
Done en posanl
B={-i^b)^{-x^b){x^b)A ; C— {■!->,. b){i^b) ,
nous aurons
t'l en faisanl
A^^A r-f
->rb^ l{x^b)' '
B' = A^ ~ ;
198 MEMOIRE SUR I. A DISTRIBDTION DE l'elECTRICITE FTC.
il vieiidra
II suit de la que si Tod fait
I 0(1 aut'n >
P'Q' Pi{B—Ct') P'Q' bH{B—Ce)
el par consecjuenl
b'(i-^-bfR" I ^ ^ \
y^A'^l(2-i-b))b-h3 2t{i-hb)
b\y-r-;ib.R"} T" ^ T'"
De sorte que nous avons ;
(.44) ,.,-j'w^^
o
2{B—Ct')rb-^-2 2t{l-i-b)-l
I" I T" T'" J
B" L 7" "^ 7^'" J'
Nous aliens maintenant exposcr la Iransformation qui peut facililer ie
calcul de ces deux integrales. Soil
PAR /. PLANA igg
/r = ^«*— a y^/'. COS 5 -*- //• = «•->- /^M :
les limilcs de la nouvelle variable m , correspondanles a /=:o et lz=oo,
seront «=i, u-=. — cosO. II suit dc lu que, en posant
nuns aurons
._A ( I— »' \ —_Ta_ (M-»-cose) '.rrfM
/?=-. ^—. ; r* = i? — <'-^-//=:^(i-H«) ;
■i u-j-cosfl \ / '
a -1- cos 0
11 suit (le la que Ton a
dt ayi {u-k-cosOydu
TW~~1P~' Y'{i-^u)\ i—u '
3
tdt 3 (M-t-C0s5)*f/M
Cdt^_ yi y I — M.(£<-f-C0s5)'Jj*
7'/J'~ ^' J'^ ■'
t'rfi (i-4-M)y I — m(m-+-cof9)*</m
^ '^ A'\ I— cosJ.F*
I
rf< ^2 {u-\-cosQfdu
I
TIP - - J,/ ■ „■.. -.TTr
/^'V I— cos5.r.|' I— M
Maiiitenatu si Ton iait
E= '■"-•'
e^^'—i '
300 MEMOIRE SUR lA DISTRIBUTION DE l.'ELECTRIClTt ETC.
roil iioiina regarder E comme unc fouclioii dc u , et Ton aunt entre
les Hmiles «=i ; u-^ — cosO ;
CC
^_(i-h/') 1 („^cos5)'*.rfK
2/i r
{l-^b)A
^'^ sin.-e \ r
_) I (w-t- cos 9 )•(■/«
Pour Ininsformcr ile la inenie uiaiiiei'f la ronolioii 11', nous ieroiis
Les liniites de la variable i correspondanles a /:=<> el / = (x seront
A'
:=i et z=z — jp . II suit ile la que
Relativement a Z"" Ion obtient d'abord
„,._ (i-^b)B''~AA'{i-^b)—A'-^B'z\J'{i-^b) — A(i-^b)-i\
^ ~ B'z^A'
Alais en faisant
PAH J. PLANA 30 1
Ion a
{i-\-b)B''^ A A' {i ^b) — J' = (i -i.b)B' (B'— A')z=H B' ;
A'{i^b) — A(i-^b)—i=i — {i^b){B'—A')=—H ;
partant
_HB'{i—z)_ 11(1— z)
~ B'z-^-J' ~ A' ■
Avaiit d'aller plus loin, reinarquons que Ion a
A' J^^'^'-^^'^-V-^^T^^^
B' ,-^.^(,^6)
el en subslituant pour A sa valeur, il viendra
^, J4{i-+-A) — A'J2sin'.-$
B
I •
» I
6'^4(H_^.)sm.-e
2
Done, en supposant que b soit le rayon de la plus petite des deu\
spheres, Ton pourra toujours etabiir lequation
|/4(,_H6)_/!,*.sin.-e
(•46) sin.^g7=.-— =4= ;
1/ A'^4(,H-^)sin'.-^5
ce qui donnera
A' I
(147) r"'^^ ' — 2 sin*. -75 = cos 57 ;
b.y i-Hsin'.^e
{148) cos.-sr:^ — ;
1/ //-H4(i-^6)sin'.^e
Serie II. Tom. VII. bb
3„3 MEMOIRF. SI R LA PISTRIBUTION
DE I.'eI.KCTRICITE ETC.
{'i9)
p--
l/l
^{i^.b) — b\sm.-
lang.-7W= ,- — |/-
4 1/ /.»^x/._i./,\s;n\ie^il/
.4( I -».^)sm. -5-4-61/ H-sm.-£
Pour
faciUter Ic calcul mimeriquc ile Tangle zs , Ton fera
cos.e
cos . c :
V iH-A '
iang(3 = -- — p >
sin . — t
2
ce qui donnera
(i5o)
in.-t5 = sia£.cosp .
sin
Maintenant si Ton fait
K'=:s'-»-2Z-cosic-+- I
Ton aura
t^=— <'""^'^
iJ'=
B' y
3 2-t-COSW
•COS ST
VTT' (s-4-cosw) ^V'dz .
/, ' - '' — 5
r"=5'('-+-A)(i -Hz)
.I'ou Ion tire ;
yff
,. ^(i-z_)
Z-t-cossr
^i 2^1 {z -^ COSTS fdz .
tdl dz(z-hcosuY .
t
t'dt V^ rfzjr7^(z-Hcosg)^ .
PAn J. PLANA 3o3
<h _ \~i ll Z{z-h- COS ZJ)'
tdt tlz(z-^co&zsY
Cela [)Ose si I'on fait
Ton pourra rcgarder £' commc une fonclion rle ;, ct I'on aura, (.-iilre
les limilcs z = i; i = — cosw ;
(.5.)
2hJ\C C \ 2(6-4-2) (i^b)\{z^cos7sfdz
r.b{i^b)B''] \b'Y
s) Uz-\-cos.-ssf\'[^zdz
hA\C r 2(A-t-2) (i.4-M('
-6(i-4-A)zj'J j^'|rr:r& v^/ j -K'
hA\C C ,\ 2(&-t-2) (i-»-Z.)H^.+-cos.sr)-»^:
"'■2k6(h-Z')5'J \B"^T^h{y-^z)'^ y-^H \ V'Yx-z
L'equation (i44) pent done elre remplacee jiar Ics equations (i45)
et (i5i) oil rimpossibilite d'unc integration sous forme fuiie tient a la
prtfsence des facleurs designes par E et E'. C'est ce qui deviendra plus
manifesle , en faisant m=i — 2 cos. -9.1'' dans le second membre de
2
l'equation (i45), et c^i — 2cos.-5r.vv' dans le second membre de
l'equation (i5i). Alors Ion trouvera que, entre les limites
ao4 MKMOIRE SUR I.A DISTRIBUTION DE I-'elECTRICIT^ ETC.
i' = 0 ,
Ton a I'equalion
(,5a)
CO
,r dt.a _
/* r( COS,.- Q — v'^yiv
:ihb
■4
S
hb\cot.~e I ^
i-+-bys\n\6' j (v* — 2cos.-0.i''-»- I )
I
^P^fi-k- sin', -e — COS. ^O.v^f COS. U — v^d ^
ih I
";Tsin.5' I
i I — COS.-O .v" jfl'* — 2COS.-6.f'-+- I \
ou, f^', designe ce que devienl la fonction E, apres y avoir fait
(.53)
2K< =
nb
( I -♦- A ) sin . - 5
2
et que, enlrc les liniitcs
I — y'.cos. -5
COS. -6 — V
1
w=o
w
— |/ C0S.^=7 ,
Ton a i'equalion
PAR J. PLANA
hG I
(.54) "■J,:^=
o
3
/^|(«H-a'w*)cos.-Er — a! ! ( cos.-itf — w' fdw
I I — COS.— a .w' jlW" — 2C0S.— sr.w'-t- i I
fF'\(a-i-ix'w')cos.- zs — «' J I cos.-cr — w^ I w'
(iw
HUCOS. — W I f
Iw'' — 2 COS. -C7.ir^-|- I I
JV\{a. — a'w*)cos.— w-j-«' 1 1 cos. — sr — w' j dw
•COS.-W.TV' II \V'' 2 COS.- ST. W' -I- I I
ou fV designe ce que devient la fonclion E', apres y avoir fait
(.55)
2n<
_ "'f
I -\- sill'. - 0
w .
et
( 1 -f-6) sin.— 5. COS. -w
^ ' 2 2
(2-t-/>)VT:ir6
^('i -t-sin'. ^s)'. /4(i-t-Z') — //
I W COS.-CT
COS. — W TV
b.
= 4 (6-t- 3 )siii.-ar ;
I -J- sm . - 1
a
sin. -c
2
ICn remplacant uiainlenant requation (i44) P^*" '*^s equations (i52)
et (i54), Ton aura I'cxpression de I'cpaisscur do la couche (ilectrique
sous une forme assez simple pour pouvoir y appliquer avee facilite les
formules propres a revaluation des integrales par les (padratures.
3u6 MHHI0IR1-: SUR r.A DISTRIDUTION DE I/KI.ECTR ICITK ETC.
§ XVI.
rsous avoiis trouvii dans Ic § W\ , j)ar ilcs [irocticlcs loul-a-fail ilis-
lincts, trois series dillerenles pour exprimer I'epaisseur de la couche
electriqiie qui recouvre la surface des deux spheres. Cliacune de ces
series a des proprietes parliculieres tpi delcrminenl Ic clioix que Ton
doit faire, lorsqu'il s'agit dc calculcr ccltc epaisseur relalivement a un
point donne. Mais la serie(i2i), consideree sous un point de vue pure-
iiient aualylique, met en evidence une propriete remarquable de la
fonction de /j. dcsifijnec par jj'. EUe consiste en cela , que, en regardant
r comme une fonction du binome i — p., il doit etre impossible dc la
developper suivant les puissances entieres et positives de ce meme bi-
nome, puisque nous la voyons effectivement developpe'e paries puissances
negatives et fractionuaircs de i — p.. Ainsi, qucUes que soicnl Ics trans-
formations que Ion pourrait faire subir a la fonction j-, Ton tombera,
en derniere analyse, sur un resultat completement illusoire, si Ton en-
Ireprend de la de'velopper par une serie de la forme
j = M(i—iJ.)-hlM'{i—lJ.y-i-M"{i—[J.f-^-etc.
Cest ce qui arriverait , ]iar exemple, si Ton voulait appliquer cette
idee a la serie (i3i), dont chaque terme est de la forme
j«-»-(3(,-f.)j
i'oissoK, qui ignorait I'existence de la propriete que je viens de
definir ainsi que celle des deux series (121) et (1217), a suppose tacite-
menl la possibilite d'un tel developpement; ce qui I'a entraine a la fausse
coiise([uence que j'ai signalee dans le prcambule de ce Memoire. Mais
je dois exposer ici Ics principaux points du calcul qui demontrent d'une
maniere incontestable que Ton tombe sur des expressions des coefliciens
M, M', M" etc. telles que, api-es les reductions, Ton a
M=:o , M' = o , M"=iO ; indc'finiment.
Pour cela je reprcnds I'equation (i3o) el je remarque qu'un terme
quelconque X Aef(x) etant de la forme
PAR J. PLANA
X= —
il introduil dans <f(fJ-, Jc) un tcrmc qui pciil elre c'crit ainsi ;
l{„=x'^i-h2pqx{i—iJ.)X'\~''
Kn developpanl cc binomc nous aurons
1 .2'
En prenanl les coeffiniens difierenliels de X par rapporl a x I'on oblienl ;
</^_^y. d'X 3 d^X J
g=2.3.4.<7*jr' ; g=3.3.4.5.7'jr' ; etc.
et conime I'equation p — ga:=-p , donne
X
p I X
q qX X
en posant X'-^ -j- , il est clair que Ton a
(X \'"
mais nous avoiis
d""X
= 3.3.4.5.6 2m.q"'X""+' ,
pa riant ,
d'-^X
p" q" X""-^' = ^ 'A^ ^^^-
'^ ' 1 . 2 . 3 . . . 3 /»
11 suit de la que le terme general de /?„ sera
ao8 memoiuf. suh i-a disthibution de i.'F.r.KOTnicnE etc.
xy d""X
'— 5 I — fX )"■ X"- 1 .X -I- V ' ) -r-r
( I . a . 3 . . . m) ( 1 . a . 3 . . . 2 m) V A / ax'
~3"'(i.a.3...m)' V A"/ ' dx^'
En developpant le binome , un tenne cjuelconque du produit
ATV ./""AT
(xH-|,)"
sera cxprime par
m (in — I ) ( w — 2) . . . (w — / -♦- 1 ) ,„_,/ A' \ d^" X
1 . 3.3. . . f VA^V rfjc
(#.)
a/;j — 14-1 ^.ni— I
= — !^ '-^— i ^- — ^ ( I . 2 . 3 . . . 2 m) . n ""-'. X ""-'■*■• . X
I .2.6. . . I '
oil bien par
m(m— i)(m— a). . . (m— t-Hi) (i . 2 . 3. . . 2/n) „,_.'d'"—X
1.2.3. ..I '1.3.3...3/W — i dx'"'~'
■im{im — i)(2m — 2)...(2/» — i-4-i) d'"'~' X d'.x"
~ I . 2 . 3 . . . j ■ dx""-' ' dx' '
en observant que I'on a la formule generale
^=..a.3...)..^\A-^-' .
dx^ '
Tl suit de la que, pour avoir la totalite des termes donnes par le produit
d""X
Q^^T^y
il faudra faiic t = o, i, 2, 3 . . . /« dans la formule precedente , et
prendre ensuite leur sominc. Or, en appliquant ici I'equalion symbolique
d".(ui,') /'du dv\"
dx-" ~\dx'*'d^J '
PAR J. PLANA 20g
Ton reconnaitr.1 iniinedialemcnt, que cette somrnc est egale a
dx'"'
De sorte que nous avoiis celte serie asscz remarquable ;
/.ifi^ n — V ^'i^~l^) fH^j*} . fill— j^ ^^M-r'A^)
x'ii—^fd'ix'X) x'ji—ix.)" d\x"X)
3'(t.2.3)"" dx'- 2* (1.2. 3. 4)'' dx'
Gcla pose , si I'ou applique celte formule a tous les termes de la
serie que ron voit dans Ic second membre de I'equatioii (iSo) Ton cotn-
00
prendra que, pour avoir la sonime bh.l,.(^fi„ — R'„) ainsi forinee , il
o
suflira de remplacer X pary(a:) dans I'ticpiation precedente ; ce qui
revient a dire que nous avons cette equation ; savoir
(i5n)... ffl(pL, x)=/(.r) ^ — . — , I " H y. 7^. — ' r ,
\ // rvr' I j\ I 2 ^^.- ->- 2'(^.3)' dx'
_x^{i-^ d'^x^f{x)\
2^(l.2.3)'' dx"
En differenliant cette equation par rapport a x el multipliani cnsuiu-
par IX , Ton obtient
ax
d.(p(u, x) d./'ix) 2x(i — a) \d\xf(x) d\xf{x)]
dx dx 1 I dx dx \
2x^(i—^Y\ dKx'f(x) d\xj(x)
"*" 3'(i.2)' y dx' "'"■^ dx'
2.r^( . - f..)^ i , d".x'f(x) . ^ d\x'f(x)\
2'(j.2.3)' / dx'' dx^ . j
^x^i—jxY I d\x''f{x) d^x'fjx) I
■^2»(l.2.3.4r j^ rfx« "^"^ rfx' j
— etc.
Serie II. Tom. VIJ. or.
aiO MEMOIRE SlU I.A DISTRIBUTION DE L ELECTRICITE ETC.
Done , i'epaisseur 7 de la rouclie elecliique devant etre determiuee
I, . • 1. 1 ' — f* • » ' /I
jiar I c({uatioii (29), Ion aura, en observant que = sin .-& ;
(i58). . . )=/(x)-t- 3.r -^j ' —xswx .-0\Z /^ ' ^2X — T-f- ^J
^ -^ -^ ^ ' dx 1 \ dx dx^ ^
2 \ ^ d'.x f{x) d.x/(x)
(r.2)' dx' ^ dx'
I
V d'.xYjx) d-.xy(x)
(..2.3)' p dx' "^""^ dx^
^'""'a'^ \ d\x'f(x) d^.x'/jx)
"*'(i.2.3.4)'P dx' '^^'^ dx"
— etc. ;
ou I'on doit faire x= i apres avoir executees les diflerentiations indiquees.
Cette circonstance ofTre le moyen de calcnlcr les diflercns termes de
cetle serie de la manierc que jc vais exjioser.
D'apres I'equation (38) trouvee dans lo § IX , si Ton fait pour
plus de siniplicitc k= j, nous avons , en gene'ral ;
'W = 7^./"'
el en reuiplacant x" par
\i-{i-x)\"={i-ur,
uous aurons
o
Supposons le second membre de cettc equation developpe suivant les
PAR J. PLANA a I I
puissances entieres et positives de u , ct soit
De li Ton tire, aprcs .ivoir fait xr=i , c'esl-a-dire m = o ;
— ,i^-n, + > = — (i.2.3... 2m-M)^.,„^. ;
el par consequent
11 a cte demontre dans le § IX cpie i'on ay(t)-H2y"'(i)=o; done
I'equation (i58) donne
(iSg) 7 = — (i.2.3)siii*.-9.(^.'— 2^3')
(1.2. 3. 4-5)., I...,, .,,.
■+- - — , ,. ' sin". - 6 (A I'— 2 ^,")
(1.2) 2 ^ ' '
(1.2.3)' sin.-e(^, — 2^, )
-i-etc. ;
ou les coefliciens A I, Al\ A I', A^'; A,,'", //,"'; etc. repondent respec-
livement a w = i ; 2 ; 3 ; etc.
Pour former ces coefliciens, j'observe que, d'apres le theoreme dc
MACLAuniN, nous avons, en executant Ics differentiations indiquees ct
faisant ensuite u=:o ;
A,„ —
■" JIW+I —
(.^^)(I.2.3...2,»)J '^'■' ■dlT^^l^'-''^ -"^"=^1 '
o
(i-h/')(i.2.3... 2/«.+-i)") ■(fa-'+'f ' ■ I"— I \
aia MEMOIRE SUR I.A DISTRIBUTION DE I. ELECTRICITE ETC.
Done vn posanl , pour plus de simplicite ;
<*" — I uLog.t
nous tiroiis de la i'equalion
I
J^/"-*.-^j(.-.)>/i|
(1.2. 3. . .2m^i)(/{^—2A^+,)=hbk\
o
De sorte que Tequation (iSg) esl equivalente a celle-ci ;
I I
-sin'.ie j 3 rrf^.-*.£[(. - u)pq\-Jdt.t-\£^\(i -u)pq]
I r
o o
'''' -2^^ ldt.t-\^,\(: -uypr}]-2 ldt.t-''.^^[{i -ufpqi
(1.2.3)' (J J )
■etc.
Les deux fonclions de u designees par p el q etant developpees
suivant les puissances de u , I'on a
M(ALo2.t) uikhoa-tV u^ikTuoa.t)'
3 2.3 2.3.4
7= I «Log.<-+-e/'^,,,(Log.«)'-t-?t''//,,,,(Log.«)^-<-etc. ;
PAR J. PLANA 9. I 3
Oil la loi des coefliciens ^^^^, ^(,), ^(o etc. est connue, et liee avcc
relic des nombres Bernoulliens , de manicrc qu'en designant ces der-
niers par B^,^, B^i), Sjj), etc. Ion a
Toutefois, il f'audra se rappcler, que les nombres Bernoulliens doivint
eire pris avec le signe alteniativcinenl posilif et iiegatif afin (jue relle
equation soit vraie. Dc sorte que Ton a ;
n —^ ■ n — ^9' . » _7 . « _ ^617
«(.)— fifi ' '^(■"—"173^' '^c^)— 6 ' '^"='— ~y^
ete.
Maiiitenant, pour obtcnir Ic tcrine general de la serie (iGo), j'observe
que, en developpant le produit pq suivant les puissances de a par le
iheoreme de Maclaurin , Ton a la serie
na _h,/AM+ if! /£±1^ ^. £:P1^
' ' du 1.2 du 1.2.3 du^
+ ^/,,«■.^-H^/,.,^^-.^^-^.etc. ;
oil les coelllciens difierentiels sent censes avoir les valeurs qu'ils accjuierent
apres avoir fait u-==.o. En developpant le binoine (i — n)' sous la forme
.( — I
il
^-0..-, t(t— l)(t — 2)_^,.
U' III -t- -u - „
n 2 .J
■ '^ ^ '^ ^m'-' — etc.
2.3.4
il est clair que les tenncs multiplies par «" et par u-''^' qui enlrent
ilans le produit de ces deux poljTiomes seront les suivans ; savoir
(*) Voyei sur co poiat unc Note c|ue j'ai public-e duns le Tome \\V (ancienne Serie) des Me-
■noirei dc PAcademie dc Turin.
3l4 MKMOlRi; SUR I.A DISTRIBUTION DE L EI.F.CTRICITE ETC.
( — iV/^" '
i(t-i)(t-3) cV^\pq
T76 ^"'+'' ./a'+^ ^ ^
,-(,_i)(t_a) d'-^Kpq
— o — ^^" - *) "^^ ■'^ ^'''-
Done eii ilesignaiit le jireinier de ccs deux termes jiar ( — lyQ.u", et
le second par ( — i)' u""*" . Q' , I'oii a;
/' (i.a.3...2i-+-i)M,,^-('H-2)(..2.3...3/^.)^,.,.,^^
^-'>'-<-i^"^'-'!^r^^-^^^^^ic-^-3---:^^--^oM,.,^:g:^
j 2.3.4 ^ 1.2.3 \V-^-^-''"^'Wii--'<)-Jl^
\ — etc.
Si I'on observe maintenaul que
^(^)=-.2.3 I'
qt
I
1
il deviendra manifeste que Ton peut mellre les coefficiens designes par
H , ^(,), ^{.)> etc- sous cette forme; savoir
PAR J. PLANA
// =(t-M)(/-|-2)(t-|-3). ..(2/-t-i) ;
//,„ = (/M-2)(t-t-2)(/-t-3)...{2/-t-j) ; •
"^'=\ ,.2.3 ^^ j-^J(^-4-4)('-+-5)...(2^^-.) ;
etc.
Le leiine general de la serie (160) peut done etrc exprime ainsi;
1
siii".-(5 / (
^ \dt t-" \h P'^ - H .^ P"! ■\ H 'I—P^-elc
(.6.)...-t^
d .DO
Pour avoir I'expression generale du coefficient differentiel — jx'
j'observe que Ton a
d^.pq (l^.p tlq tt^-'.p }.{>.— 1) d'q d^-^.p
du^ ' du^ du' du^~' 1.2 (//t' " dii^—^
?.(X-.)().-2) dig d>-\p .
■^ 1.2.3 ' du'- du^-i~^ '
et comme les valeurs precedenles de ya et q en series donnent , apres
avoir fail u=o ,
da I ^
7=1; V ^ L.OC. i ;
-^^l = i.2.^(,)Log.f = 5^.)Los.i ; 7/-?=o ;
ai6 MKMOIRE sun I.A DISTRIBUTION DE l.'fel,ECTRlCITE ETC.
l^'/-=i .2.3.4 .^W Log*. « = /^(3,Log^^ ; -^ = 0 ;
'0=,.2.3.4.5.6.//(„Log".« = 5(„Los".« ; '^^- = 0 ;
etc. ;
da 2 *
(r_p_ r.Log'.<_A'.Log'.<
</a' 2.3 3 '
,/^yy_ A\Log\<_A^Log\/
etc. ;
il est clair que Ton a
d^ .pa ,-, ^ ,
Cela pose , a I'aide de la formule precedente , Iom trouve
G -^ ' •
3
G(,)=-5-— -A-f-5(,) ;
^w = 6-i;'^-^~^'"-4-^ 2.3.4 <""^
PAB J. PLANA
_ A' I,, 7.6 „ A= 7.6.5.4 „ A' „ A-
G,„ = 3--A'H-VA.,-6-^^H:37r^(^.-4-*-75(s,--; etc. ;
et en general ;
),-M 2 1.2 *■'■)— I
. X(A-.)(>-2)(X-3)^ AX-4
"*" 1.2.3.4 '''■).— 3
X(X-.)(X-2)(?-3)()-4)().-5) AX-f.
1.2.3.4.5.6 ^''^^5
AX-8
^X(X-.)(X-2).... .0.-,)^^^ ^etc.
r.2.3....8 "').—
Remarquons maintenant , que Ton a ;
1
(.-A-)-
I
/■
n
I I
J t/< . <-* Log." t = ^ . j <■// . r *. Log." - ' / ;
et par consequent
/■
dt.t-''Los..'t:
(.-A
M^-<~'Log.^< = -^,!_\)»
1
idt.t-*LoQ.^t={—i)^.
1.2.3.4.5 ).
Serie IL Tom. VH.
ai8 MEMOiRE sun la distribution de 1,'electricite etc.
De sorte que nous avons
„63) ... j:„.,-.^-iff^(-o>.fi>,.-;;Ll.)>.:-^-
o
II suit dc la que Ic tcrme general expiime par la formule (i6i) devicnl;
^ (t-<-l)(t-t-3)(t-4-3)//(3)G(..^,3)
(— i)'.sin".-5 1 ('— ^O^
(....3...i)(i-A)-
(t-H)(£-H3)(t-i-3). . . (2t-4-i).g'(;+,)G(,i+,)1
■^ (i-A-)'-
En substituant pour H^^^, H^^^, H^^, etc. leuis valeurs et posant
pour plus de simpUcite
„ (i-t-l)(t->-3)(t + 3) (2t-4-l)
^w- 1.2.3 i '
cette formule sera equivalente a celle-ci ;
^w -»- -jzir ^"■-^') "^ — ^ ■ (i-A-r "^"
. (4+0 (^'— O'V
"*"^:3~-(T:::^P^""^'
(5-KJ) (t— 3)(/— l)t^
+" o / • ; m ^c + i)
(-,)-iV,,sin".-ie) ^•3-4" ('-'^)
3
(,_/t).+. \ . (C+f) (/— 3)(t — 2)(/— i)f^
' -^rsT^Ts- (T::^^?? ""'
(.-A)
PAR J. PLANA a 19
Comme i — k:=l)k, il est clair que I'equation {160), donne
•)
. (4+0 (izUif'r
■ (5-t-t) (/— 2)(f— l)t^
!« I ■*" 2.3.4 ■ A'A'*» "*"
(_i)'iV(,)Sin''.-iS
(.64)...j=A.Z. ^, ^ ^1 . (6 + /) (,-3)(/.-2)(/-.)/
2.3.4.5* /^-'A'-*-*
6'+'A-
A I'aide de celte formule et de la formule (1G2) Ton pourra cal-
ciiler aulant de termes que Ton voudra de cette serie. Les premiers
lermes sont lels que Ton a
(i65)... r = — 2.3 — ^sm .-6h — . — ^r— sm'.-S
•^ 02262
2.3 0^ 2 2.3.4 ^ 2
6.7.8.9.IO.II M^..o I. , 7.8.9. 1 O.I 1.12.13 Af,,,A^ j^
2.3.4.5 -"TJ"^'" 2 "*■ 2.3.4.5.6 • i-^ "" 2
8.0.10 1 5 il/,.,/j . i„ q.io.ii 17 Mf.k . ,. 1 .
2.3.4 7 o' 2 2.0.4 o " 2
— etc. ;
3 20 MKMOIRE SUR I.A DISTRIBUTION DE I. ELECTRICITE ETC.
J,. G^^) 6 ^ _i4 /- »t> ^ 9 /-■ ^ r"
^(4)— -7.3- -•- ^ t'fs) -^ yj?, t'cM -»- px« ^ "' "^ FA^ *'"' "*" ¥J? ^<" '
G,M 8 ^ 27 ,-, 5o „ 55 _ 36
I '3 2 ^
k'~ bk-' '"^ b'k» ^'•'^^b'k^ ^""'^i^A:- '^'■■'^i^/t" (■"
^<:)=^
etc.
. 49 r J. '^ r -u ~ r
Le calcul dc ces coefliciens est assez penible. Comme il oiTre des
reductions reinaiquablcs , je vais lexposer ici en detail. D'apres la for-
mule (163) Ton a d'abord;
G.. = '.-L
G(. 1 I I I , , ^
Gf5i I I '. 5 , , ^ r , , ^,
PAH J. PLANA 23 1
G„
'(«) ,
A' 9 1-4-0 2 j^ ' 1 5 9 ' 3o '
%^ = - • -tr- -•+■ 7 ( « -H^ ) -^ ( I -^i )'-♦-- ( I -t-^r- - (n-*)' ;
A" lOI-HO 2 4 »0 2^ ' 20^ '
n U t I -4-6 2 b ' ' ^ '
I . " / . 7 V 11/ . »K7 . 1'
12 I -HO 2 12 ' 8 ^ ' 6 ^ '
_"(,H.A)7 + A(,+i),
jV—ZA---»-('-^*)-7r(i^-^)'-^-('-*-*) --('+*)'
I I I i3, ,, 143, .,, 143, ,,.1
r li4 i-Ho 2 12 ' bo ^ ' 28 ''
20 ^ ' 12 420
r' \i5 n-o 2 b^ '00 ' 10 ^
^('.>)
aaa memoire sur la distribution de l electricite etc.
• • ' 5 , ,, QI , . ; M . 143 / I\',
r \\b i-ifb 1 4 34 12' '
"(■5)_.
10 13 ^ ' 24 4
' ' ' 4 / / V '4
5a.
i4o, , ,,, 3617, ...
18 I -»rb 3 12^ ' 3 ^ ' 9 '
G,,., ) 2431, ,, tio5, ,, 11747, , vu V
.M(,^,^._36^(,^,).
etc.
En developpant les puissances positives du binome i-l-^^ Ton trouvera;
b
G,=
2(1
-^b)'
G,.)_
b{b-
■0 .
k
6(i-\-
■b) '
^(3)_
b'
k' — 4(i-f-6) '
G,,i b /■ I
Ar" I -Hi>V3o ij i5 3o /
* I -«-6\ 12 3 12 y '
PAR J. Pr.ANA
^m
k"
i-*-oV 4^ 7 21 21 7 42 y
** / I ' I 23,, I ,, I , A
= —-71 h-b-{ — jO'-i—b'-i ({.* I ;
I -f-«\l3 2 24 2 12 /
r' iH-^V-JO '5 4s '5 i5 45 i5 3o / '
G(„ A-
l_^;,_^/,-_i2A3_^/,,_6,, 3
20 2 10 5 10 5 20 /
''(■o
1:21,
A"
,5 £5^_32^,_56^3_32^,_^32^,
00 00 II II II II
_^56^,_^32^, 25^,_^5^,
II II 33 bo
'(,.)
b'
5 25, i3n,,
12 o 8 "^ o
b^^ZQb'^~b'
A-° — n-i
.39i'-^-^A'^-^i'^.Ai»
12
6qi i382 , 20528 ,, io652,, 24384, '
2730 i3.35 3.5.7.13 21. i3 i3.35
^i-':_ ^ ) , '3224, 12224 34384,, io652 ,
A" — n-6\"^i3.35 i3.35 i3.35 21. i3
20528 ,„ i382 ,.„ 691
-r,b'>
b'°-
3.5.7.13 i3.35 2730
b"
Gi,3)_ b'
691 691, 4333i., 4309.3 80891, ^ 24858,.]
420 35 420 14 i4o ^^
80891^, 4309^. _ 43331^, 691^^ ^9'£,.°
i4o 14 420 35 420
aa4 MEMOiRE sun la distribution de l'electricit6 etc.
_ 2_ '^-U— M^//_i2^ p^ 10144^, 7'Q4y.
6 3 45 '-^ '5 9
G,„. h ) 1806,, i856,, 7184,, ioi44,„ 4988,.,,
k'^ I -f-A ] 5 5 9 13 1 5
4433^,.^^^,._^jL^.3
45 3 lb
35 345, i84io,, 5670,, 82757, 23i25,,
42 24 3 13
G,,^, /<" ] 210261,. 33i25,, 82757,, 5670, „
A'* H-/M 10 3 12 a
i84iq, , 245 ,,, 35 ,
34 2 4
^ ^ £gff A-K i!^6'+ '^f ^^ b^^ 3232064 ^,^
5 10 255 5 1 5 1 255
3849856 , 4099072 362624 362624
, , 355 "^ 255 "^ 5i 5i
' ' 4099^73,, 3849856 , 2232064,,, 169232.,^
255 255 255 5i
_ 4 '024^.3 38936^.^ 3617 ^.5
5i 255 5io
3617 14468^ 21107^, 30982^3 4136777^^^
60 i5 3 I 45
91'^^^l^^ 9037861^, 3i33495^^^ 903786.^,
G/j 1 5 3i) q 3o
(■7i_ b ]
97'284^^ 4i36777^,„ 30982^,, 21107^,,
5 45 I 3
.4468^., 3617^,
i5 60
etc.
PAR J. Pr.ANA
A I'aide Ac. ccs valcurs on trouve ;
Z.(i-h6)/1/,., = <
^'(.-h6)M(,j=<
'■(1-5+1-=°)
i+''G-3-|+'+S=°)-^'t5-S=°)
(w-;i;=°)-*-Kt-t="')
,,/ 21 4 13 3 \1
\ i:> 2 6 5 10 / 1
*^ \ 00 0 10 /
Sehie II. Tom. VII.
EE
naG
MEMOIRF. SlIR I. A DISTRini'TION PE I. EI.F.CTRIClTli ETC.
(i-i=°)-KT-f=»)
[_t.6'(8 — 30 — 56 + 78 = 0
K-
I 5 64 i85 „ 3o5
7^H-o -«--7? 33-J--5-
6 3 3a 3
= «)
,, , > ,, /-4-i'( — I-+- lo-f- 16 — i35-+-32-»-78 = o)
i-.
I 4 ' '5 ^ 1 85 _^ I J.J
^i-H— , 16 h56-4-— ^^-^=0
a 3 6 2
4
,,/ T 5 o '5 25 5 \
,. w /'691 6qi \ ,/i383 i383 \
,./ 25 - 2o528 4333i \
-^b"\ — — -hi5h J -^ =0 I
V 6 io5 210 /
7 ^
,,/ 125 ^ io652 43oQ
V 3 21
Vio
i5 ,
160 -f
125 1 24334 80891
35
^=0)
70 /
,^/36 _ o ■ , 12224 407'6 \
_Ki^(^__6o-28o+i4o4 + -^-^=o;
■^-\-^^% 1 85 — 160 -»- i83o
42 3 5
13224 80891
35 70
p.m J. n.AN.i
' - 73
-+-i
,7 1 ' ^ '
__ 34334 4309
35
»4o4\
23'
'—-^^-•^—72 ,Qr_^ Q 135
31 i K »85-f-28oH
_ loCSa 4333 I
31
210
-=:o
-^*'Q+4-f-6o+.6o-H,5o-i^^l^__:^_,\
^ ^ io5 35 ~ y
V42 10^ 6 2I0~V '
\ o 422/
-f-*j-x5.f.-3.£|^ = 245-245=oj
2730 '»^ 420 -" 45 ■^2-14-
) 3o '60 ,5 -^ -^^
93477 — 93477
-»-iV=
<• = 0
00
'383 691
-5 7 --5- -49884- 5679
' = £9777 _ £9777 _
as8 MEMOIRE sua LA DISTRIDDTION DE I. lil.ECTRICITE ETC.
5 ^5 aoSaS , 4333 i
' ' bb 13 - 3.5.7.13 '' 420
10144 ■„ 8?.757_ 5.7 35.5
1 5 12 b 4
-is"
30538 43331 ,, 82757
_9i33o7 9'^;3o7_^
60 60
aS - 25 loGSs , 43oQ
_,,_+,o5.-g-H-9. -^7773-49-74-
I _ ni^i 23i25 25 „_ 25
]— i5.-i — ^-4-2. = — 7.-=-H-35.
I 9 2 '3
ii!j^_n4329_5. 7184^^3,^5
3 ' 2 2
162G79 162679
I „. 3 32 ,- 3q 24334
9-3;;-^^-2o-77-I7-^'*'^-8-*-9'T3:35
, 80801 ^ i856 219261 3 3
•49- — 7^ i5.—^ H 2. — i^ — = 7.71
^^ i4o 5 16 10 ' 4|
■b'-'
1 , „ i39 24334 80891
I— 7.32-Hio5.-r^-t- ^■. —7- ^
' ' « "^ ' 20
, „_,. 2 1 926 1 1364364— 1364364
— 3. i85bH \ — = — ^ — 2 =0
8 l\o
I'Aft J. PLANA
4-1-6 56 _ „
12234 '
-bu
. , 24858 „ i8j6 aSiaS „ 4 /m
-7.56-+-io5.3g — 7-^ *-^- i856-t-23i25l
12224 i7Gi'y6 176176
I 32 „„ 37 32 _ 3o5
HO-Tp — 35.-^ — 77. H 105.-7.-
12 "^ 45 10 " II o
12224 , 80801 ^ 7184 82757
t— 9' •-■^ Q?— 49- — r^^ — hiD.^^— i-t--" — ^— ^
i3.35
I 32 37
: H-^ — 7.— —7.32-1-35.
12 0 2 "^
\ n ^2^^n 7^84 .82757
1866609 1866609
1 2
3o5 122241
60
60
I 8 ,_ 27 32
1 1
io5 .3q
24384 , 43oQ ^ ioi44 5670]
^ i3.35 ^ i4 i5 2 I
^-69<=--t-3.^ — 7.27-f-7.32-no5.39— ^^
I — 7 . 2_>_ Iol44-^-5679
201473 201473
a3o MF.MoinF. sun la nisTRinuTiON de l electricite etc.
23 8 _„ 3n 56 _ iSo
-T — 9.-= — 35.-^-H77. h 105.-5^
10653 , 4333i _ Aq88 '84iqJ
I— 91. -—49.2^;^ Hi5.^^r-H- 2.-1^1
' "^ ai.ia "^ 4^0 i5 24 ■
I 33 - 8 37 -^ _ iSg
.i^_7.4^H.4988+i^
' io4883o io4883o
130 120
I 32 -^ 6 32 _ 25
9.7P — 35.^-H77. h io5 .-TT^
3 ^ 45 5 ' ' 1 1 o
20528 , 6qi _ 4432 245J
1-9' -3-3777^ -^9- Is--*- '^--p- -^^--f '
-t-i"7=---^--7.6-h7.32 + 35.—
\ 3 5 ' ' 3
20528 6qt 4432 ,f.
■—5 7-f+-V-^^45
7i53o 7i53o
. — — 5 ^ — =0
\ 00 00
I 4 or- 3 25 _ 5
9.-= — 35. 1-77. ,-o-H io5 . —
13 •' i5 20 '' 33 12
, 1 382 , 6qi r 49 35
' -^ i3.35 ^ 4^0 3 4
, I ,4 3 25 „_ 5 i382
i=--3.5-7.^-H7.--*.35.^ r
6qi , , 35 21880 21880
— 7 •->--+- 5.49H =— p J, —
i ' DO •'a t>o 00
, .1 I75-+-525 — q — 6qi 700 — 700
■ b"{=i -L = ^ -^—-^l — '- — =0
3o 00
PAII J. Pt.\NA ai^i
L'ou Irouvcrait tie mcmc Mf^^o; mais il est inutile de jmusser
plus loin Ic calcul ile cos cocflicicns. Les rcsultats obtcnus dans cc §
sulliseiit pour ilcmonlrer, que re\plicalion iheorlque donnee par Poissow
daus le N.° 38 de son premier Mcmoirc, relalivement a la lenteur dc
ra<( roissement dc Tcpaisseur de la couche clcctrique , est tout-a-fait
inadmissible. Mais, le fait e'tant incontestable, nous ferons retnarquer
que notre serie {i^']) peut en rendre raison d'unc niaiiiere Ires-satis-
faisante. Car, en y faisanl par exemplc bz=i , et successivemenl ,
^ = cos.'y°. 12' ; |!>i = cos. 10°, cette se'rie donne ; pour fii^n". 12':
10, 5 — I, 43173-+-0, 97690 — o, 04406I
\=zh{o, 00067 ') '
— 0,001120-4-0,00069 )
et pour 6=10° ;
10, 5 — I, 372969-+-0, g566i8 — o, 079626I
> = A(o, 00091 ' ) •
— o, 003460 -J- o, oooSoy )
Or il est clair, que d'aussi faibles intensites electriques devaient pa-
rallre inscnsibles d'apres la raaniere dont elles elaient observees par
Coulomb.
Quoique la serie ('127) soit particulierement convergente lorsqne
Tangle 0 est d'un petit iiombre de degres, cependant nous ferons ob-
server que, en Tarretant la ou la divergence commence, elle donue
encore des resullats sensiblement vi-ais. Eu prenant, par cxemple, £z=3o*
el b^i , Ton trouve , par le calcul des quatre premiers termes,
/ = AI o, 5 — o, 788045-4-0, 720666 — o, 29744' I =/i(o, io5i8) ;
resultat exact a un millicmc pres.
Meme en prenant 0:=6o°, et b=i , Ion obticnt
j=A|o,5 — o, 28868-4-0,42264 — o, i6352-4-o, i55ioi j=//(o, 625540 '
c'esl-a-dire un resultat approchant de celui qu'on obliendrait par la
aSa MlisiOinE SI'R I.A DISTHIDUTtON DE I.'iJLECTniCITE ETC.
serie (iSy). En effet cetlc scrie donne
r=A}t/„— C^,-4-f/.— C/,-hf/,— f/5-«-etc.j ,
ou les \aleurs numiiriques des seize premiers termcs sont celles-ci :
L\ =0,269961 ;
U^ =0, 093568 ;
U^ =:o, 04607a ;
t/j =0, 027255 ;
^'.0=0,017998 ;
i/,.= o, 012708 ;
f7„=io, 009462 ;
U, =0, 577330
C/j :=0, 1 493 10
Ui :=0, 063729
U^ =0,034854
Z7, =0,021886
f/„ = 0,014997
i/,3=0, 010906
f7,5=:o, 008257
Done en arrelanl la serie a U,^ Ton a j;':=/i(o,6o34i2), et en Tar-
relant a U,-, Ton a _;^^A(o, 595i56). Le premier resultat ctant siipe-
rie.w, et le second inferieur au veritable, la valeur moyenne , c'est-a-dire
/ = /t( 0,599284)
sera plus exacte. J'ai voulu rapporter cet exemple de calcul afin de
mettre en evidence la lentcur de la convergence de la serie (137).
PAR J. PLANA a33
CHAPITRE TROISIEME
LOIS l>i: LA DISTRIllL'TION DE L'ELECTRICITE
ALA SURFACE DE DEUX SPHERES CONDUCTRICE8
SEPAREES P*B UN INTP.BVALLE QUELCOKQUE
§ XVII.
Le cas general, cionl il est ici question, pent elre resolu par ini
precede analogue a celui qui a ete employe dans les §§ VII it VIII.
En divisant par a les deux membres de I'equalion (E), trouvee dans
Ik § VI, et faisant k=— — -, nous avons
a
<^'^ ^^''^~r:^7^Kh^)=i~:[:^
X
D"apres la I'orme lineaire de cette equation, il est dair que Ton a
f(x)=/'{x)-i./"(x)^f"'(x) ,
pourvu que ces trois fonctions soient detevniinees, charune , conforme-
ment a ces trois equations ; savoir
(«.") /"<-)-.:^/"(S^) = .- ■
<=■"> /"W-t^/"'(£fs)=-a-7!^ ■
I'our integrer la premiere, nous ferons tl'aljord
Sr.RiF. II. Toi\r. VIII. pf
234 MEMOIRE sun I-A DISTRIBUTION DE [.ELECTRlCITfe ETC.
h', p', 7' etant trois coefticiens conslans qu'il faudra determiner conve-
iiablemcnl. De li'i I'on tire
/c — a£\_ 1^ rc—ax\.
parlant, requation (G/) donnera , apres avoir supprime Ic facleur
cninniun h' ;
(p(x-) b /c — ax\
p'—^'x~(^'k — -^'c)—{P'c — a-/)x''^\l< — cx) '
Acluellemcnl, si Ton ftiit
/3c'-«v' = ((3'A--yc)^, ,
Ell divisant par .3' les deux membres dc requalion precedenle I'on
voil quo I'inconnue est le rapport |-, . II est done permis de faire /3':=i.
Ajires cela, si Ion fail — •y'^m, Ton a ces trois equations
('66) f'{x)=j^^,(x),
(168) c-+-a/« = — OT(A-t-cw) .
La valeur de m etant detcrtninee par cctte dcrnierc equation du
second (ies;re , Ton voit cp'il y a deux valeurs de in admissiblcs. En
d(-siniiaiii par /«' la seconde , nous aurons aussi
Ion aura
PAn J. PLANA aj5
(169) c-^am' = — m'{k^-cnt') .
De sorle que Ton a
m m = [ ; m -^m = .
c
La question est maintenaut rcdulle a rcndre idenlique I'tiquaiion (i(")7),
en profitaiil dcs facilites ofFerles par les equations (168) et (rCp). Pour
(•ela , jc prends
et j'examine , si I'on pent determiner convcnableraenl I'exposaiii // ti lis
quatre cofflicicns A , B, A', B' . II est vrai tpi'ils sont rednctiblcs a
irois ; inais, pour plus dc syniclrie , je conserve relte forme, iarpu'llo
clanl iutroduilc dans Tuquation (16'^) , donne
/■ A-^nx\' _
\A'^B'x) ~'i
(Ak-irBc) — {Ac-JrBa)x ("
k-irmc \(A'k-hB'c) — (A'c-i-B'a)xS
Cela pose, pour faire disparaitre x de celtc ecpiation , jt- reniartpic (pie,
en vertu des eipialions (168) 61(169), '' suffit de prendre
A=i , B=m , A'z=i , B'^=m ;
car I'on a immediatement, apres avoir divise nar I ;— ) ;
' ' ' \i-\-inxy
_ b /'k-k-mc'Y
k ■+■ m c \/i -J- m'cj
Pour tirer dc la la valcur dc n , observons que, en nuiiti pliant Ic-;
ileuv e(juations (168) et {169) Ton a
(A-|-cm)(A-t-cm' )=Z>* ;
et par consequent 1 on doit avoir
I'e qui revienl a cure <jue , « = — -
).36 Mii.MOiKi; sin i.:v nisiniut'Tio.N di: i.'i:i.i;(;Tnu:;n: ktc.
Done I't'ijualion (166) sera salisiuile, en prenanl
/'(.r) = — ^. !/'_-»-'" -^^
■ m'x \ ( I ■+-tiix)(i -i-in' r)
on l)!cii,
(■T") f'(^) =
y I- — (</-(-A).r-4-f.r'
A' (-lanl une conslante arbilraire.
Cf resullal coinprend cclui troiivp dans le § ^'II: car, en supposani
<.-=(/-+-6, Ton a ii-i-k = :>.(ii-\-i>)-=ac ; et par consequenl
Y~-
2fa:-4-cj;-
I — .r
Mainlcnanl, pour compleler I'inlegrale (170), il faudra remplacer //
par \inc fonctiou de x , capable de ne point clian£);er de valenr par le
1 c — ax -, . ...
rliani;ement de x en -7 . Mais , pour cet ob)el , je renvoie an
A' -^ C X
second Memoire de Poisson ; oil il est aussi dciriontre, cjue , pour re-
snudre le probleme de Physique dont il est ici question, il sufiil de faire
/j'=o , et par consequent y'( a: ) = o (^'oyez p. n\-2:i).
Pour integrer rdquation (G,"), nous ferons
f"{x)='^oix)
(■(• riiii ilonne
b /'c—ax\
A- — ex ' \k — ex/
Mainlenant , si nous faisons ip(jr)= i -+-Z<a'(jr) , il viendra
,, , I b ,/c — ax\
oil en posaut
^'<-*)=rz^.-^^^"(-^) '
I'l faisaiit ensuite
k' = k' — c' ; e' = ck—ac ,
PAH J. CI.ANA
.37
Ton aura
Miiiiilcnaiit Ion fera
tc (jui donnera
apn-s avoir fail , pour conserver la symetrie ,
k"=:k.k'—C.c' ; c" = c.k'—a.c' .
Kii continuant celle suite de transformations successives, il est clair
que Ton aura cos irois systemes d'equations; savoir
?"V) = pr
-^^bf{x)
k' =k.k — c.c ,
k"=k.k' —c.c' ,
k"'=k.V'—c.c'< ,
k"^k.k"'—c.c"'
A<'-=A-.A''— '— c.c'"-''
etc. ;
etc. ;
c' ^c.k — a .c ,
c"=c.k' —a.c' ,
c"'z=c.k" — a.c" ,
c"'=c.k"'—a.c"' ,
c<'— '=c./l-^"-''— a.c'— '' ,
etc. ;
a38 uKMOiRE sun i.x DisriiiB'jTioN de i.'ki.eotuicite etc.
desquelles Ton tire
A b' b' b'
Poiu" determiner la loi de ces coefliciens, ohservons que I'on :i
A-w = A . A'"-"— c\ A("-')-t- rtc . c "-" .
Mais nous avons
aA''-')=aA.A("-')— ac.c'"-' ;
done, en ajoutant ces deux dcrnieres equations, et reniarqnant que
c' — rtA=:i', il viendra
A (") ^- (rt _ A ) A ("-' -+- /!> A (-') = o ,
ou bien , en changeant n en n-f-a ;
(171) A>'+')-»-(d — A)Af+"-t.A'AW=o .
D'apres la thcorie des series recurrentes, les coefficiens A, A', A" clc. ,
doivent , en verlu de celle relation , nailre du developpement d'une
fraction ralionnelle donl le denoniiuatenr est du second degre ; c'est-a-
dire que Ton a ;
^~'' ^ r^-. = k-t-k'x-hk"x'-hk"'x'. . . ^-A'")a•"-»-eto.
I -h{a — k)x-i-b'x'
Cela pose; soient y et y' les deux valeurs de bx qui satisfont a I'eqiiation
b
Si Ton fait
a — k-i-2by ' a — k-i-2by' '
Ton aurn
k — b'x N iV'
4-
J-t-(a — k)x-^b^x^ bx — -/ bx — 7'
PAn J. PLANA
a 39
d'ou Ton tire
A("'=-
Nb'
N'b"
1,,.-. ^^"-
N'b"-
' - t
i- ■
ct comme
c.c^—
)=;t.A("-)_A-w ,
Ton a
c '
ce qui donne
„,-. yn (, J ^1 + 1 ^^ ^'"+1
Les deux racines y et 7' sont telles que Ton a
, , (« — *)
77=' . 7-»-y= r— '
done uous avons ;
■ '=6v'-A=-(a-4-*7) ;
b—jk
7—7 7—7
A— &/_a-H^y
7—7 7 — 7
Ell substituant ces valeurs, et rcmarquant que Ton a
(a-4-i7)(a-|-i7')=a* — a(a— A:)-t-i" = c*
Ion trouvera
A'"-'— ^("-'0: =
b' / I I \ cb'—JC /\^ i_\
3^0 MliMOIRE Slir\ I, A DISTUtDUTION DF. I,'Et,ECTRIClTE ETC.
Acluellcmcnt , si Ton fait - = «, —. = «', Ton nourra eciire
7 7
;^,„-._^,,„-,_^.^''(«"-^'")-»-(«""'-«'""-)-^^(«'--«'°) ^
« — a'
on bien
,, , , , (a-4-« — cx)c(" — (rt-4-«' — cx)a'"
II suit (Ic W , ([lie I'integrale de I'cquation (G/') pent etre expritnee
aiiisi ;
('7 = ) /"(•^) = ,-I<«-«')-!-(a-H«_c^)«"-(«H-«'-.:x)«""
Oil le si£;iie Z s'etcnd a toules les valeurs entieres et positives <le u
ilepuis n^o jusqu'a h:=00 .
Les ({uantites « et «' doivent etre regardecs comine les deux racines
de ("equation
(173) y'-»-(a — A)«-4-i'=o ;
de sorte que I'on a; v.tx' = b', u-^c/'z=zk — u. D'oii I'oii tire, en subs-
tituant pour A- sa valeur ,
(17/,) 2fl« = (c'— //-«')-<- V^ (c^_i'_a>)'-4a'Z.' ,
(t76) 2««'=(c— (^-'-a') — )/ {c'—W—a^Y — ^ab' ;
ce qui demontre que les deux racines « et c' sont toujours reellcs et
positives, puisque nous supposons c>a-h^.
Nous allons uiainlenant integrer de la meme maniere I'equalion
(G,'"). En faisant d'abord
Ton
/"'{a:) = -gt^(a:) ,
h /c—ax\ I
<f (.r) — ^ .if I 1=
A — cx ' \k — ex/ c — a;
PAR J. PI.ANV 241
Done en posant
c — ax ' \ '
ff' = k.c — c.a , G'=:c.c — a. a ;
il vicndra
Acluellenient, Ton fera
'i''(^)=jjr^Qr^-^f'^"(^) ;
ce (lui (loimcri!
•I"
loiIlK
r' y^l — ii"-G"x^k—cx^ \k — cxj '
ajjiTS avoir fait
n"=k.H' — c.G' ; G"z=c.H'—u.G'.
Maintenanl, si roii fait
H"'=k.H"—c.G"; G"'=zc.H" — a.G" ;
1 on aura
? y^> — H'"—G"'x^k — cx-^ \k-cxj
En continuant ainsi, il est evident que Ton obtient cette suite decjiia-
tions ; savoir
r(x) = ^„_l^„^-^-bf'(x) ; f'{x) = ^,„_;_^,„^^br{x) ;
etc. ;
Serie II. Tom. VII. gc
34a
MEMOmE SUR I.A DISTRIBUTION DE L Ef.ECTRICITE ETC.
//'■=/,.//'— c.G' ,
H"'=k.H<'—c.G" ,
etr. ;
G' ^c .c — (i .(t ,
G"=r./J'-a.G' ,
G"'=zc./I"—<i.G" ,
etc. ;
desquelles Ion tire
_ 1 b b'
■+■
b"
La loi de ces coefliciens est facile a trouvei" : car Ton a
H-elc.
on bieii ,
^(«: ^_(„_/t )//("-) ^i'^("->) = o ,
en se rappelant <[ue b'' ■=.c^ — ak.
Cette equation coincide avcc Tequation (171) par le simple change-
ment de //"■ en A'"', et de n en 7i-»-a. II suit de la que
j-,—.=c^H'x-^H"x'-^W"x' -f./yMx"-4-etc.
I -♦-(« — k^x-ii-b^x^
Done, conformemeut aux denominations preeedentes, nous avons
i-t-(a — A)j:-4-//x* 7 — 7'' I 6 J? — 7 bx — 7'' '
et par consequent
- v_7'-Vv"^' y^v
PAH J. PLANA 243
Mais,
c c '
partaiil roii a ,
v-v' Vv" •/"/ 7-7' vv"^" v'"*v '
d'oii I'oii tiie
//'"' Q,..)^._—'--i«"'^' — ^""'")-^x/j'{c(" — u'")-i-ax{«"-*- — c^.''-^-)
i^t en observant que 6'= a a', Ion aura
//' b"{'j. — v!)
//'"' — G'"'j: (c — ax — a'j:)(Z""^' — (c — ax — ax^a"^'
Done la fonction y^"'(a:) est telle que Ion a
En reunissant Ics equations (172) et (176) , nous auions pour lin-
legi'ale de Tequation ( G, ) ;
/,„-. /-(-c^ — ^^ (« — «') 2 ^>Z
^ til " J^ I a ' o'(a-^c(—cx)(/' — (a-\-a.' — cx)u'"
. _ g(«-«') I b"-
a
Comme
a "" (c — ax — x'x)c/:"*" — (c — ax — cex)o^"*'
t— !L— ' "1 — 1 —
si I'on fait pour plus de simplicite ;
rt-4-a' — ex „, (c — ax — axYi'
//= ; ti ■=■ 7—^ ,
«-4-K — ex c — ax — rJx
1 on pourra ecrire
(.78) /(x)=-^A£zifO_i.__v_
^ ' ' yv ^ a(rt-H« — car) = \—Hj
,,a"
6' Y (« — «') I 7"
a{c — ax—o!x)' c ' i—H'Y"
a44 MEMOIRE sua I.A DISTRIBUTION DE I.'Er.ECTRICITE ETC.
D'aprcs la regie demontrec dans le § M I'oii aura la fonclion F(x)
|iiir (uie simple permutation cutre les lettres qui composenty(a). Cette
pernmtaliou iiitroduit a.j, «'.t- au lieu de « ct a', ct doiine iinmr-
diatement , en employant I'equalion (177);
-AJ(«-«').2. '^
De sorte que, en posant
b^-^ao^ — bcx „, [be — b'x — aoi.x)Y
' b'-^-aoc — bcx ' ' be — b'x — aa'x
nous aurons
a
-a;.
•/(»'-«') I r
b (bc — b'x — a«'x) o i—JJ'f
Si Ion observe acluellcmcnl, que la quantitc •/ est toujours plus
petite que I'unite, Ton accordera que les suites infinies dont le terme
general est
V"
\—H'i'"
sont necessairenient convergcntes. L'on pout meme augmenter leur con-
vergence par cellc remarque fort simple. En s'arrelant a une valour
donnee de n l'on aurait un degre d'appioximation exprime par la fraction
'"=(0"- ■
niais la suite infinie
^n n+i ..n+i
a pour valeur approchee
PAU J. Pr.AKA 24.1
1 —i77'""*"(i —//y'")(i-+- //•/'" -|-elc.)~'"(i—//7"')(i-t- //•/'" H-elc.)
= TIT^ I ' -^V( ' -//7'"-4-etc.)-4-v'( < -///"-f-ctc.)H-/Y i -//y--i-etc.) \ ,
on l)ieii ( en iiepligeatil clans le senoiul raclcur Ics Icnnes multiplies
par V'" )
Done , en inultipliant Ic dernier Icrme calcule itar — Ton aura
' I— V
une approximalion cxacte juscpj'aux quantiles de I'ortlre y'"~' inclusive-
ment. Cctte regie est un pen plus exacle que cellc donnee par Poisson
dans la page 34 de son second ]\Ie'moire ou il ])rescrit de multiplier le
dernier termc calcule i)ar .
I— V
§ XVIII,
Avant d'aller plus loin, xious ferons remarquer , que les difierens
termes qui composent le second mcmhrc de I'equation (177) peuvent
etre exprimes ralionnellemenl : c'est-ii-dire qu'il ne saurait y avoir le
radical qui entre dans I'exjjression des deux racines « et a.'. En efiet ;
nous avons I'equation
a — x
■=a"-{-y."-a.'-hcf:-'K''
d'ou Ton tire (en se rappelant que i" = ««'): pour toutc \a\eur pa ire
de n ;
:(a"-4-K"')-+-i'(a"-'-|-«''-')-|-i\a"-*-*-a'"->)... ^l,"(tt'-h«'°)— b" ;
cl pour toute valeur impaire de n ;
_ ,- = (a" H-«'") H- i' (a"-'-H «''-') ^- b'' («"-'-»- a'""') ...-»- b"-' («-«-«').
■2^0 MEMOIUE SLU LA DISTHIBUTION DE I. ELECTRICITE ETC.
Ue sorle ijiie Ton pout ccrire
. //' ^_ 7 d" ('/"-" -t- «' "-" ) ,
a — K
-, = 1 b" ( «"-" ^ «'"-" ) ,
suivaiil t[uc /( sera yix///' ou impair.
n
a
Le sigue /I indiquc que Ton <loit doiincr a / loutes les "valeurs
o , 1 , 3 , 3 - , I't prciiilrc la sominc ties terines ainsi formes.
H — I
1
Et le sialic 7. a uiie signification analogue.
Cela pose, si Ton fait pour plus de simplicite ,
M=c' — b'—a' ; iV=:iir — 4rtV/,
Ion aula, d'apres les formules (174) et (lyS) ,
a^-t-a'p-
,_(M.-4-VAKH-(i1/,-VN)''
Done en faisant
2 £(..; = ( .1/ -H yiv ) "-^ -t- ( 71/ — Klv ) "-" ;
n M— I
nous aurons; pour ii norahre pair:
« — a' ~ (2fl)" '
et poui" n nombre iiD])air ;
«— «' ~ (2rt)"
PAR J. PLANA 247
De sorle que I'on a
suivaiit que // sera nombre pair ou impair.
Done en posant pour plus de simplicite ;
'-'fill —
«(a-t-iz — cx)(/" — rt(a-h«' — ex)'.
*"' a(c — ax — 'j! x)v."*' — a(c — ax — 'jx)a
I on aura
(•81) f{x) = h\u,„,-glv,„.
Et les formulcs propres au calcul des tcrmes £/,„) , ^(„) seront ; pour n
nombre pair :
(0 • •
rj ^"(2 a)"- .
'"'~ P(„) — rti"(2<^)"-'-+-(a — fx)2«P'(„_,) '
(c — rtx)jPt„ — «Z<"(2a)"-| — aZ»'x.2P',„_,) '
et pour n nombre impair:
b"{2a)'-'
U,n,=
J P',.)-^a{,a-cx)\2P,„_„-b"-'{aa)''-'\ '
'^ ('■) ■
{c-ax)P\„.,—ab'x\2P^„.,^—b-'{:ia)'-'\
En ecrivant seulement les premiers tennes de J{x), et observant
que Ton ;i
il \iendra
\
348 MEMOIRE RL'a I.\ DISTRIBUTION DK l'eLECTRICITE ETC.
(<82) /(^^•) =
ah
•■("i'Y
k
a
^"^ P\,^^a{a — cx) P,,)—o,{ab)''A-a(a — (x)7.,iP\,^
-»-7v
:L\{abY
a', {a by
P ,^— 2\((tby-+-{a — cx)2uP\,)
'(a by
^^P',,-^-u(u-rx)\2P^^,-{2aby\
2Haby
-Hetc.
-sf^'
c'ub — bax(c — ax)P\,) — ab'
X
\ab
'{c — ax)\P,^.—2{ab)^\ — 2ab^xP^,,
{2aby
'{c — ax)P\,-, — ab'x\2P^,^^{2ah)-\
{2aby
' {c — ax)\ P(„ — 2' {a by\—2a b' x P\,-^
{2abY
■^{c-ax)P\,,-ab'x\2P^,,^{2abY\
(2abf
'*' {c—ax)\ P(,,)—2'{ab)'' \—2ab'xP\;^
-l-ctc. :
oil Ton a
PAR J. PLANA a49
P ' (3,= ;)//-!- 3 ;V, iV-4-4 a'i^]/ = 4 ^/ ( iV-f- 2 «' b' ) ;
J' ^,^=iM,'^^^6M;]V-^-N'-h/^ab'3r^ 16 a' b-
= 8(iV-f-a'&")(iV-»-4a*A*)-Hi6rt*6^ ;
= i6/»/ jiV(iV-4-4a*i')-f-3a*i'j ;
-i-(2aby{3r-^N)-i-{2abY
= 32{N-^ab'){N^2ab'){N-h^ab^) ;
etc.
Ell substituant ces valeurs, et faisaul pour plus de simplicite :
i>/ = i ; M,=]V-i-3ab' ; I\Ji = M.(N-i-2a'b') :
M^=:ia''b'-i-M,'(N-i-ab') ; M, = 3/. | .¥/»/ '-t-SaV^' !
M, = M,'{N-hab'){N^2a'b')-a'-b'' ; etc ;
p„z=M,-i-aM„ ;
p,=:M,-i-a3I, ;
p=M,-\raM, ;
p,=:M,-i-a^Mi ;
etc. ;
fx„ = /!/, ■+.//. V„
lj.,=iM,^b'M,
lx,=zM,^b'M^
lx,=i\r,-k.b'M,
(x, = M,-^b\}r.
etc. ;
Sehie II. Tom. Ml.
11 II
a5o MEM01HE sun la ihstributiok de i-'electricitk etc.
Ton aura
(«83) J\x)=hJ\(x, a, b, c)-^gf^x, a, b, c) ,
apres avoir fait
(«84)
(/(x,«,/,,c)=--.Z.-j^— ^^^^-^,
ou il iinporte de remarquer que N, M,, M^, M^, etc. soiit dcs fon<-
tions des trois letlrcs a , b, c qui demeurent invariables par la permu-
tation entr'cUes des deux Jcttrcs a et h. La generalite de cetle propriete
est demoiilrec par la simple inspection de nos deux formules designees,
plus haut, par (e') et (s"). Apres avoir ainsi determine /^(x), il est
clair que , par la regie dcraontree dans le § VI , nous en tirons :
.(i85) F{x)=zgf,{x, b, a, c)-{-hf,{x, b, a, c) ,
en posant
f,^x,b,a,c) = -A.^^.-A-J-^\ ,
(•86) {
f,{x,b,a,c)=~-r.l..-
b' o ' cM^ — bpi_, X
II suit de la, et des formules generales etablies vers la fin du meme §
que, en introduisant, au lieu des constantes arbitraires h et g les epais-
seurs moyennes A et B, qui sont censees immediatement donnees, nous
aurons
(187)... Df{x) = A\^f\b,a,c).f\x,a,b,c)—fXb,a.,c).f^(x,a,b,c)\
-»- ^ |/. («; b,c).f^ (x, a, b, c) — /, {a, b, c) ./, {x,a,b,c)\ ;
( . 88) . . . DF{x)= A \ J\ (b, a, c) ./ {x, b, a, c) -/ {b, a, c) ./, (x, b, a,c)\
-\-B^^f^(a,b,c).f^ {x, b, a, c) —f, {a,b,c).f^{x,b,a,c)\ ;
ou Ton a
(■89)
PAn J. PLANA 25 1
fM,b,c)= -^ /,..L_^ ;
(I U o p^
\f,(b,a,c)= --^-...L_L. ;
fit \ « S {ab)' .
(190) ... D=fXa,b,c).fXb,a,c)—fXa,b,c).f,{b,a,c) .
II est il'ailleurs evident cpie Ton a I'equation
(191) ..... b^'f^b, a, c) =afXa, b, c) .
Alainlenant, pour former les fonclions designe'cs par <j;(fA, x), 'f(|(A^, x^,
il laudra, couforraement a la regie demonU'ee dans le § XIV, rem-
I
placer, dansy(a:) et F{x), chaque terme de la forme
radical
ce qui donnera
(192) ... Dfin, x) — A'
■ B
(193) ... Z?<I.(^.,x,)=/^
p — qx
{p^ — zpq-it.x-^q^x') *;
f^b, a, c).(pXix, X, a, b, c
par le
H-5
\—f,{b, a,c).(pXn,x,a,b, c
; /(«, b, c).(f,(n, x,a, b, c
\—fXa,b, c).<pXij., X, a,b, c
\ f,{f^, 'iy<:)-'fX[>.,,x,,b,a,c
\—f,(b,a,c).(f,(iJ.,,x,, b,a,c
[ fA'hb,c).^Xli,,x,,b,a,c
oik Ton a
aSa MEMOrRE SUR la distribution DE LEI.ECTRICITfe ETC.
(p' — 2acpiMiC0S Ox -\-ac^Mi x'y
(•94)^
* ^ = (f^;— 2Ac/i,MiCos(?.jc,-t-6VMVx,y*
" ° (c'il//-2rtC^/,/:ji._,cos5x-»-«>*,_,ar")'
Ell appliquant a ces equations les formules (29) et (120) I'on aura
les expressions suivantes des clcux epaisseiirs electriqucs j et z qui onl
lieu, respeclivcincnt , sur la surface des deux sphcx-es dont a el b soul
les rayons; savoir
(195) . . . D.aj:=J/.{b,a, c)-Bj:(a, b, c)
^AMb, a, c).l. i-^y-(P^-^oM^) ^
° ( pt— 2 a cpi MiCosO-^-ac" Hf' f
-^.Abf^{b,a,c).L. ; — '-^ '- 1-i-Li 3
° (c'M:—2acn,_M:C0% e^aY,_,y
^BMa,b,c).l. ('-^y-IK-^VM.') ^
' (p^—:iacpiMiCosQ-^ac^M^y
-BbMa,b,c).l. (abYic^M:-aY^.^
« /„»i^»
{c'M,^—2aciJ.,_,M,^os8-^a(x'i_,y
PAn J. PLANA 253
(.96). . . D.bi^BfXa, b, c)^AfJ,b, a, c)
-^B/,ia,b,c).l («M'-(M'-^V3i'..) ^
" (ix;—2bcij., 31, cos 0, -H b' c' M \) '
-¥-Baf,{a,b,c).2. i — ^-^ '■ !^-^=ll -,
° (c'M;—2bcM,p,_, cos9,+b'p\_,f
--AUb,a,c).l. («^)-(^.-^'^'^'.) ^
° {^^—:tbcii,MtCosO,-k-b'c'l\I\f
-AafAb,a,c).l. ia^yi<^M:-l^p^^_:) _
° {c^M"—2bcMipt_,cosd,-i-b"p",_,)
Pour facililer la reduction en nombres de ces deux fonnules, il faudra
avoir egard au principe expose en linissant le § precedent, et se rappekr
que , eii posant
I'oi) a I'equation
COS^ssCOSy. C0S2n ,
^=tang.(45°-»-n) ;
f/{p'—q') _ H sin3n.cos(45°-^n)
(p' — 2pq COS 'p-^-q^'f ^'~' siu^-?
Par le rapprochement dcs deux ecpalions (igS) et (196) , il est aise
de voir , que la valeur de z resulte de celle de j par la simple per-
mutation des deux lettres a et b, ainsi que celle de A et B. Mais ,
cetle proprictc doit etre employee avec circonspeclion , lorscp^ie Ton
voudra conclure la seconde (s) dc la premiere, apres avoir developpee
celle-ci suivant les puissances d'une seule des deux lettics a ou b.
Dans les cas particnliers dc G=o°, 0=:i8o°, (5, = o°, 0_=i8o°;
les formules generales (igS) et (196) dcvicnnent plus simples, et Ton
obtient
aSJ .MKMOIRK SLR I.A DISTniBUTION DE L ELECTRICITK ETC.
( .98) . , . n.ay=.'IJ\{h, a , e)—Iif,{a, b, c)
S (,//>)'-^'l/>,±«6-l/,|
(r//^)'icy>/,-lr«,u,_.(
.AbfXb,a,c).l.
o" j<?J/^:^«p.i_,p
■Bbf{a, b, c).J.r ' '——
(199) . . . D.bz = BJ\ {a, b, c)-JJ\{b, a, c)
• BfXa,b,c).l.. j^_^^^^_j.
en observant que les signes superieurs se rapportent aux points ou
5=:o°, 9,=:o°; et les signes inferieurs aux points opposes oi!i Ton a
5=180°; 0,= i8o°. En remplacjant -pi et /iX; par leurs valeurs prece-
denles , il viendra (eu supposant M_, = o)
PAn J. PLANA a55
(200) . . . D.ajr=:Af,{b, a,c)—Bf^{a, b, c)
(201) .. . D .bz=:Bf,(a , b , c) — Af^{b, a, c)
^Bf(a b c) i W^^^>,+^(/^=^^-)M.}
-AaJ,[b, a, c).i.. J (^_^^,y _^^^,y.__p •
Telles sont les formules propres a donner I'expression de I'epaisseur
de la couche eleclrifpie aux points de la surface des deux spheres placees
sur la ligne qui joint lours centres.
Les formules generales (igS) ct (196) ont la forme convenable pour
demontrer a priori le fait, que I'influence mutuelle entre deux spheres
separees ne saurait augmenter la masse analjtiquc de releclricile re-
pandue sur Icurs surfaces : c'cst-i-dire que Ton a les equations
It It
356 MEMOIRE SDR LA DJSTRIDUTION DE L'^LECTRlCITfe ETC.
(juelles que soicnt Ics valeurs primitives dcs cpaisseurs nioyennes A
et B f|iii avaient lieu avanl raclion due au devcloppenient de leur in-
fluence. En eflTct , en appliquant ici la formulc
(^'--5*)rr/9sin9(^' — 3^5.cosy-t-/^') ^=:^ ,
I'ou obtient imraediatement ;
3 71 a* I j-siaO</0 =
0
hJ^\AfXh,a,c)-Bj\{a,b,c)\^
ina'Ai .,, " {aby^ , ... , | (cib)'
-^^j^(^' ''' o).l.}-j-^bfAb, a, c).Z.^
;sin9,6?5,=
2 71 Z»' I 2 sir
0
A±^]^Bf,{a,b,c)-J/^{b,u,c)\^
^nb'B\., , , ° (aby-^' r, , ^^ [ab)'}
„., " (aby+- ... * (abyi
Db
Done en eliminant, a I'aide des equations {189), les sommes indi-
quees par le signe 7., et ayant egard a I'cquation (191) j ' on verra
aussilot : i.° que le coeflicicnt de B dcvient nul , par identite , dans la
premiere de ees deux equations, et que celui de A devient de meme
nul dans la seconde : 3.° que le coeffieient de A se reduit a 4^^' ''""^
PAR J. PLANA 25-?
ia [jremicrc, el ccluL lic ^ u 4"^' dans la seconde. Cclte demonstra-
tion a i'avantage d'etre toul-i-fait cxplicite , et de n'avoir pas besoiu
que rctprcssion dc y soil reduilc en une serie de termes de la forme
^„-f-/,-Hjj-t-J'3 elc. , semblablcs i\ ceux definis dans le III'"" §.
Si I'oii suppose B^o avant I'influence, Ton aura encore B=()
pendant rinfluence, et Ton comprendra pourquoi les deux quantites
egidcs d'eleclriciles conlraircs ainsi developp^es sur la surface de la
spiicre du rayon l> pourront se neutraliser complutement en eloignant la
sphere electrisee. De sorle que la nullile d'aclion que prescnlera main-
tenant la sphere du rayon b sera due a cette combinaison, et non a la
dissipalion par le sol dcs deux e'lectricites , puisque, par I'isolement
parfait que nous admettons , cette dissipation est rendue impossible.
C'est un de ces cas oil I'identite des effets n'entraine pas lidentite des
causes.
D'apres la formule (196) , le cercle qui separe les deux eleclricites
sur la sphere du rayon b sera determine par la valeur particuliere de 6,
qui salisiait a I'equation s = o ; c'est-a-dire a I'equation
(202) . . . o=/,{b,a,c)^/,{b,a,c).i.. ^ "^' '-^ j
" ( iu/ — 2 6cf/. M. cos 5', -+- b'c'M; Y
° {c'M;—2bcMiPi_, cosQ\-hby,_,f
oil 9 '_ designe la valeur convenable de 6^ . De sorte q\»e , la position de
ce cercle sera indcpcndante de I'intensite A de la sphere electrisee : car,
il est clair, que cette equation donne ;
cos.S', ^fonct:(a, b ,c) .
En supposant connu Tangle 0\, la masse de I'electricite de merne
nom qui se trouve, libre, sur la sphere du rayon b sera aussi conniie,
et exprimee par I'integrale dcfinie
«'.
3RiMssin5,«?5, .
o
Serie II. Tom. VII. ii
a58 MEMOIRE SUR I.A DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
I'll substituaiil pour z sa viilcur fouinie par I'ecpialion (196), apres y
avoir iint /?=o , et rcniarquant que Ion a la formule geiitirale
f'
(A' — B')ld!ps\nf(A'—:i/iB.cos^-^B')~^
O
^(A'-B') \ I I I
AB '\y(J—By y (A'—3^Bcosf'^B')\ '
I'nii trouvera ;
6,'
(ao3) ... 27:b'fzsnxO,dO=-^-^^f,(b,a,c).{i-cos6;)
O
/Ab,a,c).l. -^-
Mi II, . y [J.- — :il>ciJ., Ml cos e; -J- l>'c' M^l
^^'■*" ' .,; ,7 (aby{c^Mi^-byy_,)
Mipi_,. V c^Mi'—2bcMipi_,cosOl-Jhby,_,]
L'oii a (lone une equation de la forme
2nb^\ zsmO/lQ,:= J .Foncl:{a , b , c) ;
o
rp qui diiinonli'c que relectrlcile decompose'e par influence est propor-
tionnclle a Tintensite y^, lorsquc les trois paramelres a, b,c demeurent
lonstans. Mais, pour deux spheres donne'es, celte quanlite varie avec la
distance c des deux centries, et la loi de cetle variation est, comme Ton
Toit , fort coinpliquec.
Pour rendre plus manifesto la maniere dont les formules precedentcs
soat fonctions de la distance c des deux centres, nous fci'ons remarquer,
PAn J. pr.AXA
qii
2,'»f
'en oi-donnant Ics quanlltes M^, M„ il/„ etc j ;, , „ « ^tc
j^o, M., M. etc.; suivant les puissances An t.inome r°_A._„'L v/
Ion aura les equations suivantes; ~
M,= M, ;
M, = — a'b'^3f' ■
M~, = — 2a^b^M^-\.M^' ;
71/5= 3a»(5»i»/-_4a»^>;j/_3^.;j/, .
(2o4)
etc. ;
— 5 fl' /;• /I/ « -f. „> y»/_5 ^_ y(f_« .
etc. ;
M
a6o
(206)
MEMOIRE sun LA DISTH1BUTI0N DE I. ELECTRICITK ETC.
fji, = a* i* H- 3 a* ft» M, — 3 a' // M," — 4 «■ *' M,' ^ />' M; -H Ar ■
etc.
En outre, il convicndra d'obsei*ver que, en faisant
Ion a
D
«.,-f^h
(207)
D D'-V-^l—K^] '
\fA(i-,b,c)
D
'cD'o~M~ '
A[b,a,c)_ a^ " ^by
D ~ cD'o M, '
L'inspeclion dc ccs formules dcmontre, que dans les valeurs de /
et de s les coefliciens dc ^ et de i? seront des nombres abstraits, c'est-
a-dire, indopeudans de I'uuite de mesure que Ton choisira pour evaluer
les trois ligiies a, b, c.
PAH J. i'i.AN;\ aHc
§ XIX.
Pour inieux fixer les idees sur les fornaules geiierales (igS) et(ig6)
nous aliens les developiicr dans deux cas distincts: i." en negligeant (dans
le i-esuUat final) Ic cube dc b\ 3." en neglitjeant les tenncs divises par c*;
11 b a , .
ce qui pourra scrvir lorsque les rapporls - , - , seront de petites
fractions, et dans les cas oil les deux rayons seront forts petits com-
parativeinent h. la distance c — a — b qui separe les smfaces des deux
spheres. Pour ccla, il sulllt de prendre;
^, , , I b ab^ a'b'
f{a,b,C)-=--^— T-H -H ;
f , . ,1 a ba' b'a^
' b c^ — a' ij.^ n,
^. . . b b' ab^
r , , a a' b(^ b^a""
d'ou Ton tire { apres les reductions)
_,_ ab a^ "'^\... ^'^' &a' .
I ab
D' c'— a'
Cela pose, si Ion remarcpe que, dans le terme multiplie par a'b^,
il est permis dc faire p,=zc^M,, et p^=c*, fi^z=M, dans les termes
multiplies par b. Ton trouvera cpie, en negligeant la totalite des termes
multiplies par b\ la formule (iqS) donne
, Q, . Bb'\i (c'—a')/ 2a . rt'\-M
aGa MEMOinc son i.a distribution de i/electricite etc.
Maintenant , si Ton obscne qwe , ineme en conscrvant dans I'expressioti
lie D' Ics tcrmes multiplies par b^. Ton a
_, ab a b' a}b^ ab'
/> = H 1 1 1 ,
[\ [J-, P-. C'
ab ab' a'b' aP ab'
M, M, Mi ix„ r*
I'ou trouvera, que la formulc (igG)^ en y negligeant les termes qui
scraienl uiuiliplirs par b^, donne
B/ ab a'b' a'b' a'b'\ A a" 4a'b^
iy\ p„ p, ,u, c il7 J be ^ f.5
— AaH\ — , Th-i-^-ir, — " — i ■ -^s I
\\i^ cWI,' cM:, c(i„ vjx^ c" /
Baba' / ab\, , , ^ i» iv-s
Babe/ ab\, , , „ 7>\-l
+. :;^^' ( ,u; - 2 i c /i^ . cos e, -♦- &• c* )" ^
c
i-T ^(c — aoo.oosS,-t-o )
Aa'c'M;(c'M; — 2bcM,p„.cos9,'^-b'p„')-'^
■Aa'c'bM;(c'M:—:}.bcM,p,.cosQ,-^b'p;)~''
Comme dniis cctle equation Ton {)Cut faire
PAH J. PLANA 3(53
be ___bcM^_bp^___bc__ . jt I /' A' \
^ f/, fyl/. f — a' ' cM ~ ^X'^l^ZI^O '
p. P, !^ CM, c^c' — a') '
il PSt clair cju'cllc sc reduit a celle-ci j
6c Z>'c'(c' — «•)
Babe/ ab\, , _|
-pT-y^t-*- jl J {C— 2 be. cose, -hb'c^) *
ou bien k celle-ci;
3=B-»-
6 c Z>'c'(t" — a')
Bfibuj", , . _J
-«- ^r (/^o'— 3 6ci:/„.cosg.-f-&V) '
Babe, , ^ , ,_'
^jj— (c' — 2ic.cos9,-|-Z>*) *
-^ -{c' — 2bc.cose,-i'b') ' ,
en observant que Ton a r^ = o , et
c ^„' . u' I «•
H„' c'/W/ cM, oil," cix, cp-y
364 MEMOIRE SDR LA DISTRIBUTION DE l'eLECTRICITE ETC.
l-.n snbstituant pour — , sa valcur i ; ; , et rcmarquant que I on a
il viendra
; = fi-t--j ^ -'(C— 2ic.cos(? -t-i") *
be 0 ' '
./ . >^\ ■ - I ' cos9.-»-- I '
5«/' ,• 2'?' . h'\-
— '^l ' r— >C0S9,-*-— -J
oil Ion a //„ = c' — «' .
Mainleuant, si I'on ilevcloppe les deux derniers termes, nous aurons
, X » ^a'\i (c^ — h')/ 2b ^ b'\A{
(.oy)... . = Z? + -^-j--^^(.-^^-cos5.-4--) j
Telle est la valcur de z, lualhematiqucmenl exacte jusqu'aux quantites
de I'ordre b^ inclusivement. En la comparant avcc I'expression de y
donnee par la fomiule (208) Ton voit , qu'elle ne resulte pas de cette
deinicrc par une simple permutation entrc les leltres ; ce qui confirnie
la rcmanpie faite , sur ce ])oint , dans le § precedent.
En snpprimant dans la derniere valeur de s les termes multiplies
par b^, Ton aura
Z=B-h-T ^ '- 3 •
^"^ b{c' — 2bc.cosO^-\-b'f
Or il est manifcste que I'on aurait, d'un coup, cette meme expres-
sion de z en pcrmutant les Ictlres A ct B ainsi que a et ^ dans le
second memhre de I'equation (208). Mais il etait necessaire de demon-
trer, que cette derniere valcur de s n'cst^as (comme celle de ^) exacte
jusqu'aux quantites dc I'ordrc b^, inclusivement. Au reste , si I'on y
lemplace le radical
PAR J. PLANA 265
/ 2i ^ i"V»
3A - 3 A* i5 Z.' . .
nai iH cos9 .-iH .— cos*.9 ,,
' c ' 2 c 2 c '
Ton aura
-- 3^«* . 5 ^a'b i5 ^a'i , .
.^B r-cos9 -+--. — 5 . — r-fos .0
ce qui s'accorcle avec la valcur de 2 que Ton voit dans la page 88 ilu
premier Memoire cle Poisson. On sail mainlenant, par la discussion que
je viens d'cxposer, que cc resultat est fautif, analytiquement parlant,
puisque toules les quantites dun meme ordre n'y sont pas conservees.
Dans le cas particulier on la spheie du rayon b est soumise (sans
elre prealablement electrisee ) a I'influence de la sphere du rayon a ,
eleclrisce ct isolee , Ton doit faire B = o. Alors, pour determiner la
position du cercle qui scpare les deux fluides conti'aires sur la surface
de la sphere du rayon b, il faut etablir rcfpiation z:^o, laquclle, en
employant la formule (209) se reduit a celle-ci ;
ab . b' / b'Y
cos3,-4-- = { I 1) ;
c ' c \ c J
d'ou I'on tire en ne'gligeant les termes multiplies par b^\
(210) cos9^^.- •
Cettc forraiile s'accorde avec cellc donne'e par Poisson dans la der-
nicre ligne de la page 89 ; mais cet accord cesserait d'avoir lieu, si Ton
n'avait pas Z? = o.
Les mcmes formules (igS) et (rg6), en negligeant les terraes qui
seraient divises par c', se reduisent d'abord a celles-ci ;
Serie II. Tom. VII. kk
a66 MEMOiRE sun i.a distribution de l'electricite etc.
Po
Daj=^/,(b,a,c)-nf,(a, b, c)-B"--j:{a,b,c)-B^f,{a, b, c)
Dbz = BJ\(a, b, c) — AfXh, a, c)—A"-^f,{b, a, c)—/t^fXb, a, c)
Mais nous avons p^^c'—b'; (j.^z=c'' — n : done en ayant egard au\
equations (ao'^), il viendra
^i ab] Bb' / ab\ Bb' Bb' Bah'
Uab Jab Bb' / fb\}/- 2« 0 a\-l .
B \ ab[ Aa^ ( ab\ Aa? ^^Aa" Aba
^•y'^yJs'^'b^'y'^Mj'^ c{e-a}) cM^ c'
\Bab Bab Aa C »b\\ / ib . , i'\-i .
^-z>'
PAR J. PLANA 267
., I (ih .. . . , ,. , ,. ,
Lt comme 7^-,= • 7 \, i' est clair <jue, en negligeaiit la totalite
des termes ({ui seraient divises jiar c*, Ton a ;
, , , BW Bab- BV( ia ^ a'\-\.
(211) T = ^^H 1 i 1 I cos5-(-— I '
^ ' -^ ac c' ac \ c c /
_ Aa Aba Aa / 2b . b'\-i
Lc rapprochement de ccs formiiles avec celles designees par (208)
et (209), olFi-e la veritable disliiiclion existcnte entre les deux cas que
nous venons d'cxaiuiner.
§ XX.
Les formulas gene'ralcs (igS) et (196) subissent unc modification
remarquable , loi'scpic les surfaces des deux spheres electrisees , apres
avoir ete mises d'abord en contact sont separe'es pour etre replacees a
la meme distance. Alors, lc rapport des deux epaisseurs primitives A
et B cesse d'etre ai'bitraire : il devient une cpantite ne'cessairement de-
terminee par les formules du § IX, ce qui donne pour j- et s des ex-
pressions de la forme, j-^AP, z = AQ; ou P est une fonction des
trois parametres a, b, c et do la variable cos9 ; et Q ime fonction
semblablc de a, b, c, cosC_ . Je vais analyser ce qui se passe dans
cette circonslance dans un cas particulier fort simple.
En faisant 5 =0, la formule (209) donne
■, = A
[-(-sn
i:_f:(,^*)(,_^)-
<c Oc\ c/\ c/
d'ou Ton lire en developpanl et negligeant le cube de b ;
B
Zah'
B
A
c'
'A
-¥■
a"
irc~
Tc
a68 memoihe sur la distribution de l'electricite etc.
B 3a' Sa^b ']ab^
(2l3)... c = ^
) 3«// /?r / «'V'll
( --c^aV-V-c) \
Supjiosons inainlenant , cjue Ics centres dcs deux spheres ont ele
atuenes a la distance c , aprcs avoir ete electiisees et mises en contact.
Alors, le rapport —sera une quantity positive ct determinee, toujours
comprise entre I'unite et rT = i,6449> ainsi que nous I'avons demontre
dans le § X. Done , la quuntitu qui multiplie jd dans cette valeur de z
sera negative pour toute valeiu- do c , telle que Ton ait
ce qui aura lieu, en general, a nnc petite distance du contact. De sorte
(pe, a cette distance, sur la sphere du rayon />-<a, il y aura une elec-
tricite contraire a celle qui a lieu sur la sphere du rayon a au point
qui repoud ii 5:^0. En augmenlant la distance c, la valeur negative
de z diminuera, et il y aura un point ou Ton aura z = o, sans que
Ion ait en meme temps j'=o.
Pour determiner, au moins par approximation, cette valeur tres-
remai'quablc de la distance c , il faudra resoudre une equation de la
. , ^ , ,, a ,_ I B
lorme , o = a — x — ?(J^); ou Ion a, - = ^.v; -.—.^s.z., et
'^ ' ' 3 a 3 a a A <- J
Done en applicpiant ici la se'rie de Lagkange, Ion aura, en negligeant
le cube de b ;
I d. -\
X '=a '^-a '<p(a)-^.^{a '9(ar[ ;
d"ou Ton tire
-=a '-+--a ?i(a) r.-a'
PAR J. PLANA aGg
En suljslituant pour y(a) et pour a sa valeur, il viendra
D'apres la serie (8i), nous avons
/i_ S.a' S,ab [S, + {S^rYb^ .
ce qui donne
B „/■ H' b H" b'\
en posant
li suit de la, que Ton pcut fairc --^z=-^ dans les tei-mes multiplies
par — : et alors Ton a
a
/ rx '^ 1/- /'^^V' 5 b
Mais S,^ — , et
' 90'
(HX'—YLyi^ _i 111 *_i ^ i' ^r^'Y-'
done en substituanl telle valeur , et ordonnant suivant les puissances
370 MEMOIRC SUR LA DISTRIBUTION DE L ELECTRICITE ETC.
tie - Ton trouvera ;
a
c 31/^ ij3V^ 5 31^ S,\
^ ' a n a ( n b ano, )
_L ^']79\^^_„.^^lVIr^\^,.i
I a a' J 20 2
et pai' consequent Ton a
12 a'l 20 in \SJ \ 18/ j
pour expression do la distance, qui separe les sui'faces des deux sphere.
Coinme Ion a
5,= i-+-— 3-t-vj-*-etc.= I, aoaoSGg ; 5»=i,644934o ,
I'on trouvera , en reduisant en nombres les coefficiens ,
(218)... 6- — rt — ,^ = ar(o,35o48)-i--{o,69o375)— - (4, 4oo8o)J •
En applifjuant cellc foruiule a I'experience de Coulomb , citec pat-
PoissoN ;i la page i3 de son premier Menioire, pour laquelle Ton avail
0^5,5 ; b=^i , Ton obtient
c — a — b=ii, 927400-+-0, G90375 — o, 800144= •, 8 1 763 I .
5
Coulomb avait trouve 2H = 2,416667; ce qui donne
2, 416667 — I, 817631 =0, 599036
pour la difference entre I'observation et la theorie. Ainsi, cette diiTcrence
PAR J. PLANA 271
est a-|)eu-pres la mume que Ton aiirait sans tcnir compte du second et
du troisieme terme qui cnUc dans la valeur dc c — a — h. Mais il est
iinporlaut de rcmarquer, que I'elimination de — , de I'cqualion (21 4),
a influe sur la convergence dc I'c'qualion (217): car en calculant ce
meme exemplc par la formulc (214), oii Ton a
;^=', 37999 ,
Ton trouve
c — a — i=:2,Go93C3 — 0, 16G667 — 0,286927 = 2, 155771 .
Coulomb rapporte dans la meme page 45o (*) une autre experience,
oii il avail a = 5, 5 ; i=:2 ; et c — a — bz=^. Notre formulc (214),
en y faisant — ^i,235io, donne
c — a — hz^Z, 071805 — o, 333333 — o, 19756 = 2, 540912 .
Ainsi , il faudrait pousser plus loin la serie pour diminuer ces differences
entrc I'observation et la tlieorie.
Tandis que Ton a z = o au point oii C^;:=o, Ton a, en verlu de
cette meme equation , au point diametralement ojipose ,
-=-!£(-0(-')"-£(-D(-D"l
.e-.«[,-(,-i-)-];
ou bleu
Z=2//-(^3-^7-J+^-^.-.(^-J . ■
(■) Moiuoirps dc rAcidcmic ilcs Sciences dc Paris pour I'annce 1787.
11T2 ME.MOIRE SUR LA OISTRIDUTION DE I. ELECTRICITE ETC.
De sorte que nous avons au point oil cosO, ^ — i ;
En donnant a reqxialion (216) la forme
a ^1 ^ 12. a \
Ton aura
<-9> ZWl"(,-.Gf-)
at 18 ib2 100 |^\ 1 8/ J
D'apres Ic calcul precedent Ton a
G = j^ (1,690375) , G'=s2 7rV^(4,4oo8) ;
et par consequent
(220) ... Z'=:^J3, 28987 --(8,2339 )-H^.( 25, 4435)1 .
On voit done que , sur la sj)here du rayon /;, I'epaisseur de la couche
electrique pourra elrc deux fois et demi plus grande que sur la sphere
du rayon a, pourvu que Ton ait — ^ — . Cependant cetle epaisseur
serait moindre que celle qui a lieu au jneme point pendant le contact
des deux spheres: car en prenant «^i et b^ — , les formules (93)
et (79) donnent
0,99955 ^ '
En rapprochant les equations (gS) et (219) Ton en conclura que, en
negligeant les termes multiplies par -, les intensile's Z et Z' qui se
PAR J. PLANA 3^3
succedent sur le point do la petite sphere oppose au contact sont cntre
clles dans Ic rapport constant
I'our savoir cc que devient la valcur ^■' dc y, corrcspondantc a 5::=o
. c ZVl
el ;i la valour de c ainsi deterniiiiec , il sullira de faire -=— ^ dans
n n
la fonnule (208) , ce qui donnera
(221)
f-A
(■
6
(322) Y
et sur le point diainetralemcnt oppose Ton aura
0'.
et en reduisant en nombrcs il ■viendra
(333) y=^(' 1-^,(30,2587)) ;
(334) r=^(n-^(.,..369)) .
A I'aide de ces resultats numeriques, il sera facile de comparer ccttc
theoi'ic avec I'observalion dans les cas oh la fraction - ne surpassera
a '
pas — . Mais, lorsque la fraction - sera fort approchante de^,ilcon-
viondra de remplacer les formules (221) et (222) par cclles que Ton
B c , [ .
oblient imtnediatemcnt, sans relimination de -; et dc - : c'est-;i-dirc
A a
que I'on pi'cudra;
Seuie n. Tom. VII. ll
a'y.^ ME.MOIRE SL'R LA DISTRIBUTION BE l'eLECTRICITE ETC.
(233) J = ^\ '— -7--
A c {c — a)
\ A c (c-4-«) i
Soil, par cxemplc, rt=i, ^ = o: alors Ion a --^:= 1,25421 ct la for-
inule (2i4) doiinc 0=11,69737: partant nous avons par ces dernieres
forniulcs
y=//(o, 309.69) ; r=^(i, 068744) •
Pour avoir avcc plus tVcxaclitudc la valcur dc j' , il serait neces-
sairc dc tenir conijilc dcs Icrmcs mulliplies par P. Pour ccla, il faudra
developper la formule (200), laquelle donnc, en y negligcant lous les
lernies multiplies par b'' , ce rcsultat fort simple; savoir
. , A B F (3c— «)) .ab'
(227) r = ^]i V- — -7 ^ — ^— T
'' -^ [Ac {c — a) ) r*
. ab' / . B\
-\r A -ITT u I c-»-3« — a-T 1 •
c (c — ayy A /
Do la Ton tire
y=:/^ jo, 309169 — o, 0044625 -Ho, i3o5i2 = o, 435219 j .
La formule (220) cxige que Ton ait -<- pour pouvoir neglis^er
los termes suivans de la serie. Mais, pour les valeurs de - comprises
pntrc ^ et ^ il conviendra de s'en tenir a la valeur de Z beaucoup
plus convergente que Ton obtient en posant cos!?_ = — 1 dans la i'or-
mule (209); cc qui donne
(33a) ... z=/?U^.-ir.^iH-3^^.(--Y.(^^'-"'^'-:i-
Celte formule peut etre applifpee avant et apres le contact , jiarcfque
PAR J. PLANA
les valcurs de — ul c coiiscrveiit leur gencralile primiiive. En y f'ai-
sant, comine dans l'cxciTi|)le precedent,
"=' ; '^^^T ' "^ = '>2542i ; c=i,G9737 ;
Ion trouvc,
Z'=.B\ I -+-0,6 1 8o I — o, 091736^ I, 52627 I '
landis (juc la Ibrmule (220) donne un resultat cjui ue me'rite aucune
coiifianie eil cgard a la giandcur du tcrme multiplie par — . Ceia prouve
B c
setilement (pie I'elinunation de -^ et de -, i I'aide des equations (81)
vx (216), a contribue a rendre moins convergente la serie forme'e par
fcllc combinaison.
Je reprends la consideration de I'equalion (227) pour cxposer ici les
principaux points de sa demonstration. D'abord Ton trouvera , que la
formule (200) donne (en negligeant tous les termes multiplies par b''
et faisant 7p=i dans ccux multiplies par A') ;
_A\ ab a'b' ^ ab'\ BF ( ab\
^ —WV"^ M^"^ M^"^ M^~ M^S'^ acD'V'^Mj
Aab\ a(a->rc\\\ a{a — c)\~V 2ab 'ia'b'\
Aab{c-^a)^ aab 3a*i'\
Bb^c^a)f^ . 2ab\ . Bb' j, . ^(^-4-^)0. . a(a-c){~' .
RelativemenL a la fonctioti ^, , je placerai ici sa valeur developpee
jusqu'a la cinquieme puissance de b inclusivement; parceque ce resultat
376 MEMOIRE SUR LA DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
nous sei'u utile par la suite. Dapres la foruiule jiosee dans le § XVIII
Ion trouvera (Vabord ;
ab a'b' a'b' a" b' a'b'
D =i-\ 1 h 1 1
Mv. /-'•, P-. F-3 f^-.
, /• I r \ «V/ a'b'
et en substiluant pour fji„, fJi,, ja^ et M, leur valeur, 1 on verra,
que;
a'Z-' \ c'' i abH rt'c» a'cH^a'—c')!
il'ou 1 on tire
(.29).... jj,= '-^rz:^.-^-«'^-,„(,._,.)3
— ab" -
Cela pose , il n'y a plus aucune difiiculle pour parvenir a Teqiia-
lion (227), apres avoir obsen'e que Ton a;
ab'_ cib_ aj^ «^ «^
§ XXI.
II est Hcluelleinent facile de pousser plus loin I'aualjse du cas que nous
venous de considerer, ct meme de former I'equation generale de laquellc
Ion doit tiier la valeur de C, telle, que, a la dislauce c — a — b des
deux surfaces spheriques , I'intensite de la couche eiectrique soit nulle
sur la sphere du plus petit rayon b, an point correspondant ik 5=o.
Pour cela, il suflit d'egaler a zero le second membre de I'equation (201),
pris avec les signes superieuis. De cettc manieie, en ayant egard aux
PAn J. PLANA
cqualions (307) Ton obtiendra unc e«u-.ii„„ • . ""'^
savoi.' "'"- ^'i^'-'l'O" qm peut eJre ecrile ainsi;
oulonafa.t,po.u-plusdcsimplici,d;
^f>c = yj/. -r— 7 . 1 .
3(6c' ■ — ' • ^ ■ \
278
MEMOIRE sua LA UISTRIBUTIO.N DE I. ELECTHICITI; ETC.
7)'G'=^i.i
3f*= M =
Les fonclions G, G', G" sont, chacune, developpables siiivant
les puissances enlicres et positives de /;, sans qu'il y ait aucun terme
independant dc l>. De sorte que Ton aura;
G =in,(rt, b, c)
G" = dU,{a,l>,c)
G" = bn,(a,/,,c)
G' =bU,{n, b,c) ;
G"' = bU^{u,(,,c) ;
G'=bn,{a,b,c) ;
«"=rf^-5(^-)='".(«''-->
Maintenaut, si Ion fait a:
B
'ZA ' c
- = V^. et
^1 j n,(a, h, c)-X\,{a, b, c)-|-n,(«, b,c)\ ,
nous aurons I'equation
(23i) o = a— xH--9(-, V7r^ ,
-'- c
de laquclle Ion pourra tirci" la valeur de x ■"=- ordonnee suivant
les puissances de - , a Paide de la sei'ie de Lagrange ; c'est-a-dire
([ue 1 on a ;
I b' d\\ -I ,/b ,,_\(
PAn J. PLANA
279
et par consequent ,
,,33,... ^=5=-*=(a-^-,)-;ij,^Ia-^(^.K.)j
— etc.
/Ipres avoir executees les operations indiquecs dans le second membie
de cette equation, il faiidra rcmplaccr a i)ar ^-^ j et comine la ilis-
tance c — a — b est cello qui a lieu apres le contact dcs deux spheres
electrisees, Ton pourra substituer pour 77-7 sa valeur en seric, confor-
inenieut a la formule (81). Mais il vaudra niieux s'abstenir de faire cette
substitution parceque elle est niiisible a la convergence de la serie.
I'-n supprimant tous les termcs multiplies par - dans le second
a
meuibre de cette equation Ton aurait
c — a — ^ = rt(a ' — ( I .
La liraite vers laqucUc converge a a uiesure que /; diniinnc est
t;.-^: done en prenant 3^77.7^, il viendra
JO ' o u
ou bien
c — a—b = a{\ 1,82378—1) .
Ce resultat se rapproche de celui de Coulomb, qui trouvait
'') Vuypi page 151 du Volume cili- pl.is haul.
a8o memoihe suh la disxridution de l'electkicite etc.
inais celte coinpaiaisou ilemontrc seulcincnt la distance immense qu'il
y avail enlrc la veritable etpiation et ccUe etablie par Coulomb.
En (leveloppant les fonctious G, G', etc. suivant Ic.s puissances dc
- jusqu'a la ciiiqiiiouie inclusivcment, et faisaut pour plus de simplicitc,
/>=j , '{=-) ''=T7~» ''°" obtiendra les resuUats suivans ;
l>'0'= — rp</'(i-hr)
•'■■(3-<-3'7+57"-t-3<'/)
U-v'fi-irioq-^'jq"-^ I 2r/'-t-y ^^ J
(20 7 » _ , I I A
-/•/; 7 U7-4-/'
'•/>7
•/•I D-
PAH J. PT.ANA
281
D'C." =
/)'€"'= ,
y'*^-*- '•'(4+1-7 -+-27')-'"0 + |'7)
•''>'9 ^-/'(i-t-'O' + ^^rC 1-+-/) — ^/•-4-r'
SERtE II. Tom. VII.
a8a MEHOIRE SUR LA DISTRIBUTION DE I.'kLKCTIUCITK ETC.
37■•(>^-'•)•-^-■Y7''•(^-l-'f-y7''■('-^-'•
■rp'^tj J — 2(]r'{i -hr)-{-6qr\i -hf)-^t]r^
. ^,.'_,">.4. JJ- ,.. -I- 5 r/'r' ( I -f-/)'
n'G"= ^(ir)
3 ' — T 1— . > ■
q O I -H A* '
I , 2 , 2r' 7'' r'' /7 5 \
^y 2 /•* 5 ;■'' I r'' 2r'
' 1 3'n-r 3"n-r 3'n-r ^(n-r)
-^^VT^Tod-^T'^^^'^O
PAH J. PLANA 28!}
( 37'-H^7^-t.r"(57'H-77') )
(-<-'•' (47-Hy7'-H77')-f-r'(2H-37H-y7'H-l7^)]
-♦-/J 7
II suit dc 1;» que nous avons
D'(G^G'-G"-G '") =-q\i—D' )-^p Q^^p' Q^^p^Q,^p^Q^^p'Q, ;
n'(G^^-G''+G-) = l^(i-D')+pQ.'^p^QJ^p'Q,'^p'Q,'^.p'Q^ ;
I'll posant pour plus de simplicitc ;
<;>.= -^7^ — 2r7-H-/"(i-7>) ;
384 MEMOIRE sua LjV DISTRIBUTION DE I.IXI.f rRKUTK ETC.
— r(4-*-G7'-t-io7-'-»-i47'-M2(7'^)
,/ 10 , 28 , , . no A
r. ^5 , , r 55 A
— rM 6-4-7-t-io<7^-H „ (7^-t-2i(7*-t-247'-+-y9''J
-+-?•* Tio — 2/7— 129*— y//'— 79*— 69^— ^9*^
r ' / 28 \ '•'^ Z' 1 1 /- » . 3^ .
PAR J. PLANA u8."
^ 6-' 6 i i-t-7-
2 ^ ar' rV7 5 A i ''
i (jf 9'V3 3' '/ 3i-t-/-
5 /•' I r' 5 ?•* 2 7"
-^3*i-H/' 3-(n-r) 3"7^(i-Hr) 7(H-r) '
P(7:ii7)U-^T'^"^^'^'^3'0
8 r'
3'n-,- 3(i-t-r)'^3' !-+-/•
Cela pose, afm d'eliminer r de ces expressions, il faut observer que
Ton a :
a8(.) MiiMOinF. sun i.a distribution de l'electricite etc.
tl'ou Ion lire en devcloppaiit ;
,.— V , Z^'?
P^'/'
-7" (•-'/')' ('-'7')
nJ '
= 9'-4-/j*<7>-f-^»7''
.+/•-( I -r/V*" (i-7t '
H-7- (l— </')'
,.5 ^ fj<''
1-Hr (i— 7'r
r" //'•
«H-''~(>— 7')'
'■' _ 7"
(H-r)^ (i-7t
En substituant ccs valeuis Ion tronvera
(J, = B,-i-R,'p'
' „> .
(;V = 'V',-t-7V//-l-7',>;
a{ires avoir fait ;
^. = -^7
3 7' .
3'' "i-r;* '
R"=
■~('-7*r
fi^ = _2,,_2._l_^
3-/ 3-1-7' ('-77
■'- 3 -{.-7^ 3(1-7')' '
7?^ = _3^^-l4._7!_^_^,.(3=57^Ziiil)
' 3 1 — «* ' 3(1 — <7')
7'(' -<-47'— '47') .
3(.-7t
PAR J. I'LANA :i8t
-2-4- lo^-H 147')
(•-7T ('-7')'
<)i''(io-t-4o7-t-38 7' — 2or/'-H35r/')
3(1-7')*
'/•=■ ^— • T'='a^\ 'I ■ r"--a
• 3 1-7*' ^' 3''^3(i— flT' ■ "3'/
^. . ''-3*' ^3(1-7')' ' • —3'' "^3 (.-7')"
7'(5-7+70 '/^(l+'Z + ^^O
3 2(_
^'^- 3*^' ,_^. (1-7T ^ («-r)
r,'= — il
, 7>(|-4-2 7"-7'-37^-H7"-t-7'')
7^'(5->-37^7')
(•—7/
Done en designant par Q^ , Q^ ■, Q^ > Q' ce que deviennenl les
valcurs precedentes do Q,^ , Q^ ; Q/ , Q^' apres y avoir remplace r
par — 1 — ^ Ton Irouvera, en subsliluant pour j^t ^^ valeui-, les deux
equations suivantes ; savoir :
G''-G'^G'^=- fj^p' - //,>' _ N:p^ - Hlq- ;
oil Ton a
a88 MKMOiBE sun i.a distribuiion de i.'^i.EcxniciTF: etc.
//=(?,H-/?;-9^/?.-fi^.+ ^-— ^,- ,
'-7 (•-7')"
' I — (/
1—7 3 (1—7')'
//,' =i7«_ Q/_ r."- Ti -t- 7' 7^.+-;-^. ( <?; + :^V )
('-7T 3- (.-7')-'
II suit cle 111, cjue apres avoir rcmplace q par Y^ dans I'expressioii
(les cocfliciens //, , //, etc., Ion aura I'equation
En subslituant celte valeur dans le second membre de I'equation (:(33)
il viendra ;
(234)
PAR J. Pf.ANA
c — a — l>
289
^' = (a-=- ,)
»-!(„,_«„;)+^^(a-'^,//,)
2a
• 2 rfa j M 2 ^4 (la i
34"f/a
-3ia-V/,>
a~^(//5-§//,')-^- ^Ma~' (//.^, -•-//.//,)!
[- 5 . ^^ i a -"' ( //, ^; -+- ^3 //; -+- //. /^/ )
Z?' rf.
I <i'.
I e ri'
A (Ia^) \ 120 f/a*
— etc
Serie II. Tom. VII.
WN
?.go MEMOIRE SUR I.A DISTRIBl'TIOK DE L'tLECTRICITE ETC.
\^-i Mais nous avons
fi . „ 5
3
, = 3a ; //. = — 5a' ; H,= — ^a.';
//_ -^J aM4-4-3a) aM4-'7a-<-7a') .
^ , ("sa*— 5a*— i5a^)
3 3 (i — a)
TiSa*— aoa'— i5a'— 54a~)
3(.— a)'
6a" — a*— 2a' — 32a^-t-6a "-»- i4a^-t-27 a* j
3(1— a)*
It
2 a^
3"('-ar
i3i 10 ^ (-a*-5a') (7 a'+ga^+S^a^)
//, = — -^a*-4- -j-a —
3 "^3 3(i— a) 3(i— a)*
— 6a'-»-35a'-»-G3a''-t-26a ' ■+■ 1 ioa'-f-5a' j
3(.-a)^
i9a*-f-26a'-f-3i a^ — 20 a* -+-20 a'' — 18 a » — 100 a' j
_____
(9 It i3 iJ v
28a*-»-6a*-f-8a'— 6a" — ioa'-t-22a'»-4-i4a'-H27a'H-55a' j
_____
II a*-t- i8a~-4- 12a' — 4a ' — 18 a' — 20a ' — 1 1 a' j
_____ ;
PAH I. rr.WA
391
3
^'-"""-(Tzr^^ '
"1 — Q a — ^
3 3(i — a)'
- 5 (a' -4- 3 a*-+- 10 a* j
C7a'*^6a'-4-6a^— a*— 3 a* — 5 a')
3(1— a)'
C5a'-4-3a* — aA
3(1 -a)- '
//'=3a'-a*-^
1 1 5a*-HQa'-»-8a^-»-3i a' I
1 7 a ■ V /
3 («- a) 3(i— a)*
(1 •> i:\
3a*-t-4a'M- 3a" — 8a*-t-6a*-f-i3a'-»-2ia » 1
3(.-a)
(7 9 M ^>.
12 a' -H 10 a* -4- u a'-t-3 a'-h4a"' — 3a* — 4a- — 7 a • j
(4a'— a^ -t-3a*-+-a* H-a' — aA
3(1 -a)^
Done en substituant ces valeurs Ton trouvera
(.35) .... £ii£z:^=z-'-' *— z"^;+/.<-^'^^;-»-/:<-e..-.i
' a b a a' a' W a'
ou Von a fait pour plus de simplicite :
aga mkmoiive sur x.h. distriuution de t. i:i-ecthicite etc.
„,_7 a'V:.(4-3a-4-a') a .
4 (i — a)' ?-7
5q I I 1861 I 28 . 27 -:
/.'• = ao-H-^a- + .aa— 3^a'-ya-+-g?a
(2i-4-3oVa) ^ V ^4 / V 3 4 ^
(>-a) (I -a)' (i-a)'
_(h|^i)_(iz!!L).
(«-ar (I -a)' '
5"3t7 ; 1897 1^579 J
169 . 19973 i ? 70 ,
54 288 3
/8279 7^519 \ /_^3oo9 19787 \
V."T8 f^^V ^ V^ls 3~^V
(i— a) "*" (i— a)"
(1 — a)^ ('—a)*
(I— a)^ -+- (1 — a)»
Si I'oii ^nulait verifier Ics cxpressioiis ties rleux coefl'iciens /-'" il J.',
il fniidra iairc altention , tjiie , par la subslilution immeciiatc des coelli-
ciens //,, //, ,etc. dans requatioii (234), '^n obtient d'abord ;
Z-"=-a'
PAH J. PLANA
3231 I 4t 27 i
1456^ -T* ■*-«''
8
10 I o ,\
(i-a)
3.>_'9j_64^3_.J_5 A
-a' fa*-*-— a' — Sa^H-^^a*
249
(I -a)'
— 5^a*-t-3a -4- — -a^ — laa ^a- a* I
3 Q q 2 J
(i—aY
— a'H — ra*— i7a'-i--7v-a'-h^a* — :^a* — ^a'l
24 'fa 3 3 3 y
(i-a)'
9a
^-j-)
s '
(I -a)
/ — 35 i5 1 35 1645 »7999„t 33 . 70
:i-a)
293
(ID i 5 i lion I 211 , a33 i 233 'i i4q , 3 ,\
ea'H--a'H — ^-^a -t--/;-a'-H-7r-a'-f--o>-a' 2-a'^ a' I
10 2 32 o o 3o 62/
(i-ar
(.6aU.5a--M9a^H_I^a3^ii747^i_17,,,432:^|__^^,^25^V\
V 48 J 'fa 2 40 o 18 /
(i-a)^
(_l73,,_48.^|^8c)2^ 4^91,?_ii2,3_M27,v_3 A
V '8 16 o 18 3 18 2 /
(i-a)*
294 MEMOIRE SUR LA DISTHICUTION DE L ELECTHICITE ETC.
V3 3 b 3 0 '8 b 1 8 10 y
V b 3 b 9 b b /
et que Ton Iransl'oiinc ces expressions dans les precedentes, beaucoup
plus simples, en remplacant les puissances entiercs de a par les puis-
sances du binome i — (i — a), ct en i-eunissant les parties ainsi formees.
§ XXII.
Appliquons maintenant I'equation (235) a quelques cas |)arUculiers
afin de mieux decouvrir la mai'che de la fonction dont le second mcmbre
offre le developpemcnt. Soil d'abord a:=.i et bz=-^. Alors j le rapport
-5 = 1, 39664 sera celui des epaisseurs electriques qui s'etablit an contact
I fi
(lis deux spheres, ce qui donne a= ^.-^ = 0, 46555. Cela pose, Ton
trouvera
L' = o, /\656o5 ; ^.- = 0,027778 ;
6
a
— Z'':=o, o46i44' j —■i"'=Oj 0219734 ;
— iL"=:o, 01 34774 '- -;Z" = o, 003467 ;
d'ou Ion lire; c — a — 6^{o, 4o3646)(i , pour la distance a laquellr
il taut eloigner les surfaces des deux spheres, suivant la ligne des
centres , pour que lintensite electi-ique soit de nouveau nulle au roeme
point de la plus petite des deux spheres, qui, auparavant, avait ete
mis en contact avec la plus grande. Ce resultat est fourni, comme Ton
vott, par le calcul d'une serie dont la convergence, depuis le troisieme
PAn J. PLANA agS
tenne , est manifcsle : ct Ton pent rcgardcr la fraction o, 4o365 comme
exacle a un ccnlicme prcs au uioiiis.
Si I'on reinarque actiiellemcnt, que la formule (218) demontre que
Ton doit avoir c — a — i = o, 35o48, lorsquo a=i et que le rapport
- devienl unc quantite iiifiniinent petite , Ton en conclura que la dis-
tance , dont il est ici (piestion, est plus graiide de cinq cenliemes environ
pour deux globes ayant Ic rapport de leurs rayons exprime par la frac-
tion Cnie ^ , que pour deux globes dont le meme rapport serait exprime
par une fraction evanouissantc. Au rcste, les idees seront mieux fixees
sur ce point, en observant que si Ton prend rt:= 1 ct b-^ — , Ton a,
J'apres le calcul expose vers la fin du § X ,
1,62421 „, .,
a = -^-ji— = 0,54144 ;
et par consecptent ;
Z/' = o, 35900 ; ^.— = 0,00168 ;
&* b^
— Z"=o, oo3o2 ; -3Z"'= o, ooooio-jS
— Z"'=o, oooooob ; c — a — A = o,357o3
Cc resultat met en evidence , que Taccroissement de la distance
c — (/ — b est tres-lent depuis - = o ins<(u'i —■^ — .
« * fl 99
Dans I'experience citee au § XX Ton avait ,
Z» = — ; a = o, 459997
D'apres cela , nos formules donnent
2;)() SIEMOIRR SLR I.A DISTRIDUTION DE I.'EI.pCTnU.ITE ETC.
A'=:i>, /|-.'j/|3o ; -T.- =0, o3o3o3 ;
— A"=o. o53t)og ; —, //" = (>, 0 3()(j3i) ;
— /.= 11,0 1 "545 ; —/y"^o, 020000 .
l"t coininc, ici, Ic sixicmc tcnnc surpasse Ic ciiiquicmc, il faut rrgariler
orlto seric commc line de ccUes que Lecendue a nonimees cleini-
convergentes , et s'arrelcr au ciiiquicmc terme; c'est-i-dire premlrc
c — a — /; = ( 0,40091 a )a .
Done en prenant « = G6, Ion aura, en lignes du poucc francais,
c — a — i^26''6, 46, landis que Coulomb Irouvait 29 lignes. Mais il
est au molns permis de doulcr que cette experience ail ete faite aver
des luoyens capables de rcndre inadmissible unc dilTercnce , en exoes,
de Irois lignes environ enlre Tobservation et la tlieorie. D'ailleurs , si
Ton calcule par la formulc (201) I'intensite elcclrique z , qui doit avoir
lieu a la distance c — a — ^=(0,43939)^, oi\ Coulomb voyait le pas-
sage du negatif au positif, on la trouve positive et egale a la vingtieme
partie de rintensitc moyenuc yt qui se maiiifeslcrait a la surface de la
plus grande sphere. Ainsi, il est naturel de penser, que cette force etait
trouvec nxdie , parceque , elle echappait par sa petitesse aux moyens
t'inployes pour la nicsurcr. De sorte que , on ne saiirait lircr de la
aucun ari^unient contraire a la llicorle matliematique de ces plienomenes.
Pour rt = I ct ^ = 0 Ion obtient direclement a I'aide de I'equa-
tion (201) ,
c — a — i = (o, 36ooo)rt .
La distance que nous trouvons ainsi a priori, sera done, pour a=r66'''
et A = a2''*, de 66.0, 36ooo = 23''5, i^S. Et Coulomb, dans un cas fort
approchant de celui-ci , ou il avait a:=66''s, ct i=:24''^, trouvai/
C— « — !?. = 24 ''5 (*).
{') Viijot page 450 du Volume Jo lAcadcmio dcs Sciences ilc Paris pour I'aoncc 1787.
PAH J. PLANA 397
Pour comparer iivec j)lus dc precision Ic resullat de cette experience
avcc cclui (Ic la tliuorie, j'ai calcule par la formulc (201) I'iiUensite z
fjui, pour a^i Q\ -= — , rupoiul a
c — a — A:=o, 39 ct a c — a — i=o, 4" •
J'ai (rouve , pour la premiere, I'cqualion
z = ij'-//j|(o, 4354.6)- 0,54357) ;
el , pour la seconde , TeVpialion
r = ii-'/^^(o, 436059)— 0,441 19 j .
Maiutenant, si i'on fait ici -^=1,23435, I'ou oblicnt cos deux valciu's
de signe contraire; savoir z=i — y^(o, oi683); s=:/^(o, 26871). Ainsi,
il est inanifesle que la veritable valour de c — a — b est comprise eiitre
o, 3g et o,4'>. cl qu'cllc sc rapproche davantagc de 0,39: d'apres cela
nous avons fait c — a — A = a(o, 3g2); ce qui donne r — a — ^=:25"^, 87
pour le cas de rexperience de Coulomb. Mais il faut avouer , que I'ou
u'a pas la certitude, cpie ces experiences de Coulomb aientete faites avec
la precision convenable pour etre comparces, jusqu'a ce point, aux resultats
de la theorie.
Toulcfois, je ne puis admettre enliercment les doules cnonces par
PbissoN dans les pages 1 3 ct 14 du preambule de son premier Me-
moire, au sujet de I'expericnce relative aux deux spheres dont les rayons
etaient de GQ> et 12 lignes. Car, sur ce point, il est essentiel de
remarquer , que la distance
-a — 6 = 66C^— i)=23''S i3
etaii calculee par Poisson , cu siipposant infiniment petit le rapport
des deux rayons : cc qui est absolument inadmissible dans le cas ac-
b 2
tuel oil - = — . Dc sorle que, I'argument employe par Poisson en
Serie H. Tom. VII. 00
2g8 MEMOiRE sl'h ia distribution vv. l'i.lecthicite ltc.
faveiir de son resullat perd toulc sa force des que Ton arrtlc (comir.c
il I'a fait) le calcul au seal premier terme de la serie.
Cette experience de Coulomb ctaiit fort iinporlante sous le rapporl
de la coniparaison entre la thcorie el I'obsei'vaVion, j'ai senti la necessite
df developiier an moins les six premiers termes de la serie (aSS) afin
d'acquciir la certitude , que nialgrc la Icnteur de la convergence de la
serie Ion pouvait adopter avec confiance le resultat quelle donne dans
un cas aussi defavorable pour une deduction a priori. Et pour ecailer
lous les doules , il sufiira de dire que la valeur de c — a — (> ainsi
trouvee rend sensiblement nul le second membre de I'equation (201),
ainsi que jc m'en suis assure par le calcul. L'on a par lii unc explica-
tion complete des motifs qui m'ont determine a pousser jusqu'a son
dci-nier terme la solution de I'equalion (233) pour obtenir le resultat
dpfinitif cxprime par Tequalion (235). Ce resullat ((pie j'ai eu le soin
de verifier plusieurs fois) est ctonnant par sa simplicite, si l'on veul
bien mediter sur I'excessive complication des calculs intermediaircs. II est,
a mon avis , d'autant plus remarquable en ce qu'il presente la solution
d'uu problcme qui avail echappe aux recherches profondes de Poisson :
car il s'exprime ainsi en parlant de la distance c — a — b dont il ' est
ici question: « il parail diflicile de determiner cette distance a priori,
» lorsque les rayons des deux spheres que l'on separe sont donncs ».
La serie (235) donne cette distance, par approximation, merae dans
plusieurs cas on elle devient divergcnle, pourvu que Ton ail I'attenlion
de la terminer Ih ou commence la divergence. C'est de quoi l'on a une
preuve frappante en I'appliquant au second cas extreme ; c'est-a-dire a
relui des deux spheres egales. Alors l'on sail a priori que, c — a — b = o,
est I'unique distance ou I'intensite electrique puisse etre nulle. Or, en
appliquant ici nos formules generales, il faut prendre a:=i , b = i ,
donne
L' ^y^i — 1^0, ■^32050 ; T^.- = o, 166667 ;
^" = i- 8^3 = °^ 55283, ; L"'=-|9.-^=.,.54o, .
Done , en rejelant L'" et prenant seulement les trois premiers termes,
I on aura
I'AR J. Pr.ANA 299
c — a — b=:o, ^.TaoS — 0, 16667 — °> 55283 1 :=o, 01216 ;
r'est-a-dire une distance qui n'est pas tres-eloignee de la veritable.
Au resle I'on comprcndra mieux celle rcmarque par Tapplicalioii sui-
vante qui m'est suggeree par une autre experience efiectivement faite par
CouLOMD. Soit a = i , b = — : alors Ton a
1 1
-^=1,07219 ; a = o,357297 .
De la Ton tire ,
Z'=o, 67272 ; -T.-=o, 12121 i -I Z"=o, 363595 ;
6
a
-, L"'= o, 1 46886 ; ^' Z" = I , o546 ;
done en excluant le terme multtplie par L", nous aurons
c — a — i= 0,67272 — o, 1 2 121 — o, 36359 -f-o, 146886 = 0, 33486 .
Maintenant, pour prouver que cette valeur ofTre au moins une approxi-
mation, j'ai calcule par la formule (201) I'intensite z qui repond a
c = a-|- 6 -4-0, 3348 = 2, 0621 ,
et j'ai irouve
37 = 37(i>i977i8)— r,ooo38 ;
d'oi\ I'on tire I en prenant -^=1,072191 ,
3^-1-^(0,39022) .
Lc signc positif de z nous indique que la distance o, 33486 est
irop grande pour avoir c:=o : mais en la reduisant a o, 27 , et refai-
sant ensuite lc meme calcul, j'ai trouve I'equalion
^=^(.,28837)-i,4o56. ;
laquellc dounc z^ — y^(o, o333r). II suit dc la que la distance c des
3oo MEMornE sur i.\ distribution de l'electiiicite etc.
ili'ux centres qui rctul ilo nouveaii millc liiilensilc cleclrique csl telle
que I'dii a
c<«-»-Z*-4-(o, 33486)rt ; c>rt-f-6-t-(o, 37)« :
en |>renanl la moyeniic , Ion aurait
c — a — Z'=(o, 303/(1 )« .
De sorlc que pour Ic cas do rt = G6"° el Z':=48"s Ton dcvrait avoir
c — a — i=:i9''^,96, ct won c — a — b=i2^'^' commc Coulomb Ic dil
dans la page 4^0 cilce plus liaut, Ici il y a iin ecarl sensible cnlre la
llicorie el I'observalion ; mais il faudrait rcpeler cette experience avec
toutes les precautions qui sont necessaires pour en assurer i'exactitude,
avant dc vouloir prononccr qii'elle a asscz dc force pour infirmer une
ihcoric solidemcnt assise, et d'ailleurs en harmonic avec d'autres expe-
riences du memc Pliysicien.
Ces calcids doivent toujonrs etre executes de maniere a pouvoir ga-
ranlir Tcxactilude du re'sullat a un ccntieme pres au moins. Et a cet
egard, sur le calcul fait par Poisson pour az=i, b=^, c—r-a — ^=0 >
il faut observer que notre forinulc (201) donne
2=5(1,234704)— ^(1,63668) ;
I'l par consecpicnt : = — /i/(o, n8ii) = — 5(0,09026), lorsque Ton
prciid —1=1,25421 , qui est Ic rapport entre les intensites moyennes
«|ui s'elablit au contact des deux spheres. Poisson trouvait
z = — 5(0, 0704) ,
parceque il iva pas pousse assez loin le calcul de la serie (*).
A I'aide de requation (201) j'ai fait un calcid semblable pour a = i,
r 5 7
// = -; «=!, l)=z—; a = i, l) = ~ , et quelques aulres cas ou
a
'8
i'finploi de I'etpiation (235) n'ctait pas admissible. Je rcgrette de ne
pouvoir trouver place dans ce Meraoire pour y consigner les details des
ralculs que j'ai executes sur cc point : Ton y verrait mieux le degre de
<-onvergence qui repond a chaque cas parliculier. Mais voici du moins,
dans leur ensemble les rcsultals que j'ai Irouves :
(*) Voyoi page 41 de son second Memoire.
PAH J. PLANA
3o(
Valour
'lu ra]>|>oit
ilo9 rayxnii
lies (Icux spheres
zero
99^
I
8"o
— = O, 0 125
I
(To
i- = 0,0167
I
Jo
-^ =r o, oaSo
I
20
— = 0, o5oo
I
10
- = O, I II I
= Oj I25o
= 0,1429
TT-p ^ o, i538
Valcur corrcspoudanle
dc
c — a — b
pour remlrc niillo
riiitonslU' (•k>rli'ii|uc
fiiir lit plus pctile
dfs deux s[dirn'S
I
^
■i)-
Valour
d)i rappurl
a
<1ps rayonfl
(los ileux splii-rcs
o, 3 J048
0, 35703
0, 35843
o, 36077
o, 36499
o, 37400
o, 39383
o, 39546
Oj 40326
<■), 40623
o, 40992
I
■575
I
5
= o, 1818
0,40091
o, 39960
0,39137
lo
^ o, 3ooo
Tr = o, 3333
1
1 1
= o, 3636
— = o, 4000
5
i3
= o, 46i5
- = o, 5ooo
3
5
5
8
1_
10
_8^
1 1
o, 6000
o, 6250
o, 7000
Valcur correspi.nilaulc
dc
c — a — b
pour rcndro nuiic
I'luteiisilc clcclriquc
8Ur la plus polilc
ties deux spheres
-^ = 0,1667 o, 4o365 g 1 = 0,8000
I = o, 8750
q
-^ = 0,0000
10 ' '^
^
«
o, 36289
o, 36000
o, 3g2oo
o, 4o4i8
0, 50229
o, 53 1 01
o, 49547
o, 47000
o, 35700
o, 3o24i
o, 2o5oo
o, 235oo
o, i85oo
zero
3t>2 .MEMOIRE sun l-A DISTRIBUTION DE i/eLECTHICITE ETC.
Ccttc pclile table est propre a mcttre en evidence la marche de la
i-ourbo qui aurait - pour abscisse el c — a — 0 pour ordonnee, depuis
-=:o jnsqu'a -=1. Ellc suflit mome pour faire comiaitre pour toute
valeur donnee dc - la valeur approchee de c — a — b. Et si Ton voulait
a ' '
nil plus grand dcgre d'approximation Ton y parviendrait ii I'aide de
I'cquation (201), en essayant deux valcurs de c capables de donner
pour -^ deux valcurs fort pelites et de signc contraire, afin de pouvoir
prendre ensuite la valeur moyenne. S'il s'agissait d'experiences d'unc extreme
delicalesse, ce scrait Ic cas d'einploycr la melliode des approximations
successives de Newton pour obtcnir le degi'e de precision qui serait
exige pour une comparaison lout-a-fait exacte enlre la valeur thcorique
et la valeur observee de c — a — b.
Relalivcmeut aux valeurs de c — a — b , coiTespondantes a des va-
lcurs de - comprises entre - = 0,9 et b=z\ , leiu- calcul devient plus
penible: mais si Ton se contcnte d'unc premiere approximation, on
pouiTa les calculer par la foruiulc fort simple,
r — a—b-=o, 2o5 —( o, 8 j o, 20 — J - — o, 8 j^ 0, 9 j8, 25 ,
que Ton obtient , a la maniere ordinaire, par la consideration d'un arc
parabolique.
En general, lorsque la distance c — a — b devient fort petite, et
memo evanouissante , les developpemens precedens deviennent illusoires.
-Mors, Ton ne saurait calculer les epaisscurs eleclriques j' et z a I'aide
(les formules (igS) et (196) sans les transformer convenablement. Pour
operer cette importante transformation il est d'abord necessaire d'avoir ,
sous forme finie, les expressions de j- et z; et c'est a quoi Ton parvienl
par I'analysc que je vais exposer dans le § suivant.
I'All J. PI A>A ?)ll!5
§ XXIK.
Pour sommcr Ics suites infinics quo I'on voil dans li- second menihre
lie re(|uation (178), il faiil d'abord rciiianjut-r que nous avoiis celte
forinule geueralc ;
^ J _i I _ fdtsmitho^.fj)
I — /; '2 Log p
Pour la demontrer, je reprends rdquation
Z nl II 1
, ' {nriy-hinty 2 ant e'""' — i '
trouvee dans le § VIII, et j'observe que Ton a
(
el p;ir consequent
00
!-(;r^7^(^=p-rsin(./j)i.e— '*
Mais ,
SB
X .6-""'-' =
I
i—e-^y . e^y—i '
done en remplacant _^ par 3^ (ce qui ne change pas les limitcs) nous
aurons
S nt Cdysm^antj)
t'(;in)'^-(;iO*~"J e"'J — i '
O
»'c <[ui revient a dire que 1 on a
1)0 j MKMOIRE sua I.A DISTRIDUMON DE 1, iir.ECTRir.lTE ETC,
e-"^'— , 2 2-t e-""— I
Maintenant , si Ton fait e^'''=/>, Ion aura rcqualion (236) apres avoir
remplace y par < sous le sigiie integral.
L'application iinineilialc ilc la fonnulc (23G) sujipose que la f[uan-
tile p est positive, afin d'cvilcr les quanliles iniaginaires. L'inspeclioii
de I'equalion (174) suflit pour tlemontrcr que 7 = - est toujours une
(juanlitc positive: inais Ic coeflicient // pouvant elre positif" ou iicgalif,
il semble, au premier coup d'oeil, que Ics deux cas que preseiite la
somine
ne puissent pas etre compiis dans une seule et meme formule. Cepen-
dant, si Ton observe que I'on a
— ^^=^7"-»-//f-l-//'7'"^//'7---^etc. ,
el par consequent
s 1 .— /J'/ CO c
Ion en conclura que
- 7" 1 // //•
= .-//7- .-7 .-7^ 1-7
ce qui rcTient a diie que Ton a
- 7" " H"
(^37) ^ •._//...■■ =^
.-+-et(-. ;
I — II f" =1—7
in+1
Done, par la combinaisou des formules (286) et (237) nous avons
I't'tjiiation
PAH 3. PLANA 3o5
/. . -rr-r: = - . /• // — :;^ . A .
/)/ ^ . I //" sin I ( 2 n -+- I ) < Lo-. •/ 1
/-
Or ii est farilc dc voir que Ton a
7.//' = ,^//-H//'_^clr.=-J— ;
i I — //
O 0
X. //"sill I ( 2/j-»- 1 )/o I =cos(iJ).Z^"siu( 2nt$)
09
apres avoir fait, pour plus de simplicile , et i;onrormemonl aux (1<-ihi-
minations du § XVIII ,
Done en appliquant ici les deux formules gencrales
/ -J \ " n ' — 7 cos 9
(23q) i.,q"cos.na = — — ;,
^ ^' o ' ^ I — 27COS9-I-7
(240) i..n"sm.nq>^ ■ -. ;
o ' ^ I — a^cosip-t-^
Ion aura ;
Serie II. Tom. VII. rr
3o6 MEMOIRE sun I.A DISTRIBUTION DE I.'ei.ECTRICITE ETC.
dt
y" I I I C d
Ht'
f dt
sill (<(})->- //sin (<^) }
on bien
(341)... Z. ,_^,^,„— -• ,_//—§■ j ,_Ht'
-2(..
/^ (j<sin(<^) .
Cetle expression deviendra un peu plus simple en recrlvaiil aiiisi;
o
rf<sin(<d)
2(I-H//),
(e^^'-i) (i-^/-l-4^sin'(<J)
li!ii appliquaiit cette formule a I'equation (178) et remarquaiil ijue I'ou a;
— H^
u — a.
n-^ry, ex
u(c — ax — a jt)
H-//:
a -+- a' -<- 2 ( a — ex)
a-\-u. — ex
.., (cf.-it-y'){c — ax) — 2//x
I _j_ // — — J
a(c — ax — X x)
PAR J. PLANA 30"
I' on trouvcra ,
(243) /(x)=l.l-I. ^ g^ ^
^ ' "^ ^ '^ 2 fl a a(c — ax)
/<(a — a') f J^«
</(J J (a-i-ce — ex) — {a-^-ce' — cx)t'
I
^fj J (<7 — rtx — a'x) — (c — ax — oix)'/C
u
X
(a — a')l (a-+-a'-j- 2a — 2cx)j / (ltm\(l5)
II
CD
(ci—a')\(c—ax){x-ha')—2b'x'\ /* ; , ^.
2gy 'V ■'^ ' J I dtsm(to)
o
Maintenant, si Ton fait pour un moment
X, :=(a-f-« — cx){a-\ra' — cx) ;
Ar,,^(c — ax — ax){c — ax — a x) ,
Ion aura
(n-i-a — cxy. |(i— //)'-«-4^sin'(<o^)|=(a — a')'^-4,Vsin'(«d) ;
_(o. — a'y{c — axy-^/ib'X„sm'(tS)
lin faisanl le produit des deux facteuis qui donnent les vale»irs de
X^ el A',, , I'on trouvera que, en vcrtu des eqtiations
3o8 MEMOIRE SUR I. A DISTRIDUTIOK DE t'ELECTRlClTE ETC.
aa^b* ; a-\-a'z=k — a ; ah=:c — b' ,
Ton a
(244) A'=jr,.=c'-^(c'^-fl'-/o-H.c'x .
Done en posant jr,=Ar„=m ,
Y' z=(a — a' ) [« -t- «' -+- 2 a — ac.rj ,
r"=(a— a')[(aH-«')(c— aa:) — 3A\t] ;
et so rappclant que '/tt=.b , Ton aura pour /(a:) lexpiessioii suivanti; :
savoir
N5) /(^) = -.--
2 a 2 fl(f — ax)
h(a—a') C dt
a§ 'j(a-i-a — ex) — (a-ha! — cx)t'
lO. {_ 'It ^
' I (c — ax — a' X) — [c — ax — ax)y^t'
00
2h ^, I dts\n{t5)
3£^y„ / >/ts\n{t$)
( e"'— I ) I (5; — 2.')^ (r— rt a )'-4-4 i' w sill' (/c^)|
Eti evticutant Ics deux premieres integrations intlicjuecs , Ion Irou-
\erail que cette formulc s'accortle avcc cclle que I'on voit dans la paL;e 70
ilu serond Memoirc do Poisson. Au reslc, cela dcvient nianifesle en
observant que ces deux inlcgrales deflnies peuvcnt elre evaluees dans
lous Ics cas par la double formule
PAFV J PJ.ANA 3oq
I
N6) f-^.
(I
Sur cela il importe tl'observei', que la valcur cle x etant toujouis < om-
prise entre -f-i el — i , les deux qiiantites {a-k-a — ex), (c — ax — u')
seront toujours positives. Eii effet , nous avons cf! <^o( ^ el
(247) ... c*^i'-j-aA- = (a-ha)«-»-2'') :
ce qui exige que roii ail
Coinme nous supposons c>a-+-i, et par consequent
c — a — b'^'^aab ,
il resulte de I'equation (174) que la quanlile 7 = - est loujours iii-
ferieure ;i I'unite; ce qui rend Log. 7 = 5 un nombre ucgalij.
Cela prouve aussi, tpie la quanlile w = X_ sera positive depuis ^=0
«-+-«' c ^ ' .• J • a -h « .
]usqu a X = ^ ; et negative depuis x = jusqu a
a = r .
Pour avoir I'expi'ession de F(x) il suffit de faire , dans le second
membre de I'equation (245) , la permutation dcniontree dans le i^ ^ I-
On obtiendra , en posant
(248) m'=z(b-t-a J — cj: j f />-4-«<'^ — cx\
=zc 7-(6-»-6 — n)-i-cx ;
A' ' =:a(o(-4-«')-H2 6* — 7.bcx ;
A', / = («•+■ a') (6- — bx") — -iabx ;
3io
(249)
MEMOIRC sun [.A DISTRIDUTION DE L ELECTRICITE ETC.
ha
F,x)=i.f-'
26 3' b{c — bx)
I
ga ,. C d£ ^
"~^^"~* '] (b'^«a—bcx) — {b'-ha.'a — bcx)t'
liay(ot —
bT~
^ r dt
" I [be — b'x — a' ax) — (be — b^x — (xux)yW
CD
4m'/!>*sin'.«5l
~{o^-^)x,:
dt sin . ^ 5
(e""'— i)[(«— «')'(c— ^a-)'-|-4/w'6'sin'.<dl
En decomposant les deux derniers termes des expressions do /(xj
el /^(x) que nous venons de trouver de maniere que les diviscui'S
en X soient du premier degre seulement, et faisant ensuile pour plus
de simplicitc;
U =N'{i-e)-^.(l-^-t')yn ;
t7'=iv'(i-/o-(n-'/OK^j
aU"=W-*-2b'N'sm\$t
c
afV=c\MT — a'W'U"
fF" = {N-hiab'sin\$t)~T;
W=c^—a-^b'^ ;
F z=iW{i—e)-\-{i-\-e)\i^ ;
W =W{i — y^t') — (i-i-yY)yN;
bW = N-h2aWsm'.$t ;
bWi=c"M^T — b'N'W' ;
c^
iy'' = (iV-H4a''&*sin*.5<)-rr ;
T = (W-^bW){W'—bir) ;
PAR J. PLANA
Toil irouveia qu'cn ccrivaiit, comme precedemment ;
f{x) — hfXx, a, h, c)-^gf^{x,a, b, c) ,
Ion a ;
I
(It
a 'J (e*"'— i) {]\'smOt-i-yi{.y^^i -cosot — lacx.sm^t)
Li — ■iiiv(i — i')x
dt
_ \j_ f <h
/ t X /-. / N * ' ^vViV f (It
35 1 ) ... f,{x, a, b, c)= . 1 '-^. I -. i-TT Yfi—
2a c — ax
'N.y^ f' (fv— Y'R.y^i)dt.i
ac ']{e-''"—i)R{aU"-^R.y^i-
byH.y—x f (fV— ]v^'-R■V=^)</^sin^f
■ cT.x)
byN.y-
N. yilT r (TF-^ T'R.y-x)dt.sxnBt
ac '][e''''—i)R(uU"—R.y—->—cT.x) '
O
(252) . . . / (.r, 0, a, c)=— 7 f^r-- 1 == i — ; ttt—
o
_y^ C <n
h J {e'''" — i){'K' sni^t^yH .y::^^ .cos^t — nbc X .sm$t)
_v^ C <it
3l3 MKMOIRK son I.A DISTRIBUTION DF, t-'fel.ECTRTCIT^ ETC.
I
i fi\ 411 \ " • , "^'/V^' f 'It^
{a53). . . tAx, 0, a, C)=: , . ; H ' \ ■ ■ I — ; ; TTT ~ —
^ ' •' ^ » ' ' / 2^ c—bx 0<i ] :ibci^i—ft)—Vx
O
CD
■*" be '} [e^'■•'—l)n{bW"-^n.\-^—cTx)
Tx)
MainlenaiU , si I'on fait xz=o , Ton Irouvera , apres avoir fait clis-
paraitre les quantites imagiiiaircs ;
'1 ('h
aiV
'.yiV r </<sin.c)<
a ^(0^"'— i)(iV-»-4rt'f'sin'.oV) '
I
(^55) fAa,b, .) = _ A^VlJ. r_J^
' lac ca 0 \ I — y/
CO
'==^> /<*— >=f.-#/f
CO
PAn J. Pt.ANA 3l3
^ '■ ' ' ibc CO a ] I — 7 I
laMyH C dt.s\n5i
^ "J (e'^^'— i)(iV-t-4rt'i'sin'.'}
t\
Celii pose, si Ton applique .iiu (lidcrens termes des equalioiis (aSo),
(sfii), {252) el (253) la Ibnmile (120) pom- passer des equations (245)
cl (249) a celles qui dcteriiiiiieut les ejiaisscurs j et z , Ton Irouvera ,
([u'en faisant
T'=N's\nSt + yi^.yir,.cos5t ;
I' I
( T' ' — 4 « csin 5t . T'cosO-i- 4 aVsin'. cJf) ''
|/r-F'fi. V^IT j \(aU"-hR.y^T — c'T'\
Ual/"^li.y-,Y—2cT{aU"-^-R.y—,)i:osO-i-c'T'Y
'nil t V /
■rill
1 4 «'c'( I — yT )'— .\iic ij' i I — '/<' ) cf^so-\-rj" 1^
/>— 4A't'(i— <•)'
3 '
7" =
4Z»'c'(i— 7'^')' — ZT'
|46'c*(t — 7'^)'— 4<^c(i— 7'«')t;'cos9.-+-(;'»|'
I'dii a ;
Sehie II. Tom. VII. q«
3l4 MEMOIRE sun LA DISTRIBUTION DE I.'liLKCTRlCnE hT<;.
(a58) . ... iuD.y = AfXh,a,c)—BfM,h,c)
\ AJ\{b, a, c) -BfXa, h, c) \ b(c^-a^)
"^ 1
{c' 2rtC.C0SC-4-«')*
CO
o
00
i 1 Ciit.n's'wS
-h4^.V1v j JMb, <,,c)-BfM, b, coj I j^-i^Tzr,
0
I
-^ j^/(i, a, c)-BUa, b, c) \ (V'dt
o
t
_4lJ^ j^y;(Z,, a, c)-Bf, {«, i, c){T"'dt ;
o
(359) 7.bD.z = BJ\{a, b, c)-AfXb, a, c)
\ BfM, b, c)-ylf\b, a, c)\a{d-b^)
■^-
(c' — 2ic.cos5, -+-*")*
CC
-4 .|/1V j BfXa, b, c)-AMb, a, c) \\-~^^
00
, ,/— i,,/., , > j^,, .\Cdt.lfs\n8t
■/{a.yN ^B/,(a, b, c) -Af^b, a, 6-)j I ^^^,„,_
O
I
■^^ \BfM, b, c)-AfAb, a, c) \ (r-dt
0
I
- ^1^' \BJ\(a, b, c)-Al {b, a, c) \ jr^dt ;
p.\n J. PLANA 3t5
Oil la signification dc la Icltre D est confonne i reqnation (190), ct
les lettrcs ti, IF' ilcsignciit cc que dcvicnuent G et //' par la j)er-
mutation des deux letties a ct b entr'elles , apies avoir ecrit 0 an
lieu de 0.
Reiativement auv trois iiitegrales
I
Jdj Celt C ,lt
000
il fau<ha se rappcler que Ton a
1
(=60) 1^1^ =
O
|_T„„ j___k!Z___(_ ' T \{c—aY—b'
W "=' j (c-H«r-Z.^i-~8^^°S-j(c-)-«)'-^'
J
(^6.) r^=
>
nL I L T .„ ! (c-by-u^
-7a7;W \77-rTv-—rA=—oi-'^oa
I
{263) 2vr_ii_=
o
=- ^"8-(,^/~;' ^^-,)=- Log. ( .^^v;:'^ J
et surtout observer, dt-s ce moment, que chacuue d'elles est susceptible
3l6 MEMOIKE Sl'H LA DISTRIBUTION DE I-'elECTHICITK EIC.
«lc croitrc iiulefmimciU :i mesure que la distance c — a — h, qui separe
It's surfaces ik'S ilcux sjiheres, dcvicnl plus pciite. Cctlc oirconslauce
e\ine un exaiiicn special, soil tlu nuiueraleur, soit tlu denominatcur
oomuuui D , qui cnlrc dans Tcxprcssion dc y ct de z, pour \oir, si,
eU'ectivemenl, Ics intensiles pcuvcnt devcnir infinics par Ic rapproche-
nifiit graducl dcs deux spheres elcctrisccs. II sufiit d'avoir, ici, indiquee
Tcxisleiiee dc ee cas singulicr qui sera analyse ci-apres.
Je ferai en outre remarqucr qu'en posant, pour plus de simplicite.
o o
o o
o o
on aura ;
(263).. laD.y^AfXh, a, c)-BfAa, b,c)
j Jb,l\{b, a, c)-BbJ,(o, b, V) I (.•■-«')
{C 2 tf C . cos ^ -t- fi' )'
^Af,(l>, », r).ll,(/., a, c, (l)^AbfAb., a, c).\\Ab, a, c, 5)
- Bf^ {a, b, c) . II, (/;, «, c, 0 )- Bbj; [a, b, c) . W^b, a, r, 6 ) ;
PAR J. Pr.ANA 3lT
(364).. ^bD.z = Bf\a, b,c)-Jf.Xb, a,c)
\ BafM, b, c)-AafXa, b, c) \ (c'-b' )
(C — aic.cosC -j-i')'
-^BJ\{a, b, c).\\,{a, b, c, 0)-i-Baf,{a, b, c).U,{a, b, c, 0)
— Af^(b, a, f).JT,{rt, b, c, 0) — /laf,{b, a, c).UM, b, c,0).
Mainlenant jiar Ic seul rapprochement tic ces equations avec celles
designees par (igS) et (19G) Ton \oit aussilol cjuc, en ayant egaril aiiv
equations (284) qui scront dcfinies ci-apres, Ton a ;
(205)... L. ^ '/' iJ -^ = ll,{b,a,c,0) ,
\p' — 2 acpi Mfios G-i-uVJ\J' i *
(^Ob) ... i.. ^—^ ^ '-^^^ 5 = II, (b, a,c,0) ;
' \c^M,^ — 2ac3fiiJ.i_,cosO-haiJ.\_,\''
ct tleux autres equations scmblablcs que Ton obtient par la permutation
des deuv Icttres a, b dans les deux membres de ces deux dernieres
equations.
Tellcs sont les formulcs ycnuralcs qui expriment , sous forme reelle
et finie , I'intcnsite clcclriquc a la surface des deux spheres. Elles de-
viennent illusoircs, lorsquc Ton y fait c=a-\-b, ct par consequent d=o.
Mais ce cas particidicr, qui est celui du contact des deux spheres, doit
('trc traite a part, ainsi c[nc nous I'avons fait: autrcmcnt, il faul enlre-
prendre plusieurs transforuialions, qui, a certains cgards, augmcntenl
i.T difliculle de la question.
Analytiquemcnt parlant, ces formules sont tres-remarcjuables par la
synuilrie dc Icur forme , et murac par leur simplieile : ce qui est une
propiic'le fort eloigncc des idees dc Poisson sur ce resultat. II. n"a pas
cntrepris de pousser jusqu'a son dernier Icrine la solution dc ce pro-
bleme , et laissa intacte la diflicultc que presentait Texecution d'un calcul,
<jui lui ])araissait devoir conduirc a des exprcs.sions tres-coinpliqiu'cs.
(lertes en enoncant cette pcusce, dans la page -jf) de son second Me-
)ii()ii( , il nc prevoyait pas que la complication cxislait seulemcnl dans
les ivpressions intevmedlaires et non dans le resnllat final.
3l8 HIEMOIRK SUft I.A DISTRIBUTION DE I-'EtECTRICIl E ETC.
% XXIV.
Lcs fonimles dii precedent paragrajihc sc iimplificuL considerablement;,
lorsqu'oii les applique a run ou a I'autro des quatre points places sur la
lii;nc des centres. Alors Ton a cosO = rti ; cosG, =:t i ; ce qui donne
[t/q=3«c(i— «')]' ' [l/:;:2ic(i— 0]' '
[2ac(i— 7'<*):pC/'J ' [26c (i — 7'r)±7T^| '
_ ^ (iV'=t2rtc)sinc?<-<-^.V=n.cos^<
'^"~'~!(A'zp2rtc)sinJf-4-|/"^.j/-rT.cos^<|' '
Mainleuant, si Ton observe, que la valcur de N pcut etre inise sous
la forme
(267) N = [t^c-ay-b'\[{c^ay-b^] ,
Ton trouvera quo ;i I'aide de ces deux dernicres equations Ton obtient,
<=^«' /^=
O
OC CO
j_ r sin^<.(A'-4-A""sin\3^)f/(! _j_ CdtQ. smSe
^* j (e^^'-i)(A:"zp4acsin\^<y~^"J e"'- i '
o o
g Cdt.H's'mSt _ I r^/££\sm^_
c
s\n 5 1{ N K"" ^z/j a' b^K''sin\^t) fit
(e"' — i)( A'''^=4ac6'sin^r)/)• '
I'An J. PLANA
3i(
apres avoir siibsliliie j)our T, fV, clc. leurs valeurs , ol fail, pour
abreger ,
K =i\'(iV'^6rtc) ;
/i:'=(cq:«)' — // ;
K" = {c-izay' — b' ;
K"'=K"K'' — K ;
K"
K"' = K"K"' :
K" A'"
A'" = - A" ;
Si I'oii leiuplace G ct IT par <; et TF, il suflira d'echanger eiilr'elles
les (lcu\ leltres a et b.
Conlbrineinent a ces clenominalions, Ton a
f yv.- {\(K"-^yii)-(K"-\l<)t^\dt .
u o
I I
j ^_j j(A'-)/lv)-/(A'-4-V-]V)/'r '
o O
jioiuvu que Ton ait ratlenlion de se rappeler que, clans celle deniierc
♦'■quation, ainsi que dans la precedcnle, le signe ambigu :t ne com-
porle que ileiuc combinaisons que Ton forme en preuant toujours, soit
(Ml dehors soit en dedans du signe integral le signe supe'rieur, pour
ros5 = -t-i, et le signe injerieur, pour cos 5= — i.
En evaluant ces iutcgralcs dcfinies par les formules
n.p{p—q)
I
1 r dx
1 1
r x'tlar I I r ilx
3l'.ii MEMOiniC SUR I. A DISTRIBUTION DE I.'ei.EOTRICITE KTC.
Toil trouvo
J
r'.n: "'-""
■a(A"'— iV) '
OH observant (juo l'o<jiialioii ideiiliquc , K'K" — A'=o , tint clis[>aiailrc,
sans OAcciiler I'itUegralion, le terinc qui scrail aOccle (In sigiie integral
ilaiis I'liacune clc ci-s cKi'i'Cssions. Kl cominc '/= — , il ost lacilf tie-
voir (jue, on ajaiil t'gavil aux cqnalions (ly'l). '-t ('7-'')) ' "" •' ^''^ ''*•'"
siillal fort siinjilc , savoir
('7o)..v^fr"„<=M=i.|/|;',
, I (I h ( (.■ .— (/ )
D'ajiios I't'cjiialion •/ = -, ct reqnalion (aSS) Ion pent ecrirt^
o
Maiiitciianl, si i'oii ileoomposc los f'raclions Q ct Q', dont la deli-
nilion est donne'c par Ics ecjuations (268) et (269), on trouviMa, apres
les reductions qui sc pi'cscnlent ;
(272) ... f'L^2l}^^=-K'K".nJ{b,a,c)+^.K"K'\u:'{0,<.,c) :
J e —I
O
CO
PAR J. PLANA 3a I
oix I'on a fait ;
CO
Tl'(b, a, c) = \ -, •
•^ ' ' ' J (e»«'_,)(A-"q=4acsm.5/) '
(^74)
00
,,,, . r (Ita'mot
Tl"lo, a, c)=\ : •
J (e"'_,)(A"'=p4«csiu'.oV)"
o
00
rt I/I \ f dts\n§t
U, (0 , a , c)=l ^ •
0
OD
n." {b , a, c) = f , . '^^^^ -, .
II suit de la et des formules (aGS) et (266) que I'ou a ces deux
equations ; savoir
, ,^, 7 (nl>y^-\{c^a)M<=i=ab'M,_.\_ ^yjt
■^c^a)K'y^^n\(b,u,c)-ii{cz^a)(cz!=ayK'K''y!^,lV'.{b,a,
)
Cola pose il est clair que Ics formules generates (258) et (25y) se
i-eduisent dans le cas partieuliei' dont il est ici question a cellcs-oi ; oil
ies Ictti-es IT', K" , TC" , K^ , sunnonlees d'un trait liorizoiUal, desigucnl
ce que deviennent K', K", K'" , K"' , apres la pcrmulalion (li;s d«ni\
leltres a et b: savoii-
Serie if. Tom. ^'II. rr
3aa MiiMoiRE sun la distribution de i-'ii.ECTnTcrrii etc.
(277). ..^aD.y= \^f\{b, a, c)-BfM> b, ')!('- fyf)
Jf^ib, a, c)-BJ\{a, b, .OJ ^-^^^
Af,{b, a, c) —n/.{a, b, c)\-^j^~y^,
AfXb, a, c)-BfM, b, c)\ ^^yX^lI/(^ a, c)
(278).. .2bV.zz=
Af.{b,a, c)-B/M b, c^J^^\V\b, a, c)
Af^{b, a, c)-BfM> b, c)\ 46.^".KlV n; {h, a, c)
AUb, a, c)-Bf,{a,b,c)l ^bK"K".\rNu:{b, a, c) ;
Bf,(a, b, c)-AMb, a, c)\L -j^\
BfM. b, c)-AfXb, a, c.)j ^^^
BfM b, c)-Jf,{b, a, c)\ .,'"^5--
BJ\{a, b, c)-Af^{b, a,c)\ ^ *""-.*" JI/(«, h, a)
) \ A'
BMa, 6, c)-AUb,a, A^-H^^^!' (a, b,c)
Bf, {a, b, c)-AfXb,a,c\lsa K^. yH n\ (a, b, c)
BfM, b, c)-AfXb, a,c)\ l^aK'K" .\-^\\:\a, b, c)
PAn J. PLANA 3^3
En ilivisant ccs equations par ■>. D , Ton aura les Taleurs il<- aj-
et bz. Mais , pour presenter cc resiillat dune inanierc plus explicite ,
il fauiira se rappeler que, confornicincni auv e'c[uations (190), (aS^),
(a55), (256), (257), (260), (2G1), (2(12), si I'oM fait
\\:<'{a,b,c)={
ills\i\ o I
(379) ....
(e' — i)(iV-f.4«V".siii*.(?/) '
(I t%\n^t
u:"(b,a,c)={
j(e-'_,)(iV-K4a'6'sin'.o"0 '
O
(.8o)....(a,i,c)==. + -&Log.[[-£^^]_4A7T.I^^^^^
(28.)...^K^c)=,+^^Log.[£^|^:]-4M,viv.n-(^«,.);
(283) D' = ^^{a,h,c).i{b,a,c)~'^^\<^,{a,b,c)\ ,
Ton a les equations;
/(«, b, c) = ±<pXa, b, c) ; /(a, b, c) = -~^^{a, b, c) :
J\(b, a, c) = ±ip,(b,a,c) ; _/;(</, b, c) = — ~l,(u, b, c) ;
lesquelles donnent ;
2bi
(284) ..
/ fXa,b,c) _ bf_(a, b, c) .
2D ~ D'
J'A^,", ^) _»'P.{^, (I, g) .
3/^ ~ D'
\fAa,b,c)_ b'
fAb,a,c) "\, / . L .
^^ =-^/'^(''.*.0 •
334 SIF.VOIRE SI.-R T.\ DISTRIBUTION DE I.'KLr.CTRICni'; ETC.
Sm- cela , il importe dd fairc observer que les (onclions /^(a, b, c),
f,{a, b, c) qui cntreul clans les forniulcs prececlentcs , lie scut pus ab-
soluraeiU iilculiques avcc cellcs, qui, dans le § XVIII, out clc employees
pour etablii- les equations (189). Mais, par le rapprochement dcs equa-
tions (195), (196), (a63), (264), et des equations (207), (284), il est
flair que Ton a
</-,(«, *> c) = i-|-I..-
Pi
(385) I .f,(i,rt,c) = ,-f.iil^^ ,
De sorlc que les suites infinies qui composent le second mcmbre de
ces equations sont, par cette transformation, sommces par dcs inte-
grates definies.
Quoique les formulcs que nous venons dc trouver soicnt aiiisi ref-
duites autant que possible , lorsque Ton veut conservcr la generalite a
Tegard de la distance qui scpai'c les deux spheres , il est absolument
iieccssaire de les de'vclopper d'une maniere speciale pour mettre en
evidence les lois remarquables <pie presentc I'etat elcctriquc de deux
spheres conductriccs isolees dans leur rapprochement indefini , et leur
ecartemenl aprcs le contact. Tel est le but dii Chapitre suivant.
PAR J Pr.AXA 325
CIIAPITRE QUATRIKHE
LOIS DE l,.\ DISTRIBLTIOX DE fliLECTRICITE
A LA SCUFACE DE DEUX SPHERES COXDUCTRICES
SliPAREES PAR im PETIT nVTERVALLC
§ XXV.
La ju'cmicre rcmarcpic que I'on doit faire pour iraiter cetle quesiioii
en niodifiant convcnablcmeut Ics formnles generalcs consistc en ccia, que
la quanlitii 5 sera (Vautant plus pclilc, que les deux spliercs seront plus
rappro(:hecs. Car, en faisant c=rt-4-i-f-A dans i'equation (238) Ton
obtient jjour 5 une serie ordonnec suivant les puissances de A , dc la-
quellc , en retenant sculement le prcuiier terme , il vicndra
w ,^-yis!i^.y-K
l)i' sorlc que, pour examiner de plus pres le cas particulier oil les deux
spheres sont fort rapprocliees, il est d'abord necessaire de developper
suivant les puissances de S, les equations (280), (281), (282), ct (283),
afin de pouvoir ensuite composer les expressions des epaisseurs elec-
triques j et s.
Pour ccla je commence par observer que les equations a^-, a'z=—^b'/,
Uouvecs dans le § XYII, donncnt « — K' = b(y~' — 7) : et comme Ton a
par les series, en vertu de I'equation (238);
■/-' = i—$-i--$' ^^'-»-etc. ,
' 2 2.0
V = 1 -H 5 -H -$'-¥■ -^5^-+-etc. ,
' 2 2.3
il est clair que I'equation «(« — «') = ^iv , donne
SaG MEMOIRF. SLR LA DISTRIBUTION DE LKt^ErTnlClTK ETC.
(287) y-^=i—2ab5(i-^8'n) ,
cii posanl
I 0
n = — ;. H ., . r + etc.
2.3 2.3.4-5
I'our clevcloppcr dc mcmc la valcur tic c , j'obscrvc que I'efjua-
lioii (2/17) (lomie
iVoh Ion tire
(288)... c-'=(.-<-Z>r.4-.Z>o-(i+3^ + 3^^-f3^^;g^3-fc.c.) ;
ab ab \ ab ^^ I
T^\^—i TT?" -+-etc. } .
c'—{a^bf\ {a^b)
Done , eu prenant la racine carree et ordonnaiit sui\ant les puissances
lie 5' nous aurons uuc scric dc cclte forme
oil Ton a
I 1 ab
■^1,) —
12 4"(«-+-^)' '
1 I ab 1 a^b^
■360 2f^' (a-^by"^ 2>' {a-^-b)" '
I rti I a" A" 5 a^A'
^=""3.4.5.0.7.8 320 '(wH-Z-f"*^ 32 ■{«-♦-/!>)* 64(rt-+-i)''
etc.
Mais , pour plus dc siinplicite , nous ferons
n'=i-f.^(„c}"-f-^(.,(o^')H-etc. ,
tc ([ui donne
, „ , , ab.^'n'
(28q) c = a-+-6-t-— 7 — --t7 •
^ 2{a-+-i')
PAH J. ITANA ?>2-
j
MaintcnaiU, si Ton ronsulere que dans Ic second meinl>re de I'cfjuii-
V~l<" K"
jiou (iin) il V a dcs Icrnies uiulllpliL'S par' -. ', ..^^ = -.— r;=- ? <^f n"e P^f
\ III : 1 1 d .y li' 0 .y iy ' * '
\es series que nous vcnons de trouvcr Ton a ; d'ahord
et eiisuilc
(289)
y K" b'' — rt' — c'^a^c
^7yli'~ 2aZ»(J'(i-Hrio") '
yiv- _
o\VT'
_ ((<-t-/))[i± 1] _ V 13 / _ «jr
~ Z/o"'(i-f-llo"') 2(i+.ll5') ■*-2(«-H/;)(H-llo^') '
Ion en condura, que Ic cas ou Ton prend Ic signc superieur des Icrmes
ainbigus nicrile une atlenlion speciale. Car, a raison de la presence du
U'lme — — T-i-T — - il V aura un abaissemeut de deux unites dans les
00 ■'
exposans des fonctions multipliees par ce termc et devcloppees suivant
les puissances de ^. En consequence , il faudia conscrver au moins les
termes multiplies par 5' dans le developpcmcnt des fonctions (//^ {a, b, c),
<^,{a, b, c) afin d'avoir un resullat exact rclalivcment aux deux premiers
termes des epaisseurs clectriques _/ et s fournies par les equations (277)
et (278). D'apres cclte consideration , et a I'aidc des etpations
^°S- L \c + uf-b^ \= ' ^'^- i {c^uf-b'
rc'_(«-f-i)n \ yis
o \_c' — {a—b)} ° \c—{u — b)
nous avons forme, en negiigcant les termes undtiplics par ^*, les equa-
tions suivantcs; savoir
M=ab(2^0') ■ M^yii = —/iu'b'5(i-i-^S'\ ,
^'=2a(a-i-b)-^ahS' ; iV'.V^ = — a/*./ 2(rt-+-/')-+-(4/-'-»-«)\ « ;
SaS MEMOIRE SDR LA DISTRIBUTION DE l'ei.ECTRICITE ETC.
yy r .
Lon.l, ^- T- = — 2L0C.2I I-t-j )-H2Log.(— J)H--5-— , ,,
11 suit dc la que ,
(2Qo)...-^^ — ^.Loc.r '- — >-|= T{Loa. 21 i-f-T- 1 — Loc.(— o)>
^ ^ ' 2ac.B " L{c-h«) — 1^ J a-+-i j '^ \ bj ^^ 'j
_3 _b 3 ab
2 a-i-b 2 (a-i-by
3 ' a-^b I ,
-+- ^ 1 1-4-2 Log. 2 — 2Log. (— ^
Cliacuiie des inlegrales qui eiitrc dans le second menibrc des equations
(280), (281), (282) s'y trouvant multipliee par yiv , on anva a consi-
dt'rer nn prodiiit dc la forme
(302) //=Go. I ;
Or, cu faisant pour plus de simplicite , - = j, el
PAR J. PLANA 329
Qt 0 0 ' D
il est facile d'elahlir requation
o
|)ar laqucUe Ton rcconnait aussitot, que la fouclion // est devcloppable
suivaiil Ics i>uissances tie 0'. Do sorlc que, cii nt'gligcant les termes
multiplies par ^*, il suflit ile piciulre U^-p , i? = o. Alors , en tleve-
G G
loppant — , et faisant — =G'-4-G''c?', il viemlia
//= ( G -H G"5') r —^
J (e"'-i)(i" -+-.")
O
o o
Maintenant, si Ton remplace; Cdt par <J< I (<'-+-£*) — £* > , t''dt par
<rf< (<*-+-£') — f'r, ct si Ion a eganl a I'eqiialion
(•) Cetle cqantion so dcmontrc fac'ilemont en observant que i"un a
Cult ftih.e-^^' (' , _,,,, _,-, _;-, . ,
00 O
I / I I t \ ' ~' '
4^ V 3 .) 4 '^ I n o 24
Serie If, Tom. MI. ss
33o MKMOIRE Sl'R I. A DISTRllJI TION DE I.'i.I.ECTRlCITE ETC.
Ion obticntlia cellc expression do //; savoir
u
G'l
ou la scconilc inlegralc est iinmctlialcnicnt comnic par le coefficient dif-
forenliel de la premiere, pris par i-appoi't au paramelre t. Et comme,
dull autre cole (*), Ton a la fornuilc
(—^ ■ =iC— l + lLog.. + i. p^(^^~'-0 ,
i> o
daus laqucllc C reprcsentc la transcendaiilc mimcrique 0,577216
deja renconlrtie dans Ic § IX, il est clair que Ton a;
CO «
r tdt __ (l-f-2£) I frff.r-'Log.f
Douc en subslituaiit ccs valeui'S, et remplacant £ par tL ^ \\ viendra
i.,■^) //=^jc^Log.^-iL^il^!;./Y,_/^)(
^ 2 i ° q 2p 72 b i/\ 'I y \
_|j...i_(,G"-G'e;)(..u,e)j
o
o
<•) Voyei Ics pages I5'1 el 190 <ln second Volume <lcs Kxcrciees du Calcul Inte^'ral do LRGEhDKi.
PAR J. I'l.ANA 33 1
En difl'crcnliant Ics dcu\ meiubres tie celle equalion par rapport a /j ,
ct posuiil
(2C)4) ir=:Go\ I ; ,
u
Ton Irouvera
/ ~K til G' I 70' i'P 2/j'\)
^P\ P 9 </ V ^ 7/i
G
-+
Supposoiis niainleiiant que 1 on ait en tlevcloppant /j ct r/ les equations
/)=^'-f-/3'iJ% r/=</'-|-|5"o* ; et par consecpient ^^^,-4-/55", on f'ai-
saiil "' = —, — '— rr ■ Mors, en designant par [77] ct ])ar f//'] les va-
Iciirs de // et 77', formees en prcnant p-^p, (j'^q', X'ou aui'a
(.96) ... ii=[u^^^k^i/ii^fdJ-' i^o^ti ,
(397) ... //'=[//']-0-;(r^"-4r='-3,'5'^<)
^Pi' \^P 1')] v^"" .y r±:7-^(
-+
33a MEMOiRE sin i..\ distribution de l'ei.ectricite etc.
Cette dernierc formule tlcvient ncccssairc jioiir clevcloj>per les leinirs
alFectes ties inlci;rales nl'{b,a,c), ct n^'{b,a,c), qui enlrcnt dans
la \alour de r, loiscjuc Ion jnrnd Ic signc infcricur des tormcs aml)igus.
Tel est le molil' pour Icqucl je I'ai jncpaicc ici par auliiipalion.
Eu appUquant la forniulc (296) au dernier tcrme de requatioii (38:'),
pour lequel 011 a ;
I'on oblicnt ce n'sullat fort simple; savoir
(398) ... -4^/V^^n."'(^,«.t)=2<^-'-»-(<^--)-3- •
I'our appliquer la meiue formule au dernier tcrme de I'equation (280),
il faut prendre
y:»*=4«"Z<Yi-+-^r^ ; r/' = 4flV' ;
4* ^„_2 b{ct^l^b' — ab)
a-\-b ' "~3' {a + bf
d oil I on tire d'abord ;
// = ?.«/> ; (f ■=. 2 a (a -tr b ) : fi'z=i^ah ;
^</' // b ^ \ b 1 a//
/5"=
a-t-i ' q a-\-b '' ' 6rt-l-/' :^'((/-+-i)
«-l ensuile
PAIV J. PLANA '.Vi^
im) -4A'T^- 1".'" («>/''<■)=
— I rLoi^.I i-/rj )-+-— — 7 i-t-r 7 TVS"
aH-i ^V bj a-hbf (> 2(rt-|-Z>) \
*i>:^-l(;!"'-^^-l«0-"''-"-"'>^»K'*0|
aj)rt's avoir fait
b
.4' =
n{a-^b
Maiiilennnt, par Ic rapjirocheuiciit dcs equalions (290) ct (299) Ton
voil aussilot que I'equation (280) csl rcduile u ccUc-ci ;
(3oo) S^.K *, c) = 2a/.{a, b, c) =
/ 0 ab ^A 0 ba (a — b) „,
V t) 2(a-4-^) / 3 (rt-+-o)'
de laqiielle Ion lire immedialement <^^(b,a, c) par la permulatioii des
deux Icllrcs a cl b.
RelaUvemcnl a la foiiction (^^(rt, i, c) , il est evident que, par le
rapprochement des equalions (282), (291) et (298), Ton a;
(3o.)... 6.(«, Z.,,f)=(i-H^)J2C-t-Log.|j-4-|-^ .
En imdlijdiant Ics dcuv nieinbres de relic equation jiar
b _ b //
334 MKMOinE SL'R I. A DISmiBUTION UE I.'lil.F.CTIllClTE ETC.
nous aurons (conformement aiix e([uations (284)) Tcxpression dc la forir-
tion /,((t, b, c) ; cesl-a-ilirc que Ton a;
(3o2) Jl(u, b, c) =
l> \ _^^ 'i!i_-A\ r_uT ( ^ \\ '' ^'
Mais iioiis avons
done, jiar la combinaison des equations (3oo) et (3o2) Ion feia dispa-
railre a la fois Ics Icnncs allectes de Log. — ^,et cciu midliplics jiar la
D'
Iranscendante numeriquc C, c'est-a-dii-c, qu'cn posant D" = j, <t
^ ' i2(a-+-Z>)^ Vt> 2(«-+-/>) / b{a-\-bY
Ton a I'equation
^^*'''^ TTJ D"
Et en designant par F', B', B" ce que deviennent £', A\ ,4', ajjies
la permutation des deux leltres « et Zi, Ton lire de la rcqualion
., ,, fXb,a,c^^J\{b,a,c)_{B^^B"^')
Les ineincs equations (3oo) et (3o2) donnent
iXr.P.\ ,/;(«, ^,c) —/;(«, b,c)
^" ' ' •' «*^^'_ _ ^ ab{„—b)E'
,1 i~ ■>
m
I -H^-
G 2{a^bf^iQ>a{a-\-b) 0{u-i-bf i2(a-^-bY
PAR J. Pr.ANA 335
Ccia pose, la formation tic I'equalion (28a) ne preseule plus auL-iiiic
dilTlculle, ct Ton Irouve , cu iKij^lij^eaut toujours ics Icrmcs mulliplies
par S' ;
ou Ton a fait, pour plus tic siin|jlicili: ,
,, 2(«V/'-f-///i') I I «i M ^. T 4 f
/• ^ — . < > i'> C -J- Lo" — •
ab(a-^-b) |t) 2(a-+-^)'jf ^ ^o^'j
Ua — b){a'E'—l>'F') ab | I , ^ 4 I
'G 2(a-^b]
Mainleiiant, afin d'ccrire Tcquation (^'j']) cVunc mariiere plus expres-
sive, nous ferons d'abord observer, que, d'apres Ics equations (284),
Ton a
J](a, b, c)_f^{a, b, c) . fja, b, c)_f,{a, b, c) .
3/; ~ D" ' 3Z> ~ D"
ensuite, nous ferons
b c-^a T A' "
' — zir^ ' '■ — ^i^r^ » '■ — ' — vtpt? '
cz^a c^a 0 y^
>.'" = ().)'- I )H-^-_— --^^
iJ(cq=«)[(cq=«-H/y)]
f (Itsmot
n, (o, «, 6)= I : :
'^ ' > ' J(e'^^'-i)(A"=i=4ac).'sin'.50
(3o8) ...
ns"(/», a, c)= I ; :
sV' » ; J(e^^'— i)(A"':;:4ac).'sin'.J0
33(> MEMOiRE srn i.a distribction de l'iji.f.( tricitk etc.
ce (|iii rovicnt a dire, ([ue, aprcs avoir substituc pom- K" et if" leius
voleuis, Icqualiou (a'jy) est cquivaleiitc a cclle-ci ;
(3o9). . . a D".j=^y:'\j[f,{b, a, c)^f^{b,a,c)\-B[f,{a, b, c)^f,{a, b, c)]\
^r\jj:{b,a,c)-nj:(<,,b,c)\
AK"' \ [.■f/M,c>,c)-nj\{a,b,c)]n:{b,a,c)\
^ (-+- X py:(6, a, c)-Bj\{a, b,c)]n^ (b,a, c)\
i [4/; (/., a, c) - Bj\ {a, b, c)] H." {b, a,c)\
(-)-).X"[^/. (/-,«, c)-Bf{a, b, c)Y\r{b,u, c)
Nous nous Jisiicuserons d't'crirc rexprcssioii de bD".z que Ton lire
de celle Ibrinule par la permutalloii dcs Icllres A , B; a, b, confor-
iiiement i rdquation (278).
IVfais CCS formulos de\icndront plus symctriques, en pqsant
(3io) T {a,b, c)=/[(a, b, c)-»-/(«, b, c) :
(3.1) r'(«, b, c)=J[(a, b, c) -JM, ^ c) ;
el en iulroduisanl Ics fonctions T, T', dont I'ccpression est, ainsi qn'on
vicnt de Ic voir , plus simple que ccUe des fonctions J', et /, . Alors ,
en faisanl
(3i3) Q(b, a, c) = y!'-^--^-y=-\n'(b,a, c)H-X. 11/(6, a, c)\
-4 A-"VT| n"(b, a, c)^n'\n,"(b, a, c)\;
(3.3) Q'(Z., «,c)=^--^jn,'(i,«,c)-X.n/(/,,^,c)|
^^K"\li\n:'(b,a,c)-U!'.n^'(b,a,c)\;
I on aura, pour determiner les epaisscnrs eleclriques qui ont lieu sur
les quatre points des surfaces splicriques places sur la ligne des centres,
ces dent licpiations; savoir
PAn J. PI.AKA 33"
(3i4) aD".j= \jr(/>,a,c) — Br{a,b,c)^Q{l>,a,c)
-\JV'{1>, a, c)-i-Br'{a, b, c)\Q!{b, a, c) ;
(3i5) hD".z= \nT(u,b,c)—AT(b, a,c)\<l(a,b,c)
- \ BY' {a, b, c)-^Ar(b, a, c)\Q!{a, b, c) .
Parvenu ;i cc point, il dcvienl iieccssaire tic separcr les deux cas
<|ui, jiiscju'ici, out ete reunis par I'ambiguilc tlu sigiic it:. Toulefois,
il est remarquahle que Ton puisse ainsi conduire I'analyse de maniere,
que Ics deux cas opposes soicnt cxpriuics par dcs formules ambigues,
oil il y a plusieurs faclcurs qui Icurs sont coininuiis. De sorle que ,
toute la diversile tombc uniqucmcnt sur la valcur diflerente que prenneul
les deux fonclions Q,{^a, b, c) , Q! {^a, b, c) , suivant que Ton considere
I'uu ou I'autre point place siir la ligne des centres. J'ajouterai encore,
que le calcul des deuv fonctions
A\:(b,a,c) — BT{a, h,c) . AT' (b, a, c)-irBT' (a, b, c)
D" ' ~ly' '
a, en outre, I'avanlage d'etre comnuin aux formules generales (sGS),
(264) par lesqucUes Ton determine les epaisseurs (ileclriques de la couche
relatives a un point quelconque de la surface dcs deux spliei'es. Car,
en posant
(3i6) (l{b,a,c,Q) = -^-n^{b,a,c,0)-^-l\,{b,a,c,0)
b{c' — a') .
3
3 (c' — 2 « c- . cos 5 -4- rt' )'
I
i„ „ .. b
(3i7) Q.'(b,a, c, (5) = _---n,(i, a, c, 5)-H- \\,{b, a, c, 0)
i
3(c' — 2ac . cos 5 -+- d' )'
il est evident que les deux equations (263) , (2G4) dcvicnnml ('(piiva-
lentes a cellcs-ci ; savoir
Serie II. Tom. VII. tt
r>38 MEMOIRE SUR l.A DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
(3i8) aD".r= \AT(b,a,c) — BY{a,b,c)\Q{b,a,c,e)
— \AT'{b,a, c)^BY'{a,b, c)\Q!{b, a, c, Q) ;
(3i9) bD".z= ^BT{a,b,c)—Ar(b,a,c)\Q(a,b,c,0)
— ^Br{a,b,c)-hAr'{b,a, c)\Q'{a,b, c,0) .
Mais, pour pousser plus loin les diiveloppcmens donl il est ici question,
il est indispensable de dislingucr les deux cas, et nous commencerons
par celui ou Ton preiul le sigiic siipericiir dans les Icrmes ambigus.
§ XXVI.
Expression des ^aisseurs Heclriques y et z
qui onl lieu sur les deux points des surfaces spheriques les plus rapproches ,
places sur la ligne des centres.
Avant lout, je remarque que nous avons ici
1 * , ^ A" .
A== =1 -. prO
c — a 2(a-i-/))
,., b{c-ha) 2<i-^-b a(4«-H/^)M
'■'' ~(c—aY~ b 2b(a-hb)° '
3^^ 2 « » ( 7 " — ^b) ^,
o{c—a)(c — a-¥-b) b 6b{ct-\-b) '
et par consequent
/ - 6-^ 'J •
r.nsuite j'observe que, en negligeant les termes mulliplics par ^'
il suflil lie prendre
'.a-i-b\ 4a{a-^b)
'-»-=-(^) =
IMK J. IM.A.NA 33C)
o
CO
— yjj'(b,a,c)—n n,'{a, /,, c)\= ^^ — I ,,,_^ ;
o
A"'5_ 2(rt-4-Z>) , y^_
ce qui iloniie
, , \ —5 rt a-t-i a 26 a(aH-6)) ^ ^,
' I 12 6» b i2{a-i-b) a-^-b bb' ^
Ainsi, il est demontre par h'l , que la valour acluelle de la fonction
Q! {b, a, c) est, au moins, de I'ordre des quantiies multipliees par 5*.
De sorte qu'il est perinis de la negliger dans cettc approximation , el
de considerer seulement la fonction Q(b, a, c). Mais comine, en prenanl
les signes superieurs , Tequation (289 *") donne, en negligcant les termes
multiplies par 5' ;
b5' "^1 Sb "^a-hb
on voit tpi'il aurait fallu tenir compte des termes multiplies par 5* dans
le develojipement de la fonction T{b,a,c), afm d'avoir exactement les
lennes multiplies par d* dans le second mcmhre des deux equations
(32o) aD"./==\jr(b,a,c) — Br(a,b,c)\Q.{b,o,c) ,
(321) bD".z=^BT(a, b,c) — Ar(b,a,c)\Q.{<,,b,c) ,
auxquelles on pent ici reduire les formules generales (3i4)j (3i5). Cda
pose il est clair que la valeur actuelle de Q{b, a, c) doit elre formce
sans avoir egard au terme multiplie par — 4A"yTv , et en prenant
seulement
CO
^'|n/{6,«,c)-t-xn3'(^«,c)] = 2j-^^ = -^ ;
34o MEMOIRE SDR I.A DISTRIBUTION DE I.'liLECTRICITE ETC.
ce (jiii doiine
a(b, a, c) = X ^^__^^^^4— ^H-_^ .
II suit dc la, ct dcs equations (3o4), (3o5), que nous avons
aD'\j— \ A(B'^B"S') — B{^'-h^"0') j D.(b, a, c) ;
bD".z= j B{J'-i-J"d') — J{B'-i-n"5') \Q{a,b,c) ;
d oil Ton lire
(322) J =
{jn'—BJ')\/iia-^-h) b — a I ( , /i(JB" — B/i")(a-^b),
D" abS' ^ ab ^a-irb\ ab.D"
(323)
(JB'—BJ')\^(a^b) a — b , I I MAB" — BA"){a^b)
D" \ abS' ab a-^-b\ ab.D"
pour la valeur, malhcmatiqucment exaclc, des deux premiers tennes du
dcveloppeinent de _^ ct z ordoune suivant Ics jniissances de rl
Mais , pour rendre ces formules plus immedialcmcnt comparables
avec I'observation , il convicnt d'en eliininer 5\ Pour cela , remarquons
que requallon (289) doiinc
2 _ 4 (r< -4- ^ ) 4(fl->-&) _4(<y->-A)v^(,)
A ~ttZ<C'(n-^(,)a*)~' ab.O' ab '
on lz=c — a — b : ct en y substituant pour ^(,) sa valour, nous aurons
3 ^(a-i-b) i'l-i-b) I
A ab'T '^ab a-i-b
Ainsi il est clair que les valeurs precedcnlcs de j ct z soul (•quivali'iiles
a celles-ei ;
n,/^ (JB'-BA')\2 . 4Z>-2a) . 4(///r'-^^")(«-f-/0
(324)...^= -^ j_ + _^_-^.j+ -^-^, ,
_ {JB'—BJ')\2 4a — 2^1 ^^B" — BJ")(a^l>) .
(^25)...=— ^„ ^^-4- 2^^^^ j ^^^jy,
PAR J. Pr.ANA 3 I I
oil il sufllra ile faire, conformumciil iuix equations (286) ct (So-);
cii sc rappelant que I'emploi de ccUc forniule exige que ^ — soil
luie petite fraction.
Ce resultat Ires-remarquablc n'est pas fort dinereiil du ci-lui troiive
par PoissoN dans la l>agc 89 do son second Mcnioii'L'. I'our rcndrc I'ac-
cord parfait il faut d'abord corrigcr dans cello page deux fautes d'im-
pression : c'cst-a-dire , lire ^l? — 2« au lieu dc /^a — ab dans la valcur
de_^', ct viceversa /\a — 2b dans celle de z. En outre, il faut observer
(jue Ic denoniinatcur A de roissoN { duqucl il donnc Ics deux jircniiers
termcs dans la page 102) dcviendra egal a celui que nous avoiis designe
par D", en y reniplacant — 2 Log. 5'' jiar — Log. c?'. C'esl, par ine-
prise, que Poisson a double a la fois le logarillune du nonil)r(^ 2 ct
celui dc (J^.
On voit par ces fonnules, que leur premier ternie ctant divise par
la distance A qui separe les deux surfaces spheriques, pout croilrc in-
defuiiiuent a mesure que Ton diminue cet inlcrvalie , ct qu'il devient
infini au contact. Mais cctle circonstance capilale du phenonienc , qui
amene la rupture dc I'equilibre et Tapparilion dc retinccllc , n'aura
pas lieu, si les epaisscurs initialcs yl cl B ctaient idles que Ion ciit
AB' — B/l'=.o , puisquc cette equation entraine la disparition du termc
susceptible de croilre jusqu'a rinfnii. Or cette equation, qu'il est assez
diflicile de rcaliscr experinientaleuicnt sans Ic contact, est prccisement
relic qui sV'laliiit necessairement au contact dcs deux spheres: car nous
avons deja dcmonlre (Voyez les equations (64) et (65)) <pie,, alors,
il y a entre les cpaisseurs moycnncs j-l et B un rapport tel (pie
A A' ^ < 1 . 1 ■ 1- ,
-jT^=-jp . Done, apves le contact, ct a la petite aistance A enlre les
deux surfaces, les formulcs (pi'il faudra employer pour delcnnincr les
inlensitc's elcctriques j et z scront cellcs-ci ;
^^-'^ ^- ab.A'D" — ^^ '
^^'^) -^nTTBiy' '' '
3|l MKMOIHK SL'B I. A DIS IllIIirT ION 1)1; I. Kl.ECl IlLMTE ETC.
abstraclmii I'aiie tics ;iulres tcrnies ordoiines suivnnt les nuissanci's tic r}*
«]iii suivt'iit ce premier ct jiriiicipal tcrme.
Ainsi , c'est ;i I'aide de ces formules que Ion pourra determiner a
priori rintensile dc I'eleclricile <jui aflliic sur cliacun des deux points en
regard au moment de la separation des deux spheres. El comme on demon-
trera ci-apres que le cocHicienl A'B" — B' A" est toujours posilif, si la
ditVerence a — b des deux rayons est elle-meme jmsilive, on tire de lii,
et de ce que les quantites A' , B' et D" sont evidcmnicnt positives, la
consequence, que: « a Tinslant de la separation de deux spheres eon-
» ductrices et isolees, I'electricite qui afllue aux points par lesquels elles
» se touchaient, est d'egale intensite el d'espece diirercnte : niais, toujours,
» de meme especc sur la plus grande et d'espece conlraire sur la plus
» petite, relalivement a relectricite totale dont A el B expriment, res-
» pectivement, les e'paisseurs moyennes n.
Mais celte conclusion n'est pas vraie en ge'neral: il y a un cas d'e.xcep-
tion, soit a I'egard des dernieres formules soil a I'egard dc la consequence.
(]e cas est celui de deux spheres de meme rayon et egalement electiisees.
Alors Ton a A = B, A' = B', A"=B" ; et en general
Ar{b,a,c) = Br{a,b, c) :
et comme il est manifeste que, dans cet etat d'e'galite, i'on a j=z,
il faudra , pour determiner j- partir de I'equation
2A T'{a, a, c) _,,. .
7 = ——- })„ '.Q(a,a,c) ,
a laquelle se reduiscnt les formules (3i4) et (3i5). Or il est clair, par
les equations (3o6) et (3o'y), que Ic premier terme du rapport
rn X 2^'-+-2C-f.Log.( ij )
r [a, a, (?) ° V^ /
D"
I
est egal a — ^ ; du moins cela est vrai en negligeant dans cette valeur
de y la quantite
uA'.Q! (a, a, c)
■<!')
PAR J. PLANA 343
dont Ic numerateiir ( (iej;"i de I'orilre tie 5* ) est eii outre dini'mue par
la grnndeur dii deiiominatcur : done, puisque pour a=:b , nous avons
1
la (jueslion consiste a determiner au moins le premier terme de la fonction
Q.'(a,a,c), pour en faire ensuilc la substitution dans I'equalion
(329) _^.Q!(a,a,c)
^' ■^ Log. 3
Cela pose, voici toutcs les principales parlies de ce calcul. D'abord on
trouve que, dans le cas de b=a, Ton a
4 192 2c(c — a) 12 900
at par consequent
3 12 120
(33o) L = _i_5'.4.i9.5. .
Ensuite pour avoir la partie de Q!(a,a,c) qui, conformement a la for-
mule (3 1 3), depend dcs integrates definies il faudra prendre
:=8-^^;
4oYiv
a:"
=-
-5*
-+-
5»
48
).)/>=
9-
21
T
5'
.
X= I— -7-H
4 192 4
Mais pour un motif qui sera explique ci-apres je m'absliens, pour un
moment, de conlinucr de faire b = a \ ct j'observe que ayant , en
general ,
4«g ^1__ -*
4gcX'_ (4rt'-4-4r//>-t-//)^.
344 MKMOIRK SIR I.A DISTRIBUTION DE I.'ei.F.CTIUCITF. ETC.
A"
c tdt / re o'*/'\/ _..,.^3„,,, b^^H^ \
O
oe OD CO cjc
_{_tdt__ 5 f t'dt Gi . f <V// //>^ r /'>}<
-5- . n,' (6, rt, C) = I ; HtjO I 7 O'l ;
I
o
CO
_ (4a'-+-4fl&-i-6') ... C_^jit_
ron tire de-la la formule
05
(33r)... xl"'(^''''^)-"''(^^'^''")i = i^J.-^'
o
que je ■voulais etablir pour toute valour de a ct de b.
En negligeant 5'' I'Dn a
00
(332) ... :^\n;'(6,«,.)=J-^(.-^^)(i + 2o-0
o
ex 00
r /^/^ ^^ V r ^^^^^
o o
el de plus ;
^^U,"{b,a,c)='^n:{b,a,c) .
Done, dans le cas particulier de a=.b , nous avons
PAn J. PLANA S.'j;'
^1 ( L ^ IL^ ^Y ' " \_ "^' . '3-0'
^|iT."(«,«,c')-)./''n/'(«,«,f)J =
Z'-L^" ^' \/ 8-1-^' o'^= ' "^"^ o'
\24 6'.'>.4oy\ 4 / ' 90.1(1
en observant que Ton a
OS 'X,
C tdt _ 1 C t^dt i
o o
Jin suhsliluanl Ics valeius que nous venons tie trouver dans la foi-
mule (3i3), I'on aura sans peine
<rou I'on lire
' 120 VC.480 0.90 90. i() i44>'
'(a, a,c)=o.o^'-j-(^-ii^ ^')o'' = o.5'-+-o.o^'.
' V '20 I 30/
c'esl-a-dire
Ce rcsuUat inatlendu, at pourlaut veritajjlc, nous apprt-nd (pie dans
(•) La lormiilc ^oucrale pour L'\alui'r ccs inl^^l■ale8 csl colli' ci ;
X
Ct""-^'dt (l.2.3...3;H-t-l)| I 1 i
I := ■ -{t-i 1 Heir. I .
Je""'— I (a;:)'^'"-*' i gam*. 3,™+-. j
Serie II. Tom. VII. vv
346 MEMOIRE SL'R LA DISTRIBUTION DE I-'klKCTRICITE ETC.
I«' ciis lies spheres egalcs, re|iaisseui' ^^ iloiit il est ici question isl an
moms (le I'oidrc lie 5'' = 4'l — j ; c'cst-;i-dire tic I'ortlre du cube ile
I inlcrvallc A qui separe les ileux surfaces. Si roissoN a tiouve, au lieu
de zero,
— il'{a, a, c)=. 5 ' ,
130
dans la page io5 de son second Memoire, cela lient a une erreur d»;
calcul qu'il a coinmise dans la page 83 en chcrchant la valeur tie la
I'onction quil notnme S'- En cUcl, si Ton relient pour cctle conij)a-
raison les integi'ales dtjfinies au lieu de leurs valeui'S numtiriques, nous
avons
o'(.,, a, 6-) = — — 5'-«--'^ -5'
' 12 120
o o
ce qui revient a dire, que
—!>'(«,«, c) = o.
'9
120
OD 00
III I 6S\ ,,C tdi (5 , 44K,r t'<'t
o o
X CO
If) ., 35 ^T tdt 6r ^ f e^t
=-r2o-°^-^6-°j;^^^-T°J.-^^^ •
o o
S' X'
Or , rii rapprochant ce rtisultat des valeurs de -p et -y, Irouvees
par PoissoN dans les pages 83 et 85 on voit que la discordance lombe
sur le coeflicient de
PAR J. PI.AKA ^4/
o
<'e coeilicieul tloit cln; ^^ , ct iion — I lo — ^"'"^ 1= ~ <^f>"'>"<'
rela rcsiillc de I'exprcssiou dc S' Irouvce par I^oissok.
Pour plus lie clarlc j'ajoulcrai que, sa7is faire a=/>, el reteuaiit
sculemcnt les lermes afleclcs de I'inlegiale
■J3
r t\it
i'on aurall , cii vcrUi de recjualioii (33 1) el des equations
ces deox egalites; savoir
-l^\n;{b,a,c)-l.l\l{b,a,c)\.=
(j^dt_
4(«-1-*^)i « 5
0^'
£1 ^a{a-^b) lb ^^ f t'dl
6 • b^ ■ a^b'^ ^ e^"'— I ■
o
De sorte que leui- somme introduil dans la valeur de la foncliou
i2'(6, a, c) les Irois termes
CO 00
o o
1111 Q'(i, a, c) , ^
et dans la valeur de —^ — - — - le terme
348 AlEMOIRK SIR I, A IHSTftlBUTION DE L i;r.L( TRICI iK KTC
00
^ = T\ 20-*- :r |0' I ; .
o
Or ci- tcrine est celui qui devrait etre idenlique aver Ic Icrmc corres-
S'
pondaiit (jiic Ion voit ilans la valeui" tic -j—, ile Poisson a la jiage 83
I 5
(It'-ja rilcc. Ainsi , an lieu ilc 20-+-^=i8 — ^-t-^, Poisson a Ironvr ,
II • o ^ 4" • ■ . 1- ,
iiiii- mi calcul rrrone, lo — r^ -i r- ce qui revicnl a iliic uiic l;i
I'onstante absolue -;t- a ete rcmjilacec par unc quanlite siisccplihle tie
varier avec le rapport tics rayons a ct b ties tinux suhcres. Telle est ,
eiT detail, rc\plicalion tic celle singuliere discordance.
Le calcul que I'on vient d'exposer demontre la neccssilt; de consi-
derer les lermes mulliplit-s par ^'', si I'on veut avoij: , au iiioins , le
premier termc signilicatif dc I'tipaisseur j relative ii deux spheres tfgalcs
el egalcmcnt tilcclrisecs. En executant en constifjuence les dtiveloppemens
precedens de inaniere que le terme chercht; comprennc toutes les parties
qui concourent a sa formation , Ton obtient , au lieu de la valeur tit:
il'(a,a,c) donne plus haul, celle-ci ;
(333)... iiV, a, c) = - ^d'-l--^5* ^ ^'
' ' 13 130 7.5 13
■^V 6 33.45/^96-48.480 ^37.35.8.513 /
V 4*^ i5.i38y\3 iG.yo 7.37.513 /
tic lai|uetlc 1 on tire
181 3753
7.5j3 37.35.512 48-6.480 45-32.96
i2'(„,„,r) = '}^ ;
4o55 337 1
— I 1 1 1
7.27.513 90.16.48 45-138
e'est-a-dire ,
PAR J
. pr.ANA
Si'(«
,a,c):
II
j>i
"128.
35'
Dc sorle
(|UC
I'on
a
(334) . . .
• /
^(.
1)5*
J. 1
(i
28.13
5)Los.
2 270 Lc
on hit'ii
M9
(335) j = -^(o,o5878)(iJ
Poui- oiTiii- plus (le facilite a ceux qui voudraicnl verifier rexactilude
do cettc equation, je consigne ici les rcsullats intermediaires; savoir
A= I y-i — 0*
^^ rV
4 192 go. 256
K
XV— 1=3— :^ 5' -H -"9,
4 192 18.356 '
c(c — a)o 12 900 D0.D12
V" 5 - 19 ^. 181 .,, 4ac S' $<•
2 12 ^128 7.612 '. K" 16^384
/iac.r 9 ,, 27 ,, 2K"5 - a*
A'" ~ i6"^t28 ' Va — "^6~45T3^ '
-^ n; rt,«,c — Hj' a, «,c-) =( 5'')—-^ ;
0 I ' ' M \2 24 7240 4 12.42
-i^}n/(«, a, c) — XOjVrf, a, c)\ = -„-h-r3 7^^*H oJ q - — «
fff ' ' j\ ' ' /) ^(3 480.48 27.35.8.012
A' „, I / i I ^. 'J'\ I 241 c?*
0 ■ \ ' ' ' 24 V6 8/240 120 12.42
-^^n/ («, «, c.) = ^H-(-^o--2o-)^-H--^-.^^^^ ;
^)n."(.,«,c)->.X"iV'(«,«,c)|=-^+-;^->. '^°"' -
35o MKMOIRE sun l.A DISTHIBUTION »>E l.'lil-F-CTRICITK ETC.
Cesl CD suhsliluant ces valeurs dans I'cHjualion (3i3) que Ion a oblciux
I'equalion (333).
II suit tie l;i cl de ce que la fraction — doil (■lie dans la I'oi-
niule (335) infe'rieure a -. , que ccttc inlensile elet-lrique ecliappcrii ,
par son excessive pctilcsse, a la nianicrc ordinaire de la incsurcr et
sera confondue avcc le zero. Mais , malliemaliqucinenl parlant, il faudia
concevoir, que, immcdialement apres la se'iiaralion de deux S|ilieros
egales il y a, par influence, decomposition d'une partie do relcclricile
naturellc, et affluence d'electrieite contrairc vers les jioints qui (■taieiit
priniilivemcnt en contact ; ce qui est line consequence dc la tlieorie
opposee a cclle enoncee par Poisson dans la page io6 deja eite'e.
II y aura done, commc dans Ic cas dcs spheres inegales, unc distance a
laquelle I'electricile sera de nonveau nullc: mais I'etal tic'gatif qui precede
cetle distance etant insensible , ou du moins fort diflicile a observer, les
choses se passcront comm€ si il n'ayait aucune existence ; et la oi'i Ton
trouvera (par experience) les premieres traces d'electrieite de ineme signe
(pie A , I'on aura d(iia de'passe la distance c des deux centi'cs qui satis-
fait i I'equation ii'(«, a, c)^o .
Celte equation (itant remarquable par sa forme transcendante jc la
placerai ici telle qu'elle r<?sulte des equations. (288) et (3i3): la premiere,
dans le cas de a^b , donnc
2 A'"
yi^ ~ ^ [/ c— 2rt Ls
e'
2 2 2(c— a)" ^{c—a) '
et la seconde, en y faisant pour plus de simplicite ,
1 ,
- 0
,—p
e' —I
PAft J. PLANA 35 t
f C -J- 2 rt
(lonne ,
I ,
e^ -j-e '''
(^3^) «=-i+^-*-
\ r dts'mSt 1 f clts'inSl
~^' ij(e"'"— 1)( I— /j"siii'aO~'^j (<?'"'— Ol'—'Z'sin'J^
O 0
00 00
ci O
Je reprends maintenant la consideration des equations (Sa^) et (328)
l)our donner des series propres a faciliter le calcul numeinque du coef-
ficient A' B" — B' A", oil la definition des quantites A" et B" est doniiee
par I'equation (3o3). Pour dcveloppcr I'integrale designee par E' j'ob-
seive d'abord qu'en remplacant par i ■+- , Ton a
^ * I — t ^ I — t
I I
rrf..r°-^^Log.0)^ . ^ /}^.--^^Log.Q
done , en de'veloppant I'exponentielle t "■*■* et integrant ensuite chaque
terme par la formula donne'e dans le § X Ton aura , apres avoir fait
a^— — -t; k„^S„ — I ;
(337) H^k, — 2.aA;,-t-3.a'A-^ — 4-3^*5-4-5. a*^6 — etc. ;
I
35a MKMoinE srii i.a distiiidution de i.'Ei.ECTniciTE etc.
Ainsi, lequalion (3o3) revient a diic que I'on a
^^^' ,2(„_H/,)^""G'(«-H^)'j'"^V«-t-a6/ j
_ 1 b^a — b) \ \_ _ ah )
6" {a-\-bf ■ }6 2(a-^b)' \
Si I'oii prciul rt=i , le calcul de la serie dusignee par // se fera avec
d'aulaiit plus do facilitti que b sera une fraclion ]>lus petite. Mais, jiar
la peniiulation dcs letlres a el b , que Ton doit faire pour conclure de
la la valeur de B'' Ton perd uiic parlie de cot avaiitage , puiscfue la
iiouvellc seric procede suivant les puissances de 7 . Pouf obvier a
cet inconvenient je reinarque, qu'en diiveloppant directeinent I'exponen-
tielle t~"^^ I'on a ;
I
o
De sorte qu en posant 3= j , et
(340)..... /:/' = A-^+2a'A-3^3a"A-,-j-4a'U-5-t.€tc. ,
I'on a cette seconde expression de A" \ savoir
ri,{,\ 4i>— ^' ' {"- — b) I b\a—b) . .,ji nb i
V ., ;...^ _ j^^^^_^^^3 G'la-t-Z/)' 6'(«-+-Z.)^ "^ )6 2{«-+-6)Y
Done en employant cette formiile pour en tircr la valeur dc B" par la
permutation des deux lettres a et b Ton aura
(344--/^''=-TT7^,+^-^^.-^^-feS//''-H«'!^- " -^ ■
2{a^bf^6'(a-hbf^6'{a-^by ^ \6 ?.{a-i-b}'\'
oil nous avoDS
(343) //■' = A,-f-2a.A-3-t-3a'.*,H-4a'.A:5-i-etc.
PAR J. PLANA 353
De cciie maniere le calcul dcs denx series H et H" sera facilile par
la circoiistancc que la diirerencc de leurs tcrmes tombe seulement sur
le signe.
Cela pose, a I'aide des deux equations (SSg) et (343) Ton obticnt
la suivante :
(344) \(a^b)[A'BJ-B' A'') _^„ _
a g j/i &'\ B^( V'\
lia—b)^ li'
■i,a{a-irb){a-irib)^' A'
et par conse'quent les equations (327) et (SaS) deviennent eqnivalentes
i celles-ci ;
_ N".A ,
^~ bD" '
(345)
A^ ]S".B .
B'' bD" '
ou il laudra substituer pour bD" sa valeur fournie par I'cquatiou (326).
Si Ton suppose a'^b , les formules trouvees dans les ^§ IX et X
B'
prouvent que I'oa a toujours -j,'^ 1 '■ d'apres cela la seule inspection
de I'expression analjtique de la quantite N" que nous venons de trouver
suffit pour mettre en evidence qu'elle doit etre toujours positive , puisque
chacune des trois parties qui la composent sont elles-memes positives ;
c'est-a-dire de mcme signe que la difTt'rence a — b. Cette demonstration
nous parait beaucoup plus simple que celle donnee par Poisson dans
le N.° (48) de son second Me'moire.
Avant d'aller plus loin je ferai reniarquer que la limite %tns laquelle
converge N" a mesure que — diminue est
ou bien
6a f 2 0 S
Skrik II. Tom. VII. vv
354 MEMOIRE SUR LA DISTRIBUTION DE I.'KLECTniClTE ETC.
D'apies I'equation (SaC) le denominaleur bD" converge vers la limite
3C-t-Log.2-t.Los.(-)j
tloiic , pour lies valours fort pelites de — il suffira de prendre
(346) .=■ ^^^"'-'^
ou bien
(347) J
C-hLog.2-»-Log.Q)j
c-^^^iX) •
en posanl C":=^-»-- Log. 2 = 0, 923789
Pour facililer le calcul de cette formule il convient de I'ecrire avec
Ton a
y/(o, 80774°)
le Logaritlimc tubulaire : alors Ton a
o, 8028930 -I- Log. tab.'" f — j
(348) { .
g(^, 328679)
o, 8023930-f-Log.tab.'' ( -r I
En applif[uant notre formule a I'exemple choisi par Poisson, ou Ton a
A = — i; , il viendra j = A{o, 11875): c'est-u-dire que celte epaisseur
est environ le neuvieme de I'epaisseur moyenne ^ qui a lieu sur la plus
grande des deux spheres.
Cette valenr de j nc s'accorde pas avec celle que Poissok a doiinee,
|)Our le tneme objel , dans la ]iage io4 dc son second Menioire. La dis-
lonlanre lient a deux causes: la premiere est celle deja signalee plus
haut relativement a son denominateur A : la seconde tient a ce qu'il
fallait prendre
, /7/^Los.(i) ^
PAR J. PLANA 35;
lui lluii ck'
t_ /J/.Log.(
(0 ,
6'
I 2
O
•lans revaluation de la liinile dc J'/J" — B' A" : efTectivemeiil iios for-
iniiles (339) el (34 1) demoiitrent, que la liinile vers laquelle convertte /4"
est zero: el la formule (3^2) demoiitre que la limite vers laquelle
i-oii verge B" est
h-^h^^^^^-'^^h'
lo'-squ'on fail (;:=i : aiiisi il y a omission, dans le calciil de Poisson ,
d'une des deux parlies, chacune egale a ^ •
Le calcul arithmelique des equations (345) deviendra un jieu |il»s
regulier en posant
C"=2 ml C-f--Log.2 1 = 0, 8023930 ;
■(■4)- WT^-
/^ = C"' — Log. lab
a A
^ 3 (a-i-2/)} \a-i-bj A' '
I /I B' b'\ /a—b\^,. b' B'.i
R='~
ce qui donne
A.R
P4-Log.lab/(^)
(^49) {
P-+-Log.tab.'f -^ j
oil m = module = 0, 4342 ei Log. 2m=9, 9388i43 •
356 MKMOIRE sua L.V DISTRIBUTION DE l-'ELECTniCITK ETC.
Rieii nc deinonlre inieuv que ccs forinules la difiercncc intime quil
V ii eiitre le cas ilcs spheres inegales ct cclui des spheres egales: dans
ce dernier |\ oyez hi fonnulc (335)1 I'inleusile varie rapidemeiit, etant pro-
|)orlioiinclle an cube dc hi distance, tandis que pour Ics spheres inegales
la varialioii de lintensite elant Logarilhinique est sans comparaison plus
lente. Ainsi ces deux cas, quoique compris dans les iremes formules gene-
rales, constiluenl en realite deux varieles d'un memc phenomene qu'il
est essenliel dc distinguer pour evitcr toute confusion, soil dans les
idees thcoriques soit dans les resullals fournis par I'cxperience.
Pour faciliter les ajiplications des deux formules (349) j^ place ici
la table que j'ai calcultie pour y prendre immcdiatement Ics valeurs des
trois nomhrcs P, R et R' au moins dans Ics cas relalifs a des spheres
dont le rapport - des rayons est donne par des fractions fort simples.
h
It
1
F
R
I
3
I, i25a3
0, 33040
0,37173
[
3
I, 06526
0, 42582
0, 53406
2
3
I, i4384
0, 1^335
0, 18938
I
4
I, 01671
0, 5o374
0,66343
3
4
1, i4i39
0, 12336
0, i3i38
I
5
0,98091
0, 55983
0, 76085
2
5
1,09480
0, 32743
0, 39698
3
5
I, i4o59
0, 21691
0, 24234
PAR J. PLANA
357
b
a
P
R
R'
4
5
I, iS^aG
0, 09561
Oj 10043
1
6
0, g556i
0,58991
0, 82389
5
6
I, 13289
0, 07806
0, 08124
I
7
0, g3635
0,61593
0,87631
2
7
I, 03907
0, 46934
0, 6o463
3
7
I, io524
0, 34454
0, 4 1 220
4
7
I, 13^63
0, 23657
0, 26696
5
7
I, 14371
0, i5374
0, 16548
6
7
ij 12947
0, o5358
0, 05542
I
8
3
8
0,91992
0, 63087
0, 90798
I, 08470
0, 39440
0, 48404
5
8
i,i424r
0, 20019
0, 32174
7
8
1, 12705
0, 06389
0, 06579
I
9
0, 90825
0, 66808
0, 97665
2
0
0, 99767
0, 53128
0,71247
1 9
I, IIOIO
0, 33780
0, 39364
358
MEMOIRF. sun I.A DISTRIBUTION DE I. ELECTKICITE ETC.
1 '-
P
R
li'
5
9
1, i3535
0, 2/i778
0, 28 1 24
2
9
I, iSgao
0, 10775
0, 11 386
8
9
1, ia57.«
0, o5o42
0, o5i88
I
10
0,90234
0, 65849
0,97237
3
10
1,04733
0, 4561 3
0,58274
10
I, 14364
0, 14237
0, 15392
9_
10
I, 12294
0,04492
0,04597
I
11
0, 88996
0, 67765
1,00917
2
1 1
0, 96752
0, 57315
°j 79°94
3
1 1
1, o3i25
0,48177
0, 62557
1 1
':. 07996
0,39918
0, 49302
5
1 1
I, 1 1345
0, 32372
0, 38282
6
1 1
I, 13387
0, 25502
0, 29061
1
1 1
'' 14299
0, 19276
0, 21268
8
1 1
I, 14269
0, i3652
0, 14337
9.
1 1
I, 13472
0, 08723
0, ogi i5
<*
PAIi J. I'l.ANA
359
h
a
P
R
R'
lO
I 1
I, I2l3'7
0, o4o6i
0, 04147
1
1 ■}.
0, 88367
0,68353
1,02119
73
0,87691
0, 6g2o3
1,04370
^
0,87185
0, 69955
I, 0617G
I
0, 86735
0,69311
1, 0545 1
1
2it
0, 85 1 38
0, 73i3o
1, i338o
Les trois nombres P, H el //" qui ont ete calcules pour oblenir
ces resultats deviennent necessaires pour avoir les valeurs de y et de z
avec toutc la precision que comportent les formules (324) et (325).
Car en posant
(35o) ... G —
P_c"^_Log. lab/Cn-J) sm^Ci-hJ)
A'B'
il est facile de voir , que ces formules peuvent etre raises sous cette
forme ; savoir
J =
P+ Log. lab.- (I)
P-t-Log.tab.'Y-)
36o JufeMOIRE sun LA DISTRIBUTION DE l'^LECTRICIT^; ETC
et en faisant
_«* I a—F {a—l>\ jj ^. I i* /a— A
G' = ^^^
(«-f-2^)*
G" =
*^' bQ'
u(i^b) 3«(rt-+-A)'
G' = ..iL^^
G." =
g^' bQ'
b{a-i-b) 3a(a-hb)' '
Ion verra, qu'eii vertu cles formules (33g) ct (342) I'on peut ecrire
G\J{B'-hG'A)—B{J'-hG"A)\ .
'gtab/(|)j
J =
A {P-t-Lo£
(35.) ....
GM(5'-»-G.'A)-i?(^i'^G,"A)!
z= : ry.
A|P-HLog.tab."(^-)j
Ainsi , en calculant les Taleurs de Q', QJ; G, G', G"y G', G", &
1 aide de la table jilacee au fond de ce Memoire , Ton pourra evaluer
les intensites ^leclriques j et z qui out lieu a une petite distance A ,
(want le contact des deux surfaces spheriqiics, quelles que soient Uis
intensites primitives ^ et ^; ce qui peut etre utile soil pour comparer
les portions J' — ^4 et z — B des electriciles ainsi dissimulees, soit pour
comparer la theorie avec I'observation des distances qui , avec , ou sans
I'interposilion d'uiie lame de verre ou de toute autre substance isolante
diiFerente de I'air atmospherique , pre'cedent immediatement la rupture
lie 1 equilibrc eleclriqne ou I'apparition de Tetincelle. D'ajires cetle con-
sideration , qui me parait importante , je vais consigner ici les valeurs
de G , Q' et Q/ que j'ai employees pour la construction de la Table
precedente.
Mais auparavant je ferai observer qu'il ne faudrait pas avoir recours
a ces dernieres formules pour le cas pai-ticulier ou les deux spheres
seraient egales et incgalement dlectrisees. Car les formules primitives
(3a4) et (320) etant rapprochees de I'equation (33g) donnent sponta-
uement , en y faisant a^b;
FAR J. PLANA
3Gl
(35.)
ou Ton a
2111= 0,868589 ;
C"'-.-Log.lab/(^)
C"'=C"-»-Log.tab.'3 = i, K.3423
in
.4.Log.tah/2 = ">^^98B8.
Celle formule, remarquable par sa simplicite, rend plus sensible I'aclion
c|ui se developpe par influence , et tleinontre que , ceteris paribus , la
rupture de l't;quilil)re entre dcs spheres d'egal diametre arrive ;i des dis-
tances A de leurs surfaces qui sont proportionnelles aux rayons des spheres.
Cela pose voici la Table propre a facililer le calcul des inlensites
electriques exprimees par les equations (35 1).
h
a
G
<?'
q:
I
2
0, 59297
4, 49020
0,5
2129
I
3
0, 37128
9, 09866
0, 77093
2
3
0,81 855
1,95507
0, 37016
1
4
0, 26614
16, 26043
«, 87968
3
4
0,93002
I, 42032
0, 0
63o7
I
5
0, 21096
25,86881
0, 93993
2
5
0,45872
6, 24355
0, 75629
3
5
0, 72850
2,42934
0,3
5029,
Serie II. Tom. VII.
XX
363 MEMOIRE sun LA DISTRIBUTION DE L Er.ECTKlCITE ETC.
h
a
G
Q'
q:
4
5
0^99574
1, 17173
0, 04l02
I
6
0, 16770
36, 49775
0,97806
5
6
I, 04020
0, 99254
— 0, 1 1276
I
7
0, i4n4
49,54110
I, oo43o
2
7
0, 3io5i
12,43073
0,83436
3
7
0, 49680
5,39814
o,6336i
4
7
0, 68980
2,85229
0, 40080
5
7
0,883x5
1,62808
0, 13489
6
7
I, o7i3o
0, 93556
— 0, i65i6
I
8
0, 1 2 176
64,6i638
1,00599
3
8
0, 42567
7, 14195
0,71259
5
8
0, 76233
2, 3ooi8
0, 3o5oi
7
8
1,09400
0, 89249
—0, 16474
I
9
0, 10697
81,64664
I, o38o3
2
9
0, 23245
20, 57388
Oj9
i36i
4
9
o,5i8i4
4, 99523
0,6
0936
PAR J. PLANA
363
b
a
G
<^!'
c>;
9
0, 66829
3, 04557
0, 42829
7
9
0,96684
1,27675
0, 00576
8
9
1, I i()5i
0, 82173
—0, 236i8
I
1 ()
0, 09821
1 00, 69038
1,04951
3
10
0, 32856
11,26986
0, 81570
10
0, 8633 1
'.71973
0, 16296
lO
I, 12620
0,78494
— 0, 26192
1
1 1
0, 08602
121, 72080
1,05875
1
1 1
0, 18499
30,67716
0, 96093
3
1 1
0, 29557
I 3, 65677
0, 85ioi
I I
0, 4 '066
7,61 1 10
0,72877
_5^
1 1
0, 53 164
4, 75980
0,59371
G
1 1
0, 65458
3, 1 7<599
0, 44557
2.
1 1
0,77769
2,1997'
0, 28408
8
1 1
0, 89978
1,54929
— 0, 08935
I, o2o36
I , 09 1 63
— '^«7993
364
MEMOIKK SUR L\ DISTRIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
h
ti
G
Q'
q:
10
I 1
I, (3790
0, 75547
—0,38285
I
12
o, 07833
i44,75o<8
I, 06637
73
0,07189
169, 78392
1,07317
1
0, 06643
196,79822
I, 07816
I
i5
0, 06173
225,81812
1, 08285
1
■JO
0, 04559
4oo, 89007
1,09895
Les valeurs de P et de G etant, en outre, utiles pour la reduction
eu nombres des forinules que nous allons exposer dans le § suivant :
nous pensons que , par le rapprochement des differentes expressions al-
gebriques des lois qui regissent ces phenomenes, Ton sentira mieux
I'avantage qu'il y a d'avoir deja prepares le petit nombre des elemens
numeriques qui sent indispensables pour leur evaluation.
§ XXVII.
Expression des epaisseurs Hedriques y et z
(jui onl lieu sur les deux points des surfaces spheriqiies les plus eloiynes,
places sur la ligne des centres.
Pour trouver ces expressions, il faut reprendre les liquations (3i4).
et (3 1 5), et les developpcr en prenant le signe irifc'rietir dans les tonnes
ainbigus. ISous allons exe'culer ce calcul , en negligeant les tenncs mul-
tiplies par 0' , el cu conservant ceux divises par la quantile variable
aC-H
PAR J. FI.ANA 365
Log. I ^il. Celte approximation sera, tn general, suflisante pour
les pctites distances A qui separent les cleuv spheres.
Ici nous avons
K"={c—a—b){c-a-^-b) = ^^^^ ;
' rt-+-o ■iu-\-b
et les formules (3t2) et (3i3) peuvent etre reduites a celles-ci ;
i2(*,a,c) = X"H-^+^o-jn"(^,«,.)+^n3"(3,«,.)};
^Xb,a,c)= ---^^^^\u:\b,a,c)-^^^^,nrib,a,c)\ .
Cela pose , par I'application de la formule (agS) , Ton trouvera sans
difficulte , que , en negligeant dans le second membre les termes mul-
tiplies par 5', Ton a
tf .11, (b,a,c)— ^g^.^3 _________ I __ _
O
I
dt.t"-"-^'- 'Log.^
.
o
En substituant ces valcurs et reduisant , Ton verra que les termes
lion atlcctes du signe integral se deti'uiscnt , et que Ton a
a'(i, fl,c) = — aF' ; (l{b,a,c)=iaY" ;
en faisant , pour plus de simplicile ,
36G MEMOIRE SVR LA DISTRIBUTION DE l'eLECTRICITE ETC.
)(r^*-i)Los.(i)
.,_ b' idt.t '(«
-^u(u^dy I —
O
I
4«{«-hA)'- / 1— ^ .
o
Mais, en tliflerentiant pai- rapport au parametre k Ics deux membies
lie I'equation connue de Euler ;
1
CdtU'-'—t-')
Ion obtient
^ dt(t'-
f-
(^*-+f-')Log.(^)
— t
sin'. nA-
done en faisanl k=—, t- , nous aurons
2{a-hb)'
4«(« + irsin'j^-^^j
'■{a-irb)^
Maiutenant , d'apres les equations (3o6) et (326) 1 on trouvera ,
qu' en faisant , conformement aux denominations du § precedent :
,n^(« + /.)^'
P' = C"— Log.lab.'Yi-H^J ; p:
i" + Lo8.tah/(|)
P—P' A'B'G
b\ '
P' + Log.tab/(0 /"-HLos.tab.«(|)
PAn J. PI.AKA
Ion a ;
r'{a,b,t) b
367
1, b, c) _ b" / \-^p\ .
D" ~a\4'-\-b^B'\i-\-,i ) '
/ B' b'\
'{b,a,c)_ a' ( "*'P-J'-a' j .
D" —a'A'-hb'B'\ i-i-,7 /
II suit de li que nous avons
a
^,, , , /. \ m.r(a-hb)J' — J'B'G
7P ~aA'-hb'B'^"^
P-t-Log. tab
-G)
^,,. , , . m.-{a^b)B' — ^'B'Gi
D" ~a'A'-^b^B'
P^-Log.tab.'Q^
D'apres les equations (3o4) et (3o3) , si Ton neglige les termes mul-
tiplies par 5 *, Ton a
r(a, b,c)_A T(b, a,c)_B'
D" ~ D" ' D" ~ D" '
Jonc , en substituant pour D" sa valeur donnee par I'equation (326),
il viendra
2.T{a,b,c) A'.G
D"
P-HLog.tab.= (-|)
2.Y(b,a,c) B'.G
D"
P-^Los,Anh.'(jj
Maintenant, si Ton sul)sliluc les valeurs que nous veuons de former
dans les equations (3i4) et {3i5), Ion trouvera;
368 MEMOIRF. Sl'R LA DISTRIBUTION DE I.'elECTRICITE ETC.
(354)
(u'^'-i-O-n') ] /^+ Log. lab/ ^-^j
G\{JJ'^nB')V'-i-(JB'—BJ')V"\
2JP+Log.tab.'(|)j
(a^yd'-hb^B') j P-<-Log.tab."(^-J|
2JP+Log.tab.'(|)j
oil Z' et Z" desigiient ce que deviennent, respectivement, les fonctions
y et Y" apres la permutation des deux leltres a et b : de sorte que
il faudra faire dans ces formules;
-/^uia-^-byj -
o
1
«' I dt.t~~'.
{a^by-j
dt.t >(»+*) U «+*— il Log.T-)
1— ^
(355) { 4*("-^-; f ^^::;j
+4) I < »+4 _ , I Log. ( - )
Y"-.
o
•4«(«-Hi)-.SuAJ^j'
Z" =
4,(.^,).sin".j^^J
Or il est manifeste que ces valeurs de Y' et Z' sont les raemes que
Y Z
celies de -^ , et y donnees par les equations (66) et (67) ; en conse-
quence , Ton pourra applif|uer ici les formules trouvees dans les §§ IX
PAR J. PLANA liGg
el XI pour e'valucr ces inlegrales defiuics. Aiiisi Ic cas dii contact , it
cclui lies spheres separecs |iar xm jiclil iiitervalle depeiul ties ineines
inlegrales : ce qui est uii tie c-es rapproclieinens Ires- eloigues cles iiiecs
priraordialcs, et sculeraent saisissablc par I'analysc mallieuialique. Lorsque
A^o, le denotninaleur P-l-Log. I — j devient infini ; ce qui rend
ces valeurs de y el z idenliques avec celles ie V ct Z foumies par les
equations (66) et (67) , apres en avoir elimine fi :i I'aide de lequa-
tion (68) , qui donnc la valeur de celtc constanle en fonclion de la
quanlile totale de I'eleclricile repandue sur la surface dcs deux spheres.
II sail de la, que le principal lermc dc la valeur de ^ et de z que
nous venons de trouver demeure constant, si la soinine d^A-\-b^B
demeure constante ; cc qui est un re'sultat fort rcmarquabic , (pii a ete
aussi reconnu par Porsson (*). Toutefois il elait necessaire de pousser
plus loin son analyse pour apprecier jusqu'a quel point Ton pouvait
dire avec lui: « De quelqtie maniere que deux spheres soient electrisees
» lorsqu'elles sont separees par un intcrvallc inflniment petit, et quoique
» elles nc se soient pas encore touchees, I'intcnsite de Telectricile aux
)) points les plus eloignes sur les deux surfaces, est la inenie que si
» elles etaient effectivement en contact ».
Dans le cas ou les deux spheres sont egales I'on a a = i; re qui
donne
a//' = i.5' = Log.hj-p/2 ; GA' = GB'=2ma ;
aF" = AZ"=| ;
P=C"— Log.tab.'2-t-3may^'=C"'=i, io3423 ;
u V' = bZ'= 4, PK^"'-^"0^°gG) _;:- . r^-^''^°g(0
o o
En developpant ( i — 1)~' Ton trouve
(*) Voycz page 110 de sod second Memoire.
Serie II. Tom. VIL it
370 MEMoinc sun la distribution de i- electricitk etc.
d'oti Ion lire
« J'=2 — '-^-j-af 4-1- 4-+- -V,-l-etc. ) = o,9i588 = <';' .
Done, eu substituant ces valeuis , et faisant
"'^" -=o, 66067 = /3 ; l^' = o,53579=/3'.
aLog. tab.'a > / 1 ' 3
nous auroiis
C'-f-Log.
>8.-l>.-(|)'
(336) {
C"'-»-Los.tab.'(j)'
ou la distinction entre les deux spheres consiste en cela, que, j aj)-
partient a la sphere dont A designe I'intensite pritaitive , et z a celle
dont B designe I'intensite primitive. Lorsque les deux spheres sont d'abord
electrisees de maniere que Ton a A-^B^o , ces formules donnenl
_ _ 2^'A lUTt'.^
■~~ ^ C'"-.-Los.tab.(ji) 4C'"-4-4Log.tab.^(^) '
et comnic
r:"'=2mC-+-2Log.tab.'-2 ,
Ion pourra ecrire , en Logarithmes hypcrboUques
Aie
y=
8C-t-8Log.2-»-4Log.(^)
PAR J. PLANA 3'yl
ce (jui s'accorde avec la forinule U-ouvee pour ce cas particulicr par
POISSON (*).
Rcmarquons niainlcnanl, que, apres le contact des deu\ spheres,
Ton a iieccssaireinent I'equatioii j4 B' — BA' = o; et que par consrqtieiit
les formules (353) et (354) se reduiscnt a celles-ci ;
AT AGY' {A' — B'f
y^—T^
//' lA
(357)
/'-H Log. lab.' r -^ J
Z'
ce qui nous appreiid, que Ic ruppnrl de ocs deux inlciisiles dcmcnre
ie meine que cclui qui s"elal)lit au moiiicnt de leur co/ztoti, quelle (juc
soil la distance A pourvu qu'elle soil fort pelile.
L'inspcction de ces formnlcs demontre que la variation de ces epais-
seurs, relativement a la petite distance A qui separc les deux spheres, est
inversemcnt proportionnelle a la quanlite /"-t-Log.tab.'l — I , el quolle
n'est pas proportionnelle h la distance A , ainsi que Poisson la adirme
en flnissant son second Memoire. C'est une errcur qu'il iinporte de
redresser, pour demeurer stncteraent dans les verilables consequences
de la iheorie, et bien elablir les lois qui peuvenl elre comparees avec
I'experience. II est vrai que le troisieme terme qui suivrait les deux
premiers , dont nous donnons ici I'expi'ession, serait proportionnel a 5*,
ou bien a la distance A : mais ce Iroisieinc terme elant trcs-petil en
comparaison du second ne saurait conslituer la partie principale de celte
variation. U est done permis de penser que celte consequence en-onee
de PoissoN tient a ce qii'il regardait en general comine mil le second
terme des valeurs precedcntcs de _^ el s , ainsi que cela arrive pour le
cas particidicr ou les deux sjihcres sont e'gales a cause de I'egalite qu'il
y a alors entre les quanlites A , B; A' et B' .
Toules les formules precedcntcs dependent essenlicllcinent des quatrc
iiitcgrales definies A' , B', Y' et Z' , dont je vais donner une Table
qui stra souvcnt fort utile. Les deux dernieres sont , par leur nature ,
(■) VovoT page 1 1 1 dc son second Mcnioiie-
Sat! MKMOinE sun la distribution dk i.'ki.ectkicitk i:tc.
telles qu'ii est impossible de les expriuicr sous forme finic ;i I'aide des
deux premieres. Le rapprochement des equalions (45), (46), (53) ct (54)
sudit pour demoiUrer que Ton chercherail euvaiii une cqualioii propre
a I'abaissomeiil des iranscendaiUes J ' el Z'. Mais uii examen attentif
Tail sur les valeurs inimeriqucs des trois inte^rales A', B' et Z' laissc
entrevoir qii'il existe entr'elles unc equation asscz simjilc. Eflcctivement,
j'ai irouve que , en prcnant
/;= 1,04765 ,
f/= I, 23i5o ,
Ion avail , j)ar une approximation souvent sufllsanle , I'equalion
{;) aZ'=/j.aB' +
(a-+-3/>y
-,.aA' ;
e'esl de (juoi Ion peul avoir unc preuve arithmelique enjelant les yeux
sur celte petite Table com[)aralive. '
/>
II
aZ'
aZ'
par ta rormule
(0
b
a
aZ'
aZ'
par la formulc
(0
I
0,9159
'579'59
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1
3,0258
3,0258
2
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1,5594
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I
3,1264
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I
3
2, 0084
2,3289
2, 0081
2, 33i8
3, 2 1 1 4
3,2840
3, 2i55
3, 2874
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2, BGcjri
2, 7559
2,5704
2,76.5
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3, 4o2o
3, 4o3i
I
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2, 9o(ii
2,9098
0
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4, 1864
PAn J. PLANA
373
TABL.E DES HVT^CRAI^ES
I I
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0, 693 1 5
0,9 1 588
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I
2
0, 85 161
0, 98802
0,97474
I, 56260
I, 16017
3
0,91257
1,14455
0, 99035
2, 00839
I, 3542t
a
3
0, 79367
0, 86706
0, 95874
1,24467
1,09247
1
4
0, 94236
1,24094
0,99511
2, 32895
1,31702
3
4
0, 76656
0, 81642
o,95o34
J, 15993
I , o65o6
I
5
0,95903
I, 3o339
o>997'8
2, 56g49
I, 35906
2
5
0, 88809
1,07673
0,98547
1,73751
I, 21241
374
MEMOIRE SUR LA DISTRIBUTION DE L Er.ECTRICITE ETC.
b
a
a A'
aB'
aY'
aZ'
A'
3
5
o, 81G29
o,9"97
0, 96628
1,39407
1, 11721
4
5
0, 75i iG
0, 78900
0, 94239
I, 04332
I, o5o37
I
0, 9G954
I, 35410
0,99823
2,75595
1,39664
(1
0, 74o54
0, 77068
0,94253
t, o85o5
I, 040G9
n
1
o,97G4i
1, 38921
0, 99882
2, 90G15
1,42277
1
1
0,92978
r, 19781
0, 99326
2, 18098
1,28826
3
7
0, 87759
'.o499'-
0,98312
I, 72900
1, 19635
4
7
0,82624
0, 93260
0,97183
r, 4G409
1, 12846
5
7
0,77801
0,83743
0, 953o5
r, 20444
1,07638
G
/
0, 7333G
0, 7585 1
0, g352o
',o4'99
1,03429
I
8
0,98111
I, 4'2oG
0^99920
3,02585
1,43924
3
8
0, 89728
I, I0I23
0,98740
1,87667
1,22729
5
8
0,80772
0, 89464
0, 96350
I, 3335t
•
I, 107G1
i
8
0, 7283G
0, 75007
0, 93269
1,02441
1,02980
I
9
0,98465
•,43944
0, 9994a
3, 12646
.,46.87
3
9
0,9518 {
I, 27645
0,99633
2, 47'o5
1,34104 1
PAH J. PLANA
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b
a
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aW
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aZ'
Ji'
A'
4
9
0,87178
1,03476
0,98175
1,69302
I, 18695
5
9
0,83 180
0,9441 5
0,97104
1,45242
1, 1 3507
7
9
0,75780
0, 80075
0,94521
1,12699
1, o5668
8
9
0,72431
0, 74537
0,93087
1,01117
I, 02908
I
lo
0,98724
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0, 99955
3, 21 145
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10
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_7_
10
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1 , 08107
9.
10
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0. 7^799
0, 92939
I, 00074
1,02344
1 1
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1,47317
0, 999^5
3, 28405
1,48922
2
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0,96491
I, 33i57
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2,66826
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1 1
0,93441
I, 2i333
0,99420
2, 23280
1,29849
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1 1
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I, 1 1352
0, 98033
1,96564
1, 335 10
5
1 1
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0, 02660
0, 98086
1,81280
1, 18259
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1 1
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0,95194
0,97309
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1, 13955
2.
1 1
o,8o385
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0, 96321
1,31676
1, 10337
8
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0, 82966
0, 95147
1,08888
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MEMOIHF. Sl'R I.A niSTRinUTION DE L ELECTRICITE ETC.
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1,09419
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i3
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I
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i,5i579
0,99985
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1,52363
3
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1,40379
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1,43389
4
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1, 3I2o3
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2, 25778
1,29498
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i5
0, 86367
I, oi6oi
0, 97973
r, 65642
I, 17639
8
i5
<
0, 83968
SERIE II. To.1
0,96143
I. YII.
0,97140
1,49472
', '4499
378
MEMOIRE Sim I.A DISTHIBUTION DE l'ELECTRICITE ETC.
h
(I
a, J'
ali'
a I'
aZ'
A'
1 1
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i3
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0,77186
0, 73081
0,71169
0, 99640
0, 82606
0,7.5417
0, 72331
I, 54610
0, 95060
0, 93379
0, 9-.!47 1
0, 99991
I, 2853.2
I, 03199
1,02714
3,66106
I, 07022
1,03196
f,oi4g3
i,55o38
Cettc Table a ete calculee d'apres les fonnules (80), (77), (86)
ct (92). II est facile de calculei- par son moyeu les fonnules (69), (70),
doQi) et (67). Mais, pour en rendre rapplicalion plus facile j'ajouterai
que , en posant requation E'-^-E"^E , el regardant E', E", comme
les quanlites delectricitc , suivaiit lesquelles se partage entre deux spheres
ronduclriccs et isolecs, iniscs en contact, unc quantite donnee E d'elec-
tiicite qui leurs a ele communiquce avant de les inettre en contact ;
Ion a :
Pour la sphere du rayon a; £' =
Pour la sphere du rayon b ;
£" =
b' B'
7 '
Les inlensiles electriqucs V el Z qui se trouvent sur les points op-
poses au point de contact sont telles que Ton a ;
Maximum de I'iutensite sur la sphere du rayon a ;
E' a V
r=
^na^'aJ' '
PAH J. PLANA
Maximum dc I'inlensitc sur la sphere du rayon b ;
/;" a 7/
379
Z =
\r.b'' aB'
Voici la Tabic qui donne , pour les mcmcs valeurs de — , celles de
E' E"
K ' E
1,
E'
E"
b
E'
E"
a
E
E
a
E
E
I
0, 5oooo
0, 5oooo
1
G
0, 96266
0, 03734
I
2
0,77517
0,3
2482
5
6
o,58o48
0, 4'952
I
3
0, 87768
0,
223l
I
7
0.97179
0, 02831
3
3
0, 67315
0, 32685
■
2
7
0, 90485
0, 09510
I
4
0,92395
0, 07605
3
7
0,81985
0, 18044
3
4
0,62535
0, 37465
4
0,73074
0, 26925
I
5
0,94843
0, o5i 57
5
7
0, 6455i
0, 35449
3
5
0,83753
0, 16246
6
7
0, 56821
0,43179
3
5
0,71317
0, 28683
1
1
8
0,97801
0, 02198
\
0, 59803
1
0,
40197
3
8
0,85383
0,14717
38o
ME.MOIRE SUR LA DISTRIBUTION DF, I- Kl.ECTRICITE ETC.
b
/•'
E"
l>
E'
E"
a
E
E
a
E
E
5
8
o, 6g8oo
0, 30200
2
1 1
0, 95638
0, 04362
7
8
0,55919
0, 44*^80
3
1 1
0,91193
0, 08807
I
9
0,98228
0,01772
1 1
0, 85962
0, 14037
3
9
0, 93789
0, 06210
5
1 1
0, 8o364
0, 19636
4
9
0, 8iooy
0, 18993
6
1 1
0,74727
0, 25273
5
9
0, 74o5G
0, 25944
2.
1 1
0,69117
0, 30882
7
9
0, 60995
0, 39004
8
1 1
0,63845
o,36i54
8
9
0, 52989
0,47011
1 1
0,5884 1
0, 41157
1
10
0, 98545
0,01454
1 0
1 1
0, 54233
0, 45769
3
lo
0, 89687
0, io3o3
r
12
0, 98963
0, 01037
10
0, 6537 1
0, 34628
_5^
12
0, 82974
0, 17026
9_
lO
0, 54675
0, 45325
12
0, 72355
0, 27644
I
1 1
0, 9S785
0, 0l2l5
1 1
12
0, 53864
o,46i35
PAR J. PLANA
3Sl
b
E'
E"
b
£'
E"
a
E
E
a
T
E
73
0,99116
0, 00884
3
• 4
0,94 '47
0, 05829
a
73
0,96770
0, 03229
5
14
0, 86371
0, 1 3633
3
i3
0, 93370
0, 06633
9
•4
0,68739
0, 31287
4
1 3"
0, 89255
0, 10744
1 1
0, 606 r 4
0, 39386
5
i3
i3
0, 532g3
0,46707
0, 84662
0, 15337
'f
6
i3
«j 799-»7
0, 10072
I
i5
0,99327
0, 00673
1 5
o,975i4 .
0, oa486
7
i3
0,751.4
0, 24889
4
i5
0,91 568
0, 08432
8
i3
0, 70328
0,29672
•
7
i5
0, 85524
0, 14476
9
i3
0, 66282
0,33718
8
i5
0, 75436
0, 24563
lO
1 3
0,61473
0, 38027
r I
75
0,63470
0, 36529
1 1
73
0,5^302
0, 42620
i3
i5
0, 56338
0, 43668
12
73
0, 53556
0, 4G444
lA
i5
0, 53075
0, 46924
74
0,99233
0, 00768
I
20
0,99613
0, oo385
383 MEMOinF. si'n la distb:dution de L'ELECTniriTK etc..
ADDITIOIV AIJX §§ III ET IV.
I>cs forces 2' ct 7'' donl nous avons donne I'expression vers la fin
(111 § TTI jieuvcnl Olre ccrili-s ainsi ; savoir
T = -J - (^7„-t- ~J, -H p\ -H ^73 + elc J -H 2 Trj .
De celte manitM'C Ton voit , que cliacunc de ccs deux forces pent etre
consideree comme composee de deux forces ; desquelles, unc est due ii
rattraclion , ou a la repulsion , du petit segment ayant jr pour fleche ,
conformement a la demonstration exposee dans le § IV. Mais siir cela,
il imporle de fairc une distinction enlre cc qui se passe dans Ic cas de
1 equilibre elcctrique d'une seulc couche , et ce qui se passe dans le
cas de I'equilibre electrique entre plusieurs couches. Lorsque plusieurs
corps electrises sont en presence, et que lenr equilibre est etabli d'une
maniere permanente , il faut ajouter aux forces precedentcs la resul-
laiitc due a Taction des autrcs couches qui couvrent les autres corps.
Soit R la composantc , suivant la norm ale / dc cette resultanle : elle
sera sensiblement la nieme pour les points places i\ la surface de la
rouche exlerieure , et pour les points places enlre les deux surfaces ter-
minatrices de la meme couche. Done les valeurs completes des forces
2' ct T' seront
2 =/J-l-2 7r(j„-*-^J,-H^j,-+-elc.J— anj- ,
7''=/{-|-2 7:(j„-(-2/.-4-gJ.-t-etc.J-H2Kj- .
Mais, par hvjiolliese , Ic fluide electrique est en e'quilibre sur tout
point appartcnant a la couche que Ion considere, et place entre les
deux surfaces qui la terminent . done un lei etat exige que la force
PAR J. I'l.ANV 383
designee par T soil iinlle: et alors reliminalioii t!c R ciitre cos deux
equations donne 7* = 4 'J/- C'est-a-dire (juc la force normale a la sur-
face exlerieure , la(|uulle est balancce par la prcssioii de lair ou, peut
etre , par raction uieme de la inatiere du cor|)S coiiducteur, sera lou-
jours exprinice jiar l^-j, el par consecpent proportionnclle a I'cpaisscur
de la couclie. Et cetle imporlanle consequence aura lieu , soil que la
couclie eleclrique soil unicpie ct en equilibre jiar eile-memt, ainsi que
cela arrive dans le cas considere au § II ; soil que I'equilibre de la
couclie ait lieu sous Taction simullanee des forces einanees des points
qui la composent , et des forces cmanees des aulres couches qui sont
en sa presence. Tel est le niolif du succes de la vcrificalion faite par
PoissoN dans le N.° (20) de son premier Memoire, pour le cas de I'equi-
libre eleclrique entre deux spheres. Et tel est aussi le motif qui juslifie
Temploi du plan d\<preuve pour mesurcr les rajjports des inlensilJ^s
eleclriques. Toutefois il iie sera pas inutile d'analyser en pen de mots
cette methode.
D'apres les formules que nous avons donnees au !^ 1\ , 1 atlrac-
tion ou la re|>iilsion exercce par un cylindre homogeiie sur un point
place sur le prolongement de son axe a line distance /5 du centre de
sa base , sera exprimee par
HJv
■(--«-p/
I
En integrant d'abord par rapport a s, Tintegrale indefinie sera
— 2T:udu ^i'H-(;-f-,3)'|~'-+-Const. :
el comme elle doit coinmcncer avoc z = o , Ton a
Maiutenant si Ion fait ici z=zll, Ton aura pour raltraclion lolale
TlS-i MKMOinE SL'n l.V DISTRIDI'TION 1)F, I.'KI.F.CTniCITl': FTC.
Done , en designant par li le rayon tie la base du cylinilre , il faucha
liiirc itz=ii, ce qui doiiiie
(^)' = 2;tJ//-hV/5'-«-u"— )/«'•-•-(//-»- /3)'j .
Cette formula pent Otre consiiltircc roimnc uiie cxlensioii ile celle de-
signi-e par requatioii (20) an § 1\.
Lorsqne le cyliiulre est rediiil a un disquc , il laul regarder 1/
romme quaiUile fort grande en comparaison de //: et si en outre /3
est une quautile du nieme ordre de pelilesse que //, I'on pourra re-
thiire celte valeur de Q' a Q' = 2nfl. Or en meltant un disque en
contact avec une surface electrisec et conduclrice , il y prcndra autant
d'eleclricite qu'il en faut pour balancer la force /\nj- qui a lieu sur
I'elemenl louche de cette surface: en consequence, Ton aura requation
.\-j=i-iTiH , laquelle donnc H-=:ij. Cela revicnl a dire, que Tepais^
scur de la couclie electrique qui couvre les deux faces opposecs du
disque, et non I'epaisseur maleriellc du disque, doit etrc double de
I'epaisseur ^ qui a lieu sur I'elenient de la surface touche avec le plan
d\'prein'e. Telle est aussi la conclusion a lacjuclle Coulomb est parvenu
dans un de ses Memoires (*). Mais sa dcmonstralion a un vice radical
duquel il faut {'alfranchir pour la rendre rigoureuse. Au lieu de cou-
siderer coinine nous venons de le faire un disque phjsique charge d'elec-
tricite, Coulomb considere Taclion d'un plan tilcclrique circulaire sur uu
point place sur la norniale elevee jiar son centre a la distance /5 de
son centre. En nonimanl Z celte force, nous anrous
Z =
^dxdj
(•r^-l-j'-t-i?")"'
oil X et J sotil les coorilonnees d'un point quelconque du cercle. De la
Ion lire
Z=zfi\ d X I • — — -r ^= -J- Const. [ .
(') Voyoz page 67C ilu Volume ilc lAcaJcnue dcs Sciences de Paris poor ranncc 1788.
PAn J. PLANA 385
Soil x*-H-^' = z<'' I'ciiuation dii cerclc : il fautlra intcgrer ilepuis
J's: — \ ii!' — X* jiisqu'a yz=y u'* — x^ : cc qui donne
/' dx )/ w"— a-*
"""^y {x^^p^)^Ti'^Tp '
Maintenant, si Ton double cetle inlegrale , il viendra
u' tt'
4l3 f dx r dx
d'ou Ton tire
Z=37lh ^
Et, en mullij)liant celte valeur de Z par I'epaisseur H du plan, c'cst-
a-dire par I'epaisseur de la couche elcctrique qui couvre le disque, I'on
aura , commc Coulomb;
HZ=inH I ^
Or, en rapprochant cette valeur de HZ de celle de Q' trouve'e
plus haul, Ton voit, que ces deux expressions ne peuvent pas etre
idendqucs. Mais il est vrai de dire que leur dillerence s'evanouit, sen-
siblement , lorsque le rayon ii! du plan circulaire devient fort grand en
comparaison de I'epaisseur H et de la distance ^.
CouLOMD ne parait pas avoir remarque que rintegi'alion relative au
disque elait plus facile que cellc relative au /)/«« c/rc«/a//'c : autrement,
il n'aurait pas denature la question par un artifice qui semble infirmer
la demonstration qu'il voulait etablir , en penetrant par la ibeorie le
secret de son plan A'eprem'e.
Dcs que ce plan est eloignc de la surface electrisee avec laquelle
il a ete mis en contact , quoique isole , il ne peut pas retenir I'elec-
Iricite qu'il a enlcvee avec la distribution primilivc. II est evident que
Serie II. Tom. VII. 'a
38G SIEMOIRE SL'R l-\ DISTRIBUTION DE l/ELtCTRlCITli ETC.
a cetle distiibulion succedera ccllc qui convieiit a I'equilibie de hi
louilie qui couvie Ics deux fines du disque : c'esl-a-dire , t[uc rcpais-
seur electrique y deviendra variable conlbriuement u la fornuile doiuice
nar M. Biot a la page 277 du second Volume de son grand Traile do
Physique iniblie eu 1816. Mais, comuie nous supposons d'une fori
petite eteiidue le disque employe pour plan d'eprcuve , son action sur
un autre petit disque electrique qui en est liloigne dc plusicurs fois son
diametre sera, sensiblenicnl, la menie que si la couche y elait miifor-
meuient dislribuee. Car celte propriele a lieu , raeme pour des spheres
electrisces qui agissent sur un point eloigne de Icur centre ainsi que
Ion peut mieux sen convaincre par les calculs exjxises dans Ic § XIII.
D'apres celte consideration on ne doit pas craindre que les experiences
faites avec le plan d'epreuve puissent etre influencees par I'epaisseur
variable de la couche electrique qui le couvre.
INeanmoins s'il s'agissait, non dun corps conducteur de figure quel-
conque, mais d'une sphere dont I'epaisseur electrique primitive serait F
et devenait j apres lui avoii- applique langeuticllement un disque assez
grand, Ton pourrait par I'egalite des masses du fluide electrique ctablir
I'equation
ou S et S' designent, respectivcinent , la surface de la sphere et celle
du disque. Cette equation mise sous la forme
est cellc qui , experimentalement , a ete verifiec par Coulomb avec la
resti-iction dont 11 park k la page 676 du Volume cile plus hant.
PAH /. PI-ASA 387
1\0TE
s»r I'i'qualion (0 domuk lUim k § XXVU.
F2n refle'chissant sur Ic mode (rcxistence de rette e({nation, j'ai pciise
qu'etle nous decouvrc line forme alj^ebriquc, propre a pouvoir calt-uler
»"?€c avanlage les evperienccs faitcs par Cooi.omb avee plusieurs globes
que l'o»i met en contact sur la mcme ligne droite apres les avoir elec-
trises. Pour ccia, en considerant d'abord le cas pins simple oii les globes
sont egaux il suffit d'accorder : i ." que I'aclion de loute couclie filec-
trique en equilibre sur un quelcoucpie des globes intermediaires , peut
etre caloulee 'Comme si toute sa masse etait conceutrec dans le centre
meme du globe , a I'egard d'un point place au-dela des deux globes qui
le touchent : 2.° que Taction des deux couches qui sont, I'une a droite
et I'autre i gauche du point de contact dont on considcre I'equilibre
peut etre exprimee par une formule semblable a celle qui conslitue le
second membre de I'equation (s) : 3.° que la distribution du fluide elec-
trique est tout^-fait la merae pour deux globes quelconques equidislans,
I'un du premier et I'autre du dernier de la file : 4-° qu'il suflit d'ctablir
I'equilibre eleclrique pour les points de contact seulement.
Nous allons faire voir , que le calcul fait d'apres ces hypotheses sa-
tisfait assez bieii aux experiences de Coulomd. D'abord, considerons trois
spheres egales : alors, I'equilibre du point de contact du second avee
le troisieme globe est exprime par I'equation
P-^M-* — ^13)— ^(.) >
oil ^(,) , yfi^t), ^(3) sont, respeclivement , les epaisseurs moyennes des
couches electriques sur le premier , le second , et le troisieme globe.
II suit de la que
388 MKMOIRE sun LA DISTRIBUTION DE i/ei.ECTHICITE ETC.
done, en substituant pour p et tj Icurs valeuis, c'est-ik-dire
p ^1 ,o.'\']65 ; qf = i,23i5o ,
Ion uura
■^(0= ij4424-^c.) •
Coulomb a Irouve, par une moyenne enlre vingt experiences,
^(,)= i,34.y/(., (*).
U y a done dans celtc deduction une eneur en exces d'un quinzieme:
on pourrait la diminuer en prcnant (comine Coulomb) p=i el qz=zi.
Mais alors, I'accord du calcul a priori et I'observalion serait moins sa-
tisfaisant pour les cas de six et de douze globes e'gaux que nous allons
calculer successivement. Pour celui de six Ton a, par hypothese,
Ainsi, les deux ecpiations pour I'equilibre du premier et du second point
de contact, sont
3 2 2 2
;>^,.)-t-<7.^.^(.)=/j^(3,H-<7.2i^(3)-4-5-,v^(,)-H£^.4,) .
Or, en resolvant ces equations, avec les valeurs prece'dentes de /j el ^ ,
Ton trouve
^(,, = i,5o63.^(3, ; ^(,)=i,o6i5.^(3, ,
tnndis que Coulomb a trou\e par experience
^(.)= I, 56.^(3) ; ^(,)=i,o53.y^,3) (**).
La proxiinite de ces deux resullals est propre a dormer une idee favo-
rable de la lormulc (i). Poursuivons celte recherche en considerant 1 3
"lobes e"aux: alors Ton aura
(') Vo^cz p:tt;f 118 dii VoUimc de rAcatlemie dcs Sciences do Paris pour Tannec 1*87.
(■*) Vf>\ez pages 020 et C22 du Volume cite pour I'auDee 1788.
PAR J. PLANA 389
et il faudra resoudre les cinq equations suivantcs pour etablir requiiibre
cntre Ics cinq points dc contact cpii se suivent sur la ligne qui joint
les centres des globes ; savoir
a 2. 2. 2 2.
w
2
3<7 . 2 . 2 . 2
— ^(6)
3 3 3 2 3
2. 2. ^ J ^ J ^ J
3 3 3 fir 2ff 2 3
2 . 2 . 2 .
'(5)
2. 2. 2. 2. ^^_i_^^
= ^ /*(6) •+- Jl 7 /* (6) -4- 5-. -«(5) H- — . ^W -♦■ -» -^(3) -♦- Yp ■« W -♦" 73^ -^(i)
Dc sorlc (juc, si Ton fait
a:=— 'ii •> — ^ — ^' Mz=^ K=^ ;
390 MK.MOIRE SUR I,A DISTRtBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
Ton a ces equations
-'(7-*'i)=G-^iT0'
En les resolvant avec les precaulions convenables pour avoir la certi-
tude que le lesultat est exact, Ton trouve ;
jr^i,635i6 ; j=i,o8438 ; 3=1,06949 ;
w= I, 02700 ; v=ij 00881 .
X
De la I'on tire -^1,5079. Ainsi nous avons
PAn J n.ANA Sot
>#(,,= 1, 635 16.-^(«, ; y/(,,= i,5o79..-/(., .
Cocii.oMD a tiouve par experience
^,,,= 1,70.^^,,) ; ^^,; = 1 , 5o . ^(.j ,
conformcmenl a ce qu'il uoiiS a laisse eciit dans la page 625 du Volume
de I'Acadeinie des Sciences de Paris pour Tannee 1788. Certes on ne
pouvait espercr un plus grand rapprocliemcnt cnlre la llicorie ct I'oh-
servation. Mais cet accord est dA , en parlie , a Tintroduclion des
deux coeflicicns numericpies p et (j avee lesquels nous avons modifiecs
les equations e'tablies par Coiilomb dans la page 627 du Vohime que Ton
vient de citer. Et aCn de conservcr a ccs ccpiations toulc la force (jui
leur est inhe'rente , nous avons ■voulu les resoudre avcc loute la rigiilite
mathemati(|ue, en repoussanl le mode d'abbrevialion employe par Coulomb
pour cvitcr la longueur de ce calcul.
La quanlite qui demcurc indelerminee dans revaluation de ces rap-
ports est censee connue par la quantite tolale E de relectricile com-
muniquee .lux globes avant de les mettre en contact. Car dans le cas
de douze globes, par excmple. Ton a I'equation
£' = 87ta'(^(.)-«-^(.)-»--^W-*-^(5)-«-^w) >
ou bien,
a etant le rayon des globes: ce qui revient a dire que la valeur de /4^t>)
est tout-a-fait determincc.
L'on pent calculcr d'une maniere analogue les experiences de Coulomb
relatives a des spheres egales mises en contact avee une sphere d'un plus
grand diametre dc maniere que leurs centres soient sur la meme ligne
droite. D'abord, pour diux spheres egales miscs en contact avcc une
Iroisiemc d'un rayon quadruple Ton a , pour lequilibre du premier et
du second point de contact, les equations
9
^(,;=A'-^W-+-^-^(3) ; ^13) = '^W-*- 6'
oil A(,^ est I'epaisseur moyenne de leleclricile sur le plus grand globe;
3gl MEMOIRE sun I.A DlSTRinUTION DE L'KLECTRICnK ETr.
,■/,,■ rt'Paisseur inoyenue sur Ic glol)e qui lui est immetliatemenl eii
conlacl; et J^^l■ reiiaisscur inoycnne sur Ic troisicmc globe egal au second.
Sur ccla il impoi'te tVobseryer que, pour des ^ohts indgaux , il convient
de faire /^= • ct <y=i. La sccondc de ces deux equations est etahlie
dapves ce principe. II suit de la que Ton a
^/., = 0,57379.^,,, ; y/(3, = i,46i7.^(,, .
Coi'i.oMB a trouvc , par experience, j^(jj= a, 54-^(,) (*)■
Pour le cas de quatre globes egaux mis en contact avec Ic globe
quadruple , I'equilibre electriquc pour les quatre points de contact (jui
se succedent exige que Ton ait ccs quaire e'quations; savoir
2(jr. a a
^W"" g5 P ^(3)-+- -3I ^^(4)-+- 55-^(5) J
En faisant
^(.) ^(.1 ^(.) ^ (■)
nous aurons ;
;;^^-+-5-./-l-3f2+/'«=' ;
2 2 2(7
*»™^J V _l / ■
T
3 2rt 8
2rt 2fir« I
2rtS 3M 8
'•^ 3* 5* 25
('} Vo^cz pagr ('3) du ^■.ll^lme ile TAiaileBiie des Sciences dc Paris, pour Tanne* 1788.
TAR J. PLANA 393
En resolvant ccs equations Ton trouve;
^='> 73906 ; j= I, 04915 ;
2 = 0,97067 ; M=o, 55248 ;
cVou Ion tire
- = 4^' = 3, 1340 .
Coulomb a trouve, par experience, — =3, 4" {*)• Cela suffit pour de-
montrer que Ics calculs faits d'apres le principc precedent peuvent, au
moins ])ar approximation , donner Ics resultats de I'obscrvation directe.
IVOTE
oil, d'apres rohservation du scid fait general que Veleciricile
libre se porlc a la surface des corps conducteurs, on demontre a
priori, que la hi de sa force repulsive doil ctre celle de la raison
inverse du carre de la distance.
Soil dm la masse d'un element diflerentiel d'electricite positive ou
negative, et r~" la puissance de la distance qvii exprime son action sur
un point charge d'electricite libre qui en est a la distance r. En de-
signant par x , y , z les coordonnecs rectangulaires de rclement dm,
et nommant a, b, c les coordonnees du point attire ou repousse, sui-
vant qu'il possiidera une clectricile de nom conlraire ou de meme nom,
Ton a I'equation
(") Voyei page C3C du Volume do 1' Academic des Sciences de Paris , pour ramiee 1788.
Serie II. Tom. YII. 'b
394 ME.MOIRE SUR I.A DISTRIBUTION DE I.'eLECTRICITE ETC.
El Toil sail (jiio pour avoir les composanles de la force lotaic , due a
une masse doiiiiee dc iliiidc clcctrique , qui d'linc mauicrc quelconque
aurait acquis uu e'lat d'equilibre, la question consistc a avoir la <juan-
lite V, telle que Ton ait
, I C dm
cello iiUegrale (ilanl etendue a la totalile de la masse agissanle. Alors,
les coelliciens aux diirercnces nartiellcs — ,— , —rr , —, — donnent les
' da (lb dc
composaiitcs iHiclangulaires de la force qui sollicite le point delermine
par les coordoniu'cs a, b, c. Done, il esl impossible que cc point
demeure en equililire en Ic placant dans xui point quelconquc d'un
espace fini, si lexpression de p^ ne resulte pas independanle des coor-
donnees a, b, c qui dclenninent la situation d'un point de cet espace.
Or il est evident par soi-mcmc, que pour tout point exterieur a la masse
attirante, de maniere qu'il ne soit pas entoure par elle, I'equilibre esl
impossible; car, cela levient a dire que ce point est soumis a Taction d'un
iiouibre infini dc forces , qui loules sont dirigecs vers la meine region
de Tespace. Mais si la masse attii-antc est, dans sa configuration, sem-
blal)!e a une couclie fcrniee, ou a une coucbe cylindrique , alors on
concoit que les points clectriques places dans I'espace vide qui constitue
la cavile' de la coucbe , c'tant soumis a Taction d'une infinite de forces
doiit une jiartie esl dirigec dans un sens et une partie dans le sens
iontraire , il n'esl pas, de prime abord, absurde dc dire que I'equilibre
peut etre possible. Mais, en analysant de plus pres ee qui se passe dans
ce cas on est amene a couclurc que cette possibiiite cxige , pour etre
realisce, que 1 exposant n soil (igal a 2. Le raisonnement qui conduit
a cette consequence est le suivant. L'equation
|iar des doubles diirt'rcntialions faites succcssivcmenl par rapjiort aux
tooiduunecs constanles a, b, c doune
PAU J. PLANA 3g5
' •/■"-■ _(n'—}i)(.v — aY—(n—-.)(j — ljY — iii—i)(z — cY .
■"-• _in'—7i)(r—l'Y—{n—i){x—ay — (n—i)(z—c)''
d- '
/■"-' _(,e—ji)(z — cy—(n—i)(x — aY — (n—\)(j — l)Y
d'ou Ton lire
./•.-J- ^'.-L- ./■ '
6/tt* <^/6' dc'- r"-*-'
Done en mullipliant par dm Ics deux membrcs de cctte equation , ct
faisant ensuite rintegi-ation, il viendra une equation e'quivalente a ccUe-ci;
,,, d'F d'V d'V . .C dm
EUe exprime une propriete generale de la fonctjon V , et il faudra
regardcr comme incompatible toule forme qui ne pourrait pas la veriGer
par idcntile. INIais on ne peut decouvrir les cas d'exccption sans consi-
derer separement deux cas. Le premier est celui oii le point attire ou
repousse est absolument en dehoi's de la masse agissante: le second est
celui oil le point attire ou repousse fait lui-meme partie integrante de
la masse agissante.
Dans le premier, aucune des valeurs dc la distance /■ ne peut devcnir
nuUe, ct par conSecjucnt, aucun des elemens dc I'integrale I 'J— ^ dont
les limites sont les menies que celles de V , ne passe par I'infini. Ricn
n'empeche d'aprcs cela dc rcgarder Tinlegrale connne une fonclion de
a, b , c, et dc n, qui pour toute valeur de n conserve une \alcur finie.
Mais, dans le second cas, la circonstance qn'il y a des valeurs dc r,
susceptibles dc devcnir infinimcnt petitcs ct mcme nullcs, exigc un
examen plus approiondi , afin dc rendrc moins implicite rcxpression du
second mcmbre de I'cquation (I). Pour cela , je concois une splierc de-
crite avec une rayon r", telle qne Ic point ayant «, b, c pour coor-
SgS MEMOIKE sun LA DISTRIBUTION DE LELECTRICITE ETC.
(loniiecs soil, non a la surface, mais dans son inlericur, ;i luie distance
du centre que jc designe par /•'. C'est-a-dire que, en noinmant x' ,y' , z'
Ics coordonnties de la surface de cette sjilicre , ct « , /3 , 7 cclles de
sou centre , Ton a ;
,•"=(«-«)• + (/.- /3)'-H(c-7)- ;
En outre, je suppose le rayon /■'' asscz petit pour pouvoir, ineme dans
Ic cas de riieterogciieite de la maliere qui constilue la masse totale ,
rcgarder comine homogene la densite p de cette sphere. De sorte que,
si p etait une fonction donnee des coordonnces a, b, c, Ton pourrail
faire abstraction des vai'iations de cette fonction dans toute I'etendue
de celte sphere.
Actuellement, j'imagine la masse totale a laquelle se rapporte I'in-
legrale I ^^^^ comme composee do deux parties, de maniere que
Ion ait
/xTx r dm C dm C dm
u sigiie I
et je regarde I'integrale affectee du sigiie I comme appaitenanle a la
sphere. Or , en appliquant ici la formule generale pour evaluer ,
])ar les coordonnees polaires , toute integrale de la forme
U
_ r dm
-J «'-• '
Ton Irouve que, pour une couche spherique homogene ayaiit une epais-
seur egale a /■" — z"*, Ton a, relalivement a un point place dans sa cavile,
a la distance c de son centre ;
(0 U'=
PAn J. PLANA 397
Et en fuisant U"^ I ,^^, , pour Ic cas oi\ le point attire ou repousse
est place en dehors dc la couchc a la distance c' de son centre , Ton
trouve
(2) U" =
c (i — «)(3 — n){6 — n) f '
En faisant /"'rso , celte formule donne pour unc sphere entiere ;
(3) n U"z=—. ^^7 rjr"(c'H-/^')--4-,-"(c'-r")-|
c'(,_„)(2 — «)(3— «)r ^ ' ^^ ' ' j
(*) Eu faisant « = o , et n= — 3 cctlc formule demonlre qnc , dans ces denx cas , I'allraction
des spheres a lieu comme si toute leur masse clait conceutrec dans le centre mt-me. Car pour nr=o
elle dnnne
u
n^^^pr"' .
3 c
et pour 71 = — 3 cllc donne
7 — >
2 o 5
d'oii Ion tire en dilTercntiant par rapport a c' ;
clU^_M _l^^—\r •
dc' ~c" ' a" dc' ~ '
.V elant la masse de la sphere. 11 est clair qu'une loi composec de la somme dc deux lertnes sem-
blables aurait aussi la mcme proprietc ( vojez Tom. I. de la Mccaniqne Cclesle page 143). Mais
dans lo cas de «^. — 3 , c'est-a-dire d'nne action muluelle en raisun directc de la distance , on
demontre de plus que toute masse, quelle que soit sa forme, attire comme si la masse entiere elait
reunie a son centre de granite.
U"
Ed posant J^ ^= , la formule (3) donne
r/F_ ^.r.? I (c'H-r")'--(c'-r")'- )
dc' c'ni-«')(3-«)- j_(3-n)c'r"[(c'-t-/-")"-"-t-{c'-7-")"-"]i'
ce qui s'accorde avec la formule (B) doonec par Laplace dans la page 101 du ciDquieme Volume dc
la Mccaniquc Cclcs'c.
398 MEMOIRE Sl'R I.A DISTIIIBUTION DE l'elECTRICITE ETC.
Et en posant c z=r" dans cctte deniiere formule Ton aura (pourvu que
les cxposans 3 — n, 3 — n nc soient pas negalifs);
/O U"- ^''•? h,"Y-" ^"/^ (^ '•")'""
^■'' ^ —(^i—„){-2 — r>)^ ' (,_„)(3— ;i)(3— ;;)• r" '
pour le cas on le jioint atlire serait place a la surface meine do la
spill' re.
Ct'la pose, si Ion fait c=zr', la foriniilc (1) donne
(5) U' =
-Jlf. '1 I ( ,." _i_ ,.' Y-' ir" — ;■' Y-" I ^^^ ( ■> I'V—
- ? w ''''w^ Ur"-hr'y-"-{r"-r'y-"-{2>^f-"\ ,
(i — n)(2 — «)(3 — «)./■ (^ ' ^ ' \ I \ y
pour le cas o\x le point attire est place sur la surface interieiu'c de
la couchc.
Maintenant si Ion remplace r" par 7' dans la formule (4) , et si ,
apres ce changemcnt, Ton fait la somme U'-\-lJ" telle qu'elle est
doiniee par les formules (4) et (5), cctte somme sei'a preciscmcnt cgale
_,^^, . De sorte que nous avons,
en reduisant ,
m (.-„)j";^=^.;;!(r"H-r'r"-(r"-rr-"|
Done, en verlu des equations (I), (II) et (III) nous avons, en ge-
neral, cette equation remarquable ,
.,.,. d'F d^V d^V , . f' dm
PAI\ J. PI.A.NA 399
qui dolt loujours subsislcr pour le cas oii Tintcgrale designee par V
se rapporte a un point dc la masse agissante , on la dcnslte y est egale
11 la foiiclion do a, b , c representee par (j.
Aprcs avoir ainsi etabli Ics equations (I) ct (IV) nous voyons d ahord
que, dans Ic cas particulier dc n = a, Ton doit interpreter comme ab-
solumcnt nuUe la valeur do cliacun dcs produits
puisque, par leur nature, ccs deux intc'grales ne peuvent jamais devenir
inGnies. Mais alors Ic second membra de I'equalion (I) se reduit a zero,
et celui de Tcquation (IV) sc reduit a la quaiilile — 4'^p> iiidependante
des distances auxiliaircs i' et r" . Done, lorsquc la loi de la repulsion
ou de I'attraction est la raison inverse du carre de la distance , pour
tout point («, h, c) extcricur a la masse agissante, la foiiclion /^ doit
satisfaire a Tequalion
d'V d^V d-V
(^^ lu^^-db^-^-d^^='' '^
et pour tout point qui fait parlie integi'ante de la masse agissante , la
oil la densitd y est egale a |0 , la fonetioii V doit satisfaire a lecjuation
^^^) ^-^^^^=-4"^-
Or il est evident que celte derniere equation ne pent jamais etre
satisfaite en y faisant V'=.constanle , amoins qu'elle ne soit relative a
un point ou la dcnsitc p scrait nuUe : ou , en d'autres termcs , a un
point exterieur a la masse attirante. Mais alors, c'est I'equation (\ ) qui
doit elre satisfaite; et ccUe-ci peut I'etre effectivement d'une iiifliiitc
dc manicres , parmi lesqucUcs sc trouve aussi comprise la solution
V-=:.constante. Done, une masse dont Ics molecules se repoussent ou
sattirent en raison inverse du carre de la distance, pourra se constituer
sous une forme scmblable a cellc d'une couche, de maniere que son action
soit nulle par rapport a tout point place dans sa cavile. Et eclte memo
masse scrait dans uue agitation perpetuelle si Ton voulait la contraindrc
il remplir un espaee d'une maniere continue , quelle que Alt d'ailleurs
4oo MKMdini: sua i.a DisinibtiTiON de i.'Li.ECTniciTE f.tc.
la li'nirc leriniiiaUke de sa surface. Toutefois ce raisonnement ne nronvc
pas a priori , que pour uii corps coinlucteur tie figure tloniiee, et pour
une masse doiniec dclectricile, retjuilibrc ne soil possible que dune
srule manierc, (pioiquc cela soil vrai en nalurc. Car on pourrait objeclcr
que la condition exprimee par lequation V -^constaixte , pourrait avoir
lieu en variant dc plusieiirs inaniercs la figure de la sui'facc interieure
de la couche. Nous igiiorons si la demonstration de cette verite phy-
sique a ete trouvee pom- un corps quelconque: mais il est certain, que
cette imperfection ne porle aucune atlcinte a la consequence que nous
voulons tirer ici. Nous deniandons seulcment tpi'ils nous soil accorde
que rexpcrience dcmonlre, que les corps conducteurs clecti'ises ne don-
nent aucim signe d'clectricile par rappoi't au fluide ncutre qui demeure
dans leur inlerieur. Dc la il faudra en conclure : ou que la masse de
fluide lihre tjui conslitue I'etat e'lectrique de ees corps satisfait a I'equa-
tion (1) parceqiic «:^2 : ou qu'il y a d'autres valcurs de n capablcs de
satisfaire a I'equation (I), en y faisant P'^constanle. Or eela est ab-
surde, puisque le produit
( dm
se compose de deux facteurs , dont le second ne pent jamais etre nul
par sa nature. Et j)Our savoir si I'cquilibre serait possible avee une
valeur dc n dilferente de 2 sous la forme de masse continue , sans ea-
vite , il faudrait loujours supposer Vz=:.constante dans I'equation (IV),
ce qui la reduit a celle-ei ;
(''-=)J';5;=S-7l"-"+''>--('"-'''"l
-„_,;;j-„„.i(-'-^-')'--(---'0-i.
Et on conceit que cette equation etant susceptible d'etre mise sous la
forme de VoncV.{a, b, c,n) = o , ne pourrait jamais avoir lieu que pour
les points appartenans a une surface Iracce dans I'lntericur de la masse
afiiissante , et non pour une infinite de ])oinls dont les trois coordonnccs
seraient indcpcndantes. De sorte que , en voulant altribuer a n une va-
leur dilferente de 3 , I'ou tombc a la fois sur la double impossibilite de
PAR J. PLANA 4"'
i'equililji'c , soil u I'etat ilc couclie , soil a I'elal de masse conlinuc qui
remplirail Ic vide qui existe enlrc les pores de la maliere ponderable
et coiiductrice. La loi de Coulomb csl done la seule qui soil conforme
aux phenomenes, el le seul fail general du Iransporl de releclricile
libra a la surface des corjis conducleurs, decouvcrl pur Beccaria (*),
suflit pour I'elablir a priori, sans la neccssile d'aucune mesure direcle ("*).
Celle loi est , dans le fond, la seule qui soil striclemcnt necessaire
pour parvenir aux formules donnces dans cc Memoire. EUes subsistent
egalemcnl dans I'liypolhesc d'un seal, comme dans celle de deux fiuides
t'lcclriques distincts. La cause inlrinscque dcs phenomenes j)eut utre
dilfe'rente , mais les formules qui roesurent les forces developpees par
Taction electro-stalique sent les memcs. II suflil d'accorder que les ele-
mens de I'integrale I — puissent elre, on tous posilifs , ou lous ne-
gatifs, ou en partie posilifs et en parlie negalifs , pour que I'equilibre
eleclrique soil possible dans loutes les difierentes circonstances qui peuvent
avoii' lieu. Apres cela , Ton pourra explitper ropposilion des forces en
presence, soil avec riiypolhesc de Franklin modifiee par illpiNus, soil avec
riiypolhese des deux electriciles de Dufay concue avec lesidees de Symmer
et de Coulomb. Dans I'une comme dans I'autre, la loi des intensites elec-
Iriqiies a la surface d'unc sphere elcctrisee par influence , en vcrlu de
Taction d'une autre sphere d'un plus grand diamelre , sera conforme a
noire valeur de z fournie par I'equatiou (19G) apres y avoir fait Z? = o.
Dans Tune comme dans Taulre, le ccrclc qui separe les forces posi-
tives des forces negatives sera determine par notrc equation (aoa).
Au restc , je pense que pour acquerir dcs notions evades sur les
deux hypotheses dont je vlens de parler, on ne pent mieux faire que
de lire attentivement un excellent Memoire, Sur les forces qui n'gissent
la constitution interieure des corps , public en iS36 |par mon illusive
ami M' O. F. Mossottl La manierc ingenieuse dont TAuleur explique
la co-existence de Tatlraction et de la repulsion de la matiere aura un
jour une grande influence sur les progres de la philosophic nalurelle.
(") Voyei les pages 193 el 19-1 de I'ouvrage public en il'A aM>c le lilrc F.lellricismo artifiriatt.
{") On pout consallcr sur co memo poinl iin iiilc'iessant Menioiro de M. Joseph Bri.i.i, cclebre
I'rotesseur di- Physique ii 1 Tniversitc I. et U. de Tavic, public en 1810 dons le Tome XXII de
la Ciilleolion intiluli'e : Vmiorir delta Sovicta llaliuna clillc Srinizr rniHriilc in Modciia.
Serie II. Tom. VII. 'c
SCIENZE
MORALI STORICIIE E FILOLOGICIIE
MEMORIE
IIELI.A
HE ALE A CCA DEM I A
DELLE SCIENZE
DI TORINO
SEllIE II. — TOM. VII.
SCIENZE MORALI STORICIIE E FILOLOGICHE
TORINO
STAMPERIA REALE
MDCCCXr.V.
DTSCOnSI CRTTICI
sopn \
LA CROIVOLOGIA EGIZIA
DEL PnOFESSOBE
FRAMCES€0 B.%RlJ€.Cin
DIRETTOBE DEI, HfSEO ECIZIO
Approvata nelCadunanza del 2 maggio 1844
PREFAZIONE
i^cgli ultiiiii due secoli , dopo la pubblicazione della Cvonografia del
Sinoello falla per cura del Goar (i), molti erudlti prosero ad illiistrare
la cronologia cgizia , \aleiidosi specialmente dei documeiili conleuuti
uella suddelta opera. Ma chiunque abbia sottoposlo i loro scritli a di-
ligente disamina , facilmcnte converri nella sentenza del Volney, il quale
iielle sue Ricerche iiuove sopra la storia anticu slampale nei primi anni
del sccolo corrcnle , non dubitava di afTennare, che rargomenlo della
cronologia egizia era tuttora avvollo dalla stessa oscuriti in rui I'avea
Irovalo r inglcse Marsamo corifeo dei succcnnali illuslratori (2). Ne lo
slesso \'olney, quantunque si dcsse vanto di procedere con nwtodo im-
parziale cd alVaUo diverso da quello tenulo dagli altri in quesla Iral-
lazione , si niostro poi crilico piu imparziale o piu sollile allorche vi si
f\\ accinlo ; imperocche nolle sue Ricerc/ic lu inronlri lulli i difelli da
liii non scnza ragionc notati ncl canone egiziuco del Marsamo (3), cioe.
(1) Goorj^ii Monaclu vSjncclli , Clironoprnpliia Or. ot Lai.; Parisiis , IGj3
(2) RocIuTches uouvellos sur rilistoirc ancicnnc T. 2, png. iS9; uouvcUc edition. Pails. I8ii.
(.1; Marsliami Canon Aogyptiacus etc. , Londini , 1G7J.
Sehie II. Tcvi. VII. I
a DiscoRsi rRiTin sopha i.a cronoi-ogia ecizia
petizioiii di principii, giudizii senza discussioni , decisioni senza prove,
e vawicituvncnii senza amdogie. Che sc ci farcmo .n rinlracoiare le ca-
i;ii)iii , |u'r k- ([iiali siaiio loriiatc s\ poco piofiouc alia scieii/.a, let'luru-
lira/.ioiii ili laiili dolli, dovraiiiio a mio giiuli/.io csscrc considerate come
|>rinci|iali le tre segiienli: i." la scarsila, I'iiicerla fede, e la frequenle
rontraddizione delle iiolizie Iramaiidalc da"li aiilichi scrillori iiitorno
alia sliiria cj»i/.ia; 2.° la fallace nioltiplicila doi dociiinciiti rroiiolo£;icl;
i-l\c il SiiK-cllo irascrisse nella sua ojiera senza vcruii discernimcnto ;
3.' le varie e sislenialiche opiiiioni sopra 1" indcfinila cd indelinibile
crotioloEjia della IVdibia , dalle (juali preocrii|iali i piii dci^li cnidili ,
volliTo ad ogni modo snhordinare a cjnellc aiiclic I egizia , in hiogo di
traltarla secondo i snoi proprii elementi. Quanlo alia prima delle j)re-
ilellc cagioni, I'elu nostra puo mcritamente gloriai'si di aver trovalo un
presidio nuovo e valido , si a supplirc in gran paric alia scarsita delle
notizie , e si ancora a portare un piu rctlo giudizio suUa fede dovuta
allc uiedesime. Imperocche, merce I'applicazione delle tcoriche non meno
ingegaose che vere dello CliampoUion sulle scritlure egizie, alio studio
di'i nionuinenli faraoiiici lutlora csislenti , gia ncllo spazio di jioclii luslri ,
ie iiidagiiii di poelii dolli procacciarono inollc c prcziosc (Ognizioni sto-
riclie ed archeologiche; e pero non e dubbio, che noi vantaggiati di
fpieste e delle altre gia prima possedute , non siamo in grado di ten-
tare la ricomposizionc degU annali egizii con miglior successo che non
per Taddielro. In fatti negli scritti dello CharapoUion, e piu ancora in
fjuelli del professore Rosellini (amendue rapiti da morte prematura con
danno gravissimo di questi novclli studi ) veggonsi dichiarate ed acccr-
tate alciine parli della cronologia cgizia , state sine allora in massima
oscurila e dubbiezza; Ira i frulli poi ricavati dall' iiitcrprctazione dei
monumenti , non e da tenere in poco pregio qiiello di avere, almeno
geiiericamente , comprovata la storica realtik d'una molliludine d'antichi
re , la quale potea ])arere molto sospetta, finlanloclie i loro iiomi leg-
gevansi uiiieamente nei libri d' Erodoto e di Diodoro , ovvero nei
eontroversi catalogi di Manetone. Ma se i lavori dei due prelodati ar-
cheologi, per Timportanza dei risullati sopraslanno di gran lunga a lutli
i precedenli, tuttavia molto ancora lasciano a dcsidcrare quanlo all'im-
parzialila de' giudizii ed alia scvcrila critica , due qtialita piu che niai
necessAfie in silLlta materia, non meno a distruggere gli antichi errori,
elie a premunirc contro ai nuovi. Ne da jtoi che il Rosellini ebbe dale
DEL PnOFESSORn FRANCESCO HAHLV (111. 3
alle slainpc I'csposizionc del siio sislema croiioloi;iro- (i), soisc fiiKua
nissmi eruililo di polso a rij)igliare cli |)roj»osilo cosi rilevaiilc ti-alla/.ioii)',
quaiilunquc ogni dl sia vciiuto crescendo il corredo della sloria cgizia,
lanto con ulteriori sco|jCite di monumeiili prima ignoli , quanlo ( on
inigliori interpretazioni dei giii conosriuli. Maraviglia poi iiiollo inaggiorc
ella e , clic in tanto incrcmenlo dcgli studi crilici , niiuio ancora abbia
rivolto laniino ad una profonda c se\era discussione dei fonli della i ro-
nologia egizia conservalici dai SinccUo , a fine di sceverare gli spurii
dagli aulcnlici , c rivendicare a qiicsti il grado di fede consenlilo dai
priucipii dell'arte critica; discussione, senza la quale c impossibilc li-
berare la delta cronoiogia da quclla coufusione, in clie la geltarono tutii
coloro clie iie scrissero prima degli splendidi trovali dello Cljampollion
suUa natura delle scritture cgizie.
Per supplire, secondo le niie forzc, ai difelti clic veiaii sin qui ac-
cennando, e per rinlracciare a mio privalo auimaeslraoienlo la solu-
zione d' un imporlanlissimo qucsito , in vano cercala negli scritti gia
pubblicati , io con animo libero da ((ualunque sislema, e ben disposlo
ad aminettei-e quello che mi parrebbc piii consciitauco al vero , intra-
presi nuove ricerche , il fruUo delle quali qualunque ei sia , consegnai
nei quattro seguenti Discorsi. Qucsli condolli oraniai al Icrminc <-lie
polei migliorc , sottopougo al giudizio degli eruditi , aiiinialo dai coii-
siglio di persouaggi non mcno aulorevoli per dottriua , che benevoli
verso di me , e portando quaicbe fiducia che , se il mio lavoro sara
per avventura slimato insufliciente a terminarc percutoriamente ctl in
ogni sua parte una controvcrsia da si lungo leiupo agitata , non fia
peri) disutile a coloro che dopo a me vorranno faria scopo a spcciale
disamina.
(P MnnuiueDti JcU'Egillo e ilclla ^'ubi3 , jiarU storica , Tom I v 11.
DIS<:ORSI rniTH.-I SOPRA I. A CRONOLOCIA EGlZIA
DISCORSO I.
SULf Al'TE^TICITA DEOLI AVA^ZI MANETONIAM , DELLA VEtCUlA CRONACA,
E DEL CATALOGO ATTRIBI'ITO AD ERATOSTEISE
I. Nci prinii secoli del cristiaiicsimo fii tenuta in i^raii |ircgio In storia
cgizia slala scriUa in lingua gi'cca , jn'iina dcllcra volgare , ilall' egizio
Maneloue. A quclla Giuseppe Flavio nci libri contro ad Apione orudito
egizio , provoca i suoi avvcrsarii (i); a quclla uiiicainenle Giulio Afri-
i-ano, scrittorc ecclcsiastico del lerzo sccolo, atlinsc gli clcinenli della
rrouologia egizia , avendone ricavato un calalogo tli re , del quale si
valse poi nel seguente secolo il ilotlissimo Eusebio di Cesarea pel suo
canoiic de' tempi (3). Ma per iioslro danno , j)eri lopera Manctoniana
nel gravissiino naufragio delle anlichc lettere , e ci riniasero soltantn
|iochi squani rifcriti da Giusc])pc, ed i sunti cronologici d' Africano e
d'Kusebio. Nero c clie il Sinccllo ai dctli sunli aggiunsc altre uotizie
ed allre scritLure derivale , a suo credere, da Manetone, ma tra breve
dimoslreri) quanlo egli errasse non solaniente in cio , ma eziandio nel
giudicare piu anlico del vero Manelone, il documento da lui riferilo
per cronaca egizia, e nel credere Eratostene autore dun catalogo di re
Tehani.
II. Opposti giudizii furono sovente falti intorno agli scritli di Manelone
dai tempi di Giuseppe Scaligero e di Petavio siiio addl prcsenu(3), e
lion lia guari , un professore tedcsco ne impugno lotalmcnte rautenli-
cjia , parendogli di ravvisare in essi prove non dubbie, clic il lore au-
lore ne atlinse a fonli egizii la materia de' suoi racconli , nc visse in
fl) C.onlra Apion. I. 1. J U.
(3) In tengn per formo, che Eusebio Hellc slorie di ManetoDC allro noD vide se non il catalogo
(la quelle (le.Huiito per I'Africano; pcroeclic se egli avesso avuto Ira Ic niani ii corpo di quelle
•lorie, da esse intinediataincnle , anxiche da Giuseppe Flavio avrelibe rtcavalo il racconto »d-
^li Ihlslios die insert nella sua opera Vedi I'edizione greco-armcuu-lalina del CLrouicoo T. I ,
pig. 190.
^3) Sci'iger Can Isag I. S , Pelat Doclr. Temp I. 10 c 17.
DEt, PrOI ESSORK HVANf.ESCO DAni'f.nir. 5
pta aiilcriorc a quclla ilci |ii'liiii Cesari (i). E vcr;imonle io iioii sa|irci
ill qual inoilo risjioiidcre allc sac j)iu gia\i oljbiezioiii, se dovessi ili-
fendere qiiali j>arli legitlimi dello slorico egizio, lutli gli scritti , clio
come tali furono riccvuli dallo Scaligcio , dal ^'ossio , dal Alaisaiiio,
dal Fouriiionl. , c , per taici'c di taiili allri , dai due Cliampoiruiii f dal
Iloselliiii, o se inoslrala la iialiira sjiuria di alcuiio lia quclli, cgualii;eiiU'
spurii dovessero essere dichiarali tuUi gli allri. Qui cade in accoiicio
raforismo delle anliche scuole, distingue J're(/ucntcr , v (lerehe appurito
fuiora fu Irascurata la necessaria disliiizione, d;igU uiii I'u Icvala a rit-ln
I'aulorili di Manelone , e dagli allri iiidcgiiainciUe conculcata.
III. L'aulcnticila d'uno scritlo puo essere impiignata in due uiodi , cioe ,
o ncgando die mai sia csislilo Tautorc di lui j)orla il nome , ovvero
( caso molto piu IVcquenle ) , clic sia vcranicnlc sua faltura. Dell' csi-
sleuza d'uiio storico egizio detlo Mauctone , e cliiaro per molliplice dnl-
trina, fauno auipia teslimouiauza scrittori ebrci , crisliani e geutili dci
pruni secoli del cristiaiiesiuio (2) , ondechc il dubitarne sarebbe del liiUn
irragioiicvolc.
I priiicipii dell' arte crllica prosi-rivono , doversi tcuerc in conlo di
scrilli getniini tutli quelli, che con nome di ccrto autore sono eitati da
scrittori o coiitemporauei o non Iroppo luiilaiii dall ela, in che vissc
I'autorc, qiialunque volla gli scrilli slessi non forniscaiio argomcnli coii-
Irarli. Seiondo quesla regola io soslcngo doversi altribuire a Manelone
gU squarci , che Giuseppe Flavio allerina essere letleraliuenle desunti
dalle slorie di quello , additandone per fiuo il volume (3); imperocclie
nel primo sccolo dell'era volgare , qiiando Giuseppe invocava lauiorita
di Manelone, per comprovarc colla leslimunianza degli annali egizii lau-
tichita della nazione ebrea , contro agli erudili Alessandrini , era per
rerlo appresso quesli fresca e vivente la memoria di quello slorico ,
poiclic allrimenti ne sarebbe slalo belTeggialo Io scrillore ebrco , che a
lui cosi Trancamente li provocava. INloUissimi frannncnli di operc ben
piu anliche delle slorie Maneloniane, e cilali solamenle da aulori piu
recouli di Giuseppe Flavio , sono tultavia riconosciuti autentici dalla
(I) Hongstembcry die niirlicr Mo-cs un<! Apjplcr clr , Berlin, I^il.
*) VcJi Gcraidu Vossio dc lusloricis (;raccis, 1. 1. ctip. XIV, c Fabriiio , Bibl. Crarr. 1. III.
^3) Conira Apion. 1 1. J 14. 15. 26.
6 DlSCOnSI CRITICI SOPRA I.A CHONOI.OGIA EGIZIA
inoilerna critica, quando iioii mostrino per validi indizii, di esscvc sii|i-
posli. Ora tutle le obbiezioni die allri poti-ebbe fare contro all auUn-
li(il;i dei suoccniiali l)iani riferiti d:i Giuseppe , avrebbero lult' al pii\
I'oi'za a provare , cbe (pialrhc vocabolo sia slalo corrollo per igiioraiiz.a
Oil inniria dei copisti dellc sue opere , o che qualche frase sia stata iii-
li-usa nel tcsto, da temcrario chiosalorc , non pero inai dimoslrerebbouo
osscrne adullcrina la soslanza. In fatli il lodato professorc Ikrlinese ri-
pieiule rauloro, d' ignoranza dolla geografia cgizia , perchc nelle edi-
zioiii di Flavio loggesi avere il primo re degli Ilykshos trovalo nel Nomo
Saite una citth posta alforiente del fiume Bubaslite (i), essendo tjuello
allocridcute del Delta , e qucslo il piii oricntale di tutli. Ma il orilico
Tedesco avrebbe luosti-ato niiglior seiino , se iu luogo di deduiTe da
qucU'errore un indizio contro all' autenticita del teste, avesse a correg-
gerlo adoprato le rcgole suggei'ite da quel ramo di critica, che ap|)unlo
dallo speciale sue iiflizio vien detta correttiva; perocchc non gli sarebbe
stalo dillicile accerlarsi, che in vece di Saite IManetoue avea scritto .Se-
troite , paragonando al testo di Giuseppe qucUo d'Afiirano e d'Eusebio
appi-esso il SinccUo , dove pnrlando della dinastia dei Pastoi'i , I'uno e
1 allro dicono situata nel Nomo Setroite la cilia che cdilicarono que' coii-
quislatori (a). Anzi, che in Flavio stesso ai tempi d Eusebio fosse scritto
Setroite e non Saite , e manifesto per la Tersione armena della cronaca
Eusebiana , la quale , rifercndo lo squarcio dello stoi'ico ebreo , porta
scritto Metraile , corruzione evidente del Setroite onginale (3).
IV. Uii'allcrazione assai piii grave della precedente, ma non avvertila
dal prelodato crilico , io la ravviso nel bel principio dello squarcio di cui
irattiamo , in quelle parole iyivsro BartXsu; y'lufv interpretale dal Iradut-
tore latino Regem oliin habuimus : le quali indicherebbcro meglio un
cominciaraento di monograjia , che un brano di cronaca lolto dal mezzo
dun volume contenente una serie di nomi regii, ed indicante gli avve-
uiraenti seguiti sotto a ciascun regno. Ma oltrecche in qualche edizione
mancano le dette parole, siccome e notato dairAvercampo (4), che non
debbano altribuirsi nc a INIanelone , ne a Giuseppe stesso , c maggior-
(S) SjQcell. pag. 61. 62. cd. Coar.
(3) Eusebii Cliron. Grace. - Arm. - Lat. , T I , pag. S2i
(4) loscplii Fl opp. vol. S pag. 441
DEI, PnOFF.SSORF. inANCF.SCO r>ARl}CCni. "7
iiicuto coiifermato dal nou Uovaisi Ic luedesime appresso Eusebio , iic
al L. X , c. i3 tU-ll;i Pic/Hir. E\-<in^. , iii- uclla vcrsione armciia i!cl
Chronicon (i).
\'. I'assciei sotlo silcn/.io uii'altra obbiezione falla dall'Hoiigstcnibcrg ,
siccoinc di poco moinento , se nel rispondcrvi non Irovassi una pro\a
di pill ill favore dell' auleiilicila dello scritto impugiialo. In projjosilo
della voce llykslios con che furono denoininali i pastori clie iiivasero
rKgillo , egli ossei'va , che si inoslro iinpcrilo ili filologia cgizia , c pero
noil dee essere creduto Egizio ili nazione , I'aulore die spiego la detia
voce per re pastori togliendo 1' interpretazione della sillaba Hjk dal sacro
dialelto , e cpiella di shos dal comune ; non essersi conservalo venin
indizio di nn doppio dialelto sacro e comune ; aver Manclone confuso
la scriltura colla lingua, inollre sopra nissun monumcnto non trovarsi la
parola llyk col significato di re o prigioniero , come era in allri esem-
plari inlerprctata.
Ma con pace dell' oppositore, debbo avvertire , che lo studio dellc
Iscrizioni monumentali' ogni dl piu conferma, essersi dai sacerdoti egizii
adoperatc molte voci , che a buou diritto possoiio dirsi avere apparte-
nulo al dialelto sacro , nientre da altre a(Tatlo diverse le troviaino sur-
rogate nella lingua Coj)ta , la quale ogni ragion vuole sia considcrata
per popolare o comune , almeno nei bassi tempi della nazione egizia ,
appresso a cui la vediamo adoperata. Cosi per non dilungarci dal tenia
prcsente, nei lesti copti e adoprala la prola OTpo o le sue aflTini eppd,
cppo , ppd ppo , per indicare Re , ma nelle iscrizioni gcroglifiche e
geratiche dei monumenti , anche neU'eta dei Tolomei, il tilolo di Re e
espi-esso il piu sovente colla voce OTM, talvolla con &K, come ap-
punto spicga Manetone la jirima sillaba del vocabolo Ilyk-shos. Moslro
aduuque pcrizia archeologica o filoiogica in dcUa spicgazione , e quale
certaraenle non avrebbe avuto un aulore noti egizio, ne iuiziato nelle
scrilture saccrdotali. La voce shos e ineglio aju,c , fu certo della lingua
popolare , perocche nel significato di paslore i adoprata dagli scritlori
copti (a).
Ne men giusla in filologia e 1' interpretazione data in allro eseinplarc
(t) Chron. Gr. Aim. : T. I. , pag. SS3.
(J) Pcyron , Lex. Copl.
8 ni>-f:op,st onnirt sopra i.a cnoNoi-ociA egizia
alia stcssa vooe ooinjiosta, lYi pastofi prigionieri , r\on pifi ricorrenclo al
(iialctlo sacro; poichr |)ei" testimonianza dei lessici , nella lingua roinunc
3I\ lia vcrainciitc il si-^nifioato di civgerc , legare. Dissi in filologia: ma
|)pr (jnella nietliocre perizia che posso avere acquistata in moUi anni
d' indagini monuinentali, tin tal equivoco noil efa da temerc nclle scril
tnrc geroglificlie e geratiche dci tempt faraonici , ncUc quali oltre alia
divcrsita dci sp"ni delerniinallvi secoiido la divcrsit;\ dcUc idoe volute
signilicarc da uiio slesso vocabolo, I'inizialc di Hyk in significato di i?c
coniprcndeva gii in se 1' idea di capo d modcratore , ne mai Sarebbe
stala adoprata a rappresentave la voce Hyk o Hak nel senso di pri-
gioniero o legato ; c pero io dnbilo graveinente , clie cert'altro auto-
gra/'o citato, ma non ben dcfinito da Giuseppe, rilcriscasi alia stessa
opera di Manetone , od alnieno al luogo che tralta del dominio dei Pa-
stori in Egitlo. '^ ^ ''•'^'
V"I. Giuseppe Flavio dichiara aver tollo il sue raccontb dal secondo lomo
delle sloric manelonianc; il calalogo delie dinastie rifcrito dairAfricano
f da Euscbio, cila parlilamenle ciascuno dei tre tomi di Manetone donde
erano stale cavate le dinastie , ed appunto nel secondo trovasi quella
dei Pastori, i cui noini si leggono nel frammcnto addotto dallo storico
cbreo ; prova questa della raedesimezza dcU' opera cui allinsero 1' uno
e gli altri ; e pero non avendo noi ragione alcuna di dubitare dell' au-
tenlicita dello squarcio rifcrito da Giuseppe , dobbiamo pure tra gli a-
vanzi autcntici di Manetone riporre la serie delle dinastie conservataci
dai due lodati cronologi , senza pero pretendere per della serie mag-
giore autorita di quella che apparira esserle dovuta dopo diligente e-
same , ed avuto riguardo alle alterazioni che facilmente poterono essere
operate si dai primi compilatori, e si dai susseguenti cojilsli. In falti
nel catalogo dell'Africano pervenuto a noi soltanto nella cronografia del
Sincello , si scorgono piii luoghi evidentemente corrotti , sicconie mo-
strercmo in uno dei scguenti discorsi, che versera sull'analisi delle dina-
stie; quanto poi spetta adEusebio, e chiaro aver egli soventc , per fini
suoi privali, mutato e mutilato quel dell'Africano, come a ragione glicne
fa rimprovero il Sincello (i). Ma considcrala la sostanza, e cerlo non
potersi riferire ad altro aulore, fuorche a Manelone; ogiii allra suppo-
(1) Chronogr. pag. GS. 03. 71
BEI. PROFESSOnK FnANCESCO BAnUCCIII. f)
sizlone mostrandosi anfalto priva di foiulameiito. In falti se iicl priino
secolo dcll'era volgarc corrcvaiio i)ci- Ic maiii dei dolti le storic Maiie-
loniaiie, e ne crano aU'iiopo cilali square! ; se ncl leiv.o secolo uno stiil-
tore ccclesiastico ne fcce uso |)er la rronologia coin|)arata; se il suiilo
da questo a noi tramaiidiito concorda colle opiiiioiii storiche e milolo-
giche dei sacerdoti cgizii di (|uella da, in cui si |)oiic ranlorc di delte
storic , uegaiiie laulenlicita sarebbe lo stesso die volcr dislriiggere ogiii
storica cerlczza. Che poi gli estialti iiiaiictoiiiaiii d'Afriraiio e d Eiisebio
coucordiuo colle opinioui dcgli Egi:tii, quali cc le irasmiscro Erodolo
e Diodoro, e cosa agevolissima a moslrare. Ed in vero ^lanelonc in
ciina alle dinaslie nmane poueva i I'cgai dcgli Dei, dei Scaiidei, e ilei
Mani(i); Erodolo ammctteva Dei di i.°, 3.° e 3.° ordine, secondo clic
udiva dai sacerdoti (2)5 Diodoro, sccoudo le favole cgizie enumera^a i
regiii degli Dei c degli eroi (3) ; in tutti c tre vediamo rcgni di esseri
initici antcriori ai inortali. Mcne c priino re tanto in Mauelone, qnanto
ne' due grcci scrillori ; a questo ae succede una moltiludine |ier lo
spazio di alcune migliaia d'anni, clie presso Manelone, siccome scrittore
di storia patria, e quindi piu accurato, e uieglio amuiaestrato , e divisa
in 3 1 dinaslie fuio a Dario ultimo dei re Persiani.
VII. Che piu? la serie delle dinaslie ^laneloniane comprende uno spazio
di tempo maggiore di molti secoli dell' inlervallo, che secondo il piu
largo compulo della cronologia Liblica divide ravveniuienlo del diluvio
universale dal principio dell'era volgare ; la quale discrepanza dalla Bib-
bia esclude qualsiasi ipotcsi, che ad autore ebreo o crisliano ilei primi
secoli della Chiesa volesse attribuirne la conq>ilazione. Che se verameule
fu opera di scriltore egizio , ed autcriore all" era volgarc, come iiou si
puo ragioiicvolmente negarc, non occorre disputare maggiormcnte ; pe-
rocche il uou»e di Mauelonc giunse a noi cosl uaancanle d'ogni iiolizia
biograllca , che oinai altio uon suona, se non uno scriltore egizio del-
I'eta dei Toloinei.
Vill. Qui m'avvedo di avere innanzi tempo tollo per dimosliala un'as-
serzione, che dee esserc soggetlo di grave discussionc, Irattandosi di svel-
lere dalle radici un crrore invalso sin da quando Giuseppe Scaligcro
(1) Syncelli Chroaogr. , pag. 34. 55; Eiuebii Cliron. T. I, paj.-. iOO
(») L. It, 5 144, 145.
(3) L. 1 , $ 44.
Serie II. Tom. VII.
lO DISCOKSI cniTICI SOPRA LA CKONOLOCIA ECIZIA
jiubhlico gli avaiizi grcci clell' opera cronologica il'Eusebio ricavali di
<ina c di cola, iiia pii'i Sjiccialmcntc dalla cronografia del SiiiccUo, inollc
cose ilcl ([iiale cgli arbilrarianicnle spaccio jici- Eusel/iaiic' ( i ). DaU'edizionc
delli) Soaligcro , c iion allroiule imparo il Vossio quaiilo iulonio a Ma-
nctoue scrlsse iiella sua opera degli slorici greci, cioe, chc fosse fiovilo
sotto il regno di Toloineo Filailelfo, cho fosse scriba e soinino sacerdolc
dei templi d'Egillo, c clic per eoniaiido di dcllo re strivesse la storia
di sua iia/.ionc (a). Ma (jueste nolizie , quando pure fosscro dale da Eu-
sebio, priuia di esserc amincsse per \cre, vorrebbero essere diligenle-
inente esainiiiale , c dalla iialura del docuincnto dove sono contenule ,
nissuno asseniiato crilico polrebbe farilmenle averle per tali. Se noii
die , si puo francamcntc allennare non trovarsene il benclie nicnoino
iudizio nella vera cronaca d'Ensebio, e la loro fede riposare unicameute
nellautorila troppo dtbole del Sincello, il qu;ile siccome ora mi aecingo
a diiuostrare , non conlento di avere liferito nclla sua opera, c posli
a ]>erpetuo confronto i catalogi Maneloniaiii d' Africaiio e d' Eusebio,
voile far dono ai suoi leLlori d'un Manetone ben diverse da quelle cc-
uosciuto per Giuseppe Flavio e pei due lodati cronologi. In fatti egli
stesso ci avverte (3), clie le iiidicazioni cronologiche sull'Egitlo, appresso
Maiielone, discordano da quelle degli slorici ecclesiaslici ( inlcndi sopra
lo stesso argomento), e quanto alia denominazione , e quanlo alia du-
rala dei regiii ; e che non potendo da Manelone essere chiarito solto
cpial re Giuseppe avcssc tenulo principato in Egitto , e dopo lui Mose
avesse condolto gl' Israclili fuori di quella conlrada , reputa necessario
Irascegliere gli scritti di due dei pii\ insigni autori ( ecclesiaslici ) , cioe
di Africano e di Eusebio. Ma questi, come gia di sopra fu detto, uni-
camente al vero Manetone si attenncro nell'esposizione della cronologia
egizia ; dunfpie e manifesto, che ai tempi del Sincello correva sotio il
nome di Manetone un' opera, od nn sunto di cronologia diverse da
(piello , die avea fornito ad Africano il catalogo delle dinaslie egizie. A
tnrre poi qualunqne dubbio polcsse aneora cio nullameno rimanere ne'
luiei letlori, soccorrono opportune le citazioni, e I'use, che del sue Ma-
(1) Vedi la prefaiione aU'edizione Greca-Armcna-Latina d'Eusobio , J V.
(4) De Hislor. Grate. I. 1. c. XIV.
(3). Pai;. 53.
DEI. rnoFEssonn ^nA.^•CESco baruccui. i i
iiclonc fece il cronografo Bizantino. Ecconc un insigne passo da ine
volgarizzalo con massima fedclta :
« Resta clie del principalo degli Egizii poclic cose Irasccgliamo dagli
n sciitli di Maneto Sebciiiiila, il quale soUo Tolomeo Filadelfo cssendo
» arcisacerdote dei tcmpU degli idoli in Egillo, dai cippi posli nclla
» leria Seriadica, scritti, dice, in dialetto sacro c con IcUcic gerogra-
« ficlic da Tot j)rimo limie, ed interpretali dope il diluvio dal dialetlo
» sacro in ellenica favclla con caralleri gerogUfici , e consegnati nei li-
» bri da Agatodemone figliuolo del secondo Ernrie e padre di Tot uri
» penetrali dei Icinpli d' Egitlo , dichiaro ad esso Filadelfo re, secondo
» Tolomeo , nel liliro di Soli scrivendo lelleralineiite cosi :
i< Lettera di Maneto Sebennita
» a Toloineo Filadelfo
« Al re grande Tolomeo Filadelfo Augusto, Manetone arcisacerdote r
n scriba dei sacri pcnelrali d'Egitto, di schiatla Sebennita, Eliopolita,
» al Despola mio Tolomeo, salute. A noi convienc considcrare, Massirro
» Re, liutc quelle cose, die a te piaccia sieno da noi esplorate. Riccr-
n cando tu delle cose clie sono per accadcre al mondo, siccome uii or-
)) dinasti, saranno a te dichiarate le cose che io imparai dai libri sao-i
» stati scritti dal Progcnitore tuo Trismegisto Erme. Vale, Despota mio
» Re. ))
M Quesle cose dell' interpretazione dei libri scritti dal secondo Erme
» egli dice; e dopo cio conta delle cinque genti egiziache ( divisc ) in
n Irenta dinaslie, e dette ajjpresso ai nnzioiiali degli Dei, dei Scmidei,
II dei Morti ( o Maui ) e dei Mortali , dei quali anchc Eusebio di Pam-
» filo fa menzione nella sua opera dei tempi diceiido cosi . . . » (i).
IX. In tanio incremcnto degli studi crilici di oii si f;loi-ia fcla nostra,
temerei abusare della solTerenza dei leltori, se impreudessi un lungo
comuieiitario , quale sarebbc necessario a niostrarc ad una ad una le
stranczze, e le frivole assurdila , onde e tcssulo il preambolo della let-
tera a Tolomeo, la quale quando e per gli antecedenti , e jnl liloln di
(t) SjDcell. pag 40
13 Disconsi cniTict soi'RA i.v cronoi-ogia egizia
.4ui;uslo ilalo a quel re, iion iiiaiiifestasse di essere parte spurio di lempi
posteriori , nulla lia cli coniuiie con luropera slorica cui dovrebbc pre-
cedere come dedicaloria. So clic il llosellini lolse \ia una grave difll-
colla , traduceudo ra fii/lovTa yiyvsa^ai non per le cose awenire, ma per
(|uelle che awennero (i); cih nulla nieno, anche menandogli per huona
i-olesla licenza non perdouabile , io non so come sarebbe garbata a Fi-
ladelfo una sloria d'J'.gitlo , die fosse slata scrilta moll.i secoli prima che
sej^uissero gli cvenli , dei qualL esso ilcsiderava accurala nolizia. Meglio
si appose il Letronnc , clie ])arlando incidenlomeule di delta lettera ,
assert non polersi repularc anleriore al III secolo dell' era volgare, ed
essere slata supposta forse ncUo stcsso tempo, in oui fiirono per roag-
t;ior numero fabbricali gli scrilli Ernielici , nci quali sfl\ente incontrasi
il litolo di Trismegisto ignolo agli scriltori anleriori nll'era volgare (2).
X- A noi bastera uolare, i.° che il Sincello non ricavo questo squarcio
da Euscbio , poiche in sul fine dice , che dclle dinastie favolose degli
Egizii che ei riferisce suUa fede di Manetone , fa anche menzione il
vescovo di Cesarean -ma quand' anche il Sincello non avesse fatla qiiesta
osservazione , ora che abbiamo la sorte di posscdrre I'intera opera d'Eu-
sebio nella \ersione armena, nella quale inutilmente cercasi il sud-
delto squarcio , e accertala la falsita deH'atlribuzione fatlane dallo Sca-
ligero (3). 1° Che il INIanelone del Sincello comprendeva in 3o dinastie
i regni favolosi degli Dei , Semidei e Mani, ed i regni slorici dei mor-
lali, laddove ai soli tempi slorici ed ai soli regni umani appartengono
le 3i dinastie di Manetone jiresso Afiicano ed Eusebio. Ne queslo e il
solo passo, donde rica\isi la confusione recata alle dinastie del 'Tero
Manetone, cssendone altri ancor piu evident!, come, dove il Sincello
dice: « Manetone Sebennite scrivendo delle sedici dinastie, cioe di sctle
» Dei che mai non furono » (4); ed egli avrebbe dovuto aggiungere
))er essere consentaneo a se stesso, di nove Semidei, onde avere la somma
ilelle indicate sedici dinastie ; ma alia sua inavverlenza , di cui molli
rscmpi occorrono nel corso della sua laboriosa compihiziouc, suppliscc
poi il catalogo dei dinasti divini e semidivini , che segue come desunlo
(I) Jlonuinonli d'KgiUo, I'arlo I. T. I. pay. V.
{i^ Letronoe , Inscriptioa Groc<[uc dc Roselle, pog. 30, Paris, 184t.
,:i) In Graec. Euscb. pag. 7.
(t)P»g 18.
DEI. I'UOFESSOIlE FIlANCESfO BARUCCHI. 1 3
(la Maiielone, ncl (juale ti'ovatisi gU anni di ciasciin regno riJoUi al
ilodiccsiino dtslla vera loro diiraUi ( i), secoiulo uii' inlcr|)retazioiie mcssa
ill campo da alcuiii scritlori ecolt-siastici , ina ri|Jiovata dal Siiicello (a),
cioe, die liinari fossero stali gli anni jjju anticlii a|)|.i-esso t^li Igizii,
coUa quale miravano a coiicHiarc colla croiiologia bdilica i indleiiii e
le iiiiriudi d'aiini atlrd)uUi alia iia/loiic Egizia dai favolusi siioi aiinali.
Che poi veramcnle il Maiicloiic del Siuoello allro non sia, che uii' in-
lerpolazionc ed una sisteinaliea riduzioiie deirauleiitico, fassi chiaro da
UD altro Inogo in cui il cronografo Bizantino, dopo aver dctto che Ma-
nelonc era stalo ingannato da una cronaca cgizia, la quale compren-
deva. in 36j25 anni la durata dei i-egni divini ed uinani (3) , lo loda
luttavia, che esso abbia risU'etlo dentro lo spazio di 3555 anni tutto il
tempo regnalo dalle trentadinaslie contenenti ii3 gcnerazioni (e non
faniiglle , come tradusse il Goar) (4). Nolainmo gia che i calalogi d"A-
fricano e dEusehio ai soli regni uinani assegnano la somma di 3i di-
iiaslie; qui poi abbiamo ad osservare , che il Manetone SinceHiano ri-
duoe a sole qualtordici le dinastie umane , e la soinraa totale dei re
da Menc a Neclancbo, la quale uei detti catalog! e di ollre 45o, in queslo
non ollrepassa il nuinero di c)'^ ( poiche di ii3 gencrazioni convicn la-
sciarne seltc agli Dei e nove ai Scmidei ).
XI. Per le cose sinqui esposle io credo , che non rimarra piu alcun
dubbio sulla nalura spuria del documento di cui trattiamo, e sullo scopo
del suo autorc, qualunque ei sia slato ed in qualsiasi sccolo abbia vis-
suto. Solo debbo aggiungere, che da queslo ricavo il Siiicello quella lisla
di re egizii o meslrei, come ci li chiama, incoininciante da Meslraiin ,
supposlo ciToncaincntc essere lo stesso che Meiie, della quale, abbaii-
donati AiVicano ed Eusebio, cgli servesi continuamente nella descrizione
dei tempi dagli anni del mondo a^-^G in cui pone il principio del regno
di Mestraiin o IMenc (5). La qual cosa non avverlila Cnora, indusse il
Mai'samo e la pii\ parte dei cronologi a considcrare la detta lista per
(I) Pag. 19.
(9) Pag. 18.
(•■») Pag- 51
(■») Pag. 5J.
(5) Pag. 91.
1 4 nisconsi <:i\iTici sopra i.a cronolocia ggizia
catalogo di re del basso Egilto, e sopra questo ed altri fondamenti non
pii\ saldi , fu edificato quel sislema assurdo di dinastie eontemporaiicf, die
laiila e si ]>oco inerilata lode fruUo all' crudito Inglese. II Rosellini la
giudico falliira del Sinccllo stesso, non esscrc pcro spregevoie , allese
aloune indicazioni cronologiclic (i), dellc quali tiittavia ben ])iecolo e
il pregio , g'uista I'osservazione di un arutissimo critico (2). II Sincello
per verila non Indira apcrlamcnte a qual fonte abbia atlinto cotesto
calalogo; ma slrcoine per le cose egizie non l;i inenzione d'alcuii anlioo
scrittorc , se noii di Manctone o vero o supposto , convien dire die
dairuUimo Tabbia ricavato , col cpialc perfettamentc concorda nella re-
slrizioiie dci tempi. A questa considorazione da peso di vera dimoslra-
zione ravvertcn/.a segiienle posla dal cronografo in jn'oposilo del regno
d' Ainosi : « Sino al 4386 il regno degli Egizii durato dagli anni del
» mondo S'yjG per dleci dinastie ed ottanta sci re, dopo avere regnalo
)) siiUa contrada INIestrea ovvero suH' Egitlo Amosi , dal primo di essi
i> ^lestraiin , detto anche Menc » (3). Iniperocclie I'asserzioiie di dieci
dinastie terminate con Ainosi , il quale, secondo il vero Manctone ap-
partennc alia XXVI.* non piio altrimenti conciliarsi che col doeumento,
il quale assegni Ic prime XVI dinastie agli Dei e Semidei , qual e aji-
jmnto il Munetoiic sejjuito dal Sincello.
XII. Ora si puo facilmente intendere, come il Sincello abbia crcdulo die
Manctone fosse stato indotlo in errore da quella cronaca egizia, la (piale
come di sopra accennainnio, in trenta dinastie e ii3 generazioni com-
preiuleva i tempi favolosi e storici dell' Egilto; j)oiche veraiienle graii-
dissima confonnita e tra questa ed il mentito Manetone , laddove nella
parte che piu importa alia crouologia , vale a dire pei tempi corsi da
Mene lino all' iiivasione Pcrsiaiia , sommo e il divario tra la medesiiiia
ed il vero Mancloiie. Sotto il litolo immeritato di vccchia crottura fu
dai tempi del ^larsamo sino addi nostri citala dai croiiologi, e sulle
parole del Sincello creduta piii antica di Manetone ; sebbene a giiuli-
carla rettamcnte , molti e gravissimi indizii la mostrano uscita dalta
(I) Mon. Slor. T. I, pag. (i(i c GT.
(9) Vetii Uiol , Rechci'chcs sur I'annce vague dcs Egyplions pag. 25 , la nola coiniinicalagli dal
Leironue.
(3) Pag. SIO.
DEI. PnOFESSOnE FnANCESCO BARUCCni. 1 5
nieclesima officiiia, in cui fu fubbiiuato il falso Manetone, e pero tlegna
lii essiMc iiisicuic con (jiieslo rif^cUala clal nuincio tlci fonti cronologici.
II Desviguoles (i) ebbe gi:i per sosj)eUa I'arilubila di delta cronaca ,
noil cilala da vcniu auloic, iralloiie il Siiicello, nia iioii ccrco di sco-
prire il vero con piu atleiita disaiiiiua, e dope lui conliiiuarono a fame
uso gli eriidili , sccondo clie calzasse al proposilo di ciascuno. Solo il
Lelroniie, ma sciiza enlrare in veruna discussioiie alia a capacilare i
lettori , la disse opera di ignoto aulorc ebrco o crisliaiio, posteriore al
geogiafo Toloinco, coinposta con inlendimento di far quadrare il co-
tuiuciaineiilo dei rcgni egizii colla cronologia della Bibbia (a). Ed in falli
scorgesi cliiaramcnLc iin laic scopo, se si cousideri , die quanlun(jue
sia assegnato lo spazio immenso di 3G535 anni all' iiilera sonima dcllc
dinaslic divine ed uiiiane , tullavia , logliendone la diirala dei regni fa-
volosi ( dei qiiali non avcano a darsi briga i cronologi biblici ) die si
componc di 34,30i (3) aniii , vimangono pci rcgni iitnani sollanlo 2324
anui , a comprendere i quali e piii die sufllcienle 1' inlervallo dalo dalla
versio:ie bJilica dei setlanla, Ira I'cpoca del diluvio e le conquisle d'A-
Icssandi'o , prima delle quali cessano le dinaslic egizie. E poi nolevole ,
clie la ridiizione dcllc dinaslic e dei rcgni uinaiii in queslo framincnlo
cronografico , cade soltanto siille prime quindici dinaslie del vero Ma-
nelonc , die qui sono rappresentalc da quindici gcnerazioni delle del
ciclo canicolare , e contenulc ncllo spazio di 44^ anni. Quanlo alia di-
nastia XVI ed alle sussegucnli 1' aulorc segulta ben so\ciile Eusebio ,
quantunqiic scnza veruno scrupolo muti ad alcune i nomi. Cosi anche
il falso Manelone i-eslrinse a soli venlicinque il numero dei re anleriori
air invasionc dei paslori , seguitando pei tempi posteriori i catalogi ora
d'Africano ed ora d'Eusebio ; argomcnlo iraiiifesto, die il vcro Mane-
lone servl di fondamento ad amendue quegli spurii documenti. Ed ap-
jiariscc ancora , perche su quelle prime dinaslie operassero cosi arbi-
iraria riduzione , e lasciasscro inlalte le siisseguenti; perocche gli scrittori
ccclesiaslici , c Ira (juesli i due piu insigni , Afrirano ed Eusebio, a
(1) Chronologic de ruistoirc Suinle , T. II. pag. CS9 j Berlin, I'SS.
(S) Biol , Ucchcrchca , loc cil.
(3] Synccll. pag. 51.
l6 DISCORSI CRITICI SOPRA LA CRONOLOGIA EGIZIA
cominciare dall' invasione de' Pastoi-i , ovvero dalla iiascita di Abramo ,
avcaiio ooiitiimanicntc falto iiso dcllc dinastie Maneloniane nellc lisle
|jaralelle dolla cionologia sacra c jtrofana, laddove aveano beiis\ acceii-
uate , ma noii adopralc nel loro com|mto biblico le dinastie antenori (i).
XIII. GIL cnuliu che inulihnenle si atralieaiono per detcrminare il
sito della terra Seriadica , dove il I'also Manelone asserisce clie fossero
postc le eolonne scrilte con sacri caralleri avanli il diluvio, non furono
pii\ avventiirali , come ben s' intendc , nel cercare un fondamento sto-
rico alia divisione clie la vecc/iia cronaca riferisce dei regni Auriti ,
Mestrei ed Egizii (2). Qiianto a me jiorlo opinione , che qucsle tre de-
nominazioni lungi dall'indicare una successioiie di genie diverse nel pos-
sesso dell'Egitto, sono un frivolo trovalo dell'aulore di delta cronaca,
londato unieamente sulla diversita dei nomi dati in diversi tempi e da
diversi jiopoli alia terra d'Egitlo (3); ne potra menoinamente dubitarne,
chiunqiie osservi , che lEgilto c chiamala terra di Mistraim o Mestraim
dagli scrillori ebrei in ogni eta (4) ; che Egitto e nome usato soltanlo
dai Greci, appresso i quali, in tempi antichi troviamo la terra del Nilo
chiamala anche Aeria (5) con signifieato forse identico a quelle dEgitto,
cerlamente analogo alia voce Khjug con ciii gli Egizii chiamavano il
proprio paese (6). Quindi non fu diflicile derivare le appellazioni di
Aurili, Mestrei , ed Egizii (■7).
XIV. Sperimentato per ripetute prove il difetlo di critica del Sincello
(1) Vedi la Scconda Parle d'Ensebio ossia il Canone. Chron. Gr -Ar. -Lut., vol. 11. pag. 63.
(2) Synccll. pag. 51. Vedi il Goar nelle sue annolaztoni al Sincello, pag. IG; Pezron, L'anli-
quile des Icmps , ch. XIII; Perizonii , Origincs Acgjpt. 36 et seqq.; Founncnl , Reflexions sur
les anciens IVuples , T. II , pag. lOI e segg. ecc.
(."t) V. Cliampullion . L'Egjple sous les Pharaons , T. I, ch. 2.
(4) losepli. Klav. , Anli(i lud. I I. C.
(5) Aeschyli , Supl. v. 71 , Apollon. Uliod. Argon. IV, v. 2G7.
(6) V. Pejron Le\. Copt pag. 60.
(7) Fa maraviglia come il signor Lenormant , al quale non dovrebhero esserc ignolc le opinioni
pubblicale dal Lclronne, in un libro slanipalo nel 1838, Introduction a I'liisloire de I'Asio occi-
denlale , pag. S33 , creda sulla sola auturita Mia fecchiu cronaca riferila dal Sincello , che gli
Egizii portassero il nome di Meslrei prima che prcndessero qncllo di Chcmi. Nc si moslra piii
acute in filologia, quanJo propone di derivare la voce di Mitsralm da JU.ec [fil pH egizio, che
secondo lui sarebbe figlio del Sole; poichb pare che in lingua egizia ut(J indicassc la generazione
dal canto di madre , c non patcnia.
DEI. PnOFESSOnE rnANCESCO BARUCCHf. I-
iicll' usare «lei documenti croiiologici , iiiiino si inaravigliera , die dal
iiovero <legli aiiteiitici, insirme col falso Manctone e colla -vecchia cro-
naca, venga eziaiitlio cscluso , per qiieslo mio ragionainenlo, il prcleso
calalogo d'JM'alostene (i), che in soii\nio pregio f"u aviito dal Marsamo
e dai suoi scguaci, non per ahra ragione , se non perche parve sommi-
nistraPe una valida prova all'abbraocialo sislcma di contcinporaneita , e
supplire, nell'cn-onea loro opinione, alio lisle di Maiiclone, quasi in
(jucstc fossero slate diiuenticatc Ic prime dinaslie Tebane (2). Qui del-
i'acceiinato calalogo non abbiamo altro mallevadorc se non il Sincello;
nissuu aulore ne conletnpornnco , ne pii'i anlico di liii avendo mai
inenlovalo EralosLene per iscritlore di sloria egizia. Ma aU'argomento
iiegalivo , che nel caso noslro c pure di qualche momcnto, ed al difello
d'autorilu* del Sincello , aggiungonsi indizii cosi gravi conlro alia verita
del fatlo , die non fa mesticri di veruna sottigliezza crilica, per rico-
noscere ali'allo privo d'ogni caratlere d'aulenlicila il dello documento.
Primieramcnle e conira ogni verosimile , che Tolomeo Evcrgele abbia
coimncsso ad un gi'«co, qiiantunque dotlissimo, la cura di fi-iigare iiegli
ardiivii egizii le vecchie memorie , dcllc quali non potea inlenderc ne
la scrittura, ne la lingua, per ricavarne un calalogo di nomi reali e
tradurli in lingua greca , come sulla fede d'un oscuro Apollodoro cre-
dette il Sincello (3). Se la sloria egizia era gia stata falla da Manelone
sollo Filadelfo, era inutile cliiederla di nuovo, e ridicolo chiederla ad
un greco ncl regno seguenle ; se poi il racconto su Manelone, come
giJi vedemmo, e falso, lanlo pivl per lale dovra aversi quello d' Apollo-
doro sopra Eratoslene. Di piil , come osservo retlamente il signer Le-
normanl (4) , qiieslo dello calalogo di re Tebaiii altro non e die una
serie inlerrolla di re lolli qua e la dalle diverse dinaslie di Manelone,
forse fallo ad unico fine di accorciare i tempi da Mene ai Paslori, sic-
come fecc laulorc della vecchia cronaca e del falso Manelone; peroc-
che il suo compilalore si manifesta per crisliano o ebreo , computando
il corso dei regui dagli anni della creazione (5).
(1) SjnccU. pog. 91.
(3) Marsliami Can. pag. 3.
(3) Loc. cil.
(4) Sur le cercaeil do Mjccrinus pag. 33. 33.
(5) Syoccll. loc. cil.
Serie II. Tom. VII.
iB DISr.ORSI cniTICI SOPUA I. A CHONOI.OC. l.\ E(;iZ.IA
XV. Dalle cose tliscorse, rlsiilta, chc degli scrilti sin cpii esaminali,
i soli avail/.! di Manclono iramaiulalici da Giuseppe Flavio , dall' Afri-
cano e da liuschio, debhono aversi |)er fonli autcntici, c chc pcio iia
le cagtoni Ic quali fiiiora impcdiroiio ^11 cnulili iiella Irallazioiic dclla
cronologia egizia , iiou uliima e da ripulare la fallace copia dti docu-
lucnli soimniuislrali dal Sincello. Esaniineiemo nel seguenle discorso
1" autorila di qiielli che riconosciamo |)cr aulentici , onde giudicare fiii
dove col loro presidio ci sia lecilo di iiiollraici nella illuslrazioue del
jiroposto ai'goinenlo.
DEL PROFESSOnE FRAHCESrO DARLCCHI.
DISGORSO II.
DELL'AUTORITA DECLI SCUITTI MANETOMAM
E DEGLI ALTRI FOISTI DI CROISOLOGIA EGIZIA.
I. Esclusi ilal novero del fonli c\i cronologia egizia gli scritti, che fu-
rono chiariti apocrifi iiel preccdeiite discorso , cadono per difelto di
fondamento i sistemi sopra quclli in tiitto od in gran parte edificati
dai cronologi, e cadono pure le opposizioni contro ai legiltimi avanzi
della sloria Mancloniana, che dai medesimi si dcrivavano tanto per im-
pugnarne I'autcnlicila, quanto per indebolirne I'autorila. Se non che
parra forse a molli pin danneggiata che non giovala la causa di Alanc-
tone, per averlo io spogliato dei titoli di gran sacerdote, di scriba dci
tempii cgizii, e di regio sloriografo , per mezzo dei quali le sue islorie
vennero raccomandale dallo Scaligero e da quanli dope queslo ne fecero
uso per la cronologia. Ma con ragioui assai pin valevoli dei titoli men-
zogneri, io confido di poter mostrare, che gli scritti di Manetone pur-
gati secondo le norme della crilii a correttiva, dagli eiTori degli abbre-
viatori e dei copisti , sono tuttavia primario ed aulorcvolissimo presidio
alia trattazionc cronologica. Ne troppo difficile io I'cputo questo assunto,
purche mi sia conceduto d' invocarc a favore di Manetone, gli stessi
canoni di critica, i quali servono a stabilire I'autorita degli altri scrit-
tori di storic non contemporanec, ne si voglia usare verso la nazione
Egizia critica piil severa , che non si suole verso la Greca , la Roraana
o la Cinese.
II. Due maniere d' argomenti sono ammessi dai crilici , per provare
I'autoriu'i di qualsiasi storico docuinento ; gli uni cstrinscci, fondati u-
nicamente suUa fama di veracita e dotlrlna di cui gode I'autore appresso
i conlcmporanei od i prossimiori dellela in cui visse; intrinseci gli al-
tri, cioe ricavali dalla natura slessa del docnmcnlo in questione. Co-
minciaino dai primi: !\Ianetone fiori ccrtamente sotto la dinastia dei
Lagidi, sebbene c incerlo sotto quale dei Tolomei; nissuno scriltorc
pill antico di Giuseppe Flavio cilollo esplicitauiente ; ma la teslimonianza
di questo , e la natura del libro in cui ne invoca lautorita, fanno palese
ao DiscoRsi tniTif.i sopra i.a r.noNOLOciA egizia
die il nome Jello storico cgizio suonava cluaro apjnesso gli cruditi Alcs-
sandrini ili qucUa da. DallEgitlo passb la sua fania nella Grecia, e \i
si sparse iiei prinii socoli del crislianesinio , doude awciine poi , clie
ignoranli ed impudculi falsarii fregiarono col noiiic di Manclone parec-
ciiie scritture , a fine di renderlc piii pregcvoli. Dal che aj)parisce , ohe
se la celcbrita d'un aiilorc vale a conciliai- crcdito alle sue opere, (juesla
noil mauco a Manetone; eppero i suoi scrilli debboiio venire accolli
(iilla slessa favorevole preoccupazionc , con che vengono tjuelli di aliro
cpialsiasi aulore anlico di fania nou volgare, Iranue che molivi intrinseci
non ci pcrsuadano dol contrario.
III. La slessa iorluna che a Manetone invidio rouore d'liua biogralia
che nc trasmettesse piii diffuse e parlicolari nolizie ai secoli avvenire ,
vieto pure, die ddle slorie da lui composle altro a iioi pcrvcnisse, ec-
cetto pochi frammenii, ed aridi sunti di successioiii di legni e di uomi
reali, donde e dilTicilissimo, per nou dire iinpossibilc , giudicare si dei
|iregi e si dei difelti di quelle, nella primiera loro condizione cd inte-
grita. Gil) nulla nieno gli squarci conservati da Giuseppe Flavio, bastano
a parer inio per dinioslrare, che Manetone comprendeva essere uflizio
|iriiiiario dcllo storico bandire dai suoi libri non solo la iimulazione ,
ma cziandio la dissinnilazione. Imperocche da sincero affelto alia verila,
c non da allra cagione egli fu mosso a raccontare e la terribilc irru-
zioiie ojierala dai Paslori contro all'Egitto, regnando Timao, e la somma
facilita con die vi slabilirono lirannica dominazione, e la durata di quesla
oltre a cinquecento ainii , e le lunghe guerre intrapresc contro agli slra-
iiieri doiniuatori dai re della Tcbaide collegatisi con quelli, che in altre
|)arli d'Egitto avcano qualdie signoria , e 1' inutilita dei conati di Tot-
mosi per isnidarli dalla forlificala Avari , donde in fine si partirono
salve le persone e gli avcri loro , in virtu dei palli stipulati col re te-
baiio. Di tutte le cpiali cose Manetone avrebbe laciuto, se non avesse
preferito la verita alia gloria nazionale ; e queslo solo tratto avrebbe
piir dovnlo rendere piii circospclli que' niodenii crilici , i (piali non
dubitano di inalmenare c screditare qual nienzognero e millantatore co-
testo storico, senza die possano raenomamente convalidare si grave ac-
ousa con positivi argomenli.
IV. Venendo ora a quel die piu importa al prcseiile sorgello, vale
a dire ai sunti cronologici di Manetone , dope averne fallo diligente di-
sainina , e di avorli paragonati cogli altri fonti di cronologia egizia , ii.i
DEI. pnoiEssonr. Francesco baricchi. ai
pare di aver prove suflicienti a soslenere, i .° che si iunga scric di regiii
in quelli coiitenula, non fii altrimcnli iinmaginata nc in lulto, lie in
parte da Manelonc , siccome giudico il Petavio, c molli conliiiuauo ad
asseverarlo anche addi noslri (i); 2.° che esso non chbe aituiia inlcii-
zione di esagerare nella sua opera I'anlichila slorica di sua nazione ;
3.° che il sislciiia cronologico da hii aminesso era coiisenlauco alle me-
inoric sacerdotali conservate negli archivi, donde egli professa di averc
dcsunti i maleriali delle sue storic; 4° che silTalte incinorie sacerdotali
risalivano a tempi anteriori al conquisto d'Egitlo falto per Cambise.
V. Per dimostrare che inollo tempo innanzi che Manetone scrivesse
la sua sloria, i sacerdoli egizii aveano registri, nei quali erano conle-
uute le succession! dei rcgni , basta la testimoiiiauza d" Erodoto , che
narra cssergli stati letli i nomi di trecento trenta re succcduti a Mene,
Tultimo de' quali e detlo Meri autore del lago omonimo (2) , cd ante-
riore a Sesostri. I critici modcrni convcncono "cneralnicnlc che Erodoto
e narratore fedele delle cose da so iidite o vcdiite ; non e duiique da
rivocare in dubbio la realta del catalogo , dal quale asscrisce essergli
stati recitati i nomi dei suddcUi re per bocca dei sacerdoti. Che se ta-
luno pur volesse un' autorita superiore a cjuella dello storico greco , a
costui citerei un papiro geratico del Museo Torlncse gia nolo agli eru-
diti nell' egiziana archeologia , e pid)blicato dal dottore Lepsius pochi
mesi prima che egli intraprendesse il suo viaggio d'Egitlo (3). II qual
papiro scbbene presentemente c ridotto a moltissimi c ininuli fraiitunii,
mostra tuUavia di essere stato un vero catalogo cronologico, e di aver
rontenuto pixi d'un centinaio di re coU' indicazione degU anni, dei mesi
e per lino dei giorni regiiali da ciascuno, iiirominciando dai rcgni fa-
volosi degli Dei, e poneudo i\Icnc in cima allc dinaslie umane siccome
face Manetone, Diodoro Siculo, e prima di quesli Erodoto stesso, se-
rondo le narrazioni dei sacerdoti.
VI. Coloro che sospettaiio la sincerila di IManetone, non possono al-
trimcnli avvalorare il loro sospetto , sc non congetturando che sia stato
precipuo scopo di quelle storico , far vederc ai Greci per via di una
;i) Pelav. do Doclr. Tomp. I. 10, c. 17.
,?; UcroJ. 1. S , § 100.
(^) lo ignoro che qiicslo lavoro sia slalo mcsso in commcrcio liLiariu. ma uc |>c«8fp|;<> lo fliwo
BQ rcrlo aumero d'cscmplari vendulimi daU'Autorc.
aa Disronsi (ritici sopra la cronolooia egizia
lunghissima seine di re , che la nazione egizia portava sojira tutte le
altre il vanto d'una reinotlssitna antichita (i). Ma tal congetluia e alFatto
priva di fondamento, e iiiia mera ipotcsi , dislrulta da veri falti , e
daU'esame stesso delle lisle manctonianc ; pcroci-lic dei grcci scrittori
ntiche i meno facili a prestar fede alle tradizioni popolari , non dubi-
lavano di repiitare anticliissima non solo la nazione, ma anclie la civilti
egizia , siccome per tiUti dee valere la sentenza d'Aristotele (2). La stessa
serie poi dei rcgni egizii appresso Manetone , ben considerata, ci per-
suade , che questi , non che voler esagerare la durata dei tempi slorici
di sua nazione , la ristrinse per opposlo entro a confini piCi angusli che
non avesse falto alcun altro scrittore piil antico. Dissi la durata storica,
per dislinguere , come e ben necessario , Ira tempi storici , e mitici o
favolosi. Non e mestieri di recoudita erudizionc per sapere , che tutti
i popoli del gentilesimo usarono di riempiere le prime pagine dei pro-
prii fasti con favolosi racconli e millenii immaginarii, volendo ad ogni
modo supplirc alTignoranza in cui erano circa le prime e vere origini
del mondo e delluinana specie. Queslo prime period© nella storia di
Manetone, del pari che in quelle di Diodoro, e di Erodoto, e nel pa-
piro del nostro Museo poc'anzi citato, per gli Egizii vcnne rapprcsen-
tato dai i-egni degli Dei, e Semidci od Eroi o Mani. Ma sarebbe troppo
severe ed ingiusto crilico chiunque dalla manifesta falsita di que' regni
divini e semidivini arguisse Manetone indegno di fede anrhc interne ai
tempi storici. La durata di questi dal regno di Mene sine al conquisto
di Cambise seguito SaS anni avanti I'era volgare, die secondo il com-
pute d'Eredoto sarebbe stata di circa 1 i,5oo anni, si ricava dai cata-
logi di Manetone di 5ooo anni , pochi secoli piu o meno , siccome di-
mostrereme nel seguente discorso. Ove poi si ponga menle, che la somma
dei re indicati dagli stessi catalog! ascende a piu di 4^0 ccssera qiia-
lunque sospetto , che Manetone possa avere a sua fantasia moltiplicati i
regni egizii , per rendere verisimile lo spazio da liii assegnate alle di-
nastie umane ; imperocche se egli non avesse preferito di attenersi alle
memorie sacerdotali conservate negli archivii dei tcmpli , avi'ebbe poluto
senza taccia di esageratore dare alia monarchia egizia una durata di
(I) PcUtios Ioc. cit.
(S) Ari.lol. Polilic. VII 5 10
DF.t, PHOFESSORE FHANCESCO BARUCCHI. 23
rpindici mila anni. Ne qui alcuno mi opponga, che alle altcrazioni ope-
rate dall Africano e da Euscl>io sopra le lisle inaneloniane, debljasi at-
tribuire cosi grave sproporzioiie, (piale appnrisce tra la somina clei rcgni
e quella degli anni tiascorsi da Mene a Cambise. Perche i due lodati
oronologi lasciaroiio che ranlichila ogizia si allargassc libeiaincnlc ollre
ai coulini del sistcma di cronologia biblica da loro abbrarcialo; il che
non avrcbbero fallo , se si fossero proposlo di vidur ({iiella a coiicordia
con questa , siccome fecero per la parte storica taiilo il /also Manelone,
quanto I'autorc della vecchia cronaca. V'ba di \>\\\; e possiamo aller-
mare, che auche prima del ci-istianesimo era opinioiie consenlita dagli
Egizii pcriti della storia palria , die da Mene alia dinaslia dei Lagidi
fosse un intervallo approssimativo di cinquemila anni.
VII. Questa mia asserzione e fondala sopra due passi distinti di Dio-
doro Siculo , che servono uno aH'allro di mutua illustrazionc , e nella
spiegazioue dei quali Gnora incepparono i fdologi per non averne fatlo
diUgente coufrouto. Nel pritno (i) io storico dopo di aver detlo , che
da principio , secondo i mitici racconli , avcano tenuto Timperio d'Egitto
Dei ed Eroi poco meno di anni diciolto mila , soggiunge , gli uouiiui
avere regnato sulla contrada medesima, da Meride o Miride anni poco
ineno di cinque mila sino all olimpiade i8o." uella quale esso visilo I E-
gillo, regnando Tolomeo Neo-Dioniso. Dove e cvideiile la conuzioi;e
del teslo cii-ca il nome di ftleride o Miride, in luogo del quale la cri-
lica correltiva richiede assolutamente che si legga Mene o Mena, ihe
secondo Diodoro stesso, e Manetone ed Erodoto e Ginseppe Flavio ,
primo dc' morlali tcnne regno dopo dcgli Dei e Semidei. II ^ esselingio nella
sua edizionc di Diodoro appose una lunga nola a qucslo luogo, che par>c a
lui cd ai prccedenti crilici corrotto; ma avendo riccvulo nel teslo la lezione
inb ixi/piciSo: e trovando in alcuni codici nianoscrilti ino MoiptSog o M-j-
piS^? , senti la gravczza della difiicolla senza osare di porlarvi sicnro
rimedio; e perb infine si contenlo di proporrc due diversi modi di cor-
rezione , il secondo dei quali e appimlo quelle, che io giudico cerlis-
simo (a). Infalli qui Diodoro accennando sommariamenle alia durala
dei regni divini ed eroici , di poi a quella degli uomini, dei quali prinio
(I) Bibliolh. 1. I § XLIV.
{V Vide Aonol ad 1 I
2{ Di<;<;onsi chitioi sopra i.a cronoi-OCia egizia
era stato Mene (i) , sarebbe assiirdita che avessc scrilto Meride , il (jualc
tioii vissc che luoltissime goiicrazioni ajijircsso a Menc. Ne meno assiirda
c la lezione rilcnuta clal tcslo Vcssel'mgiano , arzo ixupid^oq hr, ^payh
).£t'7rovT« TMv Tievzantr/jXtuv , tradolta nella vcrsione latina per quindecim
fere millia annorum , impcrocclie il Iprminc finale [x.iypi vfig iA.cf.zogr,:
xdt! 6ySor]KO;r,g oXy,u;rta'Jo; sujiponc un lerminc iiiiz'iale dm, che iiidirhi
il principio dello spazio ivi espresso. Ollrccclic sillatla lezione e in op-
posizionc manifesta al secondo passo dello stesso aulore , sul quale io
dissi di sopra , essere fondata la mia asserzioiie. Nello slesso libro al
§ LXIX Diodoro riferisce, che gli Egizii adducevauo in prova delta loro
eecellenza nelle letlere , negli studi aslrononiiri , nelle arli e nella le-
gislazione, to rY,g AtyijnTOD nXita twv £;rr«xo«'MV zat TiTpanttT^^tlioiv £tmv
^a7t\eu7ott T9US iy^svstg ; cioe che I'Egitto per piil di quatlromila e sel-
tecenlo anni fosse stato governato da re indigcni. II senso del lesto c
chiarissimo per chiunqne non abbia la mcnte preoceupata; tultavia al
Vesselingio e ad altri eruditi parve che restringesse di Iroppo 1' inter-
vallo dei regni umani , e che conlraddicesse alle cose contenute nel
primo passo gia da noi esaminato; e pcrb siccome allora crasi tradotto
quindici mila anni alC incirca , cosl nel secondo passo con audacia in-
credibile, i quattromila e sellecenlo anni furono nella traduzione latina
inutati in quatlro mila e settecento re ! Escuipio manifesto del gravis-
simo danno die agli studii slorici e filologici recano sovente le opinioni
sislematiche. Qiianto a noi , ammaestrati dagli allrui errori , e sgombri
di qualslasi preoccupazione , troTiamo in perfetla concordanza i due ad-
dotli passi, non soggetto a veruna conlroversia il scnso dei medesimi ,
c pero crediamo dimostrato che 1' opinione suU' anlichita della nazione
egizia , non solo appresso Manetone, ma anche appresso gli Egizii pi A
assennati, al tempo dei Lagidi , era ben lontana da quella esagerazione
di cui comunemente viene incolpata.
VIII. Per le esposte considerazioni io credo essermi appianata la via a
slabilire, che Manetone non menfi, quando professb di scrivere secondo
che trovava registrato nelle memorie sacerdotal! (2). Infalti se non ebbe
alcun motivo di ingannare i suoi letlori sul numero dei re; se per op-
(I) Ibid. 5 XLV.
()) Apod FUt contra Ap. I. 1 J XIV.
DEL PROFESSOKE FRANCESCO BARLCCHI. 25
j)OSto jiarecchie dinaslie cli qucsli furono ila lui coinprese eutro spazii
di tempo sproporzionatamenle miiiuri del corso ordinario dei rcgni (i),
ibrza e conveuire, clic dagli aiinali composli in elii anleriore, e da lui
consultati, cgli fosse indolto a cosi limitarc qiicgli spazii, dei quali nui
duriaino fatica a renderci capaci, ])eiche nella presente condizione degli
scritli Manetoniaui , uon troviamo alcmia verisimile spicgazione di quei
veluslissimi evenli. Ma della nostra ignoranza non dobbiamo dar carico
allautore di quegli scritti , molto meno poi accusarlo di menzognero o
d' imposlore , quando nella raassinia parte degli avanzi a nol pervenuli ,
vediamo la notazione dei tempi procederc secondo il corso ordinario della
vita umana.
IX. Clie poi vcramenle i sacerdotl egizii dell'eta posteriore all'inva-
sione di Cambise , conservassero annall o meraorie storiche delle eta
anteriori , e fatto chiaro per moltiplice testimonianza degli scrittori greci,
e di Giuseppe Flavio , alia quale nissun valido argomenlo possono op-
porre coloro che sostengono contraria sentenza. Toccammo gia sopra
del catalogo dei rcgni mostrato ad Erodoto dai sacerdoli , dai quali egli
ricavo pure, die sino da tempi autichissimi erano usi gli Egizii di no-
tare accuratamente i tempi , e scrivei-e gli anni (2). II Timeo di Pla-
toue, quautunque ne' suoi racconli abbia piu del poetico, che non dello
slorico , tultavia siccome ne anco le finzioni poetiche sogliono mancare
di qualche foudamento veritiero , puo sei-viie ad avvalorare il mio as-
sunto , dove introduce uno degli anziani sacerdoti di Sai a conversare
con Solone, intorno al primato degli Egizii nella scienza storica dei tempi
antichissimi , e gli pone in bocca tra molte allre le seguenti parole :
II Qui ( apprcsso gli Egizii ) si conservano memorie di cose antichis-
sime Tutte le cose avvenute appresso noi, od anche in altri luoghi,
solo che ai nostri ne pervenisse per udienza la notizia , sono registralc
da tempi antichi e conservate nei nostri templi . . . dall'ordinamento di
questa nostra cilia, nelle sacrelettcre sono computati ottomila anni ... ))(3).
Nelle quali puo bensi il lettore assennalo ravvisare la iattanza dei sa-
cerdoti egizii , neir ampllficare oltre misura la loro siorica erudizione ,
(1) 1'. es. la Jinaslia XI di IC re cnlro lo spazio di soli 43 anni : la XIII di 60 re per 184, o
453 aoni ; la XIV di 76 ro per 184 o 484 aDoi occ.
(5) L i. S CXLV.
(3) Tim. § V. 0 VI.
Serie II. Tom. VII. 4
a6 Disconsi cniTici sopnA i..v chonologia ecizia
ma dee pure ad im tempo riconosccre, chc il filosofo Ateniese non a-
vrobbe dato Inogo a rpiesta finzione , se nou fosse stata rcsa verismiilc
tlalla lama allora vigenle suiranlicliila dcgli aiiiiali cgizii. Uiodoro Siculo
in piii luoglii accenna all'esislen/.a di st falli aniiali col nomc di mct.-
ypoc^ai ; ma due merilano di esscre specialmenle nolali , uno in cui egli
dicliiara di passarc sotlo silcnzio i paradossi e Ic favole racconlate a
preferonza del vcro , da Erodolo c da allri scrittori delle cose egizie ,
f di volere invece esporre quelle conlenute nei commentarii de' sacer-
doli da lui con istudio esaminale (i); e I'altro dove narra, essere state
USD nci tempi antichi , che in ciascun giorno ad era dclenninata, il
ierograniniale Icggessc al re nei libii sacri alcuiii coiisigli c falli di
uomini cliiarissimi , iitili ad essere rammentali (2). Si puo ancora ag-
giungere tpicUo , in cui esse, parlando dei scpolcri dei j)i'imi re, afieruia
suU'autorila dei sacerdoti , che negli annali sacri ne crane cnumerali
quaranlasetle , dei quali soltanto diciaselte crano riniasli al tempo del
prime Tolomeo ; e qweste cose nen essere racconlate solamenle dai sa-
cerdoti suUa fcde dei commentavii , ma eziandio da molli greci clie re-
catisi in Egillo ncU'cla del detto Tolomeo , ne aveane scrilto la stoi'ia (3}.
Deiranticliila poi e del conlenute dei detti annali ci avverle' allrove Dio-
doro, ciie i sacerdoti aveano anagraj'e nei libri sacri trasmesse dai tempi
anliclii per Iradizione conlinuala, contenenti la nalura^ la stalura e le
gcste di Uitti i re (4)- Finahnenle Giuseppe Flavio e anche teslimonio
autorevole dell' opinione corrcnle ai suoi lempi, inlorao all'esislcnza di
annali egizii di remeta anlichita , quando non potendo citar questi , at-
tesa la nalura della lingua in cui erano scrilli , ricorre in lore vece alle
storie di IManetone dai medesimi ricavale (5).
X. Pertanto I'imane provato , die nei tempi suceeduti all' invasione
di Cambise i sacerdoti egizii possedeane annali nazienali stati scrilti
innanzi che I'Egitto cadesse sotlo il dominie degli stranieri. Vero e ,
che que' medesimi sacerdoti che se ne vantavano possessori, specialmenle
(1) L I. § LXIX.
(9) Ihid. § LXX.
(3) Ibid. § XLVI. II Musco Torinese possiede un papiro j^cralico aniichissimo, nei quale vcdeii
diwgnata la piaala del sepolcro di un re dei piu iosigni della XVllI o XIX dinastia , del sepolcro
stesso chc fu scuperto dai Belzooi.
(4) i XLIV.
(5) Conira Ap. I. 1. \ 14.
DEI. PROFESSOIIE FRANCESCO DAIVICCIII. 3-
n])prcsso Erodolo, nppariscono poi grossamente ignoraiili della palria
sloria , e jiiu soinigliiuili ai inodenii ciceroni ilellc cliiese e del iiuisei,
die non ad crudili ardieologi o fjlologi; rna come a|ipuiilo le iiierudile
ciaiice di questi non nuocono alia fama del preziosi cinielii conservali
negli cdifizil aflidali alia loro custodia, cosi rcsisteiiza degli annali c-
gizii, della (piale abbianio si gravi e ])ositive Icstiinoiiianzc, non dee es-
sere rivocalu iu dubbio per eio solo, ehe non fossero ben conosciuli o
profondamenle studiali dai neocori cgizii , coi quali conversarono i greti
scrillori, che si scarse cd incerte nolizie ci trasmisero intorno alia sto-
ria degli anliclii Faraoni. La nazione cgizia , che a luttc le alire del
genlilesiuio polea conlendere it jii-imato, per anlichita non solo di poli-
tica esislcnza, ma eziandio di progredita civilta , ed apprcsso la aiialc
I'uso della scriltura comparisce gia vecchio nei piii vetusti monuinenti,
non sara forse credula degna di fede sopra un fallo, sul quale si am-
mette per buona la testimonianza di qualsivoglia allro popolo ? Si ain-
metle sulla testimonianza dei Cinesi lantichita e rautenlirila degli an-
nali abbreviati da Confueio vissuto nel sesto secolo avanti I'era volsare,
c si rigettera , perche in causa pi'opria , quella dei sacerdoti cgizii ,
quando ad avvalorarla concorrono moiiumenti d'ogni maniera o tiitlora
sussistcnti nel suolo d'Egitto e della Nubia, o dissolterrati dalle tombe,
ed esposti alia visla dei dotti e degli indotti nei musei d'Europa ?
XI. Alcuui , ai quali non talenta I'autorita degli avanzi Alanetoniani,
alia quale dovrebbero pure dar qualche peso , ove ammetlesscro conu-
noi , che LI loro autore attinse ad antiche memorie nazioiiali, seuza che
osino negare apcrtamente che gll Egizii abbiauo avuto annali aulentii-i
durante la potenza dei Faraoni, credono eliulcrne le ronsegucnzc , af-
fermando rhe questi perirono irreparabilmento, nella terribile catastrol'c
ehe spciise la monarchia e la nazionale iudipendenza (i). JIa nissuiio
degli antichi scrillori atleslo queslo fallo , ed il contrario e pro\ato
dagli argomenli che noi sopra adducemmo , cd ai quali per maggior-
menle jiersuadere i nostri lellori , re[)uliamo eonveniente aggiungerne
uno che ci e sommiuislralo da Diodoro. Queslo scriltore , che piu d'ogni
altro , da Mauelone in fuori , serve alia sloria ed alia cronologia egizia.
(t) Lcs Dynasties Egyplicnnes suWaot Mancllion , considcrees en elles-iuemea , el sous Is rap-
port do la clironologie et do I'liistoirc , par M. dc Bovct ancicn arcbeycque de Toulouse . preiDitre
partie , art. 5.
aS DISCORSI cniTlCl SOPHA I.A CRONOLOGIA EfllZIA
iiaira ilie .\i'laserse Geo aveudo sottomcsso 1' Egilto nella C\'II olini"
piade, distrutte le imira dellc piu insigni ciltii, spogliali i leinpli delle
loro i-irchczze , lie portb via Ic scrillurc ( avay/sacac ) , Ic quali ])iu lardi
Halloa reiuletle ai saccrdoli egi/.ii , pagatoglioiic il riscallo con una forlo
.sonima di danaro (i). Dunquc non erano perite nc per l' invasionc di
Cambise, ne per verun" altra catastrofe anlcriore ; c so furono riscallale
a gran prezzo, e cpiesta nn'cvidentc jirova dclla grandc loro imporlanza.
\n. Tornando ora al nostro soggetto , cioe all'aulorila di IMaiielone,
noi ei crediarao in dirilto di chiedcre , clie (piesta non veiiga ripulata
int'eriore a qucUa di vcrun altro scriltore del paganesimo, intorno ai falti
ricavali da memorie anliche dclla propria nazionc. E siccomc I'infaHi-
hilila e privilegio conceduto unicanienle agli slorici da Dio inspirali .
cosi noi riproviaino del pari c coloro che stimassero inconcusso il si-
stema cronologico di Manelone , c coloro che sopra semplici congcUurc
o deboli argomcnti , come il Marsamo e la piii parte dei cronologi doj)o
a lui , si arrogassero di scomporne le varie parli , per ricomporle poi
e riordinarle a seconda delle particolari loro opinioiii. Oitrc agli avanzi
dcgli scritti Manetoniani possono utilinente essere adoprati a qxiesle
iTonologiclie ricerche ((uelli di Erodolo e di Diodoro, i quali, se nella
loro qnalita di slranicri allEgitlo, generalmenle parlando , debbono ce-
dere a Manctone egizio di nazione , e slorico speciale di qiiesta, il quale
pote frugare negli archivi dei templi , e leggere co' suoi propri occhi le
iscrizioni dei monnmenti , cio nulla meno in alcuni casi particolari i
due primi poterono essere mcglio informati dclla vcrita , siccome faremo
vedere a suo luogo. Anche i libri sacri degli Ebrei contengono alcune
|)reziose notizie di storia e di cronologia egizia , dagli ultimi anni di
Salomone sino ai re della XXVI dinastia , le quali da una parte con-
fcrmano la veraciti di Manetone , mentre dall' altra ci porgono sicurc
norma per corrcggeix parecchie erronee notazioni circa gli anni dei
rcgni |)articolari , delle cjuali piu che a Manetone vuolsi dar carico ai
suoi abbreviatori o cojiisti.
XIII. La menzione dei libri sacri degli Ebrei considerali qual fonle
di cronologia egizia , mi conduce a toccar qui brevemente di una que-
stione , la quale per non essere stata considerata sotto il suo vero a-
(I) BibI Ilisl. I. XVI. S LI.
DEI. PROrESSOIlF, FnANCKSCO BARUCCHI. 29
spello , reco grave confusione , aiiziche aiulo al soggelto dtllc present!
mie investigazioni. Molli croiiologi credtiulo sciiza Icgiuime prove , che
ii Mene rainineiitalo ndlc memorie egi/.ie Tossc iino stcsso pcrsonaggio
col Meslraiin ilclla Uilihia , senza al(rhi)enli tonsidcrare Ic ragioni dclla
storia egizia, cercarono di rinchiudcre la serie dei Faraoni deiitro alio
spazio pill o men largo comportato dal particolarc sisteina di rronologia
biblica si-guito da ciascuuo di essi, e jxt lal mode si crcdcUero Iccilo
di meller fuori di serie talc o lal' altra dclle diiiaslic Maneloniaue , in
|)roporzione della maggiore o minorc lungliczza dello spazio predcter-
miiialo. II qiial processo a me sembra in tutlo conlrario alle noriiie
dclla biiona crilica , e piii riprovevole di quello, che negando a Mane-
tone ogni autorila, dichiarassc incerli ed indcfuiibili i tempi cgizii pre-
cediiti al regno di Psammetico. La Bibbia e certanienlc siccome il piii
venerando , cosi il piu autorevole fonte di sloria , ma in tanta varieta
di sisteiui cronologici, che liitti si spacciano dai loro aiitori per fondali
nelle iiulicazioni de' tempi ricavale dalla Bibbia ; nella dilFerenza notevo-
lissima di coteste indicazioni tra I'Ebraico ed il Samaritan© lesto, e la
versione greca, e tra i libri del Vecchio c del Nuovo Testamento; final-
mente neU'indecisionc, in cui la Chiesa lascio sempre silFatta contro-
versia , io non vcdo alciina cerla mism'a , a cui abbiasi a ragguagliare
la durala della nazionc Egizia, salvo che questa non venga determinata
da un accurato csame di lutti i suoi fonli slorici. E pero a questi
unicamente attcnendomi , lanto mi addcntrero nellantichita dei tempi,
quanto mel consenlira il risullalo d' imparziali ricerche.
XIV. Di c|uanti monumenti flnora vennero Irovati in Egitto ed esa-
ininati dagli archeologi , se si eccettuino i registri geratici notati collanno
del regno di tale o tal altro Faraone , e qualche stele funeraria con
indicazionc del regno sotto il quale fu dedicata, un solo puo dirsi ve-
raraente cronologico , ed e il papiro del Museo Torinese piii sopra da
noi citato, il quale fu composlo dairignoto suo autore con inleiidimento
di esporre in esso la serie dei regni si mitici e si storici. Gran tianno
a questi studi , che cosi poca sollecitudine abbiano preso, di mandarcelo
nel suo primiero stato dall'Egilto , coloro ai quali tocco di provvedere
alia conserviizionc degli oggetti componenti l' insigne collczione del ca-
vatiere Drovetli, ncl lungo viaggio dalle ri\c del ISilo sino a (juesla ca-
pilale. Ma a chiunque debba darsi carico del guasto recato al nostio
papiro , omai e inutile ogni querela , come di poca ulilita per la (pie-
3o Disf:onsi critici sopha i.a cronoi.ociv egizia.
stione cronolot^ica, c per la successioiic ilc'Faraoni, sono i niiseri fram-
nienli , che con |iazicnza leilesca si sludio di riconiporrc ncl moilo clu;
a lui parvc inij^liore , il professorc Scyllart , chc tratto dalla faina di
dotUi ooUe/Jone, vciiiie a \isltarla e sUiiliarla fi'a noi, nci priini aiini chc
la possedevamo. I iiomi reali chc aiicora vi si possono Icggere , tutli
apparteiigoiio ai tempi antcriori alia dinastia decima ottava, c \'i si pos-
sono rironosccrc alcuni , che furono i-appresenlati ncUa tavola d' Abide,
V ncMa cauRTcUa di Karnac. Oiiileche non e \ana conccllnra giudicarlo
nil rcgistro dcllc piu aiilichc ilinastic , e non dissiinile da quello donde
i sacerdoli egizii rccilarono ad Erodolo i uonii dei 33o re anleriori a
Scsostri. Ciascun nome c preceduto dal ranioscello c dall' ape , i quali
due siniboli neile iscrizioni inonumenlali sogliono essere soprapposti al
prime cartcllo dei Faraoni, cui lo Champollion chianio prenome. I due
simholi poi seconde le sottili osservazioni del dottore Lepsius , accen-
navano alia signoria suU'allo e basso pacse (i). E impossibilc dcfinire I'eta
in cui 111 scritto questo I'arissinio , anzi nnico regislro ; ma paragona-
lane la scriltura a qnclla di allri papiri ill cerla data , |)are che non
debba essere posleriore alia XVIII o XIX dinaslia ; cd c ragionevole
il supporre , che in r|uel fiorcntc periodo succedulo alia lunga domina-
zione dei Pastori , gli Egizii abbiano rivolto lo sludio a I'accogliere Ic
sparse memorie dclle precedenti ela , e sulla fede dei monumcnli a-
vanzali alia ferocia dcvastatrice di quei conqiiislalori, abbiano ricomposti
i velusti annali. Non si dec tuttavia dissimularc , chc 11 dcllo papiro
non mostraiido vcruu caraltere di documcnlo falto jier pubblica aulo-
rita , non mcrila allra fede , che quella dovuta ad imo scrillo privalo
ed anoiiimo ; e che percio qualora nei avessimo gi-avi argoraenti dcsunti
da nionunicnti jnibljlici , o da altro aulorevole fonte , per negare ai
tempi anleriori alia XVIII dinaslia nn si gran nnniero di Faraoni aventi
esercitato dominie sopra lutto quanto I'Egilto , sarebbe di poco ])cso
la contraria testiuionianza del succennato documcnlo.
XV. Dissi , che ad eccezione di questo , non furono finora trovati
monumenli conlcnenti una serie veramcnte cronologica di Faraoni, quau-
funque non ignori , che tanlo i due Champollion , quanto il Rosellini
abbiano per tale considerala la celebre tavola di Abide , designata so-
(l) Aonalcs do 1' InsI archcol. 183S , call. I., pag. 113.
Di;i. phofessore francesco nAKuccni. 3i
vente nei loro scritli quando per genealogica , e quando per cronologioa.
Iinperocchc chiunquc voglia |)cr poco considerare la naliira di qiieslo
luonuinenlo , dovia giiuliiarlo pin nligioso die slorico, e inancante dci
caratlei'i iiecessarii a qiialsiasi documenlo di cronologia. Diilalto nissiina
iudicazione di anni vi e esprcssa , la quale non sarehhe mancaia , se
crouologieo ne fosse slato lo sco]io. INe a quesla si voile siipplire per
via dellc gencrazioni , inodo incerlissimo di conosceie 1 leiiipi , e pro-
prio sollanlo delle et£i per le quali mancano docuineiiti scritli: pcror-
chu in essa tavola non liavvi alcun indizio di successionc gcnealogica
prima della dcciinoltava dinastia ; anzi a breve disianza dai iioini dei
primi re di quesla compariscouo alcuni , i quali dcbbono rifcrirsi alia
diaastia duodeciina, divisa dalla XVIII per lo spazio almeno di cinque-
cento anni, siccome dimostreremo a suo luogo. Ne dissiraile da quesla
e la seric dei re rapprescntati iiella citala camera di Kariiac; sono prin-
cipi e nomi collocati uno a fianco dcUaltro , che poterono cssere jer
SI falto modo rapprescntati tanto nell' ipotesi che si fossero succednti
uno all'altro nel regno, quanto supponendo uno diviso dallallro per lo
spazio di uiolte generazioni , e quanto ancora , se per avventura uno
avesse regnato suUa Tebaide sola , Tallro suUa Memfide e suU'Eplano-
mide. Cib solo si puo con cerlczza ricavare , che tutli i detti re rife-
risconsi a tempi antei'iori alia dedica del monumenlo.
XVI. Ma se I'amor del vero ci costringe di correggere Iratto tratio
le asserzioni esagerale o poco fondalc dei iiostri predecessori in questi
iiovelli studii , di huon grado poi ci accostiamo alia loro sentenza quanto
air importanza grande dei monuraenli , ed ai preSidii che questi ci for-
niscono per la queslione dclla cronologia. Di fatto se col solo paragone
degli scritli a noi Iramantlali dai Greci siilT Egilto , ci pare di jiotcr
fare non leggero fondamento al'.a cronologia, delle notizie di Manetone,
queste poi paragouate ai falli consegnati so])ra gli anlichi monumenti ,
ne ricevono tanto maggiore coiiferma , quanto che i monumenti non
vauno soggetti allc alterazioiii dei copisli , come i libri , cd essemlo
stati fatli ad ammaestramento dei soli Egizii , non possono venir sospellali
di volontaria e mcdilata menzogna nello scopo d'iiigannare glistrauieri (i).
(I) I due Charopollion eit il Ko*it'lini cnn intcnzinnc di av\alurare I'antcirila doMe lislp .Mar.plo-
Diaoc , coopcrarono anzi a scrcdilarla , sccondo il niio giudiiio, proclamando truppo K"p'^ernicii!o
uua pcrfelta concordanza Ira qucUe ed i moaumcDti , quando io TaUi qiicsta Doo c av^crata lIi«
33 nis(i)nsf (RiTiti SOPRA i.a cuonologia egizja
Sebbene volendo noi proceJere in queste ricerche con inelodo atfatto
impar/.ialc c crilioo , anclie la teslimonianza dei inonumcnti nazionali v.
ijubblici , siano di soggello civile o religioso , di falti conlemporaiiei od
anterioii , non dee essere ammessa per certa od autorevoie , prima di
averne diligcntementc considerato la nalura , c gli aggiunti de' luoghi ,
do' tempi c delle persone. Ne in tal materia e facile indicare una re-
gola generate die possa applieai'si a lulli i casi parlicolari , diversifican-
dosi quest! per infinite maniere. Ondeche io diliijrisco a Irattare piu
specialmenle dell' uso dei monumenti egizii nei seguenti discorsi , nei
cpiali prendendo per base la serie dclle dinastic Manetoniane , veiTo
iiiano mano paragonando con (jueslc si gli altri scrittori , e si i monu-
menti die a ciascuna di esse avranno qualche attinenza.
piT uu Duiucri' lien rislrctto di dinaslic. Ma dimostcata con altri argomenti I'aulorita degli aviaii
ManeLuniani , come \o ooufido aver I'atlo , ({iiando qua c cola ai regni da Manclone re(;istrati si
a^i;iunt;a la lestimonianza o direlta o iudircUa dei monumenti , ne verra ma^giormente ccnfer-
uiala la veracilii dcllu slorico , )a quale all* inconiro potrebbe t'acilmcnte essere rivocata in dubbio,
se rumv fecero i sullodali arclieologi , nuD fusse I'ondala snpra altra prova clie quella ricavata dti
monumenti.
DEL PROFESSORE FRANCESCO DARICCHI.
DISGORSO in.
SUL NUMERO APPHOSSIMATIVO DEI HE EGIZII, SULLA DLRATA UELLO SI'A/.IO
COMPRESO TRA IL REGNO DI SIE^E E QUELLO DI CASIBISE ,
SULLA SUCCESSIONE DELLE DI>ASTIE MA>ETO.MA>E ,
E SULLA DIVISIO.NE DEI RE(;M EGIZII PER DI.NASTIE.
I. La cronologia egizia e fondata unicamcnte sopra la successione dei
regni e la durata di ciascuno di essi, siccome appariscc dal conscnso
degli scrittori e dei moniimenti. In fatti ne Eiodoto, nc Diodoro, ne gli
scritti genulni di Manetone additano altra via per le ricerche croiiolo-
giche; coloro poi fra gli eruditi moderni , i quali sostennero, che gli
Lgizii ahbiano fallo uso di ere fisse o di grandi periodi astronomici , pei
fasti religiosi e civili, dovettero ricorrere od agli scritli apocrifi di Ma-
netone e della vecchia cronaca , o ad erronea interpretazione di alciini
passi di autorl dei priml secoli del cristianesimo, siccome fu gia dimo-
strato dal Biot (i). GoU'anno del regno di tale o tal altro re souo se-
gnati i registri geratici, dei c£iiali e grande dovizia nel Museo Torinese;
gli anni di ciascun regno troviamo notati nel papiro cronologico dello
stesso Museo ; con simile annotazione incominciano le iscrizioiii di pa-
recchie steli appartenenti a diverse eta, e silTatto uso antichissiino fu
di poi conlinuato sotto i Persi ed i Lagidi , siccome e fatto manifesto
da moltissimi papiri tanto demolici quanto greci. Impero il quesifo piTi
rilevanle della prescnle trattazione e di sapere , se noi possiamo |>cr
via d'una scrie di regni non interrotta , risalire dal tempo hen nolo,
in cui I'Egitto cadde in potere di Carabise, sino allela di quel Mene ,
cui e scrittori e monumenti posero in cima ai re morlali, e che segna
il confine tra il periodo mitico e lo storico. La soluzione di silTatto que-
(I ) Ucchcrclics sur plusiours poinls dc I'-Vslrooomie Egyptieanc. — Rechcrchf j sur I'annce
vague des Egyplicns.
Serie II Tom. VII. 5
34 DISCOR.SI CRITICI SOPIU I.A. CIVX)I)°Oi.OipU :i^CIZU
sito imporU alia storia cg'ixin , ed insipjuc alia sto^'ia gcnerole |)ella ci-
viltii pvimiliva ileU'uinaiiila : alia sloria cgizja solto, (lue ajSjXflti, q^ianlo
<-he rintracciasi la durala dell' inlcrvallq onde sqjys ,«jd>isi i, tUie leinpiiii
eslremi del pevio(^9,,%-aoivcq^,^,^):fJo ,^}i^,,])fi^ t^,,:j;\a j^i pu,9^iungcrp
ad asseguare uell^'ovdine , de' tempi il luogo ai , persor)ngg'i cd agli eve,nli
dei (|nali o gli storici ovvero i mo«uu\9(uli.<;i,,tj;i^|W,sevp n)9|pon^^,,S}|;-
comc poi l^ i,iaziope Kgjzia , e, SQn^j^,yye^•J;^p,YJlu^J|^i^o^f^;g le^
cosl dove ^i Siwga...? stpbiljrq^.cR^ jSijjji|,jjjg9fj)efl^,i,^.^.„cpn()iv^f,i^;pepJp
slorico della inedeslina, si j^yKiV.PWej?ft\n''",Sf'"^?fe'?J^Wm^''^}()>%J?'''?
deirumauo incivilimento. , ,„,,, ,„,,,, ,,, „(,[„; ,-;,„, ,j „on oMnI iti.;
II. I geuuiui avanzi dclle $tOf:iie ^pneloniaii^ ?9f>Pi7o'iRyy ^P/tMW^^W'
che scnza, ,iHlerf;p?,.im}g , fl,i)}„te,njp^, ^i ,,(i9robi?e pp^,^^ oS'WteXftRlS^*M6'/
torc sino al regno di Mene; la loro aulorita jfa,^i:pj:^^^j-^t8j||poj^ji^^5^e-
vole nel precedeute discorso j tuttavi?. U-?ilt{^i4gs,i,,}^ j^efipjipe ,9j})^^|^ro
presidio uiia cQaU:oversia da pUre , due secpli ,T^^^,f j^\|;^j^^^tatfi , ^^^p
.he ci facciaJX)0,.a4 ^spjOrpe, ^:^inu.laTOfiQ,te JiJ;j9^^^ ^ K??gWii?')^fi|i^'
aiinali faiaoiiici ,, stiiuo necessario Iraltenermi alquE^nlq nelJ|a>.(|isc]^5;^iopp
di idcune questioiii gcnerali , dal varip scioglijnentp, dt^'le qi^^jl^.^ip^flfjje
eziandio il vario niodo di procedere ncU'analitioa esposizipr^t; dcUa p^iij-
iiologia Manetoniana, In quesila , discussipiae ip,„|prpi;op9i}g,Q, ^iifJ^Pir^f,!"
ooiifronto i oa(;dogi Maneloniani con gli scrilli d'Erodpto t^ di, I^,ip<('pp,
p con le scrittiirc dei monuinenti , afiine d' l'icava,i|7i<^ ^ia '! f W5fi°^*
prossiinativo doi re,;,2.° la somma degli pnt.de(i;ip^i^jj ^^^;;jRI(^^(^j^ ^ajj^-
bi^jj 3." la spluziQqe storica della questione-^^ijjlla .cppj^ppi^j-^n^ij^^p
successivita dei regni egizii ; 4.° roiigine probal?fl5 ^^Hub'^'uM'®^^?!;^'^)'
rqgn. egizii per dinastie. , ,,,,,,,„,, ,^,,,,1,,,
[11. Quanto al nunicro dei re, il Rosellini seguendp iLmetodo com-
paralivo succennato , ed esteudendo il sue layoro sino, a Darip IIJ,, Q^l •
quale hauuo fine le XXXI dinastie di Manetone, si crcdetle di,^y?^e
approssimato il vero, deterniinandone la somma jjerSSo all' incirca. ,Ma
due gravi errori corruppero il risultato della sua ricercaj percbe jiri-
mieramente egli considcrb come compiuta la serie dei re egizii rifcrita
da Erodolo, la cpiale c manifeslamente interrotta e nolevolmcnle difel-
losa: in secondo luo"o egli accorcio di circa due cenlinaia la somma
risultante dai catalogi Maneloniani. Quindi parendo a lui die egregia-
mciile concordassero nella predetta somma Erodoto e Maneloue, ne Irasse
argomenlo per concliiuileria prossiniissima al vero, c per i-igcltarc sit-
DEL PnofESSORE EIVANCESCO BARDCCHI. 35
come trojjpo discordc c poco autorevolc 1' indicazione di Diodoro, st-
condb ia quale gli Egizii furono governati da 470 re »: 5 reginc tiilti
indigeni , oltre agli straniori (1).
FV. Afline di poter giudicare rettameiite le iiotizie date da Erodolo
intorno'«i re egizii , e hecessario dislingucrc quelle desunle da docu-
raenti scfilli , da altre altinte iinicaniciile ai lacconli faltigli a viva voce
da coloi'o coi quali conversava. Alia prima classe appartieiie il regisiro
dal ^|uale i sacerdoti gli lessero i nomi di 33o re succeduli a Mene ,
e cK<i non scendeva ollre al regtio di Meri (i). Contro alia veiiia del
qual falto non si puo addurre verun argomenlo positive; the anzi ad
avvalbrarla concorrono cd il papiro cronologico del Musco Torinese ,
eli { catalogi Manetoniani, i quali pci tempi anterior! alia dinastia XVIII
coritengono' tiii liumero di re assai maggiore, siccome fra poco dimo-
slreremo. Mik pei successor! di IMeri, Erodolo non cila piu alcun docu-
mento , c renumerazionc die esso ne fa, ove si paragoui colla serie
Manetoniana , e colle iiotizie date da altri scrittori , appariscc eviden-
tebiente scarsa, e mancanlc di piCl dccine. Imperocclic da Sesostri posto
ihitiiddiataraentc dopo a Meri ( nientre secondo Diodoro qucsli sarebbc
stato anteriore a quello di setle gcnerazioni ) siiio a Psammetico I ,
egli conta undici soli regni , quando piu di quarauta sono registrati nei
catalogi di Manetone avvalorati dalla testimonianza dei monumenti , an-
che nella supposizione, chc I'insigne conquistalore dello slorico greco
sia lo stesso personaggio clie il Seto di Manetone, capo della dinastia XIX;
contro alia quale supposizione militano gravi ragioni , che lo farcbbero
credere piu antico. Gli altri scrittori greci che, o di proposito o per in-
cidenza, accennarono all'eta di Sesostri , tulti la fcccro piu remota, chc
uon e appresso Erodoto, siccome gia dimoslraroiio il Pcrizonio ed il
Zoega (3). Queste cose se avesse considerate il Professore Toscano ,
sarebbe stato costrclto di ammettere una somma non rainore di /joo
regni da Mene a Dario III.
V. Ma il numero di 4^0 e tuttavia di molto inferiore a cjuello chc
ricavasi da un accurato confronto degli scritti Manetoniani con qucUi
di Diodoro. L'errore del Roselliui nel riduire a 356 la somma dei re
(1) .Mon. SI I. I. paR. 98.
(4) Ileroilol, 1. t. § 100.
(3) PerizoDii Origin. Aegypt. c. XVI j Zocga do orig. ct ns. obelise, pag. GOO, 601.
36 DISCORSI CRITICI SOPRA LA C'.RONOLOGIA EGIZIA.
tlelle XXXI dinastle (i) demo dall'aver esso preferito il catalogo d'Eu^
scbio a qucllo di G. Africaiio, e dalT avere ancora in detto catalogo
presa per csalta una cifra errata, apposta per sonima dei regni conte-
iiuti nel secondp tomo di Manetone, la quale ciira in nissuna guisa ri-
spondc al totale delle somnie particolari atlribuitc a ciaschcduna dina-
stia (a). 0])erata la nccessaria correzione col mezzo d'una semplice ad-
dizionc, anche stando al catalogo d'Eusebio, il numero dei re delle
XXXI dinaslic si accostcrebbc a 45o. Che poi secondo i principii di
Sana critica debba deferirsi piu all'autorita del catalogo di G. African©,
clic a qucllo d'Eusebio, io credo sia per capacilarsene Cicilmcnte chiun-
(pie consideri, clie il second© £u dcsunto dal primo , e che percio in-
tanto e da seguire, in quauto vi si attenne fedclmcntc. Ma uppunto il
Sincello , il quale avea sotto gli occhi gli sci'itti cronologici di ambedue^
ripreude Eusebio di avei-e osato quando mutilarc le dinastie, e quando
scouvolgerne Tordine, per servire al proprio sistema (3). E che non
iogiusto sia il rimprovero , pochi escmpi bastano a provarlo: la XXII
dinaslia, detta dei Bubastiti, componesi di nave re, e dura 120 aani apr
presso I'Africano; Eusebio le assegna tre soli re, e 49 anni di durata;
i moaumenti poi soiio favorcvoli al priino, e mosliano il difetto del
secondo (4)- I re Pastori, secondo TAfricano sono distribuiti per trc suc-
cessive dinastie, la XV, XVI e XVII; nella XV sono i sei, che Giu*
seppe Flavio citando iVIanetone (5) afferma essere slati i primi degli
Hyk-shos , seguili da altri nel dominio della conquistata contrada, la
quale fu in lor potere per 5ii anni; ma Eusebio U ripone nella XVII,
ne enumera quattro soli, e limita la durata del dominio degli Hyk-shos
a io3 o 106 anni. II Roscllini riconobbe che in vece di (juallro re
doveansi leggcre sei; ma taccio d'errore TAfi-icano che li avesse collo-
eati nella XV , e credette di rallTorzare la sua sentenza coU' autorita
d'uno scoliaste del Timeo di Platone, il quale citando Manetone pone
(J) Moo. SI. U I. psR. 97.
(4) Srcondo il catalo^'O Ensobiano dalla dinastia XII alia XIX incluswe, sooimaado i rcgni di
riascuna, rilcvasi un totale di 173 re noD compiilali quei dclla XV, dei (|uali Dun e iadiralo il
Dumero.
(3) SynccUi Chronopr. pap. CO.
(■i) Roscllini Mon. St. t, 9. pag. 91-9D; Lcfmons, MonumcDS Epyplicns porlanl dcs legCDdei
Royales, pag. 114.
(5) Ncll'opera piu volte cilata.
DFi. pnorEssonr, rnAKCF.sro BAntrf.m. St
nella XVII dinastia i re Pastori (i). Ma quello scoliaste d' inceila eta,
e certameiilc meno anlico d'Eiisebio , prese come parole di Manelone
stesso, lo scritto Eusebiano, siccome appariscc dal confronto, perocche
lo copib alia leUcra, scrivendo quallro soli re in vece di sei , ed aiini
io3, come leggesi in qualche codice d'Kusebio, sebbene non rispon-
dente alia somma risultante dall' addizione dei singoli regni (a).
VL U catalogo dell Africano trasmessoii dal SinccUo , centime 478 re,
nel qual nuraero non sono compresi quel della XIV, in luogo della
quale e una lacuna nei manostrritli del croiiografo Bizantino. Questa in
tutti i codici Eusebiani conta 76 re, die aggiunti ai prinii 4'"8 tianno
la somma di 554- Certamente nissuno pub farsi mallevadorc, che tale
appuntino fosse indicata dallautografo dell' Africano, considerato quanto
facilmente ed in quanti modi poterono dai copisti essere alterate le ci-
fre numeriche degli antichi autori. Ma che siffatte alterazioni non ab-
biano di molto corrolto I'originale , per quanto importa al quesito pre-
sentc, in parte si puo dedurre dal confronto del catalogo d'Eusebio, ed
in pai'te ancora dalla notizia lasciataci da Diodoro, e piu sopra rife-
rita (3). Quesl'ultimo indicando il numero dei re indigeni, accenna pure
gli Etiopi, i Persi ed i Lagidi: ina non fa alcuna menzione dei Pastori,
le tre dinaslie dei quali nel catalogo tlell' Africano sommano ad 81. To-
gliendo questi , i tre Etiopi della dinastia XXV , gli otto Persi della
XXVII , ed i tre parimente Persi della XXXI dalla somma tolale del
predetto catalogo, rimarranno gl'indigeni in numero di 4^9, tal che il
diTario tra Manetone e Diodoro sara solamente di sedici , e pero da
considerarsi di nissun rilievo paragonato a si gran numero. La differenza
poi che notammo Ira i due scrittori iniorno ai re Pastori mentovati
dall'uno e passati sotto silcnzio dall'altro, non importa nulla quanto alia
questioac cronologica; perche, contemporanearaente alle dinastic dei Pa-
stori, continnarono la serie dei Faraoni altre dinastie tebane, siccome
dichiareremo Irattando di proposito questa materia. Pcrtanto riroane pro-
vato dalla concordanza di Diodoro e di Manetone , che da Mcne a C-»m-
bise vi ebbc in Egilto piu di quattrocento e cimpianta re , senza com-
prendere in questo numero i Pastori.
I) Mon. St. I. I. pag. 45.
(}) Ibid.
(3) Vedi il n.° HI.
38 DlSCOnSI CRITIC! SOPRA LA CUONOLOGIA EGIZIA
VII. Qui forse a taluno potra seinbrare , che le a(Wolte pfove baslitio
si per far veilere <pial fosse I'opiiiionc dei sacci'doli egizii intornb alia
prcseiue cpiistionc , nia siaiio iiisuflicienli a porre fuor di dubbio la ve-
rita stot'ica della cosa , a mono che cpiesta non venga comprovala dalla
teslimoninnza di documenti e monumciUi, che per antichita sieno ripu-
tali piu aulorevoli dei due incnlOTati scrittori. A qnesla dilTicoltA (pinn-
tuiupiu io creda di aver gia risposto ncl precedcnte discorso, in eui
luoslrai rautoril;\ di Manetonc fondata suH'esistenza di annali nnleriori
aU'invasione di Cambise , cio nulla raeno affine di vicmmeglio confiilarla,
e di accertare il nuinero approssimativo dei re incavalo dull' islitnito
ooufroiilo , soggiungcri) le osservazioni scguenti: i." II regislro dal quale
i sacerdoti egizii lessero ad Erodoto i nomi di 33o re debbe essere te-
nulo in conto di storico documeiito, perche non abbiamo ragione aktma
di credere, clic que' sacerdoti lo avessero supposto, unicamentc per in-
ganiiare Erodoto; se lo prendiamo per documenlo autorevole, dovrcmo
ainmettere per istorica I'csistenza dei re, i cui nomi vi erano registrati;
amuiessi 33o re anteriori a Meri , il quale, secondo il compute anche
pill ristrelto , non puo essere vissuto piu tardi del XVI secolo av. G. C,
ina che secondo la sentenza piu probabile fieri prima dell' invasione dei
Pastori, non vedo come si possa ragione volmente negare il numero ap-
prossimativo di 4^o ^^ Mene a Cambise, riducendosi la questione ad
una cintpiantina in piu od in meno. Arrogi che i due scrittori, i quali
tonfermano la soinma di 4^0, anche con una di soli trecento avrebbero
facilmente potulo conseguir fede alia somma degli anni assegnati a tutti
que'regni (i). 2.° Vero e che il Rosellini dai monumenti egizii a lui
noti non pote ricavare piu di cento sessanta nomi reali (2); ma pochi
anni dopo la pubblicazione dei due primi volumi della sua opera, il dottor
Lepsius ne ebbe raccolto da circa quattrocento, siccome egli stesso me
DC accerto mentre stava esaminando in Torino i monumenti del nostro
Museo (3). Di fatto il Professore Toscano in detta sua opera non fece
verun uso del papiro cronologico del Museo Torinese , il quale anche
nel presente suo state contiene da circa 170 nomi di re, pochissimi
dei quali incontransi tra quelli pubbhcati dal Rosellini. Abbiamo imper-
(1; Veii Discorso II. n° VI.
(8) Mon. Si. I. 9. pag. 167-168
(3) Vedi il lUoniUur di Parigi del 2 dicembrc 184J suUo I'articolo l^ariiUt.
DEL PROPESSORE FHANCKCO BARt'CCIlI. 3g
laoto niiche dai mouumeiili tiitlora c&isteuli un ^aliilo argomeiilo per
confcrware la vcrita si tlell' imlicazioiie soinniaria Jala da Diodoro , e
sijdelle lisle Manctoniane- JSc alcuii discielo critico ricliiedcra dopo Unite
vicifisitudiui , (Jlei quali aiulb soggetlo I'Egillo, Cjper I« quali peri la
raassiifta pai-t^. dei naoDunacnli,, clie i poclii sopravaiuati connpreiidauo
lttU«. leiiJnotizle cronologulie regislrale da Mnnelone iif-lln sua sloria ,
per dfir fedw alia medesima; poichc sq. tantu copia ci veauise sommini-
s|;??>*t,f|ju,mPMl«mcntia fe. critica nonnatrebbe pi^' iriche lesercitarsi pw
sosVQHerc J'autoriti del lodato s»orico< i Baslj aoc«nnart *ijcbe ii«atalogi
Mi*»velo^iaiii ^ovaiio couferoaa nolla tesliijaoiiiaaza <ki iiionumeali non
sc(|q|,|>^)if, l^.di»asli? XVIII e pare«t,lue delle scguenli., rw ancora per
I^,X^I,,PoP^.;w»pW re .de41e,(pEJnie .wii^ >rala.,a dwe-tjei.lcmpl .piM.je-
HW/.ii.delJftiiStpfi^n^^Bia, «!>« g'i e^'uJiUi dt: in«sza levattua. lropi>o facil-
iHfnlO| di^gpaa(»,per fevolosi.' v>:.o-. .) i;'L.rr,..i -,,(1) j,;-j ,.,1,^,'
1 LiVWr! ) Abl^i^oo veduip Erodolo . iqak) i linform^ta . dcjla aucoessiane , 1 dei
rPi,i4?t,MM-i,(ft Jisapuaetico,; .passanda^ Qr«t«i^()uesilO( .degli anni corsi dai
Kf^VA dij MSPS siwo aU'invasioiie di Cambise , dobbiamo da bel princt-
pio dicKiarare alicno dalluso coslaate degli Egizii , e lonlauissimo dai
yci'o.U couipato delle generazioiii, dai quale il prqdcWo slorico raccolse
la,sop»a^a,4i I i,34o^ii"i pec 1' intervallo frapposttr tra '1 -regno di Mene
«^,;qi)fiyift2dj( Setone sacerdole di. Vnlcano.r(j). Imperoccbc primierameiite,
a|9Qb^,pQSto cbe tutti quei re fcsscro succcduu regolarmente uno allal-
t^igB'ivdiriUo eredilariso , sarebbe _t«llavia moUo iucerto il risuUalo del
cfi^^tq)^pof&\fi^Qftj, ,fi_.49^ ^Itei"© uqlcamenle qualpra mancassero indi-
cazipni,prOiiiulog\;efe^|)iii precjsey aja gli Egi/.ii aveano annali 0 rogistri
ii^'quali erano scgiiati non solo gli aunv , ma anche i mcsi e per tiho
i giorni (U i9,i;«c^u regijQ,\U;particolBi'e , sictOBie appaiisce dai catalog!
Maii^iwiaiiijgej(<Jgl,jpapiflo, ,erfluiQlogi«50 delj ]M«6^<> .Torinese- piii yoUe
ci^to; ^^/.i. ito s)«^SD l^roJolo ncllu sua narrazioiie storica adduce alcune
dale , , le quali non polcaiio csscre ricavale dallronde sc uon se da an-
nali, (a),], tsaminaudo poi il luogo slcsso , dove lo slorico espone la du-
ra^a .<Jei,f^4'.i'"^"iat^i'i<^'lni**^tft ricpnosciajno, come egli sopn» le uotiKic
datcgli sourmnriamente dai sacerdoti , ragiouasse giusta i principii se-
ll} L. i 5 145.
,i) L. J. ) 1S7. HS. 133 137.
^O DISCOHSl CRITICI SOPIXA LA CR0N01.0GIA EGIZIA
guiti ilagli eriulitl greci , per la cronologia ilei tempi mitici della loro
nazione , a cui inancavano annali storici , e che pero iloveano couten-
larsi del computo approssimativo dellc genera/.ioni. Di fatlo prima egli
narra, clie i sacerdoti egizii contavano trecento quaraut'una generazione
dal primo re a Sctone , di poi argomenta egli stesso quante migliaia
d'anni fossero compresi ncllc predelte geiierazioni (i). A torto adunque
il V'olney attribui agli Egizii rinvenzione di rosill'atto computo genea-
logico (a) , qiiando c gli storici ed i monumenti dimostrano clie qiieili
mai non ne fccero uso , mentre per opposto fu sovente adopralo dai
Greci per necessilii , e mentre nel caso che qui truttiamo, una diligciitc
lettura conferma, che Ijrodoto applico il sistema greco alia croaologia
egizia. '•' .'1101. vhnaiv.inni > ifyni » ((ihiiiikI.tii! i
IX. Erodolo confuse i regni coUe generazioni, sospinto a tale confu-
sione dall' inverosimile asserzione dei sacerdoti, che fossero stati allret-
tanti sommi sacerdoti a Tebe, succedutisi di padre in figUo , quanli
erano stali i re, il che se prova Iroppa credulita nel detto storico, di-
mostra ancora raaggiormenie la mala fede di coloro, ai quali esso ri-
correva per essere animaestrato nella storia egizia. Impertanto noi dob-
biamo cercare migliori fonti per attingere meuo corrotte riotizie intorno
alia duftita dei tempi Storici dellEgitto. Diodoro e IMauetone, ai quali
ci atlcnemmo quanto al numero dei re , si luostrano pure degni della
nostra fede quanto alia soinma degli anni , colla quale circoscrissero il
[)eriodo storico dei Faraonl. II primo, dopo aver detto, clie i re inor-
lali governarono I'Egitto da Mene sino a Tolomeo soprannominato Neo-
dioniso ( novello Bacco), sotto il cui regno esso visilo quel paese nella
GLXXX olimpiade (3), soggiunge in un altro luogo (4) essere stato
TEgilto, per lo spazio di oltre quattromila settecento anni tenuto da
re pel maggior numero indigeni (5). Queste due indicazioni insieme pa-
ragonate, mostrano che i sacerdoti consultati da quello storico collo-
cavano i principii del regno di Mene verso gli anni 48oo avanli G. C. ,
e se si consideri , che secondo tpegli stessi sacerdoti il numero dei re
(1) L. 2. 5 142.
(9) Rcchcrchcs nouvcllcs, t. 2. pag. 322-32.!.
(3) Bibl. Hist. 1. 1. (j 44.
(4) L. 1. 5 69.
(.">) VeJi il precodcnle discorso n "Vll.
DEL PROFESSOaE FRANCESCO BAHL'CCHI. 4 '
iiuliineni soinmava a ^']5 , c iinpossiliilc uon preslar loro fede qiiaulo
;illa soinma degli anni , la quale pare jiiii iiicicililiile per la sua inoiii-
oila relalivameutc ai mollissirni ie{;iii in cssa couipiesi, che iiou sospella
<li falsila a fine ili csagerarc ranlicliita dclia nazione Egizia. Qui aiicora
vcdesi chiaramenle che del coinpulo Erodoleo, Icsle confutalo, noii dob-
hinmo dar carico al ccto ieralico di dtUa iiai^ioiie , ina si alia Inioiin
fede di esso slorico ed all' igiiorauza dci snoi ciceroni. Ma Diodoro tou-
teulo di uii' iudicazioue soiniuai'ia , peroccbii non era suo scopo i)arti-
colareggiare la cronologia egizia, non ci additb ui qual modo dalla serie
dei regiii risullasse la predelta sonitiia , e «i smarrireimiio in vane con-
getture a volerlo riulracciare , se all' uopo uon sovveuisscro i catalogi
Manetoniani. Quesli conlenendo la successionc di XXXI dinastie da Mem-
a Dario III , notano quando la durata complessiva di ciascheduna , e
quaudo gli anni di ciascun re, onde componesi una dinaslia. Se non
die I'osservazione che sopra facemnio (i) suU' impossibilila di accertaic
con precisione il nuraero dei re, per le diflerenze che inconlransi tm
calalogo e catalogo, Ira manoscritto e manoscriUo di uno slesso calalogo,
debbc qui cssere ripetuta quauto alle cifre numericlie degli anni , it-
quali non f'urono ineno alterale di quelle dei rcgni. Cio nulla meno con
uu diligenle confronio dei varii tesli, seguendo le norme suggerile dalla
crilica con'etliva, e eoUa notizia sommaria trasiuessa da Diodoro intorno
alia durata totale dei regni, anche quella delle dinaslic Manetoniane si
polra conseguirc con satisfacente probabilila, ed approssimazione al vero.
X. Dalle prime sci dinastie , per ciascheduna dellc quali il catalugo
deir Africano enumera e chiama per nonie ciaschedun re , rilevasi la
soninia di i497 '"^"'5 ^^ quale non difTerisce die di un solo anno in meno
da quella, che e apposta nello stesso luogo al calalogo d'Euscbio, tanto
appresso il Siucello , quanto nella versione Armena di quelle. Questa
somina divisa pei 4y regni onde sono composle le dette sei dinastie ,
accenna alia durata media di anni 3oH — j^ per ciascuno di quei recni ,
49 I -
la quale non ha nulla d' inverisirailc. Ma dalla dinaslia sctlima sino
air undecinia , la durata di ciascuna e indicala soltanto somroarianicnU',
come unicamenle sommaria e I'indicazionc dei re rho vi sono coni-
(I) N.' VI.
Serie II. Tom. VII.
4a Disconsi ciutici sopixa i.a chonoi.ocia ecizia
])resi. Questi , secondo V Africano, sono in nuinero di i5i, ed nggiun-
tovi Ammcneme che e jioslo tra 1' imdccima e Li duodecima, setiza che
venga incliiiiso iu nessuna delle due, c di i5a, j)ei quali i5a regiii
e assegnata la durata di 799 aiini c ^o giorni. Secondo Eusebio i re
sarebbero soUanlo 5o e gli anni 444 ^ giorni ■yS- Qualuntjue poi delle
due somme si voglia preferire aH'altra, restcra luttora un divario gran-
dissinio ed inesplicabilc, Ira la durata media dei regni delle sei prime
dinaslie , e quella delle cinque succennate. Del che tenteremo rendere
ragione in luogo piii opportuno; intaiito qui bastcr^ notare, che se i
cronologi desiderosi di accorciare oltre modo I'anlichita storica della na-
zione Kgixia, avessero posto mente alia proporzione con che nei catalog!
Manetoniani sla la soinma degli anni a quella del regni in queste ed
in pill altre dinaslie, avrebbero facilmente deposto ogui sospetto, che
I'aulore dei detti catalogi avesse mirato ad esagerare I'ampiezza del pe-
riodo faraonico. Quanto poi alle diirerenzc numcriche Ira 1' Africano ed
Eusebio , osservo che quesli concordano poi quasi del lullo nella somnia
apposta in fine del primo toino , che e chiuso dal regno di Ammeneme,
e dove leggo i re delle XI prime dinastie essere 192; gli anni 235o e
yo giorni secondo Africano, e 2 3oo anni e giorni 'yg secondo Eusebio (i).
XI. II secondo tomo di jManetone incominciantio dnlla dinastia XII
scendeva sino al fine della XIX. I re della XII sono nominati uno ad
uno dall'Africano; se ne contano sette, e regnarono 160 anni: Eusebio
ne nomina soltanto quattro, accennando gonericamente che la dinaslia
fu conlinuata nei loro posteri , ed al complesso di essa assegna 34^
anni di durata. Dope quesla i catalogi Miinetoniam'tornanb ad indicare
sominaria mente i regni ed il tempo che compi-endono sino alia X^
secondo Africano, e sino alia X^'II secondo Eusebio, il quale, come di
sopra notammo (3), tras[)Orto immediatamente avanti i re della X\ HI,
i re Pastori posti dal priino nulla XVJ Lfl XIII comjirende 60 re nello
spazio di 184 anni giiisla I' Africano , e di 453 giusta Eusebio; la XIV
che manca al catalogo del primo appresso il Sincello , e di 76 re in
Eusebio, ma per la somma dcgll anni i codici variano da i84 a 4^4 >
senzache abbiamo alcun soccorso a rintracciare quale delle due fosse
(t) RoMllioi Mon. SI. t. I. pag. 36. 37.
;i) y." V.
Di;i. PROFESSOKF. Fi\ANCESCO BARL'CCHI. 4^
scritla iiell' opera di Manetone. Ma gli addolli esempi bastano , sfiua
I'he altri ne agg'uiiigiamo, a moslrarc di ohe nalura siano le difiicolla
die iiicuiilransi a voler deleriniiiare con precisioiie lo spazio occiipato
da tale o laraltra diiiuslia, dove inanclii I'enuineraKione e la denomiiia-
zionc iiulividuale dei re ia esse compresi. Iq fine del secondo tomo i
due calalogi sono di nuovo concordi nella somma, <he c di a 121 anni (1).
Riinangono aiicora le dodici ullinie dinastie, cioe la materia del 3.' tomo,
le quali secondo Africano sono inchiusc in 862 anni, e secondo Euscbio
in 83 1, talchu la durata totale delle XXXI dinastie, per compulo ap-
prossimalivo verrebbe estesa a cinquemila e trecento anni ; siccome poi
I'ullinia di dette dinastie fini verso il 33o av. G. C. , cosi il principio
del regno di Mene cadrebbe nel secolo L^'II avanti il coraincianiento
dell'era voigare , e nel LII avanti Cambise. Ammesso questo compulo
la tiazione Egizia avrebbe avuto un' anticliita storica m.iggiore di olio
secoli di quella clie le atlribuivano i sacerdoti egizii inlerrogati da Dio-
doro ; ma io sono di parere , die tale difFerenza debbasi ripctere piii
dalle allerazioni ondc furono corrotti i catalogi Maneloniani, che iinn
dal teslo originalc di Manetone stesso , did clie avro occasione di ren-
dei-e ragionc a luogo j)iu opporluno. Ad ogni modo si puo lenere come
risullanlc dalla coucordanza dei due predelli slorici, die uegli annali
egizii csistenti aelleta dei Lagidi, fosse compulato uno spazio approssima-
tivo di 43oo anni Ira 'I cominciamento delle dinastie uraane, e I'invasione
di Cambise ( 4800 ti-a'l regno di Mene ed il principio dellera yolgare ).
XII. Resla ora a traltare la (piestioiie gravissima , se il sucrennato
coinputo debba da noi considerarsi qual fondainento certo della crono-
logia, ovvero se debba per opposto esscrc ridolto entro a piu ristretti
leriiiiiii. .Ma prima di enti-are in materia, slimo conveniente dicliiarare
(jui pill esplicitamente quello che giu indicai verso la fine del secondo
dlscorso, cioe, che io intendo di esaminare la crouologia egizia unica-
mente secondo i dali dei siioi proprii fonti , lasciando percio da parte
({ualunque sistema di crouologia biblica, pcrchc di quanti finora furouo
messi in campo dagli enidili , nissuno c certo , ne immune da gravis-
sime diQicolta , e perche la Chiesa , al cui supremo magisterio spetta la
f) Nel Icslo greco d'F.usebio leggcsi 1131 , ma 'queslo orrorc inanifcslo c corrcllo ilalln vor-
sione armcna.
44 nisronsi cniTiri soi'n\ i a r,i\oNoi.o(;rA rx.\/.iA
decisioiie delle coutroversie atteneiili al dogma cd idla morale, inai iion
s'inti-omisc a siMilenziaro so]ira vcruno dei pi-edelli sisleroi , dei quali
un solo puo csscre vrvo, irioniro Intli per avvcntiira possono rsserc
frrouei. Preniessa (jitesta dicliiarazioiK', io non did)ilo di alVcrmare , cho
iiella condizione preseiUe i]c^\'i sludi sopra i monuinenti egizil^ la cro-
iiologin qnale ricavasi dai catalogi di Manelone di'bitamcnle purgati dagli
eiTori dei comiiilatori c dei ropislij sola e salisfaccntc ai priiicipii del-
I ai'lc crilioa, siccome cjuella clie in gran ])artc trovasi avvalorala dalla
lestimonianza dei monuinenti , c nmnita di siifliciente prohahilila iiella
parle rimancntc , dove finora non pole essere accertata per difetlo di
moninneiiti. Impcroccht! primieramente, se ebbero vera esistcnza tutti
(piei re, la somma dei tpudi di sopra raccogliemmo dai calalogi di Ma-
nelone, dalla storia di Diodoro, e dalTesame dei monumenti, in quelli
abbiamo gii\ una prova di gran valore, sebbeue indirelta, della inodc-
razione del compnto dei due predetli storici, i cpiali condaimato il si-
slema di Erodolo, a meno di ciiiqnemila anni reslrinsero la durala dclla
inonarcbia egizia avanli Cambise; e pero a buon diritto argomentiamo,
che abbiano essi seguilo scrupolosamente I'autorita degli annali nazionali.
Quanto poi alia leslimonianza dei monumenti, sc ci e dato di poter
dimoslrare, che i re da cjucsti mcntovali tengano Tordinc stcsso di suc-
cessione, col quale sono disposti nei catalogi di Manetone; sc in delli
ratalogi a nissuno di quel re venga assegnata una durala piii lunga di
quella accertata daU'ordinario corso della vita umana, coniprovato I'or-
dine di successionc vieiic cziaiulio posla in sicuro la cronologia <li Ala-
netone. Ne ricbiedesi che tale concordia sia in ogni parte dimostrala ,
ina solo che apparisca qua e cola, purche in ncssun luogo siano indi-
/ii contrarii; imperocche dei nionuracnli storici dell' antico ICgitlo, es-
sendo in numero minimo (pielli che pervennero (ino alTcta nostra, dove
(juesti non sieno mai contrarii , ed in mollissimi casi concordino coU'or-
dine seguito da Manelone, con legittima induzione si argomenla , che
se un maggior numero di quelli csistesse, maggtormeute ne sarebbe con-
lenuala raulorila dei catalogi Manetoniaiii. Premessa questa avverli^n/a
che e suggerila dai principii dell'arte critica , io mi laro a discorrere
genericametile come la serie dei re mcntovati dai monumenti proeeua
di eonserva colla serie delle diiiastie Maneloniane ; e comineiero dalla
dinaslia dei Bubastiti che e la XXII, per non dilungnrmi inulihi.ciile
riandaudo le posteriori; perocche un sinci'onismo certo della storia egizia
DET. pnoiEssonF, rnANf.Esr.o DAnrtciir. /\ri
e cleH'cbraica , ci viola di porre il c;omJnciamento di delta diiiaslin |>iu
lardi ilfl regno di Salonionc, vale a dire deU'iindecinio secolo avanli
Vera volgaic. Da Sesonclii , col quale qiiesta iiiromiiiciasi, rlic e il Sisak
della JUbbia, risaleiido sino al |ninio re dclla tliiraslia XN III le lisle
Mancloniane cootano ircnta e qiiallro ve iiello spazio di circa 800 aiini,
die ailditano una durata media di aS aiini e mezzo per ciaschcdnn regno.
Ora i monumcnti ci foriiiscono pel detio iiilervallo una serio di re non
niinore ili quclla indicala da Manclonc. Pej'lanto dal [)aragone dei nio-
noincnti e desjli scritlori siuino condotti a stabilirc con certezza storica
il principio della XVIII diuaslia verso rauuo 1800 avanli I'era volgare.
Sin qui c cosi cvidenle la concordia dei monumenli colla cronologia
di Manelonc, cbe anchc gli criuli(i i qnali leggerinenle loccarono qucsli
sludli, convengono con gli archeologi ili proposito. Iiilanlo se Manelone
e comprovalo verilicro nel suo compute sino ai niille oltoccnio auni
av. G. C. , nou sarobbe troppa crcdulita riputarlo dcgno di fede anclie
pei tempi anteriori, quando pure per qucsli fossimo inleramenle j ri-
vali del •soccorso dei monumenli. I quali jioi scbbene per le prime di-
ciassette dinaslie siauo mollo pii!i rari, lullavia sono aurora lanli, e di
tnl nalura da persuadere qualsiasi disci'cto crilico della scicnza storica
e della veracila di Manelonc.
XIII. II prime re della dinaslia XVIII riuni soUo nn solo scellro il
paese d'Egillo, gran parte del quale per lo spazio di cinquecenlo anni
era stato occupalo ilai Pastori, secondo clie contava Manctone ncl II librn
dellc sue storie (1). Nou recliera pero niaraviglia clie in que' tempi <li
desolauioue e di continue guei're ira i re nazionali e gli slrauieri, non
sia stato erolto alcun insigne monumento che Irasireltesse ai |)OSteri
la memoria di que' calamitosi evenli. In falli fiitora gli archeologi luui
ue riconobbcro nlcuiio cbe apparlenga veranienle a quel periodo, al
<juale io riferirei volcnlieri Icsisleuza delle dinaslie indigene XIIJ, XIV,
XVI e XVII facendole contemporanee delle Ire dinaslie de" Pastori ram-
menlate dal catalogo dell' Africano; ma di cio tralleremo di proposito
in altio discorso. La dinaslia XII nella sujiposizione cbe sia divisa dalla
XN'lIl sollanlu per lo spazio di cinqucccnto anni occnpalo dai rC' Pa-
slori (e si puo lorsc credere piu anlica, ma non posleriore), avrebbe
(1) Giuseppe Flavio ncit'itpcia ^ia piii voUe cilata.
46 niscor.st rriiTici sopra i.a chonolooia egizia
aTuto termine verso gli aoiii aSoo av. G. C. El)bc selle re secondo
I'Africano, fra i quali \\ Lacare o Labaiijichc si fece cdificarc il la-
bcrinlo per siio sc|iolei'ii, e, clie Ibrsc lion e |)viiito rlivevso da Meri. A
qnesta ilinaslia ajiparlongOHO i luonumeiiti allribuili alia XVII e XVI
tial Rosellini , iiulolto dalla falsa oi)inione, che la tavola d'Abido fosse
genealogica. Tali sono qiielli rappvcsentuti nella tav. IV. annessa al i.°
volume do" suoi Momnnnnti storici dal num. r)o al c)\ «, dei cpiali Ire
portaiio il noine di Sesortascu, ma con tre divcrsi prcnomi, il che in-
dica lie diversi re ("go, c)3> 94)) e doc qaello di Ameneme, pnri-
mente con due distinti . prenouii (gi, 92). L' argomento che mi pare
convinoevc d' erroro il Rosellini , e provare che detli re appartennero
alia dinastia XII lo riciivo dalla somiglianza dei loro nomi con quclli di
detUi dinastia, la quale, Irovo in Manetone , aver avulo origine da un
Ammeneme, e di sette re ondc e composta , duey'cioe ils'Si''^ 'ed il 6."
essere chiaiuati Ammeneme, il i." Scsoncori 0 Sesincori , ed il 3." Se-
sostri, nel quale ravviso il Scsorlasen i.° dei mouumcnti , il cui pl'e-
nome loggei'cbbesi. al n." 33 della tavola d'Abido, sc in quel luogo non
fosse interamenle inancante (i). A queslo Sesorlasen apparlengoiio dm*
obelisclu tuttora osistenli snl suolo egizio, imo nel site dell'antica Elio-
poli, c laltro in cpiel di Croccodilopoli , oltre una importanlissima siele
trovata nella Nabia, dalia quale apparisce che egU fu graft coryquista-
tore e dominatore non solo di tutto VEgitto, ma di gran tratto di paesc
a mezzodi della conlrada. E queste grandi imprese, dcUc (piali male
polreinmo capacitarci , coUocatone il regno durante il dominio de' Pa-
stori, non U'ovano pii\ alcuna benche menoma diflicolta, dove siano ri-
ferite a tempi anteriori, siccome facciam noi guidati dal catalog© di
Manetone. Abbiarao adunque la testimonianza di monunienti contcmpo-
ranei per la verita slorica di questa dinastia, i cui principii loccaiio
al a46o o 2545 av. G. C. secondo che piaccia ad altri attenersi al com-
pute dell'Africano ovvero a quello dEuscbio.
XIV. Avanti il regno d' Ammeneme, stipite dei re suddctti , le liste
di Manetone non offrono che il nome di Actoe Eracleopolila per le ili-
naslie frapposte tra la XII e VI , e cosi non ci somiuinistrano veruii
mezzo acconcio a paragonarli' ro' moniimenli per tutta la loro durata ,•
(I) V. RosoMini Mod. St. 1. I , i-.i)) IV i< K»p. V, j Ci, 1. Ill . purtc I , cap. II c III.
DEL PnOPESSORE I RANCESrO BAnrcCHI. 4?
rhe e di "jSS anni c ^o giorni secondo rAfricano,e di soli 4g3 secondo
Euscbio. Tntlavin siccome d(;lle prime sci abhiaiuo uii coinjiiiild elenco
ncl calalogo dell' Africano, cd il mimoro dci re in esse roinpresi noii
supcra i 49; comieiic di nccessilu aninieltcre iin iiilervallo Ira qiicste
e la XII, al quale si rifcriscano quella mollitudine di re dei quali ar-
certainmo I'esisienza, c tihe non potrtilihcro trovar Inogo ne prima, nc
appresso. Portaiito ponondo il termino delta XI dinastia \crso £;li anni
aSoo av. (j. C. ( vedi il numcro precedenlc ) non polreiuo coUoeare il
principio della VII pii\ tardi del SaSo av. G. C. Reslaiio i i497 ^ '49^
anni delle prime sei, che aggiunli alia presente somina farebhero risa-
lire il corainciamento del re"no di !\Iene verso il 4^''0 av. G. C. Ouesle
prime sei dinastie sono cosi parlicolarcggiale quanto al numero, ai iiomi
ed alia diirata dei regr>i , che la verila slorica delle metlesime non piio
essere rivooatu in'dubbio da nissnno , fuorch^ da coloro, i quali non
ostanlc le prove addotte sin qui in favore di Manetone , roiitinuasscro
tutlavia a tacoiarlo d' inipudcnle e graluilo iinposloi-e. Impcrocche a qual
pro si sarebbe egli mai travagliato in supporre <piarantanoA^e nouii di
re , in assegnare a ciascuno una particolare durala senza verun fonda-
mento di verita ? E porche mai se suppose i nomi e gli anni del rei^no
di qiiesli piu antichi, non conlinuo la stessa frode ne per le dinastie
VII, VIII, IX, X, XI, ne per le XIII, XIV, XVI, XVII, ne final-
meote per' la XX, ddle quali soltanto in termini sommarii indico il nu-
mero dei regiil e degli anni regnati ? I snoi avversarii dovrebbero [ture
considerarc, che Se egli avesse scrillo la storia egizia con animo d'in-
gannaro i Grcci > iiitornd all'anlichita di sua nazione, non avrebbe avuto
luestieri di rlcorrere a cosi meschino spediente, owero se %"i si foSse
appiglialo avrebbe meglio incarnato il fiuo disegno ; e se ancora addi
nosfri, in nieuo di venli anni di ricerche nionumentali, si poterono gia
raccoglicre ila ben ijuattrocento nomi reoli , poca falica a lui egizio e
perito delle scritture nazionali sarebbe cosluto infil/.arne eon ordiAe cro-
nologico lanli, qiianti bastassero a rendcre probabile Tintervallo di 5ooo
ai\ui air incirca , die egli poneva tra Mene ed Alessandro vincilore dul-
r ultimo Dario. A me per fermo , la moderazione del suo compute a
petto di s\ grande mollitudine di re, pare argomento non dubbio di
veracila , (piand' anclie (piosla non venisse corroborala dall' aulorevolc
teslimonianza dei niotiunienli, i (juali sebbene per Ic sei prime dinastie
non sono cosi eopiosi come per la XVIII e seguenli ; tutlavia non sono
48 nsconsi chirici sopha t.A 'tti6^di;6Gi.V' egizia
alTatlo mancanli; impe'fbctifo ■'e fe 't«fi\k''d'''AB¥*l^;''eil' 'V''*fVtiili delhi
cameretta di Karn'dfc boQ^"4vicl del 'RhHi^^s:6tff';e'«fe'^^'r!iiWai 'Til'i^Vtifitrdie
e If tonibc di qncl ViWiiKth , c fi'r^aliiiiiht.^'.if jiViVii'o''WMib<o^il't 'rf<^VMb
spo Toiincse mostrano qua e cola nomt di rt appartetikinit' S(hiti^ V6hni
dnhl.io alio dehfe (iina^ri'^:'^'^*'"''^'" 3«''fi'l'^"-' »J«'"8 Jouz '$Ij iJiioJu*
XV. siabiiit^'ii'fesisteiiiii' aii i^iA'lfe.W^a/i' iV'tiH^mrmi (kid^dhio
tlt'gli scriltoii c del irioininldhit",' siivoTJbc ip^'i'ri' ibvt^f'HlW'iHIdii^rtWP'in
adiiuar ])iove iiitcse a confcnnarc il coinpulo Matittoirititio ihtbmo alia
durkta dei46ittpi 'siiJrPct 'd'elli iiiii':lorifc"Eglif^a,^^e^'tfa 'x1vieH^km^r-6i-o>^
logl hdn si fossoro afialicati a'dflmiy^tth-e 'i''6ra(iie'41?'^di!isfeJ6tffe'' 'Itfbl
(jiviilb tanto dull Afiicimo; qaantol da feiisebi6 s6titi 'i^S^Vi^trscM^ty '1^ di-
naslic dcsmite dalla stona di Mancloiie. Nissinio , p^t' p'6tid fchb'Ma'vfel'-
salo tti^^K/stiidii egizii/i'gnora esSere stalsl'diilMi'i'Lrt'dHii'csikjlk iikiA^'fel,
e con gr&nde hppai'ito d'erudVzionc sostenuta IMyptiafAiicP ^'4olto fi^a
dubltativa maiiifcstalii da Euscbio (i), ciou , chfe 'riM pai4fe''i.Velld 'dina-
stic Manoloiiiane sieno slate, contemporanoc urie d^lle "alti^fr,' ailzfthc
successive. Equautuiiqu6 il lavoro di quel doltissimo iVi^dfe^ pe'ir dn'e'tlo
di fotidaiiienlo ndii pass's reggcre a critica disiiiiuhi/^c'i&'iiiill'a^niftftcr',
perclie lilierava da gravissima diflicolta i sisleiivi di'c^onoio'gih^ livn^CT-
sale gencralmeiile ainmessi , vciuie appvovalo , e coii poclK! iViutaiSoiii
proelamalo e difesb daulia'mollitudine di erudili, frS gll'idtn d'al' Pefei^oii,
dal Fourmoiit , ed anclie dopo gli sludi nibnuincrita'li'dfellb CliaiTfipoHioh
<; del Rosellini, ricevulo come piu conforiiie alia Terit'a Stiii-ttia da'tnife'e'-
rcii (a), c daU'egregio nostro concittadiiio e valeute soriltore, coiile Ci-
sare Balbo nella recentissima sua opera delle Medit'azloni Stoi'iWie'lj'S].
Se il numero, e la ineritata faina degli scrlttori cbe"stetlero e' Slafiiio
lultora pel sistema delle dliiastie coiilemporanec, b'a'siassfe a fai^ tiicerc
gU argomenli validissimi della conlraria senlenza, anch'io di buon gvado
mi sarei accoslato a cosi illusLre schiera ; ma la' s'fiYefila 'dfeUa* "critica
slorica impone, che uon il numero e 1' aulorita dei Seguaci di tale o
tale altra opinione, ma si il ])CSo delle ragioui o favorevoli o contrarie
ci muova ad abbracciare una mcglio che I'allra; e nella qucslionc i>rc-
(I) Chronic. I. I, p. 201.
(8) Sella sua opera dclla Polilica o dfl CuiniDcrcio di-jjli ar.liclii popoli , turn. VI , dclla Iradu-
.lioDC francese, Appcndicc VI.
(3) McHil V c XII.
DEL PROFESSUAE FIVA>°CESCO OARLCCUt. ^9
seiite i migliori argouacuti inilitaiio in favorc dell' ordinc di successiouc
• onsfgnalo uci calalogi Maiieloniaui. A queslo si allcune lo Scaligcro ,
ijuuudo |)er la prima volu vcimero da lui pubblicati ; il dotlissimo Pe-
l^V^Q aiQo meglio ncgar del tutlo fcde a Mauctouc, auzicbe ainmessa
I'aulorila de' suoi scritli , lurbarne arbitrariamcule Ic iiarli ner accouio-
darlu al proprio sistema; ed alio stesso parlilo si appigliu il crilico l'»-
rizouio, giustaineule iiotaudu, cbe se cpialclie fedc fosse dovula alio sto-
rico egizio, couvcn-ebbe pure ricevere le diiiastie coU' ordine slcsso ila
lui traniaudato (i). No al Maisanio prime aulore della prelesa coiUem-
porancila di quelle , sarebbe forsc caduto in pensiero siOatlo sistema ,
se all'analisi crouologica avcsse fallo picccderc , coiue era suo debito ,
im cnlico esame del fouti , ed avessc sceverato diligeulemeule gli au-
teutici dagli spurii. Imperocclie egli stesso dicbiara , cbe la pcima spe-
rauza di ridurrc in buou ordiitc la crouologia egizla, fii iu lui destata
da quel catalogo riferito dal Siuccllo , cbe io uel primo di questi di-
scorsi dimoslrai dovcrsi riporre tra i docuinenli evidcntementc apocrifi
del falso Mauetone (2); iie mcno del succeniialo catalogo confessa es-
sergli stale necessario a definirc rauticbita della nazionc egizia , quello
attribuito ad Eraloslene , cbe ei cbiama vcuerandissimo moiiuiacuto di
aulicbila (3) , e che uel citato discorso fu chiarito non meuo spurio
del primo. Ma percbe trascuro I'esame crilico dei fonti, egli si credetle
di potere dal confronto dei medcsimi ricavare con istorica cerlezza la
primitiva divisionc dell'Egitlo in quatlro distinti regui , cioe , di Tcbc ,
di Tis, di Memli, e del paese iiiferiore , di cui suppose Eliopoli citta
capitale, prendeudo da Eratostene la lista dei re Tebaiii , da Manetoiie
quella dei Menifiti e dei Tiniti, e dal Siiicello ([uella degli Eliopolili (4)-
A far poi due diverse successioni dei MemGli e dei Tiniti del catalogo
Manetouiauo , gli parve sufficiente argomento la diversita dei nouii con
che da Jlaneloue sono distinte le varie dinaslie ; il quale argonienlo
sebbenc di per se e privo d' ogni valorc , lutlavia posta 1" autenticita
della lista d'Eratosteue e della Sincelliana , ed ammessa collautorita di
queste la conlemporaaeila di piu regni , non gli si potrebbe dar giave
(I) Perizonii Origin. Aegypt. pag. 67. 68.
(■}) Cannn Cliron. paj^. 7.
(4) Hag. 18 et seq.
Serie II. Tom. VII.
5o DISCORSI (.aiTli:I SOI'HA I.V CRONOl.CXilA t(.I/.IA
torlo di averue aumcnlalo il uumcro in j)roi)orzipne ,d?i upmi divcrsi
(lie tiistuiguoiio line dalle altic Ic dinaslie Muiieloiiiane ; pcrocchc nel-
1 i|>otesi clie luUc le dctlc dinaslie noii possaup essere eonsidei'Hle per
successive, e formanli una sola seriq ,, altro appigUp up|>,_riuttane sX cro-
nologo , luorchu di collocare in una medesiuia successionc quelle che
porlaiio il noine d'una niedcsinia cilta, e di far procedere parallclamente
(juelle clic souo diversainenle denomiuate. Ma siccoine ii sisleina ^el
Marsamo e di tutti i suoi segiiaci e foudato sopra docui^eal|i,,,di, ^.^lij-
suna aiitoi'ila , cosi debbe roTJnare per difello di base. Questa cpr^^lji-
sionc non poteauo opporre ai suoi faulori uc gli GliainpoUion , , ne il
noseUlni , pcrchc, come lulli gli altri , cssi pure, doyp lorpassc aecoii-
cia, invocavano V auloriti quando della \e,cclii(i G^pjpa9a,, ,fiu^i?<i9i,,f|pl
false Manelone, c quando di Eratostene; ma a^buoj^i, diritlo ilpossi^pno
iioi in quc.sli discorsi, esscndo lal conclusions uiiiegil|iiji,9|C9fojl^^o,fteJlfe
rose ragionalc da bcl principio, ,, , !,,■ I d-', ■yti,H'>->'!i'f
XVI, Rigcllali i dpcumenli spurii , ed atteviendocijnpi uiucapieiiijle agli
auienlici, quesli concordauo tutli in favorc della succpssionc dcUe diuaslie,
siecome fu gia dimoslralo dal Rosellini (i), al quale volenlieri per le
|)rove generiche io riinando i miei leltori;, per non i''n)elere iuutilme^^le
quel che io stimo gia convenientemente chiarito d^, allrj. Mfi,,4eJjJjo ,^v-
verlire , che uou in tutli i parlicolari ip consentq coll' archeologp To-
srano, e specialineutc iiella chiusa, in cui egli moslrasi scoraggiato dalle
ilifflcolUl e dalle dubbiczze che alia sua mente affacciaiisi maggiori <fogni
iirgomento e di ogni proi'u che si adoperasse a sviluppar(e (2). Infalli,
se scrittori e fatti monumentali , come egli dice , non permetlono in
i>rruti modo die ncssune dellc egiziane dinastie, ne anclie tra le prinie,
si possano considerare contemporaneamcnte regnanti, donde ixiai possono
sorgi're le diflicolta e le dubbiezzc inestricabili? E sc scrittori e inoiiu-
menti comprovano la siiccossione delle dinastie anche pii antiche, per-
••Im'; mai darla cost facilmente vinta agli avversarii , dicliiarando di non
ardirc ne alfennare , ne impugnare quel che allri scrisse , cioe , che
dehbano aversi per favolose le quindici prime dinaslie ? Perocche gli
s(;riltori ed i monumeiili clie ne confermano la successione , di neces-
0) Mon St. I I pag. 98 o »eg.
(3) Ibiil pajj III.
DEL PnOFESSORE FRASCESCO BARUCCHI. fit
siti iuchiudouo la prova tlcH'csistenza storica delle medcsime , Sfiiza la
<Hial(! sarebbe iiiulile ilis[)ularc sc siano state coiitemporanre o sufces-
sive. Ma cgli procedendo cosi timidamente, dicde appiglio ad altri iioii
vcrsati ncgli sludi speciali dcU' archeologia cgizia , a considcrare coiiu-
indcfinibile , anzi dciinitu in favore della contcmporaneili , la presenle
(fucslionc (i). lo Stiino <pianto altri niai I'aculczza d' ingegno ed il rcllo
scnso , con cui il dottissimo Heercn Iralta la piii parte dei qucsiti snlla
stoi-ia politica dellantichila ; ma uon e da far maraviglia, so talvolta in
cosi esiesb , per non dire iminenso argomento , cgli non abbia scmprc
la cognizione di tulti i fatti particolari necessarii a rcndeix; inconcusse
Ic induzioni storiclie, e Ic conclusioni gcnerali ; cd un lal difetto ap-
punto riconosco nel sue lavoro sulle origini della nazionc cgizia, e sul-
ranticliiti della niedcsima , nel quale , assai piil che Sopra i fatti regi-
strati dagli slorici o dai monuinenti , so])ra ragioni generirhe o semplici
congetlure egli fonda gi-avissimc asserzioni. La storia e fi-utto di ricer-
che , il quale non puo mai esscre contrario ai documenti dondc e ri-
cavata ; servirsi di qnesti soltanto dove secondino opinioni preconcette,
c rigettarli dove sicno alle medesitne contrarii, e corrompere la natura
della storia, ed avviamento alio scetticisino. Le ragioni che egli adduce
per sostenere la conlemporancitii delle prime diciassette dinaslie , e la
sua esitanza a determinare in qual tempo abbia avuto hiogo per la prima
volta la liunione dei divcrsi stati sotto un solo sccllro , manifesta ab-
bastanza , che sole congetture si possono opporre alia teslimonianza po-
siliva e contraria degli scrittori e dei monumenli. Anzi preoccupato egli
daU'opinione che la civilta egizia dovesse la sua origine ad una serie di
rolonic sacerdolali propagalesi da inczzodi verso scttcntrionc , e stabili-
Irici di molii piccoli stati indipcndcnti uno daU'altro, credette di poter
invocare Tautorita di Manetone in favore di (piesta raoltiplicita di stati,
incntre per opposto I'ordinc con cui questi dislribui Ic dinastie, fa ve-
dere una sola e conlinuata successionc delle medcsime , ecceltuato il
tempo del dominio de' Pastori (2). Quindi cgli tiene per lavoro sover-
chio , il confutare I'opinione dei rcgui successivi , affermando con mas-
sima asscveranza , che le ricerche di molti autori moderni aggiunsero
(I) Vedi Ilccrcu lom. VI , Appcndire VI , pap 194 della Tcrsionc franccso.
(») Tom. VI, pag. 104.
5a Disronsi raiTin sopra i.a cronolocia .egizia
giaii peso a (juclla della coulcmporaiieui ; ma qiuli sieiio .quesii aulori
inoilenii ei iiol dice , eil io V igiioro. Fiiialmcnlc osservo, (lie Pgli coii-
siiU'ia conic forlissimo soslcgno deila cp^ilcinnorancila; unnpasso dtlla
versione anneiia d'Eusebio , il (juaie ituUaviai i; 1)ch. :l9t»lai>».idaUi aH'er-
iiiaie quel che prctende leruditoiTedcsco, e quando, j>Ui*eil"airermassc,
la sua aulorilu in sillalla materia saicbhe dl ]ticcolo momenlo- M»ii{
vescovo di Cesarea dopo aver ccicalo dl lidiinc a pcriodi- liuftari ^^
auiii asscgnali alio diuaslic diviuc ed agUiCroi da ,Mfl«i^loiiie.^p])tt'ch«. jla
somma di qucsti quadrasse coUa s^omma dellp gencraiio»i,,nnl«lrtlwivi»ae
secondo il compulo dclla Bibhia grera da Uii scguilo ; e do|>o aVcii"fl as-
serilo che la prima dinastia dci re (^gi^ii dovea, inwiuinciaxsi dfl, Mc/^
rain soggiunge le scguenli parole: u jCb« se di,ij*oi>,f^j,>Ycr^sSji (pncwa
» molto aumenlala la somipa , ,4<;i Jt^wp^j pq\iT,w>'"i<'ii«lit^lS«Sfca>rfi 'iJiAi-
» neulemenle la ragioue : iinperocchc ybr^e sara .af>vienuto,icl»e molu ro
» degli Egizi siano slali contemporaneamente » (i),,|La, qpale iCOufijide-
ra?.ioue d'Eusebio chiararaente da a divedere, clie ^s(^\ dubiteva: lkensi>
ma noo ayea alcuna .tsstimonianza posiliva dl questa contciiaporaneila;
iiifalti la sua cronaoa cspone come successive e non coiil«mporaiifie le
diuaslic Manetoniaue. Tanlo. u vcro che chiuuquc applica OiSeiii sludi
sopra la stoiia antica , nou dee con tentarsi della lettura d«gU.iScrillori
moderui, per quanlo grande sia la fama di quesU'jr.nsia :fa meSbieori clie
risalga ai fonti originali per polcrne citare la teslirnonianzia coit ceittezza,
e secondo il vero senso dci medesimi. ,, li - ■ ;
XVII. I fautori della conlemporaneita delle dinaslie Mauetoniane y c
(li una pill sti'etta cronologia , non polendo iuvorwc ftlcun i tcstimonio
slorico a difcsa della propria opinione , si sludiano di rCndere incredi-
bilc il fatto d'una monarchia cgizia , che si estendcsse dal confine me-
ridionale al settenlrlonale di quel paese fino dai, tewpii lai .<piali irisali-
rehbero le prime dinastie di Manetone ; ogni gi-ande imperio essersi
fonnato lentamente per la succcssiva riunione di piu picroli slali ; csserc
rontro al verisimile , clie trecento e piti re di diverse famiglie siano
regolarmente succeduti uni agli altri per lunga scrie di secoli , come
darebbero a credere i racconti d'Erodoto, di Diodoro e di Manetone;
la condi/.ionc della nazione egizia per que' tempi doversi argomentare
(i; f.lirou. Grapf. - Armen. - Lai. I. I pag DOI S02.
rEi. rnopKsohE rnAicntsro liXfturcHi. .'53
datla'stotna di tatte l« allrC anliche ndzidrii, Ic quali prima del XX se-
colo av. G. tl. appariscono divise' in piccoli principati (i). Ma quesle
ed alti-e simili ragioni a me nf)Ti sombfano cli lanlo poso , da dislrnurtcre
I'aulorilii dcgli scriuoi-i aiilichi e dci moiiumeiiti, sulla (pialc c foiuUita
la succcsslonedelle dinoslie egixiie',' clie' serve d5 base 'alVa cronologia.
Primkromcnte id posso ammeltere scnza detraire aira\itorit:\ dcgli scril-
lori c dei irionumenli, die da priiicipio I'Egitto siai stato diviso in molti
c piccoli- slati ; perrhe e Scrillori e inoniinicnti accennano ad imj crio
inonarchk^o soltanlo cortiinridrtdo il regno di Mene e successivainenle ,
ma quel rpgno donde lia pi'itirijno I'eti storlca dclla nazionc cgizia, era
stntb prpce<lnlo da ini periodo mitico , rapprescntalo e dagli scritlori ,
ei dal j)apiro cronologico del Aluseo Toriiiose , c da allri monunienli ,
coii regrii degli Dei e Semidei. lo non ccrcheri per ora se sotto il vclo
del mito sia nascosta la l«ocrazia , od allra politira condizione dcll'Egitlo
inVpiel primilivo periodo, ne qual diirala abbia avuto; solo mi basta
]>er la prescnte tpiestione , togliere di mezzo un crrorc invalso siiio dal
pritni sccoli del crislianesimo , cioc, che Menc debba esserc considcralo
come nn meilesimo pei'sonaggio col Mczraira della Bibbia , e clic debba
porcio esserc creduto prinio ])adre dclla genie cgizia. Di (piesfa sognala
identiu\ nissima prova ci forniscoiio i libri sacri, ed il contrario racco-
gliesi daUa sloi-ia egizia. Pertanto nissuna ragione ci vieta di credere,
che \soito il regno di Mene i varii e piccoli stati in cni era per I'addie-
iro diviso il paese , siano stati riunili in una piCi gi-ande monarcliia ;
poichei leggt^mo nel catalogo d' Eusebia , che Menc fccc chiaro il siio
nome per militari imprese , e condusse le sue scliiere fuorl dei confnii
del suo paese^iFu dunque coiiquistalore , e come tale pole formarsi un
iinpcrio di piu stati che prima fossero divisi; che poi la cupidigia di
dominarc sia anlichissiraa , ne abbiamo una prova nel Nembrod ram-
inenlato dalla Bibbia nell'eti proSsima del diluVio (2}.
XV III. Auimessa la succcssionc dellc' 'dinaslie quale e data dai calalogi
]S(aTietoniani , non ne viene per consegucnlc , che dcbbasi parin:ci:le
amme.Uerc , essere scguite tante mulazioni di dinaslie scnza verun tur-
bamento politico, come moslra di credere I'Hcercn, aflinche per qucsto
( 1; llecrcn loc. cit. Balbo , M;.iliUi2iur.i sloviclie t. 1. Med. V c \U.
[ i) Goncs. r. X.
5.\ DiSCOnSI CRITICI SOPRA t.A CnONOLOGIA EGIZIA
fatlo invcrlsiniile metla in dubbio 1' antccedeutc (i): « Sc furouo sur-
n cessive Ic XMI prime tUnastie , ossei^va iiigegnosanicnle il sig. conti"
i> lialbo , die acceniuino per se , implirano X^'II rivoluzioni , o mula-
» zioiil, e sarebbc pure iiii gran chc, sc fossero succedule cpicslc senza
» mai una divisione di regno n (a). Certamente cpicsta difllcoha e grave ;
e iinpossibilc rispondorvi col mezzo della storia, percbe troppo scarse e
inaucanti soiio Ic nolizie traniandalcci dagli serlltori sopra i fasti farao-
nici. Senza i calalogi di iManetonc ignorereinino la divisione dei rcgni
fgizii per dinastie , e i detti catalogi contengono poco piu , che mere
nomenclature cd indicazioni cronologiche ; pcro rimane campo libero
alle congelturc iiUorno aH'ori^iiie di sifVatta divisione, la quale lullavia
debbe avere un saldo fondaiueiito , del che tratlei'emo in appresso. In-
tanto ad a|)pianare, per Fa questione puramente cronologica, la difiicolla
mossa dair illustre autore delle Mcditazioni storiche , dalla ciii corlese
liberalita confido mi verra |)ennesso di emeltere scliicttamente il mio
parere dissentendo dal suo , rispondevo , che se il passaggio da una di-
nastia all'altra e semj>re una mutazione , non implica pero una rivolu-
zione , ovvei'o uno sconvolgimento politico , potendo lal passaggio effet-
tuarsi senza violenta commozione, o per diritto ereditai-io o per elezione;
per dirilto ercditario, quando spenlo un ramo della schiatla regia e chia-
iiialo un altro a questa attenente ; per elezione, seguendo estinzione to-
lale degli aventi dirilto : I'uno e I'altro caso pote aver luogo per le di-
nastie egizie. Dai catalogi di Manetone impariamo , che sotto la seconda
dinastia , regnando Binotri o Biofi , fu fatla una legge , in virtu della
quale anche le femmine potessero regnare , la qual legge suppone ancor
pill antico il diritto di successione pei maschi , come lo comprova il
fatlo della prima diiiaslia, nella quale e iiidicata la disccndenza dei sette
primi successori di Mene. Che poi talvolla gli Egizii ricorressero a regno
clctlivo, massime nei piii antichi tempi, fu notato da Diodoro Siculo (3),
ed il modo dell' elezione ci e riferlto dal vescovo Sincsio (4) , il quale
pole averlo appreso da scritli piu antichi ed autorevoli , che insieme
coil lanli altri non perveiincro siiio a noi. Del reslo che talvolta le mu-
(I) Tom VI, pag 491.
(i, Med. V, pag 119.
(3) L. 1. 5 XLIII sul fine.
(•1) Syncsii oper pajj. 93 , 91 , 95 , eil Lntrtiae IC12 , la fol.
DTI. pnoFEssonE rnANCEsr.o uAnvccHi. 5")
tazioni ili diiiastie siano slate operate violeiitemeute, cib nulla j)rovc-
rcbbe coulro alia siiecessioiic dellc medesiine , come ilallo averc i I'a-
stori dominalo sojira gran parte deU'Egitto per cintpie secoli , iioii se-
gue ill verun inodo, clie dcbbasi aVe^e per sospclta la successione deila
diuastia X^TTI , il ciii capo eLbe la veiUura di cacciare interamente dal
paesc quei dominatori straiiieri. Ed auche animcsso, clic piii d'liiia volla
sia stata divisa in piii regni la monarcliia cgizia , per intestine conimo-
zioni 0 per altre.,caifse laciate dalla storia . ppn.per cio verrebbc ineno
la fede .dovula al calalogi di Manetonc quanto alia successione dcUc di-
nastie in essi mentovate , potendo esscre accaduto , clie nella sua storia
<ruesto sc^ittore facesse mcnzionc di piii regni cstranei alle detle dina-
st^ , e dei tjuali non siasi date, pcnsiero il pritno compilalore dci ca-
talogl , perche nulla iniportassero alia serle cronologica se non unico ,
certo precipuo scopo di tal compilazione. lo ravviso indizii oscuri di
cventi straordinarii e d' insollte mulazioni di rcgni egizii in uiollc dcllc
dinaslie axiteriori alia ,XVIII , nelle cpiali iin numero grandissimo di re
e compreso in ' broissimo spazlo di tempo, come a cagion d' esempio
nc^a XI in cul scdici re durano soltanto quarantatre anni , nclla XIIT
che conta sessanta re nello spazio di 184 anni secondo 1' Africano , o
di 453 secoTido Eusebio , c nclla XIV di setlantasei re, per i84 o 4^4
anni secondo la varia lezione dei varii codici Eusebiani.
XIX. Quanto aU'obbiezione contro alia rimota antichita della monarcliia
ecizia , ricavata dal confronto della storia delle altre nazioni iiriina del
•■>' -I ^"v* . ..... . ... ..
aooo av. G. C. , le ,quah appanscono tutte in conaizione non di regui
e nazioni grandi, ma tfi regni e genti piccole (i), siami conceduto di
osservare , che le nostrc cognizioni sopra la storia anticlnssima dell" u-
manita sono cosi poca cosa a petto di quel clie ignoriamo, per assoluta
mancanza di docuincnti contcmporaiun , che e prudenle consiglio non
avventurarci a troppo generiche conclusioni , dove a mala pena possiamo
sollevare una piccolissima parte del vclo densissimo, ondc sono avvolli i
tempi, non diro solo gli anteriori al 2000 av. G. C. , ma anco i nieno
remoti. La storia Mosaica che c il libro piii anlico , al (p.iale possiamo
ricorrere in simili questioni , contiene bcnsi n;olte c prcziosis.'sime 110-
tizie sni popoli di una parte dell' Asia occidentale , e la condizione po-
ll Balbo Mrilil. V p.ig 110.
56 DISCORSI CRITICl SOPRA I.\ CRONOLOGIA EGIZIA
litica in cui soiio cssi rappresciilati , quadra colic osservazioiu ilell' Ilccreii
*■ ilcU'aulore tlcUe ^ledilazioiii sloriche , lua da tjuesta sola parte iioii si
|iu6 traric li'gitlimamciilc uu' induzioiie gciicralissima. Per opjosto se
iioi iiilenogliiaino gli aiinali Ciuesi , qucsti ci mostrano la nazioiic iiiiila
solto un solo principc fiiio dai tempi initici , e divisa in piCi stali verso
il fine del XII secolo av. G. C. Non possiamo addurre alcana prova
Iralta d;dla storia- Indiana, perocche quantunquc giA molli siansi alTali-
lali a scriverla , questa riuiane tiiltora incerlissima ed osciirisslma. Ne
piu cliiare e satisfacenli notizie abbiaino degli Assiri e dc' Babilonesi
pel periodo di cui irallasi prescnleinenlc; ma se qualclie fedc si potcsse
preslarc ai raccouli degli storici greci , cd alle lisle Berosiaue , sarebbero
seguite e conquiste e mutazioni d' inn>crii in quelle coutrade assai prima
deU'eli di Nino, clie secondo i piu degli scrillori fu contemporaneo
dWbramo. Del riinanente, per nou enlrar qui in discussioni diflicili ad
un tempo cd alieue dal nostro argomento, ci reslringianio ad afl'ermare,
die essendo storicamente dimostrata I'esislenza anlichissima della mo-
narcliia egizia, quandanclie fosse questa un'eccezione, il chc neghiamo,
alia condizione generale delle nazioni vissute in quel primo periodo, la
natura lutla parlicolarc del paese egizio basterebbe a togliere ogni in-
verisiuiile a siii'atta eccczione. Iniperocche chiunque considera essere
rEgilto una valle strclta uella massima parte della sua lunghezza da due
giogaia di monli , una a levante e 1' altra a poncnte , e percorsa uella
stessa dirczione dal Nilo , senza il cui bencfizio sarebbe un'arida solitu-
dine , non avra difficolta a persuadersi che (in dai primi tempi nc' quali
ricevelte dall'Asia i suoi abitalori possa essere stato riunito in un solo
regno, menlre le altre contrade dell'Asia piii aperte, piu estese, divise
da monti , da fiumi o da deserti ebbero bisogno dell' opera di piii se-
coli per divenir parti d'un grande imperio.
XX. Accennai di sopra ( u.° XVII circa il fine ) , che 1' autorita dei
catalogi Manetoniani non iscapiterebbe , quando pure si potesse dimo-
strare con istoriche testimonianze I'esistenza di piii regni contemporanei
e non compresi ncllc dinastie dci detti catalog!. La quale asserzione po-
tendo a taluni parerc contraria al relto sense, mi corre obbligo di fame
piu ampia dicliiarazionc prima di cliiudere il presenle discorso. lo di-
stinguo la queslione sulla successione delle dinastie Manetoniane , dalla
(piestione sulla successione dei re egizii ,' e non dubito di aJfermare ,
che se alcuni indizii ricavati dagli scrittori antichi , ed anche dai mo-
"'•'i>Ei' PROFESSonE fbaScesco ftAtvijctrtl. 5-
mittienii poSsbhd' Tiichii-ci it' fcrtdeifd, che talroltai'Egitto abbia avulo pii'i
rc conl^rtJ'pbi'ahci^ 'nofi'peWiB' si (lee atnmcltrrc (^ofitemporaneili di di-
haStie daite per sbcccssivc da- Afanclone. Per dimOstrarc ilmio assunto,
al/Msoghb 'd\inh ebtit^eS^torie; dai fnulori del^opposto SistciVia , la tjualc ,
speVo;"ttti Vfeiri" fadirittfenle coiisentita ,'pfetich6 Woppo vortfoWne alle loro
oj^hloriii'To' ■\'6^H6''tenerc' per cosa certa , che I'Egitlo prfitia del regno
dV'^ede' f6ss6''dlviS0 in molli Slali o del lulto indipcndenli uiii dagli
«ltri;'V>^fe4*6''«ibri' Icjrtalchc Soggezi6ne "Tcrso nrt solri, per fscmino, verso
*a^'|ftt^liti)iat<:i' dl J^W, klteSa la ■ mdggioi'e su'a. atitlchit^, e lo splcndore
rf^l'tfehipid'd'Aiiittnte vcnerato qnal re degli Dei. "Voglio :i^i( oia credere,
chfe'^Iine Ikttbsi monarca di tulla la conlrada , lasciassc gli altri prin-
rfj^-tik's&ttno al fiovcrto diel suo stato , conientandosi di averli suoi vas-
iaHt}"^y"^«'ttitetWnd<y^'l6t^ di'^ti^sttteiltterie 'la dfgnrta pritlfcipesca ai di-
kceiideiitT: ]ie^^'sWc<^'iii6V^e et-eflildria; la!c eoiuessione troviamo fatta dai
cohqwistatcrt'i Asialici , dfci qualt iron jiossiaino suppori'e Jlene ne piu
ftirttce'l 'He 'rWt^no •politico. E tpiosta mia opinione ditien poi tnollo piu
verbsiiriHie / Se 'insieme colF Heei-en voglitttno ammetterc che i capi di
quei piccoli stall cgizi, fossero ad un tempo e principi e sacerdoli. La
coSa quaiido sl fosse continuata con tale andamento per iiiolte getiera-
liohv ', TEgltto avr^bbe avuto nha dinastia di monaichl esercenU la pie-
riCtfea'^el iie^d'pdtere daU'nno aH'adtro confine del'paese, e nello stesso
tempo pateCdhic' minori dinastie di rcgoli o principi soggelti al gran
monafca, il qwale percio non altriilienli che i re di Persia , potera inli-
tolairsi re eUive, dominatore dei doinindtOi^ , sign&r-e del diademi, come
usaroi\o Ai farei Paraoni sopra i monwmenli. Ora , per passare da
semplici congetture a fatli storioi , dico , che ^lanctonc, la Bibbia , c
Strabone' accenuano alia suddetta divisione dell'Egilto in luolli princi-
pal! , e nello stesso tempo alia primazia d'un monarca sopra tulti i re-
goli. Manetone appresso Giuseppe Flavio naira (i), che mentre i Pastori
dominavano sopra una gran parlc del paese egizio, fii mossa loro un'a-
spra e lunga gucrra dai rc della Tebaide c delle allre parti d' Egilto ,
la quale essendo tcnninata coll' espiilsione degli stranieri , Amosi o
Totmosi Tebano, diede principio alia grande c gloriosa dinastia XVIII.
Isaia, vatieinando gi-avissime calamitii all' Egilto, annunzia che sorgera
(I) Coatra Apion. I. t. § It.
Serie II. To.M. VII.
58 DiscoRSi caiTiri soprv i.a <:no^OLOGlA tci/.iA
noiuo conlia iioiiio , I'iUa contra eiuii , c regno conlia fej^no (i), Ic
<|\iali ullimo iiarole soiio iiittM'pi'i-lale nonio coiilra iionio ndla versioiie
j^ici-a , apputilo per sit^nilii-arc giicne iiiU'Sline Ira i varii ri'f^oli. Slra-
hoiie |)oi, ])arlaudo del laberinlo , adtluce 1' opinione cU alcuiii cgix'ii ,
secoiulo i quali, cosi slraorclinario moiiuinciilo cdificalo d' ordiiie d" un
anlicliissimo re , avrcbhc coiUeiiulo Unite aide I'Cgie , (juaiili craiio i
nomi (a) ; il die signilica , chc in quel tenipo i varii no»ii d' Egillo
erano quasi altrettanli priucipali, e nome rcgio a\oaiio i capi di cia-
scuiio di essi. Ma che ad un tem|>o a tulti soprastasse un gran monarca,
raccoi'liesi dall' csserc quell' cdifizio allribuilo ad un solo re , e non ai
diversi regoli , i quali vi craiio poi coiivocali in ccrle solcnni ricorrenze.
A queste tre teslimonianze cosi posilive si possono aggiuugcre allrc, lo
quali, sebbene mcno formali , non luancano allallo di peso a convali-
dare vieppiu la nostra opinione. Diodoro narra chc alia doniinazione del-
I'eliope Sabaco succedelte un'anarcliia di due anni (3). II tradultorc latino
espresse la voce greca per magistratuum suliludo; ma io giudico ch<;
Yanarchia di cui ivi trattasi , significlii soltanto niancanza di monarca ,
(ioe del faraone eserccnle il supremo polere sopra le varie parti del-
r Kgitlo , Ic quali erano governate ciascuna da un regolo o nomarca.
Jlrodolo dice , die dopo la morte di Setone gli Egizii liberi da regio
iVeuo , nou potcndo in nissun tempo vivere senza re , se ne fecero do-
dici , diviso tullo quanlo il pacse in dodici parti (4) ; ma questo rac-
oouto jiaragonalo con quello di Diodoro ci conduce ad unaltra conclu-
sione. Diodoro accenna a gravissime turbazioni c stragi intestine scguile
dopo la ])artita del monarca ctiope , alle quali fu posto fine dai doJivi
liiici massimi, che convenuti in MeinG giurarono solenncmentc i j)alti
di Concordia , e si dichiararono re della nazionc. Io credo non dilun-
garmi dal vero , interpretaiido che quella guerra inlestina iion avessc
altro scopo fuorche di definire colla fortuna deirarmi, a quale dei priii-
cipali duci o regoli o diuasti, dovessc toccare la dignita di gran re ( di
faraone secondo il linguaggio della Bibbia ) lasciata vacanle per la ri-
tirala spontanea del monarca etiope. In conferma di cio giova osservare,
(I) Cap. XIX. J.
(31 Slrab. Googr. I. 17. \ 37.
(.1) Diod 1. 1 5 LXVl.
(4) L. ?. 5 147.
DEI. PI\OKESSORE I RANCtSCO BARUCCHI 5y
(he i prossirai antenati di Psammetico uno della dodecarchia , aveai;o
tfiiuto |)rim'i[>alo in Sai loro palria mentre rcgnavaiio gli cli<>|ji , sic-
coinc noil osciirauieiite ricavasi ilal coiifroiito di Maiielone con Erodoto.
DilTatto nelie liste IManetoniane la dinaslia XXVI, delta dei Saiti, a|iresi
presso Africano col iioine di Slefiiiate, al tpiale succede Nerepso o Nf-
repso, a questo Necao , dopo il quale romparisce Psamnietiro padre di
nil secondo Necao , cui egli morcndo trasmelte il regno. Secoiido Ero-
doto, padre di Psammetico £u pure un Necao, fatlo uccidere dal do-
itiiiialore eliope , dal quale teniendo Psammetico per la propria vita ,
crasi allora rifuggito ncUa Siria; di poi quando lEgitto fii riiiiaso libero
dalla domiiiazionc dello slraniero, esse Psammetico fu ricondotlo in pa-
tria dagli abitanti del nomo Saite. La morte di N«cao ordinala dal mo-
narca etiope , la soUcciludine dci Saiti dopo la partita di questo a ri-
cliiamare in |)alria Psammetico, il cpiale vedesi figiirare subito apprcs.so
nel iiumcro dci duci uiassimi dell' Egilto , renderehbe gia mollo validu
la congettura, che il suo casato avesse eredilario I'onore del principato
sul nomo Saite , quando a togliere ogni dubbio non soccorresse il calalogo
di Manetone , clie nomina Psammetico a quarto re dclla dinastia Saite.
XXI. Dissi che gli antenati di Psannnelico lennero principato in Sai
durante la dominazione degli etiopi, sebbene non ignore che nelle lisle di
Manetone , Stefinate primo re della dinastia XXVI e posto a successore
immedialo dell' ultimo di quei re. ISIa per conservare in questo luogo
I'ordine di quelle liste , e tenere per veri raonarchi d' Egilto i Ire iin-
mediati predecessori di Psammetico, sarebbe necessario rigetlare la do-
decarchia, di cui non e fatlo motto nelle medesime , e negar ogni fede
al racconto di Erodolo e Diodoro inlorno a quella, il che non mi pare
oonforme ai principii della crilica. Coiicedo volenlieri non potcrsi fare
i^ran fondamento sopra molti particolari narrati dai dclti due storici ;
ma quanto alia sostanza del fatlo non posso rivocarla in dubbio, perche
cpjando Erodolo lo udi a racconlare , non crano ancora trascorsi Ire
secoU dacclie era seguilo ; perche la memoria tli quello pole facilmento
essere trasmcssa non solo dagli Egizii , ma anche dai Greci , ai quali
fu aperto T Egilto da Psammetico ; e perche fnialmente non lo trovo
contraddctlo da verun altro scriltore , ne pure da ^fanetone , purche
le sue lisle siauo rctlamcnlc iulcrpretate. Ne mi muovono le ragioni
adilollc in coutrario dal Rosellini (i), poiche le sono mere congelture;
(i; Tuiu. i Mon. St. pag. 125-)iS.
6o DISCORSI CRITICI SOPRA I.A CRONOLOGIA EGIZIA
e ia sloria cessa di csserc storia oguiqualvolta si abbandoiiano Ic testi-
monialize positive [Mir correr dietro a congclture. Le liste di Maiietoiic
taocioiio si graiidc avvenimcnlo della dodecarchia , perclie racconlarlo
uoii iinpoi'taTa alia cronologia, quaiido la durala di quella vcnisse com-
piitata iiel regno di Psaininetico, al quale da Erodolo e da G. Africano
souo dati ciiiquanlaqiialtro aniii , spazio abbastanza capace a coiilenere i
quitulioi aniii dcUa doilecarcliia (i), nia poco vcrisimilc secoiido Tela che
dovea avere quando divenne monarca di lutto I'Egillo , eve s' iiitendano
|)niicipiare da qiicslo avveniinento ; pcrocclic noii abbiamo alcun ragio-
ucvoK' motivo di non credere ad Erodolo , quando narra , clie Psainme-
lico si fuggi fuori deiriugilto dopo la luorlc del padre , che sleltc csulc
lincbu nou fu richiamato dai Saiti; i quali aggiunti dimostrano che egli
dovea gia essere molto innanzi nella vita , quando vinse gli undici coUe-
glii del regno.
XXII. Nel preccdcute discorso recammo gli argomenti che ci parevano
acconci a stabilire 1' autoritik dei catalogi Manetoniani quanto al com-
])lesso cronologico in essi contenuto , ma non fu , nu e intendimento
iioslro difcnderli come inconcussi in tutti i loro particolari. Venendo
al raso presente, nou sarebbe forse troppo malagcvole sostenere, che i
tie primi re della XXVI dinastia fossero successori degli eliopi , e che
alia morte del terzo fosse seguita ranarchia e la dodecarchia , che Dio-
doro riferisce immcdialamente dopo la ritirata di Sabaco, tanto j)iu die
Erodolo dopo la parlila di questo e prima dell'anarchia pone il second©
regno del cieco d' Anisi , e quello di Seton sacerdolc di Vulcano (a).
Ma cssendo questo storico generalmente male informato dellc cose an-
teriori a Psammetico , e la sua narrazione sopra Anisi esscndo piii in-
credibile che verisimile , il regno poi di Setone dovendo essere state
]>iu contemporaneo, che postcriore alia dinastia dcgli eliopi, come tra
])oco vcdrcmo , io persisto nella mia sentenza a far contemporanci a
delta dinastia anche i tre priuii della XXVI. Diodoro Siculo avea ap-
preso dai sacerdoti egizii che I'Egilto ei'a slato soggelto alia dominazione
degli eliopi : quesli crano slali qualtvo , ma con iutervalli iVapposli Ira
luiio c I'allro, U'a tutli avcano regnato per lo spazio di poco men che ireula
(Vi Diod I I. 5 LXVI.
(i) lierodnl I. i. ( tiO 141.
DEL PnOFESSORE FIL/VNCESCO BARICCHI. Gl
sei amii (i); la qtiale notizia cos'i prccisa in cose di cui gli Kgizii noii
aveano alcuii molivo di corroinpere la verita storica , e da esscre teniita
come fondiila sopra aiilichi ed aulorcvoli docuracnti , e come lale pos-
siamo sciua sospello valercene per conchiudere , die il ratalogo di Ma-
netone , il quale assegna tre regni continui alia delta dinaslia per lo
spazio di quaraiit'anni iion sia in queslo luoj;o immune da crrorc. Ma
se suppongasi , che i delli tre prinii re della XXVI aiibiaiio icnuto prin-
cipato durante la domiiiazione etio])ica , solto la quale fu ucciso Tullin-.o
di essi , e che gli anni assegnati al loro principalo siano risultanti dal-
r intervallo noii compulalo nclla somma dci rcgni ctiopi , in tal casn
resterebbcro salve le ragioni cronologiche , e Manetone sarebbe conci-
liate con Diodoro. Ora negli studii storici e sempre partilo pivi sicuro
conciliare le dissidenze degli scrillori , clie ])referire bruscamente uno
all'altro. Anzi con Manclone, con Diodoro, e coUa Hibbia slessa \icne
a conciliarsi un I'atto riferilo da Erodoto , ammessa I'csistenza ili prin-
cipi 0 regoli egizii contemporaneamente al dominio dcgli ctiopi. La liibbia
narra (2) , che il re Ezechia assalilo dalle armi di Sennacherib re degli
Assirii , cerco di slringere alleanza con Taraca re d' Eliopia , il quale
veramenle mosse con un esercilo inconlro all'Assiro. Taraca e apjiunto
il nome del terzo re eliope nelle lisle di Jlanetone ; ma Erodoto in
luogo di Taraca racconla di Setone, il quale non c mcnlovato presso
Manetone , che fu abbandonato dai soldali egizii in una pcricolosissima
gucrra, che ebbe a sostenere coiilro a Sennacherib re degli Arabi e degli
Assirii , e che ando debilore della salvezza del suo regno ad un prodi-
gio (3). 11 vero miracolo e raccontato dalla Bibbia ; la medesimezza del
I'atto non puo essere rivocata in dubbio ; ma il re cgizio di Erodoto e
in lulto diverso dal re etiope ramnicntalo dalla Bibbia , e mal si ap-
pose il Rosellini argomentando daU'idenlita del fatto I'identila di Selon
e di Taraca (4). La qualificazioue di sacerdole di Vulcano , ossia di
Ftu, manifcsta Scton esscre stato principc Memfita, c nulla aver avuto
di coinune coll' eliope. Ora ponendo che Taraca re dell' Etiopia e su-
premo dominalore dell'Egitto fosse accompagnalo in quella spedizione da
,1, L 1 5 xuv.
i) Rcgum I. IV. XIX. 9. Isaiac XXXVII. 9.
(.1) Ilcrodot. I. 8. 5 \\X
^) Mod. St I. • , cap Vll , § 4.
Oa Disconsi critici sopra i.a tronoi-ogia egizia
Selone pr'incipe egi/.io , ina suo vassallo , ogni cosu precede con massima
verisiiniglianza, cil c toUa via ogni contraiUlizioiie e coUa Bibbia , o colic
lisle di Manelonc , Ic quail ramnienlano solanieiitc i gi-andi monarchi e
tacciono i regoli , ecccltuati gli aixlenali di Psammctico , ai quali la
gloria c la potenza dei nipoti merito I'onore di essere registrali in ciir.a
alia dinastia , di cui vcro fondatore fu Psammelico.
XXIII. Non solamcnlc ]>oi durante T impcrio dei Faraoni,ma ancora
dopo che r Egitlo ebbe pcrduta la nazionale indipendcnza , e soUo i
Lagidi io Irovo indi/ii dell' esislenza di regoli o dinasli. Infatli Polibio
( XM , ig, I , ed. Didot ) cliiama dimtsti degli Egizii i capi di una ri-
bellione segnita sotlo il regno di Tolomeo Epifane , soUo la quale de-
nominazionc , con ragione congcltura il Letronne (i) cssore additati i
governatori dei nomi; ed e molto probabile clic la prudenza politica
dei primi Toloniei avesse lasciato continuare »ni' istiluzione , la quale
forse risaliva sino ai principii dclla nazione egizia. Che piu? ai tempi stessi
di Strabone wn'oinbra della regin dignita onde in eta piil rimote erano
slati insigniti 1 principi dei nomi , mi pare di ravvisarla nel magistrato
detto dal gcografo, Esegele nop'^vpav a.ii.v.v/iii.ivo^ , xat l/ojv narpioug rtjuag,
xar iKtixihtoiv z'm rri :i6l£i ypriii^av (2). Alle teslimouianze die siam ve-
nuti finora adunando per dimostrare la continuazione della divisione po-
litica deU'Egitlo in parecchi principati dai piil antichi tempi sino al do-
minio dei Cesari, aggiungono peso le osservazioni falte da Erodoto sopra
i divcrsi istituti , usi , e i-ili religiosi , e sopra la diversita , anzi oppo-
sizione di cullo divino tra i diversi nomi (3), di cui I'autore delle Me-
ditazioni storiche si valse per impugnare la successione delle dinastir
Matieloniane (4) , poiche veramente accennano piii ad una primitiva di-
visione di genti , che ad una mera partizione govemativa o territoriale.
Ma avendo noi con positivi e storici argomenti confermala I'esistenza di
monarchi universali deU'Egitto per ogni parte del suo periodo slonco ,
siamo condotti a conclusione alcpianto diversa da quella del prclodato
Autore , cioe ad ammctterc due maniere di dinastie per I'antico Egitlo ,
una di grandi monarchi , e I'altra di piccoli principi soggetti ai primi.
(t) Inscription de ItoseUe pag. i'i.
(S) Sirab. Gcogr. 1. 17 § IJ.
(.1) llcroil. I. 2. 5 43.
(4) Me.1 V, png 119.
i)Li. rnortssonE rnAN<;LSf:o iiAnL'(.(.iii. G.l
Vero e clic laluiio tlci |)niicii)ati di secontlo ortlinc pole lalvolla rie-
scerc in |)otenza a tale, ila rivalcgniare colla iiionanliia stessa , miiiac-
ciarla , cd aiicoia recarsenc in inano le icdini , privatoiie I'anlico ])os-
scssore. La sloria cd i inoniiinenli loniprovano queslo fatlo ; poiclu- c
gli scriltori nou duhitano di paragoiiare alia grandezza Tcbaiia la Rlcm-
fitica , considcraiido 1' una e 1' allra cilia per capilali del pacse egizio ,
ed i monumenli addilando coslanlcrnciile I'Egillo diviso in due parti ,
dannb pure ai grandi faraoni il tilolo di padroni dei due regni, distin-
guendo con siinboli e vocaboli speciali il Tebano dal Memfitico. Ma in-
vaiio da silFalla distiiiziouc allri vorrebbe dedurrc 1' indipendcnza c la
formale divisione politica delle due contrade , c quindi la conlempora-
neila dclle diuaslie IManctoniane anlcriori alia XVIII (i). Iinperocche
(juegli stessi monuincnti che moslrano 1' Egitlo dislinto in due grandi
parli , c in due regni , niostrano nollo slesso tempo, clic sopra tutlc »•
due Ic parti ed i regni aveano doniinio cpie" faraoni. Anzi tanlo era
radicata appresso gli Egizii la persuasione dcll'unila di governo , e dclla
sua estensioue dairuno aU'altro confine dell'Egitto, non ostante la di-
visione predelta in alto e basso , che non dubitavano di afiermare c
conseguare sopra i nionumenti, la cosa non essere slata allriinenti fuio
dall'eta initica dei regni divini (2).
XXI\. Dalla premcssa discussione intorno alia grande monarcliia cd
ai principali minori d' Egitto , io credo che possa meglio essere com-
jjresa la divisione dei regni per dinastie, fatta da Manetone, sulla cpialt-
tacciono tutli gli allri scrlttori antichi , e che un critico modemo in-
teso a screditare ad ogni modo lo slorico egizio , laccio di « arbi tra-
il ria, fatta ad unico Gne di recidere i tempi, senza riguardo alia seric
11 delle diverse schiatte rc"nanti , ne ajili evenli che le innaizarono
» o le fecero cadere , ne alia durala di ciascuna di esse , ne alia di-
» seendenza dei re , ne ai nomi di quest! » [3). E vcramente se not
|>rendianio il vocabolo diruistiu secondo il slgnificalo dalogli dall' uso
fomune , cioe per indicare una serie di principi di una medesima schiatla,
e che abbiano regnato sopra uno stesso paese , diflficilinentc potremo
renderci ragionc si di alcuni passaggi da una ad allra dinastia inento-
^1) Ballio McJ. V Inc. cil.
(J) ilrrudol. 1. J. J 144 , Dioilir. I. § 11. II papiro crono'in^'ico del Miisoo Tonnesi' »rc.
(3) De BoTct , lc9 Dynasties Egjplienncs pag. 3P.
64 r)is(.onsi cnnici sopra la cronolocia egizia
vali dai catalogi di Manetonc , e si ancora di trovar ivi regislrali in
una sola dinaslia jiriiicijii di diverso casalo. Cos! |)er cagion d'csempio,
dopo la dinaslia undecima di Tebani , Iroviaino rifcrito il regno di un
Atnmcneine , il quale non fa parle nc della prcdetta , ne della seguente,
i-lie e pur di Tebani , e di cui il primo re e appuuto detto Cgliuolo
deirAinmencnie precedente. II primo re della XVIII Amosi o Totinosi,
e asscrito figliuolo di Misfralotinosi sue immcdialo prcdecessore, in Ma-
nelone citato da Giuseppe Flavio (i). Parimente figliuolo di Airienofi
tdlimo della X^'III, fu Ramcsse Seto capo della XIX. Per opposlo poi
Araasi affalto estranco per liguaggio ai disccndenli di Psammelico , in-
sieme con quesli o collocato nella dinaslia XXVI. Qucsle diflicolli in
parte furono lasciate intatle dal RoscUini , cd in parte troppo debol-
inente combattutc: perocche quanto ad Ainasi egli non fece alcun'altra
osservazione se non quesla, clie « qunntunque ei fosse ribelie ;d j)roprio
» re , ricevellc dall'elezione del popolo autorila e diritlo ; e quindi nelle
» liste di Manelone comparisce successore iinmedialo cH Vafris » (a).
Una ragione assai pii\ valiJa ci somminislrano i nionnmenli , che ri
fanno conoscere , aver Amasi menato in moglie una figlia di Psamme-
lico II; col quale matrimonio, secondo le Icggi egizie , egli pote essere
cliiamato continuatorc della dinastia , alia quale era stala fatale la ri-
bellione di lui verso di Aprieo (3). Quanto poi al mutamento di dinastia
senza che fosse mutata la schiatta dei regnanli , parve all' archeologo
Toscano sufficiente spiegazione il dire , die Amenofi I. ( erroneamenle
da lui , dopo Cliampollion , creduto capo della dinastia XVIII ) per
aver liberalo tolalmenle il paese dalla presenza degli Hyk-shos , ben
fu degno di venir salutato capo di una nnova dinastia , quantunque
fosse figlio dell" ultimo re della dinastia precedente (4)- Ma condurre
a glorioso fine imprese mditari , dilatare 1' imperio , immortalare il suo
nome con fatti egregi basta si ad un principe per dar principio ad
un' era novella nel suo regno ; ma e contrario all' iiso comune di par-
lare , farlo percio stipite di nuova dinastia , quando veramente e con-
tinuata in lui e ne' suoi discendenti quella incominciata dai suoi a»i.
(I) Contra Api.m I. I § U.
(4 MoQ. SI. I. S, pag. lis.
(3) Cbaoipolliuu-Fi^eac , rEjjyple. png, 375.
(4) Moo Si. L 1 , iiag 208.
DEI. PROFESSOHE FRANCESCO BAUUrCHI. 65
lo credo benissimo chc nclla coiidizione | olitica degli aiilifhi Egizii jjo-
tcano accadere , e clie iiifatti |)iii d' una volia aocaddci'o di tali uvve-
niinenti , |)ci quali fosse poslo lenniiie ail una dinaslia , e lallo jjiin-
cipio ad lui' altra , scnza die fosse uecessaria mutazione di sclnatla
nei regnanli. Ma la natura di cotali avveniinenti non fu sinora conve-
iievolmcnle ricercala , nc sUidiala , pcrolie , a dir vero , nella scarsila
delle nolizie sloriidic di que' tempi si |)u6 meglio congcllui-are , clie
diinostrare con jiosilive teslimonianze ; ma I'liso delle coiigelture sc mai
puo esscre legitlimo negli studi storici, allora e per cerlo, quando trallasi
di ccrcare la spiegazionc di fatii graiidi alteslali dalla storia , negli an-
lecedcnti e nei consegucnlij anclic solo oscuramentc a noi noli. Ordunqiic,
atleuendomi a queslo principio, c valendoini delle osservazioni sparse nei
precedenti numeri, io dico, die priucipalmente pei tempi anleriori alia
dinastia XVIII, il passaggio da una ad altra potea aver hiogo in una
niedesinia schiatla in due opposli casi , eioe quaiido un dinasta minorc
era innalzato alia monarchia universale di tutto I'Egitto, riunendo sul
suo capo le due corone , detle cosi unite il Pischent , delle quali la
prima simboleggiava il dorainio dcU'alto , e la seconda quello del basso
j)acsc ; poiclie quello stesso vocabolo , il quale ci e noto pel teslo greco
della lapida di Rosetta, disciolto negli dementi die lo compongono , al-
tro non e, a mio giudizio, se non se il ni-CTM-IjGlIT , ossia il regno
alto e basso , e risponde compiutamcnle ai due scgiii del raiiioscdio e
dellape , il vero signilicato dei quali fu per la prima voUa poslo in cliiara
luce dal doltore Lepsius (i). L' altro caso in cui per opposta ragione
dovea farsi luogo a mutazione di dinastia senza mulazione di legnaggio,
e quando o per invasioue di straiiicri , o per ribdlioue intestina avve-
nisse , die i disceiidcnti del inonaroa universale perdesscro uno dei du<'
regni , e fossero ridotti a condizioiie di diiiasti minori. Ora appunto io
Irovo il primo caso avverato nella persona di queirAmosi o Totmosi ,
die quantunque fosse figliuolo di Misfralotinosi re Tcbano , cio noudi-
meno e fatto capo della dinastia X^ III. Dalle storie di Manetone , ap-
presso Giuseppe Flavio , in i'atli apparisce die ci fu I'espulsore dogli
Ilyk-shos , per la partita dei quali fu riconosciuto signore dell' alto c
basso regno; c possiamo congetturarc non senza verosimijjiiaiiza , die
(I) Annalcs dc rinstitiit. Arohcol. 1838 call. t.
Serie II. Tom. VII.
66 Disconsi CRITICI SOPRA I. A CnONOLOCU EGIZIA
(ul ru;oguizione avesse hioi^o in modo solcniic c I'cligioso con una nuova
inaugura/.ionc in ISIcinfi , siccoinc dalla citata la|)i(la iin]iariaini) cssersi
praticato sotlo i Lagidi. Qiiindi cl fu proclamalo capo di nuova di-
nastia , perclie i suoi pvcdeccssori aveano bensi potulo portarc il titolo
di GTM , ma no 1' allro di Ijf.T o I^eNT finclio la Memfule era stala
in potoro dfgli Hyk-slios. E che sollanlo da qucUa inaugurazione siano
slati ooniputati gli aiini dclla nuova dinastia^ rilcvasi dal confronio dei
catalogi d'Africano e d'Euscljio , coUa storia di Manelone presso Giu-
seppe , imperocche quelli asscgnano ad Amosi venticincjue soli anni di
regno . menlro la cilata sloria ail'crma che cgli regno ancora vcnticinque
anni dnpo la cacciala degli stranicri ; dunquc il tempo anteriorc del suo
regno dovette essere assegnalo alia dinaslia precedeute. Nella stessa guisa
spiegasi come il figliuolo dell' ultimo Araenofi abbia dato principio alia
dinastia XTX , pcrche appunto Amcnofi avendo pcrdulo il regno per
una nuova invasione di IlyU-shos , fu di fallo spenla la sua dinastia ;
e cacciali di poi da Selo Ramessc suo figliuolo , qucsli fu inaugurato
nionarca , c diede principio alia XIX. Cosi ancora io rai capacito clie
Aminenemc I sia cscluso lanto dalla dinastia XT , quanto dalla XII, con-
siderando la prima come semjjlicc dinastia di Tebe , e forse apjiarlc-
nente ad altra schiatta che non alia sua ; e che Sesincori suo figliuolo
sia stato il primo ad essere ricoiiosciuto legitlimo signore dell'alto e basso
Egitto , innalzatosi a tanta dignilu suUe rovinc dellc dinastie Memfitiche ,
siccome gia la III c la IV di qucste eransi elevate dopo le prime due,
Tiniti d'originc. Del rimanente io son lontano da sostenere con ostina-
tezza, che storicamente vera debba credersi la spiegazione da me data
ai succcnnati fatti , ma ella mi e paruta cost verisimile , che non dubitn
di ritenerla , finche altri dotato di piii aculo ingcgno e di maggior coi-
redo d' crudizione monumentale non nic nc avra dato una migliore ;
iiitanto basti 1' avere accennato ad un quesito ben degno di essere al-
tentamente esaminato e storicamente dcfinito.
XXV. Riepilogando le cose dette nel presentc discorso , parmi di
aver sufiicientemente dimostrato, i." che il numero dei regni conlenuli
ni'lle liste Manetoniane si approssima all' indicazione sommaria dataiic
da Diodoro , ed e in massima parte conformato dai monumenti : i." che
la sonima di cinque mila anni all' incirca adilitata da Diodoro e dai ca-
lalogi Manetoniani, per 1' intervallo che divide il regno di Mcne dallela
del detto storico , considerala unicamcnte sccondo i dati storici e mo-
DEL PnOfESSOnE FRANCESCO BARL'CCHI. 6y
iiuineiitali dellKgitlo, iion dee essere creduta esagerala : 3.° cLe il eoii-
seiiso degli slorici cd il tcslunonio dei moiiumenli iion comijorliiiio che,
(la |)oche cccezioiii in fuori , siaiio inler|)rctale per coiiteinporaiiee le
(iinastic dale per successive dai catalog! Maneloniani: 4-° finalmciite die
furono appresso gli Egi/.ii dinaslie maggiori e dinaslie miiiori , faraoni
e regoli , rilemita la quale dislin/.ione, si piio facilmenle renderc ragione,
perche Manelone , piil degli scrittori greci versalo nello studio dclla
storia egizia , abbia diviso per dinastie la serie ci'onologica dei regiii ,
mentre di questa divisione non e falto alcuu cenno da vcrun altro slorico.
r\*
HJ
i 3 .I5Tn iqMST .-i
STUDI CRITICI
LA STOniA D'lTALIA
A' TEMPI DEL RE ARDOINO
DEL CATALIItS
L. G. PROVANA
Ageodrim ei»l , ut noo i|U0(l [.lacet *pltii(tiJiui<|iif liHrlnr ,
scd quod vrrum ctt eiqiiiratur.
Ml'KtTOKI.
^pprovata itcll" advnanza del 16 di maggio 1843.
PROEMIO
ixrdoino marchese d" Ivrea e re d' Italia , uiio cgli e di quegli storici
persoiiaggi , de' (jiiali porche pochc ed incerte notizic soiio riraaslc nelle
slorie contemporanec , gli scriltori de' tempi scguenti s imposscssarono,
vestendoli di quelle forme fantasliche e capricciose, clie lucglio ad essi
tulciitavano , o piii lusingavano le passioni delle eta loro.
L'esisleiiza d'Ardoino si raniioda con falli iii]|)orlanti , e iiial noti dclla
sloria d'ltalia. 11 regno suo fii appunto in su cjucl couiinciar del setolo XI,
nel quale furouo fatti dagl' Italiani i primi passi per la conquista de'loro
inunicipali diritli , e le maggiori sebben per<lule prove, per impedire
rlie r Italia non ricadesse sollo il dominio de' forcslieri , dal cpiale af-
fraiirata I'avcva la morte dellultimo degli Ottoni della slirpe di Sassoiiiii.
Non era rimasta aliena da simili movimenli d'opposizione i'altra parte
d'llalia posta fuori de limiti del regno e non soggdla alia siguoriade' (iret i.
•o) sTUDi (;niTu:i sopra i-a storia u itai.ia ecc.
\i\a ed accesa era In Roma, anzl in lullo lo Slato Rbmuno, la resisteiiza
alia potenza tedesca che tre iinpcralori avca teste dati all'Occidente, e dove
r infliieiiza degli OUoiii nelle nomine pontificie aveva portalo aliinenlo
iiovello alle tazioni sorte fin da' tempi dcU' occupazione di qiiella eitta
per Arnoltb re <li Gennania. E comecche non sia state Ardoino cagione
diretta ili tali noveilc agilazioui di Roma , tultavia se si considera sic-
come nclla lolta cli' egli per tanti anni sostenne contro ii suo poleiite
rivale Arrigo II , egli trovo fiiori del suo reame caldi aderenti e zelanti
aiiitatori , e come le cose a'suoi tempi operate dagli Italiani della Lom-
bardia si rappiccano a quelle che allora accaddcro in Roma , I'esistenza
del re Ardoino piglia una slorica imporlanza assai maggiore , che non
s" avesse di per se quella di un Grande di quell' eta, cui nessun' allia
causa che la propria ambizione avesse portato sul trono: e quale infatli
non ebbe la vita di lui scritta dagli amplificatori scicentisti del Piciiioiite,
o le memorie die di lui ci lasciarono i lavoiosi storici della Borgogiia.
Le novelle spacciale da costoro suscitarono opinioni contrarie e non
jiieiio lalse : cosi fra coloro , clie per utile o per aadazzo amaiio di
scorgerc nelle slorie i fatti a modo loro , gli uiii si posero a niagnifi-
carc le sue virtii , ed il suo regno ; gli allri all' opposlo a dcpriniernc
totalmente la memoria , ed a porre in dubbio se non 1' esistenza d' Ar-
doino , quella del regno suo , o la durala almeno di questo.
Quanlo alle virtu d' Ardoino , e come private e come principe , i falti
che siam per narrare troppo chiaramcnie palesano , ch' egli , come la
maggior parte de'Grandi di que' tempi burrascosi, piii d'ogni allra cosa
cercava I'utile suo e la propria potenza : ma circa la durata del regno
non e piii caso di dubilaiTie.
Troppe testimonianze contemporanee ci fanno sicuri che appena pus-
sato di vita Ottone III imperatore , un marchese d' Ivrea, per nome
Ardoino, fu dalla Dieta Italiana elelto re: che questo re ebbe lunga
guerra col re di Germania successore di Ottone III , il quale dopo la
morte soltanto di lui ricondusse 1' Italia sotto la dominazione tedesca.
La durata del regno d' Ardoino fu dall' attento Muratori segnata dal-
I'anno 1002 al 1015. La sua sentenza appoggiasi a molte testimonianze,
e sono : una delle cronichctte de' re d' Italia da lui pubblicate (1):
(I) R. I. T. IV. p. 149, 2." col.' — AunaU d' Italia dal 100-2 al 1015
DEL CAVALIERE L. G. PnOVANA. -"J t
varie carte delle donazioiii falle dal re Ardoiiio a' monasleri , allc chiesc,
a' |>rivali (1): le poclic nolizie die nc lasciarono Laudolfo il vecchio
ed Arnoli'o , storici iniluncsi di quel niedesimo secolo : c le copiose ma-
Icdizioiii maiidale contr' esso dagli slorici coHlciTi|)oraiiei della Germa-
iiia (sJ). Recenterucnte poi uua prova novella e )iiii liuninosa vcnne a
ronfennare la seiilcnza di quell' illusive riniiovalorc deila Sloria Ilaliana.
Liiiiga pezza infatli io m era dolulo nieco, clie mai iioii ini I'osse venula
iVa le mani veruna moncla del re Ardoino , di quelle solitc ad cssere
conialc nclle nuove elczioui dc' re d" Italia , che pur uii pareva impos-
sibile die durante il suo regno iiessuna non ne fosse stala baltuta. Ma
era dovere clic quanlo era sfuggilo a inc , non isfuggisse alie infalica-
bili ricerche del cavaliere G. di S. Quintino , il quale con quella pro-
Ibnda dottrina sua per molli lavori specialmenle numisinatici a tulli ben
nota , prese particolarmcnle a raccoglicre e ad illustrare le monele ita-
liane de' secoli di mezzo.
Egli si fu dope raoltc infrultuose indagini , che flnalmente , siccome
egli medcsimo ne ragguaglia , venne a lui fatto di trovame tre , argentee
( eoine solevano esscrc le monelc in quel tempo ) coniale nella zecca
di Pavia , per tipo diverse, e per la rarila lore preziosissime (3).
La divcrsita del tipo parmi un argomento imponente sopra la durala
del regno d'Ardoino ; perciocche se questo regno fosse stalo di due soli
anni , siccome da taluni si vorrebbe (4) , a die quelle tre monelc di
(J) Quesli Documcnti furono pubblicaLi in yran paile diil Tatii , dal [\o\rLi.i c dal 1)lf.a>'DI,
p noi li riiirnduciamo ncirAppendlce.
(8) Di quosti scriUori , sono principaii il 1)itm\ho, c I'Apalboi.do , quesli narralore {iolla \ita
di Arrigo 1 imperaloro , ijur^li cruuista deli' aono 919 al lUlS ( \cdl rtnxz, Monum. Ccrmiinu.t
/flslorica T. V cl VI ) .
(3) Lczinni iiitonio nd artjomcjiti numismatki di Giulio DI S. Qui^Ti^o ( oslr. del Tom. V, Seric II
iIpIIv Memorin dclla It. Aecadrmia dcllo Scicnze di Torino, anu. 1843, iD-4.°, p. 4 c o^K- )-
(4) Si rifcriscono cosloro alia prima dello due Croniclielle EummcDloTatc, rhc dice cos'i : "Die
" qui fuit duminico , et fuil XV die mens. febr. in civitate I'apia , inter basilicam S. Miehaeli^
» fuil coronaltis Ardoinus rex , cl rof;nanlc annos duos ct nu-nses duos », Nella ?/ Cronichotla
■|uesla notizia b rac(^lio spiegala: « Pusl ipsius dceessum ( Oltonis III ) re^navit Ardoinus rex aunos
» duos el moni^es duos rum dimidio ». E pnco di poi a^giunge; « Et liabet moi/o regoalum IX ann.
"■I dies IX ". Cib c a dire . che quesia cronica toglie dal regno d' Ardoino Io spazio di temp<»
passalo dni re Arrigo in Italia: ed c ilalTaprile del 1001 all'aprilc 1005, e dal >'alale 1013 alia
IVnlecoslc del 101 i. Tulto questo rid\irrebbe il regno d'Ardoino ad anni 19 e mesi 5 in circa; il
Ml"R\t<iri non avendo I'alla questa dcduzione Io fa durare V,\ anni e mesi 10; e giustamenle. [loi-
che I'cssero stalo il re di Gcrmanta coronato re d' llaiia da uua fazionc , non loglieva ad Ardoino
> propri diritti , (anio piu clie una parte del reauir seuipre rimasc da esso possedula.
•-n STl Dl l.RirU.l SOVRA I.A STORIA U ITALIA
peso e di valore egiiale , ma t\\ conio diverso , e baltule tulle nella
incdesiina zecca .' ScmUraini iiivece nalurale supposizione I'awisare che
una di esse sia stala coniala iiel 1002, al Icmpo della coronazione di
Ardoino : una seconda nel 1005, quaiido rollo Tassedio dal quale dopo
lui anno era cinto nella rocca di Sparrone dalla fazione che aveva in-
coroualo Arrigo sue rivale, egli fece rilorno nella sua fedele Pavia: ed
una leraa, nell'anno 1014, alloracbe dopo la ritirala d'Arrigo in Ger-
niania , Ardoino ebbe per la lerza volta ricuperalo coUa cilli di Pavia
gran parle del suo rcame. Tre epoche certamente imporlanli per Ar-
doino e per gl' Ilaliani , eppercio celebrate da esso con quelle Ire di-
verse monele , le quali io verro cercando di chiarire in quesli mici studi.
Una sola di quesle monele porta sul rovescio il titolo d' IMPERATOR
invece del CIVITAS GLORIOSA che si legge in giro suU' una delle
faccie nelle altre due. II cavaliere di S. Quinlino c d' avviso , che un
tal lilolo non dcbba riferirsi ad Ardoino il cui nome col titolo di re
leggesi suir altra faccia , e che la voce IMPERATOR non fosse quivi
allra cosa che una sciocca imitazione delle monele Otloniane in corso
dopo pill d'un mezzo secolo , delle quali melleva conlo ( dic'egU ) al
nuovo re di rilenerc modulo , stile , lilolo , peso e dispbsizione delle
lellere , per procacciare facile spaccio alle sue. E siccome , prosegue
queslo scritlore, le monele degli Olloni leuevano laleggenda IMPERATOR,
cosi quesla voile Ardoino ripelula nelle sue. Cos! il cavaliere di S. Quin-
lino. ]Ma allora io chicderei per qnal ragione le allre due monele non
tengano pure la stessa indicazione ? Forse pei'che quesla sia slata la prima
battuta da Ardoino ? Non abbiaino verun indizio di queslo : ond' e che
ci sara Iccito di supporre il conlrario : ne conchiuderb pcrlanlo che essa
fosse piultosto, come gia dicemmo, la lerza, in ordiiie, fra quelle mo-
nele, e fosse coniata nel 1014, dopo che Arrigo re di Germania, ol-
tenuta la corona imperiale, s'alTreUava di ripassare le Alpi appena scam-
pato dalla congiura scoppiata in Roma al tempo della di lui coronazione ;
e che Ardoino per far conlrapposlo all'emulo sue, nel ripigliare Pavia
e gran ]iarle del suo reame , ])onesse sovra le sue monele il lilolo di
IMPERATOR , che sollo quello di CAESAR gli era slalo , secondo si
ha dallo storico Arnolfo , allribulto nel looa dalla Dieta Italiana (1).
(1) « Ardainos . . . Papiac eligitur, et vocntus Caesar ab omnibus regnum perambulal univcrtum '>•
( Arklxpoi Hislor.Med. Lib. I , c. XIV , R. 1. T. IV ).
DEL CAVAMEnE I.. C. PHOVANA. '^3
L'esislcnza lU questc monctc pariiii pcvlanlo una ina{;{;ior piova ili
quaiilo aveva per altrc luslinioniaiize dicliiaralo il Muralori sopra il
regno d'Arcloino ; il dubilarc allriiueiili liulla clurala del di lui rcf;uo e
cosa superflua o capricciosa.
Ma Ardoino essendo stato I'ullimo re iiazionale che gl' Itaiiani oppo-
nessero alle iiivasioiii de' priucipi dclla Gcrinaiiia , c la lolla di cui par-
luiiiuio essendo lerminata col tnoni'o del re forestiero , cliiara si fa la
ragioue per cui inenlre ahbondano uella Germaoia gli scritlori del re
Arrigo, mancaiio invece in Italia quelli del re Ardoino: e chiara allresi
la causa che soUelica laluni anclie modernamente, a mover dubhi sul ili
lui regno.
Di I'alto la mancanza di scriltori itaiiani in quell' ela lascio libero il
campo a quelli del re Icdesco di narrare le cose come piacque a lore.
IS'e cerlo peccarono di parzialita ne per gl' Itaiiani, ne pel re lore. Cosi
il pill anlico fra cssi , quegli al quale come a fonle allinsero lulli gli
aitri , Ditmaro , storico contemporaneo di quegli avvenimenli , chiama
ribellione degl' Ilaliani , resercizio del diritto che dava loro Tanlica legge
longobarda , di eleggere il proprio re : ed usurpatore sentina dogni vi-
zio il Principe da cssi posto sul trono (I). Imilo amphCcando le esa-
gerazioni di Ditmaro , un altro scrittore sue coclaneo , Adalboldo bio-
grafo speciale d' Arrigo : e cosi fecero piu tardi alli'i scriltori della Ger-
uiania , come Vannulista Sassone pubbllcalo daU'Eccardo , il Cronogvajo
della Sassonia dato dal Lcibnizio (2) , ed altri molli di quella nazione.
Questi sviarono dalla vcrita gli scriltori ilaliani che vennero dopo ,
diversi da que' lodatori di Ardoino , di cui iibbiamo parlato. I quali pi-
giiando per vere quelle appassionate narrazioni , cui iion se ne po(evaiio
(i; « Longobardi aulom audilo Impcratoris ( Ollon. HI ) disccssu ( dcccssu ) dc fuluris oihil
' solliciti , aequo de dignis i)ocnitcnllac frudiljiis cupidi , Uardnigum ( Ardoinum ) siLi io regcm
I' elcgcrunl, dcstruendi poeius gnarum arlis , quam regcndin. (Tdietmabi Cliron. Lib. IV, n." 34
apud PeATZ , Al. U. G. T. V ) « scd quid cum singulis Tiliis circumscribero coDor, cum id
regno el populo apparcat : quae turba iniquilatis ad hacc perpclranda cum armavcrit ». ( Ibid. Lib V,
n' 16) I. Ilardwigus a Longobardis falsa rex appcllalus ■.. (lb. VI, n" 37 ). Per cbi poi
fa a Gdauza colic ctimologic do' norai , si puo agginngerc a lullc qiieslc ingiuric Icdcsche V inler-
pretazioDC poco bcnigna del uomc d'Ardoino o di Arlwigo ( come appclla Ditmaro il re ilaliano );
Ardoino vale dun rcggilurc , cd Arlivigo , di.ro e mollc ( pRAPronTI , della Stnria t condiziont itl
Trrnlirw , daWaimo 9j2 a tullo il sccoln XI , p. 207 ).
(i) Annal. Saxo. ap. EccaRdu.m Corp. Ilisl. M. AE T. \. — Chrooogr. Saxo. apud Leibh. in
Acccs. Hist. P. I.
Serie II. Tom. VII. lo
1^4 SlliDl CKITICI SOVRA I.A STOniA DITAI-IA ECC.
altrc coiitrappoiTC tli scritlori cli parle contrari;\ , nc risulto una conr
gcrie di f;iUi ]ioco lr;i se coorenli , si chc la sloi'ia cli qucgU esordi
del sccoio XI nc riinasc non solo come prima poco nota , lua di pii
falsata e confusa.'i 'jio!-' . vi;iiiiri liiMiuohiifn tii/jup oi . oniufc'llsli
Appena fra inoderui scriltori di Gcnuniiia ricordo \ Comnicntari sul-
l' impero Romano -Germnriico del Jlascovio ed il Corpus /list. Gernia-
nicae dello Struvio ; opcre pidjblicalc verso la incla del secolo scorso ,
iielle quali , sia per la spccialita dell' nrgomcnlo chc pel motodo con
lui sono condoUe , gli aulori non polcvano far allro <-lie alFaslcllarc e
ripeli're <pielle cose clie gia avevano lascialo scrilto i loro anticlil cro-
nisli. Si fa gran case da doUi di ccrta Disserlazionc di Gio. Davide Koel-
ler, professore di storia ueirAccademia d'Altdorf, pubblicala anch' cssa
verso quel tenqw. Questo lavoro falto ncn si puo ncgarc con inoUa
rura , noil c con lulto oio socvro d'crrori cacionali tia falsi docnnicnli:
quuidi siccome laulore non nc cita veruno fra i gciinini die non sia
notissimo , 1' opera sua ricsce di poca utilitii per uno scrittore ila-
liano (1).
Ma fra i noslri meno anlichi, primo ad esser irallo in crrore fu il
Sigonio : die lacero di Gualvano Fianniia , e di Filibcrlb Pingone ,
quesli scriltorc allobrogo di nessuna perizia per le cose anlcriori a' suoi
tempi (sec. XVI), I'allro di dugenl'anni anleiiorc al Sigonio, e Slorico
come ognun sa di poca crilica , anzi inipcrtcrrilo narratore di volgari
dicerie (2). ^'ero c die a' tempi del Sigonio raolli de' documenti , che
quiiidi furono dal Tatti , dal Muralori , dal Giulini, dal Ilovelli e dn
allri strappati a' tarli dcgli archivi , ancora giacevano ignoli : eppero
le narrazioni sue , comecche scrittc con molta storica maestria , per le
cose chc riguardaiio alle guerre d' Ardoino coiitro Arrigo di Baviera ,
peccaiio per anacrouisini , e per altre men che sincere notizie, c len-
gono poco merito oltre quello d' cssere scrittc in bcUissimo latino (3).
(^)iiin(li ancora , quella quasiclic superstiziosa rcvcrenza da lui profcssata
(1) Questo lavoro fu stampato in Thcs. Vissertationum etc. del Mabtini, T. 11 , P. 1 ( novcrob.
1765). II litolo oe 'e: Dc Ardoino March. EporcJiae , eleclo post Imp. Oltonem, el ab Henrico I.
Aug. prnfligalo rege Italiae. Dissoitatio I. D. KOELLEB ccc.
(2) rhilibcrli I'mGONii Augusta Taurinorum — Taurini 1 vol fol. 1577. — V. MuB\TORl Praef
in GvALVv^F.l DE L* FUMMA Matiip. Florum. R. 1. T. XI. p. 534.
(3) V. in yu llcmici I. Imp. ( BoLI.AND. T. Ill die XIV lul. }. Comment. I. B. SoLtBil — V.
etiam in Sicunii Vc Jtcgno llaline Lib. cit , nolas (5) cl (7).
DEI- CAVAI.IEnF. I-. 0. phovana. ^5
per la maestu dell' iinpcro romano passato ne' Princi|)i Teulonici, lo rese
intolleranle verso Artloiuo , ctl itif^iusto verso gl" Italiani del secolo XI:
e si dopo di avere sul principio del librO VIII lodalo in qucsti raltezza
dell'aniino , la quale rendcndoli inipazicnli di vcderc passato ne' barbari
il doppio onore della rcgia c della iinperiale corona , li aveva spinti a
riconquistarc coll' elczione d'Ardoino I'milico iiazionale dirillo , poeo di
poi parlundo di Arrigo re di Gerinauia ( perclie questi conscgul poi la
corona iinpciiale ) ammetle le pretensioni gei'tnaniclie, chinina aiToganti
le mire d'iU-doino, scdiziosi i desidcri dcgl Italiani, e conlurbando tempi,
fatli e persone fa plauso all" iufedellu de' vassalli del re ilaliano , ed al
trionfo del re foreslicro (I).
Seguirono piu o meno il Sigonio gli altri scrittori piu moderni , e
reca meraviglia siccoine fra questi annoverar dobbiumo il Muratori ed
aiichc ill parte il Giulini (2) , amcnduc cosi valenti ncUc cose di critica,
e scoprilori di nuovi docuinenli , clic chiariscono fidse moltc di quelle
censure germaniclie ripetule dal Sigonio. Se non che alia qualita del
lavoro deir uno e dell' altro di que' valentuomini , la quale non faceva
loro abilita d'addentrarsi a conslderare per minuto la natura de' rivolgi-
mcnli die accaddero in Italia a' Iciiipi del re Ardoino , ne qual parte
vi avesse egli avuta , e sopra tutto poi all' andamento che allora tene-
vano gli studi storici , vuolsi per avventura attribuire questo difelto.
Perciocclio sebbene il Muratori con tanti e quasi incrcdibili lavori abbia
erello un nobile ed elerno iiionunicnlo alia coraune patria italiana , egli
lasciaiidosi trasporlare alia corrente dell' uso clie favoriva gli studi mu-
nicipali c genealogici , con singolare amore atlese a cortecgiare e ad
illustrare la faniiglia degli Eslcnsi ; contenio poi ncl riinanente alia st-
vera ricerca de'falti, egli li espose tali e quali gli si avvenivano , senza
brigarsi di soverchio della loro connessione.
Quanto al Giulinij I'opera sua esscndo una spcciale n-.onografia delle
antichitu milanesi , egli non parlo d'Ardoino die faccndo incidcnza ; con
lulto cio utili e prcziosc scoperle furouo da lui falle, alle quali soventi
volte ci rifcriremo.
Ad ogni modo dalle accuse oltremontane ripetule dal Sigonio, accettate
(I) i)e Regno IihHm Lib. Vlll. Opcr. T. 11. col. I'l cl scg.
(8) GiULiM, Mcmorie della Cillii e delta Campaijiia di Miiano , ne' secoli Basti. P. S." c 3.
"-() STUDI <,I\ni( I SOVKA I.A STORIA DITAI.IA ECC.
liagli uni , martoriatc , amplificatc , lalsificatc da altri scriltori , no ri-
sulto csserc stalo Ariloino non un re Icj^iltimainento cletto dalla Dicta
]Uliana sccoiulo le aiiliche leggi coslilulivc del reainc, il quale alia
testa delle sue Icgioni, e come voleva la j)Oca scicnza militarc di quelVela
i-onihaiti- Imiganiente per I' indipenJenza del regno; ma un pazz.o . \\\\
enipio , un forsennato scnza Icggc c senza fede , come piacfjuc agli scrit-
lori tedesclu il a|i|ieUarlo , re di nome e ribelle al suo legittimo signovc
il re di Germaniu (1).
Questa mono die rclla o bencTola opinione verso Ardoino era gia
siirallanientc arcettata per vera pochi anni dopo il Sigonio (2) , die giusta
quanlo abhiamo dal Baldessani nella sua ms. Storia ccclesiaslica del Pie-
nionte , il cardinale Fcrrero abbate commendatario del monaslero di
Friitluaria verso la meti del secolo XVII, non la perdono nemmeno alio
Si'heletro di lui , die dopo 1' anno 1015 dormiva ndla diiesa di quel
cenobio : « preso ( die' egli ) da certo scrupoloso zelo , rlic mai nimio
» antecessore per tanti secoli aveva senlito » apriva la tomba , e leva-
teiie le insegne regali , rioe lo scettro, la corona c 1 audio, di die
egli oniava certa sua privata gallci-ia , faccva torre cd infossare ncl nudo
terreno quelle ossa disturbalc , » acciocdie (soggiunge) non riinanessero
)) in nessuna venerazione » (3). Ne con cio ebbero pace ; pochi anni
dopo, il conte Filippo d'Aglie (i) le faceva disseppdlire un'altra volta ,
e rinchiiise in una men die semplice area di Icgno, le tras[iorlava nel
suo vicino castello , csempio piu assai della caducitu dcgli onori lerreni,
che non argomento d'ambiziose ricordanze.
Mancava che una cataslrofe drammatica ed inaltesa vcnisse a coronai-e
(t) 'f Quidam cpiscopicida Harduinus nomine , non rcgn<ibat , 6cd vitiis in se rc^nantibus 5ub>
>' 9cr\iebal » ( Adalboldi yita f/cttrici If. § 15. ap. Pertz Mort. Germ. Hist. T. VI). «■ Arduiiiii«
>• re\ adulterintis « ( ibid. § 33 ) — « Ilardwigus ( Arduinus ) nomine tanlum rex » ( TniF.TMAIu
Chron. lib. VII. § 17. ap. Pebti T. V ).
(3) " Ardoioo ribelle dell' imperatore , cbe qual furia infernalc di mcntc injpcnersala , guidalu
u da soperba alterigia , d'ecccssiva beslialc ambizione di dilatar i vanui del suo imperio ... per
>i il che conosciutosi sacrileffo , omicida , e rco di silTattc eoormith ecc. ». ( CtJS^^•o. Discomi Hi-
jtoricali supra i f^cscnvi di f^ercelli p. 139. Vercclli , 1G7G , in-fol. ).
(3) B\LDEs.'ivM up. cit. jircsso il C\.sTiCLiONi, nola (585) al regno W Italia dd Tesairo p. 711
— Vcdi pure il Temvelli Biografia Picmonlcse , Dec. I. p. 205.
(4) Fii.ippo Conte n'AcLiE, marcliese di S. Damiaao e di Uivarolo , ca\alicre di graa emce
de' Sh. Manrizio e Lazzaro , maresciallo di campo , sovrainlendeule (Generalissimo dellc finaoie .
ronsigliere del secrclo ronsiglio di slalo . jjran inaslrci di Savoia, cavalierc dclla SS. AnnurciaU
DEr, CAVALIERE L. C. PnOVANA. '^-
quella serie tli pateliche scene, di clie Aidoino c \ivo e moilo era stato
il prolagonista. Ni; qiiesta vcniic incno. E siccoinc iion v'ha, ch'io sappia,
niemoiia scriUa tli (jneslo curioso cpisodio , yimlo a noi per oral tra-
dizionc, non avviseio ricsea imilile il liCenrne cpii il fidcle ratconlo (I).
Negli ultimi anni della sua vila il re Carlo Emanuelc III (2) volendn
provvedere all' appaiin;iggio del siio figlio secondogenilo , il Dura del
Ciablese (3) , s' iiivoglio daggiuiigervi il soiiiuoso caslcUo d Aglie rifab-
bricato ed adorno di ameni giardini dagli eredi ed agiiati del detlo conle
Filijjpo. Non fece fallo il possessore (4) di aderire al desiderio del suo
Principe : il caslcUo fn venduto , c con csso il ricco mobile , e tulla la
su|)pellcllile quivi da lanli anni aii'astellata (Ij). Di qucsta fece parte la
cassella de' fossili avanzi del re Ardoino.
Ma la marchesa Cristina contessa di Saluzzo-Miolans (G), donna di
sjiirili accesi e insolFerenli , cui dispiaceva non laiito di vedcrsi priva
.della deliziosa sua villa , quanto die la signoria ne fosse passala alia
Corte di Torino , presso la quale non godeva di inollo fuvore ,, ebbt
per ingiuria fatta a se slessa, cpiella , die, come a lei pareva , il maiiUi
aveva commesso contro a' numerosi feudalari del Canavese , cedendo nella
(I) La trailizioDc clie rifevisce questo fatto , non forsc privo di qualclic curiosita, puu rssrre »la
me guarrnlita sonza vcruna csitazionc. lo la Icngo da una onoranda c colta nialrona , chc per
rinpeMn m'aslen^o di noniinare, la quale noil' innltrata eta di 83 anni consen'a una frescliezza di
memoria , ed una cliiarcz/a d' idee vcramente invidiubili. Essa mi accerl6 aver piu voUc udito
questo racconlo dalla Ijocca del cavalicro Giacomo Valperga di Masino, nl'I)ale del Monaslero di
S. Doni(;no ( [;ia Frutluaria ) , fralello del conle Carlo Francesco , cnnteniporaneo percio di quella
eavalleresca spedizione/
(•2) negno dall'anno 17.tO al 17')3.
(3) Rcucdotlo Maria Maurizio Duca del Ciablese nalo nel 1741 di Elisaliella Teresa Principessa
di Lorena , lorza mof^lic del re C. E. III.
(i) San Marlino, Carlo Eiuanuelo Fr. Giuseppe marchcse dWj^Ue, primo scudiere c frcntiluorao
di camera di .S. M. , figlio del marcliese di S. Germauo.
^5) II caslcllo d'Aglie fu rifabbricato un'allra volta ncl 1*75, amplialo su discgni del conic
Borgaro dal Duca del Ciablese , e piii lardi nuovamenle arricchilo dal re Carlo Felice. Fra i di-
pinli in una delle sale vcdonsi <|uelli assai meiliocri di Paolo Ricci da Como, i quail rappresen-
lano la coronazionc di Ardoino , ed i fasli di lui secoudo le favolosc descrizioni de' seicenlisli.
!1 die non loglie , cbc i ciceroni non li asscriscano gravemenle . che quelle piUure sono slalc e-
spjjuilo 800 anni fa.
(G) II ranio della casa Saluzzo-Miolans si eslinse in Crislina ; essa fu percio erede del ricco
p.ilrimonio composlo dl niolti fcudi. die voile di\isi co' liloli ne' suoi Ire Gglitioli. Cosi il priuio
vbbc il tilolo di marchese di (iaressio : il sccondo quelle di crate di Miolans : ed il lerzo Ji
niarcbcse ('anli} di S. Germann.
-8 STI'DI CIVITICI SOVRA I.A STOHIA d'.tai.ia ecc.
t
veiulita ik-l caslcUo e quasi in soprammcrcato d' ocUoso contralto , le
spoglie di quel re , die que' nobili palrizi vaiitavaiio come slipite co-
inuuc delle loro famigUe.
Lo sdegno die bolliva nelle vene di quell' alliera castellana era (.on-
fortalo da un sentiinento di opposta nalura , il quale poetizzando agli
(icchi suoi le siranezzc ddla sua iwimaginativa , la rendeva sprezzalrice
d'ogni crilica , e indiircrenlc allc allrui diceric. Picferiva Crislina , fra
i niolti cavalieri die la corteggiavano , il coute Cailo Francesco Val-
perga di Masino , il piu ricco fra cpie' signori del Canavese , uomo chc
alio spleiidore de' natali e delle caridie (I) accoppiava quelle doti del
cuore e ddla persona , die furouo mai seinpre potenli ausiliarie presso
la pill bella mela ddla umana generazioiic.
Doleva altamente al conte di Masino I'atto di non curanza usalo dal
vendilore del casldlo d'Aglie verso i poveri avaiizi d'Ardoino, ma non
potendo in virlu delle sue cariche corligianesclie niostrarsene risentilo ,
od esporsi ad un rifiuto col fare forinale ridiicsta della obbliata cassetta,
ddibero di lentare celata via per averla ad ogni mode nelle sue mani.
Volgevasi per queslo alia sua dama : e come quegli die molto bene ne
sapeva l' indole altiera e corrucciosa, fatli scrvire al suo fine i femminili
rancori di lei contro la Corte , ed il dispetto die le aveva cagionalo la
])erdita del casldlo , poco peno ad accenderla nel desiderio di una ca-
pricriosa vendetta.
Per una nolle filla d' inverno parliva I'ardenle mardiesana da Masino,
caslello del suo fedel cavaliere , posto a poche miglia dalla citta d' Ivrea,
e con una mano di scelti bravi Iraeva inopinalamente verso la rocca
d'Aglie. Cola o per sorpresa , o per impeto , od in virtu deU'antica si-
giioria , falle spalancare le porle, trascorreva in un baiter d'occliio per
le ben note sale , e trovata la fatale cassetta , con essa ripigliava Irion-
fante la via di Masino , lasciando scornati ed altonili i guardiani del
violato casldlo. Forse quell' alto di femminile baldanza non dispiacque
in segrclo a chi I' avrebbe potulo punire ; cliecche ne sia , gcUato so-
vr'esso un vcio si finse d'ignorarlo.
Quindi poi le ceneri d' Ardoino rimasero custodite nel castdlo di
(I) Carlo Fraacesco Valperga di Masino fu ambaiciatoro in Ispagiia ed in Francia , quindi Viccri
in Sardegna.
DEL C AVAL! ERE I.. C. PHOVANA. "C)
Masino, dove i iioljili credi del oonle Carlo Francesco tengono a' gionii
iiostri ad onoranza, che nella piii splcndida villa del Canavesc abbia si-
curo ri|)OSO rultimo re ilali:ino.
A tali |)eripezie degiic piu assai de' tempi biirrascosi e lonlniii nr'cpiali
era vissulo Ardoino, die non delta cavallcrrsoa civilti de'noslri iiiiiepiori,
era aiidata sotloposla • la memoria di qnesto re [»er le esai^erazioni di
quegli storici appassionati , c de' loro poco ntlcnli imitalori.
Per forma di compcnso altii scrittori del secolo X\ 11 , de' rpiali gia
nbbiaino fatto !)^tarola , stranaroiio dolla voiitu in oj>pos(a maniern. Ap-
jioggiali ad una cronaca falsa (o per lo ineno a bello studio falsilirala )
del mouastero di Frultuaria e ad un subbisso d' intinnagiiiari do( iimeiili ,
I'ostoro coUaiTiorevolezza di quel secolo ipcrbolico , edificaroiio poiripose
gencalogie , insussislenti raccouli , favole sperlicate : e non rontenli a
queslo , subliinarono il loro Ardoino all "altczza degli eroi dell" eia dcH'oro,
e de' santi del Cielo. ]\la lutlo cio non resse e non polo a reggere lun-
gaineutc conlro una Savia crilica. La data sola della niorle di quel re,
die dalle ricetche del Mabillone abinamo essere accaduta nel dicembre
dcH'anno 1015 (I), basta a chi:irir false le celesti visioni ad csso altri-
builc , e supposli i portenti in suo favorc operali nel 1018: come una
semplice occliiata bastu al Muratori per mostrare ajjocrifi , cerli di|)louii
cd allre carte assegnate al re Ardoino onde corroborare codesle iinzioni.
Ricordero jicr lulli gli allri un solo di ipiesli falsi documenli clic
serv'i per inolli somiglianli d'cscniplare , sovra il (piale venne da quegli
scrittori fondata la gcnealogia di lui , che im[)arcnlarono con ogni ma-
nicra di Principi.
Quest' c il diploma di una ricca donazione die si suppose Hitla da
Ardoino nel giorno stesso della di lui ccronaziouc al mouasleio ili s. Aui-
brogio di Milauo. Documeiito del quale parla il Muratori in certa sua
lelli'i'a di risposta a ipidla die (J. T. Terraneo , allora in cla di 2!5 anni,
aveva a lui scrilla in lingua lalina, inandandogli con giovanile ardinicnlo
le sue copiose osservazioni sopra la falsila di (piel diploma (i).
(I) Kccrotog. S. r>cniijni Dirhn. apud ^I^BlLl.o^ , Ann. O. S. B. T. IV.
(i) Avvisai cosa inutile di i|ui puMiiicare qiicsto diploma dicliiaralo spurio da) MiT. \tobi. e
che si Icggc stampato nel liliro (itorinsa Anhilitas fttmil yicccumilum di Ccrol. Birn : ma mi par^e
di fjr uola la IcUcra di qupl Pmlrc elclla Sluria Ituliima , a qiicgli clic nicrili yn<\ ro' suoi laiori
8i) sTiDi canici sovha i.a stokia d itai.ia ecc. ,
111 mezzo nlle slrnnezze tlfclle opmioni conti'ntUlillorie sorlesul cbiito
d'Ardoino, era cosn ditlirilo il sceTci-are il vci-o dnl tilso; m si adojMjro
inn lion oltenne chc iiu|>cifetlainciitc loscopo, Cai lo Tenivjill , altro
scrillore Piemonlese note nil' Italia piuMohe; per 1' ojtere sue peril? in-
tetnerata sua vita, e per le pic^ostf iinmojtalii .'parole coa cd« . Carlo
liolta ne raceoiilo la sorlc hiiijliQC (-l).! Sci'lvcvni egli in t|iieir epoea
iraiisitoria , nella quale gli studi' stoiici lawdavaoii -iu Ilalia rideslando
ila quella nuUitii , o peggio che, iraUitA, in. cho i da; .gran tempo erano
giaciuti , meive i soccorei deli' arte critiicn trimessa.iin'onore in .tulta
r Ilnlia (iair inimortale MuraUiri'i,(>c nx^'Jutlfia Sabalpiiiai daligiii.'imtaai-
iiiito Turraueo {"X)- (.0 '-^L-iui-ri'j'j cviibuc L.'j;Oiiir.Liiii'.« ii^d 'i
1(1 /fii 111 iliii6iu(i o([03el sJnshiasiq li < oqob cnriB u/orn tw'ifi
j., b oJi;;;292 'ifil 'xsq BlJrij? ^ u^T/l !■ lyviv.]/. r,ll/i
il tilolo tli Patlrf Hclhi Sioria Suiff/^.nn ;'aciSv('ipU<l4 e'14"-'^fcdW5aic ki<k\ &t<iliii^{icey» 'i\^tii^
giovane iogegiio , c como no inijoviriasse i,|CuVw} f^fr'^J l,'/t !)Mfi!r>.'I iiX!; 'li- ;Ji! i.ilC'
Lcllcra ili Lod. Anl. Mur,vtobi a G^ T.,TEnn\NEo( Dalle sclicdc di G. T. fEBRANFO : TtitiulnT.
Cclto-Ligusi. T. 11. ah an. DCCCCl. 'ml ah? ^MXL^' iH' d'ella W.^ ffiivcrsita,' vctfi all'anno Kill).
II Prima d'ora Hon mi ba pormraso la miW p<<('d e'lnlia'dirispctDdtr^'dll'ellegaiill'sslnio S6^io Ik-
» t^oo, clio mi Ua lallo godcrc V. S. Illuslr^^ima. Qra cbc lesjiirQ ^||ua)ito , sad,disraQQK( fyjpe
> posso al mio doverc, con riograziarla del comuDicatomi diploma del re Arduino. S'e Ella aii-
.) bastanza accorla , che il ihefleslimo pos^a c^Serc un' iinposliira. Tatc'iiifjlli e, clt ahtttrl n* !• stale
.1 il Gulluzzi milanese , fulsario fajnoso , die avea prcso a far disccndere la lamif^liu id Visoonti
■' da Dcsidcrio re dc' Longobardi, con far venire da esso il ve. A^dpino^q da^rdoiao ci%\ Ws^qixU.
I Osser\'i ijuel re.x Vesidvrius antiquus avus 7ioster, die lielta maniera di parlarc ! ISoti : Bfraifjarii
» et Adalhcrti rerjum , patrui ttostri : iulto Va a Icssere la itfventala penoalo^ia ; nc allora si
'I diceya in marchionalu noslio , ma bens'i in p^rc/ia,ni)slra. Manca il git^rpo, in ,<)ui fu daloil
» diploma: vi si dice bensi in die ini-oronationis , ma vl si dovea c^primcre, piii cbiaramenle (JUfl
)' di , ed il Galluzzi non lo sapeva ; ollrc di che, f\iicu^ Iiu-nrnnatio7ns c ridicolo : avrcbbc dollo
» Coronalionis. Ne Ugo marcbesc di Toscana era alluraC vivo. Sappiamo do,' s.'PfelrA'RitliaBb .
» cb'egli mor'i prima d'Ollone. Ill imperatore^, ed Ardfino sol^m^to dopo.ia.^rte i^| Pl^>p« /u
I' coronato. Ne i marchcsi d'Eslc aveano per ancbc la dennminnzionc d*Esle. Erano marcbesi e
). furono poi ncl susscgncnle secolo solamcnie cW\arosly d' Este. to traftificio iV r'csfo , che' di'pra
u Don occorre per cooosccro la falsila del docnmculo , il ({unje , so.bon mi ricordo:, . fn 'iutrnoo dal
)i Galluzzi ncirarcbivio dcllc monacbo del monaslero uiaggiore di Milaup. , .nio > , .-, ^
.' lo non lascio per ijneslo di ringraziaro V. S. lUuslri.ssima , per la sua benigna iatcnzione di
>' favorirrai. E mi congratulo poi seco per Pclogante suo slile lalino , cd avendo fon cio conosciiilo
it la felicila del suo tatenlo , sono ad esorlarla , cbo lo colli>i, e seguili lo studio deirervdiiioue
» per dar poi que' bunni t'rutti , di cui la trovo capace, Inlanto con assicurarla di lutla la niia
» sliiQii , ed olTerinni a' suoi ccnni , mi proleslo ecc.
•' Modena 14 agosto 1737.
~~~" ITud. Ant. MiH.iTOBi .
(1) BOTT4 , Sioria d'ltalia dal i7S9 at ISt4 , T. II '/"lib.' Xt , p. 367 c seg. ( Parigi, Baodry ).
(2) .1 Subalpinae //isloriac parens. i> Cosi lo appella il VeBNAIIa neU'epigrafe poslagli sulla tomb*
Delia chicsa di S Dalmazzo di Torino . da lui suo discepolo cd amicn.
nF.r. (AVALIERE I.. G. PROVANA. 8 J
Discppolo suo C. Tenivelli prese con diligcnlc biojjiiifiii ad illuslrart;
Ariloino , marclicsc tl' Ivrea e re d' Ilalia , conic il <lotlo maestro suo
aveva illiislnito I'Adola'ulc conlessa di ToV'nio. Ma alieno , come scri\c
il IJolla , dalle opinion! poliliche d' ollrcmonli , chc gia a' suoi tempi
cominciavano a pullulare , favoriva per indole e per abiludine (juanto
sapeva d'opinioni conlrarie: si che mentre i novalori volcano proscrilli
i tiluli di nobillii c le sccpicle gencalogiche , egli stiniando n;cglio illu-
strare il suo protagonista , acceltava per veri alcuni fra que' spuri do-
cumenli di cui parlamnio chc nc magnificavano la provenienza e n<'
nobili(aviino il casato : cosi scnza volerlo s' allontanu da quella verita
ch'egli raldanienlc andava cercando (1).
Non molli anni dopo , il presidenle lacopo Durandi in un operolla
sulla Marca d' Ivrea , scrilla per far seguito d'opera mapgiorc , in <'on-
dolto a pavlare del marchese Ardoino. II che fece con allnllanla doi-
Iriiia chc criterio. Reielle tulle le favole divulgate da' suoi prcdccessori,
c chiariti molti documenli che a quell' eta appartengono , con quclla
brevita che s'addiceva al suo lavoro, considero Ardoino soUo il ncio suo
aspclto , non disgiungcndo le cose che specialmeule lo riguaiilano dagli
avvenimcnli che accaddero a' suoi tempi, quando per la mortc dellul-
timo degl' imperatori della stirpe d' Ottone s' apri un nuovo campo in
Italia alle novita che que'principi vi avevano ioro malgrado provocate (2).
Queslo suo lavoro , luttoche brevlssimo , e tanlo j)iu progievole in
({uanto che Taspctto solto il quale prese a considerarc la jiarlc lalta da
Ardoino in quella rivoluzione italiana , o diamctralnienle opposto a <picllf>
col quale egli pure ingannato da' precedent! scriltori aveva dipinto queslo
re in una prima opera sua (3): prova , se alti'a mai , che rello era it
giudizio ili quel valoroso scrittore , e che gia alle vecchic I'orinule ailii-
lalorie prese dalla Storia Ilaliana dopo la caduta di Firenze, comincia-
vano a sottentrarc modi piu razionali , intendimcnto piii gencroso ••
S|iassionata ricerca del vcro.
Qucsta tendcnza novella , queslo pi-ogresso manifcslansi niaggiormenti-
ucUa dotla c bella Storia di Como, scrilla da Giuseppe Rovelli coelaneo
(t) Tt,M\tLl.i, Biogrtifia Picmontcsc , Decade I. p. 1*3.
(3) DuitAKDI. II Piemonle Cispadano e Trantpadano atilico, Torino, 3 \o\. in-i.", IT"! , 1803.
- Ucn,^^DI. Delia Marci d' Urea. Torino , 1 vol. iu-4."' , 180-1.
(3 UuntNDi. Diir aiilica vondizione del y'ercelltie. Torino, I vol. in-l", 17C6.
Serie II. To.M. VII. 11
8a STUDi cRiTici sovRA {..V STonu d'itama eoc.
ilcl Duraiidi. L'opera e divisa in tre parti > e questc in sedici cj.oche ,
.i»iii im a|)|)oiidicc ; narra le vicende dcH anllca i:illi'i di Como da'U'inpi
di Tiirquinio Piisco ic di llonia , fiao alia linnovazione del regno d'l-
tidia per IVapoleoue inipcralore (il), N«Ua breve ^^e fa z.ionc lAuloie di-
cliiara qunii siauo le sue dollritic in ThIIo di Sloria : c qucslcse. iion
vpnsjono da osso ne pomiiosamente , iic bclliunciite dcscrillc , non difel-
tuiio per liilto cio di prol'oude e genQrose vednlc. » I^o scrivcre una
o> Sloria ( dice il RovelU ) cgli noa 'ei I' esporre soUanto una serie di
» fatli apparleucnli a quelia naz.ione , provincia o.cilla, di cui s' ini-
n premie a scrk'erla , ma cgli c inollre un pcnetrarc dontro lo spirilo
)i de' tatli uiedcsinii, e sccglierii e disporli soUo quel jnnilo di vista ,
» die inleressano 1' uonio e la civile soeiela. Egli e un svolgere i rap-
» porli die hauuo gli avveuimenti si niorali die fisici , alia fdiciti , o
» alia iniseria degli iiomini , e far conoscere esatlaincnle e in lulli i
n varii periodi de' tempi , lo slalo del popolo , die nc e il soggetto » (2).
Dopo codeste sentenze Tautore , siccome egli metfesimo osserva , non
poleva trattenerc la sua storia duntro i Itmitl die riguardano la sola
cilia di Como, a quel modo die fallo avevano i li-e di lui predecessor!,
Benedello Giovio , Francesco Ballarini cd il P. Tatli. Eppero la estese
egli non solo a lutto il regno d' Italia , del quale Como col su.0 terrilorio
faceva parte, ma talvolla a lulta I'inlcra penisola iUiUana. E queslo
fece con molto discerniineiUo , non cntrando in inutili parlicolari , ma
non tralnsciando neppurc que" fatli die collcgar polCTano il suo speciale
argouienlo cogl' interessi generali di quella.
Codesta conuessione viene dimostrata per eccellenza nclla Disserta-
zione prcliminare . cli' egli divise in vari Articoli. Fra' qnali il primo
che locca della dominazionc di Carlo Magno , e de' Carolingi , e quindi
in singolarissimo modo 1' allro , die ritrae il prospetlo polilico della
Lombanlia da Ottone I fino alia successione di Arrigo III iuiperalore ,
sono svoiti con isfoggio di molta dottrina , e con non minore sagacila ,
e novita di citazioiii. Dellc conseguenze di' cgli ileduce dalle sue consi-
derazioni sovra lo stato degl' Italiani sul cadere del secolo X, e so^ra
(I) Storia di Cnmo , dcscrilla dal marclicse Giuscppp Hotelli , palrizlu Comasco . dnisa in Ire
pirli, in 5 vol. in-4." Milano o Como, 1*89 c 1808.
(3) Sluna di Como. P I Prcfnz.
nv.I. CAVAT.IERE I.. C. PROVANA. 83
le cause c-he agevolaroiio il loro risori^inicnto, noi avrcmo |iiu voile oji-
jjorlunita tli far parola nel corso di qiicsli stmli. Fia tali cause pom-
a buoii dirillo il Ilovelli il regno tli Anloino.
Era infatli impossibil cosa , chc sfuggisse alle sue considerazioni sic-
come quel regno quasi misterioso per la spontaneila rolla quale ehlie
inatteso pi'iiicipio , per la durnla sua di circa (piallordici anni a fronlc
di un neniico forcstiero , potenle cd aiutato da una parte de jicrlidi
vassalli d'Ardoino, in inczzo a rnille diflicolta di guerre interne cd c-
sterne , di tradimenti , di pcsli, d' incendi, di careslie, era impossibilc
ripeto , clie sfuggisse al Rovelli siccomc qnesto regno clic duro si lun-
gamenle a frontc di lante opposixioni, c lui falto caraltcristico di qucl-
I'eti, clie va connesso co' nuovi bisogni , colle nuovc tendenzc chc in
quel punto senlivano i nostri j'vadri.
Con luUo cio si direbbe ohe la novita deH'aspetlo con cui gli si prof-
feriva il pcrsonaggio d'Ardoino lanto diverse da qucUo che da' prece-
denti scrittori gli era attribuito, rendesse dubbioso I'animo dcllo storico
iH Como : eppero nel parlare dellc couseguenze del di lui regno, ecco
in qual modo le avviluppa di parole ambigue e quasi conti'addiltorie ;
i( Ariloino ( morendo nel 1015)7^"' d' inquietarc la Lombardia, e di
» awolgerla in discordie e guerre civili , ina non finirono le conseguenze
» ne di quclla funesta rivalith , che si risvcglio tra Popolo c Popolo ,
» ne di quella esaltazioue di coraggio , che lo speriinenlo dellc pro|)rie
» forze suole ispirare , e la quale animando alle piu ardite iinprese
» (igei'olo a' nostri maggiori Yacquisto delUi libcrth » (1).
A codeste conseguenze , in qualsiasi modo le vcngano espresse , era
stato condolto il Rovelli, per aver considcralo in modo piu largo c jiiii
razionale i fatli di qucgli anni. Avvcgnache paragonando lo stato in cui
Irovavansi nel 1002 gl' Italiani alia morle d' Ollone III, con quello in
che poi li lascio nel 1015 il re Ardoino , egli pole ravvisare siccomc
le condizioni de' tempi furono quelle che crearono Ai'doino, c come
la stessa natura indomita c ambiziosa di questo principc, aiuto lo svi-
luppo di quelle novita che andavansi nianifcstando nclle risortc popo-
lazioiii.
Siinili conseguenze non avcva dcdolto il Dcnina. 11 quale nel trattare
(1) Sloria di Ccmo P. II , Epoca IX. Cop. 1. p. 84
8) sTiDi f.niTif;i sovnA i.\ storia d'itai.ia f.cc.
lii (|ue»lo oscuro perioJo di sloria neUopcra sua dclle Bivoluzioni c/'/-
/(///«, sei;ui riiniluuieiilo ile'suoi prcdci'cssori, c fonsitle.ro Anloino coiiio
lino di que' Unnli re I'hq ilopo la nioile dj, Carlo 11 (ji-osso Hvcvano
iicciipalo ooUe violenae il.trono d' Italia. EppeK^ teueiulolo solHuilocoinc
nil pazzo c come un ainbi/.ioso clie a furia idi *;i^ggin,;je ,)D, vj^;^U|,4!ellc
sue ricelic/.zc aveva usurjialo la corona, sdqgno venire indas^ando tpialc
fosse slala 1' iiillucnza rcciproca tra Ic viccnil,C,. gepQi'^l}, deiU,,iialJia ,ejd
i falli principall del regno di queslo priijcipsj , r, , iUgyoH \n ojiiiflhlw
Di ({uesli ullinii aiuii linalmeule , uno scriUore TedcsoO: il dollor
Leo , prot'cssore di Sloria nella cclcbrc Univcrsila di Ilalln, dolto conic
sogliono essero i Icllerali suoi conna7,ionali, publjlicp colle stsmpe una
Sloria J' Italia dalUi cadula dell inipero roinanq.ginp ,^Hcnij>i nostri ,
dellaUi da lui iicUa sua lingua nativa ed <;laboralA,30Vra uii, piano af-
lallo iiuovo , con una riccliczza di peregrine cilazioni vcranicnte gcr-
inanica , e lale lia svergognariie i piu doUi bibliofili ilaliaui.
Lc cousiderazioni roUe quali egli collega le sue varmzioni sono sen.-
))re profonde e logic he , cioe conformi ad uii dalo suo ruodo di vedere
i falli cU'cgli racconla. Forse gli si polrcbbe domandare maggior toUe-
ranza nolle sentenze clie toccano in quaiclie iDodo le dollrine religiose,
iiclle quali egli si mosira iioii solo seguace , ma Caldo difensore della
rifonna , con uu zelo die liconla leuipi gia inoUo lontani. TuUo queslo
lion loglie alia sua sloria il prci^io d esserC; stA(^a,:elaJb<>Vi<ta con niolta
dotlrina. ■ ;
La duiuinazione de' Ire Ottoni in Italia e saviamenle medilala da esso
con una parzialila non di Iroppo cccessiva. Da quella deduce. gran parte
degli dementi clic ne' secoli XIII e XIV diedero ( siccome egli slcsso
si esjjriinc ) alle rivoluzioni ilaliane un movimento ed un aspclto spe-
eiale (1). E siccome egli allribuisce un lal risultato all'essere stali ro-
stielti i successor! degli Oltoni sul trono d' Italia a seguii-e il sistenia
jiolilico inesso in opera da que' principi , cosl fu condotto a ragionBif
il \rdoiiio imiiiedialo successore di Oltone III.
Kcco in qual guisa viene da esso considerata I'elezione d' Ardoino :
« JJopo la morte di Otlone III I'llalia ( cosl il Leo ) ebbe anche una
( I ) .V(ori<i degli Stall ICnliam dalla cadula dell' Iinprro Unmano fiuo al iS40 , di E, LEO . pio-
foMoro di Sloria all"! nivcrsilii di Hallo , prima vcrsiuno dal Tcdcsco di A. Loi.WE ed E Ai.ir.Ri.
KircDzc, \»\i , Lib. IV Cap I , 5 III p.ig. 140.
DEL CAVAI.IF.nF, I.. C. rn<iVANA. R5
» vollH IH1 so>Tan<) di sua unzione. Ma cailrebhc in gi-aiulc crrore clii
I) lo volesso ])aragoniin' agli HiHulii re ed anli-re , che abbinmo vodulo
» suocedci'si allora ron (aula ntpidila , porlali scmpie a (|iiel grado da
»niia faisionc. II nuovo monarra del ([iiulf al)l)iain(i a parlaix- sorse uni-
M'tekmehW pter faltlfc.^ii'o 'frt-opWo » (1).
■ QucslB senloiiza sovra i'elc/.ioive di Ardoino, della qiialc ripnrleremo
nrl (^apilolo > II cli^picsli sliidi, seWjcn cotilraria al ]wvcrc die abbiatr.o
allrilxiito al Rovelli , e die io pure professo so\ra il mrdesimo arso-
merrtb , basl» s^ cliirttif'el' sicctnrifte lo scriltore Tedcsco va ] er lo meno
d'arcordrt col i1ir>sUA ; nipl ravvisare cOine cosa speciale di cpicU' cla I'allo
di legillima iridipciidi'nz.n rhc porto Ardoino sul Irono. Lc fonsc£;ncn/c
poi Hi' pgli' deducedall' influenza del regno di f[ueslo princiiic sovra lc
cose ilaliano , aggiungono I'anlorevole teslimouiatiza di \ni iKinio di va-
glia^ c«)tne irdollor Leo, sovra 1' importanza stoiica rhe vnolsi atlribnire
ad Ardoino : imporlnnza o non avvcrlita , o male avverlita da" noslri
strittovi prima del Rovelli c del Leo,
Ma se cjuesto -dolto Professorc non i-ieus6 , come il Denina , ilasso-
ciare il personaggio d'Ardoino a' fatli storici, cgli ando fuori via appel-
Inndolo eogli nnticlii scritlori Tedeschi un usnrpalore , nn masnadicro,
e col diix», cli'egli s'aj)piglio per disperalo al jiarlilo di proclamare se
sleswo r& d' Itafia jper isfnggirc i mcrilati gasliglii : singolar ripicgo al
cerbo ! Gli uoinini del medio cto non si piocavano di sovercliia ]>revi-
deny.a : ne io so qual liroore , in qnel punlo, potcsse dcslarc in Ar-
doino un va di Germania , non ancora eloUo , posciaclie la potenza im-
)>eriale:e Tcale (li Ottonc III dopo tanle sentenzc fulminale coiitresso,
non uvcva fatlo prova veruna di snidarlo tlalle sue rocolic d' Ivrea.
Quanto al litolo di masnadiero , s'cgli lo rii'erisce a' n'.odi barbarici
con cui prima e dojio d' esser eleito re , Ardoino porlo la guerra a"
veseovi del sue marchesalo , od a' faulori de'Tedesehi, dircnno, ilie mollo
bene gli e dovvito : aggiungasi tuttavia , che mm il solo Ardoino , ma
luui i principi di que' tempi comballendo a (p:el modo , tulti vogliono
cssere ap|)ellali rnasnadicri. Clie se il nomc di masrimfiero implica come
1 aliro ili usurptitore , la qualila di ril>clle, cgli e vcro che Ardoino non
111 lale nd cin"cre la corona d' Italia dala"li da' suoi Pari. Perciocche
(I) Leo Ibid. p. IM.
8G STUDl CnlTICI SOVRA I.A STOniA DlTAt.IA ECC.
( sc , contro Tavviso tli severi scrittori (1), si vogliano per poco ;im-
iiietlere Ic pretcse gcrmaniclie ) allorafpianilo Ardoino fii elello re ,
noil solo ne Arrigo di Bavicra, ne allro jiriiicipc iion era succcdiito nl
inorlo Otlone III re ili Gennania, ma i popoli di queslo reaine garri-
vaiio coll'armi impngnate per la scelta di im successot-e. Ad ogni buoii
conlo coUa morte dcirnltimo Ollone senza prole, era stato discioho il
pallo di soggezionc corso tra gl' Italiani e que' tre Pi-iiicipi della casa
di Sassouia , so patto poteva chiamarsi I'avere gl' Italiani riconosciulo
per loro re ognuno de' tre Ottoni re di Germania , ma dope sollanto
fhe la Dirta Ilaliana lo aveva legillimameiite cletlo e proclamato re
d'llalia.
Ne meglio raccappezzo da' cpiali documenti il signor Leo abhia tollo,
chc Ariioiuo mentre era marchese dc' comilali d' Ivrea , ed in virlu
della potenza di Conte del sacro pal:iZ7-o , facesse ammazzai-e Pictro I
vescovo di Vercelli cd ardere il di lui oadavcre |)er pmiirlo di certe
usurpazioni \ere o siipposle (2). II grado di Gonle del sacro palazzo ac-
cresceva certamente in quel punto rantorita e I'alterigia del marchese
Ardoino , ma noi vedremo dal confronlo di alouni diplomi di Otlone III,
e coH'aiuto di altri documenti , siccome Pietro fu ucciso meiiire all'uso
di quasi lutti i grandi ecclesiastici di quell' eta combatteva contro le
genti d' Ardoino , le quali dopo di aver preso la citta davano I'assalto
alia cliiesa di Vercelli, ammazzando, incendiando, dilapidando , come
sogliono soldatesche sfrenate.
Del riinancnte qucsle ossei'vazioni eh' io di buona fede contrappongo
a quelle del professore di Halle , non mirano punto ad assolvere il
marchese d' Ivrea da' molti suoi eccessi , e meno ancora a tesserne il
panegirico. Che scbbcne io non ammetta in modo assoluto la sentenza
dcgli antichi cronisti della Germania , i quali pel vecchio ]ieccato d"a-
dulazione stamparono sul capo d' Ardoino un' iiigiusla nota d' infamia ,
io non vo co' seicenlisli fantasticando ineraviglie sul conto suo. Ardoino
scompagnato da' fatti slorici de' suoi tempi, non e nulla per me, che
uno di que' tanli grandi d' Italia , per lo piu , come di modi cosi di
nalura elFerata c barbarica . de' quali non puo venir in pensiero a nes-
(1) RovELLi. Slcria di Cnmo. P li Diss, prelim, art. 9
(i) Uo 1 c.
DEI. CAVAUEHK I.. G. PKiiVANA. R-
siino di faisi il panegiristii. E si sj>ero che nel corso di qucsli studi
appiiriia jiiii d'lina volla clic Ic inic iiulaglni iioii mi coudussero vtrso
di lui a giudi/.i o Iropjio favorevoli o nieiio <.he S|)assioiiali. Kgli si lii
|)eilaiUo col fcrnio iiileiuliuieiito di scopiiic la verilii , rh" io piosi a
Tare iiuovc ricerc)je SQvra Aidoiiio, govra le cose acciidule a' suoi lenipi
nt>n solo iiel rcaiiic d'llalia, ma in lulle le allic parli della lena ila-
liana , iudagaialo sc i faUi clic vi si opciavoiio , si collegassero , cd in
qual guisa, cou quoUi de quali fu parte il rc Ardoino.
Poco mi soDO brigato sia dclla provenienza clxe delLa disrendcuza di
qucslo maichcse d' Ivrea. II regno d' Ilalia csseiido a'suoi lempi liiiiora
eletli\o, egli non vi aveva iicssun dirillo , ([uaiid' anclic l' origine sua
fosse stala regia , e che suo padre Dadoue fosse nalo da Berengario II
re d' Italia , como ad uii dollo siiritlore senibro probajjile (I), prima
rhe un documenlo icceiilcmeule da me Irovalo in \ crrclli uon venissc
a provare il coutrario ; ne parvc a me ]>olcsse esserc slato un lilolo
per Ardoino lessere nipole di Berengaiio II re odialo c Iradito da' pa-
<lrl di qucgli eleltori clic ora a lui poiicvauo sul capo la corona d 1-
lalia. Quindi dunque ogni ricerca sopra i di lui maggiori ricsciva per-
letlameule eslranea al mio scopo , come Io era pure e iroilo piu , il
tesscre un albcro gencalogico de' di lui discendenti.
Le minrtte indagini da me latte ne'principali arcbivi d Italia , ed in
<jueir immciiso pelago delia bibliotcca reale in Parigi , uou mi fiulla-
rono dappriina , che un solo documenlo incdilo , cd e un diploma ili
Ardoiuo di poca iuipoFlanza (2). Quelli parimenli incdili, die Io storico
(li Cotno eimmera come esislcnti nell' archivio di (juella cilia , od in
quelle deir isola Goniacina, furoiio invano da me cercali : mi fu rispo-
slo essere pcrili uell" invasione dc' Franzesi del l*/98.
Vero e, che da qocsta disdella ( qualunque ne sia sUila la vera <a-
gionc ) poco danno me ue incolse, perciocclie la maggior parte di que"
do(;umeiili, i (juali non sono die ripelizioni di fonnole beneficiarie, cs-
seiido slati ncUe mani del Rovelli , nulla di piu non vi avrci pi'obabil-
nicnle potulo scopriie ili quanlo egli stcsso vi ha scopcrto.
PiTi lardi poi , e doiiodie il mio lavoro era (juasi die lerminalo ,
(I) S. Qcnrmo. Lezioni iutorno ad argomcnli numhmalici , p 9 c scg.
{i] Vcdi al Capo X. <li qucsli Studi , c nell'Appcndice al n." SC.
88 sTL'Di ciUTtci sovRA i..\ sroniA d' itai.ia ecc.
ulcuiio iiicinbraiie I'urono Irovatc negli ai'clilvi crtpilolari di Vei'ceUi c
il'Ivroa; lU (jucste or ora parleremo, c mcglio iicUappendice, clove uni-
rcmo al testo ili esse alcuiii scliiarimciUi.
II noil avere trovato ne diploini ne allri scrilti die Iraltiiio di (|iicsli
lalti iiella bihlioteca valicaiia , iion era ragione baslaiilc per polcr as-
severare die nessuno noii ve no csistesse , posciadie ognuiio sa coti
([uanle dillicolta , (piasi semprc iiisuperabili , si oUcnga d' aver fra le
inani alcuiie ddle carle, die coinpongoiio quciriinmeiisa coiigerie : ma
11 iioti averiie rintraccialo nessuno in qiiella di I'arigi , dove alle faci-
lita dogiii maiiiera s'aggiunscro per me ramorevolezza e la longanimila
ili qiiegli scieii/.iati , die vegliano alia coiiservazione della biblioleeu
reale (I) , mi valse se iioii altro di una prova negativa della loro esi-
slenza, e d'uii plausibile argomenlo per sospellare che quanto siil conlo
d'Ardoino pole essere slalo scritlo da'conleinporanci, sia slato dislnUto
o per terrore ila' vinli o per invidia dal viiicitore. Eppero lo sloriio
Amolfo , il quale scriveva una cinquanlina d' anni dopo , nel rendere
breve ragguaglio dclle geste del re Ardoino , non adduce veruii' altra
lestimunian/.a die iinoral tradizione (2). Come compenso di lale difli-
eolla venucro , sebben tardi , i documenti eh' io dissi trovali nelle tilta
di "\ ercelli e d' Ivrea.
L archivio capilolare di ^ ercelli , ricdiissimo, come ognuno sa, di codici,
di di|)loini e d'allri documenti , era stato piu volte visilato da valorosi
paleografi: qiiesto fece (e me ne ineol|)0 ) cli'io Irascurai di recarmivi
({uand' era miglior tem|io , persuaso di non Irovar nulla che gia non
fosse slalo veduto e raccolto. Ripeto ch" io me ne incolpo , perciocche
in cotal manicra di ricerclie egli non si vuole mai fare a fidanza con
(hi dice d'aver veduto; quegli die fa indagini generali non suol brigarsi
di minuli spogli : e le particolari vogliono csser fatle da chi atlende ad
uno speciale lavoro , e solo put) conoscerc quello die fa pel caso suo
o non fa.
(I; >nn potcDdo io qui ricordare inJiviilualmcnlc tulli que' dntli c cortesi signori Conserialon
delta biblioloca reale, nouiino il s;(;nur di CuamI'Oli ion-Figem: , cavaliere della Legion d'Onore
t de' S». Maurizio e Lazzaro , al quale io era specialmente raccomaodato , pregandolo di gradirc
I'ulTerta della mia sincera gratiludine, per Ic sue iiilinite genlilczzc , e per le facilila d'ogni ma-
niera con cui si compiacque di ravoririni nelle penose mie ricerclie.
(S) .iSupenori volumine Audita Untwin ulciimqiie cxsufllaie leiilavimus « ARSULi'Di 3/frfiW.
f/itl Lib 2 c I. n I T. IV
DEL CAVALTERE L. G. PHOVANA. 89
ArrivaJo ailuiicjue ,colu in pessitno puula, mentre da quel vcncrando
Capiliilo si alU'rulevn ad mi miovo ordiiiarut'iilo dcH' archivio , non mi
fu dalo di cscguiivL quel iiHiiuto spoglio ohe nllrove coq minor fiducia,
maiiifon |)iu frivUo eblji a fai^e, e due, soli documenli mi si lasciarono
iroscriv«re (4)."<Iaiqu£Sio, i canoniot.,4i VcrcelU usuvano la pieiiez/a
dc' loi'o dirilti. •. ,, , .,,, . ,,.
Utio di quesU; documealii^ aebbeua. disoeemlaila iinpoctanza per me,
vaie ■ yiueere alcuni crrori volgari suUa provcuieaza d'Ardoino: Taltro
ohei 0)1 un'romelia delta da Laoue voscpvo di Veicelli sul principio del
soeoio X(, giova a t!Orreg}|;ere quoili di cni c picna la pubblicaziorie
faltuiie dall'Ugliolli (2). La scopcita di quelli d' Ivrca fu fatla nell' ul-
tuno setloitibve dal pavaliet'e iPeyiiott , efu iiiojiinata , poicbe gli si af-
faooiaroiiooicoU'c Bgli alteiulcva a maggiori e piii4!«iHi(lile riccrch^. Ma
siccomo luU<j qucste carte d'lvrca sono di tempi anleriori al regno di
Ardoino , cosl riescono di mediocre aiulo per coUcgare i, falfi di lui
coUe Vicendc Italiane. Tutlavia la uai'razionc di. quelle cose municipali,
non c disiilile ,.se si considera alia qualitu dc' faLli , cbc iu vaiue, pilti
d^Itulia in quel tempo accadevano, tuUi tcndcuti ad uii mcdcsimo scopo,
sobbene coil mezzi e rivoluzioni divei'sc , e scnza collcgaiiza iicssuna
fra essi , ralTrancamento cioe della rlsorla popolazione , dalla tirannide
defVmaggioi'i vnssalU. Ivrca scgui rcscmj)io di allre cilia, c Ic gai-e che
ell'ebbe ool proprio vcscovo , delle quali fu graii j)arle Ardoino , riom-
pi<M>o. nella storia di qucsto principe un vacuo occupalQ ,nellc narrazioni
4erseicenti6ti da< un &ubbisso di favole. Ond' e, che per. qucUo cbe a
lai. sapparliene giovano non solo a cbiarir di menzogna quanto s'ando
da quegU scrittori spacciando sovra la civilla c la sanlila d'Ardoino ,
ma a fame anzi mcgUo couosccrc 1' impeluoso e sfrcnalo cavallcve. Ed
avveguaehe le cose che, vi sono narrate prccedano immctUatamqnle la
ebiamala tU Inl al Irono d' lUilia , cosl logica dcduzioue saaQljbe slala
I'avvisarc die qucsla dovcssc esscre in {[ualchc modo couiiessa con qxie'
falti, ed apparirnc il naturalc risullato. l^i]iurc , non solo la conscgiienza
non tiene qui colic premesse veruna atlinenza , ma di pm vi si moslra
-I i'* '
(1) Noo cessero per qneslo di rcndcro le dovulo graiic al sitnof cuBpsjiWt Ofi^iiudcnzi archi-
Tula del Capllolo , per Ic majle gcniUeizo a la^ oontiiarlilp. . ?ii(..i4^,raf 3 .< <j
(SI Uooei.Li ll. S. T. IV. VcEpi f'erccU. ool. 713. — Anclio il Fl^RBEBtoae Ua fiulblicalo an
rttraUo nel Liliro fidic Episioporum yercell. Edit. romaDa.
Serie II. Toil. VII. 12
QO sunt I.IUTICI .SO\RA I. A STORIA DITAHA ECC.
ill a|)nrl;» coulradtlizione. JVel Capitolo \'(II fji qucsli,. sJUuU , Iralliuido
(leir ino|>in;ila esallazione J'Ardoino , noi svolgoreiuo niaggioiincntc (jueslo
ourioso aulrtgonisino , inarcliio carftl^lexisiicfl: 'WUh iiusgwii'i ^;t\i yt.njjl' elu
novella. ■ :;( . (is'jo't i;l .0 ojJiiib li sij cm .5tr|it>nr'
Dalle cose iin qui disc-orse ognuao vedrii $i@cjom8;/^|iieptQ;>la,\Qtro uon
]>oteva ogftimai aggii'ai'si chc sovra que'dttlV iijcdcsiiBi ,iel!ui (ivcano s«n-
\ilo d'argoineiUo a' |u"coeJouti scrillori. Poca Sj>era)izM aMiiuqiie di ollc-
iii-re quelle scopo cli' io gli aveva prefisso, di diradar Ic Icncbre divun
curioso tratto di Storia Iluliann. TulUivta io noD.:i99„|ieiisp«nforta^ :ttv-
visaudo ohe uiio serillo S|)eciale di crilica, dovcndo j>-ov riiiliiuscca sua
(jualili adtl(*iiLrarsi iu iiiolli jiiu [jarticolaii , cl»e uom; soiw) qucUi iiiiiue-
sli da una geiicrale sloria , come gli Anuaii del' Mur«loi'i , o da clogi
hiografici : e die cercaudo quosti parlicolari nel, paragoiic de' sincroui
inoiiuiiienti appena acccnnali da quell' illustre scrillore, e non iuterrogati
da <[uc' l)iogi-ali lodatori , io vcirel pur sempre ad cscguire un Livoro
inleutalo ed utile sc iion a scoprirc luUo il vcro , a lorre per Io meno
di mezzo molte inulilila. Di queslo mi persuase il confroiUo de' cronisti
e de' pochi slorici di quel tempo , co' dij)lomi imperiali , con quelli di
Ardoino , coUe carle private c pagensi , e colle altre poclie scrillure clie
jior me si trovarono , confronto che pone in chiara evidenza quale fosse
la vera causa della rivalita sua con Arrigo di Germania. Egli si sa che
in un tempo in cui nuovi bisogni e niiove tendenze si manifcslano in
»iua Popolazione , mia parte solo di quesla dapprima accetla le novila,
quando la parte maggiore , sia per uso die per proprio utile , ama gli
ordini antichi cd avversa ogni mulazione. Certo non la persona d' Ar-
doino , uomo ambizioso e prepotente , doveva trarre a se per propria
virlu r amore degl' Italiani, e tanto meno in paragoiie d'Arrigo di Ger-
mania, che aveva fama di pio, di giusto, d'osservator delle leggi. Ep-
pure fra gl' Italiani che parteggiarono per Arrigo , noi troviamo i Grandi,
gente coiTotta e di coslumi cfferali e tirannici , che altra fede , altra
legge, altra patria non conoscevano che I'utile loro , menlre alTincontro
colore che tenevano per Ardoino erano i secondi milili , cioe i liberi
uoniini del ceto inferiorc, quelli, siccome vedremo, che su' varii punli
della leiTa italiana s'armarono per difendcre se stessi ed il minute po-
j)olo dall'oppressione de' principi , e che in Ardoino scorgevano il ra|)-
prescntanle dell' independenza da' forestieri: uomini cui se la corruttela
del tempo c della schiavitii sofTerta non avea resi ne virtuosi ne inci-
DKI. CAVAtlERE I,. G. PBOVANA. 9 1
viliti , pur qualclic scintilla di virlu e di oivilla senlivano in petto ,
fjunlclie rnrili'i pelhi roimme oj)j)rcssione , i|uak'he pudore pel dominio
forestiero. La rivalila nun era dunqiie Ira uoino c uoino , tra princijie
c principc, ma Ira il dirillo c la iorza, tra 1' indepeiidenza e la liran-
nidc. Che so la causa noii fu viiita in quel punto, forsc in gran parte
j)er la eolpa dcllo stcsso inlempcranle Ardoino , pure fu nobile il ino-
vimeiito e gcnerosa lu resistensui,- grossu di splendido ed onorato av-
venire. >iil 'nii 'ji lubi/iiij ib . o»ail:i'ii| i. ■
Riejiilogando pertanto le <;ose fni qui discorse, conchiudero col dire
(•he se la mancanza di nuovi doeumenti , che oggimai posso eliiamare
assohitii , nou mi ha <-onccsso di dare al mio lavoro tpiel piii ampio
sviluppo eh' io' mi' ikudava lipromctlendo , iion avro del tutto lidlito al
mio seopo, ove colla lunga e disgustcsa mia falica io sia riuseilo a di-
slrtirre U'. favole che ingouihravaiio linnra I'esislenza di quest' ultimo re
d' Italia, ed a chiarire in parte almeno i primordi della nuova \ila die
s apn in (|ucgli attni agli Italiani, sola e vera cagione dell' iinialzaniento
d'Ard^nioi' oj.ioiluoo it oscuzt
iip rioo . ' I
.'top esnsiihs B'tnido ai
1 ;igjl .r>in£minO lb oginA. noo auc
all lb nojcT-
9»
STUDI r.nlTICI SOVRA LA STORIA D ITALIA ECC.
CAPITOLO PRIMO
SUtSTO DBLLB COSE ITALIANE SOTTO LA DOMINAZIOINE DEGI.I OTTOIVI
%1-1002.
AllorcKe Otlone I re d'l Gcrmania sccsc in Italia ncllanno 9GI conlro
i re Berengario II ed Adalberto, un esercilo di scssantamila Ilaliani
stava a campo presso le Chiuse dell'Adigs per difcndere 1' ingresso nelle
proviiicie del reamc.
Quivi i capitani , grandi vassalli del re , cioe i duclii , i rnarchesi
ed i conli, signori delle varie cilta e provincie italiaiie, proteslarono al
re Adalberto , siccome essi non farcbbero resistenza , ove Berengario
suo padre non rinunciasse a lui la corona. Alia qnal rosa, per gli uf-
lizi di Willa sua moglie non avendo Berengario acconscntilo , Tesercilo
si disciolse , ed Ottone ebbc il regno d' Italia (1).
Questo solo fatto e bastante di per se a dimoslrarc le funestc con-
dizioni , nelle qiiali si trovava 1' Italia alia nicta del sccolo X.
In quel flultuare perennc da ini re nazionalc ad un re forestiere ,
rui soggiaciuto aveva questo reame dopo la ?norte di Carlo il Grosso
( 888 ) , la potenza dc' grandi vassalli gia nominati , a' quali conviene
aggiuitgcre alcuni \escovi, e gli abbati de'niaggiori monasleri , liitli di-
siiuli col nome di Principi (2), questa potenza, dieo, s'era lalla quasi
(1) •< VolucramuA, domino rex, ul Papinm cum prtucis pcrgas , ct tno grnitori dicilo , quatoniiA
» Banlonim rcgniim sub vcsira dilioiic rommiUiU, quia nos miuimc sub illius pt^teslalo amplius
• perJuramus. Si vobis comaiillit rcgnum, tolis viribus pugnamus; sin aulcni, Ilaliac rcgnum ex-
> tcro ro<;i commiLlimus: quia sacvitiam illius, suaequo coniugis omniinodo suslincrc ncquimu4.
• Sed dum lalia patri , malriqiio inlimassct , paler vcro diclis cius oblcmpcravit : malor namqiio
» dido cius uuUi) modo assensum dcdit. Quaproplcr ad Clusas rcvcisus est, ct suis Coroilil>u«
» omnia propalavit. At illi omncs irali sunt , prolinusquc ilium rcliquerunt , ct unusquisque in
- suis urliibus remansit. OUo rex nam(]uc sine impcdimculo Ilaliam inlroivit, al(|uc Italiac re-
• gnom obtinuit. » {llisl. Prim: Loiigiih. Anon. Salernilani. Pars VII in Her. Hal. Scr. T. II. p. S'J9l.
(i) • I'riDcipes rcgni .. ( Ar.^ULPU^ Hiit. Medial. Lib. I. Cap. 15, R. I. T. IV).
DEL CAVALIERF. I,. C. PHOVAKA. ^3
assoluta ed indepciulenlc. Grandissima gia era I'mitorita loro per la co-
slitiizioiic di Carlo ISIagiio , awcgnaclic ollrc al possedcre ii comando
delle soldalesclic raccollc ne' pro|)ri Coriiilati , e (he alia chiamaUi del
re ogiii vassallo di prim' ordinc doveva porlare in cainpo, la qiialita di
eletlori e quclla di legislatori di cui godevaiio i conli nelle diele gcue-
rali , raiuiiiiiiisUa/.ioiic dcUa giuslizia , il nianegf;io delle cose ciTili , c
Gnalmeiile 1' iuamovibilila delle loro eariclie , dalle tpiali fuoriclie in
rerti diflicili casi , e sempre diflinili dalle leggi , non polevano csserc
riinossi (1), mellevano in loro halia tutto il nerho della pubblica forza.
Temperavano alquanto quest' eccessivo polere , le caliche di regio
Messo e di Contc del sacro palazzo, qualita di niagislrati su[)remi, luno
per a tempo, I'altro durevolc , a' quali salivano le appellazioni dalle
sentcnzc e da' soprusi de' conli. JNIa le nomine a fjuesti udizi eransi fatte
piu rare in (juogli anni tcinpcslosi e j)ieni di soniniovimcrili , ne' <juali
iuultrc |)er la debolezza di que' re s'andava accomunando I'abuso ( |)iii
tardi stanzialo per legge), che nel govcrno dc' comitati a' padri succe-
dessero i figliuoli (2).
Per le quali cose piii e piii s' erano i principi del regno ili avvez-
zando a tcnere se stessi come signori assoluti delle loro provincie ,
eppero a non curare la potesta del re , usando a loro talenlo ogni
maniera di tirannidi.
Quale fosse in quel tempo lo stalo del popolo , non e cosa difficile
r iminaginarlo. La maggior parte giaceva ne' varii gradi di quella srhia-
vilu , trista eredila del uiondo roinano , die piu era rin\igorila sotto
I'elTerato dominio de' Longobardi : e la raancanza delle muiiicipali isli-
tuzioni (sopratutto iielia superior parte del regno, prima provincia slala
da que' barbari inanomessa), o la prepotenza de' Grandi, che imjjcdiva
il benefizio di quelle die forse erano qua e la rimaste , tenevano i
poehi liberi uouiini in una condizione , se vale il dirlo , peggiore della
schiavitu slessa , cosicche molti di essi sfiduciati d' ogni salute , per af-
francarsi dalle vcssazioni del fisco aveano falto traflico ddla nominale
loro liberla , vendendo sc stessi e le loro sostanze al servizio dc' piu
(1) ROVELLI , Storia di Como P. II. pag. Mil. Milano 1794, inM."
(J) CAonradi I.Jugusti lex, in Her. Jtal. T.I. P. II. p. 177. — UovtLLl 1. c. p. LXXiii. — GiLLLii.
Ucmorie delta ciiUt e delta canipagna di Mitutio. P. II. p. 302.
c4 STUDI CniTICl SOVRA LA STOIVIA d' ITALIA ECC.
poteiili monasteri e delle chiese , od a quello degli slessi loro oppres-
sori (I). '' ' ■
In tanta bassanza aduiKjue stavano gl' Italiaiii sul finire dl'tjiiel tempo,
cioe iic"li tilliuii aniii di Berencario II. Pessimo e lameiilevolissimo stalo,
the gli storici di qiieU'etu , forse pei'che scrissero sotto la domina/iom-
dcgli Oltoni , si compiacquero di riferire alle tiraimidi di Bcvcng;uio ,
sebhtMie , come gia ossei'vava il Muralori (E), nou abhiaiio speciahncnte
dichiai-nto <juali si fosscro coteste liraiinidi, rcse quaud'anchc nccessarie
dall'insolenza de'Grandi. •l«R»i"u '|> "i oJevoir. o<.i
In condizioni assai diverse npparisrono gl' Tlaliani sul pvincipio del
sccolo XI. Le predicazioni che aniiniizinvauo la line del iiiondo dope
lanno milicsiino avcano scosso gli animi. II timore de' meritali easltglii
spingendo i riechi peccatori a ncomprarsi da' loro dclitti eon opere tli
eristiana carita, aveva rese pii\ frequcnti le manumissioni degli scliiavi,
e la possibilila d'ollenere la liherta, aveva in sul eadere del seeolo pr«^
eedenle acccsi in questi gli animi a eonseguirla. IMolti che prima torpi-
vano nella schiavitu , svegliandosi a nuova speranza s'erano indnstrinti
di ottcnere , comperare , carpire in qnalche modo la liberie (;j). Co.m"
una superstiziosa credenza aveva dalo aiuto al vero spirito della legge
di Cristo, la quale col proclamare sin da principio la frateriiita e [''e-
guaglianza degli uomini , voleva dislrutla la schiavitu. La coSa porti) i
suoi frutli ; dal desiderio della individuate liberta , gl' Italiani ( per le
(I) MtBvTom. Jnl. Med. .-/ci'. Diss. 67 cl C8. — KovFLLi 1. c. art. I. c II.— <■ Lilicrlas luiu-
' Nocahalur Episcoporiim siil>icclun» osse impcrio ». (P.\Gr, Critiva in j4nii. Baromi ad trti.966).
(S) MuRiTOBi. j4nnali d^ Italia ad an. flffO. — ARN01.FO sloiico ilali.ino assai veriilico scrive»»
verso la mcla del sccolo 9C(j;uontc : " OJcrant auteni cnotpalriotae rcgem ficrengariuin , pruplor
1' Dimiain uxoris lenaciara , qiiam Willa diccbatur , cC suain ex parte saeviliam. » ( //i.<t. Medivi.
Lib. I. c. 6), le quali parole concordano col teslo dell'.\nouiino Salernitano citato ncUa nola (1) sol
principio di qiioslo Capitolo. — Del rcslo la qnalificazionc di tiraono attrituiila daj>li slorici modemi
a BereDgario fu stabillta ancora sopra un errore assui curioso dcll'anianueusc di cui s'cbbc a scrviro
il Min,\ToRi per la Cronaca della JSovalcsa, ncl T. II. P. II. della sua raccolla. Ivi ne' fr.Tmmenli
del Libro V. Cap. V. col. 232 lei^Resi : « Iluitis lemporibus quidam vir exstitit clarus gonere , sod
" clarior fide, nomine Albertus marchio, pater buius Borcngarii ti/raiini. » Invece ili quesl'ulliroi
parola, il Codice originate che si coDscrva in Torino nc' R. arcbivi liene: » pater buius Berengirii,
» ut aiunt. n Questo codice , die ora per le cure della fi. Deputaziene snpra la Staria Patria , si sla
pubbticaado , ricscira di mollo iatcresse per gli sludiosi : esso fu ridotto a miglior ordine , ed a
piii retta leziooe per opera del signnr avvocato Combctti regio impiegato oegli arcbivi suddetti.
(3) Epittola Leoms Stonachi , yercellenais Episc. , apud I'EBRERiLiM in vita s. Basebii. RoinM ,
p. IM
DEI. IA\ AI.lEUi; r.. G. PUOVANA. 1)5
rawsc che poi si veilrauiio ) passajono jireslo a (lucllo della libertu col-
letliva. Noi vcdiemo nc' ])nini iiiiiii ilopo il mille in alcuiia dellc cilia
princii^ali (IcU' Italia supcrioie i buoiii uomini , cioc i liLeii, gia esseie
■A parle ilcl.govcriio delle pvopric cose (1); in nitre, sopialuUo udlc
niarilliiue , alVitaucaisi dalla sif;noria de' corili, far Iraltati, couibaltere
jur inojuio coiilo, (iv coiilro i haibari, Or loulro i \itiiii, iisarc iiisnniiiia
una parte di <picil'iuiloi:ila, chc w.cl .sioolo piccedcntc siava in apparcn/.a
liulle inatii del i'e„,($,4U ■fi^Vo , in .quelle dc' priiicipi del ixgno. I\Ia anclie
cosloi'o aveano provalo in cpicgli anni mula/.ioni esseiiaiali. Una porzione
di quella loro sinodata j>oleii/.a era da cssi con i>arte dil Icnitoiio passata
lie' (;api del elevo , il' onde poi suddividendosi , sccudcva nelle allrc classi
della popolivtioue. Ma se.ia prepolenza loro aveva con cio trovalo un
({ualelie freno , la corruzione che, siccoine ahbiunio detlo, a' tempi di
B(Mcngaiio II lussureggiava fra i principi, non solo non era cessala, ma
eoU accrcscersi dellc riccliezze delle cliiesc e de' uionasteri , non avea fatto
che esteudersi dagU uni agli altri. A' tempi de' «piali inlraprcudo lo studio,
essa era intollcrabile sopratutlo ne' Grandi cccleslastici (2). Le contumclie
perUuilo (he IVequenti gli scrittoi'i ledeschi di (juel tempo niandano
contro gl Italian! , non vogliono , couie si usa, esscre rileiile al popolo
d' Italia, appena appena siiUe prime mosse del suo risorgimento , ma a'
soli Grandi lanto seeolari che ecclesiastici, per lo piu d'origine forestiera,
presso de' quali quelle mxitazioni di signoria non ave\ano falto altro che
suscitare sdcgni ed invidie, ed ogni altra nianiera di basse e vergognosc
passioni. La tpial cosa io riferisco non per vano risentimento di orgo-
glio nazionalc, ma per amore di verita, avvegnachc non solo ingiuste ,
ina nulle ricscono quelle accuse tedesche , se si considera quale fosse
lo slato del popolo d' Italia in quegli anni, e qiianlo tempo ci dovesse
correre prima che pel benefizio di leggi migliori e di piii onoratc isti-
tuzioni, gl' Italiani dalla condizione di schiavi passassero in un grado di
(•iviltu pill confacente alia digiiita d' uomini e di crisliani.
Ma sebbenc in pieda alia corruzione, piu non aveano i principi d' I-
taha in quello spazio di tempo ( 961-1002) rinnovato la prova di oppone
alia dominazione de' re che aveano occupato il trono d' Italia dopo la
(I) RovELLi. Sloria di Como , V. II. p. LXXII o LXXX.
(1) Gladbi ^ixtulplii //isl. Lib. II. c. VI ; ap. Ducuesae //iil. Francer. T. IV. p. 17. — ROM^LU
1. r. p. II p. ir.
g6 STUDI CRITir.I SOVRA LA STORTA d' ITALIA F.CC.
morte di Ottone I, quella di allri priiicipi, tante voile messa in uso da'
Graiuli, e die dopo la moiie di Curio il Grosso, siccome scrivc Liut-
praiido , f'orinava la base della polilica italiaiia (I).
Tali miitay.ioni occorse ncllo spazio di (fuaraiil'anni crano in grnn |iarle
il frutto della doininazionc de' Ire Olloiii della stirpc di Sassonia ; frvitto
ininienso e ca£;ione di finilto ma£'i;i<)re, pcrelii'. |)rincipio della rpiasi as-
soliila indcpeiulenza delle Rcpubbliclic llaliaiie didla so£;£;e/.ione ledesca,
prodolla per una curiosa anoinalia dall'esscre il reaine d' Italia |>assalo
in questo tempo da' principi ilaliani iic' prineipi della Germania.
La doinina/.ione impcrialc degli Otloni fii diniqiie siio nialgeado favo-
revolc alia iiulepeiulciiza kaliana. II caraltcrc ari'isicato di questi tre
prineipi , sparso di un non so che di geiieroso, clie lempcrava la nativa
lore barbaric, e I'nsata burbanza di cliiuiiqiic tiene laforza: rinimenso
polerc di eui la di;:;nila imperiale sjiniila a qnella di re di Germania e
d' Italia £;li ebbe inveslili, e piii d'ogni allra eosa la eostan/.a loro nel-
I'usare i ino.li nicdesiini per arrivare quel (ine a eni niiravano, eioe la
depressione dc' grandi vassalli, posero gli Otloni in gi-:ulo di opei-ar eosc
clic invano avrcbbcro lenlato di fare jtrineipi nazionali. Con liitto cio ,
quantunque questi principi pe' tempi loro assai colli nellc liberali di-
scipline, s' invogliasscro d' imitarc gli uomini grandi dell' antiehita, non
si dee tieere siccome gran parte ebbe nelle cose da essi operate in I-
talia , piu elie un gencroso inlcndimento, la neccssita de' tempi.
Del rcsto la venalila e 1' ingordigia de' principi , co' qiiali Ottone I
dovette esserc largo di ricompense, ramraonivano che, siccome piii assai
all'avarizia loro che non alle tirannidi di Berengario da lui superato col
(radlnicnlo di qnelli, andava debitorc del suo Irionfo, cosi nel eoncedere
i nuovi onori pattegginli o rieliiesli da' traditori, cgli dovea far opera
di levare a' principi d' Italia il niodo di rinnovare a suo danno somi-
glianli spergiuri , e coUegarnc siHattamente gl' interessi con quelli della
sua potcnza, clic nulla conlro di lui potesscro quindi intraprendore seiiia
porre a rcpentaglio la propria fortuna (2).
Cosi fin duH'anno 9o2, nel restituire a Berengario a titolo di feudo
il reamc dltalia ( d'ondc poi le pretensioni tcdesche ) , cgli creava suo
(0 n Semper Ualinases i;ominis tili dominU rnlunt, quatcnus allcnim allcrius Icrroro cocrccant. •
(LrJTPRAXDI Anlapodnsis Lib. I. § 37; ap. Pi;nTi Monum. Germ. Hislarica T. V. p 284).
(S) Leo /lilt, d'lialic , IraJucl. dc M. DocuEz , T. I. Liv. IV , Ch. 8
DEL CAVAMEnE (.. G. PROVANA. 9'^
arcicapcllano Atanassc, gia arcivcscovo <1' Aries, uomo avaro e iiisaziabile,
e lo socconeva ilarmati per imiiossessarlo deirarcivcscovalo di MiUino,
ma lo riinoveva con qucsto ilal passo tlelle Aljii the afliilava aii Anijjo
sue fratello, e die Manassc come possessore dellc chiese di Trento, <li
Verona c di Manlova aveva lenuto fiiio alloia in sua hal'ia ed aveva
apcrlo a liii stcsso (I). E alloraclic dicci anni piu tardi, disfalto intora-
inenlc il medesiino IJerengario, e gia ciiilo della coi-ona iuipcrialc lor-
nava OUone in Lombardia , egli concedcva a' principi che aveaiio per
liii parleggialo, nuove cariclie, provincie cd onori, ma molli Irasporlava
da un luogo ad un altro, alcuni arricchcndo di niiovi coinilali, allri pri-
vando di parte dcgli anliclii , come mcglio avvisava acconciarsi colla
propria di liii sicui-ezza (2).
Ma largo sopratullo e miinifico facevasi OUoiic verso i grandi cccle-
siastlci , i quali si erano moslrali primi ad abbaiulonarc Ijcrciigario , c
ad accoslarsi al re di (jcrmania (3).
Gia sollo la dominazione de' Franclii era I'uno e I'allro clcro cresciiUo
in ricchezza c in potenza. Le donazioiii di caslcila, di curli, di bencfizi
fatte da' re o da' privali, aveano dcslato di molle nuove relazioni fra .il
clcro c i donatori, e tra quesli ed i conli, a' (juali i bcni donali c gli
uomini che ne dipendevano erano prima soltoposti. Comiuciarono per-
tanlo i vescovi, gli abbati c gli altri capi delle cliicse a ricorrere a' re
0(1 agli iiupcralori per sottrarrc le cose donate alle opposizioni ed allc
molestic de' conti , ed in cio la destrezza del clcro non fece fallo. Ot-
tenncro pero facilmenle Yesenzione di que' beui dall' autorita de' vassalli
nel cui terrilorio erano situati. Tali parli de' cotnitati strappatc dal do-
minio de' grandi vassalli , perclie rcse immuni dall'autorita lore , ebbero
il noine di immunita (4). Qucsto fu sopralutto a' tempi di Carlo il G rosso.
Sfasciatasi di poi per la morte di quell' imperatore la vasla monarchia
dc' Carolingi , seguirono in Italia gli agitalissinii tempi delle lotte tra
Uei"engario I duca del Fi'iuU, e Guido duca diSpolcto,ed i uon mCDO
(I) Cfr. LiUTPR. Jntapod. Lib. V. c. 2C. 1. c. p. 334. — CiCLi.M ad ann. 9il. 9J2 in Mem Ji
Milano , P. H. — Mcr.vtori ad ann. 9SS , 55?.
(5) MumTOBi c GiULiM ad ann. 962. — DOMNIIOKIS Fil. iVatliild. Lib. I c. 1. U. I. T. V
p .149 — ScuEiDii Orig. Guclf. Lib. IL §§ C cl 7.
(3; MURVTOBI O GlULIM 1. C.
(4) Vesmb ficcndc delta Proprielh in Ilalia, in Mcmoric dclla R- Accadcmia delle Scieoie di To-
rino , T. XXXIV. Cnp. IV. pag. 399.
Serie II. To.y. VII. i3
g8 sTi'Pi raiTici sovra la storia d'itama ecc.
ti-isti sotto Loiiovico III, Roilolfo , Ugo di Provcnza, Lotlario e Beren-
Hario II , iic' qiiali i vescovi e gli iibbati ile' piu insigni monasteri ven-
devauo i voti loro come eletlori del regno a'prelendenli il Irono dltalia,
e questi nou fidlivano alle prolFerte , largheggiaudo cogli eletlori di do-
nazioiii, d' inununith c d'ogui maniera di diritti legali, e quindi d'inleri
coinitaii ( 1 ).
Queslo sisleuia che arricchiva il clero e limita\a I'autoriti de'conti,
tanto piu doveva gradire ad Oltone in quanto che come principe foi-e-
stiero tenendo cgli la sede del sue impero in Germania, era costrelto
lasciare V Italia troppo tempo in balla di que' prcpolenti vassalli. An-
cora per esso e" riparava all'uso gia accennato dell' credita de' primarii
beneficii; perciocche i vescovi e gli abbati investiti di queste nuove do-
iiazioni non avendo credi necessari , poteva il sovrano alia morle loro ,
coirintluenza ch'egli sapeva usai'e nelle elezioni ecclcsiasliche , far ca-
dere la scelta a suo talento, e cosl arricchire coUe fatte donazioui i
propri aderenti , gli aniici e gli stessi suoi congiunti.
Per la qual cosa i diplomi che largivano al clero somiglianti immu-
uila ed esenzioni , i'urono molliplicati con una frequenza giiindissiina
sotto Ottone I c sollo gli allri due Oltoni di lui successoi'i, e Ic con-
seguenze che ne derivarouo rapide e fondamenlali. Ma se per un lato
la regia autorila tarpava in tal guisa I'ali alia prepolenza de'conti, e
jie freiiava la sovcrchia independenza, essa cadeva in un male non meno
funesto air esercizio della propria potenza. L' uso che andava facendo ,
lecito a' grandi vassalli si secolari che ecclesiaslici , di concedere a titolo
di beneficio le loro tcnute a un ordine di vassalli secondari , ed a q\>e-
sto dava lo slcsso diritlo verso altri vassalli infcriori , inGevoli per modo
t'autoritu suprema suddividendola in molti , che alia fine essa p'lix nou
pote reggere al popolo , il quale s'avvide d' esser egli il solo vero pos-
sessore d' ogni pubblica forza (2).
Questo iiUelletluale progress© agevolo nella popolazione ilaliana lo
sviluppo di un altro clemento di vita , che da gran tempo andava ser-
peudo negli animi , ma che la feroce anarchia del secolo X aveva tenulo
attutato e sepolto , ed ecco quale e' si fosse.
(1) MuatTOBi Ant. Mtd. Aevi T. VI passim ct col. 39 cl 40.
(2) Cfr. MuBAT. Am M Acn. T. IV. Diss XLv pass. — Rovelli St. di Como P. 11. p. WiMii-
DEr. CAVALIEUE I,. C. PHOVANA. C)<J
Le invasion! tle'Sai-acini, che nel precetlcnte sccolo a\c-ano [loslo loro
stiin/.a nelln Pnglia, nclla Calabria, c sulle falde oiieiitali tltlle Alpi
maiiltime : le piu fcroii iiivusioni ilegli Avari o Magiari od Uns;ri,clic
(iir si voglianOj genie Finnica o Scila (I), avcvano trovato 1 llalia iii-
cnpace di resistenza. Per la lunga pace che aveva piecedulo a qiielli-
invasioni, le antiche fortificazioni, oppic de' Romani e de' Goli , eraiio
oa<lutc in rovina: rare jiercio le cilia ciiile di mura: ran i castelli con
lorri o balnardi: aperli i borglii, le terre, i casali: esposli gli abilalori
a chiumjue si facesse ad assalirli.
Queslo aveano provalo le popolazioni allorchc quasi ad iin lempo
con quelle invasioni barbariche soi-sero le conlese per la corona d'ltalia
tra i duclii di Spolelo e del Friuli. La sireltezza de'lem|)i e gl' ininii-
nenli pericoli resero ( come sempre in casi soniiglianli ) liberali di jtri-
vilegi i re d'ltalia di quegli anni; e se prima la gelosia loro avea per
legge proibito a' privali, anche possessor! di bencfici e d'onori, Tavere
nel proprio territorio castelli cinti di balnardi e niuniti di lorrioni (2),
allora il timore aveva mosso grimperalori e re d' llalia ed i principi Lon-
gobardi pe" ducati di Salenno e di Benevenlo , a concedcre la facolla di
cingere di mura e di baslite le citta, caslella, borglii, curli od allri beni
allodiali, a chiunquc o per cariche o per benefici o in allra guisa ne fosse
possessore (3). Questafacolta, osserva il Muratori, fu cagione che poco per
volta le cose d' llalia cambiassero d'aspetlo (i). Noi vedremo come le
f'ortezze rinnovate in quel tempo giovassero qnindi alia causa italiana ,
c come tardi si penlissero gl' imperatori tedeschi di qucstc facolla con-
cedute da' loro predecessor!. CoUa possibilita del poter difendere se e
le cose sue , torno 1' amore del luogo nal\o , e il desiderio vicendevolc
degli uomini d'una medesima cilia o terra , d' aiularsi nella coir.une di-
fesa, desiderio che colla forza d'associazione piu rapid! a\rebbe porlato
i suo! fruit! , ove piCi preslo fosse stata disirutla T insolenza di colore
che si frapponevauo al suo sviluppo.
Ad ogn! modo noa puo rimaner dubbio, che la depressione della po-
(1) CiBBON I/ist. ih- la decadence etc. de I'Emp. Romain , Psris, I8U , T. XI. ch. LV. p 48
pt suiv.
(3) MuBAT. Am. M. Aeo. Diss. XXVI. col. 460.
,;l) MUBAT. Ibid. col. 465.
>♦) MuRtT Ibid. col. 464.
100 sTini cRfTrci sovra la stoma n itai-ta ecc.
tenza <le' (•oiiti operalasi durante il doininio de'tre Otloni, non sia stala
la causa di un fondamniilalc cainbiamcnlo nellc cose d'llalia (1). Lo
dimostra evideulcmente luso inlrodoUosi c gia stabilito a' tempi dell'ul-
tiino di qucgl' impcratori , delle pubbliclie adunanze del popolo co' vas-
salli e co'militi, cioe co' iiobili (2), nolle quali s'agilavaiio, dibaUc\ano
e si stanziavano gli afTari propri non solo uelle grandi citla, ma ancora
nolle tcrre c nolle ville, c vi si addiveniva a Ir.ittali ed a tiansazioni
tra luogo e luogo (3).
Inoltre le nuove relazioni di cui si e fatlo parola, insorle Ira il clero,
il popolo cd i vassalli aveano resi neccssari iiuovi magistral! e nuovi
ufl'izi : gli uni dapprima csosi alio popolazioni , lutli indispensabili per
la lulela de' dirilli acquislali dalle cliiesc , dalle corporazioni d' uomini
libori, e da nuovi ordini di vassalli, e per le novelle transazioni cbe si
opcravauo. E sebbcne codesle iniiovazioni avcssero luogo poco per volta,
f clie percio le crcazioni di nuovi uflici progredisscro lenlaniciilc, lut-
lavia sill fiiiire del decirao secolo e sul cominciare del seguenle alcune
carle pubbliclie fanno cenno di giudici municipali col nome scmplicc
di giudici , vale a dire di giudici del popolo , a difTcrenza dogli allri
sempre delti giudici del re, delV imperatore o del sacro palazzo (4).
Cos! via via le popolazioni delle varic citla e terra della superiorc
Italia andarono riacquislando dalle mani del duplice ordine de' vassalli
rescrcizio degli inlerni regolamenli, al die tenne dietro dove piu presto,
dove jiiii tardi il possesso del politico governo (5).
Ala mentre la e cosa evidente , che la rivoluzione operalasi iiella so-
(1) L'osserTazionc di qucslo fatlo Irovasi piii che csprcssa , accoonala in qualche maoina ilal
RovELLi Delia sua Storia di Como, P. II. p. Lxvi , Lxvii c lxmii , stanipala in Milano sul finiro
Jel seculo scorso , prima percio clie il profcssore Leo, appiicando all' Italia la dotlrina delle £jfw-
zioni slala |^ia svolla ed esposla dairEvcnoBN verso le cilia di Allcmagna ( v. Vesme op. cil. ) ,
non ne facosse ampia spiegazionc nella sua Storia rf' Italia , e neU'altra delle Ficende della Cosii-
tuzione Longoliarda.
(i) Nell'anQo 096 , primo dell'impcro d' Oltone III, Giovanni \cscoto di Modena stabiliscc un
cnimbio di monari presso quella cilia <■ cum consensu et nolitia omnium ciusdrm F.cclcsiac Can"i-
» nicorom eiusdem civitatis Mililum ct Populorum. •• ( Mob\t Antiij. Med. Aev. T. V. Diss. f>.>.
col. 374).
(3) RUVELLI op. cil. P. U. p. LXXXV.
(4) P.ovELLi 1. c. p. LXXXV. — Charla an. 999. Ind. MIL an. II'. Ollonii III. Imp et Charia
an. (003. Ind II an. II. Arduini regis. — Anclie il Cronisia della ISovalesa ricprda tali giudici.
V Chron. Novell. Lib. V.
(5) RovELLI I. C. p. LIXIX.
DEL CAVALIERF. f,. G. PROVANA. lot
ciela italiana, la quale fa tempo ilalla ilomiaazione tU Otlone I, c fiulto
del sistema dcllc cscnzioiii per cu'i gli ahitalori ilellc raiiipague etl i
vassalli , (piasi lulli tVorigine loiiiana, <ol niez/.o (kllc imove lelazioiii
furono associati allc corporazioiii d' uoinini iiberi, per lo |)iu di stirpe
gerinanica (I) , la c cosa non meno cliiara, die tpicsli iiiigliurainenti
essendo accaduli grado a grado, di molto troppo dal Sigonio, c da <piaiiii
con esso opinaroiio , furono magnifK iilu la ninniliccnza e la libtralila
di Oltonc I, allribuendo ad esso il vanto di a\cr dotulo la supcriore
Ilalia di municipaii islituzioni , e riferendo a' temjii di lui la rinnova-
zione de' consoli aininali , a' (piali piii tardi le Repubbliche Italianc , a
imitazione dcU'antira Roma allidarono il loro rcggimenlo. i3aslantc gloria
e per Oltonc I'aver dato la maggiore spinta verso un niiglior ordinamento;
e le cscnzioni da lui concedutc in gran copia o conferniale, ne furono
il mezzo (2). Molte altrc cagioni qiiindi ne alFrcllarono e provocarono
I'effelto. Delia quali una parte fii gia accennata, ed alcune nirglio appari-
ranno in appresso.
Calcarono Torme stessc del padre e dell'avo , e guidali alia mcdesima
con-ente, i due Ottoni re di Germania clie tenncro il Irono d' Ilalia c
quello dellimpero sneccssivameute dojio la morlc di OUone I. Le pa-
role scritte dal monaco Gerberto ( papa Silvcstro II ) sulla tomba di
Ottone II (3), ed i molti diplomi d'esenzione dali da queslo principe alle
cilia d' Italia, fanno fede siccome esso non meno di suo padre attese a
frenare 1 insolenza de' conti. Ancora allcsta la slessa cosa , e dimoslra
a un tempo la gia inoderata tiacotaiiza de' grandi vassalli alia morle di
queslo principe, il non esscre qucUi lornali agli anliclii abusi durante
la lunga minorila di Ottone III gia riconosciulo a re d' Italia dalla Dielii
generale adunata dal di lui padre in Verona: nel qual tempo, oppor-
tunissimo a siiratti lurbamenti, essi non avrebbero cessato d'insolentirc,
ove gia non fosscro stall avvezzi a frenare la loro tracotanza , o fatti
incapaci di usarla. Cinta poi la corona imperiale , moslro Ollonc III
(I) Leo l/isioire <f Italic Liv. IV. Cli. I. p. 185.
(i) V. le cilazioni proccdcnii.
(3) CVIVS • An IMPERIVM TREMVERE • DVCES TVI.IT IIOSTIS
QVE.M DOMINVM POl'VLigVE • SVVM ^OVEnE ■ PAREMEM
OTTO ■ DECVS DIVVM CAESAR CUARISSIME >OBIS
IMMERITIS RAPVIT TE • LVX • SEPTENA DECEMBHIS.
rirniiKRTi . Epiinph Ononis , opuJ DucBES^E Uisl. Frant. T. II. p. 807 ).
103 STUDi cniTici sovha i.a sroiuA n italia ecc.
zelo noil ininoi-e co' frerjuenli diploini d'esenzione concessi all'ItHlia (1).
Noi vi'ilremo nel scgucnte Ci»]i'uolo, traltaiido de' primordi d' Ardoino
marcliose d'lvrea, come quest' itnperalore s' adoperasse a punirlo dello
aver porlato I'ai'mi contro il vescovo di Vercelli, il quale adduoendo o
protestaiido lui'antica esenzione coneedula da Carlo il Grosso, oecnipava
il coniitalo di qiiella citta , uno di (piclli conipiH-si iiclla Marcn d'rvrcii.
Ma si vedra sieooine verso Ardoino gli uoniinl liberi ili Vercelli si ino-
strarono auimati da spii'iti assai diversi da quelli che solevano dimoslrare
per lo avanti le popolazioni verso i loro conti. Awegnache se prima
della dominazione ottoiiiana la tirannia de' priiicipi , grandi vassalli del
reaine , faeeva a <j\i(d modo clic si e detto rifiiggire i j)ochi liberi iio-
iiiini al patrocinio delle chiese, qui all' incontro i Vercellesi rifnggirono
ad Ardoino per iscampare dal dominio del vescovo ; indizio che gl'Ita-
liani giA avevano riccvuto l' impulso che li traeva a un ordine novello.
1 tempi maluri faoeano forza: le popolazioni invogliavansi di cose niiove:
la giovenlii italiana ( cosi ricaviamo da Adalboldo scrittore di quegli
anni (a)) sperava in Ardoino, cosicche inorlo Tullimo degli Olloiii, noi
vedremo a lui volgersi in un baleno gli sguardi non solo de" ]irinoipi
elellori, i quali pe loro fini chiamarono quel marcliese d Ivrra al troiio
d' Italia, ma quelli ancora di tutti gli uomini liberi e di (pielli che a-
spiravano a liberta.
Noi vedremo come Ardoino corrispondesse a cotante speranzc.
(1) Vesme, yicendc deilt Proprieik i« Itahu I. c. Lib. 3. c. 7.
(3) « Cum maioribns ( Uarduinus ) nihil tractabat, cum iuvenibus omnia disponebat. » (Adalboldi
Traieolensis Episcopi l^ita f/cnrki Imp. n ° 15 apud PERT! Mon. Germ. Hist. T VI. p. 621)
DEL CAVAI.IEHF. L. G. PBOVANA. Io3
CAPITOLO 11.
ORIGI^'E E PRIMI FATTI D' ARDOIKO.
Loi'igiiie d'Ardo'mo e le cose da esso operate prima ch'egli fosse chia-
mato al trono d' Italia furono, come gia si e detlo, argoiiiento di favo-
Josi raccoiili. Di quesli e cosa inutile il fare una rassegna;solo diro pertanlo
della prima e delle seconde quanto ho potuto raccapezzare di -vero, o di
piu probabile. Ne avro a dUungarmi di molto, avvegnaclie di que' tempi
confnsi, e inalaiiiente illustrati da' moderni, poche niemorie siano rimaste
nelle anticlic storie e negli altri nionumcnli di quell' eta. Tultavia i nuovi
documenli degli archivi capitolari d'lvrea e di Vercelli (1), ci pongono
in grado di accennare una parte de' fatti di quel principe prepotente ,
ullatto ignota a' jirecedenti scriltori: nia circa all'origiiie della di lui fa-
iniglia poco potrcmo aggiungere a quanto gia se ne poteva conoscere,
ove noa sia di cliiai-ir senipre piil per favolosa quella che le viene al-
Iribuita.
Una di queste carte (2) ci palesa un fratello di Ardoino , del quale
nessuna rronica o d'allra nianiera documenlo, uc prima ne dopo nou la
]mnto parola. II nome suo A' Amedeo desto il peiisiero, che nella fami-
glia d' Ardoino cercar si dovesse il ceppo di quella degli Amedei, che
dal finire del secolo XI in poi, si resero ilhistri come principi della
uobil parte d'ltalia appellata piu lardi Piemunte , e che percii) un'ori-
gine stessa fosse comune alle due famiglie. Favoriva questo supposto il
couoscersi dalle antiche storie siccome un altro Amedeo nobilUsimo mi-
lile ( cosi lo dichiara Liulprando ) aveva fiorilo fra noi a' tempi del re
Berengario II (3) : che un terzo di tal nome era sul cadere del secolo XI
Conte del sacro palazzo e Messo di Lamberto imperatore (4): ed un
(1) Vedi il Prooniio , e I'Appeadice in fioe.
(S) Doc. n " 9. Append.
(3) L'UTPBANDi , Antapod. Lib. V. § 18 ; apud Tertz M. G. H. T. V.
\\) MURiiTOBI, AtU. M. Att. Disi. 10. col. 497, ed Ann. J'llalia uU an. tS7.
ID J STUDI CRirlCI SOVRA LA STOniA I) ITA I.IA ECC.
iiliro iiiu-orrt neir 828 Conte e Vasso di Loclovico Pio(1), tla'quali noii
leiieva il Mtiratori per impossihUc congclUira jiotcssero disceiulcre i reali
priiicipi ili Savoia: sia circgli avvisassc cho UiUi quegli Ameilei scen-
ilcsscro ila iiii ceppo comune, sia ehc ad oginuio di essi si 'potesse ran-
nodarc cgualtneiitc cjuella generazioue di principi.
Ma per quello dappriina ehc spella agli Aniedei clio poi tenneio il
Picinoiite, oggimai viiolsi abhandoiiare e quesUi cd ogiii altra (lualsiasi
congeltiira. Uu nuovo importaiitissimo docuineiilo da n;e lesle trovalo
iieU'archivio cpiscopale di quella medesiina cilta d'lvrea (2), polenle
argomenlo ri porge per alfennare che Uuherlo II figlio di Aiiiedeo 11,
e nipote d" Adelaide conlessa di Torino , progcnitorc cerlissiino dc' Reali
di Piemoiile, sceiidc per via direlta da quell' Otlone Gugliclino , il (juale
dopo la cadiita di Adalberto suo padi-e dal trono d' Italia fu trafiigalo
bambino in Borgogna, ed ivi divenne conic di quella proviucia (3).
Qiiindi per cio ehe spelta all' origine di Ardoino il Irovarsi il iioiiie
d'Amcdeo nclla sua fainigliaj ed in tulla quella scrie d'anlichi milili c
vassalli imperiali da ine ricordali , con quegli altri ehe aiicor si iiotreb-
bero aggiungere , gioverii forsc un giorno a dilucidarne i prinionli: per-
eiocche, siecome osserva il Muratori (4), Aniedeo era nbnie nou eosi
eselusivamente rouiano, che di spesso non Irovisi fra coloro die \ive-
vano di legge salica e tra i Franchi. E infatli salico anch'esso era I'A-
inedeo fralcllo d'ArJoino , poiclie abbianio dalle scrillure conleniporanee
die la famiglia di lui professava una lal legge, come la profcssava quel-
Taltro conte Amedeo di sopra nominalo, che viveva a' tempi di Lodovico
Pio. Ad ogni modo questo Amedeo fratello d'Ardoino vivente di legge salira,
giovei-a, rijieto, a luaggiori sroperle, ma quando solo qnalrhe inedila cai-ta
■verra ad aiulare questo dato novcllo. Non e a dii'e con tutto cio,che Ira la
iamiglia d'Ardoino e la famiglia di Berengario, e piii direttamenfe con
cpiella de'Conti di Torino non esislessero vincoli di prossima parentela. Di
(1) MORVTORI Ant. M. Aci. T. II. Diss. 22. col. 2G3.
(2) Vedi in Mem. dclla U. Accad, di Torino T. V. Ser. II. Notizia ecc. di L. G. PllOV^.^■A.
(3) Rodulphi Glabri Hi.u. Lib. Ill el II. apud DucnE.5NE H. F. T. IV. — II cavalicrc Cibbario
nella sua Monarchia di Savoia indovino quesia provcnienza di LTmberlo II. Cod' e cosa inollo ono-
rcvole per csso la confcrma che con questo Documenlo ricevono le dolle e coslanli sue in^esti-
gaiioni. Vedi Si. delta Man. di Savoia T. I.
(4) ■( Eqtiidem cerium pulo non ila Romanorum fuisse propriura Amedei nomcn , ul inter Francos
» ct salicae legis proressorcs numqnam logalur. « ( A. M Aei. T. II. col. 263 ).
DEI- CAVALIEIIE L. C. PROVANA. Io5
quest! or ora riferiremo qunnlo tla' Icgiltiini liloli si vien deducendo.
Ma ri|/ipliaiido diiiriiii'icala |>roveiiiciiKa sua sallca, diio .siccoinc qiiesia
|)rovala sua qualila, o cojiie Ic; uoii iiicuo rcrte uosscssioni allodiali di
I'lie Ardoino em ricco (1), avrebbcro poluto mcttcre i suoi biografi sei-
cetitisti sulla via di supplire ai silciizio dc' crouisti, e d'iiidagare la di
iui ]jrovci)icn/a , ovc cssi caldi d'accrcscci- luslio alia di lui fainiglia ,
trascurala ogui allra cosa , non avcsseio preso a Qirlo ad ogiii costo di-
scendeie da'precedcnli marchesi d'lvrca, e da' re d'llalia, annovciando
fra' di lui maggiori ruiio c I'allro Bercngario, c un supposto re Bernardo,
e il re Desiderio, e I'iniperatore Carlo Magno: fabhricaudo a qucslo fine
o produreudo falsi dofumcnli , clie lultoia a' dl noslri si leggoiio in al-
cuiie raccoltc.
Ne punlo consiilcj-arono, che il rcainc d'llalia essendo elcllivo, nes-
suii luslro noil poteva per Ardoino vanlaggiar quello dcUa concorde
ciczione della Dicta Italiana: e che sebbene i priini signori della Marca
d' Ivrea racrce de' tempi disordinati sc ne fossei-o da padre in Cglio tra-
tnaudalo il possesso , cio non pnteva essere accadulo a favore d'Ardoino,
il cui padre Dadone, uinilc conliccUo di tion so che eilti o provincia,
niai non riceve dagli storici il lilolo di marchcse , al quale a\rcbbe
BTUto diritlo , se egli avesse tenulo la JMarra d' Ivrea (2). Ne nieglio
s'awidero siccoinc nell' innestarc la fanaiglia d'Ardoino a quella del re
Bercngario, andavano incontro ad allrc diflicolta ; avvcgnaclie non si
possa conciliare la prolezione che gli Oltoui , al dire di quesli scrit-
lori, avrcbbero concesso ad Ardoino ne'suoi aniii giovanili, ovc egli fosse
stato nipote di quel re Bercngario, eontro la cui famiglia essi si nio-
slrarono raai semprc neniiei implacabili (3).
1£ questc cose assevcravano i noslri scrlltori pieraontesi , in un' eta
(lie ricca ancora di legiltimi documcnli, con colpevolc facilita aminelteva
(1) V. nipl. di Oil. II c di Arrigo I per la cliicsa di Vcrcclli in //. P. Mciium. P. 1. cliorlar.
e qui ncH'Appcnd. ; ne' qnali trovansl enumcrali i bcni di Ardoioo. — Leo Hi»l. d'llalie T. I. p. JOJ
(3) DuRAWDi , Marca d' lirea Ira Ic Jlpi , il Ticino, I'Amttlont cd il Po. Tariou an. 18 llrpub. ,
p. 33. — Vcdi pure il placilo dciraaoo lOUl a pag. IOC.
(3) I- Olio Uliis BcrcDgarii circumquaquc dispcrsis. » (jVjiKi'i.rni Mrdiol. Ili't. Lib. I e Vll id B.
I. T. YV). — >cll' UcnEi.li iLil. S. T. II. col. 101 si Icggp un diploma di Ollone ( DaL S. id.
Mpl. an. 363), col quale rgli dona a Guido vcscovo di M'>dcna c suo arcicanccllicrc i bcni di
Cuido c di Cutrado liyliuuli del re Ucrcnjj'.irio II, posli in su quel di Bolcgua c di Mudena. —
V. pure SiGOMi.u J)c Regno lUiUae ad an. 963.
Serie II. To.M. VII. 1 4
I 06 STUDI ClUTICI SOVHA I.A STORIA d" ITALIA ECC.
come veri i piu insip'uli strafalcioui clie aiulasscro Ic ainjiollosc narnt-
zioiii, tlelizie d\ quel sccolo, uiculrc liascurava que' siuccri tiloli die
quiuili ilopo diiceul' anni agitati da guerre e da sconvolgiuienli anda-
rono in gran parte perduli , o con fatica veniamo imo ad uno spigolando.
Laondc gli scriltori die venncro dopo e dacclie Tarte crilica fu r'nnessa
in onore , difeltaudo di sinccri docunicnti, furono coslrcUi a fare ipolesi
pill o ineno probabili sovra la fauiiglia dArdoino, e sovra le principa-
lissime sue imprese, ondeggiaiido talvoUa tra il desiderio di diie il vero
piobabile, ed il limore die Ic loro supposizioni non gradisscro a clii a-
vrebbe voliilo die la storia si fosse picgala a secondare gl' intcndinienti
loro ambiziosi.
Rimane pertanlo tuttora libero larringo a coloro die dcgli studi di
genealogia specialmenle si dilcttano, il fare niaggiori ricerdie: die noi
per quella parte clic cio si collega co' fatti storici , staremo content! a
riferire le opinioni di due valentuouiini il Muratori ed il Terraneo , i
(juali guidali appunto dalla legge salica, die la famiglia sua professava,
e dalla qualila delle sue possession!, convennero ncl collogarlo colla fa-
miglia Arduinica de' nostri conti, anch'essi di sallca generazione, nia
dilVerirono nel mode con cui presero ad ordire queslo inncsto.
II Muratori partendo dalle espressioni di un placito di Pavia tenuto
a" tempi di Oltone III , die cliiamano il re Ardoino figliuolo del conic
Dadoiie (I), ed appoggiandosi ad altra carta di Arrigo I impcratore
pel monastero di Fruttuaria (2), lo annoverb nel suo albero genealogico
de' Conti di Torino come cugino di Manfredi II dal lato di padre (3).
Parimenti cugino del medesimo Manfredi II conte di Torino, ma dal
canto di madre, lo argomenta il Terraneo da un allro diploma (4), di-
chiarando a un tempo die 1' Ardoino crcduto dal Muratori il re d'ltalia
(I) « Placitum Ottonis comitis S. P. Papiac habitum coram Ottonc III. Imp. an. iOOi. » (MlratoBI
y4nl. Esleiisi, P. 1. p. 125).
1i) " Teneat lain dictus locus ( niooaslcrium Fructuaricnse) omnia ilia praodia, quae dedcruni
f> Maofredus marcbio ot Bcrla eius uxor , ct frater ciusdcm Manfredi , idest Alricus cpiscopii^
u ( Astensis } , et Ardoinus consobrinus conim. » ( Privil. Hcnrici I. imper. pro moQaslerio Fruclua-
rieoso , apud GuiCHENON BM. Seliusiana , Cent. 2, cap. 39).
;3) .MijRvTORi Anlichita Estcnsi P. I. cap. XIII. p. 105.
(4) " Charta dntationis moitast. S. Justi Segusini ab jjlrico episcopo ylslcfisi factac , wee non ah
V Odelrn-a sivc Magnifrctlo march, eiuj fratrc , attjuc Bcrta Magrtifredi cottiutjc. Dat. Taurini dit
>. Bona mtiuii wlii Ind. .\Il an. 1029. » (In Hut. P. il. T. I col. 470).
DEf, CAVAHF.riE I.. G. PHOVAVA. 10-
era iin allro ciigino del marchcse Manfredi, di quell' islesso nome, e.
liglio |>iu'e <U nil Dadoiie o Oddone , ed appoggio quest' asscr/ione ad
una carta di dolazione del iiioiiastero di S. Giiisto di Susa^ concessa da
quel Alanfiedi II iieiranno 1027. E quaiilo aU'Ardoino detto il W dal
Muratori iieli'albero gencalogico sojua rifeiilo , egli dicliiara noii poler
essere quello clie fu marchese d' Ivrea e re d' Italia, dal sapersi ciresso
ani;or vivcva tra gli anni 10IG e 1020; mentre Ardoiiio re d' Italia
inorl in Fruttuaria nel 1015 , siccome a suo tempo vedrcmo (1 ).
Fra queste due opinioni quella del Tcrraneo sembra dunque la jiiii pro-
babile; ad ogni inodo I'origine e le possessioni allodiali di questo marchese
d' Ivrea , il nome stcsso d'Ardoino, il quale si trova essere (juello dell avolo
suo paterno secondo il Muratori, o dell' avolo materno secondo I'altro
scriltorc , formano bastanti indizi per istabilire fra il marclicse Ardoino
ed 1 Conli di Torino la consanguineila od un prossimo grado di parenlela.
Ad Ardoino furono altribuili di molti figli ; consta per Icgittimi do-
cumenti die tre ne avesse, due maschi ed una femmina; e sono: Ottone
conic, ed Ardicino od Avdicione ( idiotismi del nome d' Ardoino) prin-
cipe , marito che fu di Willa figliuola di Ugo marchese di Toscaiia (2),
cd Ichilda : questa , s' io iion erro , maggiore dc' fratcUi , imperocche
nciranno 987 gia era moghe di Corrado figlio del fu Berengario II re
d' Italia. Monsignore Agostino Della-Chiesa avcva anch' esse acceunala
I'esistenza di questa figlia del marchese Ardoino: ma siccome egli non
riferivasi a veruna carta speciale in prova dclla sua asserzione, e cilava
solo gli archivi di Vercelli, il Terraneo non gli presto fede. ISIa questo
scriltorc seguiva in cio un allro impulso: che avendo egli preso a illu-
strare la famosa Adelaide contessa di Torino, smaniava per formarle
una ricca famiglia d' anlenati: e cosl per arricchire di una figliuola di
j)iu Ardoino Glabrione conte di Torino, bisavolo d' Adelaide, a ogni
costo voile che quest' Ichilda uascesse da quello (3).
(1) Terbaneo, Adelaide illustrata. Torino 1739 P. 1. p. 187 c 188 c P. II. p. 198.
;S) « Charta donationis Ononis cnmllis , Jrduini regis filii, pro eeclesia S. Syri Papiensis annn
' 1009 , Ind. /'//.» (Appcndice n" 36). « Tabularium cannnicor. Lucemium « ap. FiorcnliDi (Mabii)
VrmoriV delta contessa Malilde, p. 401. — Cfr. TebbaNEO , A'olf agli Annali del MuBATORI ( ms.
ilflla 11. Univcrsita di Torino , T. ^^. P. 1. ).
(3) For uno di que' lauli idiotismi clic si coinmcltono dagli amanuonsi , p talvolla pore d» chi
<• poco pralico delle anticlio scritluro , quest' hhilda di\cnnc Richilda presso il CniES*, c quindi
prcsso lulli : e questo perchb il nome di uua Richilda si legge in allrc carle, to allro curioso
ro8 STUDi r.RiTin sovha i.a storia d'italia Ere.
Ora ogni duLbio e loUo da uii documcnto appunto deH'iirchivio Ver-
rellcsc , del quale avrcino piu voile a parlare (1).
Di Bcrta poi, moglie di Ardoiuo, noininata in varii diplomi, non si
conoscc la famiglia : molli scritlori pieinontesi la scamhiarono con Berla
figliuola di Oberto II progenitore degli Eslensi, ma il Muratori dimostro
che qiiesta era stata sposala da quel Manfred! II conte di Torino, cu-
gino di Ardoino (2).
Piullosto seinbrerebbc amtncssibile 1' opinione di un allio dc' noslri
scritlori pieinontesi, il Tcnivelli , il qnalc prnsa clie qucsla moglie di
Ardoino potessc cssere figlia di allro Obcrlo niarclicsc di Toscaiia nato
da Ugo re d' Italia, e padre di Ugo niarcliese pure di Toscana. Quc-
st'Oberto essendo morto o ilo in esiglio nel 95i3, il di lui figlio Ugo
avrebbe potulo dare in isposa al marchese Ardoino la propria sorella :
e questo parenlado essore di poi cagione dell' altro tra il figlio d' Ardoino
e Willa figliuola del marchese Ugo (3).
Per ullimo sappiamo clie Ardoino oltre ad Amedeo nominato di sopra,
ebbe un altro fratello per nomc Viberto, ed una sorella: questa appcllata
Perinza fu moglie di Roberto conte diVolpiano, ch'cssa fccc padre di
moUi Ggli , fra quali il cclebi'c S. Willclmo abbate del inonastero Di-
vionetise nella Borgogiia , e fondatoi'C di quello di Frultuaria nelle terre
patenie (i). De' due fratelli non si sa {pale fosse il maggiore , forse
Amedeo, giacclie di Viljcrlo non compariscc il nome clie piu tardi, c
dacche Ardoino fu salilo sul Iroiio: ambi costanii zelatori di lui, il
primo ucciso probabilmenle nelle civili commozioni d'lvrea, I'allro fido
ad Ardoino insino alia morte di questo re (5). Dicesi clic Ardoino pas-
sasse la prima sua giovinezza parte in corte degli Ottoni, parte in quell i
erroro Hi clii copio primo la cilala donazioDC ( vcdi la nola qui appressD ) dicde a Gonone o Cor-
rado , figlio del re Bcrcngario 11 , il soprannomc di liicius.
(I) n Doiuitio ijuor. honor, in loco Carcsianac facta ccclcsiac canon, ycrccll. a Chonrado ijui tt
■ Choiia filio (fuond. Bcrinjnrii II rcij'is ., el alt IvIiiUla filia j'irdohti marcliioiils. Vat. Eporcia ann.
V. 9S7 , Ind. Xy. .) ( Vedi noil' Append, il n." 1 ). — CniESA Agoslino Grain/, dc' Cotiti d'Jglii ,
f. 46. 8 , in Tehb.ineo yldclaidc illustrata P. I. p. 197.
(S) MuBATORi , Antichith Estcnsi P. I. p. 103. — KOELLER «■ Dissertalio dt Arduino Epandutt
- march, etc. § XXII. — In TnES. Disscrlationum etc. cdenle Martini. T. II. P. I. p. 192.
(3) TEniVELLi , Biografia Picmontcsc. Decade I. pag. 230.
(4) UovEBius , Hist. Rcomensis moiiaslcrii p. 121-lCO.
(5) " Placilum Otionis comilis etc. » v. la nola (I) alia pag. lOG — « Diplam. Hcnrici. I. imf
. pro eccl. Screen, an. iOU. ( Hist. P. M. I. o n.° 37 nell' Append. >
DKI. CAVAMKRi: T., C. PnOVANA. I OfJ
(li Loltario re di Francia, figliuolo di Loclovico il Trans-mariuo (1);
la cosa per so poco imporla: ma dove quest' asserzione sia vera, per
quello che rignarda "li Otloui , la protezionc usala da qucsli imperalori
verso Ardoino iiiiovo titolo ini porgeicbbe per oppormi a chi lo voUe
nipote del re Bereiigario II. Cirlo quanio al tempo cio pole essere ;
avvegiiache sebbeiie iiicerlo sia queilo della iiasrila dArdoino , sai eudn
uoi, ch'egli nion nel 1015, piu die dallVla o|>pres.so dalle faticlie e da'
inalaniu (2) , potremo ammellerc ch'egli veuisse al moudo negli ullinii
tempi di Berengario, e cosl Ira il 955 e il 9G0, e crescesse al sue de-
stine durante la doininazione de' principi di Sassonia.
Chccclie ne sia di cio, leggcsi ncUe /Inticliilh Italichc. (3) ud placilo
tenulo nel dislrello di Brescia ncll' anno 990 da un Ardoino contc del
sacro palazzo, nel quale il Muralori , il Giidliu e il Durandi (4) ravvi-
sarono il nosti'o Ardoino : concordauo le note cronologiclie , poicbe negli
anni segucnli Ardoino esscndo stalo posto al bando dcll'inipero, neces-
sarianientc ( se non prima ) almeno ncUanno 1000 perduto aveva la
dignita di Conte del sacro palazzo. E si vediamo da un diploma dl Ou
lone III deir anno 1001, e da iin placilo tenuto in Pa\ia (5), siccomc
nell'anno 1001 giu era a lui succcdulo in tale dignita un conic Otlone
iiipote del vcscovo di Como.
Al Terranco pai've altrimenti.
Nell'Ardoino die fu conte del sacro palazzo nel 996 egll voile .scorgere
il figlio di certa Anselda nala da (jueU' allro Ardoino dello Clalrionc
conle di Torino gia da noi ricordalo, e come a lui piarquc , maritata
a Gisalberlo principc di Lucembxirgo. E siccome la dignita palatina ei'a
frequenle c quasi eredilaria ndla famiglia di Gisalberlo , cosl ne de-
(I) Compend'w deU'origine iTArdoinn. MS. della R. Camera dc' f onli p. 50.
(5) n Anno MXV. Harilovigus . . infirm.ilur . . . cl Icrlio kal. nov. obiil. » {.Innal. Sn apiid
ECCABD. Corp. Hill M. Act. T. I. ). Qucsla data della mortc d' Ardoino c ditcrsa acl nccrol. di
S Bcnignu Divion ; voiii al Capilolo XI di e|ucsli Sludi Id Cne. — n CuuTeclus laborc ct morbo »
( Arnuli'UI Hist. Med. Lib. 1 c. 15. H. 11. T. IV. p. 13 ).
(3) — A,ili>i. M. Act. T. 1. ni=.s VII. col. 383.
(4) MUHATOHi , V. la nola prcccdonle , od Aniichila Eslensi P. I. c. XIII. — CiULiM, Ucmarit
di Milaiio V. II. p. 4;2. — I)LKA^nl Marcn d' Iirca p. 52.
;5; ononis III diploma pro Jlimialibus Ticincnsibus S. Mariae ThcodoLic. Dat RaTennac MI kal.
mai aono Ml. Ind. XIV opud MunvTOBI A. M. Act. col. S8a. — I'lacilum \cl laJicalum Papiac
tiibilum ab Ol'.ono sacri palalii comitc an. MI die xiv mcusis oclbbiis lod. \V apud Mluitoki
Jnt. Ktt. P. I. p. 1J5.
I I o STUDJ CRITICI SOVnA I.\ STORIA D ITALIA Er:C.
(lussc, die rArcloino da lui creiluto figUuolo di AnseUla e di Gisalberto,
fosse il Conte del sacro palazzo , di cui nei placito di Brescia.
ri Terraiioo fonno tutto (jucsto ipotetico cdificio avvisando anch'egli
col (jinlini clic queslo Gisalberto coiile del sacro palazzo fosse il fra-
tello della regiiia Cuiiegoiula , colla cui famiglia amava d' innestare cosi
i Conti di Torino.
i\Ia lulto cio Tion sussisle, come si vedc considcrando in primo luogo
siccome q\iesto Gisalberto non era per niente il fratello di Cunegonda,
(li stirpc regia e conte di Luccmburgo , ma un conte di Brescia come
suo padre Lanfranco , e come Favolo Gisalberto I, tulli poi Conli del
sacro palaz/.o (I); in secondo luogo, clie fra i quatlro Ardoini nominali
dal Torraneo stesso, come viventi in cpiel punlo in Italia, nessiuio non
era nato da Gisalberto (2). Uno di essi era 1' Ardoiiio poi re d'llalia,
figlio del conte Dadone: un altro il figlio di lui, dello pure Ardoino
come il padre, e per idiotismo Ardicino e Ardicione: quiiidi T Ardoino
(la lui cliiamato V, figliuolo di Oddone de' conti di Torino , che mai
non cbbe il grado di conte palatino: e rultimo quello ch'cgli creo conte
del sacro palaz/.o, e che suppose figlio d'Ansclda e di Gisalberto, mcn-
tre invece era nato da un conte Lanfranco, come risulta da un atlo
di donazionc pnbblicalo dal Giulini e dal Lupi (3). Ma una maggiore
|>rova che il Muratoi'i e gli altri rettamente s'apposero nel ravvisare in
Ardoino marchese d'lvrea il Conte del sacro palazzo, ce la porge , come
a me scmljra indubitabile, un altro de' documenti teste ricuperati in Ivrea ;
(piest'e una lettera, la quale sebbene non tenga ne data, ne firma, ne
allra indicazione se non se d' essere stata diretta a' re ed a principi di
(/uel tempo , evidentemente si ravvisa scritta da Warmondo vescovo d'lvrea
e dagli altri vescovi suoi comprovinciali (4), nel tempo in cui Ardoino
aveva invaso le possessioni di quella chiesa. La data non si puo con
precisione determinare , ma per le ragioni che accenneremo di poi vuolsi
(1) Giulini Afcm. di .Vilim:i P. IM. p. 148. — Cfr. Lupi Cod. Dipt. Berg. T. II. col. 449.
(2) Terraneo , Jdcl. illusir. V. 1. p- 209.
(3) Giulini 1. c. p. 66 c 500. — Lupi Cndex Diplom. Bergomcnsis T. II. col. 599. Fra i nolto-
scrilli appic di queirallo Irovasi : « ylrdoinus comes, gennanus vidcm Roiendac /iliac quondam Lan'
u franci comitis » come rcca il titolo dolU carta mcdcsima. II LUPI poi slima che questa dona-
zione fuise falta nell'anDO 1033 e non nel 1003, come Tollc il Giulini; ma cio noD fa nulla pel
caso noslro. Lupi 1. c. p. 601.
(4) « Epistota regibus regnorumque Pfincip. missa. i» Append, n.** 12.
DEr, CAVAMERE L. G. PHOVANA. 1 I I
assegnare a' primi mesi dellanno 997. Couiincia qucsl'epistola in qucsiii
forma:
» A vol tulti reputiamo esser nolo siccome Ardoino seJotto tlallo
)i spirito di peifidia abbia mosso Ic armi delta ribelUone contro la regia
» autoritii , ed usiupalo con improvida clazione le inscgnc di una pub-
» blica cavica a detriineiito di ttitto il reame n (I).
()ualc sara qiicsla irnhhlica carica clella quale W'aimondo scrive the
Ardouio avcsse usurpale le iuscgne ? Non quella tli uiarchese d'lvrca,
die al cerlo gia teiieva , e clie non Java a lui autorita vei-una fuori
lie' suoi comitali: non quella ili re d'lUilia, die non consegui die piu
tardi, e die fu a lui confeiita dalla Diela Italiana ; dunque quella ;il
certo di Goute del sacro palazzo, dignita eccelsa ancora in quel tempo,
e la inaggiore sovra I'altre tiitlc , poiclie clii ne era investilo diveniva
come il vicario del re : la cui auloi"ita dice il Muratori , non solo cm
)) cniinente nclla corte imperiale , ma estendevasi anche per tutto il
» regno, essendo al di lui tribunate soUoposU i Conti , i Marchesi, i
» Duchi , cioe i Principi di que' tempi » (2).
^la perche la chiauia usurpala? Come avrebbe polulo Ardoino usurparc
una carica di tanla imporlanza, il cui esercizio per la intrinseca sua
qualita dipendeva dalla volonti dell' imperatore manifestala a lutti i prin-
cipi del reame? Forse meglio avrebbe cgli dello comperata: ne io ri-
pugnerei a credere die le ricchezze dArdoiiio non gli avessero in <{ue'
tempi procaccialo dalla cancelleria imperiale il modo d'oUcnere dal gio-
vine Ottone, e per esso nel tcnpo della sua minorita da' tulori di lui,
uu posto di tale imporlanza. Al postulto, die cgli esercitasse pubblica-
mente e in legale mauiera ruflizio di Conle del sacro palazzo, lo dimo-
stra il plai-ilo pubblicato dal Muratori , tcnuto da esso nel distrello di
Brescia neH'anno 996, e mentre Oltone III si trovava potciite in Italia
e stava per pigliarvi la corona imperiale (3).
(t) n Omnibus vobis notum esse crcdimus Ardoioum perGdiae spiritu scduclum , rehellioniA
» arma contra rcgiam auctoritatcm commovisse , ct publicae fuuctionis insignia ad lotiiis rc^ni
■ dctrimeutum improvida elationc usurpasse » I. c.
(«) Anliij. M. Aco. T. I. Diss. VII. col. 394. — Jnnali <r Italia an. 96S.
(3) n Arduiui Cnmilis Palatii seuteutia in Placilo Limitensi pronunliata, pro EpiKopo Cremonac
'■ contra Walpcrtum ludicem , anno 99G, XI kal. iunias Ind. IX. >> {Ant. M. Ac>\ T. I. Diss. VII
lol. 1383). Qucsta carta non ticnc 1' anno I dell' inipcro d'Ollonc , perclii: la coronaiionr im-
periale avendo avulo luogo in Roma il di precedcnle a qucllo in cui fu (eoulo il placito , la no-
iia sTUDi cniTici sovnA la stouia d italia r.cc.
Gi;\ si e detto , che verso ranuo 1000 Aitloino fu da Ottone HI baii-
dito iieir averc c nella persona ; cjncsto fu per V uccisioiie di Pietro I
Tcscovo di N'cicclli, clie a lui vciinc apposla.
Ma per chiarire queslo fatto , clic da nessiino dcgli storici contein-
poranei non viene raci-onlato, c chc non si puu inellere in dubbio per-
chc aecoiiiiato lie' diploiui d'Oltone, c coiifcrmato da mio de' iiuovi do-
cuiiiciili, e nccessario il farsi uii nioinenlo alle cose gii'i delle.
Abbiaino avvertitc le iiniUizioiii oceorsc iielle divisioiii lerriloriali de'
comilali; naturabneiitc i coiili doveano esscrc avvcrsi a udi cainljiaineiUi ,
chc reslringevano la loro aulorita col privaili di una parte del lerrilorio
soggelto jiriiiia alia loro giurisdizione. Aiicora \i repugnavaiio gli uomiiii
liberi, perclic non senza ragione tcmevano le usurpazioiii de' vescovi : vi
repu^navano gli scliiavi, pcrche col divenir scrvl delle chiese andavim
sotloposli alia recenle legge Oltouiana , che li condaDnava a una jier-
pclua servilu , dalla quale non potcvano allVancarli i capi slcssi delle
cltiese (1): c fiiialuicnlc , tie anche cotcsti erano soddisfatli, jierocche
qiianto piii andavaiio oUcncndo , tanlo piii s' accciulcvaiio di oltenere.
Per le quali cause iiascevano frc({uciiU dissensioiii. Ma iic' roiiiilali mag-
giori dove la potcnza de^ conti era piu grande, a fatica pfflevano i ve-
scovi per mezzo de'loro nuovi ministri gioire di queste eseiizioni; qnivi
perlanlo le disseiisioni riuscivano talvolta in guerre cilladine.
Ad una lal causa vuolsi senza dubbio riferire la querela del iiiarchese
Ardoino con Pietro I vescovo di Vercclli, che lermino colla morte di
questo vescovo. La dignitii comitale, che a titolo di una donazionc forse
SBpposta ^ forse conrcssa o conferinata da Carlo il Grosso a Liutwardo
vescovo ili Vercclli, ed arcicanccllicre di qiicslo imperatore (2), il ve-
scovo Pietro prelendeva sopra Ja cilia di Vercelli, certamente per Je
lizia non nc poleva csserc ginnla a Limitc il di 91 di maggio, cioe il d'l XI dcllc calrndc di giu-
gi». hi f|iianlo nl mancarvi pure gli nniii del regno , vedi le ragioni addoUe dal Muratobi airaonu
one Aniiitli il'Ildlia.
(I) ff Nnn cnim lircbil servo K-^clesiar Rcr\rlut« nnquam cxire , qnom ncquc ipsi prarwdenlrs
^ ecclostis potcrani libertarc », ( In Icgib. Oil. 1 el II. § IV. Vc strvis sctliccnti/ius liberi — ap.
I*EBT1 Af. G. II. T. II. Icgum p. M ).
;S, Questo appariscc dalle parole di un diploma di Ollonelll otlcnuto piii lardi da Leone allro
*««cnvo di Vercelli : « lamdudum quae dala sutil Sancto Eusebio confirniavimus, scilicet ea quae
» snnt neccssaria rt oiaxime rjuac Carolus Imperator Liutwardo Episi'opo, nut dedit aul reddidit «
(OUonu in Bifl.pva Eccl. t'trcell. Out Itomnc an 999 tion. mai\ apud DuRANDi Marca i' Lrta .
P 1 p t It) Vcdi nell'.Appcadice n. 15).
DEI. CAVALIF.nE I.. G. I'lVOVAXA. Il3
luldictro sof'getta alia Marca il'Ivrea: i villaggi, le cuiti e gli allri iio-
ileri dipendenli da ([iie" marrlicsi cd alloia t onlraslali , foise i;i;i ocrn-
pali da I'ietro : le niiove prcti-iisioni dcM riero : » die Ic podeslh laicfie
i> non avessero giurisdizione sown i sen-i e sugli uomiiii delta chiesun (I),
surte non scnza ragionc per la rcceiite legge sopra litata, i-rano Iiaslaiitt
inolivi pel potcnte Ardoino , uomo di nalura subita fd insolleieiile, [ler
lar prova di rilencre o di riaccpiistar colla vioKii/.a qiullo ( li vnW av-
\isava esser suo. Alia naliva superbia s'arrogeva la foraa die il j^rado
eccelso di Coiile del sacro |)alazzo a lui somministrava ; tuttavia seppe
Ardoino frciiarc sc stesso, ne mancarc di previdenza trascuiaudo (inel-
I'aiulo clie Ic divisioiii allc quali slava in j)reda Vercelli a lui protie-
rivano.
Ora nel render conlo di qucsti fatli e dcbilo mio il far osservare
clie la scarsila de' documeuli mi costrinse a ragionariic piii [ler indu-
zione che in allro mode (2) : giacche non tencniio allra giiida die al-
cuiie rare barbariche espressioni de' diplomi imperiali, ed un framniento
di un sinodo romauo (3) , egli si fu dal confront© di quesli pochi dati
t h' io ne dovctti argomenlare I'andamcnto.
Era la citti di Vercelli in quel punlo agitata dalle fazioni, e le di-
visioni ciltadine parlivano da doppia cagione. Fin dall'anno gijo la chiesa
di S. Eusebio era lenula dal \escovo Pietro I , il quale tomato da non
inolto tempo dalla schiavilu de' Saracini (i) , non solo gia s' era posto
(I) DURANDI Marca d' Ivrea P. I. p. 56.
(3) ZSclParcliivio arcivesc. della citta di A'ercciti a iiic con tanta longaoiinc gentilezza aperto da
S. E. Mnnsig. D'Angcnnes , non trovai nulla che pos^a cliiariro qiiesln falto dpi \p5com> Piolro .
nb che possa Icvarc i dubhi sulla scric di que' vcscovi.
(3) Uucumenlo n.° 13 ( Appcndice ).
i) La serie de' vcscovi vcrcellesi e inoUo duLbia per (jucsli anni di cui lr.illianio ; nelle cnrie
rapitolari vi sara di ccrto di die emendarne gli errorl , e si poira chiarire se (juclla Corutilutio df
ditjnitntihus daU'UGnEIXi attribuila a <|Ucsto l*iclr(> 1 neU'anno 990, porti la data dell' anno XII
del suo episcopalo per I* lud. Ill; non avendo io polulo fare cola le ricerche neccssarie. In* ade-
rilo alia testimonianza di queslo scritlore ; ora amniellcndo collTcnEt-Li che Pietro era gia vcsco\o
di quella cilia alincno ncU'anno 9T5, dircnio cli'egli fu quel dcsso, che secondo gli ann. d'EpiDANnn
(/Jer. Franc. T. III. p. 470 ) fu fallo prigionc c condollo in Soria da' Saracini nel 982 dope la \iltoria
loro aA\c Calahric conlro Oltonc II. II quale di poi ollcnala la libcra/ione sua , torno alia sua .sede
di Vercelli dove Irovavasi nel 095 ( Vcdi il placilo di Pavia dell'anno 996 in //. P. M T. I docum
rLmx ) ; nel gi'irno -1 di seltcmbre dell'anno 990, it \cscovo Pietro ir mento\alo in una donazionc
di l"go marchese ( ibid, dncum. r.I.\x\il ) ; un diploma Gnalmenle di Otlone III del di M dicerab.
997 ( //. P Mint. T. I doc CLXxxvii ) , dalo « iulerventu noslri Gdelissimi Raginfrcdi venerabilis
Serie II. Tom. VII. J 5
11^ STUD! cniTICI SOVRA I. A STOUIA I) ITALIA ECC.
nell'iiniiuo di far rcsislcnza al polciUe sigiiorc d'lvrca, clic iirclcndcva
I iijticro possesso dclla cilta , e lU cjuella paile del comilato per la quale
i vescovi di VeicclU vaulavano un'anlica eseitzione, ma aveva spiiito il
suo zelo contro la corruzione del clero, clie forse durante I'asscnza sua
s'era ingagliardila, e contro ccrli servi della cliicsa di S. Euscbio slali
per lo avanti alVrancali , ch'egli di nuovo volcva ridurrc nella scliiavilu
di prima.
Per vero dire , grande convien credere si fosse il malcostume nel
clero Vercellese. L'attcslano vari diplomi impcriali di qucll'cla , i qnali
rieordaudo molli preli ammogliali, c molli ligli di prcli (1), dimostrano
siccome la gran lite sovra I'incontinenza del clero, chc nel secolo XI
tanlo rumore fecc in Lorabardia, aveva gii poste in Vercelli le sue
radici prima del caderc del secolo precedcnte. Quali si fosscro i rigori
nsali dal vescovo contro il suo clero, non risulta: ne se il timore sol-
tanto di essi bastasse a inimicargliclo.
Quanlo ai scrvi afliancati di S. Eusebio , essi aveano oltcnuto la li-
berta sotto i precedcnli vescovi , e specialmenle sotto il veseovo In-
gone (2), sia die' fosse stato elletto della picta o della scduzione, sia
die per danaro , per cambio , per inganno o in allro modx) , avessero
ottenuli i diplomi die gli affrancavano. Ora la gia citata legge d'Ottone
non solo minacciava di novella strvitu quegli alTrancati, ma toglicva
ogni speranza di liberta a quelli che anelavano d' ottcnerla, e ancor
non r aveano conseguita: e ben si pub credere die il vescovo Pietro
*• episcopi " diraoslra che Pietro in quel Icmpo era gia morto. Dunque la fazione di Ardoino contro
Vercelli non f u , come scrisse 1' Ugbelli, agli Idi di marzo del 995, ma trail 4 di selterabre del
996 ed il 31 dicembre 997 , avverlendo clic I'anno cominclava il di 25 di dicembrc.
(I) •> Audita dilapidalione Sancti Eusebii ab uxoratis antccessoribus facta. >> (Dipl. Ott. Ill pro
eccl. Vercell. Actum Romac an. Domini M. Ind. xiv Kal. nov. Append, n." 18). r= « Damns prae-
. dia Giselberti archidiac. Vcrcellcnsis similiter damus praedia suorum gencrorum ,
idcil Vicilianni do Causade, ct Nigizonis de Uade etc. » (Dipl. Ott, III pro eccl. Vercell. auu.
999 non maii Ind. XII. Append. n.° 15).
(S) .. Dccessil bic praesul V id. dec. ... anno vcro 977. >. I'gbelli 1. c. col. 771. » Rogamin
» etiam succesiiorcs oostros, el sub Dei limorc contestamus, ut omnia camhin illicila , et semi*
» ecclcsiae illicile liberalos ad prislinum usum venire cogant, ct ad antiquam scrvitutera venue
» rompellant, maximo Ingonis episcopi omnia cambia franganl, qui pro aduiterio Sanctam A^a-
» tham rum scrvis ct anctllis , et ipsas mortuorum scpulturas ab ecclesia alienavil. " (Dipl. Ott. Ill
an. M. kal nov. Ind XIV; apud DiniAKDI Maria d' Ima P. II. p. 100. Append. n.» 18).
DEL CAVALIEIVF. L. G. PAOVANA. J I .I
£;iii avessc posto mano a quella Icgge che favoriva la sua cliiesa, dallo
srorgcrsi chc alcuni di qucj^li iiiftlici si craiio salvali colla fuga (1).
E cerlamente quello die acciulde non inolti aniii dopo sotlo il ves<ovo
Leone giuslifico la ioro aiiliveggeiiza; da una sua epislola o piuUostu
oinelia direlta al clero ed a' fedeli della sua chicsa , al)h)aino siccoinc
i di|)lomi di liherta slali per lo nddielro concessi a quegl' infelici, ftirono
da Leone distrulti, e quanti di que' fuggiasclii egli pole riavere, tulli
riracciati nella prima servil condizione (2). ]Ma qucsti rigori che il ve-
scovo Leone uso contr' cssi cjue' servi piii tardi assistito da uii miovo
iliploma imperiale (3), Pietro non aveva forse avuto tempo di adoptrarli.
Ad ogni inodo colle ininaccie, sc non allrimenti, alienava egli da se -^
costoro ed i chierici: eppero gli uni e gli allri s'accoslarono alia parte
d'Ardoino: gli uni sperando trovare in esso un proleltore per le Ioro
voglie corrotle , gli altri un difensore della liberla conseguita.
Ordiva perlanto il niarchese Ardoino segrete pratiche in Vcrtelli ro'
principali fra' liberi uomini e del clero, con Gisalberto arcidiacono di
di S. Eusebio, con Cuniberto arciprele , con altro Gisalberto ed Ari-
maniio, giudici , e co" fuoruscili, gia schiavi di quella chiesa, a' quali
tutti, seinbra s'arrogesse ainpio seguito di malcontenti (4).
Con quest! raunaticci e colle proprie sue raasnade (o) mosse Ardoino
sid finire dell'anno 996 conlro Vercelli (G); inlrodotto nella citta o per
assalto 0 per I'aiuto degl' inlemi suoi adcrcnli , le soldalesclie presero,
secondo l' uso di guerra di que' tempi, a dcsolare la terra col fuoco,
col sangue e colle rapine. Non apparisce in qual modo il vescovo Pietro
(I) « Damus pracdia suorum gcnerornm (Gisalbcrli) idesl Vicilianni de Causadc , cl Nigizoni» de
■> Rado, et parentum cius servorum fugithnrum. n (Dipl. Otl. III. an. 999 non. mail. Append, n ** loV
(3) Questa epislola del vescovo Leone non tienc vertina data ( »iccome per i»pecial favore di
que' reverendi canonici ho polulo vcrilicare io slesso nen'originale ) io la crcdcrci scrilla ucl 1004,
dopo la calala d'Arrij^o re di Gcrmania. « Qiios ct <|nol poluimus in hac civilale Vercellis, inco-
>' ria rontificura a servitio ccclesiae Dei, Descimus jier quud maleficium , et eaptiosum laqacom
libcrtalis a iu^o subtractos cliartis contra legem factis , si qnac erant , le);aliter incisis
•■ . . . revocavimus. » Episi. Leonis Monachi Episcopi yercellensii. — Vedi Doc. n.** 14 dell* Append.
(3) Dipl. ononis III pro eccl. Vcrcell. an. 100'), Ind. XIV ( idesl XIII) kal. dov. (Append, n » 18).
(4) Vedi il piii vollo cilalo dipl. Oltnnis III dal. an. 999 non. maii Ind. MI. Append, n." 15.
(5) Masnada b voce cho caraliio si^niQcalo. Dapprima uomini di masnada appellavaosi una qu»-
lita di schiavi escUusi come vili dalla milizia ; ma dopo le no>ita inliodollc dayli Olloni , cssi fn-
roiio accolli fra i vassalli , ed erano come quesli lenuli al scr^Uio dclle armi. (Ml'BATOBI Anh^,
Mtd. Atv T. I. dissert. XIV. col. 801 , SOS).
(6) Vedi la nota (4) alia pag. 113.
Il6 STI'Dr cniTlCI S0\ RA I.\ STOntA n" ITALIA ECC.
vi i)oiiesse la vita , ina la e cosa i redihile ch'egli , siocoinc penso Ag»-
sliiio (leliii Cliies;i , rimanessc Unmiltuariaiiieiite con allri niolli invollo
neirecriiliii coimiue. Perciocchu aveiulo le genii d'Ariloino ilato il sacco
alia chiesa di S. Eusebio , dove probabilmenle Pieiro sera rilmllo per
farvi CO suoi vassalli ullinia resistenza, i neniici \i ajipiccarouo il fiioco,
ed il oadiivere dclliniolicc vesrovo fu sc])olt() ed arso ntdie rnviiic. (I\
Quaiito al teinpo in eui segui quesla lazione di N'crrolli, iion sa|)rei.
dire nulla di piu preciso oltre qiiello die di sopia ho indicalo; il die
argomeutai dal vedere die nd setlcmbrc del 996 il vcscovo I'ietro e
iioiniiialo coine vivenle in una caiia di donazione di Ugo inardicse ,
inentre ncl citato diploma di Otlono III dalo tre mcsi piu tardi , cioe
il 3 1 diceinbre ggT gia vi si Irova noniinalo il di lui succcssore.
FriUlo in \ero della fazionc di Vercelli fU per Ardoino il provocarvi
I'dezioue di un nuovo vcscovo, il quale rilasciando le prclcnsioni ( fon-
date o noil chellc fosscro ) de' snni preccssori sovra il comilalo di Ver-
celli , riconoscesse come conic il marchesc d' Ivrea , e reslituissc a lui
le curti e le terre occupate, prima [U'chabile cagionc de'liligicon Pietro T.
Nello squiltinio fu vinto vescovo Raginfrcdo gia arcidiacono di S. Eu-
sebio , il (piale se si dee awisare fosse con altri molti di quclla canonica
anlico aderente del marchese Ardoino, ccrto pure dovremo ad un tcm])0
diiamare uomo prudente e moderato, posciache durante il sue pontificato
la citta si mantennc in pace: ed egli stesso fattosi innanzi nelle grazie
d'Ottone III ottennc die quest' iinperatore pigliasse sotto la sua protczione
e inundiburdio i beni ed i caaonici della sua chiesa (2)-
L'esistenza di Raginfredo come immedialo successore di Pietro im-
broglio il Durandi (3) : cpperb scrisse, die ad ogni inodo il vescovo
(1) Cfr. Chibsa monsignor A;;oslino: note inrdilo al dipl. di OUodo 111 an. 999 nou. Diaii (App.
n " 1,1) in I. T. Terbv.nei 'fuliulmio Cell.- Ligust. ras. deUa 11. I'nivcrsita T. II; cd allro sup noli'
presso il Tr.MVEU.1 , Binijrafui Piemontesc Decade I. p. 214; piu lo parole scguonii del diploma
niedcsim» : « Damns praodia Ardoiai tilii Dadonis, quia hostis puldicns adiudicatus , Episcopiini
■• Petrum VercoUcnsoni inlcrfccil, el inlerfectuni incendero non expa^il ... Omnia prae<lia Giwil-
• bcrli Arcliidi.iconi Vercellensis , quia cnm essot de familia 8. Euscltii , iuflatas di^iliis ecclesiap,
•> ecclesiara dominam suam aufugil, eamqnc cum Arduino miserabililer vastavit. » Quesli fulli, i
qaali ri»ulUno come si vode dal diploma di Oltone , rispondono bastaotemcnte , per quel die nii
pare, aU'asscrzionc dcllo storico Leo {Hist. U'llalic Liv. IV. Ch. II. p. 303), il qualf scrivc clip
Pittro fu nmuiitzzntn da Ardoino^ per jioii so ijiui/c pretcsto^ c in virtu dcll'autoritii di Conte rff/ S*.-
rro Pittazto.
(i) Ve.li il dipl. in //. /'. .1/. T I. ii." CLXXXVIl. e ncll'Appond. al n. 13 in.
(3) DLRt>Di , Condizione del I'erciltesc p. 134.
DEI, CAVAI.IEBK I.. C. PBOVANA. i fj
ucciso da ArJoino non poteva aver avulo altro iinineclialo successore
(lie Leone, mentre qxiesli e non Raginfredo otlenne che Ardoino fosse
(lair imperatore punito per V uccisione di Pielro. ■Via il Durandi non
bado che Raginfredo era stato arcidiacono di ((uella iliiesa , ed uno lii'
faulori del marchese d'lvrea: salito quindi suUa sedia episcopale , faril-
mente si comprende ch' cgU non provocasse la puni/.ione d' Ardoino.
Cliegli poi fosse rcaln)cnle arcidiacono di quel capilolo, ollrc 1 atti-
stazione deirUghclli (1), lo prova il ycdcrsi, die nienlrc egli era vesco\n
di quella citla !a carica d' arcidiacono era tenuta da un Gisalberto allro
fautore di Ardoino (2).
CAPITOLO III.
CONTINUAZIONE DEL DIEDESIMO ARGOMENTO.
FATTI D' IVREA.
Circa a questo tempo e mentre durava la pace in ^ ercelli , penso
Bccadessero i fatti d' Ivrea , cioe le gare del marchese Ardoino col ve-
scovo Warmondo. Di questi fatti ignoti finora a tutti gli scritlori d'Ar-
doino , viene a noi per la prima volta dato ragguaglio da' nuovi documenli
gia molte volte ricordati: i quali comecche porlino 1' impronla dell'esage-
rato spirito che li dettava , eppero non si voglia con essi fare ciecamenle
a fidanza, riescono tuttavia per noi preziosissimi per la viva pittura che
ci olferiscono delle agitazioni dl que' tempi appassionati, e jier la non poca
luce che mandano sovra la storia degli anni susseguenti.
Le ragioni per le quali mi consigliai che questi fatti d' Ivrea acca-
dessero dopo quelli di Vercelli appariranno nicglio neUaddurre ad una
ad una le le$limonianze dc' nuovi documenti. Diro intanto alia rinfusa ,
••he il pontelice al quale ricorse il vescovo Warmondo contro Ardoino,
essendo Gregorio V, il quale fu papa dal maggio in circa dell anno 996
al 18 febbraio del 998, la conlesa con Ardoino dovette aver luogo in
,1) VctlELLi, llal. Sacra T. IV. De Ep. frrcell.
(t) Vcdi dip). Ott. HI imp. Dat. Romac dod. maii an. 999 I. c.
Ii8 sTUDi rnixrci sovra la storu d italu ecc.
quello stesso spazio ili tempo. Ora abbiamo veilulo siccome quello tlella
fazione cH Vercelli fii pxire tlolcnniiialo dalle ilivcrse date de' docuineiiti
addotli , tra il setteiiibre del 900 cd il llnire di quell' anno medesimo :
era duiique cosa ragioncvole il credere clic Ardoino dapprima si facesse
a ridurre il veseovo di Vercelli, die vaiilava iin" aiilica donazione, e
quiiidi goiifiato da qnesto prospero successo , si volgesse conlro quello
d' Ivrea per riavcre quello ch'egli chianiava falto suo , ed impedire clie
doiiiandasse Vesenzione.
Nou sap|)iamo di certo quale fosse la dissensione che arse tra il mar-
cliese Ardoino cd il veseovo Wannondo. Ma le cause de' liligi tra i
eonti ed i capi delle chiese gia da me indicate erano dovunquc le slesse.
Stavano per costoro i diritti per donazioni di prinripi , per giudicati ,
per canoniche penilenze , od in altra guisa, e lalvolta ancora per usur-
pazioni acquislati: daH'allro lato I'antico possesso , I'uso e la forza die
ill que' tempi pareggiavano la ragione , il grado , la potenza, anzi la
prepotcnza di clii a nome del re teneva in benefizio uno o piii comi-
tati, una Marca: e pero sc diflicili e accaniti dovunque doveano riuscire
codesti liligi , a' quali non poteva provvedere la Icgge iie' pubblici pla-
citi presieduti dagli slessi couli e marchesi , e talvolta da' vcscovi coii-
tendenti, quanto piu non crederemo riiiscissero tempestosi e inconeilia-
bili sotto Ardoino, che alia insolenza delle ricchezze e del gi'ado di mar-
chese, I'altra aggiungeva dell'essere dislributore della giustizia del i-egno,
come Conte del sacro palazzo ?
Con tutlo cio, frammezzo a tali sconvolgimenti pende incerto il giu-
dizio nel cercare da cpial parte stessero la ragione e il diritto. Gia noi
vedemnio siccome l' iusolFerenle Ardoino avesse barbaricamente attutata
ogni resistenza per parte de'veseovi di Vercelli: e come avesse riacqui-
stati od usurpati a sua posta quelli ch'egli chiamava antichi suoi diritti,
e che dichiarava essere stati manomessi dal veseovo Pietro. Non sara
pcrtanto ch' io mi scosti dal vero avvisando che una causa non dissimile
lo spingesse ora contro il veseovo Warniondo, e che in pari modo s'ac-
cuigesse a trionfarne. E per vero dire , se nelle carte vescovili o capi-
tolari d' Ivrea verun indizio non apparisce di una qualche imperiale o
regia donazione anteriore agli Ottoni, fatta a' vcscovi di quella cilta, di
my.i parte del comitato o di altra posscssione che fosse stata propria
de' marchesi d' Ivrea , come appunto per Vercelli solevano invocare
DEL CAVAI.IKBE I.. G. PROVANA. 1 iq
i suoi vescovi (I), noii c cosa iiiiprobabile the ia cjucl fraltempo in cui
iicssun maichcse fii |)rc[)oslo iliigli Oiioni al govcnio d'lvrca, ciou dalla
raduta di Berciigario II all' iiuialzamenlo dArdoiiio, una qiiaUlic curie,
o castello, od allra possessione gia amicanicnle liiiula in bcncficio da
clii governava {juclla Marca , fosse in qualclie inodo vcnula nclle rnaiii
de' vescovi anleriori a Waiinondo (2); la qual lriisi>osi/.ione di signoiia
Mon sarebbe slala nc senza escuipio in que' torbidi lenipi , iie dovcva
esser riuscita difficile negli anni precedcnti, durante la lunga ininorila
di OUone III.
Ma in qual lenipo e da clii era slala riordinata la Marca d' Ivroa .'
Come se ne Irovava inveslito il marchese Ardoino ?
La soluzione di questi quesiti non si pub ollenere clie per via d in-
duzioni: nulla non trovasi ne ncgli anlichi documcnti gia conosciuli ,
lie in quelli die ora per la prima volla vengono da noi jiubblicali, die
valga a pienamente dicliiarare quesLi dubbi. Che aiizi la e cosa osscr-
vabile siccome ne' document! or ora trovati in Ivrea, Ardoino vi e bensi
evidentemente considerato come capo o signore di cpiella citla e di qudia
Marca, ma non vi c nominalo niai ( forsc per dispregio ) ne come mar-
chese d' Ivrea, e ne anche mai col litolo aslrallo di marchese (3).
A' nostri scriltori del 1 600 era slata lieve bisogna il superare codesle
diflicoltu, col dire siccome gia accennammo , die da Dadone suo padre,
da essi soli crealo marchese d' Ivrea , avcva Ardoino ereditato quella
Marca : il cjual Dadone figlio ( dicevano ) del re Bercngario II , 1" avcva
(I) Non ho poluto vcrificare il fatto ncU'arcliivio ropilolare di Vprrrlli: <tn' rspressione del di-
ploma di OUone III dell'anno 999 (non. mail) farcbbc crpdcrc aH'csislenia di lale diploma, ed e
queata : « lam diidura omnia (|uac data sunt S. Euseliio couCnnavinms elc. et maxime quae Ca-
" rolu« ( rimperalorc Carlo il Grosso) Liulwardo Episcopo out dcdil aul reddidit, ilerum alquo
« ilerum ex nunc confirmamus elc. Quod nos ipsi imperatoris Caroli praecepla I e-
1. ginius. 11 Ma quesle parole eon raoUc allre di quel diploma rie.scono mollo sospelle , pcrclie
forse deltale da Leone vescovo di Vercclli , al quale Oltune concedeva il diploma , gran furbo
rd ingordo ingoiatore di heni. ( Vedi .Append, n ° 15 ).
(S) Avvalorano quest' ipolesi le parole del vescovo Varmundo in una sua letlera a papa Grogn-
rio V , al quale si lagnava delle vessazioni d' Ardoino in quesia forma ■ " Quod lania auctoritalo
- recolilis factum pudendum est sine racione routatuni ; nos elenim lam obstinalae suae mcniii
1. fraudibus condolenles , crcbra conuenlione, singulari cxbortacione , sedula legacionc et rAarlarum
■1 mulliplici amonkione ab huiusmodi reuocare pcrfidia quacsiuimus. n ^Doc. n. 10. Append.).
3) A mcno elic nc' luogbi de' documenli dove fu rasliato %ia il nomc d' Ardoino vi fuMC pure
uuito il titulo di marchese.
lao STUDI CRITIC! SOVHA. I,A STOBIA D ITALIA ECC.
euli stesso riciipeiata yvv favore di Ottone II dopo la morte del re suo
iiadre e di Adalberlo suo fralello. Supposizioni al lullo insussistenti
poiclic opposte a qucUo chc risulla dalle dichiarazioni coutemporauee (1).
Cosl , come gia osservamino , in iiessnn documeiito Dadone non \ieiie
(iiialificalo mai coii altro lilolo , i-he eon cjucUo di conte: e non che ri-
sulti cli'egli mai sia statu marciicse d' Ivrea , non apparisce ne ariclie
se egli reggessc un cpialche comilato di cjuella IMarca; <-osi pure da ues-
suno storico non viene esso appellate figUo di quel re , che anzi Arnolfo
nella sua Storia di Milano dice, die tre soli erano i figliuoli di Bereii-
gario, cioe Adalberlo , Guido c Comado (2).
Ma vince omii alira prova ohc Dadone non era figlio di Berengario,
ciuclla che ci si prolVerisce dal documento gii citato dell'anno 987. Quesia
carta data in Ivrea addi 30 d'otlobre di queiranno per 1" indizione xv ,
contiene una donazione fatla a' canonici di S. Eusebio da Ichilda i\-
i^liuola del niarcliese Ardoino , in compagnia di suo niarilo Corrado (i-
gliuolo del fare Berengario (3), di certi beni posti nella contea. di A'cr-
celli. La data d' Ivrea portata da quclla cai-ta , il titolo di marchese da-
tovi ad Ardoino , e la donazione di beni posti nel territorio della Marca
d" Ivrea fattavi da Ichilda sua figlia, sono agli occhi del |)iii severo cri-
tico indizi piii che bastanti per dichiarare che nell'anno 987 la Marca
il' Ivrea era gia teiuita dall' Ai-doino figlio del conte Dadone. Tale era
pure slato il giuilizio porlato da monsignore Della-Chiesa, c gia abbiamo
i'atto osservare siccome il parere contrario dell' autore dclYyidcluiclc II-
lastruta non fii appoggiato ad altro, che al non aver egli avulo cono-
(1) Cfr. Chiesa Lodov. , Sloric del Piimonlc p. 37 — Pliilili. I'lNOOMt , Jug. Taur. p. 49. —
Tesaubo , Regno (I'llatia, annolaz. (498). — Eeco come paila di Dadone padro di Ardoino iiiio
slorico del secolo scorso clic ando scgucado i traviamenti de'scicenlisli : n E^Vi e quasi impossiliile
" di potor acccrlarc la cronologia di (jucsli tempi , e convieue clie il lellore si conlcnti di sapero.
» cht-> Dadone fu rinicsso in possesso della Marca d' Ivrea , la quale poco avanli da uno de|;li
M Ottoni Augusli fu tolta a' snot maggiori , ucl clio tutli convengono gli slorici: ma quando c da
o chi sia slalo rimcsso non si pub prccisamcnte sapcre. Quel che e cerlo pero si e che oiu ae^w
» prima del 98G. » (Benvenuti, Storia deWanlica cilia d' Ii'rea ms. , lib. 3. c. 6. p. 108. ) E prima
dice che Dadone fu rimcsso nel marcliesalo da Adelaide imperalrice. TuUo cio non e appi>(;>.'ia("
a nulla.
[i] AKNULPni, .Vediot. Hist. Lib. I. c. VII. U. 1. T. IV.
(3) Vedi in fine qucsto dor.umento ( Append, n. 1 ) da me altenlaniente trascritlo paroln per
parola dalloriginale csislenle neU'arcbivio capilolare di Vercelli , che lu uno dc' pochissirai a mc
lasciati vcdcre.
DEI. CAVALIERE L. C. PnO\ ANA. 12C
scenza di quesla carta non esplieilamenle citata dal Cliiesa. Or ilaiiqne
come crederemo noi die il marchcse Ardoiiio avesse concesso la propria
ligliuola in moglie a Corrado se quesli era suo zio, cioc fratello di suo
padre Dadone ? Clii iioii sa quaiito fosse il rigore in que' tempi deiit-
leggi ccclcsiastiche circa i matrimonii tra prossimi parent! ? Da tutto
questo se iie deduce doversi tralasciare come erronea I'opinionc chc fa
di Ardoino un nipote del re Berengario , e che rappicca in tal guisa i
diritti di lui al marchesato d' Ivrea , ma die ad un tempo cerU cosa e ,
qualunque fosse il raodo in cui questo avvenisse, die Ardoino gia si stava
al possesso di qudia Marca iiell'anuo 987. La qual deduzione concorda
con quanto s' e detto sul principio di questo Capitolo sovra il tempo
presunto della di lui nascita: perciocche se neU'anno 987 Ichiida di lui
liglia gia era andata a marito , egli ad ogiii modo doveva aver tocclii
gli anni trenlacinque incirca dell' etik sua , ed essere percio venuto a I
mondo , siccome avvisammo , nell' ultimo decennio del regno di Beren-
gario 11.
Afa di piii quesla data dell' anno 987 favorisce ancora le induzioni ,
die noi possiamo formare sovra il modo col quale Ardoino giunse al
possesso di quel marchesato. Perciocche essendo n ell' anno 984 passato
di Tita Oltone II, e correndo in quel tempo I'infanzia e la minorita di
Oltone III, gia riconosciuto a re di Germania e d' Italia dalla Dieta di
Verona (1), propizio era il punto ad un uonio audace e facoltoso per
possession! e per seguilo, qual era Ardoino, di ottenere coUa forza del
denaro, e colla violenza quella carica, della quale al postutto altri avrebbe
fatto vana prova d' impedire a lui coll'armi il possesso (2).
E poichc naiTano i biografi d'Ardoino, siccome egli era de' piii innanzi
che fossero, in corte degli Ottoni, certo che anche per questo lato po-
tremo avvisare che gli venisse in tal guisa agevolata la via alle sue mire
ambiziose , dove le pai'ole dell' epistola sopracitata non ci avcssero in-
sospetlili die Ardoino alibia coU'oro ottenuta tale cccelsa dignita ; forse
egli fn aiutato e dall'una e dall'allra di queste cause.
(I) Aitnali d' Italia anno 9S3. — GlCLini , Mcmorie di Milano P. II. p. 339.
(i) OUooo HI per le cabalo di Leone vescovo di Vercclli , divcnulo acerbo nemico d'Ardoin'>,
nun fccc prova di nssalirlo nclla sua Marca : od Arrigo II re di Germania lo a.«sedi6 invaoo du-
r«nle un anno inlcro nel castello di Sparrooe. ( Cbroo. >ovai. Lib. V. cap. XXXVII. .Von. //. P.
T. V). *
Serie II. Tom. VII. iG
123 STIDI CIlITICl SOVRA I. A STOHIA D ITALIA ECC.
Dal sin qui detto iioi ue polremo adunque conchimlcre , clic al temio
in cui cominciai'ono le garc col vcscovo Warmondo , stava Ardoino jicr
lo meuo da una decina d'anni al posscsso dcUa ]\Iarca d' Ivrea. E quesia
decina era a|i|nnUo quella in cui scrano venule uiaggioniientc manife-
stando le consegucnze delle novila inlrodotle dagli Olloni.
Generalmenle nellc citta pin frecpienli d'nomini libcri (buoni iioniini)
uiaggiore era I'odio deslalosi conlro rarriccliinicnlo del clero, e inaggiore
la resistenza a' uuovi niinislri de' vescovi, fra' quali piu insospettivano
degli awoeali delle cliiese e de' loro nuovi vassalli perche prepolenli (1).
Dovunque quelle mulazioni erano sfregiate col titolo di nuove foggie ffi
governo (2) , cd in moUi luoglii e soUo forme diverse , queste cose a-
veano prodotto risse, movimenti di popolo , sonnnosse, e spargimento
di sangue. Due pensieri infiammavano quelle genii aniinose: tulclar conlro
il clero le poche loro francliigie; conquistarne colla forza altre maggiori.
Cost assai prima di Yeroelli s' era desta Milano. U esemione della
citta e di una parte del territorio (3) ottenuta dairarcivescovo Landolfo
aveva fatto insorgere (jue' citladiin contro la niiova foggia d'aiitorita u-
sata <la nobili , cioe da' vassalli dell'arcivcscovo. La cosa s'era composta
in pace dojio due ballaglie vinte dal popolo, per le quali s' era venuto
a patli, e stabililo i du'itti dc' cittadini (4).
Cosi ancora prima deU'anno 99G in Cremona il vescovo Olderico co'
suoi vassalli era stato privo dal popolo del governo della citu'i , di cui
Otloue T gli aveva concesso V esenzione con cinque miglia di lerritorio (6).
Questa lite duro lungamenle , e si rinnovo piu aspra solto il vescovo
Landolfo successore di Olderico, il quale, siccome scrive Sicardo cronista
(1) Id una carla di donaziouc latla nciranno 1009 ad un nionastcro , o IraUa dal Giulim <lal-
I'arch. Ambrosiano , il donalore Ildcrado prescrive : n Volumus ct ordinamns vcl consfituinius "I
" ia inonaslorio Dumquam sit Advocalus vel Vassallus, quia >idclur nobis magis nocrrc
!■ quani valere. » (Giclini, Mem. di Milano P. HI. p. 500 e 500. Vedi pure le note a talc docu-
nieiito in Flmagalli AnlichitH Longob. Milanesi T. IV. p. 376 ).
(3) Leo, l^icnijc della Coslituzionc delle Ciltit I.ombarde , tiaduzionc del conle Balbo.
(3) Probabilmcnic da Ottonc 11. — Cfr. Leo, I'icende dcUa Coslilu:iorie delle Citlh Lombard t ,
Iradazione del conte B.tLBO , p. IIG, e Giulim op. cil. p. 153.
(4) « Nova pax vetera dissolvit odia. Arcliiepisropus enim memor pasloralis diligenliae , Populus
» vero rocordatus ovilis obedicntiae, donanles praetorila, foedorali sunt pace perpclua. » ( AbmjlI'IIi
Medial. Hist. Lib. I. c. X. R. I. T. IV ).
(5) Dip!. Ottonis III an. 99G Olderico Cremonensi Kpiscopo coucessuin. Act. Itomae VI t.al.
.. iunii , Ind. IX." ( UOUEIXI , //. Smra T. IV. rol. 592). — Vcdi Gai.iM op cit. P. II. p. 353
DF.I. C.VVAI.IF.HE L. C. PUOVANA. I2I
V. vescovo anch' esso di Cremona, fu pure esso cacciato da' Cremonesi
perche pevsecutore del popolo (I). Fiiialinciile vestili mi^liori costunii .
(ioe fattosi piu mite e pieglievole , e tomato nella gnizici del popolo
(per i patti che furono coiicordali), di nuovo veniva accolto nclla ciuii
c ripigliava la sede (2).
Ma ill Ivrca, cilia nclla quale non tiovo die i vescovi anleriori a
VVannondo avessero otlenuto Tesenzioiic , queslc civili disscnsioiii |)iglia-
vano ultra forma: c dove iioi vedemmo Milano e Cremona eraersi tu-
nmltuariamente contro i vassalli del vescovo , qui vediamo i cilladini
seguir l' impulso dato dal proprio marchese, e farsi rabhiosamente in-
coiitro a! capo di quella chiesa (3).
Qual potenle motivo li spingesse in tal guisa contro Wai-mondo, non
si conosce: che anzi la fama di santila di cui ne' secoli posteriori t;o-
dette questo vescovo d'lvrea (i), non va d' accordo ton (juci furori.
Forse oltre quell'ardore per I' indipendcnza, che Ic cilia italianc venivan
nianifeslando, sentiva Ivrea fin d'allora quello zelo pel marchese Ardoiiio
del quale vedremo maggiori prove ne' seguenti Capitoli : e forse ancora
il timore di cadere solto la dominazione del clero, quello era olu; traeva
i citladini a seguire Ardoiiio, nel quale dopo quanlo egli aveva operate
in Vercelli ravvisavano spiriti baslanti per opporsi a quelle odiate in-
novazioni.
K quanlo all' ambizioso marchese d' Ivrca non e diflicile a credei si
file la coscienza della propria forza non lo slimolasse a ripigliare colla
violenza que' beni ch' egli stimava a lui apparlenere, e ad antivenire cosi
rcHetto di un qualche diploma d'esenziorie che il vescovo fosse per ot-
tenerc , come aveano fatto allri molli. Alia tesla perlaiito de' suoi ini-
liti, de' suoi fedeli e famigliari , secoiidato da una parte de" cilladini
(I) « Temporilms llunrici Claudi , rnijclliinus ciVs nomine Landulplius , Creminac luil Episco-
' pus, (|ui nionastorii S. Lauicniii cl Cromoncnsis pnpuli fuil acprtimus prrseqimlor » SiriRDis
in Chron. R. I. T. VII. col. S.'VJ).
(3) n Hum mo\ alios induisscl mores, ao, mulassct vilam, cl cum popiilo Cremononsi ridiissrl
in gratiam , rcccptus fuit in Episcopum. » ( Cavitelli , .4iin. Crcmon. p. 30 ).
(3) " Malodicimns omncs eiuos in cporcia ciuilalc habilnnles, (]nicumqne Ardoino ronsilium do-
'• derint aut adiutorium. » ( Vcdi ncir.Vppondii-e il dncurai^nlo n. 9 ).
(4) Ncirarcliivid capitolarc d' Ivrca conscr>a.<;i I'anliio Riliialc roirriTwio rlie rccilavasi ad onorc-
dol U. Varmondo : era niin c in uso.
I a/j STUDi rniTici sovra i.a stoivia d itai.u eco.
t" iVd vassalli stessi di Warmondo (1), iiivadeva Ardoino inojmialamenle
1 lu'tii della chicsa di Santa iMaria Eporediense, racciava con violenza
il vescovo diilla sua sede, cd occiijiaAa le lerre, Ic case e Ic allre pos-
sessioni da quollo tcmitc. ]Ne contcnli a (jiieslo gl'invasori, secondo I'uso
l)afbarico di que' tempi , s' abbandonavano a' solili modi , guaslando ,
mettcudo a fiioco cd a sacco i beni occupati, e maltrattando in essi o
sterminando gli schiiwi cd i scrvitori (2).
Tali crano gli ceccssi di Ardoino non al certo nflievoliti nelia narra-
zione del vescovo Wannondo , ma resi assai probabili dalla tristizia di
cpicirctM. Odasi adesso da' documcnti medesimi con (juali armi provve-
desse qucsli alio difcse.
L'occupazione non era stata continua, ma le aggressioni replicate, e
le vessazioni perenni; tutto (piesto ci narra Wai'mondo ne'documenti (3);
tuttavia egli contraddicc in qualche guisa a se stesso , ed attenua senza
volerlo la forza delle sue lagiianze, e renormita de' bistrattamenti sofferti,
col favellarnc quasi al cospetto di Ai'doino con tale veemenza che palesa
la liberta sua , e cosl fai' opera (ma non a torto) di concitar contr'esso
i fedeli della sua chiesa. « Sappia la carita vostra, o fratelli miei, ( cosi
» in una pubblica allocuzione ) siccome iin certo tale per nome Ardoino
» posponendo per consiglio diabolico le cristiane promesse falte nel bat-
it tesimo, e la fede giurata a questa Santa Chiesa Eporediense , abban-
» doniilo il sei"vizio di Dio e della Santa Chiesa , voltosi in apostasia ,
» ed al dcmonio, al quale ed alle cui opere aveva rinunciato, non ha
» temenza di dare il guasto e depi'edai'e la vigna del Signore, cioe \»
» di lui Chiesa, opprimendo ed uccidendo i poverelli di Cristo, redenti
» col prezioso suo sangue, assiduamente rapinando le loro sostanze.
n Or dunque perche cestui esser doveva figlio di questa Chiesa a
» noi per volere di Dio commessa, ed invece si e reso nemico e pci-
)' secutore di quella: perche rinato in essa per I'acqua e per lo Spirito
» Santo , annoverato fra gli adottivi figliuoli di Dio , egli coll' imitar
» il demonio si dimostro figlio di queslo : noi dobbiamo andar soileciii
(1) ■• MalcdiciDius omncs milKes tcrram Sancte Marie Epnriensls lenentcs, qui cl ao*i>rr
reiiam fidcm in orani ingcnio non iuuauerinl. n ( Uoc. n. 9 nell'AppenJ. ).
(J) ■< Cuius Episcopum a sedc propria sacpe iiiolenlcr cxpulit , cuius scruos conlnuit, cuiuj
ramalon cxtcrminauil. » ( Doc. n. C nell'Apprml. ).
(3) Oocom. passim.
DEL CAVALIEAE L. C. I'ROVASA. 120
)i accio nessuna delle pccorelle nostrc non vada per la pastorale nostra
» negligcnza in pcrdizione , e non abbiamo di poi a render conto di
» essa al Prineipe de' Taslori G. C. S. N. nel tremendo giudizio, giusta
» quanto egli stcsso nc minaccia.
)i Mandammo a lui un chierico nostro con lettere ammonitorie (I),
» una volta , due volte ed una terza, second© i canoni invitandolo ad
» emendazione , satisfazione e pcnitenza , c rimpi'overandolo con paterno
» alletto. Ma esso , pur troppo , con diabolica ostinazione disprezzo gli
« avvisinostri salutari: che anzi durando nella sua prima malizia, di
)) giorno in giorno ruina nel pcggio, e imitatore di Giullano Tapostala,
11 goiilio di superbia sdcgiia di soddisfare alia Chiesa di Dio !
» Contro di somiglianti trasgi'essori c violatori della santa legge, c di
» quella pace che G. C. dono e lascio a'suoi Discepoli, abbiamo precctli
» divini ed apostolici che ci prescrivono (picUo s'abbia per noi a fare
» di costoro. Perciocche, dice il Signore nel "S'angeio: se il tuo li-atcliO ecc.
» Adempiendo pertanto i precetti divini ed apostolici, questo putrido
» mcmbro incapace di medicina troncheremo dal corpo della Chiesa
» col fcrro dcU'escomunicazionc e di una tembile maledizionc, accio le
» altre membra del corpo nostro da si pestifcro moibo nou vengano
» awelcnatc » (2).
Fu di fatto immediataraente bandita da Warmondo la scomunica contro
Ardoino , contro tutti i suoi compUci , seguaci , uomini , fedeli , amici c
fautori : e contr'essi coloro che con Ardoino mantenessero comunanza (3).
II rito poi che osservavasi in quel tempo ed in quelia chiesa nel pro-
nunciare tal maniera di scomuniche ci vien descritto nel modo seguente.
Ogni volta che il vcscovo aveva delibcrato di scomunicare od anatcma-
tizare (4) un qualche infedele per manifesti c ccrli dclitti , egli, dopo
la lettura del Vangelo, ne ragguagliava il clero ed il popolo, informan-
(I) Vcdi al documcnlo n. 3 una di qucsic IcUere.
(J) Append, doc. n. 4. — Vedi pure Formulae veUrcs exnrciamontm et excommumcationum . puli-
Wicalc dal BvLUlio in Cupit. Reijum Francor. T. II. p. 003.
(3) B Nos vcro cundem ( Ardoinum ) maledictum cl aposlalam cum universis complicibus «ui>
"• pt scquacibas cl lioniinibus ct lidclilius cl ainicis cl comniunicaloribus cl faulorilios eius clc. «
( Doc. n. 6 ;.
(4) n Excommunicationcm maiorem pulo idem atquc anathema i|Uod olim ab «coin'nii'i'i''l'<""
' timplici (listinguebaDt. » DI'Cance.
ia6 STL'DI CniTICl SOVRA I.A STORIA D ITAI.IA ECC.
tloli con una breve allocuzione tlcUa qualila de' delilli apjiosli all' inqui-
sito , e della nccessila ili fulminar coiili' esso la scomunica (i).
QuiiiiU il vcscovo chcouclalo da dodici sacerdoli , che tenevano iu
inaiio lainpade accese , pronuiiciava una luiiga scrie di lerrihili nialedi-
zioni contro il reo , ad ognuiia delle cjuali il coio rispondcva FIAT.
Di noi seguiva la lonnola della scomunica, e questa Icrmiuata, i delli
saceidoli gellavano a terra le loro lanipade, e le conculcavano co'piedi.
Conipiulo il rilo , il vesco\o do\cva spiegarc questa foi'UQola di sco-
munica alia plebe , e nella lingua paiiuta , accii) tuill comprcndessero
quanto terribile fosse quella senlenza (2) , e come da quel punto non
si dovcssc pill averc comunanza veruna cello seonmnicato : e finalmenle
come chiunque seco lui mangiasse o bevesse , o facesse orazione , chi
lo abbracciasse o venisse con csso a famigliarc colloqulo , ove non fosse
per condurlo a peuitenza ed a satisfazione , rimancsse colpito dalla nie-
desima scomunica. Mandavansi in seguilo leltere agli altii vescovi (3),
e nelle varie pievi , imponendo a' Parrocehiani di anuunciare in ogni
domenica dopo la lellura del vangelo , tale scomunica alle popolazioiii
alle loro cure aflidate , accio nessuno per ignoraiiza non facesse comu-
nailza collo seonmnicato. Quindi tale sentcnza dovea esseVe notifieala
al melropolitano (4).
Dalla relazione di Warmondo sembrami rlsullare in egual modo e il
delitto di oppressione di cui rendevasi colpevole Ardoino , e I'esagera-
zione in che trascorreva il vescovo oppiesso. Perciocche tutte le accuse
di apostasia , di spergiuro , di persecutore della Cliiesa apposte dal ve-
scovo al suo nemico, tutte riducevansi in quella di aver occupali i beiii,
o parte de'beui della sua cliiesa. Quindi la libcrta con cui parlava del
niarchese d'lvrea, e lo stesso atto di fulminare contr' esso que' lanti
anatemi, dimostrano die le vcssazioni d'Ardoiiio non erano poi tali, che
lesercizio della sua episcopale dignila venisse a Warmondo impedito.
Delle quali cose Iroveremo or ora una prova maggiore.
(1) Doc. II. 4.
(J) « Post hacc cps plcbi ipsam cxcomnnmicolioncni cuuiunihus ucikis debet explicarc
( ilocumonto d. 7), cioc nella lintjua che si parlava comunctneule in Ivrca sut linire del X secolo.
Qual era questa lingua, ciuc dialcllo ?
(3) Cioc prohabilmenic agli aliri vescovi sufTraganei della cliiesa arcivescovile di .Milaim.
(i) « Seniori etiam eius ipsa excommunicalio debet uola fieri. » ( Ibid.).
DEI. CAVALIEUE 5.. C, PROVANA. 1 2-
Ma I'efiello ill qneste rigorose censure non fu , per quel clie appa-
risce , di far ricre;lerc il marcliese Ardoino, lie di ra'.lcntare le sue in-
cursioni sovra i beiii iIclUi cliitsa (rivrea, ina si piulloslo tli reiulcrle
piii frequenli e piii crudeli.
A' quali eccessi con fiincsta allcrnativa conisjtonclcva il vcscovo no-
vellc sentenze, colic quali scomunicava una scconila volta il marilicse
Ardoino ed i suoi (1). E per reuderc per avvenlura piu solcniic e piii
acerbo questo secondo anatema , ollre le novelle malcdizioni colic quali
colpisce Ardoino c i suoi seguaci , egli nomina specialinentc fra cpiesti
nil Amedco fratello d'Ardoino, cd un Ewrardo.
Di (jucsto iiuovo frulello del marcliese d' Ivrea , e gia da noi sulla
fede della stessa carta nominato nelle paginc preccdcnti, iiessuno slorico
e nessun altro documento ne prima ne dope non fa parola ; avviserenio
pertanto cli'cgli ponesse la vita in fpiellc civili commozioni ; cosi jiurc
di Everardo qui noverato fra' capi d'Ardoino, del quale non mi fu dalo
fiiiora di sapere altro che il nome (2).
Questa seconda scomunica c, s' io non erro , qucUa indicala da War-
inoiido nella Icltera al poiilefioc Gregorio V , imperocche i niaggiori
rigori del vescovo portando al colino il bestial furore d'Ardoino, la cliicsa
d' Ivrea cadde in uno spaventoso abisso di mali, dal cpiale Warmondo
non aveva piu potere di soUevarla. Ricorse pertanto a quel pontefice
con una calda c patetica lettera , la quale , scbbene non porli venina
altra indicazioiie se non se d'essere stata scritta al nome dcW ndimanza
de" vescovi ( scnza accennare di quali ) al Sommo Pontefice Gregorio ,
ajiparisce cliiaramentc come opera del vescovo d" Ivrea (3).
Lo stile avviluppato e metaforico di cpiesto documonto, zeppo di tras-
lati e dcUe indispensabili antitesi in uso a que' tempi , si distingue lul-
lavia da quello allora adoperato da' notai nelle pubbliche scritlure, per
l« niinore quantita d' idiotismi e di sgrammalicazioni; nuovo escmpio
(1) « Undis eum corri^ji putauimus , indc eum ciiidcDtius doscuire ul scilis cnmporimus fmli-
iam eum sccnndo analhcmalis aincolo innodaoirous. u ( Docamento n. 10 ).
(3) bocumento n. 9.
(3) n LumiDc inlimae coDtemplacionis divinilus illustrato, Domno Grpgorio PonliCcam Sdminn:
I'oelus Episcopnrum , quid quid pracscns in Domino delcclabilp , pl fulurum liabel oplabilf, cum
' scdula nostraruiu procum <lcvotione. » ( Hoc. n. 10).
13ft STUDI CniTlCI SOVn.V LA STOniA D ITALIA ECC.
die tiiinostra siccome le poche cognizioai lettevai'ie scampato neH'muvei-
suie iniioranza , stavano sul cadere del secolo X nellc mani dc' chierici.
Nu la Icllora manca darle, ne di qualclie utile piaggialura verso il
pontefice, o difeila delle osagerazioni <M che sempre soglioiio abbondare
scritti soraiglianti in tempi agitati e faziosi: ma sino^e quQStg sono
bastaiUemente oliiare e patent! , esse nou falliscoii.o puuto , anzi gioyano
coH'cccesso de' loro colori, al qnndro col quale vj si, vHcdeowJuoyere il
papa. :»oii tiUiiA- {&)
II sunto della lettera e questo : neHa, prima parte vi si.jjicorda al
pontefice, essere egli state commesso per ispeciale miserazione di Dio a
tutelare la dh'ina credith (ctoe laCliiesii): come riiapevatofe, ^mq coh-
giunto (I) al governo della superficle del mondo ( Y impevo j.'omaiio ).
i< Codesti due ( cosi I'epistola ) che una stessa line» di jj^entela con-
» giungc, che una stessa fedc conforta , ^leggiono al tutto (^entire ad uii
» modo, pi'emcditare a vicenda le stegsercose , traiTe ad^un medegimo
» scope, e a questo in non dissimilc gwisa arriyavsfrf ,(iji)<,(o [i,,
Dovere I'uno e I'altro di continue ed altentameiite. vegUare accio nulla
non accada che turbar possa 1' andameiito del moudo : nel quale se al-
c«ma cosa si vada innalzando , od altra fuori del debilo abba'ssando , tosto
e dovere che per I'opera loro la strada s'appiani « talcj^e ( soggiunge )
)) il vostro camminare inofiesamente proceda, ed al gl'Cgge che vi tien
)) dietro, imitabile succeda (3).
» Doni pertanto ascolto (cosi conchimle la sua sposizione) la pater-
» niti vostra alle nostre lagnanze : inondata delle lagrime nostre cou-
rt desceuda a' gemili nostri : ed a noi tutti provveda (4).
n Considcri il capo uostro a'lamenti delle altre membra: si che quel
11 male che era negletto in noi va serpendo, di nascosto rependo , non
» giunga alia fine ad occupai-e il capo , e in tal guisa tutto il corpo
(I) Grcgorio V era nal» Ji Liutgarja mn^lie di OHonc duca di Carinzia e marchcse di Verona,
fi^liunla di Ollonc I imperalorc , avolo palcruo di OUoiic III allora imperalore repnaiile. Grcm"Hi'
ed Otlonc HI crano dui»|uc fratclli-ciigini.
{i) I' Quos ctcniin projiaginis linca unit ct omnis coDsolidat fides , dccct unum senlirc, idip«iim
I inuicem pracmedilari , idem saperc , ncc dispart clausula terminare. » ( Doc. n. 10 ).
(3) » Quatenus ucslcr incessus inod'ensc procedat, cl subscqucnli grcgi imilandura sucvtclat •■
(Ivi).
(4) '< Intendat igilur patcraitas Tcstra I?.menli3 Doslris pcrl'usa gcmitibns Doslris , et proMdcai
» omnibus nobis. » ( Ivi )
DEI, CAVALIERE L. G. PHOVA.\A. \ nq
)) non ne abbia miserabilmente e forse irremedialmente a infracidire (1).
» Ma acciocchi; sia noto qiicllo che da noi si cliicde, ( cosi nella nar-
» rativa ) noi vi proireriamo Ardoiiio cotnc obbielto della nostra lei^a-
» zione. Ardoino, il quale nulla in se non ha di divino , nulla di u-
)) mano Nulla di divino perocchc porta invidia al bene di tutti :
1) amniazza pcrfino gli stessi sacerdoii , c (piasiche possa aiTecar loro
1) pena pii\ veeinenle, con inaudita scTizia appresta 11 rogo a' loro cadaveri
» ecc. (2). Nulla non tiene d'umano poiche menlre piu inferocisce , e
» sttibondo di sangue, ama e gode di versarne quanlo pii\ puo egli me-
» desimo, e di pascerscnc lo sguardo ( il che c aiieno da ogni sensn
>) d' umanita ), tiene per sommo \anto l' accendere in altrui lo stesso
1) sue furore ecc.
» Ma avrengachc una tale e tanla contesa, come queila che abbraccia
» la causa di noi tutli , sia per la lonlaiianza vostra (3), che per I'in-
» dugiare del cristianissimo nostro Imperatore, non abbia finora ottenutd
» verun provvedimento ; degnisi la piela vostra, queila coU'occhio dello
)) spiiito esaminare, ed a noi tutti con paterno alTelto in comune pro^-
» vedere, accio premuniti della protezione di un tanto padre , possiamo
1) una volta aiidare escnti da' tradimenti di questo denionio vestiio di
» forma umana » .
Prosegue quindi con egual calore , ed aggiunge doversi preferire la
salute, di tutti al vantaggio ingiusto di nn solo, che senza veruna onosla
necessity od utile cagione e Tautore di tanti mali.
<( Ne noi saremmo ( dic'egli ) scusabili al nostro intemo giudizio ,
0 ove alterassimo la verita di tali assei-zioni. Deesi ad ogni modo anti-
)) vedere , che non succeda maggior male, ed e vergogna che quello che
(1) Si oR&crvi al doppin slgnificalo della voce caput; cioe capo^ signore ^ perclie Pontcficr, n-
spelto agli altri chierici : e capo , testa rispetto alle altre membra del corpo umaoo. ■• Aniraail-
■ ucrtat Caput nostrum mcmbrorum conqucslum , ne forte in nobis negleclus ( nct/lcclum ) male
« ( malum ) , scrpendo et latentor repcndo preoccupel caput , el sic tolum miserabililer aut fnrsaii
' iDremediabilitcr corpus labcscat ( Ihiil. ).
(S) Amplificazione rctlorica, che si riferisce alia morle di Pietro I vcscovo di Vercelli , di cui
net Capitolo preccdenle , prova novella die non ci siamn ingannali circa il tempo in rni accaHderci
le tluo spedi/ionl d'Arduliio, in Vercelli ed in Ivrea.
(3) Ciuii la lontananza di papa Grcgorio V da Roma, dondc net 99C era fuggilo '■ nudum nui-
^ nium rcrum » cacciato da Crcscenzio , cli'egli stando in I'avia scomunicu nel concilia lennlovi
nel 997. ( Vcdi Ami. IlUdeshciiu. ad ann. , apud Pehti 31. G. H T. V, el Lilt. Greg. V tie Sinndn
Papiensi in Pertz , T. VI ). Cio accrescc rargomento ch' io fo sopra la dala di qnesia epislola di
Warmondo, cli' io gindico posleriorc al ritorno di Gregnrio V in Rdma, die fu circa il ii febbraii^
MS ( MiBvr. ad .inn 1
SEniE 11. Tom. YII. 17
i3o STtni cRiTici SOVHA i..\ stcria ditaiia f.(.c.
)i vol saiiclc cssere stalo con taiUa autoritii operate, venga ora scnza
)i ra^ioiie imilalo(l). Perciocclie clolcnli iioi tlella fraiulolcnta sua osti-
» nazioiic nolle iVe<iuenli adunanzc con sini^olaie esoi'lazionc, con jion-
» derata legazione, e colla moltiplice ammonizibne delle ,carte cercammo
i> rivocarlo ila cotanta perfidia : lua penlic luoino ti-isto si fa coirani-
)) moniilo peggiore, noi avvisammo coneggcrlo col/a prima scomunka {'i):
>i quinili , come ben v' e nolo, noi lo. veilemnio piu apeiUuucnle incru-
11 delire: eppeib lo annodammo <:ci\ secondo vincolo ddtanatema, giusla
» quanto dice il Profela ecc. Considcri adunquc la S. V. se qutgrncln"
» cotanto giustamcnle y}< vincolato debba era, inrorretto, venire si'in-
y» colato: o se quesla sua sinncolazioite dcbba vincolure noi stcssi. iUla qual
» considerazione (cosi Icrraina la lunga cpistola) G. C. eccili la mente
11 Nostra, e finalmente conceda di levai-e l' inopediinento a tale giusla ccn-
n sura » (3).
Questa leltera, della quale abbiam creduto dover quiriferire un sunto
fedele , prova evidentcmente che Grcgorio V, uomo sebben giovine, in
cio di pacato giudizio, non approvo le vendclle di que' vcscovi , e chc
ncUa lite che ardcva tra il marchese d'lvrea c Warmoudo, tutto il di-
ritto non istava forse dalla parte del vescovo, scbbene i modi usali da
Ardoino fossero barbarici e oppi-essivi.
Che antichi e solenni fossero i diritti del marchese d' Ivrea, lo dimo-
slra ancora una clausola di un imperiale diploma strappato pochi mesi
piu tardi, sotlo il pontificato del focoso Silvcstro II, dall'avidila di Leone
il monaco, vescovo di Vercelli e successore di Raginfrcdo, al troppo
facile Ottone III, clausola colla quale questo imperalore in un' ampia
donazione fatla a Leone , esclude espressaraenle le ragioni che aver po-
tessc il marchese d' Ivrea sovra le cose donate (4).
^la meglio ancora aj>parisce siccome Gregorio V, tuttoche disappro-
(Ij ■> Et quod lanta auctorilale recolitis factum, pudendum est sine racionc inutatum. « ( Iliid ).
i^uesto si ril'd-iscc , a parer mio , alia scomunica da lutti i ^escovi pronuaciata , clienon vonno
Hal papa confcimata , o forsc annullata, come meglio si vedra in appresso.
(3) ic t'ndis cum c()rrii;ere pulavimus. » Evidenlemcnic si^'nifica la scomunica . ma non tro^o
ccnni) della frase untHs cnn-irji in lal senso nel DuCANGE.
{'i) " Considcret ipilur sanctitas vestra si tarn iuste innodatus del>eat enodari incoireclus , atil
1. til sua enodationo nos omnes deceal innodari. >- ( Ivi in line ). — Senilira e\iden(e adumi«e, ct<i'
le due scomuniclic liandite da Warmondo non erano stale appro\ato o conl'ermale dal Pontelice
(4) « Mra igitur impli maicstate praecipimus ut iiuUus dux , nullus mardilo, nee eliani Y po-
» riensis raarcbio etc. audeat sera Verceilensem Kcclni aul prac<licluni Leoneni Kpm elc. mole-
u slarcdisucslirectc. •' (Oipl. Oil 111 pn, Kid. Vei ceil an 999nnn. niaii,///j<. P.flt.'lW. doc. CXClll).
BEI. CAVALIKRE L. C. PKOVANA. 1 .') I
vaiido gli eccessi di Aiiloino,non aveva confermalo la senteuza ili (|iul
sinoilo, da una breve epistola sua di cui qui leco la lelterale versioiie.
« Gregorio vescovo servo de' servi del Sigiiore ,
n ('A tii Arcloino) (1) cspugnatore delta crisliana fedc , nessuna Ir-
» nedirione, poiclie ancora nessuna non ne meriti.
>) Abbiamo inteso, c di cio gravemenle ci duole, siccoinc la S. Chiesa
)) Ipporcdietise prova intollcrabili mall dalle luc vessa/.ioni : v. come cola
)) dove riccvcsli il lattc dtUa dotliina, a remedio deiranima lua , con
» diabolica gralitudiue lu non innorridisci di corrispondere il veleno
» della persccuzione, od hai temenza di dare il guasto alle possessioni
» di quella chiesa.
)) Pur troppo egli e cerlo clie lu li diletli di andarc iniquilii ad ini-
» quita aggiungendo , a persuasione di colui che ti lia spinlo a dar
)) priucipio a tauto male.
» lo pai'ler5 dunque a te con aulorila aposlolica.
» O ccssa le male opere incominciale , cd ammenda quelle clie tu liai
)) comrnesso, o sdppi che nella Pasqua del Signore lu verrai dalla s|>ada
)) dcU'anatema infallantemeiite punilo n .
Quesla letlera (come gli altri 10 documenti dellarchivio capilolarc
(I'lvrea) non porta veruna data; faremo aduiique d' indagarla alia ine-
glio. Dapprima siamo cerli clie essa fu scritta tra il principio di maggio
deiranno 996 ed il 12 di fcbbraio del 999, tempo nel quale Gregorio V
lennc la sede apostolica (2). II non trovarsi traccia fra i documenti
d' Ivrea dcUa scomunica qui minacciata da questo jiapa ad .Vrdoino.
ini fa credere che questa lettera sia degli ultimi mesi del 998, giacchc
le vessazioni di Ardoino avendo durato , come apparisce , assai tempo,
se la lettera fosse stala scritta ]>rima della pasqua del 998 , la scoimi-
nica pontificia avrebbe avuto luogo.
Cio poslo lie conchiudo che essa fu la conscgueiiza delle doglian?.(
surriferite di Warniondo c degli altri vescovi, e che questc furono sportc
al ponlcfice pochi mesi prima in quel medesimo anno 998. La qiial
osservazioiie s' accorda con (jucllo die abbiam delto , assegnando alia
(1) Spaxio in bianco pel nomc di Ardoino r.islintn via ovidentemculc. ( Vedi il doc. n. II p le
nulo nell'Appcudicc ). " Greg, eps scruus scruoruni Ilni ( ) xpi«nac fidei expugnalori.
.' nullam, quia nooduni mereris hcnedictioncm i>.
,1J Min.M. Jmiali uj anil.
1 33 STL'Dl CRITICI SOVRA I.A STOHIA d'itAI.IA FXC.
fiizioiie Ui Ardoino conlro Vercelli gU ultuni mesi deiraiuio piecedeulc.
Allroudc clie la pace si ricouipouessc tra il uiarchcse cd il vcscovo
d" Ivrca, sia perche la scomuiiica de' vescovi coiilr'esso fosse irrila, o
perclie fosse levata in seguito di qualche satisfazione data da Ardoino, me
lo fa credere il vedere che Warmondo continuo pacifico possessore della
sua chiesa d'lvrea ch'egli teiinc sino all'anno 101 1 , tempo duranle il quale
Ardoino riinase nou solo possessore della Marca d' Ivrea, ma che innalzalo
alia dignita di re d' Italia, egli avrebbe trovalo modo di deporre Warmondo
da quella sede, ove non si fosse ira di loi'O ricoinposta la pace. Coraun-
ijuc poi andasse tale bisogna, ccrlo e che la vittoria fu per Warmondo,
giacchc addi 9 di luglio dell' anno 1 000 egli otlenue dall' imperalore
Ultonc 111 il diploma iV esenzione tanto temuto da Ardoino, per cui gli
si conccdeva « tutto il distrelto ( territorio ) della citt;« d' Ivrea, e fuori
)' d'essa per tre miglia in circuilo (1).
Ma |)rima di cio una maggiore tempesla sovrastava ad Ardoino. Come
gii si c dctto, era a Raginfredo vescovo di Vex'celli succeduto (proba-
bilmente ne' primi mesi del I' anno 999 (2)), il famoso monaco Leone,
jiersonagglo del quale e nola nella storia di quegli anni I'insaziabile avi-
dita delle ricchezze, e la valente maestria nel deslreggiarsi per conseguirle
fi-a cabale, raggiri ed intrighi (3).
Uno scrittore Vercellese voile ravvisare in questo vescovo quel mo-
naco Leone abbatc in Roma del monastero de' Ss. Bonifazio ed Alessio
sul montc Avvenlino , il quale ando nel 99b legato in Francia di papa
Giovanni XV al concilio di Reims, per decidcrvi la lite tra il famoso
(ierbcrto ( che poi fu sommo pontefice col nome di Silvestro II ) od
Arnulfo, per 1' arcivescovato di quella citta (4): ma nessun date non
(I) " Omncm ciusdcm civitatis districtum ct publicam i'unctionnm , atijue forineccns circumcirca
■■ per Iria miliaria elc. » (Dipl. Ott. III. Uom. Imp. pro Eccl. Ipored. Actum Papiac VII id. iul.
aan. D. I. millesimo , Ind. \U. etc. Append, n. 17 }.
(i) Ari^omcnto qiicsia data dal vedere che il diploma imperiale sovra citato , die dona al \e-
scoTo I.eonc i comitati di Vercelli c di Sanl'Agata, porta quella di Roma a' 7 di maggio 999
es,\\ e presumibilc die Leone sia che come monaco abitasse in (juella citta, o che appcna elello
vescovo vi si recassc , poiiesse in campo tutti i suoi mane;^gi per ottenerc cjuell' insigBC diploma,
prima che il marchese Ardoino nulla Don operasse per impedirlo.
(3) Glabbi Rod., f'ila S. ff^illelmi Uhion. Abbatis apud Bollard, die 1 ianuar. § XI. — Chrmi
Noval. Lib. V. c. XXXV novae edit, in //. P. M. T. V. — Epist. Futhcrli Canwl. apud Ducof >M
li. F. T. IV. p. 193 e seguenli. — Mabillon , Annal. 0. S. B. T. IV ad an. 099 — MuB»Tom,
Antii}. Med. Aef. T. VI. col. 318. — TEBnANEO , Me!. III. P. II. p. 111.
(■») Riciirni, f/ist. Lib IV. § 95, ap. Pekti Sf. C II T V.
DEI. CATALIERE L. C. PROVANA. 1 33
avvalora fjwest'opinione , ote non sia la possihilitu quanto al tempo: die
anzi Tetkiitlo noi clie il vescovo Leone entrb j>oi nelle grazie di Sil-
veSlro II, al quale ncl conciiio siiddetto <|ik'1 legato pontificio si era
inostiato avverso, ne argoraenteremo the poco probabile sia 1' ipolesi
dello scrittore di Vercelli. '' ""f ■-.
Ad ogni J««do certb e, che Leone vescovo, fu monaco, e che neH'aniio
099 trovavasi in Roma, dove s'era procacciato fmna, siccoine scrisse
Jicnzone vescovo d'Alba , di facondo parlatore e A'efficace operatorc (I ).
Entrato , edmnnque questo avvenisse, nelle giazie di Ottone III e del
iiuovo pont'eGce Silvestro II successore di Gregorio V, s'avaccio egli ,
appena eletto ( forse pel patrocinio loro ) alia sede di Vercelli , di ot-
tenere quell' insigne diploma imperiale che gli coiicedeva gl' inteii co-
initati di "S'^eroelli e di Sant'Agata con ogni pubblica polesta e dominio,
potente cd eflicace mezzo di antivenii-e e d'allulai-e ogni giurisdizionale
pretesa che aver potesse il marchese d'lvrea sovra di quelli.
Ma cio non baslava aH'astulo monaco. Che mosso da un lalo dal ti-
raore dell^ Ttndette del marchese d'lvrea, e spinto dalla setc d'ingo-
iarne le ampie ricchezze, tanto seppe egli operare serpentando alle porte
dell'aula inipcriale e del palazzo pontificio, adulando, insistendo , ed esa-
gerando i guasti sofferti dalla sua chiesa, apponendo ancora ad Ardoino
come nn'personale misfatto la morte del vescovo Piotro, che condusse I'uno
e Tallro di que' potenti a novelli rigori. E tanto piii si vuol credere che
questi rigori Ibssero I'efFetto delle insisteiizc del vescovo Leone, che gi:\
dalla morte di Pietro erano passali alcnni anni, c mai nessun richiamo
nc per parte del precedente pontefice Gregorio V, ne per quella di
Ottone, non era state mosso contro il marchese d' Ivrea per la fazione
di Vercelli, nclla quale quel vescovo aveva perdulo la vita, inentre ap-
l)ciia arrivalo Leone alia caltedra di Sant'Eusebio sorse contro il mar-
chese Ardoino questa nuova fierissima persecuzione.
Comincio essa dull' iiiliuiazione falta a lui cd al suo figlio Ardicino
di presentarsi in llonia ad un sinodo de' vcscovi d' Italia da tenersi nella
basilica di S. Pietro alia prcsenza del papa c dell'imperatore, per rt n-
(1) n Valdc potcns id scrmone , cfBcax in oppre. » ( Benzonis Alb. Epi panrg. Ilcnr. IV Imp.
apud Menken. *. C. T. I ). — « Leo Vcrccll. Epus, vir lilcris crudilns , fandi quoquc copin oxor-
'■ cilalus. .. ( Auct. I'itae S. Beruiardi, io Script. R. B. I.EIIMTII , T. I. p. 154 ).
1 34 STVDi cniTici sovnA i.a storia d'italia ecc.
tlervi ronto de" iiioiU ila Ariloiiio lenuti nella presa di Vercelli. Obbcdi-
lono I'lino e raltio alia cliiuinata, ma Taspelto rigoroso col quale i'urono
;iccolli ill ([ucl coiiscsso, la qualila dogli aggravi , c finalniente la po-
tenza degli accusatori spavcularono tnlnieiUe il gioviiie Ardicino, die
iidite le accuse, e fatlc le sue dilcsc, non aspello il giorno della seii-
lenza , ma si trafugo di soppiallo da Roma nella nolle precedenle ; l;i
qual fuga procaccio a Leone due curli die appai-lcnevano ad Ardiciuo ,
c die jier punirlo fuiouo da Ouone donate per iulicro alia cliiesa Ver-
cellese (1).
Tutle le prove da me falle per rinUacciare gli atli di questo sinodo,
luincipalmcnte nella biblioteca valicana, ed in quella del re in Parigi,
eraiio andate iallile, e gi;i m'era forza riinanermene malconlenlo a quel
poco di tenuo die se ne fa nel diploma Ottoniano, quando mi si af-
faccio iinpcnsalauienle un estratto di essi, fra i docuraenli or ora riii-
vcnuli in Ivrea. Quest'e la sentenza pronunciata da quel sinodo stesso
conUo Ardoino ; monumeiito singolarissimo, cd utile per la storia eccle-
siaslica di que' tempi , del quale stanle la sua brevita ho creduto di
qui rifcrire una fcdele lettcrale versione.
(I Pcnitenza d' Ardoino, imposta a lui in Roma nella chiesa del bealo
» Pietro Apostolo , e da messere papa Silvestro , dall' augusto impera-
» tore Ottoiie III, e da'pontefici d'italia catolicamente e sinodicamenle
» j)romulgala.
» Sia nolo a tutti , siccome Ardoino nella Santa Sinodo ha confessalo
n alia prcsenza di mcsser Silvestro santissimo Papa, e del signer nostro
n il lerzo Oltone iniperatore de'Romani, ed in faccia a tulti i vescovi
» quivi resident! , d'aver condolto quegli uomini die ammazzarono Pietro
)) ^'escovo di Vercelli , e d'essere stato prcsenle alia di lui morle: di
)i aver ricondotto seco e ritenuto quegli stessi uomini, e conversato in
)i seguilo ron essi.
11 Per la qual cosa si e trovato ( deliberato) nella Santa Sinodo, d'iin-
» porre una non modica penitenza a lui pcirlecipc di tanto delitto.
)) Conciossiache sebbene esso non abbia colle mani sue roiiiniesso qiiesta
» scelleragglne, egli fu tuttavia cagione della di lui morte, perche con-
(I) « Dedimus Scio Eusebio curtem Sisballanam ct GaUinariam in integrum, quae iustc per-
il diilit Ai'diciuus fiiius ArJnini marchiunis ijuia vocatus ad rulaliuni Papac ut Icgom leccniDt 0(>-
« clu anfu^il .1 ( Dipl. Olt. Ill au 1000 lial. uov. lud. XIV. Appcncl. n. 18 ).
DEL CAVAI.IERE I.. C. PHOVANA. I 3 J
n ilusse gli uccisori : siccome Giiula , il quale parimeiiti non consegiio
» il Signorc accii) venissc crocifisso , ma perche gli allri conclusse, es-
» sendo pure slalo cagione della ili Ini inorle , e ju-i |H'lu:imfiitc ilannato.
» In cio nonilitneno Giiula fii piii initc, ])erciocclic non converso j)oscia
» cogli uccisori del Siguore.
« Ed avvcgnachc abbia egli ( Ardoino ) fatto <li cio pubblica con-
» fessione, viiole la Santa Sinodo imporre a lui (piclla inedesima peiii-
)) tenza , chc gli verrebbe assegnala sc segretamcnle avesse confessato
» d'avcre ucciso il Vcscovo colic sue proprie mani. Cioe : che quindi
)) poi, deponga le armi: non si cibi di came : non dia bacio a nessuno,
1) ne uoino ne donna: ne vesla di lino: e sc sara saiio, ollre due iiolli
1) non rimanga nello stesso luogo : ne I'iceva il Corpo del Signore sc
1) non se in fine della sua vita : ed in tal luogo faccia la pcnilenza , dove
» veruno non oiFenda ( «ow possa offenderc^ di quclli , chc contr'esso
» fecei'o giuramenti.
n Ovvero si faccia monaco immantinenti » (1).
Questa penitenza la quale era fra le inaggiori , che secondo le leggi ca-
noniche s'imponesscro a' peccatori , ■veniva a mettere Ardoino in una con-
dizionc quasi eguale a quella di uno scomunicato : ma siccome vediamo
che esso dopo di essersi sottomesso alia chiamata del sinodo , conlinuo
quindi non solo a trattar ranni , ma a vivere la stessa vita che gli al-
tri Grandi ; ed iiioltre pochi anni dopo ci apparisce coronato re d' Italia;
cosi avvisereiuo che tal penitenza vcnisse commutata in una ccrta insi-
gne donazionc fatta a' canonici di Vercelli , poj>olaniienle attribuita ad
Ardoino (2) , ed in qualche multa pccuniaria che il vcscovo Leone non
avra sdegnato d'accettare , aspettando d' ingoiarnc le rimanenti ricchezze.
DilFalti sempre piu raddoppiando lavarissimo suozelo,pose Leone in
nioto le sue piu astute macchinazioni, si che con istanze novclle , con
(I) Doc. 11. 13 nellApp.
(3) Se una testimoniauza tradizionale giora per avvalorarc quesia supposizione , adtlurtu qui'lla
di UD ailiif/lo che corrc di liocca in bocca fra le pcrsone dolle ne* fasti di qucila chicsa ; qacsfada-
Hio appella /V/i.r culpa il delillo del marchcsc Ardoino, a sconlo del quale, cioo forsc a lilolo
di comraulazionc di quella lerrihile canonica penitenza , c^li dono a' canonici della cliiesa Vercel-
lesc le posscssioni di Caresana , clie tuttora sono da essi tenutc , c dellc quali una parte t;ia er.i
loni stala attribuita neH'anno 987 da Ichilde Bgliuola d'esso marcheso Ardoino, c mOKlic di Cor-
rado fijjllii del re Bcreiigario II. ( Doc. n. 1 nell'App. ).
1 36 STUDI CRITICI SOVRA LA STOniA d'iTAI.IA ECC.
inaggiori imposture, con piii peregrine adulazioiii, arti solite e sicure,
eccilando rodio e I'invidia di Ottone contro la polenza di quell' aninioso
inarrhcsc, otlcnnc contr'esso nuovi diploini a intendinienlo di spegnerlo.
Per cssi fu Ardoino dicluarato episcopicida , raalcdello, c neuiico pub-
blico e (come pii d'ogni cosa stava a cuore al vcscoyo Leone ) i bciii
suoi, anche allodiali, quelli di Ardicino suo liglio, o di tulti colore clie
aveano preso parte alia fazionc di "Vercelli, furono confiscati a pro di
esse vescovo (I).
Ma reffelto di questl rigori non fu ne quale, sotto specie di pieta
verso la chicsa di VercelU, I'aveva desidcralo il credulo imperalore, m:
({uale laveva dipinto all'avido Leone la smodata sua voglia dipossedere:
perciocche a quel modo, che la furibonda violenza d'Ardoino contro linfe-
lice vescovo Pielro, non pote fare che il comitato di Vercelli non ve-
nisse staccato dalla Marca d'lvrea, e che qucsta citla non ottenesse I'o-
diata esenzione : cosl i diplomi strappali contr'esso dall'avidita di Leone,
non procacciarono a queslo vescovo i l)cni d'Ardoino, ne Impedirono
al marchese d'lvrea di rimanerc temuto signore di quella Marca, e che
alia mortc di Ottone III la sua potenza e Ic sue ricchea/e lo sollevas-
sero al trono d' Italia.
Non e a dire quanto codesle mcne, ed i diplomi ottenuti dal monaco
Leone, irritassero 1' impetuoso Ardoino , e come stabilissero tra di essi
una fatalissima gara d'odi , di persecuzioni e d' inestimabili dannl. Di
questi , come sempre, ma piii in que' barbarici tempi, ebbero i popoli
a soffrirne la maggior parte. Ma tra un esperlo maneggialore di cabalc
e d'intrighi, ed un insofferente e furibondo capilano, la lite doveVa al
postutto esser vinta dal primo (2). E si lo fu essa alia perfine, ma non
senza lungo combattere, ne senza gloria per parte d'Ardoino. Percioc-
che pigliando proporzioni maggiori, ed avvisando a scopo piii genero.so,
(juella lite, i cui principii erano per lo pii\ gelosie d'usurpazioni reri-
proche tra barbarici vassalli , trapassando nel popolo mutavasi poco a
poco per le ragioni accennate in allissimo desiderio di nazionale indc-
(1) Vcdi Dipl. nn. 999 non. in.iii ncM' Appendice al n. 15. — Dipl. an. lOOO kal. nov l»d. VIII
(ciue XIV') anno Icrcii Ott. regis XV ( cioi XVI ) Iinpcraloris veto V ( cioe IV ). { f/iM. /' .V
T. I. Doc. CXCVIII: Append, n. 18 ).
(2) II gia cilato Beivzone vescovo d'Allia , parlando di Leone vescovo di Vercelli, dice: .Vi
a doinom qui sc Regem dicelal in !,'enlibu3, diadcmalc privavit. » ( Panegiric. 1. c. col. lOJl).
UEl. (ASAI.ItKL I.. (;. IMIOVAN.V. 13"^
jjenileiua. Ardoino i)i-inci|>c di cllierati coslunii quanlo gli nhii de' suoi
tempi fu , siccomc vcdicmo , c quasi seiiza saperlo , causa di colanla
mutazionc , nia allcnilo in c[ucl |)iimo pimlo (tulle scnlen/.c Olloiiiane
fu costicllo a rislarsi. Riscihaiido perlanlo a niiglior leuipo Ic sue ven-
dclte, rili-aevasi ne' suoi uioiui d'lvrea, dove gli auiini de'suoi aderenti
e la solidila dcile sue forlezze lo I'acevano sicuro dall'iia di Ollouc.
CAPITOLO IV.
DIVISIOM; I'OLITICA DELLITALIA VEUSI> il imu^cipio
DEL SECOLO XI
I confini del reame d' Italia erano in qucsli anni i seguenti : da sel-
teuliione lo separavano dalla Germania I'Alpi di Trento , c quclla re-
gione clic da Trento si svolge sine ad Aquileia. A poncnte I'Alpi ancora
lo confinavano colle Gallic: quindi da Nizza niariltima lunghesso il lido
Italico da mezzodl toccava il Ducalo Romano , racchiudendo pcrcio la
Marca di Toscana.
Dalla parte d'oriente i confini sono diflicili a indicare, perciocchi" le
■uosse de' Greci 11 andavano variando (1). Cerla cosa e che per huigo
tempo la 'V'enezia, meno le isole, llstria, il ducato di Spolelo, e quelle
di Benevento appartennero al regno d'llalia (2), e che ancora da esso
di|)endevano Ravenna , I'Esarcato e la Pentapoli (3).
(I) MuB\TOBi, Jnl. il. Ac:, Disscrl. 11. T. I. p. 66.
(i) <' Ccrlc sub llaliac icgibus per longa lempora pcicxcrtinl esse Ilalici recni, Uislria . Dnci-
« lus Spolelanu.s ac Bcl)(!^clllanus. » (SIubatoki, il) col. 68, ad ami TS."i-031) — "In amhiibu-.
■• Ducalilius nosliis, Spolelino atquc Fiiinano, scu infra iimnes litics noslri ref:ni Ilalici ". (Dip!
OUouis II pru Moiirio Cassiii. Dal VIII id an;;, ann. D. I. 981 Ind. IX ; ap. Gattola Hiit. Mmi
Cass. P. I ).
(3) n Immo Exarclialus ipso ac Pentapolis quae a Carolo Ma^no .Vdriano 1 tradita revera Mden-
" tur , post aliqua tempera pcndere ab Italico regno doprchendunlur , iisquc dunilaxat e conces-
" siono Rodulphi I Romanorum regis, sub fincm scculi XIII. Ecclcsia Romana poliri el fmi mr-
>• sus cocpit. n ( MuRAT. ibid. col. C8 ).
Serif. II. Tom. VII. i8
i38 STi'Di (RiTici sovnA i.a sjonu d'italia ec.c.
Assai vaslo pcrtanlo, siccoine apparisce, ne era il Icrrilorio, tliviso,
coiDC ogmin sa , ila' re Franclii in coniilali , i cui principi a titolo be-
iiefii'lano eraiio dolli conti , e qucsti distiiili in conti minovi , cioe di
nil sol coniitalo , cd in conti magffiori , cioe di pin comilati, i quali
inollre avevano il tilolo di marchesi, ove un cjiialchc limite del regno
fosse poslo sal lore territorio: o qnello di duchi, lilolo clie avevano o
manlcnulo od nsnrpalo dopo la cadnla de' Longobardi (I).
Si e delto siccomc il sislema delle escnzioni aveva divisi di raolli co-
mitati in nuovi beneficii o secolari od ecclesiastici. Erano luUavia ri-
inasle come beneficii di prim'ordine le Marclie di Verona e di Toscana,
ed anzi erano esse state accresciule di nuovi onori sotlo gli Ottoni .
restaurata ed ampliata qiiella d' Ivrea , comunque, siccome notammo
nel Capitolo precedcnte , dopo i fatti di Vercelli avesse inutilmcnte Ol-
tone III fatto pi-ova di privarne il niarchese Ardoino. A codesti marchesi
forse si polrebbe aggiungere il signore di que' comitati che poi for-
niarono il Piemonle , i cui princij)i dopo 1' istituzione del comilalo di
Torino, e dopo Ralberlo jtriino conte a noi nolo (827), erano venuti
crescendo pianamente , avevano avulo il litolo di marchesi , ciou di conti
delle Marche verso la Borgogna , e di pin aveano ancli'essi dopo la do-
minazione Sassonica aggiunle nuove provincie alle prime.
Gia si e veduto, che la Marca di Verona, una delle piu importanli
del reame , era stata da Ottone I commessa ad Arrigo duca di Baviera
suo fralello, accresciuta de' comitati d'Aquileia e di Trento (2). Qiiesto
aveva Ottone operato nel 932 , allorache restiluendo al re Berengario il
regno d' Italia a titolo di feudo, eccettno qiiesti terrilorii da tal resli-
tuzione per avere sempre libero 1' ingresso in Italia. Onde sembra che
codesta separazione dovette durare soltanto per quel decennio corso dal
(1) Ve' Conti , Duchi e Marchesi drlV Italia Seitentrionah del conte C. Balbo in Mcmoric AMa
R. Accademia delle Scicnze di Torino, T. XXXI. p. 252-257.
(2) « Marcam tamen Veronac el Aquitciae relinuil Olio , ul facilior io Italiam si (juando arn'a
)' exppdirc necesse essel , paleret aditus, camque I'ralri ilenrico Ba\ariac Duci coniincndaMl. .
( Mvscovii , Comment, ile Rebus Imperii , de Oltonc Magrio c. XV. p. 39 ) — Conlin. UscmoNis in
Clirno. ad an. 952. — Ml'R\t. an. 952. — Lo sUirico Leo dice invece : " Henri Due de BaNiirc
)> rrt?re d'Ollo oblinl Vcrono et les terrllotres(|iii y etaicnt annexes, c'esl-a-dirc la Marclte
)' de V^erone ou du Tirol, qui Cut pendant ({uelquc temps unie ii la Bavtere. w {I/i.'t. d'ltalie Liv. I\'.
ch. 1. p. 187). — Ivi la nota (1) seconda eolonna : <( La .Marclie de Trenlc elail en j^rande parlie
>• coroposce du memo lerriloire , qui forir.n plus tard la Marclre de Verone. »
DEL CAVALIERE L. G. PROVANA. I 'li)
932 alia total caduta del re Berengario. Ad ogni modo la Marca di \'e-
rona fu tcnula da principi della faniiglia stessa di Ottone, ma di nuovo
riunita ai reainc d' Italia: e ncgli ultinii anni del secolo X era occupata
da Ottone duca dclla Carinzia, padre che fu del ponlifice Gregorio \',
e nipote egli stesso per Luilgarde sua madre dell' iini)eratore Ottone I (1).
La Marca di Toscana era tcnuta dal conte Ugo figliuolo di uii inar-
chese Oberto di legge salica e di Willa nala da Bonifazio marclusc di
Spoleto ('2). Questo marchese Ugo conte di Lucca iiioriva lul 1 001 ,
cd era ad un tempo marchese di Camerino c di Spoleto ; una di lui
flgliuola detta come l' avola Willa , fu sposa di Ardicino figlio del re
Ardoino , siccome gii si e dclto (3). Dopo la morte di Ugo scmbra
che per qualche tempo la Toscana e Lucca, sede di quel uiarchesato,
non cadessero nelle mani di veran marchese. Si argomenta cotesto dacchc
iiellanno 1004 dopo la prima calata di Arrigo , i dcputati de' Toscani
( non del marchese di Toscana ) vennero a prolferire a questo re To-
maggio delle citta di questa Marca, e mentre egli se ne viaggiava da
Pavia per alia Germania (4). E serve pure di maggior argomento lo
scorgere, che appunto in questi anni coniinciarono Lucca e Pisa a far
atti che accennano una qualche indipendenza. Di questi si parlera jiiu
tardi (3). Ad ogni modo credesi che nel 1008 fosse investito della Marca
di Toscana o di parte di essa un marchese Bonifacio di legge ripuaria,
fratello d'un conte Alberto od Adalberto, e nipote del morto marchese
Ugo (6).
I limiti di questa Marca furono descritti dalf anonimo Milanese (7)
(1) M\.scov!i Commcitl. Lib. Ill c. CXXlll. p. 92 cl Lib. IV. c. 1. p. 108.
(i) Vcdi per Ic citazioni de' documeati ^ Repetti, Dizionario Geogr.'Fis.'Stor . drltit Toscana
T. II. p. 834 c scg.
(3) « Marchionissa illuslris Willa uxor Ardoini , vocati Ardicionis , filia b. m. I'goDJs Marchio-
» nls. » (Ex Tabul. Canonic. Luccnsium G. n.° 155 apud Fiorentiki p. 404). — L'go marchesr
di Toscana mori in Roma dopo di aver salvato T imperatore Ottone 111 dal furor popolare Delia
sommossa di quciranno stesso 1001. La gratiludiue di Ottone fu talc clie nel ricevere Tannunzin
della morte di qucllo, proruppe in queste parole: " Laquctis conlrilus est et nos liberati sumut •■
Cosi S. I'ltn DvMi\NO ( Lib. VII. Episl \i. Opiisc. 57).
(4) n Indc ( llenricus rex ) turn proccdrns , Tuscos sibi obviantes in cunsorcium sibi firmiler
" servientiuiu suscepit. i> ( TniETM.vRi Cbron. Lib. VI. * 7. Monum. Grrm. Hist. Perti T V
p 807 ).
(5) Vedi al Capitolo \ di questi Studi.
(G) Vcdi per i documenti , Repetti op. cit. T. II. p. 835-836
(7) Amm. Mrd dc Tabula Chorog. M. Aev. col CCI. R. I. T. X.
l.'jO STUDI CUITICI SOVnA I. A S'lORIA Ij" ITALIA Ef.C.
CO tie lali ili nil Uiaiigolo , la cui base parlendo dallo sbocco ilel fiiime
Cecina, ora Gcsina, nel mare Tirreno , amlassc allc fonli tlcUa Macra
presso Ponlrcmoli, cil il vciLicc posassc a IVUurgia, tletla tla' moderni
Citerna siil Teveve , vicino alle sorgenli ili qiieslo liumc famoso (1).
Ma ell'c cosa sempre diflicile , sc jiossibile, il seguirc con prccisione i
limiti d'una Marca qualsivoglia ; perciocchc per la dala tlcfinizione ogni
Marca esscndo Y aggvcgato di varii coinilali , il sno tcrriUirio andnva
soggctto a inoltc variazioiii , sopratullo ogni volta clie iin niiovo mar-
rhese succcdendo al prcccdcnic , ranlico lenilorio si Irovava accresciulo
di que' coinitati do' quali gi;\ |)rima era ])OSSi"ssore tpieslo iiuovo mar-
cliese , o dimiimito talvolla di quclli die o per abuso, o per doiiazione
riteuevano gli orcdi deiraiilico.
Quest' osservazione applicala con molta inaeslria dal conte Balbo ailc
anticlic Marche dell' Ilalia scltcnlrionale, nell' operetta citata (2), trova
qui una confcrma per ([ucUc di Verona c di Toscana ; la prima delle
quali fu assoggettala a lali vicissitudini nel passare da' duclii di Baviera
a ({uelli di Cariiizia : e la seconda dopo la morle del marchese Ugo ,
nel qual tempo e prima di cadere nelle mani del sopraddetto marchese
Bonifacio , fu smembrata dal re Arrigo di una qualche sua parte in fa-
vore del marchese Tedaldo conte di Modena e di Reggio , del quale il
re Arrigo voile con cio premiare la fede rotta ad Ardoino (3).
La stessa cosa debbe diisi rispetto alia Marca d'lvrea. Delia quale e
per I'importanza e per I'estensione sua propria, e perche lenuta negli
uUimi anni del secolo X dal marchese Ardoino , io voiTei peter qui
radunare notizie minute , poiche da esse qualche maggior lume ne po-
trebbe sorgere per chiarire i susseguenti di lui falti. Ma alle difTicollii
per i limiti s'aggiunge la poverta de' documenti. Di que' pochi ehe ri-
mangono fece erudito studio lacopo Durandi,il quale pigliando le mossc
da quanto scrissc sopra di cio I'autore della Corografia d'ltalia (4), e
reietle con esso le favole spaeciate sopra la fondazione di quesla Marca,
raduno con di molto lavoro alcune notizie che toccano della fondazione
(1) Bilur^ia sla Ira Arezio c Borgo S. Sepolcro ( yliwu. Med. I. o. col. CCVI ).
(2) Balbo, Op cit. P. I. § 4 e 5 e P. II. passim.
(3) Vedi il Capilolo VIII di quesli Sludi.
(4) Anm Medial. Ae Tabula Chorogr. M, Aev. Dissert n.° 4.5 R. I. T. X. col. LXXIX.
.
DEL CAVAI.IERE I.. (;. l-nOVANA. I ■) I
e ilell'cslcnsione sua , e danno ancora ragguaglio ili varii fi"a' comilati ,
die la coinponcvano.
Alipoggianclosi so|iralutlo a ire j>reziosi ilijilomi im]iciiali , lie' qiiali
sono nominali moUi faiilori di Ariloino, sia ncl tempo della fazione ^ er-
eellese , che dopo la sua coronazione a re d" Italia (I), dalla posizione
delle cilta o terra da cssi o in propricta o in bencficio lenute , dedusse
il Duraiidi 1' esistenza di varii comitati della Alarca d'lvrea. I confiui
poi ch'egli iie assegiia sono le Alpi ed i fiumi Ticino , Amalonc e Po.
u II suo lato ineridionale , dic'egli , comprende il paese clie giace iin-
n raedialamente a levanle del contado proprio d' Ivx'ca , cioe a dire la
» parte raeridionale della contca di Ycrcelli , e tulta quella di Lomello
)i in sine id Ticino. II lalo settentrionale e segnato dalle Alpi Graie e
n Pennine » (2). Del confine suo con quella di Torino , si parlera qui
appresso.
I principali comitati soggetti al marchese d'lvrea crano quelli di Aosta,
d'Ossola , di Staziona, di Novara , di Vercelli , di Sant'Agata c di Lo-
mello, e il ducato di S. Giulio. A qiiesti si potiebbero aggiungcre varii
altri comitati minori, de' quali si pub trovar notizie nell' opera citata
del mcdesimo autore.
I comitati di Vercelli e di Sant'Agata erano stati specialmente csen-
tati da Ottone III a favore di Leone vescovo di Vercelli, come gia no-
tammo : nondimeno io li ho compresi nella Marca d'Ardoino, sia perchc
prima ne faccvano parte , sia perche il posscsso ne fu a viccnda ripreso
e perduto da esso.
Nella stessa maniera ho seguito il Durandi nello annoverare quelle
d' Aosta fra i comitati di quella Marca , scbbene il Terraneo provi (3)
che nell'anno 994 la citta d' Aosta appartenesse al reame della Borgo-
gna Trasiurana. Ed eccone la ragione.
Sempre Aosta fu tenuta per citta italiana : come tale 1' occuparono i
Longobardi , i quali nel dccciiiiio che segul la iiiorle ilcl re Clefi (o73-
(1) Vpili (lipl. di Ollone III per la chiesa di Vercelli ne^'li an. 999-1001 piii volte cilali, e i
diplomi di Arrigo 1 imperalurc conlro i faulori d'Ardoino del 1014.
(3) DtBA^Dl , Marca d" Ivrca P. I. p. "JS e P. 11. p. 1.
(3) Nell'anno 991 fu cclebralo in Aosla un Concilio ( Concilior. T. II. p. 1003 ) al quale sollo-
scrisse Co' vcscovi di Tarantasia e di Muriana cil allri della Borgogna, ancbc Anstlmus Pmiiftx
Augusiat , cogli anni di Hodolfo III re della Burgogna Trasiurana. ( Vedi il Tekhareo Delia Vu-
settaziouc soprn Aosta , ^. I. ms. della biblioleca di S. M. ).
1 43 STUDI CRITICI SOVRA LA STORIA d' ITALIA ECC.
58 1 ) furoiio costrelli di cederla con quella di Sus.i, a' Borgognoni, jier
comjienso delle scorrerie fatte da' loro duchi su quelle de' Franchi (I ).
Distrulta la domiiiazione Longobarda, Carlo Magno la rcstitul all'Italia,
ergcndola coUa sua valle in comilato , chc riuni al rcaine d' Italia ; ed
in (juel niodo clic sotto i Longobardi, sebbene posseduta da' Borgognoni,
Aosta col suo ten-itorio era considerala corae parte del ducato d'lvrea,
cosi allorachc assai piii tardi fu ordinata la Marca d'lvrea, il comitato
d'Aosta era pure tenuto come parte di quella Blarca (2).
Non scguiri) lulte le vicissitudini alle quali ando soggelto il comitato
d'Aosta: a me basta lo stabilire , che per la positura sua geografica, e
per r importanza sua sopra la fronliera d' Italia , tanto die duro la Marca
d'lvrea dovctte Aosta fame parte: che anzi senza il possesso di questa
cittii, che ticne il passo de' monti sia pel monte di Giove o Pennino
( ora il Gran S. Bernardo ), che per le Alpi Graie ( dette il minor S.
Bernardo (3) ) , la ISIarca d' Ivrea perdeva gran parte della propria im-
portanza. Della qual cosa ben erano persuasi i signori di quella , po-
sciachc vediamo chc Berengai'io marchese d' Ivrea prepose Adalberto
suo figlio al comitato d' Aosta (4). NuUadimcno ella e co.sa certa che
pii\ volte Aosta cadde nelle mani de' Borgognoni , ed e percio ragione-
vole assunlo il credere , checche ne dica in contrario il Durandi (5) ,
che nelle guerre che il delto Bercngario ed Adalberto suo figlio , fatti
re d' Italia , ebbero a sostenere contro Oltone I re di Germania, fosse
Aosta siata invasa e ripresa da' Borgognoni, e che percio nel 99 i, sic-
come diinoslra il Terraneo , essa fosse posseduta da Rodolfo III re della
Boi'gogna Trasiurana ; ma non sarebbe nemmeno supposizione impossi-
bile il credere che Ottone nel riordinare la IMarca d' Ivrea a favore di
Ardoino, e prima che questi fosse creato Conte del sacro palazzo, vo-
lendo, per le ragioni gia dette, render potcnte questo suo vassallo ,
riavesse o per trattato o altrimenti dal re Rodolfo il comitato d'Aosta,
e di nuovo lo riunisse alia Marca suddetta.
(1) Anon. Medial, n." 60, col. CXII. ap Moratorium R. I. T. X.
(9) " Qaia licet Lon-robardo tempore diutissinic Buri;undionum iuris ca (Augusta) fuerit, nil
» obstat <iuin Alboiuus vel Clcplio Ducatui huic E, (Eporcdicnsi) urbem utramquc (uempe Eporodiam
" et Auguslam ) allriliucrint. >j ( .4iwii. Mediot. ibid. ).
(3) " Au^Hsla Praclnria iu\la geminas Alpiuni fores, Graias atque Penninas. " (PUNIUS lib. 3. c. 17),
(1) Gallia Christ. T. Xll. col. 485. — Desson Hist, dcs Diocises de. Savoic, Prcuves n " CX.
(5) Marca d'lvrea P. !1. p. 4.
DEI. CAVALIERE L. G. PnOVANA. 1 43
Anche il dotto Leo (I) compremlc il comitato d'Aosta ncUa Marca
d' Ivrea posseduta da Aidoino , nia la di lui icslimonianza in queslo
non Iia giiari peso, giacchc prcoceupalo di Iroppo della parciilela di
questo marchcse colla famiglia dc'coiiti di Torino , i; forse iiigannalo da
un false diploma del re Ardoino dell'anno 1002 per la diiesa di S. Am-
brogio di INIilano (2), fece una cosa sola delle due Marclie di Torino c
d' Ivrea, in f;ucl tempo ben dislinle, e comprcse Susa con Aosla nel
dominio d' Ardoino, mentre la prima di questc due cilta sine dalla meti
di questo secolo decimo gia obbediva a' conli di Torino (3).
Ancora sembra cli'cgli connelta i legami di parenlela tra Ardoino c i
conti di Torino , appoggialo ad altro documento pure giudicalo dub-
bioso , se non apocrifo, dal Muratori (4). Al postulto se questi legami
giovarono ad Ardoino, nel tempo che piu arse la di lui contcsa per la
posscssione del i-eame d' Italia con Arrigo II i-e di Germania , egli si fu
in modo siffattamentc cauto , dissimulate e prudentc per la parte di
questo marchese Manfredi , che varii scriltori awisarono che esso fosse
assolutamente nemico d' Ardoino , e ligio alle pretese de' re Tcdesclii.
Ma parmi debba venire assoluto da qucst'ultima supposizione : posciachc
Manfredi entro a parte della lega che s'ordi dopo la morte dcUo stesso
Arrigo divenuto impcratore , contro Corrado il Salico. In uno de' se-
gucnti Capitoli noi torneremo sovra questo argomento.
Del rimanente la materiale separazione delle due Marche di Torino
e d'lwea, delle cpiali , siccorae osservai, il dottor Leo forma una cosa
(I) •< II clalt (Ardoino) plus puissant quo Ics anciens Margraves J' Ivrea , parceque Olio lout
" en divisant Ics benefices apres la soumission do Bcren^ar , avail aeanraoins laissc le Margraviat
' au comte , ou commc on I'appolait alors , a cause du voisinage des frontiercs de Boorpogne au
• Ma^„■ravc (comic des Marches) de Suso (ciob al conic di Torino). Ardoin elait de celte fa-
" mille el possedait par consequent Ivrea , Aoslc, Snse el loute la campagne environnantc, la oil
■> I'llalie se pord dans les inontagnes de la Sa\oip. " ( I.EO , //:st. (C Italic Liv. IV. p. SOJ ) —
II lilnlo di marchcse di Susa fu un Irovalo dcgli scritlori del fccolo XVII , i qnali DOD avevano
un' idea molto chiara de' gradi di marchese c di conic ; in seguilo esso fu adopcrato da valcnli
soriltori. dal!o ste.sso Mubatobi o dal Berbetti. Ma in rcalla Susa non fu mai nc il ccniro di
un marchesato , ne quello nemmcno di un comitato. ( Tebr.^NEO , Adelaide 111. P. I. p. 129).
■yi) Vedi sopra questo diploma la nota (2) alia pag. '79 nel Procmio di questi Studi.
(3) Chron. Noval. lib. V. c. XX. XXI. et XXII novae edit, in //. P. M. T. V.
(i) " Donatio Ardoini Italiac regis Eccl. S. Sjri I'apicnsis. Dal. an. MXI. 3 Kal. apr. Ind. IX ..
Ouesto documento pubblicato dal GuiCHEKON in Bihiiot. Sebusiana cent. S. p. 218 , fu giudicilo
dubhio dal .Mlemoei {Annal. ad an. 1011), dal Terr\neo in ( Tabul. Crllo-Ligust. ad aii. ) , r
falso dal Dub\M)i { lHarca d' h-ria p. 58 ), eppcrcio non fu pubblicato da me oeU'AppcDdice.
i:j{ STODl CRITICI SOVRA LA STORIA I> ITALIA ECC.
sola , c inolto bene distinla dal Durandi con una linea die parliva dalle
Alpi , tra Bidaiigcro c Corio, e tramezzando una vasta sclva, clic lascio
alia regionc il uomc di JValda (1), terininava al Po tra i villaggi di
Deoimo e di Brandizzo (2).
Sopra il tempo della fondazione della Marca d'lvrea si scrissero di
incite favolc. Tralascio di confutarle, rimandando i leltori alia Disser-
tazionc dell' Anonimo Milanese clic ne diinostro 1' insussistcnza (3) , e
diro col Durandi , che non v' ha indizio di questa Marca negli an-
tichi scrittori prima della mortc di Carlo il G rosso , ultimo de' re Ca-
rolingi. Primo lo storico Liutprando fa parola di Anscario, al quale nel-
I'anno 896 dona il titolo di marchese, mentre ncgli Annali Lambeciani
nel 89i, ancora liene il semplice titolo di conte d'lvrea (4): bastanle
prova per credere ch'esso sia stalo il primo marchese d'lvrea , in un
tempo in ciii una Marca da quelle parti diveniva necessaria per essere
stata r Italia disgiunla dal reauie de' Franchi (5). Egli era fratello di
Guido duca di Spolclo, I'cmulo di Bercngario I (6).
Secondo l' abuso gii notalo nella succcssione de' beneficiati, ad An-
scario marchese d' Ivrea era succedulo Adalberto suo figlio , marlto della
famosa Ermengarda figlia di Adalberto II marchese di Toscana: ed a
questo, Berengai-io di lui figliuolo, che poi fu re d' Italia (7) , secondo
di questo nome.
Dopo la coronazione di Berengarlo I'esta interrotta la serie de' mar-
chesi d'lvrea, ne veruno degli antichi storici altro ne ricorda prima di
Ardoino, il quale, siccome abbiamo detto, nell'anno 987 gia stava al
j)OSsesso di quella Marca (8) , quantunque non vi avesse, per quanto
risulta , verun diritto ereditario.
(1) E nel dialetto: Vauda, dal Tedesco fVald bosco , selva.
(J) nuBANDI, Picmonte Traspadano P. I., Marca di Torino p. 138, c Marca d' Ivrea P. I. p. 10-13
(3) Anon. Mcdiol. Do tabula Chorogr. M. Aev. n." 45. col. IXXIX. I. c.
(4) '< Cumrjuc ( Arnulfus Germ, rex) Eporegiam pen*euisset , Anscarius Marchio islic aderat ,
.. cuius cl liortalu civilas rcliellabal. » ( LiUTPRANDI AiiUipod. Lib. V. 5 35; ap. Pebti M.G.II
T. V. p. 2(J4. Cfr. Ami. Lambec. ad an. S94. U. I. T. II. P. 11. col. 120 ).
(5) Teriianeo , Dissert, sopra Ic nccndu d'Ansta § I. ms. cit. — Questo scritlore dice che An-
scario era gia marchese d'hrea nell'annu 894. {Add. III. P. 11. p. 268).
(6) "Prior arma rapit iam Gallicus bcros ( cioc Guido duca di Spoleto )
» .\erios ducibus moutcs superanlibus auctus ,
» Anscberio cum fralre simui. » ( Panvgyricus Bcrcngarii Aug. Lib. 11 , vers. 13. ap. PERT/.
M. G. II. T. \1). Cfr. LiuTPB., Anlapod. L. I. c. 17; apud Perti M. G. H. T. V.
(7) MtB.vTOBI , aim. 899. 911. 91S. — DuR.VNDl , Marca d' hrca P. I. p. 48.
(8) Vedi Capit. HI. pag. 1-20.
DEL CaVaLIERE L. C. PROVANA. 1 1^',
Con lullo cio, scbbciic la Marca d'lvrea fosse a' teni|ii d'Ardoino sv-
parala dallii INIarca di Torino , nou c a dire die S(iii|iri> la cosa fosse
slata a quel modo: la legijc generalc dcll\; ISlanlie ne a\eva nclluna <;
neir allra nggiiuilL o scparali alcuni coniilali , e \o. rivolu/.ioiii succe-
dute in Ilalia a'lcinpi c dopo la morte di Hercngario I, e tjuindi dopo
la vittoria di Otlonc I , vi dovcllero al ccrlo conlril)uirc. Cosi , per
eseinpio, da un docuinenlo deU'aniio 9i'.) abbiamo clie Adalberlo niar-
chese- d'lvrea c padre del inarchese e re Bcrengario II, fa una donazionc
al monaslero di Sanl'Andrea di Torino, ncl quale egli stesso avea date
ricovero a' monaci della Novalcsa cacciali da' Saracini. La qual cosa in-
dica la signoria di lui in quella citta , confermata maggiormenle dalla
soscrizione del nolaio (I).
Era dunque il inarchese d'lvrea Adalberlo, conic di Torino, c pro-
babilinentc di molti degli altri coinitali, clic poi nc forinarono la Marca.
Conte parimenli di Torino pcnsa , ne sciiza qualclic fondamento , il
coDle Balbo, fosse Berengario marchcse d'lvrea, figlio del precedenle.
Ma le vicissitudini sue fccero quindi mutare Ic sorli de' couiilali Tori-
nesi , cd anzi, come osserva molto bene il inedesiiiio scrittore (2), nel-
I'anno 9o0 gia compariscc un nuovo niarchese d'originc salica, per nome
Ardoino Glabrione , il quale sembra gia fosse in quegli nnni conle <li
Torino (3), e sia stato il primo conle di questa cilli , che dopo Adal-
berlo suddctlo abbia avulo il titolo di marchese. Adunque \erso quel
lempo noi avviseremo fosse fondata la Marca di Torino (4), delia quale
quindi sempre rimasero, anzi crebbero possessori, i disccndenli di quel
marchese Ardoino Glabrione. Noi non andremo seguendo gli andainenti
(I) <i Adalberlo niarchcso Jona al monaslero di S. Andrea di Torino, Gonzule e S. Dalniaiio.
- Hal. prid. l>al. marl. Ind. 2. lingo gralia Del rex anno rcj,'ni eius Deo propieio liic in Ilalia lereio
(929). 1) (in Hist. P. Mmmm. T. I. Chartar. col. 131 ). Ivi la soscrizione del nolaio b in qupsli
lermiai ; « Ego qni supra lolianncs uolarius Domini re^is pro dala liccnlia noslro AdaU)erlo comile ".
(3) Dc Conii, Duchi e Marchesi dell' Italia Settcntrioimle, del conlo Cesarc Balbo 1. c. p. S77-J80.
(3) Cliron. Noval. 1. cil.
(4) II Terraneo cbe merilamenle i; Icnulo pel riformatorc della scicnza crilica nclla scodvoIi.t
Gloria del Piomonlc , non seppc qui resislerc nil' aniMzioncella di far piii anlica di una qnalclu-
mcli di secolo, cli'e' ben sapeva non essero, la .Marca di Torino, la cui fondazionc allribuiscc a
uno de' Ire impcralori Guido , Lamberlo o l)erenj;ario I, c cosi sul finirc del sccolo IX, o siil
principio del X ( AdcUtiilc III. P. II. p. 2B9 ), nirnlrc egli ben sapera quanto noi dat cronisia
dolla Novalesa, clie quel marcbcse Adalberlo, il quale fece ceria donazionc a' monaci di quel (r-
nobio , era conlo di Torino e padre del re nercngario II , ( yedi Chron. Noral. 1. C. Lib. V. cap
X\I) , ciob Adalberlo marchese d'lvrea figliaolo del marchese Anscario.
Serie II. Tom. VII. 19
I |G sruni rniTici sovnx i.a storiA d'itai.ia e<:c.
Jella polcnza di qiiesti iiuovi conli, tic' quali ininulo raggiinglio ci porge
Vopcra pill volte cilatu del Terraneo, ma nolereiiio di volo siccoine ad
Ardoino Glabriouc succcdeltc nclla Marca di Toi'iiio INIaiifredi I suo figlio
iiellanno 975, ed a questo nel 1001 Manfredi II od Olderico Manfredi,
I'ugiiio di Ardoino marchese d' Ivrea.
I coinitaU clie componevaiio la INlarca di Manfredi II eslendevansi da
Torino , sede del marchese , verso ponenlc alle faldc del Moncenisio c
del Monginevra (1): verso tramontana confinavano colla Marca d'lvrca:
da levante al mezzogiorno confinavano piu o meno co' comitati che for-
marono la IMarca Aleraraica , racchiudeudo (juello d' Asli , per le cose
della milizia diiiendcnte dal marchese Manfredi (2).
Resta che alcuna cosa da noi si accenni sovra la Marca di Genova e
sovra la Marca Aleramica, quella che poi fu delta impropriamenle del
Monferralo ; di quesla e del suo primo possessore Aleranio , molte la-
vole furono spacciate , bastantcmcute state confutate e chiarite. Una
dolta e I'eccnte Memoria del cavaliere Gazzera , socio e scgrctario per-
petuo dcUrt Reale Accademia delle Scienze di Torino, dilucido la suc-
cessione de' marchesi Aleramici sino alia divisionc degli stati del mar-
chese Bonifacio fra i sette suoi figli detli marchesi del Wasto o delle
Langhe. Quanlo a' comitati che componevano sul principio del mille
la Marca Aleramica, egli allenendosi al cronista Benvenuto S. Giorgio
assegna loro il territorio compreso Ira' fiumi Orba e Tanaro, ed il lido
del mare Tirreno , cioc quella parte della Liguria, che conosciamo sotto
il nome di Riviera di Ponente. Di questa Marca egli scrive essere stato
marchese in quel tempo j4nselmo I , figliuolo del famoso Aleramo (3).
La Marca di Genova delta pure Marca della Liguria ( come piu tardi
fu pure appellata quella tenuta dal marchese Bonifacio, nipote in quarto
grade del marchese Aleramo ) era suU'aprirsi del secolo XI governala
da Oberto II, uno de' progenitori della casa d'Este , conle a im tempo
di !\Iilano: e siccomc dalle carte addotte dal Muratori, e dallo Scheidio,
ahbiamo die lautorila di Oberto II estendevasi sin verso Sarzana (4),
(1) Add. ill. P. II. p. 2G5.
(J) Ibid. P. II. p. 271. — MniETTI, Storia di Saluzzo T. I. p. 197.
(3) Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino T. XXXVII p. 47. 62 pt passim.
(4) MlTiATORl, Am. Est. P. I. cap. XV. — Scheidii , Origines Cuelficae, Lib. II. cap. VII.
VIII cl IX.
DEI. CAVALIERE 1.. G. PROVANA. 1^-
cosi jiolreiiio coiicliiuderc che la Marca di Gcnova comprcndesse quella
]):irle del lido ilulico, che oia appeUiaino Riviera di Levante.
Del liinauciite qiianto all'a|jj)ellazioiie di Monfcnato data alia Maira
di Aleramo , lenuta, come si e detto , dal di liii figlio Anselmo I, que-
st'ap|)clla/,ione, ripelo , nacque da un Iratlo non esleso di piccoie col-
liiic posle a poca dislanza da Torino, tra levante c mczzogiorno , ml
luogo dove poi sorse reremo de' Can)aldolesi , il qual piccol tratto <li
territorio essendo posseduto dal marchese Aleramo , diede il noma suo
di Monle-ferralo o Mon-ferrato a quell'aggrcgato di comitati Ira lOrba,
il Tanaro ed 11 lido del mare che componeva la di lui Alarca (t).
E qiusli pochi cenui l)aslino per la corografia della superiore Italia.
Piik tardi nel proseguire di quesli Studi noleremo le variazioni che eb-
l>ero a provare i territori dellc Marclic da noi mentovale siil fuiire del
secolo XI, per Ic guerre die si ruppero Ira di loro nelle Icrrc sulialpine
i prelendcnti lercdita della famosa Adelaide contessa di Torino, figliuola
del marchese Manfredi II, fra' quali ebbc la parte maggiore il marche.se
Bonifacio da noi sovranominato.
Molte citta della |)cnisola ilaliana, alcmie delle quali comprcsc nel ter-
ritorio del regno d' Italia, iiorivano in quesli tempi, c gia toccavano od
accennavano alia grandezza loro, come citta trafficanti e come Repub-
blichc.
Fra qiieste Venezia fuori del regno, gia godeva una cpiasi piena inde-
pendenza sotto il governo ilc'suoi Uogi , i quali se andavano destreggian-
dosi per non inimicarsi gl' imperatoii d'Oriente, che serbavano sopra la
Repubblica tin nominale alto dominio , e ne' ciii mari spesso capitavano
le navi veneziane, non meno avevano a petto di rifarsi benevolo quollo
d'Occidenle. E si Piclro Orseolo, doge in quesli aniii (2), dopo di a-
vere ncUa citta sedate le civili discordie, vinti gli Slavi e i Croati, coii-
quisUito alia Repubblica Isti'ia e Dalmazia, sanciti patti di commerrio
co' Musulmani dell'Asia e deU'Africa, e colic cilia marittimc dellTtalia,
seppe non solo rannodarc con Oltoue III gli anliclii arcordi , guasti a"
tempi di Ottone II , ma rendere a quell' imperatore cara e necessaria
(1) DUR\NDI , Marca di Torino cap. XUI p. 11.1 i- sog.
;jl Pielro Orseolo U fu clcllo Do^o di Vcuciia nel 994 in cli di so\i 30 anni. (CAron. Sagorni-
nitm rx rcccns P. Zv.i(;;TTi p. 84 ).
I /|S STl'DI ORITICI SOVRA LA STORI\ d'iTAMA ECC.
I'ainicizia sua , c questa volgere alio splcnJoic , alia iudepeiulenza clella
sua pallia (1).
Fra le citta comprcse nel regno, oltrc Milano, Pavia , Conio c Ve-
rona ed allre della superior Lombardia , crano le piCl fiorenti Luni ,
Lucca, Pisa, Firenze , Siena e Geneva. l)i quesle alcune, come Luni
e Fircnzc, giu illustri fin da' lenipi Romani : Lucca, per I'originc grera,
e pcrche sede de' duclii Longobardi, c quindi dopo i re Carolingi, de'
niarchesi dclla Toscana (2). Ma piii di quesle erano cresciute Genova
e Pisa , per le continue aggi-essioni de' Saracini. L'obbligo di tenere guar-
dale le loro mariue dalle disccsc che vi faccvano quc'barbari annidali nella
Sicilia , e nellc piu vicinc isolc di Sardegna e di Corsica , i frequenli
scontri che con essi seguivano I'csero I'uno e raltro popolo sperto nelle
cose di mare: perciocchc, siccome osserva un moderno scrittore, Ge-
nova e Pisa procedendo con ordine inverso passarono dalla marineria
di guerra a quclla del Iralllco (3). Sul cadcre del secolo X crano in
enlrambe possenti. Noi vcdremo ne' primi anni del seguente , i Pisani
portar le arm! in Sardegna coutro i IMori, e dar principio ad una guerra
che duro lungamente conlro que' barbari, contro Lucca e contro Ge-
nova, prima alleata poi rivale di Pisa per gara di signoria^
E quest! fatti, indizi di maggiore independenza , operavano queste
citta coraunque soggelle al re d' Italia: Genova retta dal conte della-
Liguria : le altre comprcse nella Toscana Regale (4).
Ma prima die Genova e Pisa fossero in grado di contendere tra di
loro per la signoria del mare italico, Amalfi gia godeva il duplice be-
iieficio della liberta interna ed esterna.
Nata , come ognun sa , d' umili principii, e suddita per assai tempo
deglimpcratori d'Oriente, da' cui Maestri t/e' militi in Napoli riceveva
i suoi magistrati, ando Amalfi crescendo di forze si che verso la mela
del IX secolo affrancatasi quasi da ogni sudditanza, si elevo al vivere
(1) i> Iste ncmpc Patriae commoda non modo id priscum consolidandum rcduxil statuni, vcruro
■I in tanlum renipubl. auxit , ut suis (emporibus Venclia prac omnibus linitimarum proinciis df-
M core cl opulentia subliraala diccrclur. » {Chron. Sagor.\\>\A.). — Vodi Y\UKS\ , Memorie storiclic
rfc' yi'ucti primi c sccnndi T. VI. cap. 18. p. 218.
(2) Alton. Mcdiul. 1. c. col. LXXIII , CCl ct seq.
(3) SacLI , Delia colonia de' Gcnovcsi in Galatn T. I. Lib. I. p. 8.
(4) Anon. iVcdiol. 1. c. col. CXCVI cl CI.
DEL CAVALIF.HE I., a. PROVANA. I ^1)
a comune (1). Rapidamenlc cpiintli col traflico aumentando le sue ric-
cliezze , sul principio del sccolo XI era gia ^itiiita al maggior colino
della sua grandezza. Lc iiavi amalfitaiic coprivano il marc Tirreiio, iii-
tcnte lc unc a cautclar le coslicre della piccola Rcpubhlica dalla pre-
potenza de' viclni c dalla discesa de' barbari , mentre lc allre erano volte
a porlare gli avvcnlurosi suoi cittadini a Iraflicar colla Grecia, coll' Arabia,
coll'KgiUo c coir India (2).
I principati Longobardi deirinferiorc Italia slavano in un perenne
ftultuamento per I'alta signoria , ch'ora ncgli impcraloi'i d'Oricntc, ora
in qncUi dOccidenle riconosccvaiio. Gonciossiaclic la sconfitta, che ni-1-
I'anno 983 loccava Ottone II nelle Calabiic da' Greci confedcrati co'Sa-
racini, aveva rinvigox'ito alquanto le cose dcU'iiTipcro d'Orienle. L'csercilo
di Ottone vi. era stato distrutto, spenlo o falto prigione il ilore de' suoi
Grandi , ed cgli Stcsso scampato a stento dall'onta della prigionia (3).
La rabbia c la vergogna uccidcvano Ottone I'anno clic scgui quella
battaglia, e mentre allcstiva un nuovo esercito, col quale discgnava |)or-
tar la guerra a' Saracini in Sicilia (4). Cosi rimaneva libero il cainpo
a* Greci di mover contro le antiche possession! dell'lmpero in (piella
parte dell' Italia inferiore da essi chiamata Longobardia , ed a" barbari
di desolarlc (ij).
Tuttavla le RepMbbliche di Napoli e di Gaeta, sebbenc esposle a'
guasti degU Agareni , rimasero nello stato loro, continuando a reggersi
a coimine sotto i duchi nominati dal popolo e confermali da' greci im-
j)eratori. Capua , Benevento e Salerno erano tenute da Pandolfo Capo
di Ferro (6).
Scguiva la minorila di Ottone III, il quale ncU'eta di quattro anni
era stato riconosciulo a re di Germania e d' Italia dalla Dicta gencralc
adunata dal padre in Verona poco prima di passare di vita (6). Questa
(I) G1.VNNONE , Storia di NapoU Lib. VIl. cap. III.
(J) GuiiXELMi , ylppul. Lib. I — Cfr. BnEKKMVNNi, De Repuhl. Amalph. Diss. I. § VIll. in Thej.
Anliq. el Historiar. Ilaliac , Cumpaiilac etc. GltiKMi cl BL^^.^u^M T. IX. P. IV. — Gn^^o.^E ,
Storia di Napoli I.e. — DiMEO , jipparato cronol.
(3) TniETMvBi, CAron. Lib. 3. § 13; ap. I'ertz M. G. //. T. V. p. 765. — Mubat. ylm. 9,<«
C4) EpiDANNi, Annates an. 083. — AiiNULPni Mrdinl llisl. Lib. I. c. IX. \W.. 1. T. IV. p tl
— Leojcis Osl. Chron. Cassin. Afonrll , Lib. II. c. IX. R. I. T. cod. p. 347.
(5) Lupi, Protospatae chron. R. I. T. V. p. 41.
(6) DiMEO y Apparato cronol. agli annali di Napoli p. 296.
(7) TuiETM\Ri , Chron. 1. c. p. 707. 5 1-4.
100 STl'DI CRITIC! SOVRA LA STURIA d'iTAI.IA ECC.
miuoritu e le turbolenze die sorsero iiella Gerinaiiia per la lutela del
re bambino, conforlarono Ic mire ile'Greci. E s'l dopo quel leinjio t'lano
cssi ili riacquislando quasi tuUa la Calabria c la Puglia, cominciando
da Ascoli e lunghesso il lido Adriatico , alia riserva di Siponlo c del
motile Gargano unili al principalo di Benevent.o (1).
AlTrancalosi dipoi il giovine Olloiie nell'anno 995 dalla tulela, luaii-
dava a Costanlinopoli una legazionc j;cr rhiederc in isposa la ligliuola
di Coslantino VIII, il quale col fralcllo Basilio II slava sul Uono d'O-
rieute: sia che a cio fosse mosso Ottone daU'escnipio del proprio j)adre,
il quale aveva sposato Teofania nata da Romano II dctto il giovane , o
che I'alletlasse la speranza di riccvere in dole le provincie ilalianc (cnule
da' Greei , o per lo meno il pensiero di arrestarne le intraprese c-ou-
quislc. Ma fallirono al suo desiderio le pratiche (2)-
Perciocclie alle riferite cagioni di ridenle fortuna, che per avvcnlura
rendevano piii duri al traltato i greci imperatori , s' andavano aggiun-
gendo le nuove speranze destale dalle novita che agitavansi in Roma.
Nel seguente Cauitolo e nel compiere col ducato romano questa ra-
pida rassegiia de' principali stati in che divisa era 1' Italia sul cadere del
decimo secolo, locchero pure brevemente delle cose che agllavano Roma
in cjuel pmito : lavoro , che io noii avvisero sia lontano dal soggetlo di
questi Studi , ne' quali ho proposto di far passare sott' occhi paralella-
mente a quelli d' Ardoino , i principali fatti dulla sloria d' Italia a' suoi
tempi , e die oltre al vantaggio di renderci , diro cosi , piii familiari
gli uomini di quell'eta , condurra la nostra narrazione sino alia morte
di Ottone III , eppercio all' anno primo del regno d' Ardoino.
(1) MURATOBI , Annal. IOCS. — Lupr , Prolnsp. 1 c. an. 083. — Mascomi CommcnI. de Ottont U.
p. 75.
(2) « lolianaes I'lacentinus et Bcrnwardus Wirciburgeusis Episcopi, Constantinopolim ex latere
» regis, ul sponsam illi inde pctcrcnt , dirccti sunt. » ( Annal. Hildeshcim ,ip. Pertz M. G. II.
T. V. ad ann. 995 ). u Quae (amen legalio incertuiu ijua de causa, optato efVcclu caruit. >• (Mascomi
CommcnI. dc Ottnne III. p. 91 ).
DF.I. CAVAI.IERE I.. O. PROVANA.
CAPITOLO V.
CONTINUAZIONE E FINE DELLO STESSO AUCOMENTO.
DUC.VTO nOMA?<0.
DIGRESSIONE SOVRA LE COSE DI ROMA.
II ducato romano, dopo i Carolingi, era fonnato, secondo la coro-
grafia deH'Anonimo Milanese , di una parte dclla Campania , d'altrc due
delia Sabina e deirUinbria, e d'una porzione della Toscana, alia quale
fu percio dato il norae di Tuscia-Romana , come ad un'allra quelle di
Tuscia-Longobai'dica perche possedula da duchi Longobardi (I), e come
alia rimancnte , quello di Tuscia-regalis perche compresa nel reame
d' Italia (2).
I limiti della Toscana Romana colla Longobarda facevano capo ad
Orta sul Tevere , la dove questo fiume ricevc le acque del Nari , oggi
la Nera , e giil scendendo verso mezzogiomo toccavano il mare Tirrcno
alio sbocco del flume Mai'ta (3).
Segnava il Tevere i limiti della Toscana Romana e dclla Campania :
t-osicche la parte occidentale della citta di Roma, quella che poi fu delta
citta Leonina, posta sulla destra sponda di quel fiume, apparteneva alia
prima, e la parte orientale, alia seconda di quelle provincie (4). ^ arcato
il Tevere coraprendevasi nel ducato quel pezzo del vecchio Lazio, ossia
della Campania, che si protende verso Capua. Limite orientale suo era
I'antico Liri poi Garigliano , famoso fiume nel medio evo pe' Saracini
ivi lungo tempo slanziali (5). Da settenlrione I'Aniene o Teverone sc-
parava la Campania del ducato, da quella jiorzione della Sabina, die
pure gli apparteneva (6).
(I) Anon. Mctliol. Dissert. Chorogr. R. I. T. X. col. CCVI.
(») Ibid. col. CXCVI. CCXVI. CCXXIV
(3) Ibiil. col. CCXXVlll.
(4) Ibid. col. CCXXIV.
(5) Ibid. col. CCXXV.
(6) Ibid. col. CCXXVI.
IJJ STUDl CRITICI SOVnA LA STORIA D ITALIA ECC.
I confiiii della Sabina spcttante al diicato roraano crano , a mezzogiorno
I'Aniciie , a ponente il Tcvcrc , da borca il Nera: dove percio Nanii
siiUa sinistra spoiuki di queslo flume apparlcneva a Roma, e Terni a
quel di Spolcto ( I ). Verso levante la Sabina Romana si estcndeva poche
luiglia. Cosi Farfa col suo monastcro, dislanlo dal Tcvcre soli sei mila
passi , gia spcltava alio S[)oletano (2).
L'ultima parte del ducato rouiauo slava ncU'Umbria, oltre la destra
sponda del Nera : ma poco distaute ne era il confine, il cpiale non ol-
trepassava guari Todi od Amei-ia , e partiva il ten-itorio del ducato da
(jucUo di Spolcto verso seltcntrione (3).
Ricpilogando ora codcsli dati potremo accennare , se non descpivere
con precisione , la periieria del ducato romano in cpiesti termini : da
Orta al mare, dove il Alarta fa foce , quinili lungo la marina verso le-
vante per Oslia , Lavinio , Ardea , Nctluno , cd Astura : qui trovava le
terre gi-eclie , percio da Astura per le paludi Pontine volgevasi Ira le-
vanlc c settcntrionc verso Terracina e Gaeta , delle quali citti la prima
era sul limite , aggregata al ducato , la seconda promessa a' papi da'
Franchi , ma non imila in quel tempo alio stato romano (4). Dopo Ter-
i"acina , piegando di niiovo piu a levante , i limiti comprendevaao Arce,
Arpino ed Horrca di la del Melfi , ramo del Garigliano , il cui corso
chiudeva fpiesla parte orieutale del ducato (5).
Quivi presso slanno le sorgenti deU'Aniene: e siccome Tivoli sulla si-
nistra di rpieslo iinme, e Narni sopra il Nera appai'lenevano al ducato,
incntre Farfa e Terni spettavano alio Spoletano , cosi segneremo il no-
stro Kmile daU'oriente al settentrione con una linea, che partendo dal-
TAiiiene presso Tivoli, corra al Nera vicino a Terni, e separi queste
citta nel modo asscgnato (6). Dallo stesso punto dove ci fermammo col
(1) Ibid. col. CCXXIX. — A' tempi di Alliciico 11 patrizio de' Romani, Farfa c la Sabiaa oraii"
soUo la giurisdizione di Roma. MtBAT. ylnnali 949.
(2) Ibid. col. CCXXIX.
(3) Ibid. col. CCXXX.
(4) Ibid. col. CCXXV. — Gacta in qneeli anni non apparlencva al ducalo romano : cssa si re^;-
^eva a popolo , ed crano consnli o dogi Giovanni 111 c suo fi^lio Giovanni IV insiemo , c quinib
il solo secondo ncgli anni 091-IOOi). ( Dimeo , Jppar. Cronol. agli aim. di Napoli , p. 22C ).
(j) Anon. Medial, col. CCXXV. CCXXVI. — II P. Beretti ivi , dice clio sul finirc dell' ollavo
sccolo Gaela e Terracina « parebant Patricio Siciliac ».
(C) Ibid. col. CCXXIX. CCXXX.
DEL CAVALIERE L. G. PHOVA.NA. 1 53
liiiiiie sopra il Ncra presso Terni , spingcremo la nostra linea dtl con-
(ine al Teverc sopra Toili ncll'Umbiia, comprciuleiiilo ml ducalo, oltre
Todi , anche Amelia , e quiiidi vciitndo giu pel Tcveie cliiudcreiiio la
periferia del ducalo ad Orta donde siamo parliti (I).
Tali erano piil o incno i limili , che dopo la domiiiazioiic de" Franchi
aveva preso I'antico diicato roinano isliliiito da Longiiio llsarca dc"<Jrcci
verso la mela del VI secolo , dopoclic Ic invasioni haihyriL-lic a>cndo
squassata ed oppressa la citti gii dominatiice del mondo , un nuovo
ordiiiaincnto era diveuuto necessaiio per qiiclla parte d' Italia riinasta
sotto il dominio dcgrimperalori d Orieiile (2).
Non e inio pensicro , ue s'addice alia spccialitu di qucsli Studi ristretti
al corso di pochi anni , il riandare per minuto le vicissitudini soHertc
da Roma da che la sede dell' impero era stala trasferila a Costantinopoli.
Certo chi ne facesse lo studio, nobile argomento e' s'avrchbc a Irallare ,
non disulile per la storia del risorgimciilo ilaliano , al quale Roma del
medio evo diede forse la spinta raaggiore.
Tuttavia nel render conto, giusta il sislcma propostomi, delle ron-
dizioni di Roma ncgli ultimi anni del regno di Ottonc III , mi sari con-
cesso venire con una rapida digressionc considcrando da quali antielic
cause tracssero origine le tui-bolenze che agitavano la citta in quel tempo,
per dedurne quindi come tali movimenti si collegassero con quelli che
ebbero liiogo nella Lombardia , e che porlarono al trono d' Italia il
marchese d'lvrea.
SUNTO DE' FATTI DI nOMA DALLA FEVE DEL SECOLO SESTO
ALIA MOHTE DI OTTO.NE lU IMPEUATORIC.
Finche Roma stelte sotto la dominazione degl' imperatori d' Orienle ,
il Capo della Chiesa Romana, la quale possedeva tcnute imporlanli non
solo nella terra-ferma d' Italia, ma nell' isola ancora di Sicilia, nelU-
(t) GiBBOrr descrive il ducalo romano in queslo modo: » Rome so Irouvail roduilr a son anrien
> terriloirc , comprcnanl lo pays qui s'elciid do Vilcrbe a Torracina , ol do >'arni a rembiiut'liurr
» du Til)rc. » ( Hist, de la iltcad. etc. Liv. XLIX. T. IX. p. 323 ). E soggiungo nella nola ,n :
" J'ai iodiquo Tclenduo du Duchd Romain d'apri-s Ics cartes , el j'ai fail usage des carles d"apre»
>• rcxccUonto dissertation du P. REUt;TTi. » Vn rapi<ln sj;uardo sopra la carta geoj;rafica diuiostia ,
elio la descriziono del Gibbon L- iucomplcla, per non dir allro: il clio mi conTorla nello seorgerli
asMi diversa da quclla olio ho abhozzato.
(S) Anon. Medial. 1. c. c<l CCXVI. — Blomdi, Hist. Dec. I. Lib. 8.
Si-niE II. Tom. MI. ai>
i7>/\ STUDi cniTici sovnA i.a storia o'itai-ta ecc.
Gallie , c ncH'Illiria (I), faceva le veci tlell' imperalore nellc terre ro-
inanc. Egli nc riscuotcva i sussidii per rescrcilo , vi raccoglieva il fru-
lueiUo ilestiiiiilo al sollievo ilcl popolo iiclle caicslie, usaiulo iieircscrci-
/,io di qucste incumbenzc una lal quale giurisdizione civile, non solo sopi-a
i propri vassalli chc a tilolo di bcueficio possedevano i beiii deila Chiesa,
sopra i servi ed i coloiii chc li coUivavaiio , ma sovra I'allre class! an-
cora della popola/ioiie (2).
L'autoiiia supicma era benst presso I'Esarca di Ravenna , e per de-
legazione nel duca clie sedeva in Roma : ma la giurisdizione civile e
criminale stando nel collcgio consolare ( composlo de' decurioni che in
quel tempo eraiio delli Consoli ), qucsli col Capo della Chiesa rilene-
vano di fatlo presso di se gran parte della pubblica forza (3).
Ma sul cadere del VI secolo 1' ignavia che i despoli greci opponevano
alle oslililu cd alle vessazionl d'ogni maniera , onde i Longobardi gia
occupatori della superiorc Italia, afiliggevano Roma , rinfoi'zarono la pon-
tiQcia polenza. Che raentre la cilta s[)rovvediita di difcse, i)er le spesso
iulerrotte comunicazioni con Ravenna non poleva oltener dagli Esarchi
riparo e soecorso contro gl'invasori, ne il popolo afllilto dalla jieslilenza
e dalla fame, sollievo nella sua miseria, il ponteGce divcniva come Te-
slremo rifugio contro que' mali : il quale e per le lai'gizioni con cui prov-
vedeva alia comune mancanza , per le cariche civili ond' era di falto
ed iu quell' abbandono rivestito, e per la maesta del grado ccclesia-
slico , rendcvasi sempre piii indepeudente dagl' impcralori di Coslau-
tiuopoU (4).
AUora i voti del clero e del popolo elesscro papa un uomo , il quale
coUe virtu sue e colle opere giustificb il titolo di Grande , che gh fu
dalla storia concesso, e quello di sanlo con cui la Chiesa lo venera siigli
altari. Mente vasla , dottrina , natali illustri e numerose sostanze fti-
rono le doti che condussero Gi-egorio I dalle cariche civili alle erclf-
siastichc, e da qucste, suo maigi-ado, al |)apato (5). Attivo difensore tli
(I) Cfr. Gregobii I. Epist. II. Lib. 1. — Sicoi?. De Regno Ilaliae lib. 1. col. 5 cl C. — GIBBO^.
//««. Je la decaJ. et de la chile de VEmp. Horn. , edit. GuizOT , 1812, T. VIIF. p. •100 c seg. —
Leo, Hisl. d^Italic , Liv. IL ch. 3.
(3) Leo, Hist, d' Italic p. 87.
(3) Leo ibid. p. 107.
(4) Gibbon 1. c. Chap. XLV. — Mcbat. jlnn. 5S4-S0I.
(5) MUBATORI, An. 590. — GiBBOK 1. c. T. VIM. p. 396-404. -• Tr» Ic private \irtu di Cr«-
DEI. CAVALIERE I.. G. PROVANA. l5i»
Roina (I), zelantc proiiagatore dcUa fedc, e consolalore d'ot^iii iniseria,
seppe il nuovo pajia salvarc lu cilia ilal furore longol)arclicr) , t-onchirre
Ariatii , Donatisti e Idolalii alia U'gge d'l Crislo, liiiluz/are l' orgoglio
lie' tiramii d'Orierite (2), e versar sul popolo i IVulli delle |)roj)nc ric-
chezze e degli estesi dominii della sua Cliiesa (3). Qual inaraviglia ner-
lanto se un uoino di tanla virlu, cliiamato alia jionlificia ()igiiil:'i da'voti
del popolo, vide ridotla nclle sue inaui gran parte dcliaulorila suprema
nel reggiinenlo di Roma ?
L'eresia de' Grcci iconoclasti consolido nell' oltavo secolo la polenza
papalc. I ponlifii'ali ili Gregorio II e di Gregorio III (715-741 ) fa-
roiio agilatissimi iiolla prima uicla di tjuel secolo , per le persecuzioni
d'ogui maniera, e per ie guerre |)orlate in Italia dall' iuiperatore Leone
Isauro , suscilatore della sella novella, clie proscriveva il culto dcUe
sacre immagiiii. AUora il gia debole govcrno degli Esarclii di Uaveniia
divenne al tullo impotentc a reggere Roma. E sehbcne ([uesla col suo
ducato rimanesse ncUa nominate sudditanza. dcll'impero d'Orienle, sino
gorio 1 mprila spcciale cncomio I'amorc ch' ei scnliva per Roma sua patria , del(]ualc, failo pon-
leficc , dicile iuminose prove, e clic esso spingeva sino a non poter sofTrirc cho un Romano si
servisse comuncmcntc d' allra lingua clic della lalina : eppero scriveudo al patrizio >'arsete {Ep. 6S.
Lib. 11 ) si scusava di non aver falto risposta ad una lellera di certa dama roniana ^ rifugiala in
Coslaulinopoli , col dire die csscndo essa nata lalina aveva a lui scrilto in greco: « Domnae Do-
'> miaicac salutes meas dicito , cui minimc respond! , quia cum sit latina , graecc mibi scripsil ! "
; Baromi Arm. T. VIII. p. 70 ).
(i; Bakon. Jnn. 595. n. XVI. —An. 59S. n. Vlll. — ^inn. 603. n. XIX. XX. XXL — Fu accagionain
(Jregoiio I d'aver distrutto molti degli anticlii monumenti di Roma, d'averne mnlilalc le slalne .
ej arsa la hlblioteca I'alaltna ; <■- mais les teuioii;na;^es (|ue nous avons de sa I'ureur deslrucli\e ■J'-nl
u incerlains , el dune dale blen plus moderne. » Cos'i il Gibbon ( I. c. T. VUl. p. 391 ). Si po-
Irebbc aggluugerc a quesia Icslimoniania non sospclla, quesl'allra . Iralla dagli srrilli di quel
poutefice medesimo , il quale parlando della misera coudizione di Roma, diceva: « Ipsa auU-iu ,
» quae aliquandu mundi doniina esse \idebatur , cjualis remanseril Roma conspieimus. Immensis
« duluribus attrita , desolationc civium , imprcssionc boslium, frequenlia ruinarum ........
" abi enim senalus, ubi iam populus ? Quia enim senalns dccsl, populusqne interiil
a iam vacua ardct Roma. Quid autem ista de hominibus dicimus , cum ruiois crebcsccniibiis ipsa
• quoquc destrui acdificia vidimus? a (GREG. I Homil. in Zac/i. 18 apnd Baromcm An
595. n. X el XI ).
(i) « Quiesoat fclicissimis lemporibus vestris univcrsa Rcspublica redcat cunclis in nlms
" propriis sccura possessio reformeliir iam singulis sub iugo imperii pii liberlas sua
» Hoc namque inter rcges gentium ( cioij de' genlili ) , ct Rcipublicac inipcratores dislat : quod
II reges gentium domini servorum sunt, impcratores vcro R e ip u bl ic.ie . d«-
•I mini liberorum. u ( S. GRtGORii .M.vgm Ep. SI lib. 13).
^3) Baron. Ann. T. VUl ad an. i93 n. LVIII , et passim de Cbecorio I.
I,"i() STUD! cniTICI SOVRA I-A STORIA d'iTALIA ECC.
;il restrturamcnto tli quello tlOcciileulc per Carlo Magno , luUavia I'ab-
l>uiulono in rui I'ocUo del grcco impcratore lasciava 1' interna ainmini-
slrazioiic di Roma aliena dairercsia , o zclaiile del siio poiileCice , coii-
dusse il popolo del ducato romano a disdirc a' Grcci il paganicnlo de'
tribuli (I), ed a nominare egli stesso i suoi duclii solili ad esser uoini-
nali daU'imperalorc (2). Questatto d' indcpendcnza per parte del popolo
aiido unito ad uii allro per parte di Grcgorio II: qiicsli , secondo si lia
da Anastaslo bibliotecario , ininaccialo dall'Esarca di Ravenna , il quale
per poter oppriinere Roma si era fatlo alleato di Liulprando re de'Lon-
gobardi , ricorsc per aiuto o per patrocinio a Carlo IMarlello maggiordomo
di Terigi IV' re di Francia , eseuipio seguito nel ^4' ^^ Gregorio III
immediato di lui successore (3).
Dalle quali cose abbastanza vcniamo chiariti che la somma degli alFari
polilici stava in Roma in quel tempo presso il papa, mentre parte del
reggimento suo era nelle mani del popolo. E si a quel inodo elie con-
cordano gli storici nel riferire alio scisma di Leone Isauro la principal
i-.;iusa della separazione dell'Italia dall' impero d' Oricnte , cosi parimcnti
fonvcngono nel fur tempo dal pontificalo di Gregorio II per istabilire
il principio di quel nuovo reggimento politico , al quale ad onoranza
della maesta latina fu dato piii particolarmeute il nome di Repubblica
llomana.
tl) Barokii ^im. T. IX. an. 72G n. XXV.
(J) « Igitnr protnoti omncs contra impcralorls iussioncm restitoranl diccntcs e(c. ... ila
<• ut . . . spcrnentes orclinalioncm cius ( n. Pauli Esarclu ) sibi onmcs ubtquc in Ital/a Duces clp-
» gcrunt, alquc sic do Ponlificis , deque sua inimunilalc cuncli studcbant. « ( Anastasii Jiibi
yUa Gregnr. II. R. I. T. Ul. p. 1.50. — V. Pagi Ant. Crit. ad an. 140 n. VIII).
(3) Quoslo narra Anaslasio nella vita di Sicfano II : e^li dice die qucsto ponleOcc scorgendo
non csser possiliile 1' otlencrc aiuln dall' imperaiore d'Orienff' contro Astolfo re de' Lonpobardi ,
ricorsc a Pipiuo re do' Franclii : « (jueniadmodum pracdccessores cius bealae memoriae domnus
■1 Grcgorius, ct Cregnrins alter, cl domnus Zacharias bealissimi Ponlifices, Carolo exccllcniissimac
•1 memoriae regi Francorum direxer<mt. » ( Anast. hibl. in vita Sleph. II. 1. c. p. 107 ). V. pure
I,E IlE\u /list, ilu has Enip. T. VI. I>iv. LXlll. p. 3GC. — MuRAToni , Jimali ad annos. — Gre-
gorio III in\i6 a Carlo Martello le chiavi della coufessione di S. Pietro. ( Baronii Ann. DCCXL.
n. XIX). Alie lelterc del pontefice andava unilo il decreto de' Romani col quale rigettando la do-
minazione dell' imperaiore, si poncvano solto la di lui protezione. « Anno DCCXLI. Karulus Prin-
"• ccps bis eodem anno legalionem B. Greg. P. ab Aposlolica Sede dircclam suscepit ; qui
» sibi claves ven. sepulcbri Principis Aposlol. Petri Epistolam quoque decreto Romanoruoi
» priucipom sibi praediclus praesul Greg, miserat, quod sese populus R. relicla Imp era tor is
• dominatione ad suam defensionem ct invictam cloraentiam convcrlcre
• Toluisset. II {Ann. Mtkns. ad an. 741 ap. DtcDESNE R. F Scr. T. III. p. 971).
DEL CAVAMERF. L. C. PHOVANA. iS^
Ma non e a dire con tulto cio , clic qucsto titolo di Repubblica fosse
itllora cosa nuova , o riamincsso soUanlo dacclic il tliicalo romano avcva
preso a governarsi da se. Talc c tanta cosa era slala la Rcpiibbltca di
Roma , che non le frequenli invasioni , non gl' inccndi , le jicsli , le
Stragi , ie battiture d'ogni nianiera, non la bassanza in cui erano caduli
i cittadini romani, craiio bastali a spcgnernc la faiiia. La inemoria della
Romaua Repubblica sopraviveva a ogiii cosa , c spaziava sovra lanle
rovine (1). Che pii\ , Roma essendo diveuula la sede della Icggc di
Cristo , di quclla leggc , che associando le miserie presenti alia gloria
passata, consolava la perdila delle terrene e cadule cose, coUa s[)eranza
delle future ed etcrne, i Capi di qucsta Chicsa non d allri nomi erano
solili salutare i Greci Augusti, che con qucUi d'irapcratori della crisliana,
della santa , della Romana Repubblica.
Ma intorno all'appellazione di Repubblica Romana , ed al diritlo de'
Romani in quel tempo di onoi-are con lal nome gli ordini co' quali pre-
sero a govcrnare il ducato , odasi quello che ne scrisse un valoroso
critico italiano sul finirc dello scorso secoio, uomo le cui osservazioni ,
altrcttanto dottc che scevre d'ogni spirito di parte , riescono di gran-
dissiino peso sopra tale argomenlo : « Per ben conoscere le circostanzc
» deirilalia nel secoio YIII (cosi il conte Carli (2)), richiamar conviene
» sino da' suoi pi-incipii I'originario e non mai perdulo diritto de' Ro-
» mani di eleggcre i diltalori e gl' inipcralori come capi supremi della
» Repubblica. E vero che Giulio Ccsare e poi Oltaviano Augusto costi-
(1) >'ctr Italia supcrioro lo voci di Jlcs-publka di Pars-publii:a ncl medio c\o significavano il
fisco , ta camera regia o iraperiale , lo slcsso j^'ovcrno del ro o dcirimpcralore. { ^int. M. Aew T.I.
Dissert. Will ) : ia Roma sotto gl' imperatori gcntili il senso della voce Respubtica era lo stesso
che al tempo do' consoli : ed allura per Respublica i papi accennavano 1' aggregato dc' Ro-
mani gia vcnuti alia legge di Cristo , ciob la Cliiesa. riu tardi allorche la totalita dc' cittadini
romani si fcce crisliana, la parola Respublica torno al siio prinio significato ; ma srMiene in
inel tempo gl' individui che cttraponevano la Uepuhltlica fossero i mi'di'siiiti di cui si conipi'ne\j
la Cliiesa , le voci Itcsp. ed Ecclesia tcncvano due lien dislinii signiCcati. Molli sono gli esempi
die si possono addiiirc , ollre nuelli accennall dal Sismo.xdi. ( f/isl. ilcs llr'p. llal. T. I. cli. 3 ] :
COS! si leggc ncl Cod. Carol. Ep. I'll ( R. 1. T. 111. P. II) n Hcc unius ecim palmi tertae spatium
» B. Petro, Sanctaeque Dei Ecclesiac vol Reipublicao Ronianor. reddere passus est. »
ed ivi Ep. I'lII: n ut si pracdiclus Desideriiis loslitiam scte Dei Ecclesiae suae Rci-
• publicae Romanor. , B. Petro proleclori luo plenius restiluere etc. » — Lo stesso poi aper-
tamente dicliiara il MuRXToni : « Discrtis verbis Ecclcsiam Romanaro a Rcpnblica di-
• slinguil Anaslasius. » ( Ant. M. At\: T. I. col. 989 ).
[i) VclU Aiilichila lUiUchc del conte C*iii.i ( tomi cirque. Milano 1788-91 , in-l." ) . T. III.
p. S3S.
I.")8 STUDl CRITICI SOVRA l.\ STOnlA d' ITAMA ECC.
)i tuirono una monarchia , ma rjuesto accadde per effelto della forza , e
» colla forza i loro successori prctcsero lU mantcncre una sovraiiita ere-
» ilitai'ia: ma la forza uon dava loro alcuu legillimo diriUo conlro qucllo
» che avendo il sue fondameiito soltanto nella costitiizione del governo,
» rimaueva semprc consolidalo nella Repubhlica , e che se e stalo op-
n presso e avvilito, iion percio si cstinse giamiiiai. lufalti in Roma si
n conservo sempre il Senate (I), eredc e cuslode di tutte le facolla
0 ed aulorit^ , delle quali 1' antico sine dalla dislrnzione de' Tarquinii
n fu rivestito , e col Prcfello alia cilta , i Magislrati almeno in gran
» parte si manfcnncro della citta. II perclic presso cotcsto Sciialo rap-
X presentante la Repnbljlica Romana si conservo il diritto della zecca
)) e Fuse d' acclamare e di riconoscere gl' imperatori. Nolo e in quali
1) eccessi di violenza caddero Giustiniano 11, Filippico , Leone Isauro ,
n e Costantino Gopronimo ; e note e come sin dall'anno DCCXII per atte-
» stalo di Anaslasio ( fltu Constantini ) , e di Paulo Diacono (^De Gestis
« Longobai'd. lib. W c. a/j ) si slabili dal popolo Romano ( statuitque
» Populus Romanus ) di rifiutare qualunqiie decrelo di Filippico, noii
» riconoscendolo piii ])cr imperatore , ne segnar piu monela col di liii
n nome ; il qiiul decrelo si rinnovo contro Lcoiie Isauro, come rilevasi
» dalle lettere di Gregoi'io II papa , riportale dal Baronio e dal Pagi
» ne^li anni DCGXXVI e DCCXXX. Questo mcdcsimo Popolo , cioe
n qiicstn Governo Romano, falta lega con Liulprando re de' Longo-
1) bardi (2) si pose in armi contro Leone e Coslantino ; creo de' Duclii
» proprii nelle citta della Repubhlica , e sUibill di passare all' elezione
» di un nuovo Imperatore. Gregorio II tuttoche malcontento degl' Impe-
11 ratori ( Leone e Costantino ) e maltrattalo da cssi , procuro d' impe-
1) dire una talc elezione, ma non pote oltenere pero, che i Roraani
(I) Viguit semper Senalus Domcn et sub Exarcbis et sub Fr.iDcis nomine lenus, Senatum
1' clt\iiiiu9 , non re non olficio : Scnatum namquc cum polcslale, ul ferebant tempora , Populum
.1 Homauum instaurassc invcnimus an. 1 143. « Le quali parole del P. Beretti ( de Tabula Chorogr.
.V. y/ei'. col. CCXVII ) spiegano qucslo allre gia cilalo di S. GREG. M. {Homil. in Ezech. n. 18 »p.
BvnON. loc. cil. n. XI) « L'bi cnim Senalus, ubi iam Populus quia enim Scnatus dccst ,
>» Populus intcriit. « E cbc IVspressione « Senalus doest >i non dcbbasi prendere in senso assolalo,
ben lo dimu.'itra lo slcsso S. CKEr.. I. {lipist. I. Lib. IL an. 003 ) « Venil icona Focac el Lcontiae
>> Augusloruni Komam, el acclamalum est cis in Latrranis , el in Dasilica lulii ab omni Cloro ,
» Senalu etc. » .
{i) Qucsla lega fu ncl 738. Vedi Le Beau Ilisl. du bus Emp. Liv. LXIIL Nel 7M — Liul-
prando crasi collegalo con Euticbio lisarca di Ravenna.
UEL cAVALir.nr, i,. c. provana. i5t)
)) non si dichiarasscro liberi e iion ritornassero nel jiien tlirillo tlclla
)i Rcpiibblica. «
In lal guisa stabiliscc il coulc Caili il lUrillo ilc' Roinaiii. Ma sc vi-
veva la ricortlanza, non viveva che in poclii la virlii dell' aiilica Roma.
Avvczzi al giogo, peggior d' ogni giogo, degli straiiieri , i Romani del
secolo VIII, niiseri avan/.i di tanli harhari , male eraiio capaci di fjviclLi
libcrla di cui su quelle stesse rive del Tevere i raccoglilicci di Roinolo
erano stali i fondatori.
Dominavano al tutto in Roma in quel tempo gli Otlimati. La qualila
eredilaria de' Consolari era siiccedula a qiiella de' Uecurioni (I): niolli
di que' Grandi nc erano possessor!, e forinavaiio un coUegio delto Con-
solare (2) , al quale spellava il reggimento degli alTari del municipio ,
ed il render ragione ncUe cause civili (3). Gli allri individui delle fa-
miglie consolari , non ancora provveduti di cariche , appellavano oncsti
cittadini.
Come poi le maggiori tenute di beni , die non erano propria della
Ghiesa di Roma, cosi le cariche principali, civili, militari ed ecclcsia-
stiche erano possedute da (piellc slcsse famigl'ic. Fra quelle erano Ic dignita
di duca e di prefelto; sebbenc quella di duca, io avviserci die andando
avanli la si riducesse a cosa pii\ nominale ed onorifica che di fatto :
awegnache se prima sotto i Greci il duca di Roma faceva le veci del-
I'Esarca di Ravenna , dapj)oiche Roma e il suo ducalo s'erano staccati
dagl' imperatori d'Oriente , cd avcano ripreso la forma di RepuUblica ,
la dignita di Prefetto erasl falla la maggiore in Roma : di qucsta ve-
dremo siccomc sempre s' industriassero di essere insigniti quelli fra gli
Ottimali , che pi-esero a soverchiare la nuova Repubblica, sia clic giii
dell'altra di senatore o di principe o di console di tutti i Romani fossero
da prima fregiati.
Diritto del prefetto di Roma, secondo ci nana uno scrittore del se-
colo Xir, era lo ainministrarc la giustizia (i) iicllc cause criniinali ; a
(I) Leo , lllsl. d'Jtalii^ T. I. Lit. II. ch.ip. V.
(S) An\stk.s. liibl. in Hist. Rom. Pont. rUa S. Hadriani Papat , R. I. T. III. P. I. p. 181 el 189.
(3) Vccli la nota (4).
(4) 'I Ex longo usu Pracfcclus urbU ab linpcraloribus co^oioscitur invrsliliis per gladiiim conira
» mulcractores urbis excrlum. » ( Geroi nolcbcrspcrg. I'racpos. Episl, ad llenr. Prcsb. Cardinal.
•pud Balcsii Misccll. T. U. p. li)7 ). — Cfr. Panciroli , IVolilia Dignit. Imperii Otcid. c«p. IV.
l(!o STl'DI CRITIC I SOVn.V I.A STOniA d' ITALIA ECC.
qucsto fine avcva egli come Jigniunli iilcuiii uomini consolari , Iralli a
sorte (I): e solto la jiropria (lc|ieiHlcn/.a , Ic corporazioni o scholac ;
queste Ibrmavaiio come una guarilia urbana chc vcgliava sovra Roma ,
composta degli arlieri c degli allri liberi cilladini , che Don apparlene-
vano allc famiglie degli Otliniali : ed erano capitanate da' tribuni , da'
maestri de'niilili, da' diiclii, dislinli col lilolo di Ottimali delta Milizia,
e presi nolle famiglie consolari.
A imitazioue di Roma , la inaggior ])arte delle citta della Repubblica
avevano somiglianli corporazioni militari rette da' consolari. Distingue
nonditncno fra qucste lo storico Leo, le scholae di Roma, nelle <juali
egli crede fossero comprcsi soltanto i cittadini arruolati come niiliti ,
mcnlre nelle altre entravano pure tutti i cittadini delle altre classi li-
bera della popolazione (2).
Potenlissimc jiertanto erano le famiglie de' consolari , nelle cui mani
stava ogni sorgenle di riccliezza e di aulorita: infinito il seguito di clienli,
d'ossequenli e di soggetti , corrotli gli uni , e gli altri corruttori, im-
mersi quelli nel lusso, e tutti negli stravizzi , menlre il minuto popolo
languiva nella scliiavili\ e nella miseria, sfanialo a stento dalle largizioni
del poutefice c de' nionasleri.
Moderava egli e vero la calamita di que' tempi , e contrastava alia
tracotanza dc' proceri , I'augusta dignita della religione e la tutelare au-
lorita del Capo della Chiesa , appo del quale, siccome notammo, stava
la nomina alle precipue cariche della Repubblica , il maiieggio di una
parte delle cose interne , e quello delle poliliche relazioni. Ma la smo-
data potenza di chi entrava al possesso delle cariche, c 1' influenza del-
I'oro, Iroppo spesso altutavano questa doppia sorgente di salvezza.
Ancora le cause medesime infievolivano , anzi corrompevano quelle
istituzioni propizie con cui, a imitazione dell' anlica , la nuova Repub-
blica aveva preso a tutelare se stessa. Cosi il Seuato (3) , cui spettava
deliberare sulle pubbliche cose , essendo composto di que' potentissinii
uomini , e le popolari adunanze , che ne stanziavano l' esccuzione ,
(I) « Ex geoere Consnlum. » ( Pakciboli , I. c. p. 14 }.
(J) Leo , Uiat. iTItalie 1. c. § IV.
l3) n Pipino regi Fraocorum Omnis Scnalus, atijuo univcrsa Populi gcneralitas. • {Cod. Car.
P.pist. 36. R. I. T. ni. P. 11 ).
DEL CAVALIERE L. C. PROVANA. iGl
sliuulo ncUa dcjiciidcnza ili qucsli, ogni giiarcnligia faUjva , c lutlo scm-
pre aiidava a capriccio di (lutllc |ioteiiti famiylie (I).
Ogni volta pcrtaiito die accadeva V clezioiic di uii nuovo jioiittfice ,
allora ogni arlifizio era in molo : l' elezionc peiideva da < lii maggiore
clientela s'avesse di congiuiUi, d'amici , d'ossequenli. (^)uiiidi i contrasti,
le garc e le frcqucnti lisse iiilesline : (juiiidi le fa/ioni rlic lungaiiifiile
Icmpestaroiio Roma, c quiiidi finalMientc il preleslo ue' foieslii ri diiiipi-
gliarsi nellc elezioni, e lo spesso ricorrere ad essi , de' papi.
Le vittorie de' re do' Fiaiichi, I'ipiiio e Carlo Magno , annienlarono
il regno de' Longobardi in Italia , c salvarono Roma dalle gucne che
vi porlavano circa alia mela del mcdcsiiuo oltavo secolo, Aslolfo c De-
siderio siio figlio, re di que' popoli. Conseguenza di (pusli falli fu la
restaurazioue dell' iiupero irOccidcnlc. Carlo Magno \incilore di Dcsi-
derio , e gia fatto re d" Italia, col riccvere nel iiatale dcllanno 801 la
corona d'inipcratore de' Romani da papa Leone III, Irasfcri in se stesso
e ne' successivi imperatori I'alto dominio sopra Roma, che prima durava
noininalmcnte ne' Greci.
La cresc(;nle polenza de' papi ricevcllc un aumento novello per le
donazioni dcU'Esarcato e della Pentapoli faltc da" re Franchi alia Cbiesa.
Ma quesle donazioni non mutarono la forma ilel regginiento di Roma e
del suo ducato , la quale stette e duro lungauiente (2) sollo I'alto do-
minio de' novelli imperatori d'Occidente. Bensi a' vizi di quel simula< m
(1) Cfr. Gibbon op. cil. cap. XLIX. — Leo op. cil. lib. II. § IV. — BIcinTOBi ad an.
(9) w Tuae dulcissimae suliliinitali per Dei praeceplionem cl Beali Petri , sanrlam Dei Ecclfs'tam
M et aostruiu Uomanoruiu Rcipublicao Populum cumiuisiiuus prolegeDtlum. » ( EftUt.
ADRi.tNi P. I. ad Carnlum ri-gem ord. LIX. in Cod. Car. R. I. T. III. p. II). — 11 Ml-B.*tobi
(Jnn. 772-794), o M. De S. M.vrc {Abrilgd Cliron. de FH'ist. d'llalle T. II nell' Indice (\oif
Pupts ) , asscvcrano , die Adriaiio I atibia da Carlo Ma^no riccvuto V assoluto domiuio di Iloiua ,
e paioDo ar|j;omcnlarsi dalle uionclc cooiato coirefligie (dicono) di qucsto papa: rar^omento iioii
b coDcludcnte , giacclic anclic prima di Carlo Magoo , o nclTanno Hi una nioncta publilicala da)
MuRATOiii slesso ( yinl M. Acf. T. 11. p. 518) porla la iiiedesima efligie col motto, VICTOUIA
DNN. CD.N'On. , inlerpielalo per « Couslantinopoli oQicina B ( sccunda ) » ( JoiBtBT, Scimies dt»
MedailUi T. II. p. M ill Gibbon , //..<(. de la deead. etc. T. IX. Ch. XLIX p. 355 ). — Tulto queslo
indica uu modo di sovranita, ma non Sovranitii assoluta. Sccondo il Cauli { ytiHuh. Itttl. IV III.
p. ilJ ) il sovrano dominio de' pontefici sovra Roma, comincia dall'anno 1188, nel <iaali> ilSrnalu
ed il Popolo Romano per aUo libcro ban citnecduto a Clementc 111 il dominio sopra la cilta di
lloma. 11 SiSMONDi ( Hist, des Rfyuh. llal. T. I. chap. HI ) non concede piii di setlania aniii
di vita alia ncpuliblica di Gregorio II, cioe dallo scisma di Leone Isauro a Carlo Magno psm
dur6 mollo piu , come si vedc dal documento citato dal CaRU.
SuniE II. Tom. VII. 21
lt)3 STUDI CRITln SOVRA LA STOniA d' ITALIA ECC.
di costitu/.ione rgpuhblicaurt s'agyiiinscro nuovi slimoli d'amhizione e di
domiiiio iic' [loiitcfici c nuova alacrita nclle fazioni. Perciocclie conie
col crescerc della loro jiotenza s'accescro i j)aj)i iiel desidcrio di rcudcria
sola ed assoluta , cosi s' avvivo nelle fazioni il desidcrio di collocare
nella pajialc dignita i loro adcrcnti , e Ira i faziosi chc ncUe clczioni
erano vinli, lo zclo di resislcre all'autorita del jiapa. Volgcvansi quindi
e gli uni c gli allri agrinijieratori (1). L'aiUorila clic (jucsli iisavano in
Koina ei-a qucUa del dominio supremo e direlto (2): ad cssa pcrlanto
gli uni ricorrevano come a fonlc di gi'azia c di potenza, menlre gli al-
tri in essa poiicvano fidanza, per frcnarc le smodatc voglie dcgli avver-
sari. Cosi fiuclio griinpcralori rimaiievauo in Roma s'aiidavano avvicen-
dando le forze dominate da una forza maggiore: parlili quelli e lontani,
le cose ripigliavano il solito andamento, I'autorita impei'iale diveniva un
nomc vano, e la potenza tornava a' faziosi.
Tali vizi della costituzione i-epul)l)licana di Roma trovarono campo
seinpre piu vaslo quanto piii s' andb infievolendo il governo imperiale
de' successori di Carlo Magiio. Crel)hero poi maggiormente alloi'che spenta
in Carlo il Grosso la vasta monarcliia dc' Franchi, Roma e f Italia fu-
rono tempestate dalle nuove guerre chc si ruppcro i duchi di Spoleto
e del Friuli, e dalle fcroci invasioni de' Sai'acini e degli Slavi. Allora
lutlo concorsc al generale corrompimento. Lo spesso mutai'c di signoria,
al quale le popolazioui sorprese or dall'uno or dalfallro de' compctitori
andavano soggette ; lo stnpido ferrore da cui, (]uasi a un tempo coU'I-
talia, furono colpite la Giillia e la Germania per le nuove irruzioni bar-
bariche, clie resero impossibile dovuncpie la resistcnza; i troppi esempi
di rotta feile, di basse vendctte, d' impunita lialdanza, di sozzo guadagno,
dati da' magnati e dal clero , avvezzarono le popolazioni italiane alio
spergiuro , al disprcgio d'ogni legge divina ed umana.
In Roma tutto era scompiglio e corruzione. Minacciata, taglieggiata ,
sorpresa dagl' infcdeli , iiivano volgevasi col desidcrio a tpe' venerandi
(1) II (lirillf) ill ricnrrero o <li appellate all' imperatorc era cosa antica ( Ro^ELLl, St. di Cemo
P-. 11. — JIURATORI , yliin. 808 ).
(2) Dcncilclln monaco di Sant'Anilrea sul monte Soralte , del quale il Pektz ( Mon. Germ. Iliii.
T. V) pubhlico iin' incdila crunaca , scrisse pure iin Lihcllum de Impcraloria poleslale in urbe, gia
*Uto pulililicalo ' in Caial. iesiium verilalis ) dal Flaccio , composlo per uso ed a' tempi di Otlonc IH.
( Vide Prutrg. in PEnxz 1. c. p. 695 ).
DEI, CAVALIERE L. G. PROVANA. lG3
poiilefici in alUi tempi ilal impolo subliinali , i (jiiali |>fr la caiita ill
Dio da cui eraiio S|)iiili, or coUa piivala, or tolla fcilcsiaslita iiccuiiia,
ma colla macsta e colla jiolciiza ilcllc virlii loro , laiilc \oUc avevaiin
dalle mura della cLttii minacclata, rcs|jiiili i feroci Loii'^oijai-di e<l i Greci.
Altri ponlefici e troppo da quelli divcrsi , ora eraiio csallali , dcjiosii,
ainmazzali dalle capricciosc fazioiii. Giiaslo e feroce cadeva il secolo
nono : piii guaslo c piu feroce inslava il sigueutc.
Due principalissime erano codeslc f.izioni , Ic <jiiali dope la cadula
de' Caioliiif;! erano ci-csciulc, o rinale dalle precedeiili; seguiva Tuna la
parte di Guido duca di Spoleto, la (pialc vaiilavasi rap])resciilare la na-
zioiialiti roir.ana : I'altra era addetla alia parle ledes<a , c cosi ad Ar-
nolfo re di Germania preteiulenle I'eredita de' Carolingi. ,
Turpe e la sloria di Roina sotlo rimpcro di ([uesle fazioni: iinpero,
che con \iolenza dall'iuia aH'aUra Irapassaudo, ncl breve spazio di circa
veiiticiu(]uc anni sollevava sul soglio imperiale ciiupie jiriiicipi Ira iiazioiiali
e foreslieri, e tredici succcssivi ponteCci sulla catleiira di S. I'ieti'o (1).
Alia fazione tedesca fu per lo piu ilagli storici allribuila niaggiore
preponderauza : rinforzata dalla polcnza de' ricclii Marclicsi ili Toscana,
usiu'po essa assai tempo in Roma un'autorila (piasi assolula , lempcrala
0 contrastata soltanto, ogni volta die una novella elezione recava sul
scggio papale un eflimero campionc della parte avversaria. Del reslo
nou si piccavano i faziosi , o ^di clctli da una delle parli, di politica co-
Stanza , ue difettavano i papi di pretest! per rompere la fade giurata ;
cosi papa Formoso , il quale ncU' 892 aveva coronato imperatore Lam-
berto figliuolo deU'Auguslo Guido (2) , invitava Arnolfo a i|uella corona,
clie poi gli poneva sul capo ncH'.SOG (3): cos'i pure SU'laiio M dopo
di avere acceltato 1' Imperatore Arnolfo , passava a parte Spoletina , e
rivcriva come imperatore Lamberto (i).
Ai prime di questi pontcfici , Formoso , riferiscc il Maliillone gran
(I) PaGI Franc. Breviarium Hist. Cliroii. Crit. lUmtriora Pont. Human, gcsta complccUni. T M
— MUBATOKI Jnii. S9S-9/5.
(J) Chron. Casuur. R. 1. T. II. P. II. — MuBAT. yln. 89i.
(3) Jnn. Frchcr. in conl. Ann. Fuld. ad ami. 895-80G. — Mibat. Ann. 893.
(4) (I Ex oJio forsan (juod concepcrat contra Furmosum , quo Arnulplms Romam vocalus, iin|n--
• rialcm unclioncra su9cepcrat,if(;«i/iui ejc otiiv <juo in Arnutplium fliujrahat, in Formosuni taeril ... •
( Pagi Fr. Bref. Gat. Pont. Rumuit. T. U. p. 142. — V. Ilcrm. Co.-lTE. in CItrun. ap. PiSTon. T. I
pag. 959 ).
|(l.| STUDI CniTICI SOPUA I. A STORIA d" ITALIA ECC.
l>;uU' (k" iiiiili clii; afilisscro la Chiesa nel secolo X (1). E mciilameiitc:
noil "ia , sccoiido a iiic pare , per Ic ragioiii sollanto da csso adtlotU;
di violata disciplina ncU'elezionc sua, c tia Ic allre daU'esscrc Forinoso
passato dalla Chiesa di Porto a quella di Roma conlro il divielo de' ca-
iioiii , die la necessita do' tempi , e rautoriti della Chiesa avcvano reso
nidlo (2) , ma si c principalincutc « pcrchc crcdevasi (cosi il IMahillone),
» chegli eo' suoi fuiilori avcsse cospirato conlro la salute della rcpubblica
» c dcH'impero)) (3), chiamandoj a dis]ictlo delle promcsse fatte aH'impc-
ratore Lambcrlo, c con funesla innovazione egli prime, un re tcdesco
alia corona dell'impero romano (4).
La fedo rolla da pa])a Formoso a Lambcrto, cd il sangiie sparso per
comando di Anioifo nel farsi a riccverc la corona, aiz/.arono ])iii feroci
le parti, c poscro in Roma Ic fondainenla di quell'odio contro la domi-
iiazionc tcdesca , che tanla manifest azioue poi cbbc sotto 1' iinpcro de'
Ire Oltoni, e fu cagione dcH'innalzamento d'Ardoino. IMorto qucsto pon-
tefice, c dopo poclii mesi Bonifacio VI, la parte Spolelina clcggeva
Stefano VI (5). Questo forsennato prorompendo contro la mcmoria di
Formoso , ne strappava dal scpolcro il cadaverc , die con empio e ri-
dicolo processo fticeva condannarc, dicollai'c, e precipitare nd Tevere (6).
Da queste scellerale pazzie , condannate nel concilio romano di Gio-
vanni IX nciranno 898 , nel quale ancora fu annidlata Telezione impe-
riale di Arnolfo e conferinata quella di Lamberto (7), chiaramentc ri-
sulta quali umori per opera di Formoso covassero ncgli animi di que'
faziosi cittadini , umori che quindi riescii'ono, come sovente le cittadine
disronlie, alia perdita della liberta , e resero la Repiibblica di Gregorio II
prcda di turpe signoria.
Fra queste scissure cominciava il secolo X.
(0 " Sivp is causa fuerit, sou orcasio. » (Mabii.l. ^ctti SS. 0. S. B. Sacc. /'. in Prapf. n. G ).
'X. « Ftirmnsiis autcm necessilalis causa *!c Porlucnsi Kcdcsia, pro vilac mcrito, ad aposlolicani
»• scdcni proveclus est. )> ( Cnnoji. 3 i'ntnil. Fivm. suh Innri. I*. IX . ap. Pac.i Fv. 1. r. p. 1-13 )
(3) « Contra Ucipublicac ct Imperii salulcm cum suis fautoriltus conspirassc crcdeljalur. » (M\-
BILL I. C. ).
(4) REfiiNO, in CAron. ad an. S96.
(5) CI T)ranni$ favens , cl Arnulplium odicns , » cos'i paria Erm. Contratto {Chron. ad an SH'^
di Slcfano VI; il che significa ch'cgli favoriva Laraberlo impcralorc, c parte Spolelina, contro la
faziooe IcJcsca.
;6) Paci Franc. Breniar. T. II. p. 112 ad an. 80G.
(7) Pagi Ant. Crilica in Ann. Bakomi ml un. SOS n. 1.
DEI, CAVAI.IF.RE I.. C. PROVAXA. iGj
Trionfava in qucgli aiini parte Sj»oleliiia , la quale clopo la iiioite cli
papa Forinoso vaiii pontefui aveva ilato a Roma : ma iioii pos:iva la
j)aite avvcrsaria.
Nell'anno 904 saliva sulla seilia poiUificia Sergio III, tli famiglia e
parte Tuscolana , cardinal prelc , il (piale giii lu-iramio 898 a concor-
renza di (liovanni IX la sua fa/ioiu; a\eva cliiainato papa. i\Ia piii polenlo
la parte Spoletiiia che favoriva Giovanni (I), la consctrazioiie di Sergio
non aveva avuto luogo , ed anzi egli era stato coslretto co' suoi fautori
aU'esiglio (2). E vi riraaneva per anni selte , sino a che succeduli a
Giovanni I.X. , Bonedelto IV, Leone V c Cristoforo, i tempi piu favo-
revoli lo riportavano a Roma, e vi otlcneva la tiara (3).
L'elezione di Sergio porge una maggior prova della versatilita di quelle
fazioni. Chiamato a Roma da parte Spolcliua clie in quel tempo vi do-
minava , e contraria alia sua , cgli ollcnne il papalo scacciando I'usur-
patorc Cristoforo , il quale apparlcncva alia fazione Tuscolana , die era
quella di Sergio. Strano e intricato inviluppo di cozzanti passioni, colic
quali i Grandi di Roma sommovevano quel popolo, e che noi lontani
da que' tempi rorrotlissimi, ed ignari degli usi e dcgli arlifici che allor
dominavano nolle famiglie romane , inalaraente andiamo raccapczzando.
Ad ogni modo a quella mohilita di combinazioni aggiungcvasi in quel
punto un novello e piu forte elemento di corruzione , che veniva a com-
plicare ogni cosa.
Qucst'era la potenza che in Roma usurpava e quindi tramandava uella
sua famiglia , Teodora donna per nobilta e per riechezze, quanto per
ambizione e pe' suoi vizi Gimnsa ; la quale ( come nella superiore Italia
Ermengarda figliuola di Adalberlo il ricco marchcse di Toscana ) ado-
;i) II MuiWTOBI {Ann. S9S ) dice clic qupslo papa era dclla fajinnc <li papa Foimoso ( cioe
dolla faziono tcdesca 1 , e oiii perclit annulli) il proci-sso fallo da Sl<raiio VI ci nlro di qucllo :
parmi ch'oijli coulraddica a se stcsso, scrivi'udo poclie lince d^po , rlie Gio\aiiiii IX nel concilio
di quciranno annulli) l'elezione imperialc di Arnolfo c confcrmb quella di l.aniberln. L'annujlare
il proccsso di Formoso era opera di pieta c di giustizia , c il MimTOBi ( ivi ) nola , che Gio%anni
era uomo molto stiggio c pio.
(i) u Pellilur eleclus palria , quo Scrgius urbe Romuliduroquc gregum , quidam (raduolur ab-
• »cti. .. ( Frodo\rd. J)c Pnnl. Rom. U. I. T. III. V. II. Dc loami. AY).
(3) P\Gi Kr Bmiar. Hist. CInnn. Cril. T. II. Dc Pupa Sergio HI. . Sergius inde redil , dudum
■■ qui IpL-tus ad arcom — Culminis, eiilio lulerat rapienio ropul.=ani. — Quo profugus laluit seplem
» voKonlibus annis — Ilinc Populi remeans precibus saciahir bonorr, — Priilcm di-sii;nalo , quo
• nomine Icrtius cxil — Antisles. i. (FRonOABDls Ve Paul. Roman. R. I. T. 111. P. II. col. 30-1.
|(>(J STL'DI CRITICI SOVRA LA STORIA D ITALIA ECC.
|>eran(lo in Roma al proprio esaltamento le virili arti dl governo c Ic
(lonncsi-lic sechizioiii e blandizie , vi si era falla signora eil ai-1>ilra di
liittc le cose (I).
Aveva Tcodora due figliuole da essa educate agli arlifici, c a" turpi
amori. Le (piali come non eran per iadole infci'iori alia madre ne' primi,
COS! la vantaggiavano ne' second! per bellezza giovanile (2). Agli amori
pertanlo, a' raggiri, a' delitti di <piestc donne famose vanno coiuiessi i
fatli di Roma, immersa in quel punlo in una slupida letargia, che ren-
deva sclnavi di sozza femminilc lirannide qucgli noinini cosi acccsi poco
prima, cosi pronli a ini|>ngnar 1' arnii per I'araore di parte. JMa qui
convienc avvcrtu'e elie sel>i)enc I'autcnlicila del coniplesso ili quesli fatti
non deliba meltersi in dubbio , perchu corroborala da mollc teslimo-
nianze , luttavia principal narratore di essi essendo stato il vescovo Liut-
prando, scritton^ dcdilo agli Ottoni I e II, cpjiercio di fazione conlrarla
a quella gia dominata da Teodora e dalle llgliudlc , la narrazione ne
giunse a noi gi'ossa non solo ilella gia troppa originale laidezza, ma di
tutte le turi)itudini , che quel j)ungenle scritlore raccolse a' suoi tempi
su per i trivii e per le piazze di lloma, conlro la spcnta dciminazione
di quelle potentissime donne , e conlro i pontefici da esse esallali (3).
Diflicil cosa pertanto riesce lo sccverare il vero dal falso : ne questo
avendo fatto gli scrittori segueuli piii vicini a Liutj)i'ando , le esagera-
zioni di lui furono aceolle come vera storia. Se ne lagna il Muratori,
ed argomenlando da alcuni palesi eiTori di quello slorico, degli altri
che pub avere comtnesso, stupisce ehe il cardinale Baronio I'abbia preso
ciecamente per guida , ed abbia mandato troppo aspre e severe parole
contro Sergio III e Giovanni IX (4) , pontefici de' tpali altri sineroni
scrittori non solo non narrano cotanle tvirpitudini , ma in cerlo modo
le contraddicono , vantandone lo zclo, la dotlrina e la munificenza per
la Cliiesa e per Roma (5), e ad uuo de' quali 1' Italia del secolo X ando
(1) « Tlieodora scortum impudens ... rninanac civilalis non invirililcr inonarchiara obtinebat ».
(LlUTPRVKDi , Jiilapml. Lib. II. c. 48 apuil Pertz M. G. If. T. V. p. 297 cl Lib. HI. c. 7. p. 30-1 ).
(2) <c Quae duas babuil nolas ;\Iari)liam alqiic Theodoram , sibi non sulum coacquales, vcrum
» ctiam Veneris exercitio prompliores. » ( LiUTPU. Lib. II. c. 48 ),
(3) Carli , Jill. Ilal. 1'. IV. p. 70.
(4) MuBATORi , Ann. 910-931.
(5) « Summus erat I'aslor , tunc leroporis Uibe loliannes , — Officio affalim clarus , sophiaquc
» rep'.clus. 1) ( Jnon. Panegijr. Bereiigaiii , Lib. IV. R. I. T. II. P. II. p. 405 ).
DEr. CAVAI.IERE t.. G. PnOVANA. iGt
ilcbitrice ilella dislrutta potcnza de' Sarac'ini slanziati dopo taiUi aitiii
sul Garigliano (1).
A qucslo S|iirilo di parte adunquc clic iiKneva la peiiiia di Liulpraiulo
dcesi atlribuire I'oscurita che coju'e la storia di Roma in quel cupo pe-
riodo di tempo. Vissuto negli anni di Albcrico II, figliuolo di ]\Iaro-
z\A (2), ccrto cgli iion potc ignorare ne ilii fosse Teodora madrc di
(ruesta , ne coine e da dii fusse in cpiclla discesa ipieiraulorita suprema
di cui fecero si slrano almso (pjcllc donnc impudiclie , e che quindi
passb in All)erico ed in Giovanni XII sue figlio. Ncssuna di qucsle no-
tizic non si euro di lasciarci Liutprando, che anzi col surrogarvi quelle
tante dicerie del voigo di Roma , coll' inlarsiare nel suo racconlo lanle
iautili nequizie , strano dal vero , e preoccupo le nicnli degli scrillori
ohe vennero dope , e la storia ne fu seonvolta e oscurala.
Arreca in tal buio un po' di luce il confronlo degli scrittori contem-
poranei coUa pubblica/.ione di una cronaca iucdila del secolo X, fallasi
or h poco in Germania daU'inclito Giorgio Perlz, ed inserita nel tomo V
della sua monumentale raccolta. L'autore fu un monaco del monte So-
ratte , che visse a' tempi di papa Giovanni XII, e giunse fine a quelli
del console Crescenzio (3) ; il quale racimolo qua e la , cd ordiiio a
modo di cronaca un monte di notizie non sempre tra di loro connesse
e concordi, ma che prese con criterio ad una a<l una,possono talvolla
aiutare la conoscenza del vero: se non die il scnso ne ricsce non poco
confuso, per essere serine in un certo gua/.zabuglio di lingua, ch'io non
so s io debba chiamare lalina , lanli ne sono gl' idiolismi e Ic sgramma-
ticazioni, priraordi al certo di quella lingua volgare che gia parlavasi in
Roma sul finire di quel secolo stesso (4).
(1) LiLTPR. Antapnd. Lib. II. cap. 49 ad 5i, ap. Perti T. V. p. S97.
(J) LiUTPR. Ibiil. I.il). V. cap. 30. p. 335.
(3) Veili in rEm , T. V. Proletjon. in C/iron. Ilcneiliili nmnnr/ii S. yintlrcae in monte Svracle.
(4) Leggesi neirEpilafin ili papa Grcgorio V roorlo nel 9'J'J :
» Usus Francisca, vulgari, cl voce latina,
>i Inslituit pnpulos cloquio triplici. n ( BaboMO yin. 999 ).
Magginr (cstinionianza deU'csislcnza di nna lingua parlata, o suria suvra la latioa, adduce I'il-
lustro FaIjRiei. (Ilibl. <le I'Ecule des Charles, T. II. p. 03i ), ed c ijucsla: Un Ilaliaan per nomo
Gonzonc truvavasi di passa^'gio nel luonastoro di S. Gallo andando in Germania nell'anno 960 :
i»i conversanilii cogli o.<pili suoi in lln^'iia lalina, ebbc a cadere in un qualrbe soiecisnio, di cui
furono fallc da que' monaci , c da uno in partioolaro , ntm pocbo risale. I'unio al \\\o il povcro
clierico scrissc una lunga epislula in diTesa della sua lalinilii, .scusando cun qucsle parule Terrore
commcsso: <i Falso pulavit S. Galli munaclius nie remotum a scienli* gramnialicao arlis . licet
lltS STl'DI cnil'ICl SOVRA LA SroRIA DlTAl.IV ECC.
Ora ell' e cosa osscrvabile siccome iicUa rasscgna chc questo scrillore
va fai'Ciulo dc' principall jiersonaiigi ill Roma a' Icmpi tli Marozia , in-
vaiio cerchcresli uiio df' la\Ui vilujiorii vcrsali a picne iiiani dallo sto-
rico Liutprando (e ripeliiti pin lanli dal Raionio ) contro i ponlefici
Sergio III , c contro t due Giovanni X ed XI.
Ne (jiiesto si vuolc altrihuire a rcligiosa osservanza, chc il monaco
noslro profcssassc verso (pic' Capi dcila Cliicsa, posciachc non aiulo del
pari ratteunlo ncl parlave di papa Giovanni XII, ne' cui tempi cgli
sn-iveva , ch'cgli a lorto chiaino figlio spmio d'Alberico il giovane, e
del quale diccva: non csscre slalo inai nc'popoll idolatri , nc il pin li-
bidinoso uonio , nc il pin forscnnalo (I).
Dal silcn/.io di qncsh) nuovo cronisla circa Sergio III e Giovanni X
noi polreino adunque dcdurre la conferma dclla scnlcnza del Muratori
sopra le csagerazioni di Liutprando.
Cosi di Sergio III contro del quale tanlo infuria (pieslo sciiltore ,
altro non dice il monaco del Sorattc in agginnia a qiiello chc ci lascia-
rono Frodoardo , e Tautore dcU'epigrafc sepolcrale (2) , sc non se che
cgli fu inunifico reslauralorc dclla Basilica Laleranense croUala a' suoi
tempi dalle fondanienta (3).
Parimenti va raltcnuto verso di Giovanni X , ne maggiormente ricorda
la causa del di lui esaltamcnlo al papalo , cosi lurpe secondo Liutprando,
che non ricordo quella di Sergio. Che anzi tralasciato ogni allro fatto
di questo pontcfice, lutlo volge il suo zelo a narrare la distruzione de'
Saracini del Garigliano da esso operala.
Curiosi , ne privi di un ([ualchc pregio di novila sono i parlicolari ,
ch' egli racconta di quesla nou iiigloriosa fazione capitauata dal ponte-
fice medesimo , i quali possono servire come di coniplcuiento alia nar-
razione fattane dagli altri scritlori di (picl tcmj^o (4).
>i aliqiiando rclardcr , nsu nostrao viilgaria linguae quae latinilati vicina est »
il monaco del SoraUi; non snpcva altra lingua die quesla.
(1) « Factns est lam lubricus sui corporis cl tarn audaccs quanlum nunc ( f. non) in gcnlilis
" populo solebal Deri. » ( Chron. Bcncd. Mou. n.° 35 p. 717 ).
(4) Frodovbdus , dc Paul. Rmn. I. c. Epilaf. Sergii III. ap. Mi'Batori , Ann. 9U,
(3) » Cuius temporihus ruina magna conculi in ecclesia patriarchio Latcranensis Sancti lolianniti,
n (|ui appellator Costanliniaua, a fundaincnlis csl rupta; ([ui mox apostnlicus Serj^ius nieliusque
I) renovavit a fiindamiMitis ; (|unnla donaria in oc palriarcliio opiulit in ipsius basilice, a duobus
u lateribus ante allare, in picture renovalionis scriplum est. » [Clirou. JU'iieit. Man. 1. c. n. 97) f. 7i3.
(4) LllITPR\^Dl AnUipod. Lib. II. c. 49-55 — apud Perti I. c. p. 298. — Lto, Osliimis in Chrim.
Lib. \. cap 53. I. c.
BEL CAVALIEHE L. G. PHOVANA. l(3n
Ecco coinc si f;i a narrarli.
Circa Ireiil' aniii prima , dic'egli , die S«-rgio III salisse al papalo ,
alcuni Saracini , gente quasi Siciliana ( cosi gii appella perche venuli
ill Siciiia), approdali ail Ainalli, iiionilaroiio la superiore Calabria, c ven-
nero a pone la loro stanza sul Garigliano, airor/anilovisi in rcrla torn-
die pigliava il nome da (luil fiume. Allargalisi ne' tenitorii viclni , erano
aiidali via via coiscggiando e poneiido a fuoco e sangue la Campania ,
la Sabina e le terrc di Cicoli , ed aveaiio occupatc le citia di Narni ,
d'Orla e di Ncpi (1). Qiiiiidi pin mai non aveano tcssale le barbaiichr
loro iuvasioni , cosicdic a' Icmpi di Giovanni X lulto il lerrilorio roinaiio
ne era dcsolulo e raanomesso.
Ardeva percio il papa di liberate Roma e quelle provincie dalle scor-
reiie di qucsti ribaldi. Avuto sopra di cio coiisiglio con Albcrico il
vecdiio , uiarclicse di Cauicrino , delibcrano diianiare le jiopoiazioni al-
larmi , e con qiieste , sorretle dalle schiere clie quel luarcliese a iiomc
di Bereiigario I imperatore aveva condotto in soccorso del papa (2) ,
assalirc inopinalamcnle e a un tempo solo i Saracini sopra varii de'
punii da essi occupali.
Cosi fu falto : i popoli di Rieti e della Sabina condotti e secondali
da' ca|)itaiu longobardi , sorsero contro gli Agareni di Trevi , mentrt-
quelli di Ncpi e di Sutri li comballevano nel campo a Baccano, a poche
miglia da Roma. Dovunque gl' iiifedeli furono vinti , c molta strage iie
fu falla dalle invelenite popolazioni (3).
La rotta de' compagni persuase gli altri Saracini sparsi ne' coniitati
^1) »t Tunc c\icnml Aj:;fj.TreDis f^cns quasi Silulo , ct properanles voncrnnt ;ul Amahis , ft ic-
• picvorunt Calabria superiores , vcniontc ad lluvium qui dicilur (jarinfjanu ( Garilianuni ) , ap-
•• prcluMiderunt turrcs , cl Ticta est curum liabitalin. Coporunt tnta Campania ferro, i^ne ^Qslaie:
" lerrilorio Ciculano et Savinensis, ct civitus Narnioiu'es , ct civitns Orlaun, et ciiilas ^'cpiBiDa .
" in snis dominiig rcdacle sunt. Propter lioc amplius rex Francorum in Italia non regnaxit usqrr
■ a prcscntem diem. Re^^navcrunt Ag<^arenis in Homano regno anni Iri^inta ; redacla est terra in
> solitudiue et monasteria sanctc sine laudcs El in sumraa sedis fancte apostulice prcerat
• Scrgius Papa terlins. « ( liened. Citron. I. c. n. 27. p. 713 ).
(J) MlRvToBl , Jnn. 905. — Anon. Panrj. licreng. I. C. Lib. IV.
(3) « Consiliu inilo cum .Mbericus Marcliioncs de Sarracenis. In ipso tempore e\i%it .AViprandua
» Rcalino, et alii plurcs Langnbardls , et yavinrnsi ( Sabiiienscs > , et preparaverunt se a pu^na
» cum Sarracenis, a mnenie civitalis vetustalc consunipla, nomine Tribulana. u ((Tre>i?) PtBTi. )
« Et cnnilicta pugna, intcrccdente Bcalo Pciro Aprstolo, Sarracenis inlcrfecli sunt. Alia pngna esl
» facta inter >'episinos et Sutrinos cum Sarracenis in campo dc Daccaui , multosque Sarracenos
' trucidati sunt ct vulncrali. » ( Bemd. Citron, ibid. n. W ).
Slrie TI. Tom. VII. jn
I-O STUDI CRITICI SOVRA LA STORIA D ITALIA ECC.
(li N;irui , di Cicoli c il'Orla , che imico inodo di provvedere alia loro
sulvezza era la fuga; pcrcio fatta la massa , a tulla furia si ritrassero
al Garigliano, non scnza romperc i passi delle strade, per aver campo
d'operare la rilirata ()). A qiicslo appunlo voleva ridurli il pontefice,
il quale con Albcrico non pcno ad inscguirli , portando le soldalcsche
sovra quel fiume (2). Qiiivi siccomc abbiamo da Leone Osliensc e da
Liutprando (3) , non falll al papa il soccorso del greco imperatore e
dc' confederati. Accercliiali que' barbari , fu dale loro un gcnei'ale as-
sallo , nel quale la resistenza ed il valore degl' infeddi tennero lunga-
luenle contra l' impeto de' crisliani. Lo slrepilo della ballaglia ( cosi il
cronista) s' udi sine da Benevento ; e i cilladini ail'errate le armi tras-
sero anch' cssi la dove pin ardeva il conflitlo. Alia fine la viltoi'ia fu
conqiiuta pe' crisliani, sperpcrato quel nido di ladroni, e luUi morli o
presi i Saracini (4).
Bella mostra di se nella ballaglia aveva fatto il marchese Alberieo ,
il quale scagliandosi come leone furioso in mezzo a' nemici aveva avulo
gran parte nella vitloria. Eppero tornato a Roma vincitore con papa
Giovanni , vi fu accoUo con molta onoranza dal ])opolo (5). Era Al-
berieo giovane di bellissimo aspcllo (G) : quindi non e .meraviglia se
nella pompa del suo trionfo cgli colpi d' amore una delle piu vaghe
fanciuUe romane , di nobilc e ricca famiglia (7) , figliuola del console
(1) « Auilicnics Sarraceai qui crat in Narnicnscs comitalo , OrlucDsc, ct qui crant in Oiciili,
>■ prcparavcrunl sc omnes in unum ad Dux corum , qui cral a fluvium Garilianu , iter bastanles.
)• maxime cognoscentcs, in so ipsis inLcrilus evcniret. w (^ Betrctl. Chron. ibid.).
(2) '< Anexiol)al cor loliannis dccimi ]»apc cum AUtericus j^ioriosus marcliioncs, el collccla mul-
I. litudo ostilitcr vcnerunt a fluvium Garilianum. » ( Btricil. Chron. ibid. ).
(3) Leo, Ost. Chron. Cass. Lib. I. c. 52. R. L T. IV. — LiLTPBAND. Antapod. I. c. Lib. n.
cap. 51 c 5'2.
(4) Cfr. LiUTPR. cl Leo l.cit. el Chron. Bened. I. c. — AncUe il cronista Farfense dice lo slcsso :
i< Ex quibus ( Saracenis ) in Garclianis monlis summitatcm ascensis, nee unus superluil , qui n<-n
)' ant f;!adlo trucidarelur , autvi>us cunLiuuo non caporclur. » ( Lib. II. col. 455. R. I T. II. V. 1!)
(5) « Factus est Albcrieus niarcbio ut ico forlissimus inter Sarracenos. Audierunt Tteneyenluiu
II prelium, cxicrunt Bcncventum , ct vcnerunt ad tuirem, cl preliavcrunl prelium magnum; el
). contriti sunt Saracenis a facie Rnmanonim; et viclorcs lobonnes decimus papa, el Albericu*
II marcbiones , bonorificc susceptum Albcrieus marcbio a Romano populo. » ( Baud. Chron. n. 29
p. 711 1. c. ).
(G) « Eral bisdcm Albcrieus marcbio dangi forme. » Ibid.
(7) 11 Panci^irista annnimo di Boren^ario I nel render cnnto drlla corona/ionc impcriale di qucsin
re, paria di un figlio del console Teofilatto , nno dc' due [;i(ivoni depulali a fare aecoglien7a al
iiunvo imperatore alic portc della basilica vaticana.
DEI. CAVALIERE L. C. PIIOVANA. I - i
I
Teol'ilalto , dcUa quale , sogi^iungc il uostro monaco , non accade diie
il name (I).
Era costci la famosa INIarozia , come a|)parisci! dalle cose clic vcngono
dopo. Narra infalli il nieilesiino cronisla, sicroiiie tlagli ainori del inar-
chcse Alljerico coUa Ggliuola di Teofilalto ( che il IVIuratori credeltc nozze
legillime , e chc esso appella maligna consnetiuline (2) ) , nacque un fi
glio , cui la madre in giazia deiramante voile fosse posto il nome d'AI-
heiico (3), C che qucsli divcnne in seguilo principc dl Koina. Ora cgli
c nolo per molte testimonianze, e fra le allre per cjuella di Liutprando (4),
clic qucsto principc nacque da Marozia: la rcticenza pertanto dcllo scrit-
tor del Soralle e al lutto curiosa , c lanto piii die iion solo nel luogo
sovra citato, ma che dovunque iu seguito gli accade parlare di qiiella
potentissima donna , semprc 1' appella o la senatrice , o la Jigliuola di
Tcofdalto, o la madve di Alhcrico , e nou mai Marozia. Cliccchc no
sia di cio , col palesarci il nome finora ignoto del padre di Marozia (5),
acccnna questo scrittore alia cagione della di lei polenza comiiiciata nella
luadre Teodora. Perciocche ella e cosa ovvia il credere, che dal marito
Teofdallo o per lusinghe o per \iolenza la venissc Teodora iisurpando ,
e che quindi protetta da un seguito di congiuiiti , di clienli , di proci,
« Hie ctiam iurencs , nit'ula rcspergine creti ,
» Alter ApostoUci nam frafer , consulis alter
» Natus erat, pcdilius defij^unt oscula regis. » (Panrg. Bereng. Lib. IV. o 1^5 )
La coronazionn di Bcrengario cbl)C luogo ncll'anno 915 o ncl 916, cd in qucst^uUimo anno la vit-
loria del Garigiiano. « Anno DCCCCXVI exicrunt Agareni de Garigliano. » ( Lcpi , Prototp. Chroti ).
Clic poi in qiu'l tempo fosse console di Uoma Teofilalto , Taldiiamo dal l.cibuiziu : « Sieuti
" glossa doccl , (|uae uon addit quo nomine lilius Tltcopliilacli Consulis et Dncis uibis Hcmae
■. appcllarctnr. » ( Lf.ibnit. apud 5!rn\ToBi U. L T. II. 1". II. p. 408 , nola (39) ).
(1) » Accepit una de uobilibus Uomaui , cuius nomine supercst, Tlieopkilacti filia , Don qua^i
u uxor sed in consuctudinem malignam. » ( Bcned. Chron. 1. c. ).
(J) MuBATOBi , An. 92/. — Beiiccl. Chron. vcdi la nota preccdcDle.
Si polrcbbe credere die il Muralori siasi apposto credendo Alberico legidimo marilo di Ma-
rozia , dallo scorgersi ch'cssa non diedc la mano di sposa a Guido marcliesc di Toscana fin di'po
la mortc di quello , accaduta ncl 925; forse il malrimonio segui la nascila del figlio Albeiico II.
(3) II Genuit ex ea lilium , ab amorc palris Alberieus nomen imposuit. " (Chron. Brnrd. I. c. ).
(4) <■ Uabuerat sane Marotia lilium nomine Albericum. quem ci Alberico marcbiunc ipsa r<^
. nucral. » ( Liutph. Anlapad. Lib. III. § 44. 1. c. ) • Chron. Farf. R. 1. T. II. IV II. f. 517.
(5) II CuBzio ( nell'Opcra De Sinalu Rum. Lib. IV. p. ICl ) dice cbe da laluni si conjrlluru
csscre slato Constanlinus vn:is ex maioribus Sen>itus il marito di Teodora (vedi A'iT\l.l, Stnria
Diplom. de' ScniUnri di Roma, T. I p. 22 ) : ma la cronaca del SoraUe non era ancora conosrinla
a' tempi del Curziu.
1^3 STUDI CRITICI SOVRA. I.\ STORIA D ITAI.IA ECC.
lollaiiilo do' vc/./,l tlelle figliuole, de' cjiiali sapeva far mercalo, giungessc
;i consolidarht in sc slessa e nclla propria fainiglia.
Erode della poleiiza di Tcodora , vantaggio ISlarozia la inadrc nelic
iniro ainbiziose , die spinse sino ad invogliaisi dolla corona iinpcriale.
A questa cogli atnori, a qiiesta co'dclilli, e con ogni maniera d'arlifizi
tendeva ; lutlavia lungamente resse Giovanni X alle violenze di IMarozia
<• del niarchese Alberico. Alia fine venue fatto al papa di cacciar da
llotna Alherito, il quale quindi a poco o per soininossa o per agguato
I'll niorto (1).
Allora fii ( 925-926 ) clie IMarozia per lutelare la sua potenza oggi-
niai vacillante , niarilossi a Guido ricco marchese di Toscana , fratcllo
della funesLa lirmcngarda (2).
Qui il monaco del Soralte nel rifeiire i fatti di Marozia e di Guido
aggiunge alia narrazione di Liutprando alcuiii parlicolari, pe' qviali {se
facciamo con esso a fidanza ) rimarrebhe appoggiata ad una teslimonianza
conleniporanea la venuta dcgli Ungri allc porte di Roma , clie al Mu-
ratori sembrava improbabile , sebbene asseriia da vari scrittori , per ve-
rita posteriori a que' tempi, e I'ipctuta quindi dal Sigonio (3). Certo che
i frequenli anacronisml commcssi rla questo crouisla possono rendere
sospcUa I'asscrzionc sua , ma se si considera che la venuta di que' bar-
bari nelle terre romanc fu al certo un awenimento di molta importanza,
cgli si vuol credere cli'cgli abbia detto il vero parlando di un fatto da
lui stesso vcduto , od occorso per lo meno in tempo a lui vicinissimo.
Era in quel punto (eos\ il monaco Benedetto) il popolo di Roma diviso
in due fazioni, delle quali una teneva pel papa, uomo splendido e d'alto
core, r altra per Guido e per IMarozia contro il papa, a cagione di
Pietro raaichese, di lui fratello , esoso a' Romani e nemico particolare di
Guido.
Dopo uno scontro tra le genti di Marozia, e quelle di Pietro, quesli
ebbe il bando da Roma. Riparato nclla citta d'Orta, egli vi ergeva una
fortez/.a , mentre per tiar vendetta de' Romani, mandava invitando gii
(I) MuBiTORi, Aim. 9S5.
(S) MuB\TOBi, Ann. 925. — LiuTPn. Anlap. Lib. III. cap. 18.
(;l) MxKTiN. Pol. Cliron. Rom. Pont. R. G. S. Bofcleri T. iinico, p. 3.17. — Ptolom. Luccnsi*
/fist. EccL Lib. XVII. cap. I el II. R. I. T. XI. — Platina , yilac Roman. Pant. — SiGOKIls ,
De Regno Italiae , Lib. VI. an. 925. — SIia(.\T. ibid.
DEL rAVAMERE I.. C. PHO\ ANA. 1-3
Ungri a tlare il guasto a qucUa parte d' Italia (I). E qui pure si badi
chc questa chiamata degli Ungri, allribuita da qucgli scrittori piii re-
ceiili al marcliesc Alliorico , vicnc con niollo inaggiore j>roha1)ililH in
quanto al tempo , apposta ilal nostro cronista al inarcliese Pietro fratclio
del papa. Del resto si puo credere clie i Saraeini cui coceva la disfattu
del Garigiiano, pigliasscro parte ancor essi a quest' irruzione barbarica:
ocrlo in (pie" j^iorni cssi solcavano i mari vicini (2). Ad ogni inodo i
barbari dcsolarono col iuoro e colic rapine le tcrre di Rouia c della
vicina Toscana , d' onde' rilraendosi menarono schiavi buon numero di
abitatori (3).
Protctto da cssi toruo in Roma il marclicse Pietro , la qual cosa fcce
traboccarc lo sdegno de'ciltadini gia inveleniti per le soll'erte dihipida-
zioni. Andanli di vendetta, e sotto la guida di Marozia e di Guido in-
vadoDO il palazzo del papa in Laterano : ivi uccidono il colpevole Pietro
sugli occhi stessi del fratello ponlcfice, rispettando non di meno la per-
sona del papa. Cosi scrive il monaco del Soi-atle (i).
Da questa narrazione difFeriscono quelle di Flodoardo e di Liutprando:
raecontano essi die mentre Pietro cadeva vittima di quel furore, Ma-
rozia faceva porre le mani sopra papa Giovanni , il tpiale cosi soslenuto
j)rigionc , lerniinava i suoi giorni per violeuza , o come altri afferniano
di crcpacuore (Ji).
Poco tempo dopo, Marozia rimasta vedova di Guido, mandava ad of-
fcrire la mano di sposa ad Ugo di Borgogna re d' Italia , fratello utcrino
del morlo marito. Ne questi disdiceva alia proposta di quelle nozze in-
cestuose , clie coUa signoria di Roma , fondata speranza a lui davano
(l) Dened. Chron. 1. c. n. 29.
[i) u Anno 937 full c\cidiiim Taronli palralum, ct pcrompli sunt omnc* viriliirr pugnando :
» roliqtii vcro di-povlali sunt id Africam. » ( Llti , Piolotp. Citron. R. I. T. V ). — I\nMiALIio
Salorn. ( R. 1. T. VII) rifcrisce qucsio fatlo all'anno 926, cil auche cgli ne cliiama autori gli
Ungri, 0 so^giungo: « Dcindo CampaDiam ingrcssi , «|c. ■>.
(3) BemJ. C/imn. ibid.
(4) Ibid.
(5) •• lohanncs r.ipa cum a quadam pntcnli Tcmiua, cognominc Marocia, Principalu privalus sub
« custodia dclincrclur, ut qui.lam vi, ut pliires aslruunl, actus angorc. di-fungilur. » (Fi.ODOvRDi,
Chron. ap. 1'kkti T. V. ad an. 939. p. 378 ). — Cfr. LilTPB. Jnlajwd. Lib. III. n. 43 1. c. —
Ml'Ratori , Jnn. 920-929.
|-{ STl'DI CRITICI S0\TIA l.A. STORIA D ITALIA ECC.
tli conscguire la corona imperiale , scope delle mire di lui c di Maro-
zia (I).
Fi-attanto fin dall'anno 02i, in cui per la morlc dcirAuguslo Beren-
gario era ccssata in Roma V aulorila imperiale , la dignita di senalriee
avea posto nelle mani di Marozia la rocca di Sant' Angelo. Da qucsta
doniinava sopra Roma, reggeva a suo talenlo le fazioni, e ne' comizi
ponlificii faccva pendcre Ic clczioni a scconda dc' suoi disegni. Giii a
pajia Giovanni X avea fallo succcdcrc nel 925 Lconc VI, ed a questo
dopo sctte mcsi, Slefano VII, il quale passava di vita nel 931. Allora
I'accorta senalrice iniialzava sul soglio ponlificio Giovanni, iino de' suoi
figli, che fu rundecimo papa di tal nome. Questi clie da Ralcrio vescovo
di Verona contemporaneo, vien cliiamato Pontefice (V indole gloriosa (2),
fu anzi al tutlo dedito ed obbediente all' impcriosa Marozia , alia cui
tirannide , scrivc il cronista del Sorattc , soggiogo intcramente Roma(3).
Ma mentre cosi tutto pareva sorridere a' voii di quclla donna , cui
la propria potenza , la regale autorila del marito e la dcbolezza del fi-
glio pontefice rendevano omai ccrta la corona imperiale , appressavasi
invece 1' ora in cui Roma Irionfar doveva della lurpe signoria fcmmi-
nile fondata da Teodora , c che da poco mono di un mezzo sccolo
I'oppressava (4).
Era nell' anno 932 venuto a Roma il re Ugo per celebrare le sue
nozze con jNIarozia ; accolto cortesemente in castel Sant' Angelo, era non-
dimcno stalo costretto a lasciar di fuori i suoi Borgogiioni , a' quali i
(1) LiCTi'B. Anlapnd. 1. c. n. 44. — Mdb\tori , Ann. 932.
(2) a Papae loannis gloriosac indolis » ( Ratherii Episl. III. ap. Daciiery in Spnilrg. T. I.
p. 373); forse Raterio I'onorava di queU'epitelo , a ca{^ione dclla madrc Marozia allora potenlo.
(3) « (loaones XI) subiugalus esl Uomam polcstalive in manu fominc » {Beticd. Citron, n. 30). —
LlUTPn\?iDO { Aiitiipoil. 1. c. n. 44 ) asserisce fraTicamculc die Giovanni \I nacqiic da papa Ser-
gio III. — II MuRATOBI ( Aniiali 931 ) lo chiaina Ggiio d' Alberico il >occhio, c s' appoggia a
Leone Ost. , il qnalc manifestamente confondc Giovanni XI con Giovanni XII, od Athcrico il
vccchio col di lui Gglio Alberico II. ( C/iron. Lib. I. c. LXI ). Lo Scheidio voile legillimare
la Dascila di Giovanni XI dicondo cbe Sergio III prima d'esser papa avesse spt^sato Alarozia ,
0 qnindi avesse falto divorzio : ma ne queslo consonlono le dale , ( giacclie Marozia sareblie slata
nmanza di Alberico I in ela gia provella), ne lo consentono le nolizie clio si lianno di Sergio III.
Pare perlanlo die Giovanni XI fosse nalo dagli amori di Sergio con Marozia, c volessc esserc di
pncbi anni maggiore del fralello Alberico. Cfr. Liutpb. el Leon. Ost. 1, c. = PaCI Fr. Brcviar.
T. II. p. IG6. — CivccoN. Filae Summ. PP. T. I. p. 204. — MiiRAT. Ann. 931. — SrnEiDIl ,
Origin. Gmlf. Lib. II. cap. V. § C. T. I.
(4) « Crimine dura lanlo salagis regina vidcri — Amittis nia|^nam Domino tu iudico Homam. n
( LiLTPB. 1. c. lib. III. n. 44 ).
DEI, CAVAMERK I.. G. PHOVANA. 1-5
Romani lenncro le porte ilella rocca. Disfjuslalo foise di (jucstOj o Sj.iiilo
(lalla barbarica sua allcrigia , jiresc a Irallar con burbanza e roii di-
spregio i Romani. Odiava poi in ispecial uianieia Aibciico rigliuoio di
Marozia, sia die per la popolarita di che quesli godeva, egli stimasse
iiidugiala la sua coionazione iniperiale , o ch'cgli scoigcssc in cpiel gio-
viuc romano iin oslacolo airesaltainciilo del proprio suo figlio Loltaiio,
gii da lui dicliiarato coUega al Irono d" Italia (I).
Per la qual cosa deliliero di acciecare Alberico, e torre cosi davanli
a se (jueir inipaccio (2).
Stava (piesli sulle difcse, ma non percio tcntava Ingannarc il padri-
gno con atli di sommessione e di rispelto. Che anzi , scrive Liutprando,
che astrelto un giorno a porgcie ad Ugo la brocca deU'acqua per Ic
mani , facesse non so qual cenno in di lui dispregio. Iri-ilalo il re, ri-
poslava al figliasUo una palmata sul vise. Ratio come fulminc chiamarc
air armi i suoi fidi , invadere la rocca , cacciarne il re Borgognone , e
imprigionando la propria madre troncarc insicme la doppia tirannide
di Marozia e del re Ugo , fu per Alberico un colpo solo (3).
Atterrita Roma per la non sperata viltoria, e resa dal lungo giogo
soflerto incapace di reggere da per se stessa airinlema sua corruzione,
acclamava nell' ebbrezza della sua gioia il felice Alberico a capo dellu
Repubblica, innalzandolo al grado di patvizio (4). E questi sebbcn gio-
vine di sedici annl, inaluro di scnno, c il' ereditaria ambizione , per
meglio consolidare 1' otlenuta potenza circondava di severa custodia il
frntello ponteficCj dalla cui dcbolczza 1' impcriosa Marozia non avrebbc
|)cnato a slrappare un'altra volta la perduta signoria per ridonarla al
marllo (li). Tratlo pcrtanlo a se lutto il manci-'gio delle cose civili , la-
(I) MuB*TOBi, An. 93/.
(i) n Cngitavil tex ( Ugo ) pcssima , ut oculos Alhericis previgni sui cnicrcl , cl romanom rc-
" gonm ill sua rcdigerel polestalis. » ( Bcned. Chron. I. e. p. 715 ).
^3) LiCTPRiNni Aiitap. 1. c.
(4) « Uoman'i do scnalorihus suis elcvavcrunt in ro^no Allicricum. w ( Fragm. Hist. A'ptil. apud
l*ITH\EUM Annat. I't Hist. Frnnvor. p. 51*7 ). « Sembra da tuUo ipiesln polrrsi drdiirrc . die I'clc-
>' lionc in I'alri/io do' l\omani in niancanza dcIT Impcratoro, fussc incrcnic alia cnstiluzionc, c
>• clio ppri> in^iitstanioiilo sia slato date da^li scritlori ( iioii escluso neppure il MtRATORl ) ad
" AUierioo il lilnin di Tiranno. » ( Cabli AnI. Itat. P. IV. p. "JS ).
(5) M Missi Uomcnsis Kcclesiao Uoma rcdi'iiiilcs nuntiaiil I(dianiioDi Tapnin niiuin Mariap ,
» qaao cl Marocia diciltir, sub custodia delincri a fralrc suo nomine Alberico, qui malrem <|U0-
!• que suam Marociani clausam senabat^ el Roraam conlra lln|;onero regem loDebal. u (FLODOABDl
Chron. ad an. 932. apud Perti 1. c. p. 381. — Ml RATORI cod. an. ).
1^6 STUui cniTioi sovnA la storia u'itai.ia ecc.
sciuva Alberico a papa Giovanni XI il solo governo dcUe ecclcsiasli-
che (I).
Qucsl'assoluta separazione dclle due podcsla ollenutasi quasi inopiiia-
tamenle dal giovine Alberico , e clie sul flnire di quel medesiino secolo,
e pill tardi, costo a Roma torreuti di sangue, non duro sino al fine del
di lui principato. Yi si opponevano le antichc consuetudini , e le leggi
coslitulive di queila Rcpuliblica , ed i dirilli accpiislali da' papi di par-
ticipare col senato c col popolo il nianeggio delle pubblichc cose. Cagione
pertanlo della non ingiusla gelosia de' pontefici , esca ne pigliavaiio le
fazioni alle civili soinmosse.
TuUavia in que' priiui tempi quel niodo di podesla diUatoria, di cui
era invesdto il nuovo patrizio, era forse indispensabile per salvar Roma,
non solo finche durarono in vita Giovanni XI e sua madre Marozia ,
ma dopo aiicora la morte loro (2), e sotto il pontificato de' prinii papi
succeduti a Giovanni, tempi assai dillicili per Roma, sempre agitata dalle
parti, e niinacciata dagli apparali di gucri'a del re Ugo , il quale ar-
deva di vendicar coulr'essa I'onta della propria cacciata.
A qucsti mali ovviavano, col senno e colla forza il princijie Alberico,
eoUa piela, colla prudenza e colla santitu di vita i ponlefici', die successi-
vamente tennero la sede apostolica do[>o la morte di Giovanni XI, e du-
rante il dominio di quel patrizio. I quali d' accordo con esso piglia-
vano a moderare in Roma la rilassata disciplina del clero, a riformare
i monasteri caduti in quel tempo uella piu scliifosa corruzione (3) ,
mentre con messi e con lettere s'affaticavano di comporre la pace tra
il re Ugo ed il principe di Roma (4)-
Ma come il sagace Alberico colle sue nozze con Alda figliuola del re
Ugo ebbe alquanto sedate l" ire di quel Borgognone , e liberato Roma
(1) << Vi vacuus, splcnilorc carens , modo sacra Tniuistrans, Fraire a Patricio iuris mo-
» dcraminc raplo. » ( Flodoibdi , Dc Ponl. Rnm. R. I. T. III. )'. II. p. 324 ).
(J) Pupa Giovanni XI mori nel 930 ( Mubat. Jnn. ) ; e Marozia sua madrc verso il 936 ( ScHEi-
nius in Orig. Guclf. T. I. Lib. 11. C. V. § 9.
(3) CAron. Farf. lHon. Lib. II. R. L T. IL P. II. p. 4C9.
(4) Qucsti pontefici furono : Leone VII 936.
Slcfano VlII . . . 939.
Marino II 943.
Agapilo II 9i0. (Vcdi MinAT et Mabili,. Ann. adannot.
— Acta SS. 0. S. B. T. IX. — rita S. OJilonU ClimiM. Mb. Lib. U. — Chron. Farf. Mrii 1. c —
Beiied. Chrvn. ap. Pertz I c. n. 33. p. 710.
DEj, r.AVAi.ir.m; i,. c. provaxa. i--
dalle minaccie tli una guerra liisaslrosa, voloulcrosamenle rinunciava una
parlc ilel jiroprio polcrc in favorc del pajja. Tale rinuncia , dclla quale
noil si puo i;ou prccisione ilelcnninarc la data , seljlienc sia dimostrata
dal falto, nou fu al ccrto prima dclla morle di Marino II: uu Icsto
del solito cronista ce uc fa sicuri (1 ). Ma non per questo rimanc dub-
biosa: essa vicne dimoslrala dal coiifronto di due medaglie argcnlce co-
iiiatc ill qucgli anni.
Queste medaglie csistcvano ncl rcuseo Marescolli di Roma, c si vedono
pubblicale dall' Argelali fra le monete d' Italia , e dallo Scheidio nclle sue
Origini guelficlie (2).
La prima di esse lieuc scrilto in giro ALBERICVS, e da una dell<:
faccic ed in mezzo , cinque lettcre disposte in mode di crocc , che lor-
-2
A
mano il inonogramma PATRICIVS, cos\:r f^ $ (3). DaH'altra parte
qucslu moneta reca un'efligic, creduta quclla di Alberico (i), ornata
del solo secttro crucialo , coUa leggcnda in giro di S C S. PETRVS.
La seconda iiioncta licnc invcce da uno de' lati le qualtro lettere A ,
L, B, R che foi-mano il monogramma ALBERICVS, e d' intovno
S C S. PETRVS : dall' altro lalo 1' immagine di papa Agapito (o) iu-
signita dello scettro cruciato e dclle sacrc chiavi, c d' intorno in giro
AGAPITVS • PA.
Dal confronto di questo due monctc parmi ncn si possa trarre altra
conclusionc se non se, che la prima coU'efligic d'Alberico, e mancante
delle sacrc chiavi e del nomc del papa , fu coniata nel lempo in rui
Alberico teneva in mano sua ogni civile podestii: e che la seconda , la
quale col nomc e coll' immagine di quel pontefice, porta pure I'uno clultri)
di que' dislintivi , cioc lo sccltro cruciato e le sacre chiavi, fu battula
(1) <( Allicrlcus princcps omnium Bomaoonim >ullum nitonlem sicul paler cius, gramlcvus villus
f cius. Eral onim tcrribilis uiinis , et aggrahatum csl iiigum super Roroancs , ct io sancic fcdip
• apostolicc. Elcclus Marinus papa, non auJcliat ailliiigerc aliquis Cilro iussio Albcrici ptinrili ■
{Bcned. Chrnn. n." 32 p. 716 ).
[i) Argelvti , Dc momtis Italiac varior. Illustr. yirorum. Dissert. I'. 1. p. 1. — SrDEIPl! Or,g.
Guelficac, T. I. Lib. H. Capit. V. § 7 cl 8.
;3) Lo Sr.HEimo 1. c. cd il Carli ( ylnlich. Ital. P. IV. p. 71 ) Icggono pure la parola PATRI-
CIVS , oomo formala ila quelle cinque Iclterc.
(t) VlTALI, Storia Jiplomal. de' Srmil. di Rnma , T. I. p. 91.
(5) lioELEivr, Dclic. Xumismat. T. HI. p. 33", in ViTAU op. cil. p. il-
Serie II. Tom. VH. J ^
inQ STUDI CniTICI SOVRA lA STORIA d'iTALIA ECC.
doj)0 lanno 946, primo di papa Agapilo II, tempo nel <pialc una por-
zione del rcgi^iincalo della Ilepubblica era stato da Albcrico ccdulo o
restiluilo a quel poiileficc (I).
Dopo un glorioso doniinio di oltre vcnl' anni , cessava Albcrico nel
954 il palriziato e la vita (2) , spenlo forse da secrcto vclcno.
Perciocche alia vita agitata cd operosa, per cui Roma era stala salva
dal furor delle parti , e dalle vcndetle di lui nemico jiolente cd ofFeso (3),
non venne mono la ricompensa del lradime\ito. Ordivasi in Roma una
vasta eongiura per ammazzare il patrizio , nella qiiale [ligliavano parte
non solo molti iVa i principali romani, nia le slcsse di lui sorelle (4).
Se non chc alio appressarsi del gioruo stahililo per ucciderlo , una di
esse assalita da I'imorsi , non pole rcggcrc alia passione d' animo che
1' angosciava. Pentita, palesava al patrizio qual turbine gli sovrastasse :
e COS! sciorinando a lui tutto I'ordinc del tradimento, faceva salvo in
<piel punto il fratcllo. I congiurali furono puniti , sccondo la barbaric
del tempo , con flagelli , col careere o coUa morte (5).
Scampato in lal guisa , volgeva Alberico I'animo suo a preparare una
quasi regale accoglienza alia grcca sposa, ch'cgli avcva dapprima nian-
dato a patteggiare in corte d' Orientc. Perciocche o gia iu quell' anno
era passala di vita Alda sua moglie, figliuola d'Ugo re d'ltalia: ovvero.
(1) Del buon accordrt di papa Agapito col principe Albcrico vodl la testimomanza in yita h-
hannis Gorziensis Ciienobii jibb. cap. 53 , ap. Perti .')/. G. //. T. VI. p. 352.
(9) « Anno 954 Alboricus Princeps Romae obiit. » ( Chron. Ftirf. in Prohg. 1. c. ).
(3) <t Ad Albericum principera vertamur arlicaliim ., el qiialilor a rcgibus tcrrc LaD^obardorum
>' scu Trasalpine nullus roburc suis Icmporibus in R»inanc ijiiibus non sunt injjressi. n ( Betml.
Chron. n. 34. 1. c, ).
(4) « Romani secundum consuetndinem malignam consiliavrrunt ut principcm occidcrcnt ....
» Ahebat •f^l(>riosDS princeps sororihus scnalriccs , clamide ( clam indc ) inter sc de morle fratriii
■> sai Iraclanles. » ( Rcned. Mimailt. Chron. § 34. 1. c. p. 717 ). Da una donazionc dell' anno 944
falta dalla ("ami^lia Slaroziaua al monaslcro de' Ss. Andrea c Gro|;orio sul Clivo di Sauro , .sembra
clie ana sola fosse la sorella carnalc di Alberico , per nonie Berla. Egli avcva bensi due sorolle
cugine, Stefanina o Alarozia , nale da Teodora sorella dclla veccliia Marozia ; qucsle pure sono
nominate in lal donazione, c di esse avvisu per awcnlura di far ccnno il cronisla. (Vcdi in Marini
Papiri Diplomat, i documenli XXVIII. p. 39 , o C. p. 153 ).
(5) •( Tunc auam ex illis dcrelicio consilio , quasi dolcns ardorc cordis eui , inlimavit principi
• germane suo que el qualitcr turbidineni accidercnt in euro. Qui mox princeps Albericus ap-
» preensis super el scriptis episcopis , el alii ceteris giadialorcs , alii berbcrali , aliis ^'ladiali ,
alii io carcerem rclrusi. » ( Bcncd. Chron. ibid. ).
DF.r. CAVAt.lEnE I-. C. PnOVANA. I -I)
se fiilinm nt;! croiiisla , costei era stata iion inoglic , ma concuhiiia tKl
patrizio Albcrico (I).
Cliecche ne sia di cio , ail onoranza della regal fldanzata allcsliva
egli uel suo palazzo un noljil corlco dellc piii vaglic fralle dame di
Roma c della Sabina: c di queste (juasi aiicelle |)rc|iosle alia sua casa,
ncl di delle sue nozzc, ed alia incseiiza de'grcii amltascialori, jTCScnlar
disegnava 1' imperiale fauciuUa (2).
Ma aon giunse per esso il giorno aspeltato ; ({uanto non aveano ol-
tenuto i pugiiali de' coiiglurari, roUenne (ben si puo credere) il veleiio.
Sorpreso in ela vcrde e robusta da lento morbo, comiucio inaspctlata-
mente a venir meno. Senlilosi morire , coiivocava con messi ^W Olli-
mali della Repubblica iiella basilica valicaua: cola presso la Confessione
di S. Piclro riceveva da essi il giuramento che OUuNiano suo figlio ,
dopo la morte di papa Agapito , vcrrcbbe elello poiilefice: jirovveduta
quindi di largo premio la sorella sua liberalrice , rendcva V anima a
Dio (3).
Tale e la narrazione, die ci lascio il cronisla del Soratte sovra gli
ultimi falli del patrizio Albcrico , della quale io non vorro entrare in
ogni sua parte mallevadore. Tultavla osserveremo siccome di molto pregio
sono degnc Ic parole di lui, tcstimonio oculare delle cose cli" ci narra:
parole non confermatc in tutlo, cgli e il \ero , ma ncppure conlrad-
dette da vcrun altro storico. Al postulto ulili e curiosi ricsciranno pur
sempre i oenni eh' egli ci addita sovra gli usi ed i costunii di quell eta
tanto scura , e pii Iravisata , perciocclie partendo essi da uno scrillore
[i) L' ira Jl parlo chc rodova il cronisla del Snratlc contro Git>\anni XII, e 1* ossctpienia sua
por gli Olliini, lo splnscro a qnesla inipruliakilc accusa contro Alila, non appoggiala, cd anzi con-
Uaddetla dal mordacc Liutpbando.
(2) « Gonuil autom ex liis (cioi> del casalo de' re Longobardi) principom ex conculiinam filiiini.
" impo'iuil eis nomen Oclaliianiis (die fii poi papa Giovanni XII \ Consilio emit iniit ^ AU>rricn»
» prlncipes, ul de sanguine Grocorum Inipcialorum sibi uxore sociandam. Transmissus DcDediclDi
» Canipaniani a Conslanlinopolim ul porficercl omnia post liec co^ilavit ut dc noliilrs
• Rnmane pulclicrrimc fcmino in ancillis polcstatom domui suo prccssci, ul coniuge sue Crecornm
• gcncro in aspcclihus Grccorum in nuptialis diebus donaria conccdere; cl sic adimplclum est. >'on
• tantum dc liuiLis Rome sod oliam d» Savineasis. <■ ( Bencd. C/iron. ibid. ).
(.1) IC Verunilamcn ad llialanuim nuptiis non pcncnit Poslhacc non multum lempoi gl«-
» riosus princeps languesccrc cepit. Qui (pslinus ad ccclcsiam principis aposlolorum docnil, nnn-
• lius transmissos per cunclos Uomanos nobiles ad so venire fecit ; el omnes proinisorunl fide prr
• sacramenlum , ul Oclabianus filium suum post ninrtrm Agapiti papo, Orlabianus papa eligrrcnl.
» Ordinate germane sue causa, el Octaliiani lllii sui, infia c nfessioue beali I'ciri apottoli , \il»
• Gnivit. » ( Bencd C/iron. ibid. ).
|80 STUDI CRITICI SOVnA LA STORIA d'iTAUA ECC.
/otico e di ncssuna immagiuativa , quale c' si mostra in quel suo scel-
Icnilo moilo tli sciillo , potrcino avvisare fosscro la schictta c semplice
esposizioue di quanlo cgli slcsso vcdeva od udiva pralicaisi a' suoi Icinpi.
Morto appcna Alberico, il di lui figlio Ottaviano, sebben cliierico ,
nigliava a reggere la llcpubblica col lilolo di patrizio : quindi poi pas-
salo di vita Agapilo 11, veniva iimalzato da' Roniani al soniino poiUifi-
ralo (I). Ill tal guisa oltcnnc OUaviano di riunire in so solo lautorila
civile e raulorita ccclcsiastica , scope dellc mire di que' papi , ma che
in quel punto riuscl fatalc a lui slesso ed a Iloina. Prese il nuo^o pou-
lelice il nome di Giovanni XII : e crcdcsi ch' egli prime iiilroducesse
r uso presso i papi di cambiare il nonic, usando nclla qualita di pon-
teficc il nome di Giovanni , cd in quella di patrizio e di senatore rite-
ncndo I'altro di Ottaviano (2).
IMa ben divcrso come principc dal Glorioso ytlberico (3), c come pon-
tefice dagl' imincdlall suoi prcccssori , non peno Giovanni a rendersi
csoso a' Ilouiaui , ed a' popoli vicini. Giovinc e supcibo, travolto nella
piu pazza dissolutezza (4) , ben lungi dall' imitar la prudenza di papa
Agapito , il quale rifiutava nel 9o2 ad Otlone I re di Gerinania 1' in-
gfcsso in Roma (o) , faccvasi Giovanni capo della coiigiura de' principi
Italian! contro il re Berengario II , e mandava anzi invitando lo stesso
Oitone gia fatlosi re d' Italia, a riccvcre in Roma la corona impcriale (6).
li si ne fu egli rimunerato a misura del merilo : chc Ottone I'anno
dope d'essere stato da lui coronate inipcratore de' Romani (961 ), lo
I'accva condannare c deporre da un suo concilio adunato in Roma , ed
iii sua vcce faceva elcggcre Leone VIII, aulipapa (7).
(I) " Alhcrico Patricio Romanurum liefunclo , filius cids Orlavianus, cnm osscl Cloricos Princi-
>. piluiu ( I'alrlcialum , cos'i la varionlc ) adcplus est, <]iiique posica Jcfiinito Agapito, su(,-k»-
.. renlibus sibi Romanis, Papa Urbis clBcitur. » ( Flodoabdi Chrtm. ad an. 954. ap. Pi:nTZ, T. V.
p. 403'). — CvRLI , Jitl. Jlal. P. IV. p. 7't.
(8) MUR^TORI an. O.'i'l.
(3) Gloyiosus Princeps vit-nc pure appellate Alberico dal cronisla <li Farfa. (Lib. II
p. 469 1.0.)
(4) LiCTPB. llisi. Ononis apud Pebtz T. V. p. ,340 § 4. — « Faclus est ( Octavianns ) tam lu-
» brious sui corporis , ct lam audaccs etc. ». ( Bencd. C/iron. n." .35 1. c. ).
(0) « Anno 952 Otto rex lepationcm pro susccptione sui Romani dirigit, qua non obtcnla etc »
( Plodoabdi Annai. ap. Pertj. T. cil. p. 401 ).
(B) LiOTPB. llisl. Ononis 1. c. p. 340. — Pagi Fr. Brcviarittm Gest. Rom. Pent. T. II. p. 178.
— MobaTOBI , an. 960.
(1) LlDTPE. I. C. — MUBATOBI ad an.
DEI. CAVAI.IERE I.. O. PnOVANA. |8|
CAPITOLO M.
r.OMIM.VZKOE I>EI.I.O STHSSO AIIOOMENTO
FATTI m ROMA SUL I'l.MllE DKI, SKCOLO X
La clii:iuial:i di Otlone 1 re d\ Gcrinauia al troiio iinncriale porto
suUa sede apostolica una seric tli pajii tedesclii di patria c di parte ,
cagione di nuove lurbolcnzc in Roma , di nuoro zelo allc fazioni , ar-
goniento di anibizione negli uni , c di resistc-iiza ncgli allri , di nuove
inimicizie tra i Romani ed i papi, e quiiidi di sommosso e di lorrenti
di sangnc.
Special cagione di quesle inimicizie era il lemporale dominio di cui
|)er Ic anlichc donazioni de' Franclii , e per le reccnti di Oltone I, i
pa|)i pretendevano il possesso. Nella qual lite il dirilto non istava in
niodo nssoluto , ne per Tuna ne per T ultra parte (1), a\-vegnacbe da'
llitti che abbiamo accennati nel Capilolo precedenlc apparisca, che se
per autico uso , o ])er clezione del popolo , e per le vecchie e recenti
donazioni ima gran parte della suprcma autorita era da lungo tempo
vcnuta nelle mani de' papi, altra parte del pubblico reggimcnto non ces-
sava per veccbio diritto di essere in quelle del senate e de' comizi.
Queste donazioni di cui fu largo Otlone verso il Capo della Chiesa
]iomana, non portavano frulto piu vanlaggioso allaulorila iniperiale (2),
ehe non ne avessero recato alia regia sua autoril;i le cscnzioni ronccsse
a' Capi del clerp nell' Italia snperiore, per deprimere 1' insolente prepo-
tenza de' conti. ]Noi gia vedemmo siccomc frenati i principi nel reame
(1) CaRLI, Jnlich. Ital. P. III. Lib. ni , p. 91J.
(i) « Quod ia saccula X rcgiiuco trium OUonum Impcratorom aUinct, fallantnr egrcgie qui
• ( cam Lwnizio Lib. II iti v^ril XicnS cap. 3. ^ 8 scq. et aliis scriptorib. ) arbitronlnr , hot im-
» peralores iura rcgoi egrogie contra Papas vindicassc Dilalio Ponlificum el Episcnpomm
■ sub Ottonibns, cl quod Episcopi , qui hactoniis ad ofBcia aniica , cl dignilates saccnlarcs »d-
« raissi fucrant^ intcj^is Icrritorils, cl quidom cmincntiorc dii^nilatc ulcrcntiir , niaiimum dotri-
» incnlum atlulil luribus rcf^iis, ct polcstatcm Episcopai<*m ( ac per conscquentiam Papalem )
» iamdiu regiae aomulam imprudenlcr auxit. » ( /list. Contcnlionis inter Imperium et Saeerdotium ,
in usum Auditorii Thomassiani. Ilalac 17JS. p. iO. cap. VI. ).
i83 sTLDi cniTici sovn.v i.\ storia d" italia ecc.
tl' Ilalia il lisorgimento del popolo ponesse su quelle stessc esenzioni le
sue radici (I).
Ma in Roma Ic condlzioni nellc tjuali trovavansi gU oUimali cd il jio-
jiolo , cssendo al tullo di\ersc da quelle in cui le stcsse due generazioni
di j>crsone erauo postc iiclle proviiicie dcU' Italia siiperiore , I'aiTicchi-
mctito ilel clcro scrv\ ad opprcssarvi il popolo , a suscilarvi scismi e
anlipani , a uialurarvi i semi deila guerra tra il saccrdozio e rimpero,
e alia fmc a disfarvi qucllo slalo popolare , clie dopo I'abljandono di
Leone Isauro imperatorc de'Greci, i Romani sotto gli auspici di Gre-
gorio II avevano fondalo (2).
Se noa clie d'onde nascevano codcsli niali , voile Dio s'avesse pur
argomento una nuova sorgenle di beni ; posciache col raircrniarsi della
potcnza papale in Italia essendosi iiifievolita 1' aulorila degl' imperatori
ledeschi , s'ando spianaudo la via alia liberta italiana, dclia quale i suc-
cesslvi pontefici si feccro i promotori, e cli'essi col farsi capi dcUa lega
italiana, quindi a due secoli conquistarono sul potente Federigo I.
Ma nel sccolo di cui trattiamo la popolazione romana amava la po-
tenza corrultricc degli oLtimali, la quale niciitre coll'oro a suo talcnto
la reggeva, destiamcnte a un tempo lasciava ad essa il raancggiarsi ne'
comizi per le elezioni de' magistrati: dove i nomi di prefetti, di tribuni ,
di consoli , che intorno suonavano , illudevano i Roraani , che parte
dellantica potenza di nuovo rcgnasse col popolo nel foro di Roma.
Certo non era liberta codesta , ne di liberta vera erano capaci i
guasti Romani !
Tuttavia disavvezzi dopo la morte dcU'Augusto Berengario (924) dal
dominio imperiale, abborrivano quelle di Otlone, princijie forcsliero ,
dal quale era stato viluperalo, confinalo e deposto Renedello V, sanio
e legittimo pontefice (3), eletto dal clero e dal popolo dopo la morte di
Giovanni XII, ed intruso Leone antipapa (i). Tristo e pessimo esempio era
questo dale da Otlone a' Romani, e che essi non penarono a seguire.
(1) Vodi i Capitoli I c II tli quesli Studi.
(2) Vodi il Capilotu prcccdantc.
(3.) Vcdi PaCI, Franc. Brcviar. dc Bencd. I', n. III. T. II. p. I8i. — « Romanorum pracpotcut
" Imperatur .Vug. ( OUo I) lalcutiorcm sihi iu ClulsUi Uomiiium Aposlolicuni , nomine Bcncdi-
I cluoi, qucm uullus abi^iuc Deo iuJicare poluit , iuiuste, ul spcro, accusalum doponi conscnsit,
■■ cl quod ulioam non fecisset exilio ad llamniaburcg rdigari picccpit. » ( TniETM. , Chron.
Lib. II. 5 IS. ap. I'EBTZ T. V. pag. 752 ].
(■1) Ao.vM Bremensis in Chruii. Lib. 111. cap. C. ap. B.vbonium Ann. Eccl. 965. n." XI.
DEL CAVALIERE L. C. PROVANA. l81
Morli infatti iicl 9G5 1' antipapa in Roma, e Beneiletlo V cstile iii
Amburgo , avcvaiio i Roinani col oonsunso impcrialc dello pajia Gio-
vanni XIII, « il quale ( cosi da un anlico cronisla) con aninio Irojipo
1) pii supcrbo clie non s' aiUliccva , avcnclo toslo preso a pcrscguire L
I) inaggiori fra' Roniani , questi si feccro in breve a lui neiniri. I'reso
» dal prefetlo C da certo RolfiTdo(l) fu il papa caccialo ilalLi cillnje
» conGnalo sollo custodia nclla Campania » (2).
Uopo dieci c piii mcsi d'esilio, e morlo Rolfredo, i Roinaui (enieiidu
la vendetta di Ottone , lichianiaiono il pontcGce (3).
Ma la vendetta imperialc non si fece lunganiente attendcre, bassa ed
atrooe. Tomato Ollonc fiiribondo a Roma , « oltre a' consoli cacciati
» dair Italia , ed a" tribuni ammazzati col capestro , il prcfetto di Roma
» successore dciraltro fu posto nudo sopra un giunicnto , coronate di
» un otre , c quindi l)altulo con verglie condotto a ludibrio per le vie,
» e fmabnenlc caccialo in prigione. II cadaverc j)ol del prefetlo antico,
» slrappalo dal sepolcro c fatto in pezzi , qua e lu disperse » (i).
Cosi puniva Ottoue in altrui un delitlo simile al suo: quindi nuove
cngioni dell' odio de' Romani contra di lui , c dc' loro dissidii co' papi
impcriali.
Questi odi c questi dissidii, irrilati dal sangue, e dal dispregio nel
quale il ponteficc e I'imperatore tenevano i magisti'ati del popolo , erano
(1) Dal Continualoro (rAnastnsio si lia , chc Rotfrcdo cd il PrpfcUo crane una medcsima per-
sona ( vcdi la noln (4) in Qn ili paj,'.). >'el Calatogo de' Papi ( Eccabdi C. II. M. yla: T. II. col
1639 ) (]iicslo I'rcfetto e cliiaiualo Pictro.
(i) « Qui stalim maioics Uonianorum elalioro anlmo rjuam oporlerel iusoquilur , quos in brCTi
"» nemicissiiuos ol infostos polilur. Nam ah urbis praefeclo, el quodam Rolfredo comprehcnditur,
• ot nrbo p\pulsus, in Campania custodiac mancipatur. » {Cont. RfcmONis in Chron. ip, PisTO-
RlUM n. G. T. I. p. Ill ).
(3) « Tunc romani impcratoris metuenles advenlum , Holfrcdo iam morluo a custodia qua (c-
• Dcbatur loanncni Aposlulicum absolvunt. » ( Contin. llEGIN. 1. c. p. 112 ). — « Donee Rolfredo
» occiso , a loannn i|Uodam Cresceulii liiio ad suam 8cdem rcsliluilur. » ; Herman. Co^TBACT.
Chrim. ap. PisTOR. T. I. p. 265 ).
Qucslo loannes Crcscciitii filius era il fanioso Crcscenzio, del quale mollo si Iraltcra in
qaeslo Capilolo, cd il suo padre detto Crcsceotius a caballo marmorco, e oomioalo
in uu placilo romano dcU'anno 963 ( Pebtz .V. G. //. T. IV. p. 312 ). Quanlo al prcnomo loan-
nes dalo dal cronisla al figlio di Crescenzio, vcdasi la ironaia Sagorniiia. ( Leggi qui al f." 185
la nola (2) ).
(•4) n Praclcr pulsos Consulcs ex Ilalia , el Tribunes nccalos suspendio, I'raefcclum ipsam qui
T succcsserat Rutfrcdo , fuisso nudatum . ct asino imposilum , ulrsque rcdimtlum ad ludribium
t circaoiductum fuissc, virgis cocsum , carccri dcuium IradilunL Cadaver vero Rolfrcdi Praefecti
I.S) ST( Dl CRITICI SOVn.V I.A .iTORIA d' ITALIA ECCi
louforlali ancora da novella cagioiic, si clic alia mortc di Ottoiic I roin-
[icvauo in imovi dclitti.
Sai>inano i lloinani quale turpc accof^limcnto avcssc jirovato in Co-
slanlinopoli Liulpraiulo (I), legato di Ollonc a Niccforo Foca iniperalorc,
e come quesli avesse riniproverato ad Oltonc le stragi di Roma , e il
non permettere che quella citta vivesse libera e indcpendente (2). Pa-
role altrcltanU) fallaci ncUa bocca del grcco imperatorc , che lusinghe-
voli pe' Romani , dclle quali prcsso di loro non ando pcrdula la me-
niiiria.
Fra il sobbollire di questi sdegni , che la temenza di Otlonc teneva
in frciio, passarono gli iiltimi anni della vila di qucsto imperatore, i
quali furono pur gli ulliini del pontefice Giovanni XIII , posciache
Otlone pochi mesi a Ini sopravvissc.
Ma morto nel maggio dell' anno 973, OttoncI , la giovinezza di Ot-
tone II , gia associato dal padre all' impero (3) , e le guerre rotte in
Gcrmania, confortarono le speranze di parte Spoletina, la quale negli
anni preccdcnli s'era venuta pianamente ingrossando di tulti coloro che
ardevano di sottrarre Roma dal giogo dc' principi tedeschi , come i
padri loro I'avevano sottratta da quello do' re borgognoni.
Capo di costoro era Crcscenzio, uomo come per natali, per ricchezza
e per avvenenza di persona , cos\ pc' suoi fiitti, e pel miserando suo
line fainoso (4).
n a scpulcliro cxtractum in Jiversa loca distractum ac ilissipalutn. Talia sunt passi Roniaui in
'» I'onlilii'ein peitlitcUcs. w ( Coutiii. .tnastasii ap. Baronii'M ad aim. 966 n. II ). — "Olio Impc-
'» ralor Italicas ilcrum invnsil provinoias , Uomnmquc vcniens, iniurias Domini Papac graviter in
>' autotibus sceleris , partim cxiliis, parlim patibulis, Tariisquc poeiiis el abomlDatiinibus imli-
» cavil. » ( licrm. CoNTR. in Citron. I. c. p. 9G5 ). — t^cggio ancora si !ia dal Corttin. Heginfnu
( 1. oil. p. US. ) II Anno Dominic. J. 967. Impcralor Romae natalcm Domini colebravil, ct oxccpio
» Praefeclo urbis , i|«i aufugcral, XIII ex maioribiig Romanorum , qui aulhorcs cxpulhionis Do-
» mini loaniiis Papao vidcbantur , suRpcndio intorire iussil. »
(1) " PiiJio non. iunii Conslantinopolim vcnimus et ad conlumcliam vcslram ( Ollonis soil. ) lui-
■I pitcr siisccpli , gravilcr, lurpitcrquo suraus traclali ( Legatio Liuttr, R. I. T. II. p. iTO ).
(3) « Romanorum alios gbidio, alius suspondio intercmit , oculis alios privavil , exilic alio9 r4'-
1 legavit si vcro amiciliam dcsidcralis Romam libcram csso Dominus tnui
t permiltat. » ( Legatio ut supra I. c. ).
(3) M.vscovil Comment, dc OUonibu.f p. 57. — MtRATuRi, nnn. 973.
(4) " Pulcher in aspcctu DomUins Cresccnlius et Dux ,
n Inclyla progenies , quam pepcrlt sobolem.
DEr. CWAMERE L. G. PHOVANA. 1 85
Sciive II Sigouio cU'ct^li avesse per pallia Noiuento , citta JcUa Sa-
biua , ed Ermaiino CoiilnUto, die fosse figlio ili Teoclora (t); tjuesle
iudicazioui fecero credere cli'egli appartencsse al casato di cjuclle pes-
sime leinmiue gia siguorc di Roma , Ira le quali era comiiue il norm-
di Tcodora (2). Coiiforta quest.' opinione aucora, la possessione dclla
rocca di Sant' Angelo , della quale gia abbiain veduto come Marczia
fosse signora, e che venula forse per eredita nolle mani di Cresccii/.io,
j>rese poi il acme di rocca o torre di Crescenzio , e riinase dopo la
inorte di qucslo console in quelle di altro sue figlio, die fii prcfello
di Roma , siccomc vedremo (3).
Molli furono in quegli anni in Roma i Cresceuzii , come si puo vc-
dere nella crouaca di Farfa, il clie aggiunse confusioac nel ricercare i
falli di questo console; tuUavia questo seuibra dovcrsi aumellerc, cioc
che il Crescenzio che vien cliianialo figlio di Teodora aljbia avulo iier
padre an altro Crescenzio dctto per soprannome Dal Cavallo Marmovco ,
c che la madre di lui fosse nipotc di queU'altra Teodora sorella che fu
della seuatrice Marozia. Di piu che qucslo console cbbe due mogli ,
Teodora la prima (4) e Stefania la seconda: qucsta fauiosa per bcllczza.
cagionc a lei d'atroci sventurc (5).
Ad ogni raodo numerosa ed illustre fu nella storia del secolo XI la
slirpe de' Crescenzii , ed a' tempi del cardinale Baronio ancora iie du-
<> ?<ani forluna sun!! conrerlit lasibas annos,
» Et dcdit cxlrcmuin finis lial>ere tclrum. n
{Ex Epitaph. Cwscentii^ Romae ( quondam J ad portam jiureliam: ap. Daroml'M ann. 906. n.° X).
(1) SiGOiMUS Dc Regno Italiae Lib. VII. col. 458. — Ilcrinan. Contracti Chron. ap. PisTOBii'M
1. c. p. H\G. Nella Cronac.i Vcncta Sagornina ( la quale (cnuina al 1088 ) al nomo di Cresceozin
vienc aggiunlo il prenome di Giovanni, como j;li al(ril>niscc pure Erinanno Conlrallo: qnindi
poi qucslo pronomo vcdesi fretpicnle no' discenileuli ticl console Crcscciuio presso -^li sluriri 'li
Rama. {Chron. t\nel. loanni Sagohnino Iribulum , Vend., 1"65, p. 93. — UerDiaii. CoNTBACT. I. c).
(3) Dal Baromo si rlcordano due altri Crcsccnzi coetanci di qucslo , illustri amcoduc , unit
do' quali in una vcccliia sua cpigrafo sepolcralc vicn dello: « loannc palrc Tlicodoraquc malrc
u uitesccDs. » Per qucslo quell'anaalista suppose pure fosse figlio di Teodora e di papa Giovanni \.
( y/H/l. Ecct. ]. c. ).
(3) Nel t2CJ il Caslcl Sanl'Angolo ancora appcllavasi: CasuUum Crtscenlii ( Mabill. Muiati lial.
T. II. Oi-rfo roman. XII. p. 915).
(1) « Item pracdiclus Oclavianus ( CI. losepli ) , et Rogala uxor cius pro anima Crcsccntii (;eni-
a loris cius ct Tlicodorae genitricis Rogalae et loannls Palricii Rumanorum , ;;crmaoi illiusrtc.
( Chron. Farf. Lib. II. I. c. col. 516 ).
(5) /'ilii Mcinwercii Episc. apud Leib.mTZ R. B. T. I. Csp. X. p. 521.
Serie II. Tom. VII. i.\
l8(j STl'DI cniTICI SOVRA LA STORIA I)' ITAI.IA ECC.
rava in Roma la liuniglia (I ) , ilalla quale \ciiiic lU poi quella ile" Gae-
taui (2).
Ma la storia tli qucslc rivoluzioni ill Roma iicgli ulliuii aiiiii ilcl se-
colo X , dcUe qiiali I'u gran parte Crcscenzio , e lutta\ia poco cliiani.
II inoilo coiiciso e riseiTato con cui tali falli furouo, jiiii die uarrali,
aci'cnuaU dagli scritlori conlcmporanei , sia che per ispirilo ill pai-ti- ,
per limore , o che per solilo anclaz/.o, i cronisli in lal guisa scrivcssero,
lasciu il cainpo libero alle inlerpretazioni. E si ilacclie fii consolidala
la ponlificia potcnza , gli scriltoii romani da nn lato , c gli scritlon op-
lioucnll dallallro , falsarono ed oscurarono la verita.
Senza esserc prcsuuluoso darrivaila , penso cli'unico mezzo di meno
slranare da quella, debb'essere un novello studio , cd un paragone sin-
cere) degli anliclii scriltori , i (juali in mezzo alio spirilo di sella, c coUe
accennate relicenzc , pur ci dipinsero gli uomini de' tempi loro, vestiti
delle passioni di quell' eta, e iion travisati con quelle de' tempi da essi
lontani , che iucousidcralamente furono loro attrihuite da' raodcrni.
Colla scoria perlanto di quegli scritlori, testimoni quasi oculari , di
quellela , e coU'aiuto de' iioslri crilici io vcrrb di volo invcstigando co-
dcsti fatti , degni per se stessi di cssere couosciuti , perche al dir del
Sigonio (3) , foi-ieri di quelli che prepararono la liberta italiana , e
perche , gia rossei-vamino , per la prossiniita degli anni entrano nel pe-
riodo di tempo propostomi per argomunlo di questi Studi.
Ripiglio la narrazione.
Era a Giovanni XIII, morto iiel 972, succeduto tre mesi dope, papa
Benedetto VI (4) romano , e di fazione Tuscolana , come solcvano essere
i poiitefiei elelli sotto riiifluciiza imperiale,e come ben si pno argomen-
lare pur fosse Benedetto, dall'approvazione che il vecchio Ottone, presso
a morlc, dava alia sua nomina. Poco duro questo infelice pontefice.
Scorsi alcuni mesi dopo la morte di Ouone, narra un antico cronista
che M Benedetto papa , acciisato da' Romani c da Crcsccnzio figlio di
» Teodora , sostenuto prigione in Castel Sant'Angelo, i\i \ien strango-
(1) Baborio I. c.
(J) Crescimbem, Dell' Islnria ili Santa Maria in Cosmcdin. Lib V. c. 3. p. 210
(3) SiCOMUS , Dc Regno llaliae , Lib. A'lL col. 449 A
(4) MllBATOKI ad an. 972. — PaGI, Critica ad an
DEI. CAVALIFIXK I.. C. PnOVANA. I R-
u lalo : e lui vivente, Bonifacio figlio ili Ferniccio ( dclto FrancoQC ),
)) ordinalo papa » (I).
Qui fia i^li accusalori ili papa Benedetto compariscc |)er la prima
volta quel Crescenzio teste da noi noniinato , scnza chc si conosra m'-
([uali si fosscro Ic qtierele de' Ilomani contro di quel ponteficc , iir se
la morle sua fosse ojicra di Crescciizio.
Tnloiiiiiieo da Lucca iiella sua Storia Ecclesiastica dice apertamente,
che Benedetto fu stmngolalo per couiando di Crescenzio , c die la ca-
gione ne dovelt'cssere o di punire la di lui tirannide, o di trarre ven-
detta di una qualchc privata ingiuria. Ma questo scritlore del XIV sr-
cojo non e Uile da mcrilar fedc alia cieca per le cose lontane da' suoi
tempi (2).
Tuttavia quanto a quelle di chc poteva esscre stalo accagionato Be-
nedetto , forse egli in parte s'apposc. Probabihncnte fpiella stessa impa-
zienza di signoria clie viene i-iinproverata da uno scrillorc di qucU'cla a
Giovanni XIII , animava pur anclie Benedetto IV (3), e per questo fu
da' Romani di parte Spolctina incriminato, c sostenuto in Castel Sant'An-
gclo.
Dcllo private ingiui'ic nessuno scrittore non fa parola (4).
Anche Amalrico , uno dc' biograll pontificii , accusa Crescenzio della
inorte di quel papa (5); Amalrico visse assai lontano da que' tempi (6).
AU'incontro Pandolfo Pisano , il quale fiori verso il IMS (7), I'autorc
(1) » Anno 974 Romao Bcncdictns Papa a Bomanis criminalus, ct Crcsccniio, Thecdurac filio,
>. in CaslcUo Saudi Angcli cuslodia niancipalus , iliiijuo sirangulatur , el eo \iTcn(c , Bciiiifacius
.. Fcrriitii Clius , Papa onlinalur. >> ( Ilorni. Contbat. ap. PiSTOB. T. I. p. 20.6 ).
(4) ProLOM. Luccnsis, Hist. Eccl. Lib. XVUI. cap. S5. R. I. T. XI. cr.l. lUiS. — McbaToki ,
iliid. in Pracfat. p. 745.
(3) Vcdi la nola [i) alia ]m^ 183
(4) Lo .storico Ll-O ( Lit. IV. ch. II. p. 198 ) dice clic nn odio privalo di Inmiclia mossc Cre-
sceniio coniro Benedetto VI. Sc I'asscrzione sua nnn poggia sovra un qualilic allro scrillorc
ell' io non connseo, la tcslimoniania di Tolomoo da Lucca non mi par liaslanlc per por^i fedc.
(5) IC Dcinda Bencdictus ipso dc inandalo Ccncii TliCddorac lilius, vitdcnicr fuil ibi inlorfeclas
.. alque slran},Tilalus. » ( Amalriccs Augcrius iu Fita Bened. /'I. ap. Mi.nvToni R. I. T. 111. P. II
ci>l. 3;'>2 ). Nel tosto d'AM.MBico puldilicalo dall'EcCABDO , Corp. Hist. M. Ao. T. II. col. 1718,
le^'f;esi la variaulc chc segue: " Dcindo Bencdictus ipse de maudato Thi<id»rici lilii sui \iolonliT
'• I'uil inlerfeclus etc. >».
(C.) Scciin.l.i il MuBVTORi ciucslo scrillfiro di-l secolo XIV non mrrila fode nclle ccse rlii- ri-
K'uardann i ponlefici aiiteriori ad Inuoocnzo HI ( Wi'^.) ( R. I T. Ill P. II. in I'rarf. p. l
1,7) I'itne Rom. Pont. R. 1. T. III. P. II. p. 271 Icrgo.
1 88 STUDI CRITICI SOVRA I.A STOniA n' ITAI.IA TCC.
del Catalogo dc Papi, che comlussc it siio luvoro sino all' anno 104f)
incirca (I), e Gcrbcrlo , chc fu j>oi papa tol nome (U Silvestro II nel
099 (2), tutti e Ire aiilcriori i.U moUo ;>d Aniali-ico, scrivono rlic quel
poutelice fu amniazzalo per opera di Bonifazio antipapa (3). Allronde
parmi che venga assoluto Crcscenzio da (jueslo enorme assassinio , dal
vcdorsi clic, citato al placito tciiutosi poi da Ollone III impcratorc in
l?onia nel 99G per render ragione de' suoi porlaincnii verso Giovanni X^',
i\(>n ebbe egU a pui'garsi di tale accusazioiie (4).
Ma in breve si stauearono i Romani de' delitti dell'usurpalore Bonifacio.
Era in <[uel tempo in Roma im nobile ciltadino per iiomo Bcne-
dello (u), ligliuolo di Davide, iiipote o discendcnle del glorioso principe
Alberieo , nella cui famiglia era passato il comitato di Tuscolo (6). Po-
tenlissirao percio Benedetto , il quale alia testa dcUa fazione impcriale
non lascio posa alio sccllcrato Boiiifazio finchu non I'ebbe cacciaio in
fiiga (7). Abbandonava egli infalli Roma e 1' Italia dojio un mese , ma
Hon senza aver prima spogliato la basilica valicana de' suoi tesori, co'
quali trafugavasi in Costantinopoli (8). Immedialamcntc dopo segui I'e-
letione di Dono II di parte Tuscolana (9), e quindi nel 975, quclla
(1) Ecc\RD. in Moiiil. T. II. np. til. n. XI.
(S) « Succedit Uomae in Ponlificalu, horrcntlum monstrnm Boncfaclus, cnnc!os morloles ucquilia
>■ snperans , etiam prioris Pontiiicis sanguine cruentus. « ( Gebbebti , ^cta ConciUi Remtnsis ap.
I'ERTi Mon. G. //. T. V. n. 28. p. 672 ). S'avverlisca cho qui Gcrbcrlo parla di papa Giovan-
ni XIV pure ammazzalo da Itonifazio , o cho per cio quelle parole « prioris Ponlificis » si riferi-
scono a Benedetto VI. — Vcdi la nota (1) alia pag. 191.
(3) <t Benedlctus VI ... comprehensus est a quodain (jencio , Tlieodorae filio , ct in Castellum
>■ Sancii Angeli rotrusus, ibiquc slrangulatus propter Boniracium Diaconum, quem miserunl vi-
M venle co Papa, ii ( Ex Cod. falic. auclore, ul oredilur, P^^^uL^^o Pisano, apud Mi'I\.\toi\. B. I.
T. 111. P. II. p. 332 ). « loannes II ( corr. Bencdiclus VI "i nalionc Komanus ex palrc Ilildebrando.
» sodit an. I m. 6, et de cousilio ^laliracii ( pro Btmifacii) slrangulatus est in CasloUo Sancti
'. Angi'li. » {Ex Catalog. Papar. ap. Eccabd. 1. c. col. 1640).
(4) Annalisla Saxo. ap. Eccabd. op. cit. T. I. col. 363.
(5) Ex Catalog. Paparum ap. EcCARD. T. II. 1. c.
(6) VlTALI , Stor. Diplom. de' Senatori di Roma , P. I. p. 23 presso SiSMONDI , llistoire des Iti-
pabliqucs Italiennes T. I. Chap. III. p. 158.
(7) « Ilic primus repulil Franconis spnrca superbi
>i Culmina , qui invasit Sedis Aposlolicae. »
( In Epitaph. Bened. f^II ap. Babonium ad an. 9S4 ).
(8) Babon. A,m. Eccl. 975, n. 1.
(9) .Mariano ScoTO in Chron. ap. PiSTOBina T. I. p. 617. — Cotefb. yUerb. in Chron. apod
PlSTOBIUM T. II. p. 373. — VVebneb. BoLI.EWI^K in Fasvic. Temp. ibid. p. 53,5. — Pagiu.s Fr.
in Brcnar. T. n. p. 194. — In una cronaca ms. ( copia ) da me Tcdnla Bella biblioleca dell'Istiluto
in Parigi ( segnata 198 4.° ) , il cui titolo c: •< Ckronic. siye Qist. rerum notabil. Romae, scripta
DEL CAVAT.lEnE I.. C. PnOVANA. 1 81)
<lel raedesimo Bencdelto , chc fu il sellimo del suo nome (1). S'inganno
pertanto il Sigonio iicllo scriverc , the dopo la morlc di Benedetto \ I
i Roinani a loro talento presero ad eleggere i pontefici senza curarsi
dcH'approvazione imperialc (2). La cosa fu anzi all'opposto. Avvegnache
dopo la morte di Dono, Ollone II iion avendo potulo vincere la ripu-
guaiiza di S. IMaiolo al)l)ate di Cluiii , riregli desi<ierava far papa (3) ,
inaiulo pe' suoi mcssi diecndo a' Romani, fosse elelto un papa di parte
Tuscolana (4): tpiindi elcggevasi Benedcllo VII. Che aiizi il Sigoiiio
contraddicc a se stesso, coiifcssando poche liiiee dopo, che questo pon-
tefice sorrelto dalla esterna polenza di Ottone, e da quclla della do-
incslica fazione , col cacciare di molli tra gli avversari in prigione ,
temie in freno il tumulto , chc oggimai minacciava (5).
Convcrrerao cio non ostante con questo scrillore nol dire, che Cre-
scenzio dimostro maggior animo che consiglio ncllo s]iingere i Romani
dopo la morte di Ottone il veccliio, a conquistare la liUerta. Facil cosa
era l' antivedcre che la memoria del sangue sparso a' tempi di Gio-
vanni XIII avrcbbe fatto ruinare i Romani in maggiori dclitti, e collir-
ritar gli odi , rinvigorito la fazione imperiale , avvezza da lungo tempo
a soprusi cd al polerc , e ccrta alia fine dciraiuto dcU imperalorc no-
vello. DlQicile o impossibilc 1' intento.
Ma gli stimoli dell' ambizione , la nobilla dello scopo , c lo stesso
modo di vita fortunosa di un Grande Romano , non lasciavano in Crc-
scenzio liiogo a consiglio. Signorc assoluto nel suo palazzo, che muni-
vano lorri e propugnacoli , circondato da un folto stuolo di clienti c
di schiavi, I'ottimatc romano soleva passar per diletto da'tripudii delle
ecne, delle caccie, delle lascivie, al guerreggiare fazioso su per i trivii
• per lo. Pelrum Scriniorium cl Nol. pabl. ; hoc an. Domioi MCCCL inchoaU etc. » , Icggni :
n Mattliaci nobilfs ct illiislrcs sunt, qui cliain iliciiiilar P.ipcnses, sivc Paparossci , ol nubilpj
» Romaoi , qui habitabant in rc^'ionc Translibcrina : cl ex istorum familia sunl : Papa Donos II,
" ct Papa Innoccns II.
(1) Pagids Ant in Critica ad an. 97.5. — McBMORI nrf an,
(i) (c Romani ncglcdi proximo Lconis dccrclo , Pontificcs , qnos libido lulil rursiu fine Impe-
>■ ratoris aucloritalc creavorunt. n (De Regno lial. Lib. VII. col. 419).
(3) Sykus in yUa Sancti tVaioli Abb. Cluniac. Lib. HI. cap. 8. apnd Maiill. Ada SS. 0. S. B.
Saec. y. T. IX. p. 8011.
(4) PaGI in Crilk. — BaBON. ad an. 975. n. III.
(5) SiCOHIDS , I. c.
11)0 sTVDi cniTrci sovn\ i.a stohi.v d it\t.ia f.oc.
«■ per le jiiazzc tli Rorriii , tlove, j>iii c\u'. I'ai-tc e la pruclenza, la froile,
la ralihia cd il numcro ilc' comhattciili ilcciilevaiio Ic liti ciltadine (1).
Spinto ila queslc passioni era il polinitc Crcscciizio entralo nella dif-
ficile impresa: ina viiilo ilalla faziono coulraria , oedcva per allora alia
ina!:;£;ior forza; c sia clic cgli csiilasse da Roma, o riparasse uella sua
fortezza di Sanl'Angclo , nessimo scriltore noii fa jiiii parola di lui fiuo
a" tempi di jiajia Giovanni X^' ( 983-090 ).
Neir anno 083 a Benedetto VII succedeva Giovanni XTV, gia detlo
Picli'o, vescovo di Pavia ed arcicancellicre di Ollonc II (2): celebrata
in queH'anno la solenne dieta di Verona (3), rimperalore \enne a Roma
c vi colloco lui stesso con gran pompa il nuovo ponlcfice sulla sede
papalc (i).
Poclii giorni dopo passava Oltonc II di vita. Come la notizia di lal
moi-te e di quella di papa Benedetto VII, fu glunta in Costantinopoli ,
Bonifacio antipapa , cola [in dal 091 riparalo, s'affreltava per a Roma.
Quivi coU'oro derubato in S. Pietro rannodati gli anliclii adercnti ,
s' impossessava dell' infelice Giovanni XIV , ch' ei faceva miseramente
perirc in Castel Sant'Angelo di stento o di veleno (3).
I'er toglicre quindi ogni speranza agli junici del papa , nc esponcva
lo strazialo cadavere ( miserando speltacolo! ) sullc mura del Castello ,
(I) I.iiilpr.inJo vcscnvo di Cromon.i c Ipgalo ili Ollonc I o II a Costanlinopoli fa nna iloscri/iunc
assai miinila <!ol mndo Hi \ita di (iiovnimi XU , la i|uale siccome osscrva il Lko ( //^^•^ (Vltalir
Liv. III. cli. 3 ) dec servire di norma pcryiudicare quale fosse in };cncrale la vila dc" Grandi ncl
secolo X. ( Vcdi LiUTrn. HUt. Lib. VI. U. I. T. II ). _
{i) MuHvToni, Jiin. 9S3 c 9Sf. — Dipt. Oil II. pro Mnrio f'ulliirn. Aclum Cnpuaa an. 9S3 II
id. now Ltd. Xl. ADEr.BEBTi Ciinctl. ad viccm Petri Episc. (Papicns.) ct .Arcliicancclt. ap. JUK-vtohi
R. I. T. 1. P. II. p. 4fri.
(3) Vcdi il Capitolo IV di qucsli Sludi.
(4) « Anno 083. Inig^ilaquc ad Placilum Vcronao etc. Postliaec Romam rcversn'i, Aposlolicum
» digno cum lionorc Sclae Rom. pracfccit Eccl. His omnibus pcraclis spiritum aslris in-
» seruit. » ( Chroiwgr. Saxo. ap. Leidkitz. in Access. Hist. p. 196 ).
(5) II Romae loanncs XIV, qui cl Polrus , P.ipiac prius Episcopus, Papa scdit menses VIII , cuni-
' que Bonifacius, Verrucii f . , prius rclc^alo Bcncdielo, ( leggo : piius iclei^'ato a Bencdiclo ( /7/\
u TCili la nola (t) alia png. 189) male ordinalus , de Cunslanlim poll qiio fwgerat , rcvrrsvs .
» comprcbcndil , et in Castcllum Sancli Angcli reloi^aliim fame, ct ut pcrliibcnl, ltixica\it, ciusque
» scdem invasit. ( llcrm. Co>TR in Clinir. apiid Pisxoii. T. I. p. 2G7 ). Sod hie cliam fupaljls ,
» cl iu roaf^na syn )do damnalus post obitum di^i Oltonis Romam rcdit, insijj;ncra virum apostoli-
» cam I'etrum , Papicns. Eccl. prius aniislili in , ibila .Sacr.nnicnlr.rvm fide, ah arcc urbis dciicit .
» dcponit, squallore carccris olTcclum pcrimil. •> ( Geebebti , Arui Concilii Remensi.^ I. c. n. 48.
p G^i).
DEL CAVALIEIVE L. G. PUOVAXA. lyi
e cos'i iiujuiimlo ilel saiigue tli tlue jtoiilefiii , invadeva una scconila volla
la setlia aposlolK'a (I).
Quesli falli accadevauo iicl \)8i , uove . incsi ilopo relczioiic tli Gio-
vanni XIV (2).
Ma non lungamcnle godctte 15onifa/.io di (jueslo miovo delillo. Sul
|ii'inci|>io iluiraiiiio scgiienle (3) moriva egii iiiopinalainciilo, c gli slcssi
suoi aderenti irrilali da tantc scelleraggiui, sf'ogavano la rahhia ioro
coulra il di lui cadavcrc , baltciulolo, traliggendolo e trascinandolo per
le vie di Roma, fino prcsso alia statua di Marco Anrelio ; ivi Tahban-
doiiavano insepollo (i).
Alcuiii anlii'hi cronisli fanno a Honifacio antipapa succcdere un Gio-
vanni di Roherto (ii). Ma sia che relezione non fosse canonica , o the
cgli fosse elello soltanto e non consecrato, csso non c dalla Chicsa no-
veralo fia i papi. Non ne fa parola il Rarouio , forse pciclie il codicc
aulico de' Romani ponlcfici al quale si rlfeiisce , e la cronaca d'Er-
manno Contralto , dopo Bonifacio antipapa coUocano immedialamenlc
un altio Giovanni figlio di Leone i>rete (G). Ad ogni modo colore che
lo coniprenilono fra i papi , gli alliibuiscono quatlro soli raesi di sede,
dopo i quali e prima del fiuiie di dicembre deU'anno 983 gia era stato
eletlo e consecrato il uuovo papa col nome di Giovanni XV (7).
Scrive il cardinale Baronio ( ma senza indicare da cpiali titoli lo ri-
cavi ) , che scbbene dopo fclezione di questo poutefice avcssero posalo
i sellatori di Bonifacio, un niiovo tiranno sorgeva in Roma. uQucsl'era,
n dic'egli , Crescenzio , il quale in quel tempo col titolo di console im-
I) possessavasi di Caslel Sant'Angelo, c quindi pigliava ad infeslare Gio-
» vanni papa; qucsti spavenlato per quello chei-a accadulo al suo jtc-
» deccssore Giovanni XIV, i>iparava in Toscana, d' onde richicdeva il
» giovine Oltone III d'aiulo. Ma i Romani, proscguc quell' aunalista ,
(1) Ex f^et. Cod. Romanor. Pont, apnd BaROML'M ad an. 9Si. a. II.
(i) McRATOni Ann. 9S4.
(3) MUBATOBI Ann. 9S5.
(4) « Et in tantum eum odio halxicriint sui , nl posl raorlcm caoilprcnl cum ol lanccis vuloe-
» rarcnt etc. n ( Ex fd. Cod. Rom. Pont. ap. Babomi'm I. c. n. Ill \
j[5) Marianus ScoTUS in Chronic, ap. Pistobil-.m T. I. a J ao. 986. p. C47. — Gotefh. f'Utrb
Chron. P. XX ap. cumd. T. II. p. 371. — Anti<i. Calal. P. R. »p. PaCI Cril. ad an. 985
(6) PaCI , Critica ad an. 9Si. n. II.
(7) MCR.iT. j4nn. 9SS.
Il)a STUDI CRITICI SOVn.l I,A STORIA D ITALIA ECC.
» inemori dc' passati gastighi , a'aUVettavaiio di richiamarlo in Roma ,
>i ove oiiorevoIiiKMilc aocoglicndolo gli si sottomcllcvaiio. Quiiidi poi la
» Cliicsa Roinana riinaiieva ti'an<iiiilla. » Fin qui il Baronio (1). Qucsli
fatti uairano pure Giovanni Stella, ed il Ciaconio, i ijuali li tolsero da
Amalrico Augeiio (2) scrittorc, come si c detlo , di poca fcde per If
cose antiche , c da un raccoglitorc tedesco del secolo XV (3). Sulla I'edo
del Baronio li lifoiisce il Muralori all' anno 987 , il Sigonio all' anno
993 , ma con manifesto eiroi-e , poiche gli atti del concilio di Reims
dell'anno 991 ci mostrano Crescenzio gi;i capo della Romana Rcpubblica
sul cadero del 989, e sid priiicipio dell'anno segucnlc(i). Del rcsto iii-
flora e magnifica il Sigonio la sua narrazione , diccndo che Roma in
quel leinpo, anzi 1' Italia tutta traeva a liberlii : che per cssere Cre-
scenzio uomo d'animo altissimo e insoHcrentc del giogo dcgli stranicri ,
presso dc' quali scorgcva oggimai passare, come per diritto d'eredita,
la corona dell' impcro Romano , ardcsse non tanlo di ridonare a Roma
la liberla antica , quanto di conquistar per se stcsso c per gl' italiani
priricipi la dignila imperiale : che spinti a questo i Romaiii , e ri-
chieslo papa Giovanni d' aiuto, questi, sia che mosso da carita verso
la Repubblica, o da propensionc pel re gcrmauico , a lui' disdicesse:
che irato percio Crescenzio cacciasse da Roma il pontefice , ma poscia
per temenza di Ottone lo richiamasse , ed a lui col senato si sotto-
mettesse (5).
llellc quali cose alcunc sono vere, ma le piii contraddette da' fatti ,
soiio akresi contrarie all'indole di que' tempi.
Cerlo , che in quegli anni ua'aurora di vita novella sorgeva per gli
Italiani. Gia noi vedemmo (G) come sotto Ottone III, Milano, Cremona,
Vercelli ed altre fra le maggiori citta del reame d' Italia , accennas-
sero a liberta , e parte ne andassero conquistando sovra la depressa
sigiioria de' conli. In Roma, guasta Repubblica d'ottimati, il popolo
Iraeva a liberta, e conquistava il servaggio. Ma il sangue vcrsato sotto
(I) Jnn. Eccl. OSS. n. IV.
ii) Amvi.ricus Aug. in f^ila loan. Xri ( X^ ) ap. Mcratori R. I. T. HI. P. U. p. 334.
(3) WER.-5ER. RoLLF.wiNK. in Fascic. Tempor. ap. PisTOB. if. G. T. II. p. 536.
(i) Aclii Concilii Remensis ap. Pertz Motium. G. H. T. V. I. c.
(5) SiGOtllos, Dc Regno llaliac Lib. VH. 458.
(6) Vcdi Capilolo II di qucsli Stuiii , passim.
DEr. CAVAI.IF.nE I.. G. PnOVANA. U).'t
i ledeschi impcralor'i , e I'asuorc ili parte vi avcvano reso abhomiiievole
a' piu il tloiniiiio foreslicro , csoso il iioinc <1 imperatorc. Ditlicil cosa
aduiKjuc il conseguii'vi ila uii Gi'aiide 1' iin|)crialc corona , piu difliciU'
ancora, conseguita , il couservarla da clii non avessc come gli Oltoni
iiireslcrna forza da opporre a' greci impcratori , cui Ic rccciiti viltnric
e le scguile con(£uiste ricoiifortavaiio a maggiori speraiize. Non la lii-
gnili'i iniperiale era percio lo scopo a mi iiiirava in Roina clii pervc-
iiiva al grade di palrizio e di console ; usato scopo bciisi e bastante
per I'ainbizione d'un oUiniate romano, era I'alFrancare la Repul)l)lica da'
Ibresticri , e separare dalla ecclesiaslica autorita la temporalc sigiioria
di Roma, e quella lasciala al ponlcficc, questa rilencre e usarc iiitcra
col I'avore del popolo. Cosi Alberico cacciati i liorgoguoni lavca per
oltre a vent'aani ( 932-954 ) tenula in sua mano ora con autorita dit-
tatoria, ora con quella di patrlzio e di console di lutti i Romani. A
qiicsto erano rivolli i voti de' Romani solto i due Giovanni XII e XIII,
t; che a questo ancora accennasse, anzi qucslo oltenesse il console Ci-e-
scenzio, a' tempi di Giovanni XV, I'attesta Romualdo Saleraitano (1) col
dire che i capi de' Romaui s' appropriavano in quegli anni la signoria
di Roma.
Ma sc non a torto era da' Romani disdetta I'assoluta potenza a (|ue
pontefici di parte tedesca, i quali mal sopportavano i magistrati del])opolo,
non a torlo del pari pretendevano i Capi della Chiesa una parte di
(pjcli'autorita , che con coniune vautaggio tanti cgrcgi pontefici aveano
lenuta ne' secoli Irascorsi. E come non si ristavano i rettori di quella
Kepubblica dallo impigliarsi nelle faccende di Chiesa, od incagliando la
liberta a' pontefici , o dislurbando resercizio dell'autorita loro (i), cosi
non conscnlivano di jjuon animo a tal divisione di potcre i pontefici
sorrelli dall' aulorilu degli Augusti Tedeschi. Perenni j^ercio 1' ire e i
dissidii
Ad ogni inodo, sia che papa Giovanni XV s'accouciasyc dclla signoria
(1) « Uomani Capitanei Patriciatus sibi lyranoidem Tcndicaveniul. » ( Romiialdi Saloin. Chron.
V VII R. I a,l an DCCCCXC. pnR. 104} — II MUBATOKI an. 9S7 dice: ■■ I'aurpataDu al fapj
il (lominio temporalc di Koina u.
(•i) i< Rogii ac nostri legali Romani profucti, ol opistolas I*ontiGci porrcxcruul, cl al) u" ludii^uc
- suscepli sunt. Scil ul crcdimus , qnia Crosccntio nulla mnuuseula obluliTunI , per Iriduum a
'» palalio snclusi , nullo arroplo rosponso rcdicrunl. ( Acta Concil Rcmtin ap. B,\no?c Ann 99?.
XXIV )
Serik II. Toji. VII. 25
194 STl'DI CRITIC! SOVHA I.A STORIA d" ITAl.IA ECC.
<U Cvesceniio , o clie Iva 1' uiio e 1' allro scguissc nn patto per cm la
leinpoiale autoriti rimaiicsse partita tra di loro , certa cosa c die Roma
solto il doiniuio di (jucl console, e durante la massiraa parte di quel
pontificalo , stctle bastanteinentc in pace. Lo asscriscono lAnualisla Ec-
elesiaslico stesso , ed il Sigonio, e lo coni'crmano la inahcanza di con-
trarie lestimoniaiize , c I'epigrafc sepolcrale di Ci*esceazio (I).
Mono ccrla e la cagioiic che anicnduc quegli scritlori assegnano a
(juesta pace, cioe die dopo il ritorno di (iiovanni dalla Toscana, dove
( dicouo cssi ) per le molestie dci Romani aveva riparalo , qucsti cd il
console si fossero ad csso umiliati e solloinessi. Duhbia assai e questa
fuga in Toscana , clie da veruno degli antidii rronisti iion e allestata,
e la temen/.a di Ottone fcce probabiluiente chiamar souunessiono di Cre-
scenzio il patto die passo tra esso e il pontcfice.
Ma se ando eri-ato il Sigonio nello attribuire all' anibizionc di Gre-
scenzio Giii inaggioii die non capivano nclla mcnte di mi Grande di
Roma, di jncno non si lasciaiono trasporlarc alia loro immaginaliva ,
due modei'iii nobilissimi scritlori , do' qiiali uno toIIc scorgere in quel
console un Bruto novello pronto a otferire se stesso, noii die i ligli, in
olocausto alia patria (2): I'altro un gcneroso ciltadino cui scaldava il
j>elto il desiderio di ricondurre in Roma i be' tempi dcllanlica Repnb-
blica (3).
Male s'accordano quesli elevatissimi sensi colla taccia d'avarizia fatta
a Crescenzio da due scrittori di que' tempi , taccia del rimanentu assai
comune ne' Graiidl di quel sccolo (4), e da oui non ando immune lo
' (I) n Qui tenuil (olani feliciter ordinc Iloraanj ,
)' Uis latcbris legitur pauper ct cxipuus.
•) Pulchcr in aspoctu Dominus Cresccnlius ot Dux,
» Inclyta progenies quam peperit sobolem.
» Tempore sub cuius valuit TibcriDaque lellns
» lus ad Aposlolici valde quieta stetil ,
» Scd forluna clc.
( ap. BaKOMOM ann. 996 a. X ).
(9) Gibbon , ftisl. dt la Dicad. de VEmpire li. T. IX. pag. 400 ( edit, dc Guiior }.
(3) SisMONDi , l/{sl. des RipM. Ilcil. T. I. ch. 3. p. 159.
(4) « Erat etiim quidam Cresccnlius Romanonira civis pracpotcns , qui ( ut illoruni mos est )
>■ quanio onerosior pecuniae , lantum pronius servil avariliac. » ( Glab. Rodulphi , //i.tl. lib. I
rap, IV — jiita Ctnic Rcmcns. vedi nola (1) alia pag. tOi ).
DEI. CAVALIERF. I.. C. PROVANA. If)J
stesso j)onlcfico GiovanDi/XV (4), scIiJione il Baionio s'alTaliclii d'assol-
vernelo , rigeltandola inluTamcnte sovra Cresceuzio (2).
I'er <[iiest;> igiiobile selc dcU'oro, e per la nui'ii'ior scle dt assoluia
signoriu turbufasi iiuovaniente la jiace di Uoiiia.
Ncir anno 995 , idlimo della vita di Giovanni , usciva di minoi-ita
Ottonc IIL Parve pertmito a quel pontctice, ed alia fazionc Tuscolana
propi/io il tempo per richiedere Ollonc d'aiulo contro i ])oleiili Spo-
letiiit.
Per la qual cosa i legati pontifici col conscnso di tiUli i Roinani
( cosi il cronista d' Ildclslicim ) lo venivano iiivitando alia corona/.ione
iinpeviale (3). Scendcva dilTaUi Otlone III nella pi-imavera deiranno se-
guentc , e celcbrala la fesUviti di Pasqiia in Pavia , pigliava possesso
del reamc d' Italia , tpiindi passava a porrc il campo presso Uavenna (4).
Ma quivi nuovi incssi de'magnati roniani lo ragguagliavaiio della morte
di papa Giovanni, chiedendo gli piacesse afiVcttare a Roma la sua venuta,
ed iutaiito indicate un siiocessorc al morto ponlcfice.
Ottonc, cui stava a pelto di consegnire la corona impcriale , nc vo-
leva pcrcio , che fi'a il cozzare delle fazioni di Roma venissc eletto un
|)apa a lui conlrarlo , « mandava loro Brunonc clierico, suo cappellano
» e congiunto (o), uomo dolto nelle secolari discipline, d" alia indole,
» ma di assai fcrvida giovinezza. Questi peiclie piactpic al re, fu elctlo
» da' Maggiori, poi da Willigiso arcivescovo di Magonza , e dal vescovo
» Adclbaldo, suo collega, coudolto a Roma, dove onorcvolmcnte accollo
)i da' Romaiii , fu dai vcscovi a tal uopo depulali , promulgalo jioii-
(l) «( Intorca csimius ALbo. . . , Roronm proficiscilur sane non qiialem voliiit,aut qiinlcm
<* debuil, Scdis Apostolicao PontiGccm nomine loanncm invcnit, ncmpo tiirpis lucri cupidum, el
• in nninibus 8uis actibus venalem roperil. » ( AiMOiACS in yita Saiuti ylObonis Fhriactnsis Abb.
cap. XI. ap. DioufSNF. T. W . p. 1J9 ) " Isle exosos babuit c'.ericos, prnplpr <hiimI el clerici euni
", odio habuerunl. El roerilo quia omnia , quae babere el acfpiircre poleral, parenlibus suis di^lri-
. buebat. .1 ( Ex Coil. Italic. , aucl. , nl crcdilur , P;^^D. Pisano ap. .MtBvTOBi U. I. T. III. P. II.
col. 335 ).
(S) B\nOMI aim. 99i n. XXIV.
(3) " Logali cUam Aposlolicac Sedis cum unanimilale Uomannrum alque I.i.nKobardorum, neijrni
- Romam invitaot. » {Jim. IlJelsheim. ap. Leibn. R. B. T. L p. *?0 ad an. 995 \ — Mamoxm
Comment, p. 91.
(I) Cliioiiogr. Saxo. in ylcctss. Hist. I.eibmtii aJ an. 996. p. 905.
(5) Era Rrunone figlio di Ollonc, duca della Carinzia c niarchesc di Verona , c di Linlf.arde U-
Rlia di Ollone I impcralore. ( V. lo Slemnia di GbeC. V. in MiEVTOEI A St .Yriv Disserl. M.V
col. 741 ).
ic^6 sTUDi cRiTici sovRA i.A stohia ii'itama Err.
» teficc » (I). Qiiindi circa lui mese dopo , Otlone entrato con res'io
a|>|>aralo in Roma, riccvclle tlal nuovo papa, detto Grcgorio V, la co-
rona iniperialc (2).
Quesla coronazionc di due princijii germanici non i^i'adl per ccrlo a
tulli i Romani (3) , e sebbene pli sciitlori todeschi pailino di comime
i^iubllo e di universale concordia (4) , la cosa dovette andare molto al-
li-inicnti , poichc rnppc fra breve in apci-lo scisuia.
Iinperocchc conviene avvcrtiro , chc i rronisli di quel lempo per lo piu
Te<lesclii o di patria o di parle, in quesli oscuri falti di Roma attri-
buiscono airiiniversaliti de' Romani (jucllo che era soltanto opinione o
falto di parte Tuscolana. Cos\ in quest' elezionc di Grci^orio V narrano
cir cgli fii nominate unanimamcnte non solo da' voti del clei'o, ma an-
cora da cpielli del popolo , da' quali conviene dcdurrc per certo i voti
de'molti adercnti di Crescenzio , mentre all'ojjposto il Sigonio afl'erma,
che Oltonc di projiria aulorila fece crear papa Brunone suo congiunto,
ed auzi slo per dire scusa in qualclie mode I'elezione, die poi segui, di
Giovauui Filagato , dicendo chc Grcgorio V veniva accusato da' Romani
d'essere stato cletto dal solo Ottonc senza il consenso del popolo (5).
Certamcntc non lasciano dubbio sovra la validila dell'elezione di Grc-
gorio Ic tanle Icstimoiiianze dcgli stoi'ici, de' quali al tempo del Sigonio,
in parle almeno, stavano I'opere sepolte, c la testimonianza della Chiesa
cattolica , la quale a quel modo che non ebbe per canonica I'elezione
(1) « llunc quia rciji placuil a Maioribus cleclum , Magunlinus Archiopiscopas Willigitus et
u suus coUcga Adolbaldus Episcopus adduxcrunt Uomam. Proiudc a Komanis honorificc acccptum
•• cl«. u ( A'lfa S. Adalberti Rag. Ep. apud Pagium Crilica an. 996. n. 3 ).
(i) MURATORI ail an. 99G.
(3) n Quam disparcm tarn fuisse aoimoram habilum crcdibllc csl , spectantium Germanum Prin-
»■ cipem a Papa Germauo , et neccssUudiDc coniuncio, auguslalibus insi^Dibiis t-xorbari ? Nam ut
" multi qui bene Caesari cupcrenl , co flrmiorera I'Mfc Principalum ominiili fuorini , non dubito
»• alios, c Romanis maxime doluissc , amisso dudum impcrio , iiim ct sacordolii apiccm a<l Tran*-
■i alpinus defcrri. » ( JUscovii Comment, de Otton. III. p. 93 ).
(4) « Ilex inUalia iam pasitus, rumorc incitatus, praemissvs quibusdam Principibus, publico con-
•• sensu el eleclione fecit ordinari Apostolicuni suum nepotcm Bruuonem , Ottonis filium. qui
•' Marciiam Verunens. scrvabat, iraposilo nomine Grcyorii. » {Annal. Saxo. ap. EccARD. T. I. ad
an. 996 ). « Nepolein suum Brunouem virum valdc pracclarum non solum Cleri , scd et omnium
» Romanorum unan'uni voto civium, Pontiiiccm electum snbrogari pio conscnsit. » ( Chron. Saxo.
ap. Leibmtz I. c. p. 293 ).
(5) « Olio naurpalo iure, Brunonem Saxonem propinqunm suum, Ponlificem declaravit » ( De
Regno Italiae Lib. Vll. col. 460 ). « Credo Grcf^orium criminatt , quod ab ono Ottono sine populi
" suffra^iis esset inirusus , nee liberis sane comitiis desi(,iialus. » ( Ibid. col. 'l64 )
Dl-I. CAVAt.ir.nE I.. C PAOVIVNA. IC|-
di Leone Mil , opposlo da OUonc I a Giovanni XII , o tjiiimli a Be-
iiedcllo V , cnmuiujue fosse il primo tli essi ilegno di talc diguilii , in-
degnissiino il secondo, c rultiiiio elrtlo dti' Roniani a dispello di (|iieiriin-
peralore , cosi pure avrcblie rigcUata la noinina di Grcgorio \, ove
non valida. Ma die la tciuenza di Ollone III , il quale stava con ut)
esercito sulla via di Roma , iiclla clcziooe del poDtedce spingesse gli
uni, c gli allri ralleuesse , e che quindi inolli de' Roiii;ini dallora, giu-
dicasscro poi non IJieri i cotnizi in cui Grcgorio era slalo elcllo, fredo
che nessuuo non sara per disdirlo.
Crescenzio intanto mentre questc cose si passavano in Roma, stava-
sene prohaljilincntc rinchiuso in Castel Sant'Angelo, d'onde cliclaineule
osservaudo que" I'alli , ciie dapprima per la vicinan/a , (piindi per la
prcsenza dOUoue, non aveva poluto impcdirc , aspellava il benefizio del
tempo , od il ritorno dell' imperatore nclla Germania. La qual cosa si
puo facilineiite argomentare da" lalli che accaddero appresso.
Ma Otlonc appena coronato inq)cralorc avcndo prcso ad usarc in Itoina
I'autorita sovraua iwlla guisa stcssa che i siiui maggiori , aiXanb un pla-
cito ed intimo a Crescenzio di presenlarvisi. Le querela a lui apposlc
furono ( cosi il cronista ) per le ingiurie con cui di spesso aveva lacc-
rato Giovanni XV (I).
Quali fossero cjueste ingiurie , Ic ([uali non impedirono uu a (pitl
pontefice di governare per circa anui XI laChiesa, ne a Roma, come
nola il Baronio (2) , di godere in quel tempo la pace , non vicne lii-
chiarato. Probabilmcnte non daltro trattavasi die ddic csagerate prc-
lese di signoria, Ic quali erano le solite cagioni delle inimicizie de" Pon-
lefici co' inagistrati del popolo , per cui, secondo i citati scritlori piil
recenti , Crescenzio avea costretto Giovanni XV a fuggirc in Toscana (3).
Ad ogni inodo come Crescenzio male si sbrigasse dellaccusa, lo dimo-
(I) 'cAnii. 996. Olio Roinam vcnions in Asccnsionc Clirisli , i|uac lunc oral Xll l.al. iiinii , anno
" actalis suae XV, Ucgni aulcra XIII. Iiid. VIII ab cndcm (Grogorio V) undioncm pprccpil Ini-
" porialem , ct advocatus Ecclesiac Sancli Pelri ctGcitur: ct poslhacc imperiam illuil , raaiorum
') suuruiQ more f^uberoavit, aetatcm suam moribas , induslriaquo viDcens ; habiloque cam RomaDis
" placito, quendam Crosccniium, quia priorem Papam Iniiiriis sacpe laccraverat , cxilio stataii
■' dcportari , scd ad preccs novi Aposlolici , omnia illi romisil. " ( ytim. 5a.ro. ap. EccvRD T. I
col. 3C3 ).
(3) ytnn. Evcl. OSS. ir.
(3) Amah. Auger, ap. EccARD. T. II. col. I'SO. — Ptolom. Lnccnsis , lliit Ectl. Lib XVII
c XXXI ap. Mlbatori IV. I. T. XI. col. I04G.
• (■)S STL'DI CRITICI SOVnA T,A STOUIA d' ITALIA
stra la senlcjiza per ciii Otloiic lo coudnuno nell'esilio. Se iion che il
nuovo poiitefice inlcrponendo Je sue jireghiero verso I'iinpei'alorc gei-
nianico , ogni cosa vciine al console coiidoiiala. In tid guisa nvvisnvano
Gregorio e OUone allulare Tire dclle fnzioni: nin invano. Non cnsi tosio
inoveva Ottonc da Roma per la Gerninnia , die parte Spolclina ripi-
gliava I'aidire. Qualun([uc si fossero le coiuliiioni irapostc a Crescenzio
nel condonargli la peiia del bando, e nel lascjarlo console in Roma,
ne cgli si brigo dosscrvarle , ne il papa si piegi) a solFerire, ch' csso,
come per lo addictro , vi usassc I'aulorilii sua. Ma la potenza die ern
nolle niani de' Spoletini, costriuse il ponlefice a fnggire da Roma, ondc
sprovvediito, riparo in Pavia. Allora si fii die laccialo Gregorio V di
esscrc stato clelto invalidamentc da non liberi coiiiizi,,,,si deliberb 4'eleg-
gcre un alU'o papa. .'.^ ... Mi.vn v) i. ■|>r,.,
Giungeva appunto allora da Costantinopoli in Roma Giovanni Filagato,
nrcivcsrovo di Piaoonza , uno degli ainbasciatori inandali nel 995 da
Ouone per traltarvi dun suo parcntado con una greca pi-incipessa (1).
I casi di coslui, slrano escmpio della volubiliia dclle mnane vicende,
a noi niio novello ne porgono della corruzione de' Grandi di (piel tempo,
e sopralullo tiegli crclesiastici.
Nato a Rossaiio in Calabria, di padre grcco c di servil condizione ,
pvesentavasi Filagato a' tempi di Otlone II alia corte impcriale in abito
di povcrello. Ivi per le cure, forse troppo pietose (2), dell' imperatrice
Tcofaiiia , greca com'esso , veniva accoito e nudrito. Astulo , ca-villoso,
ed ipocrita , coll'andare del leinpo facevasi innanzi nella grazia di Olloue,
e tan to il circonveniva, che dal grado di segretario, saliva fra i primi
ddlaula imperiale, e da cappellano di Teofania , abbate del ricco ii\o-
nastcro di Nonanlnla. ]\Iorlo Oltone II volgeva I'arli sue a jiiaggiare
coloro prcsso de' quali slava la cura del bambino Ottonc III , e fra le
agilazioni di quell' infanzia, Teofania lo faceva eleggere vcscovo di Pia-
cenza, cacciando da qncUa sede quegli che merilamcnle prima di lui
vi era stato chiamato. Ne a cio contenlo I'amljizioso Calalircse, ottencva
da papa Giovanni XV, che la sede Piacenlina fosse crelta in arcivc-
scovato (3). Mandato , come si e detto , ambasciatore a CostantinopoR,
^1) C/ironoip: Sitxn. ap Leiriv. 1. c p. 207. an. 'Ml.
(3) S. Petki D^.^I. Epht. 2 ad Cadalolm.
(3) B\Ro:». Jim 99(i. n XV. — Chrnnngr. Snxo. ap. Li'iBN. 1. c. on. 997. pag. 207. — AbkUL-
liil Mtiliul. IlUt. Lib. 1. c. II. R. I. T. IV. p. 11. — MlBAT. An. 9S2-9S9.
DEL CAVAl.ir.nF. I.. C. rnO^ANA. K;.)
ju'csto s'awide rastulo Giovanni, siccomc la corte greca, per iii \ittoi-ia
del 982, era ben piil disposla a proscguirc Ic sue rompiistc in Imlia ,
die non fosse a Irallar tli noz/,e colT impenilorc germanico. ^'ullo Ta-
nimo a inaggiore disegno, oomiiicio le occulte juatiche per rirontliiiiv
in suo pro, solto il dominio de' grcci iinpcralori, Koina clie i)i'giniai
sapcva stanca della signoria tedesca (1). Forse fin (hi Coslinilinopoli
aveva principio il trattalo die scgui tra Filag;Uo c Crcstcnzio , del «iualo
la scde ponlificia dovcva pel primo riiiscire la riconipeiisa, conie il
grado supveino nella Kepiil>hlica di Roma , soUo lallo dominio de" greci
imjieratori , pel console Crescenzio la eondizione.
(jinnto [>ertanto in Roma dopoclic papa Gregorio V ne era fuggilo,
ei'a Filagalo toslamcnte ])er consiglio di Cresecnzio elctto j oiileiie<'.
(hiindi il console mostrando a|)erlamcMlc il viso ad Ottonc, caccia\a in
prigione gli allri legati di hii , lornnli da Coslanlinopoli , e quolli die
Gi'cgorio V niandava a Roina(2), menlrc accoglieva a gi-andc onoranza
gli anibasoialori greci , gia forse inlinli dclla conginra (3).
Come la nolizia di questi fatti accadiiti ncl ninggio di qudT anno
997 (i), fn ginnla a Gregorio V, s'airrellava cgli d' adunare in Pavia
un concilio, ncl quale nianilavasi Tanalema conlro Crescenzio e contro
Filagato (o). I quali ben sapendo siccome Oltone impaccialo in niio\a
gnerra conlro gli Slavi , non polrclibe cosi losto scendcve coU'esercilo
dalla Gcrmania, avevano tidanza, die il soccorso de'Greci Augusti non
sarebbe per fallir loro , e die Roma gia sarebbe condotla nella signoria
di (judli, prima die 1' armi tedesche dappresso non la ininacciasscro.
!\la comccclie per ben otlo mcsi durasse I'indugio d'Ottonc (G), sia die
le pratiche co' Greci fossero slate troppo alia cieca condotte da Cre-
scenzio, e dal suo papa, o die le nuove guerre co' Bnlgari iinpedissero
(1) « Do quo dictum est, quod Ruuiaoi Jccus Impeiii aslutc in Oraccos IraDsrcrrc lontassci »
(AR^L■LP^l Medial. Jlisl. 1. c. ).
(2) Mlbat. An. 998. — Chronogr. 5u.ro. I. c. — DiTMARUS in C/iron. I. c. Lib. JY. p. 35i.
(3) « II est probable quo Ics Ambassadours Grecs trcmpoicnt dans cc complol. » ( LE Beau ,
Hist, da Jias Umpire, Liv. LXXVI. p. 50J ). — Mun.iT. I. c.
(4) Taci Ant. Critica ann. 997. n. X.
(5) Ann. IlUdcshcim 997 I. c. p. 'lil. — Mia Concil. Titin. ap. Pebii Monum. U. G. T. V.
p. C9i. n. G.
(8) Di/;/. On. 111. Imp. pro Eccl. ymxlL Dal. Papiat U nl XI kal. inn. an. 997. Ini. XI (X)
in //. P. Monum. T. L col. 315.
3()() STIDI CllITlCl SOVHA I..V STOUtV D ITAl.H EC.C.
a Basilio c Costantino , imperalori , ili mandar allra nrmata ni; iiiari
il'Italia , ia fede greca falH a Crcscenzio , e raiiUo S[)erato non giunse.
E intanto Ottonc vcndicata coirarmi la sommossa gcnnanica , gia nel
diccmbre di ([lu-U' anno medosiino era sceso coll' escrcito in Ilaliit , c
handila 1' osle italiana , movcva niinaccioso da Ravenna per a Roma ,
dove con papa Gregorio giungeva sul cader del febhraio (1). SproTve-
(liiti d"ogni maniera di difcndcrc la citta contro le f'orze impenali, lan-
tipapa C'\ il console avvisarono scainpare dall' ira d' Oltonc , il pritiio
ti-aCiigandosi Iravcslilo , c Crescen/.io cliiudendosi co' snoi fidi f'ra le
mnra di (Pastel Sant' Angelo giudicatc in quel tempo insuperahili (2).
Ala come a Filagato non valse il fuggire , conciossiache preso da' Ro-
niani di parte tedesca, fii cru<lclmcnle nuuilalo, acciecalo e sosteinito
prigione, cosi poco a Crcscenzio giovo il ripavo di tpielle mura , delle
quali se non I'armi, trionfo il tradimenlo. S. Nilo, greco come Filagato,
abhate di un monastero posto su' monti presso Gaeta, compreso d'or-
rorc per I'atroce Irattamento fatto a quelle sciagin-ato sue nazionale ,
portavasi infermo c decrepito ( oltrepassava gli anni novanla), per un
tempo inclementc in Roma, alia presenza di Ottone e di Gregorio,
cliicdendo per amore di Dio , meree per V infelice Filiigato , e doman-
dando la mal viva persona di hii clic I'nno e I'allro di essi avea tenuto
sul fonle baltesimale (3).
Gia cedeva 1' imperatore alle supplicazioni del santo vecchio, nia il
papa Icdesco non cedeva (i). L' orrihile strazio di quel malangurnlo
aiilipapa ancora non appngava la barbaric di que' tempi, die al sangue
voleva aggiunti gli scherni e i vituperi. Fatto addurre alia pivsenza sua
Tarcivescovo Filagato, gli fece Gregorio strappare gli abiti sacerdotali,
e postolo accavallalo al rovescio sur un giumento , voile fosse condotto
per le vie di Roma fra gli schiamazzi della concilala plebaglia (51). Al-
(1) Vcili per lo diilc i diplouii iu MuRATORi ann. !)9II.
(2) C/ironogr. Saxo. I. c. ad mm. 99S. p. 208.
(3) Ai:la S. iViti Aeguimni .ip. BiBO.N. mi. 906. a. XV. XVI el XVII,
(1) '■ Tunc Imp. modicum lacrimatus ( ncquc enim icvcra tola rps oius consilii> pcr^iclii i'>l
•t respondit B. Nilo: Pracslo sumus ut omnia <|uao \idcnlur sanclil.iti hir.c pcrliciaiitus, si enim
•• tu e\audias pclitioncm noslram , et dipu.iberis arcijtori' mouastcrium iii civilaU* , quodcnnnjuc
.1 vnlueris, el esse mdiiscum sompilcrno Icmporo Et iam accepisscl B. Nilus condilifnciit
.* sludens , ul quam petcl)al graliam , oI)tincrel. tied duvus iilc Papa non conlenliis mails . qiia*^
» a'llvprsus praediotum Pbllagatum patraver.".t etc. » (^ylcta S. JVili , ui sup. n. XVHI )
(3) Iliid. n. XVIII. el S. 1* Damia.m Ep. S ad Cad.»locm.
nEt. CAVAt.IERE L. C. PROVANA. 20 1
lora ristettc S. Nilo Julia sua iloinaiula , ma nel ritiarsi di niiovo nel
suo monaslcro, inlimo al papa cil all' imperatore l' ira del Cielo (I).
Puiiilo in talc ellurata uiaiiicra Taiilipapa (jiovanni , piu diflicilu irii-
presa c pii imporlante era per Otlone il trionfarc di Crcs< cnzio, il qiiidi-
e pe' molti adcrenli ihe tencva denlro e fuori di Roma, e perche inu-
nito da' propugnaroli di Caslel Saiit'Angelo, minacciava di far Imiga e
forse noil siipcrahilc resistenza. Ma nolle et;\ corroUc faciliiienle allarlc
cd alia foi-za si supplisce cogl' inganni e co' tradimenti.
Al postiUlo la fine di Crcscenzio viene raccontata in diverse modo
da varii sciiltori di quel leuipo, secondoclic sono o tedeschi, od addelti
a quclla parte, o ilaliaui.
Narrano i priiiii , clie dopo alcuui giorni di strellissimo assedio, la
fortezza nella quale si difendeva il console, c die allora prese il nome
di Torre di Crescenzio, fu vinta con niacchine e per assalto, e che il
console con dodici de' suoi \i fu preso, prccipilato dalla cima e quindi
impiccato (2).
iNIa sccondo gli storici d' Italia la cosa passo altrimcnti , c con poca
gloria di Ottonc e di papa Grogorio.
Conciossiachc dopo ripeluli assalti , durando tuttavia la resistenza ,
Ottonc mandava a Crescenzio un suo messo per nome Tamno , il quale
veniva protestandogli sotlo la fede del gini'amento iniperiale I'impunita,
ovc s'arrendessc. Preso in lal guisa sollo la fede di un patto, non ar-
rossivano 1' imperatore cd il pajia di inandarlo a morte (3). Ed accio
mcglio fossero palesi a Roma e il supplizio di Crescenzio e la rotla fede,
gli fu mozzato il capo suUa velta del clivo di Cinna, che sta di conlro
(1) Jcla S. Kiti I. c.
(J) TniETMvRus in Cliroii. LIU. IV. 5 21 ap. Pertz I. 0. — Roduliilii Clabbi , .Von. CJun. Hist.
Lib. I. c. IV.
(3) » Ita illo ( Crcsc. ) adnilcnie Papa , quasi rcns maicslalis, capilnlom .<cnlrnliain suliiit. »
( S. Pr.TnLs Dam. in Fita S. Itomualdi cap. 23. p. 21C). — AiofLPn. Mcitwl. Ilisl. Lib. L c. S.
1. c. — n Intcrfectas csl Crcsccnlius coracs , iiissu Otlonis et Grcgorii P«pae, qni nimis ilistri-
« etc placita infra Romam exorcebant. » ( IIUGO Farfensis, De immirnttitme rentm Jtfonaslerii sui
ap. Mabill. y/n«. T. IV. p. 1 17 ct 700 ). — " Impcralor Crcsconlium moranirnio dc-
m coptum coopit , ct mox quasi reus maiostatis capitc nbtnincavit. » ( Lfo Ost. in Chfon. Ca$s-
Moiiastcrii Lili. IL cap. XVHl ). — n Egrcssus inJc Crcsccnlius, conira Odcm daLim capitis ....
w cum Juoilorim aliis focdissimo suspcndii suppticio csl alTcclus ; quae res maxiniam clari.«simn
» Uttnnis nomini, pcrfidiac nolam innssil. » (SiGoN. Dc Rcjii. Iljl. Lib. VII. ano. 907 ). — D.\lio:<.
Ann. 996. n. IX .
Serie II. To.M. VII. 26
3(13 STIDI CniTICl SOYUA l.A STOKIA D ITALIA FCC.
al V.ilicaiio, c il cadiivcie ajiposo per i jiicili. Al qual luogo fu ;illora
tlalo da' Tt'iU'Schi il iiome ili Monte Guitdio,c ila' Roniaui (jucUo di Monte
Mala, iiomc che luiigamentc liLcnne (1), e del quale rimauc uu qiial-
rlie indlzlo nclla denominazione di Monte Mario con cui vjcne a' giorui
iiostri aiipcllato. La spoglia di lui fu da ali-inii snoi fidi sottralta: quindi
(;landcsliuamciite sejiolla ucUa chicsa di S. raucrazia, fuoi'i le;,mvii'a
presso la porta Aurcliana , fu onorata di pielosa ias( vizione (2)i-jr '^---i >
Cosi finiva Cresccnzio, uoino del quale foi'se .i^lcuui scrillori arveb-
bcro nieglio rispeltala la fama, ove Tallezza dcirinlciilo sue di rcudev
libera Roma dal giogo foreslicro, iioii fosse in lui slala conlaininala da
modi corroUi e da passioni indegne di clii vorrejibe farsi liberalorc di
an popolo. Ala \ ela guasla in cui \isse Crescenzio , « che in qualche
inodo lo assolve , nou fecc a lui trovar grazia ])rc.sso qucgli scrillori ,
e I'amor di setta lo irasfornib pressp ajicwpi iiUri.4"j.P'i'Ci:9e,,de|).'aftM(;a
Roma. -f. ..'v-v.-^-nlr-q f')n filnc i> , cnnrvfiX
La inorte di Crescenzio fu celebrata da Oltone come una in^igne yitr
toria; questo apparisce da un diploma da lui concesso al monastero di
Einsidlen nella Svizzcra, il quale porta la singolare nota: « Dato iu Roma
» il 3 dellc calende di maggio , giorno in cui fu suppUziato Cresceu-
)> zio » (3).
Ma coUa morte di quel console non cessarono le fazioni di Roma.
Grande era slata la di lui potcuza , infinito e cresccntc il numero degli
aderenli , i quail piCi volte rinnovarono conlro di Ottorie "e" cbntro i di
lui successori le stesse soinmosse. E nessuna cosa a parer mio, meglio
dimostra fpial fosse I'autorita del nome di <(uello (4) , quanto il vcdere
clic Oltone, forse coslretto, lasciava prci'cllo di Ron;a Giovanni fi-
gliuolo del console da lui ainmazzato (b) ; la qual cosa rinvigorl i mali
(1) Chron. Rcj. S. Panlalcnnis p. 897. — NiBBV, Itliicr. di Roma, T. II. p. 672.
(i) L'cpigrafo scpolcralo di Cresccaiio che ora piu uon csisic in Roma , Tu pnbblicala (l.il B»-
ROXto ncgli Ann. Eccl. an. 99C. n. X.
(3) » Dal. IU. kal. maii ann. Dominicac Incarnaliimis 998 Iiid. M , anno tcrlii OU. legnarlij
•' XV, imperii secundo. Actum Uomac quando Crescentius dtcoUatus iusptnsus futt. a ( M\BI1.1..
Am. Ben. T. IV. p. 117).
(4) « El pro eo (Cresc. ) planctus roagnus faclns csl ( Romac. ) » (Adem.\bi, //u/a/-JU^.Hb- ^II.
S 31 ap. Pebtz M G. U. T. VI. p. 130. . .,. .i^,j..r-i
(5) Chron. Faif. ap. Mlratori R. 1. T. 11. P. 11. p. 505. — Leo , Hist, d'llal. T. I. Lit. IV,
p. SO-1. Qucslo Bcrillorc dice che OUouc 111 si la.scio porsuadcre dalU blandiiic di Stefauia vcduia
di Crescenzio ocl far prcfcUo di Roma Cio\aaai di lei ri);lio. Osservo che Giovanni era gia pr«-
DPr. cAv.vt.iEnE r.. c. provaxa. aciii
uinori iieHe due fazioui. Cost uil'mia lii esse venne aUribuila la nioito
di papa Gfegorio V , arcaduta I'anno sp-^uentu (099) (I), come all'al-
tra 1' indegiio U-altamcnlo fatto a Stcfaiiia vedova di Crescenzio, la qaalc
jM-ima di passare agli aniori iinperiafi, fix data in balla alia lascivia de'
Tedeschl '(8>^'J2 *''" ''
FrattunW, pef "bjiera miovanicntc di Oltone , succedcva al defuiito
Grogorio V il fainoso monaco Gerberto detto Silvcslro II (3), iicl (juale
perche A Idi affFezionatissiino e pratico delle cose di Roma, Ottone [>o-
neva inWra 1ft sua fiducin.
Questo pontefice fu certauiciitc uno dc"pii\ dotli uomiiii deU'eta sua (i>.
Nalo ill AWeriiia da uiiiili geiiitori , la nalura sua mutabilc e insoffe-
I'ente lo 'fecei passare per di moiti gradi prima di giungere al papato.
Fii successivamente monaco in Francia e in Ispagna, pubblico Icttore
di buone lettero in Reims, cpiindi arcivcscovo di quesla citta, poi di
Ravenna, d' onde pel patrocinio di OUonc III suo discepolo , sali in
Roma pontefice (5). Merito suo singolarissimo fu quello d'aver ridestato
in Fraiicia « in Italia i bnoni sludi tpiasi perduti , specialmente i ma-
lematici. Molte sono le di liii opere in varie discipline (fi) , che fanno
testimonianza dcUa saa dotlrina, la quale in que' tempi di tenebre e,
di barbaric gli fi'uttava la taccia di negromante. La verita che terse la
failiiA sua d& questa vecchia calunnia dell' ignoranza (7), non lo libero
fl.i I OTJiro; *) fjfTi; ^
itoM4,'««ivcntO'<)W flailrd , come appari<ice <lal confrontn Hi un giiidicnlo dell'sDn. 996 Inil \I >lrl
9 d'aprili- ( Chron. Farf. I. c. p. 505), ocl i|imle e eottnscriUo , col <li|ilou>a siijdello Jclla nr.(a
(1). Quiodi clift so la vodova di Crcsccn/io fussc slala ta madro di (iioaiioi prcfello , dillicil-
mcnlo lo sue bellezze sarcbbero aacora stale tali da far impaizari quel (;io\iiie iniperalorc ; Cn-
sceoziu avova avulo uoa prima mo-j^lic per oontc Tcodora, da cui piu prohabilineule era ncle Gio-
»anni il pn^fctlu di Roma, di cui si paria , il quale dopo la niorte di Ollonc HI, fu fatto palritin
dc' Rntnatri ( vedi la nota (3) aHa pap. 18i, c f/irnn. Fnrf col. 552 , D ) — II P. Berelti nclli
sua Ciiriijrujla ' col. CCXMII ) nomiiia uu oilra oioglio di Crescenzio cliicniala Ciio- anna, ma rrrdo
per isbaglio.
(1) M.\si;o\ti Comm. Je Ottone III. paj. 97 nola (1). — f^ila iftiincenii Episc. Padtrbon spud
LEiBniTZ. U U. T. I. p. 5J0. — MinvTORI aim. 999.
(5) n Stephania uxor Crescentii traditur adullcranda Teulouibus » (ArMiPiii .VerfiVf. Hiii.
Lib I. c. tJ. p II ).
(.1) MlJRVTOBI 1. C.
I 1) •( florbsrlus vir magni inctcnii , ac miri eloquii , quo lota Gallia ac si luccrna ardrutc ti-
lirabunda rcfulsil. » ( Kiciierii f/isl. Lib. IV. apud PEBir. .V. G II. TV).
(J) Mabili,. Ann. Ben. T. III. p. 569 et seq. Cni , cl T IV. p 88. 101. Ml etc
(6) Apud I'nziCM Thesaurus .Intdocl. P. 11. T. Ill
{^) MvRAToni arm. iVOS. — BOETir.? De Consal. Philosoph pro?a IV
ao4 STUnl C.HITICI SOVUA I.A STOIUA I) ITALIA ECC.
iluir accusa d' ambizioiie (4). Fu nonilimcno Silveslro pio e modcrato
pontcfifc, il i[uale dilcse con giiislizia i diiitti delle cliicse e devcscovi,
soli deposilari in que' Icmpi delle reliqiiio deUanlica sapicnza.
Coinposte coU'elezione di papa Silveslro, sotto mendace apparenza di
calina, le rose di Roma, muoveva Ottone per alia Germania con nu-
mcroso S0i;uilo di priiu-ipi e di cai-dinali nclia priniavcra dcU'nnno inil-
icsiuio (2). Ma gli uinori iiujuieli delle fa/.ioni soliboUivano. Poco sono
nole le viceude di Roma dm-anlc la di lui assenza : ma la nolizia data
da San Pier Damiano , die papa Silveslro portava 1' assedio a Ccsena ,
0 la uccisione del capilauo dell' imperalore fatla in quel tempo da'Tivo-
lesi, zelaloii dclla parlc di Crescenzio, dimostrano clie sempre vivevano
uelle terre romane gli spiriti destali da quel console (3).
Poco durava I'assenza di OUone. Nel di d' Ognissanti dell' anno me-
dcslmo gia trovavasi iix Roma (i), dove il ricliiamavano novelle ist.inze
di papa Silveslro , e dove ardeva egli slcsso di ricondursi per compiei'vi
i maggiori disegni , che da gran tempo mcditava sopra Roma.
Fu iafalti fama , ch'egli avesse in ammo di restaurare l' antico imperio
(1) Art dc vcnficr Ics dales, T. III. P. 1. T- 325.
(J) TniETMAR. Chj-nn. Lib. IV. § 28.
(3) S. Petki I)\Mi\Ni A'/la S. Mauri, cap. III.
(i) J)ij>l. Oil. Ill pro Kelt, f'crccll. Datum Romae kal. noe. anno Domini Incarnalionis M. hid.
XII^. ( Appcnil. n. 18 c 19 ). — Foiso a qucslo tempo tuoI riferirsi una IclU-ra Ji papa SiKcsIro II
ad Oltonc III roccnlcmcnlo puhhlicata per la prima valla nolle Note alia vita di ijuesto pontcfice
dal signer UocK , la quale come intercssantc per la storia <]i que' tempi , parmi <li qui ripclere.
Qucsta lettcra e forso una di quelle di cui si fa cenno nella Prefazione alia Storia del nionacu
UlCHERO , puhblicala dal Prni?. (T. V. M. G. II. p. 567. — Vcdl pure Ilistoirc du Pajie Sili-estre II
M de son sl'erlc, par C. T. UocK. ; Iraduite de rAllemand par I'iVblio AxiNGEB p. 303. nota (27) ).
■1 Sjlveslcr Ep. scrvus servorum Del dilcclo siio Olloiii (;aisr.ri semper Auf; , imperii docus el
i» iosupcr aplicam benedictionem. ^lulla vubis per Grej^orium Tusculanum, ob vcslram cautclam
11 dcmandavi , <|uae fama volans pertulil. Scd (piae nttbis apud Ortam inter sacra missariim so-
il Icmaia pcrvencrunt, non lovilcr accipienda ccnsco. Ui namque qui servilin nosiro niliil prac-
>i bucruat, seditionem el tumultum in Ecclcsia cxcilavcrunt contra cos , qui romana nobis munu-
11 scula offcrebaut, olTcrriquc deberc ab aliis acclamabanf. Inferbuit acrior ira quod (juaedam pau-
11 percula contra suum ludiccm apud nos con(|uaeri ausa est, quasi ilia conquacslio ad in^idiam
" Comitis esset facta. Itaquc inter sancta sanctorum districtis p;ladiis inter liostinm frcmcntiani
» gladios urbe cicessimus. Prima quae debuerunt nobis esse liospilia in advcnlu nostro cum pridio
» essent stantia disparuerunt. Sccunda tales exilus liabuerunt. Scd do his alias. Hoc non solum
11 nunc si non propter nos saltcm propter vos vcslrosq. prccor utque nostri iuris in Sabino a qni-
11 baslibet dctincnte (*) per vcstrura nostrumq. Ici^atum in nostrum dominium revoconlur, ul in-
11 dif^entiam rcrum suuimuvcat praesens copia frucluum. I>ala prid. id. iun. (an. M.?) Per omnia
» honor. ».
{*) Stmhra the ti debba l(r/<jerc la frasc a qiieito niodo ■ [irccor ul (Hiao noslri iuris in Snbino UetiDCnliir.
DEI. CAVAMERE I,. 0. Pr.O\ ANA. 2l 5
romano , e tli trasporliirne in Roma novellamcnte la sede (I ). A c io
volgcva egli i suoi pciisieri j)cr imluralc desiilerio di gloria, e per gio-
vaiiile vaghezza di onorare se slesso col fasLo e colla |)oin|ia de'prisclii
impcralori romani, clie la ruvidezza geimanica avcva luimlito. (liit inoltc
uovili aveva egli introdolle, chc agli uni gradivano , agli allri dispia-
cevano. Queste gl' inimicavano i suoi priiicipi ilclla Gcriiiania, avvezzi
a p\h sempl'ici modi, e ncraici d'ogiii insolita usaiiza. Ordivasi pcrlanto
contr' esso una congiura da' conti , da' duclii e da iroUi vescovi dclla
Germania , i qnali richicdevano d'aiiito Anigo, figliuolo d' Arrit^o ii
Rissoso duca dclla Bavlera , qucgli che fi-a breve \cdremo successorc
di Otlonc ed emulo del re Ardoino. Ma Arrigo si manlenne in fedc ,
e la morLe di Ouone III venne presto a troncarc i Oli della congiura,
e de' magnifici disegni di qucsto imjjeratore (2).
Inlanlo sul priiicipiare dell'anno 1001 aveva Ouone mandate le mac-
chine da gucrra contro i Tivolesi ribelli, ed uccisori di Romolino suo
ca])itano. Era la cltta ben munita, e inutili erano slati gli assalti e le
fatiche per espugnarla. Venuto egli stesso in campo , gia s'agitava di
levariic con vcrgogna I'assedio, quando introdolti iu Tivoli il papa ed
il vescovo BcnAvardo , maestro c consiglicro di Ottone, i Tivolesi si la-
sciarono condurre ad umiliarsi e ad arrendersi a discrezione. Tenuto
quivi un placito , 1' imperatore vi dclibera di perdonare non che a' cil-
tadini , alle raura ancora di Tivoli , che la fazionc de' Tuscolani voleva
distrutte (3). Questo dispiacque a' Tuscolani, i quali rannodatisi questa
volta cogli allri Romani della fazione nemica a' Tedeschi, ridestarono
in Roma contro di Ottone una gencrale sommossa.
Sprangatc le portc della citta, e asserragllate le vie, traevano gl' insorli,
parte ad assediarc Ottone nel palazzo di ]\Ionle, parte a far impeto contro
i capitani e i militi tedeschi sparj/igliali per Roma (4). Ogni scampo pa-
(I) Mascomi, Comment, de Otlnn. III. p. 105 cl passim ap. Script, coacvns.
(i) Anml. Sax. ap. Eccard. T. II. ann. (000 et 4001. col. 374. 375 c 376.
(3) MUR\TOBi ann. 1001. — T.\kgmari preslivl. Ti/a Brrwardi F.p. ap. LEnniTZ R. B T. I
cap. XXIII.
(4) « Romani deniqun inilipiic fcrcnlos Tiluirlinos ciiiii Impcrolorc paratos. urbi qnoquc »uap
>> porta« scris tnuniiint , vias ob.«lruunt, libcro cnlranili vol cxcundi facullas nr^atur. » ( Ta^gmabi
Prcsb. 1. c. Cap. XXIV). ■< Uomani ... contra cum (Oil.) conspirani, ct aliquot militum cius
u pcrcmptis , cum in I'alalio obsiJcnl. )■ ( Sigeb. Gcmbl. ap. Pi.stobii'M T. I. p. 895 ). Varii di-
plomi di Ottone III di que' tempi tcngono la data di « Uomae in Palatio Montis. •> ( tcorretto poi
2ii6 STCOI CRITICI SOVr.A I.A STORIA d' ITAt-IA ECC.
reva tolto: poiche nc i Teilesclu sparsi |jer le campagiie , pblevano iiclla
uitti introilursi , ne uscire gli assalili. A far tesla ai sollevali non craiio
i-he i palatini, a' qiiali stava coinmessa la guardia del priiicipe. Di qnesti
si faceva capo il vescovo Bernwardo , il quale dopo aver celebrate le
sacrc oerimonie , e brandita I'asta impeiiale, movcva animoso corilro i
Roinaiii, mentre Arrigo duca di Baviera cd Ugo niarclicse di Toscana,
lattisi in mezzo ad essi, coa mansucte parole c con simiilutc proir.esse
procuraTano sedar I'ire, confortando i tumultuauti a ccssar I'armi ed
a recai'st pacifici al palazzo im])eriale (I). uiof^ib i un i,ioJ .o.
V accoiTcvano infalti ncl matliiio del "iorno sciniente', 'e3 Ottoue
salilo sovr'una torre, alluso dcgll anticlii impcralori, pigliava ad arrin-
garli: rimproveravanli d'aver dato di piglio aU'armi, uccisi i suoi fami-
gllari , posto I'asscdio a lui ncl proprio palazzo, fatto prova di Cacciarlo
da Roma: tutlo cio , diccva, per rimiuierarlo do' bencfizi da esso rire-
vuti , dcU'amore di padre, clic sovra ogiii altra citti dcirimpero sno ,
a Roma portava , dello averne ampliata la gloria, e recatonc il iiome
la dove mai da' loro maggiori non era stato posto il picde. I Romaui
aver egli anteposto a' Sassoni ed a'Tedeschi, e per qucsto avere con-
citato contro di se 1' invidia c I'odio di tutti i Germaui. Oggimai esser
ben noli, e cogli occhi suoi prdpri numerare in quel punto i capi ri-
belii. Ma non s' aflidassero, che i pochi tristi a lui nemici potessero
contaminar coH'cscmpio i molli fedeli per cui era uscito vincitore della
sominossa (2). Queste parole dclte dall' impcratore, se facciamo a iulanza
col biogralb di S. Beruwardo, commovevano que' coucitati fiuo alle la-
grimc, i quali cosi compunti promettevano ammeuda , e manomessi due
de' capi, battuti, nudi e semivivi li trascinavano a' piedi di Ottotie (3).
JIa non per qucsto aQidavasi Otlone a queU'apparcnza di pace. No-
velle insidie tese a lui da un suo familiarissimo, per nome Gregorio(4),
dagli amaaueosi iu Palatio Monaslcrii ). Ella a Jun<|Ua aaturalc supposizionc , chc OlluDO faress*
la sua solita rcsiJenza in « Palalio Montis >..
(I) Tanom. Presbji. I. c. — Cfr. Sigeb. 1. c.
(3) « lalerim piissimiis Impcralor lurrim quandam ascendons 3<\ illos coucionabalar direns cic >-.
( Taucmari Prcsb. in f'/di Uenmnirdi Ep. 1. c. cap. 25 p. 453 ).
(3) ■■llac orationc Iiiipris ad llclus usque compuucti satislaclioncm promittunt, duo9cnrripiunt«tc. •
C Tawgm. I. c. ),
(43 Forse quest'era quel Grcgorio contc Tuscolono , di cm nclla lellira di GcrborUi Vedi 1» nola
(4) alia pag. 30-1.
DEL CAVAI.IEUE I.. C. PnOV.VNA- iO-
t
lo chiarlvano chc Ira csso e i Romani era spacciala ogni Ctliicia. Scaii.-
pavaiic a sU'iilo per opera de' tliic anziilLlli , Uyo tli Tosraria ed Anigo
tli Baviera, Uafiigaiulosi coa papa SilvcsUo per una ilclle porlc di Uoraa.
Quiodi pigliava la via di Ravenna (I). Agitato a un tempo dall'ira.^
da'rimorsi per la fede spergiurata a CresccuKio, menlre mandava di-
ceudo a' suoi Gerniani rlie nuovi annati provvcdcssero per i>ioinbar
sovra Roma {i), cgli recavasi compuulo, a piedi nudi, da Roma al monlc
Gargano a piaagere il suo peccato: quiudi si ritraeva nel mooastero di
Classc. Cola Ira i digiuni, i ciliei e il salmcggiare passava I'intcra (jua-
resimn di qucUanuo, aspcttando I'ora di vendicarsi, e inlanto promel-
teva a S. Romualdo abbale, in penitcnza del suo spergiuro, di veslii-si
monaco ogni volla chc avessc punita Roma rihcUe, e trionfante fosse entralo
in Ravenna (3). In lal guisa associavansi in quell' eta i sensi di picta rcll-
giosa con quelli di ambizione e di vendetta. Le quali cose narrate da
S. Pier Damiano dimoslrano siccome a' tempi di questo scritlorc, cioe
verso la meta del secolo segucntc , la memoria di Crcsceazio era in
Italia tullora compiauta e onorala. Che anzi e cosa osservabile, siccome
nel parlare della morte di quel console, Pier Damiano cardinale zelao-
tissimo della Chiesa Romana sta conlenlo a dire die : Crescenzio scnatorc
aveva incorso r indeguazione del re (4), senza incolparlo ne della ele-
zioiie dell'anlipapa Filagalo, che altrove egli riprova (o), ne delle allre
cose di cui gli furono si larghi accusalori i cronisli tedeschi (C): indizio
forsc clie il iiome di Crescenzio popolarissimo tutlora, fiiceva forza sul-
— . ' ■'. 'ijiil lini'v
(I) TniETM. CAfVMi. Lib. IV.
(9) S\ii)i.n< Gemblat. \. c ad an. 1002. — Takgm. Prcsb. /'i7a Bcrtiieardi Ep. ap. Leibmti n. B.
■r. I, cap 38.
(V, n Ijiic autcm rex (cioe Otlnnc 111 ) ex eodom crimine ( cioe la mancala fcdc a f.rescenrioj
> bcato viro ( Romualdo )conressus pocnitcnliae causa nndis podibus ee romana nrbo pro),Tcdieas.
■ sir usque in Garganum Montum ad S. Michaclis pcrrexil Ecclesiam. Tor ti.lam cliam qoadra-
•■ gcsioum in Classensi monasterio B. Apollinaris , pancis sibi adliaorentibus mansit , ubi ieiuoio
> ot psalmodiae proul valcbat inlcntus, ciiicirt ad cirncm indulus aurala de^pi-r purpuia trge-
'• batur. .) ( S. P. Oamuni /-'iM S . Beriiwanli c. XXV. oper. T. 11. p. 21G ). — .. Ilumualdus . .
» ut rex Munacbus fierct insistero ycbemonlius cocpil. At illc facturum sc quidem, quod cii(jf-
batur asseruit, si lamcn prius Romam quae sibi rebeilabal impcterct , ct ea dc%icta , A&vcDpom
- cum victoria rrmcarcL • ( S. P Dim.oii ibid. c. XXX. p. 919). ii: ..ii
(4) 11 Crcsccniius Senator Horn. iDdignalionem regis incurrens. » ( S. Petri Damum , I'ila S.
RomuaUi c. XXV. p. SIC).
C5) S. Petbi Damuni Ep. XXI. Lib. I. ad CtnALOi m op. T. 111. p. 29.
(C) Lard. son. Lib. II. c. 18 et 19. — SlctB. GemLl. ad an. 1002. - Chron rtg. S. Pantha-
Jemis — Adalb f'ita Htnrici Imp. — Ann Qucdtinbunj. an. IOCS.
21)8 STL'OI CRITICI SOvn.V I.A STORTA d'iTAI.IA EtO.
laniirto tli ([iiello scriltore, il quale non coudannava in qiiello I'intenfli-
iiienlo politico. Gia si sa chc S. Pier Damiano non era tli fazionc iinpcrialc.
Conlusc assai sono io ilatc di quesli ulliini falli della \lla di OUoiie.
Cosi , per csempio, il IMuralori sembra pendere ad assegnarc la data
della sonimossa roniana di cui i)arlainino, poslerlorinenle alia quare-
siina del 1 00 1 ; poi di nuovo ne dubita. Dal teste di S. Pier Damiano
da noi addollo apparisce clie fit anteriore (I ). Certa cosa e chc nel Na-
tale dell'anno 1001, Oltone trovavasi in Todi, dove con papa Silveslro
celebix) add! iG di dicenibrc un concilio di molli vescovi (2). Da Todi
rceatosi a Palerno , passava dopo poclii giorni di vita (3).
La niorte sua fu altribuila da aleuni scrittcri di Gennnnia a caso
forluilo di inalattia (4), nia da altri molti, specialinente italiani , testi-
moni meno di quclli, sospetti di falsita in questo fatto, a veleno datogii
da Stelania la vedova di Crescenzio. Poco d'accordo sul modo, novella-
rono ancli'essi a loro posta, diccndo gli uni chc Stefaiiia esscndo stata
sposala , e poi ripudiala da Ottonc, gli alti'i, die essendnsi indotta ad
ainoreggiare con esso per la speranza di regnare, e (juindi crcdcndosi
abbandonata allorache Otloue si rcco in Germania, si ccudusse ad
ammazzarlo (5).
Ma r insussistenza di tali raeconti palesemente si inanifesta, conside-
rando aUa poca probabilita, clie Ottone si consigliasse di far moglie sua
ed imperatrice colei oh' esso avea falto svillaneggiare dalla soldalescaj
ne maggiormente e crcdiliilc, che Slcfania potessc dopo di cio nutrire
colale sloita speranza, tanlo jiiii chc una nunva e piii magnilica ainbasce-
ria aveva Ottone mandalo a patleggiare per esso nella corte irOpicnle una
sposa (G). Pill conformc alia corruzione di quell' ela , cla piu assai di
(1) Mlrvt. Ann. 1001. — Vcili la nola (6) alia pag. 207.
(2) CIr. Ann. Ildesk. ap. PERTi T. V. ml an. lOOi cl JIuRVT. Ann. 1001 in line. — TaKGMARO
nclla yita di S. Beriiwaritn ( Pf.rtz , T. V. § 3C ) dice: n Anno Sinj^ulaiis nalivilalis I). N. 1. C
u millcstmo sccundo, InJ. XV. Apostollcus cum luiperalorc Tudertiiiae n.Tlnle llomini crlebravif,
» ul)i ID fostivitalc S. loli. E\an!;. ( 27 dcccmbr. ) cuncilium Cdadunahir. » L'anno iliiiupic era
cominciato add'i 25 diccmhre.
(3) Ann. Ildesh. — ibid. RuPEBT. Tiiitziensis , I'ita S. Ilerihcrli , cap. 2. § XI. — Auclor I'ilai
S. Afeinwercii apud LEiBPiiTi T. I. R. B. 510.
(4) TniETMiRi, C/iron. Lib IV. c. 30 ap. Pertz M. G. II. T. V. p. 782 — Tancm. Presb. I. c. J 37.
(5) " Crcsconlii uxor spc impcrandi Impcralorcm ail suum illcxoral aninrcni, sod cum dolcret
» repalriaatem , ct niipliis se fruslrari , missn clam vcncno ilium lufccil. » ( Reinerls in Vita
S. irolbodonis § 1\. ap. Struvium Corp. Hist. (h-rm. I. 310).
(C) Mascovu Comment, ad an. — Qncsia Ic^azionc di Ollone male s'accorda colla promcsss di
\c»lirsi monaco , fatta da lui a S. Romualdo. Vcdi la nota (G) pa^. 207.
DK(. CVVAMERE L. li. PROVANA. 3i)ij
sanguc cbe noii d'umoii, cgli c il credere elic la vedova di Crescenzio,
donna sujierba per grado c per elcganle bellezza, a vcndcUa djl tra-
dilo consortc e della propria conlaniinazionc, non s'adoulasse dcgli a-
inori d' Ottonc per aver eainpo di spegnerlo (I).
Fu da' corligiani leiiuUi nascosla la niorlc deUiraperalorc, lanlo che
i Tedesclii (jiia e la dispersi nc' dintonii di Roma, non fiirono raccolti.
1 quali aNA-ialisi coUa spoglia di lui verso la Gcrniania, cbbcro per sella
giorni conlinui a coinballere conlro le soUevalc popolazioni; ne Irovarono
posa finche non furouo giunti in ^'crona (2). E qui nuovamenle po-
tremo osservare quale gia fosse rellbUo prodoUo sovra gl" Ilaliani dalle
novilii introdolte dagli Ottoni nel governo delle provincie del reaiue ,
dove le popolazioni dal basso slato in cui le trovatnnio verso la ireta
del secolo X, erano in questo cominciarc del scgwenle, sorte a segno di
inanifcstarc co' fatli Todio loro, comune co' Romani, pel dominio slraniero.
Fraltanto la punizione di Crescenzio e dcirautipapa Giovanni, e le
diniostrazioni che Ottone III era ilo faceudo di radiinare un nuovo e-
sercito nell' Italia inferiore, aveano mutalo gli animi diBasilio c di Co-
stantino imperalori d'Orienle. Fatto piii maluro consiglio, aveano essi
a<lerito alia proposta di nozze recata da Arnolfo II areivescovo di Mi-
lano, splendido legato di Ottone, e gia Arnolfo coUa Cdanzata printi-
pessa era di CostantinnpoH parlito coluio di donalivi c donorificenze.
Mentre la nave sua slava per porre nel porlo di Bari, Ottone ren-
deva fanima a Dio sul fiore degli anni (3).
(I) Fra gli scrillori iialiaai Landulfo seniorc ( l/istnr. Lib. 11. cap. XIX. R I. T. IV) riuno>a
a prpposito ili Otionc c di Slcfania la favola di Dcinnira c di ?vcsso ccniniiro. Ma LEONE OsliiDS)'
( Citron Cassin. Monrii Lib. II. c. 24 ibid. ) dice apcrlamenle: « Inipcralor luorluus est ad oppiiluoi
> quod nuDCupalur Paleroum , non longe a civilalc quae dicilur Castcllaoa, ab Dxore ut ferliir
" C.rcsci'ntii seualuris , quem supcrlus al> illo retuHiuHS dccollalum , qua impudice abuU'batur ,
» polioiialus. » — Fra gli scrillori Tcdcscbi LvMBtnxo aulorc dclla nin di S. Eribcrtti arci\e-
scovo di Colfinia , verso il lODO , C UurEBTO Tuilicnsc alcuni anni dopo , narrano che Ollonc caddr
uclle insidic di ccrla Irisla fcnimina , dclla quale cgli avc\a fallo dicnilarc il marito Cresceniio ,
suo ribello ; e die scldicne ainmoiiilo piii \oltc dall' areivescovo Eriberlo , non a\cndo da MSa
volulo astcncrsi, mori avvclenalo , nicnlrc domiiva ( f'iia Ihiib. Col. Arch., aucUtrt L\MBEnTo ,
ap. Peuti T. VI. § 7 ). Lo slesso cose narra un anonimo del secolo XIl , strlplor yitac Afeimi'trcn
Padcrbruiut. Kpisc. n. X ap. Leibnitium U. B. T. II.
(S) TniETMARi Chron. Lib. IV. § 31 ap. Pebtz 1. c.
(3) LAADL'i.pni senior. Hist. Lib. II. c. 18. 1. c. — Arrulfoi Hiilar. Lib. I. cap. XIII il MV
ibid. — Leo OsU Chron. Cass. Monrii Lib. 3. c. 31. ibid.
Serie II. Tom. VII. 27
3 10 STl'DI t.RITlCI SOVRA I.A STOaiA D ITALIA ECC.
IcrtO'J (OUSZaGllgB.'
: o'loazeyoig ^onc'
cAPiTOLo vir ^7'^^' ' •=
:iV ID 911
ELEZIONE D'ARDOINO A RE D'ITA|4A, ,
SUE VITTORIE ALLE ClULSE DELL' ADIOE
•; j...---']^- ,.
V'euliquaUro soli S'iorni dono 1^ inortG; di Ottone, Ardoitio marchese
d" Ivrea veniva inopinatamentc chiamato re d' Italia dalla Diela generale
del reame convcuula in Pavia , c quivi addi 15 di fcbl)raio , nella niat;-
gior basilica di S. Micliele solcuueiiieule mco|i'OUfilo^:l).
Questa subita esallazioiie di uu princijpe , chq, L siivcroni documenli
ci mostrano negli ullimi auni della vi^a di ciuell' imperatoi'e , posto come
pubblico nemico al baiido dull' impero, e condannato iielle piu severe
canoiiiclie pcnitenzc, desta in sidle prime il pensiero che di un altro
Aidoiao si tralti, e non di cpicUo del (|uale narrammo le prepotenze. Ma
confronlando i testi di Arnolfo e di Landolfo seniore, soli storici ila-
liani di cpiegli anni che accennino quest' elezione, con quelli di Dltmaro,
di Adalboldo e di altri scrittori coevi della Germania, cade ogni dubbio,
e r identita della persona d' Ardoino^ re^ d'ltalia con quella del marchese
d" Ivrea colpilo da quelle senteuze, risuUa evidenlissima (2).
Deir aiiomalia, o diro meglio della conlraddizione che spicca nel ve-
dcre ia un momento riuniti i sulTragi di tutta la Dicta Italiana per chia-
luarc al Irono un principe bistrattalo e vilipeso a quel modo, gia si e
da noi fatto parola : aggiuugeremo ancora che se si considera in quali
condizioni fossero posti in quel punto gl'Italiani , quali necessita, quali
\1) Chron. Rajum Italtac , apud MbRMORi K. I T IV. p 149
(J; Cfr. Arkulphi McJiol. Hut Lib. I. cap. XIV — Iandclpui Senior AMwl Hist Lib II.
cap. XIX. — TniETM.iBi Chron Lib. IV. § 31, apud Pfbtz M G. H. T. V. — Adaldoldi , /'i/a
Htinrici Imp J 15, PtKTZ T. VI clc. Le parole di ipiesl'ullirao scriltorc sono piu dclPaltre csplicilr
e cliiare : " Quidam cpiscopicida Ilarduious nomine » ( cosi cbiama Arduino, apponondogli I'uc-
ci>ione di Piclro I vcscovo di Vercelli ) n nnn regnabat, sed viliis in se regnanlibus subsenicbal
" in Italia. Audita enim mortc Imperatoris Otionis, Langobardi surdi el cocci, el dc futuro ooa
J providi , hunc cicgeruol, cl ad pocnitenliam feslinanlcs , in rcgem sibi coronaverunt >>
nr.1. r.AVAf.iERK i.. n. provana. ■• i i
passioni li Iravagliasscro, corac le cose operate da Aivloiiio per fini ili
priviita ainbizionc, giovassero a conscguir qinlio scopo a qui miravano
U; risorgeiili popolazioni, ogiii anoinalia vieiie iiieiio, ogni ronliaddizioiie
svanisce, e rdczione di (picsto principe licio , potentc c animoso ap-
pai-isce come un naturale e facile risultato della successione de' fatti.
Conciossiaclie qualanquc fosse, slata ropcrosila do' nciniri d'Ardoino
prcsso r impcialorc, qualuncjuc la gelosia di queslo priniipc coniio il
siio ribelle vassallo , le senlenze iinpcriali die lo rondannaviino nello
avere , nel grado e nella persona, erano rimaste senza eflello , od ap-
peiia alcuno iie avcan prodotto confiscando a pro di Leone vesrovo di
Vcrcclli qualclie parte di epic' comilati , dc' quali esso avcva teste otte-
nulo 1 esenzione dal troppo facile iiiipcratorc , qualclie parte dico , die
si trovava piu lonlana dalla sede d'Ardoino; ma ne questa sede, cioe
Ivrca, citla bcu miinita dall'arte e dalla natura, ne le allre casldla che
guardavan le valli dcirampio suo territorio, noii erano passale nolle mani
degl' imperial! , ne le ricchezze che lo avevano reso il piu polcnte fia
i grandi Tassalli del regno , avevano cessato d'appartencrgli.
Ne un efTctto maggiore trovo io avessero prodotlo le condannazioni
ecclesiastiche per cui dapprima Warmondo vescovo divrea con tutto il
ceto devescoi'i circonvicini (I) I'avcva iteratamente scomunicalo, e quindi
il sinodo roinano lo condannava ad esulare ramingo, od a vestire I'abilo
inonacale (2): avvegnaclie ne egli abbandono giammai la sua sede, ne
rautorita sua od i numerosi suoi aderenti vcunero meiio nel suo mardiesato.
Forse uoi ci siamo apposli , dicendo die le sue ricchezze, ddle quali
mai non venue spogliato, gli donassero mode di ricoinperarsi con pie
largizioni da ogni sinodal penitenza (3). Quanlo agli anatcmi di War-
mondo avviseremo fossero tolti , e die iVrdoino tornassc in pace con
esso, allorachc questo vescovo ebbe ottenuto nellanno 1000 dal mede-
siiiio Ottone la sospirala esenzione per una parte del territorio d'Tvrea (4):
sia perche fra le carte recentemenle Irovale, Icggesi dopo la forraola
;ldla scomuuica quella pure ddle ricoiiciliazioni (5) , sia perche, slccome
»1) A|i|icnilicc n." 10.
(2) Appciidico n." 13.
(3) VcHi la nola (J) alia pag. 135.
(li .Append, n " t7.
(.il ■' Qiialiler Episcnpus rcconcilicl , tcI rccipial cxcommuoicatam » ( Append. il.° 8 )
3 12 sTuni cuiTir.i sovnA i.a STOniA n itai.ia tec.
gia osscrvammo, qiiesto vescovo ritcnne In ciiicsu iV Ivrea fiuo alia morle
sua, ilo,)Oclie il luarchosc Ariloino salilo siil Irono avrebbo avuto modo
tli torgliciie il posscsso.
Dicliiararono il Sigonio etl il Muratori quest' inopinata elezione d'Ar-
tloino dicemlo , die un nobilc pensiero di nnzioiialc orgoglio fo8Sc quello
die avesse spiiilo i Grandi del ivgno a lal scelui impvovvisa di un priii-
oijie ilaliano, piiiiia die uon si i-ideslassero ollrcmonli in qucgli die
verrebbe cletlo re ddla Germania le anlidic jirctcse sovra P Italia, e
sovra il soglio impciiale , ed in tal guisa gl'Ilaliaiii vcnissero a riacqiii-
stare I'una e l' allra corona , die dn])poi quaranl' anni erano divonule
<ome il retaggio della Casa di Sassonia (I). Ma per Aero dire come inai
ci conduiTemo noi a credere capaci di si alti sensi que' principi detlori,
in gran parte d'originc barbarica, caldi tutli del solo utile loro privato,
f die fia breve noi vedicino vendere vilmente al nuovo re ddla Ger-
mania i loro voti, e la fede giurala al re Ardoino ?
In altra guisa scorse a sua posta uno scrittore piii moderno la chia-
mata d' Ardoino al trono. « L'ardito prindpe ( dice lo storico Leo ) confi-
» dente nclla sua forza, nella solidila dclle sue castdla, c nd suo iiume-
» roso parentado, si dii'endeva ancoi'a contro le arnii iinperiali, quando
» Ottone III mori. Questa morte inaspcttata lo determino a farsi pro-
>i clamare egli stesso re d'ltalia per liberarsi in modo definitive dal li-
» more d'ogni casligo. Ebbe prestanicnte compri molli vescovi (2) eon
» I'oro 0 con le promessc, talche agli altri prelati di Lombardia fu nje-
» stieri il fare altrettanto . . . Arduino, assicuratosi il favore dci piii au-
» lorevoli, convoco una dieta in Pavia, die lo acclamo re d'ltalia. La
» maggior jiarle dci vescovi piu prossioii al marchesato d' Ivrea, die
>i coiioscevano il brutalc animo suo, gli si crano per vero levati conlro,
» e se allora cederono alia forza, noi fecero die per aspettare I'opportuDo
» memento in cui un sovrano tedesco venisse a speiimentai'e le sue ra-
)' gioni 1) (3).
(1) Sioomcs , De Regno Itatiae, Lib. Vlll. col. 471. — Mcbat. ^mal. 1009.
(9) 1 vescovi od i maggiori al)l>ali crana grandi vassalli del regno , cppercib elcUori nella llieta
lUliaoa (RovELli P. II. Dissert, prelim., Arlic. 1 c II ).
(3) Leo, Sloria ilctjli Slali Ildlimi etc. Lib, IV. eap. 2. § IV. — Le ragioni che qui invoca il I)
Leo Don erano appo(;giale ad allro clic alia furza malcriale: le le^:gi longubardiclic e TraDclie cho
in qael piiulo rcggcvauo I'ltalia Don sancivano qacste ragioni. Meglio dnoquc cbc ragioni esse deb-
DFi. CAVAt.Enr; i.. o. rr.ovAXA. 2i3
A quesle senteiize dello storico Leo parmi di poter ris|:oiiclere , chc
flii iiessun Rontcinporanco ilociiiiienlo non risultn , clie iiegli uUiini aiini
(li'lla villi ill Olloiic , c dopo le liaiidile senlciize, Ardoiiio vcnisse as-
salilo iiella sua Marca. Oltone assalito egli slcsso, e dalle fazioni in Roma,
e dagli Slavi in Germania , non aveva avulo uc agio , ne modo di farsi
iiicontro a <picsto suo animoso vassallo per coslriiigeilo all" ohhedienza,
cppeio non allriinenti laveva comhallnto cUc con poco polculi diplomi.
Oud'e die comuncpic possa parerc strano che Aidoino dopo tanle scn-
lenze conservasse c la dignila di inarchcse , e la inaggior parte delle
sue toiinte c delle sue riccliezze, egli e evidenle chc ncssiina fatica non
iivcva durato per sostenere rautorit;\ sua, e la sua polenza nclla Jlarca
d' Ivrea , dove munilo dalle sue castella, non si dava altro pensicro chc
di aspettare il bcneficio del tempo. Largo infalti ed inatleso gli si prof-
feri cpieslo bencfizio per la mortc del gioviiic Oltone nel 1 002 , ed io
non so raccapezzare come piil chc I'ambi/.ionc che lo dominava , il ti-
morc dc' meritali castighi dovesse consigliarc lo sbandcggiato Ardoino
di farsi re ! S' egli aveva forza bastante per procacciare la propria ele-
zione , come si trovava egli condoUo a provocarla per isfuggire questi
castighi ?
Quindi che Ardoino con denari e con patti comprasse i voti d'alcuni
bono esscro appellate prctese, c<l crano, die ogni re di Germania acqnistasse coll'alto dcll'eleiioDe
sua al rcamp ijcrnidnico, il rcamc ancora d' Italia. Quesle prelese sono comballalc villoriosameDte
dairautore della Sloria di Ciimo ( RovELLI , Sloiia di Gmto P. II. Disscrl prelim. , art. i", p. LXX
o segucnti); ecco qui il sunto delle ragioui addotlo da (|uesto scrillore: 11 regno d' Italia ( dic'egli )
era oleltivo : lo prelese ycrraaniLlic non asserivauo gia die Ic anlidie le;,'gi non avesscro lasciato
agl' Itillani il diritto di cleggerc il proprio re nella Uiela gcnerale del regno , ma si , che da
elctlivo il trono d' Italia fosse divenulo ercditario no' re della Germania , dacdie Derengario I
c Bercngaiio 11 I' avevano riccvulo in beneGoio , qucgli da Arnolfo , quesli da Oltone I re
della Germania. Cosi da due falti parziali operati da due ro d' Italia , i quali non polcvano
senza il consenso delta Diela allenarc una tale prcrogatira della naziono , Togliono eui dedurra
un fundamenlale assioma iliretlamcnle opposlo allc leg^i coslilulivc longnliardichc e Tranche che
formavauo it puhiilico tliritlo del reame ilaliano. >;a non avoa stimalo che una tal ^ariazioDo
losse legalmenle staliilila , il re di Gormnnia Oltone I, giacclio egli avc\a vnluto otteoere dalla
libera eleziono dc' principi ilaliani quella slessa corona d' Italia, die Arnolfo a\eva coiicednio in
bencfizio a Berengarin I , e cli'egli niedesimo aveva similmenle rcstituito nel 951 a Bcrcngario II.
In virtu di somiglianti olezioni ollenncro il rcame d' Italia Oltone II cd Oltime III, c succcssiva-
mcnte Arrigo I ( detto il II da' Tedcschi ), Corrado il Salico cd allri molli della najione germa-
nica ; prova irrefragabile clie rimase sempro in vigore I' antica Icggo longobardica , staoiiala
da Carlo Magno, c piii particolarmcnlc da Carlo il Calvo , che nessuno non polesse c.«»»re lenato
per legillimo re d' Italia , ove non vcnisse cletio dalla libera Diela Ilaliana. ( Vcdi ItovELii I. c.
0 Dissert. I. p. 1 ).
•u 4 STUDi caiTici sovRV f.\ SToniA d'itai.ia F.r.r.
i^iamli ecclesiastici , fondata presunzione ne forinano i vari diplomi dello
tioiiiizioni fatle a molli di essi appena fu salilo siil Irniio. Ma quanto
questo stor'u'o asserisce circa i Tcscovi elcllori, e sopvaltiillo circa (picili
confiuauli della Marca d' Ivrea , UUto vien contraddetto da Adalboldo
scriltore conteinporaneo e tedcsco , la cni testinionianza nou vcrr.'i ri-
ciisala dal doltor Leo. Dice cgli in priino luogo , chc nella Dicta di
Pavia i niu caldi e piii zclanli proniotori dcirde/.ione d'Ardoino furono
i vescovi (I): qualuiKpic pcrtanto fosscro Ic cause di qucsta caldczza e
<li queslo zclo, essi non cedettero , come scrive il dotlor heo, allajbrza,
ove d'altra foiza , d'altra violcnza si tralti , che di qiiclla de' donalivi.
Tnollre nel nominare qwclli fra i prdali d' Italia clie primi si spcrgiu-
rarono ad Ardaino in fiivore del nuovo re di Gcniiania, lo scrittore Adal-
boldo non comprende nc il vcscoto d' Ivrca , chc piill degU altri ( e non.
a torto ) era state avverso ad Ardoiiio pi-ima della clczione sua , ne altri
de' vescovi circoiivicini , toito Leone di Vercelli , antico c costante ne-
mico di Ardoino (2).
Quanto agli altri Grandi che lo nominarono , egli e evidente clic il
raarchese d' Ivrca , sia per le riccliezze sue dalle tpiali piover potevana
i guiderdoui su quegli avarissimi principi , sia per 1' antica dignita di
Conte del sacro palazzo , che essi erano stati avvezzi a riverire, non
poca influenza usar dovette nella Dieta nel maneggio de' loro sufTragi.
Ma il dottor Leo segui sopra di cib la versione di Landolfo seniore ,
il <piale scrive che pochi fia essi consentirono ad Ardoino, ed anzi che
ticllo squillino, il jartilo fu viuto ])er esso quasi di furto (3). Questo
vuol dire ch' egli non fu elctlo a picni voli : e sia pure : esso aduno
pur sempre voli bastanti per esserc eletto. Del rcslo Landolfo era di
parte contraria ad Ardoino , ed al dire del Muratori e del Giulini esso
c scrittore di poca fede , e che sovcnti volte favoleggia. Ma le parole
di Arnolfo , storico di ben altra faina (i) , sono molto piii esplicite.
(1) 1. Episcopos i|ui in cleclinnc illius prac cclcris aesluanlcs el siticntcs fuorunl clc. ■
( Ad\lb. I''ila lleinr. Imp. ^ 15 1. c. ).
(4) AovLBOLDis iliul. sul fine del §.
(3) " Inlerca Aidoinus nubilis cl marcliio alias Inciiplos in anrii , sed s< iialia parens, armis
» pradens , in^'eaio((iie ignarus , paucis conse n I iciitibws Italiae I' ri mat i bus , OUonc
" iam mortiio quasi furtim in rcgem snriexiral. » ( Lakd. Sen. I. c ).
(i) " Duo tamen prae LAKDULPno, scriploreni hunc (AnNULPnLM) niagis commendant ; allcrum
u csl Lasdilpiii opus fabulis , anacroni'iiiis , etc. non carcre : qunm contra ABRCLPnus illorum.
DEL CAVAHEIVE I.. C. PIIOVAXA. a I !»
Nana egli mfatli, cbc tutli i voti s'accordarouo non solo per elrggerc
Ardoiao a re d' Italia , ina per salularlo Ccsare, cim- Unpcialorc pre-
sufito : e quiiidi clic esse prese a visilare luUo il icaiuc, usaiido do-
vuiujue L'autorilu regia (I). Vei-o e the la dissideiiza di quesli scriUori
conlempoiauei , sopra T elezione del marcliese d'lviea, fccc credexe a
lalunl clie lautorila del nuovo re fosse rislrctla soltanlo alle provincit'
piu occidentali del regno, ma un diploma di liii clie produnenio pii'i
lardi, serve di prova alia narr;i/.iouc d'Aruolfo (2).
Al postulto quesle opiiiioiii del professore di liidla sono la coiise-
gucnza dcirallra, da liii posia per base, cioe elic Ardoino sorse unica-
ineule per falto suo proprio (3). Uiiicameiile do cerlo. rcrciocclie s«-
si coiisidera alia rapidila con cui Ardoino giuiise al Irono, sc si baila
siccome in mono tempo chc un mcse , fra cpiclie diOlcolla di dislanze
e di passaggi , la notizia inaspctlata dolla morle di Ottonc HI dovelli
(la Roma giungere ad Ardoino in Ivrea , c quesli adiinare i suoi lidi
nella sua Marca , spiccarsi da que' gioghi, scendere improvviso a Pavia;
(juivi convocati i suoi Paii da tulte le proviueic del legno , vincere
i dissidcnti , carcggiare con lusinglie e con doni gll aderenli, accattarsi
irisotuiua i neccssari sulFragi della Dicta, farsi gradire, eleggere e co-
ronare : sc , dico , a tutto questo si bada , non sembra clie il tempo
bastasse a tante cose, c siamo nccessariamente condotti a pensare che
una causa piu potente c piu grande abbia in qualclic singolar modo
favorito il gia sbandeggialo Ardoino , cd abbia vinlo gli oslacoli clie si
frapponevano alle sue mire ambiziose.
Per verita gettando lo sguaixlo sovra gli avvenimenli che andaroiio
uniti a quest' inopiuata elezione , noi vedremo, che un fatlo domina in
ipiel tempo ogni altro fatlo, c vautaggia per la sua importanza nella
scella di un re, ogni raggiro , ogni arte, ogni virtu, che per le allre
cariche sue , per le sue stcrminale ricchezzc usar potesse sovra gli altri
prineipi il marchese d' Ivrea. Quest' e la volonla fernia, direlta , r- gia
" leiDporuoi gesta salis accurate exliibeal etc. * ( Mlrat. Pfiief. io //*>/. Antuipitt II. 1. T. IV. cfr.
ciusd. Praef, in L.iNDiapni Scninr. Hist. T. cod. — ClCLINi , Mem. ili Milano , I'. III. p. 91 • M )
^1) « 1°uiic Ariluiiius i|iiiilam iioliilis I|>porej;iao marcliio a Langohartlis I'apiac eli|;ilur, cl «<>caius
» Caesar ab omnibus re^uuui pcrambulat ulli^c^su^l ^ rcKio iurc cuncla poiliaclans ' ; AfiAL'LFlli
l.ib. I. c XIV 1. c. ).
;S) Docnm n." S6 noU'Appcnd.
(3) Leo I. c sul priucipio del Capitolo II.
2K) STUOI CniTICI SOVIVA L.\ STon/ V d'itai.ia ecc.
yiganlcsca, manifcstatasi nella giovine popolazioiie ilallann, d' affrancarsi
(lalla domiiiazioiic gcrinanira , sotto la cui onil)ra i £;rniuli vassaiU del
legno, c sovra gli allri gli ccclcsiastiei, I'opprcssnvano. CiOiiciossiache per
una di quelle tantc contraddizioiii di che sono picne ' le stori& "dt t|ucgU
aiini, rairicchimciito del clero che Ic <?«!M^^o«^ Oltoniaiie avevano jwo-
doUo , e che fii causa pii\ tardi dell' emaucipazione ilnliana , avcva in
stdle prime servito ad oppriraere in altra guisa il popolo , il cpude jier-
lanlo avversava questa nuova foggia di goveruo, c la doniiiiazione f(er-
nianica che ne era stata la causa.
Di qnesl'avvcrsionc, di qnest'ai'dcnza conlro il doininio straiiicro, solenne
e spontanea inanifcstazionc aveva dato teste la gioventii italiaua assalcndo
ml inseguendo tumultuariamente da Roma insino a Verona i Tedesehi
die recavano in Germania gli avanzi del giovine imperalore morlo ,
come si e dello , in Palerno (1). Ma gi:\ in allri tempi, e prima ari-
cora dclla calata di Oltone I, le crudclta commesse da Arnolfo, hastardo
deir imperatore Carloraanno, e prlmo fra i re di Germania che usur-
passe la corona dell' Italia e dell' impero (2), avevano deslo conlro la
signoria germanica I'odio come di Roma , cost di tulle le citta del reame
italiano.
Favorito da quest' odio e forse dalla propria virti!i Bcrengario I duca
del Friuli, principe italiano (3), restitiii\a nella persona Siia alia sua pa-
tria I'una e I'altra corona : spento poi dalla perfidia di alcuni suoi fa-
migliai'i , un luiigo intervallo lascio vacanlc 1' impero. Ma nel frattempo
pereiuie argomcnto a quelle fiamme porgeva la signoria de' principi pro-
venzali e borgognoni chiamati daU'incoslanza degli elettoii al trono d'l-
lalia. Noi gia vedemmo come il re Ugo, uno di essi, fosse cacciato
ignominiosamente da Roma dagli ammutinati cittadini (4).
(I) « Tuao Iristis Inrba dilccti senioris corpus comitata , magnas bcllornin asperilalcs VII dies
n continue pcrpcssa est, ntillaquc sccurilalis ccrtiludo ab boslibus couccssa est, itisi turn duro-
» laxal , quando ad Bcrnam ( f^eronnm Mun.vT. ) pcrvouiunl civilalem >' ( THinTMABI Chrnrt. lib
IV. § 31 1. c. ). — Cfr. Adalboi.d. Flla Hdnilci Imp. § 3. 1. c.
(9) Nel Concilio Uomano tcnuto da Papa Giovanni IX noli'anno 898, Pcloziono iniporiide di
ArnolTo vcnne annullata ( Pagi Franc. Ihci'iar. geslor. I'mil Romaiior. T. II. ]>. 1-12 ).
(3) JIuBAT. j4nn. SSS. — <i Ilalus Princeps excrcilus annis " cosi I'appclla TAnonimo Panegi-
rista Lib. I. vers. 23. apud Pektz 71/. G. //. T. VI ; c ijuindi il nicdesimo al Lib. II. vers. 34 :
• Quiquc Berengariu reguum concessit avitum ».
(4) Vedi Capilolo V.
DEI. CAVAblERF. I.. C. PROVAWA. Jin
Finalmcntc altri ilue piiiicipi uazionali conscguiNaiio la corona tlllalia,
Bercngaiio II , re forsc piu sveiilurato clie colpevole, eil Adalberto suo
figlio associate al trono dal padre. Quesli fu viva iuimagiue deH'odio e
della resistenza contro roccupazione Icdesca. Imperciocche la villa de'
Graiuli d' Italia che avcva vciiduto il regno ad Ottoue I , iioii fece pi<;-
gare il gencroso Adalbcrlo. Privo di provincie e d'armati, ridollo a pochi
fedeli , ed a quo' racco^jlilicci che Tore suo e Ic vessazioni con cui i
Tedeschi insoleutivano contro le popolazioni , a lui procacciavano , ri-
gettava qucsto re ogni proposla di soiumessione c di concordia col re
forestiero: ne a cio coutento, coiraccendere la gucrra qua e la su vaxi
punti del regno , dalle fronlierc delle Gallic al Tevere , e dal Lido Ita-
lico all'xVlpi Graie, noii solo dicde, Unche gli duri» la\lta,danni e mo-
Icstie agli occupatori della sua palria, ma aizzo e vivo uiaiiteune I'odio
contro al loro domiuio. Cos! appcna coronato Ouone I a impcratore
de' Romani, portavasi Adalberto a Roma , e favorito dal ponteUce som-
moveva quel popolo contro l' imperatore novello.
Ivi una di quelle fazioni terribili, che quella cilta travagliavano, as-
sociando I'ira sua di parte a quella che seco portava Adalberto , aggiunse
esca alle propria sue fiamme. Gii noi vedemmo siccome, spenti poi il
glorioso Adalberto ed Ottone I, durasse in Roma sotto il regno degli
altri due Ottoni , l' opposizione al dominio stranicro , e come sotto i
papi tedeschi vieppiii s' infervorassero i Romani in quell' odio (1), che
mai ne per supplizi , ne per isconfitte , ne per la morle stessa di Ot-
tone III , piu non posava. Nudrita pertauto in esso, era ne' primi anni
del secolo XI la gencrazione italiana cresciuta a vita novella. Da niovi-
menti accaduti nelle varie citta d' Italia durante il regno del secondo
Otlone, e la minorita del terzo, specialmente da' fatti occorsi in VercelU
negli ultimi anni del secolo X , noi vedemmo siccome dovunque il de-
siderio della individuate liberla, a dispetto delle nuove Icggi Ottoniane
a pro del servaggio (2), avesse fatlo sccmare il numero dcgli schiavi •.
Ardoino, cui nella guerra ch' e' mosse per privali suoi fini a Pielro ve-
scovo di Vercelli, la propizia fortuna aveva nel 996 reso capo di quelli
fra gli schiavi della chiesa Vercellese che avevano ottenuto la librrtii ,
(1) Carli , Aniich. Iialiche, P. IV. p. 33 , e passim nolle pagine precedeoti.
(S) Pebti, Moiium. G. II. ( Logum ).
Serif. II. Tom. VII.
3l8 STUDI CRITiCl SOVRA I. A STOIUA I)"|TAI.IA ErC.
nel sortir vincitore tli quellii lolUi, nvca conscgiiito il favore di tiitli
colore chc anolavaao fiu'si liberi, e die uella uulepeiulenza ilalla ilomi-
uazioiic gcnnaiiica, c nulla elexioiic tli un re italtano scorgcvano un mezzo
di ottener quello scope. Non e quindi strnna cosa,i!cbe' stipato, direi
COS! , da qucsto favor popolare, reggesse dappriiua /li-doino contro I'ira
d'Ottoiie III: clic aU'ombra delle sue foilozze, c difeSo dnllo rupi della
sua Marca d' Ivrea , sfidasse la potenza di qucll'Auguslo imjiUcalo in piii
gravi bisogne , e mal gradilo a' principi ed alle popolazioniiidTtaliaiy e
cosl si facesse bclFe delle senteiize , che l'a\iditi del tcscovo Leone avcr\-a
slrappalo alio inveleiiito imperatore. Ne punlo sara pin diflicik ad ain-
inetlcrsi che dopo la morte di Ollone, Ardoino, il quale di certo eia
men semplice uomo che non avvisarono ( al dire del crouisfaLatidolfd)
i principi d' Italia (i), rappatlumatosi con Warmondo e cogli altri ve-
scovi che lo avevano scomunicato, potcsse in un balcno cingcre il pa|)0
di (piella corona alia quale la giovane popolazionc italiana cou concorde
desiderio lo veniva appcllando. oJlsqsh inoisBnsago Unup od
Rettamente pcrlanto argomcnto lo storico Leo (2), che Telezione ikh*
Ardoiuo fosse un fatlo speciale di queU'eta, e non la conscguenza dcllri'
solita incostanza de' grandi vassalli del regno, chc tanti principi or iiaj
zionali or forcstieri aveva fatto succedere sul Irono d' Italia.' Ma riow
|)arimenti felice fu I'altra deduzione di quello sci-iltore, cioe chc Ai'dojoo
[>ev JiiUo siio proprio , e non per opera di una parte della popolazioiiei:.
venisse esaltato a quel grado. Le cose fin tpii discorse dimostrano aperK
taniente 1' opposto. Non mai la potenza del marchesfe d' Ivrea a^rebbe
bastalo a fargli conseguire i voli di tutti gli clettoi'i (3) , ove egli non
avesse avuto per se i secondi militi , cioe Tordine secondo de'vassalli (4),
che abbracciava una gran .parte della libera popolazionc. Egli si vuol
dunque necessariamente conchiudere, che cdstoro i (tpiali gia > aTcvano
preso I'armi conlro i grandi vassalli (5), li costrinsero ad eleggcre ■ Aiv
(I) L\M>CLpni Senior. Ilt$t. I. c. — AH'incnnlro Screidio (in Oriij. Guclf. Lib. II. c. 8. 5 ' )
dice (I'Ardoino : « .\rdainus ex marcliionibus Scguslcnsibus ( metti Taurinensibus ) nrlus , Priuccp*
" potens , et virlnle ingcnioque eminens ».
(S) Sloiiii degli Slali Italitmi Lib. IV, Cap. I. § III. Vcdi la Prefazione di quosli Sludi
(3) ABNIXPHI , Hist. Lib. I. c. XIV 1. c.
(4) » Secnndos vero wiiites pcnc omncs in poriurii crimen cocf^isso. u ( Docnm. d' Ivrea n.^9
nell' Append. ).
(.j) Vrdi al Capito'o 111 di ({uesli Sludi.
DEL CASAIIEHE I.. G. PHOVANA. i I q
iloiiio, c die i Giaiuli si cousolarono tli qucsta violenza, colle avarc S|)e-
raiize poste iiel priiieipc clic forzatameiite nppcllavano al tiono.
Coiisidurota in tiil guisa I' ciczioiie cl' Ardoino vieiic cliiarita come il
natuiale eH'cllo della coiidiEioue de' tempi; peiciocclic iion era egli per
gl' Italiaiu nc il sognato erode del irono de'Berciignri, ne il sanlo ed
iiicivilito principe iavoleggiato da' noslri seiccnlisli, ina qucgli Ijensi nel
(jualc pel' le prove gia t'ulte, la risorgenle popola/ioiic italiana idolecgiava
la propria indcpeadeiiza , voto comuuey e firuUo di una vcrace rivoiu-
zione, quella ciocj clie iion pel capriccio di una fazione, o per la con-
giura di alcuiii potenli si opera, ina clie una comunanza di hiso^ni e
di tendenze genera spontanea e indoniabilo ncgli aiiinii dc' niolti. E clic
tale si fosse quella avvemUa negl' Ilaliani, ben lo dimoslra la cadula
stessa del re Ardoino, occorsa non senza sua gloria dopo dodici anni
di lotta, la qual caduta non impedl agl' Ilaliani I'arrivare a (juello scopo
a eui Iraevano, cioe airatlrancamento de' loro Coniuni.
Le quali osscrvazioui rispetto alia popolariti^ di Ardoino sono tanlo
pii^ ainmisslbili, in quanto clie, siccome abbiamo acccnnalo colla scorta
di uno scrittore contemporaneo, I'elezione sua fu subilo riconosciota da
tutle le provincie del regno (I).
A queslo tempo ragion vuole che da noi si riferisea una delle ti-e mo-
nete coniate sotto il regno d' Ardoino (2), die il cavaliere di S. Quinlino
ci ha fatto conoscere, sebbcne veruna di esse non porti ne data, ne
allra precisa indiciizionc del punto in eui fu battuta (3). Troppo la e cosa
evidente siccome star doveva a petto al nuovo re di far uso, appena
eletto, del diritto regale di battere moneta, per dichiarare a tutto il reanie
I'eccelsa digiiita da lui conseguita.
Diede quindi principio al suo regno col lai'ghcggiare , secondo I uso
accomunalo dagli Oltoni , di donazioni e di privilegi verso i Grandi di
Chiesa , i quali piii degli altri principi erano stati raldi e zelanti della
di lui elezionc (4). Da vari diplomi , clic tuttora riniangono, concessi da
(I) " Rpgnuni pcrambulal universum , rei;io iure cuncta perlrac(ans. u ( Abkllphi Hiti. l.ih. I
c«p. XIV ).
(3) YeJi il Prnemio di qiicsti Studi sul principio.
(3) Lciitini iiilonw ad argomenti numismatici di Giulio Di S. QUIWTWO ( Meoioric drill Hfiiir
Accademi.i dellc Srienzc di Torino, an. 1813, T. V. Scrie II. ).
(4) Adalboldi . ^'iUl Henrici Imp. § 15. ap. Pertz M. G. H. T. VI.
aao STUDI CRITIC! SOVBA I.A STORIA D ITALIA ECC.
Ardoiuo in qucsti primi tempi del suo regno (1), siamo chiariti di due
|)unti essenziali per le cose clie quindi scj^uirooo: cioe in primo luogo
de" patli ch'erano , siccome si puo argomenlare, seguili tra esso ed i
graudi ecclesiastic! per averne favorcvoli i voli, e dcHa insaziabile avi-
dita loro , per la quale tion con^tentl alle donazioni d'Ardoino> fra breve
si rivolscro a patteggiai'C nuovi accordi col le di Geiinjinia. Quindi ,
die i pi'incipi laici , verso dc' quali non risulta die Ai'doino fosse largo
di nuovi onori, tiasscro probabilmenle da questo un molivo per acco-
starsi anch'essi al re sopraddctto , delusi per avvcntura nelle speranze
(•once|>ite di poler govcrnare il re Ardoino a loro talento. ;■■ ■'.■_. ::p
Ma sopra gli altri grandi ccclesiaslici premeva ad Ardoino 3i vkti^
dersi benevolo Arnolfo arcivescovo di Milano. II quale salito poclii anni
l)riina (2) pel favoi'e di Ottone III all'arcivescovato di quella citti, era
uoino per indole e per proprio intercsse afTezionatissimo alia parte te-
desca. Tornato, come gia si e detto, dalla legazione alia corte d'Oriente,
erasi Arnolfo ti-altenuto in Roma dopo la morte dl Ottone, si die al suo
arrivo in Milano , Ardoino era gii salito sul trono (3). La potenza di
lul e la dimostrata parzialita per gli Ottoni, davano di raolto pensiero
al nuovo re italiano , ond' e die appena fii egli informato del ritorno
deU'arcivescovo, si fece ad incontrarlo per via, adoperandosi con modi
e con profFerte di fai'selo amico (4). Ancora un'altra cagione moveva
Ardoino a cotali dimostrazioni. Era illustre privilegio fra i molti di cui
godevano gli aicivescovi di Milano , quello di coronare i re d' Italia.
Sopra ogni cosa pertanto Star doveva £i petto al re Ardoino di veder
confermata col consenso dell' arcivescovo Arnolfo la coronazione sua, ese-
guita airinsa|)ula c durante I'asscnza di quello, da un altro vescovo.
Dissimulo I'anirao suo quell' astuto arcivescovo, coiTispondendo buone
parole alle cortesie d' Ardoino (5) , e intanto non impedi ( forse perche
(IJ I Diplomi (]' Ardoiuo chc ho potuto raccogliorc soDo stati pubblicati nelVAppendice.
(i) UCHELLi, Ilal. Sdcra, T. IV. col. 99.
(3) « Arniilphiis Arctiiop. quo tempore Ardoinns crcatus fuit rex, nondum a legationc
>. Constanlinopalilana redicrat. » ( Mem. Basil. Jmbr. p. 232 ). — Cfr. CM.cni llisl. Lib. VI. p.
lit , et I.\:i(DUi,i'ni Seoior. Hist. Lib IL I. c. p. 80.
(4) » Cognilo iam dicli Pracsulis reditu ( Ardoinus ) occurrit ei in itinere obvius , securitale
" quanta valuit , sibi ilium applicare procurans. i> ( AnNULpni Hist. Lib. 1. c. XIV. I. c. ) « Cum
>• .\rnulphufi Arcbiep. Conslantinopoli rediisset, nnllo non oflicii genere cum sibi conciliare Ar-
» duinus studuit. » ( Trist. C vT.r.Hi 1. c. ).
(5) Gu-XIM , -W m. sutlo Stalo di Milano P. III. p. 23-21
DEL CAVAHERE L. G. PROVAKA. 33 1
non pole impedirlo) chc Milano riconosccsse la potlesla del re iiovcllo-
Un documento dell' arcliivio caiulolare di Saul' Anil}io<;io , citalo dallo
storico Giullni , dimosUa clie nel corso di queU" anno 1 002 le |ml>hliche
carte erano in qiiella citli segnatc col nome del re Ardoino (I), la
qual cosa distrugge la favola spacciata da Landolfo 11 vccthio , e ripc-
tuta da quasi tnlti gli scritlori posteriori, clie larcivescovo appeiia ginnto
ill Milano convocasse una Dicta in Roncaglin , nclla quale rigcltata le-
le-iione di Ardoino facessc cliiamare re d' Italia Ai ri"o re di Gcrma-
nia (2). II semphce confronto delle date basta ancora a chiarir faba
quest'asserzione , perciocche Arrigo di Baviera non fu innalzato al trono
della Gcrmania , chc varl niesi dopo il rilorno d'Arnolfo, siccouie fra
breve verra dimostralo.
Quanto poi al privilegio di coronare i re d' Italia , ella e cosa no-
lissima , che gli arcivescovi di Milano fin da' tempi di Carlo Magno nc
erano investiti, sia che la coronazione avesse luogo in Milano, in Monza,
od in Pavia. Che assente rarcivescovo , queslo privilegio passasse allab-
bate di Sant'Ambrogio , se in Milano, all' arciprete del Capitolo se la
coronazione facevasi in Monza, apparisce egualmente dalle storiche te-
stimonianze addotte dal Muralori , e che sarebbe cosa vana di qui ri-
petere (3). Circa a Pavia sebbene manchino somiglianti prove , ragion
vuole si creda che nell'assenza deU'arcivescovo di Milano un tal diritto
spettasse al vcscovo di quella citta (4) : e Tristano Calchi sembra ac-
cennare tal cosa per la coronazione d' Ardoino , diccndo , che Guido
vescovo fu in quel tempo arricchito dal nuovo re di amplissime dona-
zioni: il che poi pienaraenle dichiara lo scrittore della Papia Sacra (5).
(1) « Pormula falla fra i dodici Proti Decumani, cnstodi cd ofliciali della Basilica di Sanl' Am-
.. brogio, ed un ccrlo prctc Piolro del luogo d'Abiatc , assislito da un dclcgato dcU' Arcivoscovo
•. Arnolfo. Vat. Mcd'wl. Arduinus gratia Dei rex , anno regni eius primo , terliodecimo kal. lulius .
" Indict, quinta decima. » ( GiULiNi ivi ).
(S) LiNDOLFO Sen. /list. Lib. II. c. 19. I. c. p. 8J. Quesl'aMcrzione fu acccllala, come di do-
vcro, dagli Slorici Todeschi piii moderni ; fra c|UC8li il Mascomo ( Comment, de rebus Imper. Ro-
man. Germ, de Henrico I Imp. ) melle nclla locca dell" orcivescovo Arnolfo qucstc parole dcllc
nella supposla Dieta: « Pro:iimum lihorlati esse Germane Principi parcrc ! » Abbiamo dal GirUM
( Mem. Isi. di Milano P. III. p. 489 ) chc la prima Diela no' prati di Roncaglia fu probabilmenle
quella tenula da Arrigo II iropcralore ncll'anno 1055.
(3) MtR.VTORi , De Corona I'crrea in T. II. Anccdot.
(4) .( Mitra coronabal lua, quondam Papia regcs. » ( Papia Sacra p. 80. P. 1 ).
(5) « Ingonlia praedia Papiensi Ecclesiao donavil (Ardoinus), cnios lum PraescJ CniJo nnncu-
23.1 STUUI CRIl'lCI SOVHA 1..V STORIA D IIALIA EC.C.
Mil chc per decrelo di S. Gregorio Maguo , I'arcivescovo tU Milauo uclla
vacan/a ilcl Irono d'llalia, fosse j)rivilogialo di eleggcre co' suoi siillra-
ganei, cjuindici giorni dopo la morle del re (irecedeule , e d incoronare
clii pii\ gli piacesse a re d' Italia, questo e ,uu sogno, chc il Sigonio
appoggiato a lion so clie Annali ms. ( in dialelto milauese, eppeixiu noik
anliclu) ando spacciando , ripelulo da molli scrillori inilancsi , e disdelto
da altri niolli uon milanesi , e i'ra questi dall' annalisla Le-Cointe , il
quale non dubitu di chianiar fillizio un tul privilcgio (1 ). Altrondu ove
pure una qualclie costiluzione favorevole agli arcivescoyi di Miiaiio fosse
stata bandila da" pontefici per I'elezione de' re d'llalia, quesla non sa-
rcbbc slala opera di Gregorio I, a'cui tempi i Loiigobardi, per lo piii
Ariani di fede , sigiioreggiavano gran parte dell' Italia , ina piuttosto di
Gregorio V (2) , il quale , come papa ledesco e falto pontefice da Ot-
tone III, avrcbbe cosl inteso agevolare la via alle pretensioni germaniche.
Ed egli e a dire, cio amuiesso, che la Dieta Italiana non accelto una
si importante innovazione, per cui sarebbe rimasta, .priva di uno de'
suoi pill splcadidi diritti, a quel niodo niedesimo , die la Dieta Germa-
nica non voile perderc il suo nell'elezione di Arrigo il Santo , il quale
sebbene pretendesse ottenere il trono della Germania per dirilto di sue-
cessione, non fu da quella riconosciuto (ino a che non ebbe favorevoli
i voti di tutti i popoli di quel reame (3). oarniJCfiJaoD & S'toizi .'.r.ams
Del resto quesla incerta costiluzione di Gregorio V , i cui atti souo.
pcrduti , cd alia quale si rappicca da taluni la favola de' setle elcllori
dellimpero , non avrebbe lascialo al meti'opolitano milauese altro pri-
vilcgio se non quello di coronare il re eletto , il quale doveva essere
per gl' Italiani quegli medesimo , che la Dieta di Germania aveva eletto
per proprio re , e cosl per presunlo imperatore (4) ; costiluzione con-
» pabatur « (Trisl. CvLcm //ist. Lib. VI. p. 121 ). — Vide ctiam Gaudentii Menilac, Ve (iallnrum
Cisatp. aulii/uilaU p. 95. — Flavu Papia Sacra P. I. p. 53.
(1) a At ubi legilar hoc privilegium? fictilia profecta sunt etc. » ( Cointii .-Inn
Keel. Franc, an. 774 ).
(i) Casticliodi , Note al Regno d' Italia J'Em. Tesai BO , nola (506).
(3) n llenricus ad rcgoum , quamvis familiae iure sihi debcri conlenderel obtineiiduiu , siuf^u-
>. lorum populorum saffragia colligcre opus habuit. » ( Mascovii Comment. Lib. IV de Heiir II
p. 113).
(4) CastiCLIONI, Note al Regno d' Italia , nola (535).
DEr. CAVAI-IERf. I.. C. pnoVAlVA. 2 3^
traria al dirilto delle gcnri, eppcrcio im[)ossibile, o, come si e iletlo ,
iioii acceltala , nc mcssn in hso in <|ii(;' tempi (1).
Hen pill probabilmentc pcrtanto il diritto tii piesieilere alia Diela tli ,1
Pavia, per I'ele/.ione del re d' Italia , e tpiello di coronnre I'eletlo, po-
terano pretendere gli arcivcscdvl di Milano, dalt' essere stata la prima
Dieta Ttaliana tcimta nell'anno 870, do|)o la morte di Lodoviro II iin-
peratorc, da Anspcrto aroivescovo di rpiclia eilla , il (puile co' vcsrovi ,
abliati , e cdnti e cogli allri ottimati d' Italia coiiTenuli in Pavia , chiamo
al troMO d'ltalia 1' impcratore Carlo il Calvo (2), sia che con cpieiratto
avessero inteso cpie' principi di rimetlcre i;l'Italiani nell'anlico diritio di
eleggeie i propri re , che forse sotto la dominazioiie de' Carolingi piu
non usaTano se non concorrendo alle Diete generali delte i Cawpi di
Marzo della monarchia de' Franchi , o sia die in tal quisa avvisassc
I'arcivescovo Ansperto impossessarsi di iin nnovo diritto nel presiedcre la
Dieta degli clettori.
Al postutto adunque avrebbe potuto lagnarsi 1" areivescovo Amolfo ,
che la Dieta Ttaliana fosse stata convocata c presieduta da altri che da
lui , la elezione fatta ad insaputa sua e la coronazione del nuovo re
escguita da nn altro vescovo, come giustamente poteva la Dieta Ttaliana
invocare la necessity de' tempi , e 1' assenza deli' areivescovo , mandate
ambasciatore a Costantinopoli ; ne altro che (piesto significavano per
avventura le dimostrazioni, colle (piali invano cercava Ardoino di ren-
dersi benevolo lo stesso areivescovo.
Checche ne sia , se quindi a poco Amolfo si volse a favoi-ire il nuovo
re di Germania ,• tid a procacciarsl aderenti per accoglierlo in Italia ,
ben piii possenle cagione a cio lo spinse , che non si fosse fpiclla di
im' olfesa giiuisdizione , che non poteva distrurre i drilli della Dieta.
Perciocche gli spessi conflitti , e le dissensioni che sorgevano Ira gli ar-
civescovi di Milano ed i hnonl uomini di questa citta per 1' csercizio
deirautorila comitale , rendendo ad Arnolfo neressario I'appoggio di un
re, i:ui prcmesse di serbargliene il possesso , cgli era dal proprio in-
(I) CvBI.i, AnlUh. Ilal. I'. IV. p. 31.
(S) « >o» quidom Anspcrliis , cum omnibus Episcopi!! , Abhalibus , Comilibus ac rcliqnis , <|ui
• nobiscum CDiivonorunl Ualici ro^ni Oplimales Nos unanimilor tos ( Caroli' Au|^ate )
■ prolectarem , ilominum ac (Icfensorpm omnium nostrum , el Ilalici rcgni rrijcm cligimus etc. ■
( Mia Concil. Ticin. an. S77. R. I. T. II. P. II. pag. 150}:
32.^ STL'Dl f.niTICl SOVIIA I.A STORIA d'iTALIA ECC.
tcresse comlotlo a far salire sul trono d' Italia un re cU Germania , il
quale per avere la sua scile oltremonli , lasciasse maggior campo alia
cU lui ambizioiie, e non scendessc, die iuvocato, a favo;i'irlo nelle nc-
cessita sue conlro i ciltailiui: mentre un vc italiano, accetto come Ar-
doino alia risorgentc popolazioiie , e die aveva dali saggi dcU'aiiimo suo
contro le esagerate preleusioni de' Capi delle Chiese , poco poteya gra-
dire al suo desiderio.
Ma nientre larcivescovo di Milano covava in segreto il suo mal animo
verso Ardoino , volgendo le perfide sue speranze al future re della Ger-
mania , questo rearae stava in prcda alle civili discordie per la scelta
di un successore al morto Oltone III.
Molti erano i pretendenli. Fra i maggiori, Arrigo di Baviera, Oltone
duca della Cai'inzia e marchese di Verona, Ermanno duca di AHemagna
e d' Alsazia , Teoderico della Lotaringia , ed Eccardo iparchese della
Turingia (I).
Vanlavano origine regia , Arrigo ed Ottone discendenti , quegli pel
padre e pell'avolo , questi per la madre Luitgarda figliuola di Oltone I
imperatore, da Arrigo I'Aucupe primo re della Gennania, della linea
Sassonica (2) ; fia gU altri , ampiezza di dominio il duca Eruianno , e
parentela co' re della Borgogna , prodezza in guerra ( singolar pregio
presso i Germani ) e numerose vittorie, il marchese della Turingia (3);
tutli dovizia di beni , lungo seguito d' amici c di congiunti, si die tur-
bati parleggiavano i popoli, incerli pendevano i primati del regno.
Ma pill d'ogni altro fra i pretendenli metteva Arrigo fidanza ne' ti-
toli, die lo chiamavano al trono. Figlio d'altro Arrigo, detto il Rissoso,
duca della Baviera , quegli die a' tempi degli Ottoni II e III aveva
turbato il reame , e di Gisla nata da Con-ado re della Borgogna (4) ,
godeva An-igo di ben altra fama , che il padre. Cresciuto ( secondo la
scienza d'allora ) a' buoni studi da Wolfango vescovo di Ratisbona (o),
aveva egli nome di pio e di saggio : a questo pregio altro aggiungevane
;i) Thietmari, Cliron. Lib. V. ap. Pebtz T. V. nn. 1. 2 et seq. — Adalbold. I. c. n. 5. — rHa
Mtiiiwtrcii Epiic. Padcrb. cap. XI. ap. Leibnitz n. B. T I. p. 511. — Struvii , Corp. Hist. Germ.
T. 1. De Hem- //. 5 9. — M.vscovii Comm. Je Henr. 11. Lib. IV. pag. 108-109.
(S5 Stbuvii I. c. — Mascovii I. c.
(3) Thietmabi Chron. Lih.V. nn. 2 et 4. — Mascovii I. c.
(4) .Ma.scovii 1. c.
(5) Tbietm. Chron. Lib. V in Protogo I. c — BaboN. ^nnal. 1002 a. VII.
DEt. CAVAMKUK L. G. PROVANA. aa.'i
posseiite a coiiciliargli favore , qiiello diro d\ aver goveninla paoifica-
ineiilc U Bavifi-a , iK-ucfico verso le Chiese , maiilenilore severe delle
leggi ( I ). Atteimavaiio, e il vcro, qiicste doti d'Arrigo, una gracile salute,
pe' mall ereditari da' quali di firquenle aiidava egli ass;ili(o (i) , ue si
rislavano gU avTersari di predicarlo per questo incapace del regno, e
(li renderlo spregievolc alia Germaiiia (3): ma Tarle ond'cra il giovane
Anigo provvedulo , soppcriva al danno die glieiie poleva incogliere.
C(is\ fill da pi-mcipio, per avei-e lui pegno del troiio, iinpossessavasi
delle insegue imperiali, ch'egU con bla\idizie , con promesse o colla vio-
Icn/.a otteneva da' proccri del regno, toniati d' Italia acconipagnando le
Sjioglie di Oltone III (4), cost coirarlc ancora viiireva Otfnne di Ve-
rona , il quale preso a' modi osseqniosi d'Airigo , scand>iava la parte di
l>relendentc a quella di prime fra i di lui zelalori (5).
Con tUlto (:\h luiiga ed accanita proH'eiivasi la lolta fra i pretendenli.
Impossibile in lanlo subbuglio radunaie in Dicta gcneralc i Grandi del
regno , i quali qua e la , a seconda del loro partcggiare , convenivano
in privati cotnizn , fennenlo alia guerra cittadina gia rolla in qualrlie
provincia (G).
Co:i)e d' ogni cosa Irionfasse l' avventurosissiino Arrir;o, come eletlo
dalla di lui lazione, veuisse corouato da' suoi in rdagonza , come morlo
Eccardo il piii animoso de' suoi avversari , gli allri e' conducesse a inau-
(1) I' Is tunc tcmporis dncatum in BaTaricnri regno (eneljal, pnpulum pacifice rrgcbat
' leges ct rcligiones magnitioabat. Tandeiu sic in iliicatii vixil , <juod omnibus placuit , at Ac (Ju-
" calu transtlucorctur aJ rcgiium elc. » ( Adalboldi , l^'ita Ili-uriti //. ap. 1*liitz T. VI. n. 1 ).
— Cfr. yUa Mciiiwercii 1. c. el Tbietmabi Cliron. Lib. V. n. 8. I. c.
(3) « Colioaoi iniirmilat«m ab anteccssoribus sais sibi ingcnilara , gravissioic palitur. » ( .Ao.VLt.
u. 41 ). — Cfr. .iim. HiUsh. ap. Peru T. V. ad ana. 1013. — Caesar. Kwnbcrg. ap. Stbcvuh
I. c. p. 320.
(3) <i Maxima pars Piocorura , qui his inlerfucrunt cxcqoiis ( ncmpc Ononis III ) Ilcrimannn
• duci auxiliura pnimittunt ad rcgnum arquirondnm , cl tacndum , tieinricum mcnlionles ad hoc
■ non esse idonenm pniplcr niullas causaruni qualitalcs. " ( TniET.«. Chron. Lib. IV. I. c. n. ;U ).
(i) <i ynos ( I'rnccrcs ) singulatim ut se in dominuni sibi ol regcm eligorc voloisscnt , mulUs
■ proDiissionibus liorlalur ; et t-orpus iraporaloris cum apparatii iiupi-riali , lancca dunitaxat ex-
' crpla , quam Heribertus Arcliiprosnl clam prcmiUons, sunm sunipsit in potcslalcm. Arrliicpi-
scopus autem cnslodia parumpcr dclcntus clc. » ( TniETMABls in Chi on. IV. I. c. p. T8J. n. 31 ).
(5) « Cum post mortem Ccsaris iuro consanptiinilalis et actalis, \irliiliimquc maluriUilc ab
' Ueinrico tunc duco in rogcin cligcrclur , eumdcm primus per iuternuncii>s , ac per sr
• ipsum , quasi ad banc apliorcm sibi prcposuit , fideliterquo Bcnipcr adiuvil. • ( Thiltm. CArnn.
Lib. v. n IG. 1. c. ).
(6) Masco\. I. c.
Serie II. Tom. VII. aq
3aG STUDI f.RITlCl SOVI\A I.A STOllIA DlTAr.lA tfX.
i»urarlo iicl seltcmbrc d'\ quell' anno 1002 in Aquisgrana , ikhi c fallo
uiio ili raccontarlo (I). A me bastera ( eil era pur troppo necessario )
(jueslo rapiclo sguarilo su' priini falti d'l iin principc, Ic ciii susscgwenti
aesle , OKsiinai lioverenio conncsse con tiucllc die siain per descrivere,
O CO -I ' i) i LJ L'Lu
avvesnachc Jestinalo dal Cicio a riilcslare novellc tcAipeslc in"^ lUma ,
alia quale per I'opera spccialincntc di Amolfo arcivoscyVo di Milano il
convitava 1' infaniia dc' princini del reamc (2). -
Appcna iuGitli rdezioiic di Arrii-o \i fu nola, tiiHe le sozze vojdie
t> le vili passioni della maggior parte de' Grandi vi si i,"ideslaronp. v ei'o
<'' che Ardoino fse diam fede agli scrittori tedcschi) co',suoi modi con-
rorrcva ad inasprirc conlro di se raniiuo loro. Avuto non so che .di-
verbio col vescovo di Brescia , narra Adalboldo, die alFerralolo pe' ca-
pelli in teri-a lo stramazzassc (3), mostrando con ques^ ^tto d. e^sere
iiouu) per i|.'a subito e tracotanle. Ma quest' ecccsso ( se vi^'o, poiche
11011 ('•. riferilo da vcrun Ilaliano, ma solo da quello e da allri scrittori
ledesdii ) quest' eccesso , ripeto, non basta al certo a scolnare i priii-
cipi d' Italia, che anzi puo parere strano, che il Muratoi'i lo ammetta
quasi come una loro discolpa, mcntre Arnolfo slorico di qyicl secolo,
Tlaliano, e molto in grade di conoscere il vero, scrisSe apertamenle, che
lavari/.ia fu «uella che sninse i principi del reame a invilare il re te-
^ ' ' ' 1 ■' -- W' ^''^ cvc/jjf, I.
desco al Irono d' Italia (i). Checche ne sia di questo latto contro il
. .■-■'\ ;••■■';> >. '■■v-' ■ ;£''
vescovo di Bi'escia , di cui forse a torto viene tacciato Ardoino , ceria
cosa e die cgli era uoino di caraltere impetuoso, e ben lo dimoslrano
le sue divercenzc avulc co' vescovi del suo mai'chesato. il niodo slesso
con cui ottenne la corona , e gli iillcriori suoi fatti che siam per nar-
rare. Che se l' impetuoso carattere giovo lalvolta al re italiano per an-
livc'iiire, colla ra])idita de' suoi movimenti , le miene e gli apparati de'
suoi avversari J molto piu spesso dovettc riuscii-gli falale,, sia col disgu-
(ly Tbietmvbi , Clirun. Lib. V. n. 12. p. TJfl I c. — La solonnc inauRiirazionr d' Ariifjo a re
Hi Ocrmaiua obbe luogo aJdi 8 di setlcmbre auii 1002: quella di Ardoino are d' Italia era s(ala
05e};uila il 15 di fcbbraio dcU'anno mcdcsimo.
(9) Ca.sTIGLIOSi , Note al Regno iV Italia di Em. Tesauro, p. 605 ( nola 534 ).
(3) « Quadain uamque die Episcopum Brixiensem ad se venieatem, et nescio ijuid raliocman
" voleDtem, ul coepit ci ratlocinatio displlcerc, per capillos arripuit , el liumo tonus quasi babul-
» cum vilissimum deiccit. » ( Adalboldi , Vita S. Hatr, n. 15. I. c. ).
(•i) " Principes rc(;ni fraudulcnler incedentcs Uenrico lalenler favcbani , avariliai' lurra
I. scclanlcs .. ( ABM Lrui //isi. Lib. 1. c. 15. L c. ).
DEI. rAVAI.IKRF. L. C. PROVANA. 32^
Stare i suoi aclorcnti , die col suscitare a lui nemici ncllc InquieUile po-
jjolazioni , c servir ili prclesto aH'avaiizia dc' principi suoi vassalli, per
vendere la lore feile al re fores tiero.
Ma fra questi vassalli, i piii caldi parlcggiatori di Anigo , furono i
vescovi , i rjuali ( c in cio lucglio ajipariscc (pianlo fosse la roiTiizione
dc' Grandi , soprallutto di Cliicsa in quel tempo ) come prlmi e pin ac-
ccsi eransi niunifestati neU'elezione d'Ardoino, cosi primi e piu acccsi
si profTerivano a tradirlo (I).
Tuttavia non tutli osarono moslrare sfacciatamcnte il viso al re d I-
talia, clie anzi alcuni pochi soli dapprima si dichiararono aperli di lui
nemici: questi fiirono rarcivescovo di Ravemia, ed i vescovi di Modena,
di Verona e di Vercelli : gli altri die segrclamcnte parteggiavano per
Arrigo erano I'arcivescovo di Milano, i vescovi di Cremona, di Brescia,
di Pavia 6 di Corao (2), fra i quali i due ullinii erano stati piii spe-
eialniente beneCcati dal i-c Ardoino. Scgreto e cauto animatorc di qxicsta
congiui-a era 1' arcivescovo Arnolfo (3): aperto e capo Tietbaldo , cioe
Tedaldo marchese di Modena, lavolo della contessa iSIatilde (i) : guida-
tore e maneggiatoi'e Leone vescovo di Veixelli , antico e infeslissimo
nemico d'Ardoino (5).
Cominciarono pertanto costoro or con messi , or con Icltcre a volgersi
al nuovo re della Germania, richiedendolo con ipocrilo zelo di soccorso
per V oppressa patvia, e pregandolo , ove impaccialo in altre bisogne
non potessc scendere egU stesso in Italia, fosse contento mandare alcuno
(1) Abalboi.di , t''iui ffcnrici 1. c.
(S) « Quaproiilcr iiu'idam pro coronalioac cius pocnilonlia ducli , rpgi Henrico alii legates alii
" lileras IransmilUiiil In volunlalc huiusmoji aliqui manirnsti , alii eranl occuKi. Tie-
. loldus namquc Marchio , cl Arcliicpiscopus Ravcnnas , ct Episcopus Mulincniin , Vcroncnsis et
■ Vercellcnsis , aperle in regis Ucnrici Cdolitate mancbant. Arcliicpiscopus autcm MediolancDsis
>> et Episcopi Cremonensis , I'laccntiuns , Papieusis , Drixicnsis , Comcnsis , quod volcbant , maoi-
I Testahant. " ( Adalb. f^ila S. Hcnr. J 15. I. c. ).
(3) FlOBEKTIKI , ,Vrm. di jValitilc , p. 8.
(4) Mansi , nola (a), pag. 12 al Fiorentini , ifemorie delta Conltssa Slalildt.
(5) « Nostra quidem sub aclatc , fuissct gemma I'raesulum
u I.eo illc Vorcellensis , ornnDS lotum saeculum
i> Ardoinum qui sc rogom diccbat in genlibus ,
1) Diadematc priTa\il. » (Bemosis pstudo-Episc. Alb. paiw jyr. rilhm Urnr III
Imp cap 30, Lib. IV. ap. MENKEt«iUM R. G. S T. I. col. .1050 ).
238 STUDI caiTlCI SOVRA I.A STOHIA l)"lTAMA ECC.
lU;" suoi prinnipi a coinbatterc Ardoino, coiUro il quale essi [iin- si fa-
rebbcro armali (I).
Non falli il re di Germanla alia proposla: ma sia che impacciato in
uiaggiorc l)isoi:!;iia giudicasse di poco momcnto (piesla che a lui swscilava
Ardoiiio , ovvero clic di molto confulassc iiel soccorso promcsso da'
priucipi d' Italia, sdcgiiava di recarsi igli slesso a ^illccrc s\ licve o?ta-
colo , c commelteva ad Ottoiie duca di Cariiizia, e marchese di Veronn
di condurre le .sue stpiadre a punir quel ribelle , occupalore di quel
tmni) d' Tlalia , ciregli consulerava couu! suo (2).
Dal suo cauto Ardoino nou f'u laido allc difesq. , Conosciuli i prower
tliuieuli degli avversari , ed inteso come aU'arrivo de' tedeschi, s'alTret-
terebbero in loro soccorso Tedaldo marchese di Modeiia, Federigo ar-
civescovo di Ravcuna, e gli aliri congiurali Ilaliani nominall di sopra (3),
delibei-6 d'impedire ad ogni modo la congiunzione de' due cscvciti.
Con quella celerilJk pertanlo, di cui gia aveva dalo speriraenlo, move
egli daH'osle sua raduuata in Pavia (4) , e con buona mano di fedeli ,
vola ad occupaie Verona , e ad assalire le Chiuse dell' Adige , Icnute
dal vescovo. Queste come lampo espugnate, recavasi ncUe piaiiure di
Ti'cnlo dove, per un falso avviso, sperava gia fosse giunto il nemico :
lion trovatolo, tornava coUa celerita stessa iie'campi di Verona, ponendo
gli alloggiamenti in un castellnzzo per fcslcggi.'irvi la Solchiiiru del Na-
talc (ij). Nel frattempo giuugeva il duca Ottone ( e con esso alcuni al-
(1) " Alii Ic^atos , alii litoraa Iransmillunt, ut terrac oncii gravissirao subiaccnti subvcniat elf. ■•
( Adxlboldi I. c. ).
(2) Stkumi , Corp. Hist. Germ. T. I. Dc Hairko II. § VI. — GlULiNI , Mem. ili Miluiw , P. lU
p. 94. "Tandem a rcgc Olio dux Carontanorum, qui eliam Veronensem Comilatum lenclial, ad
>. pelilionom Longobanlorum explcndam cligilur, el cum paucis propter fiducinni supcrins nomi-
" natoriim , in Ilaliam dirigitur. » ( Adalb. I. c. § 16).
(3) I Ilunc ( Olloncm ) ex parte regis venieiilem, Archicpiscopumquc Ra^cnDae Fritlicricuni
.. cum -Slarcliiono Tliiedolfo , ceteristjue regis fulelibus ei ad auxilium occurrentem , Ilarlwigus
» cum comperircl. « ( Thietmaros in Climn. Lib. V. 1. c. n. 1C. p. 798 ).
(4) ci Ea re cognila .\rdoinus , qui ingenlem ex omni Lunibardia I'apiac mililum niarium coe-
>. gcral sine mora sc so ad .Mpos obiecit. » ( Sigomus Dc linjim Jtaliae , Lib. VUI. Oper T. II
col. 473 ). Ma il Sigonio sbaglia narrando queste cose all'anno 1003. Vcdi il Muratori j4nn. ad
ana. tOOl , c nola (5) al SiGDNIO.
(5) <i Uacc Ilardoinus pracsciens Vcronam cum maxima multiludinc venire fcslina^il, ut ct ibi
I. Ilalicis in adiuloriura Tcolonicorum festinanlibus , viara inlcrciperct , et Clusas , quae ab Epi-
" scopo Voroncnsi ser>nbanlur, cxpuguaret ; quod et fecit Tcotonicis non invcutis se in
" Campaniam Veronensem roJuxit . ibitjue in ([uodam caslellulo Tialivitalcni Domini celcbravil. «
', Adai.b I. c f^ IC el 17 ).
DEI, CAVAI.IEKE I.. C. PnoVANA. 2 2i)
iri princijji della Germania ) contliiceiulo scco Ic hamlc ledeschu iicIIp
golc (li <iii(llc Alpi die I" Italia tlalla Cariiizia e dalla liavit-ra dividoiio.
Ivi [)uic con alcuiii altii convcnivaiio i Cartnlani, e i Fiiulesi. I (pali
tutli venuti costeggiando Ic rive della Brenia, poncvano il caiii[to allt-
Irtlde di certo montc, detto Ungarico, distante una mezza giomata dal luogo
oocujiato da Ardoino (1). Ma il caiiitano d' Anigo udcndo come il re
italiano avussc ridoUo in sua mano Verona, c coir.c Ic Cliiiise fossero
da hii State Vinte, e di fresco munite, spero ottcncre per negoziaii il
passo dcUc stiette dell' Adige , clie dall' armi d'Aidoino gli era tenuto.
Maiulava pcrlanto a lui dicendo pc' suoi Icgati, gli piacesse dire libera
la *'ia a" Tcdeschi , e venire cgll medesinio con essi loro a congiun-
gcrsi (2)1 la (pial cosa valeva quanto il dire ad Ardoino , clie ricono-
scesse per suo rfe U re di Germania. Rispose Ardoino a questa strana
auibasciala col dire agli inviati tcdeschi, si contcntassero per (piella notte
di albergarc nel suo campo , clie alia domane riceverebhcro quella ri-
sposta, clie dal consiglio dc' suoi fedcli verrebbe stanziata.
Custoditi dalle guardie d'Ardoino, sostcttcro tranquilli i messi di Ot-
tonc , bnonaincntc di nulla non avvedendosi : ma il re ilaliano sirando
pel campo, spcsc la nolle a preparare cd a confortarc i suoi alia Iiat-
(1) ADiLBOLDI Cl ThI£TM. 11. CC.
{i) « Interim Tcotonici iuxta moDtcm qucmdanij qui Ungarios ( nescio qua de caasa ) voca(u#-
»• pcrvcnientcs , d Hardninum iam Clusas occupassc scicntes , ipsi Ilarduioo Ic^atos suos tran»-
M raittunt, ol ul aut cis cedal, donee Iranseant, aut sihi cedentibus vcniat, rogant. » ( Advlb. § 17 ).
— Questo monlo pure appelialo da Dilmaiu I'ngaricus , aveva forso pi^liatn i) nomo dagli Inj^ri
a' tempi di Ueren^Miio I iinpcialore , stanziali in que' conlorni , la qual cosa ignora\ano ^li scrii-
Inri <^ermanici. Sovra la positura geo^rafica di queslo monte , ccco quanto nc pensa il dolto si-
gner FrapI'ORTi , autore di una carta lopo^rafica ilelle anticlie provincic Vcnete , da me fatlo ri-
chie<Ierc del suu avviso dal P. Bresci.vm della Coinpa^nia di Gesii : « lo bo semprc ritenuto , che
» il luonte L'ngaiicu esser devc una dcUe vctle della catena Vicenlina, ad uecidcnle dv' due paui
•• chc consenaoo ancor Iraccia del nomo, dieendosi Tuno l'0ng;1ra, e Tallro I'Ongara. Sic-
- coino pcro to non ho mai potulo retliBcaro questa supposizinne, parlando co' nionlaDari di
" cola, cos'i ho crcduto bono ^ trovandomi in Padova, farnc cenno al dotlo storico ed antiquarto
- Lodovico Menin. Quesli, scarlabellati e consultati gliscritti di alcuni, nt-n so se crunisti u dolli,
'■ od usservazioni sue propric , mi csposc la sua opiniono : essere il monlo I'ngarico immiuenle
" al luopo di Val di Brenia ilello Campo Vilale , non Uingi da Fontaniva. w ( Lcticra del signor
FrapPORti al P. BREiciAM ). Questa definizioue vn d'aceordo con quello che si lep^'c nella cro-
naca di Andrea Dvndolo (Lib. PC. cap. I. I'arle 39. R.I. T. \II ). " Adversus qiiem ( Ardoinum)
" Henricus rex Otlonem l)ucem cum exercitu in Italiam mittit : inter quos iuxta Alpes in
campo qui Vilalis dicilur helium peraclum est. » Del qual parere He) vnloroso Tirolese ,
c delle per me cortcsi parole > con cui le accompagna , rendo a lui, ed airesimiu P- Brescmm
quelle mag^iori grazie ch' io so c posso.
:i.lO STtJDI CRITICI SOVnA I.A STOniA n ITALIA ECO.
taglia. S|)unlala appena I'alba , c i Icgali vcucnilo a lui per la risposta,
trovano gl'Ilaliani annali e pronli a couthallerc. Maravigliali ilomaiidaiio
Ardoiuo, che cosa significlii quell' appaialo: a'quali, moUeggiaudo, cgli
diceva , che la risposla sarcbbe per avvenliira recala al duca Oltonc a
un tempo solo, e da essi e da (picgli armali: intauto se ne ajidasscro
pure ecu Dio ; levato quiudi subiUimente il campo , moveva coniro i
Tcutouici (1).
Qui e curiosa 1' ira colla quale gli anliclu scrittori germanici irrom-
pono contro Ardoiuo, chiamando co' piii scellerati nomi di tradimcnto
e di fi'ode il ben lecito slratageinma usato da csso , accio i iegali non
s' avvedesscro del suo proposilo d' aUVoularc il nemico ; (fuasi che i
primi violatori delle fronticre nou fossero stati i Tedcschi, ed egli non
fosse I'assalilo , e che percio gli si polesse apporrc d' essere , contro le
consuetudiiii di guerra allora in uso , inopinato aggressore (2). Con co-
deste contumelie intendevano forse que'cronisti..di scolpare' il capitano
di Enrico della sua militare imperizia. ■— , i-rr.;f -jn
Giunse ditratto Ardoino verso la meti del giorno alle falde del monte,
dove lo sprovveduto Otlone teneva i suoi qua e la disseininati , allri
foraggiando per il paese, allri alia guardia delle vie che nxcttcvano al
campo. Tutlavia al primo comparirc de' feritori italiaui, i tedeschi alia
nieglio s'afTretlarono alle difese, cosicche se gagliardo fu I'impeto, osti-
iiata fu pure la resistenza, e grave la perdila da ambc le parli. Dopo
un accanito combattere , la fuga di uno de' principi venuti col duca
Otlone, dccisc la sorte della giomata. Perciocche il re ricondoUe le sue
genii a nuovo assallo, sperpero l' oste teutonica indebolita e sfidiiciata
per quella fuga , ne si rislette dal fame strage e dallo iuseguire i poclii
(I) AD4LBOLDI I. c. § 17. — Thietm. Cliion. Lib. V. n. 15. I. c. p. 798.
{i} Em (Jiffalto leotita per cosa rca in que' tempi I'assalir il nemico « non pracmissa dilTidatione- ■>
Questa iniiitar consucludine fu poi ferma con legge di Federi^'o I. ( ^Iurat. j4nt. A/. Ae. T. II.
Diss. 20. col. 331 ). Ma qui non era caso di cio per Ardoino , traltaudosi di ributtaro il noinico
da' limili Kia invasi del sua reame.
II llarduiuus audita legatione, se sc in fraadem deccptionis convcrlcns ait: nobiacum noctc mu-
tt tteatis etc. Die lucentc lej^ati venicntes ad accipiendiini rosponsum , Langobardus onines lori-
u catos et ad praelium paratos videnl ; quid hoc signiiioet , llarduinum intcrroganl. Die consilium
u iniquilalis evomens ait etc. » ( Adalb. 1. c. ) — « Hiis pctilis , c\ profunda callidilato animi
» Uartwigus rcspondit etc. » (TniETM. 1. c. ) Vedi pure YAiin. Sa-isone ap. Eccaed. T. 1. an. 100?.
UEL rAVAMEHE I.. C. moVAKA. -j3 I
riniiisti , fmche non li ehbe del tiitto rcspinli fuori de'vonflui d' Italia (1).
II luogo dclla ItaUafjIia , dello daj^li slorici di Gcriiianiu il Monte Un-
gurico, viene da Aruolfo storico noslro di c|iul secolo apjiellato il Cumpo
di Fabbrica o delta Fabbrica (2), la qual disparita d aj.pillazione non
iniplica conliaddizione; oonciossiachc naturalissiina cosasia, che Tappel-
lazionc tedesca sia nala dal noinc del naslcllo norupato dalle squadn-
di Ouone, come quella dcilo scritlorc ilaliano, dal luogo occupalo dagli
Mliani (3). "3" nwirfj ri) tjjfis ifa airtn* nlln-i r ,r i
Qltanto al numcro de' combattciiti dalle due jiarti , noii si puo rac-
rogliciT nulla di cerio. SaHalicano gU scriltori d'Arrigo ili far compa-
rire piccolo I'esercito ledcsco, e slrcpitoso (juello del re Ardoino, per
diininuire cosl I'onta della disfatta con taiila ingenuity . espressa dal ve-
scovo Ditmaro (4). Solite ipcrboli numcriche degli scrittoji di parte, in
lultc le eta cd in lulti i pacsi.
Secondo la legge militarc longobardica, ogni principc in caso di guena
era tenuto condurre con sc dal suo comilato un certo numero d' ar-
inatt (5); difficilmenle perlanlo ammetteremo che le squadre de' due
prlncipi venuti in Italia col diica Ouone, aggiunte a quelle d'esso duca,
ed alle altre mandate dalla Carinzia e dal Frioli, somuiassero a soli
cinquecento uouiini, come scrive Adalboldo (6). Quanlo ad Ardoino, lo
stesso scritlorc nc chiama 1' csercito doppio di quello di Oltone (7) ;
>!/(> IC' ftrj,
(l)'« lade (Ardoinus) promoTcns cxercitum media die ad L'ogaricum montem pervenit
>' Fit congrcssio , fit pu^'na , fit cocdcs ex utraque parte f;ra\issima, et pcne Tcotonicorum ,
' i|uamvis paucissimorum, cssct victoria, si non inipciiirel Ottnnis fralris Rej^enslmr^onsis episcopi
■' fuj;». Ilia enim fiigicntc , Tcotonicorum acies niinbilnr , ct itcruni a uullis conprewa devin-
" citur. " (Advlb. § 17 ). — "Turn vero ex ma^na parte niiililata proli pudor! cocdilur cl victoria*
» honore privatur , sed non sine maximo llarliKij^i detrimento. » ( Tiiietm. I. c. ) — " qnam-
• plurcs stravit , caeteros extra lines regni fui;avit. » ( Arm Li'UI }list. \. 15. 1. c. ).
(5) "1 Occurril viriliter Ardoinus in campo Fahricae. » ( Arm I.PUI I. c. ).
(3) Esisto sui Colli Euganei non lungi dalla Crenta una villa, attualmenlc cliiamata Faktoca,
posscduta dalla famiglia de' conti Ourini di Milano.
(4) « I'roh pador ; ( Thietm. 1. c. ).
(5) MlbaT. a. M. yie. Dissert. 9G. T. II. — RovELLI, Slnr. di Como , P. II. p. 3?.
(6) .1 De Tcotonicis vero vix erant quingenti. « ( Ad*lb. 1. c. ). — L' Editorc dclla Vita di
Arrigo v pure del nostro avvi.su sul numcro degli armati , Quae itlie lamijuam dcsuo. i/uamni non
maijni momcnli auctor adiecil (ex. (jr. § 17. numerus ulriuique cxt-rcilus) nibleHioris rite fidei mi'Ai
liilrnlur. ( G. Wait! in Prohg. ad I'it. Ilrinr. lAif. , auct. AdaLBOLDO , ap. Pebti I. c* T. VI.
p G80j.
(,1) " Exercitus autcm illc cxislimabatnr 1015 esse virorum. >• ( Aoalb. ibid. ). AdalMdui hot
numeros apud Tfiicimarum haud invenit. ( Ivi. nclla DOta (47) ).
aSa sTLDt cniTici sovra i.a stohia d'itai.ia ecc.
sfoggio anche questo di parole, ma in opposlo significato, e che cU poca
liilucia va incrilevoU; , sc si consiilcra siccome dovetlc riuscire malage-
vole ad Ariloino in mezzo a tanti priiicipi Iraditori, o di duldiia fede,
il I'accogliere I' ostc ilaliana : e che ad ogiii inodo colle poche legioni
adunate, gli era forza guardarsi alio Spalle da'congiiu'ali, leucre ^e^ona,
afForzarc le Chiuse, e- rondjallere i ncmici sui liiuili del regno.
Afa la rolta dcUe geiiti teuloniche persuase Arrigo di Gennania, che
la sua veiiula noii ftra del pari desiderata dal popolo d' Italia , (luanlo
daU'avarizia dc' priocipi. Tmpacciato nelle sue guerre transalpine, riman-
dava a nuglior tempo il fare le sue vendcttc, Tolgendo intanto I'arte sua
a tciilar con promessc e con donativi cjuegli altri vassalli d'Ardoino , la
tui fede gia gi;i tentennava (1).
(l) V. ill L'CHELLi ( //. .SV/i'. T. U. in Epii. I'arm. ) il diploma da ArrigA 11 ' i<e di - Germaoia
concesso a Sigefrido vcscovo di P.irraa ; i< iuttTvcutii uoslri lidelis Thcuhaldi Marchionis, u cioo
il marclicsc Tcdaldo soprauominalo, avoln Jclla Contessa Matilde. In queslo diploma die conlieno
la donazionc della ricca Bad'ia di Nonanlola al deUo Sigefrido , Icggesi qucst'csprcssionc : " Qua-
>' tcnus ( Sigcl'ridus ) firuiatus iu fide , acriler dcscrvirel uobls. » a Cosi il 4>aon. re.Avii^o ( sono
» parole del Mcratori ^»n. /()05 ) noD avcva allora scrupolo a guada^Diirsi de'paili^aoi in Italia.
» faccndo il lihoralc co'bcni ancora delle Chiese. »
Le note del dipluma sono Ic seguenli : v '-'■ ^'■^''■^'- ' CUflOOj'
« Dat. U kal. martii aun. Inc. Domini Mill. lod. I. aoaq veto Dmsioj.; jHtnn^j rqgis ^pf))]^.
» Actum >'ovicomai;i > • ,
.1 o'lffiov laq rica./
ogaai oLaaoiS 9 \oici.-.:
!23'I o , !
DEI. CVVAMERE t-. G. PROVANA. Jj '
«:APn,oL<) VIII.
inOiUAZIOM: DEL MU^IASTHRO Dl FBLTTUAIUA.
AIIRIGO II «!■: Itl GUUMAMA SCK.NOS IS ITALIA.
TUADI.MKMO 1)1 VMRO.NA It\(:i':M>IO DI I'AVIA.
( i(i(xuin(»i ;,.
La viLtorta ilelle Fahbi-iclie fnitlu all' lUilia alcuni inesi ^\\ pace. Cluiiu-
li spendesse il re Ardoitio e con quali provvcdimeiiti ordiiiasse ie difese
<otilio le future aggressioni del re di Gcrmania, da nessuno degli sto-
rici viene riferito.
!Ma da' sili ch' egli occupava verso le frontiere allora clie re Arrig«
per la seconda volta si fece ad assalirlo, si pub argomeiilare cbe, se-
condo la poca perizia delle cose militari in quel tempo, Ardoiuo hadi)
soltanto ad occupare validaineute la valle dell' Adige , solito passo de'
barbari per venire in Italia , cominciando nellc vicinanze della citla di
Trento , e facendo lungo le gole e gli anfratti della valle, novcUe chiiLse
c bastite , o restaurando le antiche cbe gia esistevano, e da lui, siccoine
vedemmo , superate. Ma trascuro di guardarsi da lergo, dove per la
via lungo il Hume Brenta , che trae la sua origine dalle Alpi noriche ,
poteva il nemico recarsi dalla Garinzia. E cio torno a suo danno, sic-
come or ora raccouteremo.
Intanto consenteudo all'uso ed alia necessita de" tem]ii, spendeva Ar-
iloino Tore in far donazioni a varii principi d" Italia, i quali o s'erano
dimostrati a lui iavorcvoli, o temeva non fossero per abbandonarlo , cd
.( quelli ancora che meglio avevano saputo coprire la fede vacillaute :
de' quali tutti avvisava egli di contenere I'avarizia coH'csca di mnggior
guiderdonc.
Gosi oltre alle donazioni gia fatte al vescovo di Gomo nciranno pre-
ledente, del comitato di Bellinzona, delle Ghiuse, del Ponlc e del co-
Serif. II. Tom. VII. 3<.
a34 sTi;i)i cttiTici sovha i.a stcmjia- d'ittalia ecc.
initato dj Cbiavenua (\), (U van dazi, privikgi jO cooiftrmc^ijin nuovo
(Itploma coiiccsse il re Ardoino in qucst'anno 1003i:».|fiJ*'oro |di iquel
vcsi-ovo (2), al quale egli aveva iiioluc: cousoi'^<it,oiiiil;;j]}sadoidi,4J'Qicaii-
i-elliere del i«gao che esso -tcnevni.BottQuOHobei IIi.jiiI)e*eCc»c(ch«Si-.nan
tratteiuici-o quel Grande did falsargli a pro dol.reidi Qerinania )|» ffda
Allri diploiui per ,lo cluesc, pel «lei"o, po' Bnoivwloiiidilawefl^iH' i\m!I-
relli, di Modenn spiocava Ai'douioi in xpieiristcsSol tftHJipo'I(3)jife»'daU<
date miuogo ck'esiii tengOQO.jiisi/iscorgo; chbi tn> tall>anao(,ilnotl<iOSlM)l^
il tradimeiilo di vnri^ principi gia,aportameiilte|piiflsatt/iHUa parte. dliAi'-
iis;o, lencva Aidoino tultora sotto la mano suoi> giftni pactei deli negao ,
rli'ci^li si veco a visLtare, sia pcrijckidcrvi ragi^iw , /«hpnj)«r Jisoaprire
come fosscro a lui favovevali gli ahiitii della i,isoi^erltc ipopolajjiooet; iAru-
cora in qucst'anno 1003 , .sotlO gli: auspioi di)iAiddiiio;ed^Uairt:giiiii
15crta sua inoglie, davasi principio al monhslero di ;Frw;tlunriaiy la cui
i'oudazionc gia da alcuni awni era stiata istanzihta^j.pejviOpeniriri ;S. -Gu-
glielmo abbalc Divioueuse ;, da tre ,di: liii fitatelli nGotofiwdo , Nilarilo «
Koberlo, figruioli di Roberto Gonte, di "Volpiario in Canavflselyaecdi.Ii**'-
finza, sorella del re Aidoino (i). • i'.l' i;' > ' -nil ' .■:.fioJ\-r,j ;•
Lh fondazione di un inonastcro insigneijiafdalsub'tiasceffCiiarfiiieipor
sautita, co$i. per ricchcBze , per fondi e per privilegi , era, ih -qnc'ctcujpi
agitali da inille tempeste , un' opera non Solo' di picta 'religlosa ,-. ma di
carita, come ora si dlrebbe, umanilaria. Perciocche lasciando da p-arte
ciuanto sappartiene ad una piu severa disciplina .inouastica,: (quivi da
SjiGugUelmo introdotta , all' esercizic della earlta vetrso i pov«rellH e
ilcU'ospitalita vereo tutti, al che provvidcro dnpprima i fondatdri , poi
Ik ricchezzc d' Ardoino c quelle d' Ottone Gugiielmo duca di iBoi^gogna ,
suo congiunlo , lasciato ancora oh' ivi secondo la scienza del tempo at-
Icudevasi da' moriacT alia ediicazione de' fancTulli (5) , fu il miovo ce-
uobio illustrato, per I'assoluta indcpcndenza da ogiii cslcrna dominaziom-
quivi in ispecial mode accertata, la quale reiidendone pii\ sicura i'^sistefiza,
/. .;« V .Y .ill.I II. ' V
iriM[|.Ji.i.(f i'J : "
•»« i ^ fTiiimnq f* . ,
■fOAiiponH'. niimerl 93. 91 e 25. i/ifj - 'i...^.i .-
(^ Arch. S. Eufimiac Je Insula, np. Rovelli, Sforia'oi Cotio'/P. ". p. 79.
P^Por qupsl'ullimo diploma vcdi SiGONio , Dc Regno Ilal. t.ib.\\ti. col. 4^1:^e'per ^li allri
yi'k'tHst. Pair. ifmi. T. I. c I'Append. ad an.
(4) Maiili.ok , Ann. O. S. B. T. IV. p. 164.
tS) S: ff^thdmi Vieion. Abb. Opera a Dr Lems colUila Atic. Taar. 1797, p 173 c «(■«.
>,>n AiJin. cAViAiLiEiih i . u. vruvana. -joa
lie titte |iiu flmiiito e piii tianquillo il sogf^iorno a chiunque veiii\u i « r-
tuiitlo |);U'^'e'penitoiijt;i. -
4^ud4u'buv^ 'iuratti , die ognt fbiulaloi'>c di uii iiuovo ccnobio poiieva
iirt'^assibui-&»ie'4»'libtila ciolfoiula ucl osso asscguato, per tulclarlo coiitm
lo' j)r«j)(«0fW5» 'oke i Gratitli si sccolavi, die ecclesiaslici usavaiio coiilro
soiriigliaiitT"islituziolti, cia jiiu die altiovc opiioituna pel uioiiastcio «li
FruWiaiiai I'enciodcbe una parte cle" beni del nuovo ccnobio esscncln
luistliSiaUai diocosi cU :1k'eredli i a ragioiie Icnvevaiio i foiulatori, che Leou<-
il 4iionaio>|vee«>>K>i.iR qiteUa cittii „ non meno avverso a S. Guglirliim
che^iii ifeiAi'<loii)oi(1), nou venisse a tribolarc L miovi rcnobiti, iiiiiiai-
cian^loxtl' iisurjiare il possesso del moiuistcio I'ruUuiiiiiiise , come gi;'i
sHi-aJi»(hiidlrjatp di .^i«',!sbho alu-i prelesti, per quelli di Lucedio e
dii'fircniiilyi)eai)«?iilalidiiesa vescovile d'lvrca (2).
' Del rimanoirteillaiuoKe dellu liberli e della indeiiciideii/.a die in quef;li
artirt JB ItaUa divcniva il desidoiio c lo snopo del inajj;t^ior iiuuiero, e
del'qutil6, S(i bdn;sio5Bs6iva, si tix>\a q\ia e la riinproiila ne'documeiili
ilelle souiali tmiisazioni di quoireta , ap]iarisce iidlc parole deU'atlo d'i-
sliluzione. Qiiesl'e I'atto delto aliora Giuilicato o Icf^til testamento , pel
quale Roberto , I'ultimo dc' so\ranoiiiiiiati fratelli di S. (juglii'lmo , di-
v^iruito p^r ia moiiacazioiie ileg)i alti'i, solo ercde del piiigue palrimonin
palemo , voile che ii foudo di Fruttuam, da esso con altri beni asse-
gii4it<) al nooTO cenobioj rimaiiesse piciiamcnle immune e libero da ogiii
e^isoopf»le,^: monacale - o : secolare soggezione, u alliiiclie ( cosi s'esprime
a )()ll9at<itt)0[)f qad'fondo che^ida' predetti fratelli passa nella possessioiic
tixjli; Did)>i)noh J venga soUo vei'un pretesto a perdcre la diguila della
»w.{i|!i]gBaj4idilant)0il> lUwl'la.:sua »m(3};J jj u >> )< > .
i''i)iifi !( rit , ( .'. ) il.riJiUil j|i -Jiti'.'
'0 ttn^M Rod. T;ta .9. WiH. Bitiomims AH. c. XI. n. 48. '•: : '"( •■'m...j';m
;i) »Lmiiliom , op. cit T. jy. p. j3t-l41.,r-,Mi;a.vTO»(,,,4^j^^»„jr.;>?, 3f»j — C7.io».
.V..<(/. Lib. V. cap. XXXV. Hist. P. M. T. V. ^
{3) « Jjt posli]uain a prufalorum rralrum posscssioDO transircl in Domini pns.crssinnrin , nullu-
■ iiiodo primam cl antiqiiam perdercl lilicrtatis di^ilalem. ii ( Docum. C(^\L1\' in Ilisl P. Mon.
r. I. col. -115). — Forso mi si opporra clic somiglianti formolc osscnansi in allro monacali isli-
tuzioni, e c!»e la parola libcrta non suona allro oho immunila del fonJn: non poro mi ricrcdo:
pare a me ili scorgcre <]iii una ccria spccialc affcllazionc nclla formola ilL-llallu, consimilc alTaltn
cd analoga alio slato Jcgli animi in quel punlo. « Verumlainen i|uoniam sin^-ula loca in quil>u<
'• cura nostra vigilabal so gaudcbant ct gaudcnt habere proprium p.>.«sc«orem cl Jcfensorcm H
" bic de quo fil specialis mcolio quia tjratia libertatis nullum vidcbutur htibcrc proUitorcm lied
' diversi indo contendcrent non causa religionis tcI pictalis scd causa (Taritiac ol dilalandi do-
a36 sriiii ciurir.i sovha i.a sioma u'italia vat..
La liberla jiertanlo ilel x^euobio Finittuaricnse fu per Ijil wiodoy *c<ierr
lata, t;h"ct;li (iivemic in quel tempo di disscnsioni c di guerre , un ri-
rujj;io per luUi senza distiiiiioiic di parte: singolar pregio clie jMest^jJo
lece salire in faraa , c die accrebbe iu brevo le sue riochezac, Cwi -^
dal re Ardoino riceveva donazioui e pi'ivilcgi (1), altrettanti negU ann*
sci^ucnli nc riceveva da Arrigo re di Gcrmauia (2) : cosl ancora allora-
elie lo slesso re Arrigo ciuto gia della coroua iniperiale s' iinpadroniya
del tutto del reame d' Ardoino, il monastero di Fnilluaria poslo,s«U«^-la
special protezione, c couic aliora appellavasi sotto il micndibwdio d'^Ar-
rigo imperatore , oll'riva alio stanco Ardoino un asilo di calma e di si-
c-urezza : quindi poco apprcsso, a lui ed alia reina Berta toiiiba onorata.
Un antico documcnto pubblicato scorrettamente da inougigiior Della-
Cliiesa , dal Mabillonc e da alU'i (3) , ed cstratto dalla crbnaca Frut-
tuariensc (4), sembra fosse dcstinato a perpetuai'e sul inarmo la tlata
\ — -im^,
" miuii (iesudnlum esl nosiro sliulro ut ilefaidcrctur cl e.onstilutfttur iit propria liberliih. » ^ I>6cr.
tXXLIV sup. cil. ). Del roslo si parai^^oniuo <|ucstc parolo con quelle ilcU'eiiigrafe puliblicala qui,
pag. scg. uola (1). Aggiungnsi fra' priviloxi di i|Ucslo monaslero i]uello d'csscrc cs(5nlc tlal paga-
mcnto dcllo dccinio , o da Oi;ni altra iuiposiziono , sia laicalc die ccclesiaslica , come apparisco da
iiii.i Rolla di Ginvanni XVIIl S. P. dala noil' anno 100G. ( V. Terkakeo, Noli- agli Aim. (Id Mc-
BATORi , ms. dclla R. Univcisila, T. VI. 1'. U ). • ./j-" ■. •
fl) Esislc un diploma del re Aiduino pel mouastero di Frulluaria , dato V kal. fobr. an. D. I.
^IV, slampalo ncl Liltro , Rtujioni ddla S. Scdc sopva Ui Builia di Fruttuaria: manca in oeso Tln-
ili/ioae, c per tjucslit e per eerie sue espressinni fu giudicalo falso, o per lo ineno dulibio da molli
l'aleo|;rati: io lo crederei piuUo^to guasto , o come si suol dire interpolalo di giuntc o cambia-
iiit-nli , coiue lo fu I'aiUica cronica di l<'ruttuaria. Fra le alire espressioni ctic lo fecevo bandirc,
le^gosi qaesta: totius Itatuie ttatinnis., chc fii giudieata precoce uelrindicare la nazionalita ilaliana.
Opporrci a questa sentenza lo seguenti parole (ratio da uu documento pubblicalo dal Lin
( (lod. dipl. Bcrgom. T. II. col. 393) dell'amio 991: ludioiic ctus Italiae. \ (pieslo aggiungerci ,
<-lie Ardoino esscndo in iiuel punlo qucgli a cui %olgevansi le speranzc d' iudepcndenza de^'T Ila-
liani, ed egli slesso aeccnnando alia eornna imperiale, uon i? niara\iglia die ncl suo diploma egli
uivoeasse la salulc della nazlvtic italitwtt. Ad tigni buon conto cerlo si puo credere, die Arduino
III quel tempo iavorissc il nuovo ccnobio non solo, come fece , co' suoi tesori , ma allrCM eo'
solili digilomi regali. Per queslo ragioni , io mi eonsigliai d'amniellore per legiltimo il diploma, e
1.1 publdicai ncli' Appcudiec al n. 31, av^c^lendo lullavia, clic forsc I'u interpoluto di qualclic
aggiunta.
(i; //ijj. P. .)/. T. I. Docnmenii CCXI c CCLV, c nell'Append. il n. 32.
(3) Ab Ecclesia Clirotiol. Hist. Cap. XXVIl. — M/vBlLLo^ , Ami. 0. A. B. T. IV. p lui. —
Valer. CaStigliom , Nnte al llcijno d' Italia dii Tesaubo , nola (547).
(4) Quesla crouaca e smarrita. Quella di cui in rari arcliivi dellc famiglio patrizic del C;ina\ese,
e neU'arRliivio della IV. Camera de' Conli si couscrvauo oopio , non c die una favolu.sa congerie
ill laisi dali , messa in eampo od immaginata fnrsc il;i Ktlilicilo PiM'.o.M. scrilloic del secoio XA'I.
I r.i le altre favole \\ si leggc , die S Gug!ielmo DiM-jucrsc era Cjliu del re .\rd"ino: si ia dal
(li questa istitu/.ione. Noi (pii lo ri[)etiamo nclle note, corrcggcndone
sul t-esto dato tlal Tcrrnneo , gli nrori occorsi nclle prcrcdenli puhiili-
cazioni (1). l)u csso appaiisoe clie till ibiulazioiic , e per la solcnnita con
mi vcnne eseguita, c per ie comlizioni in elie lrova\asi 1' Italia tlopo la
viltorin d'Ardoino , si collegnva colle cose poHtiche. Qucsto sctnbra ac-
cennalo , se non all rimenti , dn' versi 7.° ed 8.° , il n\\ scriso Ictteralc
dice, che il re Ardoino oggiujai fermo sid trono , Rrgna nelt Esperia ,
tende versa Fudtisonia. Si sa, che come per I'Espcria inlcndono gli an-
lichi geografi I'ltalia settentrionale, cosi per I'Ausonia Tltalia di mezzo ,
cioc Roma dove coronaATansi gV imperatori. Evidentcmente sta cspressa
in questo verso la speranza che allora nulrivano gl'Italiani, che Ardoino,
quel re che rappresentava in quel tempo I'italica indepcndenza, fosse
per conseguire la corona imperialc. Egli non fu dunque per crrore ,
come voile sospettare 11 Giulini (2) , che lo storico Amolfo scrissc sic-
come Ardoino nella Dicta di Pavia del 1002, non solo era state eletto
re d' Italia , ma salutato Ccsarc da tulti (3), cioe a dire destinato all'im-
pero , posciache da questo epigraJico monumento chiarissima dimostra-
zione abbiamo, che tali crano Ic speranze dcgl' Italiani , e che a quel
fine mirato avea Telezionc del re Ardoino. Ma per usarc uncspressione
fhe s'incontra di frequenlc ne' documenli di quegli anni , allro esige-
\'ano i peccali degli Italiam.
iiLvKito die il padic di S. Guglielmo era Ilulicrto conte di Vulpianu , c hi uiadre una ^orclla di
Arilninri ilclla rcrinza ccc.
I (t Si quis Frucluariac mavult praenoscore 4|iiando
» Cucuobii cuepluiu rite fuissct opus:
» Millcsinius sublirais rrat tuDC lerlius annii^
)' Partus ^iTginci principis actherci :
" Martii septeuae ( seu Intlicljo prima ) calendac
>' Tcnipus vcl cursuiu auilin suum pera^uut
.1 Ilex Ardoinus sceplii modoraminc fissus
1) Rcqnat in ffi-fpn'i^^ ti'ndit in ^usoniam.
» Adiuvat ipse locum Duminus , quern munerc dotal.
') Kelius CdMsuluit fralribus assiduis,
1 Pracsul Ollaliiaiius, ' quod iurc dicando sacravit ,
» Abbas NViUclmus eonslruil hoc Domino. »
^ TtBBiKEO, /V<./< mjli Ann. del MlHATOni, T. VI. P. I. ad an. 1003, ms didla U. I'nitritila V
^i)_Gim.l.M , fl/rm. iti Milcwo, P. III. p. 2i.
(3) "Tunc quidam Ardoinus , nobilis Ipporejjiac Marcliio , a Lnngobnrdu Papiar ilij;ilur <l
vocatus, Cocfar ab omuibus etc. » ( AHM i.i'iii , McJ'ol. /Hit. Lib. I. c. XIV. I. c. }.
a38 STini cn^r<ci"S6vn\ i.a sroirtX- li' iTki.rA Err.
^*La iiolizia tlclla villoria'trAftloiJib let-ait^itniln dbp(o iin'rfiese'ofl'i'c.^ri^o
in :\Iafsli-irlil {TrairHimi ad Mosamy. \\ quale SeBherte',' d<ftheUVrt«''Hi
sno storico (1), I'ltdisst; con t^rave <?onI'oi;Ko , liitta*<4a''hb rtlAyMt^ *df^
savie/za I'anmmzio, ripoiuiiAo allaiiVciilfc iV^ll'ailliMo ll' fl^tAtfcrib lU f-Arn^
vnuktlai Ma "j^Wb 'i^ist^^c6''rti«<' il M^e ■ridri'l'tid6id6Si6^(5).'RiaVirtta(ii".v
<;elel)rala la Pasqna in Qui(l'ilciilim-£;, vi ft'ccod;lievi» crVii'^rt'iVtlfeirte' tfissirtift'*'
la/.ioiic Ottoiie iiiarcliesc ilr Vorona, sno lajiitatio 'riella"j)tHlul<»' fjkzib^
foiitro Ariloino, otl Eriiesio, figlio Ji Liutpoldo inrtrclteie'll'AttiilriAy-glft}^
aiuli'csso avcva malanieiile'comhattulo' in quclla butlagliA. iCttsl^i-tJj'fjmA
jiilivi e fcrili , iioii solo crano tla Arrigo uiiiHuamente accolli/ itJiJ-.bbhsolhli
I'd oiiorali di iiovcUi dojii (3). La (pial benignita di irtodi, deUatfr'a-'hii'dh
una fine cd anlivfggontc ])olilica, canforme alia Hali#a su«i dissiimilWtt 'e
soaltra, sebhenc'iioiv dlsloglicsse il princiiK;' ETiiestb'/i^WJvailfe '3i Mmbi^l^
loggici-a , dal rnosirarsi in suUc in'ime ingralo ad AiTigo^ Hrai'iviglibfeti''-
nienle giovo a quesio re pe' fini a* quali lendeva : beri divei-sb iin quefrVo
<lal focoso Aidoino, il quale troppo fidando liella propi'i* vlrlu, c nclla
|iropria sua s|)nda pter la:difesa della giustissima sUa bausfi i'lttfehtoSe av-
visava vincere il mal lalcnto de' suoi principi , spandtilid* s'o'ti'' <'Ss*-a
piene inaiii i benelici, iion sapcva vincere se stesso jnodierihdo"PJn9[>«-
tuoSa nfttura, die scinprc gli suscitava novelli nc«nici."M'l JJ''l anoiniij'
Duravano nondimeiio in Germania le ttirbolenze bWe* irtfe\'*yr<()' tftittc-
nulo Ari'igo dal tentare una seconda discesa in Ilalia, sciMpr^ -qteiVi
aspeUato ed iuvocalo dagii spergiuri vassalli del re ArdoinO''(i).''' • '■'•'
Eriinsi nuovamente ribella'ii al re di Germania due jiilnfijJi ^nofeitt'r;'
Boleslao, cioe, dtica di Polonia, ed Arrigo di Suinfuri bortfee di i*drf'!SO
(Jaalt'ebiriitRti dell? BaViera,' d^Wir quale govertiata la • Miareaf M^5-)[ "^>*A
(|i0lj Ol'jdil •1322a 1) 02'JJ:)ijlr.ub 0\ir:.L l ,ul/3J/]) / ''
(I) * Dfin Traipclum .';.. ■Us praclio nostrorum male pngnalo ibi ccrtom coniprril. Kt
j> i|uia omse <|uucl acquit corrigi , leDilur pali^olia, quamvis gravitcr lamen sapicoler autliia ^'u-
i slulit incommoda. » ( Tbietm. Chrim. Lib. V. § 17. ap. Pertz, T. V. p. 798).
\i] " Inde Leedium (tiegt). . . >eiiien«, ibi colics passione admodum gravalur. » ( Thietm. ibid. ).
(3) « Ibi ( Qiii<ilinbur|^ ) cliam Ollonera Duccm ct ErDcstum a praclio male puj^nato rcxcrlcn-
.■ lc« , repiis dmis bouural , palcrni»(|uc adminicnlis consolalur. » ( TniETM. C/iron. Lib V: 5 !!•
|i. 799). — •' Ollnncm quoquc el Eincslionem tunc sibi obviam ab Ilalicu praeliu vcnicnIPs, pro
I* valnerum siisci'plione , pro nccessariae fugae confusioue , doiiis rcgiis honorat , ol dcbila con-
■I solalione rcleval. .. ( Ad.vlboi.di , /'ila llcnrici , § 22. p. 689. ap. I'ERTZ , T. VL — Aimalisia
Snno ap. Er.CABD. T. L ad an. 400g). '
(J) Ann. IlJtshcim 1004. ap. I'EIITZ , T. V.
(«) MjiSohJ^ii CommtnuVib. IT. Cop. ■¥!. p. tl3. ojjiifdojOf
cosLOiiX) s'evario ,uuivi ,\an altri priitcipi „ .^pme lirncsto figlio di Liul-
poU^. ili ,cui tcs^i■ isi e fifUo ceniio, c lo slcsso fralcUo «lcl ic Anif^o,
AvM"9<^y 4»C l>oi fu vp^covoi OiAMijsl^uigo (I). Tracya il malconleulo
•UtAjTf^ 4» SvJMfiirt, clalJ'a(Te»^.,i||,i-c,,ri^|^t«o ijj <,^ie,a JUu, meritcvolt
(,tU9fiVft,),;Pfr scnigi^U iihipaAo AdW ilav,iera, dtll^i quale o^W sospcl-
laV(^,,ygi||QSj5e,4iMi'i ^•(U*-"* ( coinc iwi fccc ) uu Anigo tli Lucrmburgo, fra-
lcUoi,/l\eU!l>i'lrPg«>'F»itC«f\c^oi)ilM. AsseiUlviuio liniufilo c Bniuoiie., sia jier
gelosigi;flliji)/ij>i(J>-ispe»Q;,qW(lV9) ihlffiiijcllJif; clivX-uccmbiirgo, sia pcichi
aggiiaU(ft;-i»P4)a»iikti:i^li( ^3olcsl:v>: animulpre tli.qucsla coiigiuia (2),
JJ.at jBJ^ggipr; |€av$i> , sivcQinq V? Jicnio , era inosso JUilislao. Dallo slo-
ijtq,PUiiift*A'ft ,y>i9ne queslp Uuca ,<iiiipcjiii>t» lomjiaguo c tjuasi collega di
Ai^l9iinOi0<)(, J^nSQI^Tf^ .fJi <IVes^ ,«»J>lwllaiione roinposeio il Baroniu cd
ilCa^lig^iqma/Sfi'itlore l>'«"no"''CSe del §ecolo XVII, un'allennza fra Bo-
leslaoi.^,-jl,,;rft d,'.It^lia (4). Per verila a chi considtri quali fosscro in
quel tPTOpftvla.WEW'Siei'.za; tlelle vjcij e le diUicolla dc' jiassi dcUe Al|>i ,
soprattultpifia *hii^rriegBi( ip xs^so'iW a|>Grta gucrra, siccome erano I'ltalia
c la j(/crrnf»nia j-npu scrabrera chc quesla su{>|iusi^ioiie possa ayere pro-
babile foodaoiento. Checclio nc fo?se, lo storico Ditinaro uon fa piii al-
Ua parolai di 'luesta iminaginata alleanza. I'arini j)crUnlo vogiia esserc
opinione piii iogica (1 credere, che con quelle parole non avvisassc lo sto-
rico tcdpscodir altro,-se non s^, die Boleslao era per la Germania, come
Ardoino per I'ltatia, «ft ribelle verso il re Arrigo , i cui sup[>osli di-
rilti sul i^am«, (i'ltalia coslituiyano, secondo Dilniaro, il re Aidoiiio in
istato«,<d^ Tibte>Uion^i^f£qit)e^en,2a dubbio in virli^ dcUa coslituzionc ger-
ntanica Li> era'<Colestax>. Cpnciossiache c da sapersi, clie essendo morlo
Vlodomiro, duca idella Boemia, Boleslao per deiiaro, per fallaci proroesse
c per astuzia, erasi iinpossessalo di Praga, capilale di quella provincia (5).
Al (piale , re Arrigo' desideroso d'esscr libero d'ogiii alira briga per po-
lar piii preslo avacciarsi al conqiiisto d' Italia, aveva mandato dicendo,
pe' snoi legftti, ehe ove volesse col J'arsi sua milite (6) riconoscere da
(,1) Adalbqldi , ystn Hiairki II Imyeral. § Si. 1. c. p. C89.
(i) MaSCOyii , Comment, dt rch. Imperii Kom.-Grrm, Lib. IV. p MS.
(3) « Huius ( nulisUvi ) conipar ct (|uati colk'ga Ilartwigus a Langol>ar(lis falao rex appellaliu. »
( Tbietm. Lib. VI. § 57. p. 833 ).
(4) Castigliom , Nalc al Regno if Italia del Te.iavRO, annoUuione (57 1)-
(5) Adalboldi , yila Ihniiii , § S3. 1. c. p. 689.
(6) Come si Icgge d' Arrigo di Luccmburgo <■ Mililc luimct, gcocrixjuc Ueorico XM 111. apr.
3^0 STIDI cniTItl SOVRA LA STORIA d' ITALIA ECC.
lui secouJo I'aiilico ius gerinamco in hcneficio la terra occupata, sarcbbe
ej^U pronto a coiiceilcrp,liclrt : ovc uo, gU si opyioirebbc coll'iirmi (1).
Punto lion avcva Lailalo alia benigna proUoila il iluca Molcslao il quale,
gucrriero ambisioso , avvisava a maggiori conquiste. Accouciatosi per-
tanto co' principi sopratUlctli , atlcsc a difeudcrc sc stcsso ilall' arini <li
Arrigo , il quale raccoUo un valiilo csercito mosse tosto contr' esso e
coiitro gli alui principi sollevali (2).
Questa spedizioue germanica duio dal mese di ngosto di quell' anno
1003 lino al priucipio di marzo del scguenle (3). v ) lOfii-^u/-. -i-i-/
^'on dillicil bisogna fu pel re il distrunc le genii di Arrigo di Suin-
liirt , dare il guaslo alle sue terre c iinpossessaisi de' di lui caslelli. In
una di queste fazioiii fu preso il giovane Ernesto , uno dc' congiurati ,
il quale daiinalo nel capo pel tradiraento , fu toslo da Ax'rigo rimesso
in grazia (4) ; laic longaniinilu coudusse Brunonc fratello del re, a rau-
iniliarsi per ollcncrc perdono ; e questo pariinenti ottenne piii lardi
Arrigo di Suinliii'l: ma la Baviera cb'egli anxbiva, fu dala al fratello di
Cunegonda (o). i.,;,).,^ . --.ij h oi,
Altia cosa era ilvincere Boleslao, principe bellicose, potente, e di
spiriti assai. maggiori. II quale iin da priucipio per islurbar dagli alleati
Ic forze del re, spinle.aveva le sue squadre insino all'Elba: e varcato
il liume a Strela, dava il sacco alia provincia , e ae ritorna-va con tre
niila prigioni (G).
Mosse Arrigo conlr'esso , sperando in breve costringere, come, gli al-
ui, anche questo principe ribelle, e ributtarlo dalle provincie occupate.
iMa Taria gia piu mite della vicina primavera , stnilte aveiido le nevi,
e queste allagato il suolo , dovette Arrigo star contento ad indugiare a
miglior tempo 1' imprcsa ; lasciata percio parte delle sue squadre nd
u cum omDium laude praescntium , cumque hasla signifera clc. « ( Thietm. Chrun l.ili. VI. (( t
I.e.).
(I) '< >'uncios ad Bolislaum misit , mandans ci si terrain nupcr a sc occupatam dc aua i^iatia ,
>• ut ius aotiquum poscit , relincre , sibique in omnibus Gdcliler vellcl servire , se eius Toluntatt
)■ in hiis asseulirc , sin alias, sc armis illi vellc contraire. >» (TaiETM. Chron. Lib. V. § 19 ' ^'■
p. 799 ).
(J) Tbietm. ibid. § 20.
(.1) TniETM. Lib. V, cl VI. p. 800-805 1. c.
(4) TniETM. 5 21. Lib. V.
(5) TniET.M. VI. § 2.
(6) TniETM. V. § 22
DF.t. (VVAMERE I.. C. PKOVAN;». 3^1
nlcuni cohli suoi fedeli , per iinpedir Bolcslao tial far ulteriori daniii
alia Sftssonin , pgli di iiial animo lorse a Merselnirgo (I).
Go;n|iT)sle alia inoglio in tal {^uisa <|uestc f^uen-c genranichc , fe Ar-
rigo volse del tullo 1' itnpaziciile pensiero all' iin|)re.sa iialiaiia; ton tuUci
ci6 iron fiarendogli av«re ad iiicoiitrar ]>rosj)cro il viapgio , ovc prima
non f,ic«ssc le sae oraEioui a S. Muurizio, recavasi a Alagdcburno. Quindi
sciollo il volo , per la Tiuiiigia e per la Francia Orieiilale sccndeva a
RatisbiMWi, il'ondc, teoutovi uii soleone pkicito il 21 di mar/.o, move\a
verso Augusla (2).
Coli accorrevano a Ini voloiitari per la guerra d' Italia i Lotarinni ,
i Franchi e gli Alemanni : ed egli nccouiialnla la rcgina Cnnegonda ,
jMjrlav^ il- cmnpo a Thingau presso Keirplen, dove esser dovcva il ge-
iierale comegiio di 'tatta I'oste geriiianiea (3).
Coil qUesta tracva toslo direttainentc per a Trcnto , stipcrando nou
setiz;i gravi fatidic delle sue genti , le aspcriu'i inonluose dell'Alpi Ue-
r.eii«-, dove le route strade per una rcgione sterile c selvosa rendcvano
iliflieile il passo. In quella (ilia rijiosuva le sue sehicre, e cclcbrava il
<li tlcUe Palme, che in /jueiranuo 1004 cadeva addi <» d'a[irile (i).
Fratlatilo il re Anloiiio, iidito rarrivo in Trenlo del neinieo, niaiula\a
da Verona nuovi rinfbrri e fidi capitani alle Clinise , menlrVgli conccn-
trava il tiervo dclle sue legioni uc' camjn Veronesi , campi falali , doM-
tante volte fiuono combaltute le sorti dell' Italia , pieno di speranza
lion solo <li fiiF resistcnza, ipa di preparar nuova rolta al re foresliero (o).
Conobbe losto re Arrigo essere o insuperabilc o diflicile assai, sen7ji
gnive sua jierdila, il passo delle Chiuse dellAdige. Tornato dunqiic in-
(1) TaiETM. VI. S 2.
(i)'TuiETM. ib'ul. 5"3rprS0j.
(3) Adalboldi , f^ila Ucnrki , § 32. I. c.
(I) TniETM. Lib, VI, § 4. p, 8fl5. — « Indc promovcns cicrciliicn per Inca siciilia , per moo-
» tana aspcra , per silvas spatiosas , per vias lubricas , nd Tridcniiiiam ctvitatem pcrvonit. Ibi in
" die Palm arum , (|ua oportuil celebrilalo saos diurnarc fecit, » ( Adilboldi 5 33 I. c ).
(5) <i E:c ariverso Arduiuus fidcns viribus , ucc minus armis iostruclus , nou (antaro dcTcDdftc
• ([unnlum super enm ( Ilcnrienm ) paratus insurgere, occurrit illi Veron.ie. i> ( Armtpui, //iw
Mcdinl. Lib, 1, c, 16, R, I, T. IV ), — u Quern advcntalem Hardwipus rex prescicns , ac niullum
" cxpavescens , ad municiuncs supra mcmnratas nnnlios probalos misit i> ( Advlboi-Do dice J 33:
« quos sibi fidclissimos cxistimabat , custudes Irausmisil ). Ipse aulcm enlleclis a^iminibas in Vr-
" ronens'i planicic cnnsidens . sperabal praescntia praeteritis prosperilalibus forsilau rcspondrr.v
( TniETM. L c. 5 4 ). — E osscrvabilc in queslo passo il conlrapposlo in eui lo seiillorr nicllc
il suppusto lerrore d'Ardoinu colla speraoza della viUoria.
Seuik II. Tom. VII. i'.i
a.'c? STLDl cniTICI SOVRA I.A STORIA D ITALIA ECC.
iliflio, faccva consiglio co'suoi, se nicglio fosse coll' aiulo tic' Caviulii
lenlar altre Cliiuse assai da (luesle lontanc , Ic quali alio shocco di val
(li Sola^iiu, o val Sugaua, diiVndcvaiio il passo della Caiiiiir.ia in .val di
Brenla. Qucslc , siccome acccniinmmo , aveva Aidoino munilo meno
validaineiUc , sia per \ioca militiue jicrizia, sia jieichv: la vi?» |da cjuclla
jiaite, sliclla, dillicilc c insolila, iioii paieva al cc italiano potessc csscrc
prosa daircsercilo iicinico (1).
Delibcralo il paililo , spcdi Arrigo un suo cappeliano per nome Elmi-
gcro, a sollccilare e ad ainmouiic i Carinzii, i quali obbedienti , falle
due soliierc di pedoni , una ne niandavano la mallina seguente prima
<leirall)a ad oi'cupar ccrto monlc poslo a cavalicro delle Chiusc Icnulc
dat;!' llaliani sopra la Brcnta , e coU'altra chetamenle moveano di Iroutc
vt'iso Ic Cliiusc. Sorla I'alba e udilo il scgnale couvciiutp <;pUa pi-ima
scliiera , urlo iniprovvisa la scconda conli'o i difonsori di quelle Cliiuse:
nel puulo mcdcsiiuo gli altri die Icncvauo il montc, ruinando prccipi-
losamente alle spallc dcgl' Italiani , qucsli si trovai'ono fra due assalli
nil un colpo.
{'oinuiKjue virUiosa fosse la resislcnza , incvitabilc e lolalc csser do-
veva c fu la sconGtla degli Aidoinici : nioUi slcvminali ncirassallo , al-
tri rovesciati nclla Brenla sotloposla, i rinianenti cacciali in roUa prc-
i:ipilosa (2).
He Arrigo iutcso il prospero fatlo , die gli apriva 1' adito in Jlalia,
lasciate le salmc.ric, con uu drappello di scclli satellili s' afFi'ettava per
la Carinzia alia Brenta , sovra la cui sponda sinistra poneva gli allog-
giamenti per passarvi la sellimana sanla e le solennita della Pasqua (3)-
II di ig d'aprile niandava , per mezzo del ctmle Palalino, un bando
aU'esercito per cui promcUeva ricompense a chiunque fosse per com-
battere virilmenlc , e minacriava pena del capo a clii abbandonasse le
(I, Advlb, I'Ua llcnrki, I. c. § 34. p. G91. — Cfr. CULI , Sluria di I'crona , T. U. p. 416.
(i] " Carcntniii rrj^iis mandalis ubcdiunl , ct llclinigcro snadcntc , id iluas tiirruas divijunlar ;
» una HDlc solis orlura, nmissis cijuis, latcnlcr Cliisis supcrposllum monlem occupat, altera lucogccDle
)> iani die , si^jno ab liis qui io muntc erant audilo , ad Clusas cxpugnandas fostinat. Cusludcs nihil
w dp his qui in monlom occupaveraiit , scicDtcs, ad rcsistcndum Clu.«tis inipu^nanlibus acccdunt.
'■ Hcpcnto in mnulc lalciilcs c\iliunt ^ Ctusastjuc dorcDdcnlibus , a dorso inTcstc superveniant.
i' <:u9lodes so deceptuii esse pcrcipicutcs , alii in fugam miscrunt , alii in pracripitiuDi , alii in
" Hrentam aquam subcnrrcntem. » ( Adalb. I, c. § 34. p. C91. — Cfr. Thietm. C/iron. VI. J 4.
p. 8o3 ).
(.1) TuitTM ibid. — La I'asqua fu iu i|ui'llanno il IG aprile
DKt. CAVALILRE L. O. PIVOVASA. S^."?
armi (1). Singohu- hando tlic il ro pulihlicava sclcgisoso , ri( ordando
come per la turpc fiiga di parlt; dolle sue scliit-rc , la liattaglia prere-
•lente era slata da Otlone pcrdiita. ()uindt riportava il cainpo suH'allra
sjjonda del fiume , mandaiido esploralori in cerca del iieii.iio (■>'.
Ma sebbcii perdate le Chiuse , iion diflidava lullora il re Ardoiim
della resistenza. Perclie con fondameiilo speiar potcva , die Ic liesclif
sue logioui auiinassaie in Vciona, lrionicrcbl)ero di (juille del re tede-
sco , stanchc dal luiigo caunnino e da' palili disagi. Disponevasi penio
con tutto ranimo a coiitrastare al nemico il possesso di cpiclla ciiu'i , e
nieditava una scconda rolta dcgli aggressori. ISIa I' avarizia dc' jiriiiripi
d' Italia non s'acconciava di nuove hattaglic. Fin da qiiaiido nel ^alaU•
di ({ueH'anno medesimo stava il re Arrigo in Palitlii (3\ vari di cssi eraiio
ii lui accorsi , sotlo la guida del vecchio vescovo di Verona , il quale
dopo d'esserc state da Ardoino cacciato dalle Chiuse dell' Adige, era ve-
nuto pien di spavcnto ad appialtarsi presso il re in (icnnania (4). Coslord
oficrivano ad Arrigo pregliiere c doni accio allretlasse la sua calata in
Italia. Ancora circa a questo teni|)0 a lui giungeva Tadone , legato ili
Tcdaldo, marcliese di iModcua, e di Leone vescovo di 'Scrcelli, il quale
per non dare sospelto ad Ardoino, avcva percorso , pedestre andiascia-
tore, la lunga via, fra inillc stenli ed infiniti pericoli, apportatore delle
supplicazioni di fj[ue' tradilori (5). Ora ragion vuolc si creda die da lutti
costoro, e specialmentc dal legato di que' due principi, capi come si e
delto de' congiurati italiani, fosse apcrto ad Arrigo, c con csso concer-
talo I'accordo, che dovcva mettere in mano sua la citla di Verona, lia-
stante prova ne sono le cose accadute di poi, e le ricompense che gran
parte dc' principi italiani, e sopra gli altri il inarchcse Trduldo , e pin
^l)-.u RciJalaliuo comili pracccpit, ut per bannum rcptalc c^ercilui loli fuga inlcrminarclut ;
" addoret eliam, ul si ijuis fugcre pracsunicrcl, plcctoniliim sc c.ipitali scnlcntia scirot. » ( AniLt.
I. b. p. 692. — Thietm. a^giungc: « resislcnlibus virilitcr proinillilur solalio fulura. • I. c. p. 8<X> ).
{V) Adu.b. il)id.
(S) Forso Polilcti nol docato di Brunswich - Ildcsheim. ( Vcdi TehjiakEO , .Volt agli Anm. Hcl
MtlBATORI ml aim. lOOS ms. cil. ).
(4) « An. 1004. Rox naliviUilcm Domini I'alidi mansit; illo ad eum Eprscopus Vcroiion»is »r
■. alii i^nidam Priiuorcs llalici rfgni vencrunl cum rcgiis munorilius. » ( yiim. lldesheim »p. Pebti.
T. V. p. 99. Cfr. C*nM , Sloria di l^crotia , 1. c. — BlU«COLi.i|i , Aolizie Jclla Chitsu dt I'trono,
T/ I. p. »8S ).
(5) IC De Tadono vcro , qui fuit pcdcstcr Icgalus Marckioois etc. » ( Demo ia /'j/ifjinro Urn-
rici ly. ap. MencilESidm , 1\. G T. I. I. c. ).
^44 STUDI CRITICI SOVnA I.A STOKIA 1)' ITALIA V.
lai'di il vescovo suiinouiinalo, coH'aiubuscialore Tailoiie , ripoiiitvono dal
re vincitore.'hplii) ii'j^i- u i ipnuj) <!
Avvisare polremo pcrlanto , rimanessc lerma Ira il re Arrigo ed i
priiicipi , chc appcua I'esercito tciitoulco avrcbbe supcralo le Cliiusc ,
e si trovercbl)e ili fronle a <piello del re Ardoino ne' piani veronesi ,
(juelli fra i principi d" Italia, i quali fino a quel tempo non a\evano
osato nianifestarsi nemici del I'c italiaiio, soioglu'rebbcro reserrito, cou-
i5cdaiulo ciascimo cpiclle scliicrc die, secondo la li'ggc loiigobarda, era
slato costretto da Ardoino di condurre al campo a Verona.
Questo fu fatto. Sceso Arrigo in quelle pianure, gia i due cseiTili
stavano in facoia , gia il re Ardoino stava per dare il segno dclla bal-
taglia , clie iiupazienli atlcndcvano que' soldali itabani , che avevano
irtonfato due anni prima alle Chinsc, allorche la raaggior parle.tle' ca-
pitani fatto rinallcso comando dclla rilirata alle proprie legioni , posero
iu iscoinpigUo lesercito d' Ardoino (I). In tal guisa svanivauo le uobili
sperauze del re ilaliauo , il <[ualc scorgendo oggimai iuipossibilt* ogui
resislenza , ju'ovvide alia proprki salvezza, rilraendosi colle j)oeli<5 s.cbiero
riuiaste fedeli ne' suoi coraitati d'lvrca. ■: -.^-j.j; iioii uiui .,
Cosl ad un turpe accordo e ad uu piii lurpe tradimeOtoi de' Grattdi
ilel regno, non alia virtu ilelie proprie legioni od a pw liciza <l' animo
delle legioni avversarie, ando debilore il re geriuauieo ilella viltoria, .c
<lella corona d' Italia. ;. ? J- /
Tutto andava a seconda d' Arrigo, principe lia wolti aUri- ovventuro-
sissiuio. Menti'C una parte de' suoi capitaui [iigliava>no ad inseguire il r<:
Ardoino , e lo cingeano d'assedio nella rocca di Sjian'one (2), Verona,
sjtalancate le sue porte, accoglieva il vincilore colle usate acclaniazioiii.
Quivi concorrevano a lui il marchese Tedaldo e Bonifazio suo liglio ,
cogli altri principi coxigiurati , lieti tutti di veder fmalmente appagali
f[ue' voti , che lunga pezza avcano nieditali e tenuti riascosti , cioe di
ricondurre 1' Italia sotto la doniinazione tedesca (3).
(I) « Sed (Icceplus perGJia Principura, maiori militnm parte deslituitur. » ( ABNLXi'iiI //:sl. /Wr,-
Jiol, \. c. ). " Interna ((ua ralione noscio , Lan^obariluruni iiaanimiUs scitujf^ilnr , el ad resislOD-
>. dnm discordcs, omiios ad propria rcdiro fflstiuaiil. " ( Ad/vlb. I. c. § 'Mi. p. 692 ).
(i) Otron. Somlic. Lib. V. cap. XXXVII. //. P. M. T. V.
(.1^ » Iluic occurriint dill expcctato , Thiediddus Kfarcliio cum praedictis .iiixiiialnrtbiitt. gniidrns
II Icmpus advoaisse , quo secrotum bonac voluntatis sibi licerct huio apcriic. « (TniiTM. Clnvn.
VI 5 5. p. 80C ).
UK!. (WAi.iKnr. I.. <;. rnoVA.iA. a^j
Allora fu che coininclurono a piovere Ic ricompense patluite da'GiaTidi.
Fra (juesli ollennc il marchcsc Tcilalclo vari ilirilli eil allotli in ptu con-
liadc del regno, cd una parte dcUa Mana di Tosrana (I): ancora fu
ipiesto martUi-sc premialo iiclla persona del suo legato Tadoiie , lesti
ricordato, al quale dono Arrigo il grado di suo canccllierc, e in benc-
fiEio la signoria del Lago di Garda: inoltre ad un suo figlio dctto, coire
il ]>atbc, Tailone, comuicUCTa in parte il govcrno della cilta, priva in
(jucl tempo del suo conte (2) , ed a Giovanni altro suo figlio tlonava
uu vescovato il quale secondo taluni fu quello di Verona (3).
Poco dnro tl soggiorno del re germanico nella citla occupata. Ardeva
cgli di sentirsi oggimai sul capo rpiclla eoroiia d' Italia , la quale sel)-
hene pretendesse avere per dirilto conseguita quando venne elcllo a re
di Germania (4) , pure ben sapeva non esser sua finche non gli fosse
dalla {)icta di i'avia solenncmente concessa.
I'arliva perlanto Anigo , slipalo da' suoi Grandi italiani e tedescbi
}i€r Brescia , dove accoglicvaulo Adalberouc vescovo di quella citta e
Fcderigo arcivescovo di Raveima , solo forse fra i vcscovi del regno ,
che mai non avesse riconosciuto Ardoino coine re d' Italia. A Bergamo
ricevcva la fedc di Aniolfo arciTescovo di Milano: finalmente giungeva
a Pavia. Cola altra caterva cii uiagnati aspcttavalo, e fra le grida e gli
ap|)lausi guidavalo alia chiesa di S. Michele, ove acdamato re d' Italia
da qucgli elcttori uiedcsimi che poro fa aveano acclamato Ardoino, fu
il gioriio seguenlc 15 di maggio con grandissiuia pompa coronato da
(I; ClIiLi, Sltiria di I'eima, X. II. p. M\.
(■2)(;i)ulc di Veriiiia, aDii maiclicse , era queU' OUiaic ijuia ilclla Carinzia , pailrc die fu Ji
• "ircjiuri" V, il quale Jopo la balla^-lia pcrdula I'anno prcccilonic, ripari), como abbiaroo mmIuIo ,
ill itermania , c vi inon circa qacslo Icinpo. La .Marca di Vomna fu qaindi dala col ducalo delU
Cariniia a Corrado (ralcllo del mcdesimo Ott"nc. ( Vedi Caiili . Swrin di t'ervna , 1. c. ).
;;<) II De Tadone vevg qui tuit propter melum Ardoini pcdcslcr Icgalus .Marcbioois Tcodaldi al-
• que Kpiscopi Lconis , quid fecit vcncraliilis dementia ma(5ni Ucnrici Imperaloria? Ccric uni fi-
■ Uo cius dcdit Vcronac Episcnpalum : allcri Comilalum: pair! Tcro Gardam ct totum Benacum."
(Besidms, Albais. Piciido -Ejilsioy. Paneg. Ilmriii 1^. Imper. fragm. Lib L (bis) c. XVI. *p.
I.UDCtriG., Htl. Ills. T. IX. p. iiO ). — Si «rcdo die qucslo Giu\anui figlio di Tailonc, fallo ve-
scovo da Arrigo, divenisee poi vescovo di Veroiia , c sia quello di la! Dome, die IIguelu mellc
per successore del vescovo Ildebrando , il quale ej;'' sle^su «" succedulo »d Obcrto sopranomi-
nalo, nola (i), pag. 243. — ( Cfr. CiBU, Si. lii ftrotui I. c. p, 4«. — U^.v^r.oLl.'«l , Ut' h'ucon
di t^trmia, Uissorl. I. T. I. p. l&l ).
(4) GiULiKi , Mem. di AJiimo , P. 111. p 30
a'j() STiDi cuiTici sovR\ t.v sToni.v. n'lT.vr.iv ecc.
AnioUb arcivescovo sopraddctlo, fra una folia imincnsa di popolo accorso
da tulle Ic parti del regno (I). '■( "'^^^' ^';'''"
Qucsla soloiinila tcnniiio coll' ocridio di moltc ini^liai^' iPTt'siuani ,
f coir incendio di una gran parte di'lla ciltii di l\i\in. 1 due storici te-
(leschi Ditmaro e Adalboldo , cli'io vo' scguendo in qucstc nan'azioni ,
(iiiamano cagioiie di quests sventiira I'ebbrezza di alciuii cittadini, che
facendoli Irascorrcro in rissa colle genii di Arrigo , sroppii quiiidi fra
le tenehre della nolle in niiscrahile incendio. Se fu I'ebbrezza, ccrta-
mente ( diee il Muralori ) si credera da noi fosse piiittosto ebbrezza le-
desca , solito cccesso delle soldatesclie dopo il Irionfo. Ma' da Artiolfo
storico italiauo di quel nicdcsimo sccolo, non si fa menzione d'cbbrezza.
Serive eyli in podie parole e slando su' generali^ che: (( vemito re Arrigo
» in Pa\ia , non cssendoglisi questa cilta quanto e' voleva assoggellala ,
n tuUa la slerniluo col fuoco » (2). Un altro serittore ledesco, pnbbli-
rato dal Lcibnizio, conferma le parole d'Arnolfo, e le aecrescc con una
notabile circostanza , la quale ruollo s' accorda colla barbane di que'
tempi : « Arrigo , die'egli , venuto in Italia comando che molte migliaia
>i di ribelli fossero slerminali col ferro, per vendicare I'ingiuria da que'
» inedcsinii Romani (cosi eliiama gl' Italiani) recata a'Teutonici qualehe
» leinpo prima, n cioe per vendetta della battaglia vinla dagli Italiani
nell'anno 1002 , che Arrigo teneva per atto di ribellione. Quindi aggiuiige:
« arsi ancora tutti gli edifizi di Pavia, che Tillustre inaestria degli antielii
11 aveva cola innalzali » (3).
Ora paragonando, siccome e uffizio di questi Studi , le parole di questi
due scrillori con quanto serive piii a lungo di un tal falto il biografo
del re Arrigo , forse ne trarremo qualehe maggior lume. Ecco come
comincia lettci'almcnte Adalboldo la sua narrazionc.
(I) AdaLboldus § 3C. I. c. — Tbietm. § 5. p. 806. — Chron. Regum Itatiae ap. Mubatobi .■ina.H.
T. II. p. JOI-305. — Eiusdcm , Ann. d'llat. ml ami. t004.
(3) y> Veoieas vero Papiam, r^uum non ad volum sibi obtemperassct , uoo totam ooDcromavit
» incendio. » ( .Vrkui.pdi , Hist. Mi.il. Lib. I. c. 16. 1. c. ).
(3) <f Post liaec per Frani-iani in Italiam vcnicns , sanctum Pasclia ibi aclurus , sed adompto
» gandio , multa milia rchcllium iussil inlcrire gladin , ob ulcisccndam iniuriam ab ei«-
» dem Romanis Thentouicis illatam, omnibus simul aedificiis Papiae cxustis , quae
» velerum construxerat induslria illuslris. » ( Chronogr. Saxo ad mm. 1004. ap. LeibniTi in At-
tetsionibus Hist. T. I. p. 218. — Cfr. Ann. Quedlinhurg. ad ann. 1004. ab auctorc coevo conscrnit.
ap. PtBTi op. cit. T. V. p. 79 ).
nri. r.AVAi.TF.nF. i,. c. provana. a^-
» Sul caderc del gionio slesso (della coroiiazionc d'Arrigo), il diavolo
0 invido della jiacc, neinico (itlla cniicordia, cd aiizi fervido seiiiiiialoir
» di discordia , ccc. col veleiio dcircldaczza indusse L cilladiiii, dopo daU-
» le man'i, promcssa la fcdc , fatti i giiirainenli , c scnza aver soflcrlo
» olTesa vcruaa , ad insorgcre coiilio la niacsla rcgia. IVr (jueslo con-
>i siglicro daiiuo di ingHo airarmi , per qiuslo sominoviloie s'aizzaiio ,
» |ier qucslo vai/ilaiio corrouo al jialazzo ed occiipnuo le inura della cilia.
» Anoora frammischiavansi cerli isUgaU)ii, i quali turbolcnli per istiuto,
n avrcbbero preferito a loro talenlo soUo Ardoiiio aiidar vagando fra le
1) lapinc , chc non sotto Arrigo csser posli al frcno dclle lcgi;i e della
» giuslizia. Scoppia iiuo sUepilo, s'iiiiialza un frasluoiio, toslo iidllo nel
I' palazjo ; jpa pcrche nissuno non polcva immaginarc roleslo dopo la
)> ledc data in quelle slesso gionio, non cosi presto se no comprese la
» causa. Comaiida il re si esplori. Gli si reca, chc la citia e in furore,
» clie la plebc sinaniosa va iuipazzando. Per la speranza di tornaria in
» calina , rai-civescovo ili Colonia, clie stava presso il re, si fccc alia
» finestra coininciando a domandare della cagione di tanto infuriare :
» nia una pioggia di sassi c di sactle appena gli lascio terminare le sue
» parole. Troppo bolliva ranimosila do' Longobardi , e questa pigliava
»,/^fi ar^r contumace dalla ricordanza della batUiglia vinta contro il
» duca Ottonc » (1). Ti.-".,
Gosi Adalboldoj e cosl pure Ditmaro, del <piale il primo per lo ])iii non
fa che am[)lificare la narrazione (2). Tullavia (jueslo aggiungc Ditmaro:
che avendo il re domandato quale fosse la cagione di tanlo slrepilo ,
gli era stato risposto; « i popolani infiainmali da subito furore, ed ani-
« mati da servil prcsunzione aver dalo priiicipio a queslo moviniento ,
» gli altri tiUtl csscrsi uniti a cosloro, a danno e disdoro di lui « (3) :
il che vale : che il movimcnto era cominciato per opera del popolo ,
il quale spinlo da^em/« baldanza aveva poslo mano allc armi: e che tutti
gli altri Ilaliani accorsi in Pavia s'erano unili al popolo, a danno e a
disdoro d'Arrigo, per favorire Ardoino (i).
(1) ADAUBOLDI , S 37. ibid. p. f)91 C93.
(2) Tdietm. , VI. 5 G. p. 800.
(3) u Plcbeios t'ururc subilaneo inOammatos, cl scr^ili |iraesuiDplioDC aouiialrfi , banc coimnoliciwm
' primitus iacepissoi cactcros ijuoque oinnes in delrimcotuiu sui vcl tletlccu cpovcoisse. »
( TuiETM.ibid. ).
(4^ Questa parzialila del popolo per Ardoino alKcvoliKc , c pone ncl *cro loro aiprUo Ic ac-
2 I 1 sTiDi LixiTini sovnA la sTor.ii u itai.ia v.c.c.
Tullo queslo <i chiarlsce il passo oscuro ilcllo slorico AniolFo , e 1 hI-
Iro del cronografo Sassonc da me riferiti (1) ; perciocche evulcnlciiiciilc
la cosa fu a qiicslo modo : ic Anigo vemUo in Pavia, vcdcndo che la
]>o|>ola7.ionc italiana ancora teneva con Ardoino suo emuVo , e clieiii
virtu della jiassala villoria avcva poslo niano airaimi , sclcgiiiato, la slev-
inino col fciTo c col fuoco. '
Non fu per avventura alieiio da (jucslo uioviincnlo Tl ve Ardoiho, il
(luale inctlendo a profillo il tempo che corse tra il InuHirenlo di ve-
rona, c I'ingresso di Arrigo in Pavia, da circa il 20 di aprile at 'IIS di
maggio, l\Uloclie assediato dagli Enriciani nella forlezza di' Spiii'rone ,
s'adopero a prcparare scgrelamenlc qucsla sommossa per mezzo de' sxKii
fedeli. Costoro vo ravvisaiido in qucgli stigatori , accennali dalle storico
Adalboldo (2), i quali ricordando agl' Italiani la rcft<a 'data ttel 1002
alle genti d' Arrigo, e jicrsuadcndoli polernc ripbrla?e nuova 'viitoria ,
gli aiz/.aroiio a levarsi hd arme. 12 sebbeiie da nessuino dcgti stprici noii
venga nominato Ardoino come partecipe di qiiesto nioto , tutlavi.Vparmi
doversi tenere per tale, considerando siccome hon seriz'*rte',';'ne 8(2nza
jiresumibilc rinscita fu la cosa ordinata e condoUa dagU'cVni^sari di
Ardoino. Perciocche corrispondendo queslo re al tradimento a lui f;rtlo
da' soli Grandi del regno, una vendetta condotta dal solo popoto, voile
che lo scoppio dcir insorgimento non avesse luogo ' se n()n ^se"' ddpoclu-
il re Arrigo accolto , fcstcggialo c coronato da' priiicipi' m 1*avia, e di
nulla non dubitando, avrebbe acquarticralc Ic sue Icgioni, secondo I'uso,
fuori delle mura (3) , e sarebbe rimasto nella citli c6r( poclie girardie
teutonlche quasi indifcso , c percib piii probabilmente bppresso dalla
popolazione Icvata a stormo. Certamenle se non ci'a 1' infiu'iare' del-
r incendio die ralleiito la celerita del movimcnto , e che, lasciando il
tempo alle legioni teutoniche accampate ne'dintorni, di radunarst,- e-d'en-
trarc nella citta , diede alia fine ad AiTigo vinta la battaglia , tpiesti e
rose delle rapine c d'altri disordini , clic, al dir degli scrillori Icdcsohf, commoUcva o lasciav*
commetterc il re Arduino in llalia , quasi clic simili i'alli nnn arcadcsscrn aDcbe alirove.
fi) Vedi Ic note (2) e (3) alia pag. 240.
(9) " Quiilam oliani inlcreranl iHjlj'i/afurcs , qui per propriam conscleoliain lurbidi , suli.Oarduluo
» tsalebaDt clc. » ( Adalb. I. c. ).
(3) « Krant cuim Tculnnici parlini cum cquis , parlim per lioypi'.ia , partim per caslcJJa ill'
» comitalui finUima » ( Ad\lb. § 38. p. G93 ).
nri. cATAMEnE i.. o. rnovAWA. a.ji)
tulli i Grandi olic avevaiio tiatlilo la causa d'ArJoino sarcbljoro riniasii
seii7.a verun duhhio ojiiircssi o nriiiioni.
Del resto, sia die (jiu-sla soininossa fosse oj)era d'Ardoino, od iino
S|)Oiilaiieo movimeiilo della popolazlone italiaua , se nc dovra pur seui-
|irc argoincniaro di'l |)ro£;rcs.so gia fatlo dal |iO|)olo (V Italia vciso laniorf
(IcUa iiuK^pciulcnza , die iiudiito, come si e deHo, sollo 11 rcaiio Av-W
Ottoni dalle istituzioni die favorivauo ii clero, cd irritato dalle vessa-
7,ioin dc' Tcdesclu, era venuto sempre crescendo, j)cr riporlare nd scrolci
scgucnte luiniiioso Irionfo.
Come gia si e dcUo , uarra Adalboldo die i coiigiurali si divistro in
due coloiine, uiia delle cjuali si porlo sulle mura di ciiita per difcndcrii-
daU'assallo , che i nemici dissemiiiali al di fuori non avrebbero piiiaio
a iiitraprciidcnie , menlre Taltra Irassc furiosamcntc ronlro il regio pa-
lazxo. Fu (pii vigoroso I'assallo c iiou dissiinile la rcsisleiiza die vi op-
posero le guardie , sebbeu cpieste, per laragionc delta di sopra, fossero
poclie. Infurialo il re, chiedeva le arini, e gia prcparavasi ad usciri;
conlro gli aggicssori. Ma I.ribeilo arcivcscovo di (](doiiia, e quelli tulli
cfie saviiimente pensavano ( cosi biionamciile Adalboldo ) s" opposero a
ogiii modo a qucsta ddibcrazionc, ben sapendo , siccomc pcrduto il re,
ogni salvezza degli altri era spacciata (I).
Lo strcpilo sempre cresccnte diiaino verso il palazzo i poclii Tede-
sclii sparsi per la cilta , i quali sebben giunti alia rinfusa , pur fecern
([ualche resistenza a' sollevati. Ma la notle gia densa, era agli Enriciani-
fuiiestissima : perciocche esseudo cglino accorsi disordinali e inaspella-
tamente, mancavano d'armi per difcndersi, e per opporre a quelle die
baleslravano gl" Ilaliani, e che facevano loro un danno incsliinabile. L'lir-
genza , dice Adalboldo, diede improvviso consiglio: per diradere le le-
(1) << At ColonipDsis Arch'icpiscopus toto quo polcrat nisu , cum his, qui sanae menlit trrtnt .
» rcgcin retincbat , scicns quia capito perdilo, nulla spes cvasionis supcrcssct io mcmbrit. •
( Adalb. 1. c. § 38 ). — L'cditorc di quoslo biografo ( il signor G. Waiti ) prclcnde che qnetla
uscita dclibcrata dal re, fu un sogno di Adalboldo. ci Uacc sibi Advlboldls excogilavit; >. e qoe-
slo percbe Ditmaro non nc parla. Sembra, che sebbcne Adalboldo per lo piii non faccia che %f-
guire I'altro scrittoro, non ij cosa iinpossibilc clio alcuna cosa di piii polcsse inscrirc nolla sua nar-
raiionc, nota a lui c non a Ditmaro. Del rcslo la cosa i; piu che credibile, e »i puo lencr (fir
in qacslo ad ano scritlore como Adalboldo , dotlo dal mcdcsimo Editorc : ■ \ir sai lempori*
• sammus, qui ah Henrico in rebus publicis non raro est adhibilus. » ( Vedi G. Waiti Pratf.
•iJ l'it,im Ilcnrki II. Impcrat. ap. Perti 1. c. p. 080, cd ivi la nota ^Jt" p. (i03 ).
Sfrie II. Tom. VII. 3a
aV) sTVDi cnirini sovr,\ i.\ SToarA v itama ecc.
iiebre oiulc jirovveilcrc a talc iiiumaii/a, s'ajipicca da' Tcdcsclii il fuoco
ad alcuiie case A'iciuc. (luesto fecc lallciiUvx'e I'as^allo del palazzo (1).
Intaulo quelle fra Ic legioni germanichc, qlie erano accjuai;ticralc, di
fiiori ne' luoglii j)iii vicini alia citta, udito il fi'agorc, alFi-cltavansi cq^U'o
le imu'a , dove, couii- si e dello, una parte della jioiiolazionc era pronta
a far ivsisleuza. Assal'itori ed assalili coinballerouo virilmcnte. E gia era
suio ributlalo un prinio assalto. Ma la morle incoutratavi da Giselberto
iVatello della regina Cuncgonda , giovaue valoroso c molto axyo a' Teii-
toiiiei, spiiilo avciido gli auiici di (piello a fame vendetta, fu con huono
uiaggior impeto rinnovata la prova ; alia line dal nxaggioi", nurpefo di
neinici clie non cessavano di sopraggiungcre , sot>?!i supert^te le. in«i;a.
(iOSi fu aperlo radito nclla citta ad una parte delje schievcigi^'mani-
•■lie (2) , le quali con grandissima furiu inossero in socrorso del re
as.sedialo. QuivL duro iiilera la noltc la haltaglia, in pari TT\odp ac'ccsa ,
iu pari mode dubhiosa, si chc era I'una, ora I'altra pai'tc ^e' cQiotiat-
lenli, gareggiando d'audacia e di furore, pin volte crcdetto afierrai; la
viltoria (3). Era una casa o palazzo di cui i Tedcschi aveano fatto iin
uiodo di quarliere o di rifugio, solo luogo ncl quale spossali .^lalla, fa-
lica lidvolta ricoveravansi in salvo: I'assalgono a lore post^.g^^j^^apo
gl'Italiani: questa in breve s' accendc , mii>accia e,,9^jJe,^f]ejgn,;tolta
cosi a" ucinici ogiii speranza di scanipo. Non si smarriscono tiUtavia co-
storo, clie anzi il disperato caso rendc i Teutonici piii auin^9j;\,.5i.^resi-
•siere (i), come pin incita gl'Italiani a proseguir la vittqriafjojii r,;i
Ma fattasi I'alba , le cose cainbiavano d'aspclto. GliAlemanflj^.i quali
per essere a quartierc assai lungi dalla cilta , piii tardi degli altr^ . aveano
inleso della somniossa, giungevano ora infuriando a pie dcj)^,,n(ii,>,ra., :e
queste, unitisi a' Lotaringi ed a'Franchi, I'olle e superate, in piarte doUa
citta lontana dal luogo della battaglia, eppercio ineno folta di difensori,
trasscro iinpetuosi al reale palazzo (5). Quivi ricomiiicio piu feroce la
miscliia cogl'Italiani: ma alia fine questi sopraffatti dal numero de' nc-
(I) '! Taadcm noctis densaotur tencbrao, ct lapidum ac sagiltarum iacula Teutonicis fiont io-
!• fesliMima. rs'ecessitas rapit consilium . ct ad providcnda iacula cilissime facit iuccndium. »
{ Ao*l». I. c. 5 38. — Cfr. Tdiktm. Cliron. § 6. I c. p 806. T. V V
(1) Tbietm. Cliron. I. c. — Ab\li! 1 c
(3) \o\Lt. I. c. 5 39.
(4) TniETM. et Adalb. I. c. J 4U.
(ij TllltTM Ol .\t)VIB I. c.
DEI. f.AVAI.ll.Ki: I.. C. PnOVASA. ail
mici , geute seuipre creseeule , fresca c ri|)osala , furono costreui <li
leilcre , ripaiando ncllc case all' iulonio. Ne [lercio ressaroiio ili roiii-
iialtcre. Dalle linestn- , da' tctli , ilullc toni |)iovevario sovia i nemi< i
ncmbi di saette c di sassi chc a molti rccavan la niorlc. Allora In olii"
per comando di Anigo (come ahbiaino da' citali scrittori, Arnolfo ed il
oronista Sassone ) fii rinnovalo 1" incendio die distrusse in gran i>arl<-
r infeKce J'avia (1). Era quesla litta ricia di molli sonluosi cdilici, «,Tiuii
quivi , coine dice il cronisia , dalla indiisliia degli anticlii , n;a Ic ras«-
jiopolane c quelle de' jneno agiali ciltadtni eraao copcrle di naglia. Non
e a dire aduncpc con cpanla facilita, c come rapido s' appiccasse e si
propagasse 1' incendio (2). rndicibile , scrivc Ditmaro , fii la slrage falta
degli Tlaliani (3). Perirono a migliaia domic , vecchi , fanciuHi , armali
e disarmati. Molti arsi nelle case, molti trucidati nel sotlrarsi chc ten-
tavano dal fiuno , dal fuoco , dalle cadeiili rovinc. Duro lungaineiile il
macello : la rabhia de' Tcutonici diflicilmcnle sazia , cesso solo quando
cess5 Irt rcsistenza ( il die e argomento maggiore delia quantity nnmc-
rosa de' raorli ) , e per passare dal sangue al bouiiio.
Signoi'cggiavano intanto le finminc clie sempre altizzale dalla vendetta
de' ■vincitori , oi'amai minacciavano d'annicnlare gli avanzi di quclla citla
iin di famosa. Allora ( dice Adalboldo ) il re comincio a piegar I'aniiDO
dal rigore, e comando si ccssasse, ma non potendo sopportare il fetore
che csalava dall' incendio, usci dalla citti riparando in una bastita del
Nirino monaster© di S. Pictro in Cielo d' oro. Ma nel Irafugarsi dal
regio palazzo , scrivono taluni , die precipitandosi da mi muro si discoii-
oiasse una coscia , e quindi poi rancando nel camminarc, gli si poncsse
il soprannome di zoppo (4). Scguirono il re i cilladini scainpati daU'ec-
cidio, e fit loro concesso ilperdouo: » ma, dice csprossainenlc il c;ro-
(\) 1 Interim Alemanni cum Francis ct Liulliarirnsibiis (andcm liacc mala ri-sricnlibu.< frarli'i
' inlranles miiris, in tanlum concives pcrsccuti sunt , ul e municionc domiium suarura OPC unu«
" cgiciii prcsumcrot. Uarum sumitatc liii nosUos iaculis gravanlcs immissis , iurrndio pcrir-
" runt illalo. » ( TniETM. § 6. p. 807)
(J) MUBATOKI , Am. M. Ac. T. II. Diss. XXI. p. 107.
(3) » Difficile osl cai(|aam ad onarranduin , quanta ibidem slragcs diversis efficitor modl» -
( TBIETM. I. c. — V. cliam Ctironogr. Sax. ap. Leibmti 1. c. ad an. lOtH ).
(41 « Sunt qui scribunt Ilcnricum regcm ante accpptam bcncdiclionem ( I'apac ) in Ilalica c»-
pedilionc caplum ab bostibus, scd illusisso capicnlibus, ul ci aroc qua Icnon-lur dojilicns, co»am
. laescrit , nude per rcliquum Icmpus claudicavit. ( IvIIa>tiii , Suxcuia , Lib. IV. c 34 ).
333 STUDI CRITICI SOVnA I.A STORIA D ITALIA ECC.
)> uisla , facil cosa u il perdonare dopo die il castigo vanlaggio la
>. colpa )) (t).
laonidi tutta 1' Italia all' alrocc punizionc di Pavia , c da lultc Ic
j)arti del regno le genti impauntc s'aHbllaroiio nc' prati di Pontelungo
al placito ivi adunato da Arrigo (2). Ma il re, clie ben sapeva quale
j)Olosse esscrc la sua siourez/.a in me/.zo ad una jwpolazione barbara-
nicntc manomcssa, falte le sue preghierc iii Sanl' Auibrogio di Milano,
prese dopo il 23 di niaggio la via dcUa Germania, lasciando poco con-
tenti della sua diparlcnza i principi del regno che aveano rotlo la fede
al re Ardoino.
;j}r)})nav ■ '
3if-thr,vtJ\ r.rt?. r.liof) .
(I; « Sed inn incendio Dimiam invalcsceate , res. a rigidUalc mentis sane flcctitar , suis<p]c ul
» a ccplo dcsistant pietato motus imperal. Quos vix compescens , <liutiu5c|uc concromalionis foe-
" toroin ferro non valens , ail miinitimicularn fiuaiulain (juao Sancli Pelrl ('ella auroa vocatur , se
>• oonlulit. Civcs aatcm vix rcspirantcs icgcm sequaular . c. . . Fit cis rcmissio, lit cis uiduljjentia.
>• Se^ facilis est indulgentia pastquam culpam excedit poena ! •> ( Ad \LB. § 40. p. G93. t- Cfr.
TniETM. § 6 ). — /« Cocto aiirco non in CcHa aurea , come nola PA. dclla Papia Sucra. — Questo
niunastero slava allora fnori dcllc mura ncl Inogo dove poi Tu costrulla la cittadella. {I'lipia Sam;',
P. 1. p. 77;. I '
(i) n Pontelungo luogo poslo Ira Pavia e Milano. » (GiuUKi, Afem. di Mil. V. 111. p 31 )
» Fnrle oppidum Spoiilc , in agro Novarcsiac Papiaeque vicino. u (VUST. in nola ^93) ap. Pert;. ,
T. V. in Chron. Trietm. p. 807). ' ' '' ' '-
DEL CAVALIEUE I.. C. PHOVANA. a53
oigguJfic?
-nubJa. CAPITOLO IX.
HICERCHE SOVHA I FATTl DEI, RE ARDrn>0 DOI>f» I,' l>CE>DIO Dl PAVIA
OBERTO II MARCHESE DELLA LIUL'RIA.
rroo 03oq obnf.i'.>?j I ( ioo4-iuio ).
■Ijai si 0.'
La vendetta del re di Germania noii aveva miralo soltanlo a |>unir(
Pavia della sua devozione pel re Ardoino, o a lavar I'ortla della disfalla
Idtcata nel 1 002 dalle squadre tedesche alle Chiusc dell'Adige. Essa era
volta a maggiore disegno.
Iniperciocclic non I soli Pavesi agli occhi d'Arrigo erano stall colpe-
voU della sommossa , ma con essi tutli gU altri Italiani , che la solen-
niti della coronazione frequenti aveva raccolto in qiiella citla, i quali
secondando il runiore sorto nella popolazione, avcvano rabbiosatnente
coinbatlulo siccome vcdemmo contro Ic genii d'Arrigo, e condoUo <jue-
slo re con tutta parte tedesca a quasi estrema rovina (I).
CoU'enormiti del castigo (2) aveva cgli adunque avulo in animo di
alierrire I'ltalia iulera ad un punto, e d'arainonirla della qualila ilellc
sui; vendetle , ove si consigliasse di rouipcre in iiovelle soinmosse. Ma
se fu graiidc lo spavento che invase gl' Italiani, non fu meno grandt-
i'orrore die suscito ne' Tcdesclii la barbarie di qucH'ccccsso, che seuza
vei-uii vanlaggio di lui che lo comandava, aveva in poche ore disfalto
uuillustre cilia, arsi tuUi i suoi monuraenli, sparse le sue vie di mi-
gliaia di cadaveri. Tutli gli scrittori di Germania lamentano in quel
tempo la sorle deU'infelice Pavia (3).
(11 « Plebeios furore suMtanco inflammnlos hanc commolionf m primila* incofpis$c. cac-
>' leros quoi{Uc oranes in delrimeiUiim siii ucl dcdccus connenissc. t> ( TniF.TM. I. r. VI cl
C ;. — Scd spc siihlal.i rcfiigii , mapis animui oorura acccndiliir , ct ad conurcdicodum ilcruni
" ITALIS fenicntius incilatur. » ( Ad.vlb. nta Heinrki^ \. c. \ 40).
;i) " CVLPAM EXCKOIT I'OE.NA. .. ( Adai.b. 1. c. ).
yVj " DifTicilo csl cuiqiiam ad cnarranJum . quanta iliidcm slragrs diucrsis olBcilur tnodit. •
( TlliETM. ibid. ). — ■( Ferro cl flamma slraijcm ciuium miscrabilcm rjciunl. • ( Ad*i •. ibid. ).
— ' nrbclliuiD multa milia iussit iotcriincrc gladio, omoibas timut acdiriciii Papiae «xii-
■Tiit\ STi'ui nitrici sovn\ la stori.v d itat.ia ecc.
Ill lali eccossi , abbiam ilctto, era cailulo il ro Arrigo scnza verun
suo vautaggio : aiiz,!, dir dovevamo , con grave siio d;inno. Avvcgnache
(|uesta , conic scmprc ogni vcmlclta polilica raHVeddando lo zelo de' suoi
adercnti, ed irritando qucUo degli avvcrsari, a|)crse ad Ardoino tina via
di risorgimento, e dlkuigo dal re tcdesco per altii dieci aimi qiiella co-
rona imperiale nlia (piale anelava, c clie wiia noTClla souimossa de' Ro-
inani indasse poi Bcucdctlo VIII a pone sul di liii capo ncl 101 i. E
tomcclie lo storico Ariiolfo lasciasse scritto , che la confidcnza degl' Ila-
liani in Arrigo pcriva bensi nelle fiaminc di Pavia , ma che la potenza
ili Ini lie era sorla sovra il Icrrore piii grande, i fatll che coUa scorta
di <p»cslo scritlore noi vcrremo raccontando, contraddicono all' ultima
parte delta di Tui sciUenza (I).
FraUnnto sc la temeuza dell" ira d'Arrigo frenava pci* un late il na-
tural dcsiderio dcKl'Italiaiii (VallVancarsi da una dominazione che da tanti
anni avversava , e che trascorreva in ootali eU'eratezze , I'esempio della
fede rotla al re Ardoino in Verona li spingeva dallaltro a raeditar ta-
cilamcnte le lori vendettc. Eppero sebbenc dopo I'cccidio di Pavia le
citli\ italiane avcssero mandato i loro legati a giurar fede ed omaggio
al re vincilore, mentrc con promesse e con istatichi Ic attei'Hle popo-
lazioni vicine s'industriavano di placarne lo sdegno (2), non cosl tosto
ebbe Arrigo rivalicato colle sue genti leAlpi, che una ricca parte delle
provincie del regno , ricordando i primi giuramenti , tornava sotto la
signoria del re Ardoino.
Ora giunte a qucsto seguo Ic noslre narrazioni Irovano |)iu fitte le
tenebrc che ingombrano gli esordi del secolo XI. Imperciocche dopo la
partenza del re Arngo e per iiisino al tempo del di lui ritorno in Italia
.1 stis, quae uelorum instruxorat injustria illuslris. « ( ^nnal. QuttUmburg. ap.
I'EnTZ T. V. an. 1001). « iDceudium miscrabile ciuilatis Papiac. » {Ann. lliUlcsheim. ibid. lOO-t \
— « Miserandum Papiac inccadium. » ( Lambebti Ann, ibid. eod. an. ) — Vide eliam C/ironn^f.
S»x. el Annalist. S\x. ap. Leibnitz in Access. I. c. cl ap. Eccard. op. cil T. I. cic.
(I) ■< Omnis inhiirruit Italia simile pcrtimesccns. Ab hinc illius cxinanita confidenri.i , hiiiuv
o ^ Henrici ) picvaluil ubiquc pulcnlia. » ( .'Vrnulph. Ilisl. Med. Lib. I. 10. ).
{ij a Domlla CTfio Papia, tola conculitur Italia, ac indi(;cnac oinncs ad rogem non iu»il.iti cnii-
u Ounnt , el por nninia praccoplis eius ol)bodiunl. Ciuilatcs cliam ad (jiias rex nondiiin ucoeral .
i> obsides ultro Iransiiiilliinl , Gdcniquc dcbilaoi per sacramenla promiUunt. Ilis explelis , rex io
» qucndara locam, (|ui P.tns longiis unc.Tlur, uenil ; ibique Lanf;'ibardoruin innumcrabilis multitude
» accesnit , sescqiic ad obsequendum per omnia regiae maiestali subiccit. » ( Adaib. iuid. 'j 41
.— Cfr TniETM. I. oil VI. 7.
DEI, CAVALIEKE I- C. PHOV.VNA. a55
nel lOli, 1' iiniioilaiilissimo aiulo dcgli striltori Icclcsclii ci vicii incno:
fid avveng^clit- ( coinc ben si puo credere) 1' universale spavcnlo abbia
jjure imposto silenzio a' noslri cronisli ilaliani, noi ci vciliamo rondoltt
in qucsti SUidi a riferire quelle rare uoli/ie cbe souo sparse qua c la
negli allri inonumcnli coiUetnporanei, le quali piii per analogia che in
altro uiodo, a inteudiinenlo del vcro, sarcmo roslrc-lli d' interprelare.
TulUivia pocbc parole dello storico Aruolfo, solo lia gl' lluiiaui di <iuel-
relii, che aacora ardisca nominarc Ardoiuo , bastano a pore i sulla via
per indngarc a qual partito s'appigliassc questo re dopo il ritomo del
suo rivale olU'emouli.
« Ardoino , dic'egli , restaurale alquanlo Ic projirie foi-zc , prese a
o f[uel modo ch' e' pole a vendicarsi de' principi traditori » (I). Qual
inodo di veudctta poi cgli usasse , non ce lo dice Amolfo , e noi lo
vcrremo cercando.
Intanlo nou dubito d'asseverare , che appcna libere le fumaDti rovine
di Pjivia dalla presenza dcgl' invasori , questa cilia s'aflrello di accogliere
Anloino , dal quale polcva altcndero qualchc risarciuicnto alia lenipesla
sollerla. Che aiizi uno scrillore del secolo XV , il quale per la prossi-
niila della sua Vigevano con Pavia, pole raccorre sopi-a di cio nascosle
noli/.ie , .e Jxadizioni sebbene anliquate degne di (]ua!(lic fede, allri-
buisce appunlo a questo re il rcstauramcnlo faltosi di quella cilia incen-
diata, la quale ben si sa come fra breve risorse splcndida e bella (2).
Dalle nole cronolosiche di certo documento dalo in I'avia ncil" anno
1008, pel quale il conte Ollone, Cglio del re Aidoino, fa una dona-
zione alia chicsa di S. Siro, risulta che in quell' anno Pavia obbcdiva
come per lo avauti al re italiano (3); c siccomc non v'ha indizio che
(I) n Verumlamen rcassumtis ^Dlorim viribus , Arduinus iuxia posse ullioncm cicrcel in p*r-
fidos. 1. ( ABNULpm Ihsl. Lib. I. c. XVI ).
,3) l^cr.RAMO ne' Curti vi-veva verso la mela ilcl secoio XV : raccolsc lo memorie c i docamenti
piii rari do' tempi andali, sopra Vigevano sua patria, c lascii> un ms. assai prejiicvole, intilolalo
Se Memoiia percal , ilol quale non rimanf;ono che alriini frammenli in (^Tan parte corrosi , con-
■•crvali ncU'arcbivio della cilia di Vigevano. ( V. in Mem. Slor. delta Cilta c CcnUido di figtmno,
opera di P. G. niFFiGN\iNDi , p. 12 e 37 }. _
3) Lo note cronul. di qucslo documento sono: a In nomine Dei el Salual. ntri 1. C. Ardoiniu
dioina Iribuenic gr. piissimus ret , an. regni eins prnpilio seplimo Ind. VII. — Actum apad
Papiam in palalio iuila ccci7n scT Michaelis fol. » ( GuicnE>ON , Bikl. Scbut. c. XXV. cent, I
▼«di nell'Append. al n. 35 ). — E dubbio se cio fosse negli allimi <iJat!ro meii Jell' anno 1008.
n B«'dac primi del 1009 ( MimvT nnn. I0OS \
aj6 STi'ni CRiTrci sovn.v i.\ stoutv d'ttama r.c.c.
i-io lion avessc avuto luogo anche prima di tpicU' anno , cos'i potreiiio
iivvisare , che que' manomessi riltadini tornassero alia devozione d'Ar-
doiiio iiu dal inaggio o dal giiigiio dol lOOi, e losloclir la loro cillu
I'll sgoinhra dagli 0|>pressori. In tal guisa la jicnsarono pure il Muralori
I'd il Giulini , due valorosi critic! , le cui slorichc ojiinioni oquivalgond
([nasi seinpre allc tcstimoiiianze de' pii\ siiireri docmnenli (1).
TiiUavia io vo sospcUando olie il rilorno drl re Ardoino nclla sua
tedele Pavia , nou avesse luogo prima dclT aprile dclF anno lOOii, av-
vengache I'asscdio del castcllo di Sparrone , nel quale ragion vuole die
([uesto re avesse riparato dopo il falto di ^'crona , cssendo stato levalo
(l.igli Enriciani sollanlo dope un anno d' iiiutili prove |)er coslringei-e
cpiclla forlezza (2), egli non fu lihero d'usi'irnc prima del tcm])o sovra
indieato. DilTatti vedremo , che le ])rime mosse di lui per punire i
principi ribelli , furono neU'aprile deH'aiino lOOii.
All'ira si fu , siccome io vo argoraentando, che Ardoino fece coniare
in Pavia la seeonda di quelle monete di cui si e pa)'lato , colla quale
il re italiano voile dai-e pubhlica dimostrazioiic delta sua restaurala si-
gnoria (3).
Ala ollre Pavia, ci-odelte il Giulini , che anche Milano neH'anno 1008
coir arcivescovo Arnolfo riconoscesse cclatameiUc Ardoino per suo re ,
quantunque le pubbliche carte vi fossero intitolate al re Arrigo. Se tal
cosa si ammelte per quell'anno , non so vedere come non si jiotrebbe
opinare che auche prima Milano fosse tornata alia devozione d'Ardoino ,
e lostoche essa fii libera dalla presenza de' Tedeschi.
Cos! pure avviseremo che molte altre citlu italianc , contro le quali
non apparisce che il re Ardoino si movesse coll' armi , ju'alirassero Io
slesso, favoreggiando segretamente ad onta de' propri Conti, la parte
d'Ardoino , mcutre palcsemente segnavano gli atti pubblici cogli anni
e col nome del re germanico. Ne I'asserzione del Giulini verso Milano
manca di probabile fondamento; abbiamo infalli dallo storico Arnolfo,
siccome fra i fedeli del re Ardoino , che dopo il falto di Pavia erano
stall dagli Enriciani perseguitati , vi fosse pure Pietro vcscovo d'Asti ,
il quale rifuggitosi in Milano presso 1' arcivescovo , vi aveva trovato
(1) MURAT. 1. c. , GlDUNI , Sfem. di Milano, P. III. pag. 57.
(4) Chron. Noval Lib. V. c. 37. .V. H. P. T. V.
(3) Vedi nel Procmio le pag. 7i e seg.
, ,PCL CAVAIpIEUE 1.. C. PEOViSA. tij-
])roU;iioue eil ;isilo riposnto c s>uuro, clic jjiu uou abhamloiio finchi-
visit'. ,CUc iuoluc sclcgualo quel LoUenle jurivcscovo , jicrLiocche il n-
ArrigQ ^etizail Jiiui conscuso nvcva t,lalo il vcscovalo clAsli, sulli-aya-
iiep lU quel tli MUano e vecantf per In paccuila del rescovo I'ietro .
ad AU'ko iliiUJlo ili ^riiiifitili II coiilc di Tiuiun, jioco si euro di di>-
£;ustare il re di Gcvmaiua coUaduuarc irn coiiuilio in Alilaiio, ncl quaU-
i'ulmipu, di .Scomunica. il vescovp intiusp ilal ihj Anigo, c non «'oiitciiU>
a (juQSto, porto le sue schieic couUo Asli, mcUciulo, so.oudo liiso
baibaiico di quellcli , a fuoco c a sanync la |iinviiicia , c siringeiido
la cilia di assedio, fiuclic 1' uuo e 1 ulUu di que Hatelli, cioc AU-ico e
MaufieiU npu fUrouo ridoUi 'ad ,i^uiil|firsi a lui , cd a satisfai-e con pub-
bdica. peaitenza in iMilano alloiresa di lui giuiisdirioue. Allora solo con-
rt'sse ad AUico r uivesliluni della uliiesji dAsli , die il vcscovo I'ietro
probabilinciite poco si curava di viliigliarc (I).
. iBA£tteTa,|que$.t(» fatto a chlaiire di falsiu'i l' asserzionc di varii slori« i
mwlerm, e tra gU altri dql Sigonio (2), i quali appoggiandosi a (iunl-
vaiio Fi.imma scrittore del sccolo decimn quarlu , e pei- Ic cose piii aii-
ticlic nairalore di favole (3) , racconlauo che la cilia ili Milano col suo
lenrito^'io iu rin quegli annv messa a faoco e sangue da Ardoino: assei-
/.ipue ^smealita altresi dal sdenzio dello sloiico Ainollo, il quale viveva
ill quel sccolo , e che scrivcndo appositaiuciitc delle viceiulc di Milano.
ijHrLo, uo^i avrebhe Iralasciatu tli iai'iie parola. JNc rcciu" dcve meravigUa
4 tVadoi"^ che rarcive3Cova,AcHolfQ, il quale pocUi anui pmna era slalo
|iriiii-ipal fondamento della ^enuta. del re Arrigo in Italia, niacclunando
0 piirlcggiando |>er esso in scgretn , mentre iu apparenza lasciava flm
Milano ol)bedisse al re Ardoino, ora, inulando sislema, favorissc c par-
It'ggiasse per questo re, iji^ secreto ,, ma cpuseutendo cbe in Milauo. le
puhblicUe carte fossero intitolale al re Arrigo. Generalmente solo sistcina
politico de' Grandi di quellcta, era il non avcrnc ncssuno oltrc quello
ilel projjiio utile : epjjeri) sia che lollcso suq diiillo giurisilizionaic |icr
1 ulezione dl AUico parcsse aH'arcivescovo bastante motivo del suo cani-
biatnento di parte, o che la dolcezza dell' occupazione germamca poco
gli avcsse gradito, possiamo argomcntare che rctlanicntc si sia apposlo
(ij ABNLLpni , Mciliol. Ilitl. Lib. I. c. 18 ot 19. — Cfr. TEBaAKEO, AdtUtiHc UlmlraUi . P U.
p. 5S 0 soj^. I I .
(5) SiGOjiius , Dc Rajnn Ii.iUm , Lili. V1H. col. -178 ct passim in pracccil.
^3) VcJi la prcfaziunc del Jltn \tobi al Slaiiip. Florum GualraDoi DE la Fi.*mh.* p. 533. R. 1. T. XI.
Serie II. To.M. VII. 33
238 STUDI CRITir.I SOVnV I.\ STOniA d" ITALIA Etc.
il Giulini diceiido, chc in quel jninto, e mcnirc Arrigo lonlano, andava
ili giorno in giorno ri^jcrdciiJo quell aiiloritii chc tli nuoyo acquistava
Aidoino, I'asUilo arcivcscovo si volgcssc allii piu"lc di qneslo rc, |u4i'pgli
aveva dapprlma tradilo. Maggiori p^Jve di questp, swp proficderi^ WA 3^"
durreino andando innanzl. Del vcslo qiicsto facvl sislema, in aiinoiua cpUa
corruzionc di que' lenijii, si vedni adopcralo da alui di que' priuginn; ne
lorse andieiuo linigi dal vcro, cicdcndo chc in parte alraeno fosje ancoia
seguilo dal conle di Torino. Cerl,Q fa specie il vetlerc; pte qwestp/pi;ln9^p9,
vassallo di Ardoino , cugino o in allro niodo suo congiunlo , non niai
sia ricoidato nc fra' fedcli , no fra' ribclli di lui , no fia cplprpichc I'abt-
l>andonaroao pciUdanienle a Veroaa, o die apertaiuente, tj^eyaijp pel
re Arrigo, AUroade per la legge militare del regno, «ss^ndo qvkestp cpnte
tenuto di condurre in campo cogli altri principi Ic sue ms^i^dc,, f^lla
chiainala di Ardoino suo re, Tcsserc riiuasto iu qucl^a loUa J(ieulfale ,
non poteva cssci-e slate eircllo chc o di ribellionc,,o di spcpialc; coin^iulo
avuto dallo slcssp Ardoino, il quale fors? ^y^va.in tal^i^a >;o|i^|o ql^e
il passo delle Alpi fosse dalla parte di Susa da Manfredi custotlilo , per
niaiiteiiersi in ogni e\cnlo con cio libcro scmjirc I'adilo dajlej s,i,ic foi'-
tczze d' Ivrea nelle terre governatc dal coiite, dovCj §iccoiP|^ .^icifunno,
egli possedeva di molte teuute. Sianc di cio comosi vuole, ilnnsfticggiarsi
del conic di Torino fu tale, che nientre Ariigo dopo il suo riloruo in
Oermania lo chiauiava suo fedcle , ed elcggeva s\io fratcUo a vtscoyo
d'Asli , Ardoino non percio lo faccva seguo dcllc ycndctJLe qj\^ .H?^)'^
contro gli alui |inucipi traditori, ,x'f s-iBihlqh ib ohahizob loq o , i|'
Queste vendette coniinciarono appcna ebbe egli poluto ammassarc
anni ed armati. E cpii convicn badare che posscssoi-e della Marca d'lvrea,
dalla quale mai ne le sentenze di Ottone III, ne le armi di Anigo non
lo poterono svellere , aveva il re ilaliano nn iierbo assai possenlc di
gucrrier ifedeli, co' quali a tutta prova poteva accingersi ad iinprese
novelle. Che s'io non teme^si di acci'cscer noia a ehi sari per Icggere
in questi Studi , potrei facilmente formar la rasscgna de' capiu-ini dAr-
tloino in quella provincia ( cioe de' couti della Marca d'lvrea) e di al-
cuiie allrc vicine, die si mantennero fedeli alia causa ilaliana, guidalo
da un diploma dcll'annu 1014, fulminalo da Arrigo gia coronato iin-
])eratore eontro gli aderenti del re Ardoino (1). Cosa non priva di qualche
(1) A'cdi ncH'Appcnd <|dcsIo diploma al n 37.
T>Er. cavaueue l. c. phovaxa. aStj
curiositi sarebbe il ravvisarvi fia' condaunati come libilli al re tcilesco,
i principali atitori A' illastri fmniglic di VercelU , iV Ivrea , di Lomello,
del Moufcnato , del Caiiavesc, c d'allre tcne siibalpiuc, c lo scorger\i
aitcorti fi'a' punili da Ai-rigo, vai-ii di cjOc' niedcsinii conli, o i figli loi-o,
( taitta e la vh-lii delle condannazioni ncl boUir dclle parti!) gii slati
rondanriali da Ottonc III per la fazioiic di Vurcelli da noi raci ontala (1).
Argmiiento in' c avviso di tjualche )icso coiiti-o quigli scritlori die di-
pinsero Avdoino come un mostro di vizi e di scclleraggini , e in odi«
percii a tutti ( qiiantanqiic , siccome abbiamo vedulo iiegii scriitoii ger-
matiici iSleSSi , gl' Italiani adunati in I'avia ncl lOOi prcfcrissero la
feivitic solto il guasto Ardoino , a cpiella elic i Tudeschi cliiamano Uhertu
sotto un ro germariico (i) ), e contro tpiegli altri i cpiali calunniarono
i popoli subalpini , dicendo non aver cssi mai nulla opcralo in pro delia
patria coinune per salvarne la nazionalila c difcndcrla dal doniinio l)ar-
barico (3). Ad ogni niodo da tjucsto e da altri somiglianti diplomi dali
da Amgo in qucH'anno per punire i fedeli del re italiano , risulla pur
S(iinpi'e (;he grande si rifcce il scguito d'Ardoiuo nel novennio di regno
che corse dopo l' incendio di Pavia (i).
Colle Sfliiere aduncpie raccolte no' suoi comitati d'lvrea, e con quelle
fornite da Pavia e dalle allre citti tornate alia de.vozione sua, prese
Ardbiho a riconquistare il sue regno ne' primi mesi deiranno 1 005 , o
sopi'attutto , secondo I'andazzo de' tempi, a vendicarsi de' principi tra-
ditori. Ma ben antiveggendo siccome il re Arrigo o ricliicslo da' prin-
cipi , 0 per desiderio di ripigliare I'ltalia, sarebbe per ricondurvisi cou
an piu poderoso cscrcito , contro il cptale rinfedella de' grandi vassalli
del regno I'iinpcdiva di raccorne uuo suflicienle per combalterlo in cani-
pidc giornata , non volsc Ardoino come ncl 1002 il pcnsiero ad avvrn-
tiirare ■ di inuovo la sorte sua, ritentando un' altra volta 'Verona e le
Cliinse dell' Adige , inutile prova avendo i traditori da lergo. Ma cam-
hiando ad un trallo sislema, delibcro di f:u- ccntro di dipartcnza dcllc
(1) Vedi Capiloln U.
(S) « Proiimuin libcrlati esse Gcrmano Principi parcre! » ( Mascovii, Coir,mtnL dc Henr II.
S Vl).
(3) naUM , VEuropc flu moijcn ligc , T. III. Cli. V.
(4) It Egli e facile cd insicmc giusto , dice il MtRATORi , I' imina}(lDarc chi- dura»« molUi la
i> gnerra Ira Ardoino e i|uc' della sua faiiono da una paric , c Ic cilia aderenti al te Arrigo dal-
.. I'allra. » ( Annali lOIS ).
:>Gi> srini oniTici sovn.v i.a sioria d'itaija f.cc.
su«' guencsclie cspeclizioni , le casldla tl' Ivrea e le provincie all' in-
tovno, ilovo st'inpre rilcneva uii iiodo irannati, c sapcva poler riparan-
ill caso cl nvvcrsa I'orluna , e da quelle porlarsi colle sue stpiadrt: acl
iiileslare I'osle nemica, ove di nuovo Arrigo scendesse dall' Aljii, ed
iiiUmto a manoinelterc le lorin dc' principi lihclii, quuslc ripigliando ,
miaslando, saccomanando, sci-oiuio I'uso di (pieH'cta , porlaiuio insomina
a oostoro quel inodo di giierra, ehe piii tardi lii detlo in Italia gucrra
querriata, e die ora si chiaina gueiTn di paitigiaiii : singolar inodo iii-
vei*0 di riconquistare il suo regno, e di rifavsi bencvoli io popolazioni'
La uinncanz.a di positive uotizie sovra qiu'gli ayveninienli reiide eosa
i'lipossibile il seguire con qualclie precisione le mosse d' Ardoino in
(|ue$ta maniera di gucrrcggiare mutabilc ed nvvcnlurosa. , per tui un
£;iorno riusciva vincitore c alia domane perdenle : era una citta occu-
pava sopra i netnici , clie poro dopo abliandonava: e Udvolta in un luogo
}>erdeva e guadagnava in uii alti'o. Quindi fra I'alli'e niolte, la cagione
per cui mentre sappiamo che il regno suo duro per insino al scttcmbre
del 1014, nou si puo, come osserva il Muratori (1), dcterminare quali
rilla lornasscro alia di lui obbedienza, oltrc quelle, come Pavia e Mi-
lano pill vicine alia Marca d' Ivrea. Tullavia colla scorta di alcune carle
pai^eusi noi verremo forse trovando qualche indizio delle principali di
lui incursioni.
Conciossiache la maggior parte de' principi italiani die avcano abbrac-
ciala la causa d'Arrigo, trovandosi per la lontanaiiza di queslo re esposti
alle veudetle di Ardoino, alloraehe le apparizioni di lui si faccvano piii
ininacciose , s'alTretlavano , forse coslretti da' fautori d'Ardoino , di fare
(lie s' intralasciasscro gli anni del re gernianico , soliti a porsi nelle
pidibliclie carle, dopo l' anno 1004, e clie queste si segnasscro cogli
anni solo deU'era cristiana , pensando in lal guisa non disgiistarc il re
loutano , e non oifcudere il re vicino e miiiaccioso (2). Di questa qua-
lila soiio alcune carle riferitc dal Lupi nel suo Codice Diploinatico; urui
{I) MURATOBI , yjiin. d' Italia.
{i) « Cum coDscqiiontcs nicmbraaac consignatac fueriat fore uinoi'S anjtis Ucnrici regis , liaec
■> v«r"i ( vcili la nola sc^uenlc \\) ) auno Incarnatiunis , vulgari scil. sou a ilie Nalalis , aut kal.
»' laQunrii Herivato , cl cum Borf^nmi prdCul (iubio ^ acccptus i'ucrit supcriori anno rox UcnricuR.
'• Iiinc si^DiUcari possL^t , quod illo absente Ardoiuus vires rcsuincret. Idcitquc Bergnmales nc il-
i- lum olTeniicrcnt umisissc Cliarlas Ueunci OQOjiue el annis tnscriberc. >> ( Luri Ct*tl. Viptopi. Her-
gomat. T II. p. 4'i2 ).
DEI. CAVALIEnE r.. C. PROVANA. 2(3 1
<ii esse del mcsc cli aprile dcU'iinno lOO.'i tiene gli anni soltanlo tleU'iii-
caniazioiic , ud uti'tillta clcll'aiiiio inedL'sinio, ma del iiiese di diccmbre ,
pmta gli aniii del re Arrigo (I), Similinetile altrc carle degU aniii lOOC
e 1007 tengono gli anni d' Arrigo: altia dell' aimo 1008 iiel incse di
inarzo, j»qrta gli aniii solo di (1. C. : ed una quarUi del mese di giugno,
gli anni di niioro di Ai'rigo.
Quest' allernaliva , che si rinno\a iielle carle pariinenli jjii\ale del-
I'anno 1010, piil non si ossei'va negli anni seguenli ( >).
Per cjueste cousiderazioni vo io sospetlaiido , siccome sembra accen-
iiarc il dotlo Lupi, che Ic prime scorrerie d'Ardoiiio, poco dopo il sii«>
ritorno in Pavia, si porlassero conlro Brescia: c cosl vcrremo argoniin-
tindt) che questa forse occupassc o taglieggiasse ncl rimancnte dellaniio
1005 sino al dicembre, in cui o cacciato d.igli Knriciani, o vollosi ad
altra impresa , 15rescia era da lui abbandonata ; che ([uiiidi nuovameiiU
vi si conducessc colic sue masnadc nel niarzo del 1008, e la leness«-
fino al giugno dell'anuo mcdesimo , e finalmentc per lultima volta cor-
ressc ie terre brcsciane verso il mese di magglo dell'anno 1010, e gia
nel marzo Sussegucute le avesse sgoinbcrate. Tale niossa d'Ardoino con-
lro le terre brcsciane serve altresi di novello argomento pur credere
che Milano c segretamente il suo arcivescovo Arnolfo seguissero la parte
del re Ardoino , il quale diflicilmente avrebbe potuto porlare le sue
masnadc insino a Brescia, ove non fosse stato ccrto di non aver nemici
allc spalle.
Capo de' principi italiani avrersi al re Ardoino, ed anima de' congiu-
rali era slate, come piii volte abbiam delto , il marchese Tedaldo conte
(ii Modena e Reggio : conlr'esso ardeva di ccrto Ardoino di vendetta ,
onde se vale la conghiettura da noi sulle traccie del Lupi stabilita per
Hrescia , avviseremo pur anche in simil modo che Ardoino in quell" anno
1 005 s'alTreltasse contro Modena , scorgendo noi da una confemia di
certi beni fatta da Guarino vescovo di quella citta , che tiene sollanlo
gli anni di G. C, siccouic nellc publdiche carle si tralasciavano in quel
1) « Convenlio inler privalos ( an. 100 J ). In nomine IKimini. anno ab Incarnatiunc D. N. I. C.
inllleDo qtiinto , mcnsc aprilis Ind. tcrlia. » — <■ Donalio i|uurundain ilt Cascinalc ( an. lOOi ).
In nomine Uimini Dei Elcrni. Ilenricus gr. l)ci rci, anno rexni eins liic iu Italia iccondo mente
(iecemhris Ind. IV ».
(S) Vedi in Ll'PI I. c. le carlo dalla pagino 443 a i.M c scg.
a6a STUDI CRITICI SOVRA LK STORIA d" ITALIA ECC.
punto gli auni ilel re Avrigo , per ccrto soliti a scgnarsi nelle citti* te-
mite tla quel marchose (I). ,.
Aiichc Novara cicilercino fosse parimenti dalle gentiitiiliarte-inVesftla
neH'anno 1007: e lo accennano tlue carte di Piet^o III ' tieiscbvb ,' Viiia
del 1006 colla data deiranno terzo di Arrigo , I'altra' der 400T ieilza
la regia invocazionc (-2). NeU'aniio 1010 le pnhbliche carte Invbrrtvatio
di miovo il nome del re Arrigo : onde crcderemo clic NoVani , doTe il
vescovo Pictro, teuerissiino de' priucipi gcrmanici , godeva d' litl' lirti'pia
esenzione (3) , avessc allora abbandonalo la pai^t^ ' d' Ai'ddfitrb",' i''per
([iiesto fosse jioi da lui pid Inrdi assediata c mahorrtessa.
Ma i docuincnti d'Asti dopo I'dczione del vescovo Alrico fralcUo di
Manfredi II, e qiicUi del comitate di Torino ()ortavano semprfe il tiome
di Arrigo, eppure non vi e traccia clie dalla proSsima! "Tvi^i' ATdditio
vi portasse lariui sue: per certo che il destrcggiarsi delibbiite^dtTrbt-
rino aiulava d'accordo con Aidoino. ' .•!•■■'■'''''' ' •'
Ma curiose sopra Taltre sono alcuiie carte Ravennati dell'amio 1009,
rifcrite in un antico catalogo ms. della badia di Pdmposa (4) , dalle
»[uali si puo sospettare che anche le terre di Ravenna , e forsc la citta
stessa fossero corse dal re italiano. Era Ravenna al tempo dell'elezione
d'Ardoino a re d' Italia ( 1002), tcnuta con diritto d' esenzione da Fe-
derigo suo arcivescovo , uomo afFezionatissimo a parte tedesca. Entralo
lino de'pritni nella congiura maneggiata nel 1002 dal marchcse Tedaldo
con Leone vescovo di Vercelli, ed Arnolfo arcivescovo di IMilano, van-
tavasi Federigo di non aver mai riconosciuto per suo re Ardoino. Ep-
pero scrive di lui Adalboldo , che nel farsi incontro ad Arrigo quaTido
nel lOOi se ne vcniva trionfante da Verona, « esso aveva dato al sun
(1) 1 Guariaiis £|>us Mutincnsis monrio S. Petri confirmal oblata olc. Aclum anno Dominicao
» locarnalionis MV. Ind. 3. ( jinl. M. Ae. T. V. col. 661 ).
(J) 1." Ini'cslituru lU'ellaria falla da Pictro III vescovo di Novara etc. « Anno rcRUi Domini An-
» rici regis ic in Itatia , Deo propicio l«rcia , duodecimo die monsis iulii , ind. IV. Actum infra
» Castro Insutae quae dicitur Saiicti Iulii. » 2." Pictro III vescovo di yoair.t nccrcscc la dotazionr
del canonici di Scin Gaudenzio. ti Actum est anno Dominicac Incarnatinni.s MVII. Ind. IV. in die
» sanolo Epiplianiac. ,, ( .»/(.«. //. P. T. I. Doc. CCX e CCXII ).
(3) Era stata concessa da Ottone 1 con tro mi^lia di territorio. ( Vesme , ficenJe dcUc propricta
ill Italia , p. 874 ),
(■t) Copia di <|nesln catalogo fu a me fayorila dalla gentilezza del dutto coDtc MoRBlo, aulora
della pregiala Sloriu dc' Municipi Italiani.
DEL CAVAWE^E I.. C. PROVAMA. 3G3
)i stgfiore Ic main iioii coiitamiaale tlal doniiiiio ailuUcrino » (1), Che
qucsto significlu elic Ravenna noii a\essu liconosciulo Artlo'mo come re
d;^la,li*,di)J|,|OOi nl lOQi, non lo coiiscatc lo slorico Aruolfo, il quale
n^rra ,9)>p l^tl(;{le ciuii (|c,l i^pf^nje Iqayeyano acccUalo eoiue re: ccrlo
chc dal JOOi, rioe clo|)o il tracVimonlo tli Vcioiia, lino al 1009, le imb-
bUciic ,f^Vlc crapo Vv Jlaviiiina sogtiatc col uoiiie il'Anigo, sebliene gia
fossp ^01"^'' I'aVcivfiSiCqvp F*j(.lcj.igOj_ctl a lui siiciciluto Ailelberlo usur-
l.al,(we fli, qucllA«,|5^e (^„ „rioB ir|i:Hih.| M.
Dal uovcmbre j4cl IQOO al tlicembre dclVanno 1 010 \<\i\ non vi si sc-
gnavano chc gli ajjiw del j)ontclicc , come si vcde iiellc addollc carle
Porapo^iaffC , f^i,!^ qpj) qucsta special nota: u ancoia non abbian;o imjie-
>t, ^'.^tpre j(p, J^jia,;,^^ .qon questa forjnola non vcnivano olFese Ic prelen-
sioiVl lip ^^^'I'/lixftjii^Ai ^*^''^ '*l*^"o dc' conipelitori al Irono d" Italia, ed a
quello tlptr iinpet^o;, JJn' ultra carta del mcdesimo archivio di Pomposa
del 13 dicembre 1010 raostra di nuo\o il nome d'Arrigo segnato ncUc
pubblichp,li!»\^appDi: e ^qui pii ,noi»i si legge la iioU surriferiia sulla
inancanza dcU" luaperatore , scbbenc tiillavia fosse vacantc I'iinpero.
I'cr Ic qiV'li cq^p , anclic qui avrenio un iudiz^io clic Ic scorrerie di
Ardoiflq 4opci^^9Y9: ic t^crrc Ilavennati nel corso dellanno lOIO (3).
(jlojjjI^O^^^'^i'j^p^i^ 9^^,,cpnliO Leone sue vescovo , ravvcrsario il piii
aiuipp, ^d il p^u.aidcnle d'Ardoino , fu piii laida, ma piii feroce la di
li^\l,TiI^3iflcJI,tA,.ij PI questa si parlcra a suo luogo. Aggiungercmo inianlo
cli,^^sejf^j|j^pi}i^e(49 per legittimo il diploma del re Ardoino pel mona-
steip ^^ij^^f^ij^tujafi*,,, del quale $i |i fatlo pai'ola al Capitolo VIII (4),
,.iii:iHi nui'j'i,* — '
(I) II vUmIW ncl |ironicUorc la fcdc a qtip^li chc )<li conredrTa una lonula qualsiasi in brnt-
liiio, poneva Ic maiii sue io quelle Jel suo signore , c cosi pure facc\aDu i couli \etio il rr :
•< post manus n«>liis «latns n .
(S) Jnnali HW4-tO/4.
(3) Vcili nola (i) alia pag 2G3. — Carle del moDasloro di Pmnposa ;
l.''C«nce.s»f9 iosmphyt. fundi Asturae elc. faola a D. Gcrliardo I), et Abb. S. Matiac in XrDod
lie. — AcUini Ravcnnae lO'^. Andrcae Not. Anno Domini loannis { XVm ) Tapae , VII ( 1009),
IrupcrakuTcm in Italia in nondum babcmus, die 39 oclob. Ind. VII. ( R. I. 3 ].
2.' Pari concessiono eolla slessa data , nia del 2 novembrc ecc. — Da qurila apparisce chc
papa Giovanni XVUl vissc fin verso il fine doll'anno 1(HI9 , e ebc VJrt dt rcrificr Irs Jalrt sbaglia
nel mellgrc I'eteziouo di Sergio IV successoro di (iiovanni XVIll Ira il 17 Kiu(;no, cd il il »(.ii»lo.
:!.' Uonalio uuius Longarii Salinarum in lerrilnrio Comiacll etc in ruudamrulo voralo I'apa-
liaiio, all nlroqiie latere Poniposiae etc. Actum r<iniiiicli, rog. Ia>piein<> ^ol. Aiinn Dumioi Sergii
P II , Ilenrici renis IX, die 13 d.cembris hul. IX ( A fl*!! C ). Ancbe il JUno\Biso JiuU. Cas$.
Mnrii T. II. p.iiiS) rcea una carta di Ravenna del IIXK) , colla noia: " inipcranlc ncminc - .
i4^ Vedi Append, n. 31 , e C.ipil VIll. pag. 230 nola (I).
aO-i STi-Di caiTici sova\ i.a storiv d'hai.ia Efc.
la ilata dl VerceUi dell'anno lOOii, chc csso porla, poUvbLe far credere
chc Ardoino avcsse otlenuto in quell' anno fiiita ol)l)cdicnza da Leone
vescovo di quella citta, della quale avcva questi otlenulo il comilato du
Oltone III: c dico fiiila obbedicnza, poiehe Leone non cesso'd'essere n
lui nemico. Ad ogni modo qiialuiiquc ne fosse la cagione, vcdremo a suo
tempo quale fosse la punizione data al vescovo dal tradito Ardoinp.
rrocedeudo uello stesso modo, si polrcbbero prolungare quesle iu-
dicazioni sulle scorrei'ie d'Ardoiu.Oj, .pia, con ppcp IViUtc^. j ^^, .
Cerlamenle tenui soiio tali coiiiellnve: ma Iraltandosi di tempi oscu-
rissimi per la mancauza di scriltori, coevi , tempi falsali aiicora da' fa-
volosi raoconti de' moderni, non mi e paruto dovcrle del tulto intrala-
sciare , avvegnache slabilite soj)ra 1' autorita dello storico . Arnolfo , e
perclie confornii alle eoiidizioni nolle quali era poslo Ardoino. , .
Resta a chiarirc quello che si facessero in questo temp,o Genoya, e
le eitta della Toscana accrcaale al rciino d' Italia. Gcneralmente le citta
poste lungo la marina sul lido ilalico, fatte^ ^poine gii si e deltpj ,ardi-
mentose per la vita pin arrisicata e piii gonercsa delle gen^i di mare ,
volgevano sopra le altrc del regno le voglie loro a' pensieri iji libcrla
e d' independenza. Poco quindi si curavano clie Ardoino od Ariigct fosse
il vincitore in una lotta dalla quale le si trovavano lontana, pei- jposi-
tura geografica , ed iadifferenti come quelle che gl'intcressi loro yolti
alle cose di mare, da ogni altra cosa sviavanlc che riguarcla^sc. rinlerno
state del rcame. Ond'e che in molte, ne I'uno ne lallrg Don.ncono-
scevano per re d' Italia (1). Avvezze ad una ereditaria r^yer,efi,za yergo
limpero romano, onoravano il nome d' imperatorc come ccntro diina
potenza d' onde le minori partivano , semprc nondimcno cercnndo di
soltrarsi dalf obbedicnza ogni volta che ne restassero inceppali i rina-
scenli dirilli che andavano di gionio in giorno riccnquistando. E si
I'autorita de' marcliesi e de' conti vi si era falta di gran lunga minoie
che non ncgli altri comitati del regno , non solo per le esenzioni coii-
cedute negli anni addietro dagli Ottoni alle chiese, quanto pcrche qnclla
octal forma di vivere a comuue chc andava sorgendo in molte citta
italiane , quivi molto pii\ presto ordinavasi mei'ce le socit^la di liberi
iioinini , dcUe (piali Gcnova fra le altre ci dimostra I'anlica esistcnza,
(I) « Alors Ardoutn ot llcnri se disputaient I'Empirc , ct en plusioiirs CDtiroits uu nc recoD-
11 naissait ni I'uu di I'aulre » ( /irt tie verifier les dales , T. VII. p 310, edit, iii-8." ).
DEI. CAVAI.ltnE I., C. I'UOVANA. a(»5«
per una coufcnna di privllcgi oltcnuta ila una di esse a' tcmjii di Beren-
{•ario II c d'Adalhcrlo (1). Perhujualcosa parte dellc puhldichc faccende
essendo quivi dibatlula nelle popolaii riunioiii , 1" auloriu'i do" coiiti \\
era o poco ciiraUi, od era costrella uuiforiuarsi c icdcic a quclla del
inaggior nuiucro.
Tuttavia, seljben prodotla da cause diverse, una corauiiauza csisteva
Ira (jueste citta uiarillime o viciiic alia marina, c le allre dclli' parii
piu interne del regno; era questa la rivalllu luanifi'Slatasi in qucsti tempi,
delle varie citta italiane fra di loro, prodotla nelle prime da gare com-
nierciali, o dalle eonlcstazioui pe' limiti colle citta finilimc, c nelle al-
lre, sorta o conforlata dal gareggiare de' due prctendenti il trono ita-
liane, e da quel uiodo di guerra clic abbiaino acccnnato ; guerre d'otii
e di vendette, fomento d'ire sempre mai rinascenti , per le quali gl'Ita-
liaiii costretti o per olTcsa o in difesa a star di conlinuo in sullarmi,
si rcsero in qucsle j)rodi e valenli , uia si volsero a brutlarsi fra lore
di fraterno sangue , prima ancora che la nazionalita italinna avesse una
ferma esislenza. Nel Capilolo segucute noi tomercmo piu parlicolarmente
sovra qucsto argoinenlo.
Ma Genova durante il novcnnlo del sccondo regno d'Ardoino, scgnava
sempre gli annl del re Arrigo , mentre Pisa piu lontana dal cenlro del
legno nou scgnava die gli anni del Redcnlore (2). So da cio sc ne
deblia dcdurrc, che Genova parteggiasse pe' foreslierl , io non lo saprci
dire. Avviserei piullosto che non ravvisando cssa un utile a scguirc piu
I'uno che I'altro de' competilori del trono , lasciasse che il suo inarrhese
;i) ci CimBrnialio prlviloniorum babi(atoril>DS in civilalc laniicnsi a Boronpirio pl AJalLt-rln
" Italian rci^ibus conccssa anno DCCCCLVIII. XV Val. au^. Iml. I. » ( Ni>licts el Kjlraiti Jci JUS
lie la Bihliollnijuc du Itni de France eu. T. XI. p. 2 ct 3. VeJi Corf. lurium , Lib. I. Japlic. ).
o Bercngarius el Adalbcilus, divina faucnlc clcmcnlia, rcge.'s. Deed rcgalcm cxcclli-nliam, uUolit
" saorum etc. Idcirco omnium sole Dei ccclesie noslronimque etc. noveril universitas. r|ualiter in-
» lervcntu ac pelilionc llcbonis nlri dilccti fidclis, per huius prccepli pa^inam , secundum consut-
■• tudincm illorum , conlirmamus ct corroboramus oniuibus nostris Cdclibus el habitatoribus in ci-
" vitate lanucnsi, cnnrlas res cl proprielales illorum , sea libellarias el precarias , el omnia quae
.. socundum con.suelndineni illorum teneni , aliciiio lilulo vel modulo scriplinnis arquiMcrunl , tel
- que illis Cl parte palris et malris adveneruut; omnia cl e\ omnibus, el intra cl e\lra ciiilalem.
. in inlc(,Tuni cis confirmamus pli-uiusque corroboramus, una cum terri.i, \incis, pralis cic. I'rc-
- cipienles ilaquc iubcmus ut nullus Dux , Marcliio , Comes etc. sed liceal eis paciGcc et quicle
• yivcrc , ac nostra fulii proceptali confirmalionc , omnium lioroinum reniota conlradilione vfl
.■ diminorationc. Si quis i^ilur huius noslrae etc. .\ctum Tapi.ne in Dei nomine feliciter. •
(8) Hht. P. Monum T. I. — MuBATORi , Jnt. Ilal. M. At T. III. col. lOTI.
SuRiE II. Tom. VII. -"^i
aGfi STuni cniTici sovii\ i..\ storia d'itai.ia t.c.c.
facesse iulitolare gli atli pubblici col noine cli im re, ch'essa non voleva
inimJcarsi , come pii!i vicino che I'altro a consegnirc la coroua deU'im-
j)erio. Ma il non ravvisare nessun indizio, die Ardoino uello scorrcre Ic
provincie del regno si facesse contro Genova per coslringcrla a ricono-
scere r autorila sua , come verso di molte altre citla del regno italico
rra ito facendo , mi di sospelto che come I'iircivescovo Arnolfo ia Mi-
lano, e come fece in Torino il marchesc Manfredi, cosi in Gcno\a il
siio marchesc si adopcrassc di non fare insospetlii'q j3Li;rigo , mentre di
segreto teneva pel re italiano. ,'> .
Era conte della Marca di Genova, ed in parte ancora di quella di
Milano , Obcrto II, detlo dal Muratori il progenitorc degli Estensi , il
pill potente , il piii acccso ed il piu costaiite fra gli adcrenli del i"c
Ardoino. Scendeva egli in retta linea dagli anlichi marchesi della To-
scana (1), ed era figliuolo di Oherto I principe potentissimo del se-
oolo X , marchesc com' esso della Liguria , cpiegli che nclla conginra
ordita da papa Giovanni XII con Gualberto arcivescovo di IMilano c con
Gualdo vescoYO di Como, era stato principal cagione della cadiita de' re
Cerengario II ed Adalberto , c che il dominio dell' Italia passassc nelle
mani de' principi tedcschi (2).
lien divprso dal padre, iiifiummatosi Oberto II nell'opposto desiderio
di riconrjuistarc all' Italia I'independenza pei'duta , adoperava ogni sua
polenza per escludcre dalT Italia i principi germaniei: eppero accosta-
tosi alia parte del re Ardoino , questa aiuto , cpiesla promosse, e que5,ta
lino all'ultimo , in ogni modo sostenne e difese. A quesio scopo volgeva
Ic immense ricchezze da lui possedute nelle provincie di Toscana , di
Lunigiana e di Loinbardia: a questo I'opera indirizzava della numerosa
sua famiglia, ed il seguito infinito, che a lui procacciavano il grado di
marcliese della Liguna, e la carica di Conte del sacro palazzo in Pavia,
la ipiale assoggettava alia di lui giurisdizione non solo quella capilale
del regno , ma varie altre fra le cittu longobarde (3).
(I) MUEKT. ylnn. 972 , cd Am. Est. P. I. C. XV.
(J; 'I I.cgati ab Apuslolica Sedc vcniunt , loaones diaconus cl Aio scrlniarius vocaotcs rcgem
*> ad defeDdcoJam llalinni el Romanam Rcmpublicam a tyrannido Bercngarii elc. » ( Chron.
Rf.gihoji. Lib. 11. ad an. 900 , ap. Plstorium R. G. S. T. I. p. 108 ).
(3) MUEAT. Ant. F.sl. P. I. Cap. Xlll, cd ^/ina/i /O/;. — Cfr. Sciieidii , Oriij Gu.lficac , Lib II
cap. VIII. j 9, el cip IX pa.ssiiu : vid« cliaui ibid. Tab. Gencal. p. 212.
UKi. (.'.vvAi.iLni: I., o. phovana. a(j-
Ma |)oco ci train<mdaroiio Ic storiu di que' tciniii , sovra le cose ope-
rate da Obeito II e da'suoi, a favore U'Ardoiiio: sia che di tal nian-
lanZa s'abbia a cagioiiare rcdjicili del tempo, o sia die, sicconie a ijiii
huon dhilto avviscrciiio, mancliino scinprc gli scriltori agli ()|>prcssi. Ad
ogni mode, di lui c della sua (amiglia ci accadcia di ragionarc di iiuo>o ,
e ne riferiremo gli ullimi falli nell' addnn-e ic sculeiize di Anigo impe-
ratori', colle quali |)uni lo zelo di cosloro coniro il doiiiiuio foreslieio,
y.elo del quale cio nondiuieno , morto gii Obcrlo II, novcllc prove fu-
rono dale coiilro Corrailo il Salico , da' principi suoi eredi c coiigiunli.
Avevia Oberto numerosi figli , fra' quali uua fanriulla per uoine Beita,
moglic die fu del mardiese Maufredi II coule di Toriuo. Dal qual pa-
reiilado conlratlo nclFanno 1010 (1), ciou dopo il risoiqinieiUo del re
Ardoino , foiulamcuto maggiore no Iraggo a confemiaruii iiella ( redenza
elic il (•onto di Torino favorisse in segrelo quel re, inentre apertamente
egli mostrava di aderire al re tedesco.
Pcrciocche dalla seutenza di Arrigo dell'anno 101 i, colla quale priva
il uiarchese Oberlo e vari suoi congiunli ddlc loro copiose sostanze ,
argoincnlar possiamo, siccome dopo il falto di Verona del 1004,questo
inarchese s'era infinlo accostarsi al re Arrigo, e lo aveva cogli allri elel-
tori chiamato al trono d' Italia, moslrandosi ad esso alVezionato e fcdele ,
inciitrc di celato co' suoi , e d' accordo forsc col re Ardoino riparalo
ne'.suoi comilati d'lvi-ea , sccondava o promoveva la soinmossa di Pavia;
modi codesti, couformi al sistema d'ingauni e di dojipiczze allora in use,
degni di tempi barbari e corrotli , c di que' principi, a vicenda tradili
e tradilori (2).
Ora sembrera cosa difficile che il marchese Oberlo , principe di tp-
nace proposito, ed acccsissimo pel trionfo del re Ardoino, si fosse con-
siglialo di concedere Berta sua figlia in is[iosa al contc di Torino, ove
([uesli nou fosse stato tacitamenlc inlcso con esso a favore di Ardoino,
e fosse invece zelatore de' principi germanici.
Del resto se I'antivcggenza di Manfredi fece ch'egli s' industriasse di
(1) Terhaweo, Adel. III. P. II. p. 57.
ii) It Poslqnam nos in rcgcm ct imperatorcm clcgorunl , cl post manin n"lws clatas , cl sacra-
' menta nobis facia, cum Dei noslroquo ininiico Arduino rognum nnslruni in>asis»c etc. ■• ( Di/>l.
fUnrici Imp. an. Dom. Inc. MXIV. Ind. XII. etc. Actum SoUga. io Hut. P. Men T. I doc CCXXXVIII
col. 405 , e noU'Appcnd. n. 3G ).
aG8 sTUDi cntTiri sovra i.a stoma d'italia ecc.
non insospctlire Amgo, ch'oramai scorgeva accenn.ire alia corona ini-
periale , egli ben dimostro die scopo del suo desidcrio era 1' escludere
dal Irono d' Ilalia i principi germanici , col collcgarsi ch' ci fece alcuni
amn dojio, e inorto Arrigo imperatore , con quelH fra gl' Itallani che
s'opposero aH'clexione di Corrado il Salico (I). A imitazioiie di lui, ma
incno pnidente , il niarchese Oberlo voile o lascio chc Gcnova rimanesse
ill apparenza almcno, nella dcvozione del re germanico , mcnlre egli
co' suoi ordiva Ic fila di quella congiura clic scopjno in Roma nel 101 i
a\ tempo dclla coronazione imperiale di Arrigo : congiura coUa quale
disegnava opprimerc a un colpo tulta la fazione tedesca , ma che poco
manco non recasse rullimo sterminio a lui ed a tutta la sua famiglia.
(t) Terkakeo , op. cil. p. II. p. 10".
DEL CAVALIERE L. C. PHOVANA.
CAPITOLO X.
CONDIZIOM DELLE CIITA DELLA TOSCANA REGALE
CARE TRA PISA E I.L'CCA. COSK DI ROMA.
ClOVArSM FIGLIUOLO DEL CO>SOLE CRESCE>ZIO VI E CREATO PATRIZiU
STATO DELLE FAZIOPil SOTTO UE.'SEDETTO VIII S. P.
( 999-1014 ).
a6t)
Ma vediamo j)iu part'icolarmente lo stato della Toscana. Gia si e detlo
siccome menlre Ardoino, cedcndo all' iinj)etuosa natura , sfogava I'ira sua
turibonda sovra le innocenti popolazioiii ilalianc per far vendetta del tra-
dimento de'principi, le citta principali della Toscana regale lontane da
cjuesti furori , s'andavano pianamente avviando anch'csse, come Genova,
ad ordlni migliori. Quesle citta noi gia indicammo cssere nove: Luni ,
Pisa, Lucca, Volterra, Siena, Pisloia, Fircnze, Arezzo c Cluusi, com-
prese nell'area di un triangolo, del quale i tre punti posavano: uno al
<!onfluente del fiume Cecina col mare Tirrcno, I'aUro alle sorgenti della
Macra presso Pontremoli , ed il terzo a Biturgia sul Tevere (I).
Opino uno scrittore moderno (2), che i vcscovi o conti della Tosi ana
non fossero couvenuli a' comizi di Pavia dell' anno 1002, ne" quali fii
eletto Ardoino a re d' Italia , e|)per6 che Taatorita di lui mai non s'e-
stcndesse insino a qiiclla Marca. Ignoro sopra quali allri titoli possu
essere fondala quesla senlcnza , alia quale s'oppone, ollrc al teslo dello
storico Arnolfo, in cui vien detto che Ardoino appena eletto re, >< \isitu
» I'intero reame, e vi usa dovunque la regia aulorila » (3), I'esistenza
(I) Vedi il Capitolo IV. paj;. 140.
(5) Vesme , f'iccnde dellc ProprulU In Italia , f 9"t! , in Mem. ittUn K Mitadrmia rfc/Zt Satntt
J, Torhio, T. XXXIX.
(3) <i Regnum perambalat uaiM-rsuni , rci;iii lure cuoila pcrUacUint. ■• ( AnKtLrBi , Mid llt>i
Lib I c XIV )
a^O STl'DI CR^TICI SOVHA I. A STORIA D ITALIA F.C.r..
uiicora tli lui diploma concesso da qiiesto re neiranno primo del suo regno
al monastcro di S. Salvatore di Lucca, documento fmoia inedilo, e da
me dalloriginalc tratlo alia luce (I).
Certainenle nou crcderci, die Ardoino dopo il 1004 volgcsse inai
raniiuo a spingere le sue scorrcrie per insiiio alle cilta di-lla Toscana
per ridurle di uuovo alia sua dcvozione, douo che esse avevano aderito
ad Arrigo nel lOOi, spavcnlate daU'circralo slcrmiiiio di Pavia , ed ave-
vano niau<lato i loro depulati al re vincitorc gia avvialo per alia sua
Gennaaia (2); ecu tulto cio dopo quell' anno in varie dellc principal!
citti della Marca di Toscana piii non segnavansi gli anni di Arrigo
iielle pubbliche carte. ji, i.li,
Ma sopra i priinordi della liberl;i nclle cilia di questa Marra , trala-
scieiemo quello che s' apparlienc alle minori , le quali assai pin lardi
s'ordinarono al vivere a comune , e che facihnente invase, come Pistoia,
dal furor delle parti , vennero quindi in preda delle cilta vicine. Alcuni
ceuni segnei'emo sovra le altre.
Fra queste Luui antichissima c fiorente fino da' tempi romani , mise-
ramente illustre altresi per le raolte volte che fu presa e .guasta da'
harbari , era in quel punlo in prospera fortuna , ed avviata ad ordini
niigliori , secondo che si puo argomentare dal fiorenlc traffico , che i
suoi cittadini facevano pel mare Tiireno. Fa nondimeno pochi ainii
appresso ( an. 1016 ) novellamente preda de' Saracini , come si ha da
Dilmaro (3) , ed il suo vescovo cacciato da que' barbari che vi po-
sero stanza , ma non la disfeccro. La rovina totale di Luni fu assai
pill tardi. Nel 1185 fu concessa da Federigo I impcratorc c nomina-
tamente col territorio suburbano , col circo , co' sobborghi , co' fossati ,
colla piazza, che slava tra il muro della cilta ed il mare, a Pietro suo
(1) Prifil. Arii. regis monialibws S. Sahatoris de Luca enmessum, A7 kul. sept. Ind. /2, art. iOOS^
prima rcgni. Aitum Papiae. Queslo dipt, e cilalo dal FloBENTiNi, Mem. di Mai. p. 9. Vcdi I'Ap-
p«adico al n. 36.
(3) (( Indc ( llcnrious ) Cbromo pervcnieDS , PcDtecosten sanclam pia animi dcvotiono celcbravit.
>i Inde discedcDli Tusci ei occurrunt, ot manus per ordiacm sioguli icddunt, » ( ADALBOLDt,
A'l/a Henrici If Imp. § 41. I. c. ). Chromo dcllo daH'Aiin. Sassone , e dal ciiinista DlTMARO
Urommo, e un idiotismo gcrmanico di Crema , secondo s'ha dall'Annol. di Ditmaro /. .V. Lappenbcrg,
nola (94): « Grommo urbs Crema ul \idolur. » ( Pebti , 1. c. T. V. p. 807 ).
(3) n Id Longnbardia Saraccni navigio vcnienles Lunam civilalem fugalo pastore invaduDt, el
» i'lim potentia ac sccuritato fines illius regionis inhabitant, ct uxoribus incolarum abiilnntnr '»
(Tbietn. Chron. Lib. VU. 5 31. 1. c p. 850).
DEI. CAVALIERE I.. C. PnOVANA. 2- (
4
vc3Coyo (I). Pi-ova evidente, chc la totale ilistruzionc di Liini fii di
mollo piu reccnte , chc non viene asscrilo »la inolli scritlori , i quali
vogUono chc Sai-ziuia , citla posta suUa siiiisLra S|>ou<ln del (iumc Macra
a poca distanza da Luiii , fosse edificata dopo die <piesta fu dlstrutta.
Queslc citli durarono insieme per oltie a tre scroll (s!) , cd il caslello
di Sarzana viene gia ricordato in una carta di Otloiie I del 963 presso
rUghelli (3).
Sc si fa a fidanza con Giovanni Villani, Fiieiize in (piesli lempi gia
sarebbe stata munita di slaluti e di consoli. Parve assai pi-cccce la iio-
tizia al Muratori (4). Ad ogni mode quel cronista scrive chc ^isfalta
Fiesole nciranno 1010 da' Fiorentini , gli a1)italori di quclla fiiroiio ac-
lolli in Firenze , dove due consoli ed un senate di cento i itladini for-
iiiai'ono la signoria che ressc i due popoli oramai fatti un popolo solo (5).
Accolse tanto piii per vera questa nanazione il Sigonio (6), in quanlo
chc il MachiavcUi anch' esso dice siccome « nel mille dieci , il di di
" S. Romolo , giorno solenne a'FiesoIani, i Fiorentini presero e disfe-
)> cero Fiesole ; il che ( soggiunge ) fecero o con il consenso degl' im-
» pcratoi'i , od in quel tempo , chc dalla morte dciruno alia creazionc
1) deiraltro , ciascuno piii libero riinaneva » (7). Parole dalle (piali il
Sigonio avrcbbc potulo scorgcre, die qucsto profondo scrittore non a-
veva volulo assegnare precisamente aU'aniio 1 0 1 0 ( che forse per reve-
renza sollaulo dcgli anlichi cronisti notava ) I'ordinarsi de' Fiorentini al
vivere libero , c la fazione loro contro Fiesole , ma a qucllo spazio di
tempo corso tra la uiorle di Otlonc III e I'esaltazione di Arngo I al
trono imperlale ( anni 1002-1014). Eppero sebbene seguendo il Mura-
tori , io non voglia acccltare rigorosamenle T opinione del Villani circa
i consoli, e gli statuli conquistati da' Fiorentini nell'anno 1010, tultavia
ilalle parole del .MachiavcUi parnii di veder coiifermalo verso i Fioren-
(I) « Homiaalim ciuitatem Lunensem cum fossatis , ct suburliiis etc. cl platcam <]0P est inter
• nturum ciuitatis ot marc, cdiftcium qnod Circiihim aocatur aul Areoa, etc, >• {^DifL Fridtr. /.
Ual. an. HSJ apud Ugiif-LLI /(. Sac. T. 1. col. 819.
(i) jinoa. Med. Oc Tabula Clwrogr. M. M. col. CCII.
(3) Ital. Sacra , T. I. col. 836.
;l) Aimali J' Italia 1010.
,5) hloric tli Cio. Vii.I.\M , Lib. IV. Cap V t VI. ap. Mlb»T. Ft. I. T. XIII. — llicoROtno
.MiLESPiNi , D.:ll' ht. Fiurcat. Cap. LIV. LV. ap. Mll\*T. i\. 1. T. Vlll. col. 918, 919.
{6) SiGOMO , De Regit. Ital. ad an. 1010. Lib. VIII.
,"^ D.IU htoiU Fiorcnihic di .\tc. M.icauvELU, Lib. II cdii. lU-S." del 1813, T. I. Opcre, f. !».
a7 ? sri-'Df CRiTicr sjvra lv stoma d itah.v ecc.
tiiii qitcUo die sono veiuilo finora argomenlando tla' falti , cioe clie le
popolazloni italiaiie , spccialinente nelia confusione de' tempi che veii-
iiero tlopo la morte ili Ottone III , cominoiarono a gctlar le l)asi ili
quelia iiulependenza , clie poi coinpiulamenlc conseguiroiio piu lardi.
Ma se la vacanza deHimpcro, e se le guerre tra Ardoiiio ed Anigo
erano state favorevoli a' Fiorentini per ismuovere il giogo de'loro conti,
ed iiitraprendere una vita novella , non minorc vantaggio avevauo esse
I'Ccato a' Pisani ed a' Lucchcsi.
Pisa e Lucca, illustri citta per 1' antica origine , che la prima da"
rireci,_e I'altra ripeteva da' Romani (I) , erano in quesii anni salile in
inoila poteiiza. I navigli pisani, rlie non solo, siccoine gia notammo (2),
dileiidevano Ic costiere dalle invasioni de' Saraciui , ma gareggiavano
nel traflico con quelli de' Genovesi , degli Amalfitani e de' Veneti , re-
I'avano ncl porto di Pisa le ricchezze adunale sul mare nelle incursiuni
loro avveiiturose. II movimenlo, clie un tal inodo di vita avcva impresso
iiclla popolazione , era venuto viemmaggiormente crescendo col succe-
dersi degli anni , e le combinazioni nale da nuovi interessi , avevano
suscitato novelle forme nell'ordinamento delle pubbliche cose: forme,
le quali nella frequeiiza delle incursioni barbariche , e nello estendersi
del loro traflico durante la vacanza dell' impero s' erano rese natural-
mente piii indipcndenti , posciache per alcuni anni nessun nunvo mar-
fhese non ero stato surrogato ad Ugo marcliese di Toscana , morlo
pochi mesi prima di Ottone III (3). Pisa, cos\ I'Anouimo Milanese, nel
secolo XI crebbe e si fece piu celebre , che non fosse ne' tempi ante-
riori (4) , e scnza dubbio di questo accrescimento e del suo lusti-o ando
debitrice a' passi gia fatti verso la libertii , e nel commercio : Tuno r
I'altra possenii motori di civilta nella vita di un popolo.
Lucca per altra via era salila in fiore (in da'precedenti secoli del medio
evo. Divenuta la sede de'duchi longobardi (5), lo fu parimenti de'marchesi,
dopoche da' successor! di Carlo Alagno la Toscana fu ridotta in Marca (6).
(t) Cell\b1i , Gcographia jintiijua , Lib. II. p. 5'0-571.
(J) Vedi Capilolo IV. pag. 148.
(3) Vedi ibid. pag. 139. ^
(J) yin. lUeJiol. De Tabul. Chorogr. col. CCIII.
(5) FiOREHTlM ( Mansi ) , Mem. delta Contessa Matilde ( passim ) — Anon .Vcdiol J 96. col
cxcvni, ci col. CCIII
(6) Anon. Mediol. col. CXCIX.
uni. CAVALIF.nE I.. C. PROVANA. a-3
L'esislciixii til nil lOf^io o im|i('ii;ile jialazzo <l(ntro le mura di Lucca e<l
i fic(|ueiiti i>laclli, die alia prescnza de' cluchi, niardiosi c conti \i ce-
lebravauo i inessl dcTI' iinperatbre o del. re, diinoslraiio, the non solo
«|uesta cittci era teniila cdiiiii'^'riiicipalc fra le ahrc di qiiella provincia,
ma clie ftcfiiientc di a!)il;ilori, c ncca di sostanze, i sovfani d'llaiia n«"
curavaiio parllcolanncnle il govcnio, coll' impedirc per infzzo di que'
loro iniiiislri, cW I'avarizia de'corttl non manometlcssc gli avcii de'cit-
tijdiiil , a tutela de' cjuali csistcvano fin da' tempi longohardi nclla citlA,
gli scahiui o giudici nomiiiati dal jiopolo (1). Oucstc cose crano senza
dubbio olcnienli di lijjcrla, c non c a dire clic d^.po la morle di Ot-
toiie lir,' e' nienire boUivano le ire tra gli Ardoinki e gli llnriciani ,
Lucca non abBia dovulo conquistare anch' essa una f[nalilic maggiore
inJejichdertza sii' propri cnnli , c non li abbia condotti a secondare le
novelle sue tendenze.
Indizio diun grade qunlsiasi di liberla gia conseguilo da questi po-
poli , sono le cu'erie ' rolte in qiiesti anni tra i Iiiicdiesi ed i I'isani.
Frimo c sccllcralo esempio , iroppo spesso segulto, di guerre fraternc
tra Jiie popoll dclla palriu italiana , ma cui pure doiilnamo altrihuire
in ' crari ^parte rmci^emeiitb piffe's'd In secuito da'popoli d'ltalia nell' i
I'crari parte 1 ihci-eaieiitb piffe'sd In secuito da'popoli d'ltalia nell' arte
;Ri-)l2s' olhrf ?,^ j,n!.:J ; •. ° . ' ' , , ^„
nella guerra , e 16 onoratc imprese ua essi operate liel secolo XII.
iWr.M ^■>?S)-l 0(f!,'i'j,.i .^- ' " i i, ,.
iVon e cosa credinile , Clie nclla mancanza dcccnnata di un recsilore
supremo della ]^larca Toscana , i conli clic tencvano il govcnio di Lucca
e Ui Insa. cTi nupna vp"lia piirliSfeSero parte in fjuclle cuferre. Un antica
,' '.:>'wiv1il7,uiimx'i;./.yP 1° ', ' . ... 1 I ? ,.
Icgge del c,odice t+arouno taceVa l)ensi abihta ad ogni conie ili mover
r armi per difeoidei-e il proprlo lerritorio dalle incursion! de' barbari .
ma nqu mai di cliiavnare all'armi il poiiolo per assalirc i ricini (2\ II
■ ■.iy."in<:u., . : ,,. . . , .;. ,. ... . .
lion irovarsi poi nominato veruno di questi conli come capitano ni
quelle fazioni, dim()stra che ne anche per abnso, o per zelo di privala
loro aiiibizione , questc guerre rompevansi , ma per cagioni del tullo
eslrancc da essi, c nelle quali od i conli non s' iinpigliavano, od crano
loro malgrado costrclti a impigliarsi pel conto dclle popolazioni. Eti-
tlenteinenle pertanlo noi venghiarao a cliiarirci , che gii nelle cose di
guerra quelle citta avcvano sopra i loro rcggitori conseguilo un'autorilj,
(1) FiOHENTiNi, op. cil. Lil). ni. p. 453-454. — Jnon. Meiial col. CXCIX. CCIII.
t») FiOBENTisi, 1. c. Lib. III. p. 434. — Leg. Longob. Lib. II. lit. 5S. 'j 3 cl Lib. III. til 13
Serie II. To.M. VII. 35
aT4 sTUDi cniTrci sovra i.a storia d' italia ecc.
una notenza , una matcriale qualsiasi forza , pci" cui a loro lalcnto i
ciltailini potevano ailunarsi , armarsi e slanziarc la gucrra , irrompere
uc' lerrilori giudicati ncmici, compoxTc Iregue, paci, accordi, alleanze.
Alle quali cose , clie gran parte sono del Tivere a coiniine , sc aggiun-
gasi il d'ailto clie ah antico tenevano, di cleggcre i propri giudici (1),
coucliiudcremo chc sc Lncca c Pisa non crano tuttavia Icgalnicnte co-
slituilc in forma di Rcpnbblica , mollo innanzi crano gia corse nel pos-
sesso del viver libero. Prima nondimeno chc Lucca giungessc all'apice
de' suoi Yoli , provar dovcva e la tiraniiide di Bonifacio marchese della
Toscana ncl 1 028 , padre clie fii dclla contcssa ISIalilde , e la lunga do-
minazione di <|uesla donna famosa.
Assegna, e il vero, il Fiorentini una special causa airarmaraento de'
Lucclicsi ; aderiva di nuovo in qucgli anni ( 1002-1003) la cilia di
Lucca al re Ardoiiio: trovavansi pcrcio i cilladini armati per farsi cogli
altri Ilaliani contro a' Tedeschi, che aecennavano di scendere in Italia:
nia invece di recarsi in Lombardia al convegno deH'osle italiana , prc-
leslando le minaccie de' Saraciui volgcvano contro Pisa I'armi impu-
gnate (2). Cio pure in tal caso doveva esser vero per i Pisani. Ma chi
noa vede che il rifiuto di i-ecarsi la dove la legge militare del regno
appellavali, era un atto di non poca indepcndenza per parte di que'
popoli , al quale tcneva diclro il secondo, di portar I'armi dove spinge-
vanli gli odi chc conlro i -vicini senlivano ?
Non si sa d' onde fossero nati questi odi, che laceravano Pisani e
Lucchesi , popoli per vicinanza , per cielo , per lingua e per leggi so-
miglianti fra loro. Ma sia che fossero eifetto di una natural gclosia, la
quale preslo s'acccnde tra due citta , di cui Tuna come Lucca era in
ispecial modo scmpre stata dagl' imperatoi'i e da' re d' Ilalia privilegiata
e distinta , sia che per vecchi soprusi che I'un popolo contro dell' al-
tro avesse usalo nascessero, esca novella all'odio antico in questi anni
arrogevasi , pel segreto accordo che dicevasi aver fatlo i Pisani co' Sa-
racini , occupatori dell'isole di Sardegna e di Corsica, d'onde di coii-
tinuo infestavano le marine loscanc , accordo col quale, actio fosse la-
sciata in pace la parte pisana della spiaggia , eraiio que' barbari non
(t) FlOBENTINI, I. c. Wt.
(V) FiOBEKTlM . ni Lib. I. p. 9.
DP.r. CAVALIERE L. G. PHOVAXA. 2-5
solo da' Pisani cornportati , ina aiicora scgiclainciite soccorsi ncll'eslra-
zione di Luona qnauliti d'olio su qiu-l dc' Lurchesi.
Rifacevansi cosloro dal daiino , coll'iirtj)osscssarsi in qiii;! di Pisa di
allrettanta quantita dclla dcrrata medesima : « non volerc, dicc?ano , in
» verun raodo coinportare, clie le lore sostanzc vcnisscio ncllc inani ,
)) cd in vanlaggio dcgl' iiifedeli. n ^la i Pisani vcndicavano questa ra-
j)ina , prcdando sul Icnitorio iicmico alUc nierci a' Lucclicsi, i qiiali
per allora ristavansi , aspcttando I'Dra di maggiorc vendetta.
Fratlanto Pisa, ciii non meltcva conto in qnel tempo di proseguirc
qucste risse co' vlcini , avviso toglierc di mezzo ogni pictesto d' iniuii-
cizia con essi , movendo I'arnii conlro a' Sararini (I). Alia (jual cosa di
tanto miglior animo si confortava quel popolo, clie se diam fedc al Si-
gonio ed alia cionaca sarda (2), le fiequenti calate clie que' baibari , si-
gnori di Cagliari (3), ftcevano lungo il lido ilalico, C le calamita ( delli-
quali Pisa aveva toccato gran parte ) clie da qucili crano portalc sino alia
spiaggia romana, avendo inosso il pontefice Giovanni XVIII a bandire
che fosse lecilo di possederc le isole di Sardegna e di Corsica a quelio
fra i popoli cristiani chc fosse pei' cacciarnc qnegl' infedeli , erano i
Pisani tanlo per ambizione, clie per proprio loro utile stiniolati a tcn-
larne I'impresa (4). In tal guisa proflcrivasi a' Lucchesi propizio il tempo
delle loro vendette. Ejipcrb entrati improvvisl ncl contado di Pisa , vi
rovinarono chiostri e chiese , mettendo a sacco tutto il tcrrilorio insino
a Papiniana. Udivano I'infausta notizia i Pisani , nientre giii rolli i Sa-
racini , miravano a maggiori progress! , onde coslretti affrellandosi al
porto , perdevano il frutlo della loro viltoria. Ma veruno neppure non
lie raccoglievano dall'incursionc loro i Lucclicsi, jicicioccliu gli avvtr-
sari infuriali pel gxiasto soll'erto ncl loro territorio, daiido rabbiosamenl»-
a quelli addosso , li rompevauo nella giornala d'Acqualunga.
Non per questo si ristavano i vinti , i quali nuovaiucnte fattisi assa-
litori , e nuovamcnte infuriando ncl guaslare le Icrre de' Pisani , una
seconda rolla toccavano a Ripafralla (o).
(1) FlORERTmi , I. c. p. 9.
(2) Farae I. F. Ve rebus Sardois ci rcccns. V. Ancius ex S. P. ( Car«li 1838 ).
(3) Brcfiar. Pisanae Hist, ad an. 1003 ap. MUBATOBI R. I. T. W. col. IG' .
(4) SiGONIDS , Dc Regno Ital. Lib. VIII. col. 475. — Farab , De rcbiu Sordois , p. 86.
(5) Cfr. FiORENT. 1. c. — Brcviar. Pisan. llisl. 1. c. ad an. 101)1.
2n6 Sri'DI CRITICI SOVIXA I..\ STORIA I)" ITALIA ECC.
Cos! per vile prelesto di laclroneccL, Ic antichc ire con em]ii;i gucrra
sfo£;;\vano iluc popoli fratelii, scMiza ■NaiUaggio nc tlell'uno nij tlcU'allro ,
auzi con rctiprofo ilaiino, e ail ulilc sollaulo ilcl comunc neinico. Coii-
ciossiache mentre le schiere pisane lungi dalla cilia Irascorrcvano con-
tro le genii luccliesi, i Saraciiii colto il punlo opportune, scentlevano
a Pisa, e qucsla niiseranicnte ilcprcilavano , oil ocoupavano.
La pcrilila Je" Luccliesi a Ripafralla , chc per ailora poncva fine alia
gucrra tra i due popoli, vicne dal Sigonio c da! cronista di Sardegna
assegnala all'anno 400b: nellc antiche cronaclie di Pisa, all'anno 1004,
e la caduta di Pisa in mano de' Maomctlaiii , all'anno scgucnle lOOii.
Cosi pure G. M. Fiorentini, il (pialc da anliclie inedite scrillurc lolsc
codeste mcmorie, seguito di mala voglia dal Muratori, poco disposto a
lener fede a chi narra tali prodezze dc'Pisani in quel tempo, in cui
non gli pareva ])olcssc quel popolo csser salito in lanto grado d'inde-
]>eudcuza da poterlc opcrarc. Ma troppe sono le tcslimonianzc clie le
comprovano. Clio oltre alle due ci'onache anticliissime di Pisa, dal Mu-
ratori stesso pubblicale (1), le auliche mcmorie dcirarchivio capilolare
di Lucca, ed allra cronaca ms. gia posscduta dal Fiorenliui, in cgual
niodo le atteslauo.
Questi falli accadevano menlre , siccome narrammo , altri barbari
guidati da Arrigo re tli Gerniania, dall'Alpi Norichc erano jiur scesi in
Italia (1004-1005), ed arsa Pavia ne ripartivano. Cosl ncUc due estre-
mita del suo regno provava l' Italia il tristo cffetto dcUe gia comincialc
intestine discordie. Perlaqualcosa , soggiunge il Fiorentini (2), indebolilo
il re Ardoino, non potendo « somministrare aiuti bastevoli per opporsi
» all'impeto do'Saracini, furono i Pisani ridotli a soslener da se soli il
» peso dcUa gucrra rotta cogl' iufedcli. « Tuttavia non si smarrirono ,
giaccbe come dalle ripelute testimonialize insulta, i Pisani nell'anno se-
guentc (100G) cacciarono i barbari dalla citta loro, ed iaseguendoli colic
loro navi, insigne vittoria ne riportarono presso lleggio di Calabria (3).
Ma gii odi tra i Pisani ed i Luccliesi attulati dopo la perdita falta
da costoro ( ncl lOOi), prorompevano quindi in guerre piu fcroci clie
(I) T VI. R. I. col. 107 cl 1C7.
(J) Afcm. rfi M.il. p. 30.
(3) n Anno 1006. Pisani deTiceruat Saiaceno» ad nhcgium, die SS. X\sii. » ( Vadi Fiotcalisi,
Mem. rfi ilatilile. Lib. I. p. U ).
DEt CAVALrEllE I.. G. PKOVANA. 2-7
mai , ilcUe qiiali sarebbe eslranea ilal inio islituto la naiTazione. Qiicsto
solo a inc ])n'in(:v;i ili far osscrvarc, tlic tali i^iierre coiidotlc ila' I'isaiii
a un tem[io (roU'allrc cli'essi cbbero a cohnncUcre coiilro Mhsl-Uo re
de' Saracini ne' inari tlclla Sardegna per la conquisla di ijucsl' isola , e
con quelle chc ruppero co' Genovesi prima alli:ili loro , (piindi rivali ,
per la posscssioiie <li qiiclla, dimostrriiio a (pial t;radi> di polciiza e di
liberlu gia fossero salili qiicsli popoli sul priiicipiaie di <jiieslo incde-
simo secolo Xl. Ma di cih piii ampiaincnle Iraltercino, piaccndo a Dio,
in altro lavoro.
Rivolgeremo ora le nostre invesligazioni allc cose di Roma, dove le
solite tml)oleiizc preparavano coiresaltamcnlo d'Arrigo al Irouo iinjienale,
rullimo colpo alia gia crollante domina/.ione del re Ardoino. Gia noi
vedcinmo siccome dopo il supplizio di Grescenzio la fazionc avTersa a'
Tedeschi , dcUa quale egli era stalo capo, couliimo ud csscre posscnte
noTi solo in Roma , ma ncUe proviiicie romane, c die costrello da questa
potenza, Ottone III aveva dovulo sopj)orlare die Giovanni flgliuolo del
Iradilo e morto suo iiemico, conservassc il gi-ado di prefetto della cilia,
cW'egli giu tencva, vivenlc il padre (I). Passato appcna di vila queH'im-
I'cratore, e libera la cilia dalle Icgioni gennaniclie, lo stesso Giovanni
vi fii snbilo innalzato al grado di patrizio (2), eccelsa dignila die van-
taggiava qiicUa di console, cd alia quale sollanlo meiilre vacanle era lim-
pero, vciiiva lalvolta innalzato il Capo della Rcpubblioa (3). Quesli diede
la sua carica di prefetto ad lui suo congiunlo liglio di Jienedello conic
della Sabina, e di Teodoranda di lui sorclla, al quale ad onoranza del-
I'avolo era stato poslo il uome di Grescenzio. Giovanni altro Cgliuolo di
Teodoranda vicn nominato duca c marchcsc , litoli solili a darsi a chi
reggeva il ducalo di Sj)olelo, e la ^larca di Camcrino (4).
Ollrc quesle clezioni , allestano pure la rinvigorila polcnza di quella
fazione, le nomine de' due ponlefici die scguirono , dopo 1« niorle di
Silveslro II, dall'anno 1003 al 1009, i quali, al dire del Baronio (5),
cbbero preso il nome di Giovanni , pcrchc porlalo da altri pontcfici
(t) Ve<li il C.ipilolo VI di qncsli Sludi.
(S) (< Morluo voro Imporalorc, lulianncs Crcfcfniii Olius, ordinalDl ert ralriciol. (Chron. Farf.
n. I. T. II. P. II. col. 552. D.
(3) Cahli , Jiilich. Ilal. V. IV. p. C8 e scgnei'li.
(4) Chron. Farf. col. 509. 510. — McR.^T. Ann. 40lt
(5) B^RONII , Ann. Eid. 1003, a X.
3^8 sTfDi caiTicr sovra i.a sroni.v d'itai.ia f.cc.
eletli ilalla slessa fazionc , e tra gli allri da quciriiifelice Giovanni Fi-
lagato, clic a' Iciiijii ilcl console Crcscenzio avcva occupalo la scde apo-
stolica. Ma ncH'anno 1000 la fazionc letlesca ripigliava il soprawento:
i papi Sergio IV e Benedetto VIII vengoiio da Dilmaro appcllali con-
solulatori delta potcnza germanica (I). Roma era dunque piii clie niai
divisa dalle parli: infinite Ic gare, le gclosic, gli odi, chc pvoronipcvano
ne'soliti conflilti, c spargcvano di nuovo sanguc citUulino Ic vie di quclla
citti\, afllitla inoltrc in tpicl pnnto da micidialc peslilcnza (2); delle quali
cose rende fra gli allri tcstimonianza Sergio IV , clie fu terzo succes-
sorc di Silveslro II, neU'cpigrafe da esso posfa sulla loniha di (pieslo
ponteficc chc ieggesi tullora in S. Giovanni Laterano (3). ]\Ia il cozzare
dcllc due fazioni fu favorevolc alia potcnza di quesli ponlcfici. Bene-
detto VIII rullimo di cssi (cost scrive Ditmaro ) leneva in Roma molta
maggiore aulorila , clic mai ncssuno dc' snoi anteccssori non vi avesse
per lo passato Icnuta (i). E questo si comprende facilmcnte, percioccbe
fra quel subbuglio delle fazioni che agitavano Roma , il papa da qual-
sivoglia di esse venisse cletto, dovcva necessariamente, anche pel pro-
prio SHO bene, far la parte di conciliatore : I'autorila sua pertaiito era
ncutrale fra I'agilarsi delle passioni, e ad essa ricorrere doveva il po-
polo di Roma; la certezza poi dell'aiuto del re di Germania, che que'
pontelici non ccssavano d'invitare alia corona imperiale (Ij), conforlando
la loro opposizionc contro i Cresccnzi , tencva in frcno qncsli capi di
parte, e li rendcva piii arrcndevoli e piii cauli nellesercizio di quell'au-
torita che tuttora scrbavano.
Ma il patrizio Giovanni , per quanto si puo argomentarc dalle scarse
parole, che di Ini lasciarono gli scritlori del tempo, era ben liingi dal
possedere nessuna delle doli che osservammo in AUtcrico palnzio, e
nel console Crescenzio: non la prudenza del primo, non la vigoria del
(I) « Succcdebant , Sergiiis . qui Tocabatur Bucca-porci, atquc Bencdictus , aniln) pracclari, cl
» consolidatores noslri. u ( TniETM. Chran. Liv. VI. n. 61 ).
(S) Baronii Ann. 1004.
(3) o Morlc sui ( Sylvestri II )
n Obriguil ronndus ; discussa paco triumphus
» Ecclcsiae nutans , dcdidicil requiem. »
( Sergii W. S. P. Epigraph, in Sijifeslr. //.Ext. Romae in Basil. Latcrancnsi ).
( t) " Qui ( Benpd. VIII ) tunc prae cactcris anlecessoribus suis niaximc duminabatur. » (Tnirr.
CAroB. Lib. VI. 1. c. § Gl ).
(5) Babohio , Ann. 4009. n. III.
DFX CAVALIERE I-. C. PROVANA. 2-n
secondo erano in lui ilisccsc. Contcnto a niaccliiiiarc in segreto co'suoi,
per impcilirc o ililiingavc alincno la vemila del ic Anigo in Roma, non
solo non aidiva, a imita/.ioiie di Crescxnzio suo padre, inostiaisi aperlo
nemico di questo re, ma con doni e con promcssc nc andava invotando
il patrocinio, e gli tnl)ulava puijljlita onoianza (1).
Ainava egli con singolar predikv.ione <pie' due suoi congiunli (2), de'
quali uno avcva lallo prefelto , I'altro diica: e cosloro allombra della
protezlone del palrizio, c secondo I'uso de' magnali romaui , facevano
d'ogni maniora prepotenzc, come si puo giudicarc dalle usiirpazioni da
essi faltc di alcuui beni del monastcio di Farfa (3). Sia dunquc che il
patrizio Giovanni aiutasse o lollerassc colali nsurpazioni e colali vio-
lenzc, Homo nioslravasi da nessun generoso spirito aiiimalo, nella resi-
slenza cli'egli caulaniente andava movendo eonlro la coronazione impe-
riale del re Arrigo.
TuUavia col favore della fazionc Spolelina cgli si mantennc capo della
Repuiiblica Romana sino alia morte sua , seguita circa il 1012 poco prima
dellelezionc di Benedello VIII a sommo ])onlefice (i).
Non scnza conlrasli otler-ne Bencdcllo ne' comizi roinani la dignita
sua, nc' quali ebbc a conconente un certo Gregorio: alia fine Benedetto
prevalse (5).
(1) « Is , ( lolian, Crosc. f. ) raunoribua siils et promissinnil)u9 phalcrntls rc^em a Deo cnn*ti-
II tatum in palam sacpe lionorlGcavil, scti linporaloriac dij^nilatls fasligium hiinr nsccndoic mullum
» timuit , oniniinoilisquo id prohibcrc clam tcQiplavil. >> ( TlIiETM. C/iron. 1. c. Lib. VII. J SI ).
Fra i donativi , mandati dal patiizio Giovanni Crcscciizin a1 re Arrigo^ riconla Dituabo ( ivi ),
an'ampollclta di ccrlo olio clio piamenlo crcdcvano scalurilo dal pa\inicnto delta rliicsa: « in arc«
■ Komuloa- n Ma, dice DiTMARO: » quia oleum nunc pro niiscricnrdia ponitur , ul rat illud:
- Oleum de cnpitv luo nmt dfficict ^ nunc pro adulacioiie, ul line est; Ottum peccatoris n(tu im-
' pinguct caput mcum j in Uoc signo clemcnliam rcctoris nustri liabundanlem et illius Patricii la-
» sciviam latonliMU perpcndo. )>
(9) « lohanncs Crescenlii tilins ordinahis est Patricius . qui Iidiannem et Crescentium filiotprae-
• dicli Comitis ( Beoedicti ) uli dileclos cnnsaDguiDeus amare caepil. ' ( Chron. Farf. Lib. II
1. c. col. 55S D).
(3) Chron. Farf. ibid.
(4) <i Patricio qtioquo mortuo , ordinatus est Bencdictus b. ra. Papa. •» ( Chron. Farf. I. c.
eol. 553 B ).
(5) n Papa Bcnediclus Gregorio qundam in eleclione praevaluit. » ( TniETM Chron. Lib. VI. J 61.
i e. ). Papa Benrdello era figlio i!i Gregorio conic Tuscolano ( Pagi Fr. in Bret. Getl. P. R. T. II.
p. S31 ), il quale per a^Tenlura fu quel raedisimo, clic suscilo turaulti in Rnma a' tempi di papa
Silrestro II c di Ollone III : di lui cosi scrivo Uitmabk ( Lib. IV. 5 30. T. V. I. c. anno 1001 ).
• Poslhaec Gregtirius qui Caesari valdc oliarus eral , dolo cum capere nisus , orcullaa lendebal
" insidias. )i Forse il padre di Benedetto VllI c iiucllo slesso Gregorio conic Tuscolano, di cui ti
parla iu uoa letlera di papa Silveslro II airimperalore Ollono III. ; Vcdi llotl (4) alia pag. 804).
aSo sTi:ni cRiTici sovra i.\ stoma d'itai.ia r.cc.
Nessiin cronisiei ilel tempo , oUre Ditmaro, parla tlcUo scisma chc ne
iiacquo, nia prt-slo atliitato; un altro scnttorc assai ])ii\ rccciitc ne scrive
questc poclic parole: « sorse ( in ([tiel (muto) uno scisina nella Cliiesa,
1) tra papa Benedetto VIII cd un allro inlinso: ma (juimli licnedelto
» lo supero caccianJo dl nuovo Tintruso » (1).
Narra pertanto il Baronio (piesto falto ncl nioilo sc^uenlc, cilamlo
la relazione ili DUmai-o: « papa JJencclcllo prevalsc ncll'clezione ail un
» certo Gregorio : percio questi ncl A\ del Nalale giunse nl re ( Ar-
)) rigo ) in Palitlii con tntto I'apparato aposlolico, raanifcstando a tulti
n con lamenti la sua espuisione. II re tolse sopra di se la cestui croce,
» e dicendogli d'astcnersi da ogni altra cura sopra di cio, gli promise
» che venendo a lloma, egli diffmirebl)e con ogni dlligenza cpiesta cosa
» secondo I'uso romano » (2).
Cos\ Ditniaro e da esso il Baronio. Dalle quali parole pare piuttosto,
che lanlipapa Gregorio, c non il ponlcfice Benedetto fosse quegli che
si reco al re in Palilhi. In lal guisa giudico pure il coramentatore BoUan-
dista (3) , eui sembro che il pronome questi ncUa relazione di Ditmaro
dovesse riferirsi alTultimo ivi nominate, cioe a Gregorio aniipapa.
Ma il Baronio forse indotto dal teslo del primo cronista sopracilato (4),
lascio sottintenderc, che Gregorio antipapa era bensi neU'elczione stato
vinto da Benedetto VIII, ma che nuovamente insorlo, costrinse il papa
a fuggire in Gerinania (o).
Ad ogni modo la risposla di re Arrigo pare moUo piu coiiformc alia
nalura scallra e posata di lui , considcrandola come data all' antipapa:
(1) « Scbisma XIII Ecclesiac fuit inlcr Bonediclum VIU, ct qucmdam alium inlrnsuni : scd post
■I Bcni'fliclus ablinuit, cicclo I'/rrum iiilruso. » (Wern. Rollewink in I'asck. tcmpnrum np. PiSTO-
RIUM S. U. G. T. 11. pag. 538 ).
(2) « >'amquo Papa BencJiclus Gregorio qiiodara ia cicclione prac\aluit. Ob hoc i^lt ad ISati-
>' vitalcm Dominicani ad rcgcra in Palilhi vcnit cum orani paralu aposlolico , cxptilsionem suain
•> omnibus lamcnlaiido innolcsccns. lluius cruccm rex ia suam suscepil custodiam , el a caeteris
u abslinere prccepil , promitlcns sibi , cum ipse illuc veniret , liacc secundum morem RoroaDum
>. diligeater llnlri. >■ ( TniETM. Citron. Lib. VI. § 61. p. 835. — Baronii Annal. JO/2, a. VI).
(3) " Mon de Boned. VIII scd <lc cuiusdam anlipapae Gregorii advenhi, agi liic a DiT.M \no videlur. u
( I. B. Soi.EBin.s in Motiit. ml I'ilam S. Ikiirici Imp., Boi.land. T. III. lulii ilie XIV. p. "39 ).
(4) Vcdi la nola M). Forse ancora cio gli fcccro credere le parole di Ditmaro (ivi); i< huiiic
» CTQCcm rex in suam suscepil cusltidiam, >» c (juellc , sopraccilnle ( nola (I) ) ekvto iteruui
intruso ; ad ogni modo la dicliiarazione del Baronio non c soddisfacente.
(5) n Quomodo aulem ad roslilucndum ipsum Papam Boned, in scdcm suam, idem rci Romam
• le contuleril, dicomus an. scquenti. » (Baronio, .ditn. iOI2 , 1. c ).
DEI. civai-ieue l. g. provana. a8i
pcrciocche noii volcndo il re, clie egli prosi'guissc a lurbarc la Chiesa colic
sue pretcnsioiii , gl' impose di asleiicrsi da ogui altia prova per olteiiere
il suo intento, promettcndogli che veiieiido a Roma egli aggiuslercbbc
le cose sccondo la legge romana, il che voleva dire , secondo Airigo ,
lion permetlcndo cliVgli invadesse la sede apostolica, e sccondo I'intesi-
Gregorio , che Anigo I'aiulerebbe a ripigliarc la sede.
Ma la spiegazione data dal Baronio prevalsc : ladolto cogli allri scrit-
tori aiiche il Muratori, osservando tultavia non csserc ben noto conic
lornasse Dcnedetto in Roma. Carlo egli era in Roma cd al posscsso
della dignila ponlillcia, allorchc Arrigo nel 101 i vi si reco jjcr la co-
ronazione imperiale: la teslimonianza del Glubro ce ne fa sicuri col
dirci che il papa si fece iuconlro ad Arrigo (1).
Non coinprendo I' interprela/.ioiic clie da il cardinalc Baronio al teslo
di Dllmaro: taiito piii che scgucndo la riinanente rclazione del cronista
tedcsco, tutto divicne piano e inlcUigibilc, ove s'amnietla rinterprcla-
zione del Bollandista. Prosegue Ditmaro in quesla fonna c dice : « Giunsc
il tempo desidcralo , c re Arrigo ricevulo a soiiiiiia onoraiizu da papa
» Benedetto nella citth di Rotnolo , doi'e meglio che i utoi predccessuri
» questi doininava , nierito d' essere fatto avvocalo di S. Pictro » col
riinanente che narra la coronnzione ad imperatore de" Romani (2).
Tulto questo e persiiio la inaggior jiolenza acquislala dal papa, prova,
mi scndjra , che Benedetto ^ III non abbandono Roma , c che 1' an-
tipapa vcdendo d'essere slato da Arrigo ad arte lusingalo, depose ogni
speranza, e ando forse a nascondere in qualche monastero le sue scon-
sigliale pretesc. Quanto al leslo del cronista dal cpiale sembra die il
Baronio dcducessc la sua opinione , Jioii panni tloverscnc far conto ,
essendo egli troppo vissuto lontauo da quo' tempi, per fare autorita coUe
sue parole (3).
Roma intanto per le cure del nuovo poiitcfice andava scdando le sue
agilazioni. Nato in Tuscolo da Gregorio conte Tuscolano , lencva egli
dal canto suo la fazione in quel [junto piii potcnlc di Roma, sopra-
(I) Gl\BRI Rod. Ilisl. Lili. I. in line.
(S) n .\ilvcnit oplali Icrapoiis aocclcralio , ct roi IIcnricu.> a Papa Bcnolicln , qui tunc frac
» caeUris aiitecessorilius suis niaximc dumhiahntur , mcnse fcbruario in urbc lUioiuIca cnm iorfla-
» bili Iionnre snsclpiUir, cl aiU'-toatiis S, Pelri meruit Deri cic. » ( Thietm. I. c. ).
(3) Wcrnero UoLLEHiMw citato nella nola (I) allapag. i79 vis«o nel sccolo XV. f »p risTOim m
n. G. s. T. n ).
Serie II. Tom. VII. 3(i
aSa sTi'Di cniTici sovixa i.a stohia d italia Ecr.
lutto tlaochc per la morle ilel palvizio Giovanni, parte Spolelina avera
pei'ilulo il suo capilano. Questa mortc, e la potenza acquislala, dicilero
agio a Benedetto di far elcggerc a capo della Repubblica iin suo fra-
tello, per noma Romano, uomo d'alto scmio, clie dal cronista di Farfa
viene circa a qiicsto tempo appellalo console, duca e senatore di tutli
i Romani (I). Quanto alia carica di patrizio, non ue poteva esser caso
in quel punto, essendo imrainente la coronazionc dell' iinperalore. Del
reslo I'accortezza di papa Benedetto VIII era bastanto per impedirne al
nuovo capo della Repubblica, tuttoclie suo fiatello, il conseguimento ,
perciocchu do|)0 la rinnovazione dell' impcro d' Occidente per Carlo
Magno, i papi od assumevano o prelendevano la dignila di patrizio, te-
nuta prima da quel re (2). La qual prelensionc mentre spiega la ci-
vile potesta grado a grado acquistala da' ponlcfici , spiega allresi gran
parte dclle commozioni insorte per gara di signoria Ira essi ed i capi
della Romana Repubblica.
Era la vcnuta d'Arrigo sommamente desiderata dal pontefice, e dalla
fazione in quel punto trionfante. Ardeva anch'cgli di sentirsi nn buon
tratlo sul capo quella corona imperiale, anibito trionfo de' I'e di Ger-
inania, dacche Ottone il vecchio ne aveva il prime oltenuto I'onorc. Ma
le coudizioni in cui Cno a quel tempo sera Irovata posla la Germania
per la nuova gucrra mossa da Bolcslao, i molli nemiei di Arrigo che in
Roma s'affaticavano d'impedirgliene il conseguimento, avcaiio a lui falto
dllungare il tempo della sua scesa in Italia, dove si puo credere fosse
])ure invocato da' Grandi del I'eame, travagliati nel mode clie si e detto,
dalle scorrerie del re Ardoino.
Ma sul finire dell' anno 1013, assestate colla pace ferma col duca
Boleslao le cose germaniche, ed attutate dalla potenza di papa Benedetto
le opposizioni clic suscitavano nella cilta i ncmici della dominazione
germanica , deliberb Arrigo d' inlraprendere il viaggio di Roma.
Addi 21 settembrc di quell'anno moveva egli pcrtanto dalla Sassonia,
e per laBaviei-a, e per la Svevia in compagnia della regina Cunegonda
s'avviava verso 1' Italia, seguito da numeroso esercilo; nel Natalc gia era
giunto in Pavia (3).
(I) Chron. Farf. 1. c. col. 524 D.
(J) CvtiLi , Ml. It.it. P. 111. p. 954.
(3) TuiETM. Chrnn. Lib. VI. § 56. 1. c. — Annal. I/ildeiheim an. fOI4. »p. PtRTi, T. V. —
jinnai. QucUiinhurg. an. lOtS , ibid.
DKI. CA.VALIERE L. C. PROVANA. a8^
■>tM nil
CAIMTOLO XI.
(:<>i\OTvi^'o:*i!; "yMi'i-niAi.t: i)i aiihigo ui: ni cf.iimama
SDMSIOSSA IN ROMA Dl-STATA DAGH ESTK.NSI IN lAVOlli; DAIIOIUMI.
atnUcjj^Yi^ Patti di qcesto re, e sua moute i.\ i ulttlahia
( 101 t-iui5 ;.
L'ingresso del re di Germania in Pavia parificamcnle cseguito, senza
resistenza per parte della popolazione, c dellc soldatesche d'Ardoino ,
oi fa credere die questo re, fedclc al sistema da lui preso di schivare ogtii
campale ballaglia coll' emulo suo Iroppo di lui pii potcnte , e di re-
stringersi a quel modo di combattere awenturoso di ciii parlammo ne'
precedenti Cnpitoli , s'affretto di riparare rollc sue genii nel centro delle
sue possessioni d'lvrea, lasciaiido die i Pavesi con finla gioia accogljes-
scro Arrigo nelle rcstaurate loro mura.
Fin da tpiando Ardoino , allora marchese , era stato sentenziato da
Otione III (999-1000), ovvero ( siccome \uole monsignor Della-Chiesa)
da quel tempo in cui Arrigo nuovamente cletto a re di Germania ac-
<:enuava a un'invasione del reamc d'ltalia ( 1002), aveva Aidoino prov-
veduto alia difesa della sua Marca, rifacendo le antiche baslite cadute
in rovina sotto la dominazione dogli Oltoni, e nuove caslella innalzando
a tutela delle valli, die da poncnte nel cuore de'suoi comitati dall'Alpi
niettevano, e delle altre die da levanlc i Gumi Oreo e Soana giu verso
il Po vengono solcando.
II paese montuoso cd alpestre favoriva cotali prowcdimcnli ; gia noi
vedemrao Sparrone uno de' castelli da Ardoino costrulli verso limhoc-
caturu appunto di que'primi fiumi, resistere agli Eiiriciani, e stancare
dopo un anno gli sforzi iuvano adoperati per superarlo (I). Cosi inoltre
crgeva Caslcl-Tcllaro verso la Taranlasia , e la Torre Feraiida che fa-
ceva la guardia al guado del Soana : forse fu allrcs'i opera sua il munire
(1) Vedi il Capitolo VIII di qnesti Stodi.
284 STIDI cniTIOI SOVnA I.A STORIA d'iTALIA ECC.
Tantico c forte caslello di Perlica tagliato ncUa rape tlella vallc snpc-
riore iVi Soaiia , del quale Pielro Azario ci »l;i uella sua cronaca curiosa
descrizioue , come lo fu il fondare la rocca allora forlissima d' Ivrea
suUe roviiic dell'anliro castello , sede de' jiriuii marchesi (1).
Ancora molte altrc crano Ic baslite , le torri, le casleUa , comprese
nella Marca d' Ivrea, le (pinli rendevano in que' tempi diflicilc ad un
esercito nemico V impossessarsi fli quel paese , die aveva servito di ri-
fugio ad Ardoino conlro I'ii'a d'Oltoue III, c clic uon niiuore riparo a
lui proinctteva contro quella di Arrigo.
Tultavia appena ebbe cgli inteso siccome re Arrigo ci'a sccso dalle
Alpi, e salTrcttava per a Roma alia coroiiazione imperiale, sia che pel
dolore ad un Iratto venissero mono in esso gli anliclii spirili , o die
slauco di quella vita agitata e faticosa di veuturicro , e forse persuaso
clic il vano espcriinento falto da' suoi iiemici contro la validila delle
sue forlczzc fosse per indurre il re gcrmanico ad accettare proposlc di
sommessionc e d'accordo, deliberava Ardoino, non senza dolorosa litu-
baiiza, mandare all'emulo suo legati apportatori di larghe profTerle.
Recavano costoro per parte sua, e per quella di Ottoue e d'Ardiciiio
suoi figli, I'olTerta di rinunciare Yolontainamente alia corona d Italia ,
ove piacesse al I'c Arrigo coaccder loro un comitato , del quale il cro-
nista Dilmaro tace il nome , ma che altro non puo cssere che il comi-
tato , cioe la Marca d' Ivrea. Troppo larghe proirerte erano quesle, rd
indegne di un re non mai stato fino a quel piinlo siiperato in battaglia
da lui che le uuiva, le quali ben dimostrano come la veniUa del re
Arrigo in Tlalia per ricevervi la corona imperiale promessa dal pontelice,
avesse fatto cadcre d'animo il poco prima furibondo Ardoino.
Ma non gi'adivano questi patti a' consiglieri d' Arrigo, i quah memori
delle percosse ricevute da Ardoino , dal 1 003 in poi , temevano no-
velle tempeste tostoche il re ger.tianico avrebbe rivalicato i monli, ove
quegli conservasse la possessione della sua Marca d' Ivrea. Cedendo per-
tanto alle loro istanze , re Arrigo sdegnosamente rimandava i legati , e
proseguiva il trionfale cammino verso Pavia.
(I) Cbiesa A;;oslino , Corona R. di Samia , P. U. p. 452. 476. — DDRM\m , Marca d'hrca, P. II.
p. B. — P. Ai\mi , l)c Bcllo Camipiciaim , ci)l. 432. R. I. T. XVI. — Delia tlocca d' Ivrea ri-
labbricata tla Arjoinn, appena rimang;ono alcunc vesligia DOj^li ardii e nelle pareti di parecchie
case innaUate suvra quel roasso die sla a cavaliero del bcllissimo scao furmato dalla Dora , c
costeggiato dalla nnova strada Uslii tcrm'inata.
DEL CAVAUERE L. G. PROVANA. 285
Fra hrcve nol vcilrcino siccoinc an lain rilmto licoiiforUiiido i sopiti
spirili tlcl re italiaiio, cailJc a ilaiino sojtiatlutlo di que inalaugujati
consiglieri. Cosi Dilinaro (I). Dalla quale osscrvnzioiie vcniaino a coiio-
scei'c che fra questi consiglieri del re Arriyo eraiio i vc.sco\i di \ trcelli,
di Novara c di Como , posriaclio su di essi scoppiaroiio in is|>ecial modo
Tullitnc vendelte ilel Iradilo Ardoino.
Dopo breve soggiomo in Pa\ia moveva 1' iiiipay.icnic Arrigo iK:r a
Ravenna : ivi collocava un suo fralello Arnoldo sidb sedia arcivescovilc,
usurpata , come si e detto , da un cerlo Adalbirlo (2). Qiiindi s'alFrel-
tava verso Roma, dove giuiigeva addi i4 di Icbbraio ( lUli).
La coroiiazionc iinperiale del re Arrigo e della regina Cuncgonda e
brevemente descritla dagli storici di Cerinania in qucsta forma-.
Kacevasi inconlro alia regal comiliva, fuori le porle di Roma in gran
puinpa il ponlefice Benedetto ^ III coUa popolazione della cilta, la cpiaie
scbbcn discorde we' suoi votl verso Timperalorc prcsuulo , tultavia ,
coniera forza, sccondo I'uso, urlava, sibiamazzava , a[)|)laudiva, lodando
a fielo il novello suo signore (:J).
Quindi accompagnato da dodici senatori colle niazze , de' quali sci
coil barba prolissa, e gli altri sei raso il mento , forsc in segno di sog-
gezione , entrava nella citta il felicissimo Arrigo , inentre il pontcCce
anlivcnivalo sulla soglia della Basilica Vaticana. Quivi domandavalo se
fosse dcliberato di farsi (ido patrono e difensore della Cliiesa Romana,
il) Tbietm. Chron. Lib. VI. 5 57. 1. c.
(S) Annul. Saxo ap. Eccardum T. I. ao. MXIV.
(3) « Ivit obviain tola civitas ; licet dissuno toIo lamcn ut par crat tao domiDo daiit laotluiu
» praeconia, cxtoUcnlcs ad sidcra, » ( Annal. Quedlinbwg. an. 1014, ap. Pekti M. G. II. T. V ).
Tbietm. Citron, l.ib. VI in fino, cl VH. § I 1. c. Cfr. Cunni Rnd. Lib. I in One, ap. DccnES!«E
R. F T. IV. — Epidanno monaco di .S. Gallo ( ap. Ducnr.sME U, F. IM. p. 477 ) sciitst d' Enrico .
!<■ Ilcinricli in Italiam , Icclu c|ii>ic|uc milite, Itomam ,
>i Acgrc spcclatus ffrliir, Cacsarqnc croalur. »
Piu coDCOrdi o piii spontancc , narra I'Anonimo Valcsiano, fosscro !c lodi, chc circa un iccolo
prima tributara il popolo romano a Bercngario I principe ilaliaoo, vrnuto conic Arrigo a Uoma,
per riccvervi la corona impcrialo ;
« Sonat ecco Sabnra i^pcr Siibnra, ijuartifre t trihii urbana di Roma)
» Vocibus elalis popiili : prnpcrnle faventcsl
» Rex vcnit, Ausoniis dndiim expcclalus ab oris!
» Eral omnibus artbtr
I) Ccrnere pracscnleni , ciipinnt qu c m saecula rcKcm. •
{ Anon Panegyr. Berengarii Aug. Lib IV. vers. 105-107, ct 138-139 ap. Pejiti, T. VI
a86 STUDI CRITIC! SOVBA I.A STORIA d'iTAMA ECC.
fedele a lui poulcfice, ed a'snoi succcssori. AUe cjuali richieste avendo
il i-e con divota prolesla assentito , vcnne iiitrodotlo nella liasilica, dove
col solito rito riccvette la sacra unzionc, e la sospiiala imiieriale corona.
Voile Arrlgo che TalU'a corona , cioe quella del regno, fosse come vote
appesa all'altare del princii)e degli AposloU (1), cd il papa cornspose
a quosto dono j>rescnlaudo il novello iiuperalorc di iin prczioso orna-
nieulo, la cui descrizione conscrvataci dal Glabro seinprc piCi ci dichiara
quel misto d'osscquio e di superiorita, col quale i poulcfici accogiicvano
i principi da cssi chiamali all'oiiorc dell' inipero romano. Era quosto un
poiuo d'oro adoruo di gcmmc da' quallro punli , il quale porlava supcrior-
ineule una crocc pariinenti d'oro. » Esso rapprcsciitava, cosl il Glabro,
» quesla nostra luolc mondana , cui si suole attribuirc una certa forma
» rotonda : e mirando in quel globo il principe del terreslrc impero
» doveva ricordarsi non aver cgli allrimenli ad impcrare cd a combal-
» tere nel mondo , sc non se in uiodo da mcrilarc la protczione di cjuel
» vessillo vivifico della crocc che ivi primeggiava. Nella varieta poi delle
» geiuine di cui brillava il poino d'oro, rapprcsenlavansi le virtCi molte
» die adornar dovevauo quegli che era giunlo all'apice dell' i^periale
)> potenza. » . 'm r!7<» i-r
AiTigo accctlava devotamente col dono I'ammonimento del donatwe,
e inandava a presentare di quel gioicllo il monastero di Cluni (2). Chiu-
deva q\iindi la solennita del giorno una lauta cena, imbandila dal papa
in Laterano all'imperatore novello, ed alia imperalrice Cuncgonda (3).
Ma le coronazioni di Arrigo non crano di lieto augin'io; come in Pa-
via nella coronazionc sua a re d' Italia, cosl in Roma corse a rivi il
sangue neUiuiperiale esalta'.nento di Arrigo.
Otto soli giorni dopo quelle della sacra solennita erano trascorsi, che
una grave commozione destavasi sul ponte del Tevere tra i Roniani ed
i Tcdeschi , per la quale dall'una e daU'altra parte molti cadevano uc-
cisi; autori di questa crano trc fratelli Hug, Hecil ed Ilecelin, Lom-
bardi. Cosi il solito Ditmaro, 11 quale aUro non soggiunge nc sulla ca-
gione, ne sulla qualita di tal raovimento (4).
(1) TuiET.M. Chnn. 1. c. — Cfr. Spuilcj. Ihmii.num, cilcnle A. Maio, S. R. E. Card. , T VI. p 938.
• Qualili-r Rom. Imp. dcbcal coronari. i> ( Romac , iu 8.°, an. MDCCCXLI ).
(3; GUBRI Rod. iliid. Lib. I.
(3) TniKTM. Chrnn. Lib. Vll. ibid.
(■I) TlULTM. Oiron Lib. VII. •; I I. c. p. 836.
BEL CAVAI.IF.nE I.. C. PnOVANA. 287
Lc circostanze dl tempo e di personc , clic ap])artcngono a qiiesto
fatto, mi parvero meritarc qiialche sludio sovr'esso. Altri giiidicherA s'io
mi sia bene apposto.
In lino de' Capiloli procedcnti mi Tcnne noniiiialo fra' piu accesi ade-
rcnti del re italiano, un Oberto TI ilella famiglia Eslcnsc, marchcsc in'
cpiesti lcm|)i tlcUa Li^uria, conte di IVIilano, cd insi(Mnc del sacro Palazzo
in Pavia. Erano i sopraddelli fialclli LoiigolKirdi, ricordali da Diliiiaro,
tre de'cinepte figliuoli di csso marcliese Oberlo (1), dc' qiiali quel cioiiistu
va sWrpiatido i nomi all'uso ledesco. Cosi senza dubbio scrisse Flug per
Ugo od Ugone: Ilecil, di-Uo pure Azili, ])er >^«onc, conlialto di Adal-
bcrfo (2) , ed Ilecilin diminutivo di Ilecil cioc yldulbcrto minore (3).
Coirtc costoro fosscro figlinoli del marrliese Oberlo II, io non slaro ad
addurne le proTC, die ognuno puo riscontrarc ni;" documciUi pubbiicati
dallo Soheidio nelle sue Origini Gtieljic/ie (4). Accresce il valore di qiiesUi
opinione , I'essere pure stata espressa daHaltenlo Lcibnizio (5).
C\b posto, francamcnte noi ne potrcmo dedurre, che la sommossa di
cui Dilmaro fa capi questi tre figliuoli del marchese Oberlo, rannoda-
vasi ad un maggior movimenlo coiitro la domiiiazionc germanica, che
si aiidava inedilando iu Lombardia dal re Ardoiuo aiulato da queU'Obcrlo
medesimo.
L'esistenza di questa pralica viene irrcfragabilmcnte dimostrala da'
fatti che seguirono , sebbeiie invano se nc cerclii una circostanziala de-
scrizione ne' cronisli contemporanei. La funcsta riuscita clicllcbbe baslo
al certo per far tacere gli scriltori italiani : e quaiito a quelli di Ger-
mania, ben si puo credere, che essi una gran parte ignorassero di qiiesli
lontani avvenimenli ; il solo Ditniarn nc traUe£;gia qua e la (pialche
lenno (6). Da quel poco pertanlo ch'egli ne lascib scritto , e da allre
(l) ScnEiDii Orig. Guclf. Lib. 11. Cap. I\.
(3] « Dum ia Uoi nomine Comitalu Viccntino in loco elc. in iudicio adossci dominut fob. Pa-
- Iriarcha , et Ori , qui ol Walpolus comes , missus domini Oltonis rcpis , et Adcllcrtiu , qui tt
- Jzili etc. » ( JUn.VTORI , Ant. Est. P. I. p. 1S8 ).
(3) ScnEiDii I. c. 5 10.
(4) Sr.nF.inii ibid. § 3. 7 pt 10.
(5) Nclla Prcfaziono alia Sioria d'AnMOLFO da Inl pubblirala nel Tom. Ill p. 96. Brrum Brumiwic
(6) Fra gli scriltori gormanici, Adalboldo, conlomp iranco di Arripo I , lasi-id impcrfclla aU'anno
toot la Vila di qucsto prinripc: c V.liitmliila Sdxo cd il Chronnyraphits non foccro ibo ripclrrc I*
parole di DiTMinO: punto non parla di qucslo I'Annalisla d'llildesboim Fra pi' llaliani ror\i ni
I^rinOLFO seniore , n4 Arnolfo , ne lampoco il Cronista del Houlc Casino non ne fanoo parol*
a83 STl'Ol CniTICI SOVRA la STOIUA n'lTAT.I.V ECO.
sincrone tcstiinoni.inze, noi verrcino alia incglio iiuloviiiando randamenlo
di queslo fatto iinportaiUe , non avvcrtilo no dal Sigonio, ne dal Mu-
ratori , c rlic dicliiara a cjualc scopo tcudessc lo zclo die le popolazioiii
italiane inostravauo per Ardoino.
Seniplice apparisce essere stato il piano do' confedcrali itaiiani: dcslarc
in Roma per mezzo de' trc fi^ruudi d'Ohcrto wii tumulto coiilro i Tede-
selii , stimolaiido le ire di cjucirantica fazioiie clie sotto il console Cre-
scenzio tanlc prove avea dato dell' avversionc sua conlro gli Olloni, c
con essa assalire cd 0[)primeve runpcratore novello , nicntre Ardoino ,
Olierlo c gli altri confedcrali, iiellc iiiterue provincie del reamc, prepa-
rerebbero le arini per assalire di frotilc i fiiggiasclii d'Arrigo, e tagliar
loro lo scampo dcH'Alpi ])pr alia Germaiiia.
Ccrlameiile il cronista Ditniaro non racconta chc rjuestd fos^e il piano
degl'Iudiaiii , ma che , secondo ogni pii\ probabile congliieiltira/Jalc ad
ogiii mode esser volesse il loro disegno, lo dimostrano e la somniossa
clie appmilo fti destata in Roma da' Ire fratelli Estcnsi , 6 le sentenze
falminate dall' imperatore, appena tornato in Gcrmania, contro di essi,
contro Oberto loro paJre ed i loro fralelli, e contro altri Itaiiani rhe
con Ai-doino im'asero di niiovo il renine (1). Noi vedrcmo iiifatli, clie
scbbene, fallila la sommossa di Roma, il movimenlo condjinalo in Lom-
baroTO pill non [lotcsse aver liiogo , non percio Ardolno cogli Estcnsi,
si Iratlcnne dal fare xin'uitima prova di restaurare le cose sue, appena
parlilo r imperatore , prova per cui gran parle dcUe till;\ ilaliai^e tcr-
navano alia sua obbcdicnza. ■''-■.• v .
(I) Vcdi ijucsli ilocLimcnli ncU'Appcud. n.° 3G c segueoli: lasenlenza bandlta conlro gli Estcnsi
ticn« nclla sua sposizioiie (jucslc pjru)c : » Nolum esso vulamus univcrsis sanctao Dei Kcctesiae
» fidclibus ,'l.'bcrluin comitcm filium Illldcprandi , Othertnm marchioncm cl fiiius cius elc.
K poslqnain nus tu re^cm ct Impcratorcm clo<^criuit , post manus nobis dalas, et sncrnmenla
j> nobis facta, cum Dei nostroquc iniiuico Ardoino rci^nunt nrtsdum iiivasissc etc. » Qui I' duu-
quc chiaramenlo indicata la Icvata in armi del re Ardoino, cseguila da Ini appena etibc Arrijjo
liiccato it suolo della Gcrmania , come ci narra Ditmarcj : <c reversus est ab Italia Caesar , cl
># Uartwigus ob boc aiiuiodum gavisus >'ercellenscm invasll cl\itatcm etc. » {C/iro/i. I'll. 3. I. c. }:
ora qucsta levr.ta in aimi , die lu rultiiua d' Ardoino , fu altresi la sola cb'cgli tipcrassc dopo la
ooroaazinnc imperiale di Arrigo : )a coopcrazione degli Estcnsi a quesia nuova spedizione del re
italiano e dunquc cvidcnlissima , come c pure cvidenlissimo cbe il liiogo di Solega d'ondc fu
baodila la senlenza non puo csscre nc il villag(;in di lal numc pusto sul Gumc Ollio prcsso Cre-
mona, come voile lo Scheidiu {Oriij. Cuelf. T. I. Lib. 11. c. VIII. § 3), c prima di Ini Tri-
tlano Calco { llUt. Mci. Lib. A'l), nc I'allro sul Trlvigiajio , no verun allro villaggio d' Ilalia ,
ma SI piutlusto cbe it nomc di Sulega c uu idiott^mo gennano-Iatino di Sol^cn nel Eurico, u
di Sulsed Delia bassa Cariuzia, come avTcrti il I)l.IiA>^Di ( Ccndiz. dd f'crccttese , p. 199).
PF.I. CAVAI.IERK L. O. PnOVANA. a8<)
Dopo ill <-io elhi e natural cosa il cicilcrc the il nuincro ileyli B<le-
reuli alia coiifoilt razione iioii fosse rislrcUo u (jiulli soli noiiiiiiali iicllr
seiilciixe da noi iiuUcale; ad essi , e ccrlo fia' piu ztlaiili ackiir dovillero
i iniseri avanzi de' Pavcsi, la oui cilia favoriln mai sempre da Ardoiiio.
ainpia cagirmc aveva d'avversare la doiiiiiia/.ioiic d' Arrigo : niicora \>tv
le ragioiii aluove gia addolte (1), potremo ai;'^iuiij;frc a{;li allri, Alan-
liiuli IL jnarclicse c conto ili Torino , cd Alrico siio frali Ho vcscoto di
Asli , ainhi congluiili d' Ardoino e degli Eslcnsi , c (piogli allri iiioltl
Ira" {)rincijii del regno , clic piu tiinidi o piu avveiliili non osarono nu>-
slrarc ardilaincnte il vise al neiuico , ma chc cerlanicntc slavnno »S|>el-
laiulo in segrcto rulfelto dcU' insorgimcnlo roniano , ]>ronti n Icvar rarmi
ogni volta die parte iinperiale rinianesse opprcssa in Hon. a, od a piapgiare
vigliacranieutc (come fecero ) il re Icdcsco, ove tpiesti sorlissc vincilorc.
A codesli, come verra in cliiaro fra breve, uniremo ancora Arnolfo
arcivescovo di Milano , jiotentissimo ed aslulissinio principe , cui cerUi
I'acovano scguilo molli dc' vcscovi suoi suH'raganci, co' conli da lui d'l-
pendenti , cd altri ancora fra' graiidi \assalU del regno, clie o nel lOOi
avevano, come Arnolfo, chiauiuto Arrigo in Italia, o clie iicl lOOi s'eraiio
ad Ardoino spcrgiurali in Verona: perciocche ben si \uol iredere cbe
cosloro, molli de" quali iicirultimo dccennio di regno avevano sperimeii-
talo le vendelle d'Ardoino , ora, sia per la teinenza delle nuove incur-
sioni ch'egli non cesserebbe di fare , appena Arrigo avrebbe rilocco il
suolo della Germania , sia perche disgustali dell' occupazione ledescn ,
col conscntire a questo movimenlo avessero impctrato dal re Ardoino
il perdono degli anlichi spergiuri, e forse, come solcvano , palteggiaio
con esso avare ricompense. Le quali cose noi polremo ragionevolmenU-
argomcntare, avvegnachc dalle incursioni eseguile non niollo dojio dal
re Ardoino, appaiisca quali fossero le cilia clie avevano disdello al mo-
viuiento idcalo. Cosi possiamo andar cerli clie ne Vcrcclli, iic Novara ,
ne Coino non aderirono alia chiamala, posciache conlr" esse vcdreisio
piombarc piii furibonda la vendetta di lui, che per allre anlicbe e
nuove olfese, i vescovi di quelle eilt^ avevano altresi provocate.
Finalmenlc «n maggior numcro di zelalori noi Irovcrcmo in que' i<.'-
condimilili, che da' docunienli divrea (2) ci vcngoiio indicali conic Iralli
(1) Vo.li il Capilolo IX di qaesli Sladi , sul fine.
(4) Append n. 12.
Serie 11. Tom. VII. iJ;
31-yo STIJOI CRITICl SOVHA t..\ STORIA D ITAMA ECC.
tla Ardoino alia sua parlc , i qiiali formavano qiicU' ordine sccondo di
vassalli , die noi vodcmnio ucllc varic cilta italiatic avri'c gia preso
Tarnn contro i Grandi del reame. Ora da qiicslo sccondo ordinc tin
leiv.o no dipcndeva (■!), s\ die qiiesti due vcnivaiio a compoiTc una
niassa compatia di genti d'arme, die comprendcva la maggior parte
degli uomini lihcri del medio cd ultimo celo della popolazione.
iilstesissima pcrlanlo e frequenle di capitani c di soldalcsdic, argo-
inentar potremo fosse la confcderazione italiana , animosa ma non te-
meraria I'inipresa; conciossiache a^-^isar ben potcvasi die Boma corriva
alio sommosse , e ncmica alia domiiiazione genuanica , non fallircbLc
allopporlunita di soUevarsi, ove un capo Ic si protTcrissc (ne qucsto capo
niancava) atto a condnvre que' riottosi avan/.i di tanti tumulli, c die
volonterosc brandirebhero Tarmi Ic citta confederate, dove all'orrore
riniaslo imprcsso contro Arrigo dopo I'eccidio deirinfelice Pavia (2),
nnovi argonienli d'odio e di vendcita s'crano aggiunti , pe' danni recenti
•• continui, sparsi dalle masnade tedeschc venute con cssd per la coro-
iiazione inipcriale. .^. m.- . <. i
Imperciocclie egli e nolo sicconie ogni volla die i re di Germattla
si'cndevano dall'Aipi per la corona del regno o deU'impero, poco fidando
essl (ne a torto) nelle legioni, die secondo la legge longobardica i conti
italiani crano tenuli di prov\edere , mai non venivano in Italia die
stipali dalle legioni germanidie. Erano quesle composte d'alcuni volon-
tari, ma per lo piu d'aomini astretli, per a tempo sollanto, al serVizio
di guerra , capitanati da que' conti medesimi die avevano sbvr'essi-''bfe-
neficiario doniinio: gente eiferala die non valicava le Alpi che diSpet-
losa e j)cr forza, cui non moderava vcruna severa disciplina , e die
pcrcio con delilti d'ogni maniera manomelteva le indifese popolazioni (3).
Quanto esecrati esser dovessero gli ospiti cosifFatti condotti da Arrigo
in Italia, ell'e cosa piii che facile a immaginarsi: da Ditmaro po'i ab-
blamo in qual guisa s'ingegnasscro i manomessi, lii far loro sconlare a
oaro prezzo i quolidiani soprusi (4).
;i; ROVE1.L1 , Sloria di Como , P. II. pag LXXVII.
(3) n OmnU iohorruil Italia , simile pcrlimoscens. Ab liioc illius exioaQita coo&denlia. i> ( Ar-
N^Lrai , /fist. I. XVI ).
;3) Gibbon, Hist, dc la Dicad tic. de VEmp R T. IX Ch XLIX.
(4> TaiETJi. Chton. VU. 3. 1. c.
nF.i. cwAUERi: L. G. rnovANA. atji
r*o|)olo , soUlali e ca|>il.uii eruiio cluiujiie iiiiiiarcccliiali, lutlo |iL-iiilev:i
(lall'csito dcUa souuiiossa romaiia. Sco|i|)iij <jucsla infalli , come nana
iJilinaro , I'otlavo gioriio dojjo la coroua/.ioiic ilAnigo , lie senza con-
•)iglio fu scello il |jonle sul Tevcrc per dar principio al ruo>iniviilo (I).
Soige, coiiic ogiiiuio sa , queslo poiilc prcsso la poila di Cuslel S.
Aiigelo , dello allora la lone di Crcscciuio , forlczza da luiigo tempo
Iciiuta dalla famiglia del console famoso, clie le avca dalo il sue iiome (2\
ediii que'glorai occupata dal prcfello di Roma, di iioinc come I'avulo,
Cresceiizio , e da Giovaaiii suo fialcllo, nianliese di Cau.ciiiio, nipuli
aineudue, conic gia si c dello, di tpicl Giovanni jalii/io, inoilo lim
auui prima (3).
Ne I'uno, uc Vallro di qucsli due principi roniani iion e nomiiialii
ila Ditmaro come parlccipc della soininossa, ma da nii placilo tenulosi
dal poulefice BenedeUo "VIIl in Farfa, pochi mesi dopo, ricavasi die
cosloro esscndo uomiui polcnlUsinii nella citta , per opera loro, e forse
( cosi il Mabillonc ) per loro consiglio, s'era deslata quclla commozionc
tra i Romani c i Tcdcsclii (i). La coopcrazionc adniKjuc di quella fa-
zioue , di cui Cresceuzio e Giovanni crauo capi, ali'impresa elic medi-
tavasi in Lombardia da Ardoino e dagli altn Eslcnsi , e cvidcutissima-
Roma adcriva al movimcnto italiano. Scatenaronsi lire, gli odi anliclii
lungainentc compressi si riaccescro , si die la zufi'a s'appicco vigorosa
Ira' Romani e gl' Imperially c mollo sangue ijuinci c qnindi in snlle piiine
fu sparso ; cosi Ditmaro. Come di poi si rallenlasse la miseliia , e (juale
fosse la parte perdente, Ditmaro non si fecc a narrarlo. w Da ullinn)
» ( soggiunge egli ) la nolle scparo i combatlenli » (ii).
(1) n Magna oritur commocio in pontc Tibcrino. « ( TniETM. VH. I ).
(2) C*BLI, Aiillc/iilii llaiUlie, V. IV, pag. 21.
(3) Erano costoru nati da Tcodcrauda fi(;liuula del console Crcsccnzio , uccito ■ Iradimcnlo d«
Oltono III, e sorella di Giovanni palrizio di Homa ( Vcdi qucslo Capilolo nelle paj; prcccdenli )
(4; Mabillon. yiiiiiul. O. S. B. T. IV. Lib. LIII. 5 CXIV. cl Pladlum Fuifcnte , documenlo
n. XXXIl ibid. p. 701.
(5) 1 In oclava vero die ( dopo la coronaiiono impcrialc ) inlet Ronianos cl oostratct migni
" oritur commocio in ponle Tibcrino , cl ulrimquc mulli corrucrunl , notlc cos ad nllimum di-
» rimeute. « ( Thietm. Chron. Lib. VII. § 1. Pebti I. c. ) — L'no scrillorc uiodcrua del quale
non mi ricorda il nomc, \uole chc in quclla sommossa fosscro peidcnti i Tcdctchi , c quindi
fossero rcspinii da Roma: qucslo non puo cssere , percioccbi: vincilori i Uouiani , I' impcralote
sarcbbo slalo o preso o caccialo in fuga , o quindi la le\ala in armi d' Arduiutf c dc' confederal!
J< Lombardia avrebbc avuto luogo immaaliucali.
a,)3 STUD! CRITICI SOVRA. I.A STOMA D ITALIA ECO.
Ma un'nltra causa igiiota a quel cponista fu quclla clie atlnto il mo-
vime.nto, cui ben lungi d-A ccssare, le sopravvcgnciill leaebrc dcUa
notte avrobl>ei-o cloTuto aiiitarc, c rcndorc ]>c' cittaclini lanto j)iii faro-
revole , in quanto che era Taso che il nerbo pi-incipalc tWle legioni fo-
restiere antlasse a ([uai'liere ne' dinlorni ili Roma, dove noii riniaacvano
di esse , che Ic guardio necossnric per la tutcia del palaz/,0; iniperialc.
Questa causa coiiviene indoviiiarla: tultavia 1' iiuliiziooe sovxn la qxiale
s'appoggia, paimi, s'io non erro, possontej ed e questia C' la vteinanzit
dclla fortcrza de'Grescenzi ch'esser doveva argotnenlo di -villoria, fn al
conlrario cagionc dclla svcnlata intraprcsa. Perciocche iion solo le porte
di quel castello nou s' apersero a Icuiiio per fornirc di miovi soccorsi
gli Estensi che combattcvano sul ponle, allorclu'; essi trovarono mag-
giore , clic iion credevano , la resislOiiKft , ma anzi o s' aprirono solo
per ricoverare i due Crescciizi parlecipi dclla soinniossn , o furono
lenutc a' figliuoli d'Oberlo, allorche costoro priyi di soccorso, vedendo
spacciata ogni sperania , cercarono in quelle iino scampo. Questo non
pub esser ilo altriineiiti, giacchc Diluiaro nel raccontare siccome de'
U'c giovani Estensi un solo (Adalberto) si salvo colla fuga, e gli altri
due furono mandati prigioni in Germania , pwnto non ricorda che nes-
suno de' capi romani fosse colto con essi (I). Di pid i due Grescenzi
continuarono a braveggiare, come prima, per Roma, sospelll ma non
inquisiti d'esserc intinli nella congiura. Questo ci viene indicate dal pla-
cito di Farfa tenuto in quell' anno addi due d'agosto, tempo nel quale
uno di essi era in lite co' inonaci Farfensi (2). iztHy .«8ijno en
Potremo adunque dedurne , senza timore d'andare crrati , che i due
piincipi romani associati al tumulto, progenie indegna dcUanimoso Cre-
scenzio, falsarono la fede a' figli d'Oberto , vilmente abbandonandoli nel
(1) « Ex qaibas uoiis in hiis partibas cvasit , sccniKhis aatem ad Fnldo deductns est, in Ivican-
" slcne aulem castello tortius din scnatur. » ( Tiiietm. 1. c. ). Sovra il tempo in cui fu falta qncsta
callura do' figliuoli il'Obcrlo ragiona a lungo il Muhatoei {j-int. Esi. I' J. Cap. XIV) senza
uoQchiudcr nulla. Piu csplicito senibra il suo parcrc ncgli Annali ( MXIV ), circa rimmodiato im-
pri{;ianamcnto di due di essi, dopo supcrato il tumnlto. Dal teste di Ditmaro mi pare cvidentc
cho la cattnra fu immediata, c non badorcmo alio favolc che narra su di cio GnaWano Fiamma.
Quanta al crnnisla dolla Novalcsa , il quale, parlando d'Arrigo, dice: ic Marchioncs autcm Ilalici
- sua callidilate capicns ct in cuslodia poncns » ( Lib. V. c. XVXVII novae edit.), cgli c chiaru
uh'es^o racronla sommariamontc siccome moiti furono i Tnarcliesi italiani sostennti prigioni dai-
r imperatorc , ma non asscgna vcrun tempo precise alia loro cattura.
{i) Vedi il docnmonto Farfcuse in Mabilloi* , T. IV. I. c.
DEI. CAVAIJERE L. G. PROVANA. 2n3
bolloro dclla zuffa , e clie per questo il tiimtillo fu nttutato c conipresso.
Al contrario die i lie IValelli Eslciisi virilinenlc roinhalK'sseio , lo rli-
inostraiio Ic pnni/.ioiii ligorose ad essi iiilliuc ditUiinpenitore: duno di
essi poi, dtitto da Ditinaro, Eccelino (chc vale Adakburlo minore), e delU-
prove dii esso f'attc in <piestn fa/innc lomniia , spptial ciicomio se nc
legge ncll' epilafio poslo sulla di lui toiuba iiclla ciilesa di Casliglionc
( presso borgo S. Donino c Busscto ). Ma lo slile niiipolloso c goiifio di
tal momimeiito ne ammoniscc dcllo esogcrazioni die vi sono cspresse.
InfaUi do|vo di aver lodato il valore e la piela di ipieslo Adalbcrlo, no"n
coiitenlo lo scrittorc n paragonare Ic ceneri del suo croe a nuellc di
Eltore ydl iusto di lui al busto di Achille , cd il capo al capo di Cc-
iarff,' soggiungp, die per la Vlrlii d' Adalbcrlo, i barbari, cioe i Tedesclii,
farono in quel puiito cacciati da Roma. II che opponcndosi allc sloridie
lestimonianzc di quegli anni , iion puo pigliarsi die in senso ijierbolico:
avvef;T»ache sebbeue I'impcratore Arrigo giudicassc beiisi prudeiitc con-
sigHo il ricondnrre le soe legioni da Roma, irhtata da quella occtipa7.iune,
la sua «on fu ne rolta, ne fuga , sicconie vcdrcmo. Basleru dnnque il
dire coU'cpigi-afisla, che non si fu per gli Eslcusi, clic la fa^ionc roinana
non' fosse corouala di compiuto trionfo (1).
Svanitc in tal gnisa le concepite spcranzc, gli aderenti di Ardoino in
Loinbardia pii\ non si mosscro; che anzi niolli fi-a' Grandi avvisando
forse ingaiinare il sollcrtc imperatore, c mcglio inorpcUare i loro passati
portamenti , ostentarono piu vili somnicssioni, c zelo piii acceso jier la
sua causa. Cosl mentre il re Ardoino fra le rocchc d'lvrea andava nic-
dilando altro mode di riaccendere la guerra, e di rifarc le cose sue.
que' vassalli del regno si facovano inrontro ad Arrigo reduce da Roma,
[>ostulando iiuovi fevori, ed Oberto lEslense , forse d'accordo con Ar-
doino, s'accingcva ad accogliere limpcralorc in Pavia (2).
Ma quanto agli altri fcdeli d' Ardoino era assoluta necessita, ch'egli
^le frenassc lo zelo intempeslivo , c lo serbasse a tentar prove novdle
dopo la partenza del suo rivale, ch'egli prevedeva dovcr essere prossima.
Pochi giorni infatti dopo attutata la somniossa, parliva limperalore da
Roma, dove per certo sapeva non essere per lui sicura una pifi lunga
(I) Vedi Sansovino, Oi-ig. ,hUe fami(jl,e lllustri . p 3S0, c I'Appcndict D. (41). — Cfr. SroriDii ,
Orig. Guelf , T. I. lib. 9, cap. IX, §5 10 ct 10.
(5) Antith. Eaten. I. c.
2q4 STUni cnrrici S0VR\ r.A STOni\ d'itai.ia Err.
tlimora (I). jMa sul j>uiilo ili loniare iiellc uroviiicie supcriori del reanw,
\oli-ii(lo provveilcre alle ililesc, eil allerrir coU'esenipio quclli, fru i con-
ijiurati loiiibaiiU , the ove il luovimculo avesse avijlo tlivciso visul|ato,
sapeva csser pronli a levair raijiii,. fierce A rrigo pigliar per islaticlii vaiii
llaliaiii accorsi in Rou.a, ed allri soslcnere piigioui, conic sospctli d'aviir
avulo maiio iioUa congiiira; cosloro aflidava cgU iu guardia,,a'il,QHiaiii.
Ma appena cbbe egli locco ii suolo della Germania, lutfi fu^'Otu;k,.posti in
liberla: ed essi nou penaiono ad acgorrei'e in Loinbaidia t^, pigUai- parte
alia guerra clic iiuovamente \i ruppc Aidoiuo , siecomo vedrcnio (i).
Dal chc inaggior argomcuto uoi deduncino, sovia la pailet'ipazioriLe di
Roma al inovimento italiauo , e sovra la popolarila di questo uel regno.
Fratlanto le dale di vaii diplonai imperiali dimostrano che Aprigo
spese jiressoclie due mcsi a \isilare Ic cilia della Toscana, e quelle di
Ravenna e di Piaeenza, sla per r alle rui are o ricompiare counuovidoni
la fede \acillanle, de' grandi vassalli in quelle provincie, sia.per ispiarvi
gli audamenli de' suoi avversari (3) ; per la Pasqua poi, cadula in quel-
Tauno addi 25 d'aprile , gli slorici di Gcrniauia ce lo mostrano giunto
in Pavia (i).
Quivi assisleva ad un placilo lenutovi addi 7 di inaggio 'da QUoii,^
conle delsacro palazzo, al quale inlervenne allresl il marchese Oberto (5).
Perciocche sebbeiie dopo il falto di Roma dovesse Arrigo aver per so-
spello il padre di quegli Estensi, ch'cgli aveva leste falti pi-igioni, tul-
lavia da quel soUerle ed astuto principe che mai sempre moslrossi, co-
nobbe non essere prudenle consiglio il fare viso severe al marchese
Oberto, vassallo di estesa polenza, e di seguito infinito , ed appunto
meiitr'egli si Irovava in quelle slesse provincie nellc quali Oberto le-
(I) " Paucos ibi ( Uomac ) hahens dies, pnblica re, ut pnlabal bene disposila accclerat
» iter ;id patriam. » {j4nn. Qticdtimb. ad an. ap. Perti, T. V ). — « Inter quos (cioc CrcsccDzio
» c GiovaDDi sun fratello) niotio facta est et inter Unnianos el imperatoris plebem, el earn le^^ero
» quam imporalor facere proposucrat adiniplerc non polerat cl retrn .se dum iraperator
» reTerlerelor etc. » (Plaiilum Farfcnsr ap. M,\billois , y/wB. O. S. B T. IV. Append. 32. fol.'W .
— Cfr. yinii. Uddi-sh. ad on. i0i4 ap. Plrti op. cit. T. V. La sunimossa romana e.ssend<i .scop-
piala in octava cfir dopo la coronazionc, che fu addi 14 di febbraio , l.i parlenza d'Arrit;o dovette
seguire aegli ultinn giorni di quel mese.
{i) •• MuUi aulcm obsides et alii , nomanorum custodiac traditi , imperalorc rcdcunle callide
» fugaro iniernot, violantcs pacem, et belli mrsus consilia captantes.n ( Anmil. Quedtimb. I. c. ).
(.1) MOKAT. J/in. HU4.
(4) y^/mn/. llildesh 1. c cl TiiiETM Chron. Lib. VIL n 3
(5) MCR*T. Ann. I c.
DEI. CAVAT.IEnE I,. C. PHOVANA. 3«i5
ucva, Oil aveva per lo meno ttnuto, spcciale signoria. Cosi pure avvisc-
lemo clic la speranzu di noii osserc nl liilto s(opeito, c p'lu <li tulid
••he la coscienza dclla propria forza, in una cilia in .sinj;olar irioilo nc-
inica di quell' imperalorc , facessero animo atl Obeilo lu-l proireriisi li-
.solutamcntc al suo cospetto. Chccche iic fosse amcnduc rpicsli prin-
cipi tlissimulal'ono Taninio Inro : e riponcntlo in rnore lo silcpno ron-
lepito, (jiicsti i)Cr la prigionia do' suoi figli, (picgli per I'ingiuria iltlla
soinmossk , rimandarono a miglior tempo resegiiiir.enio dc" loro discgni
Ma intatiW qnaluntpie ne fosse la cagione, la carica di Conic del sacm
palazio era da Ohcrto passata ncl conic Ouone'. rhe noi yedcnimo in
<|uc" giorni averc presieduto al placito di Pavia.
Ad ogni tnodo clW mal sicuro si scnlisse Arrigo in queste supcriori
parti "del regno, lo dimostra il breve soggiorno ch'egli vi fccc, priiria
di ^assai'e in Gcrmaiiia. Un'alU'a osserva/ionc ancora confcrina una t.iif
credonza, cd c che in quel colanto sfoggio di nuove donazioni e di [iri-
vilcgi da Itii colicessi dopo la sua coronazione imperiale , nessun diploma
non consti aver egli concesso alia chiesa di Milano, cd apprna uno oe
concedessc al monastcro di S. Solutorc in Pavia , mcnlrc a larglie maiii
gli a^veva profusi allc cliiese della Toscana: c cosi pnre lo scorgcrsi
che I'arc'ivcsdOVO di' TNIilano Arnolfo, come il maggiore fra i grandi vas-
salH del regno, lioti convenisse al placito di Pavia, mcntrc v'accorse
I'arcivescovo di Ravenna (1), serve di ]irova novella di quanlo gia si
e notato , cioc che Milano aderiva ad Ardoino, e die I'arcivescovo Ar-
iiolfb, i! qiijile'"pur era slato de'primi a favorire Arrigo contro Ardoino,
era enlrato a parte della confederazione italiana, e parlcggiava in ([in 1
punto contro il dominio tcdcsco.
Tardava pertanto ad Anigo di rivalicarc que' monli, che poco era
niancato non avesse a mai piii rivedere. Eppero dopo di aver alia
meglio, siccome avvisava^ provveduto alia pubhiica pace, o, come scrivc
Dilmaro « dopo di averc co' modi suoi longanimi raflcrniate ie inenli
» instabili dcgli Italiani « (2), partiva egli da Pavia. II di ai di qucllo
I) Vcili il placito Icnulo in P.iMa addi ■; di maggio 1014, prcsso Mi-batori , .•/»< Fit. 1' 1
r XIV
3) ■ Instabilcm Longobardoriim menlom, cHrilalf canclis cxliibiti Graia«il. .• ( Tnimt CAroir.
lib Vn 3 y - II monaco di S Galln srrivc m-suol ^nnali [ DirntsM R F III. ■♦TT )
« Composilis robiis, vilnt acslim.il , inde ruersus
» Ipsios cl Icrrae pupiiliis mox deficit a sc ••
agC STt'Di cniTrci sovr\ i.a .STOnr\ u'itai.u ecc.
stesso niaj;gio uii suo diploma cc lo fa vedcre in Verona , ed un allro
ili ([uallro gionii ilojio, in Liciana (I); rinalincntc nella Pentccosle gii
si trovava in Ijanibcrga (2).
Di qucsla ben augui-ata sua impazienza di frapporre le Alpi Ira esso
cd nn paesc, che avversava lui c quelle sfrcnale legioiii ch'cgli seco
porlava , un'ingcnua prolcsla ne lascio il vcscovo Dilniaro in qnesta
rorma: « L'lmpcralore, dic'egli, con molla felicilaj e pari gloria, supe-
» rate Ic diQicoItu alpine, arriva nelle serene noslre regioni: perciocclie
n il ciclo d' Italia, ed i costumi degli abilalori punlo nou concordano
)i colla natura nostra. Molte sono ])nr Iroppo nella Bomngita c nclUi
» Lombardia Ic insidic: lieve la carilu die vi si usa cogli ospili, c
» quanto costoro doniandano , tulto a care prezzo loro si vende, e con
» frode , c molti ancora nc muoiono allossicali » (3). Ma qui il cronisin
('he Iralta con tanta severila gl'Italiani, cd il riclo d'llalia, inollo si giiarda
dal dire, che i Tedeschi vi erano venuti non invilati dal j)opolo, e dal
confessare quali fosscro i modi usati ilagli os[)ili foreslieri, che provo-
cavano tali rappresaglie da' mahnenali nostri padri!
Quanto poi alio difficoltii alpine supci-ate da Arrigo coii gloria , non
saprci immaginare che lo scviltore iulcnda parlare d'allro che di aggres-
sion! fatte forse dalle popolazioni irritate, sovra le froiilierc del regno,
delle quali I'impcralore trionfasse gloriosamenle. Perciocche qiiali allrc
difficolta avrebbe egli supcrato con gloria sua[k)l
Del rimanenle ncH' addolto testo dello scritlore germanico a])parisce
la couferma di quanto si e detto sovra il niovimenlo italiano in favore
d' Ardoino , che doveva cominciare in Roma , e propagarsi nelle altre
(1) Mim\T. Ann. iOI4. — Uciana f. Licnz ncl Tirolo ?
(9) Ji,nul. midi'sh. I. c.
(3; n llic (Hcnricus) cum ma\ima prosperitate cl gloria Alpinas supcral dilTicullalcs, ac ni>-
• sirae rpgionls aiiiit sercnitales , quia aiiris huius cl liabilalorura qiialitalcs noslris non concor-
» dant partilius. Mullae sunt prnh dolor! in Romania atquo in Longobardia iniidiae; eon-
• ctis hue adrcnicnlibus cxigua palct caritas ; orauc quod ibi bospilcs cxigunl, vcnalc est, cl hoc
» cum dido, muUii|iic loxico bic pcrounl adbiliito. n ( TniF.TM. 1. c. ).
(■i) Neli'anno 1050 I' impcraloro Arrifjo cuncossc un diploma ad Eduarilo vpscovo di Trcnlo prr
rimunrrarlo dc' sorvigi a lui rcsi in (jucijU stcs.ti lunghi ( FnAPPOBTi , Delia St. e dctla Tnpografia
ttei Trtntino ^ p. 277 ): io non bo vcdiito qucslo ducunicnto , e n<in saprci dire so i scrTigi rcsi
dal vcscovo si rirci'iscano a qucslo fallo: ccrlo c clic 1' iniporali>ro dopo I'anno 101 1 Don cbbp pivi
a ripassarc In Alpi prima dul 1032, anno ncl quale vcnne in Italia o vinso i Saracini ed i Crcci
cba iDreslavano la Calabria.
DEL CAVALlEnF. I,. G. PROVANA. at)"
proviiicie ilell' Italia supcriore, e c!ic la Romagiia e la Lombardia erano
pill ileH'alin! acccsc contro gli occupalori iritnlia. EJ appunto perchr
<;ra nola all'iinperalorc questa ilisposizioiic ilcgli aiiimi italiaiii , noi lo
vgdeimno aJtieUaie la sua parlenza ila Roma, e quiiidl Jalla Lombardia,
inenti'* ayeva proltingato il suo soggiorno iiicUa Toscana ,eJ in altre citta
men sospellc , moiliplicando in «jucstc i doni cd i privllcgi, per iinpe-
dire che da auellc due \iciiie provineic niaggi,ormeulc non si propagasse
I'inceudio (\\ ir -^ ,
, jV^^ pel porre il piede nella sua Gcrmaiiia ben sapeva Timperatcre
cpial fomite di liir])olciize avesse lascialo dl tjua da'moiili, dove quel
savip pi'iucipe antivedeva che il re Ardoino nou penei'ebbe a risorgere,
aiulato da moiti di que' grandi niedcsimi che erano stali traditori di
qucslo re in suo favore, ed ora erano appareccluall d'abLandonare no-
vellamenVe la causa sua per quella del re ilaliano.
Non cosl tosto iiifatli scp[>e Ardoino , siccome I'emulo suo aveva sii-
pcrato le Alpi, che .unito ad Oberto ed agli altr'i suoi fedeli, scendeva
pieno d'ira c di novelle speranze giJi ne' piani lombardi (2).
Palese saggio di colali speranze manifestava qucslo re agl' Italian! ,
ponendo suUe nuove moiiete ch' egli batteva, siccome io vo argomen-
tando , appcna giunto in I'avia (3) il titolo d'IMPERATOR, al quale
(1) Fra i Jiplbmi conccssi da Arrigo in qucslo suo rilorno in Germania e ilcgno di particolarc
osscrrpziiinc quello cliVgli conccssc a ricliicsta di Aldermano ■\escovo di Savona suo fedeic ^ a(;li
uomini dctli in quel documcnlo mngginri c »i>biti rcsidcnli ne! castcllo di Savona , col quale dona
e cuulerma loio , omnes res et proprictutes a iitrjo maris us([ue ml ttc. et vUlas lihcHarias etc. ijuar
hubcrf solUi suiil ^ etc. imponendo inollre, ut in his prescriplis confiiiiis caslcllu non hedificentur, ne-
quc alitjua. superimpositu a marehionibus vel a suis t-omitibus vel vicecomitihus praedictis hominilvf
fiat, scilifct de fudro , de adprchensionc hominum vel saltu domuntm. Erano dun<]iic in quella cilia
como in Mitano cd in Genova anticlie societa d'uoniiui libcri , c qucsla di Savuna >olcva Arrigo
in ispccial modo favorirc , per far conlrapposlo alia pulcnza dc' grandi vassalli ( Hist. Pat. .Van.
T. I. docum. CCXXXVII. col. 404 ).
, (S) " Ilcrum supcrliire cepit. ( TniETM. Cliron. VII. 3 ).
(3) L' impcralorc Arrigo il di 21 maggio slava a Lienz uel Tirolo: la discesa d'.Vrdoino in Lom-
bardia fu dunquo probaliilmcutc nogU ullirai giorni di quel mesc , cd a que' giorui decs! pure
assognare la dala della Icrza di quelle raonelc baltule da Ardoino. Ma al prcqiosiln di qucslo itii
si conceda a lilolo, so cosi place, di nuvclla ipnlesi clie prima d' ora mm mi si olTeri^a a! pen-
•iero, il dire clic qucsla nioncla cbc licne il liloln d'lMl'KR.VTltU, polrcbbc pur csscrc la prima
dcllc Ire, clic fece coniarc il re Ardoino, come sospello il cavalicrc di S. Qiiinlino , ma ad ogni modo
il litolo d' imperatorc non vi fu posto nc per isbaglio, ne per imitazinnc dcllc aniiclic monelc
Otioniane , ma bcnsi perclic , secnndo ci narra lo slorieo Ab«oi.fo { I. an ), la Dicla Ualiana aven-
dolo salulalo CES.MIE eiuando lo iunalzo al Irono, c Cunsidcraodu cgli sc sicsso come impcralore
Sf.rie II. Tom. VII. 38
a,-)8 sTini raiTici sovra l.v STonu d'itai.ta r.c.c.
la Diet;! Italiana lo avcva nel 1002 inaugurate, tilolo ch'cgli lien sapeva
dovc.r riuscire grato a liUli colore chc avvcrsavano la (loniinazione te-
desca, c ch'egli avrisava con quella sua levala in armi, e mcrct- dellc
sue aderenzc denlro Boma, polcrc yiolcntcmenlc cpnscguire.
Quindi scnza dimora dava cgli di mano alle armi.
Prima a provare il furore del re Ardoino fu la citta di Vercelli. |Se
era vescovo, tuttora, il monaco Leone , conlro il (juale era queslo re
aninialo di sempi-c maggior dcsiderio di vendicarsi, posciachc alle vccchio
ingiuric dello avere slrappalo dal Iroppo facile Ottone III, cjuellc taiile
sentenze che gli assegnavano il comitato di quella citla j jcjif lantica-
mente facca parte dcUa Maroa d'Tvrca, s'aggiungcvano \c iiovclle , piii
acerbe ancora. Perciocclic non solo sapeva csscre stato Leone fra iprimi,
ehe contro di lui avevano invocato la venuta d'Arrigo fin dairanno |002^
ma ancora gli era nolo essersi cpiel vescovo mostrato fra' piu caldijani-
inatori della congiura contr'esso, c del lifinto dc' patli da lui pi-oposti ad
Arrigo, mentre calalo dall' Alpi moveva per la corona impcrialc verso
Roma. Se dal 1004 al 1014 Tercelli , come tante' altre citta itaiianCj
sia stata da Ardoino taglieggiala , o manomessa , nessun documento da
me vcduto, me ne fa fcde. Difficile tuttavia egli e a crcdersi cUe ijue-
slo re per tanti anni ne lasciasse in pace il vescovo, suo capitiile ne-
mii:o. Forse un qualclic accordo fu fermo tra cssi, osservato con pari
fede in tjue'primi anni, pieni del resto per Ardoino di tante altre cure (1).
Ad ogni niddo ipicsla volta inopinala al cerlo fu I' aggressione del re
rontro Vercelli, posciache lascio scrillo Ditmaro, che il vescovo Leone
appcna si pole salvare coUa fuga (2). Piu tardi , tna ne|ranno tnede-
simo 1014, cpiesla presa di Vercelli, e quesla fuga frutlarono all'avi-
dissimo vescovo Leone un liimoso diploma da Anigo, col <pale gli as-
segiio i beni di Wiherlo fralcllo del le Ardoino, e qucUi de' figiiuoli di
prFMint" , pose nclla prima sua moncia il tilolo sudJcllo. Tullo queslo non loglie la prnbalnlita
dcllc cougcUure da me csprcssc sovra Ic dale dcllc allrc due moiii'lc , cioc il rilorno del re Ar-
doino in I'avia ncH'anno 1005, c la novella sua venula in quosla cilia sul One di mnggio dcl-
l'aniii> 1014.
(1) Avvalora qnesia npinionc il diploma del re Ardoino pel monaslerc. di Frulluaria, colla data
Ji '/^ercelli , e delPanno 1005. (Vcdi Append, n. 31 ).
(J) n Scdalis tumuUibns univcrsis , revcrsus est ab Italia cesar ; el llartwigiis ob hoc admo-
■■ dam pa\isns, Vercellensem inNasil civitalem, Leone eiusdem eiiisct-po vix cfliitjicntc. » (TiiiITM.
Chron. Lib VIL § 3. 1. c. ).
DKI. CAVAI.IEllE I.. G. PHOVASA. ac)C)
Roberlo da Voli)iaiio d'l hit cognato, e til oltre a cciiquaranta adereiiti
(li (jucUo. In qucslo. diplouia nianca , come in molti allri tli Arrito ,
il rtioi'iio del mese, e (torta lu dala di Solega , come qucllo fuliiiinato
dallo slesso iinperatore conlro gli Estcnsi(l). Ora siccomc Ardoiiio li-
leiuie Vercelli siiio quasi airuUiino dc' suoi giorni, possiaino ragioiu'-
volineulc argoinentare, die Leone ricorrcsse ad Arrigo, o forse csuluiido
si facesse a Irovarlo in Germanla , c cola da quel potentc parlatore
cliei^ll era, ed eflicace operalore (2), di|>ingendo all' iiiipcralore con na-
tetici colori la jn'opria cacciata , Ic dila|)ida/,ioni comnicssc ilalle nias-
nadi'd' Ardoiiio in Vercelli, e T aiuto chc il marchcse Obeilo e gli
altri Estensi avean dato a quel re , oUenesse non solo queslo dij)lonia
a lui favorevole, uia I'altro gia delto , coutro que' principi , ed uii lerzo
ne provocassc a favorc di Pielro vescovo di Novara per rifarlo da' dainii
recall da Ardoino, de' quali or ora parleremo (3).
La felice occupazione di Vercelli vieppiu conforlo le speranze d' Ar-
doino. I soccorsi di gente chc dal marchese della Liguria, e dalle cilia,
die le vessazioni germaniche avevauo fatto lornare alia devozione sua,
gli erano dati, la fedelta ed il valore de' capitani subalpini, risvegliarouo
le perdutc speranze di riprendere I'intiero reame: eppero abbandoiiando
i inodi di venturiero co' quali, siccome abbiam deUo , si hingo lempo
gucrrcgglato aveva negli anni preccdeuli, dclibcro di rccare guerra for-
mate alle altre i cui principi aveano primi dato 1' esempio del tradi-
menlo , nello accogliere rcinulo suo appcna sceso dall'Alpi, sperando
I olla punizione di quelli iutimorire gli allri, c conduili a darsi a lui a
patti 0 a total dedizione.
Cosl dopo di avere provveduto ^'ercelli di difcnsori , e munita la citta
delle opportune bastite, volgeva Ardoino le sue bamle all' assedio Ji
Novara (4).
(I) In Ifisl. Pair. Men. T. I. Hoc. CCXXXVllI , c<l Append, numpri 3C-3T.
(S; » yalde patens in scrmone — Efficax in nperc — Sapicnliac vcsliliis — Scpliformi poilcre ; —
< Pro ecclcsiis pugnavil — Animo el curporc. » ( Benio Alb. Episc. in Paneg. f/enrici ly. apud
Menckekium, U. G. T. I, col. lOSl ).
(3) Uipl. Ji .Vrtigo imporaloro Jell' an. 1011 conlro ArJoino , in favoro Jella cliicsa di Movara.
( ApponJ. n. 38).
(4) It Omncm qiiorpic lianc civiUlom comprolicndens, ilcrnm supcrljirc cnopit. ■• ( TniEXM. Chron.
VII. 5 3 1. c. p. 837 ). " ArJ limis iusli posse ultioncni cxcrcct in pcrfiJos. Si<|uiJeni postoa
» Vcrccllensiuni urbcm coepil, >\variaiu obsedil. » ( AttKULrui , Iliit. iJcJ. Lib. I. c. XVI).
3oo sTi'Di cniTici sovnA la SToniA d'italia zee.
Or qui di nuovo mi tocca lamcntare la inanraiiz.a dcgli scriltori , rhc
ili (jucstc gueiTC estreinc, mosse da Ardoino per riii(lo[)ciidcnza dcll'I-
lalia, abbiano dato csteso raggnaglio. Fra gl' Ilaliani U solo Arnolfo nc
fa cermo , nia nulla piii clie cenuo: pare clic qucslo scritlorc ailrcltan-
dosi di giungcre colle sue sloi-ic a' tempi da lui vcdnli , trascurassc di
addciilrarsi a narrare quello clie era accadulo poclii anni prima, c cLe
come cgli stesso osserva , aveva udito raccontare (1 ) , sbrigaudosene /-on
ilire clie I'avarizia de' principi era stala la cagione de' niali d'italia (2).
Ma di qucsfa fazione contro Novara accciinata da questo storico ,
della quale ora vorremmo dare contezza, ncssun altro aulico storito
ragiona ; qualchc notizia nondimeno se ne ricava dal diploma soprac-
cennato, coucesso da Arrigo a Pietro vcscovo di quclla citta , il quale
noil trasaudo di ricorrere ancli'esso a quell' imperatorc , forse a un tempo
col vescovo Leone. Non sciiza una qualche satisfazioiie trovai in qucsto
documeuto la conferma delle induzioni tratte da me dalle carte pagensi (3),
suUe scorrcrie falle da Ardoino circa gli anni 1007-1008 su quel di
Novara, induzioni allc quali fu pure condolto il Giulini fondato su altri
titoli (4) , e die j>er analogia conferinano le altre, sovra le rimaneiiti
scorrerie da noi raccontate. Dice infatti 1' imj)eratore nella parte descrit-
tiva di quel documento, siccome: « Pielro suo fc<lele, venerabile ve-
» scovo della santa cliiesa di Novara , a cagione della fedeltii sua ebbe
» a solFrire di molti mail, cioe: sele, fame, ealdo c freddo: e come
» inseguito da' nemici ebbe a fuggire, e a valicare a pie' nudi^ colli e
)i rupi scoscese. » Tutto cio al tempo di quelle prime incursioni , come
apparisce da (juesto die segue: « di piii anche or ora (cioe nel 1014
» data del documento ) molti danni ricevetlc da Ardoino , il quale dava
» il guasto al territorio. Imperciocche le chiese sue furono depredate ,
» Ic bastite dislrutle, ruinate le case, taglialc le vigne , scorlicale le
n pianle: e iiioltre le pievi e le curti da Ai'doino concesse in bencficio
» a' nemici del vescovo » (5).
(1) " Superior! vol. audita tantom utcnniqnc cxsufllarc tcntaTimns : nunc aolem ea <|uao ip>i
Tideodo cognnvimus , ex aliundauli croctarc tladcamua. » ( Arnulpbi IJisi. Lib. II. cap. I. ibid. ).
(5) Aemci.PDI , Lib. I. c. XV. '
(3) Vedi il Capilcio VIII.
(4) GiDLim, jUem. di Milano , P. III. p. 94.
(5) Append, n. 38.
DEL CAVAI.IF.nr, I.. C. PnOVAXA. 3i>l
Quest! falti, Irisli, ma solile consegucnzc tU uu asscdio, ilicliiarano
i modi l>ai'biii'ici con cul gucrrcggiava rolltso Ardoiuo: uiodi, altrondc,
usati in que' tempi da tiilli, cd aiiclie dallo slesso An'igo (I). Da'quali si
pub dcdurre die non solo il cojilado, lua la cilia slcssa Ji Kovara cadde
in mano degli assedianti, come lo jtrova puie la nuova fuga del vescovo,
per cui anch'csso si reco in Gtfi-maiiia a siipplicare rimperalore (2). Olte-
iieva infalli dal liberale Anigo il comitalo dOssola, c la lesliluzioiie
della Picvc di Trecalc, c dclla Curie di Gravclloiia, con lutli i dirilli
regali soliti a couccdersi in somiglianli occasioni , accib , dice Arrigo
nel diploma: « accib gli allri nostri fedeli , queslo conoscendo, scmpre
» piu si rulfeniiino nella loro fedelta verso di noi » (3\ Perciocclie la
fedclta de' Graiidi d'llalia era ridolta ad oro, e fedella chianiavano il
falsare i prirai giiiramcnlL
udJa Novara cadeva Ardoino sopra Como. Ampia cagionc di riscnli-
m'eiilo aveva deslalo nel re Tingraliludine di Pielro vescovo di questa
ciltii , il quale confenualo da lui nel grado cccelso di arcicancellicre
del regiM), od arricchito di molti onori , era pur slalo fla'primi a vol-
gersi ad Arrigo, e ad invitarlo al Irono d'llalia (i).
Ma Pielro nioriva nel lOOi, prima del risorgimenlo d' Ardoino , che
buoii per lui. Gli era succedulo Everardo tedesco , ed a queslo nel
1010 Alberico cappellano del re Arrigo, il quale era tuttora tcscovo
nel 1 01 4 (5). Como adun(jue per opera del vescoTO parlesjgiava per
Arrigo: con tuUo cib siccome non dif'eltava neppnre di adcrenli d'Ar-
doino (6), cosl stava a cuore a queslo re di riordinarvi 1' autorila sua.
Di questi zelatori d' Ardoino faono prova allri diplomi di Arrigo , dali
nel lOlo, i quali conGscano a pro del monastero di Sanl'Abboudio in
Como, e del vescovo Alberico, certi beiii di Alberlo da Parma, di Gui-
berlo e Sigibcrlo suoi figliuoli, e quelli di Berengario ed Ugo figliuoli
di un conte Sigifredo, tutti chiamali ribelli daU'imperatore (7). Ma I'oc-
(1) Annal. Quedlinburg. an. i0l3 , apnd PERTt, M. G. II. T V,
(S) GlULiM, Mem. di Mil mo, V. III. p. 95.
(3) II Ut alii ooslri Uilclcj hoc cognosccutcs , Dostrae Gdclitali amplius slabiliaolar. » (, DipL
llcnrici in Append n. 38 ).
(4) V. ne' Capiloli prcccdcnti.
(5) Ro-vELLi, S(or. di Como, Ep. IX. capo II. pag. 99 e «eg.
(6) no\ELLi, ibid. p. 83.
(7) Append, nn. 39 e 40.
joj sTuci ciiiTici sovn.i i.A STuuiA d'itai.ia Err.
ciipa/.iuiic Ji Coiuo per I'aniii del re Arcloino non fu che iromentanca :
nel sellciiibre di quell' niino uieJesimo Ic carte comasche portano di
iiuovo gli auni dell" iinpcratore (I). Allre cure ed altxe espcdizioui me-
(litava Ardoiao , c da Aniolfo slorico sappiaiiio chc ollre VcrccUi, No-
vara c Couio, allri Inoglii a lui coutrari provaroiio Ic sue vcndelle (2).
Quali fosscro qucstc ciltu o tcrre iion risulla, ma forse non andrciiio
luugi dal vcro , sujiponendo die contro tpielle possedute dal ricoo Bo-
iiifario uiarchese, figliuolo di Tedaldo , egli niovesso le sue legioui.
(^ui iiotereuio uovellauienle V insussistouza della nolizia, olie suUa fede
di Gualvano Fiainma fu spacciata dal Sigouio, e ripctuta da iiiohi scrit-
lori , sovra i guasti recati da Ardoino a quel di Milano in queslo tempo,
ragione die I'uroiio , secondo essi, dcll'ultima di lui caduta (3). Nolizia
fluarlla falsa dal ]\Iuralori (4), e die il (jiuliiii mi somministra il mode
di dimostrare falsissima.
Gia siaiuo veuuti qua e la aiiaotando siccorae dopo I'inccndio di Pavia,
Arnolfo arcivescovo di Milano disgusUito andi'egli come gi'an parte degli
Itaiiaiii dalla liarbarie dellatlo, lasciava bcnsl per timore di Arrigo, clic
le pubbliclie carte di qucsta citla -venissero intitolate al re gennanico,
lua die in segrelo egli stcsso co' Milanesi pendeva pel re italiano (5J.
liifatli quest' arcivescovo da nessuno degli storici viene ricordato fra
i Grandi d'ltalia chc si fecero ad incontrare il re Arrigo quaiido sceu-
deva dall'Alpi nel 1013 per ricevere limperiale corona, ne, come gia
si e falto osscrvare, quando tornava dalla coronazione imperialc, dopo
la sventata sommossa di Roma. Certamente il caulo Arnolfo non si
mostrava aperto nemico dell imperalore , ma jiersuaso che appena a-
vrebbe questi ripassato le Alpi , sarebbe Ardoino per trovare nelle po-
polazioni malincnate dall'occupazione tedesca, novello appoggio, e certo
inodo di ripigliare I'autorita sua, govcrnavasi in guisa di non insospettire
Arrigo: ma d'accordo col re italiano disponeva inlanto chetameiite gli
anlmi de' Milanesi a secondarlo. Forse non era di cio ignaro I'impera-
tore Arrigo (G) , ina non volendo o non potendo contro esso Tarcive-
(I RONELLI, 1. C p. 83.
(1) « Mullaquc alia ilemnlilus csl loca sibi coutraria. » (ARNITPBI , Mvil. Hut Lib. I. c.XVI. 1. c '.
(3, SiCONio, De llrgiio lud. Lib. VIII. col. 478.
(\, Jntiali iV Inliu 1013.
(5, Veai CafilLlo VIII.
(6, GiCLi.-«i , Mem di Milano , P. Ill p 93
DEL CAVAT.IF.TIE I.. G. PROVANA. 3o3
scovo mostrarsi irrllatn, per la icineii/.a ili suscilarc in qucUa vasta cilia
tumuUi die iion sarehbcro per riuscirc die noccvoli alia siia potenza ,
stava coiilciilo a tcnere in sogij;c/ionc Milano colla presenza di freqncnti
inessi rcgi, i quuli, come si vuol crcilerc, lo ragguagliavaiio di quclio vi ac-
cadeva. Ncl clic apparisce sem]irc piu cpiarito alia pnulen/.a sappsse Arrigo
far concorJarc i provvedimenti di una fine politica (1). Questi provvedi-
inenli provano duiique clic poco biiona armonia passasse tra il rn Arriyo
e rarcivescovo Aniolfo in quogli anni. Ma prova maggiore del disaccordo
loro nel 1014, deduce anch'esso il Giulini dal non iscorgere inlervenulo
questo areivescovo al placito tenulo in Pavia alia prcsenza di Arrigo
imperatorc in tal anno, mentre vi fu prcscnic I'arcivescovo di Ra\cnna ,
clu; incno titoll aveva per cpicsto (2). Similmeiite ancora tal cosa deduce
lo stesso serittore dalla donazione fatta in quell'anno medcsinio da An-igo
a Pietro vescovo di Novara (3) della Pieve di Trecate, la quale era propria
dolla chiesa di Milano per done fattoglicne da Con-ado inarchese, uno de'
Ire figliuoli del re Bercngario II (4), donazione fatta forse da quellirnpcra-
tore a Pietro> per punire I'arcivescovo della sua parzialila per Ardoino.
Finalinente supera ogni altra prova dell'accordo sogrclo clie passava
lia d re Ardoino e I'arcivescovo, lo scorgersi clie in un diploma dil-
I'anno MXI\ ncl mesa di luglio, qucst'arcivescovo non conta piu gli anni
di Arrigo, soliti a notarsi da esso sino al tempo dcirultima parlenza dell' im-
peratorc, ma queHi soli dell'era crisliana e del proprio suo pontificato (5).
Stabilita in tal .guisa la tucita aderenza di (pieslo areivescovo alia
])arle d' Ardoino, maggior peso acquista, per arguire di falsila la noiizia
data dal Fjiamma e quindi ilid Sigonio , rargonicnlo tratto dal sileiizio delio
stopic9 ! Ai'iiolfo suUa supposta aggressione di Milano per parte del re
Ardoino , il quale non avcndo nessiui molivo di disgusto ne verso quella
citta , ne verso il suo areivescovo, ne verso il suo conic, ove Iratlo da
barbarico furore fosse caduto in quell' eccesso , lo storico suddetlo non
^t) U GiL'LiNl nomina Anestasius qui et jjmiso ^ o<l Atitlanlua, rome mcsKi rr^'i di Arrigo negli
anni 1009-1010. (Mm, di Mil. P. HI. p. Ib-ll).
(2; OiULiNi , I. c. p. 92-03.
{3} Append, n. 38.
(4) GiDtmi, I. c, p. 96.
(5^ n Anno Dominirno Inc. millesimo qunrtodcctmn, Ptintifica'.us Domni ArDulphi Archipi scptiroo
" dccimo. moose I alio , lod. duudeciina. » (C/iarIa Sfoiirii S. Mariat in l',ute prcsso il GiCLIM,
1 c. p 99 1.
3:'. j STt'DI CRITir.I SOVR.V LA STOMA u' ITALIA T.r.r.
solo l'iivrol)l)c lasciato scritto, come narro ilelle aggressioni ili Vercclli,
<li Novara c ili Como, ma di certo non avrchhc chiamato col clovuto
nome tli pcrjldi, siccome fece, i IraiUlori ilcl re Ardoiiio. Or dunque ,
signorc di una ricca parlc del ri'aine, cd alia testa di uumerose legioni,
non j>iu come iicl 1 002 giiidate da priiici|)i traditori , ma da cjue' capi-
tani, rhe la senten/.a gia citata deirimperatore Arrigo ci dimostra fino
aU'cstreino fedeli al re italiano, aiutato da princiiu Estensi nemici im-
jilacabili dclla dominaziono tcdesca , e da molli Ilaliani de' f|uaii altrc
sentenze d'Arrigo ci danno ragguaglio, I'atto amico del posseule arcive-
scovo Arnolfo, scorgeva Ardoino ad una ad una le cilta del sua regno
tornare alia devozione sua, mentre allopposto I'cmulo Arrigo andava di
giorno in gioriio perdciulo prcsso gl'Italiani quel prestigio d'autorili die
il grade imperiale gli aveva procacciato.
Ma il Cielo aveva segnato il terminc de' trionfl d' Ardoino.
Quali cause mutassero la sua fortuna, come in un baleno perdesse
il frutto de' suoi trinnfi , da nessuiio degli slovici contemporanei vienc
bastantemente spiegalo. Lc poche notizie clie ci tramandarono, involl*'
di reticenze, e male d'accordo tra lor6, non bastano a cliiarire tpiesta
catastrofc, strana ed inatlesa , come ogni altro fatto dell'infelicc Ardoino.
Faremo dunque sovra di cio qualche ricerca.
La relazione del cronista germanico e questa: « Ardoino (dice Dil-
» maro ) re soltanto di nome, perduta la eitta diVercelli, ch'egli, cac-
)) ciatone il vescovo Leone, aveva a luiigo (1) ingiuslamente lenula ,
1) cade ainmalato : e percio radendosi la barba (2) , si fa monaco , e
« morto il terzo di delle calende di novembre, viene sepollo nel mona-
>i stero » (3).
Le stesse cose e colle medesiinc parole narra pare I'Annalisla Sas-
sone (4).
Tra gl' Italiani il solo storico Arnolfo dopo di avere enumerate le
nuove conipiistc del re Ardoino , ne narra brevemente la cailula in
(I) A lungn, cioc clal principio di giugno al scllcmbre di qocU'annn 1014 ( vcdi le nnlc (3)
alia pag. J96 e (1) alia pag 308.
(J) Allora tutli porlavaiio la liarba , menu i nionaci.
(3) n llardwigiis , nomino (.-intuni rex, pcrdita urlip Vcrccllonsi , quam diu cxpulso Lconc ppi -
• scopo iniuste posscdil , infirniatur , pi radcns liarbam moaaclius est clTcclus , tcrriaqiic Valcodas
u novcmbris obiit, scpultus in monaslcrio. u (TniETM. Clirntt. (an. 1014-1015) Lib. VII 17. 1 c).
(4) Aimai. Saxo uii ann. apud Eccvrdum, Corpus Hut. M. Ac. T. I.
DEI. CAVALIKRi: L. G. PROVANA. 3o5
quesUi ibrina: « Da ultimo, spossato dalla fatica e dalla malattia, j)riv(i
» del regno, si contciita del solo monastcro dcUo Fruttcria (FriiUiiaiia):
» quivi deposlc Ic iusegiie rcali so\ra lallare, c vestito I'abilo di povcro,
» more in pace a suo tempo « (I).
Queste due narrazioni vaa d'accordo soltanto nel dire the Aidoino
cadde infei'mo e moii in un monastero: ma nc in quella d'Ariiolf'o si
parlii dclia peidita di Vcrcelli, die il cronisla gernianiro ei prescnta cpiasi
come la causa della caduta d'Ardoiiio, ne (juesto srrittorc fa motto delia
linuncia del re italiano, die Aruolfp ci \iene indicando, col dire die
esse si riservo il solo monastero di Fruttuaiia , e che vi depose ej^li
slesso volontariamcnte nella cliiesa Ic regie divise.
Che Arnolfo, scritlore milancsc , il quale una treiitina d'anni dopo
qiiesti falti, scriveva su di essi le ancor fresche tradizioni popolari (2) ,
fosse meglio iiiforniato che non Ditmaro scritlore tedcsco, lontano ed
appassionato, non puo esscr dubbio: inollrc in quella stessa guisa che
qnesto storico s'inganno nellasscgnarc al tciv,o di delle calcnde di no-
vembre la morte del re Ardoino, die dal Necrologio Divionense abbiamu
essere occorsa il dicianno-vesimo di quelle di gennaio (3), potremo pur
dubitare di'egli abbia prcso abbagli ncl rimancnte.
Tuttavia mi trattiene dal rigcttare del tulto la versione di Ditmaro sopra
Vercelli , la testimonianza di un allro scrittore, per verita posleriore ad
esso di una sessanlina d'anni, ma informatissimo. Questi , gia da noi
piii volte citato, e Benzonc pseudo-vescovo d'Alba, pancgirista sperticato
e stomaclievole d' Arrigo III iniperalore, c di quanti a' suoi tempi se-
£»uivano, od aveano per lo avunli seguilo la parte tedcsca, il fpale nd
ricordare le lodi di Leone vescovo <li Vercelli , dice fia I'nilre <-ose die
csso ave>^a private Ardoino della corona (I).
(1) X Ad aU'imam laborc confcctas cl mnrbo , privatus regno, solo conlcnlus est monaslerio ,
w nomiac Fructcria, ibiquc dcpositis Tegallbas super aitarc , sumtoqne babitu paupcre , suo iloi-
u itiivil in tempore. » ( AntsiiLPUi , llisi. I. c. Lib. I. c. XVI ).
(i) » Supcriori Tolumino audita lantnm ulcumquv cxsudlarc tcntaviinu.s » (Ibid. Lib II. c. I ).
(3) Apud Mabii.lon , Ann. O. S. B. T. IV. p. i i". Per quanto poco importaDlo sia ipiesla no-
tizia sovra il di preciso della morte di Ardoino, potremo credere cho meglio di Ditmaro nc lof^e
informalo cbi la registro ncl necrologio del monastcro di Dijon , dove sta\a abbate S. Guj;lir!mo
6gliuolo di Pcrinza sorella del re Arduiuo.
(t) » ^iostra quidcm sub aclatc — Fuissel gemma pracsulum — Leo ille Vercellrnsis — Ornan<
lotum sacculum — la quo fratrcs mirabaotur — U( vultus ad speculum. — Valde polons iu
Sehif. II. Tom. VII. 3o
3o6 STUDI CRITICI SOVRA I.A STORI.V d'iTAI.IA F.CC.
Leone in al ccrlo il jiiii costantc cd acerbo uemico tli qucslo re, e
pill volte ahbianio avuto luogo di ricordarc Ic Ciil);ilc cd i ragglri da
lui posti in canipo per ingoiarnc Ic possessioni, jn-inia dclla roronazlone
d'Ardoino, c quiudi le conginre delle quali fu sempre il piu animoso
promo tore : ma come in isjiccial modo fosse cagione dclla caduta d'Ar-
doino, ne Benzone, nc allro scrittorc non lo lascio scrilto, e ci convieue
indovinarlo. ,,,, ,,^|,.,~
Era coslui uomo d'alto afl'are , di ranlto scgniLo, c di non mitioreau-
toritu prcsso i Grandi suoi pari; potentissinio poi per le iufinile dona-
zioni ottenutc c per le rapinale soslanzc, come da vari suoi conlempor
ranei raccolscro il IMabillone c il Muralori (1). Non sara duncpie rosa
ronlraria a quesli dali, il dcdurre chc menlrc Ardoiuo slava inlenlp.a
gueneggiare, cd a riprcndere coUa forza le sue cilia del I'came, iL ><}-
scovo Leone trovassc modo di ordirc nclla cilia di Vercelli, oecvipa,lt»
dalle genii d'Ardoino, una qualclic scgrela Irama, o coll'inlrodursi egli
•slesso di celato nella cilli, o per mezzo de'propri adcrenli, e clie colloro
suo , colle sue promessc, per sorpresa , per violcnza o per tradiuienlo
facesse ricadere quella citta nelle mani dcgrinipcriali.
Ammessa colla scoria di Benzone la pcrdita di ^'^ercelli, la quale seb-
bene non espressa da Arnolfo, si puo tcuere come indicata da qucslo
slorico, la dove dice clie Ardoino restb privo del regno, la rimancnte
relazione di lui diviene cliiara e naluralissima, piu die non sia quella
del cronisla Dilmaro. .. -
Pcrciocche egli e evideute che Ardoino irrilato pel tradimenlo che
gli faceva perdere Vercelli, ed oppresso, come dice Arnolfo, dalle con-
tinue faliche, cadcndo ammalalo , fu costreUo cessar dal conibatlere.
J'cr questo scorali i suoi, e rlnfraucali gli avvcrsari, tulte le conquisle
da lui fatte, ricaddero nelle mani de' Iraditori (2), con prestezza eguale
a quella con cui egli le aveva teste eseguite. Faltosi allora recare, amnia-
lato, al suo monastero di Fruttuaria, delibero di cederc con volontaria
« srrmone — Edicax in opere , — Saptcnliac Testitos — Scpliformi podcre — Pro ecclcsiis pu-
• goavit — Animo ct corporc. — Ardoinura qui sc rcgcm — Diccbat in gcDtibus — Dia-
• dcmate privavit — Sparronistis flcDtibus. « (Bekzonis Albcns. Eji. Piincg rithmic. Ilenr. 111.
Imp , ap. Mewkemi M R. G. S. T. I. col. 1021 ).
(I) Vcdi i Capilnli 11 c HI di quesli Studi.
(4) Perfidi sono ctiinmali da Arnolfo i grandi vassalli del regno , tantc voile fpcrgiuri : v ArJoiuui
> iuxU posse uUioDem cicrccl in perfidos. n ( Loc. cit.).
DEr, CAVlI-lERE L. G. PROVANA. 3o7
riminzia i siioi clinlti a qiiella corona d' Ilalia, che il male clie lo gravava
imped'ivagli ili conscrrarc coirarrni. Dcpostc percio le insegne regali sovra
I'altdrc ilella sua chicsa, rifiulo il regno, c vest\ I'aljito di S. Benedetto.
Tutto qncsto c, se cosl si vuole, un' amplificazione dclle poche parole
di' Arnolfo, ma cssa c talmente conforine alia ragione de' falti, ed alia
Condizione di que' tempi, ch'io non pcnso possa venire contraddcita in
verun niodo, o giiidicata ipolclica.
Cosi duntpie finiva Ardoino.
''Qui di iiuovo gli scrittori seicentisti, ripigliando le solite iperboli ,
favoleggiarono a piacer lore sovra la santita e sovra le virtu d' Ardoino,
del quale (per aver campo maggiore a narrarnc i iniracoli) prolunga-
rouo la vita nel monastcro, sino all'anno 1018, quando e cosa notissima,
ch'essa, siccome vcdemmo, non oltrepasso il 14 di diccmbre del 1015.
Tatlavia non fu tanto breve la penitenza imposla a sc stesso da quell'in-
felice, posciache la rinuncia ebbe luogo nel seltembre dell'anno prece-
dente, siccome ricaviam dal Giulini (1).
Forse oltre al pensiero di servire all'andazzo de' tempi , vestendo mo-
ribondo la tonaca monacalc, corse in mente ad Ardoino la sentenza del
concilio romano che lo condannava a farsi monaco per I'uccisione appo-
stagli di Pietro vcscovo di Vercelli (2) , e voile attutare i propri ri-
morsi passando penilcute gli ullimi suoi giorni.
(1) Vedi la nota (1) alia pag. 307.
(9) Append, n. 13.
3o8 STl'Dl CRITICI SOVHA la STORIA d' ITALIA ECC.
CAPITOLO XII.
CO?iSEGUE!SZE DELLA MOUTE D'AKDOINO.
VENDETTE DE' TEDESCIU. PRIGIOME , CONFISCIIE , ESIGLI.
ORIGIISE DELLORDI.NE DEGLI IJMILIATI E BREVE SUNTO
DELLA STORIA LORO.
Ma appena fu nota la malattia c la rinuncia del i"e Ardoino, nou fu
tardo I'arcivescovo di Milano a provvedere alle cose sue, per modo che
non gli si potesse dall' imperatoi'e coglierc cagione de'modi tenuti. verso
il di lui rivale. Diffatto Ic carte milanesi che, come si edetto, piu non
segnavano in luglio gli anni di AiTigo, nello avvicinarsi del settembre ,
tempo nel quale si puo supporre accaduto rammalamento di Ardoino ,
di nuovo recano gli anni di quell' impcratore (1). Pur non coutento a
questo, I'arcivescovo Arnolfo volendo a un tempo rendersi merilevole
presso Arrigo , e arriccliire so stesso procacciando novelli accpiisli alia
sua chiesa, raccoltc alcune sue masnade, corse ad invadere i heni di
Berengario c d'Ugone figliuoli di Sigcfredo conle di Seprio , dichiarati
ribelli dall' imperatore come aderenti d' Ai-doino (2). Dalle rpiali cose
novclle prove ahbiamo dcll'aderenza di quest' arcivescovo e de' Milanosi
alia causa d'Ardoino ne' tempi antcriori al settembre di queU'anno.
Questa novella mulazione di parte era certamcnte indicata dalla po-
lilica air arcivescovo Arnolfo , tuttavia la facilitii con cui vi si abban-
donava, novellamentc ci palesa quale e quanta esscr dovesse la rorru-
zione de' Grandi in quell'eta , la quale comj)ortava che non solo i prin-
cipi secolari, ma gli ecclesiasticl ancora, e fra questi quelli che gode-
vano fama di piil riputati in fatto di dottrina e di zelo, cadessero in ec-
cessi cotanto slomachevoli di versalilila c davarizia, e quanta (juindi
dovesse essere la forza dellesempio ncUe soggctte popolazioni.
(1) GiuiiNi 1, c. p. 103
,2; GiLLIfii I c p 110-111-112
DEL CAVAMERE I,. G. PROVANA. 3 Of)
Ma oggimai era giunto il tempo delle vcndettc icdesche: le proscri-
zioni, le conGsche non fallirono aU'avarizia de' priiicipi, che si erano
mostrati, o prima o poi, favorcvoli airiiiiperalore germanico, e che spe-
ravano ricco boltino su' bciii do' coiulaniiali.
A qucsto tempo, cioe verso il scltcnibrc dcH' anno 1014 (1), deono
riferirsi le senteuze di Arrigo, gia da me ricordate piu volte, cd i di-
plorai dati in queiranno medcsimo a favore di Leone vcscovo di Ver-
oelli, e di Pietro vescovo di Novara conlvo i congiunti ed i molti Sub-
alpini seguaci del re italiano : ancora a queslo tempo riferiremo la cat-
tura di que' marchesi longobardi, cioe Italiani che sono rammentati dal
cronista Novaliciensc (2), fra' quail alcuni sono noniinati dallo storico
Arnolfo, cioe: Ugo, Azzo , Adalbcrto cd Opizone (3); Ire di essi gia
chiariti come autori della sonnnossa romana da noi rccitata.
Ma conviea badare circa la presa di questi marchesi , che Arnolfo
ne favella soltanlo sommariamenle ed alia riufusa, quasiclic gli Estensi
fossero stati presi tutti ad un colpo quando la cosa ando allrimenli. In
fatti abbiam vcduto in Ditinaro siccoine due di quelli nominali da Ar-
nolfo, cioe Azzo od AUone, ed Adalbert©, erano stati sostenuti prigioni
dopo spenta la sommossa di Ronia, ed uno si era salvato coila fuga (4):
ragion vuole adunque se nc conchiuda , die caduto Ardoino, gli altri
Kstcnsi fossero colli negli agguati che tese loro rimpcratorc (5), e cosi
fosse compiuta I'importantc cattura de' pin zelanti ed acoesi nemici della
dominazione gemianica.
I'resi cosloro e morto Ardoino, la mancanza di un capo dison'iino ilel
tullo resercito degli Italiani , nc fu difficile allc genii di Arrigo congiuntc
co' principi che aveano tradito la causa italiana , di sperpcrarlo. Questa
rotta j>ort6 il terrore in Uilte le provincie, mcuiori ili <jual peso fossero
le vcndettc dcU' imperatorc. Tutto il rcame fu prcso di grandissimo spa-
vento , perciocche, scxnve Arnolfo, la persecuzione fu lale, die cliiunque
(I) GiULiNi I. c. p. tOG-107-108.
(») Chnn. Aovalic. Lib. V. cap. XXXVll id //. P. Monum. T. V.
(3) « Qoalilcr ( Ilcnricus ) Marcliioncs lUlinp qaaluor r^oncm , Aionrni . Adelbcrliioi rl Opi-
I' zonem caplionc una constrinxcril. » ( .\B>ci rn Lib 1. c. XVni ).
(41 TniETM. Cliron. 1. c.
(5) (I Marcbiones aulcm llalici ro^i call i il il.itc 5ua cupicns et in custtulia poncns etr «
( Chron. Soval Lib. \ . io line ).
3i(> sTUDi cnmci sovixi la srontA d'italia zee.
fosse dllarlto d'aver parteggiato pel re italiano, era costretlo a fnggif-'e,
0(1 a far ilcdizionc (I).
La ininizionc del marcliesc Ohcrto c dcgU altri individui della sua
famiglia avcva necessariamentc tralto con se quella de' Milatiesi e de'
Liguri dipendcnt'i da quel riccliissinio principe (2), c sel)l)ene s,\\ Estensi
fossero losto riammessi iieila grazia d'Arrigo, e ridonali di una pai'le
de' loro beni (3) , tullavia non si vuol credefe che lo stesso favore ot-
tenessero gli altri condannati Insnhri , a'quali, siccoine Stiam per nki^
rare, toccarono bea altre sorli prima di rivederc il ciclo d'Tlalia. A
codesti ronvieiic aggiungerc moili cilladiiii di Coino , spccialmcnte da
Tristaiio Calchi noininati come parteggiatori d'Ardoino , e per qiieslo
dairimperatore puniti coH'csilio e colla confisca (4). Ne andremo errati,
in' e avviso , arrogendo ancora al niiinero di tanli tapinelli , cpie' niolti
popolaiii subalpiiii che seguilavano que' cenquaranta capitani del re Ar-
doino nominati nel diploma dato da Arrigo ia quell'anno alia chiesa di
Vercelli, da noi sopra indicato (5): come pure i numerosi aderenti che
Ardoino leneva nella tormentata Pavia, e nella citla di Milano, e que-
gli altri infmili che ccrtamente a lui avevano mandato quelle altre citti
del reame, contro le quali non si sa ch'egli avesse negli anni addielro
volto le sue vendette.
Ora dunquc dalla qualilu e dal numero di queste sentenze, dall'uni-
versale terrore delle vendette d' Arrigo, che al dir d'Arnolfo si sparse
per tutta 1' Italia, novella prova trarrerao del seguito avuto da Ardoino,
e della popoiarita della causa che esso rappresenlava.
Ma le fazioni di guen-a allora operate, i fatti di disperato valore ,
di onorata baldanza, di generosa resisteuza , co' quali gl' Italiani s'op-
posero all'impeto del re forestiero , non fui'ono rcgistrati dalla Storia ,
e rimarranno mai scmjire ignorati , ma certi. Quella stessa material forza
che rese inutili que' virtuosi conati, costrinse pure al silenzio gli scrit-
tori de' vinli.
(I) « Id fortiludlne cius omnis terra conlremuil , usqwe aJco ut si qui rppcrli fucrinl Ardoini
favisse parlibus, aul fugcront , aul dcditionem faccrcnt. » ( ARNULrn. I. c. Lib. I. c. XVIII ).
(J) TiEABOSCHi , Hamiliator. f^etera Moii. T. I. Dissert. I. § XIII. p. 16 ).
(3) MumT. Jnl. Est. I. c.
(4) « Caelcriquc rcbcllionis popularcs, in quibus non pauci, Medinlano, Comoqnc oriundi fucie,
in Germaniam rclogantor. >> ( Trist. C/iLcni, f/iit. Medial. Lib. VI. p. 122 ).
(h) Append, n. 37.
DEr, CAVAr.IF.nE I.. C. PnOVANA. 3m
Ma se le vocl dl proscrizioiic c tlcsi'^rm suonano dure cd acerbc a'
^iorni noslri , nc' quidl i |iu|)oli incivilili fuciliucnte si [>iegano ad ac-
co{^lici"C con uinniii c pictosi modi chiunquc jicr Ic poliliclie cominozioni
spiuto dalla palria va lapiiiaiidu pci' Ifrrc lonlaiic, ina dove Ic arli, le
scicnz-Cj ia mcrcalura aproiio vaslo campo aU'iiigcgno dcUuomo, come
pii\ dure e piu acerbc suoiiar noa dovellero in que'rozzi tempi a que-
grinfelici, coiifiiiali sovra incognilc tcrre, dove il i;onic d'llaliano, iioi
vedenmio in DiUaaro in cpial conlo fosse leiiuto , dove alia nativa ru-
sticKczza dcgli ospili , lodio aggiungendosi, che la qualilu di ribcUi
deU'impcralore suscilava conlr'essi , erano gl" indigcni slranali dall'escr-
cizio di quelle ospitali virtu clie Tacilo asscgna a' |>opoli delta Gerniania!
Cola. Ia maucauza degU ospizi, universale in qucUcta, dovetle splngere
di continue qucgli csuli ad aver ricorso a' monaslcri, frequenli nclla
(jermania, solilo rifugio in allora de' viaggiatorl e degl' infelici, a' quail
tulli il sublime islilulo di S. Cenedelto comandava di jjrovvedere.
Forse cosl nasceva in que' proscritli il primo pensiero di riunirsi an-
ch'cssi sotto una Icgge scvera, santa e laboriosa, la quale accomunando
fra loro ogni disagio ed ogni conforto, coia vincolo novello di rcligione
gli uni agli altri aslringesse , e li cousolassc a vicenda. A questo picloEO
pensiero univasi quel desiderio di rivedere la patria, sempre intense in
chiunque ne e forzatamcnte lonbtno , inlensissiino poi in quegli esuli ,
c-Ue sospeltati di meditar nuove sommossc, erano condannati a non piu
rivederla (t).
Deliberavano pcrtanto d'abbracciare un inodo di vila modcslo e pio,
il quale mentre li verrebbe a porre in grado di sopperirc col lavoro a'
loro bisogni, torrcbbe pur anche di inezzo ogni sospello, che aver po-
lesse rimpcralorc sovra i loro ullcriori disegui , c forse lo piegherebbe
un giorno a conceder ad essi il sospiralo ritorno alia palria.
Deposti in prima gli abiti di lusso, cd ogni allro prezioso urnamenlo>
presero i conGuati un veslire conformc all' umilta di vita che abbrac-
ciar divisavano. Una lunga tonaca di panno grossolano e di colore ci-
(1) MoUo si c disputato fra' doUi sovra la ilata dclla XondaiioDO doU'ordiDO degli ljmili«ti,
ehe altri a* tempi di Corrado il Salico, altri a (|iicl1i di Tcderi^o nart>arossa \o\\c allribuire. Pioi
tegaimmo il Tirabuschi, il qoalc pro\6 irrcrra^aMluicnle colla tcsliiuuuiair/a di mulli documenli ,
<-bo cssa cbbc luogo nel M\1V. ( Tir\b05cqi , Humiiintorum FcicTa Monumcnla , 3 vol. \a-4 ;
MUtmo. nC6 , T. I, Dissert. I. pag. 1-J5 ;.
3j3 studi civiTicr sovRA LA SToniA d'itai-ia ecc.
ncrizio, slietta da una fune attorno a' fianchi, cd un berictlaccio del me-
dcsiino drappo, tagliato in forma di lungo cono, clie giii ])icgato cadeva
sii I'uno de' fianchi, formaA'a tullo il corredo della persona (1).
Erano pari i cosliinii all' iiniile vcslirc. Propouimcnto lore , tuttavia
noil logalo con voli , era colVainto di Dio ciistodivc luinilth del cuore
c la mansuetiidine rfe' costunii ("2). Peri) emendati volonlcrosamenle i
• orrolti modi , convenivano in pietosi collofpiii , mostrando colle parole ,
cogli atli, colic abiludini , I'limile desidcrio chc enstodivano nel cuore.
Sprei^iando quindi , come ogni vizio , cosl tutti gli agi , c le reliqnie
(li quelle dolcczzc cui prima molti di essi erano stati avvezzi , stavano
i-ontenli ad im mediocre vitto, c questo colle lor mani laTorando , so-
])ratltitto ne' lanifici , si procacciavano : col soprappiu soccorre'vano a'
poverelli.
Davano a codesta pietosa associazione il nome di Convegno o Par-
lamento (3), nonii I'uno e I'altro appropriati: perciocche sebbene ognuno
di quegli esuli se nc vivesse da se, o coUa famiglia, o colla moglie nel
sue privato abituro , solcva ognidi co' suoi convenire in luogo a cio
deputato, dove co' fratelli d'csiglio attendeva a' la\ori, a'colloqiiii, alle
pregliiere cd alle allre opere sovradescritte. E tutto cio farevano con
tutta semplicita di modi , e con purezza di mente , ma con acceso ir-
removibile iatendimenlo di ottenere il Kitorno in Italia: ed aflinclie piii
salda , piu immediata mai sempre rimancsse questa proposla , avevano
fermo tra di loro, che negli spessi colloquii dovessero ogni volla con-
I'ortarsi a vicenda ne' loro proponimenti , colla speranza di rivedere la
patria (i).
Queste cose ordinavano que' proscritli nel MXVII , dopo tre anni
passati fra gli stenti e il crepacuore, romeando di curte in curie, di
citla in cilta, di monastcro in monaslcro. La nuDTa -vita di questi con-
linali, cosi spontaneamenle raodesta, seniplice ed ubbielta, scevra iiensi
(l)r.rr l/umilial. I'd. Mon. T. I. Diss. I. 'j XX. p 21. — Tnsl. OAiriii, l/ist MeJinUm ,
l.ib. VI. p. 123.
(3) x Uumilitalom cordis , o( inansupludincin io moriLus iuvanic Dominn custodire » ( In Lcgib
f/umiliat. ap. TiRAfiOScni op. cit. T. I. p. 01 ).
f3) « nine acilcs huiusmodi Convonia ant Parlatoria l>ar1>ari$ Tocabulis appcUatac. "
( TlB*B. I. c. T. I. p. 27 ).
(-1) « Esto qood darctor facnltas ad propria rcdeundi ■> ( Bossil Citron ap. TlRAB I. c. T I.
p. 44 ). -
DEL CAVALIEUE I.. G. PnOVANA. 3j3
(i'ogni mondano conforto, ma serena per virlii, e lU lavori e di sne-
ranzc ricolina , cominosse alfinc gU animi ncl pojiolo; si chc la pietA
per cssi siiono, schheu tarda, in tutli i cuori, coine Ic lodi ne corsero
di bocca in bocca. E queslc giunsero neU'aula impcriale (1). Udivale
Arrigo, il quale delibcrando chiarirsi cogU occlii propri, se vcrc e pure,
(> se simulate o torbide fossero quelle virtil, ciie a' eodcsli suoi nemici
attribuivansi, comando si conducessero alia presenza sua. Ma come ne
ebbc veduto I'abito dimesso, il mesto contegno c rumiltu de'modi, cosi
disse loro meravigliando : « Veiiite pure a mc, Umiliati carissimi; vi
» siete voi fatti veramente religiosi, come lo acccnna I'abito che veslile?»
Ed essi a lui: « Voi lo Tcdcte, o Signore! » Allora, segue il cronista ,
concessc loro di ricoiulursi in palria (2).
Dalla parola Umiliati dctta dall'imperatorc, non gla per vczzo o per
consolare que' tapinelli dalle penc patite , come voile il Tirabosclii, ma
si piuttosto per rinfacciar loro I'antica baldanza, come noto uno scrittore
franzese (3) , da quella parola altri potrebbe dcdurne, che fin da cpe'
primi tempi i profughi del Convcgno avessero preso il nome d'Umiliati.
Ma cib non e; codesta appcUazione non fu data loro cbc assai piu tardi,
e dopoche essi cbbero pigliato rcgole e forme di congregazlone mona-
slica , che allora non professavano (4). Tristano Calco poi ci porge una
maggior prova di questo, col direi siccome tornati finalmeate in patria,
ebbero da' Milanesi in prima il nome di Berrett(ini, dal lungo bcrrctto
che usavano: c che quindi la costanza de' loro propouimcuti , che li rcn-
\i) Tiist. (;\Lcui I. o.
{%) « Cum hoc Imperator scosisset , ad sc cum liobita snmpto illos vocat, ct admirans inquit
» acccdito cliarissiml llumiliali : cu rcli^ioiii dodili cstis ul raoustral liahilus vcstcr ? Cai re-
'I sponilcrunl ; Sicut vides Imperator! — El lunc Patriam concessit, u ( Chron. Ordin. Humilia-
tonim , apud TiBABOSCDi op. cil. T. III. p 23u ).
(3) Hist, dcs Ordres religkux , ea huit volumes, par lo P. 11. Elliot, cordelier, T. W. Cha-
pilre XIX , ap. Tirib. iliid. p. 10 e 12. — Vuolsi tuUavia aj,'Kiungcre quello clio Marco Uossio
nclla sua Cronaca deWOrdine deijli L'mHiati narra esscre stale dcllo dall' iraperaloro Arrif;o ailor-
chc coDccsso a qucgli esuli il ritorao in llalia: « Simulatum atquc condilionc velatum votum hoc
» debet esse (ait imperator): corto crcdiderim si liberum vobis ad Lares proprios darelnr iter,
» animnm vcstesquo mularelis. At illi ( acguo il croaista) c contra dixcrunt: Serenissimc
» Imperator, ill ut vidisti, slat nostra senlentia; quia licet bomines rallantur, ipse Deus falli non
'■ potest. Imperator igilur cicvata manu super illorum capita, signoquc crucis facto: Ite ,
u quo vuUis, inquit, vere llumiliati etc. » ( Tia\B. ibid. )■
(4) TiK*B. op. cit. Diss. U. 5 XXVI.
Serie II. Tom. VII. 4^
■■»i4 siTDi r.niTir.r sovha t..\ sioria ditai.ia rcc.
•levii siiKli coiilro ogiii maniera cl'assalll tleila siiperbia, merilo loro piu
tjjrdi I'altro nome d^Uniiliati (I).
Tali furono Ic sorli de' eonfmali Italiani , talc I'originc di nun societa
religiosa, clic vuol csscrc dairallic distinla oiidc piu lardi fii iiiondala
r Italia, pe' frulli ch'cUa produsse propagando esempi di cristiaua carita
e di credenza sinccra , dottrine di civiltfi c di progresso , inseguando
allc popolazioni arti utili e liherali, sorgcnli clic furono di riccliezza e
diiulependciiza alio Ilaliane Repubbliclic.
Cosi quello scope , che slava in cima d'ogni loro desiderio agli esuli
Insubri fondatori del Convegno , quell' indcpcndenza per cui avevano essi
iuvano vcrsato il sanguc sotto Ardoino, c finalnicnle incoiilrato I'esilii),
diveniva pii\ lardi, coiropcra dc' loro successori, la ricompcnsa dcUa picla
e del lavoro.
Ma la sorte delle iimane islituzioni c circoscritta, e tende coU'andarc
degli annl a corruzionc e roviiia. Toccliero brevemente di quelia dcgli
Umiliati.
Favorirono dapprima i tempi agitati ima pietosa istitnzionc, che apinva
un asilo di pace a' tormentati seguaci del re Ardoino, ed a cliiunque
fosse battulo dalle svcnture: dove qiiindi non legato da' voti che lo di-
stogliessero dagli uflici di ciltadiiio , di inarito c di padre, I'uonio del
medio evo avvczzo ad una vita opcrosa, Irovava nelle manuali faliche
un' immagine dell' agitazione passala, cd una salutare cspiazione delle
proprie colpe.
C.rthht pcrtanto c fiori per piu d' un secolo quell' utile Convegno,
seguendo semprc Ic primitive sue leggi che punto non scntivano di
chiostro. Lo zelo quiiidi di maggior perfezione, e la tendenza monacale
di quelle eta indiisscro nuove forme. Nel 1130 s'aggiunse al primo eeto,
tpicllo de' frateUi claustrali, e poco poi verso il H 40 I'altro dc' saccr-
doti (2): cos'i fu mulata la prima istituzione , non dirb se in bene od
ill male. Certo , clie non molto tempo dopo , e mentre sedeva sommo
ponteficc Innooenzo III (1198-1216) furono i Ire ceti accusati come
turboleiUi , in(juicli e divisi tra di loro, e come intinti d'alcima delle
(1) Trial. CvLcui I.e. — « Solum anno MCCXl in Girarili Cardiualis Icjjali lilcris ad llumiliatos
•• dalis XII kal. maias , nomiiialnr Rcli;jia quae Iluiuilia t o r u m appcllatur. » ( TuiAB. I. c.
Dissert. 11 J XXVI ).
(i) TiB*B. 1. c. Diss. II. §5 XXn. XXIII. XXIV cl XXXIII.
DEI. CAVAI.IERE I.. C. PROVANA. 3l5
cresie dc'Cattari, ile'Patcrini, o dc'Poveri di Lionc (1). Allora soltanlo,
cinendati gli errori introdottisi, un codice di statuti formato sovra le di-
verse leggi , die loro aveano servilo di regola, fu dal papa approvato,
rouic furoDO approval! i Ire Ordini ne' quali era slato diviso il Cnn-
vegiio (2).
Fondamento priacipalissimo deirisliluto era, che gli Uiniliali tainpar
dovcssero coU'opera dclle proprie mani, specialmcntc coll' industria de'
lanifici (3): fatlisi perlanto sperti , c ri|)utallssimi iieirarle della iaim ,
incslimabili furono i vantaggi che in que' fervidi tempi nc colsero i Ck-
muni d' Italia. Moltc case d'Uiiiiliali furono foiulatc in tutta la penisola
italiana , e dalle sloric di Firenze e note siccome ad una di esse ando
questa citta dchitricc che I'artc della laua vi si propagasse, e niolto fon-
damento divcnissc della ricchezza e della potcnza di quella Repubblica (4).
E beali que' FraliccUi , se contenti alia semplicila primitiva, mai non
avessero trascurato la laboriosa induslria loro, per impigliarsi ne' naon-
dani negozi ! Ma come ebbcro proso a badare a' banchi , a' pedaggi ,
com'ebbero volto Ic cure allallrc pubbliclie incumbcnze, che loro erano
state a titolo di premio atlribuite , come si vidcro dalle citli italiane
onorati d'esenzioni, di privilcgi ; il desidcrio di godere delle adunate
ricchezzc non solo fecc loro abbandonare I'arte antica c bencGca , ni;«
traboccoUi in un mare di slravizi, di disordini , di dclilti, c Gualmento
in totale rovina.
Invano a porre un qualchc freno alia crescente baldanza , ed allc
loro gia inveterate brulturc, ilopo la mela del sccolo XVI aflidava Pio IV'
S. P. il prolcttoralo deUOrdine a Carlo I3orromco, cardiiiale di S. Chiesa
ed arcivescovo di llilano, il quale dapprima con miti esortazioni , p«i
con scveri provvedimenti pigliava a ricondurrc a miglior via fjuegl' in-
tlegni successor! degli esuli Italiaiii (fi).
(1) llii.l. Diss. III. 5 III. — GiOUNi , 3lcm. di Milano , I'. VII. p, i5.
(2) Ibid. Diss. III. § VI.
(3) it Kos itai]ue atlcnilentcs quod ipsi Fratrcs ad occlcsiam S. Dnnali ad Turrim . . . exercere
» Don pussinl coinmudo arlein su.ira , videlicet lanificium , to\orc pnniius , ac vcnderc , ac alia
ij uperari, ex qiiilius possciit percipcrc alimcnta , cum dc I alio re maiiuuiii suarum \ivanl
u Dun polenlos elcemosinas , scd danles eas indigcntibus alHuenlcrj pro en quod elc. » ( K/>i<r
loanitis EjiT I'lurentiiti , ,T i.l. sepl. Ind. IX, an. I3jl , apud L'onEi.. lUtl. Sacr. T. III. col. Hi).
(4) TmvB. I. c. T. II. Diss. VII. Pars all. §5 LXX. LXXI el seq.
(5) Ibid. T. I. Diss. Vlll. 55 V. VI el Vll.
3i6 STDDi cniTici SOVR.V LA STouiA d'italia ecc.
Ma come non le preghiere eJ i consigli, cosi non fruttarono i rigoi-i
«lel sauto vescovo aircinenclazione cU que' tristi. Avvezzi i prcposli ilel-
rOrJine ail uii moilo di vita al tulto profaiio e libcro, c imbaltlanzili
per quelle riccliezze, che a loro lalcnto mancggiavano c profondevano,
poco dappriina curarono quella tenipesta clie loro sovrastava, c che av-
visavano fosse per disperdcrsi in vane minaccie. Ma posciache ebbero
roiiosciuto come insislesse lo zelo del Borromeo , e come quesli ad ogui
modo avesse fermo di vinccrc la loro protervia , pensarono a torre di
mezzo quegli ch essi credcvano sola cagione degli insollti rigoi'i: I'assas-
siiiio del cardiiialc Borromeo fu risoluto (I).
Scampava cgli quasi per portento dal piombo micidiale clic uno dc'
fralelli Umiliali scagliaTali nel suo ])rivato oratorio : ed abbcnclie la ca-
rita del sauto, prelato s adoperasse di salvarc il sicario, e gli allri frati-
celli a parte della congiura, sette di essi furono secondo le leggi coii-
dannali chi nel capo, clii al remo, e chi alle career! (2). 33 ^080^:
Allora papa Pio V ( 13G6-I572) con lettere dell' anno 1571 aboli
lotalmente I'Ordine degli Umiliati (3).
(I) Ibid. § X.
(s) Ibid. 55 xm c XIV.
(3) lb. § XV. — In varic cilia di qacsla snperioic Italia > rimasla memoria dell'Ordine doi;li
Umiliali in qucUo Conipa^nic di donne, che vanno al soyuito dcllc varic CoDfralernito de'Balluti;
lull Compagnio appcllansi ancUe oygidi dcUe Umilialc , e lo donne clic no fanno parlo: le Danu
cost dctte DcWCmilta; il lar^^o cappuccio , cd il Tcstilo di canovaccio, di colore quasi ccDerizui
clie W avvilnppa , ricordaun il lozzo abito, che veslivano i fondatori del Conyegno.'
DEL CAVALIERE T,. G. I'ROVANA.
COMCiLUSIOaiE
Nell'anno 1019, quarto clopo la morte del re Ardoino, tornavano i
proscritti Italiani a rivedere la patiia.
Libero Arrigo daUe cure che la presenza di un rivale tcmuto ed ani-
moso , ccnlro di tutti coloro che odiavano la dominazione germanica ,
a lui procacciava, aveva egli scnza sospetli polulo concedere il sospirato
ritomo a quegl' infclici , de'quali il dimesso \cslirc, le foggic penitenti
ed i benefici modi potevano bensi destare negli Italiani sentimenti di
pieta e di rammarico, non piii confortare nel regno movimenti di po-
polo somiglianli a' passati.
Tuttavia le condizioni del regno d' Italia erano piii che mai agitate.
Perduta appena nala la speranza d' independenza , che aveva posto la
corona sul capo ad un principc it:diano, e larmi fra le niani dclla po-
]>olazione d' Italia, queste sole rimancvano al popolo, caldo oggiinai nel
desiderio di inaueggiarle per conscguire la pienezza di que' municipali
diritti , de' quali una parte gia era stata o conquislata od oltcnuta da
esso in quegli anni, e per far vendetta delle querele nate nelle citta
tra loro, o per gelosie di conCni, o nel parteggiarc per T uno o per
I'altro de' re contendenti. Fomento a quest' ire avca dato Ardoino, spin-
gendo Italiani contro Italiani al tempo delle sue guerre a>"\enturose ,
ed aveva awalorato I'altro desiderio la gara di lui coll' emulo Airigo
nello arricchirc i grandi ecclesiaslici a danno de'conti, cagione, gia
I'abbiamo dclto, di una totale mutazione nel reggimento delle cilia e-
sentate , le tpiali gia in qvicsti anni avcano conf[uistato sopra i novelli
loro reggitori una parti- almeno de" dirilli regali , che per le libei-alita
di questi re, sovrallullo 1 1 Arrigo, erano \t-nnti quasi lutti nelle mani
de' Grandi di Chiesa.
3liS STUDI CRITICI SOVRA L\ STORIA d'iTALIA ECC.
Liano dunquc iTnniincnli novcllc collisioiii tra le citl;\ italiane, o tra
le |io|>olazioiii tli esse, ccl i prineipi loro. D\ niolli cseiin)i cli qucsli mo-
vimcnli gia noi abbiamo avuto camjto ill ossei'vare iic' Capiloli prece-
dcnti, ina piii frequeiiti e piu gravi si trovcranno rinnovali a' tempi cli
Corrado il Salico succcssore di Arrigo , cd a quclli di Arrigo il Nero ,
linclie solto Arrigo IV furono soverchiali dalla gran lilc che sorse tra
il sacerdozio c riinpero. Espressive e pietose lagnanzc di tali collisioni,
e deirire che boilivaiio fra gl'Ilaliani, negli ultiini anni del regno di
Arrigo I , abbiaino ncl frainmenlo di im discorso dotto al popolo di
Milano da Uberto, abbute di noii so quale luouastero, per cui riinpi'o-
veraiulolo de'suoi portamenti contro i po[)oli di Cremona, di Pavia e
di Novara, simbolcggiava gli odi maggiori, e non mai bene spenti, che
lempestarono lutle Ic citta italiane , e pifi rinvigorirono a' tempi de'
Giielli e de' Gliibeliini : « La mano tua ( dieevagli ) sta contro tutti , e
» le mani di tutti , o Milano , stanno contro di le ! Oh quando mai ,
)) quando verra quel giorno, in cui Pavia a Milano, Crema dira a Cre-
» mona: il popolo tuo e popolo mio, la tua citta e la citta mia! « (1).
jSIa i voti del generoso oratore furono in gran parte infruttuosi!
Non e per ora assunto mio il proseguire queste storiche indagini, che
io deliberai di condurre soltanto sino al termine della lotta degl' Ilaliani
a" tempi del re Ardoino, per la loro independenza ; tuttavia il sistema da
me tenuto fniora, douiandache nel dar termine a questo lavoro io mi faccia
a considerare quale fosse in quel punto la condizione delle provincie ita-
liane poste nella piu orientale estremita della pcnisola , accennando breve-
meute i principii di qne'rivolgimenti che quindi sottrassero que'popoli dal
giogo degli avvilili Cesari d'Orientc,c dalle in\asioni de' Saracini, ma
spensero a uii tempo quelle reliquic di viver libero, che qua e la s'erano
fra essi conservate, e piu neU'isola di Sicilia , dove la dominazione dc
(1) " Td sup|)l,intare quaeris Crcmoncnscm , subvertcrc Papicnscni , dclcre Novaiienscm. Miiniis
■• (ua contra omnes , cl maims oinriium confra tc O quamlo crit ilia ilios, nt ilical. Vajjiciisis
• Mediolancnsi : I'opiiliis luus Populiis mcus! Cremensis Ciemcincnsi: (;ivi|:\s Ina ('.i\ lias mca ! ■■
( Sermo Domiii iBinri yciierahilii Abbalis , ex ins. CoJ. Anil>ros. Bibl. sub lit. Q n." 283 in fol.,
»f Ml-RAT. A. It. .1/ Ac. T. IV. Diss. XLV ). — II CiULiNi {Mem di Mil. T. V) pt-njc a
creilcrc clio quests iliscnrsn fosse scrillo sul principiarc del sccolo XII, ma il Mnralori, die ne
pabblicava lui priino iin braon, dal lesto ms. della Bibliotcca Ambrcsiana , a\*Tis6 si debba asse-
gnarc all'aano 1U3U.
DEL CAVALIEHE L. G. PnOVANA. SlQ
Saraciai s' era diinostrata piu piiuleiilc clic non quclla de' Grcci (1).
G\h in uuo tie' precedenti Capiloli (2) ahbiaino riferito siccorae nc'
priini anni dopo il inillc i Greci iinljaldan/.ili per Ic vitloric oUenulc
sovra rimperalore Ollone II, aveaiio lidoUo di miovo in loro baLi
quasi tiilla la Piiglia, da Ascoli luughcsso il lido Adrialico, meno Sv-
ponto ed il inoiilc Gargaiio, occiipali da' Saraeini, e come parimenli
era in loro polcri: lornala la maggior parte delia Calabria (3). E queste
conquiste rcso avendo pin temulo il nomu de' greci iraperatori in quelle
regioni , avvezze per ic avanti a reggcrsi (piasi a loro talento sotlo il
governo de' propri magislrali, Napoli, Amalfi, Gacta e Sorrento di nuovo
ne rivcrivauo forzalanicnte Talta signoria (4).
Ma tcmendo i principi grcci, clic dagli impcralori d'Occidenle novellc
prove non venissero conlr' essi intrapresc , e slimolali dalle insidie de'
Saraciui , pensarono non solo a muiiire quesle loro conqnisle di baslitc
e di presidii, ma vi pre|iosero ancora un nuovo loro niinislrOj del quale
fermarono la scde nella citla di Bari. Lo chianiarono col nome di Ca-
tapano: e la sua carica, siccome il greco vocabolo significa, lo rendeva
primo sopra tutti, c dava a lui pienissima balia nel reggimento di quelle
provincic (5). E si non penarono codesti Catapani a usarc ogni maniera
di vessazioni e di Lirannidi , per niodo clie non solo alienai'ono da se,
c dagli imperatori die li rnandavano, gli aniini di que' popoli , ma gli
inasprirono a segno di condurli a scoppiare in aperta sommossa.
Melo, gencroso ciUadino di Bari, levo il vcssillo dcirindei)endenza ,
c piCi volte condiissc i sollcvali alia viltoria (G). Assediuto nella sua
citla, c tradilo , trafngavasi e rannodava I'esercito. Associavansi ad esse
alcuui pellegrini JNormanni lornali di Terra sanla, jnimi fra que' set-
tentrionali guerrieri die ponessero sidle spiaggie della Campania, ivi
( 1 ) SCROFM*! , Bominmione degli stranieri in Sicilia ( passim ).
(3) Vedi Capilolo IV in (inc.
(3) GuNNONE 1. c. T. I. p. 495.
(4) GlANNONE I. c. p. 193.
(5) II QiinJ Kalapan Graeci nns iiixia dicimus omnr.
u Qiiisquiii apuil Uanaos vice fungitur kuius honoris,
» Disposilor populi , paral oninc qufid cxpcdil illi,
i< Et iii^la ipiod cuiqtic dari decct OmDc miaislral ».
( Guill. Appuli , De Reb. Norm. Lib. 1. R. I. T. V ).
(6) LEO Osl. Cliron. Cass. Hon. Lib. II. cap. XXXVII. B. I. Tom. IV. p. 36», el seq
33« STUDI CRITIC! SOVR.V LA STORIA d' ITALIA
chiamati dal Cielo come foricri cli maggiori destini. La fama dell'alle
impi-esc operate da' guerrieri di Nonnandia nella Spagna, nolle Gallic,
e ncll' Anglia fece accogliere costoro come potent! c quasi invincibili
avisiliari : e si novelle vitloric coronaroiio gli sforzi di INIelo, il quale
rapido come lainpo ruppc in piil sconlri il nemico, e libcro la Pugiiu
dalla presenza de' Greci (1).
Ma noa a lungo gli arrise la fortuna. SoprafTatto e sperpcrato il suo
esei'cito da nuovi e magqiori rinforzi vcnuti da Coslanlinopoli, vide Melo
tornare in mano de' ncinici le sue conqulstc, con rapidila pari a quella
eon cui egli stesso le opei'ava dapprima. Sdegnoso, correva oltre I'Alpi
a soUecitare d'aiuto Arrigo imperatore d'Occidente (2).
Le vittorie de' Greci spavcntarono Benedetto YIII , il quale sebbene
pontefice d' alii spirili , come qiicgli che in questi anni (1017) coUo
armare i Genovesi ed i Pisani contro i Saracini possessor! della citta
di Luni (3) era stato cagione di segnalata vittoria (4), a buon diritto
temeva , che ove i greci imperatori si venissero irapossessando di Roma,
e piu dilatassero le loro conqiiislc, le novila religiose die avcano mac-
chiato Costantinopoli non fossero per turbare la Cliiesa Romana , ed
iiioltre non venisse a qucsta da' greci imperatoi'i impedito il possesso
delle donazioni fatte da' re Franchi , e che per accordo cogli imperatori
d'Occidente , dappoi due secoli essa riteneva (5).
E tanto piii a buon diritto temcYa il papa gravi danni da' progressi
de' Greci, dacchc Pandolfo II principe di Capua , i cui confini tocca-
vano il tcrritorio dcUa Rc|nibl)lica Romana , avendo fatto sommessione
del suo principato airiuipcratorc Basilio, piu imminenti ei'ano i pcincoli
che sovrastavano a Roma di ricadere sotto il dorainio dell'Oricnte.
Per la qual cosa nell' anno 1 020 passava Benedetto in Germania a
pregare Arrigo di soccorso (C) , il quale gia scosso dalle istanzc di ]\Ielo,
inaggiormente confortavasi ad assalire i Greci, pel timore che impos-
sessandosi costoro nuovamente di Roma, il reame d' Italia con tanta fe-
(1) Guill. Appuli , llUl. Poema , Lib. I. vers. 24 1. c.
'i) Hist, dc Li Normant etc. par Aime ( Ainatus) moine du Mont Cassin , publ. pour la premiere
Ton par M. Champollion-Figevc , Paris 1835 in-S."", Liv. I. Ch. XXXIV. — Leo Osl. 1. c.
(.'() Vedi il Capitolo IX di qucsli Studi.
(4) Cfr. TniETM. VII. § 31 , Sigon De Regno It. VIII. 475 , e Mdbat. ann. iOiS.
(a) LE-Be.vu , Hist, du Das Empire , Liv. LXXVII.
(6) Chron. Hildishcim ad an. tOI9 ap. Pebtz.
DEI, r.AVAMKRE I.. G. PHOVANA. 3 i I
licitA conquistalo sopra il re Ardoino , non fosse per isfuggire tlalla ilo-
minazionc germanica tlalla quale avvcrsava (I).
Riipida c \t\h tiellc allre gloriosa lii |:er Arrigo qucsl'uUitna sua ca-
lala in Italia. Sccsovi verso il iNalale clcUanno 1021 , a mezzo I'agoslo
giii tornava trionfante in Gcrmania (2).
II breve spazio ili olio mcsi era a lui haslato per riclurre novella-
incnle sotlo il sue dominio lulta cjuella parte d" Italia, clie i Grcci avcaiio
ripreso. Cosi Benevcnto , Capua, Troia ( novella citlii a onor dell'antira
edificata in questi anni ) , cosi Salerno c Napoli (3) passavano dail alta
signoria deU'Oriente a qxiella dellOccidenle. Ma quelle infclici e scoii-
([uassalc provincie non furono salve per qucslo , ne dalle aggressioni
de' Saracini , ne dal furor dellc parti clie vi nianlcnevano i Greci.
In cotal guisa adunque Ic due piii lonlane regioni della penisola ila-
liana crano in quel punto immerse nelle agilazioni c negli scompigli ,
che sempre mcna con se uno stalo di cose Iransitorio, e poco conforme
a' sanli principii del giusto,ed allc nccessita de' popoli. Ma le mutazioni
allc quali volgevano I'una e I'altra erano di gran lunga diverse: che
mentre Ic citta dell'Italia sellcntrionaie accennavano ad-ordini niigliori,
le altre accennavano ad un giogo novello. Tuttavia se tolgasi la Repub-
blica d'Anialfi in quegli anni ancora libera e potente , qualuntjue fos-
sero le reliquie di viver libero , di che goder potcssero le altre cilia di
fpiella porzione d' Italia , I'csscre finalmcnte liberate dalle percnni an-
gustie clie loro procacciavano i Saracini da un lato, ed i Greci Catapani
dall'allro , dovclte se noti consolarle deila perdita dclla liberta, rendere
ad esse men grave quel giogo che loro era venuto mnturando farrivo tli
que'primi Normaiini, i quali col sangue loro posero le fondamenta di
una vasta e polente monarchia, che coUego colla Sicilia lutle quelle
meridionali provincie dapprima in niolle parti disperse, e formi) un solo
popolo italiano di lante popolazioni nemiche Ira di loro , cd a tanti in-
quieli reggilori soltoposle.
(1) II His omnibus augustao mcmoriao Imp. Ilcinricus auJilis, Gracconim scilicet invasionrm
» etc., repulans amissa .Vpulia ac I'rincipalu, Roroam quoquc ni malurarcl , ac per lioc Ilaliam
» tolara ccnsequonlcr silii , cl in proximo amillrndam etc. » ( LEO Ost. I. c. cap. 39 ).
(2) Cfr. llerm. Co^TE^rTl, Chron. ap. PiSTORICM , T. I. ad on. iCtl. — Oironn^r. Saxo in
access. Hist. Leibmtzii T. I. ad an. 1002. — jicia Ss. Bollandi die 14 iulii.
(3) II Troiam , Capnam , S.ilcrnum, Xoapnlim , urbos Imperii sui ad Graecos dcficienlcs ad dc-
» ditioDcm coegit. « ( .Inn. Epidasm ap. GOLPAST. T. 1. P. I. ).
Serie II. Tom. VII. 4i
APPENDICE
3a5
AWERTENU
JtXo riunilo in tjiiesl'A|>j)cndicc lutli i DocumciUi, editi cd inediti ,
clie appartengono a\ regno d'Ardoino, ma, qualunque ne sia stala la ca-
gione, pochi piii lui fu dato d'aggiungeme a quelli che Ic diligeiili ri-
cerche del P. Talti, del Muratori e d'alciini allri avevano raccolto.
G'\k da me si e toccato delle cause, che in tanto correre di tempo
distrussero qucgli altri iiiolli die certamente esislcvano. Parecchi non
di meno giacciouo tutlora scpoUi in Archivi piiLblici e privati, do\'unque
od un sospettoso dirillo di propriela, o non so qual allro piu grelto
sentimento, resisle aile istanze dcgli studios! , che con lunghc c fastidiose
ricerchc radunano gli elemenli deU'antica Sloria Ilaiiana.
Fra gl'inediti, undici furono trovali, come gia si e detto, dal Cav.
Peyron (i) in due Codici dell'Archivio Capilolare d'lvrea, e sono tutti
relativi alle contese d'Ardoino marchese d'lvrea con Warmundo vescovo
di quella chiesa, e percio anteriori all'dezionc di quel principe a re
d'llalia. Di questi non accade di far parola, giacclie cgli stesso nc resc
conto in iin sue apposito scritto (2). Aggiungerb soltanto, che recatomi
(I) OgnuDO di cssi sara dislioto in margioc colic due sigic A. P.
(i) Kotizia deWArchivio del Ret. Capitoh d'lcrea, del Cai: jimedeo Peyron (Torino 1843 (tamp,
rcalei
3a6
io pure ad Ivrea per polere aver copia di quanlo il Cav. Peyroji aveva
Irovalo concerncnte ad Ardoiao, m'accorsi che quelle ragioni medesime
di cautela che avevano falto riporre que' Documenti denlro i due Codici,
a' tempi del re Ardoino, consigliarono ancora clii li nascose d'interven-
lirne I'ordiiie cronologico. Eppero nel pubblicarli per la prima volta ,
col gradimento di clii ii scoperse, in quest' Ajjpendice, io cercai d'indo-
vinarne le date, che mancano nelle carte originali, e li disposi alia me-
glio sccondo le medesime. Tultavia io voUi serbar traccia dell'ordine che
Icngono quclli del Codice in fol.", apponendo a ciascuno di essi uii nu-
mcro in cifre roraane corrispondenle al numcro ordinale, che esso serba
nel Codice. Per questo, il Documento che sta solo ncU'altro, noii tiene
nessuna cifra romana.
Ancora altri tre se ne leggono qui fra grinediti, e sono i numeri 1,
1 7 e 26 : il primo favoritomi dal signor Canonico De' Gaiidenzi Archi-
vista del ven.^" Capitolo di Vercelli, il secondo dall'esimio Monsignor
D. Luigi Moreno Vescovo d'lvrea , il terzo da me trascritto dalla carta
originalc in Lucca. Delia loro storica importanza gia si e per me ra-
gionato nel corso di quesli STVDI; del resto tanto a questi ultirai Do-
cumenli, come agli altri dell'Archivio Capitolare d'lvrea, e generalmente
a tulti quelli fra i rimanenti, che piu parvero abbisognarne , ho aggiunto
in pie di pagina alcune note.
L. G. PnovANA.
DOCUHIEIMTI
N. I. Donatio facia Eccl. Canon. Vcrcell. a Clioniailo qui et
Ei origin, in Cliona, fiHo quond. Rcicngarii n rc{,'is, ct kliilda (ilia
Ec'c'i'vcrccii Ardoini marcbionis, ingalibns, quonnnd. bononini in
All. 987. 'oco Caresanac.
Incdito.
L G. v.
Anno incarn/ domini niTi iim xpi nogentcsinio ocliiagcsinio scptimo
sec. cal. oclubcr ind. XV. canonica s. cusubit cccl.' ubi ipso coiporc
reqiiiescit in ciuilalc cpiscopio ucrcellcnsis eccl.'
Naus corado qui ct cona marcliio f. bone mcmoric bcrengarlus c7 dP
rex & vhilda filia ardoiui item j'/wc marchlo iugaiibus qui profes.<ii sumus
nos ipsi iugaiibus ambo ex nacionc nTra legem uiucrc salicha ipso namq:
iugale meo mihi conscnticntc ct subter confirinantc oflerlores et dona-
tores ipsa canonica pp diximus quisquis in Sanctis ac in uenerabilibus
locis dc suis aliquit coiilulcris rebus iusta octoris(l) uoccm in oc seculo
cenluplum accipiad ct quod melius est uitam possidcbitis elerna-' ideo-
que naus coram supra corado marchio & ^bilda iugaiibus donamus post
mcum coru'' supra corado marchio decessura in cadcm canonica OC
EST cortcm unam domui collilem cum caslro inibi constnicio cum te-
nimen ct fossato circumdatum cum casis massarlliis et omnibus rebus
siuc capella unam foris codem castro que est edificata in honorem sr."'
simonis et iuda cum omnibus rebus ad easdem cortem & castro seu
eapclla pcrtincntium molcndinis aqucduetibus in marcoda ct amporio
seu ripatis et piscacionibus in tluminis pauo et in sicilba cum portum
iinii"^ que in ipsa sicita percurrit el dc arobabus ripas applicare debcrc
ad iuiis noslris qiic supra iugaiibus quam habere uisi sumus in loco et
fiindo carcsiana uel in eis territoriis predictam cortem domui coltilem
(1) Ociuris per auclorit , come JVaus per Abi, iodiiio di ouionalita fraDcnc Del
notaio.
328
<le coslro inibi conslnicto cum tcnimen cl fossaUim circumdatum est
per monsura iusta pcrlicas iugeales (1) sex do casis scdiminlbiis el uiiieis
cl areis in inligrum itiri.i iiosiri scii area predicla capoUa foris codeni
caslro siiiil p niensura iusla iuges ccnliim. ilc tciris arabilis sunl per
raensura-' iuges duocenli dc pratis et gerbis sunl p niensura iuges Irts-
centi de siluis maioribus sine minoribus seu frascbalis sunl iuges qua-
luorccnli el si ainplius de noslro coruni supra iugalibus plus inucntum
fucril que ad ipsani corlem et caslro seu capcila in predielo loco carc-
siana quani ut supra niensuraliler peranc carlam oft'ersionis a parte iani
dicle canonica persistat polestalem propi'ielario iurc ul dictum est lam
predicla corte domui coltile^ el caslro inibi constructo sou capella inibi
edifieala cum molendinis piscacionibus seu ripaticis atquc portu-^ unu^
in predielo lluuio sieila slue sediminibus lerris uineis pratis pascuis siluis
ac slallareis riuis rupinis ac palulibus collis el incollis diuisis cl indiuisis
una cu-' finibus tcrrainis accessionibus el usibus aquarum aquaruniq.
ductibus cum omnium iurc ac iacentiis et pertincnliis earum rerum per
locas el uocabulas tpic ad ipsa'' corlc' et caslro seu capella plineni
oia in inlegru-' que autem ista-^ corte^ domui collile^ cum caslro
inibi conslruclo seu capella foris code-' caslro edifieala siuc casis mas-
sariciis cl ofiius rebus molendinis et piseaeionis seu porlum unum et
omnibus rebus ad easdem corlem pertinji iuris niris quern supra iu-
galibus in eodem loco caresiana super nominalo vma cum accessionibus
el ingrcssoriis earum seu ciim superioribus el inferioribus earu"^ rerir'
qualilcr supra mensuratiler in integrum ab ac die in cadem canonica
stV euscbii dictam corlem domui collilem cum caslro inibi conslruclo
seu capella inibi edifieala cum omnibus rebus ad cas perlinenr donarc
et offerrc uid.!or in co u ordinc sicut suljter legitur ita ut faciant
exindc canonicis qui ibidem cotidic et node deo deseruierinl ad eoru"'
uso et sumtus de iam dicla corlem et caslro sou capella cum casis et
omnibus rebus ad eas ptinenlibus seu fruges ct redilum alq. ccnsum
quod exinde rslcrit quiquil uolucrint post decessum meura prcdiclus
eona niarcliio pro anima nostra et heredum ac proberedumq: nostrorum
conlradiciune uel repelicionc . insuper naus corum siipra corado marcbio
et jliilda iugalibus a parte ij sa canonica S. eusebii iusa lege niTa saliha
exinde legitimam facimus tradicionem et uesliluram per cultcUu^ festu-
cu' nolatu' uuanlboncm cl uuasonem icrre seu ramu-' arbcris ct nos
exinde foris cxpulli uuarpiuimus el aborilo fccimus a parte ipsa canonica
babendu' relinquimus. si quis uero quod fuluru' esse non credimus
si naus ipsi corado marchio ct jbilda iugalibus quod absimus aut uUus
dc credibus ac proercdibus nostris seu quislibet nostra opositas pcrsonas
contra anc carta^ offersionis ire quandoque lemlaucril aut earn |« couis
s;eniiim infrangere qucsieril lunc inferamus pars ipsa canonica contra
cpinm exinde litem inlulerimus mulla quoil est pena auro oblimo uncias
(1) Vcl iugtaliat.
cenli aigcnti (jondcras duccnti cl quod rcpetcriraus cl uindicare non
iialeamus. sed prcscns anc carUiu oflt'isiunis dioturnis tcmporibus (irniH
ix-rtnaiicad alq. psislat inconiuilsa cum slilnilacione siibnixa : nam si for-
sitans ipsis canonicis de iisdcm corlc-^ cl casiro scu capella sou omnibus
rebus cl (Vugcs scu reditu-' alque ccnsu"' quod cxindc csicrit inquic-
taUis non fucrinl cl cas qui coin-' ordinc babcrc non pemiiscrinl sicul
supra Icgilur lunc uolo cl slaluo ul dcucnia ipsa corlc"' cl castro scu
cnpclla cum caxis cum omnibus rebus ad cas pcrlincns in potcstatem
de propinquioribus parcntibus meis qui tunc Icmporibus apparuciil )'t
landiu in coru"' potcsUile^ coitem ipsa'' pci-sislad quoadusquc illi ciic-
ncrint potcstalc ul supra Icgilur. nam si a ncminc pcrsonas ipsis ca-
nonicis cxindc inqiiietalos non fucrinl lunc ab ca iam diclam cortcni
el casiro scu capella ciun caxis cl omnibus rebus sicul supra Icgilur in
CB protc.sla ul supra Icgilur per mcrcedem anime nosire cl facian cximlc
ipsis canonicis cl corum usu cl sumlu ul disi pro animac nostrc raercc-
de"'. anc cnim cartam olTcrsionis el bcrgamcla cum alramenlaiio de
terra cleuauerunl me pagina"' uuifrcdus nolarius cl index sacri palacii
Iradedi el scribcrc rogaueruiil in qua subtus coniirmas Icstibus ip. ob-
tulit roborandu'' .
Actum in ciuUate eporeia felic.
■}- Sign. man. Sup. cur.ulo marchio qui anc carlam oflersionis fieri
rogaui cl propter infcrmitalc sua mcnimc scribcrc ualuil. cl rclicla est.
+ Sign. man. Sup. jchilda qui anc cartam offcrsioni fieri rogaui et
rclicla est.
tt+ Sign. man. Tedaldi el gauxomus seu maifredus ua.<!salli isloruni
iugalibus lege uiucnlcs romana testes
•ff Sign. man. aymino cl erraino scu salicus uassalli islorum mar-
liioni testes
Ego qui supra uuifrcdus nolarius cl iudcx sacri palacii scriptor uius
carte ofTersionis post Iradita complcui et dedi (1).
(1) Oi qaosto documcDto e dell'allro sogoalo ool D. 14, to debitorc alvoD. Capitolu
di Vcrct'lli.
T^cHn anticlie copic di questo prinio docnmonlo, da oic Tpdutp id Vcrcelli , fn ag-
giunta t.i lellora R sul principio del nninc dolla doiialricc ICIIll.nA: divrniila in tal
guia.i lUCIlILDA, il suo nomo fn ripodito in quesla nuova forma da Tristano Calco
(HisU Medial, lib. n. p. HS.), dal CuiESA CAgost.) [Gemalogiadc' conti d'yiglir fol.46.
b ms. dclla JUbliot. del Re), c Sulla fedo del CniEs*, dal Tf.bbaneo {Jdelnide Itlu-
iiraUi, P. I. p. f97.). Una maggiorc slorpiatura sotfri il nome del donaluro COItlLVDO,
il notaio uomo franzcso, sul principio deila caria avcn<Io scrillu i\aus O^rrado mxece
di /Vos Corrado, gli nmanucn.ti pusleriuri chc ne prcscro copia per uso del Capiloln,
non sapcndo capiro qnclla voce A'nuj scrilla alia franzcsc per .Vo{, s'afTalicarono Unto
che lessoro Ritius o Ricius : c cos'i aggiunsoro il pronumc di Ritius al donatore
Corrado, il qoalo in (uUc le copic da mo Todutc semprc %ieD dclto Bitiut Corrado.
Serif. II. Tom. VII. 4a
\. 2.
MuRtToni
Ant in. arv
t. I. diss til.
lol 383.
33 O
Ardoini Comitis Palafii scnlcntia in Placito Limitonsi
pioniinfiata pro Episcopo Crenionae contra Walpertum
iiidicem.
Diiiii ill Dei nomine locus ubi dicitur, Limite, luiliciaria Biisiense, in
prata propiio Episcopio ipsius Scc Brisicnsis Ecclnc, per data liccntia do-
mini Adolbcrli Episcopi ipsius Episcopio, in iudicio rcsidobal Ardoinu.'i
Comes Palalii , jusliliam faciendam ac dcliberandam , residenlibus cum
CO Riprandus comes, Adclbcrlus, Geprando, Rainaldus, Pctrus, Sigc-
fridus, Gansclnuis, Alfrcdus, Sicbardus, Walfrcdus, cl Nozo Indices Sacri
Palacii, cl rcliqui plures. Ibiquc eorum ucnicns praescntiam Rozo Auoca-
tus Episcopio SCO Cremonensis Eccl^, nee non et ex alia parte Walpcrtus
Index, allcrcationes &c.
Onidcm et ego Adclbertus Nolarius Sacri Palatii ex jussione praefaclo
domes Palacii ct ludicum, amraonicione scrips!, Anno Incarn. D. N. 1. ('.
uccccvcvi. undccimo kalendas junias , Ind." ix.
ARDOINVS Comes Palacii subscripsi.
Adelbcrtvis Index Sacri Palacii interfui.
Rcginaldus ludcx S. P. interfui.
Pctrns ludex S. P. inlcrfui.
Sigcfrcdus Index S. P. interfui.
Ganselmus ludcx S. P. inlerfni.
Walfrcdus ludex S. P. interfui.
Nel tod. n. m
Kx cull meni-
braii. ID t'ol.
arcliiv. capit,
EccI Epored.
I'Uititulus: Li-
ber leronimi
ronlra loiii-
utjnum.
.Vn DOT-S (?).
A 1'.
Inc. ill'. ;»).
Epistola canonica ( (1) ) anatliematizaturo direcla.
W.\RMVNDvs DEI auxiliantc gratia hnrailis cpiscopus et eoepiscoporuin
coetus unanimis. Arduino dignam si placet in domino uocationcm cum
salulis integritate. Quum preler quam tibi licitum esset arroganliae spi-
ritu tumuisse et insuper ecclesiastica iura crebra el intollcrabili uoxa-
tione acritcr commouissc cognouimus comraonitorias tuae tcmerilati
litei-as dignura duxiraus dirigendas. qualinus cocptorum nesaniac furo-
rem ab aniiiio penilus resccando digno pocnilcntia<! fructn matris ec-
clesiae membris non ul predo insaniens sed ut iidelis atblela deseruiens
(I) Spazio io bianco, dondc fu rastialo il nomc ARDVINO.
[i) .HancaDo in luUi quesli dncumcnli d'lvrea le note cronologiche : iicl capilolo
lerio di quesli sliidi ho dicbiaralo le raKioni per le quali argoincntai dovcrsi as5«-
gnarc Ic dale .ii;li anni iodicali in ciascino di o*si in marline
33 1
asciibi & aggregari dignissimc merearis. hoc luac ulilllati fxlioitaiulo
(•omrailtiinus. lioc p^lcino alTcciu persuadomlo consulere & consuleiKlo
prrsuadere iiistaiula quoquc prcciim tlcccrnimiis .
Nosliae igilur ammonilioiii olUuialac amis inlenlioncm accomoda &
obsliiialac incnlis duriciam condignac salisfaccioni cxcolcndo subiicilo!
qualinus diuina Lercdilas j pporcdicnsis ccclesiac luac opprcssionis de-
uaslalionc diulius allrila! tanti laboris fincm inuoniat. & proprii pastoiis
diu dosidei-abilc solatium quasi capliuilalc doposila & libertale copla
asscquatur & Icncat . Quod si pnicUr quam crcdimus noslrac uocalioni
leluclari el luae saluli conaris icsislcre ( (1) ) ab ecclesiae siiiu cli-
minaiidum & anatbonialis uinculo le ccrlissimc sapias innodanduni legis
enim dccrclo slalulum esse compcrimus ! ut qui aliena inuadit non cxeal
impunitus.
.\. i. Qiialitcr cxcommunicari infidcles episcopus deheaf.
Ncl cod. a. I.
An. 997-8 (.').
^ P Episcopus cum evcomrounicarc uel analhcmatizarc aliquem infidcleni
Inedito P*^** cerlis & maniTestis sccleribus disposiium babet! post leclionem
euangelii clerum & plebem ita debet alloqui.
Nouerit karitas ucslra fratrcs mei quod quidam uir nomine arduinus
diabolo suadcnlc postponens Xpiana'^ promissioncm quam in baptismate
profcssus est alque sacramentum quod buic ecclesiae sanclae dci \ppo-
rcdiensi promisit relicio dei sanctaeque accclesiae seiuicio post aposta-
siam conucrsus post salbana cui abrenunciauil & omnibus operibus eius .
uincam xp idcst accclcsiam eius deuastare el depredarc non pcrtime-
scil. Pauperes xJTi quos prccioso sanguine suo rcdemil uiolcntcr oppri-
mens el inlerficiens el bona eorum diripiens. prcdas ucro & rapinas
assidue excrcel undc quia fdius buius noslrae ecclesiae cui domino
auclorc piesLdemus dubucral esse scd diabolo suggcrontc eius boslis &
persecutor cffcclus est quia in ca per aquam el spiritum sanctum re-
nalus est cl inler adoptiuos fdios dei annumeratus quamuis modo filius
diaboli sit immitando diabolum . nos solliciti esse debcmus ne per ne-
glegcntiam pastoralem ali(|uam do ouibus nostris depercat . pro qua in
ireraendo iudicio ante principem pastorum dominum nostrum ilicsum
xj^ compcllaiuus rcddere. iuxta quod ipse lerribilitcr nobis cominalur
dicens. si non adnunciauerls iniquo iniquilatcm suam! sanguincm eius
(I) Spazio in bianco, como sopra, dondo fu (oltn i| nomc d'Arduino
333
dc raanu lua rcquiiiira . misimus ad cum prcsblterum nostrum el lit-
tiTus commonitoi'ias. semcl ct itcrum alqiie tercio imiitantcs cum ca-
nonico ad cmondalioncm & salisfaclionem & pocnilenliam! corripicntcs
oum palerno affcclu . sed ipse pro dolor diabolo cor eius indurante .
monita salularin sprouit & in cepla malicia pcrseucrans de die in diem
in peius ruit . & iuliani aposlatae immilalor ccclesiac dei quale sil su-
perbiae inflalus salisfaccre dcdignaUir. De talibus itaque Iransgressoribus
& sanctac rcligionis pacisque quam XpIIi suis discipulis dedit alque re-
liquil. uiolatoribus prcccpta dominica & apostolica liabcmus quibus in-
Ibnuamur . quod dc huiusmodi prcuaricatoribus agere nos oporteat .
ail onim dominus in euangelio. si pcccaueril in to fratcr tuus corripc
eum . fralrcs in imo quocjuo nostrum peccat qui in sanctam accclesiani
pcccat. si cnim sancta accclesia unum corpus est cuius corporis caput
xjis est singuli aulem sumus alter allerius membra. & compatilur ununi
niembrum conipaciunlur omnia membra! proculdubio in nos peccat qui
membra nostra lacdit. lubet ergo domimis ul fratcr idest xpianus qui-
libel in nos pcccans primo secrete corripialur . deinde cum testibus re-
darguatur. Nouissime in conuentu aecelcsiae publico conucniatur. Quo<l
si has tres ammoniciones & plas correptiones contempnil ! & satisfacerc
despicit post baee sit libi inquit slcut betnicus idest genlilis atque pa-
ganus. ut non iam pro Xplano sed pro pagano habealur. Et in alio loco,
ilominus niembrum quod a sua compage resoluilur & a iunctura cari-
tatis dissociatur! el omnc corpus quod scandalizat dominus abscidi el
proiici iubcl diccns . si oculus manus nel pes tuus scandalizat te erue
eum ct proiice abs te. Et apostolus auferle inquit malum ex nobis. Et
item, infidelis si disccdit discedat. Et alio loco. Rapaces a regno dei
oxcludil dicens. neque rapaces regnum dei possidebunt. Et alibi, si
quis fratcr nominalur et est fornicator aut bomicida aut adulter aut
rapax cum huiuscemodi ncc cibum sumere licet. Et iohannes electUR
pre ceteris Xpl discipulus lalem nefarium liominera salutare prohibet
dicens. Non ei aue dixcris. Neque eum in domum receperis. Qui cnim
auc dicit communicat operibus eius malignis. Dominica itaque atque
apostolica precepta adimplentes! mcmbrum putridum & insanabile quod
metlicinam non recipit. ferro excommunicationis et dirae roaledictionis
a corpore aecclesiae abscidamus. ne tarn pestifero morbo reliqua mem-
bra corporis ueluti mortilero ucneno inliciantur (1).
(1) ViJ. inter formalas exorcismorum ct excommunicationnni vcteres apud Baluhum
{Capitular, rrrj, Francnr. I. 2. cop. xii rol. C(i3 )
333
N- '>■ Incipit excommunicatio.
ISel cod. n ii
Aa 997-8 {?). , •. • • .
Igilur quia monita nostra ct crcbras cxortationcs contempsit i|uia
tercio secundum doniinicum prcccplum uocatus ad cmi-ndalioncra el
Inedilo pocnilentiam ticnirc di-spcxil. & culpam suam nccdura cognouit. nee
confessus est. & adluic coepta malitia pcrseucrall indurante diaLolo
eor eius. & iuxla quod ajiostolus (licit secundum duriciam suam el cor
impcnitens thcsaurizat sibi iram in die irae.
I'eniat mors super ilium et desccndal in infcrnum uiuons. Flat
Conuerlalur ad uesperum . & famen paciatur lit canis & circum
eat ciuitates. FImI
Fiat mensa illius coram ipso in laqueum . & in rctribulionc ol
in scandalum. Fiat
Obscurcnlur oculi eius ne uidcant! & dorsum ipsius semper in-
cuniet dominus . Fiat
EfTundat x^ super euro iraro suam & furor irae suae comprehen-
dat cum. Fiat
Fiat habitatio illius dvserta ct in tabcrnaculis eius non sit qui
inhabitet. Fiat
Apponat dominus iniquitatem super iniquitatcro illius el non
intret in justitiam suam. Fiat
Delealur do libro uiucnlium ct cum iustis non scribatur. Fiat
Ihi x^ dominus ponat ilium ut rotam et sicut stipulam ante fa-
ciem uenti . Fiat
Sicut i^nis comburcns siluam! sicut flarama comburcns montes!
ita pcrscquatur ilium in tempeslatem suam! ct in ira sua contur-
bet cum. Fiat
Erubcscat ct conturbelur in scculum seculi & confundatur et
pereat. Fiat
Reddat illi dominus iniquitatem ipsius, & in malicia eius disper-
dat eum! disperdal ilium dominus deus noster. Fiat
Cum iudicalur exeat condempnatus et oratio eius Gat in pec-
catura . Fiat
Fiant filii eius orfani ct uxor eius uidua . Fiat
Memo ."iit illi adiulor nee sit qui roiscrcatur in uita sua pupil-
lis suis. Fial
Fiat contra dominum semper! ct dispcreat de terra raoraoria
eius! pro eo quod non est rccordatus faccrc misericordiani . Fiat
Dilexit malcdictioncm . ucniat ci. noluit iH'ncdictionem eloii-
getur ah ipso . F'a'
334
>'. (j. Nos ueii) cunilom ( (1) ) maledictum el apostatam cum uiiiucrsis
.. , . complicibus suis & scqviacibvis & liominiljus & fulolilnis & aniicis &
>cl cod n.iii. 1 .
roninniiiicaloribiis & faiitnriuiis suis iudlcio <U'i oninipotcnlis palris &
Ad. 097-8 (?) ..... „ . . . ,, , , . ... . • , .
Iilii & spii'ilus sancli & bcalae dci gcnilricis mariai; cuius ccclcsiam
'^ inuadit cuius episcopum a sede propria socpc uiolcnier cxpulil! cuius
liic.liio seruos coulriuit! cuius famuios cxlerminauit ! & gloriosissinii peiri apo-
slolorum principis. & omnium sanclorum ncc non & noslrac racdio-
crilalis auctorilalc & polcslatc nobis diuinitus collala ligandi & sol-
ucndi. in coeio & in terra & prcciosi corporis & sanguinis domini pcr-
ccplione & a socielale omnium Xpiaimnim separamus cxcommvuiicamus &
a liminibus sancle matris accclcsiac in coclo & in terra excludimus & ex-
communicatura & anatliematizalum esse decernimus! & dampnalum cum
diabolo& angelis cius & omnibus reprobis in ignc aelerno iudicamus. Sit-
(|ue anathema mnranallia & cum iuda xjiT Iradilorc ncc non & annanla &
saphjra. in die iudicii relribulionem accipial & in sccundo domini ad-
uentu pereat . ila ul nullus xplaims ei auc dical aul cum osculari presumat.
nullus presbitcr cum eo missam celcbrarc audeat. uel sacrosanctum
corpus & sanguinem domini tradere.
Nemo ci iungatur in coiisorlio ncquc in aiiquo ncgocio. El si quis
ei se sociaucrit & communica\ieril eius operibus malignis nouerit sc
simili pcrcussum analhemate. nisi forle a diaboli laqueis rcsipiscat &
ad cmcndationem & poeniienliam redeat & ecclesiac dei quam laesit
satisfaciat — El respondcant omnes tcrcio AMEN . AMEN . AMEN .
aul FIAT . FIAT . FIAT .
^. 7. Qualiter cxcomniiinicetur exconimunicandus (2).
Nol cod. n. IV.
Debent autem duodecim sacerdotes episcopum circumstarc & luccrnas
Inrtliio. ardentes in manibus tencre quas in conclusione analbcmatis *4r cxcom-
inunicalionis proiccre dcbcnl in lerram el pedibtis conculcarc. Post baec
cpiscopus plebL ipsam cxcommunicalionem contnumibus iicrbis (3) debet
cxplicarc ut omnes intelligant quam lerribililer dampnatus sit. El ul
nouerint quod ab ilia hora in reliquura non pro xpiano scd pro pagano
liabendus sit. El qui illi quasi Xpiano communicaueril! aul cum eo man-
ducaueril aul biberit ! aul cum osculatus fucril ! uel cum co colloquium
familiare habucril! nisi loitc ad salisfacioneni cl poeniienliam e\im pro-
uocare .«.tudueril! aul simul cum co oraucril proculdubio similiter sil
(I) Spazin in bianco pel oomc d'Ardoino come al n. ^, al n. 4 ccc.
(3) Vcd. in Bali;iio I. c. col. 006.
(.')) Ctoe Del dialclto volgarc in Ivrea.
335
rxromiiiuiiicatus. cicindi: cpislolac prcsbilcris per parrocliias mittantur
eontinentes modiim cxcommunicationis in quibus iubcalur ut dominicis
dicbus post li'clioncm oiuiangclli plebibus sibi coniniissis adnuncicnt
ipsani cxcommimicationcm ut no qiiis per ignorantiam communicct cx-
comnitinicato . Opoitcl cliani ut aliis opiscopis ipsa excommunicatio ma-
nifeslctur. I'rccipil cniin toiclanum concilium ut inuiccni mox scripta
pcrcurrant per omncs prouinciac episcopos quoscumque adire potucrini
ut excommunicatus audiat. Scniori etiam cius ipsa cxcommunicatio
debet nota fieri .
N. 8.
Nel cod. II \
A P
loedilo.
Stesoa ilali
Qualiter episcopus reconcilict vel recipial
excommunicatiiin.
Cum aliquis excommunicatus uel anathematizatus penitentia ductus
ueniani postulat & cmendationcni promitlit ! episcopus qui cum excom-
municauit ante ianuas ccclosiac uenirc debet ct duodeeiin presbilcri
cum t'O qui eum bine inde circumdarc debenl. Ubi eliam adessc de-
bent ilii quibus iniuriam ticl dampnum illatum est. & ibi secundum
leges diuinas et humanas oportct dampnum commissum emendari . Aut
si iam emendatum est eodem icslimonio comprobari . Deindc interroget
episco])us si poenitcntiam iuxta quod canones prccipiunt perpelratis
sceleribiis susciperc uelil. & si ille terrae prostratus ueniam postulat.
culpam confitetur! pcnitcnliam imploiall dc futuris caulclam spondel!
tunc episcopus apprehcnsa ei manu dextera! eum in ecclesia introdiicat
et ei communionem et socictaicm rcddal. Postbac secundum moduni
cidpac pcnitcnliam ei iniungat el litlcras per parroecliias dirigat . ut
omnes nouerint eum in socictatc Xpiana receptum . Aliis etiara episcopis
lioc notum faciat.
N. 9.
ILx. cod. meni-
brao. in 8."
arclliv. capit
cporcd. Ecj:) ,
cui lit. : Lilin
Benedictiouuni
etc.
An. 997-8 (?).
A. !•
Inedilo
.\llociitio episcopi ipporcdicnsis ad plebem,
contra Ardoiniim et Amcdeuiii fratrem ciiis.
Oomperiat ucslrao dileclionis fratcrnitas proximi & conserui iwi in
propalulum inlollerabilia mala nos bactcnus perpessos fuisse iniuste ab
osoribus sanctac ilei ecclesiac et pracdonibus quae nobis a xpo re-
demplore nostro ad regcndum atquc gidiemandum eollata est per no-
slri senioris imperatoris concessionem . quam colidic mullis oprobriis
biceratam aspicicntcs interni animi dolore affccimur & quod nollem no-
slrae ccclesiae rebelles cogor sub anatbematis uinculo innecti . Exurgat
33G
ilominiis & dissipcnliir inimici eius & fugianl qui conculcaiit ct ilissi-
piinl ccclosiain cius . sicul <lc(ii"it fumiis dcliciant. sioul iluil cora a
fiicie ignis, sic pisroinl lales seelesli a facio xjiT. Proinde noslri otlioii
annis eos cimfoilicnli's. Maloiiicimus omnes mitites Icrrain sanctac marlac
iporiensis tenentos qui anloiiio (1) et ameilco conscilium et adiutorium
per aliquod ingcniuni di'dcrint & nos per rcclam fidcni in onini iiigenio
Mie possibilitat's non iunaucrint donee nobiseum quamcumquc fineni
liaboant el donium reddanl. similiter ct omnes uastantcs el milites de-
predantes families et seruos sanclae mariae ct super terrara eius se-
dentes similiter maledicimus ardoinum ct amedeum fratreni eius prc-
dones et ccclcsiam dei uastantcs el euvarihim eum omni corum substan-
cia hac perinde maledicimus omnes eiues in eporcria ciuitale habilantcs
(piicumque ardoino el amedeo conscilium dctlcrint aut adiutorium . ile-
rum (2) anatbemalizamus prediclos omnes superiores a domino patre &
tilio el spirilu sancto. & cum iuda Iradilore necnon cum dallian &
abiron quos uiuos inlernus absorbuit dampnandi sint. malcdidi sint in
ciuitate. lualedieti in agro. malcdidi sint lacultates. & reliquiae corum.
Hialedictus fruclus ucnlris el fruclus lerre corum . armcnla & cuncla
illorum animalia. nialcdicti ingredicnles . el, cgrcdicnles ubique. mittat
dominus famem esuricm cl increpacioncm in omnia opera corum. donee
eonterat & perdat uelocitcr propter adinueneiones corum pcssimas.
adiungat dominus ci pcslilenciam donee consumentur. & malcdidi sunt
omnes qui cis conscilium ailiulorium & conloquium dedcrint . nisi pro
sanctac dei ecclcsiae ulilitate. & noslro profectu. malcdidi sunt uigi-
lantes. ambulanlcs . dormicnles & quiesccntcs. Percuciat eos dominus
egcstate. febri. frigore. ardore. cslu. et rubigine . donee percant . Ira-
dal eos corrucntes semper ante hostes suos. Percuciat cos dominus ul-
cere aegypti. & parte corporis, scabie quoque & rubigine. ita ut cu-
lari nequeant. Percuciat amencia. cccitate ac furore mentis, omni tem-
pore. lilii corum in proximo orfani, & uxores fiant uiduae. Dominus
ineus pone illos ut rolam el sicut stipulam ante faciem uenli. sicul
ignis qui comburit siluam & sicut flamma comburens monies, ita per-
sequeris illos in tempestate tua . & in ira tua turbabis eos. imple facies
eorum ignominia el qucrant nomen luum domine. Erubescant & con-
turbenlur et confundanlur & percant. Omnes isle maledidioncs. a piania
pedis usque ad ucrtieem capitis in gyrum constringant cos. nisi rcsi-
piscant & ad sinum matris ecclesiae satisfaciendo redeant . proplerca
tola huius ecclesiae plebs dieat. fiat. fiat. amen.
(I) Quesio documcDto che coDtiene iante rnalcdizioni coiilro Ariloino cssoodo slatd
ripo^lo , snlo, Del codico in 8.** die porla per lilolo; Li6cr Hi:nrdictionum per toriun
anni circiUum^ Don arcadcva di caDCCllarvi il uomc d'Ariloino, ^iacchb il titulo del
librn nlloolanava ogni sospelto.
{i) Qacsia parmi essere la rormola dclla seconda scomniiiea bandila conlro Ardoiim
c contro i suoi raiilori, fra' qiiali nomina j4medco fralello d" Ardoino, ed iin EMrardtt,
persDDaggio ignnio , non nominati nella prccedenlc scomuntca, documenti n. 5 o 0.
337
N. 10. Quat rimuniac coeliis opiscoporum ad Grogoriiiin \ . s. p.
npIco.) n«. contra Ardoinuui.
Ad. 998 {_').
A. P.
Inediln
Lumine intimac cantcinplacionis diuiiiilus illuslrato. tlomno tjn-j^oiio
pontificum sumino. Coctus cpiscDporum quiequid praesuns in <iomiiio
(IcIccLibilo & fulunim lialjcl opiabllo cum sediila noslrarum piKuni
dcuolione. deed nos cum digna graciarum aclionc simper in domino
gloriari qui nos lanUi .suae miseralionis largitale uoluil refoucri iit < l
mundi area et diuina liereditas alleiulris succcssihus muniretur. ucslra
namquc scu impciialis sublimilas quod praecipuum patel diuinc ammo-
nicionis crudila mjsteriis nuuquam dissolucndis concclitur ncxibus nee
uoto dissentit ncc disparalur cfl'cclu. Quos clenim propaginis lines unit
el omnis consoli<lal lidcs decel unum senlire idipsura inuicem preme-
dilari idem sapere nee dispari clausula Icrniinare. el lioc tutum secun-
dum ihesum xjHu. quum igilur aiteiuler apex allerulro cumulalur dispo-
silu conuenit uos utriusque indaginis uiam redo considei-are intuitu &
conlinua discussione gressu mentis pcrcuri-cre ut si forte quippiam su-
pcruocaneum lumet aul secus ac debet de|)rimitur ucslra opera eom-
planescat quatiuus uesler incessus incdense procedal d subsequent!
gregi imiUindnm sueeedal . inlendal igitur palernilas ueslra lamcnlis
nostris condescendat gemitibus noslris perfusa iacrimis roslris. el pro-
uideat onniibus nobis, aaimaduerlat capud nostnim mcmbrorum con-
questuin ne forte in nobis neglectus male serpcndo el lalenter reptndo
preoccupel caput cl sic lotuni miscrabililcr aul forsan inremediabililer
corpus tabcscat. enimucro neglegcntibus usualiler duriora eonlingnnt
eoque eos tenacius aflligunl. ct securilas fclicitatis noucreac is (1; re-
diuiua solacia interdicil. ul igitur sil notum quod pelimus.
.\rdoinum rem nostrac lugationis inducimus ai-doinuni nibil in sc di-
uinum nichil liumanura babcntcm se atrociler Irucidanlcni omnium neci
mbiantcm. et quod dictu est bnrrendum aniniae cinielis inlerilum
loniminanlem. nicliil habel <liuinum quia omnium saluli inuidel ipsos
quoquc domini saccrdolcs beslialiler trucidant (2) & quasi poena ci>
ueemenlior possil infcrri inaudita senilia poslca ipsi cadaueri parat ineen-
dium . Et ut hoc ([uam sil ddcslal)ile possilis cognoscere! neduni poe-
nitudinc qucral commissa dclcrgere cunelos pcne eiusdeni profeuionls
superstitcs codem satagil fine consumcrc. nicbil habel humanum quia
dum feralilcr seuial bominumque sanguine silihnndus ipse perfundi
gaudeat et pasci quod ab bumanilale aiienum crediuir sibi uidelur «d
suramam proficcre si sue qq : (lagicio alios possil deperdere liabel
tamen quod utinam non haberet et hoc diabolicum quia cum sua nc-
(1) Laogo gnaalo.
(J) Forso tiiicidat.
Serie II. Tom. VII. 43
N 11.
>ieUod.n VIII
An. 998 (?)
A. I>
Inedilo.
338
quicia cl aliorum ilelcilclur lla<;iliis millius sciiiinarain] opiiiicl |ioiiiilii-
(liiiis. Quiiin igilur tanla et talis ut pole qui omnium noslrum cau^as
jici'iuMulil ill ui'Slii absentia (1) noslro xpianissimu domino impcratore ob
id dilVcrcntc nichil dclibcracionis promcruit conlenlio! di{;nclur pictas
nostra oculo animac cam disculerc ct omnibus nobis palcrno afffctu in
commune consulcrc I ul lanli paiiis tuicione premuniti sub specie lio-
intnis latentis diaboli iicrsutias ualeamus deuitarc indempncs. minim
I'liim nimisqnc paucndum nidclur nulli ulili instanti nullo oncslo co-
i^enle nihil prouectns rcquo iicndicante. unius prccio omnium nostrum
animaruni lucra drpcrdi elusquc commodo aotornas nobis infclicilalrs
iniTcari. tolcrabilius item est unum merito suae ncquiciae intcrire quam
cunclos altcrius culpa animaducitcndi facinoris pocnas subire ncque
enim inlerno iudicio picscnlabiraur incxcusabiles si tantc assercionis
•■xliterimus pcrucrsores. quicquid enini fulurum est pircaueri debet nc
male flat, cl quod tanla auetorilale iccolitis factum pudendum est sine
lacionu mutatum. nos denim tam obstinatac suae nierilis (2) fiandibiis
i-ondolentes crcbra conuenlione singulari cxiiortationc scdula legacionc
el earlarum mulliplici anionieione ab huismodi reuocari perfidia qucsi-
uimus. scd quia mahis sepe ammonicione fit peior undis eum eorrigi
pulauinuis indc eum cuidcnlius deseuire ut scitis comperinnis. Undc
jam cum secundo anatUcmatis uinculo innodauimus. iuxla illud prophe-
lieum ills populum de lerra egypti liberans secundo cos qui non cre-
didei-unl perdidil. Considercl igitur sanctitas u7a si tam iustc innodatus
deljcal cnodari incorrectus aut si sua cnodationc nos omT dcccat in-
iiodari . ad quam considerationem ucstram mentem cxcitet Xpo et ila
equitatis censuram quod impedil expedirc conccdat qualinus in exlremo
examine pro nostra rcdcmplione misericordiae uieem nobis iudex re-
|iendal placatus. Ihi xjTs diTs nF. qui uiuit et rcgnat.
Epistola Gregorii P. V. Ardoino directa.
Gregorius cpiscopus seruus seruorum dei ( (o) ).
Xpianac fidci cxpugnatori nullam quia nondum mereris benedictioncm.
(IJ Quosle parole in vestri abstnliu mi fanno credere chc la lettcra sta stata Mcritia
dnpo il ritorno di Gregorio V in Roma (chc fu prima del di WW dellc calcnde di
marzo del 998), dondc era slato caccialo dal console Crcscenzio I'anno precedcnlc
Da quoslo docamcnto risulla clie non all'anno 1001 come scrissc rUOBELLi (Hal.
Sacra t. IV, col. 1066.), ebbe principio Tcpiscopalo di Warniundo, ma assai prima,
giacclii; Gregorio V mori il di 13 geunaio 999 (Mlhat. Annali ).
(?) Pro mentis.
(."?) Spajio pel nome d' Ardoino, slato lollo come Bopra.
339
Audiuimns unde grauiter dolcmus sarictam yporcdiensem ecclcsiam tua
ucxatione intollcrabilin dnmna incuiierc ! ct undo doclrinae lac a<l
animac; tuac rcincdium susccpisli .' tliabolica rocompensalionc poisccu-
tioiiis tosxicum porrigcrc non pciliorrescis . cuiictaque eius inccndiJK
dciiastarc non perlimcscis. cerium cnim habcmus qm cuius instinclu
tanlum malum cocpisli. eiusdcni pcrsuasione iniquitati iniqullatcm super
addorc dclectaris . Aposlolica ij^iUir auctorilale le alloquar. aul male
incoepta dimittu & quae peccasli emcnda . aul procul dubio sapias ic
in pasclia domini analhcraatis gladio fci'iendum.
N. 12. Epistola rcgibus rcgnorumque principibus missa (I).
Jielcod n.vii.
An. 998 1?). Omnibus uobis notum esse credimus ( (2) ) pcrfidiae spirilu se-
A-P- duclum rebellionis arma contra rcgiam dignitatem commouisse et pu-
Iricdilo. blicae functionis insignia ad totius regni detrimentum sibi improuida
elationc usurpasse. diuinam autem bacreditatem eiusdemque cultores
ac prcuisores episeopos crcbra cl impia uexalione concussisse atque a
propriis ciuitatibus expidisse . secuuihs uero mililcs pene omues in
periurii crimen alfociter coegisse (3). bis mullisquo aliis cxigentibus lla-
gitiis ab accclcsiae sinu quam non ul fdius coiuil scd ul boslis inuasit
subegit atque diripuit. domni uero pape cetisura cunctorumque coipi-
scoporum assenciontc cognitione cxpulsum alquc anatbematis ucii)err
proslratum ct conquassatum cognoscite. Admodum quippc inboncstum
esse sajiilis prelatis subiectos inobedicnlcs proterucs aut lesislcntes
(1) Quosla epistola sombra esscrc una di qtiollo clip, S(*ron<lo il concitio i]i Toledo
ed i capilolari di Carlo Manno (ved. Baluzicm 1. c. col. 666.) ogni vescnvo era Ic-
nulo di serivcro a^li altri vescovi, ed al sigiioic direlto, di colui, che era stato pooo
prima da lui scomunicaln, per parlecipar loro la handila scumuutca. La data di questo
duoumcnlo dee ad ogni roodo esserc posleriore di i[ualclie giorno o niesc, di (|iiclla
deU'epistola dirella ail Ardoino da papa Grcgorio V (Doc. n. II), giacchfe le parole
liomni pnpc rensura paioDO riferirsi alle niinacrie di sciniunica elic quel PonteCce
ave%a I'alto in quell'epislcila al Mareliese d'lvrea, ovc ncn cessassc le ^ae vefsazinni-
(2) Solito spa/io pel nome d'Ardoino.
(3) II Lirri ( cod. Bcrgom. lili. iv. col. 58^. I. 3. ) parlando delta sallo>'aiione de'
Valrassori, cioo Ac'' iccomli mititi conlro i maggiori Va?;salli in Milano, dice; « an
» antcm etiam in aliis Langobardiae cHilatibus lumullun liuinsmrdi , et enn«piratio
i. o\orla fnoril, liquido non constat, u Egli b cvidenle die lo parole aopracilale ba-
stano a dimostrare clio la gucrra Ira i Grandi Vassalli ed i Secctidi Mititi non era
rolla solamenle in Milano, c chc a qucsia guerra de%c.si riferire I'aver poliilo il re
Ardoino reggero cosi lungamenle contro il suo polenle ri^a!c Germanico. pel quale
parteggiava il matigior numero dc' Grandi Vassalli del regno, meotrc esii fondu<se
secunjos miliUs jkiic omncj; a lenero per esua.
34o
exislcrc aut corum ofiitia suis usiLus inclinarc . Caueat igilur ucstri no-
bilitas anirai & prudcnler aduerlat talibus nequitiis mancipatum . tante-
quf aucloritalis scntcntia perciissum non ill hospilcm suscipcre soil a
ucslri socictalc ill inimiciim rcpcUerc ! atquc a nobis pocnilus aucrteic
rui ipsaiii quoquc ecclrsiam scnlitis aducrsam. oporlcl onim cum mor-
bum fcrro sccari & cauicrio pcruri qui aliis mcdicamiiiibus non polesi
curari. Vos igitur quibus regnonim moderamina diuinitus sunt conlra-
dita iicl qui sub domini disciplina csiis consliluli sic uos cxbibcle ul <>t
uoslri polestas semper ad meliora prouchalur uestrumque ministcriuni
iiullatenus uitupcrelur. qui ciiini ea quae svnodali aucloritalc slaluunlur
infiingeie conanlur animae suae hosles proculdubio comprobanlur .
N 15 Poeniteiicia ardoini romae in ecclcsia beati petri apostoli
Nil cod 11 X ^'' u"I'Osila & a dompno papa siluestro et augusto im-
peratore tercio ottone et a pontificibus italiae catholice
& synotlice edicta.
An. 999 (?)
A 1'
InediliK
^olum sil omnibus quod ardoinus (1) in sancta s;)nodo professu* est
coram domno silueslro sanclissinio el domno nlTo Icrcio oUone romanoruni
impcratore augusto. & coram omnibus cpiscopis i))l residenlibus sc con-
duxissc iilos boinincs qui inlerfc cerunl pclrum uercellensem episcopuni.
ft cius neci inlcrfuissc. el cosdem homines sccum reduxisse el reli-
iiuisse. el cum illis poslea conuersatum esse, ideoque inuentum est in
sancta synodo ei tanli criminis parlicipi non modicam imponere poe-
nilenciani. quia quamuis ipse boo manibus non pcrpclrarel scelus. lamen
causa eius niorlis cxlilil. quia inlerfectorcs conduxil. siculi el iudas qui
non CO roodo Iradidil dominura ul crucifigcrclur I scd quia alios conduxil
causa eius niorlis simib modo existcns in pcrpeluum dampnalus est. in
hoc lamcn iudas niilius fecit quia non poslea cum intcrfecloribus domini
conucrsalus tsl. ideoque quia publice confcssus csl . candem poenilen-
ciam uult ci sancta svnodus imponere quae ei daretur si secrcto con-
fiterclur manu sua cpisccpum inlcrfecissc . Videlicet ul deinceps arma
deponat.carnem non manducet. neraini uirorum aut mulieruro osoulum
donet. nee lincum ueslimenluni indual. et si sanus I'uerit ultr.i duas
(I) Grcgorio V mori addi 12 di fclbraio del 999. c Gcrberto cioii Silvolro II lu
flello S. P. il di 2 d'aprilc doirannri raedesimo {/hi de ririf. Its ilales). Otlcnc IH
alia cni prtsunza In tfni'lo iiui-slu sinodale giudiz'm, rimosc in Uonia dal principi.>
dell'auno 999 Ocio alia priniavcra deiranno scgucnlc, c non vi rilornn prima
dpirOj^nissnnli Ln dala dunqnc di qiiesia srulrnzn c presnniibiliDcDte bene aiaegoata
ill .Mil.. 'I'l"!
34.
noctcs in uno loco non morelur. ncc corpus ilomini accipiat nisi in
exitu uilac. et in co loco :i^;il pcnilenti;iin ul)i ncniincni toruni loiliit
qui sacramenta conira cum (ccci-unl. aut pracscns monaclius cfliciatur.
I. 1. col 315
An 997.
N. 15.'"' Ottonis III Imp. diijloma quo canonicos veicellensis E<-
Ex II p. Dion clesiae omncsque corum posscssioncs sub suae dcfeii-
sionis ac tuilionis iMundiburdium rccii»it, datum in-
lerventu Ragiufrcdi ei»iscopi.
In nomine s^ &c. Ouo diuina faucntc dementia Romatwrum Impe-
ralor aiigusUis. Dccct impcratorcm ccclcsias Dei semper recuperare ul
inde a Deo digna ualcat mcrcedc rcmuncrari . qua propter ORinium
scte Dei ecclio nostrorumq. fideliiim presenlium uidelicct ac futiironim
noucrit imiucrsitatis industria qualiler nos intenicntu tiostri pdelissimi
Rnginfredi venerabUis cpiscopi ac pro Dei amore noslrcque remedio
anime cunctos canonicos sJIJ ucrcellensis eccllJ cum omni Taroilia el
possessionc omnibiisque rebus mobilibus ucl immobilibus ad sFTi Eusebii
canonicam iuste et Icgaliter pcrtinenlibus cum jilcbibus Diislria ci fa-
saliglo omnibusquc carum pcrlineneiis cum portubus Sanii et Sicide
cum curtibus Carisiana atqiie Duuali et Montanario el omnibus eanini
perlincnciis et cum omni integritale ad prcfalam Sancli Eiisebii cano-
nicam perlinenlc siih nosire tlefevsiniiis ct luiliouis mtnidlburdium re-
ccpinius. Qnarc nostra imperiali iubcnius polenlia ul nullus dux aul
episcopus roarcbio uel comes nulluscpie noslro irapcrio subditus magne
aut paruc persone prenominalos sHi Eusebii canonicos de omnibus que
supra dcscripsimus scu que ad corum canonicam iure pcrlinerc noscun-
lur inquictare raoleslarc uel (iisucslirc sine Icgali aucloriUile presumal.
si quis autcro liuius niri raundiburdii uiolator exlilcril sciat se coropo-
silurum auri pnrissimi libras centum medielatem kamcre nirr cl mn-
dictaiem prefalis ScTi Eusebii cannuicis. Quo<l ut uerius crcdalur &o.
Heriberlus canccllarius uice Petri Cumani Episcopi recognouil.
Data II kaiend. ianuariian. D. 1. uccccxcvii Indict, xi.aiino ^lulemtercii
Ononis regnantis xiiii imperii autcm sccundo. Actum Papie io pal.iliu
fel. Amen.
34-..
N. li. Epistola Leonis epi Vcrcellensis (1).
Ex codice
nuiu. cxxiiv
TiiembT. in4.**
mcmbT. in 4. |j, nomine domini Leo ens seruus eusebii.
Kceles. capil. ^ ... , .
vorccll. , cui Mulliludo populi . copia mililum. dccens froquenlia clenconi-'. gloria
't.'liifw'-'''^'' ^*^ ^^ exaltalio cccliie dP. sed emergil imporlabilis paupcrtas. & graue
dispendiu-^ domui dr. quod serui ecclesiaru-^ aliquib; diuitiis inflali [a).
colluunt contra sues doitiinos. ct j> ncglectu^ prioru-'. a iugo scrui-
tulis in libcrlalis nobililalem transcunt. cl ipsa' ecclam ex cuius questu
dilali 7. ct ul esse poluit quanlu"" ad eoru-' iudiciu-' libcrlali. in
derisu et despeclu habent; itaq; fit. ut (2) cccir df cessamus de officiis
niMs dicere. ipsis clia-' quod flentcs dicimus architeclis careat; mon-
sinim quamuis iT inaudiluni. sed babylonicu-'. domu-' dT a laicis di-
tata-' et ab ipsis rectoiibus. immo 7i<laloribus paiiperpala-' terris tlie-
sauris. et seruis spoliala-^; Conueniat ergo domus dT (b). el nouo et
exquisite genere mortis (c) illos perdamus . qui peccata populi mandu-
cant. et qui eiemosinas uendunt. & infrontati ab eccir tlicsauru-' ccclTe
lollunt; hoc cu-' dolorc uidentcs. quos et quot potuimus in hac ciui-
tale uercellis. incuria ponlificu' a scruitio cccia^ dT nescimus p quod
inaleficu' et capliosu-' laqueu'' libertatis {d) a longo sublractos fsentia
iudicu'. ciuiu'. aflluenlia residente militu'. appositis euangeliis. et
libris legu-^. cartis contra leges faclis. si quae erant legalit-^ incisis
nobilif acclamante populo rcuocauimus. quosda-' etia-' nullis cartarum
colluuiis infectos (e). sed lanlu-^ longo tempore stullitia prcdcccssoru'
nostroru-' qui (Ts ncglegcnlcs dicli sunt non inquisitos. ad pristinu-'
seruiliu"^ reduximus.
(I) Qacslo prcgicvolissimo ilocnmento fu, per quanio a me pare, indubilalamontc
scriltn nc' primi anni del secolo xi (forse nel 1004 dopo la prima calata di Arrij^o
re di Germania); esso fu pubblicato una prima volta in Roma nel lCO-2 da Gio. Slef.
Febrehio nel libro ZJe vita et gcstis S. Eusebii /'crccU. cpiscnpi, e di nuo\o daU'L'Gni LLI
Del t. IV. /(<]/. Sacrae col. 773; ma quesle due pubblicazioni esscndo greniile d'er-
rori, stimai giovevole cosa il Irascriverlo nuovamente con oj^ni diligenza dall'origi-
nale, e qui stamparlo. Queste che seguono , segnate colic Iclterc ct, b, c ecc. Bono
le annolazioni cbn cui lo illustra il Fereerio op. cit.
(n) Dinliis inflati (idesl) « facli libcri inquinaut nobilca et ipsam Ecclcsiam ».
(3) Forse si dove leggere in ecclesia.
(6) Conveniat errjo domus D7^ : <i convenianl in unum qui sunt verc ex domo Domini').
((■) Et novo et exquisito gcnerc mortis: n fors.\n intclligeudum per civilem mortem,
u qua ex Itbertatc rediganlur iterum in servilulem ».
((/) Per quod malcficum et captiosum laqueum libertatis: « quia isli servi suo iudicio
M se pulabant iam liberos, et hac fraude decipiebant praesules a.
(*■) Chartarum coltuviis infectos: « quibus cliartls quasi privilegiis libertatis utebao-
» Inr; quae erat colluvies ad inquinandos vcre nobiles '.
343
N. lo. Otlonis ul Imj). diploma Leoni epo vcrcellcnsis Ecclesiac
Dal DtBANiii concessum an. 99'.).
Picm.lraspad-
p 118.
An. <)0n In nomine etc. Olio v\c. imper.ilor aupistus. lam <lii(lum omnia,
quae (lata sunt Sanclo Euscliio confiimavimus, sciiicot ea quae sunt
iieccssaria (1), cl maxime (piae C.arolus impt-rator Liutvardo cpiscopo
aut (leJit, aut reddidit, ilcrum atquc ilcrum ex nunc conHrmamus, el
successores nostros idem agere rogamus; quod uos i;».?» t'mperaloris Ca-
voli praecepta legiiniis, cl lillerur. in Ecclesia Sancli Eiisrbi'i a tempore
Caroll super allare sancli loliannis scriplae lesllmoniiim doniint et ad
verilalem recognoscenilam fiilem legeutilnis faciiinl^ idcst tlicloncum el
districtum suarum plebiuni , el super sua hal)ilaiilium, aquam de Sieida,
aquam de Sarvo, aquam de Helevo cum utrisque ripis a loco ubi na-
scunlur, usque in I'adum. aquam de Pado cum duabus ripis a Lionna (2)
usque IMcbem Martori, aquam de Duria cum ulris(|uc ripis a Pelragrossa
usque Vcrrncham. Confirmamiis Matascam (3), Firminianam, Scstignum,
Carisianam cum utraquc ripa. Bugellam (1) cum omnibus suis appen-
diciis Galianicum, F'onderanum, Mulinariam, Anduruum, Causades ,
inontem (5) Cisidolam, Pedrono Blaliiii, Bcdulium, el Clavatiam. C^an-
dele et Clcvoli, quia Berengarius el .\dalbertus regcs, (jiiorum propric-
tas fuerunt, eldedenuil, et Trevcrem, et districtum per lotum Bugel-
lensc, el Calamago (6) Badigada, Badigadella, Trcbledo, et Oreo, Vallem
CIcdi, ct Vualda (7). Damus omnia praedia Ardoini fdii Dadonis, quia
hosiis jniblicus adiudicalus episeopnm Petrum Vercellcnscro interfccit ,
et interfectum incendcre non expavit; et praedia eorum, (jui exploratis
armis, et ipsis manibus liiiic crudelitali inlerfucrunl, idest iilionim Ru-
perli (8) de Casale, Goslini, et Ajmini de Liburno, Albcrti cl Cribaldi
do Vuglano. Damus praedia illorura qui cum armis ecclcsiam S. Eusebii
vastaverunt, idest Olrici de Bajna (9), Rodorardi de Sandiliano, Andrici
de Magnanigulo servi S. Eusebii, Albcrici et ^ ilielmi de Saluciola, Astulfi
et fratnim ejus de Quaidinclio (10), Ugonis de Palestre, Stepbani de
Chivolo (11), Aderaari de Gamboladc, Ugonis (12) de Ciriago. Aldonis
(I) Scd ca quae snat nccessariora.
(i) a Limua.
(3) Mand.TsUim
(I) Biccolla.
(6) Monies Tissioclas, rodio-Blatioum , Bedolium ct Clai-asiam, Caudellc ct Clcvoli.
(6) Et Cla^asiura.
(7) Rada(;ada, Madagadella, Trililcdo, Arco, Vallr, Dade, Vualda.
(tf ) Tcperli de Casale , Gulliai cl Armini de Livorno , Alberli et Aeribaldi de Viglaoo.
(9) Olrici de Itena.
(10) Do Valdcngo.
(II) De Clivolo.
(13) logODIS.
344
»le Lcuriana, Ysac el fr.ilris ejus. Condrinamus Sulj^iain cum Silva Salsa.
caslcllum Viclimuli (1), mercalum et dislrictura Plcbis Sanlae Aglialae.
ct cuilis do Asciliano (2), ol in Tionciano el in allero Tronciano, et
per tolam campaniam el caslcllum Quirini. Danius praedia Agadi suli-
diaconi in Sancla Agallia, (ioslini , l.onstancii , (iiiidoiils, Gurardi (3),
Amizonis fralris Gunlerii. Confirmanius Sanclam Mariam in Oliade (4),
quae dicilur Monasteriolum cum sua perlinenlia, cum Bornade, ct Gri-
gnascho, et dislricto \'allis Sicidac, ct bcrimannos de Navola (5), et
de Casaliglo, cl Sylvam Rovaxindam. Danuis Galliiiaiiam cum dislriclu,
et omnia pracdia Gisclberti archiiliac<mi Vercellcnsis, el hoc iuste ,
quia cum essct de familia S. Eusebii intlalus divieiis ecclcsiac , eccle-
siam dominam suam fugit, camque cum Ardoino miserabiliter vaslavit.
Similiter ei damns pracdia suorum generorum (6), idcsl Vicilianni (7)
de Causade, et Nigizonis de Rade, ct parentum ejus servorum fugilivo-
rum, idesl Liprandi, el Ilcrmanni fratrum, ct Gysclbcrli iudicis; distri-
clum ct theloneum in Rade, Gbislarincho, Arbori, Grcgi, Albano, Con-
flencia. OJonincum cum districlu reddimus, et ccclesiam Saudi Salva-
loris ultra Padum, sicut Carolus Augustus fecit. Confirmamus (8) Monteni
Pedoglcliim et Crosulcs, cl dislriclum in Palaciolo, Gorzano, Livagi,
Gabiano, Cantavenna , Carderisi, Uliaco, Malionc, Arelii, Medulae, Her-
bara. Confirmamus dislriclum Sancli Evaxii a Pado us([uc in Sturam ,
in Fraxaneto, Pasciliano, Ticinesse, Sarmalia, el Sanclo Georgio.et in
Ozano (0) ultra tria miUiaria, praedia Arderici de Montcronc (10), Miloni.s
Je Salerana, Tbedixii de Lavagna, Disonis de Goagazia (11), Hermann!
iudicis, Grasevcrli de Ciriscido, el fralnim ejus; Ccito, Cavalli, caslcl-
lum sancti Angeli in lacu majore, ubbaliam tic Aro)ui confmnamus ,
sietU praeceplum Caroli teslahtr. Cerretura, Vulpara (12), Casanova, cur-
ticellam in Breraide confirmamus. quia propria fuerunt Albuini servi
(1) Conlirinamas Salsiam cum Sylva Salsa, caslcllum Vicinilj.
(2) De Cisiliaiio.
(3) Godonis, Sooandi.
(4) Moliade.
(5) Dc Cravola.
(6) Gcrmanorum.
(7) Mulmiauum dc Caasadc ct Cogizouis de Rade, el praedia paronluiri cius ser-
iiorum fugiliuorum, idesl Lipraixli , el llermani IValruni , Cliisleiubci'li iudicis; <li-
sirictum ct Ihcloneum in Rade, Ghislarcu^o, Albano, Conflcncia, et Odoniciim cum
dislricla.
(8) CoDfirmamas monlem LeJorietaa, et Bra^ulcs, ct dlslrictum in Palazulu,
Corsano, Liviari, Gabiano, CantaveDa, Carderisi, Villala, Maglionc, iVzelli, MedoU-
llerbara.
(9) Et .Moraao , ct nltra,
(10) Albcrti do Monccrooe.
(11) Disoni.s da CroTUia.
(12) Milpala.
S. Euseliii de plebc Bugcllii. Coitcm Torcclli (I) confirroaroiis, sioiii
Lipr.imliis rex donavil. Oorlcm (lanavam rcddimiis, siciit Liulovlnis ini-
pfi-alor donavit. Damns aulcin S. Eiim-Mo omnia pracdia (^unihcrti (2)
archipracsbyleri, et hoc iusle et rationabililcr, quia omnia quae de
bonis ecclesiac exicrunl, iudicio ecclesiac el scculi ad ccclesiam, cujus
fueruni, pcrlinubual. (^onlirmamus S. Eusebio abbatiam do l,n<ijo, si-
culi Carolus augusUis, et divae memoriae gcnilor nosier fecerunl. Gin-
lirmamus S. Michacli de Luccjo banc perlinenciam qiiam Horlum S. Mi-
chaelis vocamus, idest a Monl« Regis usque Aquam Nigram, sicnt
curril Ampori (3), el usque Fossalum Axinarium. el sicul (4) erclcsia
S. Mariae a Ponle, el Sluia curril sublus BroiUim Velus. Connrmamn.s
Aleram usque Gardinam (o) , cl us(|ue Ronc\imsicum , el a lerra Moi-
liiorum (6), sicul Ampori lend, usque in capul Montis Salacessc (7\
el usque in Pa<lum. Con(irniamiis Camassa Nigra (8), cl tolum Ver-
sade usque in Ampori, et tolura Andolium intra Duriam ct Padum cum
Zebedasco. Conlirmamus S. Michaeli de Lucejo sicul Lotarius angtisliis
donavit, quando corpus S. Januarii ibi collocavil, corlem Quadiadulam
cum dislriclu hcrimanorum, et ihelonco, et aquam Padi a portu Cievasi
cum ulrisque ripis usque ad ("ilorum (9) ubi velus Duria inlral in
Padum, et a Cloro (10) usque Midine ct Marinica. Silvam de Lucejo, el
Cuzuningum (11), ct Silvam Palazolascam confirmamiis S. Eiiscbio, sicul
ab antiquis semper pcrtinuil. Conlirmamus Romanianuni, el Aurimia-
num (12), sicul Carolus augnstus donavil et conlirmavit. Si quis aulem
Sanctam Vercelicnsem ecciesiara disvestiveril, aul molestiam inluleril ,
coraponat mille libras auri puri, raedietaiem Camerae nostrac, el Sanclo
Eusebio alteram. Quod ut crcdalur, ct conservelur, hoc pracceplum
manu nostra flrraavirous, ct amore Leonis Episcopi, qui nobis fidelissi-
mus amicus (13) est, aiireo sigillo noslro jussimus insigniri.
Signum Domni Oltonis gloriosissimi Romanorum Impcraloris Augusli.
Heribcrtus Cancellarius Vice Petri Cumani Episcopi, ct Archicancel-
larii recognovit.
(I) Manca sopra Cerretum, e qui dopo Biujetta o Bipclta^ legge&i: ot Cerrclum
Torsclli confirmamus.
(i) Gimbcrli.
(3) Dopo Ampori Icggosi : et luqae Solarium- Arsaai, ct asqae ci<
f4) Et sicut csl ccclcsia.
(5) Confirmamus iVlberam, atqnc Gardinam
(€) ^lonctuorum.
(7) Balascso.
(8) Tamasaniga.
(9) Ad Mcrum.
(10) Et a Dnria asquc Ranci lum ot Slarincia Silua de Lurpdio
(II) Et Runcum-sicrtim ct Cjsam Ugonis el Silvam Palatolastam.
(tS) Confirmamus sTTo Easeh'to , sicut ab antiqnis semper pcriinDit . namMiiDum
ADgumaoum, sicnt Carolus Aug. etc.
(13) Qui nobis fidci Icslimonio aureus est, anre* sigillo etc
StniE II. Tom. VII. 44
346
D-.Uu-' nonis Maji Anno Dbminicac Incarnationts nongenlcsirao 11011:1-
gesimo nono, Indiclionc diiodccima , Anno Tertii Ollonis Regis Ouinlo-
decimo, Impcratoris tcrtio (1).
Aclum Roniae felicitcr (2).
>. ic. Uiptoma Oltonis iii Imperatoris, riuo ecclesiae vercellensi
ii.si p mon omncs praedcccssoruiu suonim donatioiirs conliinial.
, iiariaram I I Sefiiiitur Svlvcstri II S. T. bulla coniinnationis quoad
p.;H> n.c.xciii 1 ^
(dacnp.sincr comitatuui Sauctac Agatliae.
Jeir arcliivio
■ietia catledr.
<li \orcelli) j^^ noin." S.'' ct Ind. Tr. Ouo divina favcnle clcmi-ntia Romanoruni
An. 990. invictissimus Iran. Ana;. Notum sit omnilius Dei culloribiis et nnslii
ilir 7 ninii . , T • ■ • • • .■ •
Imperii iulclilius quod pro rcspeclu divmi amoris, cl pro pclilionc optimi
liugonis nostri illustiui niarchionis siipplicante domno papa Silueslio «■(
intercedentc heriberto noslro dilectissirao cancellario conccssiraus Leoni
noslro e.^, sueque sGte ucrccUcnsi Ecclesiae ubi Sctui Eusebius requie-
scit lolain ciuilatoin uercelienseni in integrum cum omni publica po-
icslalc i« peipcluum more preccssorum alquc pre;lecessoriim noslrorum.
Et ut constanliara fidetis nostri constantcr remunerarcmus ut eetcri
promptiorcs ad obsequium nostrum consurgSi. Liberalitas nostri imperii
pro dei ct scH Eusebii amore donauil predicto leoni e]w omnibusq. suc-
ccssoribus suis in 4ipctuum lotum comilalura uerccUcnsem in integrum
cum omnibus publicis pcrtinentiis et totuni comilalum quern dicunt
■ sl^ agatlic in ^ipetuum cum omnibus castcUis uillis piscationibus ucna-
lionibus siluis pratis pascuis aquis aquarumue decursibus el cum omni-
bus publicis pertinentiis cum mercatis cum omnibus teloneis et cum
omnibus publicis functionibus ut remota omnium bominum oroni con-
Irarietatc tam Ico sSte ucrcellcnsis sedis ef^^ quam omncs sui succcs-
sores ad honorem dei omnipotentis et ad reuerentiam ScTi Eusebii ma-
gnifici episcopi inuicti contra heresiarchas militis et in ciuitate uercellensi
(I) Secando.
(S) Quctlo diploma fii pubblicalo dairUcnELLi (It. S. I. iv. col. 172.), dal Mlbatoivi
(Anl. m. ae. I. vi. col. 317.), e dal DDBA^DI (Piomonic Traspadano , Alpi Graio e
Pennine p. 148."; io vi a^'giunsi in pic di patina Ic \arianti addolle dal Terbaneo
(Tabular, ccllo-ligust. pari. 9., ms. dolla R. llniversilii). II GiliLiM cd il DuRANri
credono, die sia pcrclii; Pavidila del vescovo Leone avessc ingannalo la Gducia di
Ollnne III, o cbe altrimenli la cosa accadesse, alcune giunte siano stale falle al
Hiplnma: cio farcbbc credere soprallutto, il vcdeic che; « la Badia di Arena sicu-
■■ ranientft fr>ndata nel secolo decimo, e non mollo prima del finire di esse, vogliasi
1. dnnala da Carlo il Crosso a Liutardo vescoTo di Vercelli nel secolo nono » (Guu.iNi
Mrm. f/etta citia etc. di Milnno^ part. 9. p. 461.).
iiiliis cl foris el in tolo dominatii iiercellensi inlus et foris et in loto
comit;ilu sluo agallic et in omnibus t-orum pcrlinentiis libcriin luibi-al
polivstatem placilum tcnc-ntii Icyom omncm Ticicndi omnom publicum
itonoiom publicam poteslatem omniam publicam actionem el omnem
publicam reelililionem babcmli exigendi et secundum propriam noiun-
tatem et polcstatem iudicandi, ct omnem poteslatem, et onine domi-
nium publicum quod ad nos pcrtinuil in polcslalem ct in (hmiininiiim
Hcie uercell." ecclesie ct Iconis nostri cpiscopi el omnium sibi succes-
soruin dedimus largiti sunius ct oranino concessimus in ppetuum Nostra
igilur imperiali maicstatc precipimus uL nullus dux nullus marcliio, iirr
etUim yporieitsis marchio nullus comes nullus uicccomes, nullus archie-
piscopus nullus episcopus nullaque nostri Imperii magna aut pania per-
sona atilliis italiciis nullitsque teiilonicus audcat sanclam ucrcellenscm
ecolesiain aut praedictuni Leoncm episcopum aut aliquem eius succcs-
sorera de comilatu uercellensi et de comilalu sancle agatlic aut dc ali-
qua eorum perlinenlia inquiclarc molestare disucstire aut ullum placilum
ibi tcnere aut ullum districtum ibi baberc aut ullam publicam exactio-
nem ullo ingenio ibi cxigere aut mercatum aut teloneuni ibi quererc.
El si aliquis aliquod scriptum dc mercatis aut teloneis ad comitatuni
uerccllcnsem et ad coaiilalum sancle agalhe pcrlinentihus ostenderit
sit inane sit uacuum nuUius unquam aucloritatis uel (irmitatis haben-
dum . Sed liceat lam leoni episcopo quam successoiibus eius omnibus
ad honorem Dei el sancli Euscbii omncm liberam poteslatem baberc
in pcrpetuum el in ciuilate et in toto comilatu uercellensi cl in loto
comilalu sancle Agalhe el in omnibus comm pcrlinentiis iil libcre cl
secure permancnte Dei ecclesia prospcrelur nostrum imperiuni Irium-
phel corona noslrae militic propagetiir poteutSa Poptili Romani et resli-
tualur rcspiihlica ul in huius mundi hospilio honcslc uiucrc de huius
uite carcere honeslius auolare et cum Domino honestissime mcreamur
regnare. Si quis autem contra hoc nostrum prcceplum per aliquod in-
gcniura ire prcsumpserit componal mille libras auri camere nostrc mc-
dielalem el sancle uercellensi Ecclesie alteram. Quod ul oranino credatur
et in eternura conscruclur manu nostra firmauimus in elcrnum Deo
adiutore uictura ct Iribus sigillis prccepimiis inslgniri quia amor sancle
Trinitalis pro qua pugnauit sanctus Euscbius ad hoc nos liaxil ut suam
Ecclesiam suumque successorcm lanto cl tali honorc donarcmus. Qui
hoc prcceplum scruaiierit sancla Trinltas cum bcnedicel
Qui aulcm fueril transgressor , sancta Trinitas cum maledicct el inter
hercticos damnabil.
Signum domni Ononis gloriosml Romanor' Imp. Aug.
(Monograrama)
Heriberlus canccllarius ad uiccm Petri e^Ti el archicancellarii recognovil.
Data non. raaii an. dom. incarnationis dccccxcix ind. xti. an. tcrtii
Ononis regis xv. imperatoris in. Actum Romac felic. Amen.
MS
MHn-nKB?) Conlinnalio Sylvcslii ii i>. P.
In iiom . trinitatis iniliuiduae et aelernae Silucslcr papa scnius scr-
iioru^ Dei. Clarcal cunclis ad presens in uita tlcgenlibiis et in posle-
nim nasciluris (pioJ lionorabili inlcruenlii el digna pclitiouc noslri filii
doinni Ononis piissimi imperaloris per noslrc auclorilalis priuilegium
aHirmaiiimiis Sctc agatlic comitalum cum omnibus publicis pcrlincntiis
el omnibus castcllis uillis jiiscalionibus ucnationibus raercalis teloneis
el omni exaclione in integrum ab bine in ppeluura permanerc et im-
nuilabiiiter persistere sub ditione scic xiercellcnsis Ecclesie quem pro
amore Dei ct sancti confessoris Eusebii qui inibi requiescit suroma
eiusdem pie memorie dntnni Oltonis imp. (1) liberalitas omnino conces-
sit eo pacto ut nemo uiuentium impcrator aut rcx marcbio scu comes
nullus italicus nuUusque teutonicus aut aliqua quecumque persona qtia-
iibet temcritate aut ingenii molimine audeat suprafate basilicc ullam
contrarietatem aut molestiam quandoque inferre. At si quis forte lempta-
ueril tantc imperiali donationi contraire et nostre huiusce affirmationis
transgressor sanctam Dei Ecclesiam turbarc ccrtauerit confusus ab eo
omnipotente deo el abieclus proculque fugalus ab omni socielate fide-
lium malcdictus a uirginc uirginum ct a raichaclc Summo arcbangelo-
rum et a bcalo clauigcro pelro principe aposlolorum et a ceteris ordi-
iiibus sanctorum sit anathema maranatha ct ueniant super eum omnes
nialedictiones que in utriusque testament! uolumine leguntur ct fcriat
eum omnis Ecclesia que quaqua uersum per orbera disfusa fidem sancte
apostoiice scdis respicit irailatur et inuiolabililer credit ut in peccatis
luanducct ct bibat in eisdem dormiat iocetur scdcat stet semperque
uersclur et suum uiuere sit mors que fine careat et omni remedio
egeat donee sepc dicte sancte Ecclesie et prouisori eius sua in integrum
restiluantur. Ut aulem hec nostre auctoritalis confirmatlo nostris sue-
cessorumque nostrorura per tempora labenlia temporibus irrefragabiliter
persistere ualeat more nostro earn subscribere et de bulla nostra ius-
sinius sigillarc.
(I) Le parole tiusdem pie memrmc farebbero credere ciie questa bolla di ronifrina
sia alata cnocessa dal PoDlefice Silvestro n dopo la mnrtc di OUodc jii. Cii' pusin la
sua data vorrcbbo assejjnarsi Ira il 23 di ^onDaio delTanno ICXIS, piorno deila morte
di quesl'lnipcratorc. cd il di II loaggio 101)3 io cui segui quella di Silveslro ii K
SI badi che il diploma d'Ollonc essendo slato tratlo da copia siocrona, c cosa pro-
babile che io essa sia poi stata aggiuota piii tardi la conferma del PoDtelice. Tali
Inscriiioni utavano assai.
L. G I'r
N. 17. Di]tloina Otlonis in Romnnonim Imp. [no Ecclcsia
An HKX) viinorccliciisi.
nal. Ml. 1.1
julii Inil \iil
Act.Papiat*
Inedito. '" " * ^'' '"''• ''"'"• ^^'^ ^*^' S*"- '•"?• Romanor. et si-mpcr auj;.
Quia Ecclcsiaslicis institiitis proficimus merilo Eccleslasticis profcclibim
insistimus. (iunclis igilur Deo nobisq. nunc ct ini|io.stci'um niilit.intibuji
palual, Nos pro animac noslrac futura rccorapcnsalioiio , ct llcnribcrli
Mn dilccti fulelis, cl saac Colonicnsis Ecclcsiac Arcbicp-' pclitorla in-
icnienlione juxla nostra-' conccssionis pracmissam auctoritatcm Ipor*--
gieiisi Ecclcsiae omncm ciusdem ("luilatis dislriclum ct publicam fun-
ctioncni, atque foriii sceus circumcirca pcrtria miliaria prafscnlispagiM;ir
xurcis liltcris dccoratac toslimonii , cl aucloiitate coiicrssi.ssc . corid-
borassc , cl firniilcr babcndum slatuisse cum curtc una Romano dicla
.sub tiUilo acquisilionis pcrlineiilc ct altera Florano nominata cum omni-
bus carum pcrtinentiis cl familiis scu capislralicis, co uidclicct ordinc.
qualcnus Varimondus pracscns cjusdcm Ecclcsiac prouisor, ct cuncli
pro tempore ibi locandi pracdiclum districuira cum jam diclis curlibus
ct publicis funcionibus, carumqiic ]ierlincntiis, cl adiaccntiis, \iabcant
tencanl, firmiler(j. possidcant, babeanlq. liccntiam Icgali scu diicllari
definitione emissuras cor.lcntioncs dirimerc, nostra nostrorumquc suc-
cessorum , ct totius dignitatis scu officii boroinum contradictione re-
roota. Si quis igitur buius noslrac corroboralionis staluto contrairc
tcmplaueril centum talentorum reus cxislat, mediclatcm nobis, cl abani
mcdietalcm cidem Ecclcsiac pcrsolucndonim . Et utucriuscrcdaluraureo
.sigillo iussimus insigniri .
Signura ( ) D. Ononis inuictissimi impcratoris ct semper
augusli . Henricus canccllarius ulcc Petri Cumani EJTi cognouit — Dat.
vil id. julii an. d'' Incarn. millcsinio, Ind.*^ xul . an. tcrcii OUonis regis
XVI. et imp. v. Actum Papiae cum continuatione fclicitalis. Amen l)co
gratias (1).
(I) I^ Hole cronoln^irhc confermano la li'gittifflilli <li qucsUi Jnciinicnln favorilo a
me dal non meno gonlilfl clic erudito Monsi^^ntiro P. I.ul;.;i Mnrooo Vcsr<ivo dclla
citla d'Krea; giacrlu": nrlPanno 1000 rorrova appiinln Tlnd. xiit, romp corrpva Tanno
^ dc!rinipor.-> d'Otlonp; qiianlo af;Ii anai del rpgnn d(n rt'liliosi logfcro il xviii 0 non
il XM, ma freipicnli csempi addotli dal Muratobi ( in Uppcip \cd. annali ad ann.
toon p 1001) dimosliano die 0 piii d'una era I'epoca del regno, clip sindicata dp°
diplomi imperial'i d'Ollonp III, o clip I'imperiiia de' rancellieri cadeva sovra di rio
in freqncDti sbagli. Del reslo quesia copia del sec<do xiii merila fede ha&tanle nplla
roaocanza del diploma ori|.:inale. clie forsp piii tardi si poira Tinlraeriare. nel pro-
iieguirsi I'ordinamcnlo ileirarrhivio \e.«coviIp d'lvroa, ciii per enra del l\pv, Vescovo
«i fta altvialmentc provvedendo. Aggiungasi aneora per la validila di c»sn, rhp dal
MargabiNO (Dollar. Cass. I. i. conslil. G8.) aMiiamn che di fallo Otlnne III addi fi
di loglio slava in Pavia. onde cgli polcva mollo bene ancnra trovar?i in qnella
" Suprascript.privilc{;i\im slvc roscriptiim a forniiilarlT libro vulgo I'ro-
11 lliocollo q.'" D. iNolarii Ronavenlurini do Manilla charactcre aiiliquo
" scripio, et in lioc EitFT Eporeil. Arcbivio scrvalo sub n." 14. mo<l(»
n quo supra ppTIa maim iidclilcr cxtiaxi, dcbileque collalum concordarc
» rcperi, Ego Jos. Andreas RONCO publ. reg. a\icl. not. Curiacq . EpisciTi
» Eporcdr Canccllarius, nccnon praedicli arcbivii Pracfcctus l)ic in fid.
» manual, subscriplus, apposilo eliani cjusd. Curiae consuclo sigillo. Dat.
» Epor. die vii. scpl. 1774. »
» Solloscrillo Ronco Cancell. c Arcliivista. »
\. 18. ononis III diploma quo ccclesiae verccllensi omnia j)raP(Iia
OoiMon iiisi. Ardoini marciiionis, atque Ardicini lilii cius, nee uon
privilegia alia coiicedit.
In nom.'^ &c.
I' I 1 rol.MS.
n. c.xr.\w.
DlBARni
iiil'icm Ir.isp. . ./..it
p. 99 Olio &c. Romanor Imp. augustus. Notum sit uniucrsis noslns fidtlibu.<
An. 1000 fp'ia pro diuino amore el pro leonis niTI Ep petilione audita dihipida-
J.e 1 ii"v. tione sancti Euscbii ab uxoralis anteccssoribus facta concessimus sancle
uereellensi Ecclcsiac ut in castello sTTc agathc aut in burgo cius aut
pcrquinquc milliaria in introilu nullus unqiiam bominum placitum teneat
aut fodrum coUigat aut albergarias facial publicas aul uUam publicam
exactionem cxigal nisi uercellcnsis EjnTs aut cius missus in tola Cam-
pania nullus lliclonia capiat nullus mcrcala babeat publica nisi uereel-
lensi Ecclcsia dcdimus uereellensi Ecclcsiae andurnuro mulinariam pon-
derana-' motem ct fidolam (1) Galianicum cum omnibus suls pertinentiis
dedimus Scio Eusebio omnia praedia maledicti ardoini fdii dadonis quia
eius episcopum interfccit et incendit Roueredum Riuarolum Riuaruptam
reddiraus canauam rodiliteguara (2) dedimus sparono castcllum uallc
citta il Ji VII degl'idi di quel mcse, cioe addi 9 di luglio, data di quoslo diploma.
Alia lista pcrlanto dclle cscn7:ioni concesse dagli Oltoni allc cilia d'llalia, dalari
dal Cav. Vesme ( I'icende della proprieta in Italia, lib. Hi. cap. vii. ) convicne ag-
giangerc quclla die col presente diploma di Oltone III oUennc nell'anno 1000 la
citta d'lvrca.
Nolisi ancora chc questo diploma fu anterlore a qucUi conccssi da Oltone III a
Leone Vescovo di Vercolli ncU'anno rocdcsimo, cioe nell'anno 10(K), ma addi 1." di
novembre, dali in Roma.
Per altimo si badi die Bonaventurino da Mantova scrittore del Prolocollo, d'onde
ho estralto questo documento, fu nolaio dolla curia vescovile d'lvrea a' tempi del
Vescovo Alberto Gonzaga manlovano, cioi tra gli anni 1^88 e 1322.
(1) Monlem Cisidcdam (Dun.).
(2) El Rordililegnam (ib.).
35 c
suanam ualle origanam fontancdum Barsan Suanam et omnia prcdia
ai'doini ubicumquc iaccnt cum omnibus iicrtiiiciiciis ili'dimus Sciui Eu-
subio corlem Sisbalianam el Giitinanim in inlcj^rum <|u»- iuslc pcrdidit
ardicinus (1) (ilius ardoini marcbionis i)uia uocatus ad paiacium papae (2)
lU legem fcccrunl noclu aufugil cl ipsam presenciam (3; nuHiiis
reuerenciae habuil confu-mamus ct redimus sciu Cusebio omnc forvsluni
de loceio cl lotam siUiam Ruuaxiiidam Cotifirmamus scio Eusebio mona-
steriura de laucciu cum omnibus suis pcrlinonciis ct cunlirmamus omnia
praeccpla cidcm sclc Ecclae a noslris predcccssoribus facia staluimus
quoquc ul omnes (ilii ucl fdie clericorum cl I'amiba ;4) s^i Euscbii in
seruatione Ecclae rcraancant neque libcris malris si clerico suo adhc-
sil (5) liiis qui nati fucrini prosinl uolumus (C) rogamus cliam succes-
sores noslros sub (7) Dei timore conleslamur ut omnia cambia illicila
cl seruds Ecclae illicitc libcralos ad prislinum ussum uenirc coganl el
ad anliquaro scruilulcm uenire compcllant maximc Ingonis cpiscopi
omnia cambia frangant qui pro adultcrio sanclam agalbain cum seruis
ancillis et ipsam mortuorum sepidluras ab Ecclcsia alicnauil monasU'-
rium Sell Slepbani annullauil (|uia caballiacam per cambium diabolicum
ei abstulit Lauccium monastcrium dispcrdidil quia alice 8, ab co alic-
nauil ipsara ciuitatem ucrceliensem ita publice (juod nee terras neque
seruos ibi esse pcrmixil (9). Omnia quae supcrius dicta sunt et caua-
lialara aliccm el Sctam agalbam el omnia corum pcrtinencia si^a uercell."
Eoclesia babeat teneal cl in perpcluum proprielalem diuldidet. si quis
uero ullam molcsliara de biis omnibus Episcopis Ecclcsie uerccllensi
feccrit millc libras iusli auri componat ucrcellcnsi Ecciesie medielalera
ei et nobis alteram, ct hoc prcceplum in sua mancat flrmitatc quod
ut credatur cl conser^'ctur manu nostra hoc firmauimus ct nostro si-
gillo prcccpimus insigniri.
Signum domni Ottonis inuiclissimi augusti.
(Monogramma)
licnertus canzellarius uice pclri cumani cpiscopi recugnoui
Data kal. nou. anno dom. inc. indie, vni. anno tcrcii Ottonis regis
XV (10) imperii uoro quinto. Actum Uumae in palaciu monasterio fel. amen.
(I) Ardiscinus (Dun.).
(9) Papalc (ili.l-
(3) Lt ipsam pape proscnciam (ih.).
('!) Et filiac Clonioiitis ox familia ScTl Enspbii (ib.).
(5) Liliori matris si clerico aerro adhaesit (ib.).
(6) Volnmns .
(7) Noslros ei sub (ib).
(8) A lilp (ib.).
(9) Promiiil (ib )
(10) Datum kal. nou. anno Domini M. indict, xiv. , ao lertii Otloois regis ivii. ,
imp npro v. , Act. Romae id palacio Montis, fel. (ib ).
3:' J
N. :'>. Diploma Oltonis in Impcraloris quo ccclcsiae veicellonsi
i)..i M..n Hisi. pracccdentes donationes conllrmat, totiimque aurum
V CTclnf .piod iuveiiitiir ot olaborafur infra vcrcellensem opi-
\n mm scoiuituia ot veicellonsem comitalum al<|no phira alia
no>omi.r privijogia concedit.
Ill nomino &. Otto & Imperalor aug.
[Solum sit omnibus nostiis fulelibus Leonera nostrum E|Tiim noslrani
sunpliccm cxorasse clemenciam ul suuni cpiscopaluni pro Dei araoro
et ScTi cusel)ii el pro sua lautlabili fidelitalc ita noslris publicis robus
tlonaremus et dalis ita confirmarcmus ul sHa Ecelesia omni parte
libera nullis ferialur aduersitatibus sad secura Deo sancto cuseliio , nobis
el presenli I.eoni Ej^ ciusque successoribus seruial. banc iuslissima-'
jK>slulacionem audientes omnem forestum quod est inter baonaiu el
sturam et omnem forestum publicum a strata roncarolii usque in bao-
nam et usque in monaslerium scTi micbaelis in loceio et usque in cur--
tern sulriara dcdimus et confirmauimus Scio Eusebio Lconi Epo suisq.
successoribus omnibus ut secure tcncat et quod uellit facial tantum ad
ulilitalem ecclcsic dedimus et confirmauimus sEio eusebio omnem aquam
publican) et ripas publicas cum molendinis porlubus uenacionibus el
piscacionibus ab illo loco ubi Sicida flumen intral in padum usq. in
porlum de gabiano. dedinnisi et confirmauimus sancto eusebio in ppc-
luum omnrs insulas piscationes uenationes et ubi aucs capiunlur a bal-
zola usq. ad s.Tom cuaxium el usq. ad carisianam. dedimus et con-
firmauimus sao eusebio corlcm Firminianam in integrum et cortem
eleuoli in integrum el corlem monlem in inlcgrum ct corlcm candele
in integrum cum seruis ancillis pratis pascuis uenacionibus molcndinis
siluis teloneis ct cum omnibus ad easdcm corles ex omni parte omnino
pcrtinentibus ut lam Leo Episcopus quamque sui succcssores secure
ipiiele leneant ordinenl el ut uolucrunl iudicent. Dedimus et confirma-
uimus sancto Eusebio ct sUui michaeli in lauceio cortem quadradula et
cortem turbam el corlem triueri cum seruis ancillis siluis piscacionibus
uenationibus pralis pascuis portubus et cum omnibus ex omni parte
ex tolo ad casdem coitcs pertinenlibus dedimus ct uolumus ut in etcr-
num sanclus eusebius habeat et leo e^s omncsq. sui succcssores cum
omni pace ad proprictatem . radiganda et corlem gcniziaslo cum
omnibus seruis ancillis pralis pascuis aldionibus siluis monlibus el pla-
nicie uillis et omnibus casis ct cum omnibus rebus mobilibus et immo-
bilibus ad eandem cortem pertinenlibus. Dedimus et confirmauimus
s^ Eusebio corlem cauconada el corlem sulziani in inlcgrum cum
seiTiis ancillis aMionibus pratis pascuis siluis uenacionibus molendinis
aquis el cum omnibus rebus ad easdem corles pertinenlibus. Dc<limus
et confirmauimus sZTo Eusebio Ires mansos in carazona undo mel pu-
blicum rcddi solet ct quicquid dc publico ibi habuimus cum scruis
cisls pralis pascuis et cum omnibus rubus ad cosdem roantos perlint-n-
til)iis. Dcilimus cl conlirmauinius s^ul EuM:bio omnt; qiuxl <lc Tiiihlicn
haliuimus hi i|uiriiiu ct in castt-llo ct in iiillis ct sihiis pmlis p'.i&ciiih
ripis niontibiis alpibus ucnacionibus piscacionibus semis ancillis aldio-
nibus molciulinis niiicis uinctis cl aqucductibus ct cum omniliiiK i|uc
iiiKlunni a parte publlca ail i'and(Mii curleni pcrtiiiuciiint . I)i-diiiius ft
■ onlirniauimus Sclij Euscl)io omiiciu anpiam do sicida a fitio inliT !;a-
linai'iam ct roraaniami^ iiscpio <bim ipsa aqua sicii'.a intral in padum
ct molcndinis portubus ripis piscacionibus ucnacionibus pantcriis et cum
oainibus que in ipso ilumiue supra et infra cs£ onmi parte fieri possunt.
Dedimiis el conlirmauiiuus siuH Euseliio tolam acpiaui de saruo <le .\n-
doriii usque dura inlral in padum cum niolcnilinis piscacionibus por-
tul>us et cum omnibus que ad pul)licuni pertiuuerunl. Dcdimus et con-
lirmauirous SoIo Euscbio ut cum onmi poleslatc babeat et leneal ile
ledua usq. in padum piscaciones uenationcs mob^ndinos panterc ut nulbis
iniltcrc aiideat nauim ad piseandum ant rcle ad piscandimi aut pan-
tore sine iussionc uerccliensis episcr. Dodimus et confirmauimus ScT.
Euscbio totum forestum morlibanum in integrum ut nulbis boniinmn
audeat ibi ullam ucnacioncm faccre sine uoluntate et iussione uercel-
lonsis episcr. Dedimus ct conlirmauimus ScTu Euscbio et Lconi nosiro
fidelissimo episco" suisq . omnibus successoribus in ppduum totum au-
rum quod inucnilur ct ebdioratur infra ucrcellenscm cpiscopalum «t
uercelienscm corailatum et infra comitalum sTiw agathae et infra iura
I't infra pcrlinentias ScTi micbaelis in laureio el infra alias terras ad
episcopatum ucrcellensera cl ad comilutum pcrlinenles. Voluniusenim
ut sicul in noslram camerani aurum solitum reddiorat ita dcinceps in
aolcrnura in kamcra sal Eusebii deferalur ut noslra memoria non de-
ticial ibi ct quod auro uitani eterna ' acquiranius . precipiraus igitur
ut nullus dux marcbio comes uicecoracs nullus archic|nsco|)US cpisoopus
nullaque parua aut magna persona Sctuin cuscbium aut leonem nsirum
episcojium ucl suos successorcs do omnibus istis disuestire inquieUire
molcsl.irc presumal sod liccal tiim leoni quamq. eius successoribus ail
bonorem Dei ct ScTi Eusebii ad nostrum seruleiuni suamquc ulilitalem
omnia que suprascripta sunt quieto paeilice cum omni potesUite babere
tencre el facerc ct iudicare quicquid propria deci-euerit uoluntas saluo
Dei rcspcctu omnium bominum eonlrarietatc remota. Si quis auiem
iiostris aut futuris temporibus diabolico ductus spiritu SoTaS Ecclcsiam
uerccUcusem leonem episcopum aut suos successores in aliqvo de bis
omnibus que suprascripta simt aliquo ingenio disuesliro aul ulla rarione
inquiclare ucl fatigare aliquando presumpscrit componat mille libras
auri mediilalem nostrac camerc et uerccllensi occlcsie alteram cl pre-
ceplum llrmum perraancal Quod ul uerius crcdalur et diligentius ob-
seruclur manu ])ro|)na connnnauimus et nosiro sigillo ul in eternuni
uiuat ucrissimc iussinius insigniri.
Signum dorani otlonis glorilm Romanonim imp. aug.
(Monognmmn'
SiniK If. Tom. M\. .'P
354
Heribertus cancellarius ad uice-' petri episcopi rccognouit.
Datura kal. nou. an. dom. incar. indict, xini an. tcrcii Ottonis re-
gnantis xv. (1) imperii uero v. Actum Roniac in palacio monasterio (2)
feliciter amen.
N. 20. Ottonis nl praeceptum per quod Leoni Epo vercellensi,
MimT. Ant. ciusq. Eccl."® (liias curtesClavasiametBcdoliiimelargitur.
in. ac%\ t. V.
Diss. LXVii.
In nom.'^ s^ & indiv.""^ &c. Olto tertius secundum voluntaiem Icsu
)"i8 Clirisii Romanor. Imperator Aug., Sanctarumquc Ecclesiar. fidelissimus
dilatator. Notum sit (idelibus ntns qualiter intcrventu el pelilione Ugonis
raarchionis nosiri dilectissimi fidclis, dedimus s^ Eu.scbio cui domnus
Leo Epus pracessc videlur duas cortcs juris nlTI Clavasiam el Bcdoliuni
in integrum cum omnibus lerris raassaritiis &c. ut lam Leo EjIUi quain '
omncs sui successores habeant &e. salva tamcn Dei revcrenlia, et honorc
s^e Ecclesiae &c.
Dat. XV cal. fcbruar. Ann. D."" Incarn. millcsimo priino, regni \ero
domni tertii Ottonis xvi. Imperii vero v., Ind.* xiv.
Actum Romae in Palatio fel. Amen.
.>. 21. Privilegium Arduini regis Italiae, Monacliis Cassinensibiis
(Kx coucciao S.'' Salvatoris Papiae conccssiim.
inslr.coraitum
Valpcr:riae)
Kxiai in Bull jn nomine S.'^"" ct Individuae Trinitatis. Arduinus rex divina pro\i-
■ M»iii-.abim) dente dementia secundum voluntaiem Dei Salvatoris, nostriq. libenito-
i ic.inst 71. ris; Quidquid confirmalionis et proprietatis ad Ecclcsiarum Dei, .San-
nbi ilocst quo- i»t ■» .ii-i
qu.- indictio- clorumque suorum cxallalionem proebucrimus , id nobis ad aelernae
nil noia beatiludinis bravium, et sccularis vitae profeclum esse profuUiruni ve-
Sa. lOOi lissirac crediraus. Igitur omnium sanctae Dei Ecclesiae fidelium , nostro-
rumq. praesentium, scilicet ac fulurorum agnosc;il universitas, qualiter
nos propter Dei omnipolentis amorem , et ob remcdium animae nostrae.
parentumque noslrorum rogante domino Andrea Ven. Abbale, seu Cae-
nnbio ad honorem S. Salvatoris, baud procul a moenibus Tieinensis
.III' -Jd rcl>r.
(1) xvil (Dob. I. c).
(J) Montis {ib ). — Queslo diploma fu pubblicato dal Di)R»M)i ( Alpi Grare e
Pi'nniDe pag Ml ") , ma coropendialo, e per tpianln sembra Ofsai scorrcllo.
35")
urUis funil.itft, per hoc. n;)siriini regale pi-aeceplum , prout iiistc,et !<•-
giilitcr valeiniis , cnn(iriii:>imis, qiieiniiilinodiim a tcrlio Ollionc prae-
ceplali auctoritatc confirmala sum omnia <|uac ciilcm ven. loco donata
collala el oblata sunt tam lart^illuo dono bonac memoriae (laminae
Adeleidac Iraperalricis quam ctiam ali<jua inscriptione cliartarum alic-
riim iiominum. cum caslvllis villis ciirlibus cappellis oratoriis niansis
eampis vlncis pralis pascuis siluis montii>us uallibus planieiebus aquis
aqiiarumque dec\irsibus, piscationibus, molendinis^ terris cultis ct in-
cultis ripi« poKubus Kcnis ancillis aldionibus aldianis venim etiam
euin omnibus, de quibus von. Coenobium iiisle invcstitumni habct
vel halmil ex ea die qua serenissima quondam memoral;i Adeleida mi -
nachos ibi consliluit. confirmamns ([uidem el firmissima traditione
largimiir cidem monastcrio S. Salvatoris monastcrium S. Anastasii cum
onjiii s\n pertincniia una cum curtc Ollana (1), Monticelli Erboria
Barsihilia Frisinaria (2) Rivum Cervinum terram de pclro Albcsatio
lerram quam lentiil Lintaldus cum manzo de Belinzuna Tulianum Ca-
storianum Caucomate Vergimini Gebcrlascum cum distrielu duoruni
milliarium in circuitu Viridarium prope Palatinam porlam , el S. losilam
cum (S) omnibus perlinentiis suis el adiacenliis lam infra civitalem Ti-
cinensem quam extra praUim rcgium; insuper monastcrium S. Dei Ge-
nilricis Mariae in loco Pomposa dicto constructum el omnia quae in
(".omaclo eidcm raonaslerio pertinent infra caslrum seu extra tam in
Rcda , quam in Quinta Corva Cer^'ino Figariolo (4) , Zonzadega Zon-
zano Scminiano et omnes Salinas ct ollveta vel omnia , quae ad iam
dictum monastcrium S. Dei Genitricis Mariae, vel ad alia loca omnia
quae ('.oenobio S. Salvatoris D. N. I. Cliristi pcrtincrc videntur tam ibi
quam in caeteris aliis locis uccnon el Arraentaria et Blondi cum per-
linentiis ineffabilibus illi in proprium corroboramus. Praccipientcs ilaquc
iubemus ul nullus Episcopus, Dus, Marcbio, Comes, Vicecomes, Ga-
staldius , nullaque regni nostri persona magna parvaque de rebus mo-
bilibus sivc immobilibus sive de qualibel terra devcstire idem niona-
slerium sine legali iudicio praesumat. Sancimus insuper, el hac no!^lra
regali aucloritate concedimus, ul si conligeril, quod soepe eontingit
quatenus Abbas praenominali monasterii buius lucis habilaculuni dese-
rat liceat monachis ex sinu eiusdem Ecclesiae quern meliorcm vide-
rint eligcre in patrcm omnium Episcoponmi vel omnium morlalium
contradictionc rcmola nee fas sit alicui monaclio ex alio nionaslerio
ad id iransitum facere sine voluntate monachorum ibi Deo servienlium
in perpetuum . Si qwis autem huius nostrac promulgatae aucloriialis
el praecepti violator extitcrit sive praedicto S. Salvatoris minorationrni
0) Olona. ,
(S) Herbaria, Basiligntia, Frixionaria.
(d) S. loanais silom cum.
(4) Quiata terra Coruioa Tignriolo.
356
facert- aul in castcUis villis vol in quibuslibct locis cius ;iribcrj,'arc
placitum, sine eiusdcm Coenobii Abbatis iussionc ullatcnus tenerc aut
aliquam angariara publicam functioncm aut teloncuni cxtorqucrc, aul
tollcre vol monaclius de aliqua re pracsuinpserit moleslaro, soiat so
ooinposilunim auri cocli libras mille mcilictalcm caniorac noslrar ac
nie«liclalcm Abbati eiusdcm monaslcrii qui pro tempore fucril ot in-
super quod ei dcterius est cum luda traditorc Domini Salvatoris nostri
in oaiiis nomine iam dictum Monastcrium conslructum est acternis do-
pntabitur incondiis. Ut autem verius credatur hoc praeceptum nostra
auctoritale pci-actum praosentom paginam roanu propria ct nt infra
loborantcs sigilio noslro iussiraus insigniri.
B. S Signura D. Arduini regis invictissimi
Gunibcrtus Cancellarius vice Petri Cumani Episcopi Archicancellarii
recognovit.
Dat. X. kal. martli, Anno Dominicac Incarnalionis 1002. Anno D. Ar-
duini regis primo. Actum in Papiensi palatio felicitcr. Amen (]).
\. 22. Privilegium Arduini regis Andreac Laiidcnsis ojiiscopo,
In rniicciaDM eiusiiuc succcssoiibus concessum.
in>itnim p. 17
.\ri llX)i.
In nom.* &c.
Arduinus gratia Dei rex. Si quis succursu pavipcrum, ot subuentione
Ecclesiarum sacris, et honorabiUbus locis erogaueril, procul du-
bio (2) ccntuphim accipiet, et quod maximum est ultam aelernara pos-
sidebit. idcoque omnibus sanctae Dei Ecclesiae, noslrisque fidelibus
praescnlibus scilicet, alque futuris notum esse uolunuis tenore praosen-
lium, Bertam uidclicet dilcotissimam coniugem nostram adiisse clemen-
tiam deprccantera, quatenus ob amorem Dei, et nostrarum pariler re-
ilemplioncm animarum , (.j) nostrorumque parentum. filiorum, per no-
stri praesenlis paginam concedereraus Episcopalui I.aiiflcnsi, ubi Andreas
uenerabilis Episcopus pracsulatur, omncm reditum a\n-i (4) quod in
amne lovalur in toto dominio (5) Castellorum Canaiiesi , et Gal-
gagnani. qyi redditus pertinere uidentur Camerae nostrae. Nos .niitem
(I) I-'orif^inalo di queslo documento csistc in Milanu iietrarch. diplomatico (scaff.
n 9. lav. n 93.) e tionp I'lnd. XA', che manca in MaroariIVO, la quale cnrrispnndc
perfettamcntp coiPanno 1002.
(9) I'rocul duluo a l)co, ct qnod maximum etc. (ap lI<;nF.i.i,i II. .S I it.
col 6f>I.)
(3) Noalrurumqiic filivruro, per nosiri Pr«*copli paginam etc. (ib ).
(4) Quod in arano Icvatur elc. (ib ).
(5) Ca^tellnrnni Caveoaci , cl cic. (ib.).
357
paupcrlalcm praeratac Ecclcsiac Lnudcnsis in (1) aui;umcntuin
consiilcnintcs , iiisl;io pratlibiilac llerlac n-ginau <lulcissiraaf coniii-;!!.
picctis, alipiu uolunlales. I'cr banc noslri praeccpli pasinam proul iusU-
hoc in siipraciictis ripis Icuatur per tola conlinia piacdicloruni
('.aslfllonim cum omni districtionc. onlinatione, ilcftnsionc (k- nosli-a (i.
rogia ajiclorilalc Episccpaliii l.aiulcnsi concrdinms, donanius, ct pro
ai'tiTnis Icniporibiis bal)c-n(ltin] largimiir. Cnnclorum if{;iim, uniniumqui'
honiinum (3) conlradiclionc lomola Si quis contra banc noslri
pracccpti donationem insurscre, alque contrancnire tcntaucrit actcrnac
se gebennae uinculo astiingatur, aut si uiolaueril mancnsscs mille mv-
dictatem Camcrac suae (4), el medictalcm praediclae Eccltsiac Laudcnsl
''cbitae et ut hoc nostrum pracceplura scriberc. nostroque sigillo
iussiniiis insigniri.
Signum R. S. Arduini Ser.™' el Invicl.""' regis, ego Eribcrtus (^an-
ocllariiis uice Petri (^umani Episcopi, el Arc\iicanrcliarii reeognoui. Dat.
&c. in palalio Episcopatus Laudensis. Anno Incarnalioiiis l)oni." Mil. bid."
XV. «n. d.°' Arduini ser. regis regnanle prime.
N. 2-3.
Dagli Annali
sacr.dclla Ch
di Como del
P.TATTl(Mil.
1683, 3 v(. I. Id
4." ) Decade
seconda (. i.
p. blT
ExtatiDl.diul
cpisc. ISovoc.
An. 1003
die 95 marl
Arduini Italiac reg:is diploma quo Petro Cuniano ciiistopo,
casliuin Bcrizonae {Bclinzona) cum omiiilms pubiicis
ledditibus concedit.
In nom.' s."'"" el indiv. Trinitalis
Arduinus Divina fauenle dementia rex. ^otum sit omnibus fidebbui
nostris, quia interventu Bertae reginae nostrae dilectae coniugis, pro
Diuino rcspcclu, el pro salute nostra, el profiagatione regni , el pni
rcinedio aniinae nostrae decbmus in integrum, el in perpetuuni Sanclo
Abondio oninem illam partem de caslro Brizona, quae ad iioslram pu-
blicam pcrlinuil, lam inlus, quam foris, cum omnibus appendiriis suis.
cum mercalis, teloneis, scruis, el ancillis, aldionis, ct aldiabus, cum
omnibus publicis redditibus, et functionibus, cum ipsa quoque porta,
quae publico usui baclenus deseruiuit, ul libcre, secure, el (piicle, pa-
cificc cum orani poteslate. Et Pclrus Cumanus Episcopus pro iiitegritatc
suae fidei , el purilatc seruitii, cl omncs sui successorcs Iial>e3nt, te-
neant, et quicquid iioiuntas coram dccreucrit, ad cullum Diuinum Ta-
( I ) In anpuncntnin oonaideraDlet juxU pnclibttae Bcrtac rrginac dulcusimai'
coQiugis prccoB alque ToloDlales , per lianr eU.
(S) Regia Laadensi conccdiiuus etc.
(3) Conlradiclionc Si quis etc.
(4) f ' nostrae
N.
2i.
■hid.
p 819.
Ki eotl. tabni.
An.
1(105
.lie SJ
inarlii.
ciant. Quia prjcJictuiii castrum Berizona cum omnibus, quae ad illud
aut intus, aut foris pcrlinuerunt, a noslro iurc, el dominio, cl ab omiii
publica rcpclitione in ius ct dominium S. Abondii omnino ti-ansfundi-
mus, dodimus, dona\iimus ul absque publico respeclu, ct sine onini
ulla inqni(.'l;\tione publica, omnia supra.scripla pcrlinenlia cum sciuis,
et ancillis iam tcneant, iudicent ct ordincnl, sicut caelcra loca, quae
ante centum annos Ecclesin S." Abondii acquisiuit, ct tcnuit. Deeet eiiini
regno nostro, ct incrcmentum dc biis, quae Dcus dedit, Deo dare; et
ci honorcm retiibuerc, qui gratis houorat, et a quo omnis honor pro-
cedit. Quod ergo Deo dannis, de suo est, et quod cius Sanctis confe-
rimus, Dei dono, ot sanctorum precibus rccepimus. Honorcraus ergo
sanctos, ditcmtis loca sanctorum , ut ipsos apud Dcum adiutores habea-
mus, et intcrccssores. Per hoc enim predeccssorcs nosli'i multum Deo
placuerunt. Per hoc cl nos speramus, el uilae salulcm, el rcgni .nigu-
mentum, et pacis, piospcritalisquc honoreui . lubcmus igilur. ul nullus
Dux, Marchio, Comes, Vicecomes , nullus Latinus , nullus Teuionicus.
nulla regni nostri magna, uel parua persona deinceps de praediclo casiro
Bcrizona, aut de aliqua eius pcrlinenlia, aut intus, aut foris ullo tem-
pore per aliquod ingrnium sc intromittere audeat, nee unquam Eccle-
siam sancli Abondii disucslirc praesumat, aut Pctnim nostrum fidclissi-
mum Episcopum Cumanum aut ullum eius successorem inde inquietarc,
molestare, aut per ullum placitum fatigare contendat, et prae.sumat. Si
quis aulem fecerit, millc libras coctissimi auri componat mcdictatem
nobis, ct S. Abondio alteram. El hoc praeceplum omnibus lemporibus
in sua maneat firmilale. Quod ul credalur uerius, conseruclur diligen-
tius, hoc praeceplum scribi iussimus, manu nostra firmavimus, et no-
stro sigillo insigniri praecepimus. m;^ii> J'T -iJ-hlro joi iiii...,;i/ri 3 :
Signum Domni Arduini serenissimiet iMvictissi'mi regiis
Cobertus Canzellarius vice Petri Cumani Episcopi, el Arcbicanzellarii
recognovit.
Dat. octavo kal. aprilis Anno Dominicae Incarnationis millesimo sc-
cundo Ind. v. Anno vero Domni Arduini regis regnante primo actum
castro Montigio . feliciier Amen .
Privilegiuin Ardoini regis quo clero Comensis ecciesiae
Clusas et Pontem et coiuitatulum do Clavenna conJirmat.
In nom." S." et Indiu." Trinitatis
Arduinus Divina fauente dementia rex. Si Sanctis, ac uenerabitibus
Christo dicatis locis, Dcoquc seruientibus nostrae scrcnitalis munus con-
ferimus, per quod eorum religio sublimatur, procul dubio eredinuis
aput omnipolcntem Dominum undique remunerari . Quapropter omnium
35y
sanctac Dei Ecclesiae ridclium, nostrorumquc , pracscnlium scilicet, ac
I'ulurorum conipcrial iiuUistri:i, qiioniuiii Derla rc{;ina nostra dilccta
coniux, iioslri(iuu rogni consors, pictalis nostrae ccliiitudincni pcliil, iit
pro scnapitcrni rctribuloris ainorc , cl salute animae nostrac, omnium-
ijue parcnlum nostrorum sanclae Cumanau Ecclc&iau },'if},'i, tarn tie (iii--
<linc, quainquu omnium saccnioliim cunclonim, ncl ticricoriini, cui
fautore domino I'clrus ucncramlus I'oiitifcx piaci'&se uidctiir, (Juslis, el
Ponlom, el comitaliilum iuris nustri do tlavonna, cum omni rcdditu .
ct exhibilionc, ct distiiclione, quae usque modo ad partem Kcipublicac
inde cxigi, cl exirc solcbat, doinccps perpelualiliT possidendum con-
firmare, conccderc di^naiemur. Ouonim quia latam prospcxinius po-
stulalioncm, eorum precibus libunlur acquicuimus, conci-denles , alqiK:
confirmanles iam dicto sanctac CAimanuc Ecclesiae gregi , tam dc (Sar-
dine, quamquc omnibus sacerdolibus , pracfatas Clusas, ct Ponlein, ct
comitaluliim de C.lavcnna, cum omni reddilu, cl cxliibilionc, cl distri-
ctionc, cum omnibus, quae ad publicum cxindc sului possuni, omnia
in integrum conocdimus, ct pcrdonamus , alqne cunlirmamus cii'em
sanctac Cumanae Ecclesiae grcgi, tam de cardine, quanique omnibus
sacerdolibus, sicut hactenus iuris rcgni nostri uisa sunt. Eo uidclicct
ordine, ul suprataxalus Grcx sanctac Cumanae Ecclesiae, caeteriquc suc-
cessores sui poteslatem babeant, eas Clusas, ct I'onlcm, ct comitatulum
tenerc possidcre, seu quicquam ex redibitionibus, uel censum facere
uoluerini ad laxdcm, ct bonoi-em Dei, el sancti Abondii confcssoris pcr-
petualiter faciendum ex nostra plenissima auctoritalc. lubcntes ergo
sanctimus, ul nostris ac futuris tcmporibus nullus Dux, Comes, aut
quislibet Reipublicae Procurator, ncque alia qua (1) magna , paruaquc per-
sona cuiuscumque ordinis, aut dignitatis, ex practaxalis Clusis, ac prae-
libato Ponte, Comitatulum, censum ex biis aliquod subtrabcre, vcl mi-
nutionem facere quoque tempore pi-acsumal. Scd liceat praedicto Gregi
sanctac Cumanae Ecclesiae, tam de Cardine, quamquc aliis sacenlolibus,
qui pro tempore fuerinl, iam falas Clusas, ct I'ontem, ct (k)milatulum
in integrum ad suorum usum quiele, ct paciiice possidcre, rcniota omni
publica excubia, vcl totius polestalis inquictudine. Si vero quod mininie
credimus, contra huius nostri pracccpti statuta quisquc tememrius cx-
titerit, sciat se compositurum auri purissimi libras centum, roedietalcm
palatiu nostro, cl mcdictatcm pracfato Gregi sanclae Cumanae Ecclesiae.
Ouod ul uerius credatur, ct diligentius ab omnibus observctur, munn
propria aunotalum sigilli nostri iiupressionc iussiraus sigillari.
Sigiium Domni Arduini inuictissimi, ac scrcnissimi regis.
Cunibcrtus Cancellarius uicc Petri E|)iscopi , cl Archicanccllarii re-
cognouil.
Dal. octavo kal. april. an. Dominicac Incarnalionis millesimo secundu
Indictione quiiiUulLcima. Anno ucro domini Arduini terenissimi legis
regnante primo. Actum Caslro Montigio. feliciicr.
(I) r.' aliqua.
3(;.,.
N. *io. Kiiisilein Aicluiiii roj^is diploma Pctro Comensi cpiscoixt
ibui (. !»ii conccssuiii , quo pracdeccssorum Iinpcratorum atqur
K, ..,.,1 ini.ui Repmn privilcgia Comensi ecclesiae elargita confirmat.
An UMi
ilif i.'i marl.
In nom."-" S.'"" cl Indiv.'" Trinitiilis.
Anluinus diiiinn faiicnte clonienlia rox. Cre<liraiis Deo oninipotcnti
esse acceplum, aniitiaoquo saliiti in praescnti, ct in futuro magnum esse
snbsiilium, si loca upncrabilia, scruoruinq. Dei cocnubia sub nostr.i pio
aflfoclu rclincrc decreveiinius potcslato, et quibus Icmporalera polestas
pracbcl tranquillilalcm, non ilubitanins mcrilis, ac prccibus eorum sem-
pilcrnam nos posse conscqui r<>licitatem. Ideoque omnium sanclao Dei
Ecclesiae fidclium, nostrorumque praescntium scilicel, cl futuronim
rognoscat dcuola relii;io, quia uir uencrabilis Pelrus sanclac Coracnsis
Keclosiae Praesul , sercnitalis nostrae subliniitatcm adicns, innolnit pio-
lati noslrae, qiioraodo diviac memoriae Karolus Magnus, alque Christia-
nissimus Imfierator, sen etiam.et Ludouicus gloiiosissimus Aiiguslus,
necnon Lolbarius Caesar, fdiiisque iiiius Ludouicus Irapcrator, Karolits
iloiTique et Rerengarius rogcs, dccessores noslri candem sanclara Co-
nn'iisem Ecclosiam, ct reclorcs ipsius una cum Clero, ct rebus ad so
iusle, et Icgaliter perlincnlilnis ob amorcm Dei, ct rcucrcntiam Beatis-
sinii Abondii confessoris Christi, qui ibidem ueneranler humalo corpojc
rcquicscit, svd) |)Icnissima defensione atquc imraunitalls luicione afl'eclii
denolo relinuissenl, unde, ct sacris noslris obtutibus uciissimas auclo-
ritatcs imrainiilatum prae<lictorum pracdecessorum nostrorum Impcrato-
luni, alque Regum, in quibus continebatur, quaiiter sub sua defensione
eamdem constituerant Ecclesiam, alque singidas quacriraonias studio inde
siistulerant.diucrsasque inquieludines conccdcndo submoucranl, uidelicet
concedendo cum eunctis bominibus eiiisdem sanclae Ecclesiae ab omni
publico obsequio, uel publica functione esse immuncs. Scd quia contra
praefatas aucloritates reg\im , alque imperatorum usque modo pane
ipsius Ecclesiae de conccssa publica functione, uel redibilionc, ct de
leloneo mercati Luani, seu Cumani per hebdomadas aliquid ad publi-
I'uni exigebauir, petiit pielalem nostram , ut ct publicam funclioncm
ad partem telonei, sicut oiira a parte publica conccderemus, ut exacla
fuit, sicut ct dcinceps sub omni integritate praefatac Ecclesiae pcrpe-
lualitcr habendim, quod et fccimus. Nam ct pracdicta pracdeccssorujn
nostrorum praccepta , nostra auctoritato confirmauimus, seu ctiam pi-
scarias cum ripa Laci Cumis , et Mezole, uel quiquid ibi de comitatu
l.euco fuit aliquando, vel fluniinum, seu ctiam Abbatiam sanclae Mariae.
quae dicifur monastcrium uctus quod Lolbarius. et Ludovirus impera-
lores delegaverunt, confirmantes firmas, et stabiles eidem Ecclesiae per-
manere sanctimus. Prccipienles ergo iubcmus, alque per hoc nostrum
regale praeceptum inlerdicimus ut nullus ludex publicus, uel quislibet
iuditiariap potestatis minister, tarn supciioris. quam ini'erioris gradus ,
Ml
ill Monasteria, Scuodocbiu, Ecclcsias bupiisiualcs , scu rcliquas Ecclesius,
Curies, loca , vol agios, Drolluin cum aruiia, niacnia civilatis, scu liii.t
I.aci Cuniis, cl Mezol^c, i|ui('(|(iid ihi do coiuilatu Leuco pcrtinuit, seu
et fluminum , et liltorcas posscssionus oicuioralae Ecclesiac, quas mo-
derno Icmporc cum quibuslibct pagis, uel torriloriis infra ditioneiii
rcgni austi'i iuslc, cl li'galilcr possidcl, ucl quae deinceps in iure, cl
poleslale praeiibatae Ecclesiac Diuiiia picliis uolucrit augeri, :iut causa.s
iudiciario more audicndiis, ucl Ircda exigenda, aul menlioiies (1), ucl
paralas raoiendas, aul ruleiussores lollcudos, aul bomines ipsius Ecclesiac
Um iiigciiuos, qiiani, cl seruus dislringendos, ncc ullam rcdibiliuiieiii
de liiis usque modo, quae ad parlcm publicam exigcbalur, aul inlicita.s
occasiones requii-cndas, noslris, cl futuris tcnipuiibus ingrcdi audcat.
nee aiiquid easdciii auelorilatcs qiiippiani rcpclitionis inferre pracsumat;
ncc cisdem lioniinibus pi-acTatae Eeclcsiae, quod nus cidciu uencrabili
Episeopo concedimus, uiio in Icmpore pro qiiaiibet funclione, aul re-
dibilionis exaclione, ucl excubia publiea inolcslare audcat, ncc aiiquid
dc hiis, quae supra meniuravinuis , abslralicre, uel diminutioaciu faccic
aliquu lempore piaesuinal. Nam cl rebus, unde muniinina pcnlita , ucl
ercmala fucrunt , sine alicuius molcstalione pcrliemnilcr habere sUlui-
mus, Cl Aduocatum ipsius Eeclcsiae nullus ludex publiciis distringat
sine Ejiiscopo aul eius Misso, el suos liberos, sivc scruos nullus Mini-
slrorum noslrorum publiciis banniscal exlra suani parocliiani ad facicn-
dam iusliliam. Habcantque ipsi liberi bumincs raeundiam , cuiuscumque
sint natione Qdeiussores , cl sacraraenlales , seu lesles esse secundum
suam legem, et contradare, clad parlcm ipsius Eeclcsiae inquisilioneni
facerc posse, et liceal mcraoralo pracsuli, suisquc succcssoribiis, res
pracdiclae Eeclcsiae suae cum omnibus fredis conccssis , cl rebus, ucl
bominibus ad se iuslc aspicicnlibus Uuii liberis, quam cl seruis suis sub
munitatis defenslone noslrae quiele possiderc. Quicumque autem hoc
nostrum pracceptum in aliquo uiolaucril, centum libras auri com|K)nct.
mcdictalem palatio nostro, et mcdiclalem iam dictae Eeclcsiae. Ul autcni
ueriiis credatur, el diligcnlius ab omnibus obseruclur, manus propriae
inscri|ilionis signo roboialum anuli nostri impressionc iussimus sigillari.
Signum ( ) Dorani Arduini serenissimi, ct invietissimi regis.
Cunibcrtus Canzcllarius uicc Petri Cumani Episcopi, el Archicanzrl-
larii recognovi.
Data viil . kal. April, an. Dom. Incarnaiionis millesimo secunHo.
Indict, quintadecima; anno uero domiiii Arduini regis rcgnante prime.
Actum Castro Montigio fclicitcr. Amen.
(I) I'- mansiooes.
Skuie II. Tom. VII. 46
363
N. 'i(). Privilegiuiii concessum Monialibus S. lustinae de Luca
E^ ab Ardoino Rcge.
roil l.ucaiK)
Bern Barom
rum ch orij;-
rollaio fii nomine Sanclae el Indhildiiae Trinitatis . Ardointis diuina faiienlv
All. UH)i dementia re.v. Oi)iiii(u» fdrlliim Sanclae Dei Ecclesiac noslrorutnqnr
In^dilii presentium scilicet el fulurorum noiterit Uniuersitas Berlam nostrum di-
leclissimam Conju/fem nostre Celsiludtnis exorasse clemenliam qnatenus
pro Dei amore , aninmrnmque noslrarnm remedio Adel)'ergam Ahhatissum
cum Monaclmhus in Jtlonaslerio Domini et Salnalnris qui dicilur Pri-
sfiiino nouni milit;inli|jus in xtsxun et sumplnm In Flexo Manenles quin-
que^ in Temi>aniano uiiiuii; in TaiTC quinque el Sundrium unum; in
Caslat/nolo manentes oclo cum domnicalo Salinas onirics que aJ ipsuni
|HTtinent Monasteiiuiu Cafagio domnicalo. In Fle.xo terras el uineos
linn omnibus que ad ipsnm perlmel MoiMslerium , ct alias pccias dc
terra que sunt proiic Flc.vum, ct Oliuetum quod ibi pcitinet . In pro-
pulio nianenlem unum; tii Xebiilo petias de uineis duas^a Cuprugnano
manentes tres; in Saftudo manentes qtiinquc et imam peciam dc iiinca
ol \imiin Sudrium doninicaliini. In Fraca mancnles qii;(tiior. \n Piscia
manentes decern cum lerrin et vineis domnicalis. In Rotta Ecclesiam
unam cum massariciis tribus et cum tcrris ct uineis domniealis. In Pa-
f^anico Manenlcm unum, petias dc prato tres in loco qui dicilur Pe-
tronaco, el alias petias de pralo qiialvor; in Tassignario Massarium
unimi. In Pctrosnano massarios quatuor; in Pulieiano massarium unum;
sorlcm unam in Massa; in Quiesa Massaiiiim iinum .. A massa-
rium itnum per noslri precepti paginam donare coiicedere confirmare el
corroborare dignaremur. Cuius peticionibus aurcs aceomodantes pro
Dei amore an'imarumquc noslrarum remedio prenominatis Slonialibus in
prefalo Monaslerio Dm Salvaloris quod Prisciano dicilur pro tempore
Dm mililanlibus in >isum et sumplum in Flexo manentes quinque; in
T<"mpania»io nnum^ in Tuife quinque et in Sundrium unum^ in Casta-
gnolo manentes oclo cum domnicalo Salinas omnes que ad ipsum per-
tinet Monastcrium Cafagio domnicalo in Flexo terras et vineas in Fle.vo
rum omnibiis que ad ipsum perlincl Itloiiaslerium , et alias petias de
terra que sunt prope Flexo, et Oliuetum quod ibi perlinet de pelnieio
manenlcm unum in uacuia petias de uinea duas a Capragnano manentes
Ires; in Saltudo ]tIansos quinque et unam peliam de vi'nea, et unimi
Sundrium domnieatum in I'-paca manentes quatuor; in Piscia mancnles
\ i-nni Icrris et uineis domniealis; in Holla Ecclesiam unam cum mas-'
snriis Iribus et cum terris tl uineis domnicalis; in Paganico nianenlem
iinuni pecias dc pralo tres. in loco qui dicilur Pelronacco, et alius
petias de Prato quatuor. In Tassignano nm.^sai'iKm unum. In Polro-
giiano masarios quatuor; in Pulieiano massarium unum, sortcm unam
ill Massa. in Quiesa massarium unum; a Caprile tnassarium unum
pronl juste el legnlilcr possumus per Iioc nostrum preceptum donamus,
eoncedimus, conliriiiamus et corroboramus una cum casis, sediminibus.
363
/ciTii, iitneis, /iivi<is, jHistitris, montibus , uallibus, aqtiii, (i</uarun)(|uc-
dcciirsibus, molciulinis, piicatiunibiis, scrvis cl ancillis, aldis cl aldiahus
omnibus rebus mubilibus cl immobilibus cum omnibus ml i>reiinminatam
Abbatissam pcrtinentibus in inleynim . liisujicr cliam conccdiiiius ft
confiimamus per banc noslri [irecepli pa^inam alque inuiolabib au-
ctorilate nl quandocumiuc ^Ibbatissnm de ipso Vonastcrio ex bac luce
migravcrit, qiialcm dif;niorein ac meliorcm nobisquc (ideltrn inlor se
ipsa oongrcgalio cligcro uoluerll Jbbiilissam, licentiam habeant eligenili
ac faciendi Abbatissam ca scibccl ralionc qualenus Monacbc in jam dido
Monjslerlo pro tempore Deo mili7«»i(es jn-o nobis alijiif snccessorttm nostra-
rum Dom7i misericordiam exorarc ualcanl. I'n-cipienlcs ilaquc jubcmus
ut nulUis Dux, Marcbio, Arcbiepiscopus, Episcopiis, Comes, Vicecomes,
ucl abqucm Repii noslri nwgna paniaque persona p-edicto Monuslerlo
dc jam nominatis rebus disuestirc , inquiclarc, ucl diminoraro auileat.
Si quis aulem buius noslri y'loUilor exiileril , sciat se comimsi-
tunun auri optimi librns centum: medietatcni Karaerc noslie, et me-
diclalcra Abbatisse atque Monacbabvis in supradiclo Monastoio Dm mi-
litantibtis. Quod ttl uerius credtUur diligenliusipie ab omnibus obscruetiir
manibus propriis subtcr firmauimus ct sigiUi nostri impressione inferitis
eum sigillari jussimus
Signum Domini Ardoini ^
M
regis
(Locus sigilli cerei deperditi)
Cunibertus Cancellarius uice Petri Cumani Episcopi et Arcbicancel-
larii recognouit
Acta XI hah scttembris anno Dominice Incantalionis Mill, ii: Indict.
Til: Anno vero Domini Ardoini Regis Primo. Actum Papiac in Dei no-
mine feliciter Amen (1).
(I) Qaeslo documcDlo finora iocdito, vicn ricordalo dal FioBENTiM (Afrmone Jctia
Contessa Malitde , cdh. del M*NSI lib. v. p. 9.): ojso c prcijicYulc porclic icrvc di
rii^posla a coloro, i qaali prelescro clic Ardoino non oslcndessc la sua potroza regale
lino alia Toscana. lo nc cbbi dapprima copia dall'ori(,'inalc, per meuo del Conic Sai\di
(Ii Lucca, die corrispose genlilmenle alia ricUiesta , ch"io gliene faee\a porgere nel
1838 dal Marchese Felice di S. Tom.maso, piovane di mollc speranie del quale nra
raramcnliamo luUi con dolorc la perdila. Nel IS-IO lornando io da Roma uc presi
ropia novella nell'archivio del monaslero di Sania Giuslina ne'Ser>i, di I.urca. Ma
I'una c I'allra copia erano assai mancbe , perocclie I'originale e in pcssimo slalo.
Kinalmcnto dal sijjnor I'rof. Abbale Bi.M, Bibliolecario della cilia di Lucca, io ne
cbbi una imova copia nieno imporfctta, c ch'cjjli eslrasso dal Codicc ms. l.urana
del Baeoni , compilalo prima della mcla del secolo scorso , nel qnal Icnipo coDTieD
credere cbc i caratleri del documcnto fossero meno scassali c guasti.
La parte di qaeslo documcnto ettoipala in ieltcrc corsivc i: IratU da qucslo C«dice
364
.N. ti". Donatio Arduini Regis Cuniberto Ecclesiae vcrcellensis
iiaiiarciiiv ,<. Piaeiiosilo , attjuc Regis Cancellario, Curtis Desianac
u';'";.'.!::;;. se.. Uccianae.
13;,inMnii. II
r I I u crvii
••..I .v>() jj^ nomine Sanciac ct Intliuiiiuac Trinilatis. HarJoinus ..... rniscri-
.\ii iiKiv cordia Ri-x Fidcliura pcticionthus adscnsum praobcmiis deuociorcs
«!0S fore noslrac fidclitalis obscquio minime Idciico noucrit omnium
tidelium sanciac Dei Ecclosie nostrorumque praoscntinm ac fuUirornm
nouoril solerlia qualiler intcnicnlu ac pelicionc Berlac dilccti.ssiraac
consorlis rcgni noslri per hoc nostrum praeceptum prout iusto ct le-
f;alilcr possumus confirmando corroboramus ct confirmamus Cuniberto
Verccllensis Ecclesiae preposito atqiie noslri cancellario eurtcra Desia-
nam sibi iure proprietario perlinentem cum Castro ct Capclla ibidem
consistenlc uua cum mansis terris uincis pratis pascuis siluis molendinis
aquis aquarum decursibus piscariis omnibusque que dici vcl nominari
possunt ad ipsam Corlcm aspicientibus in integrum ucrum etiam con-
cedimus atquc donamus ipsi prefato Cuniberto omnc publicum deslri-
clum mercata Telloneum atquc Sagumum curaturas onincmquc publi-
can! redibicioncm quam infra Dcsianam uillam pars publira exigcre aut
spcrare potuerat , aut dcflbiis iuxla ipsam uillam usque ad unum mil-
liarium in circuilu do Comilatu ucrcellcnsi haetenus pcrtincnlem . sta-
luentcs omncs querelas et intencioncs omnium bomintira in ipsa uil!;i
degentium et liabitantium ul ipse Cunibcrtus noslri Canccllarius suique
heredos aut cuicumque ipse dederit noslri cxistcntcs missi ita deffiniant
legaliter Comilis palalii ibi adcssct presentia. Predictum igitur
dislrictum oranemque publicam functioncm Desianc villc sicul superius
I'icimus praefati Ctmibcrti ius et dominium oranino fransfundi-
Mius atquc delegamus ul ipse suique beredcs ucl quibuscumque
aut (irmilerque possideant iure perpetuo atqre onuiium liominum ron-
tradictionc remota. Precipicnles igitur rcgali iubcmus potcsta
del B4BON1: il rimanenle in caratteri soliti, si lepRC tnUora ncH'originali' I.* «ot«
cronologicho concordano con quelle clie ci da il FlORENTINi (loc. oil.)
Multi aUri cunsioiill diplomi fiirouo cei'tamente concessi da Ardoino in qucll'uono
i(f)i ma o soiio perduli , o giacciono luUavi.i scpolli in ([unlclie arcliivio piibLlico
o privaln. Cosi ollre i molli rlio cila il RovELLi (passim) nella sua floria rli Ccnii,
come esistenli DcirarchiTio di Sanl'Enferaia dell'Isola, nnleverao qncllo chr riccrda
il SiGONio {Dc regno halitic lib. Mil col. 4^1.) dato da Ardoino a' canooicidi Modcna,
.*e pure aoo fu conccsso ncl 11*03, del quale non feci ncmmeno pruva di aver copia.
Anchi? le carle puliMiclic inlitulavansi dovunqiie ad Ardoino re, in qnclPanno in
iullo il rcamc; fra I'allrc una carla di Milano, citala dal (lioliNI (Mem di Mil.
P. .1. p ^.) porta: yfnhiriui gr. D. rex ^ anno regni eius primo^ tertiodccimo kal.
Julias, tnd. quinlailrnma: allra di Placenza no rcca il Campi ( sloria cccl. di l*la-
rpoia I. t. p. 497.) del roesc di giugno , slesso anno: allra ancora Icggcsi ncU'arcli
eapilolarc d'A.nli al n. 15 del 21 ni3i![;io 1032, Jctum in Loco PMici, cioc Piobesi,
Inrra preis^ Torino, la quale dlmoslra chc rel ccmilalo di Torino, I'autorila regia
di .Ardoino era riconosriula.
365
Archicpiscopus Ei.iscopus Dux Marchio Comes Vicccomcs nnlhiqtip
irHni noslri mapna paiuaque persona iamdiclum Cunibtrl.im prcposiluiii
suosque licredos ucl cos qiiibus .le <lc prelihatc uillc .lislricto Tclo-
nco curatura Segumo uol <lo omnibus nari (1) possum ad noslrc
regie polestatis hire pcrlininlibus uMpie ad unum milliarium in circuilu
inquielare molestare tcI .lisueslirc presuniat jgitur huius noslri
precepti slatulum aiiquando iufringcrc aul fueril sciat sc com-
posilurum auri oplinii libras mille me.liclalera eamere noslrc et me-
dictatcm lam dicto Cuniberlo preposito et noslri Cancellario eius<iue
'"■ 0"<«1 "' "Cius credalur .liligentiusque ab omnibus obsenielur
raanu propria prescntem paginam conlirmantes sigilli noslri impressione
inferius iussimus sigillari.
Signum Domini Hardoini serenissimi [monogramma et inuiclissimi
regis (siV/iV/o) (2).
Episcopi ct Arcbicancellarii recognouil.
N. 28. Ardoini Italiac Regis concrssio Tlieodeveilo Iporediensi
Ei coiiciia... Diacono, pro iuribus vallis Clivitanac.
instrum
OD. Comiluin
V'alperjjiap Je
Maxin.i In nomine Sanctae ct Individuac Trinitatis.
An IOO:i M Arduinns diuina fiiucnlc gratia inuictissimus rex. Si aileuntibus digne
poslulala largimur praccipue eonuenit ut noslrac dileclissiraae coniugis
Bertae poslulationibus (3)aeclinemus. Ouocirca omnium fidelium sanctae
Dei Ecclesiac nostrorumque praescntium et futurorum nouerit industria.
qualiler inleruenlu dictae nostrae amatissimae eoniugis Bertae, el Petri
Pontificis Curaani, noslrique praeslanlissimi fulelis Teudeuirlo (4) sanctae
Iporiensis Eeclesiae diacono conecdimus ct donamus Cuitem de Oreo (5}
quae olim Curtis Regia nominabatur nunc vcro ab loci (6) incolis sancti
Georgii casiru^ appellatur in comilatu uidelicet Iporiensi Reiarescn-
sem (7), ct uallem ctiara supra niontem quae clan'iis dicitur (8)
eidem Tcdeuerlo leuitac simibtcr largimur , cum omnibus illarum
(I) f.e wominari
(J) Mancano m>lla ropia aulcniica di ijuesla carta (R. areti.) le note cronolu^icbr
>«ila pubblicaziiioc fallaiip dal (iiirntNorf (Itibl. Srbns. cent. u. cap. xi.) dopo Ir
firnic lc(;gcsi: « Daliini anno liiraraaliflnis linmioicac 1(X)3. »
(3) Libonlisslinr acrliiiemur ( If. P. M. lom. 1. col. 356.).
f4) Tedcuorln (ib.).
(5) De Oreo pluriiiin quae (ib ).
(6) IIIIqs iurnlis (ib.).
(1) ReiacrnlrrD (ib.).
(8) Qunp cliois dicitur ("' )■
36G
p'rliiicnl'iis, ct a;liacciUiis, scilicet (1) caslcllis plurimis , capellis, uiliis,
monlibus, alpibus, uallil)iis pasculs, siliiis, aslasscriis (2) , casta-
lu-lis , ripis, nipinis, paludibiis, atpiis, aquariimque dccuisibus, ler-
miiiis, accession ibiis, forcslri (o) in prae;iicto comitalu coiisistenlibus,
nee non etiam illis AUlionibus (4), el Aldianis, omnibiisque re-
busquc, rebus mobiiibiis , el immobilibus in inlegnim. Insuper Iribui-
mus supradicto Lcvilac Tcodcvcrii (5) omnem disiricUini, mcrcatum ,
teloneiim , cuslatiiram (6) rcdditionibus (7) ad camdem cortem ,
et (8) ad praefalam valle-^ pcrlincnlibus , cl do nostro iure ac dominio
in ciiis ius et dominium transfundimus, ac dclcgamus: eo uidclicet cui
dedcrit vcl (9) animus eorum decrcvcrit voluntas faciendi sine
pubiica molcstacionc ac omni conliadictione, vel faligacione funditus
remota . Si quis contra banc cartam concossionis, ac donationis uiolator
exlitcrit, aul frangcrc tcniauerit, scial se compositurum auri cocti libras
ducenlas (10), nicdiclalein Camerac nostrae, ct medietatem Tcdeucrto
Icultac, ucl qui Cbai-luiac dederil . Quod ut ucrius crcdatur, diligen-
tius (11) ab omnibus scrvclur, manu propria roboranlcs sigilli nostri
impresslone fieri iussimus.
Signum Dm Arduini Scr."" et Iniuct.""' regis.
Cunibcrtus uice Petri Cumani (12) Arcliicancellarii recognouit, fet
scripsit anno Doni."= Incarnationis mil (13). Actum Papiac in Ticinensi
palatio feliciter Amen.
{monogramma) (14).
(I) Cum (11. P. M.).
(J) Aslallareis (II. P. M.).
(3) I'oreslibus (ut s).
(4) (Giiaslo nell'Ucn. Cno allc Crme 1. c.) illis Aliliones et aldiancs omnibusqnc
rebus mobilibus et immobilibus io integrum. Insuper (II. P. M).
(5) Tcdeuerlo (II. P. M).
(6) Cnraluram (II. P. M).
(7) Reddibilionibus (II. P. M.).
(8) Vcl a J pracfalas ^alles (II. P. M.).
(9) Dodcrit aut proprictarii iurip inde cartam fecerit habeant Icncanl &rmilcr(]ue
jiossideant, silqne cis facultas ucndcndi lenendi pro anima iudicandi donandi vel ani-
mus eorum etc. (H. P. ^I.).
(10) Duccnli (il. P. M).
(II) Diligontiusque ab omnibus (d)seruclur (II. P. M).
(I J) Episcopi (11. P. M.).
()3) Indict, prima anno vero domni Arduini regis inuictissimi regnanlis primo
(sccuodo) (Lcn. et II. P. SI.).
(14) Di qucst'anno 1003 un nuovo diploma dato da! Re Ardoino, nnta il Rovf.i.li
(St. di Como part. 2. p. '79.), csislcntc nel f;ia citato arcbiyio di Sant'Eufemia dol-
risola Allro ancora ne rita (ibid. p. Lxxxv.) dello stcsso anno , nieiise decintbt .
Ind. i. Dal. in Vrbc Cumana. Da una carta privata (nellarfh. Capit. d'Asti , lurn
Capituli lib. 1. n. 12.) \rdiamo cbe Asti riconosccva scmprc come re Ardoino. In
altra deirarch. diplomatico di Mitano leggesi; In nom. V. Dei et Siti^'M niri I. Cft.^
3(i7
N. 29. Odelricus Cremoncnsis Episcopus in phicito Cremonensi
MuAAT ab Adelclmo, (|ui et Azo, inisso Arduini rc^'is, impelrat
ill col 965 Baiimim rcgiuin, pro tutela (luaiuindain terrariiiii sui
An 1001 Episcopatus.
Uum in Dei nomine, ciuitatc Cremona, in laubia maiore domus cpi-
scopii ipsius ciuitatis, per data liccnlia domtii Odelrlci eplscopi in iu-
dicio rcsidcret Adelelmus qui et Aio, Missus domni .irduini reijis ,
tingulorura omnium iustilius faciendus ac di-libcrandas, rcsidcntibus
cum eo Adclberlus, Andreas, lolianncs, item Adelberlus, Dominicus,
iudices Sacri Palacii, Aniizo, Anlericus, \\'albeilus , Bonizo, tt icliqui
piurcs. Ibiquc eoi-um uenicns prescncia Rolcuidus Auocatus ipsius epi-
scopio rctulil: Abeo el leueo ad parte iVmi dido episcopio proprielalcvt
lielias duo de terra, quas esse uidculur prima in loco Plciiiiuijo.
hoc est pro meusura iusia iujias decvm el oclo. Cocrcl ci ad seras, a
niauc , a meridic Saitcli Silueslri. Secuuda in loco Lanilacisca, rl per
nieusura iusta iugias sedecim. Coerel ei a mane iii'a communis Sancte
Marie . Tercia ibi prope est per tnettsura iusla iuqias sex . Coerel ei da
tre.v paries terra ipsius episeopio. (Juarla est in Miilidelh pro mensura
iusta iuijias quin Covrel ei da omnes paries lerra eidem episcopio.
Quinta in Dardi Casale est per mensura iusla iujias quadraijinta .
Coeret ei da omnes partes prenominalo episcopio. Sexia in i''isidaneUi,
est per mensura iusta iuqias trex . Coeret ei da duabus parlibus prefalo
episcopio. Seplima in codent loco ibi prope est per mevsurit iusla iuqias
iluas . Coerel ei da duabus parlibus cidcni episcopio. Octatia ibi non
mnlto longe est per mensura iusla iuqias seplem. Coerel ci da duabus
parlibus iam ilicto episcopio. Nona in eodem loco, que est per tnensura
iusla iujias se.t. Coerel ci ad sera Sancle Marie. Dccima in silua
lionella et est per mensura iusla iuqias sex. Coerit ei da duabus par-
libus eidem rcclesic . Undccima ibi uon loiiqe, que est per mensura iusla
iuqcs nouem. Coeret da duabus parlibus prefacle ecclesie. Duodecima
in Faliximaqo, et est pro mensura iusta iuges oclo. Coeret ei tut sera
prefacle ecclesie , sibique alii .tun I in is omnibus coerentes. El si quis-
libet OHIO exinde aliquit dicere uoll , juualus .turn cum co da parte iam
dicli episcopii indc ad racionem slandum. ac liqilime fnicndo. Et quod
plus est, quero, ul uos domuus .Jdclelmus Missus jrro Dei amore, el
legnaiile J." nuZ Aritoiims in Italia anno sccumlo mcme fthruarius Jnd. 1.' (dmrcLbc
dir I.-") Actum in loco Montanicii. Allra cnria Ji'll'arcli. sudilcllo ddla Calledralc
d'Asli, porta qucslc nolo; Ariloinus gr. JK rex an. rttjni rius Deo prcpilio secundo
(1003), sec." die mensis apr. Ind. l.» Actum in toco fi'ante fel. In allra dcllo stcsso
archivio leggosi; Ardoinus gr. D. rex dr. un. secundo, sexto die mensis madii Ind 5 ■
iitum in Castro ^ovo (jui dicitur Sup. Belbo.
3C8
uiiime Avduit.l riijis mctceihm, Baniiiim da pars reiji mitUilis , ul >iiillii.\
OHIO de itfi'diclis rebus prfitumiiinto rplscoiilo sine leijali iiidlcio disiie-
slire uudi-ad. Cum 'use Auocaliis tjililor rclulisscl, Uinc ipse Ailelclmus
|>i-o Doi aniure cl aninie Doinni regi Uninuim da parte eitis misil in m«n-
cosos aitri miUe, ul luillus onio picnoniinato cpiscopio tie prediclas
ptlias lie terra sine lei;ali iuilieio ileueslii-e audeail. Qui uero fecerit
prcUiclos niille mancosos se coniposilurus agnoscat, mcilietate parti
camerc domni regis, el niedielalem parli eiusdeni cpiscopio. Et anc
ii<>licia pro securilatc.
Ego Adam not. S. P. ad iu.ssione prefalo Misso, cl iuditum amoni-
eioiiis scrips! . Factum est lioe anno regni domni Arduini regis. Deo
propieio tercio, v. kalend. marcii, indict, sccunda.
Adelelmus Missus subscrijisi.
Atlellx-rtus iuilex sacri Palalii iiilerfitit.
Andreas iudex sacri Palalii inter j'tiil.
loliannes iudex sacri Pal.itii iitterfiiit .
Dominicus iudex sacri Palalii interftti .
N. oO. Aidoiiii regis privilegitiin, quo nonmilla mansa Cdnliiiiial
D..iroii;;.naic .Mbctiro, viilac Gassingo habitatori.
h arch ijicort.
ni'! I. ( If. P.
Men. n.c<;\ni.
col. 357. 1,1 nomine sanclc el indiuiilue Irinilalis Ardoinus diuina fauente ele-
.*n KW-t mentis Rex . Si petilionibus noslrorum li.lelium assensum prebuimus
die s: lel.r promtiorcs cos esse in nostra obsequia minime tilubamus. Quocirea
omnium fidciium noslrorum tam presentium quam futurorum nouerit
industria . Eo quod interuenlu ac pelicione noslre dileclissime coniugis
hertae Albericus uillae Gassingo habilator nostram adiit cxcellcnliam
suppliei prece deposcens. qualenus quedam mansa in Gassingo mansa
Iria. in polinglo man.sa duo. in facnnollio xil. in sarmacia quae dicilur
euraeia terra arabills cum pascuis et omnibus rebus cidera pertinentibus
in lidrimo mansa Iria. in ciriaco mansa Iria cum molcndino. in groso
mansa vi. cum seruis et ancillis. pratis. pascuis. siiuis. cullis. et in-
cullis. ripis. rupinis. aquis. aquarurat|ueductibus. el omnibus predictis
mansis pertinentibus noslrae confirmalionis praecepto confirmare el
corroborarc dignaremur. Cuius pelitionem iustam ducentes amore no-
slrae prediclae coniugis suprascripta mansa in integrum cum omnibus
perlinenliis et adiaccntiis suis mobilibus. cl immobilibus. rebus quae
<liei uel nominari possunl. uidelicct cum seruis el ancillis. casalinis .
ortis. uineis. eampis. pratis. cullis. ct incultis. siluIs stcllarcis. pascuis.
uenalionibus. aquis. aquarumipie duclibus. molendinis. paludibus. pi-
scatiunibus. et omnibus rebus quae ad cadem mansa pcrtinere uidentur
ad predicti Albcrici suisquc cro.lum ant cui ipse ilederit ius dominium
et potcslatcm coiifirmamus. corrolioramiis. concedimus. ft hirizimur.
proiil iustc el legalitcr possumus. Eo uidelicct oidine ut nullus dux
archiepiscopus. raarcliio. comes, uicccomes. sculdacius. gastaklus. uel
allipiis publico rci exactor, magna paruaque noslri regni persona . pre-
libatuni albcricum aut eredes cius umquam disuestire inquietarc uel
moleslare presumat. Et si inuentus fueiil qui contra lioc nostrum con-
firmalionis prceeplum faeerc leniplaueril centum libras auri oplimi com-
poncre cogalur medietalem nostrac camerae et mcdietalem sepc nomi-
nato albcrico aul eredibus cius quos inquielaueril. El ul uerius credaUir
diligenliusque ab omnibus obseruelur. maiiu propria subler confirman-
tes sigiili noslri irapressionc iussimus annotare .
Sigiium domni Ardoini sercnissimi el inuiclissimi regis.
{monogramma e sigillo)
Golel'rcdus Cancellarius ct sancte Mediuianensis Ecclesiao prcsbili-r
presciuit.
Dala lertio kal. marcias anno dominicae incarnationis millesimo quarto .
anno ue»o domni Ardoini regnanlis quarto, {ciok lertio) (1).
N. 31. Ardoini Regis diploma pro rructtiariensi S. Beni};iii
Ex Tabuiario monastcrio.
Tebbanei
t. II. p. LXX.
clap.DEl.E\i.s . ^
iaTitaS.WIII. In nomine Sanctae et Indiuiduac Trinitalis. Ardoinus diuina ordi-
P ixxv. nanle prouidenlia Rex . Sanctorum Patrum dccrctis canonica auctoritate
An, 1005. lulti et experimenlo mundanac legis inslruimur ut publice (2) regni et
sanclarum Ecclesiarum causas acqua lance , et iuslo examine pcnsemus,
quae duo maxime bona inter se uario sunt ordiiie dislincta, ita L-iraen
sibi ad inuicem coniuncta Dei dispositione sunt 3) coniiexa ut si alte-
(1) Dal Luri (Cod. Bcrgom. t. ii. p. 439.) abbiamo una carta priTata con qnette
note: Ardoinus gr. D. rex an. regni eius tertio (lOO-l) mense gcnoaritu Ind. 3.» Actum
Bergamo. Allra ivi del mcse Ji mano. Act. Pcrgamo.
Ancbc in su qucllo d'Asli lo carte intitolavansi ad Ardoioo ncl mnrzo di qacst'aDno,
come da nuova carta dell'arcli. Capitolarc n. xl: Ardoinus Dei gr. rex etc. Peinu
Astensis lipus permutat Geribaldo f. quondam Ametoni petias d potitas in loco
et fundo Caliano etc. Invece dal P. BvccuiNI {Storiu del monastero di Potirome, App.
p. 30.) abbiamo una donaziunn del marcbesc Bonifacio ( padre dolla conlcssa
Matilde) data nek mesc alesso di marzo o die gia porta : Uenricus gr. D. rex , anno
regni eius Deo propitio hie in Italia primo Ind. 8.^ Att. Mantuae: c noUsi cho Arri^o
re di Germania noQ fu cletlo a re d'ltalia chc il d'l 1-i di quel mcse.
(2) Publici (Valcriano Casti|:lionc aniiot. M7 al Tcsauro 3.° regno d'ltalia p 679.)
(3) Anncxa ct conuexa (V. C come sopra).
Serie II. Tom. VII. 47
370
iiini pcital allcrum jn:u'cipitiiini pali iioii sit anil)i};uum. ^olK^it (1)
ouiuium sanclae Dei Kcclfsiac fiilciiiim iiciiclictqiic (2) pracscmiiin) sci-
licet el futiirorum soloitia Bcrtam ilileclam coiiiiigcm noslram, noslri-
que regni cousoitem iioslrac cclsilmlinis adiissu clenienliam, iil pro
lemoilio iiostrao eiusipio aniiuao, alquo omnium uosliorum expialioTio
criniinuiu Abbatiam in lionorciii saiiolao Dei {^cniliicis sciiipcr vir^inis
Mariae, quam Abbas Willifhinis uenoiabiblcr afdilicaro desiilerat cum
omnibus ailiacenliis cl perlincnliis, quae nunc liabel locus ipse ubi
aeilificanda est, et quae Deo uolenle in futurum sunt conferenda, no-
stra auctorilate conlirmarcmus, el regali tiigore conoborarcmus. Nos
ueio tanlam (3) laulae nostro amori conr.exac reginae, dignamque nou
liaruipcudentes dileclionem ac praedicti Abbalis stqiplicalioncm, uosiri-
qtie status, et toliiis Ilaliac ualionis salittcm, per hoc praeseus prae-
ecptum, et huius nostrae aucloritatis confirmationem, futuram in loco,
qui ab incolis appellalur Frucluaria in comilatu Iporiensi inter duos
lluuios, quorum uniis Oreo, el alter dicilur Amalon Abbaliam in ho-
iiore bealae Uirginis Mariae suprascripli (4) Abbatis construcndam de-
volione cum adiacenliis el perlinentiis suis, quae ipsi loco perlinenl ,
uel quae in postcrum uolcnlc Deo a nobis, uel ab ipsa regi^ii, siue a
quibuscumquc legitime condonanda sunt fidelibus, cum seruis et ancil-
lis, aldionibus cl aldianibus, cum casis, curlibus, caslris, ecclcsiis,
capcUis, edificiis, campis, uineis, pratis, pascuis, syluis, slallariis, sal-
tibus, piscalionibus, molendinis, aquis, aquarumque decursibus (5),
monlibus, uallibus, planiliebus, el omnibus, quae dici uel nominari
verbis, cl Uteris comprebendi possunl, confumamus, et corroboramus.
Ea uidcliccl ralionc ut ipse Willclmus Ablias Christ! opitulanle gralia,
piaeque eius castae (6) matris incomparabilibus mcritis bine (7) sit di-
spensalor cl reelor, quatenus ab eo, diuiua clemcnlia, sanclae rcligio-
nis conslituanlur, el ordinentur fralres, qui secundum regularem nor-
niara Deo scrvicnles, ad noslram, omniumque fidelium uiuorum, cl
dcfunclorum salutcm supplices effundanl preccs. Qui (8) morle prac-
ueutus id si iniplerc ncquiueril, per qualcmcumque eiusdem religionls
uirum eoeplum tarn bonum concediraus perficere , quo nullo modo de-
sinf , qui secundu"^ Beati Benedicti rcgulam iam praediclo in loco Fni-
(1^ iRilur (V. C).
(9) Manca (V. C).
(3; Tanlo amorc nostrae connciae retinae dipnam semper impendentcs dileclio-
nem ad praedicti Alilialis piam supplicationem ( Scrilli di Roma contra la lorle Ji
Savoia per Vaibazia di S. Itcjiigno. DocumctUi n. 1.),
(4) Sancli Bcncdicli Albatis {Scr. di Roma, comt lopra).
(5) Ductibus (Scr. di R.)
(6) Sanctac (ib.).
(7) Fidclis (ib.).
(8) Qui cum morto pracuentus id adimplerc (ib.).
cluaria Deo mililcnt (1) Abbatis impcrio. Hoc aiitcin iii securius, et
libcrius fiat, scclusa uiniiiiim clericorum , laycoriimque polcslalc pcr-
poliio (2) , et ut simoniaca luieresis ucl ab ipso procul pellatiir loco per
liuius Praccepti nosti-i contradiciinus auctoritatcm omncm donationis
uel ambitiusac praelalionis occasionem undc quasi sub obtentu ccclu-
siaslici ordinis pluriiiia uidenlur destructa nionastcria . Idcoquf consu-
leiido polius, quaiii imporaiulo, cl inipiclati, <iiiac socpe (3) sub specie
lit piclalis, diuino clypco munilus ubuiando taiu sub (4) huius Prae-
cepti regaletn aucloritalcm , quam per tromendum, quod mullo amplius
limcnilum est (5), cxaniinis condicimus, conlestamurque iudiciuni, ul
nullus cliam Imperalor, aut Rex, Dux, E|iiscopus , Marchio, (^omcs .
Vicecoraes, ludex, ludicialis (6), magna, paiuacjuc persona Ecclcsiastici
vcl niundani Oflicii aliquam vim , vel molustiam , ausu ncfario iam diclu
Abbati , vcl succcssoribus cius (7) dc aliquibus rebus uel ordinationibus
et perlinentiis iam noroinati loci praesumant infcrre, uel ab eodem
Monaslerio, ct cius Abbale , Monachis, el familia, aut uillanis ail ipsum
locum pertinentibus bannum, vel aliquam condictiotiem rcquirere. (^uius
Monm Abbas, cum de boc mundo migraverit , <niem ipse uiuens cum
timore Dei designaucrit, et fralres elegerinl, suscepto ab Antcccssore,
uel si ipse defunctus fucrit a principali Altari (8) rcgiminis baculo, di-
gnissirac loco praeeedenti (9) subrogetur, et ordinelur, ul (10) ubicum-
que, et a quocumque sibi placuerit, etiam (11) si necesse est. sine
uUius contradiclione ab exlero consecretur Episcopo. Omnibus igilur
patet (12), quod nulli mortali , non ipsis etiam noslris succcssoribus.
Imperatoribus uideliccl , ac Regibus dc praefato monaslerio eiusque per-
linentiis uel in dominatione, uel in ordinatione super Abbalcm vcl rao-
nachos ibi dcgenles aliam aliquam relinquimus polestalcm : sed omnes
sint adiulores eorum, et loci (15) in bono, el quauis in raerccdis re-
Iributione . Qui hoc fecerint, consorles efficianlur nostri , et qui dele-
utTint deleanlur (14) cl qui de libro uilae anatliemalis iaculo divina
ultione percussi . Si quis aulem hoc nostrum I'raeceplura infringere
(1) Vel Abbalis militent imperio (ib).
(2) Perpclua (ib.)-
(3) Manca (ib.).
(4) Per (ib ).
(5) Uivini (ib).
(6) Manca (ib.).
(7) Manca (il>.).
(8) Alliori (ib.).
(9) Pracccdcnlis (ib.).
(10) El (ib).
(11) Mancano lo parolo scgnale (ib.).
(IJ) Paleal (ib.).
(13) Hoc in bona quamvi5 in.
(|■1^ Manca (ib.).
072
lontauerit, scial sc compositiiruni mille libras auri, mcdietaten) Camorac
noslrae, et mcdielalfni Abbali ipsiiis loci, cui injuria lata fuerit. (11*
Signum (2) Domini Anloyni Scr.™' ct Inv.""' regis
Cuniborliis (>anccllarius vice Petri Cumaiii EJTi cl Archican. rccognouii.
Datum ((uinto kai. febr. anno Dominice Incarnationis miliesimo
quinio (5) anno vcro Domini Anloini Scren.°" Regis (4) rcgnante
anno lerlio. (quarto?).
Actum Vercellis fclicilcr. Aracn. (5).
\. 52. Diploma Honrici ii regis pro Fructuaricnsi monasterio.
l)al M II I-
lom. t- |>. %2.
n rcii i„ notaine S.'° et Indiv. Trin.
(origin dell n • i- . r ^ %
urcii.dirorif) Henncus diuma lauente dementia rex. Omnibus sancte Dei Eccl.*^
.An. 1006 lidelibus. presentibus scilicet ct futuris. Nolum sit qualilcr ticnerabiiis
Jie 31 auj; abbas Wiilolmus nostram adiit ciemcntiam liumiil.""' poslidans (pialiiius
nionast.'" fructuaria dictum in lionore Sciac mariac sanclique bonigni
martyris constructum ac <ledicatum sub nfTiTc tuilionis miindihurdium
susciperemus. praeccptaliq. pagina nlra confirniaremus. Cuius regains
pios cognoscenles. iam dictu-^ raontrium sub nostrac dcfcnsionis manum
recepimus ac nostra auctoritate prout firmissime potuimus corrobora-
uimus . Cum cortc eliam obiani dicta quam berta jilia luimedei (6) loco
antcdicto proprietauit ct aecelesia in eadem cortc sita cum omni utili-
tale eidem corti et accclesie adhercnte. ncc non cum oibus moniTio fru-
cluario dicto appendcnlibus. tam quesilis quam inquirendis . datis uel
dandis. uiis iniiiis. exilibus et reditibus arcis aedificiis terris cultis el
incullis mancipiis utriusqiic sexus aldionibus uel aldiabus uineis uinetis
aquis pi.scationibus molendinis pratis pascuis siue compascuis seu oibiu
(1) &c. (ib.).
(2) Mancano Ic Ormp di Ardoino c di Canibcrto (ib.).
(.3) Quarto (in collcclanca saepc cil.).
(4) Regis socundo (Scr. di R. e nclla collectanea).
(5) Qucslo diploma Icpjjesi pure slampalo ncl torn. 2. part. 2. Itaginni dill/i s.-in'a
Side anpra la badia di Frulluaria. Se|;uc la licilla di Papa GioraDni x\ iii a favore dclli)
9le»9o monaslcro, iv non. decern!/. lOOO. Colla data di ([uest'aoDo 1005 c del mesc
di niarzu, ho vcdiito in Milano (arch, diplcm. scalT. n. 1. taT. n. 4.) ana carta di
donazione a favore del monastero di Sanl'Ambropio; facia per loannem fil <;ucm! .
toannis: maoc-a in cssa rinvocazionc del Re: pcrocche Arrij;o era assente dallltalin,
cd Ardoian stando per r;pi.;liarc il potere, I'.Arcivescovo Arnolfo per non iDiroicnrsi
ni- t'«nn DC laltro, non voleva die ncllc carlo milanesi s'inTocasse nessunn.
(ti) Chi era quesla RERTJtA /i/iu IIAMEDEI .' Era forsc egli suo padre ijueli'
AMEDEVS fralello d Ardoino, Dominate ncl Documcnio n. 9. morlo, come aospel-
tammu nella gnerra d'lvrca mossa da Ardoino al \cscovo W'armondo.'
373
que dici ucl scribi qucunt q\io quolibct modo utilitalibus. Praecipicnti's
igitur ut nullus <lux archicpiscopus cpiscopus raarchio comes uicccoroes.
sculdatio. };:>stal<lio castcllantis. scu aliqiia magna uel parua persona
eundem prescriptum abl)atcm suosq. succcssores ilc preTatiu- ceelesiae
rebus a Gwnlliardo {\) taiirincnsis accclesiae arcliiiliacono iu<iiei;ili lege
quod iudicahis appellant traditis ct addicatis inquicUirc molestare uel di-
sueslirc presumat. Si quis ergo Imius praccepli paginamuioiare tcmpla-
uerit sciat sc composiluium auri excoeli libras centum medietatem ca-
merae nostrac ct medietatem prelibato abbati suisque qui tunc lemporis
erunl succcssoribus. Quod ut uerius crcdatur dilif;cntius(iue ab omnibus
obseruetur banc cartam indc conscriptam manu propria roborantes, si-
gilliquc nostri imprcssione insigniri iussimus.
Signum domni Ileinriei {motwgr.) regis inuict."" eberbardus canrel-
larius uice uuillinti arcbicapellani recognoui {siijUlo)
Data il. kal. sept. An. ab incarn.'' domini v. Anno uero domni
Heinrici secundi regni v. Actum aquisgrani fcl.' aincn.
N. 32.'"'
Ex Tabolann
Celto-Lig.l.T
Terbakf.i
Ms. t. S
An. 1007
Henrici regis praeceptum quo Ecclesiac Verccllcnsi cintem
rcKiam, vallcm Cliui ct alia concedit.
In nomine sao et indiuid. Trinitalis. Henricus Dei gr. rex. Nolum
sit omnibus Cortem regiam quae dicilur Orlo el uallem Cliui et omnia
eius perlinenlia saneto Euscbio donauimus in perpeluum secundum
praeceptum domini Karuli imperaloris tempore Liuluardi tpiscopi con-
ccssum quod bene credidiraus et melius feeiraus quia ipsum prae-
ceptum manibus propriis tenuimus oculis uidimus Dei gralia le-
gimus, et praeceptum eliam legimus de ualle Cliui a seniore nostro
Otlone imperatorc saneto Eusebio eoncessura . Damus et reddimus Scio
Eu.scbio Cortem Romanianum in integrum iuxta donum Karuli impera-
toris et Sestcgnum (2) BedoII\im Clauasam Pedrorum Causade in inte-
grum monlem Ruslimoli (o). Si quis de his omnino Vereellensem ee-
clesiam disuestieril uel molcstaucril mille libras auri componcl medie-
tatem nobis et ecelesiae alteram, et ecclesia sua rclineat in perpeluura .
Quod ut credatur et conscruetur (4) hoc praeceptum manvi nostra fir-
mauimus ct iussimus sigillari .
Signum (
) Domini Heinrici regis inuietissimi
fl) V Uisl. P. M. tnm. i. Doc. n. ccxLi\. col. 4X4-
(9) F.» Soslcgnnra (Ttnn.).
(.1) F.' Victumuli (Tebb.).
(4) F.» obseruelur (Tebb.).
374
Hcberardus canccll. uice archicanccllarii rccognoiiit.
Anno Domin. Incarn. mvii Ind.' v Anno Jomini Hcinrici regis v.
Actum Radaspone (1).
iN. 53.
R4Li.*n»Stor.
ilolla cinosadi
S Gio. Doinn.
I H4 li-rgo :
ap RuBOLiNi:
Nolij. apparl.
allaSt dil'avia
l.xii i p 300.
An. 1007
ill lino (:■)
Diploma Widi Papicnsis cpiscopi canonicis
S. loannis Doinnaruni concessum.
In nova.' S. el Ind. Trinitatis. Wide S.'" Ticinensis EccI . EJHis
Calholicis uniucrsls clirislianae fidci profcssionem habenlibus tam pre-
scntibus quam fuluris conspiralioncni , ac fideliiim tam clerico-
rum quam laicorum dignara comracmoralionc ct insligalionc
aliunde S. lobannis Baplislae quae dicitur Doninar. Liberam et
absolulam esse ab omni oncre cxceptisque tempore Cano-
nicam salutarc animae noslrae praediclisque fidclium animabus
instigantibus remota omni et roboralione seu res
omnes eidera Ecclesiae cum omnibus casdem res quae mode
illas quas praefata Ecclesia suum uel delinuit quam illos quae per
benefieium vel alio modo ab uniuersa nostra seu fodro Al-
bergariis inuestitura subrogatione praeler treS sollcmnitates in
anno transitibus uel Canonieos eiusd.™ terlia et Beati
loannis Euangelistae non posthac nulla uia et ingenio Ec-
clesias, domos, uiles, terras, siiuas, prala Eccl.""^ S."' lo. que modo
liabet et liabitura et adquisilura est in Benefieium uel libello seu
quolibet alio modo clericis praedietae Eccl.^" tam presentibus
quam futuris fructum ncque fodrum censum, fictum aut
per nos seu per noslros homines ablaturos nostrum gastal-
dionem eoruni uillis aul lerris imposituros aliquos vel aliquam
(I J Queslo DocumeDto puhblicato (a quel chc senibra scorretlainonlo ) dal solo
Ferrer lO ( De vita ct gcst. S. EusebH ren-cU. episcapi, Romae 1602 Zaiictti, p. 358.)
incrilava d'cssere qui ripulililicalo come novella prova dciravidila di Leone vescovo
di Vercelli. Le nole cronoloj^iclie concordano , e la data di Kalishona supplisce alia
indicazione del p[iorno che quasi sompro si desidera no' diplomi d'Arri[;o II re di Ger-
raanialDfatti aveado noi dagli Anuali di Quedliniliurg (ap. Pertz, M. G. II. t. v. an. 1007),
chc Arrigo celcbro in quella cilia la pasqna di queiranno, die caddc il G d'aprilc, e
cbe egli >i si fcrmu poclii giorni, cgli e cbiaro clie queslo diploma \uol essere slato
spedito nella prima decina di quel mcse. Sembra inoltre die quesla donazione non
abbia avulo uo inlcro efTello, giaccbe la Corle Rogia per esenipio, qui donala alia
«biesa di Vercelli , Irovasi noverala fra' beni donali al mimaslero di FruUuaria nd-
Tanno 1019 da Ollon-Gugliclmo figlio del fuAdalbcrlo re d'llalia (II. P.M. 1. 1. col. 458).
In quel tempo i beni di OKon-Guglielmo erano fur.se lultora solln Tungliie del 6sco,
eppero Lconc faccva d'ingoiarnc la parte sua,e ad Arrigopococosta\adicoDcedcrgliene.
(lationeiii vol condilioncm cl quae Iiactcnus te Canonica inoi <•
secular! inclioatiir, cl Dei iiicrilo el diiiina liili-ni EcclLsi;;<' coii-
slittiiiniis et conlirmaniiis iit in ck'ctioiie sil i^loiicoruiii, (|ui pro tem-
pore pniciliclac Ecclfsiae cum aliipiis coioiiii a saeculu migruucril
qui suporcrint aliuui cli^anl qui Deo (li(;iie soruiaiit, ct Ecclesiiie. Si
quid dc suis dodcrint Eccl." sulummodo proficuo aul in viuendis
pracdiis aul in rcslaurandis tbesauris quILius olim dilissinia nobilitcr
fidsit aut in nianifcsta utilitalo Ei-cl/'-' opcrat rcniulo ornni uciiuniia-
tionis et diuisionis negolio. Quoil i|uanl() aniorc el dtiiollonf cliaiiliilis
dc (idcliuni tamcn auiilius intiniamus. Temiwribiis flenim iioslris
Ofta sediiione inter Regent lleurictim et seiUs ^Intislitem dimi'caiite Sa-
.YOtiia Uiigaria et Stietiia utiiiiersaqiie Italia fame ct hellorum fvemitu
fere pessumdata Christiaiii.s tlestruclio itmlaiitis Ite(i!s coacli siimus
cl tbesauros Ecclesiarum et Ecelesias Scnaloiibus (1) miserabilitcr sub- ■
dere. Quapropler dolcnlcs Canonici piaefalae Eccl." nostrosque inlo-
lerabilcs labores inluenles, noslram bumiiiter et ndeliter dcprccati pic-
latcra ut pro remcdio aiH noslrae cl anlecessorum succcssoruniue no-
slrorum scu cliam parciilum conccdiinus ei pracdiclam Eccicsiam foe-
neralurum aduncis manibiis eripcre el libiTlali rcstiluere ebgcnlcspolius
cliam lioiicslius Ze inopiam sub libcrlalc loiterarc quam focncraloruni
auaritiac in abundantia subiacere. Eorum igilur iuslis pctilionibus no-
slrorumq. fidciium consiliis ad(|uiesccnlcs oTii supradicla conccdimus ,
largimur tribuinius cum fodris, dislridis, albcrgariis leloncis omniq.
censu et ficlu, rcddilibus sou ali(|uibus praeslationibus. (^ura tcrris ,
silvis, aquis, aquarumq. dccursibus , molcndinis, piscalionibus, pratis ,
cultis el incultis ralionibus quae ad utililatcm Eccl." uel clcricorutn
pcrlincre uidcnlur nibil indc potestali nostrac pcnilus rescruaulcs pracler
nupramcnioralos praeccplos tcr in ano illud praccipuc ex lulo animi al-
fcctu inferenlcs ut ncqiie nobis, neq. nostris succcssorilms aliqua po-
Icstas quauis callidilalc tribualur pracdiclam Eccl."" uniucrsasq. terras
et bona racmoralae Ecciac ex tolo vel ex parte ucndere vel eommutare
aut inuasarc uel inueslire uel libellarc, >iel aliquo modo inlromiltcre
clerici tamen praeCalae Eccinc et in sacris oi'dinibus et cuslodicndis
synodis nobis noslrisq. succcssoribus secundum sanctorum P.itnmi insli-
tula subiaccant ad banc aiil'" <lccreli nostri corroborandam paginam
iure iurando firmauimus ut nulla ratioe" uel mcditatioi' ali<|uo tempore
uiolari possil uel a nobis uel aliquo succcssorc noslro, it ut diligcntius
Pt Hrmius poenam quae est niult;i, posuimus auri uideliccl libras centum
(I) Lcggi fcntratoribus come a lin 20. — !c parole inslanlU regis si rifcrisriT.g al
rt- Arrigo nominalo ili snpra : e siccoine una sola volla tulla I'oslo Tcdcsca qui ri-
corJala, porlo la gucrra a ra\ia, cosi ne segue clic lulli i danni i|ui laiuentali d(l
Te»co\o Cuido, e I'csserc quella <liiesa caduta nelle niani dc[;li usurai, furono la
ronsrgucnza dell'issere slala quella cilia incssa a fuoco cd a sangue da Arrigo, che
In .il tempo della sua corouazionc a re d'llalia nell'aprile dellanno lOOf.
;irgcnti lotidcm ponderis. Dccreto ucro niro semper in suo consistente
robore cum defensione el aininiculo papiensis populi. Si quis uero buius
clocrcli nl?i quod minime crcdimus conloinplor :uil uiolalor (exlilcrit)
fxisleril doiuinus aiit miles, seruus am IiIht, consiliarius aul i'amiliaris,
ex parte Omnip. Dei el S.>' lo. B;ipu3 sancliq. lo. Evang.'^" in quorum
honore Ecclesia esl conslrucia el ex parte sancli Syri , el oiTim SS."™ el
Piae Dei Genilricis Mariac noslraq., cum hula Domini Iraditore in
aelerna gebena ignis analemalizelur cum Dallian et Abiron repulelur,
omnesq. malediclioM quae sunt seplem in novo et uetcri testamenlo
super caput eius eternaliler dexendant et anathema in hie et in
pptuu^ Amen . (1).
N. oi. Donatio acqueducti in territorio Ravennati per Honestum
lA.MiBGABiM Consulem facta monasterio Sanctae Mariae in Palatiolo.
Itullar. cassia.
(. i. const. 74.
p. 68.
. In nom.* Patris &c. anno Deo propilio pontificatus D.°' loannis S. P.
die 8 ianuar et universalis Papae in AplTca sacrat.™ B. Petri ApIT D.°' sede , sexto,
IMPERANTE NEMINE (2), die oclava mensis januarii Ind."^ seplima Ra-
vennae. Duae Sctao el meritae et tor beatiss."" semperq. virginis Dei
genitrieis Mariae que vocatur in Palatiolo in qua Deo protegentc loannes
vcn. prcsbiter el Abbas ipsius regulae esse videtur. Ego Honestus Arim:
fiiius quondam Honesti Ducis praes. praes. &c. Qua dere dielus Honestus
Consul fdius quondam Honesti Ducis donator &c.
Petrus Tabellio buius civil. Ravennac scriptor huius cartulae &c. com-
plevi &c.
N. .3o. Donatio Othonis Comitis, Arduini Italiae Regis fiiii,
EiD.hi.sciius. Ecclesiae S. Syri Papiensis.
rent. ^. cap 3.
Ad.
10tl«-IOOO.
In nom.' Dei el Salval. &c. Ardoinus divina tribuente gratia piissimus
rex anno regni eius propilio seplimo Ind.' vil. Nos Olho Comes fdius
(1) Veil, in ROBOLIM op. cil. t. S. p. 91. e p. 301. e so;;, nola (MM), ic ragioiii
per cui as.^egna agli ultimi rocsi detPanDO 1007 la data di qucsto ducumcnto.
(2) Una carta della liadia di Pomposa porla <[ucslo nolo cronolopiclie: « jictuvt
). Rai-ennae An. D."> tnannis (xMli) Papm die 29 oil. 1ml. Ml (1009), IMl'ERATOHEJI
. IN ITALIA NONDVM IIABEMVS. » Un'altra dcH'anno segucntc ticnc: Actum C-
macli An. D.- Sergii Pupae 2.», UENniCI REGIS 9.'', </i. 13 dccembrit.
377
vlusd. seren."" tlui el Mielucml."" palris mci dm Ardoiiii ngis. i|i«o
iKimq. <ln<> palre mco mihi coriscnlicntc nlq. jiil)ditc qui prolossus sum
ex iKicione mea lege tiiiierc salica pracs."' pracs."" ilico. quisqiiis in San-
ctis &c. ideoq. me qui supra Otlio comes douo a prcscnli die inrrascripte
cccli^ S. Syri cjTi papicnsis ct marlyris ubi ucnorabilis ct rcuerondus
dili R. (1) praeesse uidclur Ej^ ad usum canonicurum ibi Deo famu-
lantiimi pro anima mca , aiUeccssoruui cl parcnlum ineoruin merucdf
Oes ill;is res quas liaberc uisus sum inter Ticinum ct Granolonuni ipiac
sunt jugcra terrae arabilis centum septuaginta quinque per mensuram
secundum quod olim illustris princcps (IJ"s Ardicinus dilect."" fratcr
el ego qui supra Otho comes fecimus cartulam in su|)rascr.' Ecclcsia
ad usu-' predictor." canonicor."' cum oibus honoribus cl redditibus
alq. districtis ipsis rebus oibus per aliqucm modum pertincntibus omnia
cum oibus. Quas autem res Ocs juris mr supradiotas una cum accessio-
nibus et ingressibus &c. dono ct offero alq. confirmo pro anima mea et
antecessorum et parentum meorum mercedc ita ut faciant ab hac die
uen. dus R. Epus ct canonici pracd."^ Ecclac aut corum successores
qqir uolucrinl sine omni mea uel meorum succcssorum contradic.'- Et
quidcra spondeo alq. [iromillo mibi, ({ui supra Otho comes una cum
meis hcrcdibus aduersus nos qui supra D . R. Ejius et aduersus
in dicta EcclaT supradictam offersionem qualitcr supra legitur ab
oibus hominibus uarcntare quod si Tactum uel scrlplum est con -
seruare promitto. banc enim cartam ofifersionis donalionis et conces-
sionis paginc Ruitpertus sacri Palatii scriptor Iradidit el scribere ro-
j;auit ex praecepto seren."' dm Ardoini regis metuend."" geniloris mei
quam subter confirmaui testibus obtuli roiioraudam. Actum ap. Papiam
in palatio juxla Ecclesiam scTi Micbaelis fel.
Signum manibus dni Ardoini seren.™' ac inuictiss' regis, alq. Othonis
Comilis ejus fdii qui banc cartam offcrsionis rogauit, el ipse dJi Ar-
doinus rex eidem lilio suo concessit ut supra.
Signa manuum Bereitgarii comilis et Jt^iberti Comilis lest. (2).
Et haec carta fuil tradita in manu dS raagistri Adelmari Archidia-
coni a parte supradictae Eccl." et tunc crat D . Canonicus .\lcherius et
D. Amizo, et D. Boso et D. Fulcherius ct D. Domengus ct alii quam
plures.
Ego qui s.* Ruitpertus not. S. P. scriptor buius cartulae offcrsionis
praedictum compleui et tradidi.
(1) Forsp R.VYNAI.nVS V. Tciiflli Hal. S. T. I cl. 1088.
(3) Berengario e Vibcrlo sono Domioali come ribelli nelle sonlenzo date da Airigo 1
Imp. nell'aD. uxv. Doc. n. 39 e 40.
Serie II. Tom. VII. 48
An lOII.
378
N. 36. llenrici i Inipcraloris sontentia, contra Vbertiim comileni,
II !• M..num (iiium Alilcpiaiuli , Otbcrtum marcliioncm ct filios eiiis,
iT^crxxivm «^' Albcrtuni nei)otem, Ardoini regis fautorcs.
Mi B*Tom
Anl. tUilcusi .....
[.art i.p to* In nom.*- s. ct indiuiduae tnn .
Henricu.'! fauenlc diuina clemcnlla Romanor. impcr. .-lUg. Nolum esse
iiolumus uniuorsis sac del ccclcsiae fidolibus Vbcrtum comilcm filiuni
alilopr.indi olbcrUmi marehioncin ct filios eius ct alberlum nopotem
illius poslqiiam nos in rcgcm ct iitipcralorcm clegcrunt ct post manii.s
nobis ilalas et sacramcnla nol>is (acta cum <lci noslro(iuc inimico Ai-
duino regnuin nostrum inuasissc rapinas prcdas ir.isialioncs ubiquc Ic-
cissc et quod sine luctu non est dicendum Icrritoria ct pcrtinciitia
omnium ecclcsiarum miscrabiliter bonis omnibus expoliasse magnus
dolor nimius luctus inaiulita intus ct foris desolatio. si ergo ita destru-
ctis ccclesiis snbucnitur (|uod dco placebit nulli bonorum displicendum
crit consilioq. ergo cum amicis dci babito scrutala et inucnla est lex
longobardor.™ quae ita iubcl. Si quis contra animum regis cogitaueril
aut consilialus fucrit animae suae incurrat pcriculum et res illius in-
fiscenlur. Secundum igitur legem corum nostra propterca sunt oii bona
ipsorum quia manifcstum est ipsos contra nos iton solum cogilasse aul
consiliatos fitisse sed elinm austis tiefarios et conatus imimros opere
r.xerciiisse ct piiblice bella contra nos preparasse. Quia ergo legibus
eorum nostra sunt bona ipsorum Ecclae scTi Syri episc' Ticinensis quam
ipsi in suis pcrtincntiis igne et rapiiiis ueliemenler deuastauerunl de
pracdiis eorum partem dare uoluraus ut sic uel in aliquo recompensa-
tionc facta lolc-rabilius illata ualeal substinere dispcndia donee dco do-
nante coramodac sibi succrcscant maiora . iuste igitur ct Icgalitcr damns
sibi de rebus Vberti fdii Hitdeprandi eastellum de cerreto et uulparia
cum omnibus eorum adiacenliis ad iugcra tria millia cum suo toto di-
strictu de rebus Vberti et Tiliorum eius et Albert! nepotis ipsius mar-
cbionis quidquid babuissc uisi sunt in scadraniino prope castrum dc
Balbiano ct in territorio scii martini in strata et in casale ad iugcra
quingenla qualenus eccla" beatmi confessoris domini Syri et pastor qui
per tempora ibi fucrit omnia que supra nominala sunt cum suis pcrti-
ncntiis aquis scilicet aquarumi|UC dccursibus ripis molendinis piscalio-
uibus terris eullis el incuUis uadis ucnationibus stalariis seruis et an-
cillis capcUis montibus ct ualibus rupibus et pratis mercalis et dislri-
ctibus et cum oibus que nominari possunt in aeternum iure proprietario
habeat atq. disponat nostra nostrorumq. succcssorum et omnium liomi-
nuni conlradiclione et niolcstatione et diminoralionc remola. (lonccdi-
mus insupcr s. Syro patrono noslro dislrictum dc Setema (1) ad miliaria
octo in omni parte in ciicuitu sicut ad noslram partem pertincre ui-
(1) De Seccma (Aot. Est. p. 109. P 1).
379
dctur pro p«ce el quiclc ipsius Eccl^ ct rcmeJio ct salute aniniae no-
slrac nosliorumq. successor."- rcgum ct inipcralor."' . Si quis igilur
contra hoc nostrum prcccplum in ctcrnum dco propitio ualiturum ire
tcmptaucrit ct ccclesiam boali Syri ucl pastoreni suum disucstirc uel
in aliquo molcstarc dc prcJictis rebus presumpserit coraponat millc li-
bras auri purissimi inedietatem sac Tieincnsis ecclae ct camerac nostrac
alteram medictatcm. Quod ul ucrius credatnr ct ab omnibus inuiola-
bilitcr eonseruclur hoc proceptu-^ manu nlTa firmauimus ct niro sigillo
insigniri prccipiraus.
Signum dui Honrici {moiiogr.) inuict."' Imp. Aug.
Hcnricus canccll. uicc Coradi E^, ct Archicapell.' recognouil
Factum a. incar. dom."' mxuiI. ind. duodccima an. ucro dm Hcnrlci
Imp. augusti rcgni xnl. imperii ucro primo. Actum Soiega .
Inlerfuer. testes isto prccopto dumnus Kan. Arcbidiaconus el Lance-
lagus do Buccaria Canonicus papiensis vt Gaiferius Isimbardus.
N. 37.
UalMuu.il l>
t.i.n ixx\xix.
i>. WW
( dalrori^'in. ,
.irch. vcrcell )
Id DUBA^ni
.\dI. cond. del
Verc. p. 12G
loTabul.
Terrakei
ad an
An. 101 1.
Henrici i Iinpcratoris sententia , qua ccclesiae Vercellensi
compUua praedia Ardoini regis fautoruin attribuit, et
alia bona restituit.
In nom.* s." el indiuid. trinilatis. Hcnricus diuina fau . clem . Roroa-
norum impcr. aug. Notum sit omnibus, quod nos donauimus, imo red-
didimus s. Eusebio uerccllensi monastcrium (I) de coliadcs, Bornadcm,
monaslcriolum cum casteilo Grignasco, cum terra, et districtu uallis
Sicidac, sicul Ricardus (2), el uxor cius Waldrada tenuerunl. Dcdimus
karon (o) fontanarum (4), rcddimus caualli ccrro (5), sulziam (6) con-
(1) Mnnasltrium dc Cotiades. Ncl diploma di Ollone III dalo in Roma il 7 di ma|;);ia
999 puhblicalo dal DL•R^^DI (Picmonlc trasp. Alpi Gr^ic c IVnninc p. Ii8.) Ieg|;csi:
Sam-tarn Mariuiu in OUade quu^ dicitur Monastvriolum. Aochc Del Tabul. pari. ii. del
TEBBANro, nolla parte .'ilampata a p. 30 e 3G , lei;(;c9i in Oliadc : cosi pure leggo il
COSANO (serie dcllc di>naz. p. 355.): Iciione, dice il Dlbamdi (AuI. condiz. del Vcrcell
p. 129.) mi^liore di (|uella del Mlhatobi clic puliblicb pure (Anl. m. acv. t. w.
col. 318.) il dorumenlo OUoniano.
[i) Ricardus et uxor cius yaldrada. Di Ricardu Conlo, e di Valdrada sua moglie
si fa Dienzinne in Rasilieapeiri Nov, sacra p. 318., in AuI. n>. ae\. t. in. rol. 741.
an. 908., c Del dipl. di Cnrradn Imp. an. I0i8. per la cliicsa di Novara, in Uasilicap.
p. 359. (DUBANDI Anl. cond. del Verc. p. 130.).
(3) Eliam (Tebbasf.o Tab. ms. I. ii.).
(4) Fonlanelum (Teb. ib.).
(5) I)i Cerro si Fa menzione nel diploma di Comdo sopraciUlo dell'iono lOiS.
(6) Salugiam (Teb. ib.).
liriuauinuis treuentino (1). tiediraus ei oliuolum, dc kalendustra (2^
mcdietatciii confirmauinuis , quia eius crat dono amizonis , alteram mc-
dictalcm ilonauimus, quia lege italica (3) ad nostrum ius deuenit.
Dumus etiam omnm ijuae papiae atit in lota italia habuerunl Damux
omnia praodia Odonis de Grignnsco (4), et ntpotum «ius Ingczonis ,
Rainaldi , ct Gczonis dc Radc , Riglozonis el (ilionim eius dc ar-
liori (5), Vgonis, ct Widonis dc calpignano, Auguberli (G) de Melelo,
et nepotis eius (7) Armanni, Ugonis de Brinade (8), Aldonis dc Au-
rello, Aldonis de Ccrcsanc, Curtii, Aschcrii, ct Reiilfi dc Mortara,
Aschcri, el Walonis dc Mortara, Amilongi, et fralrum eius dc Castello
nouo, fdiorum Arihaldi dc Cocio, Mainfrcdi dc Ponzana (9), Auiberti
de Stirpiaua (10), Robcrti de Carisio, LiupUci (11) iudicis, ct gcncri eius
Bruningi, el lilior'" eius, Armanni iliaconi, ct fdior" eius, Arlcbaldi
Remedii, Landrici, filior'" Gisalberti iudicis, Willielmi Nigri, Azonis de
Pezana, Azonis de Sala , fdior'" Vidonis de Balzola, fdior"" Girardi de
Morano, Flolcucrti de Alise (12), Ansigisi fdii Liuzonis (13) Efi. Vbcrti
iudicis de Sporcia (14), Tealdi Alonis, ct Arnaldi Olrici, et fralrum eius
Wilchcranii, Sigifrcdi, el Alchcri de Falara (15), lohannis de Gondezonc,
Milonis dc Iporcia, Bonfdii dc Solario (16), Verimpcrli Milonis de Salu-
zula, Vnfrcdi de Tontano (17) Roderardi, et Walmundi Olrici dc Lama (18),
\tonis et Angilmanni (19), filiorum Aslulfi, ct Odonis, et Adam de
Waldingo, Aimonis de Waldingo, Berardi de Monte , Mainardi de Aue-
M) RcTcnlino (Ter. ib ).
;i) Fralenduslrj (Ter. ib.).
(.1) Lejc italica. u Arriba prcnde qui la Icggo italica nell'istcsso senso ncl quale verso
il Uac del diploma prendc qiiclla do' Longobaidi, cioc si serve di una parte dolla
legge Giulia MnicsUitis per aggiudicare al fisco i licni de' ribclli ; nominando Tlmp.
1 beni de' ribclli chc furono dcvolnti al suo fisco lege italica, c'indica che i medesimi
vivcvano secondo Ic Icggi romane, e cosi li distingue da quolli chc erano addetii alle
leggi longobarde secondo to quali parimenti li giudica. )> (DnR. I. c).
(4) Ghergnasco (Ter. ib ).
(5) Arborio (Ter. ib.).
(6) Angaalbcrti (Ter. ib.),
(7) Eius filii (Ter. ib.). ,
(8) Urnadc (Ter. ib.).
(0) Pezana (Ter. ib.).
(10) Stuppiana (Ter. ib.).
(Il> l.upr.indi (Ter. ib.).
(12) f • Alice (Ter. ib.).
(Lt) S' Ugonis Tcl Ingonis (Teb. ib.).
(14) Iporoia (Ter. ib.).
(15) el Allierl de Salara (Ter. ib.).
(16) Bonfilii dc Solcrie. La Tamiglia de Solerio 6ori poscia in hrca.
(17)'Troniano (Teb. ib.).
(18) Baioa (Ter. ib).
(19) Indeloiari (Ter. ib).
38 1
gna (1), All>erici Clcrici filii Hcmerici dc Salizola, \VillIclmi <lc Sali-
zola, Roilerardi filii Hani (2), ct Opcrti filii Azonis dc f.asalc, Vgoiiis
df Palostrc, Adam vicccomilis, Uibalili dc Suno, Baldoli dc Casale.
Dcdimus pracdia IVtberli (o) filii Dadoni.i in Ccprionc (4) Cancursc (5),
I'ertuso, Agamio, Plumhia, el uiilciimqiic IiaLuit in Italia. r>odinius
pracdia Girardi (6), ct fralrum cius, liliorum Ilohcrti dc Vidpiano (7),
Aimini Willclmi, ct Ozonis dc Liuurno, GosUini (8) et Glrnrdi Confrcdi
dc Liuurno Lcuurni, filii prcsbitcri Liuzonis, Asmundi cl Bcrizonis fi-
liorum Berardi, Ingizonis fratris Isaac, Gribaldi (9) clcrici, ct Albcrti ,
filiorum (10) prcsbitcri Dclimbcrli, (iliorum Rocoiiis, ct Gr-ascucrli dc
Scaramanno, Ebonis dc Butano, Uodcradi ct Aimonis <lc Vliaco, Azi-
perti ct Sindiconis dc Auaringo, aldonis, ct fratrum cius dc Sualingo,
Sigimani dc Monte, Algonis (11), filiorum Tedili, filii Alberici dc Mon-
tcrone, Ebonis, ct filiorum cius dc Firminiana, Ogcrii dc Plaiolcs ,
Rodulfi de canalcs, Saliconis i\e Conflcntia, Sigifrcdi, ct Ingclbcrli dc
Trcdino(12), Tebaldi, ct Widonis fratrum dc Plazo, Ingonis de Ariaco,
aldonis, et filii eius, Bcnnonis dc Lciirano (lo), Aimonis dc C.ampale.
Albert! de Eimcrici dc Torccllo, filiorum Armanni iudicis dc ScTu
Euasio, Folcadi de Casale (14) Rogcrii de suu Saluatorc, ct filiastrorum
(1) Qaarcgna (Ter. ib.).
(8) Alani (Ter. ib.).
(3) fVibcrti filii Dadonis. Qncslo Wibcrto era dnnque fralcUo di Arduioo , ^iacchc
i]ucslo re era pur liglio di l>adoDe; di lui si la mcDzionc in un Diicito tcDuto in
Havia da Ollono Conic del .'lacro Talazzo, pre.sieduto da Ollonc Imp. I anno 1001
a' 14 d'ollobrc ( Mun. Ant. Est. pari. 1. ) al quale assi.itettc fra |;li altri priniali
ff^ihi'Ttus Comes filius b. m. Dadonis itemij. Comitis. Si osservi die quivi Ihidone vien
detto Cojite c non Marcln-sc. Ma nel prescnte dijiloina Arrifjo nrn dii piii il titoto di
Conte aWibcrto, pcrche ribelle. rarimcnti il medesioio Wibcrto c soltoscrillo al decrelo
di fondazionc del monnslcro di S. Giuslu di Susa (M. U. 1*. Tom. i. u. (Clxwii.',.
ma il GuicilEno:^ ed altri lo scambiarono malanicnte con I'mbcrlo Conic di Savoia (dal
DUR.VKDI I. c. p. 131.).
(4) Cerriane (Ter. ib.).
(5) Canaucsc (Ter. ib.).
(G) Forsc si deve Icppcre Nitardi.
(7) Filiorum Roberti de I'ulpiano. Erano ijuattro: 5. Cvglulmo^ Abbatc del mona-
stero Divionensc, Golifredo, A'ilardo e Robcrlo nali da Roberto da Volpiano e
da Porinia sorclla del re Ardoino (Cfr. H. P. M. Tom. i. Doc. ccxLiv. , el CLAB.
Rod. in vila S. Willclmi Divion. Abb. cap. i. ix. ccc).
(8) Aimonis, Roscllini , Girardi. Confrcdi dc LivorDO (Ter. ib ).
(9) Girbaldi.
(10) Filii (Ter. ib. .
(11) Aldonis.
(IJ) Cercdono (Ter. ib.).
(13) Lcnzano (Ter. ib.).
(M) 1 De Casale. Adanqnc S. Evajio c Caiialc CDino allora dno looghidittinli : bcnsi
» unironsi poscia in un sulu. 1 luo^lii rammenlati dal diploma in quesla parte »odo
» di la dal Po, cioc : Piozzo, Lavriano, Drasasco, Torccllo, Casale. S Salvalorr ,
' Brosolo, Cercsolo etc. (DoR. I. c).
583
fills, MainfrcJl ilo Brosilo, Br.iscuerti de Ccresido, el fralres (1) Aldo-
iiis, astulfi aribaldi, el Vbcrti , Mainrredi de Coce Birardi de Wu-
lingo, Rozonis, cl Ugonis de Monliclo (2), conslanlii de Palazolo, el
filior'" eiiis , Atib.ddi de Caualiaca omnia prcdia Tusliardi (3) , el
^^■aidc^adc el Viberti, filii Dadonis, el omnium islorum hominum,
quorum nomina hie scripla conlinenlur, loj^e (4) Longobardorum noslra
sunt propria, quia isti , poslqiiani nobis pdelilalem iurauernnt, corona
Reijni loulmbardic! , et iliademate Imperii tiobis iain altributa, Artloino
Reiiiii nostri intiasori iiincti , omnia uastauernut , et maximc Eusebianam
EcolS^ miserabilitcr afllixcrunt, ideo quod quia legibus perdiderunl ,
legibus noslra sunt, et quia legibus noslra sunt legibus Scio Eusebio
oia in ppeluura damus. Quicumq. aul"" sctm vercellensem Eccl" de his
oibiis disucstiuerit, ucl inquielaueril, componat kamere nITe mille libras
auri, el s^To Eusebio alteram. Quod ul crcdatur, el conseruclur lioc
prcceptum, manu nostra firmauimus, el sigillo noslro iussiraus insigniri.
Signum domini Hcnrici inuiclissimi , et gloriosissirai serenissimi im-
peratoris augusli.
(o) Iricus cancellarius nice Heberardi episcopi, el archicancel-
larii recognouil.
Anno Domini Incarnalionis mxiiiI. indiclione xil. anno ucro Regni
domni Henrici Imperaloris Aug. xnl. Imperii uero i. Actum Folega (6)
felicilcr amen.
j^ 5g Eiusdcm Hcnrici i Iniperatoris diploma quo Petro Nova-
riensi episcono quendam comitatulum vallis Ausuiae ,
Car a Basiii- iieciion plebcin Trecate , et curtem Giavalona pro
"' p'sia "' daninorum recompensatione concedit.
f 1 ex iGBELl,.
Ital. sacra iv.
col. TOO. In nom.*^ S." el Ind.""^ Trin. Henr. diu. ord. clem. Rom. Imp. Aug.
An. I014. Dum fidilium petitionibus nostrae Imp.'' celsitudinis assensum prae-
(1) Fralrnm (Ter. ib.}.
(J) Monlido (Teb. ib.).
(3) Ricardi (Teb. ib.). V. la nota (J) pa^. 379.
(4) " Lege Longobardorum. I ribelli qui dcscritii vivcvano dnnque .secondo la legRe
» loDgobarda a norma di cui sono punili colla confisca (Leg. Rnlharis 1. 3. 4. l\er.
» Ilal. I. I. Pari. Ii. p. 1. 2.). Scmbra pero, die da quosli si dcliba ccccttuare
» Wibcrto fiplio di Dadonc, porcioccho OUono figliuolo del re Ardoino fralello di csso
> Wiberto , nclla surrennala carta dcll'anno 1009 per la caltcdrale di Pavia si pro-
u fcssa di vivere secnndo la legge ilalica, cioe Romana (Dl'B, I. c).
(5) Oldcricu.i (Teb. ib.>
(6) Solcga (Teb. ib.).
383
buei'imus , cos nostro seniilio promtiorcs, ac dcuotiorcs esse niinirae <lu-
hitanius. Quiiproplcr cuiiclonim Eccl." calliolicac fiJcllura, noslroniinq.
tam pracwiitiuni quam futurorum solcrlia ncopioscal, I'llruni \i-ri.
Virum S.»' Novar." Ecclcsiae Epum. nost.umq. fiJcltm, qui n,r.,t fi,U-
lilatis causa mulla sustiiiuil , fameii uulelieet, .silim, ncs/its, H friipisi
el insuiier i/laciosas rupes , cnllisque sails aspeios nudis pidibus, ).«r-
srqueullbus utimkis fiiyinido suieiauil ; qui vtiam uuuc yriuscniialitfi
mulla damua Arduivo druoslanle reci-pil; nam Ikclisiac illius suni d< -
predalae, easha disrupla. domus euevsac, uineae iiicisae, urbores de-
tmlicalac; iusuper plebvs ipsius, il curies ab Arduino pro benrpciu.
suisq. inimicis dalae sunt: nostram iniperialcni adiissc txctllLnli.im ,
quatenus pro sui laboris recompcnsatione (1), cl suorum damnorum re-
sUuratione, quondam Comilatulum qui in Vallc Ausula infra ipsius Epi-
scopalus Parocliiam adiacere dignoscilur, pracdictae Eccl." INovaricnsi
cum omnibus functionibus, quae dc ipso comitatulo publicae paiti per-
tinent conccdercmus. Nee non cliam dcprccalus csl nos, ut quamdani
plebem sui Episcopalus, quam oiim malo ordinc, cl Iniusla i-ilione sua
l<erdidil Ecclcsia, q\iae sita est in villa quae nominalur Trecule, non
adeo procul a Civilatc; Curlcm quoqic quae Gravalona dicilur quon-
dam ipsius Episcopi conlinenlcni , scd quae nunc iniuste penasa esse
dignoscitur, suae Ecclcsiae reslilueicmus. Itaque dignura est ul sui la-
boris praenominatus pracsul retribulioncm a nobis suscipiat. Et quo-
niam iuslum est ul supranominata Plobs, atq. Cors iam dicta suo re-
stituatur Episcopalui . et ut alii noslri (idelcs boc cognoscentcs nostrae
fidelitati amplius stabiliantur eius prccibus annuentcs iam dictum Comi-
tatulum a nostro iure in eius Ecclcsiae potcsUitcm omnino tninsfundimus,
et pcrdonamus, et pracfalam PIcbem, atq. Cortcm per boc nostrae au-
• loritatis praeccptum iam supradictae Novaricnsi Ecclcsiae reddimus el
roncedlmus, cum omni districlu, el teloneis, ac piscalionibus quae in
flumine Toxo sunt, in illis scilicet bcis, ubi ipsa Ecclcsia en utraquc
fluminis tenet parte et cum renatioiiibus, scu omnibus rebus, quae ad
publicam partem ex eodem comilatulu exigi possunt cum capcllis, domo
cultili (2) massariliis, casis, sediminibus, campis, pr.itis, vincis , pascuis,
silvis, stalariis, saletis, i)ahidibus, aquis, aqu.irum dctursibus, inolcn-
dinis, piscalionibus, cullis, el incullis, divisis, cl indivisis, tcrrainis
concessionis , piscariis, campariciis, aiiisque universis rolhibiliunibus ,
cum servis, el ancillis, aldianibus, et aldianis ulrius(|. scxus. cum omni-
bus , quae dici vel vocari possunt ad iam diclam plcbcm , vel eorlcm
pcitincntibus vol respicionlibus. Nccnon et porlum <lc Bcstimo eidem
plebi pcrtincnlcm, quom gloriosissimus a%-unculi;s nosier Otto maior
supradictae sedi per praeccptum concessit: ila ul nullus marcbio, comes,
vicecomes, sculdalius eius, scu quaelibcl magna, parvaquc persona,
^1) CumpcDsatiouc ^Lgu ;.
(2) Domo, curlili, (L'CH. I. IV.).
384
liomines lam dicti comitatus, seu picbis, vel cortis, audcal distringere,
;i\il infra ipsiim comilalum aliqiiiil pracsumaiil (1) cxigcrc, vcl paratas
f.icerc, ncc uUas rcdliibitioncs acqu'rere. Scil liceal memorato prac-
siili, suisq. succcssoi-ibus , iam saopcJiclum comilalum, cum supradicta
plebc, vcl cone tcnere, el omncs homines ipsius comilalus, sive ipsius
plebis. seu corlis per se, vcl suum lejjalum dislringcre, sicul el per
nos, vel noslrum missum dislringendi essent , el omnia quae de ipso
comllalu ad publicara parlem perlinenl, vel indc cxigi possunt; el prae-
taxatam plebem dc Trecate, atq. corlem dc Gravalona cum omnibus
suis appendiliis, vel perlincnliis habcat, tcneat, firmilcrq. possideat,
tarn ipse quam successorcs illius qui Deo favenle dispositionem ipsius
sedis, el calhedram suscepluii sunl, onini noslro nosUorumq. succes-
sorum regum, el imperalorura omni hominum conlradiclione, vcl di-
minutione remota. Si quis igilur hoc noslrae conccssionis, el confir-
inalionis praeceptum nefaric, ausu Icmerario violare pracsumpseril ,
cenlum libras auri oplimi coraponere cogalur, medielalem palalio no-
slro, el medielalem Novariensis Ecclae eiusq. reclori qui pro tempore
inibi habetur. El hoc ul verius credalur, diligenliusq. ab omnibus ob-
servctur, manu propria sublcr confirmanles, sigilli nostri impressione
iussimus insigniri .
Signum D. Uenrici Ser."' el Inuict.""' Imp. Aug.
Dat. a. Incarn. Dominicae millesimo decimo quarlo, Ind."^ duodecima
Anno Tcro regni D. Henrici Imp. Aug. xiil., Imperii primo. Aclum
Trucuianae feliciler Amen.
N. 50. Alteriim Heinrici I Imperatoris diploma, quo monasterio
T«TTi ^' AlJiiri^ii nonnulla bona traditAlhcrti Parmensis,at(iue
Annaii Sacri Wibcfti ct SiETeficdi lilioium eius.
ciplla ciltii di ^
Coino turn. II.
p. M7.
An lOij. Heinricus Diuino nulu Impcrator Aug.
Si sanclis, ac ucnerabilibus locis &c. Deed enim el imperio noslro est
incrementum Deo rclribuere, el ei honorem impendere de his, quae
ipse dedit, qui grails bonoral, el a quo omnis honor procedit &c. Quo-
eirca omnibus Dei , iioslrisque fidelibus praesenlibus, el fuluris nolum
esse uolumua, quod nos pro rcmedio animae noslrae, et nostri imperii
sublimilatc donamus, alquc concedimus Sclae Cumanae ecclesiae Mona-
sterii S. Abundii, sili non longc foris ab Urbe, cui pracesl domnus
Albericus uenerab. cpiscopus omnem porlionem Icrrae ALBERTI Par-
mensis filiorumquc eius scilicet WIBERTI el SlGEFREDl, quam bacte-
(1) Pnesnmat (UcB.).
38r.
n\i6 habere uisi sum in Valleiellina in loco ubi dicitur Talaniotr.i . ml.
in iiliqiio loco in <.;<il<iii \i.illo, <nioriini hiiircililas el propiicla!. fuit
Scd quia in uos offeitdenles cotilra uostriim imperitim IraclniierHUI . rt
l>erturi alijite ret in tioslritin mtiiesliUem c.vtiteruitt , iurc ac legalitcr
omnia, quae habucruiil, ail nosliam partem publicc dcuenerunl . Meriio
ergo sua omnia pcrdunt, qui se ipsos gratis per.rKlcrunl, ilum liilctii
• lehilam non seruantes in nostra fuiclitnte minimc perniansei-unt; ideo-
que ilignura el iustum, ac Deo cl nostris lidelilnis placitum. insuper
liigihus apjirobatum perspicienles, lihenter domimns, atipie conc<■di^nl^
iam dicto monasterio S. Abundii quicquid liabuerunt siiin-a mfmorali
Iteriuri in praedicU) loco Talauiona, aul alicubi in pracnuminata ualle.
tarn in nionlibus, quim in planis, in terris cullis , el incultis . in pa-
scuis, siluis, uineiis, in seruis quoque &c. cl omnibus quae adinic dici
el nominari pussuiil, de iain dicta pcrlincnlia . quae ad pulilicuni soUii
pos!<unl, omnino in inlcgruni largimur, alque a nostro iure, ct donnnio,
in ius, et dominium ct proprictaten) pracl'ati coenobii transfundinius ,
el delcgamus, sicul usque niodo praclibalis rets peilinere uis.i suni .
Eo uidclicct ordine ul Abbas, <|ui nunc praccsl, oninesque sui succes-
sorcs, qui ibidem pro tempore fuerinl, potestalcm babcant pracdicia
omnia illorum, quae sunt in iam dicta ualle, tcncrc , possiderc, com-
niutare, uel quicquid uoluerinl faccre ad laudem, ct honorcm omni-
polenlis Dei, ct S. Abundii, ct communcm fratrura suslentalionrin.
el utilitalem ex nostra plenissima aucloritale . lubcntcs igitur saneti-
mus ut &c. si uero quod minimc credimus contra huius noslri praccepli
slaluta quisquam temerarius uiolator cxlilerit, componat auri probatis-
sirai libras centum medictatem nostrac parti, ct mcdictatcm praescnli
Abbati , uel suis successoribus . Quod ul ucrius crcdalur &c.
Signum •{• Domni Heinrici glorios. alque inuicl. impcraloris semper
Aug.
Heinricus Parroensis cpiscopus el cancellarius, uice Eucrardi episcupi.
et Archicancell. recognouit.
Data lui. non. oclobr. Anno D." Inc. mxy. Ind.' xiv. regni urro
Domini Heinrici imp.'"augusli xnii. imperii autcm ii. Actum Mercsburg
f'elic. Amen.
-^ jn I'iiviiegium Heinrici I Imp. quo Alhrrico (jtiinanoEiiiscojHi
villam Barzanorum conccdit, tmnc fuit nronrietas Pr-
Tatti
Annaii Sacri lengaiii ct UfTonls rebelliiim.
(letla cilia di
Cnmn titm ii.
p «3J
■fS"' " '^'- ^ry'-
Henricus superna dementia Romanorum Impcrator Aug. Si peticio-
.Vn. liila. „i(,us nostrorum fidelium, nobisquc dcbile famulantium aurcs nostrac
piclatis inclinauerimus, promptiorcs cos fore in niTTi scniitio non du-
liitnmus. Uninersitalem igitur omnium nobis obsequienlium . praesen-
Serik II. To.«. VII. 49
386
tium scilicet cl fuUironim ncqiuicjiiam latere uolumiis, tjiiod Alb«-ric>i»
sciao Cumanae cccl.'" uenorabilis, cl nosier ilileelus cpiscopus, nostrae
piciatis cclsiliuliiicm adiil, supplicilcr poslulans, ul pro scmpilerni rc-
tribuloris ainorc, cl salute aniraac noslrac, ciusque collate ct confe-
rcndo seruilio, nostroq. imperio subllmando, eidcm sanclac roatrici
eccl." ad bonorem Dei Goiiilrieis et Virsinis Mariae dicatae, quamdam
Ciirlcm cum oibas suis pertincneiis, quae diciliir Villa Barzaiioru-^ quae
fuit liacrcdilas el propriclas fdiorum comitis SKilFKEUI, BKUENGAHll
ET VGOMS conccdcre el donare dignaremur. Quorum ijuoiiiam iti nos
uimis offendenles contra iioslriim iinperiiim male tractaiieriint, el pvriuri,
alquc rci in uo.ilram nuiieslalem piibllcc extileninl, jure ct Icgaliter non
solum liacc, scd cl omnia quae babuerunt ad nostrum publicum deue-
nerunl, unde sua omnia mcrito perdunl, qui sc ipsos gratis perdidc-
runt , dum fidei debila obliuexenlcs in nostra fidelitate minimc dura-
runt, et nostra iiiimico turantcs adliaeseiiDit , Hanc ergo postulacioneni
dignam el ratam prospicientes el ullo modo ncgarc ualenles, ipsiiis
prccibus libentcr acquieuimus. Concedentes alque confirmantes eidcm
Cumano uenerabili, cl dilccto episcopo, omnibusquc suis succcssoribus
supradictam Curtem ViUam Barzanorum nominalam cum oibus suis ap-
penditiis, cum oibiis rcdditibus cl exhibitionibus, impcnsionibus et fun-
ctionibus, cum scruis &c. et cum oibui quae adbuc dici, uti nominari
possum, ad candcm Curtem pcrlinentibus, atquc omnino in integrum
largimur, ct a niro jure ct dominio in ins, et dominium, et proprie-
talem praefalae Sctae eccl."= transfundimus cl dclegamus, ul qui nunc
praccst cpiscopus, omnesque sui succcssorcs potestalem habcanl iam
dictam Curtem cum oibus quae ad cam ptinenl, lencrc, possidcre, com-
mutare sicut haclcnus praelibatis periaris uisa sunt pcrtincre, et ipsi
heredilates possidcrunt . Et facienl idem cpiscopi de cadcm Curte et
Oibus, que inde solui possuul, quicquid sibi placucril ad laudem el ho-
norem Dei, et Scio Mariae ex nostra plcnissinia aucloritalc. lubcntcs
ergo &c. si ucro quod minimc credimus contra bnins nostri praccepli
staluta &c. sciat se ccrlissime compositurum auri libras millc, unam par-
tem Camcrae nostrae, alteram pracnominato episcopo &c. Et ut lioc ue-
rius credalur &c.
Sign. •{• Domni Heinrici glories., atquc inuict. imp. semper Aug.
Hcinricus Parmcnsis Epui, el canzellar. uice Eucrardi cpisc. cl Ar-
rliicanzcll. rccognouit.
Data quarto non. oclobr. an. D." Inc. mw. Ind.' xiv., rcgni ucro
D.°' Heinrici Imp. Aug. xiv, Imperii aulcm eius n. Act. MeresLurg
fel . amen .
N. II.
Ap
SVNSOMXO
Kamigl. III.
p. 380.
<;tr.
<»"S
litm.
.ap.
Scneinii
Guell.
I. Iil>.i.
IX. « Hi.
38-
Epitaphium Adalbcrti iuniuris, Oberti ii Atoslinoruiii
principum satoris, (ilii, iu ccclcsia monastcrii Casti-
lionensis posilmn (I).
IIECTOREOS CINRRES KT ACIIILI.IS RVSTA SVPEHW
(;.\ES\REVMQVE CAl'VT I>.\R10 HOC SVB MARMORE TECTVM
CERNERE NE DVBITES. PIETATE ALBERTVS ET ARMIS
INCLITVS AVSONIAE QVONDAM SF'ES FIDA CARINAE
gVO DVCE ROMNLEVS CYRNVS (2) SVBIECTA TRUMPHIS
BARBARA GENS ITALAQVE PROCVL DISPELLITVR VRBE.
MARCHIO DVX LATH SACER AEDIS CONDITOR HVIVS
HAC TVMVLATVR IIVMO. MELIOR PARS AETHERE GAVDET.
OBIIT ANNO SAL. MXSXIV. DIE VI UNVAR .
(1) II muoastero di Casliglionc , posto su quel di Parma fra Boigu S. ituniuu c
Dosselo.
(2) Ecco s'iii non m'inganno il scnso di niicsta frase UOMVLEVS CII\>VS, QVO
IlVCE, BARBAI\.\ GENS (cioe i Saiacini oppressor! delle isole di Corsica c di Sar-
dcgna , cd i Tedesclii occiipaloii di Uoiua ) SVIIIKCTA ijl TIUV.MrillS , <;i
DISPELLITVR PROCVL VRBE ITALA . — E^li i; nolo sicconie noil anno 1017 i
Pisani cd i Genovcsi alia ctiiamala di Papa Benedetto VUI trioufaruno do* Sararini ,
in Corsica cd in Sardegna. Quel ROMVLF.VS CIRSV.S. c laltro litolo di UVX I..\T1I.
dati ad Adalbcrto daU'epi^'raCsIa , mi fannn credere clic esso come Capilano Romano
( Romulcus) abbia avuto parte in quella ^illoria. c veoissc percio dai Romaoi iosi-
gnilo del grado di DV.K LATH. Dallo Sciikiuiu poi (Orij;. Guelf I.e.) abbiamo air-
come quellaltre parole: ITALAQVE PROCVL niSPEI.I.ITVR VRBE acccnnano !•
parte avula dallo stesso Adalbcrto nclla sommossa Romana del 1U14, conlro i Tede-
•ebi. (V. il cap. ix di qucsli Studi p. ii6 a 99.% e teg.)
389
PARERE BELLA GJIJNTA ACCADEMICA
INTORNO AGLI SCRITTl INVIATI AL CONCOnSO Dl PREMIO StX SECIENTE QUESITO
Quali furono Ic cause per le quali la Rcpubblica (TAtcne andb da Peride
in poi dccadendo , sinch'e vennc in polere dc^ liomani? e quale iiifluenzn
ehbc essa sul decadimcnto dclla Grccia e parlicolarmente di Sparta ?
II decadimcnto dci Romaiii fu nello scorso sccolo I'argomento d' un
celebre libro, il quale, a malgrado del posteriori trovati , dura ancora
come moniimento di <j\ieU'acuta sagacita, che sa, entro ristrello ma ricctp
quadro, condeiisare fatli, idee, geiieralita e parlicolari osseiTazioni . a
fine di porre in cliiara luce un altissimo soggctto. II decadimcnto dAtcnr
dall'etii di Periclc in poi, e la sua influenza sul decadimcnto dclla Grecia,
e singolarmente di Sparta, fu il tema, che I'Accadcmia nostra delle Scicnze,
sin dal i5 maggio 1843, propose ai dotti, invitandoli ad emulare il gran
IVfontcsquieu. Sette disscrtazioni furono presentate ; tal numero dimostra
quanto I'argomento riuscisse gradito, ma il loro merito e vario.
La Dissertazione n.° i, che porta per epigrafe Omnia miitanlur et nos
mutamur cum ipsis. Omnia tempos edax depascitur , omnia carpit. Omnia
sede movet , nee sinit esse diu, fu dettata da chi avendo Ictlo di \ol<>
e franteso un compendio della sloria greca, vanamente spero di risol-
vere tin alto problema.
La Dissertazione n." 3 , distinta K«e tTtiv 0 tojouts? J«p.o? «fv«).o*/«K r«v
ij.o'jcupyi^i&v TYi Tupayvt'oj Arist. pol. 4) svela una profonda cognizione degli
ordini politici, c molta filosofia nel dedurre dai fatti le loro conscguenzc
morali. Ma i fatti, oltre all'essere incompleli , sono talora od inesalli, o
falsi. Cosi tre Icggi sono attribuite a Solone, le quali ebbero nn'originc
assai posteriore ; del che I'Autore sarebbesi avvcduto, sc avesso stmprc
riscontrate nei fonti le citazioni, che incontro nei libri dc'crilici. Quindi
awenne pure, che qualche passo di Demostcne prove appunto il con-
trario , se esso si legga nella sua intcgriti originale. L'Aulore dillgcnte
nell'enumerare le cause interne ed csternc, che trassero la Grctia in
rovina , anziche esporlc sconnessc , avrebbe potuto viunirle sollo pochc ,
ma generali feconde di elfetti. L'Egemonia e una di quesle. II lavoro ,
considerato come un primo getto , onora I'Autore.
Nella Dissertazione n.° 3, fregiafa del moito Reriim cngnosccr-f cnitsas ;
si osscrva un movimcnto di dicitiira , una vivacita d'iniHgini, ed una vi-
hrazione di concetti, che, ove sia temperata , consola la freddezza della
critica, ma smodata fa danno al vero, ed offende il gusto. Le frasi Pe-
ricle respinse il Rinaldo /Iteniese dalla palestra di M'lrle alia seUa in-
3c)o
ctiitiitd , ed anclie la corona (lell'eloqu<inza niessa dalle FilippicJie siil capo
fii Demostene tfamutossi incipresso sul capo della patria, cd allre lali assai
frerjueiiti mostrauo un gusto privo di delicatezza, non clie una finla pas-
sioue per a tempo assunta. In altre si scnle tutto lo sforzo dei conlrasti
luboriosamente cercati, seppur i due disparalissimi opposli non vi si Ixit-
lano davanti slrananiente aj>paiati , Rafaello ciabattino , c Michelangelo
ffarzone da muratore. Questa via riconduce al secento, e mena alia rti-
iliita (run Angclo. QiicU'autore, die dopo liingo confronto di tesli c di falti
abhia riconosciiilo crilicamente il vero posilivo, c dopo profonda inedi-
tazione sia risalilo dai fatti alle idee generatrici, cestui rispettivo cnuncia
la veritii circoscritla ne' limiti studiosamente trovati , od anche la sola
proliahiliia secondo i varii suoi gradi; venendo poi nel camjio della ge-
neralllu fdosofica uuovamenle proccde guardingo , pcrche con una menle
coraprensiva vede ancora tulti i particolari, donde emerse I' idea generale.
Le sue parole sono appropriate , anzirhe esageralrici ; il sue stile cam-
liiina con un aiidauieiito soleniie , ammette bensi le grazie , ma quelle
sole die spontance ornano Targomciito, senza o moslrare I'artifizio dello
scritlorc, o divagar le meiiti dei leltori.
Lo slile doclamalorio, seljbene contaminalo da alcuni costrnlli faliiti,
regna nclla Dissertazioue n.° 4; contrassegnata w Quid Pandioniue resUuit,
nisi nomen Athenae ? Ovid. Le rettoriclie italiane, restringendosi ad in-
segnare la sola arte di far arringhe, avvezzano i giovani al solo stile di
dedamazione; donde avvieiie , die nei temi di critica, e persino nelle
epistole, lo stile, quando non e al tutto Irascurato, incede magnifico
sui irampoli della rettorica. Se I'Autore avesse meglio distinto i tempi
e le instituzionij se con miglior ordine avesse collegati gli efietti colle
cause, il bello sarebbe nato spontaneo dal buono, senza andarlo a cer-
care nello stile |)resonluoso. Pareccliie nuove proposizioni si ravvisano in
questo lavoro , dellc quali dovremmo dar lode all'Autore , seppure fos-
scro con opporluni argonrtenti provate; ma, siccome egli non cita mai
alcun testo antico, perb ci mancano i mezzi per rifare con lui ill avoro ,
e per apprezzarne giuslaiiiente le parti nuove.
rs'ella Dissertazioue n.° 5 , Cuncta tentavi insapientia, le prime tren-
lacinque pagine oirrouo un accurato compendio della Storia di Tucidide,
die onora I'Aulore come scriltorc. Ma codesto sommario e inopportuno
in una scrittura, die si indirizz^ a dotti. Impero clie i fatti non stret-
tamente coUegiti coH'assunto si dovevano accennare con parole generi-
die, e gli altri, die loccavanj I'argoinento, si dovevano con piii mi-
nuta relrtzione iiidag.irc. Al compendio couseguitano le cause del deca-
39 «
(liincnto d'Alene. Moltc stanno con |.oco orcline atldensalC; che avi-en:iiio
volulo vcdere svolle nel loro progresso. Propciiso a dcclannarc I' Anion;
tnlora trascura l' esaltczza ilci fatli, c lal allra esagrra i vizii. L'anpen-
ilici; , ill cui iratla del decadiincnto di Sparta c iusufliciciile.
Per rispondere al tenia proposto era iiccessaria una \asla crudizioiir ,
una sagace critica iiell' appiczzaria , ed un giudizio politico e lilosofico
sugli ordini pubblici c sui loro fondamciiti. In tulte ipicsle Ire |)aili
rAiitore della sesta Disserla/.ionc fregiata dei vcrsi Tcdi Solon, tit cut
fit ViUil pianta , Che, s'e malculta, mal frutto produce, si mostra va-
leiilc per quanto glielo acconsenlivano i suoi mezzi privati, che erano
al({iiaiito rislrelti in fatto di libri crilici modenii. Imperoccliu Ci^li noii
posscdeva le opere del Boeckh, del Midler , dcUo Scliomann, del Wacli-
smutli (i) , dei dolli illustratori di Tucidide, e di Senofoiite, e di ir.olti
altri Tedeschi ed Ollandesi, i tpiali dctlarono o monograGc compiiile ,
o irattali gciierali sugli ordini politici, ainiiiiiiistrativi, e giudiziarii della
(irecia. Eppiire, a inalgr.ado di tali difelli , cgli con uiolta i.crspicacia
dichiaro il cclebre passo di Pollucc sul censo di Solone; tutta\ia la spie-
ga^iione del Boeckh meritava d'esseie esaminata , ed oltie al ccnso di
Solone dovcvasi toccarc delle inodiGcazioni fattevi da Euclide, e da Nau-
sinico. Parimcnte egli con molto seiino prese a considerare il coiiiniercio
dAtenc, e la forza dclia sua marineria mercantile; ma dai libri men-
tovati avrebbe potato ricavarc niiovi lumi. Dubitiamo poi, clic, ollrc al
lesto grcco di Pollucc, egli difettasse di quello delle Vite di IMutarco;
giacche parlando dcllc doti Ateniesi, chci dice abolite da Solone, cilu
la versionc del Pompei al lutto incsatta, per non dir eiTonea. Sprovvc-
dulo di moltc f'onti d'erudizioiie I'Aulore tuttavia compose la piii pngiala
IVallc Dissertazioni , che ci furono preseutatc. Ma siccorac la sua scrit-
lura non corrispoudc a quell' altezza , a cui oggidl si trova sollevala in
Europa la scicnza, merce le indagiiii di molti crilici; peru rAccademia,
mentre loda I'ingcgno e fa onorevole menzione del lavoro, non crede di
doverlo coronare.
L' Autore della settima Dissertazione , che porta in fronle il versi>
Felix qui potuit j'crum cognoscere causas , forsc ristucco dal seniir
ognora proclamare il progresso, accagiono questo del decadinuiito d'A-
tene. Ma se Atenc pcii , perclie |)rogrcdcndo s|iinsc la dcir.ocrazia sino
(1) Racckh, Economie PolUiqui des Athcuiciis; Mullcr the Dorians translated by Tufnt't ; Scliomann
de ComitiU Athcniatsiuin , oJ aiichc ytntiiptitatrs luris Publici Graecorum ; Wacbsniulh /irlttnnth*
Ailerthumer ; Gccl llistoria Critica Sopfiislaruni ; Tilm;iaa Gricchischt StaatsirrfuiiuHgrn ; llrrmaDU
Grie^h. Staatt alterthumer ; Clarissc f'tta Perictit : Trorop de Pcricte ctt.
alia liianniile , Spuria cadde , perclie lenace de' suoi ordini anlichi li-
cuso di progredire e di riscontrarsi colla qualitu de' luiovi Icmpi. Ep-
pcro il progi-esso puo bcnsl citarsi come un carallcie disliiilivo della
slirpe Joiiica; ma non prendciido forma di vizio o di virlu sc uou dal
sue eccesso , ovvcro dal difelto, non puo dirsi causa di rovina o di Go-
rimciito. Le altre idee generali dcU'Autorc lasciaiio desiderare applica-
zioni speciali aU'argomealo , die restringano e diano il giusto mode d' in-
fluenza alle varie cause. Impcrocche fralle cagioui, die trussero a rovina
Roma e la Grecia, parccchie sono le medesime , come i vizii delle na-
/ioiii tornaiio scin])rc gli slessi; ma il grado loro, i coiilrasli , il modo
di manifestazione , ed altri parlicolari diverslficandosi , e nccessario 1<>
sceudere allc spczialiu'i , clie danno il pioprio colore a ciascuua nazioiic
uei varii suoi periodi. A lal fine mal risponde lo stile dcclamalorio fa-
cilmente esageralore , che mira a colpire anziche a persuadere i lettori.
Da ullimo parlando iu gcnerale delle dolte Dissertazioni Ilaliane, giova
ricordare il segueiite passo di Cicerone: T'etercs omncm omnium rerum,
i/uae ad mores hominum, quae ad viiain, quae ad virtutcm, quae ad
rentpiibllcam perlinebant , coguitionem et scientiam cum dicendi ratione
iungebant; postea', dissociatis a Socrate disertis et doctis , et deinceps
a Socralicis item omnibus, philosophi eloquentiam despexerunt, oratores
sapientiam (i). Tal separazione dura tutlavia in molti scrittori italiani.
Gli oralori, casti per lingua, musicali nci periodi, briosi per ingegno,
difetuno della nccessai'ia sapienza; e gli scrillori di fdosofici argomenti,
trascurati neU'eloquio, inamabili per lo slile , e sdcgnosi d'ogni grazia ,
sprezzano relocjuciiza didascalica.
L'Accademia sperando, die o qiialcuno dei concorrenti vorra purgare ed
ampliare il sue lavoro, od altri dotli sieno per enlrarc ncUa lizza, prolunga
il (oncorso, lasciaudolo aperto sino all'ultimo giorno di marzo del 1846.
Lo toDcluiiom del Pjrere foroog upprovslc lialli ClaiM nells sun adaoaDia del 17 pcnoaio lOIB.
(r CiceroDC lie Omt III. 10
l^onte Saldzzo Presidcnte
(",av. Gazzeha Segrelarw
Barotie Manno
Conic Saui.i
(lav. Bertoi.otti
CaV. BONCOMPAGNI
Cav. Pevro.n lielaloir.
Giiinle c prineipali correzioni agli Slutli critici
sovra la Storia d'ltalia ai tempi del Re Anioino.
393
Pag. 73. nota (1) aggiungi in fine Cfr. la nota (3) pag. 397.
» 76. lin. 5 indipenden za del
regno ;
» 33 egU e vero
» 3 1 non c nulla
n 18 difficolth
» 1 3 biograjici: e che
cercando
» 2^ facendo ,
» 5 protestando
18 vedremo
16 dopo la \oce pa -
rola si ponga in
nota:
85.
86.
88.
90.
98.
103.
ivi
io3.
I)
»
Icggi:
independenza del regno ,
»
egli e il vero
»
non e altri
»
dijffhUa
»
biografici , col cercare
»
togli la viigola
»
pretestando
»
vediamo
io5. nola (i) Ott. II.
1 06. Aggiungasi alia nola (i)
» Vedi qui la giunta alia pn-
gina 137.
.) Ott. HI.
11 name di Pa done ( c/te e lo
siesso che Ditto ) pare realmcnte d'origine gallica ; nel poima
di « Ennoldo Nigello » parlasi di un giovine di tal nomc
il quale nelV invasione de' Saracini nelle Gallic sul principio
dclCKIII secolo , prese le arnii , e si porta pazzaniente con
pochi compagni contro un castcllo da essi occupato nclla
diocesi di Rhodez ncl quale que' barbari a^'evano imprigionalo
sua madre. Forse gli antenati di Ardoino , senza dubbio
franzesi , vogliono csser cercati in quellu parte delle Gallic,
e probabilmente uno di cssi trovavasi fra que' 5oo franzesi
venuti con Guido ed Anscario in Italia , dopo la moitc del-
f imperatore Carlo il Grosso. ( Erm. Nigelli , Poeina in Pert/.
INI. G. II. T. II. p. 4G6. Reinaid , i( Invasions des SaiTaziiis
» en France elc. » p. 2.\. Paris, i83r>, i vol. in-S." ).
Serie II. Tom. VII. 5o
394
Piii^. u)C). till. 9 (/ cJd a\rebbe Icsgi- « coloro che wrebbero
\\\ » 1 1 lolgasi urringo
»
» ivi )) permit, lolgausi le parole: da iin altro diploma
» \o-j. » 2 ed appoggio 'eggi: ed uppoggia
» ivi » 10 Vorigine » forigine Jr-anzesc
» i()8. » 4 Veili qui la giunla alia pag. i2t. liu. i3.
» III. » I anno 997 'eggi : anno 998
1 1 5. » 4 della nola (2)
maleficium » malcficum
I iG. » 6 della nola (i)
inflatas n inflalus
(23. )) 26 ilopo le parole rt/^/'Z wo/<t aggiungi: e ccwie di fatti eglL
oltenne neiranno 1000 ( «." 17 j4ppend. ).
12'j. » 1 3 Dopo la voce yOrt/'o/rt poiigasi quesla nota: Nel diploma
di Arrigo re pel monastero di Fruttaaria delV anno
3//^7(Appeiid. n.°32) viene nominata BERTAFILIA
HAMEDEI: questo AMEDEO non potrebb'egli esserc
il fvalello di Ardoino qui ricordato ?
16 e a questo l^ggi- ^d a questo.
16 proivcdimento ; n prowedimenlo ,
3 dopo la parola osdnazionc si ponga una virgola.
6 dopo toil raetli: la durata delV episcoputo di fVar-
mondo e ignota ( vedi qui la giunta alia pag. 237 ).
1 4 questa l^ggi- quella.
143. Alia nola (i) s'aggiiinga in fine: Siccorne la versionc italiana
della Storia di Leo era in corso di stampa , io dowtti
taholUi far uso della versione franzese quantunque
zeppa di errori.
(48. » 16 entrambe l^^ggi- entrambi
1 7 1.. Dopo la nota (5) aggiungasi: Del resto il cronista del Monte
Soratte dice che Marozia era figlia di 2'eofilatto, ma
non gill die quesli fosse marito di Teodora: Liutprando
scrive che Marozia e sua sorella erano figliuole naturali
di quella, ed il Curzio che Teodora era moglie di Co-
stanlino Senatore ; per metter daccordo tutti quesli scrit-
tori si pud credere adunque , che la madre di Marozia
avesse per marito Costantino, e per amante Teofilatlu ,
«
128.
)>
n
129.
»
»
i3o.
»
)i
l32.
)>
))
.36.
1)
»
.43.
Alh
// die noil i; iiii/>ossibile tiattandosi tli que' lenipi turpi , r
corroui.
Pag. 17S. I'm. 2 c 3 stuto . . ■ cci/uto
o rcstiluiln 'egg': slata . . . ceiluta a restitiiitn
» ivi » 4 (lella nola (4) Sauro » Scauro
» 180. Aggiungi alia nota(3): Gli scriltori motlenii . non eccelluatn
tie anche il Muratori , chiamatio ALBERICO II tirannc cd
opprcssore di Roma , lonrndogll sr^'ern coiito dclle priwite
sue colpc , c non valiilando Vuomo pubblicn che saL'd quclla
citth. dal furore delle parti, dalla dominazionc di Marozia
e daW occupazione de' Bori^ogtioni. yf' passi gia da me citati
dc varii scrittori coevi , che rendono testimonianza delta po-
Utica virtu del patrizio /ILJiERICO, aggiiuigasi lu segitentr
epigrafe sepolcrale trovata dal Galletti, e da csso pubblicata
nel suo libra del PRIM ICE RO ( Roma , 1 776, m-4.' . p. 83
(raro)) eretta ad un fanciullo disccndcnte di quel principr ,
per la quale appariscc pure, che i pontefici Benedetto Fill,
e Gioanni XIX discendei'ano anch'essi da /4LBERIC0.
AVREA PROGENIES LATET HIC VOCITATA lOHS
FLETV DIGNA GRAVI FLORE TENELLA RVDI.
GREGORIO PATRI FVIT ET DILECTIO AlATHl
ATQVE NEPOS INIAGM PRINCIPIS ALBERICI
CO]\BIISERE TIBI GE.MTOR GEMTHISQVE GJ:NIS[
HVNC TV SUE TVO SVSCIPIAS GREMIO
NATVS XIII." KL. NOV. DENOS VIXIT
DIES DECESSIT V. KLEAS bE ANNO Ali INCARNATTONE
mi IXXX L\DIG XTIII
PONTIFICATV lOlIIS XVIIIl PATRVI SVT.
// poiUefice Gioanni XIX qui nomiiuito , fralello di Bcne-
dtttlo J III suo predccessore , sedette dall'agoslo dell' anno
MXXIIll sino alia fine di maggio del MXXXIII ( « Art de
n verifier les dates » ) ; r indizione XI III corrisponde alVanno
MXXX secondo lo stile pisano. Dove si dee badare die la let-
ter a I che precede Ic tre X nelf indicazione delCanno, significa
assolutamenle il niigliaio ; noi ne dedurrcmo adiniqnc che nel-
1)
189.
n
190.
»
196.
»
ivi
»
204.
396
I'ltniio MXXX, cioe circa tre quarti di secolo dopo la movie di
ALBERICO , la inemoria di lui era tiUiora vii>a ed onorata.
Pag. 187. lin. 3 tolgausi le parole: per la prima volta
» I tlcUa nota (a) neglecti leggi : neglecto 1
1) 1 5 Jin dal 99 J. » fin dal 974-
I) 13 iinani mamente » unauimemenle
» I dclla nota ( i ) JVilligitus » IFilligisus
si corregga la nota (*) in questo modo: sembra chc lafrase
voglia esscr letla in questa guisa : « precor ut que nostri
n iuris in Sabino a qiiibuslibet detinentiir. »
)) 2o5. lin. I della nota (4) urbi leggi: iirbis
Pag. 207. lin. G della nota (3)invece di S. Bernwardi metti: S.Romualdi
» 208. » i3 di quelli, sospetli si tolga la virgola
)i 222. nota(i) ujictitia profecla, metti vjiciitia profeclo
n 325. lin. I'j fermento 'eggi: fomento
» 327. n 5 quanta fosse » quanta fosse
» 2 29. » lie venire » o venire
» 237. Aggiungansi dopo la nota (*) queste parole: L'Ughelli melte
Ottaviano vescovo d' Ivrea alt anno loix , ma si appoggia
ad un documento giudicato inammessibile ( qui pag. i43 ,
nota (4) ) ." tuttavia non risulla cfi egli possedesse quellu
chiesa prima di quel tempo. Nel ioo3 egli era forse vescovo
in altro luogo. Tra If^armondo ed Ottaviano non ho trovatu
altro vescovo d Ivrea.
n 242. lin. 6 nota (2) alii in leggi: alii se in
» 249. lin. ult. diradere n diradare
.» 374. » 1 3 togli le parole: di nuovo
» 386. Aggiungasi alia nota(3); /^eA'." v Ordo priscus Rom. ad curonat.
)) Imp., ex Cod. Cincii Camerarii , in SpicUeg. Bom. A. Mail
» T. VI. »
» 291. Aggiungi alia nota (4) : Vedi la citazione del placito nel la
nota (i) pag. 394 qui appresso.
» 3 1 5. lin. 17 volto 'eggi: volte
» ivi » 1 9 privilegi ; » privilegi ,
» 36a In tnargine sotto la parola Inedito si metta: L. G. Pr.
397
IIVDICE
AGLI STIDI CMITICI SO\RA LA STOIIf* I> ITALIA
Al TEMPI DKL RE ARDOINO
»
PROEMIO pag. fx)
Capitolo I. Sunto delle cose ilaliane solto la ilominazioiic ilei;li
Ottoni ( 961-1002 ) ,) go
» II. Origine e primi fatli di Ardoino 1, io3
» III. Continuazionedelmedesitno argomento. Fattid'Ivrea» 117
TV. Divisione polilica dellllalia verso il principio del se-
colo XI » 1 3-y
V. Conlinuazione e fine dello stesso argomento. Ducato
Romano. Digrcssione sovra le cose di Roma ...» i5i
VI. Conlinuazione dello stesso argomento. Fatti di Roma
sill finire del secolo X u 181
VII. Elezione d'Ardoino a re d' Italia. Sue vittorie alle
Chiuse dell'Adige ( 1002 ) » 310
VIII. Fondazione del monastero di Fruttuaria. Arrigo II
re di Germania sccndc in Italia. Tradimcnto di
Verona. Incendio di Pavia ( ioo3-ioo4 ) » a33
IX. Ricei'che sovra i fatti del re Ardoino do]>o T incendio
di Pavia. Oberlo II marchese della Liguria ( 1004-
I o I o ) » 353
X. Condizioni della citti della Toscana regale. Gare tra
Pisa e Lucca. Cose di Roma. Giovanni figliuolo
del console Crescenzio vi e creato Palrizio. Stato
delle fazioni sotto Benedetto VIII. S. P. ( ggg-
1014) » 2(J9
398
Capitoi-0 XI. Coronazionc iiiipcriale ili Arrii^o re lU Gennania.
Sommossa in Roma destafa dagli Estcnsi in favore
di Ardoino. Ultimi fatli di questo re, e sua morle
ia Fiutluaria (ioi4-ioi5) pag. 283
» XII. Consegiienzo dclla morle d' Ardoino. Vendetlc dc'Tc-
deschi. Prigioiiie, confische , csigli. Origine del-
rOrdine degli Umiliati , e breve sunto della storia
loro )) 3o8
CONCLUSIONE » 3 r 7
Appendice » 323
Giunte e principali correzioni » SgS
399
INDICE
CLASSE DELLE SCIENZE MORALI , STORICHE E FILOLOf.ICUE
Uiscorsi Crilici sopra la Cronologia Egizia; ilel Professorc Fran-
cesco Barucchi , Direttore del ISIusco Egizio pag. i
Studi Critici sovra la Stoiia d' Italia a' tempi tlel re Ardoino; del
Cavaliere L. G. Provana » 66
Parerc della Giunta Accademica intonio agli scrilti inviali iil < on-
corso di premio ecc ; » ^89
t'.° Si Slamjii:
Conle ALESSANDRO di SALLZZO presidente
m-m^mmmm^f::^m^m^mmmmmi&: